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V ^^tr/ZiV^ÙW ( /Kf ^' ^ì^a/-/yA///,>
DEL REGGIMENTO
E DE' COSTUMI
DELLE DONNE
DI MESSER
FRANCESCO DA BARBERINO.
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ROMA MDCCCXV.
VUtsLA. STAMPERIA. DR KOMANIS
Con lÀctnta d^ Superiori t
ì c,-
p:5.;-(
G(FTC»
/^la
ì
A VITTORIA COLONNA
PRIlSrCIPESSÀ BARBERINI
OUGLIELMO MANZI.
Voi j Eccelsa e Valorosa Donna y con-
giunta con sacro nodo all' Illustre Famìglia
di Messer Francesco , sembra di diritto do-
vuta questa Opera ; la quale altro in se
non racchiude, che la fedel dipintura di
959444
ciò , che fuori j ed in casa accostumata
siete di praticare . E comechè per si esem-
plar vostro vivere noa abbisogniate Voi
punto di guida, e di ammaestramenti ^
che vi scorgano nel malagevol sentiero
delle virtù ; vi sarà diletto nondimeno
leggendo, di riconoscenti accompagnata da
quelle doti ^ che P Autore in compiuta
lìonna desidera . Ravviserete medesima-
mente in essa varietà d'invenzione , va-
ghezza j e felicita di concetli , pura e ca-
stigala favella ^ morale sgombra da erro-
re , e verace amore di Reh'gione , e vir-
tù ; e tacita nella Vostra mente tanti e
sì grandi pregj riandando , su])erbircte por
avv^entura del non spregevole vanto di po-
tere aggiugnere a' più degni Kroi Vostri
Antenati questo celebrato Padre della bel-
la Italica lingua ^ nobilitata di già si gen-
tilmente neir aureo secolo X VL da' soavi
e sublimi versi di quella Vittoria , che
del Vostro istesso Nome fregiata tra le
venerande Imagi ni degli Avi Vostri si
laminosa risplende , e che fortunata emù/'
la di Lucrezia Borgia formò costantemen-
te l'ammirazione di quel gran lume di
Pietro Bembo, e che venerata quale in-
gegno divino da' più eletti spiriti di quel*
la età, sarà ognora eterno onore di Vo-
stra Casa y di questa Patria , e d' Italia •
Fino da' secoli più rimoti non tanto
per le Pontificie Tiare , pe' parentadi Rea-
li, pel guerriero valore, e per infinite al-
tr^ parti di maggiori virtù, quanto col
patrocinio delle Lettere^ famosa nella lu-
ce deir Universo rendettesi la nobilissima
Vostra Famiglia ; ed a condegnamente ce*
lebrame tutti gli Eroi , che ad essa con
simìgliante bella virtude accrebbero orna*
mento ^ e splendore , non basteria un vo-
lume a si degna Opera consacrato ; tal-
ché soltanto mi permettete di unire alle
laudi giustamente tributate ali' impareg-
giabile Marchesa di Pescara ^ quelle pure
di Prospero ^ protettore ia quel secolo di
ogni Scienza , e di ogni Arte , ne' romoroi»
tumulti (Idi campo, e ne dolci ozj delle muse
egualmente grande e magnanimo ; imitato-
re degli antichi j e dimostratore alla degene-
rata Italia di non conosciute virtù ; e nel-
la Casa Barberina , per tacer di altri mol-
ti , vagliami per tutti il Divino ed Immor-
tai Pontefice Urbano Vili.
Non istarò poi io qui a ricordare le Vo-
stre glorie y temendo di offendere la delica-
ta Vostra modestia ; dirò bensì ciò che non
può per verun modo dissimukrsi , cioè che
essendo Voi nobilissima per sangue y avete
con la nobiltà congiunte le virtù , e con le
virtù accompagnate ogni bella parte , a no-
bile e grande Donna dicevole; e tanto la
fama del profondo Vostro Intelletto , della
Vostra Onestà, e della Vostra Cortesìa
accende V animo delle persone , che obbli-
ga in un certo modo eziandio ad amarvi
coloro , che veduta non vi hanno giam-
mai . Non dimentichevole adunque di
queir amore alle belle lettere , che de' Vo-
stri grandi Antichi fu proprio , di sup-
plicarvi mi ardisco, che con la grandez-
za, e cortesia deir animo Vostro degnate
lietamente accettar questo Libro ; il quale
io vedendo abbandonato , squallido , ino-
norato y e senz' utile di alcuno giacersi ,
ed avvisando essere ufficio pietoso ed
amorevole , allo splendore antico a comun
benefizio restituirlo ; con quella diligenza
che per me si è potuta maggiore , aven-
dolo alle stampe prodotto, ora al Ghia-
rissimo e Nobilissimo Vostro Nome, co-
me cosa a Voi appartenente , consacro ed
intitolo .
r /
t 4»
L' EDITORE A* LETTORI
D.
'a che alcuni dotti nostri Concitta-
dini da nobil sdegno commossi di ve-
dere per la barbarie de' tempi dispreg-
giata ^ ed invilita la maestosa nostra fa-
vella j e trascinati senza alcun onesto ri<^
tegno i Coltivatori delle lettere Italiane
ad apprezzare stranieri Componimenti ,
valorosamente a tal rovina si opposero ;
riviver facendo alla pubblica luce i cele-
brati Scritti de' nostri Classici Autori y si
grande si volse ad essi il comune desio,
che sono ormai quasi tre lustri y che re-
plicate volte e le Stamperie più famose^
e gli Artefici più valenti hanno gareg-
giato all'abbellimento della Divina Com-
HEDiA ^ del Canzoniere y del Decameron >
e di altre opere antiche. E furono in-
vero si commendevoli intraprese somma
nostra ventura , perciocché se in quel tem-
I
ì
pò ^ in cui oppressa Italia giaceasi sotto
giogo Straniero j non si Fosse vi go roma-
ni e ole pensato a porre un gagliardo fre-
no alla coirtiziooe del gentilissimo nostro
Idioma ; altro non v* era da sperar più
di bene j e perdevamo forse noi miseri
runico, ma pur superbo vanto, che ci
è rimaso di contendere cioè per le ope-
re di mano t e d'ingegno cuiranllca Gre-
cia 5 e co' Latini nostri Progenitori ,
Ad un solo uomo nondimeno più die
ad ogni altro va debitrice V Italia di sì
avventurosa preservazione : e ti è forza qui
rendere i meritali encomj alia magnani-
ma ombra del Conte Alfieri ^ chr il pri-
mo osò spezzare le vergognose catene ,
nelle quali la malizia, ed il traviamento di
alcuni degeneri Italiani avvinto avcano
gì' ingegni della intiera nazione . Amanti
costoro di novità , boriosi di esser nomi-
nati Creatori del vero gusto moderno ,
e disgraziatamente forniti lY ingegno non
ordinario , dispreggiarono i pairii esem-
pi.
^
-^tmm
m
piati ; e disd^nando altresì i Latini , ed
i Greci con frasi y e modi da' Stranieri
accattati deturparono il Linguaggio ^ spen-
sero il bello y avvilirono V onore ^ ed il
nome Italiano . Facendo quindi ad essi
eco lo stormo de' semidotti , e de' scioc-
chi v' ebbe anco infra questi y chi osò per-
fino temerariamente alzare la pro(ana vo-
ce a biasimo de' divini nostri Maestri .
Ricuoprasi però attentato si reo col ve-
lo dì un oblìo sempiterno y e le lettere
dagli Elisi] di Saverio Bettinelli si nomin
soltanto com'esempio di un folleggiarne
delirio .
Dopo il felice Secolo di Leone im-
possibil sembrava y che ricader dovessero
neir avvilimento le belle Lettere Italiane ;
un uomo ingegnoso y ed audace non co-
noscendo termini alla smodata sua fan-
tasia trasse allor pure ogni persona alla
corruzione sull'idea di un falso sublime^
e sanasi indubitabilmente il gonfio y e
metaforico venuto meno con esso ^ se
A 2
V *^
com' era dovere si fossero a tanto incen-
dio fortemente opposti i Reggitori delle
Scuole Italiane . Ma invasati tutti da una
inesplicabile cecità lo accreditarono anzi
e lo accrebbero; e v'ebbe un giusto ti-
more di vedere in allora ispento del tut-
to ogni bello stile Italiano y se pochi va-
lorosi spiriti stati non fossero in sulle
rive dell' Arno , i quali siccome puro i
loro padri cel dettero^ cosi intatto da
ogni corruzione^ e barbarie in que'mal-
vagj tempi il serbarono .
Non fia quindi maraviglia, se dimenti-
cati per quasi più di un Secolo i nostri
Classici Autori , sì difficile impresa poscia
sia stata il restituirgli all' antico splendo-
re . E questo laudevole scopo si sarebbe
non ostante da lungo tempo ottenuto
pe' generosi sforzi del Ciccarelli , del Man-
ni , del Bottari , e di altre dotte perso-
ne /se grandemente prevalso non fosse
il gusto generale , e l'approvazione di mol-
ti Letterati Italiani per gli Scritti Oltra-
montani ; i quali sparsisi in copia tra
noi avidamente da coloro si leggono ,
che torcono disdegnosamente il grifo a
tutto ciò , che sente di patrio ^ e dilet-
tosamente fiutano lo strauiefo . Cosa da
dovero dolente , ed in sommo grado dis-
dicevole, che una Nazione la quale vie-
ne a contrasto co' famosi Greci , e Lati-
ni neir Istoria ^ che gli supera nella Poe-
sia y che in ogni genere dì componimen-
to ad essi non cede, ed in molti gli
avanza ; non curando il proprio grande ^
e sublime , si perda a leggere scipiti trat-
tati di educazione , Dizionarj raffazzonali
da chi non approfondì, o non conobbe
la materia di che trattava , ed insulsi ^
e ridicolosi romanzi , che ripugnano al
buon senso , e che il più delle volte am-
molliscono i costumi , nuocono alla mora-
le , ed insultano alla Religione •
Ora di poi che la più sana parte del*
la Nazione conosce il vero bello da se-
guirsi , e che no]ata de' sazievoli modi
à
VI
che in qwe scritti s'incontra, applaude
at generoso zelo di coloro ^ che con dis-
pendio y e fatiche riproducono alle Stam-
pe le obbliate opere de* nostri padri j ri-
volsi anco io ogni raio ingegno a si uti-
le , e dignitosa intrapresa ; avendo sem-
pre avvisalo essere mio obbligo principa-
le il giovare in ogni cosa , dove per me
sì può , e vaglio alla Patria mia * Ed es-
sendomi abbattuto a leggere ne' Scritti
del Conte Gio. Maria Mazzucclielli , che
per notizia avutane da Monsignor Gio-
%^anni Ik»ttari esisteva in questa Bibliote-
ca del Vaticano il presente Componi-
mento di Messer Francesco da Barberi-
no , mi delti ogni carico di esattamente
trascriverlo , e sarebbono omai due anni j
che veduto avrebbe la luce , se stato non
ne fossi privato da un uomo Professore
pere di Belle Lettere ^ al quale il cedet-
ti per ìstamparlo , e che indegnamente
abusando la mìa confidenza , deluse la mia
espettativa^ e quella del Pubblico , lacca-
TU
done per avventura turpe mercato . Non
s' intiepidì per sì falla tristizia il mio ze-
lo j e ne' caduti mesi m' accinsi all' opera
con vieppiù diligenza , ed ardore , e nel-
le mie istesse gravi domestiche disavven-
ture 5 che hanno in questo tempo atro-
cissimamente lacerato X animo mio , co-
mecbe turbato ed afflitto non andai pun-
to a rilente nel desiderio di vederlo pre-
sto compiuto , e mi compiacqui alla fine
di avere un ottimo testo , per quanto
puossi ottenere da un Codice erroneo , e
tronco in molti luoghi ^ e le di cui va-
rianti lezioni segnate con lapis , sono in
gran parte cancellate dal tempo e quasi
inintelligibili . E dappoiché di questo Co-
dice mi ha tratto a favellare il presente
ragionamento , giudico , nob sarà disgra-*
devole , che io ne dia qui esattamente
la descrizione .
Appartenne adunque esso un tempo al
Marchese Gregorio Capponi , e passò al-
la di lui morte colla sua preziosa raccol*
Tilt
ta di Codici y e Libri Italiani ad arrichi-
re la Biblioteca Vaticana , L cartaceo ed
in foglio j di scrittura pessima , ma me-
derna , essendo stato trascritto da altro
più antico nel Secolo XVII. Neil' orto-
grafia è assai vario ^ ma per quanto può
.scorgersi si vede copiato assai diligen-
temente da quello antico , per esservi
i versi distesi a guisa di prosa , come
s incontra ne' Codici del 3oo, comune*
mente • Chi lo ha scritto per altro se-
condo mi sono avveduto è stato uomo
imperito, e non intendente delle bellez-
ze di nostra lingua * Nientedimeno il
Correttore dee essere stata persona dot-
ta ^ ed intelligente per aver\i fatto in
margine alcune varianti ^ e postille assai
ragionevoli , contrasegnate come di sopra
ho detto col lapis. Ne luoghi dove m' è
paruta giusta la di lui correzione , io
r ho adoperata, ma non in tutto T ho
ciecamente seguito \ e riputando essere ar-
dua 5 e zarosa impresa il por mano nel-
IX
le opere de grand' ingegni , mi sono scru-
polosamente guardato dall' aggiungnere o
troncare , e ne ho dato il Testo con-
forme al Codice Valicano ; e solo nell'
Ortografia , seguendo V uso approvato ,
lio tolto ciò che n avrebbe renduta a mol-
ti la lettura intralciata y ed oscura • Nel
principio del Volume leggesì la indicazio-
ne seguente , che ci fa conoscere il no-
me del Possessore dell' altro antico j cioè :
AI Nome di Dio questo libro è di Lur
ca di Giovanni di Luca di Firenze,
il guai Libro fu fatto , e compilato per
lo valente , e savio Giudice Messer
Francesco da Barberino , al quale pò-
se nome Barberino*^ trattando sopra de
costumi , che a Donne ^ e Donzelle si
conviene usare , Secolari , e Religio^
se . Da quello che appare dal suo stato
materiale , si direbbe che manchi di qual-
che verso nel fiine , e tale di fatti n' è
stato il sentimento del chiarissimo Mon-
signor Bottari y ma in quanto a me so-
I
r
i
no di contrario avviso perciocché veggo,
che benissimo tulla Y opera si conchiude
cogli ultimi due versi ; e lascio sopra
ciò che ognuno creda ciò che gli pa-
re : polendo esser varj i sentimenti delle
persone sopra cose di semplice eongctiura.
Ecco quali lo mi è convenuto dire ,
onde far conoscere questo unico Codice
di qiiesio pregevole Testo* Dell* Autore
non parlo ^ essendo superiore a qualunque
elogio potrebbe mai suggerirmi la debo-
lezza del mio ingegno ; e per le stesse
ragioni non m' intrattengo ad encomiare
r opera j la quale ognuno da per se stes-
so polla conoscere quanto sia pur degna
di encomio ; e parlerò sii di essa neir
annotazioni poste alia fine di ogni volu-
me . Non si è altresì per mia parte man-
cato di porre ogni diligenza , ed ogni cu-
ra , perchè la presente Edizione riuscisse
bella j correi la j ed illustrata , secondo
Ognuno potrà avvedersi nel farne la Let-
tura . K per fare , che medesimamente
j
XI
giovasse agli studiosi della Toscana favel-
la ^ e perchè nulla rimanesse a desiderar-
visi ho a^iunto lo spoglio di tutte le
voci antiche usate dal nostro Autore •
Alle nobili , e belle Donne Italiane po-
scia volgendomi soggìugnerò , che non
isdegnino come rancida e vieta la pre-
sente opera , che fu per ingentilire i co-
stumi di loro antiche dal dotto Autore
composta, ed alcuna parte di quel tem-
po , che loro da piaceri , e dalle familia-
ri cure avanza pure vispendano, e per
diporto la leggano , e pomeche a prima
vista possa ad esse sembrare non più con-
forme a costumi , ed usi moderni , potrà
tuttavia ciascuna pigliarne quello, che le
parrà , che le si convenga ; il rimanente
lasciando , che degno non le sembri d' imi-
tazione^ e di loda.
VITA
DI MESSER FRANCESCO
BARBERINO
SCRITTA
DA FEDERICO UBALDINL
Hissendo Sommo PorUeJice Urbano IIIL nacque
nella Casa Barberina Francesco , eìie osò il pri»
mo di tìUli gV Italiana far che le rime Tosca»
ne pur'' allora naie , ridotte in ordinato volume ^
olirò ormai ragionassero che vani amori • Onde
fin da quel tempo eormnciò quella gloria , cite per
averle di Cristiana eloquenza adornate 9 doveva a
nostri giorni in Maffeo Barberino 9 oggi Urlano
Ottavo, pervenire al sommo» Neil* Anno MCCLXIV»
memorabile per la cometa^ che tre mesi continui
minaecib Manfredi usurpatore del Reame delle due
Sicilie di ruina e morte , fu il natale di France*
«co 9 d^un^ anno avamando quello del nobilissimo
Poeta Dante Alighieri* Gli fU padre Neri di Ri»
miccio da Barberino di Valdelsa , uomo nobile e
riguardevole ; gli antenati del quale , distrutto da
JFìortniini Semifonie ^ si ripararono in questo luo^
goi avanti che da nmri ristretto fosse cJtiama^
»rr
io Barberino daW esser ben barbalo ^ e foriificato
per fronteggiare i Sanesi , a simigUanza di due
altri di nome cor^fornie 9 /abbrieaii parimente nei
confini daW istessa FiorerUina Repubblica • Non ven»
ne per qualche tempo questa famiglia a Fìoren^
za y perchè essendo diseeta da Semi/onte ; che per
tenersi da imperio fa dtsolaio da Fi areni ini ; el^
la era co tn presa nel diri eia espresso nella concor'
dia tra 1 iiindtorì e t Semi/ontosi y di non par^
tirn da quei contorni . E qua rido tal proibizione
man j* tarò pia , non cura Neri di trasferirvisi ;
perchè essendo Fiorenza talora In se divisa , e ta*
iora tutta unita contro ì Gìùheiiim , egli si cono-
sceva da iaè patria ori pinato , che non pote\fa
starvi senza sospello di non esser contrarlo a Guel-
fi ^ e per consequenie privato di'* pubblici onori ^
emb dunque mfglio d^ esser il ptimo in Barile-'
Fino con quiete j che inquieto in Fiorenza ad al*
cuna secondo ■ Che là dove l* nomo non è quello
ctt* egli è , non h ragionevole che ne anche %*i sia ♦
Quivi egli ebbe questo figliuolo : e quantunque si
lUca dfì Filippo fiUani , che Francesco Joise d'ori-
gine da Barberino , vuoisi tuttavia intendere ^ se*
eondo L^ uso del favellare di quei tempo j che
fgU solamente vi nascesse $ ancorché di Madre
Fìoreutina \ che perdo ^ da lai chiamata Ftoreu"
za col nome di patria materna * Spuntavano in
cs^stui le virtù a guisa che ncUa vaghezza de' fio^
ri si antivede la sicurezza de^fruUi ; ed il pudo*
^ re 9 col quale le sue azioni pueriU j* adornava^
no 9 fu un raggio , onde maggiormente appariva»
no • Conciosiacosache , se fanciullo tal volta egli
errava non per depravata volontà , ma per correr
voleniieri Inanima semplicetta a ciò che la trastulla
aceadeagU • Non era bisogno di battiture a corregger*
lo 9 ma il padre facendolo stare ignudo , lasciava
che la vergogna in luogo di sferza il castigasse •
JS questo sapet^agli sì reo , che Francesco prega*
va con lagrime la madre ^ che il facesse più to^
sto per le percosse divenir rosso , che per la ver-'
gogna • Crescendo dunque con gli anni , ^ ragie
nevole il credere^ che Neri lo mandasse a impa^
rar lettere a Fiorenza ; dove la facondia come
propria dote di quel clima , cominciava con no*
veUa industria a perfezionarsi • Insegnava allora
Ser Brunetto Latini come V uomo si eterna per
questa via : di lui scrivendo Giovanni Fillani ,
che egli fu cominciatore e maestro in digrossare
I Fiorentini , e fargli sperti in bel parlare , ed
in saper guidare , e reggere la Repubblica secon*
do poi itica • E quindi è forse , che Ser Brimetto
col titolo di maestro vierl onorato da Francesco ,
il quale non poteva altronde , che da quel tesoro
in età poverissima d^ erudizione arricchirsi di tanr
to sapere ^ di quanto egli si scorge dovizioso :
perchè egU si mostra ne^ suoi scritti latini e voi»
fari fornito di 4f nelle discipline , per le quali pm
7 nomo esser riputalo veracemente dotto . Essendo
egli ammaestrato nelle sacre carte 9 sì per dispu^
farne nelle scuole , sì per V intelligenza de* Padri
della nostra Teologia : delle cose appartenenti agli
astri , e della Filosofia naturale non ehbe pireic
la conoscenza i Ju ancora tanto esperto in tjuella
che prillata e pubblicamente insegna il viver degli
uomini , che hen si pare , che più a questo 9 che
ad altro egli attendesse * Come a grandissimo or~
namento di tale Jiicolid voUo parimente T animo
alle rime volgari ; dando opera agli scritli de*
Provenzali , che perciò sono da lui appellati maC'
^iri ; e da essi il pia bel fior cogliendone , non
tralasciò sorte di rima , in cui secondo C uso di
tftteìia favella , Toscanamente non si esercitasse .
Era come è notissimo quello idioma solo in pre*
gio ira le lingue , e comune a più dìUcati inge^
gni d" Europa , Tutta la Francia , f Inghilterra ,
ed eziandio la Germania adoperattanlo i e tra i
nostri Italiani vi fa molto riputato Sor dello Man^
tuano , Bartolomeo Giorgi Viniziano , e Bonifazio
Culuo da Genova , non poco il prezzò Dante j^li^^
§ Uteri , come si vede nel Purgatorio ^ e nelle Can-
zoni : e quello da Mai ano non suona qunù nelle
tue poene che un perpetuo provenzalesmo . Adun*
(fue dallo studio di quella lingua pellegrina ven^
nero gli aUettamenti a rfuel gusto più saldo , ok-
i--
xvn
de t^ invogliarono gli uomm delle vaghezze delta
LoHna ^ e della Greca ; affaticandosi in tal mo^
do di ior via la ruggine degli andati Secoli , e
di far gì 9 che il mondo ritornasse ancor bello •
jÌ queste leggiadre discipline intendendo^ seppe
rispondere éC improviso in età giovenile a xxìr« <
questioni ^ che intomo le materie amorose gli far /
rono in pubblico proposte • Così trattenuto neW a- /
pere d* ingegno , a quelle di mano ancora volle
impiegarsi • Imparò dunque a disegnare , ed avanr
zovvisi in guisa , che riguardando V originale dei
Documenti d* Amore da lui scritto , e figurato ,
vi si scorge un novello Pacuvio poeta , e pittore
ad un tratto • Ma per ispaziare in più largo cam-
pò di studj 9 stette in Bologna ed in Padova ^ cer^
eando di venire esperto del mondo 9 e delle leggi .
canoniche , e civili sino aW anno MCCXCFI. di J l> ^ ^ "-
nostra salute 9 fncltè compiendo il trentesimo se*'
condo di sua età , ebbero ancora fine le occupa-
zioni più dilettevoli per la morte di Neri suo pa-
dfe» Questa non pure recò a Francesco domesti"
co dolore^ ma parimente diedegli cagione d^ inas^
pettata noja ; percltè egli non vide ne anche con
pace seppellito chi con tanto travaglio aveva vis-"
to morto m Perciocché non fu sotterrato in S. Fran^
eesco di Barberino il defonto padre , prima che
Bernardo Guardiano de* Frati non litigasse il di
lui cadavere con Benvenuto Rettore di S. Lucia
XV lU
die pretendeva ^ che nella sua chiesa sì dipones'
se ^ e per t antica sepoUura j e per la ragione di
parrocchiano* ToUagU la morte di suo padre quei'
la libertà di stndj ^ che V inclinazione ^ e la va-
ghezza giovenile ^li per misero , a quelli solarne n-^
te lo restrinse , ne^ quali la necessità de^ suoi af-
fori V occupai' a no • Laonde ripieno d^ nitro talen~
to^ V anno appresso lìICCXCfìL V ultimo d^Ago*
sto , quasi del tulio ifolesse cangiar vita ^ patria^
e pemieri , essendo in sanità ^ fé suo te si a mento 9
e al Guardiano soprndeUo , e « luate Andrea
delC ordine de'* Minori sigillato cansegnoito <
Quindi V entità nella città di stihiio applteossì
alle materie legali^ collocando il suo eiffetiu^ e le
fatiche presso Messer Francesco da Bagnarea l'e~
scovo di Firenze * Mario lui , tra portò il Burbe ti"
r^o amendae le suddette cose in 3Icsscr ZtOitieri
della Tosa , che in quella dignità succede ite » E
CQmecìie in tale esercizio notabilmente il nostro
l'Yancesco s^ avanzasse^ pur si pregiava di pone
in fronte de* suoi scritti il titolo di scalare dell*
una , e dcW altra legge • Pervenuto aW anno
MCCCIIL si tien per frrmo , che prendesse la
sua prima tuo glie » la quale di bella figliuolanza
L* arricchì , partorendogli JA Filippo ^ Fra Tad*
deo ^ Antonio ^ e quello ^ in cui volendo rinavellar
li padre , il chiamo Hinieri , e Galusso , che net
MCCCf IlL aia itr. di Ottahre fa da I\hsser II-
IIZ
dobrandino , o Mdolrandino jircidiaeono /T Orvic
io Vicario del Vescovo Lattieri , levato al sacro
fonie del battesimo • Per la qtial cosa lontano da*
gli affari pubblici , qtiiete letterata traendo , seco
si godeva de^ suoi fgliuoU , col proporsi doppio
guadagno dalla cura della prole , e delle lettere ,
cioè a dire la perpetuatone della Jamiglia , e
della fama • A cosi riposato y a così bel vivere di
Francesco fu apportato disturbo da'* quei viaggi ,
che immaginati dotfere essere di poche settimane ^
sopraggiunte miove cagioni ^ il tennero in Proven*
za j e in Francia quattro anni , e tre mesi conti"
imi • Trovossi pertanto alla Corte di Roma , che
Papa Clemente V* aveva tratta in Avignone ; e
quivi furono le sue negoziazioni col Camerlingo di
Santa Chiesa ; attestandosi dalle sue chiose ^ che
molte volte in camera di lui dimorando , sentì
una tra P altre 9 che il Camerlingo motteggiando
rispose con questi a Messer Pietro Colonna già re-»
stituito al Cardinalato j dimandante certa dilazione
di pagamento per alcuni ;
De dabo non curo, plus praesens laado futaro :
Plas valet hoc iribuo , quam tribueoda duo •
narrando insieme F accelerata morte di detto Cà--
merìingo , che segui V anno MCCCXL Nominava*
si eosiiù Messer Bertrando de Bordis Cardinale di
B 2
■ X*^
nazion Guascone , che si trova assai prima sotto
il nome di Vescovo Albìense nella carica sopra*
detta ^ e tra la sua creazione in Cardinale del
titola de* Sanii Giovanni ^ e Paolo ^ e d fine gc^
cennato delta sua s^iia , un solo anno si y>'Q/?H
messe . / negozj , che in eff testi tempi spìnsero Fran-
cescù fuor di Fiorenza , noi non sappiamo , ^e
non che arduissimi da lui sono delti , e che per
trattargli Jìt mestiere alcuna fiata di stare senza
mttna intermissione nove mesi in cammino ; sicché
restandoci Ubero il congettumre , ci per madia mo ^
clic fossero gli stessi ^ che ^là il ir nt tennero in Fi-
renze impiegato % cioè C occorrenze del f escova*
do . Riferiice Dino Compagni , che nel MCCCÌA\
anno della partenza ili Francesco , terminati Mes*
ser Lottierl i suoi giorni ^ e k^acata la Chiesa di
Firenze , essendo in p rum oss o dal Papa sì le ss ^r '. /«-
tonto d^ Orso , e da Canonici eletto uno del tot
grembo ^ fu mandato in Corte ( quantunque indar"
no) acciocché i favorì procacciassero la conferma
ili tale elezione » E dunque simigLiante al ^ vero ,
che per questi trattati andasse Francesco in Pro--
venza ; dove potè non isperare 'Nanamente , che es~
SI in breve sortissero j poiché come V ^iffttto dinto*
strb j solo cinque mai lyaicaroao dalla morie di
Lo file fi al possesso d^ y^ atonia nel ì escovado *
Afandollùifì per avventura P interdetto , al quale
àoitoposta Fiorenza da M* Napoleone Orsini dal
L
XXI
Monte Cardinale 9 si spedirono come scrive Di»
no a Corte gii Amhasciadori del Comune : ne
divisandoci egli i nomi loro 9 e* invita a credere 9
elìt chi compose le vite defili scrittori Fiorentini^
di qui affermasse indtthitatamente , essere stato
Francesco amhaseiadore per la Repubblica : così
additando gli autori , la condizione de* tempi , e
la prudenza di Zìiì. In questo il magnanimo osse"
qiùo di Fiorentini avendo mandato 9 benché intera
detti ^ soccorso alla Cìdesa per ricuperar Ferrara
da'* Finiziani , meritò che di quel Settembre fos'
sera assoluti dal Cardinale Pelagrà nipote , e Le»
gaio del Papa , laonde è necessità di confessare 9
eh* ancora altri affari staggissero Francesco oltre
I Monti • Ma rimettendo V affermativa j e la nega»
tiva sopra ciò ad altri ^ solo noi diam per vero 9
ch^ egli in queste occorrenze , e in questa sta»
gione fu in Avignone. Né quivi solamente^ ma
spese altresì i quattr* anni del suo peregrinaggio
presso Filippo il Bello Re di Francia , e Luigi
Utino suo figliuolo già coronato in Re di Navar»
ra per lo retaggio della Regina Giovanna sua
madre ; de* cui modi , e costumi fu spettatore 9 ed
osservatore^ mentre da lui si seguitò la vaga lor
Corte per la Guascogna , e per la Piceardia ; do^
pe egli scrive , che cavò da manifesto pericolo
uno de* Regf famigliari , che dormendo a cavallo
nel passare un fiume , era già per mostrare quau"
xxu
to veramente fosser congiunti il sonno ^ e Ut mor^
te • Ridotte a buon fine le sue faccende 9 egU pa^
rimente si ricondusse Fanno MCCCXIIL di prì-
moverà in Italia ; recando seco privilegio di Cle^
mente V. per potersi dottorare , o come essi dice*
vano conventare j per mano del Vescovo y o di
Fiorenza ^ o di Bologna ^ o di Padova , spedito
in Avignone aìii 29. di Marzo F anno ottavo
del suo Pontificato . Folle niiUadimaneo Francese
co porgere così onorevole spettacolo alla patria \
dove al certo la peregrinità dell'* etto il rese a
tutti grazioso , qualmente si raccoglie da quanto
Matteo Villani nobilissimo istorico Fiorentino des"
crive 9 da trentasei anni dopo 9 del maestramento
in Teologia di Fra Francesco di Biancozzo de*
Nerli RomitanOy che per non essere allora quel-
la città solita di godere di tal vista , fu con
pubblica festa celebrato . Dunque Messer France^
SCO Barberino 9 die j* annovera il primo » che in
Firenze ricevesse la Laurea 9 non dovette esser il
secondo negli applausi j e se tale anzianità h con*
cessa dal Villani al sudetto Nerli 9 deesi inten-
dere che il Nerli fu il primo 9 in quanto laurea^
tQ in divinità 9 ( così essi chiamano la Teologia ) 9
Qwero il primo salito a questo grado per i pri-
vilegi concessi dal Papa a Uà citi à^ non per queir
li che daW istesso ottenne nella sua privata per*
sona il Barberino • Nel palazzo de^ figliuoli di Pie^
xxtn
rozzo Guadagni aUi 8. di Agosto fu fatta questa
funzione dal Vescovo Messer Antonio d* Orso , pre^
taio che d* odioso era divenuto gratissimo a Fio-»
reniini 9 per essersi più d* ogni altro cittadino
mosso alla eomun difesa contro lo sforzo delC Int"
peratore Arrigo j il quale nei giorni medesimi da
Pisa a Buonconvento 9 ed indi a poco da questa
nW altra vita passando , seco si portò il timore
de* suoi nemici^ e la speranza degli amici. Mes»
mr Francesco non guari appresso perduta la sua
consorte , anch* egli provò quanto la nuova Uber'
ti sia rincrescevole a coloro^ a cui non pure il
genio ^ e la lunga usanza , ma i proprj figliuoli
servono per legami d^ affetto • Noi affermiamo tal
morte esser seguita in quel mezzo 9 perchè essendo
Misser Francesco chiamato dal Pontefice nella sua
hoUa cherico coniugato 9 fa forza die allora la
donna sopranominata fosse tra vivi; e trovandoti
Vistesso Vanno clàC seguita aminogUato conurC al*
tra , deve iledursi , che la prima già fosse nel
ntimero de^ trapassati • Né permettendo Francesco ,
( che aveva dato altrui documenti della vita co^
mane , e privata degli uomini ^ ^ che la sua fami*
glia rimanesse senza assidua governatrice 9 sposò
Madonna Barna ^ e si rimise circa la dote , ( co*
me si !ia neWarclàvio Fiorentino ) » in Ammirato
degli Ammirati , ed in Leone de^ Guicciardim ; se
riservando solo stimatore delle doti dicevoli alVam^
mo di colei 9 eh" egli voleva a parie /&* suoi iene*
ri figliuoli , e delle cose più care • Sgravato dei
pesi domestici j e ridonatosi intieramente alle Leg'
gì , tanto vi riuscì eccellente , quanto bisognò a
farsi meritevole delle somme lodi , con le quali è
da M^ Gio~ Boccaccio ^ e da altri famosi scritto^
ri adornata la di Itti memoria . Ma noi quan*
iunque sappiamo , che q(ialsi%fogUa azione di colo-
ro ^ che son de gru di prolungar la vita dipoi U
morte , sia grata a quelli , che sopravvivano ^ nof^
isti mi timo f C potendosi ma ssimd mente ciò vederi
nelle pithbUche scrii ture in Firenze ) , eiser lunghe
in esplicar la dottrina , la prudenza , la rcltiiudt^
ne ^ con la quale molte cause furono dui Bari/i'^
ri no difese ^ sì dè^ particolari , come quelle , eh
dulìa Corte del Fr scovo ^ dal Collegio de^ GiuH^
ri ^ e Noiaj , dagli stessi Priori , e Gonfaloniere
di Ciiistizia se gli commettevano , di modo che tgli
a se stesso presente applauso y e Jìifura gloria ore*
parava . Nientedimeno il sospetto di GUbe^Una
ri editar io a Un sua casa , come ile rivai a da Semi-
J*onte , da nuovo accidente aggrandito , operb che
il valore ^ e le virtù senza onori supremi ri mane s^
sero . Sollevati gU animi delta fazione deW Impe-
rio alla tienula in Italia dì Arrigo di Luzemlmr^
go Imperadore , e già gran cose cedendo nel pen*
itero 9 che poi T r fletto nascose eoa P improvisa
morie di lui % in Francesco caldo per la sp^rnn-
XXT
%a 9 ripullulato V amore dell* antica patria ^ mosso
anco dalV augurio del nome cT Arrigo , nome fa^
mUare de* suoi avoli Semifontesi , scrisse aW Im^
peradore , già aperto nemico de* Fiorentini , una
lettera latina , die con tai parole finiva : Erimus
omnes in ledibui nostrls ; nec erit invidia in mi-
nori , neqae superbia in major! • Tale pistola col
tempo divolgata ^ l* autore altresì palesò d* animo
GìdbelUno 9 ed inteso a novità % ed essendo stato
ancora per rendersi il castello di Barberino al su*
detto Imperatore j come dice Bese Magalotti nei
suoi ricordi j istillo più facile nel popolo tal sospe*
zione 9 die di tempo- in tempo si suscitò di que^
sia famiglia. Onde nel MCCCLXXFI* fu animo*
nìiOj ( così dicevasi il vietare a chi sentiva del
Ghibellino t esercizio de* Maestrali ) , Albizo di
Messer Filippo del nostro Messer Francesco^ dai
Capitani di parte Guelfa ; de^ quali due anni ap'
presso il medesimo Bese essendo 9 liberò a grande
stento da simil nota Taddeo Barberino sesto avo^
lo £ Urbano Ottavo Pontefice Massimo . Non per
tanto la sufficienza ^ e la bontà di Messer Fran*
Cesco fu lasciata dopo questi avvenimenti affatto
oziosa : poicliè scrive Carlo di Francesco d* Anto*
nio Barberino » che nel MCCCXFIIL venne crea*
io de* Maestri de* contratti ; e da quattro voUe fu
chiamato ile* Capitani di nostra Donna d^ Orto
Sm Michele^ compagnia formata , come dice Gio»
3 3
IXVI
y Ulani , della buona genie di Firenze j cioè di
cittadini per nascita , e per costumi rigudtdevoli •
Slato Consigliere nel MCCCXLL e nel tusseguen^
te anno ^ indi a pochi mesi risedè Console con
M. Francesco Salviati del Collegio de* Giudici , e
Aoi^l* /i q ugnilo t e Ut a dì ni deputarono piocurato-^
ri , e sindachi a domandare a Papa Clemenle Se*
sto in feudo per Gttaìiieri Duca d^ Atene ^ fatto
dalie loro discordie Signor di Firenze , la provin-
cia €Ìi Romagna con obbligo , ( cosi si trova nell*
archivio di Cai tei iSl Anf^elo ) , del Canmnc di pa^
game censo ^ e di restii tur la morto il Duca , a
vita di cui si ckiedeita^ qnasi eglino pur tlesìderas*
sera non d^ ac^ai^ttir sudditi ^ ma conservi ^ vi fu
tra l Giudici nH Consiglio il nostro Messer Frau"
Cesco . In tanto con la ruina dei Duca volta sola-
to sopra la città ^ e da^ se siteri onde era di vis a ^
recata a (Quartieri ^ nintate leggi ^ ed offìcj ritmO'
vùssi in tati e le sue membra ; sicché in breve in-
tervallo 9 scordali per allora i sospetti antecede nii^
vinse Messer Francesco con III esser Filippo suo
figliuolo V anno MCCCXL f\ nello squittinio del
priorato , ed ottenne il partito favorevole ; aven-^
do pochi dì a\mnti con Mester Donato F^ellnti il
purissimo Cronista degli avi^enimenlt suoi ^ e di ca*
sa sua , e con Messer Gianiano de Gianianl , ri*
fatti gli ortlini ^ e le previsioni per lo buon reggi-^
mento del prefato Colie ggio . Ma sopraggiunta il
\
joni
tuo fine f UU confòrto solamente gli valse a con»
solazione di non morire con la tristezza d^ aversi
parteggiando chiusa la strada a* supremi gradi
della Repubblica, Di poco era cominciata in Ftm
renze quella tremenda pestilenza , die avventando^
si non pur agli uomini , ma alle bestie immanti^
nenie gli atterrava ; porgendo da per tutto orri*
bili 9 e non più veduti spettacoli di morte j laonde
oltre a cento mila creature umane » si crede per
eerto dal Boccaccio , dentro alle mura della città
essere state di vita tolte} o come Melchiorre di
Coppo Stefani racconta , novantasei mila per le
diligenze usate dd Priori , e dal Vescovo furono
numerate • Nel principio dunque ff Aprile tra i pri*
mi ^ a quali questo malore 5* appiccasse j Ju Mes"
ser Francesco , il cui corpo aveva V etate di ol-
tantaquattro anni ghà disposto ad ogni infermità .
In questa forma eolia , che i molti anni . i lunghi
viaggi , i più lunghi studj ^ e le litnghissime , e
perpetue fatiche non avevan vinto , in poco d'ora
quella rea impressione d^ aria estinse , V anno
MCCCXLVIIL anno per la nostra favella sopra
ogni altro notabile ; poseiache questo diede al Boc-
caccio materia di ordire le sue novelle , onde il
pregio del volgar Fiorentino cotanto salse . In quc"
sto trapassò Madonna Laura , per cui viva , e mor^
ta così dolcemente sospirò M. Francesco Petrarca ^
eie ora con maraviglia s^ ascolta in rime sparse per
t -ì ^ ■
per tutto il Mondo , il suono di quei soipiri • Que^
sto medesimo ne rapì Giovanni Villani sincero
istorieo 9 e purissimo scrittore de^ suoi tempi , e in
t/ueslo simigliantemente mancò di vita il nostro
Barberino ; seguitandolo tra pochi giorni Messer
Filippo suo figliuolo I Giudice altresì molto riputa*
to neUa patria • Ebbe Francesco morendo nella
propria casa la consolazione altrui additala nelle
sue rime j quando disse :
Fìnlr^ !d Ino paese
Tra lor da cui la lua carne discese •
Non perciò venne del tutto a mancare 9 lasciando
dopo se /nolte opere , onde spira ancora nella boc*
ca de* letterati • E tacendo per ora degU studj
delta ragione civile e canonica , ne"* quali siccome
sappiamo eerto , che neW età matura totalmente
M^ internasse y così non possiamo riferire , se non
che di lui due sole scritture si conservano per un
saggio della sua industria legate . Fece il libro dei
Documenti d* Amore , in cui egli cercò d* ammor*
Udire la ruvida natura di coloro , che venuti di
contado alla città , ritenevano ancora del duro 9
e del macigno • Furono cominciati i Documenti cir*
ea il MCCLXXXX. e conseguentemente molti anni
prima , che Dante manifestasse poetando la vision
ne 9 che finge nel MCCC. essergli sopravvenuta •
XXIS
N^ ah è sen%a dimostrazione : menzionando il Bar-
herino nella primiera delle dodici pearii delle ciào*
se 9 Arrigo di Litzemlurgo » il chiama presente Re
de* Romani ; talché si ritrae , che scrivendo egli
quel passo ^ fosse ttvanti al MCCCXIL quando Ar^
rigo fu in Roma coronato Imperadore • E trovane
dosi prima di avvenirsi in questa lettura ^ esser se»
dici anni trascorsi 9 da che pose mano alle chiose^
tenui il conto , che nel MCCXCFI. o di quel tor-*
no fossero principiate 9 e per esse dichiarandosi i
Documenti , cJù non gli scorge composti prima ?
Grande stimolo di chiosare il libro 9 avvisiamo »
che fosse la censura , che molto inetta vi faceva
suso uno 9 che da lui per beffa vien^ appellato Ga^ / /
ragajffollo Gribolo • Gli servì poscia la continuaziO'-
ne di esse di piacevole sollevamento alle molestie
seguaci de* lunghi viaggi • NelC istesso tempo , che .
compose i Documenti per gli uomini ^ descrisse in
volgare altresì H Reggimento » e i costumi delle
donne , del quale ci ha lasciato il tempo solamene
te il nomcj ed il desiderio , avvivatoci dalla fre»
quente commemorazione di quel trattato , eh* e gii
professa aver fatto a pregia di nobil donna. Tras"
se ancora dal Provenzale argomento da ricrear gli / /
animi , imitando nel nome , e nel soggetto il FiO'
re de^ nobili detti del monaco di Montalto 9 con
chiamarne un suo Fiore di novelle ; ma smarrito
il volume 9 il titolo ci da campo da rintracciare
//
I //
i
quatùuna delle sue novelle tra quelle cento 9 cfie
quasi primizie della, politezza Toscana vanno ai"
torno m Ci avvertisce il Salviati , che queUe son no"
te da pia autori in diverse età; ahhiam poi sento:»
re 9 che possa esservene intramesta alcuna del Bar»
herino « dalla nominatone che tra le altre Jianno
«(•/ lesto di Carlo Gnakerurci le cento , di Fiore
di parlare j e dal dire 31esser Francesco nelle chio-
se , che net suo Fior di novelle fa spessa menzione
delle nuoy^e miuzie di Guglielma di Bergndam ^ e
non so che di 3le Aser Beriola , de^ quali ambedue
si Irggono dipinte novelle tra le cento . Di pia si
legge in questo libro del Barberino Mcrùia una Can^
zone di stesti per un Cavaliere ne W isiesso caso clic
è tu novella attantunesima tra le sadeite^ della
Damigella dì Scoìot ; poiché il Cavaliere , siccome
étwenne alla Daniigelia si morì del mal d^ a more »
£ Siccome colei volle aiter dopo morte una lettera
a lato che propalasse alla corte del Re Art a esser
ella trapassata per la poca corrisponden:^ in amo"
, FM di Lancellotto ; così scorgendosi in mano del
defunto caif altere la canzone , fu palesata chi
per sua crudeltà il conduce^^a a tal ^ne * Sicché
per ia similitudine di questi accidenti , come per
J' altre cose tagionevotmente pub la nostra consi-
dcrozìone circa le dette novelle in affermazione
trasmutarsi , Anche la coìifcisione fatta dal Boc*
caccio di non essere egli slato L* invefUgre d^ ogni
gaa ncvetla 9 e ehe rum iscrisse 9 st non le raceon*
iate da' pia aniichi^ < il che si vede in prova da
é/ttette 9 c&' egU estrasse dalle cento di sopra rìcor^
date ^ f ci ammonisce » che tra le tolte ^ ve ne pò»
tesse esser parte di Messer Francesco • Fece &i/iti-
gUaniemente da giovane Canzoni , Ballate , e So*
netti f che per lo pia lacerale dal tempo n* abbia»
mo con molta fatica preservate alcune intere^ e di
alarne raccolti gli avanzi . N^ ha duìno die tali
rime movessero dalP amore 9 che trasportato anch*
egli nei primi anni deW usanza vecchia , portò ad
tata donna nomata Costanza , benché attempato
< del simile fece ancor Dante nel suo convito )
ravvisto delV error giovenile ^ P interpretava alle»
goricameniCj aptore della virtù. In proseguendo ta»
li opere gli fu ministra fedele la memoria , come
si manifesta dal veder citati cotanti autori Greci »
Latini^ sacri ^ e profani 9 Provenzali^ e nostrali di
varie ragioni . Neppur gli altrui scritti , ma i det»
ti acconciamente cangiò nel proprio bisogno . Dal
parlare di Francesco di Granvilla 9 di Francesco
Dandeloi ^ e di Ugolino Brucola , o Bruzola 9 che
in rime Rontagnuole scrisse de'* modi di salutare 9
apprese in huondato i suoi Documenti ; e di tali
osservazioni V animo invaghito deUe virtù 9 comin»
ciò ben tosto a farsi per utilità pubblica un prò»
pria tesoro . Dice egli 9 eh* essendo anche picciolo
fanciullo a una corte (.erano queste i conviti^ e
//
\
xxjnt
date noci novelle; mancandone fu divisa V ultima
tra Francesco^ e quello che a lato gli sedeva •
Tale scarsezza veduta da uno di coloro^ die per
frequentar luoghi simili , eran chiamati uomini di
corte ^ esclamo', benedetta la casa de^ Conti diMar^
mano , che se metion l avola ^ danno almeno una
€a stagna per uno ; e ifolt atosi a Francesco gli sog~
gitinxe ceni trvi/er ti menti intorno alVusnre altrui
eorUda « i quali ritenuti nella memoria , aliogh
poi opportuna mente tra i suoi scritti < Anco i di-
segni restarono tesliìfwnf delle fatiche della sua
penna , allora che M maggior ozio a blonda va . Di
questi se ne rimirano alcuni nelC originale de^ Docu^
menti d* Amore fin ai dì d^oggi ; quelli poi , che
ietti fica d* a\}er Jaiti in un Digesto , in un libro
dì Salmi ^ e nel [ìeggimenio , e costumi €Ìelle don-^
ne , sono stati daW età consumati - Ordino altresì
in Trevigi secondo il suo disegno la pittura della
Gitisfhia , della Misericordia , e della Coscienza
nella sala del F escova do , perche quegli y che qui-
¥Ì giudicava ^ allesse alle dipinie cose particolar ri^
gf*nrdo . Gli nacquero dalle due mogli più figlino-
li : delia prima lasciò i^iVo quantunque per poco ,
Alesser Filippo ^ eh"* egli vide Dottore in civile as~
»ai stimato | marito di lì fa donna Monna degli Albi*
zi , e padre di molli figliuoli , ed ehhelo consorte
negli onori della vita , e della sepoltura i Las ab
neW Ordine di S* Agostino Taddeo ^ nome aUora
nxm
geminato^ cowC ora in questa Famiglia per la Pre*
fidltura di Roma , e per àUri molli splendori iU
lustralo • Di Rinieri non sì legge se non che in*
sieme con Niccolò nato di Barna prese la prima
tonsura nel MCCCXV* Ebbene ancor* uno 9 il qua^^
le per mio credere daW affezione , che Messer
Francesco professava al Vescovo Messer Antonio
d* Orso 9 fu nominato Antonio ; della cui memoria
non si rinvengono quasi altri vestigf ^ che il ri"
novéllamenlo del suo nome reiterato felicemente in
casa Barberina , che adesso vi si scorge per vir»
tu j e per dignità emineniissimo • Di Barna secon^
da moglie è sicuramente figliuolo Niccolò ; «5-
sendo egli inslituito erede in tutto da essa V an*
no MCCCLIL ^ e la Bartolomea , che sopra al
MCCCLXXXllT. trasse ì suoi giorni ^ essendole in
queW anno da Taddeo di Cecco Barberino per te-
slamento lasciato il bruno • Oltre i congiunti dati
a Messer Francesco dalla natura , procacciossene
con V esquisite sue maniere degli altri ; e tra i più
segnalati amici si fu il Conte Baldo da Passi'
guano 9 clic con i meriti proprj , e col favore del
Re d* Ungheria 9 moUo avanzassi • Messer Forese
da RabattUj uomo di ttinto sentimento nelle leg-
gi , che dal Boccaccio j e da altri valent* uomini ^
un^ armario di ragion civile fu riputato , con queU
lo nello studio di Padova , e con questo avendo
egli eontratta amistà nel pralticar la scienza le»
/'
xxxnr
gale in Firenze • FurongU anco amici Mes$er Do^
nato Felluli , Messer Francesco Salviati , e Dino
Compagni uomo non punto volgare nelle rime ^ e
nella ttonìca Fiorentina • Di ìà da monti troscia-
molo negV intrattenimenti con Messer Bernardo
Naumaro oratore del Re di Francia , con Mada*
mm Fiori a d^ Oranges ^ e con a tiri signori ^ e don*
ne ^ le cui rare wtà eziandio ne' giuochi « dichia-
|E4i ammirabili • Fu Messer Francesca da giovane ^
marne si scorge daW originale de"" suoi Documenti ,
di Jvnna itsxai avvenente , ma fatto magro dalV
età ^ e spenta dagli studi > ^ dalle fatiche la giove'
mie allegrez-^a , paride poi più tosto venerahile » cht
dì appetto giocondo • Così pieno tt anni ^ e di n~
putazione terminò la sufi viia con dolore unit^er*^
sale della et ita di Fiorenza ^ e perchè fosse invi^
iala di continuo a lacrimarlo ^ fé scrii^ere il Boc^
caccio j come si slima ^ in un marmo sopra il di
lui sepolcro in Santa Croce , i seguenti versi <
■FrLVTA PLAKGE TVOS^ LiCRYMlS FLORESTlà CIVC*
ET PATBlUVji TANTH FVì^DAS ORBATA DOLOREM
BVM lìLr>£V«T DOMIftrt FaiPtClSO FVNEBA MEETTl
DE BA[illEftIWO ET NATI HAM IVDICIS OMnE
GliSSEBAT OFKlClVli SVA CORDA CAVEr»DO RE*TV
*ltD ^aTIS EKCEOIT ItATVM QVIA DOCT^S VTDOQVE
IV UE FVIT r*ET»lTOR SED SOLO FILIVI VPfO
tCtUCtr IN C4VSJS QVAl SVNT SAECVLlRiaVS ORTAE
aOC SVffT SVB LAPIDE POSITI QVlIVS VLTIKÀ CLlV*ÌT
JÉHriDA M0R5 OCVLOS PAVCIS DILATA DlEBVS
STRIGE SVC AEgVALl QVAE TOTVll TERaviT ORBLPJ
in mS SL?( Alito QVATEGt AVCXO ^fLLE TRECENTIS
DEL REGGIMENTO
E DE' COSTUMI
DELLE DONNE
Ifc^»»^ ••/^f^t^^^^^^fW »»%«v»***^
INTRODUZIONE.
Madoeina • 1^ oyellamenie 9 Francesco , parlai
Coir ODCSta de ;
Ed a preghiera di molte altre Donne
Mi lamentai con lei , e dissi :
Ch* eran molti 9 eh' avean sor itti libri ,
Costumi ornati d* uom , ma non di donna •
Sioch* io pregava lei ,
Che per amor di se ,
E per amor di qaesta sua compagnia 9
Ch'à nome Cortesìa ;
Ed anco per vestir P altre Donne con meco
Di quello onesto manto , eh' ella hae con seco ;
E eh* ella porge a quelle , che voglion camminare
Per la via de' costumi , degnasse di parlare
Con questa Donna 9 che si appella Industria ;
E seco insieme trovassono uno modo.
Che r altra Donna , eh* à nome Eloquenza
Parlasse alquanto dì quesu materia :
E *1 suo parlare si trovasse in scritto •
Elhi mi disse molto son contenta
Della bella domanda 9 che m' hai fatta •
E sono apparecchiata
Di fare , ed operare
Colle cfeitti Vii ludi ,
Che coir ajuto di colui che sai ,
Ch' è Signor di noi tutte :
Che fieni pie fue , ed ee , e sarae eterno ,
Cile formò I Cte)Ì , pianeti , ed ele^ienti ,
Formoe 1* angelica , ed umana natura.
Lo qnuìe onnipotente incomprensibile ,
E jiìco ni mutevole da informa g ione ,
£ perfeEiono
A tutte le cose , lo don che mi domandi
Ti sarae adempiuto ,
E spero ancor più di fure ,
Che SApiensa con molte altre virtudi
S** aopereranno dove , e quando , e come
SuLih hìsogno a questo tuo lavoro t
Ma quinci manca una sì fatta cosa :
Tu »ai che la Eloquen£a ^ 'Industria ^e tutte
L^alti^ ; Io cui savere
E bisogno in questa ovra ,
Poìson bene informare ,
Ma non è alcuna che sappia di loro
Scrivere in Libro si che ^i leggesse
Per limano intelletto; onde procura
Ch'' alcuno , che ti paja
Che solo scriva , e noi commetteremo
Tutte ad insieme ad alcuna di noi ;
Ch''enformi lui per $1 fatta maniera^
Che nulla briga arae di pensare y
Ma sol la penna volger sulla earta*
Ed Io risposi io hoe un fedel Serro ,
Fbihcesco ha nome nacque in una Selva
C3ì* à nome Barbebuio y
È molto grosso, ma molto ee fedele.
Ed a lui non bisogna sottigliezza ;
Poi voi gli date vostra informaglone •
Sicch*io gli parlerò, ed immantanente
Sarò davanti alla Vostra Eccellenza
G>lla risposta , che a loro convenga •
Onde, Francesco, dimmi incontanente ,
Come conforti di questa ovra fare ?
FaANCEsco, Ahi gentil donna la vostra loqnea
Mi fa bene certo , che voi se* mia Donna •
Ma perchò state cotanto celata?
Degnate di mostrarmi
Anzi eh' io parli la vostra fattura •
Min. Parla, rispondi, ch'esser ciò non può^
Peroch* io non voglio esser conosciuta ,
E ben ti può bastar V odor , che spando ,
E Io splendor, che ti raggia nel viso.
Fajiv. Madonna lo sprendore ;
E questo odor che dite
M' hanno abbattuto i spiriti miei
Per modo tale , che non so che parli •
Ma temperate la somma dolcezza ,
Che vien dal loro effetto.
ForsI eh* alquanto poi prenderò forza ,
a 2
niiponderb con quel pkcol podere^
Che posa iieHa fede mia ^ ch'è grande*
M^D» Non posso temperar tjuesta dolcezza ,
Se tue oon temperassi
Lo grau diletto , che tue ne vlcewU
Frah, Madonna dunque mi eonvien tacere *
Mau. Non è ver , ma convientl
Questi novelli, ed amorosi roggj
Lassai' alquanto riposar nel core ^
Forse che poi risponder mi potui ,
Fraf. Madonna il core è sempre pien di Voi,
E Io intelletto si volge nel praCo,
Bove CoriscoD le vostre virtù .
Ma pur quando s' appressa
Vostra valente I e nobile sembranza ,
Indebolisce la mia vita tanto ,
Che temo morte » ma pur si conserva
Per la vostra viriu la vita mia •
Mao» Dunque or mi di quando mi parlerai ,
Vuo' che mi parta ^ e manderà mi in scritto
Lo tuo volere la questa mia domanda .
Fraw, Madonna se '1 partir fosse sì tosto ,
Dopo li colpi ch'ai venir mi deste.
Non io che vita dimorasse meco .
Mad. Dimmi , che modo mi convien tenere ?
FflAif, Madonna state ancor quando vi piaccia ^
Che parlando con voi prenderò foiza
Alquanto a poco a poco .
MaD» Seria contenta d! stare ancor pia «
Ha tu mi fai di quelle che tu suoli •
Che per indurmi a parlar tu mi tieni
Pure in parole, che non fanno punto
Alla materia di eh* io t* ho parlato •
¥%AK» Madonna poiché Voi ve n* avvedete :
Io yi confesso bene ciò eh* è il vero,
Ma io temea , che dopo la risposta »
Immantenente Voi non vi partiste •
£ Dìo lo sae , che questa ee rada ,
Avvegnach* ella sia più eh* io non degno*
Mad« Di immantanente , se non eh' io men vado.
Fajkir* Ecco eh* io dico , e non vi fo più noja ,
Donna formata da quelPalto Sire ,
Ch* è sol possente •
Orcstate. è questo il Servo ^ che tu mi dicestì ,
Donna gentile, e d*alto intendimento
Che sarà fermo , e fedele , e costante
Al mìo proponimento*
Mad. Madonna TOnestade,
Che per vostra virtù tirate a voi
Ogni cosa gentil , voi dite vero
Che questo è il Servo vostro , ed anco è mio ,
Sicch* io vel posso dare •
Fb^h. Die' ella il ver , Madonna , io sono a lei ,
E eome piace a lei io sono a Voi*
Oxr£ST* Ed eccome , che mandote Industria •
E lu Eloquenza di per tutto a lui
Lo mio Iniendìm^nto^ e poi ten ira eoa «eco,
E dimorate ;imendiie con essa ^
Fili che r ovra *am couJotU al fine ♦
Odt, Eloquenza , e Intendi
Quello che ora ti dico .
Lo tuo Trattalo saia dì costumi
Pertenenti alle Donne ;
Quali li porgerò per tal maniera ^
Che git uomini potranno frutto trarne *
IMa questa informa g ione
I.a^ nduatrla ti darii ,
^on vuò che sia lo tuo parlare oscuro.
Acciocché Teramenle
Con ogni donna possa dimorare»
^^è parlerai rimata ^ accioche t^on ti parla
Per forza di rima
Dal proprio Intendimento .
Ma ben porrai tal fiata
Per dare alcun diletto
A chi ti leggerà
Di beile gobboletie seminare f
Ed anco poi di belle Novellette
Indurrai ad esemplo •
E parlerai sol nel Volgar Tostano *
E porrai mescidare
Alcun Volgare consonante In e^so
DI qiie' Paesi , dov' hai più usato ;
Pigliando j belli , e l non belli Iasti;intio .
A
E questo del Volgar noi iì diciamo
Per piacere alla Donna, che t* indusse;
La qoale è degna di onore , e grazia •
Blog. E va , comincia , ed ecco. Industria teco ,
Ed lo die ti sarò nella tua lingua •
E parla ornai , come tu fossi un uomo 9
Che sol da te ti muovessi a dettare.
£ vien* tessendo la tela indorata 9
Che noi t* apparecchiamo i fili ad oro •
Fbak. Ahi Donne valorose , io son contento ,
E sono apparecchiato ad ubbidire :
Ma chi rimane qui con la mia Donna ?
Mad. Ya tu con Dio , eh* io voglio rimanere
Con questa donna 9 eh* à nome Onestade,
Poich*a le* piace d* avermi con seco.
Fraiv. Madonna volentler 9 ma io mi temo
Ch' ella non s' innamori si di Voi ,
Che poscia pia non vi diveggia io mal •
Mad* Non dubitare , che se tu m* amassi.
Come tn mi suoi dire.
Già rOnestà non mi ti porrla torre •
Ma se volendo contro mio onore
Alcon yillan piacere.
Tu ti mutassi, porresti bramare
La grazia mia, e lo mio ben volere*
F&Air. Madonna , io non fu* mai Servo di voi
Per altro glÀ , che .per vostra grandezza ,
8
E onore ^ e sialo , t accrescimento j
E cosi spero la niia fin vedere,
MiD. Va dunque ^ e pensa dì servirmi io queslo.
FftRpt. Ora mi place io vado a cominciare
A &j roijipiuta forma .
Toi piena di do Urina , veslita dì oneslade ^
]^odrita di costumi , ornata dj piacere ;
In cui riposa luUa gentilezza ,
Beliate insieme , Onestà j Cortesia «
In cui rlsplendou tulle le virtudi,
Inver di Voi non è cbl pensi vile ,
Né può desiderar alcun di Voi ,
Fnorth'ognj onor di Voi .
Kon maraviglio , se a Voi n' è venuta
Sa presso V Onestà , clic parlar 1^ possiate *
Perocliè sempre l'avete con Voi >
E molti son , clie credon siate Voi •
Aon maraviglio di quella domanda ^
Che Voi fatto l'avete
PerocTie Mme slete
Di tutte quelle eh' a virtù si danno *
Da voi prendon esemplo »
Come da specchia ricevon lor vista
Tulle le donne che vanno con Voi .
Ma forte maraviglio »
Com' Io non degno di si alta grazia
Sono chiamato da Voi a $1 alta ovra ,
E il grande è la fed^ ,
1^
Ch* 10 porto <ir eccellente Vostra Altezza ;
€h* avvegnach* Io potessi parlar con Isaia
£ dire a Voi :
Io non so che mi parli sod fanciullo.
TSientemeno pensando , che voi dite ,
Che non mi fia mestier pensare, o dire.
Ma sol volger la penna , ecco ch^ io dico ^
Coir altro Profeta chiamato Geremia:
Ch' io sono acconcio al tutto ubbidire •
Mad* Dunque verrai con meco davanti
Air Onestà , che pregherà V Industria ,
Che mandi a dimorare Eloquenza con teco.
Sicché tu poi volgendo la tua lingua
Un altra Donna , eh* è Sollecitudo ,
Pieghi tua mano a scriver queste cose •
FaAN. Madonna io ho paura
Da presentarmi a si gran donne avanti •
Mao* Yien non temer eh* io sempre serò teco •
Fbah. Ecco eh* io vengo , e son sicuro , e forte ,
Ma prego voi , che per vostra piatale.
Che quando saremo appresso di loro ,
VI piaccia di mostrarmi lor figure •
Mad* Piacemi acciochè più fervente
Sarai poi nelP ufficio ,
Ch*elle t* accommetlcranno
£ tien*a mente, ch'elle ti daranno
Parole alquante , e darahii lo stilo.
Che te conviene in questo libro porre .
10
Ma 10 li mostrerò non tulle quante •
Vedrai V Oneslade ,
Che siede i n persa veste ,
^ Tien con la mano Industria,
Li'aitra luarìo commanda al T Eloquenza -
Eloquenza parlcni con leco *.
E vedi ai lor Ugare ritmKe
Secondo j] proplo aspetto di ciascuna .
E \jenl avanti che noi slam lor presso.
Ve"* tu Jc Donne g che sono in quel pritCo ,
Color son desse m^ inocchiati giujo •
Fb^n, Madonne Dio \\ salvi;
Perocché Ìo so che questa Donna mia ^
E lutie le i^irlù, che sono^ ed anco
Le e L calure tuUe universali
* ' Hanno , ciò cVan dal loro eterno Sire ^
Da luì ui prima faccio fondamento .
E segiilrb mio siile , e mìo volume
Secondo ch^ b di sovra in mandanieuto .
E questo lìvro eia
Kon pallila f.er numero d*ctadl.
Cile se dirittamente vogliam considerare ,
Tal è [icr tempo , e lai è tardi donna #
E non sicondo dadi ,
Mn suoiido suo grado
^ Convichc ognuua con scuoo passare -
T * E pallori! qursla avi a in le venli parlile ^
E ciascuna pa itila
Il
Ara per se certi distinti gradi.
Siccome InDanll leltara dimostra •
La prima conterà , come si dee
Portare una Fanciulla
Quando comincia bene , e mal sentire ^
E vergogna temere •
Seconda, comò quando
In tempo ella verrà di maritaggio.
Terza , quando ha passata
L^ora del maritaggio.
Quarta, se poi eh* è disperata mal
B^aver marito , avviene
Ch* ella pur V hae , e stae
In Gasa un tempo anzi che vada a lui •
La quinta , comò poi eh' ella s* è maritata ,
E corno il primo , e corno
U sicondo , e r terzo
Fine a quindici di , e '1 primo mese ,
E 1* secondo , e T terzo ,
E comò insino alla sua fine.
Si anzi figliuoli, e sì poi, e sì snella
lYon avesse , comò in vecchiezza •
La sesta , comò se perde II marito ,
E comò snella è vecchia,
E comò s* è mezzana ,
E corno B* ella Giovane rimane ,
E corno s' ha figliuoli ,
E corno 5^ ee nonna ,
12
E corno 8^ ella ancora
De' ben del suo marito riman Donna •
E' s^ ella vedoata cosi prende
Panni dì Religione •
La settima dispone ^
G>mo SI dee portare
S'ella sì rimarita,
E conio $t a ml^Uore^
£ corno se a pig^iorc
E man possente ^
E corno s' ella ancora ne va al t^rzc .
E corno poi eh* eUa è stila vedo^ia ,
E ripreso ha marito «
Sta alcun tempo in Casa
Anzi che vada a lui ;
£ come riprender mìirilo si loda , a biainia .
Ottava ) corno quella.
Che prende abito
DI Bcngìone in C:isa |
£ comò si loda o n6 p
T7ona , come nachiusa in Monastero
A perpeiua Chiusura é
E corno ìa Badessa , CamerlÌDga , e Priora
E ciascun' altra Portiera » o Moniale .
Decima , corno quella ,
Che Si riiu Illude sola
E delta Homita^ e corno T ha bla sino •
i
i5
Undecima, conno
Lia Giineriera dala
A G>mpagiiia di Donna',
E comò s* è pur ana ,
£ comò 8* è accompagnata a simile officio •
Dodeclma , corno ^
Si porterà ciascnna Servigiale
Sì pur a Donna , e si a Donna insieme
Col Signore, e si s* alcuna sola
Serve Signore , e corno
Si loda , e comò nò •
Terzadecima , comò
Balia di Casa, e corno di fuori.
Qnartadecima , comò
La Serra , ovver la Schiava ,
E comò poi eh* è Serva
Porrà per ovre libera tenersi .
Quintadecima, comò
Si dee portare ogni generazione
Di femina di comune stato,
E di più basso , e povero , e tutte ,
Fuor che le rie di vita dissoluta ,
Che vendon per moneu il loro onore.
liC quali non intendo
Mettere in iscriitura,
Se far di lor menzione ,
Che non son degne di e«ser nominate •
14
Sestadecima tratterà
Di certi generali addottrinamenti
D' ogni donna , e di loro ornamenii,
E di loro avventure •
SeLlIinadecIma de* loro toài^olamonU .
Otiav;idecima ^ percliè tal fluita
Le conv'ìen saver parlare , e dire ^
£ rhpondert; ^ e stare tra la getitr ,
SI iraUerà delle Que^iLlon d^ amore ^ .
E di rorlesU ^ e geni! lei za ,
Non:idrcima ai tratta
Di enti niottetti , e parlari
Pa donna a Cavaìien ,
Ed altra manici a
DI donne , e uomini «
La VI gei ima tratta
Di certe Orazioni ^
Iid In questa parte è la eonclnsionc
Del libio^ e corno Io (|ue£to libro porto
A quella Donna , che di sovra è detta ^
E Como lo riccie,
E corno ÌDnnnti a Lei
V(!tjgono le Yìrtuti .
E ponetevi a cura , che in diverse parti del
Libro voi udirete parlare la detta Donna , atcckè
se VOI sarete accoriti persone e usate di udir par-
lare cosi gentilmente 9 x***"^^^ essere ^ che caverete
li
grazia da Iddio di conoscere, chi è questa Donna,
che ci appar così chiusa • Slmigliantemente voi ve-
drete , ch^ ella m* apparirà in diverse , e nuove for-
me , e figure, e quando mi mostrerà una virtù ,
e quando na* altra in vostro servigio , e perchè
voi le vediate • Sicché anco nella sua apparita ,
chi s* asfotlgllerà , la porrà conoscere , che non
sarà plcclola grazia a chi Iddio la desse •
PARTE PRIMA.
.n questa prima parte d'esto libro
Io comincio a trattar della Fanciulla ,
La qoal comincia alquanto a vergognare ;
E questo ee Tun de^ segni,
Ch^ ella comincia a bene , e mal sentire •
Ed In questa coiai dov' è savere ;
Ch* omai cade In peccato ,
S^ ella fallasse a Iddio ,
E merito sed ella ben si porta.
E sua figura per meglio mostrare ,
Puote vedere qui di sovra pinta
Davanti a una Donna , ch^ à nome Innocenza •
La quale da comiato di sua corte
A condizione , snella non conserva
L^ usata purltade , e dice queste parole*
h
L
ì6
Innocenza • V son con leco insin a ora alata
Ma pensa omaì di dimorar altrore ,
Qualora un fallo sol da te si muove •
La Fanciulla risponde a lei queste parole :
Fanciulla • Non mi cacciate , che io non fallai ^
Ma un Dotizeìletto neir niid^ir cantando
Piarqucnù alfjLiatìlo , ed io iiien vergognai ,
Il j Eorno alla materia principale ,
E vengo ^1 primo grndo d'* e&ta pane ^
£ dico ciie se fosse ella figliuola
DMjiijior^ufnre , o ót Re cor o ti a lo ^
L^ sua u£»Tua ìncontaucuie sui
Colla sua madre , e coli' altre maggiori ,
Che &im nella magione ■
E f]uanto glOvine^za le concede,
Bìua^ga siili roslumì delle donne;
Cile sau^a dubio V nsanxa de' buoni »
E drlle buone ftra lei ritrarre
A non voler da Jor Irasndlur.ire .
LMi^iuui delle Ite persoue face
D' esia natura simlf^liantì q^uelle ^
CJie vanno, ed uiano , e stanno con elle*
E la natiHa umana ,
Come savete , è più lasciva in male ,
E M ben è falicoso a chi noi cale .
Veio è che lanio onor segue del bene.
Che clii S'apprende a camminar diritto ^
Tempo vena che fino
n
Terrì soo cor per amor di TiMate,
E d* oTre tali riceve salate •
Né mai senza sae balie ,
Over Maestre , o balj ,
Vada tra Cavalieri over Donzelli •
Se da suo padre , o madre 9 over fratelli ,
Non è chiamata prima 9 over mandata.
Perochè tal fiata
G>si passando alcun folleggia ad esia ;
Donde porria onor di lei bassare •
E quando sia tra gente
Gli occhi suoi lievi poco ;
Perochè nel guardare
Si coglie tosto dairuom eh* è ben saggio
Lo* nteodimento dell* alimi coraggio •
E quella è saggia , che sa ritenere
Si dentro il parer suo,
. Che alcun di fuor non sen possa avvedere •
E quando ode parlare , ascolti , e imprenda
Bei modi di parlare ,
Che già parlando non fruito si coglie
Colà dove non ee luogo 9 né tempo •
Seneca, Salomone , con molti altri
Ch* anno parlalo , lodano il tacere ;
Che non che il Savio 9 ma il matto se tace p
£ tenuto che saccia •
Una donzella parlava molto a tavola, disse'
uno suo balio , tu parli per tutti quelli 9 che so-
iB
ijo a tavola ; éhèe e11.i : Messere costoro ^antio
parlare , e perì^ $1 possono posare , ma io nou
so , *kdjÈ mi coti viene parlare per imprendere *
Eravi uno valoroso uomo, ch'ebbe n onte Ugolino
BoEzuola , che disse allora questa bella parola :
Chi vuol parando trarre
Polle pensier ttceoglie,
Kilorna alla materia :
B dico ; che; non è sì da tacere
eh' al hi non parli mai ^
Sicch'aliri non dicesse:
Ella non parla *
Perchè ella è mula ,
Ma dico da tacere è , e da parlare ,
Come lo luogo , e lo tempo richiede .
Ma qui non 3 opra sto ,
Che noti ben sì conviene a questa parte:
■Cbe pur in sommo tacere è laudato .
In questo grado di questa fanciulla •
Cohì dove Ira gente ,
E nel parlar porrU spesso fallire
In suo danno , e vergogna ,
Stan li suoi atti sempre vergognosi i
Perochè a lei vergogna è graa virtude .
E* s'ella è domandata ,
O mandata a parlare ,
Bis pondi j e parli temperatamente ,
E *1 suo parlar sia basso |
1
^9
Colle sse nani $ e V altre membra ferme,
Che r mo?lmento 9 e il mutar delle membra
Significa in fanciulla ti*oppi veazi ;
£ nella grande mutevole core.
£ sia nel suo mangiare
Ordinala, e cortese,
E bea poco , e quel sia temperato :
Che corno ella s' invezza
Cosi vuol poi durare •
£ quanto che nelPuomo
L* ebriare stia male ,
Sta nella donna troppo più villano •
E quando siede a tavola non giaccia ,
Ne vi tegna le braccia
Suso, perocché è segno di grossezza •
£ se mai parla poco ^
Questo è quello luogo ,
Dove convienle allora men parlare •
Né mai si tenga il capo colle mani ,
Né giaccia s^ ella è sana
In collo a sua Maestra •
£ se le avrien talora ''
Le convenga cantare
Per detto del Signore , o della Madre 9
O dalle sue compagne ;
Pregata un poco prima
D^una maniera bassa
Soavemente < canti
b 2
Fermai cortese, e cogrocch! cTiinaU.
E stando volta a chi maggior vi siede .
E questo Canio hasso
Chiamato camerate
£ quel che piace , e che pa»53 ne^ cori .
Che dice un Piovenzale
Tali parole sopra questo punto ■
Ogni cantar ii ^*oig£
C^on ansai pia dolcezza
Nella \^ace minore ;
Jfl ti tic sta prtitsa nel core ,
E Messcr Guido GuinuzcUi disse :
J)anna il cantar soave
Che per io petto mi mite la voce ,
Che spegne ciò , che nuoce ^
Pensi eri in già fa , e gloja in vita m'^ have ,
E se le avvien che per slmll commatido
Le convenga haìbre*
Senz' allo di vaghezza
Onestamente balli ^
!Nè già corno gioii ara
Ponto sLudt in Sahare;
Acciocché non si dira
Ch"* ella Sia di non fermo intelletto ,
Odi perchè perdeo a Folcalthleri una gcnlil donzella
Jo maritaggio del Dura di Storlich .
Ser^sonia fue figlia dì Mcsser Gnigìielmo da
Folcalchierl , uno valoroso Cavaiicie da Scudo ^ e
21
aulico gratile, e senzfi dabio ella età maraviglio-
saneote bella. Lo Duge dì Slorlich passava per
lo paese , e veduia lei diliberò in se di torla per
doDua , la Madre , eh* ebbe nome Madonna Ge-
nea desinando il Come in Camera con lei , e cer-
ti altri 9 eh* erano ivi ad albergo , la feciono bal-
lare al suono d* uno meszo Cannone , sicché a uno
accorto ballare , eh' ella volle fare ; ballando , e
saltando , cadde si eh* ella mostrò la gamba • Sic-
ché il Doge ne disdegnò , e rimase per questo così
alto suo onore • Ritorno alla nostra materia •
E lodo che si sforzi, e piaccia a lei
Lo bene andare acconcia ,
E se ghirlanda porta
Lodo che sia gioliva , e piccoletta •
Che comò voi sapete
Grossa cosa è tenuta
Portar fastella in luogo di ghirlanda ,
£ quanto eli* è più bella
Tanto minor la porti;
Perochè non ghirlanda j
Bia piager fa piagere*
Né fa r ornato Donna,
Ma* Donna fa parer lo suo ornato •
Sicch* io mi credo , che più piaccia ancora
Quella che non si sforta in apparire
Con men bellezze , che T altre con quelle 9
Che scn dti^Inte ^ e tion dar^n tornatile*
E peib credo die éh$e lo Schiavo :
Pi aremi in Donna Icllezzn che ilnra ,
E quel In è da nnfitra ,
£ le d* i^lnin soìatto
Ri rie IT Je rinvenga ,
Non gvidi ah ah nb con slmili voci ;
Ferochè rio farla mo&har li denll ;
Clic non V roia contri *
Ma senza alcun remore
Semhranza faccia d^ alcuna alle^rexza *
t-lie vai sa ve , eh* è icriito :
Che li ri no sia nella Locca de^ mai li ,
E qui 5^ Intf'nde del tho «frenato ^
E d<?l con tinnito ,
Non niiga della faccia rallegrare 9
E temf^praio riso.
Bado a luogo, ed a tempo si]o<
Anzi confesso , che non rìder mai
A'ien da crudele , o villoso core,
E questa t^'il fanciulla
Non è discreta ancora a tutto t^^nto .
Fui una fiata in Vincgia , vcdprnmo una bel*
la donna, lu domandiilo poi Puno di rmi rlre \\
pare di M ad orma colale ? colui risposte : piare mi
Sheila ^f>n rìdesse, dìs^e T sdtro : pero mi piace
rlJa più; disse il terzo: e a me s'ella potette
25
ridere , celando eh' ella ha meno un dente • Las-
60T1 lo nome per non aver detto villanìa della
donna 9 e torno alla materia •
E se le avvien che piagner le convenga
Per alcuno accidente ,
Sia senza voce lo suo lagrlmare ,
Kè mai bestemmia di suo parlar venga,
I9è parola villana 9
E spessamente chiami la Maestra ,
E facciasi Insegnare ,
Como fiorire In su costumi possa •
E se colla sua Madre
Forse alla Cliieni andasse 9
A poco a poco imprenda
DI sUre onesU , e conta 9
E adorare , e pater nostri dire ;
G>me la Madre vede 9
E l'altre donne stare;
Sempre seguendo rammaestraraento
Bella sua balia 9 o balio 9
In quanto egli è laudevole 9 ed onesto •
E se alcun Cavaliere 9
O balio è deputato a lei portare 9
O poi raddurre a corte 9 e Ul fiaU
A metterla a cavallo 9
E tal fiata In gabbia over carriera 9
Stia a lui in braccio onesta 9 e vergognosa 9
2q.
£ de^ silici pannÉ cliìtisa
CogP ncthì ba£5Ì , e umile scrnLian^a.
E parutt , e V a suo stato sì conveniva ^
Che in qufr^io tempo jmptentJa
ht^^^^rc , e scriver cnuveiicvolincrLe ;
Sìccliè Si' convenisse
l^fì donijii rimanere
Di terra , o di vassalli ,
Snili più rontn a leggimento fare.
Che ben sayk ch^ il senno accirieiirale ;
Lo quol pori;» poi conquistar leggendo
Ajiira il n^Uiralc in motte cose*
Mii fpii sì noti elle femmina sia
Colei the ciò V etisegui ^ o ul persoi^a
Clic nnn sia suspetla ..
(^fi'egli è f5ratide ragione
Di molli mali troppa confìdanza .
E questa eiadc ha ieuera pendanza 3
Cosi questa è l'etfi dove ben paoTe
La lenerelhi testa in se far ratitcanza
Dell' alla Donna , eh' a nome Costan^ii *
Io ?i misi di sopra
Figlia d' Imperadoie
Cnn quella del Re insieme,
Che quasi poison di costumi gire
In sjmiglìiiijte grado ,
Avvegnatb' io rtcortìo^
Che quanto cìV è maggiore j
26
Cotanto ee più obbrlgau
Ad alto rostoniare •
E come in .e«sa 9 in ciascuna eh* è grande
Seria lo fallo di tanto maggiore
Vendetta , e pena degno ,
Quanto ha più onor , eh* a molli è quasi sdegno •
Ora vi discendo agli altri gradi di «questo Capitelo:
E a' ella sarh figlia
DI Marchese 5 di Duca ,
0 Conte, o d* alcun simile Barone ^
Porrà tenersi alli. detti costumi ,
Ma pi^oCe più indugiar a cominciare 9
E già non jEirai altri portamenti •
£ non bisogna eh* ella
Cotanto tenga stretti suoi costumi;
Ma quanto più costuma
Ciascuna , tanto più è da laudare •
Ed in questo non può troppo sforzare ,
Ma seria da biasmare
Deir atteggiar , snella il facesse più
eh* a suo grado convenga •
E anco son di quelle
Figliuole di Baroni per nazione,
1 cui padri però non son possenti ,
Le quai porranno usare
Costumi di figliuola
Di Cavalier da Scudo •
E ancora ci ha figliuole di Baroni ,
26
LI cui padri tornali sono al niente ;
Le quali ad onestade
Porranno strette stare a lor volere •
Ma quanto ad atteggiare
Deggion mutar maniera ,
Sicondo mutamento di lor stato*
E qual 5110 stato noD conosce ^ deve
Prender 3i\ ciò consiglio*
£ se noi puote al tutto bilanciare ,
Aimcn sicondo lo miglior parere
Modi ciascuna prenda di osservare •
Che In tutt^ i gradì questa è somma uh
Considerare ^ e riguardar suo stato *
Lo qual chi co nos cesie
Bade Oale porrla poi errare.
Odi che disse Guido GuInEieUj
Cùrtoscer se a ì^aler esser grande
È sempre il Jhndarnenio principale ;
J? mai diriuo sale
CùUii che crede se maggior che sia *■
CìiC sol tjtiesta follìa
È quella ^ perchè V uam più ci disval^ *
^ vediam nel stntere rade fiate
Salir in scienza
Culai cìte erede prima averta seco ^
Ch^ei solo ancor di lei sacciane punto ■
Snella sarà fij^litjola
Di Cavalier da Scudo j
L
27
O di «olenne Giudice,
O di solenne Medico 9
O d^altro gentil nomo;
Li CUI antichi , ed elio sono
Di mantener onore;
Nella coi casa sono,
O sieno usati di esser Givalleri.
Costor pongo In un grado in questo caso.
E lasso il più , e *1 meno
A quella dlscrecion , che Dio dà loro ,
E dico di colei , eh* à questo grado ;
Ch' ella non fia si tosto
Tenuta alli costumi ,
Come queir altre eh* è detto di sovra •
E porrà ben più ridere , e giuoeare ,
E più d* attorno onestamente andare •
E anco in balli e canti
Più allegrezza menare.
Ma però eh* ogni etade
Onestade racconcia ,
Farmi che quando puole
Suo volere raffreni,
E. trarsi a* bei costumi
Dell* alti e più antiche •
Che tanto se isforzi vergogna temendo ,
E poi riguardi alli detti costumi.
Osservando ciascuno ,
Quanto convenga a lei sua vita accosti
28
Ad averli cou seco •
E sicondo r usanza deUa Terra 9
E voler di sua Madre ^ o borse (are
O cucire , o filare
Imprenda pienamente ;
Sicché poi, che sarà
Con mo Mania in casa
Possa malinconia con cib passare f
Oziosa non stare ^
Ed anco in ci 5 alcun servigio fare i
Che non sa se ventnra
La volgesse al di sotlo |
Sicché le conven ìa
Sua vita trarne •
E questa non è noova cola al Mondo ;
Anzi vediamo spesso
Le grandi altezze al basso ritornare ;
Però dovrla ciascuna
Ordinale, non sicondo, che le pua avvenire
E tult* 1 savj laudan questo molto
Pi ot vedersi dinanzi*
La qual virtù chi hene avesse seco^
Kon so da qual periglio le bisogni dottare.
E questa è quella ancora ,
Per cui ai monta in ogni altero stalo «
La provveden^a conserva, ed aumenta,
£ lieo sictM'o il ijuo segultatore
Da male, e poi il dirizza nel migliore*
E perocché alcun* ora
Ili mangiar ,* che le Donne
Coa sua nettesza fanno ,
Soglion molto piager a lor congiunti*
Ed anco ul fiala
In caso e tempo di necessità
Lodo sed ella imprenderà da donna- ,
O altra ser?Igiale
Ciascun comune 9 e sotti! cnciuare «
Che ponian , che giammai
A lei non bisognasse,
Almen sa poi li mangiar divisare ;
Che quelli è che si sa far ben servire.
Lo qual sa comò si fanno i servigj •
E quel sa ben tagliare ad un Signore,
n quale ee ghiotto , e conosce i morseli! •
Cosi chi sa comò si fanno buoni ,
Tosto veder porrà
Se '1 suo mangiar alcun difetto ara •
Yo' savi^ beu , die si dice d' amore :
Che mal ne può traiiare
Colui eV ^ lungi dalli colpi suoi •
E questo è il tempo, nel quale a me pare'.
Che $e piace alli suoi
Imprender può leggere.
Ed anco a scrivere alquanto con esto»
Ma sovra qaeslo punto
i^on so ben , eh* io mi dica :
So
Che molti lodati ciò , e molli biasinan ciò ì
Quando la donna è grande ,
Pur noi vediam , che assai pia tosto cade
Colei eh* à facoltà del suo cadere •
£ però sono 1 freni
Per infrenare i malvaggi voleri*
E bene è scritto come voi saveie :
Ch€ non è cosn , che sta men feUce ^
Cfì* egli è fslidlaie di peccare .
Che db vuol dire^ eh* è m
La posjibiHtà dello mal fare t
E $anz^ dubio per Io non polare
Motti faUi il làssan dalU genio «
£ »e tu togli un punto
Àir^Dinjo, cir è mal desiiieivinte ^^
Tien poi r^^tone die fipcgoe il volere •
Ben vede ognun y che se potesson lutti
Sen£;i pena fai hi e ;
Che nostro sfato non pania durare .
Onde son falte per questo le Leggi ^
Per rifrenar Ii voler de'malraggj.
Se dunqua tu mi dai
Lo modo per lo qual possa fallare ,
E non dai freno al contrarlo del fallo ;
E ae mi dt lo leggere , e lo sctirere
Non mi danno cagione del mal fare ^
Vero è ^ ma sono J modi ^ per li quali
Porrò venire a\ lalto
\
3i
Assai pii facilmente,
Che già per altro non furon trorati-
Se non per render Tuoni* ceni coloro.
Alti qual.noQ può gire.
Del loro mtendimento , e lor volere «
Ponian , eh' ancora per a?er memoria
Di quelle cose , a che noi noa bastiamo •
Né credo alcun uom savio dubitare ,
Né anco appena alcun degl* ignoranti :
Che Lettera può lire , e trarre a fine
Assai di quelle cose^
Cli*in altra guisa non avriano effetto.
Noq dico , che si possa ben guardare
Colei che se guardare non volesse .
Ma può y uomo alla ria molti suoi tratti
Torre, e alla buona torre le cagioni.
Che porrian la sua mente maculare.
E chi potesse dir della figliuola:
Ella fia veramente buona ,
Cesserian tutte queste mie parole.
Ma in dubio pur pigliam la pia sicura,
E or m'accordo in questo,
Ch' essa fatighi a imprendere altre cose , ^
E quelle lasci stare.
Ma so ben, ch'io n'offendo gli araadori
In questo, ed elli mi perdoneranno.
Che dirittura mi costrigne a ciò parlare.
Vero é che chi avesse intendimento
Di lei monacare ,
Porriano ciò fare imprendere a qael)» •
E se non foste per 1* officio loro ,
Io loderia del nò ancor di queste.
Ma sia che pò* Iddio sa comò fanno ,
Credo io per me eh* è bene • E perchè Cosici
H^ vìe più larghe deir andare attorno f
Che 1* altre dr CD di sovra.
Farmi , che con faiicltille
DI sua tempo , e contrada ,
E qnaodo puoLe colle sue incarnate ,
^ E ?ieppiù colle doone si ritragga •
Né già sostenga punto ,
eh* alcun uom per carcere ,
Fuorch* il padre la baci m
'^ Ed anco a lui ne dimostil vergogna ;
A ce Io ce V usanza agli altri
La n^antenga diritta;
E guardi che non prenda
Fuorché da suoi dlstreili
I - Glìtiland» alcuna, o simili giojette*
Clie poi per ciò s'^a lei uè fosson cheslCi
Non Je porrla così tosto disdire •
E queste dare ^ e ricevere danno
A quelle genti, che stanno d* attorno
fMalà sospeiion . Vero h che questa etate
WÈ Scusa alquanto la sua fancjulle£z:i ^
Ma questo è 7cr a questo mal V aTverxa |
E-
kr
95
E ul fiata Io dono si riserba ,
E mostrasi d* intorno 9
E non le da onor quando éìV è grande •
E più talor si spande ,
Se figliuola è di mercante , o uonv comune ,
O di comune essenza •'
Come fuor gentilezza di nazione
Molti son popolari ,
Artefici , ed altri assai ,
Ed ancor ricchi, che voglion menare
Come gentili lor modi , e lor vita ,
Tutto non si convenga
die tanto appaja sua altezza suso •
Ma perocché in ciascuna
Tutto ben si conviene adoperare;
Farmi che ne' costumi,
E sua vita menare
A queste altre s' accosti ;
Considerando sempre
Quanto contengon le predette cose ,
Di grandezza , od altezza
Scemi ciascuna 9 come a lei convenga •
E parmi più tenuta in questo grado
A imprendere a fare
Pi molte più minute masserizie 9
Che doroandan le Case 9
Over conducimento delle Case •
E meno in queste 9 che neir altre dette
H
Lodo leggere , o scrivere ;
Anzi lo biasmo ,
Se Hgljuola sar^ di minor uotrio^
Laforator di terra ,
0 d* «Uri simigliatiti ^
Porrtan ciascuna più , e altra meno ,
Slccindo lor ricchezza , e lor bontìi
pD5ta ritiar alla buona osservanza >
Tuttora parlo , che comunemente
Traendo &e alli detti costumi , *
Pigliandola pm larga , Imprenda bene
A cucire , e fila j e y
E a cuocer meglio ^ e masserizia faro *
E comò ancella sostenga per Casa
Fatica , e briga al condur Ja famiglia <
E porti, e rechi, e vada, e torni ^ e stia
Como bisogna, e da' suol detto 3Ìa *
E non si con tosto da conciare^
Ma icalza, e mal vestita,
Pfon pettinata , uh Usciata molto »
Como il poder della Casa rlcblede ,
Si procuri d* andare ;
Perocch' a star fancItiUa ,
E andarsi lisciando,
Noti si couveiigoii mollo beue Insieme*
Ma quando puole accompagnata vada ,
E non di notte quando il può cessare •
E rideie , e giuocare ,
56
Piangere 9 e cantare
Porrà p'A largamente ,
Che r altre, che son dette;
£ paji ancor ched ella non si curi.
Tuttora quanto può covertamente
Al costumi ritragga ,
E sforzi sua natura ;
Che totiì fummo figlinoli , e figliuole
D* Adam , ed £%'a come ?ol savete •
Or lascio qui di dire
D' alquanti gradi ,
Che sarian pia giiiso 9 perocché si porranno
Nel quinto- decimo Capitolo,
Dove si parla in genere di molle ;
Per non disonestar troppo li gradi
Di moke alli-e grandi, che dette son di sovra.
Ma so che a lor già non saria disgrato ,
Che per le basse conosciam le grandi»
Ma pertanto che gli Leggitori , e le donne ,
Che leggeranno, vorranno tal fiata
Indocer le sue figlie
A bella costumanza ; per esemplo
Porrete leggere qui ana leggiadra 9 e bella
NOVELLA.
Fue nella Casa di Savoja anticamente uno Mes«
ser Currado , uomo di grande cortesia , prodezza ,
e 2
56
e larghezza 9 senno , piacere, e fortezza sovra tat-
ti gii altri del suo tempo , bello , e formoso del
corpo , e grazioso alla genie , pieno di molte vir-
tù 9 le quali saria lungo a contare • 11 quale vol-
se mettersi ad aver per sua donna la più bella ,
ctiK potesse trovai re , se per alcun modo si poles-
ae il vere . E ntm fidandosene In altrui il mise con
piccola compagnia a cìh cercare ^ e cavalcò per
più Cillii , e Castella , e luoghi per quattro mesi
eonilnuj ; trattegnendo^I nel luogo tanto eh' el cer-
cava corno possibile era * Ed in fine di questa
tempo gli vennono lettere, che il Ke d* Ingìnllcr-^
ra gli voiea dare tuta sua O^lluob ^ sicch' elio an-
dò a vederla, e trovò ^ e conobbe , drelh era
fontana di tutte bellezze sovra l^altre cli"^ elio aves-
se vedute - Ella avea nome Anna ; e concioslacfiVI-
lo con sua compagnia avet^e in quel gioì no qn^d
dlUberato di prender questa Anna ^ non rispose pc-
t6 In quel di allo Re , ma partissi da Corte , e
andò ài albergo con uno cortese Cavaliere , rhe
ovea nome Messer Guiglielmo , Ìl quale s>^ isforzò
ù per lo commando del Re, e si per sua valen-
tU d* onorare , e onorò mollo Messer Currado < E
quando vennoi^o alla cena , la donna di Messer
Guiglielmo venne a onorare Messer Currado , e
menò appresso dj se una sua figliuola, eli' avea
nome Giojetta , Ja quale era d'' etade di nove an-
ni • Ed acciocché di lei brevemente vi parli, tut-
3r
loch' ella non fosse cosi bella , come la figliuola
del Re , ma ella era insomma la meglio costuma-
ta fanciulla , the mai si vedesse ; sicché scriano
stati gravi li suoi costumi in una compiuta Con-
tessa • Messer Currado guatando la Giojelta ^ e li
suoi costumi : e considerando bene , corno s* ella
continuasse per innanzi dovrian crescere per ragio-
ne , lasciò il diliberato di torre la più bella , che
trovasse • Kè perchè Anna fosse figlia di Re , né
per r alto parentado , né per grande dote , che ne
sperasse , né perchè già avesse in cuore diliberato
di torre Anna, tanto invaghì de* costumi di Gio-
jetta, che incontanente 1* altro giorno seguente fat-
to la scusa allo Re , e avuto suo consiglio , e
parlato a Messer Guiglielmo lasciò Anna , e prese
Giojetta per sua Sposa ; e ordinate balie , e balj
a lei conduixt , ed una Gabbia in su Cavalli , e
presa compagnia assai , senza alcuna dote , con buo-
na volontà del Re menò al suo paese la Giojét-
U • Dove con lei ebbe tanto di bene » e di alle-
grezza , che seria difficile a contare , e finalmen-
te acconcj con Dio morirono in un giorno ^ e fu-
rono messi in uno monimento Insieme •
E ornai ritomo alla materia nostra ; e discendo
alla seconda Parte del Libro»
ss
PARTE II.
fl/uesta è Ja seconda yaiip Al queslo Libro , nel-
la quale ci convieue liaUxiie della giovane, die
penula è già nel Irnij^o del maiitit^gìo^ Ja (jiiale
se voi graidale qui di sovra, io» la vfdr^te di-
pinta- E \ediete <h't' naa Donzella, ili' a nome
V erg Ini là I la quale è li tra ita sfrondo )j suoi si-
^airicameiiti , le porj^^e la inaao ^ v Miglia nicnaie
in Paradiso, e dme ;i lei queste parola :
Yi:iìr.iwri a'' - T ion A eiginiladr^ ^
I^ diro che se Ui mi vuoi seguire ^
Porrai con meco ùlP alto Sii venire ,
Il la Donzella |;lovane JÌi>]ioii(.le qiicsic altre parole*
DoziLLA. r snn fon icro , e \nb venir ton Icro *
Ma non so se potrò perseverare ,
Che la mia ^cnle nu vuol maritare -
B il orno ;illa m^Lei ia ; e dico vi
Che questa è quella elade,
Della qnal parla, e dite Salomone^
Cfj' è più. malagevole a conoicrre
Come drbl>ta riuscire ,
Ciìjò 1^ aiIolvsccnKa t
Ponili ino dif' di sovra
(jiovanr \à ifjijmasse ,
Perocfhè più s'acrosU
Al tonnine Volga iti *
59
E questa si convien molto sforzare ^
E rifrenare i ?oIer! 9 e desìi ,
Cile tutti quelli che voglion donna torre ,
Ponìam che hen conoscer non si possa ,
In questa etade voglion giudicare ,
E ciò divien perch'elle più si danno
In questo tempo a vita maritale •
Costoro hanno d' intorno
Molti j che per diversi modi danno
Fama, ed infamia molto leggiermente*
Costoro hanno ne* cuori
Mutabili pensieri;
Onde non si porrla notare in libro
Lo grande rischio a che elle stanno ,
Si quanto a Dio , e quanto a quelP onore,
Che noi diciam mondano •
Omai discendo al primo grado , e dico :
Che snella sarà figlia
D* Imperadore , o di Re coronato ,
Convien per tempo molto cominciare
Sua distretta ; e quasi nullo tempo
A finestra , o balcone , o uscio , o chiostro ,
O altro luogo pubblico dimori;
Anzi le paja sempre noja
Soflerlre , quando ella sia veduta ;
Che questo è sommo segno d*onestade«
E comò cresce nell* etade sua.
