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Full text of "Del reggimento e de' costumi delle donne di Messer Francesco da Barberino"

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V    ^^tr/ZiV^ÙW      (    /Kf      ^'    ^ì^a/-/yA///,> 


DEL  REGGIMENTO 

E    DE'  COSTUMI 

DELLE   DONNE 

DI    MESSER 

FRANCESCO  DA  BARBERINO. 


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ROMA    MDCCCXV. 

VUtsLA.  STAMPERIA.  DR  KOMANIS 
Con  lÀctnta  d^  Superiori  t 


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p:5.;-( 


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A  VITTORIA  COLONNA 

PRIlSrCIPESSÀ  BARBERINI 


OUGLIELMO   MANZI. 

Voi  j  Eccelsa  e  Valorosa  Donna  y  con- 
giunta con  sacro  nodo  all' Illustre  Famìglia 
di  Messer  Francesco ,  sembra  di  diritto  do- 
vuta questa  Opera  ;  la  quale  altro  in  se 
non  racchiude,  che  la  fedel  dipintura  di 

959444 


ciò  ,  che  fuori  j  ed  in  casa  accostumata 
siete  di  praticare  .  E  comechè  per  si  esem- 
plar vostro  vivere  noa  abbisogniate  Voi 
punto  di  guida,  e  di  ammaestramenti  ^ 
che  vi  scorgano  nel  malagevol  sentiero 
delle  virtù  ;  vi  sarà  diletto  nondimeno 
leggendo,  di  riconoscenti  accompagnata  da 
quelle  doti  ^  che  P  Autore  in  compiuta 
lìonna  desidera  .  Ravviserete  medesima- 
mente in  essa  varietà  d'invenzione  ,  va- 
ghezza j  e  felicita  di  concetli ,  pura  e  ca- 
stigala favella  ^  morale  sgombra  da  erro- 
re ,  e  verace  amore  di  Reh'gione  ,  e  vir- 
tù ;  e  tacita  nella  Vostra  mente  tanti  e 
sì  grandi  pregj  riandando  ,  su])erbircte  por 
avv^entura  del  non  spregevole  vanto  di  po- 
tere aggiugnere  a'  più  degni  Kroi  Vostri 
Antenati  questo  celebrato  Padre  della  bel- 
la Italica  lingua  ^  nobilitata  di  già  si  gen- 
tilmente neir  aureo  secolo  X  VL  da'  soavi 
e  sublimi  versi  di  quella  Vittoria ,  che 
del  Vostro  istesso  Nome  fregiata  tra  le 
venerande  Imagi  ni    degli    Avi    Vostri    si 


laminosa  risplende  ,  e  che  fortunata  emù/' 
la  di  Lucrezia  Borgia  formò  costantemen- 
te l'ammirazione  di  quel  gran  lume  di 
Pietro  Bembo,  e  che  venerata  quale  in- 
gegno divino  da'  più  eletti  spiriti  di  quel* 
la  età,  sarà  ognora  eterno  onore  di  Vo- 
stra Casa  y  di  questa  Patria ,  e  d' Italia  • 
Fino  da'  secoli  più  rimoti  non  tanto 
per  le  Pontificie  Tiare ,  pe'  parentadi  Rea- 
li, pel  guerriero  valore,  e  per  infinite  al- 
tr^  parti  di  maggiori  virtù,  quanto  col 
patrocinio  delle  Lettere^  famosa  nella  lu- 
ce deir  Universo  rendettesi  la  nobilissima 
Vostra  Famiglia  ;  ed  a  condegnamente  ce* 
lebrame  tutti  gli  Eroi ,  che  ad  essa  con 
simìgliante  bella  virtude  accrebbero  orna* 
mento  ^  e  splendore ,  non  basteria  un  vo- 
lume a  si  degna  Opera  consacrato  ;  tal- 
ché soltanto  mi  permettete  di  unire  alle 
laudi  giustamente  tributate  ali'  impareg- 
giabile Marchesa  di  Pescara  ^  quelle  pure 
di  Prospero  ^  protettore  ia  quel  secolo  di 
ogni  Scienza ,  e  di  ogni  Arte ,  ne'  romoroi» 


tumulti  (Idi  campo,  e  ne  dolci  ozj  delle  muse 
egualmente  grande  e  magnanimo  ;  imitato- 
re degli  antichi  j  e  dimostratore  alla  degene- 
rata Italia  di  non  conosciute  virtù  ;  e  nel- 
la Casa  Barberina ,  per  tacer  di  altri  mol- 
ti ,  vagliami  per  tutti  il  Divino  ed  Immor- 
tai Pontefice  Urbano  Vili. 

Non  istarò  poi  io  qui  a  ricordare  le  Vo- 
stre glorie  y  temendo  di  offendere  la  delica- 
ta Vostra  modestia  ;  dirò  bensì  ciò  che  non 
può  per  verun  modo  dissimukrsi ,  cioè  che 
essendo  Voi  nobilissima  per  sangue  y  avete 
con  la  nobiltà  congiunte  le  virtù ,  e  con  le 
virtù  accompagnate  ogni  bella  parte ,  a  no- 
bile e  grande  Donna  dicevole;  e  tanto  la 
fama  del  profondo  Vostro  Intelletto  ,  della 
Vostra  Onestà,  e  della  Vostra  Cortesìa 
accende  V  animo  delle  persone ,  che  obbli- 
ga in  un  certo  modo  eziandio  ad  amarvi 
coloro ,  che  veduta  non  vi  hanno  giam- 
mai .  Non  dimentichevole  adunque  di 
queir  amore  alle  belle  lettere ,  che  de'  Vo- 
stri grandi  Antichi  fu  proprio ,   di  sup- 


plicarvi  mi  ardisco,  che  con  la  grandez- 
za, e  cortesia  deir  animo  Vostro  degnate 
lietamente  accettar  questo  Libro  ;  il  quale 
io  vedendo  abbandonato  ,  squallido ,  ino- 
norato y  e  senz'  utile  di  alcuno  giacersi , 
ed  avvisando  essere  ufficio  pietoso  ed 
amorevole ,  allo  splendore  antico  a  comun 
benefizio  restituirlo  ;  con  quella  diligenza 
che  per  me  si  è  potuta  maggiore ,  aven- 
dolo alle  stampe  prodotto,  ora  al  Ghia- 
rissimo  e  Nobilissimo  Vostro  Nome,  co- 
me cosa  a  Voi  appartenente ,  consacro  ed 
intitolo . 


r       / 


t    4» 


L'  EDITORE  A*  LETTORI 


D. 


'a  che    alcuni    dotti    nostri  Concitta- 
dini   da   nobil    sdegno  commossi  di  ve- 
dere per    la    barbarie   de'  tempi   dispreg- 
giata  ^  ed  invilita  la  maestosa   nostra  fa- 
vella j  e  trascinati  senza  alcun  onesto  ri<^ 
tegno  i  Coltivatori    delle    lettere  Italiane 
ad    apprezzare    stranieri    Componimenti , 
valorosamente  a  tal  rovina  si    opposero  ; 
riviver  facendo  alla  pubblica  luce  i   cele- 
brati Scritti  de'  nostri  Classici  Autori  y  si 
grande  si  volse  ad  essi  il    comune  desio, 
che  sono  ormai  quasi  tre  lustri  y  che  re- 
plicate volte  e  le  Stamperie  più  famose^ 
e  gli   Artefici    più   valenti   hanno  gareg- 
giato all'abbellimento    della  Divina  Com- 
HEDiA  ^  del  Canzoniere  y  del  Decameron  > 
e   di    altre  opere   antiche.  E  furono  in- 
vero  si  commendevoli  intraprese   somma 
nostra  ventura  ,  perciocché  se  in  quel  tem- 


I 


ì 


pò  ^  in  cui  oppressa  Italia  giaceasi  sotto 
giogo  Straniero  j  non  si  Fosse  vi go roma- 
ni e  ole  pensato  a  porre  un  gagliardo  fre- 
no alla  coirtiziooe  del  gentilissimo  nostro 
Idioma  ;  altro  non  v*  era  da  sperar  più 
di  bene  j  e  perdevamo  forse  noi  miseri 
runico,  ma  pur  superbo  vanto,  che  ci 
è  rimaso  di  contendere  cioè  per  le  ope- 
re  di  mano  t  e  d'ingegno  cuiranllca  Gre- 
cia 5  e  co'  Latini   nostri  Progenitori  , 

Ad  un  solo  uomo  nondimeno  più  die 
ad  ogni  altro  va  debitrice  V  Italia  di  sì 
avventurosa  preservazione  :  e  ti  è  forza  qui 
rendere  i  meritali  encomj  alia  magnani- 
ma  ombra  del  Conte  Alfieri  ^  chr  il  pri- 
mo osò  spezzare  le  vergognose  catene  , 
nelle  quali  la  malizia,  ed  il  traviamento  di 
alcuni  degeneri  Italiani  avvinto  avcano 
gì'  ingegni  della  intiera  nazione  .  Amanti 
costoro  di  novità  ,  boriosi  di  esser  nomi- 
nati Creatori  del  vero  gusto  moderno , 
e  disgraziatamente  forniti  lY  ingegno  non 
ordinario  ,    dispreggiarono  i  pairii   esem- 


pi. 

^ 


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m 
piati  ;  e  disd^nando  altresì  i  Latini ,  ed 
i  Greci  con  frasi  y  e  modi  da'  Stranieri 
accattati  deturparono  il  Linguaggio  ^  spen- 
sero il  bello  y  avvilirono  V  onore  ^  ed  il 
nome  Italiano .  Facendo  quindi  ad  essi 
eco  lo  stormo  de'  semidotti  ,  e  de'  scioc- 
chi v'  ebbe  anco  infra  questi  y  chi  osò  per- 
fino temerariamente  alzare  la  pro(ana  vo- 
ce a  biasimo  de'  divini  nostri  Maestri . 
Ricuoprasi  però  attentato  si  reo  col  ve- 
lo dì  un  oblìo  sempiterno  y  e  le  lettere 
dagli  Elisi]  di  Saverio  Bettinelli  si  nomin 
soltanto  com'esempio  di  un  folleggiarne 
delirio  . 

Dopo  il  felice  Secolo  di  Leone  im- 
possibil  sembrava  y  che  ricader  dovessero 
neir  avvilimento  le  belle  Lettere  Italiane  ; 
un  uomo  ingegnoso  y  ed  audace  non  co- 
noscendo termini  alla  smodata  sua  fan- 
tasia trasse  allor  pure  ogni  persona  alla 
corruzione  sull'idea  di  un  falso  sublime^ 
e  sanasi  indubitabilmente  il  gonfio  y  e 
metaforico    venuto    meno    con    esso  ^   se 

A    2 


V  *^ 


com'  era  dovere  si  fossero  a  tanto  incen- 
dio fortemente  opposti  i  Reggitori  delle 
Scuole  Italiane .  Ma  invasati  tutti  da  una 
inesplicabile  cecità  lo  accreditarono  anzi 
e  lo  accrebbero;  e  v'ebbe  un  giusto  ti- 
more di  vedere  in  allora  ispento  del  tut- 
to ogni  bello  stile  Italiano  y  se  pochi  va- 
lorosi spiriti  stati  non  fossero  in  sulle 
rive  dell'  Arno  ,  i  quali  siccome  puro  i 
loro  padri  cel  dettero^  cosi  intatto  da 
ogni  corruzione^  e  barbarie  in  que'mal- 
vagj  tempi  il  serbarono  . 

Non  fia  quindi  maraviglia,  se  dimenti- 
cati per  quasi  più  di  un  Secolo  i  nostri 
Classici  Autori ,  sì  difficile  impresa  poscia 
sia  stata  il  restituirgli  all'  antico  splendo- 
re .  E  questo  laudevole  scopo  si  sarebbe 
non  ostante  da  lungo  tempo  ottenuto 
pe'  generosi  sforzi  del  Ciccarelli ,  del  Man- 
ni ,  del  Bottari ,  e  di  altre  dotte  perso- 
ne /se  grandemente  prevalso  non  fosse 
il  gusto  generale  ,  e  l'approvazione  di  mol- 
ti Letterati  Italiani  per  gli  Scritti    Oltra- 


montani  ;  i  quali  sparsisi  in  copia  tra 
noi  avidamente  da  coloro  si  leggono , 
che  torcono  disdegnosamente  il  grifo  a 
tutto  ciò ,  che  sente  di  patrio  ^  e  dilet- 
tosamente  fiutano  lo  strauiefo .  Cosa  da 
dovero  dolente ,  ed  in  sommo  grado  dis- 
dicevole, che  una  Nazione  la  quale  vie- 
ne a  contrasto  co'  famosi  Greci ,  e  Lati- 
ni neir  Istoria  ^  che  gli  supera  nella  Poe- 
sia y  che  in  ogni  genere  dì  componimen- 
to ad  essi  non  cede,  ed  in  molti  gli 
avanza  ;  non  curando  il  proprio  grande  ^ 
e  sublime ,  si  perda  a  leggere  scipiti  trat- 
tati di  educazione ,  Dizionarj  raffazzonali 
da  chi  non  approfondì,  o  non  conobbe 
la  materia  di  che  trattava ,  ed  insulsi  ^ 
e  ridicolosi  romanzi ,  che  ripugnano  al 
buon  senso ,  e  che  il  più  delle  volte  am- 
molliscono i  costumi ,  nuocono  alla  mora- 
le ,  ed  insultano  alla  Religione  • 

Ora  di  poi  che  la  più  sana  parte  del* 
la  Nazione  conosce  il  vero  bello  da  se- 
guirsi ,   e   che    no]ata  de'  sazievoli    modi 


à 


VI 


che  in  qwe  scritti  s'incontra,  applaude 
at  generoso  zelo  di  coloro  ^  che  con  dis- 
pendio y  e  fatiche  riproducono  alle  Stam- 
pe le  obbliate  opere  de*  nostri  padri  j  ri- 
volsi anco  io  ogni  raio  ingegno  a  si  uti- 
le ,  e  dignitosa  intrapresa  ;  avendo  sem- 
pre avvisalo  essere  mio  obbligo  principa- 
le il  giovare  in  ogni  cosa ,  dove  per  me 
sì  può  ,  e  vaglio  alla  Patria  mia  *  Ed  es- 
sendomi abbattuto  a  leggere  ne' Scritti 
del  Conte  Gio.  Maria  Mazzucclielli  ,  che 
per  notizia  avutane  da  Monsignor  Gio- 
%^anni  Ik»ttari  esisteva  in  questa  Bibliote- 
ca del  Vaticano  il  presente  Componi- 
mento di  Messer  Francesco  da  Barberi- 
no ,  mi  delti  ogni  carico  di  esattamente 
trascriverlo ,  e  sarebbono  omai  due  anni  j 
che  veduto  avrebbe  la  luce  ,  se  stato  non 
ne  fossi  privato  da  un  uomo  Professore 
pere  di  Belle  Lettere  ^  al  quale  il  cedet- 
ti per  ìstamparlo  ,  e  che  indegnamente 
abusando  la  mìa  confidenza  ,  deluse  la  mia 
espettativa^  e  quella  del  Pubblico ,  lacca- 


TU 

done  per  avventura  turpe  mercato .  Non 
s'  intiepidì  per  sì  falla  tristizia  il  mio  ze- 
lo j  e  ne'  caduti  mesi  m'  accinsi  all'  opera 
con  vieppiù  diligenza  ,  ed  ardore  ,  e  nel- 
le mie  istesse  gravi  domestiche  disavven- 
ture 5  che  hanno  in  questo  tempo  atro- 
cissimamente lacerato  X  animo  mio  ,  co- 
mecbe  turbato  ed  afflitto  non  andai  pun- 
to a  rilente  nel  desiderio  di  vederlo  pre- 
sto compiuto ,  e  mi  compiacqui  alla  fine 
di  avere  un  ottimo  testo  ,  per  quanto 
puossi  ottenere  da  un  Codice  erroneo ,  e 
tronco  in  molti  luoghi  ^  e  le  di  cui  va- 
rianti lezioni  segnate  con  lapis ,  sono  in 
gran  parte  cancellate  dal  tempo  e  quasi 
inintelligibili .  E  dappoiché  di  questo  Co- 
dice mi  ha  tratto  a  favellare  il  presente 
ragionamento  ,  giudico ,  nob  sarà  disgra-* 
devole ,  che  io  ne  dia  qui  esattamente 
la  descrizione  . 

Appartenne  adunque  esso  un  tempo  al 
Marchese  Gregorio  Capponi ,  e  passò  al- 
la di  lui  morte  colla  sua  preziosa  raccol* 


Tilt 

ta  di  Codici  y  e  Libri  Italiani  ad  arrichi- 
re  la  Biblioteca  Vaticana  ,  L  cartaceo  ed 
in  foglio  j  di  scrittura  pessima  ,  ma  me- 
derna ,  essendo  stato  trascritto  da  altro 
più  antico  nel  Secolo  XVII.  Neil'  orto- 
grafia è  assai  vario  ^  ma  per  quanto  può 
.scorgersi  si  vede  copiato  assai  diligen- 
temente da  quello  antico  ,  per  esservi 
i  versi  distesi  a  guisa  di  prosa ,  come 
s  incontra  ne'  Codici  del  3oo,  comune* 
mente  •  Chi  lo  ha  scritto  per  altro  se- 
condo mi  sono  avveduto  è  stato  uomo 
imperito,  e  non  intendente  delle  bellez- 
ze di  nostra  lingua  *  Nientedimeno  il 
Correttore  dee  essere  stata  persona  dot- 
ta ^  ed  intelligente  per  aver\i  fatto  in 
margine  alcune  varianti  ^  e  postille  assai 
ragionevoli  ,  contrasegnate  come  di  sopra 
ho  detto  col  lapis.  Ne  luoghi  dove  m' è 
paruta  giusta  la  di  lui  correzione ,  io 
r  ho  adoperata,  ma  non  in  tutto  T  ho 
ciecamente  seguito  \  e  riputando  essere  ar- 
dua 5  e  zarosa  impresa   il  por  mano  nel- 


IX 


le  opere  de  grand'  ingegni ,  mi  sono  scru- 
polosamente guardato  dall'  aggiungnere  o 
troncare ,  e  ne    ho    dato   il    Testo  con- 
forme   al  Codice  Valicano  ;  e  solo   nell' 
Ortografia  ,    seguendo    V  uso    approvato  , 
lio  tolto  ciò  che  n  avrebbe  renduta  a  mol- 
ti la  lettura  intralciata  y   ed  oscura  •  Nel 
principio  del  Volume  leggesì  la  indicazio- 
ne seguente  ,  che  ci  fa  conoscere  il  no- 
me del  Possessore  dell'  altro  antico  j  cioè  : 
AI  Nome  di  Dio  questo  libro  è  di  Lur 
ca   di  Giovanni  di  Luca    di  Firenze, 
il  guai  Libro  fu  fatto ,  e  compilato  per 
lo    valente  ,    e    savio  Giudice  Messer 
Francesco  da  Barberino ,  al  quale  pò- 
se  nome  Barberino*^  trattando  sopra  de 
costumi ,  che  a  Donne  ^  e  Donzelle  si 
conviene  usare ,  Secolari ,  e  Religio^ 
se .  Da  quello  che  appare  dal  suo  stato 
materiale ,  si  direbbe  che  manchi  di  qual- 
che verso   nel  fiine ,  e  tale    di    fatti  n'  è 
stato  il  sentimento  del  chiarissimo  Mon- 
signor Bottari  y  ma  in  quanto  a  me  so- 


I 

r 


i 


no  di  contrario  avviso  perciocché  veggo, 
che  benissimo  tulla  Y  opera  si  conchiude 
cogli  ultimi  due  versi  ;  e  lascio  sopra 
ciò  che  ognuno  creda  ciò  che  gli  pa- 
re :  polendo  esser  varj  i  sentimenti  delle 
persone  sopra  cose  di  semplice  eongctiura. 
Ecco  quali  lo  mi  è  convenuto  dire  , 
onde  far  conoscere  questo  unico  Codice 
di  qiiesio  pregevole  Testo*  Dell*  Autore 
non  parlo  ^  essendo  superiore  a  qualunque 
elogio  potrebbe  mai  suggerirmi  la  debo- 
lezza del  mio  ingegno  ;  e  per  le  stesse 
ragioni  non  m'  intrattengo  ad  encomiare 
r  opera  j  la  quale  ognuno  da  per  se  stes- 
so polla  conoscere  quanto  sia  pur  degna 
di  encomio  ;  e  parlerò  sii  di  essa  neir 
annotazioni  poste  alia  fine  di  ogni  volu- 
me .  Non  si  è  altresì  per  mia  parte  man- 
cato di  porre  ogni  diligenza ,  ed  ogni  cu- 
ra ,  perchè  la  presente  Edizione  riuscisse 
bella  j  correi  la  j  ed  illustrata  ,  secondo 
Ognuno  potrà  avvedersi  nel  farne  la  Let- 
tura .  K  per    fare  ,  che    medesimamente 


j 


XI 

giovasse  agli  studiosi  della  Toscana  favel- 
la ^  e  perchè  nulla  rimanesse  a  desiderar- 
visi  ho  a^iunto  lo  spoglio  di  tutte  le 
voci  antiche  usate   dal  nostro  Autore  • 

Alle  nobili ,  e  belle  Donne  Italiane  po- 
scia volgendomi  soggìugnerò ,  che  non 
isdegnino  come  rancida  e  vieta  la  pre- 
sente opera ,  che  fu  per  ingentilire  i  co- 
stumi di  loro  antiche  dal  dotto  Autore 
composta,  ed  alcuna  parte  di  quel  tem- 
po ,  che  loro  da  piaceri ,  e  dalle  familia- 
ri cure  avanza  pure  vispendano,  e  per 
diporto  la  leggano ,  e  pomeche  a  prima 
vista  possa  ad  esse  sembrare  non  più  con- 
forme a  costumi ,  ed  usi  moderni ,  potrà 
tuttavia  ciascuna  pigliarne  quello,  che  le 
parrà  ,  che  le  si  convenga  ;  il  rimanente 
lasciando  ,  che  degno  non  le  sembri  d' imi- 
tazione^ e  di  loda. 


VITA 

DI  MESSER  FRANCESCO 

BARBERINO 

SCRITTA 
DA  FEDERICO  UBALDINL 

Hissendo  Sommo  PorUeJice  Urbano  IIIL  nacque 
nella  Casa  Barberina  Francesco  ,  eìie  osò  il  pri» 
mo  di  tìUli  gV  Italiana  far  che  le  rime  Tosca» 
ne  pur''  allora  naie ,  ridotte  in  ordinato  volume  ^ 
olirò  ormai  ragionassero  che  vani  amori  •  Onde 
fin  da  quel  tempo  eormnciò  quella  gloria  ,  cite  per 
averle  di  Cristiana  eloquenza  adornate  9  doveva  a 
nostri  giorni  in  Maffeo  Barberino  9  oggi  Urlano 
Ottavo, pervenire  al  sommo»  Neil* Anno MCCLXIV» 
memorabile  per  la  cometa^  che  tre  mesi  continui 
minaecib  Manfredi  usurpatore  del  Reame  delle  due 
Sicilie  di  ruina  e  morte  ,  fu  il  natale  di  France* 
«co  9  d^un^  anno  avamando  quello  del  nobilissimo 
Poeta  Dante  Alighieri*  Gli  fU  padre  Neri  di  Ri» 
miccio  da  Barberino  di  Valdelsa ,  uomo  nobile  e 
riguardevole  ;  gli  antenati  del  quale  ,  distrutto  da 
JFìortniini  Semifonie  ^  si  ripararono  in  questo  luo^ 
goi  avanti   che  da  nmri  ristretto   fosse    cJtiama^ 


»rr 


io  Barberino  daW  esser  ben  barbalo  ^  e  foriificato 
per  fronteggiare  i  Sanesi ,  a  simigUanza  di  due 
altri  di  nome  cor^fornie  9  /abbrieaii  parimente  nei 
confini  daW  istessa  FiorerUina  Repubblica  •  Non  ven» 
ne  per  qualche  tempo  questa  famiglia  a  Fìoren^ 
za  y  perchè  essendo  diseeta  da  Semi/onte  ;  che  per 
tenersi  da  imperio  fa  dtsolaio  da  Fi  areni  ini  ;  el^ 
la  era  co  tn presa  nel  diri  eia  espresso  nella  concor' 
dia  tra  1  iiindtorì  e  t  Semi/ontosi  y  di  non  par^ 
tirn  da  quei  contorni  .  E  qua  rido  tal  proibizione 
man  j*  tarò  pia  ,  non  cura  Neri  di  trasferirvisi  ; 
perchè  essendo  Fiorenza  talora  In  se  divisa  ,  e  ta* 
iora  tutta  unita  contro  ì  Gìùheiiim  ,  egli  si  cono- 
sceva da  iaè  patria  ori  pinato  ,  che  non  pote\fa 
starvi  senza  sospello  di  non  esser  contrarlo  a  Guel- 
fi ^  e  per  consequenie  privato  di'*  pubblici  onori  ^ 
emb  dunque  mfglio  d^  esser  il  ptimo  in  Barile-' 
Fino  con  quiete  j  che  inquieto  in  Fiorenza  ad  al* 
cuna  secondo  ■  Che  là  dove  l*  nomo  non  è  quello 
ctt*  egli  è ,  non  h  ragionevole  che  ne  anche  %*i  sia  ♦ 
Quivi  egli  ebbe  questo  figliuolo  :  e  quantunque  si 
lUca  dfì  Filippo  fiUani  ,  che  Francesco  Joise  d'ori- 
gine da  Barberino  ,  vuoisi  tuttavia  intendere  ^  se* 
eondo  L^  uso  del  favellare  di  quei  tempo  j  che 
fgU  solamente  vi  nascesse  $  ancorché  di  Madre 
Fìoreutina  \  che  perdo  ^  da  lai  chiamata  Ftoreu" 
za  col  nome  di  patria  materna  *  Spuntavano  in 
cs^stui  le  virtù  a  guisa  che  ncUa  vaghezza  de' fio^ 


ri  si  antivede  la  sicurezza  de^fruUi  ;  ed  il  pudo* 
^  re  9  col  quale  le  sue  azioni  pueriU  j*  adornava^ 
no  9  fu  un  raggio  ,  onde  maggiormente  appariva» 
no  •  Conciosiacosache ,  se  fanciullo  tal  volta  egli 
errava  non  per  depravata  volontà  ,  ma  per  correr 
voleniieri  Inanima  semplicetta  a  ciò  che  la  trastulla 
aceadeagU  •  Non  era  bisogno  di  battiture  a  corregger* 
lo  9  ma  il  padre  facendolo  stare  ignudo  ,  lasciava 
che  la  vergogna  in  luogo  di  sferza  il  castigasse  • 
JS  questo  sapet^agli  sì  reo  ,  che  Francesco  prega* 
va  con  lagrime  la  madre  ^  che  il  facesse  più  to^ 
sto  per  le  percosse  divenir  rosso  ,  che  per  la  ver-' 
gogna  •  Crescendo  dunque  con  gli  anni  ,  ^  ragie 
nevole  il  credere^  che  Neri  lo  mandasse  a  impa^ 
rar  lettere  a  Fiorenza  ;  dove  la  facondia  come 
propria  dote  di  quel  clima  ,  cominciava  con  no* 
veUa  industria  a  perfezionarsi  •  Insegnava  allora 
Ser  Brunetto  Latini  come  V  uomo  si  eterna  per 
questa  via  :  di  lui  scrivendo  Giovanni  Fillani , 
che  egli  fu  cominciatore  e  maestro  in  digrossare 
I  Fiorentini ,  e  fargli  sperti  in  bel  parlare ,  ed 
in  saper  guidare  ,  e  reggere  la  Repubblica  secon* 
do  poi  itica  •  E  quindi  è  forse ,  che  Ser  Brimetto 
col  titolo  di  maestro  vierl  onorato  da  Francesco , 
il  quale  non  poteva  altronde  ,  che  da  quel  tesoro 
in  età  poverissima  d^  erudizione  arricchirsi  di  tanr 
to  sapere  ^  di  quanto  egli  si  scorge  dovizioso  : 
perchè  egU   si  mostra  ne^  suoi   scritti  latini  e  voi» 


fari  fornito  di  4f  nelle  discipline ,  per  le  quali  pm 
7  nomo  esser  riputalo  veracemente  dotto  .  Essendo 
egli  ammaestrato  nelle  sacre  carte  9  sì  per  dispu^ 
farne  nelle  scuole  ,  sì  per  V  intelligenza  de*  Padri 
della  nostra  Teologia  :  delle  cose  appartenenti  agli 
astri ,  e  della  Filosofia  naturale  non  ehbe  pireic 
la  conoscenza  i  Ju  ancora  tanto  esperto  in  tjuella 
che  prillata  e  pubblicamente  insegna  il  viver  degli 
uomini ,  che  hen  si  pare  ,  che  più  a  questo  9  che 
ad  altro  egli  attendesse  *  Come  a  grandissimo  or~ 
namento  di  tale  Jiicolid  voUo  parimente  T  animo 
alle  rime  volgari  ;  dando  opera  agli  scritli  de* 
Provenzali  ,  che  perciò  sono  da  lui  appellati  maC' 
^iri  ;  e  da  essi  il  pia  bel  fior  cogliendone ,  non 
tralasciò  sorte  di  rima ,  in  cui  secondo  C  uso  di 
tftteìia  favella  ,  Toscanamente  non  si  esercitasse . 
Era  come  è  notissimo  quello  idioma  solo  in  pre* 
gio  ira  le  lingue  ,  e  comune  a  più  dìUcati  inge^ 
gni  d"  Europa ,  Tutta  la  Francia  ,  f  Inghilterra  , 
ed  eziandio  la  Germania  adoperattanlo  i  e  tra  i 
nostri  Italiani  vi  fa  molto  riputato  Sor  dello  Man^ 
tuano  ,  Bartolomeo  Giorgi  Viniziano  ,  e  Bonifazio 
Culuo  da  Genova  ,  non  poco  il  prezzò  Dante  j^li^^ 
§  Uteri ,  come  si  vede  nel  Purgatorio  ^  e  nelle  Can- 
zoni :  e  quello  da  Mai  ano  non  suona  qunù  nelle 
tue  poene  che  un  perpetuo  provenzalesmo  .  Adun* 
(fue  dallo  studio  di  quella  lingua  pellegrina  ven^ 
nero  gli   aUettamenti  a  rfuel  gusto  più   saldo  ,  ok- 


i-- 


xvn 

de   t^  invogliarono  gli  uomm  delle  vaghezze  delta 

LoHna  ^  e  della   Greca  ;  affaticandosi  in   tal  mo^ 

do  di  ior    via  la  ruggine   degli  andati  Secoli ,  e 

di  far  gì  9  che    il    mondo  ritornasse   ancor  bello  • 

jÌ    queste    leggiadre   discipline    intendendo^  seppe 

rispondere    éC  improviso    in   età  giovenile  a   xxìr«  < 

questioni  ^  che  intomo  le  materie   amorose  gli  far  / 

rono  in  pubblico  proposte  •  Così  trattenuto  neW  a-  / 

pere    d*  ingegno  ,  a  quelle    di  mano  ancora    volle 

impiegarsi  •  Imparò  dunque  a  disegnare  ,  ed  avanr 

zovvisi  in  guisa  ,  che    riguardando  V  originale  dei 

Documenti    d*  Amore  da    lui   scritto ,  e  figurato  , 

vi  si  scorge   un  novello  Pacuvio  poeta  ,  e  pittore 

ad  un  tratto  •  Ma  per  ispaziare  in  più  largo  cam- 

pò  di  studj  9  stette  in  Bologna  ed  in  Padova  ^  cer^ 

eando  di  venire  esperto    del  mondo  9  e  delle  leggi  . 

canoniche  ,  e  civili   sino  aW  anno  MCCXCFI.   di  J  l>     ^  ^  "- 

nostra  salute  9  fncltè  compiendo  il  trentesimo    se*' 

condo  di  sua  età  ,  ebbero  ancora    fine  le  occupa- 

zioni  più  dilettevoli  per  la   morte  di  Neri  suo  pa- 

dfe»  Questa   non  pure  recò  a  Francesco    domesti" 

co  dolore^  ma  parimente  diedegli  cagione  d^ inas^ 

pettata    noja  ;  percltè  egli  non  vide  ne  anche   con 

pace  seppellito  chi  con  tanto  travaglio  aveva  vis-" 

to  morto  m  Perciocché  non  fu  sotterrato  in  S.  Fran^ 

eesco   di  Barberino    il  defonto  padre  ,  prima    che 

Bernardo   Guardiano  de*  Frati  non  litigasse  il   di 

lui   cadavere  con  Benvenuto  Rettore   di  S.  Lucia 


XV  lU 


die  pretendeva  ^  che  nella  sua  chiesa  sì  dipones' 
se  ^  e  per  t  antica  sepoUura  j  e  per  la  ragione  di 
parrocchiano*  ToUagU  la  morte  di  suo  padre  quei' 
la  libertà  di  stndj  ^  che  V  inclinazione  ^  e  la  va- 
ghezza giovenile  ^li  per  misero  ,  a  quelli  solarne  n-^ 
te  lo   restrinse  ,  ne^  quali  la   necessità    de^  suoi    af- 

fori  V  occupai' a  no  •  Laonde  ripieno  d^  nitro  talen~ 
to^  V  anno  appresso  lìICCXCfìL  V  ultimo  d^Ago* 
sto  ,  quasi  del  tulio  ifolesse  cangiar  vita  ^  patria^ 
e  pemieri ,  essendo  in  sanità  ^  fé  suo  te  si  a  mento  9 
e  al  Guardiano  soprndeUo  ,  e  «  luate  Andrea 
delC  ordine    de'*  Minori    sigillato   cansegnoito  < 

Quindi   V entità  nella  città    di  stihiio    applteossì 
alle   materie   legali^  collocando  il  suo   eiffetiu^  e  le 

fatiche  presso  Messer  Francesco  da  Bagnarea  l'e~ 
scovo  di  Firenze  *  Mario  lui  ,  tra  portò  il  Burbe  ti" 
r^o  amendae  le  suddette  cose  in  3Icsscr  ZtOitieri 
della  Tosa  ,  che  in  quella  dignità  succede  ite  »  E 
CQmecìie  in  tale  esercizio  notabilmente  il  nostro 
l'Yancesco  s^  avanzasse^  pur  si  pregiava  di  pone 
in  fronte  de*  suoi  scritti  il  titolo  di  scalare  dell* 
una ,  e  dcW  altra  legge  •  Pervenuto  aW  anno 
MCCCIIL  si  tien  per  frrmo  ,  che  prendesse  la 
sua  prima  tuo  glie  »  la  quale  di  bella  figliuolanza 
L*  arricchì  ,  partorendogli  JA  Filippo  ^  Fra  Tad* 
deo  ^  Antonio  ^  e  quello  ^  in  cui  volendo  rinavellar 
li  padre  ,  il  chiamo  Hinieri  ,  e  Galusso  ,  che  net 
MCCCf  IlL   aia  itr.  di   Ottahre  fa   da  I\hsser  II- 


IIZ 

dobrandino  ,  o  Mdolrandino  jircidiaeono  /T  Orvic 
io  Vicario  del  Vescovo  Lattieri  ,  levato  al  sacro 
fonie  del  battesimo  •  Per  la  qtial  cosa  lontano  da* 
gli  affari  pubblici  ,  qtiiete  letterata  traendo ,  seco 
si  godeva  de^  suoi  fgliuoU  ,  col  proporsi  doppio 
guadagno  dalla  cura  della  prole  ,  e  delle  lettere  , 
cioè  a  dire  la  perpetuatone  della  Jamiglia ,  e 
della  fama  •  A  cosi  riposato  y  a  così  bel  vivere  di 
Francesco  fu  apportato  disturbo  da'*  quei  viaggi , 
che  immaginati  dotfere  essere  di  poche  settimane  ^ 
sopraggiunte  miove  cagioni  ^  il  tennero  in  Proven* 
za  j  e  in  Francia  quattro  anni  ,  e  tre  mesi  conti" 
imi  •  Trovossi  pertanto  alla  Corte  di  Roma  ,  che 
Papa  Clemente  V*  aveva  tratta  in  Avignone  ;  e 
quivi  furono  le  sue  negoziazioni  col  Camerlingo  di 
Santa  Chiesa  ;  attestandosi  dalle  sue  chiose  ^  che 
molte  volte  in  camera  di  lui  dimorando ,  sentì 
una  tra  P  altre  9  che  il  Camerlingo  motteggiando 
rispose  con  questi  a  Messer  Pietro  Colonna  già  re-» 
stituito  al  Cardinalato  j  dimandante  certa  dilazione 
di  pagamento  per    alcuni  ; 

De  dabo  non  curo,  plus  praesens  laado  futaro  : 
Plas  valet  hoc  iribuo ,  quam  tribueoda  duo  • 

narrando  insieme  F  accelerata  morte  di  detto  Cà-- 
merìingo  ,  che  segui  V  anno  MCCCXL  Nominava* 
si  eosiiù  Messer  Bertrando  de  Bordis  Cardinale  di 

B    2 


■  X*^ 


nazion  Guascone  ,  che  si  trova  assai  prima  sotto 
il  nome  di  Vescovo  Albìense  nella  carica  sopra* 
detta  ^  e  tra  la  sua  creazione  in  Cardinale  del 
titola  de*  Sanii  Giovanni  ^  e  Paolo  ^  e  d  fine  gc^ 
cennato  delta  sua  s^iia  ,  un  solo  anno  si  y>'Q/?H 
messe .  /  negozj  ,  che  in  eff testi  tempi  spìnsero  Fran- 
cescù  fuor  di  Fiorenza ,  noi  non  sappiamo  ,  ^e 
non  che  arduissimi  da  lui  sono  delti ,  e  che  per 
trattargli  Jìt  mestiere  alcuna  fiata  di  stare  senza 
mttna  intermissione  nove  mesi  in  cammino  ;  sicché 
restandoci  Ubero  il  congettumre  ,  ci  per  madia  mo  ^ 
clic  fossero  gli  stessi  ^  che  ^là  il  ir nt tennero  in  Fi- 
renze impiegato  %  cioè  C  occorrenze  del  f  escova* 
do  .  Riferiice  Dino  Compagni ,  che  nel  MCCCÌA\ 
anno  della  partenza  ili  Francesco  ,  terminati  Mes* 
ser  Lottierl  i  suoi  giorni  ^  e  k^acata  la  Chiesa  di 
Firenze  ,  essendo  in  p  rum  oss  o  dal  Papa  sì  le  ss  ^r  '.  /«- 
tonto  d^  Orso  ,  e  da  Canonici  eletto  uno  del  tot 
grembo  ^  fu  mandato  in  Corte  (  quantunque  indar" 
no)  acciocché  i  favorì  procacciassero  la  conferma 
ili  tale  elezione  »  E  dunque  simigLiante  al  ^  vero , 
che  per  questi  trattati  andasse  Francesco  in  Pro-- 
venza  ;  dove  potè  non  isperare  'Nanamente  ,  che  es~ 
SI  in  breve  sortissero  j  poiché  come  V  ^iffttto  dinto* 
strb  j  solo  cinque  mai  lyaicaroao  dalla  morie  di 
Lo  file  fi  al  possesso  d^  y^  atonia  nel  ì  escovado  * 
Afandollùifì  per  avventura  P  interdetto  ,  al  quale 
àoitoposta    Fiorenza   da    M*  Napoleone    Orsini   dal 


L 


XXI 


Monte  Cardinale  9  si  spedirono  come  scrive  Di» 
no  a  Corte  gii  Amhasciadori  del  Comune  :  ne 
divisandoci  egli  i  nomi  loro  9  e*  invita  a  credere  9 
elìt  chi  compose  le  vite  defili  scrittori  Fiorentini^ 
di  qui  affermasse  indtthitatamente  ,  essere  stato 
Francesco  amhaseiadore  per  la  Repubblica  :  così 
additando  gli  autori ,  la  condizione  de*  tempi ,  e 
la  prudenza  di  Zìiì.  In  questo  il  magnanimo  osse" 
qiùo  di  Fiorentini  avendo  mandato  9  benché  intera 
detti  ^  soccorso  alla  Cìdesa  per  ricuperar  Ferrara 
da'*  Finiziani  ,  meritò  che  di  quel  Settembre  fos' 
sera  assoluti  dal  Cardinale  Pelagrà  nipote  ,  e  Le» 
gaio  del  Papa  ,  laonde  è  necessità  di  confessare  9 
eh*  ancora  altri  affari  staggissero  Francesco  oltre 
I  Monti  •  Ma  rimettendo  V  affermativa  j  e  la  nega» 
tiva  sopra  ciò  ad  altri  ^  solo  noi  diam  per  vero  9 
ch^  egli  in  queste  occorrenze  ,  e  in  questa  sta» 
gione  fu  in  Avignone.  Né  quivi  solamente^  ma 
spese  altresì  i  quattr*  anni  del  suo  peregrinaggio 
presso  Filippo  il  Bello  Re  di  Francia  ,  e  Luigi 
Utino  suo  figliuolo  già  coronato  in  Re  di  Navar» 
ra  per  lo  retaggio  della  Regina  Giovanna  sua 
madre  ;  de* cui  modi  ,  e  costumi  fu  spettatore  9  ed 
osservatore^  mentre  da  lui  si  seguitò  la  vaga  lor 
Corte  per  la  Guascogna  ,  e  per  la  Piceardia  ;  do^ 
pe  egli  scrive ,  che  cavò  da  manifesto  pericolo 
uno  de*  Regf  famigliari ,  che  dormendo  a  cavallo 
nel  passare   un  fiume  ,  era  già  per  mostrare  quau" 


xxu 
to  veramente  fosser  congiunti  il  sonno  ^  e  Ut  mor^ 
te  •  Ridotte  a  buon  fine  le  sue  faccende  9  egU  pa^ 
rimente  si  ricondusse  Fanno  MCCCXIIL  di  prì- 
moverà  in  Italia  ;  recando  seco  privilegio  di  Cle^ 
mente  V.  per  potersi  dottorare  ,  o  come  essi  dice* 
vano  conventare  j  per  mano  del  Vescovo  y  o  di 
Fiorenza  ^  o  di  Bologna  ^  o  di  Padova  ,  spedito 
in  Avignone  aìii  29.  di  Marzo  F  anno  ottavo 
del  suo  Pontificato .  Folle  niiUadimaneo  Francese 
co  porgere  così  onorevole  spettacolo  alla  patria  \ 
dove  al  certo  la  peregrinità  dell'*  etto  il  rese  a 
tutti  grazioso  ,  qualmente  si  raccoglie  da  quanto 
Matteo  Villani  nobilissimo  istorico  Fiorentino  des" 
crive  9  da  trentasei  anni  dopo  9  del  maestramento 
in  Teologia  di  Fra  Francesco  di  Biancozzo  de* 
Nerli  RomitanOy  che  per  non  essere  allora  quel- 
la città  solita  di  godere  di  tal  vista ,  fu  con 
pubblica  festa  celebrato  .  Dunque  Messer  France^ 
SCO  Barberino  9  die  j*  annovera  il  primo  »  che  in 
Firenze  ricevesse  la  Laurea  9  non  dovette  esser  il 
secondo  negli  applausi  j  e  se  tale  anzianità  h  con* 
cessa  dal  Villani  al  sudetto  Nerli  9  deesi  inten- 
dere che  il  Nerli  fu  il  primo  9  in  quanto  laurea^ 
tQ  in  divinità  9  (  così  essi  chiamano  la  Teologia  )  9 
Qwero  il  primo  salito  a  questo  grado  per  i  pri- 
vilegi concessi  dal  Papa  a  Uà  citi à^  non  per  queir 
li  che  daW  istesso  ottenne  nella  sua  privata  per* 
sona  il  Barberino  •  Nel  palazzo  de^  figliuoli  di  Pie^ 


xxtn 


rozzo  Guadagni  aUi  8.  di  Agosto  fu  fatta  questa 
funzione  dal  Vescovo  Messer  Antonio  d*  Orso  ,  pre^ 
taio  che  d*  odioso  era  divenuto  gratissimo  a  Fio-» 
reniini  9  per  essersi  più  d*  ogni  altro  cittadino 
mosso  alla  eomun  difesa  contro  lo  sforzo  delC  Int" 
peratore  Arrigo  j  il  quale  nei  giorni  medesimi  da 
Pisa  a  Buonconvento  9  ed  indi  a  poco  da  questa 
nW  altra  vita  passando  ,  seco  si  portò  il  timore 
de* suoi  nemici^  e  la  speranza  degli  amici.  Mes» 
mr  Francesco  non  guari  appresso  perduta  la  sua 
consorte  ,  anch*  egli  provò  quanto  la  nuova  Uber' 
ti  sia  rincrescevole  a  coloro^  a  cui  non  pure  il 
genio  ^  e  la  lunga  usanza  ,  ma  i  proprj  figliuoli 
servono  per  legami  d^  affetto  •  Noi  affermiamo  tal 
morte  esser  seguita  in  quel  mezzo  9  perchè  essendo 
Misser  Francesco  chiamato  dal  Pontefice  nella  sua 
hoUa  cherico  coniugato  9  fa  forza  die  allora  la 
donna  sopranominata  fosse  tra  vivi;  e  trovandoti 
Vistesso  Vanno  clàC  seguita  aminogUato  conurC  al* 
tra ,  deve  iledursi ,  che  la  prima  già  fosse  nel 
ntimero  de^  trapassati  •  Né  permettendo  Francesco , 
(  che  aveva  dato  altrui  documenti  della  vita  co^ 
mane ,  e  privata  degli  uomini  ^  ^  che  la  sua  fami* 
glia  rimanesse  senza  assidua  governatrice  9  sposò 
Madonna  Barna  ^  e  si  rimise  circa  la  dote  ,  (  co* 
me  si  !ia  neWarclàvio  Fiorentino  )  »  in  Ammirato 
degli  Ammirati ,  ed  in  Leone  de^  Guicciardim  ;  se 
riservando  solo  stimatore  delle  doti  dicevoli  alVam^ 


mo  di  colei  9  eh"  egli  voleva  a  parie  /&*  suoi  iene* 
ri  figliuoli  ,  e  delle  cose  più  care  •  Sgravato  dei 
pesi  domestici  j  e  ridonatosi  intieramente  alle  Leg' 
gì ,  tanto  vi  riuscì  eccellente  ,  quanto  bisognò  a 
farsi  meritevole  delle  somme  lodi  ,  con  le  quali  è 
da  M^  Gio~  Boccaccio  ^  e  da  altri  famosi  scritto^ 
ri  adornata  la  di  Itti  memoria  .  Ma  noi  quan* 
iunque  sappiamo  ,  che  q(ialsi%fogUa  azione  di  colo- 
ro ^  che  son  de  gru  di  prolungar  la  vita  dipoi  U 
morte ,  sia  grata  a  quelli ,  che  sopravvivano  ^  nof^ 
isti  mi  timo  f  C  potendosi  ma  ssimd  mente  ciò  vederi 
nelle  pithbUche  scrii  ture  in  Firenze  )  ,  eiser  lunghe 
in  esplicar  la  dottrina  ,  la  prudenza  ,  la  rcltiiudt^ 
ne  ^  con  la  quale  molte  cause  furono  dui  Bari/i'^ 
ri  no  difese  ^  sì  dè^  particolari  ,  come  quelle  ,  eh 
dulìa  Corte  del  Fr scovo  ^  dal  Collegio  de^  GiuH^ 
ri  ^  e  Noiaj  ,  dagli  stessi  Priori ,  e  Gonfaloniere 
di  Ciiistizia  se  gli  commettevano  ,  di  modo  che  tgli 
a  se  stesso  presente  applauso  y  e  Jìifura  gloria  ore* 
parava .  Nientedimeno  il  sospetto  di  GUbe^Una 
ri  editar  io  a  Un  sua  casa  ,  come  ile  rivai  a  da  Semi- 
J*onte  ,  da  nuovo  accidente  aggrandito  ,  operb  che 
il  valore  ^  e  le  virtù  senza  onori  supremi  ri  mane  s^ 
sero  .  Sollevati  gU  animi  delta  fazione  deW  Impe- 
rio alla  tienula  in  Italia  dì  Arrigo  di  Luzemlmr^ 
go  Imperadore  ,  e  già  gran  cose  cedendo  nel  pen* 
itero  9  che  poi  T  r fletto  nascose  eoa  P  improvisa 
morie  di  lui  %  in  Francesco    caldo  per  la  sp^rnn- 


XXT 

%a  9  ripullulato  V  amore  dell*  antica  patria  ^  mosso 
anco  dalV  augurio  del  nome  cT  Arrigo ,  nome  fa^ 
mUare   de*  suoi    avoli  Semifontesi  ,  scrisse  aW  Im^ 
peradore  ,  già  aperto    nemico   de*  Fiorentini ,  una 
lettera   latina  ,   die  con  tai  parole  finiva  :  Erimus 
omnes  in   ledibui  nostrls  ;    nec  erit  invidia  in  mi- 
nori ,    neqae  superbia  in  major!  •   Tale  pistola  col 
tempo    divolgata  ^  l*  autore  altresì  palesò  d*  animo 
GìdbelUno  9     ed  inteso  a  novità  %  ed  essendo  stato 
ancora  per  rendersi  il  castello  di  Barberino  al  su* 
detto    Imperatore  j   come   dice  Bese   Magalotti  nei 
suoi  ricordi  j  istillo  più  facile  nel  popolo  tal  sospe* 
zione  9  die  di  tempo-  in   tempo  si  suscitò  di  que^ 
sia  famiglia.  Onde  nel  MCCCLXXFI*  fu  animo* 
nìiOj  (  così   dicevasi  il  vietare  a  chi  sentiva    del 
Ghibellino    t  esercizio     de*  Maestrali  )  ,  Albizo  di 
Messer  Filippo    del  nostro  Messer  Francesco^  dai 
Capitani  di  parte    Guelfa  ;  de^  quali  due  anni  ap' 
presso  il  medesimo  Bese  essendo  9  liberò  a  grande 
stento  da  simil  nota  Taddeo  Barberino  sesto  avo^ 
lo    £  Urbano  Ottavo  Pontefice  Massimo .  Non  per 
tanto  la    sufficienza  ^  e  la  bontà   di  Messer  Fran* 
Cesco  fu  lasciata   dopo   questi    avvenimenti  affatto 
oziosa  :  poicliè  scrive  Carlo  di  Francesco   d*  Anto* 
nio  Barberino  »  che  nel  MCCCXFIIL  venne  crea* 
io   de*  Maestri  de*  contratti  ;  e  da  quattro  voUe  fu 
chiamato    ile*  Capitani    di   nostra   Donna   d^  Orto 
Sm  Michele^  compagnia  formata  ,  come    dice    Gio» 

3  3 


IXVI 


y Ulani  ,  della    buona    genie  di  Firenze  j    cioè    di 
cittadini  per  nascita  ,  e  per  costumi    rigudtdevoli  • 
Slato  Consigliere  nel  MCCCXLL  e  nel  tusseguen^ 
te    anno  ^   indi  a  pochi   mesi    risedè  Console     con 
M.  Francesco   Salviati  del  Collegio   de*  Giudici ,  e 
Aoi^l*   /i    q  ugnilo  t  e  Ut  a  dì  ni  deputarono  piocurato-^ 
ri  ,  e  sindachi  a  domandare  a  Papa  Clemenle  Se* 
sto   in  feudo  per   Gttaìiieri  Duca   d^  Atene  ^  fatto 
dalie  loro  discordie  Signor  di  Firenze  ,  la   provin- 
cia €Ìi  Romagna   con    obbligo  ,   (  cosi    si  trova    nell* 
archivio    di  Cai  tei  iSl  Anf^elo  )  ,    del  Canmnc    di  pa^ 
game    censo  ^    e    di  restii  tur  la    morto   il  Duca  ,  a 
vita  di  cui  si  ckiedeita^  qnasi  eglino  pur  tlesìderas* 
sera    non   d^  ac^ai^ttir   sudditi  ^  ma  conservi  ^  vi  fu 
tra  l  Giudici    nH  Consiglio  il   nostro  Messer  Frau" 
Cesco  .  In  tanto  con   la  ruina  dei  Duca   volta  sola- 
to sopra  la   città  ^  e  da^   se  siteri    onde   era  di  vis  a  ^ 
recata  a  (Quartieri  ^  nintate    leggi  ^  ed  offìcj    ritmO' 
vùssi  in  tati  e  le  sue  membra  ;   sicché  in   breve    in- 
tervallo 9  scordali  per  allora  i  sospetti  antecede  nii^ 
vinse   Messer   Francesco    con    III  esser   Filippo    suo 
figliuolo    V  anno    MCCCXL  f\  nello  squittinio    del 
priorato  ,  ed   ottenne  il   partito  favorevole  ;  aven-^ 
do  pochi  dì    a\mnti    con   Mester  Donato  F^ellnti  il 
purissimo  Cronista  degli  avi^enimenlt  suoi  ^  e  di  ca* 
sa  sua  ,  e  con  Messer  Gianiano   de    Gianianl  ,  ri* 
fatti  gli  ortlini  ^    e  le  previsioni  per  lo  buon  reggi-^ 
mento    del  prefato  Colie ggio  .   Ma  sopraggiunta  il 


\ 


joni 

tuo  fine  f  UU  confòrto  solamente  gli  valse  a  con» 
solazione  di  non  morire  con  la  tristezza  d^  aversi 
parteggiando  chiusa  la  strada  a*  supremi  gradi 
della  Repubblica,  Di  poco  era  cominciata  in  Ftm 
renze  quella  tremenda  pestilenza  ,  die  avventando^ 
si  non  pur  agli  uomini  ,  ma  alle  bestie  immanti^ 
nenie  gli  atterrava  ;  porgendo  da  per  tutto  orri* 
bili  9  e  non  più  veduti  spettacoli  di  morte  j  laonde 
oltre  a  cento  mila  creature  umane  »  si  crede  per 
eerto  dal  Boccaccio  ,  dentro  alle  mura  della  città 
essere  state  di  vita  tolte}  o  come  Melchiorre  di 
Coppo  Stefani  racconta  ,  novantasei  mila  per  le 
diligenze  usate  dd  Priori ,  e  dal  Vescovo  furono 
numerate  •  Nel  principio  dunque  ff  Aprile  tra  i  pri* 
mi  ^  a  quali  questo  malore  5*  appiccasse  j  Ju  Mes" 
ser  Francesco ,  il  cui  corpo  aveva  V  etate  di  ol- 
tantaquattro  anni  ghà  disposto  ad  ogni  infermità . 
In  questa  forma  eolia  ,  che  i  molti  anni  .  i  lunghi 
viaggi  ,  i  più  lunghi  studj  ^  e  le  litnghissime  ,  e 
perpetue  fatiche  non  avevan  vinto  ,  in  poco  d'ora 
quella  rea  impressione  d^  aria  estinse ,  V  anno 
MCCCXLVIIL  anno  per  la  nostra  favella  sopra 
ogni  altro  notabile  ;  poseiache  questo  diede  al  Boc- 
caccio materia  di  ordire  le  sue  novelle  ,  onde  il 
pregio  del  volgar  Fiorentino  cotanto  salse .  In  quc" 
sto  trapassò  Madonna  Laura ,  per  cui  viva  ,  e  mor^ 
ta  così  dolcemente  sospirò  M.  Francesco  Petrarca  ^ 
eie  ora  con  maraviglia  s^  ascolta  in  rime  sparse  per 


t  -ì    ^  ■ 


per  tutto  il  Mondo  ,  il  suono  di  quei  soipiri  •  Que^ 
sto  medesimo  ne  rapì  Giovanni  Villani  sincero 
istorieo  9  e  purissimo  scrittore  de^  suoi  tempi  ,  e  in 
t/ueslo  simigliantemente  mancò  di  vita  il  nostro 
Barberino  ;  seguitandolo  tra  pochi  giorni  Messer 
Filippo  suo  figliuolo  I  Giudice  altresì  molto  riputa* 
to  neUa  patria  •  Ebbe  Francesco  morendo  nella 
propria  casa  la  consolazione  altrui  additala  nelle 
sue  rime  j  quando  disse  : 

Fìnlr^  !d  Ino  paese 

Tra  lor  da  cui  la  lua  carne  discese  • 


Non  perciò  venne  del  tutto  a  mancare  9  lasciando 
dopo  se  /nolte  opere ,  onde  spira  ancora  nella  boc* 
ca  de*  letterati  •  E  tacendo  per  ora  degU  studj 
delta  ragione  civile  e  canonica ,  ne"*  quali  siccome 
sappiamo  eerto ,  che  neW  età  matura  totalmente 
M^  internasse  y  così  non  possiamo  riferire  ,  se  non 
che  di  lui  due  sole  scritture  si  conservano  per  un 
saggio  della  sua  industria  legate .  Fece  il  libro  dei 
Documenti  d* Amore  ,  in  cui  egli  cercò  d*  ammor* 
Udire  la  ruvida  natura  di  coloro  ,  che  venuti  di 
contado  alla  città ,  ritenevano  ancora  del  duro  9 
e  del  macigno  •  Furono  cominciati  i  Documenti  cir* 
ea  il  MCCLXXXX.  e  conseguentemente  molti  anni 
prima  ,  che  Dante  manifestasse  poetando  la  vision 
ne  9  che  finge  nel  MCCC.    essergli   sopravvenuta  • 


XXIS 

N^  ah  è  sen%a  dimostrazione  :  menzionando  il  Bar- 

herino  nella  primiera  delle  dodici  pearii  delle  ciào* 

se  9  Arrigo  di  Litzemlurgo  »  il  chiama  presente  Re 

de*  Romani  ;   talché    si   ritrae ,    che  scrivendo  egli 

quel  passo  ^  fosse  ttvanti  al  MCCCXIL  quando  Ar^ 

rigo  fu  in  Roma  coronato  Imperadore  •  E  trovane 

dosi  prima  di  avvenirsi  in  questa  lettura  ^  esser  se» 

dici  anni  trascorsi 9  da  che  pose  mano  alle  chiose^ 

tenui  il  conto  ,  che  nel  MCCXCFI.  o  di  quel  tor-* 

no  fossero  principiate  9  e  per  esse   dichiarandosi  i 

Documenti ,   cJù  non  gli  scorge   composti  prima  ? 

Grande    stimolo  di  chiosare   il  libro  9  avvisiamo  » 

che  fosse  la  censura ,    che   molto  inetta  vi  faceva 

suso  uno  9  che  da  lui  per  beffa  vien^  appellato  Ga^  /  / 

ragajffollo  Gribolo  •  Gli  servì  poscia  la  continuaziO'- 

ne  di  esse   di   piacevole  sollevamento  alle   molestie 

seguaci  de*  lunghi  viaggi  •   NelC  istesso  tempo  ,  che  . 

compose  i  Documenti  per  gli  uomini  ^    descrisse  in 

volgare  altresì   H    Reggimento  »  e  i  costumi    delle 

donne  ,  del  quale  ci  ha  lasciato  il  tempo  solamene 

te  il  nomcj  ed  il  desiderio  ,  avvivatoci  dalla  fre» 

quente   commemorazione  di  quel  trattato  ,   eh*  e  gii 

professa  aver  fatto  a  pregia  di  nobil  donna.  Tras" 

se  ancora  dal  Provenzale  argomento  da  ricrear  gli  /    / 

animi  ,  imitando  nel  nome ,  e  nel  soggetto  il  FiO' 

re   de^  nobili   detti  del   monaco    di  Montalto  9    con 

chiamarne  un   suo  Fiore  di  novelle  ;    ma   smarrito 

il  volume  9   il   titolo  ci  da  campo  da   rintracciare 


// 


I  // 


i 


quatùuna  delle  sue  novelle  tra  quelle  cento  9  cfie 
quasi  primizie  della,  politezza  Toscana  vanno  ai" 
torno  m  Ci  avvertisce  il  Salviati ,  che  queUe  son  no" 
te  da  pia  autori  in  diverse  età;  ahhiam  poi  sento:» 
re  9  che  possa  esservene  intramesta  alcuna  del  Bar» 
herino  «  dalla  nominatone  che  tra  le  altre  Jianno 
«(•/  lesto  di  Carlo  Gnakerurci  le  cento  ,  di  Fiore 
di  parlare  j  e  dal  dire  31esser  Francesco  nelle  chio- 
se ,  che  net  suo  Fior  di  novelle  fa  spessa  menzione 
delle  nuoy^e  miuzie  di  Guglielma  di  Bergndam  ^  e 
non  so  che  di  3le Aser  Beriola  ,  de^  quali  ambedue 
si  Irggono  dipinte  novelle  tra  le  cento .  Di  pia  si 
legge  in  questo  libro  del  Barberino  Mcrùia  una  Can^ 
zone  di  stesti  per  un  Cavaliere  ne  W  isiesso  caso  clic 
è  tu  novella  attantunesima  tra  le  sadeite^  della 
Damigella  dì  Scoìot  ;  poiché  il  Cavaliere ,  siccome 
étwenne  alla  Daniigelia  si  morì  del  mal  d^  a  more  » 
£  Siccome  colei  volle  aiter  dopo  morte  una  lettera 
a  lato  che  propalasse  alla  corte  del  Re  Art  a  esser 
ella  trapassata  per  la  poca  corrisponden:^  in  amo" 
,  FM  di  Lancellotto  ;  così  scorgendosi  in  mano  del 
defunto  caif altere  la  canzone  ,  fu  palesata  chi 
per  sua  crudeltà  il  conduce^^a  a  tal  ^ne  *  Sicché 
per  ia  similitudine  di  questi  accidenti  ,  come  per 
J'  altre  cose  tagionevotmente  pub  la  nostra  consi- 
dcrozìone  circa  le  dette  novelle  in  affermazione 
trasmutarsi  ,  Anche  la  coìifcisione  fatta  dal  Boc* 
caccio  di  non  essere  egli  slato    L*  invefUgre    d^  ogni 


gaa  ncvetla  9  e  ehe  rum  iscrisse  9  st  non  le  raceon* 
iate  da'  pia  aniichi^  <  il  che  si  vede  in  prova  da 
é/ttette  9  c&'  egU  estrasse  dalle  cento  di  sopra  rìcor^ 
date  ^  f  ci  ammonisce  »  che  tra  le  tolte  ^  ve  ne  pò» 
tesse  esser  parte  di  Messer  Francesco  •  Fece  &i/iti- 
gUaniemente  da  giovane  Canzoni  ,  Ballate  ,  e  So* 
netti  f  che  per  lo  pia  lacerale  dal  tempo  n*  abbia» 
mo  con  molta  fatica  preservate  alcune  intere^  e  di 
alarne  raccolti  gli  avanzi .  N^  ha  duìno  die  tali 
rime  movessero  dalP  amore  9  che  trasportato  anch* 
egli  nei  primi  anni  deW  usanza  vecchia  ,  portò  ad 
tata  donna  nomata  Costanza  ,  benché  attempato 
<  del  simile  fece  ancor  Dante  nel  suo  convito  ) 
ravvisto  delV  error  giovenile  ^  P  interpretava  alle» 
goricameniCj  aptore  della  virtù.  In  proseguendo  ta» 
li  opere  gli  fu  ministra  fedele  la  memoria  ,  come 
si  manifesta  dal  veder  citati  cotanti  autori  Greci  » 
Latini^  sacri ^  e  profani  9  Provenzali^  e  nostrali  di 
varie  ragioni  .  Neppur  gli  altrui  scritti ,  ma  i  det» 
ti  acconciamente  cangiò  nel  proprio  bisogno .  Dal 
parlare  di  Francesco  di  Granvilla  9  di  Francesco 
Dandeloi  ^  e  di  Ugolino  Brucola  ,  o  Bruzola  9  che 
in  rime  Rontagnuole  scrisse  de'*  modi  di  salutare  9 
apprese  in  huondato  i  suoi  Documenti  ;  e  di  tali 
osservazioni  V  animo  invaghito  deUe  virtù  9  comin» 
ciò  ben  tosto  a  farsi  per  utilità  pubblica  un  prò» 
pria  tesoro  .  Dice  egli  9  eh*  essendo  anche  picciolo 
fanciullo  a  una    corte  (.erano  queste   i  conviti^  e 


// 


\ 


xxjnt 

date  noci  novelle;  mancandone  fu  divisa  V ultima 
tra  Francesco^  e  quello  che  a  lato  gli  sedeva  • 
Tale  scarsezza  veduta  da  uno  di  coloro^  die  per 
frequentar  luoghi  simili  ,  eran  chiamati  uomini  di 
corte ^  esclamo',  benedetta  la  casa  de^ Conti  diMar^ 
mano  ,  che  se  metion  l avola  ^  danno  almeno  una 
€a stagna  per  uno  ;  e  ifolt atosi  a  Francesco  gli  sog~ 
gitinxe  ceni  trvi/er  ti  menti  intorno  alVusnre  altrui 
eorUda  «  i  quali  ritenuti  nella  memoria  ,  aliogh 
poi  opportuna  mente  tra  i  suoi  scritti  <  Anco  i  di- 
segni restarono  tesliìfwnf  delle  fatiche  della  sua 
penna ,  allora  che  M  maggior  ozio  a  blonda  va  .  Di 
questi  se  ne  rimirano  alcuni  nelC  originale  de^  Docu^ 
menti  d*  Amore  fin  ai  dì  d^oggi  ;  quelli  poi  ,  che 
ietti  fica  d*  a\}er  Jaiti  in  un  Digesto  ,  in  un  libro 
dì  Salmi  ^  e  nel  [ìeggimenio ,  e  costumi  €Ìelle  don-^ 
ne  ,  sono  stati  daW  età  consumati  -  Ordino  altresì 
in  Trevigi  secondo  il  suo  disegno  la  pittura  della 
Gitisfhia ,  della  Misericordia  ,  e  della  Coscienza 
nella  sala  del  F escova  do ,  perche  quegli  y  che  qui- 
¥Ì  giudicava  ^  allesse  alle  dipinie  cose  particolar  ri^ 
gf*nrdo .  Gli  nacquero  dalle  due  mogli  più  figlino- 
li  :  delia  prima  lasciò  i^iVo  quantunque  per  poco , 
Alesser  Filippo  ^  eh"*  egli  vide  Dottore  in  civile  as~ 
»ai  stimato  |  marito  di  lì  fa  donna  Monna  degli  Albi* 
zi ,  e  padre  di  molli  figliuoli ,  ed  ehhelo  consorte 
negli  onori  della  vita  ,  e  della  sepoltura  i  Las  ab 
neW  Ordine   di  S*  Agostino  Taddeo  ^    nome  aUora 


nxm 

geminato^  cowC ora  in  questa  Famiglia  per  la  Pre* 
fidltura  di  Roma  ,    e    per  àUri  molli  splendori  iU 
lustralo  •    Di  Rinieri  non    sì  legge  se  non  che  in* 
sieme  con  Niccolò  nato   di  Barna  prese  la  prima 
tonsura  nel  MCCCXV*  Ebbene  ancor*  uno  9  il  qua^^ 
le  per  mio    credere    daW  affezione  ,    che  Messer 
Francesco  professava    al   Vescovo  Messer  Antonio 
d*  Orso  9  fu   nominato  Antonio  ;  della  cui  memoria 
non  si  rinvengono  quasi   altri    vestigf  ^    che  il  ri" 
novéllamenlo  del  suo  nome  reiterato  felicemente  in 
casa  Barberina  ,  che    adesso  vi  si  scorge  per  vir» 
tu  j  e  per  dignità   emineniissimo  •  Di  Barna  secon^ 
da   moglie    è   sicuramente    figliuolo     Niccolò  ;    «5- 
sendo   egli  inslituito  erede    in  tutto  da  essa  V  an* 
no  MCCCLIL  ^    e    la  Bartolomea ,    che   sopra    al 
MCCCLXXXllT.  trasse  ì  suoi  giorni  ^  essendole  in 
queW  anno  da  Taddeo  di  Cecco  Barberino  per  te- 
slamento  lasciato  il  bruno  •    Oltre  i  congiunti  dati 
a  Messer  Francesco    dalla  natura  ,  procacciossene 
con  V  esquisite  sue  maniere  degli  altri  ;  e  tra  i  più 
segnalati  amici    si  fu   il   Conte   Baldo    da   Passi' 
guano  9  clic   con  i  meriti  proprj ,  e  col  favore  del 
Re  d*  Ungheria  9  moUo  avanzassi  •   Messer  Forese 
da  RabattUj  uomo    di   ttinto   sentimento  nelle  leg- 
gi ,  che  dal  Boccaccio  j  e  da  altri  valent*  uomini  ^ 
un^  armario  di  ragion  civile  fu  riputato  ,  con  queU 
lo  nello    studio  di  Padova  ,  e  con  questo   avendo 
egli    eontratta  amistà    nel  pralticar  la    scienza  le» 


/' 


xxxnr 

gale  in  Firenze  •  FurongU  anco  amici  Mes$er  Do^ 
nato  Felluli ,  Messer  Francesco  Salviati  ,  e  Dino 
Compagni  uomo  non  punto  volgare  nelle  rime  ^  e 
nella  ttonìca  Fiorentina  •  Di  ìà  da  monti  troscia- 
molo  negV  intrattenimenti  con  Messer  Bernardo 
Naumaro  oratore  del  Re  di  Francia  ,  con  Mada* 
mm  Fiori  a  d^  Oranges  ^  e  con  a  tiri  signori  ^  e  don* 
ne  ^  le  cui  rare  wtà  eziandio  ne'  giuochi  «  dichia- 
|E4i  ammirabili  •  Fu  Messer  Francesca  da  giovane ^ 
marne  si  scorge  daW  originale  de""  suoi  Documenti , 
di  Jvnna  itsxai  avvenente  ,  ma  fatto  magro  dalV 
età  ^  e  spenta  dagli  studi  >  ^  dalle  fatiche  la  giove' 
mie  allegrez-^a ,  paride  poi  più  tosto  venerahile  »  cht 
dì  appetto  giocondo  •  Così  pieno  tt  anni  ^  e  di  n~ 
putazione  terminò  la  sufi  viia  con  dolore  unit^er*^ 
sale  della  et  ita  di  Fiorenza  ^  e  perchè  fosse  invi^ 
iala  di  continuo  a  lacrimarlo  ^  fé  scrii^ere  il  Boc^ 
caccio  j  come  si  slima  ^  in  un  marmo  sopra  il  di 
lui    sepolcro  in  Santa  Croce  ,  i  seguenti  versi  < 

■FrLVTA    PLAKGE    TVOS^    LiCRYMlS    FLORESTlà    CIVC* 

ET    PATBlUVji    TANTH    FVì^DAS    ORBATA    DOLOREM 
BVM    lìLr>£V«T    DOMIftrt    FaiPtClSO    FVNEBA    MEETTl 
DE    BA[illEftIWO    ET    NATI    HAM    IVDICIS    OMnE 
GliSSEBAT    OFKlClVli   SVA    CORDA    CAVEr»DO    RE*TV 
*ltD    ^aTIS    EKCEOIT    ItATVM    QVIA    DOCT^S    VTDOQVE 
IV  UE    FVIT     r*ET»lTOR     SED    SOLO    FILIVI    VPfO 
tCtUCtr    IN    C4VSJS    QVAl    SVNT    SAECVLlRiaVS    ORTAE 
aOC    SVffT    SVB    LAPIDE    POSITI     QVlIVS    VLTIKÀ    CLlV*ÌT 
JÉHriDA    M0R5    OCVLOS    PAVCIS    DILATA    DlEBVS 
STRIGE    SVC    AEgVALl     QVAE    TOTVll    TERaviT    ORBLPJ 
in    mS    SL?( Alito    QVATEGt    AVCXO    ^fLLE    TRECENTIS 


DEL   REGGIMENTO 

E  DE'  COSTUMI 

DELLE  DONNE 


Ifc^»»^  ••/^f^t^^^^^^fW  »»%«v»***^ 


INTRODUZIONE. 


Madoeina  •  1^  oyellamenie  9  Francesco ,  parlai 
Coir  ODCSta  de  ; 

Ed  a  preghiera  di   molte  altre  Donne 
Mi   lamentai   con   lei ,  e  dissi  : 
Ch*  eran   molti  9  eh'  avean  sor  itti   libri , 
Costumi  ornati  d*  uom ,  ma    non   di    donna  • 
Sioch*  io   pregava  lei , 
Che  per  amor  di  se , 
E   per  amor   di  qaesta  sua   compagnia  9 
Ch'à  nome  Cortesìa  ; 

Ed  anco  per  vestir  P  altre  Donne   con   meco 
Di  quello  onesto  manto  ,  eh'  ella  hae  con  seco  ; 
E  eh*  ella  porge  a  quelle  ,  che  voglion  camminare 
Per  la  via  de' costumi ,   degnasse    di  parlare 
Con   questa  Donna  9  che  si  appella  Industria  ; 
E  seco  insieme  trovassono  uno    modo. 
Che   r  altra  Donna  ,  eh*  à  nome  Eloquenza 
Parlasse   alquanto   dì  quesu  materia  : 
E  *1  suo  parlare   si   trovasse  in  scritto  • 
Elhi  mi  disse   molto  son  contenta 
Della  bella  domanda  9  che  m'  hai   fatta  • 
E  sono  apparecchiata 
Di  fare  ,  ed  operare 


Colle  cfeitti  Vii  ludi  , 

Che    coir  ajuto  di    colui    che  sai , 

Ch'  è   Signor  di    noi  tutte  : 

Che    fieni  pie  fue  ,  ed    ee  ,  e  sarae  eterno  , 

Cile   formò  I  Cte)Ì  ,  pianeti  ,  ed  ele^ienti , 

Formoe    1* angelica  ,  ed    umana  natura. 

Lo  qnuìe    onnipotente    incomprensibile  , 

E   jiìco  ni  mutevole    da   informa  g  ione  , 

£   perfeEiono 

A  tutte  le   cose ,   lo  don     che   mi   domandi 

Ti    sarae   adempiuto  , 

E   spero   ancor    più    di    fure , 

Che   SApiensa  con   molte   altre  virtudi 

S**  aopereranno    dove  ,  e  quando  ,  e  come 

SuLih  hìsogno  a  questo    tuo   lavoro  t 

Ma  quinci    manca    una    sì    fatta  cosa  : 

Tu    »ai    che    la    Eloquen£a  ^  'Industria  ^e  tutte 

L^alti^  ;  Io    cui    savere 

E  bisogno    in  questa   ovra  , 

Poìson  bene    informare  , 

Ma  non  è  alcuna    che   sappia   di   loro 

Scrivere   in   Libro  si    che    ^i  leggesse 

Per  limano    intelletto;  onde    procura 

Ch''  alcuno  ,  che   ti   paja 

Che   solo   scriva  ,  e  noi    commetteremo 

Tutte   ad    insieme    ad    alcuna    di  noi  ; 

Ch''enformi   lui  per  $1  fatta    maniera^ 

Che  nulla  briga  arae  di  pensare  y 


Ma  sol  la  penna  volger  sulla  earta* 
Ed  Io  risposi   io  hoe  un  fedel    Serro , 
Fbihcesco  ha  nome  nacque  in  una  Selva 
C3ì*  à  nome  Barbebuio  y 
È  molto  grosso,  ma  molto  ee  fedele. 
Ed  a  lui  non  bisogna   sottigliezza  ; 
Poi  voi   gli  date   vostra  informaglone  • 
Sicch*io   gli   parlerò,  ed  immantanente 
Sarò  davanti  alla  Vostra  Eccellenza 
G>lla  risposta  ,  che  a  loro  convenga  • 
Onde,  Francesco,  dimmi  incontanente  , 
Come  conforti  di  questa   ovra  fare  ? 

FaANCEsco,  Ahi  gentil  donna  la  vostra  loqnea 

Mi  fa  bene  certo  ,  che    voi  se*  mia  Donna  • 

Ma  perchò  state  cotanto  celata? 

Degnate  di  mostrarmi 

Anzi    eh'  io   parli  la  vostra  fattura  • 

Min.  Parla,  rispondi,  ch'esser  ciò  non  può^ 
Peroch*  io  non  voglio  esser  conosciuta  , 
E   ben  ti  può  bastar  V  odor  ,  che  spando , 
E  Io   splendor, che  ti  raggia  nel  viso. 

Fajiv.  Madonna  lo  sprendore  ; 
E  questo  odor    che   dite 
M'  hanno   abbattuto  i  spiriti  miei 
Per  modo  tale ,  che  non   so   che  parli  • 
Ma  temperate  la  somma   dolcezza  , 
Che  vien    dal  loro  effetto. 
ForsI   eh*  alquanto   poi  prenderò  forza  , 

a  2 


niiponderb  con    quel  pkcol  podere^ 
Che  posa    iieHa    fede    mia  ^  ch'è   grande* 
M^D»  Non   posso  temperar  tjuesta   dolcezza  , 
Se  tue   oon  temperassi 
Lo   grau  diletto  ,  che  tue  ne  vlcewU 
Frah,  Madonna   dunque  mi    eonvien  tacere  * 
Mau.  Non  è  ver  ,  ma   convientl 

Questi  novelli,  ed  amorosi   roggj 
Lassai'  alquanto  riposar  nel  core  ^ 
Forse    che    poi    risponder  mi   potui , 
Fraf.  Madonna  il  core  è  sempre  pien  di  Voi, 
E    Io  intelletto   si  volge    nel   praCo, 
Bove  CoriscoD   le   vostre    virtù  . 
Ma  pur   quando   s' appressa 
Vostra   valente  I  e  nobile  sembranza  , 
Indebolisce  la   mia    vita  tanto  , 
Che  temo   morte  »  ma    pur   si  conserva 
Per   la   vostra  viriu   la  vita  mia  • 
Mao»  Dunque  or   mi  di    quando  mi   parlerai  , 
Vuo'  che  mi   parta  ^  e  manderà  mi  in  scritto 
Lo   tuo  volere   la  questa   mia    domanda  . 
Fraw,  Madonna  se    '1  partir    fosse   sì    tosto  , 
Dopo  li   colpi  ch'ai    venir  mi   deste. 
Non   io  che  vita    dimorasse  meco  . 
Mad.  Dimmi  ,  che   modo  mi   convien  tenere  ? 
FflAif,  Madonna    state    ancor  quando  vi   piaccia  ^ 
Che  parlando  con    voi  prenderò  foiza 
Alquanto  a  poco  a  poco  . 


MaD»  Seria  contenta  d!   stare  ancor  pia  « 
Ha    tu   mi  fai   di  quelle   che  tu    suoli  • 
Che  per  indurmi  a  parlar  tu  mi   tieni 
Pure  in  parole,  che  non  fanno  punto 
Alla  materia  di   eh*  io  t*  ho   parlato  • 

¥%AK»  Madonna  poiché  Voi  ve   n*  avvedete  : 
Io  yi  confesso  bene  ciò   eh* è    il   vero, 
Ma  io  temea  ,  che    dopo   la  risposta  » 
Immantenente  Voi   non  vi  partiste  • 
£  Dìo  lo  sae  ,  che  questa  ee  rada , 
Avvegnach*  ella  sia  più  eh* io  non  degno* 

Mad«  Di  immantanente ,  se  non  eh'  io   men  vado. 

Fajkir*  Ecco  eh*  io  dico  ,  e  non  vi  fo   più  noja , 
Donna  formata  da   quelPalto  Sire , 
Ch*  è  sol    possente  • 

Orcstate.  è  questo  il   Servo  ^  che   tu  mi  dicestì  , 
Donna  gentile,  e  d*alto  intendimento 
Che  sarà  fermo  ,  e  fedele  ,  e  costante 
Al  mìo  proponimento* 

Mad.  Madonna  TOnestade, 

Che  per   vostra  virtù   tirate  a  voi 

Ogni  cosa  gentil  ,  voi  dite   vero 

Che  questo  è  il  Servo  vostro ,  ed  anco  è  mio  , 

Sicch*  io  vel  posso  dare  • 

Fb^h.  Die'  ella  il   ver ,  Madonna  ,  io  sono  a  lei , 
E  eome  piace  a  lei  io  sono  a  Voi* 

Oxr£ST*  Ed  eccome ,   che   mandote  Industria  • 
E   lu  Eloquenza  di  per   tutto  a  lui 


Lo  mio  Iniendìm^nto^  e  poi  ten    ira  eoa  «eco, 

E  dimorate  ;imendiie  con   essa  ^ 

Fili   che    r  ovra   *am    couJotU   al  fine  ♦ 

Odt,  Eloquenza  ,  e  Intendi 

Quello  che    ora    ti   dico  . 

Lo  tuo   Trattalo  saia  dì   costumi 

Pertenenti    alle  Donne  ; 

Quali  li  porgerò    per   tal   maniera  ^ 

Che   git   uomini  potranno  frutto   trarne  * 

IMa   questa    informa g ione 

I.a^  nduatrla  ti   darii  , 

^on  vuò  che   sia   lo  tuo  parlare   oscuro. 

Acciocché  Teramenle 

Con   ogni    donna  possa   dimorare» 

^^è    parlerai    rimata  ^  accioche  t^on  ti  parla 

Per  forza   di   rima 

Dal  proprio  Intendimento  . 

Ma  ben  porrai  tal   fiata 

Per  dare   alcun  diletto 

A   chi  ti  leggerà 

Di  beile  gobboletie    seminare  f 

Ed   anco  poi   di   belle  Novellette 

Indurrai   ad  esemplo  • 

E  parlerai    sol   nel    Volgar  Tostano  * 

E   porrai   mescidare 

Alcun  Volgare  consonante   In   e^so 

DI  qiie'  Paesi  ,  dov'  hai  più  usato  ; 

Pigliando  j  belli ,  e  l  non  belli  Iasti;intio  . 


A 


E  questo  del  Volgar   noi  iì  diciamo 
Per  piacere  alla  Donna,  che  t*  indusse; 
La  qoale  è  degna  di  onore  ,  e  grazia  • 

Blog.  E  va ,  comincia  ,  ed  ecco.  Industria  teco  , 
Ed  lo  die  ti  sarò  nella  tua  lingua  • 
E  parla  ornai  ,  come  tu  fossi  un  uomo  9 
Che  sol  da  te  ti  muovessi  a  dettare. 
£  vien*  tessendo  la  tela  indorata  9 
Che  noi  t*  apparecchiamo  i  fili  ad  oro  • 

Fbak.  Ahi  Donne  valorose  ,  io  son  contento  , 
E  sono  apparecchiato  ad  ubbidire  : 
Ma  chi  rimane  qui  con  la  mia  Donna  ? 

Mad.  Ya  tu  con  Dio  ,  eh*  io  voglio  rimanere 
Con  questa   donna  9  eh*  à  nome  Onestade, 
Poich*a  le* piace    d* avermi  con  seco. 

Fraiv.  Madonna   volentler  9  ma  io  mi  temo 
Ch'  ella   non  s'  innamori  si  di  Voi  , 
Che  poscia  pia  non  vi  diveggia  io  mal  • 

Mad*  Non  dubitare  ,  che  se  tu  m* amassi. 
Come  tn  mi  suoi  dire. 
Già  rOnestà  non  mi  ti  porrla  torre  • 
Ma  se  volendo  contro  mio  onore 
Alcon  yillan  piacere. 
Tu  ti  mutassi,  porresti  bramare 
La  grazia  mia,  e  lo  mio  ben  volere* 

F&Air.  Madonna  ,  io  non  fu*  mai  Servo  di  voi 
Per  altro  glÀ ,  che  .per  vostra  grandezza  , 


8 

E  onore  ^  e  sialo  ,  t  accrescimento  j 
E  cosi  spero  la    niia  fin  vedere, 

MiD.  Va  dunque  ^  e  pensa  dì  servirmi  io  queslo. 

FftRpt.  Ora  mi  place  io  vado  a  cominciare 
A  &j   roijipiuta  forma  . 

Toi  piena  di    do  Urina  ,  veslita  dì  oneslade  ^ 
]^odrita  di  costumi  ,  ornata  dj  piacere  ; 
In  cui  riposa  luUa  gentilezza  , 
Beliate   insieme  ,  Onestà  j  Cortesia  « 
In  cui   rlsplendou  tulle  le  virtudi, 
Inver  di  Voi  non  è  cbl  pensi  vile , 
Né    può    desiderar   alcun   di  Voi , 
Fnorth'ognj  onor  di  Voi  . 
Kon  maraviglio  ,  se  a  Voi  n'  è  venuta 
Sa  presso  V  Onestà  ,  clic  parlar  1^  possiate  * 
Perocliè  sempre  l'avete  con  Voi  > 
E  molti  son  ,  clie  credon  siate  Voi  • 
Aon  maraviglio  di  quella  domanda  ^ 
Che  Voi  fatto  l'avete 
PerocTie  Mme  slete 
Di  tutte  quelle  eh'  a  virtù  si  danno  * 
Da  voi  prendon  esemplo  » 
Come  da   specchia  ricevon  lor  vista 
Tulle  le  donne  che  vanno  con  Voi  . 
Ma  forte  maraviglio  » 
Com' Io    non  degno  di  si  alta  grazia 
Sono  chiamato  da  Voi  a  $1  alta  ovra  , 
E  il  grande  è  la    fed^  , 


1^ 


Ch*  10  porto  <ir  eccellente  Vostra  Altezza  ; 
€h*  avvegnach*  Io  potessi  parlar  con  Isaia 
£  dire  a  Voi  : 

Io  non  so  che  mi  parli  sod   fanciullo. 
TSientemeno  pensando ,  che  voi  dite  , 
Che  non  mi  fia  mestier  pensare,  o  dire. 
Ma  sol  volger  la  penna  ,  ecco  ch^  io  dico  ^ 
Coir  altro  Profeta  chiamato  Geremia: 
Ch'  io  sono  acconcio  al  tutto  ubbidire  • 

Mad*  Dunque  verrai  con  meco  davanti 

Air  Onestà  ,  che  pregherà  V  Industria , 
Che  mandi  a  dimorare  Eloquenza  con  teco. 
Sicché  tu  poi  volgendo  la  tua  lingua 
Un  altra  Donna  ,  eh*  è  Sollecitudo  , 
Pieghi  tua  mano  a  scriver  queste  cose  • 

FaAN.  Madonna  io  ho  paura 

Da  presentarmi  a  si  gran  donne  avanti  • 

Mao*  Yien  non  temer  eh*  io  sempre  serò  teco  • 

Fbah.  Ecco  eh*  io  vengo  ,  e  son  sicuro  ,  e  forte  , 
Ma  prego  voi  ,  che  per  vostra  piatale. 
Che  quando  saremo  appresso  di  loro  , 
VI  piaccia  di  mostrarmi  lor  figure  • 

Mad*  Piacemi  acciochè  più  fervente 
Sarai  poi  nelP  ufficio  , 
Ch*elle  t*  accommetlcranno 
£  tien*a  mente,  ch'elle  ti  daranno 
Parole  alquante  ,  e  darahii  lo  stilo. 
Che  te  conviene  in  questo  libro  porre . 


10 

Ma  10  li  mostrerò  non  tulle  quante  • 
Vedrai  V  Oneslade  , 
Che  siede  i  n  persa  veste , 
^  Tien  con  la  mano  Industria, 

Li'aitra  luarìo  commanda   al T  Eloquenza - 
Eloquenza  parlcni  con  leco  *. 
E  vedi  ai  lor  Ugare  ritmKe 
Secondo   j]  proplo  aspetto  di  ciascuna  . 
E  \jenl  avanti  che  noi  slam  lor  presso. 
Ve"*  tu  Jc  Donne  g  che  sono  in  quel    pritCo  , 
Color  son  desse  m^ inocchiati  giujo  • 
Fb^n,  Madonne  Dio  \\  salvi; 

Perocché  Ìo  so  che  questa  Donna  mia  ^ 
E  lutie  le  i^irlù,  che  sono^  ed  anco 
Le    e L calure  tuUe  universali 
*  '  Hanno  ,  ciò  cVan  dal  loro  eterno  Sire  ^ 

Da  luì  ui  prima   faccio  fondamento  . 
E  segiilrb  mio  siile  ,  e  mìo  volume 
Secondo  ch^  b  di  sovra  in  mandanieuto . 
E  questo  lìvro  eia 
Kon  pallila  f.er  numero  d*ctadl. 
Cile  se  dirittamente  vogliam  considerare  , 
Tal  è  [icr  tempo ,  e  lai  è  tardi  donna  # 
E  non  sicondo  dadi , 
Mn  suoiido  suo  grado 
^  Convichc  ognuua  con  scuoo  passare - 

T  *  E  pallori!  qursla  avi  a  in  le  venli  parlile  ^ 

E  ciascuna  pa itila 


Il 

Ara  per  se  certi  distinti  gradi. 

Siccome  InDanll  leltara  dimostra  • 
La  prima  conterà  ,  come  si  dee 

Portare  una  Fanciulla 

Quando  comincia  bene ,  e  mal  sentire  ^ 

E  vergogna  temere  • 
Seconda,  comò  quando 

In  tempo  ella  verrà  di  maritaggio. 
Terza  ,  quando   ha  passata 

L^ora  del  maritaggio. 
Quarta,  se  poi  eh*  è  disperata  mal 

B^aver  marito  ,  avviene 

Ch*  ella  pur  V  hae  ,  e  stae 

In  Gasa  un  tempo   anzi    che  vada  a  lui  • 
La  quinta  ,  comò  poi  eh'  ella  s*  è  maritata  , 

E  corno  il  primo  ,  e  corno 

U  sicondo  ,  e  r  terzo 

Fine  a  quindici  di  ,  e  '1  primo  mese  , 

E  1*  secondo  ,  e  T  terzo  , 

E  comò  insino  alla  sua  fine. 

Si  anzi  figliuoli,  e  sì  poi,  e  sì  snella 

lYon  avesse  ,  comò  in  vecchiezza  • 
La  sesta  ,  comò  se  perde  II  marito  , 

E  comò  snella  è  vecchia, 

E  comò  s*  è  mezzana  , 

E  corno  B*  ella  Giovane  rimane  , 

E  corno  s'  ha  figliuoli , 

E  corno  5^  ee  nonna  , 


12 

E  corno  8^  ella  ancora 

De'  ben  del  suo  marito  riman  Donna  • 

E'  s^  ella  vedoata   cosi  prende 

Panni  dì  Religione  • 
La  settima  dispone  ^ 

G>mo  SI  dee  portare 

S'ella  sì  rimarita, 

E  conio  $t  a  ml^Uore^ 

£  corno  se  a  pig^iorc 

E  man  possente  ^ 

E  corno  s'  ella  ancora  ne  va  al    t^rzc . 

E  corno  poi  eh*  eUa  è  stila  vedo^ia , 

E  ripreso  ha  marito  « 

Sta  alcun  tempo  in  Casa 

Anzi  che  vada  a  lui  ; 

£  come  riprender  mìirilo  si  loda  ,  a  biainia . 
Ottava  )  corno  quella. 

Che  prende  abito 

DI  Bcngìone  in  C:isa  | 

£  comò  si  loda  o  n6  p 
T7ona  ,  come  nachiusa  in  Monastero 

A  perpeiua  Chiusura  é 

E  corno  ìa  Badessa  ,  CamerlÌDga  ,  e  Priora 

E  ciascun'  altra  Portiera  »  o  Moniale  . 
Decima  ,  corno  quella  , 

Che  Si  riiu Illude  sola 

E  delta  Homita^  e  corno  T  ha  bla  sino  • 


i 


i5 
Undecima,  conno 

Lia  Giineriera  dala 

A  G>mpagiiia  di  Donna', 

E  comò  s*  è  pur  ana  , 

£  comò  8*  è  accompagnata  a  simile  officio  • 
Dodeclma  ,  corno  ^ 

Si  porterà  ciascnna  Servigiale 

Sì  pur  a  Donna ,  e  si  a  Donna  insieme 

Col  Signore,  e  si  s* alcuna  sola 

Serve  Signore ,  e  corno 

Si  loda  ,  e  comò  nò  • 
Terzadecima  ,  comò 

Balia  di  Casa,  e  corno  di  fuori. 
Qnartadecima  ,  comò 

La  Serra  ,  ovver  la  Schiava  , 

E  comò  poi  eh*  è  Serva 

Porrà  per  ovre  libera  tenersi . 
Quintadecima,  comò 

Si  dee  portare  ogni  generazione 

Di  femina  di  comune  stato, 

E  di  più  basso  ,  e  povero  ,  e  tutte , 

Fuor  che  le  rie  di  vita  dissoluta  , 

Che  vendon  per  moneu  il  loro  onore. 

liC  quali  non  intendo 

Mettere  in  iscriitura, 

Se  far  di  lor  menzione  , 

Che  non  son  degne  di  e«ser  nominate  • 


14 

Sestadecima  tratterà 

Di   certi  generali  addottrinamenti 

D'  ogni  donna ,  e  di  loro  ornamenii, 

E  di  loro  avventure  • 
SeLlIinadecIma  de*  loro  toài^olamonU  . 
Otiav;idecima  ^  percliè  tal  fluita 

Le  conv'ìen   saver   parlare  ,  e  dire  ^ 

£   rhpondert;  ^  e  stare  tra  la  getitr  , 

SI  iraUerà  delle  Que^iLlon   d^  amore  ^  . 

E  di  rorlesU  ^  e  geni!  lei  za  , 
Non:idrcima  ai  tratta 

Di  enti   niottetti  ,  e  parlari 

Pa  donna  a  Cavaìien  , 

Ed  altra    manici  a 

DI    donne  ,  e  uomini  « 
La  VI  gei  ima  tratta 

Di  certe   Orazioni  ^ 

Iid   In  questa  parte  è  la  eonclnsionc 

Del  libio^  e  corno  Io  (|ue£to  libro    porto 

A    quella  Donna  ,    che   di  sovra  è  detta  ^ 

E  Como    lo  riccie, 

E  corno  ÌDnnnti  a  Lei 

V(!tjgono  le   Yìrtuti  . 

E  ponetevi  a  cura  ,  che  in  diverse  parti  del 
Libro  voi  udirete  parlare  la  detta  Donna  ,  atcckè 
se  VOI  sarete  accoriti  persone  e  usate  di  udir  par- 
lare cosi  gentilmente  9  x***"^^^  essere  ^  che  caverete 


li 

grazia  da  Iddio  di  conoscere,  chi  è  questa  Donna, 
che  ci  appar  così  chiusa  •  Slmigliantemente  voi  ve- 
drete  ,  ch^  ella  m*  apparirà  in  diverse ,  e  nuove  for- 
me ,  e  figure,  e  quando  mi  mostrerà  una  virtù  , 
e  quando  na*  altra  in  vostro  servigio ,  e  perchè 
voi  le  vediate  •  Sicché  anco  nella  sua  apparita  , 
chi  s*  asfotlgllerà ,  la  porrà  conoscere  ,  che  non 
sarà   plcclola  grazia  a  chi   Iddio    la   desse  • 

PARTE  PRIMA. 


.n  questa  prima   parte   d'esto   libro 
Io  comincio   a   trattar  della  Fanciulla  , 
La  qoal  comincia  alquanto  a   vergognare  ; 
E  questo  ee  Tun   de^ segni, 
Ch^  ella  comincia  a  bene  ,   e   mal   sentire  • 
Ed  In   questa   coiai  dov'  è  savere  ; 
Ch*  omai  cade   In  peccato , 
S^  ella  fallasse  a  Iddio , 
E  merito  sed  ella  ben  si  porta. 
E  sua  figura   per  meglio  mostrare , 
Puote  vedere  qui  di  sovra    pinta 
Davanti  a  una  Donna  ,  ch^  à  nome   Innocenza  • 
La  quale  da  comiato    di  sua  corte 
A  condizione ,  snella   non  conserva 
L^  usata   purltade ,  e   dice   queste  parole* 


h 


L 


ì6 

Innocenza  •  V  son    con  leco  insin  a  ora  alata 
Ma   pensa   omaì  di  dimorar  altrore , 
Qualora  un  fallo   sol  da   te  si  muove  • 

La  Fanciulla  risponde  a   lei  queste  parole  : 

Fanciulla  •  Non   mi   cacciate  ,  che  io   non  fallai  ^ 
Ma   un    Dotizeìletto  neir  niid^ir   cantando 
Piarqucnù    alfjLiatìlo  ,  ed    io    iiien   vergognai  , 

Il j Eorno   alla    materia  principale  , 

E  vengo   ^1   primo   grndo   d'*  e&ta   pane  ^ 

£   dico  ciie  se    fosse  ella    figliuola 

DMjiijior^ufnre  ,  o  ót   Re    cor  o  ti  a  lo  ^ 

L^  sua  u£»Tua    ìncontaucuie    sui 

Colla    sua  madre  ,  e   coli'  altre  maggiori , 

Che  &im   nella   magione  ■ 

E   f]uanto   glOvine^za    le   concede, 

Bìua^ga  siili    roslumì  delle    donne; 

Cile    sau^a  dubio    V  nsanxa  de'  buoni  » 

E  drlle   buone  ftra   lei   ritrarre 

A  non  voler   da    Jor  Irasndlur.ire . 

LMi^iuui   delle  Ite    persoue  face 

D'  esia   natura   simlf^liantì   q^uelle  ^ 

CJie    vanno,    ed   uiano  ,  e  stanno   con   elle* 

E   la    natiHa    umana  , 

Come  savete  ,  è  più   lasciva   in   male  , 

E  M  ben  è  falicoso  a  chi    noi  cale . 

Veio    è   che   lanio    onor    segue   del  bene. 

Che  clii   S'apprende  a  camminar  diritto ^ 

Tempo  vena   che   fino 


n 

Terrì  soo  cor  per  amor  di  TiMate, 

E  d*  oTre  tali  riceve  salate  • 

Né  mai  senza   sae  balie , 

Over  Maestre  ,  o  balj  , 

Vada    tra   Cavalieri   over  Donzelli  • 

Se   da  suo  padre  ,  o  madre  9  over  fratelli , 

Non  è  chiamata  prima 9  over  mandata. 

Perochè  tal   fiata 

G>si  passando  alcun  folleggia  ad  esia  ; 

Donde    porria  onor  di   lei  bassare  • 

E  quando   sia   tra    gente 

Gli  occhi  suoi  lievi   poco  ; 

Perochè  nel  guardare 

Si  coglie  tosto  dairuom  eh*  è  ben  saggio 

Lo*  nteodimento  dell*  alimi  coraggio  • 

E  quella  è  saggia  ,  che   sa  ritenere 

Si  dentro   il  parer  suo, 
.  Che  alcun  di  fuor  non   sen  possa  avvedere  • 

E  quando   ode  parlare ,  ascolti ,  e  imprenda 

Bei   modi  di  parlare , 

Che  già  parlando  non  fruito  si  coglie 

Colà  dove  non  ee  luogo  9  né  tempo  • 

Seneca,  Salomone  ,  con   molti  altri 

Ch*  anno   parlalo  ,  lodano  il  tacere  ; 

Che  non  che  il  Savio  9  ma  il  matto  se  tace  p 

£  tenuto  che  saccia  • 

Una    donzella   parlava    molto  a  tavola,  disse' 
uno  suo  balio  ,  tu  parli  per  tutti  quelli  9  che  so- 


iB 
ijo  a  tavola  ;    éhèe  e11.i  :    Messere     costoro     ^antio 
parlare  ,  e  perì^   $1    possono     posare  ,  ma     io    nou 
so ,  *kdjÈ    mi    coti  viene   parlare    per   imprendere  * 
Eravi   uno    valoroso  uomo,  ch'ebbe   n  onte  Ugolino 
BoEzuola  ,  che   disse  allora   questa  bella  parola  : 
Chi  vuol  parando  trarre 
Polle  pensier  ttceoglie, 
Kilorna  alla    materia  : 

B  dico  ;  che;    non   è  sì   da    tacere 

eh'  al  hi  non    parli   mai  ^ 

Sicch'aliri  non   dicesse: 

Ella  non  parla  * 

Perchè  ella  è  mula  , 

Ma  dico    da  tacere    è  ,  e  da    parlare , 

Come  lo    luogo  ,  e  lo   tempo  richiede  . 

Ma  qui   non  3  opra  sto  , 

Che  noti  ben   sì   conviene  a  questa   parte: 

■Cbe  pur   in   sommo  tacere  è  laudato  . 

In  questo    grado   di   questa   fanciulla  • 

Cohì   dove   Ira    gente , 

E  nel  parlar   porrU   spesso   fallire 

In   suo   danno ,  e  vergogna  , 

Stan    li    suoi    atti    sempre    vergognosi  i 

Perochè  a  lei   vergogna  è  graa  virtude . 

E*  s'ella  è  domandata  , 

O    mandata  a  parlare  , 

Bis  pondi  j  e  parli    temperatamente  , 

E  *1  suo  parlar  sia   basso  | 


1 


^9 
Colle  sse   nani  $  e  V  altre  membra   ferme, 
Che  r  mo?lmento  9  e  il  mutar  delle   membra 
Significa    in  fanciulla  ti*oppi  veazi  ; 
£  nella  grande   mutevole   core. 
£  sia  nel  suo   mangiare 
Ordinala,  e  cortese, 
E   bea  poco  ,  e  quel  sia  temperato  : 
Che  corno  ella  s' invezza 
Cosi  vuol  poi  durare  • 
£  quanto  che  nelPuomo 
L*  ebriare   stia  male , 
Sta  nella   donna  troppo  più  villano  • 
E  quando   siede  a  tavola  non   giaccia  , 
Ne   vi  tegna   le  braccia 
Suso,  perocché  è  segno   di    grossezza  • 
£  se  mai  parla   poco  ^ 
Questo  è  quello    luogo  , 
Dove  convienle   allora  men    parlare  • 
Né  mai  si  tenga  il  capo    colle   mani  , 
Né  giaccia  s^  ella  è  sana 
In  collo  a  sua  Maestra  • 
£  se  le  avrien  talora  '' 
Le   convenga  cantare 
Per  detto  del   Signore ,  o  della  Madre  9 
O   dalle  sue  compagne  ; 
Pregata  un  poco  prima 
D^una  maniera  bassa 
Soavemente  <  canti 

b  2 


Fermai  cortese,  e  cogrocch!  cTiinaU. 
E   stando    volta  a  chi    maggior    vi   siede  . 
E   questo    Canio    hasso 
Chiamato  camerate 

£  quel   che  piace ,  e  che  pa»53   ne^  cori . 
Che    dice    un    Piovenzale 
Tali    parole  sopra   questo    punto  ■ 
Ogni  cantar  ii   ^*oig£ 
C^on   ansai  pia   dolcezza 
Nella   \^ace    minore  ; 
Jfl  ti  tic  sta   prtitsa    nel  core , 
E    Messcr    Guido  GuinuzcUi    disse  : 
J)anna  il  cantar   soave 
Che  per    io  petto   mi    mite  la   voce  , 
Che    spegne  ciò  ,   che    nuoce  ^ 
Pensi  eri  in    già  fa  ,    e  gloja    in    vita    m'^  have  , 
E   se    le  avvien    che   per   slmll    commatido 
Le   convenga    haìbre* 
Senz'  allo   di    vaghezza 
Onestamente    balli  ^ 
!Nè   già   corno  gioii  ara 
Ponto  sLudt   in  Sahare; 
Acciocché    non    si    dira 
Ch"*  ella   Sia   di    non   fermo   intelletto  , 
Odi  perchè  perdeo  a  Folcalthleri   una  gcnlil   donzella 
Jo    maritaggio   del    Dura  di  Storlich  . 

Ser^sonia  fue    figlia    dì  Mcsser   Gnigìielmo    da 
Folcalchierl ,  uno    valoroso    Cavaiicie    da  Scudo  ^  e 


21 

aulico  gratile,  e  senzfi  dabio  ella  età  maraviglio- 
saneote  bella.  Lo  Duge  dì  Slorlich  passava  per 
lo  paese  ,  e  veduia  lei  diliberò  in  se  di  torla  per 
doDua  ,  la  Madre  ,  eh*  ebbe  nome  Madonna  Ge- 
nea  desinando  il  Come  in  Camera  con  lei ,  e  cer- 
ti altri  9  eh*  erano  ivi  ad  albergo  ,  la  feciono  bal- 
lare al  suono  d*  uno  meszo  Cannone  ,  sicché  a  uno 
accorto  ballare  ,  eh'  ella  volle  fare  ;  ballando  ,  e 
saltando  ,  cadde  si  eh*  ella  mostrò  la  gamba  •  Sic- 
ché il  Doge  ne  disdegnò ,  e  rimase  per  questo  così 
alto   suo   onore  •    Ritorno   alla  nostra  materia  • 

E  lodo  che  si  sforzi,  e  piaccia  a  lei 

Lo  bene  andare  acconcia  , 

E  se  ghirlanda   porta 

Lodo  che   sia   gioliva  ,  e  piccoletta  • 

Che   comò  voi  sapete 

Grossa  cosa  è  tenuta 

Portar  fastella  in  luogo   di  ghirlanda  , 

£  quanto  eli*  è   più  bella 

Tanto  minor  la  porti; 

Perochè  non  ghirlanda  j 

Bia   piager  fa  piagere* 

Né  fa  r  ornato  Donna, 

Ma*  Donna  fa  parer  lo  suo  ornato  • 

Sicch*  io  mi  credo  ,  che  più  piaccia  ancora 

Quella  che   non  si  sforta   in  apparire 

Con  men  bellezze ,  che  T  altre  con  quelle  9 


Che  scn  dti^Inte  ^  e  tion   dar^n  tornatile* 

E    peib   credo    die   éh$e   lo    Schiavo  : 

Pi  aremi    in  Donna  Icllezzn    che  ilnra  , 

E   quel  In   è   da   nnfitra  , 

£  le   d*  i^lnin  soìatto 

Ri  rie  IT    Je    rinvenga  , 

Non   gvidi    ah   ah    nb  con   slmili   voci  ; 

Ferochè    rio   farla     mo&har    li   denll  ; 

Clic   non  V  roia  contri  * 

Ma    senza    alcun    remore 

Semhranza    faccia  d^  alcuna  alle^rexza  * 

t-lie  vai    sa  ve  ,  eh*  è   icriito  : 

Che  li   ri  no   sia  nella   Locca  de^  mai  li , 

E   qui    5^  Intf'nde    del    tho  «frenato  ^ 

E    d<?l   con  tinnito  , 

Non    niiga  della    faccia    rallegrare  9 

E    temf^praio  riso. 

Bado  a  luogo,  ed  a   tempo   si]o< 

Anzi   confesso  ,  che    non  rìder   mai 

A'ien   da    crudele  ,   o  villoso   core, 

E    questa  t^'il    fanciulla 

Non  è  discreta  ancora  a  tutto  t^^nto  . 

Fui  una  fiata  in  Vincgia  ,  vcdprnmo  una  bel* 
la  donna,  lu  domandiilo  poi  Puno  di  rmi  rlre  \\ 
pare  di  M  ad  orma  colale  ?  colui  risposte  :  piare  mi 
Sheila  ^f>n  rìdesse,  dìs^e  T  sdtro  :  pero  mi  piace 
rlJa    più;    disse    il     terzo:    e  a  me    s'ella    potette 


25 

ridere  ,  celando  eh'  ella  ha  meno  un  dente  •  Las- 
60T1  lo  nome  per  non  aver  detto  villanìa  della 
donna  9  e  torno  alla  materia  • 

E  se   le  avvien  che  piagner  le  convenga 
Per   alcuno  accidente  , 
Sia   senza    voce  lo  suo  lagrlmare , 
Kè  mai  bestemmia  di   suo  parlar  venga, 
I9è  parola  villana  9 
E  spessamente  chiami  la  Maestra  , 
E  facciasi  Insegnare  , 
Como  fiorire  In   su  costumi   possa  • 
E  se    colla   sua  Madre 
Forse  alla  Cliieni  andasse  9 
A  poco  a  poco   imprenda 
DI   sUre   onesU ,  e  conta  9 
E  adorare  ,  e  pater  nostri  dire  ; 
G>me  la  Madre  vede  9 
E  l'altre  donne   stare; 
Sempre  seguendo  rammaestraraento 
Bella  sua  balia  9  o  balio  9 
In  quanto    egli  è  laudevole  9  ed  onesto  • 
E  se  alcun  Cavaliere  9 
O  balio  è  deputato  a  lei  portare  9 
O  poi  raddurre  a  corte  9  e  Ul   fiaU 
A  metterla  a    cavallo  9 
E  tal  fiata    In  gabbia  over  carriera  9 
Stia  a  lui  in  braccio  onesta  9  e  vergognosa  9 


2q. 

£  de^  silici    pannÉ    cliìtisa 
CogP   ncthì    ba£5Ì  ,  e  umile    scrnLian^a. 
E  parutt  ,  e V  a    suo   stato    sì  conveniva  ^ 
Che  in  qufr^io   tempo  jmptentJa 
ht^^^^rc  ,  e  scriver  cnuveiicvolincrLe  ; 
Sìccliè    Si'    convenisse 
l^fì    donijii    rimanere 
Di   terra  ,  o  di   vassalli  , 
Snili  più   rontn   a  leggimento   fare. 
Che    ben   sayk  ch^  il  senno  accirieiirale  ; 
Lo  quol   pori;»   poi    conquistar   leggendo 
Ajiira    il    n^Uiralc    in   motte    cose* 
Mii  fpii  sì  noti  elle  femmina  sia 
Colei  the  ciò    V  etisegui  ^  o  ul    persoi^a 
Clic   nnn  sia   suspetla  .. 
(^fi'egli  è  f5ratide  ragione 
Di   molli   mali   troppa    confìdanza . 
E  questa   eiadc    ha  ieuera  pendanza  3 
Cosi  questa  è  l'etfi   dove  ben    paoTe 
La  lenerelhi    testa  in    se    far   ratitcanza 
Dell'  alla  Donna  ,  eh'  a   nome   Costan^ii  * 
Io    ?i    misi    di   sopra 
Figlia   d'  Imperadoie 
Cnn    quella    del    Re   insieme, 
Che    quasi    poison  di    costumi   gire 
In    sjmiglìiiijte  grado  , 
Avvegnatb'  io   rtcortìo^ 
Che  quanto  cìV  è    maggiore  j 


26 

Cotanto  ee  più  obbrlgau 

Ad  alto  rostoniare  • 

E  come  in  .e«sa  9  in  ciascuna  eh*  è  grande 

Seria  lo  fallo  di  tanto  maggiore 

Vendetta  ,  e  pena  degno , 

Quanto  ha  più  onor ,  eh*  a  molli  è  quasi  sdegno  • 

Ora  vi  discendo  agli  altri  gradi  di  «questo  Capitelo: 

E  a'  ella  sarh  figlia 

DI  Marchese  5  di  Duca , 

0  Conte,  o  d* alcun  simile  Barone ^ 
Porrà  tenersi  alli.  detti  costumi  , 

Ma  pi^oCe  più  indugiar  a  cominciare  9 

E  già  non  jEirai  altri  portamenti  • 

£  non  bisogna  eh*  ella 

Cotanto  tenga  stretti  suoi  costumi; 

Ma  quanto  più  costuma 

Ciascuna ,  tanto  più  è  da  laudare  • 

Ed  in  questo  non  può  troppo  sforzare  , 

Ma  seria  da  biasmare 

Deir atteggiar  ,  snella  il  facesse  più 

eh*  a   suo  grado  convenga  • 

E  anco  son  di  quelle 

Figliuole  di  Baroni  per  nazione, 

1  cui  padri  però  non   son  possenti , 
Le  quai   porranno  usare 

Costumi   di  figliuola 

Di  Cavalier  da  Scudo  • 

E  ancora  ci  ha  figliuole  di  Baroni , 


26 

LI  cui  padri  tornali  sono  al  niente  ; 

Le  quali   ad    onestade 

Porranno  strette  stare  a  lor  volere  • 

Ma  quanto  ad  atteggiare 

Deggion  mutar   maniera  , 

Sicondo  mutamento  di  lor  stato* 

E  qual  5110  stato  noD  conosce  ^  deve 

Prender  3i\  ciò  consiglio* 

£  se  noi  puote  al  tutto  bilanciare  , 

Aimcn  sicondo  lo  miglior  parere 

Modi  ciascuna  prenda  di  osservare  • 

Che  In  tutt^  i  gradì  questa  è  somma  uh 

Considerare  ^  e  riguardar  suo  stato  * 

Lo  qual   chi  co nos cesie 

Bade    Oale  porrla  poi  errare. 

Odi  che  disse  Guido  GuInEieUj 

Cùrtoscer  se  a  ì^aler  esser   grande 

È  sempre  il  Jhndarnenio  principale  ; 

J?    mai  diriuo  sale 

CùUii   che    crede  se   maggior  che   sia  *■ 

CìiC  sol  tjtiesta  follìa 

È  quella  ^  perchè    V  uam  più  ci    disval^  * 

^  vediam  nel  stntere  rade   fiate 

Salir  in  scienza 

Culai   cìte    erede  prima  averta   seco  ^ 

Ch^ei  solo  ancor  di  lei  sacciane  punto  ■ 

Snella   sarà   fij^litjola 

Di  Cavalier  da  Scudo  j 


L 


27 

O  di  «olenne  Giudice, 

O  di  solenne  Medico  9 

O   d^altro  gentil  nomo; 

Li  CUI  antichi  ,  ed  elio  sono 

Di   mantener  onore; 

Nella  coi   casa  sono, 

O  sieno  usati  di  esser  Givalleri. 

Costor    pongo   In  un  grado  in  questo  caso. 

E  lasso  il  più  ,  e  *1  meno 

A   quella  dlscrecion  ,  che  Dio  dà  loro , 

E   dico  di  colei ,  eh*  à  questo   grado  ; 

Ch'  ella  non  fia  si  tosto 

Tenuta   alli    costumi , 

Come    queir  altre  eh*  è  detto  di  sovra  • 

E  porrà  ben  più   ridere ,  e  giuoeare  , 

E  più   d* attorno  onestamente   andare  • 

E  anco   in  balli  e  canti 

Più  allegrezza  menare. 

Ma  però  eh*  ogni    etade 

Onestade    racconcia , 

Farmi    che    quando    puole 

Suo  volere  raffreni, 

E.  trarsi  a*  bei  costumi 

Dell*  alti  e  più  antiche  • 

Che  tanto  se  isforzi  vergogna  temendo  , 

E  poi    riguardi  alli  detti  costumi. 

Osservando  ciascuno , 

Quanto  convenga  a  lei  sua   vita  accosti 


28 

Ad  averli   cou  seco  • 

E  sicondo  r  usanza  deUa   Terra  9 

E  voler  di   sua  Madre  ^  o  borse  (are 

O    cucire ,  o  filare 

Imprenda   pienamente  ; 

Sicché  poi,  che  sarà 

Con   mo   Mania    in  casa 

Possa   malinconia  con   cib    passare  f 

Oziosa  non  stare  ^ 

Ed   anco   in  ci 5    alcun  servigio  fare  i 

Che   non  sa    se    ventnra 

La   volgesse  al   di   sotlo  | 

Sicché  le   conven  ìa 

Sua    vita   trarne  • 

E   questa   non  è  noova   cola   al  Mondo  ; 

Anzi    vediamo    spesso 

Le  grandi  altezze    al    basso   ritornare  ; 

Però   dovrla    ciascuna 

Ordinale,  non   sicondo,  che  le   pua  avvenire 

E   tult*  1   savj   laudan   questo  molto 

Pi ot vedersi   dinanzi* 

La  qual   virtù  chi   hene   avesse  seco^ 

Kon  so    da  qual   periglio   le  bisogni  dottare. 

E  questa  è  quella    ancora  , 

Per   cui   ai    monta   in    ogni  altero   stalo  « 

La    provveden^a  conserva,  ed  aumenta, 

£  lieo  sictM'o   il   ijuo   segultatore 

Da   male,  e  poi  il  dirizza  nel  migliore* 


E  perocché  alcun*  ora 

Ili  mangiar  ,*  che  le  Donne 

Coa  sua  nettesza  fanno  , 

Soglion  molto   piager  a  lor  congiunti* 

Ed  anco  ul  fiala 

In  caso  e  tempo  di  necessità 

Lodo   sed  ella  imprenderà  da  donna- , 

O  altra   ser?Igiale 

Ciascun  comune  9  e  sotti!  cnciuare  « 

Che  ponian  ,  che  giammai 

A  lei  non   bisognasse, 

Almen   sa  poi   li    mangiar    divisare  ; 

Che  quelli  è  che    si   sa  far  ben   servire. 

Lo  qual  sa  comò  si  fanno  i  servigj  • 
E  quel  sa  ben  tagliare  ad    un  Signore, 

n  quale  ee   ghiotto ,  e  conosce  i  morseli!  • 

Cosi  chi  sa  comò  si  fanno  buoni  , 

Tosto  veder  porrà 

Se  '1  suo  mangiar  alcun   difetto  ara  • 

Yo'  savi^  beu  ,  die  si  dice  d' amore  : 

Che  mal  ne  può  traiiare 

Colui  eV  ^  lungi  dalli  colpi  suoi  • 

E  questo  è  il  tempo,  nel  quale  a  me  pare'. 

Che  $e  piace  alli  suoi 

Imprender   può  leggere. 

Ed  anco  a  scrivere  alquanto  con  esto» 

Ma  sovra  qaeslo  punto 

i^on  so  ben  ,  eh*  io  mi  dica  : 


So 

Che  molti  lodati   ciò ,  e  molli  biasinan  ciò  ì 

Quando  la  donna  è  grande  , 

Pur   noi   vediam  ,  che   assai  pia  tosto  cade 

Colei    eh*  à  facoltà   del   suo  cadere  • 

£  però  sono  1  freni 

Per  infrenare  i  malvaggi  voleri* 

E   bene  è  scritto   come    voi    saveie  : 

Ch€  non  è  cosn  ,  che  sta    men  feUce  ^ 

Cfì*  egli  è  fslidlaie  di  peccare  . 

Che    db  vuol    dire^  eh*  è  m 

La    posjibiHtà   dello  mal    fare  t 

E  $anz^  dubio  per  Io  non   polare 

Motti  faUi   il  làssan    dalU  genio  « 

£  »e  tu  togli  un    punto 

Àir^Dinjo,  cir  è  mal   desiiieivinte  ^^ 

Tien   poi  r^^tone   die  fipcgoe   il   volere  • 

Ben    vede    ognun  y  che   se   potesson   lutti 

Sen£;i   pena   fai  hi  e  ; 

Che   nostro    sfato   non    pania   durare  . 

Onde    son   falte  per   questo   le  Leggi  ^ 

Per  rifrenar  Ii  voler  de'malraggj. 

Se   dunqua  tu    mi  dai 

Lo   modo   per   lo  qual   possa  fallare , 

E  non  dai  freno  al   contrarlo    del  fallo  ; 

E  ae  mi  dt  lo   leggere  ,  e  lo  sctirere 

Non    mi   danno   cagione   del  mal   fare  ^ 

Vero  è  ^  ma   sono  J  modi  ^  per    li    quali 

Porrò  venire   a\   lalto 


\ 


3i 
Assai  pii  facilmente, 
Che  già  per  altro   non  furon  trorati- 
Se  non  per  render  Tuoni* ceni  coloro. 
Alti  qual.noQ  può   gire. 
Del   loro  mtendimento  ,  e  lor  volere  « 
Ponian  ,  eh'  ancora  per  a?er   memoria 
Di   quelle   cose ,  a  che  noi  noa  bastiamo  • 
Né  credo  alcun  uom  savio  dubitare  , 
Né  anco  appena  alcun  degl*  ignoranti  : 
Che  Lettera   può  lire  ,  e  trarre  a  fine 
Assai   di  quelle   cose^ 
Cli*in  altra  guisa  non  avriano  effetto. 
Noq  dico  ,  che  si  possa  ben  guardare 
Colei  che   se  guardare   non  volesse . 
Ma  può  y  uomo  alla    ria  molti  suoi  tratti 
Torre,  e  alla  buona  torre  le  cagioni. 
Che  porrian  la  sua  mente  maculare. 
E  chi  potesse  dir  della  figliuola: 
Ella  fia  veramente  buona  , 
Cesserian   tutte  queste  mie  parole. 

Ma  in  dubio  pur  pigliam  la  pia  sicura, 

E   or  m'accordo    in  questo, 

Ch'  essa  fatighi  a  imprendere  altre  cose  ,  ^ 

E  quelle  lasci  stare. 

Ma  so  ben,  ch'io  n'offendo  gli  araadori 

In  questo,  ed  elli  mi  perdoneranno. 

Che  dirittura  mi  costrigne  a  ciò  parlare. 

Vero  é  che  chi   avesse  intendimento 


Di  lei  monacare  , 

Porriano  ciò  fare  imprendere  a  qael)»  • 
E  se  non  foste  per  1*  officio  loro , 
Io   loderia  del  nò  ancor  di  queste. 
Ma  sia  che  pò*  Iddio    sa   comò  fanno  , 
Credo   io  per   me  eh*  è  bene  •  E  perchè  Cosici 
H^  vìe  più   larghe  deir  andare  attorno  f 
Che    1* altre    dr  CD    di    sovra. 
Farmi  ,  che  con   faiicltille 
DI  sua  tempo ,  e  contrada  , 
E    qnaodo   puoLe   colle  sue  incarnate , 
^  E   ?ieppiù  colle   doone    si   ritragga  • 

Né    già  sostenga  punto  , 
eh*  alcun   uom  per  carcere  , 
Fuorch*  il   padre   la  baci  m 
'^  Ed   anco  a  lui   ne  dimostil   vergogna  ; 

A  ce  Io  ce  V  usanza  agli  altri 
La  n^antenga  diritta; 
E    guardi  che  non  prenda 
Fuorché  da  suoi   dlstreili 
I  -  Glìtiland»   alcuna,  o  simili   giojette* 

Clie   poi  per  ciò  s'^a  lei  uè  fosson  cheslCi 

Non  Je  porrla  così  tosto  disdire  • 

E  queste  dare  ^  e  ricevere  danno 

A  quelle  genti,  che  stanno  d*  attorno 

fMalà  sospeiion  .  Vero  h  che  questa    etate 
WÈ  Scusa  alquanto  la  sua  fancjulle£z:i  ^ 

Ma  questo  è  7cr  a  questo  mal  V  aTverxa  | 


E- 


kr 


95 


E  ul  fiata  Io  dono  si  riserba , 

E  mostrasi  d*  intorno  9 

E  non  le  da  onor  quando  éìV  è  grande  • 

E  più  talor  si  spande  , 

Se  figliuola  è  di  mercante  ,  o  uonv  comune , 

O  di  comune  essenza  •' 

Come  fuor  gentilezza  di  nazione 

Molti  son  popolari , 

Artefici ,  ed   altri  assai  , 

Ed  ancor  ricchi,  che  voglion  menare 

Come  gentili  lor  modi  ,  e  lor  vita  , 

Tutto  non  si  convenga 

die  tanto  appaja  sua  altezza  suso  • 

Ma  perocché  in  ciascuna 

Tutto  ben  si  conviene  adoperare; 

Farmi  che  ne' costumi, 

E  sua  vita  menare 

A  queste  altre  s'  accosti  ; 

Considerando  sempre 

Quanto  contengon  le  predette  cose  , 

Di  grandezza ,  od  altezza 

Scemi  ciascuna  9  come  a  lei  convenga  • 

E  parmi  più  tenuta  in  questo  grado 

A  imprendere  a  fare 

Pi  molte  più  minute  masserizie  9 

Che  doroandan  le  Case  9 

Over  conducimento  delle  Case  • 

E  meno  in  queste  9  che  neir  altre  dette 


H 

Lodo  leggere ,  o  scrivere  ; 

Anzi  lo  biasmo  , 

Se  Hgljuola  sar^  di  minor  uotrio^ 

Laforator  di  terra  , 

0  d*  «Uri  simigliatiti  ^ 

Porrtan  ciascuna  più  ,  e  altra  meno  , 

Slccindo   lor  ricchezza  ,  e  lor  bontìi 

pD5ta    ritiar  alla    buona  osservanza  > 

Tuttora  parlo  ,  che  comunemente 

Traendo  &e  alli  detti   costumi  ,  * 

Pigliandola  pm    larga  ,  Imprenda  bene 

A  cucire  ,  e  fila  j  e  y 

E  a  cuocer  meglio  ^  e  masserizia  faro  * 

E  comò  ancella    sostenga   per    Casa 

Fatica  ,  e  briga  al  condur  Ja   famiglia  < 

E  porti,  e  rechi,  e  vada,  e  torni  ^  e  stia 

Como  bisogna,  e  da' suol   detto  3Ìa  * 

E  non  si  con  tosto  da  conciare^ 

Ma  icalza,  e  mal    vestita, 

Pfon   pettinata  ,  uh    Usciata    molto  » 

Como   il   poder   della   Casa   rlcblede  , 

Si    procuri   d*  andare  ; 

Perocch'  a  star  fancItiUa  , 

E   andarsi    lisciando, 

Noti    si   couveiigoii    mollo   beue  Insieme* 

Ma    quando    puole   accompagnata   vada  , 

E   non    di   notte  quando   il   può  cessare  • 

E  rideie  ,  e  giuocare  , 


56 

Piangere  9  e  cantare 

Porrà  p'A  largamente  , 

Che  r altre,    che  son    dette; 

£  paji  ancor   ched   ella   non  si  curi. 

Tuttora  quanto  può  covertamente 

Al  costumi  ritragga  , 

E  sforzi  sua   natura  ; 

Che  totiì  fummo   figlinoli ,  e  figliuole 

D*  Adam  ,   ed  £%'a  come  ?ol  savete  • 

Or   lascio  qui  di    dire 

D'  alquanti   gradi , 

Che  sarian  pia   giiiso  9  perocché  si  porranno 

Nel    quinto-  decimo   Capitolo, 

Dove  si   parla   in    genere    di   molle  ; 

Per  non  disonestar  troppo  li    gradi 

Di   moke  alli-e    grandi,  che  dette  son  di  sovra. 

Ma  so  che  a  lor  già   non  saria   disgrato  , 

Che  per  le  basse  conosciam  le   grandi» 

Ma  pertanto    che    gli  Leggitori ,  e  le  donne  , 

Che  leggeranno,  vorranno  tal  fiata 

Indocer  le  sue  figlie 

A  bella   costumanza  ;  per  esemplo 

Porrete  leggere  qui  ana  leggiadra  9  e  bella 

NOVELLA. 

Fue  nella  Casa  di  Savoja  anticamente    uno   Mes« 
ser    Currado  ,  uomo    di    grande    cortesia  ,  prodezza  , 

e  2 


56 
e  larghezza 9  senno  ,  piacere,  e  fortezza  sovra  tat- 
ti gii  altri  del  suo  tempo  ,  bello  ,  e  formoso  del 
corpo  ,  e  grazioso  alla  genie  ,  pieno  di  molte  vir- 
tù 9  le  quali  saria  lungo  a  contare  •  11  quale  vol- 
se mettersi  ad  aver  per  sua  donna  la  più  bella , 
ctiK  potesse  trovai  re  ,  se  per  alcun  modo  si  poles- 
ae  il  vere  .  E  ntm  fidandosene  In  altrui  il  mise  con 
piccola  compagnia  a  cìh  cercare  ^  e  cavalcò  per 
più  Cillii  ,  e  Castella  ,  e  luoghi  per  quattro  mesi 
eonilnuj  ;  trattegnendo^I  nel  luogo  tanto  eh'  el  cer- 
cava corno  possibile  era  *  Ed  in  fine  di  questa 
tempo  gli  vennono  lettere,  che  il  Ke  d*  Ingìnllcr-^ 
ra  gli  voiea  dare  tuta  sua  O^lluob  ^  sicch'  elio  an- 
dò a  vederla,  e  trovò  ^  e  conobbe  ,  drelh  era 
fontana  di  tutte  bellezze  sovra  l^altre  cli"^  elio  aves- 
se vedute  -  Ella  avea  nome  Anna  ;  e  concioslacfiVI- 
lo  con  sua  compagnia  avet^e  in  quel  gioì  no  qn^d 
dlUberato  di  prender  questa  Anna  ^  non  rispose  pc- 
t6  In  quel  di  allo  Re  ,  ma  partissi  da  Corte  ,  e 
andò  ài  albergo  con  uno  cortese  Cavaliere ,  rhe 
ovea  nome  Messer  Guiglielmo ,  Ìl  quale  s>^  isforzò 
ù  per  lo  commando  del  Re,  e  si  per  sua  valen- 
tU  d*  onorare  ,  e  onorò  mollo  Messer  Currado  <  E 
quando  vennoi^o  alla  cena  ,  la  donna  di  Messer 
Guiglielmo  venne  a  onorare  Messer  Currado  ,  e 
menò  appresso  dj  se  una  sua  figliuola,  eli' avea 
nome  Giojetta  ,  Ja  quale  era  d''  etade  di  nove  an- 
ni •  Ed   acciocché    di   lei  brevemente  vi   parli,  tut- 


3r 

loch'  ella  non  fosse  cosi  bella  ,  come  la  figliuola 
del  Re ,  ma  ella  era  insomma  la  meglio  costuma- 
ta fanciulla ,  the  mai  si  vedesse  ;  sicché  scriano 
stati  gravi  li  suoi  costumi  in  una  compiuta  Con- 
tessa •  Messer  Currado  guatando  la  Giojelta  ^  e  li 
suoi  costumi  :  e  considerando  bene ,  corno  s*  ella 
continuasse  per  innanzi  dovrian  crescere  per  ragio- 
ne ,  lasciò  il  diliberato  di  torre  la  più  bella  ,  che 
trovasse  •  Kè  perchè  Anna  fosse  figlia  di  Re  ,  né 
per  r  alto  parentado  ,  né  per  grande  dote ,  che  ne 
sperasse ,  né  perchè  già  avesse  in  cuore  diliberato 
di  torre  Anna,  tanto  invaghì  de* costumi  di  Gio- 
jetta,  che  incontanente  1*  altro  giorno  seguente  fat- 
to la  scusa  allo  Re ,  e  avuto  suo  consiglio ,  e 
parlato  a  Messer  Guiglielmo  lasciò  Anna  ,  e  prese 
Giojetta  per  sua  Sposa  ;  e  ordinate  balie ,  e  balj 
a  lei  conduixt ,  ed  una  Gabbia  in  su  Cavalli  ,  e 
presa  compagnia  assai ,  senza  alcuna  dote  ,  con  buo- 
na volontà  del  Re  menò  al  suo  paese  la  Giojét- 
U  •  Dove  con  lei  ebbe  tanto  di  bene  »  e  di  alle- 
grezza ,  che  seria  difficile  a  contare ,  e  finalmen- 
te acconcj  con  Dio  morirono  in  un  giorno  ^  e  fu- 
rono messi  in   uno   monimento  Insieme  • 

E  ornai   ritomo    alla    materia  nostra  ;  e  discendo 
alla  seconda   Parte    del  Libro» 


ss 

PARTE   II. 

fl/uesta  è  Ja  seconda  yaiip  Al  queslo  Libro  ,  nel- 
la quale  ci  convieue  liaUxiie  della  giovane,  die 
penula  è  già  nel  Irnij^o  del  maiitit^gìo^  Ja  (jiiale 
se  voi  graidale  qui  di  sovra,  io»  la  vfdr^te  di- 
pinta- E  \ediete  <h't'  naa  Donzella,  ili' a  nome 
V  erg  Ini  là  I  la  quale  è  li  tra  ita  sfrondo  )j  suoi  si- 
^airicameiiti  ,  le  porj^^e  la  inaao  ^  v  Miglia  nicnaie 
in  Paradiso,  e  dme  ;i  lei  queste  parola  : 
Yi:iìr.iwri  a'' -  T  ion  A  eiginiladr^  ^ 

I^  diro  che  se  Ui  mi  vuoi  seguire  ^ 

Porrai   con   meco  ùlP  alto  Sii    venire  , 
Il  la  Donzella   |;lovane  JÌi>]ioii(.le  qiicsic   altre  parole* 
DoziLLA.    r  snn  fon    icro  ,  e  \nb  venir  ton   Icro  * 

Ma  non  so  se   potrò  perseverare  , 

Che  la  mia  ^cnle  nu  vuol  maritare - 
B  il  orno  ;illa  m^Lei  ia  ;   e   dico  vi 

Che  questa  è  quella  elade, 

Della    qnal  parla,  e  dite  Salomone^ 

Cfj'  è  più.  malagevole  a  conoicrre 

Come   drbl>ta  riuscire  , 

Ciìjò  1^  aiIolvsccnKa  t 

Ponili  ino  dif'  di  sovra 

(jiovanr  \à  ifjijmasse  , 

Perocfhè  più  s'acrosU 

Al  tonnine   Volga  iti  * 


59 
E  questa  si  convien  molto  sforzare  ^ 
E  rifrenare  i  ?oIer!  9  e  desìi , 
Cile  tutti  quelli  che  voglion  donna  torre , 
Ponìam    che  hen  conoscer  non  si  possa  , 
In  questa  etade  voglion  giudicare  , 
E  ciò  divien  perch'elle  più  si  danno 
In  questo  tempo  a  vita   maritale  • 
Costoro  hanno  d' intorno 
Molti  j  che  per  diversi  modi  danno 
Fama,  ed  infamia  molto  leggiermente* 
Costoro  hanno  ne*  cuori 
Mutabili  pensieri; 
Onde  non  si  porrla  notare  in  libro 
Lo  grande  rischio  a  che  elle  stanno  , 
Si  quanto  a  Dio  ,  e  quanto  a  quelP onore, 
Che  noi  diciam  mondano  • 
Omai  discendo  al  primo  grado  ,  e  dico  : 
Che  snella  sarà  figlia 
D*  Imperadore ,  o  di  Re  coronato  , 
Convien  per  tempo  molto  cominciare 
Sua  distretta  ;  e  quasi  nullo  tempo 
A  finestra  ,  o  balcone  ,  o  uscio  ,  o  chiostro  , 
O  altro  luogo  pubblico  dimori; 
Anzi  le  paja  sempre  noja 
Soflerlre  ,  quando  ella  sia  veduta  ; 
Che  questo  è  sommo  segno  d*onestade« 
E  comò  cresce  nell* etade  sua. 
Così  in  vergogna  a  giorno  a  giorno  cresca  • 


40 

Ch^ella  è  una  virlude, 

Gie  molla  lode  spande 

Sovra  di  quelle ,  che  Tiranno  con  seco. 

£  ad  ogni  vista  umana 

Sempre  mostri  paura  ; 

liÉifndo  qui  ma   tempera  temente  - 

E  <]uaii(Io  pur  le  vien   guardato  alcuno, 

Perchè  non  se  n'  av viaggia  , 

Non   Sila  ridendo  quel  coiai  guardare  ; 

^è  &rmi  tenga  ad  un  riguardo  gli  occhi  p 

Perocché  queslc  sono 

Infra  certe  altre  caetCe  d'amore. 

Le  quali  porranno  esser  prese  in  male  . 

E  voi  sa  ve  di*  un    piccolo  riguardo 

DiSCDvic  tal  fìatu  un   grande  amore  • 

£  ul  fiiiin  è  creduto 

Che  sìa  tra  certi  amore 

Per  un  picciolo  guardare  , 

Che  tiiUo  è  iimr  del  loro  Immaginare  » 

Sicché  ben  la  chi  si  guarda  nel  velo  , 

£  tien  coverto  il   suo  srgrcto  a  tuul  • 

E  ben  colei  ^  che  por  che  non  ne  sente  ^ 

Kon  fa  che  un  altro  n*  avvenga   credendo  . 

E  col]    siia   madre  ^  e  fon    le  sue  maestre 

Sia   noue ,  e  gìotno   contìnua  usanza  ; 

E  fra   la    gente  srhlfi    sempre   andare  • 

Ma   se    per   volontadc 

DI  suo  padre  ,  o  madre 


41 


Le   conveDga  Tenire  , 

E  (ra  la  gente   stare ,  ovvero  in  casa  i 

Ovvero  in  un   Giardino , 

Ovvero  ancora  forse  camminando 

Sovra  alcuna    carriera ,  o  forse  in  nave  ; 

Come  tal  fiata  a  queste  grandi  avviene: 

G>tanto  e  non  più  lievi  gli  occhi  suoi  , 

Quanto  d' andare  ,  o  di  sedere  ,  o  stare 

Per  bisogno  conosce  ; 

Non  partendosi   mai  dalle  maestre , 

Ovver  dappresso   della  madre   sua  • 

TXè  parli    punto  ,  se  non  quando  forse 

Nicissicà  la  sforza. 

Ed  allora  soave  ,  e  vergognosa  • 

Ma   s^  ella   fosse  in    camera 

Con  sue  maestre  ,  ovver  con   altre  donne 

In  luogo   alcun  dagli  uomini  rimosso. 

Porrà  per  suo  passare 

l^arole   belle,  e  più  alquante  dire  , 

E  solazzo  con   gioja^ 

Usar  talora  temperatamente , 

E  pianamente  dire 

U  giorno  una  fiata 

Alcuna   bella,  e  onesta  canzonetta. 

Né  lodo  in  lei  cantare 

In  altra  guisa,  o  luogo; 

Né   già  ballare  ,  e  ancora  men    saltare  • 

Ma  perocché  non  porrla  sì  rinchiusa 


^ 
^ 


42 

Durar  con  lanto  freno 

La   saa  tenera  età  , 

Lodo   che  snella  hae  seco 

Alcaua  donna ,  o  balia  ,  ovver   maestra  j 

Che  s*  intenda  di  suono  ; 

Faccia  lalor  sonare  bassamente, 

£  se  lo  suo    Intelletto 

S' acconciasse  a  diletto  , 

Porrà   imprender    d*  uno 

Me^za  Cftnnone  ,  o  di  \  luola  ,  o  d*  aitilo 

Slormento  onesto  ,  e  belio  ^ 

E  non    pur  da    giullare  ; 

Ofver  d'un    arpa,  eh' è    ben    da  granBonna* 

E   queito    Imprenda    da    donna  »e  puote  ; 

La  qua!    se   Tien  dì    fuori  ^ 

Tenga   con   seco  allo  *uo   insegnare 

Presente  alcuna  delle  sue  maestre  , 

Ma   qui  rilascio   alquanto 

A   dir  de   sta    materia., 

Perocch'  io   son  $i  .stanco  , 

Ch'  io  non  porrki  scrivere  con   penna  , 

Ch'  IO    complesse  innesta  parLe  intera  ; 

S' IO  non   andassi   alquanto    fuor  di   Casa 

In  un   giardin  ,  che  non  ci  è  molto  lungi  . 

Dove  ih' è    detto  in6   novellamente. 

Che   ne   riposa  T alta  Donna  mìa; 

SI  prenderò    da  sua  viriate  fona  « 

E  voglio   ancor   da   lei    savert^  ,  s^  io 


43 

Debba   sUr  per   slo   Libro 

SI  loutano    tla    Lei , 

CJi*  io   non  la   possa    vedere  tal   fiala  « 

Che   Be  ciò   fosse  la   mia  vUa  è  breve  , 

Com'  a.   lei    darmi   morie  j  e  vita  ,  è  llere 
Fbancesco  .  Madonna    Iddio    v'allegri  ^ 

Che   v'  ha   f orinata  tale  , 

Ch'ogni  uom  s'allegra,  che  Yoi   vede    in  vista. 
Mad.  Tu  fila   cosi   venuto  , 

Como  lu  m' averal   bene  ubbidita 

Del  libro 9  die  lì  fuc  commesso  fare. 
Fkaiv*  Ma  donna)  po^  eh'  io  £^ppi  > 

Che   sol  vofitro  volere 

Era  eh'  Io  db  facessi , 

Mai  non  pensai  ,  se  non  pur  d'  adempiere 

Lo    vomirò  manda  mento  . 

Ma   vo'  sa? è  5  che  m' è  si  foHe,  e  grave 

Cotanto  star  )  che  non    \1  veggia  punto; 

Ed    ancor  vengno  a  Voi   pet^  dimostrarvi  , 

E  per  leggervi    prima 

Qnel  poco  che  n' è   fatta, 

E  per  saver  se  vi  piacesse  ,  eh'  lo 

Altro  modo  lenetse  t 

E  per  pregarvi  ancora 

Che  vi  piaccia  ,  che  io  possa  ciascun'  ora^ 

Che  io  tni  stancassi  ricorrere  a  Yoi  , 

Per  prender  fona  dalli  vosiri  raggj , 


44 

MiD.  Io  soD  coDteuta  di  ciò  clie  fa  fai, 
Gh*  io  so  che  Industria  ti  mena  dirieto  ; 
Eloquenza  t*  «juta  9Ì  acconciare  , 
i  E  voglio  udir  questa    Lettura  ancora  ^ 

CJi'  i'  ho  paura  eh*  altri  non  ci  avvenga  r 
'      Ma  lo  mauderb  tostamente  per  te, 
E  tu  alloia  ini  pomi  parlare  , 
£  legger  questo  ,  ed  altro  che  Ha  fatto  ■ 
Ma  perchè  Io  temo  d*^  esser  conosciuta  ^ 
Com"  io  l"*  ho  detto  intimimi  ^ 
Tu  mi  vedrai  tostamente  apparire 
In  forma  tal  ,  che  mi  conoscerai  • 
Ma  non  sarà  citi  mi  conosca  intorno  » 
Che  perchè  io  veggio  la  tua  ferma  fede , 
Io  m*  ho  pensato  di  farti  una    grazia  , 
DI  darti    spazio  di  poter  parlarmi 
Quanto  vorrai  ,  ed  ascoltarti  Bsa  . 
E  or  pensa  quello  ,  che  tu  mi  vuo'  dire  ^ 
£  dimandar  ,  tli*  Io  sono  apparecchiata 
Di  farti    tutte  quante  queste  gra2Ìe  , 
Che  tu  domanderai   pienamente 

Fran,  AJadonna  Io  soa  sì  pten   della  promessa  ^ 
E  su  mi  tira   si   foite  Speranza  ; 
Che  io  non  so   che   io   domandar  mi  pensi  » 
A  Ma  spern  che  Io  per  la  vostra  vlrtuie 

Ar5  Itmanzi  grafia  a  conoscer  mìa  salute  « 

Miu,  Or  va  con  Dio  ^  e  non  mi  tener  pin  ^ 
Che  V  Onestà  mi  rostriugne  che  Io  torni 
A  dimorar  nella   camera  mia  > 


I 


\ 


.*»^ 


Faut.  Addio  Madonna  ,  ed  lo^lornoa  parlare, 
E  metlere   in   i«crkta 
Quella  materia  che  mi  commandaste  • 
1*  parmi  eh*  ella  deggia  dimorare 
Tatto  lo  giorno  da  dimane  a  sera 
Acconcia  onectaniente  ; 
E  sicondo  r  usaggio  del  paese 
Tesli  ,  ghirlande  ,  ed  ornamenti  porti  , 
Come  alla  sua  grandezza  si  conviene* 
E  lodo ,  eh'  ella  prenda 
Più  tosto  il  nien  ,  che  il  più  ad  osservare  • 
E  più  la  via  del  mezzo  ; 
Perocché  corno  il  Filosofe   dice  t 
In  tutte  cose  nel  mezzo  è  virtù  , 
£  per  lo  mezzo  li  Beati  andarono  » 
l^ou  parlo  de'  suoi  netti  lavamenti , 
Che  ne  dirk  la  settadeciroa  parie  , 
Colà  dov'  è  degli  loro  ornamenti  • 
E  se  le  avvien  ,  che  con  la  madre  sua 
Per  alcun  luogo  passi  , 
I^on  s'inframetta  d'alcun  salutare. 
Ma  cortese  ,  e  soave 
Facendo  picciol  passi  ,  e  radi ,  e  pari 
Vada  davanti  a  lei  ; 
Sfon  guardando  sua  spera  , 
Siè  risgnardando  alcuno  9 
ì^k  dileltandose  nelle  ciancie  9  che  vede  • 
>Ia  guardi,  e  pensi  come  onesta  vada  ; 


46 

E  lasci  stare  f  -  »  ■ 

Ogni  solas^zQ  ,  t  gioco    ìrt  qncsto  caio* 

E  se  comlactaii   le   maggiori  a  fare 

In  glardin  le    ghirlande , 

Ed  eib  ne    vuol  fare  ,  guardi  ove    sono 

Li  più  nuovi    florl ,  e  li   più  piccoleili  , 

E  farclasi    una    piccola   ghirliinda . 

E  perchè    non   convitnie  a  lor  lo    specchio  , 

Acciocché   ella    stia   bene, 

Faccmlaai    accoriciate  a  sua  maestra  , 

E  ae    n*  hae  più   *n    capo  ^ 

Iscieml    quella    ^lie  a   lei    piace     meno  ^ 

£  disila  alla   maesua  ,  che  gtlel   serbi  . 

Acciocché  non  venlisc  a  mano  d'alcuno  aman- 
te, eh*  Io  mi  rit'orJo  chMo  vMI  una  fiata  una  gen- 
lil  donna  a  andare  a  offe r ere ,  e  ofTersc  incenso,  il 
quale  trasse  d^  una  sua  bella  borsa  ;  ed  un  suo  in- 
tenditore ,  che  r  andava  guardando  posevi  alP  alta- 
re molti  danari,  perchè  il  preve,  che  guardava 
non  si  turbasse,  e  levonne  quelT  incenso,  e  porion- 
neio  ,  Lo  preve  pensò  poco  d^  altro,  quando  vide 
i  danari  -  AUrì  erano  d^ intorno  ,  e  cominciarono  a 
dire  :  Deh  vedi  come  per  bel  modo  quella  donna 
jeppe  donale  a  colui  -  La  donna,  ch'era  senza  col- 
pa, quando  se  n'avvide  ,  guardava  spesso  colui  j 
eh'  ella  avea  per  male  ,  altri  credea  eli*  ella  il  guar- 
dasse ,  pereti' ella  l'avesse  avuto  per  bene,  e  per- 
di^ ella  s'intendesse   bea    con  liu .-, Colui  poi   ne  le- 


4T 
ce  fare  una  gUIrlanJa,  eh*  t;rano  itiueni  1!  giani  deU 
lo  incerilo  a  moJo  di  margarite  ;  ed  uno  ne  por-* 
fava  fitto  in  tm*  litiellg  d''  oro  In  dito  ,  Bre vemeD- 
le  vi  dico  per  non  gravarvi,  cbe  tanto  ^ì  sparse, 
e  sì  and6  questa  cosa  ,  t.Ii"'  io  ne  vidi  uccidere  sni 
uomini^  ed  ella  ne  fu  morta»  Sicché  molto  con- 
viene a  ciascuna  por  cura  ,  dove  rimane,  e  come 
ogni    sua    cosa  .  RI  tot  no  alla    materia  : 

E  dico  3    guardi  ch'ella    non    riceva 

Ghiilanda  ,  né  ahra   gioja   d* alcun    luogo, 

Onde  sospetta   venga  • 

E  se  ghlrliinda  fatta 

Trovasse  nel  giardini»  ^ 

?^on    la    si  metta  ,  se  far    non    la  vede 

A  una    delle    donne,  o  più,  che   seco   sodo. 

T^è    mai    ie  non  a  tavola  ordinala  , 

O    in    luogo  ove  ciò   veggia  , 

E    r  altre  donne  *tare  ,  mangi,  o  tea  # 

E  qttesto  allora  temperatamente, 

E  se  per  se  pur  bere  le  convenga 

In  alcuu  altro  tempo  , 

In    luogo  onesto  ncitamenie  bea  ; 

Tenendo  la  maniera  In  ridere,  e  in  piangere, 
e  a  tavola  stare,  e  ancor  quando  ella  fosse  portata 
da  alcun  Cava  1  j  ero  ,  come  di  sovra  al  cominci  amen- 
io  è  scritto^  ch'ella  deggla  fare;  per  sempre  servan- 
do gli  ammaesCrameriii  della  madre  ,  o  maestra,  In 
guanto  isiàm?  diritti  j  e  a  qne&ti  accostanti. 


48 

E  perchè   in  questo  tempo  al  tinto  parere 
A  lei   noB   ai  convien  V  andare  a  Chiesa  , 
Però  noi  dico  :  che  quanto  è  men  veduta  , 
Tanto   più  cara    raiserahra  a  ciascuno  \ 
Ed    ogni  cosa    ranif 
Dice    un  Discreto  ,   eh'  è  tenuta  cara . 
Ed  anco    noi  vediamo 
Che  quel    melai  Id  ,  di'  È   pia   rado  f  trova 
Ch'  il   va  cercando,  e  più  studia  à*  averne  • 
Ed   ancor  ci  ha  una  colai   ragione  , 
Che  *c  pur  avvenisse. 
Che  da  natura  alcun  difetto   avesse , 
In  picciol  tempo    così  non  si  vede  « 
E   certo  non  so  io  qual   sia    colei 
B*  umana  carne  io  terra 
Setiza  difetto  alcuno. 
Sola  colei  è  ,  che  non   have  alcuno  . 
La  qual  mi  fa  far  questa  genti)  cosa  i 
E  questo   avvien  perchè   Dio   vnlle  Lei 
Plasmar  tanto  compita  , 
Glie  tolse   morte  ^  e  addussemì  vita  • 
Ilrtorno  alla  materia  dt  sovra  ,  e  dico 
Ctie   poich'ella   non   puote, 
Kè  si  conviene  a  hi  T  andare  a  Chiesa, 
Motto  si  converrìa  , 
disella  talora  sola  in  alcun   loco 
Nella    camera   sua 
Facesse  alquante  invenie  a  reverenza  , 


49 
£  onor  di  nostra  Donna  • 
E  se  legger  savesse , 
L^  Ufficio  sno  eh*  è  breve    dicesse  • 
Ed  attendesse  una  partila  della  vita   sua , 
In   ricordarsi  dell'  anima   saa  • 
Ma  qui   non  sovrasto  alle  Orazioni , 
Che  le   vedrete  innanti 
Kella  parte   final  di  questo   livro. 
Ma  ben  vui>  dir ,  che  non   mi  piace   ancora  ; 
Ch*  ella  troppo  stia  in   orazione  • 
Perocché  è  meglio   assai , 
Orar  fervente  e  poco. 
Che  far  molte  orazioni  ; 
Le  qua!  poco  si   muovono   dal  core  • 
E  Dio  non  va  cercando 
Pur  romper   di   ginocchia  , 
Ma  ben  savè  che  va  cercando  i  cori  • 
Egli  è  scritto,  che   breve   Orazione 
È  quella  che    sovra  al   Cielo   passa  ; 
Folle  ee  chi   dunque  in  pur   cianciar  s^allassa. 
Ma  qui   risguarda  sempre,  che  s*  intende 
Della   orazion  fervente  ,  ed  ordinata 
Colla  dimanda  licita  ,  ed  onesta  • 
Che  sono  alquante,  che  pregan  eh*  Iddio 
Mantenga  loro  il  color   nel  visaggio, 
£  che  le  dia   a   star  belle  tra  1*  altro  , 
E. che   mantenga   biondi  i  lor  capelli  » 
O  che  dia   loro   bella  fregiatura  • 

à 


5o 

Onde  per  questo  non   v^aflattcale, 

Ch*  allora  il   procurate  contro  a   voi  • 

Orna*  discendo  alT  altro    grado    giuso  : 

E  dico  che  t^cIU 

Saia   ngliuola   di    Dnca  ^  a  Marchese  , 

O   d' tìlcun    altro   limile  B:uone  , 

Porrà  considerar   li   costumi   di   sovra  , 

E   se  ad  essi    tanto  conformarsi  , 

Quant'  ella   porri    più  , 

Perocché  di    costumi    non    pub    troppo 

Civanzave  •    Ma    ben  ti   qui   si  guardi  ; 

Che   non   convien   cotanto   alteramente 

Menar    sua    contenenza  • 

E   ben    porrla   più   largo    diporlare 

Alcuna    cosa   Io   spontaneo    ireno  . 

Ora   discendo,  e  vengo 

Air  altro    grado  :  e  dico 

Cfie  s'ella   sarà    figlia   di    Cavalier     da  Scudo, 

Giudice  ,  od    nitro  ^  che    simile    grado 

MaDtengon   per  riccheiKa, 

O    gentilezza  ,  o  simile   cagione  • 

Im  manta  nenie    eh'  ella    sera    tale  , 

Che    sicondo  che    porta   el   suo    paese^ 

Paja  a  sua    genie    che    sia    da    marito  j 

C!ie    ciò    non    pur  lo    tenipo  , 

Mj    tal  fiata    moalra   la    persona  . 

Porrla    sua    madre  ,  o  suo  padre  ,  o  coloro  , 

Ch'auQD  a  pensar  di   suo  stato  innalzare 


Si 
Tfon  mica  sì  per  tempo, 
'Né  con  tanta  strettezza. 
Ridurre  a  poco  a  poco  a  stare  in    casa  , 
Poi  torte  le   finestre  ,  e  dirle  t  ornai 
Figliuola   ei  ti  cooriene    mutar  modo  ; 
Che   r  uom  ti   pone  ornai  cura   alle    mani  • 
Ed  ella  allor  sia  saggia  ,  e  ponga  cura 
A  questi  insegnamenti  , 
E  a  quei  che  son  di  sovra  , 
Che  toccano  a  lei. 

Considerato  sao  stato  ,  e  suo  grado  ; 
Servando  in  quanto   può  meglio    que'  ch^  Io 
Dico   di  sotto:  i  quali 
Pertengon  tutti  specialmente  a  lei  • 
E  perchè   questa  è  molto  in   molte  parti 
Più  general,  che  le  deite   di  sovra  ; 
Intendo  alquanto  stender  la   materia 
In  molle  cose    provate  ,  e  vedute  , 
A  molti  ,  e  molle  in  questo   grado  stanti  • 
Convien   dunque   costei 
In  molte  cose  quasi   più  guardare  , 
Che  le    dette    maggiori  ; 
Perocché  quelle   guarda  la   potenza , 
E  la  doitanza  deMor  padri  ,  e  quasi 
Tutti   quelli  di   Corte  ,  ed   ancor   quelle 
Sono  lor  guardia  di  notte  ,  e  di  giorno  • 
Ma  queste  hanno   men  guardia  , 
E  via  più  battaglieri  • 

d2 


Ss 

Onde   .i^]j;ive  clie    \\ni   cag|;ion    di    tjnciilc  , 

Llip  non    di    quelle  ,  e  <j[uc.s[u   {■    la   ginn    piovit 

Contro  a  color  che   dicoii   che  la  gtsjrdU 

E   poco    da  Snidare  , 

Ma    qui    4lt    ciò    li    Jasfro  ;   per  oc  di'' io 

Ke   dito    in   quella    p:irtr  , 

Dove   si    ti  a  Ita    delb    marltjU  - 

Or   hai    veduto  ,  che    giiaidia    l>iso£;ua  • 

Dicianì    de"*  Illùdi    d' ealo    suo    i^uaidaie: 

E  qiiL-sio  è  II   pi  ilici  pai  ,  eh'  ella   si    ^tiaidi 

Dì    dimoriirc    aoJa   con  Ciìcutio 

Vomo  ,   di   fuDi  t   dà    patire  ,   e   fratelli  . 

E    forte  inente    £Ì    guardi    tU    quello  , 

Gir  ella   s'  accorge,  che   h    guarda   spesso  , 

l^t    mai  con  quello  a  riamar  dar    dimori  , 

Kè    mai    dinioàtrl    che    di    ciò    si    yccor^ii  , 

He   fugija  5   s'ella    il   vede    iuiuiaiitanente  . 

Ma  poco  stante  ,  quasi     noi    vedesse. 

Partasi     corno     per    altro   n  andasse  < 

E  se  le   avvien    poi-    cir  alcun    le   pai  lasse  , 

K   dimandasse   contro    suo    onoie  , 

Tarlaci    dal    parlare  , 

E    mostri   come    clie    non   Tahliìa   Inteso, 

l\è    poi    attenda   a  guardar    verso    lui  ^ 

Che    già    paiii-i    ch'iella   ralllficasàe 

Ciò  che  detto    le   avea  . 

IL  sol    per  una    volta 

]\on   Sia  persona  ,  a  cui 

lilla    ne   parli  ,  j^ciocchr    id    il, ila 


55 


DI  così  fatte    cose 

IVascon  crudeli  ,  ed  aspre    nlmistanzc  ; 

E  se  da  una   volta    in    su   le  parla  , 

Risponda  francamente 

Con  sua  vista  turbata  , 

E    dica  eh*  elio   ee  folle  ; 

E  che  la  sua  follìa   porrla  comperare  ; 

E  mantanenle  sì  parta  da   esso  • 

E  poi  in  prima  il  dica  con  la   madre  » 

Che    vi  porrà   remedio   saviamente  • 

Ma    tuttavia  la  somma  provedenza, 

L   far   si   che  chi  sia 

Parlar  più  non  le  possa  in   alcun   luogo. 

E  se  le  avvien   che  alcuna   messaggera 

L*  ambasciata    portasse  , 

Sì  la  raccolga  a  quella  prima   volta  ; 

or  ella    non    osi   dì    mai   più  tornarvi  • 

Ma    chi   volesse  usare  una  cautela  , 

El   non     si   troverà  se  non   ben   radi 

Chi  a   lei   parlasse  ,  o  mandasse   ambasciata  , 

Tenersi    gli   occhi   fuor   delle   vaghezze  , 

Che  mal  non    fosse  alcun  che  si  potesse 

Già  immaginar ,  ched  elio  a  lei  piacesse. 

E  far   Io  simlgliante  del  parlare; 

Che  ponian   ch^en  la  donna, 

Poich*  ella  è  maritata  , 

Si  possan  sofferir    certe  altre  cose; 

Di  questa  si  convien   troppo  più  stretta , 


^^^^^ 

■ 

^" 

^^^F                                      E  sotti!   guardia  fare  . 

^^^H                                      Sì  perdi*  ella  non   n^  ha 

ancor  snn 

onot  e  ^ 

^^m                       E 

perchè    poco   dì    iJiatiiU    toìie 

^^P 

Ja    buona    fama . 

V^ 

anrora    perchè    h    \ 

oro  mente 

^^K                                            Non  è  involta    in    motta 

e  osta  ik  za  m 

IVla  io  non   so  d^nde   qircslo   si   vengna  , 

Ch*egli  è  venitlo    un    tempo  ^ 

Che   qnella   si    lien    buon» , 

E  rrede  esser  cotanto 

DeJl'akre    maggior,  qnanto 

Più    ititentlltorj    le   vanno  d'intorno, 

E  di  certi    ii  gabba  , 

E  éì  certi  sì  ride  , 

E    dj    ceni  altri  fa   colali    beffe  , 

E    tanto    va   cosi   d*  Intorno  al  fuoco  ; 

Che  quella    beffa    sì    converte    In  vero  . 

Non  creda   alcun    eh  No    parli  sì   di    tutte  ^ 

Ma    dico    ai    d'  aJcjUanie  ; 

Che  non    conoscon   ben    c?ie   jla   lor  loda  * 

E   chi   di    lor    volesse 

Scrivere  qual' è  pm  da   laudare, 

Ponga    bt'n    cura  a  questo   suo  esemplo. 

Sìa   coiài  ima    donzella   molto    beila  , 

Di   sottile  InicndimeiJio  ,  e  ben    parlante, 

Bieca ^  gentile,  e  riccamente   ornata, 

E  qiiesia  ,  o  da    IShestra,  o  per   via    and<ìndo  ^ 

\  ol^e    in    più    luoi;hi   gli    occhi 


66 


E  sa  sì   fare ,  e  si  ben   rimirare , 

Guardando   l'un  che  T  altro  non  sen.corga; 

E  certe  altre  malalle  usando  ,  a  modo 

Ch*  ella  Ila   sempre   cento   Intenditori  • 

E  viene  nn  altra,  che  non  è  sì   bella 

Né  si  ricca  ,  né   con   tanti  oraamenti, 

E   poco  parla  ,  e  va   tutta  soave  , 

E  con  ogni  pianezza , 

Onesta  tutta  ,  e  mai  non  leva  gli   occhi 

In  modo  ch^  alcun  n*  aggia  intendimento  , 

Chi  sarà   più  laudata  ,  e  più  gradita? 

Questa  risposta  è  lieve: 

Che   le   buone  ,  e  le   rie  tutte  diranno 

Bene  della  sìconda  y 

E  quando   passerà  per  via   la  prima  , 

Non    solamente  le  buone   diranno  : 

Vedi  colei  com^è    dison/esta* 

Ma  le  sue  simiglianti 

Diranno  :  vedi   quella  si   tien  bella , 

£  simili    parole  , 

In   disonor  di    Lei  • 

Or  vedi  corno  si  conosce   il  fallo , 

Che  ai   buoni  ,  e  ai  rei  tutti  universali 

Dispiace  j  e  biasman    quello  • 

E  sempre   al   buono  i  rei 

Tengon  nel  cuore  alcuna  reverenza  ; 

Che  ben   cognoscon  lui   esser   maggiore. 

Se  non   mi  credi  tosto   il  puoi  provare  : 


66 

T o nn l   uè  J oune    on es te ^      *  , P      ^ 

E  di    j^ran    nominanza  ,  ^ 

"Et  iticireraì    tra    loro 

Uif  altra    diaonesia  . 

Dico  rh'*  elfa    vi    slarji    sì    coinfù  a  voglia  ^ 

Cile    le    parrà  portare    in    collo  uu   trave  • 

E   quello   avvlcn    perchè   la  coscienza 

Non  la  lasfta   poscjre  , 

E  rullor  crede  ,  che     ogni    vom  parli  dì    essa  < 

B    dican  :   vedi    ben   donne   andare    i^uall  ; 

Ma   sempre    (jiiesta    rh"*  h   rotta    la    ineiile 

Fai'à    cose    nascose,  e  disusai*^, 

E  crederà   che    romo   Iddio    h    vede  , 

Cosi    la    vegga    ogni    uomo   nel    core  - 

Ma    qui    per   Dìo  !  mi  perdonate,  Donne, 

Che  qnrita    inle  ,   ch'Io    v'ho    nominata  ^ 

Poniamo   che   sia   fetnìna  , 

Ella    non  è  già     donna  . 

Né   vuti   che    sia    tia   donne   nominala  ^ 

Ma    diro    questo   perrhè  sta    donzella , 

Della    cjual    parlo    In    qtiesia    parte  qui , 

"Vegga   Como    lon    felli,  e  Incannatoli 

Li    movimenti    della    vanhflde  - 

Ahi  1  pensa    ben    tu   rhe    se'  d^  està   ciaJe  j 

Conie    porrai    primipr    davanti  a  Iddio  , 

E    poi    dinanil  a  tutta     gente    umana 

Sirino    stare ,  e  andare  ,  e  ritornare  , 

be  In    arai   la    sana    mente  ,  e  nmnda 


57 
Sansa  r  onore  ,  che  Dio  t*  assiconda  • 
Olii  Santo  Agostino  9 
Alta   parola   che  ci  ha   data  scritta  : 
Senti  tu  d*  Agoslin  ei&   che   li  piace^ 
Purché  la  mia  coscienza 
Mi  tenga  puro  9  e  diritto  innanzi  Dio  • 
E  ben    si   save  ,  che  quale  è  difeso 
'    Balla  propria  coscienza 

Libero  sta  tra  tutti    accusatori. 
Ricordati  che  Seneca  dice  :  iSa'  tu  quando  ti  puoi  sol 
dire  sciolto  da  ogni  cupidine ,  quando  tu  sei  giun^ 
to  a  tale  ^  che  non  ti   bisogni  pregare  9  se  non  di 
cosa  9  che  palesemente  tu  ne  possa  pregare  ;  onde 
farai  tal   vita  cogli  uomini  9  corno  s*  el  vedesse  Id^ 
dio  9  e  con  Dio  siccome  V  udissono   gli  uomini . 
Non   lascierò  ch^  io  non  ne   dica   una  9 
Che   quella   che    per  cosi  fatti  modi 
Ve  crede  tal  fiata 

Piacere  a  lui   che  va  guardando  lei  : 
Nientemeno  e*  si  pensa  nel  core  9  e  dice  : 
Vedi  colei  corno  ee  sfacciata; 
£  se  avTien  che  poi  1^  aggia    per  mogliere. 
Assai  lamenteranne  9  e  non  $i   fida  ; 
Pensando  come  ella  mostrava  a  me. 
Così  feria ^  e  più  a  un  altro   più  bello  • 
E  questa  è  una  regola    si  fatta  9 
Ch^  en  pochi  casi  falla  • 
Ora  Tengo  ad  un  tizio 


58 

Che  regna  spessamente 

In   queste    donselleue  ; 

La  qual  vonla    s*  Iq  potessi    sturbare* 

E*  ne  sono    molle  ,  che  quando  per   vezzi  ^ 

E  tal   0aia  per  una  sciocchezza  , 

Ch'  iiu  voglia  dì    vedere 

Como   elle   sono    amate   da   lor    gente  , 

E   talor  pfr   alcuno  disdegno 

D^  alcuna    parolctta  , 

Ch^  odon  che  a  lor  non   piace  ; 

E   tal  fiata    perchè    altri 

Le    lasci   poi  fate  a  lor    senno  « 

E  tal   s' infìnge }  che   le  duole  il  fianco  ^ 

E  tale  lo  dente  ^  e  tale  k  tesLA  , 

E   tal  dice  matteize, 

Per  dimostrar    ch'elle     sien  fnor   del    senno. 

Tal    mostra  che   sia    indemoniata  ^ 

E   fugge   tutte    le   cose   di  Dio 

Per    fallo  creder   meglio  , 

E    tal  comincian  questo  ; 

IVon   credendo  durar   gran    tempo  m  questo  * 

Ma  poi  che  han  cominciato  » 

Van  pur   Innanzi  ;  temendo  che  ahri 

Non  dicesse   dipoi  : 

Vedi   che   s^inlìngea. 

Sicché    per    questi   modi , 

E  per  molti   altri  se  ne  perdon  molte 

B*  onore ,  e  dì    stato  , 


E  tal  fiata  per  mostrarsi  bene. 
Si  cooducono  a  tale  , 
Che   poi  si  iiMiojon  si  villanamente* 
A   queste  cose   non  so   ben    eh*  io  dica  , 
Glie  gran    fatica  seria  a  potere 
Mendare   una    si  folle ,  e  gran  inattezza  • 
Ma  voglio  almen  ,  che  sappian  tutte  quante  , 
Che   non  è  alcuna    si   scaltrita  in  questo  ; 
Che  1*  uomo  saggio  ben   non  se  n'avveggia» 
£   poi    si  pensi  quella,  che  per  colpa 
Di  sua   mattezza  si   conduce  a  morte , 
Dove  ne  va   la  misera  anima   sua  • 
£   sappian  ben  le  lor  bestiai itadi , 
E  ben  cognoscon  11  medici  sperti. 
Che  infermitadi  ,  e  che   dolor  son   questi  • 
Ben  sanno  i  savj,  corno  indemoniate  ^ 
£   perchè  modi  si  posson   savere  ; 
Onde   fariano  bene 
Di  non  esser  si  folli 
In  lor  dannaggio ,  e  dispiacer  di   Dio  ; 
E   di  molti  altri,  ed  altre* 
E  di  ciò   vi  dico  una  brieve  novella  , 
La  qual   di  fatto  fu  lunga  ,  e  nojosa» 

Una  si  mostrava  indemoniata ,  ed  era  molto 
bella  9  e  i  suoi  capelli  avea  mollo  cari ,  e  certo  di 
ciò  non  mi  maraviglio,  che  molto  gli  avea  belli. 
Dnrò  gran  tempo  ,  e  il  padre ,  e  madre  non  n*avea« 
no   più  ,  e  tutto  di   piangeano  ,  e  scongiuri ,  ed  al- 


6o 

tre  cose  aveano  falle  assai  ,  e  non  \alea  .  A  ridervi 
ono  Tiilo  caro  amico  m  compagnia  d*uno  suo  cn* 
giiio.  Vide  sua  nianlera  ,  ed  ebbe  rotiosciuta  sua 
luàltezra ,  Pensò  di  guarilla  ,  trnssesi  in  p-dixe  col 
padie  ^  e  dissegli  U  vero,  Accoidossi  col  padre  e 
colli  madre  di  fare  ogni  vtsfa  che  p desse  :  non 
venendo  ai  fatti  5  perocché  troppo  n'  erano  teneri  » 
Acciocché  facesse  loto  vedere  ,  che  dicea  vero  ten- 
ne questa  via  m  presenza  dì  loro  due  ,  e  di  lei  , 
e  di  me  -  Disse  questi  diavoli,  che  costei  ha  m 
corpo  sono  di  £i  fulla  generazione ,  che  non  an- 
dranno *c  non  per  fuoco  :  faleuii  portare  una  con- 
ca grande  di  fuoco  ,  e  uno  ferro  sonile  ,  e  Jei*hja- 
mo  lei  io  su  queslo  desco,  e  col  ferro  caldo  le 
foriamo  la  testa»  Dissi  io  el  ci  saria  forse  rischio: 
Dissocilo;  senza  rischio  non  è  mal  forse  che  cam- 
pa^ e  s'ella  campa  ella  sì  è  guarita  *  Disse  il  pa- 
dre io  Ja  voglio  anzi  in  quello  rischio,  che  veder- 
la cosi  fatta  .  E  ella  pure  cinguettava  ,  e  mostrava 
di  non  intenderci.  Dls*e  l'amico  mio  legatela. 
Fuc  presa  e  legata  a  fona .  Disse  elio  per  veder 
meglio  come  noi  dobbiamo  fare,  e  per  meglio  sa- 
nare la  piaga  porlatenil  Je  forfici ,  ed  intanto  ch'el 
ferro  si  scalda  tondìaHe  i  capegll  ,  Inimantaurnte  che 
questa  parola  fue  delta  ,  ed  ella  fhiauib  la  madre 
e  disse:  io  mi  sento  per  questo  legate  e  per  que- 
sto fuoco  tutta  mutata  ;  forse  che  Ji  diavoli  hanno 
paura,  A   questo  dkenio  noi:  ora  è  4juono    ambre 


f 


6i 

dietro  alla  medicina  :  allora  pigliò  j1  padie  le  trec- 
cie ,  e  disse  :  tagta  ^  a  a  qu^fsto  ell^i  disse  alla  nm- 
dre  Iti  jegielo  y  non  v)  bisogna  che  jo  sono  gua- 
rita .Or  non  vi  dico  ìd  pia  della  novella  ,  die  ben 
la    inlendete  .  Rrigrno  alla   mateiia  . 

E  dico    che    costei    di  questo   grado  , 

S'ella    vonà   tal   fiala    ballare^ 

Cantare  ,  o  «ol Untare 

In   loco   onesto,  e  d*  oneste  compagnie. 

Tuttora    vergognosa    II    polKi  fare  ; 

Servando  l  modi  che  giii  detti  sono. 

E    questo  sialo  è  quello  , 

Che   le    conviene   attendete   alle   donne^ 

SI    al    parlar  ,  corno   alla   portatura  , 

Ed   air  andare  }  ed    auca   al   salutate; 

E  a  tutti    gli   altri   loro   onesti  usug^j  . 

Sicclf  ella    taccia  poi  rhe   cosi    presso 

Com'  ella  dovrà   fare  ^ 

Quando  ella    sia    In  simlglianle   ca»o . 

E  ponga    cura   come   fan    le    spose , 

Che  ne  vanno  a  marito  ; 

E  quale  ee    quella   eh**  è  loduta   poi 

Che   ben    si    sia   portata  ^ 

Cosi   pori*   savere 

Quar  è   migliore  a  lei   ad   osiervarc  « 
E  nou  sovrasto  piti  a  questo  grado  , 
Peroccliè  molte  cose 
Sot^    dette   altrove  Innanzi  « 


62 

Ed    ancor   9Ì   diranno , 

Che  appartengon  a  questa    donzella  * 

Ora    ne    vengo  a  tiii  allio  grado  ^  e  dico 

Che  s*  ella   larÀ  fìi^Ua 

Di    cerli   alirl    minori  , 

Ccime    lavornEori , 

Artefici  ,  con    simili    persone  , 

A>nj3,i    pensiindo,  e  dirizzando  st 

Allì    deut    costumi; 

Qyiinto    conviene  a  suo   minore   stato* 

Ma   tuUavia  Je   vogUo   arrlcoidare. 

Clic  aUo   suo   tempo    detto   óa    marito  : 

Poiyam   che  quanto    al  guardar    &i    cominci 

I/uno   insicriiD    coli"' altro  ; 

Koiì  si  conviene  a  lei 

Coù   per  tempo  darlo  a  dimostrare  , 

E   a&sai   più   pornic   quanto  a  ballare  , 

Cintare  3  e  ^oltazzare  ,  usar   larghezza  > 

Intenda  onestamente  sue  contenenze  , 

Kon   meni  colali   immaginari  di   se  , 

£   di   3tia  gente ,  quando 

Le  venisse  talento 

D* andare  al   pari  con  altre  maggiori, 

E    quando   con    le   sue   maggior  si   trova  ^ 

Cosi   ad   esse   faccia    reverenza  ; 

Che  non  sia    detto  :  vedi  qui   costei 

Come  non   riconosce   H   graJo   suo  . 

Che  sono   alquante  ,  che  s*  elle  son    ricche , 


^. 


% 


63 

Quanto   che  shn  di  bassa   condizione  ^ 

Si  credano  esaei'  pari  aJle  più   altere  . 

£  t;[6    non  è  cenno  , 

Gie  r  avere  non  face 

L'uom,  nà  la  donna    di  virtù  fornito  : 

Ma  Tuomo,  e  la  donna,  eh' an    viilù  con  seco  , 

Fanno  T avere   Jn   sua  forza    vcnue  < 

Né  anco    avere  è  pari   di   viriuEc  , 

Cosi  diinqua   non   face  più  V  avere 

Grande  plccol    donzella 

DI    quetb    eh 'è    1*  avere ,  e  la   natlone  ^ 

E   una    cosa    non    voglio    tacere  y 

Che  a  questo  grado   forte  stanno   male 

1«   leggiadrie  dis ordinale  ,  e  vezzi  > 

Non  parlo  di   altii    gradi  ,    che    ne    dirb     nel 
Capitolo    di  tutte  le   minori   generali .  Ma  pertanto. 


PARTE    III. 

l^uesta  parle^  cJwr  seguita,  è  la  terza 
Bel    llhro ,  che  contiene  in  somme  ,  e  brievì 
Paiate  3  corno    sì    de*  portar   quella  ; 
Clie   passa    il    tempo   poi    di   marita j^^io  , 
E  non   intendo  partir  questa   terza , 
Né  fare    distinzion   di   grado    In   grado , 
Perocché  qui  sou  scritte 


«4 

Certe  osserranze,  e  modi  , 
Cautele  ,  e  insegnamenti  generali  ; 
I    qual   rjtscuna    porrà  per    se   toire, 
Con^icler^ndo  suo    essere  ,  e  stato  , 
Traendo  sempre  più  a  temperanza. 
Colà  dove  parewe  esser  permessa 
Alcuna  cosa  alle   maggior    servare  • 
E  dove  tanto  non  paja  Tictheztm 
Alle   minor  di  Bene 

Traggano   ancora  se   al  ben   pili  innanzi  , 
Quanto  ù  stende    il  poter   di   ciascuna  . 
La   forma  dì  colei   di   cui   vi  parlo  , 
Tedcr   potete   dipinta    di  sovra, 
E  Vazì^ni^   la  prega, 
E  induce,  die  sU   sofferente. 
Che  tempo   verrà  , 
Gli"  ella   avrà   di  suo  intendimento 
Forse   partita    maggior  ,  che  non   crede  ; 
E    più  felice   surà   sua    ventura  , 
Che  non  è  quella  dell'altre    sue    pari; 
Che  dì  presento  maiito  hanno  avuto  . 
E  le  pone  la  mano  in  capo  ,  e  dice 
Fra  V  altre   cose   colali  parole  : 
Pazienza.  Non  ogni  cosa  si  perde  se  tarda, 
E  le  più  ,  a  chi  sa  soiferlre  , 
Vedian  migliore  ventura   seguire  • 
Ma   Pazienza  chi  vuol   per   compagnia. 
D'ogni  sua  briga  alla  fine  guadagna^ 
Ch'io  ebhi  graaia  da    Dio  di  potere 


65 

Coloro  ajutare  »  che  mi  san  tenere  • 
Che  Temperanza ,  Costanza  ,  e  Fortezza  ^ 
Son   mie  parenti,  e  con  lor  AmUtanza* 
E  tutte  quante  le  posso   menare 
In  tuo  servigio  a  Dio  per  te  pregare  • 

E  questa  Donna  ha   stracciata  sua    vesta , 
E  quella  porta  di  bigio   colore  , 
Come  lei  stare  ,  e  le  cagion  di  Lei 
Porrai  vedere  ,  che   la  feci  ritrarre 
In  quinta  parte  del  libro,  che  parlo. 
Al  cominciar  della  seguente   parte. 
Là   troverai  di  Lei  lo  gran  Trattato  ; 
Se  non  l*  Incresce  d^aqdare  a  vederla  • 

E  la  donzella  risponde  a  Pazienza,  in  queste  parole* 
Donzella  •  Madonna  Pazienza  ,  assai    mi  piace 
Vostro  conforto  ,  proferte  ,  e  promessa  ; 
Ma  troppo   ho   grande  già  nel    cor  V  ampressa  • 
Niente  di  meno  io  farò  corno  face 
Colei,  che  punto. non  può,  se  non  piace. 
Aver  da  Dio  di  grandezza  ,  e  d^  onore  • 
Ch*Io   voglio  o  nò  di  tutto  egli  è  Signore. 

Dopo  le   dette  parole   Io  ritorno 

A  seguitar  la   materia  :  che  presi  • 
E  brevemente   donzella   cotale 
Ha  molto  a  fare  a  tenersi  costante, 
Tante  battaglie    son  dentro ,  e  di  fuori  , 
E  gli  anni  suol  son   di   periglio  grande* 
Questo  è  U  st;ao  di   piccol  podere 


66 

Ed  ha  DÌjniti   molti  ^ 

Folti,  e  possernì  ,  e  con    inganno    hivoki  , 
Qiifsl' è  Tetadc  ch'io    dlsu    di   sovra; 
E  oia    più   peicVella   è   pili    innanzi, 
La    qìialr  è   molto    tacile    ad    Inganno  ^ 
Yolentei'oja  a  consentir    nel   male  , 
Pronta,   crt-denie  ,  e   corrente   a  diletto , 
Piena   di    tenl:i^Ìoni    in    intelletto  • 
Onde    convieae  a   ciascuna    passati 
Li    dodici  anul  senea  maritaggio 
Accompagnarsi     dalP  arme    seguenti  , 
Diletti    onore,  e   laudevol  e   hnì^  , 
Tema   vergogna,  e  ver^o|;noaa  viva, 
Pensi    la   vile   villù  del    peccato  , 
E  sempre   speri   compagno  pregi^ito  ; 
Pcirliè  operando    d'avello  cotak-. 
Ad  esser   lo  ile  ,  e   conservarsi    vale  . 
Non   stia  oziosa  ,  ne   sola  se  punte  , 
Ma   con  oneste    compagnie   si   dia 
A   lare    alcuna   dtdTovre   di    donna; 
Che  si  convengon    sic  ondo   suo   grado  • 
Lasci  Tusare  a  finestra,  ei  ad  uscio 
Quanto  più  puoie  ,  ma  quando  vi   viene, 
Con   compagnia  eli  e  convenga  5  dimora 
Poca  in  lai  loco  nel  suo  esser  vale  , 
Fugga  d'  udir    luti*   libri  ,  e  novelle  , 
Canzoni   ancora  ,  e  Trattali  d'  amore  ; 
Clic  non  è  agevole  a  vincer  la  Torre  , 


6-T 


Che  di   dentro  rinchiude 
liO  nimico   mortale  ;  ónde  colei 
Che  el  nimico   non  può  cacciar   da  se  , 
Almen  non   gli   deodare 
Tal  notrimento  ,  eh*  el  faccia   ingrassare  • 
Non  n*  usi  quando    può    caldi    mangiari , 
Lo  vin   sia  suo  nimico,  eh* è   radice 
Della  lussuria  ,  come   il  Savio  dice  • 
Non  tenda  nel  suo  viso  alcun   lacciuolo , 
Che  quanti   più  T  areranno  a  guardare , 
Tanto  ara  più  di    guardia  a  pensare  • 
Bicordi  a  Dio  sovente  i  pensier  suoi  f 
Se  non  fossero   onesti ,  e  prieghi    lo! 
Che  le   dia  forza  a  tenersi   dal   male  : 
Che  questa  è  cosa   che  a  lei    molto  vale  : 
Usi  se   può  alcun   topazio  ,  e  porti , 
Che  molto  ajuta   portar  lo  carnale 
Suo  desidero,  e  provato  è  che  vale. 
Estimi  eh*  abbia   per  grazia  la  grazia 
Di  non  avere   ancor  marito   alcuno. 
Che  le  Ca   dato  migliore ,  e  più  degno  • 
E  pensi  ancora ,  che  se  sa  ben  stare  , 
Ed  aspettar  nella  via  netta ,  e  monda  , 
Verrà  da   Dio,  e  per   la   via  di  Dio 
Quel  per   marito,  che  le    donerà 
Quanto  vorrà  di  bene  ,  e  d*  allegrezza  • 
E  solo  una  ora   di   cotale   stato 
Farà  dimenticare 

■e  2 


W^- 


€8 

A  lei  pesanza   portata  9  e  dolore  ; 
E   fia  sua   vita   in   riposo  »  ed  onore  • 
E  priego   ancor  questa  total    donzella  , 
Che   legga  ,  o  legger  faccia 
Quelle  partì  ,  che   vanno 
Innanli  a  questa  parte  • 
E  ripensi  per  tutto  ciò  che   4ice9 
E  quanto   fa  per  lei    pigli  ad  usare. 
Ed   osservar  ;  pensando 
Che  se   non  fosse  coUi  detto  molto  , 
Converria  or  dire  qui  per  lei   plik   cose  • 
Ma  IO  mi.  credo ,  die   questa  cotale 
Fu  netl'etade    primiera   fanciulla. 
Che   veder   volle   ciò  eh*  è   per  lei    scritto  • 
£  poi  sagliendo  néll*  esser  presente  , 
Veggia  diiianti  con   ciò  eh*  ora  parlo  , 
Porrà  suo   stato    pia    considerare  • 
E   poi   slqondo   buona   immaginanza  , 
Porrasse  dare  alla   buona  osservanza  0 
Seguita    la  novella  , 
Che  cade  a  buon  esemplo 
Di  questa   tale,  e  poi 
Faremo  fine  a  questa    particella; 
Ch*  egli  è  ripreso  eh*  io  ho   troppa  favella  • 
Una  Donzella  fue  in  una  Città,  che  ha  nome 
San-Lis  in   Francia  ,    eh*  ebbe   nome    Felice  ,   non 
mi  ricorda  bene  del  nome   del  padre  ,    ma  V  avolo 
ebbe  nome  Messer  Ugonetto  •  Ella  era  chiamata  Fé- 


69 

lìce  di  Messer  Ugonetlo  ;  perocché  morie  il  padre 
elio  la  ridusse  a  se,  e  trattava  contìnuameule  di 
darle  marito ,  e  tutl'i  trattati  si  rompeano,  sì  dis- 
ragioneTolmente  parea  che  Iddio  non  volesse.  Per 
qaeslo  modo  passò  tanto  tempo ,  ch^ella  avea  ven- 
ti anni  •  E  quando  certe  donne  sue  parenti  dlcea- 
no  a  lei  che  di  ci&  le  portavano  compassione,  el- 
la rispondea  :  non  vi  dolete  di  quello  ,  che  non 
mi  doglio  io.  Dio  m^ha  serbata  una  migliore  ven- 
tura,  che  alcuna  di  quelle  ,  che  traXlate  souo,  e 
quando  lui  piaccia  ^  che  io  non  trovi  mai  compa- 
gnia ,  anco  sono  conlenta  ,  che  forse  acconcerò  l'ani- 
ma  mia  quasi  per  una  cotal  fona  ad  esser  sposa 
di  Lui,  eh' è  Signore  di  tutti.  Avvenne  che  infra 
un  anno  dopo  suoi  venti  anni ,  tutti  coloro  di  cui 
era  stato  il  trattato  ,  o  presòno  mala  via  ,  o  mori- 
rono di  mala  morte.  E  sempre  costei  udita  la  no- 
vella mò  delFuno,  e  mò  dell'altro  ,  andava  dinan- 
zi ad  una  sua  Tavoletta ,  e  ringraziava  Dio  mò 
dell*  una  ,  e  mò  dell'  altra  grazia  ,  che  l' aveva  guar- 
data di  cotale  compagnia.  E  veggende  questa  ^en^ 
te  cosi  arrivare  ,  dicea  nel  cuor  suo .  Or  ben  veg- 
gio io  Signor  mio  Domenedio  ,  che  tu  mi  riserbi 
a  miglior  mio  stato ,  e  ventura  .  E  per  questa  co- 
gnoscenza  di  Dio  ,  e  per  la  sua  onestà  ,  e  per  lo 
dolce  suo  parlare  a  chiunque  di  ciò  le  ragionava 
crebbe  si  la  fama  sua  di  santità ,  e  di  virtù , 
che  tutto  il  paese   ne    parlava    in  bene  •   Essendo 


una  fiata  lo  Re  la  presso  a  una  Badia ,  andò  Mcs* 
ser  U^onello  a  lui ,  come  fanno  i  gentili  nomini 
del  paese,  quando  lo  Re  niuta  contrada;  e  doman- 
datolo Il  Re  di  sua  condizione ,  e  di  sua  famiglia, 
fugli  risposto  per  più  Baroni  dal  lato ,  abbiendo 
elio  detto  suo  stato,  tutto  V  essere  ,  e  la  maniera 
di  questa  Donzella.  Dimandò  il  Re  comò  era  heU 
la,fifgli  risposto  di  comunale  bellezza.  Era  in  sua 
Corte  un  Cavaliere  giovane  molto  provalo,  d^armi 
famoso  ,  e  di  cortesia  ,  e  di  senno ,  lo  cui  padre 
avea  perdute  tutte  sue  Terre ,  perchè  avea  per  di- 
savventura misfatto  al  Re  ;  e  per  questo  tanto  vi 
lascio  il  nome  per  non  infamar  lo  figlio  del  fallo 
del  padre.  Il  quale  figlio  era  tutto  senza  macula* 
Lo  Re  lo  fece  chiamare,  e  disse,  va  vedi  questa 
Felice,  e  savrami  dire  snella  ti  piacesse  per  coni* 
pagnia .  Rispose  il  Cavaliere:  io  Tho  veduta,  e  udi- 
to tanto  di  lei  di  buona  fama ,  che  s' io  avessi  ter- 
ra,  e  potessila  tenere  a  onore ,  io  prenderei  ,  anzi 
s*  io  la  potessi  avere ,  eh*  alcun  altra  qual  fosse  * 
Abbreviamo  qui  le  parole  :  lo  Re  gli  concedette 
tutte  le  Terre  ,  eh*  avea  tenute  il  padre ,  in  dote 
per  questa  Felice,  e  diegliele  per  joooglie  ,  e  fecesi 
ogni  cosa  quel  di  ,  e  ciascun  Barone  le  fece  certi 
doni  •  £  la  Reina  fece  vestire  ,  e  fornire  lei  di  tut- 
to •  E  in  somma  non  si  porria  dir  lo  bene ,  ch'eb- 
bono  questa  compagnia  insieme  •  £  sì  mi  ricordo 
che  la  terra  ,  che  gli  reslliiiio    il  Re    per  lo    detto 


7i 
modo  fa  tanta  9  che  di  rendita  ave  a  per  anno  più 
di  trentamila  llvre  tornesi.  E  la  gente  che  scese 
poi  d!  costoro  è  stata  sempre  molto  graziosa  ap* 
presso  di  qualunque  è  stato  Re  •  Essendo  io  alla 
detta'  Badia  ,  l'Àhbate  contandomi  questa  novella  mi 
mostrò  uno  giovane  disceso  di  quella  gente  ;  di* 
cendomi  :  vedi  che  l^nomo  talora  crede  lo  'ndugio 
esser  rio,  eh' è  buono.  CheMesser  Ugonetto  ponia- 
mo che  avesse  trovato  uno  buono  9  noiravria  pos* 
suta  poner  in  grande  luogo  •  E  quinci  confortava 
la  compagnia  e  me ,  se  ^non  cosi  tosto  potevamo 
esser  spigliati  dal  Re  ;  dicendo  :  voi  sarete  tardati  da 
Dio  ,  tantoché  voi  verrete  al  punto  ,  eh*  arete  mi« 
gliore  spig] lamento»  se  voi  arete  ragione,  e  serete 
pazienti  «  Or  ritorniamo  omai  ,  che  lunga  è  stata  la 
novella  ,  air  ovra  nostra  continuare  •  E  qui  si  pon 
fine  a  questa  Parte  • 

PARTE    IV. 

V^iomincia  qui  la  quarta 
Parte  del  Libro,  in   quale   si  contiene  « 
Come  si  dee  portare 
Colei  che  disperata 
Era   d*  aver  marito  ; 
Che  tanto  avea  passata 
V  tìh  di  maritaggio. 


72 

Poi   addtvicii    the  a  marllc»  è  daU  , 

E   su   un   tempo    in   Osa 

In    prima    che    ne    vada  , 

Adesso  Jei  nella    tua   etìi  vccJiétK 

Qui   dipìnta    davanti  a  una    Donn^^ 

Lo  cui   nome  è  Speranza, 

La   cui  figura  è  1*  effetto  ^  e  l'usanza. 

Con   molle   altre   figure  ^ 

Ch 'appai tengon  a  lei  , 

Veder  porrete  ,  ch*  io  feci  ritrarre 

In  sesta    parie    d'un    libro,  eh' ;i   nomt 

DoccMENTi  d'  Amoiie  . 

Ne!    qnai  non  solamente    di  Coslei  , 

Ma    dì   molte  Tiriudi 

Vedrai  tti ,  se  vorrai 

l'Ili  disteso  trattato  ; 

Siccome    cohi   da!    parlar  di  amore  • 

Là   troverai    in   belT  ordine   plnte 

Molte   fìgure,  e  novelle  in  diletto. 

Là   troverai    perch*  Ella    veste  bianca  , 

E  perchè   Pali,  e  di  tutto  ragioni  j 

Che  ancor   quel   libro  sì  legga    con   questo  , 

Parlando   d'  uomini  ,  e  di  loro   costumi . 

Là   troverai    di    clb    che  saver   vogli  • 

Ili  è  uno  testo  volgar  per    la   gente, 

Ch*  a  più    non  è  intendente^ 

E  intorno  a  quello  un   lesto   Ittterale  , 

Per  chi  sa  ,  e  vale. 


15 

E  poi  jotoriM)  ancor  di  quiesil   due 
Son  chiose    letterali  ; 
Do?e  s^addttcon  tutte  slmiglianse , 
E  concordanze  di  molti  altri  detti , 
Di   Savj ,  e  Filosofi  , 
Bèlla  divina  Legge,  e  deiraraana 
D*  Autori ,  e  Dicitori , 
Santi ,  e  non  Santi  detti  « 
Come  porrai  se  tu  M  vedi  trovare  • 
Sol  lo  trattato  rimase  fuor  d' esso  , 
Che  si  contiene   nel  presente   libro  ; 
Lo   quale  era  già  mosso  , 
Como  il  proemio  di  sovra  dimostra  • 
E  comò  ancora  in  quel  livro  si  scrive 
Nel   suo  proemio  quasi  su   la  fine. 
Ora  vi  priego  che  tegniate   mente  , 
Quando  udirete  parlar  di  quel  libro  , 
O  far  menzione  in  questo  in  alcun  loco, 
Vengniate  qua  ,  e  leggeteci  un  poèo  • 
Questa  Speranza  se   voi  ben  guardate  , 
Como  colei   che  da  questa    donzella 
Era  lasciata  ,  or  viene ,  e  favella  • 
Steranza  •  V  sono  speranza  ,  che  ti  prometteva 
Di  farti    avere  allegrezza  con   stato. 
Tu  mi  lasciasti  ,  e  destimi  comiato. 
Non  mi  credevi  cosa ,  ch^  io  dicesse 
Né  a  promessa ,  eh*  io   ti  facesse  • 
Or  vedi  la  ragion  poca  che  avevi  ; 


74 

£  5^  io   ti  fossi     voIuU  cssrer   conila  , 
Non    averesU  ancora  qut\  cVai% 
Ma  sou   cont£uEa    del  tao  ben    ornai  - 
E  questa  Donzella  risponde  alla  SpeiaDza  in  queste  pa- 
role . 
Do^KELi^i  .  S*  io   non    credea  a  tutte  le  promesse  ^ 
Ohe  Yoì,  Madonna  Speranza,  damate  , 
^^on  è  dovere  portar  maraviglia  , 
Ch'  avanti    ch'io  questo  don    ricevesse  , 
Per  tante  beffe   menata  m'  avete  , 
Ch^  io   dissi    folle  è  chi  a  voi    s"*  appiglia  • 
E  più    ancora  ,  eh*  io  ne    Ito v ava  molte 
Tradite   tutte  ,  e  ingannate  da  Voi  ; 
Che   dunqua  dir  «  o  Speranza ,  potea, 
E   questa    grazia  ,  ch*^  io    abo  ora   avuta , 
Io   la    conosco  ,  e  ricevo  da  Dio  , 
Signor   maggior,  che  non  è  voi,  ed  io* 
Tutta   fiata  mi  voglio  attenere 
Alla  profeila  ,   e  sta  rem  mi  a  vedere  , 
Che   voi    non   mi    porre    la    grazia  torre  ; 
Se   la   buona    ovra    con    Dio    mi    soccorre . 
Ch*  el   vostro    ufficio  è  lolo    In   confortare , 
Ma    Dio   può   dar^!  ,  può    torre  ,  e  ridare  • 
Ridice  mb   la   Speranza  • 
&FinBNZA  .  La  mia    potenza   vien  da  quello  Iddio  • 
Cu''  nominasti ,  e  per  lui  ti   parlo  io  é 
Me  confortante  servirai  a  hii  , 
E  col  mio  ajuio  farai    suo  piaceri, 


E  rìceverai  slroodo   suo   pareri. 
£  forie  quando   da  te   mi   parlbse  ^ 
Poco  varria  ciò  che    Iti   cuor    ti  venisse  » 
Or   dice   la  Poozelfa  . 

Donzelli  .  Coù  ]ja  riandò  mi  sono  sfogala 
B*  anima    alquanto  ,  ili'  avca  ver  Voi  , 
Donn:i    mia   cara,  or    mi   do    tutta  n   Voi  + 
Ora   parla  la  Speranza . 

Sp£ai?<z^  .  PoVhè    conosci   da  Dio  db  eh'  al  fatto  j 
E  vnogli  appresso  me  con  teco    avere  ; 
Sta    fianca  niente  5  e  farottì    vedere, 
CJie  quella    che     non  ha  lì    doni    in   fretta  , 
Maggior  piacere  ^  e  più  altezia   s'^  aspetta  * 
Or    IBI    rivolgo  a  seguitar  quelP  ovra, 

Che   si  con V lem*  alT  clTello    del    Llvro  - 

Del  portamento  »  *  he    de^  far   costei . 

Ver  h  cW  ÌQ    son  del    lavorare    stanco  ^ 

Ch'io  non   poire' continuar  più    molto, 

Ch^io   non  andassi  ,  tanto  m''è  venuto 

Gran   desiderio   di  veder  Colei  » 

Che   fu  cagion  dì   tutto   e  sto     lavoro  . 

Ella    mi   disse  di   mandar  per  me, 

£   si  mi  ie    ali  or    grande   impromessa  4 

Come  leder  ài  sovra, 

Se  htn  guardate   nel  Llvro,  porrete  • 

Bla  io   mi  credo,  ch'ella   si   ricorda  , 

Tanto  di    me    quanto   di    quella  cosa , 

Che  mat    non  volle  ,  né  vide  ,  n&  udio  • 


7« 

E  credo    ch^ora  se  trovar  la  posso  ^ 
Io  m*  adlrrò  s^  lo  potessi  con  Lei  ; 
Ver  è  ch^  a  Lei  davanti  non  porrei  • 
Ditemi ,  donne ,  che  andate  alla  festa  , 
Vedeste  voi  una  Donna  passare  ^ 
Clie  non  si  può  conoscei   chi  Ella  è  , 
Kè  come  lia  nome  ^  uè  donde  yenme; 
InGno  B  tanto  che  come  promise , 
^mostrerà  sue  faltezee  ,  e  figura 
Si  chiaramente  ;  rTie  chi  fia  ben  saggio , 
CouosccraHa  al  paitarr;  ,  e  al  vlsogglo  • 

"DovtfiE^  Hol    donne  volevamte   domandare. 
Se  conóscessi    una  Donna  »  che  noi 
Vedemmo  qua,  e  dispario  dapoì. 

WB.ktt*  Ditemi ,  donne ,  tutta  tua  maniera  ; 
Ed  Io  dhh  s^Eila  è  quella  ^  eh""  Io  vado 
Cercando ,  e  quello  ancor  che  ne  so  io  , 

DoNifE  «  !Noi  li  diciamo  In  parola  di  fede  , 
Che  noi  passando  qua  per  un  giardino  , 
Vedemmo  stare  a  pie  d^  una  fontana 
Una  solenne  Donna  chiusa  In  velo  ; 
E  non  vedemmo  persona  con  Le! . 
Un  picclol  cagnolino  avea  da  piedi, 
VeiEe  sanguigna  avea  in  guaroaccla  , 
Sue  man  le  area  alle  spine  del  fonte  , 
Bianrhe  le  avea  ,  e  lunghe  ,  e  sprendenti  : 
E    le  sue  braccia  ,  e  le  spalle  amorose  • 
Levò  sua    vesti*  ,  e  vedemmo  il  bel  piede 


Calzai»  in  seta  f  e  pleure  preziMe 
Avea  per  tutto ,  e  noi  tutte  smarrimmo* 
Per  lo  smarrir  aleun  romor  facemmo  ; 
Sicché  |a Donna  s^ accorse  di  noi. 
Volse  i  suoi  occhj ,  e  noi  cademmo  in  terra  ^ 
Che  tanto  fu  lo  splendor ,  ch'Ella  sparse; 
Che  maraviglia  sì  grande  ci  diede, 
€h*a  rischio  fummo,  ed  ella  si  partio* 
E  nel  partir  la  sua  reste  tirando  , 
Su  per  li  fiori  spandea  un*  odore  , 
Che  ognuna  disse  questo  è  il  Paradiso» 
Che   donna  piena  di  tanto  valore 
Non  sarie  Tenuta  a  dimorare  in  terra  • 
FaAif,  Donne,  per  Dio  ì  insegnatemi  voi  , 
Donde  ne  va  questa  Donna  gemile  , 
Che  questa  è  quella  ,  eh*  io  vado  cercando  • 
Beate  a  voi   eh*  alquanto  la  vedeste  , 
Che  chi  riceve   da  Dio  questa  grazia  , 
Che  solo  un*  ora  la  possa  vedere  , 
In  cosa  vii  giammai  non  può  cadere  . 
Ed  k  maggior  la  grazia,  eh* Ella  porta: 
Che  ùl  saggia  ,  ed  accorta 
Ciascuna  donna  ,  che  parla  di  Lei  ; 
Se  ciò  non  fosse  vero  io  noi  direi» 
Ditemi  prego  in  qual  parte  vi  parve, 
Ch*Ella  tenesse  partendo ,  ed  andando  • 
Ditemi  ben  lo  loco  ,  dove  9  e  quando  • 


» 


t8 

DorrNE .  Dì  tu  a  noi  perchè   si   ne    dimaudì  ^ 
E   che  hà'lu  a  far   di  questa  Donna,     • 
Che    vai  si  sol  dlmandatido   di  Lei  : 
Che  i*Ella  è  sola  noi  sol  ti  mandiamo. 
Forse   che  alquanto   vìllanh   f^iccìamo  . 

FftATT.  Donne,  la  Donna  non   può  star*  soli, 
Ch'elb  è  accompagnala  da   Forlezza  , 
CosEanza  ,  e  Caiìtate  ,  e  Nettezza  « 
Senno  ,  e  da  tutta  Piirìtate , 
Ma   queste  Donne    con  lei    non   vedeste , 
Che  uoo    provaste    della    sua   potenza  ; 
Io   le  ho    vedute  a  lei  tulle   In   presenta  - 
Io  per  me  sono  un   suo    «ervo   fedele , 
Ch^  Ella   non  esdegnò   colle  sue   mani 
D'aptìr  lo  petto,  e  portarsene  II  core; 
Ed  In   suo   loco  lasciò  un'  odore 
Da  quelle   man    che    distese  nel  fianco  j 
Che  tiene   tu  vita  le  membra  rimase 
Ad  ubbidienza  di  Lei  che  le   chiuse. 
lo  vado  a  Lei  per  dimandalla  alquanto 
Sovra    un*  ovra  ,  eh'  ella   vuol   f;ir  fare  , 
Ch'io  non   mi  posso  hen    più  ritardare- 

Donate  .  Va  su  per  questa  vlella    coperta 
Di   fiondi,  e  volgi  alla   primiera  via. 
Che   tu   noverai  alla    man    destra  ; 
E  qui   in  un    prato  è  un    palazzo  , 
In  quello  enira^  chiama,  e  Ron  »Ie   pazzo. 


1 

j 


T9 
PftAN*  Addio  9  Madonne  9  andrò  ben  contanenle  ; 

Ver  è  che  quando  mi  rappreso  a  Lei, 

r  perdo   si   cbe  dir   non   vel  potrei  • 

Però    mi  piace   II  vostro   raccordare  , 

£  cortesia   faceste    d'*  msegìiare . 

Aprite  ,  aprile,  aprite  ,  aprile  ? 

Chi  è  qua    dentro    risponda  per  Dto  ! 

Che   io  soli   «tanca   di  pia    gir   lercando  . 
JliDotfpfA  ♦  Questo   sar;i  lo   spfacevol    Francesco  ; 

Di  the  non   venga  ,  se  non   eh'  io    me  nVsco.' 
Cautela  -  I*ion    Cautela  ^    che    guardo   la    porta: 

Dice    M^idotina,  che   la   se' villano  , 

Valli  con  Dio  ,  che   noi   ci    riposiamo  * 
F&Air.  Dimmi  ,  Cautela,  per  Dio  !  una   cosa  ? 

I*son   ben  cerio  la    Donna   si    posa; 

Ma   chiama  a  me  s^  i^lla   v'  è   Cortesia  ^ 

£  dì    eh'  io  sono  ,  et   ho   falla    gran  via  . 
Cautela  -  Piacerai  ben  ^  ma  non  gridar*^  intaota^ 

Par   nostra  Donna    irata   cotanto . 
Fran,  Io    non   faro    uè    grido  ,  né   roraore  , 

£  se   tu  vai  io  sederò  qui  di   fuore  ^ 
CoBTEsiA  ,  lo   Cortesia  conobbi  la  tua  Yoce 

Immanienente  che    tu    favellasti  , 

Vien   dentro    amor   soave   cheto  ,  e  piano  ; 

Quella  Donna  dimora  in    una   sala, 

E  fa  sonar;   dimorerai    dal   lato, 

£  vederala  da  lonian  con  meco. 


>* 


8o 

FaAir.  Ringrazio  voi,  e  fon  per  voi  seguire ^ 

M4  a  Lei  vorrei  certe  parole    dire  » 
Cortesia.  PlAcemi ,  se  vedremo  il  tempo,  e  Torà, 

Predili  pur  quel,  ch'aio  ti   posso   far  ora. 

yien  ^ù   andmmo  ,  or   guarda  io  q^uelia    sali 

Per  la   flnestri  di  questa    paieie. 
FtiAtf.  Piaceli   assai,  or  Madoiìiìa  icdeie. 
Mii>oNr*A.  Chi  è  colà  tlie  cJ  sta  a  guardate^       • 

Scegli  è  Francesco  legailo   faictfì  , 

E  poi  condurlo  dinanzi  a   me  legato  . 
Levaj  ai    in   pie  Piiitere  ,  e  Dolcezza  , 

E   con   un  vel  ti'  està  Donua    gentile 

Legaron    me,  e  mcnaronmi  a  Lei - 

Ella   credendome    non  bene  legato  ^ 

Una   ghiilanda  ^  eh'  alla    àvca    in    testa 

La  dtvi$e   dalP  un  de^  lati^  e  disse  ; 

Togliete  ancor  ,  e  Jo  legate   meglio 
Io  te  moroso  non  parlava  puulo  . 

Ella  fitcea  gran  festa  di  mio  stalo  , 

Ma  si  avea  la  faccia  velata  ; 

Ch^  Io  non  vedea  di  Lei  fuori  che  gli  occhi. 

La    sala  era  solenne  ,  e  luminosa  , 

Pinta  dì  belle  ,  e  varie  pinture  * 

Elfa  sedea  h\  su  aun  gran  zaffiro  . 

Grldommi  ;  stolto  !  come  se''  venuto 

Senza  licenza  in  questo  mio  Palazzo  ? 
FaArv.  Madonna  e*  mi  ricorda  ^  che  chiedeste  , 

Che  manderesti  alcun  ora  per  me  , 


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81 

S*  Io  seguiUMi  fedelmente  1*  ovra  | 
Oie  a  voslra  posu  commessa   mi  fue« 
Ma  Io  non  posso  lavorar  più  In  essa , 
Se  prima  alquanto  non  prendo  da  Voi 
L* osata  forca,  e  di  questa  venut* 
Dolce  perdono,  e  cortese   comiato. 

M^D.  Dimmi  chi  fa  ,  che   qua  dentro   ti  mise  • 

FaAir.  Madonna  ,  fu  la  vostra  cameriera  , 
Ch*  à  nome  Cortesia  • 

Cortesia  •  Io  Cortesia  non   gli    seppi  disdire  ; 
Pensando  come  fedelmente  face  , 
Quanto  da  Voi  gli  vien  in  mandamento  ; 
Vedendo  come  in  vedervi  ha  contento  • 

FaAir*  r  son  venuto  al  punto  ,  eh'  or  s' adempie 
La  vision   ch^  io  fé'  pochi  giorni  passati  ; 
La  qual  raccolsi  in  un  picclol  Sonetto. 

Mad.  Io   ti   commando  ,  che  tu  'I  dica  tutto  • 

Faait.  Madonna  volentieri  • 

/'  son  sì /aito  d*una  visione 

Pensoso  ,  che  non  so  qual  via  mi  prenda  , 
S^aleun  non  trovo ,  elie  consiglio  renda 
Della  sua  vera  interpretazione  • 

Parca  cìC  io  fossi  in  ovra^  et  in /azione 
Un  preso  Pappagallo  ad  una  benda  » 
Tirato  poi  ad  una  stretta  benda 
Su  per  tapeU  in  un  gran  padiglione  • 

f 


82 

E  qui  seJea  sovra  un  gran  zafiro 
Una  libera  Donna  in  veste  onesta  , 
Che  fece  della  mia  presura  festa  • 

Po^  con  una  ghirlanda  ,  che  avea  in  testa 
Mi  fé  (fugare  ^  ed  io  €li venni  tiro  ; 
E  t}f*e*  che  là   set  intatto   ti  fuggirò  * 

MàD,  Or  questo  come  porria  avvenire  , 

die   diventassi   In    iniu    presenta   tiro  ^ 

Ponlsm  ch^  la  fossi  quelb    colai    donnei  • 
Fajie*,  Madonna  ,  queUa  è  leve  rosa  a  fare  , 

Purché  VI  piaeria  io  vel  posso  mostrare  . 
M^D,  Pbccmt  assai  ,  ma  non  venire  in  quii  • 

Fugga  chi  pui> ,  e  chi  campar  non  sa  * 
FftAW-  Vedete  me  vostra  mente  noti    turbi  , 

Clic  fallo    son    come  Itro ,  grìd^^te 

Che    fuggan  fjuei  ^  i  qua'  vo*  non   fidale. 
MiD.  Io  lì   commenda  ,  che  tu  tornì  io  uomo  , 

Torni  mia  genie,  che  paura  n'ebbe, 
FfiAtf,  Ed  io  ritorno   allo    stalo    primiero  , 

Che   commandate.  Madonna  ,  che   io  faccia* 
Mao.  Che  tu  ten    vada  ,    e  non  mi  iar  più  noja  ^ 

E  la  ghirlanda  ,  e  '1  vel  che  ti  legato  , 

Portali  tero  ,  e  pia  non   dubitare 

Deìla  visione  ,  che  li  par  si  vera  . 
FfiiPf.  Madonna,  il  velft  ,  e  la  ghirlanda  vostra 

Per  quciU   volta   m'  hanno  si  conlento  ; 

Avvegnach'  io  P  avessi  in  gran  ventina  : 


HS 
Ch*  lo  noti  lEitendij  mb    più  tio|a  fare  i 
Ma  si  raceordo  a  Voi  deIJa  'npromeisa  | 
Che  mi  faceiti  iti  la  Siconda  Parte  , 
Come  di  sovra  i!  trova  ,  e  sì  ^cgge  . 
E   bene  >ta  servar    leanza   iti    donna  , 
E    del    coQlradio  gran  blasmo   le  giugne* 

Mao-  Vanne  ,  non  pure  andar  cercando  come 
Tu  possa  pm  parlar  con  esso  meco, 
CV  io  senio  ancora  alquanto   d^  adirala  ; 
Direm  più  cose  all'altra  tua  tornata  . 

FftAP.  Madonna  ;  addio  ,  e  ?oslra  compagnia 
Mi    lasci  andar  ,  non  mi  tenga    la  via  • 
Madonne  ,  avete  voi  tanto  aspettato 
Pokh'  to  andai  ,  e  pur  mb  son  tornato  , 

Donne.  Torni  pur  ora  ?  trovasti  la  Donna  ? 
Dell  dillo  a  uoi  per  tua  cortesìa  t 
Se  bene  a  punto  ti  dimmo    la  vid  . 

F»Aif-  Madonne  ,  i'  son  sì  plen  del  sommo   bene» 
Che  sj  riceve  appresso  di  ul  grazia  , 
Ch'i' ho  perduta  la  lingua  ,  e  la   mente; 
Sicché   10   men   vado  alP  ovra  ,  dove  punto 
Non   fa  mestier  di  pensare  ,  o  parlare  ; 
Ma   volger  penna,  e  più  T  ovrii  avanzare* 

Do^!r£  u  Addio    ten    va  * 

Fkin,  e  voi  siate  con  Dio. 

Ed  lo   ritorno  ih  ov*  io    lassai. 
Che  bene  aviam  qui   riposato  assai  , 

/a 


«4 
Lo  portamento  di  ^esta  donzella 
Sarà  di  lai  maniera  : 
Che  questo  Livro  vegga  lotto  avanti , 
E  quella  Parte  cerchi  principale. 
Che  va  mò  qui  diaiinzi  « 
Fo'penii,  e  guardi  f  e  consideri   bene 
Quanto  di  quella  è  cìC  a  Ìel  si  conviene  . 
PoVp<>^g3  ^^'^^  ^^i  9  eh*  ancor  vi  ha   cofie. 
Che  a  lei  conviene  in  specie  serrare; 
Tuttoché   r  altre  ancor  si  po-ssan  trarre . 
E  in  questo  non  distinguo 
Gradì  ,  stali  né  meno  di   persone  ; 
Perocché  general  ai  puote   addurre 
A  tutte  quelle  eh'  enno  in  tale   stare  • 
Ma  come   dice  la  Farle   dinanzi , 
Pensi  ciascuna  suo  essere,  e  stalo, 
E  prenda  il    più  ,  e'ì  men  come  convenga  ; 
Purché  con  seco   temperanza   tenga  • 
CoDvien   questa   donzella 
Non  ritornar  al  luUo  ali* osservanza  , 
Che  coDvcnga  a  lei  ,  quando  era  detta 
D"*  età  di  maritaggio  iucomineìare  » 
Kè  ancora  come   vecchia  dea  passare  ; 
Ma  pigli   una   maniera    temperata  f 
Messa    tra  Puna  ^  e  l*  altra  - 
Né    troppo   mostri  allegre^ta    del  bene  » 
Wè  paja    ch'ella   dolente  ne  sia. 
Degli  ornamenti,  e  dei  veUir  s'attenga 


«5 


Si  rn  il  crii  €11  Le  a  quella  vi^  di  mezzo  , 
Così   tiegli   atlt ,  e  porlamenti   suoi  * 
E  aspettaudo    m   casa  quel    tempo 
Che   accorre  ,  anzi  che   uc   \ada  a  lui  ^ 
Meni  allegrezza   nella   mcnle    fiua  ; 
Caccj    il   conlradio  9  e  rieovelU  tutta  • 
I^è    dica    ^ih    r  ho  tempo    perduto  ^ 
Né  pensi  di  cìb  punto  ; 
Ma   fol   ripensi  quel   che    de^  venire , 
Kiconoscendo  il  don  dal  Sommo  Sire  * 
Kon    dica   nil   3110    cuor   lo  mio  marito 
Non   aiù  me    sì    cara,  ch'Io  sono 
Ornai    uscita    d'Hata  di  fanciulla  » 
Ma  pensi  ,  e  dica  all'  uomo  è  più  diletto 
A  dimorar  colla  donna,   eh' è   fatta  ; 
Ch'  a  VCL'  non  può  del  halir  le  fantine  < 
Con  quelle  ara  consigli 
Bagìou amento  ,  e  stato  , 
Ba  questo  fìa  spessamente  belalo . 
Quelle  sapranno  ordinar  la  magione  , 
Queste  la  mettono  in  gran   distruzione  » 
Cosi  pensando    tuttor   del  miglloté 
E   di   piagere  a  colui ,  a  cut    vai  , 
In  poco  tempo  contenta   sarai  * 
E  penserai  di    menar  quella  via  ^ 
Che   el  tuo  compagno  contento    ne  sia  é 
Fa  dimandar   sue   maniere,  e  suo  modi, 
E  pensa  te  di    cotiformare  a  quelli  . 


«6 

Ogni   guardare,  e  ppnsler   vano  ^  e  Tjsta, 

Conviene  in    questo  sUto  a  te  lasciare; 

Accfoccliè  poi  non  dicesse  la    geme  : 

Questa  è  indugiata,  perch' ella  è  Doceoie  « 

Ancor  ti  parti   da!    psrJar   di  amore  , 

Fingi  di    ciò   una   semplice   grossezza, 

MoiUa  che  tu   non    curavi    d'aveHo; 

Ma  poi  che  l'hai  sei   conlenta  di   quelJo  • 

Porle  di    tlia  metli    In  orazioni^ 

B ingrazia    Djo  di    questo  ^  e  gli   altri  doni , 

Fa   dello    indugio  a  lui  grazia  a  potere  ; 

Cfie  stl    conosci  ,  ci   fnl    farli   valere  . 

Contenta  la  che  «ie,  di  lui  clte  avrai. 

Che  tu  saver  non  puoi  j  diente   potesse 

in   fanciullezza  tua 

Venire  a  mano  a  te  ,  o  a  tua  gente  . 

In    somma    dico,  e  tu  piglia  dalTaltre 

Partite  d'esfo  Livro   insegnamenti  ; 

Fa  come  credi  a  te  più  convenire. 

Pensando  spesso  a  tuo  essere  ,  e  slato  : 

Cile  sì   pub  dir  ,  ch^  io  n^abhia   assai  parlato  • 

l\la    per  memoria  ^  e  per  esemplo  a  tutte, 

UJjie   una  novella  ,  e  poi   verremo 

A  jjiiella  Parte,  the  più  stenderemo. 


Uno  Cavaliere  di  Normandia ,  di'  ebbe  nome 
Messer  Oddo  uvea  due  sue  figliuole,  Puna  ebbe 
nome  Margit  ita  g  e  P  altra  Joanna  ,    La  prima  fu    la 


'    8r 

più  bella  Donzella  del  paese  ;  la  siconda  fue  la 
più  savia  9  ma  non  si  bella  •  £  la  prima  era 
di  convenevole  savere  ,  rna  tanto  la  vincea  il  di- 
letto di  farsi  vedere,  cbe  di  senno  pregiata  non 
era  •  Pensava  il  padre  di  maritar  prima  la  savia  ; 
immaginando  che  dell*  altra  non  gli  potesse  fallar 
maritaggio  •  Non  avea  luogo ,  perocché  tutti  attcn- 
deano  ,  e  trattavano  della  più  bella  •  La  savia 
sentio  quesìo  modo  ,  che  tenea  il  padre ,  e  andò 
un  dì  a  lui ,  e  In  segreto  gli  disse  queste  parole: 
Padre  mio ,  voi  savete  che  la  Margarita  nacque  pri- 
ma di  me  ,  ed  è  più  bella ,  e  più  de^na  ,  e  più 
desiderosa  d*  aver  marito  •  E  forse  a  ritener  lei  è 
periglio  maggiore  di  me;  ed  io  so  bene  la  ragio* 
ne  ,  perchè  voi  attendete  a  cacciarmi  di  casa  pri- 
ma di  lei  ,  e  per  queste  cose  io  dico  :  cli^  io  non 
entendo  a  marito ,  e  per  avventura  se  voi  promettessi 
per  me  ,  io  non  consentirei  in  alcun  modo ,  e  spe- 
cialmente prima  che  la  Margarita  sia  allogala  •  Di« 
cea  il  padre  :  io  lo  faccio  per  altro  ,  che  per  lo 
tuo  senno ,  io  fpcro  trovar  di  te  miglior  maritag- 
gio 9  e  fatto  buon  cominciamento  avrò  di  tua  sorel* 
la  miglior  condizione  •  Rispose  la  savia  :  lo  Mon- 
do non  e  oggi  acconcio  a  voler  più  tosto  la  savia, 
che  la  bella  •  Ponian  che  io  la  più  savia  fossi  ;  ma 
voi  mi  credete  velar  gli  occbj  in  questa  maniera  ; 
fate  come  vi  piace ,  voi  in*  avete  intesa  •  Sovra  que- 
ste parole  stando  ,  venne   dentro   la    bella  ,  e  quasi 


ss 

piangendo  disse  al  padre  :  voi  trattate  tutto  dì  di 
maritare  la  Joanna  »  ed  ella  tnltora  ve  ne  lusinga  ; 
ma  IO  V*  ì inprometto  ,  che  se  voi  la  maritate  prima 
di  mt  ^  eh*  jo  me  n*  andrò  col  primo  Cavaliere, 
che  mi  vorih  é  La  savia  non  risponde  :  Il  padre  di- 
ce :  faccano  le  sorte  chi  dee  ondare  innanzi .  La 
bella  non  vuole  anzi  sanza  sorte  vuole  esser  pri- 
miera «  DicraTe  il  padre  :  o  str  la  tua  ventura  non 
\;t  bene,<he  surù  ?  dicea  la  bella:  sarà  che  por^ 
fa ,  purch*  io  abbia  marito  ;  eh*  Ìo  sono  entrata  ne^ 
<|uindici  anni ,  e  b  Joanna  è  ne'  tredici .  Ancora  le 
dice  il  padre  :  tu  se'  malia  ,  ed  hai  su  spelta  questa 
tua  sorelb  di  ciò  ch'ella  piiega  il  contrario.  Di- 
ce la  bella  :  ciò  non  credo  io,  se  non  perchè  toì 
il  dite  «  Ancor  per  tutto  questo  la  savia  non  par- 
la .  Tartonsi  dalle  pari>]e  •  Il  padre  turbato  sì  muo- 
ve^ e  va  sovra  ira  ^  e  marita  la  bella  a  uno  Scu-> 
dlcre  bello  della  persona  ^  il  quale  non  pensava 
d^  altro  ,  che  d'  acconciarsi ,  e  di  pulirsi  «  ed  In  tul^ 
le  le  altre  cose  non  valea  un  bisante  .  E  compiu- 
lo  il  fatto  quanto  al  trattato  ,  e  la  proniessa  ^  loi- 
tìb  ta  sera  in  casa,  ed  ebbe  fucsia  Miirgavlla,  e 
disse  :  or  cero  io  ho  mariuta  la  Joanna  al  cotale 
Scudiere,  ornai  mariterò  le  al  primo  fUe  m' av- 
veri à  *  Allora  ella  credendo  ^  clic  dicesse  da  vero 
cominciò  a  piangere ,  e  disse  ,  che  ucciderebbe  la 
.sorella,  s'ella  II  togliesse  ,  e  giunge  yiìx  ch'elio 
era   stolto  suo   amadore   lungo   tempo  .  Allora   il  pa- 


«9 
4re  alidi)  alla  saWa  ,  e  dissele  tutu  la  verità ,  ed 
ordinò  cfa*  ella  andasse  alP  altra  ,  e  dlcessele  ?uor- 
reaii  tB  accambiare  la  ina  venlnra  alla  mia  ^  e  tu 
abhi  costui ,  ed  io  arò  *]uelio  che  porrà  venire , 
e  coli  fn  fatto.  Bispose  la  bella,  piacemj  »  ADor 
Tenne  il  padie  :  La  dote  di  cosiei  era  li^re  cento 
di  toniesi  ^  e  la  tua  saria  stata  mille  :  Dice  la  bel- 
la non  curo  di  dote,  lo  pur  non  ci  ramarro  di 
dietro  «  Per  questo  modo  h  savia  ingannò  la  bei- 
In  ,  che  r  afiro  dì  compiuto  il  maritaggio  non  era 
Cavaliere  nel  paese,  che  la  bella  volesse  vedere 
per  disdegno  del  marito .  Ora  si  rimane  la  savia 
col  padre  ;  e  '1  padre  vergendo  che  aovra  ira  avea 
male  allogata  la  prima ,  cominciò  a  gitlare  ogni 
colpa  sovra  la  savia  ^  ed  arcala  forte  in  odio ,  e 
disse  a  lei  :  certo  tu  non  alerai  giammai  marjro  da 
me  :  rlspondea  la  savia  di  ciò  son  contenta  •  E  co- 
»1  passò  anni  dieci  .  Foi  fìnaln^eiife  Ìl  padre ,  il 
quale  avea  sovra  ira  fatto  ri  Biliare  ii  retaggio  alla 
prima  ,  morì  in  una  battaglia  •  Sticccdette  alla  sa- 
via tutte  ««e  Castella^  e  terre;  poi  infra  un  anno 
il  fratelto  del  Duca  ,  eh'  era  allora  di  Normandia, 
che  non  avea  iena  la  tolse  per  donna  ,  al  qiiule 
poi  infra  tre  anni  morto  il  Duca  senz''  alcun  altra 
reda  ^  che  questo  marito  della  savia ,  e  a  lui  rirad* 
de  il  retaggio  ;  onde  è  fatt.i  da  figlia  di  Cavaliere 
da  Scudo  Duchessa  ,  e  sono  sotto  lei  tolte  quelle 
del   Bucato   insieme    colla    soreUa  ^  e  col     marito  • 


9^ 
DI   ciò  ha  $ì  grande  sdegno  la   bella ,  che  non  ve- 
nia a  corte  ;  ma   finalmente   li  Duca   fa   qnesta  pa« 
re;  ma    por    Ja    savia     sta     m   sedia   Ducale,  e    la 
bflla    ni   5ul  tapeto  coir^ltre» 

Quella  novella    chi    vuole    Intende   mlenda  : 
Che   bene  fa  alla    Pai  te  ,  rh'  è  della  • 
Ora   volgiamo   alfa    Paile  ,  che   molte 
Parole   aver  conviene  ; 
Perocché    grandi ,  e  cose  più   contiene  « 

PARTE     V. 


Lia  Quinta  Parte  comiucla  qnl  ora  ; 
Dove   si  dee  trattare  , 
Como   si  dee    portar  la  maritata 
Di    giorno   in   giorno^  e  di  tempo,  in  tempo  p 
£   d^  etade   In    ctade  » 
E   con   figliuoli,  e  senua  ; 
Come    lettura  ci   rno&tra   seguente  •  * 

Ma   qui   fu   posta   per   conoscer   meglio  , 
L""  esser   d!   quella   di   ciu  jo  Li    parlo  ; 
Tedila  qui    seguir    dall'una    parte  , 
E   giurar   su   ìn   mi   LlF>ro  a  CastTtate  ^ 
D^  esser    leale  al  suo  novel   marito. 
E  conta  Ca^titute 
A    lei   lo  giuramento    in    questo  modo  * 


^ 


91 

Castitite  •  Tu   giovinetta ,  Vergine  leale  » 
Polche  fre^  volta  a  compagnia  volere  ; 
ConvI^n  eia    me    conformarti,  e  valere. 
Tu  giurerai    kariza  ^  smore  ,  e  fede 
Al  tuo   marito  durante  tra   voi 
I^  vjia  y  che   vorrà   donarvi    Iddio  4 
Tuo  desidero   sarà  di   volere 
Di  lui   figliuoli  ^  e  di    fargli   poi  servi 
Di   quel    Signor,  per   cui   mh   lì  conservii 
Purch^  el  fallasse   ancor  sarà'  tu  ferma 
In   tua   nettezza  ;  sua   colpa   biasmancfo  ; 
Né  consentendo    *' eJ    gisse  fallando. 
Ciuguendo  Jbrza   Inter   di   te   alcuno  ^ 
Tu    conirendiai   tua  persona  a  potere  . 
La  mente   ti  convlen   casta    tenere* 
Userai  quetto   maritai  diletto  ; 
Sicché   non   T  aLhj   il  gran    Sire  In   dispetto. 
Poi    ti   rivolgi  a  legger    questo    Libro  , 
E   serva   quel   che   messo  è  In   iscritto  , 
Quando   vedrai ,  che  per   le  paja    ditto  . 

Giovane  .  Madonna  ^  Io  così  giuro  servare  ^ 
E  cari   tengo  vostri  Iniiegnamentl, 
E   prego  Iddio  ,  che    ben   me   ne  ranuncnti  • 

Cj&titaxe*  Addio    figliuola. 

Giovane.  Addio  ,  Madonna,  siale. 

Giunta   me   a!    marilagglo  ,  r  voi  tomaie , 

Cast»tìte,  lo  tornerò,  e  di  morrò  con  teco, 
Sicondo    che  tu  star  vorrai   eoa  meco  ; 


93 

Ck^io  acvDo  donna  mollo  dUdcgnosa 

DI   quella   genie  >  che  mi  tengoD  maJe  ; 

Però    TTiinaccie  ,  ne    prego  ini  vale  : 

die    più    son   quelle,  che   giurano   as:fai  , 

E  seivari   poco  ,  e  temo    ui    non   sia 

Qnelb    che    rada   per   slmlic   via  » 

GiovA?iE  .  M.idonna  ,  i'  non  sb  ph  ,  che  1'  altre  fanno, 
Ma    jo   Varò  se  a  Dio  place    ogni   cosa  , 
eira    voi   giurai,  e  vo' prego,  siale  osa 
InvIaUrmi  spesso  ,  eh'  Io   non  caggia  ; 
Che  tal    ci   rade,  eh' è    tenuta    maggia. 

Casti  TATE  .  Or  va  con  Dio  ,  e  a  Dìo  li  raccomniaiida^ 
Cì;e    li    può    tu  Uà   salvare  »  e  servare; 
ÌLd   io   ancor  di   le   il    vuò  prpgare  - 
Pallile    ijiic-ite    due    dal    lor    parlare  , 

Ora    conviene  a  nostra    ovra    tornare* 

E   prima    die    discenda   gluso  a  gradi. 

Guarda    eh*  V  non   li    parlo 

DI    questa   colai    donna  , 

Se  non    dapol  rhVlla  è  giuLta  al   marito  » 

Ma    tultavta    vuò  che    tu    aUeudu  , 

Considerala  V  usanza    del  loco , 

Ed   anco   II   grado,  e  l'esser  della   donna. 

Conviene  a  lei  dimandare,  et    udire, 

E  '1  di   the  muove  tener  la   maniera  , 

Si    nella   mossa  ,  e  sì   poi   nel    venire  , 

Che  si    convenga   ogni    cosa  pensata  ; 

Bla   pur   vergogna  ,  temenza^  e  paura  9 


93 


Par  che  convenga  a  sua  portatura  • 

Ma  non  vi.  lascio   del  di  delP anello  « 

Quando  si  dlcon  le    parole  ,  eh*  anno 

A  far  ìulero   il    malrtmon    tra  loro^ 

Che   qui   coafieue  a  lei  essei*  temente, 

£  vergognosa   coir  occhj    chinati, 

Fermi   U  «lembri ,  e  sembri   paurosa  « 

Le   man  non  porga  a  colui  ,   che  la  tiene  , 

Quando  ranello  a  Jei   ù    donò  » 

Ma  prima   aspetti  ,  che  t[imsì    sforzata 

La  man  aia   presa ,  e    poic biella  ^I  piglia  , 

Tton  si  conviene    a    lei  contesa  alcuna  » 

Sostenga    l*  uso   del    loco  ^    ove  ene  ; 

CojI   ancor   quando  Ve    dimandata  : 

Volè   VOI  consemlre^ 

£d    In  cotall   e  slmlìl  parole. 

Aspetti  Tuna ,  e   Je    due ,   e    h    terza 

faccia  soave  ^  e  pbna  sua  risposta  • 

Ma  qui  attendi,  che  quanto  è  minore  ^ 

(D'età   vi   parlo)  j  tanto  si.  concede 

A   lei   maggior   contesa  , 

Così  tanto  minore  , 

Quand^ella    è  più   di   scia  etade    Innanzi* 

E  ancor  poi  ji   rimati  colle  donne, 

Ami   che  vada  a  lui  ,  sembri  eh'  entr^jita 

Sia    In  una  selva    molto   dubìosi  ; 

A  hu   poco  parlando 

In   alti  paurosi  é 


9* 

E  se  aictm  h   eoaforla    dì  parole  » 

Non  fijoUo  curo,  ch'ella  gli   rlipood»  ; 

Ch'egli  è    tacere    In    luogo   di    risposta  • 

Avvieii    che   questo  giorno  ella   si    mena 

A  lui,  ponh  primiera 

Nella   camera   tua 

Mangiar   alquanto  ,  che    poi    fra   la   gente 

Mangiando   meu  parr;i    più    temperata  • 

Aucota    d"'una    cosa  le  ricordo; 

Ch'alquanti    dì   dlnauzl    al    suo    partire , 

Se    non   ha    madre,  ad    alcun  altra   savia 

Dica  suo    stato  ,  o    dimandi  consiglio 

l>i   certe  cose  ,  che   ben    fa   savere  ; 

l-e  qua''  non  cade   a   mettere    in    iscritto  , 

E   ae  ella  è   ul  ,  che  balla   seco  meni , 

Fona  da   lei    hjformazione    avere  ^ 

Che  bene  sta    dlnanii  provedere. 

Muovesi   poi  da  casa  : 

Non   li   domando    se  dee  salutare 

Per  via   passando  ,   o  che    modo    tenere  p 

Di  Ciò   ho  trovate  molte   ^arie   usante  , 

E   di   molte  openlonj . 

Però    dir    si    porrla, 

Djij)andi   della  sua  terra    V  ujfanza  , 

E  del    paese ,   dove   Tè    menata  ^ 

£  quella  servi  con*pu{>  temperata. 

Pirono    alquanti^  che   quando    ella   giugne 

Tra  buona   genie  ^  che    si   lievi   a  lei  ^ 


9* 

lav^r   di  loro  alcun  chinar  dee  fare. 

Quasi  non  paja  tenuta  inchinare , 

Se  non    colore  ,  a  cui  noi    può   ischi'fare  • 

£  altri   dìcon  ,  che  snella  è  fanciulla 

Da  dodici   anni ,  o   Intorno    di    quelli  , 

Non    è  tenuta   d*alcun  salutare  • 

Ma  poi  conviisn  ,  chVlIa  saluti    loro  9 

Che  trova  in  parte  trar  ,  polch^ella   passi  , 

E  più  color ,  che  si    levano   a  lei  • 

Ma  10   per  me  ritomo  a  quel  eh*  ò   detto  : 

Ch*ella  dimandi  l'usanza ,  e  la   servi  • 

Cosi  ancor  nelPcntrare   in    magione 

Di  lui ,  a   cui  ne  va  9 

Lasci  servar  color ,   che  son  con   lei  , 

Quella    maniera ,  modo  ,  ed   osservansa  , 

Che  dà  el  paese  ,  e  a  lei  mostreranno  • 

Le   qua*  biasmate  »  e  lodate  vedrai 

Nella  Sestadecima  Parte  , 

Dove   Prudenza   tratta 

Dell'  avventure  in   donna  • 

Ritorno  alla  materia  seguitare  : 

Dico  che  nelPentrar  della  magione  9 

S'ella  trovasse  ivi   11  suo  marito , 

Finga  di  non   vederlo  9 

Che  fia  cortese  9  e  non  le  farà  noja  : 

E  an  la  compagnia 

Saranno  in  mezzo  a  tenella   sicura. 

Or  mi   convien  partir  la  Parte  nostra 


56 

Per  gradi ,  e  por  toccar  ben  di  clasóiita  : 

Che  questa  è  Parte  faticosa ,  e  luaga  i 

Onde   comincio  ,  e  dico  : 

S*  ella   sarà  figliuola 

Dlmperadore ,  o  di    Re  coronato  , 

^QU   it   pertlene    ornai  ciò  al  TrsiUaio, 

Cosi    ancor  nelPIn Trascritti   gradi , 

Kon   pensar   più   cui  figlluoìa  sia    quella  » 

Ma    sol    colui   a    cui  ne    va   a    marito  « 

Perocché   taulo   cresce  il   suo    onore  » 

Quanto  è  iti    allo   il    grado    Jel    marito, 

Salyo  sed    ella   è  data   a  suo  minore  « 

Tengali    quanto  pub  a   quelP  onore, 

Costumi  ,  e  u^anzir  ,  che  soglion   osservare 

QneUt'  ,  che    in  sua    magione  , 

Boud'  dia  vien  ,  sì   menati  maritate  . 

fiunqna   prendo  Io    slUo  ; 

S'ella  sani   moglier  d'imperadore  , 

O   di   Re  coronalo  , 

Che   Iinperadrke  ,    o  Reina    si   dice  ; 

Dl    questa    vb  trattare  , 

Pompigli   ognuna   per   se  qu^into  dece, 

Se   dì   tal    casa   viene ,   e   va   al    minore  ; 

Consìdeiuto   dà,  che   vi    si    legge, 

E  perchè   «on   più   che   V  altre , 

Lascio  dlmperadrlce 

Quanto    al    porlare  ,  e    di   Reina   dico , 

Tu  poi    Intendi  cosi  di  quelTaltre^ 


97 


CKe  ^anto  a  queste  cose 

Non   u*è  grande  isguaglianza  ; 

E  se  ben  pensi ,  quanto  ad  atteggiare 

Yanno  amendue  di   suo  nome   In  pare  • 

Giunta  che  6a   in  magione , 

Sìcondo  che  da  presso  ,  o   lungi   viene  9 

Faccia   davanti  a  mangiar    suo  riposo, 

DimesiichezKa  cortese  alle  donne  , 

Che  trova   di  là   entro , 

£  la  più  stretta  a  chi  più  è  di  casa  • 

Ed  alla    madre  d>sto   suo   marito , 

O  padre  ,  o  più  Innanzi  , 

Snella  gli  trova   faccia  reverenza 

Umile  più ,  ma   temorosa  a   tutti  , 

Quasi   cogli    atti  più,  che   col  parlare 9 

Sanza   riposo   ogni  suo   diportare. 

Lei   non  dimandi  ,  ma  se  è  domandata  f 

Risponda  breve  ,  basso  e  pauroso  • 

Or  si  conviene   oggi   mai   di    mangiare  9 

Suonan  le  trombe  ,  e   li  stormenti  tutti 

Canti    soavi ,  e  soUazti    d^  attorno. 

Fiondi   con  fiori  ,  tappeti  ,  e   zendali 

Sparti   per  terra ,  e  gran  drappi   di    seta , 

Con  belle   frangte  ,  e   ricami   alle    mura  • 

Argento 9  e  oro,  e   le   mense  fornite , 

Letti    coverti  ,  e    le  camere   allegre  , 

Cucine  piene  ,  e   varie  imbandigioni  , 

Donzelli  accorti  a   servire  , 


98 

Ed  aneor  p»A  damlj^dla  ira  ìùtù  ; 
Armeggiando    ne'  chiostri  ,  u  per    le    yie  • 
Fermi   balconi,  e  Je   loggie   coverte^ 
Cavai jcr   molli  ,  e   valorosa  gente  , 
Donne,    e   donEclle  dì   grande   beltate, 
Vecchie  nascose  in  orazione   a  Dio  , 
Siati   ben  servite  coìh    dove  stanno  - 
Vengono   vini,  e    confelti   abbondanti. 
Là  ioti  le  fmtli  In  divene  maniere  . 
Cantan    gli  sngelli  in   gabbia,   e  per  li   letti, 
Sallan    gli  cervi,  e  cavriuoli,  e    dani. 
Giardini  aperti,  e   spandesl   l'odore. 
Levrieri,    e  bracchi  là  corrono  a   ttra« 
Bei  cncciolin  Spagnuoti  colle    donne, 
Ftu  pappagalli    per  le    mense  vanno , 
Falcon  ,   glrfalclu  ,  sparvieri,  ed  astorrì 
Portan    serpenti    varj    per  tutto , 
Li    pabfron  cortedatl   aHe   porte  , 
Le    porte  aperte  ,  e  partile    le   sale  ; 
Come   conviene  alla    genie   venula  , 
Dotti  sUcalchi  ,  ed  altri   uffìilali , 
Sol    pan   di    manna,  e'I  tempo   preclaro  i 
Surgon  fontane  di   fonti  novelle, 
Spargon  là  dove  conviene  ,  e  san  belle  • 
Dà  la  trombetta  ,  e  lo    sposo  co^  suoi 
Piglia  sua   parte  di   gente   con»' vuole. 
Donne   amorose  ,  giojose  ,  e    piacenti  , 
Dolte  ,  e  gentili ,  e   di  comune   etade  ^ 


99 
PigliaD  la    spost,  e  mento U  coun'dece» 
Dannole  luogo   a  sedere  alla   mensa* 
Mò  damigelle  »  donzelli  d^attorao  , 
Le  molte   donne  allocate  a  sedere  , 
Novellan  tutte    d*  amore  9  e    di   gioja  • 
Vento   soave ,  che  caccia  le  mosche  , 
Tempera  V  aire ,  e  li  cuori   rinfresca  • 
Kide  dal  Sol  la  primavera   in  campi  , 
Non   è  parte,  che  tenga  la   vista  • 
Girron  da   piedi  rii   dilettosi , 
Saltan  U  pesci  alle  volte  deir  acqaa  • 
Uomin  di  corte   vestili    di    dono  9 
Qui  vestimenta  in  guisa  inaudite  9 
Qui  con  le  perle,  e  pietre   preziose 
Su  per  le  teste  ,  e  le  vesti  solenni  9 
Qui  son  ranella  ,  che  danno  sprendore  9 
Quanto  che    il  Sol  dalla  parte   di   fuore  • 
Or  han  lavati   tutti  ,  e  tutte  donne  ; 
Mò  si  dà  Tacqua  alla  sposa  novella  : 
E   torno  a    dir  delli    suoi  portamenti  • 
Siasi  davanti   le   sue  man  lavate. 
Che   non   torbidi  Tacqua  allor    di  troppo. 
Penisi  poco  a    lavare  al  bacino  9 
Bocca  9  over  dente  non    tocchi   lavando  ; 
Che   porrà  poi  nella   camera  usare  9 
Quando  sarà   di  bisogno  9  0   decenza* 
Delle  vivande  odorose  9  e  pia  nette 
Prenda,  ma   poco,  e  *ì  mangiar   molte  lasci  • 

g  3 


ICO 

E  veduto  abtia   innaTizi  più   giorni 

GII    altri   tostami,   eh' eji  di   soTra  scriUt| 

Qui    servi    quel  ,  che  fanno  al   loco  . 

Kon   s'inlrametta  rìpiendei-  chi  serve  , 

Wè   parli  ancor  se   caso   non  la   siringe  * 

Puja   che    quasi    non    curi    solazzo^ 

Sola    paura   le    viuca   il    diletto  ; 

Ma  tenga  sì   le    sue  man   nel    mangiare  ^ 

Che  nel  lavar    la  chura    acqua    rimanga . 

Tolta   la    mensa  colle   donne  stia 

Più   chiara  alquanto  che    nel  suo  venire  ; 

Ma  pur    del  rider   questo  giorno  ^  prego 

Ch'ella   s'astenga  quanto  puh  ,   tegnendo 

La    faccia  ,  che  non  turbala    paja  , 

Sol   paurosa  ,    com'è   detto   spesso  • 

Se  Tallre   donne    dormono    in    quel    giorno  ^ 

£d   ella  pur  si    riposi  tra  loro  , 

E  prenda  fona  «  me  poter   vegghlare  ♦ 

Suo   ber   sìa  poco  ,  merenda    mi    piace , 

Poco   mangiando,  e  cosi    nella    cena 

Troppi   confelti  ,   e  troppe  frutta  lasci; 

Faccia  che   m    più  leggiera ,  che  grave  * 

Alquante  donne    voglionsl  partire , 

Ed  altre  certe  a  lor  camere   andare  ; 

Bimangon   quelle   die  a  sua    guardia   stanno  y 

Tutte  s'accostano  a    lei    confortare; 

Questa   fi'  abbraccia    colle  sue  distrette, 

A  tutte  faccia  carezze  soavi. 


101. 


Addio,  addio,  lagrimaiido  al   pi^riire* 
Tulle  GonforLauo  ,  e    pregan  che  siìa 
SìcuranieDte  ,  e    pi-omeiloiìle   molte  , 
Ch'el  suo  maiito    è  andato    a    loniano  ; 
Le    sue    guardiane    dicou    slintglianle  ; 
Men Olila  dentro  in    cameru    uova  : 
Le    cui   pareli   soq  èì    addrappate  , 
die  non  si   vede  se   Don   seta,  ed  oro, 
GII    sripraletlì    ìitellali  ,  et    a  June; 
Lucon    k  pietre    in    figura   di  Solct 
Quattro    vubln  al  cantoii   Jevan  fiamma  , 
Tanta  amorosa,  che    passa   ne -cuori. 
Qui    ù  raccende  1*  uom    dentro  ^  e  di  fuori, 
Cuopron   lo   suolo   ricchissimi   bissi  , 
Qui   baldacchini  ,  e  li    banchi  d^  intorno 
Tutti  coverti    dt  perle    tessute. 
Guanciali   tulli    di   ^ciumiti    piani , 
Piuma   per  entro  d'  ucelll    grifoni, 
Topazj   molli,  zaffiri,  e   ameraldi  , 
Con  varie    pietre  per  boLtonì    a    (£uelli. 
Letti    ili    su   Iclti    sans^altia  lettiera  , 
Tutti    di  drappi   ol  tra  mar  in    vestiti  , 
Dì   sovra  agli   aUrì   lo  sommo,  e    soave  ^ 
Con    nova  veste    di    lana   di    pesce . 
La    piuma   d'eilo    è  dell' atigcl    Fenice, 
Ufi   cavezzale  e  non   più   vi  sì  trova, 
Grande  non  troppo,  ma  di    bella    fui  ma. 
Lenzuola  «uio  di  seta  curata  , 


'102 

Soave  ,  umile  ,  sottile  ,  t  costante  , 
Colire    solenne,  e  mtaglj  per   entro, 
E  tratti  ad    ago  ,  e  di   vane   icolluie 
Pesci  ,  ed    augelli,  e  lutti    animali» 
Va  una   TÌte  d'attorno   per  tutta  ^ 
Tialrj    di  perle,  e  di  pietre  le  foglie; 
Dove    di    tutte    ?irtù   vi  son  quelle  ^ 
Che  scrliie   Bono  ,  o  nomate   per  belle  . 
Volge   una   rota   nel    nieizo  di  quella  , 
Che   rappresenta    lo   sito  del    Mondo  ; 
In   CUI  augeletti  In  finestre   di    vetro 
C^ntan  ,    se   vuoi,  e    se   non  ,  tacclan  tutti» 
L^i  cticciolìni    di    varie   maniere, 
Non    già  nojosl  ,  né   fanno    romore  ; 
Se  tu   gli  chiami  fannotì  onore. 
Fior    per  le  Lanche  raunatl  ,  e  spaiti  , 
Grande   è    l'odore,    ma   non   soperchiante : 
Balsamo   molto  In   vasi    dì    rr istallo  . 
Dfce  una  balia  :  a    Voi   son    tutte  cose  ; 
Giacerete  soletta  in    quel  letto  , 
"Noi   tiitte  quante  di  q\ili  dormiremo. 
>Joitrano    a  !e!    la  gunrdarobba    al    l.ito  , 
Dove  le  dlcon  ,  che   stanno    a  guardare  , 
Lavano   il  viso,  e  le    mani    atta   Donna, 
B'^acqua  rosala  mischiata  in  viole  ; 
Che    In    quel    paese    così  è    rusania  . 
Concian   sua  testa  ,  avvolgon   le    treccie  , 
Statinole  attorno,  ajutanla  a    spogliare. 


ic3 

Chi  la   discalza,  beata    colei  , 
Gli  suo  calzari    non  son    già  di    cuojo, 
Guardanla   in   viso ,   sed  ella   ha   paura  ; 
Quella  le  prega    di  lor  rimanere  • 
Diconle  di  dormir  fuori   del  letto 
A  pie   di  lei  In  su  drappi,  ch^i*  ho  detto. 
Fannone    vista  ,  e  la  Donna  sorride, 
Mettonla   al  letto ,  sostengonla  prima  , 
Volgon  la  coltra;  e  la  faccia  scoverta  , 
Tutte  le  viste  di  pietre ,  e   di  drappi 
Perdono  a   quella    beliate    amorosa  , 
ChVsce  dagli  occhj  ,  che    d^attorno   volge  • 
Luce  II  visaggio,  svanlscon   le  balie  , 
Chiude  la  Donna   li  suol   occhj  ,  e   dorme  • 
Poi   queste  balle  tradlscon   la  Donna  , 
Escon    per  Tuscio  ,  che  non   le  mostraro  , 
Vanno    allo   sposo,  che  aspetta  di  fuori. 
Il  tradimento   dicono  a    costui , 
Yengon  d'Intorno  al   uovel  Cavaliere, 
Gloven   Signore  ,  possente   Corona  , 
Molti    Donzelli ,  e   Cavalier  ,  che  stanno 
Sol  per  servigio  di  camera  a  lui  ; 
Dannogli   T acqua  simil  che  alla  Donna, 
Blonda   sua  testa  gli  adorna  ciascuno. 
Chiaro  suo  viso  allegrezza;  e    gloja 
Mena  ciascun  allegro   di  suo    bene* 
Lascianlo  in    giuba  ,  conduconlo   dentro  , 
Iscalzan  lui  all'entrata  de'  drappi  • 


104 

Tutti   di   fuori,  e  le   balie   dal  Iato 

Slanno  soavi  ,  ìocomlncia  una  sregllag 

E  si    da   hingi  ,  che  non   faccia  noja  . 

Segnasi   il   Re    grazioso  ,  e   pon  cura  ; 

Fa  sprendor   grande  ^  e    la    Donna  ,  e  le    pletfe; 

E  pare  a   lui  ,  che   sta  Reina   dorma  . 

Elvira   «oave  ,  e  disteste  se    tutto  , 

Par  che    la    donna  gluasse  un  sospiro; 

Hae  n  Re  paura  ne!  letto    sì   covre, 

Fae   agli  augelli  uti   segno  di  canto  * 

Comincian    tutti   ad   «no ,  ad   uno  ^  e   baiso  ^ 

Accenna   il  segno   che   rinnabin  la   voce  y 

Monian  più    &USO  nel    coniare,  e  forse 

Che   sto  romoc    porrla    desiar   la   Donna  » 

Ancor    fa  cenno,  che    più  giidfu    tulli. 

Gì  Ita    la  donna   un    sospiro  ,  e    dimanda  : 

Chi  è   cola?  dice   il  Re:  T  sono  uno, 

Che  menato  h^nno   quù    le   he1(^\   lue  . 

Questa  sì    luiba,  e   chiama    le  balie: 

Risponde  il   Re  io  Tho   cacciate   fuori. 

Questa    sì   move   a    volersi    levare  ; 

Hon   uova  drappi,  che  glie  ne  han  portali* 

Lo    Re  sta   rhi-lo  ,  e    aspetta  di  vedere. 

Perche    maniera    le  possa    pinrcre  ; 

E  dice  a   lei  :  i'^non  son  cjuj  i  euutf> , 

Se  non   per   dirti  alquante    mie   i^unle  ; 

AsrnUa    un    poco,  ed  io    thcu   ^'nb    poi. 

Dire   la    Donna  :   questa   è    villanìa  ^ 


^ 


lo5 


Ud  Re  ch'è   d^tio  si  cortese,  e  saggio 
Ad  una  donna  di  slrano  paese 
Fare  a    scia  casa    si  bel   Iradiiuenlo  « 

10  mi   credea   qui  esser   sicura, 

Mò  veggio  ben ,  che  morrò  di  paura 

11  Re  dice: 

Io  starò  poco,  e    parlato,* eh* io  t'abbia, 

Rimanderò   le  balie   tue  qua  dentro  : 

Odimi  ,  prego,   che  poi  men  yuò   gire* 
Runa  •  Io  non  posso  altro,  già  v'ascolto,  dite: 

Ma  prego  voi ,  che  sien  brevi    parole  ; 

QiM^ho  gran  sonno,  e  la  lesta  mi  duole* 
Ri*  Giovane   bella,  e   saggia  creatura. 

Da  Dio  plasmata  di  si  nova  altezza , 

Che  ognun   ne  prende  maraviglia  grande; 

Onde  ti  vennon    gli  begli   occhi  tuoi  ? 

Oli  mise  in    quelli  lo   sguardo    amoroso? 

Chi  gli  accerchiò  delle  ciglia  celesti  ? 

Chi  ti   plasmò   si  formose  le  braccia? 

Onde  portasti  que*  labri  vermiglj  ? 

Son    elle   tue  quelle  man  delicate? 

Chi    ti   dipinse  la  candida    gola? 

Chi  diede  T ordine  bello  a  que' denti? 

Da    cui    traesti  Tangelica  voce  ? 

Dimmi  per  Dio  !  eh'  i*  non  son  qui  venuto , 

Se  non    per  solo    saver    questa  cosa; 

La  qual  saputa   ksciexotli  in  posa. 


io6 

Reiita  •  Questa  dimanda  »  s*  io  fossi  cotale  9 
Chente  la  vostra  lusioga  mi  porge; 
Porrla  per  breve  risposta  chiarire  , 
Chi  è    colui   da  cui   ve&gon  le  grazie  • 
Ma  me  non   par ,  che  la  gran  sapiensa  f 
Che  si    couvleu    nell* assenza   Regale, 
Foudi  sue   laude   dal  più  degno  lato  : 
Che  voi  laudando   le  fattezze  In  donna , 
Di   sua  vertute  Aon  parlaste  punto  ; 
Cli'è  degna    più  che   temporal  vi&tute. 
Sicch^  è  ragion  «  e   con   sanza   risposU 
Voi   vi  partiate 9  t  lassatemi  ornai. 
Che  sonno  ho    grande  ,  e   vorrei  dormire* 

Bk  •  Come  potea  parlare   di  virtute 

Colui  ,  eh' ancor  non  provò  cortesia; 
Ma   se   tu   l'usi  parleronne  allora. 

BsiifA.  Colui  5  che   vuole  cortesia  usaie: 
Conviene  a  lui   a  tutti  la  faccia, 
E  voi  savete ,  s'egli  è  cortesia  , 
Esser  io-  qui  sola  ,  e   nuda  , 
Venire   un    Re  a  parlarmi  da!  Iato  ; 
E  più  s'el   tradimento  egli  è  pregalo* 

Re.  Io   veggio  ben  ch'il  mio  ardir  fu  grande. 
Ma   io  son  qui    sol  per  udir   parlare 
La    savia   lingua,  ed  ordinata,  e  conta; 
Po'  ine  n'  andrò  ,  e   dirò   le  novelle 
Per  tutto  il    Regno  di  quella   accoglienza, 
Qie  mi   farà  la  gentilezza  tua. 


ao7 

Bniri.  Io  VI  fare!  accoglieuza  d'amore, 
Ma  voi  mi  dite  dì  andallo  dicendo; 
Sicché   io    mi  tengno  i   volermi   dormire* 

Re*  Io  non  dicea  di  parlare  alla   gente. 

Se  Don   di  ciò  che  grande  onor  li   fosse. 
Cosi   ancor  lo  ti  prometto  ,  e  giuro  • 

Keina.  Ora  mi  dite,  che  voi  dimandate^ 
Che  s*  ella   sia  convenevole  cosa , 
Io  lo  'ntenderò  ,  e  risponderò  dapoi* 

Re  •  La  mia  dimanda  è  di  brevi  parole  , 
Tu  m^intendesti  di  che   io   ti  laudai  ; 
Vorrei   veder   le   tue  fattezze  tutte, 
Ch*  io  po^potessi  a  compimento  dirne  • 

RjUNA  •  Se  io  vi    mostrassi  dalla  gola  ingltuo , 
Parlar  del  Re  che   parria   cortese , 
Diventeria   forse  alquanto   villano. 
Ma   io    dirò  di  quelle  non  cotante 
Fattezze  mie  a  parole    con  voi  ; 
£  poi  porrete  di   quelle   parlare  * 

Re  •  Piacemi  udirne ,  che   se  poi  passarne 
Porrò  ,  per  tanto   contento  m^  arai  • 

RiiRA  •  .Non  intendiate  ,  ch^io  qui   le  vi  dica 
Singolarmente  ,  ma  tanto    prometto  , 
Che  lo  parlar  ch^io  farò ,  intenderete  , 
Quanto  conviene  ,  e  bisogna  savere* 
£  qui  comincio  ,  intendetemi   bene  : 
Lo  petto  mio   è   soave ,  ed   umile  , 
Bianca   la   pelle ,  e  macula   non  sente , 


io8 

Ed  ha   due  pomi  odorlfichì ,  e   dolci  ; 

Che  fuioti  colti  dair^lbore  vlia  , 

]^o   qual    nel    mezzo   puradi^o  è   posto  . 

Questi  uesssuna  persona  ha  Eoccalì  ^ 

Ch'io  era    fuori   di   noirice  ,  e    ól    madre; 

Quando   in  segreto  nic    ^\ì    diede    Iddìo . 

Questi    non  dieJ ,  se   non   sapessi   a   cui  j 

E  perchè  poi    non  mi   fosson  Tuia  ti  ^ 

INon   voò    dir  tuiu  la  vìrlute  ,  che   haoao  * 

Ma  tunlQ    dico,  che  beato  è  quello. 

Che  ^U    potesse    toccar  solo  un  poco  ; 

Yedcr    non    dico,  ch'esser    non    poriia*^ 

Tflel  cingner  mio  si    raggira  piacete  , 

HctLez.za  ,  e  tenerezza  ; 

Che  stende   una    veste  cristallina , 

Che    pende  ijìuso  Jnsino   alle  glnocthla  , 

Sotto  la.  qual  Verginità  dimora  * 

Quella    h    ledei,  credente,  e  aemplicetta  , 

Colla  ghirlanda    indorata,   e  sprendente. 

Uà  gr.in  paura  ,   quando  ode   contare 

Bi  &c    parole  i  però   voi    udirete  : 

ChMo   dleo  pian    ch'ella    non  *I  smarrisca* 

Ella    è   colei  ^  rh'  à  compagno    i!    figliuolo 

Del  Sommo    Iddìo,  e    sua  Madrt-  con    esso. 

Eli*  è-   colei,  che   con    niolte  sleale  In   cielo, 

Eir  è    colei,  the   In  teiia  ha    pochi  seca  • 

Le     mie  glnorrhia  ,  e    le    gambe    co'  piedi 

lianno    con   seco   una  forma  j  che   ride  * 


Quelk  fe    figura   di   colei    ch'in   irlta 
Ancor   ci   Mi   grazie,  i/lnù  ^  ed  affetti. 
Che  degni  *oii  di  trovare  ogni  dono; 
E  prìegan   Voi  ,  che  ve  n'  andaie  ,  eh'  Io 
T?on   potrei  più  cessare    di   dormire. 
Er*  T^obil    ctealura  ,  valorosa  ,  e  dolce  , 
r  son    non    meno    del  luo  bel    parlare 
Olii  preso,  che  di  tua  bella  sutura. 
So  che    laudare  per  quanto  m' haMetlo , 
E  eredi»    assai   a   queste    lue   parole: 
Ma   ben   vorrei  poter  parlar   di    fermo; 
Siccb'  io    ti    priego  ^  che    ti  piaccia    alquaolo 
A   dimostrarmi  le  gioje ,   ch'hai   detto, 
O    sostener,  die    io    Ja   !or  forma   tocchi  • 
Beitta  *   Non    &i  conviene    in  parole    di  Re 
Trovar   si  poca  costanza,  guardate. 
Che    promettesti  partirvi   da   mene, 
Sania    dimanda    villana  ^  od  ingiusta  . 
K£»  Et   io  ti   voglio  servar  la  promessa. 
Ma  una    sola  giojclta   dimando  ; 
Che  portar  per  tuo  amor  voglio  in  battagliat 
Quella  ghirlanda  indorala  li    chiegglo, 
Che  mi    dicesti    di  sovra,  chiavava 
Verglnltii  nella    sua   monda    testa* 
Beiha  *    \oì  siete    posto  alla  maggior   volere. 
Ben  siete   Re,  che    il   Re  vuole    gran   cose: 
Giurate  a  rae  ,  che  ben  la   guardatele  , 
E   osserverete   imiera   fede  a  lei  ; 


y 


110 

Che   in  altra   ginsa  lo    ni>n  la  *ngtltincrcl  , 

Be  é   Trova  con   lei    ogoi  putto    che  puoi  ^ 

Et  IO  pi  ometto  a    suo  piacere  ,  e    giuro  > 

EfiTlfi  *  Poti   Ȉ  la   man  ; 

B£.  Ben    mi   piace  : 

Il£l5A  +  Fai    sì  ? 

Re  .  Vita   mia  &\  ? 

Loil  pailaiulo,   e  ranlando  gir  ugelli^ 
Per    filala    guardia    lo  fuoco  s'acceode  : 
Air^cijuas  alPiK^iua,   romor  grande  è  in  sala  ^ 
Ba  la    trombDita  ,    armasi    la    genie , 
Koii    sì  sa   ben    per  ciascun   la  cagione  ^ 
Sei  rag Ij  in   via ,   e    Cavalieri   in    piaixa  i 
Dfntio  al   pfilLi7.ta    lo   fuoco    s^  abbatte, 
Saltini   le   donne  co 'pi  è  sii   per  elio  < 
Ancor   lo  Re  ,  e  k   Reina  stanno 
Ili   Inr  novelle,  dicendo,  e   ridendo, 
Ciedon  *he    sia   romop  per  h  festa: 
Suona    la    sveglia ,   l'aurora    apparisce , 
Bussa   il  romore  ,   e   la  gente  s'addorrne  . 
Cantan    intanto    alla  ramerà   presso  ; 
Viene    il    gnui    giorno,  Jo    Re    si    riveste: 
Nuova  ghirlanda    alla    sala    rapporfa  , 
Poi    la   corona    su   queUa   nel   cerchio  - 
Sn' viso    chiaro    dimostra  la    grazia, 
Cfie  dentro    a   quella    camera  hae  trovata  * 
Su'  C^iineriere  ,  e   donzelle  ,  con  balie  , 
Veston   la    donna,  e    compagnia   le    fatino: 


Ili 

Tutte  dioìnndaD  com'ella  ha  dormito* 

Quella  tacente  sorride  »  e  yergogjia  • 

Ora  si  Tiene  a  divisar  lo  modo  : 

Che  si  conviene  servar  alla  Donna 

In   questo  giorno  ^  sicondo  che    segue  • 

Ma   perche  ora  la   Donna  è  menata 

Nella   gran  sala ,  ed  ee   locata ,  e  siede 

Con   molte  donne ,  che   intorno  le  stanno  ; 

Anzi    eh*  io  vada   più   innanzi   del   Libro  : 

Ponete  cura   com^ella  par  saggia  , 

E  comò   onesta  ,  e   comò  dolce  ,  e  piana  ^ 

E  sua   bellezza ,  e  statura   solenne  • 

Vedete  ancora  le  donne  d' intomo  , 

£  le  donzelle  aveuanti ,  e   giojose  ; 

Che  stanno  insieme   a  ragionar  d* amore» 

Hanno  cacciati   e   Cavalieri,   e  tutti  ^ 

Altri  donzelli    per   dar  sicuranza 

A  questa  Donna  9  che  ben  si  conviene  ; 


Lo  Re  cavalca   con  tutta  sua  gente: 
Qui  è  la    gioja,  allegrezza,   e  bene; 
Ognun   contento   di  ciò  ,  che  conviene  • 
Seguita  qui  di  trattar  ,  come  siede 
La  nobll    donna ,  e   della  contepen«a  , 
Che  si   conviene  in  questo  luogo  a  Leii 
I7on  troppo   allegra  ,  né  malinconosa 
Mostri  la    cera  alquanto  pia  sicura. 


112 

Gli  occhj  ver  terra  ,  e  d^  Intorno   gli  lievi 
Quando  le   parla  alcuna   delle    donne  ; 
E   nel  levar   non  gli  avrà   quanto  puote  • 
Stìvru  $m    stia  9  e   le  mani    al    maniello 
Ta torsi    muova  ,  the  non    paja  pietra  « 
À   clu  le   pavb  ,  rivolga    la  te«ta 
Soavcmrnlc   iti    yllo   lemoroso  » 
^'è   sia  con  ente    a    rispondere  j  e  brieve 
Farcia  rl&po^iU   a  chiunque    ìe   pkila  » 
Stble    dal    lato   a  tentici  savia  donna  , 
Li    qual   lìsponda   per    lei   lai   fiata  ; 
Quando    del    Be  sì   parlasse    d' attorno  , 
0    (piando  fosjse   la   proposta    lunga  , 
Che  couvcnnse   non   fireve   risposla - 
E    perchè  meglio    eouiprcDda   cfascuns 
^ul4   nmdo   tulio ,  che   servar  conviene  ; 
Vedi    [a    Donna  ,   e    P  ahi  e    luUfi   slare  , 
Com*  lo    C  ho    dello  ,  e    togli   alquanii  eiemplt 
Pel    parlare,  tlic    fan  eerte,  e   poi  le    risposte 
Che  fa  la  Donna,  e  talora    alcuu'ahra  , 
Et    ndirai  j    che  la    Donna,  eh""  è    della 
Quando    sì    h  me  orione   del  marito  ^ 
la   la   rLs posta  p(^r    una  ,  che  dice  » 
bell'altra   caso    talora    risponde  : 
Ch^  eli'  è    usan^   di   novelle   donne  , 
Anror   non  fai    del    marito    parola  ; 
Vedrai   più    innanlì   11  quando,  e   corno   de<:e  « 
Or  guarda  ,  vedi  la    della    Reina , 


115 

E  ti^tte  l'altre:,  e  colei»  che  si  leva 

È  na  Contessa  valorosa  ,  e  grande  f 

Ghiera  venuta  ad  onorar  la  G>rte; 

Chiede  comiaio  y  che   si  vaol   partire  ; 

Dicendo  queste  parole  alla  Donna  • 

Contessa  •  I^  sono  in  questo  di  la  più  contenta 
donna  ,  che  giammai  fosse ,  e  cosi  e*  possano  es« 
ser  tutte  le  circonstanti  donne;  veggendo  ch^el  Se- 
renissimo Signor  nostro  Misser  lo  Re  »  (  al  quale  si 
conviene  ogni  onore,  e  grandezza,  e  grazia;  come 
a  colui,  eh' è  pien  d*ogni  virtute,  ed  al  qual  non 
si  può  notare  alcun  difetto),  è  accompagnato  si  alta- 
mente •  E  che  la  sedia  della  sua  compagnia  è  ornai 
ripiena  di  si  nobile,  e  adorna,  e  di  si  virtudiosa 
creatura  ;  della  qual  cosa  ,  apparenza ,  e  costumi  si  co^ 
glie  r  effetto  •  Ringrazii  Iddio  la  lingua  Regale  di 
sì  alta  grazia  ;  e  beata  quella  corona  ,  che  fu  fab- 
bricata in  si  nobile  ,  e  grazioso  punto ,  che  cigno 
i  capelli  di  si  nobile  testa  • 

Regno  beato ,  che  lume  riceve  ^ 

Da  questa   Stella  bella  ,  e  si  lucida  • 

Donne  per   Dìo!  attendiamo  Mo  specchio^ 

Che  fia  salute ,  e  consolazione  , 

Insegnamento  ,  e  dottrina   di  noi  • 

Voi  alla  Donna  ,  sincera ,  e  famosa 

Amabile  ,  e  benigna 

Volgete  gli  occhj  della  mente  vostra 

A  pensar  di  colui  , 

h 


iti 

Che  dato  ?^lia    iold  Iddio  per  compagnia* 

Lauden   git  Cielj,  e  ta  terra    quel    giorno  , 

Che  si  traili)  di  total  crtmpa^Db  . 

LaudisLti   vieppiù  de)    traila  lo  compiuto  , 

Ch^  io   non    porrla  colla   lingua   vlFente 

Tanto  lodare,  e  ringraziar  Colui; 

Che  questa   grazia  h^V  data    a  questo  gioroo  : 

Che    più  aisai  obbligata    non  fosse  * 

Sicché  di    cosa  alla  qual  sofG dente 

Non  sono ,  Intender   non    mi  vub    in  parole , 

Ma    prego  qne*  che  formb   Voi  ,  e  Luì  ^ 

£  die  congiunse   bì    allt    pianeti  ^ 

Come  voi  Due  a  luce    del  suo  Regno  ; 

Che  VI  conservi  ]a    vita,  e  T onore, 

£  diavi  quella    con    tutto    diletto^ 

Poi    vi  riduca  insieme  al   Regno    eterno , 

Pien   d'ogni    bene  sanza    manco    alcuno, 

lo  per  me  dico  a  Voi  Eccellentissima  ,  e  Cle- 
nientissima  ,  et  Amantissima  Donna  ,  che  volonller  io 
vorrei  potere  dimorare  ,  e  condurre  i  di  miei  ap- 
presso aVaggj  di  sì  alto  lume  :  mu  io  ho  certi  Tas- 
sali! perversi ,  che  sempre  stanno  in  guerra  ^  e  in 
travaglia  ;  mandato  ro'  hanno  una  lettera  ,  che  biso- 
gno è  per  lor  campamento  la  tornala  mia  *  Su  pli- 
co a  Voi  j  che  vi  debbia  piacere,  eh*  io  vada  ih 
colla    v  OS  Lia    licenza  - 

Levasi  suso  una  savia  donna,  che  in  compagnia 
della  Reina  venne  j  ed  accosiossi  a  Lei  ,  e  dìmandol* 
la^  che  alla  donila  le   parca   dì  rispondere  • 


115 

La   Reiba  dice  :  rispondete  come    si   conviene 
tir  altre  cose,  e  della  licenza  lassate  a  me. 
Ora  risponde   questa  savia  Donna  così  : 

Àvvegi)ut-hè  molle  «avle  dòiiue  siano  alla  compa- 
gnia di  questui  nostra  Donna  ^  Madoonji  la  Reina  ^  le 
quili  averìani>  meglio  saputo  rispondere  al  grande  vo- 
stro senno  ,  Madonna  la  Conlé^s^  ;  nientedimeno  im- 
perocché Io  più  tempo  hb  costumato  ,  e  riparato  ap- 
presso la  soave  sua  ,  e  benigna  Eccellenza  ,  col  suo 
cofn  manda  mento  rispondo  :  e  nel  suo  senno  ,  e  nella 
aua  a  Ile  zza  sta  di  correggere,  e  far  menda  coKi^  dove 
per  fallanza  di  savete  non  seguitasse  In  lutto  la  sua  in* 
fallibile  ,  e  iapientrssima  InteuEione  ■  E  prlmieramen- 
le  sovra  le  lode  dello  eccelso  Signor  nostro  Misser 
lo  Ke  j  Madonna  la  Beina  non  sovrasta  di  parole  • 
L*  una  ^  perchè  la  sa*  eltitudltie  ,  e  la  fsi ma  delle  vir** 
tà  sue  SQuo  per  tutta  la  rotondil^i  della  terra  ma- 
nifciite  .  L'altra  perchè  a  novella  sposa  dello  sposo 
parlare  vergogiit  contradla  •  A.lle  lode  che  piacque  a 
voi  di  dare  a  Lei  5  ancor  non  riijponde  ;  peroccliè  se 
In  Lei  non  fosse  conipioiento  tanto ,  c]u:into  per  voi 
è  dello,  ella  ispera  in  Dio  ,  e  nel  juo  Signore  ,  Missec 
Io  Re,  che  da  lor  vena  effetto  d'ogni  grafia.  Alla 
allegrezza  ,  che  mostrate ,  ed  alla  lode  ^  che  fate  del 
ben  comune  del  detto  nostro  Sigoore  ,  e  di  Lei ,  e 
del  Eeguo^  commenda  la  vostra  ordinata  loquea  ,  e 
per  tutte  le  cose  ,  e  per  la  cortesìa  della  vostra  ve- 
nuta a  onorar  Lei ,  professa  a  voi ,  quanto  a  uovella 

h  2 


tic 

Belila  sì   conviene»  La  HceTiza  per   voi   dimandata} 
j't  èhk  ella  come  a  Lei  piace  • 

BxiKA.  Che  VI  piaccia  di  non  lasciarci  cosi  tosto  , 
ma   quando  ciò  sania  vostro  damiaggjo  essex-  possa  , 

CojfTEssA  »  Madonna  io  sarei  bene  in  concordia 
con  Voi  ,  quando  i)  poter  ci  fosse  , 

KoHA  ,  Voi    nudale  con    buona  ventura. 

CoivTEssA  i  Addìo  Madonna  • 

Zia  compagnia  Lullo  addio  i  addio  > 

Ora  si  leva  nna  donna,  moglie  che  fu  di  Ca- 
valiere del  paese  ;  la  quale  vegnendo  alla  detta 
corte  erasi  trovata  in  cammino  colla  delta  Con- 
tessa; udendo  del  partir  di  lei  vuol  dimandare  comia-^ 
to  per  andarne  Insieme  con  essa ,  Or  seguita  il  dir 
di  questa  donna  -  Ma  qui  aUenJele  ,  che  perrhè  qne- 
ita  donna  non  fa  menzione  del  detto  Re  nel  suo  di- 
re ,  U  Reina  prende  sicurtà  di  rispondere  ella  in  per- 
Iona  »  Ma  perche  non  paja  in  cib  far  dlsinore  alla 
Contessa,  alla  quale  fé  rifondere  ad  altrui,  udirete 
dì  sotto,  quando  la  donna  avrà  detto,  e  la  Heina 
verrà  a  rispondere  ,  ìa  cagione  ,  ch'ella  assegnerà  nel 
£uo  dire  a  scusa  di  ciò,  e  a  non  fare  nunore  la  ri-r 
aposta  di  colei,  a  cui  maggior  si  convenìa.  Ecco 
qui  la  fignra  della    donna  che  ora  parla  ;  e  dice  cosi  : 

£■■  si  trova  scritto,  che  invano  lavorano  coloro, 
che  5*a0atic;ino  d^altorniare  il  lume  eternale  con  lume 
mortale;  sicché  pensando,  che  per  mio  parlare  alla 
Vostra  Magnlflccntissima  Siuceritii ,  Adorneiza  ,  e  Pie- 


117 
nez^a  di  vinù,  non  ponk  crescere  nome,  o  fa^ 
ma  f  perche  tanta  è  T altezza  dì  voi  in  tutte  le  delie 
cose ,  che  la  mia  debolezza  non  sola  melile  agj^iu- 
gner  non  porrla  a  dirla  pie  un  metile  y  o  fade  accre* 
sciraenlo  ,  ma  *oh  una  pailkeila  della  Vostra  Su- 
perchemenenza  non  porrla  coniare  •  Onde  lassata  la 
cosa  Ini  possi  bile  vengno  btleremcule  ,  Madonna  la 
Belna^  a  rjngraÈiare  Iddio  ,  ch*lia  cosi  utilmente  del- 
la vostra  Persona  provveduto  a  questo  Regno  ,  E  Voi 
prego  V  e  conforto,  che  vi  piaccia  di  voler  d^re  Io 
vostro  sludio  a  ogni  onesto  diletto  ;  acciocché  alle- 
grezza dimori  con  voi  iu  hmga  ,  e  dllkilevole  vi- 
ta ,  della  quale  prego  Colui  ^  che  mise  lauta  soU 
iicjtudine  in  formar  voi  così  compita;  che  solo  è 
egli  quello,  che  se  giunta  vita  desse ,  lo  porrla  fa- 
re *  Appresso  prej^o  la  vostra  clrcuspetta  coriesìa  ^ 
che  vi  pjuccia  di  licenziarmi  ,  sicch*  Io  possa  ii- 
lomare  a  una  vostra  Terra  ,  che  Io  tengo  ^  dove  so* 
no  ,  e  sarb  seni[>re  a  ogni  voslro  com mandamento 
apparecrlilaU  ;  che  i|uaudo  la  valorosa  donna,  Madon* 
tia  la  Contessa  ,  che  davanti  hae  pallaio,  p^issava  per 
lo  paese  ,  venni  a  sua  compaguia  ,  e  trovala  di  tan* 
lo  diletto,  che  ijuando  vostro  piacer  sia,  tornerei 
volontleri  con  lei  ,  per  farle  nella  detta  vostra  Ter- 
ra    quella   accogllcnz^a  d'amore,  ch'io   potessi. 

Reihà  .  DI  vostre  lode  far  risposta  mestier  non  fa  ; 
perocché  ben  si  conosce  perle  genti  d^aiorno,  chp 
vostra   pillare  è   più  da    concila  j    che  4a  creden- 


ii8 

za  ;  ma  tuttavia  di  vostra  bella  ,  e  cortese  parlada- 
ra  TI  siamo  obbligate  a  vostro  piacere  ,  ed  onocè» 
Quanto  alla  licenza  vi  diciamo ,  che  tauto  abbiamo 
udito  di  vostro  savere  ,  che  volontier  ci  riposero* 
mo  ancor  con  voi;  ma  perchè  la  Contessa  ne  va- 
da meglio  accompagnala  ;  e  nella  sua  compagnia  ri- 
ceviate il  diletto,  che  dite:  anderete  con  btton# ven- 
tura •  Non  rispondemmo  alla  Contessa  in  persona  , 
che  a    tante  belle  cose  nuova  sposa  non  basta  • 

Donif  A  •   Madonna   vostro  commandamento  sarà 
adempiuto  •  Addio  siate  • 
Reina  •  Andate  addio  • 

In  questo  dì  non  si  da  più  briga  alla  Donna , 
che  le  altie  donne  ,che  eian  venute  alla  Coite,  si  par- 
tano la  maggior  parte  II  terzo  di,  e  specialmente  quel- 
le che  sono  da  lungi  ;  sicché  questo  di  non  ti  scri- 
vo altro  ,  se  non  che  le  mense  apparecchiate  sono  , 
ed  il  Re  è  tornato  •  Lh  vengon  Cavalieri  per  condun- 
re  la  Donna  a  una  sala ,  dov'  ella  con  sua  compagnia 
dee  mangiare* 

Lo   Be    per  avventura   si    trova    in    sulP  uscita 
della  sala  quasi  davanti    a   Lei* 

EPa   vergogna  e    teme,  e   china  gli   occhj; 

Aìi^uanto    sorridendo  , 

E   poi    serva   Tusanza  ,  che  di  sovra  è  detta 

Drl    primo   di,  ma  non   tanto   distretta. 

E   puote  ben  questo   giorno  parlare 

Alcuna  volta,  ma   sia  rado,  e. breve; 

£t  abbia  prima  pensato  nel   cuore, 


Quanto   di   fuor   la   lìngtia  dee   parlare. 

Qui    d'altre    regole    non  vi  discrivoi 

Passi   da    se    lemorosa    non    tanlo. 

Fido  alla    sera    siconda   che   viene  . 

lo    questo  ancora   lungo    non    vi    parlo, 

Che  quella    donna,  die    navira   il   tnare  » 

Ben   dee    laver    come   sì    passa   II    fiume  * 

Ben    voglio  alquanto  ricordale  a  Lei, 

Per   non   lassar  quel  cli^ebbi    in  mandamento 

Ba  quella  Donna  ^  che  m^udusse  alF  ovra  ; 

Che    fu    total    ch'io  leccassi   ogni    lato, 

bì  non    volessi  da    lei    riprensione- 

Àlienda    dunque    la   nobii    Reina, 

Che   non   conviene    a  Lei  in    questa  aera 

Tanta  salvatlchezza 

Usaf  ,  ne  che   si  muova   tenerezza  . 

Dice   lo   Re  a  Lei  : 

Re-    Donna  placente,  amorosa^  e  gentile  « 
S'el  fosse  tempo  ,   che  tu  mi   volessi  « 
Come  conviene  ornai    pailare   alquanto  ì 
lo  t'ardirei    pregare,  et    indurre, 
Oh'  ci  tradimento ,  eh*  io    cerco   di   farti  9 
Per  esser    teco  ,  et   udirli  parlare  , 
Di    tuo  volere    io   potessi   lassare  • 
E  che   fossi    a  me    H  sicura. 
Che  non   fosse   bisogno 
Pregare    altrui    di  voler  esser   lero  > 

Reina  •  Messer   voi   siete   sì   cauto  ,  e  sottile  , 


120 

Ch'  IO   Teggio  ben  »  eh*  io  noD  porrla   scampare  , 
Ch'io  non   conveugnia   vostro  piacer   fare. 
Ma    ben  $ada  p'tù   vostra  cortesia  ^ 
Voi   mi  pet donerete  ^  se    a    voi  piace 
Andare  a    slar  eolii  vostri  Baroaì  ^ 
Lassar   dormir   le  donne   a    Jor    maniera. 

Bi: ,  SVJ   fosse    tempo  d^arnnd   allora   è   vero. 
Che   delle  donne  ù   vuol    ricordare^ 
E    eo'  Baron    de\la  guerra    pensare  • 
Ma  tu  sa' ben   che    noi  siamo  in    gran   pace, 
Penilaa  di   qne!  tlie  la    pace  vuoi    dire  , 
E    chi    arli   sonno   si   porli   dormire  • 

B^nt A  .    M  es.^er  or  non  correte  ,  è  egli  ancor  giorno  | 
E  non    è    tempo  ,  che   sonno   richeggia  ; 
E    Io    fn 'audrò    a    posar   colle   donne  . 

Ri  ,  Tu  se^  f  irata  ,  petdonami  alc|aanlo  , 
Ch'egli  è  passalo  due  parti  di  noire  ; 
E  tuue  le  altre    a    letto  sano  andate. 

Chiama   la  donna   una    su^    carnei i era  : 
EJPè    ben  presso,  ma    non    le  risponde^ 
Dire  ella   poi:  or    por  con  tradimenti  i* 

1*0  Re  risponde  ;  a  me  conviene    usare 

Leanza  ,  o    tradimento,  o    <he   mi    vai;l»a  . 