Così in vergogna a giorno a giorno cresca •
40
Ch^ella è una virlude,
Gie molla lode spande
Sovra di quelle , che Tiranno con seco.
£ ad ogni vista umana
Sempre mostri paura ;
liÉifndo qui ma tempera temente -
E <]uaii(Io pur le vien guardato alcuno,
Perchè non se n' av viaggia ,
Non Sila ridendo quel coiai guardare ;
^è &rmi tenga ad un riguardo gli occhi p
Perocché queslc sono
Infra certe altre caetCe d'amore.
Le quali porranno esser prese in male .
E voi sa ve di* un piccolo riguardo
DiSCDvic tal fìatu un grande amore •
£ ul fiiiin è creduto
Che sìa tra certi amore
Per un picciolo guardare ,
Che tiiUo è iimr del loro Immaginare »
Sicché ben la chi si guarda nel velo ,
£ tien coverto il suo srgrcto a tuul •
E ben colei ^ che por che non ne sente ^
Kon fa che un altro n* avvenga credendo .
E col] siia madre ^ e fon le sue maestre
Sia noue , e gìotno contìnua usanza ;
E fra la gente srhlfi sempre andare •
Ma se per volontadc
DI suo padre , o madre
41
Le conveDga Tenire ,
E (ra la gente stare , ovvero in casa i
Ovvero in un Giardino ,
Ovvero ancora forse camminando
Sovra alcuna carriera , o forse in nave ;
Come tal fiata a queste grandi avviene:
G>tanto e non più lievi gli occhi suoi ,
Quanto d' andare , o di sedere , o stare
Per bisogno conosce ;
Non partendosi mai dalle maestre ,
Ovver dappresso della madre sua •
TXè parli punto , se non quando forse
Nicissicà la sforza.
Ed allora soave , e vergognosa •
Ma s^ ella fosse in camera
Con sue maestre , ovver con altre donne
In luogo alcun dagli uomini rimosso.
Porrà per suo passare
l^arole belle, e più alquante dire ,
E solazzo con gioja^
Usar talora temperatamente ,
E pianamente dire
U giorno una fiata
Alcuna bella, e onesta canzonetta.
Né lodo in lei cantare
In altra guisa, o luogo;
Né già ballare , e ancora men saltare •
Ma perocché non porrla sì rinchiusa
^
^
42
Durar con lanto freno
La saa tenera età ,
Lodo che snella hae seco
Alcaua donna , o balia , ovver maestra j
Che s* intenda di suono ;
Faccia lalor sonare bassamente,
£ se lo suo Intelletto
S' acconciasse a diletto ,
Porrà imprender d* uno
Me^za Cftnnone , o di \ luola , o d* aitilo
Slormento onesto , e belio ^
E non pur da giullare ;
Ofver d'un arpa, eh' è ben da granBonna*
E queito Imprenda da donna »e puote ;
La qua! se Tien dì fuori ^
Tenga con seco allo *uo insegnare
Presente alcuna delle sue maestre ,
Ma qui rilascio alquanto
A dir de sta materia.,
Perocch' io son $i .stanco ,
Ch' io non porrki scrivere con penna ,
Ch' IO complesse innesta parLe intera ;
S' IO non andassi alquanto fuor di Casa
In un giardin , che non ci è molto lungi .
Dove ih' è detto in6 novellamente.
Che ne riposa T alta Donna mìa;
SI prenderò da sua viriate fona «
E voglio ancor da lei savert^ , s^ io
43
Debba sUr per slo Libro
SI loutano tla Lei ,
CJi* io non la possa vedere tal fiala «
Che Be ciò fosse la mia vUa è breve ,
Com' a. lei darmi morie j e vita , è llere
Fbancesco . Madonna Iddio v'allegri ^
Che v' ha f orinata tale ,
Ch'ogni uom s'allegra, che Yoi vede in vista.
Mad. Tu fila cosi venuto ,
Como lu m' averal bene ubbidita
Del libro 9 die lì fuc commesso fare.
Fkaiv* Ma donna) po^ eh' io £^ppi >
Che sol vofitro volere
Era eh' Io db facessi ,
Mai non pensai , se non pur d' adempiere
Lo vomirò manda mento .
Ma vo' sa? è 5 che m' è si foHe, e grave
Cotanto star ) che non \1 veggia punto;
Ed ancor vengno a Voi pet^ dimostrarvi ,
E per leggervi prima
Qnel poco che n' è fatta,
E per saver se vi piacesse , eh' lo
Altro modo lenetse t
E per pregarvi ancora
Che vi piaccia , che io possa ciascun' ora^
Che io tni stancassi ricorrere a Yoi ,
Per prender fona dalli vosiri raggj ,
44
MiD. Io soD coDteuta di ciò clie fa fai,
Gh* io so che Industria ti mena dirieto ;
Eloquenza t* «juta 9Ì acconciare ,
i E voglio udir questa Lettura ancora ^
CJi' i' ho paura eh* altri non ci avvenga r
' Ma lo mauderb tostamente per te,
E tu alloia ini pomi parlare ,
£ legger questo , ed altro che Ha fatto ■
Ma perchè Io temo d*^ esser conosciuta ^
Com" io l"* ho detto intimimi ^
Tu mi vedrai tostamente apparire
In forma tal , che mi conoscerai •
Ma non sarà citi mi conosca intorno »
Che perchè io veggio la tua ferma fede ,
Io m* ho pensato di farti una grazia ,
DI darti spazio di poter parlarmi
Quanto vorrai , ed ascoltarti Bsa .
E or pensa quello , che tu mi vuo' dire ^
£ dimandar , tli* Io sono apparecchiata
Di farti tutte quante queste gra2Ìe ,
Che tu domanderai pienamente
Fran, AJadonna Io soa sì pten della promessa ^
E su mi tira si foite Speranza ;
Che io non so che io domandar mi pensi »
A Ma spern che Io per la vostra vlrtuie
Ar5 Itmanzi grafia a conoscer mìa salute «
Miu, Or va con Dio ^ e non mi tener pin ^
Che V Onestà mi rostriugne che Io torni
A dimorar nella camera mia >
I
\
.*»^
Faut. Addio Madonna , ed lo^lornoa parlare,
E metlere in i«crkta
Quella materia che mi commandaste •
1* parmi eh* ella deggia dimorare
Tatto lo giorno da dimane a sera
Acconcia onectaniente ;
E sicondo r usaggio del paese
Tesli , ghirlande , ed ornamenti porti ,
Come alla sua grandezza si conviene*
E lodo , eh' ella prenda
Più tosto il nien , che il più ad osservare •
E più la via del mezzo ;
Perocché corno il Filosofe dice t
In tutte cose nel mezzo è virtù ,
£ per lo mezzo li Beati andarono »
l^ou parlo de' suoi netti lavamenti ,
Che ne dirk la settadeciroa parie ,
Colà dov' è degli loro ornamenti •
E se le avvien , che con la madre sua
Per alcun luogo passi ,
I^on s'inframetta d'alcun salutare.
Ma cortese , e soave
Facendo picciol passi , e radi , e pari
Vada davanti a lei ;
Sfon guardando sua spera ,
Siè risgnardando alcuno 9
ì^k dileltandose nelle ciancie 9 che vede •
>Ia guardi, e pensi come onesta vada ;
46
E lasci stare f - » ■
Ogni solas^zQ , t gioco ìrt qncsto caio*
E se comlactaii le maggiori a fare
In glardin le ghirlande ,
Ed eib ne vuol fare , guardi ove sono
Li più nuovi florl , e li più piccoleili ,
E farclasi una piccola ghirliinda .
E perchè non convitnie a lor lo specchio ,
Acciocché ella stia bene,
Faccmlaai accoriciate a sua maestra ,
E ae n* hae più *n capo ^
Iscieml quella ^lie a lei piace meno ^
£ disila alla maesua , che gtlel serbi .
Acciocché non venlisc a mano d'alcuno aman-
te, eh* Io mi rit'orJo chMo vMI una fiata una gen-
lil donna a andare a offe r ere , e ofTersc incenso, il
quale trasse d^ una sua bella borsa ; ed un suo in-
tenditore , che r andava guardando posevi alP alta-
re molti danari, perchè il preve, che guardava
non si turbasse, e levonne quelT incenso, e porion-
neio , Lo preve pensò poco d^ altro, quando vide
i danari - AUrì erano d^ intorno , e cominciarono a
dire : Deh vedi come per bel modo quella donna
jeppe donale a colui - La donna, ch'era senza col-
pa, quando se n'avvide , guardava spesso colui j
eh' ella avea per male , altri credea eli* ella il guar-
dasse , pereti' ella l'avesse avuto per bene, e per-
di^ ella s'intendesse bea con liu .-, Colui poi ne le-
4T
ce fare una gUIrlanJa, eh* t;rano itiueni 1! giani deU
lo incerilo a moJo di margarite ; ed uno ne por-*
fava fitto in tm* litiellg d'' oro In dito , Bre vemeD-
le vi dico per non gravarvi, cbe tanto ^ì sparse,
e sì and6 questa cosa , t.Ii"' io ne vidi uccidere sni
uomini^ ed ella ne fu morta» Sicché molto con-
viene a ciascuna por cura , dove rimane, e come
ogni sua cosa . RI tot no alla materia :
E dico 3 guardi ch'ella non riceva
Ghiilanda , né ahra gioja d* alcun luogo,
Onde sospetta venga •
E se ghlrliinda fatta
Trovasse nel giardini» ^
?^on la si metta , se far non la vede
A una delle donne, o più, che seco sodo.
T^è mai ie non a tavola ordinala ,
O in luogo ove ciò veggia ,
E r altre donne *tare , mangi, o tea #
E qttesto allora temperatamente,
E se per se pur bere le convenga
In alcuu altro tempo ,
In luogo onesto ncitamenie bea ;
Tenendo la maniera In ridere, e in piangere,
e a tavola stare, e ancor quando ella fosse portata
da alcun Cava 1 j ero , come di sovra al cominci amen-
io è scritto^ ch'ella deggla fare; per sempre servan-
do gli ammaesCrameriii della madre , o maestra, In
guanto isiàm? diritti j e a qne&ti accostanti.
48
E perchè in questo tempo al tinto parere
A lei noB ai convien V andare a Chiesa ,
Però noi dico : che quanto è men veduta ,
Tanto più cara raiserahra a ciascuno \
Ed ogni cosa ranif
Dice un Discreto , eh' è tenuta cara .
Ed anco noi vediamo
Che quel melai Id , di' È pia rado f trova
Ch' il va cercando, e più studia à* averne •
Ed ancor ci ha una colai ragione ,
Che *c pur avvenisse.
Che da natura alcun difetto avesse ,
In picciol tempo così non si vede «
E certo non so io qual sia colei
B* umana carne io terra
Setiza difetto alcuno.
Sola colei è , che non have alcuno .
La qual mi fa far questa genti) cosa i
E questo avvien perchè Dio vnlle Lei
Plasmar tanto compita ,
Glie tolse morte ^ e addussemì vita •
Ilrtorno alla materia dt sovra , e dico
Ctie poich'ella non puote,
Kè si conviene a hi T andare a Chiesa,
Motto si converrìa ,
disella talora sola in alcun loco
Nella camera sua
Facesse alquante invenie a reverenza ,
49
£ onor di nostra Donna •
E se legger savesse ,
L^ Ufficio sno eh* è breve dicesse •
Ed attendesse una partila della vita sua ,
In ricordarsi dell' anima saa •
Ma qui non sovrasto alle Orazioni ,
Che le vedrete innanti
Kella parte final di questo livro.
Ma ben vui> dir , che non mi piace ancora ;
Ch* ella troppo stia in orazione •
Perocché è meglio assai ,
Orar fervente e poco.
Che far molte orazioni ;
Le qua! poco si muovono dal core •
E Dio non va cercando
Pur romper di ginocchia ,
Ma ben savè che va cercando i cori •
Egli è scritto, che breve Orazione
È quella che sovra al Cielo passa ;
Folle ee chi dunque in pur cianciar s^allassa.
Ma qui risguarda sempre, che s* intende
Della orazion fervente , ed ordinata
Colla dimanda licita , ed onesta •
Che sono alquante, che pregan eh* Iddio
Mantenga loro il color nel visaggio,
£ che le dia a star belle tra 1* altro ,
E. che mantenga biondi i lor capelli »
O che dia loro bella fregiatura •
à
5o
Onde per questo non v^aflattcale,
Ch* allora il procurate contro a voi •
Orna* discendo alT altro grado giuso :
E dico che t^cIU
Saia ngliuola di Dnca ^ a Marchese ,
O d' tìlcun altro limile B:uone ,
Porrà considerar li costumi di sovra ,
E se ad essi tanto conformarsi ,
Quant' ella porri più ,
Perocché di costumi non pub troppo
Civanzave • Ma ben ti qui si guardi ;
Che non convien cotanto alteramente
Menar sua contenenza •
E ben porrla più largo diporlare
Alcuna cosa Io spontaneo ireno .
Ora discendo, e vengo
Air altro grado : e dico
Cfie s'ella sarà figlia di Cavalier da Scudo,
Giudice , od nitro ^ che simile grado
MaDtengon per riccheiKa,
O gentilezza , o simile cagione •
Im manta nenie eh' ella sera tale ,
Che sicondo che porta el suo paese^
Paja a sua genie che sia da marito j
C!ie ciò non pur lo tenipo ,
Mj tal fiata moalra la persona .
Porrla sua madre , o suo padre , o coloro ,
Ch'auQD a pensar di suo stato innalzare
Si
Tfon mica sì per tempo,
'Né con tanta strettezza.
Ridurre a poco a poco a stare in casa ,
Poi torte le finestre , e dirle t ornai
Figliuola ei ti cooriene mutar modo ;
Che r uom ti pone ornai cura alle mani •
Ed ella allor sia saggia , e ponga cura
A questi insegnamenti ,
E a quei che son di sovra ,
Che toccano a lei.
Considerato sao stato , e suo grado ;
Servando in quanto può meglio que' ch^ Io
Dico di sotto: i quali
Pertengon tutti specialmente a lei •
E perchè questa è molto in molte parti
Più general, che le deite di sovra ;
Intendo alquanto stender la materia
In molle cose provate , e vedute ,
A molti , e molle in questo grado stanti •
Convien dunque costei
In molte cose quasi più guardare ,
Che le dette maggiori ;
Perocché quelle guarda la potenza ,
E la doitanza deMor padri , e quasi
Tutti quelli di Corte , ed ancor quelle
Sono lor guardia di notte , e di giorno •
Ma queste hanno men guardia ,
E via più battaglieri •
d2
Ss
Onde .i^]j;ive clie \\ni cag|;ion di tjnciilc ,
Llip non di quelle , e <j[uc.s[u {■ la ginn piovit
Contro a color che dicoii che la gtsjrdU
E poco da Snidare ,
Ma qui 4lt ciò li Jasfro ; per oc di'' io
Ke dito in quella p:irtr ,
Dove si ti a Ita delb marltjU -
Or hai veduto , che giiaidia l>iso£;ua •
Dicianì de"* Illùdi d' ealo suo i^uaidaie:
E qiiL-sio è II pi ilici pai , eh' ella si ^tiaidi
Dì dimoriirc aoJa con Ciìcutio
Vomo , di fuDi t dà patire , e fratelli .
E forte inente £Ì guardi tU quello ,
Gir ella s' accorge, che h guarda spesso ,
l^t mai con quello a riamar dar dimori ,
Kè mai dinioàtrl che di ciò si yccor^ii ,
He fugija 5 s'ella il vede iuiuiaiitanente .
Ma poco stante , quasi noi vedesse.
Partasi corno per altro n andasse <
E se le avvien poi- cir alcun le pai lasse ,
K dimandasse contro suo onoie ,
Tarlaci dal parlare ,
E mostri come clie non Tahliìa Inteso,
l\è poi attenda a guardar verso lui ^
Che già paiii-i ch'iella ralllficasàe
Ciò che detto le avea .
IL sol per una volta
]\on Sia persona , a cui
lilla ne parli , j^ciocchr id il, ila
55
DI così fatte cose
IVascon crudeli , ed aspre nlmistanzc ;
E se da una volta in su le parla ,
Risponda francamente
Con sua vista turbata ,
E dica eh* elio ee folle ;
E che la sua follìa porrla comperare ;
E mantanenle sì parta da esso •
E poi in prima il dica con la madre »
Che vi porrà remedio saviamente •
Ma tuttavia la somma provedenza,
L far si che chi sia
Parlar più non le possa in alcun luogo.
E se le avvien che alcuna messaggera
L* ambasciata portasse ,
Sì la raccolga a quella prima volta ;
or ella non osi dì mai più tornarvi •
Ma chi volesse usare una cautela ,
El non si troverà se non ben radi
Chi a lei parlasse , o mandasse ambasciata ,
Tenersi gli occhi fuor delle vaghezze ,
Che mal non fosse alcun che si potesse
Già immaginar , ched elio a lei piacesse.
E far Io simlgliante del parlare;
Che ponian ch^en la donna,
Poich* ella è maritata ,
Si possan sofferir certe altre cose;
Di questa si convien troppo più stretta ,
^^^^^
■
^"
^^^F E sotti! guardia fare .
^^^H Sì perdi* ella non n^ ha
ancor snn
onot e ^
^^m E
perchè poco dì iJiatiiU toìie
^^P
Ja buona fama .
V^
anrora perchè h \
oro mente
^^K Non è involta in motta
e osta ik za m
IVla io non so d^nde qircslo si vengna ,
Ch*egli è venitlo un tempo ^
Che qnella si lien buon» ,
E rrede esser cotanto
DeJl'akre maggior, qnanto
Più ititentlltorj le vanno d'intorno,
E di certi ii gabba ,
E éì certi sì ride ,
E dj ceni altri fa colali beffe ,
E tanto va cosi d* Intorno al fuoco ;
Che quella beffa sì converte In vero .
Non creda alcun eh No parli sì di tutte ^
Ma dico ai d' aJcjUanie ;
Che non conoscon ben c?ie jla lor loda *
E chi di lor volesse
Scrivere qual' è pm da laudare,
Ponga bt'n cura a questo suo esemplo.
Sìa coiài ima donzella molto beila ,
Di sottile InicndimeiJio , e ben parlante,
Bieca ^ gentile, e riccamente ornata,
E qiiesia , o da IShestra, o per via and<ìndo ^
\ ol^e in più luoi;hi gli occhi
66
E sa sì fare , e si ben rimirare ,
Guardando l'un che T altro non sen.corga;
E certe altre malalle usando , a modo
Ch* ella Ila sempre cento Intenditori •
E viene nn altra, che non è sì bella
Né si ricca , né con tanti oraamenti,
E poco parla , e va tutta soave ,
E con ogni pianezza ,
Onesta tutta , e mai non leva gli occhi
In modo ch^ alcun n* aggia intendimento ,
Chi sarà più laudata , e più gradita?
Questa risposta è lieve:
Che le buone , e le rie tutte diranno
Bene della sìconda y
E quando passerà per via la prima ,
Non solamente le buone diranno :
Vedi colei com^è dison/esta*
Ma le sue simiglianti
Diranno : vedi quella si tien bella ,
£ simili parole ,
In disonor di Lei •
Or vedi corno si conosce il fallo ,
Che ai buoni , e ai rei tutti universali
Dispiace j e biasman quello •
E sempre al buono i rei
Tengon nel cuore alcuna reverenza ;
Che ben cognoscon lui esser maggiore.
Se non mi credi tosto il puoi provare :
66
T o nn l uè J oune on es te ^ * , P ^
E di j^ran nominanza , ^
"Et iticireraì tra loro
Uif altra diaonesia .
Dico rh'* elfa vi slarji sì coinfù a voglia ^
Cile le parrà portare in collo uu trave •
E quello avvlcn perchè la coscienza
Non la lasfta poscjre ,
E rullor crede , che ogni vom parli dì essa <
B dican : vedi ben donne andare i^uall ;
Ma sempre (jiiesta rh"* h rotta la ineiile
Fai'à cose nascose, e disusai*^,
E crederà che romo Iddio h vede ,
Cosi la vegga ogni uomo nel core -
Ma qui per Dìo ! mi perdonate, Donne,
Che qnrita inle , ch'Io v'ho nominata ^
Poniamo che sia fetnìna ,
Ella non è già donna .
Né vuti che sia tia donne nominala ^
Ma diro questo perrhè sta donzella ,
Della cjual parlo In qtiesia parte qui ,
"Vegga Como lon felli, e Incannatoli
Li movimenti della vanhflde -
Ahi 1 pensa ben tu rhe se' d^ està ciaJe j
Conie porrai primipr davanti a Iddio ,
E poi dinanil a tutta gente umana
Sirino stare , e andare , e ritornare ,
be In arai la sana mente , e nmnda
57
Sansa r onore , che Dio t* assiconda •
Olii Santo Agostino 9
Alta parola che ci ha data scritta :
Senti tu d* Agoslin ei& che li piace^
Purché la mia coscienza
Mi tenga puro 9 e diritto innanzi Dio •
E ben si save , che quale è difeso
' Balla propria coscienza
Libero sta tra tutti accusatori.
Ricordati che Seneca dice : iSa' tu quando ti puoi sol
dire sciolto da ogni cupidine , quando tu sei giun^
to a tale ^ che non ti bisogni pregare 9 se non di
cosa 9 che palesemente tu ne possa pregare ; onde
farai tal vita cogli uomini 9 corno s* el vedesse Id^
dio 9 e con Dio siccome V udissono gli uomini .
Non lascierò ch^ io non ne dica una 9
Che quella che per cosi fatti modi
Ve crede tal fiata
Piacere a lui che va guardando lei :
Nientemeno e* si pensa nel core 9 e dice :
Vedi colei corno ee sfacciata;
£ se avTien che poi 1^ aggia per mogliere.
Assai lamenteranne 9 e non $i fida ;
Pensando come ella mostrava a me.
Così feria ^ e più a un altro più bello •
E questa è una regola si fatta 9
Ch^ en pochi casi falla •
Ora Tengo ad un tizio
58
Che regna spessamente
In queste donselleue ;
La qual vonla s* Iq potessi sturbare*
E* ne sono molle , che quando per vezzi ^
E tal 0aia per una sciocchezza ,
Ch' iiu voglia dì vedere
Como elle sono amate da lor gente ,
E talor pfr alcuno disdegno
D^ alcuna parolctta ,
Ch^ odon che a lor non piace ;
E tal fiata perchè altri
Le lasci poi fate a lor senno «
E tal s' infìnge } che le duole il fianco ^
E tale lo dente ^ e tale k tesLA ,
E tal dice matteize,
Per dimostrar ch'elle sien fnor del senno.
Tal mostra che sia indemoniata ^
E fugge tutte le cose di Dio
Per fallo creder meglio ,
E tal comincian questo ;
IVon credendo durar gran tempo m questo *
Ma poi che han cominciato »
Van pur Innanzi ; temendo che ahri
Non dicesse dipoi :
Vedi che s^inlìngea.
Sicché per questi modi ,
E per molti altri se ne perdon molte
B* onore , e dì stato ,
E tal fiata per mostrarsi bene.
Si cooducono a tale ,
Che poi si iiMiojon si villanamente*
A queste cose non so ben eh* io dica ,
Glie gran fatica seria a potere
Mendare una si folle , e gran inattezza •
Ma voglio almen , che sappian tutte quante ,
Che non è alcuna si scaltrita in questo ;
Che 1* uomo saggio ben non se n'avveggia»
£ poi si pensi quella, che per colpa
Di sua mattezza si conduce a morte ,
Dove ne va la misera anima sua •
£ sappian ben le lor bestiai itadi ,
E ben cognoscon 11 medici sperti.
Che infermitadi , e che dolor son questi •
Ben sanno i savj, corno indemoniate ^
£ perchè modi si posson savere ;
Onde fariano bene
Di non esser si folli
In lor dannaggio , e dispiacer di Dio ;
E di molti altri, ed altre*
E di ciò vi dico una brieve novella ,
La qual di fatto fu lunga , e nojosa»
Una si mostrava indemoniata , ed era molto
bella 9 e i suoi capelli avea mollo cari , e certo di
ciò non mi maraviglio, che molto gli avea belli.
Dnrò gran tempo , e il padre , e madre non n*avea«
no più , e tutto di piangeano , e scongiuri , ed al-
6o
tre cose aveano falle assai , e non \alea . A ridervi
ono Tiilo caro amico m compagnia d*uno suo cn*
giiio. Vide sua nianlera , ed ebbe rotiosciuta sua
luàltezra , Pensò di guarilla , trnssesi in p-dixe col
padie ^ e dissegli U vero, Accoidossi col padre e
colli madre di fare ogni vtsfa che p desse : non
venendo ai fatti 5 perocché troppo n' erano teneri »
Acciocché facesse loto vedere , che dicea vero ten-
ne questa via m presenza dì loro due , e di lei ,
e di me - Disse questi diavoli, che costei ha m
corpo sono di £i fulla generazione , che non an-
dranno *c non per fuoco : faleuii portare una con-
ca grande di fuoco , e uno ferro sonile , e Jei*hja-
mo lei io su queslo desco, e col ferro caldo le
foriamo la testa» Dissi io el ci saria forse rischio:
Dissocilo; senza rischio non è mal forse che cam-
pa^ e s'ella campa ella sì è guarita * Disse il pa-
dre io Ja voglio anzi in quello rischio, che veder-
la cosi fatta . E ella pure cinguettava , e mostrava
di non intenderci. Dls*e l'amico mio legatela.
Fuc presa e legata a fona . Disse elio per veder
meglio come noi dobbiamo fare, e per meglio sa-
nare la piaga porlatenil Je forfici , ed intanto ch'el
ferro si scalda tondìaHe i capegll , Inimantaurnte che
questa parola fue delta , ed ella fhiauib la madre
e disse: io mi sento per questo legate e per que-
sto fuoco tutta mutata ; forse che Ji diavoli hanno
paura, A questo dkenio noi: ora è 4juono ambre
f
6i
dietro alla medicina : allora pigliò j1 padie le trec-
cie , e disse : tagta ^ a a qu^fsto ell^i disse alla nm-
dre Iti jegielo y non v) bisogna che jo sono gua-
rita .Or non vi dico ìd pia della novella , die ben
la inlendete . Rrigrno alla mateiia .
E dico che costei di questo grado ,
S'ella vonà tal fiala ballare^
Cantare , o «ol Untare
In loco onesto, e d* oneste compagnie.
Tuttora vergognosa II polKi fare ;
Servando l modi che giii detti sono.
E questo sialo è quello ,
Che le conviene attendete alle donne^
SI al parlar , corno alla portatura ,
Ed air andare } ed auca al salutate;
E a tutti gli altri loro onesti usug^j .
Sicclf ella taccia poi rhe cosi presso
Com' ella dovrà fare ^
Quando ella sia In simlglianle ca»o .
E ponga cura come fan le spose ,
Che ne vanno a marito ;
E quale ee quella eh** è loduta poi
Che ben si sia portata ^
Cosi pori* savere
Quar è migliore a lei ad osiervarc «
E nou sovrasto piti a questo grado ,
Peroccliè molte cose
Sot^ dette altrove Innanzi «
62
Ed ancor 9Ì diranno ,
Che appartengon a questa donzella *
Ora ne vengo a tiii allio grado ^ e dico
Che s* ella larÀ fìi^Ua
Di cerli alirl minori ,
Ccime lavornEori ,
Artefici , con simili persone ,
A>nj3,i pensiindo, e dirizzando st
Allì deut costumi;
Qyiinto conviene a suo minore stato*
Ma tuUavia Je vogUo arrlcoidare.
Clic aUo suo tempo detto óa marito :
Poiyam che quanto al guardar &i cominci
I/uno insicriiD coli"' altro ;
Koiì si conviene a lei
Coù per tempo darlo a dimostrare ,
E a&sai più pornic quanto a ballare ,
Cintare 3 e ^oltazzare , usar larghezza >
Intenda onestamente sue contenenze ,
Kon meni colali immaginari di se ,
£ di 3tia gente , quando
Le venisse talento
D* andare al pari con altre maggiori,
E quando con le sue maggior si trova ^
Cosi ad esse faccia reverenza ;
Che non sia detto : vedi qui costei
Come non riconosce H graJo suo .
Che sono alquante , che s* elle son ricche ,
^.
%
63
Quanto che shn di bassa condizione ^
Si credano esaei' pari aJle più altere .
£ t;[6 non è cenno ,
Gie r avere non face
L'uom, nà la donna di virtù fornito :
Ma Tuomo, e la donna, eh' an viilù con seco ,
Fanno T avere Jn sua forza vcnue <
Né anco avere è pari di viriuEc ,
Cosi diinqua non face più V avere
Grande plccol donzella
DI quetb eh 'è 1* avere , e la natlone ^
E una cosa non voglio tacere y
Che a questo grado forte stanno male
1« leggiadrie dis ordinale , e vezzi >
Non parlo di altii gradi , che ne dirb nel
Capitolo di tutte le minori generali . Ma pertanto.
PARTE III.
l^uesta parle^ cJwr seguita, è la terza
Bel llhro , che contiene in somme , e brievì
Paiate 3 corno sì de* portar quella ;
Clie passa il tempo poi di marita j^^io ,
E non intendo partir questa terza ,
Né fare distinzion di grado In grado ,
Perocché qui sou scritte
«4
Certe osserranze, e modi ,
Cautele , e insegnamenti generali ;
I qual rjtscuna porrà per se toire,
Con^icler^ndo suo essere , e stato ,
Traendo sempre più a temperanza.
Colà dove parewe esser permessa
Alcuna cosa alle maggior servare •
E dove tanto non paja Tictheztm
Alle minor di Bene
Traggano ancora se al ben pili innanzi ,
Quanto ù stende il poter di ciascuna .
La forma dì colei di cui vi parlo ,
Tedcr potete dipinta di sovra,
E Vazì^ni^ la prega,
E induce, die sU sofferente.
Che tempo verrà ,
Gli" ella avrà di suo intendimento
Forse partita maggior , che non crede ;
E più felice surà sua ventura ,
Che non è quella dell'altre sue pari;
Che dì presento maiito hanno avuto .
E le pone la mano in capo , e dice
Fra V altre cose colali parole :
Pazienza. Non ogni cosa si perde se tarda,
E le più , a chi sa soiferlre ,
Vedian migliore ventura seguire •
Ma Pazienza chi vuol per compagnia.
D'ogni sua briga alla fine guadagna^
Ch'io ebhi graaia da Dio di potere
65
Coloro ajutare » che mi san tenere •
Che Temperanza , Costanza , e Fortezza ^
Son mie parenti, e con lor AmUtanza*
E tutte quante le posso menare
In tuo servigio a Dio per te pregare •
E questa Donna ha stracciata sua vesta ,
E quella porta di bigio colore ,
Come lei stare , e le cagion di Lei
Porrai vedere , che la feci ritrarre
In quinta parte del libro, che parlo.
Al cominciar della seguente parte.
Là troverai di Lei lo gran Trattato ;
Se non l* Incresce d^aqdare a vederla •
E la donzella risponde a Pazienza, in queste parole*
Donzella • Madonna Pazienza , assai mi piace
Vostro conforto , proferte , e promessa ;
Ma troppo ho grande già nel cor V ampressa •
Niente di meno io farò corno face
Colei, che punto. non può, se non piace.
Aver da Dio di grandezza , e d^ onore •
Ch*Io voglio o nò di tutto egli è Signore.
Dopo le dette parole Io ritorno
A seguitar la materia : che presi •
E brevemente donzella cotale
Ha molto a fare a tenersi costante,
Tante battaglie son dentro , e di fuori ,
E gli anni suol son di periglio grande*
Questo è U st;ao di piccol podere
66
Ed ha DÌjniti molti ^
Folti, e possernì , e con inganno hivoki ,
Qiifsl' è Tetadc ch'io dlsu di sovra;
E oia più peicVella è pili innanzi,
La qìialr è molto tacile ad Inganno ^
Yolentei'oja a consentir nel male ,
Pronta, crt-denie , e corrente a diletto ,
Piena di tenl:i^Ìoni in intelletto •
Onde convieae a ciascuna passati
Li dodici anul senea maritaggio
Accompagnarsi dalP arme seguenti ,
Diletti onore, e laudevol e hnì^ ,
Tema vergogna, e ver^o|;noaa viva,
Pensi la vile villù del peccato ,
E sempre speri compagno pregi^ito ;
Pcirliè operando d'avello cotak-.
Ad esser lo ile , e conservarsi vale .
Non stia oziosa , ne sola se punte ,
Ma con oneste compagnie si dia
A lare alcuna dtdTovre di donna;
Che si convengon sic ondo suo grado •
Lasci Tusare a finestra, ei ad uscio
Quanto più puoie , ma quando vi viene,
Con compagnia eli e convenga 5 dimora
Poca in lai loco nel suo esser vale ,
Fugga d' udir luti* libri , e novelle ,
Canzoni ancora , e Trattali d' amore ;
Clic non è agevole a vincer la Torre ,
6-T
Che di dentro rinchiude
liO nimico mortale ; ónde colei
Che el nimico non può cacciar da se ,
Almen non gli deodare
Tal notrimento , eh* el faccia ingrassare •
Non n* usi quando può caldi mangiari ,
Lo vin sia suo nimico, eh* è radice
Della lussuria , come il Savio dice •
Non tenda nel suo viso alcun lacciuolo ,
Che quanti più T areranno a guardare ,
Tanto ara più di guardia a pensare •
Bicordi a Dio sovente i pensier suoi f
Se non fossero onesti , e prieghi lo!
Che le dia forza a tenersi dal male :
Che questa è cosa che a lei molto vale :
Usi se può alcun topazio , e porti ,
Che molto ajuta portar lo carnale
Suo desidero, e provato è che vale.
Estimi eh* abbia per grazia la grazia
Di non avere ancor marito alcuno.
Che le Ca dato migliore , e più degno •
E pensi ancora , che se sa ben stare ,
Ed aspettar nella via netta , e monda ,
Verrà da Dio, e per la via di Dio
Quel per marito, che le donerà
Quanto vorrà di bene , e d* allegrezza •
E solo una ora di cotale stato
Farà dimenticare
■e 2
W^-
€8
A lei pesanza portata 9 e dolore ;
E fia sua vita in riposo » ed onore •
E priego ancor questa total donzella ,
Che legga , o legger faccia
Quelle partì , che vanno
Innanli a questa parte •
E ripensi per tutto ciò che 4ice9
E quanto fa per lei pigli ad usare.
Ed osservar ; pensando
Che se non fosse coUi detto molto ,
Converria or dire qui per lei plik cose •
Ma IO mi. credo , die questa cotale
Fu netl'etade primiera fanciulla.
Che veder volle ciò eh* è per lei scritto •
£ poi sagliendo néll* esser presente ,
Veggia diiianti con ciò eh* ora parlo ,
Porrà suo stato pia considerare •
E poi slqondo buona immaginanza ,
Porrasse dare alla buona osservanza 0
Seguita la novella ,
Che cade a buon esemplo
Di questa tale, e poi
Faremo fine a questa particella;
Ch* egli è ripreso eh* io ho troppa favella •
Una Donzella fue in una Città, che ha nome
San-Lis in Francia , eh* ebbe nome Felice , non
mi ricorda bene del nome del padre , ma V avolo
ebbe nome Messer Ugonetto • Ella era chiamata Fé-
69
lìce di Messer Ugonetlo ; perocché morie il padre
elio la ridusse a se, e trattava contìnuameule di
darle marito , e tutl'i trattati si rompeano, sì dis-
ragioneTolmente parea che Iddio non volesse. Per
qaeslo modo passò tanto tempo , ch^ella avea ven-
ti anni • E quando certe donne sue parenti dlcea-
no a lei che di ci& le portavano compassione, el-
la rispondea : non vi dolete di quello , che non
mi doglio io. Dio m^ha serbata una migliore ven-
tura, che alcuna di quelle , che traXlate souo, e
quando lui piaccia ^ che io non trovi mai compa-
gnia , anco sono conlenta , che forse acconcerò l'ani-
ma mia quasi per una cotal fona ad esser sposa
di Lui, eh' è Signore di tutti. Avvenne che infra
un anno dopo suoi venti anni , tutti coloro di cui
era stato il trattato , o presòno mala via , o mori-
rono di mala morte. E sempre costei udita la no-
vella mò delFuno, e mò dell'altro , andava dinan-
zi ad una sua Tavoletta , e ringraziava Dio mò
dell* una , e mò dell' altra grazia , che l' aveva guar-
data di cotale compagnia. E veggende questa ^en^
te cosi arrivare , dicea nel cuor suo . Or ben veg-
gio io Signor mio Domenedio , che tu mi riserbi
a miglior mio stato , e ventura . E per questa co-
gnoscenza di Dio , e per la sua onestà , e per lo
dolce suo parlare a chiunque di ciò le ragionava
crebbe si la fama sua di santità , e di virtù ,
che tutto il paese ne parlava in bene • Essendo
una fiata lo Re la presso a una Badia , andò Mcs*
ser U^onello a lui , come fanno i gentili nomini
del paese, quando lo Re niuta contrada; e doman-
datolo Il Re di sua condizione , e di sua famiglia,
fugli risposto per più Baroni dal lato , abbiendo
elio detto suo stato, tutto V essere , e la maniera
di questa Donzella. Dimandò il Re comò era heU
la,fifgli risposto di comunale bellezza. Era in sua
Corte un Cavaliere giovane molto provalo, d^armi
famoso , e di cortesia , e di senno , lo cui padre
avea perdute tutte sue Terre , perchè avea per di-
savventura misfatto al Re ; e per questo tanto vi
lascio il nome per non infamar lo figlio del fallo
del padre. Il quale figlio era tutto senza macula*
Lo Re lo fece chiamare, e disse, va vedi questa
Felice, e savrami dire snella ti piacesse per coni*
pagnia . Rispose il Cavaliere: io Tho veduta, e udi-
to tanto di lei di buona fama , che s' io avessi ter-
ra, e potessila tenere a onore , io prenderei , anzi
s* io la potessi avere , eh* alcun altra qual fosse *
Abbreviamo qui le parole : lo Re gli concedette
tutte le Terre , eh* avea tenute il padre , in dote
per questa Felice, e diegliele per joooglie , e fecesi
ogni cosa quel di , e ciascun Barone le fece certi
doni • £ la Reina fece vestire , e fornire lei di tut-
to • E in somma non si porria dir lo bene , ch'eb-
bono questa compagnia insieme • £ sì mi ricordo
che la terra , che gli reslliiiio il Re per lo detto
7i
modo fa tanta 9 che di rendita ave a per anno più
di trentamila llvre tornesi. E la gente che scese
poi d! costoro è stata sempre molto graziosa ap*
presso di qualunque è stato Re • Essendo io alla
detta' Badia , l'Àhbate contandomi questa novella mi
mostrò uno giovane disceso di quella gente ; di*
cendomi : vedi che l^nomo talora crede lo 'ndugio
esser rio, eh' è buono. CheMesser Ugonetto ponia-
mo che avesse trovato uno buono 9 noiravria pos*
suta poner in grande luogo • E quinci confortava
la compagnia e me , se ^non cosi tosto potevamo
esser spigliati dal Re ; dicendo : voi sarete tardati da
Dio , tantoché voi verrete al punto , eh* arete mi«
gliore spig] lamento» se voi arete ragione, e serete
pazienti « Or ritorniamo omai , che lunga è stata la
novella , air ovra nostra continuare • E qui si pon
fine a questa Parte •
PARTE IV.
V^iomincia qui la quarta
Parte del Libro, in quale si contiene «
Come si dee portare
Colei che disperata
Era d* aver marito ;
Che tanto avea passata
V tìh di maritaggio.
72
Poi addtvicii the a marllc» è daU ,
E su un tempo in Osa
In prima che ne vada ,
Adesso Jei nella tua etìi vccJiétK
Qui dipìnta davanti a una Donn^^
Lo cui nome è Speranza,
La cui figura è 1* effetto ^ e l'usanza.
Con molle altre figure ^
Ch 'appai tengon a lei ,
Veder porrete , ch* io feci ritrarre
In sesta parie d'un libro, eh' ;i nomt
DoccMENTi d' Amoiie .
Ne! qnai non solamente di Coslei ,
Ma dì molte Tiriudi
Vedrai tti , se vorrai
l'Ili disteso trattato ;
Siccome cohi da! parlar di amore •
Là troverai in belT ordine plnte
Molte fìgure, e novelle in diletto.
Là troverai perch* Ella veste bianca ,
E perchè Pali, e di tutto ragioni j
Che ancor quel libro sì legga con questo ,
Parlando d' uomini , e di loro costumi .
Là troverai di clb che saver vogli •
Ili è uno testo volgar per la gente,
Ch* a più non è intendente^
E intorno a quello un lesto Ittterale ,
Per chi sa , e vale.
15
E poi jotoriM) ancor di quiesil due
Son chiose letterali ;
Do?e s^addttcon tutte slmiglianse ,
E concordanze di molti altri detti ,
Di Savj , e Filosofi ,
Bèlla divina Legge, e deiraraana
D* Autori , e Dicitori ,
Santi , e non Santi detti «
Come porrai se tu M vedi trovare •
Sol lo trattato rimase fuor d' esso ,
Che si contiene nel presente libro ;
Lo quale era già mosso ,
Como il proemio di sovra dimostra •
E comò ancora in quel livro si scrive
Nel suo proemio quasi su la fine.
Ora vi priego che tegniate mente ,
Quando udirete parlar di quel libro ,
O far menzione in questo in alcun loco,
Vengniate qua , e leggeteci un poèo •
Questa Speranza se voi ben guardate ,
Como colei che da questa donzella
Era lasciata , or viene , e favella •
Steranza • V sono speranza , che ti prometteva
Di farti avere allegrezza con stato.
Tu mi lasciasti , e destimi comiato.
Non mi credevi cosa , ch^ io dicesse
Né a promessa , eh* io ti facesse •
Or vedi la ragion poca che avevi ;
74
£ 5^ io ti fossi voIuU cssrer conila ,
Non averesU ancora qut\ cVai%
Ma sou cont£uEa del tao ben ornai -
E questa Donzella risponde alla SpeiaDza in queste pa-
role .
Do^KELi^i . S* io non credea a tutte le promesse ^
Ohe Yoì, Madonna Speranza, damate ,
^^on è dovere portar maraviglia ,
Ch' avanti ch'io questo don ricevesse ,
Per tante beffe menata m' avete ,
Ch^ io dissi folle è chi a voi s"* appiglia •
E più ancora , eh* io ne Ito v ava molte
Tradite tutte , e ingannate da Voi ;
Che dunqua dir « o Speranza , potea,
E questa grazia , ch*^ io abo ora avuta ,
Io la conosco , e ricevo da Dio ,
Signor maggior, che non è voi, ed io*
Tutta fiata mi voglio attenere
Alla profeila , e sta rem mi a vedere ,
Che voi non mi porre la grazia torre ;
Se la buona ovra con Dio mi soccorre .
Ch* el vostro ufficio è lolo In confortare ,
Ma Dio può dar^! , può torre , e ridare •
Ridice mb la Speranza •
&FinBNZA . La mia potenza vien da quello Iddio •
Cu'' nominasti , e per lui ti parlo io é
Me confortante servirai a hii ,
E col mio ajuio farai suo piaceri,
E rìceverai slroodo suo pareri.
£ forie quando da te mi parlbse ^
Poco varria ciò che Iti cuor ti venisse »
Or dice la Poozelfa .
Donzelli . Coù ]ja riandò mi sono sfogala
B* anima alquanto , ili' avca ver Voi ,
Donn:i mia cara, or mi do tutta n Voi +
Ora parla la Speranza .
Sp£ai?<z^ . PoVhè conosci da Dio db eh' al fatto j
E vnogli appresso me con teco avere ;
Sta fianca niente 5 e farottì vedere,
CJie quella che non ha lì doni in fretta ,
Maggior piacere ^ e più altezia s'^ aspetta *
Or IBI rivolgo a seguitar quelP ovra,
Che si con V lem* alT clTello del Llvro -
Del portamento » * he de^ far costei .
Ver h cW ÌQ son del lavorare stanco ^
Ch'io non poire' continuar più molto,
Ch^io non andassi , tanto m''è venuto
Gran desiderio di veder Colei »
Che fu cagion dì tutto e sto lavoro .
Ella mi disse di mandar per me,
£ si mi ie ali or grande impromessa 4
Come leder ài sovra,
Se htn guardate nel Llvro, porrete •
Bla io mi credo, ch'ella si ricorda ,
Tanto di me quanto di quella cosa ,
Che mat non volle , né vide , n& udio •
7«
E credo ch^ora se trovar la posso ^
Io m* adlrrò s^ lo potessi con Lei ;
Ver è ch^ a Lei davanti non porrei •
Ditemi , donne , che andate alla festa ,
Vedeste voi una Donna passare ^
Clie non si può conoscei chi Ella è ,
Kè come lia nome ^ uè donde yenme;
InGno B tanto che come promise ,
^mostrerà sue faltezee , e figura
Si chiaramente ; rTie chi fia ben saggio ,
CouosccraHa al paitarr; , e al vlsogglo •
"DovtfiE^ Hol donne volevamte domandare.
Se conóscessi una Donna » che noi
Vedemmo qua, e dispario dapoì.
WB.ktt* Ditemi , donne , tutta tua maniera ;
Ed Io dhh s^Eila è quella ^ eh"" Io vado
Cercando , e quello ancor che ne so io ,
DoNifE « !Noi li diciamo In parola di fede ,
Che noi passando qua per un giardino ,
Vedemmo stare a pie d^ una fontana
Una solenne Donna chiusa In velo ;
E non vedemmo persona con Le! .
Un picclol cagnolino avea da piedi,
VeiEe sanguigna avea in guaroaccla ,
Sue man le area alle spine del fonte ,
Bianrhe le avea , e lunghe , e sprendenti :
E le sue braccia , e le spalle amorose •
Levò sua vesti* , e vedemmo il bel piede
Calzai» in seta f e pleure preziMe
Avea per tutto , e noi tutte smarrimmo*
Per lo smarrir aleun romor facemmo ;
Sicché |a Donna s^ accorse di noi.
Volse i suoi occhj , e noi cademmo in terra ^
Che tanto fu lo splendor , ch'Ella sparse;
Che maraviglia sì grande ci diede,
€h*a rischio fummo, ed ella si partio*
E nel partir la sua reste tirando ,
Su per li fiori spandea un* odore ,
Che ognuna disse questo è il Paradiso»
Che donna piena di tanto valore
Non sarie Tenuta a dimorare in terra •
FaAif, Donne, per Dio ì insegnatemi voi ,
Donde ne va questa Donna gemile ,
Che questa è quella , eh* io vado cercando •
Beate a voi eh* alquanto la vedeste ,
Che chi riceve da Dio questa grazia ,
Che solo un* ora la possa vedere ,
In cosa vii giammai non può cadere .
Ed k maggior la grazia, eh* Ella porta:
Che ùl saggia , ed accorta
Ciascuna donna , che parla di Lei ;
Se ciò non fosse vero io noi direi»
Ditemi prego in qual parte vi parve,
Ch*Ella tenesse partendo , ed andando •
Ditemi ben lo loco , dove 9 e quando •
»
t8
DorrNE . Dì tu a noi perchè si ne dimaudì ^
E che hà'lu a far di questa Donna, •
Che vai si sol dlmandatido di Lei :
Che i*Ella è sola noi sol ti mandiamo.
Forse che alquanto vìllanh f^iccìamo .
FftATT. Donne, la Donna non può star* soli,
Ch'elb è accompagnala da Forlezza ,
CosEanza , e Caiìtate , e Nettezza «
Senno , e da tutta Piirìtate ,
Ma queste Donne con lei non vedeste ,
Che uoo provaste della sua potenza ;
Io le ho vedute a lei tulle In presenta -
Io per me sono un suo «ervo fedele ,
Ch^ Ella non esdegnò colle sue mani
D'aptìr lo petto, e portarsene II core;
Ed In suo loco lasciò un' odore
Da quelle man che distese nel fianco j
Che tiene tu vita le membra rimase
Ad ubbidienza di Lei che le chiuse.
lo vado a Lei per dimandalla alquanto
Sovra un* ovra , eh' ella vuol f;ir fare ,
Ch'io non mi posso hen più ritardare-
Donate . Va su per questa vlella coperta
Di fiondi, e volgi alla primiera via.
Che tu noverai alla man destra ;
E qui in un prato è un palazzo ,
In quello enira^ chiama, e Ron »Ie pazzo.
1
j
T9
PftAN* Addio 9 Madonne 9 andrò ben contanenle ;
Ver è che quando mi rappreso a Lei,
r perdo si cbe dir non vel potrei •
Però mi piace II vostro raccordare ,
£ cortesia faceste d'* msegìiare .
Aprite , aprile, aprite , aprile ?
Chi è qua dentro risponda per Dto !
Che io soli «tanca di pia gir lercando .
JliDotfpfA ♦ Questo sar;i lo spfacevol Francesco ;
Di the non venga , se non eh' io me nVsco.'
Cautela - I*ion Cautela ^ che guardo la porta:
Dice M^idotina, che la se' villano ,
Valli con Dio , che noi ci riposiamo *
F&Air. Dimmi , Cautela, per Dio ! una cosa ?
I*son ben cerio la Donna si posa;
Ma chiama a me s^ i^lla v' è Cortesia ^
£ dì eh' io sono , et ho falla gran via .
Cautela - Piacerai ben ^ ma non gridar*^ intaota^
Par nostra Donna irata cotanto .
Fran, Io non faro uè grido , né roraore ,
£ se tu vai io sederò qui di fuore ^
CoBTEsiA , lo Cortesia conobbi la tua Yoce
Immanienente che tu favellasti ,
Vien dentro amor soave cheto , e piano ;
Quella Donna dimora in una sala,
E fa sonar; dimorerai dal lato,
£ vederala da lonian con meco.
>*
8o
FaAir. Ringrazio voi, e fon per voi seguire ^
M4 a Lei vorrei certe parole dire »
Cortesia. PlAcemi , se vedremo il tempo, e Torà,
Predili pur quel, ch'aio ti posso far ora.
yien ^ù andmmo , or guarda io q^uelia sali
Per la flnestri di questa paieie.
FtiAtf. Piaceli assai, or Madoiìiìa icdeie.
Mii>oNr*A. Chi è colà tlie cJ sta a guardate^ •
Scegli è Francesco legailo faictfì ,
E poi condurlo dinanzi a me legato .
Levaj ai in pie Piiitere , e Dolcezza ,
E con un vel ti' està Donua gentile
Legaron me, e mcnaronmi a Lei -
Ella credendome non bene legato ^
Una ghiilanda ^ eh' alla àvca in testa
La dtvi$e dalP un de^ lati^ e disse ;
Togliete ancor , e Jo legate meglio
Io te moroso non parlava puulo .
Ella fitcea gran festa di mio stalo ,
Ma si avea la faccia velata ;
Ch^ Io non vedea di Lei fuori che gli occhi.
La sala era solenne , e luminosa ,
Pinta dì belle , e varie pinture *
Elfa sedea h\ su aun gran zaffiro .
Grldommi ; stolto ! come se'' venuto
Senza licenza in questo mio Palazzo ?
FaArv. Madonna e* mi ricorda ^ che chiedeste ,
Che manderesti alcun ora per me ,
#
I
l
81
S* Io seguiUMi fedelmente 1* ovra |
Oie a voslra posu commessa mi fue«
Ma Io non posso lavorar più In essa ,
Se prima alquanto non prendo da Voi
L* osata forca, e di questa venut*
Dolce perdono, e cortese comiato.
M^D. Dimmi chi fa , che qua dentro ti mise •
FaAir. Madonna , fu la vostra cameriera ,
Ch* à nome Cortesia •
Cortesia • Io Cortesia non gli seppi disdire ;
Pensando come fedelmente face ,
Quanto da Voi gli vien in mandamento ;
Vedendo come in vedervi ha contento •
FaAir* r son venuto al punto , eh' or s' adempie
La vision ch^ io fé' pochi giorni passati ;
La qual raccolsi in un picclol Sonetto.
Mad. Io ti commando , che tu 'I dica tutto •
Faait. Madonna volentieri •
/' son sì /aito d*una visione
Pensoso , che non so qual via mi prenda ,
S^aleun non trovo , elie consiglio renda
Della sua vera interpretazione •
Parca cìC io fossi in ovra^ et in /azione
Un preso Pappagallo ad una benda »
Tirato poi ad una stretta benda
Su per tapeU in un gran padiglione •
f
82
E qui seJea sovra un gran zafiro
Una libera Donna in veste onesta ,
Che fece della mia presura festa •
Po^ con una ghirlanda , che avea in testa
Mi fé (fugare ^ ed io €li venni tiro ;
E t}f*e* che là set intatto ti fuggirò *
MàD, Or questo come porria avvenire ,
die diventassi In iniu presenta tiro ^
Ponlsm ch^ la fossi quelb colai donnei •
Fajie*, Madonna , queUa è leve rosa a fare ,
Purché VI piaeria io vel posso mostrare .
M^D, Pbccmt assai , ma non venire in quii •
Fugga chi pui> , e chi campar non sa *
FftAW- Vedete me vostra mente noti turbi ,
Clic fallo son come Itro , grìd^^te
Che fuggan fjuei ^ i qua' vo* non fidale.
MiD. Io lì commenda , che tu tornì io uomo ,
Torni mia genie, che paura n'ebbe,
FfiAtf, Ed io ritorno allo stalo primiero ,
Che commandate. Madonna , che io faccia*
Mao. Che tu ten vada , e non mi iar più noja ^
E la ghirlanda , e '1 vel che ti legato ,
Portali tero , e pia non dubitare
Deìla visione , che li par si vera .
FfiiPf. Madonna, il velft , e la ghirlanda vostra
Per quciU volta m' hanno si conlento ;
Avvegnach' io P avessi in gran ventina :
HS
Ch* lo noti lEitendij mb più tio|a fare i
Ma si raceordo a Voi deIJa 'npromeisa |
Che mi faceiti iti la Siconda Parte ,
Come di sovra i! trova , e sì ^cgge .
E bene >ta servar leanza iti donna ,
E del coQlradio gran blasmo le giugne*
Mao- Vanne , non pure andar cercando come
Tu possa pm parlar con esso meco,
CV io senio ancora alquanto d^ adirala ;
Direm più cose all'altra tua tornata .
FftAP. Madonna ; addio , e ?oslra compagnia
Mi lasci andar , non mi tenga la via •
Madonne , avete voi tanto aspettato
Pokh' to andai , e pur mb son tornato ,
Donne. Torni pur ora ? trovasti la Donna ?
Dell dillo a uoi per tua cortesìa t
Se bene a punto ti dimmo la vid .
F»Aif- Madonne , i' son sì plen del sommo bene»
Che sj riceve appresso di ul grazia ,
Ch'i' ho perduta la lingua , e la mente;
Sicché 10 men vado alP ovra , dove punto
Non fa mestier di pensare , o parlare ;
Ma volger penna, e più T ovrii avanzare*
Do^!r£ u Addio ten va *
Fkin, e voi siate con Dio.
Ed lo ritorno ih ov* io lassai.
Che bene aviam qui riposato assai ,
/a
«4
Lo portamento di ^esta donzella
Sarà di lai maniera :
Che questo Livro vegga lotto avanti ,
E quella Parte cerchi principale.
Che va mò qui diaiinzi «
Fo'penii, e guardi f e consideri bene
Quanto di quella è cìC a Ìel si conviene .
PoVp<>^g3 ^^'^^ ^^i 9 eh* ancor vi ha cofie.
Che a lei conviene in specie serrare;
Tuttoché r altre ancor si po-ssan trarre .
E in questo non distinguo
Gradì , stali né meno di persone ;
Perocché general ai puote addurre
A tutte quelle eh' enno in tale stare •
Ma come dice la Farle dinanzi ,
Pensi ciascuna suo essere, e stalo,
E prenda il più , e'ì men come convenga ;
Purché con seco temperanza tenga •
CoDvien questa donzella
Non ritornar al luUo ali* osservanza ,
Che coDvcnga a lei , quando era detta
D"* età di maritaggio iucomineìare »
Kè ancora come vecchia dea passare ;
Ma pigli una maniera temperata f
Messa tra Puna ^ e l* altra -
Né troppo mostri allegre^ta del bene »
Wè paja ch'ella dolente ne sia.
Degli ornamenti, e dei veUir s'attenga
«5
Si rn il crii €11 Le a quella vi^ di mezzo ,
Così tiegli atlt , e porlamenti suoi *
E aspettaudo m casa quel tempo
Che accorre , anzi che uc \ada a lui ^
Meni allegrezza nella mcnle fiua ;
Caccj il conlradio 9 e rieovelU tutta •
I^è dica ^ih r ho tempo perduto ^
Né pensi di cìb punto ;
Ma fol ripensi quel che de^ venire ,
Kiconoscendo il don dal Sommo Sire *
Kon dica nil 3110 cuor lo mio marito
Non aiù me sì cara, ch'Io sono
Ornai uscita d'Hata di fanciulla »
Ma pensi , e dica all' uomo è più diletto
A dimorar colla donna, eh' è fatta ;
Ch' a VCL' non può del halir le fantine <
Con quelle ara consigli
Bagìou amento , e stato ,
Ba questo fìa spessamente belalo .
Quelle sapranno ordinar la magione ,
Queste la mettono in gran distruzione »
Cosi pensando tuttor del miglloté
E di piagere a colui , a cut vai ,
In poco tempo contenta sarai *
E penserai di menar quella via ^
Che el tuo compagno contento ne sia é
Fa dimandar sue maniere, e suo modi,
E pensa te di cotiformare a quelli .
«6
Ogni guardare, e ppnsler vano ^ e Tjsta,
Conviene in questo sUto a te lasciare;
Accfoccliè poi non dicesse la geme :
Questa è indugiata, perch' ella è Doceoie «
Ancor ti parti da! psrJar di amore ,
Fingi di ciò una semplice grossezza,
MoiUa che tu non curavi d'aveHo;
Ma poi che l'hai sei conlenta di quelJo •
Porle di tlia metli In orazioni^
B ingrazia Djo di questo ^ e gli altri doni ,
Fa dello indugio a lui grazia a potere ;
Cfie stl conosci , ci fnl farli valere .
Contenta la che «ie, di lui clte avrai.
Che tu saver non puoi j diente potesse
in fanciullezza tua
Venire a mano a te , o a tua gente .
In somma dico, e tu piglia dalTaltre
Partite d'esfo Livro insegnamenti ;
Fa come credi a te più convenire.
Pensando spesso a tuo essere , e slato :
Cile sì pub dir , ch^ io n^abhia assai parlato •
l\la per memoria ^ e per esemplo a tutte,
UJjie una novella , e poi verremo
A jjiiella Parte, the più stenderemo.
Uno Cavaliere di Normandia , di' ebbe nome
Messer Oddo uvea due sue figliuole, Puna ebbe
nome Margit ita g e P altra Joanna , La prima fu la
' 8r
più bella Donzella del paese ; la siconda fue la
più savia 9 ma non si bella • £ la prima era
di convenevole savere , rna tanto la vincea il di-
letto di farsi vedere, cbe di senno pregiata non
era • Pensava il padre di maritar prima la savia ;
immaginando che dell* altra non gli potesse fallar
maritaggio • Non avea luogo , perocché tutti attcn-
deano , e trattavano della più bella • La savia
sentio quesìo modo , che tenea il padre , e andò
un dì a lui , e In segreto gli disse queste parole:
Padre mio , voi savete che la Margarita nacque pri-
ma di me , ed è più bella , e più de^na , e più
desiderosa d* aver marito • E forse a ritener lei è
periglio maggiore di me; ed io so bene la ragio*
ne , perchè voi attendete a cacciarmi di casa pri-
ma di lei , e per queste cose io dico : cli^ io non
entendo a marito , e per avventura se voi promettessi
per me , io non consentirei in alcun modo , e spe-
cialmente prima che la Margarita sia allogala • Di«
cea il padre : io lo faccio per altro , che per lo
tuo senno , io fpcro trovar di te miglior maritag-
gio 9 e fatto buon cominciamento avrò di tua sorel*
la miglior condizione • Rispose la savia : lo Mon-
do non e oggi acconcio a voler più tosto la savia,
che la bella • Ponian che io la più savia fossi ; ma
voi mi credete velar gli occbj in questa maniera ;
fate come vi piace , voi in* avete intesa • Sovra que-
ste parole stando , venne dentro la bella , e quasi
ss
piangendo disse al padre : voi trattate tutto dì di
maritare la Joanna » ed ella tnltora ve ne lusinga ;
ma IO V* ì inprometto , che se voi la maritate prima
di mt ^ eh* jo me n* andrò col primo Cavaliere,
che mi vorih é La savia non risponde : Il padre di-
ce : faccano le sorte chi dee ondare innanzi . La
bella non vuole anzi sanza sorte vuole esser pri-
miera « DicraTe il padre : o str la tua ventura non
\;t bene,<he surù ? dicea la bella: sarà che por^
fa , purch* io abbia marito ; eh* Ìo sono entrata ne^
<|uindici anni , e b Joanna è ne' tredici . Ancora le
dice il padre : tu se' malia , ed hai su spelta questa
tua sorelb di ciò ch'ella piiega il contrario. Di-
ce la bella : ciò non credo io, se non perchè toì
il dite « Ancor per tutto questo la savia non par-
la . Tartonsi dalle pari>]e • Il padre turbato sì muo-
ve^ e va sovra ira ^ e marita la bella a uno Scu->
dlcre bello della persona ^ il quale non pensava
d^ altro , che d' acconciarsi , e di pulirsi « ed In tul^
le le altre cose non valea un bisante . E compiu-
lo il fatto quanto al trattato , e la proniessa ^ loi-
tìb ta sera in casa, ed ebbe fucsia Miirgavlla, e
disse : or cero io ho mariuta la Joanna al cotale
Scudiere, ornai mariterò le al primo fUe m' av-
veri à * Allora ella credendo ^ clic dicesse da vero
cominciò a piangere , e disse , che ucciderebbe la
.sorella, s'ella II togliesse , e giunge yiìx ch'elio
era stolto suo amadore lungo tempo . Allora il pa-
«9
4re alidi) alla saWa , e dissele tutu la verità , ed
ordinò cfa* ella andasse alP altra , e dlcessele ?uor-
reaii tB accambiare la ina venlnra alla mia ^ e tu
abhi costui , ed io arò *]uelio che porrà venire ,
e coli fn fatto. Bispose la bella, piacemj » ADor
Tenne il padie : La dote di cosiei era li^re cento
di toniesi ^ e la tua saria stata mille : Dice la bel-
la non curo di dote, lo pur non ci ramarro di
dietro « Per questo modo h savia ingannò la bei-
In , che r afiro dì compiuto il maritaggio non era
Cavaliere nel paese, che la bella volesse vedere
per disdegno del marito . Ora si rimane la savia
col padre ; e '1 padre vergendo che aovra ira avea
male allogata la prima , cominciò a gitlare ogni
colpa sovra la savia ^ ed arcala forte in odio , e
disse a lei : certo tu non alerai giammai marjro da
me : rlspondea la savia di ciò son contenta • E co-
»1 passò anni dieci . Foi fìnaln^eiife Ìl padre , il
quale avea sovra ira fatto ri Biliare ii retaggio alla
prima , morì in una battaglia • Sticccdette alla sa-
via tutte ««e Castella^ e terre; poi infra un anno
il fratelto del Duca , eh' era allora di Normandia,
che non avea iena la tolse per donna , al qiiule
poi infra tre anni morto il Duca senz'' alcun altra
reda ^ che questo marito della savia , e a lui rirad*
de il retaggio ; onde è fatt.i da figlia di Cavaliere
da Scudo Duchessa , e sono sotto lei tolte quelle
del Bucato insieme colla soreUa ^ e col marito •
9^
DI ciò ha $ì grande sdegno la bella , che non ve-
nia a corte ; ma finalmente li Duca fa qnesta pa«
re; ma por Ja savia sta m sedia Ducale, e la
bflla ni 5ul tapeto coir^ltre»
Quella novella chi vuole Intende mlenda :
Che bene fa alla Pai te , rh' è della •
Ora volgiamo alfa Paile , che molte
Parole aver conviene ;
Perocché grandi , e cose più contiene «
PARTE V.
Lia Quinta Parte comiucla qnl ora ;
Dove si dee trattare ,
Como si dee portar la maritata
Di giorno in giorno^ e di tempo, in tempo p
£ d^ etade In ctade »
E con figliuoli, e senua ;
Come lettura ci rno&tra seguente • *
Ma qui fu posta per conoscer meglio ,
L"" esser d! quella di ciu jo Li parlo ;
Tedila qui seguir dall'una parte ,
E giurar su ìn mi LlF>ro a CastTtate ^
D^ esser leale al suo novel marito.
E conta Ca^titute
A lei lo giuramento in questo modo *
^
91
Castitite • Tu giovinetta , Vergine leale »
Polche fre^ volta a compagnia volere ;
ConvI^n eia me conformarti, e valere.
Tu giurerai kariza ^ smore , e fede
Al tuo marito durante tra voi
I^ vjia y che vorrà donarvi Iddio 4
Tuo desidero sarà di volere
Di lui figliuoli ^ e di fargli poi servi
Di quel Signor, per cui mh lì conservii
Purch^ el fallasse ancor sarà' tu ferma
In tua nettezza ; sua colpa biasmancfo ;
Né consentendo *' eJ gisse fallando.
Ciuguendo Jbrza Inter di te alcuno ^
Tu conirendiai tua persona a potere .
La mente ti convlen casta tenere*
Userai quetto maritai diletto ;
Sicché non T aLhj il gran Sire In dispetto.
Poi ti rivolgi a legger questo Libro ,
E serva quel che messo è In iscritto ,
Quando vedrai , che per le paja ditto .
Giovane . Madonna ^ Io così giuro servare ^
E cari tengo vostri Iniiegnamentl,
E prego Iddio , che ben me ne ranuncnti •
Cj&titaxe* Addio figliuola.
Giovane. Addio , Madonna, siale.
Giunta me a! marilagglo , r voi tomaie ,
Cast»tìte, lo tornerò, e di morrò con teco,
Sicondo che tu star vorrai eoa meco ;
93
Ck^io acvDo donna mollo dUdcgnosa
DI quella genie > che mi tengoD maJe ;
Però TTiinaccie , ne prego ini vale :
die più son quelle, che giurano as:fai ,
E seivari poco , e temo ui non sia
Qnelb che rada per slmlic via »
GiovA?iE . M.idonna , i' non sb ph , che 1' altre fanno,
Ma jo Varò se a Dio place ogni cosa ,
eira voi giurai, e vo' prego, siale osa
InvIaUrmi spesso , eh' Io non caggia ;
Che tal ci rade, eh' è tenuta maggia.
Casti TATE . Or va con Dio , e a Dìo li raccomniaiida^
Cì;e li può tu Uà salvare » e servare;
ÌLd io ancor di le il vuò prpgare -
Pallile ijiic-ite due dal lor parlare ,
Ora conviene a nostra ovra tornare*
E prima die discenda gluso a gradi.
Guarda eh* V non li parlo
DI questa colai donna ,
Se non dapol rhVlla è giuLta al marito »
Ma tultavta vuò che tu aUeudu ,
Considerala V usanza del loco ,
Ed anco II grado, e l'esser della donna.
Conviene a lei dimandare, et udire,
E '1 di the muove tener la maniera ,
Si nella mossa , e sì poi nel venire ,
Che si convenga ogni cosa pensata ;
Bla pur vergogna , temenza^ e paura 9
93
Par che convenga a sua portatura •
Ma non vi. lascio del di delP anello «
Quando si dlcon le parole , eh* anno
A far ìulero il malrtmon tra loro^
Che qui coafieue a lei essei* temente,
£ vergognosa coir occhj chinati,
Fermi U «lembri , e sembri paurosa «
Le man non porga a colui , che la tiene ,
Quando ranello a Jei ù donò »
Ma prima aspetti , che t[imsì sforzata
La man aia presa , e poic biella ^I piglia ,
Tton si conviene a lei contesa alcuna »
Sostenga l* uso del loco ^ ove ene ;
CojI ancor quando Ve dimandata :
Volè VOI consemlre^
£d In cotall e slmlìl parole.
Aspetti Tuna , e Je due , e h terza
faccia soave ^ e pbna sua risposta •
Ma qui attendi, che quanto è minore ^
(D'età vi parlo) j tanto si. concede
A lei maggior contesa ,
Così tanto minore ,
Quand^ella è più di scia etade Innanzi*
E ancor poi ji rimati colle donne,
Ami che vada a lui , sembri eh' entr^jita
Sia In una selva molto dubìosi ;
A hu poco parlando
In alti paurosi é
9*
E se aictm h eoaforla dì parole »
Non fijoUo curo, ch'ella gli rlipood» ;
Ch'egli è tacere In luogo di risposta •
Avvieii che questo giorno ella si mena
A lui, ponh primiera
Nella camera tua
Mangiar alquanto , che poi fra la gente
Mangiando meu parr;i più temperata •
Aucota d"'una cosa le ricordo;
Ch'alquanti dì dlnauzl al suo partire ,
Se non ha madre, ad alcun altra savia
Dica suo stato , o dimandi consiglio
l>i certe cose , che ben fa savere ;
l-e qua'' non cade a mettere in iscritto ,
E ae ella è ul , che balla seco meni ,
Fona da lei hjformazione avere ^
Che bene sta dlnanii provedere.
Muovesi poi da casa :
Non li domando se dee salutare
Per via passando , o che modo tenere p
Di Ciò ho trovate molte ^arie usante ,
E di molte openlonj .
Però dir si porrla,
Djij)andi della sua terra V ujfanza ,
E del paese , dove Tè menata ^
£ quella servi con*pu{> temperata.
Pirono alquanti^ che quando ella giugne
Tra buona genie ^ che si lievi a lei ^
9*
lav^r di loro alcun chinar dee fare.
Quasi non paja tenuta inchinare ,
Se non colore , a cui noi può ischi'fare •
£ altri dìcon , che snella è fanciulla
Da dodici anni , o Intorno di quelli ,
Non è tenuta d*alcun salutare •
Ma poi conviisn , chVlIa saluti loro 9
Che trova in parte trar , polch^ella passi ,
E più color , che si levano a lei •
Ma 10 per me ritomo a quel eh* ò detto :
Ch*ella dimandi l'usanza , e la servi •
Cosi ancor nelPcntrare in magione
Di lui , a cui ne va 9
Lasci servar color , che son con lei ,
Quella maniera , modo , ed osservansa ,
Che dà el paese , e a lei mostreranno •
Le qua* biasmate » e lodate vedrai
Nella Sestadecima Parte ,
Dove Prudenza tratta
Dell' avventure in donna •
Ritorno alla materia seguitare :
Dico che nelPentrar della magione 9
S'ella trovasse ivi 11 suo marito ,
Finga di non vederlo 9
Che fia cortese 9 e non le farà noja :
E an la compagnia
Saranno in mezzo a tenella sicura.
Or mi convien partir la Parte nostra
56
Per gradi , e por toccar ben di clasóiita :
Che questa è Parte faticosa , e luaga i
Onde comincio , e dico :
S* ella sarà figliuola
Dlmperadore , o di Re coronato ,
^QU it pertlene ornai ciò al TrsiUaio,
Cosi ancor nelPIn Trascritti gradi ,
Kon pensar più cui figlluoìa sia quella »
Ma sol colui a cui ne va a marito «
Perocché taulo cresce il suo onore »
Quanto è iti allo il grado Jel marito,
Salyo sed ella è data a suo minore «
Tengali quanto pub a quelP onore,
Costumi , e u^anzir , che soglion osservare
QneUt' , che in sua magione ,
Boud' dia vien , sì menati maritate .
fiunqna prendo Io slUo ;
S'ella sani moglier d'imperadore ,
O di Re coronalo ,
Che Iinperadrke , o Reina si dice ;
Dl questa vb trattare ,
Pompigli ognuna per se qu^into dece,
Se dì tal casa viene , e va al minore ;
Consìdeiuto dà, che vi si legge,
E perchè «on più che V altre ,
Lascio dlmperadrlce
Quanto al porlare , e di Reina dico ,
Tu poi Intendi cosi di quelTaltre^
97
CKe ^anto a queste cose
Non u*è grande isguaglianza ;
E se ben pensi , quanto ad atteggiare
Yanno amendue di suo nome In pare •
Giunta che 6a in magione ,
Sìcondo che da presso , o lungi viene 9
Faccia davanti a mangiar suo riposo,
DimesiichezKa cortese alle donne ,
Che trova di là entro ,
£ la più stretta a chi più è di casa •
Ed alla madre d>sto suo marito ,
O padre , o più Innanzi ,
Snella gli trova faccia reverenza
Umile più , ma temorosa a tutti ,
Quasi cogli atti più, che col parlare 9
Sanza riposo ogni suo diportare.
Lei non dimandi , ma se è domandata f
Risponda breve , basso e pauroso •
Or si conviene oggi mai di mangiare 9
Suonan le trombe , e li stormenti tutti
Canti soavi , e soUazti d^ attorno.
Fiondi con fiori , tappeti , e zendali
Sparti per terra , e gran drappi di seta ,
Con belle frangte , e ricami alle mura •
Argento 9 e oro, e le mense fornite ,
Letti coverti , e le camere allegre ,
Cucine piene , e varie imbandigioni ,
Donzelli accorti a servire ,
98
Ed aneor p»A damlj^dla ira ìùtù ;
Armeggiando ne' chiostri , u per le yie •
Fermi balconi, e Je loggie coverte^
Cavai jcr molli , e valorosa gente ,
Donne, e donEclle dì grande beltate,
Vecchie nascose in orazione a Dio ,
Siati ben servite coìh dove stanno -
Vengono vini, e confelti abbondanti.
Là ioti le fmtli In divene maniere .
Cantan gli sngelli in gabbia, e per li letti,
Sallan gli cervi, e cavriuoli, e dani.
Giardini aperti, e spandesl l'odore.
Levrieri, e bracchi là corrono a ttra«
Bei cncciolin Spagnuoti colle donne,
Ftu pappagalli per le mense vanno ,
Falcon , glrfalclu , sparvieri, ed astorrì
Portan serpenti varj per tutto ,
Li pabfron cortedatl aHe porte ,
Le porte aperte , e partile le sale ;
Come conviene alla genie venula ,
Dotti sUcalchi , ed altri uffìilali ,
Sol pan di manna, e'I tempo preclaro i
Surgon fontane di fonti novelle,
Spargon là dove conviene , e san belle •
Dà la trombetta , e lo sposo co^ suoi
Piglia sua parte di gente con»' vuole.
Donne amorose , giojose , e piacenti ,
Dolte , e gentili , e di comune etade ^
99
PigliaD la spost, e mento U coun'dece»
Dannole luogo a sedere alla mensa*
Mò damigelle » donzelli d^attorao ,
Le molte donne allocate a sedere ,
Novellan tutte d* amore 9 e di gioja •
Vento soave , che caccia le mosche ,
Tempera V aire , e li cuori rinfresca •
Kide dal Sol la primavera in campi ,
Non è parte, che tenga la vista •
Girron da piedi rii dilettosi ,
Saltan U pesci alle volte deir acqaa •
Uomin di corte vestili di dono 9
Qui vestimenta in guisa inaudite 9
Qui con le perle, e pietre preziose
Su per le teste , e le vesti solenni 9
Qui son ranella , che danno sprendore 9
Quanto che il Sol dalla parte di fuore •
Or han lavati tutti , e tutte donne ;
Mò si dà Tacqua alla sposa novella :
E torno a dir delli suoi portamenti •
Siasi davanti le sue man lavate.
Che non torbidi Tacqua allor di troppo.
Penisi poco a lavare al bacino 9
Bocca 9 over dente non tocchi lavando ;
Che porrà poi nella camera usare 9
Quando sarà di bisogno 9 0 decenza*
Delle vivande odorose 9 e pia nette
Prenda, ma poco, e *ì mangiar molte lasci •
g 3
ICO
E veduto abtia innaTizi più giorni
GII altri tostami, eh' eji di soTra scriUt|
Qui servi quel , che fanno al loco .
Kon s'inlrametta rìpiendei- chi serve ,
Wè parli ancor se caso non la siringe *
Puja che quasi non curi solazzo^
Sola paura le viuca il diletto ;
Ma tenga sì le sue man nel mangiare ^
Che nel lavar la chura acqua rimanga .
Tolta la mensa colle donne stia
Più chiara alquanto che nel suo venire ;
Ma pur del rider questo giorno ^ prego
Ch'ella s'astenga quanto puh , tegnendo
La faccia , che non turbala paja ,
Sol paurosa , com'è detto spesso •
Se Tallre donne dormono in quel giorno ^
£d ella pur si riposi tra loro ,
E prenda fona « me poter vegghlare ♦
Suo ber sìa poco , merenda mi piace ,
Poco mangiando, e cosi nella cena
Troppi confelti , e troppe frutta lasci;
Faccia che m più leggiera , che grave *
Alquante donne voglionsl partire ,
Ed altre certe a lor camere andare ;
Bimangon quelle die a sua guardia stanno y
Tutte s'accostano a lei confortare;
Questa fi' abbraccia colle sue distrette,
A tutte faccia carezze soavi.
101.
Addio, addio, lagrimaiido al pi^riire*
Tulle GonforLauo , e pregan che siìa
SìcuranieDte , e pi-omeiloiìle molte ,
Ch'el suo maiito è andato a loniano ;
Le sue guardiane dicou slintglianle ;
Men Olila dentro in cameru uova :
Le cui pareli soq èì addrappate ,
die non si vede se Don seta, ed oro,
GII sripraletlì ìitellali , et a June;
Lucon k pietre in figura di Solct
Quattro vubln al cantoii Jevan fiamma ,
Tanta amorosa, che passa ne -cuori.
Qui ù raccende 1* uom dentro ^ e di fuori,
Cuopron lo suolo ricchissimi bissi ,
Qui baldacchini , e li banchi d^ intorno
Tutti coverti dt perle tessute.
Guanciali tulli di ^ciumiti piani ,
Piuma per entro d' ucelll grifoni,
Topazj molli, zaffiri, e ameraldi ,
Con varie pietre per boLtonì a (£uelli.
Letti ili su Iclti sans^altia lettiera ,
Tutti di drappi ol tra mar in vestiti ,
Dì sovra agli aUrì lo sommo, e soave ^
Con nova veste di lana di pesce .
La piuma d'eilo è dell' atigcl Fenice,
Ufi cavezzale e non più vi sì trova,
Grande non troppo, ma di bella fui ma.
Lenzuola «uio di seta curata ,
'102
Soave , umile , sottile , t costante ,
Colire solenne, e mtaglj per entro,
E tratti ad ago , e di vane icolluie
Pesci , ed augelli, e lutti animali»
Va una TÌte d'attorno per tutta ^
Tialrj di perle, e di pietre le foglie;
Dove di tutte ?irtù vi son quelle ^
Che scrliie Bono , o nomate per belle .
Volge una rota nel nieizo di quella ,
Che rappresenta lo sito del Mondo ;
In CUI augeletti In finestre di vetro
C^ntan , se vuoi, e se non , tacclan tutti»
L^i cticciolìni di varie maniere,
Non già nojosl , né fanno romore ;
Se tu gli chiami fannotì onore.
Fior per le Lanche raunatl , e spaiti ,
Grande è l'odore, ma non soperchiante :
Balsamo molto In vasi dì rr istallo .
Dfce una balia : a Voi son tutte cose ;
Giacerete soletta in quel letto ,
"Noi tiitte quante di q\ili dormiremo.
>Joitrano a !e! la gunrdarobba al l.ito ,
Dove le dlcon , che stanno a guardare ,
Lavano il viso, e le mani atta Donna,
B'^acqua rosala mischiata in viole ;
Che In quel paese così è rusania .
Concian sua testa , avvolgon le treccie ,
Statinole attorno, ajutanla a spogliare.
ic3
Chi la discalza, beata colei ,
Gli suo calzari non son già di cuojo,
Guardanla in viso , sed ella ha paura ;
Quella le prega di lor rimanere •
Diconle di dormir fuori del letto
A pie di lei In su drappi, ch^i* ho detto.
Fannone vista , e la Donna sorride,
Mettonla al letto , sostengonla prima ,
Volgon la coltra; e la faccia scoverta ,
Tutte le viste di pietre , e di drappi
Perdono a quella beliate amorosa ,
ChVsce dagli occhj , che d^attorno volge •
Luce II visaggio, svanlscon le balie ,
Chiude la Donna li suol occhj , e dorme •
Poi queste balle tradlscon la Donna ,
Escon per Tuscio , che non le mostraro ,
Vanno allo sposo, che aspetta di fuori.
Il tradimento dicono a costui ,
Yengon d'Intorno al uovel Cavaliere,
Gloven Signore , possente Corona ,
Molti Donzelli , e Cavalier , che stanno
Sol per servigio di camera a lui ;
Dannogli T acqua simil che alla Donna,
Blonda sua testa gli adorna ciascuno.
Chiaro suo viso allegrezza; e gloja
Mena ciascun allegro di suo bene*
Lascianlo in giuba , conduconlo dentro ,
Iscalzan lui all'entrata de' drappi •
104
Tutti di fuori, e le balie dal Iato
Slanno soavi , ìocomlncia una sregllag
E si da hingi , che non faccia noja .
Segnasi il Re grazioso , e pon cura ;
Fa sprendor grande ^ e la Donna , e le pletfe;
E pare a lui , che sta Reina dorma .
Elvira «oave , e disteste se tutto ,
Par che la donna gluasse un sospiro;
Hae n Re paura ne! letto sì covre,
Fae agli augelli uti segno di canto *
Comincian tutti ad «no , ad uno ^ e baiso ^
Accenna il segno che rinnabin la voce y
Monian più &USO nel coniare, e forse
Che sto romoc porrla desiar la Donna »
Ancor fa cenno, che più giidfu tulli.
Gì Ita la donna un sospiro , e dimanda :
Chi è cola? dice il Re: T sono uno,
Che menato h^nno quù le he1(^\ lue .
Questa sì luiba, e chiama le balie:
Risponde il Re io Tho cacciate fuori.
Questa sì move a volersi levare ;
Hon uova drappi, che glie ne han portali*
Lo Re sta rhi-lo , e aspetta di vedere.
Perche maniera le possa pinrcre ;
E dice a lei : i'^non son cjuj i euutf> ,
Se non per dirti alquante mie i^unle ;
AsrnUa un poco, ed io thcu ^'nb poi.
Dire la Donna : questa è villanìa ^
^
lo5
Ud Re ch'è d^tio si cortese, e saggio
Ad una donna di slrano paese
Fare a scia casa si bel Iradiiuenlo «
10 mi credea qui esser sicura,
Mò veggio ben , che morrò di paura
11 Re dice:
Io starò poco, e parlato,* eh* io t'abbia,
Rimanderò le balie tue qua dentro :
Odimi , prego, che poi men yuò gire*
Runa • Io non posso altro, già v'ascolto, dite:
Ma prego voi , che sien brevi parole ;
QiM^ho gran sonno, e la lesta mi duole*
Ri* Giovane bella, e saggia creatura.
Da Dio plasmata di si nova altezza ,
Che ognun ne prende maraviglia grande;
Onde ti vennon gli begli occhi tuoi ?
Oli mise in quelli lo sguardo amoroso?
Chi gli accerchiò delle ciglia celesti ?
Chi ti plasmò si formose le braccia?
Onde portasti que* labri vermiglj ?
Son elle tue quelle man delicate?
Chi ti dipinse la candida gola?
Chi diede T ordine bello a que' denti?
Da cui traesti Tangelica voce ?
Dimmi per Dio ! eh' i* non son qui venuto ,
Se non per solo saver questa cosa;
La qual saputa ksciexotli in posa.
io6
Reiita • Questa dimanda » s* io fossi cotale 9
Chente la vostra lusioga mi porge;
Porrla per breve risposta chiarire ,
Chi è colui da cui ve&gon le grazie •
Ma me non par , che la gran sapiensa f
Che si couvleu nell* assenza Regale,
Foudi sue laude dal più degno lato :
Che voi laudando le fattezze In donna ,
Di sua vertute Aon parlaste punto ;
Cli'è degna più che temporal vi&tute.
Sicch^ è ragion « e con sanza risposU
Voi vi partiate 9 t lassatemi ornai.
Che sonno ho grande , e vorrei dormire*
Bk • Come potea parlare di virtute
Colui , eh' ancor non provò cortesia;
Ma se tu l'usi parleronne allora.
BsiifA. Colui 5 che vuole cortesia usaie:
Conviene a lui a tutti la faccia,
E voi savete , s'egli è cortesia ,
Esser io- qui sola , e nuda ,
Venire un Re a parlarmi da! Iato ;
E più s'el tradimento egli è pregalo*
Re. Io veggio ben ch'il mio ardir fu grande.
Ma io son qui sol per udir parlare
La savia lingua, ed ordinata, e conta;
Po' ine n' andrò , e dirò le novelle
Per tutto il Regno di quella accoglienza,
Qie mi farà la gentilezza tua.
ao7
Bniri. Io VI fare! accoglieuza d'amore,
Ma voi mi dite dì andallo dicendo;
Sicché io mi tengno i volermi dormire*
Re* Io non dicea di parlare alla gente.
Se Don di ciò che grande onor li fosse.
Cosi ancor lo ti prometto , e giuro •
Keina. Ora mi dite, che voi dimandate^
Che s* ella sia convenevole cosa ,
Io lo 'ntenderò , e risponderò dapoi*
Re • La mia dimanda è di brevi parole ,
Tu m^intendesti di che io ti laudai ;
Vorrei veder le tue fattezze tutte,
Ch* io po^potessi a compimento dirne •
RjUNA • Se io vi mostrassi dalla gola ingltuo ,
Parlar del Re che parria cortese ,
Diventeria forse alquanto villano.
Ma io dirò di quelle non cotante
Fattezze mie a parole con voi ;
£ poi porrete di quelle parlare *
Re • Piacemi udirne , che se poi passarne
Porrò , per tanto contento m^ arai •
RiiRA • .Non intendiate , ch^io qui le vi dica
Singolarmente , ma tanto prometto ,
Che lo parlar ch^io farò , intenderete ,
Quanto conviene , e bisogna savere*
£ qui comincio , intendetemi bene :
Lo petto mio è soave , ed umile ,
Bianca la pelle , e macula non sente ,
io8
Ed ha due pomi odorlfichì , e dolci ;
Che fuioti colti dair^lbore vlia ,
]^o qual nel mezzo puradi^o è posto .
Questi uesssuna persona ha Eoccalì ^
Ch'io era fuori di noirice , e ól madre;
Quando in segreto nic ^\ì diede Iddìo .
Questi non dieJ , se non sapessi a cui j
E perchè poi non mi fosson Tuia ti ^
INon voò dir tuiu la vìrlute , che haoao *
Ma tunlQ dico, che beato è quello.
Che ^U potesse toccar solo un poco ;
Yedcr non dico, ch'esser non poriia*^
Tflel cingner mio si raggira piacete ,
HctLez.za , e tenerezza ;
Che stende una veste cristallina ,
Che pende ijìuso Jnsino alle glnocthla ,
Sotto la. qual Verginità dimora *
Quella h ledei, credente, e aemplicetta ,
Colla ghirlanda indorata, e sprendente.
Uà gr.in paura , quando ode contare
Bi &c parole i però voi udirete :
ChMo dleo pian ch'ella non *I smarrisca*
Ella è colei ^ rh' à compagno i! figliuolo
Del Sommo Iddìo, e sua Madrt- con esso.
Eli* è- colei, che con niolte sleale In cielo,
Eir è colei, the In teiia ha pochi seca •
Le mie glnorrhia , e le gambe co' piedi
lianno con seco una forma j che ride *
Quelk fe figura di colei ch'in irlta
Ancor ci Mi grazie, i/lnù ^ ed affetti.
Che degni *oii di trovare ogni dono;
E prìegan Voi , che ve n' andaie , eh' Io
T?on potrei più cessare di dormire.
Er* T^obil ctealura , valorosa , e dolce ,
r son non meno del luo bel parlare
Olii preso, che di tua bella sutura.
So che laudare per quanto m' haMetlo ,
E eredi» assai a queste lue parole:
Ma ben vorrei poter parlar di fermo;
Siccb' io ti priego ^ che ti piaccia alquaolo
A dimostrarmi le gioje , ch'hai detto,
O sostener, die io Ja !or forma tocchi •
Beitta * Non &i conviene in parole di Re
Trovar si poca costanza, guardate.
Che promettesti partirvi da mene,
Sania dimanda villana ^ od ingiusta .
K£» Et io ti voglio servar la promessa.
Ma una sola giojclta dimando ;
Che portar per tuo amor voglio in battagliat
Quella ghirlanda indorala li chiegglo,
Che mi dicesti di sovra, chiavava
Verglnltii nella sua monda testa*
Beiha * \oì siete posto alla maggior volere.
Ben siete Re, che il Re vuole gran cose:
Giurate a rae , che ben la guardatele ,
E osserverete imiera fede a lei ;
y
110
Che in altra ginsa lo ni>n la *ngtltincrcl ,
Be é Trova con lei ogoi putto che puoi ^
Et IO pi ometto a suo piacere , e giuro >
EfiTlfi * Poti Ȉ la man ;
B£. Ben mi piace :
Il£l5A + Fai sì ?
Re . Vita mia &\ ?
Loil pailaiulo, e ranlando gir ugelli^
Per filala guardia lo fuoco s'acceode :
Air^cijuas alPiK^iua, romor grande è in sala ^
Ba la trombDita , armasi la genie ,
Koii sì sa ben per ciascun la cagione ^
Sei rag Ij in via , e Cavalieri in piaixa i
Dfntio al pfilLi7.ta lo fuoco s^ abbatte,
Saltini le donne co 'pi è sii per elio <
Ancor lo Re , e k Reina stanno
Ili Inr novelle, dicendo, e ridendo,
Ciedon *he sia romop per h festa:
Suona la sveglia , l'aurora apparisce ,
Bussa il romore , e la gente s'addorrne .
Cantan intanto alla ramerà presso ;
Viene il gnui giorno, Jo Re si riveste:
Nuova ghirlanda alla sala rapporfa ,
Poi la corona su queUa nel cerchio -
Sn' viso chiaro dimostra la grazia,
Cfie dentro a quella camera hae trovata *
Su' C^iineriere , e donzelle , con balie ,
Veston la donna, e compagnia le fatino:
Ili
Tutte dioìnndaD com'ella ha dormito*
Quella tacente sorride » e yergogjia •
Ora si Tiene a divisar lo modo :
Che si conviene servar alla Donna
In questo giorno ^ sicondo che segue •
Ma perche ora la Donna è menata
Nella gran sala , ed ee locata , e siede
Con molte donne , che intorno le stanno ;
Anzi eh* io vada più innanzi del Libro :
Ponete cura com^ella par saggia ,
E comò onesta , e comò dolce , e piana ^
E sua bellezza , e statura solenne •
Vedete ancora le donne d' intomo ,
£ le donzelle aveuanti , e giojose ;
Che stanno insieme a ragionar d* amore»
Hanno cacciati e Cavalieri, e tutti ^
Altri donzelli per dar sicuranza
A questa Donna 9 che ben si conviene ;
Lo Re cavalca con tutta sua gente:
Qui è la gioja, allegrezza, e bene;
Ognun contento di ciò , che conviene •
Seguita qui di trattar , come siede
La nobll donna , e della contepen«a ,
Che si conviene in questo luogo a Leii
I7on troppo allegra , né malinconosa
Mostri la cera alquanto pia sicura.
112
Gli occhj ver terra , e d^ Intorno gli lievi
Quando le parla alcuna delle donne ;
E nel levar non gli avrà quanto puote •
Stìvru $m stia 9 e le mani al maniello
Ta torsi muova , the non paja pietra «
À clu le pavb , rivolga la te«ta
Soavcmrnlc iti yllo lemoroso »
^'è sia con ente a rispondere j e brieve
Farcia rl&po^iU a chiunque ìe pkila »
Stble dal lato a tentici savia donna ,
Li qual lìsponda per lei lai fiata ;
Quando del Be sì parlasse d' attorno ,
0 (piando fosjse la proposta lunga ,
Che couvcnnse non fireve risposla -
E perchè meglio eouiprcDda cfascuns
^ul4 nmdo tulio , che servar conviene ;
Vedi [a Donna , e P ahi e luUfi slare ,
Com* lo C ho dello , e togli alquanii eiemplt
Pel parlare, tlic fan eerte, e poi le risposte
Che fa la Donna, e talora alcuu'ahra ,
Et ndirai j che la Donna, eh"" è della
Quando sì h me orione del marito ^
la la rLs posta p(^r una , che dice »
bell'altra caso talora risponde :
Ch^ eli' è usan^ di novelle donne ,
Anror non fai del marito parola ;
Vedrai più innanlì 11 quando, e corno de<:e «
Or guarda , vedi la della Reina ,
115
E ti^tte l'altre:, e colei» che si leva
È na Contessa valorosa , e grande f
Ghiera venuta ad onorar la G>rte;
Chiede comiaio y che si vaol partire ;
Dicendo queste parole alla Donna •
Contessa • I^ sono in questo di la più contenta
donna , che giammai fosse , e cosi e* possano es«
ser tutte le circonstanti donne; veggendo ch^el Se-
renissimo Signor nostro Misser lo Re » ( al quale si
conviene ogni onore, e grandezza, e grazia; come
a colui, eh' è pien d*ogni virtute, ed al qual non
si può notare alcun difetto), è accompagnato si alta-
mente • E che la sedia della sua compagnia è ornai
ripiena di si nobile, e adorna, e di si virtudiosa
creatura ; della qual cosa , apparenza , e costumi si co^
glie r effetto • Ringrazii Iddio la lingua Regale di
sì alta grazia ; e beata quella corona , che fu fab-
bricata in si nobile , e grazioso punto , che cigno
i capelli di si nobile testa •
Regno beato , che lume riceve ^
Da questa Stella bella , e si lucida •
Donne per Dìo! attendiamo Mo specchio^
Che fia salute , e consolazione ,
Insegnamento , e dottrina di noi •
Voi alla Donna , sincera , e famosa
Amabile , e benigna
Volgete gli occhj della mente vostra
A pensar di colui ,
h
iti
Che dato ?^lia iold Iddio per compagnia*
Lauden git Cielj, e ta terra quel giorno ,
Che si traili) di total crtmpa^Db .