Rii?fA  .   Messer  or   ecco    non    posso    fuggire  , 
Gite    a    dornsire  :  e  qut  sono    «ecoidiiti  , 
Laisali    oiiiai  ,  che    di    noitp    non    fi^rlo  , 

I-o   ivi'i€\    'j^utruQ   rol     ^ran    Sol     ^\    leva 
La  grn£-tosa  Compagnia   de*  Hue  : 


131 

YcngMi  .le  donile  ,  e  menan  la   Beiaa 
In  un   giardìa  tra. le  rote,  e   ira  fiori* 
Quivi  comincia  41!   sua  man  la  Donna  9 
E  fa    per   §e  4ina  sua  ghiclandetta. 
Una  ne  fa  che  la   presenta  al   Re* 
Dice   così  a  colei  che  la  porta: 
Tu   ten  girai  -  al   maggior  dell'  ostello  9 
Non   dir  di  me    come  hai  cara  la  vita; 
Ma.  di  la  donna  9  che  tradito  avete  9 
Questa  ghirlanda  vi   manda 9  elisio  porto* 
Dlcon    le  donne   d'intorno  9  Madonna  9 
Tosto  vi  siate  accordata  con  Lui  9 
Buona  è    la  guerra 9  ch*en  pace  si   trova* 

Beuta  •  Donne  9  seria   a  me  vostro  consiglio  9 
Ch^io  lungo  tempo   tenessi  la  guerra  9 
Della  quale  io  alla  fine  convegno 
Yenire  a  voglia    di  Lui  9  che  la   mosse  • 

Donne  •  Certo  9  Madonna  9  da  voi  preso  avete 
Vostro  consiglio 9  che  non  ci  chiamaste. 
Ridon  dintorno  9  e   la  gran  festa  fanno; 
Muove  colei  che    la    ghirlanda  porta  9 
£  dice  al  Re   1*  ambasciata  commessa  ; 
Poi  la   ghirlanda  nella  sua   man  pone  • 
Ginla   lo  Re  la   mandata   a    Baroni  9 
La  damigella  sua   risposta  attende  • 
Dice  lo  Re   le  parole   seguenti  : 
Tu  ten  girai  a   colei ,  che  ti  manda  9 
Ch'  io  non.  so  ben  chi  eli*  è  9  ma  io.  penso 


122 

Ch'ella   sia  quella  ,  che  idi  fece  un  furto 
Di   queIJa   cosa  ,  eh'  io   aveva  più   cata  ; 
Sicché  se  fosse  tradita  ,  paresse 
CJie  fosse  st:tta  da  me    quella    donna  > 
T^OQ  fu  l ràdila ,  ma   per   far  rendei ta 
Trassi    inver   lei   quella    nuova  iaeUi  . 
E    mentre    eh  VI  la    tiot)   mi    rende   il  furto  « 
r  penserò   di  fedirla   più   forle  $ 
SoJ    1^  assicuro  non    tema  di    morte  * 
Stanno  la    Donna,  e   le   donne  tra  fiori, 

Chi   fa    ghirlande  ,  chi  canta  ,  t  chi   coglie  ^ 
Ver  far    sua    doni  le    tose    del  luogo  ■ 
Glugne,  che    riede  ^  questa  damigella. 
Fatinosi  Incontro   ridendo  in  ver  lei, 
Menanla  tutte  alla  Reina  avante  • 
Qui    ^''inginacchia  ,  Madonna  ,  V  son  motta 
Che  le  parole  del  Re  m'hanno  punto 
Si  dì    doicezsa,  eh'  i'  non    so  rhe    dica  - 
Cade  costei    lutia  smarrita  ^  e    vinta  , 
CIttanle    tutte    le  rose   ne)    viso. 
Chi   le  viuole  ,  e    diverbi  altif    fiori  ; 
^ulla  le  giova  ,  che  ancor  sì  lisenia  i 
Ddlalen     iniorno  ,  cantando  ^  chiamando  ^ 
Ccrconle   i  polsi,  IVegando    le    braccia  ; 
Leva    una    voce  cotal  :  moito  voglio; 
Poi    non   più   parìa  ,  cuovronla    di  fiori  , 
Fannttle  croi  i  (ti  glglj  amorosi  , 
E  mandan  T  altra    damigella    ancora  *" 


125 
Cui    la  R^ina    cotnroaDda  ,  che  dica 
Quella    vcnluia   f.er   ordltie  tutta  ^ 
E  tlie  dimandi ,  che  Pera  commesso 
Glie  I  jspoiidesse  a  colei ,  ihe  mandava  • 
Gjugne    davanti   al   nobil  Re   costei  ,  * 

Ma    quando  entrsTa    alla   primiera  porta  » 
Dalla  Bcgal    Maestade    trasse   Amore  , 
Che  a    quella  d;tfu igeila    die    per   fianco  | 
£  ne  Tenia  piangendo. 
Lo  Re   vf^ggendo,  rh>lla   era    fedita, 
A    duo   Cavalicr   manda ,   che  <:oitei 
Tornasson   dentro  alle  donne    nel    giardino; 
E   dlmaudasson    di  tutte  novelle  , 
E  rome  avea  parlato  la   prima . 
Ciugnendo    lor    tra   le   vinte  primiere  , 
Avendo    in   braccio   costei  ^  che  cadea , 
Vjder    la   somma  Rema   sedere  ; 
Dal  cui   Vi  saggia   utio    «prender  51   mosse  f 
CU*  a  questi    Cavalier  da    parte    a    parte 
Piisih    dal   petto   alle  reni   Io    un* ora  p 
Qui   fur  li   fior?  9  e  le   cose   per  nulla. 
Pur   cadder  morti  >  e  là    Reina    ride , 
Crede  che    questo  sia    beffe,  o    salazs^o* 
Bimanda    T  alita,  ma   lu   uTia   vecchia. 
Che    andava   armata  ,  e   non    avea  paura  ; 
Ch'era    a    guardar    Io   giatdln    per  avventerà , 
Cui   la   Reina  com manda  :  dirai 
Tutte  le  cose  ^  che    tu  hai   vedute  , 


124 

E  dimanderai   la  risposta,  che  fecéf 

Lo  nostro   He  alla  primiter  mandata  ;; 

Kon   dir    lu    com'  io   l' abbia   insegnata , 

C!mi<ie  la    vecchia  nlb    Coite  ^  gran  festa 

Fecioti    d*ìntoino    lì  Baron    di    lei  • 

Di   le    novelle  :  coinnìanUa    il  Signori?: 

Però    CI    sono ,    or   udite    voi  altri  : 

Cile  11    Re   m'  inteoda  ,  ch'elle    itou   ben    grandi  « 

Udite  ,  udite  ,  udite  »  dice    II  Conto  : 

Dice  la    Vecchia  :  su   pigliate  V  arme  , 

Ch'  Amore    ha    fatto  qua    giù  badaliscMo' 

Chiunque  passa    da    voi  alle   donne . 

Do?*  è  il   peiigljo  non  vi    so    ben   dire, 

r  n' ho   ceduti   qua   giù  quattro  morire, 

V  son   campata  ,  eh*  xlmor    non    mi    vide  ; 

Né    tidSo    lui^  che   Ai   niia  ventur;^  , 

E    gian   tcinpo   è,    eh*  io   non   n'ebbi   paura  ^ 

Contato    II  latto    lo  He  ,  et  i  Baroni 

Le^ansi    lutti  ,    corrono    al   giardino  * 

AiTiore  è  in   mezio  In  qua,  e    Ih    fercnda; 

Qui  dona  lor  lanti    colpi  »  e    bì  fieri , 

Che    se   non    fos^er  li   medici   molli  , 

C^mpavan    porhi  ,  ed    assai    n''ei;in    morti. 

Lo   Ee    reggendo    II    periglio   degli   altri  , 

E    molli    guai   de^  feriti    d^attoruo , 

Ver  la  Reina    prega    del    partire  ; 

Allor    la   gente  m    mise    a'  sp^^uire. 

Chi   col  cuor   fesso,  chi   col  petto  averto; 


k        ^ 


125 

Chi   in    altra  guisa  ferito ,    e    percosso  « 

In  caso    tale    ha  paura    k    Donna  , 

Pfeiicier  si  volse    alla  veste    Hegale  , 

Amor    le  die   nelle    brarcJa    con    V  ale  , 

Temette    il  Ile   della  Dorma  ^  e    gildava  j 

Feri  Ilo    Amor    i|uaii(io  la    conlovtava  . 

Levasi    un    vento  5  che    spande  li  fiori, 

Non    gli    vai    elmo  ,  ne    cappel    d'  acciaro  , 

Rompon   gli    scudi,  il    periglio    v^  è    grande, 

Vogljori    partii  si  ,  la   poita   è    serrala  , 

E  ncll''  uscif  li  Sergenti    d'  Amore  , 

Co"'  dardi    in    in.ìno  ,  e    non    hanno   piata  te  - 

Sicché    di    piana    concordia    soii    vinti 

Tult' i  Baroni,  e    Je    donne   là    dentro  • 

Cnsansi  lutti    prigìonier    d' Amore  , 

£    più    che    il    Re ,  e    la    Reina  stanno^ 

E    traitan    mezìo   d'arrendersi    a    lui  , 

E   finalmente    lui    chiaman    Signore. 

Yedesi    Amor  sovra    tutti  potere  ^ 

Bu    gran   liaManza ,  commanda    che    tutti  « 

Lo    Re  co^  suoi ,   La    Reina    con    quelle  , 

Facciano   a    lui    reverenza  ,  et    onore  . 

E    latto   e  ili  di    voler    di  ciascuno  ^ 

E    di    ciascuna    lo  vento    raccheta  ; 

Dà    sicurtà    a    tuita   gente    Amore  , 

Po*  fa  pollar   li    feriti  ,  e   li    morti 

Davanti    a  lai  ,  e    dice    sovra    loio 

Queste   parole  ,  che    qui    sono  -^rriite  : 


1^ 

Li   colpi   mie*  son   di  colai    natura 
Che  qual  al  crede  di  quegli  esser  morto  y 
Allora  In    vita  maggior  si  ritrova  • 
Levate  su  non    dormite  9  eh*  Io   vegghio  y 
Yo^che   sembrate  nella  vista   morti; 
E    vo'  feilti    securo    u.t    tutnìe  . 
Co*Ì  pattimelo  Amor  sovra    costoro  , 
EijoscUaron  li   moni  ,  e  le  morie  , 
E  li   feriti   prendermi  conforto  * 
La  som m Italia  dell*  aìre  spande 
Una  ri» g giada    sfinge    amorosa  ; 
Questa  rinfresca,  e   rlngioisre  t  cuori, 
Tult^  ì   feriti,  che  si   kvan   di    essa. 
Molto    raddolcfan  le   ferite  sne, 
Prendom'*a   ballo    Ira  quelle   coloro , 
Lo    Ke  da  parte  ,  e    la   Reina  seco  ; 
Amor  uelP  aire  voUndo    sì  mostra  , 
La    porta  s' apre    da   se  ,  come  vuole 
Que*che  Tha  chiusa,  e  vaonone   insieme 
Tutti  costoro   a   mangiare  a   diletto» 
Qui   li   stormcrili  ,  e   li  cartll  corali  , 
Qui  deir  affanno  nessu»   si    ricorda  . 
Nuirè   di   lor    che    voless'  esser  quello, 
O   q^ueDa  donna  che  a    questa    ballagli^  , 
Che   detta  v'hti ,  non    si   fosson   trovati . 
Or    lasso    qui    perche    Amor   Io    conimanda 
Mangian   costoro  ;  riono^^aiidr^  Amore  ; 
Yasseiae   11    gloruo    itisiii  dopo   nona  « 


I 
1 


12T 
Qui   son  le  donne  di  strani  paesi  , 
Voglion    partirsi  fan    dire  alla  Donna  ^ 
Qie   tutte  voglion  licenza  da  Lei. 
Viene  la  Donna  a   sed^r  ìk  di  fuora  , 
Quivi  5011  luUe  ;  e    Tmia   per   tutte   altre. 
Parli!    in  ver  Lei    le  pài-ole   seguenti  : 

Lo  ionimo  f  ed  eccellente  dileiio,  die  si  riceve 
appresso  I'  odar  delle  vo^tic  virtLilì  ^  Matìnniaa  Ja 
Reina  ,  ci  contende  ,  e  contendna  sempre  il  partir 
da  presso  Hi  voi  ^  Ma  non  ci  convjVnc  di  guardar 
tanto  al  nostio  piacere ,  qu;into  a  lassar  Voi  omui 
posare  appresto  al  VosEro  Errel lentissimo  Compa- 
gno g  e  lui  di  vostra  dilettevol  Compagnia  aver  più 
libero  spazio  t  e  ancor  certe  nostre  bisogne  ci  strina 
gon  a  pregar  la  Vostra  benigna  ,  e  serenissima  cor* 
tesia  ^  che  le  placciii  di  licenziar  noi  Inlie,  e  com- 
mandar  quanto,  e  che  piace  a  Voi,  che  per  noi  sì 
faccia  5  che  tutte  siamo  acconcie  pienamente  h  ub- 
bidire . 

JLa  Reina  rJspomle  in  persona  • 
Donne  valorose,  e  di  molta  virtule,  la  vostra 
maniera  è  fanto  gentile,  ordinata,  e  dilettevole  ,  clic 
per  vostro  partire  non  ci  può  allro,  che  scemar  gioja, 
e  presente  voi  k  nostra  allegrezza  Inno  giorno  crescea, 
e  sappian  ben  la  vostra  gentilezza  è  tanta  ,  c:he  la 
^lica  v'è  stata  leggiera.  E  per  queste  cose  da  noi 
ancora  licensa  ,  ancor  non  porresti  avere  ♦  Ma  udendo 
dir  di    vostre  bÌso,;>ne    sian   romenle    di    ciò  che   vi 


4 

à 


• 
f 


128 

piace  •  Di  quel  Signor  che  noimnaiCi  non  parUamo , 
che  se  voi  avete  onorato  Lui ,  e  sua  Corte  ;  in  Lui 
•ta  di  potervi ,  e  dovervi  meritare  •  Cosi  parlando 
sovragLunge   11   Re  e   dice  \ 

Ee.  e  come   sif?ie   voi   pure  in  voler   partirà  ? 
Do^J^E^  ÀUbsimo  Signor  si,  quando  a  voi  piaccia. 
Be,   Questa  Licenza   è    della   Donna   a    dare* 
Dop^fie  m  E    noi    a    lei   la    dirii,indianii> , 
Rk.  Polche  pur  volete  casi,  addio,  andate,  addio  • 
Ora    da    quesio    icr^o    di    alti    qu iodici    giorni  ; 
perot^chè    il    Re   infra    questo  tempo    ikhi  afTallca    la 
Reina   di    consigiro  ,  0  ragionar  d^  ahio  ,  che   di  far'^ 
la  dimeilica ,  la  Reina   non    ha    itltio  a  pemare  ,  se 
non    di  prendere  ogni  giorno    più    slcurlade  ,    &icchè 
nel  quindicesimo    giorno   ella   sìa    quasi  nel  tulio  si- 
<.ara    e  Lui-  Tuttavìa    int]an£Ì  ,  che  trattiamo,  cotne 
(i  dee   portare,  e  di    che    pensar   da    questo    giorno 
tonatili  ^  voglio  certe  cose  a  Lei  ricordare  ,  delle  qua- 
li inffa  ci  dfrlto  tempo    le  conviene   esser  cauta. 
Ma  ^nanzj  eh'  io  cominci 
C  l*er  non  dimenticarlo  )  , 
Ricordo  alFaìtrc   donne, 
C!ie   non    piglino  esemplo 
Da   questi  portamenti  , 
Che  fa   {questa  Re  irta  in  ogni    coja  ■ 
Et  aijcor   del   parlar  simile  dico  ;  ** 

Ma  guardin  tutte  suo  grado  ,  e   suo   stalo  , 
Che  ben  savete,  che  Don  si   conviene: 


• 


1^9 
Perchè  Reina  talora  si  Iodi  , 
E  perchè  8i«  lertga  alla  nel   parlare  5 
E  perchè  ella  aneor  parli  In  plur  ale  ; 
Glie  minor  donna    tal   maniera  tengna  • 
Perocché    alla  Reina  quasi  stringne 
La  sua  altezza ,  e   sua    dignitade  ; 
L*  altre  raffrena   debita  -onestade  • 
Ter  è  che   nova  donna  con  marito  5 
In  tempo,  e  easo  d^ amore,  e  solazzo  , 
Può  dicer   ciò ,  che  la  faccia  più  cara  • 
Che  ancor  V  uomo  la  donna  laudando  , 
Non   crede  ognora  ,  quanto  narra ,  e  dice  ; 
Ma  questa  cosa  per  amor  gli  lice* 
Queste  son  cose  che  pingue   dolcezza. 
Amor  le  fa  fermare, 
E  sicurtà  non  lascia   vergognare. 
Ancor  da   solo  a  solo 

Procede  tal  parladura  ,  che   in  piazza    disdice  ; 
Chi  prova  amor,  sa  che   sto  scritto    dice* 
E  chi  noi  prova ,  non  vuò  che  Pin tenda  , 
Però  non  parlo  più  chiaro  qui   suso  • 
Ritorno  a  quel  chSo  promisi  contare  ; 
E  parlo  a  questa    Reina  amorosa 
Delle  cautele  nel  tempo ,  eh'  io  ho   dette  • 
Dodici   son ,  qui  di  sotto   le  metto  • 
Brevi  le  pongo ,  ma  contengon  molto  , 
Però  ciascuna   le  legga   per  Dio  ! 
Se  viene  al   punto  che   tocchino  a  lei  • 


i3o 

La  prima* 

Che  quelle   Donne ,  che   trovò    la   éntro  ,. 
Con  nm iliade  ,  e  cortese    parlare  , 
E  con  suol  doni ,  e  con  beli*  accoglienza  , 
Ficcìa  di   ie  benf^ogì ienU ,  ed    amiche  . 

La  «konda  . 

Con  le  donne ,  che  la  entro  ha  trovate  | 
Cominct  comunal    dìmeslichezEa  , 
ISè   SI   rifidì  m  sue  credeiì^e  dire 
All'una   più,   che  all'altra,  fmchè  pro^a  ^ 
£  conosce  ben  ,   che   dk    lo    possa  ; 
Cotne  dlntnEÌ  più  in  questa  parte  ^ 
Ma  questo  tempo  al  tutto  se  ne    guardi* 
E    qiìl  non  lasso,  se  per  avventura 
Avesse  iu  se  alcuno    vieIo  ,  o  difetto  , 
Al   qua!  ilinedio  non  si  pos^a  porre  ^ 
^on  si  rifìdi   in  alcuna  di  dirlo  ; 
Ancora   al   Re  lo  nasconda  se  puote# 

La  tersa . 

Che  Ita  Donna  non  dee 

Mostrar  d*esser  troppo  maestra  , 

Anzi  selvaggia,  e  nova 

Se  ritrovando  neirovte  di   amore. 

Né  an'  dì  quelle  gran  diletto  avere , 

La  quarta  . 

Che   d'esto  Re   si  mostri,  e  parli  in    guisa  y 
Ch""  el  non   s* accorga  ,  ch'iella  di   lig^^iero 
Pigliarsi  possa   alla  rete  amorosa- 


i5i 

Cbe  1    dlfietti  che    vede    In    magtotif , 

Finga  àt  tiOD   vedere  id  questa  Htnpo , 

Salvo   se   di    periglio 

Non    fos$e   di  questo   Re  , 

O  d'esto    Regno  suo;  eh*  io  parlo    solo 

De'  difetti  ,  che  «on  ne^  famigliari  ,  ^ 

O  nella   masserizia  ; 

Non  già  de'  ti  adi  menti  ,  q  cose  gravi  * 

La  je&ta  » 

Che    temperala  In  mangiare ,  et   in  bere  ; 
Tutto  che   in   ogni  tempo   bene   stia , 
In  questo    più   strettamente  si  tengiia 

La  settimi* 

Che  se   conosce^  eh'  esto  Re  sia  vago 
D'esser  con    lei,   non   gli  faccia    sembrane, 
Ch'a    lui    sia   caia    per   più   fallo    amare» 
Ma  fìnga  se  non   veder  ciò  che  face  , 
£  non   intender  quanto  dice  ,  e   mostra  % 
Cosi  ancor   cortesemente   passi  ^ 
Quanto  ella    può  di  non   lassar   gravare 
Lai,s^eì  vedesse   troppo  smìsurare. 

L'ottava  . 

Ch'  ogni  suo  sguardo  s^  astengna    da   tutti  , 
Fuor  che    da  lui  ,    e    mosLri  non  volere  , 
Ch'  elio  s*  accorga  ^  se  guarda  iD^er   elio  • 

La  nona. 

Che   lutt*i  saol  erDamenti  legreti, 

à   2 


l93 

Quanto   può  faccia  »  e  pensi  d'apparire 
Per  tutto   il  giorno  ,  et  an^  di  giorno  in    giorno 
Non  mai  men  bella  V  un   tempo ,  che  V  altro  9 
Per  ornamento  ,  che   vista  le   muti  • 

La  decima  • 

SVlia    «'accorge  9  che  tlù  sua    marito 
Ad  alcun'  alti  a    donna  ,  o   damigella 
Tolgesdc   gli   occhj  ,  o    desie  Intendi  mento  g 
Finga  €Ìò  non   vedere    in    i|ue«to   tempo  ; 
Ma   guardi   Innanzi  in  questa  parte ,  e   vegga 
Lo   modo  I  e  '1  tempo  ,   che   a  db  sì   conviene  , 

L"*  undecima  • 

Che  in  que&to  tempo   non  cori  dì   doni  ^ 

Dì  grazie  a   dimandare   a   questo  Re  ; 

Ma  diligentemente  ponga  cura, 

£  inteiìda    di   giorno^  e   di   notte 

Ole  Io  suo  He    dUpo&ta  meglio  sia  ; 

Per   poter    poi   quando  fìa    tempo  ,  e   luogo  » 

Saver   lo   punto   meglio   di   parlargli  • 

La    dodecima  . 

Se  io  alcun   tempo  «'  arvede  ,  eh'  el  detto 

Re    più  uii%ra  ,  che    un'altra 

Sia  malinconoso, 

£  non  cosi   disposto  ad   allegresxa  ^ 

Pensi   per  qual  maniera  1 

Tacendo  ^  o  ragionando  » 

Porrà  da  quello   stato  niè  ritrailo, 

0    doie  dubitassi?  ,  , 


i35 


Prenda  11  tacere  ^  e  dltuoairi   temeoea  , 
Perche   quindi   si  lega   da  poi 
A  compassioH  delP  innocente    donna* 
Delie  le  dodici   cose  j 

Seguita  di  vedere  ^  come  da 
Quindici  giorni   Innanzi 
Si   dee  portare    udì  versai  mente* 
Perocch*  ornai  si  può  ben    dir  eh*  è  Donna. 
Lo  Filosafo  dice  : 

CìCa    tuona  donna  con^ien   governar t^ 
E  le  cose  curar ,  c^*e   sono   dentro  % 
E   che  nessuno  cniri  in  magione  ^ 
Ctie  il  Marito  noi  commandi* 
E  specialmente  dee  esser  temenie 
A  correzione  delC  anima  sua  • 
Dice  ancora    che  moliìtudin  d^  oro 
Ifon  è   di  tanto  a   virtù  della  donna  ^ 
Di  guanto  moderanza  in  ogni  opera  , 
E  desidero  d*  onesta  ,  et  ordinata 
Vita  »  Ancor    dice  ; 

Che  grandissinìQ  onore  ^  aU^  donna  ^ 
Se  vede   suo  marita 
Casta  essere  in  essa  , 
E  di  nulla  altra  /emina  poi  eura 
Ma  fuor  di  tutte  C  altre 
Lei  propria  amica  estima  |  e  maggiormente 
Studiar  dee  rf'esjer  tale 
La  mogUcre  inver  lui* 


A 


i34 

Ancor  dice  il  detto   Fllosafo  : 

Che  niuna  cosa  è  maggiore  alla  donna  ^ 

Clie  la  preziosa  j  e  fedel  compagnia  • 

Ancora   dice  :  che  V  amor  che  lei 

Dee  al  proprio  marito  j  sempre  sia  9 

Con  vergogna^  e  temenza;  ed  anco    dice; 

Che   la  ^ua  di  sposi  zi  on  sia  così  fatta  ^ 

Che  nessuno  le  ptxja  miglior ,  né  più  casto  , 

iV^  proprio  piùj  ch^ et   suo  mania  stesso* 

E  detitro  PEcclesIasUco  sì  l^gge; 

Bealo  Puomo   d^Ua  bona   donna  ^ 

Che  il  numero  de*  loro   anni  e    doppio  , 

E   la  /emina  forte   empierà   gli   anni 

Dei  suo   marito   in   pace  • 

£*   parie   hiiona   la    buona  donna  ^   e  grazia 

£  sopra  grazia  la    donna   sania  ^  e  casta  ^ 

E   come  il  Sole  ^    che    nasce   nel   mondo 

NegU  aliissimi  di  Dio  ^ 

Cosi  la   Ielle iza    della    buona  donna 

In  ornato  ^  e   Lucerna 

Sprendenie   sovra    il  candelliero   santo  * 

Emìsieno    dice  :  Comìnci  In   donna  a  len  fare  | 

Che  tanta   «■  poi  la    grazia  , 

C7r  ella   poxsieile  della    sicurtà  , 

Ch^  ella   tià    tra   la   gente  ^ 

E  della    Signorìa  ,  ch^  ella  si    vcfle 

So^ra    delle    men  buone  ^  e  ddln  fuma , 

C4e  4t  it   volar  sente  : 


à.  •  ^ 


i56 

Ch^ogni  astinenza  le  iari   non  solo 

Leggiera ,  ma  di    sommo  ,  e  gran   diletto  * 

Con    le  paiole  glò  Jett€    s"*  acrcrda 

Una   di    quelle  reguìe  ,   cir  è  scritta 

Nel  quinto    documento 

Della    sjconda    parte 

DE'  DOCLMEKTJ    D*  AMORE  cosi  : 

Quella   che   vuole   esser   donna   in    magione^ 

Nettezza    nel  cor  pome^ 

E   Ideili    con^  ^rflii    coxa    è    Cast'Uade  ^ 

Che  le   dà   signorìa  ,  e   lihertadem 

Co.ù  serva    dixnene 

Quella    eh^  è  dunna  ,  se   mi  non   si  tene  ; 

Onde   ve  dia  n   la  ria  , 

Che  fanti  sotyra    lei   ìian  signorìa  . 

Et  essa    dì  e    notte  ifa    servendo  ^ 

La   mente    sua  nmcuifìta    sentendo  ; 

La  bona  non   teme  ,    \'a    sicura 

Motto  non   teme  j  che  sente   se  pura  . 

E    dice  ancora  ui/ altro  i 

Che  ?e  le  donne  aliendesson  tanto  n  lavar  la  sua 
mente ,  guanto  elle  attendono  a  lavar  la  Juccia  , 
ìncontanenle  diventeriano  ili  Creatura  umana  ^  Ange- 
lica ,  E  che  5'  elle  intendesser  tanto  alle  orazioni  in 
camera  ,  quanto  elle  attendono  alle  vanitadi  alla  fi-- 
nestra  i  verreLbono  loro  in  piccìol  tempo  segni  del- 
la passione  ;  e  snelle  attendessero  a  vestire  i poveri 
del^    vigesil^ia   parte  di    quello  ^   ch'ielle   attendono 


a  Vèti  ir  se  rtòH  si  trovérìa  atcuno  per  tmìigenza 
nudo  ;  e  j'  elleno  cno^rhsono  la  ior  testa  rf*  onesU' 
de^  ^ttanto  la  cuoiTono  di  lacci  nuli  ^  torneriano  la 
sera  a^sai  più  twmim  a  sua  magione  ,  che  non  ri- 
maìigon  presi  n  laccmoli *  Onóe  porrai  qui  ana  re ga-^ 
la  scritta  nel  detto  Libro  de^BoeumeDtl  ,  che  dice 
cosi  : 

Orni  la   mente    ogm   donna  gentile , 

Se  vuoi  ornata  la  faccia  portare^ 

Che  ne  linciare  ,  a   Lavamenii  fanno  \ 

Poiché  non  stanno  * 

Ancor   lei   pregio  di  hellezza  avere  , 

Ma  vena  possedere; 

A f  intenta   laude    coi  ani  a    in  ciascuna  ^ 

Quanto  discre^ce  belle :iza  in  alcuna  . 
Uno  ProvetiEsle  volendo  ben  prof  ave  U  be^11e£- 
la  della  sua  donna  dite  :  Che  nella  ma  faccia  mai 
altra  ac(fua^  che  naturale  non  pose,  et  in  sidia  sua 
te^ta  non  ifenne  nini  per  ornamenio  altro  che  quel 
la  natura  te  diedp *  E  che  vetfc  ^iam^tai  non  la 
cuovriva  per  più  bella  far  lei  ^  ma  perchè  così  com- 
ma nda^  ^a  Onestade  *  Poi  domandalo:  p ** r e b è  d ii nqu a 
pettina  vii  ella    i   snoi  cEtpplH  ?  Khpondea  : 

Perche  ella  volea  mostrare  »  che  Jemina  era  , 
di  cui  propria  natura  è  d'  acconci  first .  Con  questa 
nltinia  paiola  *'  accarda  una  regola  del  Lìhro  de'  Do- 
cufiieull  ^  che    cosi    dice: 

JJonna   ad  ornato  r   Celavo  alla  fontana  ^ 


x37 
Dtm^ue  è  in  lor  maggior  virtù  f  misura 
Che  stringer  voglia ,  pur*  ^  cosa  dura  • 

Nel  Libro  di  Madonna  Mogias  d' Egitto  ^  che 
8*  appella  Libro  de  ficca  Tarme  del  Cuore  •  Dice  ;  che 
li  nemici  dello  donne  sono  XFIL  Ornamenii ,  £u- 
nnghe ,  Tesoro ,  Lode  vere  ,  o  non  vere  ,  Bandan^ 
zaj  Sicurtà  ,  Sollecitudine^  Oziosità ,  Kicchezza ,  corn- 
uta Nicissiià  ,  il  Fino  ,  le  Piazze  ,  le  Giostre  ,  i  Can^ 
ti  9  i  Sonarij  i  Saliari ,  e  sovra  /iifCe  cose  ia  malvagi 
già  Compagnia  •  E  una  regola  del  detto  Libro  de* Do- 
cumenti dice  : 

jdrm'* è  di  donna   ornamenti   lassare^ 

Vana  laude  inodiarè  , 

Fermezza  nella   mente , 

Ed  esser  di  vergogna  conoscente. 

Ma  donna  Ll«a  di  Londres   disse  : 

Che  debole  era  il   cuor  di  quella  donna , 

Che  in  vana   laude  9  e  per  la  i^ana  vista  ^ 

Dava  V  onore  altrui  del  suo  dispreggio  • 

Al  dire  di  questa  donna  8*  accosta  una  rispo- 
sta ,  che  fece  la  Contessa  d'  Erdia  con  Messer  Ugo* 
lino  •  Lungo  tempo  Messer  Ugolino  fece  d*  arme  ,  e 
menò  cortesìa  per  nna  sua  donna  con  molte  altre 
donne  y  e  Cavalieri  ;  et  abbiendo  d*  innanzi  la  del- 
u  sua  donna  più  volte  promesso  a  Messer  Ugoli- 
no di  dargli  una  ghirlanda;  disse  Messer  Ugolino  : 
Deh  Madonna,  quando  debbo  Lo  venir  al  punto  d! 
questa  ghirlanda  ,  che  tante  fiate  promesso  m*  avete  • 


iS8 

Disse  la  donna  :  die  non  glie  le  darla  mai ,  e  chef 
mai  non  glie  le  avea  promessa •  Allora  Messer  Ugo- 
lino si  trasse  la  guarnaccia ,  e  gittolla  nel  fiume  , 
lungo  il  quale  cavalcavano  ,  e  disse  :  ecco  io  mi  spo- 
glio del  vostro  amore;  ed  ella  dUse  :  piatemi.  Del- 
le queste  cose  alla  Contessa  ,  fece  dilaniare  Mes- 
ser  Ugolino  ,  e  biasfmò  la  follia  ,  die  avea  usata. 
£llo  si  lamenUva  ,  dicendo  e^  non  ha  cavaliere  in  Pro* 
trn^j  che  non  saecia  ,  disella  me  Pavea  promessa. 
Disse  la  Conlessa  :  e  da  cui  .  Disse  Mesi^er  Ugolino  : 
da  mene  .  Allora  la  Contessa  gli  parlo  così  i  tu  me* 
desìmo  ti  se' condannato  ^  che  né  dovea  sapere  alcu- 
no Iél  promessa  ,  e  se  f^tta  V  avea  ^  tn  non  dovevi  cosi 
pub  bile;*  mente  addom  manda  ria  ;  uè  così  disonestamen- 
te dal  suo  amore  partire  .  Ma  tu  se^  fatto  come  la 
maggior  parte  de*  Cavalìeil  di  Pioen^r.a  ,  che  s**  egli 
hanno  più  Leila ,  e  miiggìor  donna  di  se  ,  vaunosi 
vantando  con  molte  bijgic  ,  e  spessamente  di  lur  di- 
cendo ,  che  più  sono  amati  da  esse,  che  non  ama- 
no. E  Sf  alcuna  gioja  voi  ricevete,  la  mostrate  per 
tulio  il  mondo.  £  se  voi  amale  men  beila,  e  mi- 
nor di  voi  ,  quando  alcuno  vi  dice,  e  come  ,  e  dove 
avete  posto  li  cuor  vostro  ,  e  voi  dite  ^  che  tante 
preghiere  ricevete  da  loro  ,  e  tanto  vi  sformano  ^  che 
non  potete  altro  ;  sicché  da  nessun  lato  le  donne 
posson  con  voi  ,  Ma  voi  andate  alle  servlglall ,  e  da- 
te la  infamia  alle  donne,  e  fate  comperare  a^  mer- 
catanti le   ghirlande^  e  yeU^  e    le  cinture  ^  e  dite , 


che  P  aycte  dalle  donne  •  Credi  to  Messer  Ugolino  , 
che  questa  donna  sia  di  quelle,  che  per  Innalzar 
Hio  onore  Toglla  suo  onor  disfare  ?  Allora  costui  ver- 
gognato giurò  di  non  amar  mai  donna  9  e  sanza  altra 
risposta  si  parilo  dal  paese ,  e  di  lui  non  si  sep 
pe  mal  pie  novelle* 

RacconU  Pietro  Yiule  : 

Che  donna  e/ie   raccoglie 

F'olontier  laude  di  sua  bellezza , 

Cùvalier  caule  non  prenda  ad  amare  ^ 

Poiché  lievemente 

Suo  amore  si  acquista ,  e  lieve  anco  si  perde  : 

Et  adduce   di  ciò  un  esemplo. 

Passava  per  la  Gttà  di  Uninga  una  donna  gio* 
Tane,  né  bella  ,  né  laida  •  Cavalieri ,  che  v*  erano,  non 
abbiendo  altro  che  fare  ,  cominciarono  a  segnitar  costei, 
e  a  farsele  dinanzi  alle  vie,  e  a  dire  sicch' ella  il 
potea  intendere  •  Iddio  dalle  buona  ventura  ,  quan- 
to ella  è  piacevole,  vedi  cornicila  è  leggiadra,  ve- < 
di  come  giuliva  ,  vedi  come  le  rispondon  le  membra, 
vedi  cavelli  amorosi ,  vedi  occh)  vaghi  ,  redi  anda- 
tura onesta,  vedi  come  fa  i  passi  iguall,  vedi  co- 
me saluta  vezzosamente  ,  vedi  ghirlanda  stare  ,  vedi 
cintura  a  punto,  vedi  peducci  dìlicati,  vedi  come 
va  In  sulla  persona ,  vedi  man  da  baciare  ,  vedesti 
mai  si  compiuta  giovane  ?  e  simlglianti  parole  ;  e  di« 
mandando  per  la  Terra  ,  chi  è  questa  giovane ,  e 
aimilì  dimande ,  tanto  Pallustrano  per  la  Terra  in  se» 


i4o 

gultarla  insino  alla  tornala  In  soa  magione  »  die  co*' 
siti  tornò  in  casa  ,  e  comlnctossì  a  apecchrare  9  e 
lisciare  ,  e  credeasl  essere  cosi  bella  ,  o  più  ,  come 
costoro  la  faceano  •  Comincia  costei  a  spessar  le  fi- 
nestre ,  e  le  chiese  9  e  le  vie  ,  e  questi  Cavalieri 
accorti  della  mattezza  di  costei  comincian  a  seguitalla  ^ 
e  cominciano  a  dillo  a  più  allri  ,  e  qoegli  a  que- 
gli alili  ;  siccfjè  co£lei  era  troppo  più  scgnitaU  per 
beffe,  che  non  era  per  diletto  la  più  bella  d' Un  Io- 
ga .  E  come  di  prima  eli' era  detta  giovale  dlscre* 
ta  g  e  onesta  ,  cosi  poi  era  detta  la  matta  •  Sicché 
alquanti  buoni  dissono  al  pndre  questa  coia .  Il  pa^ 
dre  il  disse  a  lei  ,  non  vaUe  *  Il  marito  se  tf  ac- 
corse ,  e  di^seglielo,  e  non  valse,  anti  dlcea,  che 
il  marito  il  dlcea  per  gelosia,  ed  11  facea  dire  al 
padre.  Ando  sì  la  cosa,  che  passando  ella  dmati- 
iì  al  Fft]»2£o  di  Guiglielmo  di  Unlnga  ;  i  fanciulK 
come  la  matta  le  rominttaro  a  gittar  le  pfclre.  Fug- 
gi in  una  di  quelle  paiti  ,  e  là  iu  lapidata  ,  e  finio 
l  di  suol  , 

Dice  prò   ti    Provenzale  : 

Titito  cìì*  io  dogli  a  per  me  ^  e  per  mia  ventura 

Della  durezza    della  Donna    mtu  » 

(Questo   dolor  non  dura  ; 

Perocchèf  troppo    avanz^a 

La    gwja ,  che   il  cuor  sente  « 

Che   di  cQsì  faita  crudeltà^  e  fierezza  » 

Weice  fama^  et  onore  alla  Mila   Donna, 


à^ 


1^1 

Dice  Messer  Bamondo  D'Àngib; 
iSa""  III  qttai  donati  ^  t:  donna   da  gradire  z 
Quella  che  fila  ,  pensando  del  ftiEo  ^ 
Quella  che  fila    iganli  ,  e  senza   groppi  ^ 
Quella  die   fila  ^  e    noti    le  cade  U  fuso  » 
Quella    che    av\fo(ge   d  filato   i guaime nle^ 
Quella    che   sa^   s'^  el  fuso    ''    mezzo  ^    o  pieno  # 
Queste   sue  paro  te  ,  per  quelle  che  vanno  uman- 
ù  a   un    suo   Trattato  ,  e    ^er    quelle  che  seguìUt)©  » 
voglion  dire,  cKe   la  donna  è  da  dicer  donna  ,   eli' è 
costante  ,  e   ferma    siila  buona   cura  ,  e    uun    mute- 
vole ,  e   the  non   raetle   in    mezzo  tanì  pensieri  ^   e 
che   non    perde   la  memorta    per    vanitadi  *  Dì    db 
possiamo  porre   un  picciolo  esemplo. 
Va    una    Donna    a  fi  Ime  a  fineslra  , 
Passa  un'amante,   ed    ella  si   vol^e. 
Le   man   rattiene  ,  ■!    l^Itaio  rip^iossa, 
E  mula    l'essere,  cir  elT  ha    cojnincìato* 
Sìmll  cagion  le   lolle  Provedenza 
In  tutto  ,  che  di  sovra  si   legge  ; 
Cosi   aurora    chi  a  finestra  cucie. 
Spesse    fiate   &l   cu  eie  la  mano  , 
Quando  ella  crede   sua   ve^te    cucire . 
Or    la  qui   punto  ^  e    piglia    ciò  eh' è  scritto, 
Da  quelle   dodici   cose    di  sovra  , 
ìuiino  a  questo  luogo , 

Che  D^ognl    donua,  e  d'ogni  grado,  e  stato; 
TraCtìdo  quelle   ad    ordine  decente. 


142 

/Son  belle ,  e  buone  ^  et  mill  a  savere  : 
A  tal  per  imparalle , 
A  tal  per    insf  goalle  , 
A  tmie  per    contali^  > 
Dove   naaeufia  cade»  e   coma,  e  quando. 
Ornai  ritorneremo 
Alla  delia   Belna. 

E  pongo  quL  cìnquauta  quattro  cose, 
Cti'a  Lei  conviene  dì  savere,  e  servare; 
Senza  ipeH%Ure  ,  eh' è   detto  d[  sovra. 
E  delle   queste    verremo    a   que^  gradi  , 
Che  si  contengono   a  minor   di  Lei* 
£   passerem    da  questa   parte  ornai 
Si   Jievemenfe  ,  clic   lungo    parrae  , 
A  ilij  mal   volentieri  il   bene  intende  * 
Ma   pongnìan  cura    aJl*  altre  ^  che  non  sono 
Gmadi  come    Reina   a    tutte  queste: 
Che   molte   sono  ,  che  torca    a  ciascuna  , 
Corjie   color ,  che  non   leggono  in  Aetta  , 
Porrano  bene  a   lor  alalo  adoperare  ; 
£  irarue  frutto   d^ onore,  e  di  laude  . 
Ma   guarda  qui  ^  che   la   prima   comincia  , 
E  pon  ben  cura,  che  non  sono  beffe  ; 
Ma    bf?n  Li  drco ,  che  le  bene  riguardi 
Molte  di  queste  ,  che  segnitau  ora  , 
Son    già  redutie  innanzi   in  questa  Libro  | 
Sìccliè  d^ alquante  si  possiani  passare  » 
Ma  qui  le  Uovi  reduUe  ad  insieme  ^ 


149 


Per  altro   modo  più  atlle  alquanlo  ;   , 
E  per  far  dVsse  memoria  migliore* 
Amare,  e  temer  Dio  ,  ecco  la  prima  9 
In   ogni    temporale  stato  ,  e  grande 
Pensiero  ,  ed  ovre   talte  ,  eh*  ella  face; 
Ch'in   ogni  cosa  qnesto   è  buon  principio. 
La   i^iconda  d'amai-e  , 
E  tener  dopo    Iddjo  Jo  suo  mariio 
Davanti   a   lutti   gli   altri    in  tale    amore; 
Che  la  stia  fama,  et    onor   non  ne  manchi» 
L'altra  è  che  fuor,  eh' a  Iddio  , 

0  al   marito   suo  ^ 

A  uomo  ,  o  donna  ,  o  cosa 

CIjc   sia  {piale  si   vuole. 

Ponga   ]' animo    suo  con   tal    fermeiza; 

Cile   non    nel    possa  a  sua   pasta  levare. 

L'altra,  che  tugga  usanza,  e  compagnia 

01  tutte  quelle  ,  che  «on  troppo  vane , 
O  che  non  hanno  la  lor  fama  buona  . 
L*  altra  ,  ch^  ella  laon  curi , 

O   diletti   d^  avere   in  compagnia 
Compagne  ,  a  cameriere    tantq  beliti; 
Che   di    hellesEa    avanxm   punto  lei. 
E  se    !e  trova   in  caaa   quando  viene. 
Dopo  alcun   tempo  con   bella  maniera  ^ 
Se  può   Iroviire   modo,  che   convengna  , 
Da  te  procuri  ,  che  rlmosie  sleno  * 
Ma  non  Intenda    per  queito  ,  ohS'parlIs 


Hi 

O  dica ,  che  conrengna  a  buona  donna 

Di  far  cacciar  alcuna  ,  eh'  ella   trovi  , 

Per  poter  meglio    po'  a  suo   seuDO  fare  ; 

£   perche   lei  non  hisogni   guardare  i 

Ch*  egli    è   Ulor  freno   utile   molto , 

Ed  anco    tìzio  questo    freno  scliilare. 

L' altra  ^  che  belle   ancor   se  iossen   meno. 

Se  più   di    lei   sou   giovani    d*  elaie  , 

Lodo    ciie   faceta   s^e   pui>    sì  niellante  * 

M»  guattii    ciò  ù    cautamenic   iare  , 

Chv  nullo    possa    pensar  perchè    «ia  : 

E  tuuavia    pjoveggfa   a  chi  5t   fare; 

Sicché  cagion    di   baientar  non    aggìa  . 

L*alua,   che    quajido    alcuna  ne   riceve, 

Pen*ì ,  e    domandi   di   lei  ^  e   j^ua  gente  , 

E   della  fama  di   loro ,  e  di    tutto  ; 

Sicché   non    seco    aggta    persone , 

Lo   cui    iniafar    la  potesse  inr:iTnare  « 

O  d^re   all' d  lire    di  mal   tare  esemplo* 

L^altia^che   p^ù    sua   dimora    coutinui 

Calle   più  aiJiicUe  ^   ed  ancor    suoi   &ervigj 

Da    lor  più    prenda  ,  e  più    dì    lor   si  fidi  . 

L*  al'ra   che  spesso  V  ammonisca  tutte 

Di    Liona  vita,  e  tengj^le   in  paura  » 

S'  alcuna   d'  esse  mancasse  in  suo  onore  . 

La    ilei  ima  , 

Ch^  a  tutte   quelle,  ch*o  In  vlsu  ,  o    in   parole 

Mostrasi on  punto  di  voler  toccar  cose  , 


14^ 

Ch*a  lei  potessono  biasimo    indurre. 
Faccia  raccolta  tale   al   primo  dire; 
Che   poi  niella,  ne   1*  altre  mai   sieno 
Ardite  più    di  tal  follia   pensare. 
L^altra  ,  che    ponga  cura  a  tuita  gente 
Della   sua  Corte ,  et  an*  di   vicinanza, 
E  tutti  quelli ,  che  sembran   curare 
D*  ovre   d' amore  ,  o   di  piacere   a   donne  , 
Mostri  tuttora  se   dura  ,  e  selvaggia  ; 
£   che  lor  atti  maniera  ,  o  statura , 
Non  SI  diletti  guardare,  o   vedere* 
Che   ponian   buona  sia   guardia   di  tutti. 
Di  lor  convien  che   si  faccia  maggiore  , 
Di  cui  può  creder  la   gente   d* attorno. 
Che   più  facilemente 
Possan  venire  ali*  effetto  del  male* 
L* altra,  eh* ella   ricerchi  quella  in  cut 
Si  fidi  ,  spesso  e  faccia  dimandare 
Per  cauti  modi ,  che  di  lei  si  parla , 
Porrà  veder  di  che  guardar  conviene  • 
E  guardi  che   non   paja,  che  questa    cerca 
A   sua  posta  si  faccia  • 

L' altra ,  che  chi   le   dice ,   o    porta  ,  o  parla 
Di  fallo  alcuno,  o  atto,  che  ripreso 
Fosse   d*  altrui  in  lei  , 
Facciagli  tal  raccolu  , 
Che  r altra  volta  ritorni  sicuro 
A  tutto  xlir  che   sente  i  o  trovi ,  o  aude  ; 

k 


i46 

E    mostri    4t  lui  9  che  a  gran  servigio  Paggia* 

£  ancor  se   caso  gli   avvìen   eh* abbia   luogo ^ 

A   quel   colale  luaggior    piemio   renda  ^ 

Che    a  quel  che    bude  davanti  a    lei    porta  • 

U  altra  ,  che  acciocché  quindi  noti  le  paja  , 

Sotto  color    d' alcuna   cortesìa 

E&&ei    legata  ,  o   a    debito   stretta , 

Guardini   da    ricever    doni    alcuni 

Da   quei,  che   parla  a  lei, 

O   delio   Te  d'  altrui  ^ 

C\i^  tk  male   intendimento   guardi  in   essu . 

La  Quindicesima  « 

Pensi  e  faccia  cercare    di  donne, 

E   persone   altie   povei-  vergognose , 

E  sì   loro  3  e   generalmente 

A  poveii  sjcondo    la   possanza. 

La    man  della  limosina  distenda  ; 

Acciocché   a    suo    marito  ,  ed  anco  a  lei. 

Et  alla   gente   loro 

Dio   doni   graila  di   ben   dire,  e  fare; 

E   d'aver  stalo  grazioso,  e  felice - 

L'  altra  ,  che    pensi    aver  per  confessore 

D*  onesta  vita  tale  , 

I^a  cui  fama  rlsplenda   intra    li   buoni  ; 

E  questo  tolga  antico  , 

Più    tosto   che  alcun ,  che   giovan   fosse  , 

A  cui  dlscnovra   tulle   le    sue  colpe , 

E   pensi   -di  far  sì   che  non   le  sia 


^ 


Mestier  poi    di    portar  gran    penitenza. 

L'altra  ^  che   guardi    sovra  iieUa   parte 

Quarta    di    questo   Libro  ; 

Ed  usi    i*oratiotie    spesso   in  casa. 

Che  ne    trarrà   quel    frutto^    che    «t   srrive 

In  quella  parte,  ch'è  detta   dinanzi, 

£  pia   distesamente 

Tratta  dì  quelle  la  parte  renieslma^ 

In  fin   che   troverai   di  qnesto   Libro. 

L'  altra  ,  che  si  ritrovi 

Con  «ne   compagne  spessamente  in   Chteia  ^ 

Come   richiede   suo  grado  ,  e  suo  stato  ; 

£  della   Corte    T  usanza   ov'elTene; 

E  dove  usinola  sì   buona  non  fosse  , 

Adoperi  a  poter  con  buon  conéìgUp^ 

Ch'el  bene   vi  si  osservi; 

E  ijuando   ciò  non  potesse  ben  fare. 

Come  più   puote  ristori   in    segreio  , 

Che  in  Ojsni   luogo  chi   ben    prega»    e  giusto , 

Trova    da    Dio  grazie,  et    esaudiEjone  , 

Se  col    cor  netto   si   muove   a   pregare  ^ 

L^  altra,  che  a  tutta  genie   religiosa^ 

Et   a  rherlcl   tutti, 

Faccia  com'' puote  onore; 

Ma  suo   consiglio  ristringa   con  pochi, 

E  quei  maturi   d' etate ,  e  di   senno; 

Che    sotto   spezie  di    bene    tal   fiata 

Poder  di   mal  s^  allarga  : 

A  2 


148 

E  tal  fìaia   riprentJs  U  genie 

Alimi    dì   qae)   che   V  è  per   se  oocente  * 

E  tuUocIiè    SI   sogiion   ben  portare  , 

Non  si    vuol  Dio,  né    costanza    leiiure. 

La  Vigeslma  ,  cir  ella 

S'ingegni   sempre   quanto  dece,  e  puole. 

Che    neir  esecuzion    delle  Sentenze 

Induca   suo   marito 

A   miseritoLdia  ^    e   via  benigna  , 

L^alUa^    che    quando  il   Uova 

Commosso  ver  alcuno   a   vendetta  ^  od    ira  , 

Induca  lui  a  temperar    sua  voglia , 

Et   a   peidoD^ch''a  donna  ciò  ronvleae. 

L^ altra,  che   i   pregiotiieii  d*  eslo  suo  marito 

Soccorra  spesso    di    tutto   che  puote  , 

Che   ogni  ovra  tal   a    donna  si  richiede  . 

L'altra,  che  in    fatti   d*arme 

Induca  lui  a  uou    combatter  lemprft; 

Ma  se   pur   cib  dilibera  di    fare  , 

Confoiti   lui,  e   sua  grote    a   potere, 

E   mostri    che  abbia  per  ?inta    la  'm presa  • 

Con   chiara    faccia    rttnda  lui    sicuro, 

E    con   parole ,  che   più    troverai 

Infra  nel    Libro    In  parie   dieciuove  - 

L'  altra  ,  che    non  sta  tarda  ,  né    piatosa  3 

Se  sente  forse   d*  alcun    tradimento  ; 

Che  immantatìente  non  si   muova   a  dirlo 

A  lui  ,  per   modo   che  decenle  sia  ; 


149 
Che  picciol  tradimento  ha   gran  periglio. 
In   questo  caso  non  è   da  tacere  • 

Vigeslma  quìuLa , 

Che  a  quello  ,   di   eu'^  pin   eìTa   si   fida  , 

Fufcla   ben  ilguardar  tuU"  ì    suoi  arnesi  , 

LeUo  ^  camera  ^  e   drappi  ,  oiide  non   possa 

Essere    In    quella   nie^so   alcuna   cosa, 

Ch' a    lei  nocer   potesse, 

£    suo  marito,  o?er  loro  amendunf. 

L^altra  ,  che   quando  avviene  , 

Che  alcuna   volta    In   raiuera    con    lui  ^ 

E  in   a) li o  luogo  secietOi  o   liinoto 

A    roungìar   £Ì   ritiovl  ; 

Perocché  ailor    vuol    esser   confidanza 

Maggior  di    quei,  eh* a  servir  son    chiamali^ 

Allor  maggiore,  e  più  acuta  guardia 

Faccia  dì   cui ,  e   rhe   è   dato   loro , 

L'altia  ,  eh' ella    si    sforzi 

Guardar    Io  suo   compagno, 

Quùnto   pia    può    ib   conipagnk  carnale  ^ 

In  molti  tempi,  ch'a    cil>    si    conviene; 

Ma   speiialmenic   In   questo  ,  ihe  qui  pongo: 

A   tempo  di   com butirre  , 

0    eh' a  ciò   vada,  u  che   venga  da  ciò, 

A    tempo  ,  thVIk    ved«. 

Che   Sia  gravato  di   gravi  pensieri, 

À  tempo,  th' aggia  sete  grande,  o  fame, 

E  dopo  gran  f^tlcJie  ^  e   gran   mangiare  ; 


i5o 

Né  troppo  spessi    io  Uovarii  con   Jtii, 

Se  be^  fi<^littoli   dcsideift   avere. 

Lasso  molle  aJtre  cautele    d'atlorno, 

Le  qnh  fa  meglio  d''udire,  e  savere; 

Che  non    conviene    a  melfele  in   isc litio  , 

L^allra,   disila  tion   lassi 

Portare  avanti  a  Itil 

Ogni   manco  leggiero ,  o   colpa  lieve  ^ 

O    novella  sin  isti  a,  clie    non   pesa. 

Da  poi   s|iCKÌalfnefìte 

Che  non   si   vede  più  riparo   a    quelle  « 

L'altra,   che  «quando  a  vvien ,  ch'infatti  d'arme, 

O  altre  grandi   cose   è  a   lui  avvenuto  , 

O   a   sua   genie   che  dispiace  loio. 

Con   altre  cose  gliel  lievi  da  cuore 

A    suo    potere  ,  e    di   quel    rado   parli, 

Se   kì   non  ode    di  ciò  ridolersi* 

Allora   faccia   la  cosa   leggiera, 

P;iriendo   lui  ,  e  se   diilte    parole  ^ 

Con  quella    brevità,  che   far  si  puole, 

L^ altra,   che  quando   avvien  ch'elio   riceva 

Vittoria,  o   cosa    prospera,    che  delibla 

ti  rande  allegrerà   dure  a   suo  inalilo  , 

Farcia    festa    con    lui  ; 

Xeni  pelando   la   gtoja  ,  ed   il    diletto  ; 

Ch^  egli    è  periglio  ,  et  è  passione  in   gioja, 

Kon   men    th*in  Ira  ,  e  cosa  dì  dolore. 

L'altra  ,  che    se  &^ accorge, 


i5i 


Ch'  elio    ami    per   amore 

Alcun'  altra  che   I«i  , 

Pigli  che  puote    ornai , 

CTant*è  sUU    t^on    luì)  ,  quelli    ripari , 

Che  iroverà   descritti  nella    parte 

Decimasejta   del   presente  Libro  - 

L'  altra  ,  cir  avvegnaché   più   possa    oniai  , 

Tutta   Hata   mostrando  ^ 

Chiami   trovarsi   con  lui   spessamente. 

Per  cauti   modi,  rado   quanto  puoie^ 

Faccia   él  se    sforzala  mostra   a    luì . 

E  nel    primo    avvenir   di    ciascun    giorno 

Mostri  lemen^  ,  e   poi   si   rassicuri  : 

Che    qiiesto   è    un    de'  gran    segni  di  amore . 

L'altra,   ponian   che  per   avvenimento, 

Elio  s'adiri  seco   lei  tal  Hata  , 

O    a  cagione  ,  ovver  sanza    cagione  ^ 

Sia  sofferente  ,  e   plana  ,  et  umll  tutta  , 

E  faccia  portatura    in    questo  raso 

Tal,  ch^ella   possa    poi   esser  laudata; 

Et    in    ne   rallegrar»! , 

Che   sovra  detto,    o  risposto    non  aggia  • 

Perocché    vien  ragion   poi    a   lui, 

E    fallo  a    lei  però  più.  obbrigare  , 

E    r altre    volte  tJI    cìh   più    guardare* 

L'altra,  che  tuttoché   assai  si    sconvengna  , 

Se  le  avvenisse  ,  ch'elio  pur  b  battesse  , 

Ottima  via,  e    rimedio  d* indurlo 


l53 

A  tal    eostuin^  lassar    di  sua   voglia  ^ 

È  luffcrSre ,  e   tacer    con    lemenza  * 

Ter   è    che    poi  ,  se   pur    nspessa    i!    gioco, 

C  I*erocchè   son    diversi    l    Triodi ^  e    grDdi  ^ 

E    la    maniera   cTegH    utii  ^  e   drgìi   altri  )  , 

Prendaci  smo   di  amici    consiglici , 

E   faccia   sì   che    la    caglon   non  sia 

Per  colpa  ,  o  fallo  dì    lei ,  eh©   alla    6 ne 

Ogni   persona  verllade    ajuta . 

La  Trenteslmaquìnia  ,   che    ne^  detti 

Casi  di    quc&ie    dire ,  che   dinantl  aoii   scritte 9 

Nnn    ttioslii    dopo    il    fatto  , 

Ch'ella    ritenga    d'offesa    memoiia. 

L""  altra  ,    che    quando   %l    parte    da    lei 

Lo    suo   marito  4  che    la    a    lonlano, 

Mostri  che   tutto    confoilo  le    manchi  . 

L'  altra  ,    the  menhe  ,  ch*ello    sia    assente  ^ 

Lassiai    il    nifn    ch'ella  puote  vederv  > 

Tìè   di  gran    gloja    si    curi    menare . 

L*  altra  ,  che   poi    nel   suo   ritornare  j 

Mostri  iTre  vita    novella   le    giunga , 

E  la    sua    faccia    rischiari ,  e  U  parlare . 

L^  altra  ,   che  s'ella   s'accorge    d'alcuno 

La    sovraguardl,  ed    elio    Tha  sospetto  ^ 

Facciagli    vista,    e    rnrcolia   si    l'alta  ^ 

Che  fiJgga    a    hit   ogni  sj^eranza  vana; 

Che  rade    volte  alcuno    spera   in    drtnna , 

Se    non    si   move  alcita   segno  da   lei\ 


t65 

L* altra  ,  che  quatido  avviene 

Uo    subito  remore^ 

E  the    al  Signore 

Dar    si   convenga   ad   arme ,  stieli    Intorno 

CoD    chiara    faccia,  e   parole   d'ardire; 

Che   pia  varrà  a' elio    ama  lei   uno   punto 

DI    suo    ajuio  ,  che   dì  lutti    gU  dUrl . 

L'altra^   che  al    disarmar  sirailemenief 

D'  attorno   gli   venga; 

Facendo  festa  con  lui   dell'  onore  , 

Ch*arn   portato  ,  come  ài  conviene, 

E   del    contradio  ,  ;**  el    contrada    fosse, 

17*1   parole   di   conforto  ancora  . 

1/  altra  ,  quando    il   Signore 

Fara  jJ  Buo   vestii-   fare  ^ 

Perocché   la   persona  ,    che    più   II    guarda  ^ 

E    che    guardando  il    vede  volonlleri^ 

Conosce   il    modo    kpI    t^ual    gli    sta   meglio 

Ogni  ano   ornato,  lodo    eh ^ ella  stia 

Presso   di    lui;  guardando,  e    dimostrando 

Quello  al    Sartore  ,  die  meglio  gU  stia  . 

L"*  altra  ^  che   quando  di    prima  riveste 

La  robba  ,  (o  bella  ,  o   non    bella  qual   sta  )  , 

Lodi  la    robba ,  ed    in   parole  ,  e    in    vìsia  • 

L'  altra  ,  che  quando    il  fa  lavar   sua   testa  | 

O    altre  alcune    ai  m  il  e    bisogne  , 

Faccia    ac  po^    ch'appressa  ella   gli  sia; 

Divìsi  ,  e  dica    que)    che  mestier    vedet 


1^4 

Quaraotesima   qalnU  ,  che  quando 

"^e   avviene   che  il   Signor  si   ammala  sì  cht 

Nel  ietto  ne  giace  ; 

Qui   ìe   confìcn   £o1ljcjUt  ,  ei  Inlenta 

Esser   coDltoua mente; 

Che   nullo  fa  tanto   fedel   servìgio  , 

Se    quesia    donna    è   colai   chenle  deve; 

E  nullo  a   lui   s^rà   tanto   in  pjicere. 

Se   buon  Sf»tioi-e,  e   d  ti  Ilio   fìa    a   lei  ■ 

L*«fira,   che   se  da    ^e    la    donna    (la  ammaTatfk  , 

Quando   viene    a  lei   a    visitare , 

Mostri   che   sempre    migliori   suo    stalo, 

E   n'ogru   gravoso   punto   i)   chiami; 

Et   Bggia    luì    in   parole    sovente ,  ' 

L^  altra,   ch^a   tutt' altra,  the    ne  viene, 

liìsponda    di    suo     stato   che   huon    nU  ; 

Et  a   suo  p*ù   dìslretri, 

0  Donne  più  distrette , 

Et    al    Medico  ancora  , 

Bisponda   tutto  il    vero* 

L'usura  sat:t,  che   quando 

li   Medico    la  viene  a   medicare  ^ 

Tutte   le  parti   della   sua    pervona 

Tenga   Cuvcite,  fuor  che   quelle  sole; 

Ch"*  è   loro    ujianza  di  stare   scoverte  , 

E   che   conviene   al   Medico  vedere* 

L'* altra,   che  quando   vien    suo   Confessore, 

Onesta  ,  umile  j  e  divoia    sia  a  lui  ; 


i66 
ItilegiieDdo  in  disparte 
Alcuna  delle  sue  compagne  buone* 
La  Quinquagesima  ,  che  cavalcando 
Per  cammlti    col  marito^  o  sanza   lui  ^ 
Come  talora  avviene , 
Tanto  si  tetigna  dalla    g^nte   strana 
diluia  9  et    oufsta  ,  quaDto   pti&  più  forte  y 
E  poche  sien  dì  donne  in  cui  ti   fidi , 
Ed    agli   uomini   ancora   ?teppìù  meno, 
L^ltra  ,   che  in  bagno,  o  in  stufa 
Sia    cara   di  se   mestiaie  ^ 
Sia    bella  i^uanto   vuole, 
t^uanto  (siù  puote  a  ciascuna  persona  » 
ÌJ  altra  ,  che  quando  fa   lavar  la  testa  , 
Guardisi  bene,  e    provenga    davanti. 
Chi  è   colei,  che   le  deMavar  gli  occli], 
£  la  sua  gola ,  e    la  faccia   col  collo  ; 
E   ch^ella   sia  della   mente,  e   del   corpo 
Jilolto  ben   sana   questa   che    la   serve  ; 
Che    non  ben    lava ,  chi   non    à   ben   oetta  • 
L*  altra  ,   che    s^  ella   sa   legger  ,  si   usi 
L^  ufficio  della   n osti  a   Donna    in   prima  ^ 
E*  »'  ella  puote  V  ufficio   ancor   lutto  ; 
Poi    a  diletto   santi  libri,  e  buoni 
l^si  di    leggete  ,  et   Imprender  sempre  • 
La   Quinquagesima    quarta  ,  ed  ultima 
È   generale  ,  e   buona  : 
Che  tulio   ciò  eh'  ella  incontra  ,    si   perni 


156 

Che  tuKo  sia  per   lo  suo  migliore^ 

E  V edera  nella  fine  ,  che  sempre 

Saia   cosi   se  ben  vi  penserà  • 

1!9on   jiaiio   c|iii  del  regginiento  iuo  , 

Ne    che  *aver  le  conviene  a   guardare 

In   raso  df   bisogno   la   sua  Terra  , 

Quando   lo   Re  si  ritrovasse    assente  ; 

Perchè  di  eli)  cade    piii  il    TralUlo    * 

Nella   parte  seguente; 

£  lù  5Ì   iro^eiii   itillo  ordinata; 

Sicché    discendo    ornai  a    minor   gradi  « 

S^lla   sali   Contessa  ,  o  Marihigiana  , 

Duchessa^  o   Principessa,  o   &im!l   grado, 

Toiìli  dì    cjuesle   cose,   che  son  delle. 

Redurre    a    se  ;  menomando  ,  o   crescendo 

Quanto   conviene  ,  e  se   al  meii  ritrarre  ; 

Facendo   se  d'  umillu  sempre  amica  . 

Se    Donna   sia   di   Cavalier   da  Scudo  , 

GÌ  udire,  o    sìmìi   ^rado  , 

Porrà  ancora  ;  se    ben   considerando  , 

0    rimirando  suo  essere,  e  stato  , 

Pj£;ìiar   per   se  quanto  a   lei    si   conviene  , 

E   più  alieDdere   a*  fatti   di  casa  , 

E    se    meu    risparmiare; 

Come  se  ben   P  altre   parti   del    Libro  ^ 

Ore  vanno  innanzi  a  questa. 

Si  mette  a   meditare  , 

Troverà   «luas»  ciò  che  far  conviene» 


15? 

1j^  altre  di   mìtjor  gradi 

ADcor   per    se    ne  Iraggan  clh  che    puoiit»»; 

Ponendo    più  guardia    a   masserizia  ^ 

E  u  servir   lor   marito    lor   cura. 

Or   mi   rivolgo,  e    parlo  a  tutr  i  gradi: 

jSiìole    general  me  11  le 

Anzi   ch^'aggla    Qgliuoli  ognuna   donna, 

Non    lanio  del    marito    ngiiardaie , 

Jla   quel    della    magione    in    cura  avere  * 

Onde  per  provar  meglio   sua   beliate 

E   la    vinate  ,  die   deve    avere  ,  et  anco 

Perchè  $^  ella  non  fosse    tanto  amala , 

Perchè   non    ha  figliuoli  , 

(Come    assai  volte  ve^jgian  rhe  inconlra  )  , 

Faccia   clie  mostri  nelPovrare,  e 'n    vista 

Del   suo  marito,  e  delle    cose  tulle  j 

Che   &OT1    nella  magione  ,  amore  ,  e  guardia  « 

E   curii   a  suo    potere  * 

E    se   cosi   non   avesse    II  volere  , 

Àìmen    Io  niosiri  quanlo   può   di  fuori* 

E   5' ella  dentro   trovasse    di   quelli. 

Che    fosson    nati   da    un  altra    donna , 

Trattigli    come    fosson   propj   suoi; 

E  sempre    gli   sostenga,  e  curi,  e   scusi 

Le  colpe   loro  ,  e   rlcovra    Ì   lor  falJI  ^ 

Salvo   nel  caso   dove  II   castigare 

Fa  lor  niestier  )   che   corregger   gli  faccia  i 

mostrando ,  che  mal  volai^tlert  II   dica  , 


1^8 

E  tuttavia  temperando  la   pena  • 

E  della  donna  passata  se  parla 

Lo  suo   marito»  o  altri  in  la  magione  9 

Mostri  d* onore,  e  di  fama  di  lei» 

Qie  come   di  sorella 

VoloiJlìer  parli  ^  e  odane   parlare  • 

"Uè  sì   dispari   di  jlglluoli  avere  , 

Anzi  pensando   alla  guardia  di    casa  f 

Cerchi   di    Medici  ,  e   di  medicine  ^ 

£  conte    posssi  averne  , 

Come  li  legge   plìl  olire   nel    Livro  , 

in    quella    parte  y  eh'  è  decima   aesta , 

E   quivi  ancor  troverai   le   cautele 

B^  aver   dì    màschj  ^  et  ancor   delle  femmiDe^ 

Salvo   la  Dio    polenta   iti    tutte   cose  . 

E   quivi  ancor  porrai   veder    de^  modi  ^ 

Che  faoQO  ad  aver   Jielie   creature  « 

E  come  aucoi^   si   puole   adoperare  , 

Che   que*  B^liuo'' siinlglln  lì  maritt  » 

Da  quelle  donne  «  che  non   toccali   gli    altri* 

Con    altre   molte  cautele  attorno , 

Di  quelle   dico  ,  che    fìgHuoli  hanno  p 

JMon  qui   mi  Meiido  com^  ammunire  , 

£  come    deon   loro  a  hnntà   trarre  ; 

Perocché  più   al    marito    pertiene  * 

E   trovcraniK»   in   la   seguente    parie  » 

Dove  la   donna  col  figlio  rimaùe  . 

Ancor    vi    pari»   a    t«tte  , 


i59 

SI  porteranno  quando 

nié  vengon  Innanzi  dì  tempo  ; 

Della  qual  parte  lo  vi  parlo  poco. 

Che  s*  ella  legge  tulto  questo  Libro  , 

Vedrà  compiutamente, 

Qua^  son  le  cose    di    virtude  ,  e  bene  , 

£   quat ,  e  per  le   qoai  si    serve  a    Dio; 

E  quante   Boa  le   vanità  del  Mondo  , 

Po'  fii   rivolga   nella  mente   lua  , 

£  prenda  quella  via,  che   ptaccl   a  Dio  | 

£   dalla  vanità   vieppiù   5Ì   parla. 

Usi    vieppiù  le  Chiese  ,  e  le   orazioni  , 

Predicazioni,  e   T  ufRclo ,  e  ripensi 

Che  Ve   più   lieve    dal   mondo   partirli. 

Ancor  rimembri,  che    tuttoché  sia 

I^  vaiiltade,  e   la  carnalilade 

Da  blasmare   in  ogni   ctade ,  e  stalo. 

In  sene  è    tuUo  più  vituperosa  • 

Temperi   ancora   V  ornato  »  e  vestiri  , 

Moderi  tntlo ,  e  come    viene  innan/J  , 

Di   giorno   In   giorno   migliori   sua  vtla  • 

IL  quanto  più  innanzi   viene   Iscendendo  , 

Tanto   II   marito  più  de   pe  risparmi. 

£  comMiò   detto   che    la   mente  netti. 

Così   ornai   le  conviene   studiare. 

Non  di  lisciar  ,  ma  che    nettezza  voglia  . 

£   s>ll*ha  ancQr    giovane   II    marito. 

Tutta  fiata   ricordando  a  lui  , 


i6o 

Che  U  sna  vita    onestamente  roenf. 

Par  convìen  sostener  le  sae  foMie; 

I^on  eh* ella   provi ,  ma   passi  con^puoCe^ 

Cir  a5sai    vedr;i    dì   giovamenta    in   lui  • 

Ma  s'egli   è   vecrhio  ,   qui  ha   meno  fatica^ 

Per^   non    curo   molto    di   parlarne; 

Sicché   fa  ben   chi    la   sua    figlia  dona^ 

Se   puole   a   tal    che  gìovan   sia   coti   ìci  ^ 

E    veccliio   poi    qiiand'rllii   è   vecchia    a  Int. 

£  chi   non    può   tutto  ^  o   ciò  serrare  »  ancori 

E  meglio  per  lo    stato    di  lei,  avere 

Om    lérriko ,   che    TìjìucluÌIo   Fdi.<ì    a    b^lìa  ; 

Che    più  bdldunza  sogliono   in    magione 

Aver  le  dontie,  che   invecchian    marilì. 

Che  qudle    che    invecchiali  e  son  da  essi  « 

Ma  nota   qui    ch'io   parlo   per   It*    donne, 

lu  cui    servigio   questo    Libro   è  scritlo , 

Che    $'io    pmlassi  in  servir  li  marlii  ^ 

lo    so  che  fa  per  loro,  et   egli   sanuo; 

Sacciaio    ancor  ch'il  prova,  et  hassi  Ìl  danno. 

Oinai  avvegnaché  mollo  el  ski 

AoLor  dt  quel  che  si   porrla   notare 

A   qupita  parte  ,  ma    perchè  ella   è  lun^  , 

Lasso  a    penserò   a  ciascuna  ,  e   savere 

Lo    rimagneote  ,  e  questo    esamiaare  ; 

Ed    io    Ìi>  questa  fine  , 

Pei   conservate   Torditi  cominciato. 


i6i 
iPorgo    ad   esemplo  una  colai  novella , 
Uditela    per   Dio!    ch'ella  è  pur   bella. 

Lcggesi    nel  Libro  di  Madonna  Mogi.'^s  di  Egit» 
to  f  del  quùle   «i    Ta  di  sovra  menzione  ,  d>e  (utt   \n 
£!giun  uno  Conte  ^  eh'*  rbbe  nome   il   Conte    Arileìsrer 
de  SoUo,  ch'ebbe  tic  bellissjnie  fji^Ijunlr  ,  Pallailia, 
Manàsccs,   e  Girompai  E    corno  a^^euvie    per    !om 
ventura  furono  m«it itale  a  tre  iValelli  carnaU,    figliuo'^ 
ìi  di  uno  ricrlussinm  Cavaliere,  e  possente,  e  valo- 
ìoio  d'arme.  Qursti  suol   figliuoli   erano  Ijtvllissimi , 
e  graziosi  ,  e  strenu issimi .  E   lutto   il   Hearnc     pai- 
Uva  della  loro   gran   f.una  ,  pd  erano  nati  della  Casa 
d""  Analènabo  Re*  die    fu    d' Ei^Itlo  ,  per  uufi     dnnua 
ch*ebbe    nome    Mnsstila;   la  quale  fu    data  a    ipjeslo 
Cavaliere  in  premio   della    prodezza!  ,    t*h'  avea   usaf?* 
nelle  bigognc  del    Regrjo  ,  cou  ntoUe  ,   e  basile  gran 
terre.    E   questi   fii>1Iuoll   aveano  nome  ,  uno  Sa<'lnr, 
r  altro    Caralficfj,   il    itrza  Auiaties  ,    La  prima    figlia 
ebbe  !l  primo,  la  siconda  il  sironilo  ,  e  la  Ifirt^   il 
terzo.   La   priiria,  cioè  Palladìa,  jii    In   somma   J-i   uhv 
glio  co^tuinata  ^  e   la  più  onesta  ,  e  la  più  ^i^v'in  >    <  tie 
Si  tioviisse  al  suo  tprijjm  ,  cht*  mai  itala  im^i'  in  rp*t4 
Bcgno,  clic  sli'ondo  chu  nel  detto  Liliio   iii    Icj^ge  , 
fu   provata   in  un    t^ioino   la    suu  Dnesià,  e  \^%  «im  ro-^ 
stanza,  e  "1  siiu  suveie.   L^one>i;i   In   qnesEo  ^  rlir   Ìl 
primo   giorno  delh    secondai     solennità,  cfie   lece    it 
detto  Re,  furono  luvitiitc  tut(c  lo  donne  dabbrne   del 
Be^no,  e  luti*  i   Cavalieri,  Donzelli,  e  l3ar*tiH    «lab- 

i 


Lene,  e   tutti  quanti  ire^gerifio  fa  bellézza  dì  coHei  ^ 
che  vi  fu   invilita,  giiaidavano    sì  a  lei,  che  sì  poi- 
lia  dir  che  le  altre  non   giiard&ssono  ,  e  dulia  dlnra- 
ne   jnfìno   alla  sera  fi  posono  in  cuore    tutti  cosloro 
dj  vedere  cui  ella  guardasse,  e  nullo  di  ciò  sì  poteo 
vantare  .  Udtlo  cib  il  Re  ffcela  venire  dinanzi  di  se  , 
e  disse:  diconml  costoro  ,  che  lu  non  3e''donnii  ,    ma 
Angelo,  cfie  a  Unla  bella  gente  non  movesti   ancor 
gli  occhj  i  Ella  rispose:    gli  octhj  non  mi  furon  dati 
per  libarli  male,   e  quanti  lìiii  son  coloro  ,    che  s""  in- 
gegnano di   menarli  a   sua  guisa,  tanio  conviene    a 
lue  di  più  chinai]  f ,  si  perchè  sono  finestre  del  cuo* 
re  »  donde    porrbno  entrar  malvagj  doni  ,  ed  Ingan- 
ni ,  si  ancor  perchè  nou  son   miei,  ne  gU  occhj,   né 
il  cmirc  ^  anzi    sono  di    colui,  che    la  Vostra    Sere- 
nila, Re   altìssimo,  nii    die   per  rompa gno,    e   per 
Signore  •  Allora    il    Re  udendo    lei  cosà  accortanien- 
te   rispouileie;  j>eracchè    ei  fu  uno  sapientissimo  Si- 
gnore, couiiiiciè    a    formelle    più  y^ucslioni  per  filila 
parlare,   come   seguila    qui  . 
Re  ,  Ponian    che   In  sia    tutta 
Di    f questo    luo  marito, 
Per  lar   la    nostri»  Corte    più    giojosa  , 
E  che  ciascun  si  sforzasse  a  valer  bene^ 
A  le    si    conrerrU    guardare    attorno  . 
Pallad  *  Altissimo    Signore  ,  io    per    me   credo  , 
Clie    ogni   perfetto  amor    dea   cominciare. 
In  ver    di    se  In  ciascheduno  ,  che   ama  , 
Come    possalo   per   far  valere  alcuno. 


Dis?affre   io,  e  comro  a  me  pensare. 

Ri.  Lo  tuo  marito  P averla  per  bene , 
Quando  el  savesse  che  per  tuo  umore 
ToUa    la  Corte    avesse    ben    provato  • 

Pallad.  Ahi    gloi^ioso  Signore,  ben  wvelc. 
Che  poniano  pure, 
CJì'egH  aggia  poricità  lo  mio  marito 
A  leDemii  del    mal  ,  non    per6   puole 
A  mv  licita  fora 
Alcuna   cosa    dk&onesta  ,  o    ria  * 
Per  me    mi  guiird*^  ,  et    all'"  per    Ini  mi    serro  ^ 
Ma     noti    per    Un  mi    moverla    a    cosa  , 
Ch'io    credessi   indecente,    e   non  onesta. 

He.  Ora  mi  di  di  tutta  la  mia  gente. 
Volgiti    attorno ,  chi   più    bel    ti   sembra  ? 

PiLLin.    Signore   eccellentissimo,  ben  veggio» 
Cile   molto   b  alta  vo^ra  sapiema  , 
E  che   se    pur    vorrete  andar  d' attorno , 
Non    piccola   fia    la   vittoria  vostra , 
Poter    convincer   con  sollil    ^ue&tìoni 
Una    piccola    ancella   delle    vostre* 
Ma  perchè  Vostra    gran  aincerilade 
Non    sì  turbasse    per   lo    mio   tacere; 
Kisponder    voglio  alla    vostra    quisL ione- 
Di    tutta   la    vostra    gente    mi  sembra   più  bello 

lo  mio  marito  Sachir ,  Il    eguale  voi    mi   dest?» 

K& .  Noi  ti   domandiamo    di   coloro ,    che     lono 

fjul.  Tu    5ai   bene  ^    che    Sachir  non  è   presente  . 

l  2 


jS4 

pALLAD  .  Re  di   tiui'^  altri  ,  e   Sfgtior  de'Sjgnori 
Amor   m'ha    gli   otdij^  e   Ja    mcme   sì  piena 
Di   quella  Tarma  ,  che  Sachìr  ha    seco  ; 
Ch'io  rho  davanti  ciascun    tem[>o  ,  et    ora. 
Et   liollo    si    radicato  nel    cuore  ; 
Che   dovuiiqufì    io   ini   volgo,  jo  veggio    lui* 
E  se    voi   noi    vedete,  io    noti    po^so  altro  ; 
Però   non  curo    guani-ir    inver    gli   altri. 
Che    sua    sl^irura    mi    sta    acmprc    aranti, 
Clnudeini    luUe    V  alirr    neature  , 

JÌe.  In  una    cosa   Tabi) tati    noi    ben  colta  , 
Che  Lu  hai  nostra  Maestà   guardala  » 
Gictrda    se   di    noi    fossi    innaioorala  ? 

P^LT.Aii.  Signor    di    grande   eminenza ,    e    savere  » 
Vo""  saie  ben  ^  che   risposta   qui  cade^ 
Et    io  ancor  la  vuò  far   come    faccio: 
Ch'  i'  ho  giujrdato  Voi    parlando    a  Voi  , 
Como   alla    Degnila  di   Be  ,  e    Signore, 
Kon  miga   come  a    piacere  ,  e   bellez£a 
D'omo    terreno;   ch'io    vi    elici o   perdono. 
Che    se  Voi    fossi    seti  za   regno  in   terra  ^ 
D'  amor    per  Voi   già  guerra 
JVon  curerei  • 

Io    veggio  bene    disse  il   Re   d'attorno; 
Che   con  costei   ognuno  pcrderk  . 

Coin manda   die    sia  accouipngnata ,  e  messa   al 

lato  alla  Reina  per  la  più  savia  j  cgoìe  si  prova  per 

le  tlcLte  parole  j  e  per  lu  più  onesta  per  T  astiuenra 


165 
primìzia  ,  e  jper  la  pia  costumali)  ^  ìu  qual  rosa  si 
jirova  per  ]a  nianitra  ^  clie  leun^  ;  (iuratido  pei-  glan- 
di ora  ilavanil  al  Be,  e  non  liovandosij  che  jiiedi,  o 
niant  9  o  testa  movesse,  o  the  aluo,  che  solida  ,  e 
conta  ronlLiìuasse  il  pai  lui  e  ,  e  j)er  iuìi't  g]j  a\in 
coslumi ,  file  dì  lei  sf  vidono  nella  Corle  -  Per  la 
virtù  dj  toitei  maudò  il  Ile  per  Sm  li  Ir  ,  M  era  sta- 
lo makto,  e  però  hod  tra  verulo  a  Corte,  e  fecelo 
suo  Coiìiiiilieie,  primo  al  Pie.  La  genie  lolla  del^ 
la  Corte  iiiniirnoib  non  nten  del  parlare  di  costei, 
che  dell*  hf^ìvT?:^  di  Irtle  le  altre,  e  (ju^ndo  s!  par* 
ile  5  lutti  Tatconipagrutro  a  sua  magione  ■  faiendo- 
gii  ella  piegare  del  rini4(iiere  .  Poi  giunta  all'albeigo 
rlvolsesi    a    tutll  ,  e    disse  : 

lo    priego   voi,    die   vi   piarria    alberi^are, 
Coi^TiGiitM ,   Addio  Madonna,  «r^n   inerte  a  voi  , 

Dio    vi  conduca   nel  vostro  migliore  . 
La  siconda,  cioè  Mcina&réa^  si    diletiuva 

Solo   in    sonare   atojn^tcnti,  et   in  cantate, 

E  sue   ghirlande    fare   . 

Ed  allora  era    l>iù  allegra,  e    lieta. 

Ch'ella   più   amadori    avea  d^atlnraot 

A   sua  maglon  ,  mattinale  la  notte , 

Lo  giorno  giostre,  et    altre   noviladl* 

A   tanti  dava   iniendinieiito    spesso  ^ 

Quanti   tedea    passare,  o  tornare. 

Costei  mettea  le  tre  parti  del  tempo 

In  lisciare,  et    itj  tendere  Ucciuoli, 


immmmmm 


i6€ 

Era  cotanto   in  lei  disonestà. 
Che  suo  marito,  cioè  Carathés, 
Si  dipartlo  di  quel  paese  un^anno, 
E  tornò  poi  com*  Cavaliere  errante* 
Giunse  ali* albergo,  e   dimandò  la  donna: 
Trovoe  due  Conti  con   lei   in    giardino  ; 
Eg  li  era  armato  ,  e   color  disarmati , 
Ancise   loro,  e    la    donna  ,  e   fuggio  • 
Il   Re  dapoi    il  privò  ,  e   sbandio, 
E  tutt'  ì   ben     di   lut  recò   a   sua  Corte* 
La    terza,  cioè  Girompa^era  in  se  buona  di  guar- 
darsi molto  :  ma  dilettava  di  tener  con  seco  giovani 
cameriere*  E  quando  veniano  a   Corte   i  Cavalieri, 
o  dilettavau,  o  sollazzavan  con  quelle,  dava  lor  la- 
to ,  e  non  le  correggea  •  Poi  una  sua  fanciulla,  eh*  eb- 
be nome  FJacher,  quando  fue  in  età,  lassava  troppo 
ben  baciare  ,  e  lusingare  ,  e  sofferìa  che  lor  doni  ri* 
cevesse*  Sicché  per  se  sì  guardava  di  tutto  ,  per  tut- 
te le  altre  la  magion  sua  era    quasi   comune    a  chi 
volesse  andarvi.   Amancs    suo  marito  era  in  prigio- 
ne in  terra  di   Chatay  •  Essendo  uno  dì  la  donna  in 
sua    magione  con  la  figliuola  ,  e  sue  damigelle  ,  e 
con    ben    venti  Cavalieri  ,  ed  altri  ,  una  saetta  ^  che 
venne  dal  Cielo,  fesse  il  palagio,  e  tutti  vi  morirò. 
Intenda    ognuna   per  se    come   tocca , 
Ch'io  non  intendo  adattarla  altrimenti. 
Ciascuna  sa    di  se  ih  ch^ella   manca; 
E  tal  non  crede  mancar  che  fa  peggio  • 


i6t 


PAR  T  E    V  I. 

Ouesla    è   la  Sesia  Pmte ,  ove  si  lialla 

Di  coki  cb'*è  rimaia 

Sen^a    marito,  e  ledloras*  appella  . 

E  qui  51  tratU  di  ludo  suo  stato  ^ 

E  corno  s'  ella    è  vecchia, 

E  corno  con  figliuoli  ,  e  corno  san^a  ^ 

E  corno  4C  de'  ben  i 

Del  suo  marito  riiiian  Donrta  ,  e  conio 

Se  prende  abito ,  o  panni 

Di  IVeligloae  ,  e  di  molte  altre  cose  ; 

Cile   a  &ua  materia  fanno  . 

Ma  prima  che  venguiamo 

A  dir  di    queste   paiti  , 

PriegovÉ,  die  gu^idate  sua  Ogura, 

E  quella  di  Costa ii£a  , 

Et   udiate  gran  pianto  : 

Glie  qitesia  donna  la  del  suo   marito; 

E  poi  il  con  follo  y  che  le  dii  Costai  n  za  » 

E  riguardando  la  della   Costanza  « 

Se  ben  volete  veder  la  ragione» 

Pcrch'ella  veste  tale,  e  tal  figura  ; 

E  perchè  ancora  ella  h;i  il  cuore  armalo, 

Porrete  Lei,  e  certe  altre  figure 

D*  intorno   a  Lei    ritrovar  in  quel  Libro -> 

Di  che  i'hb  fatto  di  sovra  menzione: 


i68 

Che  DOCUMENTI  d'Amore  è  appellato* 

Gir  essa  è  là  pinta  in  quarta  parte,  e  quivi 

Si  trova  in  lesto,  et  in   chiose    di  Lei 

Tolte  piene  ragmni  , 

Se  ben  tu    |;li    onUj  ,  e  h  tuenle  vi  poni. 

La  vedova  ,  cfie  vedi ,  qui  dipìnta  , 

Se   ben   la  guardi,  piala  n'avrai, 

bfn  non  hai   duro  il   cuoi-   tu   piansersii. 

E  gUiirda  in  prima  il  ^lan  duuunggio  al  mondo 

D'una  vohì   comjyita  ,  ed  allaDonua, 

1*1  pna  dì  !iill3    adoiijf  7.ta ,  <*    bf^ltate  , 

Fendersi    lui  Li    rollo    mani    il    vi^o  . 

Vedi    le    tic^/e  toglien    la    visla 

A  tulio  Toro^  eh"*  appresso    portava^ 

Ch' el   gian   dolor  le  ha   sraverstale  ,  e   rolle. 

\fdi    qut?l    viso  5  rhe   suol   Iute  dare 

Colli    suo   raggj    per  tuUo  il    paeae  ^ 

Baj^natojed    ìni^alo 

Bi   qiiHle    hfgrime  ,  drescan  dagli    ocihj , 

pnve    solca    dimorare   Amore  . 

VrJi   le    man   delicate,  e   gemi  11  , 

Che    &oglioiì    tulio    riposo   trovare  , 

Battrr   quel    prrio ,  e   la   fionte   amorosa. 

Vedi    cu)el  ,  rJic  a    sua    portatura 
Viur;i   dì    hv   ciascun    maravjglJnre  ; 

Trilli' <Ma    acrniia    soave,  ed    onesta. 

Ora    le    r.-rq^'inn     le    nienibra    di    doglia, 

Vtdl  cokij  che  sol    nel   suo   guardare 


1^9 
Dava  conforto  a  ciaschedon  d*  attorno  » 
Avere   in    se   ogni  sconforto  ,  e   pena  ìp 
Vedi   col<?ì,  che  ciascuno   Inchinava, 
Esser   chinala   di  cordogUo,  €    pianto. 
Ascolta  ,  et  odi    la   voce   dogliosa  ; 
Ch'esce    daMabri    suoi  Unlo    amorosa. 
Perde  chi    volle,  e    poiea   lei   guardare; 
Iddio   perchè   la   facesti    si  fatta  ^ 
E   si   perfetta   di   tante    virludi, 
Lei  «onitna  dì  bellezze  a    conipitnento  ^ 
Po' che  r  hai  voluta   si  disfare, 
In    danno,  e  pena   d'està    regione? 
E   se    beu   pensi  ,    e    rimiri  di    lei  , 
Quanto   è    gravoso    la  suo    stuto    iti    t^rra  ^ 
O   tu   non   se' di  marmo,  o   proferito  ^ 
Tu  rimurrai   d'esto     parlar   colpito. 
T leppi u   aresti  piata   se  V  udissi  » 
E  le  parole   di    passion ,  che    dice , 
Fendoa  le   pietre  ,  e  la    terra  ne  trema  é 
Ma   questa   è    molto    maggior   mera  viglia  ^ 
Pei  die   non    &  aproii  li    Cieli   alla  voce 
DI   quel   suo    pianto  efficace ,  e    doglioso  ; 
Lo  quale  acciocché   memoria  ne  sia^ 
Metto   in   IscrSila    delle    sue    parole* 
Vedova*  Padre   Onnipotente, 

La    cui    poteii^   e   granile ,  ed  laUuIta, 
E   le   cui   ovre   tutte  son    perfette  ; 
Da  cui    nessuno  è    che  possa  fuggii^- 


ITO 

Ch^ha^pien  potere    d!  creare,  e  fare 

A    CUI    aiibbiritt'   stjti    luUe    potenze  j 

Come    dÌ2>tendì    la  tua    pot^slade , 

CJi' è  così   grande   »ì    a  ubi  [me  ,  et  alta 

Inver    di  me   ti    rtiiooma    creata  : 

Che    par   che   liitl^  i    drsiderj    tuoi 

Sien   contro    nie    rivolli    ii    daroiL  pena. 

Doglia  ,  e   martir  ,  e  tormenti,   et  angoicla* 

CJie   non   mi  da* tu   In    morte   fìnair, 

E  sia    con   qnanU    più    pena  li    piace  , 

Et    io    la   prenderò    con    desidero, 

Che  po'  cHr  m'  hai    toltu    il  Signor  mio  ; 

Le    cui   virtù  luniinavaii   la    lerra , 

E   clf  eia  tutto    nuo    berje  ,  e  mio  conforto  , 

Non     veggio  mai,  ve    curo   di   vedere  ; 

Donde   allegrezza,    o  spfransta    mi   vengna. 

Co&l  m''aircstù    il  giorno   del    dolore, 

Che    tu    spegnesti    lui    tolta   di  terra  . 

Perchè  mei   desìi,  tu  Signor   mio,  tale; 

Perchè   si   grazioso,  e   sì  cortese? 

Perchè    sì   valoroso,  e   pien    di   buono? 

S'el  mi    dovevi    cosi  tosto   torre? 

Ahi  l    vita    mia    come    lìei  disperata , 

Abbandonata    da  ciò    che    ben    sente , 

^'emlca   di   salute,  €    di   riparo. 

Ahi!  Signor  mio,  dove  son  le  lue  membra. 

Dove    la  tua  bellezza,  e    la  bontate  , 

Dove   la   valorìa^  che    menar  suoli  . 


171 

Ove  la   bella   accoglienza  ,  che  davi 
A   tutu   quel  che   a   star  vcnlan  con    t€co* 
Ov'è    la    gian  larghezza  ,  e  oi^ore  ,   ^  gìc^ja  , 
Che  a   tutti   usavi,  q  iacevì   a    potere, 
C>¥*è   li    gran   seano   e    la  gran  piovedenza  , 
Che   sempre   uscìa   di   luUe  Tovre  tue, 
Ov'  è  la   gente,  che    lì   seguitava  , 
Ond'*  av eranno  gli    amici ,  e  parenti 
Lo  grande    a jut  o  ,  soccorso  ,  e   consiglio  ; 
Che    rlcevken    da    te ,  dolce  Signore , 
Chi  mai    darà    consolazione ,  o    posa 
Alla   mia  anima    misera   di:ifaU» , 
Chi   stagnerà  queste    Jagrìmc  mie. 
Chi    rMtenii   le    battute  del  core. 
Chi    porrà    freno  alle  man   disperate  - 
!flon   voglia    Iddio,  che  soccorso  mi  yen  giia.| 
INè    mai  rimedio    vegga  alcuno* 
O  c-he  la  morte    m'abbutta  tostano, 
O   che  di    pianto    mia    vita  si   pa«Ga . 
E    io    5011    bene  In  tsil  i;nisa  disposta , 
Che    se  non   fosse  ,  che   sto   mio  Signore 
È  veramente  locato   nel  Cielo  i 
Sfcch'  io  vederlo    non   potre'    giammai  , 
Quando   facessi   a    Gesù    Chrislo  offesa; 
Io  prenderei    per   vie   men    pena 
Avere  ,  lai  maniera  ;id    usare  : 
Che  quella   motte  ,  che  Dio  non  mi  dona,, 
Jo    la  mi    drei    con  diletto  ,  e   con  gioja  . 


\ 


173 

Ahi  rddìoì  tu  dui 
A  coìoroj  cui    dispiace,  U   morie 
Spesso,  et    Si    me    non  ta    vogU  ora    dare. 
Che   la   ti    chìeggio  per  grazia,  e  per  dono . 
Ptangf^te ,  geni! ,  con    meco  ppr   Dìo  ! 
Ptangiii    ì    suddiii    d^  eslo  Signore, 
Pian^an   la   pace  ,  e   '"J    riposo  ,   die    dava 
A  lotte  terre   di    sua    SignorU  , 
Pianga    la   terra  ^  e    Je  pietre   con    meco  ; 
Non  SL    disde^niu    W   Cieli  a    tal    danno 
Mutar    colorp ,  e   pianeti    scutare  , 
Secchinsi  l'erbe,  e  li    fiori,  e   le  piante. 
Kon  sìa   Cristian  ,  che  mai  lesta  faccia  ; 
Ch'i' veggio   sppijtu    prodezza,  et   ardire* 
Dicun    le   grandi     vittorie,  che    lece, 
Dican    le    giostre   di    sua   giovinezza  , 
Chi    è  costui,  che    morie  ardisce   a  torre? 
Ahi!  dolorosa ,  dogliosa,   et  aMItta, 
DÉsf:ilta  al  tutto,  e   disperala,  e  vinta, 
Non  parlar    più   polche  forza  ti    inanca  . 
AhbicniJo  questa  donna  pianto  con  tjuesie    pa- 
role ,    et    alLiepiù,le    (juali    suirbbono    luTighc    ri- 
contare 3  Costanza ,  che    voi    le   vedete    dal    lato    si 
niuove  ,    e    confortala    In  «j reste  parole  : 
Co^TAftZA,  Donna  genlìfe,  fi  alta,  e   valorosa, 

]\t>n    più   per  Dìo  i  non    pianger  ,  taci    oni^ii  : 

Cli*i*li  confesso    ben,  clie    il    danno  è  gr;jude 

A  qucsU   gente  di  terra,  et  a  te  ^ 


175 


La  <jual  non    sì  porth  narrar  pur  ittUo; 
Cosi   li   prego  ,  che   pensi  ,  che  Dìo 
Voluto    hz   far    la    sua   Corte    pia   bella 
Di    imrvì   luL,  e  le    viclù  ,  che  lene, 
Fejccl  passare      per   la  via    della  morie  , 
Donde    passb    II    suo   Sovran  Figliuolo , 
Doude    It    Re    e    lì  Piìnclpl  tulli  , 
E    tu  Ila  gente   pur  couvien ,  che  passi  • 
Tedi,  drel   tolse    a    tempo,  ch'eia  tale. 
Che    tutto   il   mondo    di    sua    fama   parla. 
La  sua    memoria    vìverà    in   perpetuo, 
Fensa^  coin' elio  n^aodò  ben  disposto; 
E    quanto  a    Dio  ,  e   quanto  al    mondo    ancora , 
Pensa,  che  l'ha  lasciati    duo    figliuoli, 
Tanto  compiuti,  addottrinati^  e  belli. 
Et   una   figlia    di   tanta  billate, 
E   le  sue    terre  non    lassa  con  briga. 
Né  lor  gravati,  ma  ricchi,  e  potenti > 
Che  ancor   porranno    a   te  mollo   ben  dare. 
Penta  piacere  a  Dio,  e  Lui  servire. 
Che  poi  n'andrai,  a  c|uel  beato  Eegno; 
Dove  lo  tuo    compagno  t*  aspetta. 
Fa  di  tuo  figli  ,  e   delia  tua  figliuola  , 
Dinanzi  a  te   uno  specchio  di  lui» 
Vedili    qui ,  piata  ora  tea  prenda  » 
Qairi  piangono   i   figli,  0   la   {vgliuola; 
£    tulli  gli    uomini,  e  le    donne    stanti. 
Con  si  atpre  voci,  e  sì  ciudtì,  che    par? 


# 


tu 

Clie    II    Citi   st  ne  sparenti ,  e  k  terra  ne  trei»* , 
^on    cir  alcun  dfca  parole   da    notare^ 
Sol    grida  fanno  j  e    guai  ,  e    tirerò n    morte  , 
Ali  or   si    muijve  Costanza   e   dìce    alla    donna  . 
Costì  nz  A,    Ov'è    Io    tuo    sa  vere ,  e   tua  l'ecmezz^^ 
Credi   per  pianto  ,  o  per   dolor   riaverlo  ; 
Bea  sai  ,  che   tulio   e  Ih   non   vale  omaJ , 
Penìa    tlj    non    voler    costor  disiare  * 
Si    rivolge    la    Dofuia     a     figliuoli,  e   dice  : 
Donna,  Sete    voi   figli    della  vita    mia, 
Laisovvi    a    me    Io   mio    dolzc    Signore  • 
È    li   Oi^l inoli    rispondo  11    con    pianto. 
Allor    Co^lunm     la    piglia      per    mana, 
E    dìi    romìato   aila   gente   di    fuori  , 
M:ì   peirhè    non   sì    può    tenere    Ìri  piedi  ^ 
Duo    Caviilior   della    detta    Costanza 
liti    prcndoa  seco,  e    me  non  la   a   posare  « 
E    poicliè    r  banno  locata    a    giacere, 
Cosldn^a    a    Uitta    gpirte    da    corrviato  ; 
E  l^issa   con    lei    due     damigelle  ; 
Cioè  Speranza  ^  e    Consolazione  ^ 
Et  un    suo    fiinte  ,  ch'ha    nome  Conforto  , 
Pone   alla    porta,  e   dice:  serra   ornai* 
Lassa  di    fuor  duo   sue  cameriere  : 
Cioè    la  Gioja  ,  ei   anco  V  Allegrezza  ; 
E  a  loi   toni  manda,  che  se    veggo  n   tempo  y 
Yadano  dentro,  e    diruorin  con    lei; 
E  ^|uando   la    vedranno  esseie   acconcia 


175 

A  volerle   ccm  f  eco  , 

Mandino   per   G>staiiza, 

Che    le    vorrà   certe   parole  dire . 

Udke  rhò    LuUe    qucsle,  e   molle   altre 

Parole  ;  peniando  che  'naoiì   che    questa 

Donnst   $1   possa   ben     racconsolare  j 

Passerà    molti   gioin»  , 

Et  ancora    perchÈ    Costanza   disie  : 

Non   è    dolor    da   poter   leniperarc 

In   pocfii    giorni.  E  dlsiderando 

Io    dopo    Unto  dolor    recreaie 

Alqiiunlo,    tnnovoml   da   questa   contrada  ; 

E   j ni  elido   ccrc:ir    t^into  , 

Ch^  é''  Uovi    la   mia    Donna  ; 

Cfic   lungo   tempo    è   eh'  T  non    la   vìdei ì  , 

Se    non   cogli    occhj   della    m^nle    mia  ; 

E  prego    Iddto  ,  f  he  la  mi    diu    a    trovare  * 

eh' avvegnach'  Ella    ben    mi  pronieitcsie  , 

C  Come  contiensi    di    sovra    nel  Livro  ) 

Dt    mandar   pei-  me  ,  e   farmi   assai  grazie  « 

Io  temo  ,  ch'Ella   non    se   ne  ricoidi  . 

Sicch'  io   farò   sicura    fronte  ,   e   soglio 

Saver   l'io   deggio  mai   sempre    aspettare  » 

O   se  quesl'  ovra   mi  de'  mai    giovare  . 

1(1    questo    mio    v la g 5I n  Jo  prego  Lui , 

Che   suol  condurre    a    porto    dì    salute 

Tutti    color  j  che   non  sanno   o*c   gire  ^ 

Che   mi   ditii;£i  per   lo  huon    cammino; 


^1 


1-6 

E   per  lo   qaal€  io   ini    possa   avvenire. 
La    ti  ove    ijuesLà    nobiJ     Donna   ò  ora; 
Ch'el    sa   ben  ,    vW  \^  non    so   rlove  ESla   sia  , 
Kè    trovo    chi    mi    dia    dJ   Lei  novelle, 
Q    rìn   J'abbi    veduta  . 
Noi    si^rn   le   due   donzelle    d''amoic^ 
Piatale  ,  e  Coi  tcsla  ; 
Che    L  andavam    cercando, 
E    conoscernnU    iìpI    pin  kir    tuo  . 
l'dimiuo    il    prego,   r:be    tarr^u    a    Dio  j 
K    limcnibramnio    ijtiel    comiurtndànjcnio  : 
Che    questa    Doiìtia  ,   i  fie    tu   VéM    rercnudo  5 
ComMiJ'je   a    noi    a    prc^o   di   \\nv[   Site  , 
Dt  ni^siiiu   serve,  e    come    dello    inenio  , 
Credian    tbe  sit   veiaiiiente   colui; 
A    cxil   dovlan    la    sua    ambasciaUi    lare  i 
Fran,    Chi    dite    voi    the  siete  ? 

PuT,    e    CoFiT.  Piatale,  e   Cortesia*    Or    rhl   se' tti  ? 
l'aiN,  Francesco  sona. 
Fui.  ConT-   Va   piano. 
FnA>'c.    Donicllpj  vofonlierl - 

Pur.  e   CoT\T,  Se' In    colui,  che    lavori  nelP  ovra 
DEL  fìL:Gt::iMi:\T(>,  E  COSTUMI   DI  DON^iA, 
A    posta   d'una,   eh' è    Donna    tlelT  altre  . 
Fiuìvc.  Don^.eJIe,  iV^on  ben  un  che  Ctrclo  un  LlbiOp 
Ma    io  non    so   di    <pial   Donna    palliale  , 
Se    non  che    voi    in^  avete  detto    un    punto: 
Ch'eirèDouna    maggior   di    lutte   T  altre , 


Perchè  io  m\  penso,  i.h''Ella  ak  colei  , 
Per    CUI    IO    io    IììdLo,  i|tianlo    bene   i'  iticelo  ^ 
Per  Lei    $oti   vlv^j  e    per  Le*    vita    spero. 
PiAT.    CoKT,  La  Donna  ,  che  ci  manda  ,  g  &ok  al  mondo 
Di  tutte    virtù   piena,  e  d'onor    dei^tia 
Se    tu  se""  di  Lei    Servo,  or    ci  rlspoudi, 
FnjN\c.  Pcrcliè    r  non    ve^j^io  chi  posia  ejijer  «quella  , 
Considerata    vosUa   piirladnra, 
Se  non    la   Donna,  cirP  vado  cercando: 
Io     vi    rii^pondo,  elisio    son    \o   siìo   servo, 
Volete    vot    a    me    dir  cosa    alcuna? 
PuT,  CoRT.  Ella  €i     m.iuda   a    te,  che    si    ricorda  ^ 
Ed    anco   amore    le    ne    fa   me  ni  or  la 
Delb  ""mproineisa  ,  rlied  FJlii    d    fece 
Di   mostiar   se   a   te    ben  chiara  ; 
Ed   ascoltarti,  e   di    fjr  tuo    piacere, 
Sicondo   il    patto    Ella     il    vnol  attenere* 
Vicnten  con    noi    per    questa    selva    scura  ^ 
E  non    temer   delli    pjissi    dubiosi  ■ 
Clie    tutte    cosf"y  che    son    care,  e    grandi, 
S^acquìitan    cou     fatica  ,  e    con    affanno. 
Ma    se  Dio    ibua  a      ic   grazia  ,  e   v  cu  luta  , 
Che     nel    camniiu  tu    non    ci    vcn^hl    njenoj 
Tu  vederai  la   più  solenne   coia, 
E   la   più    alia  ,  e    più  entìjieTjte  , 
Che  mai  form:*sse    W    gran    Si,^ijoie    io    terra. 
FkasCì,  Come    porriit   temer  perielio  alcuno. 
Che  morie  giù   tioti    terno  ; 

m 


it8 

Purch*  IO  possa  venir  presso  di  Lei  ^ 

Che   TIFÒ  almen    In    forma   sua   la    veggia. 

PiiT.  CoRT«  Or  pa^sa  avanti,  passa  questo  fuoco  , 
Turati   II    viso   per  gli  occhj  guardare; 
Che  noi  da    noi    abbiamo   un  privilegio 
Che  nullo    sin   elemenio   che   possa 
Cuocere   a  noi  ^  uh   ancor  creaiura, 
Sia    qual    vuaL    esieie   umana  »  o   fernale  , 
Ea£Ìoiia1e  ,  overo   irra^tìciiiìilc. 
Di    ciò   abbian   le   leltere    bollate 
Di  bolla   d'oro    della  detta  Donna* 
Vien  francamente  ,  passa    que&tl  monti  ^ 
Siete   la  ueve   sollazzo  co'  vinti  ^ 
Non  aier  freddo   per  lo  nostro  amore; 
Come    ti  slh  dì  camminar  I»   core  ? 
Tlen    francamente    pensando   di  Lei  , 
Che  tutto    ti   fìa  leggiere  a    porure, 

Fbìnc.  Pure   andate    oltre,  che  se  certo  fuase. 
Che   voi   non   m*  iugaunaste  alla   per   fnie. 
Tutto  mi  fora    leggiere  ,  e   soave  ; 
Ma  IO   non    so  ^  se  voi  lo  ver   mi    dite. 

PriT,  CoflT*   Qualor  tu  vuogli,  noi  ti   mostreremo 
Un   tal    segnai  ^  che    tu    ci   crederai  ; 
Ma    per    voler  poter  portar    novelle 
Di  maggior  fede   di   te   juver  Lei  , 
Tfoi  ti  lassiamo   di   più    dirti    ornai; 
Ma  le  pur  dubitasti,  dillo  a  noi« 


»T9 
FaAEf c*  Donzelle,  sono  aiieor  fermo  ,  e   crederne  , 

Yogllalo  Iddio,  cir  io   non   jnew  penta    poi, 
PiAT.  CoRT*  Vien' oltre,  vlenjicuro,    e  tienll  bene. 
Per  questa    strada    passeremo     un   fiume» 
Che    dura    poco,  iJenlJ,  tienli    bene. 
Fraptc.  Or   vi  dfcli' io  ,  ch'io   aggio    pensiero , 
Che  Toi   non  »iale   ad  incanno  con    meco^ 
Ditemi  ,  priego  ,  dove  andiamo   or  noi  ; 
Quanto  aocor    dura  questa    selva   amara  : 
Che   ben   dtieeento  giornale  passate  , 
Ancora  par    che    pur    ci    cominctamo , 
PjiT,  CoRT.  Ahi   B^ccalar I   che   gran  paura  ha'  aula  : 
Ecco    il    segnai  :  che   noi    ti  ptomettemiao  » 
Vedi   h    Donna  ,  che    tu  vai   cercando  ; 
Tu  ti  mostravi  sì   desideroso 
Di  Lei   vedere ,  e    parlavi   con    noi 
Sì   francamente  t  e    lassiti    cadere. 
Sta  su    riguarda   lì    suo   viso    lucenle  , 
£l   ora  poi    veder  la  somma   altezza 
DI   està  gran  Donna  ,  e   la  potenza  sua  * 
E    può' ben    saver,  s' eli' è   quella  Donna  , 
Che   tu    hai    tanto  cercata,  e   bramala* 
E   ora  se-  in    loco   da  parUllc  ^ 
Vedila  aperUrnenle  ,  e'  non    sì    cela  • 
Vedi,  eh' è   sola,  dille    ciò    che    vuogli  , 
E  noi  li  aspetteremo  da   una    parte  « 
FflAifC,  Se   son    caduto,  e  smarrito    si  forte, 
Non   ve  ne   venga  per  Diol  tnaraviglta; 

m  2 


Che   V  un  de*  rttsì  suol   mi  passò   II  core 
Dair  altra  parte  »  e  gli  altri  m*  abbagllaro 
Si,  eh'  i*  Don  veggio  ,  che   possa    levarmi  ; 
Se  da  quel  sao  vertudioso  parlare 
Ifoti    vien  la  grada  ,  che  Io  m^assicuri* 

PiaTé  Coax,  Drgtii  la   vostra  nobilUi,  Madoona , 
Di  provf  dcre    allo   stalo  di  lui , 
Ch€    per  luogo    vjijggio  , 
Qua   menato  FabbUm   davanti   a  Voi  • 
eh*  a   lui   lerar  tioo    ilan  possenti  tioi  * 

Màdùpiiva*  Leva    &ù,  leva,  vieti   su»  sledi   ih  , 
Gumdami  ben  ,  sa  tu    mi   riconosci^ 
£  non   dir    poi,  che   premio  tion  aggi  ; 
Se   tu   hai   per   me    fatica   alcuna  ^ 
Saj)pja    pur   dir, eh*  io  son    per  adempiere 
Le  fue  dimande  ,  or  il   pensa  ,  e   chiedi . 
E  questo    cuccioliu  ,   cVè  sempre   meco  , 
Egli  è    lo  spillici    delb    mia  guardia  , 
Ed   ò  sì   bene    in   toncoidia   con   meco  ; 
Che   già  da  lui  guardar    non  ti  bisogna  . 
Ch'' el  nacque   con    la   fermezza,  ch'io  presi  ^ 
Con   quella   vive,   con    quella   si  spegne; 
Sicché    dimanda^  non    esser   lemcnle. 
^è  già    paura    dell'  arco  ti  vengna  ^ 
Che   II    tengo    sol   per    U  gente   nojoia, 
£  le   saette  ,  che  mando   ver   loro  ^ 
Già    non    si    movon    dal   cor ,  ne   da  presso  t 
Aocor  ti  dico,  cVel  vel    mi    levai  , 


i8i 

Perchè   tu  possa  si  Tcdermì   tutta  ; 
Che  tu   DOTI   dica  poi    la   grazia    manra , 

Fb^nc.  Madonna^  io    noti   s(>  ben,  se   voi  pailatt 
Sì   pleBamenie,  pf^r  farmi    contento 
Sol   del    parlali  senz*  altra  grazia   farmi. 

MiDoiTif  A .  Certo  yub  eh'  aggìa  ,  eh*  io  ti  parlo  netto  » 
E  cosi    lutto  ion   per  adempiere  . 

Frasc*  Madonna  ,  or  qui  non  so  Io ,  eh*  io  mi  parli , 
Vinto  m' avete   nella   prima    giunta , 
Tinto    m'avete    poi  più  nel    parlare; 
Ma    perchè   io  non  so    ben  quando  io  mi  ritorni 
A  cotal    punto  mai  ^ 

Corra    che    pub,  ch'Io  farb    mia   dimanda  ^ 
In  Yoi  riman    il  voler   adempiere. 

M^DONETà,  Tu  mi   pari' ora   siccome    savio. 
Nella  dimanda   non  &b  che  farai . 

Fkanc.  Io  «o  ben  ,  che  non  degno  sono  a  tanto , 
Ma  Vostra    securtà   mt  da   1*  audacia  ^ 
In   dimandare  ,    e  speranza   m'ojiila. 
Quel    chMo  dimando,  e   desiderato  aggio 
In    vita    mia,  tuttoché    sia   gran    cosa, 
EU' è   leggiera  a  Yoi,  da  Voi   la  chero  : 
Che  senza  Voi  toccare   joY'aggìa  meco. 
Sema   vedervi  Voi    veggia   si  chiara, 
Quant*  è   capace  a  mia   bassa   natura. 
Per  Vostro  amor  Vostra  gente  mi  onori. 
Da  Vostro   latte   nodrìmento  prenda. 
La  Vostra   voce  mi   faccia  sicuro  » 


mmafmsm^mfmaBatm 


18:» 

La  luce  Vostra  mi  cuovra    da  qaelll , 

Che  8000  a   nuocere ,  e   a  offesa  acconcj. 

Li  Vostri  raggj  mi   nettin  lo  core , 

Le  trezze  Vostre,  giojose,  amorose  9 

Leghin  la  vita    mia   da*  vizj,  e  mali. 

La  Vostra   gola  candida   mi   tiri 

Ai  baci,  ed  all'amor  delle   virtudi* 

Le  Vostre   man   mi   disegnin   la  via , 

Per   la   qual   possa  in  be* costumi  andare. 

I  Vostri   piedi  spenghlno  in    me  tutta. 

La   vanità ,  e  li  pensier  villani  • 

Dal  Vostro   bel   guardar  la    mente  mìa 

Viva  tuttora  ,  e   lungo  tempo  allegra , 

E  dopo  vita  ancor  più  viva ,  e   duri  • 

Li  Vostri  labri  amabili ,  e  vermiglj 

Narrino   a  me  la   via  del  camln  retto. 

Vostra  virtù   m*  induca   a  quindi  andare  ; 

Poi  tutta  Vostra   statura    mi   stringa 

Si   al   piacere,  e  diletto  di  Voi, 

Che  fuor,   che  Dio  tutte  altre  cose   lassi. 

Perocché  sete  Colei,  che  creata 

Isella  mente  divina 

Foste   davanti    alle  altre  creature. 

Voi  siete  quella  per  cui  luce   il   mondo  , 

Per  cui   si  regge,  e  per  cui  se  governa, 

Voi  siete  madre  di   ogni  arte,  e  di   senno. 

Di  sottigliezza ,  e  d*  ingegno  lucerna  , 

Vo*  d' ignoranza  nemica,  e   d'errore. 


i8S 

Sorella   di  vii  tuli ,  e  dirittilce 
D*  ogni  dirlUo  onesto  ,  e  giusto  ,  e  santo  • 
Per  Voi  sì    vede   veri  tate  in    terra  , 
Per  Voi  quel  tanto   che  si   può     sentire , 
Vedian   qua   giù  del  Divino  Intelletto  • 
Per  Voi  li   Rtj  li  Ptiu^ij-ii,  e  minori 
Govirnan  se  ,    e  suo  stalo,  e  suo  Terre. 
£  JiotLo  Voi  nessua'è  Indigente, 
Np^siin  povero  muore  , 
IVessuno  lia    munco  delle  sue  bisogne , 
Ad  ora  n  Voi  le  tre  j  ture   umane  , 
Madre  di   lui  li  coior,  rlie   fi  ì;1  Inoli 
Con  nello   cuore  3  Voi  si  vogllon   fare» 
Vo' fosti  j  e   siete  al  nosCio  Sir   nel  petlo  ^ 
Vo*  siete  quflla  rh'*avrHtI     gli   occhj    al   mondO| 
Voi    sleLe   b  mia   miidie  ,  e   ìa    mia   vila. 
Voi   dì   me  Donna  ,  ed    io  servo  di  Voi . 
Chi  saria   sì  villano,  e    sconoscente, 
Che  inver  di  Voi  villan  pensiero  avesse. 
Fugga  dal  mio  pensiero  ,  e    da  cìm^cuno 
Ogni   dI$ìo  f  rlie  sanza  ordine  move* 
Basti  noi.  Vostra  grazia,  e  '1  ben   volere- 
Conthliido  umai ,  supereccelsa     Donna^ 
Donna    di  Donne,  e  di  virtù  Reina; 
Isella  cui    laude  ogni   lingua  non   basta; 
E  dito:  Tson  rontento  del  vostro  volere. 
MADOff.  Or  tu  Imi  chrsto  assai,  et  Io   ancora 
TI   farei   più  »  se  più   airessi   in  potere. 


i84 

Ter  è   clic  chi  m!   vuole  9  e  chi  mi  chiama  ^ 
Convìeu  che  faccia  se  capace  ,  e  neUo  ; 
r^è  fu    mai    nom  terreno  ,   che  m'avesse 

Con  plylìin  cnlc  ,  laiit'è  oda  T^Ueiia  , 

Vergine  sofio  ,  e  nicto    stu  chi    ^ude. 

r^on  è  chi   pa55a  macular  iiiia  mente , 

AncoL-  del  co]|io   son  di  tal  ni*tura; 

Che  molla  geijte  re  le  va  d^atlorno. 

Et  10  inlera  tuttor  mi  cDiisei  vo  ^ 

Lo    Une  mio   al  spande  in  m&tti  lalì  , 

A  fvi  iu  bene  ^  e  cuj  nuore   iiifora, 

Con»c  U    be^itor  son  ben  dispoilj; 

Ma  elio  Io  se  è  tuUo  nello»    e  buono. 

Che  rivi  ne  prenda  In  mal  se  stesso  Incolpi . 

1*  sono  ili   Ciclo  ^  In  terra,  e  per  tuHo 

La   ina  poiei>za    è   di  gran   maravigliai 

To    hai   ve^^hialo  per    a  verni!  assìu  , 

E  dì   ììt'i'&  'aude  asiaì  lì  sc'dìstetn. 

In  guidsirdone  ti  giuro  ,  p  promeilo  ; 

Che  se    lu    fai   capace  di  tanto, 

Quanf  io  sarò  a   donar  hrija  ,  e   libera  ; 

Tu   porterai  tuo  in  tendini  euto    assai  . 

VaUene  ornai ,  e  pensa  di  ben  f^ie  , 

E   non   mi  dir  più,  rh^  et  non    h  mestieri, 

SìcoTido  r  ovre  ,  e  lo  studio  ,  e  Io  'ngeguo  , 

Che  tu    hai   da  n;ìtnra  es>lo  lavoro  ; 

CJ/  t'  li  farò  porlur  del  mio  tesoro. 


i85 

Fidali  in  me  s icurtmente  omti  « 
Che  chi  mi  serfc,  mai  non  Ji>  mgaunai* 
Ffliffc.  Et   io,  Madonna,   per  non  farvi  oojl^ 
Senz3  più  dire  T  men  vado    a  seguire. 
Queir  ovia  ,  che   da   Toi   u  mo«5e^   e    move  • 
MiDp  Ben  ricordasti  ,  coni''  à  ella  innanzi  ? 
Franc,  Madonna,  i*  £ono    ^Ih    alla   Sesia  Parte ^ 
£t  ho  «peianza    ornai    con   vostra  forza  ^ 
Tosto  mena  ila  al    &no   beato  fìne. 
Ma    perchè   quella    Cattando  ,  lalorà 
DI  niolte    lenUì-ìODÌ    assalto    sento. 
Vorrei    portare  alcun    ^o&tro  segnale; 
Che    mi  tenesse   da    tutte  sicurq. 
Mad.  Tu    ten    girai  ,  e    dimane  sita  nona 
Eìtorna    a    me  nelb  Cappella    Santa  , 
Cli'è    presso   qui,  e  nioàlrerami   l^ovra, 
1'  ho    pensier    del     segnai  ,  che    hisognu  « 
FaAnc.  Addio,  Madonna  ,  addio  ,  che  con  Dio  siete  i 
Mad,   Va  colla  «uà    Benedizione  ,  e    mia  . 
Or    per  caglon  ,  che   doman  ci  conviene 
Tornar    colla  nostra  ovra  a   questa  Donna  ^ 
Facciamo    alquanto  più ,  e  ritomatno 
Là  dove    lasciammo,  or'*  è    gran   tempo* 
Himandan    per    Costanza 

Le   donne,  che   le  avea   lassate  appresso 
Dì   qttella  ,  ch'Io   Lssal    posare - 
Costanza   glugne,   e    trova  che  h  donna 
È  sì  ornai  rkonrortata,  e  piana  , 


t$6 

Che   non  le  fa  mestler  di   consoliurla  ; 
Sol    certa  norma  le   da  qui  cotale  • 

CosTAvxÀ  •  Or  pensa  ,  Donna  ,  che  tu  te*  tornau 
In  quello  stato  quasi  ,  che   ta  eri 
Davanti    al  tempo  ,  che  marito   avesti  | 
E    cotanto    mlgUore  , 
Ch''  ai    delle    cose    del    mondo  provale  ; 
Sicché   tu  puoi    di    quelle    pace   dare  • 
Et  ancor   se'  d'  età  orna'  più  ifinaiiEl  , 
Che  non   ti    deon    lì    pensier  &\  gravare  , 
£   In    altra    parte    rhai    tanto   pig^iore , 
Quanto    color ,  che   si    volgoli    nel   mondo  ^ 
Oie   non    51  sanno    da    vìzj    partire  ; 
Ch^elTè   cotal   nostra    mala   natura, 
Che   piti  di^ideran    cosa    vietata , 
E    pia    in    quella    diletto   portiamo. 
Sicché    io  li    prego  ^  ricordo  ,  e  coni  mando  ^ 
Cile  tu   leg^a   di  sovra 
La    terxa    parte ,  e  la    quarta    del   Livro  ^ 
Et   ancor   poi  la  parte  procedente  ^ 
E  tutte  le    seguenti  , 

E   per   le    prendi  ciò  ,  che  a  le   conviene  . 
Et  io    verib  ,  e  dluiorrò   con  trco. 
Quando  vedrò  ,  che    cara    tu   ini    tengni  . 

Vedova  .  Madonna  Costanza  ,  io  v*  a|jgio   intesa  | 
E    tutto    loslro    parlar  ni' è  in    piacere  ; 
1' seguilo   vostro  delta   a   potere, 
E  prego  Voi,  che  so^eute  vengnlate 


i8t 
ÀI  mio  consiglio,  e  1  ben  mi   ricordiate  • 
CosT.  Addìo  ,  addio  • 

Ritorna  il   Libro  a  contar  se   esia  Donna  ^ 
(Sin    «lì    (he   ^rado    vuote  )  , 
Vtdovà    dnm>a  giovane   ritmane        i 
h&m%   fi|;lfuolj,  «i^.rzUVinenlc  penti 
l.a  gcnrf    rlie    si   trova    in    rasa  dVsto 
Pa«s£iio    miuilD  )  e  Io   ataie 
Cb'  cHa    vi  piiii  nf  I   primo    anno  avere  » 
E    se  rfò   \f de  ,  che   deccntentente 
Po«sa    la   r.^r,  alTor    !oda    riascuno» 
Che  V  hntìo   rompla  del    suo   vedovaggio 
III    casa    de)    marito; 
In    al  Ira   guisa    compialo    in   la    »iia  - 
Lo  qiial    compiulo,  s' el  suo  parentado 
Tratta    di    lei  di  nuovo    accompagnare  ; 
Credo    the   fo  ben  **elb  vi  consente. 
Dello   flspcitar   dHP  anno  perà   dico. 
Non    perchè  prima  ,  s'  ella   vuol ,  non   poiia  ; 
C  Siccome   ]'* Apostolo  dice  )  , 
Ma   par  che  troppo    sia  vaga,  e  corrente, 
E   del   stìo    p4-Imo   poc"*  aggia   curato; 
Che  liitto  si  k  Lc^  Divina  dica  , 
Pur    ia  Mandrina  il    vietava    nel!'  anno  . 
Da    poca  è  U  l'crniestga    di    colei , 
Che   non   ^i  puote  un  solo  anno    frenare  * 
Ma  qui   coinnto  ricordo  a  cjascuna  ^ 
Che   rha  avuto  buono  ^ 


E   pò!    s»    irova   col  fvjggiore    In    rasa  ■ 

S'  è   di    fiìPzzaoa   HÌi ,  breve    dko  , 

Pensi  eh'  b    dt'iio  ,  e  rhe    dico    seguente  : 

Che    tale    ha    v  cecilia    et  a  de  ,  e  gtovan   coie  ^ 

E    tal    conhario   slato,  ali'  udo  ^  o  l'altro 

S^  apprenda  con'  sente  , 

Cir  a  sua   natura  si    convengnìa   fare* 

Se   vecchia    rimanesse  ,  o  lì    appresso  , 

Lodo    che  come    sente    ii    suo   migliore  , 

In    casa   del    marito,  o  nella   sua 

Tenga    suo  redova ^j» in  onestamente  . 

TVla    dove    eh'  ella    vedova    rimanga, 

Non   studi    in    TUriar  ,  rliVlP  ha    peidoU 

La    scusa,  eli' aver    sogliono    le    donne. 

Che    suo   lisrj    fjnno 

Sol    per   piacere    alli   in.-irili    loro, 

Ver    è    che    molte   si    partan    il  al    vero , 

Ch'  ci    lo>'o   studio    non   è  lia    ll^riaiSL 

Comunemente  ,  quando    stanno    in     casa  ; 

Ma    quando    variìio    di    luoi  i  ,  o  d'  aUorno  . 

JMa    voglio    lor    scusar  su    questo    alquanto  ^ 

Che   fonando   vanno    i'uor   s""  adornin     tutte  , 

Perchè    5Ì    dica    lale  è  hcHa     donna  , 

L*altra  per    avanzar    le    sue    vicltie  , 

Non    tuue    per   piacere    agli   amadarl - 

Ahi  I  conr  è    bella     vedova   colf  i  , 

Cile    sol    lo    vcl    la    cuovre  ,  e  r  acqua  lava  # 

^'  elP  ha   iìgliuolij  rimanda    con  loro  ^ 


189 

S*  eir  è  di  quesU   eude  , 

E  fa  ragion    che  rimasa  è  con  essi  « 

Et  hanne    masiibj   due,  e  f'emine  una. 

Come   Ualtammo    di  sovra  dì    lei 

Kello   cominciamenlo   d*c*ia   parie* 

E  tommcìaino^  e  dlcian,  s^  ella   fosse 

Bimasa    Douna  di    Re   coronalo, 

IiTìperadore ,  o  simile    grado  , 

Come  rouvlen  iuo  BgHuoIl  ,  e  suo  Terrei 

Se  soli   )i  maKhj   piccoli   condurre  - 

Ma    perchè   tal  Trallàto   alquanto  è  lungo  ^ 

Ed  oggimai    lo   termine  s' appressa  ; 

Io    me  ne    vado  alla  Cappella  ,  dove 

Mi   comanda    b   Donna  ,  eh'  io    tornasse  . 

FdAff,  Madonna,  Dio   v'allegri,  che    vi    fec» 
Degna   di   tutta    allegrezza ,  e  di  bene  * 

MAn<  Ben   venga  il  Servo  mio  per  mille  volte. 

FfiiN.  Ecco  quelP  ovra  ,  che   voi  commandasie  ; 
Vedete    s'  ella    diritta    procede  - 

Min»  Et   ecco   il   don  ,  che    pramhiii  fare  : 
L''ovra   mi  piace* 

Peak,  Et  a  me  il    don  sovra    tutte   altre  cose  * 

Mao.  Va  ,  persevera  ,  coaipìla  ,  se  puoi . 

Fran,  Madonna  ,   volentieri  ,  addio  •  Mac*  Addio  » 

Mò   ritorniamo  air  ovra  ,  e  cura    poni  ; 
Che  questa  donna   ha   molto 
In  ogni   ora  a  pensare  ; 


190 

Sicché  sol  Ciò   non  porrìa  tutta  il   Libro 
Compilo   divisare  • 

Ma   ijoi  [joiien    certe    cose   maggiori, 

E  loecheren    le   pm   unlversnli  ; 

£  deLLe  speciali   a1<}uaDi<^  ancora  * 

Pensai-   convita  prlinler  delle  persone  , 

Di  $e  ,  dì  suo  fi^UuoJo  ,  e  di  stia  fìj^tia  • 

Prenda  per  le   comp^'i^ne  , 

Dì  ciò  guardando    nella    parte   testa  ; 

Che  va    d manzi  ,  e  cliente  le   de* avere  . 

La   filli  flgliuob  da  se  già  non    parla  , 

Wè   per  ciò   men  le  dJa  buona  macsira. 

Per   11   fanctultì  j  se  son  fuor  tii  balia  ^ 

Trovi  nutriti  Ciivaljeri  ,  e    saggj  ^ 

Malli  li  y  e   per  se  buoni  ; 

Slctbè  lor  possali  ;)nco  più  buon  fare  * 

£  se  questi  figliuol    Josson  da  balia  , 

Ricerchi  innanzi  m  la  tredici  parte  j 

Come  la  b^lla   notrirà  gì*  in  ùnti; 

E  faccitdi  notrifj  corno  s\  legge» 

Or  pensi  corno  lo  suo  Regno  guidi  ^ 

£  legga  de'  migliori ,  e   pia  fedeli 

Di  coloro,  che  a  maro  n  Io  marito, 

Alquanti  a    suo  consiglio  ; 

Poi    con  lor  lo  Reame  ri  termi  , 

Di  buon  Rettori  e  fornisca  le  Terre. 

Faccia  ulflciali  la  dove    bisogna  , 

E  col  consiglio  di  co&tor  proceda) 


*9i 

Di  tempo  in  tempo  con'  Dio  le  conceda  • 

E   tanti ,  e  tali  a  tutti  ufGcj  ponga , 

Che  non  bisogni    lei  di  que'  pensare  ; 

Ma  sovra  tutti    trovi   un   principale, 

A  cui   meglio   convenga   un   tale    ufficio. 

Il  qual   lenga   de' suoi    figliuoli   jl   loco  ^ 

E    mentre    dura    buono ,  onori   lui , 

Quando  facesse   il  contrario,  il    rimorai 

£  pensi    lui    di    ul   le^n aggio    torre  , 

Cile  sta  ardilo  a    ptmir    le   follie  , 

£  sia   da   tuit'  ì    sudditi    temuto  * 

E  pensi  avanti   di    colui ,  che   toglie  p 

Sed  e'  reggeva   ben  le   genti  lue  : 

Che   se   ciò   non    Jacea, 

INon    porrla  ben   governar   V  alimi . 

Cosi   ancor  a    guardar  lo  tesoro, 

E  farlf>  maggiore  a   suo  potere  , 

Ponga  fedel,  e  cauta  gente  ,  e    buona  , 

Loro    e  lutti   aUri   ricercando  spesso  . 

Et  in    ì»\  caso   pipita     non  la    vinca  ^ 

Ifè    mai    lusinghe  ^  o  pianto  ^  over    parole 

D*  alcuna   gente  la    mova,  o    riduca; 

Che  la    giuiticla   piena    non   si   faccia  « 

Ma  dove  puote ,  con  ben  del  Reame  « 

Usar    misericordia   a  suo  mb  ietti  , 

Ben   sì   conviene   a    lei,  pia   ch'ai  marito* 

Quando    verranno    crescendo  l  CgliuoU, 

Induca  loro   fké   ardire,  et  ad    arme. 


192 

Et  a  prodesta,  e  rendagli    sicari: 
Che  si  conviene  allo  stato ,  che  tiene  • 
Ancor   g)i   faccia   Imprendere    scléoipa 
Tanta ,  che  almen   scerete  cose  possan 
Per  se   trattare  ,  e   vede*  e  ,  e    formare  . 
Faccia  ^  che   ieggan  di   be'  leggìrnetiti 
De'  gran    Signori  ,  et   ancor  p<ii)gan    aura 
Quella  manier»  ^  che   tiene   colui, 
eh' è   messo    a   giudicar   delle   iue  T*rrc. 
Ma   BOFra  tutte  cose    faccia  loro 
Amici  di   Ragione ,  e    di    Giustizia  , 

E  che  cammìnin    per    la   via   di   Iddio; 
Facendogli   coricggere   al    maestra  : 
Che  rado  madre  ben   corregge    loro  • 
E   per   netlalH   ben    da    lutt' i  vlaj. 

Se    voglion  legger  nel  Libro  ,  eh'    ò   detto 

De'  Documenti  nella   prima    parte  , 

Là  troveranno ,  che   meslier    lor   iace  . 

£   se   la    donna   per  se  giudicare 

Volesse  for$e  talora   a  diletto. 

Guardi  nel  Libro,  eh' è    detto   pur  ora. 

Nella   nona   parte  di    Giustizia  * 

Cosi  ancora    in  guardare    suo  C iliadi  , 

E    molte  utili   cose , 

Guarda   nella   settima  parte   di   Prudenza, 

In  quelP  Jsteaso  Livro  . 

Ancor   per  se,  e  pe'  figliuoli  suol 

Leggerlo  (uuo  cjuel  Livro,  seria 


1^5 


Utile    mollo,  a  cui  non   rincrescesse. 
Che    poucr  qui  d^ognì    cosa  Trattato, 
Temo  non   men   eli   dispiacer    di    iioppo. 
Che  Llasmo  aver   di    manco  ^  o  difetto  . 
Tanto  è  la   gente    acconcia  a  poro  bene  . 
Or  la   figliuola    se    vaoì    ben  noilrìre , 
Di   tempo   in   tempo  faccia   impiender  lei  ^ 
Come  le  toccan  le   parti  del  Libro, 
Che  son  dinanzi:  vedile»  sevno^li. 
Or  lacco   di  ciaicuaa  in  ogni   grado  : 
Se  veste  prende  di   Religione, 
E   vuole    in    casa   forse  rimanere  » 
Legga  la  parte   ottava   d'esto  Libro  ; 
Che  le  dirà  ciì>  cVa   saver  bisogna» 
E    s'ella  entrare  in   Monister  volesse. 
Legga    la  parte   nona   infia    nel  Libro; 
Dove   si  coglie   la    materia  tutta  • 
Or    parlo  a  tutte   quelle,  che  lassale 
Son    da    mariti   di    tutti    lor  ben  Donne* 
Beon   esser  conoscenti  di  quel  dono  j 
E   se  riinangou    con    figlio' di  loro, 
Serbino  ad  essi ,  et   ancora  a   congiunti  * 
PoQtan  che  non   figlui^lì   slan    rimasi  , 
E' per  l'anime   loro,  e   de' mariti 
Facciati  continue  Hmosine  ,  e    grandi, 
Wè   pure  attenda»  ad  empier  la  boisa  » 
Et   irrichir   lo    parentado    pi  imo  ; 
Dond'ella  trasse  lo  suo  nascimento, 

n 


Et  a    disfar    la    genie    dr    colui. 

Da    mi  eli' ha    roial    doa    ricevuto» 

E  se  dt   tal    marito 

Biru^ngono    figliuoli , 

Che    fion    sien    di  lei    n:iti , 

Tanto    pili  Insto   st    conviene    a    loi^ 

Porgere    iu^er    di    lov   di    Lui   lasciato  ; 

Che  se  soti   suoi    riinnn    lor  d^ogni  lato  ■ 

Non  faccio    ornai    gran    di&tin^j?>n    di   gradi  ^ 

Slii  i>or   qual   \uol  j  tlie  vedova    rimane  , 

Che    ben    porrà   per    se  me   ripensare  ; 

Cile  si    eonvengna   alTnna  ,  e  che  alP  altra  ^ 

E  tanta    uiiUià  prender   dal  Libro. 

Cotanto    palio  all' ahre    de'  Belinoli , 

Ch'eìk^    ripensin    suo  stato,  e  nazione. 

Ricchezza  ,  e    tutte  ro5e  , 

K  con   consiglio   d'alcun    loro   amico, 

i  accian  lor  dai  e    a    scienza,  o    aiLe, 

Cosi  ancor  delle    fi;:^! lucie    loro. 

Che   (|ijeàlo   è   quel  ^  che  sentpi e  hanno  con  seco: 

L^altie    rjcrhezze  per    molte    vlfì    vanno. 

E   se    fa    leggere  a    maschj  qtiel  Libro  , 

Che    mò    dissi   di  sovra  » 

i^nn    le    bisogna    più   lor    predicare; 

the  lun^o   fora  qui  pone  le   guardie. 

Che  sj   conveijj^on    d'esia    genie   fare  < 

Ola    vi    vengo   per    queste    ujeizane, 

V   per    Je   lor  minori    a  poner  certi 


igS 


fnsegnami-nti  ,  e  ear!  ; 
Fircn  po^fìne    a    questa  parie  ornai: 
Che    »J   può   dir  ,  che   n' abbiaci  delta  astaì. 
Perocché  in   qudla   mogìoiie  , 
Dove  Don  ha  Signore, 
Stanno  Je    donne    a   vìe   maggior  periglio^ 
Convìen   la   vedova  più  cura    le  nere  • 
£  parlo    propjo  alle  donne  mezzane  ^ 
O    lor  n)inorj\  avvegnaché    nelt^  altre 
È  ben   savere,  che    praveggia  bene  ^ 
Che  cameriera  tiene  ^ 
0    che  fanciulla,  o   che  femlna   In    casa. 
E   non   raccolga  mai    parole    manche, 
E  legga    nella  procedente  parte 
Quelle   cose,  che   toccano   a   lei  « 
Kon  tenga   a  suo   servigio  uomini  ,  o  fanti; 
E  «e  conviene  teugan  suoi   Ggliuoli  ^ 
Lor    abitari    sien  lungi  da  lei . 
Wè   lor  dì  mesticheria    curi  a^ere, 
Tfè  sola    muM   con  alcun   omo  parli , 
Se  non  è  caso,  che    scrìtto  trovasti 
Sa   nella  parte,  eh' è  detto  pur  ora* 
Parli   con  preti,  e  con  Melìgiosi, 
Ne'  suoi  consjglj   hniì   le  chiese  loro  ; 
Che  troppo    fargli  a  sua  magioti  venire  , 
Per  loro   onore ,  et  an  cor  di  lei , 
Usilo  men  che  puote  •  Alle  flneitre  , 
0  per  le   vie  rade  volte  si    trovi  , 

Il  2 


196 

E   non  iitudi  In    far    sue  legature 

Tioppo  1f?g^Ìadrs ,  o  suo    drappi  di   ?este« 

La   sua  uinnza   con   donne   miUure  , 

Balli  ,  e   luLt*  ullre    vati  ila    Irai  uà  11 ,  * 

Mostri  che  sempre   cordo^^liosa  sia. 

Preghi    sorpnt«  per    lo    suo    marito 

1/  alto  Signor  ,  che    gii    perdoni  ,  e  a  lei . 

In    ogni  loto  ^  dove    lia    luo^o  ,  e  tempo  ^ 

Parli   di   questo-  mar  ilo    passnto  , 

Come  più  puoie  ,  In    sua  laude  ,  et    onore* 

E   se  mancato  forse  avesse  al   mondo. 

Sempre   si  studi  a  ricovrir  suo   falli , 

E   pensi,  ch^ogni    onor  di  lui  è  suo» 

Faccia   serrar   le   sue   porli   per  tempo  ^ 

E  tardi   arrire,  e    c^uiamente    guardi, 

Cile  non  s^  inchiudi  lo  serpente  in  casa# 

Llmosìniera  lei  eonvien    che    sia  ; 

Ma   guardi    chi   le   viene  però  In  casa  . 

PorilausI  dir  molte  altre  cose  buone , 

Ma   com'è  detto   riguardi  dinanzi; 

Che  Iroverù  di   ciò  che  fa    per  lei 

H^olle   altre  cose  ,  e  noi  faeciam  qui  fine. 

Ma   per  polare    a    diletto  leggendo  » 

Una  novella,  che    cade    alla   parte  ^ 

Vedi   qui   scrìtta,  leggila,  se   piace. 