LaudisLti vieppiù de) traila lo compiuto ,
Ch^ io non porrla colla lingua vlFente
Tanto lodare, e ringraziar Colui;
Che questa grazia h^V data a questo gioroo :
Che più aisai obbligata non fosse *
Sicché di cosa alla qual sofG dente
Non sono , Intender non mi vub in parole ,
Ma prego qne* che formb Voi , e Luì ^
£ die congiunse bì allt pianeti ^
Come voi Due a luce del suo Regno ;
Che VI conservi ]a vita, e T onore,
£ diavi quella con tutto diletto^
Poi vi riduca insieme al Regno eterno ,
Pien d'ogni bene sanza manco alcuno,
lo per me dico a Voi Eccellentissima , e Cle-
nientissima , et Amantissima Donna , che volonller io
vorrei potere dimorare , e condurre i di miei ap-
presso aVaggj di sì alto lume : mu io ho certi Tas-
sali! perversi , che sempre stanno in guerra ^ e in
travaglia ; mandato ro' hanno una lettera , che biso-
gno è per lor campamento la tornala mia * Su pli-
co a Voi j che vi debbia piacere, eh* io vada ih
colla v OS Lia licenza -
Levasi suso una savia donna, che in compagnia
della Reina venne j ed accosiossi a Lei , e dìmandol*
la^ che alla donila le parca dì rispondere •
115
La Reiba dice : rispondete come si conviene
tir altre cose, e della licenza lassate a me.
Ora risponde questa savia Donna così :
Àvvegi)ut-hè molle «avle dòiiue siano alla compa-
gnia di questui nostra Donna ^ Madoonji la Reina ^ le
quili averìani> meglio saputo rispondere al grande vo-
stro senno , Madonna la Conlé^s^ ; nientedimeno im-
perocché Io più tempo hb costumato , e riparato ap-
presso la soave sua , e benigna Eccellenza , col suo
cofn manda mento rispondo : e nel suo senno , e nella
aua a Ile zza sta di correggere, e far menda coKi^ dove
per fallanza di savete non seguitasse In lutto la sua in*
fallibile , e iapientrssima InteuEione ■ E prlmieramen-
le sovra le lode dello eccelso Signor nostro Misser
lo Ke j Madonna la Beina non sovrasta di parole •
L* una ^ perchè la sa* eltitudltie , e la fsi ma delle vir**
tà sue SQuo per tutta la rotondil^i della terra ma-
nifciite . L'altra perchè a novella sposa dello sposo
parlare vergogiit contradla • A.lle lode che piacque a
voi di dare a Lei 5 ancor non riijponde ; peroccliè se
In Lei non fosse conipioiento tanto , c]u:into per voi
è dello, ella ispera in Dio , e nel juo Signore , Missec
Io Re, che da lor vena effetto d'ogni grafia. Alla
allegrezza , che mostrate , ed alla lode ^ che fate del
ben comune del detto nostro Sigoore , e di Lei , e
del Eeguo^ commenda la vostra ordinata loquea , e
per tutte le cose , e per la cortesìa della vostra ve-
nuta a onorar Lei , professa a voi , quanto a uovella
h 2
tic
Belila sì conviene» La HceTiza per voi dimandata}
j't èhk ella come a Lei piace •
BxiKA. Che VI piaccia di non lasciarci cosi tosto ,
ma quando ciò sania vostro damiaggjo essex- possa ,
CojfTEssA » Madonna io sarei bene in concordia
con Voi , quando i) poter ci fosse ,
KoHA , Voi nudale con buona ventura.
CoivTEssA i Addìo Madonna •
Zia compagnia Lullo addio i addio >
Ora si leva nna donna, moglie che fu di Ca-
valiere del paese ; la quale vegnendo alla detta
corte erasi trovata in cammino colla delta Con-
tessa; udendo del partir di lei vuol dimandare comia-^
to per andarne Insieme con essa , Or seguita il dir
di questa donna - Ma qui aUenJele , che perrhè qne-
ita donna non fa menzione del detto Re nel suo di-
re , U Reina prende sicurtà di rispondere ella in per-
Iona » Ma perche non paja in cib far dlsinore alla
Contessa, alla quale fé rifondere ad altrui, udirete
dì sotto, quando la donna avrà detto, e la Heina
verrà a rispondere , ìa cagione , ch'ella assegnerà nel
£uo dire a scusa di ciò, e a non fare nunore la ri-r
aposta di colei, a cui maggior si convenìa. Ecco
qui la fignra della donna che ora parla ; e dice cosi :
£■■ si trova scritto, che invano lavorano coloro,
che 5*a0atic;ino d^altorniare il lume eternale con lume
mortale; sicché pensando, che per mio parlare alla
Vostra Magnlflccntissima Siuceritii , Adorneiza , e Pie-
117
nez^a di vinù, non ponk crescere nome, o fa^
ma f perche tanta è T altezza dì voi in tutte le delie
cose , che la mia debolezza non sola melile agj^iu-
gner non porrla a dirla pie un metile y o fade accre*
sciraenlo , ma *oh una pailkeila della Vostra Su-
perchemenenza non porrla coniare • Onde lassata la
cosa Ini possi bile vengno btleremcule , Madonna la
Belna^ a rjngraÈiare Iddio , ch*lia cosi utilmente del-
la vostra Persona provveduto a questo Regno , E Voi
prego V e conforto, che vi piaccia di voler d^re Io
vostro sludio a ogni onesto diletto ; acciocché alle-
grezza dimori con voi iu hmga , e dllkilevole vi-
ta , della quale prego Colui ^ che mise lauta soU
iicjtudine in formar voi così compita; che solo è
egli quello, che se giunta vita desse , lo porrla fa-
re * Appresso prej^o la vostra clrcuspetta coriesìa ^
che vi pjuccia di licenziarmi , sicch* Io possa ii-
lomare a una vostra Terra , che Io tengo ^ dove so*
no , e sarb seni[>re a ogni voslro com mandamento
apparecrlilaU ; che i|uaudo la valorosa donna, Madon*
tia la Contessa , che davanti hae pallaio, p^issava per
lo paese , venni a sua compaguia , e trovala di tan*
lo diletto, che ijuando vostro piacer sia, tornerei
volontleri con lei , per farle nella detta vostra Ter-
ra quella accogllcnz^a d'amore, ch'io potessi.
Reihà . DI vostre lode far risposta mestier non fa ;
perocché ben si conosce perle genti d^aiorno, chp
vostra pillare è più da concila j che 4a creden-
ii8
za ; ma tuttavia di vostra bella , e cortese parlada-
ra TI siamo obbligate a vostro piacere , ed onocè»
Quanto alla licenza vi diciamo , che tauto abbiamo
udito di vostro savere , che volontier ci riposero*
mo ancor con voi; ma perchè la Contessa ne va-
da meglio accompagnala ; e nella sua compagnia ri-
ceviate il diletto, che dite: anderete con btton# ven-
tura • Non rispondemmo alla Contessa in persona ,
che a tante belle cose nuova sposa non basta •
Donif A • Madonna vostro commandamento sarà
adempiuto • Addio siate •
Reina • Andate addio •
In questo dì non si da più briga alla Donna ,
che le altie donne ,che eian venute alla Coite, si par-
tano la maggior parte II terzo di, e specialmente quel-
le che sono da lungi ; sicché questo di non ti scri-
vo altro , se non che le mense apparecchiate sono ,
ed il Re è tornato • Lh vengon Cavalieri per condun-
re la Donna a una sala , dov' ella con sua compagnia
dee mangiare*
Lo Be per avventura si trova in sulP uscita
della sala quasi davanti a Lei*
EPa vergogna e teme, e china gli occhj;
Aìi^uanto sorridendo ,
E poi serva Tusanza , che di sovra è detta
Drl primo di, ma non tanto distretta.
E puote ben questo giorno parlare
Alcuna volta, ma sia rado, e. breve;
£t abbia prima pensato nel cuore,
Quanto di fuor la lìngtia dee parlare.
Qui d'altre regole non vi discrivoi
Passi da se lemorosa non tanlo.
Fido alla sera siconda che viene .
lo questo ancora lungo non vi parlo,
Che quella donna, die navira il tnare »
Ben dee laver come sì passa II fiume *
Ben voglio alquanto ricordale a Lei,
Per non lassar quel cli^ebbi in mandamento
Ba quella Donna ^ che m^udusse alF ovra ;
Che fu total ch'io leccassi ogni lato,
bì non volessi da lei riprensione-
Àlienda dunque la nobii Reina,
Che non conviene a Lei in questa aera
Tanta salvatlchezza
Usaf , ne che si muova tenerezza .
Dice lo Re a Lei :
Re- Donna placente, amorosa^ e gentile «
S'el fosse tempo , che tu mi volessi «
Come conviene ornai pailare alquanto ì
lo t'ardirei pregare, et indurre,
Oh' ci tradimento , eh* io cerco di farti 9
Per esser teco , et udirli parlare ,
Di tuo volere io potessi lassare •
E che fossi a me H sicura.
Che non fosse bisogno
Pregare altrui di voler esser lero >
Reina • Messer voi siete sì cauto , e sottile ,
120
Ch' IO Teggio ben » eh* io noD porrla scampare ,
Ch'io non conveugnia vostro piacer fare.
Ma ben $ada p'tù vostra cortesia ^
Voi mi pet donerete ^ se a voi piace
Andare a slar eolii vostri Baroaì ^
Lassar dormir le donne a Jor maniera.
Bi: , SVJ fosse tempo d^arnnd allora è vero.
Che delle donne ù vuol ricordare^
E eo' Baron de\la guerra pensare •
Ma tu sa' ben che noi siamo in gran pace,
Penilaa di qne! tlie la pace vuoi dire ,
E chi arli sonno si porli dormire •
B^nt A . M es.^er or non correte , è egli ancor giorno |
E non è tempo , che sonno richeggia ;
E Io fn 'audrò a posar colle donne .
Ri , Tu se^ f irata , petdonami alc|aanlo ,
Ch'egli è passalo due parti di noire ;
E tuue le altre a letto sano andate.
Chiama la donna una su^ carnei i era :
EJPè ben presso, ma non le risponde^
Dire ella poi: or por con tradimenti i*
1*0 Re risponde ; a me conviene usare
Leanza , o tradimento, o <he mi vai;l»a .
Rii?fA . Messer or ecco non posso fuggire ,
Gite a dornsire : e qut sono «ecoidiiti ,
Laisali oiiiai , che di noitp non fi^rlo ,
I-o ivi'i€\ 'j^utruQ rol ^ran Sol ^\ leva
La grn£-tosa Compagnia de* Hue :
131
YcngMi .le donile , e menan la Beiaa
In un giardìa tra. le rote, e ira fiori*
Quivi comincia 41! sua man la Donna 9
E fa per §e 4ina sua ghiclandetta.
Una ne fa che la presenta al Re*
Dice così a colei che la porta:
Tu ten girai - al maggior dell' ostello 9
Non dir di me come hai cara la vita;
Ma. di la donna 9 che tradito avete 9
Questa ghirlanda vi manda 9 elisio porto*
Dlcon le donne d'intorno 9 Madonna 9
Tosto vi siate accordata con Lui 9
Buona è la guerra 9 ch*en pace si trova*
Beuta • Donne 9 seria a me vostro consiglio 9
Ch^io lungo tempo tenessi la guerra 9
Della quale io alla fine convegno
Yenire a voglia di Lui 9 che la mosse •
Donne • Certo 9 Madonna 9 da voi preso avete
Vostro consiglio 9 che non ci chiamaste.
Ridon dintorno 9 e la gran festa fanno;
Muove colei che la ghirlanda porta 9
£ dice al Re 1* ambasciata commessa ;
Poi la ghirlanda nella sua man pone •
Ginla lo Re la mandata a Baroni 9
La damigella sua risposta attende •
Dice lo Re le parole seguenti :
Tu ten girai a colei , che ti manda 9
Ch' io non. so ben chi eli* è 9 ma io. penso
122
Ch'ella sia quella , che idi fece un furto
Di queIJa cosa , eh' io aveva più cata ;
Sicché se fosse tradita , paresse
CJie fosse st:tta da me quella donna >
T^OQ fu l ràdila , ma per far rendei ta
Trassi inver lei quella nuova iaeUi .
E mentre eh VI la tiot) mi rende il furto «
r penserò di fedirla più forle $
SoJ 1^ assicuro non tema di morte *
Stanno la Donna, e le donne tra fiori,
Chi fa ghirlande , chi canta , t chi coglie ^
Ver far sua doni le tose del luogo ■
Glugne, che riede ^ questa damigella.
Fatinosi Incontro ridendo in ver lei,
Menanla tutte alla Reina avante •
Qui ^''inginacchia , Madonna , V son motta
Che le parole del Re m'hanno punto
Si dì doicezsa, eh' i' non so rhe dica -
Cade costei lutia smarrita ^ e vinta ,
CIttanle tutte le rose ne) viso.
Chi le viuole , e diverbi altif fiori ;
^ulla le giova , che ancor sì lisenia i
Ddlalen iniorno , cantando ^ chiamando ^
Ccrconle i polsi, IVegando le braccia ;
Leva una voce cotal : moito voglio;
Poi non più parìa , cuovronla di fiori ,
Fannttle croi i (ti glglj amorosi ,
E mandan T altra damigella ancora *"
125
Cui la R^ina cotnroaDda , che dica
Quella vcnluia f.er ordltie tutta ^
E tlie dimandi , che Pera commesso
Glie I jspoiidesse a colei , ihe mandava •
Gjugne davanti al nobil Re costei , *
Ma quando entrsTa alla primiera porta »
Dalla Bcgal Maestade trasse Amore ,
Che a quella d;tfu igeila die per fianco |
£ ne Tenia piangendo.
Lo Re vf^ggendo, rh>lla era fedita,
A duo Cavalicr manda , che <:oitei
Tornasson dentro alle donne nel giardino;
E dlmaudasson di tutte novelle ,
E rome avea parlato la prima .
Ciugnendo lor tra le vinte primiere ,
Avendo in braccio costei ^ che cadea ,
Vjder la somma Rema sedere ;
Dal cui Vi saggia utio «prender 51 mosse f
CU* a questi Cavalier da parte a parte
Piisih dal petto alle reni Io un* ora p
Qui fur li fior? 9 e le cose per nulla.
Pur cadder morti > e là Reina ride ,
Crede che questo sia beffe, o salazs^o*
Bimanda T alita, ma lu uTia vecchia.
Che andava armata , e non avea paura ;
Ch'era a guardar Io giatdln per avventerà ,
Cui la Reina com manda : dirai
Tutte le cose ^ che tu hai vedute ,
124
E dimanderai la risposta, che fecéf
Lo nostro He alla primiter mandata ;;
Kon dir lu com' io l' abbia insegnata ,
C!mi<ie la vecchia nlb Coite ^ gran festa
Fecioti d*ìntoino lì Baron di lei •
Di le novelle : coinnìanUa il Signori?:
Però CI sono , or udite voi altri :
Cile 11 Re m' inteoda , ch'elle itou ben grandi «
Udite , udite , udite » dice II Conto :
Dice la Vecchia : su pigliate V arme ,
Ch' Amore ha fatto qua giù badaliscMo'
Chiunque passa da voi alle donne .
Do?* è il peiigljo non vi so ben dire,
r n' ho ceduti qua giù quattro morire,
V son campata , eh* xlmor non mi vide ;
Né tidSo lui^ che Ai niia ventur;^ ,
E gian tcinpo è, eh* io non n'ebbi paura ^
Contato II latto lo He , et i Baroni
Le^ansi lutti , corrono al giardino *
AiTiore è in mezio In qua, e Ih fercnda;
Qui dona lor lanti colpi » e bì fieri ,
Che se non fos^er li medici molli ,
C^mpavan porhi , ed assai n''ei;in morti.
Lo Ee reggendo II periglio degli altri ,
E molli guai de^ feriti d^attoruo ,
Ver la Reina prega del partire ;
Allor la gente m mise a' sp^^uire.
Chi col cuor fesso, chi col petto averto;
k ^
125
Chi in altra guisa ferito , e percosso «
In caso tale ha paura k Donna ,
Pfeiicier si volse alla veste Hegale ,
Amor le die nelle brarcJa con V ale ,
Temette il Ile della Dorma ^ e gildava j
Feri Ilo Amor i|uaii(io la conlovtava .
Levasi un vento 5 che spande li fiori,
Non gli vai elmo , ne cappel d' acciaro ,
Rompon gli scudi, il periglio v^ è grande,
Vogljori partii si , la poita è serrala ,
E ncll'' uscif li Sergenti d' Amore ,
Co"' dardi in in.ìno , e non hanno piata te -
Sicché di piana concordia soii vinti
Tult' i Baroni, e Je donne là dentro •
Cnsansi lutti prigìonier d' Amore ,
£ più che il Re , e la Reina stanno^
E traitan mezìo d'arrendersi a lui ,
E finalmente lui chiaman Signore.
Yedesi Amor sovra tutti potere ^
Bu gran liaManza , commanda che tutti «
Lo Re co^ suoi , La Reina con quelle ,
Facciano a lui reverenza , et onore .
E latto e ili di voler di ciascuno ^
E di ciascuna lo vento raccheta ;
Dà sicurtà a tuita gente Amore ,
Po* fa pollar li feriti , e li morti
Davanti a lai , e dice sovra loio
Queste parole , che qui sono -^rriite :
1^
Li colpi mie* son di colai natura
Che qual al crede di quegli esser morto y
Allora In vita maggior si ritrova •
Levate su non dormite 9 eh* Io vegghio y
Yo^che sembrate nella vista morti;
E vo' feilti securo u.t tutnìe .
Co*Ì pattimelo Amor sovra costoro ,
EijoscUaron li moni , e le morie ,
E li feriti prendermi conforto *
La som m Italia dell* aìre spande
Una ri» g giada sfinge amorosa ;
Questa rinfresca, e rlngioisre t cuori,
Tult^ ì feriti, che si kvan di essa.
Molto raddolcfan le ferite sne,
Prendom'*a ballo Ira quelle coloro ,
Lo Ke da parte , e la Reina seco ;
Amor uelP aire voUndo sì mostra ,
La porta s' apre da se , come vuole
Que*che Tha chiusa, e vaonone insieme
Tutti costoro a mangiare a diletto»
Qui li stormcrili , e li cartll corali ,
Qui deir affanno nessu» si ricorda .
Nuirè di lor che voless' esser quello,
O q^ueDa donna che a questa ballagli^ ,
Che detta v'hti , non si fosson trovati .
Or lasso qui perche Amor Io conimanda
Mangian costoro ; riono^^aiidr^ Amore ;
Yasseiae 11 gloruo itisiii dopo nona «
I
1
12T
Qui son le donne di strani paesi ,
Voglion partirsi fan dire alla Donna ^
Qie tutte voglion licenza da Lei.
Viene la Donna a sed^r ìk di fuora ,
Quivi 5011 luUe ; e Tmia per tutte altre.
Parli! in ver Lei le pài-ole seguenti :
Lo ionimo f ed eccellente dileiio, die si riceve
appresso I' odar delle vo^tic virtLilì ^ Matìnniaa Ja
Reina , ci contende , e contendna sempre il partir
da presso Hi voi ^ Ma non ci convjVnc di guardar
tanto al nostio piacere , qu;into a lassar Voi omui
posare appresto al VosEro Errel lentissimo Compa-
gno g e lui di vostra dilettevol Compagnia aver più
libero spazio t e ancor certe nostre bisogne ci strina
gon a pregar la Vostra benigna , e serenissima cor*
tesia ^ che le placciii di licenziar noi Inlie, e com-
mandar quanto, e che piace a Voi, che per noi sì
faccia 5 che tutte siamo acconcie pienamente h ub-
bidire .
JLa Reina rJspomle in persona •
Donne valorose, e di molta virtule, la vostra
maniera è fanto gentile, ordinata, e dilettevole , clic
per vostro partire non ci può allro, che scemar gioja,
e presente voi k nostra allegrezza Inno giorno crescea,
e sappian ben la vostra gentilezza è tanta , c:he la
^lica v'è stata leggiera. E per queste cose da noi
ancora licensa , ancor non porresti avere ♦ Ma udendo
dir di vostre bÌso,;>ne sian romenle di ciò che vi
4
à
•
f
128
piace • Di quel Signor che noimnaiCi non parUamo ,
che se voi avete onorato Lui , e sua Corte ; in Lui
•ta di potervi , e dovervi meritare • Cosi parlando
sovragLunge 11 Re e dice \
Ee. e come sif?ie voi pure in voler partirà ?
Do^J^E^ ÀUbsimo Signor si, quando a voi piaccia.
Be, Questa Licenza è della Donna a dare*
Dop^fie m E noi a lei la dirii,indianii> ,
Rk. Polche pur volete casi, addio, andate, addio •
Ora da quesio icr^o di alti qu iodici giorni ;
perot^chè il Re infra questo tempo ikhi afTallca la
Reina di consigiro , 0 ragionar d^ ahio , che di far'^
la dimeilica , la Reina non ha itltio a pemare , se
non di prendere ogni giorno più slcurlade , &icchè
nel quindicesimo giorno ella sìa quasi nel tulio si-
<.ara e Lui- Tuttavìa int]an£Ì , che trattiamo, cotne
(i dee portare, e di che pensar da questo giorno
tonatili ^ voglio certe cose a Lei ricordare , delle qua-
li inffa ci dfrlto tempo le conviene esser cauta.
Ma ^nanzj eh' io cominci
C l*er non dimenticarlo ) ,
Ricordo alFaìtrc donne,
C!ie non piglino esemplo
Da questi portamenti ,
Che fa {questa Re irta in ogni coja ■
Et aijcor del parlar simile dico ; **
Ma guardin tutte suo grado , e suo stalo ,
Che ben savete, che Don si conviene:
•
1^9
Perchè Reina talora si Iodi ,
E perchè 8i« lertga alla nel parlare 5
E perchè ella aneor parli In plur ale ;
Glie minor donna tal maniera tengna •
Perocché alla Reina quasi stringne
La sua altezza , e sua dignitade ;
L* altre raffrena debita -onestade •
Ter è che nova donna con marito 5
In tempo, e easo d^ amore, e solazzo ,
Può dicer ciò , che la faccia più cara •
Che ancor V uomo la donna laudando ,
Non crede ognora , quanto narra , e dice ;
Ma questa cosa per amor gli lice*
Queste son cose che pingue dolcezza.
Amor le fa fermare,
E sicurtà non lascia vergognare.
Ancor da solo a solo
Procede tal parladura , che in piazza disdice ;
Chi prova amor, sa che sto scritto dice*
E chi noi prova , non vuò che Pin tenda ,
Però non parlo più chiaro qui suso •
Ritorno a quel chSo promisi contare ;
E parlo a questa Reina amorosa
Delle cautele nel tempo , eh' io ho dette •
Dodici son , qui di sotto le metto •
Brevi le pongo , ma contengon molto ,
Però ciascuna le legga per Dio !
Se viene al punto che tocchino a lei •
i3o
La prima*
Che quelle Donne , che trovò la éntro ,.
Con nm iliade , e cortese parlare ,
E con suol doni , e con beli* accoglienza ,
Ficcìa di ie benf^ogì ienU , ed amiche .
La «konda .
Con le donne , che la entro ha trovate |
Cominct comunal dìmeslichezEa ,
ISè SI rifidì m sue credeiì^e dire
All'una più, che all'altra, fmchè pro^a ^
£ conosce ben , che dk lo possa ;
Cotne dlntnEÌ più in questa parte ^
Ma questo tempo al tutto se ne guardi*
E qiìl non lasso, se per avventura
Avesse iu se alcuno vieIo , o difetto ,
Al qua! ilinedio non si pos^a porre ^
^on si rifìdi in alcuna di dirlo ;
Ancora al Re lo nasconda se puote#
La tersa .
Che Ita Donna non dee
Mostrar d*esser troppo maestra ,
Anzi selvaggia, e nova
Se ritrovando neirovte di amore.
Né an' dì quelle gran diletto avere ,
La quarta .
Che d'esto Re si mostri, e parli in guisa y
Ch"" el non s* accorga , ch'iella di lig^^iero
Pigliarsi possa alla rete amorosa-
i5i
Cbe 1 dlfietti che vede In magtotif ,
Finga àt tiOD vedere id questa Htnpo ,
Salvo se di periglio
Non fos$e di questo Re ,
O d'esto Regno suo; eh* io parlo solo
De' difetti , che «on ne^ famigliari , ^
O nella masserizia ;
Non già de' ti adi menti , q cose gravi *
La je&ta »
Che temperala In mangiare , et in bere ;
Tutto che in ogni tempo bene stia ,
In questo più strettamente si tengiia
La settimi*
Che se conosce^ eh' esto Re sia vago
D'esser con lei, non gli faccia sembrane,
Ch'a lui sia caia per più fallo amare»
Ma fìnga se non veder ciò che face ,
£ non intender quanto dice , e mostra %
Cosi ancor cortesemente passi ^
Quanto ella può di non lassar gravare
Lai,s^eì vedesse troppo smìsurare.
L'ottava .
Ch' ogni suo sguardo s^ astengna da tutti ,
Fuor che da lui , e mosLri non volere ,
Ch' elio s* accorga ^ se guarda iD^er elio •
La nona.
Che lutt*i saol erDamenti legreti,
à 2
l93
Quanto può faccia » e pensi d'apparire
Per tutto il giorno , et an^ di giorno in giorno
Non mai men bella V un tempo , che V altro 9
Per ornamento , che vista le muti •
La decima •
SVlia «'accorge 9 che tlù sua marito
Ad alcun' alti a donna , o damigella
Tolgesdc gli occhj , o desie Intendi mento g
Finga €Ìò non vedere in i|ue«to tempo ;
Ma guardi Innanzi in questa parte , e vegga
Lo modo I e '1 tempo , che a db sì conviene ,
L"* undecima •
Che in que&to tempo non cori dì doni ^
Dì grazie a dimandare a questo Re ;
Ma diligentemente ponga cura,
£ inteiìda di giorno^ e di notte
Ole Io suo He dUpo&ta meglio sia ;
Per poter poi quando fìa tempo , e luogo »
Saver lo punto meglio di parlargli •
La dodecima .
Se io alcun tempo «' arvede , eh' el detto
Re più uii%ra , che un'altra
Sia malinconoso,
£ non cosi disposto ad allegresxa ^
Pensi per qual maniera 1
Tacendo ^ o ragionando »
Porrà da quello stato niè ritrailo,
0 doie dubitassi? , ,
i35
Prenda 11 tacere ^ e dltuoairi temeoea ,
Perche quindi si lega da poi
A compassioH delP innocente donna*
Delie le dodici cose j
Seguita di vedere ^ come da
Quindici giorni Innanzi
Si dee portare udì versai mente*
Perocch* ornai si può ben dir eh* è Donna.
Lo Filosafo dice :
CìCa tuona donna con^ien governar t^
E le cose curar , c^*e sono dentro %
E che nessuno cniri in magione ^
Ctie il Marito noi commandi*
E specialmente dee esser temenie
A correzione delC anima sua •
Dice ancora che moliìtudin d^ oro
Ifon è di tanto a virtù della donna ^
Di guanto moderanza in ogni opera ,
E desidero d* onesta , et ordinata
Vita » Ancor dice ;
Che grandissinìQ onore ^ aU^ donna ^
Se vede suo marita
Casta essere in essa ,
E di nulla altra /emina poi eura
Ma fuor di tutte C altre
Lei propria amica estima | e maggiormente
Studiar dee rf'esjer tale
La mogUcre inver lui*
A
i34
Ancor dice il detto Fllosafo :
Che niuna cosa è maggiore alla donna ^
Clie la preziosa j e fedel compagnia •
Ancora dice : che V amor che lei
Dee al proprio marito j sempre sia 9
Con vergogna^ e temenza; ed anco dice;
Che la ^ua di sposi zi on sia così fatta ^
Che nessuno le ptxja miglior , né più casto ,
iV^ proprio piùj ch^ et suo mania stesso*
E detitro PEcclesIasUco sì l^gge;
Bealo Puomo d^Ua bona donna ^
Che il numero de* loro anni e doppio ,
E la /emina forte empierà gli anni
Dei suo marito in pace •
£* parie hiiona la buona donna ^ e grazia
£ sopra grazia la donna sania ^ e casta ^
E come il Sole ^ che nasce nel mondo
NegU aliissimi di Dio ^
Cosi la Ielle iza della buona donna
In ornato ^ e Lucerna
Sprendenie sovra il candelliero santo *
Emìsieno dice : Comìnci In donna a len fare |
Che tanta «■ poi la grazia ,
C7r ella poxsieile della sicurtà ,
Ch^ ella tià tra la gente ^
E della Signorìa , ch^ ella si vcfle
So^ra delle men buone ^ e ddln fuma ,
C4e 4t it volar sente :
à. • ^
i56
Ch^ogni astinenza le iari non solo
Leggiera , ma di sommo , e gran diletto *
Con le paiole glò Jett€ s"* acrcrda
Una di quelle reguìe , cir è scritta
Nel quinto documento
Della sjconda parte
DE' DOCLMEKTJ D* AMORE cosi :
Quella che vuole esser donna in magione^
Nettezza nel cor pome^
E Ideili con^ ^rflii coxa è Cast'Uade ^
Che le dà signorìa , e lihertadem
Co.ù serva dixnene
Quella eh^ è dunna , se mi non si tene ;
Onde ve dia n la ria ,
Che fanti sotyra lei ìian signorìa .
Et essa dì e notte ifa servendo ^
La mente sua nmcuifìta sentendo ;
La bona non teme , \'a sicura
Motto non teme j che sente se pura .
E dice ancora ui/ altro i
Che ?e le donne aliendesson tanto n lavar la sua
mente , guanto elle attendono a lavar la Juccia ,
ìncontanenle diventeriano ili Creatura umana ^ Ange-
lica , E che 5' elle intendesser tanto alle orazioni in
camera , quanto elle attendono alle vanitadi alla fi--
nestra i verreLbono loro in piccìol tempo segni del-
la passione ; e snelle attendessero a vestire i poveri
del^ vigesil^ia parte di quello ^ ch'ielle attendono
a Vèti ir se rtòH si trovérìa atcuno per tmìigenza
nudo ; e j' elleno cno^rhsono la ior testa rf* onesU'
de^ ^ttanto la cuoiTono di lacci nuli ^ torneriano la
sera a^sai più twmim a sua magione , che non ri-
maìigon presi n laccmoli * Onóe porrai qui ana re ga-^
la scritta nel detto Libro de^BoeumeDtl , che dice
cosi :
Orni la mente ogm donna gentile ,
Se vuoi ornata la faccia portare^
Che ne linciare , a Lavamenii fanno \
Poiché non stanno *
Ancor lei pregio di hellezza avere ,
Ma vena possedere;
A f intenta laude coi ani a in ciascuna ^
Quanto discre^ce belle :iza in alcuna .
Uno ProvetiEsle volendo ben prof ave U be^11e£-
la della sua donna dite : Che nella ma faccia mai
altra ac(fua^ che naturale non pose, et in sidia sua
te^ta non ifenne nini per ornamenio altro che quel
la natura te diedp * E che vetfc ^iam^tai non la
cuovriva per più bella far lei ^ ma perchè così com-
ma nda^ ^a Onestade * Poi domandalo: p ** r e b è d ii nqu a
pettina vii ella i snoi cEtpplH ? Khpondea :
Perche ella volea mostrare » che Jemina era ,
di cui propria natura è d' acconci first . Con questa
nltinia paiola *' accarda una regola del Lìhro de' Do-
cufiieull ^ che cosi dice:
JJonna ad ornato r Celavo alla fontana ^
x37
Dtm^ue è in lor maggior virtù f misura
Che stringer voglia , pur* ^ cosa dura •
Nel Libro di Madonna Mogias d' Egitto ^ che
8* appella Libro de ficca Tarme del Cuore • Dice ; che
li nemici dello donne sono XFIL Ornamenii , £u-
nnghe , Tesoro , Lode vere , o non vere , Bandan^
zaj Sicurtà , Sollecitudine^ Oziosità , Kicchezza , corn-
uta Nicissiià , il Fino , le Piazze , le Giostre , i Can^
ti 9 i Sonarij i Saliari , e sovra /iifCe cose ia malvagi
già Compagnia • E una regola del detto Libro de* Do-
cumenti dice :
jdrm'* è di donna ornamenti lassare^
Vana laude inodiarè ,
Fermezza nella mente ,
Ed esser di vergogna conoscente.
Ma donna Ll«a di Londres disse :
Che debole era il cuor di quella donna ,
Che in vana laude 9 e per la i^ana vista ^
Dava V onore altrui del suo dispreggio •
Al dire di questa donna 8* accosta una rispo-
sta , che fece la Contessa d' Erdia con Messer Ugo*
lino • Lungo tempo Messer Ugolino fece d* arme , e
menò cortesìa per nna sua donna con molte altre
donne y e Cavalieri ; et abbiendo d* innanzi la del-
u sua donna più volte promesso a Messer Ugoli-
no di dargli una ghirlanda; disse Messer Ugolino :
Deh Madonna, quando debbo Lo venir al punto d!
questa ghirlanda , che tante fiate promesso m* avete •
iS8
Disse la donna : die non glie le darla mai , e chef
mai non glie le avea promessa • Allora Messer Ugo-
lino si trasse la guarnaccia , e gittolla nel fiume ,
lungo il quale cavalcavano , e disse : ecco io mi spo-
glio del vostro amore; ed ella dUse : piatemi. Del-
le queste cose alla Contessa , fece dilaniare Mes-
ser Ugolino , e biasfmò la follia , die avea usata.
£llo si lamenUva , dicendo e^ non ha cavaliere in Pro*
trn^j che non saecia , disella me Pavea promessa.
Disse la Conlessa : e da cui . Disse Mesi^er Ugolino :
da mene . Allora la Contessa gli parlo così i tu me*
desìmo ti se' condannato ^ che né dovea sapere alcu-
no Iél promessa , e se f^tta V avea ^ tn non dovevi cosi
pub bile;* mente addom manda ria ; uè così disonestamen-
te dal suo amore partire . Ma tu se^ fatto come la
maggior parte de* Cavalìeil di Pioen^r.a , che s** egli
hanno più Leila , e miiggìor donna di se , vaunosi
vantando con molte bijgic , e spessamente di lur di-
cendo , che più sono amati da esse, che non ama-
no. E Sf alcuna gioja voi ricevete, la mostrate per
tulio il mondo. £ se voi amale men beila, e mi-
nor di voi , quando alcuno vi dice, e come , e dove
avete posto li cuor vostro , e voi dite ^ che tante
preghiere ricevete da loro , e tanto vi sformano ^ che
non potete altro ; sicché da nessun lato le donne
posson con voi , Ma voi andate alle servlglall , e da-
te la infamia alle donne, e fate comperare a^ mer-
catanti le ghirlande^ e yeU^ e le cinture ^ e dite ,
che P aycte dalle donne • Credi to Messer Ugolino ,
che questa donna sia di quelle, che per Innalzar
Hio onore Toglla suo onor disfare ? Allora costui ver-
gognato giurò di non amar mai donna 9 e sanza altra
risposta si parilo dal paese , e di lui non si sep
pe mal pie novelle*
RacconU Pietro Yiule :
Che donna e/ie raccoglie
F'olontier laude di sua bellezza ,
Cùvalier caule non prenda ad amare ^
Poiché lievemente
Suo amore si acquista , e lieve anco si perde :
Et adduce di ciò un esemplo.
Passava per la Gttà di Uninga una donna gio*
Tane, né bella , né laida • Cavalieri , che v* erano, non
abbiendo altro che fare , cominciarono a segnitar costei,
e a farsele dinanzi alle vie, e a dire sicch' ella il
potea intendere • Iddio dalle buona ventura , quan-
to ella è piacevole, vedi cornicila è leggiadra, ve- <
di come giuliva , vedi come le rispondon le membra,
vedi cavelli amorosi , vedi occh) vaghi , redi anda-
tura onesta, vedi come fa i passi iguall, vedi co-
me saluta vezzosamente , vedi ghirlanda stare , vedi
cintura a punto, vedi peducci dìlicati, vedi come
va In sulla persona , vedi man da baciare , vedesti
mai si compiuta giovane ? e simlglianti parole ; e di«
mandando per la Terra , chi è questa giovane , e
aimilì dimande , tanto Pallustrano per la Terra in se»
i4o
gultarla insino alla tornala In soa magione » die co*'
siti tornò in casa , e comlnctossì a apecchrare 9 e
lisciare , e credeasl essere cosi bella , o più , come
costoro la faceano • Comincia costei a spessar le fi-
nestre , e le chiese 9 e le vie , e questi Cavalieri
accorti della mattezza di costei comincian a seguitalla ^
e cominciano a dillo a più allri , e qoegli a que-
gli alili ; siccfjè co£lei era troppo più scgnitaU per
beffe, che non era per diletto la più bella d' Un Io-
ga . E come di prima eli' era detta giovale dlscre*
ta g e onesta , cosi poi era detta la matta • Sicché
alquanti buoni dissono al pndre questa coia . Il pa^
dre il disse a lei , non vaUe * Il marito se tf ac-
corse , e di^seglielo, e non valse, anti dlcea, che
il marito il dlcea per gelosia, ed 11 facea dire al
padre. Ando sì la cosa, che passando ella dmati-
iì al Fft]»2£o di Guiglielmo di Unlnga ; i fanciulK
come la matta le rominttaro a gittar le pfclre. Fug-
gi in una di quelle paiti , e là iu lapidata , e finio
l di suol ,
Dice prò ti Provenzale :
Titito cìì* io dogli a per me ^ e per mia ventura
Della durezza della Donna mtu »
(Questo dolor non dura ;
Perocchèf troppo avanz^a
La gwja , che il cuor sente «
Che di cQsì faita crudeltà^ e fierezza »
Weice fama^ et onore alla Mila Donna,
à^
1^1
Dice Messer Bamondo D'Àngib;
iSa"" III qttai donati ^ t: donna da gradire z
Quella che fila , pensando del ftiEo ^
Quella che fila iganli , e senza groppi ^
Quella die fila ^ e noti le cade U fuso »
Quella che av\fo(ge d filato i guaime nle^
Quella che sa^ s'^ el fuso '' mezzo ^ o pieno #
Queste sue paro te , per quelle che vanno uman-
ù a un suo Trattato , e ^er quelle che seguìUt)© »
voglion dire, cKe la donna è da dicer donna , eli' è
costante , e ferma siila buona cura , e uun mute-
vole , e the non raetle in mezzo tanì pensieri ^ e
che non perde la memorta per vanitadi * Dì db
possiamo porre un picciolo esemplo.
Va una Donna a fi Ime a fineslra ,
Passa un'amante, ed ella si vol^e.
Le man rattiene , ■! l^Itaio rip^iossa,
E mula l'essere, cir elT ha cojnincìato*
Sìmll cagion le lolle Provedenza
In tutto , che di sovra si legge ;
Cosi aurora chi a finestra cucie.
Spesse fiate &l cu eie la mano ,
Quando ella crede sua ve^te cucire .
Or la qui punto ^ e piglia ciò eh' è scritto,
Da quelle dodici cose di sovra ,
ìuiino a questo luogo ,
Che D^ognl donua, e d'ogni grado, e stato;
TraCtìdo quelle ad ordine decente.
142
/Son belle , e buone ^ et mill a savere :
A tal per imparalle ,
A tal per insf goalle ,
A tmie per contali^ >
Dove naaeufia cade» e coma, e quando.
Ornai ritorneremo
Alla delia Belna.
E pongo quL cìnquauta quattro cose,
Cti'a Lei conviene dì savere, e servare;
Senza ipeH%Ure , eh' è detto d[ sovra.
E delle queste verremo a que^ gradi ,
Che si contengono a minor di Lei*
£ passerem da questa parte ornai
Si Jievemenfe , clic lungo parrae ,
A ilij mal volentieri il bene intende *
Ma pongnìan cura aJl* altre ^ che non sono
Gmadi come Reina a tutte queste:
Che molte sono , che torca a ciascuna ,
Corjie color , che non leggono in Aetta ,
Porrano bene a lor alalo adoperare ;
£ irarue frutto d^ onore, e di laude .
Ma guarda qui ^ che la prima comincia ,
E pon ben cura, che non sono beffe ;
Ma bf?n Li drco , che le bene riguardi
Molte di queste , che segnitau ora ,
Son già redutie innanzi in questa Libro |
Sìccliè d^ alquante si possiani passare »
Ma qui le Uovi reduUe ad insieme ^
149
Per altro modo più atlle alquanlo ; ,
E per far dVsse memoria migliore*
Amare, e temer Dio , ecco la prima 9
In ogni temporale stato , e grande
Pensiero , ed ovre talte , eh* ella face;
Ch'in ogni cosa qnesto è buon principio.
La i^iconda d'amai-e ,
E tener dopo Iddjo Jo suo mariio
Davanti a lutti gli altri in tale amore;
Che la stia fama, et onor non ne manchi»
L'altra è che fuor, eh' a Iddio ,
0 al marito suo ^
A uomo , o donna , o cosa
CIjc sia {piale si vuole.
Ponga ]' animo suo con tal fermeiza;
Cile non nel possa a sua pasta levare.
L'altra, che tugga usanza, e compagnia
01 tutte quelle , che «on troppo vane ,
O che non hanno la lor fama buona .
L* altra , ch^ ella laon curi ,
O diletti d^ avere in compagnia
Compagne , a cameriere tantq beliti;
Che di hellesEa avanxm punto lei.
E se !e trova in caaa quando viene.
Dopo alcun tempo con bella maniera ^
Se può Iroviire modo, che convengna ,
Da te procuri , che rlmosie sleno *
Ma non Intenda per queito , ohS'parlIs
Hi
O dica , che conrengna a buona donna
Di far cacciar alcuna , eh' ella trovi ,
Per poter meglio po' a suo seuDO fare ;
£ perche lei non hisogni guardare i
Ch* egli è Ulor freno utile molto ,
Ed anco tìzio questo freno scliilare.
L' altra ^ che belle ancor se iossen meno.
Se più di lei sou giovani d* elaie ,
Lodo ciie faceta s^e pui> sì niellante *
M» guattii ciò ù cautamenic iare ,
Chv nullo possa pensar perchè «ia :
E tuuavia pjoveggfa a chi 5t fare;
Sicché cagion di baientar non aggìa .
L*alua, che quajido alcuna ne riceve,
Pen*ì , e domandi di lei ^ e j^ua gente ,
E della fama di loro , e di tutto ;
Sicché non seco aggta persone ,
Lo cui iniafar la potesse inr:iTnare «
O d^re all' d lire di mal tare esemplo*
L^altia^che p^ù sua dimora coutinui
Calle più aiJiicUe ^ ed ancor suoi &ervigj
Da lor più prenda , e più dì lor si fidi .
L* al'ra che spesso V ammonisca tutte
Di Liona vita, e tengj^le in paura »
S' alcuna d' esse mancasse in suo onore .
La ilei ima ,
Ch^ a tutte quelle, ch*o In vlsu , o in parole
Mostrasi on punto di voler toccar cose ,
14^
Ch*a lei potessono biasimo indurre.
Faccia raccolta tale al primo dire;
Che poi niella, ne 1* altre mai sieno
Ardite più di tal follia pensare.
L^altra , che ponga cura a tuita gente
Della sua Corte , et an* di vicinanza,
E tutti quelli , che sembran curare
D* ovre d' amore , o di piacere a donne ,
Mostri tuttora se dura , e selvaggia ;
£ che lor atti maniera , o statura ,
Non SI diletti guardare, o vedere*
Che ponian buona sia guardia di tutti.
Di lor convien che si faccia maggiore ,
Di cui può creder la gente d* attorno.
Che più facilemente
Possan venire ali* effetto del male*
L* altra, eh* ella ricerchi quella in cut
Si fidi , spesso e faccia dimandare
Per cauti modi , che di lei si parla ,
Porrà veder di che guardar conviene •
E guardi che non paja, che questa cerca
A sua posta si faccia •
L' altra , che chi le dice , o porta , o parla
Di fallo alcuno, o atto, che ripreso
Fosse d* altrui in lei ,
Facciagli tal raccolu ,
Che r altra volta ritorni sicuro
A tutto xlir che sente i o trovi , o aude ;
k
i46
E mostri 4t lui 9 che a gran servigio Paggia*
£ ancor se caso gli avvìen eh* abbia luogo ^
A quel colale luaggior piemio renda ^
Che a quel che bude davanti a lei porta •
U altra , che acciocché quindi noti le paja ,
Sotto color d' alcuna cortesìa
E&&ei legata , o a debito stretta ,
Guardini da ricever doni alcuni
Da quei, che parla a lei,
O delio Te d' altrui ^
C\i^ tk male intendimento guardi in essu .
La Quindicesima «
Pensi e faccia cercare di donne,
E persone altie povei- vergognose ,
E sì loro 3 e generalmente
A poveii sjcondo la possanza.
La man della limosina distenda ;
Acciocché a suo marito , ed anco a lei.
Et alla gente loro
Dio doni graila di ben dire, e fare;
E d'aver stalo grazioso, e felice -
L' altra , che pensi aver per confessore
D* onesta vita tale ,
I^a cui fama rlsplenda intra li buoni ;
E questo tolga antico ,
Più tosto che alcun , che giovan fosse ,
A cui dlscnovra tulle le sue colpe ,
E pensi -di far sì che non le sia
^
Mestier poi di portar gran penitenza.
L'altra ^ che guardi sovra iieUa parte
Quarta di questo Libro ;
Ed usi i*oratiotie spesso in casa.
Che ne trarrà quel frutto^ che «t srrive
In quella parte, ch'è detta dinanzi,
£ pia distesamente
Tratta dì quelle la parte renieslma^
In fin che troverai di qnesto Libro.
L' altra , che si ritrovi
Con «ne compagne spessamente in Chteia ^
Come richiede suo grado , e suo stato ;
£ della Corte T usanza ov'elTene;
E dove usinola sì buona non fosse ,
Adoperi a poter con buon conéìgUp^
Ch'el bene vi si osservi;
E ijuando ciò non potesse ben fare.
Come più puote ristori in segreio ,
Che in Ojsni luogo chi ben prega» e giusto ,
Trova da Dio grazie, et esaudiEjone ,
Se col cor netto si muove a pregare ^
L^ altra, che a tutta genie religiosa^
Et a rherlcl tutti,
Faccia com'' puote onore;
Ma suo consiglio ristringa con pochi,
E quei maturi d' etate , e di senno;
Che sotto spezie di bene tal fiata
Poder di mal s^ allarga :
A 2
148
E tal fìaia riprentJs U genie
Alimi dì qae) che V è per se oocente *
E tuUocIiè SI sogiion ben portare ,
Non si vuol Dio, né costanza leiiure.
La Vigeslma , cir ella
S'ingegni sempre quanto dece, e puole.
Che neir esecuzion delle Sentenze
Induca suo marito
A miseritoLdia ^ e via benigna ,
L^alUa^ che quando il Uova
Commosso ver alcuno a vendetta ^ od ira ,
Induca lui a temperar sua voglia ,
Et a peidoD^ch''a donna ciò ronvleae.
L^ altra, che i pregiotiieii d* eslo suo marito
Soccorra spesso di tutto che puote ,
Che ogni ovra tal a donna si richiede .
L'altra, che in fatti d*arme
Induca lui a uou combatter lemprft;
Ma se pur cib dilibera di fare ,
Confoiti lui, e sua grote a potere,
E mostri che abbia per ?inta la 'm presa •
Con chiara faccia rttnda lui sicuro,
E con parole , che più troverai
Infra nel Libro In parie dieciuove -
L' altra , che non sta tarda , né piatosa 3
Se sente forse d* alcun tradimento ;
Che immantatìente non si muova a dirlo
A lui , per modo che decenle sia ;
149
Che picciol tradimento ha gran periglio.
In questo caso non è da tacere •
Vigeslma quìuLa ,
Che a quello , di eu'^ pin eìTa si fida ,
Fufcla ben ilguardar tuU" ì suoi arnesi ,
LeUo ^ camera ^ e drappi , oiide non possa
Essere In quella nie^so alcuna cosa,
Ch' a lei nocer potesse,
£ suo marito, o?er loro amendunf.
L^altra , che quando avviene ,
Che alcuna volta In raiuera con lui ^
E in a) li o luogo secietOi o liinoto
A roungìar £Ì ritiovl ;
Perocché ailor vuol esser confidanza
Maggior di quei, eh* a servir son chiamali^
Allor maggiore, e più acuta guardia
Faccia dì cui , e rhe è dato loro ,
L'altia , eh' ella si sforzi
Guardar Io suo compagno,
Quùnto pia può ib conipagnk carnale ^
In molti tempi, ch'a cil> si conviene;
Ma speiialmenic In questo , ihe qui pongo:
A tempo di com butirre ,
0 eh' a ciò vada, u che venga da ciò,
A tempo , thVIk ved«.
Che Sia gravato di gravi pensieri,
À tempo, th' aggia sete grande, o fame,
E dopo gran f^tlcJie ^ e gran mangiare ;
i5o
Né troppo spessi io Uovarii con Jtii,
Se be^ fi<^littoli dcsideift avere.
Lasso molle aJtre cautele d'atlorno,
Le qnh fa meglio d''udire, e savere;
Che non conviene a melfele in isc litio ,
L^allra, disila tion lassi
Portare avanti a Itil
Ogni manco leggiero , o colpa lieve ^
O novella sin isti a, clie non pesa.
Da poi s|iCKÌalfnefìte
Che non si vede più riparo a quelle «
L'altra, che «quando a vvien , ch'infatti d'arme,
O altre grandi cose è a lui avvenuto ,
O a sua genie che dispiace loio.
Con altre cose gliel lievi da cuore
A suo potere , e di quel rado parli,
Se kì non ode di ciò ridolersi*
Allora faccia la cosa leggiera,
P;iriendo lui , e se diilte parole ^
Con quella brevità, che far si puole,
L^ altra, che quando avvien ch'elio riceva
Vittoria, o cosa prospera, che delibla
ti rande allegrerà dure a suo inalilo ,
Farcia festa con lui ;
Xeni pelando la gtoja , ed il diletto ;
Ch^ egli è periglio , et è passione in gioja,
Kon men th*in Ira , e cosa dì dolore.
L'altra , che se &^ accorge,
i5i
Ch' elio ami per amore
Alcun' altra che I«i ,
Pigli che puote ornai ,
CTant*è sUU t^on luì) , quelli ripari ,
Che iroverà descritti nella parte
Decimasejta del presente Libro -
L' altra , cir avvegnaché più possa oniai ,
Tutta Hata mostrando ^
Chiami trovarsi con lui spessamente.
Per cauti modi, rado quanto puoie^
Faccia él se sforzala mostra a luì .
E nel primo avvenir di ciascun giorno
Mostri lemen^ , e poi si rassicuri :
Che qiiesto è un de' gran segni di amore .
L'altra, ponian che per avvenimento,
Elio s'adiri seco lei tal Hata ,
O a cagione , ovver sanza cagione ^
Sia sofferente , e plana , et umll tutta ,
E faccia portatura in questo raso
Tal, ch^ella possa poi esser laudata;
Et in ne rallegrar»! ,
Che sovra detto, o risposto non aggia •
Perocché vien ragion poi a lui,
E fallo a lei però più. obbrigare ,
E r altre volte tJI cìh più guardare*
L'altra, che tuttoché assai si sconvengna ,
Se le avvenisse , ch'elio pur b battesse ,
Ottima via, e rimedio d* indurlo
l53
A tal eostuin^ lassar di sua voglia ^
È luffcrSre , e tacer con lemenza *
Ter è che poi , se pur nspessa i! gioco,
C I*erocchè son diversi l Triodi ^ e grDdi ^
E la maniera cTegH utii ^ e drgìi altri ) ,
Prendaci smo di amici consiglici ,
E faccia sì che la caglon non sia
Per colpa , o fallo dì lei , eh© alla 6 ne
Ogni persona verllade ajuta .
La Trenteslmaquìnia , che ne^ detti
Casi di quc&ie dire , che dinantl aoii scritte 9
Nnn ttioslii dopo il fatto ,
Ch'ella ritenga d'offesa memoiia.
L"" altra , che quando %l parte da lei
Lo suo marito 4 che la a lonlano,
Mostri che tutto confoilo le manchi .
L' altra , the menhe , ch*ello sia assente ^
Lassiai il nifn ch'ella puote vederv >
Tìè di gran gloja si curi menare .
L* altra , che poi nel suo ritornare j
Mostri iTre vita novella le giunga ,
E la sua faccia rischiari , e U parlare .
L^ altra , che s'ella s'accorge d'alcuno
La sovraguardl, ed elio Tha sospetto ^
Facciagli vista, e rnrcolia si l'alta ^
Che fiJgga a hit ogni sj^eranza vana;
Che rade volte alcuno spera in drtnna ,
Se non si move alcita segno da lei\
t65
L* altra , che quatido avviene
Uo subito remore^
E the al Signore
Dar si convenga ad arme , stieli Intorno
CoD chiara faccia, e parole d'ardire;
Che pia varrà a' elio ama lei uno punto
DI suo ajuio , che dì lutti gU dUrl .
L'altra^ che al disarmar sirailemenief
D' attorno gli venga;
Facendo festa con lui dell' onore ,
Ch*arn portato , come ài conviene,
E del contradio , ;** el contrada fosse,
17*1 parole di conforto ancora .
1/ altra , quando il Signore
Fara jJ Buo vestii- fare ^
Perocché la persona , che più II guarda ^
E che guardando il vede volonlleri^
Conosce il modo kpI t^ual gli sta meglio
Ogni ano ornato, lodo eh ^ ella stia
Presso di lui; guardando, e dimostrando
Quello al Sartore , die meglio gU stia .
L"* altra ^ che quando di prima riveste
La robba , (o bella , o non bella qual sta ) ,
Lodi la robba , ed in parole , e in vìsia •
L' altra , che quando il fa lavar sua testa |
O altre alcune ai m il e bisogne ,
Faccia ac po^ ch'appressa ella gli sia;
Divìsi , e dica que) che mestier vedet
1^4
Quaraotesima qalnU , che quando
"^e avviene che il Signor si ammala sì cht
Nel ietto ne giace ;
Qui ìe confìcn £o1ljcjUt , ei Inlenta
Esser coDltoua mente;
Che nullo fa tanto fedel servìgio ,
Se quesia donna è colai chenle deve;
E nullo a lui s^rà tanto in pjicere.
Se buon Sf»tioi-e, e d ti Ilio fìa a lei ■
L*«fira, che se da ^e la donna (la ammaTatfk ,
Quando viene a lei a visitare ,
Mostri che sempre migliori suo stalo,
E n'ogru gravoso punto i) chiami;
Et Bggia luì in parole sovente , '
L^ altra, ch^a tutt' altra, the ne viene,
liìsponda di suo stato che huon nU ;
Et a suo p*ù dìslretri,
0 Donne più distrette ,
Et al Medico ancora ,
Bisponda tutto il vero*
L'usura sat:t, che quando
li Medico la viene a medicare ^
Tutte le parti della sua pervona
Tenga Cuvcite, fuor che quelle sole;
Ch"* è loro ujianza di stare scoverte ,
E che conviene al Medico vedere*
L'* altra, che quando vien suo Confessore,
Onesta , umile j e divoia sia a lui ;
i66
ItilegiieDdo in disparte
Alcuna delle sue compagne buone*
La Quinquagesima , che cavalcando
Per cammlti col marito^ o sanza lui ^
Come talora avviene ,
Tanto si tetigna dalla g^nte strana
diluia 9 et oufsta , quaDto pti& più forte y
E poche sien dì donne in cui ti fidi ,
Ed agli uomini ancora ?teppìù meno,
L^ltra , che in bagno, o in stufa
Sia cara di se mestiaie ^
Sia bella i^uanto vuole,
t^uanto (siù puote a ciascuna persona »
ÌJ altra , che quando fa lavar la testa ,
Guardisi bene, e provenga davanti.
Chi è colei, che le deMavar gli occli],
£ la sua gola , e la faccia col collo ;
E ch^ella sia della mente, e del corpo
Jilolto ben sana questa che la serve ;
Che non ben lava , chi non à ben oetta •
L* altra , che s^ ella sa legger , si usi
L^ ufficio della n osti a Donna in prima ^
E* »' ella puote V ufficio ancor lutto ;
Poi a diletto santi libri, e buoni
l^si di leggete , et Imprender sempre •
La Quinquagesima quarta , ed ultima
È generale , e buona :
Che tulio ciò eh' ella incontra , si perni
156
Che tuKo sia per lo suo migliore^
E V edera nella fine , che sempre
Saia cosi se ben vi penserà •
1!9on jiaiio c|iii del regginiento iuo ,
Ne che *aver le conviene a guardare
In raso df bisogno la sua Terra ,
Quando lo Re si ritrovasse assente ;
Perchè di eli) cade piii il TralUlo *
Nella parte seguente;
£ lù 5Ì iro^eiii itillo ordinata;
Sicché discendo ornai a minor gradi «
S^lla sali Contessa , o Marihigiana ,
Duchessa^ o Principessa, o &im!l grado,
Toiìli dì cjuesle cose, che son delle.
Redurre a se ; menomando , o crescendo
Quanto conviene , e se al meii ritrarre ;
Facendo se d' umillu sempre amica .
Se Donna sia di Cavalier da Scudo ,
GÌ udire, o sìmìi ^rado ,
Porrà ancora ; se ben considerando ,
0 rimirando suo essere, e stato ,
Pj£;ìiar per se quanto a lei si conviene ,
E più alieDdere a* fatti di casa ,
E se meu risparmiare;
Come se ben P altre parti del Libro ^
Ore vanno innanzi a questa.
Si mette a meditare ,
Troverà «luas» ciò che far conviene»
15?
1j^ altre di mìtjor gradi
ADcor per se ne Iraggan clh che puoiit»»;
Ponendo più guardia a masserizia ^
E u servir lor marito lor cura.
Or mi rivolgo, e parlo a tutr i gradi:
jSiìole general me 11 le
Anzi ch^'aggla Qgliuoli ognuna donna,
Non lanio del marito ngiiardaie ,
Jla quel della magione in cura avere *
Onde per provar meglio sua beliate
E la vinate , die deve avere , et anco
Perchè $^ ella non fosse tanto amala ,
Perchè non ha figliuoli ,
(Come assai volte ve^jgian rhe inconlra ) ,
Faccia clie mostri nelPovrare, e 'n vista
Del suo marito, e delle cose tulle j
Che &OT1 nella magione , amore , e guardia «
E curii a suo potere *
E se cosi non avesse II volere ,
Àìmen Io niosiri quanlo può di fuori*
E 5' ella dentro trovasse di quelli.
Che fosson nati da un altra donna ,
Trattigli come fosson propj suoi;
E sempre gli sostenga, e curi, e scusi
Le colpe loro , e rlcovra Ì lor falJI ^
Salvo nel caso dove II castigare
Fa lor niestier ) che corregger gli faccia i
mostrando , che mal volai^tlert II dica ,
1^8
E tuttavia temperando la pena •
E della donna passata se parla
Lo suo marito» o altri in la magione 9
Mostri d* onore, e di fama di lei»
Qie come di sorella
VoloiJlìer parli ^ e odane parlare •
"Uè sì dispari di jlglluoli avere ,
Anzi pensando alla guardia di casa f
Cerchi di Medici , e di medicine ^
£ conte posssi averne ,
Come li legge plìl olire nel Livro ,
in quella parte y eh' è decima aesta ,
E quivi ancor troverai le cautele
B^ aver dì màschj ^ et ancor delle femmiDe^
Salvo la Dio polenta iti tutte cose .
E quivi ancor porrai veder de^ modi ^
Che faoQO ad aver Jielie creature «
E come aucoi^ si puole adoperare ,
Che que* B^liuo'' siinlglln lì maritt »
Da quelle donne « che non toccali gli altri*
Con altre molte cautele attorno ,
Di quelle dico , che fìgHuoli hanno p
JMon qui mi Meiido com^ ammunire ,
£ come deon loro a hnntà trarre ;
Perocché più al marito pertiene *
E trovcraniK» in la seguente parie »
Dove la donna col figlio rimaùe .
Ancor vi pari» a t«tte ,
i59
SI porteranno quando
nié vengon Innanzi dì tempo ;
Della qual parte lo vi parlo poco.
Che s* ella legge tulto questo Libro ,
Vedrà compiutamente,
Qua^ son le cose di virtude , e bene ,
£ quat , e per le qoai si serve a Dio;
E quante Boa le vanità del Mondo ,
Po' fii rivolga nella mente lua ,
£ prenda quella via, che ptaccl a Dio |
£ dalla vanità vieppiù 5Ì parla.
Usi vieppiù le Chiese , e le orazioni ,
Predicazioni, e T ufRclo , e ripensi
Che Ve più lieve dal mondo partirli.
Ancor rimembri, che tuttoché sia
I^ vaiiltade, e la carnalilade
Da blasmare in ogni ctade , e stalo.
In sene è tuUo più vituperosa •
Temperi ancora V ornato » e vestiri ,
Moderi tntlo , e come viene innan/J ,
Di giorno In giorno migliori sua vtla •
IL quanto più innanzi viene Iscendendo ,
Tanto II marito più de pe risparmi.
£ comMiò detto che la mente netti.
Così ornai le conviene studiare.
Non di lisciar , ma che nettezza voglia .
£ s>ll*ha ancQr giovane II marito.
Tutta fiata ricordando a lui ,
i6o
Che U sna vita onestamente roenf.
Par convìen sostener le sae foMie;
I^on eh* ella provi , ma passi con^puoCe^
Cir a5sai vedr;i dì giovamenta in lui •
Ma s'egli è vecrhio , qui ha meno fatica^
Per^ non curo molto di parlarne;
Sicché fa ben chi la sua figlia dona^
Se puole a tal che gìovan sia coti ìci ^
E veccliio poi qiiand'rllii è vecchia a Int.
£ chi non può tutto ^ o ciò serrare » ancori
E meglio per lo stato di lei, avere
Om lérriko , che TìjìucluÌIo Fdi.<ì a b^lìa ;
Che più bdldunza sogliono in magione
Aver le dontie, che invecchian marilì.
Che qudle che invecchiali e son da essi «
Ma nota qui ch'io parlo per It* donne,
lu cui servigio questo Libro è scritlo ,
Che $'io pmlassi in servir li marlii ^
lo so che fa per loro, et egli sanuo;
Sacciaio ancor ch'il prova, et hassi Ìl danno.
Oinai avvegnaché mollo el ski
AoLor dt quel che si porrla notare
A qupita parte , ma perchè ella è lun^ ,
Lasso a penserò a ciascuna , e savere
Lo rimagneote , e questo esamiaare ;
Ed io Ìi> questa fine ,
Pei conservate Torditi cominciato.
i6i
iPorgo ad esemplo una colai novella ,
Uditela per Dio! ch'ella è pur bella.
Lcggesi nel Libro di Madonna Mogi.'^s di Egit»
to f del quùle «i Ta di sovra menzione , d>e (utt \n
£!giun uno Conte ^ eh'* rbbe nome il Conte Arileìsrer
de SoUo, ch'ebbe tic bellissjnie fji^Ijunlr , Pallailia,
Manàsccs, e Girompai E corno a^^euvie per !om
ventura furono m«it itale a tre iValelli carnaU, figliuo'^
ìi di uno ricrlussinm Cavaliere, e possente, e valo-
ìoio d'arme. Qursti suol figliuoli erano Ijtvllissimi ,
e graziosi , e strenu issimi . E lutto il Hearnc pai-
Uva della loro gran f.una , pd erano nati della Casa
d"" Analènabo Re* die fu d' Ei^Itlo , per uufi dnnua
ch*ebbe nome Mnsstila; la quale fu data a ipjeslo
Cavaliere in premio della prodezza! , t*h' avea usaf?*
nelle bigognc del Regrjo , cou ntoUe , e basile gran
terre. E questi fii>1Iuoll aveano nome , uno Sa<'lnr,
r altro Caralficfj, il itrza Auiaties , La prima figlia
ebbe !l primo, la siconda il sironilo , e la Ifirt^ il
terzo. La priiria, cioè Palladìa, jii In somma J-i uhv
glio co^tuinata ^ e la più onesta , e la più ^i^v'in > < tie
Si tioviisse al suo tprijjm , cht* mai itala im^i' in rp*t4
Bcgno, clic sli'ondo chu nel detto Liliio iii Icj^ge ,
fu provata in un t^ioino la suu Dnesià, e \^% «im ro-^
stanza, e "1 siiu suveie. L^one>i;i In qnesEo ^ rlir Ìl
primo giorno delh secondai solennità, cfie lece it
detto Re, furono luvitiitc tut(c lo donne dabbrne del
Be^no, e luti* i Cavalieri, Donzelli, e l3ar*tiH «lab-
i
Lene, e tutti quanti ire^gerifio fa bellézza dì coHei ^
che vi fu invilita, giiaidavano sì a lei, che sì poi-
lia dir che le altre non giiard&ssono , e dulia dlnra-
ne jnfìno alla sera fi posono in cuore tutti cosloro
dj vedere cui ella guardasse, e nullo di ciò sì poteo
vantare . Udtlo cib il Re ffcela venire dinanzi di se ,
e disse: diconml costoro , che lu non 3e''donnii , ma
Angelo, cfie a Unla bella gente non movesti ancor
gli occhj i Ella rispose: gli octhj non mi furon dati
per libarli male, e quanti lìiii son coloro , che s"" in-
gegnano di menarli a sua guisa, tanio conviene a
lue di più chinai] f , si perchè sono finestre del cuo*
re » donde porrbno entrar malvagj doni , ed Ingan-
ni , si ancor perchè nou son miei, ne gU occhj, né
il cmirc ^ anzi sono di colui, che la Vostra Sere-
nila, Re altìssimo, nii die per rompa gno, e per
Signore • Allora il Re udendo lei cosà accortanien-
te rispouileie; j>eracchè ei fu uno sapientissimo Si-
gnore, couiiiiciè a formelle più y^ucslioni per filila
parlare, come seguila qui .
Re , Ponian che In sia tutta
Di f questo luo marito,
Per lar la nostri» Corte più giojosa ,
E che ciascun si sforzasse a valer bene^
A le si conrerrU guardare attorno .
Pallad * Altissimo Signore , io per me credo ,
Clie ogni perfetto amor dea cominciare.
In ver di se In ciascheduno , che ama ,
Come possalo per far valere alcuno.
Dis?affre io, e comro a me pensare.
Ri. Lo tuo marito P averla per bene ,
Quando el savesse che per tuo umore
ToUa la Corte avesse ben provato •
Pallad. Ahi gloi^ioso Signore, ben wvelc.
Che poniano pure,
CJì'egH aggia poricità lo mio marito
A leDemii del mal , non per6 puole
A mv licita fora
Alcuna cosa dk&onesta , o ria *
Per me mi guiird*^ , et all'" per Ini mi serro ^
Ma noti per Un mi moverla a cosa ,
Ch'io credessi indecente, e non onesta.
He. Ora mi di di tutta la mia gente.
Volgiti attorno , chi più bel ti sembra ?
PiLLin. Signore eccellentissimo, ben veggio»
Cile molto b alta vo^ra sapiema ,
E che se pur vorrete andar d' attorno ,
Non piccola fia la vittoria vostra ,
Poter convincer con sollil ^ue&tìoni
Una piccola ancella delle vostre*
Ma perchè Vostra gran aincerilade
Non sì turbasse per lo mio tacere;
Kisponder voglio alla vostra quisL ione-
Di tutta la vostra gente mi sembra più bello
lo mio marito Sachir , Il eguale voi mi dest?»
K& . Noi ti domandiamo di coloro , che lono
fjul. Tu 5ai bene ^ che Sachir non è presente .
l 2
jS4
pALLAD . Re di tiui'^ altri , e Sfgtior de'Sjgnori
Amor m'ha gli otdij^ e Ja mcme sì piena
Di quella Tarma , che Sachìr ha seco ;
Ch'io rho davanti ciascun tem[>o , et ora.
Et liollo si radicato nel cuore ;
Che dovuiiqufì io ini volgo, jo veggio lui*
E se voi noi vedete, io noti po^so altro ;
Però non curo guani-ir inver gli altri.
Che sua sl^irura mi sta acmprc aranti,
Clnudeini luUe V alirr neature ,
JÌe. In una cosa Tabi) tati noi ben colta ,
Che Lu hai nostra Maestà guardala »
Gictrda se di noi fossi innaioorala ?
P^LT.Aii. Signor di grande eminenza , e savere »
Vo"" saie ben ^ che risposta qui cade^
Et io ancor la vuò far come faccio:
Ch' i' ho giujrdato Voi parlando a Voi ,
Como alla Degnila di Be , e Signore,
Kon miga come a piacere , e bellez£a
D'omo terreno; ch'io vi elici o perdono.
Che se Voi fossi seti za regno in terra ^
D' amor per Voi già guerra
JVon curerei •
Io veggio bene disse il Re d'attorno;
Che con costei ognuno pcrderk .
Coin manda die sia accouipngnata , e messa al
lato alla Reina per la più savia j cgoìe si prova per
le tlcLte parole j e per lu più onesta per T astiuenra
165
primìzia , e jper la pia costumali) ^ ìu qual rosa si
jirova per ]a nianitra ^ clie leun^ ; (iuratido pei- glan-
di ora ilavanil al Be, e non liovandosij che jiiedi, o
niant 9 o testa movesse, o the aluo, che solida , e
conta ronlLiìuasse il pai lui e , e j)er iuìi't g]j a\in
coslumi , file dì lei sf vidono nella Corle - Per la
virtù dj toitei maudò il Ile per Sm li Ir , M era sta-
lo makto, e però hod tra verulo a Corte, e fecelo
suo Coiìiiiilieie, primo al Pie. La genie lolla del^
la Corte iiiniirnoib non nten del parlare di costei,
che dell* hf^ìvT?:^ di Irtle le altre, e (ju^ndo s! par*
ile 5 lutti Tatconipagrutro a sua magione ■ faiendo-
gii ella piegare del rini4(iiere . Poi giunta all'albeigo
rlvolsesi a tutll , e disse :
lo priego voi, die vi piarria alberi^are,
Coi^TiGiitM , Addio Madonna, «r^n inerte a voi ,
Dio vi conduca nel vostro migliore .
La siconda, cioè Mcina&réa^ si diletiuva
Solo in sonare atojn^tcnti, et in cantate,
E sue ghirlande fare .
Ed allora era l>iù allegra, e lieta.
Ch'ella più amadori avea d^atlnraot
A sua maglon , mattinale la notte ,
Lo giorno giostre, et altre noviladl*
A tanti dava iniendinieiito spesso ^
Quanti tedea passare, o tornare.
Costei mettea le tre parti del tempo
In lisciare, et itj tendere Ucciuoli,
immmmmm
i6€
Era cotanto in lei disonestà.
Che suo marito, cioè Carathés,
Si dipartlo di quel paese un^anno,
E tornò poi com* Cavaliere errante*
Giunse ali* albergo, e dimandò la donna:
Trovoe due Conti con lei in giardino ;
Eg li era armato , e color disarmati ,
Ancise loro, e la donna , e fuggio •
Il Re dapoi il privò , e sbandio,
E tutt' ì ben di lut recò a sua Corte*
La terza, cioè Girompa^era in se buona di guar-
darsi molto : ma dilettava di tener con seco giovani
cameriere* E quando veniano a Corte i Cavalieri,
o dilettavau, o sollazzavan con quelle, dava lor la-
to , e non le correggea • Poi una sua fanciulla, eh* eb-
be nome FJacher, quando fue in età, lassava troppo
ben baciare , e lusingare , e sofferìa che lor doni ri*
cevesse* Sicché per se sì guardava di tutto , per tut-
te le altre la magion sua era quasi comune a chi
volesse andarvi. Amancs suo marito era in prigio-
ne in terra di Chatay • Essendo uno dì la donna in
sua magione con la figliuola , e sue damigelle , e
con ben venti Cavalieri , ed altri , una saetta ^ che
venne dal Cielo, fesse il palagio, e tutti vi morirò.
Intenda ognuna per se come tocca ,
Ch'io non intendo adattarla altrimenti.
Ciascuna sa di se ih ch^ella manca;
E tal non crede mancar che fa peggio •
i6t
PAR T E V I.
Ouesla è la Sesia Pmte , ove si lialla
Di coki cb'*è rimaia
Sen^a marito, e ledloras* appella .
E qui 51 tratU di ludo suo stato ^
E corno s' ella è vecchia,
E corno con figliuoli , e corno san^a ^
E corno 4C de' ben i
Del suo marito riiiian Donrta , e conio
Se prende abito , o panni
Di IVeligloae , e di molte altre cose ;
Cile a &ua materia fanno .
Ma prima che venguiamo
A dir di queste paiti ,
PriegovÉ, die gu^idate sua Ogura,
E quella di Costa ii£a ,
Et udiate gran pianto :
Glie qitesia donna la del suo marito;
E poi il con follo y che le dii Costai n za »
E riguardando la della Costanza «
Se ben volete veder la ragione»
Pcrch'ella veste tale, e tal figura ;
E perchè ancora ella h;i il cuore armalo,
Porrete Lei, e certe altre figure
D* intorno a Lei ritrovar in quel Libro ->
Di che i'hb fatto di sovra menzione:
i68
Che DOCUMENTI d'Amore è appellato*
Gir essa è là pinta in quarta parte, e quivi
Si trova in lesto, et in chiose di Lei
Tolte piene ragmni ,
Se ben tu |;li onUj , e h tuenle vi poni.
La vedova , cfie vedi , qui dipìnta ,
Se ben la guardi, piala n'avrai,
bfn non hai duro il cuoi- tu piansersii.
E gUiirda in prima il ^lan duuunggio al mondo
D'una vohì comjyita , ed allaDonua,
1*1 pna dì !iill3 adoiijf 7.ta , <* bf^ltate ,
Fendersi lui Li rollo mani il vi^o .
Vedi le tic^/e toglien la visla
A tulio Toro^ eh"* appresso portava^
Ch' el gian dolor le ha sraverstale , e rolle.
\fdi qut?l viso 5 rhe suol Iute dare
Colli suo raggj per tuUo il paeae ^
Baj^natojed ìni^alo
Bi qiiHle hfgrime , drescan dagli ocihj ,
pnve solca dimorare Amore .
VrJi le man delicate, e gemi 11 ,
Che &oglioiì tulio riposo trovare ,
Battrr quel prrio , e la fionte amorosa.
Vedi cu)el , rJic a sua portatura
Viur;i dì hv ciascun maravjglJnre ;
Trilli' <Ma acrniia soave, ed onesta.
Ora le r.-rq^'inn le nienibra di doglia,
Vtdl cokij che sol nel suo guardare
1^9
Dava conforto a ciaschedon d* attorno »
Avere in se ogni sconforto , e pena ìp
Vedi col<?ì, che ciascuno Inchinava,
Esser chinala di cordogUo, € pianto.
Ascolta , et odi la voce dogliosa ;
Ch'esce daMabri suoi Unlo amorosa.
Perde chi volle, e poiea lei guardare;
Iddio perchè la facesti si fatta ^
E si perfetta di tante virludi,
Lei «onitna dì bellezze a conipitnento ^
Po' che r hai voluta si disfare,
In danno, e pena d'està regione?
E se beu pensi , e rimiri di lei ,
Quanto è gravoso la suo stuto iti t^rra ^
O tu non se' di marmo, o proferito ^
Tu rimurrai d'esto parlar colpito.
T leppi u aresti piata se V udissi »
E le parole di passion , che dice ,
Fendoa le pietre , e la terra ne trema é
Ma questa è molto maggior mera viglia ^
Pei die non & aproii li Cieli alla voce
DI quel suo pianto efficace , e doglioso ;
Lo quale acciocché memoria ne sia^
Metto in IscrSila delle sue parole*
Vedova* Padre Onnipotente,
La cui poteii^ e granile , ed laUuIta,
E le cui ovre tutte son perfette ;
Da cui nessuno è che possa fuggii^-
ITO
Ch^ha^pien potere d! creare, e fare
A CUI aiibbiritt' stjti luUe potenze j
Come dÌ2>tendì la tua pot^slade ,
CJi' è così grande »ì a ubi [me , et alta
Inver di me ti rtiiooma creata :
Che par che liitl^ i drsiderj tuoi
Sien contro nie rivolli ii daroiL pena.
Doglia , e martir , e tormenti, et angoicla*
CJie non mi da* tu In morte fìnair,
E sia con qnanU più pena li piace ,
Et io la prenderò con desidero,
Che po' cHr m' hai toltu il Signor mio ;
Le cui virtù luniinavaii la lerra ,
E clf eia tutto nuo berje , e mio conforto ,
Non veggio mai, ve curo di vedere ;
Donde allegrezza, o spfransta mi vengna.
Co&l m''aircstù il giorno del dolore,
Che tu spegnesti lui tolta di terra .
Perchè mei desìi, tu Signor mio, tale;
Perchè si grazioso, e sì cortese?
Perchè sì valoroso, e pien di buono?
S'el mi dovevi cosi tosto torre?
Ahi l vita mia come lìei disperata ,
Abbandonata da ciò che ben sente ,
^'emlca di salute, € di riparo.
Ahi! Signor mio, dove son le lue membra.
Dove la tua bellezza, e la bontate ,
Dove la valorìa^ che menar suoli .
171
Ove la bella accoglienza , che davi
A tutu quel che a star vcnlan con t€co*
Ov'è la gian larghezza , e oi^ore , ^ gìc^ja ,
Che a tutti usavi, q iacevì a potere,
C>¥*è li gran seano e la gran piovedenza ,
Che sempre uscìa di luUe Tovre tue,
Ov' è la gente, che lì seguitava ,
Ond'* av eranno gli amici , e parenti
Lo grande a jut o , soccorso , e consiglio ;
Che rlcevken da te , dolce Signore ,
Chi mai darà consolazione , o posa
Alla mia anima misera di:ifaU» ,
Chi stagnerà queste Jagrìmc mie.
Chi rMtenii le battute del core.
Chi porrà freno alle man disperate -
!flon voglia Iddio, che soccorso mi yen giia.|
INè mai rimedio vegga alcuno*
O c-he la morte m'abbutta tostano,
O che di pianto mia vita si pa«Ga .
E io 5011 bene In tsil i;nisa disposta ,
Che se non fosse , che sto mio Signore
È veramente locato nel Cielo i
Sfcch' io vederlo non potre' giammai ,
Quando facessi a Gesù Chrislo offesa;
Io prenderei per vie men pena
Avere , lai maniera ;id usare :
Che quella motte , che Dio non mi dona,,
Jo la mi drei con diletto , e con gioja .
\
173
Ahi rddìoì tu dui
A coìoroj cui dispiace, U morie
Spesso, et Si me non ta vogU ora dare.
Che la ti chìeggio per grazia, e per dono .
Ptangf^te , geni! , con meco ppr Dìo !
Ptangiii ì suddiii d^ eslo Signore,
Pian^an la pace , e '"J riposo , die dava
A lotte terre di sua SignorU ,
Pianga la terra ^ e Je pietre con meco ;
Non SL disde^niu W Cieli a tal danno
Mutar colorp , e pianeti scutare ,
Secchinsi l'erbe, e li fiori, e le piante.
Kon sìa Cristian , che mai lesta faccia ;
Ch'i' veggio sppijtu prodezza, et ardire*
Dicun le grandi vittorie, che lece,
Dican le giostre di sua giovinezza ,
Chi è costui, che morie ardisce a torre?
Ahi! dolorosa , dogliosa, et aMItta,
DÉsf:ilta al tutto, e disperala, e vinta,
Non parlar più polche forza ti inanca .
AhbicniJo questa donna pianto con tjuesie pa-
role , et alLiepiù,le (juali suirbbono luTighc ri-
contare 3 Costanza , che voi le vedete dal lato si
niuove , e confortala In «j reste parole :
Co^TAftZA, Donna genlìfe, fi alta, e valorosa,
]\t>n più per Dìo i non pianger , taci oni^ii :
Cli*i*li confesso ben, clie il danno è gr;jude
A qucsU gente di terra, et a te ^
175
La <jual non sì porth narrar pur ittUo;
Cosi li prego , che pensi , che Dìo
Voluto hz far la sua Corte pia bella
Di imrvì luL, e le viclù , che lene,
Fejccl passare per la via della morie ,
Donde passb II suo Sovran Figliuolo ,
Doude It Re e lì Piìnclpl tulli ,
E tu Ila gente pur couvien , che passi •
Tedi, drel tolse a tempo, ch'eia tale.
Che tutto il mondo di sua fama parla.
La sua memoria vìverà in perpetuo,
Fensa^ coin' elio n^aodò ben disposto;
E quanto a Dio , e quanto al mondo ancora ,
Pensa, che l'ha lasciati duo figliuoli,
Tanto compiuti, addottrinati^ e belli.
Et una figlia di tanta billate,
E le sue terre non lassa con briga.
Né lor gravati, ma ricchi, e potenti >
Che ancor porranno a te mollo ben dare.
Penta piacere a Dio, e Lui servire.
Che poi n'andrai, a c|uel beato Eegno;
Dove lo tuo compagno t* aspetta.
Fa di tuo figli , e delia tua figliuola ,
Dinanzi a te uno specchio di lui»
Vedili qui , piata ora tea prenda »
Qairi piangono i figli, 0 la {vgliuola;
£ tulli gli uomini, e le donne stanti.
Con si atpre voci, e sì ciudtì, che par?
#
tu
Clie II Citi st ne sparenti , e k terra ne trei»* ,
^on cir alcun dfca parole da notare^
Sol grida fanno j e guai , e tirerò n morte ,
Ali or si muijve Costanza e dìce alla donna .
Costì nz A, Ov'è Io tuo sa vere , e tua l'ecmezz^^
Credi per pianto , o per dolor riaverlo ;
Bea sai , che tulio e Ih non vale omaJ ,
Penìa tlj non voler costor disiare *
Si rivolge la Dofuia a figliuoli, e dice :
Donna, Sete voi figli della vita mia,
Laisovvi a me Io mio dolzc Signore •
È li Oi^l inoli rispondo 11 con pianto.
Allor Co^lunm la piglia per mana,
E dìi romìato aila gente di fuori ,
M:ì peirhè non sì può tenere Ìri piedi ^
Duo Caviilior della detta Costanza
liti prcndoa seco, e me non la a posare «
E poicliè r banno locata a giacere,
Cosldn^a a Uitta gpirte da corrviato ;
E l^issa con lei due damigelle ;
Cioè Speranza ^ e Consolazione ^
Et un suo fiinte , ch'ha nome Conforto ,
Pone alla porta, e dice: serra ornai*
Lassa di fuor duo sue cameriere :
Cioè la Gioja , ei anco V Allegrezza ;
E a loi toni manda, che se veggo n tempo y
Yadano dentro, e diruorin con lei;
E ^|uando la vedranno esseie acconcia
175
A volerle ccm f eco ,
Mandino per G>staiiza,
Che le vorrà certe parole dire .
Udke rhò LuUe qucsle, e molle altre
Parole ; peniando che 'naoiì che questa
Donnst $1 possa ben racconsolare j
Passerà molti gioin» ,
Et ancora perchÈ Costanza disie :
Non è dolor da poter leniperarc
In pocfii giorni. E dlsiderando
Io dopo Unto dolor recreaie
Alqiiunlo, tnnovoml da questa contrada ;
E j ni elido ccrc:ir t^into ,
Ch^ é'' Uovi la mia Donna ;
Cfic lungo tempo è eh' T non la vìdei ì ,
Se non cogli occhj della m^nle mia ;
E prego Iddto , f he la mi diu a trovare *
eh' avvegnach' Ella ben mi pronieitcsie ,
C Come contiensi di sovra nel Livro )
Dt mandar pei- me , e farmi assai grazie «
Io temo , ch'Ella non se ne ricoidi .
Sicch' io farò sicura fronte , e soglio
Saver l'io deggio mai sempre aspettare »
O se quesl' ovra mi de' mai giovare .
1(1 questo mio v la g 5I n Jo prego Lui ,
Che suol condurre a porto dì salute
Tutti color j che non sanno o*c gire ^
Che mi ditii;£i per lo huon cammino;
^1
1-6
E per lo qaal€ io ini possa avvenire.
La ti ove ijuesLà nobiJ Donna ò ora;
Ch'el sa ben , vW \^ non so rlove ESla sia ,
Kè trovo chi mi dia dJ Lei novelle,
Q rìn J'abbi veduta .
Noi si^rn le due donzelle d''amoic^
Piatale , e Coi tcsla ;
Che L andavam cercando,
E conoscernnU iìpI pin kir tuo .
l'dimiuo il prego, r:be tarr^u a Dio j
K limcnibramnio ijtiel comiurtndànjcnio :
Che questa Doiìtia , i fie tu VéM rercnudo 5
ComMiJ'je a noi a prc^o di \\nv[ Site ,
Dt ni^siiiu serve, e come dello inenio ,
Credian tbe sit veiaiiiente colui;
A cxil dovlan la sua ambasciaUi lare i
Fran, Chi dite voi the siete ?
PuT, e CoFiT. Piatale, e Cortesia* Or rhl se' tti ?
l'aiN, Francesco sona.
Fui. ConT- Va piano.
FnA>'c. Donicllpj vofonlierl -
Pur. e CoT\T, Se' In colui, che lavori nelP ovra
DEL fìL:Gt::iMi:\T(>, E COSTUMI DI DON^iA,
A posta d'una, eh' è Donna tlelT altre .
Fiuìvc. Don^.eJIe, iV^on ben un che Ctrclo un LlbiOp
Ma io non so di <pial Donna palliale ,
Se non che voi in^ avete detto un punto:
Ch'eirèDouna maggior di lutte T altre ,
Perchè io m\ penso, i.h''Ella ak colei ,
Per CUI IO io IììdLo, i|tianlo bene i' iticelo ^
Per Lei $oti vlv^j e per Le* vita spero.
PiAT. CoKT, La Donna , che ci manda , g &ok al mondo
Di tutte virtù piena, e d'onor dei^tia
Se tu se"" di Lei Servo, or ci rlspoudi,
FnjN\c. Pcrcliè r non ve^j^io chi posia ejijer «quella ,
Considerata vosUa piirladnra,
Se non la Donna, cirP vado cercando:
Io vi rii^pondo, elisio son \o siìo servo,
Volete vot a me dir cosa alcuna?
PuT, CoRT. Ella €i m.iuda a te, che si ricorda ^
Ed anco amore le ne fa me ni or la
Delb ""mproineisa , rlied FJlii d fece
Di mostiar se a te ben chiara ;
Ed ascoltarti, e di fjr tuo piacere,
Sicondo il patto Ella il vnol attenere*
Vicnten con noi per questa selva scura ^
E non temer delli pjissi dubiosi ■
Clie tutte cosf"y che son care, e grandi,
S^acquìitan cou fatica , e con affanno.
Ma se Dio ibua a ic grazia , e v cu luta ,
Che nel camniiu tu non ci vcn^hl njenoj
Tu vederai la più solenne coia,
E la più alia , e più entìjieTjte ,
Che mai form:*sse W gran Si,^ijoie io terra.
FkasCì, Come porriit temer perielio alcuno.
Che morie giù tioti terno ;
m
it8
Purch* IO possa venir presso di Lei ^
Che TIFÒ almen In forma sua la veggia.
PiiT. CoRT« Or pa^sa avanti, passa questo fuoco ,
Turati II viso per gli occhj guardare;
Che noi da noi abbiamo un privilegio
Che nullo sin elemenio che possa
Cuocere a noi ^ uh ancor creaiura,
Sia qual vuaL esieie umana » o fernale ,
Ea£Ìoiia1e , overo irra^tìciiiìilc.
Di ciò abbian le leltere bollate
Di bolla d'oro della detta Donna*
Vien francamente , passa que&tl monti ^
Siete la ueve sollazzo co' vinti ^
Non aier freddo per lo nostro amore;
Come ti slh dì camminar I» core ?
Tlen francamente pensando di Lei ,
Che tutto ti fìa leggiere a porure,
Fbìnc. Pure andate oltre, che se certo fuase.
Che voi non m* iugaunaste alla per fnie.
Tutto mi fora leggiere , e soave ;
Ma IO non so ^ se voi lo ver mi dite.
PriT, CoflT* Qualor tu vuogli, noi ti mostreremo
Un tal segnai ^ che tu ci crederai ;
Ma per voler poter portar novelle
Di maggior fede di te juver Lei ,
Tfoi ti lassiamo di più dirti ornai;
Ma le pur dubitasti, dillo a noi«
»T9
FaAEf c* Donzelle, sono aiieor fermo , e crederne ,
Yogllalo Iddio, cir io non jnew penta poi,
PiAT. CoRT* Vien' oltre, vlenjicuro, e tienll bene.
Per questa strada passeremo un fiume»
Che dura poco, iJenlJ, tienli bene.
Fraptc. Or vi dfcli' io , ch'io aggio pensiero ,
Che Toi non »iale ad incanno con meco^
Ditemi , priego , dove andiamo or noi ;
Quanto aocor dura questa selva amara :
Che ben dtieeento giornale passate ,
Ancora par che pur ci cominctamo ,
PjiT, CoRT. Ahi B^ccalar I che gran paura ha' aula :
Ecco il segnai : che noi ti ptomettemiao »
Vedi h Donna , che tu vai cercando ;
Tu ti mostravi sì desideroso
Di Lei vedere , e parlavi con noi
Sì francamente t e lassiti cadere.
Sta su riguarda lì suo viso lucenle ,
£l ora poi veder la somma altezza
DI està gran Donna , e la potenza sua *
E può' ben saver, s' eli' è quella Donna ,
Che tu hai tanto cercata, e bramala*
E ora se- in loco da parUllc ^
Vedila aperUrnenle , e' non sì cela •
Vedi, eh' è sola, dille ciò che vuogli ,
E noi li aspetteremo da una parte «
FflAifC, Se son caduto, e smarrito si forte,
Non ve ne venga per Diol tnaraviglta;
m 2
Che V un de* rttsì suol mi passò II core
Dair altra parte » e gli altri m* abbagllaro
Si, eh' i* Don veggio , che possa levarmi ;
Se da quel sao vertudioso parlare
Ifoti vien la grada , che Io m^assicuri*
PiaTé Coax, Drgtii la vostra nobilUi, Madoona ,
Di provf dcre allo stalo di lui ,
Ch€ per luogo vjijggio ,
Qua menato FabbUm davanti a Voi •
eh* a lui lerar tioo ilan possenti tioi *
Màdùpiiva* Leva &ù, leva, vieti su» sledi ih ,
Gumdami ben , sa tu mi riconosci^
£ non dir poi, che premio tion aggi ;
Se tu hai per me fatica alcuna ^
Saj)pja pur dir, eh* io son per adempiere
Le fue dimande , or il pensa , e chiedi .
E questo cuccioliu , cVè sempre meco ,
Egli è lo spillici delb mia guardia ,
Ed ò sì bene in toncoidia con meco ;
Che già da lui guardar non ti bisogna .
Ch'' el nacque con la fermezza, ch'io presi ^
Con quella vive, con quella si spegne;
Sicché dimanda^ non esser lemcnle.
^è già paura dell' arco ti vengna ^
Che II tengo sol per U gente nojoia,
£ le saette , che mando ver loro ^
Già non si movon dal cor , ne da presso t
Aocor ti dico, cVel vel mi levai ,
i8i
Perchè tu possa si Tcdermì tutta ;
Che tu DOTI dica poi la grazia manra ,
Fb^nc. Madonna^ io noti s(> ben, se voi pailatt
Sì pleBamenie, pf^r farmi contento
Sol del parlali senz* altra grazia farmi.
MiDoiTif A . Certo yub eh' aggìa , eh* io ti parlo netto »
E cosi lutto ion per adempiere .
Frasc* Madonna , or qui non so Io , eh* io mi parli ,
Vinto m' avete nella prima giunta ,
Tinto m'avete poi più nel parlare;
Ma perchè io non so ben quando io mi ritorni
A cotal punto mai ^
Corra che pub, ch'Io farb mia dimanda ^
In Yoi riman il voler adempiere.
M^DONETà, Tu mi pari' ora siccome savio.
Nella dimanda non &b che farai .
Fkanc. Io «o ben , che non degno sono a tanto ,
Ma Vostra securtà mt da 1* audacia ^
In dimandare , e speranza m'ojiila.
Quel chMo dimando, e desiderato aggio
In vita mia, tuttoché sia gran cosa,
EU' è leggiera a Yoi, da Voi la chero :
Che senza Voi toccare joY'aggìa meco.
Sema vedervi Voi veggia si chiara,
Quant* è capace a mia bassa natura.
Per Vostro amor Vostra gente mi onori.
Da Vostro latte nodrìmento prenda.
La Vostra voce mi faccia sicuro »
mmafmsm^mfmaBatm
18:»
La luce Vostra mi cuovra da qaelll ,
Che 8000 a nuocere , e a offesa acconcj.
Li Vostri raggj mi nettin lo core ,
Le trezze Vostre, giojose, amorose 9
Leghin la vita mia da* vizj, e mali.
La Vostra gola candida mi tiri
Ai baci, ed all'amor delle virtudi*
Le Vostre man mi disegnin la via ,
Per la qual possa in be* costumi andare.
I Vostri piedi spenghlno in me tutta.
La vanità , e li pensier villani •
Dal Vostro bel guardar la mente mìa
Viva tuttora , e lungo tempo allegra ,
E dopo vita ancor più viva , e duri •
Li Vostri labri amabili , e vermiglj
Narrino a me la via del camln retto.
Vostra virtù m* induca a quindi andare ;
Poi tutta Vostra statura mi stringa
Si al piacere, e diletto di Voi,
Che fuor, che Dio tutte altre cose lassi.
Perocché sete Colei, che creata
Isella mente divina
Foste davanti alle altre creature.
Voi siete quella per cui luce il mondo ,
Per cui si regge, e per cui se governa,
Voi siete madre di ogni arte, e di senno.
Di sottigliezza , e d* ingegno lucerna ,
Vo* d' ignoranza nemica, e d'errore.
i8S
Sorella di vii tuli , e dirittilce
D* ogni dirlUo onesto , e giusto , e santo •
Per Voi sì vede veri tate in terra ,
Per Voi quel tanto che si può sentire ,
Vedian qua giù del Divino Intelletto •
Per Voi li Rtj li Ptiu^ij-ii, e minori
Govirnan se , e suo stalo, e suo Terre.
£ JiotLo Voi nessua'è Indigente,
Np^siin povero muore ,
IVessuno lia munco delle sue bisogne ,
Ad ora n Voi le tre j ture umane ,
Madre di lui li coior, rlie fi ì;1 Inoli
Con nello cuore 3 Voi si vogllon fare»
Vo' fosti j e siete al nosCio Sir nel petlo ^
Vo* siete quflla rh'*avrHtI gli occhj al mondO|
Voi sleLe b mia miidie , e ìa mia vila.
Voi dì me Donna , ed io servo di Voi .
Chi saria sì villano, e sconoscente,
Che inver di Voi villan pensiero avesse.
Fugga dal mio pensiero , e da cìm^cuno
Ogni dI$ìo f rlie sanza ordine move*
Basti noi. Vostra grazia, e '1 ben volere-
Conthliido umai , supereccelsa Donna^
Donna di Donne, e di virtù Reina;
Isella cui laude ogni lingua non basta;
E dito: Tson rontento del vostro volere.
MADOff. Or tu Imi chrsto assai, et Io ancora
TI farei più » se più airessi in potere.
i84
Ter è clic chi m! vuole 9 e chi mi chiama ^
Convìeu che faccia se capace , e neUo ;
r^è fu mai nom terreno , che m'avesse
Con plylìin cnlc , laiit'è oda T^Ueiia ,
Vergine sofio , e nicto stu chi ^ude.
r^on è chi pa55a macular iiiia mente ,
AncoL- del co]|io son di tal ni*tura;
Che molla geijte re le va d^atlorno.
Et 10 inlera tuttor mi cDiisei vo ^
Lo Une mio al spande in m&tti lalì ,
A fvi iu bene ^ e cuj nuore iiifora,
Con»c U be^itor son ben dispoilj;
Ma elio Io se è tuUo nello» e buono.
Che rivi ne prenda In mal se stesso Incolpi .
1* sono ili Ciclo ^ In terra, e per tuHo
La ina poiei>za è di gran maravigliai
To hai ve^^hialo per a verni! assìu ,
E dì ììt'i'& 'aude asiaì lì sc'dìstetn.
In guidsirdone ti giuro , p promeilo ;
Che se lu fai capace di tanto,
Quanf io sarò a donar hrija , e libera ;
Tu porterai tuo in tendini euto assai .
VaUene ornai , e pensa di ben f^ie ,
E non mi dir più, rh^ et non h mestieri,
SìcoTido r ovre , e lo studio , e Io 'ngeguo ,
Che tu hai da n;ìtnra es>lo lavoro ;
CJ/ t' li farò porlur del mio tesoro.
i85
Fidali in me s icurtmente omti «
Che chi mi serfc, mai non Ji> mgaunai*
Ffliffc. Et io, Madonna, per non farvi oojl^
Senz3 più dire T men vado a seguire.
Queir ovia , che da Toi u mo«5e^ e move •
MiDp Ben ricordasti , coni'' à ella innanzi ?
Franc, Madonna, i* £ono ^Ih alla Sesia Parte ^
£t ho «peianza ornai con vostra forza ^
Tosto mena ila al &no beato fìne.
Ma perchè quella Cattando , lalorà
DI niolte lenUì-ìODÌ assalto sento.
Vorrei portare alcun ^o&tro segnale;
Che mi tenesse da tutte sicurq.
Mad. Tu ten girai , e dimane sita nona
Eìtorna a me nelb Cappella Santa ,
Cli'è presso qui, e nioàlrerami l^ovra,
1' ho pensier del segnai , che hisognu «
FaAnc. Addio, Madonna , addio , che con Dio siete i
Mad, Va colla «uà Benedizione , e mia .
Or per caglon , che doman ci conviene
Tornar colla nostra ovra a questa Donna ^
Facciamo alquanto più , e ritomatno
Là dove lasciammo, or'* è gran tempo*
Himandan per Costanza
Le donne, che le avea lassate appresso
Dì qttella , ch'Io Lssal posare -
Costanza glugne, e trova che h donna
È sì ornai rkonrortata, e piana ,
t$6
Che non le fa mestler di consoliurla ;
Sol certa norma le da qui cotale •
CosTAvxÀ • Or pensa , Donna , che tu te* tornau
In quello stato quasi , che ta eri
Davanti al tempo , che marito avesti |
E cotanto mlgUore ,
Ch'' ai delle cose del mondo provale ;
Sicché tu puoi di quelle pace dare •
Et ancor se' d' età orna' più ifinaiiEl ,
Che non ti deon lì pensier &\ gravare ,
£ In altra parte rhai tanto pig^iore ,
Quanto color , che si volgoli nel mondo ^
Oie non 51 sanno da vìzj partire ;
Ch^elTè cotal nostra mala natura,
Che piti di^ideran cosa vietata ,
E pia in quella diletto portiamo.
Sicché io li prego ^ ricordo , e coni mando ^
Cile tu leg^a di sovra
La terxa parte , e la quarta del Livro ^
Et ancor poi la parte procedente ^
E tutte le seguenti ,
E per le prendi ciò , che a le conviene .
Et io verib , e dluiorrò con trco.
Quando vedrò , che cara tu ini tengni .
Vedova . Madonna Costanza , io v* a|jgio intesa |
E tutto loslro parlar ni' è in piacere ;
1' seguilo vostro delta a potere,
E prego Voi, che so^eute vengnlate
i8t
ÀI mio consiglio, e 1 ben mi ricordiate •
CosT. Addìo , addio •
Ritorna il Libro a contar se esia Donna ^
(Sin «lì (he ^rado vuote ) ,
Vtdovà dnm>a giovane ritmane i
h&m% fi|;lfuolj, «i^.rzUVinenlc penti
l.a gcnrf rlie si trova in rasa dVsto
Pa«s£iio miuilD ) e Io ataie
Cb' cHa vi piiii nf I primo anno avere »
E se rfò \f de , che deccntentente
Po«sa la r.^r, alTor !oda riascuno»
Che V hntìo rompla del suo vedovaggio
III casa de) marito;
In al Ira guisa compialo in la »iia -
Lo qiial compiulo, s' el suo parentado
Tratta di lei di nuovo accompagnare ;
Credo the fo ben **elb vi consente.
Dello flspcitar dHP anno perà dico.
Non perchè prima , s' ella vuol , non poiia ;
C Siccome ]'* Apostolo dice ) ,
Ma par che troppo sia vaga, e corrente,
E del stìo p4-Imo poc"* aggia curato;
Che liitto si k Lc^ Divina dica ,
Pur ia Mandrina il vietava nel!' anno .
Da poca è U l'crniestga di colei ,
Che non ^i puote un solo anno frenare *
Ma qui coinnto ricordo a cjascuna ^
Che rha avuto buono ^
E pò! s» irova col fvjggiore In rasa ■
S' è di fiìPzzaoa HÌi , breve dko ,
Pensi eh' b dt'iio , e rhe dico seguente :
Che tale ha v cecilia et a de , e gtovan coie ^
E tal conhario slato, ali' udo ^ o l'altro
S^ apprenda con' sente ,
Cir a sua natura si convengnìa fare*
Se vecchia rimanesse , o lì appresso ,
Lodo che come sente ii suo migliore ,
In casa del marito, o nella sua
Tenga suo redova ^j» in onestamente .
TVla dove eh' ella vedova rimanga,
Non studi in TUriar , rliVlP ha peidoU
La scusa, eli' aver sogliono le donne.
Che suo lisrj fjnno
Sol per piacere alli in.-irili loro,
Ver è che molte si partan il al vero ,
Ch' ci lo>'o studio non è lia ll^riaiSL
Comunemente , quando stanno in casa ;
Ma quando variìio di luoi i , o d' aUorno .
JMa voglio lor scusar su questo alquanto ^
Che fonando vanno i'uor s"" adornin tutte ,
Perchè 5Ì dica lale è hcHa donna ,
L*altra per avanzar le sue vicltie ,
Non tuue per piacere agli amadarl -
Ahi I conr è bella vedova colf i ,
Cile sol lo vcl la cuovre , e r acqua lava #
^' elP ha iìgliuolij rimanda con loro ^
189
S* eir è di quesU eude ,
E fa ragion che rimasa è con essi «
Et hanne masiibj due, e f'emine una.
Come Ualtammo di sovra dì lei
Kello cominciamenlo d*c*ia parie*
E tommcìaino^ e dlcian, s^ ella fosse
Bimasa Douna di Re coronalo,
IiTìperadore , o simile grado ,
Come rouvlen iuo BgHuoIl , e suo Terrei
Se soli )i maKhj piccoli condurre -
Ma perchè tal Trallàto alquanto è lungo ^
Ed oggimai lo termine s' appressa ;
Io me ne vado alla Cappella , dove
Mi comanda b Donna , eh' io tornasse .
FdAff, Madonna, Dio v'allegri, che vi fec»
Degna di tutta allegrezza , e di bene *
MAn< Ben venga il Servo mio per mille volte.
FfiiN. Ecco quelP ovra , che voi commandasie ;
Vedete s' ella diritta procede -
Min» Et ecco il don , che pramhiii fare :
L''ovra mi piace*
Peak, Et a me il don sovra tutte altre cose *
Mao. Va , persevera , coaipìla , se puoi .
Fran, Madonna , volentieri , addio • Mac* Addio »
Mò ritorniamo air ovra , e cura poni ;
Che questa donna ha molto
In ogni ora a pensare ;
190
Sicché sol Ciò non porrìa tutta il Libro
Compilo divisare •
Ma ijoi [joiien certe cose maggiori,
E loecheren le pm unlversnli ;
£ deLLe speciali a1<}uaDi<^ ancora *
Pensai- convita prlinler delle persone ,
Di $e , dì suo fi^UuoJo , e di stia fìj^tia •
Prenda per le comp^'i^ne ,
Dì ciò guardando nella parte testa ;
Che va d manzi , e cliente le de* avere .
La filli flgliuob da se già non parla ,
Wè per ciò men le dJa buona macsira.
Per 11 fanctultì j se son fuor tii balia ^
Trovi nutriti Ciivaljeri , e saggj ^
Malli li y e per se buoni ;
Slctbè lor possali ;)nco più buon fare *
£ se questi figliuol Josson da balia ,
Ricerchi innanzi m la tredici parte j
Come la b^lla notrirà gì* in ùnti;
E faccitdi notrifj corno s\ legge»
Or pensi corno lo suo Regno guidi ^
£ legga de' migliori , e pia fedeli
Di coloro, che a maro n Io marito,
Alquanti a suo consiglio ;
Poi con lor lo Reame ri termi ,
Di buon Rettori e fornisca le Terre.
Faccia ulflciali la dove bisogna ,
E col consiglio di co&tor proceda)
*9i
Di tempo in tempo con' Dio le conceda •
E tanti , e tali a tutti ufGcj ponga ,
Che non bisogni lei di que' pensare ;
Ma sovra tutti trovi un principale,
A cui meglio convenga un tale ufficio.
Il qual lenga de' suoi figliuoli jl loco ^
E mentre dura buono , onori lui ,
Quando facesse il contrario, il rimorai
£ pensi lui di ul le^n aggio torre ,
Cile sta ardilo a ptmir le follie ,
£ sia da tuit' ì sudditi temuto *
E pensi avanti di colui , che toglie p
Sed e' reggeva ben le genti lue :
Che se ciò non Jacea,
INon porrla ben governar V alimi .
Cosi ancor a guardar lo tesoro,
E farlf> maggiore a suo potere ,
Ponga fedel, e cauta gente , e buona ,
Loro e lutti aUri ricercando spesso .
Et in ì»\ caso pipita non la vinca ^
Ifè mai lusinghe ^ o pianto ^ over parole
D* alcuna gente la mova, o riduca;
Che la giuiticla piena non si faccia «
Ma dove puote , con ben del Reame «
Usar misericordia a suo mb ietti ,
Ben sì conviene a lei, pia ch'ai marito*
Quando verranno crescendo l CgliuoU,
Induca loro fké ardire, et ad arme.
192
Et a prodesta, e rendagli sicari:
Che si conviene allo stato , che tiene •
Ancor g)i faccia Imprendere scléoipa
Tanta , che almen scerete cose possan
Per se trattare , e vede* e , e formare .
Faccia ^ che ieggan di be' leggìrnetiti
De' gran Signori , et ancor p<ii)gan aura
Quella manier» ^ che tiene colui,
eh' è messo a giudicar delle iue T*rrc.
Ma BOFra tutte cose faccia loro
Amici di Ragione , e di Giustizia ,
E che cammìnin per la via di Iddio;
Facendogli coricggere al maestra :
Che rado madre ben corregge loro •
E per netlalH ben da lutt' i vlaj.
Se voglion legger nel Libro , eh' ò detto
De' Documenti nella prima parte ,
Là troveranno , che meslier lor iace .
£ se la donna per se giudicare
Volesse for$e talora a diletto.
Guardi nel Libro, eh' è detto pur ora.
Nella nona parte di Giustizia *
Cosi ancora in guardare suo C iliadi ,
E molte utili cose ,
Guarda nella settima parte di Prudenza,
In quelP Jsteaso Livro .
Ancor per se, e pe' figliuoli suol
Leggerlo (uuo cjuel Livro, seria
1^5
Utile mollo, a cui non rincrescesse.
Che poucr qui d^ognì cosa Trattato,
Temo non men eli dispiacer di iioppo.
Che Llasmo aver di manco ^ o difetto .
Tanto è la gente acconcia a poro bene .
Or la figliuola se vaoì ben noilrìre ,
Di tempo in tempo faccia impiender lei ^
Come le toccan le parti del Libro,
Che son dinanzi: vedile» sevno^li.
Or lacco di ciaicuaa in ogni grado :
Se veste prende di Religione,
E vuole in casa forse rimanere »
Legga la parte ottava d'esto Libro ;
Che le dirà ciì> cVa saver bisogna»
E s'ella entrare in Monister volesse.
Legga la parte nona infia nel Libro;
Dove si coglie la materia tutta •
Or parlo a tutte quelle, che lassale
Son da mariti di tutti lor ben Donne*
Beon esser conoscenti di quel dono j
E se riinangou con figlio' di loro,
Serbino ad essi , et ancora a congiunti *
PoQtan che non figlui^lì slan rimasi ,
E' per l'anime loro, e de' mariti
Facciati continue Hmosine , e grandi,
Wè pure attenda» ad empier la boisa »
Et irrichir lo parentado pi imo ;
Dond'ella trasse lo suo nascimento,
n
Et a disfar la genie dr colui.
Da mi eli' ha roial doa ricevuto»
E se dt tal marito
Biru^ngono figliuoli ,
Che fion sien di lei n:iti ,
Tanto pili Insto st conviene a loi^
Porgere iu^er di lov di Lui lasciato ;
Che se soti suoi riinnn lor d^ogni lato ■
Non faccio ornai gran di&tin^j?>n di gradi ^
Slii i>or qual \uol j tlie vedova rimane ,
Che ben porrà per se me ripensare ;
Cile si eonvengna alTnna , e che alP altra ^
E tanta uiiUià prender dal Libro.
Cotanto palio all' ahre de' Belinoli ,
Ch'eìk^ ripensin suo stato, e nazione.
Ricchezza , e tutte ro5e ,
K con consiglio d'alcun loro amico,
i accian lor dai e a scienza, o aiLe,
Cosi ancor delle fi;:^! lucie loro.
Che (|ijeàlo è quel ^ che sentpi e hanno con seco:
L^altie rjcrhezze per molte vlfì vanno.
E se fa leggere a maschj qtiel Libro ,
Che mò dissi di sovra »
i^nn le bisogna più lor predicare;
the lun^o fora qui pone le guardie.
Che sj conveijj^on d'esia genie fare <
Ola vi vengo per queste ujeizane,
V per Je lor minori a poner certi
igS
fnsegnami-nti , e ear! ;
Fircn po^fìne a questa parie ornai:
Che »J può dir , che n' abbiaci delta astaì.
Perocché in qudla mogìoiie ,
Dove Don ha Signore,
Stanno Je donne a vìe maggior periglio^
Convìen la vedova più cura le nere •
£ parlo propjo alle donne mezzane ^
O lor n)inorj\ avvegnaché nelt^ altre
È ben savere, che praveggia bene ^
Che cameriera tiene ^
0 che fanciulla, o che femlna In casa.
E non raccolga mai parole manche,
E legga nella procedente parte
Quelle cose, che toccano a lei «
Kon tenga a suo servigio uomini , o fanti;
E «e conviene teugan suoi Ggliuoli ^
Lor abitari sien lungi da lei .
Wè lor dì mesticheria curi a^ere,
Tfè sola muM con alcun omo parli ,
Se non è caso, che scrìtto trovasti
Sa nella parte, eh' è detto pur ora*
Parli con preti, e con Melìgiosi,
Ne' suoi consjglj hniì le chiese loro ;
Che troppo fargli a sua magioti venire ,
Per loro onore , et an cor di lei ,
Usilo men che puote • Alle flneitre ,
0 per le vie rade volte si trovi ,
Il 2
196
E non iitudi In far sue legature
Tioppo 1f?g^Ìadrs , o suo drappi di ?este«
La sua uinnza con donne miUure ,
Balli , e luLt* ullre vati ila Irai uà 11 , *
Mostri che sempre cordo^^liosa sia.
Preghi sorpnt« per lo suo marito
1/ alto Signor , che gii perdoni , e a lei .
In ogni loto ^ dove lia luo^o , e tempo ^
Parli di questo- mar ilo passnto ,
Come più puoie , In sua laude , et onore*
E se mancato forse avesse al mondo.
Sempre si studi a ricovrir suo falli ,
E pensi, ch^ogni onor di lui è suo»
Faccia serrar le sue porli per tempo ^
E tardi arrire, e c^uiamente guardi,
Cile non s^ inchiudi lo serpente in casa#
Llmosìniera lei eonvien che sia ;
Ma guardi chi le viene però In casa .
PorilausI dir molte altre cose buone ,
Ma com'è detto riguardi dinanzi;
Che Iroverù di ciò che fa per lei
H^olle altre cose , e noi faeciam qui fine.
Ma per polare a diletto leggendo »
Una novella, che cade alla parte ^
Vedi qui scrìtta, leggila, se piace.
Essendo io una Càio a Parigi , dissimi nno Ca-
valiere del Re dì Castella una noveMa di maravl^
glissa costanza di una Donna vedova di quel Ben-
^97
me; eh* uno figliuolo del detto Re abbiendo amata
una insmo da piccola , e poi al leni pò dei suo ma-
tiio ^ tìi^'ì da lei non vide alcun meglio ^ per loque-
le potesse sperrtre, the da lei nm potesse avete
alcuna parte di sua voglia «
Ma perchè quond'elPeia gjovanzclla ,
Con puri La iacea di lui gran Jesta ^
EHo si preae si forte di lei ,
Che poi non si poteo distoglier mai •
Ella quando cognobbe mal da bene,
Imniatitaaentf* si ritrasse al rietro ,
Mai tjon gli diede ìntendlmeiuo alcuno »
Morto lo «uo marito.
Ella pensò , che a grati periglio slava ,
Per questo figlio deltte , ch'era grande.
Forte, e len)tito , e solo a lei pensala,
Ei elio ancor credendo a%er più toato
Da lei in questo stato vedovile
Il suo piacer, pia uoja assai le dava*
Ella tuttoihè [osse gentil donna.
Et un* dì gran lignaggio, noa però
Era possente inver lui^
Peiò pensava con «cnno passare.
Et alla fin costui con tutro suo potere
Cotnìncib a spesseggiare li messaggj *
Prima la fa e pregar per lo sno amore ;
Quella risponde: eh' è tanto aHlitta
Del ÀUD marito, che Dio le avea tolto ^
I
Che non sa che si sia amore umano •
Quelli le manda le pietre preziose ^
E ^loje ttkùtre , e cìì nuove maiiiefe «
A luui dice : tanto mi pò ri Lino •
Muovere quelle, od altre cose.
Come mutare ti girar de* pianeti .
Coshil ìc manda motto oto, ei argentò.
Quella risponde: che 1* h.'i 5I per nulla;
else gj;i per quei non farla cosa vile .
Questi con g tosti e , e con più nuov^e cose ^
Tnlto tempo *Mngegna , e \b. d'attorno;
Anror non è thi veder fuor 1^ possa.
A&Jiae compagne ieminc discrete
Cift^iuna attende alb guardia coti* puote«
Iolanda costui mò le minaccie grandi ;
Ella risponde : di ciò 10 non temo ,
CIi"*il Ilo vuole mantener ginstkla ■
Ora Bt Tolge cosUu a cercai e ;
Dice: che la tona per sua mògUera,
Questa risponde : che ciò non 3! conviene 1
Gioami meglio ; piangendo il mio compagno »
Cile dica P uom colei è fedel donna ^
E fu fi i^liuol a di tal Cavaliere
Che r è Reina della magion sua ;
Che chi è questa ardita, che viene
A seder qui nelle Sedie Be^li ?
L'altra, che ponian ch'io a ciò non guardafse}
ConoKO ben, eli"* ti non nii to^lirla^
^39
Se non per suo ìnimìiìlmctilo avere ^
Ch'el punte aver Heine, e Donne armi.
Aiuoi CI è una, ch^lMio pm- ('errhato
Di scrvur fttlc al inìo iÌio hi vila ,
Sia cjìi che puutr , iirtl J^^^oja invano»
Cosi ut veggenLÌo la somma Terineiza
Di (jiieàia donna, pensi) pìu follia.
Di gir per foiza In questa sua magione «
Ma perchè si riteuiea del padre suo Re ,
E suo compagni gUel conti ddlceano ,
Misesì solo con un suo compagno ;
( EssEnd' ella di fuori a un suo paliizzo ,
CredL^ndo lui poter meglio fuggire;)
E con iscale di no ile entrar denlio .
La Bonn a subito il conobbe alla voce
Disse : or nr aspetta ,
Che polche io non posso fu^giiii più dlnuiui ,
Ecco che mi rivesto , ed a te vengno-
Levasì questa Donna , e fassi arniarr
Delle arnii , eh* eran state del marito;
Apre sua camera , e vìen nella sala,
Comincia a danneggiar forte costoro ,
Cosini si getta giuocdilone a lei ,
Cliere merzè , quella non gli risponde :
Ma giuguc all'altro e fi e rei grii veniente.
Che non ovean seco, che le spade.
Tni M rivolge a hii : o t" ti parli.
200
O lo Oancjdo , € **n clh che puote .
he sue coni palane giitlavano : Decorri-
Costui veggendo se si mal pagato ,
IVè gf:i volendo rombatter con hlj
Àddimandafon d^niclr per le porli p
Fii dello lor t non le roglbnio aprire.
Esroiisfiie ontfe P entrata fu loro.
Quei suo rompugno mori di quel colpo,
Qucjto fìglitiol del He tornò con onu ,
La Donna poi ancor gran pregio porta.
Lo E e CI pose fin per certo motto,
Che seria lungo a dire ^ et io mi vo%o ,
E dico veramente^ che trovata
In vedova aggio per esempli molli
Tania fermexia , che gran meraviglia
Seib irovalja in un Santo Eremita.
Però prego , e consiglio ciascuna.
Che mentre vive scc''aggian Costanza;
CIi*elPè virtù, che iurte molto avanza.
t
PARTE VII.
\^oi SI comincia la Settima Parte;
Bove si tra Ita di colei , che poi
Che veilova rimase ,
Elegge anroia di voler marito.
Et an'dj quella, che ne va al terzo.
201
E coinè far le convìen s*el trova mlgHoret
E se ancor lo irDvaise pigglore ,
B éi sua vita po^rh*^ è maritala ;
Stando&l in rasa a!izi che vada a lui ^
B quel che psrre , ch^ in ciò $1 eonvctigtia *
Or tralleremo ìn prime
Bcir uhìma parola ;
Dicendo che chi guarda
Xa prima parie, ( ch^è dinanzi a questi
Scritta , a cui convien di maritare,
E n cui nò ) ,
Fona molto veder dj questo il meglio*
Ma tanto più qui ti vuò ricordare j
Che ponlan die colei , che n' ebbe selle ^
Non dannò Dio, e ancora di più molti
L'^un dopo r altro permeile ragione*
Molto mi par che si convenga a donna ,
disella il sicondo , e più i'el lerio passa; '
Ma del sìcondo lì lascio il parlare :
Ch' io Io feci nella ptrie preredenle , e come
lo t'ho dello , e qui se bene intendi; biasimando
lei, cli'el sicondo, e rV el terzo passa, sì biasimo
e del quarto. V è che ancora In certe, di tal nain*
ra , ed eiaie porrìano essere, che io lor dirci , che
fanno il niegllo «
Però von può questo Libro iorcare
Di tutti caii , ma prenda consiglio
Ciascuna in se', e in sa?] suoi amici.
^m
202
E come Dio le tnluistra , si prenda •
Cosi aucor per quelle touvien parli,
Ch^ hanno lor padi i , e cùiivìen lor seguire »
Per cagloD certe la Jor volonlade .
Gì^loro a noi sono assai più scudate ,
Del loro slave In casa , dipoi
Che sono niariiate , anzi l'andata,
Kon parlo mollo , di'* elle son più dolie ,
Xanto ricordo non voglia mostrare ,
Clic al liitfo sìa pulcella vergognosa,
Né ancor ch'^c^Ma sia dotta nme^Ua *
Coik ancor per ijunsta mczia via
Porrà passar ^ poi giunta fìa al inarìlo ;
Non se mostrando lemorosa mollo,
He nien ancora In sicuraiiza blenda»
Ora possiau noi dir de' poilaincnti ,
Ch'ella fai a con questo suo secondo.
Et ella pli^li poi da se del lerio ;
Clie per le molte cose , che son delle
In queste parli, elio dinanzi vanno,
Tossiamo in questa as^al breve parlare •
Pigli suo corso dalla maritala ^
Ch' è nella parte quinta ^
Ifou come ella mmiucia :
Ma come poi eh' è dimeslica falU
Col suo marito ; là è scritto vada ,
E poi sì guardi di certe altre cose.
Le tjua' convlenj tir eilu tenga a memorili j
2c5
Che s' ella trova lo iiovei martlo
Buono ^ o iiiiglioip , the non fu lo [iitino ;
Porrà con sua cotiiìoliiiion p:is*aie ,
E rjn;^raiii:n' cnlyi , rhe glie T Jia dL^to,
K non HiL- come niolie ft/Ilc Idiino ;
die Uillo lioviu sicDiuio ìì migliore ,
Yoglion mostrar, che miglior fosse el primo*
A ogni mollo dkon:coiì Iacea ^
A ogni novità si Ia;5nan molto .
Anzi consiglio , clic s^ anror piggioic
Fosse il si conico , che mosliSn , clie ^tn
Tulio rrjui , clicnL'ella Ìl cihi^and^va >
Del primo , budo th'el tenga nel cuore ,
E preyljì 1 lidio sovente pnr lui ,
Jla poco parli davanti al sicnnilo
Di liti 3 so €\im non vleii l\ì parlarne*
E quando vicn lo caso si ne parli ,
Cile sto bjcondo non possa pensale ,
Pili 5 ia vaga <li lui i It oidatt* ,
Clic del sic ondo vedrrc , o tuccaic^ *
Ginje j e vestiti, ch?tllu ebl>e dal prima.
Non si dileUi al siroii^ìo mostrare ,
4Nè quelle usare hi presenza di hii*
Atril gli tenga segreii , o ì;1ì muti
In altre s^ioje , che non pajan quelli ,
E li ro!itunù dpi la jirirrsa ca^a ,
Ifon euri mdur nella sì ronda , eh' ella
^*on paja In ciò dlspre^^iar la novella -
20.^
Poi guardi luUa li [<mU- quinta drita »
E Sia di che, e di iju;il stulo vuole ,
0 di che gradij > o t'L^ie , o ttmiiien ;
Che se !»i vuol dare a inlpnder quella ,
\cdcr poli;* rio rlie servai convifue :
CJìC uè' cosUiifM , e ili molte osservante ^
Quegli rou cjurllii si può dir tutfuiia.
Facci^ju duncjur qui fìiiL- a quéiiia jjaite :
Ma si roilcrtruo una novella ;
(..he nmllo a questa purte ^j rouvicnc .
\fv V rfri'oja rjoii ti Li&so ,
Poh li e hiàu nel capo dplb parie,
iWcompagn^iia co&iei noti vedeniiiio
Da Donna a Ir u uà iJi specie di viitiUe ,
Che Coiitiuni/.a V ha lune (n civaie ;
Che ludla la clou^sse ^ircnnipafroare ,
die dVsto Irilto ^i par disdegnare,
SiVrliè f>eirh"'clla non \ruiii.se sola.
Vedete eh" r ton es^n uu.i sua rame riera ^
La qu;de ha nome ■ FA COMli TI FlACr: .
K hìàso qiii , r torifo nlhi nn velia j
Che li prorìit>i tli $o\va rouinre .
La Coutessa di Din passava pei' Tolosa , e per
ipiei Coiilado ; e sifoudo ih* ella dice In un suo
TraUnlo arri\ò ad un Miiuieri d'un i^ran bor£;rse ,
che H-jvea n^jne Gnaflicii del PI.iuo , e ceuò , ed
alher^'ò con fui, ciot a i[ur! Juo^o , Hranvi la se-
ra due sue figliuole, eh' erano maiilate a l^Iom-
2o5
pdlleri, e V una avea avulj quattro niariti , e Pai*
tra clncjtie . E cosi ruijfonando, aecad«ìe a Guahleri di
dire alla Contessa questa avventura di queste sue fi-
glie . Skchè dopo alcuni inglonametitt disse la Con-
tessa a quella de' quattro : e come vi sta di lut-
ti ? Madonna , disse quella ; che sempre aono an-
data di male in peggio. La Contessa si volse a
quella de"* cinque : e £i voi come sta de* cinque ?
Bìspose : che sempre eia andata di hcne in me-
glio .
Dice colei de' quattro :
Che el primo fu pieno di tutte bontadl,
£ ricco, e brgo , e miinsucto , e dolce .
Lo sicondo lu avaro , e pauroso ,
Che non credea , che gli bastasse il pane.
Lo terio io superbo j e disdegnoso ^
E non trovava chi con lui potesse .
Lo quarto fu geloso , e sospeccloso ,
Ed è colate ancora , e vive meco ;
E mai non ebbi un buon giorno con lui»
Or dice la slconda alla Contessa:
Lo primo (^ villano , e sconoscente ^
E Dio nel pagò , che in tre mesi Y uccise *
Lo sicondo non stava punto a casa ^
Kè si figgeva in una terra un mestf ;
Che stetti quattro di can lui Ìd uà anno ^
Poi annegò Ìd una nave , che ruppe .
Lo terxo mi vendeo luti" i mici arnesi ,
Et in due andb barattiere , poi morttx
Fu per un fujto , die ie'^e » L» t^ujrto
Mi l>aiiea come vile , Uldio nel pagh ;
Che correndo un CLivaUo cadde morto ^
£t io H sollerial . Lo quìrttcì m* ha tenuta
Bene quattro anni ,
Poi mi rubò , et andootic ìli lugli illerra ;
Or Ci è novella , cir egU è mosto in Francia «
Or come dunque C ^^^^ '^ Contessa ) andata se'
di bene in meglio? rispose ; che tutti rei , tutti mor-
ti « Io pur cercava per averne uno bitono , veggio ^
cbe non ha luogo, vogliorni ornai di nly rii^o^aa e •
Or dice la Conleisa ; Nota cjui i
Che dit ne trova tiri buon &0I0 Iddio laadi,
K Sé Je maTiclii, poi non ceirln invano*
E nncor color , cho trovato hunno I rei ^
Vedi tlie vana cerca fanno rincora ■
PARTE Vili.
E.
eco la Parte Ottava ,
Dnve SI tratterà lù brevità de
Di quella , che en sua casa
Abito pvende , e Heligìone ;
K tratterà della loro osservanza ,
E prima dicf! , se db è da laudale ,
Vedila Slare a pie d! Gonlinenza ,
l^ Q'ìi ijuel eh' ella Je fa giurare ,
Ma prima iJ vol* d?r j clie questo bUì^
207
Non laudo molto , se la donna in prima
^OQ è ben inoudii dui desìo carnale ,
O per vecchJea^a , o per gran don di Dio •
Sicché colei che giovane s! Uova ^
Sì nietle a gran pcrfgllo ,
Se £olo Iddìo no ì (la ìotzìì , e consiglio «
Yei^ è clie &on di i|uel]e gtovani moke ^
Che prendon db per diverse eagioiii ,
Altre per poverrà , e pcv voler cessare
Con più cuor di loro
Da (jiieUe cose , che nel mondo vanno «
Ahre per nialixì;i orcuJta , cfic hanno ,
B cfie non eonvenieno se a marito;
Altre per sola paura infemnle *
Focile di quelle , che giov^ani sìeno ,
Per solo amor del nosUo Sire Iddio.
Muovasi diinque colei j c?ie si crede
Poter perseverare in. Dìo servire ;
Che troppo sta più laido, e più villano
Ogni vizio in costei , eh' è dala a Dio 5
Che s'ella fosse ahcor nel mondo stante «
Però riguarda , e considera beiie
Quelle parole , che dice a costei
La Conlerieuiìi , cui servir &^ e data .
E nota hfu , che perchè mea conviene
Alla vecchiezza , che all' età giovane ,
Vedi està donna , the è d* eia comunale ;
E rparito ebbe , perchè tu comprenda :
208
Che questa è quella a cu* me si conviene •
Che le minor se rogìion Dio servire ,
ConTCngonsi ritrarre In Monasterj ;
Dove se pur tentazion 1* assalisse ,
Tengale il fien della chiusura forte ;
E U vergogna della compagnia *
Ch*el tenipo è Luo i\ rio, e si vano ^
Che poco strigne d' Iddìo solo untore .
Or odi qui le parole , che dice
La Coiìlenenza a questa donna , e taci ,
Co5TijfE!fiji . Io son vertù di (outf?ticn£a » e vogU*
Clic se la vuo' venire in Paradisi* ^
Fino alla morte icco mi conservi.
La donna ri^pond»? :
Do «IVA Con questo iuiendimpnlo ho cominciato ^
Et ho speranza di far tutto bene.
Coir ajuto di Dio noilro Signore *
Or Ci convien bricve parlar di questa ,
Perocché moke parti d^ esio Libro,
E speci^ihuente U parte , che segue ,
Ha fuoke cose in se , che può giovare j
In questo stalo e leggerle , e saverle »
^^on parlo come dcggia ella servare
Lj regola , che procede ;
Perocché più mn le regok- al mondo ,
Cir à r una osservanza, e l'altra ha uà altri*
Ma tarilo diro picnda&I ad alcuna
Bcir approvate dalla Santa CJuesa ;
«p
209
E quella faccia, che letta le $ia,
£ che se legger sa , la legga bene •
Tutta r osservi giusta a suo potere ;
E se ravvieu, che là giovane ci entra,
Costei conviene al tutto via lasciare
Ogni lavare » e liscio , et ornamento ;
Ch*è laida cosa vedere alcuna d^esse
Portar di fuori la pelle d* agnella ,
E sotto quella del diavol la faccia*
Che ponian pur che voglia parer bella ^
Assai più piace anco sicondo il mondo ,
Snella non paja , che di ciò si curi.
Costei convien lassare ogni parlare.
Andare, e star di vanità nel mondo.
Né per la via gir già gli occhj volgendo.
Usar le Chiese, e pater nostri in mano,
E Torazion sovente a suo potere*
Quando co' frati parla in penitenia,
0 quando è lor davanti al predicare ,
O per sue altre monizione udire.
Non gli tenti cogli occh), o col parlare.
Non cnri aver tra lor divoti , salvo
Che negli antichi T anima rifidi.
Costei convien vedere, e ricercare
Quanto riceve ciascun anno in casa,
E quanto le bisogna a sua persona,
E r altro pensi di donar per Dio •
Giuochi di piazza , e finestre conviene ,
ò
Rap
310
E quel di casa atic«»ra a le! fuggire •
Ogni Trattato » e I^ovelle di amore ,
£ legger d*Àrme » e simiglianti cote
Lassino a quelle ^ che nel mondo sono •
11 legger lor sia l' Ufficio Divino ,
Leggende , e Storie dì Santi , e di Chiesa •
E quando si riposa,
Legghino infra nella vigesima parte ,
Dove trovar porranno
Assai di belle , ed util cose a loro •
In ogni lor tentazione , e paura
Rimembrin della passione di Christo »
E della Viu della nostra Donna •
E non si lascino ingannare a certi.
Che rengon sotto specie d* ammonire $
Poi nel parlar riescono a volere
Tentarle di parole , et an* di fatti •
Convengoa ben costor cessar da tutti
Doni , e presenti se non è lor cosa ,
E di lor congiunti , e dee esser tale ^
Che non si possa sospecclar di quelli •
Lassar convengono i lor veli » e drappi ,
Tutta leggiadria» e vana ?ista al mondo •
£ loro usanza colle vecchie sia •
Or non voglio dimenticarmi a dire :
Cile sono alquante viventi i mariti ;
Che prendon questa viia
211
DI ìùv volere ^ e tulora coti loro ■
Et altre &ùn che ghiran rastitate
Con loro iti ca&a , e altre che si partono
Da loro in vita , e e muUtio «Ula ^
£l elle, tomMio detlo^
Pronie^^a casLìt.'i liUatino al mondo •
Provede Ja ragìoue inlorno a tjuesto ^
Sì della vecchia | e si delta non vecchia t
Lasso di CÌ6 , the quando il viene a lare ,
11 iuo Stfperlor convieii seguire.
Ma parla di color, che in ca^a sUndo ,
Colli mariti giurati castitate ;
Che la ini par $e non ben vecchie sono
Grande follia per lo pericol grande;
eh' egli è a tener la paglia a pie del fuoco :
Che meglio vai sanza volo servare ^
Che piai:e a Dìo , che far voto , e peccare ,
E meglio è riconoscere la via
Del nostra Sire Iddio ,
Che po^ ch^ è conosciuta tu la laisi.
Non dico più in questa parte ornai «
Che la seguente molto fa con questa ;
Ma sì li voglio , per indurre al bene ^
Una novella d' mra SanU Donna
Contare in sulla fine d"^ està parte ^
Tranne quel frutto ^ che ti tocca in parte .
Passandonie per AU ernia fomnu mostralo pres-
so a Nostra Donna dal Poggio uno Ca niello ^ del
e 2
%t^
ì
fiome del qoal non mi ricoida, It qual era di
\ino sai Io Cavaliere, il cui nome ancor non mi
posso rjrnrdare . Area tma sua fÌ!>(IuoTa , che »vea
nome Suora Amabile , la cui fama era gi grande
per lutto li paese di Sentila , e d' onesta , che po-
ro v^era a parfar d^ altro , che di lei . Questa dal-
la sim Infamia mostrt) lempre lu se maravlgliosi
segnali di SantlUi , e f u si bella fanciulla .» eh' el
Come d* Angnersa fu ardito di dire al Re di Fran--
da, che questa era da Lui , e tVinne uno lungo
tiatialo 5 e non rimase , se non e perch*ella noi
volse. Anzi quando le fu dello dal padre; essen-
do ella di già di tredici anni, ella gli rispose:
che avea troppo m;)ggl(ìr cuore ^ e maggiore mten-i
dimenio 4 Allora disse il padre , e come potresttt
OTCìe maggior Signoie? Ella rispose:
Kon \l affaticate ornai più , Padre mio ,
Che io son sposata a un che mai noti ebbe
alcuna donna per moglie , né Tuole ,
Ma dice , che terrà me per amica ^
Ibrami bel vestiri , e belle gli>je
Non mi làsciem toecave ad om che sla^
E dice , eh' lo viveri» sempre con Lui «
Oro ^ ed argento arò a mio volere ,
£ non sarrt di cui Io aggla paura;
La morte ancora non porrla dottare , ,
Ard sergenli , arò compagni ts«ai »
3l3
Ara compagne, e ancelle a rolerCj
E nulla cosa mi partii mancare ;
Lo Olia voler si manteiìà puliio^
La mia bellezfa verrà pur crescetida,
A luUa genie ponh lare onore ^
E piacere. • .
E nulla a me ponh mai noja fare.
Allora il padre imarrito riipose :
E chi sarà che tanto far li possa?
Ella gli dbse : non ven caJ pensare .
Tenne il padre sovra ciò consiglio ,
E fu gli detio : questa attende a Dio ^
Penilan di darla al Ee toslana mente.
Facea il padre lutto di consìgli ;
Ella pensando, che potea torse
Esser ritratta da si buono Sposo ,
Disse: che aadar voìea a nostra Donna ,
Mosseti sol con due coni|]agpe, e prese
Quell'abito, che volse, cioè di quelle
Di San Francesco ,
Promise continenza incontanente,
E ritornò vestit£i a sua magione •
Quando la vldif il padre , e la sua gente ^
Qui fu tal pianto, si com' eUa fo»ie
Kon data a Dio , ma se perduta fosse .
Poi reggendo al iin suo volere ,
Chelarono il piatito , e dieronsl a passare
DI Ciò ^ (he non poteana altro fare .
i
Or €it»9 eh* h detto , fa cantra al eonsIgHo ^
Ch' i*ho dato òì sovra ^
Clie non mi par die a giovane convenga «
Ver è che s' io mi credessi trovare
Tania fermezza appresso neir altre,
Io dreì consiglio com*" io sentisse ,
Ma tulle non son questa 5 anzi vi dico :
Glielo non vidi mai in doDna alcuna
Tania co&lanza , e t&nla vertute ,
Sì corno udir porrli , chi non rincresce
I.a Vita sua, che qui ora si siegtie .
£ diro ben , eh* io son om ^ ih' ò udito «
E an' vedute più coit? del mondo ,
Non vidi mai tal fermezza di donna ;
Wè mai udlo , né credo udir potere «
Ora intendete, e ponete ben cura.
Quanto di ben da suo vita si prende ,
Qufinto di e»enipIo, e di costumi buoni,
E quanta utilità se ne rappoiia •
Ella vestila nel primo anno, poi
Menò lua vita , compio vi dirò;
E qui si icovra ben gli orecchj ognuna .
Sempre tenea una sua balia seco,
He mal si vide p^sona potere
Parlare a lei , ched ella non vi fosse »
Ancor più che itando il Confessore
A darle penitenza ,
2l5
Volea innanzi , che la balia udliie C*>
Ciò che confessava ,
Che Iroviiisi con nmo a sola a aula.
Lo verno tulio cosici digiunava ,
Di siale una Hata
Mangiava t suo volere ,
E Pulirà 5o!o alquanto a sostentare •
Tesila Cilicio , e non giacea In Jclto ,
Et affli gca la fua carne tanto ;
Che ben 1* avea in sua potestà de •
Fuor di suo camera non era alcuno ,
Che veder le potesse
Belle sue carni, che gli occhj , e le mani .
Erano ft lei le finestre nlmiche ,
Ed ogni giuoco , e sollazzo di caia ,
E più assai le vanità di fuori *
De' lavamenli suol non vi parlo;
Perocché sola, e pura ac^iia vìva
Lavava lei , necessita vegnente*
Né mai , o forte rado
Bider al vide, ma sempre nel core
Pensava di Colui , che V avea fatta •
Levava al mattino, e InCno ali* aurora
(*) In colai modo parla l^antorf^ per fnr conojtee^
re guanto mni era ritenuta quella fanchMn ^
ed accùHumatm , non intende però con ciò ,
die la cQ$a ie§ui$se *
i
2l6
Continuava le sue orazioni ;
Po'**! posava silquaiiio, e dopo qtaesto
Ad una sua. Cappella udla U messa •
Po''rjlojwava o far suo orazioni,
Il Ìq durava all' di a del mangio te j
Mangiala , e sos^pìrava
Bri fa ppssion dì Clirislo.
Dopo rriangiare In borse lavorava ^
E al soail , e bel lavor facrj ;
Che di iuo ovra , e della bìilia sua
Seguiva (anto , r sì fa[io guadagno,
Qii alilo la rr aglon preiidea di 5 pesa .
E questo tempo lenean stlensio^
E ciò durava sin' all' ora del vespro ;
Allora II padre , o chi parlar volesse
Per licita cagione ,
Potea a lei pnrlare alcuiio ipasìo ;
Fo' *e non digiunava , andava a cena *
E dopo eeria ordinava , clic fosse
Del rltTìiirìftiie della sua fatica
Patte lliuosm, come ronvenia .
Afjpresso qitesio andava In oiazioni,
Continuava insln a primo sonno .
1j^ bTitifì sitondo , et an* pni d' anno in anno
Tuttora strlngea se più a potere ;
E lasso (\ìu di molte altre stlnenz:e j
Dlrovj; ch'ella vln non beve poi -
l,a ie^la <h' ella lavorar non polea ,
Il lempo. del kforo
Melica in l^ggri' Libri Sanll , e buon! ;
E tlii venia a colerle parlare ,
Poiea allora più volendo dite
Di quelle (ose, die decenti sono -
Lassovi ornai di hi , che saraie longo
I! paiTar troppo della Vita su:i ^
E de'' costumi ^ e d'ogni suo maniera;
Che n'hanno ancora aisai the dir coloro^
Che so» per unto 11 paese , eh' b detto : •
E ritorniamo alla seguente parte.
PARTE IX.
t^onviene ornai , che della Nona Parte
Prendlati nostro Trattato ;
Dove si dice d'ognuna, eh"* è chiusa
In Monastero a perpetua chiaosura - e
E eon* si de' portar sì la Badessa,
E al tutt' altre , poi ciascuna in suo
Officio, e grado, e slato.
E tutto c\b , che a lor servar conviene ,
Come dimostra la lettura innanzi •
Ver È che perchè certe hanno una regala ,
E certe n' hanno un' altra ,
E perchè ancora Dlrrelali lon fiotti ;
Che danno certa forma , e certo «tiU ;
•^
218
Però non mi distendo in lotto dlre^
Che converranno al suo Superiore
Aver ricorso , et a lui ubbidire
In lotto ciò , eh* è licito » et onesto •
Et io intendo qui certe dottrine
Por 9 delle ^qoai parte hanno iniendimenio^
E certe allrc ton?engon d' onestile.
E poi dpi rimanente
Serbili, che deoni con fedel consiglio.
Vedete c^ul Ih Regala , clic sede «
£ palla alJa Badessa , e alle Monuli
Sujnli dmlonio;
/ E dice lor queste brevi parole:
Rh,i;lap Voi che lassale per Jo mondo II Mondo ^
Ginvien tenguiate il vostro cor ben mondo •
BispondoQ la Badessa , e le donne cosi :
BjiviEssi Dow NE* Colui che noi dispose a cominciare %
Ila sol poder di mantenerci lu bene :
Ch*eg1i è Colui da cu* tutto beo vene.
Lui ne preghiamo, e a Lui dimandiamo^
E fermezza , e confoito ;
Finché veiignianjo al salulifer porlo ♦
Or seguitiamo gli ammonimenti , che la detta
Begula diede universalmente a lutte , sì a Badessa «
conic a tutte I' altre, poi parlerii loro Insieme j ta-
lora In lutti UlTiri . In prima che di un' anima ^
e di un volere sibte Voi , che abitate in una ma-»
gioiie } e sia a Voi nelle cose oneste un* animo ^
1^ ^
219
ed ^ti cmt . Siano a Voi tuU€\ cose coro ani » e
nliiTia di Voi sì dica aver prozio, e slrebuilc tia
Voi la vostra vita j e '1 vcslinienla non Igualnipn-
Ic , ma sicoiido le indigenze di ciascuna • Sirondo
che TiegU ÀtU degli Apostoli 5Ì legge : che a ioin
«ran le cose comuni, e dlstribulvaiid a ciaicliedu-
no skondo il suo bisogno.
Regi ti. Color di Voi eh' hanno qui dentro il meglio.
Che pr^iiiii non ovean t|nando al mondo ,
Bendino Iodi a Dio della grazia , e del dono <
Né crednn ciò per suo'iticnli avere,
Né su|ieihiscan , perchè veggian ^e
Accompagnate da miglior , eh' avanti
A Céinipjignk aver già non poLieno «
Coloro ancor che non tanto dì bene »
Quanto al mondo ci Uovun , alano umili ;
Glie perciò son vieppiù libere a Dio.
Air orazioni Intendete ne IT ore ,
E ne' tempi ordinali ;
Iffè ne fate In Cluesa
Fuor* che ciò , che ù conviene al Inogo .
Qmndo dite P officio , agliate in cuore
Quello eli* è nella Toce -
La carne vostra quaui* è vostra pofi» ,
E con stinenia , e colli digiuni
Tenete jolto domata, e restretta.
Non si eonvien Voi manglur fuor dell* ore,
Et alla mensa ascohate ehi legge;
G20
Se non ai legge sol dì Dio pensate #
Le Inferme tutte sian curate bene.
Né disdegnate dalle sane mai •
Cosi ancor quando vengon guarendo ,
Siin risparmiate come a lor fortezza •
Elle guarite ne sian conoscenti ,
Servino alPaltre ^ e ristorino a elle ^
Né di I etute in ve^iimeiiU j o veli,
B meno in appaieiua torporule ,
Ma ne* cos lutili pcti&ate valere p
Lite o discordia tra Voi mai non vengn^^
E se vi nasce, spcgneteU tosio .
Vostra Badessa corregga ton senno ^
E luUe Voi , che co rie ile sarete «
Umìte mente riceTete ^ e piane ,
E paziente a sode ri re siale .
Questa Badessa convita menar tale
In se suo vita ^ che sia buoao specchio
A tutte Voi , cui governar conviene *
E voglia Wnzi esser Ha Voi amata
Per suo buona ovra , che da Voi temittà ,
Convlen ched ella ^oUIciu sia
In cercare , e comniiindar , che dece ,
E nelle pene , che porte temeuie *
S^ alcuna forse di lei in;i1 pailae^se ,
Questa cotale ingiuria perdoni ,
Quanto per se , ma per la degniEalc
Corregga a]i|u«inlo , e temperatamente .
Voi siate a lei obbedieDti tutte
Eli elliì a Voi benigna, e pa;&ìente,
Piaió&a dove dece, ma del fdlo, .
£ grave non lasci di punire .
Le porle faccia ben serrale stare ^
£ lama catita guardia delle chiavi,
Faccia portiera fedele , e maestra ,
Che non si hi^cl inganDare ad alcuna *
£ la portiera cauta rreiUe passi ,
Quando V è commesso fuori ^ o dentro
Ambasciata stiipetL-i, non la porti ^
O di Celi a p]]ii>a alla Badessa ;
O a chi suo luogo tiene .
Ordini la Badessa (ra Voi tutte:
Che nulla mandi leti era ^ o ricevi
Sen^a sua coscierjEa , o volontade é
E che nessuna ispeclal suggello tenga ^
^è at]«l da suggellare .
E ponga cura la detta Badessa «
Che nulla sia, che troppo spessamente
Venga a parlare a* deboli , od amici «
E chi pur venga per giusta caijione ,
Kon lassi a db andar ciascuna Aola ,
!Nè anco allora , che a dormir son TaltL'e *
E mute le Compagne allor che vanno ,
E dia la savia ^ e la buona a queir altra i
Bi cui non anco ha prova fermata *
Quelle che vengono a parlare^ Isiiano
222
Tementi tutte , e vergognose in vista ;
£ agli occlij poughìno si fatto frena,
E le parole non usin sì fatte;:
CTie faccian forse gli uomini mutare •
Se sono a lor male parofe usate,
Partansi tosto , e più non tornin poi
Con que* cotali a parlare , o udire •
hn Coniarli nga q qt^rlij ^ rhc ;j;tjar(lar0
Cimviftì le cose, cÌjc Ut dentro sono ,
Set-vip la via , chi; s^ ordina in coiimr»e *
£ se convien t&lorn sntjslanie
A quel Ili , o a queir altra ,
Servi tra loro ragliaci lanca iti mmlo ,
Cbe non si lr<yvi quelTahrc liutai die .
Così in SngiesUna , e rOrtobnii,
£ V nìue tutte , clT ti (Ti ci a bau no iu ca^a ,
GriHiUi ben la Badessa ,
Come ciascuna dot ma , e dove , e ponga
Necessita di dormile in ramiiue •
Qii,mdo riceve Montai di nuovo ,
Guardi d^ avelie più savie, ed oneste,
Cbe di partita bellezza Ha P altre.
Piacemì hfu , che se puote , procuri
Cb' elle sica sane quando le riceve ,
0 nette almen di tale infermiate ; é
Che le potesse dell'altre ì\it duuno*
Ma tuttavia T Infermità mentale
Cessi da se, e da Voi tuUc quante •
d23
lUcerchi spesso lo slato di latte »
E dove forse da se non potesse ,
O non sapesse corregger , dimandi
Consiglio baono da savio 9 e fedele;
Ch' el sarla troppo lungo ^
D' ogni coseua porre qui sermone g
Cotanto dico a chi guardar conviene
MìinJiia di donne lali ;
Che ron tutti serrami,
E colle guardie, e con tutte cautele ^
Assai farà se ben conduce , e guarda ;
Che tenlaz^fìn d^l djavoi vlcn più apesso ,
Cola dov* elio vede star la gente
Acconcia per poter a Iddio servire .
E gran co3a è legar femlna bene ,
E maggiore è se poi non si discioglie»
Però non credo , eh' altro che ben sia §
Se leggon T altre partì d' csto Libro,
Quelle che fion nello slato dì Yoi ;
E prendan tutto db , che per lor foce «
Dette queste parole. Religione
A *|ueste Donne disse :
in ogni mal peniier dMddio pensate,
E caccerete tentazion da Voi.
Comunemente mangiate , e dormite ,
Comunemente sedete per caia .
Non sia chi coglia nasconder ino modi ;
Cile gran parte dì peccata cessa
/■
H2i
La Compagnia 9 e testìmaTTJ attorno •
T^on sia di vostra bellezza a Voi cura ,
Nou vi diletti vana laude umana ,
Non dipignete le mani , e la gola ;
Rado di fuor alcun veder le possa •
^QU àìkikait alle larghe chiusure f
^è allo acuro , e basso parlare .
Non pur cresccie numero io di'voti,
E que^ che avete s'ien niaiuri , e savj ^
Ne ricevele gìojelU da gente ,
E men oe date » e pooeto ben cura <
Ne sotto apezìe dt vostri pìirenti.
State In sola^Eo cou la strana guitte i
Cosi ancor de' parenti vi dico ;
Che gifi non è ogni parente amko ,
Ed ogni amico uon è degno al nome «
E sollo j! peste di tor pater nostri ,
Guardate Voi non convenga donare
Aìtjo che ambra , o crjsialH, o coralli.
Voi che cantale T Ufficio in la Chiesa,
CanLute colla mente , e col pensiero ,
Non mica a vanagloria giammai ■
Conviene a Voi in colai buona vita ,
E nelb Religion perseverare ,
Vostra vita durante in quella ; però
Che nulla è degna del Regno d' tddio ,
Se poich' h posta ììÌP aralo la mano,
liitmua addietro^ e suo lavor con segue
225
E maglio è non aver U via dMidìo
Ancor non tonoscìuiu ^
Che po' eli' è conosciuta l;iS9ar quella •
Onde Agostino vi prega : che Voi
Guardiate lieiie Io proponimento ,
Che avete Titllo , ed in fi no alla fijie
Perseverar dobbiate ; portando
Con mansuetutline nel cor colui
Che regge Moì , e che drizza
Gli tiniilt nel giudizio ,
Oh* cnsegLìa a mansueti la via sua •
La vita vostra i^tà in coie tre ^
Dalle tjua'' pende molto U vostro slato :
L*" una si è povertà volontaria,
L* altra si è castità sincera ,
La terza subie^ion d^ ubbidienza .
Per queste potete poi Voi ¥enlre
A quelle, dove sta perfetta vita:
Cfoè in elevazione d"" amore
Balle cose, di sotto ,
in reformazione della niente ,
In refrenazione di Libidine ,
Ed appoggio a Dio , ed alle cose dì sovra ;
Onde cogliete quinci ,
Chenll conviene a Voi d' essere , e quali i
Che cosi vi convien levar la mente
Desile cose mondane ,
Come Pìnfaiite dal petto alla madre .
226
Perocrh^ 1* auima ^ che «ma Iddio , come
Dice l'Abbate Isaac: m *olo lUdio cooGda«
Porremo qiiì assai andar ^frando,
^la questa h lu finita In questa parte ,
Amerai Iddio col core , e eoli la metile ^
E solù a Lui servirai a potere*
liO motido eh'' aì lassato,
Ti sia nimico , e fìa legpìer Jo peio .
Ora seguila cjui una novrlb ,
Fer seguitar lo 'acomineiaio stile ;
Sicché ciascuna per essa porrai
Prender da quella , siccome le tocca
E.srmpTo, e guardia , e cautela verace .
Ch' eli' ha in se ulìliUle , e parli
jVlohe , come piurìi veder lef^^endo ,
Qualunque d(>nna [loria il cuor con Dio,
E tJeiia questa , si coniincicremo
AlP altra ji.irle, che biieve udirete* (*>
In hpa^na si lt*g^e, rìic fu anticamente uno
Mnnijtero, il quale avea cJtfìcato una San fa Donna ,
ei a\ea lassato in esso dociici povere donne per
^!lllnafi , le quali erano in prima in grande neces-
sila . gioita questa Donna , tcvuronsl certi Gentili
(*) Questa novella irn^é^nfata di netto ^ e cA*
non ^ pini nvvcnuta , e- posta in questa li toga
per atftrrirc con fjHf'Uo esempio le donzelle ^
che st danno a vita di$$ipata ^ ed inonesta •
227
nomin! del paese per occupare questo Monluera ,
e rtiijonvt dctilro una cauia , e maestra Donna, e
coii di Jiit[o la feciono Maestra • E misonvi d od lei
figfiuole di loro j e di ceru Grandi della Contrada^
Je quM y sIccorBe portò la ventura , eruQO tutte da
dìciolto aiiuì in giù, ed ei'Auo beliti^ ime a tnaravi--
glla , e cacciarono luUe le Monìall , che v^ erano
prima » U Vescovo in cui Vescovado erano ci vol-
se molto provvedere , non ebbe luogo, sicché «e
ne rimase , ed alle MoniuU diede alcuno redatto ,
dove aveauo lor vita. E disse a queste donnette
nuove : Iddio sìa vostra guardia , che mestìcr vi
fa , tal è la vostra etade , e vostra condizione « I
padri di costoro erawo grandine temuti « e pur vo-
leano , ch^ elleno f'acesitono vita d^onoie, ed anco
la Maestra , tuttoché disra^ìoaevole impresa avessQ
fatta, non tanto per Dio , quanto per lo mondo,
disiderava condune questa gcjjle a buona Tita. On«
de pei latte i|ueite cose passò uno anno , e più ,
che le donne aveano grau fama di buona vita •
Ma pur Ira loro ^ e iegretamenta intendeaDo a man-
giare , e bere bene , e a lisciarsi, e a farsi beHe,
e poco a oiazioni , o a Dio , i'uotchè alla vista di
fuori attendeano . Sicché Iddio rirnembratido della
Ingiuria fatta a quelle povere Moniali ; e veg^cndo
costoto curar poco di Luì , e voler fama di bene^
chiami^ un* Angelo , e disse : va, di a Sàiaii , eli' io
gli do licenza di ceicarc ^ e tentar le donne dt
22S
colai luogo f e d\ far Iahìo , che ì loro mali mien*
dimenìi , i quali elleno tengoti coverti ^ tlano pa*
lesi per quella vJa , die gli pare . Sicché Salati
tof&t' uno mt'sso eie' suoi ^ H quale egli avea lun-
gamente trovato souife , e conimisegli questa ovra;
m\ avea costui iionie Hfisis . Or si muove EasU ,
e pj^lia ffirma ìT una verchta , e viene al luogo ^
e fa domandar la IVlae^lru . Entra a parlar con Jeì^
e ilice 1 che vaol metter \k dentro tre G^IIaole del
Be dì Spagna , le quali elio non vuole , che ^i
Sappia, che sìcno sue figliuole, chVglt hae avu-
te di gran donne , e vuole dotare il luogo di due
cotante rendite , cli^ ella ha , e vuol dare a cIa->
scuua di loro ricche gioje . Brevemente parlato k
IVlficstia cogli amici sud , accettò questa pioferta ,
e sono In concordia segreiamente é Muovasi Rasìs
in forma d'uno giovane, e cerca il paese ^ ed hae
trovati tre giovani di xtiip di xiHU e di xv* anni^
bellUsìiui, e hiondu^Imi ; sicché lungo tempo iles'p
scro ; che non avessono sembianza di barba ; e di-
ce a loro: io sono uno giovane ricchissimo ^ e son
figliuolo di tino Re, ed boe amala una giovane di
corni Casa lungamente ; pei che io la vidi passando
per lo paese , ed hoc abbandonato tutto mio stalo
per averla i Ora è mandai ta una vecchia per eotal
modo, e disse loro luite le dette parole. Ora vo-
glio io ciascuno di Voi fare rit^chi, e vogUovi fare
radere la testa , e velare a maniera di pulcelle , e
229
ineUerv! là eDtro ^ e averète con loro diletto , ch^elle
sono le più belle creature del mondo , e da me
sarete ricchi . Poi io manderò la vecchia , e farce
trattare d* entrarvi io , e saremo là insieme , e s' io
non Vi potessi entrare altrimenti. Voi una volta
m* aprirete . Brcvcn^i?iac lumiso ìiccoulaLi, e dinJe
a costoro a cJnscuno CCC, fiori,! fanali fece loro
vedere , rh' eia no durali d' oro , e disse : ponttcfli
in uno vostro cofano, tanto che voi tonterete, e
allora ve ne compierò lo nulle a catauno : fu fattoi
Mò muove Rasi», e dice a coaioro: segntrete la vec-
chia , che voi troverete a lai fiume , e andata o!lra«
Rasi» va innanzi , e ripiglia la forma della vec-
chia, e mena costoro, e fu al luogo , Parla aHa
Maeilra , e contale qualtrontila petrujtte , e f^cele
vedere , eh'* erano fn^tiui d' ora , e a ciaituna dìcdu
anella di paglia, che paileno d' oro, e dcotroi^i
pietre 4 che parlano rariji^iime , e molte fila dVr-
ba, che parieno tessuti, e dis^e^che volea , che
stessono in de poi ilo ih dentro serrati , tantoché le
fanciulle complesseno la loro educazione; e cosi fu
fatto , Mìsono dentro queste tre fan citi Ile cosi (at-
te ^ e disse : che le t*vea fa ite radere per pntprle
condurre segrete , e che coti le avea fatte stare ìo
padre tre anni , e che ic avea condotte a manie-
ra di masriij , perchè nullo potesse sapere dov' el-
leno fossono menate , E disse : che aieano ceni
nomi , e umtalli loto , e disse : egli ha cerii Cà^
f
falirrj nel prese dove elle stanno , die sei snppi-
»cjno , luuo di venkno qua ^ e pero ne le menai
tosate . Le giovani cii là deniro reggendo coslo^
ro 9 che pbirano heìftssinie donzelle, furono inoT»
to allegre di loro romp^gnià • Ntjn v' erano ca me-
le jjcr pjù , the jer le dodici , cl»e v'erano pri-
ma . Dme la Maestra : infiiio clf elle staranno con
noi , glaeciano con queste nllre giovani • Rispose
la verchJa: brn dite , Poi djre la vcrchJa , e per-
chè non rmcte&ra ad alcuna , sciano quando toìV
i ])a , e quando co ir Slitta . Rispose ciascuna : bendi*
te , e poi ciasruna sì studia d' avelie . Parlesi la
vecchia ^ e dice ^ die tornei u spesso , e poi iste in-
visibile, e tenta tutte quelle di là dentro di vizio
ramale- Le tre drebbono quelle tre la prima not-
te ; scherEando insieme si furono accorte , coni' el-
leno erano accompagnate^ e dissono: Ob com* è
questo ? Risposono quelle , ciascuna per se : noi ila-*
mo fi gì iu oli del Re^ ma acquisiorcl d*una ^ua pa*
rente ^ ha coluto che noi siamo qui tanto, cF e!
ce ne vuole mandare in ahio paese , percbè noi
si somigliamo alla donna, ed egli n'è biasimato.
Pi cfb fu bisogno di poco di contendere • Stetto-
no Insieme , e poi scanibiando le camere , cosi an-
di> la cosa con tutte; sicché tutte? dìcrano alla Mae-
stra , che non furono mai vedute più oneste don*
xelle • Lasso molte favole , che si Ic^^ono nel por-
tamenti loio , e dello spesso tornare delia vecchia.
25l
È brevemente vi dico , che in sei mesi , elleno
furono tutte grafite , Furono aìU Maestra , e «1 te
muDiFestarano lutto. La Maestra, ch'era di età di
trenta anni disse : Io farò ardere Voi ^ e ìofo a' vo-
stri padri , e fece Toro ^ran mìnaccie ^ Skchè la
notte seguente queste donne misono uno di cosio-
ro nel letto di le? , e lì altri due misono nel let«
lo di due servirla] i * Come i' andasse la cosa , U
dimane fu la Morstra , e le servi già li In ronco r--^
dia coli'' altre « Ma dicono li giovani , che se ne
cogliono andare , quelle tutte contrastano , tengon-
sì ancora ire mesi , poi se ne palio no ^ che co-
loro sono presso al tempo dfl paitorlre ^ e dicono^
ila vostro tutto il tesoro • La secchia vi viene |
mostrano le donne , che ancor non sacclono lo fat-
to. Dicono a lei qiifitc vostre donzelle si voglio-
no partire , che dicono: ci» e non porriano durare in
questa vita - Dire la vecrhia : al nome di buona
ventura ; partesi con loro - Queste sono insieme ft
vedere lo tesoro , trovano fiori , ed erbe «ecclic ,
e paglia , e pietre , Won sanno che farsi . l inal-
mente come i^ accordan tutte , maiifda la Maestra
per I parenti di tulle le donne, e dice loro : che
queste ire donzelle , che v' erano entrate , hanno
rotti i cofani , e sonose andate con ogni cosa , e
dice : che hanno dato questa notte alle donile uno
beveraggio, che nessuna si sentìa , ed anror dor-
mono. I parenti dicono, di voler veder le don-
23 1>
ne • La Maestra dice : non e il meglio , lassatele
dormire . Dolgonsi ciascuno , e passano come pos-
aoro * Da inJì a oito di una <i\ quelle servlgi^li
mise dentro uno ^erlo ; sicché ìa Mnf^stra , e dae
delle donne la Ijoviimno con liu , e ferionc gran
remore . Sicrbè ta 5crvìi^ìa1e disse : io posso bene
uno (]\ tenere nno servo , che voi ne avete Ir*
Tìiìfì tutte tre gli! , e c(>lauti mesi - Qui fu il con-
tendere, e lo SfopiJre , Trqssonvi i fanti , e lavo-
ratori del luogo* Spirsesì la voce, traevi II po-
polo della Cfintr:ida ^ enlMno dentro per fonia , tro-
vrirono le dount- ro' corfu grancli , nirtrono mano
alle pieiip ^ e così lì lor parenti , come gli altj'i
le lapidarono , e la Maestra ardono , e le servigia-
li sotterrarono vìve, e *|url servo arrostirò ; e an*
darono per quelle dodici povere Monialì , che vV-
rnno prima , e dìedono loro II luog^n , e fecesi una
Bui lessa ^ e vi^sono lungo tempo in Santità , Que'
tre giovani tornando h casa , inrontraro Rasls in
qitella forma d'anno g;Iovane , che venne a (or pri-
ma , e dissersrii corno ee , che voi non tornanti a
noi , disse : eli' era stato malato, e domandogli ì e
come a\eie fallo ? dissonali tutto . Disse Rasis : or
ini rendete i ducati ; dissono coloro : ami tu ci
compi il nijgliEijo . E stando in cotitenzlone ; e di-
cendo costui: \oì non ni^ avete servito, e coloro,
clic T]"n era sluio per loro . E stando sovra un
ponte ti' uno grim fiume , mischjaronsi lusicme, e
255
Rasis gli prese 9 e gittogli nel fiame 9 ed affogaif-
ro , Sicché ciascuno finisce sicondo le sue ovrc •
Quesla novella fa bene a questa parte;
Perocché d,H prova chente , e come
Caula conviene esser la guani ia ,
Si aliti Baiie&sa ^ e si alle Montali .
E come sono soUiK le insidie ,
Che pone U ìilmlco a queste gentt ^
E come Iddio abbandona chi fa male;
E 5j mi I mente comò lo punisce <
Or fiegiiUa qui a trallar deUa decima parte >
Ma perchè prima , eh' i' venga più innanzi ^
Siccome stanco della mia novella ,
Io riji convengo alquxinto riposare;
Io voglio andare m luogo di riposo ^
Parlar rilquanlo alT alta Donna mia,
E prender forza da Lei , e vigore ,
Pero qui m' atiendeie sin eV io torno ,
Che seguirò nostra materia poi ,
Ver fe che perch^ Io non so molto a ponto ^
Dov^ ella sia , io non so del tornare \
Però non vi rincresca l' aspettare *
Franc. O Voi , che dalla gran Citlii venite ^
Dove In pellegrinaggio
Mi vien dello , cVor va imo Donne tante,
Aresle voi veduta
Quella Donna , per cui rehice , e sprende
Ogiii lìcor, e grandciza nel mondo?
354
Ditemi Ca?a1i>r per cortesia?
Cir io Aon Hi Lei ^ e fadoU cerratido •
Ed aggio gran rne.st;er dì Lei trovare*
CiviLiEKi , Dfrri buon uom , che cosi ci dimandi ^
Se tu già se^ a ti gran Donna servo ,
Come le tal tu si poco d'oDore ;
Che cosi sol per (jitcsto caTtiin vai .
FbawCp Non fu' mai sol , né solo essere po^so.
Mentre che suo grafia , e sua viriule
La mente mia degna d^ accompagnare
Del Lei pen^ter, che solo a Lei si vrvìge #
Cmvau Di lutti sembri a Lei tanto fedele j
Che poro li voglian tenere in ciance ;
La Donna noi sapplan ben chi eli' è
Dal sopranome j che tu niò le desti .
Vo sn per questa montagna ho^rosa ,
Ch'ElU yi posa In la cima del monte,
A pie d'un gran padlglion lì disteso : i
Vedi cl)e alquanto del bianco sj vede .
Fnirrc. Addio, Cavaller gentil, Signor rottesi^
Che ben si par, che Voi sle' Cavalieri ;
Ch' i' ho girato inloino a cfuesto monte ,
Perchè io sentb l'odor delll suo passi,
E molta gente ho trovala passane.
Chi non rtiponde , e chi mi volge il capo,
E chi mi dice parole villane -
Cavul, No' lian conteiul , s'a piacer t' è stala
255
Nostra risposta , € pia sr ben i' iwlené*
Va che non perda i passi per indugio.
FnApr* Addio, anror Signori ti Voi mercè.
Cavau Va tol saluto di Lei, che tu cerchi.
Ffaw. Ahi ISir Iddio do^e n* hai lu metiata
Questa gran Donna , che ripe san c[ueste ,
Che sassi, o ch« rovine,
E che pruni , e quali spji« «
Che scontri d' animai {éroci , et aspri *
Onde ci v'itn , chi la viene a vedere;
Hacci ahra via, tu Iddìo Ja mi mostra:
Ch' jo non so Len come salii' ci poss^ ,
Deh Cavalier , onde srendeste Voi !
Ora mi trovassi io anco con Voi ,
Forse mi mettereste a buon camino .
Ofìa . Io son fjuell' Orsa , che spianai ìa terra.
Dove ^i sti-nde il suo gran padiglione ,
Vien sa con meco io ti farò la via .
Fran. Orsa cortese, e la gente villana
Ho pia trovati in questo aspro camino :
Ed io da le ricevo la condotta -
Orsa , Guard^iti qui , che ci sta un Lione ,
Pon cura tjui , che ci ha bestie feroci ,
Monta qui, ià non porresti durare .
FflAnc. Se tu mi porli feJcìaiente a Lei,
Io ti farò buona raccolta fare;
E da me abbi tu , eia clie tu fherl .
OnsA, Tjpnti por ben, eh' ci sah*ic è dtibiOita ,
aS6
Pigliati ù me, dove tu meglio puoi.
Franc, Questi Inoi oreccljj non hanna preia f
M^ IO mi aiLeiìgf> , cf>me posso li ineglio «
Va pure avanti , die ben g'mgnerernij -
Ofì SA .. T scendi, c] ti i passerem perla tana,
SkurameiUe vieni , cir t\V h ncua ^
Ma è oscura , e petrosa , e lunga .
FnAwt:- Orsa saccente, guarda, ove tni meni ^
Ch'io mi son dato a fidarmi di te;
Peccato foia^s'io tradito fascia
OnsA.Vicu iVanc.inoenre , di me io li fido,
E di chi ubbia men forza di me .
IVla tiittfivia di più l'orti , e possenti ,
IVè te, né me, non posso sicurare.
Ma io mi credo, eh' elh sia siciiia ,
Perocché e^uesla Donna e sì lemiua;
Che se pure arvenlsse alcuno scontro,
E tu dicessi n. rjuelloj che se' a Lei,
Tu passeiai sicuro ,
Ma «redo ben, che non sie gi:i gran co*a^
Se tn ti metti a rischio , ed allauno .
FnAPfc, Sai eh' Io sou leco , non più contendicimo ,
eh' io sou pur fermo non schifar la morte.
Per veder Lei, clie perir in camino,
Per gire a Lei, ancor per grazia Paggio p
On^A . Avanti , acanti , su , vocili qiù ^
Ilieaci (]ni , or guarda coly dentro :
Vedi In Donna , che pai- che t'aspetti*
257
FnANG* Madonna , Iddio vi fece , Iddio vi guardi ,
M'jtdonna , Dio v'onort. Dio v*^ innalzi |
Madonna, Iddio vi dia le voglie vostre*
Mau. Se^ lu colui, die come udito abbiano |
Hai ìiìjMh BPgliijenEa In trarre a fine
L' ovra cominciala^
Che molle i olle io mi son craclala ?
pRAr^c. M;idorma, m mn lo fedcl servo vostro,
Ct*c no lì pens* alilo, che a Voi pUcere,
lo È(ìM colni , che per Voi vivo sono.
Io devidcro d' rmpìere , e compiere
Ogni comapdamcnto da Voi fatto;
O che ancora vi piaccia di fare ,
Ver è che i'ho la mente mia sì piena
Di sol pensar di Voi, che molle volte
Si raìirnia la mano ;
Cosi ancor si rallenta ogni mia forza |
E vanno stretti lì spìriti mie* ;
Tiint^ è altissima quella dolcezza ,
Ch'induce quello immaginar, cWb detto»
Sìcchtì non è maraviglia ,
Che tutto ciò che Tacesse
Una libera mano ^
"Non Cace questa man subì cita a Voi -
MaDé Io vegn;io ben , che mi eouvieii mandare
Snlleclìudine a dimorar teco.
Che Ibrse ti far^i più obbediente .
Fa^i>Ct Madonna , Io obbcdlenlt tanto sono ^
296
Che non Toler, ma sol poter mi msinca •
Had. Dunque toi teco quella » ch'io t* ho dello»
Ch* almen ti ammenier», ^e Ma mt^Arìere ,
Quando It peniitr di me tenesse troppo
Remolo te dalT ovra incommctata .
E tOi con teco ancor Persevera Lisa ,
Che lì sani compagna
In questa ovra otiire .
Vedele qui, eh* Io le mandai Jnnanii ,
Faaitc* Mudonna, poi che mi convìeti parth-e;
Che già cominciati costoro ad sudare ,
TVebUo io con meco altra cosa portare?
Madon!«a .. A questa volta nb, ma tontamente.
Se hen la?ori nell^ovra, c-h^ò detto ^
lo li farò delle mie grazie molte •
Frawc, Addio , Madoni>a <,
Mao* Va con qnestc Donne;
Jo aceommaudo a Dio te, e Loro ,
Ora si volge i) Libro nostto, e tornii»
Clic vuoi trattare della decima parte ;
La qua! convierie in Juogo di ristoro
A^er breve Trattato ,
£ anco a sua materia si conviene .
Ma qui fa purao e ricordati bene,
Cile ti convleDC albergar queste Donne ^
£ ponerlc a grande onor con noi ;
Che la gran Donna V a^ijla per ben poi .
PARTE X.
o.
'ra comincia la Decima Parie ,
Che tratt^r.^ ciella Remila sola »
Coi» rerU* rose iuIoido al stio lUto ,
Vecieie lei all'entrar del <uo luogo,
E la Fortezza^ che qui T ammouisce ^
E dulie Jorza, e siile ,
Di che »i debbia, e convenga guardare*
Ter Je parole, die cortei le dice
Porrete veder voi ,
QuutilQ , e di che guardar Lei sì conviene .
Ora parla Foitei^a a lei :
FonrEzzA * Vedi lu coni' io «on §ì Torte armata ,
Wjentu di meno io son spesso percossa ,
E minacciata , ed ancor viva sono •
Cosi tj pensa, che te viva tenga ,
E non ti vìnca percossa , o minaccia ^
^ O tentusione , o Imluga , o paura ;
Che In ti metta Jh forte ventura *
RÌ2>ponde la Donna ;
DoKPTA . Colui mi fari iorie, se gli piace»
Che m' ha disposto a tal proponimento ;
Che ancor di tale impresa io non mi pento*
FoiiTEz, L'em presa è buona, s^el perseverare
Arai con leco , ma forte mi pare
Dio ti consigli^ che mesiier ti iace;'
i
34o
Dìo sia taa guardia « eh* eir è più verace .
Ornai ci convìcn tiu€ dì suo stalo ,
E di suo guardia , e dì suo
Cautc1;i, e di suo bbogna •
£ prima di suo stata il quale è molto
Di pericolo grande ;
Parlando di colei , cli^ e dì tali anni :
Cile ancor non sono jn lei U vizj spenti |
Parlando de"" carnali, ch'il con seco
Tulli quelli, chr sono
Della lussuria amici , e della carne.
Che le conviene esse i e oziosa molto ;
E oziosità è un arma del nostro nemico.
Solitudine ancor
Genera la potenza a mal pensare ,
Contra costei poiaua i maMiiUori |
£ la larghezza di peccare ancora
Fare piuttosto lei cader nel male ,
E confidenza, che poi non si saccla
Ancora V è dannosa ^ E brevemente
Io non so stalo alcuno ,
In lem ina vi patio, quale ho detta;
Dove rai pajì pericol si grande .
Ma pur se prende alcuna esto partito ^
Lodo che Ciccia il Romitorio suo ,
Pia tosto in luogo dove gente sono ,
Che solitaij o di tuugi da gente «
Tattochè d' omo parlar si potesse
24*
In altra guisa , cf piA sicnramente •
Di suo guardie , e cautele breve parlo ;
Legga la patte , che va (|Ui ctioan^ì ,
E au^la procederkte ,
E prenda in se che per lei lì conviene;
E Lanto più qunrit^ è speciale a lei*
Guardi a cu' parla dalla fineiCrella «
Tfon odn volentler lusinghe umane »
La cella sua conie Leon raggiri ;
£ faccia d" orazioni, e pater nostri
Un !^uo lavoro continuamente;
Sicché sempre la tra?i il suo nimico
In qualche cosa occupata Ih dentro *
Uicj non lasci , né debole tetto ^
Le muia ferme ^ e plcciola finestra •
rfon faccia di limosìne raccolta ,
Suo rimanente per Dio doni poi ;
Salvo i' el luogo lontan diilla gente
Altro non richiedeìise a certi tempi .
Fugga divoti , amlstfi , e parenti ,
E poich'ai tutto a Dio s'è donata,
Ài lutto sia di Lui, e d'altrui no .
DI suo bisogne prima in Dio speri ,
Ed ancora alla gente ne ricorra.
Ed aggia ancora un fedel Confessore ,
A cui ricorra per l suoi consìglj ,
Ogni mondana vanità nimica
Sia di costei^ e solo a Dio s'appoggi.
?
«43
Né faccia Unto sIipUb la ma vita ,
Cb* ella per ci£> §it cAgion dì sua morte ;
Ma domi la sua cartie , com* ho dello
In quelle |>{irll , che d manti vanno *
Ora sì ht'^ue alcuna novelletta ;
Ch^ ogni Trattato sta bea con Teiemplo,
Ed ogni stalo rlpoio richiede*
Una Romita fri e a Nopn in Piccardk presso
alla tei la a due leghe ; sicché ii ragionava di lei ^
ch'era bellissima, ed era d'età di ventìciuqne au*
ni . £ ponian che fosse II luogo lolitarto, era il
luogo forte , e *1 pae^e sicuro da non poterle esser
fatta fona; sicché i"" ella rotea esser forte nella men-
te, potea , non osUinte che mala gente assai le fa-
cesson Qoj^i per averla . Ebbe in quella Gontriida ,
lìcondo mi di^jse uno Canonico delia Chiesa mag-
giore, una genie di giovani, che continua mente an-^
davano, e mandavano per farla indurre a peccato*
£ quella dava udiente a chiunque volea parlare dal-
la fì netti ella ; non lassandosi perì» vedere . E poi
gli mattava con suo senno , e con suo fermezza ;
ch'era tenuto il suo il maggior miracolo , che mal
s* udisse f o trovasse d"* alcuna donna costante « An*
db a lei uno savio Religioso del paese , e bia-
sfmolla forte di questo stare a udire la gente, di-
cendole : e' non è persona lauto ferma , che sen-
do così continuo tentata , che non stia a gran pe^
ri gì io di cadere . Questa rispose: io non so che fan-
349
no r altre ; la per me vi dico , che lasso dire a
costoro j per aver poi del tenere maggior corona .
Io mi senio sì fejDa all'amor divino, che se quel
Serpeuie che teolb Eva cod tutta la sotlìglleBza de^
gli altri Dioiouj Tpai^^e a metEere tutta stia for-
za in rompermi ^ Io non temeiia . Questo Rellgio-
IO le disse t se tu &e' cosi forte , cooic tu mi di ,
tti puoi ben stare a udire , ina grande pericolo
V*fe; e a queste parole si parilo. Lo Serpente ,
che ingannò Eva ; udeudo queste parole pensò di
{aria rimanere ingannata » e fedele la notte venire
In visione , che uno fìgUuol del He Taveva tolta
per moglie ^ e cKe questo Qgtiuolo era »ucreduto
nel Regno , e che lo primo genito era mc^rto , e
ch'^ ella sedea nella sedia della Eeina al lato a
questo Re , ed era Reina , e che questo Re le Ia-
cea gran festa ; e parvele tutta notte es^er Reina ,
e sollazzare col Re « JLa dimane, quando si desiò ^
n* ebbe tanto pensiere , e sperania , the diinenii-
co le orazioni f ed in tutto il giorno naa sì ri«
cordò d * Iddio , e '1 seguente di meno , e '1 ler-
%o vie meno j ed ogni notte delle due seguenti le
parca , che questo Re le parlasse. Quando il Ser-
pente la senti acconcia a dilettarsi di ciò , ed el-
io pigliò forma di una gran Conte jsa , e giunse con
un gran runiove di compagni al Romitorio . Poi
a' compagni disse , che si tracssono addietro , f*
eoa lunghe parole dis«e alla Remila ; come quel
244
figliuolo del Re era preso dì lei ; ayendo Teduta
la sua fermezza , e la spa bellezza , e che la vo«
lea torre per moglie , e che il Re glie Pavea moU
to conteso , ma finalmente gli avea dato la licen-
sa ; reggendo pure lo suo volere , e eh* ella le facea
sapere , che si trovava una profezia , che costui dovea
e&^er Re 3 e dovea essere sua Reina una sua fedele ^
sania , e he]h , La Rtmlia rime maiio » e contò tutta
la stia visioDe . Disse la Contessa ; or ecco poiché le
cose a* accordano 9 che mi rispondi ? Qtic-lb dj$se 3
ecco io non avea giurata verginità, né castità^ e
sono tttitrota »n btato Ubero , e però lonj^iie a liti ,
e dite come vi pare, ch^o sono per ubbidire < Pre-
se roniiato la Conlei^sa da lei, come da colici, che
doveise esier sua Donna j e partesl , e p^nsa di
voler nitf^nare a lei uno di quelli , che le facca no--
ja in pi ima, e di farle parere, l\C ci fosse quel
figliuolo del Re , e di farle stare insieme « Dio
misericordioso disse a un Angelo : pietà ci vic-t
jie dello inganno, ch>l Serpente ha latto alla co-
tal Remita , la quale era in tanta purità ; ed avve-
gnaché per troppa s leu ri li , cVclla avea di se le
stesse bene ogni pena , va , e poni silenzio al Ser-*
pente. Andò T Angelo , e ttovò la Conlessa già
tornata al Borni toro ; e lece le comandamento , che
più non andasse innanzi , Allora la Contessa lasciai
le forme della femina , e riprese la forma del Ser-
pente, e disse alla Remila i non ti posso più offea-^
Hi
derè per lo cotal comandametito ; ma almeno ti vo-
glio dire, che tu non t* avvezzi a credere d! saper
più di me , cV io sono lo colai Serpente , ed botti
cosi ingannata ; e inmantaneute dispario • La Remila
cadde iramorlita dì paura , poi ritornata in se man-
do per quello Beilgioso , e contogli tulle queste r o-
*e , Ed in quello dì ordinò di entrare in nn Un^
ni&tero di donne , dove poi luogo tempo pianse U
iua deboìez3!a^ e finuìmenie Cinìo i di suoi con fa-^
mtt di gran Santità . Quinci si può cogliere quan-
to è di pericolo In questo stalo , e quanta è h sol-
tjgllezza dfel nimico; e che nessuna, perchè ella si
senta ^ o creda esser contante , si dee lassar venire
u^ ragionamenti » o a trattati di quelle cosr, a che
Tjon vuole acconsentire ; che nulla è che ben saccla
come al punto stretto sarla forte . Oude rispose uno
Santo uomo ; che farla se fosse in ratnera con una
bella donna : non mi mettere a tal prova , eh' io so ,
eh* io sono, ma non so ch^ io sarei . Poi disse . ma di
cotanto mi sento io ben fermo , ch^ io cesserei di
non venire a tal prova , che se forza non mi vi
menaste 3 consentimento non mi vi menerebbe mai.
Or ci volgiamo alla pane seguente ,
•
246
PARTE XL
N,
I il ella Parte seguente ,
Conviene a noi brevemente parlari ,
E dir della rompagnU
Di donna , o canneriera ;
E si &' eli* è pur tina ^ o più con donne »
E perchè ogni paese ha sna usanza :
Una di quelle cautele migliori ^
Che le con V rene aver ,
Sj è quanto al serv^jgio , e compagnia ^
DJ prender ben V usanza , e la costuma ;
E quella servi in quanto ella è one«ti •
Fo^ pc^Tìga cura , innaDEi
Per lo Libro vedrri , che molte cose
11 a qui gifi scritte , che dimostra a l«i
Di suo officio la via ;
£d anco poi torr^i ceiie cautele ;
Che seguilan dì sotto ;
Le quji^ Je dà la Donna ,
Che tu vedi dipinta qui con lei:
Cb'à nome NETTA FEDE.
E prima le comanda j
Che faccia In cuor ragione :
Che la donna le sia come figliuola ,
Quanto ad amare , onore ^ e ben di lei.
*47
£ com6 niudre quanta a iivernU ,
E che vgxii àdkììutt , ed onta , e mal di tei ^
Sia come T ella in se T ijvesse .
Gli arnesi della Donna , e le &no gioje
Però curi lener nelle , ed acconcie -
Bammenli a ìct tutto ciò clie conviene ^
Quando )e ser^e innanzi,
0 quando sta cola dove coloro ,
die deputati sono a servir lei .
Attenda , che suo mani , e petto » e veste
Netta 5Ì tenga , e quanto può coverta «
In camera non curi dì vcfdere
Quella maniera , che tlen col marito »
l^è ancor rapporti a lei , ^e mai v^edesse
Il marito mancare «
E vie meno al m arilo , se non fosse
Fallo scoverto , e di non lieve colpa :
Clic per ogni guardar donna non cude «
Ed ella dee , quanto può ^ cessare ,
Ch^essa cagion non sia
Di n^etlere tia ìor discordia alcuna }
Che rade volte ne porrà campare,
Che non rimanga in disgrazia loro «
Se poi avvien 5 che s* accordino ad una^
Non diro però qui di cosa grave ;
Oi^etla ne dee ammonire prima lei ;
Poi se non giova per lo ben di lei,
Per cauto modo deesl provedere ;
248.
Ch*ella non possa mincar se rolesse*
E se non vale ciò 9 dicalo a lui ;
Che metterà 9 come vorrà , consiglio •
E quando ciò gli dico,
DI ciò eh* è fatto , e non si può ritrarre
ISon parli , ma di riparar gli dica •
Sicché di ciò che non può contrastare 9
Ricorra là dove il riparo vede ;
Ed ella viva per se casta , e netta 9
Che avrà maggior baldanza in ammonire •
E per camln non si parta da lei,
E tutto tempo , a chi attendo a quella 9
Faccia tal vista , che teman ched ella
Non rapportasse lor atti al Signore.
Non lodi di bellezza la sua Donna 9
Né la lusinghi , o faccia Insuperbire 9
Né anco in tal parlare a lei dispiaccia*
Ma per la via di mezzo si metta 9
E quando avvien che la donna s* adiri 9
Sostenga lei umilmente con*pnote,
E similmente il Signor s* egli ha luogo •
Figliuoli, e figlie di questa sua Donna
i^mi , e tema 9 e riguardi 9
Come lo core 9 e la vita di lei 9
E tenga gli occhj e la mente a potere 9
A riguardare 9 e a crescer le cose;
Che veogon nella casa 9 0 che vi souo •
Po* da se prenda a saver Y altre cose ,
249
t
Clie 9011 mestièri a questo officio sue ;
Ch' \ù non parlo più qui al presente »
Ancor novella non li scrìvo alcuna.
Per differenza di gradi, e di itati;
Ma tanta dico in luogo di novella:
Che queste camerler , se savie sono,
Frofedute ^ ed accorte ^
Rjportan grazie dalla Donna sua »
E da^ Signor sovente belle , e grand! ,
E sopra tutte cose ral lor fede ;
Perchè fa bene ognuna di tal stato ^
Se fedele si guarda «
Seguita V altra parte •
PARTE XII.
JUr està Parte Dodecima possiamo
V ie più breve passar , perdi' è detto
Già nella precedente moke cose :
Che fanno a questa ^ però leggan quella
Xre servìgìali di cui ora si parla •
E per memoria li £i buon toccare
Altre cautele ^ che toccali più a Jet •
E parlercm di tutte insiemeniente ;
Servano a cui lor place «
Ma prima crede , che ben ii convengnm ,
Che s^è giovane fante ,
%6e
Non dimori a terrJre a!cnn Sijnore y
Se non avesse donna ^
Se ben di ^aa onestà cert» non fosse f
O se non fosse per esser sicura •
Ma se pnte db avviene ;
Tanto sì tenga con lui quanto Tede «
Che voglia bpn durare;
Di colei parlo che si viiot guardare *
Se donna serve col Signore , o sola ,
Biguardi tom* ho dello m quella parte ;
Che è dtnanti a questa parte sciIiEa ,
E t^nto più cautele attenda , e guardi,
Ch"* ella si guardi andando ^ e ritornando
Dalle lusinghe , e da promesse false ;
Che spessamente si vedrà belTata ,
£ non da molti moTio riguardata .
Guardisi ben , rh'il Signor non la toeclil ^
Che dalla Donna nvrìa guerra mollale ;
Ed alla fin ne rìmarrìa perdente •
In cucinare , ed in altre ovre sue ,
Netta sii , quantuDt|ue pia punte.
Guardisi da' sergenti » e da' ragazzi ;
B ponlan eh* elT avesse amico ni cimo ,
O parente qual voglia,
Non porti lor la robba della casa .
Non studi in Uscj ^ o curi andare adorna ^
Che si conviene allo stato suo molto «
25t
Ma curi gifi^aTnenté a guadagnare ^
Sicché ti posta m vecchiezza condurre |
0 possa sovra «e poi anco slare.
E tarilo dica a ognuna parlando ;
Che qual pu6 Itar la vita sua Clan do ^
O faticando se d' altra maniera ;
Che meglio viene a lei sed ella il face ,
Non la^so ancori dire d^ alcune altre >
Che servon mercadanti , e più Signori
In una casa , sansa avervi donna .
Se giovani sono , o d* età comunale ,
Dio le consigli, che io per me credo:
Ch"* a gran periglio f tanno ,
Se vogllon far buona vita per loro •
Coatei vedete , cV è lassù dipinta ^
E come V ammonisce «{uella Donna :
Ch'il nom^ LEALTADE.
Perocché queste roEa* servigiali ^
Per lealtà , e per guardar le cose ^
E per far buona , e cauta masserizia |
Secondo se avanzan ben suo stato «
Però dì ciò attente sien tuttora;
Ch"" io acconcio non sono a dir più ora ,
Ne anco Intendo di por qui novella
Per non ne star a parole con loro »
Che se ne trovan poche Scinte, o buone ;
Toglianmi mal ^ eh* io non vi do un bottone *
PARTE X I I r,
JLja Terzo decima Pine comincia ,
Dove tratt.ir ci conviene
Della balia di Casi , over cff ftiori i
ìù qui porremo UiHe cautele ,
Che 31 conrengono ali* una , et ali* altra ;
Toccando qui di lutte jnsieniemente ,
E poi d' ognuna paileretno alquante
Partile cose ^ che mestiere è a loro .
E perchè ad oijnl halia mestJer face
SoltigUezza : ledila qui dipinta^
E sovra lei una Donna, eh' à ttome
INGEGNOSA CAUTELA;
La quale le ah insegnamenti, e via.
Come la creatura umana possa
Notti re , ed aitare nella forma .
E qui convien , che più lungo si parli ;
Però perdon dimando a quelle donne :
Che non hanno figliuoli ;
Se rincrescesse a lor udir trattare
Di quelle cose , che cura non hanno ,
Ver è che le parole d' cslo Libro
Son di colai natura^
Che chi trapassa , e non le legge tutte y
IPfon è nimico di quelle che lassa .
Ma tanto dico, che clii lutto le^ge,
2Ì5
Ha delle parti che vuol più notizia •
£ parla questa parte,
€om* han parlato molti , e molti savj \
E ancor pone osservanze di certi ,
Che hanno provato , e cercato » e trovalo ^
£d altri ammonimenti ;
Che tiitii son dì ceiie savie donne,
Ch^ h^nno dì queste cose sperlenza ■
Aticor ne laaio , e non vub tutto due |
Che per usaDca più cose sì lanno;
Che nel pnncìpfo , e nel levar l^ìnfante^
Come convien «i servano da fjueIJe ,
Che sono a ciò chiamale :
Come curare all' Infante II hellico p
E de' legare ^ e de' scioglie,
£ deir olio eh' è buono ,
Con altre cose, che vi lon da porre*
Ancor vi lasso del sai ^ che vi s' usa »
Con akre cose ad Indurar b pelle ,
Ma. pur ricordo, eh* el naso 9 e la bocca
Ifon si convien salare ;
Ma r altre parti in dui-are , e far forti »
Peirhè le calde , e fredde cose tutte
Gli posson fare leggermente noja ;
Tant^ è sotti 1 la pelle ^ con die nasce y
E tanice la caldezza, eh' à con seco*
Così ancora vi lasso del lavare
Con r acqua calda temperatatacnte.
2H
E simigliatite cose, che voa viene M
La sperla balìa saver commciando •
Li nari suoi cooirengonsì nettare
Spesso , ma tu che gU tieiti , movente
Fa le tue unghie tondare ,
£ quinci prendi netUrlo per tutto ;
Che c^ueslo Liv^ro noti parla più basso *
Poiché sarà il bellieo caduto ,
Dopo li tre ^ Q foise qu^ìttro giorni ^
Qui sa' tu beQ ^ che poner si eonvietie *
Or nel fasciar soaTefiiciite il tocca ,
£ qui non lasso , can>e 11 puoi campare ,
Che noti avrà giammai mal di pietra •
Farai ^ d^ laist libera la parte ,
Donde ^ua acqua viene ^
Che poi la faccia T uscir non contenda»
£ lui sfasciato quella parte premi ,
Che luKga sperien^ ha gtà inos Irato y
Che nelle fas<;e db prima si crea •
£d io da sommo medico lo ^apre$i ,
Lo qual dì ci{> ben sarea ogni parte »
£ sono ancora di moke vecthle ^
Che schifali fasce tolte da lenzuola ^
So ben perchè , ma noi mcito in iic ritta .
Or fa qui punto ^ nel fasciar che fa i ^
19 on legar troppo stretto , acciocché poi
^on pianga troppo , o altro mal non ag^ia *
Né ancor lento , sicché poi traesae
à.
26S
DI fuor le braccia a grattarti gli occhj •
Or non t* indugiar più , «e tu più bella
Vuo"* far la forma sua •
Piinia cotivien da te ^ et an* d'altrui
Savere ch^è bel le ^ sa temporale «
Che in altra guisa bel noi porrla fare *
Onde posslan dir qui , che la bellezza ,
È una conforma sprendida statura ;
Sicché eoDvien , che riipoDdiii le membra
D^ jgual bellezza , e grossezza ,
E che siati DCTte , e dì macula monde »
Se troppo avesse il naso piano ^ attenda
A rin alzili lo « e U troppo alto abbassare •
Le Ciglia hA$se rilevare in alto »
La faccia troppo lata rassettare ^
La corta rallungare ,
La troppo lunga ritenere a freno ,
Tirar li labri eorti ;
Gli luDgJu , donne soniche legat^ hanno
Con certa fascia partita nel mezzo ;
Sicché non gli contenda il riiplrare*
GII occhj suoi manterrai a poter netti ,
E se gli avvien , che forse
Nascesse guercio deiruno, o dell* altro «
Usa di porlo a dormire In tal luogo ,
Che dal contrario lo lume gli venga;
Elln riguardando In soli' addormire
Nell'altra farie^ tornerà diritto •
r
À
2S6
Ma s*egli Ili l*aii dirìUo , e T altro gaercio^
Fascia II diritto nel lempo , eh* ò detto ;
Sicché convenga , eh* egli U tenga fermo •
L* altro gli lascia libero a gnardare
Nella contraria parte , come ho detto,
E questa cosa è veduta , e provata;
E non è lungo tempo ^ eh* una donna ,
( Lo cui nome lasso ) ,
Che non avea di suo marito figlio ,
S* accompagnò con alcun come volse ^
E nacquene un fantino ;
Quando II marito era In altro paese :
Questo marito guercio vidi spesso •
La Donna tenne II detto modo perchè sembras-
te a lui ;
Si fece II figlio del ben dritto guercio,
E perche ancora II marito portava
I piedi volti In fuori 9
Tersegli I piedi alla sua somiglianza ;
E poi parca in queste cote due
Tutto il marito, ma nell'altre tutte
Pareva un pero dolce sementino ,
Innestato nel pero montanaro •
Ancor perch' el marito
Yolontlerl mangiava le cipolle ,
Si r avvexsò a voler di quelle ;
Che dandogli il denajo
Al tempo di clriegie , o di . castagne ^
25t
0 fichi primaticc/y
Andava a comperar delle cipolle •
Dice la madre » tornando e* con esse :
Vienne , che ben se* figlio dì tuo padre ;
ft el marito credea di lui dicesse :
Ma ella doppio parlata .