Essendo  io  una  Càio  a  Parigi  ,  dissimi  nno  Ca- 
valiere del  Re  dì  Castella  una  noveMa  di  maravl^ 
glissa   costanza    di  una    Donna   vedova  di  quel  Ben- 


^97 
me;  eh* uno   figliuolo  del  detto  Re  abbiendo  amata 
una    insmo   da   piccola  ,    e  poi  al   leni  pò  dei  suo  ma- 
tiio  ^    tìi^'ì  da   lei    non  vide  alcun   meglio  ^  per  loque- 
le potesse    sperrtre,    the   da   lei  nm  potesse    avete 
alcuna  parte  di  sua  voglia  « 
Ma  perchè   quond'elPeia  gjovanzclla  , 
Con   puri  La    iacea    di   lui   gran   Jesta  ^ 
EHo    si   preae  si  forte  di  lei  , 
Che    poi  non  si   poteo    distoglier  mai  • 
Ella  quando  cognobbe   mal  da   bene, 
Imniatitaaentf*    si   ritrasse   al  rietro , 
Mai   tjon  gli  diede  ìntendlmeiuo  alcuno  » 
Morto  lo  «uo  marito. 
Ella  pensò  ,  che   a  grati  periglio  slava  , 
Per  questo   figlio   deltte  ,  ch'era  grande. 
Forte,  e  len)tito  ,  e   solo  a  lei    pensala, 
Ei    elio    ancor  credendo  a%er    più  toato 
Da   lei  in    questo  stato    vedovile 
Il    suo  piacer,  pia  uoja    assai    le    dava* 
Ella   tuttoihè   [osse   gentil  donna. 
Et  un*  dì   gran    lignaggio,  noa  però 
Era  possente   inver   lui^ 
Peiò    pensava  con   «cnno  passare. 
Et  alla  fin   costui   con   tutro   suo    potere 
Cotnìncib   a  spesseggiare  li    messaggj  * 
Prima   la   fa  e    pregar    per  lo  sno  amore  ; 
Quella    risponde:  eh' è    tanto    aHlitta 
Del   ÀUD  marito,  che  Dio  le  avea    tolto  ^ 


I 


Che   non    sa  che   si  sia  amore   umano  • 
Quelli    le    manda  le  pietre    preziose  ^ 

E  ^loje  ttkùtre  ,  e  cìì  nuove  maiiiefe  « 

A  luui  dice  :  tanto    mi  pò  ri  Lino  • 

Muovere   quelle,    od   altre    cose. 

Come    mutare   ti  girar  de*  pianeti . 

Coshil  ìc  manda   motto   oto,  ei  argentò. 

Quella    risponde:  che   1*  h.'i   5I   per  nulla; 

else    gj;i    per  quei    non    farla  cosa  vile  . 

Questi   con    g  tosti  e  ,  e  con    più   nuov^e  cose  ^ 

Tnlto    tempo    *Mngegna  ,  e   \b.    d'attorno; 

Anror    non    è   thi    veder  fuor    1^    possa. 

A&Jiae   compagne   ieminc    discrete 

Cift^iuna  attende  alb   guardia   coti*  puote« 

Iolanda    costui    mò    le    minaccie   grandi  ; 

Ella   risponde  :  di    ciò  10  non    temo  , 

CIi"*il    Ilo   vuole    mantener  ginstkla  ■ 

Ora   Bt   Tolge  cosUu    a    cercai  e  ; 

Dice:  che    la   tona    per  sua   mògUera, 

Questa  risponde  :  che  ciò    non   3!    conviene  1 

Gioami   meglio  ;  piangendo    il    mio  compagno  » 

Cile  dica    P  uom    colei   è    fedel    donna  ^ 

E  fu  fi i^liuol a   di    tal   Cavaliere 

Che  r  è   Reina    della   magion    sua  ; 

Che  chi  è   questa    ardita,  che  viene 

A  seder   qui    nelle  Sedie  Be^li  ? 

L'altra,  che    ponian  ch'io  a  ciò    non  guardafse} 

ConoKO   ben,  eli"*  ti  non   nii  to^lirla^ 


^39 

Se  non    per    suo  ìnimìiìlmctilo    avere  ^ 
Ch'el   punte  aver   Heine,  e    Donne   armi. 
Aiuoi    CI    è    una,  ch^lMio    pm-    ('errhato 

Di  scrvur    fttlc  al    inìo    iÌio    hi    vila  , 

Sia  cjìi    che   puutr ,  iirtl    J^^^oja    invano» 

Cosi  ut  veggenLÌo   la  somma  Terineiza 

Di    (jiieàia  donna,  pensi)    pìu    follia. 

Di  gir   per  foiza    In    questa   sua  magione  « 

Ma  perchè  si    riteuiea   del  padre   suo    Re , 

E   suo   compagni  gUel  conti ddlceano  , 

Misesì    solo    con    un   suo    compagno  ; 

(  EssEnd'  ella    di  fuori  a    un    suo  paliizzo  , 

CredL^ndo    lui  poter  meglio   fuggire;) 

E    con  iscale  di   no  ile  entrar  denlio  . 

La  Bonn  a    subito   il  conobbe    alla    voce 

Disse  :  or    nr aspetta  , 

Che  polche   io    non  posso   fu^giiii    più  dlnuiui , 

Ecco  che  mi  rivesto  ,  ed  a   te  vengno- 

Levasì    questa    Donna  ,  e  fassi  arniarr 

Delle  arnii  ,  eh*  eran  state   del    marito; 

Apre  sua  camera  ,  e    vìen  nella  sala, 

Comincia  a    danneggiar  forte  costoro  , 

Cosini    si    getta    giuocdilone  a  lei  , 

Cliere    merzè  ,  quella  non  gli  risponde  : 

Ma  giuguc  all'altro   e    fi  e  rei    grii  veniente. 

Che  non  ovean    seco,  che    le    spade. 

Tni    M   rivolge   a   hii  :    o    t"    ti   parli. 


200 

O  lo   Oancjdo  ,  €  **n  clh  che  puote . 
he  sue  coni  palane  giitlavano  :  Decorri- 
Costui   veggendo  se  si  mal  pagato  , 
IVè  gf:i   volendo  rombatter  con  hlj 
Àddimandafon   d^niclr   per  le  porli  p 
Fii  dello  lor  t  non    le   roglbnio  aprire. 
Esroiisfiie  ontfe  P entrata    fu   loro. 
Quei    suo  rompugno  mori  di   quel  colpo, 
Qucjto  fìglitiol  del  He  tornò  con  onu  , 
La  Donna  poi  ancor  gran  pregio  porta. 
Lo    E  e  CI    pose  fin  per  certo   motto, 
Che   seria    lungo  a  dire  ^  et  io  mi  vo%o , 
E  dico    veramente^  che   trovata 
In  vedova  aggio  per  esempli  molli 
Tania   fermexia  ,  che    gran  meraviglia 
Seib   irovalja  in  un  Santo   Eremita. 
Però  prego  ,  e  consiglio    ciascuna. 
Che   mentre  vive  scc''aggian Costanza; 
CIi*elPè  virtù,  che  iurte  molto  avanza. 


t 


PARTE    VII. 


\^oi   SI   comincia  la  Settima  Parte; 

Bove  si  tra  Ita  di    colei ,  che  poi 

Che  veilova   rimase , 

Elegge  anroia  di  voler  marito. 

Et  an'dj   quella,  che  ne  va  al  terzo. 


201 

E   coinè   far  le  convìen  s*el    trova     mlgHoret 
E  se    ancor  lo    irDvaise  pigglore  , 
B  éi   sua   vita    po^rh*^  è    maritala  ; 
Stando&l    in  rasa  a!izi  che  vada   a    lui  ^ 
B   quel   che  psrre  ,  ch^  in    ciò  $1  eonvctigtia  * 
Or  tralleremo  ìn  prime 
Bcir  uhìma    parola  ; 
Dicendo  che  chi  guarda 
Xa  prima  parie,  (  ch^è  dinanzi  a  questi 
Scritta  ,  a   cui  convien  di  maritare, 
E  n  cui  nò  )  , 

Fona    molto  veder  dj  questo  il  meglio* 
Ma  tanto  più  qui  ti  vuò  ricordare  j 
Che  ponlan    die    colei  ,  che  n'  ebbe  selle  ^ 
Non  dannò  Dio,  e  ancora  di  più  molti 
L'^un    dopo    r  altro    permeile  ragione* 
Molto  mi  par  che  si  convenga  a  donna  , 
disella    il  sicondo  ,  e  più  i'el   lerio  passa;      ' 
Ma    del  sìcondo  lì  lascio  il  parlare  : 
Ch'  io    Io  feci   nella    ptrie  preredenle  ,    e  come 
lo   t'ho    dello  ,  e  qui  se    bene  intendi;  biasimando 
lei,  cli'el  sicondo,   e  rV  el  terzo  passa,   sì   biasimo 
e  del  quarto.  V  è  che  ancora  In  certe,  di  tal  nain* 
ra  ,  ed    eiaie  porrìano  essere,  che   io  lor  dirci ,  che 
fanno    il  niegllo  « 

Però  von   può   questo    Libro   iorcare 
Di  tutti  caii  ,  ma   prenda    consiglio 
Ciascuna   in  se',  e  in   sa?]  suoi  amici. 


^m 


202 

E  come  Dio  le  tnluistra  ,  si  prenda  • 

Cosi  aucor    per    quelle   touvien    parli, 

Ch^  hanno    lor  padi  i  ,  e  cùiivìen    lor   seguire  » 

Per  cagloD    certe   la   Jor  volonlade  . 

Gì^loro  a  noi  sono    assai    più   scudate  , 

Del   loro    slave    In   casa ,  dipoi 

Che  sono    niariiate  ,  anzi   l'andata, 

Kon   parlo   mollo  ,  di'*  elle  son   più   dolie  , 

Xanto   ricordo  non   voglia    mostrare  , 

Clic  al   liitfo  sìa  pulcella  vergognosa, 

Né    ancor   ch'^c^Ma   sia    dotta    nme^Ua  * 

Coik  ancor  per   ijunsta   mczia    via 

Porrà    passar  ^  poi    giunta    fìa  al   inarìlo  ; 

Non  se    mostrando  lemorosa    mollo, 

He   nien   ancora  In    sicuraiiza   blenda» 

Ora   possiau    noi    dir    de'  poilaincnti  , 

Ch'ella  fai  a   con    questo    suo   secondo. 

Et    ella    pli^li    poi   da    se    del    lerio  ; 

Clie  per  le   molte  cose  ,  che   son   delle 

In   queste   parli,  elio  dinanzi   vanno, 

Tossiamo  in    questa    as^al    breve  parlare  • 

Pigli    suo   corso   dalla    maritala  ^ 

Ch'  è    nella    parte    quinta  ^ 

Ifou    come    ella    mmiucia  : 

Ma  come   poi    eh' è    dimeslica   falU 

Col    suo    marito  ;  là  è    scritto  vada  , 

E   poi  sì  guardi    di    certe  altre    cose. 

Le    tjua' convlenj  tir  eilu   tenga   a   memorili  j 


2c5 

Che    s'  ella    trova    lo    iiovei    martlo 
Buono  ^  o   iiiiglioip  ,  the    non    fu    lo    [iitino  ; 
Porrà    con    sua    cotiiìoliiiion    p:is*aie  , 
E    rjn;^raiii:n'    cnlyi  ,   rhe    glie    T  Jia    dL^to, 
K    non    HiL-    come    niolie    ft/Ilc    Idiino  ; 
die    Uillo    lioviu    sicDiuio   ìì    migliore  , 
Yoglion    mostrar,  che   miglior  fosse    el    primo* 
A    ogni    mollo   dkon:coiì  Iacea  ^ 
A  ogni   novità    si    Ia;5nan   molto  . 
Anzi   consiglio  ,  clic  s^  anror    piggioic 
Fosse    il    si  conico  ,  che   mosliSn  ,  clie    ^tn 
Tulio  rrjui  ,  clicnL'ella  Ìl  cihi^and^va  > 
Del    primo  ,   budo    th'el    tenga    nel  cuore  , 
E    preyljì    1  lidio    sovente   pnr      lui  , 
Jla    poco    parli    davanti   al  sicnnilo 
Di    liti  3    so    €\im    non    vleii  l\ì   parlarne* 
E  quando     vicn   lo   caso    si    ne    parli  , 
Cile   sto    bjcondo    non    possa   pensale  , 
Pili    5  ia   vaga    <li     lui    i  It  oidatt* , 
Clic    del    sic  ondo    vedrrc  ,  o    tuccaic^  * 
Ginje  j  e  vestiti,   ch?tllu    ebl>e   dal    prima. 
Non    si    dileUi   al  siroii^ìo    mostrare  , 
4Nè  quelle    usare  hi    presenza  di     hii* 
Atril   gli   tenga  segreii  ,  o   ì;1ì    muti 
In    altre    s^ioje  ,  che  non  pajan    quelli , 
E   li    ro!itunù    dpi  la    jirirrsa    ca^a  , 
Ifon    euri    mdur  nella    sì  ronda  ,  eh'  ella 
^*on    paja    In    ciò  dlspre^^iar  la  novella  - 


20.^ 

Poi    guardi   luUa    li    [<mU-    quinta    drita  » 

E    Sia   di    che,  e    di     iju;il    stulo   vuole  , 

0   di  che    gradij  >   o  t'L^ie  ,  o    ttmiiien  ; 

Che    se    !»i   vuol    dare   a   inlpnder    quella  , 

\cdcr    poli;*    rio    rlie    servai    convifue  : 

CJìC   uè'  cosUiifM  ,  e   ili   molte  osservante  ^ 

Quegli    rou    cjurllii  si    può    dir    tutfuiia. 

Facci^ju  duncjur   qui    fìiiL-  a    quéiiia  jjaite  : 

Ma  si    roilcrtruo   una    novella  ; 

(..he    nmllo   a   questa    purte    ^j   rouvicnc  . 

\fv  V  rfri'oja    rjoii    ti    Li&so , 

Poh  li  e  hiàu    nel    capo    dplb    parie, 

iWcompagn^iia  co&iei    noti    vedeniiiio 

Da   Donna   a  Ir  u  uà    iJi    specie    di    viitiUe  , 

Che    Coiitiuni/.a   V  ha    lune    (n civaie  ; 

Che  ludla    la    clou^sse    ^ircnnipafroare  , 

die    dVsto    Irilto  ^i    par   disdegnare, 

SiVrliè     f>eirh"'clla    non    \ruiii.se    sola. 

Vedete    eh"  r    ton    es^n   uu.i    sua     rame  riera  ^ 

La    qu;de    ha    nome  ■    FA   COMli  TI   FlACr:  . 

K    hìàso   qiii  ,  r    torifo    nlhi    nn velia  j 

Che  li    prorìit>i    tli    $o\va   rouinre  . 

La  Coutessa  di  Din  passava  pei' Tolosa  ,  e  per 
ipiei  Coiilado  ;  e  sifoudo  ih*  ella  dice  In  un  suo 
TraUnlo  arri\ò  ad  un  Miiuieri  d'un  i^ran  bor£;rse , 
che  H-jvea  n^jne  Gnaflicii  del  PI.iuo ,  e  ceuò ,  ed 
alher^'ò  con  fui,  ciot  a  i[ur!  Juo^o  ,  Hranvi  la  se- 
ra   due    sue    figliuole,     eh' erano   maiilate    a    l^Iom- 


2o5 

pdlleri,  e  V  una  avea  avulj  quattro  niariti  ,  e  Pai* 
tra  clncjtie  .  E  cosi  ruijfonando,  aecad«ìe  a  Guahleri  di 
dire  alla  Contessa  questa  avventura  di  queste  sue  fi- 
glie .  Skchè  dopo  alcuni  inglonametitt  disse  la  Con- 
tessa a  quella  de'  quattro  :  e  come  vi  sta  di  lut- 
ti ?  Madonna  ,  disse  quella  ;  che  sempre  aono  an- 
data di  male  in  peggio.  La  Contessa  si  volse  a 
quella  de"*  cinque  :  e  £i  voi  come  sta  de*  cinque  ? 
Bìspose  :  che  sempre  eia  andata  di  hcne  in  me- 
glio . 
Dice  colei  de'  quattro  : 

Che    el   primo   fu  pieno  di   tutte   bontadl, 
£  ricco,  e    brgo ,    e    miinsucto  ,  e  dolce  . 
Lo  sicondo  lu    avaro  ,  e    pauroso  , 
Che  non  credea  ,  che    gli  bastasse  il   pane. 
Lo  terio  io   superbo  j  e    disdegnoso  ^ 
E  non  trovava  chi    con    lui   potesse  . 
Lo    quarto   fu   geloso ,  e    sospeccloso , 
Ed  è  colate    ancora  ,  e   vive  meco  ; 
E  mai  non    ebbi   un    buon  giorno  con    lui» 
Or    dice  la  slconda   alla  Contessa: 

Lo   primo  (^    villano ,  e  sconoscente  ^ 
E  Dio  nel    pagò  ,  che  in  tre   mesi  Y  uccise  * 
Lo  sicondo   non   stava    punto   a    casa  ^ 
Kè  si   figgeva  in   una    terra  un  mestf  ; 
Che    stetti   quattro    di  can  lui   Ìd  uà  anno  ^ 
Poi    annegò   Ìd    una   nave  ,  che  ruppe  . 
Lo  terxo   mi   vendeo  luti"  i  mici  arnesi  , 


Et   in  due   andb  barattiere  ,  poi   morttx 
Fu    per   un   fujto  ,  die    ie'^e  »  L»   t^ujrto 
Mi    l>aiiea  come    vile  ,  Uldio  nel  pagh  ; 
Che   correndo   un   CLivaUo   cadde    morto  ^ 
£t  io   H    sollerial  .  Lo   quìrttcì  m*  ha    tenuta 
Bene   quattro    anni  , 

Poi    mi    rubò  ,  et  andootic   ìli   lugli illerra  ; 
Or  Ci  è  novella  ,  cir  egU    è   mosto    in    Francia  « 
Or  come    dunque   C  ^^^^  '^   Contessa  )  andata  se' 
di    bene  in  meglio?  rispose  ;  che  tutti  rei  ,  tutti  mor- 
ti «  Io   pur   cercava    per  averne  uno  bitono  ,  veggio  ^ 
cbe  non  ha    luogo,   vogliorni  ornai  di   nly  rii^o^aa  e  • 
Or  dice  la    Conleisa  ;  Nota   cjui  i 
Che   dit   ne   trova   tiri    buon    &0I0   Iddio   laadi, 
K  Sé    Je   maTiclii,  poi    non    ceirln    invano* 
E  nncor    color  ,  cho  trovato    hunno  I    rei  ^ 
Vedi    tlie    vana  cerca   fanno    rincora  ■ 


PARTE  Vili. 


E. 


eco    la  Parte  Ottava  , 
Dnve    SI    tratterà  lù  brevità  de 
Di   quella  ,  che  en    sua    casa 
Abito   pvende  ,  e  Heligìone  ; 
K  tratterà    della    loro    osservanza  , 
E  prima    dicf! ,  se    db  è  da    laudale  , 
Vedila    Slare  a    pie   d!  Gonlinenza  , 
l^  Q'ìi  ijuel   eh'  ella    Je    fa   giurare  , 
Ma   prima  iJ   vol*  d?r  j  clie   questo  bUì^ 


207 
Non  laudo  molto ,  se  la  donna  in   prima 
^OQ    è    ben    inoudii   dui  desìo  carnale  , 
O   per  vecchJea^a  ,  o   per  gran  don  di   Dio  • 
Sicché   colei  che    giovane  s!    Uova  ^ 
Sì   nietle   a   gran   pcrfgllo , 
Se  £olo    Iddìo   no  ì  (la  ìotzìì  ,  e  consiglio  « 
Yei^   è  clie    &on  di   i|uel]e   gtovani  moke  ^ 
Che  prendon   db  per   diverse   eagioiii  , 
Altre  per   poverrà  ,  e  pcv  voler  cessare 
Con   più  cuor  di  loro 
Da   (jiieUe  cose  ,  che   nel  mondo  vanno  « 
Ahre   per   nialixì;i  orcuJta  ,  cfic    hanno  , 
B   cfie  non   eonvenieno  se  a   marito; 
Altre    per  sola   paura  infemnle  * 
Focile    di   quelle  ,  che    giov^ani  sìeno  , 
Per    solo    amor    del  nosUo  Sire    Iddio. 
Muovasi    diinque   colei  j  c?ie   si   crede 
Poter    perseverare    in.  Dìo    servire  ; 
Che  troppo   sta   più   laido,  e  più    villano 
Ogni    vizio   in  costei  ,  eh'  è  dala   a  Dio  5 
Che   s'ella  fosse  ahcor    nel    mondo  stante  « 
Però   riguarda  ,  e   considera   beiie 
Quelle  parole  ,  che   dice  a  costei 
La  Conlerieuiìi  ,  cui    servir  &^  e   data  . 
E  nota   hfu ,  che   perchè   mea   conviene 
Alla    vecchiezza  ,  che   all'  età  giovane  , 
Vedi  està  donna ,  the  è  d*  eia  comunale  ; 
E    rparito  ebbe  ,  perchè  tu    comprenda  : 


208 

Che  questa   è  quella  a   cu*  me  si   conviene  • 
Che    le  minor  se   rogìion  Dio   servire  , 
ConTCngonsi    ritrarre   In  Monasterj  ; 
Dove  se   pur   tentazion  1*  assalisse  , 
Tengale   il    fien  della   chiusura  forte  ; 
E   U   vergogna   della  compagnia  * 
Ch*el    tenipo  è  Luo  i\    rio,  e  si  vano  ^ 
Che   poco   strigne  d'  Iddìo    solo    untore  . 
Or  odi  qui  le  parole  ,  che  dice 
La  Coiìlenenza   a    questa    donna  ,  e   taci  , 
Co5TijfE!fiji  .  Io  son   vertù  di    (outf?ticn£a  »  e  vogU* 
Clic  se  la  vuo'  venire    in   Paradisi*  ^ 
Fino   alla  morte  icco    mi    conservi. 
La    donna   ri^pond»?  : 
Do  «IVA  Con    questo   iuiendimpnlo    ho    cominciato  ^ 
Et  ho    speranza   di    far    tutto    bene. 
Coir  ajuto    di    Dio  noilro  Signore  * 
Or   Ci   convien    bricve    parlar    di    questa  , 
Perocché   moke  parti  d^  esio    Libro, 
E   speci^ihuente    U  parte  ,  che   segue  , 
Ha    fuoke  cose    in  se ,  che    può    giovare  j 
In  questo   stalo    e     leggerle ,  e    saverle  » 
^^on    parlo    come    dcggia   ella   servare 
Lj   regola  ,  che    procede  ; 
Perocché  più    mn   le  regok-   al    mondo , 
Cir  à  r  una    osservanza,  e   l'altra    ha   uà   altri* 
Ma    tarilo   diro   picnda&I  ad    alcuna 
Bcir  approvate  dalla  Santa   CJuesa  ; 


«p 


209 

E  quella  faccia,  che  letta   le  $ia, 
£   che  se  legger  sa ,  la   legga   bene  • 
Tutta  r  osservi  giusta  a  suo  potere  ; 
E  se  ravvieu,  che   là  giovane  ci   entra, 
Costei  conviene   al  tutto  via  lasciare 
Ogni  lavare  »  e  liscio ,  et  ornamento  ; 
Ch*è  laida  cosa  vedere  alcuna  d^esse 
Portar  di  fuori    la  pelle  d*  agnella  , 
E  sotto  quella  del    diavol  la   faccia* 
Che  ponian  pur  che  voglia  parer  bella  ^ 
Assai  più  piace  anco  sicondo  il  mondo , 
Snella  non  paja  ,  che   di  ciò  si  curi. 
Costei  convien  lassare  ogni  parlare. 
Andare,  e  star  di  vanità  nel   mondo. 
Né  per  la  via  gir  già  gli  occhj   volgendo. 
Usar  le  Chiese,  e  pater  nostri  in  mano, 
E  Torazion  sovente  a  suo    potere* 
Quando   co' frati  parla  in   penitenia, 
0  quando  è  lor  davanti  al   predicare  , 
O  per  sue  altre   monizione  udire. 
Non  gli  tenti  cogli   occh),  o   col    parlare. 
Non  cnri  aver  tra  lor    divoti  ,  salvo 
Che  negli  antichi  T anima   rifidi. 
Costei  convien  vedere,  e  ricercare 
Quanto  riceve  ciascun  anno  in  casa, 
E  quanto  le  bisogna   a  sua  persona, 
E  r  altro   pensi   di    donar  per  Dio  • 
Giuochi  di  piazza ,  e  finestre  conviene  , 

ò 


Rap 


310 

E  quel  di    casa   atic«»ra  a  le!  fuggire  • 

Ogni  Trattato  »  e  I^ovelle  di  amore  , 

£  legger   d*Àrme  »  e  simiglianti  cote 

Lassino  a  quelle  ^  che  nel  mondo  sono  • 

11  legger  lor  sia  l' Ufficio  Divino , 

Leggende  ,  e  Storie  dì  Santi  ,  e  di   Chiesa  • 

E  quando   si  riposa, 

Legghino  infra   nella   vigesima   parte  , 

Dove  trovar   porranno 

Assai  di  belle  ,  ed  util    cose  a  loro  • 

In  ogni   lor  tentazione  ,  e  paura 

Rimembrin  della   passione  di  Christo  » 

E  della  Viu  della  nostra   Donna  • 

E  non  si  lascino  ingannare   a  certi. 

Che  rengon  sotto   specie  d*  ammonire  $ 

Poi  nel  parlar  riescono  a  volere 

Tentarle   di  parole  ,  et  an*  di   fatti  • 

Convengoa    ben  costor  cessar  da  tutti 

Doni ,  e  presenti  se  non  è  lor  cosa , 

E  di   lor   congiunti ,  e  dee  esser   tale  ^ 

Che  non   si  possa  sospecclar   di   quelli  • 

Lassar  convengono  i  lor  veli  »  e  drappi  , 

Tutta  leggiadria»  e  vana  ?ista  al  mondo  • 

£  loro  usanza  colle    vecchie  sia  • 

Or  non  voglio    dimenticarmi  a  dire  : 

Cile  sono  alquante  viventi  i  mariti  ; 

Che  prendon  questa  viia 


211 


DI    ìùv   volere  ^  e  tulora   coti    loro  ■ 


Et  altre    &ùn   che   ghiran    rastitate 
Con  loro  iti  ca&a  ,  e  altre  che   si    partono 
Da  loro   in   vita  ,  e  e  muUtio    «Ula  ^ 
£l   elle,  tomMio   detlo^ 
Pronie^^a     casLìt.'i    liUatino  al    mondo  • 
Provede    Ja    ragìoue  inlorno  a  tjuesto  ^ 
Sì    della     vecchia  |  e  si    delta    non     vecchia  t 
Lasso    di  CÌ6 ,  the    quando  il   viene  a  lare  , 
11   iuo  Stfperlor   convieii   seguire. 
Ma    parla  di  color,  che    in   ca^a    sUndo , 
Colli    mariti    giurati     castitate  ; 
Che  la  ini    par   $e   non  ben  vecchie  sono 
Grande  follia  per   lo  pericol    grande; 
eh'  egli  è  a  tener  la  paglia  a  pie  del   fuoco  : 
Che    meglio  vai    sanza    volo  servare  ^ 
Che  piai:e  a  Dìo  ,  che  far  voto  ,  e  peccare  , 
E  meglio  è  riconoscere  la    via 
Del   nostra   Sire   Iddio  , 
Che    po^  ch^  è    conosciuta    tu    la   laisi. 
Non   dico   più    in   questa   parte    ornai  « 
Che    la   seguente  molto   fa    con  questa  ; 
Ma    sì  li  voglio ,  per   indurre   al    bene  ^ 
Una    novella    d'  mra  SanU    Donna 
Contare  in   sulla  fine  d"^  està  parte  ^ 
Tranne   quel   frutto  ^  che   ti   tocca    in   parte  . 
Passandonie    per  AU ernia    fomnu  mostralo  pres- 
so a  Nostra  Donna    dal  Poggio    uno  Ca niello  ^    del 

e   2 


%t^ 


ì 


fiome    del    qoal    non    mi   ricoida,  It    qual    era      di 
\ino    sai  Io    Cavaliere,    il    cui    nome  ancor    non    mi 
posso    rjrnrdare  .  Area   tma  sua   fÌ!>(IuoTa  ,    che  »vea 
nome  Suora    Amabile ,  la   cui    fama    era   gi    grande 
per   lutto    li    paese  di  Sentila  ,  e  d'  onesta  ,  che  po- 
ro   v^era  a  parfar  d^  altro  ,  che  di  lei  .  Questa  dal- 
la sim    Infamia    mostrt)    lempre   lu     se   maravlgliosi 
segnali    di   SantlUi  ,  e  f u    si    bella    fanciulla .»  eh'  el 
Come    d*  Angnersa   fu  ardito  di  dire  al  Re   di  Fran-- 
da,  che    questa    era     da   Lui  ,   e  tVinne    uno   lungo 
tiatialo  5  e  non     rimase  ,    se     non  e  perch*ella    noi 
volse.  Anzi    quando    le   fu    dello   dal    padre;  essen- 
do   ella    di    già    di    tredici   anni,  ella    gli  rispose: 
che   avea    troppo  m;)ggl(ìr  cuore  ^  e  maggiore  mten-i 
dimenio  4    Allora     disse   il   padre ,  e  come  potresttt 
OTCìe    maggior    Signoie?  Ella    rispose: 
Kon    \l  affaticate    ornai    più  ,  Padre    mio  , 
Che    io   son   sposata  a  un   che  mai  noti  ebbe 
alcuna  donna    per   moglie  ,  né   Tuole  , 
Ma   dice ,  che   terrà    me   per   amica  ^ 
Ibrami    bel    vestiri  ,  e  belle    gli>je 
Non    mi  làsciem   toecave  ad     om    che  sla^ 
E   dice  ,  eh'  lo   viveri»  sempre  con  Lui  « 
Oro  ^  ed  argento  arò  a  mio    volere , 
£  non    sarrt   di   cui    Io  aggla    paura; 
La  morte  ancora    non   porrla  dottare ,     , 
Ard   sergenli ,  arò   compagni   ts«ai  » 


3l3 


Ara  compagne,  e  ancelle  a   rolerCj 
E   nulla    cosa    mi    partii    mancare  ; 
Lo  Olia    voler   si    manteiìà   puliio^ 
La  mia    bellezfa   verrà  pur  crescetida, 
A  luUa    genie    ponh    lare  onore  ^ 
E   piacere.  •  . 

E   nulla   a  me    ponh    mai  noja    fare. 
Allora    il  padre   imarrito   riipose  : 
E  chi  sarà  che    tanto  far    li    possa? 
Ella   gli    dbse  :  non  ven    caJ    pensare . 
Tenne   il  padre  sovra  ciò  consiglio  , 
E  fu  gli  detio  :  questa   attende  a  Dio  ^ 
Penilan    di  darla    al    Ee    toslana mente. 
Facea   il    padre  lutto   di   consìgli  ; 
Ella   pensando,  che    potea   torse 
Esser    ritratta    da    si    buono  Sposo  , 
Disse:  che  aadar     voìea  a  nostra    Donna  , 
Mosseti    sol   con    due    coni|]agpe,  e  prese 
Quell'abito,  che  volse,  cioè  di    quelle 
Di    San    Francesco , 
Promise   continenza   incontanente, 
E  ritornò  vestit£i  a  sua    magione  • 
Quando   la  vldif  il   padre ,  e  la  sua   gente  ^ 
Qui   fu    tal    pianto,  si  com'  eUa   fo»ie 
Kon  data  a  Dio  ,  ma  se  perduta  fosse  . 
Poi    reggendo    al    iin    suo    volere  , 
Chelarono   il   piatito ,  e  dieronsl  a  passare 
DI   Ciò  ^  (he  non    poteana   altro    fare . 


i 


Or  €it»9  eh*  h  detto  ,  fa  cantra  al    eonsIgHo  ^ 
Ch'  i*ho  dato  òì   sovra  ^ 
Clie    non    mi    par  die  a  giovane   convenga  « 
Ver     è    che   s'  io  mi  credessi    trovare 
Tania    fermezza    appresso    neir  altre, 
Io   dreì   consiglio  com*"  io   sentisse  , 
Ma    tulle   non   son    questa  5  anzi   vi    dico  : 
Glielo    non    vidi   mai   in  doDna   alcuna 
Tania   co&lanza  ,  e  t&nla    vertute  , 
Sì  corno   udir  porrli ,  chi  non   rincresce 
I.a    Vita    sua,  che  qui   ora    si    siegtie . 
£  diro    ben  ,  eh*  io  son    om  ^  ih'  ò    udito  « 
E  an'  vedute  più  coit?  del   mondo  , 
Non   vidi  mai   tal   fermezza  di  donna  ; 
Wè    mai  udlo  ,  né  credo   udir    potere  « 
Ora    intendete,  e  ponete    ben  cura. 
Quanto  di    ben    da  suo  vita  si  prende  , 
Qufinto   di  e»enipIo,  e  di  costumi  buoni, 
E   quanta  utilità  se   ne  rappoiia  • 
Ella  vestila  nel   primo  anno,  poi 
Menò  lua  vita  ,  compio   vi    dirò; 
E  qui   si    icovra  ben  gli  orecchj   ognuna  . 
Sempre  tenea    una    sua   balia    seco, 
He   mal  si  vide    p^sona    potere 
Parlare  a  lei  ,  ched  ella    non    vi  fosse  » 
Ancor   più  che  itando  il  Confessore 
A  darle  penitenza  , 


2l5 

Volea  innanzi  ,  che   la   balia   udliie  C*> 

Ciò    che    confessava  , 

Che    Iroviiisi    con  nmo  a  sola  a  aula. 

Lo  verno   tulio    cosici   digiunava , 

Di   siale    una   Hata 

Mangiava  t  suo    volere  , 

E   Pulirà    5o!o    alquanto  a  sostentare  • 

Tesila    Cilicio  ,  e  non  giacea   In   Jclto  , 

Et   affli  gca    la  fua  carne   tanto  ; 

Che   ben    1*  avea    in   sua   potestà  de  • 

Fuor  di   suo    camera  non   era  alcuno  , 

Che  veder   le  potesse 

Belle    sue  carni,  che   gli  occhj ,  e  le   mani  . 

Erano  ft  lei  le   finestre   nlmiche  , 

Ed  ogni    giuoco  ,  e  sollazzo  di     caia  , 

E    più   assai    le    vanità  di    fuori  * 

De'  lavamenli    suol  non    vi   parlo; 

Perocché   sola,  e  pura  ac^iia    vìva 

Lavava    lei ,  necessita   vegnente* 

Né  mai  ,  o  forte    rado 

Bider  al   vide,  ma    sempre   nel   core 

Pensava   di  Colui  ,  che    V  avea   fatta  • 

Levava  al  mattino,  e  InCno    ali* aurora 

(*)  In  colai  modo  parla  l^antorf^  per  fnr  conojtee^ 
re  guanto  mni  era  ritenuta  quella  fanchMn  ^ 
ed  accùHumatm  ,  non  intende  però  con  ciò  , 
die    la  cQ$a  ie§ui$se  * 


i 


2l6 

Continuava  le  sue    orazioni  ; 
Po'**!    posava    silquaiiio,  e  dopo  qtaesto 
Ad   una   sua.  Cappella    udla   U  messa  • 
Po''rjlojwava   o  far    suo    orazioni, 
Il    Ìq    durava    all'  di  a    del    mangio  te  j 
Mangiala  ,  e  sos^pìrava 
Bri  fa    ppssion  dì  Clirislo. 
Dopo    rriangiare  In  borse  lavorava  ^ 
E   al  soail ,  e  bel    lavor   facrj  ; 
Che   di    iuo    ovra ,  e  della  bìilia  sua 
Seguiva    (anto ,  r  sì    fa[io    guadagno, 
Qii  alilo    la    rr  aglon    preiidea  di  5  pesa  . 
E   questo    tempo  lenean  stlensio^ 
E   ciò    durava    sin'  all'  ora   del    vespro  ; 
Allora   II  padre  ,  o  chi   parlar  volesse 
Per   licita    cagione , 
Potea  a   lei    pnrlare  alcuiio   ipasìo  ; 
Fo'  *e  non   digiunava  ,  andava  a  cena  * 
E  dopo  eeria  ordinava  ,  clic   fosse 
Del   rltTìiirìftiie  della   sua  fatica 
Patte    lliuosm,  come  ronvenia  . 
Afjpresso   qitesio    andava    In  oiazioni, 
Continuava  insln  a  primo   sonno  . 
1j^  bTitifì  sitondo  ,  et  an*  pni    d'  anno  in   anno 
Tuttora    strlngea    se    più  a  potere  ; 
E   lasso    (\ìu   di    molte    altre    stlnenz:e  j 
Dlrovj;  ch'ella    vln    non    beve    poi  - 
l,a    ie^la  <h'  ella   lavorar  non  polea  , 


Il    lempo.  del   kforo 

Melica   in   l^ggri'   Libri    Sanll ,  e  buon!  ; 

E   tlii    venia   a  colerle    parlare  , 

Poiea  allora  più  volendo    dite 

Di   quelle    (ose,  die    decenti    sono - 

Lassovi    ornai  di     hi ,  che    saraie  longo 

I!  paiTar  troppo  della  Vita   su:i  ^ 

E  de'' costumi  ^  e  d'ogni    suo    maniera; 

Che  n'hanno  ancora   aisai   the  dir   coloro^ 

Che    so»    per   unto  11    paese  ,  eh'   b    detto  :  • 

E    ritorniamo    alla  seguente    parte. 

PARTE    IX. 

t^onviene  ornai ,    che   della   Nona    Parte 

Prendlati   nostro  Trattato  ; 

Dove  si    dice  d'ognuna,  eh"* è  chiusa 

In    Monastero  a  perpetua   chiaosura  -  e 

E    eon*  si   de' portar  sì    la   Badessa, 

E  al  tutt'  altre ,  poi    ciascuna    in    suo 

Officio,  e  grado,  e  slato. 

E  tutto   c\b  ,  che  a  lor   servar   conviene  , 

Come  dimostra   la    lettura    innanzi  • 

Ver    È    che   perchè  certe   hanno   una    regala  , 

E    certe  n'  hanno    un'  altra  , 

E     perchè  ancora  Dlrrelali  lon  fiotti  ; 

Che  danno    certa  forma ,     e  certo    «tiU  ; 


•^ 


218 

Però  non   mi   distendo  in   lotto  dlre^ 
Che  converranno   al  suo  Superiore 
Aver  ricorso  ,  et  a  lui    ubbidire 
In   lotto  ciò ,  eh*  è    licito  »  et  onesto  • 
Et  io  intendo  qui  certe  dottrine 
Por  9  delle  ^qoai  parte  hanno    iniendimenio^ 
E  certe   allrc  ton?engon   d' onestile. 
E  poi    dpi    rimanente 
Serbili,  che   deoni  con    fedel  consiglio. 
Vedete    c^ul    Ih  Regala  ,  clic  sede  « 
£  palla    alJa    Badessa  ,  e  alle   Monuli 
Sujnli  dmlonio; 
/  E   dice  lor   queste    brevi   parole: 

Rh,i;lap  Voi   che  lassale  per    Jo  mondo  II  Mondo  ^ 
Ginvien  tenguiate  il  vostro  cor    ben   mondo  • 
BispondoQ  la  Badessa  ,  e  le  donne  cosi  : 
BjiviEssi  Dow  NE*  Colui  che  noi  dispose  a  cominciare  % 
Ila  sol  poder   di   mantenerci  lu  bene  : 
Ch*eg1i  è  Colui  da   cu*  tutto   beo   vene. 
Lui  ne  preghiamo,  e  a  Lui   dimandiamo^ 
E  fermezza  ,  e  confoito  ; 
Finché  veiignianjo  al    salulifer    porlo  ♦ 

Or  seguitiamo  gli  ammonimenti ,  che  la  detta 
Begula  diede  universalmente  a  lutte  ,  sì  a  Badessa  « 
conic  a  tutte  I'  altre,  poi  parlerii  loro  Insieme  j  ta- 
lora In  lutti  UlTiri  .  In  prima  che  di  un'  anima  ^ 
e  di  un  volere  sibte  Voi  ,  che  abitate  in  una  ma-» 
gioiie }  e  sia  a  Voi   nelle    cose  oneste    un*  animo  ^ 


1^  ^ 


219 
ed  ^ti  cmt  .  Siano  a  Voi  tuU€\  cose  coro  ani  »  e 
nliiTia  di  Voi  sì  dica  aver  prozio,  e  slrebuilc  tia 
Voi  la  vostra  vita  j  e  '1  vcslinienla  non  Igualnipn- 
Ic  ,  ma  sicoiido  le  indigenze  di  ciascuna  •  Sirondo 
che  TiegU  ÀtU  degli  Apostoli  5Ì  legge  :  che  a  ioin 
«ran  le  cose  comuni,  e  dlstribulvaiid  a  ciaicliedu- 
no  skondo    il    suo    bisogno. 

Regi  ti.  Color  di  Voi  eh'  hanno  qui  dentro  il  meglio. 
Che   pr^iiiii  non  ovean    t|nando    al  mondo  , 
Bendino    Iodi   a  Dio    della   grazia  ,  e  del  dono  < 
Né    crednn  ciò    per    suo'iticnli  avere, 

Né    su|ieihiscan  ,  perchè   veggian    ^e 

Accompagnate   da    miglior  ,  eh'  avanti 
A   Céinipjignk  aver  già   non  poLieno  « 

Coloro  ancor    che    non  tanto   dì  bene  » 

Quanto  al    mondo    ci    Uovun  ,  alano    umili  ; 

Glie  perciò    son    vieppiù  libere  a  Dio. 

Air  orazioni   Intendete   ne  IT  ore  , 

E  ne'  tempi   ordinali  ; 

Iffè  ne   fate    In  Cluesa 

Fuor*   che  ciò  ,  che   ù  conviene    al    Inogo  . 

Qmndo  dite    P officio  ,  agliate   in    cuore 

Quello   eli*  è  nella  Toce - 

La    carne    vostra  quaui*  è   vostra  pofi»  , 

E   con    stinenia  ,  e  colli   digiuni 

Tenete    jolto    domata,  e  restretta. 

Non  si  eonvien  Voi   manglur   fuor  dell*  ore, 

Et   alla  mensa    ascohate  ehi    legge; 


G20 

Se  non  ai  legge  sol   dì  Dio  pensate  # 

Le  Inferme  tutte   sian  curate   bene. 

Né  disdegnate  dalle  sane    mai  • 

Cosi   ancor  quando  vengon  guarendo , 

Siin  risparmiate  come  a  lor  fortezza  • 

Elle  guarite  ne  sian  conoscenti  , 

Servino   alPaltre  ^  e  ristorino  a  elle  ^ 

Né    di I etute    in   ve^iimeiiU  j  o  veli, 

B    meno  in    appaieiua  torporule  , 

Ma  ne*  cos lutili  pcti&ate  valere p 

Lite  o  discordia  tra   Voi   mai   non    vengn^^ 

E   se  vi   nasce,  spcgneteU   tosio  . 

Vostra   Badessa   corregga  ton    senno  ^ 

E  luUe  Voi  ,    che   co  rie  ile   sarete  « 

Umìte  mente   riceTete  ^  e  piane  , 

E  paziente  a  sode  ri  re  siale  . 

Questa   Badessa   convita   menar   tale 

In  se    suo  vita  ^    che    sia    buoao  specchio 

A  tutte  Voi  ,  cui  governar   conviene  * 

E  voglia  Wnzi   esser  Ha  Voi  amata 

Per  suo  buona   ovra  ,  che  da  Voi  temittà  , 

Convlen  ched  ella    ^oUIciu  sia 

In   cercare  ,  e  comniiindar  ,  che   dece  , 

E  nelle  pene  ,  che    porte  temeuie  * 

S^  alcuna   forse    di    lei  in;i1    pailae^se  , 

Questa    cotale   ingiuria   perdoni  , 

Quanto   per    se  ,  ma    per  la   degniEalc 

Corregga    a]i|u«inlo  ,  e  temperatamente . 


Voi  siate  a  lei  obbedieDti  tutte 

Eli  elliì  a  Voi   benigna,  e  pa;&ìente, 

Piaió&a   dove    dece,  ma  del  fdlo,  . 

£   grave   non    lasci    di    punire . 

Le    porle   faccia   ben  serrale    stare  ^ 

£   lama   catita    guardia   delle   chiavi, 

Faccia  portiera   fedele ,  e  maestra  , 

Che  non    si   hi^cl    inganDare    ad  alcuna  * 

£  la  portiera   cauta rreiUe   passi  , 

Quando   V  è  commesso  fuori  ^  o  dentro 

Ambasciata   stiipetL-i,  non   la    porti  ^ 

O   di  Celi  a   p]]ii>a   alla    Badessa  ; 

O  a  chi   suo    luogo   tiene  . 

Ordini   la    Badessa   (ra  Voi  tutte: 

Che    nulla   mandi    leti  era  ^  o  ricevi 

Sen^a    sua  coscierjEa ,  o  volontade  é 

E   che   nessuna    ispeclal   suggello    tenga  ^ 

^è   at]«l  da    suggellare  . 

E   ponga  cura    la  detta    Badessa  « 

Che   nulla  sia,  che    troppo  spessamente 

Venga  a  parlare  a*  deboli ,  od    amici  « 

E   chi  pur   venga    per    giusta   caijione  , 

Kon   lassi  a  db  andar    ciascuna   Aola  , 

!Nè  anco  allora  ,  che  a  dormir  son  TaltL'e  * 

E  mute  le  Compagne  allor    che     vanno  , 

E   dia  la   savia  ^  e  la  buona  a  queir  altra  i 

Bi   cui  non   anco  ha   prova    fermata  * 

Quelle  che  vengono  a  parlare^  Isiiano 


222 

Tementi  tutte  ,  e  vergognose    in   vista  ; 

£  agli  occlij  poughìno  si  fatto  frena, 

E  le  parole    non    usin    sì  fatte;: 

CTie  faccian  forse   gli  uomini   mutare  • 

Se  sono  a  lor  male   parofe  usate, 

Partansi  tosto  ,  e  più  non  tornin  poi 

Con  que*  cotali  a  parlare  ,  o  udire  • 

hn    Coniarli nga  q  qt^rlij  ^  rhc   ;j;tjar(lar0 

Cimviftì  le   cose,  cÌjc    Ut   dentro  sono , 

Set-vip   la    via  ,  chi;   s^  ordina   in  coiimr»e  * 

£   se   convien    t&lorn   sntjslanie 

A    quel  Ili  ,  o  a  queir  altra  , 

Servi   tra   loro    ragliaci  lanca  iti    mmlo  , 

Cbe   non  si   lr<yvi  quelTahrc    liutai  die  . 

Così    in   SngiesUna  ,  e  rOrtobnii, 

£   V  nìue  tutte  ,  clT  ti  (Ti  ci  a   bau  no   iu    ca^a  , 

GriHiUi    ben   la    Badessa  , 

Come    ciascuna  dot  ma  ,  e  dove  ,  e  ponga 

Necessita  di    dormile    in    ramiiue  • 

Qii,mdo    riceve    Montai    di   nuovo  , 

Guardi  d^  avelie    più    savie,  ed    oneste, 

Cbe   di   partita    bellezza   Ha   P altre. 

Piacemì  hfu  ,  che   se    puote  ,  procuri 

Cb'  elle  sica  sane  quando    le   riceve  , 

0    nette    almen    di  tale    infermiate  ;  é 

Che   le    potesse   dell'altre   ì\it  duuno* 

Ma   tuttavia  T  Infermità  mentale 

Cessi   da   se,  e  da  Voi  tuUc  quante  • 


d23 


lUcerchi  spesso  lo   slato  di  latte  » 
E  dove  forse  da  se    non  potesse  , 
O  non  sapesse  corregger ,  dimandi 
Consiglio  baono  da   savio  9  e  fedele; 
Ch'  el    sarla   troppo    lungo  ^ 

D' ogni    coseua   porre   qui  sermone  g 
Cotanto  dico  a  chi   guardar    conviene 
MìinJiia   di   donne  lali  ; 
Che   ron  tutti  serrami, 
E  colle  guardie,  e  con   tutte   cautele ^ 
Assai  farà  se   ben  conduce ,  e  guarda  ; 
Che  tenlaz^fìn   d^l   djavoi   vlcn  più   apesso  , 
Cola   dov*  elio  vede   star  la   gente 
Acconcia   per   poter   a   Iddio   servire . 
E  gran  co3a  è  legar   femlna    bene  , 
E  maggiore  è  se    poi   non  si   discioglie» 
Però   non  credo  ,  eh'  altro  che    ben  sia  § 
Se   leggon  T  altre    partì    d' csto   Libro, 
Quelle  che   fion  nello  slato  dì  Yoi  ; 
E  prendan    tutto  db  ,  che   per  lor   foce  « 
Dette  queste    parole.  Religione 
A  *|ueste  Donne  disse  : 
in  ogni    mal  peniier   dMddio  pensate, 
E   caccerete   tentazion   da   Voi. 
Comunemente   mangiate  ,  e  dormite  , 
Comunemente   sedete  per    caia . 
Non  sia    chi    coglia  nasconder  ino  modi  ; 
Cile  gran  parte  dì  peccata   cessa 


/■ 


H2i 

La  Compagnia  9  e  testìmaTTJ  attorno  • 
T^on   sia   di  vostra  bellezza  a  Voi  cura  , 
Nou  vi  diletti  vana   laude  umana  , 
Non   dipignete  le  mani  ,  e  la   gola  ; 
Rado  di   fuor   alcun  veder   le    possa  • 
^QU    àìkikait  alle    larghe  chiusure  f 
^è    allo    acuro  ,  e  basso  parlare  . 
Non   pur   cresccie  numero   io  di'voti, 
E  que^  che  avete    s'ien    niaiuri ,  e  savj  ^ 
Ne   ricevele   gìojelU   da   gente  , 
E   men    oe   date  »  e  pooeto   ben    cura  < 
Ne  sotto   apezìe   dt   vostri    pìirenti. 
State    In   sola^Eo   cou    la    strana    guitte  i 
Cosi  ancor    de'  parenti    vi    dico  ; 
Che    gifi   non  è  ogni    parente   amko  , 
Ed  ogni    amico  uon  è  degno   al  nome  « 
E   sollo   j! peste  di    tor    pater    nostri  , 
Guardate  Voi   non  convenga   donare 
Aìtjo   che  ambra  ,  o  crjsialH,  o  coralli. 
Voi  che  cantale    T  Ufficio    in   la   Chiesa, 
CanLute    colla   mente ,  e  col    pensiero , 
Non    mica  a  vanagloria    giammai  ■ 
Conviene  a  Voi  in    colai    buona   vita  , 
E   nelb   Religion  perseverare  , 
Vostra  vita    durante  in   quella  ;  però 
Che  nulla  è  degna    del    Regno  d' tddio  , 
Se    poich'    h     posta  ììÌP aralo    la    mano, 
liitmua    addietro^  e  suo    lavor  con   segue 


225 


E   maglio  è  non   aver    U    via   dMidìo 

Ancor  non   tonoscìuiu  ^ 

Che    po'  eli'  è   conosciuta   l;iS9ar  quella  • 

Onde  Agostino    vi  prega  :  che  Voi 

Guardiate    lieiie   Io   proponimento  , 

Che  avete  Titllo  ,  ed    in  fi  no   alla   fijie 

Perseverar    dobbiate  ;  portando 

Con    mansuetutline    nel    cor   colui 

Che    regge  Moì ,  e  che  drizza 

Gli   tiniilt    nel    giudizio , 

Oh*  cnsegLìa  a  mansueti   la    via  sua  • 

La  vita    vostra    i^tà   in   coie    tre  ^ 

Dalle   tjua''  pende    molto   U    vostro  slato  : 

L*"  una  si  è  povertà   volontaria, 

L*  altra   si  è  castità    sincera  , 

La    terza  subie^ion    d^  ubbidienza  . 

Per  queste    potete    poi  Voi    ¥enlre 

A    quelle,  dove  sta  perfetta   vita: 

Cfoè   in    elevazione  d""  amore 

Balle    cose,   di   sotto , 

in    reformazione    della   niente  , 

In   refrenazione   di    Libidine , 

Ed  appoggio  a  Dio  ,  ed   alle   cose    dì  sovra  ; 

Onde  cogliete  quinci  , 

Chenll   conviene  a  Voi  d'  essere  ,  e  quali  i 

Che   cosi  vi  convien   levar   la    mente 

Desile  cose    mondane , 

Come   Pìnfaiite    dal  petto  alla   madre  . 


226 

Perocrh^   1*  auima  ^  che   «ma    Iddio  ,  come 

Dice  l'Abbate   Isaac:  m   *olo   lUdio   cooGda« 

Porremo  qiiì    assai    andar  ^frando, 

^la   questa  h  lu   finita   In    questa    parte  , 

Amerai   Iddio  col  core  ,   e  eoli    la  metile  ^ 

E  solù  a  Lui  servirai  a  potere* 

liO    motido   eh''  aì    lassato, 

Ti    sia   nimico  ,  e  fìa   legpìer  Jo  peio  . 

Ora  seguila  cjui  una   novrlb  , 

Fer  seguitar   lo   'acomineiaio   stile  ; 

Sicché  ciascuna   per    essa   porrai 

Prender    da   quella  ,  siccome    le   tocca 

E.srmpTo,  e  guardia  ,  e  cautela  verace  . 

Ch' eli' ha  in    se    ulìliUle  ,  e   parli 

jVlohe  ,  come  piurìi   veder   lef^^endo  , 

Qualunque    d(>nna    [loria   il  cuor    con    Dio, 

E   tJeiia   questa  ,  si    coniincicremo 

AlP  altra    ji.irle,  che   biieve   udirete*   (*> 

In  hpa^na  si  lt*g^e,  rìic  fu  anticamente  uno 
Mnnijtero,  il  quale  avea  cJtfìcato  una  San  fa  Donna  , 
ei  a\ea  lassato  in  esso  dociici  povere  donne  per 
^!lllnafi ,  le  quali  erano  in  prima  in  grande  neces- 
sila .    gioita    questa  Donna ,  tcvuronsl    certi    Gentili 

(*)  Questa  novella  irn^é^nfata  di  netto  ^  e  cA* 
non  ^  pini  nvvcnuta  ,  e-  posta  in  questa  li  toga 
per  atftrrirc  con  fjHf'Uo  esempio  le  donzelle  ^ 
che  st  danno  a  vita    di$$ipata  ^  ed  inonesta  • 


227 
nomin!  del  paese  per  occupare  questo  Monluera  , 
e  rtiijonvt  dctilro  una  cauia ,  e  maestra  Donna,  e 
coii  di  Jiit[o  la  feciono  Maestra  •  E  misonvi  d  od  lei 
figfiuole  di  loro  j  e  di  ceru  Grandi  della  Contrada^ 
Je  quM  y  sIccorBe  portò  la  ventura  ,  eruQO  tutte  da 
dìciolto  aiiuì  in  giù,  ed  ei'Auo  beliti^ ime  a  tnaravi-- 
glla  ,  e  cacciarono  luUe  le  Monìall  ,  che  v^  erano 
prima  »  U  Vescovo  in  cui  Vescovado  erano  ci  vol- 
se molto  provvedere  ,  non  ebbe  luogo,  sicché  «e 
ne  rimase  ,  ed  alle  MoniuU  diede  alcuno  redatto  , 
dove  aveauo  lor  vita.  E  disse  a  queste  donnette 
nuove  :  Iddio  sìa  vostra  guardia  ,  che  mestìcr  vi 
fa ,  tal  è  la  vostra  etade  ,  e  vostra  condizione  «  I 
padri  di  costoro  erawo  grandine  temuti  «  e  pur  vo- 
leano  ,  ch^  elleno  f'acesitono  vita  d^onoie,  ed  anco 
la  Maestra  ,  tuttoché  disra^ìoaevole  impresa  avessQ 
fatta,  non  tanto  per  Dio  ,  quanto  per  lo  mondo, 
disiderava  condune  questa  gcjjle  a  buona  Tita.  On« 
de  pei  latte  i|ueite  cose  passò  uno  anno  ,  e  più  , 
che  le  donne  aveano  grau  fama  di  buona  vita  • 
Ma  pur  Ira  loro  ^  e  iegretamenta  intendeaDo  a  man- 
giare ,  e  bere  bene  ,  e  a  lisciarsi,  e  a  farsi  beHe, 
e  poco  a  oiazioni  ,  o  a  Dio  ,  i'uotchè  alla  vista  di 
fuori  attendeano  .  Sicché  Iddio  rirnembratido  della 
Ingiuria  fatta  a  quelle  povere  Moniali  ;  e  veg^cndo 
costoto  curar  poco  di  Luì  ,  e  voler  fama  di  bene^ 
chiami^  un*  Angelo  ,  e  disse  :  va,  di  a  Sàiaii  ,  eli' io 
gli    do    licenza    di   ceicarc  ^  e  tentar     le    donne    dt 


22S 

colai  luogo  f  e  d\  far  Iahìo  ,  che  ì  loro  mali  mien* 
dimenìi  ,  i  quali  elleno  tengoti  coverti  ^  tlano  pa* 
lesi  per  quella  vJa  ,  die  gli  pare  .  Sicché  Salati 
tof&t'  uno  mt'sso  eie'  suoi  ^  H  quale  egli  avea  lun- 
gamente trovato  souife  ,  e  conimisegli  questa  ovra; 
m\  avea  costui  iionie  Hfisis .  Or  si  muove  EasU , 
e  pj^lia  ffirma  ìT  una  verchta  ,  e  viene  al  luogo  ^ 
e  fa  domandar  la  IVlae^lru  .  Entra  a  parlar  con  Jeì^ 
e  ilice  1  che  vaol  metter  \k  dentro  tre  G^IIaole  del 
Be  dì  Spagna  ,  le  quali  elio  non  vuole  ,  che  ^i 
Sappia,  che  sìcno  sue  figliuole,  chVglt  hae  avu- 
te di  gran  donne  ,  e  vuole  dotare  il  luogo  di  due 
cotante  rendite  ,  cli^  ella  ha  ,  e  vuol  dare  a  cIa-> 
scuua  di  loro  ricche  gioje  .  Brevemente  parlato  k 
IVlficstia  cogli  amici  sud  ,  accettò  questa  pioferta  , 
e  sono  In  concordia  segreiamente  é  Muovasi  Rasìs 
in  forma  d'uno  giovane,  e  cerca  il  paese  ^  ed  hae 
trovati  tre  giovani  di  xtiip  di  xiHU  e  di  xv*  anni^ 
bellUsìiui,  e  hiondu^Imi  ;  sicché  lungo  tempo  iles'p 
scro  ;  che  non  avessono  sembianza  di  barba  ;  e  di- 
ce a  loro:  io  sono  uno  giovane  ricchissimo ^  e  son 
figliuolo  di  tino  Re,  ed  boe  amala  una  giovane  di 
corni  Casa  lungamente  ;  pei  che  io  la  vidi  passando 
per  lo  paese  ,  ed  hoc  abbandonato  tutto  mio  stalo 
per  averla  i  Ora  è  mandai ta  una  vecchia  per  eotal 
modo,  e  disse  loro  luite  le  dette  parole.  Ora  vo- 
glio io  ciascuno  di  Voi  fare  rit^chi,  e  vogUovi  fare 
radere    la    testa  ,  e  velare  a  maniera  di  pulcelle  ,  e 


229 
ineUerv!  là  eDtro  ^  e  averète  con  loro  diletto ,  ch^elle 
sono  le  più  belle  creature  del  mondo ,  e  da  me 
sarete  ricchi .  Poi  io  manderò  la  vecchia ,  e  farce 
trattare  d*  entrarvi  io  ,  e  saremo  là  insieme  ,  e  s'  io 
non  Vi  potessi  entrare  altrimenti.  Voi  una  volta 
m*  aprirete  .  Brcvcn^i?iac  lumiso  ìiccoulaLi,  e  dinJe 
a  costoro  a  cJnscuno  CCC,  fiori,!  fanali  fece  loro 
vedere  ,  rh'  eia  no  durali  d'  oro  ,  e  disse  :  ponttcfli 
in  uno  vostro  cofano,  tanto  che  voi  tonterete,  e 
allora  ve  ne  compierò  lo  nulle  a  catauno  :  fu  fattoi 
Mò  muove  Rasi»,  e  dice  a  coaioro:  segntrete  la  vec- 
chia ,  che  voi  troverete  a  lai  fiume  ,  e  andata  o!lra« 
Rasi»  va  innanzi  ,  e  ripiglia  la  forma  della  vec- 
chia, e  mena  costoro,  e  fu  al  luogo  ,  Parla  aHa 
Maeilra  ,  e  contale  qualtrontila  petrujtte  ,  e  f^cele 
vedere ,  eh'*  erano  fn^tiui  d'  ora ,  e  a  ciaituna  dìcdu 
anella  di  paglia,  che  paileno  d'  oro,  e  dcotroi^i 
pietre  4  che  parlano  rariji^iime  ,  e  molte  fila  dVr- 
ba,  che  parieno  tessuti,  e  dis^e^che  volea  ,  che 
stessono  in  de  poi  ilo  ih  dentro  serrati  ,  tantoché  le 
fanciulle  complesseno  la  loro  educazione;  e  cosi  fu 
fatto  ,  Mìsono  dentro  queste  tre  fan  citi  Ile  cosi  (at- 
te ^  e  disse  :  che  le  t*vea  fa  ite  radere  per  pntprle 
condurre  segrete  ,  e  che  coti  le  avea  fatte  stare  ìo 
padre  tre  anni  ,  e  che  ic  avea  condotte  a  manie- 
ra di  masriij  ,  perchè  nullo  potesse  sapere  dov'  el- 
leno fossono  menate ,  E  disse  :  che  aieano  ceni 
nomi  ,  e  umtalli   loto  ,  e  disse  :  egli   ha    cerii  Cà^ 


f 


falirrj  nel  prese  dove  elle  stanno  ,  die  sei  snppi- 
»cjno ,  luuo  di  venkno  qua  ^  e  pero  ne  le  menai 
tosate  .  Le  giovani  cii  là  deniro  reggendo  coslo^ 
ro  9  che  pbirano  heìftssinie  donzelle,  furono  inoT» 
to  allegre  di  loro  romp^gnià  •  Ntjn  v'  erano  ca me- 
le jjcr  pjù  ,  the  jer  le  dodici  ,  cl»e  v'erano  pri- 
ma .  Dme  la  Maestra  :  infiiio  clf  elle  staranno  con 
noi ,  glaeciano  con  queste  nllre  giovani  •  Rispose 
la  verchJa:  brn  dite  ,  Poi  djre  la  vcrchJa  ,  e  per- 
chè non  rmcte&ra  ad  alcuna  ,  sciano  quando  toìV 
i  ])a  ,  e  quando  co  ir  Slitta  .  Rispose  ciascuna  :  bendi* 
te  ,  e  poi  ciasruna  sì  studia  d'  avelie  .  Parlesi  la 
vecchia  ^  e  dice  ^  die  tornei u  spesso  ,  e  poi  iste  in- 
visibile, e  tenta  tutte  quelle  di  là  dentro  di  vizio 
ramale-  Le  tre  drebbono  quelle  tre  la  prima  not- 
te ;  scherEando  insieme  si  furono  accorte ,  coni'  el- 
leno erano  accompagnate^  e  dissono:  Ob  com*  è 
questo  ?  Risposono  quelle ,  ciascuna  per  se  :  noi  ila-* 
mo  fi  gì  iu  oli  del  Re^  ma  acquisiorcl  d*una  ^ua  pa* 
rente  ^  ha  coluto  che  noi  siamo  qui  tanto,  cF  e! 
ce  ne  vuole  mandare  in  ahio  paese ,  percbè  noi 
si  somigliamo  alla  donna,  ed  egli  n'è  biasimato. 
Pi  cfb  fu  bisogno  di  poco  di  contendere  •  Stetto- 
no  Insieme  ,  e  poi  scanibiando  le  camere  ,  cosi  an- 
di>  la  cosa  con  tutte;  sicché  tutte?  dìcrano  alla  Mae- 
stra ,  che  non  furono  mai  vedute  più  oneste  don* 
xelle  •  Lasso  molte  favole  ,  che  si  Ic^^ono  nel  por- 
tamenti loio  ,  e  dello  spesso  tornare  delia   vecchia. 


25l 

È  brevemente  vi  dico ,  che  in  sei  mesi ,  elleno 
furono  tutte  grafite  ,  Furono  aìU  Maestra  ,  e  «1  te 
muDiFestarano  lutto.  La  Maestra,  ch'era  di  età  di 
trenta  anni  disse  :  Io  farò  ardere  Voi  ^  e  ìofo  a'  vo- 
stri padri  ,  e  fece  Toro  ^ran  mìnaccie  ^  Skchè  la 
notte  seguente  queste  donne  misono  uno  di  cosio- 
ro  nel  letto  di  le? ,  e  lì  altri  due  misono  nel  let« 
lo  di  due  servirla] i  *  Come  i'  andasse  la  cosa  ,  U 
dimane  fu  la  Morstra ,  e  le  servi  già  li  In  ronco  r--^ 
dia  coli''  altre  «  Ma  dicono  li  giovani  ,  che  se  ne 
cogliono  andare  ,  quelle  tutte  contrastano  ,  tengon- 
sì  ancora  ire  mesi  ,  poi  se  ne  palio  no  ^  che  co- 
loro sono  presso  al  tempo  dfl  paitorlre  ^  e  dicono^ 
ila  vostro  tutto  il  tesoro  •  La  secchia  vi  viene  | 
mostrano  le  donne  ,  che  ancor  non  sacclono  lo  fat- 
to. Dicono  a  lei  qiifitc  vostre  donzelle  si  voglio- 
no partire  ,  che  dicono:  ci» e  non  porriano  durare  in 
questa  vita  -  Dire  la  vecrhia  :  al  nome  di  buona 
ventura  ;  partesi  con  loro  -  Queste  sono  insieme  ft 
vedere  lo  tesoro  ,  trovano  fiori ,  ed  erbe  «ecclic  , 
e  paglia  ,  e  pietre  ,  Won  sanno  che  farsi  .  l  inal- 
mente  come  i^  accordan  tutte  ,  maiifda  la  Maestra 
per  I  parenti  di  tulle  le  donne,  e  dice  loro  :  che 
queste  ire  donzelle  ,  che  v'  erano  entrate  ,  hanno 
rotti  i  cofani  ,  e  sonose  andate  con  ogni  cosa  ,  e 
dice  :  che  hanno  dato  questa  notte  alle  donile  uno 
beveraggio,  che  nessuna  si  sentìa  ,  ed  anror  dor- 
mono.   I   parenti    dicono,  di    voler   veder   le   don- 


23 1> 

ne  •  La  Maestra  dice  :  non  e  il  meglio  ,  lassatele 
dormire .   Dolgonsi  ciascuno  ,  e  passano   come    pos- 

aoro  *  Da  inJì  a  oito  di  una  <i\  quelle  servlgi^li 
mise  dentro  uno  ^erlo  ;  sicché  ìa  Mnf^stra  ,  e  dae 
delle  donne  la  Ijoviimno  con  liu  ,  e  ferionc  gran 
remore  .  Sicrbè  ta  5crvìi^ìa1e  disse  :  io  posso  bene 
uno  (]\  tenere  nno  servo  ,  che  voi  ne  avete  Ir* 
Tìiìfì  tutte  tre  gli!  ,  e  c(>lauti  mesi  -  Qui  fu  il  con- 
tendere, e  lo  SfopiJre  ,  Trqssonvi  i  fanti  ,  e  lavo- 
ratori del  luogo*  Spirsesì  la  voce,  traevi  II  po- 
polo della  Cfintr:ida  ^  enlMno  dentro  per  fonia  ,  tro- 
vrirono  le  dount-  ro'  corfu  grancli  ,  nirtrono  mano 
alle  pieiip  ^  e  così  lì  lor  parenti  ,  come  gli  altj'i 
le  lapidarono  ,  e  la  Maestra  ardono ,  e  le  servigia- 
li  sotterrarono  vìve,  e  *|url  servo  arrostirò  ;  e  an* 
darono  per  quelle  dodici  povere  Monialì  ,  che  vV- 
rnno  prima  ,  e  dìedono  loro  II  luog^n  ,  e  fecesi  una 
Bui  lessa  ^  e  vi^sono  lungo  tempo  in  Santità  ,  Que' 
tre  giovani  tornando  h  casa  ,  inrontraro  Rasls  in 
qitella  forma  d'anno  g;Iovane  ,  che  venne  a  (or  pri- 
ma ,  e  dissersrii  corno  ee  ,  che  voi  non  tornanti  a 
noi  ,  disse  :  eli'  era  stato  malato,  e  domandogli  ì  e 
come  a\eie  fallo  ?  dissonali  tutto  .  Disse  Rasis  :  or 
ini  rendete  i  ducati  ;  dissono  coloro  :  ami  tu  ci 
compi  il  nijgliEijo  .  E  stando  in  cotitenzlone  ;  e  di- 
cendo costui:  \oì  non  ni^  avete  servito,  e  coloro, 
clic  T]"n  era  sluio  per  loro  .  E  stando  sovra  un 
ponte    ti' uno    grim  fiume  ,  mischjaronsi    lusicme,  e 


255 

Rasis  gli  prese  9  e  gittogli  nel  fiame  9    ed  affogaif- 
ro  ,  Sicché  ciascuno   finisce  sicondo  le  sue  ovrc  • 

Quesla   novella  fa    bene  a  questa  parte; 

Perocché   d,H    prova    chente  ,  e  come 

Caula   conviene    esser  la    guani ia  , 
Si   aliti    Baiie&sa  ^  e  si  alle  Montali  . 
E   come    sono  soUiK  le    insidie  , 
Che    pone  U  ìilmlco  a  queste    gentt  ^ 
E    come    Iddio   abbandona   chi   fa   male; 
E    5j mi I mente    comò    lo   punisce  < 
Or  fiegiiUa    qui  a  trallar   deUa  decima    parte  > 
Ma  perchè  prima  ,  eh'  i'  venga  più   innanzi  ^ 
Siccome    stanco  della  mia  novella , 
Io  riji  convengo  alquxinto    riposare; 
Io   voglio   andare    m   luogo  di    riposo  ^ 
Parlar   rilquanlo   alT  alta   Donna    mia, 
E  prender   forza   da    Lei ,  e  vigore  , 
Pero  qui   m'  atiendeie   sin  eV  io  torno  , 
Che    seguirò    nostra  materia   poi  , 
Ver  fe  che   perch^  Io  non  so   molto  a  ponto  ^ 
Dov^  ella   sia  ,  io   non   so   del  tornare  \ 
Però   non    vi  rincresca    l' aspettare  * 
Franc.  O  Voi  ,  che  dalla  gran    Citlii    venite  ^ 
Dove    In  pellegrinaggio 
Mi    vien  dello  ,  cVor    va  imo  Donne  tante, 
Aresle    voi   veduta 

Quella  Donna  ,  per  cui    rehice  ,  e  sprende 
Ogiii  lìcor,  e  grandciza  nel  mondo? 


354 

Ditemi  Ca?a1i>r  per  cortesia? 

Cir  io   Aon  Hi   Lei  ^  e  fadoU    cerratido  • 

Ed    aggio   gran    rne.st;er    dì  Lei   trovare* 

CiviLiEKi ,  Dfrri   buon  uom  ,  che    cosi  ci  dimandi  ^ 
Se   tu   già    se^  a  ti  gran  Donna   servo  , 
Come    le    tal  tu    si   poco  d'oDore  ; 
Che  cosi    sol    per   (jitcsto  caTtiin   vai  . 

FbawCp  Non   fu'  mai    sol  ,  né    solo    essere   po^so. 
Mentre  che  suo  grafia  ,  e  sua    viriule 
La   mente  mia    degna   d^  accompagnare 
Del  Lei    pen^ter,  che  solo  a  Lei   si  vrvìge  # 

Cmvau  Di  lutti  sembri  a  Lei  tanto  fedele  j 
Che  poro  li  voglian  tenere  in  ciance  ; 
La  Donna  noi  sapplan  ben  chi  eli'  è 
Dal  sopranome  j  che  tu  niò  le  desti  . 
Vo  sn  per  questa  montagna  ho^rosa , 
Ch'ElU  yi  posa  In  la  cima  del  monte, 
A  pie    d'un  gran  padlglion   lì  disteso  :  i 

Vedi  cl)e  alquanto  del  bianco  sj  vede  . 

Fnirrc.   Addio,   Cavaller  gentil,  Signor  rottesi^ 
Che    ben  si  par,  che  Voi  sle' Cavalieri  ; 
Ch'  i'  ho  girato  inloino  a  cfuesto  monte , 
Perchè  io  sentb   l'odor  delll  suo  passi, 
E    molta  gente  ho  trovala  passane. 
Chi  non   rtiponde  ,  e  chi  mi  volge  il  capo, 
E  chi  mi  dice  parole  villane - 

Cavul,  No'  lian  conteiul  ,  s'a  piacer  t'  è  stala 


255 

Nostra  risposta  ,  €  pia  sr  ben  i'  iwlené* 
Va  che  non  perda  i  passi  per  indugio. 

FnApr*  Addio,  anror  Signori   ti   Voi  mercè. 

Cavau  Va  tol    saluto  di  Lei,  che    tu   cerchi. 

Ffaw.  Ahi  ISir  Iddio  do^e   n*  hai   lu   metiata 
Questa    gran  Donna  ,    che   ripe   san   c[ueste  , 
Che   sassi,   o  ch«    rovine, 
E  che  pruni  ,  e    quali   spji«  « 
Che    scontri    d'  animai  {éroci  ,  et  aspri  * 
Onde    ci  v'itn  ,  chi    la  viene   a    vedere; 
Hacci  ahra  via,  tu  Iddìo  Ja   mi   mostra: 
Ch'  jo  non    so  Len   come    salii'  ci    poss^  , 
Deh  Cavalier  ,  onde  srendeste  Voi  ! 
Ora  mi  trovassi  io    anco    con  Voi  , 
Forse   mi   mettereste   a    buon   camino  . 

Ofìa  .  Io   son  fjuell' Orsa  ,  che    spianai  ìa   terra. 
Dove  ^i    sti-nde    il    suo    gran  padiglione , 
Vien  sa  con   meco   io    ti  farò    la    via  . 

Fran.  Orsa  cortese,  e    la  gente    villana 
Ho   pia    trovati    in   questo   aspro   camino  : 
Ed    io  da  le  ricevo  la  condotta  - 

Orsa  ,  Guard^iti   qui  ,  che  ci  sta  un  Lione , 
Pon  cura  tjui  ,  che  ci  ha  bestie  feroci  , 
Monta  qui,  ià  non   porresti  durare  . 

FflAnc.  Se  tu  mi   porli    feJcìaiente  a  Lei, 
Io  ti  farò  buona  raccolta  fare; 
E   da    me  abbi  tu  ,  eia  clie  tu  fherl  . 

OnsA,  Tjpnti  por  ben,  eh' ci  sah*ic  è  dtibiOita  , 


aS6 

Pigliati   ù    me,  dove  tu  meglio  puoi. 
Franc,  Questi  Inoi  oreccljj  non  hanna  preia  f 

M^  IO   mi    aiLeiìgf>  ,  cf>me  posso  li  ineglio  « 

Va  pure  avanti  ,  die  ben  g'mgnerernij  - 
Ofì  SA  ..  T  scendi,  c]  ti  i  passerem  perla  tana, 

SkurameiUe  vieni  ,  cir  t\V  h  ncua  ^ 

Ma   è   oscura  ,  e  petrosa  ,  e  lunga  . 
FnAwt:-  Orsa  saccente,  guarda,  ove  tni  meni  ^ 

Ch'io  mi  son  dato  a  fidarmi  di  te; 

Peccato  foia^s'io  tradito  fascia 
OnsA.Vicu  iVanc.inoenre ,  di  me  io  li  fido, 

E  di  chi  ubbia  men  forza  di  me  . 

IVla  tiittfivia   di   più  l'orti ,  e  possenti  , 

IVè  te,  né   me,  non  posso  sicurare. 

Ma   io   mi  credo,  eh' elh   sia   siciiia , 

Perocché  e^uesla  Donna  e  sì  lemiua; 

Che  se  pure  arvenlsse  alcuno  scontro, 

E  tu  dicessi  n.  rjuelloj  che  se'  a  Lei, 

Tu  passeiai  sicuro  , 

Ma  «redo   ben,  che  non  sie  gi:i  gran  co*a^ 

Se  tn  ti   metti  a  rischio  ,  ed  allauno  . 
FnAPfc,  Sai  eh'  Io  sou  leco  ,  non  più  contendicimo  , 

eh'  io  sou   pur  fermo  non  schifar  la  morte. 

Per  veder  Lei,  clie  perir  in  camino, 

Per  gire  a   Lei,  ancor   per  grazia   Paggio  p 
On^A  .  Avanti  ,  acanti  ,  su  ,    vocili  qiù  ^ 

Ilieaci  (]ni ,  or  guarda  coly  dentro  : 

Vedi  In  Donna  ,  che  pai-  che  t'aspetti* 


257 

FnANG*  Madonna  ,  Iddio  vi  fece ,  Iddio  vi  guardi , 

M'jtdonna  ,  Dio  v'onort.   Dio  v*^  innalzi  | 

Madonna,  Iddio  vi  dia  le  voglie  vostre* 
Mau.  Se^  lu  colui,  die  come  udito  abbiano  | 

Hai  ìiìjMh  BPgliijenEa  In  trarre  a  fine 

L'  ovra   cominciala^ 

Che  molle  i  olle  io  mi  son  craclala  ? 
pRAr^c.  M;idorma,   m  mn  lo  fedcl  servo   vostro, 

Ct*c  no  lì  pens*  alilo,  che  a  Voi  pUcere, 

lo  È(ìM   colni  ,  che  per  Voi  vivo  sono. 

Io  devidcro  d' rmpìere  ,  e  compiere 

Ogni  comapdamcnto  da  Voi  fatto; 

O  che  ancora  vi  piaccia  di  fare  , 

Ver  è  che  i'ho  la  mente  mia  sì  piena 

Di  sol  pensar  di  Voi,  che  molle  volte 

Si  raìirnia  la  mano  ; 

Cosi  ancor  si  rallenta  ogni  mia  forza  | 

E  vanno  stretti  lì   spìriti  mie*  ; 

Tiint^  è  altissima    quella  dolcezza  , 

Ch'induce  quello   immaginar,  cWb   detto» 

Sìcchtì  non  è  maraviglia  , 

Che  tutto  ciò  che  Tacesse 

Una  libera  mano  ^ 

"Non  Cace  questa  man  subì  cita  a  Voi  - 
MaDé  Io  vegn;io  ben  ,  che  mi  eouvieii  mandare 

Snlleclìudine  a  dimorar  teco. 

Che  Ibrse  ti  far^i  più  obbediente  . 
Fa^i>Ct  Madonna  ,  Io  obbcdlenlt  tanto  sono  ^ 


296 

Che  non  Toler,  ma  sol   poter  mi  msinca  • 
Had.  Dunque  toi  teco  quella  »  ch'io  t*  ho  dello» 

Ch*  almen  ti  ammenier»,  ^e  Ma  mt^Arìere  , 

Quando  It  peniitr  di   me  tenesse  troppo 

Remolo    te   dalT  ovra  incommctata  . 

E  tOi  con   teco  ancor  Persevera  Lisa  , 

Che    lì    sani  compagna 

In  questa  ovra  otiire  . 

Vedele  qui,  eh*  Io  le  mandai   Jnnanii  , 
Faaitc*  Mudonna,  poi  che  mi  convìeti    parth-e; 

Che  già  cominciati  costoro  ad  sudare , 

TVebUo  io  con   meco   altra  cosa   portare? 
Madon!«a  ..  A  questa  volta  nb,  ma  tontamente. 

Se  hen   la?ori  nell^ovra,   c-h^ò    detto  ^ 

lo  li    farò    delle   mie  grazie   molte  • 
Frawc,  Addio  ,  Madoni>a  <, 
Mao*    Va  con  qnestc  Donne; 

Jo    aceommaudo  a    Dio    te,  e  Loro  , 
Ora    si    volge    i)    Libro    nostto,    e   tornii» 

Clic    vuoi   trattare  della  decima  parte  ; 

La  qua!   convierie    in   Juogo  di  ristoro 

A^er    breve  Trattato  , 

£   anco   a  sua  materia   si  conviene  . 

Ma  qui  fa   purao   e    ricordati  bene, 

Cile  ti   convleDC  albergar   queste    Donne  ^ 

£  ponerlc  a   grande   onor   con   noi  ; 

Che    la  gran  Donna  V  a^ijla  per  ben  poi  . 


PARTE  X. 


o. 


'ra  comincia  la  Decima  Parie  , 
Che  tratt^r.^  ciella  Remila  sola  » 
Coi»  rerU*  rose   iuIoido  al  stio   lUto , 
Vecieie    lei   all'entrar   del  <uo  luogo, 
E  la   Fortezza^  che  qui  T  ammouisce  ^ 
E  dulie  Jorza,  e  siile  , 
Di  che  »i  debbia,  e  convenga  guardare* 
Ter  Je  parole,  die  cortei  le  dice 
Porrete  veder  voi  , 

QuutilQ  ,  e  di  che  guardar  Lei  sì  conviene  . 
Ora    parla   Foitei^a  a    lei  : 

FonrEzzA  *  Vedi  lu  coni'  io  «on  §ì  Torte  armata  , 
Wjentu  di  meno  io  son  spesso  percossa , 
E  minacciata  ,  ed  ancor  viva  sono  • 
Cosi  tj  pensa,  che  te  viva  tenga  , 
E  non  ti  vìnca  percossa  ,  o  minaccia  ^ 
^  O  tentusione ,  o  Imluga ,  o  paura  ; 
Che  In  ti  metta  Jh  forte  ventura  * 
RÌ2>ponde  la  Donna  ; 

DoKPTA  .  Colui  mi  fari  iorie,  se  gli  piace» 
Che  m'  ha  disposto  a  tal  proponimento  ; 
Che  ancor  di  tale  impresa  io  non  mi  pento* 

FoiiTEz,  L'em presa   è    buona,  s^el   perseverare 
Arai  con   leco  ,  ma    forte  mi  pare 
Dio  ti  consigli^  che    mesiier  ti  iace;' 


i 


34o 

Dìo  sia  taa    guardia  «  eh*  eir  è  più   verace  . 

Ornai    ci    convìcn   tiu€   dì  suo   stalo  , 

E  di   suo  guardia  ,  e  dì   suo 

Cautc1;i,  e  di    suo  bbogna  • 

£  prima  di  suo  stata    il  quale  è  molto 

Di    pericolo   grande  ; 

Parlando    di    colei  ,  cli^  e    dì   tali   anni  : 

Cile  ancor  non   sono    jn    lei    U    vizj  spenti  | 

Parlando  de""  carnali,  ch'il   con    seco 

Tulli  quelli,  chr  sono 

Della    lussuria   amici  ,  e    della   carne. 

Che    le   conviene  esse i e   oziosa  molto  ; 

E  oziosità  è  un    arma    del  nostro  nemico. 

Solitudine   ancor 

Genera    la   potenza    a  mal  pensare , 

Contra    costei  poiaua    i    maMiiUori  | 

£  la  larghezza   di    peccare  ancora 

Fare    piuttosto  lei    cader  nel   male  , 

E  confidenza,    che   poi    non   si    saccla 

Ancora  V  è  dannosa  ^   E    brevemente 

Io    non    so  stalo  alcuno  , 

In   lem  ina  vi    patio,   quale   ho    detta; 

Dove  rai  pajì   pericol  si  grande  . 

Ma    pur  se    prende  alcuna    esto  partito  ^ 

Lodo    che    Ciccia    il   Romitorio    suo  , 

Pia   tosto  in    luogo   dove   gente  sono  , 

Che  solitaij    o  di    tuugi  da  gente  « 

Tattochè  d'  omo  parlar  si  potesse 


24* 

In  altra   guisa  ,  cf  piA  sicnramente  • 

Di  suo  guardie ,  e  cautele  breve   parlo  ; 

Legga   la    patte  ,  che  va  (|Ui   ctioan^ì , 

E  au^la    procederkte  , 

E    prenda  in  se  che   per  lei    lì   conviene; 

E    Lanto  più  qunrit^  è  speciale    a    lei* 

Guardi    a    cu'  parla  dalla  fineiCrella  « 

Tfon  odn  volentler  lusinghe   umane  » 

La  cella   sua  conie  Leon   raggiri  ; 

£  faccia   d"  orazioni,    e  pater  nostri 

Un   !^uo  lavoro    continuamente; 

Sicché  sempre  la  tra?i    il  suo   nimico 

In   qualche  cosa   occupata   Ih   dentro  * 

Uicj  non  lasci  ,  né  debole  tetto  ^ 

Le   muia  ferme  ^  e  plcciola   finestra  • 

rfon   faccia   di    limosìne  raccolta , 

Suo   rimanente  per  Dio  doni   poi  ; 

Salvo   i'  el   luogo  lontan   diilla    gente 

Altro   non   richiedeìise  a  certi  tempi  . 

Fugga   divoti  ,  amlstfi  ,  e    parenti  , 

E  poich'ai  tutto   a  Dio  s'è    donata, 

Ài   lutto  sia  di   Lui,  e  d'altrui  no  . 

DI   suo    bisogne    prima  in   Dio  speri  , 

Ed  ancora   alla  gente  ne    ricorra. 

Ed  aggia  ancora  un  fedel    Confessore  , 

A   cui  ricorra   per    l   suoi   consìglj , 

Ogni    mondana   vanità  nimica 

Sia    di    costei^  e  solo   a   Dio  s'appoggi. 

? 


«43 

Né  faccia    Unto   sIipUb   la  ma   vita  , 

Cb*  ella  per  ci£>  §it    cAgion  dì    sua  morte  ; 

Ma    domi   la   sua    cartie  ,   com*  ho   dello 

In  quelle   |>{irll  ,  che    d manti    vanno  * 

Ora  sì   ht'^ue  alcuna   novelletta  ; 

Ch^  ogni  Trattato  sta  bea  con   Teiemplo, 

Ed    ogni    stalo   rlpoio    richiede* 

Una  Romita  fri  e  a  Nopn  in  Piccardk  presso 
alla  tei  la  a  due  leghe  ;  sicché  ii  ragionava  di  lei  ^ 
ch'era  bellissima,  ed  era  d'età  di  ventìciuqne  au* 
ni  .  £  ponian  che  fosse  II  luogo  lolitarto,  era  il 
luogo  forte ,  e  *1  pae^e  sicuro  da  non  poterle  esser 
fatta  fona;  sicché  i""  ella  rotea  esser  forte  nella  men- 
te, potea  ,  non  osUinte  che  mala  gente  assai  le  fa- 
cesson  Qoj^i  per  averla .  Ebbe  in  quella  Gontriida  , 
lìcondo  mi  di^jse  uno  Canonico  delia  Chiesa  mag- 
giore, una  genie  di  giovani,  che  continua  mente  an-^ 
davano,  e  mandavano  per  farla  indurre  a  peccato* 
£  quella  dava  udiente  a  chiunque  volea  parlare  dal- 
la fì  netti  ella  ;  non  lassandosi  perì»  vedere  .  E  poi 
gli  mattava  con  suo  senno  ,  e  con  suo  fermezza  ; 
ch'era  tenuto  il  suo  il  maggior  miracolo  ,  che  mal 
s*  udisse  f  o  trovasse  d"*  alcuna  donna  costante  «  An* 
db  a  lei  uno  savio  Religioso  del  paese  ,  e  bia- 
sfmolla  forte  di  questo  stare  a  udire  la  gente,  di- 
cendole :  e'  non  è  persona  lauto  ferma  ,  che  sen- 
do  così  continuo  tentata ,  che  non  stia  a  gran  pe^ 
ri  gì  io   di  cadere  .  Questa  rispose:  io  non  so  che  fan- 


349 
no  r  altre  ;  la  per  me  vi  dico  ,  che  lasso  dire  a 
costoro  j  per  aver  poi  del  tenere  maggior  corona  . 
Io  mi  senio  sì  fejDa  all'amor  divino,  che  se  quel 
Serpeuie  che  teolb  Eva  cod  tutta  la  sotlìglleBza  de^ 
gli  altri  Dioiouj  Tpai^^e  a  metEere  tutta  stia  for- 
za in  rompermi  ^  Io  non  temeiia  .  Questo  Rellgio- 
IO  le  disse  t  se  tu  &e'  cosi  forte  ,  cooic  tu  mi  di  , 
tti  puoi  ben  stare  a  udire ,  ina  grande  pericolo 
V*fe;  e  a  queste  parole  si  parilo.  Lo  Serpente  , 
che  ingannò  Eva  ;  udeudo  queste  parole  pensò  di 
{aria  rimanere  ingannata  »  e  fedele  la  notte  venire 
In  visione  ,  che  uno  fìgUuol  del  He  Taveva  tolta 
per  moglie  ^  e  cKe  questo  Qgtiuolo  era  »ucreduto 
nel  Regno ,  e  che  lo  primo  genito  era  mc^rto ,  e 
ch'^  ella  sedea  nella  sedia  della  Eeina  al  lato  a 
questo  Re  ,  ed  era  Reina  ,  e  che  questo  Re  le  Ia- 
cea gran  festa  ;  e  parvele  tutta  notte  es^er  Reina  , 
e  sollazzare  col  Re  «  JLa  dimane,  quando  si  desiò  ^ 
n*  ebbe  tanto  pensiere  ,  e  sperania  ,  the  diinenii- 
co  le  orazioni  f  ed  in  tutto  il  giorno  naa  sì  ri« 
cordò  d  *  Iddio  ,  e  '1  seguente  di  meno  ,  e  '1  ler- 
%o  vie  meno  j  ed  ogni  notte  delle  due  seguenti  le 
parca  ,  che  questo  Re  le  parlasse.  Quando  il  Ser- 
pente la  senti  acconcia  a  dilettarsi  di  ciò  ,  ed  el- 
io pigliò  forma  di  una  gran  Conte jsa  ,  e  giunse  con 
un  gran  runiove  di  compagni  al  Romitorio  .  Poi 
a'  compagni  disse  ,  che  si  tracssono  addietro  ,  f* 
eoa  lunghe   parole    dis«e    alla   Remila  ;    come   quel 


244 

figliuolo  del  Re  era  preso  dì  lei  ;  ayendo  Teduta 
la  sua  fermezza  ,  e  la  spa  bellezza  ,  e  che  la  vo« 
lea  torre  per  moglie  ,  e  che  il  Re  glie  Pavea  moU 
to  conteso  ,  ma  finalmente  gli  avea  dato  la  licen- 
sa  ;  reggendo  pure  lo  suo  volere  ,  e  eh*  ella  le  facea 
sapere ,  che  si  trovava  una  profezia ,  che  costui  dovea 
e&^er  Re  3  e  dovea  essere  sua  Reina  una  sua  fedele  ^ 
sania  ,  e  he]h  ,  La  Rtmlia  rime  maiio  »  e  contò  tutta 
la  stia  visioDe  .  Disse  la  Contessa  ;  or  ecco  poiché  le 
cose  a*  accordano  9  che  mi  rispondi  ?  Qtic-lb  dj$se  3 
ecco  io  non  avea  giurata  verginità,  né  castità^  e 
sono  tttitrota  »n  btato  Ubero  ,  e  però  lonj^iie  a  liti , 
e  dite  come  vi  pare,  ch^o  sono  per  ubbidire <  Pre- 
se roniiato  la  Conlei^sa  da  lei,  come  da  colici,  che 
doveise  esier  sua  Donna  j  e  partesl ,  e  p^nsa  di 
voler  nitf^nare  a  lei  uno  di  quelli ,  che  le  facca  no-- 
ja  in  pi  ima,  e  di  farle  parere,  l\C  ci  fosse  quel 
figliuolo  del  Re  ,  e  di  farle  stare  insieme  «  Dio 
misericordioso  disse  a  un  Angelo  :  pietà  ci  vic-t 
jie  dello  inganno,  ch>l  Serpente  ha  latto  alla  co- 
tal  Remita  ,  la  quale  era  in  tanta  purità  ;  ed  avve- 
gnaché per  troppa  s  leu  ri  li ,  cVclla  avea  di  se  le 
stesse  bene  ogni  pena  ,  va  ,  e  poni  silenzio  al  Ser-* 
pente.  Andò  T  Angelo  ,  e  ttovò  la  Conlessa  già 
tornata  al  Borni  toro  ;  e  lece  le  comandamento  ,  che 
più  non  andasse  innanzi ,  Allora  la  Contessa  lasciai 
le  forme  della  femina  ,  e  riprese  la  forma  del  Ser- 
pente,  e  disse  alla  Remila  i  non  ti  posso  più  offea-^ 


Hi 

derè  per  lo  cotal  comandametito  ;  ma  almeno  ti  vo- 
glio dire,  che  tu  non  t* avvezzi  a  credere  d!  saper 
più  di  me  ,  cV  io  sono  lo  colai  Serpente  ,  ed  botti 
cosi  ingannata  ;  e  inmantaneute  dispario  •  La  Remila 
cadde  iramorlita  dì  paura  ,  poi  ritornata  in  se  man- 
do per  quello  Beilgioso ,  e  contogli  tulle  queste  r o- 
*e  ,  Ed  in  quello  dì  ordinò  di  entrare  in  nn  Un^ 
ni&tero  di  donne  ,  dove  poi  luogo  tempo  pianse  U 
iua  deboìez3!a^  e  finuìmenie  Cinìo  i  di  suoi  con  fa-^ 
mtt  di  gran  Santità  .  Quinci  si  può  cogliere  quan- 
to è  di  pericolo  In  questo  stalo  ,  e  quanta  è  h  sol- 
tjgllezza  dfel  nimico;  e  che  nessuna,  perchè  ella  si 
senta  ^  o  creda  esser  contante  ,  si  dee  lassar  venire 
u^  ragionamenti  »  o  a  trattati  di  quelle  cosr,  a  che 
Tjon  vuole  acconsentire  ;  che  nulla  è  che  ben  saccla 
come  al  punto  stretto  sarla  forte  .  Oude  rispose  uno 
Santo  uomo  ;  che  farla  se  fosse  in  ratnera  con  una 
bella  donna  :  non  mi  mettere  a  tal  prova  ,  eh'  io  so  , 
eh*  io  sono,  ma  non  so  ch^  io  sarei  .  Poi  disse  .  ma  di 
cotanto  mi  sento  io  ben  fermo  ,  ch^  io  cesserei  di 
non  venire  a  tal  prova ,  che  se  forza  non  mi  vi 
menaste  3  consentimento  non  mi  vi  menerebbe  mai. 
Or   ci  volgiamo  alla  pane   seguente , 


• 


246 

PARTE     XL 


N, 


I  il  ella  Parte   seguente  , 


Conviene  a  noi  brevemente  parlari  , 

E  dir  della  rompagnU 

Di   donna  ,   o  canneriera  ; 

E  si  &'  eli*  è  pur    tina  ^  o    più  con   donne  » 

E  perchè  ogni  paese    ha   sna   usanza  : 

Una    di   quelle  cautele  migliori  ^ 

Che  le  con V rene  aver  , 

Sj   è   quanto    al   serv^jgio  ,    e   compagnia  ^ 

DJ    prender    ben    V  usanza ,    e   la  costuma  ; 

E  quella   servi  in  quanto   ella  è  one«ti  • 

Fo^  pc^Tìga  cura  ,  innaDEi 

Per  lo  Libro  vedrri  ,    che  molte  cose 

11  a  qui  gifi  scritte  ,  che   dimostra  a  l«i 

Di  suo  officio  la  via  ; 

£d  anco    poi   torr^i  ceiie   cautele  ; 

Che   seguilan  dì  sotto  ; 

Le  quji^  Je    dà    la  Donna  , 

Che  tu   vedi   dipinta   qui   con   lei: 

Cb'à  nome   NETTA   FEDE. 

E    prima  le  comanda  j 

Che  faccia    In  cuor  ragione  : 

Che   la   donna    le   sia   come   figliuola , 

Quanto  ad    amare  ,  onore  ^   e  ben  di    lei. 


*47 

£    com6    niudre  quanta  a   iivernU  , 

E    che    vgxii    àdkììutt ,  ed  onta  ,  e    mal  di  tei  ^ 

Sia   come    T  ella    in  se   T  ijvesse  . 

Gli  arnesi    della    Donna  ,    e    le    &no   gioje 

Però  curi    lener   nelle  ,  ed  acconcie  - 

Bammenli  a   ìct    tutto  ciò  clie  conviene  ^ 

Quando   )e    ser^e    innanzi, 

0  quando    sta    cola  dove  coloro  , 

die  deputati   sono    a  servir    lei  . 

Attenda  ,  che    suo  mani  ,  e   petto  »  e  veste 

Netta    5Ì    tenga  ,    e  quanto    può    coverta  « 

In   camera    non   curi  dì   vcfdere 

Quella   maniera  ,  che  tlen    col   marito  » 

l^è   ancor    rapporti    a    lei  ,  ^e   mai  v^edesse 

Il  marito    mancare  « 

E    vie  meno  al   m arilo  ,   se  non    fosse 

Fallo    scoverto ,   e    di   non    lieve    colpa  : 

Clic  per   ogni    guardar    donna  non    cude  « 

Ed   ella    dee  ,  quanto   può  ^  cessare  , 

Ch^essa  cagion  non  sia 

Di    n^etlere  tia   ìor    discordia  alcuna  } 

Che   rade  volte    ne   porrà  campare, 

Che  non   rimanga    in    disgrazia  loro  « 

Se    poi  avvien  5    che    s*  accordino  ad   una^ 

Non    diro    però   qui    di   cosa    grave  ; 

Oi^etla    ne    dee    ammonire    prima  lei  ; 

Poi  se  non    giova  per  lo   ben    di   lei, 

Per  cauto    modo   deesl   provedere  ; 


248. 

Ch*ella  non   possa  mincar  se  rolesse* 

E  se  non  vale  ciò  9  dicalo  a  lui  ; 

Che   metterà  9  come   vorrà ,  consiglio  • 

E  quando   ciò    gli  dico, 

DI  ciò   eh*  è  fatto  ,  e  non   si  può  ritrarre 

ISon  parli ,   ma   di  riparar  gli  dica  • 

Sicché   di   ciò  che  non  può  contrastare  9 

Ricorra  là  dove   il    riparo   vede  ; 

Ed  ella  viva   per  se  casta ,  e  netta  9 

Che  avrà  maggior  baldanza   in  ammonire  • 

E   per    camln  non  si  parta  da  lei, 

E  tutto  tempo  ,   a   chi  attendo  a  quella  9 

Faccia  tal  vista  ,  che  teman  ched  ella 

Non  rapportasse  lor  atti  al  Signore. 

Non  lodi   di    bellezza  la    sua  Donna  9 

Né  la  lusinghi ,  o  faccia  Insuperbire  9 

Né   anco   in  tal   parlare   a   lei   dispiaccia* 

Ma  per  la  via   di    mezzo  si  metta  9 

E  quando  avvien  che  la  donna  s*  adiri  9 

Sostenga  lei  umilmente  con*pnote, 

E  similmente   il  Signor  s*  egli  ha  luogo  • 

Figliuoli,  e  figlie  di  questa   sua  Donna 

i^mi ,  e  tema  9  e  riguardi  9 

Come  lo  core  9   e  la  vita  di  lei  9 

E  tenga  gli   occhj  e  la  mente  a  potere  9 

A  riguardare  9  e  a  crescer   le  cose; 

Che  veogon  nella  casa  9  0  che  vi  souo  • 

Po*  da  se  prenda  a   saver  Y  altre  cose , 


249 


t 


Clie  9011  mestièri  a    questo  officio  sue  ; 
Ch'  \ù   non  parlo  più   qui    al    presente  » 
Ancor  novella  non  li  scrìvo  alcuna. 
Per    differenza   di  gradi,  e  di  itati; 
Ma   tanta    dico  in  luogo  di  novella: 
Che  queste  camerler  ,   se    savie  sono, 
Frofedute  ^  ed   accorte  ^ 
Rjportan   grazie    dalla   Donna  sua  » 
E    da^  Signor  sovente  belle  ,  e  grand! , 
E  sopra  tutte  cose  ral  lor  fede  ; 
Perchè   fa   bene  ognuna  di  tal  stato  ^ 
Se   fedele   si   guarda  « 
Seguita   V  altra  parte  • 


PARTE    XII. 

JUr  està  Parte  Dodecima  possiamo 
V  ie  più  breve  passar  ,   perdi'  è    detto 
Già  nella   precedente    moke  cose  : 
Che  fanno   a   questa  ^    però  leggan  quella 
Xre  servìgìali   di   cui   ora    si  parla  • 
E  per  memoria  li  £i   buon  toccare 
Altre  cautele  ^   che  toccali  più  a   Jet  • 
E   parlercm   di   tutte  insiemeniente  ; 
Servano   a   cui    lor    place  « 
Ma  prima    crede  ,   che  ben  ii  convengnm  , 
Che  s^è  giovane   fante , 


%6e 

Non    dimori   a  terrJre  a!cnn  Sijnore  y 
Se   non    avesse   donna  ^ 
Se  ben   di   ^aa   onestà   cert»  non  fosse  f 
O   se    non  fosse  per    esser   sicura  • 
Ma  se  pnte  db  avviene  ; 
Tanto  sì  tenga   con   lui   quanto   Tede  « 
Che  voglia    bpn  durare; 
Di   colei  parlo   che    si  viiot  guardare  * 
Se  donna  serve  col    Signore  ,    o   sola  , 
Biguardi   tom*  ho    dello  m  quella    parte  ; 
Che  è  dtnanti  a    questa   parte  sciIiEa  , 
E  t^nto   più  cautele   attenda  ,    e   guardi, 
Ch"*  ella  si  guardi    andando  ^   e   ritornando 
Dalle   lusinghe  ,   e  da   promesse  false  ; 
Che  spessamente  si  vedrà   belTata , 
£  non    da    molti    moTio  riguardata  . 
Guardisi  ben  ,  rh'il  Signor  non   la    toeclil  ^ 
Che  dalla  Donna  nvrìa    guerra  mollale  ; 
Ed  alla  fin  ne  rìmarrìa    perdente  • 
In  cucinare  ,   ed    in   altre  ovre  sue  , 
Netta  sii  ,  quantuDt|ue  pia   punte. 
Guardisi    da'  sergenti  »  e  da'  ragazzi  ; 
B  ponlan   eh*  elT  avesse   amico  ni  cimo  , 
O    parente   qual    voglia, 
Non  porti    lor    la  robba  della   casa . 
Non    studi    in    Uscj  ^   o  curi  andare    adorna  ^ 
Che  si   conviene   allo  stato  suo  molto  « 


25t 

Ma  curi  gifi^aTnenté   a  guadagnare  ^ 
Sicché  ti    posta  m  vecchiezza   condurre  | 
0  possa  sovra  «e  poi  anco    slare. 
E  tarilo    dica  a  ognuna    parlando  ; 
Che  qual  pu6  Itar    la    vita    sua  Clan  do  ^ 
O   faticando   se   d'  altra  maniera  ; 
Che  meglio  viene  a   lei  sed  ella  il  face  , 
Non  la^so   ancori    dire  d^ alcune  altre  > 
Che  servon    mercadanti ,  e  più  Signori 
In  una  casa ,  sansa   avervi   donna  . 
Se   giovani   sono  ,  o   d*  età  comunale  , 
Dio   le  consigli,  che   io   per  me   credo: 
Ch"*  a    gran  periglio   f tanno  , 
Se  vogllon  far  buona  vita    per   loro  • 
Coatei  vedete  ,  cV  è  lassù  dipinta  ^ 
E  come   V  ammonisce  «{uella    Donna  : 
Ch'il    nom^  LEALTADE. 
Perocché  queste    roEa*  servigiali  ^ 
Per  lealtà ,  e   per  guardar  le  cose  ^ 
E    per   far   buona  ,  e   cauta    masserizia  | 
Secondo  se    avanzan  ben  suo   stato  « 
Però  dì  ciò  attente  sien   tuttora; 
Ch""  io  acconcio  non  sono   a    dir  più   ora  , 
Ne  anco  Intendo  di  por  qui  novella 
Per  non  ne  star  a  parole    con   loro  » 
Che  se    ne   trovan    poche  Scinte,  o  buone  ; 
Toglianmi  mal  ^  eh*  io  non  vi  do   un  bottone  * 


PARTE     X  I  I  r, 

JLja   Terzo  decima  Pine    comincia  , 

Dove  tratt.ir  ci    conviene 

Della    balia   di   Casi  ,   over  cff  ftiori  i 

ìù  qui  porremo    UiHe    cautele  , 

Che    31  conrengono  ali*  una  ,  et  ali*  altra  ; 

Toccando  qui  di   lutte  jnsieniemente  , 

E    poi  d'  ognuna   paileretno  alquante 

Partile  cose  ^    che    mestiere   è    a    loro . 

E  perchè    ad   oijnl   halia  mestJer  face 

SoltigUezza  :  ledila   qui    dipinta^ 

E  sovra    lei  una    Donna,   eh' à  ttome 

INGEGNOSA  CAUTELA; 

La    quale  le  ah  insegnamenti,   e  via. 

Come  la    creatura   umana  possa 

Notti  re  ,  ed   aitare  nella  forma . 

E  qui  convien  ,  che  più  lungo    si    parli  ; 

Però  perdon  dimando  a  quelle  donne  : 

Che  non  hanno  figliuoli  ; 

Se  rincrescesse  a  lor  udir  trattare 

Di  quelle  cose  ,  che  cura  non    hanno  , 

Ver  è  che  le    parole  d'  cslo   Libro 

Son   di    colai   natura^ 

Che  chi  trapassa  ,  e  non  le  legge    tutte  y 

IPfon  è  nimico  di  quelle  che  lassa  . 

Ma  tanto  dico,   che   clii  lutto  le^ge, 


2Ì5 


Ha  delle  parti  che  vuol  più  notizia  • 

£  parla  questa  parte, 

€om*  han  parlato  molti ,  e  molti  savj  \ 

E  ancor  pone   osservanze  di  certi  , 

Che  hanno   provato  ,   e    cercato  »  e  trovalo  ^ 

£d  altri   ammonimenti  ; 

Che   tiitii  son  dì   ceiie  savie  donne, 

Ch^  h^nno  dì   queste  cose   sperlenza  ■ 

Aticor  ne  laaio  ,  e  non    vub  tutto   due  | 

Che  per  usaDca  più  cose   sì  lanno; 

Che  nel  pnncìpfo  ,  e  nel  levar  l^ìnfante^ 

Come  convien  «i  servano   da  fjueIJe  , 

Che   sono  a  ciò  chiamale  : 

Come  curare   all'  Infante   II   hellico  p 

E  de'  legare  ^  e  de'  scioglie, 

£  deir  olio  eh'  è  buono  , 

Con  altre  cose,    che   vi   lon   da  porre* 

Ancor    vi   lasso    del    sai  ^  che   vi   s'  usa  » 

Con   akre  cose    ad    Indurar    b   pelle , 

Ma.   pur   ricordo,  eh*  el  naso  9  e  la   bocca 

Ifon    si   convien    salare  ; 

Ma   r  altre   parti    in  dui-are  ,  e  far   forti  » 

Peirhè    le   calde  ,  e  fredde    cose    tutte 

Gli    posson  fare   leggermente    noja  ; 

Tant^  è  sotti  1  la  pelle  ^  con    die   nasce  y 

E    tanice   la  caldezza,  eh' à  con   seco* 

Così  ancora   vi  lasso   del  lavare 

Con  r  acqua  calda   temperatatacnte. 


2H 

E   simigliatite   cose,  che   voa viene  M 

La   sperla   balìa  saver  commciando  • 

Li  nari  suoi  cooirengonsì    nettare 

Spesso  ,  ma    tu    che    gU    tieiti ,    movente 

Fa  le  tue   unghie   tondare  , 

£   quinci   prendi    netUrlo    per  tutto  ; 

Che   c^ueslo  Liv^ro   noti  parla   più    basso  * 

Poiché  sarà    il    bellieo   caduto  , 

Dopo    li   tre  ^  Q  foise   qu^ìttro    giorni  ^ 

Qui  sa'  tu  beQ  ^  che  poner  si    eonvietie  * 

Or   nel    fasciar  soaTefiiciite    il  tocca  , 

£  qui   non    lasso  ,  can>e    11  puoi    campare  , 

Che  noti  avrà  giammai   mal   di    pietra  • 

Farai  ^  d^   laist   libera   la    parte , 

Donde   ^ua   acqua    viene  ^ 

Che  poi    la  faccia   T uscir  non   contenda» 

£    lui  sfasciato  quella    parte    premi  , 

Che  luKga  sperien^  ha  gtà  inos Irato  y 

Che  nelle   fas<;e    db  prima    si    crea  • 

£d    io   da   sommo    medico  lo    ^apre$i , 

Lo   qual   dì   ci{>  ben    sarea   ogni   parte  » 

£  sono   ancora   di  moke    vecthle  ^ 

Che  schifali  fasce    tolte   da   lenzuola  ^ 

So  ben   perchè ,  ma   noi    mcito    in    iic  ritta . 

Or  fa    qui  punto  ^  nel  fasciar   che   fa  i  ^ 

19 on  legar   troppo  stretto  ,  acciocché    poi 

^on   pianga   troppo  ,  o  altro   mal  non   ag^ia  * 

Né   ancor    lento ,  sicché  poi  traesae 


à. 


26S 

DI   fuor   le  braccia  a  grattarti  gli  occhj  • 

Or  non  t*  indugiar   più  ,  «e  tu  più  bella 

Vuo"*  far    la  forma    sua  • 

Piinia   cotivien  da  te  ^  et    an*  d'altrui 

Savere  ch^è    bel  le  ^  sa  temporale  « 

Che  in  altra  guisa   bel  noi   porrla    fare  * 

Onde    posslan   dir   qui  ,  che   la   bellezza , 

È   una    conforma   sprendida  statura  ; 

Sicché  eoDvien  ,  che  riipoDdiii  le  membra 

D^  jgual   bellezza  ,  e  grossezza  , 

E  che  siati   DCTte ,  e  dì    macula    monde  » 

Se    troppo   avesse  il  naso  piano  ^  attenda 

A    rin  alzili  lo  «  e  U  troppo   alto  abbassare  • 

Le   Ciglia   hA$se   rilevare   in  alto  » 

La   faccia    troppo  lata  rassettare  ^ 

La   corta  rallungare , 

La   troppo   lunga   ritenere  a  freno  , 

Tirar    li   labri    eorti  ; 

Gli   luDgJu  ,  donne   soniche   legat^  hanno 

Con    certa   fascia    partita  nel   mezzo  ; 

Sicché  non   gli  contenda  il  riiplrare* 

GII  occhj    suoi   manterrai  a  poter   netti  , 

E   se   gli   avvien  ,  che   forse 

Nascesse    guercio   deiruno,  o  dell*  altro  « 

Usa    di   porlo  a  dormire   In  tal   luogo  , 

Che   dal   contrario   lo   lume    gli    venga; 

Elln  riguardando   In   soli'  addormire 

Nell'altra  farie^  tornerà  diritto  • 


r 
À 


2S6 

Ma  s*egli  Ili  l*aii  dirìUo  ,  e  T  altro  gaercio^ 

Fascia  II   diritto  nel  lempo  ,  eh*  ò    detto  ; 

Sicché  convenga  ,  eh*  egli  U  tenga  fermo  • 

L*  altro  gli   lascia  libero  a  gnardare 

Nella  contraria   parte  ,  come  ho  detto, 

E  questa  cosa  è  veduta  ,  e  provata; 

E  non  è  lungo  tempo  ^  eh*  una  donna , 

(  Lo  cui  nome  lasso  )  , 

Che   non  avea  di  suo  marito  figlio  , 

S*  accompagnò  con  alcun  come  volse  ^ 

E  nacquene  un  fantino  ; 

Quando  II  marito  era  In  altro  paese  : 

Questo  marito  guercio  vidi  spesso  • 

La  Donna  tenne  II  detto  modo  perchè  sembras- 
te a  lui  ; 

Si  fece    II  figlio  del  ben  dritto  guercio, 
E  perche  ancora  II  marito    portava 
I  piedi  volti   In  fuori  9 
Tersegli  I  piedi  alla  sua   somiglianza  ; 
E  poi  parca  in  queste   cote  due 
Tutto  il  marito,  ma  nell'altre  tutte 
Pareva  un  pero  dolce  sementino  , 
Innestato  nel  pero  montanaro  • 
Ancor  perch'  el    marito 
Yolontlerl  mangiava  le  cipolle , 
Si  r  avvexsò  a   voler   di  quelle  ; 
Che  dandogli   il   denajo 
Al  tempo  di  clriegie  ,  o  di .  castagne  ^ 


25t 

0   fichi  primaticc/y 

Andava  a   comperar  delle  cipolle  • 

Dice  la  madre  »  tornando  e*  con   esse  : 

Vienne ,  che  ben  se*  figlio  dì  tuo  padre  ; 

ft  el  marito  credea  di  lui  dicesse  : 

Ma    ella  doppio  parlata  . 

Ancor   portar  lo  facea  a  mano  manca  ^ 

E  la  man  del  fanciullo  rlmanea  , 

Di  fuor  del  manco  lato  ; 

Fecel  mancino  a   maniera   ài  quello  * 

Ritorna  su  ^  e  gli  omeri  rappiana  , 

Le  man  fa  lunghe,   e  belle  ; 

Ma  guarda   che  non  tiri  raccogliendo  ^ 

Che  fanno  vizze  ^  e  grosse  le  giunture  • 

L*  unghie  gli  scuovri  ,  e  innalzale  dal  lato  ^ 

Li  piedi  siringi^  e  forma 

Le  polpe  delle  gombe  , 

'Et  accosta  in  su  s*egU  è  maschio  T  iofantt;' 

E  se  r  è  femina  lasciale    iguali . 

Kislrigni  i  gran  c^ikagn]^ 

Tira  le  prime  dita  ^ 

Innalza  il  dosso  del  pie  come  puoi  *  ^ 

E  dove  a?riea  9  che  peli 

^ascan  in  luogo  ^  che  non  paja  bello  ; 

Fé  roche  T  acque  son  a  lor  pericolose  ; 

Togli  la  cenere  alquanto  caldetta  ^ 

E  fregane  indi  via  ^  eli'  apre  i  pori  «  ^ 

E  piglia  t  peli  ; 

r  •      > 


^ 


X  ^ 


s58 

Sanza  fatica  ,  e  dolore  gli  avrai , 

E  sì  facendo  più   fiate  mancheranno  • 

G>8Ì  per  questo  simile  modo 

Como  cera  porriìi  lui  trai  formare  • 

Ma  pensa   ben  ,   che  in  ciò  non  usi    forea  : 

Soavemente  ,  e  apesso  , 

Sicché   gU  sìa  diletto ,  e  non  len  gravi  t 

E  guarda  c|ui  j  che  molle  donne  sono  , 

S^  elle  aveianno  ì  mai  iti   gelosi , 

(  Ponjan  che  non  aìan  belli  )  , 

Vorranno  i  nglj  alla   lor  «onugtianza 

Pia  tosco  mantener,   che    migliorare. 

Nello  sfasciar  di  stendergli  le  braccia 

Ver  le  ginocchia  ,  e  di   covrk   sua  testa 

Serra  V  usanza  ,  ed  ancor  la   dottrina 

Delle    più    antiche  ;    perocché    paesi 

Hanno  osservanze,  e  bisogne   diverse. 

Terrallo  in  casa  lai  ,   rhe    non   ita   fredda  ^ 

Né  an'  dì  troppo  lume  ,   ansi   più   tosto 

Osrnra,  che  lucente. 

E   nel  dormir   ponila   testa  più  alta  , 

£  che  suo  collo ,  o  filtia  parte  sua 

Non  stia  torta  a  giacere  . 

II  suo  lavar  sia  dopo  suo  gran  sonno 

A  tempo  caldo  in   acqua  tlepidella  , 

Al  tempo  freddo  al<|U(into  calda  pine; 

Ma  non  giammai  toglierai  cocente  , 

Talor  due  volle  il  giorno,  e   talor    tre; 


2% 

Sempre  guardando  di   lavarlo    a  tempo  ^ 
Che  Hitlo  sta  vermiglio  ,  e  riscaldalo  • 
E    fa   die  non  gli  eiìlrt  nel  lavate 
Negli  orecchj  suol  V  tC4|ua  • 
E  se  da  se  si  muove 
A  gambellar  nell'  acqua ,  lasciai  fare  ; 
Che  ai  conforta  la    sua  forza    allora  • 
E  se  dì  verno   a    pie   del  fuoco  il   lava  : 
Le  ganibe  ,  e  piedi    stendi     laver   le    reni  , 
B  le  giunture   piega,  ed  ungnl  ad  olio  ; 
Ancor  coli'  olio  gli    ugnerai  le  nari  , 
Poi    con  soavi  paunl  si   rasciuga , 
E  È*  egli  è  freddo  ^  si  gli  icaldan    prima  * 
£  pollo  in  prima   bocconi    a    giacere  , 
E  poi  ponil   rivescìo  , 

Fanno    lor  teste    tonde  ,  e  pian  ài  dietro  • 
E  quelle  che   per    lato  le  fan    hnigÌAe  ; 
Ancor  quelle  che   teiigoa   per  luto  , 
E  più  V  un    che   V  altro   lato  , 
Fanno  lì  nasi  torcere    air  ausù  ; 
E  talora  la  bocca  ,  e   tutto   II   viso  • 
Onde  compensa  ì  templi 
Che  se   trattieni  ad   un    sol  modo  usare  ^ 
Se   giacere  nelT  altro, 
ParraglI  avere  un   peso  adJosi^o   grave 
Su  nel  dormire  ,  e  Taragli  paura  • 
Ch* avviene  a    grandi  ,  che   dormon  rivescie  ^ 
Se  &on  usati  dì  dormir    per  lato  , 

r  2 


36c 

E  chiamali  ciò  fantasma  ; 

E    pare  a    lor  che  dormono  allora  • 

Bocconi  non  laicìare  ; 

Perocché    poma  in  tal   modo   perire  , 

Ancor  la  bocca  guarda ,  come  covri  ; 

Dìcon    lo  lidlle  Frartcesche  :  che  limi 

Pensati  ,    e    iipensau    i    modi  loto  , 

E  di  mtn  rischio  tenerlo   rJvescio  j 

Che   ata  pm  saldo  ,  e  non  può  voltare  ^ 

Kè  an*  guastar  lo  braccio    $u*  dormendo  ^ 

Né  an"*  la    gamba  ^  con    gamba    grufare* 

Ancora  dìcon  :  che  dlventon  larghi 

Vie  pia  nel    j>eUo  ;  ed  a    giacer  per   lata 

Dicon  :  che    fanno    gli    omeri    aguzzare  ^ 

E   fanno    ancor  li  calcagnj  maggiori  ; 

E  son  sicure  poi  dalle  fiinUsme  • 

Ma  io  il   dico  ,    che  la    gente  tutta  , 

Che  per  usanza   scu  giace  rtveselo  « 

Hanno  le  lor  fantasme  per  lo  Uto  • 

Ancor  ti  dico  j  ch*el   giacet-   rivescfo 

Fa  sì  la  parte  di  dietro  del  capo 

Sottll  ,  che    non  conserva   ben    memoria  . 

Or  piglia  tu  ornai,  che  più   ti  piace. 

Giurda    che    tu    noi    potii   tra    gì'  infermi , 

O  a   persone  >  che  hanno  viso  infermo  , 

O  a  occhj  maculati 

^on   lasciar  guardar  ,   se  far  lo  puoi  • 

Ancor  io  guarda  da  riuclle  j  che   moìt» 


26l 


Lo  vfggion  TDÌenller  per  buono  amore  : 

Che  per  lo    fiso  guardare  e  perìglio  j 

Che  la  tenera  ma  etate ,  e  pura 

Non  ne  riceva  noci  mento  spesso* 

E  dìcnn  cerli  :  qtiéstt  ha  or   mal  d'^occfij; 

Perb  le  bstUe  gli  guardan  dalle  recelìle  ^ 

Che  comutiemente 

We  5on  volenterose   di   tenerli  , 

Quando  «lì  vuol  nettar  la  sna  faceta  f 

Colla  saliva  lalor  come  occorre» 

Guarda  che  c!6  la  dlman  tu  non  faccia  f 

Se  prima  non  lo  fai    sotiiT  sputando  « 

£   più  st  tu  la  sera  avessi  forse  ; 

Levalo  la  mattln 

Blnnn^I  a  quelle    femlne  ; 

Che    molto  vengon  correndo  a  basciarìo  • 

Fa  spesj^amente  ,  che  le    !!ue  mammelle  , 

(  Cioè  di  questo  Infante  )  ^ 

Tu  prtma  di  quel  latte,  che  gli  «rviene  ; 

Perocché  ul   fiala   gli  fa   noja  . 

Se  gli  avvenisse,  che  tu  donna  balla ^ 

Forse  infermaisl ,  non    lì  raffi  da  re  ; 

Alla  sua  madre  il  porta  • 

La  qual  ,  3^  ella  volesse  ,  e  se  conviene  * 

Porr^  lattallo  dell^  attimo  ìfttte  . 

Ver  è  ch'en  sul  principio, 

È  meglio  ti  latte  d*  un'altra,  che  d'essa; 

£  lanza  infermltade   ancora   giova  « 


262 

Che  tal  fiala  la  madre  Io  latti , 
Che  molte  cojc  nocive  rimuove 
Da  lui  >  rom''  una  ciira  medicina  • 
Cosi  ancora  in  ogni  mutasioae 
DI  qne&to  inlìinte  ,   al  suo    latie  lo  porla  4 
Dì  alla  madre ,  quando  tu  gllel  lajcl  : 
die  non  gli  la^cì  nel    vi.so  guardare 
A  lutf(he''l  guardo  corrompe  lo  «peccliio; 
Che  ciò  leg germe n te  ne  ha    più  morti. 
P^è  quello  infante  ancor  lasci  guardare 
In  cose  soz£e  ,    o  inferme  ,  o   rorrotle . 
Su    nel    laiUr  porrai    alquanto   mele^ 
JUa  tunavtii   li  ricordo  per  Diof 
Cile  qii;>ndo  il    vìe^  a    lattare   faccia  s)  ^ 
Cbe  alquanto  prima  ,  che  del  lùtte   versi  • 
Cib  più   convien    la     dimane   a  digiuno; 
£  son  di  quelle  3  che  lavan   la   parte  j 
Dove  U  hotca  si  \Ìen   dcIP  infante. 
Qui  lasso  del  rimuover  delJ;i    culla  , 
K  del  cantar  che  gU  si  la  d^  in  torno, 
Ma  diro  tanto,  che  ben  clh  conviene ^ 
La  prima   al   corpo  ,  eM   cauto  a  dilettare 
L* anima  sua,  a  confortallo  lutto  ^ 
Ferì»  r  antiche  furon  gran  maesiie  , 
Ma  certe  son,  che  dicon  i  ch'esic  cose 
Furon   trovate  per  fargli  dormire  ; 
£  pere  he  ancor  qupsto  cantare  udendo  | 
Lassano  il  pianto,  eh*  ossi  fanuo  ,  spesso  • 


269 

Ma  quando  egt!  è  lattato  9 

Non  si  conviene  alla  culla  le  scofse 

Si  grande^  che  gli  piedi  innaUìn  troppo. 

E  sono  stato  lo  già  111  tal    paeie  , 

Che  le  lor  culle   gìran  per   traverso  • 

E  fa  qiit  punto  ,  e    d\  che  certe  soDO| 

Che  dicon  :  che  1*  lafante 

Non  si   TOol  dare  a  certo  tempo  here , 

Con  veiro,  o  con  htcchìere  é 

Questa    fu  so]  per  visfoii  di   donne  ^ 

Che    vìdeffChe    in  quel  tempo   era    periglio 

Di  eia  per  rinfante. 

Metter  lo   ?elro  lu  hocca  ; 

O  le  cìesora  ^1  collo  ,  o  almll  cosa  • 

Ma   torno  a  te,   balia,    se  tu    senti 

Lo  latte  mancare  ,  o   te   Indebotitare  ^ 

O  forse  TUOI  con  tuo    marito   stare  ; 

Kendì  r  in{:mte  alla  «uà  vera   madre  s 

E  ra  cercando,  e  trovale  nna  balia. 

Fatta  com*  jo  dirb  |   e  come  in  prima 

Ella  dovea  cercar   di    trovar    te  , 

Trovala  tu,  come    puoi,  roslumnta  ; 

Che  molto  traggon  da  e^se  P  infante, 

E  ila    di  tale  etade 

Tra  venticinque,  e  ircntac inopie  anni  ^ 

Conforme  alla   sua   madre   il  più,  che   puoi  ; 

£d  aggla  buon  color  ,    e  rollo    forte  , 

E   petto   forte  ^   ed   ampio  , 


264 

La  carne  dura ,  e  grassa  ^  più  che  magra  9 

Mi^  non  vicsa   ìmperochè  troppa  • 

Lo  suo   fialo  non  rio ,  e  denti  mondi  ; 

E  quanto  ne*  suo  modi  ti  riguarda  più  strotto 

Dalla  superba  »  e  irosa  ,   e  tristosa  ; 

Né  paurosa  9  né  matta  ,  né   rossa  ^ 

Intendi  troppa  in  parte  di  periglio» 

Le  sue    mammelle  intra  molle ,   e  dure  9 

Grandi ,  non  in  lunghezza  soverchio  • 

La  quaniiia   del  latte  temperata  9 

E  il   color  d*  es>o  bianco  9  e  non   verde  9 

I9è    ancor  giallo  9  e  vie  meno  ancor  nero  • 

L*  odor    di   quello  9  ed    anco    il  savor   buono  9 

Non  salso  9  e  amar  9  ma  che  s*  accosti  al  dolce  • 

E  sia  nelle  suo  parti  simil  tutto  ; 

Ancora  non  spumoso  ,  ed  abbondante  • 

E  vuò  eh*  attenda  9  che  migliore  è  quella  9 

Ch*  ebbe  il  suo  proprio  figliuolo  maschio  9 

E  guarti  da  lei  che  si   guaste  9 

Così  da  quella  9   che  V  omo  non    lassa  • 

Ed  an*  da  quella  9  che  gravida  trovi  » 

Se  tu  te  senti  9  o  vuoi  conservar  buona  • 

Ponian  che  forse  lo  latte  le  manchi  9 

Non   dico  in   tutto  9  ma  in  parte   vi  parlo  ; 

Perocché  non  è  buon  tanto  mutare  : 

Tsa  buon    pane  di  grano ,  e   di   spelda  9 

Girne  di  buon  cavrettì,  o  castroncelli  9 

I  pesci  freschi ,  e  sani  9 


26i 


LLttughe,   tnandorle  5  e  anrora   aTilìane. 

Ancor  le  suppe  Fiancesche  ti   lasso , 

E  tutto  €\b  che  laue  ioducer  puote  , 

T^on   usar  ruta  ,  o  cosa   alcuna  ^  ck^  bibbia 

Natura  di   corrompe! e    il    ino   sangue  « 

Quando  pur  ti    niiuassì  ^ 

E  non  puoi  mutar  balla  , 

Eìcorrì  cjui  allo    medico    loo  ; 

Che   qui  non    lì   conviene  torgli    V  aite  * 

E  con    5UO  buon   consìgUo, 

Fema  di   vìvrr   sana ,  e  far    lui    sano* 

Non   lasso  qui  j  tìkC  premer  iì  conviene 

La    tua    mammena ,    che  non  s''  alfalktii 

L'  Irifaiìte   troppo    a  Iraerne  lo  latte  « 

Lo  5U0   laltar  comune    è    di   due    anni  ; 

Ma    non  sì  vuò  levar   tutto    ad  un  punto  • 

E  quando   tu    nel    levi  ^  usa    cautele 

Di    porre  a  quel    luogo   amare  cose  ; 

Lo  cui    amaror  non   a^gia    in    se   periglio* 

E    quando    V  appetito  suo   •'  accosta 

Ad   altre   cose,  dagllel    temperale. 

Non  dure  ai  denti  ^  che    torcer   gli    fanno* 

Ma  cose    tali,  e  si    da    te   tritate^ 

Che   nulla  sia  a  lui   fatica  a  quelle  . 

É    buono  è  il  pane   nelì*  acqua    del    mele  , 

Talor  nel  latte  ,  e  talora   nel!'  acqua. 

Con   poco   vitt  mlicidato   con    essa  * 

Itrla  tuttavli  se  mutar  lo    vedeisi  , 


966 

AI  latte  Io  ritorna  • 

Vien  poi  cresceodo  alle  cote   pia  ferme  | 

£  fa   tue   noci   dJ    Eucchero  ,  e  pane  ^ 

E  cominciar   da  quelle   puoi   sicura  • 

Farai,  che  tetnpfr&to    ìì  rìniuova  ^ 

E  <|tiatido   tu    corrai ,  che  *tipari  andare  ^ 

Guardalo    dal    passi   troppo  lunghi  , 

Dalle  vie  dure,  ed  anco  nel  tcderép 

Uia   loco  soave. 

Guardalo    ancor   dagli    altri   luoghi  , 

Che  tal    Hata   volando  un    ucelìo  , 

Crede   pigliarlo    ju    aire    non    pera  ; 

Che  sicuro    non  sia  • 

Cosi    ancora    da   fonti ,  e  da   poizi  ; 

Che    se    vedri^   la   $ua   spera    nel) ^  acqua  « 

Vorrà  correre  a  quella,  e  fia   periglio* 

CoaI   ancor    non    gli    lassar    vedere 

Colà    dove  si   nuota  ; 

Che  penserìa    così    poter    far   elio  ; 

Anzi    gli  fa    d^  cste   cose    paura  , 

E  di   slmili  tutte  , 

Per  tuii^  i    modi  che  meglio   potrai  • 

Ancora    fa   che  l'  avveri i  a  savere  , 

Come   la  spera  non  sostietì   T  infante  ; 

E  mettigli    paura 

Beir  andar  alP  oicuro  ; 

Ed   anco   di    toccar  lo  foco  In   mano  < 

£  sìmil  d*ognI   cosa 


t      .. 


267 

La  quaì  gli  può  far  mak  9 

S'  a    quelle  solo  forse  si   mettesse  • 

Cosi   ancor   fai  fuggire 

Cavalli,  f^  c^nì  ,    e  tutti    altn    aDimali  ^ 

£d    anco    di    detr    pane  a  catie  ,  o  gatta  | 

Che   tal    Gata   gli    pigtia  ta  mano , 

Credendo   sol  pigliar  quel  che    gli    porge  * 

T^on  gli   lussar  né    ferri  ,  né    coltella , 

He   ^eiro  ,  né  boiion  ,  né  cosa  alcuna  ^ 

Che  a  lui   poua   far  male  , 

£  più  aHo   lem  pò  di  metter  li    denti  * 

Aurora    T  unghie    Di   the    tu   gli   tolga  ^ 

Che  non    si   po&^a   con  esse    far    mate  ; 

E   gujtrda   rh^  el   non  mordasi   le  dita  , 

Quando  li    denti  mette  ,  e  fregagli  la  boccn  « 

Con    sale,  e  mele,  che    il   dolor  rImuo?e  • 

£  nati  i  denti    porrai    regoli  zia 

Tenera   fatta  mordere  ^  e  usare  * 

Quando  a  parlar   comiùcia  , 

Fregagli  1  denti  ,  e  insegnagli   parlare 

Agevoli  parole  ; 

E  seti  par,  che    venga    iscilinguato , 

Torraì    un    grande    specchio , 

E  fa   dopo    esso   stare   uno   fanciullo  ; 

Il    qual  saccia  parlare  ; 

Facendo  voce   accostante  alla   sua , 

E  dica    quelle    parole  ,  che  vuoli  . 

Ed   el   guardando  se   in  quello   specchio , 


268 

Crederà    sia  nn   sì  fatto   com^ello^ 

£*  ^ngegnerassi  a  parlar   come  1*  altro  « 

Dirizza   colte  man    soavemenic 

Oìl  denti  ^  che    non   ser?m  orditi  bdlo  « 

In  quelle    cose  porrai    cura    ancora 

Di  non   fargli   paura  ,  o  trl^tezra  ^ 

O  troppo    rider  forte  ,  o  pianger    aspro . 

Né    gif    mostrar   che  poi    a^er    non    posfia  , 

£  se    pur   gllel  mostrassi  , 

Con   rose    nuove    ài  memoria  il  togli  > 

Ciò  che   ti    chiede,   che    rio    no»    gli   slu  f 

Daghel    se    puoi  ,  e  se   si    conviene  * 

E  dopo    il  dornure    »\  Il    fa    bagnare , 

E   lasciai    j>e  a  gluocar   co^suoì   pari  • 

Quando    nggia   sete,  lassai   gire   air  acqua  ^ 

E    quando  kltn    nel    tempo    di    costumi  , 

Riguarda    sopra   nella   parte    sesta  ; 

Che  questo    non  è  più  dì    balia  officio  • 

Ancor    riguarda   nel    Libro  ,  eh'  b    detto 

Tu    parti   molte   del   presente  Libro, 

Che  ha  nome  DOCUMENTI  D^  AMORE; 

Che   ìk  di   lutto  cib  ^  che    mcstier   face  ^ 

Tu    troverai  a  lui  utU  dottrina  • 

Or   torna   su  ,  e  tratta,  se  in    t'o^»! 

Balia  di   fuor,  siccome   occorre  spesso  « 

Pongnlamo   ancora,  the  all'altre  bisogno 

Sia   di  queste    cose   savere , 

Dicol  a  te  j  perchè   t'  è   più    bisogno  * 


Guàrdjl    da    cattatoli  ,  e  da  guigUoni  ; 

Cile  ne    vati  furlantio  molti  ,  e  irjolti  , 

£   lomponglì    le    gambe  ^  e  T  altre   membra  ; 

E    TQkino   poi    arcaitaiido  con    essi. 

Ancora    pensa  &'  egli  è  figlia   d*  omo  ^ 

di'*  abbia    ricchezza  ,  o  nìmislà  di   gente  ; 

Che   non    fosse  peiò    menato    via  < 

Guaiiiul    da'  luo^bi  ,  ove   son    1<?    mal''  erbe  ^ 

O    frutti    velenosi,  the    non   li    mangi* 

Battilo  quando    mangia 

O  terra  ,  o  pietre  ^  o  cenere  ,  o    carbonr* 

Se   fiume   liai    pte^&o  ,  lavitene   paura  • 

IVon    gli    dar    latte    di    capre,    se  puoi, 

K   meno   assai    di  cucciit ,  e  nìen    dì   troji  , 

Ed    un^    la    vacca  liissa , 

Dalle  del  tuo  y  se   non    il    rendi   vìa  - 

Ter  è  che    pur   alla    bisogna  , 

Quel  della   pecora  più   ti  concedo  • 

Guardai    di   tenerlo  a  gi^tcere    con    teco 

In    modo  tuie  ,  che  tu   sovra  a  lui 

Rivolger  ti   potessi  . 

Appresso  a  foco  ,  noti  lo    laiciar  solo  ^ 

Che  ^e   vi    cadesse  ,  e  tu  poi    mi    dicessi  f 

In   cane   nero ,  o  un   lupo   ha    fallo  (jiieflo  ; 

Sicuramente  i""  noi    li   crederU  « 

Se    dimorassi   in   paese  d'anguille  , 

Fagli    di    tolte    paura    com''  puoi  ; 

Sicdiè  noa  prenda  secarti^  dj    quelle  | 


E  poi  le  serpi  volesse  pigliare  , 

Come    già    moki  a  periglio   ne    ^oiio* 

£   perchè  vanno   sovente  cadendo  ^ 

Son  certe   che  gli  fanno   un   suo  cappuccio  ^ 

Che  dietro  «  e  au^  dinan:ti  della  fronte 

Have    cucito  alquanto  di  buon  cuoro  » 

Garrtglì    quando    corre    dietro  ^  ucelll  ; 

Che  volando   seti    vanno  ^ 

E  qnando   cinta  «  d^igl iene    gran    largo  « 

Ancora    quando  awìen  ,  che    gli    \ien   tossa  ^ 

Fallo   guardare  In  sii  per  qualche    modo  . 

Quando  percuote  In   pietra  ,  o   forse   ugello 

Gli    liecca  11  dito  ,  o    sirtiile   co^a  , 

Fa  che    quel    batta   in  luogo  dì    vendetta  ■ 

E   quando  pur  V  empiei  za    gli   durasse  , 

DouagH   poma  ,  o    cosa   alcuna  nuova  . 

InvezEalo    a   dorrnir  con    gli   occhj  chiusi  ^ 

E   più  ancora  se  per  li   giardiD  dorme  ; 

Perocché  certi  vidi  ; 

Che  lor    dornieado  gli  accecar  gli   corhi  • 

Cosi  ancora   colla   bocca  chiusa  ^ 

Che   ragno»  o   grillo^  o  altro  non   v^ entraste; 

Ancora  pensa  ben  .  .  *  ,  , 


271 

PARTE    XIV. 

1  iene  li^  Parte  Decimaquaita  , 
Che  tratta    della  sclxiavn  ^  o   vero  anciIla  ; 
Che  alquanli    eh  lama  n  serva  * 
£  tedi  Liberta   che  1*  amnionUte  ^ 
E  dice:  che   se  vuol  mtnar  suo  vita  ^ 
Come  porrò,  per  la   ?i^    di   valere  , 
Porrà    di  serva   Ubera    veuire  ; 
Perchè  lutle  le  cose 
Btlornan   fioatmente  a   ino  naiura  ; 
E  tiervltute  fu    contro  tialura  , 
Che    di   ragion    naturai   tutta  gente 
Nasce   In  llbertade  ,  e   aolo  gente 
Umane    indusser  aervltuie    in    terra  « 
Come    aisai   ben   la  legge  ti    chiara  ^ 
E  ftj   tndutca  prima   da  Noè  » 
E  fu  cagion  lo  fin  ^  perchè  ii  legge  ; 
Ch*  egli  è  uà  paese  ,  dove 
Son    molti  servi  in  parie   di  Calhay  ; 
Che  per  questa   cagione 
Hanno    a   nimico   lì   vino, 
E  uoii  ne  beon  ,  uè  voglion  vedere* 
E  come  fu  di  questo  induclmento, 
Così   lo   vino  induce   moki   mali , 
E  molli   anticamente  ne  son    nati  da  esso; 
bì  leggesi  nel  dicreto ,  e  j^i    In  altri   libri  | 


2p 

Che  molti  son  ^  che  ne  fanno  menzione  • 

Or  vedi  Libertà   lassù  dipìnta  ; 

La   qual  dice  la  legge  : 

or  è   naturai  facultate   di  quello  , 

Ch*  a  ciascun  piace  di  fare  ; 

Ch^  a   lui  ragione  ,  o  forza  non  conlend  e 

£   vedi  ancora   la  serva  dipinta 

In  quella   servitù,  che   ancor   la  legge: 

Dice  eh*  è  ordinazione 

Di  ragion   della  gente  , 

Per    la  quale    alcuno   alla   Signoria 

Altrui  contro  a  natura  ene  sommesso  • 

£  furon  detti  servi  , 

Perchè  eran  presi  da   nemic  i  $pt$$o  9 

Solevansi  servare  ,  e  non  guastare  • 

E  altri   dicon  servi , 

A  cui  necessità  è   di  servire  • 

Ma   lasciaren  qui  di  dir  di   lor   stato  9 

E  tratteren    di  quelli  ammonimenliy 

Che  dà  qui  Libertà  a  questa  ancella  • 

E  parlerem  brievemente  di  lei  ì 

Ch*  egli  ha  di  sovra  molle  parti  scritte , 

Che  fanno   a  lei  se  legger  le   vorrà  : 

Come  la  parte  della  cameriera , 

E  quella  della  fante ,  e   simil  detti  9 

Che  son   nelP  altre   parti  • 

Ora  ti  volgi ,  e  attendi  ,  che  dico  : 

E*  ti  convien   lo  tuo  Signor  goardarù^ 

Ed  ancor  la  tua  Donna  » 


273 

Ed    an^  lì    lor   (igliaoli  , 

£  ]e  lor  figlie  a   lutle  reyerema  , 

A  tutti   fede  ,  le^ni^a  ,  et  amore  • 

Cib  che  tu  odi  trattare  y  o  parlare 

B^ alcun  periglio  a   loro^ 

Fallo    a  savere   tticotitanentc  ad    essi  • 

Le    lor  credente   guarda    come   Ìl   cuotY  ; 

Àjut»r  loro   In  ciaàcun   lor  bisogno  ^ 

Per   lor  cofiFlen    pregar   lo  sommo  Iddio  | 

Per  lor    viver  nel   mondo, 

Il  guadagno   the  fai  ^  a  lor  rassegna  « 

Guarda   lor  nia^^erUIa  , 

Come  dovessi  anccedere  m  essa. 