Ancor portar lo facea a mano manca ^
E la man del fanciullo rlmanea ,
Di fuor del manco lato ;
Fecel mancino a maniera ài quello *
Ritorna su ^ e gli omeri rappiana ,
Le man fa lunghe, e belle ;
Ma guarda che non tiri raccogliendo ^
Che fanno vizze ^ e grosse le giunture •
L* unghie gli scuovri , e innalzale dal lato ^
Li piedi siringi^ e forma
Le polpe delle gombe ,
'Et accosta in su s*egU è maschio T iofantt;'
E se r è femina lasciale iguali .
Kislrigni i gran c^ikagn]^
Tira le prime dita ^
Innalza il dosso del pie come puoi * ^
E dove a?riea 9 che peli
^ascan in luogo ^ che non paja bello ;
Fé roche T acque son a lor pericolose ;
Togli la cenere alquanto caldetta ^
E fregane indi via ^ eli' apre i pori « ^
E piglia t peli ;
r • >
^
X ^
s58
Sanza fatica , e dolore gli avrai ,
E sì facendo più fiate mancheranno •
G>8Ì per questo simile modo
Como cera porriìi lui trai formare •
Ma pensa ben , che in ciò non usi forea :
Soavemente , e apesso ,
Sicché gU sìa diletto , e non len gravi t
E guarda c|ui j che molle donne sono ,
S^ elle aveianno ì mai iti gelosi ,
( Ponjan che non aìan belli ) ,
Vorranno i nglj alla lor «onugtianza
Pia tosco mantener, che migliorare.
Nello sfasciar di stendergli le braccia
Ver le ginocchia , e di covrk sua testa
Serra V usanza , ed ancor la dottrina
Delle più antiche ; perocché paesi
Hanno osservanze, e bisogne diverse.
Terrallo in casa lai , rhe non ita fredda ^
Né an' dì troppo lume , ansi più tosto
Osrnra, che lucente.
E nel dormir ponila testa più alta ,
£ che suo collo , o filtia parte sua
Non stia torta a giacere .
II suo lavar sia dopo suo gran sonno
A tempo caldo in acqua tlepidella ,
Al tempo freddo al<|U(into calda pine;
Ma non giammai toglierai cocente ,
Talor due volle il giorno, e talor tre;
2%
Sempre guardando di lavarlo a tempo ^
Che Hitlo sta vermiglio , e riscaldalo •
E fa die non gli eiìlrt nel lavate
Negli orecchj suol V tC4|ua •
E se da se si muove
A gambellar nell' acqua , lasciai fare ;
Che ai conforta la sua forza allora •
E se dì verno a pie del fuoco il lava :
Le ganibe , e piedi stendi laver le reni ,
B le giunture piega, ed ungnl ad olio ;
Ancor coli' olio gli ugnerai le nari ,
Poi con soavi paunl si rasciuga ,
E È* egli è freddo ^ si gli icaldan prima *
£ pollo in prima bocconi a giacere ,
E poi ponil rivescìo ,
Fanno lor teste tonde , e pian ài dietro •
E quelle che per lato le fan hnigÌAe ;
Ancor quelle che teiigoa per luto ,
E più V un che V altro lato ,
Fanno lì nasi torcere air ausù ;
E talora la bocca , e tutto II viso •
Onde compensa ì templi
Che se trattieni ad un sol modo usare ^
Se giacere nelT altro,
ParraglI avere un peso adJosi^o grave
Su nel dormire , e Taragli paura •
Ch* avviene a grandi , che dormon rivescie ^
Se &on usati dì dormir per lato ,
r 2
36c
E chiamali ciò fantasma ;
E pare a lor che dormono allora •
Bocconi non laicìare ;
Perocché poma in tal modo perire ,
Ancor la bocca guarda , come covri ;
Dìcon lo lidlle Frartcesche : che limi
Pensati , e iipensau i modi loto ,
E di mtn rischio tenerlo rJvescio j
Che ata pm saldo , e non può voltare ^
Kè an* guastar lo braccio $u* dormendo ^
Né an"* la gamba ^ con gamba grufare*
Ancora dìcon : che dlventon larghi
Vie pia nel j>eUo ; ed a giacer per lata
Dicon : che fanno gli omeri aguzzare ^
E fanno ancor li calcagnj maggiori ;
E son sicure poi dalle fiinUsme •
Ma io il dico , che la gente tutta ,
Che per usanza scu giace rtveselo «
Hanno le lor fantasme per lo Uto •
Ancor ti dico j ch*el giacet- rivescfo
Fa sì la parte di dietro del capo
Sottll , che non conserva ben memoria .
Or piglia tu ornai, che più ti piace.
Giurda che tu noi potii tra gì' infermi ,
O a persone > che hanno viso infermo ,
O a occhj maculati
^on lasciar guardar , se far lo puoi •
Ancor io guarda da riuclle j che moìt»
26l
Lo vfggion TDÌenller per buono amore :
Che per lo fiso guardare e perìglio j
Che la tenera ma etate , e pura
Non ne riceva noci mento spesso*
E dìcnn cerli : qtiéstt ha or mal d'^occfij;
Perb le bstUe gli guardan dalle recelìle ^
Che comutiemente
We 5on volenterose di tenerli ,
Quando «lì vuol nettar la sna faceta f
Colla saliva lalor come occorre»
Guarda che c!6 la dlman tu non faccia f
Se prima non lo fai sotiiT sputando «
£ più st tu la sera avessi forse ;
Levalo la mattln
Blnnn^I a quelle femlne ;
Che molto vengon correndo a basciarìo •
Fa spesj^amente , che le !!ue mammelle ,
( Cioè di questo Infante ) ^
Tu prtma di quel latte, che gli «rviene ;
Perocché ul fiala gli fa noja .
Se gli avvenisse, che tu donna balla ^
Forse infermaisl , non lì raffi da re ;
Alla sua madre il porta •
La qual , 3^ ella volesse , e se conviene *
Porr^ lattallo dell^ attimo ìfttte .
Ver è ch'en sul principio,
È meglio ti latte d* un'altra, che d'essa;
£ lanza infermltade ancora giova «
262
Che tal fiala la madre Io latti ,
Che molte cojc nocive rimuove
Da lui > rom'' una ciira medicina •
Cosi ancora in ogni mutasioae
DI qne&to inlìinte , al suo latie lo porla 4
Dì alla madre , quando tu gllel lajcl :
die non gli la^cì nel vi.so guardare
A lutf(he''l guardo corrompe lo «peccliio;
Che ciò leg germe n te ne ha più morti.
P^è quello infante ancor lasci guardare
In cose soz£e , o inferme , o rorrotle .
Su nel laiUr porrai alquanto mele^
JUa tunavtii li ricordo per Diof
Cile qii;>ndo il vìe^ a lattare faccia s) ^
Cbe alquanto prima , che del lùtte versi •
Cib più convien la dimane a digiuno;
£ son di quelle 3 che lavan la parte j
Dove U hotca si \Ìen dcIP infante.
Qui lasso del rimuover delJ;i culla ,
K del cantar che gU si la d^ in torno,
Ma diro tanto, che ben clh conviene ^
La prima al corpo , eM cauto a dilettare
L* anima sua, a confortallo lutto ^
Ferì» r antiche furon gran maesiie ,
Ma certe son, che dicon i ch'esic cose
Furon trovate per fargli dormire ;
£ pere he ancor qupsto cantare udendo |
Lassano il pianto, eh* ossi fanuo , spesso •
269
Ma quando egt! è lattato 9
Non si conviene alla culla le scofse
Si grande^ che gli piedi innaUìn troppo.
E sono stato lo già 111 tal paeie ,
Che le lor culle gìran per traverso •
E fa qiit punto , e d\ che certe soDO|
Che dicon : che 1* lafante
Non si TOol dare a certo tempo here ,
Con veiro, o con htcchìere é
Questa fu so] per visfoii di donne ^
Che vìdeffChe in quel tempo era periglio
Di eia per rinfante.
Metter lo ?elro lu hocca ;
O le cìesora ^1 collo , o almll cosa •
Ma torno a te, balia, se tu senti
Lo latte mancare , o te Indebotitare ^
O forse TUOI con tuo marito stare ;
Kendì r in{:mte alla «uà vera madre s
E ra cercando, e trovale nna balia.
Fatta com* jo dirb | e come in prima
Ella dovea cercar di trovar te ,
Trovala tu, come puoi, roslumnta ;
Che molto traggon da e^se P infante,
E ila di tale etade
Tra venticinque, e ircntac inopie anni ^
Conforme alla sua madre il più, che puoi ;
£d aggla buon color , e rollo forte ,
E petto forte ^ ed ampio ,
264
La carne dura , e grassa ^ più che magra 9
Mi^ non vicsa ìmperochè troppa •
Lo suo fialo non rio , e denti mondi ;
E quanto ne* suo modi ti riguarda più strotto
Dalla superba » e irosa , e tristosa ;
Né paurosa 9 né matta , né rossa ^
Intendi troppa in parte di periglio»
Le sue mammelle intra molle , e dure 9
Grandi , non in lunghezza soverchio •
La quaniiia del latte temperata 9
E il color d* es>o bianco 9 e non verde 9
I9è ancor giallo 9 e vie meno ancor nero •
L* odor di quello 9 ed anco il savor buono 9
Non salso 9 e amar 9 ma che s* accosti al dolce •
E sia nelle suo parti simil tutto ;
Ancora non spumoso , ed abbondante •
E vuò eh* attenda 9 che migliore è quella 9
Ch* ebbe il suo proprio figliuolo maschio 9
E guarti da lei che si guaste 9
Così da quella 9 che V omo non lassa •
Ed an* da quella 9 che gravida trovi »
Se tu te senti 9 o vuoi conservar buona •
Ponian che forse lo latte le manchi 9
Non dico in tutto 9 ma in parte vi parlo ;
Perocché non è buon tanto mutare :
Tsa buon pane di grano , e di spelda 9
Girne di buon cavrettì, o castroncelli 9
I pesci freschi , e sani 9
26i
LLttughe, tnandorle 5 e anrora aTilìane.
Ancor le suppe Fiancesche ti lasso ,
E tutto €\b che laue ioducer puote ,
T^on usar ruta , o cosa alcuna ^ ck^ bibbia
Natura di corrompe! e il ino sangue «
Quando pur ti niiuassì ^
E non puoi mutar balla ,
Eìcorrì cjui allo medico loo ;
Che qui non lì conviene torgli V aite *
E con 5UO buon consìgUo,
Fema di vìvrr sana , e far lui sano*
Non lasso qui j tìkC premer iì conviene
La tua mammena , che non s'' alfalktii
L' Irifaiìte troppo a Iraerne lo latte «
Lo 5U0 laltar comune è di due anni ;
Ma non sì vuò levar tutto ad un punto •
E quando tu nel levi ^ usa cautele
Di porre a quel luogo amare cose ;
Lo cui amaror non a^gia in se periglio*
E quando V appetito suo •' accosta
Ad altre cose, dagllel temperale.
Non dure ai denti ^ che torcer gli fanno*
Ma cose tali, e si da te tritate^
Che nulla sia a lui fatica a quelle .
É buono è il pane nelì* acqua del mele ,
Talor nel latte , e talora nel!' acqua.
Con poco vitt mlicidato con essa *
Itrla tuttavli se mutar lo vedeisi ,
966
AI latte Io ritorna •
Vien poi cresceodo alle cote pia ferme |
£ fa tue noci dJ Eucchero , e pane ^
E cominciar da quelle puoi sicura •
Farai, che tetnpfr&to ìì rìniuova ^
E <|tiatido tu corrai , che *tipari andare ^
Guardalo dal passi troppo lunghi ,
Dalle vie dure, ed anco nel tcderép
Uia loco soave.
Guardalo ancor dagli altri luoghi ,
Che tal Hata volando un ucelìo ,
Crede pigliarlo ju aire non pera ;
Che sicuro non sia •
Cosi ancora da fonti , e da poizi ;
Che se vedri^ la $ua spera nel) ^ acqua «
Vorrà correre a quella, e fia periglio*
CoaI ancor non gli lassar vedere
Colà dove si nuota ;
Che penserìa così poter far elio ;
Anzi gli fa d^ cste cose paura ,
E di slmili tutte ,
Per tuii^ i modi che meglio potrai •
Ancora fa che l' avveri i a savere ,
Come la spera non sostietì T infante ;
E mettigli paura
Beir andar alP oicuro ;
Ed anco di toccar lo foco In mano <
£ sìmil d*ognI cosa
t ..
267
La quaì gli può far mak 9
S' a quelle solo forse si mettesse •
Cosi ancor fai fuggire
Cavalli, f^ c^nì , e tutti altn aDimali ^
£d anco di detr pane a catie , o gatta |
Che tal Gata gli pigtia ta mano ,
Credendo sol pigliar quel che gli porge *
T^on gli lussar né ferri , né coltella ,
He ^eiro , né boiion , né cosa alcuna ^
Che a lui poua far male ,
£ più aHo lem pò di metter li denti *
Aurora T unghie Di the tu gli tolga ^
Che non si po&^a con esse far mate ;
E gujtrda rh^ el non mordasi le dita ,
Quando li denti mette , e fregagli la boccn «
Con sale, e mele, che il dolor rImuo?e •
£ nati i denti porrai regoli zia
Tenera fatta mordere ^ e usare *
Quando a parlar comiùcia ,
Fregagli 1 denti , e insegnagli parlare
Agevoli parole ;
E seti par, che venga iscilinguato ,
Torraì un grande specchio ,
E fa dopo esso stare uno fanciullo ;
Il qual saccia parlare ;
Facendo voce accostante alla sua ,
E dica quelle parole , che vuoli .
Ed el guardando se in quello specchio ,
268
Crederà sia nn sì fatto com^ello^
£* ^ngegnerassi a parlar come 1* altro «
Dirizza colte man soavemenic
Oìl denti ^ che non ser?m orditi bdlo «
In quelle cose porrai cura ancora
Di non fargli paura , o trl^tezra ^
O troppo rider forte , o pianger aspro .
Né gif mostrar che poi a^er non posfia ,
£ se pur gllel mostrassi ,
Con rose nuove ài memoria il togli >
Ciò che ti chiede, che rio no» gli slu f
Daghel se puoi , e se si conviene *
E dopo il dornure »\ Il fa bagnare ,
E lasciai j>e a gluocar co^suoì pari •
Quando nggia sete, lassai gire air acqua ^
E quando kltn nel tempo di costumi ,
Riguarda sopra nella parte sesta ;
Che questo non è più dì balia officio •
Ancor riguarda nel Libro , eh' b detto
Tu parti molte del presente Libro,
Che ha nome DOCUMENTI D^ AMORE;
Che ìk di lutto cib ^ che mcstier face ^
Tu troverai a lui utU dottrina •
Or torna su , e tratta, se in t'o^»!
Balia di fuor, siccome occorre spesso «
Pongnlamo ancora, the all'altre bisogno
Sia di queste cose savere ,
Dicol a te j perchè t' è più bisogno *
Guàrdjl da cattatoli , e da guigUoni ;
Cile ne vati furlantio molti , e irjolti ,
£ lomponglì le gambe ^ e T altre membra ;
E TQkino poi arcaitaiido con essi.
Ancora pensa &' egli è figlia d* omo ^
di'* abbia ricchezza , o nìmislà di gente ;
Che non fosse peiò menato via <
Guaiiiul da' luo^bi , ove son 1<? mal'' erbe ^
O frutti velenosi, the non li mangi*
Battilo quando mangia
O terra , o pietre ^ o cenere , o carbonr*
Se fiume liai pte^&o , lavitene paura •
IVon gli dar latte di capre, se puoi,
K meno assai di cucciit , e nìen dì troji ,
Ed un^ la vacca liissa ,
Dalle del tuo y se non il rendi vìa -
Ter è che pur alla bisogna ,
Quel della pecora più ti concedo •
Guardai di tenerlo a gi^tcere con teco
In modo tuie , che tu sovra a lui
Rivolger ti potessi .
Appresso a foco , noti lo laiciar solo ^
Che ^e vi cadesse , e tu poi mi dicessi f
In cane nero , o un lupo ha fallo (jiieflo ;
Sicuramente i"" noi li crederU «
Se dimorassi in paese d'anguille ,
Fagli di tolte paura com'' puoi ;
Sicdiè noa prenda secarti^ dj quelle |
E poi le serpi volesse pigliare ,
Come già moki a periglio ne ^oiio*
£ perchè vanno sovente cadendo ^
Son certe che gli fanno un suo cappuccio ^
Che dietro « e au^ dinan:ti della fronte
Have cucito alquanto di buon cuoro »
Garrtglì quando corre dietro ^ ucelll ;
Che volando seti vanno ^
E qnando cinta « d^igl iene gran largo «
Ancora quando awìen , che gli \ien tossa ^
Fallo guardare In sii per qualche modo .
Quando percuote In pietra , o forse ugello
Gli liecca 11 dito , o sirtiile co^a ,
Fa che quel batta in luogo dì vendetta ■
E quando pur V empiei za gli durasse ,
DouagH poma , o cosa alcuna nuova .
InvezEalo a dorrnir con gli occhj chiusi ^
E più ancora se per li giardiD dorme ;
Perocché certi vidi ;
Che lor dornieado gli accecar gli corhi •
Cosi ancora colla bocca chiusa ^
Che ragno» o grillo^ o altro non v^ entraste;
Ancora pensa ben . . * , ,
271
PARTE XIV.
1 iene li^ Parte Decimaquaita ,
Che tratta della sclxiavn ^ o vero anciIla ;
Che alquanli eh lama n serva *
£ tedi Liberta che 1* amnionUte ^
E dice: che se vuol mtnar suo vita ^
Come porrò, per la ?i^ di valere ,
Porrà di serva Ubera veuire ;
Perchè lutle le cose
Btlornan fioatmente a ino naiura ;
E tiervltute fu contro tialura ,
Che di ragion naturai tutta gente
Nasce In llbertade , e aolo gente
Umane indusser aervltuie in terra «
Come aisai ben la legge ti chiara ^
E ftj tndutca prima da Noè »
E fu cagion lo fin ^ perchè ii legge ;
Ch* egli è uà paese , dove
Son molti servi in parie di Calhay ;
Che per questa cagione
Hanno a nimico lì vino,
E uoii ne beon , uè voglion vedere*
E come fu di questo induclmento,
Così lo vino induce moki mali ,
E molli anticamente ne son nati da esso;
bì leggesi nel dicreto , e j^i In altri libri |
2p
Che molti son ^ che ne fanno menzione •
Or vedi Libertà lassù dipìnta ;
La qual dice la legge :
or è naturai facultate di quello ,
Ch* a ciascun piace di fare ;
Ch^ a lui ragione , o forza non conlend e
£ vedi ancora la serva dipinta
In quella servitù, che ancor la legge:
Dice eh* è ordinazione
Di ragion della gente ,
Per la quale alcuno alla Signoria
Altrui contro a natura ene sommesso •
£ furon detti servi ,
Perchè eran presi da nemic i $pt$$o 9
Solevansi servare , e non guastare •
E altri dicon servi ,
A cui necessità è di servire •
Ma lasciaren qui di dir di lor stato 9
E tratteren di quelli ammonimenliy
Che dà qui Libertà a questa ancella •
E parlerem brievemente di lei ì
Ch* egli ha di sovra molle parti scritte ,
Che fanno a lei se legger le vorrà :
Come la parte della cameriera ,
E quella della fante , e simil detti 9
Che son nelP altre parti •
Ora ti volgi , e attendi , che dico :
E* ti convien lo tuo Signor goardarù^
Ed ancor la tua Donna »
273
Ed an^ lì lor (igliaoli ,
£ ]e lor figlie a lutle reyerema ,
A tutti fede , le^ni^a , et amore •
Cib che tu odi trattare y o parlare
B^ alcun periglio a loro^
Fallo a savere tticotitanentc ad essi •
Le lor credente guarda come Ìl cuotY ;
Àjut»r loro In ciaàcun lor bisogno ^
Per lor cofiFlen pregar lo sommo Iddio |
Per lor viver nel mondo,
Il guadagno the fai ^ a lor rassegna «
Guarda lor nia^^erUIa ,
Come dovessi anccedere m essa.
Per te non penderai ^
^è consentirà t ad nfti'o nato
Dì lor dannaggio , o dìsinore alcuno .
Pensa che il fno Signor sia iQDto buono ^
Che migliorar noi po$sl »
£ la sua casa sta per te In vita.
Pen^a di noue , e dì giorno piace rg!ì «
A lui sostieni adirare , e gridare ^
£ do rh** a lui onesto piace fare *
Altro non sb eh* io ti possa parlare ;
Se non che eom'' ho detto ^
Kileggi sa le parti nominate 4
£ seguita quel ben , che tu v! trovi •
Per questo modo porrà* tu venire »
In tal grilla di liii|
É
ni
Che questa ierritù lì sarh tate ,
Che poco fìa di lungi a libertade *
E s'^egil avvien, che Lìbera ti face.
Mentre che vivi farai reverenza ^
E onore a loro , ed amagli eoo fede ;
Sicrhè tu non tornassi In servliute •
Ornai più di parlar dì questa parie
Non m'' intraraelto ^ jeguita giù IValtra ^
Che tanto ha detto ^ e parlato eslo Libro ;
Ch' en questa parte si pub riposare j
Cerca per tutto , ch^ assai tro^rerai.
Che fa per te , ed odi ^ e pensa , e serva i
PARTE XV.
Jln questa Parte Ber ima quinta ,
Possiamo ancor con* nella precedente
Passar con brevliate ,
E forse cha porrla lasciarli in lutto ;
Tamo a V iati detto dì tutti gradi , e itati .
Ma per far questo Libro unirersale,
E perchè sì nostra Donna divise
Le parti d' esto Libro ,
Blrem d'alquante, e breve di eiaicuna ^
Che non pareva di lor detto fosse.
'E prima ti dirò della barbiera ,
Che tu li trovi per camino assai .
ni
Se tu serai barbina ,
ÀUeudì al tuo bagnare , e al tua raiQJo ,
Non fare alti , uè viste con coloro ;
Che vengono per radei si da te *
Ne con mani lavando usar malizia »
E quando raderai per me* la gola ,
Non pensar tu d'attorno » vanita de.
Se tu se rat far n ara ,
Non tagliar tu del pan» p^r far pc>' *^opp»c.
Né trar di sotto per poi rapian^re ,
Né su'" tranoverare ,
Ne farai patto di baratteria ^
Colle fancelle , e colle fanti altrui.
Le rie novelle caccia dal tuo forno ,
E DOTI Ujciar accordar le faiactuUe ^
A ordinar contro le Donne loro •
Se ireccola sarai ,
Noti porre foglie verdi a fruite viete.
Né anco le miglior frutto di sovra ,
Né unger fichi a falli maturare ;
Né gli tener Dell' acqua per inganno «
Non comperar pan remolo, né vlno^
Né sai , né olio , né carne salata
Dalle serventi ^ che furtaie V hanno ,
E slmigUanti cose .
Se In &e^ tessitrice^
Non menomar tu V accia f né Io panno ^
Né anco icambio farai del mandato .
S 2
Se tu fi Ti lo «lame « anc<ir ti giarda ,
Che tu non ne ritenni per far borse .
Se tu se** moTitiara
Torraj ìa ina ragione , e T altrut lassa .
Non tener la Tarma in fuogo molle ^
St; dei lendcr a peso ;
£ non cambiar la migliore a men buona •
Se lu se* pollajtiola , o caciGJuolii ^
Non lavar le ova , né cacio ,
Percbè paja pjù fresco a chi lo compra •
Non stiniger Io co p pone j o la pernice ,
Per liu la iena grossa^
£ non empier lo gozzo ^ perchè pesi*
Se fossi accattatriee ,
IVon gir sii per le scale ,
A posta d' altra grnte ^
A fare ali* altrui donne T ambasciala .
Non Teiìdcr lo pan rotto •
Se te' d* altrtji mandala ,
Non imboscar li danar, che ricevi;
Ifon bestemmiar chi non ti da del. pane *
E ae tu se^ per te giovane forse ,
Accatta per le vie, in casa guarda ,
Come tu y^i ^ e come tu li metti *
Non far le luo perdonante , maggiori
Che sien di veritade ;
E non usare accattando bugie ;
E non andar facendo brev i , o scritte ^
277
O ludiyine , o fatture , ò malie .
£ Don ti fare più Inferma , che sia f
I^è muta , se tu puoi parlare aperto •
Se fossi merci Vendola ,
Fa che rapporti reritate a tutti,
£ rendi ragion vera^
£ non andare ingatinando le donne;
Che non sanno che vagliono le ^ìoje ^
Né anco a lor parlar da parte d^ altri ^
i^è Ingannare le giovani pulcelteH.
Guardali ancor di non diie agli amanti ^
Qi' aggi parlato a quelle , the non parli .
Ancora k meglio dka non volere,
£ sei promcUl di non attenere «
^on comperar le gloje, e poi le porti
Da pane delle donne a qiie* rotali ,
Per farti poi la borsa ben empiere .
Se for^e fossi conversa di Chiesa,
Non ti mostrar Fiìoioftì , o maestra ;
Kon ingannar chi a fede lj parìa ,
Non ilrniar ne* pecculi Ia gente •
E per li cherlci della Chìf^ii tna ,
Non cercar cose disoneste mai*
Non dar fuori le cose s^nte altrui ^
Per lor fatture , o malie , fhe si finno;
^'i?j con Dio da che se' data a Dio •
Se In alberghi, o dai man£;ìave, o bere.
Vendi le cose , ma non tuo persona i
n8
Che s' hai beHeiEa ìilcuni f
^QD T« voler coniar nelle derrate •
A vhl Tiene al tuo albergo,
Non gli torre le co&c per lusìnglie ,
ìifi] far risiate 9 € lassar lo caolino*
Non vender le vivande riscaldate ,
l?è carne ria, per altra buona carne «
Non date a lor cavalli
Mangiar cosa da falli raltencre ,
I^è legar lor colla sete le giunte;
E non 1* incav restar la notte in prova *
Ora li lascio oniai di tutte V altre ^
Prendi per le , come ben ti conviene ;
Che se ne sono alcune qui lassala ^
"Non è satiza caglon pensala innanzi •
Veniamo ornai compiti luti' i gradi ,
E luti" 1 stati , come pnoi vedere ;
E iratterren nella seguente parte
Dì rose general , che toccan tutte *
Ma innanzi , che dician di quella parte ,
Io prego ognun « cbe non si maravigli;
Perchè parlando queste cose dette ^
Ho nioUÌ vjzj dell! lor lassati .
E molto ben ^ che si trova ^ che fanno
Alcune d^ es^e , non ho punto detto é
Ch* io so che lor malizie In lor son più ,
S* io tendo a dimostrar, ch'altri le vede ,
Forse rimenderauno é
379
Di lor bontade non fa mestier dire ;
Dlmorin buone quelle , cbe taì sono f
Che di Igr gran cosltimì questo Libro
Bfon rura di toctare*
Parlo di loF per le rj^gion | cbe àltAÌ
Di lOvra , l^gg^ più su 3 &e ti piace*
PARTE XVI.
Jr oichè traUalo avìan gii lungo tf^mpo
Di cose, di' anno in se poco diletto,
£ poca 5otuglIe2£a ;
Ben si conviene omai in questa Parte
Trattar di cose nocelle , e solenni ^
£ dilettose , e utili a «avere .
£ questa parte are pi lucipa Unente
Tre belle particelle «
Prima di certi addottriuametiti di donna «
La Sicoijda di loro adornamenti.
La Terza di loro avventure.
£ perchè voi non credliite 9 che io
Dica da me le parole seguenti :
Vedete qui, che Prudenza è mandata
Dalla gran Donna dipìnta di sovra ,
Per dimostrare alle donne , che sono
Da pie dipinte , ed anco at!e donzelle
Tutte le cose , che mò ti promisi «
1/i hammi commandato
2So
Da parie della Donna , che mi» ditii ;
Che io le metta in iscritta ,
Ed i o ci ton per farlo volentieri •
Vei è che perch*ella
M' ha detto d' insegnarmi'.
Dove lassò la Donna ;
Ed io non so , com' lo poi la trovasse ,
Voi mi perdonerete , Donne , alquanto :
Udite questa Prudenza parlare;
Tanto eh* io vada , e torneronne a voi ,
E quando Lei arò veduta alquanto ,
Io vi prometto di continuare ,
Et averete assai miglior servigio*
Ch^ i* son $i stanco di questi Trattati ,
Che vanno un poco dinanci da voi.
Ed ho la mente , e la man sì ingrossata ;
Ch*io sono a queste cose inabil fallo.
Ma se io posso vederla per un poco »
Non solamente io tornerò in istato;
Ma io son certo d'avanzare in molto.
Però non vi rincresca, io verrò tosto.
Sedete giù , che non perdete tempo ,
Se voi udite Prudenza parlare;
Ch' ella vi può molte cose mostrare •
Addio , Addio , infin eh* io tomo a voi •
Non ci venite , lassatem* ir solo ,
E voi , Madonna Prudenza , per Dio !
E per onor di voi non vi rincresca:
2St
SeJele giù, che con roslra llrcnza
Io voglio a tuia re alla Donna , rb' ò dello ;
Eli iDi^gnatemi tlovp Isi irovo»
PntDEiMZ* . lo tjko ben , die non è corlfsh
A Jiiinu ì.ìhio jsjiflta» j che tu Lovnl ;
£ ior&e aricQiii drl Loninr ntiii biu .
Ma qnesMì Donna è d'i lanta polenta ,
Che s' io negassi a le qucata dimanda ^
lo ne potrei da Lei esser b»asniata -
10 mi siaiò con q<iesie sa^^ie donne;
Tu tu con Dìo , e tieni
11 carnln rftto Vf'rso Irnnioillana ;
E dimanderai dove dimora
Una Donna , <W è madre
D'ogni Talore , e vìgoic, e vìrlà .
Ella li Ha insegnata da gf tiie ,
Che nifvJii son, che la vanno eereando*
Ella è in una terra ora al presente ,
Dove Sì leva la dìman per tempo ,
E viene al lato ad una gran fontana ,
E qui dji bere a rhi ne vuol da Lei,
E chi è degno in quella quanlitatej
Che piace a Lei , e merita ciascuno ,
A cui dfi arqua , a cu' vino , a cu oro ;
Ed è alcuno , che biasimo riporta •
Fbanc* Madonna, addìo, cirio voglio andar pm tosto,
Per ber delP acqua dolce di fjuel fonte;
Che voi mi dite » che t^nll conforta •
28*2
Or va con Dio 9 ed 10 t* «spetto, torna,
O fa , eh' io saccia , se tu non tornassi ;
£ guarda ben , die tu non mi bef&ési •
Franc. Addio, Madonna .
FauD. Va con Dio, or va*
Fbawc, Ahi 1 Sire Iddio » che tutta gente meni ,
eh' a le ftlteude a porlo di salute,
Ched inseguì la ria a pellegrini ,
E che djfitzl gli erranti in camino ;
Tu mi dà graiia di seguir la ria
Donde &i va , rhi ^uole andare
A punto a r|uella , eh* io vado cercando •
£d io nel nome tuo , Signor possente ,
Signor di grafie , e dì virlute tutte ,
Piglio r andare , ed a te m* accommando »
Che lo so bene certamente^ che
Tutto eh' Bggia più volte provato.
Con che fatica si vada a parlare ;
INon mi terra conlrarietate alcuna ,
Ch* io non mi metta ancor più prontamente
A gir volgendo la terra, e dell* acqua.
Per poter poi a Lei parlare alquanto ^
Sicché trovando me d' està fermenta ;
E meditando ì perigli, che passa.
Chi vuole andare a Lei i
Convien , Sfgnor cortese ,
Che tu mi porga lo tuo forte ajuto ;
^icch* io in questo camino non rimanga •
283
Da t« , Sigtior , noti merìio risposta f
Ma con speranza, che tu mi soccorri
In ogBi mìa bisogna, faro io remprest;
Sia duro come vuol queste camino «
Amici miei, ;iddio.
Addio , parenti tutti , e noti , addio ;
Apri ]a porta , non venite più .
Tutti • Ya con la graiia del nostro Signore ^
A ìui t* aocommandtam ;
Dio ci dia gra2Ìa di poi rivedeiti «
Volgili, volgili, parla a costei.
Odi che dice , e noi diclamo addio .
Voluttà'- Or anda pian , che tu non anderal ;
Così correndo a veder questa Donna ,
Dimora qui , odimi parlare »
FiiANc- Deh ! non mi far conlesa in questa l'Ia »
Non mi rlirar dal mio proponimento ;
Io tornerà tostamente , se piace
À quel Signor , che ci mantiene In vita .
VoLUTg Non anderai , ma per Santa Maria ì
Tu m''n dirai, e di morrai con meco ^
E questa andata si pub indugiare •
Fbaivc. Ahi 1 Donna , piena di molto taTere «
Valore, e cortesìa.
Non mi tener, che se forte ventura
Facesse conte sol queste parole *
A questa Donna , a cu* vado a parlare ,
lo perderla la stia grazia , e Ì suo amore .
284
YoLUT. Tu porrai assai gire arrolgendo 9
Ch* io ti dito quel eh* io ti posso fare 9
£ quel eh' io ti farò , se tu rattieni •
Poi se ti piace, e tu fa qui dimora.
Se non , tu se* nella tua libertade •
Fbanc. Or ecco poi eh* i* non posso altro fare ;
Dirai che vuogli , io son per udire •
YoLUT. Se tu vuoi dimorare in mia magione.
Io ti farò di gran vivande avere ,
Di gran vini , e buoni ,
Letti a diletto , e camere a gioja •
Porrai dormire , e vegghia're a tua voglia ,
Di bei giardini , e fontane a usare ,
Denar da spesa , e belle robbe , e ricche ,
Bei servidori, e cavalli a diporto,
G>n altre cose , che dirti porria •
Ed io sarò tutto tempo con teco ;
Che vedi ben , eh* io son giovane , e bella •
FaAifc. Io so ben, che le tue impromesse
Sono grandi , e di grande effetto;
Ma perchè le tue gioie duran poco.
Io pure andrò a ritrovar Colei,
Le cui grazie , e doni
Durano ancor dopo la morte altrui •
Ma io , se piace a Dio , tornerò tosto ;
E s' io porrò le sue gioje portare ,
lo te n^ mostrerò , e gran parte
Ne darò a te , ed alla gente tua •
285
ToLUT, Or va che ben se* pm duro , che sa^^a ,
Fbaivc. Addio , addio , ornai libero vado ,
Or lu rlie vai dipanai , vassi quinci ^
Il pùssetem questi monti sì strani ?
B^NniToaE . Vìcn oltre ^ vien sIcurajntMite ;
Ch'' io so ri lo tìuriditor delta gran fama
DE quelita Donna, cu^ tu tanto brami.
Inietti il tuo disir su nel parlare ,
Che tu luctrstt alla Donna pur oggi •
Terrai con meco , cb'* io ritorno a Lei ^
E fui niand:ito per diverse Terre ,
Con questa tromba a desiar quella gente ^
Che V ignoranza aveva ciechi futti .
FitANc. lo veggio ben , ch'Iddio vuol , the la trovi ;
Tal compagnia m^apparectTim ^ e tal L^uida :
Or ecco io sono a le ^ che sai il camino «
Bawd, Piacemi assai , ed io ti faiò buona
La con»pa§tila , e sieur passerai
Alla fidanza di Colui, the regge*
Paga qui un passaggio , avanti , avanti ;
Tò qui una icorta , or passa , come puoi *
Guardati qui , vedi una genie armata ,
\edi caini, che chiuma li scherani;
Or fuggi qui , trapassa quanto puoi ,
E ntjota qui , or passa quel gran fango .
Mangia di questo pane di castagna;
Questo è mal Ietto , or pur non ti lagoare ;
Armati ben di drappi a q^uesti venti |
l
Bei di queir acqua , che timi ci k del vloù*
Leva per tempo , non curar del freddo ^
£ nella nave doti curar deli* onde ,
Dio sìa con teco ^ già par tu smart ito?
Vjen franca mente , non ti sbigottire ,
Che come tu per queste aspre venture
Hai molte gravezze^ ed alKiunl ,
l^cto elle Starno a quella Cit!;k giunti ^
Dove dimora nel tempo presente
Quella gran Donn^j ^ che ceri andò vati .
E vederenla nelT abito tutta,
£ nella stato , rhe Prudenza disse ;
Quando di 5ovra ti parlò di Lei .
Ma a te convien venire umile mente ,
£ non mostrar che tu di Lei sia conto «
£ udirai la lomma ^apien^a ,
Che da suo labri spanderà d' attorno •
Ella s* infìngerà di non vederti ,
Insino a tanto che tra V altra gente
Sera la tua venuta, e tua dimora
Notoria y e manitWsta *
Poi tu sa^ ben , eh' ella ti ha fatto onore ,
Cosi ancor ti fjrh di quelle grafie ;
Che ti promise , quando solo andasti
A Lei vedere accosta della selva ^
FaAivc. Io ti ringrazio del tuo buon confoito ,
Della condotta , e dello ammonimento ,
Ma io ti priego j che veiigbì con meco ^
•
Tanto chN*8ia nella terra tra gli altri.
Band. Ciò volontier farò non dubitare;
Passa qael rio , e vlen per questa piazza ^
Vedi puhztlj vedi vie coverte.
Or guarda nella parte scoverta , ^
Questa è la Donna , che allumina U mondo ■
Non le far motto , e non le ti mostrare ,
Tien già la tetta, e guarda colà dentro*
FraitCé Ahi £ Iddio eterno ^ ìntompreoiibii Dio ^
Che meiaviglie son quelle che fui;
Che do\€ tutte I* altre creature
Sogllon mancare di bellezza , e forma ^
E menomar pc?r lun^he^za di tempo.
Questa sovrana , ed eminente Donna
Va pur crescendo in beUe^ze , e in beltade ,
In piacere, e parenza «
Che faro io avanti a s>no grandezza ?
Che m^ ha notrito ^ allevato, e onorato;
Se IO sto nascoso , e son suo fedel seno *
Como porrla durar mia debolezza ;
Ch'Io non andane a farle reverenza ,
Prima fofls'' ìo di cera a un gran iole*
Band. Sa' che ti dico , viio' pure andare ,
Va per un* altra via dalP altro kio ,
Discuovri il capo , e inginocchiati giuio»
Snella vorrli , nella vista vedrai ,
Come convengna fare »
à
•1
288
Fraitc. Madonna a gran fatica ho aspettato;
Temendo a Voi venir in tanta gente ,
S^ io prima non sapessi il voler vostro ,
lo sorto il vnsuo antico IfUi'I aorvo é
MiiD, Deh! c)j€ ben veiig:*^ a putito sti* venuto ,
CofTinicia , e bei V ucqii^ tJ' osto frtnié ^
Questo gran nappo , e di , se ti pt^r buonii ;
Che poi quando Qa lernpo , asjag^e-ta»
DelP jiltie grazie , the pt^nOoti da e^so .
Fbanc. Abi j soMuiia cortesìa } che da voi scende.
Di voglie rose io non vu6 dubitando ,
Ch^ io r bo [utic per tut come divine ;
Ma io belò; s^jerando di ptn bere,
Non (ite però d' un'* acqua tanto dolce
Io crpda mai dividero adempiere *
Mad^ Tuo dir mi piace , e porratti giovare.
Ma io li dico , che quella Piudenia ,
Cirio già gran tempo, l^ aveva m^indata ^
E ritornala a me, eh* el Pera stanca
Dell'aspettarti , e non volle più stare.
Ed i' ho voloulii di veder l* ovra ^
Ch' io ti commisi compiuta, e finita .
Sii'ch^ io , Prudenza , anco mh ti ricordo ,
Vattetì con Ini , e compi quella parte ,
Cbe tu lasciasti ^ quando te movesti .
E puoi loinaie in questa terra ; stando
l^pessamenle a noi, ed assaggiate
Di tutto ciò , che d' està fontana esce ,
2^
lo coTiì^ndeib a tiìU* i iérvì fnltt ,
Che non lì sìa contesa U renuu f
Vietici di giorno^, quando mi ci trovi »
Vienci di notte , perchè ìo non ci sta ,
Non ti ntrar , che h ionUxìn è riera ,
Non ne pnoi tanto trar , che tu J' asciughi .
FftAirc:» Madonna , dove io non mi tento punte»
À ringraziar presente ,
Non veggo caggia qui altia risposta ,
Che gir con queste , e Voi ubbidire *
Qui dunque torno alP ovra ;
£ quesie son le paiole promesse
Dì «ovra al cominciar di questa parte
Della Prudenza alle donne , che ancora
Lassuso aspettao , ehe ritorni loro »
Porrenle qui , e tutte quelle donne ^
A cui diletta cou Pjrudeiua stare ,
Parrauuo toile , e mandarle a queir al tre;
Ch* io non nii posso di qui partir ora *
Ver è che chi cercasse bea dì sovra
In questa Libro , troverebbe moke
DI quelite cose per diversi modi
Già delie ^ e acritie ^ ma non tutte a punto 9
Come le troverà or seguenti ;
Che qui lon poste sotto brevitate ^
Per allegare , e per me' ritenere •
£ perchè par , che con vene voi sia ^
Che sta pru densa ci ponga suo foria «
I
290
A no! cosi comandò quella Donna ,
Da CUI sì mosae tatto esto lavoro •
Pejò QOt) mi r^{H-cnJ4 ^ chi Ìegge»$e ,
E rincrescesse lui l^'ovra lunga;
Ch'egli ha la facuUù di legger lutto ^
£ di laAciar (|uellti pjirte ^ che vuole .
Claieuna legger »uote a suo dìlelt» ,
E questa Lìirro non fu futto a quelle ,
Che possati menomare «
Colei che J'^ha fondato il vuol coUile ^
Chi altro lì vuole , a me poco ne cale «
E guardi in giù , che questa è quella Donna ,
Cile parla le parole, eh* io li scrivo.
Le quai tu chiamerai , come tu vuoli *
Ma Io li dico il nome , se ti piace :
Gli ammonimenti di Prudenza »ono •
Ogni donna , che vuole amar se »
Ami Colui, rhe (e lei, e l'altre luHe,
Ami virtù , e tuLt' i vizj Innodi «
E poirìi gir secura in ogni pane >
Dormir nella sua mente in gritn riposo ^
Avei fama nel mmido ^
E vita dopo vira sejiza fine *
E ciascheduna , che cosi comincia ,
Pomi impreoder j e icuere a mente
Quella dottrina, ch'io Prtiden^a voglì^i
Qui dare scritta per lo ben comune ;
In altra guisa indarno le^s^'erla
2^1
Qualunque donna qui là Vavorajie •
Donna che fatica vuole, ed onor ami,^
Con vertti valer brama ,
Non con lisciar, o con veste pompata *
Che ferma coaa
È ia primi , se dura »
Ma la seconda ha contraria natura •
La donna, che ben guarda «
Ch' el suo onor non ceda ,
E quella €b*è amata dalta ^ente ,
IVon quella che lorente
Va gli occh} luo guardando ^
E vuol piacere a chi va mal pensando •
JDilettasL la donna, eh'' à valente ^
In viver nettamente ^
E p'm d^ aver la lua anima pura ;
Che parer netta per sua lavatura .
Sta hene a donna d' aver bella veste ,
£d anco tutta la sua ornatura ;
Ma non convien , ch^ella passi misura*
S* alcuna donna si desse a savere ,
Com' è gran Donna , Midonaa Onestate ^
B^n la terria per una digniiate-
Non si conviene alle donne ptà basse
Uiar le veste, e l'alte^fe , e le spese
Delle maggior , che sono in suo paese •
Pache Bon quelle, che son conoscenti
Di loro lutato ^ e della graz;ta , ch^ anno j
I 2
^*
Però molte ne vanno
Àfllitte 9 e dolorose , ed anco Iddio
Lor grazia mula ^ fatilo è il vizio rio ,
Tal donna crede mal essere avere «
Oie se 5aveȣe dell* aTire lo stato y
ì^en piangerla dai lato.
Co^ì ancora &ì crede alcuna poco
Aver talor nel loco ;
Perch'cUa non conosce quanto è degna »
Ma di ciò spetto Iddio se ne disdegna *
In ogni donna jiberude è ria ,
Dunque non dei curare ^
Perchè convegni d** altrui rldoUare •
Per liberta avere donna non chere ,
Sed ella è savia soìu dlmoran^a ,
Cfi* a gran periglio poi sta la costanza *
La buona donna fa buona magione ^
l^a ria disfa, e distrugge la fatla ;
Così ancor la malta ,
Nella cuj casa ella vien per ìspoia ,
Cb^cuna donna it guardi da quelli ,
Che Jor parlai comìncian da laudarla ;
Che fanno cìb per voler in^^annarla*
Tu donna godi , se ti laud^ alcuno ,
Pensa se lu se' tale ,
£ puoi conoscer , se ben loda , o male i
Ciò conosclulo possa
DI lui che parla ben saper la ptossa ■
2^5
Pemina ghiotta , e che non studia ih altro p
Ch* en far vivande per volérsi empiere.
Vuol molta robha , e poco onore avere •
FemÌDa irosa , e che leggier si turba »
Rade fiate ha gran luogo in magione ,
Vt tal fiata sì prova il bastona *
Femiua che non sof&ra cui deve,
SosEien poi cui non vuol^,
E le pjù volte nella Hd sen duole ■
Quella che §i dlleita in balìi spesso ,
Da segno , eh"* ella sia sospetta ^ e vana f
E di'* ami loda dalla gente strana*
Giovane donna non si de^ iìdare
Di suo fermeiia i in loco ,
Dov"^ è la forza , costanza vai poco •
Dove la forza non porrai cessare ,
Donna , o doiizella per dlsavvenlora ,
Àlmen riserva la tua mente pura •
Avara donna conviene a magione ,
Dovrei Signor trapassa la misura;
Ma dov'* usasse in ispender drittura.
Basta alla donna , s^elTé temperata,
SL nel lener ^ com* eri dar t^t fiata *
Dove che sia ciascuna donna ^vara ,
Nelle sante orre pur non si conviene
k quella , eh' h , se può dar , e pur iJene $
Credon le donne oflerei a *Saa Pietro ^
Quando elle pofsouo al mar hi torre ,
294
E n* ogni terra occorre ;
Ma guardln tutte com^elle ciò fanno ^
Se licenza noti hainio ^
Che poi ragion pur conveDgoiio a Dio
Hctider del buono , e più diretta mente del rio .
Un vizio re^na comune iva tu Uè ,
Che le da rrrte si serva una usaota ;
Che tutto che snnza peccato non sla^
Vijijiione molle poi per quella via *
E chi lor dire, eh' è peccato^ o male^
Poro rileva , o vale ;
Che non si crede cuocer nel gran fuoco ,
Se rot) nini le arde io ai migrante loco •
dimanda gente le donne d^ altorno ,
Se ncdon sia peccato
Ke! soverchiarne ornato :
BJspondon tutte sì , e blusman quello ;
IV] a non pero si (]i|] zirlali da elio*
Dolane, cir andate ^IT indovino spesso,
E che beffale tornate a magione ,
Pf reato fa chi risparmia il bustone *
In molte cose piti lem ina crede
A una feminella ,
Che sta rinchiuda In cella ,
Che a un che sia maestro in Teologia ;
E van i^er «questa stoìtla »
Ma più sicura è palese dottrina ,
Che d"* uDa occulu rinchiuda vicina»
ligS
Holtf; dcrnue van per via
Co' pater d ostri in mane ^
CK' anno il core , e *l peiister ratio *
Bene lata la donna itichiusa^
Se non vede ogni sbietta ,
E che deTIe sue non getta
Che non prega bene Iddio
Chi appoggia al ben lo rio.
Sia la donna enti'' ruol bella ,
Se con DiG gli occhj porla ,
Kon P aspetta omo aìh porta;
Sicché pu6 di Chiesa uscire
Non ferita , noli ferire ■
Femina , eh* fe gran parlierà ,
tenuta è inatta , e leggiera ;
Dunqua in ciò sie temperata ^
E serai d' onor pregiata*
Male in donna sta superbia ;
È la gente a vita acerba^
Che conr ersa e sta con quella ^
Cb' anno rigogliosa pelle •
l^ivi dunqua umilemente ^
Ch^ aggi buona grò sia In gente *
Btti conviene alla gran donna ^
D"* umiltà far suo ghirlanda }
Che verta così comanda «
E quanto t'inchina in giuso.
Tanto cresce , e va più suso *
Ém
f
39*
Non de^ dunqua di5 degnare
Colle site niìtior parlare m
Ogni douDa «aggia è bella ^
O^tìt bella noti è maggia ;
Fero iarda ognuna eh' aggia
Faina dì saver : radure
Quella bellez3;a , che luce .
Bei costumi m donna stanno ,
Come begl' intaglj iu panno ;
Deonsi dunque dilettare
Tutte \n voler quelli acquistare ;
Sicché avanziti loro slato j
Che questo è lo sommo oinato *
Quella donna va per via
Contamente , ce laudata ,
Che riguarda alia sua andata ;
Non colei che va parhmdo
Per le piazze , e rlccrrando
Tutte le vie , dove crede ,
Che la brami ehi la vede -
Beltà , e conta è 1* andatura,
Cfie fa i passi con misura ;
Ma non può bei passi fare,
Cfii vuole a vanità guardare*
Quella donna , che al leva
Per tigciarsl a fnntutino ,
Già per alto amor óU Ino
Noa si Icveria col Sole :
297
Ole mentre ha soTiito tformìr vnole.
Figlia eh' a lusinghe parla,
ConvjffTì madre ben guardarla , .
Che par segno , eh'' ella brami
Di piacere it ebi md T ami *
D u n qii a pari era j cm La nte ^
Se tu le^ d^ onore a manie*
Ya la donna al predicare
Molte volte a se mostrare ^
Quella va meglio , e ritorna ^
Che la mente porta adama ,
Dunqua se per Dio non vai «
Assai meglio in casa stai»
Sola donna non gir mal ,
Né con toala compagnia 9
Se non vuo' cader per via w
Bonna che non pianger vuole
Del dannaggto del vicino ^
0 sei vede andare al chino ^
^Imen rider non conviene ^
Chiesto è peggio, e più diivlene*
Donde viene in donna avara ,
Che te ttiita la sustanza
DI marito, ed amistania
Si spendesse In vestir lei 1
l^lai non dice 1* non vorrei ;
La limosina ralilene
Dice male a chi gU ? ifiiif *
I
^
298
Serban le gioviti donne
Se nella vecchìezsa a Dio f
Che non ha poder del rio;
E suo giovinezza danno
A color 5 eh' mtoftio vanno ,
E noti curan toro onore y
Come cura Dio Signore .
Di color lì guarda forie ,
Ch"* animnnendoLj del male ,
Fantjo l guardi sotto V ale :
€hf^ poi sccuranza d* essi ,
lUa sei 5 , >e gli credessi .
Guardati du Pellegiinl
Colle barbe , e ro* catini ^
Che limoline chiedendo ^
Colle donne van sedendo j
Poi profetan cose molte.
Dove si piglian le stolte •
Da quel medico ti guarda ^
Ch* alla malalla meri guarda ^
eh' alle tue fattezze belle.
Tu non ne farai cavalle •
Se tu se^ giovane, e bella,
IHon andar per ttio quiitloni
Nelle Corti ^ ma là poni
Tuo proruralori : e quelli
Non pagar pur d* atti belli ;
2^
Che ne prendan sicnranza,
Cheggionii maggior prestanza •
Dal Sarlor ti guarderai ,
Che servire in don ti vuole ,
£ che nel provar lì suole
Troppo miorno andar mirando »
Pia da qu^l che va tremando •
Air Ufficio ^ o alle Stufe
Non convien dì notte andare ,
Quella che si vuol guardare.
Se par vuoli entrare In balli,
Dove tcco omini sieno ,
Sia di giorno chiaro almeno ^
O lumiera 5»a sì fatta ^
Che si veggia chi man gratta •
Non ti lasAo il Confessore ,
S* el ti vuol parlar d"* amore ^
0 cianciar d' altro con teco ,
Che di quel perchè stai seco ,
Mai non gli venir più presso^
Che Satan sta con eseo •
Guarda te ben dalle fanti ^
Dalle vecchie, e tutte quelle.
Che t* silducon rie novelle j
Non Te lassar cominciare ,
Ch^ elle prendopo a tornare *
Molte son le guardie , e molte ,
Che a te donna far conviene.
9co
Ogni y/lnh il soTVietie f
Ogni vizio l* è nemico ;
Ora attendi a ciò che dico ,
Ch* el seria lungo il parlare 9
A colerli icritla fare
B' ogni cosa ^ che aerka «^
Tal or buona » e talor na «
Qui fool Prudc:nea alquanto riposare
Dalla materia, ch^ rlP ha ficgu itala,
E vuol memoria fare
Dì certe cose , che promesse sono
Dì iofra in questo Llvro -
Ma prima dice ; tutto ciò ^ che segue |
ÌL sottoposto alla somma potenza
' Bi Luì , che tutto volge , e ferma , e muta ;
E chi che cerchi , o provi , o argomenti ,
Tulli lavorano in yaniLìde,
Se da lui muove roulrario volere «
Ma f[uaiito che cosi Dio sia Signore ;
Tenendo noi che Fiilu sua potenza
Sia sempre? salva ^ e sopra tutte cose ,
In caso dove a noi h [sogno sìa
Possiamo usare argomenti , e cautele j
Da lui tenendo, che vengnì consiglio ^
E invlamento , ed ogni sottigliezza > *
Pouj^mo ancora che queste parole ,
Che seguìtsD qui appresso ,
A ben volerne trar frutto efficace ^
^
Sei
Yolessen pia parole ^ e più aperte.
Non per volere ogni cosa toccare,
Né sì parlar , eh* ogni gènte V intenda •
Perocché tal fiata
Gente non degna legge ,
E certe cose son eli' oneìitanientp ,
Si posson dir , ma non dare In scrìtta^
Sicché potrete legger quel cotanto ,
Che con decenza il puotc narrare*
E perchè questa Prudenia vergogna
DI cìb , che segue dire ;
Ecco die manda Àrdue a quelle dire,
A cui ella commise
Quanto ^ e di che parlare a lui convenga «
In tutti stati egli è naturai cosa
Àlmeu di quelle, che lor marito hanno,
Ch* an desiderio di fì gì inoli arere ;
E qui non guardano iatìca , o pena ,
Dolore ^ o mutazion , tanto è la grolla ,
Ch^ aspettan di quelli *
Dunque ben si conviene In lor servigio
TratUtt di certe cose ;
Che talor son da lor desiderate . (^
C) Quatunq^ie cota in qitesta , e nelle segnenià
detenzioni *' ùtconira , che saper possa di su*
per stizio so , e ridicolo , nou se n* incolpi Vati'
lo/Y, ti ejaaie come scorgesi dal contesto deU*
3od
Dician dunqne di quelle ^ •'
Che son disposte ad aver de'G^IìuoTi,
Come gli posiono aitar nella forma ^
Ancor damanti al paito ^
£ certe cose Intorno alla materia ,
Con queste ancora possian dir di quelle ;
Che per infermitadl o mala guardia
Perdono a tempo , come spesso avviene ,
Virtù di generare ^
Le quii' non fanno male , anzi conviene ,
Che mettan lor sapere , e lor volere
In avere fì^Uiiol di lor mari lo ;
Che questo è un de'* tre heni principali
Del matrimonio f saci amento degno.
Ancor puole avvenire ,
Taior per un retaggio ,
Talor per povertà ^
£ talor per cagìon, che tacer voglio •
Che forte è lor me&tiero aver de' mas eh j,
E talor delle fé mine si trova ^
Chv portan desiderio ;
Come li casi occorrono alla gente ■
opera fu nonio assai Religioso , ed accorto f
ma sì bene si aschi^a alV ignoranza del terrt'^
pò fiel quale vìveUe , che lui lor a in se ri cen-
ila alcnna ruggine d^gli andati barbari Se~
Coli p
3c9
Sicché di cl^ ancor porren parlare
Per quella ?ìa , che me toccar si puoie •
Eicon an prima al li medici loro ,
£ facclangU sentir lor coudixtoue ,
£ prendali buon consìglio ^ e riparo;
E se i mariti lor non so ti diiureti
A voler imparare ,
loducan quelli a ciò che &I coQvIeae.
£ tuttoché dai medici porranno
Aver InDga consìglio , e in più cose ,
Dolente m^no porranno
Da quello Libro riportarne alquante •
Ma converrà ch'elle sieno intendenti;
Ch« non a' inlcndon d^iHa genie grossa »
Egli ha due augelli nel Paradiso Terrestre y
r uno è maschio , e V altra Te mina « quando vo*
^tiono atare insieme per fave poi dell'uova,
«tanno sette di , che non s' appressono , e la loro
penna è tutta bianca . Hanno tal paura , che fi-
gliuoli non si trovasse io loro alcunsi pL-nna ma-
culata, o nera ) o rossa, o d* altro colore che blan»
ca , che quando vengono a rappressaral ìn capo di
seltc dì , stanno in sollazzo prima gran pe^sa ,
cfi'' fi loro insegnato la natura , che questo sollax-
so purga Taugella d'ogni mactda per lo diletto,
che quando il vasello è netto , 1» netta cosa non
TI riceve dentro macula. Dopo questo sollazzo stana-
no insieme , come gli altri ugelli , una sola fi4tt ,
3c4
e se più stessano a quell* orra , i tor figlinoli poi
quando son ntCt hanno gli occhj dt color celeste*
Sicché II maschio quando gli trova così fatti gli
occh) 9 non credendo , che sieno lor figliuoli ^ sa ca-
ra loro quegli occhj col becco » e questi sono gli
augelli ciechi , che si pigliano ( Phylophadia > » che
banno nome Amadantoli • Da questo le savie don-
ne imprendano molte cose nel primo avvenimen-
to, e innanzi al tempo dello star con mariti , ed
iu rattemperar T usanza • Egli ha una erba in Ar*
cadia^ eh* à nome conserva » che quando ella è po-
sta , s* ella non si tenesse uoa pezza distesa In
terra , non fa poi frutto • Da questa erba Impren*
dono certe donne di dormire a certo tempo • Egli
ha due campane in Gallla , die suonano spessa*
mente per lo vento ; sonsi avveduti quelli della
Coutrada , che qualora suonano per abbattenza ad
uno punto ^ nasce nella Contrada un* uovo , che
non sanno donde si venga , il quale poi riccolgono
le lor servigiail y e nascene un* animale, che ha
fatte le membra come uomo • Quinci imprendono
le fé mine di quel paese uno ammaestramento 9 che
Io per me non credo , che mestier faccia ; che so-
nando sola r una Campana si trova quell' uovo t%^
ser nato , ma for^ che giov^ar puote • In Etiopia
è uno paese, che non vi possono avvenire Caval-
li , se non vi son menati d* altronde • Ver è che -
Siuovamente danno loro a mangiar certe cose » che <
sono scritte oltre in la fine d*eéU parte | e poi
t
5c5
continuatamente molti prlcano ; onde le donne di
quel paese a ceito tempo V usano di mangiar per
loro. L' augella Ferenoia fae selte uova , e Aie il
suo nido pili lungo ^ che largo • Poi acconcia
Tuova l*uiio dietro alPaltro per lo traverso dei uì^
do } e co?a le tre sotto un'" ala ^ e f altre tre sotto
l'altra, e Tuno sotto Ìl petto . Avviene un giaude
miracolo, che Tuo va , ch^ ella tiene sotto Vaì^ de*
itra , fanno poi V augelli mascfjj , e quelle, che tie-
ne sotto Tata manca, fanno poi ^11 augelli temi-
ne . Li maschj hanno le penne ro^^^e , le lamine
verdi 4 Quel che si cova sotto II petto è metm
rosso , e me££o verde «ET uova che soa dal la-
to destro ptù verso II meszo tendono poi alquanta
del verde , e quelle che sono dal lato manco pili
verso II me££o tengono alquanto poi le penne del
rosso . Quando q^uesii loro ugelli sono grandi , i
maichj stanno col padre , e colla madre f e diJ'en-
dongli da;{U altri ugeìU,le lemnie vuaao volanda dt
qnh ^ e dì là« Oude b natura hi U*4i(j ìn»e^nii-
mento a questi ugelli , clie dalli prima nidata lU»
nanzl alluoganu V uova lutee d^l lato dentro per
avere dc^ maschj . Avviene poi che in lor vecchiez-
za hanno molti maschj, e per non ipegriere la loro
generazione , soipln^oao T uova dal lato minco ,
e nascono le augelle femlne ; alle ^uall quando
hanno meise le penne ^ pcrtanle ìu uno boscag*
glo^ e peUole tutte col Lecco pia volte | perchè
3o6
non se ne vadano* I maichj aagel li ^ stanno eon
esse , e nascono gli altri • Quello augello , che
nasce mezzo rosso ^ e mezzo verde, perchè pò! il
maschio , né la femlna il vaole vedere , se ne va ,
e muore senza figlinoli • Ma rade volte di quelP
novo del mezzo nasce alcun* augello ; perocché
covando noi può tenere sotto il petto sanza disa-
gio • Mandalo or dalPun lato, or dalP altro, e da
qual lato II manda più tien delle nature di que*
Ire , che son da quel lato • Di quinci volsono pren-
dere alquante donne Insegnamento d*a?er de*maschj ,
e delle femine ; quando Iddio loro il consenta •
Or lascia Ardire il modo , eh* à tenuto
Nel suo parlar coverto ,
£ parlerà di maniera più chiara •
Perocdiè nulla cosa è roen che bella,
S* eir è dal Sommo Creator trovaU ;
E perchè ben non vede , come possa
Mostrar quelle cautele , che conviene
Ciascuna donna usar , quand* ella è grossa ;
Se non si tratta di tutto Ìo stato ,
Ch* è dalla concezione insino al parto •
Si parlerà Ardire di ciò aperto ,
Come porrete qui scritto vedere •
Ben ti voglio io rammentare una cosa ;
Che varie openion tra savj sono
Di queste cose , eh* ora dir ti vuole .
Che tal pone li tempi del fermare ,
E di tutto lo stato Innanzi al parto ,
50^
Ijt certi gradir più breve, e più nuovo ;
E lai più lunga , e d' allro orti ine parta #
Ma e1 s'accosta ai delil ài coloro^
A cui più fede porto >
£ qiuudo a queste cove
Troverai Ttrj icrìtlì ,
Altieiiti a quat tu vuoi, elle più ti piace*
Dui ài clipei tuo mirilo, aLteoHI , donna.
Starà con (eco lEUÌna a sette giorni ,
Lo dono eh* el ti fece sta in iutte *
In questo tempo $1 con^ieu guardare
Di coner , di saltare, e d'orai moto ,
CJie sìa troppo corrcnle »
Che come il fior, eh'' è debole , ed aperto ,
Sia a grande ilschìo, quando ti ^ento II giugrie.
Così quel dono per leggiere forza
Si può disperdere , e tornare in vano •
Ver è ch*a questo dono Immantanente ,
Come natura ¥Uui, per suo riparo
Nasce d' intarno una foglia sottile ;
Che dura quanto quel , e con lui nasce j
£ da molti contradj lo consenta «
Da sette di Innanzi alcune gocci e
Apparìscon di «angue
Dintorno a questa foglia ,
Le qua! vegnente
La ter^a settimana
Hitoman dentro a far la confezione •
u 2
SoS
In questo tempo ancor coovien guardare
D' ogni gran mutamento ;
Avvegnaché non sia di tanto dublo*
Ma se nel punto , che sto sangue scende 9
Fosse conteso dal suo andare ritto 9
Puote alla creatura generare
Alcuna rossa macula dì fuori •
Nella seninana quarta questo dono
In niia liquida solidità si converte ,
Quasi tra carne » e sangue mescidata •
Allora voglion dire alquante vecchie ,
Che sia utile , e buono movimento •
Acciocché sia ben igual la misura ,
E sia di compressione igual , co n^ puote;
Ver è eh* el troppo è pure ài periglio •
La quinta settimana »
Se quella creatura nascer dee.
Nel settimo mese »
Comincia la vertute formativa
A contraere V umana figura
Sovra quella materia di quel dono 9
E partonsi gli umori » e si divisano
Le compressioni 9 e V osia 5! compongono •
Di quindi si seguita
La virtù concavativa »
La qual cava le mani ,
E fora le nari,
E fa la bocca , e simigliant! parti •
3o9
Itì ìnilb quello tempo dato al formare , al
partire , e al dlvjs;^re ^ dicoD certi &»^l : cbe le
dotine deono atlendei e a roritinvo guardiire , r pen-
sar di coloro , cui loglìotio.^ die sorii^^Uno k' cica'
ture • Altri sono the dtrorio : che la aìmililudjiie
•t contrae nel primo avvenimento j cui vede dopo
0 dono • Onde certe maestre donne^ quando rice-
vono il don dal marito, gli guardano in viso, E
certe altre , che mentrechè senton le creature ^
tutto icmpo attendono a guardare ^ e a pensar
de' mariti . Onde si legge di Mara sia ^ die fu una
delle concubine del Re Assneio , la quale lenea
la iignra del Be dipinta in camera In una carta ;
ed in qur&to tempo, eh* ò dello, poich'era gra-^
vida d^ UI1Q Cavaliere della Corte, guardando colì-
tinuo la Ggura del Be , quando in persona veder
noi potea ; e per questo modo { fìgliuolì dt colct
rzi^somigliavano b\ il Re, che il He amava lei pia
che la Reina , e più che lutie T altre - Altri sono
che dicono : eh' egli è uno paese dove comune*-
menie si pone in un vasello uno granello di ce«
ce , ed uuo di robtglia ; e se il cece vìen posto
più grosso , che ìa robiglia , una erba elie nasce
di questi due grani somIgTia II cece, e così per
contradio avvien lo contrarlo • Avvegnaché raoìtl
dicono ; che non è vero ; perocché la rohl^Ua po-
«ta ti lato al ecce non adopra a far veuire qnell*
erba ^ le non tanto quanto ad ajutarla conservare.
OiC
Quinci tra^^ga chi vuote , e eh! sa quel che nuo-
te ^ eli" lo dd] te] dirci alti 1 mente . Inflno a que*
Ito tempo lU la donna con gran scio fiitiche *
Foriiiatu la rreatura ^ e ^imlgli^ila , e ronca vata , se
la creatura dee nascere il se uinio mese , nelli set»
Unta dì ^ e &e dee nascere nel nono mese, nelU
liov^ota dì y la creatura ha nmvimento ^ per V ani*
ma , che Infotide Iddio In essa • E polche sanie
il n^ovìmenlo, per rj^uindict dk li meno la donna
ti dee dispoE^ere a mangiare , e bere temperalo ^
e a vtfere amica di Dio, e a fivere allegra; pe«
rocche cosi pigli!! T anima gentile abito • DI quin-
di sì seguita la Ttrlù , rh^ el pasce , della qaal
per certa cagione lascio di dire • Seguila dunque
dire di sua natlvltate* Nella quale di certe cau-
tele , che per sua mi 11 là deouo osservare le don*
ne , lasso , perchè !e sanno , e perchè v' è parte dì
non onesto parlare. Ma vuì> che saccla eh* è, o di
sette , o di otto , € di nove mesi • Innanzi alll
sette mesi , dicono 1 Flfo&oH : che non è II loro
movimento sufficiente a vita; nel qaal settimo^ se
la creatura si sforza di vivere, e"* non puoie affa-
licarst ; e se nasce poi nell' ottavo , non vive per
la deboìita , che pure nel settimo , E se non na-
sce neir ottavo, rinforza , e guarisce di quella de-
bolitu ^ e nasce nel nono disposto a vita * E quan*
do nasce , la prima sua voce è di dolore , perchè
esce dal caldo luogo ^ e viene nel coniiadio . On-
5ii
de certe vecchie maestre il mettono nell" acqua lle-
pida I e a poco a poto I0 i^engono acconclaiida
«Ila natura dell* aire » IVla qui sì pub fare quUtìo»
ne di certe donne , eh' ait fatto fìglìuoll , oggi
uno, e dì qui a quìndici di ^ o cosi, un* altro •
Alquanti volsono divinare , che dopo il primo ven-
ne un altro, dì col ebbe maggior dilettazione, e
però nuova cosa ricevette . Ma credo , di' in ogni
buona ^ t; leal donna , con solo suo marito pos^a
ciò avvenire , no6 che dì due , ma dì tre p che
in titia medesima persona può esiere una volta più
diletto , che l' altra . Ora seguita dire una novel-
letta ^ per la quale porrai conoscere nella femina
gravida, s* ella dee avere maschio, o femina^ Dii-
femi una maestra donna, che i^iiando ella il dovea
avere maschio , aveva buon colore nel viso , e chia-
ro sangue per tutto , e la tettola destra più du-
?a I e più grossa , e la sommità dì quella più fun-
ga , e più dura , e sentiva se più leggiera ■ E se
la dovea aver femina , in tutte queste cose il con-
tradio le avvenU « Ancora se mossa la creatura ,
la sente più In sul lato destro ^ e s* el polso di
quella mano è più forte , segno era di maschio | e
Bel contradlo il contrario *
Ornai , ch^ Ardire ha dette certe cose |
Che sta Prud^^nza vergognava dire y
Eitoma al tuo Trattato :
* £ dice ancora alquanti ammonimenti
y
3i2
DI cose , die ben puote aperto dire •'
Se donna alcuna è grossa.
Non si conviene a lei tutto volere,
Ch* a lei viene in talento
Me anco tutto lassar snella pnote.
Se quel, che V appetito la dimanda,
È convenevole, e onesto a lei;
Mon faccia , come fece Fenisea •
Di Fenisea sì legge , che quando Ingravidò di
Maimas , d^ uno Be che fu in Armenia • Lo Re
che d^ alcun^ altra non polea aver figliuoli , la me-
nò alla sua magione Regale ; e facendole tanto ono-
re , che la Reina non sembrava altra che camerie-
ra di quella • Sicché Fenisea ne montò in tanta su*
perbla , che dimandava tante cose nuove ; mostran-
do che ciò fosse per vizio del parto , ch^ a tutti,
fuori eh* al Re , era in odio • Disse un dà la Rei-
na per volerla far cadere : io vidi una donna , che
In sua gravidanza le venne uno desiderio di man-
giare della carne dell'uomo, e mangionne , e per-
deo que* vizj • Fenisea presa quinci baldanza , slette
un di che non mangiò* Dimandò il Re : perchè;
disse : che non porrla mangiare, snella non avesse
della carne dell'uomo ; disse il Re : e di qual par-
te delP uomo ti piace più ? diss' ella : della gola ?
Disse il fìe: andate, e tagliatela testa al cotale mal-
fa Uore , e portatemi la testa. Chiamò il Re Feni-
sea , e disse : mangia • Quella per crudeltà nop
5i5
polea pur guardalla • Allora il Re disse : non voglio
aspettare , che nasca la creatura nodrila con tanti
vlzj , che hnn mi torrU II mio Bcgim « Coiiiiindi^
che fosse gltlata in un fiume, e cosi fu fsiUo « Nà
ancora cor^vìcr» che fjiccU corife la gallina, the per
un* uovo , che tlla fa nella casa , grida Unto , e si
haldanzosameute , che basteiia s* ella T avesse fatto
d*oi-o* Cile Camatdola d* Egitto ne fece cU^ue
ogni anno m fjuattro anni , e tulli vls&ono , e non
perb montf» in superbia * ani! st legge di lei, che
iDirahll umiltà , ebbe in se .
Nel parlo suo sia qual donni si vuole ^
Noh li lasciare enipiere soverchio »
Mangerai meno , ed anzi più sovenie ;
Ed anco II ber li convlen ri frenare •
Non ti pensar H sei me&I dinanzi.
Come porranno Ingrassar H capponi «
Come porrai tu di parlo riuscire
Colle gran gote , e colla Lia gola *
Kon creder a color , che stan d' Intorno p
Che sol per se dlvisan le gran pezze ■
Ven^a riuscir i\ sana, come grassa,
Pensati come davanti da BIo
Terrai; entrando nella Cluesa sui*
Lo quale entrar solea dir la legj^c ;
Che quella donna , che Tavea maschio^
Undici giorni dovea aspettare ;
E lineila poi che fé mina por tara , ^
314
Ottanta di conTenìa passare*
Ma ora non si fiela II suo entrare 9
Qualora dopo i) parto vuol, si puota ;
Pei'ocrhè in altra guisa
Lo suo dolor le tornerìa m pena i
£ la suo pena patria foise colpa *
Ma prenda quello ipaim ^ die conviene ^
Sìcondo eh'' è rusanEn nel paese é
Ma colanto ricordo ,
Che dopo il pìirto suo cacci lì marito
Ahneij quindici di, se Thafe maschio ,
£ s^eUMia avuta fémìna,
Treulacimpie ^ se può dee ente mente ■
G)sì ancora atizi chM* parli d"* altro j
Dopo lo ingravidar , se tu ti guardi
Alquanto tempn di non usar seco ,
Farai per molte cose ajuto grande ^
A ritenere, servare^ e guardare
La creatura ^ e tutto slato ia te*
E m eh' el puoi lattar del latte tuo ,
Acconctamente noi mandar altrui^
&e vuoi piacere a Iddìo , ed :r ngliuoli *
14^00 far coiu^el paone.
Che rompe V uova della paonessa ^
Per dimorare a diletto con lei»
Fa dunque tu come la paonessa ,
Che h le vie rivolte, e poi pori T uovi ]
Perchè el paon con la sua lunga coda^
Si5
Non possa andare a guastare nel nido •
Or parlerà una valente Donna ,
Ch' à nome Temperanza 9
Gli* è gianta qai a preghiera di quella 9
Ch* h mò parlalo , clie Prudenia ka nome *
Ch' essa Prudenia è molto aifaticata ,
I n dar dottrina delT ornar la mente ,
Ed anco in render cautd tutte donnei
In certe coie , eh* ut il lono a loro .
Voli* posar mentre dura il Trattato
DelPornafiiento delle lor pirsone ;
De* lavamene! > che derentl fono ,
E delle cose intorno a cìh disposte .
Poi tornerà in sul dir AeW airventure ;
Come di sepia promise parlare •
E qui comincia questa Teroperanaa
Le £ue parole^ che »eguitan ora;
TEMPEFiTfKA* Io Temperania, veggendo Prudewiaf
D* assai parlar stancarsi ,
Mi mossi j e voglio a voi ,
Danne , e donzelle dir come possiate
La Temperanza usar negli ornamenti ,
Po' eh' r IO ben ^ che ai tutto non porrei
Torvi da quelli, sì corre T usanza 9
£ si voslca natura è data ad essi*
E se bene guardate il mìo parlare,
Sanxa lavare, e ornar dì so^erthiOf
Porrete mantener vostra bellesza ,
• •
I
Si6
£d avanzare , e gioran! durare «
E perchè ancora voi vi vergognate
Talora andare alU medici vostri,
Per ceile cose , rh' occorrono a voi *
lo VI darò qut certe buone scritte ,
E voi ch'avete bisogno delP altre.
Al medico porrete aver rjcorio •
Ancor se non volete andare a Ireno *
In r|ueite cose usare ,
Almen vi pr^^o » che vi temperiate ;
Pensando rhe Cohu , che voi creò,
Cognobbe qiiania , per lo suo migliore,
A ciascheduna convien di benezxa ,
La forma mia riguarderete In prima,
E le ragion , che son sciìue di solto :
Pei che qttc^a figura da Dio presi,
E si porrtie da me molto trarre.
Se cj vorrete dar la mente vostra ,
Poi dlsrendele ad udir le parole;
Ch' io pongo qui , ma se passan misura :
Dicnle si, per trar da voi che posso ;
Che nf^n si parte II cauto Confessore ,
Ch' eì non prenda eh' el pub dal pecratore .
Ho di* io non saccia , eh' ogni soverchlanza
Di la\ amenti, vestire, ed ornato ^
Pur lengon di peccato ,
B non son tutti di me Temperanjsa ,
Daviinli a tutte cose a mantenere
317
La giovane donna bella * '^ T^e^ca ^
Conviene a lei «eivar la saoLUde *
Ma periihè libri ti* eita cosa sono
Scritti da cedi SavJ,
£d anco possono ai medici andare ^
Io non intendo qui ora pìtrlaie «
Ma tanto dico , che Tuaare unguenti
Sustanziosi ;, e grossi.
Fanno le donne, e donzelle non nette.
E fa lor dìsioor lo caldo , e *1 Sole ,
£ fanno i denti neri , e i labri verdi ,
£ molto invecchian a chi gli usa la pelle *
Però di quelli non ti parlo punto ,
Che se mi eredi , lu non gli userai \
Ma ben m^ è dello , che molli ne (ai ,
Cosi ancor del dibucctar la pelle ,
Parlare io non ti voglio , j
Perocché ancora ciò uiare invecchia *
Ma pur se tu guardare non ten vogli ^
Alineti ten guarda verso 11 tempo freddo *
Coli ancor dello strisciarlo volto.
Over le mani , o M collo ;
Che Tutte queste son cose nocive ,
B fanno vecchia te più tosto in vista p
Ancor metto dinanzi , a che vuò dire ,
Ole r allegrezza e 'J mangiar temperato;
Ed anco il bere condotto y con' dece ,
Conferva fresca , e giovane la donna •
5i8
Mutjticouìat dolore» ft piaDid,ei Ira
Aniieratifì f ed invecchiano ckncuna «
Il sole , e^l vento» la fame» e la sete^
La pauia^ e le slufe, ed li lavar col rino,
£ col ranno , e I b^gni di solforee acque |
E di vinaccie » e ogni lavar di mosto
Dimagra , annera , ed ìnnaspra la pelle •
Ed 1 bagni , ove son cotte erbe calde »
Arrostano , e poi annerano la pelle •
K i bagni delle dolci
Acque tiepide in camera non troppo
Maotengon giovane , e lie^ca la pelle •
Il tenerla coverta »
Imbianca , e 'nienerlscc ancor U pelle *
Oniai di questa
Materia parlerò per certi esempli j
E voi da qui traete
L' utilità , che vorrete , e porrete •
£ non prendete In mala parte quello »
Che ridar si può in buon' intendi mento >
Madonna Marta da Genoa aveva una sua figlino*-
la molto bella, eli' avea nome Lisea^ la quale tut-
to dì si tencd la mano alla gota , e spesaajnente
dormiva per casa su per le panche , e portava un
suo frenello si stretto ^ che quasi le segava la te-
sta , E questa Lisca aveva molto paura di venir vec-
chia , e diceva molte volte : Iddio non mi lasciar
vivere hi yetjcliiezza , Disse un dì la madre per
ai9
correggerla: il tener la mano alla gota^e^l dormi-
re colla gola in su gU aipri drappi ^ e lo sten-
dere della fronte col frenello , rallenta , innaspra ^
invecchia , e fa vizza la pelle • Un altra fiata per-
eh* ella andava Lropp<i d^ altorno , e ipezlalmente
quando era in vìHa, disse la madre a lei eh"* avea
gran piedi ^ e tetiea^ene di peggio ; il correr per
Il moliti, alle giovani ^ e alle delicate ingrossa i pie»
di , e fagli crescere ^ e molto andare aiiorno ezlan^
dio per Cina gli fa callosi , e rorzi ; Y andare i oa-
f e ^ e "*] calzar assettato gli riduce a bella forma*
Una donna Fiorentina aveva mia sua figliuola ^ che
molto volentieri portava il cappuccio , e sforza vati
di avere belli capelli ^ ma ancora vi mettea degli
altrui ; disse la niadre per divezzarla dì qneitr due
cose : il portare il capo coverto annera i capelli ^
e ^1 gran peso delle treccie ronjpe , e fa cadere
i capelli* FI lenergU allo scoverto, e specialmente
al lume della luna fa biondi i capelli • E perchè
questa sua JjgUuoJa. lai Hata si lavava troppo rado^
e tal fiata troppa spesio ^ dlssele : lo troppo rado
lavare a chi ha grassa la lesta fa cadete l capelli,
e '1 troppo spesso a chi l'ha magra fa rompere i
capelli « ha Flcina di Francia aveva maritala una
sua JigliuaU al Ee d* loghlherra , la quale avea
pochi capelli, e quelli lutto di le cademmo ^ e per
questo maiitaggio li facea pace d"* una gran guer*
ra . U He d' In g bilie ira udendo quello difetto non
la volea • La madre ciò «aputo facea raccogliere
del capei venero , e aeccare, e poi ardere, e facea
mettere la cenere in un drappo a bollire ii| la
liscia per mantenere i capelli , e moltiplicare , con
la qual liscia la facea lavare si , che non toccas-
te dove pelo non volea • E faceale usare Io petti-
ne dell* avorio risegato largo , che tenea netta la
lesta , sicché i poli stavano stretti , e tenevano i
Cavell i • Ancora non la volea , se non avesse bion-
di 1 cavelli , e perchè ella avea un neo nel capo 9
che tenea una buona parte di capelli canuti , an-
cora che non volea Reina canuta. Sicché la ma*
dre fé fare un* acqua per imbiondire, ed un* altra
per occultare i canuti , le quali sono qui scritte •
A fare i capelli biondi prima , e poi diremo de*
canuti , conviene a te intendere quelle cose , che
dette sono di sovra , poi per atargU meglio , fa-
rai quello che troverai scritto •
Ma fa qui punto , riposati alquanto 9
Ch* io non porrei più innansi lavorare ;
S* io non andassi a veder quella Donna,
Con cui in ogni stato mi riposo •
La qual mi fa leggiero a tutte cose ,
E con diletto gravezza portare •
E quando arò le bellezze guardate;
Che stanno nella suo gentil figura ,
Non mi sarà cotanto faticoso
Intender ciò , che Temperanza dico
321
Degli ornamenti, che alle donne insegna.
Ed io spero di toslo tornare.
Perocché alcnna gente
Viene di là, dov^ Ella ora si posa ;
Che m* hanno detto , che s* io tosto vado ,
Io la porrò vedere ad una festa ;
Che ella de^ fare com^ han detto bandire •
Addio, non vi rincresca l'aspettare;
Ed io per gir più tosto a Lei vedere ,
E per più tosto tornare a qnest* ovra ,
Ho presa la proferta, che mi fece
Qaesto animai , in sul qual mi vedete ;
Che dice di portarmi tosto a Lei •
Donna • Va pian , Francesco , volgiti alla Donna ,
Che vedi qua venir sulla carrega;
Ch* eir è gran Donna , e vien dal gran Signore,
E vuol parlare a te per lo tuo bene •
Feanc* E chi è la Donna , di cui tu mi parli :
Donna • EH* è V Etema Luce •
Volgiti a liei , che se ta ben la guardi ,
E penserai la grande altezza sua ,
E '1 guiderdon , che da Lei puoi avere ,
Tu lasserai lo camin, che tu segui.
Frano. Chi se* tu che mi di este parole ?
Donna • Sono un ancella di quella gran Donna ,
Ch* à nome Penitenza •
Frang. Lo nome tuo si segue ben col fatto :
Lasciami andar , che tu fai villania ,
S2a
Non sono ancora acconcio alla tua Tia •
Doivif A • Deh ! non andar , vien davanti a Le! :
FaiNC. Tu perdi le parole 9 eh' io non voglio ;
Pcrocch*io sono in camin, per andare
A vedere una Donna , a cui son dato ;
Che io da Lei tengo tutto, e son da Lei
In guisa tal , eh* io non porrei servire
Ad altra Donna, sie come vuol grande •
Doifif A • Deh ! fa una cosa , descendi , e vien mec0|
E sofferi d* udir pur Lei parlare ;
E di veder la suo bellezza alquanto •
Io ti prometto, che tu lasserai
Per istar seco tutti altri diletti ,
E questa Ponna , che tu vai cercando
Con tanto disiderio spessamente ,
Tutto sia grande suo potenza , e altezsa^
Ti sembrerà inver di lei niente •
Fbinc. Deh ! tu se* veramente Penitenza ,
Che tu m^ ha* tratto del buon caminare ^
E ora vuoi , eh* io lassi quella Donna ;
Che non porria mentre vivo lassare •
J)oNNA , Or non fermassi nella mente Ina ,
Lo seguitar lo servir di colei ;
Che s*io ti mostro di costei maggiore
Bellezza, e altezza, ed ogni stato suo »
Tn non ti possa ritornare a quella ;
Che ti può dar lo guiderdon maggior* •
FaANC, Deh l lassami , per Dio ! lassami andare $
523
Ch^ éìV è gran cosi è. Htb^ eh* io potessi
In un sol giorno sperar da costei ,
Qaanl* io spero da queìP alta Donna i
Che lungamente mMia tenuto servo p
Donivi . Questa è colei che ti puote pm fare
In un sol di, che quella In tulio tempo.
Odila almen p^irlare ,
E po' fa che tu vuoli ;
È ella qui discesa^ che si posa,
Vattene a Lei» discendi, e Lei saluta;
E se ti par ben far, muta volere «
Fii^«c, E loj po' ch'eli" è sola^ non v' andrei ,
Ma vlen con meco , e ajutanni spacciare ;
Ch' lo pur son fermo a ¥oIer camlnare ,
Doniti . Andiamo ^ andiamo .
Fbanc. Madonna , Dio v' allegri •
Ecco a voi , Penitenza , m* ha condotto ■
Donna , Ben dice ?ero .
Franc. Or che ri piace dire ?
FiNiTENZi , Lo mio parlar non è di questo mondo,
Però se tu t^ acconci a lassar quello ,
Tu tni porrai intender pienamente ,
E trarre frutto dal mio dolce dire.
E s* io ti conterò la gloja tutta »
Che sta nel Begno mio ^
E m OS t rerotti la mia dignitade ;
Quando sarai disposto ad udir quella»
Ciò che tu fai » e che segui , e die cerchi »
X 2
024
Conoicerai , che niente rileva
A comparazione di me seguitare*
Frang, Yoitro parlar. Madonna, assai è belld
E assai grande bellesaa portate*
Ma perdonatemi a questa fiata ;
Ch* io sono acconcio a seguir lo camino ,
Nel qual la vostra ancilla mi trovoe •
Psif IT. Deh 1 non andare , ancora i* ti vuò dire ,
Ch' io non ti mostro tolta mia bellezza ;
Perocché tu comprender non la puoi.
Finché non lassi V altre cose tutte •
Se ciò vuo* far, tu mi porrai vedere
In tanta altezza , bellezza , e sprendo re ;
Che per niente arai tutte altre cose.
Porrai ancor veder la mia potenza ,
E quanto posso a te di grazia fare ;
E come quella Donna , che tu cerchi ,
È di mia Corte , e sotto me si regge •
Quelle due Donne , che meco vedesti
Mei primo avvenimento , e compagnia ;
Tutto che sìen di gran bellezza , ed alta ,
Parrien niente, quando sarai degno
Di veder me, quanto conviene ad uomo •
Faine. Se vo' volete , Madonna , eh* io creda
Queste parole , che detto m* avete ,
Levatevi dal viso quella Stella ;
Sicché io Vi possa più chiaro vedere •
323
E dite a me chi lan quelle due Donne ,
Che detto avete ^ e che weimon con voi *
Penit* La Siella dnl volto non leverei ,
Né nii potresti più chiara vedere 4
lenire che tu non mi se'' tutto dato .
£d anco poi noi vedrai pienamente
CIÒ eh" è dì me ) tant" è )' altezza mìa *
Ma la serai, dì che porrai, conlenio.
Che gli Angeli^ si nahil Cre;Uiirp,
l^an posioQ pienamente immaginare 9
Tanl* è profondo ^ lo stato che tengo »
Le Donne, che lu vedesti con meco,
Son r una Grolia, e T n)tra Vertute,
Donne di gran §avere , e gran hiltrUe •
Le qua"*, se tu mi credi ,
Saranno a le , come sorelle amiche *
Fhjinc. Madonna ^ se vero è , ciò che mi dite ;
Servendo a voi , io porrei dimorare
Con quella Donna, a cu* lon cosi dato ?
Penit* Egli è si vero , the se intender mi f uogli,
E ratlenerti ne IT andar più innanzi ^
Tu verrai meco , e mostrerotti lei ;
E come ancora io darla ti potrei «
Fbanc. Madonna , se vì piace , i' vuò lorrnare ;
Perchè Io promisi, e Temperanza aipctta^
Ch'Io certe cose scrìva, ch'ella dice.
Che vtiò poitar con meco a quella Donna ^
D'ujwi sna ovra^ ch'ella mi commise •
326
Psifir. Va , come vuoli 9 e torna 9 con* li piace 9
Ch' io noD ti posso bene fare a forsa ;
Tornando te i* tono apparecchiata •
Fu Arre» Mudotina | addìo • m
Per IT. Or ?i con Dio ornai 9 • -^
E PetikenEa ne verrà con teco .
Fra[«c. Madonna ^ non ancora , an^I rimanga 9
E «quando manderà per lei^iitoiolt
Che mi dlmoitrerà la ritta ?ja 9 <*
Com' a foi pofsa a punto tornire .
pEwrr. Asfai mi place , or va ^ non l' indugiare •
Fr41sc, Miidanna Tefn[>ernD£a , i' *cm tornato 9
E fui detratto dal camln , ch^ io presii
Per cerio modo 9 eli' io la^io mb »tarc ;
Or dite \h ^ chWo son per lavorare «
Temp. Lassammo su di sovra.
Di far biondi 1 capelli ,
E ancora li canuti trasmutare ;
E qui ancor lo possiamo ludugrare ,
E triillcren nella fine dì quelli ^
Ili duo ricette in sommo a questa Porte a
Qui aeguiren di certi altri ornamenti ,
Sicondo la maniera cominciata .
Una donna ebbe in Siena , che disse , che doti*
ì^a non poiea e^aere bella , s^ ella si lavava alno,
che di pura acqua . E così giurava , rhe per le
ftenipi** teacva • E perchè ella s' era ristretta in re»
guk 5 usava pm volentieri le acque de' pozii , e
327
delle foQlape , the riposano im ae ^ anzi che ran<-
□o ; e dlcea elie facea più soave la pelle . L* acque
delle cisterne , arque di neve ^ di graijdtne , e dì
ghiaccio 5 perchè jnasprano la pelle , non usava .
Ver è che tal fìata le facea euocere , e tornare al
quinto , e dlcea : che poi rlserbate erano miglloii .
Ed ebbe una sua (ìglluola « eh* era n^olto bella ^
in giovauezca conilnciìi a lener la mauiera della
madre , e sua bellezza pur crescea • Poi dì^IdeNn^
do d' essere ancora più bella , comìncio a usar
V acqua del fior della fava dblillaia , e quella de*
fiori del giglio distillata ; diventò ben di più bel-*
la , e di più soave pelle : uia ricordami ^ che si
mantenne più bella la madre colla aua aequa ,
che la fìglia; che andando insieme per la terra,
credea chi non la conoacea ^ che la 11 glia fosse
la madre • Una donna ebbe a Firenre , che non
si volea lavare colT acqua del letto di Mugnone ^
che djcea t ebe tenea delta natura di quel no ^
che corre per pietre ^ e luoghi aspri « E quando
andava a Fiesole, mandava per l'acqua de'potzi
del letto d^Àrno, che pomati eh' en eerti luoghi
corrano per aspri luoghi , comunemente passa per
lo soave , e a più lungo tratto* Questa donna non
si Javav:i con acqua calda a fuoco , nta colla cot<*
la , e riposatasi , e colla troppo fredda nb^ ma
tenevala in luogo caldo * E quando venne al di
dietro , Io pur la vidi iDvecehiarc * La figliuola di
52S
Madonna Joannn si lavava coIP acqua rosata mollo
continuo » la madre le disse » che inasprava la pel*
le , più tosto se ne rimase , che non averla fatto
per Dio • E perchè questa fanciulla , quAndo si Ia«
vava , non si volea asciugare a tovaglia , diasele la
madre, ( perchè tal fiata Pencresca T aspettare ) :
Questo asciugare , che tu fai , fa buona pelle , e
ferma , ma lalla alquanto bruna • La fancialla te-
mendo di non annerare, non V usò più • Una don-
na fu a San Gimignano , che si tenea d* avere le
più belle mani del mondo • Seminare facea in
mezzo della Terra sua fave , poi le Iacea conti-
nuamente cuocere infrante , e sanza guscj , e non
si lavava con altro le mani , che colla cocitura
d* està fava • Avvenne che quando le aveva fatte
più belle , Iddio glie le fé diventare gottose ; sic-
ché ella poi non fé seminare più fava , e ammo^
nìva molto la gente di non lisciare; dicendo ciò^
che Dio le avea mostrato • Una fanciulla , eh* ave-
va giucato alle noci verdi , aveva tutte tinte le ma-
ni, disse la madre : togli dell* agresto, o delle mo-
re verdi , o dell* aceto, e lavale , e andranno» Fe-
ce! o , e andonne col primo meglio , che col sioon-
do , e meglio che col terzo • La Sorella , eh* era
nera di natura , tolto dì si lavava con queste co-
se ; credendo imbiancare. Disse la madre veggen-
dola più annerare 1* un di, che 1* altro : ch^ osi tu?
quella gliel disse • Allora la madre le disse : ciò ,
che tu Hill figliuola, adopera lo contrarlo^ ma tma
iota cosa al tuo esiere t* msegno ^ che quanto puoi,
tengo coverta la pelle : vld' Io questa non so co-
me dt?euir bianca . Una donna Tue a Volterra , che
ti dilettò molto in avere bei denti, IfÉcevaìisì spes*
IO forbire a uno maestro * ComiDclJ» a richiederla
sì V uso ,^ che quando stava alcun tempo ^ che non
gli $1 faceva nettare , erano men che belli * Dis-
«ele la madre ; nettagli col tuo specchio , e ileiii
a mente ^ che agrumi , e pasti minuti f e cose tì«-
diìoie , e cose troppo fredde , o troppo calde , o
troppo dure gli guailano . Poi tieni a mente una
polvere , che troverai nelk fine 41 questa Parte *
Una donna di Pisi ebbe due figliuole ^ V una era
molto picchiata di margini di vajuolo , V altra era
quasi nel viso tutta piena di nei ; non le potea
maritare, e non avea di che pascerle , ed elleno
erano Inviate a pigliare mala vla^ sicché la madre^
che Don potea aver del balsimo » col sudore dell*
uova fresche , e colT olio del mattone , d quella
del vajuolo rapplanò la pelle ; ed anco lUi' acqua
ne troverai Innanzi in questa Parte a rimuovere
ogtii cicatrice. Quella de^ nei guarì anco con n^*
acqua, che troverai più oltre in questa Parte.
Putto questo, alla prim;i si empiè tutto II \ho di
porri j e all' altra di coisi * Li primi rimosse colla
detta acqua de* nei distillata due volte , come tro-
verai Innanzi: li sicoadi rimosse colh tuidoHa dell'
3So
otta del boe ▼ecohìo » e ciò {aito 9 elP erano per
altro belle 9 vennele una ?entara di due ricchi fra*
felli 9 che le toliono in dono per mogliere 9 e
furono molte grasiose donne a Dio, ed alla gen«
te di quella Terra • Una donna fne a Messina »
eh* ebbe nome Madonna Ben«Gara 9 della quale 9
si legge «•
A mantenere nettai denti 9 a chi bisogna 9 usi
questa poirere •
A rimuovere margini 9 e cicatrici 9 o almeno ri*
spianarle molto a cui mestier fa •
A lare i capelli biondi 9 sien di che colore si
vogliono •
A fare i capelli canuti in sul colore degli aU
tri 9 o se tutti fossero canuti a farli biondi •
A levare i nei 9 e porri con una medesima acqua*
A quelle donne 9 che co* loro mariti non pos-^
sono aver figliuoli. (*)
Ornai ritorna Prudensa a trattare
La Parte incominciata 9 e trarre a fine 9
Deir avventure delle dette donne •
E questa Donna 9 che dinanzi parla 9
Si puote andar 9 s* ella piace a posare •
Ver è che la sua magione è stretta 9
C) TiUie queste ricette mancano nel manoserìi'*
to 9 essendovi die* vani in bianco •
33i
Che non ne \ruole tver fuor di misura y
Ed ha la tetta in man per torre a punto
D^ ognuna cosa , quinto meslicr fuce ;
Lo iren dal lato ^ per regola porre
A ciascuno appetito itiordìiiato .