Per  te  non   penderai  ^ 

^è  consentirà  t  ad  nfti'o  nato 

Dì  lor  dannaggio ,  o   dìsinore  alcuno  . 

Pensa    che     il   fno    Signor  sia    iQDto    buono  ^ 

Che  migliorar  noi   po$sl  » 

£  la  sua  casa  sta  per  te  In   vita. 

Pen^a   di   noue  ,  e   dì   giorno  piace rg!ì  « 

A  lui  sostieni  adirare  ,  e  gridare  ^ 

£    do  rh**  a  lui   onesto  piace  fare  * 

Altro  non  sb   eh*  io   ti  possa   parlare  ; 

Se   non  che  eom''  ho  detto  ^ 

Kileggi  sa  le  parti  nominate  4 

£  seguita  quel  ben  ,  che   tu    v!   trovi  • 

Per  questo  modo  porrà*  tu   venire  » 

In  tal  grilla  di  liii| 

É 


ni 

Che   questa  ierritù   lì   sarh  tate  , 

Che   poco    fìa   di   lungi  a    libertade  * 

E  s'^egil  avvien,  che    Lìbera    ti   face. 

Mentre  che  vivi    farai  reverenza  ^ 

E  onore  a  loro  ,  ed    amagli   eoo  fede  ; 

Sicrhè  tu   non  tornassi    In    servliute  • 

Ornai   più  di    parlar   dì  questa  parie 

Non  m'' intraraelto  ^  jeguita  giù  IValtra  ^ 

Che  tanto  ha  detto  ^  e   parlato  eslo  Libro  ; 

Ch'  en  questa    parte  si   pub  riposare  j 

Cerca    per    tutto  ,  ch^  assai   tro^rerai. 

Che   fa   per  te  ,  ed  odi  ^  e  pensa  ,  e    serva  i 


PARTE   XV. 

Jln  questa  Parte  Ber  ima  quinta  , 

Possiamo  ancor  con*  nella  precedente 

Passar  con   brevliate  , 

E    forse   cha  porrla    lasciarli  in   lutto  ; 

Tamo  a V  iati  detto  dì  tutti  gradi  ,  e  itati  . 

Ma    per  far  questo  Libro  unirersale, 

E    perchè  sì  nostra    Donna    divise 

Le   parti  d'  esto  Libro  , 

Blrem    d'alquante,  e   breve  di  eiaicuna  ^ 

Che  non  pareva  di  lor  detto   fosse. 

'E  prima  ti   dirò  della   barbiera  , 

Che  tu  li  trovi  per  camino    assai  . 


ni 

Se   tu  serai  barbina  , 

ÀUeudì  al    tuo  bagnare ,  e  al  tua  raiQJo  , 

Non  fare  alti  ,  uè   viste   con  coloro  ; 

Che   vengono  per  radei  si    da  te  * 

Ne   con    mani    lavando   usar    malizia  » 

E   quando  raderai    per    me*  la    gola  , 

Non   pensar  tu   d'attorno   »  vanita  de. 

Se  tu  se rat  far n ara  , 

Non   tagliar   tu   del   pan»  p^r  far  pc>'  *^opp»c. 

Né   trar  di  sotto   per  poi  rapian^re  , 

Né  su'"  tranoverare  , 

Ne  farai   patto    di    baratteria  ^ 

Colle  fancelle  ,  e  colle  fanti  altrui. 

Le  rie  novelle  caccia   dal  tuo   forno  , 

E  DOTI    Ujciar  accordar   le   faiactuUe  ^ 
A  ordinar   contro    le  Donne    loro  • 

Se   ireccola  sarai , 

Noti    porre   foglie  verdi    a  fruite   viete. 

Né  anco  le  miglior  frutto   di  sovra  , 

Né    unger  fichi  a  falli  maturare  ; 

Né  gli  tener   Dell'  acqua   per  inganno  « 

Non  comperar   pan  remolo,  né  vlno^ 

Né  sai  ,  né  olio  ,  né  carne   salata 

Dalle   serventi  ^  che    furtaie  V  hanno  , 

E   slmigUanti  cose  . 

Se  In  &e^  tessitrice^ 

Non  menomar  tu  V  accia  f  né  Io  panno  ^ 

Né  anco  icambio  farai   del  mandato . 

S  2 


Se  tu  fi  Ti  lo  «lame  «  anc<ir  ti  giarda , 

Che  tu   non  ne    ritenni  per  far    borse  . 

Se   tu   se**  moTitiara 

Torraj   ìa  ina  ragione  ,  e  T  altrut  lassa  . 

Non  tener  la    Tarma  in    fuogo    molle  ^ 

St;  dei  lendcr   a    peso  ; 

£  non    cambiar  la  migliore    a   men   buona  • 

Se   lu  se*  pollajtiola  ,  o   caciGJuolii  ^ 

Non  lavar  le  ova  ,  né  cacio  , 

Percbè  paja  pjù  fresco  a  chi   lo  compra  • 

Non  stiniger  Io  co p pone  j  o  la   pernice  , 

Per   liu    la   iena    grossa^ 

£  non  empier  lo   gozzo ^  perchè    pesi* 

Se  fossi    accattatriee  , 

IVon    gir  sii   per    le    scale , 

A  posta    d'  altra    grnte  ^ 

A    fare  ali*  altrui    donne    T  ambasciala  . 

Non  Teiìdcr  lo  pan   rotto  • 

Se   te'  d*  altrtji    mandala  , 

Non   imboscar   li  danar,  che  ricevi; 

Ifon  bestemmiar   chi  non  ti   da  del.  pane  * 

E  ae  tu   se^  per  te  giovane  forse  , 

Accatta   per    le   vie,  in   casa  guarda , 

Come   tu    y^i  ^  e  come    tu  li    metti  * 

Non  far  le   luo   perdonante  ,  maggiori 

Che  sien  di  veritade  ; 

E  non    usare  accattando    bugie  ; 

E  non  andar   facendo  brev  i ,  o  scritte  ^ 


277 
O  ludiyine ,  o  fatture  ,  ò  malie  . 
£  Don  ti  fare  più   Inferma  ,  che  sia  f 
I^è  muta  ,  se  tu  puoi   parlare  aperto  • 
Se  fossi  merci  Vendola , 
Fa  che  rapporti  reritate  a  tutti, 
£  rendi   ragion    vera^ 
£  non    andare  ingatinando  le  donne; 
Che    non  sanno   che   vagliono    le   ^ìoje  ^ 
Né    anco  a    lor   parlar  da    parte    d^  altri  ^ 
i^è   Ingannare  le  giovani   pulcelteH. 
Guardali  ancor   di   non  diie   agli   amanti  ^ 
Qi'  aggi  parlato  a  quelle  ,  the   non  parli  . 
Ancora  k  meglio    dka  non    volere, 
£    sei   promcUl  di   non   attenere  « 
^on   comperar  le  gloje,  e  poi   le  porti 
Da  pane    delle  donne  a  qiie*  rotali , 
Per   farti    poi   la   borsa  ben    empiere . 
Se   for^e   fossi   conversa   di   Chiesa, 
Non   ti    mostrar   Fiìoioftì  ,  o  maestra  ; 
Kon    ingannar  chi  a  fede   lj   parìa  , 
Non  ilrniar    ne*  pecculi    Ia    gente  • 
E  per    li   cherlci    della  Chìf^ii    tna  , 
Non   cercar  cose    disoneste   mai* 
Non   dar   fuori  le    cose  s^nte   altrui  ^ 
Per    lor  fatture  ,  o  malie  ,  fhe  si  finno; 
^'i?j   con  Dio    da    che    se'   data  a  Dio  • 
Se  In   alberghi,  o  dai  man£;ìave,  o  bere. 
Vendi  le  cose ,   ma   non  tuo  persona  i 


n8 

Che   s'  hai   beHeiEa    ìilcuni  f 

^QD    T«  voler  coniar  nelle   derrate  • 

A  vhl   Tiene  al    tuo  albergo, 

Non  gli   torre   le   co&c  per  lusìnglie  , 

ìifi]   far  risiate 9  €  lassar  lo  caolino* 

Non   vender   le  vivande   riscaldate  , 

l?è   carne  ria,  per  altra  buona  carne  « 

Non    date  a  lor  cavalli 

Mangiar  cosa    da  falli  raltencre  , 

I^è   legar  lor   colla   sete   le  giunte; 

E   non  1*  incav restar  la   notte    in    prova  * 

Ora  li  lascio   oniai    di    tutte    V  altre  ^ 

Prendi  per  le ,  come  ben   ti   conviene  ; 

Che   se   ne    sono  alcune  qui   lassala  ^ 

"Non  è  satiza    caglon    pensala    innanzi  • 

Veniamo  ornai  compiti   luti'  i   gradi  , 

E   luti"  1    stati ,  come   pnoi  vedere  ; 

E   iratterren  nella  seguente  parte 

Dì    rose   general  ,  che  toccan   tutte  * 

Ma   innanzi  ,  che  dician   di  quella  parte  , 

Io   prego   ognun  «  cbe  non  si   maravigli; 

Perchè  parlando  queste   cose    dette  ^ 

Ho  nioUÌ  vjzj  dell!  lor  lassati  . 

E    molto  ben  ^   che  si  trova  ^    che  fanno 

Alcune   d^  es^e  ,  non  ho  punto   detto  é 

Ch*  io   so  che  lor  malizie    In    lor   son  più  , 

S*  io  tendo  a  dimostrar,  ch'altri   le    vede  , 

Forse   rimenderauno  é 


379 


Di  lor  bontade  non  fa  mestier  dire  ; 
Dlmorin  buone  quelle  ,  cbe  taì  sono  f 
Che  di  Igr    gran  cosltimì   questo  Libro 
Bfon   rura  di   toctare* 
Parlo    di  loF  per  le  rj^gion  |  cbe  àltAÌ 
Di    lOvra  ,  l^gg^  più  su 3  &e  ti  piace* 

PARTE    XVI. 

Jr  oichè    traUalo  avìan   gii    lungo   tf^mpo 

Di  cose,  di' anno  in    se  poco  diletto, 

£   poca  5otuglIe2£a  ; 

Ben   si   conviene   omai  in    questa    Parte 

Trattar   di  cose  nocelle  ,  e  solenni  ^ 

£   dilettose  ,  e  utili  a  «avere  . 

£  questa   parte  are    pi lucipa Unente 

Tre  belle   particelle  « 

Prima   di   certi   addottriuametiti   di   donna  « 

La  Sicoijda  di  loro  adornamenti. 

La   Terza   di   loro  avventure. 

£   perchè  voi    non    credliite  9  che  io 

Dica  da   me  le   parole   seguenti  : 

Vedete    qui,  che    Prudenza  è  mandata 

Dalla    gran  Donna   dipìnta   di   sovra , 

Per   dimostrare   alle    donne  ,  che  sono 

Da   pie   dipinte ,  ed   anco   at!e   donzelle 

Tutte    le   cose  ,  che   mò   ti   promisi  « 

1/i  hammi  commandato 


2So 

Da  parie  della   Donna  ,  che    mi»  ditii  ; 

Che   io  le  metta  in  iscritta  , 

Ed  i  o  ci  ton  per  farlo  volentieri  • 

Vei  è  che  perch*ella 

M'  ha  detto  d' insegnarmi'. 

Dove   lassò    la  Donna  ; 

Ed   io  non   so ,  com'  lo  poi  la  trovasse , 

Voi   mi  perdonerete  ,  Donne  ,  alquanto  : 

Udite  questa  Prudenza  parlare; 

Tanto  eh*  io  vada  ,  e  torneronne  a  voi , 

E  quando  Lei  arò   veduta  alquanto , 

Io    vi  prometto  di  continuare , 

Et  averete  assai  miglior  servigio* 

Ch^  i*  son  $i  stanco  di  questi  Trattati , 

Che  vanno  un  poco   dinanci  da  voi. 

Ed  ho  la  mente  ,  e  la  man  sì  ingrossata  ; 

Ch*io  sono  a  queste  cose  inabil  fallo. 

Ma  se  io  posso  vederla  per   un  poco  » 

Non  solamente  io  tornerò  in   istato; 

Ma    io  son  certo  d'avanzare    in  molto. 

Però  non  vi  rincresca,   io  verrò  tosto. 

Sedete   giù ,  che  non  perdete  tempo  , 

Se  voi  udite  Prudenza  parlare; 

Ch'  ella   vi  può  molte  cose  mostrare  • 

Addio ,  Addio  ,  infin   eh*  io   tomo  a  voi  • 

Non  ci   venite  ,  lassatem*  ir  solo  , 

E  voi ,  Madonna  Prudenza ,  per  Dio  ! 

E  per  onor   di   voi  non  vi  rincresca: 


2St 

SeJele    giù,  che    con    roslra    llrcnza 
Io   voglio  a  tuia  re    alla    Donna  ,  rb'  ò    dello  ; 
Eli    iDi^gnatemi    tlovp  Isi  irovo» 
PntDEiMZ*  .  lo   tjko   ben  ,  die  non  è  corlfsh 
A    Jiiinu    ì.ìhio  jsjiflta»  j  che    tu    Lovnl  ; 
£    ior&e  aricQiii    drl    Loninr  ntiii  biu  . 
Ma  qnesMì    Donna  è   d'i   lanta    polenta , 
Che   s'  io    negassi   a   le   qucata   dimanda  ^ 
lo  ne   potrei    da  Lei    esser    b»asniata  - 

10  mi    siaiò    con   q<iesie    sa^^ie    donne; 
Tu    tu    con   Dìo  ,  e  tieni 

11  carnln    rftto   Vf'rso    Irnnioillana  ; 
E  dimanderai     dove    dimora 
Una  Donna ,  <W  è    madre 
D'ogni   Talore  ,  e  vìgoic,  e  vìrlà  . 
Ella  li   Ha   insegnata    da  gf  tiie  , 

Che   nifvJii  son,  che   la  vanno  eereando* 
Ella  è  in   una   terra   ora    al   presente  , 
Dove  Sì   leva    la   dìman  per    tempo  , 
E   viene    al    lato    ad   una   gran   fontana  , 
E    qui    dji    bere  a  rhi    ne  vuol    da   Lei, 
E  chi  è  degno    in    quella   quanlitatej 
Che  piace  a  Lei ,  e  merita   ciascuno  , 
A  cui   dfi   arqua  ,  a  cu'  vino  ,  a  cu   oro  ; 
Ed  è  alcuno ,  che  biasimo   riporta  • 
Fbanc*  Madonna,  addìo,  cirio  voglio  andar  pm  tosto, 
Per    ber  delP acqua  dolce   di   fjuel  fonte; 
Che  voi   mi  dite  »  che  t^nll  conforta  • 


28*2 

Or  va  con   Dio 9  ed  10  t* «spetto,  torna, 
O    fa  ,  eh'  io  saccia  ,  se   tu   non  tornassi  ; 
£    guarda  ben  ,  die    tu    non    mi   bef&ési  • 

Franc.   Addio,  Madonna  . 

FauD.  Va  con  Dio,  or   va* 

Fbawc,  Ahi  1   Sire  Iddio  »  che  tutta  gente  meni  , 
eh' a    le   ftlteude  a   porlo   di   salute, 
Ched  inseguì  la  ria  a  pellegrini  , 
E  che  djfitzl  gli  erranti   in   camino  ; 
Tu    mi    dà   graiia  di    seguir  la    ria 
Donde    &i  va  ,  rhi  ^uole  andare 
A    punto  a  r|uella  ,  eh*  io    vado   cercando  • 
£d   io  nel  nome  tuo  ,  Signor  possente , 
Signor  di  grafie  ,  e   dì  virlute  tutte  , 
Piglio  r  andare  ,  ed   a    te    m*  accommando  » 
Che  lo  so  bene  certamente^  che 
Tutto   eh' Bggia  più   volte  provato. 
Con  che  fatica   si  vada    a  parlare  ; 
INon  mi   terra   conlrarietate  alcuna  , 
Ch*  io  non  mi  metta  ancor  più  prontamente 
A  gir  volgendo  la   terra,  e    dell*  acqua. 
Per  poter   poi  a  Lei   parlare    alquanto  ^ 
Sicché   trovando  me   d' està    fermenta  ; 
E  meditando   ì   perigli,  che  passa. 
Chi  vuole  andare   a  Lei  i 
Convien  ,  Sfgnor  cortese  , 
Che  tu  mi   porga    lo  tuo  forte  ajuto  ; 
^icch*  io    in  questo   camino  non  rimanga  • 


283 

Da  t«  ,  Sigtior  ,  noti  merìio  risposta  f 
Ma    con   speranza,  che   tu    mi  soccorri 
In   ogBi  mìa  bisogna,  faro  io    remprest; 
Sia   duro   come    vuol    queste  camino  « 
Amici  miei,  ;iddio. 
Addio  ,  parenti    tutti  ,  e  noti  ,  addio    ; 
Apri   ]a  porta  ,  non   venite  più  . 

Tutti  •  Ya    con  la   graiia  del   nostro  Signore  ^ 
A  ìui  t*  aocommandtam  ; 
Dio  ci  dia   gra2Ìa   di  poi  rivedeiti  « 
Volgili,  volgili,  parla   a  costei. 
Odi   che  dice  ,  e   noi    diclamo  addio  . 

Voluttà'-  Or  anda   pian  ,  che    tu  non    anderal  ; 
Così  correndo    a    veder  questa  Donna , 
Dimora    qui  ,  odimi    parlare  » 

FiiANc-  Deh  !   non   mi  far  conlesa    in    questa    l'Ia  » 
Non  mi  rlirar  dal    mio  proponimento  ; 
Io  tornerà  tostamente  ,  se  piace 
À  quel  Signor  ,  che  ci  mantiene   In  vita  . 

VoLUTg  Non   anderai  ,  ma    per  Santa   Maria  ì 
Tu    m''n  dirai,  e   di  morrai   con   meco  ^ 
E  questa  andata  si   pub  indugiare  • 

Fbaivc.  Ahi  1  Donna  ,  piena  di  molto  taTere  « 
Valore,  e   cortesìa. 
Non  mi  tener,  che  se  forte  ventura 
Facesse   conte   sol  queste   parole  * 

A  questa  Donna  ,    a  cu*  vado  a   parlare  , 
lo    perderla   la  stia   grazia  ,  e  Ì  suo  amore  . 


284 

YoLUT.  Tu  porrai  assai  gire  arrolgendo  9 
Ch*  io  ti   dito   quel   eh*  io  ti  posso  fare  9 
£  quel    eh'  io  ti  farò ,  se    tu  rattieni  • 
Poi   se  ti  piace,  e  tu   fa  qui  dimora. 
Se  non  ,   tu  se*  nella   tua  libertade  • 

Fbanc.  Or  ecco  poi    eh*  i*  non    posso  altro  fare  ; 
Dirai  che    vuogli  ,  io  son  per  udire  • 

YoLUT.  Se  tu    vuoi  dimorare   in  mia    magione. 
Io  ti    farò  di   gran  vivande  avere  , 
Di  gran  vini ,  e   buoni , 
Letti   a  diletto  ,  e  camere  a  gioja  • 
Porrai  dormire  ,  e  vegghia're  a   tua   voglia  , 
Di   bei    giardini  ,  e  fontane  a  usare  , 
Denar  da   spesa ,  e  belle  robbe  ,  e  ricche  , 
Bei   servidori,  e   cavalli  a  diporto, 
G>n  altre  cose ,  che  dirti   porria  • 
Ed  io   sarò  tutto  tempo  con   teco  ; 
Che  vedi  ben ,  eh*  io  son  giovane ,  e  bella  • 

FaAifc.  Io  so  ben,  che   le   tue  impromesse 
Sono  grandi  ,  e  di  grande  effetto; 
Ma   perchè  le   tue  gioie  duran  poco. 
Io   pure   andrò  a   ritrovar  Colei, 
Le  cui  grazie ,  e   doni 
Durano  ancor  dopo  la  morte   altrui  • 
Ma  io  ,  se  piace   a  Dio ,  tornerò   tosto  ; 
E  s' io   porrò  le  sue  gioje  portare  , 
lo   te  n^  mostrerò  ,  e   gran  parte 
Ne  darò  a  te  ,  ed  alla   gente  tua  • 


285 
ToLUT,  Or  va  che   ben  se*  pm  duro  ,  che   sa^^a  , 
Fbaivc.  Addio  ,  addio  ,  ornai  libero  vado  , 
Or    lu   rlie    vai    dipanai  ,   vassi  quinci  ^ 
Il   pùssetem  questi    monti    sì   strani  ? 
B^NniToaE  .  Vìcn   oltre  ^  vien  sIcurajntMite  ; 
Ch''  io  so  ri    lo  tìuriditor    delta   gran  fama 
DE    quelita  Donna,  cu^  tu    tanto  brami. 
Inietti    il   tuo    disir  su    nel    parlare  , 
Che    tu   luctrstt   alla  Donna    pur  oggi  • 
Terrai    con   meco  ,  cb'*  io   ritorno  a  Lei  ^ 
E   fui    niand:ito    per    diverse    Terre  , 
Con  questa  tromba  a    desiar  quella    gente  ^ 
Che   V  ignoranza   aveva    ciechi    futti  . 
FitANc.  lo    veggio  ben  ,  ch'Iddio  vuol  ,    the  la  trovi  ; 
Tal   compagnia  m^apparectTim  ^    e   tal    L^uida  : 
Or   ecco    io   sono    a    le  ^  che   sai    il   camino  « 
Bawd,   Piacemi  assai  ,  ed    io    ti  faiò    buona 
La    con»pa§tila  ,  e  sieur  passerai 
Alla    fidanza  di    Colui,  the   regge* 
Paga  qui  un   passaggio  ,  avanti ,  avanti  ; 
Tò    qui   una    icorta  ,  or  passa  ,  come  puoi  * 
Guardati    qui  ,  vedi  una    genie  armata  , 
\edi    caini,  che  chiuma    li   scherani; 
Or  fuggi    qui ,  trapassa    quanto    puoi  , 
E  ntjota   qui  ,  or  passa  quel   gran    fango  . 
Mangia   di   questo  pane   di    castagna; 
Questo  è  mal   Ietto  ,  or  pur  non   ti   lagoare  ; 
Armati  ben  di  drappi   a  q^uesti  venti  | 


l 

Bei   di  queir  acqua ,  che    timi    ci  k   del    vloù* 
Leva   per    tempo  ,   non  curar  del    freddo  ^ 
£  nella   nave    doti    curar    deli*  onde , 
Dio  sìa  con   teco  ^  già    par   tu    smart  ito? 
Vjen   franca  mente  ,  non   ti  sbigottire  , 
Che  come   tu  per   queste    aspre  venture 
Hai  molte   gravezze^  ed    alKiunl  , 
l^cto  elle    Starno  a  quella  Cit!;k   giunti  ^ 
Dove  dimora  nel  tempo  presente 
Quella   gran  Donn^j  ^  che   ceri  andò    vati  . 
E  vederenla   nelT  abito   tutta, 
£  nella   stato  ,  rhe    Prudenza   disse  ; 
Quando    di   5ovra    ti  parlò   di    Lei . 
Ma  a  te  convien  venire  umile  mente  , 
£  non  mostrar  che  tu  di    Lei   sia  conto  « 
£  udirai    la    lomma   ^apien^a  , 
Che   da  suo  labri  spanderà  d'  attorno  • 
Ella   s*  infìngerà  di  non   vederti  , 
Insino    a    tanto  che  tra  V  altra   gente 
Sera  la    tua  venuta,  e   tua    dimora 
Notoria  y  e  manitWsta  * 
Poi  tu  sa^  ben ,  eh'  ella   ti  ha  fatto   onore  , 
Cosi  ancor    ti  fjrh  di  quelle   grafie  ; 
Che    ti    promise  ,  quando    solo    andasti 
A    Lei  vedere    accosta   della  selva  ^ 
FaAivc.  Io    ti  ringrazio  del   tuo  buon  confoito  , 
Della    condotta  ,  e   dello  ammonimento , 
Ma  io  ti  priego  j  che  veiigbì  con  meco  ^ 


• 


Tanto   chN*8ia  nella  terra  tra  gli  altri. 
Band.  Ciò  volontier  farò  non  dubitare; 

Passa  qael   rio ,  e  vlen  per   questa  piazza  ^ 

Vedi  puhztlj  vedi  vie  coverte. 

Or  guarda   nella   parte  scoverta  ,  ^ 

Questa  è  la  Donna ,  che  allumina  U  mondo  ■ 

Non  le   far   motto  ,  e  non  le  ti  mostrare , 

Tien   già  la   tetta,  e   guarda  colà  dentro* 
FraitCé  Ahi  £  Iddio  eterno  ^  ìntompreoiibii  Dio  ^ 

Che    meiaviglie  son  quelle  che  fui; 

Che  do\€   tutte    I*  altre   creature 

Sogllon  mancare  di  bellezza  ,  e  forma  ^ 

E  menomar  pc?r  lun^he^za  di  tempo. 

Questa  sovrana  ,  ed  eminente  Donna 

Va    pur  crescendo   in    beUe^ze  ,  e  in    beltade  , 

In  piacere,  e   parenza  « 

Che  faro   io  avanti    a    s>no    grandezza  ? 

Che  m^  ha  notrito  ^  allevato,  e  onorato; 

Se    IO  sto    nascoso  ,  e   son  suo  fedel    seno  * 

Como   porrla    durar   mia    debolezza  ; 

Ch'Io  non   andane  a  farle  reverenza , 

Prima  fofls'' ìo   di  cera  a  un    gran   iole* 
Band.  Sa'  che  ti    dico  ,  viio'  pure  andare  , 

Va   per  un*  altra   via  dalP  altro  kio , 

Discuovri    il    capo  ,  e  inginocchiati   giuio» 

Snella  vorrli ,  nella  vista  vedrai  , 

Come  convengna  fare  » 


à 


•1 


288 

Fraitc.  Madonna  a  gran  fatica  ho  aspettato; 
Temendo  a  Voi  venir   in  tanta  gente  , 
S^  io  prima   non   sapessi   il   voler   vostro , 
lo    sorto    il    vnsuo  antico    IfUi'I  aorvo  é 

MiiD,  Deh!   c)j€   ben   veiig:*^   a  putito  sti*  venuto , 
CofTinicia  ,  e    bei    V  ucqii^    tJ'  osto   frtnié  ^ 
Questo  gran  nappo  ,  e  di  ,  se   ti  pt^r    buonii  ; 
Che    poi   quando   Qa    lernpo  ,  asjag^e-ta» 
DelP  jiltie    grazie  ,  the    pt^nOoti  da    e^so  . 

Fbanc.  Abi  j   soMuiia    cortesìa  }  che    da    voi   scende. 
Di    voglie    rose    io    non    vu6  dubitando  , 
Ch^  io  r  bo  [utic    per  tut  come  divine  ; 
Ma  io  belò;  s^jerando    di    ptn    bere, 
Non   (ite    però   d'  un'*  acqua    tanto    dolce 
Io   crpda   mai  dividero    adempiere  * 

Mad^  Tuo   dir  mi  piace  ,  e   porratti    giovare. 
Ma    io    li    dico  ,  che   quella    Piudenia  , 
Cirio   già  gran  tempo,  l^  aveva  m^indata  ^ 
E    ritornala    a   me,  eh*  el Pera   stanca 
Dell'aspettarti  ,  e    non   volle    più   stare. 
Ed  i'  ho  voloulii    di    veder   l*  ovra  ^ 
Ch'  io  ti  commisi  compiuta,  e   finita  . 
Sii'ch^  io  ,  Prudenza  ,  anco    mh   ti   ricordo  , 
Vattetì  con    Ini  ,  e    compi  quella   parte  , 
Cbe  tu    lasciasti  ^  quando    te  movesti . 
E    puoi  loinaie  in  questa    terra  ;  stando 
l^pessamenle  a  noi,  ed   assaggiate 
Di    tutto  ciò  ,  che   d'  està  fontana  esce , 


2^ 

lo  coTiì^ndeib  a  tiìU*  i  iérvì  fnltt  , 
Che    non  lì   sìa  contesa   U   renuu  f 
Vietici  di  giorno^,    quando    mi  ci  trovi  » 
Vienci   di    notte ,  perchè  ìo  non   ci    sta , 
Non   ti   ntrar ,  che   h  ionUxìn    è  riera  , 
Non  ne   pnoi   tanto   trar  ,  che  tu  J'  asciughi  . 
FftAirc:»  Madonna ,  dove   io  non    mi  tento    punte» 
À   ringraziar   presente , 
Non    veggo  caggia   qui  altia    risposta  , 
Che  gir   con  queste  ,  e  Voi  ubbidire  * 
Qui   dunque   torno   alP  ovra  ; 
£    quesie   son   le    paiole    promesse 
Dì  «ovra  al  cominciar  di  questa    parte 
Della   Prudenza  alle  donne  ,  che  ancora 
Lassuso   aspettao  ,  ehe  ritorni  loro  » 
Porrenle   qui  ,  e    tutte   quelle  donne  ^ 
A  cui    diletta    cou   Pjrudeiua    stare  , 
Parrauuo  toile  ,  e    mandarle    a    queir  al  tre; 
Ch*  io   non  nii    posso    di   qui  partir  ora  * 
Ver  è  che   chi  cercasse  bea  dì    sovra 
In   questa  Libro ,  troverebbe  moke 
DI  quelite  cose    per   diversi   modi 
Già  delie  ^  e  acritie  ^  ma  non  tutte    a  punto  9 
Come   le    troverà  or  seguenti  ; 
Che  qui  lon   poste    sotto  brevitate  ^ 
Per   allegare  ,  e   per   me'  ritenere  • 
£  perchè   par  ,  che  con  vene  voi  sia  ^ 
Che  sta  pru densa   ci  ponga   suo   foria  « 

I 


290 

A  no!  cosi  comandò  quella   Donna  , 
Da   CUI   sì   mosae   tatto  esto  lavoro  • 
Pejò   QOt)   mi  r^{H-cnJ4  ^  chi  Ìegge»$e  , 
E  rincrescesse    lui  l^'ovra    lunga; 
Ch'egli   ha   la   facuUù    di    legger   lutto ^ 
£   di  laAciar  (|uellti  pjirte  ^  che    vuole  . 
Claieuna   legger   »uote  a   suo    dìlelt»  , 
E  questa    Lìirro    non    fu  futto    a  quelle  , 
Che   possati  menomare  « 
Colei   che  J'^ha  fondato  il   vuol   coUile  ^ 
Chi  altro   lì   vuole  ,  a  me  poco  ne  cale  « 
E   guardi   in    giù ,  che    questa   è   quella   Donna  , 
Cile   parla   le   parole,  eh*  io  li   scrivo. 
Le  quai   tu  chiamerai ,  come  tu    vuoli  * 
Ma    Io  li    dico   il   nome ,  se   ti  piace  : 
Gli  ammonimenti    di  Prudenza    »ono  • 
Ogni    donna  ,  che  vuole   amar   se  » 

Ami  Colui,  rhe    (e   lei,  e  l'altre  luHe, 

Ami  virtù  ,  e   tuLt'  i  vizj    Innodi  « 

E  poirìi   gir  secura    in  ogni   pane  > 

Dormir    nella  sua    mente    in   gritn   riposo  ^ 

Avei   fama  nel   mmido  ^ 

E   vita    dopo  vira    sejiza    fine  * 

E  ciascheduna  ,  che  cosi    comincia  , 

Pomi   impreoder  j  e   icuere    a    mente 

Quella  dottrina,  ch'io  Prtiden^a    voglì^i 

Qui    dare    scritta    per    lo    ben    comune  ; 

In  altra   guisa  indarno  le^s^'erla 


2^1 


Qualunque    donna  qui   là  Vavorajie  • 
Donna  che   fatica  vuole,  ed  onor  ami,^ 
Con  vertti  valer  brama  , 

Non  con  lisciar,  o  con  veste    pompata  * 

Che  ferma  coaa 

È   ia    primi  ,  se  dura  » 

Ma  la    seconda  ha   contraria   natura  • 
La   donna,  che   ben  guarda  « 

Ch'  el   suo  onor  non  ceda  , 

E   quella   €b*è   amata  dalta  ^ente  , 

IVon  quella  che   lorente 

Va    gli  occh}  luo  guardando  ^ 

E    vuol    piacere   a   chi   va  mal  pensando  • 
JDilettasL  la  donna,  eh'' à    valente  ^ 

In  viver   nettamente  ^ 

E    p'm  d^  aver   la  lua    anima   pura  ; 

Che  parer   netta  per    sua   lavatura  . 
Sta  hene    a  donna  d' aver    bella   veste  , 

£d  anco  tutta  la   sua   ornatura  ; 

Ma    non  convien  ,  ch^ella  passi  misura* 
S*  alcuna  donna  si  desse  a    savere  , 

Com'  è    gran  Donna  ,  Midonaa    Onestate  ^ 

B^n    la    terria   per   una   digniiate- 
Non   si  conviene  alle    donne   ptà  basse 

Uiar   le    veste,  e   l'alte^fe  ,  e    le   spese 

Delle    maggior  ,  che  sono   in   suo  paese  • 
Pache  Bon   quelle,  che  son   conoscenti 

Di  loro  lutato  ^  e    della  graz;ta  ,  ch^  anno  j 

I  2 


^* 

Però  molte  ne  vanno 

Àfllitte  9  e   dolorose  ,  ed   anco  Iddio 

Lor   grazia  mula  ^  fatilo  è  il  vizio   rio , 
Tal   donna  crede   mal  essere   avere  « 

Oie   se    5aveȣe   dell*  aTire  lo  stato  y 

ì^en  piangerla   dai    lato. 
Co^ì  ancora  &ì  crede  alcuna  poco 

Aver  talor   nel  loco  ; 

Perch'cUa   non  conosce  quanto   è    degna  » 

Ma   di   ciò  spetto   Iddio   se    ne   disdegna  * 
In  ogni    donna  jiberude  è  ria  , 

Dunque   non  dei    curare  ^ 

Perchè  convegni  d**  altrui  rldoUare  • 
Per    liberta  avere   donna  non  chere  , 

Sed  ella   è    savia  soìu   dlmoran^a  , 

Cfi*  a  gran    periglio  poi  sta  la   costanza  * 
La  buona   donna  fa  buona  magione  ^ 

l^a   ria   disfa,  e   distrugge  la   fatla  ; 

Così   ancor   la    malta  , 

Nella  cuj  casa  ella  vien    per  ìspoia  , 
Cb^cuna    donna  it   guardi  da  quelli  , 

Che   Jor   parlai  comìncian    da   laudarla  ; 

Che   fanno  cìb    per   voler   in^^annarla* 
Tu  donna   godi ,  se   ti  laud^    alcuno  , 

Pensa    se   lu    se'  tale  , 

£    puoi  conoscer  ,  se  ben  loda  ,  o   male  i 

Ciò  conosclulo   possa 

DI  lui    che  parla  ben    saper   la    ptossa  ■ 


2^5 

Pemina  ghiotta ,  e    che  non  studia  ih  altro  p 
Ch*  en   far  vivande  per  volérsi  empiere. 
Vuol  molta  robha  ,  e  poco  onore  avere  • 

FemÌDa  irosa  ,  e  che  leggier  si  turba  » 
Rade  fiate  ha  gran  luogo  in  magione , 
Vt  tal  fiata    sì    prova  il   bastona  * 

Femiua  che  non   sof&ra  cui    deve, 
SosEien   poi    cui   non  vuol^, 
E   le   pjù  volte   nella  Hd   sen  duole ■ 

Quella  che  §i  dlleita  in    balìi    spesso  , 

Da  segno  ,  eh"*  ella  sia   sospetta  ^  e   vana  f 
E   di'* ami    loda  dalla    gente  strana* 

Giovane   donna    non   si   de^  iìdare 
Di   suo   fermeiia  i  in  loco , 
Dov"^  è   la  forza  ,  costanza   vai   poco  • 

Dove   la   forza    non    porrai    cessare  , 
Donna  ,  o  doiizella    per    dlsavvenlora  , 
Àlmen  riserva  la    tua    mente    pura  • 

Avara   donna  conviene  a  magione  , 
Dovrei  Signor  trapassa  la  misura; 
Ma  dov'*  usasse  in  ispender   drittura. 
Basta    alla    donna  ,   s^elTé    temperata, 
SL  nel  lener  ^  com*  eri    dar   t^t  fiata  * 

Dove  che    sia   ciascuna   donna  ^vara  , 
Nelle  sante  orre   pur  non  si  conviene 
k  quella  ,  eh'  h  ,  se   può    dar  ,  e  pur  iJene  $ 

Credon   le   donne   oflerei   a  *Saa   Pietro  ^ 
Quando  elle   pofsouo   al  mar  hi   torre  , 


294 

E  n*  ogni   terra   occorre  ; 

Ma   guardln  tutte  com^elle  ciò  fanno  ^ 

Se  licenza  noti  hainio  ^ 

Che    poi   ragion  pur  conveDgoiio  a  Dio 

Hctider   del   buono ,  e  più  diretta  mente  del   rio . 
Un    vizio   re^na   comune  iva   tu  Uè  , 

Che    le   da  rrrte  si    serva  una    usaota  ; 

Che    tutto  che   snnza    peccato   non    sla^ 

Vijijiione  molle    poi   per  quella   via  * 

E    chi    lor    dire,  eh' è    peccato^  o  male^ 

Poro    rileva  ,  o  vale  ; 

Che   non  si   crede  cuocer  nel   gran    fuoco  , 

Se   rot)   nini  le   arde    io  ai  migrante   loco  • 
dimanda   gente   le  donne  d^  altorno  , 

Se   ncdon    sia   peccato 

Ke!  soverchiarne  ornato  : 

BJspondon   tutte    sì  ,  e  blusman  quello  ; 

IV] a    non    pero   si    (]i|] zirlali    da  elio* 
Dolane,  cir  andate    ^IT  indovino    spesso, 

E  che   beffale   tornate  a  magione  , 

Pf  reato   fa  chi   risparmia    il    bustone  * 
In    molte  cose   piti    lem  ina  crede 

A   una   feminella , 

Che  sta  rinchiuda   In   cella , 

Che  a  un  che  sia   maestro    in    Teologia  ; 

E  van    i^er   «questa    stoìtla  » 

Ma   più  sicura   è  palese    dottrina  , 

Che   d"*  uDa  occulu  rinchiuda   vicina» 


ligS 


Holtf;   dcrnue  van  per  via 

Co'  pater    d ostri    in    mane  ^ 

CK'  anno    il  core  ,  e  *l   peiister   ratio  * 
Bene  lata  la  donna    itichiusa^ 

Se    non   vede   ogni  sbietta , 

E   che  deTIe  sue  non  getta 

Che  non  prega  bene  Iddio 

Chi    appoggia  al  ben  lo  rio. 
Sia    la    donna  enti''  ruol   bella , 

Se  con    DiG  gli  occhj  porla , 

Kon    P  aspetta  omo  aìh  porta; 

Sicché   pu6   di  Chiesa   uscire 

Non  ferita  ,  noli   ferire  ■ 
Femina  ,  eh*  fe   gran    parlierà  , 

tenuta  è  inatta  ,  e  leggiera  ; 

Dunqua   in   ciò  sie    temperata  ^ 

E  serai   d' onor   pregiata* 
Male  in  donna  sta  superbia  ; 

È   la    gente  a  vita   acerba^ 

Che    conr  ersa   e  sta  con  quella  ^ 

Cb'  anno    rigogliosa   pelle  • 

l^ivi   dunqua    umilemente  ^ 

Ch^  aggi  buona    grò  sia    In  gente  * 
Btti    conviene    alla    gran    donna  ^ 

D"*  umiltà    far    suo    ghirlanda  } 

Che    verta   così   comanda  « 

E  quanto    t'inchina  in  giuso. 

Tanto  cresce  ,  e  va  più  suso  * 


Ém 


f 


39* 

Non    de^  dunqua    di5 degnare 

Colle    site    niìtior  parlare  m 

Ogni   douDa   «aggia  è  bella  ^ 
O^tìt    bella    noti  è  maggia  ; 
Fero    iarda  ognuna    eh'  aggia 
Faina  dì  saver  :  radure 
Quella    bellez3;a  ,  che  luce  . 

Bei  costumi  m    donna   stanno , 
Come    begl'  intaglj    iu    panno  ; 
Deonsi   dunque   dilettare 
Tutte  \n  voler  quelli  acquistare  ; 
Sicché  avanziti    loro  slato  j 
Che  questo  è  lo  sommo   oinato  * 

Quella  donna   va    per   via 
Contamente  ,  ce    laudata  , 
Che  riguarda   alia  sua    andata  ; 
Non   colei    che  va  parhmdo 
Per    le    piazze  ,  e  rlccrrando 
Tutte   le   vie  ,  dove  crede  , 
Che    la  brami   ehi  la    vede  - 

Beltà  ,  e  conta  è  1*  andatura, 
Cfie    fa  i  passi   con    misura  ; 
Ma  non   può    bei    passi    fare, 
Cfii    vuole  a  vanità    guardare* 

Quella    donna  ,  che    al    leva 
Per   tigciarsl   a   fnntutino  , 
Già  per    alto   amor   óU  Ino 
Noa   si  Icveria    col  Sole  : 


297 
Ole  mentre  ha  soTiito  tformìr  vnole. 
Figlia    eh' a  lusinghe    parla, 

ConvjffTì  madre  ben   guardarla  ,    . 
Che    par   segno  ,  eh''  ella  brami 
Di  piacere  it   ebi  md  T  ami  * 
D u n qii a    pari  era  j  cm La  nte  ^ 
Se    tu   le^  d^  onore   a  manie* 
Ya  la  donna  al   predicare 
Molte  volte  a  se  mostrare  ^ 
Quella    va  meglio  ,  e  ritorna  ^ 
Che  la  mente  porta  adama  , 
Dunqua   se  per  Dio  non  vai  « 
Assai  meglio  in  casa  stai» 
Sola  donna  non  gir  mal  , 
Né  con  toala  compagnia  9 
Se  non  vuo'  cader  per  via  w 
Bonna  che  non  pianger  vuole 
Del   dannaggto    del  vicino  ^ 
0  sei   vede  andare  al  chino  ^ 
^Imen  rider  non  conviene  ^ 
Chiesto  è  peggio,  e  più  diivlene* 
Donde    viene    in   donna   avara  , 
Che   te  ttiita    la   sustanza 
DI   marito,  ed   amistania 
Si  spendesse    In  vestir  lei  1 
l^lai    non    dice    1*  non  vorrei  ; 
La   limosina    ralilene 
Dice  male  a  chi   gU  ? ifiiif  * 


I 


^ 


298 

Serban   le   gioviti  donne 
Se  nella  vecchìezsa  a  Dio  f 
Che  non  ha  poder  del   rio; 
E   suo  giovinezza   danno 
A    color  5  eh'  mtoftio   vanno  , 
E  noti    curan   toro  onore  y 
Come   cura   Dio  Signore . 

Di   color   lì    guarda    forie , 
Ch"*  animnnendoLj    del    male  , 
Fantjo  l  guardi    sotto    V  ale  : 
€hf^  poi    sccuranza   d*  essi  , 
lUa    sei  5  ,  >e  gli    credessi  . 

Guardati  du   Pellegiinl 

Colle    barbe  ,  e  ro*  catini  ^ 
Che   limoline  chiedendo  ^ 
Colle  donne  van    sedendo  j 
Poi    profetan    cose    molte. 
Dove  si   piglian   le    stolte  • 

Da   quel    medico    ti   guarda  ^ 
Ch*  alla   malalla  meri    guarda  ^ 
eh' alle   tue   fattezze   belle. 
Tu   non   ne    farai    cavalle  • 

Se    tu  se^ giovane,  e  bella, 
IHon   andar    per  ttio    quiitloni 
Nelle  Corti  ^  ma    là   poni 
Tuo    proruralori  :  e  quelli 
Non    pagar  pur    d*  atti  belli  ; 


2^ 


Che  ne  prendan  sicnranza, 
Cheggionii  maggior  prestanza  • 

Dal  Sarlor  ti    guarderai , 

Che   servire  in    don  ti  vuole , 
£   che   nel   provar   lì   suole 
Troppo   miorno  andar  mirando  » 
Pia  da   qu^l   che  va   tremando  • 

Air  Ufficio  ^  o  alle   Stufe 

Non    convien   dì   notte   andare  , 
Quella  che    si   vuol   guardare. 

Se   par  vuoli  entrare    In    balli, 
Dove  tcco   omini   sieno  , 
Sia   di  giorno  chiaro  almeno  ^ 
O   lumiera   5»a  sì   fatta  ^ 
Che   si   veggia  chi   man   gratta  • 

Non    ti  lasAo    il   Confessore , 
S*  el   ti   vuol   parlar  d"*  amore  ^ 
0  cianciar   d'  altro  con  teco  , 
Che    di  quel    perchè  stai  seco  , 
Mai   non   gli  venir  più  presso^ 
Che    Satan   sta  con  eseo  • 

Guarda  te   ben  dalle  fanti  ^ 
Dalle  vecchie,  e  tutte    quelle. 
Che  t*  silducon   rie  novelle  j 
Non    Te   lassar   cominciare  , 
Ch^  elle  prendopo  a  tornare  * 

Molte  son   le  guardie  ,  e  molte  , 
Che  a   te    donna   far  conviene. 


9co 

Ogni   y/lnh   il   soTVietie  f 

Ogni  vizio  l*  è  nemico  ; 

Ora  attendi  a  ciò  che  dico  , 

Ch*  el  seria    lungo   il  parlare  9 

A  colerli   icritla   fare 

B'  ogni   cosa  ^  che   aerka  «^ 

Tal  or  buona  »  e  talor  na  « 
Qui   fool   Prudc:nea  alquanto  riposare 

Dalla   materia,  ch^  rlP  ha   ficgu  itala, 

E  vuol   memoria  fare 

Dì   certe  cose  ,  che  promesse  sono 

Dì    iofra    in  questo    Llvro  - 

Ma  prima  dice  ;  tutto  ciò  ^  che    segue  | 

ÌL  sottoposto  alla   somma  potenza 
'    Bi  Luì  ,  che  tutto  volge  ,  e   ferma ,  e  muta  ; 

E  chi  che   cerchi  ,  o   provi  ,  o   argomenti , 

Tulli    lavorano    in   yaniLìde, 

Se   da  lui    muove    roulrario  volere  « 

Ma  f[uaiito    che   cosi  Dio  sia  Signore  ; 

Tenendo  noi   che   Fiilu  sua  potenza 

Sia  sempre?    salva  ^  e    sopra    tutte    cose  , 

In  caso  dove   a   noi   h [sogno  sìa 

Possiamo  usare  argomenti  ,  e  cautele  j 

Da   lui  tenendo,  che   vengnì  consiglio ^ 

E  invlamento  ,  ed  ogni  sottigliezza  >  * 

Pouj^mo    ancora  che    queste  parole  , 

Che  seguìtsD   qui  appresso  , 

A  ben   volerne   trar  frutto   efficace  ^ 


^ 


Sei 
Yolessen  pia  parole  ^  e   più  aperte. 
Non  per  volere  ogni  cosa   toccare, 
Né  sì  parlar  ,  eh*  ogni   gènte   V  intenda  • 
Perocché   tal   fiata 
Gente    non  degna    legge  , 
E  certe   cose  son   eli' oneìitanientp  , 
Si   posson   dir  ,  ma  non   dare  In   scrìtta^ 
Sicché  potrete  legger    quel  cotanto  , 
Che  con  decenza  il  puotc  narrare* 
E  perchè  questa    Prudenia  vergogna 
DI   cìb  ,  che  segue  dire  ; 
Ecco   die  manda  Àrdue  a  quelle   dire, 
A    cui  ella   commise 

Quanto  ^  e    di    che  parlare    a   lui  convenga  « 
In   tutti    stati    egli   è   naturai    cosa 
Àlmeu  di    quelle,  che  lor  marito   hanno, 
Ch*  an  desiderio    di  fì gì  inoli  arere  ; 
E    qui   non  guardano  iatìca  ,  o   pena  , 
Dolore  ^  o   mutazion  ,  tanto  è  la   grolla  , 
Ch^  aspettan   di  quelli  * 
Dunque   ben   si  conviene   In    lor   servigio 
TratUtt  di    certe  cose  ; 
Che   talor    son    da    lor   desiderate  .  (^ 

C)  Quatunq^ie  cota  in  qitesta  ,  e  nelle  segnenià 
detenzioni  *'  ùtconira  ,  che  saper  possa  di  su* 
per  stizio  so ,  e  ridicolo  ,  nou  se  n*  incolpi  Vati' 
lo/Y,  ti  ejaaie  come  scorgesi  dal  contesto  deU* 


3od 

Dician   dunqne    di  quelle  ^  •' 

Che    son   disposte   ad  aver  de'G^IìuoTi, 

Come  gli   posiono   aitar    nella  forma  ^ 

Ancor  damanti  al   paito  ^ 

£   certe   cose   Intorno  alla   materia  , 

Con  queste  ancora   possian  dir   di  quelle  ; 

Che  per   infermitadl   o   mala  guardia 

Perdono  a   tempo  ,  come    spesso    avviene  , 

Virtù  di    generare  ^ 

Le    quii'  non   fanno   male  ,  anzi   conviene  , 

Che    mettan    lor   sapere  ,  e    lor    volere 

In  avere   fì^Uiiol    di  lor   mari  lo  ; 

Che  questo  è   un    de'*  tre  heni    principali 

Del    matrimonio f  saci amento   degno. 

Ancor  puole    avvenire  , 

Taior    per  un  retaggio  , 

Talor   per  povertà  ^ 

£   talor  per  cagìon,  che  tacer  voglio  • 

Che  forte  è  lor    me&tiero   aver   de'  mas  eh  j, 

E   talor  delle   fé  mine    si  trova  ^ 

Chv  portan   desiderio  ; 

Come  li  casi   occorrono  alla     gente    ■ 

opera  fu  nonio  assai  Religioso  ,  ed  accorto  f 
ma  sì  bene  si  aschi^a  alV  ignoranza  del  terrt'^ 
pò  fiel  quale  vìveUe ,  che  lui  lor  a  in  se  ri  cen- 
ila alcnna    ruggine  d^gli   andati    barbari    Se~ 

Coli  p 


3c9 

Sicché   di   cl^   ancor  porren  parlare 

Per  quella  ?ìa  ,  che   me  toccar  si  puoie  • 

Eicon  an  prima  al  li  medici    loro  , 

£   facclangU    sentir    lor   coudixtoue  , 

£  prendali   buon   consìglio  ^  e  riparo; 

E    se   i   mariti    lor   non  so  ti    diiureti 

A    voler   imparare  , 

loducan  quelli  a   ciò  che   &I   coQvIeae. 

£  tuttoché    dai  medici  porranno 

Aver   InDga  consìglio  ,  e  in    più  cose  , 

Dolente    m^no    porranno 

Da  quello  Libro  riportarne  alquante  • 

Ma    converrà  ch'elle  sieno  intendenti; 

Ch«   non   a'  inlcndon    d^iHa   genie   grossa  » 

Egli  ha  due  augelli  nel  Paradiso  Terrestre  y 
r  uno  è  maschio  ,  e  V  altra  Te  mina  «  quando  vo* 
^tiono  atare  insieme  per  fave  poi  dell'uova, 
«tanno  sette  di  ,  che  non  s'  appressono  ,  e  la  loro 
penna  è  tutta  bianca  .  Hanno  tal  paura ,  che  fi- 
gliuoli non  si  trovasse  io  loro  alcunsi  pL-nna  ma- 
culata,  o  nera  )  o  rossa,  o  d* altro  colore  che  blan» 
ca  ,  che  quando  vengono  a  rappressaral  ìn  capo  di 
seltc  dì  ,  stanno  in  sollazzo  prima  gran  pe^sa  , 
cfi''  fi  loro  insegnato  la  natura  ,  che  questo  sollax- 
so  purga  Taugella  d'ogni  mactda  per  lo  diletto, 
che  quando  il  vasello  è  netto ,  1»  netta  cosa  non 
TI  riceve  dentro  macula.  Dopo  questo  sollazzo  stana- 
no insieme  ,  come  gli   altri  ugelli  ,  una  sola  fi4tt  , 


3c4 
e   se  più  stessano  a  quell*  orra  ,  i  tor  figlinoli  poi 
quando  son   ntCt   hanno   gli  occhj  dt  color  celeste* 
Sicché    II    maschio  quando  gli   trova   così   fatti  gli 
occh)  9  non  credendo  ,  che  sieno  lor  figliuoli  ^  sa  ca- 
ra loro  quegli  occhj   col  becco  »  e  questi  sono  gli 
augelli  ciechi  ,  che  si  pigliano  (  Phylophadia  >  »  che 
banno  nome  Amadantoli  •  Da  questo  le  savie  don- 
ne   imprendano  molte  cose  nel  primo  avvenimen- 
to,  e  innanzi  al   tempo  dello  star  con   mariti ,  ed 
iu  rattemperar  T  usanza  •  Egli  ha  una  erba  in  Ar* 
cadia^  eh*  à  nome  conserva  »  che  quando  ella  è  po- 
sta ,  s*  ella    non  si    tenesse   uoa   pezza    distesa    In 
terra ,  non  fa   poi  frutto  •  Da   questa  erba  Impren* 
dono  certe   donne  di  dormire  a  certo  tempo  •  Egli 
ha  due   campane   in  Gallla  ,  die    suonano   spessa* 
mente    per  lo  vento  ;  sonsi  avveduti    quelli    della 
Coutrada  ,  che  qualora  suonano  per   abbattenza  ad 
uno    punto  ^  nasce   nella  Contrada    un*  uovo ,    che 
non  sanno  donde  si   venga  ,  il  quale  poi  riccolgono 
le  lor  servigiail  y    e  nascene   un*  animale,   che  ha 
fatte  le  membra    come  uomo  •  Quinci    imprendono 
le  fé  mine  di  quel  paese    uno  ammaestramento  9  che 
Io  per  me  non  credo  ,  che   mestier  faccia  ;  che  so- 
nando sola  r  una  Campana   si  trova  quell'  uovo  t%^ 
ser  nato  ,  ma  for^  che  giov^ar    puote  •  In  Etiopia 
è  uno  paese,  che  non  vi  possono  avvenire   Caval- 
li ,  se  non    vi  son   menati   d*  altronde  •  Ver  è  che  - 
Siuovamente  danno  loro  a  mangiar  certe  cose  »  che  < 
sono    scritte  oltre  in  la   fine  d*eéU  parte  |  e  poi 


t 


5c5 

continuatamente  molti prlcano  ;  onde  le  donne  di 
quel  paese  a  ceito  tempo  V  usano  di  mangiar  per 
loro.  L' augella  Ferenoia  fae  selte  uova  ,  e  Aie  il 
suo  nido  pili  lungo  ^  che  largo  •  Poi  acconcia 
Tuova  l*uiio  dietro  alPaltro  per  lo  traverso  dei  uì^ 
do  }  e  co?a  le  tre  sotto  un'"  ala  ^  e  f  altre  tre  sotto 
l'altra,  e  Tuno  sotto  Ìl  petto  .  Avviene  un  giaude 
miracolo,  che  Tuo  va  ,  ch^  ella  tiene  sotto  Vaì^  de* 
itra  ,  fanno  poi  V  augelli  mascfjj  ,  e  quelle,  che  tie- 
ne sotto  Tata  manca,  fanno  poi  ^11  augelli  temi- 
ne .  Li  maschj  hanno  le  penne  ro^^^e  ,  le  lamine 
verdi 4  Quel  che  si  cova  sotto  II  petto  è  metm 
rosso  ,  e  me££o  verde  «ET  uova  che  soa  dal  la- 
to destro  ptù  verso  II  meszo  tendono  poi  alquanta 
del  verde  ,  e  quelle  che  sono  dal  lato  manco  pili 
verso  II  me££o  tengono  alquanto  poi  le  penne  del 
rosso  .  Quando  q^uesii  loro  ugelli  sono  grandi  ,  i 
maichj  stanno  col  padre  ,  e  colla  madre  f  e  diJ'en- 
dongli  da;{U  altri  ugeìU,le  lemnie  vuaao  volanda  dt 
qnh  ^  e  dì  là«  Oude  b  natura  hi  U*4i(j  ìn»e^nii- 
mento  a  questi  ugelli  ,  clie  dalli  prima  nidata  lU» 
nanzl  alluoganu  V  uova  lutee  d^l  lato  dentro  per 
avere  dc^  maschj .  Avviene  poi  che  in  lor  vecchiez- 
za hanno  molti  maschj,  e  per  non  ipegriere  la  loro 
generazione  ,  soipln^oao  T  uova  dal  lato  minco  , 
e  nascono  le  augelle  femlne  ;  alle  ^uall  quando 
hanno  meise  le  penne  ^  pcrtanle  ìu  uno  boscag* 
glo^  e   peUole  tutte    col  Lecco  pia  volte  |  perchè 


3o6 

non  se  ne  vadano*    I  maichj  aagel li ^  stanno   eon 
esse ,   e  nascono    gli   altri  •    Quello    augello ,    che 
nasce  mezzo  rosso  ^  e  mezzo  verde,  perchè   pò!  il 
maschio  ,  né  la  femlna  il  vaole  vedere  ,  se  ne    va , 
e   muore  senza  figlinoli  •   Ma  rade   volte    di  quelP 
novo  del    mezzo    nasce    alcun*  augello  ;    perocché 
covando  noi  può  tenere  sotto    il  petto  sanza  disa- 
gio •  Mandalo   or   dalPun  lato,  or  dalP altro,  e  da 
qual  lato   II   manda  più    tien  delle  nature  di   que* 
Ire  ,  che  son  da  quel  lato  •  Di  quinci    volsono  pren- 
dere alquante  donne  Insegnamento  d*a?er  de*maschj  , 
e   delle  femine  ;  quando  Iddio  loro  il  consenta  • 
Or  lascia  Ardire  il  modo  ,  eh*   à  tenuto 
Nel  suo  parlar  coverto  , 
£  parlerà  di  maniera  più  chiara  • 
Perocdiè  nulla  cosa  è  roen  che  bella, 
S*  eir  è  dal  Sommo    Creator   trovaU  ; 
E  perchè  ben  non  vede ,  come  possa 
Mostrar  quelle  cautele  ,  che   conviene 
Ciascuna  donna  usar  ,  quand*  ella  è  grossa  ; 
Se   non  si  tratta  di  tutto    Ìo  stato , 
Ch*  è  dalla  concezione  insino  al    parto  • 
Si  parlerà  Ardire    di   ciò  aperto , 
Come  porrete  qui  scritto  vedere  • 
Ben  ti  voglio  io   rammentare  una  cosa  ; 
Che  varie  openion  tra  savj  sono 
Di  queste  cose ,  eh*  ora  dir  ti   vuole  . 
Che  tal  pone  li  tempi  del  fermare  , 
E  di  tutto  lo  stato  Innanzi  al  parto  , 


50^ 

Ijt  certi  gradir  più  breve,  e  più  nuovo  ; 
E  lai  più  lunga  ,  e  d'  allro  orti  ine  parta  # 
Ma  e1   s'accosta  ai  delil  ài  coloro^ 
A  cui  più  fede  porto  > 
£  qiuudo  a  queste  cove 
Troverai  Ttrj  icrìtlì  , 

Altieiiti  a  quat   tu  vuoi,  elle  più   ti    piace* 
Dui   ài  clipei  tuo  mirilo,  aLteoHI ,  donna. 
Starà  con  (eco  lEUÌna  a  sette  giorni  , 
Lo  dono  eh*  el  ti  fece  sta  in  iutte  * 
In    questo  tempo  $1  con^ieu  guardare 
Di  coner  ,  di  saltare,  e  d'orai  moto  , 
CJie  sìa   troppo   corrcnle  » 
Che  come  il  fior,  eh''  è  debole  ,  ed  aperto , 
Sia  a  grande  ilschìo,  quando  ti  ^ento  II  giugrie. 
Così  quel    dono  per   leggiere   forza 
Si    può  disperdere  ,  e  tornare  in    vano  • 
Ver  è  ch*a  questo   dono   Immantanente  , 
Come  natura  ¥Uui,  per   suo    riparo 
Nasce   d'  intarno  una    foglia   sottile  ; 
Che    dura    quanto    quel  ,  e  con  lui  nasce  j 
£  da  molti  contradj  lo  consenta  « 
Da   sette  di  Innanzi    alcune  gocci  e 
Apparìscon  di  «angue 
Dintorno  a   questa  foglia  , 
Le  qua!    vegnente 
La  ter^a  settimana 

Hitoman    dentro  a  far    la  confezione  • 

u  2 


SoS 

In  questo  tempo  ancor  coovien  guardare 

D'  ogni  gran   mutamento  ; 

Avvegnaché    non  sia  di  tanto  dublo* 

Ma  se   nel   punto ,  che  sto  sangue  scende  9 

Fosse   conteso  dal  suo  andare  ritto  9 

Puote  alla  creatura  generare 

Alcuna  rossa  macula   dì   fuori  • 

Nella  seninana  quarta  questo   dono 

In  niia  liquida  solidità  si  converte , 

Quasi  tra  carne  »  e    sangue  mescidata  • 

Allora  voglion  dire  alquante  vecchie  , 

Che  sia  utile  ,  e  buono  movimento  • 

Acciocché  sia  ben  igual  la   misura , 

E  sia   di  compressione  igual  ,  co n^  puote; 

Ver  è  eh*  el  troppo  è  pure  ài  periglio  • 

La  quinta  settimana  » 

Se  quella  creatura  nascer  dee. 

Nel  settimo   mese  » 

Comincia  la  vertute  formativa 

A  contraere  V  umana  figura 

Sovra  quella  materia  di  quel   dono  9 

E  partonsi  gli  umori  »  e  si  divisano 

Le  compressioni  9  e   V  osia  5!  compongono  • 

Di  quindi  si  seguita 

La  virtù  concavativa  » 

La  qual  cava  le   mani  , 

E  fora  le  nari, 

E  fa  la  bocca  ,  e  simigliant!  parti  • 


3o9 

Itì   ìnilb   quello   tempo    dato    al     formare  ,  al 
partire  ,  e  al  dlvjs;^re  ^    dicoD    certi     &»^l  :    cbe  le 
dotine   deono  atlendei  e  a  roritinvo  guardiire ,  r  pen- 
sar di  coloro ,  cui    loglìotio.^   die   sorii^^Uno   k'  cica' 
ture  •  Altri    sono    the   dtrorio  :  che     la   aìmililudjiie 
•t  contrae   nel    primo  avvenimento  j  cui  vede   dopo 
0   dono  •  Onde  certe   maestre    donne^  quando    rice- 
vono  il    don    dal   marito,  gli    guardano    in    viso,    E 
certe     altre ,    che  mentrechè    senton     le    creature  ^ 
tutto    icmpo    attendono    a    guardare  ^    e    a    pensar 
de'  mariti  .  Onde  si  legge  di  Mara  sia  ^  die  fu  una 
delle    concubine    del   Re    Assneio  ,    la  quale   lenea 
la  iignra   del  Be    dipinta  in   camera  In   una    carta  ; 
ed  in  qur&to  tempo,  eh*  ò    dello,  poich'era   gra-^ 
vida  d^  UI1Q  Cavaliere  della    Corte,  guardando   colì- 
tinuo    la    Ggura  del    Be  ,  quando   in    persona  veder 
noi  potea  ;  e   per    questo    modo  {  fìgliuolì  dt   colct 
rzi^somigliavano    b\    il  Re,  che    il  He  amava   lei  pia 
che  la  Reina  ,  e  più   che  lutie  T  altre  -  Altri   sono 
che    dicono  :    eh'  egli   è  uno    paese    dove   comune*- 
menie   si    pone  in    un   vasello  uno   granello   di  ce« 
ce  ,  ed  uuo   di    robtglia  ;    e  se    il    cece  vìen   posto 
più   grosso  ,  che   ìa  robiglia  ,    una  erba   elie  nasce 
di    questi  due    grani    somIgTia    II   cece,  e   così  per 
contradio    avvien     lo    contrarlo  •   Avvegnaché    raoìtl 
dicono  ;  che   non  è  vero  ;  perocché    la    rohl^Ua   po- 
«ta  ti  lato  al   ecce    non    adopra   a   far    veuire  qnell* 
erba  ^  le  non  tanto    quanto  ad  ajutarla   conservare. 


OiC 

Quinci  tra^^ga  chi  vuote  ,  e  eh!  sa  quel  che  nuo- 
te  ^  eli"  lo  dd]  te]  dirci  alti  1  mente  .  Inflno  a  que* 
Ito  tempo  lU  la  donna  con  gran  scio  fiitiche  * 
Foriiiatu  la  rreatura  ^  e  ^imlgli^ila  ,  e  ronca vata  ,  se 
la  creatura  dee  nascere  il  se uinio  mese  ,  nelli  set» 
Unta  dì  ^  e  &e  dee  nascere  nel  nono  mese,  nelU 
liov^ota  dì  y  la  creatura  ha  nmvimento  ^  per  V  ani* 
ma  ,  che  Infotide  Iddio  In  essa  •  E  polche  sanie 
il  n^ovìmenlo,  per  rj^uindict  dk  li  meno  la  donna 
ti  dee  dispoE^ere  a  mangiare  ,  e  bere  temperalo  ^ 
e  a  vtfere  amica  di  Dio,  e  a  fivere  allegra;  pe« 
rocche  cosi  pigli!!  T  anima  gentile  abito  •  DI  quin- 
di sì  seguita  la  Ttrlù  ,  rh^  el  pasce  ,  della  qaal 
per  certa  cagione  lascio  di  dire  •  Seguila  dunque 
dire  di  sua  natlvltate*  Nella  quale  di  certe  cau- 
tele ,  che  per  sua  mi  11  là  deouo  osservare  le  don* 
ne  ,  lasso  ,  perchè  !e  sanno  ,  e  perchè  v'  è  parte  dì 
non  onesto  parlare.  Ma  vuì>  che  saccla  eh*  è,  o  di 
sette  ,  o  di  otto  ,  €  di  nove  mesi  •  Innanzi  alll 
sette  mesi  ,  dicono  1  Flfo&oH  :  che  non  è  II  loro 
movimento  sufficiente  a  vita;  nel  qaal  settimo^  se 
la  creatura  si  sforza  di  vivere,  e"*  non  puoie  affa- 
licarst  ;  e  se  nasce  poi  nell'  ottavo  ,  non  vive  per 
la  deboìita  ,  che  pure  nel  settimo  ,  E  se  non  na- 
sce neir  ottavo,  rinforza  ,  e  guarisce  di  quella  de- 
bolitu  ^  e  nasce  nel  nono  disposto  a  vita  *  E  quan* 
do  nasce ,  la  prima  sua  voce  è  di  dolore  ,  perchè 
esce    dal  caldo  luogo  ^  e  viene  nel  coniiadio  .  On- 


5ii 

de  certe  vecchie  maestre  il  mettono  nell"  acqua  lle- 
pida  I  e  a  poco  a  poto  I0  i^engono  acconclaiida 
«Ila  natura  dell*  aire  »  IVla  qui  sì  pub  fare  quUtìo» 
ne  di  certe  donne  ,  eh'  ait  fatto  fìglìuoll  ,  oggi 
uno,  e  dì  qui  a  quìndici  di  ^  o  cosi,  un*  altro  • 
Alquanti  volsono  divinare ,  che  dopo  il  primo  ven- 
ne un  altro,  dì  col  ebbe  maggior  dilettazione,  e 
però  nuova  cosa  ricevette  .  Ma  credo ,  di'  in  ogni 
buona  ^  t;  leal  donna  ,  con  solo  suo  marito  pos^a 
ciò  avvenire  ,  no6  che  dì  due  ,  ma  dì  tre  p  che 
in  titia  medesima  persona  può  esiere  una  volta  più 
diletto  ,  che  l' altra  .  Ora  seguita  dire  una  novel- 
letta ^  per  la  quale  porrai  conoscere  nella  femina 
gravida,  s*  ella  dee  avere  maschio,  o  femina^  Dii- 
femi  una  maestra  donna,  che  i^iiando  ella  il  dovea 
avere  maschio  ,  aveva  buon  colore  nel  viso ,  e  chia- 
ro sangue  per  tutto ,  e  la  tettola  destra  più  du- 
?a  I  e  più  grossa  ,  e  la  sommità  dì  quella  più  fun- 
ga ,  e  più  dura  ,  e  sentiva  se  più  leggiera  ■  E  se 
la  dovea  aver  femina  ,  in  tutte  queste  cose  il  con- 
tradio  le  avvenU  «  Ancora  se  mossa  la  creatura  , 
la  sente  più  In  sul  lato  destro  ^  e  s*  el  polso  di 
quella  mano  è  più  forte  ,  segno  era  di  maschio  |  e 
Bel    contradlo  il  contrario  * 

Ornai  ,  ch^  Ardire   ha  dette    certe   cose  | 
Che    sta   Prud^^nza   vergognava  dire  y 
Eitoma   al   tuo  Trattato  : 
*  £  dice  ancora    alquanti    ammonimenti 


y 


3i2 

DI  cose ,  die  ben   puote  aperto  dire  •' 

Se  donna  alcuna  è  grossa. 

Non  si  conviene  a  lei  tutto  volere, 

Ch*  a  lei  viene  in  talento 

Me  anco  tutto  lassar  snella  pnote. 

Se  quel,  che  V  appetito  la  dimanda, 

È  convenevole,  e  onesto  a  lei; 

Mon  faccia  ,  come  fece  Fenisea  • 
Di  Fenisea  sì  legge ,  che  quando  Ingravidò  di 
Maimas ,  d^  uno  Be  che  fu  in  Armenia  •  Lo  Re 
che  d^  alcun^  altra  non  polea  aver  figliuoli  ,  la  me- 
nò alla  sua  magione  Regale  ;  e  facendole  tanto  ono- 
re ,  che  la  Reina  non  sembrava  altra  che  camerie- 
ra di  quella  •  Sicché  Fenisea  ne  montò  in  tanta  su* 
perbla ,  che  dimandava  tante  cose  nuove  ;  mostran- 
do che  ciò  fosse  per  vizio  del  parto ,  ch^  a  tutti, 
fuori  eh*  al  Re  ,  era  in  odio  •  Disse  un  dà  la  Rei- 
na per  volerla  far  cadere  :  io  vidi  una  donna  ,  che 
In  sua  gravidanza  le  venne  uno  desiderio  di  man- 
giare della  carne  dell'uomo,  e  mangionne  ,  e  per- 
deo  que*  vizj  •  Fenisea  presa  quinci  baldanza  ,  slette 
un  di  che  non  mangiò*  Dimandò  il  Re  :  perchè; 
disse  :  che  non  porrla  mangiare,  snella  non  avesse 
della  carne  dell'uomo  ;  disse  il  Re  :  e  di  qual  par- 
te delP  uomo  ti  piace  più  ?  diss'  ella  :  della  gola  ? 
Disse  il  fìe:  andate,  e  tagliatela  testa  al  cotale  mal- 
fa Uore  ,  e  portatemi  la  testa.  Chiamò  il  Re  Feni- 
sea ,  e    disse  :  mangia  •  Quella    per    crudeltà    nop 


5i5 

polea  pur  guardalla  •  Allora  il  Re  disse  :  non  voglio 
aspettare  ,  che  nasca  la  creatura  nodrila  con  tanti 
vlzj  ,  che  hnn  mi  torrU  II  mio  Bcgim  «  Coiiiiindi^ 
che  fosse  gltlata  in  un  fiume,  e  cosi  fu  fsiUo  «  Nà 
ancora  cor^vìcr»  che  fjiccU  corife  la  gallina,  the  per 
un*  uovo  ,  che  tlla  fa  nella  casa  ,  grida  Unto  ,  e  si 
haldanzosameute  ,  che  basteiia  s*  ella  T avesse  fatto 
d*oi-o*  Cile  Camatdola  d*  Egitto  ne  fece  cU^ue 
ogni  anno  m  fjuattro  anni  ,  e  tulli  vls&ono  ,  e  non 
perb  montf»  in  superbia  *  ani!  st  legge  di  lei,  che 
iDirahll  umiltà  ,  ebbe  in  se  . 

Nel  parlo  suo  sia  qual  donni  si  vuole ^ 

Noh  li  lasciare  enipiere  soverchio  » 

Mangerai  meno  ,  ed    anzi  più  sovenie  ; 

Ed  anco  II   ber  li  convlen  ri  frenare  • 

Non  ti  pensar  H    sei  me&I  dinanzi. 

Come  porranno  Ingrassar  H     capponi  « 

Come  porrai    tu    di  parlo    riuscire 

Colle  gran  gote  ,  e  colla  Lia  gola  * 

Kon  creder  a  color  ,  che  stan  d'  Intorno  p 

Che  sol  per  se  dlvisan    le  gran  pezze  ■ 

Ven^a  riuscir  i\  sana,  come  grassa, 

Pensati  come  davanti    da  BIo 

Terrai;  entrando  nella  Cluesa  sui* 

Lo    quale  entrar  solea  dir  la  legj^c  ; 

Che  quella  donna ,  che  Tavea  maschio^ 

Undici  giorni  dovea    aspettare  ; 

E    lineila  poi    che    fé  mina    por  tara  ,  ^ 


314 

Ottanta  di  conTenìa  passare* 

Ma  ora  non  si  fiela  II  suo  entrare  9 

Qualora  dopo  i)  parto  vuol,  si  puota  ; 

Pei'ocrhè  in  altra  guisa 

Lo  suo  dolor  le  tornerìa  m  pena  i 

£  la  suo  pena  patria  foise  colpa  * 

Ma  prenda  quello  ipaim  ^  die  conviene  ^ 

Sìcondo  eh''  è  rusanEn  nel  paese  é 

Ma  colanto  ricordo  , 

Che  dopo    il  pìirto  suo  cacci    lì  marito 

Ahneij  quindici  di,  se  Thafe  maschio  , 

£  s^eUMia  avuta  fémìna, 

Treulacimpie  ^  se  può  dee  ente  mente  ■ 

G)sì  ancora  atizi  chM*  parli  d"*  altro  j 

Dopo  lo  ingravidar  ,  se    tu  ti  guardi 

Alquanto   tempn   di  non  usar  seco  , 

Farai  per  molte  cose  ajuto   grande  ^ 

A  ritenere,   servare^  e   guardare 

La    creatura  ^  e  tutto  slato  ia   te* 

E  m  eh'  el  puoi  lattar    del   latte  tuo  , 

Acconctamente   noi    mandar  altrui^ 

&e  vuoi  piacere  a  Iddìo ,  ed  :r  ngliuoli  * 

14^00  far  coiu^el  paone. 

Che  rompe    V  uova  della   paonessa  ^ 

Per  dimorare  a   diletto  con  lei» 

Fa  dunque  tu  come    la    paonessa  , 

Che  h   le  vie    rivolte,   e    poi  pori  T  uovi  ] 

Perchè   el  paon  con  la  sua  lunga  coda^ 


Si5 

Non  possa  andare  a  guastare  nel  nido  • 
Or   parlerà  una  valente  Donna  , 
Ch'  à   nome  Temperanza  9 
Gli*  è  gianta  qai  a  preghiera    di  quella  9 
Ch*  h   mò  parlalo  ,  clie  Prudenia    ka  nome  * 
Ch'  essa  Prudenia    è    molto   aifaticata  , 
I  n  dar  dottrina    delT  ornar   la  mente  , 
Ed  anco    in   render  cautd   tutte  donnei 
In   certe  coie  ,   eh*  ut  il  lono  a  loro  . 
Voli*   posar   mentre   dura   il  Trattato 
DelPornafiiento   delle  lor   pirsone  ; 
De*  lavamene!  >  che   derentl   fono , 
E  delle  cose   intorno  a   cìh   disposte . 
Poi   tornerà   in   sul   dir  AeW  airventure  ; 
Come    di  sepia  promise    parlare  • 
E  qui  comincia   questa   Teroperanaa 
Le  £ue  parole^    che   »eguitan  ora; 
TEMPEFiTfKA*  Io  Temperania,  veggendo  Prudewiaf 
D*  assai    parlar   stancarsi , 
Mi   mossi  j  e  voglio  a    voi  , 
Danne  ,    e   donzelle   dir  come   possiate 
La  Temperanza   usar   negli   ornamenti  , 
Po'  eh'  r  IO  ben  ^   che  ai  tutto    non  porrei 
Torvi  da   quelli,  sì   corre   T  usanza  9 
£  si   voslca   natura   è   data    ad  essi* 
E  se  bene  guardate  il  mìo  parlare, 
Sanxa  lavare,  e  ornar  dì  so^erthiOf 
Porrete  mantener  vostra  bellesza  , 


•  • 


I 


Si6 

£d  avanzare ,  e  gioran!  durare  « 

E  perchè  ancora   voi   vi   vergognate 

Talora  andare  alU  medici    vostri, 

Per  ceile  cose  ,  rh'  occorrono  a    voi  * 

lo  VI   darò  qut  certe  buone   scritte  , 

E  voi  ch'avete    bisogno   delP  altre. 

Al   medico  porrete  aver  rjcorio  • 

Ancor  se    non  volete  andare  a  Ireno  * 

In  r|ueite  cose  usare , 

Almen    vi  pr^^o  »  che  vi  temperiate  ; 

Pensando  rhe  Cohu  ,  che    voi  creò, 

Cognobbe   qiiania ,  per    lo    suo   migliore, 

A  ciascheduna  convien   di   benezxa  , 

La    forma  mia  riguarderete   In  prima, 

E  le  ragion  ,    che    son  sciìue  di    solto  : 

Pei  che  qttc^a   figura   da    Dio   presi, 

E  si    porrtie   da  me    molto    trarre. 

Se  cj    vorrete   dar  la  mente  vostra  , 

Poi   dlsrendele  ad   udir    le  parole; 

Ch'  io    pongo    qui  ,    ma  se    passan    misura  : 

Dicnle  si,  per  trar  da    voi  che   posso  ; 

Che    nf^n  si   parte  II  cauto  Confessore  , 

Ch'  eì   non   prenda   eh'  el   pub    dal   pecratore  . 

Ho   di*  io    non   saccia  ,   eh'  ogni    soverchlanza 

Di  la\ amenti,    vestire,    ed    ornato  ^ 

Pur  lengon  di   peccato  , 

B  non    son  tutti    di  me   Temperanjsa  , 

Daviinli   a  tutte   cose   a    mantenere 


317 
La  giovane  donna  bella  *  '^  T^e^ca  ^ 
Conviene  a  lei   «eivar  la    saoLUde  * 
Ma  periihè  libri  ti*  eita  cosa  sono 
Scritti  da  cedi  SavJ, 
£d  anco    possono  ai   medici  andare  ^ 
Io   non  intendo   qui   ora  pìtrlaie  « 
Ma  tanto  dico  ,   che  Tuaare  unguenti 
Sustanziosi  ;,  e    grossi. 
Fanno  le    donne,  e  donzelle  non    nette. 
E  fa  lor    dìsioor  lo  caldo  ,  e  *1   Sole  , 
£  fanno    i    denti   neri  ,    e  i  labri  verdi  , 
£  molto  invecchian    a    chi    gli   usa    la   pelle  * 
Però  di    quelli    non   ti   parlo   punto , 
Che  se   mi   eredi ,  lu   non  gli  userai  \ 
Ma  ben  m^  è   dello  ,  che    molli    ne  (ai , 
Cosi   ancor  del  dibucctar    la   pelle  , 
Parlare   io    non    ti    voglio ,  j 

Perocché  ancora   ciò    uiare   invecchia  * 
Ma    pur  se  tu   guardare    non   ten   vogli  ^ 
Alineti   ten    guarda  verso  11   tempo  freddo  * 
Coli    ancor    dello    strisciarlo    volto. 
Over  le  mani  ,    o  M    collo  ; 
Che  Tutte   queste  son   cose  nocive , 
B  fanno  vecchia    te   più   tosto    in    vista  p 
Ancor  metto   dinanzi  ,  a  che  vuò  dire , 
Ole  r  allegrezza    e 'J   mangiar    temperato; 
Ed  anco    il  bere  condotto  y  con'  dece  , 
Conferva  fresca ,  e  giovane  la  donna  • 


5i8 

Mutjticouìat  dolore»  ft  piaDid,ei  Ira 

Aniieratifì  f  ed    invecchiano  ckncuna  « 

Il  sole  ,  e^l  vento»  la  fame»  e  la  sete^ 

La  pauia^  e  le  slufe,  ed   li  lavar    col  rino, 

£  col   ranno  ,  e  I    b^gni    di    solforee  acque  | 

E  di   vinaccie  »  e  ogni  lavar  di  mosto 

Dimagra  ,  annera  ,  ed  ìnnaspra  la  pelle  • 

Ed  1  bagni ,  ove  son  cotte  erbe  calde  » 

Arrostano  ,  e  poi  annerano  la  pelle  • 

K  i  bagni   delle   dolci 

Acque    tiepide  in    camera   non   troppo 

Maotengon  giovane  ,  e  lie^ca    la  pelle  • 

Il  tenerla  coverta  » 

Imbianca  ,  e  'nienerlscc  ancor  U  pelle  * 

Oniai  di  questa 

Materia  parlerò  per  certi  esempli  j 

E  voi  da  qui  traete 

L'  utilità  ,  che    vorrete  ,  e  porrete  • 

£  non  prendete   In  mala  parte  quello  » 

Che  ridar  si  può  in  buon'  intendi  mento  > 

Madonna  Marta  da  Genoa  aveva  una  sua  figlino*- 
la  molto  bella,  eli' avea  nome  Lisea^  la  quale  tut- 
to dì  si  tencd  la  mano  alla  gota ,  e  spesaajnente 
dormiva  per  casa  su  per  le  panche  ,  e  portava  un 
suo  frenello  si  stretto  ^  che  quasi  le  segava  la  te- 
sta ,  E  questa  Lisca  aveva  molto  paura  di  venir  vec- 
chia ,  e  diceva  molte  volte  :  Iddio  non  mi  lasciar 
vivere  hi  yetjcliiezza  ,  Disse    un    dì   la     madre   per 


ai9 

correggerla:  il  tener  la  mano  alla  gota^e^l   dormi- 
re colla    gola   in   su  gU   aipri   drappi  ^   e    lo  sten- 
dere della  fronte  col  frenello ,  rallenta  ,  innaspra  ^ 
invecchia  ,  e  fa  vizza  la  pelle  •  Un  altra  fiata  per- 
eh*  ella  andava    Lropp<i    d^  altorno  ,  e     ipezlalmente 
quando  era   in  vìHa,  disse  la    madre  a  lei  eh"*  avea 
gran   piedi  ^  e  tetiea^ene  di   peggio  ;  il    correr   per 
Il  moliti,  alle  giovani  ^  e  alle  delicate  ingrossa  i  pie» 
di  ,  e  fagli  crescere  ^  e  molto  andare  aiiorno  ezlan^ 
dio    per  Cina   gli    fa  callosi ,  e  rorzi  ;  Y  andare  i oa- 
f  e  ^  e  "*]   calzar  assettato    gli   riduce  a  bella  forma* 
Una   donna  Fiorentina   aveva   mia  sua  figliuola  ^  che 
molto   volentieri    portava    il   cappuccio  ,  e  sforza  vati 
di  avere   belli    capelli  ^  ma   ancora    vi   mettea  degli 
altrui  ;  disse  la  niadre    per  divezzarla  dì  qneitr  due 
cose  :  il   portare    il   capo    coverto  annera  i  capelli  ^ 
e   ^1    gran    peso    delle   treccie    ronjpe  ,  e  fa    cadere 
i  capelli*  FI   lenergU   allo   scoverto,  e  specialmente 
al    lume   della    luna    fa    biondi  i  capelli  •  E  perchè 
questa  sua   JjgUuoJa.  lai   Hata  si    lavava   troppo  rado^ 
e  tal   fiata   troppa   spesio  ^  dlssele  :  lo  troppo   rado 
lavare  a   chi  ha  grassa  la   lesta  fa  cadete  l  capelli, 
e    '1   troppo   spesso  a  chi   l'ha  magra   fa  rompere  i 
capelli  «    ha    Flcina    di    Francia    aveva    maritala  una 
sua    JigliuaU    al   Ee    d*  loghlherra  ,  la    quale   avea 
pochi  capelli,  e  quelli  lutto  di    le  cademmo  ^  e    per 
questo   maiitaggio  li  facea    pace   d"*  una   gran   guer* 
ra  .  U  He  d'  In  g  bilie  ira  udendo  quello   difetto  non 


la  volea  •  La  madre  ciò  «aputo  facea  raccogliere 
del  capei  venero  ,  e  aeccare,  e  poi  ardere,  e  facea 
mettere  la  cenere  in  un  drappo  a  bollire  ii|  la 
liscia  per  mantenere  i  capelli ,  e  moltiplicare  ,  con 
la  qual  liscia  la  facea  lavare  si ,  che  non  toccas- 
te dove  pelo  non  volea  •  E  faceale  usare  Io  petti- 
ne  dell*  avorio  risegato  largo  ,  che  tenea  netta  la 
lesta  ,  sicché  i  poli  stavano  stretti ,  e  tenevano  i 
Cavell i  •  Ancora  non  la  volea  ,  se  non  avesse  bion- 
di 1  cavelli ,  e  perchè  ella  avea  un  neo  nel  capo  9 
che  tenea  una  buona  parte  di  capelli  canuti ,  an- 
cora che  non  volea  Reina  canuta.  Sicché  la  ma* 
dre  fé  fare  un*  acqua  per  imbiondire,  ed  un* altra 
per  occultare  i  canuti  ,  le  quali  sono  qui  scritte  • 
A  fare  i  capelli  biondi  prima  ,  e  poi  diremo  de* 
canuti  ,  conviene  a  te  intendere  quelle  cose ,  che 
dette  sono  di  sovra ,  poi  per  atargU  meglio ,  fa- 
rai quello  che  troverai    scritto  • 

Ma  fa  qui  punto ,   riposati  alquanto  9 

Ch*  io  non  porrei  più   innansi    lavorare  ; 

S*  io   non   andassi  a  veder  quella  Donna, 

Con   cui  in   ogni  stato   mi   riposo  • 

La  qual   mi  fa  leggiero  a  tutte    cose  , 

E   con    diletto  gravezza    portare  • 

E  quando  arò  le    bellezze   guardate; 

Che  stanno   nella  suo   gentil  figura  , 

Non  mi  sarà   cotanto  faticoso 

Intender  ciò  ,  che  Temperanza  dico 


321 

Degli  ornamenti,  che  alle  donne  insegna. 

Ed  io   spero   di  toslo  tornare. 

Perocché   alcnna  gente 

Viene   di  là,  dov^  Ella   ora    si   posa  ; 

Che  m*  hanno  detto  ,  che   s*  io  tosto  vado  , 

Io  la  porrò  vedere   ad  una  festa  ; 

Che  ella   de^  fare   com^  han    detto  bandire  • 

Addio,  non  vi  rincresca  l'aspettare; 

Ed  io  per   gir  più   tosto  a  Lei  vedere  , 

E  per  più   tosto  tornare  a  qnest*  ovra  , 

Ho   presa  la  proferta,  che  mi  fece 

Qaesto  animai  ,  in  sul   qual    mi  vedete  ; 

Che  dice    di   portarmi    tosto  a  Lei  • 
Donna  •  Va  pian ,  Francesco  ,  volgiti  alla  Donna  , 

Che  vedi  qua  venir  sulla    carrega; 

Ch*  eir  è  gran  Donna  ,  e  vien  dal   gran  Signore, 

E  vuol  parlare  a  te   per   lo  tuo  bene  • 
Feanc*  E  chi  è  la  Donna ,  di   cui  tu  mi    parli  : 
Donna  •  EH*  è  V  Etema  Luce  • 

Volgiti  a  liei ,  che  se  ta  ben  la  guardi , 

E  penserai  la  grande  altezza  sua  , 

E  '1  guiderdon  ,  che  da  Lei  puoi   avere , 

Tu  lasserai  lo  camin,  che  tu  segui. 
Frano.  Chi  se*  tu   che  mi  di  este  parole  ? 
Donna  •  Sono  un  ancella  di  quella   gran  Donna  , 

Ch*  à   nome  Penitenza  • 
Frang.  Lo  nome  tuo  si  segue  ben  col   fatto  : 

Lasciami  andar ,  che  tu  fai   villania  , 


S2a 

Non  sono  ancora  acconcio  alla  tua  Tia  • 
Doivif  A  •  Deh  !  non  andar  ,    vien  davanti  a  Le!  : 
FaiNC.  Tu   perdi  le   parole  9  eh'  io  non  voglio  ; 
Pcrocch*io  sono  in  camin,  per  andare 
A  vedere   una  Donna  ,  a  cui    son  dato  ; 
Che   io  da  Lei  tengo  tutto,  e  son  da  Lei 
In    guisa   tal ,  eh*  io    non    porrei    servire 
Ad  altra  Donna,  sie    come    vuol  grande  • 
Doifif  A  •  Deh  !  fa  una  cosa  ,  descendi  ,  e  vien  mec0| 
E  sofferi    d*  udir  pur  Lei  parlare  ; 
E  di  veder  la   suo  bellezza   alquanto  • 
Io   ti  prometto,  che  tu  lasserai 
Per  istar  seco  tutti  altri  diletti  , 
E  questa  Ponna ,  che  tu  vai  cercando 
Con   tanto  disiderio  spessamente  , 
Tutto  sia   grande  suo  potenza  ,  e  altezsa^ 
Ti  sembrerà  inver   di  lei  niente  • 
Fbinc.  Deh  !  tu  se*  veramente  Penitenza  , 
Che  tu  m^  ha*  tratto   del  buon  caminare  ^ 
E  ora  vuoi ,  eh*  io  lassi    quella  Donna  ; 
Che  non  porria  mentre  vivo  lassare  • 
J)oNNA ,  Or  non  fermassi  nella  mente  Ina  , 
Lo  seguitar  lo  servir    di  colei  ; 
Che  s*io  ti  mostro  di  costei  maggiore 
Bellezza,  e  altezza,  ed  ogni   stato  suo  » 
Tn  non   ti  possa  ritornare  a  quella  ; 
Che   ti  può  dar  lo  guiderdon  maggior*  • 
FaANC,  Deh  l  lassami  ,  per  Dio  !  lassami  andare  $ 


523 

Ch^  éìV  è  gran  cosi  è.  Htb^  eh*  io  potessi 
In   un   sol  giorno   sperar  da    costei  , 
Qaanl*  io   spero  da    queìP  alta  Donna  i 
Che  lungamente  mMia    tenuto   servo  p 

Donivi  .  Questa  è  colei  che   ti    puote  pm  fare 
In  un   sol    di,  che  quella   In    tulio    tempo. 
Odila    almen   p^irlare  , 
E  po'    fa  che  tu    vuoli  ; 
È   ella    qui  discesa^  che  si    posa, 
Vattene  a  Lei»  discendi,  e  Lei  saluta; 
E   se   ti    par    ben   far,  muta    volere  « 

Fii^«c,  E   loj  po'  ch'eli"  è   sola^  non   v'  andrei  , 
Ma  vlen  con  meco ,  e  ajutanni  spacciare  ; 
Ch'  lo  pur  son   fermo  a  ¥oIer  camlnare  , 

Doniti  .  Andiamo  ^  andiamo  . 

Fbanc.  Madonna  ,  Dio   v'  allegri  • 

Ecco  a  voi  ,  Penitenza  ,  m*  ha  condotto  ■ 

Donna  ,  Ben   dice  ?ero . 

Franc.  Or  che   ri   piace    dire  ? 

FiNiTENZi  ,  Lo  mio  parlar   non  è  di   questo  mondo, 
Però  se    tu   t^  acconci  a  lassar  quello , 
Tu   tni    porrai    intender   pienamente , 
E   trarre  frutto   dal    mio   dolce  dire. 
E   s*  io  ti  conterò   la  gloja   tutta  » 
Che  sta  nel  Begno    mio  ^ 
E  m  OS t rerotti  la  mia  dignitade  ; 
Quando  sarai  disposto   ad  udir  quella» 
Ciò    che    tu   fai  »  e  che  segui  ,  e  die    cerchi  » 

X  2 


024 

Conoicerai ,  che  niente  rileva 

A  comparazione    di  me  seguitare* 

Frang,  Yoitro   parlar.  Madonna,  assai  è  belld 
E    assai   grande  bellesaa  portate* 
Ma   perdonatemi  a  questa  fiata  ; 
Ch*  io  sono    acconcio  a  seguir  lo  camino  , 
Nel  qual    la    vostra   ancilla  mi  trovoe  • 

Psif  IT.  Deh  1  non  andare  ,  ancora  i*  ti  vuò   dire  , 
Ch'  io  non  ti  mostro  tolta  mia  bellezza  ; 
Perocché    tu   comprender  non   la  puoi. 
Finché   non   lassi  V  altre  cose    tutte  • 
Se  ciò  vuo*  far,  tu  mi  porrai  vedere 
In  tanta  altezza  ,  bellezza  ,  e  sprendo  re  ; 
Che  per  niente    arai  tutte  altre  cose. 
Porrai  ancor  veder  la  mia  potenza  , 
E  quanto  posso  a  te  di  grazia  fare  ; 
E   come  quella  Donna ,  che  tu  cerchi  , 
È  di  mia  Corte  ,  e  sotto    me  si  regge  • 
Quelle  due  Donne  ,  che  meco   vedesti 
Mei  primo  avvenimento  ,  e  compagnia  ; 
Tutto   che  sìen  di  gran  bellezza ,  ed  alta  , 
Parrien  niente,  quando  sarai   degno 
Di  veder  me,  quanto  conviene  ad   uomo  • 

Faine.  Se   vo'  volete  ,  Madonna  ,  eh*  io  creda 
Queste  parole  ,  che  detto  m*  avete  , 
Levatevi  dal  viso   quella  Stella  ; 
Sicché  io  Vi  possa  più  chiaro   vedere  • 


323 

E  dite  a  me  chi  lan   quelle  due  Donne  , 
Che   detto  avete  ^  e  che   weimon    con    voi  * 

Penit*  La  Siella    dnl   volto  non  leverei  , 
Né    nii    potresti  più  chiara    vedere  4 
lenire  che   tu   non  mi    se''  tutto  dato . 
£d    anco    poi  noi   vedrai  pienamente 
CIÒ   eh"  è  dì   me  )  tant"  è   )'  altezza  mìa  * 
Ma  la   serai,  dì  che  porrai,  conlenio. 
Che   gli    Angeli^  si   nahil    Cre;Uiirp, 
l^an   posioQ   pienamente   immaginare  9 
Tanl*  è  profondo  ^  lo    stato    che   tengo  » 
Le  Donne,  che  lu  vedesti  con  meco, 
Son    r  una    Grolia,  e  T  n)tra    Vertute, 
Donne  di   gran   §avere  ,  e  gran   hiltrUe  • 
Le  qua"*,  se    tu  mi  credi  , 
Saranno  a  le  ,  come    sorelle   amiche  * 

Fhjinc.  Madonna  ^  se   vero  è  ,  ciò  che  mi   dite  ; 
Servendo  a  voi  ,  io  porrei  dimorare 
Con  quella  Donna,  a  cu*  lon  cosi  dato  ? 

Penit*  Egli  è  si  vero  ,  the   se   intender   mi  f  uogli, 
E   ratlenerti    ne  IT  andar  più   innanzi  ^ 
Tu  verrai  meco  ,  e  mostrerotti    lei  ; 
E  come   ancora   io   darla  ti    potrei  « 

Fbanc.  Madonna ,  se  vì  piace  ,  i'  vuò  lorrnare  ; 
Perchè  Io  promisi,  e  Temperanza  aipctta^ 
Ch'Io  certe   cose   scrìva,  ch'ella  dice. 
Che   vtiò  poitar  con  meco  a  quella  Donna  ^ 
D'ujwi  sna  ovra^  ch'ella  mi   commise  • 


326 

Psifir.  Va  ,  come  vuoli  9  e  torna  9  con*  li  piace  9 

Ch'  io  noD   ti  posso   bene  fare  a  forsa  ; 

Tornando  te    i*  tono  apparecchiata  • 
Fu  Arre»   Mudotina  |  addìo  •  m 

Per  IT.  Or   ?i   con   Dio   ornai  9  •     -^ 

E  PetikenEa  ne  verrà   con   teco  . 
Fra[«c.   Madonna  ^  non   ancora  ,  an^I   rimanga  9 

E   «quando  manderà   per   lei^iitoiolt 

Che  mi  dlmoitrerà  la   ritta   ?ja  9  <* 

Com'  a  foi  pofsa  a  punto  tornire  . 
pEwrr.    Asfai  mi    place  ,  or  va  ^  non  l' indugiare  • 
Fr41sc,  Miidanna  Tefn[>ernD£a  ,  i' *cm    tornato  9 

E  fui   detratto   dal   camln ,  ch^  io  presii 

Per   cerio    modo  9  eli'  io  la^io    mb  »tarc  ; 

Or  dite   \h  ^  chWo  son   per   lavorare  « 
Temp.  Lassammo  su    di    sovra. 

Di   far  biondi  1  capelli  , 

E   ancora   li  canuti   trasmutare  ; 

E   qui    ancor   lo    possiamo    ludugrare , 

E  triillcren    nella  fine   dì   quelli  ^ 

Ili    duo   ricette  in  sommo  a  questa  Porte  a 

Qui   aeguiren  di    certi  altri  ornamenti , 

Sicondo  la  maniera   cominciata  . 

Una  donna  ebbe  in  Siena  ,  che  disse  ,  che  doti* 
ì^a  non  poiea  e^aere  bella ,  s^  ella  si  lavava  alno, 
che  di  pura  acqua  .  E  così  giurava  ,  rhe  per  le 
ftenipi**  teacva  •  E  perchè  ella  s'  era  ristretta  in  re» 
guk  5    usava   pm   volentieri   le  acque    de'  pozii  ,  e 


327 

delle  foQlape  ,  the  riposano  im  ae  ^  anzi  che  ran<- 
□o  ;  e  dlcea  elie  facea  più  soave  la  pelle  .  L*  acque 
delle  cisterne  ,  arque  di  neve  ^  di  graijdtne  ,  e  dì 
ghiaccio  5  perchè  jnasprano  la  pelle  ,  non  usava  . 
Ver  è  che  tal  fìata  le  facea  euocere  ,  e  tornare  al 
quinto  ,  e  dlcea  :  che  poi  rlserbate  erano  miglloii . 
Ed  ebbe  una  sua  (ìglluola  «  eh*  era  n^olto  bella  ^ 
in  giovauezca  conilnciìi  a  lener  la  mauiera  della 
madre  ,  e  sua  bellezza  pur  crescea  •  Poi  dì^IdeNn^ 
do  d' essere  ancora  più  bella  ,  comìncio  a  usar 
V  acqua  del  fior  della  fava  dblillaia  ,  e  quella  de* 
fiori  del  giglio  distillata  ;  diventò  ben  di  più  bel-* 
la  ,  e  di  più  soave  pelle  :  uia  ricordami  ^  che  si 
mantenne  più  bella  la  madre  colla  aua  aequa  , 
che  la  fìglia;  che  andando  insieme  per  la  terra, 
credea  chi  non  la  conoacea  ^  che  la  11  glia  fosse 
la  madre  •  Una  donna  ebbe  a  Firenre  ,  che  non 
si  volea  lavare  colT  acqua  del  letto  di  Mugnone  ^ 
che  djcea  t  ebe  tenea  delta  natura  di  quel  no  ^ 
che  corre  per  pietre  ^  e  luoghi  aspri  «  E  quando 
andava  a  Fiesole,  mandava  per  l'acqua  de'potzi 
del  letto  d^Àrno,  che  pomati  eh' en  eerti  luoghi 
corrano  per  aspri  luoghi  ,  comunemente  passa  per 
lo  soave  ,  e  a  più  lungo  tratto*  Questa  donna  non 
si  Javav:i  con  acqua  calda  a  fuoco  ,  nta  colla  cot<* 
la ,  e  riposatasi  ,  e  colla  troppo  fredda  nb^  ma 
tenevala  in  luogo  caldo  *  E  quando  venne  al  di 
dietro  ,  Io    pur  la    vidi    iDvecehiarc  *  La  figliuola  di 


52S 
Madonna  Joannn  si  lavava  coIP  acqua  rosata  mollo 
continuo  »  la  madre  le  disse  »  che  inasprava  la  pel* 
le  ,  più  tosto  se  ne  rimase  ,  che  non  averla  fatto 
per  Dio  •  E  perchè  questa  fanciulla  ,  quAndo  si  Ia« 
vava  ,  non  si  volea  asciugare  a  tovaglia  ,  diasele  la 
madre,  (  perchè  tal  fiata  Pencresca  T  aspettare  )  : 
Questo  asciugare  ,  che  tu  fai  ,  fa  buona  pelle  ,  e 
ferma  ,  ma  lalla  alquanto  bruna  •  La  fancialla  te- 
mendo di  non  annerare,  non  V  usò  più  •  Una  don- 
na fu  a  San  Gimignano ,  che  si  tenea  d*  avere  le 
più  belle  mani  del  mondo  •  Seminare  facea  in 
mezzo  della  Terra  sua  fave  ,  poi  le  Iacea  conti- 
nuamente cuocere  infrante ,  e  sanza  guscj ,  e  non 
si  lavava  con  altro  le  mani ,  che  colla  cocitura 
d*  està  fava  •  Avvenne  che  quando  le  aveva  fatte 
più  belle  ,  Iddio  glie  le  fé  diventare  gottose  ;  sic- 
ché ella  poi  non  fé  seminare  più  fava  ,  e  ammo^ 
nìva  molto  la  gente  di  non  lisciare;  dicendo  ciò^ 
che  Dio  le  avea  mostrato  •  Una  fanciulla  ,  eh*  ave- 
va giucato  alle  noci  verdi  ,  aveva  tutte  tinte  le  ma- 
ni, disse  la  madre  :  togli  dell* agresto,  o  delle  mo- 
re verdi ,  o  dell* aceto,  e  lavale  ,  e  andranno»  Fe- 
ce! o  ,  e  andonne  col  primo  meglio ,  che  col  sioon- 
do  ,  e  meglio  che  col  terzo  •  La  Sorella  ,  eh*  era 
nera  di  natura  ,  tolto  dì  si  lavava  con  queste  co- 
se ;  credendo  imbiancare.  Disse  la  madre  veggen- 
dola  più  annerare  1*  un  di,  che  1*  altro  :  ch^  osi  tu? 
quella  gliel   disse  •  Allora  la  madre   le  disse  :  ciò , 


che  tu  Hill  figliuola,  adopera  lo  contrarlo^  ma  tma 
iota  cosa  al  tuo  esiere  t*  msegno  ^  che  quanto  puoi, 
tengo  coverta  la  pelle  :  vld'  Io  questa  non  so  co- 
me dt?euir  bianca  .  Una  donna  Tue  a  Volterra ,  che 
ti  dilettò  molto  in  avere  bei  denti,  IfÉcevaìisì  spes* 
IO  forbire  a  uno  maestro  *  ComiDclJ»  a  richiederla 
sì  V  uso  ,^  che  quando  stava  alcun  tempo  ^  che  non 
gli  $1  faceva  nettare ,  erano  men  che  belli  *  Dis- 
«ele  la  madre  ;  nettagli  col  tuo  specchio  ,  e  ileiii 
a  mente  ^  che  agrumi ,  e  pasti  minuti  f  e  cose  tì«- 
diìoie  ,  e  cose  troppo  fredde  ,  o  troppo  calde  ,  o 
troppo  dure  gli  guailano  .  Poi  tieni  a  mente  una 
polvere ,  che  troverai  nelk  fine  41  questa  Parte  * 
Una  donna  di  Pisi  ebbe  due  figliuole  ^  V  una  era 
molto  picchiata  di  margini  di  vajuolo ,  V  altra  era 
quasi  nel  viso  tutta  piena  di  nei  ;  non  le  potea 
maritare,  e  non  avea  di  che  pascerle  ,  ed  elleno 
erano  Inviate  a  pigliare  mala  vla^  sicché  la  madre^ 
che  Don  potea  aver  del  balsimo  »  col  sudore  dell* 
uova  fresche  ,  e  colT  olio  del  mattone  ,  d  quella 
del  vajuolo  rapplanò  la  pelle  ;  ed  anco  lUi'  acqua 
ne  troverai  Innanzi  in  questa  Parte  a  rimuovere 
ogtii  cicatrice.  Quella  de^  nei  guarì  anco  con  n^* 
acqua,  che  troverai  più  oltre  in  questa  Parte. 
Putto  questo,  alla  prim;i  si  empiè  tutto  II  \ho  di 
porri  j  e  all'  altra  di  coisi  *  Li  primi  rimosse  colla 
detta  acqua  de*  nei  distillata  due  volte  ,  come  tro- 
verai Innanzi:  li   sicoadi  rimosse  colh  tuidoHa  dell' 


3So 

otta  del  boe  ▼ecohìo  »  e  ciò  {aito  9  elP  erano  per 
altro  belle  9  vennele  una  ?entara  di  due  ricchi  fra* 
felli  9  che  le  toliono  in  dono  per  mogliere  9  e 
furono  molte  grasiose  donne  a  Dio,  ed  alla  gen« 
te  di  quella  Terra  •  Una  donna  fne  a  Messina  » 
eh*  ebbe  nome  Madonna  Ben«Gara  9  della  quale  9 
si  legge «• 


A  mantenere   nettai  denti 9  a  chi  bisogna 9  usi 
questa  poirere  • 

A  rimuovere  margini  9  e  cicatrici  9  o  almeno  ri* 
spianarle   molto  a  cui  mestier   fa  • 

A  lare  i  capelli  biondi  9  sien  di  che  colore  si 
vogliono  • 

A  fare  i  capelli  canuti  in  sul  colore   degli  aU 
tri  9  o  se  tutti  fossero   canuti  a  farli  biondi  • 

A  levare  i  nei  9  e  porri  con  una  medesima  acqua* 
A  quelle  donne  9  che  co*  loro  mariti  non  pos-^ 
sono  aver  figliuoli.  (*) 

Ornai  ritorna  Prudensa  a  trattare 
La   Parte    incominciata  9  e  trarre  a  fine  9 
Deir  avventure  delle  dette  donne  • 
E   questa  Donna  9  che  dinanzi  parla  9 
Si  puote  andar  9  s*  ella   piace  a  posare  • 
Ver  è  che  la  sua  magione  è  stretta  9 

C)   TiUie  queste  ricette  mancano  nel  manoserìi'* 
to  9  essendovi  die*  vani  in  bianco  • 


33i 

Che  non  ne  \ruole  tver  fuor  di  misura  y 
Ed  ha  la  tetta  in  man  per  torre  a  punto 

D^  ognuna    cosa  ,    quinto  meslicr  fuce  ; 
Lo  iren    dal  lato  ^  per  regola  porre 
A   ciascuno  appetito  itiordìiiato  . 
Bair  altro   lato   il  bo««ob  senato, 
Dove  conserva  sol  ^  quanto  conviene*  i 

La   falce  m  mano  per  tagliare  ì  rami  ^ 
Qie   pasian    fuor  di    ragione  ,  e  miiuta  . 
Ma  tutto  ch^  ella  si  distretta  lia^ 
Faccia  dilettare   in  $e   tuttora 
La  somma   groJìa  ^  eh''  eli'  ha  di   virtute  • 
Torniamo  noi  alia    materia   nostra , 
eli*  ella  savrà  ben  ri  posare  a  modo . 
Àvvten   talora   sanxa  colpa  tua  , 
£    «an2^    colpa  ancor    del   tuo   marito  > 
Che   nasce  tra   voi   due   maUvolenza  , 
£   lalor  che   non  trovi   nato  amore  : 
Tol  d'  una  radice  d'  ìid*  etha ,  eh^  k  nome 
.  .  la    quale    li  a    così   fatta   la  faglia  ,  (*> 
E  falla   seccare  ,  e  polvereizare  ^ 
£    diilla  a  lui ,  e  torranne   per  te 
In    alcun  modo  a  mangiare ,  o  bere  . 
E   vederai    maravigUosa    com  * 

(*)    Questo    ithegrw    di  foglia  j  ^  n^me    i^  erta 
manca  nei   mano$eritU  # 


f 


Bla    gnarti  ,  che  se  la  àesfi ,  o  prerrdesfì 

Tra  altre   pcrfone  ,  fra    cui    sicotido   Dio 

T^on    fossf   licito  amor&  ^ 

Qiieàl:»   sariia    erba  sarla   velenosa  , 

E  ticcidericK  .  Ed    ancor  ti    pre^jo  , 

Che  quando  da' Mogi  fera  a  tuo' figli tioli, 

Chp  in    neir  ordinar   di   quella    festa; 

Non  ti   fidar   di   quelle   vanJladl  , 

Che   suole   usar   la  gente  ^ 

NelP  entrar  della     donna  : 

Gittar    lo  grano  ^  ed    altre  cose    fare  ; 

Clie  sono  augurio  ,  e    non   piacciono  a  Dio 

E   dlcon    certe  ,  che  per    queste    cose 

Miglior   ventura  si   «egulta  poi; 

Ch*  io    li   raccordo   con    gran  fondamento, 

S'  egli  è    con   cosa    che    dispiaccia  a  Dìo 

Convien   riuscire  in    ria    ventura,  e  stato. 

Dicono    ancora    certe  alle   lor   figlie , 

Tu   fa ,  che    vinca    la    primiera   prora  ; 

Ed   a  vera  i  ventura   ri'  avanEare 

Gli  tuo    voleri  in   tutte   cose    poi  . 

Non    sanno  »  che   seria  vincer   migh'ore 

Con    utnllrà  5  che    vincer    con   polenta. 

Ancora    ti  raccordo  in   o^ni  slato  , 

Che  Dio  ti   vuol    dare  ; 

Te   contentando  vcgghia  ,  e  te    ajuta; 

Né   far    ragion,  the   tuo  ventura  $ia , 

Talora  avere   altro  sialo,  che  huono  * 


255 

Che  come  troverai  nel  Libro  lerltto 

DE'  DOCUMENTI ,  che  detto  è  di   sovra  : 

tfon    te    dormire  a  fidanza^  che    Dio 

Ti  poni  al  nido  per   cibo  la  manna  • 

Cfte    tal  pensiero    inganna 

infoili  f  che   poi  a^^Ugenza    disface  « 

Fa  come  stiglio  om  face  ; 

Che   pensa   uuto    da  \f unti   bisogna  : 

Non   Si  confida  trovar  ciò  che  sogna  « 

E  *n   ogni    f)ubbìo  la   ricorri  a  Dìo  » 

Giusto  Signore  ,  e  pio  ; 

E   perchè  lu   non   sai   cjuanto   se*  degna  ^ 

A    le   Io  Libro  insegna  , 

Che  in  alar  le  tutta  tuo  forza  metta  ; 

Che  5pesio    Iddio    aspetta  , 

Tuo   argomento   vaglia  » 

Né  fa  mtracol   per  ogni  vii    paglia  # 

Ancora  In   aFventur,i  ; 

O^e   !e  tent anioni    t' assali scon  troppo. 

Forse  per  ovra   d'  alcuna  ria   genie  j 

Fa  per   la    caxa  tua    questo  regnale  ;  (*} 

C^  Questo  superstizioso  segnale  ^  del  quale 
non  saprei  dare  una  ragionevole  spi^gazio* 
ne  ^  e  die  per  avventura  era  un  visibile  avan^ 
ZQ  di  rozza  barbarie  ^  da  quei  dirci  Van- 
tare j  che  ci  eran  certuni ,  che  lo  facean  di 
sangue  di  becca  ^  pub  congetiurarsi ,  cìte  impro* 


«54 

Che  fuggon  molto  li   spiriti  rei  9 

Ed  è  dì  molto  edGctce  vìrtute  ; 

£  sono  alquanti  »  che  gli  fanno  di  sangue  di  becco, 
PuRiTi.'DE  .  O  tu  che   scrivi  H^  rìvoli^iti   in    suso. 

Guarda    mia    faccia ,  e  odi  mie   parole  ^  1 

Tedi  la  mia   bellezza  ,  e  lassa   V  ovra  » 
Feaup  Clii  siete  voi,  che   m'avete  assalito^ 

Sì    djsjcura  ,  e  si   sola  venite  . 
FirniT*  Sono   una   donn^  ,  di'   k    tiome  Puritade  * 

CK'  esco   dal  peUo  a  *|uella  Eterna    Luce  » 

A   cui   di    sovra  nel    Libro   parlasti  • 

Ella    mi    munda  a  dir  ,  che  tu  non   corra 

pria  mente  apponendosi  y  imitare  volest^ro  ciò 
che  operarotiQ  gli  Ebrei  pet  comandanienlo 
di  Mùì$è  ,  a  Jine  di  torre  1  toro  ftgUaoU  alla 
vendetta  di  Dio  ,  4fiianda  ammazznii  furono 
luti"  I  figliuoli  primo gcnili  degli  Egizj  ;  secon- 
do abbiamo  nel  Cap*  12.  delC  Esodo»  fedi  le 
Noie  segì tenti  - 


335 

tn  far  qaesl^  ovra ,  eh*  el  e!  ha  tempo   assai  ; 

Perocché  te    ti   movessi  ad  andare 

A  quella   Donna ,  che    dicesti  a  Lei  , 

Ta  non  porresti  nel   mondo   trovarla; 

€h'  elP  è  andata  ,  e  menonella  seco 

Alquanto   in  Cielo  ,  a  trovarsi  con  Dio  ^ 

E  II    farà   lungo  teiupo  dimora  * 

Fba^.  Dunque    soir  lo    da  Lei  cosi   tradito  ; 
die    s' IO   avessi   Mot    pur  camloato  , 
Davanti  al   suo  andar  V  areì  trovata  « 

PuaiT.  Non  l'adirar,  che  Dio  T  ha  ben  promesso  ^ 
Che  lasserà  Lei  pnr  tornar  nel   mondo , 
£  dimorare    p^r  Io  comun   hene 
Ancor  tra   quella  gente  ,  che   la  brama  > 
E  vederal  y  che   avrà   ben    guadagnaln 
Nella  tornata  ,  che  Dio   le  hk  donata 
Una  corona ,  che   vai   gran  tesoro  » 

FfìiN.  Tu  mi   farai   ^Ih  fender  tuUo  ci   vi  io , 
DI  tu  da   beffe,  o  eh' è  quel  che    parli? 

PuKi?.  V  TUO  ,  che  tu   non  ti   dolga  dì   quello  » 
Che   grande  onore  fa   crescere   di   Lei  , 

Fu  ATI,  Dimando  sol,  se  riveder   la  debbo, 
O  se  Dio  r  ha  per  se  ritratta   in  Cielo  * 

Fu  Air.  Tu  la  porrai  vedere   ia  maggior   luce  » 
Che  mai   vedesse  alcuna    donna  un"*  omo . 
Va    pure  innanzi  ,  e  compì   V  ovra  tua  , 
La  qual   compiuta   va   verso   Oriente  , 
£  fu  la  troverai  iti  sul  camino  , 


II 


836 

Accompagnata  mirabnemente  « 

Questo  ti  gìaro  ,  e  proniAto  ,  o  convengo  • 
FaAif.  Madonna   posi* io  ben  fidar  di  voi? 
PuRiT.  Sicuramente. 

Fran.  e  quanto  a  lungi  la  debbo  trovare  ? 
PuRiT.  Egli  è  la  via  ancora   lunga  aitai  ; 

Ma  te  tu  puoi  aver  queir  animale  ^ 

Che  dalla  parte  dinanzi  è  sì   forte  » 

Da  quella  di  dietro  sollìcita  tanto  ^ 

Sul   qual  m*  è  detto  ,  che   V  altrieri  andavi  ; 

Tu  giugnerai  davanti  a  Lei   tosto  • 
Fa  Alfe  Queir  animai  »*  io  la  credo   trovare  » 

Pur  converrà,  ch^io  ancora  riprenda, 

E  passero  per  lo   vostro   consiglio  • 

Yoò   far   con   Dio   sì  ,  se  vi  piace 

Per  venire   alla  fin  tosto  di  quello , 

Perchè   ciascun  lavora  • 
PuRiT.  Dunqua  ponian  ,  eh*  io  men  volessi  andare. 

Se*  sì   da  nulla  ,  eh*  esseud*  io  sì   bella  , 

Sì  dilicata  ,  sì  netta  ,  e  sincera  , 

Non   mi  terrai  nella    camera  tua  • 
Fran.  Madonna ,    io  vorrei  ben  ,  che  nel  mio  petto 

Gimera  avessi  di  tanto  onor  degna  , 

Ch*  una  tal  Donna  ,  com*  è   Pnriude 

Potesse  aver  lì  loco  degno  a  Lei. 

Ma  penserò  lavorando  in  qnest'  ovra  , 

S*  io   mi  potessi  sì  disporre  a  voi  ; 


85T 
Che  la  granDoDoa»  a  cai  intendo  >d*  andare  » 
Di  tale  albergarla   allegra   fosse* 

PuRiT.  Non   credi  to  ,  eh*  ella  ti  voglia  vedere 
Assai    più  tosto  alla   mia  comp:agnìa  ? 
Preodimi ,  credi  pur  ,    questa  è  la   via  • 

Frar,  Madonna  y  voi  tornerete  domane , 
Quando  sarò  me  disposto  a  volere 
Tener  la  via  9  che  mi  può   far  valere  • 

PuBiT.  Eir  è  in  te  ornai  ,  fatti  con  Dio  , 
Qualor  mi  chiami,  sempre   verrò  io  • 
Volgianci    dunqua  alla  nostra  materia  ; 
E  tratteren  della  seguente  Parte  • 

PARTE    XVII. 

JLliecisettima  Parte  ,  ora  qui  segue  9 

Nella  qual  si  contiene  ,  e  trova   scritto 

Lo  bel  Tratuto   de*  consolamenti 

D*  ognuna  donna  in  loro  avversitadi  • 

Però   vedete  qui  la  Piata  giunta  , 

Cioè  Compassione  ,  e  uditela  parlare 

A  quelle  ,  che  la  stanno  ad  ascoltare  • 

La  forma  sua  vedete  ,  che  risponde 

Allo  suo  propio  effigio  ; 

Che  dolci  fior  tra  la  gente  saetta  • 

Ma  se  volete  pii  ragion  vedere 

Di  suo  tutto  sutura  9 

Nel  Libro  ,  che  io  v*ho  deUo  ,  riguardate  ; 


838 

£  nelle  chiose  ancor  più  che  nel  letto* 
E  noi   torniamo  a  udirla    parlare  , 
Che   ci  porrà  piacere   In   molti   stati. 

Dice  questi  Donna  deir  utilitadi  delle  tribola^ 
zjoni  ,  e  se  ti  mostra  ragione  »  che  le  tribolasioni 
sieno  utili  ,  questa  h  ottima  maniera  da  far  si ,  che 
elle  non  ti  graveno  ;  che  le  cose ,  che  tu  stimi 
buone  non  ti  fauno  noja  •  Dice  Gregorio  :  ette  mag^ 
gtor  beneficio  ila  Dio  alV  uomo  quando  T  affligge  , 
che  quando  il  lascia  prosperare  ;  che  più  giova  al 
fanciullo  colui  ,  cìC  el  corregge ,  che  colui  che  fa 
il  suo  volere  •  E  al  frenetico  ,  over  non  sano  «  co» 
lui  ch^  el  lega  ,  che  colui  che  la  sua  insania  non 
refrena  •  Ancora  dice  :  chi  non  sa  ,  ch^  egli  è  me- 
gUo  ad  ardere  del  fuoco  delle  fehri  ,  cìhc  del  fuo» 
co  de*  vizi  •  Ancora  dice  :  non  istimare  duro  queU 
lo  9  che  tu  sostieni  ,  poiché  eoW  interna  passione 
dagli  eterni  crudisti  se*  liberato  •  E  dice  Isidoro  : 
che  le  avversità  del  corpo  sono  remedj  deW  ani" 
ma  .  La  infermità  la  carne  macera  ,  la  mente  il 
languor  cura  ,  che  vizj  scaccia  ^  e  le  forze  della  li" 
Udine  rompe  •  E  dice  Bernardo  :  quantunque  ti  gra* 
vi  la  tribulazione  »  non  ti  reputare  abbandonato  • 
E  Gregorio  :  el  lino  per  molte  tersionì  viene  a  canr 
dorè  9  e  /*  anima  per  tribulazioni .  E  Seneca  per 
misero  essere  giudicò  colui ,  che  mai  non  fu  mi« 
5ero  •  Passasti  santa  avversario  la  vita ,  nessuno 
sapere  »  quanto  tu  possa  ^  ne  tu  medesimo  •  E  Gre- 


539 
goi'lo  ;  siccome  gU  aromati  non  spandono  ,  se  non 
ifuando  s^  incendono^  lo  suo  odore  |  così  i  Sanii  tto~ 
mini  ,  che  eolie  vifmdl  aali^cono  ,  nelle  triitula- 
zioni  si  provano  .  E  con  queste  ati  tori  udì  se  ti  e 
porr  Uno  sciiTere  infinite  ,  ma  brevi  tu  ce  le  con* 
tende.  £  lU| donna,  queste  reduci  a  te  ,  che  ila  eo* 
Sloro  sono  dette  agli  uomini.  £  quando  vieoe,  che 
Vidi  m  militar  donne  ^  poste  in  avversitadi  ,  porrate 
usar  loro  ,  come  caggiono .  £  ancora  ricerca  per 
usare  m  taMuoghl  le  parole  del  conforto,  che  dà 
Costanza  di  sovra  alla  donna  vedova  ^  che  piange  ^ 
r  tu  da  te  ne  prendi  esemplo  ,  e  nelle  tue  av- 
tersìtadì  consola  te  in  colui  ,  eh'  è  vera  consolazio- 
I3e  y  e  salute  di  tutta  V  umana  generazione  .  E  né 
di  molta  prosperità  pigliar  troppa  grolla,  Mantie- 
Qi   un    volto  ,  e  uà'  animo   in  ogni   slato . 

PARTE    XVIII. 


\joiiviensi  ornai   della   Decima    ottava 
Parte    trattare  r 

La   qua!   coniien   certe  question    d' amore  ^ 
£   pon  di    cortesia  ^  e  gentilezEB  • 
£  riguarda  Indusuia   qui  dipinta  ; 
Che  per  significare  lo  suo  ingegno  ^ 
Figure    imborsa  ,  e  sotllgliez^a    adotta  ; 
Come   di    ciò  ,  e  più    della    sua  farmn 
Teder  porrete    in    lesto  ^  e  nelle  chiose  , 

r  2 


5fo 

NH    Libro ,  che    v'  ho  dello  spessamente  ^ 
Cli'n   nome  !  DOCIMEINTI  D' AMOBE . 
Ornai    ccnnncia  a  due  valeiiU  Donne 
Questa   Itidmtria  a  parlare» 
Or  nun  ?"*  ìncresra   dì    lei   as mirare  * 
Facnfovi   dodici  nuistioni  • 

La  pr  ima  si  è  .  Se  Iddìo  ama  come  noi  .  Ta 
fltonda  .  Che  crtsa  è  il  Divino  amore  *  La  lena  « 
Che  cosa  h  il  generaTe  amore  ,  il  quale  si  converw 
le  generalmente  a  Inlfe  rosp  ,  rhe  insieme  s*  haii- 
Bo  a  con  servare  «  La  qnaiu  «  Che  cosa  è  amore  U^ 
cito  mondano  •  La  quinta.  Che  cosa  è  l'amore  il-' 
licito  del  mondo  *  La  sesta  .  Cti*  è  amistà  •  La  set* 
lima  •  Ch'  è  benivolen^.a  «  1/  ottava  •  Ch^  è  nnani- 
fnilh*  La  nona  «  Ch*  è  eoncoidìa  «  La  decima  .  Che 
differenza  è  tra  amore  ,  e  amare  .  L^  undecima  . 
Ch^è  cortesia  *  La  dodecima-  Ch*  è  gentilezza  *  Bis- 
pondono  le  Donne  :  che  non  saperJano  rispondere 
a  queste  quìitioni  ;  an^ì  priegano  la  detta  [ndu^ 
stria  5  che  siccome  ella  hae  formate  le  dette  qu?* 
stloni ,  cosi  le  piaccia  dì  solverle  .  Sicché  a  lor  prie- 
ghl  Industria  le  »oIve  cosi  ,  come  qui  seguita .  Al- 
la prima*  Ama  Dio  noi  per  noi  ,  non  per  se,  sati- 
na alcuna  Divina  paisìone ,  e  dilettasi  che  amian 
lui  per  noi.  Noi  con  passione  amiamo  lui  per  noij 
e  perchè  elio  è  da  amare  ,  e  da  venerare  <  Alla  si- 
cotida  .  Amor  Divino  è  una  grafìa  ^  chp  discende  nel 
ben   disposto   cuore    nella  cteatura    del    Creatoi^e  ^ 


&4L 
per  cui  virtà,  ella  a  lui  sì  congiugne ,  e  crescenla 
la  dolcezza  si  conferrna  •  Alla  terza  •  Lo  geueraU 
amore  è  uno  mezzo  in  ira  due  estremi,  per  la  cui 
grazia  quelli  insieme  si  conservano  •  Alla  quarta  • 
L^  amore  mondano  licito  è  uno  mezzo  intra  due 
persone  ,  igualmente  se  amanti  ,  i  quali  i  lor  vo* 
Ieri  in  una  cosa  congiugne  ,  e  congiunti  conserva  • 
Alla  quinta*  L*  Amore  iullcito  è  uno  furore  inor« 
d inalo  ,  non  contento  di  dolcezza  ^  né  nemica  di 
pena,  cieco,  disleale,  e  superbo.  Alla  sesta  •  Ami- 
stà è  uno  amore  temporale  tra  due  iguali  in  gra- 
do ,  che  trae  il  grande  al  piccolo  ,  e  1  piccolo  al 
grande  ,  d*  ogni  imparità  nimico  •  Alla  settima  •  Be* 
nivolenza  è  una  libera  carità  ,  la  qual  sol  daU*  una 
parie  può  procedere  ,  e  talora  comune  procede  • 
Alla  ottava.  Unanimiià  è  una  spezie  d* amore  ind- 
irà molta  genie  regnante  ,  e  talora  tra  due  tien 
luogo  di  amistà  •  Alia  nona  •  Concordia  è  un*  ani- 
mista ridulta  per  arte  ,  o  per  ingegno ,  o  per  Di- 
vino miracolo  •  Alla  decima  •  Amore  è  uno  mez-^ 
zo ,  e  amare  è  uno  disio  ,  che  regna  in  uno  degli 
estremi  ,  tn  fino  che  V  altro  diviene  assomigliante  • 
Alla  undecima.  Cortesia  è  una  libera  magnificen- 
za ,  che  non  paté  forza ,  né  higegno ,  né  debito  , 
ma  solo  da  se  piace.  Alla  duodecima.  Geatrlezia 
è  duplice  d*  animo,  e  di  nazione  •  La  prima  si  k 
un*  abito  umano  in  virtù  cofitei|to,  d»  visto  nimi- 
.  co,  glorioso  neir altrui   bene  ,  e  nelP. altrui  avver- 


54^ 

iìtà  ptatoso  •  La  feconda  è  una  poteziEa  di  tegoi- 
!o  ,  o  dì  ricchezza  ^  auticàii ,  veigognosa  in  maJacar 
flato  * 


PARTE    XIX. 


N. 


I  onadecima  Parte  viene  omat  ^ 
Che   iratta  uinemente  di  certe  coDleoEtotiì  ^ 
Di    mottetti    di    Donna  a  Cavaììere  , 
Ancor  di  Donna  ad  altri  quali    sieno  « 
Guarda  ^ui    dunqua   la  Donna  ,  che   i iede  ^ 
E  gli  altri,  che   dalF  altro   lato  fono» 
E  odi  quelle   conienzion  ,  che   fanno  • 
Gliisiltla   sta   di    aovra  a  giudicare 
Chi   netto  parla  ,  e  chi   non    sa  parlare  « 
1m  qual  Giuitkla  j  se  tu   vuo^  vedere 
Pia    chiaramente    descrìtta  ^  e  dipinta. 
Cerca  nel  Libro  ,  eh""  lo   i*  ho    dimostrato  ^ 
Che    DOCUMENTI  D'  AMORE  è  chiamato  , 
E  tu  discendi  alla   materia   oraai 
Di  ciò,  che   questa  Parie   in   se  contiene. 
Parla   la  Donna  al   Cavaliere  ^  e  dice  : 

La  fcmina  è  più  degna  d*  onor  ,  che  T  uomo  ^ 
che  r  uomo  fu  fatto  di  fango  »  claè  del  Limo  terre 
e  la  femina  della  gentil  costa,  fatta  prima  da  Dio* 
Ancora  P  uomo  fu  fatto  iuor  del  paradiso  ,  e  la  fe- 
Diìna  nel  paradiso  ,  e  P  uomo  fu  fatto  forte,  e  ro- 
bitfto  per  pottar  gr  intarithj  ,  e  fornire  le  bisogna 
da  vivere,  e  la  femina  d[   natura   delicata   per  pos- 


wmmmt^mm 


345 

«edere  In  grolla  le  fatiche  dell*  uomo  •  Dice  1*  uno 
di  que'  ^  che  sono  col  Cavaliere  :  la  femina  si  la* 
sciò  ingannare  ,  e  fu  cagione  di  tanto  nostro  dan- 
no ,  e  affanno  •  E  però  Aie  detu  Femlna  ,  peroc- 
ché fé  men  ,  eh*  alcuno  altro  animale  ;  ancora  la 
femlna  però  è  debole  ,  perchè  1*  uomo  la  potesse  , 
e  dovesse  signoreggiare  •  L'  altro,  ch'era  col  Cava- 
liere ,  anco  disse  :  le  femlne  hanno  ingannato  Sa- 
lomone ,  Aristotile  ,  Sansone ,  David  ,  Ansalon  ,  e 
molti  altri  ,  e  non  attendono  ad  altro  che  a  pigliar 
cuori  •  Risponde  la  Donna  :  minor  difetto  fu  alla 
femlna  lasciarsi  ingannare  al  nimico  ,  che  non  fu 
alP  uomo  lasciarsi  ingannare  alla  femlna ,  e  però 
detta  è  femena ,  perchè  la  fé  mena  ,  e  fé  guber- 
na  •  Debile  non  fu  fatta  per  essere  signoreggiata, 
ma  perchè  non  le  bisognasse  tanta  forza ,  poiché 
con  sottigliezza  sa  vincere  •  Il  difetto  della  fortez- 
za non  si  può  dire  a  lei  vizio  ,  e  anco  per  la  det- 
ta ragione  quanto  alP  inganni  quel  eh*  è  stato  de- 
bolezza ,  e  difetto  degli  uomini ,  non  è  da  ponete 
alla  feroina  in  mancanza  ,  ma  puosst  dire  che  V  uo- 
mo in  maggior  fallo  cade  in  tal  caso  ,  perocché  vuo- 
le esser  capo  ,  che  non  cade  la  femlna,  se  pur  cade  • 
Giudica  Giitstizia  •  L*  uomo  fatto  all'  imaglne 
della  pulchritudlne  Celeste  ,  dece,  che  si  dica  di  più 
valore,  e  virtù 5  e  opera  buona  •  £  la  femina,della 
cui  generazione  fue  quella  ,  che  portò  Lui  ,  dece, 
che   si  dica  d*  alcuna  obbedienza  ,  e  umiltà  ,  e  net- 


344 
tessa  •  Ne)  prtmo   ogni  tizio    maggiore  »    nella  si* 
conda    ogni    tìsìo    auai  grande*  L'ano,  e  T  altra 
necettarj  al  mondo  • 

Seguitano  alquanti  mottetti  ,  che  le  donne  dan- 
no a  cui  lor  piace  9  e  rltpode,  che  fi  possono  ac- 
cadere • 

Tuo  amor  ,   non  tuo  amor  f  dimmi  s*  è  amor  • 
Respohdk  Madohua  •  Mor  tol  del  maggior  »  non  del 
minor  • 

Grande  a  morte  ,  o  la  morte.  DI  molte  se  grava  morte  • 
Respohdk  •  Dolci  amorme ,  quel  camorme ,  dunque 
amorme  convlenarme* 

L^  una   stella  aggira   II  fiore , 

Poco  tempo  sta  di  fore  , 

Che  dee   far  V  albore  novo  « 

Che   fiorisce  9  ed   io  noi   provo  • 
Responde  :  Frutto  In   fior  lo  vento   annoja  ; 

SI  fa  fretta,  chi  vuol  gìoja 

Che  non  sia  V  aspettar   stanco  , 

Donde   vien  per  tutto  manco  • 
Dimmi   tu   qual  è  ,  che  ami , 

Se    tiranno  indietro   gli  ami  , 

Non  SI  dea  disfar  lo  pianto , 

Perchè  veggla  a  lungi  il  canto» 
Responde  •  Tutta  vita   more  V  omo , 

Non  ha   tale  odore  In  pomo  • 
Quinci  da  te   gli  altk'I   prendi  • 


30 

PARTE   XX. 


B 


en  fi  cdDVÌene   delli  fìa  tratuie 
E  porre    In  quella    di  gran    cose  ,  e  belle  ; 
Perocché  a  laude    ognuna   infine  Iia   pregio  « 
£    questa    Piirie    ha  numero  di  venti , 
Dove    coiirhiude  a  uà    inienztone  il  Lìbico  ■ 
£  €^Ui    vedrete    d*  assai  nuove  rose  ^ 
Solenni  «  e  belle  ,  e  utili  a  severe  ■ 
Ma  pria    che    ooi  procediaii   pia  aranti  i 
Tedeie   qui  ConcJusion  ^  ehe    filede  ; 
Una  matuia    donna  In    femna    veste  , 
Ch^  k    volta  al    pome    la   punta   alla    ipada  * 
E   perchè   non    vegliate   qui  con  Ict 
Donne    dintorno  ,  per    lei  ascoltare  , 
Kon    ne    dovete  prender    meraviglia  ; 
Perocdiè  parla  a  tutte    V  altre    dette  < 
E  sol   però  eli' è    rivolta  la  suso  ^ 
E  perocch'  ella    non  è  di    se  forma  ; 
Ma   quesU  parte    rapprcsentn   tutta  ■% 
Non  ai    djpigue    dopo   ogui    parola  f 
Ma   qui   nel    caso  di    questo    Trattato  , 
Che  chiude  tutto    ciò,  che    II  Libro    dlc€  ■ 
Ora  ti  parla  ^    luteudila  ^  se  vuulì  , 
E   prima   pone   qui    deW  orazioni  ; 
Le    qua!  nel   Libro   plik   volte   ha    prome^fio  # 
Gleronimo  dice:  parlando   della    Nostra  Donna 
Ch'iufiuo  a  ì€X%%   m   oiaìsione   flava  , 


5^6 

E  da    terza  Infioo  alla  nona  9 

In  opra   di  mano  intendea, 

£  U    rimanente   òe\   tempo   in    arasìoTie , 

E  jìi   conteiìtplazlane  ponea  • 

£  dice  elio  queste   parole  :  • 

Grande  è  la  verta  AelT^  orazione  ;  la  ^uak  ef" 
Jusa  in  terra  ,  in  Cielo  adopera  ,  E  G io? anni  Cri- 
sostomo dice:  vuoti  sapere  la  degniià  deW  ora^ 
zìone  y  che  della  bocca  procede^  ricei^onla  gU  j4n* 
geli  colle  site  mani  ^  ed  offronla  da¥anii  a  Dio  « 
Guardati  dunqua  ^  che  t  Angelo  ino  non  apparisca 
tra  gli  altri  yingeli  col  Toniholo  volo  *  E  dice 
Agosti tto  :  che  V  Orazione  si  ^  una  conversione 
di  mente  in  Dio  proprio ,  e  umile  desiderio  •  £ 
dunque  di  tanta  efficacia  ,  e  dì  tanta  utilità  T  Ora- 
lione  ,  die  spezialmente  a  donna  »  lu  qu;ì1e  con- 
viene molto  conversare  iti  casa  ,  convienle^i  di  mol- 
to ubarla  ,  e  di  domandare  orando  cose  giuste^  e 
oneste ,  che  slcondo  che  dlci^  Agostino  :  in  nome 
del  Salinature  non  **  addi  manda  tutto  ciò  ,  eh*  ^ 
Jiior  di  ragione  di  saUtte  *  Né  5Ì  conviene  orando 
gridare  ,  che  rome  Agostino  dice  :  intender  dobbia* 
mo  quello  ,  che  hot  proferiamo  ;  acciò  che  non  co* 
me  ucelli  cantiamo  .  ConvÉenÀÌ  ancor  dì  non  far  vi- 
If e  ,  o  pompe  ,  né  troppo  picchiar  di  petto  ,  o 
tioppo  grande  spesso  baciar  di  terra;  né  orando 
volgere  gli  occhj  in  alcuna  vanllade  ,  né  tenere  Io 
COI  e  iil!c   cu  piti  iti»  del   mondo  ;  e  avviluppare  i  pa- 


34T 
ter  nostri  •  Né  troppo  ino?ìiiiento  piace  a  Dio  nelP 
orazioni  ;  peixfaè  non  sta  si  fermo  il  caore^  al  qua- 
le solo  Iddio  riguarda  •  He  èi  conviene  sol  pei-  te 
pregare  )  ma  per  11  tuoi  congmnt!  «  e  benifattori^ 
e  poi  per  tutte  F  anime  viventi  «  e  non  viventi^ 
cifiscuna  in  suo  bùogno  ^  e  in  possibilità  d' Iddio  ^ 
e  per  lo  Sisto  del  mondo  i  e  «peziaTmente  per  lo 
stato  deJla  tua  Terra  «  £  non  far  ù  solenne  frt* 
ghiera  per  una  leggter  cosa ,  come  per  tutto  Io 
stàio  dell' umaiia  generazione.  1)1  queste  orazioni 
è  anco  Trattato  In  diverse  parti  di  questo  Libro  | 
e  se  ne  volessi  pienamente  vedere  ,  va  al  detto 
Libro  de' DOCUMENTI  nella  prima  parte  del  na- 
no Documento  in  cblosa  . 

lo  non  entendo    piii  parole    fare  , 

Ma   liposaiml   ornai   d^  eslo   lavoro, 

£  %uol    portate  a  Lei,  cb'el  chiuda  ,  ed  apra* 

£  per  andar  più  tosto  ;  e  piJk   sicuro  ^ 

I* monterò  sulP  animale  usato  ; 

La    cui   natura  ,  e  la  veriù  ,  ditegli  havei 

Porrai    veder  dinanzi  a  punto  scritte  * 

Ben  veggio    mb  di  qua    venire  insieme 

Novella  gente,  e  non   so  ben  chi  sonoi 

Ma  EÌttì  chi  voglio»  ,  cV  io  vu5  pur  passare  . 

Se^tu    Eloquenza  ,  che  data  mi  losti 

Di  sovra    in  compagnia   da  quella   Donna  , 

Per  cai  consiglio    questa  ovra  sì   prese  ? 


348 
Eloq.  Si  sono  ,  e  vado  per  annan tiare 

A  quella  gente ,  che  ben    viver  vuole  ; 

Cile   molla    ^en(e    uohiì   di  qua  viene  • 
Fniff  i  DpIi  !  dillo  a  me  ,  die   mi   cotivieti  paiiare  | 

Skrh' io   ne    lacrìa  poi  novelle  dire. 
£i>0Q.  Questa  primiera  ^  eh*  k  la   ve^t^  d^  orOf 

E  quel   cDppel   di    perle  ,  e   cavai    bianco , 

È  Oneslu,  della    qnal  tutlo   sono 

Le  Donne    grandi  ,  che  vengono  appresto  * 

Ed  està    con  Vcrtìi  è  una   cosi  ; 

TuUorhè  nomi   sien    di    lor   diversi  * 

Per   purit:i  dì  lei  ha   vesic   d'  oro , 

E  per  uetlezEa    lo  bianco    cappello  . 

Due    Cavaller ,  che   qui   vedi  con   lei  ^ 

L'  uno  è  Messcr  Utile  ,  Pallro  Messer  Onorabile  ; 

Che  son    di    suo    Ic^gn aggio  * 

Lo  primo    porla   il    Libro  ^ 

Per   la    grande    sapienza    the  lei  guida* 

Lo    slcondo   porta   lo    gonfalone 

Della    grau    fama  ^  che   vola   él    lei  » 

li  altra  è  In   Donna,  cli'^  h  nome   Prudenza , 

Che   tìen   preposttma    alle   seguenti* 

Ed  ha  la   veste  di  verde  colore  ; 

Perocché    ella  è  virente  «  e  v^^lorosa . 

Ed    ella   poi,  con   T  altre   tre   segueoLi  , 

Hanno    il   cappel    vermiglio, 

A    denotar    eh'  elle    son  prinrjpfdì  ; 

Dalle  qual   pet^de    buona    vita    umana  ■ 


349 
Questa   Prudensa  è  quella ,  ch^  h  notizia 
Di  tutte  cose  Divine,  ed  umane  • 
Per   ìei  ci  correggiamo  , 
E  nostri    »uu   dirÌ£ZLamo  m   bene  ^ 
E  dalli  gravi   pericoli  spesso 
Prendrau   riparo,  coiisìgìio  ,  ed  aju1o« 
Vedi    seguitar!    lei  queste   due   Donne, 
La  Providenza  ,  e  la    Circospezione  . 
La   prima  porta  Tanel    del   ritbfno. 
Che   lume   face  a  chi   presso    le   viene  ; 
Donde   le  Donne   seguenii  lianno  modo  , 
E  vegglon   eh  tara   la  via   del   passare  - 
£   la  siconda   le  porta  la  canna  , 
Con   fa  quale  ella   tutto   intera   vede 
Ciò   tire    da  Dìo    iti  j^iù  ,    inflji  nel   centro* 
La  terza    Donna,e]t*è   Giustizia,  e  guarda: 
Ch*  eirha  Li  veste   bianca. 
Per   la   gran   carità,  che   regna  in   lei. 
E   qui    Don    ved'  I   raggj  ,  ch^  lì   di   sovra  $ 
Per  fare    Iguale   compagnia  a  ques(e   altre  . 
Questa  a  ciascun  la   sua  ragion   concede  , 
Eileva  le  Cìua  ,  e  lor  mantiene  , 
Vendica    colpe  ,  aguagliunza    cornpone  , 
Liberale  è  colà  dove  convieoe  • 
Ancor  la  sua   comodità  pospone  , 
Per  lo  comune    bea   dell'altra   gente* 
Seguitan   lei  la   Verità  la  prima  , 
£   la   slcooda    Liberal  itade  . 


5So 

La  prima  porta  la  tpada  al  bisogno , 

E   la  ticonda  la   staterà  in  mano» 

Per   operar   ih  dove  »  e  come  cade  • 

Quesbt  ,  quella   d lottili  ,  e  le  seguenti  , 

Ben  è  ver  ,  eh'  anno    ancora  altre  parenti  ; 

Che  da   lor   vengon  ,  ma    se    tit   ben   pen»i  ^ 

Dì   due  in   due  a  queUe   poi   ridurre 

Tutte   queir  ;iltre  ,  e  poi    lo    rimanente 

Vedi    [ììii  innanzi   nel   drappel  dell'  altre , 

Che   per   carni  n    rolean   gire   ignali  , 

X»a  quarta  Donna  ,  che  tu    vedi    appresso  : 

£11*  è    Forlesta  d'  animo  ,  e  di  mente  » 

E   per    lo   suo   vl^oic    ha   rossa    veste  • 

Questa  è  colei  ^  che  avversila    comporta  g 

Coite^  fatiche    seaza    tuibamento  ; 

E   puosii  dire  )  ch^  ella  sia   tin^  amore  ^ 

Che  facilmente    ogni   pondo   contiene  ^ 

Sol  per   amor  della   cosa  che   s^  ama  • 

Coste*  non   si  rallegra    di    soveichio  , 

Né   sì   conturba    fuor    ragion    giammai  » 

Coiìira   li    i^randt  mendica  ,  con'  dece  ^ 

Ed   jlli    piccoli  sa  perdonare  • 

Da  lei    Ira  F  alti  e  narquon    quelle   dne  ; 

t4he    le  vedi    seguile  : 

Ci  uè    Cojtan^a  ,  e  poi    Ma^nlGcenea  ■ 

Vp^n  :  la    prim;v   le  porta   lo   scudo  ^ 

per   riparare  a  tutte    avverse   cose  ; 

E  la    slcondu  le  porta    la    n^nz^a  , 


wmmm 


S6t 

Per  operare   là  do?e  conviene  « 

La  quinta  Donna  si  è  Temperanza  ^ 

La  qual   rifrena   le  voglie  inoneste^ 

Ogni  soverchio  taglia  9 

Quanto  mestier  le  fa ,  tanto  riserva  ; 

E   signoreggia   ben  lo  suo  appetito  • 

0>8tei  seguon  quelle  due ,  che  vedi  : 

Cioè  Modestia  ,  con   Contenenza  • 

La   prima  porta  la  falce  per  lei  9 

La  quale  adovra  in  tagliar   lo  soverchio  ; 

£  la  siconda   lo  bossolo  chiuso , 

A  denotar  eh'  al   bisogno  riserva  9 

E  chiude  ciò  9  che  non  avrir  conviene  • 

Poi   quel    drappel   che   vedi  delle  Donne  ^ 

Comprende    tutto  il   lor    gran   parentado 

Delle  virtudi ,  che  acendon  da  queste  ; 

Di  cui   trattar  per   ordine  9  ierU 

Troppo  prolisso  9  ed  io  non   posso  stare  « 

FaAN.  Guarda  9  Eloquenza  9  che  tu  non  m*  inganni  ; 
Tu  sai  eh*  io  vidi  di  sovra  Onestate  9 
Nello   incominciamento  d*  esto  Libro9 
In  altra   veste  ,  ed  in   altro  atto    stare  ; 
E  or  mi  di  9  che  la   primiera  è  dessa  « 

Eloq.  QuelP  Onestà  9  che  tu  vedesti   lora9 
£   una  spezie  9  eh*  è  delta  volgare  ; 
La  quale  è  figlia  di   questa  maggiore  9 
Ijo   cui  officio  è  sol  di  mantenere 


Ì62 

Netta  in  coslum!  nmana  eomptgnU. 
Quett*  è  maggiore ,  ed  Im  gran  potesttde  • 

Faiir.  Ora  ti  prego  ,  che  mi  dica  ancora  , 
Ch*  è   di  quella  ,  eh*  à  uom  Discresione  » 
Ch*  è    delti   madre  dì  tutte  queste    altre  ; 
G!i*  io   riou    la    veggio  In   qiM^sU    coinpaguU  , 
tf  Eloq,  Come  la  prima  è  matire    ài  queil'  altre  ^ 
Cù$ì  PniftrnEa  è  mddre    poi   dell*  altre; 
Che   srguon  dopo  lei  .  Eli' è  Discrezione^ 
(Pontili    rh^  alrnn   per    se    nome   le  ponga  ^  ) 
Fer   qoel  cif  ella  conosce    se    medesma  ^ 
£  dà  olfic]  ad  eleggere   acconcj  « 

Full»,  Passate  luUe  queste    con'  deo    fare , 
A^ìr   più   innanzi  ,  pregn  ,  ch^el  mi  dica, 
or  io  vada   ih  Oriente  alla  gran  Doiiaa  • 

£loq.  Tutte  ste   donne,  di   ch^  io   t'ho  parlato  | 
Veugoti    da  fui  le   onore  , 
Cik'  eir  è  venuta   dal    Ciel  nuovamente  , 
Camilla   tosto  ,   se     la  vuo'   trovare  * 

FajTf.  Di]  11  qua   non   più^  addìo,  addio  . 
Dell  !  Caritii ,  che  se*  fontana  viva  , 
Dove    non  ha   lo    strano   comunione. 
Che  dove  se',  og^ni  cosa  è  presente  ^ 
Or  ho  provilo  ,  che   fni  ricchi  ì  tuoi  • 
Amor  d' Iddìo  ,  onorevole   Donna  , 
Che    dirittrice  se'  d'  o^ni   virtute  , 
Sanz^  la  qual  nessnna  piede    muove  | 
Vestita  di   color  celeste,  e  bello. 


£T 


Z5ò 
Per  darci  segno  della  tuo  mansione, 
Chiusa  sotto   quel   vèl ,  che  chiude  ,  e  ferma 
Lo  buon  volere  al   gran    perseverare  ; 
Lassatemi  passar  qui,  se   vi    piace; 
ChM*sono  un  servo   della   Donna   grande: 
Che  detto  ni' è  che  là  dentro  si  posa* 
E  porto  a  Lei  un  Libro  compiuto  , 
Per  la  maniera    del  suo  maudamenlo  • 
Caeita*  •  Ben  son  contenta,  che  tu  vada  a  Lei  , 
Che  pò*  che  in  terra  del  Cielo  è  tornata  , 
Pia  volte  meco  d'  esto  Libro  porla  , 
£  certa  son  ,  che  fia  ben  ricevuto  • 
Fbaic.  Ahi  !  gran  Signor  Amor  ,  che  in  mezzo  sc^ 
Tra  tutte  cose  ,  che  congiugner  vuoli  , 
Che  sol   di   le   fa*  pensare  a  tuo*  servi  ; 
E  fuor  di  te   altrui   pensar   non  lassi  • 
Fonte    sovrano  alla   mia    gran    sete , 
Che  per   tuo  gran  virtù  trasformi   T  uomo 
In   quella  cosa  principal  ,  che  ama  • 
Le  cui  ferite    hanno  tanta  dolcezza  , 
Che   son   più   dolci  ,  eh*  un    più  forte  fieci  • 
Dolce  pascione  ,  amabile  sostegno  , 
Vita  de*  morti,  morte  de* non  degni; 
Dirizza   me  ,  non    mi  sdegnar  per  Dio  \ 
Ch*  i*  son  de*  tuo  fedel    già   lungo   tempo  , 
Per  qual  camino   i'  vada  alla  gran   Donna  , 
Che   10  le  appresenti  questo   suo  lavoro  • 
Amore  ,  Non  è  mia  usanza  disdegnar   li   miei  , 

z 


354 

Anti   gli  onoro  «  e  faccio  avere  stato , 
E  que*  che  dormon  faccio  disTeglianti  ; 
Ecco  il   camin  :  sicuro   passerai  ; 
E  tosto  va  ,  se  ta  la  tuo*  trovare  • 

Fran.  Non   siete  voi    la   gran   Donna   Speranza  ^ 
Che  iDolie  volte   m*  avete   tenute 
Le  mani   in    capo  in   su  questo   laToro  ? 
Non   siete  voi  la  intencion  dubitosa , 
Che  spessamente   la  gente  Ingannate  ? 
Ma  di    voi   io   mi  laudo  a  somma   voce  • 

Sp£raii£a  •  Ben  sono  Speranza  ,  e  non  de*  dir  male  , 
Che   molti  fiumi  ,  e  perigli  passasti. 
Per  mio  conforto,  e  per  la  mia  proferta* 
S*io  gli   altri  ingannai  tal   fiala  forse. 
Occorse  sol  per  li   difetti  loro  ; 
Ed   anco  a  te ,  s^  io  mai   ti  venni  meno  , 
Non  è  mia   colpa   stata  ,  ma   difetto 
Del   corso  d*  eslo  sventurato  mondo  • 

Fban*  Io  non  m*  ardisco  a  lamentar  di   voi  , 
Lassiamo  andar   più  è  il  ben  ,  eh*  el  contrario  • 
Poss'  io  sicuro   passare   alla  Donna  ? 

Spes.  Va   francamente  ,  tu   se'  presso  ornai , 
Chiama   Intelletto    alla  primiera  porta  • 

FfiAtf.  Addio  ,  Madonna  • 

Sper.  Va  con  Dio,  se  vuogli* 

Fran.  Nobile  giovane ,  uovo   Inielieilo  , 
Che   tien*  le  chiavi   d*  està   stretta  poitai 
Onde    t*è   data  si   gran    degnitade  , 


S55 
Ch*  a  questa  Donna  non  pub  gire  alcuno  ; 
Che   non  convenga  te  teco   menare  • 
E  più  ancor  che  chi  qua  dentro  entrasse, 
Sanza    la  tua  notizia  perde  luce  • 
Tu   per  lo  qnal  di    Dio  ,  e  di  ?Irtude  , 
D*  Angeli,  Cieli,  (  a  lor   silo  pensando)  , 
E  di  tutt*  altre  sottigliezze ,  e  ani , 
Convlen  ciascuno  aver  notizia   tale  , 
Chente  conviene,  ed  è  ciascun  capace* 
Tu  gran  maestro  di  cognizione. 
La  qua!'  è  parte  d*  ogni    sapienza  , 
Tu  che   porresti  ancor   vivere  meglio 
Sanza  colei ,  che  sansa  te  non  vale  « 
Lume ,  che   spegni  le   tenebre  tuue  , 
Luce  che  addormì   ogni   scienza  ,  e  dono. 
Tu  mi  dà   grazia    di  passar   davanti 
A  quella  Donna  ,  ch^  I*  veggio   là  dentro  ; 
Che  le  vuò  dare  un  sol  Libro  ,  eh*  i*  porto  • 

Ihtellbtto.  Alle  tue  lode  risponder  non  posso  ; 
Che  son  pensoso  ,  e  vorre*  ti  servire  , 
Perchè  ti  veggio  fedele  per  1*  ovra  ; 
Bla  tu  mi  par  d*  un*  ingegna  si   grosso  , 
Ch*i*non  so  ben, se  ti  lasso  passare* 

Faizi.  Lassam*  andar  a  rlcogller  deir  erba  , 
Che  sta  da  piedi  a  Lei,  agli  altri  serva 
L'andar    più  alto,  e  son  contento   assai*. 

Int»  Or  va  ornai ,  che  sto  patto   mi.  piace  • 

FaAH.  Alu  Reina  venuu  dal  Cielo, 

z  2 


966 

Prima  Figliuola  d!  quel  Re  Saperfio  ; 

Che  tuif  1   Re  governa ,  e  toglie ,  e  miHa , 

Come   di    suo  TolonUde   procede  • 

Luce  del    mondo,  e  specchio  a^Terreoi, 

Madre  di    pace  ,  sorella   d*  amore  , 

Festa   degli   Angeli,  gioja  de* Santi; 

Vera  virtù ,  reggimento ,  e  conforto  , 

Gran  podestà  ,  Signoria  ordinata  , 

Semita   dolce  ,  vita  soave  , 

Claro  sprendore ,  splendida  speme  , 

Uova  figura  ,  regola  del  mondo  , 

Cu!  lo    Cielo  ama ,  cui  V  aire  serve  , 

Cui  le  Stelle  ador  ,  e  pianeti  esaluno. 

Cui    mare  $  e  terra  teme  ,  col  fuoco  • 

Per  cui   dottrina  surgon  gli   canti , 

Gì!  suoni  s^accordan,  nascon   li  Sor! , 

Fiorite   in   parlar  vengon  le  genti  » 

Di    cuore  ,  e  di  mano 

Vinci  le  Terre  ,  Reami ,  e  Provincie , 

Che  fai  le   schiere    ordinate  vivendo  • 

La    qual   non  fosti  ,  né  puoi  esser  vinta  ^ 

Forte  nimica  di  vizio  ,  e  d*  inganno  • 

Tu   amatrice  di  pietà  ,  e  di  bene , 

Di  tutta  cortesìa  benefattrice , 

Tu   fonte   vivo,    lucerna   del  Sole, 

Tu   eh*  alla  Luna  del  tao   lume   dai  , 

Cara  gentile  ,  ed   unica  nel  mondo  , 

Per  cui  si  regge  in  suo   ragion  ciascuno  , 


35- 
Per    cu!  si  caccia  violenza  ^  e  forza  ; 
Da   CUI   quel  taulo  ,  che  teng^  io  d^  onore  , 
Vita  ,  e  ciascuna   sussistenza  mia  , 
Tengo ,  è  conosco   appresso  di   Colui  5 
Che  te  plasmò  ,  te   fé  tanto  bella  , 
Tanto  eminente  ,  tanto  adorna ,  e  saggia  • 
Quella  cu*  tanto  brama   la  gente  , 
Ch*  à  sentimento  d*  onore  ,  e  di  laude  • 
Donna,  che  tutta    la  tua  gente  'onori , 
E  che  riduci  ogni  cosa  a  dirittura  , 
Non  mi  sdegnar  ,  perch'  io  sie  piccol  $etyù 
Ad  una  Donna  di   si  grande  altezza  ; 
Degna   di  darmi  audlenza  per  grazia  , 
Degna  di  darmi  la  forza  ,  e  *1  vigore  ; 
Ch*  i^  possa  dir  nella  presenza  tua 
Certe« parole  9  e  presentarti  il  Libro  • 
Quest*  è  queir  ovra  ,  che  mi  fu  commessa  f 
£  comandata  per  la  grazia   vostra  f 
Degnate  porger  la  mano  a  tenerla  , 
Che  tratta  a  fin  sicondo  che  si    puote^ 
Per  la  mia  debole,  e  fragile  potenza. 
Quel  buon  ,  che  dentro  vi  vedrete  scritto  ; 
Egli  è  venuto  sol  della  scienza 
Dì  quelle  Donne ,  che  meco  mandaste  • 
E  se  difetto  ai  trovasse  in  esso  , 
Quella  scrivete  alla  mia  ignoranza  • 
Lo  basso  stilo,  che  nelPovra  siede ^ 
i  per  cagion  di  quel  comandamento -^ 


\ 


566 

Che  su  nel  cominciare  i*  rlceretti  , 

E  anco  insieme  per  quella  grot§etza  ; 

Che  neir  ingegno  debole  mi  posa  • 

Che  già  si  far  V  Industria  non  potea  « 

Ch*  Io  ben  la  sua  soUiglìezsa  Intendessi  • 

E  non  poteva  Eloquenza  parlare 

Sì  chiaramente ,  eh'  a  me  non  paresse 

Oscuro  tanto  ,  eh*  T  tutto  tremava  • 

E  sì  tremando  ,  ulor  avveniva  , 

Che  tutto  fede  sempre  meco  fosse , 

Non  tenea  tutto  Io  camin  di  loro  • 

Ma  Voi ,  Madonna  di  UnU  virtute  » 

Avete  forza  di  tutto  compiere; 

Ogni  difetto  leggiere  è  a  Voi  • 

Fate  di  farlo  riveder  per  tutto  » 

E  far  li  manchi  compire,  e  levare 

Ciò  ch^  è  soverchio  i  e  che  non  piace  a  Voi  • 

E  poi  che  fia  nel  vostro  piacer  tutto. 

Prego  la  Vostra  Eccellensa  possente  ; 

Che  piaccia  a  Lei  di  confermar  lo  Llvro  , 

E  consecrarlo  colle  Vostre  mani  ; 

Sicch*  el  non  possa  poi  toccare  om  vile  , 

O  donna  che  non  sia  con* Lei  gentile. 

Ed  a  me  poi  lIcenEa  dar,  chS* possa 

Levarne  copia  per  me  ,  e  per  quelli , 

Ch'  alla  gran  Donna  Provedenia  piace  • 

E  tutto  sia  di  grande  ardir,  non  lasso 

Ch'  V  non  dimandi  alla  Vostra  larghezza  , 


mmmmammmm^m^mm 


359 


Che  se  dovete  Voi  tornare  a  Quello  , 
Che  vi  donò  1'  eccellente  corona , 
Ch*  en  sa  he*  vostri  cavegli  s*  aggira  9 
Avanti  a  quella  tornata  sublime , 
Degnate  a  me    alcuna   grazia    fare  • 
Acciocché  io    quindi  a  tutti    esemplo  sta. 
Che  a  sì  gran   Donna  servendo  s* acquista  • 
M^DoivN^  •  Perchè  ogni  laude  di  me    creatura 
Bisponde   solo  al  Creator   di  tutti  • 
Non  faccio    mia  risposta  a  quella  parte  • 
Lo  tuo  parlare  ho   ben' inteso  tutto, 
£  lo  Libro  ,  che  mi   dai  ,  so  tatto  a  mente  « 
E  ponian  che  s' io  l' ovra  avessi  fatto  ^ 
Fosse  compiu  in  più  sottil    maniera; 
Tutta    fiata  ella  mi  piace  assai  • 
E  fatto  com*  eìV  è ,  vad  che  stie  ferma  ; 
La  copia  fa  ,  che  ta   per  te  riservi  , 
E  danne   esemplo  a  quella  poca  gente  , 
Che  troverai  ,  che  dilettano   in  essa  • 
Che  questo  Libro  ara   cotal  natura, 
Che  a  tutti   quelli  ,  e  quelle  ^ 
Che  leggeranne. 

Se  amici  son  di  ben  lor  piaceri» 
E  s'  el   eontradio  saranno  » 
Vedrai  T overa  ancora  non  piacere; 
Che  non  son  degni  di  sol  veder  quella  # 
Ed   io  sotto  II  gran  nome  del  mio  Padre  » 
Confermo  il  Libro ,  e  di  mia  man  lo  sacro. 


36o 

In  questo  punto ,  e  con   questa   cautela  ; 
Ch'esso  disdegni    tutta    gente  vile , 
£  che   non   possa  aver  dottrina  quinci 
Pei  sona   alcuna ,  se    prima   non  netta 
La  mano,  e  M  core   di  vizio,  e  viltate* 
Lo  guiderdone,  e  la  grazia ,  eh*  io  faccio 
A  te  ,  percir  io  t*  ho   trovato   fedele  , 
È ,  ch^  io  ti  lasso   una  pietra   preziosa 
D*  està  corona  ,  eh*  io  del  Cielo  addussi  ; 
La  quale   Unt*  è   dì  nova  virtute  , 
Che  chi    savesse  legger  quella  a  punto  » 
Ed  intendesse  ben   suo   propietade  , 
Egli  averla  d*  ogni  cosa  chiarezza  • 
Ma    converrà  ,  se   tu   vorrai  savere  » 
Come  si   prende  tal  frutto   da  essa , 
Rizzar  la   mente  ,  e  darla  tuUa  a  Lui  : 
Ch*  ella  ti  face     «    •    •    • 
Al  petto    •     •    •    • 
Con  questo  ancor  ti  conviene  tenere 
Ferma  credenza   della  sua  virtute  ; 
£  poi  con  divozion,  e  con  isperanza 
Leggerla  spesso,  e  imparalla   alla  mente. 
E  fatte  tutte  queste   cose  a  punto. 
Rivolgili  con   questa  pietra   in    mano 
Inver  la  parte ,  donde  il   Sole   imbianca  • 
E  leva  gli  occhj   attorno   della  pietra  , 
E  riconosci  prima   Lui  per     •     •     . 
Poi  ti  raccorda    di  me  ,  che   la  dono  • 


56i 

E    guarda  nella  parte  ,  di'*  è    nel   mezio. 
Quella   figura  ,  che    scolpita    vedi   denUo  ; 
Poi   legai    il  primo    certhìo    verso   Ìl  mezio , 
Fot  Jo    slrotido  3  poi    j]    leiEo,   e  '1   quarto  « 
E    oh   volta    alla    pietra ,   e  leggi   ì)   quinto* 
Poi   ti   rimembra  ,  eli  tlie    vito'  sapere  , 
£  non  ti  fia  rosa   nmoa    nascosa. 
Delle    decenti  parlo; 
Fuorthè    le   sole  ,  che   Dìo  $\   riserva  , 
CoTUra    cu*  forza    ogni    polcnz;*   manca  • 

F&AN<  Madonna,  questo    clono  è  si   gran  cosa  » 
Che   non  son    mtga     degno  ,  né   appresso 
Conservano   saprò  :  po'  che  vi  piace 
Coii   onorar    lo    vostro    umile   Servo  , 
Io  ""ì   prendo,  e  riieiollo  a  sommo    onore» 
Quanto   sarii   nella  possanza  mìa  • 
Dìieml    poi  ,  per    roriesk  ,  vi  preejo  , 
Quando   n'  andrete    In    Paradiso    Voi  ? 
Sicch'jo   polpssi   veder   ìa  salila. 

Mad.  Lo    mio  salire,  e  rilornar   nel    mondo  | 
Tutto    clf  i'  sìa    &\    possentf?  ^  e   si    alta  , 
Pende  dal  Sir  ,  da    cu*  mia  forma   KMjgno  • 


Quando  io  posi  mano  alla  stampa  di 
tjuesto  Libro ,  mi  era  deliberato  di  dii^i- 
deve  tutta  V  opera  in  due  volumi  ;  aggiu- 
gnendo  nella  fine  di  essi  le  note  opportu^ 
ne  allo  schiarimento  de' diversi  passi  dell' 
opera .  Considerando  poscia  che  di  neces- 
sità ne  sarta  riuscito  uno  di  assai  pie- 
dola  mole  ;  e  che  estremamente  avrebbe 
no/ato  il  ricorrere  per  la  spiegazione  del- 
le  voci  pia  oscure  alV  Indice ,  che  conve- 
nìa  porre  unito  nella  fine  del  secondo  vo- 
lume y  con  miglior  consiglio  a  maggior  co^ 
modo  dei  Lettori  non  ne  ho  formato  che 
un  solo  . 


ANNOTAZIONI. 


56é 


jSovelLrnente  ,   Francesca  [>ailal  ec,   l'ag*  l- 

J)t  fitiésiti  donna  ,  che  n  prima  gtimta  ci  pre- 
xeni a  r  Jitiore  ,  e  da  cui  pretende  originata  V  o^ 
pera  ,  e  che  viene  coniinuamenie  da  esso  anco 
introdotta  nelle  parli  sfiguenil  ^  non  e  gattri  difft-' 
e  de  il  eoiiì  prendere  ,  che  non  t  de  ss  a  verace  jÌcj/ì- 
na  j  fna  sì  lene  un''  ù^gelto  creatasi  did  Poeta  ■ 
onde  alimentare  su  ito  late  finzione  un  continuato 
sii  moto  alla  di  lui  fantaita  a  più  altamente  coni' 
porre  ,  Fu  volgalo  coslumc  in  que^  tempi  V  intro- 
duire  nc^  Componi  menù  di  gimigliantl  oggetti  ^  ùc- 
come  può  vedersi  nella  f^ìtn  nuQva  di  Dante  ^  e 
nella  ma  limatrice  ,  e  nel  Boccacci  meda i manie n- 
Le  ^  il  ìjitale  introdusse  neW  Amcto  sotto  sembianti^ 
di  sette  hellissime  ninfe  ,  le  tre  virtù,  teologali ,  e 
le  tfiiiittiv  cardinali  :,  adattando  pero  n  ciusche^ 
duna  nomi  ideati  .  Comecché  cio  a  molti  sia  chia- 
ro ;  es'seadoii  nnlladimcno  cote-ìti  anturi  velati  con 
moli  e  oscuri  tu  Uirgù  campo  di  disputa  han  lascili' 
to  a'  Commentatori  ;  lo  che  non  accadty  di  quts~ 
to;  perciocché  truppa  chiara^  e  troppo  spasanten- 
IB  lo  dimostra  ,  e  con  descrizioni  sì  positive  ,  che 
non  danno  luogo  a  duhiiare  ^  che  sotto  T  aspetto 
di  41  neUa  finta  donna  ^  abbia  egli  vulaia  presentar- 
ci la  Divirm  Sapienza  .  /^  (j  ne  sta  come  pna  veder- 
si fanno  corte  ,  ed  ubbidiscono  le  rimanenti  virtù  ^ 
L-  quali  lia  poste  dove  eonviene  co'*  propj  lai  nofni* 


866 

Nac({ne  In  on  selva  9 

Ch'  à  Dottie  Barberina  pag,  5- 

Per  essere  Barberino  luogù  campestre  gU  dà 
con  allegorìa  il  nome  di  seltm  •  fra  Leandro 
Alberti  nella  sua  descrizione  d"^  itatia  ha  ricorda- 
io  il  detto  castello  fCl^i  nascita  del  nostro  M esser 
Francesco  colle  seguenti  parole  :  Pia  in  giù  vi- 
cino al  fiume  evvì  Vico,  e  più  in  alto  Barberi-  * 
no ,  da  coi  traase  origine  Franresco  singalare  Gla- 
reconsulla  ,  ed  elegante  ScrUlore  ,  ed  os ferratore 
della    volgare  eloquenza  - 

E   parlerai  sol   nel   volgar  Tosrai^o  ^ 

£    porrei   me^cidare    ec«  ptg.  6* 

Pregiarono  assai  i  nostri  antichi  di  ricorda' 
re  nelle  di  loro  opere,  in  qttale  He''  volgari  d"  Ita* 
ita  allora  usati  ^  essi  e  s prime  ami .  Fari  esempi  di 
cotale  uso  io  potrei  a  ut  arrecare  :  ma  per  esse* 
re  di  poeii  oscuri  del  printo  secolo  delia  lingua  , 
e  non  conosciuti  ,  che  ne*  manoscritti^  me  ne  rimare 
go  >  e  parlerò  soltanto  de'  due  nosiri  gran  lumi  , 
D finte  ,  e  Boccacci  .  Quest*  ultimo  chiaramente  ci 
£ce  nel  Proemio  della  quarta  giornata  del  Deca' 
meron  che  scrìve  in  t^olgar  Fiorentino  .  //  primo 
poi  accecato  dalia  passione  di  vendicar  V  ingiuria 
ricevuta  dalla  sua  patria  ,  s^  isforzo  di  torte  ogni 
^antOi,  ed  tupreggiandolo  eziandio  la  di  lui  prO' 
fessione  di  Ghibellino  contro  le  altre  città  Tosca-' 
ne  di  contraria  parte  ^  cotne  rilevasi  da  vari  itw~ 


66t 
ghi  delle  sue  Cantiche^  non  volle  neppure  a  que» 
ste  concedere  il  primato  nella  lingua  ;  e  nel  libro 
della  volgare  eloquenza  afferma  aver  seritla  in 
lingua  Curiale  ,  o  Cortigiana  •  A  questa  sua  ope» 
nione  pero  fa  riUì^anle  coniraHo  quel  dirci  nel 
25.  thW  Inferno  ^ 

Ed    un   che   int^ge    la   paroU  Tosca* 

^d  ahrove  nel  ic*  deW  inferno* 

La  taa   lotjueia  ti  fa   manìfétta 

Di    qtit'IU    Uolte   pnirla  naiìo. 

Alla    qiial  foise  Ì\\\    troppo    mof^sto 
E  nel  35- 

r  non  50  chi  to  sìe  ,  rè  p^r  qiicil  modo 

VeniTto  se'qoaggìù  ,  ma  Fioreiiiriio 

Mi  sembri  vefani<*nt«,  quainf  i"*  t""  otto; 

Per  quanto  vediamo  da  queliti  tre  luoghi  da  me 
diati  ,  non  sembra  vi  sia  dahio  di  ertilere  ,  che 
Dante  abbia  scritto  nella  lìngua  sua  patria  ;  il  pia 
rilevante  essendo  a  parer  mio  quella  espressione 
detta  parola  Tosca ^  perciocché  le  domande  del  Con- 
te Ugolino  ,  e  di  Farinata  degli  liberti ,  comec- 
ché arrecale  da  molti  Autori  in  proirn  ,  ck^  egli 
scrkìesse  nel  volgar  Fiorentino  ,  nulla  provano  in 
faifore  di  eia  ;  dovendosi  intendere,  che  m/n  dal 
ragionamento  »  ma  dalia  pronunzia  il  cofio^cessero 
Fiorentino  *  Per  ispiegazione  adunque  di  questi 
versi  di  Maser  Francesco  ,  debbo  conchi ariete  « 
ehe  sembra  che   la    lìngua    Toscana  fosxe   sino    in 


868 

f  uè*  primi  tempi  tenuta  per  la  pia  pregevole  tra 
volgari  d*  Italia ,  ma  die  però  non  {sdegnassero 
<]iu?  primi  Scrittori  di  mescolarvi  ancora  il  bello 
degli  altri  volgari  •  //  nostro  autore  pero  non  si 
visir  ime  a  soU  d*  Italia  ;  ma  srguendo  F  uso  di 
altri  rimatori ,  tolse  anco  non  poche  dizioni  da^Pro^ 
vernali  ;  e  pe"*  suoi  viaggj  in  Francia  ,  ove  sem^ 
bra  che  /a  cesse  lunga  dimora  ,  ebbe  agio  di  co- 
gliere il  più  bel  jiore  di  quel  linguaggio ,  pure  gen* 
tile  ,  e  che  in  allora  anteponeasi  dagV  Italiani 
alla  patria  lor  lingua  •  Le  ultime  ptirole  poi  per 
piacere  alla  Donna  che  t*  Indusse  la  quale  è  degna 
di  onore  e  di  grazia  principalmente  riferisconsl 
a  quella  Donna  ,  a*  preghi  della  quale  ,  secondo 
Federico  Ubaldini  nella  di  lui  vita  e*  insegna , 
egli  compose  questo  Trattato  9  e  della  quale  non 
mi  è  riuscito  per  quanta  diligenza  abbia  usata^ 
risaperne  il  nome  »  o  congetturarne  almeno  la 
casa  • 

Como  quella  , 

Che  prende  abito 

Di  religione   in  casa  pag,  12. 

Non  era  vietato  ne*  secoli  antichi  di  vestir 
panni  di  Religiosa  in  casa  alle  femmine.  Due  esemr 
pi  ne  arreca  il  Muratori  nelle  Dissertazioni  sopra 
V  antichità  Italiane  •  Il  primo  si  è  una  pergame' 
na  del  CapitoU  de*  Canonici  di  Cremona  scritta 
t*  anno  looi. ,  neUa  quale  comparisce  avanti  i  Mes^ 


569 
M  di  Otione  IIL  Tmperadore  ^  Olderico  Vescovo 
di  Cremona  col  suo  Avvocato  da  una  parte  j  e 
dati*  altra  Rosa,  filia  quondam  Latiizoni  9  veste  ye- 
lamen  sancta  rellgionis  ìnduta  •  V  altro  è  un  do» 
cumento  deW  anno  907.  in  cui  leggesi  ,  c/ie  Agel* 
trude  9  olim  Imperatrice  ,  Glia  quondam  Prineipis 
Beneventi ,  veste  Rellgìonis  induta  ,  qu^e  fuit  reti* 
età  quondam  bona?  memori»  Domui  Guidoni  Im- 
peratoris  ,  quae  modo  in  domo  permanet  etc.  tam 
prò  anima  sua,  et  prò  qua  Domni  Guidus  ,  et  Lam- 
bertus  ImperaCoribus  ,  qui  fuerunt  virum,  àlque  fi« 
lium  meum,  dona  molti  beni  al  Monastero  di  S»  Su* 
tizio  di  Cnmpoli .  Donde  rilevasi  ,  che  questa  Prin* 
cipessa  fosse  monaca  ,  ma  vivente  in  casa  fuori 
de*  Chiostri*  Tre  secondo  il  preaUagato  Muratori 
erano  negli  antidù  Secoli  gli  Ordini  delle  Mona- 
che •  n  primo  delle  Vergini  obbligate  alla  Claw 
§ura  9  il  secondo  di  quelle  Vergini ,  cìèc  nelle  ca^ 
se  propie  menavano  il  voto  di  castità ,  il  terzo 
delle  vedove ,  professanti  anco  esse  il  medesimo 
voto  . 

G>mo  quella  , 

Che  Si  rinchiude  sola, 

£  detta  romita  etc«  pag*  12* 

Che  le  donne  in  que*  secoli  vivessero  negU 
Eremi ,  0  si  dessero  a  vita  penitente ,  non  può  dti^ 
hilarsene  ;  avendone  ancora  una  prova  nella  no- 
cella  CL  di  Franco  SaccIiCiti  in  persona  di  Gio» 

aa 


570 

vanni,  detto  t* innamorato  ;  la  quale  segai  in  un 
luogo  fuori  di  Todi .  Fedendosi  perawentura  in 
appresso  i  disordini^  che  da  tal  costume  seguivcf 
no,  debbo  credersi  ,  eìte  cotal  vita  alle  donne  si 
proibisse   da'*  Decreti  Ecclesiastici  • 

Come  la  serva,  over  la  «chiava.  Pag.  l3. 

La  sehiavitik,  che  avvilisce  C  umana  specie  ^  e 
olle  ripugna  aW  umanità  ,  ed  alla  ragione ,  diereb* 
he  cT.  assai  ,  allorché  nel  Romano  Imperio  s*  intro' 
dusse  la  Religione  Cristiana  j  che  tro7>avasi  in  mani^ 
festa  contrasto  con  costume  sì  barbaro .  Ora  quan^ 
lo  questa  nel  mondo  accresce%'asi  ^  veniva  altretm 
tanto  quella  cessando*  E  secondo  osserva  il  Badi" 
no  nel  libro  de  Republica  ,  fi  spensero  le  sery^iià  in 
gran  parte  in  Europa  nel  1200.  Io  seguirò  quo* 
sto  autore ,  f7  quat*  è  C  unico ,  cìie  in  sì  grande 
oscurità  ci  porga  alquanto  di  lume*  NeW  anno  1212. 
v^  erano  secondo  esso  ancora  schiavi  in  Italia ,  co* 
me  può  vedersi  dalle  ordinazioni  di  Guglielmo  Re 
di  Sicilia  j  e  di  Federico  II  Imperadore  ,  pe*  Re* 
gni  di  Napoli  ;  e  da  Decreti  de''  Pontefici  Alessan* 
dro  III.  Urbano  HI.  ed  Innocenzo  III»  circa  ai 
matrimoni  degli  Schiavi  •  Il  primo  de^  qtiaU  fu  elet^ 
to  Pontefice  nel  ll53.  ,  il  secondo  nel  ll85.  ,  ed  il 
terzo  nel  II98.  ;  talché  non  dovrebhono  i  liberali 
principi  ascriversi  che  al  1260. ,  o  in  quel  torno  ; 
scrivendo  Bartolo j  che  vivea  neWanno  loco,  ad  L  ho* 
stes  de  Caplìvis:  che  di  suo  tempo  non  v'aerano  schitt» 


371 

1^1*9  ^  ^^  P^^  ^  ^^S§^    Cristiane  non  si  vendevan 
più  gli  uomini  »  A  sì  fatta  asserzione  fan  però   con' 
tro  le  parole  del  nostro  Autore ,  eli   a  suoi  tempi  , 
cioè  a'  comineiamenti  del  secolo  XIV.   afferma  tal 
costume  esistente  •  Ma  a  scusa  di    Bartolo   convien 
dire  9  ck*  esso  intendea ,  eìte  gli  uomini  non  si  ven* 
desser  piày  per  essere  ciò  difeso  dalle   Leggi    Cri* 
stiane  ,  e  dagli  Editti  de'*  Principi .  In  Francia  hav^ 
vi  esempio  ,  che  nel  l43o.  Carlo  VII.  diede  liber* 
tà  ad  alcuni  di  servii  condizione  ,  e  fino  nel  l5ifi* 
il  Re  Enrico  II.  per  lettere  patemi  liberò  quei   del 
Borhonese  ;  ed  in  egiuil  modo  operò    in  tutC  i  suoi 
paesi  il  Duca  diSavofa  nel  l56i.  Nel    Cento  No* 
velie  del  Boccacci  abbiamo  ancora  vati  esempj  ,   che 
praticavasi  in  Italia  la  vendita  degli  uomini    Ube» 
ri^  e  questi  sono  nella  novella  VI.  della  II.  gior'* 
nata ,  di  Madonna  Beritola  ^  i   di  cui  figliuoli    si 
stettero  in    Genova  in  servitù ,  e  nella   VI.    della 
V.    giornata  di  Federico  Re    di  Cicilia  ,  e   nella 
VII.  giornata  sudetta  di  Teodoro  9  e  della   Violan-^ 
te .  Chiaro  è  adunque  per  tutto  ciò^  dèe  a*  tempi  di 
Messer  Francesco  era  tuttora    in  rigore  sì  nefando 
costume  ;  e  quanto  abbiam  detto  riepilogando  ,  deb- 
be  conchiudersi ,  che  la  servitù  non  ^enne  nelC  Ew 
ropa  non  barbara  ilei  tutto  ad  estinguersi  9  che  nel 
Secolo  XVI. 

Sesudecwa  tratterà 

Di   certi  generali  addottrinamenti 

aa  2 


9i2 

D^ogni  donna,  e  di  loro  ornamenti»  pag.  l4« 
Ampia  materia  di  ragionare  mi  si  para  A 
nanzi  in  questo  luogo  ^  se  io  a  lungo  volessi  estera 
dermi  sopra  gli  ornamenti  delle  donne  ;  perciocché 
non  dubito  di  affermare  ^  che  in  qualunqtte  seco^ 
lóf  ed  ancor  né*  più  rozzi  9  si  sono  esse  ingegna' 
te  d^ apparir  belle ^  e  leggiadre*  E  con  buona  pa» 
ce  del  Signore  delV  altissimo  Canto  ^  il  quale  nel 
XV*  del  Paradiso  vuol  farci  credere ,  eh*  a*  tempi 
del  suo  Caeciaguida  attendesser  solo  le  femmine 
al  pennecchio^  ed  aljitso,  dubito  che  anco  inai» 
lora^  comeccliè  rozzamente ,  avranno  pure  adoperato 
i  lor  vezzi  »  ed  ornamenti  •  Nel  Secolo  in  cui  seris^ 
se  il  nostro  Autore  aveva  di  già  il  lusso  fatto  prò* 
gressi ,  e  Dante  soprallegato  nel  XXI F.  del  Pwga^ 
torio  fa  esclamare  a  Forese  \  lagnandosi  della  im- 
modestia delle  Fiorentine  Donne. 
O  Dolce  Frale ,   che  vuoi   lu  ,  cV  io  dica  t 

Tempo  futuro  m* è  già  nel  cospetto. 

Cui  non   sarà  questuerà  molto  antica; 
Nel  qual  sarà  in  pergamo   interdetto 

Alle  sfacciate  Donne  Fiorentine 

L* andar  mostrando  ,  con  le   poppe,  il  petto. 
Qua!  barbare  fur  mai,  quai  Saracine, 

Cui   bisognasse  ,  per  farle  ir  coverte  , 

O  spiritali  ,  o  altre   discipline  • 

Nel  1274*  Gregorio  X*  proibì  nel  secondo  Conr 
eilio  Lìonese  gli  smoderati    ornamenti  delle   donne 


in  tutta  la  Cristianità  \  ed  a  di  lui  esempio  molti 
Comuni  d^ Itaila  cercarono  costoro  itaiuti  di  pon^i 

freno  m  Alia  Naxione  Francese^  la  quale  a  fico  a^  no^ 
^tri  giorni  regola  i  ghirihizzi  de*  nostri  donneschi 
cervetli  ^  dohltamo  in  gran  parte  questa  malvagi 
già  derrata^   che  si   comuni tb    a"* nostri^  e  pé* tra^ 

Jici  de^  Momentini  in  quella  provincia  ,  e  per  le  guer^ 
re  di  Carlo  di  /in già  contro  la  Casa  di  Sverna  * 
Cioi^anni  f' Ulani  nella  tua  Storia  chiara  pieni  e  lo 
afferma  neWanno  l54'^- 1  allorché  racconta  la  tiran- 
nide dei  Duca  di  Atene  •  Questo  squarcio  è  atsai 
hello  ^  e  fa  ai  proposito  di  quei  fa  opeta^  onde  ere* 
do  bene  di  ri  por  arto  qui  intiero  ;  E'  lìon  è  da  la- 
ida re  dì  fare  memoria  ti*  ima  sformata  mulaz^iotie 
d^ablio,  die  ci  recaro  dì  nuovo  i  Francesrhl^  che 
tennero  al  Duca  In  Firenze  #  Che  colà  dove  anti- 
ca menle  lì  loro  ve&llre  ,  ed  abito  era  II  più  bel* 
Jo,  nobile^  e  one&to  ,  che  nulPalira  nazione, a  mo- 
do di  Togali  Bomanl  ,  ik  si  ve&tieno  i  giovenl  una 
cotta  ^  ovcro  gonnella  corta  ,  e  stretta  ^  che  non  si 
polea  vestire  senz'ajuto  d'altri  ,  e  una  correggia 
come  cinghia  di  cavallo  con  isfoggiale  fìbbie ,  e 
puntale  ,  e  con  grande  iscarsella  alla  Tedesca  so- 
pra I!  pcttignone  ,  e  il  cappcìccro  vestilo  a  modo  di 
sconcobrini  col  battolo  fino  alla  cintola  ;  e  più  chVra 
cappoceio,  emaiuello,  con  molli  fregi  ,  e  intaglj,  11 
becchetto  del  cappuccio  lungo  fino  a  lena  per  av- 
volgere    al   cupo  per  lo  freddo,  e  colle  bmbe  lun- 


374 
ghe ,  per  mostrarsi  p'A  fieri  In  arme  •  I  Cavalieri 
Tesilvario  uno  sorcotto ,  overo  guamacct  stretta  ivi 
«uncini! ,  e  Je  punte  de*  man  [cottoli  Itiogin  tnlitiii 
ID  terra,  lodeiiili  di  \.^jo>  e  eiiuelUni.  Que&la  Uira- 
niniiata  d* cibilo  non  bello,  uè  oiìcaiu  fu  di  presen* 
le  preso  per  li  g£ov;inì  di  FiiEnse,  e  per  le  don* 
ne  giovani  di  di&oidinrdi  mstnlrott^U  ,  rom«  per  na^ 
lurci  ^ìanio  diAposti  noi  vouì  clitiidiiil  alle  mutatio- 
Ili  de'  nuovi  ì^bìli  ,  e  i  sUanì  toni rp fare  oltre  al 
modo  d'ogni  na^Joue,  sempre  al  di&one£to,  e  va- 
iìii£tde;  e  non  fu  siinza  segno  dì  futura  mutarlo* 
i^c  di  stato  .  ete* 

Si  ttalterii  delle  qucilion  d'amore, 
£    di   cortesia ,  e  gentilezza  .  pug*  14« 

/.e  Corii  de  Confi  di  Provenza  saranno  ogno* 
ra  ftmime  per  la  gentilezza  ^  e  t  arhamtà  ,  eke  m 
regnava  \  e  puh  affermarsi^  che  il  rinascimento  del* 
la  coluti  a  ^  e  del  gusto  per  la  poesìa  ^  e  le  ifelU 
Ledere  in  esse  avesse  r  origiìte ,  Qite"  Cavalieri^ 
che  piccava  mi  di  valore^  tìi  nime  ^  e  d^  ingegno  ^ 
n  ti  lì  Si  ìittli  fttron  feri  dori  eli  rime  ,  e  di  prose  dilet- 
tevoli nel  loro  idioma  •  Ài  hi  amo  di  molli  dì  essi 
le  l'ite  scritte  dal  No  ni  rada  ma  ,  e  stampale  in  Lio^ 
nt  nel  l5i5' ^  neUe  quali  selhen  i^i  sia  del  Jas^olo' 
fo  j  e  del  romanzesco  ,  poisiam  pur  rilevare  qnan* 
io  in  allora  colti  fosser  5/'  ingegni  di  ij nella 
nazione  m  ^^fi^  d^  e^jd^  e  le  damigelle  di  Corte  ^  se  a 
taso  avvema  y  che  si  suscitasse  alcuna  atnorcsa    qui- 


575 
àtione ,  ordinariati  le  leggi  della  Cavallerìa^  da  essi 
slahilile^  che  fosser  queste  decise  da  un  Tribuna;^ 
'  le  ,  che  formavasi  dalle  Dame  più  nobili  della  Con' 
irada  •  A  carte  157.  delC  opera  presente  ce  ne  por-- 
gè  ffR*  esempio  iVIesser  Francesco  nella  novella  di 
Messer  Ugolino^  condannalo  dalla  Contessi^  di  Erdia  . 
HavxH  un  Libro ^  intitolato  Arresta  Amorum  Pa- 
rigi 1589  iu  4  9  ''  quale  può  chiamarsi  il  Codi" 
ce  di  lai  leggierezze  •  Questi  usi  debbono  a*  tempi 
d^l  nostro  Autore  essersi  praticati  anco  in  Italia 
tra  le  persone  nobili  •  JJ*  Vbaldini  parla  delle  Cor" 
ti  di  Amore ,  nella  Indice  delle  voci ,  che  segue 
alla  lettera  C. 

E  questo  Canto  basso  9 

Chiamalo  camerale  ètc.  pag.  2o. 

La  musica  ,  secondo  eruditamente  osserva  il 
chiaro  Muratori  non  venne  giammai  meno  in  Ita» 
Uà  j  ed  anco  precedentemente  a'*  tempi  di  San  Gre- 
gorio 9  havvi  memoria  ,  che  nelle  Chiese  si  costumas- 
se il  grave  canto  ecclesiastico  •  V^  ebbe  dipoi  nel 
Secolo  XL  il  celebre  Guido  di  Arezzo^  che  diede 
a  questa  arte  certa  norma  ^  e  fu  V inventore  delle 
note  musicali  9  tal  quali  in  oggi  le  abbiamo  •  Ando 
dipoi  cotale  arte  sempre  perfezionandosi  ,  ed  ora 
pub  dirsi^  die  non  possa  di  piti  in  essa  desiderarsi  • 
Questo  Canto  basso  ^  che  ci  avverte  Messer  Fran- 
cesco 9  che  ehiamavasi  Camerale ,  sembrami  che  do* 
vesse  praticarsi    dalle   donne   nelle    loro  case  tra 


s^6 

loro  parenti ,  ed  amici ,  (come  ancora  costumate 
modernamente  )  9  e  n*  abbiamo  un*  antico  esempio  nel 
Decameron  ,  nel  quale  in  ogni  fine  di  Giornata  in* 
traduce  il  Boccacci  catauno  della  brigata  a  ean~ 
tare  una  canzone  ^  e  le  parole^  da  esso  poste  nel» 
la  fine  della  terza  giornata  ^  la  Laoretu  allora  cou 
Toce  assai  soave,  ma  con  maniera  alquanto  pieto- 
sa ,  rispondendo  V  altre  cominciò  cosk^aceostansi  a^ 
sai  ad  esprimerci  questo  canto  basso  di  camera  • 
E  Messer  Guido  Gninizelli  disse:  pag.  He. 
Guido  GmnizeUi  ,  o  Guinicelli  fu  di  patria  Bo^ 
logne^e  ,  di  casa  nobile  9  e  ne*  tempi  suoi  elèe  gri» 
do  di  i^aloroso  poeta.  Dante  lo  distingue  partico^ 
tormente  tra  la  turba  de^  Rimatori  nel  Libro  del* 
la  Volgare  Eloquenza  j  e  ne  parla  con  somma  lo^ 
<  da  m  Dimostra  dipoi  di  averlo  in  gran  pregio ,  a/- 
lorcM  nel  XXVI.  del  Purgatorio  finge  vederlo 
in  quel  luogo  ;  dicendo  dopo  avere  udito  la  voce  di 
Guido  : 
Quali  nella  tristizia  di  Licurgo 

Si  fer   duo   figli,  a  riTedei*  la   madre. 
Tal  mi  fec*  io  ,  ma  non  a  tanto  insurgo  , 
Quand*  i'  udì  nomar  ce  stesso ,  il  padre 
Mio,  e  degli  altri  miei   miglior,  che  mai 
Rime  d'amore  usar  dolci  e  leggiadre:  etcw 
La  risposta  di  Guido  è  assai  lusinghiera   per 
Dante j  e  dobbiam  credere^  eh* egli  che  la  scrisse ^ 
eonoscea  bene  se  stesso: 


&7t 
Ed  €g1ì  à  me  :  tu   lasci  tal  restlglo  , 
,    Per  qael    eh*  V  odo ,  in  me ,  e  tanto  chiaro , 

Che   Lete   noi  può  torr^f  ,  né   far    bigio  • 

La    ripresa   di  Dante  è  egualmente  vnoret^ole 
pel  GiiìnizelU  • 
Ed    io  a  luì  :  lì  dolci  detti   vostri  , 

Che  9  quanto   durerà   V  uso    moderno  ^ 
>  Faranno    cari   ancora  i  loro  inchiostri  • 

NeW  XI.  del  Purgatorio  lo  ricorda  Dante 
egualmente  ;  anteponendogli  pero  Guido  Cavalcanti 
eeiebre  Filosofo  Fiorentino  ,  il  quale  si  morì  in  esi^  * 
Itó^  quando.  Dante  era  de"*  Priori  ;  ed  in  questo  luo^ 
go  pure  ricordevole  il  poeta  del  proprio  merito  non 
si  tace  • 
Cosi  ha   toko  r uno  all'alerò  Guido 

La  gloria  della  lingua ,  e  forse  è  nato 

Chi  r  uno  ,  e  T  ahro    caccerà  di  nido* 

n  Gninizelli  morì  secondo  il  Conte  Fantuzzi 
nelle  memorie  de^Scrittori  Bolognesi  nelV  anno  1276. 
Per  notizia  comunicatami  dal  Chiarissimo  Padre  Ai* 
renta  Bibliotecario  di  questa  Biblioteca  Casanatense^ 
esistono  in  essa  entro  una  Raccolta  MS.  di  Autori  /in- 
tiefù  ,  varj  componimenti  di  questo  celebre  Rimatore  9 
tuttora  inediti  ,  tra  quali  v*  è  una  assai  bella  Canzo* 
ne  ,  che  incominciai  Madonna  il  fino  amor  ,  eh*  io  vi 
porto.  ^ 

Ne   già  comò  Giollara*  pag.  20« 

Gioìlmri^  o  Giullari  nomavnnsi  qtui*  buffoni  ^ 
che  con  piacevolezze  di  atti  ^  o  di  parole ^r alle gra* 


St8 
van  con  sollazzevoli  scherzi  le  brigate.  Stecchi^  e  Mar» 
tetlino  nel  Boccaeei^e  Messer  Dolcibene  sì  spesso  petto 
in  (scena  da  franco  Sacchetti ,  il  Gonnella  ^  ed  aliri^ 
eran  persone  ili  questo  taglio  •  Arrecandosi  JUpoi  co- 
tal  nome  dal  nostro  Autore  in  genere /em  mi  nino  ^ 
conviene  credere^  cìte  si  desse  ancora  alle  femmi^ 
ne ,  che  ad  altrui  diletto  ,  o  ballavano  9  o  altre  arti 
di  p'Mlico  piacere  adoperavano  • 

E  se  ghirlande  porta    etc.  pag.  21. 

Assai  d*  uso  erano  nel  Secolo  XIII*  e  XlVm 
le  ghirlande  di  fiori  alle  donne  ,  imperocché  le  veg* 
giamo  ricordate  da  molti  autori  di  quella  età ,  e 
spezialmente  dJ  poeti  ne'  loro  Sonetti  amorosi. 
Il  Boccacci  nel  proemio  alla  seconda  giornata  eguale 
mente  ne  fa  memoria  dicendo:  Quando  parimente 
tutte  le  donne,  et  i  tre  giovani  levatisi,  ne*  gìar* 
dini  se  n*  entrarano ,  e  le  rugiadose  erbe  con  len- 
to passo  scalpitando  d'una  parte  in  un'  altra;  belle 
ghirlande  facendosi ,  per  lungo  spazio  diportando 
3"*  iknòairotio  eie.  ed  appresso.  "EWa  (Filomena)  la  qua- 
le era  formosa ,  e  di  piacevole  aspetto  molto  ,  e  del** 
la  sua  ghirlanda  dello  alloro  coronata  etc.  «Si  par- 
la  ancora  sit  questo  punto  neW  Indice  qui  appressi^ 
deWVbaldird  alla  lettera  G. 

£   Ul  fiata  in   gabbia  ovver   Carriera  •    pag.  25. 

Costumavasi  comunemente  in  que^  Secoli  di   an^ 

dare  a  cavallo  ,  e  rarissime  erano  le  Carrozze  ,  e  soU 

tanto  usate  dalle  prime  e  più  nobili  Gentildonne  ^  per^ 


579 
ciocche  sffmhra  che  gli  uomini  coMe  cosa  di  troppo 

tjff^mminatezza  le  disdegiieissero ,  ed  anteponessero 
P  andare  a  cavallo  *  Quad  5cc.  anni  dopo  il  no- 
stro  Autore  ,  cioè  nel  t564.  assicurasi  nelle  ag~ 
giunte  al  Ciacco  mo  »  che  Pio  If'\  onde  far  la  sciar  9 
a*  Cardinali  T  ti  so  delle  Carrozze  ^  affermo  in  Co«- 
tistoro  y  che  egli  si  rtcot^da^a  non  essersi  quelle  usa^ 
te  in  Roma ,  ed  averne  incaminciata  r  usanza  ta 
Marchesa  di  Mantova  ,  ed  averla  poscia  imitata 
le  Dame  Romane  *  Checlte  pero  in  Roma  seguisse^  non 
puh  d^  altronde  negarsi  V  uso  delle  Carrozze  essere 
antichissimo^  ed  una  prova  ne  aììnamo  neW  anotù^ 
mo  Autore  di  un  giornale  pullicato  dal  31  tira  fori  « 
il  imitale  descrii.*enda  Ventrata  fatta  in  IV a  poli  dal 
Re  Carlo  eolla  Regina  Beatrice  sua  moglie  nelPan* 
no  VlGhm  dice  :  che  il  popolo  dì  Napoli  resto  stU' 
pe fatto  veggendo  cjuatlroc€nlo  uomini  d'  arme  Fran- 
cesi 3Ì5SÌ  Lene  udobbolì  di  »r>praveil«  ,  e  peDuac- 
chj  j  e  una  bella  compagnia  di  Preconi  pure  con 
belle  divide*  Poi  più  di  Co,  Signori  Frat^ce&i  con 
grasse  calene  d"*oro  at  collo  ;  e  la  J^pina  colla  car- 
retta coperta  di  veluio  celesCro  ,  e  tutta  di  sopra 
e  deikiro  latta  con  gij^tj  di  oro  ,  tale  che  a  ¥ÌU 
misi    nou  Tjdt    In   più    bella   vista  etc. 

Le   quai  porranno    usare 

Costumi  di    figliuola 

Dì    Cavalier  da    Scudo  «  pag.  t>3, 

/  Deputati  alla  correzione  del  Decameron  com^ 
mentando  la  piacetele    beffa  ^  J^Uta    da*  Dipintori 


Sto 

Ftaremini  a  quel  balordo  Medico  di  Maelro  Simo^ 
ne^  arrecano  una  interessante  descrittone  sopra  i 
diversi  ordini  di  Cavallerìa  di  uso  in  qué*  tempi  ^ 
tratta  da  essi  da  una  novella  di  Franco  Sacchetti» 
Io  la  riporto  fui  interamente  ,  pereioectó  può  farci 
conoscere  eoin  ìrtie nàtasi  per  Cavaiirre  da  Scufìa* 
Iti  quattro  modi  %on  fatti  Cavafjeri ,  o  sofran^i  fa* 
?e ,  che  meglio  dirò  Cavalier  Bdgnitt  »  Ca^aller  di 
Corredo  ,  Catalier  dì  Scodo  ,  e  Cavai ier  d' Artide. 
I  C^ivalier  Bignatt  sì  fanno  con  graodfsiime  ceri^ 
Enftnie,  e  cootiene  che  sìetio  bagnali,  e  l**ii^ti  d^ 
ogni  virio  .  Caralier  dì  corredo,  ette  coti  li  vette 
hruoa  ,  e  eoo  la  dorata  ghirlanda  pr^Uano  ìm  &* 
vallerU  .  Cavai  ter  di  Scudo  5on  quegli ,  che  son  fal- 
li Cavalieri,  o  da^  popoli ,  o  da' Signori  ,  e  raimo  4 
pigliar  la  (kvaìfcrla  armati,  e  con  la  Barbuta  in  te* 
alt  «  I  Cavalier  d^  arme  son  quegli,  che  nel  priu-' 
clpio  delle  battaglie  ,  o  nelle  battaglie  aj  fanno  Ca* 
Taliert  ;  e  tutti  &i>nu  ubligati  vivendo  a  molte  co« 
»e  ,  che  sarebbe  lungo  a  ditte  .  Giovanni  ì*iUani 
ci  dà  notiziti  di  altro  ordine  di  CWi^a Iteri  »  la  di 
etti  origine  fu  intorno  atta  passata  di  Arrigo  im^^ 
peradore  in  Toscana  Vanno  l5i2»  Questo  si  ehia^ 
mò  ile"  Bamleresi  ^  e  dice  il  pr  e  allegato  FìUani  , 
che  fu  fatta  di  volontà  de*  pia  pregiati  DonzetU 
di  Firenze  ^  e  the  por  ladano  tutti  un^  insegna  ,  cioè 
il   campo   tmrde  con  tana    hamia   rossa  « 


S8t 

Porrà   imprender  d^nno 
w    Messo  Cannone  etc.  pag.  4^* 

Quale  fosse  la  forma  di  tfue^to  stmmrnto ,  non 
suprei  qui  con  sicurezza  affermarlo  ,  da  Uà  sua  de*' 
nominazione  pub  inferir u  ,  che  fosse  uno  Strnmen" 
io  da  fiato  •  Ho  ricercato  molli  antichi  autori^ 
ma  in  niuno  ho  trovalo  di  che  appagarmi  ^  e  sa^ 
ria  stato  par  desi dcr abile  ^  che  i  due  Dialoghi  del-' 
la  proporzione  di  tutti  gt  istrumenti  da  sonare 
di  Andrea  I^acchm  ,  annunziati  da  Anlott  Frjmce" 
SCO  Doni  nella  Seconda  Librerìa  ^  avessero  veduto  la 
luce  ,  mentre  avressimo  in  esfi  con  che  appagarci 
sa  tjueflQ  pttnto  ,  del  tonale  poco  han  trattato  $  o 
nulla  gli  Autori  ^  che  scrissero  sult*  urie  della  ^Iw- 
sica  m  E  assai  curiosa  la  desertziotte  ^  che  fa  il  det- 
to Doni  di  cotale  opera  ;  talché  io  avr^isa  ^  che 
non  increscerà  a*  Lettori  j  cìw  io  ^uì  V  aggiunga 
colle  sue  stesse  parole  * 

Neltd  studio  del  magtiljìco  M,  Lorenzo  M.  sì  pub 
vedere  im'  opera  «lupenda  ;  questo  è  un  Libro  ,  do* 
ve  &on  di&e^noEi  oon  solameoie  gli  ^uitmenci  da 
fionare  anllchi  ,  ma  i  moderni  ancora  i  Sotlo  il  no- 
me di  FilAniOùe  sono  «crine  tutte  le  Citare  ,  aoiCo 
Àrloiie  le  Yiuole  j  sotto  Orfeo  le  Lire  con  ì  ta- 
sti •  £  per  lasciar  gli  antichi  da  parte  dico}  che 
■otto  Francesco  da  Milano  si  mostia  la  perfezion  <Iel 
I^ìijto  ,  Anton  da  Lucco  il  Cornetto  ^  il  Zoppino 
V  Organo ,   e  cosi  tutti   coloro  ,   che  sono    stali    ce- 


Ste 

celienti  in  ionar  qualche  atramenio  ,  vi  lon  ritratti 
al  naturale ,  e  loro  ragionano  di  quello  Strumento  • 
Fa  un  belllstioio  vedere  il  paragone  de*  suoni  an- 
tichi a*  moderni ,  e  le  sue  misure  •  Mai  avrei  ere* 
duto  che  fossero  tante  decine    d*  Arpicordi ,  Dolce 
meli  9  Salteri  ^  Manacordi ,  Citare  ,  e  Trombe  drit- 
te ,  e  storte  •  InGuiti  sono  1   Pifferi  ,  i  Cornetti ,  le 
Zamp<^ne  ,  le  Canne   fatte  di  Zambuco,  di  scorze 
d*  Alberi  ,  d*  ossi   d*  animali  per  inaino  alla  Testug- 
gine  •  Vi   sono  per  Istrumento  Dabbudda  ,  Stafet* 
ta  ,  Cembali,  Cembanelle  ,  Nacchere,  Cassetta,  e 
Corno  sordo  •  Se  Arcabio  Trombetta  vedesse  quel* 
le  tante    trombe    bizzarre  ,  e  che    le  avesse  a  suo 
domino  ,  io    mi    credo ,  che  sonerebbe  sempre   or 
runa,  or  T  altra,  né  gioverebbe  pagarlo  per    far- 
lo cominciare,  o  per  farlo  finire  ;  perchè  sarebbe 
insolente    nell'uno  ,  e  ne  U*  altro   estremo.    Orazio 
scrivendo  degP  importuni  musici  disse  : 
Fra  gli  amici  i  Cantori  han  questo  vizio , 
Che   mai  voglion  cantar  se  son  pregati, 
E  non  richiesti  ognor   van  biscantando» 
Ora  nel  fine  di  tutte  V  altre  cose  mi  piace  aver* 
vi  veduto  sopra  la  Yiuola  a  braccio   con  i  tasti,  e 
sopra   quella  si   posson  suonare  i  canti  a  cinque  , 
e  sei. 

•Ch*  io  vidi  una  gentil  donna  a  andare  a  ofierere  • 
pag.  46* 


S8S 

Leggiamo  nel  Kraster  D«   Lìturgils   Ecclesia^ 

OccIdentaliS   essere    V  uso    delle    offerte  alle  messe 

praticato  da^  fedeli^  fino  da  primi  Secoli  della  Chic* 

sa  •   Ed  erana  anticamente  in   costume   dì  farsi  co- 

tali   offerte   di  pane  ^  e  di  vino  .  E  casi  durarono 

fina   al   Secolo   XlL   nel   quale   si  soidtiùratio   de* 

nari  f  ed  ali  ri   oggetti  ^  che  servir  potessero  a*  Sa- 

cri    Riit  <   L^  offerta    dell* incenso  e  dipoi    amichila r- 

J7ja  ,  perchè    abbiamo    nel   secondo    Canone   A  ponto* 

lieo.  Ne    quid   in  altari  ofTeralur   praeter  oteum  pt'o 

Lumìtiarihus  ,   et   ìnceLtsum    tempore    obUtionis  *   fi 

tempo    ha    posto    in    dimenticanza   qttesto    costume  * 

D'  LUI   li  bla  eh'  h  nome  , 

DOCUMEINTI  D^  AMORE  pa-.  7*2. 

Questa  è  P  altra  Opera  del  nostro  Anfore^  puh- 
hlfcata  in  Roma  da  Federico  Vialdini  neiV  anno 
164C.  satto  il  Pantifcato  di  Urbano  VflL  ador- 
na di  rami  ,  e  citata  dagli  Accademici  della  Cru- 
sca ne'  Testi  di  lingua  •  Filippo  lilla  ni  nelle  f  t- 
ie  d*  uomini  Fiorentini  leslimania  ,  che  Messer  FraA~ 
Cesco  icri$.^e  fjueUa  Libro  per  ricondurre  d  manda 
sviato  dietro  al  mal  esempio  alla  vera  gentilesca . 
^  perchè  non  si  usava  allora  se  non  allettare  con 
nat*eilette ,  e  ciancie  amorose  y  per  compiacere  al  mo 
secalo  die  gli  il  nome  di  Documenti  d^  Amore  •  *E 
itivi  so  in  dodici  parti ,  le  quali  Èono  Difcilità  ,  In* 
diixtria  ,  Costanza  ^  Discrezione  ,  Pazienza  ,  Spe- 
ranza ^  Prudenza  ^  Gloria  j   Gittsiizìa  ,   Innocenza  , 


I 


884 
^Gratitudine  ^  Eternità  •  In  ciascuna  di  queste  par-- 
-ti  dà  molti  ammaestramenti  convenienti  j  ed  utili 
ftd  ogni  stato  di  persone  •  Non  vi  sono  prose  ,  ed 
ì  versi  a  differenza  ^Ua  presente  opera  sono  ri* 
moti  in  varj  metri  » 

Ed  in  tutte  T  altre  cose  non  valea  nn  bisante. 
pag.  88. 

Il  Bisonte ,  o  Bisanzio  secondo  scrive  il  Mu* 
ratori  ,  era  una  sorte  di  moneta  antica  d*  oro  degV 
Imperadori  Greci  ,  fabbricata  in  Costantinopoli ,  pp- 
co  differente  da*  ducati  d*  oro  di  Venezia  ^  e  di 
Germania  ,  e   dd  Fiorini  d*  oro  di  Firenze  • 

In  Italia  ,  e  specialmente  in  Toscana  nel  Secolo 
XIV.  era  familiare  il  nome  di  questa  moneta  •  E 
se  ne  trovava  anco  d*  argento  ,  detti  Bisanzi  bian- 
chi 9  che  valevano  uno  scudo  Romano  • 

Lascio  d*  Imperadrice 

Quanto  al  parlar  ,  e  di  Reina  dica  •  pag.  96. 
E  veramente  interessante  questa  vaga  descrir 
zione ,  che  ci  porge  in  questo  luogo  V  Autore  degli 
usi ,  c/ie  si  praticavano  nelle  nozze  da*  Principi^ 
e  grandi  Signori  de*  suoi  tempi  \  ed  h  di  grandis* 
simo  lume  a  ciùunque  attentamente  vi  ponga  cura^ 
per  conoscere  que*  costumi  •  Vedesi  ,  die  il  lusso  di 
già  uvea  fatto  non  piccioli  progressi ,  e  può  dirsi  ^ 
^he  gigantescamente  abbattesse  la  parsimonia  ,  ed 
il  regolato  vivere  antico  •  Donde  non  fia  muravi-- 
glia ,    se    dipoi  ne'*  susseguenti  SecoU  giunto  ad  e«^- 


\ 


585 


eesuo  spegnesifs  ugni  virtù  ne'  euori  de^  Catadim , 
€  fosse  in  gran  parte  cagione  dAia  depressione  9 
ed  a^vìiimenCo  d*  Italia  •  Fino  dal  X'i38»  leggesi 
un*  esempio  di  queste  J*esie\  dette  allora  Corti 
bandite  ,  nelle  nozze  di  Ezzelino  da  Romano  Ti~ 
ranno  di  Padova ,  con  Selvaggia  fi  fintola  deW  Ini'* 
pera d or  Federico  lì*  Girolamo  della  Corte  nella 
sna  Istoria  di  ferona  ci  dice  :  che  per  otto  gior* 
ni  continui  Jurono  fatti  iot^neamenti  ^  danze  ^  con' 
viti ,  ed  altri  dilettevoli  sollazzi  in  Verona  ,  e  pro~ 
Inngati  ancora  nella  notte  ^  e  che  in  tdtimo  Ez- 
zelino die  a  mangiare  nei  Campo  Marzo  (  del  qua- 
le era  stato  gran  parte  coperto  con  tende  ^  e  ra^ 
mi  rP  albori  )  ad  una  infinita  moltitudine  di  per- 
sone ,  concorsa  n  tanta  solennità  ,  e;  che  furono  pia 
di  diciotto  mila  ,  che  in  qneW  occasione  vi  man^ 
giarono  •  li  barbaro  Poeta  Benifenuto  Aliprando  nel- 
la sua  Cronaca  3fan(oi>ana^  pubblicata  dal  Muratori^ 
raccontando  nelC  anno  i54o.  le  nozze  di  alcHtti 
della  Ja  mi  glia  Gonzaga  ,  dice  :  che  tiuC  i  Signori  , 
che  *?i  concorsero  regalarono  generosamente  i  Gan- 
^nghi  di  molle  robbe .  Sotto  nome  di  robbe  tnten' 
dea  si  gioje  ,  cavalli  ^  vesti ,  drappi  ,  vasi  di  oro  , 
e  di  argento ,  ed  altre  cose  preziose  *  Ed  è  pla^ 
cevole  assai  il  sentire  dallo  stesso  poeta  ,  che  tutte 
queste  robbe  ^  sì  rare  ^  e  pregiale  furono  dipoi  da 
Gonza ghi  stessi  distribuite  o'  Musici  ^  ed  a*  Buffoni  i 

bl> 


I 


I 


S86 

Tutte  le  robbe  sopraooininate  ^ 

Furon  io  tutto  trent*  otto  e  trecento» 
A  Buffoni ,  e  Sonatori  donate  • 
Non   si   rimasero  però  anco  i  Gonzagìd  di  largom 
mente  ricompensare   que^  Signori  ,  e  Gentiluomini  ; 
eonchiudendo  il  poeta» 
Otto  gioiiii  la  Corte  si   durare  , 
Torneri  ,  giostre  ,  Bagordi  facla^ 
Ballar ,  cantar  ,  e  sonar   facean   fare  • 
Quattrocento  Sooator  si  dìcU 

Con  Buffoni   alla   Corte  si   troToe  » 
Roba  ,  e  denari    donar  lor    si  iacìa  ; 
Ciascun  molto  contento  si  chiamoe  etc» 
Medesimamente  splendide  furono  le  nozze  di  Fio» 
tante  j  figliuola  di  Galeazzo  Visconte  con  Leonetto  9 
Jigliuolo   del  Re   d*  Inghilterra ,  celebrate  in  Milano 
neW  anno   l368,  //   Corio  nella  sua  Istoria  di  Mif 
lano  ne  ha  parlato  con  diligenza  ,  ed  in  speme  del 
Convito  ci  ha  dato  una  assai  curiosa  descrizione  , 
ed  il  preallegato    AUprando  dice  :  che  non    se  ne 
fece  mai  la  somigliante;  e  parlando  de^ doni: 
Cento  cinquanta  Cavalli  venia 
Alti  Baron  ,   et  a*  Signor  donati  9 
Secondo  9  eh* a  ciascun  si  convenia* 
Messer  Bernabò  largo  Signore 

Di   gran  presenti  ancora   lui  facia  ; 
Di   gran    larghezze   si  facea  canzone  • 


«7 
Mescer  Lionel  cofla  sua  compagnia 

J}^  allrj  Bai  OD  ^  p^r   farnesi   onore 

Robbe    cinquecento    ai    buiTou     dasla  » 
Buffoni  ZigoUdx^i ,  e  Sonatore 

Per  Galeazzo  assai    robbe  donale, 

Bernabò    )or  fk   dar  denari   ancore, 
La   piuma    d'esLo  è  df?ii*  augel  Pernice  pag«   101* 

jfd  ognuno  è  noia  la  favola  dì  questo  ttcelto  ^ 
cft'  e  a  se  slesso  padre  ^  prole  f  trf  erede  «  Moki 
autori  aniichi  ne  hanno  scritto  ^  ma  la  descrizio^ 
ne  che  ce  ne  ha  data  Tacito  supera  ogni  altra  ^ 
e  merita  di  essere  qui  riportata  *  ^ssa  è  la  fe- 
guente  : 

Essendo  Consoli  Paolo  Fabio  ,  e  L.  Vitello,  vol- 
tati molti  secoli  ,  venne  la  Fenice  In  Egitto  ma- 
teria al  dotti  della  Contrada  ,  e  della  Orma  di 
mollo  discorrere  di  tal  miracolo  .  E  degno  Ha  ,  ove 
convengono  ,  ove  discordano  raccoutare  ,  Tutti  scri- 
vono essere  questo  ucello  sagrato  al  Sole  :  nel  bec-> 
co  I  e  penne  ^cihjate  ^  diveiio  dagli  aftrl  .  Degli 
auni  ,  la  pia  eomutie  è  ,  ch^  eUt  venga  ogni  cin- 
queccEUo  .  Alcuni  afTerioano  mille  quattrocento  ses-» 
fantuno  ,  e  che  un"  altra  al  tempo  di  Sesosttide^ 
altra  di  Amaside,  la  tcr^a  di  Tolomeo  terzo  Re 
di  Macedonia  ,  volarono  nella  Cittii  di  Etiopoli  ^ 
eoa  gran  seguito  di  altri  uccelli ,  corsi  alta  iorma 
nuova  *  E  molto  scura  T  anticLIt^i  :  da  Tolomeo  a 
Ilberio   fu   meno  di   dugen  cinquaut"  anni  :  onde  ai- 

hh  2 


SS8 

euni  tennero  questa  Fenice  non  vera  ,  uè  veniiU 
d^  Arabia,  e  niente  aver  fatto  deir  antica  memoria, 
cioè  clie  forni  lì  gU  anni ,  vicina  al  morire  fa  in  suo 
paese  suo  tìIìÌIq  ;  gettavi  il  seme  del  nato  ,  e  alle- 
vato Feniciotlo  la  prima  cura  è  dt  seppellire  il  pa- 
dre :  accaso  noi  fa,  ma  piovtijil  con  un  peso  di  niir* 
ra  a  far  lungo  volo  :  se  gli  riesce  ,  ù  leva  il  pa^ 
dre  in  collo  ,  e  io  su  V  altare  del  Sole  lo  porla  , 
e  arde  r  cose  incerte  ,  e  coutiglate  di  favole  •  Ma 
non  si  dubita  ,  che  qualcfie  volta  non  si  vegga  que- 
sto uccello  in  Egitto  •  Tacito  annaU  Lib»  6*  ^^oig* 
di    Davan%ati  • 

Sembrami  a§sai  possibile  y  che  nel  Seeolo  del  na- 
stro Autore  si  tenesser  dai  più  lai  fate  per  ^ere  j 
fi  che  non  si  dubitasse  della  esiitenza  di  questo 
ucello  ,  siccome  a  tempi  dt  Tacilo  pia  ^olii  ,  ed 
iltuminatl  era  pure  creduto  *  Nondimeno  in  questo 
biogo  debbe  intendersi  in  senso  figurato  %  avendo 
iti  esser  Francesco  nomato  la  piuma  dt  quesio  fa* 
doloso  ucello  j  al  solo  oggetto  di  dare  una  idea  del* 
la   gran  ricchezza   di   quel    Ledo   Reale . 

Molli    Donzelli  ,  e  Cavai ier  etc.  pag,  1x3. 

/  Donzelli  erano  ,  secondo  che  scrive  Uguccione 
Pisano f  riportato  dal  Muratori ,  nobili  giovani  ^  che 
Mi  stm*ano  nelle  Corti  *.  Donnlcelli  ^  et  Domicelke 
dicuntur  ,  quando  pulcbri  Juvenes  M^ignatum  sunt, 
situi  scrvientes  »  Non  permeiteasi  a  questi  Donzelli 
il  sedere  a  tavola  co''  Canf alteri  ,  e  se  v^  erano  am^ 


S89 

messi  ^  ss  dea  no  distintamente  in  sedia  pi  11  bassa  m 
Quando  dipoi  eran  creati  Cnvalieri ,  itsnvan  gli 
sproni  indorati  ,  e  per  questo  chiamatami  Cairn- 
lieri  a  spron  d^  oro  » 
Quivi  coinìiicia  dì  &\w  man  la  donna  eie.  pagt  111* 
Questo  festevole  giuoco  ^  che  qui  sì  desmre  9 
debh^  essere  stalo  di  uso  nelle  nozze  de*  grandi  di 
qite^  tempi  .  E  cotnecehe  sembri  di  esser  tondo  fio 
daW  Autore  in  eerto  senso  allegorico  ^  non  postia- 
mo dubitare  ^  che  non  Jbsse  nn  vero  giuoco  ,  e  «- 
miU  a  quelli  che  infra  donne  j  e  no  mini  costumane 
si  tal^^olta  in  lieta  ,  ed  amorosa  brigata^  a  fine  di 
diletto  ^  ed  intenenimento  .  Ba  molti  si  atirikuisce 
a  colai  sorla  di  giuochi  un*  assai  antica  origine  ; 
èssendo  stato  costume  di  rallegrarsi  con  essi  dopo 
I  grandi  Conviti ,  ed  in  altre  soUnnitè  ,  Lodovico 
Ariosto  nel  Canto  IJl.  del  suo  Far  iosa  ,  ce  nà  da^ 
nn  cenno  ^  narrando  di  Ruggiero  tra  le  deUzie  di 
Alcina  ,  che  \ 

Tolte  9  che  fur  le  mense  ^  e  le   vivande  , 
Facean   sedendo  In    cerchio  un   giuoco  lieto  ^ 
Che   Tieir  orecchio  1*  un  T  altro   ctomandei 
Come  più.  piace   lor  qualche   secreto  • 
Il   £;he  agli   amanti    fu  comodo    grande 
DI   icuoprlr   V  amor   lor  senza  dI?Ìeto  ;  * 

E  furo  ti    lox  conclusiotij  estreme  , 
DI  ritrovarsi   quella    notte   Insieme  « 


39© 

Il  Conte  Baldessar  Castiglione  nel  eomineiàmen» 
io  del  suo  Cortigiano  f  ei  fa  vedere  ,  eìC  erano  pa» 
rimente  d*  uso  nella  Corte  d^  Urbino  •  Sa  questa 
materia  ha  scritto  a  lungo  con  pari  piacevolezza^ 
ed  eleganza  Girolamo  BargagU  Sanese  nel  suo  Dia- 
logo de' giuochi  che  nelle  vegghle  Sanesi  ti  usano 
di  Tare  del  Materiale  Intronato  •  Siena  pel  Bonet« 
ti  1572.  in  4*  ^  giuoco  9  che  ivi  esso  descrive 
delia  Caccia  di  Amore  ^  si  ravvicina  assai  al  pre^ 
sente  y  descritto  dal  nostro  Autore  9  e  può  con  ra* 
gionevolezza   dirsi   da  questo  procedente  m 

Nel  Libro  di  Madonna  Mogias  dì  Egitto  •  pag.  iSj. 

Non  mi  è  avvenuto  di  rinvenir  memoria  in  altri 
Autori  di  que* tempii  ehi  fosse  V  Autore  di  ^ue- 
sto  Libro  9  eldamato  ancora  Ficca  V  arme  al  core , 
o  cosa  in  se  contenesse  •  Da  quello  però  ,  c/ie  qui 
ne  vediamo  riportato^  di  leggieri  possiamo  conget" 
turare  9  che  fosse  wm  Libro  di  Romanzi  9  e  Caval- 
lerìa 9  del  quale  questa  Madonna  Mogias  formava 
il  Soggetto  principale  . 

Madonna  Lisa  di  Londres*  pag.   l5l» 

Ne^  Codici  Faticani  Provenzali  9  cìie  sono  copio» 
sisssimi  di  poesie  di  quegli  Autori  ^  non  ve  n'*è 
alcuna  di  questa  Madonna  Lisa  •  La  quale  dovete' 
te  scrivere  in  questa  Lingua  9  per  essere  allora  ce 
mune  ,  ed  usata   qvunque  • 

Racconta  Pietro  Vitale  pag.    139. 

Di  questo  Poeta  Provenzale  n*  abbiamo  ne*  ma^ 


noscritti  Vaticani  la  Vita  in  queW  Idioma ,  e  dim 
verte  Canzoni  ,  e  fra  V  altre  ire  pel  ricuperamento 
del  S*  Sepolcro  di  Terra  Sonia ,  ed  una  per  la  ri* 
euperaia  salute  del  Re  di  Francia  ;  e  varie  gohbo'^ 
le  ^  e  serventesi  »  ed  una  tenzone  con  BUtneasso  •  Fu 
Citiadinù  di  Tolosa  ^  ed  è  detto  Peire  Yidal  •  Narra^ 
si  f  die  fu  sì  sciocco  »  e  vano  j  e  sì  di  se  stesso  prò* 
sontuoso  9  che  credendo  essere  amato  da  quante  don^ 
ne  vedea ,  éU  leggieri  di  ognuna  ^  innamorava  •  E 
tanto  sopra  ogni  altra  cosa  prendea  di  diletto  di 
darsi  vanto  d^  aver  conseguito  dalle  femmine  il  suo 
amoroso  desìo  ,  che  dal  marito  di  una  ,  di  cai  avea 
falsamente  vantato  il  trionfo  ^  n^  ebbe  la  lingua  fo" 
rata  • 

Dice  Messer  Ramondo  d^Aogiò  pag.  141* 
Conviene  distinguere  questo  Poeta  daW  altro  Conr 
le  Carlo  JU  Angiò^  fratello  di  San  Luigi  Re  di  Fran» 
eia  j  del  quale  abbiamo  ne*  manoscritti  Vaticani  un 
poema  alle  donne  intitolato  Donnejai're  9  ed  una  can* 
zonCf  nella  quale  comeccJèè  senza  siw  nome  »  p/cre 
51  manifesta  dicendo  ; 

Non  Tolll  aver  las  mans  nil  cor. 
Ne  etier  coms  Dangeut  clamats  • 
Questi  è  il  Conte  Berlinghieri  9  il  quale  nella  can^ 
zone  satirica  del  Monaco  di  Montaudon  contro  i 
Poeti  Provenzali^  vien  chiamato  t  incostante  Catala» 
no ,  secondo  riferisce  il  Nosiradama  9  per  ragion 
della  nota  Storia  di  quel  Romeo  ^ 


39* 

:  di  cui 
Fu    r  opra  grande  ,  e  bella  mal    gradita  • 
Ma  1  Provensall ,  che  fer  centra  Lui, 
Non  hanno  riso  :  e  però  mal  cammina  f 
Qual  si  fa  danno  del  ben  far   d^  altrui  • 
siccome  cantò   il  Signore  delC  altissimo  Canio    nel 
Paradiso  Cani.    VL 
Et  udiate  gran  pianto  , 

Che  questa  donna  fa  del  suo  marito  •  pag.  167* 
Antichissimo    si  è  l*  uso   di  piangere  i  morti  ,  e 
perfino  Omero  nel  XXIF.  deW  /Iliade  lo  r̀orda 
ne*  Funerali  tli  Ettorre  • 

•     •     •    I?i  deposto 
Il   Cadavere  in  Regio  Cataletto  , 
Il    lugubre  sovr^esso  incominciaro 
Inno  1  Cantori  de*  lamenti  ^  e  al  mesto 
Canto  pietose  rispondean   le   donne: 
Fra  cui  plorando   Andromaca  ,  e  strigoendo 
D^  Ettorre  il   capo  fra  le  bianche  braccia. 
Fé   primiera  sonar  queste   querele  eie. 
Monti  •  Omero  •  Volg. 
Falcone  Beneventano  nella  Cronaca  ,  citato  dal  Mu^ 
rotori ,  narra  die  alla  morte  di  Guglielmo  Duca 
di  Puglia  9  nipote  di  Roberto  Guiscardo . 
Continuo    ejus     uxor   crines    suos ,  quos   pulchros  , 
et  suaves  nutrierat ,  coram    omnibus   qui    aderant  , 
toloudit  ,    et  lacrymis    madeutibus  ,  vocibusque    ad 
astra  levatis  ,  super  Ducis  defuncti  pectus  projeclt  • 


395 

Populus  quoque  crinibus  9  geuìsque  evuhis  ,  palrein 
eorum  ,  et  Dommum  mlrablllter  invocabant  •  V uso 
dipoi  dt^lh  pi  £  fiche  a^  tempi  di  Roma  antica  e  no* 
iissimo  ;  ed  i  nostri  padri  seguirono  ijuel  costume  » 
prezzolando  delie  Donne  ,  le  tjnaìi  ahamente  pian* 
givano  i  morti  ;  celeBrando  te  di  loro  azioni  ;  e 
chiamavami  Cantai rìci  •  E  as&ai  inleves sante  U  se^ 
gttente  squarcio^  tratta  da  MS*  di  Duoncompagno 
Fiorentino  pnhlico  Lettore  in  Bologna  nel  I2l3* 
ri  por  t  a  io  da  l  Mirai  ori:  D  u  e  li  n  tu  r ,  i  ìic  '  eg  li  ^  R  0  m  a  e 
[|ijapdam  Femiua^  praeiio  numeurio  ;id  pkrtgeii* 
dum  super  carpari  defunclorunt ,  quae  coni puU tri* 
ces  vocanlur,  eie  ta  qiiod  sub  specie  rlìjlUntlca 
noLilLtatf^s  ,  divtUas  ,  rorrnas  ,  forlunas  ,  et  on^ues 
laudaLllea  morluorum  actuj  computaiìt  serliitìm  . 
Sedei  Tiarnijue  Computatrìx  ,  aut  uitei  Jum  rccia  , 
vel  iiilerduin  proci U'i^  stat  super  genua  crinìbus 
dbsóltiijs  ,  et  incipit  proeconia  jote  variabili  juxta 
corpus  defunctì  nairare  ;  et  semper  la  fiue  cUusu- 
Iae,€li,  vel  Ih  promit  voce  piangente-  Et  lune 
omues  adslatites  rum  ip^^i  fjebiles  varcs  eniilhuit  . 
Sed  CoiiiputuU  iK  prcducit  laeryinas  prclll  ,  uon 
doloils  « 

Seoigendosi  poscia  la  superstizione  f  ed  il  ridìcolo 
di  cotale  luio  ^  *i  Uì^nsiì  con  più  saAo  consiglio  di 
proilirh  • 

Sc^  tu    colui,  die   lavori  nell*  ovra 

DEL  REGGIMEI^TO  ,  E  COSTUMI  DI  DONNA 


/ 


\ 


5q* 

Filippo  Villani^  detto  il  solitario  nelle  Fite  d"  no** 
wdni  Fiorentini  illustri  ,  così  nella  Vita  di  Messer 
Francesco  lasciò  ricordanza  di  quesi*  opera  : 
Compo»uit  Insuper  libelluin  vnlgarem  perjacundìi-' 
tìmum  ,  iD  quo  iBulierum  mores  per  eaonim  or- 
dlnes  ,  gmdas  ,  et  aetates  coDStltuic  ad  doctrìnsim  , 
qui  daae  aetati  cìvilique  earum  9  ré\  dlgnìuti,  se- 
cundum  verecondiae  modestlam  conveniret  »  osten* 
dìt ,  elqne  nomen  indldit  De  Regimine  MuUerum  9 
et  ut  festine  me  a  tnultis  absolvam  simal  ,  mire 
descripsìt  quldquld  ad  morlgerae  vitae  regulas  per* 
tìneret  per  prosas ,  et  rjlhmos  persuaves  ,  ut  faci- 
le ,  ac  niemoricer  ,  qoae  institait ,  haberentur  • 
La  Contessa  di  Dio  passava  per  Tolosa  ,  pag«  2c4« 
Due  Canzoni  di  questa  Rimatrice  Provenzale^ 
detta  Contessa  di  Dia  ,  ovvero  di  Digno  9  si  leg- 
gono ne'*  manoscritti   Vaticani  • 

E  che   nessuna  Ispecial  suggello  tenga  9 

Né  anel  da  suggellare  •  pag.  221. 
Nel  Capitolo  XXV UL  deU'  Esodo  si  fa  ricor- 
do  di  anelli  da  suggellare  ;  talché  dehhe  tenersi , 
che  sia  stato  V  uso  di  essi  antichissimo  ;  ed  infatti  i 
Scrittori  ili  cose  antiche  gli  dissero  comuni  a  moU 
ti  popoli  delV  Oriente  •  1  Greci  ,  ed  i  Romani  gU 
usarono  y  e  presso  questi  ultimi  molti  esempi  ce  ne 
porgono  I  Storici  i  siccome  Sallustio  nel  Capitolo 
XXXXVII.  della  Catilinaria  ;  ove  ci  dice  :  che  i 
Congiurati  convinti  furono    in  Senato   dalia    rico^ 


gm%iùne  de*  panico! ari  loro   sigilli  ^  posti   alle  lei' 
tvrc   da   rsn   cons&gnaie  et  gli  AmhascitidoH  Àlloltù^ 
gì  ;  e  Taetia  nel  XFL   Libro   degli  Annali  ;  rao 
coniando  In  morte  di  Pei r ùnto  ,  scrive  i  che    dopo 
nver    rinfacciato    in    nn    satirico   scrìtto  a  Nerone 
tutte   le  di  Ini  sozzure ,  e  ribalderìe  ,  lo  sigillo  col 
sHù   anello  *  e  poscia    lo  ruppe  ,  perche    non  fosse 
adoperato  in  danno  d"  nliri  .   Per  le  rovine  ,  ed  in- 
vasioni    de*  Barbari  ,   non    cesso    cotal  costumanza 
presso    di    noi  %  e  ne*  barbarici  Seeoli    anzi    si  ac^ 
crebbe  ;    ed  t   Fescovi  »    gli  Abbati ,    ed   i    Cormttu 
n^  ebbero   particolarmente ,  e  si  estese  perfino  V  uso 
de^  sigilli  a  contrasegnare  le  mercanzìe  nelle  Doga- 
ne m  Ed  è  a  tal  proposito    non    poco    curioso    ciò  j 
che    seconda   A  scarno   Candivi   avvenne    sidla    fine 
del    Secolo    XF,  a   Michela gnolo    Bnonarrotl  :    che 
tornando    e^so    Michela  gnolo    da   f^en^zia  a  f^tren-' 
ze   sua    patria ,  e  venutone  a  Bologna  ;    ignorando 
una    Legge  dì  Messer   Giovanni  Benti^ogìj  ^  la  <fna' 
le   ordinava    che    qualunque  forestiere  entrasse    in 
ij  liei  la    Città  ^  fosse    suggeliato   con    cera    rossa    in 
jfi/r  ugna    del  dito  grosso  ,  dnpensierata mente  v  en- 
trò   senza   os^er^are   tal    legge  %  laiche   accusato   di 
fra  ttde  ^  fu  condotto  air  ufficio  delle  bollette^  e  con-^ 
dannato   in    Lire    cinìfttattta   di    Bolognini  ,  le   ^n^* 
U  non  iwendo   modo  di  pagare^   ritror^avasi   in  un 
brut  io  impaccio^   se   non  fosse  stato  fatto  liberare 


396 

in  grazia  della  di  lui  professione   da   Gian  Fran^ 
eesco  Aldovrandi  Gentiluomo  Bolognese  • 
Dice    r  Abbate  Isaac  •  pag.  226. 
Nel   Dialogo    di   S.  Gregorio  ,  volgarizzato    dal 

tn^''^lcfi  ai  iap.  A//  .  ttei  Lilro  ÌÌé\  si  ha  la  fi* 
fa  di  ffutslo  Abbate  Isaac  ,  il  quale  fu  di  nn^ione 
Siro  ,  e  venne  al  tempo  de^  Goti  ad  abitare  in  Spa* 
lel*ì  t  Nette  Lettere  de^  Beati  Morentini  Firenze  pel 
Tal  tini  Franchi  fjlc*  in  4»  »  edizione  do^^uta  a  To^ 
ma,to  Buonaventuri ,  si  leggono  alcune  cose  sotto  il 
iuo  nome  volgariz^zate  ;  ed  e  riportato  il  detto  ca* 
pitoìo  del  Dialogo  ili  San  Gregorio  »  volgarizzai^ 
dal  Cavalca ,  tome  notizia  originale  della  di  ha  »u- 
ta  ^  E  di  ciò  srcQndo  accenna  il  chiaro  Signor  Bar- 
tolomeo Gamba  ne^  suoi  testi  di  Ungum  ,  non  si  np* 
videro  punto  n^  il  Bttonaventtiri  nel  produrre  in  Fì- 
tenze  le  lettere  ^oprallegate  ,  né  Monsignor  B otturi 
Editore  delt^  idi  ima  Edizione  di  Roma  del  ridetto 
Dialogo  • 

Va  iù  per  que$ia  montagna  hoicaia  pag.  254* 
f^^uesto  allegorico  viaggio^  il  ff itale  si  descritte 
sì  arduo ,  e  disastroso  ^  sembra  tfuì  posto  dalVAu* 
iore ,  per  ain^ertirci  quanto  sìa  impresa  dura  j  e  dij^ 
felle  il  gìugnere  a  possedere  perfettamente  la  Sa* 
pienza  ,  e  ^  nanfe  sieao  le  di  f fi  cult  à  ,  che  s"*  incon^ 
tra  no  nella  carriera  de'' situi j .  Nell^  Orsa  dipoi  ha 
perav^entma  ideato  rappresentarci  9  che  anco  gU 
uoniini  i  più  selvaggi ,  e  più  barbari  debbono  <f*- 
soggettarsi   a"  superiori  Lami  deW  uomo   scienuato  * 


597 
Nel  Leone  ^  e  nelle  bestie  feroci  figura  (juegU  uo» 
mini  brutali^  che  soUomettendo   la  ragione  al   la-* 
lento  di   mal  fare  ,  ad  altro  non  servano  ,  cJie   a 
loro  capricci  ^  ed  alle  loro  passioni  •  ^ 

Guarcbl  da  CaUatoLi ,  e  Ju  Guiglionv  etc.  pag.  269* 
Ne"*  SecoH  Xlll*  €  XI f\  ne'  ^unli  per  le  g neri  e 
ifìiesdne  dette  Ciità  ,  e  per  le  dimsio/U  d*  li  ali  a  » 
poco  rigore  polca  a^erc  la  severità  delle  Leggi  ^ 
di/veano  tal  dUordinad  eccessi  esser  fretji tenti  •  Si 
sa  che  in  allora  si  sparsero  in  queste  nostre  Cbn- 
tradc  nume/ ose  truppe  de^ Xingani  ^  i  tjaali  deruh- 
havano  ,  e  correvano,  ingannando  i  semplici^  le  Ca- 
se de^  Cittadini  ^  e  le  Campagne  ;  vivendo  di  rapi-* 
na  f  e  di  furberìe  .  E  assai  piacei^ole  sa  questo  ar' 
go mento  un  picciol  Libretto  j  intilolaio  Sierra  di 
Vagabondi^  ntl  quale  si  scovrono  tutte  le  super ^ 
chierìe  dì  tal  razza  inlquissimai  la  quale  anco  a 
dì  nostri  ^  schiene  giustamente  perseguitata  in  mal^ 
te  Città  dalla  provvulenza  de^  Governi^  non  man' 
ca  nulladinteno  di  sorprendere  la  compassione  ^ 
e  la  pietà  delle  semplici  persone  ^  con  rnilie  indtt- 
f  trio  si  ripieghi  * 

Ancora    pensa    s'egli  è  figlio    d' omo  ^ 
Ch*  abbia   riccliezza  ^  o  oituùlii  di  genie  » 
pag.   269- 

Ci  fa  conatcere  questo  stretto  avvertimento  »  che 
impone  t  autore  in  questo  luogo  alte  halle  di  ben 
guardare  i  fanciulU  ^  da   quante   irifcUcità  era  op* 


j 


99» 
pressa  in  attera  l*  Italia  per  le  nimieizie  9  e  o^ 
delle  parli  ^  le  quaìi  in  scambievolmente  danneg" 
giarsi  9  ed  offendersi  non  guardavan  misura  ;  e  la 
istessa  innocenza  non  ritrovava  in  que*  cuori  fero^ 
ci  9  semimenii  umani  9  e  pietosi;  mentre  er edeano 
appagare  con  la  morte  deW  innoeente  figliuolo  V  odio 
da  essi  concepito  contro  del  padre  •  //  Divino  Poe^ 
ta  nel  Canto  XXXIH.  delP  Inferno  ci  dà  un  esenta 
pio  di  tai  crudeltà  ;  allorché  sì  altamente  ^  e  si 
dolorosamente  descrive  la  morte  deW  infelice  Con^ 
te  Ugolino  9  e  de"*  suoi  sventurati  figliuoli .  Per  non 
allegare  dipoi  una  moltitudine  di  esempi  sopra  co» 
stami  sì  barbari ,  voglio  mi  basti  fuetto  del  fan* 
ciullo  Corradino  decapitato  in  Napoli  per  ordine 
di  Carlo  Primo  D*  Angio  ^  e  la  strage  detta  fami» 
glia  del  Tiranno  Ezzettino ,  eseguita  da*  Collegati 
Padovani  ,  e  Veronesi ,  e  dagli  altri  Tiranni  di  Ro^^ 
magna  ,  e  LombartHa  •  Di  pia  anco  alle  persone 
ricche  accadala  ^  che  gli  erano  talvolta  rapiti  i 
figliuoli  da*  ladroni  »  i  quali  dipoi  ponevano  ti 
prezzo  al  riscatto .  Da  Ghino  di  Tacco  j  di  cui  ra* 
giona  il  Boccacci  nel  Cento  Novelle  ^  e  da  altri 
ricordati  da*  Cronicisti^  vedesi  che  non  si  manca» 
va     tn  tjue^  tempi  di  sì  fatti  ribaldi  • 

Ch'egli  è  un  paeae,   dove 

Soa  molli  Servi ,  in  parte  di  Cathay  eie. 
pag.  271. 

Le  relazioni  de"  viaggi  del  celebre   Marco  Polù 


'99 
meW  Indie ,  e  nella  Tariarìa  erano  di  già  pub- 
bliche in  Italia  a*  comineiamenti  del  Secolo  XtV^ 
Talché  da  essi  ha.  perawentura  V  Autore  ricava^ 
la  la  notizia  deW  odio  pel  Vino  di  questi  popo^ 
li  *  1^  di  fatii  vi  si  leggono  nei  Capitolo  A'X.  dei 
Libro  l!L  y  os^'e  si  tratta  della  Proi*inda  dd  Ma- 
lo bar  ^  le  seguenti  parole  :  Dfttì  Popoli  C  ^1^'^^^' 
ri}  SI  guardane  granclemente  di  bere  vino,  t'^tlo 
d'uva,  e  quello,  che  ne  bee,  nan  si  riccrve  per 
lesHmoniQ  , 

Se  forse  fossi  Conversa  él  CTiìe^a  pag,  3^7* 
Il  Muratori  nella  Uiner iasione  Sessantesima  se- 
sta sopra  le  Antichità  Italiane  ha  ritroi^ato  nelle 
Bolle  de^  Pontefici  il  significato  della  parola  CqH' 
versa  ,  la  quale  suona  secondo  esso  rinunziare  al 
secolo  con  abbracciare  juta  monastica ,  e  vestirne 
r  obito  'f  e  lo  prova  col  seguente  passOy  da  e^so  trai" 
io  da  due  Bolle^  V  una  di  Alessandro  iif*  deW  an- 
no 1175* ,  ed  altra  d*  Innocenzo  //V  ilei  l'I^^,  cio^ 
Pratfterea  liceat  vobìs  (  parla  alle  3fùnaehe  )  vi* 
roa  ,  et  multeres  liberai  ,  et  absolutas  ,  qaae  sui 
compete»  se  Monasterio  ve^lro  reddere  volucrint , 
ad  conversìonem  recjperc,  et  eot  absque  eotilradl-* 
elione  aJiqiia  rat  in  ere  «  Afa  cosa  han  che  fare  ^  ri'* 
prende  ^m  il  preallegato  Muratori  ,  gli  uomini  ne^ 
Monasteri  di  Donne  ?  Ilassi  dunque  a  sapere  che 
anco  tati  Monasteri  t  e  ne  s*  ano  al  luro  servigio  de' 
Laici  f  ponziti   V  abito  Monastico  ^  chiamati   Con* 


4oo 

versi  j  clte  aveano  la  laro  ahUazione  fuori  del  Chio- 
Uro  9  e  pre8ta\^ano  alle  monache  qii^  servigi  ,  cìie 
occorre  ano  alla  loro  economìa  ^  come  si  pratica  in 
oggi  dxC  Secolari  •  E  siccome  gli  uomini ,  in  tal 
modo  eziandìo  le  donne,  che  si  dedicavano  a  mi" 
miti  servigi  delle  Chiese,  vestivano  abito  Relìgio^ 
so  ;  donde  nomavansi  Converse  di  Chiesa  • 
Tu  non  ne  farai  cavelle  pag.  298. 

Di  questo  anticìdssimo  protferbio  Fiorentino  j  che 
vale  quanto  dire  ,  tu  non  ne  farai  nulla  ^  non  mi 
è  riuscito  trovare  V  origine  9  ne  ne^  Proverhj  del 
Cornazzano^  de^  quali  abbiamo  molte  edizioni  de^ 
principi  del  Secolo  XV L  ^  ne  nel  rarissimo  Libro 
dell*  Origine  de^  Volgari  Proverbi  di  Gnzio  de* 
Fabrizi  9  stampato  in  Venezia  nel  xS'lS. ,  nk  nel- 
le facezie  del  Poggio  ,  ne  ne^  motti  del  Domeni^ 
chi»  Ritrovasi  assai  sovente  usata  la  parola  caveU 
le  dagli  anlicìd  Autori  ;  ed  il  Boccacci  la  pone 
in  bocca  di  Maso  del  Saggio  nella  Novella  III. 
della  giornata  VIIL  rispondendo  a  Calandrino  ^ 
che  anziosamente  lo  addomandava ,  die  gli  spie- 
gasse 9  donde  era  posta  la  famosa  Contrada  di 
BengoiU  . 

Egli  ha  due  augelli  pag,  3o5, 

Arreca  t  Autore  questi  esempi  »  parlando  sent' 
pre  figuratamente  9  e  si  vela  coW  oscurila  9  per  non 
offendere  il  pudore  delC  oneste  donne  9  alle  quali 
il   Libro   è   diretto  •  Questa  Descrizione  è  assai  inr 


4oi 

ieressante ,  e  merita  esser  letta  con  diligenza  ,  ed 
attenzione  ;  percioceìèè  ci  scuopre  i  pensamenti  de* 
nostri  padri  sopra  questo  non  lieve  punto  di  Sto* 
ria   naturale  • 

Ho  preso  la  proferta ,  che  mi  fece 
Questo  Animai  in  sul  qual  mi  vedete  pag.  32U 
Oltre  all'*  essere  valente  Letterato  ^  e  Giiwecon^ 
suUq  celebre  de"*  tempi  suoi ,  conobbe  anco  Messer 
Francesco  la  beW  arte  della  Pittura  ^  e  ne  son 
prova  le  di  lui  opere  ,  vagamente  da  esso  ador* 
nate  di  sua  mano  con  miniature  conformi  agli  ar* 
gomenti  ,  di  che  trattava  •  DalP  Originale  de''  Do» 
eumenti  di  Amore  ,  che  tuttora  conservasi  nella  Bi* 
bUoteca  Barberina  potè  Federico  UbaUUni  di  me 
pia  avventuroso  trarre  i  disegni  ,  co*  quali  adornò 
la  Edizione  di  essi  •  Essendosi  però  C  autografo 
della  presente  Opera  perduto^  che  dovea  medesi' 
mamente  esser  miniato  di  mano  delT  Autore  ;  nel 
Codice  Faticano ,  che  sarà  perawentura  copia 
di  copia  ,  non  vi  sono ,  che  de*  vani  ne*  luoghi , 
ove  dovea  esistere  la  figura  \  talché  mi  è  conve-^ 
ììuto  rimanermi  da  questi  disegni  i  perciocché  Jh' 
eendogU  non  avrei  potuto  seguire  ^  che  il  mio  capric 
do  »  e  non  la  mente  deW  Autore .  I  versi  soprai* 
legati  9  Ite*  quali  rimette  alla  Pittura  la  spiegazio^ 
ne  deW  animale  ^  ci  rende  la  perdita  del  Codice 
originale  più  amara  ,  e  giustijica  la  mia  detenni* 
nazione  di    non    averne    posti     altri    di   mia  in* 

ce 


402 

%)enzione  ;  mentre  avendolo  fatto ,  non  mi  sarei  in 
^ueifo  luogo  potilo  affatto  disi m pugnare*  jé Un  pa- 
gina Mfgttisnfe  556»  patla   nuovamente  dì  que$to  ani- 

fiuìtf*  ^  e  lo    descriì^e    co*  srgnend  i^er'si  : 
IVI.1    se   lu    puoi   aver    (jLiell' animale  ^ 
Che    (ialta    jMite   dtiiaaz:!  è  si    folte. 
Da   quella   di   dietro   soUIcka    tanto . 
Nari   sono     peio     essi   ha st finii  a  irafcì    di    OMCttri* 
tu  9  per  ciocche  non  puos%i  indovinare  qnal  sia  ^  per 
non  conoscere  noi  perfelfaiuente    che  si  pensava  in 
ipie"  secoli  sopra  in  Storia  Naturale  *  Avendoci  nondi^ 
meno  dì   sopì  a  presentato   tin^  Orsa  ,    patria  cùnget^ 
tararsi  ,  che   mi  (or  a  intender  volesse    di   qttelC  ani- 
male ;  ma  nel    Tesoro    iti  Ser  Brunetto  Latini ,  mir- 
ro   Libro     che     et  e  rimasa    della    Storia   Naturale 
di    allora  ,  e  che    doi^en     esser     Ithro    di    autorità  , 
l*  Orsa   et   st    descrìve  in  conlrario  i  dicendo  i    L'Or-* 
%a  è  una    grande   be>itia ,    et  ha    molto  fratìe    itém  9 
et   l^    sujt    iorza  è    Tirile   gambe  ,  et    l'unghie,    et 
fierb    va    ella    molle    volte    j  itia  i    Quello   poi  the  in 
deità    Libro    si  tt^ova  scritto   dtd  Leone  $  pia  si  ac* 
eosta  a*  preailegnti  \^ersì  ^    imperocchh   dice  i  che  Ut. 
forzft   di   questo   animale  è  nel  peittt  ^  e  la  suajer^ 
mezza    nel   capo  -  Comunque   sia    io    non   so   ra^io^ 
ftevulrnente   che  dirne  ,  trattaudoù   di    cosa    troppo 
OS  et  ir  a  ,  per  paterne    giustametite   render   giudizio  t 
Nnii    lì    fidar  di  quelle    vtuiìtadì  ,  , 

Clie  suole?    usar    la    gonte 


4oS 

Neil*  entrar  della  donna  , 
Gitlar  lo  grano ,  ed  altre  cose  fare  etc.  pag.  332. 
'  Debbono  (juesti  usi  superstiziosi  essere  stali  avari' 
zi  di  antiche  cerimonie  ;  e  specialmente  quello  di 
pittare  il  grano  \  di  die  abbiamo  un  esempio  ^  che 
parlando  del  Matrimonio  per  confarrazione ,  usato 
dagli  antichi ,  dice  Plinio  nel  Cap»  III  del  Libro 
XFIIL  r  che  astanti  la  maritata  nelle  solennità  del» 
le  nozze  si  portava  ancora  una  vivanda  composta 
di  farro  •  Apulejo  pure  nel  Lib.  io*  de  Asino  di^ 
ee:  matrimonium  confarrare  ,,  che  consisteva  nel  met^ 
tersi  d(C  nuovi  sposi  un  pugno  di  farro  in  comu^ 
ne  •  Il  gettare  poi  i  commestibili  quasi  come 
offerte  di  primizie  agt  Iddii  era  in  uso  nelle  ao^ 
lenniià  degli  Antichi  ^  e  lo  abbiamo  in  Silio  Ita» 
lieo  nel  Lih.   VUL 

Dixtrinxit  dulces  epulas  ,  nulloqne  cruore 
Pollala   castus  mensa  cerealia  dona 
Attuili,  ac  prìmum  Yestae  detersit  onorem 
Undlque  9   et  In  mediam  jeclt  llbanìina  flammam  • 
E  Tibullo  volgendosi  agV  Iddìi  Lari  • 
Adsltis  Divi  ,  nec  vos  e  paupere  mensa 
Dona  ,  nec  e  purls  spernite  fictilibus  • 
Le   nozze   dipoi  non  si  celebravano  senza   augu* 
rj    presso  gli  antichi  .  Ciò  testimonia  Cicerone  neW 
Orazione  Pro  Cluentio.  Nubil  genero  socrus   nullls 
auspjcibus  ,    iiullis    auctorìbus  9    funeslls    omnibus  • 
E   pia  chiaramente  in    Valerio  Massimo   Lib»   IL 

ce  2 


404 
Cap.  /•  Apud  antiquos  non  solum  pubi  ice  ,  sed 
etiam  pri?aliin  nihil  gerebalur ,  nisi  auspicio  prìus 
iumto,  quo  ex  more  nuptiis  etiamnnm  auépices  in* 
terpoDuntur,  qui  quamvls  auspicia  potere  deiierint^ 
ipso  taroen  nomine  Teleris  consneludinis  TesUgia 
ttsurpantnr  •  Flavio  Biondo  9  che  vivea  mollo  tem* 
pò  dopo  il  Secolo  di  3f esser  Francesco  ,  cioè 
sotto  il  Pontificato  di  Eugenio  IV.  ^  scrive  nella  sua 
Roma  Trionfante  ,  che  a^  suoi  tempi  cosiumavasi 
in  Roma  nella  celebrazione  delle  Nozze  ;  die  uscen» 
do  la  Sposa  di  Casa ,  in  sulla  porta  in  presen» 
za  del  popolo  le  si  ponea  sopra  la  testa  una  spada. 
Fa   per  la  Casa  tua  questo  segnale  ;  pag.  335* 

A  quanto  ho  di  già  detto  sopra  questo  segna* 
le  nella  nota  a  pie  di  pagina  delho  aggiugnere  9 
che  il  THAU  di  Ezecìùele  ,  che  vi  sta  scritto  nel 
mezzo ,  trovasi  parimenti  usato  in  que^  Secoli  in  pie 
cirimonie.  Il  Muratori  parlando  nella  Dissertazio* 
ne  LXXV.  delle  Antichità  Italiane  de''  Flaggelian* 
ti  9  clhc  scorreano  a  torme  V  Italia  9  mossi  da  un 
religioso  sentimento  di  purgare  le  propie  colpe  » 
arreca  a  prova  del  suo  argomento  l*  autorità  di 
Giovanni  Antonio  Flamimo  Imolese  presso  Leandro 
Alberti  nel  Lib.  V.  degli  uomini  illustri  deW  Or^ 
dine  de*  Predicatori  ;  il  quale  così  descrive  il  ma- 
do  di  vestire  usato  dal  celebre  Frate  Venturina 
da  Bergamo  Domenicano  9  e  daUa  di  lui  Campa» 
gala  99  Yeslem  albam    interiorem  tegebat   caerulea 


4o5 

In  nigram  tendens  ,  doabus  craclbas ,  altera  ra« 
beote  9  altera  alba  ex  panno  slgnata  •  In  parte  sì* 
nistra  eminebat  Colamba  candida  ramum  olìvae  ore 
ferens  •  Frontem  pllei  Thau  Ezechielis  ,  Prophetae 
iignuDi  ornabat*  In  manibns  baculos  more  pere-» 
grinantium  gesUbant  •  Funiculos  item  septem  nodis 
diitìnctos  9  quibus  se  caederent ,  el  orationes  Do- 
mlnicas  »  qoas  recitabant ,  numerarenl  etu  Giovane 
ni  Villani  nel  Libro  undeeimo  sotto  V  anno  i334« 
ù  conforma  a  tal  narrativa  presso  a  poco  ne*  se^ 
guenti  termini  „  Nel  detto  anno  della  NativitÀ  di 
Cristo  ,  uno  Frale  Veniurlno  da  Bergamo  dell*  Or- 
dine de*  Predicatori  di  età  di  XXXV .  anni  di  pic« 
ciola  nazione  ,  per  sue  prediche  recò  a  penitenza 
molti  peccatori ,  micidiali  9  e  rabatori  9  e  altri  del- 
la sua  Guà  9  e  di  Lombardia  •  E  per  le  sue  effi- 
caci prediche  commosse  ad  andare  alla  Qnarentina 
a  Roma  al  perdono  più  di  diecimila  Lombardi  di 
Gentiluomini  ,  e  akri  9  tutti  vestiti  quasi  ad  abito 
di  S.  Domenico  ,  cioè  con  cotta  bianca ,  e  man- 
tello cilestro  9  o  perso  9  e  in  sol  mantello  una  Co- 
lomba bianca  intagliata  con  tre  foglie  di  ulivo  In 
becco  ;  e  venieno  per  le  Città  di  Lombardia  9  e  di 
Toscana  a  schiera  per  XX.  o  XXX.  ;  e  ogni  briga** 
ta  con  aua  Croce  innanzi  gridando  pace  9  e  mise- 
ricordia  •  E  giugnendo  per  le  Città  9  si  rassegna- 
vano prima    alla  Chiesa  de'  Frati  Predicatori  ;  e  io 


4c6 
quella  dinanzi  air  Altare  si  spogliavano  dalla  cin-' 
loia  in  su  ,  e  si  balteano  un  pezzo  umll mente  etc* 
•  •  •  Ch^  Io  ti  lasso  una  pietra  preziosa  etc.  pag.  36o 
Con  allusione  allegorica  in  questo  luogo  -  ci  da 
un  cenno  i*  Autore  di  ^ue*  sacri  anelli ,  che  eosiu- 
mavansi  in  que*  secoli  •  E  de"*  quali  con  grande  ap" 
parìito  d*  erudizione  si  parla  dal  P.  Giuseppe  Mar 
ria  Aliegranza  Domenicano  negli  Opuscoli  eruditi 
Latini  ,  eii  Italiani  Cremona  178l«  in  4«  ^Ma  pa^ 
gina  58.  De  Sacro  Amuleto  Vercellensi  •  Inquan^ 
to  al  costiune  di  rivolgersi  aW  Oriente  ,  può  veder~ 
si  V  indice  seguente,  di  Federico  Vbaldini  alla  voce 
Sole» 


INDICE 

DI  FEDERICO  UBALDINI 

ACCRESCIUTO. 


l 


INDICE 

Delle  Voci ,  e  modi  di  dire  più  considerabili  usati  da 
Messer  Francesco  Barberino  j  di  già  compilato  da  Fe^ 
derico  Ubaldinì  ,  e  posto  in  fine  dell*  Opera  de*  Do* 
cumenli  d*  Amore  ,  ed  ora  notabilmente  accresciuta 
con  lo  spoglio  di  altre  tratte  dalia  pres$nte  Opera  • 


./jLConcorieiido  con     altra    vocale ,   lasciata ,    corno      in    qnel 
la  ego 

O   somiglianti  creder  non.   ci   dieno  • 
cioè  f  non    ci  diamo  a  cce4ere  ;    modo    osato    dal  Bocc.  La- 
ber.    io3.  il   che     se    cosi    credesti   che  fosse  ,    mai   non 
mi  farei   credere   che   &c* 
ABBIA   nella   seconda  persona  .    Elie.   Ser   Broa.  6x.  le    pa- 
role  acerbe    non   temere  ;   ma    deiV  umili    abbia   paura . 
Bocc*   nel    Filestrato  ,  over   Griselda  • 
Dunque  non  voglia  per    costei  morire  , 
I^è  voglia  di  te  stesso    esser   nemico  . 
ABBIENDO     avendo ,     da   babbo   usato    da   Dante  ,  e   da    al- 
tri .   Ser  Bran*  Etic.  19.   Perciocché   quando   elU   t^eggono 
nella  battaglia  pericolo   di  morte  si    fuggono  ;    abbien" 
do  maggior  paura  della  morte  ,  che  della  vergogna  • 
ABBIUTO    per    ayuto  ,    così    ha  V  Indice     di    Monsignor    Co« 
locci .  Abbuto    troviamo  nelle  Col.  SS.  Pad.   V  amor  di  Dio 
incomprensibile  »  it   quale   inverso    V  umana    generazione 
elio   ha  abbtuto  «  tutto  mi   conforta  •  Frk  Gnittone  . 
Perdendo  molto   che  avrei  abbuto  . 
A  BEN  A  latino  «  redina  .  Il    Signor  Malatesta   da    Pesaro  . 
E  voi   Signori  ,  a  cui   fortuna  ha   dato 
la   man    le   abene  del  paese  ameno  . 
ABIBNDO  avendo  ,   ossenrato    anco  dal  Colocci  .    Vir^.  Doti  • 

a 


3 
24-  Qiteste  cose  ahitndo  dette ,  il  cavallo  commuove  ,  e 
f  enulo  astalisce  »  e  levalo  d'  in  su  7  cavallo  .  Ser  Bmiu 
Ret.  134.  Abiendo  eo  perduto  tutte  V  altre  mie  cose , 
fir  essendomi  rimasta  sola  V  anima  ,  e  'l  corpo  &c, 
Stor.  S.  Sii.  Ma  abiendo  imparato  per  testimonianza  di 
molti  ,  che  quei  non  avea  alcuna  pecunia  »  appuou 
eh'  egli   er£j  Cristiano  . 

ABLASMO  ,  per  bUsmo  ,  rcrbo  .  Noffb    d*  Oltrarno. 
Ma  io   veggio  sovente 
Chi  non  prova  ablasmare 
O  doblo  pari/ente 
In  far  dimostramento 
jy  amoroso  ricore  • 

Li    ProYonxili  ;  Beltr.   Born.    contro    il   Re   d*  Arigona  . 
JD'  Artuset    don   fai  ablasmar . 
Momagnagot. 
Et  ablasmar  ab   crit  de  vii  temenza  • 

ACCI  ARO  LO|  tegaì  in  questa  ,  come  in  alcune  altre  parole 
r  uso  degli  altri  volgari  d*  Italia  ;  dicendo  calamaro  »  cal- 
zolaro ,  ^otaro  f  e  simili . 

ACCIDENZA  per  accidente  «  cos\  Incideza  • 

ACCOLTO  alla  Proventale .  Il  Rimario  di  quella  lingua  lin 
Acolz»  in  questo  medesimo  significato  per  accoglienu  .  Og- 
gi i  Francesi  Acueil  :  ma  il  Sicolo  nell*  indice  del  Coloccl 
Accolte  ;  idest  Accoglienze ,  così  anche  abbiamo  nella 
Griselda  . 

£  poiché  lieta  ,  e  gratiosa  accolta 
Fatta   s*  hebbon   tra  lor   quanto   convenne  ; 
Presi  per   man  &Cm 

ACCOMMETTERE  per  ordinare  .  Giacopo  da  Lentino  «  detto  il 
Notajo  :  Lo  ben   tue   m'  accommetti .  ms.   Vaticano  . 

ACCOSTA  accostati  ,  Tedi  diletta  :  qui  yale  coUegarsi,  G.ViiI» 
s^  accostarono  co'  Ghibellini  , 

AD  avanti  la  consonante  :  Tetto   della  scrittura  di  quei  tempi» 


ADA  sto  idjglo  f  Tedi    Milo  *  fn    Gatttone  r 

S'  to   lo   Uà  esse   a  da  sto  / 
Ben  €  sentpFA   mìa   asìo . 
ADE  rimi  c^jn  Auàt  .  Guido  CÉvalcinii  m^Ut  Cantone  d'Amore  . 
Affili  tu   in   messo   oscurù   luci   ntifc 
Fuor  d'agiti  firmiide  ti  tee    degno    irt  fids 
Che    solo  di   coititi    naia    mercedt  . 

La    rima  è   nel    mezio   diti   lecoodo   verso,  come  è' ^«r     tuttt 
Il    ludetti    Canzone  . 
ADESSO    subito  ,   tolto   Ài]    ftQji.  Vita    di    Bdtr,    dal    Bornio  . 
E   dis     al    Comic   d*  OngoiUlma     qe  votia     la    Moa  fiila 
^ir    moiiter  effet^    t^i  a    dart  &  nd^s   la  esposti  é     E  altro- 
iie  e  hU    agron  pa^   vi   tregua    adts    st    ponti  Citw   tos 
iirventetes   dt   dttfar   la  paz  *  Dio  te   Purg*   %^* 
E    noi  venimmo    al  grand'  aibt:ro    adtijio  » 
Ooe     il   Bùti    adfiSìo  ,    cioè     inmanitiaente  .    e    notisi    cbo 
quei   Signori   delta  Crucca    leggono  al   granai* aibtrù  j  {td  ti^ 
$0  1  cioè    ad    Clio    libero  «    Ma    aUri     de'  nostri    pi&     ckiiit^ 
mente      Dante    da    Maìano    in    un    suo    Sonetto  . 
Poi    quel  pensiti o   ublìo  ,  e  pauroso 
Divtgtio    adesto  i  e  taccio    ti    mio   voUre  * 
Fazio  degli   Ubeiti  ^  Ditta  mondo  • 
MattagOTiis  ftt    sua    tì sposta    adesso  , 
Né  i  soli    Poeti  ;  ma  ì  PfO^lori  .  Reg.   de   £S«    f.    S^* 
Ih    acqua  non  muoiono  ^  ma  vi^tono  ;  e  quelli  che    cag^ 
giono   fuori    deli'  acqua    muoiono    adesso  *  Nel   libro    me- 
desimo^ E  H  settimo    dì    ùbhonda  pia  ,  e  poi    adesso    lat- 
to   secca  i  e  dispare ,  ^idei    in    i|ae]to  «igni  fi  etto  è  pitimeo,- 
le    tri    Ausìas    Matcli. 

ADERBARE    Saniz^no    fglogi   IX. 

Et   io   ntt  boico   un    bel  gioifenco    aderbo 
Per   la  mia  donna  /  il  qual  fra    lutti  i  io  ri 
inctde   con  U  corna    alto  ,  e  superbo  • 

A  DILETTO  per    tpuso^   Sei  Cditolino    di    Fano  Segretario   di 

a  2 


4 

S.  Caterina    lettera  65.  MS.  Vaticano.  E  m*  ingegnai  di  Jkr* 

10  ti  meglio  t:he  seppi  ,  e  pugnai  parecchie  anni  a  mio  diUt' 
to  f  quando  un  poco  >  quando   un  altro . 

A  FEDE  con  fede  .  Dante   Par.    il. 

E  comandò  che   V  amassero  a  fide  • 

Lo  serviva  a  fede  •  Le  Non.  ant.  Gio.   dell*  Orto  . 

Chi    te    desia  ,  e  serve  a  fede  pura  . 
AFFRENALLA  affrenarU  ,  maniera   ancora   di    qnell' etk  . 

E  chi   non   crede   venghi   egli  a  vedella  , 

11  Petr.  e  in  un  Son.   che  noa   Ta   cogli   altri  k  Maestro  Ant. 
da    Ferrara  . 

Tutte  le    vostre  infermità  più  grave 
Più  scuotton  che  non  fa  lo    cor  sentille  • 
Folgore  da  S.    Gemignano  • 

Or  pensa  dunque  in  quel  che  il   tempo    spendi 
Il  corpo    tuo  di  carne    vana   avello  . 
Brun.   Ret.    M.    S.   Et  è  detta   la   boce  molU ,  cioè   arren-- 
devole  à  potella   Uuare  ,  e  chinare  «  e  volgere  ,  e  riposa- 
re a  senno    di    colui  che   Jan  ella  .  E  nella  Stamp.   f.    rSS* 
Nelle   dicerìe    se  ne   debbono  guardare  i  dicitori  »  e  far- 
le copertamente ,  e  temperalle  •  Anche  i  moderni  :  l'Ariosto: 
Ben*  avrei  testimoni   da  prouallo  • 
E  il   Borni  . 

La  sua  genealogia    chi   pò t ria   dilla  ? 
AGENZARB  piacere,  o  simile,  toco   Pron»   BUncasot  « 
Mas  eu   dirai   com  selu  m  agenza 
La  granz  beutatz    e  con  auta  valenza  t 
Usata  da    nostri  .*  Monna   Nina  . 
Molto   m'  agenzeria  vostra  parvenza  • 
E    Dante  da   Maiano   suo  innamorato  • 
E  se    V*  agenza    el    vostro  gran    savere  . 
Altrove  In   cui   tutt*  ora   agenza 
Pregio  ,  e  valore  più  eh'  in  donna  mai  • 
Ed  anco .  Di   cui  el  meo  cor  gradir    molto  i*  agenza  • 


AGGI  A  per  babbi  irtlU  feconda    |>ef  foni  ;  come    ahhia  . 
AGOCCUIE     agbi   ,    ancbe     il    Coloccì     ^sscidò     quettcì  fote»- 

lìerisma  ;  essendo    ¥Oce    à\    LombiidU. 
AGRESTO  ,  allude    al    detti to  far    V  agresto  ^  cbe  è  lo  agall- 
iate   ndlc    speaderi?    per    drrui  ,  non     accusando  la  ronfi  giù- 

sta  ;  come    ci    insogna    il   Vocab«  delìi    Crusei  . 
AGURA  augurio  ^    da'    noirri    dalla  Ctatca    si    cita    Gin.  Vili, 

0    le   Nov*   antkbo  :  iredi     k*iv€r  pir    agara  ,  Li    Pioù.  dis- 
sero agur.   Vit>    BeltT,    Bom«    sego  a    la    razon    dels   agun^ 

e   à'astrolùmia  >  no    tra  bon   comertsar  negun   grau  faitz* 
AGUTO    acuto,     aggettivo    Pier   delle   Vigne. 

A  me   feria    d*  un  guardo 

Purigtntt    sì  forte   aguta  • 

M<    RiDÌeri   da    FAlermo  ^ 

^t    core  m*  ha    data    mortale    fìrtttii 

M  si    agnla  ;    non    credo    campare . 

L*  agiAto  favdiate  iiconria    la    tote  .  bibbi  atrio  neUi   Rei. 

5«f    Brut],  E  ftotiti    cbe    oia   diciiiniD    iiiolmamento    agttto  2 

un    chiodo  . 
A] A  bnbbii  -  Dante    1nf«,    21^ 

Doppo    uno   scheggio  ch^  alcun   schermo   t*  aia  . 

E    Farad.  17, 

JV^  ferma  fède   per  eì tempio   eh'  aia  * 

Niccolò   da   Slcnt  > 

Sen'nta   il  giorno  eh'  io    il    vidi    in  prima  < 

Li  Prou.    E.    de    Mir.    fi*  S.  Scan. 

Ben  aia    qi   prim  fo   gelos  , 

Qe   tan    cortes    meytier    saap   far 

Qe   gdozìa    m  fai  gard^r  . 
A1UTRANN0    per    ilutcTanno  ,  sincope    ui^ta  * 
A  LA    FIATA    alcuni    fiata  *  Dante    citato    dal  Vocak 
ALBORE   albero  -  Marco    Polo    f.    76*    Quando    il   Signore   f3 

doi'^    sia    vn    htllo    albore  ,  il    fa    portare    nei  giardino  , 

•   fogh   1^*    /«    qaena    propincia    ha    motti   garofani  ,  t 


6 

v'ha  alhor  pi r cicli  eh* hanno  li  rami  come  orbacche: 
M*  S.  Spir.  Perchè  v'  hoc  comandato  iddio  che  non  man^ 
giat*  del  fruito    dell'  albore  dilla   Ftta  ? 

ALCVM'CRA  :  Fi.   Sacch.    dà   tu  estcmpio   al  Vocab.  di  qnf- 
sta   frase  • 

ALLATINA  potare  equum  ha  il  latino  :  siccbè  sta  per  dar 
bere  al  cavallo:  nel  tetto  III.  $•  si  legge  lai  latina  ^  il 
Colocci  lesse  allatina  •  Ma  perchè  allatinare  tuoI  dire 
abbeverare  ?  foise  perche  si  abbeverano  alla  fina  ,  e  qnel 
luogo  del  Barberino  . 
Colui  che  la  mattina  , 
Per   tempo    V allatina  . 

si  dovrà  leggere   per  tempo   V  à  alla  tina  f  6  Va' Ila  tina: 
essendo    solito    di   questo     autore    lasciar    qualche  vocale    pec 
lo    rincontro    d'  altre  ;  come   fece   anche  Dante  . 
£  qui    Calliopea'  Iquanio  surga  » 
ALLORB  per  all'ora .  Dante   da    Maiano  . 
Ma    eo   mi  sforzo  «  e  mostro  gran  baldore 
ultore  eh*  aggio  più  doglioso  stato  • 

Nelle  prime  tre  sillabe  del  secondo  verso  ha  la  rima  «  co- 
me vedesi  per  tutto  il  presente  sonetto;  e  Dante  Alighieri 
pur   ne'  Sonetti  • 

Dico  pensando    V  ovra  sua   d*  allore  . 
ALTRI  rima    con  arti  ,  pih    tosto      avevano     riguardo  a  certo 
suono  ,   che   alla  esatta    rima  in    quel  primo    della  nostra  lin- 
gua ;  ond'  è     che    talora     si   lascino    delle    lettere  ,  e  massi- 
mamente  le   liquide  ^    come    si   comprende    da   questo    auto- 
re •  F.   Domenico   Cavalca  fa   una  simile    rima  . 
Legittimo    d*  amore     e  non  bastardo  , 
Gentile  ,  costumato  ,  e  non  ribaldo 

£    altrove. 

jÉrdita   alle    battaglie  ,  e  non   codarda 
Giammai   non  piega  f.mn  sempre    sta   salda. 
AMANZA    altrove  per   innamorata  ,  qui   per   1'  Amore     istesso. 


M,    Riiti^ti    di   F^lermo  » 

Così    m^  hai   menlnia  di    ina   amaaza.  f 
Ma»eo  <]eL    Ricco    ^3.    Messiua  * 
Che  pir    ia    viisira   amanza 
Madonna  gran  ^tùja  ì*  senio  y 
Ed  un'altra  delU  tnedeaìmi    tigìti  . 
E  la    fiera    urnhianza 
Mi  Irae  di  fina.  aiminzaM^ 

Ditite    dj      J*   «JIDO. 

Ed    £o  guardando    tmi  ,  che  simigìianza 

^¥et€   di  ci/i. scarta  gio*  piacente 

Mi  preii    oltre  pader  di    voiira    amanta  , 

E  Moana    Nini  . 

Lù   core   meo   pensare    nnn    savrìa 

I^assuna   cosa    che    slurùass^   amanza  , 

(ruido    Quiniiel!!  , 

iVr^Jt    mi  fue  falla    /  eù    le  presi    amania . 

M<    Ciccia   di    Caitello  - 

Acciò    che    t^aimtt 

Di  pura   amanza   pitta  &c^ 
AMARE  amaiRfneote  ^  iv cerbio   Ìit>  Paieuìi   forte   bella  a  qutW 

età    il    mostiaiiti    latinante  ,  0  di  qui   naice    cìie   Dinfi^  è  itti' 

to    arnarore  di    u\    pHIcgrìnitl  «    Il    nostro    uia    ^nesta   rwe 

ne'  moittriì    05carL ,  perciò    non  i  se   non    da    scasare , 
AMENARE  tneairfl  t   ^^^    perCDotere  ,  t  Latini  pugnimi    duct* 

fé   come  è  nel    tir.    de   imuriis  ^  e  i  B ornami    Fiancesi    lu- 

ticbi  Kaniift  amener  ìfn    coup  ^    Quei»    voce    viene   da    Prct- 

Tendali ,  Vit»   di    PieCfo   Vitale  .  E  qa^t  fb  garrii z    ti  seu 

anei  oltrantar  :  de  Ini   el  am$nti    vna    Grega  ,   fi   il  fb 

donada  a  muille^  en  Cipri  . 
AMI  STANZA    Amlità  t  Amlcitia  1    non     ne     rrov^ó   tiemp]    in 

altro    Autore  é 
AM PRESSA  .  Voce  Protemale   della    qpale    le    ne   bannn  tnlllc 

eietnpj   ne*  Rimatori  di   t^nella    fareila  ,  L*  Atttoi«   V  ma  pet 

deildei-Ìo  , 


L 


m^ 


8 

AMO  STB.  ARE  ,    per  mostrire  .Lic«Mi  poetica  foise  toltasi  JalF 
Autore  9    e  forse  di   «so  nel  tempo  «  non    mi  è  però   riofcito 
▼ederne  altri   esempi  • 
AN    per   anco  .  il   Colocci   riconosce    questa  voce  :  ed  appresso 
il    Sicolo    segnò  anca  per   anco  :    così    oggi   parlano  i  Mila- 
nesi . 
ANDATO  ,  cioè    che   sia    andato  in  cammino  «  pih  ▼ohe  . 
ANDO    ^ado  ,   quindi    andare  .  Dante    Inf.  4. 
Or  vo*  che    sappi  innanzi   che  più  audi  . 
F.  Giacopone. 
Lo  cielo    elli   abbandona  1 
E   per    terra  si  anda  • 
II    Savio  Romano  . 

Anda    co'  tuoi ,  e  farai  gran  sapere  • 
Franco   Sacchetti    nelle   Rime  • 
Va    il  canal  per  già  ; 
Per  anda   va   il  bò  $ 
E  V  asino  per  arri  . 

Jnda  a  impenderlo  ,  disse  Anelino  da  Romano  Belle  Kov. 
antiche  • 
ANCO!  .  il  Colocci  tiene  questa  parola  Lombarda  «  siccome 
crede  il  Vocah.  della  Crusca,  il  Buii  Ancoi  dichiara  anco 
oggi  .  tutta  volta  ella  viene  dal  Provensale  Anc  et  hoy  . 
ANDIAN  ^  et  andiano  •  nella  prima  persona  del  numero  del 
pih  .  Fiorentinismo  anche  di  quei  tempi  .  il  libro  della  vulg. 
Eloq.  rimprovera  a  quella  natione  questo  dire.  Noi  non 
facciano  altro  Crc,  Ser  Brun  Ret.  MS.  Bonamente  aviam 
mostrato  •  la  prima  parte  del  libro  .  il  Bocc.  Laher.  107. 
Deh  lasciano  stare  quello  ,  che  tu  per  tuo  studio  ,  e  di 
gratia  da  Dio  hai  acquistato  .  Vit.  S  Gio.  B.  0  dolca 
padre  ,  o  maestro  nostro ,  che  non  volesti  che  noi  fos^ 
sino  con  teco  .  Matteo  Frescobaidì . 
Certo  s*  al  proprio  ver  noi  riguardiano  . 
rima   con  i strano  • 


AK2  ,  per  bà  «tiro  ;  coil  Dimte   P«Tg.    aj* 

Pti/  aicoiiando    timida  $i  frnt. 

E   qtteUi  tf  /ìini   p§r  le    uene  vane. 

0   lai    ft. 

Lì    Coicfti    <i«t   ntùnton    prtpaH   fi'nc  * 

CAé    i»£?(i  «ra    la  calla.  ,  ove  laim» 

I^  duca    mio  Ù  io    uppresio    foU  * 

Cùtne  da   Poi  io.   schUra.  ù   pari*iM- 

Lib.    3.    CiDx. 

Che   se   Beltà   tra    mali 

Fogliamo  atiaoiferar   creder  ti  puam  .  Qc^ 

W.  GaktoAe 

Che  giammai  lo  meo  avita 

Altra  cosa  ^  che    voi  non  divisomi  - 

yUacresca    alquanto    de' miei    gran   dolori^ 

E    del  perduto    cmcù  -,  e  del   tormento  ; 

E    eh'  io   sono  t  «  sarone 

Mentre   t'ft«    vita    avrone   ùc. 

Triti.  VU.  wof,   ^1  W    diront   ragione  ,  percfttf  eUi    non 

è   neuna  forza  sì  grande  di  cuore  ,  né  il   grande  ¥€rtU' 

U  ^  i'  el  a  non  i  menata    tecùndo    ragione  * 
ANO  TÌmm  cali  Aiuto  ,    Quiodi  piii>   credefii  i  <rli«   Dmì»  «o» 

isc  ri  resse    Inf    :Z4>. 

B    *'«iiite  i^r»?A   lO'  città    di  Baca  . 

mi   Bacco  *  e  c^^ii  di    prima  ,  lof.    i5. 

Guarda  ,   mi    disse  ,  la  feroce    Erinne  , 

«    noii    SrUt  ,    c^iuc  è  stitnpaK^  ,  «sendo    permesso   ■  qDci 

tempi    di    fir    cUe    rimale    qualche    volu    U   ionica  consoiiaii- 

|«  con   le   raddoppiate  . 
AOPERAftE,  per    adoperare    Fr,   Gioiaano   da    Ribalto   ?r*di- 

cbc  .    È  a^nche  la   canna   così  debole  ,  e  tìoperan*    taiom 


lo 

per  appoggiatoio  •  Biodo  Bopidii  CantOBi  BIS.  Vaticxntf 
heuno   virtute    aopera  . 

A*  PELAGO  LODATO  MAL  PESCARE  O'  TROVATO  .  que- 
sto  proverbio  è  parimente    nel    Serio  Romaao  « 
A*  pelago   lodato   non  pescare  . 

ed  è  riferito  dal  noftro  astore  ,  come  antìchiesimo  ,  tecott- 
do  ch'egli  dice  nelle  chiose  ,  e  ▼noi  dire  ,  che  le  cose  che 
SODO  stimate   buone   da  totti  >  sono  de  molti   Decapate  • 

A'  PIACERE  .  vedi    Piagere  . 

AQVA  ,  non  acqua  ;  Dante  copiato  dal  Boccacci  molte  Tolter 
hk   scritto   aqua  • 

Messe  la    terra  dove  V  aqua   nasce  • 
M.    Rinaldo  d'  Aquino  . 
Che  mi  fa   muovere  un*  aqua  dal  core 
E  viene  a  gli   occkj  ;  né  può   ritenersi  • 

ARCANA .  si  riconosce  anche  nelle  chiose  Argana  •  i  Cata- 
lani dicono    Arga  .  così   comunemente   si  dice  vela  . 

ARLOGIO  orloggio .  ^r   in   Prooenzale  signi&ca   Ora . 