Bair altro lato il bo««ob senato,
Dove conserva sol ^ quanto conviene* i
La falce m mano per tagliare ì rami ^
Qie pasian fuor di ragione , e miiuta .
Ma tutto ch^ ella si distretta lia^
Faccia dilettare in $e tuttora
La somma groJìa ^ eh'' eli' ha di virtute •
Torniamo noi alia materia nostra ,
eli* ella savrà ben ri posare a modo .
Àvvten talora sanxa colpa tua ,
£ «an2^ colpa ancor del tuo marito >
Che nasce tra voi due maUvolenza ,
£ lalor che non trovi nato amore :
Tol d' una radice d' ìid* etha , eh^ k nome
. . la quale li a così fatta la faglia , (*>
E falla seccare , e polvereizare ^
£ diilla a lui , e torranne per te
In alcun modo a mangiare , o bere .
E vederai maravigUosa com *
(*) Questo ithegrw di foglia j ^ n^me i^ erta
manca nei mano$eritU #
f
Bla gnarti , che se la àesfi , o prerrdesfì
Tra altre pcrfone , fra cui sicotido Dio
T^on fossf licito amor& ^
Qiieàl:» sariia erba sarla velenosa ,
E ticcidericK . Ed ancor ti pre^jo ,
Che quando da' Mogi fera a tuo' figli tioli,
Chp in neir ordinar di quella festa;
Non ti fidar di quelle vanJladl ,
Che suole usar la gente ^
NelP entrar della donna :
Gittar lo grano ^ ed altre cose fare ;
Clie sono augurio , e non piacciono a Dio
E dlcon certe , che per queste cose
Miglior ventura si «egulta poi;
Ch* io li raccordo con gran fondamento,
S' egli è con cosa che dispiaccia a Dìo
Convien riuscire in ria ventura, e stato.
Dicono ancora certe alle lor figlie ,
Tu fa , che vinca la primiera prora ;
Ed a vera i ventura ri' avanEare
Gli tuo voleri in tutte cose poi .
Non sanno » che seria vincer migh'ore
Con utnllrà 5 che vincer con polenta.
Ancora ti raccordo in o^ni slato ,
Che Dio ti vuol dare ;
Te contentando vcgghia , e te ajuta;
Né far ragion, the tuo ventura $ia ,
Talora avere altro sialo, che huono *
255
Che come troverai nel Libro lerltto
DE' DOCUMENTI , che detto è di sovra :
tfon te dormire a fidanza^ che Dio
Ti poni al nido per cibo la manna •
Cfte tal pensiero inganna
infoili f che poi a^^Ugenza disface «
Fa come stiglio om face ;
Che pensa uuto da \f unti bisogna :
Non Si confida trovar ciò che sogna «
E *n ogni f)ubbìo la ricorri a Dìo »
Giusto Signore , e pio ;
E perchè lu non sai cjuanto se* degna ^
A le Io Libro insegna ,
Che in alar le tutta tuo forza metta ;
Che 5pesio Iddio aspetta ,
Tuo argomento vaglia »
Né fa mtracol per ogni vii paglia #
Ancora In aFventur,i ;
O^e !e tent anioni t' assali scon troppo.
Forse per ovra d' alcuna ria genie j
Fa per la caxa tua questo regnale ; (*}
C^ Questo superstizioso segnale ^ del quale
non saprei dare una ragionevole spi^gazio*
ne ^ e die per avventura era un visibile avan^
ZQ di rozza barbarie ^ da quei dirci Van-
tare j che ci eran certuni , che lo facean di
sangue di becca ^ pub congetiurarsi , cìte impro*
«54
Che fuggon molto li spiriti rei 9
Ed è dì molto edGctce vìrtute ;
£ sono alquanti » che gli fanno di sangue di becco,
PuRiTi.'DE . O tu che scrivi H^ rìvoli^iti in suso.
Guarda mia faccia , e odi mie parole ^ 1
Tedi la mia bellezza , e lassa V ovra »
Feaup Clii siete voi, che m'avete assalito^
Sì djsjcura , e si sola venite .
FirniT* Sono una donn^ , di' k tiome Puritade *
CK' esco dal peUo a *|uella Eterna Luce »
A cui di sovra nel Libro parlasti •
Ella mi munda a dir , che tu non corra
pria mente apponendosi y imitare volest^ro ciò
che operarotiQ gli Ebrei pet comandanienlo
di Mùì$è , a Jine di torre 1 toro ftgUaoU alla
vendetta di Dio , 4fiianda ammazznii furono
luti" I figliuoli primo gcnili degli Egizj ; secon-
do abbiamo nel Cap* 12. delC Esodo» fedi le
Noie segì tenti -
335
tn far qaesl^ ovra , eh* el e! ha tempo assai ;
Perocché te ti movessi ad andare
A quella Donna , che dicesti a Lei ,
Ta non porresti nel mondo trovarla;
€h' elP è andata , e menonella seco
Alquanto in Cielo , a trovarsi con Dio ^
E II farà lungo teiupo dimora *
Fba^. Dunque soir lo da Lei cosi tradito ;
die s' IO avessi Mot pur camloato ,
Davanti al suo andar V areì trovata «
PuaiT. Non l'adirar, che Dio T ha ben promesso ^
Che lasserà Lei pnr tornar nel mondo ,
£ dimorare p^r Io comun hene
Ancor tra quella gente , che la brama >
E vederal y che avrà ben guadagnaln
Nella tornata , che Dio le hk donata
Una corona , che vai gran tesoro »
FfìiN. Tu mi farai ^Ih fender tuUo ci vi io ,
DI tu da beffe, o eh' è quel che parli?
PuKi?. V TUO , che tu non ti dolga dì quello »
Che grande onore fa crescere di Lei ,
Fu ATI, Dimando sol, se riveder la debbo,
O se Dio r ha per se ritratta in Cielo *
Fu Air. Tu la porrai vedere ia maggior luce »
Che mai vedesse alcuna donna un"* omo .
Va pure innanzi , e compì V ovra tua ,
La qual compiuta va verso Oriente ,
£ fu la troverai iti sul camino ,
II
836
Accompagnata mirabnemente «
Questo ti gìaro , e proniAto , o convengo •
FaAif. Madonna posi* io ben fidar di voi?
PuRiT. Sicuramente.
Fran. e quanto a lungi la debbo trovare ?
PuRiT. Egli è la via ancora lunga aitai ;
Ma te tu puoi aver queir animale ^
Che dalla parte dinanzi è sì forte »
Da quella di dietro sollìcita tanto ^
Sul qual m* è detto , che V altrieri andavi ;
Tu giugnerai davanti a Lei tosto •
Fa Alfe Queir animai »* io la credo trovare »
Pur converrà, ch^io ancora riprenda,
E passero per lo vostro consiglio •
Yoò far con Dio sì , se vi piace
Per venire alla fin tosto di quello ,
Perchè ciascun lavora •
PuRiT. Dunqua ponian , eh* io men volessi andare.
Se* sì da nulla , eh* esseud* io sì bella ,
Sì dilicata , sì netta , e sincera ,
Non mi terrai nella camera tua •
Fran. Madonna , io vorrei ben , che nel mio petto
Gimera avessi di tanto onor degna ,
Ch* una tal Donna , com* è Pnriude
Potesse aver lì loco degno a Lei.
Ma penserò lavorando in qnest' ovra ,
S* io mi potessi sì disporre a voi ;
85T
Che la granDoDoa» a cai intendo >d* andare »
Di tale albergarla allegra fosse*
PuRiT. Non credi to , eh* ella ti voglia vedere
Assai più tosto alla mia comp:agnìa ?
Preodimi , credi pur , questa è la via •
Frar, Madonna y voi tornerete domane ,
Quando sarò me disposto a volere
Tener la via 9 che mi può far valere •
PuBiT. Eir è in te ornai , fatti con Dio ,
Qualor mi chiami, sempre verrò io •
Volgianci dunqua alla nostra materia ;
E tratteren della seguente Parte •
PARTE XVII.
JLliecisettima Parte , ora qui segue 9
Nella qual si contiene , e trova scritto
Lo bel Tratuto de* consolamenti
D* ognuna donna in loro avversitadi •
Però vedete qui la Piata giunta ,
Cioè Compassione , e uditela parlare
A quelle , che la stanno ad ascoltare •
La forma sua vedete , che risponde
Allo suo propio effigio ;
Che dolci fior tra la gente saetta •
Ma se volete pii ragion vedere
Di suo tutto sutura 9
Nel Libro , che io v*ho deUo , riguardate ;
838
£ nelle chiose ancor più che nel letto*
E noi torniamo a udirla parlare ,
Che ci porrà piacere In molti stati.
Dice questi Donna deir utilitadi delle tribola^
zjoni , e se ti mostra ragione » che le tribolasioni
sieno utili , questa h ottima maniera da far si , che
elle non ti graveno ; che le cose , che tu stimi
buone non ti fauno noja • Dice Gregorio : ette mag^
gtor beneficio ila Dio alV uomo quando T affligge ,
che quando il lascia prosperare ; che più giova al
fanciullo colui , cìC el corregge , che colui che fa
il suo volere • E al frenetico , over non sano « co»
lui ch^ el lega , che colui che la sua insania non
refrena • Ancora dice : chi non sa , ch^ egli è me-
gUo ad ardere del fuoco delle fehri , cìhc del fuo»
co de* vizi • Ancora dice : non istimare duro queU
lo 9 che tu sostieni , poiché eoW interna passione
dagli eterni crudisti se* liberato • E dice Isidoro :
che le avversità del corpo sono remedj deW ani"
ma . La infermità la carne macera , la mente il
languor cura , che vizj scaccia ^ e le forze della li"
Udine rompe • E dice Bernardo : quantunque ti gra*
vi la tribulazione » non ti reputare abbandonato •
E Gregorio : el lino per molte tersionì viene a canr
dorè 9 e /* anima per tribulazioni . E Seneca per
misero essere giudicò colui , che mai non fu mi«
5ero • Passasti santa avversario la vita , nessuno
sapere » quanto tu possa ^ ne tu medesimo • E Gre-
539
goi'lo ; siccome gU aromati non spandono , se non
ifuando s^ incendono^ lo suo odore | così i Sanii tto~
mini , che eolie vifmdl aali^cono , nelle triitula-
zioni si provano . E con queste ati tori udì se ti e
porr Uno sciiTere infinite , ma brevi tu ce le con*
tende. £ lU| donna, queste reduci a te , che ila eo*
Sloro sono dette agli uomini. £ quando vieoe, che
Vidi m militar donne ^ poste in avversitadi , porrate
usar loro , come caggiono . £ ancora ricerca per
usare m taMuoghl le parole del conforto, che dà
Costanza di sovra alla donna vedova ^ che piange ^
r tu da te ne prendi esemplo , e nelle tue av-
tersìtadì consola te in colui , eh' è vera consolazio-
I3e y e salute di tutta V umana generazione . E né
di molta prosperità pigliar troppa grolla, Mantie-
Qi un volto , e uà' animo in ogni slato .
PARTE XVIII.
\joiiviensi ornai della Decima ottava
Parte trattare r
La qua! coniien certe question d' amore ^
£ pon di cortesia ^ e gentilezEB •
£ riguarda Indusuia qui dipinta ;
Che per significare lo suo ingegno ^
Figure imborsa , e sotllgliez^a adotta ;
Come di ciò , e più della sua farmn
Teder porrete in lesto ^ e nelle chiose ,
r 2
5fo
NH Libro , che v' ho dello spessamente ^
Cli'n nome ! DOCIMEINTI D' AMOBE .
Ornai ccnnncia a due valeiiU Donne
Questa Itidmtria a parlare»
Or nun ?"* ìncresra dì lei as mirare *
Facnfovi dodici nuistioni •
La pr ima si è . Se Iddìo ama come noi . Ta
fltonda . Che crtsa è il Divino amore * La lena «
Che cosa h il generaTe amore , il quale si converw
le generalmente a Inlfe rosp , rhe insieme s* haii-
Bo a con servare « La qnaiu « Che cosa è amore U^
cito mondano • La quinta. Che cosa è l'amore il-'
licito del mondo * La sesta . Cti* è amistà • La set*
lima • Ch' è benivolen^.a « 1/ ottava • Ch^ è nnani-
fnilh* La nona « Ch* è eoncoidìa « La decima . Che
differenza è tra amore , e amare . L^ undecima .
Ch^è cortesia * La dodecima- Ch* è gentilezza * Bis-
pondono le Donne : che non saperJano rispondere
a queste quìitioni ; an^ì priegano la detta [ndu^
stria 5 che siccome ella hae formate le dette qu?*
stloni , cosi le piaccia dì solverle . Sicché a lor prie-
ghl Industria le »oIve cosi , come qui seguita . Al-
la prima* Ama Dio noi per noi , non per se, sati-
na alcuna Divina paisìone , e dilettasi che amian
lui per noi. Noi con passione amiamo lui per noij
e perchè elio è da amare , e da venerare < Alla si-
cotida . Amor Divino è una grafìa ^ chp discende nel
ben disposto cuore nella cteatura del Creatoi^e ^
&4L
per cui virtà, ella a lui sì congiugne , e crescenla
la dolcezza si conferrna • Alla terza • Lo geueraU
amore è uno mezzo in ira due estremi, per la cui
grazia quelli insieme si conservano • Alla quarta •
L^ amore mondano licito è uno mezzo intra due
persone , igualmente se amanti , i quali i lor vo*
Ieri in una cosa congiugne , e congiunti conserva •
Alla quinta* L* Amore iullcito è uno furore inor«
d inalo , non contento di dolcezza ^ né nemica di
pena, cieco, disleale, e superbo. Alla sesta • Ami-
stà è uno amore temporale tra due iguali in gra-
do , che trae il grande al piccolo , e 1 piccolo al
grande , d* ogni imparità nimico • Alla settima • Be*
nivolenza è una libera carità , la qual sol daU* una
parie può procedere , e talora comune procede •
Alla ottava. Unanimiià è una spezie d* amore ind-
irà molta genie regnante , e talora tra due tien
luogo di amistà • Alia nona • Concordia è un* ani-
mista ridulta per arte , o per ingegno , o per Di-
vino miracolo • Alla decima • Amore è uno mez-^
zo , e amare è uno disio , che regna in uno degli
estremi , tn fino che V altro diviene assomigliante •
Alla undecima. Cortesia è una libera magnificen-
za , che non paté forza , né higegno , né debito ,
ma solo da se piace. Alla duodecima. Geatrlezia
è duplice d* animo, e di nazione • La prima si k
un* abito umano in virtù cofitei|to, d» visto nimi-
. co, glorioso neir altrui bene , e nelP. altrui avver-
54^
iìtà ptatoso • La feconda è una poteziEa di tegoi-
!o , o dì ricchezza ^ auticàii , veigognosa in maJacar
flato *
PARTE XIX.
N.
I onadecima Parte viene omat ^
Che iratta uinemente di certe coDleoEtotiì ^
Di mottetti di Donna a Cavaììere ,
Ancor di Donna ad altri quali sieno «
Guarda ^ui dunqua la Donna , che i iede ^
E gli altri, che dalF altro lato fono»
E odi quelle conienzion , che fanno •
Gliisiltla sta di aovra a giudicare
Chi netto parla , e chi non sa parlare «
1m qual Giuitkla j se tu vuo^ vedere
Pia chiaramente descrìtta ^ e dipinta.
Cerca nel Libro , eh"" lo i* ho dimostrato ^
Che DOCUMENTI D' AMORE è chiamato ,
E tu discendi alla materia oraai
Di ciò, che questa Parie in se contiene.
Parla la Donna al Cavaliere ^ e dice :
La fcmina è più degna d* onor , che T uomo ^
che r uomo fu fatto di fango » claè del Limo terre
e la femina della gentil costa, fatta prima da Dio*
Ancora P uomo fu fatto iuor del paradiso , e la fe-
Diìna nel paradiso , e P uomo fu fatto forte, e ro-
bitfto per pottar gr intarithj , e fornire le bisogna
da vivere, e la femina d[ natura delicata per pos-
wmmmt^mm
345
«edere In grolla le fatiche dell* uomo • Dice 1* uno
di que' ^ che sono col Cavaliere : la femina si la*
sciò ingannare , e fu cagione di tanto nostro dan-
no , e affanno • E però Aie detu Femlna , peroc-
ché fé men , eh* alcuno altro animale ; ancora la
femlna però è debole , perchè 1* uomo la potesse ,
e dovesse signoreggiare • L' altro, ch'era col Cava-
liere , anco disse : le femlne hanno ingannato Sa-
lomone , Aristotile , Sansone , David , Ansalon , e
molti altri , e non attendono ad altro che a pigliar
cuori • Risponde la Donna : minor difetto fu alla
femlna lasciarsi ingannare al nimico , che non fu
alP uomo lasciarsi ingannare alla femlna , e però
detta è femena , perchè la fé mena , e fé guber-
na • Debile non fu fatta per essere signoreggiata,
ma perchè non le bisognasse tanta forza , poiché
con sottigliezza sa vincere • Il difetto della fortez-
za non si può dire a lei vizio , e anco per la det-
ta ragione quanto alP inganni quel eh* è stato de-
bolezza , e difetto degli uomini , non è da ponete
alla feroina in mancanza , ma puosst dire che V uo-
mo in maggior fallo cade in tal caso , perocché vuo-
le esser capo , che non cade la femlna, se pur cade •
Giudica Giitstizia • L* uomo fatto all' imaglne
della pulchritudlne Celeste , dece, che si dica di più
valore, e virtù 5 e opera buona • £ la femina,della
cui generazione fue quella , che portò Lui , dece,
che si dica d* alcuna obbedienza , e umiltà , e net-
344
tessa • Ne) prtmo ogni tizio maggiore » nella si*
conda ogni tìsìo auai grande* L'ano, e T altra
necettarj al mondo •
Seguitano alquanti mottetti , che le donne dan-
no a cui lor piace 9 e rltpode, che fi possono ac-
cadere •
Tuo amor , non tuo amor f dimmi s* è amor •
Respohdk Madohua • Mor tol del maggior » non del
minor •
Grande a morte , o la morte. DI molte se grava morte •
Respohdk • Dolci amorme , quel camorme , dunque
amorme convlenarme*
L^ una stella aggira II fiore ,
Poco tempo sta di fore ,
Che dee far V albore novo «
Che fiorisce 9 ed io noi provo •
Responde : Frutto In fior lo vento annoja ;
SI fa fretta, chi vuol gìoja
Che non sia V aspettar stanco ,
Donde vien per tutto manco •
Dimmi tu qual è , che ami ,
Se tiranno indietro gli ami ,
Non SI dea disfar lo pianto ,
Perchè veggla a lungi il canto»
Responde • Tutta vita more V omo ,
Non ha tale odore In pomo •
Quinci da te gli altk'I prendi •
30
PARTE XX.
B
en fi cdDVÌene delli fìa tratuie
E porre In quella di gran cose , e belle ;
Perocché a laude ognuna infine Iia pregio «
£ questa Piirie ha numero di venti ,
Dove coiirhiude a uà inienztone il Lìbico ■
£ €^Ui vedrete d* assai nuove rose ^
Solenni « e belle , e utili a severe ■
Ma pria che ooi procediaii pia aranti i
Tedeie qui ConcJusion ^ ehe filede ;
Una matuia donna In femna veste ,
Ch^ k volta al pome la punta alla ipada *
E perchè non vegliate qui con Ict
Donne dintorno , per lei ascoltare ,
Kon ne dovete prender meraviglia ;
Perocdiè parla a tutte V altre dette <
E sol però eli' è rivolta la suso ^
E perocch' ella non è di se forma ;
Ma quesU parte rapprcsentn tutta ■%
Non ai djpigue dopo ogui parola f
Ma qui nel caso di questo Trattato ,
Che chiude tutto ciò, che II Libro dlc€ ■
Ora ti parla ^ luteudila ^ se vuulì ,
E prima pone qui deW orazioni ;
Le qua! nel Libro plik volte ha prome^fio #
Gleronimo dice: parlando della Nostra Donna
Ch'iufiuo a ì€X%% m oiaìsione flava ,
5^6
E da terza Infioo alla nona 9
In opra di mano intendea,
£ U rimanente òe\ tempo in arasìoTie ,
E jìi conteiìtplazlane ponea •
£ dice elio queste parole : •
Grande è la verta AelT^ orazione ; la ^uak ef"
Jusa in terra , in Cielo adopera , E G io? anni Cri-
sostomo dice: vuoti sapere la degniià deW ora^
zìone y che della bocca procede^ ricei^onla gU j4n*
geli colle site mani ^ ed offronla da¥anii a Dio «
Guardati dunqua ^ che t Angelo ino non apparisca
tra gli altri yingeli col Toniholo volo * E dice
Agosti tto : che V Orazione si ^ una conversione
di mente in Dio proprio , e umile desiderio • £
dunque di tanta efficacia , e dì tanta utilità T Ora-
lione , die spezialmente a donna » lu qu;ì1e con-
viene molto conversare iti casa , convienle^i di mol-
to ubarla , e di domandare orando cose giuste^ e
oneste , che slcondo che dlci^ Agostino : in nome
del Salinature non ** addi manda tutto ciò , eh* ^
Jiior di ragione di saUtte * Né 5Ì conviene orando
gridare , che rome Agostino dice : intender dobbia*
mo quello , che hot proferiamo ; acciò che non co*
me ucelli cantiamo . ConvÉenÀÌ ancor dì non far vi-
If e , o pompe , né troppo picchiar di petto , o
tioppo grande spesso baciar di terra; né orando
volgere gli occhj in alcuna vanllade , né tenere Io
COI e iil!c cu piti iti» del mondo ; e avviluppare i pa-
34T
ter nostri • Né troppo ino?ìiiiento piace a Dio nelP
orazioni ; peixfaè non sta si fermo il caore^ al qua-
le solo Iddio riguarda • He èi conviene sol pei- te
pregare ) ma per 11 tuoi congmnt! « e benifattori^
e poi per tutte F anime viventi « e non viventi^
cifiscuna in suo bùogno ^ e in possibilità d' Iddio ^
e per lo Sisto del mondo i e «peziaTmente per lo
stato deJla tua Terra « £ non far ù solenne frt*
ghiera per una leggter cosa , come per tutto Io
stàio dell' umaiia generazione. 1)1 queste orazioni
è anco Trattato In diverse parti di questo Libro |
e se ne volessi pienamente vedere , va al detto
Libro de' DOCUMENTI nella prima parte del na-
no Documento in cblosa .
lo non entendo piii parole fare ,
Ma liposaiml ornai d^ eslo lavoro,
£ %uol portate a Lei, cb'el chiuda , ed apra*
£ per andar più tosto ; e piJk sicuro ^
I* monterò sulP animale usato ;
La cui natura , e la veriù , ditegli havei
Porrai veder dinanzi a punto scritte *
Ben veggio mb di qua venire insieme
Novella gente, e non so ben chi sonoi
Ma EÌttì chi voglio» , cV io vu5 pur passare .
Se^tu Eloquenza , che data mi losti
Di sovra in compagnia da quella Donna ,
Per cai consiglio questa ovra sì prese ?
348
Eloq. Si sono , e vado per annan tiare
A quella gente , che ben viver vuole ;
Cile molla ^en(e uohiì di qua viene •
Fniff i DpIi ! dillo a me , die mi cotivieti paiiare |
Skrh' io ne lacrìa poi novelle dire.
£i>0Q. Questa primiera ^ eh* k la ve^t^ d^ orOf
E quel cDppel di perle , e cavai bianco ,
È Oneslu, della qnal tutlo sono
Le Donne grandi , che vengono appresto *
Ed està con Vcrtìi è una cosi ;
TuUorhè nomi sien di lor diversi *
Per purit:i dì lei ha vesic d' oro ,
E per uetlezEa lo bianco cappello .
Due Cavaller , che qui vedi con lei ^
L' uno è Messcr Utile , Pallro Messer Onorabile ;
Che son di suo Ic^gn aggio *
Lo primo porla il Libro ^
Per la grande sapienza the lei guida*
Lo slcondo porta lo gonfalone
Della grau fama ^ che vola él lei »
li altra è In Donna, cli'^ h nome Prudenza ,
Che tìen preposttma alle seguenti*
Ed ha la veste di verde colore ;
Perocché ella è virente « e v^^lorosa .
Ed ella poi, con T altre tre segueoLi ,
Hanno il cappel vermiglio,
A denotar eh' elle son prinrjpfdì ;
Dalle qual pet^de buona vita umana ■
349
Questa Prudensa è quella , ch^ h notizia
Di tutte cose Divine, ed umane •
Per ìei ci correggiamo ,
E nostri »uu dirÌ£ZLamo m bene ^
E dalli gravi pericoli spesso
Prendrau riparo, coiisìgìio , ed aju1o«
Vedi seguitar! lei queste due Donne,
La Providenza , e la Circospezione .
La prima porta Tanel del ritbfno.
Che lume face a chi presso le viene ;
Donde le Donne seguenii lianno modo ,
E vegglon eh tara la via del passare -
£ la siconda le porta la canna ,
Con fa quale ella tutto intera vede
Ciò tire da Dìo iti j^iù , inflji nel centro*
La terza Donna,e]t*è Giustizia, e guarda:
Ch* eirha Li veste bianca.
Per la gran carità, che regna in lei.
E qui Don ved' I raggj , ch^ lì di sovra $
Per fare Iguale compagnia a ques(e altre .
Questa a ciascun la sua ragion concede ,
Eileva le Cìua , e lor mantiene ,
Vendica colpe , aguagliunza cornpone ,
Liberale è colà dove convieoe •
Ancor la sua comodità pospone ,
Per lo comune bea dell'altra gente*
Seguitan lei la Verità la prima ,
£ la slcooda Liberal itade .
5So
La prima porta la tpada al bisogno ,
E la ticonda la staterà in mano»
Per operar ih dove » e come cade •
Quesbt , quella d lottili , e le seguenti ,
Ben è ver , eh' anno ancora altre parenti ;
Che da lor vengon , ma se tit ben pen»i ^
Dì due in due a queUe poi ridurre
Tutte queir ;iltre , e poi lo rimanente
Vedi [ììii innanzi nel drappel dell' altre ,
Che per carni n rolean gire ignali ,
X»a quarta Donna , che tu vedi appresso :
£11* è Forlesta d' animo , e di mente »
E per lo suo vl^oic ha rossa veste •
Questa è colei ^ che avversila comporta g
Coite^ fatiche seaza tuibamento ;
E puosii dire ) ch^ ella sia tin^ amore ^
Che facilmente ogni pondo contiene ^
Sol per amor della cosa che s^ ama •
Coste* non si rallegra di soveichio ,
Né sì conturba fuor ragion giammai »
Coiìira li i^randt mendica , con' dece ^
Ed jlli piccoli sa perdonare •
Da lei Ira F alti e narquon quelle dne ;
t4he le vedi seguile :
Ci uè Cojtan^a , e poi Ma^nlGcenea ■
Vp^n : la prim;v le porta lo scudo ^
per riparare a tutte avverse cose ;
E la slcondu le porta la n^nz^a ,
wmmm
S6t
Per operare là do?e conviene «
La quinta Donna si è Temperanza ^
La qual rifrena le voglie inoneste^
Ogni soverchio taglia 9
Quanto mestier le fa , tanto riserva ;
E signoreggia ben lo suo appetito •
0>8tei seguon quelle due , che vedi :
Cioè Modestia , con Contenenza •
La prima porta la falce per lei 9
La quale adovra in tagliar lo soverchio ;
£ la siconda lo bossolo chiuso ,
A denotar eh' al bisogno riserva 9
E chiude ciò 9 che non avrir conviene •
Poi quel drappel che vedi delle Donne ^
Comprende tutto il lor gran parentado
Delle virtudi , che acendon da queste ;
Di cui trattar per ordine 9 ierU
Troppo prolisso 9 ed io non posso stare «
FaAN. Guarda 9 Eloquenza 9 che tu non m* inganni ;
Tu sai eh* io vidi di sovra Onestate 9
Nello incominciamento d* esto Libro9
In altra veste , ed in altro atto stare ;
E or mi di 9 che la primiera è dessa «
Eloq. QuelP Onestà 9 che tu vedesti lora9
£ una spezie 9 eh* è delta volgare ;
La quale è figlia di questa maggiore 9
Ijo cui officio è sol di mantenere
Ì62
Netta in coslum! nmana eomptgnU.
Quett* è maggiore , ed Im gran potesttde •
Faiir. Ora ti prego , che mi dica ancora ,
Ch* è di quella , eh* à uom Discresione »
Ch* è delti madre dì tutte queste altre ;
G!i* io riou la veggio In qiM^sU coinpaguU ,
tf Eloq, Come la prima è matire ài queil' altre ^
Cù$ì PniftrnEa è mddre poi dell* altre;
Che srguon dopo lei . Eli' è Discrezione^
(Pontili rh^ alrnn per se nome le ponga ^ )
Fer qoel cif ella conosce se medesma ^
£ dà olfic] ad eleggere acconcj «
Full», Passate luUe queste con' deo fare ,
A^ìr più innanzi , pregn , ch^el mi dica,
or io vada ih Oriente alla gran Doiiaa •
£loq. Tutte ste donne, di ch^ io t'ho parlato |
Veugoti da fui le onore ,
Cik' eir è venuta dal Ciel nuovamente ,
Camilla tosto , se la vuo' trovare *
FajTf. Di] 11 qua non più^ addìo, addio .
Dell ! Caritii , che se* fontana viva ,
Dove non ha lo strano comunione.
Che dove se', og^ni cosa è presente ^
Or ho provilo , che fni ricchi ì tuoi •
Amor d' Iddìo , onorevole Donna ,
Che dirittrice se' d' o^ni virtute ,
Sanz^ la qual nessnna piede muove |
Vestita di color celeste, e bello.
£T
Z5ò
Per darci segno della tuo mansione,
Chiusa sotto quel vèl , che chiude , e ferma
Lo buon volere al gran perseverare ;
Lassatemi passar qui, se vi piace;
ChM*sono un servo della Donna grande:
Che detto ni' è che là dentro si posa*
E porto a Lei un Libro compiuto ,
Per la maniera del suo maudamenlo •
Caeita* • Ben son contenta, che tu vada a Lei ,
Che pò* che in terra del Cielo è tornata ,
Pia volte meco d' esto Libro porla ,
£ certa son , che fia ben ricevuto •
Fbaic. Ahi ! gran Signor Amor , che in mezzo sc^
Tra tutte cose , che congiugner vuoli ,
Che sol di le fa* pensare a tuo* servi ;
E fuor di te altrui pensar non lassi •
Fonte sovrano alla mia gran sete ,
Che per tuo gran virtù trasformi T uomo
In quella cosa principal , che ama •
Le cui ferite hanno tanta dolcezza ,
Che son più dolci , eh* un più forte fieci •
Dolce pascione , amabile sostegno ,
Vita de* morti, morte de* non degni;
Dirizza me , non mi sdegnar per Dio \
Ch* i* son de* tuo fedel già lungo tempo ,
Per qual camino i' vada alla gran Donna ,
Che 10 le appresenti questo suo lavoro •
Amore , Non è mia usanza disdegnar li miei ,
z
354
Anti gli onoro « e faccio avere stato ,
E que* che dormon faccio disTeglianti ;
Ecco il camin : sicuro passerai ;
E tosto va , se ta la tuo* trovare •
Fran. Non siete voi la gran Donna Speranza ^
Che iDolie volte m* avete tenute
Le mani in capo in su questo laToro ?
Non siete voi la intencion dubitosa ,
Che spessamente la gente Ingannate ?
Ma di voi io mi laudo a somma voce •
Sp£raii£a • Ben sono Speranza , e non de* dir male ,
Che molti fiumi , e perigli passasti.
Per mio conforto, e per la mia proferta*
S*io gli altri ingannai tal fiala forse.
Occorse sol per li difetti loro ;
Ed anco a te , s^ io mai ti venni meno ,
Non è mia colpa stata , ma difetto
Del corso d* eslo sventurato mondo •
Fban* Io non m* ardisco a lamentar di voi ,
Lassiamo andar più è il ben , eh* el contrario •
Poss' io sicuro passare alla Donna ?
Spes. Va francamente , tu se' presso ornai ,
Chiama Intelletto alla primiera porta •
FfiAtf. Addio , Madonna •
Sper. Va con Dio, se vuogli*
Fran. Nobile giovane , uovo Inielieilo ,
Che tien* le chiavi d* està stretta poitai
Onde t*è data si gran degnitade ,
S55
Ch* a questa Donna non pub gire alcuno ;
Che non convenga te teco menare •
E più ancor che chi qua dentro entrasse,
Sanza la tua notizia perde luce •
Tu per lo qnal di Dio , e di ?Irtude ,
D* Angeli, Cieli, ( a lor silo pensando) ,
E di tutt* altre sottigliezze , e ani ,
Convlen ciascuno aver notizia tale ,
Chente conviene, ed è ciascun capace*
Tu gran maestro di cognizione.
La qua!' è parte d* ogni sapienza ,
Tu che porresti ancor vivere meglio
Sanza colei , che sansa te non vale «
Lume , che spegni le tenebre tuue ,
Luce che addormì ogni scienza , e dono.
Tu mi dà grazia di passar davanti
A quella Donna , ch^ I* veggio là dentro ;
Che le vuò dare un sol Libro , eh* i* porto •
Ihtellbtto. Alle tue lode risponder non posso ;
Che son pensoso , e vorre* ti servire ,
Perchè ti veggio fedele per 1* ovra ;
Bla tu mi par d* un* ingegna si grosso ,
Ch*i*non so ben, se ti lasso passare*
Faizi. Lassam* andar a rlcogller deir erba ,
Che sta da piedi a Lei, agli altri serva
L'andar più alto, e son contento assai*.
Int» Or va ornai , che sto patto mi. piace •
FaAH. Alu Reina venuu dal Cielo,
z 2
966
Prima Figliuola d! quel Re Saperfio ;
Che tuif 1 Re governa , e toglie , e miHa ,
Come di suo TolonUde procede •
Luce del mondo, e specchio a^Terreoi,
Madre di pace , sorella d* amore ,
Festa degli Angeli, gioja de* Santi;
Vera virtù , reggimento , e conforto ,
Gran podestà , Signoria ordinata ,
Semita dolce , vita soave ,
Claro sprendore , splendida speme ,
Uova figura , regola del mondo ,
Cu! lo Cielo ama , cui V aire serve ,
Cui le Stelle ador , e pianeti esaluno.
Cui mare $ e terra teme , col fuoco •
Per cui dottrina surgon gli canti ,
Gì! suoni s^accordan, nascon li Sor! ,
Fiorite in parlar vengon le genti »
Di cuore , e di mano
Vinci le Terre , Reami , e Provincie ,
Che fai le schiere ordinate vivendo •
La qual non fosti , né puoi esser vinta ^
Forte nimica di vizio , e d* inganno •
Tu amatrice di pietà , e di bene ,
Di tutta cortesìa benefattrice ,
Tu fonte vivo, lucerna del Sole,
Tu eh* alla Luna del tao lume dai ,
Cara gentile , ed unica nel mondo ,
Per cui si regge in suo ragion ciascuno ,
35-
Per cu! si caccia violenza ^ e forza ;
Da CUI quel taulo , che teng^ io d^ onore ,
Vita , e ciascuna sussistenza mia ,
Tengo , è conosco appresso di Colui 5
Che te plasmò , te fé tanto bella ,
Tanto eminente , tanto adorna , e saggia •
Quella cu* tanto brama la gente ,
Ch* à sentimento d* onore , e di laude •
Donna, che tutta la tua gente 'onori ,
E che riduci ogni cosa a dirittura ,
Non mi sdegnar , perch' io sie piccol $etyù
Ad una Donna di si grande altezza ;
Degna di darmi audlenza per grazia ,
Degna di darmi la forza , e *1 vigore ;
Ch* i^ possa dir nella presenza tua
Certe« parole 9 e presentarti il Libro •
Quest* è queir ovra , che mi fu commessa f
£ comandata per la grazia vostra f
Degnate porger la mano a tenerla ,
Che tratta a fin sicondo che si puote^
Per la mia debole, e fragile potenza.
Quel buon , che dentro vi vedrete scritto ;
Egli è venuto sol della scienza
Dì quelle Donne , che meco mandaste •
E se difetto ai trovasse in esso ,
Quella scrivete alla mia ignoranza •
Lo basso stilo, che nelPovra siede ^
i per cagion di quel comandamento -^
\
566
Che su nel cominciare i* rlceretti ,
E anco insieme per quella grot§etza ;
Che neir ingegno debole mi posa •
Che già si far V Industria non potea «
Ch* Io ben la sua soUiglìezsa Intendessi •
E non poteva Eloquenza parlare
Sì chiaramente , eh' a me non paresse
Oscuro tanto , eh* T tutto tremava •
E sì tremando , ulor avveniva ,
Che tutto fede sempre meco fosse ,
Non tenea tutto Io camin di loro •
Ma Voi , Madonna di UnU virtute »
Avete forza di tutto compiere;
Ogni difetto leggiere è a Voi •
Fate di farlo riveder per tutto »
E far li manchi compire, e levare
Ciò ch^ è soverchio i e che non piace a Voi •
E poi che fia nel vostro piacer tutto.
Prego la Vostra Eccellensa possente ;
Che piaccia a Lei di confermar lo Llvro ,
E consecrarlo colle Vostre mani ;
Sicch* el non possa poi toccare om vile ,
O donna che non sia con* Lei gentile.
Ed a me poi lIcenEa dar, chS* possa
Levarne copia per me , e per quelli ,
Ch' alla gran Donna Provedenia piace •
E tutto sia di grande ardir, non lasso
Ch' V non dimandi alla Vostra larghezza ,
mmmmammmm^m^mm
359
Che se dovete Voi tornare a Quello ,
Che vi donò 1' eccellente corona ,
Ch* en sa he* vostri cavegli s* aggira 9
Avanti a quella tornata sublime ,
Degnate a me alcuna grazia fare •
Acciocché io quindi a tutti esemplo sta.
Che a sì gran Donna servendo s* acquista •
M^DoivN^ • Perchè ogni laude di me creatura
Bisponde solo al Creator di tutti •
Non faccio mia risposta a quella parte •
Lo tuo parlare ho ben' inteso tutto,
£ lo Libro , che mi dai , so tatto a mente «
E ponian che s' io l' ovra avessi fatto ^
Fosse compiu in più sottil maniera;
Tutta fiata ella mi piace assai •
E fatto com* eìV è , vad che stie ferma ;
La copia fa , che ta per te riservi ,
E danne esemplo a quella poca gente ,
Che troverai , che dilettano in essa •
Che questo Libro ara cotal natura,
Che a tutti quelli , e quelle ^
Che leggeranne.
Se amici son di ben lor piaceri»
E s' el eontradio saranno »
Vedrai T overa ancora non piacere;
Che non son degni di sol veder quella #
Ed io sotto II gran nome del mio Padre »
Confermo il Libro , e di mia man lo sacro.
36o
In questo punto , e con questa cautela ;
Ch'esso disdegni tutta gente vile ,
£ che non possa aver dottrina quinci
Pei sona alcuna , se prima non netta
La mano, e M core di vizio, e viltate*
Lo guiderdone, e la grazia , eh* io faccio
A te , percir io t* ho trovato fedele ,
È , ch^ io ti lasso una pietra preziosa
D* està corona , eh* io del Cielo addussi ;
La quale Unt* è dì nova virtute ,
Che chi savesse legger quella a punto »
Ed intendesse ben suo propietade ,
Egli averla d* ogni cosa chiarezza •
Ma converrà , se tu vorrai savere »
Come si prende tal frutto da essa ,
Rizzar la mente , e darla tuUa a Lui :
Ch* ella ti face « • • •
Al petto • • • •
Con questo ancor ti conviene tenere
Ferma credenza della sua virtute ;
£ poi con divozion, e con isperanza
Leggerla spesso, e imparalla alla mente.
E fatte tutte queste cose a punto.
Rivolgili con questa pietra in mano
Inver la parte , donde il Sole imbianca •
E leva gli occhj attorno della pietra ,
E riconosci prima Lui per • • .
Poi ti raccorda di me , che la dono •
56i
E guarda nella parte , di'* è nel mezio.
Quella figura , che scolpita vedi denUo ;
Poi legai il primo certhìo verso Ìl mezio ,
Fot Jo slrotido 3 poi j] leiEo, e '1 quarto «
E oh volta alla pietra , e leggi ì) quinto*
Poi ti rimembra , eli tlie vito' sapere ,
£ non ti fia rosa nmoa nascosa.
Delle decenti parlo;
Fuorthè le sole , che Dìo $\ riserva ,
CoTUra cu* forza ogni polcnz;* manca •
F&AN< Madonna, questo clono è si gran cosa »
Che non son mtga degno , né appresso
Conservano saprò : po' che vi piace
Coii onorar lo vostro umile Servo ,
Io ""ì prendo, e riieiollo a sommo onore»
Quanto sarii nella possanza mìa •
Dìieml poi , per roriesk , vi preejo ,
Quando n' andrete In Paradiso Voi ?
Sicch'jo polpssi veder ìa salila.
Mad. Lo mio salire, e rilornar nel mondo |
Tutto clf i' sìa &\ possentf? ^ e si alta ,
Pende dal Sir , da cu* mia forma KMjgno •
Quando io posi mano alla stampa di
tjuesto Libro , mi era deliberato di dii^i-
deve tutta V opera in due volumi ; aggiu-
gnendo nella fine di essi le note opportu^
ne allo schiarimento de' diversi passi dell'
opera . Considerando poscia che di neces-
sità ne sarta riuscito uno di assai pie-
dola mole ; e che estremamente avrebbe
no/ato il ricorrere per la spiegazione del-
le voci pia oscure alV Indice , che conve-
nìa porre unito nella fine del secondo vo-
lume y con miglior consiglio a maggior co^
modo dei Lettori non ne ho formato che
un solo .
ANNOTAZIONI.
56é
jSovelLrnente , Francesca [>ailal ec, l'ag* l-
J)t fitiésiti donna , che n prima gtimta ci pre-
xeni a r Jitiore , e da cui pretende originata V o^
pera , e che viene coniinuamenie da esso anco
introdotta nelle parli sfiguenil ^ non e gattri difft-'
e de il eoiiì prendere , che non t de ss a verace jÌcj/ì-
na j fna sì lene un'' ù^gelto creatasi did Poeta ■
onde alimentare su ito late finzione un continuato
sii moto alla di lui fantaita a più altamente coni'
porre , Fu volgalo coslumc in que^ tempi V intro-
duire nc^ Componi menù di gimigliantl oggetti ^ ùc-
come può vedersi nella f^ìtn nuQva di Dante ^ e
nella ma limatrice , e nel Boccacci meda i manie n-
Le ^ il ìjitale introdusse neW Amcto sotto sembianti^
di sette hellissime ninfe , le tre virtù, teologali , e
le tfiiiittiv cardinali :, adattando pero n ciusche^
duna nomi ideati . Comecché cio a molti sia chia-
ro ; es'seadoii nnlladimcno cote-ìti anturi velati con
moli e oscuri tu Uirgù campo di disputa han lascili'
to a' Commentatori ; lo che non accadty di quts~
to; perciocché truppa chiara^ e troppo spasanten-
IB lo dimostra , e con descrizioni sì positive , che
non danno luogo a duhiiare ^ che sotto T aspetto
di 41 neUa finta donna ^ abbia egli vulaia presentar-
ci la Divirm Sapienza . /^ (j ne sta come pna veder-
si fanno corte , ed ubbidiscono le rimanenti virtù ^
L- quali lia poste dove eonviene co'* propj lai nofni*
866
Nac({ne In on selva 9
Ch' à Dottie Barberina pag, 5-
Per essere Barberino luogù campestre gU dà
con allegorìa il nome di seltm • fra Leandro
Alberti nella sua descrizione d"^ itatia ha ricorda-
io il detto castello fCl^i nascita del nostro M esser
Francesco colle seguenti parole : Pia in giù vi-
cino al fiume evvì Vico, e più in alto Barberi- *
no , da coi traase origine Franresco singalare Gla-
reconsulla , ed elegante ScrUlore , ed os ferratore
della volgare eloquenza -
E parlerai sol nel volgar Tosrai^o ^
£ porrei me^cidare ec« ptg. 6*
Pregiarono assai i nostri antichi di ricorda'
re nelle di loro opere, in qttale He'' volgari d" Ita*
ita allora usati ^ essi e s prime ami . Fari esempi di
cotale uso io potrei a ut arrecare : ma per esse*
re di poeii oscuri del printo secolo delia lingua ,
e non conosciuti , che ne* manoscritti^ me ne rimare
go > e parlerò soltanto de' due nosiri gran lumi ,
D finte , e Boccacci . Quest* ultimo chiaramente ci
£ce nel Proemio della quarta giornata del Deca'
meron che scrìve in t^olgar Fiorentino . // primo
poi accecato dalia passione di vendicar V ingiuria
ricevuta dalla sua patria , s^ isforzo di torte ogni
^antOi, ed tupreggiandolo eziandio la di lui prO'
fessione di Ghibellino contro le altre città Tosca-'
ne di contraria parte ^ cotne rilevasi da vari itw~
66t
ghi delle sue Cantiche^ non volle neppure a que»
ste concedere il primato nella lingua ; e nel libro
della volgare eloquenza afferma aver seritla in
lingua Curiale , o Cortigiana • A questa sua ope»
nione pero fa riUì^anle coniraHo quel dirci nel
25. thW Inferno ^
Ed un che int^ge la paroU Tosca*
^d ahrove nel ic* deW inferno*
La taa lotjueia ti fa manìfétta
Di qtit'IU Uolte pnirla naiìo.
Alla qiial foise Ì\\\ troppo mof^sto
E nel 35-
r non 50 chi to sìe , rè p^r qiicil modo
VeniTto se'qoaggìù , ma Fioreiiiriio
Mi sembri vefani<*nt«, quainf i"* t"" otto;
Per quanto vediamo da queliti tre luoghi da me
diati , non sembra vi sia dahio di ertilere , che
Dante abbia scritto nella lìngua sua patria ; il pia
rilevante essendo a parer mio quella espressione
detta parola Tosca ^ perciocché le domande del Con-
te Ugolino , e di Farinata degli liberti , comec-
ché arrecale da molti Autori in proirn , ck^ egli
scrkìesse nel volgar Fiorentino , nulla provano in
faifore di eia ; dovendosi intendere, che m/n dal
ragionamento » ma dalia pronunzia il cofio^cessero
Fiorentino * Per ispiegazione adunque di questi
versi di Maser Francesco , debbo conchi ariete «
ehe sembra che la lìngua Toscana fosxe sino in
868
f uè* primi tempi tenuta per la pia pregevole tra
volgari d* Italia , ma die però non {sdegnassero
<]iu? primi Scrittori di mescolarvi ancora il bello
degli altri volgari • // nostro autore pero non si
visir ime a soU d* Italia ; ma srguendo F uso di
altri rimatori , tolse anco non poche dizioni da^Pro^
vernali ; e pe"* suoi viaggj in Francia , ove sem^
bra che /a cesse lunga dimora , ebbe agio di co-
gliere il più bel jiore di quel linguaggio , pure gen*
tile , e che in allora anteponeasi dagV Italiani
alla patria lor lingua • Le ultime ptirole poi per
piacere alla Donna che t* Indusse la quale è degna
di onore e di grazia principalmente riferisconsl
a quella Donna , a* preghi della quale , secondo
Federico Ubaldini nella di lui vita e* insegna ,
egli compose questo Trattato 9 e della quale non
mi è riuscito per quanta diligenza abbia usata^
risaperne il nome » o congetturarne almeno la
casa •
Como quella ,
Che prende abito
Di religione in casa pag, 12.
Non era vietato ne* secoli antichi di vestir
panni di Religiosa in casa alle femmine. Due esemr
pi ne arreca il Muratori nelle Dissertazioni sopra
V antichità Italiane • Il primo si è una pergame'
na del CapitoU de* Canonici di Cremona scritta
t* anno looi. , neUa quale comparisce avanti i Mes^
569
M di Otione IIL Tmperadore ^ Olderico Vescovo
di Cremona col suo Avvocato da una parte j e
dati* altra Rosa, filia quondam Latiizoni 9 veste ye-
lamen sancta rellgionis ìnduta • V altro è un do»
cumento deW anno 907. in cui leggesi , c/ie Agel*
trude 9 olim Imperatrice , Glia quondam Prineipis
Beneventi , veste Rellgìonis induta , qu^e fuit reti*
età quondam bona? memori» Domui Guidoni Im-
peratoris , quae modo in domo permanet etc. tam
prò anima sua, et prò qua Domni Guidus , et Lam-
bertus ImperaCoribus , qui fuerunt virum, àlque fi«
lium meum, dona molti beni al Monastero di S» Su*
tizio di Cnmpoli . Donde rilevasi , che questa Prin*
cipessa fosse monaca , ma vivente in casa fuori
de* Chiostri* Tre secondo il preaUagato Muratori
erano negli antidù Secoli gli Ordini delle Mona-
che • n primo delle Vergini obbligate alla Claw
§ura 9 il secondo di quelle Vergini , cìèc nelle ca^
se propie menavano il voto di castità , il terzo
delle vedove , professanti anco esse il medesimo
voto .
G>mo quella ,
Che Si rinchiude sola,
£ detta romita etc« pag* 12*
Che le donne in que* secoli vivessero negU
Eremi , 0 si dessero a vita penitente , non può dti^
hilarsene ; avendone ancora una prova nella no-
cella CL di Franco SaccIiCiti in persona di Gio»
aa
570
vanni, detto t* innamorato ; la quale segai in un
luogo fuori di Todi . Fedendosi perawentura in
appresso i disordini^ che da tal costume seguivcf
no, debbo credersi , eìte cotal vita alle donne si
proibisse da'* Decreti Ecclesiastici •
Come la serva, over la «chiava. Pag. l3.
La sehiavitik, che avvilisce C umana specie ^ e
olle ripugna aW umanità , ed alla ragione , diereb*
he cT. assai , allorché nel Romano Imperio s* intro'
dusse la Religione Cristiana j che tro7>avasi in mani^
festa contrasto con costume sì barbaro . Ora quan^
lo questa nel mondo accresce%'asi ^ veniva altretm
tanto quella cessando* E secondo osserva il Badi"
no nel libro de Republica , fi spensero le sery^iià in
gran parte in Europa nel 1200. Io seguirò quo*
sto autore , f7 quat* è C unico , cìie in sì grande
oscurità ci porga alquanto di lume* NeW anno 1212.
v^ erano secondo esso ancora schiavi in Italia , co*
me può vedersi dalle ordinazioni di Guglielmo Re
di Sicilia j e di Federico II Imperadore , pe* Re*
gni di Napoli ; e da Decreti de'' Pontefici Alessan*
dro III. Urbano HI. ed Innocenzo III» circa ai
matrimoni degli Schiavi • Il primo de^ qtiaU fu elet^
to Pontefice nel ll53. , il secondo nel ll85. , ed il
terzo nel II98. ; talché non dovrebhono i liberali
principi ascriversi che al 1260. , o in quel torno ;
scrivendo Bartolo j che vivea neWanno loco, ad L ho*
stes de Caplìvis: che di suo tempo non v'aerano schitt»
371
1^1*9 ^ ^^ P^^ ^ ^^S§^ Cristiane non si vendevan
più gli uomini » A sì fatta asserzione fan però con'
tro le parole del nostro Autore , eli a suoi tempi ,
cioè a' comineiamenti del secolo XIV. afferma tal
costume esistente • Ma a scusa di Bartolo convien
dire 9 ck* esso intendea , eìte gli uomini non si ven*
desser piày per essere ciò difeso dalle Leggi Cri*
stiane , e dagli Editti de'* Principi . In Francia hav^
vi esempio , che nel l43o. Carlo VII. diede liber*
tà ad alcuni di servii condizione , e fino nel l5ifi*
il Re Enrico II. per lettere patemi liberò quei del
Borhonese ; ed in egiuil modo operò in tutC i suoi
paesi il Duca diSavofa nel l56i. Nel Cento No*
velie del Boccacci abbiamo ancora vati esempj , che
praticavasi in Italia la vendita degli uomini Ube»
ri^ e questi sono nella novella VI. della II. gior'*
nata , di Madonna Beritola ^ i di cui figliuoli si
stettero in Genova in servitù , e nella VI. della
V. giornata di Federico Re di Cicilia , e nella
VII. giornata sudetta di Teodoro 9 e della Violan-^
te . Chiaro è adunque per tutto ciò^ dèe a* tempi di
Messer Francesco era tuttora in rigore sì nefando
costume ; e quanto abbiam detto riepilogando , deb-
be conchiudersi , che la servitù non ^enne nelC Ew
ropa non barbara ilei tutto ad estinguersi 9 che nel
Secolo XVI.
Sesudecwa tratterà
Di certi generali addottrinamenti
aa 2
9i2
D^ogni donna, e di loro ornamenti» pag. l4«
Ampia materia di ragionare mi si para A
nanzi in questo luogo ^ se io a lungo volessi estera
dermi sopra gli ornamenti delle donne ; perciocché
non dubito di affermare ^ che in qualunqtte seco^
lóf ed ancor né* più rozzi 9 si sono esse ingegna'
te d^ apparir belle ^ e leggiadre* E con buona pa»
ce del Signore delV altissimo Canto ^ il quale nel
XV* del Paradiso vuol farci credere , eh* a* tempi
del suo Caeciaguida attendesser solo le femmine
al pennecchio^ ed aljitso, dubito che anco inai»
lora^ comeccliè rozzamente , avranno pure adoperato
i lor vezzi » ed ornamenti • Nel Secolo in cui seris^
se il nostro Autore aveva di già il lusso fatto prò*
gressi , e Dante soprallegato nel XXI F. del Pwga^
torio fa esclamare a Forese \ lagnandosi della im-
modestia delle Fiorentine Donne.
O Dolce Frale , che vuoi lu , cV io dica t
Tempo futuro m* è già nel cospetto.
Cui non sarà questuerà molto antica;
Nel qual sarà in pergamo interdetto
Alle sfacciate Donne Fiorentine
L* andar mostrando , con le poppe, il petto.
Qua! barbare fur mai, quai Saracine,
Cui bisognasse , per farle ir coverte ,
O spiritali , o altre discipline •
Nel 1274* Gregorio X* proibì nel secondo Conr
eilio Lìonese gli smoderati ornamenti delle donne
in tutta la Cristianità \ ed a di lui esempio molti
Comuni d^ Itaila cercarono costoro itaiuti di pon^i
freno m Alia Naxione Francese^ la quale a fico a^ no^
^tri giorni regola i ghirihizzi de* nostri donneschi
cervetli ^ dohltamo in gran parte questa malvagi
già derrata^ che si comuni tb a"* nostri^ e pé* tra^
Jici de^ Momentini in quella provincia , e per le guer^
re di Carlo di /in già contro la Casa di Sverna *
Cioi^anni f' Ulani nella tua Storia chiara pieni e lo
afferma neWanno l54'^- 1 allorché racconta la tiran-
nide dei Duca di Atene • Questo squarcio è atsai
hello ^ e fa ai proposito di quei fa opeta^ onde ere*
do bene di ri por arto qui intiero ; E' lìon è da la-
ida re dì fare memoria ti* ima sformata mulaz^iotie
d^ablio, die ci recaro dì nuovo i Francesrhl^ che
tennero al Duca In Firenze # Che colà dove anti-
ca menle lì loro ve&llre , ed abito era II più bel*
Jo, nobile^ e one&to , che nulPalira nazione, a mo-
do di Togali Bomanl , ik si ve&tieno i giovenl una
cotta ^ ovcro gonnella corta , e stretta ^ che non si
polea vestire senz'ajuto d'altri , e una correggia
come cinghia di cavallo con isfoggiale fìbbie , e
puntale , e con grande iscarsella alla Tedesca so-
pra I! pcttignone , e il cappcìccro vestilo a modo di
sconcobrini col battolo fino alla cintola ; e più chVra
cappoceio, emaiuello, con molli fregi , e intaglj, 11
becchetto del cappuccio lungo fino a lena per av-
volgere al cupo per lo freddo, e colle bmbe lun-
374
ghe , per mostrarsi p'A fieri In arme • I Cavalieri
Tesilvario uno sorcotto , overo guamacct stretta ivi
«uncini! , e Je punte de* man [cottoli Itiogin tnlitiii
ID terra, lodeiiili di \.^jo> e eiiuelUni. Que&la Uira-
niniiata d* cibilo non bello, uè oiìcaiu fu di presen*
le preso per li g£ov;inì di FiiEnse, e per le don*
ne giovani di di&oidinrdi mstnlrott^U , rom« per na^
lurci ^ìanio diAposti noi vouì clitiidiiil alle mutatio-
Ili de' nuovi ì^bìli , e i sUanì toni rp fare oltre al
modo d'ogni na^Joue, sempre al di&one£to, e va-
iìii£tde; e non fu siinza segno dì futura mutarlo*
i^c di stato . ete*
Si ttalterii delle qucilion d'amore,
£ di cortesia , e gentilezza . pug* 14«
/.e Corii de Confi di Provenza saranno ogno*
ra ftmime per la gentilezza ^ e t arhamtà , eke m
regnava \ e puh affermarsi^ che il rinascimento del*
la coluti a ^ e del gusto per la poesìa ^ e le ifelU
Ledere in esse avesse r origiìte , Qite" Cavalieri^
che piccava mi di valore^ tìi nime ^ e d^ ingegno ^
n ti lì Si ìittli fttron feri dori eli rime , e di prose dilet-
tevoli nel loro idioma • Ài hi amo di molli dì essi
le l'ite scritte dal No ni rada ma , e stampale in Lio^
nt nel l5i5' ^ neUe quali selhen i^i sia del Jas^olo'
fo j e del romanzesco , poisiam pur rilevare qnan*
io in allora colti fosser 5/' ingegni di ij nella
nazione m ^^fi^ d^ e^jd^ e le damigelle di Corte ^ se a
taso avvema y che si suscitasse alcuna atnorcsa qui-
575
àtione , ordinariati le leggi della Cavallerìa^ da essi
slahilile^ che fosser queste decise da un Tribuna;^
' le , che formavasi dalle Dame più nobili della Con'
irada • A carte 157. delC opera presente ce ne por--
gè ffR* esempio iVIesser Francesco nella novella di
Messer Ugolino^ condannalo dalla Contessi^ di Erdia .
HavxH un Libro ^ intitolato Arresta Amorum Pa-
rigi 1589 iu 4 9 '' quale può chiamarsi il Codi"
ce di lai leggierezze • Questi usi debbono a* tempi
d^l nostro Autore essersi praticati anco in Italia
tra le persone nobili • JJ* Vbaldini parla delle Cor"
ti di Amore , nella Indice delle voci , che segue
alla lettera C.
E questo Canto basso 9
Chiamalo camerale ètc. pag. 2o.
La musica , secondo eruditamente osserva il
chiaro Muratori non venne giammai meno in Ita»
Uà j ed anco precedentemente a'* tempi di San Gre-
gorio 9 havvi memoria , che nelle Chiese si costumas-
se il grave canto ecclesiastico • V^ ebbe dipoi nel
Secolo XL il celebre Guido di Arezzo^ che diede
a questa arte certa norma ^ e fu V inventore delle
note musicali 9 tal quali in oggi le abbiamo • Ando
dipoi cotale arte sempre perfezionandosi , ed ora
pub dirsi^ die non possa di piti in essa desiderarsi •
Questo Canto basso ^ che ci avverte Messer Fran-
cesco 9 che ehiamavasi Camerale , sembrami che do*
vesse praticarsi dalle donne nelle loro case tra
s^6
loro parenti , ed amici , (come ancora costumate
modernamente ) 9 e n* abbiamo un* antico esempio nel
Decameron , nel quale in ogni fine di Giornata in*
traduce il Boccacci catauno della brigata a ean~
tare una canzone ^ e le parole^ da esso poste nel»
la fine della terza giornata ^ la Laoretu allora cou
Toce assai soave, ma con maniera alquanto pieto-
sa , rispondendo V altre cominciò cosk^aceostansi a^
sai ad esprimerci questo canto basso di camera •
E Messer Guido Gninizelli disse: pag. He.
Guido GmnizeUi , o Guinicelli fu di patria Bo^
logne^e , di casa nobile 9 e ne* tempi suoi elèe gri»
do di i^aloroso poeta. Dante lo distingue partico^
tormente tra la turba de^ Rimatori nel Libro del*
la Volgare Eloquenza j e ne parla con somma lo^
< da m Dimostra dipoi di averlo in gran pregio , a/-
lorcM nel XXVI. del Purgatorio finge vederlo
in quel luogo ; dicendo dopo avere udito la voce di
Guido :
Quali nella tristizia di Licurgo
Si fer duo figli, a riTedei* la madre.
Tal mi fec* io , ma non a tanto insurgo ,
Quand* i' udì nomar ce stesso , il padre
Mio, e degli altri miei miglior, che mai
Rime d'amore usar dolci e leggiadre: etcw
La risposta di Guido è assai lusinghiera per
Dante j e dobbiam credere^ eh* egli che la scrisse ^
eonoscea bene se stesso:
&7t
Ed €g1ì à me : tu lasci tal restlglo ,
, Per qael eh* V odo , in me , e tanto chiaro ,
Che Lete noi può torr^f , né far bigio •
La ripresa di Dante è egualmente vnoret^ole
pel GiiìnizelU •
Ed io a luì : lì dolci detti vostri ,
Che 9 quanto durerà V uso moderno ^
> Faranno cari ancora i loro inchiostri •
NeW XI. del Purgatorio lo ricorda Dante
egualmente ; anteponendogli pero Guido Cavalcanti
eeiebre Filosofo Fiorentino , il quale si morì in esi^ *
Itó^ quando. Dante era de"* Priori ; ed in questo luo^
go pure ricordevole il poeta del proprio merito non
si tace •
Cosi ha toko r uno all'alerò Guido
La gloria della lingua , e forse è nato
Chi r uno , e T ahro caccerà di nido*
n Gninizelli morì secondo il Conte Fantuzzi
nelle memorie de^Scrittori Bolognesi nelV anno 1276.
Per notizia comunicatami dal Chiarissimo Padre Ai*
renta Bibliotecario di questa Biblioteca Casanatense^
esistono in essa entro una Raccolta MS. di Autori /in-
tiefù , varj componimenti di questo celebre Rimatore 9
tuttora inediti , tra quali v* è una assai bella Canzo*
ne , che incominciai Madonna il fino amor , eh* io vi
porto. ^
Ne già comò Giollara* pag. 20«
Gioìlmri^ o Giullari nomavnnsi qtui* buffoni ^
che con piacevolezze di atti ^ o di parole ^r alle gra*
St8
van con sollazzevoli scherzi le brigate. Stecchi^ e Mar»
tetlino nel Boccaeei^e Messer Dolcibene sì spesso petto
in (scena da franco Sacchetti , il Gonnella ^ ed aliri^
eran persone ili questo taglio • Arrecandosi JUpoi co-
tal nome dal nostro Autore in genere /em mi nino ^
conviene credere^ cìte si desse ancora alle femmi^
ne , che ad altrui diletto , o ballavano 9 o altre arti
di p'Mlico piacere adoperavano •
E se ghirlande porta etc. pag. 21.
Assai d* uso erano nel Secolo XIII* e XlVm
le ghirlande di fiori alle donne , imperocché le veg*
giamo ricordate da molti autori di quella età , e
spezialmente dJ poeti ne' loro Sonetti amorosi.
Il Boccacci nel proemio alla seconda giornata eguale
mente ne fa memoria dicendo: Quando parimente
tutte le donne, et i tre giovani levatisi, ne* gìar*
dini se n* entrarano , e le rugiadose erbe con len-
to passo scalpitando d'una parte in un' altra; belle
ghirlande facendosi , per lungo spazio diportando
3"* iknòairotio eie. ed appresso. "EWa (Filomena) la qua-
le era formosa , e di piacevole aspetto molto , e del**
la sua ghirlanda dello alloro coronata etc. «Si par-
la ancora sit questo punto neW Indice qui appressi^
deWVbaldird alla lettera G.
£ Ul fiata in gabbia ovver Carriera • pag. 25.
Costumavasi comunemente in que^ Secoli di an^
dare a cavallo , e rarissime erano le Carrozze , e soU
tanto usate dalle prime e più nobili Gentildonne ^ per^
579
ciocche sffmhra che gli uomini coMe cosa di troppo
tjff^mminatezza le disdegiieissero , ed anteponessero
P andare a cavallo * Quad 5cc. anni dopo il no-
stro Autore , cioè nel t564. assicurasi nelle ag~
giunte al Ciacco mo » che Pio If'\ onde far la sciar 9
a* Cardinali T ti so delle Carrozze ^ affermo in Co«-
tistoro y che egli si rtcot^da^a non essersi quelle usa^
te in Roma , ed averne incaminciata r usanza ta
Marchesa di Mantova , ed averla poscia imitata
le Dame Romane * Checlte pero in Roma seguisse^ non
puh d^ altronde negarsi V uso delle Carrozze essere
antichissimo^ ed una prova ne aììnamo neW anotù^
mo Autore di un giornale pullicato dal 31 tira fori «
il imitale descrii.*enda Ventrata fatta in IV a poli dal
Re Carlo eolla Regina Beatrice sua moglie nelPan*
no VlGhm dice : che il popolo dì Napoli resto stU'
pe fatto veggendo cjuatlroc€nlo uomini d' arme Fran-
cesi 3Ì5SÌ Lene udobbolì di »r>praveil« , e peDuac-
chj j e una bella compagnia di Preconi pure con
belle divide* Poi più di Co, Signori Frat^ce&i con
grasse calene d"*oro at collo ; e la J^pina colla car-
retta coperta di veluio celesCro , e tutta di sopra
e deikiro latta con gij^tj di oro , tale che a ¥ÌU
misi nou Tjdt In più bella vista etc.
Le quai porranno usare
Costumi di figliuola
Dì Cavalier da Scudo « pag. t>3,
/ Deputati alla correzione del Decameron com^
mentando la piacetele beffa ^ J^Uta da* Dipintori
Sto
Ftaremini a quel balordo Medico di Maelro Simo^
ne^ arrecano una interessante descrittone sopra i
diversi ordini di Cavallerìa di uso in qué* tempi ^
tratta da essi da una novella di Franco Sacchetti»
Io la riporto fui interamente , pereioectó può farci
conoscere eoin ìrtie nàtasi per Cavaiirre da Scufìa*
Iti quattro modi %on fatti Cavafjeri , o sofran^i fa*
?e , che meglio dirò Cavalier Bdgnitt » Ca^aller di
Corredo , Catalier dì Scodo , e Cavai ier d' Artide.
I C^ivalier Bignatt sì fanno con graodfsiime ceri^
Enftnie, e cootiene che sìetio bagnali, e l**ii^ti d^
ogni virio . Caralier dì corredo, ette coti li vette
hruoa , e eoo la dorata ghirlanda pr^Uano ìm &*
vallerU . Cavai ter di Scudo 5on quegli , che son fal-
li Cavalieri, o da^ popoli , o da' Signori , e raimo 4
pigliar la (kvaìfcrla armati, e con la Barbuta in te*
alt « I Cavalier d^ arme son quegli, che nel priu-'
clpio delle battaglie , o nelle battaglie aj fanno Ca*
Taliert ; e tutti &i>nu ubligati vivendo a molte co«
»e , che sarebbe lungo a ditte . Giovanni ì*iUani
ci dà notiziti di altro ordine di CWi^a Iteri » la di
etti origine fu intorno atta passata di Arrigo im^^
peradore in Toscana Vanno l5i2» Questo si ehia^
mò ile" Bamleresi ^ e dice il pr e allegato FìUani ,
che fu fatta di volontà de* pia pregiati DonzetU
di Firenze ^ e the por ladano tutti un^ insegna , cioè
il campo tmrde con tana hamia rossa «
S8t
Porrà imprender d^nno
w Messo Cannone etc. pag. 4^*
Quale fosse la forma di tfue^to stmmrnto , non
suprei qui con sicurezza affermarlo , da Uà sua de*'
nominazione pub inferir u , che fosse uno Strnmen"
io da fiato • Ho ricercato molli antichi autori^
ma in niuno ho trovalo di che appagarmi ^ e sa^
ria stato par desi dcr abile ^ che i due Dialoghi del-'
la proporzione di tutti gt istrumenti da sonare
di Andrea I^acchm , annunziati da Anlott Frjmce"
SCO Doni nella Seconda Librerìa ^ avessero veduto la
luce , mentre avressimo in esfi con che appagarci
sa tjueflQ pttnto , del tonale poco han trattato $ o
nulla gli Autori ^ che scrissero sult* urie della ^Iw-
sica m E assai curiosa la desertziotte ^ che fa il det-
to Doni di cotale opera ; talché io avr^isa ^ che
non increscerà a* Lettori j cìw io ^uì V aggiunga
colle sue stesse parole *
Neltd studio del magtiljìco M, Lorenzo M. sì pub
vedere im' opera «lupenda ; questo è un Libro , do*
ve &on di&e^noEi oon solameoie gli ^uitmenci da
fionare anllchi , ma i moderni ancora i Sotlo il no-
me di FilAniOùe sono «crine tutte le Citare , aoiCo
Àrloiie le Yiuole j sotto Orfeo le Lire con ì ta-
sti • £ per lasciar gli antichi da parte dico} che
■otto Francesco da Milano si mostia la perfezion <Iel
I^ìijto , Anton da Lucco il Cornetto ^ il Zoppino
V Organo , e cosi tutti coloro , che sono stali ce-
Ste
celienti in ionar qualche atramenio , vi lon ritratti
al naturale , e loro ragionano di quello Strumento •
Fa un belllstioio vedere il paragone de* suoni an-
tichi a* moderni , e le sue misure • Mai avrei ere*
duto che fossero tante decine d* Arpicordi , Dolce
meli 9 Salteri ^ Manacordi , Citare , e Trombe drit-
te , e storte • InGuiti sono 1 Pifferi , i Cornetti , le
Zamp<^ne , le Canne fatte di Zambuco, di scorze
d* Alberi , d* ossi d* animali per inaino alla Testug-
gine • Vi sono per Istrumento Dabbudda , Stafet*
ta , Cembali, Cembanelle , Nacchere, Cassetta, e
Corno sordo • Se Arcabio Trombetta vedesse quel*
le tante trombe bizzarre , e che le avesse a suo
domino , io mi credo , che sonerebbe sempre or
runa, or T altra, né gioverebbe pagarlo per far-
lo cominciare, o per farlo finire ; perchè sarebbe
insolente nell'uno , e ne U* altro estremo. Orazio
scrivendo degP importuni musici disse :
Fra gli amici i Cantori han questo vizio ,
Che mai voglion cantar se son pregati,
E non richiesti ognor van biscantando»
Ora nel fine di tutte V altre cose mi piace aver*
vi veduto sopra la Yiuola a braccio con i tasti, e
sopra quella si posson suonare i canti a cinque ,
e sei.
•Ch* io vidi una gentil donna a andare a ofierere •
pag. 46*
S8S
Leggiamo nel Kraster D« Lìturgils Ecclesia^
OccIdentaliS essere V uso delle offerte alle messe
praticato da^ fedeli^ fino da primi Secoli della Chic*
sa • Ed erana anticamente in costume dì farsi co-
tali offerte di pane ^ e di vino . E casi durarono
fina al Secolo XlL nel quale si soidtiùratio de*
nari f ed ali ri oggetti ^ che servir potessero a* Sa-
cri Riit < L^ offerta dell* incenso e dipoi amichila r-
J7ja , perchè abbiamo nel secondo Canone A ponto*
lieo. Ne quid in altari ofTeralur praeter oteum pt'o
Lumìtiarihus , et ìnceLtsum tempore obUtionis * fi
tempo ha posto in dimenticanza qttesto costume *
D' LUI li bla eh' h nome ,
DOCUMEINTI D^ AMORE pa-. 7*2.
Questa è P altra Opera del nostro Anfore^ puh-
hlfcata in Roma da Federico Vialdini neiV anno
164C. satto il Pantifcato di Urbano VflL ador-
na di rami , e citata dagli Accademici della Cru-
sca ne' Testi di lingua • Filippo lilla ni nelle f t-
ie d* uomini Fiorentini leslimania , che Messer FraA~
Cesco icri$.^e fjueUa Libro per ricondurre d manda
sviato dietro al mal esempio alla vera gentilesca .
^ perchè non si usava allora se non allettare con
nat*eilette , e ciancie amorose y per compiacere al mo
secalo die gli il nome di Documenti d^ Amore • *E
itivi so in dodici parti , le quali Èono Difcilità , In*
diixtria , Costanza ^ Discrezione , Pazienza , Spe-
ranza ^ Prudenza ^ Gloria j Gittsiizìa , Innocenza ,
I
884
^Gratitudine ^ Eternità • In ciascuna di queste par--
-ti dà molti ammaestramenti convenienti j ed utili
ftd ogni stato di persone • Non vi sono prose , ed
ì versi a differenza ^Ua presente opera sono ri*
moti in varj metri »
Ed in tutte T altre cose non valea nn bisante.
pag. 88.
Il Bisonte , o Bisanzio secondo scrive il Mu*
ratori , era una sorte di moneta antica d* oro degV
Imperadori Greci , fabbricata in Costantinopoli , pp-
co differente da* ducati d* oro di Venezia ^ e di
Germania , e dd Fiorini d* oro di Firenze •
In Italia , e specialmente in Toscana nel Secolo
XIV. era familiare il nome di questa moneta • E
se ne trovava anco d* argento , detti Bisanzi bian-
chi 9 che valevano uno scudo Romano •
Lascio d* Imperadrice
Quanto al parlar , e di Reina dica • pag. 96.
E veramente interessante questa vaga descrir
zione , che ci porge in questo luogo V Autore degli
usi , c/ie si praticavano nelle nozze da* Principi^
e grandi Signori de* suoi tempi \ ed h di grandis*
simo lume a ciùunque attentamente vi ponga cura^
per conoscere que* costumi • Vedesi , die il lusso di
già uvea fatto non piccioli progressi , e può dirsi ^
^he gigantescamente abbattesse la parsimonia , ed
il regolato vivere antico • Donde non fia muravi--
glia , se dipoi ne'* susseguenti SecoU giunto ad e«^-
\
585
eesuo spegnesifs ugni virtù ne' euori de^ Catadim ,
€ fosse in gran parte cagione dAia depressione 9
ed a^vìiimenCo d* Italia • Fino dal X'i38» leggesi
un* esempio di queste J*esie\ dette allora Corti
bandite , nelle nozze di Ezzelino da Romano Ti~
ranno di Padova , con Selvaggia fi fintola deW Ini'*
pera d or Federico lì* Girolamo della Corte nella
sna Istoria di ferona ci dice : che per otto gior*
ni continui Jurono fatti iot^neamenti ^ danze ^ con'
viti , ed altri dilettevoli sollazzi in Verona , e pro~
Inngati ancora nella notte ^ e che in tdtimo Ez-
zelino die a mangiare nei Campo Marzo ( del qua-
le era stato gran parte coperto con tende ^ e ra^
mi rP albori ) ad una infinita moltitudine di per-
sone , concorsa n tanta solennità , e; che furono pia
di diciotto mila , che in qneW occasione vi man^
giarono • li barbaro Poeta Benifenuto Aliprando nel-
la sua Cronaca 3fan(oi>ana^ pubblicata dal Muratori^
raccontando nelC anno i54o. le nozze di alcHtti
della Ja mi glia Gonzaga , dice : che tiuC i Signori ,
che *?i concorsero regalarono generosamente i Gan-
^nghi di molle robbe . Sotto nome di robbe tnten'
dea si gioje , cavalli ^ vesti , drappi , vasi di oro ,
e di argento , ed altre cose preziose * Ed è pla^
cevole assai il sentire dallo stesso poeta , che tutte
queste robbe ^ sì rare ^ e pregiale furono dipoi da
Gonza ghi stessi distribuite o' Musici ^ ed a* Buffoni i
bl>
I
I
S86
Tutte le robbe sopraooininate ^
Furon io tutto trent* otto e trecento»
A Buffoni , e Sonatori donate •
Non si rimasero però anco i Gonzagìd di largom
mente ricompensare que^ Signori , e Gentiluomini ;
eonchiudendo il poeta»
Otto gioiiii la Corte si durare ,
Torneri , giostre , Bagordi facla^
Ballar , cantar , e sonar facean fare •
Quattrocento Sooator si dìcU
Con Buffoni alla Corte si troToe »
Roba , e denari donar lor si iacìa ;
Ciascun molto contento si chiamoe etc»
Medesimamente splendide furono le nozze di Fio»
tante j figliuola di Galeazzo Visconte con Leonetto 9
Jigliuolo del Re d* Inghilterra , celebrate in Milano
neW anno l368, // Corio nella sua Istoria di Mif
lano ne ha parlato con diligenza , ed in speme del
Convito ci ha dato una assai curiosa descrizione ,
ed il preallegato AUprando dice : che non se ne
fece mai la somigliante; e parlando de^ doni:
Cento cinquanta Cavalli venia
Alti Baron , et a* Signor donati 9
Secondo 9 eh* a ciascun si convenia*
Messer Bernabò largo Signore
Di gran presenti ancora lui facia ;
Di gran larghezze si facea canzone •
«7
Mescer Lionel cofla sua compagnia
J}^ allrj Bai OD ^ p^r farnesi onore
Robbe cinquecento ai buiTou dasla »
Buffoni ZigoUdx^i , e Sonatore
Per Galeazzo assai robbe donale,
Bernabò )or fk dar denari ancore,
La piuma d'esLo è df?ii* augel Pernice pag« 101*
jfd ognuno è noia la favola dì questo ttcelto ^
cft' e a se slesso padre ^ prole f trf erede « Moki
autori aniichi ne hanno scritto ^ ma la descrizio^
ne che ce ne ha data Tacito supera ogni altra ^
e merita di essere qui riportata * ^ssa è la fe-
guente :
Essendo Consoli Paolo Fabio , e L. Vitello, vol-
tati molti secoli , venne la Fenice In Egitto ma-
teria al dotti della Contrada , e della Orma di
mollo discorrere di tal miracolo . E degno Ha , ove
convengono , ove discordano raccoutare , Tutti scri-
vono essere questo ucello sagrato al Sole : nel bec->
co I e penne ^cihjate ^ diveiio dagli aftrl . Degli
auni , la pia eomutie è , ch^ eUt venga ogni cin-
queccEUo . Alcuni afTerioano mille quattrocento ses-»
fantuno , e che un" altra al tempo di Sesosttide^
altra di Amaside, la tcr^a di Tolomeo terzo Re
di Macedonia , volarono nella Cittii di Etiopoli ^
eoa gran seguito di altri uccelli , corsi alta iorma
nuova * E molto scura T anticLIt^i : da Tolomeo a
Ilberio fu meno di dugen cinquaut" anni : onde ai-
hh 2
SS8
euni tennero questa Fenice non vera , uè veniiU
d^ Arabia, e niente aver fatto deir antica memoria,
cioè clie forni lì gU anni , vicina al morire fa in suo
paese suo tìIìÌIq ; gettavi il seme del nato , e alle-
vato Feniciotlo la prima cura è dt seppellire il pa-
dre : accaso noi fa, ma piovtijil con un peso di niir*
ra a far lungo volo : se gli riesce , ù leva il pa^
dre in collo , e io su V altare del Sole lo porla ,
e arde r cose incerte , e coutiglate di favole • Ma
non si dubita , che qualcfie volta non si vegga que-
sto uccello in Egitto • Tacito annaU Lib» 6* ^^oig*
di Davan%ati •
Sembrami a§sai possibile y che nel Seeolo del na-
stro Autore si tenesser dai più lai fate per ^ere j
fi che non si dubitasse della esiitenza di questo
ucello , siccome a tempi dt Tacilo pia ^olii , ed
iltuminatl era pure creduto * Nondimeno in questo
biogo debbe intendersi in senso figurato % avendo
iti esser Francesco nomato la piuma dt quesio fa*
doloso ucello j al solo oggetto di dare una idea del*
la gran ricchezza di quel Ledo Reale .
Molli Donzelli , e Cavai ier etc. pag, 1x3.
/ Donzelli erano , secondo che scrive Uguccione
Pisano f riportato dal Muratori , nobili giovani ^ che
Mi stm*ano nelle Corti *. Donnlcelli ^ et Domicelke
dicuntur , quando pulcbri Juvenes M^ignatum sunt,
situi scrvientes » Non permeiteasi a questi Donzelli
il sedere a tavola co'' Canf alteri , e se v^ erano am^
S89
messi ^ ss dea no distintamente in sedia pi 11 bassa m
Quando dipoi eran creati Cnvalieri , itsnvan gli
sproni indorati , e per questo chiamatami Cairn-
lieri a spron d^ oro »
Quivi coinìiicia dì &\w man la donna eie. pagt 111*
Questo festevole giuoco ^ che qui sì desmre 9
debh^ essere stalo di uso nelle nozze de* grandi di
qite^ tempi . E cotnecehe sembri di esser tondo fio
daW Autore in eerto senso allegorico ^ non postia-
mo dubitare ^ che non Jbsse nn vero giuoco , e «-
miU a quelli che infra donne j e no mini costumane
si tal^^olta in lieta , ed amorosa brigata^ a fine di
diletto ^ ed intenenimento . Ba molti si atirikuisce
a colai sorla di giuochi un* assai antica origine ;
èssendo stato costume di rallegrarsi con essi dopo
I grandi Conviti , ed in altre soUnnitè , Lodovico
Ariosto nel Canto IJl. del suo Far iosa , ce nà da^
nn cenno ^ narrando di Ruggiero tra le deUzie di
Alcina , che \
Tolte 9 che fur le mense ^ e le vivande ,
Facean sedendo In cerchio un giuoco lieto ^
Che Tieir orecchio 1* un T altro ctomandei
Come più. piace lor qualche secreto •
Il £;he agli amanti fu comodo grande
DI icuoprlr V amor lor senza dI?Ìeto ; *
E furo ti lox conclusiotij estreme ,
DI ritrovarsi quella notte Insieme «
39©
Il Conte Baldessar Castiglione nel eomineiàmen»
io del suo Cortigiano f ei fa vedere , eìC erano pa»
rimente d* uso nella Corte d^ Urbino • Sa questa
materia ha scritto a lungo con pari piacevolezza^
ed eleganza Girolamo BargagU Sanese nel suo Dia-
logo de' giuochi che nelle vegghle Sanesi ti usano
di Tare del Materiale Intronato • Siena pel Bonet«
ti 1572. in 4* ^ giuoco 9 che ivi esso descrive
delia Caccia di Amore ^ si ravvicina assai al pre^
sente y descritto dal nostro Autore 9 e può con ra*
gionevolezza dirsi da questo procedente m
Nel Libro di Madonna Mogias dì Egitto • pag. iSj.
Non mi è avvenuto di rinvenir memoria in altri
Autori di que* tempii ehi fosse V Autore di ^ue-
sto Libro 9 eldamato ancora Ficca V arme al core ,
o cosa in se contenesse • Da quello però , c/ie qui
ne vediamo riportato^ di leggieri possiamo conget"
turare 9 che fosse wm Libro di Romanzi 9 e Caval-
lerìa 9 del quale questa Madonna Mogias formava
il Soggetto principale .
Madonna Lisa di Londres* pag. l5l»
Ne^ Codici Faticani Provenzali 9 cìie sono copio»
sisssimi di poesie di quegli Autori ^ non ve n'*è
alcuna di questa Madonna Lisa • La quale dovete'
te scrivere in questa Lingua 9 per essere allora ce
mune , ed usata qvunque •
Racconta Pietro Vitale pag. 139.
Di questo Poeta Provenzale n* abbiamo ne* ma^
noscritti Vaticani la Vita in queW Idioma , e dim
verte Canzoni , e fra V altre ire pel ricuperamento
del S* Sepolcro di Terra Sonia , ed una per la ri*
euperaia salute del Re di Francia ; e varie gohbo'^
le ^ e serventesi » ed una tenzone con BUtneasso • Fu
Citiadinù di Tolosa ^ ed è detto Peire Yidal • Narra^
si f die fu sì sciocco » e vano j e sì di se stesso prò*
sontuoso 9 che credendo essere amato da quante don^
ne vedea , éU leggieri di ognuna ^ innamorava • E
tanto sopra ogni altra cosa prendea di diletto di
darsi vanto d^ aver conseguito dalle femmine il suo
amoroso desìo , che dal marito di una , di cai avea
falsamente vantato il trionfo ^ n^ ebbe la lingua fo"
rata •
Dice Messer Ramondo d^Aogiò pag. 141*
Conviene distinguere questo Poeta daW altro Conr
le Carlo JU Angiò^ fratello di San Luigi Re di Fran»
eia j del quale abbiamo ne* manoscritti Vaticani un
poema alle donne intitolato Donnejai're 9 ed una can*
zonCf nella quale comeccJèè senza siw nome » p/cre
51 manifesta dicendo ;
Non Tolll aver las mans nil cor.
Ne etier coms Dangeut clamats •
Questi è il Conte Berlinghieri 9 il quale nella can^
zone satirica del Monaco di Montaudon contro i
Poeti Provenzali^ vien chiamato t incostante Catala»
no , secondo riferisce il Nosiradama 9 per ragion
della nota Storia di quel Romeo ^
39*
: di cui
Fu r opra grande , e bella mal gradita •
Ma 1 Provensall , che fer centra Lui,
Non hanno riso : e però mal cammina f
Qual si fa danno del ben far d^ altrui •
siccome cantò il Signore delC altissimo Canio nel
Paradiso Cani. VL
Et udiate gran pianto ,
Che questa donna fa del suo marito • pag. 167*
Antichissimo si è l* uso di piangere i morti , e
perfino Omero nel XXIF. deW /Iliade lo r̀orda
ne* Funerali tli Ettorre •
• • • I?i deposto
Il Cadavere in Regio Cataletto ,
Il lugubre sovr^esso incominciaro
Inno 1 Cantori de* lamenti ^ e al mesto
Canto pietose rispondean le donne:
Fra cui plorando Andromaca , e strigoendo
D^ Ettorre il capo fra le bianche braccia.
Fé primiera sonar queste querele eie.
Monti • Omero • Volg.
Falcone Beneventano nella Cronaca , citato dal Mu^
rotori , narra die alla morte di Guglielmo Duca
di Puglia 9 nipote di Roberto Guiscardo .
Continuo ejus uxor crines suos , quos pulchros ,
et suaves nutrierat , coram omnibus qui aderant ,
toloudit , et lacrymis madeutibus , vocibusque ad
astra levatis , super Ducis defuncti pectus projeclt •
395
Populus quoque crinibus 9 geuìsque evuhis , palrein
eorum , et Dommum mlrablllter invocabant • V uso
dipoi dt^lh pi £ fiche a^ tempi di Roma antica e no*
iissimo ; ed i nostri padri seguirono ijuel costume »
prezzolando delie Donne , le tjnaìi ahamente pian*
givano i morti ; celeBrando te di loro azioni ; e
chiamavami Cantai rìci • E as&ai inleves sante U se^
gttente squarcio^ tratta da MS* di Duoncompagno
Fiorentino pnhlico Lettore in Bologna nel I2l3*
ri por t a io da l Mirai ori: D u e li n tu r , i ìic ' eg li ^ R 0 m a e
[|ijapdam Femiua^ praeiio numeurio ;id pkrtgeii*
dum super carpari defunclorunt , quae coni puU tri*
ces vocanlur, eie ta qiiod sub specie rlìjlUntlca
noLilLtatf^s , divtUas , rorrnas , forlunas , et on^ues
laudaLllea morluorum actuj computaiìt serliitìm .
Sedei Tiarnijue Computatrìx , aut uitei Jum rccia ,
vel iiilerduin proci U'i^ stat super genua crinìbus
dbsóltiijs , et incipit proeconia jote variabili juxta
corpus defunctì nairare ; et semper la fiue cUusu-
Iae,€li, vel Ih promit voce piangente- Et lune
omues adslatites rum ip^^i fjebiles varcs eniilhuit .
Sed CoiiiputuU iK prcducit laeryinas prclll , uon
doloils «
Seoigendosi poscia la superstizione f ed il ridìcolo
di cotale luio ^ *i Uì^nsiì con più saAo consiglio di
proilirh •
Sc^ tu colui, die lavori nell* ovra
DEL REGGIMEI^TO , E COSTUMI DI DONNA
/
\
5q*
Filippo Villani^ detto il solitario nelle Fite d" no**
wdni Fiorentini illustri , così nella Vita di Messer
Francesco lasciò ricordanza di quesi* opera :
Compo»uit Insuper libelluin vnlgarem perjacundìi-'
tìmum , iD quo iBulierum mores per eaonim or-
dlnes , gmdas , et aetates coDStltuic ad doctrìnsim ,
qui daae aetati cìvilique earum 9 ré\ dlgnìuti, se-
cundum verecondiae modestlam conveniret » osten*
dìt , elqne nomen indldit De Regimine MuUerum 9
et ut festine me a tnultis absolvam simal , mire
descripsìt quldquld ad morlgerae vitae regulas per*
tìneret per prosas , et rjlhmos persuaves , ut faci-
le , ac niemoricer , qoae institait , haberentur •
La Contessa di Dio passava per Tolosa , pag« 2c4«
Due Canzoni di questa Rimatrice Provenzale^
detta Contessa di Dia , ovvero di Digno 9 si leg-
gono ne'* manoscritti Vaticani •
E che nessuna Ispecial suggello tenga 9
Né anel da suggellare • pag. 221.
Nel Capitolo XXV UL deU' Esodo si fa ricor-
do di anelli da suggellare ; talché dehhe tenersi ,
che sia stato V uso di essi antichissimo ; ed infatti i
Scrittori ili cose antiche gli dissero comuni a moU
ti popoli delV Oriente • 1 Greci , ed i Romani gU
usarono y e presso questi ultimi molti esempi ce ne
porgono I Storici i siccome Sallustio nel Capitolo
XXXXVII. della Catilinaria ; ove ci dice : che i
Congiurati convinti furono in Senato dalia rico^
gm%iùne de* panico! ari loro sigilli ^ posti alle lei'
tvrc da rsn cons&gnaie et gli AmhascitidoH Àlloltù^
gì ; e Taetia nel XFL Libro degli Annali ; rao
coniando In morte di Pei r ùnto , scrive i che dopo
nver rinfacciato in nn satirico scrìtto a Nerone
tutte le di Ini sozzure , e ribalderìe , lo sigillo col
sHù anello * e poscia lo ruppe , perche non fosse
adoperato in danno d" nliri . Per le rovine , ed in-
vasioni de* Barbari , non cesso cotal costumanza
presso di noi % e ne* barbarici Seeoli anzi si ac^
crebbe ; ed t Fescovi » gli Abbati , ed i Cormttu
n^ ebbero particolarmente , e si estese perfino V uso
de^ sigilli a contrasegnare le mercanzìe nelle Doga-
ne m Ed è a tal proposito non poco curioso ciò j
che seconda A scarno Candivi avvenne sidla fine
del Secolo XF, a Michela gnolo Bnonarrotl : che
tornando e^so Michela gnolo da f^en^zia a f^tren-'
ze sua patria , e venutone a Bologna ; ignorando
una Legge dì Messer Giovanni Benti^ogìj ^ la <fna'
le ordinava che qualunque forestiere entrasse in
ij liei la Città ^ fosse suggeliato con cera rossa in
jfi/r ugna del dito grosso , dnpensierata mente v en-
trò senza os^er^are tal legge % laiche accusato di
fra ttde ^ fu condotto air ufficio delle bollette^ e con-^
dannato in Lire cinìfttattta di Bolognini , le ^n^*
U non iwendo modo di pagare^ ritror^avasi in un
brut io impaccio^ se non fosse stato fatto liberare
396
in grazia della di lui professione da Gian Fran^
eesco Aldovrandi Gentiluomo Bolognese •
Dice r Abbate Isaac • pag. 226.
Nel Dialogo di S. Gregorio , volgarizzato dal
tn^''^lcfi ai iap. A// . ttei Lilro ÌÌé\ si ha la fi*
fa di ffutslo Abbate Isaac , il quale fu di nn^ione
Siro , e venne al tempo de^ Goti ad abitare in Spa*
lel*ì t Nette Lettere de^ Beati Morentini Firenze pel
Tal tini Franchi fjlc* in 4» » edizione do^^uta a To^
ma,to Buonaventuri , si leggono alcune cose sotto il
iuo nome volgariz^zate ; ed e riportato il detto ca*
pitoìo del Dialogo ili San Gregorio » volgarizzai^
dal Cavalca , tome notizia originale della di ha »u-
ta ^ E di ciò srcQndo accenna il chiaro Signor Bar-
tolomeo Gamba ne^ suoi testi di Ungum , non si np*
videro punto n^ il Bttonaventtiri nel produrre in Fì-
tenze le lettere ^oprallegate , né Monsignor B otturi
Editore delt^ idi ima Edizione di Roma del ridetto
Dialogo •
Va iù per que$ia montagna hoicaia pag. 254*
f^^uesto allegorico viaggio^ il ff itale si descritte
sì arduo , e disastroso ^ sembra tfuì posto dalVAu*
iore , per ain^ertirci quanto sìa impresa dura j e dij^
felle il gìugnere a possedere perfettamente la Sa*
pienza , e ^ nanfe sieao le di f fi cult à , che s"* incon^
tra no nella carriera de'' situi j . Nell^ Orsa dipoi ha
perav^entma ideato rappresentarci 9 che anco gU
uoniini i più selvaggi , e più barbari debbono <f*-
soggettarsi a" superiori Lami deW uomo scienuato *
597
Nel Leone ^ e nelle bestie feroci figura (juegU uo»
mini brutali^ che soUomettendo la ragione al la-*
lento di mal fare , ad altro non servano , cJie a
loro capricci ^ ed alle loro passioni • ^
Guarcbl da CaUatoLi , e Ju Guiglionv etc. pag. 269*
Ne"* SecoH Xlll* € XI f\ ne' ^unli per le g neri e
ifìiesdne dette Ciità , e per le dimsio/U d* li ali a »
poco rigore polca a^erc la severità delle Leggi ^
di/veano tal dUordinad eccessi esser fretji tenti • Si
sa che in allora si sparsero in queste nostre Cbn-
tradc nume/ ose truppe de^ Xingani ^ i tjaali deruh-
havano , e correvano, ingannando i semplici^ le Ca-
se de^ Cittadini ^ e le Campagne ; vivendo di rapi-*
na f e di furberìe . E assai piacei^ole sa questo ar'
go mento un picciol Libretto j intilolaio Sierra di
Vagabondi^ ntl quale si scovrono tutte le super ^
chierìe dì tal razza inlquissimai la quale anco a
dì nostri ^ schiene giustamente perseguitata in mal^
te Città dalla provvulenza de^ Governi^ non man'
ca nulladinteno di sorprendere la compassione ^
e la pietà delle semplici persone ^ con rnilie indtt-
f trio si ripieghi *
Ancora pensa s'egli è figlio d' omo ^
Ch* abbia riccliezza ^ o oituùlii di genie »
pag. 269-
Ci fa conatcere questo stretto avvertimento » che
impone t autore in questo luogo alte halle di ben
guardare i fanciulU ^ da quante irifcUcità era op*
j
99»
pressa in attera l* Italia per le nimieizie 9 e o^
delle parli ^ le quaìi in scambievolmente danneg"
giarsi 9 ed offendersi non guardavan misura ; e la
istessa innocenza non ritrovava in que* cuori fero^
ci 9 semimenii umani 9 e pietosi; mentre er edeano
appagare con la morte deW innoeente figliuolo V odio
da essi concepito contro del padre • // Divino Poe^
ta nel Canto XXXIH. delP Inferno ci dà un esenta
pio di tai crudeltà ; allorché sì altamente ^ e si
dolorosamente descrive la morte deW infelice Con^
te Ugolino 9 e de"* suoi sventurati figliuoli . Per non
allegare dipoi una moltitudine di esempi sopra co»
stami sì barbari , voglio mi basti fuetto del fan*
ciullo Corradino decapitato in Napoli per ordine
di Carlo Primo D* Angio ^ e la strage detta fami»
glia del Tiranno Ezzettino , eseguita da* Collegati
Padovani , e Veronesi , e dagli altri Tiranni di Ro^^
magna , e LombartHa • Di pia anco alle persone
ricche accadala ^ che gli erano talvolta rapiti i
figliuoli da* ladroni » i quali dipoi ponevano ti
prezzo al riscatto . Da Ghino di Tacco j di cui ra*
giona il Boccacci nel Cento Novelle ^ e da altri
ricordati da* Cronicisti^ vedesi che non si manca»
va tn tjue^ tempi di sì fatti ribaldi •
Ch'egli è un paeae, dove
Soa molli Servi , in parte di Cathay eie.
pag. 271.