ARRENDERE  ,  Non.  pass,  piegarsi  ,  volgersi,  dicesi  de'  rami 
e  delle  piante  >  e  d*  altre  cose  facili  a  Tolgersi  ,  e  piegarsi 
senza   rompersi ,  e  di  qui    arrendevole  • 

ARTI  rima  con  A  ti  .  F.   Ciacopone  poco    dirersamente  • 
Per  tua  gran  pietatt , 
Per  amor  di   tua   matre  , 
iVon   mi  rinunziare . 

A'  SCHISA  •  avverbialmente  ;  il  Celocci  lesee  nel  ano  left* 
A*  scisa  .  il  Vocab.  pone  che  sia  1*  istesso  che  à  schiaacio* 
e  porta  vn  luogo  del  Crescenti,  trovasi  schisare^  che  Ta- 
le   ancora   schifare  ,  e  sfoggire  . 

ASCVSA  >  per  ascosa ,  fonato  dalla  rima  •  così  Cattraccio  Ca- 
stracani  Dncm  di    Lncca  • 
Castruccio  la  moneta  non  torca , 
Anzi  toccoUa  chi  per  quella   venne* 
Tocca   invece  di  toccò  • 


11 

A'  STMILE  ,  tìoè    in   slmil   mcdo  ^  altrove  Ptr  stmth  :    Mel- 
chior  Ji   Coppo    SusUuì  ;  Fu    vifidula    da   ire   in   olio   Ut* 
lit   lihrit   dei   zucchiro  >  Ù  a  simile    delU   altri  confitti^. 
A  Sto   tglo  j    voce    poco    storta     dilli    Frou.   Vka   Beli.    Bdtji. 
j/iuia   gran   destisi  ,  e  qan  i^enc  ¥n.   dia  d*  una     Domingii 
tra    htn  mtltz  din   passai z  ,  qe   non    atiiatt   maniai    nt  te-' 
gut  *  i  Ffaticed    binilo    Aist  .    Ser   Brua^  ftet»    i%j.    Sedere 
amai  e  rtposaUvl  a  grand*  a$io  . 
AS PIATTA    ligQirdi  %  tlli    latini    di    aspeilo  ,  cioè    gnardo  . 
A5PETTALLO  upetiatlo  ,  veài    sopri  « 

ASSECONDARE^  per    se  condì  re  .    Asstgmtart  ^    in    nni    Caii> 
son   dipt^ift  d*  un    Pisi  no  «  MS.    Barberino  , 
Dap*U   che  la   pìa   torta 
jìsseguitatii  per  ta    tua    liMdine  , 
ASSICVERASSI ,  p«r  uitcarerilii  .    babbìinioci   ancori  geaet" 

rà   per    genvTeri  ,  er   altri  * 
ASTENEVA  si    isCfnevi  .  vedi    DiUtta  . 

ASTROLOGIA    vìetaea     di    pTcdìcatìi  ^    rìgaiT^mdo    noo    tanto 
It    giadictiria  ^  «juiato    le   vine  ^uisttoat  «  delle  qailì    ancori 
Dmto    rtgioni  I  Parg«  i^. 
Per   apparir    ciascun    si    ingegna,  €  face 
Sue  invenzioni  ,  e  quelle   son   trascorse 
Da*  Predicanti  j  e   H   vangelo  si   tace  • 
Un   dice  che  la    Luna    si    riiarst 
Nella  passion  di   Cristo  ,  e  s*  interpoit  . 
Perchè  H  lume  del    Sol  giii    min  si  pont  * 
Ed   altri    che  la    luce  si    nascóse 
Da  se  ;  però   agV  Ispani  ,  t  agi*  Indi 
^ùTh*  a   Giudei  tale  teli  ai   rispose  , 
Non  ha   Fi  rem*  tanti  Lnpi  ,  e  Sindi  « 
Quante   si  fo^te  favole  per  anno 
In  pergamo   sì    gridan    ijuinci  ^  e  quindi  ^ 
A'  TI  ERA  .  U  RI  mar  io  Proueniale  ,  A  teira  :  Per  sertem  pò- 
Miti  >  *  corrisponde  a  quello    cb'  abbiairiD    nel    lesto  «  YCdi  li 
Toce   Tiera  . 


12 

A'  TRISTA  TESTA  coh  Tita   mesi*; 
ATTORNARE  ittomiire  ,  per   ìntorRÌare  •    babbiamo  ìntoruaio 

nella    Stor.   S.  Sii.    MS.   i.    Or  ecco    che   se   tagliasse   con 

la   scure  vu' albero  ,  che   fusse   ìntomato  con  la  spera  del 

Sole  ;  chi  ricever ebb  e  il  colpo  o  V  albero  ^  o  la  spera  del 

Sole  ? 
AVACCIANZA  .  è  Ysata     dal    Bufi  ,    tà   U   Vocab.  lo    ehm  ; 

Ser    Brnn.   Etic.   Perciocché    ciascuna  cosa  che  si  nmoìfa 

a   tardanttnto  ,  ù  avaccianza  per   se  • 
AVAMPARE    avvampare  :    attÌTamente   posto ,    come   dal   Pe- 
trarca • 

E  voi  eh*  Amore  avvampa  • 

Qui  nel  nostro    autore  è  detto   per    accender  1*  ira  . 
AVDB   ode  ;  M.    Gino   MS.    Strotti . 

Da  parte   di   pietà  prego    ciascuno 

Che   la  mia  pena  ,  e  lo  mio   tormento  aude  • 

M .   Onesto    Bolognese  . 

Gioja  straniera  non  vi  paja  audire  » 

Dante   da  Maiano  • 

JE>'  altra  parte   m*  offendè 

Ch*  audì  pover  nomare  . 

F.    Gnittone  . 

Crederla  Dio    li   miei  preghi   audesse . 
AVDE  ,  ed  audo  per   ardisce  >  ed   ardisco  :  dal    btino  audeé: 

Dante  Par.    32. 

Che   nulla   volontate  è  di    pik   ausa  • 

Li   Proa.    Jus.  ardisca  }  Sordello  .  Foà  a  cui   no9  aus  ro" 

tra  ire 

Mas  males  per   qeu   mor  temenz  • 

Moìt  l  alma  pauc  si   noillo   ansa   dir  . 

E    quindi   auso    presso    il  Colocci  .  onde   osare  ed  oso  a  nor 

è    restato  . 
AVELLO  e  auella  ,  per   baverlo  •  vedi  Affrenalla  • 
AVENANTE  grazioso   gentile .  Avvennante  ha   il  Vocabela- 


15 

rio  Vt.  Bartolomeo    negli  Ammaestramenti  dtttc  t  Ogni  spUn- 

dorè   d*  a^iftnanlt  parlare  ^  e  ogni    modo   di  potiico   di- 
re   fSfc. 
AVEREN  j  por    jvercmo  - 

AVER  PER  ANDATO  ,  cioè    »ver     pei    morto  ;  andato  ,    co- 
me   pisfaCD  j  0  riAp^mro  • 
AVGELLA  4  au^ttur     fpsa  ,  ne*    motEetti    oscuri  ,  dal    Tcrbo 

augure  ,  e  il    ptonomc    ella 
AVTAN  ^  ot  aviarto      vedi   sopri  . 
AV ILARE    aTTÌlire  .  così    Lesic    II    CqIoccì  ;  yo    testo   kk   avt- 

liare  ,  NlccoIò   da   Siena  » 

Ed  è  sì    uvilato  ^  e  dato  a  t^alU  * 

Che  stnz-a   far  sembianti  di  diftiù. 

Sì    f*  ha    lasciato   p  rendite  a  far  fallo  , 

Tratr.    Vif»    mor-   Ma  pia   dowr^hife    l' uomo     aviti  are    uno 

ricca  >  che   atta    povero  f  ^^^^   ^^    pavera   credi    iattauia 

che  ili    io    aviU  per  sita  poveriade  . 
AVILOPPA  «    U    licita    cosi     ricliLede  ;    quantunque    1«  O  rima 

prosso  gli  antìcbi    con    U.    come  pa6    vedoni   in  ijnei  Pc^eiif 

e  forse  n^  da  Dance    né  da)  Petr*  fu    acrirto    nu.i  ^  e  ¥tii  .  Oait^ 

le   pia    scoperiitnente  disse    Inf    io. 

^on  fere  gli  acchj   èhqì  lo  dolce  lomef 

e   M*   Niccolè   de^  Eoisi  , 

Ck^  i   vi  perissi    anaortt  ; 

Si    eh'  ia  dottava  amar  p*r  gran  paora  * 
AVISO  ,  pare  che   voglia    dire   avisato  ,  coinè  tocca  ,  tiiP  ^  tao* 

-Siro  :  pei  ^  muscrato  $,  usalo  $  e  toccalo  . 
A^  VITA    con  la    vita  ;  come    a'  fkd^^ 
AVLIRE  alice,  rendeio    odore.  M-    Rivlerì    da  Palermo. 

Si    coffC  €0  ch'ama    Valla  fiore   aulente  » 

Pier    delle   Vigne  dine    cera   atitejute  ,  ed   anfenie  hoccm. 

F«  GìiittAii^. 

Poiché  pmrUiie^  dalla  ruta.  anUttte  > 

«  ancbe 


\ 


H 

Quand'  io   veggio  venir  V  amUnie 

Infra   le  donne   ùc. 

•    Matteo    da  Messi oa  • 

E   la  hocca  aulitosa  , 

Che   rende    maggio  odore ,  &c. 

M.    Rinaldo  d'  Aqwioo  • 

Confortami  d'amare 

V  auUmento  de*  fiori  . 

Il   verbo    Aulisco  è  nel    Sicolo    presso   il   Colocci . 
A'  VOLERE  :  il    testo   dell'  autore  bà  . 

Un  parla  a  piagere  ,     ^ 

Ed  un'  altro  a  volere. 

Maecio  P.acentl   nel    Cantoniere  mt.    Chigi  « 

A   voler  non   morire 

Dell*  acuto  fedire 

De  le   raggenti  luminelle  vostre 

Di  scudo   mi  guarnisce   lo  fuggire  , 
AURE  con  ave  ;   di    sopra  arti   rima  con  ati  , 


B. 


Jadalischio .  Basilisco  ,  BasaliscliLo  ba  il  Vocabolario  .  Sorfc 
di  favoloso  Serpentello  ,  di  cui  si  contan  dalle  femminet- 
te  gran  maraviglie  .  11  nostro  Autore  però  in  questo  caso 
dicendo:  Ch*  amo'e  ha  fatto  qua  giù  badaUschio  chi^ 
unque  passa  da  Foi  alle  donne  ;  lo  porta  in  senso  me- 
taforico f  e  paro  voglia  intendere  ha  avvelenato  «  o  incan- 
tato   ec, 

BALIRB  Allevare  da  Balia  voce  antica  frequente  ne'  Tr#- 
centisti  . 

BBLLARB  guerreggiare  •  D^  bello  voce  latina  .  Il  Sicolo  nt^ 
anch'  egli  bellasse ,  per  guerreggiasse  ,  come  osservò  il  €•• 
locci  neir  Indice  . 

BELLO  guerra  ;  Franco   Sacch.  nelle  Rime  • 


»5 

Si  aspro   bello  senio   i«  ogni  parie  . 
e   «Itrovs 

Quando    qutlV  aspro  btilù 

£}*  africa  quei   Sctpiffn    rtcò    in    fai  gui%a  * 

BELLO  j   ujaio    cùiiiq    in    Dante    Paf.    if, 

— ■ Sacche  a  l€  fin  hello 

/Sv(rti    falla  parti  ^er   l£    stftSo  • 

BIGUHDARH.  //    ttsUi  hd  -.  5 e   /«  armeggiérai  ^  Mgarderaif 
o    correrai    a    tiera  .  Le  chiose  :   Tractat    de   inbm  ,  quis^ 
quaii  unum    tunt  ;    licei  altquantuium    tn    patria    Tuscim 
differuiU    in    iftil^art  *     Ilh    tmm  dicanttit  armigttt  ,    ^«* 
hastsluiiunt   chki  sortatiii    fir    handerìis    &    indtiU    ad    boa 
tantum  -  HastìL    i'td^Ucei   illi  ,    qui    non    muta  forma  & 
^ine  alìqati    navìtfite    fran^ant  htutat  ,  Currunt  ^  qui  f/jie 
omnibus    prmdictn    cquos   curritut    suo*,  Queiia    modo    dì 
gtQsrrar«  j  derivi    da    Idgnrda  ^  che    yale    ait^  ,  tome    u    hh 
in    Gio^    VilUnì.  Fulgote    da     S.  CiMnjgnj^o  . 
E   rompere  ,  e  fiaccar    bìgordi ,  £  /aiics  * 
Franerò    Saccbetti    iiflìle    urne  . 
Diintfat  si   thilH  e  canti  in  tutti  i  versi, 
Bigordaitdo  ciascuno   &Cm 

L»  Crusca  legge  Bagordando  ;  ma  il  ms.  de'  Signori  Set- 
cKeuì  Ugge  Gom'  io  etto  .  Qofiu  vode  (itrlitienLe  e  delb 
ProT,  Biofdar.  Discurrere  cutn  equis  è  nella  gr^m mitica 
di   quelU   ia velia  e  Biprts  ;  cursus  equorum  » 

BISSO    sotic    di    Tda    fine,  che    si    acco^iumara    attempi  doli* 
Aotore  » 

fLASMAHE  ;  F.    Gnittorte  . 

Sicché    hi  a  ima  rE.    rtii  posso    d'  Antor% 

Che    di   tal   pena    mi  Ja    sofferente^ 

Guido    Cavalcanti  , 

Jn    mi   posso  tlasmar    di  gran    pesanz^  * 

E  teko    da    Froventali  ,  Granej  .  m;.    Scan*   xL 

Moti  mestier   es    qtu  €u  dei    lauzar    lai  pros  j 

E   dil    hiaìmar  loi   crois  adrtita  mtn  * 


16 

BLASMO  nome;  Ser  Hoffo  d'OUriinidr. 

Se  'l  blasmo  fosse   onore  ; 

Direi  lo  gran  plagere  « 

E  lo  bene  amoroso  y 

Che  per   temenza   ascoso 

Porto   infra    lo  core  , 
BO  ,  per    Bus  ^  Fmnco    Siccbetti 

Fa   il   cavai  per  già  « 

Per   anda   va   il   ho  , 

E  V  asino  per  arri  •  E  ia    an*    aaa   CaiMOne  i  ballo  • 

La  capinera    canti   cirici  , 

Il  griUfìt  salti  spesso  ^  e  dica    cri  ^ 

E   mugghi  fòrte  se  ci  fosse    il  bò  r 
BOCCHIDVRO    CsTallo   duro   l\  bocca  ,  fboccate  .    Il  lai.    èi 

questo   nostro  oredurus  .  Ma    Ovid.   2    Amor.  «log.  9. 

Ft  rapit  in  praeceps  dominum  spumantia  frustra 

Frcena  reluctantem   durìor  oris  equus . 

Alberico  da  Rosate  nel  sao  Vocabolario  .  Buccadurus  ^ 
equus  •  Extra  de  hom»  cap.  Significasti  .  Gli  Spago uo lì 
cbiamano  un  tal  cavallo  Boquidura  «  ed  il  contrario  Bo- 
quinolle.  Puro  y  assoUtameote  nelle  Not.  ant.  7S.  Il  Cst- 
vallo  era  duro  9  il  fante  non  potendolo  tenere  neente  ; 
si  si  drizò  verso  il  padiglione  del  Soldano  • 
BRETTO  stretto  ,  sordido  noi  primo  luogft  ;  nel  secondo  scioc- 
co ;  nel  terxo  bisognoso  «  e  in  qaesto  senso  Cecco  Angin- 
lieri  . 

Veder  ricco  chi  deve  essere  bretta 
Fedendo  bretto  chi  dovria  gioire . 
BROCCARDI  ,  termine  de  Uggisti  barbari.  Gaido  PaneiroW» 
sunt  autem  broccarda:  regula  generaUs  ,  e  cib  dimostrasi 
per  li  Rreccardi  di  Damaso  antico  ginreconsnlto  •  Fel  ut 
aliis  placet  perplexes  quastiones  pluribns  ab  utraque  pat' 
te  argununtis ,   rationibusque    munita  #  B  qnesu  è  l' tpi- 


n 

n!«iie  degli   lUii  pib  mo^mii  tra  ^puli  è  11  sottro  M.  Fran- 
cesco «  quindi   materia  broccardica  • 
BVO ,  per  boe  «  ne*  mottetti .  Forse  da    Pro^ensali  .  Il  Mona- 
co  di   Montaadon    disse   d'  Arnaldo   Daniello  : 

Pos  la   Ubre  ab  lo    buo   cacete 

alludendo  a  nn   verso   assai  noto  di  quel   Poeta  y  dal   qnale 

anclie   tolse  il   Petrarca  • 
BUO'NO  «  non  buono  »  ne'  mottetti  ;  e  deresi   correggere   Ter- 

ror    della   Stampa  ,  come   si  vede .    Buo*  per  buono  ;  Vang. 

S.  Ma».    Quegli   che  semina  il  bao*  seme   si  è  il  figliuO' 

lo   della   Vergine  • 
BURO   bnjo,    voce  di   cui    Dante  ci    serbi  qoalcbe   vestigio  9 

Inf.   54. 

JVoii  tra  camminata  di  palagio 

La   ve   eravam  ;  ma   naturai  burella 

Ch'  avea  mal  suolo  «  «  di  lume  disagio  ^ 

dove  il  Bnti  burella  $  cioè  luogo  scuro ,  ove  non  si  ve» 

de   raggio  di  Sole  • 


Lia  casa  ,  ne'  mottetti  ;  Dante    Inf.   iS« 
£  reducemi  a  ca  per   questo  calle  • 
Franco  Saccbetti  cap.   de'  Re   di  Francia  . 
hata   della  gran  ca   di  Normandia  • 
Vang.  S.  Matteo  Sarae  simigliante  all'  uomo   savio  ,   il 
quale  edifica   la  ca    sua   sopra  la  pietra  •  così  J^^    pret* 
so   Omero  ,   e  do   presso   Ennio  >  per  J^tàfiet  »  •  domum  • 
Cade  per  accade  ;  il  semplice   per  lo  composto  .  1  Latini    an- 
cora dissero  cadit  per  accidU  .  Gio.  Villani  iib.  io.  cap:  87. 
ci  cade  di  far   memoria  • 
CALAFAI  ,  nel   nomerò  del   pin  .  Le  chiose  Calapharii   qui 

h 


n8 

ealcani  iimppam  ;  eam  untai  eapeni  mqmtm .  Oggi  ca- 
Itfato   tigaifica    1'  btesfo  . 

GALLARB   calare  «    Boadico  Hou&o    da  Laeca  a  M.   Goattél- 
la   àegV  ìnfimÌMMÌiì  • 
Per   allumar  lo  parpaglion  si  calla  • 
E  Str   Gorello   à*  Aretxo  . 
E   Savargnano  sovra  lor  si  calla  . 

CAMMINARI ,  Tìaggi ,  come  abbraciari  «  baciari ,  diri^  vo- 
leri ,  e  simili  • 

CAMPANTE  ,  dal  Terbo  campare  ,  qaando  sta  por  aacir  di 
pericolo  .  Il   Latino  ha  evasor  . 

CANAPI  COMUNI*  termiae  marinaresco.  Le  chiose  faues ^ 
quibus  navis   ligatar ,  cmm  projectm  tmmt  anchorw . 

CANOA  candida. 

CANOSCBNZA  ;  Lapo   degU  UberU . 
£  s*  ella  troverà   in  te  canosc€n%a  , 
Ella   t* accoglierà   non  di  cor  Unto  . 
e   Bl.   Caccia  da  Cutello . 
Da   quella  cauoscenta   virtuosa  . 
Dino  Prescobaldi  • 

E  questa  è  la  verace   canoscenza  , 
Servar  giustizia   nella   signoria  : 

L' Imperador    Federigo    II.    disse   eaunoscem%ai  ritenendo   il 
ProTCDsalesmo  • 

CANZON  DISTESA:  Due  sorti  canoni  troriamo  negli  aati- 
cbi  libri  ,  Distese  ,  e  Morali  ;  de'  qaali  nomi  speriamo  nl- 
troTO  apportare  qnelle  ragioni  ,  che  in  cosa  tanto  oscnn 
ci  sarà  permesso  •  Per  ora  basti  di  sapere  «  che  la  mate- 
ria ,  o  r  argomeato  aoa  faceraao  le  dette  difierease  ;  tro- 
▼andcsi  delle  Morali  che  trattano  materie  amorose  «  e  del- 
le Distese   che   conteagono  cose   morali  . 

CAR  cara;   ▼else   ancor  qnì  ,    ceme   fece   dicendo    wiùu    pes 
mio  ,  usare  il   Proventale  ;  Blaaeatet  • 
Genttls  dampna   cui  ab  ftrm,  cor  teing   car  . 


I 

i 


*9 

CARENTE  miBCMM  ;   ibcIm    maU    11  notuo  M.  FrAocMco 

ili   £ir   Tolgare  egente .   Il   Sicolo   àÌMié  carenza   per    min* 


CARO  qaì  scarso  ,  forse  come   Dante  lib.  2.    Soa. 

Fi  piaccia  agli  occhi   miei   non  esser   cara  . 
C ASCIO  cado  ;  Cecco    Angialieri. 

Carne  di  bue  ,  cascia,  e  cipolla^ 

Molto  mi   loda^t  quand'  i*  sento   doglia  . 
CASONE  cagione  ,  nel   Sonetto  ;  del  qnale   aon  iitioiiame  do- 

Tersi  fare   gran  conto  ,  per   essere    scritto   da    un  forestiero. 
CAVALCAR  LARGO  .  Era   brntto ,  e  nojoso    qoesto   difetto  a 

qaeì   tempi  ;  Dante    perchè   altri  per  la   via  caTalcando ,  por- 
tava  le    gambo    larghe  ;  stimando ,    che    quel    tale    togliesse 

qnello  del  pnblico  p  come  racconta  Franco  Sacchetti  ,  si 
ndopeiò  che  na*  Ssecatoro  di  Firense  sno  amico  per  que- 
sto facesse  pagar  certa  pena  •  Era  qaesto  cavaliere  an  gio- 
vane degli  Adimari  >  e  di  qa\  gli  Adimari  colsero  animo 
adesso  il  poeta ,  e  gli  procacciarono  1'  esilio  dalla  patria  • 
CAVALIERE  .  Dimostransi  brevemente  le  qualità  che  si  richie- 
dono nel  cavaliere  nelle  Nov:  ant,  5i.  con  queste  parole.  //  Ca» 
valiere  nondeejàre  ninna  villana  cosa  per  nulla  dottanza, 
ch'elli  abbia  di  morte^  né  di  pregiane^  e  d'altra  parte.  Qant* 
tra  generali  parti  dee  avere  il  nostro  Cavaliere  •  Ch'el» 
li  non  dee  essere  in  luogo  doue  falso  giudicamento  sia 
dato  t  né  tradigione  parlata  ;  che  elli  almeno  non  u  na 
parta  ,  se  altrinunte  non  la  puote  stornare  •  E  si  nom 
dee  essere  in  luogo  dove  Dama  «  o  Damigella  sia  dis* 
consigliata  «  che  egli  non  la  consigli  di  suo  diritto  , 
&  aiuti  al  suo  potere .  E  sì  dee  essere  lo  cavaliere  asti' 
nente ,  $t  digiunare  il  venerdì  in  rimembranza  di  nostro 
Signore ,  se  non  fòsse  per  avventura  per  infermità  di 
suo  corpo  f  o  per  compagnia  di  suo  Signore  ;  ù  se  rom* 
pere  gliele   conviene  :  ammendare   il  dee   in    alcuna  m^- 

b  2 


20 
niera  di  htn  far§  •  E  $•  •lU  ode  M4ita,  offtrir^  dee  md 
onor  di  nostro  Signore  ,  se  elli  ha  di  ckei  &  tn  tUi 
non  ha  di  cht  ;  sì  oferi  il  suo  cnore  inUmanunte  • 
Oltro  a  ciò  era  ii«ces«ario  ,  che  aTesftro  di  molte  eatrat»  « 
per  menar  vita  cavalleresca^  e  maatenere  l'onore  drllm  c«« 
▼ailerU  ,  ma  ài  qaeno  e  delle  quattro  tpeùe  di  caTalleiU» 
leggansi  1*  Annotatioù   sopra  il  Decameroae   del  Boccacci  • 

C  A  VEGLI   capelli  ;  Franco  Sacchetti   nelle   rime  . 
I  lor  cavegli   quanto  pia  lunghi  hanno  ; 
Più  se   ne   conforta  .  Cecco  AngiuUeri . 
Aggio  cavelli  t  e  barba  a  tua  fatane  • 
il   Sicolo  disse  ;  Ritonno  li  cavelli  • 

CECATO ,  metti  questo  con  1'  unico  esempio ,  eh'  è  nel  Vo- 
cab*  La  risposta  di  Fed.  IL  Imp.  a  GenoTesi  .  Tali  sono 
cecati  t  tali  moxticati  delle  numbra  ,  e  a  tali  sono  mos- 
se le  teste» 

GELONE  celò  ;  Tedi  sopra  • 

CENA  >  intende  V  altra   vita  «  ricordatosi   forse  della  pambolm 
del  Vangelo  onde  Dante  Par.    i. 
0  sodaliiio  eletto   alla  gran  cena 
Del  benedetto  agnello  ^  che  ¥i  ciba  . 
Etiandìo    piii    bassamente  favellando  >    dicesi   dal   Boccacci  • 
JVe//'  altro  mondo  cenarono  con  li  lor  parenti  •  Son  .  &•• 
te   a  questo  proposito  le  parole  di  Leonida  Spaiano. 

OH  ED  ,  come  sed  seguente   la   Tocale  ;  M.  Gino  . 
Questa  leggiadra  donna  ched  io  sento  • 

CHBDERE    chiedere  ;  F.   Guittono.. 

Ch*  ora  il  meo   cor  mercé  cheder  non  osa  . 

CHENTE  Toce  usatissima  dal  Boccacci  ,  e  da  tutti  g^i  anti- 
chi buoni  autori  «  ora  da  moderni  non  curata  ,  comecchò  as- 
s«i  megUo  di  quanto  sembri  agOTole  ad  esprimere  U  eon- 
cetto. 

CHER  chiede  ,  dal  TOibo   cherere  dal  Provensale  ;  GnidniiseL 


n 

Q&  meìUz  qer    hom  un  don  qau    et  ^etiint 

il  Petnrci  . 

Ti   chcr  mercè    da  tuU*  l  sHtt   colli  m 

Cecca    AngiuLi^ii . 

La  stremila    mi   richtr  per  figliuolo  ^ 

Ed    i'  l'  appello    ben   per  madre    mia  * 

il   ColocGÌ    h«   Dvl   suo    trito   chiér . 
CBIEON    ckìedono  ;  M.    Ciao  . 

Or   che   ti   sóàlan  di    doglia  amgoteióil  , 

Cherùa  piangendo    il    tuo    dolct   VùiOT^  # 
CHESTA  domanda  ;  M.  Ciao  . 

Font   mi  fece   mia    cheita  fallace  > 

E  altj-oire    ufi    MS.   Strotii  * 

Vedete    com*  ogiC  aom  si    mette  in  cJtffta  j 

Per  vederla  s  girandoli   d' inlftmo  . 

E   U   Bocc.  net  Li  ber,   £%.  E    co*  turni    in   mano    sì  metto^ 

no     alla,     inchesta    della     mali'agia  ^  f  perfida    zanzara  • 

Dai    Fnaccsc  f  troTa^i    iaclitt    Dischi  sta  *    GaUo  Cavtltinti 

MS*    Slrof«i  , 

Sol  per  pietà  ti  prega  giaìfanezza  f 

Che   la  dischesia    di    merzé  ti  caglia  * 

Il    Colocci    ricooasce   queitm    vace    nel  noitro  >  e  nel  Sicolo  « 
CHETARE    icqn^tare  ^    ^sliidì   Chetania  ^  roce   regìiEraiA    oeL 

Vacsbolprìo  . 
CHIAMO  t   numt  ;  m  noi  è  reitito  richiama  * 
CHIBLA  ,  verbo   mpriatresco  ;  in    liagaa  Sassonki  ,  t  Fiamla- 

g*  lì  chiami  Ki'ta  ,  U    caTini  dolU    n»ve  i  cbo   romiie  l'int- 

peta   pili     gagliardo    dell' code  ^  e  ({Iiìtì     coniiiie    \»    fniggioc 

foni   dfl    T Iteci] a .  Chelandium    prerso   Cedreoo  ,  Fatilo  Dia* 

cono  t  e  LaitpraiidD  è  una    sorte    di  ritc    pkcloU  ,  vedasi  il 

MeiirJlo    n«l  sao  Gloitado  . 
CHIOSA  e  chioso  x  chìu$»  ,  «  chiura  *  Il   Fetr.    in    na  SoaétC« 

ebe    non    va    cun  gli    aUrl  ^  Uscio   distorno   per    la 

Ch^  Ogni  vii  fiumie§l  m'  i  gran   distarlo  . 


22 

CIA  SCONO  a  per  ciiscano  ;  Dante  ditte  tome  per  lame .  ve- 
di  sopra • 

CINTURA  ,  di  qaesto  ornamento  ti  ditcorreva  con  V  orafo , 
porche  soloTasì  faro  d*  argento ,  o  d' oro  cén  gomme  ;  onde 
Paate  .  ^ 

JNon  donni  comiìgiate ,  non  cintnra  , 
Che  fosse  a  veder  più  che  la  persona  • 
II  Boccacci  nel  Laber.  dimostra  di  cbe  gran  pregio  fossero 
le  dette  cinture  \  onde  Gio.  Vili,  racconta  clie  fn  ordinato 
in  Firente  ,  che  le  donne  non  portassero  cinturo  die  di 
dodici  spranghe  d*  arieoto  ;  e  agli  nomini  fo  Tietato  il  por- 
tarla  di    ninna   vaiata  ,  e  ciò  fa  nel    MCCCXXX. 

CLAMARE  ,  qui  parlare  ad  alta  voce  .  Da'  Latini  passò  a  Pre- 
▼enuli  ,  e  da  qaelli  a  noi  ,  fiackò  si  disto  ,  chiamare  ;  Vita 
Beltr.  Born.  Hichari  lo  desmenti ,  e  lo  clama  pil  a  re- 
crezens  ;  anche  Dante  osò  chiamare  «  per  esclamare  « 
Porg.   ». 

Quand*  io   intesi  là  ove  tu  chiame 
Cruccioso   &c, 

CLAREZA  chiaretta  ;  clarità  M.  Gnido  Galnisaelli.  F.  Gnlttoae 
elarore  • 

CLA  VDB  per  chiude  \  restò  presso  ì  Provensali  f  Arnaldo  Da- 
niello . 
Qe  qan  me  saoill  ,  ni  claus  oillz  de   son  • 

CLAVO   chiavo  «  e  chiodo  ;  il  Dante   MS.  ehe  fu   di  Bartolo- 
meo   Barhaderi  «  e  prima  di  Pier  Vettori  «  Par.   Ss* 
Che  i*  acquistò  con  la  lancia  $  e  co*  clavi  . 
Anche  i  Provontali  ,  e  11   suo  diminutivo  dissero  clat^el^  ob« 
de  a  noi   chiavello .  Giordano  Bonello  • 
Si  com  i*  aiga  soffre   la  nau  corren 
Qant  es   tan  granz  qe   mils  homes  sorte  , 
E   d*  un  clauel  pert  son  affortimen . 

CO'  capo  ;  Dante  Purg»   S- 
L'  ossa  del  corvo  mio  sariauo  ancora 


25 
Jm  co*  del  ponte  presso  a  Benevento  - 
e  Inf«    20. 

Tosio  che  V  acqua  a  correr  mette  co* . 
è  ancoia  quesu   voce   nel    Sicolo  . 

COGLIERE  ,  dicesi  anche  raccogliere  ,  per  conohindere  ;  Oia« 
tio   mendose  colUgìs  »  €V>^Xoyt^€iv  • 

COLDA    calda  ;  alla    Francese  • 

COLEI ,  è  detto  dell'  erba  ;  Dante  dell'arena   In(.  i€. 
Lo   spazzo  era   una  arena  arìda  ,  e  spessa  « 
Abu  d'altra  foggia  fatta  t  che  colei  , 
Che  fu   da  pie*  di   Caton  già  soppressa  . 
E  il  Re  Manfredi    nel   Tesoro    di  Ser    Brnn.   MS.   Mando- 
gli  a  dire  »  (  il  Cardinale  Legato  )  com*  egli  tenea  il  Rea- 
me  .  E  il  Re  Manfredi   si  levò  la    spada  in  manose  diS' 
$e  :  lo  lo  tengo  per  costei  .  Tratt.  Vir.  mor.   Che   quando 
V  uno   dei  membri  si  secca   all'  uomo  ,  &   egli  lo  perde ^ 
sicché   egli  non   se  ne  puote   ajutare;  egli    conviene  che 
lo  si  faccia  tagliare  ,  che  non  perda  gli  altri  per  la'n- 
fermità   di    colui  •  Più  ricerea   nella    voce   Lei  . 

COM'  per   come  ;  Petrarca  • 

O  nostra  vita  eh*  à  si  bella  in  vista 
Com'  perde  agevolmente  in  un  mattino 
Quel  che  in  moli*  anni  a  gran  pena  s*  acquista  « 

COMANDANTE  AMORE .  Dio  permettente  ,  disse  il  Ferrar- 
ca  ne'  Trionfi ,  e  '1  Boccacci  ,  lor  sedenti  t  e  questo  nostro 
Essa  dicente  :  Prima  tavola  stante  ,  e  altri  • 

COMANDANZA\  le  parole  che  finiscono  come  comandameli* 
to  ,  qnalche  Tol^a  terminato  in  anta  presso  gli  antichi  in- 
uamorauza  in  Dante  da  Majano  avaccianza  ,  in  questo» 
in   Pier  delle  Vigne  fall  ama  ,  et  arditanza  . 

COMANDO  ,  per  comandò  ;  così  pietà  j  e  potestà  in  Dante  e  in 
questo   nostro   onèsta  ;  per   onestà  ,  potestà ,  e  pietà  . 

COMANDORNO    comandarono  .  11   libro   della  Volg.  eloquen^ 


«4 

«a    aiostn  ,  «lie   de*FUaoi  fosM 'questa  ^ibenta  .  Bent  «a* 

domo  li  filiti   di .  Fiorenza  per  Pisa  . 

ma    Mngnona    Lucchese  . 

Le   mura  andrò  leccando   d*  ogni   intomo» 

E  gli   huomini  ,  piangendo    d*  allegrezza  ; 

Odio^  rancor^  e  guerra,  €r   onni  empieza 

Porrò  gik   contro  a  quei ,  che   mi ,  cacciomo  •  ' 

Ariosto    canto    17. 

Le  murale   i   tetti  ,  ^  a  ruina   andorno  • 
COMB  DETTO  è  per   sigeiBcare    come   ti   dice  •    U    Boccacci 

nella    noTolia    7.    Giornata   prima  t  veramente    questi  è  cosi 

magnifico  ,  come   uom   dice  •  Sembra   che    abbia   assai  a£&< 

nitk  col    Francese    on  dit  •  Tuttavia  è  modo   usato  da  tntt*  t 

buoni    Autori    antichi . 
COMBNZA    comincia  ;  Binde   Bonichi . 

M  guai  a  chi  servire   alcun  si   mette  « 

Che   comenia   amistà  frutto   cherendo  • 

Sei;  Lapo    Gianni  • 

E  guerra  nova   in  parte  comenzate . 

È  nondimeno  della  lingua   Provenaale  ;  Giraldo  di  Bo nello  • 

D  un  non  chan  qar  ah  comenz* 
GOMITO     quei   Signori    Accademici  della   Crusca   dicono   cbo 

questa   parola  è  moderna  ;  presupponendo    che    il  Boccacci  di- 
ca   Gomito  • 
COMO   come  f  Dante    Inf.  24. 

E  quaV  è  quei  che  cade ,  e  non  sa  corno  • 

e    Purg.  23. 

Chi  crederebbe,  che  V  odor  d*  un  pomo 

Sì  governasse^  generando  brama  ^ 

E  quel   d*  un  acqua    non  sappiendo   corno  f 
COMPAGNARE  accompagnare  .  Nelle   Annotaxioni     sul   Bbcc. 

osservasi    chi  questo    nostro  autore   lascia  qualche  volta  la  A. 

in     simiglianti    verbi ,    come   fece   parimente   l' istesso  Boec. 

A  Dio  vi  comando  .  Te  ne  vedesti»  per  accomando  j  ed  av- 


26 

vedesti .  Oio.  Yill.  e  Dante  Fre$e  jMr  'appraa»;  ti  ^ncl  Den- 
te àìtse  ancora  Poggiato  per  appoggiato  .  e  il  Re  Ruberto* 
Perch*  ogni    bel  servir  spetta  salute  • 

COMPASSO  carta  da  navigare  ;  le  cliiose  .  Compassum  carta 
est  ,  in  qua  ad  modum  mappce  represeatantar  portus  ,  €f 
maria  ,  &  distantia  viarum  ,  &  loca  perJculosa  ,  &  terra, 
I  Greci  moderni  ,  e  gli  altri  Enropel  pigliano  compatto  « 
per    la    bussola   da   navigare  ,  se   crediamo  al  Martini  • 

COMPENSARE  ,  fra  gli  altri  significati  ha  calcolare  ,  ma  <iai 
forse  è  scriver  pari  ;  le  chiose  .  De  compensationihus  ,  ù 
continuationihus  cum  scriptore  $fc  Et  istce  sunt  dum 
partes  majores  in  scriptione  ;  nam  carentes  industria  in 
prasdictis  ,   libros  gìossantes  vituperant  • 

COMPITO  .  Il   Vocabolario  pone   Compiuto  »  per   dotato   d*o- 
]gni  eccellenxa  di   costami  ^  e  di   virth  •    innesto  nome   si  è 
come    il   veggiamo  qni   conservato    sino   ed     ora   anche    pel 
rimanente    d'  Italia  .  Dante  dm  Majano    disse  : 
D'  ogni  valor  compita 
Fora  vostra  bontate  • 

£d  è  simigliente  a  quello  ^  Cisti  di  altissimo  animo  Jor- 
nito  ,  quasi  compito  j  e  fornito  fosse  il  medesimo  in  loro 
origine  • 

COMUNA    comune  ;    Set   Bmn.    nel    Tesoro  ,   la    parlatura 
Francesca    è  pia  dilettevole  ,  e  più  comuna  che  tutti  gli 
altri    linguaggi  •  ^   ^»    Onesto    da   Bologna  • 
E  voglio  aver   che  v*  è  cosa  comuna  • 
Stor.  S.   SiL  MS.   2.  Dio  è  solamente  una   natura  coma* 
na  ,  e  una   divinità  • 

COMUNALE  Pistole   4i   S.   Girolamo  .  MS.   Vaticano  . 
Cotesti   vizj  comunali   agli  uomini  di  oggindì  • 

COMUNO  9  e  communo  ^  per   comune  ;  così    per    compensare 
disse   lente  in  vece  di   lento  •  Guido  Gninisxelli . 
E   ciò   vedemo  fare  a  ciascheduno  % 
Che  si  mettù  in  comune  • 


11   lib.   della   Volfc*   El«^«  appone   qnetu    parola   a*  Laccl89-> 

ai  y  ieri  vende    eh'  essi   dicano  :  T*  avoto  a  Dio^  eh"  ingras^ 

saracU   il   Comuno    di   l  ucca  .  Il   Sicolo  anch'  egli  disn»* 

Comune  ,  come   notò  il  Colocci .  il  Te«oretto  # 

Che  nasce  prìmanuute 

Al  padre  y  Ct  al  parente  % 

E  poi  al  suo   comnng  . 
CON'  come  ;  così  ha  il  primo  «  et  il  tono   MS.  ;    Dino   Fie- 

scobaldi  . 

Con*  ptggìQ  diciy  più  speme  mi  dai  . 

Vn  tolto   da*  Provensali  .  Arnaldo  di  MetTille   comincia    nna 

Cansone • 

Si  con  li  peis  an    en   V  aigua  lor  vida . 

B  che  così  debba   leggersi  «    il  Mottetto   8.  lo  ci  dimostra 

«spresso ,  dicendo  «  Fai    con*   si   puoU  :  volendo  dice  falU 

come  si  paote  • 
CONDURE  ,  per  condnrre  ;  Dante   Farad.    18. 

Con  la  mia  donna  sempre  di   ridarà . 
CONFORZA  ,  verbo  ;  conforta  ,  consiglia. 
CONGIONTO  congiunto  ;  ponto   dissero   altri  per   pnnto  . 
CONINCIAMENTl ,  per     cominciamenti ,    cosi  è  noli'  origUt- 

le  .    Il  Colocci  osservò   eh'  il  Sicolo   scrivesse    Inconenza  j 

Snconenxa  %  e  Comincianunto    in  questo  significato  istesso  • 
CONIUNTO  ;  Sor.  Brnn.   Ret.  E  V  un  fratello   dall'  altro  1 

cui  aveva   coniunti   la   natura  • 
CONSBRRA  chinde  ;  come   conchiude  • 

CONSIGLIERAVE  consiglierebbe  .  mostra   cho  sia    modo  Vi* 
-  niziano  ,  ma  adoperato   anche  da'  nostri .  Ser  Brnn*  Rei.   7» 

appelli  colui  homo  ,  il  •  quale  se  Jbste  homo  %  cosi   crm- 

del  jnorte  d*  homo   non  aver  ave  pensata  .  e  pih    avanti  • 

Se  avesu    vinto    il  nimico  %  averave  al  fiuto  il    simi^ 
glianie  7 

Dante  da  Majano  • 


Poi   di  presente   mora  in  fidd  mìa  , 

hìe  ne   parrayn  in   Paradiso    anditfs  > 

Notm    il   Coltìcti    nel  Siculo  ,  Suraue  ,    Lomhario  |    per  I»- 

riano  . 
CONTARE  viliitirfl  ,  o  limiU  ;  Danto    lìV.   4.    Ciù*. 

LUv€   mi   con  ter  ti    dà    che  m*  i  grette  . 

e  (}u«l    da    Mijino  . 

aititi    la   fina   coniomi  dottore* 
CONTFGHA   conictoo  ,  eoli  argana  ,  per   *rgao«  ,  delia   p*t 

detto;  Ser    Gorellci    u^b    i^iiefti  to»  ^  forse    in    litro    Mnio  > 

per   qutlla    novità    ri  ma  se   pregna 

La    letitt    Buitolina^  che  ireni*  anni 

Pùtiorì    poi   per   i^uelV  altra    contigua  . 

£  Gino    da  Calle  » 

E    di    costumi    hegii    ai'tr    conttgna  - 

Con  legna  ^    per    con  ce  gag    nel    □  ostro    >igiiif>    di  ile    U  Sicolo. 
CONTENDRANO,  per    coaiandraona  ,    per     U     rimi  ;  di  dw 

di    sopri    abbiam    detto    a    biitania  > 
CONTENENZA    mtnUra  ,  modo  ,  coitume  » 
CONTENTARE  ^u\  cootentiftì  ,  ^adi  Diletta  . 
CONTENTO    contenoto  •  cosi    cont^eato  ^  pef    canvenaro  «  ma- 
la   di    xnohì   atiiiclii  «  Trau.  Vir,    mori    A    m^ae    noti  caUi 

che   per   tate   cotiveuto    venni   in  vita- 
CONTRAEO    canti  arto  ;  Dante   Purg^    tf. 

Ogni    bene   operare  ,  «'  '  -****?    eontraro  * 
CONTRASTA    contrasto  ,  come    conttgna  di   voprm  .  éhiotirm 

Il    Petr.  e  Dante  ,  e  altre   infinite  . 
CONVIENI  con^ieno   eiae    tu.  Incc    f.  7>  Not.  settima. 

Per  certo   io  *t   convengo  vedere  . 
GORGA  ,  e  corgi  ^    per     accorga  ^    ed   accoigi  *    redi  campai 

gnare  ;  coti    H.   Gino  + 

Si   eh'  io  mi  caso  già  per  tona  moria  ^ 

per   ice D te  - 


s8 

COPRIRE  »  ttgmrt  UUtu  ;  Oratio  • 

Fismt  tegam  spurco   Dam»  latut  f 
COR  RE  ,  cioè    col    Re ,  nna  li^nida   per  1'  altra  ;  Amììm,  prò- 

BBikcia .    Vaog.    S.   Matteo  .    Conciò  fbsf    cosa  che   fitSMe- 

nato   Gitth    in  Btteltm    di  Giudea  ne*  dì  der  Ra  Er€>^ 

de  •  Cecco  Angtolieri  • 

O  che  non  fu  a  pargoli  ir  Re  Rodo  • 

Sor   Brniu  Ret.   Ir   ridicimento   della  parola  »  cioè  ^  -il  si- 

dicimento  •  Stor.   S.  SiW.  Al  suo    albergo  ir  recò  • 
CORSO  strada  .  Fu  preso  da*  Latini  basti    per  li  ProToatali  • 

Lanfranco    Cicala  . 

Car  si  totz   temps  anat  per  laisat  eors  , 

Per  vos   non  es  lo  sains  sepulcres  sors . 

Vedi   nel   Vocab.    gli   esempj    de*  nostri  • 
CORSO  della  moneta  ,  termine  mercantile  •  M.  Vili.  3.  cap.  loC; 

O  piii  I  à  meno  ^  come  era  il  corso  loro  •  faToUn  de'  Fio- 

zini .  e  Franco    Saccbetti  . 

Che  la  moneta  di  poca  valenza 

I^on  abbia   corso   nel   terreno  stallo  . 
CORTE  D*  AMORE  ,  ^uì    per  casa ,  e  famiglia    di   Princip*  , 

come   anche  intese  il   Boccacci    nel   Laber.   so*   quando    dia- 
te ;  Abitac'  egli  alcuna    persona  «   se  quelli    non  fòssar 

già  t  i  quali  peravventura  Amore  dalla   sua  Corte  aven." 

do   sbanditi  ,  qui  li  mandasse   in  esilio  ?  Altri   por    Corto 

d'  Amore   Tollero  intendere   il  Tribunale,  e  1  luogo  dov^egU 

teneste    ragione   come    Signore .  Sor  Monaldo    da   Sofenn    m 

frate  Uber^no  .  MS.    Stroati  . 

Citato  sono  alla   Corte  d'Amore  ; 

Consiglimivi  andar  frate   Ubertino  f 

M.   Cine  ancora    fa   mentione    di    quetta   Corte   nell*  ittet- 

to  MS. 

Amor  che  ¥ien  per   le  piU  dolci  porte 

Sì  chiuso   che  noi  vede   uomo  passando  , 

Riposa  nella  mente  )  e  là  tien  Corte  ; 


29 
Coutt  vaol  della  i^ìta  glùàìcandù  * 

In  Provenia  ermo  vote  Cotti  d'Amore  ^  io  ctsì  U  pib  no- 
bili dimB  delU  contjradt  giudicaTano  dulie  lìti  ■inaios«  , 
«nde  nafccTMO  lenienie  ,  cKe  sì  cliìimiTaiiu  Arresll  d'Amo* 
re ,  je*  quali  se  ne  leggo ao  molti  tiampitl  ìil  Lingua  Fmh- 
cese  ■ 

COSIS  i  per  £0!Ì  p  Vita    5*    Gio*    6é    Ond*  io  ti  prego   carii- 
Mimamtfìce  «  che   ine   non   faccia  più  cotlc  *  U    Teiorttto , 
Cofìe    un  di    dt  frsia 
Tcrnui   alla  foresta  . 

CREMA  abbrucia  ^  ^*^  Latino  alato  di'  Llmoiinl  <  Aafiis  March. 
Metge  ìcUnt    no    te  lo  cas  per   ioch  ; 
Com  tc^  calar    no    $uri  a  pari    estrema  t 
L*  ignorant    veu    qe  lo   malat  no    crtma  t 

CRE5TALL0 .    il   Colocci    lesse  nel  primo   laogo    cristagti  ; 
meglio  ..  Come    da  critta  il  è  mutato  nel  volgai    noiiro   ere* 
Sta  f  cosi  da  criiiallù  Itcen  crestalto  ,  ma    non  datò  ^  Cec- 
co   d'Ascoli  . 
E    limii  di   crtitaUo  i  tua   figura  . 


D. 


'a  LONGO  t  A  longe  lì   Lat«    vedi  longo  .  altri  dissero   da 

lunga  mhegg.    de    SS.  Altura  tutti  diranno    che  tuoi  oc- 

chj  molto    da  lunga  veggono  .     De'  Proveaull  ^  Giafré  Ru* 

dello  . 

Esper   tfezer   l   Ataor    de  iueack.  • 
DARANE  ,  per  data  .  vedi    due  < 
DARE  f  qaV   dire  ,  Da    Tytir*  nùU$  ^  Virg*  e  Lacretio  . 

Si   non  ipsa   p alani   quod  rèi  dedii  ,  ac  docuit  . 

m  Teteniio  . 

JViiiTc  t^uamohrem  has  partet  didiceritn  ;  paucit  dato  i 
]>AR  CURA  f  come   dar    meste  ^  Dania   nelle    Canioiù  • 

Chi    quantunque  cotlttU 


\ 


Se 

Jfù»  potio»  qmeian 
Ma  dan  pia   cura* 
DE4  iÌM  i  cosi  $i$a  per  Urt«  ;  Becc.  Parmwé  maU  che  M}io 
ti   dèa  .  «ade  Cecco   Ajisittlierlt  dove   motteggU  i  volgari  di 
Totcuia  ,  dice   di  FioWnu  . 
Deh  che   ii  d$a  'l  mal*  am  fi  della  putta  ; 
Ch'  a  Firmata  k*  à  serique  a  danaio  • 
Otc   Botisi    «eelM  fi  per  figUaolo  «  Dteto    parimeato   dleio  . 
Fi  di   Pietro   Beruardoiu  •  e  il  Tesoretto  • 
Diiu  fi  di   Latino  . 
MA   debbo  »  cosi   dia  .  M .  Glo.   dell'  Orto  . 
Dimoile   non  dea  coperto 
Stare  allor  eh*  anno  sol   di   lui   Mentore  • 
DEA  ,  tm  dei  .  Todi  Jbbia  ,  idiotismo  ossenraio  . 
PECE  »  e  Decenza  «  e  Decesse  ;  Dante  disse  Juhe  »  empa,  dum 

ce  f  mi  ,  et  altri   TorU  da  lai  fatti  volgari  • 
DBGL*  eegaeodo   U  ^00810  •  vedi   GV  . 

PELIBERRAl  delibererai .  Quesu  sincope  Tiene  msnia  anebo  da 
Dante  Pnrg.    io. 

Misnrrehbe  in   tre   polte   un  corpo  umano  . 
DBUVRO  ,  il   Lit.  expedio  }  le  chioso  ;  dicit  àttera  vnlga<' 
rìs  mi  deli¥ro  •  Fulgare  Gallicum  «  6r  eonti^uarum  patria» 
rum  t  ^  muUornm  aliomm  ;   Sor  Eran.   Or.  per  M.  Mai- 
cello  •  Veramante  cAc  quanto  a  Cesare  fossimo  in  mlcuma 
colpa  d*  umano    errore  ;  tuttavia  noi  siamo  prosciolti  , 
e  deliverati  per  lui» 
Beltr.  del  Bcrnio . 
Qe  dels  pres  prezes  esmenda 
Del  Rei  q  els  degra  delivrar 
Il  Sicolo  ba  delii^erare  • 
DENANTI ,  e  denantì  ;  Tritt.  Vlr.   mor.  É  qnesto  uno  ho» 
mo  di  molto  grande  hellenaa  pièno  ^  venne  denansi  a  ma^ 
e  si  lo  seguivano  una  grande  compagnia  di  savj  •  e  pik 
«Tanti  •  B  Boetio  dice  ,  che  non  è  pur  assai  di  gnmrdm^ 


»1 

re  stihinifnte  fio  cht  Vaoma  uwdi  dcnmnzi  atU  tuùi  occhia 
DENE  <]«Te.  vedi    Jne^  e  CeioM  . 
DENO    <3cpnD  ;  cosi    feao  ,  per    fcnno  • 
Di:0  ^  pir   àtiro  ;  V  Utesio   hi  U   Slcolo  ^  coil    Dtntt     lU    Mp- 

jjfio  ^ 

O   fdJ5a  ;  chi  t  o  come  fare  d^o  ? 
PERAI  t  B  UrrantìQ  ,   per  dj^aano  ;  cpsI    .serji    prr    satii  ^ 
D£RlTTO    diritta  ;    iccpra    tiovisi    ìa    (questo     libro    diretta  . 

U  h  per    la   Ì  ^  in    «imilì    casi  è  parimente  neU*  originale  4eli 

Pettarc4i  ^ 
DERiTTURA    *l    contrario     t^f^  Tntt*    Vir.    mor.    aore    ijQsri 

sempre    »l   legge    DirtUara^ 
DF.SDbCE  ^  d^iÌÉCEt  ;  T  ladtce    del   CoLocei  tULe^fl  Disdtce  . 
DESIDERO    desiderio. 

£t    ifietfttfii   di   xfttìéfla   un   desiderio  * 

Le  gitesi    in   uni    dcìle    Caaiom    apriche    slimpice     da'  Giunti^ 
DES PARANZA  i  Disptrama    Utcìò  ìa  ccfU    fiua  Cantone  Dm- 

cc   da    Majaiio  . 

Hiiomo   eh*  in    dlip^ranza 

Si   giUa  per  doglianza 

Disperde   canoscenza  * 

Il    Siccilo  piflifo  il  Coloeci  ba  déiptranza 
DESTRARE  ^  il    latino    manihtis   conductre  ;  Ugnccjonc   tita- 
no   nil  lua  Diilonarlo  :  Dextrarius  (  idaì  equus  )  quia  p^r 

dexietartt    duc^ur  \    quad   compontiur  à  dextro    dtxtras  , 

idfst  per    dtxlram   ducere  * 
DETRARR  -  vedi    Condurc  ,  e   Trars  . 
Detta  ,  clo^    alcuna    cosa    detta  ;  coJi    ti:ritta  preiso   Dante 

ì  olta   per  cosa    loha  ;  Tran*  Vir*  nw.  JV^iiJto   rende  si  vù' 

ientieri    ciò   che   mul  volentieri  gU  e  donato  ,  perciocché 

non  i  dono  i  anzi  i  taUa  . 
DIA  ;   il   Latino    deheai  ;  M*    Glor    dalF  Orto  « 

Mai  per   ragion  non  dim 

Vàiir    ver  lo  Signora  > 


.82 

DIA  ;  il  ladBO   decéat . 
DU  aere  ;  W.   Gnittone  • 

jfmor  più    ch^altro   hor  èia 

Te  piacer  per  ragione  • 

•  a1troT«   MS.    Barberino  * 

Ciò  saver  dia^  che   se 

Tomo  «  suo  prtsio  magno 

Per  mia  onta   non  magno  • 

Il   Sicolo   hk  V  istetto  molte   Tolte  ;  V.  GiicopOM  • 

Più  dia   amar  Dio  a  cui  piii   concede  t 
DI  CHE    per  laonde  ^  e  per  lo  che    mtXht  Viu   ài  S.  Maria 

Madalena   E  quella   Principessa  fu   incontanente  gravida  • 

di  che  questo  Principe  t  si   volse   andare  a   San   Pietrm 

per  provare   ^c.  ,  ed  il   Re  Giaaaino    cap.   9.    MS.   Ckigi  5 

Di   che   il   CardenaU  incontanente  mandò   a  Misser  An- 

drea  SalamoncelU   da  Lucca ,   che  facea     apparecchiare 

le  genti  . 
DIENO  ;  il  htino   debemus  •  nel  tecoado   laogo  «u  per   deb- 
bono • 
DIENO  devono  ;  Ret.    d' Aritt.  MS.  CorbinelU .   JVd  aUro  si 

die  esser  domandato  • 
DIFENSA  difesa  ;  Guido  Orlandi  a  Gnido  CaTtlcanti . 

A  sua  difinsa  non  cherendo  giostra  . 

Sex   Brnn.  Tet.  MS.   E  non   v*  ebbe  neuno,  che  difinsa  fa- 
cesse . 
DIFENSARB ,  da   difsnsa  .   Terbo    usato    nella  lingua  Limo- 

fina  • 
DIGA  f  per   dica  j  Franco   Saccb.   nelle  Rime  . 

De  Tornaquinci  tre  Cavalier  digo  . 

Stor.  S.  SU.  MS.   I.  Però  io  ti  digo  madrù  mim    caris* 

sima  • 

Giraldo  di   Brunello  • 

E  diga  f  e  mostr  en  chantaa  • 


tS5 

Cos\  Dante  sella   rima,  la    G.    pose   pet   la    C. 
Che    qua    riprendo    dattero   per  figo  , 

DILETTA  ,  per  si  diletta  ,  sent*  affisso  ,  contro  la  regola  che 
ciò  non  abbia  Inogo  fuor  cko  ne*  Gernndj  .  Nov.  ant.  i2. 
Vergognisi  dunque  chi  dee  regnare  tn  virtude  ,  e  ditet' 
ta  in  lussuria  •  Papa  Clemente  IV.  contro  Manfredi .  Se- 
condo uomo  d'  iniquità  diletta  esser  detto  perseguitato- 
re  della  Chiesa  •  Boccacci  nel  Laber.  E  per  questo  imma- 
ginano dover  essere  riguardate  ,  e  altrove  .  //  quale  vo- 
lendo per  nostra  salute  incarnare  €rc.  e  si  ampiamente 
delle  sue  eximie  virtù  meco  parlando  distese  .  nel  Fì- 
lostrato  . 

Quindi  distese  poi   a   domandare  . 

11   Colocci     osservò  pretto   il  Sicolo .   Torn^entava  >  Mara* 
viglio  1  Struggo  ,  Doglio  >  posti  assoUtamente  . 

DIRETTA  y  per  diritta ,  direttura  ,  come  ti  accenna  di  So- 
pra ,  è  ncir  antichissimo  MS.  del  Trattato  delle  Virtà  mo- 
rali • 

DISAVANZO  ,  il  Vocab.  ha  questa  voce  ,  e  dichiarala  ,  sen« 
ta   recarci   altra    enterite  che  V  uso   mercantile  . 

DISAVBZARB   svenare. 

DiSDARE    il  latino   deprimi  ,  dar   gik  . 

DISDUCE  ;  il   latino   divertit  ;  M.  Cine . 
£  me  si  forte  a  lacrimar  disduce, 

DISFBRMARE  ;  il  Vocab.  h^  differmare  presso  Ser  Braaetto 
Latini  • 

DISGRADARE  ,  trantgredi  • 

DISGRAZA  ;  vedi    Graza  . 

DISINORE  \  la  bolla  d'  Inmoc.  IV.  E*  cherici  del  paese  so- 
no gravati  in  Corte  Secolare  ^  ma  sono  constretti  di 
fare  battaglie  da  Campioni  ,  e  sono  messi  in  pregione^ 
sono  uccisi  V  «  messi  in  martidi  «  e  in  disinore  ^  ed  in 
brohio  del  lor  ordine  chericato  •  E  pia  sotto  •  In  dis- 
petto 9  0r  in  brobio  ,  e  in  disinore  della  fide  Cristiana  • 

a 


»4 

Ser  Matteo    cU   Messina  • 

//  disinore  ,  il  pregio  ,  «  la  vergogna  . 

Guido  dalle  Colonne . 

Che   cerio    non  è  troppo  disinore , 

Quando  uomo  è  vinto  .da  iin  suo  migliore  . 

NoT.  nnt.  48.   Messere  a  voi  ton  fatti  mille   disinori  «  5 

a  me   ne  è  fatto  pur   uno  , 

D1SJ0VA  nnoce. 

DISLEANZA  ;  Dino  FrescoUfdi  . 
Per  contrastare   tua   disUanza . 

DISNETTO  iounonde  ;  inventò  i|nesu  voce  forse  per  ìsfng- 
gire  le  parole  lerce  «tate  qualche  Tolta  da  altri  del  suo 
tempo  :  onde  egli  «tesso  nelle  ckiote  •  Disnetta  ,  idest  di' 
cere  ,  non  manda  ;  super  hae  mota  $  quaUter  Amor  mi- 
ti tur  ,  quando  iUum  oportet  uti  vilihus  yerbis ,  queerere 
mores ,  &  curialiter  prófert  .  Unde  sumas  exemplum  ;  5 
vituperosis  eloquiis  non  utaris  , 

DISFARE  ;  il  Sicolo  presso  Monsignor  Colocci  •  D- spara  :  non 
par  bello  «  così   oggi  sparato  • 

DISPENZA  ;  dal  Francese  ,  e  vale  ,  spesa  .  Dispendere  ,  nelle 
Nov.  ant.  ii*  Come  dispendi  f  disse  Messer  4 mari  ,  e  pi^ 
oltre  ,  Chi  dispende  piià  che  non  guadagna  ,  aois  può 
far  che  non  si  affanni  •  Tratt.  Vir.  mor.  •  Che  molti  no- 
mini  sono ,  che  anno  loro  avere  dispeso  follemente  .  Di' 
spendio  nelle  Nov.  anu  3.  ò  la  spesa  ,  il  Conte  Ricciardo  • 
Che  solo   in   ben  fero   ogni  lor  dispenso  . 

DISPETTO  1  aggettivo  ;  maniera    latina  • 

DISPIAGBRE  snstaativo  ;  dispiagenza  M  Ciao  :  dispiagente% 
F:   Gnittone  {  Tedi  piagere  . 

DISPOSTA   dispositione  ;  come  proposta  da   propositione  . 

DJSPVRO ,  vedasi    disnetto  . 

DlSQUOVRON  ,  dlscuoproiio  t  redi  sqnopron  . 

DISSIMIGLIATO  dissimile  ;  Tesoretto  . 
M  taut*  altri  animali  , 


Ch*  iù   non,   fu    htu   dir   quali  ^ 

E    ittn.   sì   éi vitati  , 

E   il   dissimigtsaii 

I}i    tLfirpo  ^  t  di    fanone  • 
DISTORNO  ,  il   Ut^   coni  rari  um  ,  onde    dislom&re    uà  io  dal 

Petrarca  « 
DSS  VALERE  dliijuUre  ,  ita»G«[«  ,  dtl    Pr^eDiiU  ^  Gugtitlmo 

dclk   Torre  « 

Qe  r icori  crei  qe  distrai 

Sei  merce  pius  qe    non    ual  ♦ 

^latz  de   mi   pittai 

Qe  n  periai 

Fot  die    qe  9ida   m  dei  vai  ; 

Si   mefces  air    pos    no  m  vai  . 

éc*  nostri  ^  M.    Oseiro  , 

B   farmi  cosa  ,  che   molio  ditvagUa 

Gtoja  disfaiia   con  martiri  ,  e  gtiai  * 

ft    Binde    Bonìchi  « 

X?i   quel  che  fa  parere 

Vizia   virtuie  t  e  dtiuaUr    t/atenza  - 

il  valere  per  |iovar£  ibbumo  a  le  ti  ni  osfempi  »cl  Voe,  11 
Liber.  in  quaV  alira  cosa  ella  mollo  ii  poteva  valerti 
Tiitt-  Vir.  mor*  E  if  voi  mi  promettete  ah/»  coia  ^  chi 
più  mi  noccia ,  che  mi  raglia  ;  voi  la  dovete  lascia* 
re  p  GuGopo  di  Lenttno. 
0    Deo  che    mi   valejse  m 

Ed  è  renato    agli    Spaganati  ,  che    pur  è   ProTeiiiaìe  j    Bcltr* 
del    Borato  , 

Baron  y    O&us   \*os  sala ,  e  ¥oi  gart  t 
B   vos   aiut  I  e  vos   vaili^  . 
D15VENTURA   i ^«aEiira  ;  M,  Onttlo    MS.    Stro»! . 
JVojt  so  per  che  merci   che    mi    vten  nteao  $ 
0    diiyenlura  ^  a  lav^rchiatiLa  d'  ani  ,  , 

€  S 


DISVOGLI  E   svolge  ,  evolvU  è    nel    latino  . 

DITTO  9  così  Dante   Pnrg.    14. 

Per  carila  n«    consola  ,  e  ne  ditta  ,  e  il   Petrarca  . 
Mi  lascia  in  dubbio  ,  sì   confuso   ditta  • 

DIVINO    indoTÌno  «   latinamente  . 

DOGE  insegna  ,  accenna    con    tal   Terbo  il  nome   della    Daci^ 
lìtà   <|u\   nominata    per   circonlocuùone  . 

DOGLIO    io   mi    doglio  ;  F.   Guittone  . 
Doglio  €  sospiro   di  ciò  che  m' aviené» 
Dante  da   Majano  • 

Aois  dollio  €o  già   perch*  eo  sovra  gioiosa  , 
Distretto    sia   da  vostra  gentil  cara  ,    Tedi    Diletta  . 

DONNA  t  titolo  di    cosa   astrattn*.  così   anclie    Madonna  . 

DONNA  titolo  d'onore.  Boce*  Laber.  delle  quali  grand is^ 
sima  parte  si  chiamano  ,  <  Jhuno  chiamare  donne  ,  e  po^ 
chissime  se  ne  trovano  •  e  nelle  Nov.  La  donna  ;  anxi 
cattiva  femmina  ,  il  Petr.  di  Lanra  ,  che  sola  a  me  par 
donna  ,  e  il  Sacchetti  . 
Che  tanto  è  donna  quanto   onor   disia  . 

DOPLO    doppio  ,  nome  ;   Menno  Tolomei  . 
Che   doplo    vale  don  ^  che   non  s^  attende , 
dicesi   ancora  Doplare  ;  Dante    da    Majano  . 
Mi  tene  desiando 
Per    darmi  gio*  doplando  . 

così   anche  disse   radoplato  ;  doplamente  scrisse  H.   Binnl- 
do    d*  Aqnino  • 

DOTTRINAMENTO    dottrina  . 
..  DOVEN  dovemo  ,  vedasi   sopra  . 

DOZI  dodici  ,  neir  originale  era  questa  voce  smarrita  ,  e  mA 
2.  MS.  era  dinotata  col  numero  12.  e  credo  che  il  copia- 
tore non  {stendesse  la  parola  ;  parendogli  ,  che  dodici  faces- 
se il  verso  pia  lungo  che  non  si  ricercava  ,  per  ittar  eom 
gli  altri  ;  sicché  a  hello  studio  scrisse  le  note  numerali 
saddette  ;  ma    per  V  autorità  del  MS*  5.  si  è  risposto  Dozip 


5i 

proli  a  qnetti    tcinpi   strsnlefi  «    ma   ìm   qneUl    peraYTcnitt- 

ra     comone  ;    essendoci   rimasto   dm    do  zi   dosiaa  ,  come   da 

venti    Tenttna  ,  e  da  cinque   cinqoina  ;  Niccoli   da    Siona  • 

Pucento  srudelliue   di  diamanti 

Di   bella  quadra  V  an   vorrìa  eh*  avesse , 

E  dazi  russignuoli    che  steiesee 

Dinanzi  a  lui   6rc. 

Ed  appresso. 

B   doze   mila  some  di  Bisanti  . 

A»cke  i  ProTcnzalk ,  GagUelmo  Magret.  (  parla   de*  soldi  che 

si  pagavano  a  cetti   osterìa  •  ) 

Dels   daze   avrai  ab  beure  &   ab  maniar  p 

Els  oiti  darai  a  foc  6r  a  colgar  • 
DRA«  e  Dranno  ;  e  Drei  per  darei  •  Cene  d'Areno  contro  Fol- 
gore da  S.  Gemignano  ; 

Fuor  d*  un  corto  piacer  ti  dranno  pò  sa  . 

Il   Sicolo  disse   patimento   drà  ,  per   dark  • 
DUA  ,  per  dae  ;  Cren.  VeH.   7S.    in  breve  dato  l'ordine ,  che 

ninno  il  sapesse  ,  altro  che  noi    dua  ;  il  Sicolo  ha  Amen-- 

dna  ^  è  però   cornane   nel    piano    volger    Fiorentino  • 
DUBIO  ,  per   dubbio  >    verbo  \  Buti    sopra   il  22.   Pnrg.  forse 
fu  fatta  con  intenzione  santa  e  buona  ;  e  perchè  ne   da'- 

biò»  però  dice  forse . 
DUNQUA    dani^ue  ;  Dante   da  Majano . 

Dunqua  cantando  voi  prego  9  ed  Amore . 

11    Notare   lacomo  • 

Or  dunqua  moro   eo  f 

No  f  ma  lo  core  meo  . 

Masxeo   da   Messina  . 

Dunqua  sì  com*  io    uso  ismisuranza. 

In  voi  Madonna  amare ,  &c. 

Guido    novello    da  Polenta  . 

Dunqua   chi    vuol  saper   quanto    d*  onore 

Altri  è  degno  Ùc, 


38 


JCm   Tsda  f  UtU«  «  coil  esie  ;  Ciftlo  ài   Cim», 

Traggenii  d'  'est*  fòcora  • 
f  GENTE  bisogaoM  ,  così  carente^ 
EGLI  )  nel  plnrak  •  Diate  Ub.   5.  CUat. 

Quand*  egli  incominciaro 

La  morte  mìa^  eh*  or  tanto   »U  dispiace  « 
EGLI  M*  casi    obliqui  :    notisi  il  motto    4ì  tcnrore  di   ^ue\ 

secolo ,  cbo   tinto  eri  la   g.    evinti    h    1.   qnante  la    L  rn«i- 

doppieta  ;  e  siccome   eUi    dicevisi    in   ogni  caso  ,    cesi    pe- 
lea si  dire  parimente  egli  . 
EL  ,  per  egli  ;  Dante   Pnrg.   17. 

Spera  eccellenza,  e  $ol  per   qnì^sto   brama , 

Ch*el  sia  di  sua  grandezza  ik  basso  messo  • 

Guido   CiTalcanti. 

Et  fa   A  more ^  che  nomando  voi  » 

Meco  ristettey  che   venia  lontano  . 

M.    Ciao. 

Ch*  a  forza  par  ched*  el  si  faccia  fsro  • 
'£L   il  ,  è  pib    noto  per  gli  antìcbi  testi  ,  di  quello  cb*  io  mi 

possa   dimostrare   con  gli  esempi  »  anco   scappò  dalla   peana 

del    Petr.   come    sik  nel  suo  originale . 

Paura    estrema   el  volto  mi  depinge. 
ELETTA»  per  eletione  ;  Dante  Pnrg.  i3. 

Che   troppo  avrà  d'  indugio    nostra  eletta  • 
EN  t  per    ne  ;  trasposisione   venata    dal   Proveniale  %  usata    dal 

nostro  ^  e  da   altri  9  pìii     spesso    che   non    si   crede  ;   percbè 

dove    si    trova  ,  esempi   grasia  «  sen   duole  ,  sen    ride  ,  parrà 

che    sia   accorciamento  «  e  per   avventura    non  è  •  Tratt.  Vir. 

roor.  E   perciò    en  prende    grande  pittate   di  voi  ^  e  de 

la  vostra  grande  franchezza  i   de'  Provenxaii  ;  Giraldo   di 

Bornello  . 


39 

Par  q  eu  q  en>  ér  alqet   Unz, 

Pont  ile  Capduill  • 

E  s*a  mi  mal  em  preà  $fc. 

•  pih  ■▼aod. 

QUI  cani  e  ri  ;  e  itu  piane  ,  e  sotpir  ; 

JET»  pert  soveu  lo  maniar  ,  e  l  dormir  • 
EN  f  pei   fono  ;  Dante   Par.    i5. 

Perà  ch'ai   Sol  che   v*  allumò  ,  &  arse         • 

Cól   caldo  ,  e  con   la  face  en  sì   iguali 

Che  tutte  somiglianze  sono  scarse, 

M.    Guido  GainuxelU  . 

Che   solo   per  loro  en  vinti 

Senza  eh'  altre  bellezze   le   dia  fòrza  . 

Giusto   da  Vdmoaroae  . 

Secche    en    le  tuie   speranze  ,  e  duolsi   il  cuore  , 

Che  frutto  pili  da  lor  coglier  non  pensa  • 

Lorenio   de*  Medici . 

Ferono   indebolir  U  sant4  membra  « 

Ch'  en  di  celeste  onor  t  non  di  mal  degne . 
ENE  è  ,  vedi   sopra  ;  V.  Guìttoiie  • 

Per  tutto  ciò  uguagliar  non  potrla 

Mai   V  onore  ,  e  lo  bene  , 

Che  per   voi  fatto   m*  ene  • 

Ket.  d'  Arist.  MS.   CorbÌBeUl.  S  fé  lo  nappo  ene  lo   scu>^ 

do   delli   bevitori  ;  e  lo   scudo  si  può  dire  lo  nappo  del- 

li   hattaUieri  .  Tritr.  Vir.  mor.  lo  primo  mistiere  di  Crw^ 

deltate    si    ene  ,  che   V  uomo   non   de'  fare   torto   altrui  : 

nota    che    Crudeltate    qui  è  Ginstixia  :  e  cradeltk    ▼eramea« 

te  è  un   eccesso    in   castigare  ,  il  ^nal    castigar o  è  parte   di 

Ginstiaia  . 
ENFORMARB    pei    ragguagliare  Fedeiico   Secondo    lime  MS. 

Vaticano  • 

Enformate  meo  amore  d*  este  fbcora  . 


4o 

ENNO  ,  per  looo  ;  Dinta   Infcr.  4. 

Entio   dannati  i  peccator  carnali  , 

Che  la  ragion   sommettono   al  talento  . 

e  Pir.  i3. 

hon  per  saper  lo   numero ,  in  che  e>R9 

Li  motor  di  qua   xù  .  &c* 
BNO    ioao  ;  Gaido   Gainiztelll . 

Ch'en  Ui  enm  adorntztg  , 

Gentilezze ,  e  bel  parlare* 
ENTERRlA^per   eotrerU  ;  M.   Cino . 

jfd  CIÒ   ti  priego    metti    ogni   virtnte 

Pensando  eh'  enterrei  per   te   in    un  fuoco . 
EO  ,  invece    d'  io  ;  il   Re  Emo  . 

iS'  eo  trovassi  pietanza 

In  carnata  figura 

Merzè  la   cheggerìa ,  e  altri    molti   di  4|oe*  tempi  . 
ERRO   errore  ;  Dante  Inf.    24. 

A   trarmi    d'erro   un  poco  mi  favella  . 

Cani,   antica   d'  incerto   nel   nostre   MS* 

Aon  perder  dunquo  fède  per  questo  erro  ^ 

Ch'  alcuna  piaga   è   che  domanda  il  ferro  » 

Cecco   Anginlieri  . 

Ecco   il  beli'  erro   eh'  è    da   me  a  lei  , 

Erro  y  4fr  erra   nel    m^esimo   significato    scrisse    il  SicoLo  : 

1*  osano    oggi    gli   Spagna  oli  • 
ESCIRE  ,  da    exire  Ut.   il   Notar  Iscome . 

Ben   vorrìa   ch*.  avvenisse  , 

Che   lo  meo  core  escisse. 
ESPERENDO   esperi  montando  :  experiendo  ,  il   lat. 
ESSA  DICENTE  :  come  ,  comandante  Amore  . 
ESSER  FERMATO    aver   seco  stesso    stabilito  ;  il  Petr. 

Chi  è  fermato    di  menar   sua   vita  . 
ESTRO  ,  rima   con  està  »  la   R   si   liscia    nella   rima  dne  altr» 


41 

^olte   là  ^Mto'  «ntmre  ;  cosi    ■■con  in  una  <^aiit.  mtici  MS. 
presso  di    noi  Etra    lima  con  età  • 
Ond*  ella  a  me   uno  scudo 
Mi  pose  per  levarmi  d*  una  petra  , 
Con  fùccia    tanto   lieta  , 
Che  di    me  parve  più,  eh*  innamorata  . 
ET  «ed  ED  indistantomenre  si   trova  nsato  nel  Maposcritco  di 
Jfessex   Fraocetco    del  Vaticano  ,  e  tal   quale   io   l' lio  posto; 
lasciando  a  Gramniatici   il   dispatare  ,  se  la   ed  era  in   uso  a' 
nostri   antichi ,  sh  di   che    Tariano   U    opinioni  • 


JD-  ACCIA  nella  seconda  persona  «  come   abbia  e  sia  • 

FACCIENDO    facendo  ;  M.   Onesto  da   Bologna  . 
Servito  ns'  à  facciendogli  malizia  : 
Onde  non-  m'  è    mestier  fargli   mestizia  . 
cosi    dissfsi  sappiendo  ,  &  abbiendo  • 

FAB  £■  ,  imperativo,  così  stae  .  Virg.  Doti  :  Disse  a  lui  z 
lascia  a  me  con  mano  tentare  i  primi  pericoli  de  la  bat- 
taglia i  tu  a  pie  stae  a*  muri  .  Vang.  S.  Matr.  Togli  il 
fanciullo  ,  e  fa  madre  sua  di  notte  ,  e  fuggi  in  Egitto  ; 
e  stae   lae  in  fino  a  tanto  eh*  io    il   ti   dicerò  • 

FA  ESSI  ,  e  Faesti  fessi ,  e  fosti  ,  ed  è  forse   ano  scioglimen- 
to del   dittongo   OUremontano  ;  Aasias   March. 
Graesch   a  Dtu  Jaent    me   tun   de   be . 
Anche  i  Limosini   pih  antichi  ;  Pons  de   Capdaill  • 
E  si  m  faitz  mal  e  non  volez  aver  . 
Trapassò   a'  Siciliani  ;  M.    Rinieri . 
Vnd*  eo   gran  noia  sento 
Che  (aite  infingimento  • 
Quindi   nel  Tesoretto  • 
Ponete  mente   al  bene 
Che  faite  per  usaggio  . 


4a 

Altri  dittero   «Mon  staado  g  Vita  4i  8.  MitU  M -  e  coti 

staendo  la  poveretta  si  per  V  amor  «  che  già  aveva,  con- 
ceito  di  Giesù  Christo  ,  sì  per  la  doglia  ,  eouUnciò  a 
piangere  .  Il  Pctr.  b«I  tno  originalo  Utciè  fraila  vìv€T 
mio  ,  e  nel  Regg.  do  SS.  compose  nella  sua  fraiiaxA  dal- 
le virtù   del  suo  corpo  . 

FALLENTE    colui   che  fa  fallo  ,  da  falUre . 

FALLITI  falli ,  orrori  ;  in  timil  maniora  distoro  i  Larint  or- 
ratus  «  ta^  tum  ^  la    coti  fallita  ;  ot   erratami   il  fallo  .' 

FALLORE  fallo  ;  Danto  da   Majano  • 
Ma   d*  esto   gran  Jalior   mi  par  tir  aggio  « 
M.    Lapo  Farinata  dogli  Uborti  a  Guido  Cavalcanti  • 
Per  tanto  lo  tuo  dir  non  à  fallare  . 

FAMA^  no*  mottetti  oscnri  ;  cioè  viene  in  fama,  verbo  che 
il  nostro  aatoro  volle  mettere  egli  in  uso  ;  Ugaccione  p 
fit  a  fama  fumo  famas  ;  quod  non  est  in  usa  ,  sed  eom' 
positum  di  fama  di  famas  i  omnia   in  eodem  sensu  • 

FANO  ,  per    fanno  ;    Marco  Polo  ;  Eglino   tagliano  il  pesca 
grosso    molto    minuto  ^  e  impastoilo    insieme  ,  e  pongolto 
al   Sole  ,  e  pino   parti   come  pane  ;  Ser    Gorello  cnp.    X. 
Tutti  fuggendo   nel  Palazzo  in  vano 
Bostoli  &  Albeigotti  ^  a  loro   amici  ; 
E  per  le  piazze   niente   resta  fano  . 

FARE  giovare  ;  Anche  1  Latini  facere  dissero  in  ^nesto  si- 
gnificato :  Facit  ad  dificultatem  urincs  Plinio  »  lib.  si. 
cap.    i8.    siccome    Ì    Greci   modotimamonio     dittero    'jresHV 

FAR  LIEVO  .  Qaì  levarsi  dinanù  alcun  cibo  ttando  a  raro» 
la  >  ondo  «  come  timilmento  è  in  questo  tcrittore  ,  ci  è  re- 
stato ,  rilievo  • 

FAR     lande  ,    virth  ,  e  timili  ,  e  far    virtuosamente  ,  e  lauda- 
bìlmonto  ,  ^omo  far   senno  ;  Danto  in    nna    Cantone  ditte  , 
oprare  ,  cb'  è   l'ittetto. 
Che  senza  oprar  virtù  te 


0 

Néstun   pvote   Acquistar  ^tract  IoìÌa  . 
II   S2\\ù    Rocnaiio  - 

Anda    co'  tuoi  ,  ^  farai  gran   lacere  i 
9    pik    sotto  . 

Cfti    liì<L'iii   la  via    driita    per    !a    nuora  ^  Jd    muUezta  , 
FAVILLA    «rivllbi    Inerbo  ;  Peir.   flell*  originile    Vitic,  i  in  t^ 

cono     ft2lllp3t0  * 

Ov£  favilla   ti    mìo    soitve  foco  • 

Eli  ojicrvUi   cKf    essendo    cojiUto     due    volle    qiieslo    virr«<j  , 

nmenitue    le    voUe    si    legge    cosV. 

FA2A  1  jer  facti»  ,  verbo  ;  Ser  BruD.  Rct.  Accirvché  la  uo- 
sa htne  fr  utilmente  si  fata  ,  ^  aUrove  Troppo  credete 
ad  huamo  f  e  fpirntt  che  catttrt.  vi  faza  quel  che  tfi 
promette  • 

FEDEGLl  f  per  fedeli,  cioè  todàìn  ;  aticbe  qui  per  ngtoa  di 
merro  deve  pToauDciar^i  fede'  ^  li  gli  luoL  levarli  moUe 
toIlc  ,  e  perdo  sì  dici  e'  per  tgìl  ,  qat^^  per  quegli  ,  «  Fu 
Guittofie    .itcriste  , 

Durar   contro    sua    vo'  ,  cnntro   suo   grato  • 
/'i>'  per     voglia  -  Eiguatdnndo    poi    ]à    g^.    lii    questa    pitali   è 
dtf    considerile    cW  e\l»    oon  è  di    gnu     iuono  »  e  altiesì    gìh 
dhiero  i  Litiai  Agg^ni  ,  per    a^ens  ^   leggisi    Virrone  . 

FEGLI  M\\  ;  come  higlì  ,  e  quegli  m   y«e   di  belli  ,  e  qaeiU. 

PENE  ,   pef    fé  ,  fece  ,  v^dì    sopra  ^ 

FERALE  lantefna  j  il  Ur*  fèruU  forse  h  funalia^^  fidale, 
/graffa  (  le    cbiose  )  idest    liìniernat  . 

FERRATA    del    buiiie  ,  il    hi.  f.rrattim  ^  forse   PaliEctr»  « 

FIDALE  fido  ,  fedele  ;  da  fedaltà  ;  Regg.  de  SS.  In  voi  ve- 
r^tftiétiie  pajono  ^  e  sono  univemhiìénte  delle  grotie  de* 
Santi  i  di  Noi  lo  ienno  ,  di  Ahraam  la  fedeltà  ,  di  haat 
là    ronfidema  , 

FILATTEKA  1  il  medesimo  the  Mkch  <|  cì«è  Lungi  dicerU  ^ 
veda&i    il    Vecilolana    ddli    Crusci  « 

FINIRE  morire  j  t  fine    «iotU  ;  4jI    PiovcaiiU  /  Vita    é\  B-.^ 


i 


i 


44 

tolomeo  Giorgi .  El  fieit  ComiiA  lo  wisndet  per  Cu9Ì€ll^a 

a    u%   Castel  qi   ven  appellai  Coron  e  la  el   finet  .     M. 

Cino. 

CK  aggia  pietà   dello    suo   cor  che  fina . 

il   Petraica. 

Finire  anzi  il  mio  fine 

Queste   poci    meschine  . 

•  il    Bocc.   Laber.  62.    Et  uno   scudicciuolo   da  fiere  eelléL 

eua  fine   nella    Chiesa  appiccare  .  Daate  ae'  Son. 

Destinata    mi  fu    questa  finita  • 

e  Porg.  3. 

0  ben  finiti  ,  o  già   spiriti  eletti  • 
FIORE  poco  ;  è  cosa  che  ti  sa  par   1'  ocdinario  ;  tatuvolta  ÌA 

Tolato    xicordarU   per   alenai  ,  che     aTevaao  corretto  ^aesto 

laogo . 

JVo»  ti  turbar  fuore  • 

ATTitandomi   che   ti  fossero    scordati  «  che   presso  Daate  ^  ed 

altti   si  trova  fiore  ia   sigai&cate   di  poco    etc.   redi   il  Vo- 

cab*    F.    Gaittone  • 

Ahi  com'  puot*  huom  che  non  ha   vita  fiore  • 

U'    Ciao   MS.    Strosai . 

Così   stesse   nel   core  ^ 

Si  che   un  fiore  di   me  pietà  te  avesse . 

F.   Gaittone    disse  aeli*  istesso  sigaificato  ,  fòglia . 

iVoa  mi  render  ben  foglia 

Ciò  ,  J*  eo   noi  servo  pria  . 

e  Dante  da  Majaao  ,  moco  • 
'  Che  di   saver  ver  voi  ho  men   d^  nn  moco  • 

Anche  prugna  si  usa  in   tal  siguifiicato  j  vedi  al   sno  laogp» 
FIORIRE  SE  per  ornarsi  •  Dante   Par.    6. 
e  le  palle    dell*  oro 

Fiorìan  Fiorenza  in  tiUli  i  suoi  gran  fatti  • 

Giasto  da  Valmoatone. 


46 

Dica   di    hi    eh*  adorna   noitra    Hade  ^ 

E    Sf>la    infiora  il    mondo  ,  cht   Hai   mértOr .  • 

FLORE  fiore  ,  Dante    da    Maj^at»  » 

l^ni    m\u sembrate  détti    donne   il   fiore  * 

A    vni   prtnda    piirtat^  ^ 

Ift    caril.'iU   fifìr   di    canfiictnza  »  ^ 

DJiKrro   anco     n\U    Proveniate    la.  fiore  ,    V  istcsso  ,  e  il    Si- 
li» j  ino  . 

Vi  fior  d'Jmor    veggendolii  parUre  - 
PLORI  RE    fiorite  ;   ì\    Sicolu  fioni   cioè,  fiorisci    com*    éipUctt 

IL  Colocci  ;  il   vita    di  S.  Alcfdo  ^  Jmtnntstrato    ntiit  scUU' 

Z£    iihtnìiì  ^  e  fitos{ìfi.cke    in    et  ale  fiorita^  e  rationaU  * 
toh    folle  ;  Terrino  . 

Jf    k*n€  é  fiìl  chi    non  guarda    upfO    £}io  * 

alfa    i'rovcniale  .  Monia|Diigor  p 

<^ar    a  Joi  luti^on   us    ertiendtn^a. 
FOLLEGGIARE   vaneggiai  e    Ur    panie.    Simone    ài   Ser  Dmo 

nelli    jua    Camonc    per    PatU    Sttoiii  ;  folUjrg£ri.U    tu.   titti- 

io   anima    iinka  ?  Bindo  flofiicLii    di    Sìem  t 

£    sa    V  uom,   fblU  alcuna   ingiuria    face 

Moito   io    dnol  di    quei   che  Ha  fniUggiato  - 

AnscUno   Fatdit    Fiovctiiale    Servi^nteio  fogn    ±\i.   dloc  : 

toc  dt   sefi   locs  de    folUiar 

Bindo   DotiicKì    prealteg.    uiò    anco»   iiifolUttt    ndla    Cini*  tHi 

dicendo  ; 

Et    io   perciò   che   fui   dell' infollili , 
Fon  DA  RIA  f  s'  ijFonderla  ,  GìeiMo    Ai    Vilmopione  * 

Qaala    Siretia    ai    saa    cantar    mi    rista 

finché    mi    mostra  V  onda   che   mi  fouda  - 

DluB  a  dò    nota    bodaib  ,  contro    b    regole  ;   ma    il    Barbe* 

imo    imitò  i  Pro  veniali  j    eh*     cotì     coniugiv^no  ,    nccom^ 

hcfi   M,   Clno  * 

J^on  j^ahbartsle    la   vttia   e  7   aohre . 


♦6 

per   gabbereste  ;  e  aUrove  . 
Pauanbhe  pietà  n$l  vostro  core  .  ^ 

FOR   feor  che ,  redi  iutto  ,  ceti  poi   per  peicbè   éissero  i  »•- 

•tei   imtickl  • 
FOR    certe   cete  ,  fer  regione  «  in   irece  H  fer    ài  etc.    il  Fc» 

trerce  • 

Far  tutti  i  nostri  lidi  . 

M.  Gino  MS.    Stroul  •  ?  ' 

Homo   son   fòr   conforto 

Tant*  è  V  anima   mia  fallita  onsai  . 
FORESTO    ^ai   Ofcaro  ,  forse  dal  éÌMg;o    del   lame   eh*  è  nel- 
le foreste  /  Ovidio  . 

Quale  feri  siWm  lumen  kahtre  soUnt  . 
FO  AFATTO  misfiitto  i  viene  dal  fonte    Proventale  .  Sordello  , 

Pos   il  no  m  pot  in   nul  forfait    trohar  • 

iVon  pose  esse  de  Ui  amar  partenz . 

Gli   esempi  volgari   sono   nel   Vocab.    della   Cmsca .     G«id« 

Orlandi  disse   ancora  . 

Cke  non  perdono   mai  la  forfait  ara  . 

E  ^nivi    vale   fnrfanterU  ,  e  poltroneria  . 
FORNISSE  si   fornisse. 
FORNO  furono   da'  ProvenuU  ;   Vie    BeUr#  Born.    Don    imit 

li  barott  del  Rei   de  fraasa  fora   trist    e   dolen  ,  ma    al- 
trove  pib  espresso  ,  Li  nutre  baron  ^  el   avian   nusntegui 

coatra    Richart  ,  forno   molt    dolen  . 
FRI  E  RE  frate  ,  religioso  »  le  chiose  ,  qiU   kabitum  religionis 

portunt .  Biodo   Bjnicfai  ,  stava  a  Messa  di  Monaci  ,  a  di 

Fri  tri  •  Cecco  Anginlieri  . 

0'  veder  far  misera   vita    a*  f rieri  • 

Gio.   Villani  •    Friere    di   Santa  Maria   degli  AUmamU  « 

il  Bocc.  Friere   dello    Spedale  ,  e  Ser  Bran.  nel  Tesoro  MS. 

jÌIIo   'mperadore  gli   fUe  manifestato   celalamenie,  ncco* 

me  li  Frieri  del  Tempio  il  dovevano  uccidere  •  Sino  pres- 


4T 

fo  a  noftri   tcntpi   durò    tal   noma  ;  IcggeH  ne'  Canti    CariM- 

scialetchi  • 

Canto  di   Cavalieri  Frìeri  . 
FRUTTA    nel  numero   del  pib  sappiamo    che   si   trova   in  tat- 
ti i  testi  di  Dante  ,  cbe    ci    sodo   capitali    stampati  ,  e  MS.  • 

tra    gli    altri    quello    dello  'ropattato  ,  clie   adoperò   il   Vocab. 

della  Crusca  ,  quello   di   Filippo  Villaui ,  e  del  Bufi  ^    sicco- 

ne   quello  che   fu   del  Coihioelli:  Inf    33. 

Jo  lofi  quel   delle  frutta   del  mal*  orto  • 

Folgore    nella   Settimana 

Frutta  confetti   quanto  gli  è  in  talento. 

n   Cecco    Angialieri  motteggiando  i  volgari   di    Toscana  co)i- 

chiudc  con  quello  «della    tua   patria  • 

//Ile  guagnele  carich*  i  il  tomaio 

£  porta  a  Siena  a  vender  vheste  frutta  • 

Dove  deve    accoppiarsi    cheste   con   chello ,    che   ne'    Saneii 

riprenileva    Castruccio  • 
FUNDATO  fondato  . 
FUSTAGNO    una   sorte  di    panno    di   poco  prozio  . 

C 

\jrABBIERB  9  •  Gabbiero  ,  voce  maiinareaca .  Le  chiose  « 
Gablerius  est  qui  agillime  atcendit  ad  gabiam  super  na* 
vis  arbore  consistentem  E  altrove  •  Gablerius  qui  asceU' 
dit   ad  gabiam  arboris   nawis   cnm  expedi t  . 

GATTO  1  ogni  oste  à  sotto  il  gatto  •  Proverbio  di  quei  tem- 
pi per  dinotare  la  roaliaia  di  cotali  uomini  ,  anch'  oggi  si 
dice  Gatta  ci  cova  ,  E  per  avventura  si  ebbe  riguardo 
alla  machina  di  tal  nome  che  già  si  adoperava  per  rovi- 
nar le  mura  nelle  guerre  ;  non  trovandosi  per  poco  presso  i 
buoni   autori    Gatto  in  altro    significato  . 

GAUTATA  ,  per  gouta  .  11  Rimarie  Provensale .  Sagautar 
sub  gala  percutere  •  Sogota  ha  il  Sicolo  come  insegni  il 
Colocci  per  sotto  la  gota  •  A  noi  è  restato  gotata  « 


*8 
GEN ERRA' genererà,   così    il   Petsavanti  .    O  huomo  ,    o  y%R* 

mina   ammaliata  ,  e  fatturata  ,  uscirà  fuori  della    wrgmmèo- 

ria  ,  innamorri  J*  altrui  »  tir  ai^rà  in  orrore  la  sua^    c^tm- 

pagnia  . 
GENTE  geatile  ;  Dante   in   nna    Canzone . 

Ma  pregia  il  senno  ,  e  li   genti  coraggi . 

F.    Gttittone  . 

Se  di   voi ,  donna  gente  , 

Amor  m'  ha  preso    non  è  maraviglia  . 

Dante   da   Majano  . 

E  V  adornezza  ,  e  la  gente    statura  , 

E  la   biella  ck*  è   in  voi  senza  paraggio  • 

M.    Rinaldo    d*A<|aino  . 

Poiché  è  dtlU  donne  la  più,  gente  . 

H.   Rinìeri   da    Palermo  • 

Che   piacque  a  tutta  gente 

7ant*  ha    in  se  piacer  gente . 

Dal   Provenute    Beh.    Bora. 

Don  lo  nous  temps   ses  contenta 

E  la  sazos  es  plus  genta, 
GETTO  allnde  in    questo   luogo    al    gettito    chs   si    fa    per  al- 

legerir  la   nave    nelle   tempeste. 
GHIRLANDA  ,  dono*  degli  amanti  .  Teocrito   ciò   espresse    in 

quel   verso  . 

Koti  ^etro  ol  m^(tvoi9t  rat  ft^fLttìet  rX/t/et  irvìtxffj'iv  « 
Essendo   vero   argomento    di    amore    la    ghirlanda;  e  Dante 
da  Majano  ,  secondo   il    nostro  bisogno  disse  della  sua  donna  ^ 
Mi   fi  d^  una  ghirlanda  don ag ione  . 

GIELLADINA  ,  gelatina;  come  armadura  ,  servidore  ,  e  simili. 

GIOSO  ginso ,  ritiene    della   ina  origine  ,  nello   leggi  Aleman- 
ne, tit.   45    f    2.   Congregat  pares  ^  $t  pausant  arma    sua 
iosum  ,  anche  I  Proventall  ;  Bernard   de  Yantador. 
Ara  can  vei  la  f nella 
los  del  arbres   caUr  * 


43 

Diate  tùF.  to.  dlsie  ,  d<^Ja  - 

Orìd'  «f    Uvù   U  ciglia    un  poco    in  soso  » 

GIUDICBIANO    imdicliLinici  . 

CL  ÌTiniaìti  Le  vocili ,  Questa  ,  i|iiaitrDn(|ue  paji  ad  ilcutìì  er- 
furti  ,  c^li  AOJt  ^  però  di  (lifiìarst  lAe  .  Perchè  nh  anche  sì 
proETerisce  ,  p«r  c^gion  é*  esempla  ,  gli  occbj  intcrimeiite  ; 
ma  leirafidoii  li  i  dalla  pr  od  un  da  le  si  da  certo  fagoo  pia 
lirere  ,  ed  otmio  di  quelli  lettera  .  Oltre  a  ciù  |  alcuna  toU 
ta  ancke  la  gU  ,  eome  ne\U  voce  negligeìizìa  ,  ba  diver- 
to «(Kjna  da  quello  ,  che  TogUono  cb*  abbia  coitoru  ;  onde 
accargeadoìi  dt  qoeita  diAcollk  di  pronvniia  molti  degli  an- 
ticKi  scrivevifio  tgii  come  hi  sempre  il  3*  MS*  dì  qaefCu 
nomo   autore  ;  il  Tesoro    MS.     il  Virg,    Doti  ,  ed    iltri  . 

GLIELE  ,  Il  Boccaccio  e  gli  altri  intkbì  se  ne  terTono  per 
mischio  «  e  per  femiaa  ,  e  nel  numero  del  più  »  £occ*  Ko- 
^ella  primi  giorn.  3.  Mi  prtgÓ  il  CattaUo  se  io  ti*  upeS' 
si  alcuno  ,  che  io  gli  vie  mantf^tssi  :  Ed  altrove  Nov.  X* 
gioro,  ;*  Paganino  da  Monacò  ruba,  la  mo^lit  a  M^  Ric- 
ciardo di  Chiavica  ^  il  quaU  lappiendi)  doffé  élla  I,  i^Sg 
<  dit^enuto  amico  di  Paganino  nd  domanda  gliele  ,  et  egU 
gliele  concede  ^  Ed  altrove  Portò  certi  fuLoni  peli eg ti- 
ni al  Saldano  i  e  preseaingltete  ,  Il  Bembo  comand?  , 
che  abbU  sempre  a  dirsi  gliele  j  &emb:a.  più  ragionevole  il 
gnene  de'  Ftoteotiai  , 

OORGERINA  gorghcfiua  ;  dìmitiutivo  di  gorgiera  ,  ornameu- 
Io  di.  bisso  1  o  aUro  pinuo  Ubo  d'  intorno  al  cjIìq  -,  osx- 
to  al  temjio  di  D^ftto  da  tutf  i  Ftotentini .  Friiico  Stcch. 
Dante  pollando  la  gorgiera  ^  t  la  trac  e  iaj  no  ut  ,  sic- 
come atl*  ora  ti  faceva  per  usanza  ^  scontrò  un'  asina- 
jo  >  M^ntcanest  qdesia  foggia  fin  psissato  il  lS6o,  come  si 
raccoglie  dal  ludetto  Franco  uclla  Nov,  di  Gio»  Angio* 
lieri  ,  «  di  Pietro  Paataleo»Ì  ,  i  eguali  andando  in  f^orghe- 
fina  per  Vetom  h,  facevano  rtietiiioue  delle  novità  £Meo  in 
Fietrabuona  ,  che    secondo    Matteo    Villani  rmuno     la    detto 


6o 

anno  .  CU  porliTi  dattqn*  questo  iraeM  troppo  alto  «  o 
•trotto  ,  molto  ora  impedito  doUa  persona  ,  mk  potOTati  ab- 
bi ssaio  ,  che  il  nostro  dice  arrendersi  ,  sicckè  era  fatto 
Wffa  di  Ini  ,  e  siccome  abbiamo  in  Franco  Saccbotti ,  di- 
cevano ,  Lapo  ricó*  quel  danaio  :  lo  noi  rieoglitré'  «  se 
finse  un  quadrino  •  Questa  voce  proanniisi  gorghe-' 
rina  ;  ritrovandosi  che  in  questi  scrittori  la  gt  fa  ghe  , 
0   che   per   far   gè   facevano    gie  .  . 

GRADIRE  far  cosa  grata  ,  il  Lat.  ne  prmber*  gralAmmu^ 
iationem  velie  illi  Jbrsitam  videaris  g  Matteo  Vili.  Age'> 
volmenie  si  dispose  a  uoUr  la  pace  »  gradendola  al 
Papa  %  e  Cardinali  ,  che  con  istanza  ne  pregavano  ;  Te- 
di   il   Vocab.   della    Crusca . 

GRANARE   far   gramo  ;  ii    Petrarca  . 

Va'  umil   donna  grama    un  dolce   amico  . 

Quantunque  da   altri   sia   questo   verbo  stato   preso  per  «o- 

me  aggettivo . 

GRAZ  A  gratta  ,  la  s  serve  in  questo  MS.  per  lo  pih  per 
si  .  Graz€  riaggi  a  ,  ha  parimente  il  Sicolo  presso  il  Co- 
lecci  «  il  quale  vi  notò  anche  Ingrazato  :  idest  ,  dice  egli 
agratiaio  .  11  Petr.  divorzo  in  vece  di  divorùo  nel  Trion- 
fo del  Tempo  ^  troviamo  parimente  silenzo  nel  MS.  Stroz- 
si  foglio  87.  ed  ora  comunemente  si  dice  Costansa  ,  Pm- 
dcnta  »  in    vece   di   Costantia ,  e  Prudentia . 

GRAZ  A  BIANCA  ;  Ha   questa  simigllanta  Cecco  Anginlieri. 
Sicché   mi  parve  aver  bianca  ragione  , 
Di  non  amar  se   non  chi  wU  vuol  hene  • 

GRIFO  ^  vedi  Levare  il  grifo  . 

GROSSEGGIARB  superbire-,  si  accoppi  questa  con  Taatori- 
tk  del   common tator    di  Dante  ,  citata   dal   Vocabolario  • 

GROSSEZZA  per  ignoranza  nel  Leggendario  Vita  di  S.  Se- 
ba^tiano .  Gente  grossa  nella  Fede  di  Cristo  •  Por  di- 
tkotare  un'  aorao  resto  9  ed  idiota  anco  i  Francosi  asano  la 
voce  grossier  . 


GQAGLIANZA  iggmiUinii  ;  Str  Braa.  Elie.  Geniralmeni* 
à  pia  degna  co  fa  €Ì«  la  virtuté  tìperare  la  caia  dirit' 
ta  1  e  htiona^  che  non  è  asUnersi  da  quello  ^  che  si  coa- 
vUne  asUnere  :  ma  ttitia  via  quéfU  CQse  il  ti^no  in  Pia 
di  guagUants.  i  e  in  ihro  luo^o  .  E  lo  S ignare  delia 
JusUzia  si  si  sjarza  di  recare  a  muzso  di  guitgiianzfi 
lo    soperchio  * 

GUARDA    gfiiTdiji  ;  Tritt.   Vir.    inor*   Onde    V  nomo    non   si 
prende  guarda  ,  ir  oc»    Pro^BiiMU  »  iidU    Viti    41    Beltrim* 
del  Bornio  .  £t  Reis  lùhans  si    fex  pai    con  et  ,  e  fainct 
anar  ^  e  detti    en   guarda     iota     la    terra    qe     non    aWd 
perduda  .  Dissero   mche   Garda  ;  Pietro    di    Valera  , 
Samet    hom^    tan  finamen 
Q    en   lei  non  vaili  me  tre  garda  , 
I   geni    di    Lodovico    figLiuolo    di    Lodovico  il   Grossn  , 
In  aio  confiictu  Ckristi  militia  iam   damnoso  ,  nan/uìt 
aliquid   de    Anieguarda  p   Nel    Ubto  i>«   Jure  Feudali  ìa 
ir  eco  di    CastelU   custodia    ti   dice    Castelguardam  . 

GUARDIA  AG  UT  A  ;  D^nte   Inf,    iS.   in  simil    miÈerit  « 
E  fi  ver  me   aguziat^an   U   ciglia  . 
«    «1tror«    fprg. 
Agui.za  ben    lettor    qui    gU    oechj    al    Pira* 

GUARTI    per  guirditi  ,  Mesjer    Gino   disse  : 
Gnarti   d'  amor  se   tu   piangi  ^  o  sta   ridi  ; 


H 


.OMO  ,    in     questo   amore   ^amdo  è  scritto    con    V  atpita- 
ilone  ì  qoifi    mai    li    pone    la  v  ,  e  qnttido    U  v  ^li  toglie 
V  iipiraiione  ;    ne'  Mottetti    tal   volta  è  icntto    Omo  ,  come 
scrisse  ancUe    Dante. 
Chi  nel   \fisQ    degli    uomini    legge    Orno  . 


d  3 


52 

I 

JL    per  ìtI  ,  rigairdi    il  Uogo  ;  alU   ProTeaiale  ;  S«rdelW  • 

Ben   deu  tster  hagordada 

Cortz  de  gran  baron  : 

E  i  deti  hom  faire  gran  don 

E  qe  i  sia  gens   honrada . 
1 1  per  a  Ini  ;  Guido   Gaiaiitelli  . 

Poi  che  n'  ha   tratto   fuore 

Per  la  tua  forza   il   Sol   ciò   che  gli  è  vile  , 

La    Stella  i  da  valore  . 

Cecco   Angiolieri . 

Chi  d'Amor  sente  ,  di   mal  far   no  i  cale  . 

Danto  da  M«)«no   collocò  questa  i  nel  medesimo    soaso    per 

affisso . 

Che   *l  pescatore    li  pr  off  ir  a  danno  ; 

E  quel  lo  piglia  «  /aliai  sua  credenza  . 

modo   Provensale  • 
I  «  per   gli   nel    plorale  ;  Dante   Inf.   7. 

La   sconoscente  vita   che  i  fi    sozzi  ; 

Ad  ogni    conoscenza  or  gli  fa  bruni  • 

o   Pnrg.    II. 

Pur  come  gli  occhj    eh'  al  piacer   che  i  muove  . 

Conviene  insieme    chiudersi  ,  e  levarsi  • 
IDIA    con  Edia  «    Ha  tal   simiglianta  M.  Uberto   da  Lacca . 

La  nostra   speme  divina   pacifica 

Provide  in    ver   di  noi  con  punte  pia  , 

Mostrandone  la  via  , 

Per  la  quale  siamo  pudichi  ,  e  modesti 

Nella    cupidità  prava  ,  e  malefica  • 

ed    altri   aatori    di    qne*  tempi  . 
IGUAL  ^  per  egualmente  ,  come    simìl  per  similmente  • 
IDIO  ;  il    tcstam.    del  Boccacci  .  Et    essi    operai  gli    debbo» 

no   guardare  ,  e  salvare   mentre   durano  ,    a*  servigi   del' 


9P 


55 

la  Chiesa  di  S.  Jacopo  «  e  /hr  pregar  Idia  per  me  • 
li  CatteWetro  nelle  ragioni  dellA  cote  segnate  nella  Cani* 
del  Caro  «  testifica  ,  che  i  libri  scritti  a  mano  antichi  , 
corretti  ,  e  gli  stampati  da  prima  men  contami' 
natamente  «  hanno  quasi  sempre  Idea  con  una  D.  sola^ 
per  Dea  ;  e  ne  rendo  la  ragione  ;  ancorché  troppo  sottil* 
mente  al  ano  solito  ;  Dante  da  Maiano  scrisse  . 
Se  risplendete  ,  /'  alio  Edeo  lo  vole  . 

IMPIERE  per  empire  ,  anche  inlrare  lasciò  scritto  alla  La- 
tina   nella  prima   lettera  • 

IMPIERE  adempire  ,  come  i  Latini.  Impudenti^  est  id  prò- 
fi t eri  quod  non  possis  implere  Cicer.    per  Clneni.  ed  altri. 

IMPUNE  impnniumente ,  così     disse    amare  ,    sponte    disse 
Franco   Sacchetti   nel   cap.   de'  Re  di    Francia  . 
Hesse   anni  nove  «  e  sempre  con   sua  sponte 
Carlo   grosso  nutrì  finché  poti  . 

INCARARE  far  caro  ,  cioè  di  pih  prexio  che  la  cosa  non 
▼ale  ;  il  Borni . 

^ ìncara  il  grano 

Alla  più  trista  ogni  volta  un  carlino  . 

INCEPTO  ;  yetio  degli  scrittori  di  qnel  tempo  ;  Dante  Pnrg.  2g. 
E    nel    vicario    suo    Christo    esser  capto  ;  anche   il  Petr. 
nei   sno  originale  . 
Rapto  per  man  d*  amor  ,  ne   so  ben  dove . 

INDIVINO    indovino  ;  Dino    Frescohaldi  . 
E  de*  tuoi  fatti  fui  ben  indivino  . 
Dante   da   Ma|ano   di  <)ui   ha    indivi nor e . 
E  sol  per  questo    indivinar  vorrìa 
Ciò  che  piacesse  a  voi  giojosa  gioja  . 

INDULLI  ,  per  indarli  ,  Tedi   sopra  • 

INFINTA  finiione  ;  così  lesse  anco  il  Colocci  .  Nel  Vocah. 
è  Infinto  verhale .  Nel  Sicolo  dichiarasi  parimente  .  Infini- 
to ,  idest  fictio  ;  Franco    Sacchetti   disse  . 


H 

Ové  par  che  t*  ardisca 

Contar  ogui   virtù  $€n%a  infinturam 

INFIRMITADB  infermiude  ;  Tes.  Ser.  Brvn.  Sono  àUrm  ii^ 
Uttazioni  per  cagione  d*  in^rnùtade  9  e  sono  altra  ptr 
cagione  d*  usanza  ,  e  sono  altre  per  male  natura  .  Txatt. 
Vir.  mor.  Sì  grande  enfirnUtade  •  Vitm  S.  II.  Mad.  MS. 
Risanare  sordi  ,  e  nutti  ,  e  Uhrosi  j  assiderati  ,  et  ogni 
maniera  d^  infirmità . 

IN  GIORNO  IN  GIORNO  ,    im  tm  di  diro  ,  di  giono    in 
giorno  ;  così   Dante    Purg.   25.   in  caso  timik  tuìò  1'  nsi- 
tata  maniera  di   favellare. 
Compartendo  la  vista  a  quando  ,  a  quando  • 
in    Inogo   deir  ordinario  %  di  quando   in   quando  • 

IN  LA    nella  .  Dante   Inf.   6. 
Seco  mi   tenne  in  la   vita  serena . 
Petrarca  . 

Ma  ben  ti  prego  eh*  in  la  terza  spera 
Guitton  saluti  ,  Messer   Cino  ,  e  Dante  • 

IN  NEL  in  un  MS.  di  questo  autore  in  vece  di  in  quel 
suo  bel  trono  ,  è  scritto  in  nel ,  questo  modo  si  trora 
anche  altrove  .  Nov.  Ant.  i.  Tolse  un  suo  carissimo  La- 
pidario^ e  mandollo  ceUUamente  in  nella  Corte  del- 
lo *mperadore  ,0  n.  So.  li  arditi  cominciatosi  vennero  me- 
no in  delle  arditezze  loro  >  eh',  i  il  medesimo  «  che  in 
nelle  &c. 

INNORATO  onorato  il  Vocah.  della  Crusca  con  un  esem- 
pio d'  un  traduttore  inette  innorato  per  aurato  ,  ed  anche 
innorare  pongono  per  onorare  ;  Ser  Brun.  Etic.  All'  ora  si 
è  la  vita  delV  uomo  optima  ,  e  molto  innoraia  :  e  pik 
avanti  .  E  quelli  è  veramente  magnanimo  eh*  ae  in  se  due 
cose ,  per  le  quali  elli  debbia  essere  innorato  .  Innorare 
usa  Dante  da  Majane  • 
Che  non   ofreno  di  voler  gradire , 


55 

Ed  innorar  io  vostro  i^ntil   core  . 
il   medesimo   disse  Jnnoranza  • 
Innorante  hm.   Biado  Bonichi. 

V  honor  non  è  in  poier  di  ehi  H  riceve 
Ma  i  nella    balìa  dell'  innoraute  . 

INORDINATO  ,  il  Vocab.  ha  inordinanxa  ,  6*  snordinata^ 
mente  . 

INSEGNADO  ed  insegnato ,  aceostamato  ;  pretto  Proirenta- 
]e  .  Vit.  Behr.  Bora.  Havia  noia  Madompna  Eleina  ,  qe 
fo  muillier  del  Due  de  Sansoigna ,  bella  dompna  era  « 
e  moW  cortesa  ,  €r  enseignada  .  Nella  yita  di  Gasselas  Fai- 
dit .  Et  avia  nota  Guillelma  Monia  ,  fort  fa  bella  «  e 
fàrt   enseignada ,  Cecco  Anginlieri    tra  i  nostri   Toscani . 

V  uno  è  cortese  ,  ed  insegnato  «  e  saggio  , 
e   altrove  . 

Ma  pur  la   donna  è  più  degna    d^  amare 
Que^  eh*  è  cortese  ,  saggio  ,  ed    insegnato  . 
Oggi  è  rimasta   negli   Spagnnoli  • 

INTAGLIO  t  lavorar  d*  intaglio  .  Utarano  in  quei  tempi  & 
▼estimenti  intagliati  •  Gio.  Vili.  lib.  io.  cap.  44.  sciifO 
che  l'anno  iSSo.  fn  fatto  nn  dÌTÌeto  che  non  si  portas- 
se nullo  vestimento  intagliato  ,  né  dipinto  t  essendo  tant' 
oltre  trascorsa  la  foggia  «  che  fìicevansi  i  vestiti  intagli  a» 
ti  ài  diversi  panni ,  e  di  drappi  rilevati  di  seta  di  piti 
maniere . 

A  qnesti  intagli   allude    V  antere   in  qne'  versi  : 
Bei  costumi ,  in  Donna  stanno  9 
Come  begV  intaglj  in  panno  . 

INTEGRATO  integro ,  o  intiero  ,  come  dissimigliato  per 
dissimile  . 

INTENDERSI  IN  DONNA  esserne  innamorato  ,  dal  ProTOn- 
tale  i  Vita  di  Folchetto  ,  €r  entendia  se  en  la  muillier 
del  sieu  Seignor ,  e  la   Fiammetta    disse  ,  mentre  io   fra 


66 

loro   alcuna  volta  il  mio   iuUndimento  mirava  .    Dsote 

da    Majano  • 

Cht  V  amorosa  in  cui  ho  l'  iaiendaHza  . 
INTENDITORE  per    Amatore .    Il   Boccacci    nella   moTcIIa    s. 

giornata    quarta    disse.  :    Comare      egli  non.   si  vuol  dir* , 

ma  lo  intendimelo    mio   è  Ùc, 
INTENZA  intenzione  ;  siccome  amanza  :  da  intentio  ,  et  ajba- 

tio   de'  Latini .  Ed  è  Toce   prima   che   nostra  ,  ProTenuile  . 
INTERRAI  ,  ed  interré*  ;  M.   Gino   disse   enterrei  ,  vedi  Sn- 

terrìa  • 
INTOPPA    intoppo  ,    così    scampa    disse  il  Maestro   AntOKio 

da   Ferrara  • 

E    ultimo  rifugio   di   mia  scampa . 
INTRA  MENTO;  Regg.  de' Signori  47.  Tuttavia  guarda   c&e 

la    Luna    non  fosse    nello   intramento    dentro   aUa  qua- 

dratura  del  Sole  dal  suo  opposito  • 
INTRARE  ed    anco  latrata  ;    Sor.  Bmn.  £   dolce  bere    di 

vino   dolce  ,  dormire  in   letto  morbido    doppo  mangiare 

in   luoghi  freddi  ,  Cr  humidi  ,  intrare  in    bagni  d^  acqua 

dolce  &c,  MS.  Spir.   Per  le  sue  piaghe  intrate  in  quella 

gloria . 

Pist.   S.   Gir.    Quasi   insino   al   letto  ,  e  nelle  segrete  ca^ 

mere  dimesticamente  si   mette  ,  6r  intra  . 
INVEDOATA   vedoTa  ;  il  Vocab.ha  vedovare  ,  e  vedovato. 
INVEZARSI   aTvexzarsi  :    un    proverbio   citato    dal   Barberino 

nelle   cbiose  . 

Tanto   s'  inveza  la  gatta  alla  pajff'a , 

Che   vi  graffa  . 
IN  VILLA  ,   hahet  in   vilem  :    dice    il  Latino  ,  villeggiare  , 

per     far    cosa    tìIo     scrisse   Dante   in   lode  dell'  Imp.    Enri- 
co   VL 

Alto   possente   cor  che   non   villeggia 

In   che    suo  stato   altier   esser   li   piace  . 

F.   Giacopone  . 

Fillar  per   nohilire  • 


^7 

INVIO   Uvìamcnto  ,    cosi  giuro    giorameiito  ;    P.   Dom*   Ca- 
valca • 

ji  te  m'  arrendo  ,  Cr  a  te  faccio  giuro 
Amor  divino  . 
INVOLLE    involge;    era    uu]1a    dì    meno    cosa     ordlniùa    cbis 
la  l.  prìms  ,  quiando    sono    qiien«    lettiJrtì   «ddoppUtt  li    pco- 
puatu&ie    pei    g-    io  molle   voci ,  Il   che    siconoicti    d^'  MS. 
:anticbì  ^  e  <Ìa*  libri    anticaftiente    stamparì  j    e     ce     ne   danno 
indillo    la   Uagai    Francese  ,  e  U    Spagnuola  ,      clie    sìii    oggi 
coli    icTÌTono  'i  e  pronaniiJno  • 
IN  ZA  ,  E  m   LA  ;  Fiittco    Satcbe«i    nella    No^elU    dì    Hibi 
Bnffoae  ,  o  de'  tarcbi    con    T  asra  .  Cerne   il    Cavàliero    ode 
queUo  i  za   fikffiigiia  pigliate    costui  ;  piglia    ià  ,  pi^ttit 
là  ;  menategli    tutti  a  palazzo  ,  il    Tesoietto  . 
Lo    terzo    corre  iit    zae 
lo    quarto    va  ifi   lae  * 
lEATO  ,  foTie  irat'  ù$  qani   aresie    conUu    le    trita    U  gnu 
polenta    eie.    ikri    di    qnci    letnpi    tianno    finito  ì    rcin     c^n 
lai    monof  ìllabi  ;  Danto  . 

£    pili    d'  un    itteto    ài    tratferso    non  ci  ha  - 
Guido    Cavalcanti   nclli    sd)i    grin    Cinioue  * 
Ma    iiuando    che   rfa   huon  perfetto  totV  è  . 
Per   sorte    non   può    dir    htwm    eh'  ttggìit    vita  * 
M*    Cina    MS.    Str.    S^^ 
£  molte   p&ne  al    cor  p^r  lai   xoa   porte 
fu    tormentar   ti    spiriti  a^aitaando 
£  V  nnima    noti   osa    dire  -,  tort'  è  * 
Cecco    Angìalieri  ^ 

Ma    veramente   rome    Christù    *n    Ciel  é  - 
e    DcJ   Sonerto    cbe    li    legge    nella   fitte    ili    qaene    ttme  ,    « 
jciitto  . 

E    V  alma    ala    il   splendor   eh*  ivi    taaf  À  . 
ISSUTA    auu   ;    il    Colocci    eredett©    che     ligniftcasic     utdtai 
Tei,    Ser.    Braa.   MS,    Una     donna    vedova    la    quale   er^t 


•  . 


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_^i 


59 

ittuU  moglie  d*  un*  altro  Jmptradore  a  $mm  -uiim,  ,  e  pi* 
lotto  CA«  Merlino  èra  ìssuCo  il  più  sapio  Profila  ek§ 
si  trovasse .  Nor.  «or.  €S,  Et  il  Re  mi  mangia  U  mat- 
tina per  tempo  per  sapere  chi  aveva  avuto  il  pane  dov' 
era  issata  la  moneta. 

lURiSTA  GinrUta  ;  Voco  Latina  IwrVara  ,  il  Bnti  .  Quoto 
Ju  Piero  delle  Vigne  di  Capova ,  uomo  di  comune  uà- 
%ione  ,  rettorieo  ,  come  le  sue  pistole  dimosirauo ,  e 
sommo  turista  • 

lURISTB  con  la  desinmica  Latina  ;  così  Dante  laf.  5. 
Et  egli  a  me  ;  qui  son  gli  Eresiarche . 
a  nella  Vita  nnoTa  MS.  Strosii*  Sì  come  m  Grecia  non 
volgari  ,  ma  litterati  poete  queste  cose  trattavano  .  E 
non  i  molto  numero  if  anni  passati  che  apparirono  pri- 
ma questi  poete  volgari  .  Ret.  d»  Aritt.  MS.  Corbinelli  ; 
E  questo  fu  usato  lungamente  intra  U  poeta  ,  et  Prol 
Bp.  S.  P.  Noi  aviamo  e  padri  nostri  che  sono  Santi , 
e   Patriarche  . 

Stor.  S.  Tom.  Sonci  mandato  che  v*  insegni  partire  dalT 
IdoU,  che  sono  sanza  senno  ,  nell*  istesso  Inogo  nel  sin- 
gelare  .  Comandati  nel  nome  del  mio  Signore  Gessi  Chri- 
sto^  che  a  persona  non  noccia  ,  se  non  a  questo  idoìe . 
Dant^    Inf.   15. 

E  che  altro   i   da  voi  alV  Idolatre  ? 
Se  non  eh*  egli  uno ,  e  voi  n*  orate  cento  ! 
Mante   ditse  V  Ariofto    Cant,   XV. 
E  i  corpi  humani  son  le   sue  vivande 
Delle  persone  misere  ,  &  incaute 
Di  viandanti  ,  e  d'  infelici   naute  . 

lUSTIZ  A  ,  cosi  Graza  per  Graaia  ,  e  Vito  per  Viaie ,  A 
Sicolo  ha  Giustiza  per  Ginstitia  ,  come  osterTè  dne  Tol- 
te il   Colocci. 


XJABBIA  UkbrA  forse  saoTO  a  ehi    nom   pratica  con   gli   aa- 

ticki.  Il  Bati   laf.  Vir« 

Allor    ti   tacqui    queW  enfiata   ìahhia  , 

co»l    dice  .  Dimostra   eh*  aveste    U    lahhia  enfiate  ,  <  f»«- 

Sto    ^ic*  per   moUrart   la    iua   so^ze^za, ,  e;  vèto  per  da.' 

rt    ad   intendere  la.   stoltizia   eh"  i    nciV  acaro  ,  tt  lalra 

grom  tigni ficano  t  tolti  zi  a  . 

I«gge    acicbe   il    deiCo    Dati    Taf    XXX^ 

FiUCMva.    lui  tener  U   Uthifia  aperU  * 

r   noti    libbrs  .  Sei  Gorello  , 

£    si  cotAe   ptfr    giel    triemin    U   Uhhta  , 

VttM'  e^pTimero   ^uel    dibittito ,  ckc   ti    fa   pr   gran   fi«ddO| 

che    Dinta  dUse 

E  fan  r  oml^re   àoltnti  nella  giaccia 

Mettendo  t  dènti   tu    nota  di    Cicogna  « 

Laogo   iTnktto   dal    Botc    nell*    V  edora  ^  ed    U  BìmfdQ  ,  il 

Montemigntt    «crisi»    iack'  egli  . 

Ma  ie  mai  per  cantar    U  lahbia   apersi  . 
LATE  lutei  ,  Un   il   fiet^nentanvo   di    questo  verbo  ^  Set   Fi* 

lippa  di    StT  Albizo    in    riipoita  t   Franco   Sic  ebatti  t 

Sì    come  il  vermicel  petit to    hrvga  , 

tatitando    ira  foglie   sua    haMsezzct . 
LFl  ,  *\V  «atenaa  ,  ti  Bocc.    »d   oaa   toni   moria  ,  novelU  me  li- 
te    conte    ossei  rb   II    Bembo  ,    Danic    Camt^    lib.    a-    Talchi 

per    lui  y  o  per  eh'  ella   t*  arretra  ,  la  tende  del  faiore.  Vaog, 

S'   Mat     &  edificò     la      torre    in    metto     di    iti  ,  &  allo- 

golia    ai   Lavoratori  \   cioè      io     mvxto     delia    Vi^aa  ^  fedì 

Costei  , 
LENTE   lento  ,  cotnt  fine  ^  {wr  fiao  i   a  Dante   Furg»   £5^* 

/-^  pm    che  padre    mi    di  ss*  fi  gli  ae*U  , 

il  che  così  k  ben»   «e ritta  5  ossarnado    ^uet    Signori    A^a4 


u 


6o 

delli  Crasca    nelV  AlberttDO  molte   irohe    figHaaìè  j    ed    ia 

11.  Gino    troTìaroo   parimeoM  nel  MS.    SirotU.  • 

Dicendo  figliuole  avresti  a  la   memte  . 

Il  ^val    verso    ìb   un     letto    Vetic.  è  noli*  iitessa     nwima  « 

ma   ^ai   si  cita  sotto   memo   di  Arrìgeceto  . 
L'  ER  BE  TTE  ,  SON  TRE  LETTERE  ,  cioè  R.   B.  T.  ili  qu 

seatesi    qual     pronaacia   nsasse    U    aostco    aatore  ,     dicendosi 

oggi    da'  Fioreatiai    jibbici\  dove   il  aostro   diY^bbe    ^bbt' 

ce  t  tale  facevano  i  Lattai  Ahbecedarìus   pieeso  Girolamo  ^ 

Agostino  ,  ed  altri  ;  de*  Proreauli  ,  Cadeaet . 

Tres  Utras   del   Abece 

Aprendet  plus  uous  demam   A.  Af.  T. 

Car  aitan  volon  dir   com   am  te  . 

Scherxo    appreso    da   Pianto  nel  Mercat.   Hodiem    ira  in  /e- 

Attili  occtfpi  liUcrarimm  ,  Lysimacke  ,  teruas     scio    jam  . 

Lysim.  quas    ternas  f    De  a  i»  o  .   Ly.  Teli'  capite    cmmo 

amas  senex  nequissime  f 
LETROSO  :  il  MS.    3.   legge   lerroio  -,   il   Latiao    ha    capiio- 

sus  ;  se   si    potesse  ,  avrei  riposte   Utioso  ;  ma    la    fede  del 

MS.   vieta   eiiandìo  il   congetturare.  Latioso   ti  trova   eh* ha 

asato  il  Sìcolo    assai     volte  ,  seaxa  potersi  rinvenire    il  si- 
gnificato •    Ne'  Saggi  del  Montagna   lettre  ferii   signiEca  ìm 

Guascogna  nomo   fantastico  «  e  bisierro  • 
LEVADO  ;  il   Re  Roberto   in   altra  parola . 

Ma  conoscenza  tiene  uomo  onorado 

E  fallo  Su  montar  di  grado   in  grado  . 
LEVAR  IL  GRIFO  ;  Dante   Inf.   3l. 

Però   ti  china  ^  e  non  torcer   lo  grijb  • 
LEVAR  LE  MANI  BESTEMMIANDO ,    empietli    espressa  da 

Dante  Inf.  27.   ia   quel   dannato  . 

Le  mani   alzò  con  amendue  le  fiche  « 

Dicendo  :  togli  Dio^  eh'  a   te   le, squadro  . 

Così   il  Petrarca  ,  dinotando    un  cotal'  atto   disse  • 

hor  tolga  il  mondo  tristo  ^  che   'l  sostenem 


J 


6i 

1*4  lilBVÓ  :  Far  Uevo  ,  levtr   di   ttYo'la  . 

LIMA  ..  Vale  a  dire   di   che   qualità  sobo   gì*  oomìni  >  Di'  che 
quadra  son    lima  • 
1 1  LIRA  ,  per  grado  ;  il   nostro   nel  Latino  Sede  in  grada  ,  qui 

tihi   competa  ,  secoodo  Nonio   FJra   est    fossa   recta  >  qum 
^  conlra    ogros   tu^ndos  duci  tur  ,  ^  in    qaant    uligo    UffiH^ 

I  decurrit  .  Varroae   e*  iniegna  fome  ii  faceva    lib.  %..  de  Rust* 

I  c*   '9-   T^rtìo    cum  araui    j&cto  Éttrunt    hovcs  tirare  di* 

tufitar  t  idtst  Cìiin.  tahelLif  additi  §  ad  ^omerem  iemai  , 
&  tatum  frumentum  operiuni  in  porcis  ,  &  sutcant  fol- 
lai j  quo  pluvia  Bqi$a  deiahntur  .  Cirifio  .  Lira  aratri 
duciui  ^  lib  i,  lait.  Grjim.  e  Veliq  Lungo  ^  lira  tulcas  , 
come    ti}i  mejhcp  ^  e  iniegna    Virrone  , 

LlVKO  libro  ,  come  pjtrimeate  diise  il  Slcolo  presto  il  Ca- 
loeci  . 

LODRFTTl  i  una  sor  re  di  TtTandi  che  &ì  conserva  ,  il  Li' 
tino    di    qucito    autore  hi   pur    LodrettOS  ■ 

LONGrAMENTE;  Dante    di    Majsno  . 

JÌimem.hrivi  koramai  del  gratis  ardore  , 
Che  longiameuie  per  t^oi  ,  hdJa  ,  amar& 
M*  ha    JJ    conijiiLw  . 

LONGO  lupgo    tempo  .  Vedi    Lungo  , 

LOGICO  Lungo  H,  cosi  dì  «opra  longamcnte  ;  Tcf-  £er*  Bruti. 
Eutr  savio  in  prudenza  si  voU  avere  per  lungo  cono* 
scimenio  di  moite  cose  particolari  ,  U  quali  ttoa  ti  pat- 
io no    avere    se   non    per  longo    tempo . 

LONTANE    OVRE  ,   cioè    laaghv    ope^c  ,  perchè    lontano    im- 
port*   lungo  ;     Ser    Brun.    Or,    per    M,    M.     Qutsto    pr&senie 
giorno  j  signori   Settatori  ,  ho  posto  fine  al    mìo  laniatiù 
tacere  ,  e  Dauco   nel    medesimo    senso    Inf.    2' 
E  durerà    quanto    il   m&io   lontana  , 

LOQUEÀ  Voce  Dante  Tnf.  Cani.  X,  dice  t  Li  tai  Ìoq\^ela  ti 
/a  liiamfkilù  .In    un    teilo  anticbii  tinto   nondimeno    da    me 


jtf 


6s 

▼ednto  p  t  thè  4m  ert ierti  fiirto  ▼ÌTtat»  rAat#r»  ,  bo  lat* 
to    LoquÉU  • 

LU'  lai ,  ne'  mottetti   oscori  ;  Tesoretto . 
£    dimandai   lu*  iUuo  « 
Chtd  giù   aperiamtntt 
Mi   dica  iaimauUuenU 
E  lo   btiie  ,  e  lo  maU  • 

LUNGO  1  per  Ungmmeate  ;  il  Coloeci  dichUrò  nel  Sicolo  Lum^ 
go  ,  i^alde  • 

LUPO  Tela  negra  »  le  ckiose  ,  qam  lupi  vocabmlo  Crcm  IH- 
eit  de  ista  vela  nigra  ,  tir  vocatur  ista  vela  sic  «  eo 
quod  ut  lupus  ,  occulte  iuc^it  navis  cum,  itia  :  Unda 
nota  quod  si  per  aliud  suut  intus  ,  queuu  fitris  ,  Impi 
dicuntur  ,  qua  similitudine  ego  semel  pìugens  Ipocrisimu 
ftci  sub  pedi  bus  ejus  poni  lupum  ,  iSr  ipsum  cum  aperta, 
bursa  multis  pauperibus  coram  se  existentibus  puhlica 
eUmosinas  confsreiUem  •  Il  testo  istOMO  dìckiara  ^oestn 
▼oce. 

«Se   yuo*  passar  nascoso 
Vela   bianca  pon  gioso  % 
Ergi  la  nera    oscura  » 
Ch*  à   nome  lupo  . 

La  Tela  scura  era  segno  infelice  «  come  presso  Catnllo  aell* 
Argonaatica  . 

Ut   simul  ac  nostros  invisent  lumina  coUes  , 
Funestam   antenna   deponant   undique   vestem^ 
Candidaque    intorti   sustoUant  vela  rudeutes  • 
In  Gio.  Villani  lib.  €.  cap.   46.  E  come  furono  arrivati 
a    Vinegia  ,  fecero  fare   alla  loro  Galera   vela  di  pan» 
no  nero  ,  e  tutti   gli  arredi  .  Favella  degli  Ambasciatoci^ 
che   por  tarano  la  nnoTa  della   morte  di  Corndiao  1  ma  fal- 
samente a  Manfredi  . 


63 


M. 


LADIO   certtmtnta  ;   da]   Greco   tia.J*iX ',    Nor.    tntielir  ; 

Conjbrioth  ckt  ritpondttts  ,  e  faceae  tu  fica  a  colui  <,  ckà 
la  faceva  a  lui  .  Madlo  ^  rìipo%e.  quelli  .^  nati  farò  ,  t-'h'  ìq 
non  ti  farei  ttria  deilt  mit  ptr  céttlo  delle  Sue  .  Ser 
Brun.  Ret,  i%o.  è  e*li  venuto  d'  alcuna  eredità  de'  tuoi 
parenti  ?  Mddie  nò  ;  perché  V  hanuo  tutti  quanti  eisere^ 
dato  -  E  FrAa<<o  Siccbetti  Nor*  Madie  si  eh*  io  gli  Sfo- 
gli ù  vedere  uictm  U  h  ade  II  a  di  corpo  \  «pcbe  pt«uo  I 
Giecì    ulora    nBcimi.  , 

MADONNA  4  coja  as[ ritti  j  come  ■  Dtceutt  j  e  Médidim  ; 
D»at^  Virm  naava  ;  Madonna  la  pietà  che  mi  difetida- 
E  conviene  ched  io  chiami  la  mia  nemica  MadofiHa  la 
pittale  ,  e  dico  Madonna  quasi  per  disdegno  ;  modo  d$ 
parlare* 

MàGESTA*  ,  per    micnà  ■  F.  GUcopode  * 
yieni    con    noi    heltfsshna  j 
Alla  gran  dignitaU  ^ 
A    veder  la   magetlate  . 

MAGGIO  miggioie  ;  Dime  < 

IrofamiTiù  V  altro    assai  pia    fiero  t  e  maggio . 

Ct^n^    VelL    Cosi    ricevette  di  minatone   la    ifia  ;  ove  tra 

chiamata    Fi  a  maggiore  ,  fu  chiamata    ^'temoggio  , 

MAÌORANA  ut' naottrtti  j  il  LAtiao  major  lattar^  fone  dtl 
Greco  y  do?»   AV(«  vaol   dbe   tnyigUo  - 

MAIORANA    miggioraEiti  * 

MA  IDRE  maggiore  ^  Sei.  Bruii.  K«r  E  quanto  per  la  ca- 
gione è  ma/ore  ,  e  migliore  che  gli  altri  animali*  Sloi. 
S.  Tom.  Perché  dalla  majore  fue  generato  *  M.  Gino 
MS,   SiTgiù  ,  £   per    la    Luna   che  i  fatta    majore  » 

MAIORfA  tniggiorama  ;  (jacatj!  voce  è  Proveaiili ,  e  MajO- 
ria   appECjio  quella   AUionv    itnpQfta    un   7 ii tratto    4i  doini^ 


1 


-i 


'*. 


64 

nio  y  il  SigDor  di  cai  si  cKiaoM  ti  Major  %    e   bea    ^«aiira 

al    proposito  del   nostro   anfore  . 
MAIORITATE  >  raaigioraaxa  . 
MANCO  D'  ALQUANTO  ,  cioè  maacameaco  i  D^wt*  Par.  3- 

Qui   rilegate  per  manco   di    voi& . 
MANDAMENTO    comaadameato  >    voce    ProTC&aal«  r     Pietre 

Vitale  . 

Dopna  si  tu   non   ai   temenz  e»  deféii, 

Qe  dal   Rei   non   eU   pensamen 

Mais  d€  far-  -vostre   mandamén  • 

e  Folclietto. 

No  1  conve  al  si0n  mandamén 

Sia  mas  sahers  fiaec   ni  len  t 

il  Tesoretto. 

Et  al  suo  mandamento 

Moveva   il  firmamento  . 
MANDAR'  A  LAVEGGIO  ,  cioè  a  far  di  aaovo    riempire    il 

piattello  di   robka  da   mangiare  ,  ed  è  nel    Sacch. 
MANERA  maniera  ;  Ser   Bnonagianta  Urbicciani  . 

Ck*  amo  ronza  ogn*  altro   viso  ,  e  Ja  sparere 

In  tal   man  era  ^  che   la   v*  ella   appare 

Nessun  la  pud  guardare  . 
MAN  ERE  ,  Latino  ;  Dante   Par.    29. 

Vno  munendo   in  se  come   davanti  . 

Biodo    Boniclii  . 

E  desiando   che  suo    saper  grave^ 

Non  leggiermente  mane  . 

Vang.    S.    Matt.    Punqua    nella  resuretione  9    cui   moglie 

marra   questa  di  questi  sette  ? 
MANIERO,  il   Latino   expertus ,  Il  Colocci    nell'Indice   cbe 

fa   delle   Toci   del   Sicolo   dichiara  maniero  ,   impronto  ,    il 

Vocab.    della   Crusca    dice    cbe  è  aggiunto  di   sparviere  «  ed 

astore  ,  i  Proventali  lo    confermano  ;  Beltr*    del  Bornio  i 

Dompna   si   eu   ai   bou   austor  a  nedier 


I 


ss 

Bon  €  i^olan  ,  e  pténJert  i  e  manisr  ^ 

TatiivU    siccDine     i»[    BiiTb«ritio  ^  coti    d«    altri  ^  darò    tsl 

epiteto  i|U   uomini  ;  Franco    Siccbertl  « 

lemcni^a  ho   che    huomini    manitrt  , 

Ck'  io    senio  a  *^uesto    concorrer   leggi  eri* 

V  ìitesso  ■  Giovanaì  Cobniiii . 

Qual  sia  la  cosa  ^  presto  ,  e  volo  attera 
Ogni  mio  senw  con  la  mtnit  infusa  , 
Al  piacer    posiro    soiterrà    monterò  , 

MAKIE&I  Abitar 0  uobib  «  e  fofte  t  ba  il  Vocabolmo  .  Nel 
tensù  del  ooftro  Ancore  pare  ,  che  roglii  indicare  en  lao- 
ge  di  fetfliau  ^  cKe  i  SpagnaoU  cbiimano  Posti  da*  Ed  è  fa- 
cile U  conptÈnra  ^  cbe  sia  deriTato  dal  Vetbo  latino  ma* 
nere  , 

MANTE  FIATE  molte  volte ,  dal  Prof  eniale  ;  Dante  da  Ma- 
jaao  . 

Mante  fiate   pud    V  huom  dit^isare. 
Con  gli   o^chi  cosa   che  lo    cor   diced^  • 

V  il  ce  9  IO  , 

Aggio  visto    mani'  ho  re 

Magn^  kuom  ,  e  poderoso 

Cader    basso  ,  e  costoso  * 

li»  Gino  a  Meaier   Oneico  « 

S    l«   sua  Signorìa  «  che   vogUa  mania 

Mi   dà  di  morie  , 

TrOTisi    parimente    manti   per  molti  ,  do4     molti     nomiai . 

B    manti    di  con   che  piit   v'  i   duot  maggio  . 