Le relazioni de" viaggi del celebre Marco Polù
'99
meW Indie , e nella Tariarìa erano di già pub-
bliche in Italia a* comineiamenti del Secolo XtV^
Talché da essi ha. perawentura V Autore ricava^
la la notizia deW odio pel Vino di questi popo^
li * 1^ di fatii vi si leggono nei Capitolo A'X. dei
Libro l!L y os^'e si tratta della Proi*inda dd Ma-
lo bar ^ le seguenti parole : Dfttì Popoli C ^1^'^^^'
ri} SI guardane granclemente di bere vino, t'^tlo
d'uva, e quello, che ne bee, nan si riccrve per
lesHmoniQ ,
Se forse fossi Conversa él CTiìe^a pag, 3^7*
Il Muratori nella Uiner iasione Sessantesima se-
sta sopra le Antichità Italiane ha ritroi^ato nelle
Bolle de^ Pontefici il significato della parola CqH'
versa , la quale suona secondo esso rinunziare al
secolo con abbracciare juta monastica , e vestirne
r obito 'f e lo prova col seguente passOy da e^so trai"
io da due Bolle^ V una di Alessandro iif* deW an-
no 1175* , ed altra d* Innocenzo //V ilei l'I^^, cio^
Pratfterea liceat vobìs ( parla alle 3fùnaehe ) vi*
roa , et multeres liberai , et absolutas , qaae sui
compete» se Monasterio ve^lro reddere volucrint ,
ad conversìonem recjperc, et eot absque eotilradl-*
elione aJiqiia rat in ere « Afa cosa han che fare ^ ri'*
prende ^m il preallegato Muratori , gli uomini ne^
Monasteri di Donne ? Ilassi dunque a sapere che
anco tati Monasteri t e ne s* ano al luro servigio de'
Laici f ponziti V abito Monastico ^ chiamati Con*
4oo
versi j clte aveano la laro ahUazione fuori del Chio-
Uro 9 e pre8ta\^ano alle monache qii^ servigi , cìie
occorre ano alla loro economìa ^ come si pratica in
oggi dxC Secolari • E siccome gli uomini , in tal
modo eziandìo le donne, che si dedicavano a mi"
miti servigi delle Chiese, vestivano abito Relìgio^
so ; donde nomavansi Converse di Chiesa •
Tu non ne farai cavelle pag. 298.
Di questo anticìdssimo protferbio Fiorentino j che
vale quanto dire , tu non ne farai nulla ^ non mi
è riuscito trovare V origine 9 ne ne^ Proverhj del
Cornazzano^ de^ quali abbiamo molte edizioni de^
principi del Secolo XV L ^ ne nel rarissimo Libro
dell* Origine de^ Volgari Proverbi di Gnzio de*
Fabrizi 9 stampato in Venezia nel xS'lS. , nk nel-
le facezie del Poggio , ne ne^ motti del Domeni^
chi» Ritrovasi assai sovente usata la parola caveU
le dagli anlicìd Autori ; ed il Boccacci la pone
in bocca di Maso del Saggio nella Novella III.
della giornata VIIL rispondendo a Calandrino ^
che anziosamente lo addomandava , die gli spie-
gasse 9 donde era posta la famosa Contrada di
BengoiU .
Egli ha due augelli pag, 3o5,
Arreca t Autore questi esempi » parlando sent'
pre figuratamente 9 e si vela coW oscurila 9 per non
offendere il pudore delC oneste donne 9 alle quali
il Libro è diretto • Questa Descrizione è assai inr
4oi
ieressante , e merita esser letta con diligenza , ed
attenzione ; percioceìèè ci scuopre i pensamenti de*
nostri padri sopra questo non lieve punto di Sto*
ria naturale •
Ho preso la proferta , che mi fece
Questo Animai in sul qual mi vedete pag. 32U
Oltre all'* essere valente Letterato ^ e Giiwecon^
suUq celebre de"* tempi suoi , conobbe anco Messer
Francesco la beW arte della Pittura ^ e ne son
prova le di lui opere , vagamente da esso ador*
nate di sua mano con miniature conformi agli ar*
gomenti , di che trattava • DalP Originale de'' Do»
eumenti di Amore , che tuttora conservasi nella Bi*
bUoteca Barberina potè Federico UbaUUni di me
pia avventuroso trarre i disegni , co* quali adornò
la Edizione di essi • Essendosi però C autografo
della presente Opera perduto^ che dovea medesi'
mamente esser miniato di mano delT Autore ; nel
Codice Faticano , che sarà perawentura copia
di copia , non vi sono , che de* vani ne* luoghi ,
ove dovea esistere la figura \ talché mi è conve-^
ììuto rimanermi da questi disegni i perciocché Jh'
eendogU non avrei potuto seguire ^ che il mio capric
do » e non la mente deW Autore . I versi soprai*
legati 9 Ite* quali rimette alla Pittura la spiegazio^
ne deW animale ^ ci rende la perdita del Codice
originale più amara , e giustijica la mia detenni*
nazione di non averne posti altri di mia in*
ce
402
%)enzione ; mentre avendolo fatto , non mi sarei in
^ueifo luogo potilo affatto disi m pugnare* jé Un pa-
gina Mfgttisnfe 556» patla nuovamente dì que$to ani-
fiuìtf* ^ e lo descriì^e co* srgnend i^er'si :
IVI.1 se lu puoi aver (jLiell' animale ^
Che (ialta jMite dtiiaaz:! è si folte.
Da quella di dietro soUIcka tanto .
Nari sono peio essi ha st finii a irafcì di OMCttri*
tu 9 per ciocche non puos%i indovinare qnal sia ^ per
non conoscere noi perfelfaiuente che si pensava in
ipie" secoli sopra in Storia Naturale * Avendoci nondi^
meno dì sopì a presentato tin^ Orsa , patria cùnget^
tararsi , che mi (or a intender volesse di qttelC ani-
male ; ma nel Tesoro iti Ser Brunetto Latini , mir-
ro Libro che et e rimasa della Storia Naturale
di allora , e che doi^en esser Ithro di autorità ,
l* Orsa et st descrìve in conlrario i dicendo i L'Or-*
%a è una grande be>itia , et ha molto fratìe itém 9
et l^ sujt iorza è Tirile gambe , et l'unghie, et
fierb va ella molle volte j itia i Quello poi the in
deità Libro si tt^ova scritto dtd Leone $ pia si ac*
eosta a* preailegnti \^ersì ^ imperocchh dice i che Ut.
forzft di questo animale è nel peittt ^ e la suajer^
mezza nel capo - Comunque sia io non so ra^io^
ftevulrnente che dirne , trattaudoù di cosa troppo
OS et ir a , per paterne giustametite render giudizio t
Nnii lì fidar di quelle vtuiìtadì , ,
Clie suole? usar la gonte
4oS
Neil* entrar della donna ,
Gitlar lo grano , ed altre cose fare etc. pag. 332.
' Debbono (juesti usi superstiziosi essere stali avari'
zi di antiche cerimonie ; e specialmente quello di
pittare il grano \ di die abbiamo un esempio ^ che
parlando del Matrimonio per confarrazione , usato
dagli antichi , dice Plinio nel Cap» III del Libro
XFIIL r che astanti la maritata nelle solennità del»
le nozze si portava ancora una vivanda composta
di farro • Apulejo pure nel Lib. io* de Asino di^
ee: matrimonium confarrare ,, che consisteva nel met^
tersi d(C nuovi sposi un pugno di farro in comu^
ne • Il gettare poi i commestibili quasi come
offerte di primizie agt Iddii era in uso nelle ao^
lenniià degli Antichi ^ e lo abbiamo in Silio Ita»
lieo nel Lih. VUL
Dixtrinxit dulces epulas , nulloqne cruore
Pollala castus mensa cerealia dona
Attuili, ac prìmum Yestae detersit onorem
Undlque 9 et In mediam jeclt llbanìina flammam •
E Tibullo volgendosi agV Iddìi Lari •
Adsltis Divi , nec vos e paupere mensa
Dona , nec e purls spernite fictilibus •
Le nozze dipoi non si celebravano senza augu*
rj presso gli antichi . Ciò testimonia Cicerone neW
Orazione Pro Cluentio. Nubil genero socrus nullls
auspjcibus , iiullis auctorìbus 9 funeslls omnibus •
E pia chiaramente in Valerio Massimo Lib» IL
ce 2
404
Cap. /• Apud antiquos non solum pubi ice , sed
etiam pri?aliin nihil gerebalur , nisi auspicio prìus
iumto, quo ex more nuptiis etiamnnm auépices in*
terpoDuntur, qui quamvls auspicia potere deiierint^
ipso taroen nomine Teleris consneludinis TesUgia
ttsurpantnr • Flavio Biondo 9 che vivea mollo tem*
pò dopo il Secolo di 3f esser Francesco , cioè
sotto il Pontificato di Eugenio IV. ^ scrive nella sua
Roma Trionfante , che a^ suoi tempi cosiumavasi
in Roma nella celebrazione delle Nozze ; die uscen»
do la Sposa di Casa , in sulla porta in presen»
za del popolo le si ponea sopra la testa una spada.
Fa per la Casa tua questo segnale ; pag. 335*
A quanto ho di già detto sopra questo segna*
le nella nota a pie di pagina delho aggiugnere 9
che il THAU di Ezecìùele , che vi sta scritto nel
mezzo , trovasi parimenti usato in que^ Secoli in pie
cirimonie. Il Muratori parlando nella Dissertazio*
ne LXXV. delle Antichità Italiane de'' Flaggelian*
ti 9 clhc scorreano a torme V Italia 9 mossi da un
religioso sentimento di purgare le propie colpe »
arreca a prova del suo argomento l* autorità di
Giovanni Antonio Flamimo Imolese presso Leandro
Alberti nel Lib. V. degli uomini illustri deW Or^
dine de* Predicatori ; il quale così descrive il ma-
do di vestire usato dal celebre Frate Venturina
da Bergamo Domenicano 9 e daUa di lui Campa»
gala 99 Yeslem albam interiorem tegebat caerulea
4o5
In nigram tendens , doabus craclbas , altera ra«
beote 9 altera alba ex panno slgnata • In parte sì*
nistra eminebat Colamba candida ramum olìvae ore
ferens • Frontem pllei Thau Ezechielis , Prophetae
iignuDi ornabat* In manibns baculos more pere-»
grinantium gesUbant • Funiculos item septem nodis
diitìnctos 9 quibus se caederent , el orationes Do-
mlnicas » qoas recitabant , numerarenl etu Giovane
ni Villani nel Libro undeeimo sotto V anno i334«
ù conforma a tal narrativa presso a poco ne* se^
guenti termini „ Nel detto anno della NativitÀ di
Cristo , uno Frale Veniurlno da Bergamo dell* Or-
dine de* Predicatori di età di XXXV . anni di pic«
ciola nazione , per sue prediche recò a penitenza
molti peccatori , micidiali 9 e rabatori 9 e altri del-
la sua Guà 9 e di Lombardia • E per le sue effi-
caci prediche commosse ad andare alla Qnarentina
a Roma al perdono più di diecimila Lombardi di
Gentiluomini , e akri 9 tutti vestiti quasi ad abito
di S. Domenico , cioè con cotta bianca , e man-
tello cilestro 9 o perso 9 e in sol mantello una Co-
lomba bianca intagliata con tre foglie di ulivo In
becco ; e venieno per le Città di Lombardia 9 e di
Toscana a schiera per XX. o XXX. ; e ogni briga**
ta con aua Croce innanzi gridando pace 9 e mise-
ricordia • E giugnendo per le Città 9 si rassegna-
vano prima alla Chiesa de' Frati Predicatori ; e io
4c6
quella dinanzi air Altare si spogliavano dalla cin-'
loia in su , e si balteano un pezzo umll mente etc*
• • • Ch^ Io ti lasso una pietra preziosa etc. pag. 36o
Con allusione allegorica in questo luogo - ci da
un cenno i* Autore di ^ue* sacri anelli , che eosiu-
mavansi in que* secoli • E de"* quali con grande ap"
parìito d* erudizione si parla dal P. Giuseppe Mar
ria Aliegranza Domenicano negli Opuscoli eruditi
Latini , eii Italiani Cremona 178l« in 4« ^Ma pa^
gina 58. De Sacro Amuleto Vercellensi • Inquan^
to al costiune di rivolgersi aW Oriente , può veder~
si V indice seguente, di Federico Vbaldini alla voce
Sole»
INDICE
DI FEDERICO UBALDINI
ACCRESCIUTO.
l
INDICE
Delle Voci , e modi di dire più considerabili usati da
Messer Francesco Barberino j di già compilato da Fe^
derico Ubaldinì , e posto in fine dell* Opera de* Do*
cumenli d* Amore , ed ora notabilmente accresciuta
con lo spoglio di altre tratte dalia pres$nte Opera •
./jLConcorieiido con altra vocale , lasciata , corno in qnel
la ego
O somiglianti creder non. ci dieno •
cioè f non ci diamo a cce4ere ; modo osato dal Bocc. La-
ber. io3. il che se cosi credesti che fosse , mai non
mi farei credere che &c*
ABBIA nella seconda persona . Elie. Ser Broa. 6x. le pa-
role acerbe non temere ; ma deiV umili abbia paura .
Bocc* nel Filestrato , over Griselda •
Dunque non voglia per costei morire ,
I^è voglia di te stesso esser nemico .
ABBIENDO avendo , da babbo usato da Dante , e da al-
tri . Ser Bran* Etic. 19. Perciocché quando elU t^eggono
nella battaglia pericolo di morte si fuggono ; abbien"
do maggior paura della morte , che della vergogna •
ABBIUTO per ayuto , così ha V Indice di Monsignor Co«
locci . Abbuto troviamo nelle Col. SS. Pad. V amor di Dio
incomprensibile » it quale inverso V umana generazione
elio ha abbtuto « tutto mi conforta • Frk Gnittone .
Perdendo molto che avrei abbuto .
A BEN A latino « redina . Il Signor Malatesta da Pesaro .
E voi Signori , a cui fortuna ha dato
la man le abene del paese ameno .
ABIBNDO avendo , ossenrato anco dal Colocci . Vir^. Doti •
a
3
24- Qiteste cose ahitndo dette , il cavallo commuove , e
f enulo astalisce » e levalo d' in su 7 cavallo . Ser Bmiu
Ret. 134. Abiendo eo perduto tutte V altre mie cose ,
fir essendomi rimasta sola V anima , e 'l corpo &c,
Stor. S. Sii. Ma abiendo imparato per testimonianza di
molti , che quei non avea alcuna pecunia » appuou
eh' egli er£j Cristiano .
ABLASMO , per bUsmo , rcrbo . Noffb d* Oltrarno.
Ma io veggio sovente
Chi non prova ablasmare
O doblo pari/ente
In far dimostramento
jy amoroso ricore •
Li ProYonxili ; Beltr. Born. contro il Re d* Arigona .
JD' Artuset don fai ablasmar .
Momagnagot.
Et ablasmar ab crit de vii temenza •
ACCI ARO LO| tegaì in questa , come in alcune altre parole
r uso degli altri volgari d* Italia ; dicendo calamaro » cal-
zolaro , ^otaro f e simili .
ACCIDENZA per accidente « cos\ Incideza •
ACCOLTO alla Proventale . Il Rimario di quella lingua lin
Acolz» in questo medesimo significato per accoglienu . Og-
gi i Francesi Acueil : ma il Sicolo nell* indice del Coloccl
Accolte ; idest Accoglienze , così anche abbiamo nella
Griselda .
£ poiché lieta , e gratiosa accolta
Fatta s* hebbon tra lor quanto convenne ;
Presi per man &Cm
ACCOMMETTERE per ordinare . Giacopo da Lentino « detto il
Notajo : Lo ben tue m' accommetti . ms. Vaticano .
ACCOSTA accostati , Tedi diletta : qui yale coUegarsi, G.ViiI»
s^ accostarono co' Ghibellini ,
AD avanti la consonante : Tetto della scrittura di quei tempi»
ADA sto idjglo f Tedi Milo * fn Gatttone r
S' to lo Uà esse a da sto /
Ben € sentpFA mìa asìo .
ADE rimi c^jn Auàt . Guido CÉvalcinii m^Ut Cantone d'Amore .
Affili tu in messo oscurù luci ntifc
Fuor d'agiti firmiide ti tee degno irt fids
Che solo di coititi naia mercedt .
La rima è nel mezio diti lecoodo verso, come è' ^«r tuttt
Il ludetti Canzone .
ADESSO subito , tolto Ài] ftQji. Vita di Bdtr, dal Bornio .
E dis al Comic d* OngoiUlma qe votia la Moa fiila
^ir moiiter effet^ t^i a dart & nd^s la esposti é E altro-
iie e hU agron pa^ vi tregua adts st ponti Citw tos
iirventetes dt dttfar la paz * Dio te Purg* %^*
E noi venimmo al grand' aibt:ro adtijio »
Ooe il Bùti adfiSìo , cioè inmanitiaente . e notisi cbo
quei Signori delta Crucca leggono al granai* aibtrù j {td ti^
$0 1 cioè ad Clio libero « Ma aUri de' nostri pi& ckiiit^
mente Dante da Maìano in un suo Sonetto .
Poi quel pensiti o ublìo , e pauroso
Divtgtio adesto i e taccio ti mio voUre *
Fazio degli Ubeiti ^ Ditta mondo •
MattagOTiis ftt sua tì sposta adesso ,
Né i soli Poeti ; ma ì PfO^lori . Reg. de £S« f. S^*
Ih acqua non muoiono ^ ma vi^tono ; e quelli che cag^
giono fuori deli' acqua muoiono adesso * Nel libro me-
desimo^ E H settimo dì ùbhonda pia , e poi adesso lat-
to secca i e dispare , ^idei in i|ae]to «igni fi etto è pitimeo,-
le tri Ausìas Matcli.
ADERBARE Saniz^no fglogi IX.
Et io ntt boico un bel gioifenco aderbo
Per la mia donna / il qual fra lutti i io ri
inctde con U corna alto , e superbo •
A DILETTO per tpuso^ Sei Cditolino di Fano Segretario di
a 2
4
S. Caterina lettera 65. MS. Vaticano. E m* ingegnai di Jkr*
10 ti meglio t:he seppi , e pugnai parecchie anni a mio diUt'
to f quando un poco > quando un altro .
A FEDE con fede . Dante Par. il.
E comandò che V amassero a fide •
Lo serviva a fede • Le Non. ant. Gio. dell* Orto .
Chi te desia , e serve a fede pura .
AFFRENALLA affrenarU , maniera ancora di qnell' etk .
E chi non crede venghi egli a vedella ,
11 Petr. e in un Son. che noa Ta cogli altri k Maestro Ant.
da Ferrara .
Tutte le vostre infermità più grave
Più scuotton che non fa lo cor sentille •
Folgore da S. Gemignano •
Or pensa dunque in quel che il tempo spendi
Il corpo tuo di carne vana avello .
Brun. Ret. M. S. Et è detta la boce molU , cioè arren--
devole à potella Uuare , e chinare « e volgere , e riposa-
re a senno di colui che Jan ella . E nella Stamp. f. rSS*
Nelle dicerìe se ne debbono guardare i dicitori » e far-
le copertamente , e temperalle • Anche i moderni : l'Ariosto:
Ben* avrei testimoni da prouallo •
E il Borni .
La sua genealogia chi pò t ria dilla ?
AGENZARB piacere, o simile, toco Pron» BUncasot «
Mas eu dirai com selu m agenza
La granz beutatz e con auta valenza t
Usata da nostri .* Monna Nina .
Molto m' agenzeria vostra parvenza •
E Dante da Maiano suo innamorato •
E se V* agenza el vostro gran savere .
Altrove In cui tutt* ora agenza
Pregio , e valore più eh' in donna mai •
Ed anco . Di cui el meo cor gradir molto i* agenza •
AGGI A per babbi irtlU feconda |>ef foni ; come ahhia .
AGOCCUIE agbi , ancbe il Coloccì ^sscidò quettcì fote»-
lìerisma ; essendo ¥Oce à\ LombiidU.
AGRESTO , allude al detti to far V agresto ^ cbe è lo agall-
iate ndlc speaderi? per drrui , non accusando la ronfi giù-
sta ; come ci insogna il Vocab« delìi Crusei .
AGURA augurio ^ da' noirri dalla Ctatca si cita Gin. Vili,
0 le Nov* antkbo : iredi k*iv€r pir agara , Li Pioù. dis-
sero agur. Vit> BeltT, Bom« sego a la razon dels agun^
e à'astrolùmia > no tra bon comertsar negun grau faitz*
AGUTO acuto, aggettivo Pier delle Vigne.
A me feria d* un guardo
Purigtntt sì forte aguta •
M< RiDÌeri da FAlermo ^
^t core m* ha data mortale fìrtttii
M si agnla ; non credo campare .
L* agiAto favdiate iiconria la tote . bibbi atrio neUi Rei.
5«f Brut], E ftotiti cbe oia diciiiniD iiiolmamento agttto 2
un chiodo .
A] A bnbbii - Dante 1nf«, 21^
Doppo uno scheggio ch^ alcun schermo t* aia .
E Farad. 17,
JV^ ferma fède per eì tempio eh' aia *
Niccolò da Slcnt >
Sen'nta il giorno eh' io il vidi in prima <
Li Prou. E. de Mir. fi* S. Scan.
Ben aia qi prim fo gelos ,
Qe tan cortes meytier saap far
Qe gdozìa m fai gard^r .
A1UTRANN0 per ilutcTanno , sincope ui^ta *
A LA FIATA alcuni fiata * Dante citato dal Vocak
ALBORE albero - Marco Polo f. 76* Quando il Signore f3
doi'^ sia vn htllo albore , il fa portare nei giardino ,
• fogh 1^* /« qaena propincia ha motti garofani , t
6
v'ha alhor pi r cicli eh* hanno li rami come orbacche:
M* S. Spir. Perchè v' hoc comandato iddio che non man^
giat* del fruito dell' albore dilla Ftta ?
ALCVM'CRA : Fi. Sacch. dà tu estcmpio al Vocab. di qnf-
sta frase •
ALLATINA potare equum ha il latino : siccbè sta per dar
bere al cavallo: nel tetto III. $• si legge lai latina ^ il
Colocci lesse allatina • Ma perchè allatinare tuoI dire
abbeverare ? foise perche si abbeverano alla fina , e qnel
luogo del Barberino .
Colui che la mattina ,
Per tempo V allatina .
si dovrà leggere per tempo V à alla tina f 6 Va' Ila tina:
essendo solito di questo autore lasciar qualche vocale pec
lo rincontro d' altre ; come fece anche Dante .
£ qui Calliopea' Iquanio surga »
ALLORB per all'ora . Dante da Maiano .
Ma eo mi sforzo « e mostro gran baldore
ultore eh* aggio più doglioso stato •
Nelle prime tre sillabe del secondo verso ha la rima « co-
me vedesi per tutto il presente sonetto; e Dante Alighieri
pur ne' Sonetti •
Dico pensando V ovra sua d* allore .
ALTRI rima con arti , pih tosto avevano riguardo a certo
suono , che alla esatta rima in quel primo della nostra lin-
gua ; ond' è che talora si lascino delle lettere , e massi-
mamente le liquide ^ come si comprende da questo auto-
re • F. Domenico Cavalca fa una simile rima .
Legittimo d* amore e non bastardo ,
Gentile , costumato , e non ribaldo
£ altrove.
jÉrdita alle battaglie , e non codarda
Giammai non piega f.mn sempre sta salda.
AMANZA altrove per innamorata , qui per 1' Amore istesso.
M, Riiti^ti di F^lermo »
Così m^ hai menlnia di ina amaaza. f
Ma»eo <]eL Ricco ^3. Messiua *
Che pir ia viisira amanza
Madonna gran ^tùja ì* senio y
Ed un'altra delU tnedeaìmi tigìti .
E la fiera urnhianza
Mi Irae di fina. aiminzaM^
Ditite dj J* «JIDO.
Ed £o guardando tmi , che simigìianza
^¥et€ di ci/i. scarta gio* piacente
Mi preii oltre pader di voiira amanta ,
E Moana Nini .
Lù core meo pensare nnn savrìa
I^assuna cosa che slurùass^ amanza ,
(ruido Quiniiel!! ,
iVr^Jt mi fue falla / eù le presi amania .
M< Ciccia di Caitello -
Acciò che t^aimtt
Di pura amanza pitta &c^
AMARE amaiRfneote ^ iv cerbio Ìit> Paieuìi forte bella a qutW
età il mostiaiiti latinante , 0 di qui naice cìie Dinfi^ è itti'
to arnarore di u\ pHIcgrìnitl « Il nostro uia ^nesta rwe
ne' moittriì 05carL , perciò non i se non da scasare ,
AMENARE tneairfl t ^^^ perCDotere , t Latini pugnimi duct*
fé come è nel tir. de imuriis ^ e i B ornami Fiancesi lu-
ticbi Kaniift amener ìfn coup ^ Quei» voce viene da Prct-
Tendali , Vit» di PieCfo Vitale . E qa^t fb garrii z ti seu
anei oltrantar : de Ini el am$nti vna Grega , fi il fb
donada a muille^ en Cipri .
AMI STANZA Amlità t Amlcitia 1 non ne rrov^ó tiemp] in
altro Autore é
AM PRESSA . Voce Protemale della qpale le ne bannn tnlllc
eietnpj ne* Rimatori di t^nella fareila , L* Atttoi« V ma pet
deildei-Ìo ,
L
m^
8
AMO STB. ARE , per mostrire .Lic«Mi poetica foise toltasi JalF
Autore 9 e forse di «so nel tempo « non mi è però riofcito
▼ederne altri esempi •
AN per anco . il Colocci riconosce questa voce : ed appresso
il Sicolo segnò anca per anco : così oggi parlano i Mila-
nesi .
ANDATO , cioè che sia andato in cammino « pih ▼ohe .
ANDO ^ado , quindi andare . Dante Inf. 4.
Or vo* che sappi innanzi che più audi .
F. Giacopone.
Lo cielo elli abbandona 1
E per terra si anda •
II Savio Romano .
Anda co' tuoi , e farai gran sapere •
Franco Sacchetti nelle Rime •
Va il canal per già ;
Per anda va il bò $
E V asino per arri .
Jnda a impenderlo , disse Anelino da Romano Belle Kov.
antiche •
ANCO! . il Colocci tiene questa parola Lombarda « siccome
crede il Vocah. della Crusca, il Buii Ancoi dichiara anco
oggi . tutta volta ella viene dal Provensale Anc et hoy .
ANDIAN ^ et andiano • nella prima persona del numero del
pih . Fiorentinismo anche di quei tempi . il libro della vulg.
Eloq. rimprovera a quella natione questo dire. Noi non
facciano altro Crc, Ser Brun Ret. MS. Bonamente aviam
mostrato • la prima parte del libro . il Bocc. Laher. 107.
Deh lasciano stare quello , che tu per tuo studio , e di
gratia da Dio hai acquistato . Vit. S Gio. B. 0 dolca
padre , o maestro nostro , che non volesti che noi fos^
sino con teco . Matteo Frescobaidì .
Certo s* al proprio ver noi riguardiano .
rima con i strano •
AK2 , per bà «tiro ; coil Dimte P«Tg. aj*
Pti/ aicoiiando timida $i frnt.
E qtteUi tf /ìini p§r le uene vane.
0 lai ft.
Lì Coicfti <i«t ntùnton prtpaH fi'nc *
CAé i»£?(i «ra la calla. , ove laim»
I^ duca mio Ù io uppresio foU *
Cùtne da Poi io. schUra. ù pari*iM-
Lib. 3. CiDx.
Che se Beltà tra mali
Fogliamo atiaoiferar creder ti puam . Qc^
W. GaktoAe
Che giammai lo meo avita
Altra cosa ^ che voi non divisomi -
yUacresca alquanto de' miei gran dolori^
E del perduto cmcù -, e del tormento ;
E eh' io sono t « sarone
Mentre t'ft« vita avrone ùc.
Triti. VU. wof, ^1 W diront ragione , percfttf eUi non
è neuna forza sì grande di cuore , né il grande ¥€rtU'
U ^ i' el a non i menata tecùndo ragione *
ANO TÌmm cali Aiuto , Quiodi piii> credefii i <rli« Dmì» «o»
isc ri resse Inf :Z4>.
B *'«iiite i^r»?A lO' città di Baca .
mi Bacco * e c^^ii di prima , lof. i5.
Guarda , mi disse , la feroce Erinne ,
« noii SrUt , c^iuc è stitnpaK^ , «sendo permesso ■ qDci
tempi di fir cUe rimale qualche volu U ionica consoiiaii-
|« con le raddoppiate .
AOPERAftE, per adoperare Fr, Gioiaano da Ribalto ?r*di-
cbc . È a^nche la canna così debole , e tìoperan* taiom
lo
per appoggiatoio • Biodo Bopidii CantOBi BIS. Vaticxntf
heuno virtute aopera .
A* PELAGO LODATO MAL PESCARE O' TROVATO . que-
sto proverbio è parimente nel Serio Romaao «
A* pelago lodato non pescare .
ed è riferito dal noftro astore , come antìchiesimo , tecott-
do ch'egli dice nelle chiose , e ▼noi dire , che le cose che
SODO stimate buone da totti > sono de molti Decapate •
A' PIACERE . vedi Piagere .
AQVA , non acqua ; Dante copiato dal Boccacci molte Tolter
hk scritto aqua •
Messe la terra dove V aqua nasce •
M. Rinaldo d' Aquino .
Che mi fa muovere un* aqua dal core
E viene a gli occkj ; né può ritenersi •
ARCANA . si riconosce anche nelle chiose Argana • i Cata-
lani dicono Arga . così comunemente si dice vela .
ARLOGIO orloggio . ^r in Prooenzale signi&ca Ora .
ARRENDERE , Non. pass, piegarsi , volgersi, dicesi de' rami
e delle piante > e d* altre cose facili a Tolgersi , e piegarsi
senza rompersi , e di qui arrendevole •
ARTI rima con A ti . F. Ciacopone poco dirersamente •
Per tua gran pietatt ,
Per amor di tua matre ,
iVon mi rinunziare .
A' SCHISA • avverbialmente ; il Celocci lesee nel ano left*
A* scisa . il Vocab. pone che sia 1* istesso che à schiaacio*
e porta vn luogo del Crescenti, trovasi schisare^ che Ta-
le ancora schifare , e sfoggire .
ASCVSA > per ascosa , fonato dalla rima • così Cattraccio Ca-
stracani Dncm di Lncca •
Castruccio la moneta non torca ,
Anzi toccoUa chi per quella venne*
Tocca invece di toccò •
11
A' STMILE , tìoè in slmil mcdo ^ altrove Ptr stmth : Mel-
chior Ji Coppo SusUuì ; Fu vifidula da ire in olio Ut*
lit lihrit dei zucchiro > Ù a simile delU altri confitti^.
A Sto tglo j voce poco storta dilli Frou. Vka Beli. Bdtji.
j/iuia gran destisi , e qan i^enc ¥n. dia d* una Domingii
tra htn mtltz din passai z , qe non atiiatt maniai nt te-'
gut * i Ffaticed binilo Aist . Ser Brua^ ftet» i%j. Sedere
amai e rtposaUvl a grand* a$io .
AS PIATTA ligQirdi % tlli latini di aspeilo , cioè gnardo .
A5PETTALLO upetiatlo , veài sopri «
ASSECONDARE^ per se condì re . Asstgmtart ^ in nni Caii>
son dipt^ift d* un Pisi no « MS. Barberino ,
Dap*U che la pìa torta
jìsseguitatii per ta tua liMdine ,
ASSICVERASSI , p«r uitcarerilii . babbìinioci ancori geaet"
rà per genvTeri , er altri *
ASTENEVA si isCfnevi . vedi DiUtta .
ASTROLOGIA vìetaea di pTcdìcatìi ^ rìgaiT^mdo noo tanto
It giadictiria ^ «juiato le vine ^uisttoat « delle qailì ancori
Dmto rtgioni I Parg« i^.
Per apparir ciascun si ingegna, € face
Sue invenzioni , e quelle son trascorse
Da* Predicanti j e H vangelo si tace •
Un dice che la Luna si riiarst
Nella passion di Cristo , e s* interpoit .
Perchè H lume del Sol giii min si pont *
Ed altri che la luce si nascóse
Da se ; però agV Ispani , t agi* Indi
^ùTh* a Giudei tale teli ai rispose ,
Non ha Fi rem* tanti Lnpi , e Sindi «
Quante si fo^te favole per anno
In pergamo sì gridan ijuinci ^ e quindi ^
A' TI ERA . U RI mar io Proueniale , A teira : Per sertem pò-
Miti > * corrisponde a quello cb' abbiairiD nel lesto « YCdi li
Toce Tiera .
12
A' TRISTA TESTA coh Tita mesi*;
ATTORNARE ittomiire , per ìntorRÌare • babbiamo ìntoruaio
nella Stor. S. Sii. MS. i. Or ecco che se tagliasse con
la scure vu' albero , che fusse ìntomato con la spera del
Sole ; chi ricever ebb e il colpo o V albero ^ o la spera del
Sole ?
AVACCIANZA . è Ysata dal Bufi , tà U Vocab. lo ehm ;
Ser Brnn. Etic. Perciocché ciascuna cosa che si nmoìfa
a tardanttnto , ù avaccianza per se •
AVAMPARE avvampare : attÌTamente posto , come dal Pe-
trarca •
E voi eh* Amore avvampa •
Qui nel nostro autore è detto per accender 1* ira .
AVDB ode ; M. Gino MS. Strotti .
Da parte di pietà prego ciascuno
Che la mia pena , e lo mio tormento aude •
M . Onesto Bolognese .
Gioja straniera non vi paja audire »
Dante da Maiano •
JE>' altra parte m* offendè
Ch* audì pover nomare .
F. Gnittone .
Crederla Dio li miei preghi audesse .
AVDE , ed audo per ardisce > ed ardisco : dal btino audeé:
Dante Par. 32.
Che nulla volontate è di pik ausa •
Li Proa. Jus. ardisca } Sordello . Foà a cui no9 aus ro"
tra ire
Mas males per qeu mor temenz •
Moìt l alma pauc si noillo ansa dir .
E quindi auso presso il Colocci . onde osare ed oso a nor
è restato .
AVELLO e auella , per baverlo • vedi Affrenalla •
AVENANTE grazioso gentile . Avvennante ha il Vocabela-
15
rio Vt. Bartolomeo negli Ammaestramenti dtttc t Ogni spUn-
dorè d* a^iftnanlt parlare ^ e ogni modo di potiico di-
re fSfc.
AVEREN j por jvercmo -
AVER PER ANDATO , cioè »ver pei morto ; andato , co-
me pisfaCD j 0 riAp^mro •
AVGELLA 4 au^ttur fpsa , ne* motEetti oscuri , dal Tcrbo
augure , e il ptonomc ella
AVTAN ^ ot aviarto vedi sopri .
AV ILARE aTTÌlire . così Lesic II CqIoccì ; yo testo kk avt-
liare , NlccoIò da Siena »
Ed è sì uvilato ^ e dato a t^alU *
Che stnz-a far sembianti di diftiù.
Sì f* ha lasciato p rendite a far fallo ,
Tratr. Vif» mor- Ma pia dowr^hife l' uomo aviti are uno
ricca > che atta povero f ^^^^ ^^ pavera credi iattauia
che ili io aviU per sita poveriade .
AVILOPPA « U licita cosi ricliLede ; quantunque 1« O rima
prosso gli antìcbi con U. come pa6 vedoni in ijnei Pc^eiif
e forse n^ da Dance né da) Petr* fu acrirto nu.i ^ e ¥tii . Oait^
le pia scoperiitnente disse Inf io.
^on fere gli acchj èhqì lo dolce lomef
e M* Niccolè de^ Eoisi ,
Ck^ i vi perissi anaortt ;
Si eh' ia dottava amar p*r gran paora *
AVISO , pare che voglia dire avisato , coinè tocca , tiiP ^ tao*
-Siro : pei ^ muscrato $, usalo $ e toccalo .
A^ VITA con la vita ; come a' fkd^^
AVLIRE alice, rendeio odore. M- Rivlerì da Palermo.
Si coffC €0 ch'ama Valla fiore aulente »
Pier delle Vigne dine cera atitejute , ed anfenie hoccm.
F« GìiittAii^.
Poiché pmrUiie^ dalla ruta. anUttte >
« ancbe
\
H
Quand' io veggio venir V amUnie
Infra le donne ùc.
• Matteo da Messi oa •
E la hocca aulitosa ,
Che rende maggio odore , &c.
M. Rinaldo d' Aqwioo •
Confortami d'amare
V auUmento de* fiori .
Il verbo Aulisco è nel Sicolo presso il Colocci .
A' VOLERE : il testo dell' autore bà .
Un parla a piagere , ^
Ed un' altro a volere.
Maecio P.acentl nel Cantoniere mt. Chigi «
A voler non morire
Dell* acuto fedire
De le raggenti luminelle vostre
Di scudo mi guarnisce lo fuggire ,
AURE con ave ; di sopra arti rima con ati ,
B.
Jadalischio . Basilisco , BasaliscliLo ba il Vocabolario . Sorfc
di favoloso Serpentello , di cui si contan dalle femminet-
te gran maraviglie . 11 nostro Autore però in questo caso
dicendo: Ch* amo'e ha fatto qua giù badaUschio chi^
unque passa da Foi alle donne ; lo porta in senso me-
taforico f e paro voglia intendere ha avvelenato « o incan-
tato ec,
BALIRB Allevare da Balia voce antica frequente ne' Tr#-
centisti .
BBLLARB guerreggiare • D^ bello voce latina . Il Sicolo nt^
anch' egli bellasse , per guerreggiasse , come osservò il €••
locci neir Indice .
BELLO guerra ; Franco Sacch. nelle Rime •
»5
Si aspro bello senio i« ogni parie .
e «Itrovs
Quando qutlV aspro btilù
£}* africa quei Sctpiffn rtcò in fai gui%a *
BELLO j ujaio cùiiiq in Dante Paf. if,
— ■ Sacche a l€ fin hello
/Sv(rti falla parti ^er l£ stftSo •
BIGUHDARH. // ttsUi hd -. 5 e /« armeggiérai ^ Mgarderaif
o correrai a tiera . Le chiose : Tractat de inbm , quis^
quaii unum tunt ; licei altquantuium tn patria Tuscim
differuiU in iftil^art * Ilh tmm dicanttit armigttt , ^«*
hastsluiiunt chki sortatiii fir handerìis & indtiU ad boa
tantum - HastìL i'td^Ucei illi , qui non muta forma &
^ine alìqati navìtfite fran^ant htutat , Currunt ^ qui f/jie
omnibus prmdictn cquos curritut suo*, Queiia modo dì
gtQsrrar« j derivi da Idgnrda ^ che yale ait^ , tome u hh
in Gio^ VilUnì. Fulgote da S. CiMnjgnj^o .
E rompere , e fiaccar bìgordi , £ /aiics *
Franerò Saccbetti iiflìle urne .
Diintfat si thilH e canti in tutti i versi,
Bigordaitdo ciascuno &Cm
L» Crusca legge Bagordando ; ma il ms. de' Signori Set-
cKeuì Ugge Gom' io etto . Qofiu vode (itrlitienLe e delb
ProT, Biofdar. Discurrere cutn equis è nella gr^m mitica
di quelU ia velia e Biprts ; cursus equorum »
BISSO sotic di Tda fine, che si acco^iumara attempi doli*
Aotore »
fLASMAHE ; F. Gnittorte .
Sicché hi a ima rE. rtii posso d' Antor%
Che di tal pena mi Ja sofferente^
Guido Cavalcanti ,
Jn mi posso tlasmar di gran pesanz^ *
E teko da Froventali , Granej . m;. Scan* xL
Moti mestier es qtu €u dei lauzar lai pros j
E dil hiaìmar loi crois adrtita mtn *
16
BLASMO nome; Ser Hoffo d'OUriinidr.
Se 'l blasmo fosse onore ;
Direi lo gran plagere «
E lo bene amoroso y
Che per temenza ascoso
Porto infra lo core ,
BO , per Bus ^ Fmnco Siccbetti
Fa il cavai per già «
Per anda va il ho ,
E V asino per arri • E ia an* aaa CaiMOne i ballo •
La capinera canti cirici ,
Il griUfìt salti spesso ^ e dica cri ^
E mugghi fòrte se ci fosse il bò r
BOCCHIDVRO CsTallo duro l\ bocca , fboccate . Il lai. èi
questo nostro oredurus . Ma Ovid. 2 Amor. «log. 9.
Ft rapit in praeceps dominum spumantia frustra
Frcena reluctantem durìor oris equus .
Alberico da Rosate nel sao Vocabolario . Buccadurus ^
equus • Extra de hom» cap. Significasti . Gli Spago uo lì
cbiamano un tal cavallo Boquidura « ed il contrario Bo-
quinolle. Puro y assoUtameote nelle Not. ant. 7S. Il Cst-
vallo era duro 9 il fante non potendolo tenere neente ;
si si drizò verso il padiglione del Soldano •
BRETTO stretto , sordido noi primo luogft ; nel secondo scioc-
co ; nel terxo bisognoso « e in qaesto senso Cecco Angin-
lieri .
Veder ricco chi deve essere bretta
Fedendo bretto chi dovria gioire .
BROCCARDI , termine de Uggisti barbari. Gaido PaneiroW»
sunt autem broccarda: regula generaUs , e cib dimostrasi
per li Rreccardi di Damaso antico ginreconsnlto • Fel ut
aliis placet perplexes quastiones pluribns ab utraque pat'
te argununtis , rationibusque munita # B qnesu è l' tpi-
n
n!«iie degli lUii pib mo^mii tra ^puli è 11 sottro M. Fran-
cesco « quindi materia broccardica •
BVO , per boe « ne* mottetti . Forse da Pro^ensali . Il Mona-
co di Montaadon disse d' Arnaldo Daniello :
Pos la Ubre ab lo buo cacete
alludendo a nn verso assai noto di quel Poeta y dal qnale
anclie tolse il Petrarca •
BUO'NO « non buono » ne' mottetti ; e deresi correggere Ter-
ror della Stampa , come si vede . Buo* per buono ; Vang.
S. Ma». Quegli che semina il bao* seme si è il figliuO'
lo della Vergine •
BURO bnjo, voce di cui Dante ci serbi qoalcbe vestigio 9
Inf. 54.
JVoii tra camminata di palagio
La ve eravam ; ma naturai burella
Ch' avea mal suolo « « di lume disagio ^
dove il Bnti burella $ cioè luogo scuro , ove non si ve»
de raggio di Sole •
Lia casa , ne' mottetti ; Dante Inf. iS«
£ reducemi a ca per questo calle •
Franco Saccbetti cap. de' Re di Francia .
hata della gran ca di Normandia •
Vang. S. Matteo Sarae simigliante all' uomo savio , il
quale edifica la ca sua sopra la pietra • così J^^ pret*
so Omero , e do presso Ennio > per J^tàfiet » • domum •
Cade per accade ; il semplice per lo composto . 1 Latini an-
cora dissero cadit per accidU . Gio. Villani iib. io. cap: 87.
ci cade di far memoria •
CALAFAI , nel nomerò del pin . Le chiose Calapharii qui
h
n8
ealcani iimppam ; eam untai eapeni mqmtm . Oggi ca-
Itfato tigaifica 1' btesfo .
GALLARB calare « Boadico Hou&o da Laeca a M. Goattél-
la àegV ìnfimÌMMÌiì •
Per allumar lo parpaglion si calla •
E Str Gorello à* Aretxo .
E Savargnano sovra lor si calla .
CAMMINARI , Tìaggi , come abbraciari « baciari , diri^ vo-
leri , e simili •
CAMPANTE , dal Terbo campare , qaando sta por aacir di
pericolo . Il Latino ha evasor .
CANAPI COMUNI* termiae marinaresco. Le chiose faues ^
quibus navis ligatar , cmm projectm tmmt anchorw .
CANOA candida.
CANOSCBNZA ; Lapo degU UberU .
£ s* ella troverà in te canosc€n%a ,
Ella t* accoglierà non di cor Unto .
e Bl. Caccia da Cutello .
Da quella cauoscenta virtuosa .
Dino Prescobaldi •
E questa è la verace canoscenza ,
Servar giustizia nella signoria :
L' Imperador Federigo II. disse eaunoscem%ai ritenendo il
ProTCDsalesmo •
CANZON DISTESA: Due sorti canoni troriamo negli aati-
cbi libri , Distese , e Morali ; de' qaali nomi speriamo nl-
troTO apportare qnelle ragioni , che in cosa tanto oscnn
ci sarà permesso • Per ora basti di sapere « che la mate-
ria , o r argomeato aoa faceraao le dette difierease ; tro-
▼andcsi delle Morali che trattano materie amorose « e del-
le Distese che conteagono cose morali .
CAR cara; ▼else ancor qnì , ceme fece dicendo wiùu pes
mio , usare il Proventale ; Blaaeatet •
Genttls dampna cui ab ftrm, cor teing car .
I
i
*9
CARENTE miBCMM ; ibcIm maU 11 notuo M. FrAocMco
ili £ir Tolgare egente . Il Sicolo àÌMié carenza per min*
CARO qaì scarso , forse come Dante lib. 2. Soa.
Fi piaccia agli occhi miei non esser cara .
C ASCIO cado ; Cecco Angialieri.
Carne di bue , cascia, e cipolla^
Molto mi loda^t quand' i* sento doglia .
CASONE cagione , nel Sonetto ; del qnale aon iitioiiame do-
Tersi fare gran conto , per essere scritto da un forestiero.
CAVALCAR LARGO . Era brntto , e nojoso qoesto difetto a
qaeì tempi ; Dante perchè altri per la via caTalcando , por-
tava le gambo larghe ; stimando , che quel tale togliesse
qnello del pnblico p come racconta Franco Sacchetti , si
ndopeiò che na* Ssecatoro di Firense sno amico per que-
sto facesse pagar certa pena • Era qaesto cavaliere an gio-
vane degli Adimari > e di qa\ gli Adimari colsero animo
adesso il poeta , e gli procacciarono 1' esilio dalla patria •
CAVALIERE . Dimostransi brevemente le qualità che si richie-
dono nel cavaliere nelle Nov: ant, 5i. con queste parole. // Ca»
valiere nondeejàre ninna villana cosa per nulla dottanza,
ch'elli abbia di morte^ né di pregiane^ e d'altra parte. Qant*
tra generali parti dee avere il nostro Cavaliere • Ch'el»
li non dee essere in luogo doue falso giudicamento sia
dato t né tradigione parlata ; che elli almeno non u na
parta , se altrinunte non la puote stornare • E si nom
dee essere in luogo dove Dama « o Damigella sia dis*
consigliata « che egli non la consigli di suo diritto ,
& aiuti al suo potere . E sì dee essere lo cavaliere asti'
nente , $t digiunare il venerdì in rimembranza di nostro
Signore , se non fòsse per avventura per infermità di
suo corpo f o per compagnia di suo Signore ; ù se rom*
pere gliele conviene : ammendare il dee in alcuna m^-
b 2
20
niera di htn far§ • E $• •lU ode M4ita, offtrir^ dee md
onor di nostro Signore , se elli ha di ckei & tn tUi
non ha di cht ; sì oferi il suo cnore inUmanunte •
Oltro a ciò era ii«ces«ario , che aTesftro di molte eatrat» «
per menar vita cavalleresca^ e maatenere l'onore drllm c««
▼ailerU , ma ài qaeno e delle quattro tpeùe di caTalleiU»
leggansi 1* Annotatioù sopra il Decameroae del Boccacci •
C A VEGLI capelli ; Franco Sacchetti nelle rime .
I lor cavegli quanto pia lunghi hanno ;
Più se ne conforta . Cecco AngiuUeri .
Aggio cavelli t e barba a tua fatane •
il Sicolo disse ; Ritonno li cavelli •
CECATO , metti questo con 1' unico esempio , eh' è nel Vo-
cab* La risposta di Fed. IL Imp. a GenoTesi . Tali sono
cecati t tali moxticati delle numbra , e a tali sono mos-
se le teste»
GELONE celò ; Tedi sopra •
CENA > intende V altra vita « ricordatosi forse della pambolm
del Vangelo onde Dante Par. i.
0 sodaliiio eletto alla gran cena
Del benedetto agnello ^ che ¥i ciba .
Etiandìo piii bassamente favellando > dicesi dal Boccacci •
JVe//' altro mondo cenarono con li lor parenti • Son . &••
te a questo proposito le parole di Leonida Spaiano.
OH ED , come sed seguente la Tocale ; M. Gino .
Questa leggiadra donna ched io sento •
CHBDERE chiedere ; F. Guittono..
Ch* ora il meo cor mercé cheder non osa .
CHENTE Toce usatissima dal Boccacci , e da tutti g^i anti-
chi buoni autori « ora da moderni non curata , comecchò as-
s«i megUo di quanto sembri agOTole ad esprimere U eon-
cetto.
CHER chiede , dal TOibo cherere dal Provensale ; GnidniiseL
n
Q& meìUz qer hom un don qau et ^etiint
il Petnrci .
Ti chcr mercè da tuU* l sHtt colli m
Cecca AngiuLi^ii .
La stremila mi richtr per figliuolo ^
Ed i' l' appello ben per madre mia *
il ColocGÌ h« Dvl suo trito chiér .
CBIEON ckìedono ; M. Ciao .
Or che ti sóàlan di doglia amgoteióil ,
Cherùa piangendo il tuo dolct VùiOT^ #
CHESTA domanda ; M. Ciao .
Font mi fece mia cheita fallace >
E altj-oire ufi MS. Strotii *
Vedete com* ogiC aom si mette in cJtffta j
Per vederla s girandoli d' inlftmo .
E U Bocc. net Li ber, £%. E co* turni in mano sì metto^
no alla, inchesta della mali'agia ^ f perfida zanzara •
Dai Fnaccsc f troTa^i iaclitt Dischi sta * GaUo Cavtltinti
MS* Slrof«i ,
Sol per pietà ti prega giaìfanezza f
Che la dischesia di merzé ti caglia *
Il Colocci ricooasce queitm vace nel noitro > e nel Sicolo «
CHETARE icqn^tare ^ ^sliidì Chetania ^ roce regìiEraiA oeL
Vacsbolprìo .
CHIAMO t numt ; m noi è reitito richiama *
CHIBLA , verbo mpriatresco ; in liagaa Sassonki , t Fiamla-
g* lì chiami Ki'ta , U caTini dolU n»ve i cbo romiie l'int-
peta pili gagliardo dell' code ^ e ({Iiìtì coniiiie \» fniggioc
foni dfl T Iteci] a . Chelandium prerso Cedreoo , Fatilo Dia*
cono t e LaitpraiidD è una sorte di ritc pkcloU , vedasi il
MeiirJlo n«l sao Gloitado .
CHIOSA e chioso x chìu$» , « chiura * Il Fetr. in na SoaétC«
ebe non va cun gli aUrl ^ Uscio distorno per la
Ch^ Ogni vii fiumie§l m' i gran distarlo .
22
CIA SCONO a per ciiscano ; Dante ditte tome per lame . ve-
di sopra •
CINTURA , di qaesto ornamento ti ditcorreva con V orafo ,
porche soloTasì faro d* argento , o d' oro cén gomme ; onde
Paate . ^
JNon donni comiìgiate , non cintnra ,
Che fosse a veder più che la persona •
II Boccacci nel Laber. dimostra di cbe gran pregio fossero
le dette cinture \ onde Gio. Vili, racconta clie fn ordinato
in Firente , che le donne non portassero cinturo die di
dodici spranghe d* arieoto ; e agli nomini fo Tietato il por-
tarla di ninna vaiata , e ciò fa nel MCCCXXX.
CLAMARE , qui parlare ad alta voce . Da' Latini passò a Pre-
▼enuli , e da qaelli a noi , fiackò si disto , chiamare ; Vita
Beltr. Born. Hichari lo desmenti , e lo clama pil a re-
crezens ; anche Dante osò chiamare « per esclamare «
Porg. ».
Quand* io intesi là ove tu chiame
Cruccioso &c,
CLAREZA chiaretta ; clarità M. Gnido Galnisaelli. F. Gnlttoae
elarore •
CLA VDB per chiude \ restò presso ì Provensali f Arnaldo Da-
niello .
Qe qan me saoill , ni claus oillz de son •
CLAVO chiavo « e chiodo ; il Dante MS. ehe fu di Bartolo-
meo Barhaderi « e prima di Pier Vettori « Par. Ss*
Che i* acquistò con la lancia $ e co* clavi .
Anche i Provontali , e 11 suo diminutivo dissero clat^el^ ob«
de a noi chiavello . Giordano Bonello •
Si com i* aiga soffre la nau corren
Qant es tan granz qe mils homes sorte ,
E d* un clauel pert son affortimen .
CO' capo ; Dante Purg» S-
L' ossa del corvo mio sariauo ancora
25
Jm co* del ponte presso a Benevento -
e Inf« 20.
Tosio che V acqua a correr mette co* .
è ancoia quesu voce nel Sicolo .
COGLIERE , dicesi anche raccogliere , per conohindere ; Oia«
tio mendose colUgìs » €V>^Xoyt^€iv •
COLDA calda ; alla Francese •
COLEI , è detto dell' erba ; Dante dell'arena In(. i€.
Lo spazzo era una arena arìda , e spessa «
Abu d'altra foggia fatta t che colei ,
Che fu da pie* di Caton già soppressa .
E il Re Manfredi nel Tesoro di Ser Brnn. MS. Mando-
gli a dire » ( il Cardinale Legato ) com* egli tenea il Rea-
me . E il Re Manfredi si levò la spada in manose diS'
$e : lo lo tengo per costei . Tratt. Vir. mor. Che quando
V uno dei membri si secca all' uomo , & egli lo perde ^
sicché egli non se ne puote ajutare; egli conviene che
lo si faccia tagliare , che non perda gli altri per la'n-
fermità di colui • Più ricerea nella voce Lei .
COM' per come ; Petrarca •
O nostra vita eh* à si bella in vista
Com' perde agevolmente in un mattino
Quel che in moli* anni a gran pena s* acquista «
COMANDANTE AMORE . Dio permettente , disse il Ferrar-
ca ne' Trionfi , e '1 Boccacci , lor sedenti t e questo nostro
Essa dicente : Prima tavola stante , e altri •
COMANDANZA\ le parole che finiscono come comandameli*
to , qnalche Tol^a terminato in anta presso gli antichi in-
uamorauza in Dante da Majano avaccianza , in questo»
in Pier delle Vigne fall ama , et arditanza .
COMANDO , per comandò ; così pietà j e potestà in Dante e in
questo nostro onèsta ; per onestà , potestà , e pietà .
COMANDORNO comandarono . 11 libro della Volg. eloquen^
«4
«a aiostn , «lie de*FUaoi fosM 'questa ^ibenta . Bent «a*
domo li filiti di . Fiorenza per Pisa .
ma Mngnona Lucchese .
Le mura andrò leccando d* ogni intomo»
E gli huomini , piangendo d* allegrezza ;
Odio^ rancor^ e guerra, €r onni empieza
Porrò gik contro a quei , che mi , cacciomo • '
Ariosto canto 17.
Le murale i tetti , ^ a ruina andorno •
COMB DETTO è per sigeiBcare come ti dice • U Boccacci
nella noTolia 7. Giornata prima t veramente questi è cosi
magnifico , come uom dice • Sembra che abbia assai a£&<
nitk col Francese on dit • Tuttavia è modo usato da tntt* t
buoni Autori antichi .
COMBNZA comincia ; Binde Bonichi .
M guai a chi servire alcun si mette «
Che comenia amistà frutto cherendo •
Sei; Lapo Gianni •
E guerra nova in parte comenzate .
È nondimeno della lingua Provenaale ; Giraldo di Bo nello •
D un non chan qar ah comenz*
GOMITO quei Signori Accademici della Crusca dicono cbo
questa parola è moderna ; presupponendo che il Boccacci di-
ca Gomito •
COMO come f Dante Inf. 24.
E quaV è quei che cade , e non sa corno •
e Purg. 23.
Chi crederebbe, che V odor d* un pomo
Sì governasse^ generando brama ^
E quel d* un acqua non sappiendo corno f
COMPAGNARE accompagnare . Nelle Annotaxioni sul Bbcc.
osservasi chi questo nostro autore lascia qualche volta la A.
in simiglianti verbi , come fece parimente l' istesso Boec.
A Dio vi comando . Te ne vedesti» per accomando j ed av-
26
vedesti . Oio. Yill. e Dante Fre$e jMr 'appraa»; ti ^ncl Den-
te àìtse ancora Poggiato per appoggiato . e il Re Ruberto*
Perch* ogni bel servir spetta salute •
COMPASSO carta da navigare ; le cliiose . Compassum carta
est , in qua ad modum mappce represeatantar portus , €f
maria , & distantia viarum , & loca perJculosa , & terra,
I Greci moderni , e gli altri Enropel pigliano compatto «
per la bussola da navigare , se crediamo al Martini •
COMPENSARE , fra gli altri significati ha calcolare , ma <iai
forse è scriver pari ; le chiose . De compensationihus , ù
continuationihus cum scriptore $fc Et istce sunt dum
partes majores in scriptione ; nam carentes industria in
prasdictis , libros gìossantes vituperant •
COMPITO . Il Vocabolario pone Compiuto » per dotato d*o-
]gni eccellenxa di costami ^ e di virth • innesto nome si è
come il veggiamo qni conservato sino ed ora anche pel
rimanente d' Italia . Dante dm Majano disse :
D' ogni valor compita
Fora vostra bontate •
£d è simigliente a quello ^ Cisti di altissimo animo Jor-
nito , quasi compito j e fornito fosse il medesimo in loro
origine •
COMUNA comune ; Set Bmn. nel Tesoro , la parlatura
Francesca è pia dilettevole , e più comuna che tutti gli
altri linguaggi • ^ ^» Onesto da Bologna •
E voglio aver che v* è cosa comuna •
Stor. S. SiL MS. 2. Dio è solamente una natura coma*
na , e una divinità •
COMUNALE Pistole 4i S. Girolamo . MS. Vaticano .
Cotesti vizj comunali agli uomini di oggindì •
COMUNO 9 e communo ^ per comune ; così per compensare
disse lente in vece di lento • Guido Gninisxelli .
E ciò vedemo fare a ciascheduno %
Che si mettù in comune •
11 lib. della Volfc* El«^« appone qnetu parola a* Laccl89->
ai y ieri vende eh' essi dicano : T* avoto a Dio^ eh" ingras^
saracU il Comuno di l ucca . Il Sicolo anch' egli disn»*
Comune , come notò il Colocci . il Te«oretto #
Che nasce prìmanuute
Al padre y Ct al parente %
E poi al suo comnng .
CON' come ; così ha il primo « et il tono MS. ; Dino Fie-
scobaldi .
Con* ptggìQ diciy più speme mi dai .
Vn tolto da* Provensali . Arnaldo di MetTille comincia nna
Cansone •
Si con li peis an en V aigua lor vida .
B che così debba leggersi « il Mottetto 8. lo ci dimostra
«spresso , dicendo « Fai con* si puoU : volendo dice falU
come si paote •
CONDURE , per condnrre ; Dante Farad. 18.
Con la mia donna sempre di ridarà .
CONFORZA , verbo ; conforta , consiglia.
CONGIONTO congiunto ; ponto dissero altri per pnnto .
CONINCIAMENTl , per cominciamenti , cosi è noli' origUt-
le . Il Colocci osservò eh' il Sicolo scrivesse Inconenza j
Snconenxa % e Comincianunto in questo significato istesso •
CONIUNTO ; Sor. Brnn. Ret. E V un fratello dall' altro 1
cui aveva coniunti la natura •
CONSBRRA chinde ; come conchiude •
CONSIGLIERAVE consiglierebbe . mostra cho sia modo Vi*
- niziano , ma adoperato anche da' nostri . Ser Brnn* Rei. 7»
appelli colui homo , il • quale se Jbste homo % cosi crm-
del jnorte d* homo non aver ave pensata . e pih avanti •
Se avesu vinto il nimico % averave al fiuto il simi^
glianie 7
Dante da Majano •
Poi di presente mora in fidd mìa ,
hìe ne parrayn in Paradiso anditfs >
Notm il Coltìcti nel Siculo , Suraue , Lomhario | per I»-
riano .
CONTARE viliitirfl , o limiU ; Danto lìV. 4. Ciù*.
LUv€ mi con ter ti dà che m* i grette .
e (}u«l da Mijino .
aititi la fina coniomi dottore*
CONTFGHA conictoo , eoli argana , per *rgao« , delia p*t
detto; Ser Gorellci u^b i^iiefti to» ^ forse in litro Mnio >
per qutlla novità ri ma se pregna
La letitt Buitolina^ che ireni* anni
Pùtiorì poi per i^uelV altra contigua .
£ Gino da Calle »
E di costumi hegii ai'tr conttgna -
Con legna ^ per con ce gag nel □ ostro >igiiif> di ile U Sicolo.
CONTENDRANO, per coaiandraona , per U rimi ; di dw
di sopri abbiam detto a biitania >
CONTENENZA mtnUra , modo , coitume »
CONTENTARE ^u\ cootentiftì , ^adi Diletta .
CONTENTO contenoto • cosi cont^eato ^ pef canvenaro « ma-
la di xnohì atiiiclii « Trau. Vir, mori A m^ae noti caUi
che per tate cotiveuto venni in vita-
CONTRAEO canti arto ; Dante Purg^ tf.
Ogni bene operare , «' ' -****? eontraro *
CONTRASTA contrasto , come conttgna di voprm . éhiotirm
Il Petr. e Dante , e altre infinite .
CONVIENI con^ieno eiae tu. Incc f. 7> Not. settima.
Per certo io *t convengo vedere .
GORGA , e corgi ^ per accorga ^ ed accoigi * redi campai
gnare ; coti H. Gino +
Si eh' io mi caso già per tona moria ^
per ice D te -
s8
COPRIRE » ttgmrt UUtu ; Oratio •
Fismt tegam spurco Dam» latut f
COR RE , cioè col Re , nna li^nida per 1' altra ; Amììm, prò-
BBikcia . Vaog. S. Matteo . Conciò fbsf cosa che fitSMe-
nato Gitth in Btteltm di Giudea ne* dì der Ra Er€>^
de • Cecco Angtolieri •
O che non fu a pargoli ir Re Rodo •
Sor Brniu Ret. Ir ridicimento della parola » cioè ^ -il si-
dicimento • Stor. S. SiW. Al suo albergo ir recò •
CORSO strada . Fu preso da* Latini basti per li ProToatali •
Lanfranco Cicala .
Car si totz temps anat per laisat eors ,
Per vos non es lo sains sepulcres sors .
Vedi nel Vocab. gli esempj de* nostri •
CORSO della moneta , termine mercantile • M. Vili. 3. cap. loC;
O piii I à meno ^ come era il corso loro • faToUn de' Fio-
zini . e Franco Saccbetti .
Che la moneta di poca valenza
I^on abbia corso nel terreno stallo .
CORTE D* AMORE , ^uì per casa , e famiglia di Princip* ,
come anche intese il Boccacci nel Laber. so* quando dia-
te ; Abitac' egli alcuna persona « se quelli non fòssar
già t i quali peravventura Amore dalla sua Corte aven."
do sbanditi , qui li mandasse in esilio ? Altri por Corto
d' Amore Tollero intendere il Tribunale, e 1 luogo dov^egU
teneste ragione come Signore . Sor Monaldo da Sofenn m
frate Uber^no . MS. Stroati .
Citato sono alla Corte d'Amore ;
Consiglimivi andar frate Ubertino f
M. Cine ancora fa mentione di quetta Corte nell* ittet-
to MS.
Amor che ¥ien per le piU dolci porte
Sì chiuso che noi vede uomo passando ,
Riposa nella mente ) e là tien Corte ;
29
Coutt vaol della i^ìta glùàìcandù *
In Provenia ermo vote Cotti d'Amore ^ io ctsì U pib no-
bili dimB delU contjradt giudicaTano dulie lìti ■inaios« ,
«nde nafccTMO lenienie , cKe sì cliìimiTaiiu Arresll d'Amo*
re , je* quali se ne leggo ao molti tiampitl ìil Lingua Fmh-
cese ■
COSIS i per £0!Ì p Vita 5* Gio* 6é Ond* io ti prego carii-
Mimamtfìce « che ine non faccia più cotlc * U Teiorttto ,
Cofìe un di dt frsia
Tcrnui alla foresta .
CREMA abbrucia ^ ^*^ Latino alato di' Llmoiinl < Aafiis March.
Metge ìcUnt no te lo cas per ioch ;
Com tc^ calar no $uri a pari estrema t
L* ignorant veu qe lo malat no crtma t
CRE5TALL0 . il Colocci lesse nel primo laogo cristagti ;
meglio .. Come da critta il è mutato nel volgai noiiro ere*
Sta f cosi da criiiallù Itcen crestalto , ma non datò ^ Cec-
co d'Ascoli .
E limii di crtitaUo i tua figura .
D.
'a LONGO t A longe lì Lat« vedi longo . altri dissero da
lunga mhegg. de SS. Altura tutti diranno che tuoi oc-
chj molto da lunga veggono . De' Proveaull ^ Giafré Ru*
dello .
Esper tfezer l Ataor de iueack. •
DARANE , per data . vedi due <
DARE f qaV dire , Da Tytir* nùU$ ^ Virg* e Lacretio .
Si non ipsa p alani quod rèi dedii , ac docuit .
m Teteniio .
JViiiTc t^uamohrem has partet didiceritn ; paucit dato i
]>AR CURA f come dar meste ^ Dania nelle Canioiù •
Chi quantunque cotlttU
\
Se
Jfù» potio» qmeian
Ma dan pia cura*
DE4 iÌM i cosi $i$a per Urt« ; Becc. Parmwé maU che M}io
ti dèa . «ade Cecco Ajisittlierlt dove motteggU i volgari di
Totcuia , dice di FioWnu .
Deh che ii d$a 'l mal* am fi della putta ;
Ch' a Firmata k* à serique a danaio •
Otc Botisi «eelM fi per figUaolo « Dteto parimeato dleio .
Fi di Pietro Beruardoiu • e il Tesoretto •
Diiu fi di Latino .
MA debbo » cosi dia . M . Glo. dell' Orto .
Dimoile non dea coperto
Stare allor eh* anno sol di lui Mentore •
DEA , tm dei . Todi Jbbia , idiotismo ossenraio .
PECE » e Decenza « e Decesse ; Dante disse Juhe » empa, dum
ce f mi , et altri TorU da lai fatti volgari •
DBGL* eegaeodo U ^00810 • vedi GV .
PELIBERRAl delibererai . Quesu sincope Tiene msnia anebo da
Dante Pnrg. io.
Misnrrehbe in tre polte un corpo umano .
DBUVRO , il Lit. expedio } le chioso ; dicit àttera vnlga<'
rìs mi deli¥ro • Fulgare Gallicum « 6r eonti^uarum patria»
rum t ^ muUornm aliomm ; Sor Eran. Or. per M. Mai-
cello • Veramante cAc quanto a Cesare fossimo in mlcuma
colpa d* umano errore ; tuttavia noi siamo prosciolti ,
e deliverati per lui»
Beltr. del Bcrnio .
Qe dels pres prezes esmenda
Del Rei q els degra delivrar
Il Sicolo ba delii^erare •
DENANTI , e denantì ; Tritt. Vlr. mor. É qnesto uno ho»
mo di molto grande hellenaa pièno ^ venne denansi a ma^
e si lo seguivano una grande compagnia di savj • e pik
«Tanti • B Boetio dice , che non è pur assai di gnmrdm^
»1
re stihinifnte fio cht Vaoma uwdi dcnmnzi atU tuùi occhia
DENE <]«Te. vedi Jne^ e CeioM .
DENO <3cpnD ; cosi feao , per fcnno •
Di:0 ^ pir àtiro ; V Utesio hi U Slcolo ^ coil Dtntt lU Mp-
jjfio ^
O fdJ5a ; chi t o come fare d^o ?
PERAI t B UrrantìQ , per dj^aano ; cpsI .serji prr satii ^
D£RlTTO diritta ; iccpra tiovisi ìa (questo libro diretta .
U h per la Ì ^ in «imilì casi è parimente neU* originale 4eli
Pettarc4i ^
DERiTTURA *l contrario t^f^ Tntt* Vir. mor. aore ijQsri
sempre »l legge DirtUara^
DF.SDbCE ^ d^iÌÉCEt ; T ladtce del CoLocei tULe^fl Disdtce .
DESIDERO desiderio.
£t ifietfttfii di xfttìéfla un desiderio *
Le gitesi in uni dcìle Caaiom apriche slimpice da' Giunti^
DES PARANZA i Disptrama Utcìò ìa ccfU fiua Cantone Dm-
cc da Majaiio .
Hiiomo eh* in dlip^ranza
Si giUa per doglianza
Disperde canoscenza *
Il Siccilo piflifo il Coloeci ba déiptranza
DESTRARE ^ il latino manihtis conductre ; Ugnccjonc tita-
no nil lua Diilonarlo : Dextrarius ( idaì equus ) quia p^r
dexietartt duc^ur \ quad compontiur à dextro dtxtras ,
idfst per dtxlram ducere *
DETRARR - vedi Condurc , e Trars .
Detta , clo^ alcuna cosa detta ; coJi ti:ritta preiso Dante
ì olta per cosa loha ; Tran* Vir* nw. JV^iiJto rende si vù'
ientieri ciò che mul volentieri gU e donato , perciocché
non i dono i anzi i taUa .
DIA ; il Latino deheai ; M* Glor dalF Orto «
Mai per ragion non dim
Vàiir ver lo Signora >
.82
DIA ; il ladBO decéat .
DU aere ; W. Gnittone •
jfmor più ch^altro hor èia
Te piacer per ragione •
• a1troT« MS. Barberino *
Ciò saver dia^ che se
Tomo « suo prtsio magno
Per mia onta non magno •
Il Sicolo hk V istetto molte Tolte ; V. GiicopOM •
Più dia amar Dio a cui piii concede t
DI CHE per laonde ^ e per lo che mtXht Viu ài S. Maria
Madalena E quella Principessa fu incontanente gravida •
di che questo Principe t si volse andare a San Pietrm
per provare ^c. , ed il Re Giaaaino cap. 9. MS. Ckigi 5
Di che il CardenaU incontanente mandò a Misser An-
drea SalamoncelU da Lucca , che facea apparecchiare
le genti .
DIENO ; il htino debemus • nel tecoado laogo «u per deb-
bono •
DIENO devono ; Ret. d' Aritt. MS. CorbinelU . JVd aUro si
die esser domandato •
DIFENSA difesa ; Guido Orlandi a Gnido CaTtlcanti .
A sua difinsa non cherendo giostra .
Sex Brnn. Tet. MS. E non v* ebbe neuno, che difinsa fa-
cesse .
DIFENSARB , da difsnsa . Terbo usato nella lingua Limo-
fina •
DIGA f per dica j Franco Saccb. nelle Rime .
De Tornaquinci tre Cavalier digo .
Stor. S. SU. MS. I. Però io ti digo madrù mim caris*
sima •
Giraldo di Brunello •
E diga f e mostr en chantaa •
tS5
Cos\ Dante sella rima, la G. pose pet la C.
Che qua riprendo dattero per figo ,
DILETTA , per si diletta , sent* affisso , contro la regola che
ciò non abbia Inogo fuor cko ne* Gernndj . Nov. ant. i2.
Vergognisi dunque chi dee regnare tn virtude , e ditet'
ta in lussuria • Papa Clemente IV. contro Manfredi . Se-
condo uomo d' iniquità diletta esser detto perseguitato-
re della Chiesa • Boccacci nel Laber. E per questo imma-
ginano dover essere riguardate , e altrove . // quale vo-
lendo per nostra salute incarnare €rc. e si ampiamente
delle sue eximie virtù meco parlando distese . nel Fì-
lostrato .
Quindi distese poi a domandare .
11 Colocci osservò pretto il Sicolo . Torn^entava > Mara*
viglio 1 Struggo , Doglio > posti assoUtamente .
DIRETTA y per diritta , direttura , come ti accenna di So-
pra , è ncir antichissimo MS. del Trattato delle Virtà mo-
rali •
DISAVANZO , il Vocab. ha questa voce , e dichiarala , sen«
ta recarci altra enterite che V uso mercantile .
DISAVBZARB svenare.
DiSDARE il latino deprimi , dar gik .
DISDUCE ; il latino divertit ; M. Cine .
£ me si forte a lacrimar disduce,
DISFBRMARE ; il Vocab. h^ differmare presso Ser Braaetto
Latini •
DISGRADARE , trantgredi •
DISGRAZA ; vedi Graza .
DISINORE \ la bolla d' Inmoc. IV. E* cherici del paese so-
no gravati in Corte Secolare ^ ma sono constretti di
fare battaglie da Campioni , e sono messi in pregione^
sono uccisi V « messi in martidi « e in disinore ^ ed in
brohio del lor ordine chericato • E pia sotto • In dis-
petto 9 0r in brobio , e in disinore della fide Cristiana •
a
»4
Ser Matteo cU Messina •
// disinore , il pregio , « la vergogna .
Guido dalle Colonne .
Che cerio non è troppo disinore ,
Quando uomo è vinto .da iin suo migliore .
NoT. nnt. 48. Messere a voi ton fatti mille disinori « 5
a me ne è fatto pur uno ,
D1SJ0VA nnoce.
DISLEANZA ; Dino FrescoUfdi .
Per contrastare tua disUanza .
DISNETTO iounonde ; inventò i|nesu voce forse per ìsfng-
gire le parole lerce «tate qualche Tolta da altri del suo
tempo : onde egli «tesso nelle ckiote • Disnetta , idest di'
cere , non manda ; super hae mota $ quaUter Amor mi-
ti tur , quando iUum oportet uti vilihus yerbis , queerere
mores , & curialiter prófert . Unde sumas exemplum ; 5
vituperosis eloquiis non utaris ,
DISFARE ; il Sicolo presso Monsignor Colocci • D- spara : non
par bello « così oggi sparato •
DISPENZA ; dal Francese , e vale , spesa . Dispendere , nelle
Nov. ant. ii* Come dispendi f disse Messer 4 mari , e pi^
oltre , Chi dispende piià che non guadagna , aois può
far che non si affanni • Tratt. Vir. mor. • Che molti no-
mini sono , che anno loro avere dispeso follemente . Di'
spendio nelle Nov. anu 3. ò la spesa , il Conte Ricciardo •
Che solo in ben fero ogni lor dispenso .
DISPETTO 1 aggettivo ; maniera latina •
DISPIAGBRE snstaativo ; dispiagenza M Ciao : dispiagente%
F: Gnittone { Tedi piagere .
DISPOSTA dispositione ; come proposta da propositione .
DJSPVRO , vedasi disnetto .
DlSQUOVRON , dlscuoproiio t redi sqnopron .
DISSIMIGLIATO dissimile ; Tesoretto .
M taut* altri animali ,
Ch* iù non, fu htu dir quali ^
E ittn. sì éi vitati ,
E il dissimigtsaii
I}i tLfirpo ^ t di fanone •
DISTORNO , il Ut^ coni rari um , onde dislom&re uà io dal
Petrarca «
DSS VALERE dliijuUre , ita»G«[« , dtl Pr^eDiiU ^ Gugtitlmo
dclk Torre «
Qe r icori crei qe distrai
Sei merce pius qe non ual ♦
^latz de mi pittai
Qe n periai
Fot die qe 9ida m dei vai ;
Si mefces air pos no m vai .
éc* nostri ^ M. Oseiro ,
B farmi cosa , che molio ditvagUa
Gtoja disfaiia con martiri , e gtiai *
ft Binde Bonìchi «
X?i quel che fa parere
Vizia virtuie t e dtiuaUr t/atenza -
il valere per |iovar£ ibbumo a le ti ni osfempi »cl Voe, 11
Liber. in quaV alira cosa ella mollo ii poteva valerti
Tiitt- Vir. mor* E if voi mi promettete ah/» coia ^ chi
più mi noccia , che mi raglia ; voi la dovete lascia*
re p GuGopo di Lenttno.
0 Deo che mi valejse m
Ed è renato agli Spaganati , che pur è ProTeiiiaìe j Bcltr*
del Borato ,
Baron y O&us \*os sala , e ¥oi gart t
B vos aiut I e vos vaili^ .
D15VENTURA i ^«aEiira ; M, Onttlo MS. Stro»! .
JVojt so per che merci che mi vten nteao $
0 diiyenlura ^ a lav^rchiatiLa d' ani , ,
€ S
DISVOGLI E svolge , evolvU è nel latino .
DITTO 9 così Dante Pnrg. 14.
Per carila n« consola , e ne ditta , e il Petrarca .
Mi lascia in dubbio , sì confuso ditta •
DIVINO indoTÌno « latinamente .
DOGE insegna , accenna con tal Terbo il nome della Daci^
lìtà <|u\ nominata per circonlocuùone .
DOGLIO io mi doglio ; F. Guittone .
Doglio € sospiro di ciò che m' aviené»
Dante da Majano •
Aois dollio €o già perch* eo sovra gioiosa ,
Distretto sia da vostra gentil cara , Tedi Diletta .
DONNA t titolo di cosa astrattn*. così anclie Madonna .
DONNA titolo d'onore. Boce* Laber. delle quali grand is^
sima parte si chiamano , < Jhuno chiamare donne , e po^
chissime se ne trovano • e nelle Nov. La donna ; anxi
cattiva femmina , il Petr. di Lanra , che sola a me par
donna , e il Sacchetti .
Che tanto è donna quanto onor disia .
DOPLO doppio , nome ; Menno Tolomei .
Che doplo vale don ^ che non s^ attende ,
dicesi ancora Doplare ; Dante da Majano .
Mi tene desiando
Per darmi gio* doplando .
così anche disse radoplato ; doplamente scrisse H. Binnl-
do d* Aqnino •
DOTTRINAMENTO dottrina .
.. DOVEN dovemo , vedasi sopra .
DOZI dodici , neir originale era questa voce smarrita , e mA
2. MS. era dinotata col numero 12. e credo che il copia-
tore non {stendesse la parola ; parendogli , che dodici faces-
se il verso pia lungo che non si ricercava , per ittar eom
gli altri ; sicché a hello studio scrisse le note numerali
saddette ; ma per V autorità del MS* 5. si è risposto Dozip
5i
proli a qnetti tcinpi strsnlefi « ma ìm qneUl peraYTcnitt-
ra comone ; essendoci rimasto dm do zi dosiaa , come da
venti Tenttna , e da cinque cinqoina ; Niccoli da Siona •
Pucento srudelliue di diamanti
Di bella quadra V an vorrìa eh* avesse ,
E dazi russignuoli che steiesee
Dinanzi a lui 6rc.
Ed appresso.
B doze mila some di Bisanti .
A»cke i ProTcnzalk , GagUelmo Magret. ( parla de* soldi che
si pagavano a cetti osterìa • )
Dels daze avrai ab beure & ab maniar p
Els oiti darai a foc 6r a colgar •
DRA« e Dranno ; e Drei per darei • Cene d'Areno contro Fol-
gore da S. Gemignano ;
Fuor d* un corto piacer ti dranno pò sa .
Il Sicolo disse patimento drà , per dark •
DUA , per dae ; Cren. VeH. 7S. in breve dato l'ordine , che
ninno il sapesse , altro che noi dua ; il Sicolo ha Amen--
dna ^ è però cornane nel piano volger Fiorentino •
DUBIO , per dubbio > verbo \ Buti sopra il 22. Pnrg. forse
fu fatta con intenzione santa e buona ; e perchè ne da'-
biò» però dice forse .
DUNQUA dani^ue ; Dante da Majano .
Dunqua cantando voi prego 9 ed Amore .
11 Notare lacomo •
Or dunqua moro eo f
No f ma lo core meo .
Masxeo da Messina .
Dunqua sì com* io uso ismisuranza.
In voi Madonna amare , &c.
Guido novello da Polenta .
Dunqua chi vuol saper quanto d* onore
Altri è degno Ùc,
38
JCm Tsda f UtU« « coil esie ; Ciftlo ài Cim»,
Traggenii d' 'est* fòcora •
f GENTE bisogaoM , così carente^
EGLI ) nel plnrak • Diate Ub. 5. CUat.
Quand* egli incominciaro
La morte mìa^ eh* or tanto »U dispiace «
EGLI M* casi obliqui : notisi il motto 4ì tcnrore di ^ue\
secolo , cbo tinto eri la g. evinti h 1. qnante la L rn«i-
doppieta ; e siccome eUi dicevisi in ogni caso , cesi pe-
lea si dire parimente egli .
EL , per egli ; Dante Pnrg. 17.
Spera eccellenza, e $ol per qnì^sto brama ,
Ch*el sia di sua grandezza ik basso messo •
Guido CiTalcanti.
Et fa A more ^ che nomando voi »
Meco ristettey che venia lontano .
M. Ciao.
Ch* a forza par ched* el si faccia fsro •
'£L il , è pib noto per gli antìcbi testi , di quello cb* io mi
possa dimostrare con gli esempi » anco scappò dalla peana
del Petr. come sik nel suo originale .
Paura estrema el volto mi depinge.
ELETTA» per eletione ; Dante Pnrg. i3.
Che troppo avrà d' indugio nostra eletta •
EN t per ne ; trasposisione venata dal Proveniale % usata dal
nostro ^ e da altri 9 pìii spesso che non si crede ; percbè
dove si trova , esempi grasia « sen duole , sen ride , parrà
che sia accorciamento « e per avventura non è • Tratt. Vir.
roor. E perciò en prende grande pittate di voi ^ e de
la vostra grande franchezza i de' Provenxaii ; Giraldo di
Bornello .
39
Par q eu q en> ér alqet Unz,
Pont ile Capduill •
E s*a mi mal em preà $fc.
• pih ■▼aod.
QUI cani e ri ; e itu piane , e sotpir ;
JET» pert soveu lo maniar , e l dormir •
EN f pei fono ; Dante Par. i5.
Perà ch'ai Sol che v* allumò , & arse •
Cól caldo , e con la face en sì iguali
Che tutte somiglianze sono scarse,
M. Guido GainuxelU .
Che solo per loro en vinti
Senza eh' altre bellezze le dia fòrza .
Giusto da Vdmoaroae .
Secche en le tuie speranze , e duolsi il cuore ,
Che frutto pili da lor coglier non pensa •
Lorenio de* Medici .
Ferono indebolir U sant4 membra «
Ch' en di celeste onor t non di mal degne .
ENE è , vedi sopra ; V. Guìttoiie •
Per tutto ciò uguagliar non potrla
Mai V onore , e lo bene ,
Che per voi fatto m* ene •
Ket. d' Arist. MS. CorbÌBeUl. S fé lo nappo ene lo scu>^
do delli bevitori ; e lo scudo si può dire lo nappo del-
li hattaUieri . Tritr. Vir. mor. lo primo mistiere di Crw^
deltate si ene , che V uomo non de' fare torto altrui :
nota che Crudeltate qui è Ginstixia : e cradeltk ▼eramea«
te è un eccesso in castigare , il ^nal castigar o è parte di
Ginstiaia .
ENFORMARB pei ragguagliare Fedeiico Secondo lime MS.
Vaticano •
Enformate meo amore d* este fbcora .
4o
ENNO , per looo ; Dinta Infcr. 4.
Entio dannati i peccator carnali ,
Che la ragion sommettono al talento .
e Pir. i3.
hon per saper lo numero , in che e>R9
Li motor di qua xù . &c*
BNO ioao ; Gaido Gainiztelll .
Ch'en Ui enm adorntztg ,
Gentilezze , e bel parlare*
ENTERRlA^per eotrerU ; M. Cino .
jfd CIÒ ti priego metti ogni virtnte
Pensando eh' enterrei per te in un fuoco .
EO , invece d' io ; il Re Emo .
iS' eo trovassi pietanza
In carnata figura
Merzè la cheggerìa , e altri molti di 4|oe* tempi .
ERRO errore ; Dante Inf. 24.
A trarmi d'erro un poco mi favella .
Cani, antica d' incerto nel nostre MS*
Aon perder dunquo fède per questo erro ^
Ch' alcuna piaga è che domanda il ferro »
Cecco Anginlieri .
Ecco il beli' erro eh' è da me a lei ,
Erro y 4fr erra nel m^esimo significato scrisse il SicoLo :
1* osano oggi gli Spagna oli •
ESCIRE , da exire Ut. il Notar Iscome .
Ben vorrìa ch*. avvenisse ,
Che lo meo core escisse.
ESPERENDO esperi montando : experiendo , il lat.
ESSA DICENTE : come , comandante Amore .
ESSER FERMATO aver seco stesso stabilito ; il Petr.
Chi è fermato di menar sua vita .
ESTRO , rima con està » la R si liscia nella rima dne altr»
41
^olte là ^Mto' «ntmre ; cosi ■■con in una <^aiit. mtici MS.
presso di noi Etra lima con età •
Ond* ella a me uno scudo
Mi pose per levarmi d* una petra ,
Con fùccia tanto lieta ,
Che di me parve più, eh* innamorata .
ET «ed ED indistantomenre si trova nsato nel Maposcritco di
Jfessex Fraocetco del Vaticano , e tal quale io l' lio posto;
lasciando a Gramniatici il dispatare , se la ed era in uso a'
nostri antichi , sh di che Tariano U opinioni •
JD- ACCIA nella seconda persona « come abbia e sia •
FACCIENDO facendo ; M. Onesto da Bologna .
Servito ns' à facciendogli malizia :
Onde non- m' è mestier fargli mestizia .
cosi dissfsi sappiendo , & abbiendo •
FAB £■ , imperativo, così stae . Virg. Doti : Disse a lui z
lascia a me con mano tentare i primi pericoli de la bat-
taglia i tu a pie stae a* muri . Vang. S. Matr. Togli il
fanciullo , e fa madre sua di notte , e fuggi in Egitto ;
e stae lae in fino a tanto eh* io il ti dicerò •
FA ESSI , e Faesti fessi , e fosti , ed è forse ano scioglimen-
to del dittongo OUremontano ; Aasias March.
Graesch a Dtu Jaent me tun de be .
Anche i Limosini pih antichi ; Pons de Capdaill •
E si m faitz mal e non volez aver .
Trapassò a' Siciliani ; M. Rinieri .
Vnd* eo gran noia sento
Che (aite infingimento •
Quindi nel Tesoretto •
Ponete mente al bene
Che faite per usaggio .
4a
Altri dittero «Mon staado g Vita 4i 8. MitU M - e coti
staendo la poveretta si per V amor « che già aveva, con-
ceito di Giesù Christo , sì per la doglia , eouUnciò a
piangere . Il Pctr. b«I tno originalo Utciè fraila vìv€T
mio , e nel Regg. do SS. compose nella sua fraiiaxA dal-
le virtù del suo corpo .
FALLENTE colui che fa fallo , da falUre .
FALLITI falli , orrori ; in timil maniora distoro i Larint or-
ratus « ta^ tum ^ la coti fallita ; ot erratami il fallo .'
FALLORE fallo ; Danto da Majano •
Ma d* esto gran Jalior mi par tir aggio «
M. Lapo Farinata dogli Uborti a Guido Cavalcanti •
Per tanto lo tuo dir non à fallare .
FAMA^ no* mottetti oscnri ; cioè viene in fama, verbo che
il nostro aatoro volle mettere egli in uso ; Ugaccione p
fit a fama fumo famas ; quod non est in usa , sed eom'
positum di fama di famas i omnia in eodem sensu •
FANO , per fanno ; Marco Polo ; Eglino tagliano il pesca
grosso molto minuto ^ e impastoilo insieme , e pongolto
al Sole , e pino parti come pane ; Ser Gorello cnp. X.
Tutti fuggendo nel Palazzo in vano
Bostoli & Albeigotti ^ a loro amici ;
E per le piazze niente resta fano .
FARE giovare ; Anche 1 Latini facere dissero in ^nesto si-
gnificato : Facit ad dificultatem urincs Plinio » lib. si.
cap. i8. siccome Ì Greci modotimamonio dittero 'jresHV
FAR LIEVO . Qaì levarsi dinanù alcun cibo ttando a raro»
la > ondo « come timilmento è in questo tcrittore , ci è re-
stato , rilievo •
FAR lande , virth , e timili , e far virtuosamente , e lauda-
bìlmonto , ^omo far senno ; Danto in nna Cantone ditte ,
oprare , cb' è l'ittetto.
Che senza oprar virtù te
0
Néstun pvote Acquistar ^tract IoìÌa .
II S2\\ù Rocnaiio -
Anda co' tuoi , ^ farai gran lacere i
9 pik sotto .
Cfti liì<L'iii la via driita per !a nuora ^ Jd muUezta ,
FAVILLA «rivllbi Inerbo ; Peir. flell* originile Vitic, i in t^
cono ft2lllp3t0 *
Ov£ favilla ti mìo soitve foco •
Eli ojicrvUi cKf essendo cojiUto due volle qiieslo virr«<j ,
nmenitue le voUe si legge cosV.
FA2A 1 jer facti» , verbo ; Ser BruD. Rct. Accirvché la uo-
sa htne fr utilmente si fata , ^ aUrove Troppo credete
ad huamo f e fpirntt che catttrt. vi faza quel che tfi
promette •
FEDEGLl f per fedeli, cioè todàìn ; aticbe qui per ngtoa di
merro deve pToauDciar^i fede' ^ li gli luoL levarli moUe
toIlc , e perdo sì dici e' per tgìl , qat^^ per quegli , « Fu
Guittofie .itcriste ,
Durar contro sua vo' , cnntro suo grato •
/'i>' per voglia - Eiguatdnndo poi ]à g^. lii questa pitali è
dtf considerile cW e\l» oon è di gnu iuono » e altiesì gìh
dhiero i Litiai Agg^ni , per a^ens ^ leggisi Virrone .
FEGLI M\\ ; come higlì , e quegli m y«e di belli , e qaeiU.
PENE , pef fé , fece , v^dì sopra ^
FERALE lantefna j il Ur* fèruU forse h funalia^^ fidale,
/graffa ( le cbiose ) idest liìniernat .
FERRATA del buiiie , il hi. f.rrattim ^ forse PaliEctr» «
FIDALE fido , fedele ; da fedaltà ; Regg. de SS. In voi ve-
r^tftiétiie pajono ^ e sono univemhiìénte delle grotie de*
Santi i di Noi lo ienno , di Ahraam la fedeltà , di haat
là ronfidema ,
FILATTEKA 1 il medesimo the Mkch <| cì«è Lungi dicerU ^
veda&i il Vecilolana ddli Crusci «
FINIRE morire j t fine «iotU ; 4jI PiovcaiiU / Vita é\ B-.^
i
i
44
tolomeo Giorgi . El fieit ComiiA lo wisndet per Cu9Ì€ll^a
a u% Castel qi ven appellai Coron e la el finet . M.
Cino.
CK aggia pietà dello suo cor che fina .
il Petraica.
Finire anzi il mio fine
Queste poci meschine .
• il Bocc. Laber. 62. Et uno scudicciuolo da fiere eelléL
eua fine nella Chiesa appiccare . Daate ae' Son.
Destinata mi fu questa finita •
e Porg. 3.
0 ben finiti , o già spiriti eletti •
FIORE poco ; è cosa che ti sa par 1' ocdinario ; tatuvolta ÌA
Tolato xicordarU per alenai , che aTevaao corretto ^aesto
laogo .
JVo» ti turbar fuore •
ATTitandomi che ti fossero scordati « che presso Daate ^ ed
altti si trova fiore ia sigai&cate di poco etc. redi il Vo-
cab* F. Gaittone •
Ahi com' puot* huom che non ha vita fiore •
U' Ciao MS. Strosai .
Così stesse nel core ^
Si che un fiore di me pietà te avesse .
F. Gaittone disse aeli* istesso sigaificato , fòglia .
iVoa mi render ben foglia
Ciò , J* eo noi servo pria .
e Dante da Majaao , moco •
' Che di saver ver voi ho men d^ nn moco •
Anche prugna si usa in tal siguifiicato j vedi al sno laogp»
FIORIRE SE per ornarsi • Dante Par. 6.
e le palle dell* oro
Fiorìan Fiorenza in tiUli i suoi gran fatti •
Giasto da Valmoatone.
46
Dica di hi eh* adorna noitra Hade ^
E Sf>la infiora il mondo , cht Hai mértOr . •
FLORE fiore , Dante da Maj^at» »
l^ni m\u sembrate détti donne il fiore *
A vni prtnda piirtat^ ^
Ift caril.'iU fifìr di canfiictnza » ^
DJiKrro anco n\U Proveniate la. fiore , V istcsso , e il Si-
li» j ino .
Vi fior d'Jmor veggendolii parUre -
PLORI RE fiorite ; ì\ Sicolu fioni cioè, fiorisci com* éipUctt
IL Colocci ; il vita di S. Alcfdo ^ Jmtnntstrato ntiit scUU'
Z£ iihtnìiì ^ e fitos{ìfi.cke in et ale fiorita^ e rationaU *
toh folle ; Terrino .
Jf k*n€ é fiìl chi non guarda upfO £}io *
alfa i'rovcniale . Monia|Diigor p
<^ar a Joi luti^on us ertiendtn^a.
FOLLEGGIARE vaneggiai e Ur panie. Simone ài Ser Dmo
nelli jua Camonc per PatU Sttoiii ; folUjrg£ri.U tu. titti-
io anima iinka ? Bindo flofiicLii di Sìem t
£ sa V uom, fblU alcuna ingiuria face
Moito io dnol di quei che Ha fniUggiato -
AnscUno Fatdit Fiovctiiale Servi^nteio fogn ±\i. dloc :
toc dt sefi locs de folUiar
Bindo DotiicKì prealteg. uiò anco» iiifolUttt ndla Cini* tHi
dicendo ;
Et io perciò che fui dell' infollili ,
Fon DA RIA f s' ijFonderla , GìeiMo Ai Vilmopione *
Qaala Siretia ai saa cantar mi rista
finché mi mostra V onda che mi fouda -
DluB a dò nota bodaib , contro b regole ; ma il Barbe*
imo imitò i Pro veniali j eh* cotì coniugiv^no , nccom^
hcfi M, Clno *
J^on j^ahbartsle la vttia e 7 aohre .
♦6
per gabbereste ; e aUrove .
Pauanbhe pietà n$l vostro core . ^
FOR feor che , redi iutto , ceti poi per peicbè éissero i »•-
•tei imtickl •
FOR certe cete , fer regione « in irece H fer ài etc. il Fc»
trerce •
Far tutti i nostri lidi .
M. Gino MS. Stroul • ? '
Homo son fòr conforto
Tant* è V anima mia fallita onsai .
FORESTO ^ai Ofcaro , forse dal éÌMg;o del lame eh* è nel-
le foreste / Ovidio .
Quale feri siWm lumen kahtre soUnt .
FO AFATTO misfiitto i viene dal fonte Proventale . Sordello ,
Pos il no m pot in nul forfait trohar •
iVon pose esse de Ui amar partenz .
Gli esempi volgari sono nel Vocab. della Cmsca . G«id«
Orlandi disse ancora .
Cke non perdono mai la forfait ara .
E ^nivi vale fnrfanterU , e poltroneria .
FORNISSE si fornisse.