•   piti    aTinti  > 

M  manti   per  usnggto   accoglie  morte  * 

nel   Sicolo    Tamanto  ,  lam   muttum  ^  k  dlcKiarato  . 
MANTE  VOLTE  ,  redui    mante  fiate^ 
MANTI   termine    marìoatejco  ,  le    cbjo»  Manti  ^  fams  ^  qui* 

bus    tenetur   antenna  «  tk  vela  . 
MARANGONE  ;  le  chiose  Marangoni ,  Opifices  lignaminnm  ^ 

e 


»l 


66 

voc«   Lombarda  ;    Ginlio    Faroldo     negli   Asmali  Vinisiud . 
Quest*  holay  in  el  ttmpo    che    V  Imperio    Romano   fiori- 
va y/U  porto   de*  Padovani  ,  &  era    abitata  da   mariwt^^ 
ri  y  e  marangoni  ,  &  anche  da   pescadori  ,  &  ucéUadori m 
MARAVIGLIARE  ,  per   maiaTÌgliarsi  ;  ▼•di  Diletta  • 
MATERA  ,  per  materia  ;  Not.     ant.  La    qual     colonna.  ^     a 
campanelle  furon  trovate  per  tollere    matera   di    scaM" 
dalo  • 
MATTARE   soprafare  •  Vedi   il   Vocabolario  . 
MATTINATA  ,  le  chiose  ,   idest  tempeitive  surgere  ;  Ù   vai- 
gare   est   Bononiensium  «  maxinu  amantium  . 
MELLO  1  nome   proprio   formato    dall'  antere  «    come   credo  , 

per   ischeriare  ne'  mottetti  • 
MEMORA;  Guido   Cavalcanti   nella  Canione* 
Jn  quella  parte  dove  sta  memora  « 
Prende   suo   stato  • 
MENAR  SOLAZZO  ,   per  tolaiursi  ;  cosi  nelU  Ret.  d'  Axìst. 
MS'  Corbinelli   Di  menare   disdetto    non  <*  avviena  a  co^ 
loro   che   sono   diventati   ricchi  i  M.  Cine  • 
Quand'  è   con  voi  quella  eh*  orgoglio   mena . 
MERITARE  rimunerare  «  oltre   V  esempio    della  Croscn  ; 
Dante  da   Majano  . 
£   non  son  meritato  . 
Già  d*  alcun   bene  ,  che  di  gio'  sentisse  . 
M«  Rinaldo  d'  Aquino  . 
Ma  io  noi  celeraggio  , 
Com*  altamente  Amor   iti'  à  meritato  . 
MESCIDARE   per   mescolare  .    Cronaca    della   Famiglia  Velia- 
ti  MS. 

E   questa  gente  ragunaticcia   si   mescidò  ùc»    Non  ne  he 

trovato   altro   esempio ,    ma    è    usata  dagli  anticM   Scrittori 

di   Romagna  ,  e  di   Lombardia  • 

MESSIDATO  mescolato  >   da  miscere  voce  Lat.    ora  Lombarda  . 

MISSERE  ,  e  Messere  dissero   indistintamente  i  buoni  Antichi, 


5HESEB3W«ar5cr!"5!^.:M 


67 

▼oce  formata   da   mio  ,  •  Sero  ,  cioè   mio  Signore  ,  come  il 
Monsienr   do'  Fraacesi  ;  kggesi  nelle  Viro   de'  Santi . 
Missere  libera  i   tuoi  servi  ,    secondo  che    liberasti  Da^ 
vid  Projèta  da  Golìa   Gigante  :   Missere    liberaci  ,   libe- 
rad  ,  secondo  che  liberasti  Giona  dal  Ventre  della  Balena* 

MICA  e  MIGA  legge  indistintamente   il    Testo   Vaticano  • 

MISTIERE  mestiero  ;   Dante   da    Majano  • 
Al  tuo  mistier   cosi    ton  parladore  ; 
Se  be»  ti  trovi  ,   e  sano  della  mente . 
Cecco  Anginlieri . 

Avvegnaché  i*  di  ciò  non  ho  mistiere  . 
Elealono    di    Corrado .     Pensando    tra   noi  sollicitamente , 
.che    cosi   nobile    vicenda    abbia  più,   mistieri   di   prove^ 
dato  senno  • 

MO'  ora  p    iroco  Lombarda  y  secondo   cbe  assoriscono  i  Cemen- 
tatori  di  Dante  ;   0  Boccaccio  la   mette    in  bocca  della    gen- 
te di   Veneaia  ,   in  Madonna  Lisetta.   Io  la    trovo    in    Pro- 
ironia  ;  il  Monaco   di   Monta  adon  • 
Entre   mò  le  tal  Catalan, 
Qe  fai  sonet  lentz  e  pian . 
M.  Onesto  • 

Non  so  s*  è  mere   che   mò   vene   meco  . 
F.    Giacopone* 
Mò  parlo  per  figura^ 
Perchè   non  ha  valura 
Pensar   esto   candore  • 
MONE  mh  ora  ,  corno   Ane  Gelone  ,  e  simili  • 

MONIMENTO  ammonizione  :  monimentum  dica  Varrone  a 
monendo  .  Ammonimento  abbiamo  nelle  Noir*  ant,  94.  nsa 
roonimeato  anco    per  Sepolcro  • 

MONIRB ,  per  ammonire  ;  Viu  di  S.  Tom.  Ed  udendo 
queste  cose  V  Apostolo  ,  più  attesamente  adorava  ,  e 
la  detta  jovai^e  cominciò  a  monire  ^  che  le  dette  cose 
ridicesu  . 

e  2 


68 

MORTB   D*  ONORE,  morte   OKonta  ;  come  ia  Daate   laf.  9. 

Donna    di  virtù  \  per   donna  rirtaota  ,   e   qnel   da  Mn}aB» 
donna  di    valenza  ,   per    donna    valorosa  :  mode    Ebreo  • 

MORTI  A ,  uua  spesie  di  rivanda  salata  ;  forse  di  qni  ▼i»- 
■e  mortadello  ,  come  è  nel  Bocci  e  mortadella  ,  coma  o(- 
gi   si    dice  . 

MOSCARB  »  nella  Canione  distesa  oscura  ;  il  Rimario  Pro- 
Tentale  ,  Moscar  ,   Muscas   abigere  • 

MOSTERRAE  ,  MOSTBRRAN  ,  e  MOSTERRALLO  ;  tt  Bocc 
Laber.  lì  loro  costumi  tutti  dalli  loro  spartiti  moster^ 
Tibbono  ,  e  altroTo  .  Ti  mosterrò  come  intender  si  de*  9 
e  a  carte  122.  £  mai  lettera  mosierrà  ,  che  mandata  la  sia, 

MOTA  mossa  ;    Dante   Pnrg.   %%, 

Così   direiro   a    noi   più  tosto  mota  • 

MOTTETTO  piacevol  detto  »  che  pia  comnaemeata  cUama- 
si  motto  ,    Tedi   il  Vocab.    doUa   Crnsca  • 

MOTTETTO  ,   toco   restata   ae'  musici ,  che  ,  fecondo  il  Vo- 
cabolario ,  essi  chiamano    mottetto    aaa  breva   composiaione 
in    musica   di   parole   spirituali    latiae  .    Ma    coasidarandosi 
1'  antico  signi&cato  «  è  aaa   brere  compositioae  ia  rima  coa- 
tcaente   alena  concetto  ,  e   ciò    redesi    manifesto   ia   ^neete 
Scrittore  ;  ed  è  dtmiantÌTO    di   Motto  »  che   sigai&ca    ^Bae- 
raìmente    ogni  componimento   poetico  ;  le  Not.  ant,  /  Ca- 
valieri  %  e   i  Donzelli  eh'  erano  giulivi  ,   e  gai  ,  sì  fa-" 
ceano   di  belle  canzoni  ,  e  *l  suono  9  e  il  motto  .   Nella 
Tita  di  Ganselms  Faidit .   Fetz  molt  bos  sos  ,  e  bosmotz<. 
M.  Lapo  Farinata   degli  Uberti  chiama  Mottetto   quella  Balla- 
ta di  Guido   Caralcanti  ,   che   comincia  . 
in   un  boschetto  vidi  pastorella . 
La  quale    è   di  molte   stame  ,  dicendogli  in  risposta  • 
Però  rassetta^  se   vo\  tuo  mottetto  . 

11  aostro  autore  ae'  suoi  mottetti  tu  dicendo  alcuna  sea- 
tenie  ambiguamente  ,  end'  è  che  per  conservar  noi  intera 
la    di  lui   intentione  ,  e  anche   perchè   non    fossero    aflatta 


non    intelligibili  *    con  nn   picciolo   interdillo    at^tsitmo  disiin- 

te    lo    vere    j^irole    d^lle    apparenti  * 
MOTTO  ,    p«f    moto    ne'  motìeitl  :    ctcdo    pei    osctiii;    innesta 

voce, 
MUTRANNO    male^atfito  j    sincopi    atalA  , 
HUTTO    mulo  ,    per    la    rim»  ^    Tedi   lopia  . 


N. 


I  ATURARE  ,   ii    Vocibtìlarid    osservi    naturanU  nel  Com* 

del  Par.    di  Damo  j    per    eaglone  offìcionte  ;  Cocc<>  An|iiiliori  ^ 

Dunque    quest' huom   come   morir  potrchbt  ^ 

Ch^   $à    cotanto  ^    ù  è  il    naiuraia , 

Che    come  si  ruzzo    il   ferro    ismaltirthbe  t 
NIENTE   niente  f    Dante    no^  Swetti , 

Come   qu4tU  perione  j  che  titenU 

Far    ch^  intendesser   ia   tuu  gravitale  , 

F-   Giiittotie  * 

Tutto  il  dolor  eh*  to  mai  portai  fu  giùja  , 

B    la  già  fa    ntente   appo   il   dolorai  , 

Il    quftl   F.    Gnitlone    qìò  ancora    ncntt» 

eh*  in  verso   voi   noti  feci  fallo   nentc  . 

Neiente   Dijite  da    MaJ4D0 , 

M  ciascun'  altra  parimi  neitnte  . 

nctnle    uorasi  sfcise    voht^  tteUo    Nor^  anticlie  * 
NEENTEMENO  ,    Pier    delle  Vigne  «  Papa    Gregoiio.  Neente- 

meno  ,  tuttatfla  pia  ardentemente  desiderava  il  ietoro  del 

celestiale  pa€S§  &c.   Rei,  i' Arut.  MS.  Corbmolli .   £  neen- 

ttìtteno    eùnvieac  deliberare  dell*  ordinazione  • 
KOClAD*ELLA  ,    ne'  mottetti  ,    e   vaio    uQccìa    ad   elU  * 
NODRIRE  ,  aceostuiriBre  ,    avTeiHre  ;  abbiamo    un    luogo  ti* 

milìistino    nelle  Nov^   amiche  8*   Avé¥a   un   tuo  figliuolo  , 

lo   qnaU  faceva   nadrire  ,   Ù    insegnare  le   atte   arti  li* 

hraU  < 


L. 


To 

NODRITO  costttnut»  ,   armi*  ;  C«cco   An^iantri  • 
B  co*  danari  sou  si  mal  nodrito . 
Ser  GoralU  C4p.  XVlt. 

Ma  quei  che  sono   a   rubar  sol  modriti  • 

«■a  Caas   antica  d'  Incerto  nel  MS.  che   fn  di  Mari»  M ilcsi»  . 

Ma  per  lo  modrimenlo 

Ou   cresce  in  caunoscenza , 

Che  dà    valenza  d"  ogni  gio'  compita  : 

Però   ha    compimento 

Di  bene  in  tal  scienza 

Senza    fallenza  persona  nodrita  • 

Tet  BruB.  iVi  per   niente  disse  il  proverbio  #  cka   wu^dri^ 

tura  passa    natura  .    Il  qnal  notro  è    parìmmite  ft^nam  il 

Maestro   Aldobrandino  • 
NON     nome  ,   dal  Proveniak  ;  Vita  Boltr.  Bom.   Berirasu  da 

Born  si  era   anatz   vezer   una   soror  del  Rei   Bickmrtz , 

qe  fo  maire    del  Emperador    Otm  la  qals  apia  mom  Ma- 

dompna  Eleina  • 

Il  Sitìo    Romano  • 

jÉl  nom  di    Dio     è    di  buon  comineiara 

Tutte  le  cose  «  che  V  huom  viene   a  fare  . 

Questa   tocs.  nome  e  simile  al   come  ,  dicendosi  Nomo  ,  • 

Como  9    Noni  ,   e   Com  ;  leggasi  Dante  dn  Majano  ,   ad  al- 
tri di   qnella   schiera . 
NONE  »  per   non  ;   Dante  da    H  ajano  . 

E   discacciato  none  trovo  ajuto  . 

Tes.    Brnn.    Uh.   5.  cap.  44-  le  loro   unghie  guardamo     im 

tal  modo  »   in  tal   maniera    che  non  le  portano   se   ao- 

ne  a  rivescio  •     Vita  S.   Gio.   B.    Udivano    bene    fmasit 

parole  ^  ma    non   V  intendevano  ,se  none  che  dìeeamofra 

loro  .   Gradi  S.    Girol.   Infermo    d'  una  molto  gratta    im- 

fèrmità   corporale ,   e   none  spirituale  • 
NORRETTURA  nodritnra  ,    nourrir  de*  Francesi  .  Nnrritnwa 

passe  nature  ,   disse   Ser   Brnn.    nel   Tes.    Francese  . 


^Kmmmm 


—TTH 


71 

NUI  BOI  •   Sigoifica    grandcita  ^  omde  il  parlar  per  noi  ^  è  to- 

lo   costume    de'  grandissimi    Signori  ; 
MUL  )  per  nullo  ;   Dante   da    Majano  • 

Che  più  m*  agtnza  <    vai   mai  per   amore  » 

FaUnU  Donna  ^  e  prò  ^ 

Amar  senza    nul   prò   iti  fio,  coraggio  g 

C  he  di  vii  vassallaggio  possedere  • 
NUK .   In    UBO  .    Cinlo  d'  Alcamo   antichissimo  Poeta  Sicilia- 
ne V  usa  frequentemente  .  MS.  Vaticano  •   Cantone    5. 

Se  nano  core 

Lo  meo  amore 

Folleiato  aggia 

Se  tue  esto  saggia  • 


O 


BLIA  9    notisi   cbe    qui   qucsu   Toce   è  forse    yerbo  ,   di- 
cendosi  sempre   mettere    in  oblia  ,    come    in  non  cale  , 
che  è  la    terxa    persona   dell*  IndicatiTO  ^  ed   è   nodo   Pro- 
Tentale  ;   il  Tesoretto  • 
E  fa   indugiar  la  fretta 
De  la   lunga  vendetta  : 
£   mettere  in  oblia  , . 
Se  da  tutta  follìa  • 

OCO  ,  ne'  mottetti  per  oca  ,  qnl  per  dappoco  ;  come  aneli' 
oggi   si  dice  ,  non   essere  un'  oca  . 

OGNA  ,  per  ogni  ;  Sor  Brun.  Rat.  0  se  volessimo  dire  a 
la    distesa  ogna  cosa  ;  sarebbe  sozzo  a  udire  • 

OGNI  ,  posposto  ,  come  •  Se  persone  quelle  :  in  reco  di  di- 
re ,  se  quelle  persone  ,  e  altrove  •  Pregato  volte  più  , 
per  pregato    pi^    Tolte  . 

ONE  ,   per  ko  ,   Tedi    /tue  ,   e   Celone  ,  ed  E  ne . 

ONÈSTA    onestà ,   a    questa  similitudine  disse   Dante . 
Quando    verrà    lor  nemica  podestà . 


il  che   è   de'  Proveanli .  Beltr.  écl  BoiAo  • 
Guerra   ses   fuoc ,   e  léf  sane 
De   Rei  ni   de  gram  Podestà  • 

A  questa  simiglUnta  4it«ero    aKclie   Pietà  «  ben  cbe  u  sti- 
mi  in  signiftcato    alquanto    diverso* 

ON ESTURA    onestà;    F.  Giacopone  disse: 
Idei  mondo  cieco  pieno  di  vanura  • 
cioè   Tanitk  • 

ONNB   o^ni;   il   Tesoretto . 
Poggia  sì  altamente 
In   onne  beninanza  . 
Dante   a   Dante  da   Bfajano  • 
Est  e  grazie  ,  e   vertuti  in  onne  parte  , 
Con  lo  piacer  di  lor   vincono  Amore. 
Gnide   GniniselU  . 
Per  cui   cessa  onne  fraude  , 

ORCB  ,  termine  marinaresco  g  le  chiose  •  Orces  ,  qnm  li- 
gantur  ad   velum  vekp  ,  iJest  ad   lutus  anterioris  velac . 

ORCI  ERO  »  termine  marinaretco  ;  le  chiose  .  Orcerins  qni 
attendit  ad  orciam  fknem  • 

ORCIPOGGIA  ,  termine  marinaresco  ;  le  chiose  i  Orcipog- 
già  ,  funet  quibus  poggia  vela  trahitur  ,  cum  niminm 
venti  essent  • 

ORTE  con  OLTE  si  vede  la  vicinansa  di  queste  lettere  L.  , 
ed  R.  in  ciò  ,  che  quelli  ^  che  non  possono  ben  proferi- 
re f    dicono   L.   in    vece    di    R. 

OSTA  la  moglie  dell'  oste  ;  le  chiose .  Qucero  ergo  quare 
dixisti  super  kospeta  &  non  hospite  .  Dicas  quod  hoc 
etiam  potest  stare  ;  quia  est  juxta  vulgare  positum.  , 
ac  clarius  tihi  dicat  se  de  muliere  intellìgere  .  S'  ac- 
corse M.  Francesco  che  parrebbe  ad  alcuno  strana  questa 
parola  ,  però  espUcoUa  •  E  nelle  Not.  ant.  78^  Io  ho  man- 
giato  ,  serberolla  ,  e  darolla  aW  oste  mia  »  non  guar- 
dando a    Unti  rispetti  • 


75 

OSTARE  per  OTrkre  Prortmale .  Ostar  Remover§ ,  è  ne]p 
la  Gram.  di  quella  lingua  t  e  fi  dice  caoiBBemente  da' 
Francesi  • 

OSTO    OUe  ;  cosi  Osis  . 


X  AGANIZARE  j    dai    FtguiQ  ,   fire   seconda    1  Pagmoi  * 

PALLA -FB.£N  ,  mastra  che  mno  due  parole  ,  ei»eade  nel 
Utlno  Paiìfit  frassini  ,  e  pallai  dichiara  oellv  chìoie  cbe 
sigDÌ&ca  rtgit .  /^£</ei  f  «nei  anctorem  ,  UgueciOite  Pisano  > 
Pahfnttiui  di  Ci  tur  a  passa  ex  Uni  -,  &  frano  ,  &  ilii«n- 
<fa  ^uia  /!fKÌ  p^iiin  per  frmnum  daciiur  «  Il  Cajtcio  pai 
cbe   creda  ,    cbe   venga  da  Parafrtdi  ,  «  prima  Para^^rtdi . 

PÀLLIO  ,  nijiDto  :    TCce   Latina  , 

PALOMBARO^  termine  niittko  ;  le  cbiaie  ;  P^lomk^fms  t 
qtti    tal  rat    sub    aquam    cum    txptdU  . 

PAN  DE  ;  K^%\    Djnte    P^r.    3S. 

Presso   ut   compagno   V  un.'  alV  olirò  paride  , 
Girando  ,   e    mormorando    t  affczz^ÌQHt  . 

PARCO    perdono  ^  verbo  i    11    Vucab*     della    Cruica    métle    un 
telo   efempia  ,  e  qacUo   dì    Dante. 
JVtl   da    no€t-hUr^  eh*  a   st  m^désmù  parca  * 
E  Frvnci»    Sjccbetti    aeJle   Rime - 
Sarà  giammai    che    dal    Citi  mi  ti  parca  é 

l^ARLADURA  il  pirUre;  Sei  flitìn.  Of.  Lig-  P*acqu^  al 
ino  valoroso  cuorCj  eh*  io  la  dovesse  polgaritare  ,  e  re' 
care  iri  nostra  comune  parladura  .  Vedasi  U  Voc^b.  Qoe- 
ita  ro£e  fu  burUta  da*  Mattaccini  nel  Castelveifo  ,  onde 
diJfero  M 

Ta   che   in  lingua  dì  gazza  1  e  di  merhtta^ 
Gracchi    la   parladura    al   g  a  zzo  lo  ni  . 

FARLI  ERA  donna  aitiì  parlante  ;  ìl  Vocab*  ha  un'  e^ettiple 
di  qnefta    voce  ;  cosi    anche  li  dice  comnettnente  cinr/icr^  . 


.  i 


É 


74 

PARO  ;  il  Colocci  riferisce  ,  eh'  il   Sicolo    diccfse  Paro  «   per 

dimostro  ^    quasi   si  faccia   apparire  • 
PARPAGLIONE  ^    termine   marinaresco  ;    le  chiese  • 

Parpaglioius    ìftl^M    utiltt  ,    cuni  Jorlunor     imminei ,    j«n 

PASSARE  ,  liiolatimeate  ^  parsai  di  tìu  ;  Pcirirea  nel  Trion- 
fo  della    Marre. 

' ^    e    ckt    in  paui 

Stnza   paura  t  e.  senza   alcun,    dolori  . 
Anche   li  Tasi«     lascia    icritto  * 

^ ■■—  In  qucfta   forma  , 

Pù^sa    la    bella    donna  ,  £  par  che  riorma  . 

PARTITA  piTte  ,  ali»  Francese  ;  Teu  Ser  Brnn.  SI-  Lo 
nostro  Signore  gli  moilrù  grand*  parlila  del  suo  *#• 
greto  ;  eh'  e  Hi  fu  portato  infno  ai  Uruf  cielo  *  fitt» 
degli   Uberti  : 

It  mio  pensier  mi  dice  .   Or  M   i»  josii 
Dtntro    quei    bracci    ira  quella  partita  - 
Kov.  «Dt.  19.    Poi    lo  ftc£     chi  amar  4  ,    t    cortesemente  gli 
doné    V  altra  partita   ddia   coppa  . 

PATÉ  ,   patet  ,  carne    latf  prcfsa    i^uesto    nostro  . 

PATENTE  di   paU. 

PEDOTTA  ,  letmÌDfl  marinaresca  ;  k  cbioie  .  Pedoita  p  quo* 
ruTtt  tst  $cire  intrare  ,  Ù  exire  portus  .  E  pi^  fotio  • 
Itle  Pédotta  sx  usu  hab^t  mtmoriiE  §  undt  melior  #i* 
pfOgressus  ,    tSt    earum   rerum   offictum   émìc   soUt  - 

PELLO  1    ne'  mot  tei  ti  nome  prcpTÌo  ^    come  Melìo  di  topra  < 

PENNESE,  e  PONKESE  ,  neir  ono  ,  e  neir  altrti  moda  h 
iciìtto  i  pur  termine  matinaraico;  le  chio»d  .  Penaentfm 
^ui  €:c<rccC  officium  JVocUrii  t  t^u  Nautte  ,  cum.  dormi tr 
aut    vncat   :    &   iste   noctt  calamiiam    custodii  , 

PHNSRA'  ,    por   penTtrii  . 

PENTlGlOFtE  il  pCDtirfi  ;  il  Stcnlo  dti»  T  istes»  voce  per 
pi^nt t mento  f   egitie   ha    il    Colocci  |  cam*  mv^^ht  Parligion^ , 


i     - 


75 

n  Regg*  àe*  SS.  Compose   alla   domami agioiu    de   lo  JU  ; 

e    P.    Gaittone . 

E  sempre   le   vo*  stare   in  pregagione  • 

PER  ,  lasciato  sh  la  penna  .  O  più  marito  darmi  ;  doven- 
dosi scrivere  ,    o   per    pih    merito    darmi  • 

PERDA    perdita  ;   M.    Nicolò  de'  Rossi . 
Perchè    raro  nel   vincere  s*  acquista  ^ 
Quanto    che    della   perda    si   contrista . 

PERDONANZA  ,  in  tal  significato  si  nsa  questa  voce  da 
Fmnco    Sàechetù  t    trovist    nd    Vocib, 

PER  LONGO  sotioìnretideiì  ,  tempo,  coiì  ì  Greci  /teC^AlCpflU 
0  i  Laiini  j  ex  lungo  ^  in  iLinìIc  xnanieta  diete  ItHgo  | 
per    tung^inente . 

PEROCHÉ  I,  e  pcroccbè  si  l«gge  jitdisTinrimrpie  MÌ  Test* 
del  Vi  tic  911  a  . 

PERSA     VESTE   Veste    doè    di   color    parpureci    icuro  .    Boc- 
cacci i  Nov-    J*    giorn*    8.    Egli   mi    conviene    andar  saba^ 
io    a   Firejizc  a    render    taaa  ^   che   io    ho  filata  ,   ed    A 
far  racconciare    il  filato jo    mio  ^  e   se     voi   mi  presta- 
U  cinque  Lire  ,    che    so   che  i'  avete  ^  io  ricogli^rò  daW 
Uiurajo    la  gonnella    mìa    dtl    perso  »   &C, 
Dinte  InfcTuo    V^ 
0  animai  gratiùiO  ,    e    Benigno 
Che    Pis^itftndo    t*ai   per    T  aer  petto 
iS/ni  ,  che  iìgnemmo    il  mondo    di   tanguigno  - 

PERSICA      frutto    del    petco  ,     d^l     B  ai  Urino    detto    Prruco  * 

PERSICO  l'albero  cbe  predace  le  p^scbe^  va  tal  FiiaAO 
in    una    caaz*    MS<  ^ 

Quel    Pini  co  che    fu    scorlalo    in   l'orto. 

PER  SIMILE    simllnutiite  ;    il    Miestro   Anioob  d*   Ferrit* . 
Per   simile  pia  fiate  egli  adiviene, 
Ch'   a  l'  httom   convien    celar   ciò  eh'  à    nrl    core  • 

PIACENTE  ;    Lypo    degli    Uberti  . 
£    uta   Mtà  d'  o^ui  altra  pia  pi  agente  . 


I 


L 


^«  .  .... 

•  Dinte  dt   Miftno  • 

PiagenU  criaiura  a  cui  son  data  • 

•  altroTt  • 

Sed  io  9*  amo  in  destre^ 

VéT  ms   non  sia   sdegnosa 

Vostra  cera  ridente  , 

Gentil  donna  piagente  . 
PIACER B    sostintivo  ;  Set   Lapo    Gianni . 

Appresso  le  direte^  che  la  mente 

Porto  gioiosa  del  sno  bel  piagere. 

V  istesso . 

Dirai  compio  son   sempre    desioso 

Di  far  li  suoi  piagtri   oltra  misura  » 
PIAGBRB  ,  verbo  ;   M.    Oneato  da    Bologna  • 

Piagami  «T  esser  vostro  nella   Luna  > 

Stella  ^  amor  «  a  qual  mi  son   segnato  * 

M.   Nicolò  do'  Eoaai  . 

Per  lo  timore  del  piagere  tratto  • 
PICCHIANSI  IL  PBTTO  ,    qnindi    formò   U   Bocc.     ed    mitri 

Picchiapetto  . 
f  IGLIALLO  «   per  piglienlo  ;  Nov.  ant.  37.  /  Cavalieri  met- 

tendo   in   questione    suo    detto  ,  pregarollo   che   aprisse 

sua   risposta  ,    sicché    lo  potessero   intendere  •  Boec.  La- 

ber.   O    possiegolla  pur  solutamente  U  bestie  ,  V  Orig.  del 

Petrarca  . 

S  se  qui  la  memoria  non  m*  aita  « 

Come  suol  Jàre^  excusilla  i  martiri  f 
PINGB  •  Ben    quadra  «  in   cui  pinge  :    In  qaem    contnlii 

ha  il  Latino ,   od  altrove  pinge  a  quel ,  cioè  mette   0    si- 
mile ;   Giovanni   Alfani  • 

Lo  quale  sbigottì  sì  gli  occhi  miei  ^ 

Ch*  egli  incerchiò  di  stridi   V  anima  mia  f   leggo  alma  • 

Che  egli  pingea  di  fkore  &c. 


77. 

Biado  BonicU  • 

Vero  è   che  nel  core  qualità  pinge , 
Secondo  qual  talor  suo  stato  regge  • 
Quindi    fi  i   fatto  Pinto  »  nsato   da  Dante  • 

FINGE  ,  yt  ispin^e  •  Il  Siedo  nell'  Indice  ,  che  (li  fa  il  Co*» 
Ucci  ,    Pingt  :  spinge  . 

PISTRINO  ;  voce    Latina. 

FITETTO    picciolo  ;  Set    Fiiìppo    di    Sei    Albito  - 
Si  conu  il    vermicel  pittiti    brugo, , 
Altrove  il  medesimo    dtiie  pettta  . 
Di   quH    che    costa    a    Ui  men    che  fesluga 
Pttita  5   dar  ^er  sua   piacevoUtm  , 
D^Ua  ProT  filale  .    Daude    de    Pridai  . 
Pé    tres    jnjneirat    san    auitor  , 
Car   V  un   son  grati  ,   V  auire  me  fior  » 
L'  nutre  petit  de  gnisa  . 

VÌVA    pih  »    foni    di  Rima  , 

PIU'B  aciij««io  gli  inilctil  per  ««gflìte  il  genio  di  noirtm 
lingua  ,  crlió  schifava  gli  accenti  sali'  ultima  sillaba  ptfi 
maggior  dplcezia  .  I  Deputati  alla  corre  liane  del  Decmne^ 
ronc  ne  parlano  alla  pig.  S6*  }  ed  il  Ci  nonio  ne  Ila  scrit- 
to a  luogo  alU  Toce  giù.  ,  Ora  h  perà  rimalo  nella  bec- 
ca della  plebe  1  e  de' C  ontadini  Fiorentini-  11  Tasso  V  uiò 
nond imene  in  bocca  del  patterò  Elpino  neU'  Atnlnta  Al^ 
te    V, 

■  fa   nondimena 

Graite  casi  ,   eh.'  ei  giacque  un*  ora  ^   e  piàe  . 

F1UC4E  ,  per  più  ;  Tratt.  Vir.  mor.  E  chi  ne  prende  piu- 
ne  ,  che  legge  non  gli  dotta  t  egli  manomette  ,  e  rompa 
umana    compagnia  . 

FLANGE  piango  ;   Meiser    lo    PloTino   da    Ca^nvnno  . 
Tu   vel    AtgV  occhi  miei  pianger  pietate  , 
li    Z^   ai   «onTerti  »Ua    /. 


d 


7» 

PLASMARE   crMre  «  •  foronn  •  Il  Focab.  la  segna  ,  •    im 

arreca  escmpj  •  « 

PLU  ,  per  piii  nel  Sonetto  .  Tratt.  Vir«  Mer,  Di  qmtsU  tre 
si  è  ottemperanza  la  pia  alta  ,  e  si  vi  dirò  ragiona 
psrckè  è  • 

Dal   Provensale    Ganselm  Faidiu  • 
Dea  hom  trohar  merce  ah   las  meillors  , 
B  lai  on  es  plus    richs  pretz  «   e  valors  • 
PO   poi  9   rOri^.   del   Petr.   in   nn  ver to  ripudiato  daB' utta- 
e o   poeta   nella   Cani  •    delle    trasformationi  • 
E  come  in  me  provato   l*  6  ben  pò  • 
rima  con   tempo  • 
POGNA  ,   e   POGNI  ;  Dante   Pnrg.  i3. 
Perchè  in  olirai  pietà  tosto  si  pogna  • 
e  Par.  8. 

Carica  più  di  carco  non  si    pogna  • 
M.   Gino. 

Che  tra   lei  e  pietà  pace  si  pogna  . 
POI  MORTE  dopo  morte  ;  Pist.  S.  Gir.  Poi    questo    nmi- 

gliantemente  t*  ammonisco  che  ,   per  ,    dopo  questo  . 
POI  NOTTE   dopo   notte  ,   come  poi  morte  • 
POMARO  1    Pomarium  «  così    over  sarò    pia   d'  nna    toIu  : 
Dante  disse  varo  »   per  Tarlo  Inf.    io. 
Fanno  i  sepolcri  tutto  il   luogo    varo  • 
o  incerto  MS.  Str.   ^S. 

E  *l  bene  )   e  *l  male  ancor  si  à  di  gran  varo  • 
Sicckè  Dante   non  toIIo   dir   cnrTO  ^   come    dissero    molti  t 
ma  Tarlo»  essendo   lecito  a  qaella   stagione    di  cangiar     In 
fine  di   simili  parole  ; 
PONBR  PROVBÙENZA  ;  come  Pouer  cura  ,  e  Poner  »- 

telletto  • 
PONGAK  CURA    col    qnarto   caso ,   come    /'  ordine  ^   cioè 
«ir  ordino  .  Sor  Brnn.  Poni  mente  la  qualità   dell'  animo  • 
Il  Petr.  noli'  originale  doTO   ha  :   Ra frena  il  duol  ,  si  bg- 


79 

gd  :  Pon  fremo  il   duol  :  il  Bocc»   senza  aver  riguardo  il 

mio  malvagio  operare  » 
PONIAN    poniamo  • 
PONIAN  CHE  ,  PONIAMO  CHE  per  bonckè,  avTegnacha,  to- 

€0    usiti sfima    ne'  scritti   anticki  del  Secolo   XIV. 
PONNESE  .    Veai  Pennete  . 
PONGO  f  cioò  consiglio  )    o  altro  simile  •  Sente   dell'  uTTOrt" 

d'i  fitti  de*  Greci  ,    che    ì*  ui^at»  in   simigliarne   ùgnìtcaio  . 

SUcome    anco   v'^ù^nìtUm 
PONO   pongo  ;    Cene    éeìU    ChUirra    Aretine  ^ 

In  tutu    quelìd  parti    dove  sono  ,  * 

Davatitì  a  dadi  ,    e    lavolier   gU  fiotto  * 

F-    Gìacapone  . 

Che  ttitto  a   fui  la  pona^ 

Véggio   ch^  a    se  perdona  * 
FOPt^ESEj    termi  no     nmnuar<^co  ;   le    cbìose  ,   Fanes    fuiBus 

€T   tatere  pappis   iustintiur . 
FORA'  pùtra  .   Forai    poirai  ^    Poranno  petriiiBO  }    Dante  nel- 
le rime  - 

Pori  a  hcuto    divtnir   qui  io  i 
FORAVI    pouesii .   Vedi   boravi  - 
FORE  ,    per   porre;  Vita   5.  Mani  Mad.    £'    però    «  voi  vù' 

Utc   credere  ,   ù  adorare   il  suo  nome  ,  £  pore  la  votlra 

if^eranza    in   lui  ,    elio    vi  prùmeite   Src 
PORR*  INTELLETTO  ,  e    L*  INTELLETTO  ,   come  Por  la 

mente  ^    e   l*  inutUlto  i    ài    jopra   àiis^  Poner  procedenza  ^ 
PORTA  ,    favella     di     coio    m^rcan^tli  *    Il    Bocc,     nel    Labern 

mette   in   bocca  de'  meFcatanii  qatfro    detto  .    AW  uscio  Mi 

li   pare  t  e   soggiungo   Quasi    in    ttian'  altra    cosa    stia   il 

sapere  ,    le  noti    o    ia   ingannare  ^   o    in  guadagnare  . 
PORTARE   sopportale  ;    il    Vocab.     cita    il    Bocc.    ed    altii   ■ 

qii<!ito   proposito  •  F,    Giacopone  . 

S*  a  te   non  fu   penoso^ 

PiT  me  pena  portare  * 


I 


8o 

PORTARE   BTA'  «rtr  etk  $   dicUmo  ora    poifar  bsBe  gU  w- 
■i  ,  U   vecckLaja  »    a   simili  ;   nelF  epitaffio    di   Papa  Vtoto- 
Te   te  no  !■   Momte  Cassino  • 
Su  stx  lustra  gereus  mortuus  hic   tumular  • 

PORTOLATTO  «  Toee  marinaresca  ;  le  chiose  .  PortolaUiM  , 
homines  sunt  ,  qui  in  gaUa  iucipiuni  remigare  ,  flr  alii 
postea   sequuntur  , 

fOSSIANO  ,   e   POSSIAN  ;   Canti  Carmescialesdii  £.  5S. 
Perchè  il  danno  ci  ha   in   mano  « 
M   viver   non  potsiano  ; 
Se  voi  cosi  tenete  aperti  gli  occhi  • 

POSSIDBRE  «  latino  ;  ma  forse  anche  questa  è  una  sacce»- 
tarla   degli   scrittori  di  qael  secole. 

PRECE  mascolino ,    preghiera  ;   F    Gaittone    disse  pregherà  . 
Poi   che  tal   donna  intende  il  mio  pregherò . 
Dante   nelle    Camoni  • 
Ed  alla  fine  falle  umil  pregherò . 

Il    medesimo   nella  Comedia    disse  preco  alla  Prove nial«  t 
poiché  prech  nel   mucolino  diceva   quella  naxione  . 

PRENDERE  ^  apprendere ,  imparare  :  corrisponde  a  Trado  « 
par  insegno  .  Osserté  il  Corbinelli  Pigliare  ,  par  inten- 
dorè  nel  Laber.  5^.  Non  solamente  da  questo  si  pud  ,  e 
dee  pigliare  ,  che  solamente  ad  alcuni  eccellenti  nomi» 
ni  cosi  ampio  prùvilegio   di  nobiltà  sia   conceduto  • 

PREPENSATA  pensata  avanti  :  quindi  nel  Tratt.  Vir.  mor. 
Prepensamento  fise  cercar  le  cose  ,  (alento  le  fa  fiire  • 
Altri  hanno  nel  Vecah.  Propensato  ;  ma  il  nostro  dicen- 
do nel  lai,  prespensata  in  mansione  ,  dinota  che  debba 
dirsi  prepensato  • 

PRESENTE  ,   avverbio  ,   ma  non  il   Coram  de*  latini  ,  come 
alcuno  ha  stimato ,  e  vale   Al  presente  ;   Delle   da  Signa  • 
Certi  elementi   diraggio  presente , 
Per  quai  succiente  voi  siete  contato  • 
F.  Giacopone. 


8i 

JV^m  if   ìassamù  entran 
Jurata   V  avtm  prtsmie  • 

FRIEGaRE    mito  è  iret^^eMcmcDle    ici    questa  oper*  ,  I  ttùiìù 
antichi    cacciiTan    ¥oieEi(i«ri   lo  i  avanti  aJi'  «i  u  ,  ed  o.  Ab-' 
bla  ino    nel   Boccacci    nel  li    Cantone  della    £.    Giornata  . 
Deh    i*  ti  pricgo  ,  òtguor  ^  i:ke    tu    ¥Uogit  - 

fRlMI^RMENTE  priniietameato  ,  NegL:  antichi  MS>  si  legge 
molte  volte  distiate  pnmttra  mente  ,  come  se  fossre  ccun- 
po^to  queito  avverbio  da  mente  ,  e  da  un  fuo  iggiuiirtì  : 
aad  gli  Scrittoci  di  pfo»  dicono  leggiadra  >  e  AobiU 
mente  ,  stnia  e  mirabilmente  ^  e  da  quolli  di  fi  ma  il  Jimmei- 
xa  jpeno  tal  parola  ;  onde  V  istesso  Fctr*  disic  . 
gemica  naturai  mente  di  pace . 
«   Dante  . 

Con    ire  gole    canina    mente  latra  . 

E  r  Atìosto  ^  ed  altri  pojero  la  metì  dì  qoefli  voce  Della 
fiott  d'  nn  verso  ^  e  mente  nel  prìjicipio  del  sossegiiente  . 
Oltre  ■  CÌ&  n  sciisse  parimente  ne'  tempi  andati  Ugtcra- 
jntntt  ,  e  nùhiUmente  ,  Laonde  par  che  li  ricMeda ,  che 
^uejtm  voce  ti  profferisca  come  ie  fosfero  due  ai>mÌ  fem' 
mmili.  Per  la  qttal  cosa  h  notabile  qncito  luogo  del  noiCrc» 
autore  ,  dove    sì    tratta    dilTereutem^oie  - 

PROCANTO  proemio  1  cosi  air  incontrù  TfOùffLtùP  appresi» 
i  Greci  vai  princìpio  di  citito  ,  Qu)  lì  prende  pei  prio' 
cipio    d'  ogni    «Itro  parlare  , 

FRODANO  ,  tcrrtiine  mari  nari  se  o  ^  ]«  cliioic  •  Funes  ,  qui  ex 
anUriori  iaiere  nav it  prùpUr  impHam  vtntùrttm.  tusti- 
nent    arhorem  * 

PRODIERO  ,  termine  marini resco  ;  le  chio»  •  Prodarii  qui 
cuitodìunt  arborem  ,  velas  t    Sf    anteriorem  partem  navis . 

PRODIERO  1  pur  termiae  di  mirinaro  ;  le  cbioie  .  ProJarii 
hamines  ,  qui  Hiam  rcmigant  in  prora  j  iifei*  in  ante 
fiori  parie    navis  m 

{ 


82 

(ROEMO  proemio  ;  cos\   schtrna  •  schemia  •  Dibm  nsi  «i4i« 

ro  per   varia  ,  Tarquino  «  per    Tarquinia  • 

PROFETE  profeti  «  vedi  Jariste  ;  Storia  cle|U  App.  Sicco- 
me Cristo  ,  furono   spesse  volte  Appostoli  ,  e  Proftie  €rc. 

PROFPERA  e  PROFERE  profifensci  •  Vedi  il  CasteWetro  nel- 
la Gianta  al  Bembo  ;  Dante  da  Majano  • 
Che  il  pescatore  li  proffcra  danno  • 
Vang.  S.  Matteo  //  buono  huomo  (  io  leggo  il  maV  &ao- 
mo  )  del  mal  tesauro  profeta  male  .  La  Bibbia  volgata  , 
malus  homo  de  malo  thesauro  proffert  mala  .  Cosi  «/- 
fera  V  istesso  libro  .  E  va  prima  a  racconciarti  col  tuo 
fratello  ,  ed   all'  otta   vieni  «  ed  afferà    la   tua  offerta  . 

PROFFERERE  .  Vedi  Profferire  nel  Vocab.  ;  Dante  Par.  i5« 
Per    veder    un  furar,  altro  offerere  . 

PROVINCE    Proviocie  ;  M.   Lapo  da  Colle  . 
Questa  eh'  è   donna   delV  altre  province  « 
Se  il  suo  peccato  stesso   non  la   vince  . 
Stor.  S.   Tom.   i  quali  tutti    diverse  arti    sappiamo  ^  $f 
andiamo   per   le  province  . 

PRUGNA  ,  cioè  cosa  di  minimo  valore  ;  modo  di  dire  y  co- 
me è  moco  presso  Dante  .  Ma  vedi  Fiore  ;  Cecco  Angia- 
lieri . 

Che  s*  ella   m'  à   di    mio   argento   tolto  « 
Di  farmene    ragion  tieni'  una  pruna  . 
I   Francesi   dicono  •  Je     ne    donerais  pas    une  prune  . 

PULIRE  adulare  ,  il  medesimo  cbe  Lisciare  nostro  »  e  Pai' 
pare  de'  Latini  . 

PURA  pure  ,  Lettera  di  Federico  II.  Ma  quel  lupo  inteu' 
dendo  pura  a  discuoiare  la  nostra  greggia  ,  incanta- 
nente  la  città  di  Piagenza^  che  si  teneva  per  noi  >  tras- 
se allo  spergiuro  de'  Milanesi  .  Ritorna  dunque  al  tao 
He  ,  e  non  istare  pura  in  contrario  a  Principi  Difen* 
sari  de  la  Chiesa  •  E  V  elezione  di  Corrado  .  Ma  quan- 
do  sìii  pura   ismagato  per  marosi  rincontri  &c. 


wmmmi 


r^^ 


PURE  dopo   la  paiticellt  ;   Petr.    i'  ti  pur   prego  .  Bocc.  Si 
pure  avvedrà  egli  .  f^i   pure  abbiamo    ingannati  ,  nei  La- 
ber.   tei    pur  dirò  :  e    Daate    nelle    Cansoai  . 
Però   che  7  suo  valor  si  pure  avanza  • 


V^UADBRNALB,  ^oce  marinaresca  ;  le  chiose  .  Quaderna^ 
le  ,  &  Temale  ,  quod  pracessil  j  Junes  ,  quasi  ad  idem  . 
Veggaii   nella    voce   S enaie  , 

QUADRA  9  per  maniera  ;  Dino   Frescobaldi  ,  MS.    Stroizi  . 
Trasse   Amor  poi   di   sua    nov.i    biltate 
fere   saette  in    disdegnosa    quadra  • 

QUAGLI  ,  per   (|aali  ,  pronome  ,  vedi    Tagli  . 

QUELLE  >  posposto.  H  se  persone  quelle  ,  in  Tece  di  di- 
re •  E  so  cinelle  persone  .  Ogni  ancora  si  pospone  alcuna 
Tolta  in   c[ttesto  libro  . 

QUINALE  ,  come  Quadernale  ;  le  chiose .  Funis  qui  poni- 
tur  supra    ventum    ad   tentndum  arborem    fortem , 

QUORB   coro,  o  cuore    che    si    abbia  a  dire  . 

QUORO ,  qnojo  ,  cosi  il  nostro  baro  in  vece  di  bujo  ,  ed 
altri  ,  varo  »  por   Tajo   animai   noto  • 


R 


Ri 


LACCOMANDO   raccomandamento  ,   cosi  Comando  ,  e  Co- 
mandamento . 
RALLEGRARE   rallegrarsi  ,  vedi   Diletta  . 
RAMA  ,    por   ramo  ,  qui    detto    di    nomo  ;    Antonio    di    Ben- 

signore    al    Marchese    Nicolò  da    Esto  • 

Ahi  fiorita  rama  , 

Amata   molto    dalla    buona   gente  • 

E  Franco  Sacchetti   in   un    Capitolo  . 

Che    Ulderico  ,  fuor   d'  ogni   legame  , 

f  2 


84 

Di  bene  di  valore  ,  e  di  virtute , 

Ultimo  fior%  delle  sue  gran   rame  . 

Oggi  si    dice   Tolgarmeate  ,  Una  rama  di  finocchio  . 
RATO  IN  HAMO  ,  cioè  inmmorato  ,  che  è  preso    all'  lumo  : 

di  c[aì   dei  iva   secoodo   questo   Antere   il    nome  d*  innamo" 

rato  .  Forse  a  questa   etimologìa  in    nn   sno   Sonetto    alln- 

dendo    Dante    da    Majano    disse  : 

Che  novo  canto  voi  lo  gran  valore 

De  V  amorosa  gioja  »   che   m'  inhama 

De  V  hamo  dolze  ,  che  move  d'  Amore  • 
BEDDERE    rendere  ;    Ser   Brnn,   Or,     per  Ligario .    Siccome 

reddesti    colui   al  Senato  »  coti  reddi   costui    al  Popò- 

lo  ,   la   cui   volontade   tu  hai    sempre  avuta   carissima  ; 

e  Ret.   E   a   la  similitudine  che  pone  y  redda  sempre   le 
^    sue  parole  .    Regg.    de*  SS.   Reddendo   di   ciò  grazia   in 

molti  modi  al  mio  creatore  ,  Vang.    S.  Blatt.   Reddera»^ 

no   ragione   nel  die   del  giuditio  . 
REDDI  RE   tornare  ,  tiatino  ;  F.   Gniitone  • 

Se  non  redite  dolce  speme   mia  • 

Reddirsi   al  frutto   dell*  Italica  erbai 

disse  Dante  e  redita  ;    Maestro    Pagolo    da    Fiorenxa    detto 

dall'Abbaco  . 

Come  uccelletto  per  temenza   reddo  • 
REDDUTO   rendnto  ;    Ser    Bron.   Or.  per    Ligario  ,  fog.  S^. 

Ma   se   tu   questa   lode  ti  volessi  porre  ,   che   tu    avesti 

redduta  la  provincia   a    C   benché    Piero    P^'aro  y  o  ai" 

tro  t*  avesse  contradialo  •    Nella   Ret.   di  detto  antere  sa- 
no molti   gli  esempj   di   questo   verbo  •    Stor.    S.   Sii.   Cu- 

mandò    in  presenza   di  tutti ,  che  i  figlinoli  alle    madri 

fossero  redduti  • 
REDENA   redina  ,  facile   motazione   della  /.   nella    J?. 
REDUCE  ,  REDUCBVA  ,  REDURAI ,    p^r  ridupe  ,  ridncoTt  « 

e   ridurai .  Regg.  de'  Signori  •  Dopo  questo  alla   tua    me' 


_J 


85 

moria  reduco  p$r  salutevole   ammaestramento  .   Il  Petr. 
neir  Orig.  della   Cani,   delle   trasmataiioni  . 
Benigna   mi   redusse  al  primo   stato  • 

REDURB  ,  per  ridane  ;  Dante   Par.  i8: 
Con   la  mia  donna   sempre  di    ridure . 

REM    cosa  ;  Bcltr»   Bornio  . 
Qe  per   auxel  me   teing  en,   mantas  res  . 
Re ,    rei  ,   e  rea   nel  singolare    troTO   in  quella   lingna  ,    e 
res   nel  ]ri arale  ;    rem  non   mai  ,  ma  N«   serviva    tal   volta 
per    M.   ne'  Proveniali  ,  come   anche   ne*  nostri  piii  antichi  • 
Com'  on  che  tea  lo  foco 
la   del    suo   seno    ascosa  : 
dice    nn'  antico  incerto  ;  il   che  h  restato  ne'  Francesi  . 

RENSÀ  .  11  Latino  ha  Keasa  ;  1'  istessa  eh'  abbiamo  nel  te- 
sto :  e  mostra  che  si  mettesse  per  ornamento  degli  strati , 
o  vogliam  dire  pavimenti  :  e  forse  sarii  qnella  tela  molto 
fine  ,  che    vien  detta    Rensa   ancor'  oggi  . 

RICCORE   riccheita .    Il   Vocah.  cita    F.    Goittone . 
Dante  da   Majano  . 

Cosi  grande  riccorre  al  meo  parere  , 
JVon  si  vorla   lacere  . 
11   Tesoretto  . 
jlnù  sarai   t attore 
In  grandezza  e  riccore  . 

RICHESTO  ,  vedi  Chesto  ,  il  Corhinelli  sopra  il  Laber.  /n- 
chesta  da  inquirere  ;  come  richesta  da  requirere  .  La- 
ber. 76.  Dice  piacerle  la  cortesìa ,  siccome  colei  che 
mentre  a  dovere  essere  richesta  è  stata  ,  mai  disdir  non 
seppe  .  Fed.  Secondo  al  Re  di  Scozia  •  Noi  non  richesti  , 
ma  al  postutto  celati  cantra  tutte  ragione  di  gente  &c. 
Che  qnesta  parola  si  scrivesse  cosi  «  l' osservò  anche  chi 
fece   r  Annot.  sul   Boccacci  . 

RIHASO  >  forse  rimaso  scornato  •  Oggi  usiamo  restare  sem- 
plicemente I  per  restare   scornato  . 


86 

RIMORB  Tumore. 

RISCHIARE    arrischiare  ;   M.    Cine 

jNon    che  io    rischiassi  il  cor    nella   veduta  • 

RI  SCITA  ,  e  RISC  IRE  riuscita  e  riuscire  .  Jscitz  ik  Pror^si' 
lale  dicesi   uscito  • 

RISSALITI ,  oggi  Tillaai  rifatti;  il  Lat.  novi  homines  ^  ìm 
chiose  .  Rissanti  ,  $f  est  Latinum  juxta  vulgare  Eirus^ 
cum  . 

RITRARE    ritrarre  «  esprimere  ;   Dante  lib.    2.    ne'  Sonetti. 
Si   Vi'ggion   cose,  eh*  huom  non  può  rilrare^ 
Per   lor'  altezza  ^   €   per   lor^  esser   nove  . 
11   Tesoretto  . 
E   vidi   tante  cose  « 
Che  già   in   rime  ^  né  in  prose 
JVon   le  porrla  ritrare. 
Dal    ProTentale  ;  Sordello  . 
yos  a  cui    non   aus  retraire 
Mas   mais  ,  per  q  eu  mor  temenz  . 

RIVERRAI   ritornerai  ;  Not.  ant.    9.    lo   andrò  ,    siccome    a 
Dio  piacerà  :   e  s*  io  non    rivenissi  ,  daragli   per  V  ani- 
ma    mia  ì    r  Orig.     del    Petr.     nella    Cane   delle    trasmuta- 
si oni  . 
Dopo    quantunque  offese  a  lei  rivene  . 

RIVOLLE    rivolge  ;  la   parola    con  cui    si   h   U    rima    è    ioU 
le  ,  per    toglie  ,  ove   si    noti    che     nel    MS.    Str.    72.    abbia- 
mo   simigliante    rima  ,    se    b^n  si   considera  . 
Ciò   che   ti  dà   ventura   ti   ritoglie  ; 
Ma   dunque    se   ti  dà   vita  giojosa^ 
Conoscila    da    chi  lo    mondo    volge . 

ROBBADORI  ;  Ret.  d'  Arist.  MS.  Corbinelli  .  Crncio/offe- 
cosachè  lo  detto  Telafus  fusse  rohhadore  &c.  quando 
voleva  a  ndare  in  procaccio  ,  allora  diceva  $rc,  l  Pro- 
ventali disiero  Rauhador  •  Vit.  Behr.  Bornio  .  E  Richard 
con  cui   sapcllava    Oc  e   no  ,  volta  mais  guerra  qe  ne- 


r 


^^^ 


87 

gu§    dèli   Aìgais    q  tran    g/itrc    frair^  gran    raiihadar  ^ 
€   prtzador  ;   V  au    loio    V  m\h{^itì.    na\    coEivi?rtìto    in    0  t 
BOCCA  D'  AMORE    il    luogo    della   fcsidenj4    d'  Amore  ^    io- 
condo    il     nostro    M>   Francesco  ^   dove    non    elitra    abuEi'  uo- 
mo ^   né    TI   bi    porli    p«r  cnlraivi  . 


s 


SACCENTE  ;     il   Cokcci   riconoicc    aocbe    nel    Sitolo     Sa^^ 

ante ,     Dello    da    Signa  ■ 

C<irti   eUmeniì  di  raggio   prt^tnté  , 

Per   qtmi    saccicnU   Vói    sisU  contfilo  . 

Dinte    da    Majano , 

Foìontau   {  sacciaU   )    €l  m*  fa   dire. 
SA  ITT  A  ,    abbiimo    i*gaiio  ijutl    testo   che    legge   saetta  ,  la* 

pendo    ctie    la    1.  tLma    con   U   M,   prssso    gU    amichi  ■ 
SALLIRE  ,  per    Jilìre  \    Stor-  S,    Sii.  Aitata    CostAnìtno  sat- 

litì    tu    utin   carrù  ,  il    quale   era    iiraiif    da   qunttro    ca' 

palli  bianchi  ,  e  «tiro ve  .  Santo  Silvestro  salii   in  un  luo- 
go  ad    aito  f    perchè    fgli    Joue    veduto»    Dante    m    lode 

dellMtnp.    Enrico  p 

Di   giorno   tn    giorno   più  ioile  j   e    sor  mùnta  * 
SÀLLUTO    salito   »  iMjm«    feriito  ,  coiì   per    Jo    contrurio    disse 

rimore   pet    rtunore  ,  incke    i   Latini    qnalctìt    rùììm.  cangia* 

rotio    queste    lotreie  -    Dissupat    per    Di^iipat     scfìsiC    Lti- 

creóo  :    per    simil    modo    Dante   da    Majano, 

E  ienia    ùffennoH  sono  incolpato ^ 

E  giudicata  ,  e  non    hnggio  falluto  * 
SAREN  ,    pCT    sttemo  ,   vedi    sopra  * 
SARDI  ;  le    tbìofc  ,    Eqttof    de    Sardinea  .    Senofonte    ancora 

chUma    i    cavAlU    pel    nome    de'  lor   paetì  * 
SAVENO    e    SAVlEK  ,    per    sappiamo,    e    lapevano. 
SAVl'O  dico  il    hostio    Autore .     Dante    l'  usa    egualmfnta     nel 

Purgatorio    dicendo  ; 


88 

Savia  non  fui  a^$gnachè  sapìa 
Fossi  chiamata   *  fu*  degli  aliti  danni 
'Pia    lieta  ansai  ^    cht  di  ventura   mia,  . 
SAVORNARE    mettere   U   MYorra  nella  tentina  della    barca  ; 
le  chiose  Savornari  •   Loquitur   de  carico  ^  quod  pomìtmr 
iu  fumdo   uavis  .  lì  Rnccellai  aell'  Api  . 
Come   se   fosser  navi    in  mezzo  a  V  onde  , 
Che    il  peso  ferme  tien    dalla    zavorra  . 
SBOCCATO  ,   altroTe    Bpcchiduro  ia  (|mesto   autore  ;  il   V»- 

cab.    porta    n»    solo    esempio  del    Morgante  . 
SCANDAGLIO;    le  chiote ,  Scaudalia  ,   funes    ad    tentam- 

dem  fundum  ,   Sr  altitudinem   aquarum   agnosdtndam  . 
SCHENELLA    sdiienella  ,   difetto, 
se H [SA,  vedi    A    schisa. 

SCIFARE  schifare;   F.  Giordaoo  ;    Ma    se  queste  cose    egli 

sci  fosse  f   allora   sarebbe  come   pietra ,   o  come  sasso  du^ 

ro  ;  il    Corbinelli  annotò  scemito    in  vece  di   schernito   ìm 

Set    Brunetto  • 

SCISO   storto  f  A    schisa    che    anche   trorò   a   scisa  ,   Tale  a 

schiancio  . 
SCRESCERE,    il   contrario   di   crescere. 
SCRIBO  ,  Latino  ;  il  Petrarca  . 

Talor  9  eh*  odo  dir  cose ,  e*a   cor  describo  , 
Perchè   da    sospirar  sempre  ritrove  • 
SCUDIERE  ,    sino   a   certa  età    in   quella   stagione  ,  per    len* 
dersi   atti   alla    cavalleria ,    servivano   i    nobili  gioTanetti   ai 
cavalieri  «    come     si    raccoglie    dalle    chiose    de*  Documenti 
.    del  nostro    autore .  Né    le    giovanotte   donzelle    erano  esenti 
da   ciò,  essendo  >  come    egli   stesso    dice   per    l'autorità   di 
Giovanni    di   Bransilva    scrittore    Provenzale  ,    convenevole  , 
che  stessero  a  servire    altre     donne,  sino   all'  età   di   dieci  an- 
ni  compiti  • 
SCUOVRA    scttopra  ,    scovrire    sì  legge   sempre    in    vece    di 
scoprire  per  questo   autore  . 


"^swiii 


^ 


89 

SDETTA   ndgatiTa    »inoT«Yok   nel  farsi  i  complimenti . 
SE ,    per   sete   Terbo  :  Cane  ,   per    Canile     asserisce   Varrone 
ciie   dicevano  i  Latini  ,  così  ,  age  ,    per    agite  ;    Danto     da 
Majano    so   per    sono  • 
Servente  voi   so   stato   in  buona  fide  • 
R<t*    à*  Arisi.    MS,    CdiÌiìqcIIì  .     l'i  ,  e  Cerro    li    paetl  e    U 
costumi  di    molte    diverse   g^nii  :  è  quel    verso    d*  Omeri» 
tradotto    da    Orsiio  . 

Qai   Morei   hominam    muliorum.   vidii   &    urifu . 
SEDERE   per    convenire  ;  Pii tota  di    Bernardo    Silvestro  « 
Maie   siede    nel  giopane  essere    conoscitore   de*  i^ini  *  Fria- 
co   Sieebetri  .  Come    risiede    bene    eh*  un   giovane    &t;* 
SEDERE  A    BANCA  ,    come    ledete    1    aetannM  ;  Dint^, 
Or  chi    ."<'  tu   che    l'uai  sedare   a  tcrnntt^  g 
Per    giudicar   da   lange    mi  ile  iniglta  f 
SE  FIORIRE    ,  eoiV  se  privare  ,   borirsi  »  ©  privatsì  ;     D«Tite 
nel    Convito     poie    U    piftìceUa    se    alk    Francese  ,    decorna 
fece    ti    nostra  ,     Jucùra.    dei   nùn   potere  ,  e  del    non   tu* 
pere    hene   se    muovere  ,  se   più    volte    l'  uomo    «OA   i    *»!- 
iupfrato  , 
SECCIA  dimoia  ,  in  simìte  iignìEcato    dine    fta^%a  . 
SEGNARSE  AL  SOLE    fani   U    ctcce    al    Sole    oricaie  ;  Pere* 
30    de'  Donati  <■ 

éiV  ora    mi    segnai    verta    il    lavante  , 
Noa  pure    il  Sole  >,    m*    come  t   In    qi>?fio    lutoie    li    <egn** 
vano     anclie   ai    pianeti;    quindi    M     Oneito   di    Bologna. 
StelLt    d'Jmore  ,    a  qual    ati    sttn    segnato  • 
Se    peto     iielU     d'  Amare    non  è  il  Sole  ^    come    dìcomo    |U 
Accxd  <    della    Crusca  ,    cke    sìa    Dame  > 
jLo    bel    pianeta    eh*  ad    amar   conforta  * 
Segnare  ^      per     far    U     etere  ò  aoclie    io  Dtnie    tnf   lOt  « 
Gio.   VlLU&l  \  mm    piìi     anticamente    in  TcrtoUUao    alla    ina 
Donna    1     latehane    cum    Ucttttum  ,  Ù   ^um     corpuscufaìm 
tuitm  Sfsfiùi^    Vedi    SoU  . 


'I 


r 

1 


i 


I 


90 

SE6UISCB  seguita  ,    termlaatione    i»*  composti  ,    essegnUce  , 

coBtagttisce^  sei  Tesoreuo  . 

Che  la   buona   natura 

6i  rischiara  ,  e  pulisce  « 

Se  il  buon*  uso  seguiscc, 

11    Bocc.   in   iiD   Sonetto  . 

Che   quasi  a  dito  è  per   tutto  mostrato 

Chi  con    virtù,    seguisce  altro    lavoro  . 
SEMBLANTE    sembiante  ;  Rei.   d'  Arist.  MS.   CoikinelU  . 

Rappresentavano    li   sembianti  di  coloro  delli  quali  par^ 

lavano  • 
SEMBLANZA  aembianu  ;  Gaido   dalie   Colonne . 

I  alluno    entro  è  forzato  far  sembianza 

Di   non   mostrar  ciò  che   lo    meo   cor  sente . 

II  Tesoretto  . 

£  fue   questa  sembianza 

Lo  mondo   in  simiglianza  . 
SEMBRANZA  «  per  sembianza    Federico   II.  MS.  Vaticano  . 

S*  eo    miro   vostra  tenera   sembranza  • 
SEMBLARE  sembiare  ,   parere;  NolTo    Baonagaida. 

Aimi  lasso  che   dolce  9  e  dilettoso 

Incomincia  V  Amor^  eh'  è  tanto  amaro  ^ 

Mi  sembla  or  suo   savore   velenoso . 

Ser  Lapo  Gianni  • 

D*  Amor  sorella  mi   sembla   al  parlare  • 
SENALE  «   termine    marinaresco  ;   le  cUose  •  Funis  cum  qua 

caricatur  ,    servii   etiam  arbori  • 
SENDALI  9    il    Latino   Syndon  ,  forse   il  zendado  •    Ne*  R»« 

manzi  Francesi   spesso   si   fa   menzione   di   ^nesta  voce  Sen^ 

dal  per    Telo  >  e  ▼oste  leggiera   di  Dama  . 
SE^BTUTE  Tecchiezza  ;  Dante    in   nna   Cans.  disse. 

Poi   nella  sua   se  netta 

Prudente  ,  e  giusta  ,  larghezza  se  n'  ode  • 


9* 

^  Lo   st«Mo    Par*  3i>  sene. 

C  re  dea   veder  Beatrice ,  e  vidi  un   sene  . 
SENESTRA  ,    il  Petrarca   Trionf.    d'Amore   capitolo  fecondo. 
E    quella    che  la  penna  da  man    destra  > 

Coma   dogtiota  ,  e  disparata    scriva  , 
E    *l   fsrr(ì    Ignudo    titn    da    U    sene$lrù  . 
Da'  Frovenisli  ^   iJ    HoiuflDZQ'    àtigU   ncellì  da    ctc^ix    di  Ovm* 
Je    de    Pruìit  ,  ^ 

I  Qi    voi  auittjr    ìnar  per  sa  ^  i 

Leulo   ab    la    semstra.  ma  . 


I 


SENSA  ,    per    leaia    ne'  mottetti ,    serti*    ^h  ^    in     cambio    et 

seni'  vie  f    alla    Smfic  , 
SENTIR  DEL  PAGANO  5  lì  Bocc.    jfwfi^i    dello   scemo  ,  T  ì- 

stesso  ,  e  il    Vcllttii    SiTìlit'a    dd    gutrcio^ 
SENTIR   VIZO  j    quisi  il  iriedeiìino    di  sopri  ;  i  Litini  Olere  . 
SERA   SERAl  SERANNO  SERIA   iERO  ;  Ser    Bruii.  Ret,  E 

Sifà    qmHo    libro    m     cintiue    trattati^    Fruacù    Saccketli 

nelle    Rime  . 

Ci  ancella    mia   che   nuova    ciancia    cianci  , 

Cerli   seran   che  li  Urraa  ciarliera  . 

Mp    Rinaldo    d'  Ac^niao  . 

Cerio    Madonna   mìa 

Btn    seria    canmcenza 

Ch'  .imGr  voi    di  stringeste  . 

i    Pfovcntali  ,    €ùs\    dice* no  \   Qar  U   romptigne$  atfian   ad 

et    protrtes   q   fi    noi  ti   ìerian    al   encùnCrtA  * 
SERVARE,  per   tìi%etvàte  ;  Pref.  %itt,    S,    Paolo.  Uice   che 

il  Siilhalo  ,  e  gii  aìlri    dk  solettnl    nnn   SÌ   dehhiitta  guar* 
dùre\  ni  setvart  '{uvito    che  la    Ìt^g«  comanda  ,   $9t  flt«ii. 

Etìc4    ^B. 

È   dftlo  juslo    t  uomo    ohe  sfrva  !a   Ifgge  , 
SERVIRE    Lt    piacere. 
SE R VISO  ,  servigio  . 
SESCALCO  e  SISCALCO    Siniscalco    |^U   «nticy  ;  il  Pulci  mrl 


I 


92 

.  Morginte  >  e  1*  Ariosto  noli'  Orlando  dUtero  Scalea  ;  Ser 
Btan.  Tes.  MS.  EgU  è  detto  celaianunte  per  io  Òesc^l- 
co  del  R0  d'  Inghilterra  ;  siccome  vi  si  pensava  d^  osa- 
re  tradimento  • 

SESTESSO  ,    per  sestessi  ;  Danto  il  Dumero  del   pth  po9o   p«& 
Bunero   del  meao  ,  dicendo  Inf.  15* 
Così   disse  il  Maestro  ,   ed    egli   stessi 
Mi  volse  «  e  non  si  tenne  alle  mie  mani  . 
e   Par.    i5. 

Siccome   il  Sol  che  si  cela   egli   stessi  • 
Il   Dosrio    fo    il  contrario  . 

SIA  tu  sii  .  Vedi  jibbia  .  Not.  ant.  68.  Per  Dio  dmnqmc 
sia  savio  ,  e  quando  tu  gli  darai  bere  ,  strìngi  la  ÒOC" 
ca  e  'l  naso  • 

SIBILLA  ,  dal  verbo  Sibillare  ;  M.  Gino . 
Grazie  ne  rendo  a  chi  ver  lui  sibilla^ 
Che  il  vino  dal  suo  fiasco  è  peggio  d*  acqua  ^  rima  con 
Javil,la  .  Melchiorre  di  Coppo  Stefani  •  Cosi  sibiUaio  e 
parlato  ^  lamento  n'  andò  a  Pallagìo  ,  e  altrove  :  Ta^- 
ira  parte  ne  presono  sospetto  ,  e  sibillarono  il  Baporo^ 
tanto   eh*  egU  ritornò  a   Lucca  • 

SI  CIMA  i  colligatur  ha   il    Lat.   se  i  MS.   non    avessero  co- 
me   si  è  stampato  >    leggerei   si  vima  ;  Dante  Par.  29. 
— — ^— — ^  stringe  potenza  con  atto 
Tal  vìme  f  che  giammai    non  si  divima  • 
•   notiti   la  simiglianza    di    questi    luoghi  :    V  istesso   Dante 
disse   altrove    vime    per  legame  • 

SIGNORIA   governo  ;     il   Sacchetti    fa    alcune    rime    nel   cui 
principio   si  dice  •  Franco  per    li   Rettori   che  vanno   in 
Signoria  «  e  comincia . 
Amico  mio   quando   vai  per  Rettore, 
La  prima  cosa  cerca   avere  onore  . 
E   si    avvertisca   che  detti  versi  sono   dell'  istessa  marnerà 


OT 


95 

ài  nm%f  €^0    qaelli    dalia   Giatdtu   del  Barberino»   cioè 
dae   Torsi  Ticini  legati  dalia    medesima  rima. 

SIMIL  f  per  similmente  ;  Dante  ne*  Sonetti  • 
E  simil  Jàce  in  donna  huomo  valente  . 
il  Vocab.   cita   dne  Inoghi    di    Gio.  Villani. 

SIONE  ,  per  dichiarar  qnesu  toco  fare  nn*  estratto  di  qnel 
che  ne  scrire  V  istesso  M.  Francesco  Quel  che  sìa  Sio' 
ne  (  die'  egli  )  non  si  paò  proprio  descrÌTere .  Ma  egli  è 
una  specie  di  Tenti  inTolti  con  nuToli  >  che  tirano  snbi- 
bito  altre  nuvole  noli*  acqua  del  mare  ,  e  dall'  acqua  riti- 
rano lo  nuTole  piene  di  umori  ,  e  con  impeto  ferociisimo 
gonfiate  ogni  cosa  aisalitcono  ,  e  queste  sono  per  avven- 
tura quelli  che  dalle  donne  ,  e  da  fnnclnlli  Tengono  chia- 
mati Mozzoni  .  O  Toramente  devo  dirti ,  che  le  nuvole 
cho  ascendono  ,  trovando  qnei  venti  insieme  involti  ,  con 
la  gravità  propria  tirano  quelli  al  basso  ;  e  i  venti  poscia 
con  la  loro  leggereata  tirano  quelle  in  alto  .  Questi  Sio- 
ni sono  ben  conosciuti  e  temuti  dai  marinari  .  Si  potreb- 
bono  ancora   chiamar   turbini,  e  folgori,  oggi    detti  scifoni* 

SNATURARE  ;  la   Crusca  ha   snaturato  ;  il   Sicolo     disaa^ 
tura  f  F.  Guittone  • 
Scusandomi   eh'  Amore  isnaturato 
Ogn'  ora  in  tal  guisa  m*  afferra  » 
Ser   Bonagiunta  • 

•Si   m' incora  ,   e  m' innamora  « 
Che  mi  snatura . 
Trasnaturart   ancora  ritrovò   il    Colocci  nel  Sicolo  . 

SO  sua  ne*  mottetti  :  gli  antichi  Latini  dissero  Sas  per  sua$ 
Ennio  • 

Virgines  nam  siti  quisque  domi  Romanus  habet  sas  . 
Nel  nostro   questo   è  nn*  accorciamento     del  soa   dalla   Pro- 
ventale  • 

SOFFERÀ  ,  per  sofferisci  ,  così  Proffera  ,  1' eleslone  di  Cor- 
rado figlinolo     di  Federico   II.   Jmperadore    in  Re    de*  Ro« 


94 

nasi  •   0  eh€   sofferà    che  siamo    ahhattuiè ,  t  piegate  ; 

quasi  non  ami  fede    chi  mette  a   non   calere  1*  armaém- 

ra   della  fide  •    Sn   Braaatto   T«t.  B  quello  peccato    che 

meno  Dio  lo  sofferà  ;   U  TeaioM   ài  GnUo  Cabasas  ,    a 

Ai   Beltram  da   la  man  . 

Si  tu  diitetx  mal  hen  es  dretz  q  eu  sofferà^ 

Onors  m  en  creis   entre  la  bona  gen . 

Pitt.   $•  G Iacopo  •  Beato     V  uomo    che  sofferà     le     teuia^ 

%ioni  •  Vaog.  S*  Matt.   Bd   offera    V  offerta  ,  la   quale   co- 

mandò   Moisè , 
SOFFERAI ,  a  SOFFBRRAI  ;  Set    Brno.  Rat.   fol.   148.    So/^ 

ftrrete  voi  che  per  uomini    aventizj  sia,  o  Cittadini.^  smh~ 

Jugata  f   Labar,  E    nel  mondo  là   dove    io  sono  «    assai 

minore  tormento  sofferrei  «   che   quello  eh*  io  sostengo  • 
SOFFRENTE  >  il  Sicolo   ka    soffrente ,  carne  asflerisca    il  Ch- 
iocci ;  Daata  4a   Bf «jaao  • 

Seruiraggio   anco   dal  mal   più  soffrente  • 
SOFFREKZA    tolfaraaia  ;  Gnido   CaTalcanti  . 

E   la   so  frema  lo   sergente  ajnta  . 

Master    Rinaldo   d*  Aqa  ioo  . 

Dice  come  dolente  : 

JVoK  può    tanto  durare  « 

Che   vinca  per  so ff rema  • 

M.  Gino  • 

Che  soffrenza   mi  ripeta  « 

Ma   non  posso   veder   quella  pianeta  • 
SOGLI  ANO    sogliamo  ,  coma   siano  ,  par  tiamo  «    ed  altri  • 

Vedi  Andiano  . 
SOLAZZO  >  a  SOLLAZZO    h    nsato   dal  nostra   Amore  • 
SOLCI  ;  il   Rim.   Provantale  ,     Solz  ,    Carnes  in  aceto  «  del 

testo   vedasi  il   Vocab, 
SOLE  .  Qnl  si    ragiona  dall'  an  tore  dei  segni  di   croci  ,  e  dell' 

oraaione  ,   e   di   altri   onori  «  cba    ai   facevano   da    certi   sn- 

perstitiosi  del  sao   tempo   Terso   1*  Oriente  •  È  vero   che  gli 


m 


9* 

•ntkkì  Padri  ddlm  nostfA  Eèligione  ^  corae  S,  AgoìtinQ , 
S.  Biiitìo  t  St  GiO^  DATnascena  ^  Oiìgenc  ,  «  T^rCDllUno 
tiiastrano  cbe  si  udorasse  li volto  aU*  Orienta  ;  ma  crescen- 
do In  tuperatitlone  questo  asttko  costume  contrai  di  e$so 
dice  S^  téone  nel  sermone  7.  ddli  Natività  del  Si|nOTe. 
£}t  taliba*  institulis  (  favella  do  Prifcillianisù  )  ilia 
etiam  giniraittr  impietas  ^  ul  Sol  inchaaiione  diurnm 
lufis  e^urgitij  a  quiòusdjm  insipicntfarihif  xie  loci$  ami' 
jitntioribus  adnretur .  Quod  tiùtitiulU  ettatn  Ckrisiiaui 
ad 40  religiose  facere  putamt  ^  Ui  pnusquam  ad  B^  Pe- 
tri  ApOitoii  Basili  cùm  ^  qum  uni  Dea  ri  pò  j  &  tvrr> 
ai  dedica  ia  ,  perveniunt  ,  superati  $  gradiènti  ,  qathus  ad 
suggestum  flr*E  su  peri  or  is  a  se  tu  di  tur  ,  converso  cùrpore 
ad  nascenttm  t£  Soìem  defieciunt  ,  &  curpatts  cervici' 
bus  in  hùnorem  sé  splendidi  orlns  inclinant  .  Quad  fis' 
ri  paHim.  ignorantia:  vìììo  ^  pariim  paganitatis  spiritti  ^ 
muUum  tahtscimuf  ,  &  dolemtts  :  tjttìa  etsi  quidam  for* 
le  creatoretn  pùtius  ptUchri  liitnirtis  ,  qtiftm  ipsum  lu* 
men  j  quod  èst  creatura  ,  venenttur  ;  aèitinendum,  la- 
men  est  ab  kajunaodi  specie  o^cii  .  Tuttnvoha  durò  fi* 
no  al  tempo  del  Birberinu  ^^  e  il  Petr^i  ca  incV  egli  dice  t 
Cosi  tni  speglio  a  salutar  l'  Aurora i 
£  'l  Sol  ch'i  Mvo  , 
Vedi  Segnarsi  al  Sole . 
SONETTO  .  Questo  udìco  sonetto  abMamo  rìtrov^ito  del  no- 
stro M-  Francesco  ^  in  nn  MS.  aniLcbissiino  ,  donato  atU 
LibrerU  Barberina  dall'  Abbate  D.  Ferdinando  UgbeIJi  Fio* 
rentino  ;  scritto  ^  eotno  li  vede  dalli  miniera  ,  nelle  pfti 
di  Lonibatdia  ,  e  da  noi  pubMìcaeo  come  egli  proprio  li 
t torà  ^  ContinniT ano  gli  anticbì  due  versi  nell'  isteìss  rì^ 
gi  1  fciìvendo  ì  sonetti  ;  e  cosi  è  ancfae  noli  Originalo  del 
Fenarcìi  della  VtticanA  ,  ed  in  tutti  gU  altri  testi  ptà  vec^ 
cbj  :  Ami  Diate  da  Maiano  io,  un  suo  a  Madonna  Nioiti 
scampato  dt    Giunti  ^  volendo    sigoifìcjiie    a    lei    il    suo     no- 


■M  «  le  dice  «  ch«  gaarA    p«r  testi ,  cioè  i  capiTersi  ,    dhe 
^bìtì     lo     troTerk     espiesfo  ;    tantockè    tendo     questo      so- 
netto   stampato  «  come    oggi    si   costa  ma   verso    per    ▼erso  , 
diviene   cosi   oscnro  ,  che  non  s*  intende  :  ma    s'  apre   il  sm» 
senso   leggendosi   ali*  antica  >  e  si    trova  DANTE  • 
Di  ciò  )  eh*  audivi  dir  primieramente  « 
jivea  talento   di  saver  lo  core  , 
J>ion  come  andivi    il  trovo  certamente  ; 
Tanto    v^asHgna  saggia   lo  sentore  , 
E  poi  vi  piace  eh*  io   vi  parli  bella , 
Sacciate  no  ;  che   ben  son   d*  un  volere 
Per  testa  lo  meo   dir   vada   cercando 
Gentil  tnia  donna  di   vostro  laudore  • 
Se  fosse   ver  ciò  ben  compitamente. 
Ma  per  un   certo  di  vergogna   fuore. 
Che   move  e  vien  da   voi  sovra  saccente  • 
Se  *l  cor   va  dalla  penna  svariando  ^ 
E  se   V*  agenza ,  el   vostro  gran  savere  y 
Se  di    voler   lo  meo  nome  v*  abbella  • 
È  da  notarsi  cbe  questa  voce    Sonetto  ,  è  nome  ,   clie    man 
pur  si   conveniva  a  quella    composizione  di  quattordici   ver- 
si  legati  con    rime  a  certo   modo  ;   ma    era    comune   anche 
ad  altre   poesie  ;  e  Dante   appella  sonetto   nel   libro  della  vì« 
ta   nova  tal  componimento  ^  che  giuttimente  si   direbbe  can- 
«one  f  essendoci   vsrie  sorti   di    rime  ,  e  qual   verso   lungo  , 
e  qual   breve  «  ano  al  numero   di  venti  :  e  comincia  . 
O  voi  ,  che  per   la  via  d*  Amor  passate  , 
Attendete  «  e  guardate  . 

Poi  finito  eh*  egli   l' ha  «  dice    nel   dichiararla  .    Questo    M- 
netto  ha   due   parti  •  Trovo   ancora    nel   MS.  Stroui  »  che 
Giovanni  degli   Alfanl   scrisse  a  Guido  Cavalcanti  • 
Significatimi   in  un   sonetto 
Rimatetto 
Il  valore   delia  giovane  donna  y 


■'^w^ 


97 

Che  ti  dicti 

^  Fa  di   me   quél  che   t*  è  riposo  • 

^  Né  qnesto   nome  sonetto  è  preso    così    largo    da'  nostri  soli  ; 

ma    si  bene    di'  Maestri  ProveaiaU  ,  poicU  Elias  Carel    chlii- 

t  tna    sdii«iio    qaeìU    canioao  cbé    ptìncipU  . 

P{ts   Q    ai    la  fusi  ila   ti^l   garriér  , 
Farai    mi  ^ai    so  net  * 
Pietro  d*  Alvernia    ilice  : 
jih  joi    qe  ìA    demora.  ^ 
$ 'utili  un    snnet   fai  re  * 
£d    AinaMo    Daniollo  . 
Ma    esi   Aaatl  i;aende    Uri  < 

Ne  ftd  «kano  tochi  cìh  ineravti^Ui  ^  impeTciocchè  come 
ibbbmo  deriTito  Ja  niolio  mottetto  ;  così  san^tto  è  di- 
iiiliiu[LTo  di  suono  ,  pigliandosi  suono  per  una  som  di 
cantare  /  onde  il  Boccaccio  ,  cbìam»  suona  ^uelU  canno- 
ne ^  che  fece  MÌco  Sa  Siana  al  Re  Pietro  à'  Aragoni  per 
Ih  Lisa  -,  che  è  ben  di  tre  stame  ,  CLU^cheduna  dì  dieci  ver- 
si t  sesta  il  principio  ^  in  cai  it  spendono  1  «noi  quattro 
versi  ;  E  Franco  Saccbetil  disse  : 
Che  ti  1^  ani  asse  o  suoni,  o  madrigali  - 
E  nel  La  ber.  V  bteiio  Bocc,  cart.  7x  Can  sorti  ,  sui>ni  ,  < 
màtiinAie  ,  o  simili  ,  più  che  altra.  voUntieri  ascolta* 
va  *  CoiX  duni^ue  da  suono  sonetto  ,  «  da  matto  rooiict- 
to  j  e  da  cantare  |  detivatono  cantaretto  i  la  qaal  parola 
s*  incontra  spesso  leggendo  i  ProventaU  Trovili!)  ri  .  Fot  se 
dil  non  esTSere  ancora  ben  bene  pte&isa  la  legola  del  so- 
netto n  lucono  in  tjuesto  del  nostro  aotore  quelli  duo  TOr- 
ai  ,  che  ritniao  col  quattordicesimo  -  Questo  itguitimento 
4i  rima  ta.Ivoka  si  vede  ancora  in  quaklie  Cabala  de' 
Documenti  d'  Amo^e  ,  ed  è  uio  FrovciiMle  »  qniluietìte  4Ej- 
biamo  in  alcuna  delle  loro  cannoni  ;  ed  è  stolto  anco  <ie- 
goii^to  da'  nostù  :  siccbè  Danto  nella  Tita  nuora  cbÉ^ina 
queste    lime    aacdU    delie  canzoni  ;  il  Petrarca   fece   anch' 


•gli  ^  qvetie  legaaci  rime  ad  tlcon  sonetto  y  .eorae  si  scor- 
ie dal   suo    Orig&Mle  ;  ma    sono    questi    tali     pinttosto     £b- 
miliari  ,  e  fatti  per  ischerto  ,  che  da   senno  y  e  gravi  .  E  da 
qnest'  nso    avviso    che     siano   usciti  i  sonetti  «  che    si   chia- 
mano   con   la   coda  . 
SOPERCHIO  DI  SPERANZA  ;  M.  Cine. 
Chiamando  per  soperchio  di    dolore 
La  morte  ,   come   mi  fosse  lontana  . 
SOR  sopra  ;  Fed.  II.  Imperadore  . 
Et  ho  fidanza  che  lo  meo  servire 
Aggia  a  piacere  a  voi  ,  che  sete  fiore  « 
Sor  V  altre  donne  avete  piii  valore  . 
Ser  Lapo  Gianni  . 

Eo  laudo  Amor  di  me  a  voi  amanti  , 
Che  m'  ha  sor  tutti  quanti  meritato  . 
Il  Tesoretto  . 
Incontrai  uno   seolajo 

Sor  un  muletto  hajo  «  .^ 

Che   venia  da  Bologna. 
Indi  ,  sormontare  »  sorvolare  ,  e  slmili  . 
SORGIUNGE   iopraginnge  ,  cosi  Dante   da  Majano  .  _,    , . 

La  figura  che  già  morte    sorvene  •  .  *    •  .  • 

SOSTARO  ;  le  chiose  .  Sostarius  ,  qui  attendit  ad  sostane . 
SOTTIGLI  ,  per  sottili  ;  vedasi  quagli  ,  fidegU  ,  •  tagÙ  . 
SOTTIGLIANZA  soiriglieiM  ;  U  Tesoretto  . 
E   vidi  ìif  bello   staggio 
Scritto   per  sottiglianza  : 
Qui  sta  la   Temperanza  • 
SPENNARE  ;  il  Lat.  enudare  ,  vai  privare;  meufora  tolu  dagU 
accelli  ,  le  cai  vesti  sono  le  penne  ,  le  chiose  .  Dicit  Uttera 
vulgaris  ,  ispenna  idest  pennas    ei   trahito  ;  quasi  dic^ 
vestes  . 
$PERA  >  termine  marinaresco   del   mare  Adriatico. 
Ariosto  Fnrioso  e.  19. 


^ 


99 

Rimedio   »  questo  il  huon  nocchier  ritrova  « 
Che  comanda  gittar  per  poppa    spere  ; 

E  caluma  la  gomona  ,  e  fa  prova 

Di  duo  terzi  del  corso   ritenere  • 

Le  chiose.  Speras  ,  ligantur   enim  plures  fasces  ,  &  proij- 

ciuntur  in  aquas   retro  naves  ;  ut  non  sic  naves  currant 

fractis  themonibus  ,   &  dicuntur  sper»  >  quasi   res  qua  fa* 

ciunt  tardare  progressum  .    La   Donna    ili  Guido   Orlandi 

credo    che  voglia    dire  il  medesimo  • 

Perchè   la  buona   spera 

Fermato  nel  cor  aggio  • 
SPERANTE  ,  chi  spera  . 
SPERNA  dispreita  «  verbo  ;  così  Spernata  ;  Fatto  degli  Ul>erti, 

Ira  f  superbia  ,  e  crudeltate    spernere  . 
SPERNATA  spreuata  • 
SPESSE  ORE  spesso  ,  sovente  ;  M*  Tomaso  da  Faensa  . 

Spesse   ore  V  ò  veduto  adivenire  • 

M.  Gino  MS.  Stroui . 

Che  sente   delti  suoi   colpi   spese'  ore  • 
SPIAGER  dispiacere  •  Splager  ho  trovato  in  moVjti  • 
SPINA  tottiglieisa  ,  per    metafora  . 
SQUARTATO  PETTO  ,  così  il  Petrarca  . 

Che  squarciato   ne   porto  il  petto  ^  e  i  panni  • 

e   D<nte   dice   del  core  . 

Così   vedess*  io   lui  fender  per  mezzo 

Lo  core   alla  crudel ,  che  U>  mio  squalra  • 

ove    notisi  squatra  in  vece  di  squarta ,   come   scrisse    an* 

che   nella  Commedia  • 

Graffili  gli  spirti  gli  squoja^  ed  isquatra  . 
SQUOVRA  scaopra  ,  discaopra  ;  Francesco  Ismora. 

Fostro  parer  cernite  d*  esto  gioco , 

Cemiteime  vostro  saver   disquovra  • 

Si  dice  anche  quere  ^  e  cnore  • 

8  3 


SRA ,  SRAI ,  SRANKO  ,  SRETE  ,  SRO* .  Cibz.  o  laodi  Spt- 
ritoali  de*  Bianchi . 
F0r44   rimarrà   terso 
Dt  U  "(Colpe  fetente  ^ 
Che  'i  tengon   sì   offuscato  « 
£   srà  mollificato  . 

STAGGIO    albergo  ,  stanta  ;  il  Teioretto . 
E    vidi   in   bello   staggio 
Scritto  per  sottiglianza  : 
Qui  sta   la   Temperanza  . 
▼iene   dal  Proventale  ;  La    Contessa'  di  Dia  . 
Per  q   iea  vos  man  lai   on  es   vostre   strage  . 
Al  secondo  numero  ,  con  matti   staggi  ,  è  metafora  ,  •  ve- 
ramente  ciò   che   significa  presso    Cadenet  Proventale  • 
Tan  m'  agrada  vostre   strage^  t 

Vompna  ,  e  tam   mi  son  platea  . 

STAMPARE  sost.  abbiamo  che  col  caltolaìo  si  debba  tratta- 
re d*  un  bello  stampare  .  Il  Lat,  De  stamparam  ingenio 
cum  cerdone  .  Dino  Compagni  .  , 

£   sì  sovente  non  si  stampan  scarpe,  ^  .   , 

£m  ttsaiua  d'improntare  nel  cnojo  blenni  fioifOf^.,  e4  4m« 
..  legg^ladile  a  ^nelU  stagione  ^  oggi  lo  stampare  presso  qnesti,  ar- 
tefici «  si  è  ancora  il  far  <|nei  fiori  ai  calibri  «  p^r  i  .qnalf  .ai 
mettono  i  paHfl  9  ch«  gli  tengono  legati  a*  |pìe4i  .  X  ^^  ^^ 
Secolo  ded*  Ubaldini   Autore  della   nota  .  ), 

STANO  stanno;  in  Marco  Polo  del  Moschi  fol.  45.  stano  è  scrit- 
to 9  come  si  legge  in  qnesto.  luogo  .  ^ 

STAZONB  •  Domuncula  ha  il  Latino  ;  il  Bocc  nella  Tita^  di 
Dante  •  Egli  essendo  una  volta  tra  V  altre  in  Siena  ;»  ed 
avvenuto  per  accidente  alla  statone  d*  uno  speziale  . 
Franco  Sacch.  Noy.  di  M.  Ridolfo  ,  e  del  caltolajo  •  Mostrò 
d' andare  a  solazzo  per  la  ferra  ^  et  andando  dove  gua- 
sto ealzolajo  stava  con  la  sua  statone ,  e  M»  Ridolfif  sì 
ferma  ^  e  dice  &c,  GioTanni  detto  il  Pecorone  lasciò ,  sg^^tq  « 
NoT.  3.  gior.  9.  Rizza  uno  statone   delV  arte  sua  \  e  nitrose 


ICl 
€ofiu\fU  noite  si  mhi  tiita  barta  ,  et  un  tapperane  t 
H  andò  alto  stazoné  ,  ave  si  vendeva  questa  vite  Ita  , 
Di  queste  aaroiìU  si  viene  i  conQ^cere  che  stazone  è  lo 
itejfcf  ctiD  lioite^ft  ,  quindi  Uazanierc  per  bott^gijt»  ;  fol- 
gore p 

Per   dar*  ad  o^nt    itatonUr   guadagno  > 
Torchi  j    doppier  ,  che    vanghiti   da    Chiarita  \ 
Confuti  ,    eitriata    da    G&eia  ; 
Bea  ciaicutt'  ,  e  conforti  il   compagno  . 
Fm   Giaeopo    di    Clc$sot«    cbisma    statone  j  qneUa    che    nella 
sci'ccbLeri    ora    sì  chiama    Casa  . 

STENDER  L*  ARCO  ;  Dante  . 

j41   quale    ka    or  ciascutt   disteso    l*  arco  . 
nel  Pur g.  ig".  ;  ma  nelle  Cmioui, 
Distendi    l'  arco   ttto  ^   il   che    non    esca 
Piala   per  corda    la    saetta  fuor  a  . 
In  proposito   del  noi  Ito  tutor*  \  Orarlo . 

neque   semper   arcuiti 

Tenda    Apollo  » 

STRACCI  A  ^  nel    numero   del   p!b  ,  Jtraeeì  ^ 

STRACCIARE  ALTRUI  }  abUamo    nel    Bocc,  e  pit    cornane- 
menie  lacerare  f  in  sìgiii&cato  di  dir    male  ,  di  qui  itr»taie« 

STU  ,  per  se  tu  ;  Datite  Mh,  s*  Sua. 
M  Sin  mi  dici  ;  come  'L  sai  che   'l  sento  .   M,  Cino  » 
Guarii  d*4mor  se  tu  piangi  %  o  stu  ridi  * 
Faiio    degli    Uh  erti  ■ 
B  sta    volesti   dir   come    il    so   io  - 

*    Franco    Sicchecti    ndle    rime.  J^\*làf^ 

Ma   guarda    stu    sarai  ,  ^       ^.  ,* 

Com'  io  ,    c/i'  amando    ho  fatto  ptk   sonati  ♦ 
M-  bncito  ,  ** 

A    morir   m'ha  condotto,  e  sta   noi   credi  ,  * 

Mirami  gli  occhi   morti    in    la  cenfice  : 

SUBDURE  ,  forse   metter  tot  lo 


SUBJBTTO  ;  St«r  %.  Sii.  Se  quello  cht  nt'  figUmaU  de  se- 
mici  i  già  ttrvaio  ,  nt'  JigliuoU  dt*  vostri  suèjtUi  mol 
urineremo  f 

SUBITANZA  9  eoti  ùvaiecianta  . 

SUBTRARB   «ottiarre  ,  wài  Trare  . 

SVITI  ARE  leTsr  di  ▼»io  ,  come  svezzare  >  e4  altri* 

SUO  ,  e  mo  i&  lii«go  di  saa  ,  e  taa^trorasi  spato  in  qoetto  Am- 
tor«  ;  eà  ìurwne  etemp  io  anc*  segU  altri  autori  di  ^ad  So- 
coio  . 

SUOGLI  woM  ,  sei  aoUto  :  smoi  latdaaiiBanieiita  ai  trova  m  ^Ba- 
sta opera  ;  così  quagli  «  e  iagU  . 


1  ACE  IN  ME  CONOSCENZA ,  cioè  in  me  mb  i  comicob- 
la  ;  come  Dante  Inf.  i. 
Mi  fipimgeva  là  #  dove   il  Sol  tace  • 
ioTO  non  è  sola  • 

TAGLI  tali  f  nella  proonntia  Ta  detto  ta*;  cos\  ridiiedeado 
il  Terso  ;  disse  ancora  Jtdeglì  ,  quagli  «  a  sottigU  ^-  Fi*- 
vite  4*  Itatin  •  Cini  Trofol  Re  eh*  tra  iu  hpagna  mosse  co- 
tagli  parole  •  Tne^  Vir.  morw  Jppresto  ¥i  dovete  guarda-- 
re  ,  cAe  ^ai  non  siate  co  tagli  guigUardonatori  %eome  so^ 
no  uif»  nivinsent  di  gente  &c*  Nota  cke  guigliardoae  nsn 
anche  il  Re  Ruberto .  Il  Sicolo  ha  haglìa  ,  per  baUa  molto 
▼olte  • 

TAGLIA  DORÈ  >  per  tagliere .  La  lingua  Prorenxale  avere 
quest*  uao  di  dire  :  verbi  gratta  Trohairt  ,  e  Trohador  «  co- 
me'qui  è  Tagliere  ,  e  Tagliadore . 

TANGB  tocca  ;  Dante  Inf.  2. 

Io   son  fatta  da  Dio  sua  mercè   tale  i 
Che  la  vostra  miseria  non  mi  tange  • 
M.  Ciao . 
La   qual  vestita  in  uno  ammanto  negro 


r 


io5 

f^ien    nfUa  m^nU  ,  e  lagrlmanfio   iangt 

Lq   cor  ^    eh'  è    suo  ierM£titg    latto    integro  . 

Ser  Gorello  cap.  y. 

Per    nome  fi^liuol    mio    non   té  li    tango  w 

ci(>è    non    gli    tocco  «  loccan    utiA    cosi  ,  i^iiakbd   v^Ua  Tuoi 

dire  (  cotTtO'  è  ddio  >  pjirUroe  . 

TEMONE  timone  ;  Bocc.  Laber*  V  armata  del  Ht  Buharto 
ienza  calar  vd&  »  €  tir^f  in  aito  temone  a  grandissi- 
mo   agio    fi   potrebbe    essere   entrata  , 

T£MONiHRO  ^  da  Temotie  ^  come  ^al  è  scrtic<>  ;  k  cbU». 
Tcmonarii  qui  a  tt  end  uni  ad  temiìnes  ,  &  dirig»nt  na^ 
vem    r^ccam  i,  per   quam    viam  dehtttt  * 

TEMPLO  ,  per  t^ttahivogUA  lango  ;  le  chiose  Templunt^  hic 
poni  tur  pìO  omni  habiiabìU  loco  ;  cofl  i  La  ci  ai  ;  Tedi 
Varron»  ]ìb>  6  De  lingua  tat^  EbMq  *  e  Lucrezio  ,  Aétt* 
rutta  ,  tempia  »  per  V  Inferno  ,  Tempia  ni  paoli  ci  coniiiH  ? 
clizie  CLceTone  ,  cb'  era  la  Cuna ,  Virgilio  cbìama  Templtfm 
)»  lepoltuTà  di  Sìcheo  *  Vedi  piii  copiosamente  il  Gilauiu 
tttpra    Ln eretici  * 

TEMRAl  ,  per    (einerai  , 

TERNALE  ;  le  cbU*«  *  Funis  est  catti  quo  i^da  cum  ctif^»* 
ditur  1  $uttinet ur  ^  ne   cada£  in  aquam, 

TERZA  RUOLO  ;  le  ebiow    7fr:Larola  ,  t^clm   minorcs  sunt  * 
Dance   in    alcuni    manotcficti    anlicbi    ritifliié    i|iteita  voce  co- 
ti   acrìui  . 
Chi  tfrzaruolù  ,  chi    artimùn   r intoppa  , 

TI  ERA  ,  il  Rimano  Pro  veniale  .  Teira  ,  Sefiet ,  «  quejta  pa- 
foU  è  mutata  sUcome  intiera  dt  «nteira  «  Il  lesto  Latiuo 
ba  Condor  ti  um  .  Una  ti  era  di  pane  li  è  nel  paese  di  U 
dal  Fb  quei  éac  BU  di  pane  congiBUti  insieme ,  cbe  xi 
cbìama    Piccia  . 

TIRA  ^  diciamo  ota  tire  .  Intoppa  per  iutoppo  ,  ttrida  AUst 
Mu^nonc    in   vece    di    stiido  . 

TOLTO  ,   Uùn    accorto  ,  ignorante  f  e  sicniti  :  cosi   astrailo  \a- 


L 


to4r 
le  £iiiUttl^  t  stmTtgMtIt  ;  ^«an   Mtnitto  éwSì'  «smm  com»- 
Bt  .  DiUO  pcf  «•  Snaco    Saccbetii  ò  «■  sìomii»  di  scotta  • 
Arnaldo  «  •  Mtsur  MMda  ,  cia«c<iii*  orto 
Dagli  AUovUi  «  co»  Messer  Biadacelo 
Dt*  RieasoU  ,   il   Roha  dato  »  e  scorto  ,  in  tal  g«isa  tol- 
to   farà  il   conrrario   dì   dato  t  cioè  di  accorto  :  di  ^oì  TÌe> 
no   addarti   verbo  asifatitaiino  ,  che  Tale   accorgersi  . 

TO' ,  TOMI    togli  t  «  toglimi  ;  il  Petrarca  •  « 

To*  di  nu    quel  che  ta  puoi  .  ' 

Vit.   di   S.   Gio.  Batt.  E  dÌBse   to'  che   mal  ti  possa  fi- 
gliare •  -  ^ 

TORE   togliere  ;  Pist.   S.  Gir.  Del  mio    nom  ti  doe  ,  e  dM* 
altrui   cerco    di   tore . 

TORNO  ;  in   vece  di  torno   a   dire  y  cosi   di    aopri  . 
E  poi  qui   ti   ritorno  ,'  *  '' 

Che  donzelle   ha  d*  intorno  • 

TRACORRERE    trasconrert. 

TRADO  ,  per    insegno   siccome  pigliare  per  feppreadwo  ,  ibi- 
parare.  .'■•/;• 

TRAI  ,  per    traggi  ;  orbaco    Sac^atti . 
Da   quella  madre  antica  non  ritmai  • 

TRARE  ,  per    trarre  ;  Dino    FrOsctMldi .  -  '-     < 

Come   dirittamente   vide   trare  •  ^        ^ 

Dante  da  -Majano  .'      '  0.4. 

£d  anche*  cui   tu  voli  k  morte  trare  *  ^       '    *^ 

Pr.  GaìtT^uoi^.    ■  *       r    .      ■  «^ 

Che    un   motto  trare  '  ' 

Fi  possa  sol  'pnriando  in  està  -via  .  '  -^  <  /•.  «^  -. 

Ser    Lapo  Gianni  .    ^  ^        <  1  <   1 

'•io-  nèrf  passo  hggtemiente   trare   '  '  '  ' 

//'  naovo  'esemplo   ched-  cita   somiglia .  .        .      • 

TRATTO  i  ptfr\  trattslto  ,  come  tocco  ,  per  toccato  ,  a^iso  » 
par   ivisato  ^  e  ^  altri  slmili  i 

TRAVE   mascolino  ,  ancora  i  LltiiA  fecero    molVfc    parole  ma- 
schili ,  eh*  erano   dell'  altro  sesso  ,  coHko  •    Concio  <)  di'   cai 


1 

•   ti    " 

to5 

r  éÌGé  Festo  .  Conciomm  antiqui  mMeuìino  gémere  posuere . 

2  TRCCCOI  A   Toce    fioreatltti ,  che   Tale-  ^encKtrice  di    fratta  . 

TKEFPELLO  ^  Il  Liti  no   parìiii«nE»    lìtlene  JrepptUum  i  qoe- 

UM,  è    tìmile    in    o£iii    coti  a  drappeU^  .  Di    qtil    foTte    Irttp- 

^  pa  *  Fiarìtk    d    1u]U  .     Ccmand amento    aviit  Jbtiù    Mar* 

.  «iJfl    cfctf    ttmprv    strini  fossero   ti    troppeUi  ,  £   pstchi 

fh$u  rotto  ,  sempre  a  tuo    troppe  Ha    ri  t€ff  nasse  ciaicunù  . 

TREZZA  ,    per    trcctU  ;  Ser  Lipo   GUnnì  ,  ' 

Ballala    gioi^cnzelta  ^ 

Girai    a  quella  ,    eh*  d    la   bicnd^t  iftZé  .  ' 
Il    Teiorctto  ,. 

(SI    eh*  io    creda  j  eh*  il  crine  • 

Fosse    d*  un'  oro  fine  — 

Pari  ito    senza    tr  ezze  , 
€iasTO    d«*  C<mtl  djk  Vilraontoae. 
Che   mal   per   tnt    st    vide 

Il  fronte  ,   e  'l    viso  ^  e  quella  hìonéa   rress^  «  * 

Il    SaeclteEli  dine    attrtzz^re  .  ^ 

TUO  VARE    poeiiK  ;  Cecco    ADgìuU«TÌ  i  Dritte  , 

Dunque  contradice  i        r  "  * 

^    se   jnedesma    questo    tuo    trovare,  ** 

£    Dante    ne' Saji«tti    HSp    SttJJ^ii .  ,       f^M 

Come    dimostra     'l    tfùstro   itioH    trovare  m' 
Trohar   ba     il    Rim^     Provenite    inveiti r^  ^  mf9t   \*  ivém* 
lioni    i    Poeti    erano    ckiamMÌ  Trovatori  ;  il    feiit*  ntll'  OtU 
glDale     dei  la    saa   Cam     gtmdé    dice  «    Est  de  primi^t    tneis 
invcnti(fnièMS  .  ,i^^'       •       •  f 

TROVERREN'  ,  per    tiOTerenio  •  Vedi    iopia  V  i 

TURBA  ,    per     Ji    tmba  *  Vedi  Diìetla  -  '  * 

TUTTO,  per  tutt^cbè  ;  Pkr  delle  Vigne  a  Papa  Gregorio  * 
Tutto  'gli  avesse  gran  laUnto  di  mangiare  ,  nan  i^ol' 
h:  toccare  il  ciho  non  mondo  *  Eet,  d'  Arht  MS*  Cor- 
bìnelU  '  lutto  sit  no  le  cose  d*  altnt  maniera  <  Coti  Poi 
aegli  anticliì  tn  TO^e  di  Pokbè  , 
TUTTORE  ;  U   im|«Uie   k    2uU'  ora  ;  il    SaUdiao , 


lo6 

Tanto  di  fino    amore 
Som  gaudenti  tnttort  . 


V. 


ACCIGLI  ,  ft    radili  ,  cosk   quegli   per   qmelli  . 

VAI ,  il  Asmero    èt\    pie    di  vajo  aBÌmai    voto  ,  qvl  iignifica 
i  Teirimoati   d«lU   graadi   persoM  ,    elic    eraao  foderati   ^1- 
la    pclla  ài    tai    aHÌmali  :  aaclia   il    Bocc,   Laber.   Le    cor€>- 
ne  ^   le  cinture  j  e  i  drappi  d*  oro  ,  i  vai  ,  de'  quaU  imt^ 
io    dì    si    veggono   splendenti  •  Era   tal  prerogativa   parti- 
coUmeDte   de'  Cayaliaii  ;   Fiorite   d*  Italia  ,   favella  de*  Ca- 
valieri bagnati  .   Era   dato  loro  «  e  concesto  privilegio  di 
gran    dignità  ;  prima    eh'  essi  potessero  portare  oro  ,  « 
vajo  \  ma   non  ai  Godenti  ;  Cycce   Aftgiolieri  i  dice  del  pa- 
dre  f  che  era  CaTaliei   Candente . 
E  quegli  y  e  'l  Cavalier  ,   cA'd  sesu^  vajo  : 
Cioè  il    Gaudente  otti  febbre   non  tocca  . 
E   perchè   significava  il  va^o   grandetta;  dice  nn*  antico  del- 
la Fortuna  . 
Chi  lascia  ignudo  »  e  chi   veste  di  varo  . 

VANE ,  per    va  •    Vedi  Jne  ;  Dante  Pnrg.   iS. 
Ch'  a  farsi   quelle,  per   le  vene   vane . 

UDIRE  p«c  imparare  ;  in  simile  significato  Franco  SacchcRi  . 
Certi  scolari  ,  ch*  udivano  da  M,  Angelo  dm  Perugia  , 
tale  disaero  i  Greci  ,  ed  i   Lattai  • . 

VEDELLA  .  Vedi  aepra  . 
E    chi   noi  crede  ,  venga  egli  a  vedella  *.  ^ 

disse    il    Petrarca  . 

VEGNENZA  ;  il  Colocci  osserva  nel  Sicole  qaesta  parola  « 
la   quale   significava   venata . 

VELARB   far   vela.. 

VELONB  vela  grande  • 

VENDETTA  METTA,  cioè  qurfU  ,  cV>  onorata. 


Forese  de'  Dositi  a  Dante  . 

Et  accorgomeu  pure  alla  vtudetfa  i 

Che  facesti  di  lui  sì  bella  ,  e  netta  . 

VENDETTA  soliti  di  farsi  in  Toscana  ne'  tempi  delVAato- 
re  in  qualsivoglia  modo  con  grande  scandalo  :  intantodiè 
lo  ì  era  hsciiisi  per  loitimcnto  da  chi  moiiv^  uccìso  ,  c^t 
si  ficeise  U  sua  Tendciui  ^  C^tt^n.  Veli  f'tUuto  {  qocsù 
fit  iinmiitito  )  Uiciè  ctftqiiecmltì  fiorini  a  chi  /ti cute 
ia  sua  vcudetta  i  t  dispuoretjsi .  QìtJt  a  ciò  rrearad  *  ptn 
ver|pgnt  il  non  veDdiciiti  ;  e  di  qui  è  ,  cbe  Foies«  de'  Do- 
nati >i  fs  beffe  di  Dialo  ^  àie  non  Tendici  HO  Pad ro  Ali- 
fbieri  1    diceiido    itonicimciilv  . 

Bea    $ò  ^  che  fosH  figtiuol   d*  ^li^hUri  ;  « 

Et    accoTgomeR  pur'  alta  vYndeila  , 
Che  face  Sii   di    lui    sì    fcZ/a  ,  e  neiia  ^ 
Quindi    Tdtm  h  minacciato   Dsnte     neir  Inferno  di    uno    ipi* 
rito    del     luo    tsngiia  :    e  par    dit»    Dani»    oelle    ripie  : 
Che   belio    oncr    j*  tici^uisla   in  far  t^etidttta  * 

VLNEMO  venisiTio  ;  il  Ciiiitfo  in  finiiil«  di  M.  Can«  ddla 
Scali* 

Morte    crudei;  perché   cr    ci  ahùndona  ^ 
Che    con    lui    non  mor^niQ  *  ^^^ 

VENTARE  f  itrir   vento  ,  voce   miti    da    Dinte  . 

VENTO  ERETTO  =  dicni   qta  :    li    lera     U     venr^  :   e  Dinit 
nella    CiMtoaì  ^ 
Ed    Amor  ^  che   fu  e  ragm 
Ritira   al  del  f  per   lo   vento   che  poggia  »      M  »  • 

VENZA  vinca  ;   M.   Kioildo   4'  Aquino  , 
IVflid   nata  fa    i\im.or  %fer amenti  ^ 

Che   in  guardar   conquide    lo   coraggio  *        «  li-    i**^ 
Conifenzu    K^    il    Sìcolo    per    cddtjiici  . 

VERGOGNARE    vflTgo|niiii  ,  Vedi    DiUtta . 

VERRANEt  per    -vttth  .  SepM    Jne  . 

VERSI    rroppo  lun^ki  ^  Aachc    il   CiidinU    Ikmbo     «ssniTo  < 


ì 


iio8 

che  né*  MS.    Ai    qnell'  eti  ,  erano"  scritte    mtrertf   airone  pa« 
iole  >  che    in    pronnneiandoti  poi    s*  accorciaran»  ;  e  noi  per 
tacer    degli   altri    solo   recheremo    in   metto    aleanì  ▼ersi  si- 
mili del    Petrarca   carati   dal   tuo    Originale  . 
/  di   mìei   più  leggieri  cké  nessuH  ctruo  . 
e   akrore  • 

Dove  vtiiigio  humamo   V  arena  stampi  . 
ed   haTTene  altresì    nno  ,  che   poi   mat6  . 
Quando    talora   da  giusta   ira   commosso  •  ' 

E  Gerì  GianfigUaiti  nell*  istesso  Originale  . 
Celandogli  i  duo  Soli  ,  che  più,  destra  . 
a   pih  avanti . 

r  rivolsi  i  pensieri  tutti  ad  un  segno  . 
e   anche  . 

Che  mi  lassò  de  suoi  colori  dipinto  r 
L'acato  della  pronuntia   sarebbe    per   aTrentani  il   dhrd    tei~ 
lor  ;  human  ;  e  leggier ,  e  in  Dante  è  anima'  ,  e  taccino'^ 
per    Ucci  noli ,  ed    animali  ;  e  cesi   molti   altri  si  Teggiono  * 
come  a  tutti  è  manifesto. 

V£RSI  lunghi ,  ci  sono  alcuni  altri  versi  allungati  per  la 
rima  ,  eh*  anno  in  meste  ;  così  è  parimente  in  Daiite'  da 
-^BTtjano .  * 

La  fiore  d*  Amore  yeggendola  parlare  , 
Innamorare  d*  amare    ogn*  huom  dovrìa  .  '   ' 

e    forse    per   questo   il   Petrarca    nel    suo  Originale   scrts^  • 
Del   suo  '  leggiadro  albergò   escendo  fare  ,  *:     -     • 

Con  mio   dolore  d*  un   bel   nodo   mi    strinse  • 

VERTA*)    per   verità;  come    santa  f    infertà   usate   dal  'no- 
stro ^  e  da  altri   molti  ;  F.   Gnittone» 
Che  di    cosa  piacente 
Sappiamo  ^   &  è  verta  eh*  è   nato    Amore , 

VESTI  A  ,     verbo  ;  in  quella  maniera    che   vadia  ,    cosi    Pren- 
ce   Sacchetti  nelle  rime  • 
B  poi  fls  Spero ^  che  par  che  si    leggìa' 


j 


Ì€9 

'Aleuti  dottor  i   cHé    Safro    it&m^  atìio  * 
Ddfite    InL    [^ 

Fanno   to    schtrma    perchè    'l    mar    ti  fUggta  * 
t:>iii.    o    L^udì    de*  BiBiicbl  ■ 

Mi   par  che   sempre   /uggia  f  •    • 

E    *L   mfìndo    tn.*    fu    uggia 
UGELLI  ,  AUGF.LLI  ,  ed  UGELLI    tono    usati  ìnitìjiìnuineti- 

it    dil    aosifo    Autore  é 
VlBNB    avi7iepc-i    come  il    fiocc.    qual   caso    li    vennÉ  *    « 
VIENE   contiene  ;    Petiurca  .  I 

Pur   qucslo    è-  furto  ,   e  vitti   eh*  i*  m£    ne    rp^glit  ^ 
VINTA  1  pLT    vìncila  ,  come  Ftrda  ,  per   perdita    prtf*«>  qne- 

xtD    nostro  ^  e  altii    nimichi  . 
VISO  :    Mostrar    t^iSO  ^  oggi    iX    direbW    in    qaeito    utpf^o    *i- 
gn'tBc^to    fjt    viso  1  Ut    Tjiaccio  ,  e  fare    il   tiJO  dell'  irml^ 
guarda [G    iti    Cagnesco  ,    a     qiLoUo    &     coufscevoLo     i^ael     di 
Oolite  . 

Citlui    rh^    la    di  fise  a  viio   aperto, 

e   ciò    pji(imentc    ìmliò    il    flocc>    *W.    Rugieri    con    apiario 
^H$f%  gii   Jiiii  1  qo«si    dica  j  mcjtiando    il  viso  . 
VISTE  CIIESTE  ,  cioè    cosa    che  per    la    ian   appateniìi    allet- 
ù    gli   lUfi    a    cercar   di   vedcrU ,  U    L^U   ha   t^areat   a£p^* 
rt-tiltis  i^istis  * 
VITA    vieta. 
VITA   scbil*  - 

VIVER  Pi^R  AGUEAj  NoT.    iar>   %i.    Mentre,    tmherai   dei 
JUaho   grande    C*uleliano   di    Protiza   iiufh'O.   mollo    ad 
a^urit    fecondo    i*  a^ama    Spagnuola  ■ 
ViiCO  ,  per  viiio  :   draza  ,  pei    Grixia  ,  e  JuHiza  ,  per  Cio- 
stbìa  .   Ctedoini   che    piesso    qoesto    Autore    li    Z    facesse    li 
/'r^D    *cii*fe    *iitlie  II  Skolo  ,    coint    o  nauti    il    Colocci     4« 
ciui|ue    volte  * 
VOCE  ,  far  voce    diro  ,   parUre  * 
VOGLION    voglio  ne  ^  ne    voglio  , 


l     ^ 


no 

VOLLE  »  il  L«t.  rtvolvit  »  volge  :  4i  $ap«  rìvoUe  i»  ▼•€• 
4i   rivolge  • 

"VOLTB   PIÙ'  »  ptr  pia  ▼olw  ,   con»  cosa  ogni.    Il  Petrtr- 
ca   disM  . 
F«a    me»   ^  ogni  sventura  altra  mi    <{iioI« . 

YORRAVB  Terrebbe  ,  cosi  porrave  potrebbe .  Veii  coss^l/*- 
rape  •  ^ 

VORRÀ  VI  .  Vedi    teprm  . 

VOSTRA  SIGNORIA  ,  qui  icorgesi  T  origine  ad  noterò  qao- 
tUiano  ragionare  V.  S  pey  toì  ;  Dante  da  Ma>ano  a  Mon* 
na  l<Itna  . 

X>i   tanto  prego    VoUra    Signoria . 
altrove  • 

Se  pur  diidegna    Vostra   Segnoranza  ,   e  prima . 
Cosi   avanza  in  pura    vtritatt 
Quanta  è  di  bene  Vostra   Signoria . 

Il   simile    dice  In   pib  altri  UogU  ;  aacbe   Gaido  Csmlean- 
ti   MS.  Stretti. 

Ed  aggia  cura  Vostra  Signorìa  , 
Perchè  di  tutte  sete  la  migliore  . 
il   Bocc.   dice  doe   Tolte    Vostra  Signoria, 

VUOLI ,  per  tboì  ;  €er  Ernn.  Etic  &  S7.  Se  tu  vuoU  ave- 
re prudenzia  ,  in  ogni  luogo  sie  uno  •  Not.  ant*  t».  B 
9e  tu  vuoli  dire  il  cuo  r  mio  piange  ,  perchè  lauto 
V  amava  ^  non  è  vero  .  Pier  delle  Vigne  a  nome  di  Fe- 
derico Secondo.  E  tu  non  vuoli  perdonare  al  non  col- 
pevole  ,  che  pur  grida  mercede  .  Stor»  S.  Tom.  Se  tm 
in  quello  vuoli  stare  ,  pregheremo  per  te  il  Signor  UO" 
stro  Gesù    Cristo  . 


Li   non   raddopptau  ,  così  aUe   Tolte  costnmaTano   gli   s«ril* 
tori    di  quella  ctagione  ;  Tistesso  Petrarca  nell'  Originale. 


Ili 
E  celesti  hdUzt   al  monda  ioU  • 
nel   medeiìmo    so  netto  . 

Tanta  dolcÉZii   ayga  pUa  V  atre  é  'l  v^nio  * 
£   altrove  . 

Se   pur  sua    aspreta  ,   o    mìa   lidia  ,  n*  offende  , 
•    in    mHli    altri     luggkL  , 
Z  ,     per    T    leguenlv   U    I    ccm     lìtr*     toc*Ib    In    quel     mod* 
che  d  counnitva    ad   Secolo    KVK  ,  «  nV  comiaciiinenti  da 
XVn.  ,  JDcbe  r  OfÌ|b.  del    Ptuarei  - 
Pflr   ci*  amore  ,   *   Jd/ctfssa  ,  £   g-ra  ^i<i   p^'^i/a  . 


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ERRORI 

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VII*  •  •  •     8*«  •  •  Comeche   •  •  •  G>inechè 

—  •  •  •  l6m    •  m  Dappoiché    •  •  Dappoiché 
4«  •  •  •  19*    ••ai«*«*««*di 

3«  •  •  •  28«  ••  di  ••••«••  dì 

8*  •  •  •  .  ^  •  •  Fa&if*  •  •  •  •  •  Frait» 

—  •  •  •  20.  •  •  Peroche  •  •  •  •  Perocfaè 
i5*  •••21»  ••  da  •••••••  dà 

26.  •  •  •  i6.  •  •  Guinzielli  •  •  •  Guìaizelli 

3c*  •  •  •  25*  ••  di  •••••••  dì 

42*  •  •  •  2o*  ««ai   •••••••sì 

71*  •  •  •  l3.  •  •  Untoche  •  •  •  •  tantoché 

^2*  •  •  •     3*  •  •  ne  •••••••  né 

^5«    •    •    •    20*       •    •    un    Z    •    •    •     ^    m    m    KÙ. 

104.  •  •  •  24.    •  •  Perche    •  •  •  •  Per  che 
il5.  •  •  •     1.    •  •  che  sì  lera  •  •  che   si  lera  , 
129.  ••  ,  23.    •  •  salazzo.  •  •  •  •  solaizo 
128.  •  •  •  20.   •  •  eh'  io  cominci  •  eh*  io  cominci  ^ 

176.  •  •  •     2«   •  •  La Là 

324*  •  •  •     3*    •  •  bello    •  •  •  •  •  bello, 
333.  «  ,  •  24..   •  •  visibile    •  •  •  ,  risibile 
359.  •  •  •  i6«    •  •  E  fatto  •  •  •  •  E   fatta 
366'.  •  •  •  i3.    •  •  E  porrei   •  •  •  £  porrai 
Nella  namerazione   delle  pagioe  9  la  pagina  553« 
per  errore  é  segnata   233« 


NOTA 

Degli  Autori  citati  nelt  Indice  . 
Autori  Itai^jani- 

Albertano  Giudice .  Trattati  Firenze  Gì  un- 
ti  i6to.  in  4' 

Angelo  Colocci  Vescovo  di  Nocera ,  Ne' due 
ms.  Vaticani  . 

Annotazioni ,  e  discorsi  sopra  il  Decame* 
rone  •  Firenze  Giunti    iSy^.  in  4* 

Antonio  da  Ferrara  medico  .  Canzoni  e  So- 
netti ,  ms, 

Antonio  di  Bonsignore  .  Canzoni ,  ms. 

Ariosto .  II  Furioso  Venezia  Valgrisi  i6o3, 
in  4- 

Bartolomeo  Frate  da  S-  Concordio-  Ammae- 
stramenti degli  antichi  Firenze  alla  Stel- 
la   i66i,  in   12* 

Bembo. Le  Prose  Firenze Torren tino  i549' 
in  4* 

Bernardo  Silvestro .  Pistola  volgarizzata  ,  ms, 

Bindo  Bonichi  •  Canzoni ,  ms.  e  Homa  pel 
Gri guani   1643.  in  fog* 


114 

Bondico  Notajo  Ak  Lacca  ,  citato  dal  Vo- 
cabolario • 

Brunetto  Latini  >  il  Tesoro  Veoezia  per  Mar- 
chio Sessa  i5S5.  in  8«  Il  Tesoretto  ms.  la 
Rettorica ,  l'Orazioni  per  M.  Marcello,  per 
Q.  Ligario ,  ed  altre  sue  opere  stampa* 
te  in  Lione  pel  Tonrnes  i568.  in  4-  9 
e  ms. 

Buonacoorso  da  Montemaguo  *  Pròse  e  ri- 
me Firenze  Manni    1718.  in    ix 

Bvonagiunta  Urbicciani  Notajo  da  Lnoca  • 

'    Canzoni ,  ms. 

Caccia  da  Castello.  Canzoni,  ms. 

Cantare  fatto  in  morte  di  M»  Cane  della 
Scala ,  ms. 

Canti  Carnascialeschi.  Firenze  Torrenti  no 
1559.  in  B. 

Castel  vetro  sopra  la  Canzone  del  Caro  stam- 
pato in  8.  senz'  anno  ,  e  luogo  . 

Castruecio  Castracani  degl'  Intermtnelli  Du- 
ca di  Lacca.  Sonetto  stampato. 

Cecco  Anginlìeci  Sanese .  Sonetti  per  lo  più 
burleschi ,  ms* 

Cecco  d'Ascoli  delle  virtii  delle  pietre, 
ms. 

Cene  della  Chitarra  d'Arezzo  •  Sonetti ,  ms. 


itS 

Gino  da  Pistoja  ,  Canzoni  ^Ballate  ,  Sonet- 
ti stampati  ,  e  ms. 

Ciulo  di  Camuso  d'Alcamo  antichissimo  rima- 
Core  Siciliano  ^  di  cui  cita  un  fragmento 
Monsig*  Angelo Coloccij  e  ne'ms-  Vaticani. 

Clemente  Quarto  contro  Mcififredi  -  Tradu- 
zione d' uaa   Bolla  di  questo  Pontefice  • 

Collazione  de' Santi  Padri,  ms* 

Conte  Ricciardo,  forse  quel  Roberto  da 
BattifoUe  .  Sonetti  ,  ms. 

Coronazione  di  Corrado  Figliuolo  di  Fe^ 
derico   Secondo   in   R5    de  Romani,  ms. 

Dante  senz*  altr'  aggiunta  ,  intendasi  la  sua 
Commedia  ;  nominandosi  espressamente  le 
Canzoni ,  ed  ì  Sonetti  ,  e  gli  altri  suoi  li* 
bri  *  La  Edizione  di  cui  si  fa  uso  è  di  Co- 
mino   17^7-  Padova  voi.   5,  in   8. 

Dante  del  Boccaccio  ,  cioè  la  Commedia  di 
Dante  scritta  di  mano  del  Boccaccio  ,  ms» 
Vaticano  preziosissimo;  rapitoci  da' Fran- 
cesi sen  giace  colà  ,  ove  le  bellezze  non 
si   conoscono   di  nostra  dolce  favella  . 

Dante  da  Majano  .  Canzoni,  e  Sonetti  stam- 
pati nella  raccolta  da'  Giunti .  Firenze 
1527.   in    8. 

Dello  da  Signa .  Sonetti  /  ras. 

h  2 


Dind  Goiiip«gìii  •  Sófxettì,  mi 

Dino  Frescobaldi  •  Sonetti ,  e  CaoMni^  bs. 

DonvMico  Cày^UA  Frate  Predìcatofe  •  Sett-^ 
venteai  ^  tra  il  libro  d^Ile  Laudi  «deT  Stan- 
chi. 

Donato  Velluti  •  La  Cronaca  della;  sua  «Fa- 
miglia ,  <ns. 

DoBDa  di  XSuido  Orlandi  y  ci^  T  innamo* 
rata,  ms. 

Enzo  Re  di  Sardigna  ^  e  di  Gallura  ;-  Gan- 
20fii ,  e  Sonetti ,  ms.,  e  stampati  • 

Fazio  degli  Uberti  .  Dittaraondo ,  e  Gan^ 
zoni ,  ms.  Ed  il  Dìttamondo  Vieenza  per 
Leonardo  da  Basilea   f474*  ùi  foglio» 

Federico  Secondo  Imperatore*  Lettere» ^  e 
Rime  ms.  9  e  stampate  • 

Filippo  ViUani  •  Storia  Firenze  Giunti  1 577. 
in  4* 

Filippo  di  Ser  Albizo .  Sonetti  «  fra  le  Ri^ 
me  di  .Franco  Sacchetti  • 

Fiorita  d'Italia»  Raccolta  di  storie  ddle 
fcose  d*  Italia  ,  cooitnciando  da'  Trojani  f 
d'  Armanno  da  Bologna  ,  intitolato  a  VL 
Bos6ne  novello  Cittadino  d'Agobbio  9  ms* 

Filostrato ,  overo  Criseida  •  Poema  in  ot- 
tava rima  del   Boccaccio ,  ms. 


117 

Forese  de"  Donati ,  Sonetti  contro  I^n^ 
te ,  ms. 

Francesco  Berni  Opere  burlesche  ,  ed  aU 
^  tre  Londra  (  Napoli  )  1725,  voi.  5,  in  8p 

Francesco  da  Boti  Commenta  ter  di  Dan- 
te, mi*.  i>iJ 

Franceseo  Ismera  *  Canzoni ,  ms. 

Franco  Sacchetti  .  Rime  e  Novelle ,  ms.  é 
Novelle .  Firenze  (  Napoli  )  1724^  v*  2- 
in  8.  '  '>^"J 

Gano  da  Colle,  Canzoni  ,  ms.  w^t 

Ceri  Gianfigliflzzi .  Sonetto  neir  OrtginaTà 
del  Petrarca  . 

Giacopo  da  Giessole  Frate  Predicatole - 
Del  Giuoco  degli  scacchi  Firenze  Misi 
comini    149^-  ia    4*  .^'n   fytmA 

Giacopo  da  Lenti  no  detto  il  Notajó  *  Can-' 
zoni  stampate,  e  ms. 

Giacopone  Frate  Minora  -  Laudi  Spiri tuav 
li  Venezia   Misserini    i6i7#  in  4*'       ^*' 

Gianni   Alfsini .  Canzoni ,  msiiiil  h    Mnoiì 

Giordano  Frate  da  Rivalto  ,  Prediche  Fi- 
renze   17^9*  in  4^ 

Giovanni  Boccacci .  Il  Decameron  e  Livor- 
no 1790,  voi.  4-  1^8,  Laberinto  d'amo- 
re Firenze  Giunti    i5i6,    in  8*  Vita  di 


ii8 

Dante  Roma  Priscianese  i544-  'Q  8.  Fi- 
lostrato  per  Maestro  Loca  sen%'  aono 
in  4*  Fiammetta  Firenze  Giùnti  iSij. 
in  8. 

Gio.  dell'  Orto  .  Ganz.  ms. 

Giovanni  Ruccellai  •  Le  Api  Firenze  Giano* 
ti   iSgo.  in  8. 

Gìo.  Villani  •  Storia  Firenrze  Giunti  iSSy. 
in  i^. 

Giulio  Feroldo  •  Annali  Vinizianì,  ms. 

Giusto  de  Conti  di  Valniontòne.  Sonetti, 
e  Canzoni  Parigi  Patisson  i595.  in  ì2. 

Gorello.  Terze  rime  delle  Storie  d'Arez- 
zo sua  Patria ,  ms. 

Gradi  di  S.  Girolamo ,  ms. 

Guido  Cavalcanti  •  Canzoni  e  Sonetti  stam- 
pati, e  ms. 

Guido  delle  Colonne  •  Canzone  stampata  • 

Guido  Guinizelli  •  Canzoni  e  Sonetti  stam- 
pati, e  ms. 

Guido  Novello  da  Polenta  Signor    di  Ra- 
venna .  Sonetto,  ms. 

Guido    Orlandi.  Canzoni, e  Sonetti, ms. 

Guittone  Frate  Gaudente  d^Arezzo  .  bonet- 
ti ^  e  Canzoni  stampati,  e  ms. 


mmmm^^^m 


119 

Innomnaso  Qoarto  •  Traduzione  d' una  ana 
Bolla  contro  Federico  y,  ms. 

Lapo  da  Colle  .  Canzoni ,  ms,     «|     ^   ,^ 

Lapo  Farinata  degli  liberti ,   Canzoni  ms, 

Lapo  Gianni  .  Canzoni ,  tns;. 

Laudi  »  o  Canzoni ,  o  siccome  è  scritto  LaU, 
di  de*  Bianchì ,  che  furono  nel    iSgg*  Jo- 
circa  in  Toscana  ,  ms*  ,  « 

Libro  della  volgare  eloquenza  di  Dante 
Vicenza   pel  Janicolo    iSag.  in   ^ 

Lorenzo  Moschi.  Canzoni,  ras. 

Lorenzo  de  Medici .  Rime  Venezia  Aldo 
in44.  in   8, 

Lupo  degli  liberti  canzoni  ,  ms, 

Malatesta  de' Malatesti  Signor  di  Pesaro - 
Sonetti   e   Canzoni  ^  ms. 

Manoscritto  spirituale .  Raccolta  di  varie 
meditazioni ,  orazìoDi  ,  ed  ancora  di  pre- 
cetti morali ,  cavati  da  Àlbertano  ,  e  da 
altri  ,  fatta  da  un  Fra  Tommaso  dell' 
Ordine  de'  Predicatori  * 

Marco  Polo .  MìUione    ms. 

Matteo  ViUani .  Storia  Firenze  Giunti  i58i, 
in  4* 

Mattaccini  del  Caro  Parma  Viotto  i558- 
ìn  4* 


i 


ifto 

Melchiorre  di  Coppa  StefatAu  Atotm   fio- 
rentine,  ms.  I  :  J  j  !       '  F 

Meuzzo  Tolomei.  Sonetti /iDs«    o    .  ^       { 

Monaldo  da  Sofeaa«  Sonetti ^ms,  ^:.  >  o^  I 

Mugnone  Lucchese  •  Booeltt  ^^eoP  ié  ^b 
burlesdii ,  m$.  >  '     ^  ';  ^'to*  - ^  -' 

Nina    r  innamorat^^idU  fiàtite  dil  'Majaao^^ 
Sonetto  stampato  nella  racooltatiè^'£ilBÌDti« 

Niccolò  de'  Ros^  4^  Trevìgi .  Q^nz&ai  , 
ms.  ^ 

Niccolò  4a  Siena  detto  ^Muscia  de*  Salimi 
beni .  Sonetti  ,  ms. 

Noffo  d' Oltrarno  •  Canzoni  ,  ms. 

Novelle  antiche ,  overo  le  cento  novet 
le  9  o  il  Novellino  Bologna  pel  Bene- 
detti  iBaS.  in  4* 

Onesto  Bolognese  •  Sonetti,  e  Canzoni  y  ms» 

Originale  d'una  parte  delle  rime  di  AL 
Francesco   Petrarca ,  ms.  Vaticano  . 

Fagolo  dell'  Abaco  da  Firenze  .  Canzoni , 
ms. 

Pier  delle  Vigne  •  Rime  stampate ,  e  scrit^ 
te  in  penna .  Lettere  ,  ms. 

Pièràccio  Tebaldi  •  Sonetto  ,  ms. 


f 


i 


Pietro  CnsceMió»    V  AgAoiAt^iu  Tìrenz& 
i  Oosimo  Giunti  i€o5.  io  4*  .>   I 

Piovano  da  Gaquirino  •  Sonetti,  ms. 
Pistole  di  Sé  Gerohune^  ms. 

I  Prologo  ,  overo  Prefazione  avanti  le  Pisto^ 

le  di  Su  J?aolo  5  mSp  0 

t  Mettorica  d*  Aristotele  volgarizzata  ,  ms* 

j  Beg^imento    de' Signori  *    Libro    tradotta 

dal  Latino  molto  antico   in  carta   pero-  • 

ra  ,  ms.      ,i  '  •  ^ 

Rinaldo  d*  Aquino.  Canzoni,  ms.  .,  * 

Bini«rì  da  Palermo,  Canzoni,   ms. 
Roberto  Re   di  Gerusalemme  ,  e   di  Napoli. 

Rime   morali,   ms.  <•••  h    «^ 

Saggi  del  Montagna,  stampati-       «m  -    * 
Siiladino .   Canzoni ,  ms*  '  ^ 

Sannazaro,  L' Arcadia  Venezia   Aldo   i5p4^ 

in  8.  ^ 

Savio  Romano  .  Serventese  stampatale  ms*. 
Savioz20  Saoese^  Canzoni,  ms,  »    v» 

Si  colo  ,    Autore   incerto  ,   ma    antico  >    dal 

quale  Monsignor  Colocci  estrasse  le    vo-  | 

ci    più   notabili .  . 

Storia   di  S.  Silvestro,  ms<   in  carta   pecora, 
chiamato  il  Primo  ,  per  la  sua  antichità  . 


i 


192 

Storia  di  S.  Silvestro  tns.  in  carta  ordina- 
ria y  per  qaesto  detto  il  Secondo  • 

Storia  di  S.  Toomiaso  5  ms. 

Terino  d* Oltrarno.  Sonetto^,  ois. 

Tomaso  da  Faenza  •  Canzoni  ,  ms. 

Torquato  Tasso  .  La  Gernsalenraie  libera-- 
ta  Genova  pel  Bartoli   iB^O.  in  4- 

Trattato  delle  virtù  morali,  ms. 

Vangeli  di  S«  Matteo ,  m& 

Uberto  da  Lucca  •  Canzoni ,  ms. 

Virgilio  volgarizzato,  ms. 

Vita  di  S.  Alessio  ,  ms« 

Vita  di  S.  Gio.  Battista ,  ms. 

Vita  di  Santa  Maria  Maddalena  ,  ms« 

Vocabolario  della   Crusca  •  Firenze  Mamii 
i7a9«  38.  voL  6.  in  fog. 


AuToax  Pb.oybn0ìilx  •        ..« 

Arnaldo  Daniello  •  Canzoni  ,  ms.  Vaticano. 

Arnaldo  di  Miroill .  Canzoni ,  ms.  Vati-» 
cano ... 

Ausias  March.  Catalano,  che  scrisse  in  Li- 
mosino ,  srampato  »  •   h   •«#«   /j»       iiti 

Beltramo   d^\   Bornio  .  Serventesi  ,  m%      | 

Bernardo  d'Alamanon.   Can7oni  ,  nis. 

Bernardo  di  Ventadom.  Canzoni  ,  ms.  Va- 
ticano . 

Bla  n  caie t ,  o  Blancasso  ,  Gobole ,  mi.         « 

Cadenet .  Gobole,  ms.      •  •    i|  ^il 

Contessa  di  Dio ,  overo  di  Digno .  Can* 
zone  3  ms. 

Dande  de  Pradas  .  H  Romanzo  degli  Uccel- 
li cacciatori ,  ms, 

Elias  CareL  Canzoni  ,   ms. 

Folchetto  di  M arsii ia  rimatore  in  Proven- 
zale .   Canzoni,  ms.  Vaticano - 

Ganselm  ,  overo  Gauselm  Faidit,  e  vuol 
dire  Anselmo  Fiderico .  Canzoni  ^  ms. 
Vaticano  . 

Giordano  Bonello .  Una  sorte  di  contrasti 
Poetici  chiamata   Tenzone  ,  ms* 


i 


Giffalda  di.BMrn9}}o*,;GanMioÌ5  ufi.  fati- 
cano •  .     .      / 

Gìnfró  Budetto  •  CaoBom  /  ms.  VtatilcaBO  / 

Grammatica  Provenza^ •  Copfa.del'lii&  di 
S.  Lorenzo  di  Firenze.  .  ^ 

Granfia.  Serveotese  al  Goate.Gttloiid'iÀA^' 
gìò,  e  di  Provenza ,  mh      i     ^       }      1 

Guido  CabaAa$.  Tenzone,^  im#- '    -   -' 

Gvido  d' Uzez ,  detto  Goidoid'  Ultsdu  £k>* 
bole  f  ins« 

Guglielmo  della  Torre .  Gobole  ,  .ms. 

Guglielmo  Magret .  Gobole  y  ms« 

Lanfranco  Cicala  Genovese ,  il  quale  scriS' 
se  in  Provenzale  .  Canzoni ,  m$.  Vati- 
cano. 

Monaco  di  Montaudon  •  Canzoni ,  ms.  Va- 
ticano . 

Montagnagot.  Canzoni ,  ms. 

Pietro  d'  Alvernia  •  Canzoni ,  ras.  Vaticano^ 

Pietro  di  Vallerà .  Gobole ,  ms. 

Pietro  Vitale  .  Canzoni ,  ms.  Vaticano  • 

Pons  de  Capdoill .  Canzoni ,  ms. 

Raimondo  di  Miraval  •  Canzoni  ^  ms. 

Vita  di  Beltramo,  del  Bornio  »  ms. 

Vita  di  Bartolomeo  Giorgi  Rimatore. in  Pro- 


venzafe,  toritta  in  queHai  •  lingua  ^  ns. 
Vaticano  . 

Vita  di  Ketro  Vitale  ,  ilis.  Vaticano . 

Vita  di  Folchetto  da  IVlarsìlìa  ^  ms.  Va' 
licaiio.  tifi*-!  T   if>   Milieu.  I     ^ 

Vita  di  Gaiiselm  Faidit,  ms.  Vaticano,    ' 

Le  Chiose  Latine  di  Messer  Francesco, 
che  si  riportano,  esistono  nell' Origina- 
le de' Documenti  di  Atiiore  ,  che  si  con- 
serva nella  Biblioteca  Barberini  .         ^ 


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M/ 

IMPRIMATUR, 

Si  videbitur  Rmo  P.  Mag.  Sac.Palat.  Apost 
Candidas  M«ria  Frattiai  Arcbiepisc.  Philipp. 
Vicesgereps . 


APPROVAZIONE. 


I 


1  Signor  Guglielmo  Manzi  chiaro  nella  Repid>. 
Letteraria  pel  volgarizzamento  dell'  Istoria  Roma- 
na di  Cajo  Vellejo  Patercolo  ,  e  per  la  nitida  edi- 
zìoiie  di  quello  dell'  Ecuba  di  Matteo  Bandelle, 
sempre  intento  ad  arricchire  gli  studiosi  della  no- 
stra vaga  favella  dì  celebri  opere  de'  classici  Scrit- 
tori ,   che  neglette  rimangonsi  MS.  nelle  pubbli- 
che e  private  Biblioteche  ,  co'  Torchi  del  Signor 
Se  Romanis  presenta  agli  amatori  della  bdla  lin- 
gua Italiana  un  nuovo  Testo,  col  pubUicare  l' ope- 
ra   DEL  REGGIMENTO  ,    E   DE'  COSTUMI 
DELLE  DONNE  di  Francesco  da  Barberino ,  con 
annotazioni    eruditissime  .    Per  ordine   del  Reve- 
rendissimo Padre  Maestro  del  Sacro  Palazzo ,   ho 
letta   con   sommo    piacere    quest'  opera ,  che   era 
ben    degna   di    vedere  prima    d 'ora  la   pubblica 
luce  .  Le  assidue  cure ,  ed  il  buon  gusto  del  col- 
to editore  fanno  sperare  di  vedere  rinato  in  Ro- 
ma un   novello  Bottari ,  ed  un  novello  Serassi , 
che  nello  scorso  secolo  si  rendettero  si  beneme- 
riti delle  Lettere  ,   colle  tante  opere  di  ecceUenti 
Scrittori  ,  ^regiamente  illustrate  . 

Dalla  Biblioteca  Gisanatense  il  primo  Giu- 
gno i8i5, 

Fr,  Giuseppe  Airenti  Maestro  di  Sacra  Teo- 
loga ^  Bibliotecario  Casanatense  ^  e  già  pri- 
ma  della  Università  di  Geno\^a. 


•(  I  ••  .•         li 

••     .•    ti  I 

,,    '    IMPRIMA  TUR.*      ••    : 

F,  Philìppus  Anfvssi  Ord,  PraedkaL  Sacri 
Palata  Apostolici  Ma^isier . 

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ROMA 

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NELLA  STÀMVmik  DE  110MA.NI9 
Con  Licenza  de*&tperiorim 


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