FORNO furono da' ProvenuU ; Vie BeUr# Born. Don imit
li barott del Rei de fraasa fora trist e dolen , ma al-
trove pib espresso , Li nutre baron ^ el avian nusntegui
coatra Richart , forno molt dolen .
FRI E RE frate , religioso » le chiose , qiU kabitum religionis
portunt . Biodo Bjnicfai , stava a Messa di Monaci , a di
Fri tri • Cecco Anginlieri .
0' veder far misera vita a* f rieri •
Gio. Villani • Friere di Santa Maria degli AUmamU «
il Bocc. Friere dello Spedale , e Ser Bran. nel Tesoro MS.
jÌIIo 'mperadore gli fUe manifestato celalamenie, ncco*
me li Frieri del Tempio il dovevano uccidere • Sino pres-
4T
fo a noftri tcntpi durò tal noma ; IcggeH ne' Canti CariM-
scialetchi •
Canto di Cavalieri Frìeri .
FRUTTA nel numero del pib sappiamo che si trova in tat-
ti i testi di Dante , cbe ci sodo capitali stampati , e MS. •
tra gli altri quello dello 'ropattato , clie adoperò il Vocab.
della Crusca , quello di Filippo Villaui , e del Bufi ^ sicco-
ne quello che fu del Coihioelli: Inf 33.
Jo lofi quel delle frutta del mal* orto •
Folgore nella Settimana
Frutta confetti quanto gli è in talento.
n Cecco Angialieri motteggiando i volgari di Toscana co)i-
chiudc con quello «della tua patria •
//Ile guagnele carich* i il tomaio
£ porta a Siena a vender vheste frutta •
Dove deve accoppiarsi cheste con chello , che ne' Saneii
riprenileva Castruccio •
FUNDATO fondato .
FUSTAGNO una sorte di panno di poco prozio .
C
\jrABBIERB 9 • Gabbiero , voce maiinareaca . Le chiose «
Gablerius est qui agillime atcendit ad gabiam super na*
vis arbore consistentem E altrove • Gablerius qui asceU'
dit ad gabiam arboris nawis cnm expedi t .
GATTO 1 ogni oste à sotto il gatto • Proverbio di quei tem-
pi per dinotare la roaliaia di cotali uomini , anch' oggi si
dice Gatta ci cova , E per avventura si ebbe riguardo
alla machina di tal nome che già si adoperava per rovi-
nar le mura nelle guerre ; non trovandosi per poco presso i
buoni autori Gatto in altro significato .
GAUTATA , per gouta . 11 Rimarie Provensale . Sagautar
sub gala percutere • Sogota ha il Sicolo come insegni il
Colocci per sotto la gota • A noi è restato gotata «
*8
GEN ERRA' genererà, così il Petsavanti . O huomo , o y%R*
mina ammaliata , e fatturata , uscirà fuori della wrgmmèo-
ria , innamorri J* altrui » tir ai^rà in orrore la sua^ c^tm-
pagnia .
GENTE geatile ; Dante in nna Canzone .
Ma pregia il senno , e li genti coraggi .
F. Gttittone .
Se di voi , donna gente ,
Amor m' ha preso non è maraviglia .
Dante da Majano .
E V adornezza , e la gente statura ,
E la biella ck* è in voi senza paraggio •
M. Rinaldo d*A<|aino .
Poiché è dtlU donne la più, gente .
H. Rinìeri da Palermo •
Che piacque a tutta gente
7ant* ha in se piacer gente .
Dal Provenute Beh. Bora.
Don lo nous temps ses contenta
E la sazos es plus genta,
GETTO allnde in questo luogo al gettito chs si fa per al-
legerir la nave nelle tempeste.
GHIRLANDA , dono* degli amanti . Teocrito ciò espresse in
quel verso .
Koti ^etro ol m^(tvoi9t rat ft^fLttìet rX/t/et irvìtxffj'iv «
Essendo vero argomento di amore la ghirlanda; e Dante
da Majano , secondo il nostro bisogno disse della sua donna ^
Mi fi d^ una ghirlanda don ag ione .
GIELLADINA , gelatina; come armadura , servidore , e simili.
GIOSO ginso , ritiene della ina origine , nello leggi Aleman-
ne, tit. 45 f 2. Congregat pares ^ $t pausant arma sua
iosum , anche I Proventall ; Bernard de Yantador.
Ara can vei la f nella
los del arbres caUr *
43
Diate tùF. to. dlsie , d<^Ja -
Orìd' «f Uvù U ciglia un poco in soso »
GIUDICBIANO imdicliLinici .
CL ÌTiniaìti Le vocili , Questa , i|iiaitrDn(|ue paji ad ilcutìì er-
furti , c^li AOJt ^ però di (lifiìarst lAe . Perchè nh anche sì
proETerisce , p«r c^gion é* esempla , gli occbj intcrimeiite ;
ma leirafidoii li i dalla pr od un da le si da certo fagoo pia
lirere , ed otmio di quelli lettera . Oltre a ciù | alcuna toU
ta ancke la gU , eome ne\U voce negligeìizìa , ba diver-
to «(Kjna da quello , che TogUono cb* abbia coitoru ; onde
accargeadoìi dt qoeita diAcollk di pronvniia molti degli an-
ticKi scrivevifio tgii come hi sempre il 3* MS* dì qaefCu
nomo autore ; il Tesoro MS. il Virg, Doti , ed iltri .
GLIELE , Il Boccaccio e gli altri intkbì se ne terTono per
mischio « e per femiaa , e nel numero del più » £occ* Ko-
^ella primi giorn. 3. Mi prtgÓ il CattaUo se io ti* upeS'
si alcuno , che io gli vie mantf^tssi : Ed altrove Nov. X*
gioro, ;* Paganino da Monacò ruba, la mo^lit a M^ Ric-
ciardo di Chiavica ^ il quaU lappiendi) doffé élla I, i^Sg
< dit^enuto amico di Paganino nd domanda gliele , et egU
gliele concede ^ Ed altrove Portò certi fuLoni peli eg ti-
ni al Saldano i e preseaingltete , Il Bembo comand? ,
che abbU sempre a dirsi gliele j &emb:a. più ragionevole il
gnene de' Ftoteotiai ,
OORGERINA gorghcfiua ; dìmitiutivo di gorgiera , ornameu-
Io di. bisso 1 o aUro pinuo Ubo d' intorno al cjIìq -, osx-
to al temjio di D^ftto da tutf i Ftotentini . Friiico Stcch.
Dante pollando la gorgiera ^ t la trac e iaj no ut , sic-
come atl* ora ti faceva per usanza ^ scontrò un' asina-
jo > M^ntcanest qdesia foggia fin psissato il lS6o, come si
raccoglie dal ludetto Franco uclla Nov, di Gio» Angio*
lieri , « di Pietro Paataleo»Ì , i eguali andando in f^orghe-
fina per Vetom h, facevano rtietiiioue delle novità £Meo in
Fietrabuona , che secondo Matteo Villani rmuno la detto
6o
anno . CU porliTi dattqn* questo iraeM troppo alto « o
•trotto , molto ora impedito doUa persona , mk potOTati ab-
bi ssaio , che il nostro dice arrendersi , sicckè era fatto
Wffa di Ini , e siccome abbiamo in Franco Saccbotti , di-
cevano , Lapo ricó* quel danaio : lo noi rieoglitré' « se
finse un quadrino • Questa voce proanniisi gorghe-'
rina ; ritrovandosi che in questi scrittori la gt fa ghe ,
0 che per far gè facevano gie . .
GRADIRE far cosa grata , il Lat. ne prmber* gralAmmu^
iationem velie illi Jbrsitam videaris g Matteo Vili. Age'>
volmenie si dispose a uoUr la pace » gradendola al
Papa % e Cardinali , che con istanza ne pregavano ; Te-
di il Vocab. della Crusca .
GRANARE far gramo ; ii Petrarca .
Va' umil donna grama un dolce amico .
Quantunque da altri sia questo verbo stato preso per «o-
me aggettivo .
GRAZ A gratta , la s serve in questo MS. per lo pih per
si . Graz€ riaggi a , ha parimente il Sicolo presso il Co-
lecci « il quale vi notò anche Ingrazato : idest , dice egli
agratiaio . 11 Petr. divorzo in vece di divorùo nel Trion-
fo del Tempo ^ troviamo parimente silenzo nel MS. Stroz-
si foglio 87. ed ora comunemente si dice Costansa , Pm-
dcnta » in vece di Costantia , e Prudentia .
GRAZ A BIANCA ; Ha questa simigllanta Cecco Anginlieri.
Sicché mi parve aver bianca ragione ,
Di non amar se non chi wU vuol hene •
GRIFO ^ vedi Levare il grifo .
GROSSEGGIARB superbire-, si accoppi questa con Taatori-
tk del common tator di Dante , citata dal Vocabolario •
GROSSEZZA per ignoranza nel Leggendario Vita di S. Se-
ba^tiano . Gente grossa nella Fede di Cristo • Por di-
tkotare un' aorao resto 9 ed idiota anco i Francosi asano la
voce grossier .
GQAGLIANZA iggmiUinii ; Str Braa. Elie. Geniralmeni*
à pia degna co fa €Ì« la virtuté tìperare la caia dirit'
ta 1 e htiona^ che non è asUnersi da quello ^ che si coa-
vUne asUnere : ma ttitia via quéfU CQse il ti^no in Pia
di guagUants. i e in ihro luo^o . E lo S ignare delia
JusUzia si si sjarza di recare a muzso di guitgiianzfi
lo soperchio *
GUARDA gfiiTdiji ; Tritt. Vir. inor* Onde V nomo non si
prende guarda , ir oc» Pro^BiiMU » iidU Viti 41 Beltrim*
del Bornio . £t Reis lùhans si fex pai con et , e fainct
anar ^ e detti en guarda iota la terra qe non aWd
perduda . Dissero mche Garda ; Pietro di Valera ,
Samet hom^ tan finamen
Q en lei non vaili me tre garda ,
I geni di Lodovico figLiuolo di Lodovico il Grossn ,
In aio confiictu Ckristi militia iam damnoso , nan/uìt
aliquid de Anieguarda p Nel Ubto i>« Jure Feudali ìa
ir eco di CastelU custodia ti dice Castelguardam .
GUARDIA AG UT A ; D^nte Inf, iS. in simil miÈerit «
E fi ver me aguziat^an U ciglia .
« «1tror« fprg.
Agui.za ben lettor qui gU oechj al Pira*
GUARTI per guirditi , Mesjer Gino disse :
Gnarti d' amor se tu piangi ^ o sta ridi ;
H
.OMO , in questo amore ^amdo è scritto con V atpita-
ilone ì qoifi mai li pone la v , e qnttido U v ^li toglie
V iipiraiione ; ne' Mottetti tal volta è icntto Omo , come
scrisse ancUe Dante.
Chi nel \fisQ degli uomini legge Orno .
d 3
52
I
JL per ìtI , rigairdi il Uogo ; alU ProTeaiale ; S«rdelW •
Ben deu tster hagordada
Cortz de gran baron :
E i deti hom faire gran don
E qe i sia gens honrada .
1 1 per a Ini ; Guido Gaiaiitelli .
Poi che n' ha tratto fuore
Per la tua forza il Sol ciò che gli è vile ,
La Stella i da valore .
Cecco Angiolieri .
Chi d'Amor sente , di mal far no i cale .
Danto da M«)«no collocò questa i nel medesimo soaso per
affisso .
Che *l pescatore li pr off ir a danno ;
E quel lo piglia « /aliai sua credenza .
modo Provensale •
I « per gli nel plorale ; Dante Inf. 7.
La sconoscente vita che i fi sozzi ;
Ad ogni conoscenza or gli fa bruni •
o Pnrg. II.
Pur come gli occhj eh' al piacer che i muove .
Conviene insieme chiudersi , e levarsi •
IDIA con Edia « Ha tal simiglianta M. Uberto da Lacca .
La nostra speme divina pacifica
Provide in ver di noi con punte pia ,
Mostrandone la via ,
Per la quale siamo pudichi , e modesti
Nella cupidità prava , e malefica •
ed altri aatori di qne* tempi .
IGUAL ^ per egualmente , come simìl per similmente •
IDIO ; il tcstam. del Boccacci . Et essi operai gli debbo»
no guardare , e salvare mentre durano , a* servigi del'
9P
55
la Chiesa di S. Jacopo « e /hr pregar Idia per me •
li CatteWetro nelle ragioni dellA cote segnate nella Cani*
del Caro « testifica , che i libri scritti a mano antichi ,
corretti , e gli stampati da prima men contami'
natamente « hanno quasi sempre Idea con una D. sola^
per Dea ; e ne rendo la ragione ; ancorché troppo sottil*
mente al ano solito ; Dante da Maiano scrisse .
Se risplendete , /' alio Edeo lo vole .
IMPIERE per empire , anche inlrare lasciò scritto alla La-
tina nella prima lettera •
IMPIERE adempire , come i Latini. Impudenti^ est id prò-
fi t eri quod non possis implere Cicer. per Clneni. ed altri.
IMPUNE impnniumente , così disse amare , sponte disse
Franco Sacchetti nel cap. de' Re di Francia .
Hesse anni nove « e sempre con sua sponte
Carlo grosso nutrì finché poti .
INCARARE far caro , cioè di pih prexio che la cosa non
▼ale ; il Borni .
^ ìncara il grano
Alla più trista ogni volta un carlino .
INCEPTO ; yetio degli scrittori di qnel tempo ; Dante Pnrg. 2g.
E nel vicario suo Christo esser capto ; anche il Petr.
nei sno originale .
Rapto per man d* amor , ne so ben dove .
INDIVINO indovino ; Dino Frescohaldi .
E de* tuoi fatti fui ben indivino .
Dante da Ma|ano di <)ui ha indivi nor e .
E sol per questo indivinar vorrìa
Ciò che piacesse a voi giojosa gioja .
INDULLI , per indarli , Tedi sopra •
INFINTA finiione ; così lesse anco il Colocci . Nel Vocah.
è Infinto verhale . Nel Sicolo dichiarasi parimente . Infini-
to , idest fictio ; Franco Sacchetti disse .
H
Ové par che t* ardisca
Contar ogui virtù $€n%a infinturam
INFIRMITADB infermiude ; Tes. Ser. Brvn. Sono àUrm ii^
Uttazioni per cagione d* in^rnùtade 9 e sono altra ptr
cagione d* usanza , e sono altre per male natura . Txatt.
Vir. mor. Sì grande enfirnUtade • Vitm S. II. Mad. MS.
Risanare sordi , e nutti , e Uhrosi j assiderati , et ogni
maniera d^ infirmità .
IN GIORNO IN GIORNO , im tm di diro , di giono in
giorno ; così Dante Purg. 25. in caso timik tuìò 1' nsi-
tata maniera di favellare.
Compartendo la vista a quando , a quando •
in Inogo deir ordinario % di quando in quando •
IN LA nella . Dante Inf. 6.
Seco mi tenne in la vita serena .
Petrarca .
Ma ben ti prego eh* in la terza spera
Guitton saluti , Messer Cino , e Dante •
IN NEL in un MS. di questo autore in vece di in quel
suo bel trono , è scritto in nel , questo modo si trora
anche altrove . Nov. Ant. i. Tolse un suo carissimo La-
pidario^ e mandollo ceUUamente in nella Corte del-
lo *mperadore ,0 n. So. li arditi cominciatosi vennero me-
no in delle arditezze loro > eh', i il medesimo « che in
nelle &c.
INNORATO onorato il Vocah. della Crusca con un esem-
pio d' un traduttore inette innorato per aurato , ed anche
innorare pongono per onorare ; Ser Brun. Etic. All' ora si
è la vita delV uomo optima , e molto innoraia : e pik
avanti . E quelli è veramente magnanimo eh* ae in se due
cose , per le quali elli debbia essere innorato . Innorare
usa Dante da Majane •
Che non ofreno di voler gradire ,
55
Ed innorar io vostro i^ntil core .
il medesimo disse Jnnoranza •
Innorante hm. Biado Bonichi.
V honor non è in poier di ehi H riceve
Ma i nella balìa dell' innoraute .
INORDINATO , il Vocab. ha inordinanxa , 6* snordinata^
mente .
INSEGNADO ed insegnato , aceostamato ; pretto Proirenta-
]e . Vit. Behr. Bora. Havia noia Madompna Eleina , qe
fo muillier del Due de Sansoigna , bella dompna era «
e moW cortesa , €r enseignada . Nella yita di Gasselas Fai-
dit . Et avia nota Guillelma Monia , fort fa bella « e
fàrt enseignada , Cecco Anginlieri tra i nostri Toscani .
V uno è cortese , ed insegnato « e saggio ,
e altrove .
Ma pur la donna è più degna d^ amare
Que^ eh* è cortese , saggio , ed insegnato .
Oggi è rimasta negli Spagnnoli •
INTAGLIO t lavorar d* intaglio . Utarano in quei tempi &
▼estimenti intagliati • Gio. Vili. lib. io. cap. 44. sciifO
che l'anno iSSo. fn fatto nn dÌTÌeto che non si portas-
se nullo vestimento intagliato , né dipinto t essendo tant'
oltre trascorsa la foggia « che fìicevansi i vestiti intagli a»
ti ài diversi panni , e di drappi rilevati di seta di piti
maniere .
A qnesti intagli allude V antere in qne' versi :
Bei costumi , in Donna stanno 9
Come begV intaglj in panno .
INTEGRATO integro , o intiero , come dissimigliato per
dissimile .
INTENDERSI IN DONNA esserne innamorato , dal ProTOn-
tale i Vita di Folchetto , €r entendia se en la muillier
del sieu Seignor , e la Fiammetta disse , mentre io fra
66
loro alcuna volta il mio iuUndimento mirava . Dsote
da Majano •
Cht V amorosa in cui ho l' iaiendaHza .
INTENDITORE per Amatore . Il Boccacci nella moTcIIa s.
giornata quarta disse. : Comare egli non. si vuol dir* ,
ma lo intendimelo mio è Ùc,
INTENZA intenzione ; siccome amanza : da intentio , et ajba-
tio de' Latini . Ed è Toce prima che nostra , ProTenuile .
INTERRAI , ed interré* ; M. Gino disse enterrei , vedi Sn-
terrìa •
INTOPPA intoppo , così scampa disse il Maestro AntOKio
da Ferrara •
E ultimo rifugio di mia scampa .
INTRA MENTO; Regg. de' Signori 47. Tuttavia guarda c&e
la Luna non fosse nello intramento dentro aUa qua-
dratura del Sole dal suo opposito •
INTRARE ed anco latrata ; Sor. Bmn. £ dolce bere di
vino dolce , dormire in letto morbido doppo mangiare
in luoghi freddi , Cr humidi , intrare in bagni d^ acqua
dolce &c, MS. Spir. Per le sue piaghe intrate in quella
gloria .
Pist. S. Gir. Quasi insino al letto , e nelle segrete ca^
mere dimesticamente si mette , 6r intra .
INVEDOATA vedoTa ; il Vocab.ha vedovare , e vedovato.
INVEZARSI aTvexzarsi : un proverbio citato dal Barberino
nelle cbiose .
Tanto s' inveza la gatta alla pajff'a ,
Che vi graffa .
IN VILLA , hahet in vilem : dice il Latino , villeggiare ,
per far cosa tìIo scrisse Dante in lode dell' Imp. Enri-
co VL
Alto possente cor che non villeggia
In che suo stato altier esser li piace .
F. Giacopone .
Fillar per nohilire •
^7
INVIO Uvìamcnto , cosi giuro giorameiito ; P. Dom* Ca-
valca •
ji te m' arrendo , Cr a te faccio giuro
Amor divino .
INVOLLE involge; era uu]1a dì meno cosa ordlniùa cbis
la l. prìms , quiando sono qiien« lettiJrtì «ddoppUtt li pco-
puatu&ie pei g- io molle voci , Il che siconoicti d^' MS.
:anticbì ^ e <Ìa* libri anticaftiente stamparì j e ce ne danno
indillo la Uagai Francese , e U Spagnuola , clie sìii oggi
coli icTÌTono 'i e pronaniiJno •
IN ZA , E m LA ; Fiittco Satcbe«i nella No^elU dì Hibi
Bnffoae , o de' tarcbi con T asra . Cerne il Cavàliero ode
queUo i za fikffiigiia pigliate costui ; piglia ià , pi^ttit
là ; menategli tutti a palazzo , il Tesoietto .
Lo terzo corre iit zae
lo quarto va ifi lae *
lEATO , foTie irat' ù$ qani aresie conUu le trita U gnu
polenta eie. ikri di qnci letnpi tianno finito ì rcin c^n
lai monof ìllabi ; Danto .
£ pili d' un itteto ài tratferso non ci ha -
Guido Cavalcanti nclli sd)i grin Cinioue *
Ma iiuando che rfa huon perfetto totV è .
Per sorte non può dir htwm eh' ttggìit vita *
M* Cina MS. Str. S^^
£ molte p&ne al cor p^r lai xoa porte
fu tormentar ti spiriti a^aitaando
£ V nnima noti osa dire -, tort' è *
Cecco Angìalieri ^
Ma veramente rome Christù *n Ciel é -
e DcJ Sonerto cbe li legge nella fitte ili qaene ttme , «
jciitto .
E V alma ala il splendor eh* ivi taaf À .
ISSUTA auu ; il Colocci eredett© che ligniftcasic utdtai
Tei, Ser. Braa. MS, Una donna vedova la quale er^t
• .
i
?
_^i
59
ittuU moglie d* un* altro Jmptradore a $mm -uiim, , e pi*
lotto CA« Merlino èra ìssuCo il più sapio Profila ek§
si trovasse . Nor. «or. €S, Et il Re mi mangia U mat-
tina per tempo per sapere chi aveva avuto il pane dov'
era issata la moneta.
lURiSTA GinrUta ; Voco Latina IwrVara , il Bnti . Quoto
Ju Piero delle Vigne di Capova , uomo di comune uà-
%ione , rettorieo , come le sue pistole dimosirauo , e
sommo turista •
lURISTB con la desinmica Latina ; così Dante laf. 5.
Et egli a me ; qui son gli Eresiarche .
a nella Vita nnoTa MS. Strosii* Sì come m Grecia non
volgari , ma litterati poete queste cose trattavano . E
non i molto numero if anni passati che apparirono pri-
ma questi poete volgari . Ret. d» Aritt. MS. Corbinelli ;
E questo fu usato lungamente intra U poeta , et Prol
Bp. S. P. Noi aviamo e padri nostri che sono Santi ,
e Patriarche .
Stor. S. Tom. Sonci mandato che v* insegni partire dalT
IdoU, che sono sanza senno , nell* istesso Inogo nel sin-
gelare . Comandati nel nome del mio Signore Gessi Chri-
sto^ che a persona non noccia , se non a questo idoìe .
Dant^ Inf. 15.
E che altro i da voi alV Idolatre ?
Se non eh* egli uno , e voi n* orate cento !
Mante ditse V Ariofto Cant, XV.
E i corpi humani son le sue vivande
Delle persone misere , & incaute
Di viandanti , e d' infelici naute .
lUSTIZ A , cosi Graza per Graaia , e Vito per Viaie , A
Sicolo ha Giustiza per Ginstitia , come osterTè dne Tol-
te il Colocci.
XJABBIA UkbrA forse saoTO a ehi nom pratica con gli aa-
ticki. Il Bati laf. Vir«
Allor ti tacqui queW enfiata ìahhia ,
co»l dice . Dimostra eh* aveste U lahhia enfiate , < f»«-
Sto ^ic* per moUrart la iua so^ze^za, , e; vèto per da.'
rt ad intendere la. stoltizia eh" i nciV acaro , tt lalra
grom tigni ficano t tolti zi a .
I«gge acicbe il deiCo Dati Taf XXX^
FiUCMva. lui tener U Uthifia aperU *
r noti libbrs . Sei Gorello ,
£ si cotAe ptfr giel triemin U Uhhta ,
VttM' e^pTimero ^uel dibittito , ckc ti fa pr gran fi«ddO|
che Dinta dUse
E fan r oml^re àoltnti nella giaccia
Mettendo t dènti tu nota di Cicogna «
Laogo iTnktto dal Botc nell* V edora ^ ed U BìmfdQ , il
Montemigntt «crisi» iack' egli .
Ma ie mai per cantar U lahbia apersi .
LATE lutei , Un il fiet^nentanvo di questo verbo ^ Set Fi*
lippa di StT Albizo in riipoita t Franco Sic ebatti t
Sì come il vermicel petit to hrvga ,
tatitando ira foglie sua haMsezzct .
LFl , *\V «atenaa , ti Bocc. »d oaa toni moria , novelU me li-
te conte ossei rb II Bembo , Danic Camt^ lib. a- Talchi
per lui y o per eh' ella t* arretra , la tende del faiore. Vaog,
S' Mat & edificò la torre in metto di iti , & allo-
golia ai Lavoratori \ cioè io mvxto delia Vi^aa ^ fedì
Costei ,
LENTE lento , cotnt fine ^ {wr fiao i a Dante Furg» £5^*
/-^ pm che padre mi di ss* fi gli ae*U ,
il che così k ben» «e ritta 5 ossarnado ^uet Signori A^a4
u
6o
delli Crasca nelV AlberttDO molte irohe figHaaìè j ed ia
11. Gino troTìaroo parimeoM nel MS. SirotU. •
Dicendo figliuole avresti a la memte .
Il ^val verso ìb un letto Vetic. è noli* iitessa nwima «
ma ^ai si cita sotto memo di Arrìgeceto .
L' ER BE TTE , SON TRE LETTERE , cioè R. B. T. ili qu
seatesi qual pronaacia nsasse U aostco aatore , dicendosi
oggi da' Fioreatiai jibbici\ dove il aostro diY^bbe ^bbt'
ce t tale facevano i Lattai Ahbecedarìus pieeso Girolamo ^
Agostino , ed altri ; de* Proreauli , Cadeaet .
Tres Utras del Abece
Aprendet plus uous demam A. Af. T.
Car aitan volon dir com am te .
Scherxo appreso da Pianto nel Mercat. Hodiem ira in /e-
Attili occtfpi liUcrarimm , Lysimacke , teruas scio jam .
Lysim. quas ternas f De a i» o . Ly. Teli' capite cmmo
amas senex nequissime f
LETROSO : il MS. 3. legge lerroio -, il Latiao ha capiio-
sus ; se si potesse , avrei riposte Utioso ; ma la fede del
MS. vieta eiiandìo il congetturare. Latioso ti trova eh* ha
asato il Sìcolo assai volte , seaxa potersi rinvenire il si-
gnificato • Ne' Saggi del Montagna lettre ferii signiEca ìm
Guascogna nomo fantastico « e bisierro •
LEVADO ; il Re Roberto in altra parola .
Ma conoscenza tiene uomo onorado
E fallo Su montar di grado in grado .
LEVAR IL GRIFO ; Dante Inf. 3l.
Però ti china ^ e non torcer lo grijb •
LEVAR LE MANI BESTEMMIANDO , empietli espressa da
Dante Inf. 27. ia quel dannato .
Le mani alzò con amendue le fiche «
Dicendo : togli Dio^ eh' a te le, squadro .
Così il Petrarca , dinotando un cotal' atto disse •
hor tolga il mondo tristo ^ che 'l sostenem
J
6i
1*4 lilBVÓ : Far Uevo , levtr di ttYo'la .
LIMA .. Vale a dire di che qualità sobo gì* oomìni > Di' che
quadra son lima •
1 1 LIRA , per grado ; il nostro nel Latino Sede in grada , qui
tihi competa , secoodo Nonio FJra est fossa recta > qum
^ conlra ogros tu^ndos duci tur , ^ in qaant uligo UffiH^
I decurrit . Varroae e* iniegna fome ii faceva lib. %.. de Rust*
I c* '9- T^rtìo cum araui j&cto Éttrunt hovcs tirare di*
tufitar t idtst Cìiin. tahelLif additi § ad ^omerem iemai ,
& tatum frumentum operiuni in porcis , & sutcant fol-
lai j quo pluvia Bqi$a deiahntur . Cirifio . Lira aratri
duciui ^ lib i, lait. Grjim. e Veliq Lungo ^ lira tulcas ,
come ti}i mejhcp ^ e iniegna Virrone ,
LlVKO libro , come pjtrimeate diise il Slcolo presto il Ca-
loeci .
LODRFTTl i una sor re di TtTandi che &ì conserva , il Li'
tino di qucito autore hi pur LodrettOS ■
LONGrAMENTE; Dante di Majsno .
JÌimem.hrivi koramai del gratis ardore ,
Che longiameuie per t^oi , hdJa , amar&
M* ha JJ conijiiLw .
LONGO lupgo tempo . Vedi Lungo ,
LOGICO Lungo H, cosi dì «opra longamcnte ; Tcf- £er* Bruti.
Eutr savio in prudenza si voU avere per lungo cono*
scimenio di moite cose particolari , U quali ttoa ti pat-
io no avere se non per longo tempo .
LONTANE OVRE , cioè laaghv ope^c , perchè lontano im-
port* lungo ; Ser Brun. Or, per M, M. Qutsto pr&senie
giorno j signori Settatori , ho posto fine al mìo laniatiù
tacere , e Dauco nel medesimo senso Inf. 2'
E durerà quanto il m&io lontana ,
LOQUEÀ Voce Dante Tnf. Cani. X, dice t Li tai Ìoq\^ela ti
/a liiamfkilù .In un teilo anticbii tinto nondimeno da me
jtf
6s
▼ednto p t thè 4m ert ierti fiirto ▼ÌTtat» rAat#r» , bo lat*
to LoquÉU •
LU' lai , ne' mottetti oscori ; Tesoretto .
£ dimandai lu* iUuo «
Chtd giù aperiamtntt
Mi dica iaimauUuenU
E lo btiie , e lo maU •
LUNGO 1 per Ungmmeate ; il Coloeci dichUrò nel Sicolo Lum^
go , i^alde •
LUPO Tela negra » le ckiose , qam lupi vocabmlo Crcm IH-
eit de ista vela nigra , tir vocatur ista vela sic « eo
quod ut lupus , occulte iuc^it navis cum, itia : Unda
nota quod si per aliud suut intus , queuu fitris , Impi
dicuntur , qua similitudine ego semel pìugens Ipocrisimu
ftci sub pedi bus ejus poni lupum , iSr ipsum cum aperta,
bursa multis pauperibus coram se existentibus puhlica
eUmosinas confsreiUem • Il testo istOMO dìckiara ^oestn
▼oce.
«Se yuo* passar nascoso
Vela bianca pon gioso %
Ergi la nera oscura »
Ch* à nome lupo .
La Tela scura era segno infelice « come presso Catnllo aell*
Argonaatica .
Ut simul ac nostros invisent lumina coUes ,
Funestam antenna deponant undique vestem^
Candidaque intorti sustoUant vela rudeutes •
In Gio. Villani lib. €. cap. 46. E come furono arrivati
a Vinegia , fecero fare alla loro Galera vela di pan»
no nero , e tutti gli arredi . Favella degli Ambasciatoci^
che por tarano la nnoTa della morte di Corndiao 1 ma fal-
samente a Manfredi .
63
M.
LADIO certtmtnta ; da] Greco tia.J*iX ', Nor. tntielir ;
Conjbrioth ckt ritpondttts , e faceae tu fica a colui <, ckà
la faceva a lui . Madlo ^ rìipo%e. quelli .^ nati farò , t-'h' ìq
non ti farei ttria deilt mit ptr céttlo delle Sue . Ser
Brun. Ret, i%o. è e*li venuto d' alcuna eredità de' tuoi
parenti ? Mddie nò ; perché V hanuo tutti quanti eisere^
dato - E FrAa<<o Siccbetti Nor* Madie si eh* io gli Sfo-
gli ù vedere uictm U h ade II a di corpo \ «pcbe pt«uo I
Giecì ulora nBcimi. ,
MADONNA 4 coja as[ ritti j come ■ Dtceutt j e Médidim ;
D»at^ Virm naava ; Madonna la pietà che mi difetida-
E conviene ched io chiami la mia nemica MadofiHa la
pittale , e dico Madonna quasi per disdegno ; modo d$
parlare*
MàGESTA* , per micnà ■ F. GUcopode *
yieni con noi heltfsshna j
Alla gran dignitaU ^
A veder la magetlate .
MAGGIO miggioie ; Dime <
IrofamiTiù V altro assai pia fiero t e maggio .
Ct^n^ VelL Cosi ricevette di minatone la ifia ; ove tra
chiamata Fi a maggiore , fu chiamata ^'temoggio ,
MAÌORANA ut' naottrtti j il LAtiao major lattar^ fone dtl
Greco y do?» AV(« vaol dbe tnyigUo -
MAIORANA miggioraEiti *
MA IDRE maggiore ^ Sei. Bruii. K«r E quanto per la ca-
gione è ma/ore , e migliore che gli altri animali* Sloi.
S. Tom. Perché dalla majore fue generato * M. Gino
MS, SiTgiù , £ per la Luna che i fatta majore »
MAIORfA tniggiorama ; (jacatj! voce è Proveaiili , e MajO-
ria appECjio quella AUionv itnpQfta un 7 ii tratto 4i doini^
1
-i
'*.
64
nio y il SigDor di cai si cKiaoM ti Major % e bea ^«aiira
al proposito del nostro anfore .
MAIORITATE > raaigioraaxa .
MANCO D' ALQUANTO , cioè maacameaco i D^wt* Par. 3-
Qui rilegate per manco di voi& .
MANDAMENTO comaadameato > voce ProTC&aal« r Pietre
Vitale .
Dopna si tu non ai temenz e» deféii,
Qe dal Rei non eU pensamen
Mais d€ far- -vostre mandamén •
e Folclietto.
No 1 conve al si0n mandamén
Sia mas sahers fiaec ni len t
il Tesoretto.
Et al suo mandamento
Moveva il firmamento .
MANDAR' A LAVEGGIO , cioè a far di aaovo riempire il
piattello di robka da mangiare , ed è nel Sacch.
MANERA maniera ; Ser Bnonagianta Urbicciani .
Ck* amo ronza ogn* altro viso , e Ja sparere
In tal man era ^ che la v* ella appare
Nessun la pud guardare .
MAN ERE , Latino ; Dante Par. 29.
Vno munendo in se come davanti .
Biodo Boniclii .
E desiando che suo saper grave^
Non leggiermente mane .
Vang. S. Matt. Punqua nella resuretione 9 cui moglie
marra questa di questi sette ?
MANIERO, il Latino expertus , Il Colocci nell'Indice cbe
fa delle Toci del Sicolo dichiara maniero , impronto , il
Vocab. della Crusca dice cbe è aggiunto di sparviere « ed
astore , i Proventali lo confermano ; Beltr* del Bornio i
Dompna si eu ai bou austor a nedier
I
ss
Bon € i^olan , e pténJert i e manisr ^
TatiivU siccDine i»[ BiiTb«ritio ^ coti d« altri ^ darò tsl
epiteto i|U uomini ; Franco Siccbertl «
lemcni^a ho che huomini manitrt ,
Ck' io senio a *^uesto concorrer leggi eri*
V ìitesso ■ Giovanaì Cobniiii .
Qual sia la cosa ^ presto , e volo attera
Ogni mio senw con la mtnit infusa ,
Al piacer posiro soiterrà monterò ,
MAKIE&I Abitar 0 uobib « e fofte t ba il Vocabolmo . Nel
tensù del ooftro Ancore pare , che roglii indicare en lao-
ge di fetfliau ^ cKe i SpagnaoU cbiimano Posti da* Ed è fa-
cile U conptÈnra ^ cbe sia deriTato dal Vetbo latino ma*
nere ,
MANTE FIATE molte volte , dal Prof eniale ; Dante da Ma-
jaao .
Mante fiate pud V huom dit^isare.
Con gli o^chi cosa che lo cor diced^ •
V il ce 9 IO ,
Aggio visto mani' ho re
Magn^ kuom , e poderoso
Cader basso , e costoso *
li» Gino a Meaier Oneico «
S l« sua Signorìa « che vogUa mania
Mi dà di morie ,
TrOTisi parimente manti per molti , do4 molti nomiai .
B manti di con che piit v' i duot maggio .
• piti aTinti >
M manti per usnggto accoglie morte *
nel Sicolo Tamanto , lam muttum ^ k dlcKiarato .
MANTE VOLTE , redui mante fiate^
MANTI termine marìoatejco , le cbjo» Manti ^ fams ^ qui*
bus tenetur antenna « tk vela .
MARANGONE ; le chiose Marangoni , Opifices lignaminnm ^
e
»l
66
voc« Lombarda ; Ginlio Faroldo negli Asmali Vinisiud .
Quest* holay in el ttmpo che V Imperio Romano fiori-
va y/U porto de* Padovani , & era abitata da mariwt^^
ri y e marangoni , & anche da pescadori , & ucéUadori m
MARAVIGLIARE , per maiaTÌgliarsi ; ▼•di Diletta •
MATERA , per materia ; Not. ant. La qual colonna. ^ a
campanelle furon trovate per tollere matera di scaM"
dalo •
MATTARE soprafare • Vedi il Vocabolario .
MATTINATA , le chiose , idest tempeitive surgere ; Ù vai-
gare est Bononiensium « maxinu amantium .
MELLO 1 nome proprio formato dall' antere « come credo ,
per ischeriare ne' mottetti •
MEMORA; Guido Cavalcanti nella Canione*
Jn quella parte dove sta memora «
Prende suo stato •
MENAR SOLAZZO , per tolaiursi ; cosi nelU Ret. d' Axìst.
MS' Corbinelli Di menare disdetto non <* avviena a co^
loro che sono diventati ricchi i M. Cine •
Quand' è con voi quella eh* orgoglio mena .
MERITARE rimunerare « oltre V esempio della Croscn ;
Dante da Majano .
£ non son meritato .
Già d* alcun bene , che di gio' sentisse .
M« Rinaldo d' Aquino .
Ma io noi celeraggio ,
Com* altamente Amor iti' à meritato .
MESCIDARE per mescolare . Cronaca della Famiglia Velia-
ti MS.
E questa gente ragunaticcia si mescidò ùc» Non ne he
trovato altro esempio , ma è usata dagli anticM Scrittori
di Romagna , e di Lombardia •
MESSIDATO mescolato > da miscere voce Lat. ora Lombarda .
MISSERE , e Messere dissero indistintamente i buoni Antichi,
5HESEB3W«ar5cr!"5!^.:M
67
▼oce formata da mio , • Sero , cioè mio Signore , come il
Monsienr do' Fraacesi ; kggesi nelle Viro de' Santi .
Missere libera i tuoi servi , secondo che liberasti Da^
vid Projèta da Golìa Gigante : Missere liberaci , libe-
rad , secondo che liberasti Giona dal Ventre della Balena*
MICA e MIGA legge indistintamente il Testo Vaticano •
MISTIERE mestiero ; Dante da Majano •
Al tuo mistier cosi ton parladore ;
Se be» ti trovi , e sano della mente .
Cecco Anginlieri .
Avvegnaché i* di ciò non ho mistiere .
Elealono di Corrado . Pensando tra noi sollicitamente ,
.che cosi nobile vicenda abbia più, mistieri di prove^
dato senno •
MO' ora p iroco Lombarda y secondo cbe assoriscono i Cemen-
tatori di Dante ; 0 Boccaccio la mette in bocca della gen-
te di Veneaia , in Madonna Lisetta. Io la trovo in Pro-
ironia ; il Monaco di Monta adon •
Entre mò le tal Catalan,
Qe fai sonet lentz e pian .
M. Onesto •
Non so s* è mere che mò vene meco .
F. Giacopone*
Mò parlo per figura^
Perchè non ha valura
Pensar esto candore •
MONE mh ora , corno Ane Gelone , e simili •
MONIMENTO ammonizione : monimentum dica Varrone a
monendo . Ammonimento abbiamo nelle Noir* ant, 94. nsa
roonimeato anco per Sepolcro •
MONIRB , per ammonire ; Viu di S. Tom. Ed udendo
queste cose V Apostolo , più attesamente adorava , e
la detta jovai^e cominciò a monire ^ che le dette cose
ridicesu .
e 2
68
MORTB D* ONORE, morte OKonta ; come ia Daate laf. 9.
Donna di virtù \ per donna rirtaota , e qnel da Mn}aB»
donna di valenza , per donna valorosa : mode Ebreo •
MORTI A , uua spesie di rivanda salata ; forse di qni ▼i»-
■e mortadello , come è nel Bocci e mortadella , coma o(-
gi si dice .
MOSCARB » nella Canione distesa oscura ; il Rimario Pro-
Tentale , Moscar , Muscas abigere •
MOSTERRAE , MOSTBRRAN , e MOSTERRALLO ; tt Bocc
Laber. lì loro costumi tutti dalli loro spartiti moster^
Tibbono , e altroTo . Ti mosterrò come intender si de* 9
e a carte 122. £ mai lettera mosierrà , che mandata la sia,
MOTA mossa ; Dante Pnrg. %%,
Così direiro a noi più tosto mota •
MOTTETTO piacevol detto » che pia comnaemeata cUama-
si motto , Tedi il Vocab. doUa Crnsca •
MOTTETTO , toco restata ae' musici , che , fecondo il Vo-
cabolario , essi chiamano mottetto aaa breva composiaione
in musica di parole spirituali latiae . Ma coasidarandosi
1' antico signi&cato « è aaa brere compositioae ia rima coa-
tcaente alena concetto , e ciò redesi manifesto ia ^neete
Scrittore ; ed è dtmiantÌTO di Motto » che sigai&ca ^Bae-
raìmente ogni componimento poetico ; le Not. ant, / Ca-
valieri % e i Donzelli eh' erano giulivi , e gai , sì fa-"
ceano di belle canzoni , e *l suono 9 e il motto . Nella
Tita di Ganselms Faidit . Fetz molt bos sos , e bosmotz<.
M. Lapo Farinata degli Uberti chiama Mottetto quella Balla-
ta di Guido Caralcanti , che comincia .
in un boschetto vidi pastorella .
La quale è di molte stame , dicendogli in risposta •
Però rassetta^ se vo\ tuo mottetto .
11 aostro autore ae' suoi mottetti tu dicendo alcuna sea-
tenie ambiguamente , end' è che per conservar noi intera
la di lui intentione , e anche perchè non fossero aflatta
non intelligibili * con nn picciolo interdillo at^tsitmo disiin-
te lo vere j^irole d^lle apparenti *
MOTTO , p«f moto ne' motìeitl : ctcdo pei osctiii; innesta
voce,
MUTRANNO male^atfito j sincopi atalA ,
HUTTO mulo , per la rim» ^ Tedi lopia .
N.
I ATURARE , ii Vocibtìlarid osservi naturanU nel Com*
del Par. di Damo j per eaglone offìcionte ; Cocc<> An|iiiliori ^
Dunque quest' huom come morir potrchbt ^
Ch^ $à cotanto ^ ù è il naiuraia ,
Che come si ruzzo il ferro ismaltirthbe t
NIENTE niente f Dante no^ Swetti ,
Come qu4tU perione j che titenU
Far ch^ intendesser ia tuu gravitale ,
F- Giiittotie *
Tutto il dolor eh* to mai portai fu giùja ,
B la già fa ntente appo il dolorai ,
Il quftl F. Gnitlone qìò ancora ncntt»
eh* in verso voi noti feci fallo nentc .
Neiente Dijite da MaJ4D0 ,
M ciascun' altra parimi neitnte .
nctnle uorasi sfcise voht^ tteUo Nor^ anticlie *
NEENTEMENO , Pier delle Vigne « Papa Gregoiio. Neente-
meno , tuttatfla pia ardentemente desiderava il ietoro del
celestiale pa€S§ &c. Rei, i' Arut. MS. Corbmolli . £ neen-
ttìtteno eùnvieac deliberare dell* ordinazione •
KOClAD*ELLA , ne' mottetti , e vaio uQccìa ad elU *
NODRIRE , aceostuiriBre , avTeiHre ; abbiamo un luogo ti*
milìistino nelle Nov^ amiche 8* Avé¥a un tuo figliuolo ,
lo qnaU faceva nadrire , Ù insegnare le atte arti li*
hraU <
L.
To
NODRITO costttnut» , armi* ; C«cco An^iantri •
B co* danari sou si mal nodrito .
Ser GoralU C4p. XVlt.
Ma quei che sono a rubar sol modriti •
«■a Caas antica d' Incerto nel MS. che fn di Mari» M ilcsi» .
Ma per lo modrimenlo
Ou cresce in caunoscenza ,
Che dà valenza d" ogni gio' compita :
Però ha compimento
Di bene in tal scienza
Senza fallenza persona nodrita •
Tet BruB. iVi per niente disse il proverbio # cka wu^dri^
tura passa natura . Il qnal notro è parìmmite ft^nam il
Maestro Aldobrandino •
NON nome , dal Proveniak ; Vita Boltr. Bom. Berirasu da
Born si era anatz vezer una soror del Rei Bickmrtz ,
qe fo maire del Emperador Otm la qals apia mom Ma-
dompna Eleina •
Il Sitìo Romano •
jÉl nom di Dio è di buon comineiara
Tutte le cose « che V huom viene a fare .
Questa tocs. nome e simile al come , dicendosi Nomo , •
Como 9 Noni , e Com ; leggasi Dante dn Majano , ad al-
tri di qnella schiera .
NONE » per non ; Dante da H ajano .
E discacciato none trovo ajuto .
Tes. Brnn. Uh. 5. cap. 44- le loro unghie guardamo im
tal modo » in tal maniera che non le portano se ao-
ne a rivescio • Vita S. Gio. B. Udivano bene fmasit
parole ^ ma non V intendevano ,se none che dìeeamofra
loro . Gradi S. Girol. Infermo d' una molto gratta im-
fèrmità corporale , e none spirituale •
NORRETTURA nodritnra , nourrir de* Francesi . Nnrritnwa
passe nature , disse Ser Brnn. nel Tes. Francese .
^Kmmmm
—TTH
71
NUI BOI • Sigoifica grandcita ^ omde il parlar per noi ^ è to-
lo costume de' grandissimi Signori ;
MUL ) per nullo ; Dante da Majano •
Che più m* agtnza < vai mai per amore »
FaUnU Donna ^ e prò ^
Amar senza nul prò iti fio, coraggio g
C he di vii vassallaggio possedere •
NUK . In UBO . Cinlo d' Alcamo antichissimo Poeta Sicilia-
ne V usa frequentemente . MS. Vaticano • Cantone 5.
Se nano core
Lo meo amore
Folleiato aggia
Se tue esto saggia •
O
BLIA 9 notisi cbe qui qucsu Toce è forse yerbo , di-
cendosi sempre mettere in oblia , come in non cale ,
che è la terxa persona dell* IndicatiTO ^ ed è nodo Pro-
Tentale ; il Tesoretto •
E fa indugiar la fretta
De la lunga vendetta :
£ mettere in oblia , .
Se da tutta follìa •
OCO , ne' mottetti per oca , qnl per dappoco ; come aneli'
oggi si dice , non essere un' oca .
OGNA , per ogni ; Sor Brun. Rat. 0 se volessimo dire a
la distesa ogna cosa ; sarebbe sozzo a udire •
OGNI , posposto , come • Se persone quelle : in reco di di-
re , se quelle persone , e altrove • Pregato volte più ,
per pregato pi^ Tolte .
ONE , per ko , Tedi /tue , e Celone , ed E ne .
ONÈSTA onestà , a questa similitudine disse Dante .
Quando verrà lor nemica podestà .
il che è de' Proveanli . Beltr. écl BoiAo •
Guerra ses fuoc , e léf sane
De Rei ni de gram Podestà •
A questa simiglUnta 4it«ero aKclie Pietà « ben cbe u sti-
mi in signiftcato alquanto diverso*
ON ESTURA onestà; F. Giacopone disse:
Idei mondo cieco pieno di vanura •
cioè Tanitk •
ONNB o^ni; il Tesoretto .
Poggia sì altamente
In onne beninanza .
Dante a Dante da Bfajano •
Est e grazie , e vertuti in onne parte ,
Con lo piacer di lor vincono Amore.
Gnide GniniselU .
Per cui cessa onne fraude ,
ORCB , termine marinaresco g le chiose • Orces , qnm li-
gantur ad velum vekp , iJest ad lutus anterioris velac .
ORCI ERO » termine marinaretco ; le chiose . Orcerins qni
attendit ad orciam fknem •
ORCIPOGGIA , termine marinaresco ; le chiose i Orcipog-
già , funet quibus poggia vela trahitur , cum niminm
venti essent •
ORTE con OLTE si vede la vicinansa di queste lettere L. ,
ed R. in ciò , che quelli ^ che non possono ben proferi-
re f dicono L. in vece di R.
OSTA la moglie dell' oste ; le chiose . Qucero ergo quare
dixisti super kospeta & non hospite . Dicas quod hoc
etiam potest stare ; quia est juxta vulgare positum. ,
ac clarius tihi dicat se de muliere intellìgere . S' ac-
corse M. Francesco che parrebbe ad alcuno strana questa
parola , però espUcoUa • E nelle Not. ant. 78^ Io ho man-
giato , serberolla , e darolla aW oste mia » non guar-
dando a Unti rispetti •
75
OSTARE per OTrkre Prortmale . Ostar Remover§ , è ne]p
la Gram. di quella lingua t e fi dice caoiBBemente da'
Francesi •
OSTO OUe ; cosi Osis .
X AGANIZARE j dai FtguiQ , fire seconda 1 Pagmoi *
PALLA -FB.£N , mastra che mno due parole , ei»eade nel
Utlno Paiìfit frassini , e pallai dichiara oellv chìoie cbe
sigDÌ&ca rtgit . /^£</ei f «nei anctorem , UgueciOite Pisano >
Pahfnttiui di Ci tur a passa ex Uni -, & frano , & ilii«n-
<fa ^uia /!fKÌ p^iiin per frmnum daciiur « Il Cajtcio pai
cbe creda , cbe venga da Parafrtdi , « prima Para^^rtdi .
PÀLLIO , nijiDto : TCce Latina ,
PALOMBARO^ termine niittko ; le cbiaie ; P^lomk^fms t
qtti tal rat sub aquam cum txptdU .
PAN DE ; K^%\ Djnte P^r. 3S.
Presso ut compagno V un.' alV olirò paride ,
Girando , e mormorando t affczz^ÌQHt .
PARCO perdono ^ verbo i 11 Vucab* della Cruica métle un
telo efempia , e qacUo dì Dante.
JVtl da no€t-hUr^ eh* a st m^désmù parca *
E Frvnci» Sjccbetti aeJle Rime -
Sarà giammai che dal Citi mi ti parca é
l^ARLADURA il pirUre; Sei flitìn. Of. Lig- P*acqu^ al
ino valoroso cuorCj eh* io la dovesse polgaritare , e re'
care iri nostra comune parladura . Vedasi U Voc^b. Qoe-
ita ro£e fu burUta da* Mattaccini nel Castelveifo , onde
diJfero M
Ta che in lingua dì gazza 1 e di merhtta^
Gracchi la parladura al g a zzo lo ni .
FARLI ERA donna aitiì parlante ; ìl Vocab* ha un' e^ettiple
di qnefta voce ; cosi anche li dice comnettnente cinr/icr^ .
. i
É
74
PARO ; il Colocci riferisce , eh' il Sicolo diccfse Paro « per
dimostro ^ quasi si faccia apparire •
PARPAGLIONE ^ termine marinaresco ; le chiese •
Parpaglioius ìftl^M utiltt , cuni Jorlunor imminei , j«n
PASSARE , liiolatimeate ^ parsai di tìu ; Pcirirea nel Trion-
fo della Marre.
' ^ e ckt in paui
Stnza paura t e. senza alcun, dolori .
Anche li Tasi« lascia icritto *
^ ■■— In qucfta forma ,
Pù^sa la bella donna , £ par che riorma .
PARTITA piTte , ali» Francese ; Teu Ser Brnn. SI- Lo
nostro Signore gli moilrù grand* parlila del suo *#•
greto ; eh' e Hi fu portato infno ai Uruf cielo * fitt»
degli Uberti :
It mio pensier mi dice . Or M i» josii
Dtntro quei bracci ira quella partita -
Kov. «Dt. 19. Poi lo ftc£ chi amar 4 , t cortesemente gli
doné V altra partita ddia coppa .
PATÉ , patet , carne latf prcfsa i^uesto nostro .
PATENTE di paU.
PEDOTTA , letmÌDfl marinaresca ; k cbioie . Pedoita p quo*
ruTtt tst $cire intrare , Ù exire portus . E pi^ fotio •
Itle Pédotta sx usu hab^t mtmoriiE § undt melior #i*
pfOgressus , tSt earum rerum offictum émìc soUt -
PELLO 1 ne' mot tei ti nome prcpTÌo ^ come Melìo di topra <
PENNESE, e PONKESE , neir ono , e neir altrti moda h
iciìtto i pur termine matinaraico; le chio»d . Penaentfm
^ui €:c<rccC officium JVocUrii t t^u Nautte , cum. dormi tr
aut vncat : & iste noctt calamiiam custodii ,
PHNSRA' , por penTtrii .
PENTlGlOFtE il pCDtirfi ; il Stcnlo dti» T istes» voce per
pi^nt t mento f egitie ha il Colocci | cam* mv^^ht Parligion^ ,
i -
75
n Regg* àe* SS. Compose alla domami agioiu de lo JU ;
e P. Gaittone .
E sempre le vo* stare in pregagione •
PER , lasciato sh la penna . O più marito darmi ; doven-
dosi scrivere , o per pih merito darmi •
PERDA perdita ; M. Nicolò de' Rossi .
Perchè raro nel vincere s* acquista ^
Quanto che della perda si contrista .
PERDONANZA , in tal significato si nsa questa voce da
Fmnco Sàechetù t trovist nd Vocib,
PER LONGO sotioìnretideiì , tempo, coiì ì Greci /teC^AlCpflU
0 i Laiini j ex lungo ^ in iLinìIc xnanieta diete ItHgo |
per tung^inente .
PEROCHÉ I, e pcroccbè si l«gge jitdisTinrimrpie MÌ Test*
del Vi tic 911 a .
PERSA VESTE Veste doè di color parpureci icuro . Boc-
cacci i Nov- J* giorn* 8. Egli mi conviene andar saba^
io a Firejizc a render taaa ^ che io ho filata , ed A
far racconciare il filato jo mio ^ e se voi mi presta-
U cinque Lire , che so che i' avete ^ io ricogli^rò daW
Uiurajo la gonnella mìa dtl perso » &C,
Dinte InfcTuo V^
0 animai gratiùiO , e Benigno
Che Pis^itftndo t*ai per T aer petto
iS/ni , che iìgnemmo il mondo di tanguigno -
PERSICA frutto del petco , d^l B ai Urino detto Prruco *
PERSICO l'albero cbe predace le p^scbe^ va tal FiiaAO
in una caaz* MS< ^
Quel Pini co che fu scorlalo in l'orto.
PER SIMILE simllnutiite ; il Miestro Anioob d* Ferrit* .
Per simile pia fiate egli adiviene,
Ch' a l' httom convien celar ciò eh' à nrl core •
PIACENTE ; Lypo degli Uberti .
£ uta Mtà d' o^ui altra pia pi agente .
I
L
^« . ....
• Dinte dt Miftno •
PiagenU criaiura a cui son data •
• altroTt •
Sed io 9* amo in destre^
VéT ms non sia sdegnosa
Vostra cera ridente ,
Gentil donna piagente .
PIACER B sostintivo ; Set Lapo Gianni .
Appresso le direte^ che la mente
Porto gioiosa del sno bel piagere.
V istesso .
Dirai compio son sempre desioso
Di far li suoi piagtri oltra misura »
PIAGBRB , verbo ; M. Oneato da Bologna •
Piagami «T esser vostro nella Luna >
Stella ^ amor « a qual mi son segnato *
M. Nicolò do' Eoaai .
Per lo timore del piagere tratto •
PICCHIANSI IL PBTTO , qnindi formò U Bocc. ed mitri
Picchiapetto .
f IGLIALLO « per piglienlo ; Nov. ant. 37. / Cavalieri met-
tendo in questione suo detto , pregarollo che aprisse
sua risposta , sicché lo potessero intendere • Boec. La-
ber. O possiegolla pur solutamente U bestie , V Orig. del
Petrarca .
S se qui la memoria non m* aita «
Come suol Jàre^ excusilla i martiri f
PINGB • Ben quadra « in cui pinge : In qaem contnlii
ha il Latino , od altrove pinge a quel , cioè mette 0 si-
mile ; Giovanni Alfani •
Lo quale sbigottì sì gli occhi miei ^
Ch* egli incerchiò di stridi V anima mia f leggo alma •
Che egli pingea di fkore &c.
77.
Biado BonicU •
Vero è che nel core qualità pinge ,
Secondo qual talor suo stato regge •
Quindi fi i fatto Pinto » nsato da Dante •
FINGE , yt ispin^e • Il Siedo nell' Indice , che (li fa il Co*»
Ucci , Pingt : spinge .
PISTRINO ; voce Latina.
FITETTO picciolo ; Set Fiiìppo di Sei Albito -
Si conu il vermicel pittiti brugo, ,
Altrove il medesimo dtiie pettta .
Di quH che costa a Ui men che fesluga
Pttita 5 dar ^er sua piacevoUtm ,
D^Ua ProT filale . Daude de Pridai .
Pé tres jnjneirat san auitor ,
Car V un son grati , V auire me fior »
L' nutre petit de gnisa .
VÌVA pih » foni di Rima ,
PIU'B aciij««io gli inilctil per ««gflìte il genio di noirtm
lingua , crlió schifava gli accenti sali' ultima sillaba ptfi
maggior dplcezia . I Deputati alla corre liane del Decmne^
ronc ne parlano alla pig. S6* } ed il Ci nonio ne Ila scrit-
to a luogo alU Toce giù. , Ora h perà rimalo nella bec-
ca della plebe 1 e de' C ontadini Fiorentini- 11 Tasso V uiò
nond imene in bocca del patterò Elpino neU' Atnlnta Al^
te V,
■ fa nondimena
Graite casi , eh.' ei giacque un* ora ^ e piàe .
F1UC4E , per più ; Tratt. Vir. mor. E chi ne prende piu-
ne , che legge non gli dotta t egli manomette , e rompa
umana compagnia .
FLANGE piango ; Meiser lo PloTino da Ca^nvnno .
Tu vel AtgV occhi miei pianger pietate ,
li Z^ ai «onTerti »Ua /.
d
7»
PLASMARE crMre « • foronn • Il Focab. la segna , • im
arreca escmpj • «
PLU , per piii nel Sonetto . Tratt. Vir« Mer, Di qmtsU tre
si è ottemperanza la pia alta , e si vi dirò ragiona
psrckè è •
Dal Provensale Ganselm Faidiu •
Dea hom trohar merce ah las meillors ,
B lai on es plus richs pretz « e valors •
PO poi 9 rOri^. del Petr. in nn ver to ripudiato daB' utta-
e o poeta nella Cani • delle trasformationi •
E come in me provato l* 6 ben pò •
rima con tempo •
POGNA , e POGNI ; Dante Pnrg. i3.
Perchè in olirai pietà tosto si pogna •
e Par. 8.
Carica più di carco non si pogna •
M. Gino.
Che tra lei e pietà pace si pogna .
POI MORTE dopo morte ; Pist. S. Gir. Poi questo nmi-
gliantemente t* ammonisco che , per , dopo questo .
POI NOTTE dopo notte , come poi morte •
POMARO 1 Pomarium « così over sarò pia d' nna toIu :
Dante disse varo » per Tarlo Inf. io.
Fanno i sepolcri tutto il luogo varo •
o incerto MS. Str. ^S.
E *l bene ) e *l male ancor si à di gran varo •
Sicckè Dante non toIIo dir cnrTO ^ come dissero molti t
ma Tarlo» essendo lecito a qaella stagione di cangiar In
fine di simili parole ;
PONBR PROVBÙENZA ; come Pouer cura , e Poner »-
telletto •
PONGAK CURA col qnarto caso , come /' ordine ^ cioè
«ir ordino . Sor Brnn. Poni mente la qualità dell' animo •
Il Petr. noli' originale doTO ha : Ra frena il duol , si bg-
79
gd : Pon fremo il duol : il Bocc» senza aver riguardo il
mio malvagio operare »
PONIAN poniamo •
PONIAN CHE , PONIAMO CHE per bonckè, avTegnacha, to-
€0 usiti sfima ne' scritti anticki del Secolo XIV.
PONNESE . Veai Pennete .
PONGO f cioò consiglio ) o altro simile • Sente dell' uTTOrt"
d'i fitti de* Greci , che ì* ui^at» in simigliarne ùgnìtcaio .
SUcome anco v'^ù^nìtUm
PONO pongo ; Cene éeìU ChUirra Aretine ^
In tutu quelìd parti dove sono , *
Davatitì a dadi , e lavolier gU fiotto *
F- Gìacapone .
Che ttitto a fui la pona^
Véggio ch^ a se perdona *
FOPt^ESEj termi no nmnuar<^co ; le cbìose , Fanes fuiBus
€T tatere pappis iustintiur .
FORA' pùtra . Forai poirai ^ Poranno petriiiBO } Dante nel-
le rime -
Pori a hcuto divtnir qui io i
FORAVI pouesii . Vedi boravi -
FORE , per porre; Vita 5. Mani Mad. £' però « voi vù'
Utc credere , ù adorare il suo nome , £ pore la votlra
if^eranza in lui , elio vi prùmeite Src
PORR* INTELLETTO , e L* INTELLETTO , come Por la
mente ^ e l* inutUlto i ài jopra àiis^ Poner procedenza ^
PORTA , favella di coio m^rcan^tli * Il Bocc, nel Labern
mette in bocca de' meFcatanii qatfro detto . AW uscio Mi
li pare t e soggiungo Quasi in ttian' altra cosa stia il
sapere , le noti o ia ingannare ^ o in guadagnare .
PORTARE sopportale ; il Vocab. cita il Bocc. ed altii ■
qii<!ito proposito • F, Giacopone .
S* a te non fu penoso^
PiT me pena portare *
I
8o
PORTARE BTA' «rtr etk $ dicUmo ora poifar bsBe gU w-
■i , U vecckLaja » a simili ; nelF epitaffio di Papa Vtoto-
Te te no !■ Momte Cassino •
Su stx lustra gereus mortuus hic tumular •
PORTOLATTO « Toee marinaresca ; le chiose . PortolaUiM ,
homines sunt , qui in gaUa iucipiuni remigare , flr alii
postea sequuntur ,
fOSSIANO , e POSSIAN ; Canti Carmescialesdii £. 5S.
Perchè il danno ci ha in mano «
M viver non potsiano ;
Se voi cosi tenete aperti gli occhi •
POSSIDBRE « latino ; ma forse anche questa è una sacce»-
tarla degli scrittori di qael secole.
PRECE mascolino , preghiera ; F Gaittone disse pregherà .
Poi che tal donna intende il mio pregherò .
Dante nelle Camoni •
Ed alla fine falle umil pregherò .
Il medesimo nella Comedia disse preco alla Prove nial« t
poiché prech nel mucolino diceva quella naxione .
PRENDERE ^ apprendere , imparare : corrisponde a Trado «
par insegno . Osserté il Corbinelli Pigliare , par inten-
dorè nel Laber. 5^. Non solamente da questo si pud , e
dee pigliare , che solamente ad alcuni eccellenti nomi»
ni cosi ampio prùvilegio di nobiltà sia conceduto •
PREPENSATA pensata avanti : quindi nel Tratt. Vir. mor.
Prepensamento fise cercar le cose , (alento le fa fiire •
Altri hanno nel Vecah. Propensato ; ma il nostro dicen-
do nel lai, prespensata in mansione , dinota che debba
dirsi prepensato •
PRESENTE , avverbio , ma non il Coram de* latini , come
alcuno ha stimato , e vale Al presente ; Delle da Signa •
Certi elementi diraggio presente ,
Per quai succiente voi siete contato •
F. Giacopone.
8i
JV^m if ìassamù entran
Jurata V avtm prtsmie •
FRIEGaRE mito è iret^^eMcmcDle ici questa oper* , I ttùiìù
antichi cacciiTan ¥oieEi(i«ri lo i avanti aJi' «i u , ed o. Ab-'
bla ino nel Boccacci nel li Cantone della £. Giornata .
Deh i* ti pricgo , òtguor ^ i:ke tu ¥Uogit -
fRlMI^RMENTE priniietameato , NegL: antichi MS> si legge
molte volte distiate pnmttra mente , come se fossre ccun-
po^to queito avverbio da mente , e da un fuo iggiuiirtì :
aad gli Scrittoci di pfo» dicono leggiadra > e AobiU
mente , stnia e mirabilmente ^ e da quolli di fi ma il Jimmei-
xa jpeno tal parola ; onde V istesso Fctr* disic .
gemica naturai mente di pace .
« Dante .
Con ire gole canina mente latra .
E r Atìosto ^ ed altri pojero la metì dì qoefli voce Della
fiott d' nn verso ^ e mente nel prìjicipio del sossegiiente .
Oltre ■ CÌ& n sciisse parimente ne' tempi andati Ugtcra-
jntntt , e nùhiUmente , Laonde par che li ricMeda , che
^uejtm voce ti profferisca come ie fosfero due ai>mÌ fem'
mmili. Per la qttal cosa h notabile qncito luogo del noiCrc»
autore , dove sì tratta dilTereutem^oie -
PROCANTO proemio 1 cosi air incontrù TfOùffLtùP appresi»
i Greci vai princìpio di citito , Qu) lì prende pei prio'
cipio d' ogni «Itro parlare ,
FRODANO , tcrrtiine mari nari se o ^ ]« cliioic • Funes , qui ex
anUriori iaiere nav it prùpUr impHam vtntùrttm. tusti-
nent arhorem *
PRODIERO , termine marini resco ; le chio» • Prodarii qui
cuitodìunt arborem , velas t Sf anteriorem partem navis .
PRODIERO 1 pur termiae di mirinaro ; le cbioie . ProJarii
hamines , qui Hiam rcmigant in prora j iifei* in ante
fiori parie navis m
{
82
(ROEMO proemio ; cos\ schtrna • schemia • Dibm nsi «i4i«
ro per varia , Tarquino « per Tarquinia •
PROFETE profeti « vedi Jariste ; Storia cle|U App. Sicco-
me Cristo , furono spesse volte Appostoli , e Proftie €rc.
PROFPERA e PROFERE profifensci • Vedi il CasteWetro nel-
la Gianta al Bembo ; Dante da Majano •
Che il pescatore li proffcra danno •
Vang. S. Matteo // buono huomo ( io leggo il maV &ao-
mo ) del mal tesauro profeta male . La Bibbia volgata ,
malus homo de malo thesauro proffert mala . Cosi «/-
fera V istesso libro . E va prima a racconciarti col tuo
fratello , ed all' otta vieni « ed afferà la tua offerta .
PROFFERERE . Vedi Profferire nel Vocab. ; Dante Par. i5«
Per veder un furar, altro offerere .
PROVINCE Proviocie ; M. Lapo da Colle .
Questa eh' è donna delV altre province «
Se il suo peccato stesso non la vince .
Stor. S. Tom. i quali tutti diverse arti sappiamo ^ $f
andiamo per le province .
PRUGNA , cioè cosa di minimo valore ; modo di dire y co-
me è moco presso Dante . Ma vedi Fiore ; Cecco Angia-
lieri .
Che s* ella m' à di mio argento tolto «
Di farmene ragion tieni' una pruna .
I Francesi dicono • Je ne donerais pas une prune .
PULIRE adulare , il medesimo cbe Lisciare nostro » e Pai'
pare de' Latini .
PURA pure , Lettera di Federico II. Ma quel lupo inteu'
dendo pura a discuoiare la nostra greggia , incanta-
nente la città di Piagenza^ che si teneva per noi > tras-
se allo spergiuro de' Milanesi . Ritorna dunque al tao
He , e non istare pura in contrario a Principi Difen*
sari de la Chiesa • E V elezione di Corrado . Ma quan-
do sìii pura ismagato per marosi rincontri &c.
wmmmi
r^^
PURE dopo la paiticellt ; Petr. i' ti pur prego . Bocc. Si
pure avvedrà egli . f^i pure abbiamo ingannati , nei La-
ber. tei pur dirò : e Daate nelle Cansoai .
Però che 7 suo valor si pure avanza •
V^UADBRNALB, ^oce marinaresca ; le chiose . Quaderna^
le , & Temale , quod pracessil j Junes , quasi ad idem .
Veggaii nella voce S enaie ,
QUADRA 9 per maniera ; Dino Frescobaldi , MS. Stroizi .
Trasse Amor poi di sua nov.i biltate
fere saette in disdegnosa quadra •
QUAGLI , per (|aali , pronome , vedi Tagli .
QUELLE > posposto. H se persone quelle , in Tece di di-
re • E so cinelle persone . Ogni ancora si pospone alcuna
Tolta in c[ttesto libro .
QUINALE , come Quadernale ; le chiose . Funis qui poni-
tur supra ventum ad tentndum arborem fortem ,
QUORB coro, o cuore che si abbia a dire .
QUORO , qnojo , cosi il nostro baro in vece di bujo , ed
altri , varo » por Tajo animai noto •
R
Ri
LACCOMANDO raccomandamento , cosi Comando , e Co-
mandamento .
RALLEGRARE rallegrarsi , vedi Diletta .
RAMA , por ramo , qui detto di nomo ; Antonio di Ben-
signore al Marchese Nicolò da Esto •
Ahi fiorita rama ,
Amata molto dalla buona gente •
E Franco Sacchetti in un Capitolo .
Che Ulderico , fuor d' ogni legame ,
f 2
84
Di bene di valore , e di virtute ,
Ultimo fior% delle sue gran rame .
Oggi si dice Tolgarmeate , Una rama di finocchio .
RATO IN HAMO , cioè inmmorato , che è preso all' lumo :
di c[aì dei iva secoodo questo Antere il nome d* innamo"
rato . Forse a questa etimologìa in nn sno Sonetto alln-
dendo Dante da Majano disse :
Che novo canto voi lo gran valore
De V amorosa gioja » che m' inhama
De V hamo dolze , che move d' Amore •
BEDDERE rendere ; Ser Brnn, Or, per Ligario . Siccome
reddesti colui al Senato » coti reddi costui al Popò-
lo , la cui volontade tu hai sempre avuta carissima ;
e Ret. E a la similitudine che pone y redda sempre le
^ sue parole . Regg. de* SS. Reddendo di ciò grazia in
molti modi al mio creatore , Vang. S. Blatt. Reddera»^
no ragione nel die del giuditio .
REDDI RE tornare , tiatino ; F. Gniitone •
Se non redite dolce speme mia •
Reddirsi al frutto dell* Italica erbai
disse Dante e redita ; Maestro Pagolo da Fiorenxa detto
dall'Abbaco .
Come uccelletto per temenza reddo •
REDDUTO rendnto ; Ser Bron. Or. per Ligario , fog. S^.
Ma se tu questa lode ti volessi porre , che tu avesti
redduta la provincia a C benché Piero P^'aro y o ai"
tro t* avesse contradialo • Nella Ret. di detto antere sa-
no molti gli esempj di questo verbo • Stor. S. Sii. Cu-
mandò in presenza di tutti , che i figlinoli alle madri
fossero redduti •
REDENA redina , facile motazione della /. nella J?.
REDUCE , REDUCBVA , REDURAI , p^r ridupe , ridncoTt «
e ridurai . Regg. de' Signori • Dopo questo alla tua me'
_J
85
moria reduco p$r salutevole ammaestramento . Il Petr.
neir Orig. della Cani, delle trasmataiioni .
Benigna mi redusse al primo stato •
REDURB , per ridane ; Dante Par. i8:
Con la mia donna sempre di ridure .
REM cosa ; Bcltr» Bornio .
Qe per auxel me teing en, mantas res .
Re , rei , e rea nel singolare troTO in quella lingna , e
res nel ]ri arale ; rem non mai , ma N« serviva tal volta
per M. ne' Proveniali , come anche ne* nostri piii antichi •
Com' on che tea lo foco
la del suo seno ascosa :
dice nn' antico incerto ; il che h restato ne' Francesi .
RENSÀ . 11 Latino ha Keasa ; 1' istessa eh' abbiamo nel te-
sto : e mostra che si mettesse per ornamento degli strati ,
o vogliam dire pavimenti : e forse sarii qnella tela molto
fine , che vien detta Rensa ancor' oggi .
RICCORE riccheita . Il Vocah. cita F. Goittone .
Dante da Majano .
Cosi grande riccorre al meo parere ,
JVon si vorla lacere .
11 Tesoretto .
jlnù sarai t attore
In grandezza e riccore .
RICHESTO , vedi Chesto , il Corhinelli sopra il Laber. /n-
chesta da inquirere ; come richesta da requirere . La-
ber. 76. Dice piacerle la cortesìa , siccome colei che
mentre a dovere essere richesta è stata , mai disdir non
seppe . Fed. Secondo al Re di Scozia • Noi non richesti ,
ma al postutto celati cantra tutte ragione di gente &c.
Che qnesta parola si scrivesse cosi « l' osservò anche chi
fece r Annot. sul Boccacci .
RIHASO > forse rimaso scornato • Oggi usiamo restare sem-
plicemente I per restare scornato .
86
RIMORB Tumore.
RISCHIARE arrischiare ; M. Cine
jNon che io rischiassi il cor nella veduta •
RI SCITA , e RISC IRE riuscita e riuscire . Jscitz ik Pror^si'
lale dicesi uscito •
RISSALITI , oggi Tillaai rifatti; il Lat. novi homines ^ ìm
chiose . Rissanti , $f est Latinum juxta vulgare Eirus^
cum .
RITRARE ritrarre « esprimere ; Dante lib. 2. ne' Sonetti.
Si Vi'ggion cose, eh* huom non può rilrare^
Per lor' altezza ^ € per lor^ esser nove .
11 Tesoretto .
E vidi tante cose «
Che già in rime ^ né in prose
JVon le porrla ritrare.
Dal ProTentale ; Sordello .
yos a cui non aus retraire
Mas mais , per q eu mor temenz .
RIVERRAI ritornerai ; Not. ant. 9. lo andrò , siccome a
Dio piacerà : e s* io non rivenissi , daragli per V ani-
ma mia ì r Orig. del Petr. nella Cane delle trasmuta-
si oni .
Dopo quantunque offese a lei rivene .
RIVOLLE rivolge ; la parola con cui si h U rima è ioU
le , per toglie , ove si noti che nel MS. Str. 72. abbia-
mo simigliante rima , se b^n si considera .
Ciò che ti dà ventura ti ritoglie ;
Ma dunque se ti dà vita giojosa^
Conoscila da chi lo mondo volge .
ROBBADORI ; Ret. d' Arist. MS. Corbinelli . Crncio/offe-
cosachè lo detto Telafus fusse rohhadore &c. quando
voleva a ndare in procaccio , allora diceva $rc, l Pro-
ventali disiero Rauhador • Vit. Behr. Bornio . E Richard
con cui sapcllava Oc e no , volta mais guerra qe ne-
r
^^^
87
gu§ dèli Aìgais q tran g/itrc frair^ gran raiihadar ^
€ prtzador ; V au loio V m\h{^itì. na\ coEivi?rtìto in 0 t
BOCCA D' AMORE il luogo della fcsidenj4 d' Amore ^ io-
condo il nostro M> Francesco ^ dove non elitra abuEi' uo-
mo ^ né TI bi porli p«r cnlraivi .
s
SACCENTE ; il Cokcci riconoicc aocbe nel Sitolo Sa^^
ante , Dello da Signa ■
C<irti eUmeniì di raggio prt^tnté ,
Per qtmi saccicnU Vói sisU contfilo .
Dinte da Majano ,
Foìontau { sacciaU ) €l m* fa dire.
SA ITT A , abbiimo i*gaiio ijutl testo che legge saetta , la*
pendo ctie la 1. tLma con U M, prssso gU amichi ■
SALLIRE , per Jilìre \ Stor- S, Sii. Aitata CostAnìtno sat-
litì tu utin carrù , il quale era iiraiif da qunttro ca'
palli bianchi , e «tiro ve . Santo Silvestro salii in un luo-
go ad aito f perchè fgli Joue veduto» Dante m lode
dellMtnp. Enrico p
Di giorno tn giorno più ioile j e sor mùnta *
SÀLLUTO salito » iMjm« feriito , coiì per Jo contrurio disse
rimore pet rtunore , incke i Latini qnalctìt rùììm. cangia*
rotio queste lotreie - Dissupat per Di^iipat scfìsiC Lti-
creóo : per simil modo Dante da Majano,
E ienia ùffennoH sono incolpato ^
E giudicata , e non hnggio falluto *
SAREN , pCT sttemo , vedi sopra *
SARDI ; le tbìofc , Eqttof de Sardinea . Senofonte ancora
chUma i cavAlU pel nome de' lor paetì *
SAVENO e SAVlEK , per sappiamo, e lapevano.
SAVl'O dico il hostio Autore . Dante l' usa egualmfnta nel
Purgatorio dicendo ;
88
Savia non fui a^$gnachè sapìa
Fossi chiamata * fu* degli aliti danni
'Pia lieta ansai ^ cht di ventura mia, .
SAVORNARE mettere U MYorra nella tentina della barca ;
le chiose Savornari • Loquitur de carico ^ quod pomìtmr
iu fumdo uavis . lì Rnccellai aell' Api .
Come se fosser navi in mezzo a V onde ,
Che il peso ferme tien dalla zavorra .
SBOCCATO , altroTe Bpcchiduro ia (|mesto autore ; il V»-
cab. porta n» solo esempio del Morgante .
SCANDAGLIO; le chiote , Scaudalia , funes ad tentam-
dem fundum , Sr altitudinem aquarum agnosdtndam .
SCHENELLA sdiienella , difetto,
se H [SA, vedi A schisa.
SCIFARE schifare; F. Giordaoo ; Ma se queste cose egli
sci fosse f allora sarebbe come pietra , o come sasso du^
ro ; il Corbinelli annotò scemito in vece di schernito ìm
Set Brunetto •
SCISO storto f A schisa che anche trorò a scisa , Tale a
schiancio .
SCRESCERE, il contrario di crescere.
SCRIBO , Latino ; il Petrarca .
Talor 9 eh* odo dir cose , e*a cor describo ,
Perchè da sospirar sempre ritrove •
SCUDIERE , sino a certa età in quella stagione , per len*
dersi atti alla cavalleria , servivano i nobili gioTanetti ai
cavalieri « come si raccoglie dalle chiose de* Documenti
. del nostro autore . Né le giovanotte donzelle erano esenti
da ciò, essendo > come egli stesso dice per l'autorità di
Giovanni di Bransilva scrittore Provenzale , convenevole ,
che stessero a servire altre donne, sino all' età di dieci an-
ni compiti •
SCUOVRA scttopra , scovrire sì legge sempre in vece di
scoprire per questo autore .
"^swiii
^
89
SDETTA ndgatiTa »inoT«Yok nel farsi i complimenti .
SE , per sete Terbo : Cane , per Canile asserisce Varrone
ciie dicevano i Latini , così , age , per agite ; Danto da
Majano so per sono •
Servente voi so stato in buona fide •
R<t* à* Arisi. MS, CdiÌiìqcIIì . l'i , e Cerro li paetl e U
costumi di molte diverse g^nii : è quel verso d* Omeri»
tradotto da Orsiio .
Qai Morei hominam muliorum. vidii & urifu .
SEDERE per convenire ; Pii tota di Bernardo Silvestro «
Maie siede nel giopane essere conoscitore de* i^ini * Fria-
co Sieebetri . Come risiede bene eh* un giovane &t;*
SEDERE A BANCA , come ledete 1 aetannM ; Dint^,
Or chi ."<' tu che l'uai sedare a tcrnntt^ g
Per giudicar da lange mi ile iniglta f
SE FIORIRE , eoiV se privare , borirsi » © privatsì ; D«Tite
nel Convito poie U piftìceUa se alk Francese , decorna
fece ti nostra , Jucùra. dei nùn potere , e del non tu*
pere hene se muovere , se più volte l' uomo «OA i *»!-
iupfrato ,
SECCIA dimoia , in simìte iignìEcato dine fta^%a .
SEGNARSE AL SOLE fani U ctcce al Sole oricaie ; Pere*
30 de' Donati <■
éiV ora mi segnai verta il lavante ,
Noa pure il Sole >, m* come t In qi>?fio lutoie li <egn**
vano anclie ai pianeti; quindi M Oneito di Bologna.
StelLt d'Jmore , a qual ati sttn segnato •
Se peto iielU d' Amare non è il Sole ^ come dìcomo |U
Accxd < della Crusca , cke sìa Dame >
jLo bel pianeta eh* ad amar conforta *
Segnare ^ per far U etere ò aoclie io Dtnie tnf lOt «
Gio. VlLU&l \ mm piìi anticamente in TcrtoUUao alla ina
Donna 1 latehane cum Ucttttum , Ù ^um corpuscufaìm
tuitm Sfsfiùi^ Vedi SoU .
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r
1
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I
90
SE6UISCB seguita , termlaatione i»* composti , essegnUce ,
coBtagttisce^ sei Tesoreuo .
Che la buona natura
6i rischiara , e pulisce «
Se il buon* uso seguiscc,
11 Bocc. in iiD Sonetto .
Che quasi a dito è per tutto mostrato
Chi con virtù, seguisce altro lavoro .
SEMBLANTE sembiante ; Rei. d' Arist. MS. CoikinelU .
Rappresentavano li sembianti di coloro delli quali par^
lavano •
SEMBLANZA aembianu ; Gaido dalie Colonne .
I alluno entro è forzato far sembianza
Di non mostrar ciò che lo meo cor sente .
II Tesoretto .
£ fue questa sembianza
Lo mondo in simiglianza .
SEMBRANZA « per sembianza Federico II. MS. Vaticano .
S* eo miro vostra tenera sembranza •
SEMBLARE sembiare , parere; NolTo Baonagaida.
Aimi lasso che dolce 9 e dilettoso
Incomincia V Amor^ eh' è tanto amaro ^
Mi sembla or suo savore velenoso .
Ser Lapo Gianni •
D* Amor sorella mi sembla al parlare •
SENALE « termine marinaresco ; le cUose • Funis cum qua
caricatur , servii etiam arbori •
SENDALI 9 il Latino Syndon , forse il zendado • Ne* R»«
manzi Francesi spesso si fa menzione di ^nesta voce Sen^
dal per Telo > e ▼oste leggiera di Dama .
SE^BTUTE Tecchiezza ; Dante in nna Cans. disse.
Poi nella sua se netta
Prudente , e giusta , larghezza se n' ode •
9*
^ Lo st«Mo Par* 3i> sene.
C re dea veder Beatrice , e vidi un sene .
SENESTRA , il Petrarca Trionf. d'Amore capitolo fecondo.
E quella che la penna da man destra >
Coma dogtiota , e disparata scriva ,
E *l fsrr(ì Ignudo titn da U sene$lrù .
Da' Frovenisli ^ iJ HoiuflDZQ' àtigU ncellì da ctc^ix di Ovm*
Je de Pruìit , ^
I Qi voi auittjr ìnar per sa ^ i
Leulo ab la semstra. ma .
I
SENSA , per leaia ne' mottetti , serti* ^h ^ in cambio et
seni' vie f alla Smfic ,
SENTIR DEL PAGANO 5 lì Bocc. jfwfi^i dello scemo , T ì-
stesso , e il Vcllttii SiTìlit'a dd gutrcio^
SENTIR VIZO j quisi il iriedeiìino di sopri ; i Litini Olere .
SERA SERAl SERANNO SERIA iERO ; Ser Bruii. Ret, E
Sifà qmHo libro m cintiue trattati^ Fruacù Saccketli
nelle Rime .
Ci ancella mia che nuova ciancia cianci ,
Cerli seran che li Urraa ciarliera .
Mp Rinaldo d' Ac^niao .
Cerio Madonna mìa
Btn seria canmcenza
Ch' .imGr voi di stringeste .
i Pfovcntali , €ùs\ dice* no \ Qar U romptigne$ atfian ad
et protrtes q fi noi ti ìerian al encùnCrtA *
SERVARE, per tìi%etvàte ; Pref. %itt, S, Paolo. Uice che
il Siilhalo , e gii aìlri dk solettnl nnn SÌ dehhiitta guar*
dùre\ ni setvart '{uvito che la Ìt^g« comanda , $9t flt«ii.
Etìc4 ^B.
È dftlo juslo t uomo ohe sfrva !a Ifgge ,
SERVIRE Lt piacere.
SE R VISO , servigio .
SESCALCO e SISCALCO Siniscalco |^U «nticy ; il Pulci mrl
I
92
. Morginte > e 1* Ariosto noli' Orlando dUtero Scalea ; Ser
Btan. Tes. MS. EgU è detto celaianunte per io Òesc^l-
co del R0 d' Inghilterra ; siccome vi si pensava d^ osa-
re tradimento •
SESTESSO , per sestessi ; Danto il Dumero del pth po9o p«&
Bunero del meao , dicendo Inf. 15*
Così disse il Maestro , ed egli stessi
Mi volse « e non si tenne alle mie mani .
e Par. i5.
Siccome il Sol che si cela egli stessi •
Il Dosrio fo il contrario .
SIA tu sii . Vedi jibbia . Not. ant. 68. Per Dio dmnqmc
sia savio , e quando tu gli darai bere , strìngi la ÒOC"
ca e 'l naso •
SIBILLA , dal verbo Sibillare ; M. Gino .
Grazie ne rendo a chi ver lui sibilla^
Che il vino dal suo fiasco è peggio d* acqua ^ rima con
Javil,la . Melchiorre di Coppo Stefani • Cosi sibiUaio e
parlato ^ lamento n' andò a Pallagìo , e altrove : Ta^-
ira parte ne presono sospetto , e sibillarono il Baporo^
tanto eh* egU ritornò a Lucca •
SI CIMA i colligatur ha il Lat. se i MS. non avessero co-
me si è stampato > leggerei si vima ; Dante Par. 29.
— — ^— — ^ stringe potenza con atto
Tal vìme f che giammai non si divima •
• notiti la simiglianza di questi luoghi : V istesso Dante
disse altrove vime per legame •
SIGNORIA governo ; il Sacchetti fa alcune rime nel cui
principio si dice • Franco per li Rettori che vanno in
Signoria « e comincia .
Amico mio quando vai per Rettore,
La prima cosa cerca avere onore .
E si avvertisca che detti versi sono dell' istessa marnerà
OT
95
ài nm%f €^0 qaelli dalia Giatdtu del Barberino» cioè
dae Torsi Ticini legati dalia medesima rima.
SIMIL f per similmente ; Dante ne* Sonetti •
E simil Jàce in donna huomo valente .
il Vocab. cita dne Inoghi di Gio. Villani.
SIONE , per dichiarar qnesu toco fare nn* estratto di qnel
che ne scrire V istesso M. Francesco Quel che sìa Sio'
ne ( die' egli ) non si paò proprio descrÌTere . Ma egli è
una specie di Tenti inTolti con nuToli > che tirano snbi-
bito altre nuvole noli* acqua del mare , e dall' acqua riti-
rano lo nuTole piene di umori , e con impeto ferociisimo
gonfiate ogni cosa aisalitcono , e queste sono per avven-
tura quelli che dalle donne , e da fnnclnlli Tengono chia-
mati Mozzoni . O Toramente devo dirti , che le nuvole
cho ascendono , trovando qnei venti insieme involti , con
la gravità propria tirano quelli al basso ; e i venti poscia
con la loro leggereata tirano quelle in alto . Questi Sio-
ni sono ben conosciuti e temuti dai marinari . Si potreb-
bono ancora chiamar turbini, e folgori, oggi detti scifoni*
SNATURARE ; la Crusca ha snaturato ; il Sicolo disaa^
tura f F. Guittone •
Scusandomi eh' Amore isnaturato
Ogn' ora in tal guisa m* afferra »
Ser Bonagiunta •
•Si m' incora , e m' innamora «
Che mi snatura .
Trasnaturart ancora ritrovò il Colocci nel Sicolo .
SO sua ne* mottetti : gli antichi Latini dissero Sas per sua$
Ennio •
Virgines nam siti quisque domi Romanus habet sas .
Nel nostro questo è nn* accorciamento del soa dalla Pro-
ventale •
SOFFERÀ , per sofferisci , così Proffera , 1' eleslone di Cor-
rado figlinolo di Federico II. Jmperadore in Re de* Ro«
94
nasi • 0 eh€ sofferà che siamo ahhattuiè , t piegate ;
quasi non ami fede chi mette a non calere 1* armaém-
ra della fide • Sn Braaatto T«t. B quello peccato che
meno Dio lo sofferà ; U TeaioM ài GnUo Cabasas , a
Ai Beltram da la man .
Si tu diitetx mal hen es dretz q eu sofferà^
Onors m en creis entre la bona gen .
Pitt. $• G Iacopo • Beato V uomo che sofferà le teuia^
%ioni • Vaog. S* Matt. Bd offera V offerta , la quale co-
mandò Moisè ,
SOFFERAI , a SOFFBRRAI ; Set Brno. Rat. fol. 148. So/^
ftrrete voi che per uomini aventizj sia, o Cittadini.^ smh~
Jugata f Labar, E nel mondo là dove io sono « assai
minore tormento sofferrei « che quello eh* io sostengo •
SOFFRENTE > il Sicolo ka soffrente , carne asflerisca il Ch-
iocci ; Daata 4a Bf «jaao •
Seruiraggio anco dal mal più soffrente •
SOFFREKZA tolfaraaia ; Gnido CaTalcanti .
E la so frema lo sergente ajnta .
Master Rinaldo d* Aqa ioo .
Dice come dolente :
JVoK può tanto durare «
Che vinca per so ff rema •
M. Gino •
Che soffrenza mi ripeta «
Ma non posso veder quella pianeta •
SOGLI ANO sogliamo , coma siano , par tiamo « ed altri •
Vedi Andiano .
SOLAZZO > a SOLLAZZO h nsato dal nostra Amore •
SOLCI ; il Rim. Provantale , Solz , Carnes in aceto « del
testo vedasi il Vocab,
SOLE . Qnl si ragiona dall' an tore dei segni di croci , e dell'
oraaione , e di altri onori « cba ai facevano da certi sn-
perstitiosi del sao tempo Terso 1* Oriente • È vero che gli
m
9*
•ntkkì Padri ddlm nostfA Eèligione ^ corae S, AgoìtinQ ,
S. Biiitìo t St GiO^ DATnascena ^ Oiìgenc , « T^rCDllUno
tiiastrano cbe si udorasse li volto aU* Orienta ; ma crescen-
do In tuperatitlone questo asttko costume contrai di e$so
dice S^ téone nel sermone 7. ddli Natività del Si|nOTe.
£}t taliba* institulis ( favella do Prifcillianisù ) ilia
etiam giniraittr impietas ^ ul Sol inchaaiione diurnm
lufis e^urgitij a quiòusdjm insipicntfarihif xie loci$ ami'
jitntioribus adnretur . Quod tiùtitiulU ettatn Ckrisiiaui
ad 40 religiose facere putamt ^ Ui pnusquam ad B^ Pe-
tri ApOitoii Basili cùm ^ qum uni Dea ri pò j & tvrr>
ai dedica ia , perveniunt , superati $ gradiènti , qathus ad
suggestum flr*E su peri or is a se tu di tur , converso cùrpore
ad nascenttm t£ Soìem defieciunt , & curpatts cervici'
bus in hùnorem sé splendidi orlns inclinant . Quad fis'
ri paHim. ignorantia: vìììo ^ pariim paganitatis spiritti ^
muUum tahtscimuf , & dolemtts : tjttìa etsi quidam for*
le creatoretn pùtius ptUchri liitnirtis , qtiftm ipsum lu*
men j quod èst creatura , venenttur ; aèitinendum, la-
men est ab kajunaodi specie o^cii . Tuttnvoha durò fi*
no al tempo del Birberinu ^^ e il Petr^i ca incV egli dice t
Cosi tni speglio a salutar l' Aurora i
£ 'l Sol ch'i Mvo ,
Vedi Segnarsi al Sole .
SONETTO . Questo udìco sonetto abMamo rìtrov^ito del no-
stro M- Francesco ^ in nn MS. aniLcbissiino , donato atU
LibrerU Barberina dall' Abbate D. Ferdinando UgbeIJi Fio*
rentino ; scritto ^ eotno li vede dalli miniera , nelle pfti
di Lonibatdia , e da noi pubMìcaeo come egli proprio li
t torà ^ ContinniT ano gli anticbì due versi nell' isteìss rì^
gi 1 fciìvendo ì sonetti ; e cosi è ancfae noli Originalo del
Fenarcìi della VtticanA , ed in tutti gU altri testi ptà vec^
cbj : Ami Diate da Maiano io, un suo a Madonna Nioiti
scampato dt Giunti ^ volendo sigoifìcjiie a lei il suo no-
■M « le dice « ch« gaarA p«r testi , cioè i capiTersi , dhe
^bìtì lo troTerk espiesfo ; tantockè tendo questo so-
netto stampato « come oggi si costa ma verso per ▼erso ,
diviene cosi oscnro , che non s* intende : ma s' apre il sm»
senso leggendosi ali* antica > e si trova DANTE •
Di ciò ) eh* audivi dir primieramente «
jivea talento di saver lo core ,
J>ion come andivi il trovo certamente ;
Tanto v^asHgna saggia lo sentore ,
E poi vi piace eh* io vi parli bella ,
Sacciate no ; che ben son d* un volere
Per testa lo meo dir vada cercando
Gentil tnia donna di vostro laudore •
Se fosse ver ciò ben compitamente.
Ma per un certo di vergogna fuore.
Che move e vien da voi sovra saccente •
Se *l cor va dalla penna svariando ^
E se V* agenza , el vostro gran savere y
Se di voler lo meo nome v* abbella •
È da notarsi cbe questa voce Sonetto , è nome , clie man
pur si conveniva a quella composizione di quattordici ver-
si legati con rime a certo modo ; ma era comune anche
ad altre poesie ; e Dante appella sonetto nel libro della vì«
ta nova tal componimento ^ che giuttimente si direbbe can-
«one f essendoci vsrie sorti di rime , e qual verso lungo ,
e qual breve « ano al numero di venti : e comincia .
O voi , che per la via d* Amor passate ,
Attendete « e guardate .
Poi finito eh* egli l' ha « dice nel dichiararla . Questo M-
netto ha due parti • Trovo ancora nel MS. Stroui » che
Giovanni degli Alfanl scrisse a Guido Cavalcanti •
Significatimi in un sonetto
Rimatetto
Il valore delia giovane donna y
■'^w^
97
Che ti dicti
^ Fa di me quél che t* è riposo •
^ Né qnesto nome sonetto è preso così largo da' nostri soli ;
ma si bene di' Maestri ProveaiaU , poicU Elias Carel chlii-
t tna sdii«iio qaeìU canioao cbé ptìncipU .
P{ts Q ai la fusi ila ti^l garriér ,
Farai mi ^ai so net *
Pietro d* Alvernia ilice :
jih joi qe ìA demora. ^
$ 'utili un snnet fai re *
£d AinaMo Daniollo .
Ma esi Aaatl i;aende Uri <
Ne ftd «kano tochi cìh ineravti^Ui ^ impeTciocchè come
ibbbmo deriTito Ja niolio mottetto ; così san^tto è di-
iiiliiu[LTo di suono , pigliandosi suono per una som di
cantare / onde il Boccaccio , cbìam» suona ^uelU canno-
ne ^ che fece MÌco Sa Siana al Re Pietro à' Aragoni per
Ih Lisa -, che è ben di tre stame , CLU^cheduna dì dieci ver-
si t sesta il principio ^ in cai it spendono 1 «noi quattro
versi ; E Franco Saccbetil disse :
Che ti 1^ ani asse o suoni, o madrigali -
E nel La ber. V bteiio Bocc, cart. 7x Can sorti , sui>ni , <
màtiinAie , o simili , più che altra. voUntieri ascolta*
va * CoiX duni^ue da suono sonetto , « da matto rooiict-
to j e da cantare | detivatono cantaretto i la qaal parola
s* incontra spesso leggendo i ProventaU Trovili!) ri . Fot se
dil non esTSere ancora ben bene pte&isa la legola del so-
netto n lucono in tjuesto del nostro aotore quelli duo TOr-
ai , che ritniao col quattordicesimo - Questo itguitimento
4i rima ta.Ivoka si vede ancora in quaklie Cabala de'
Documenti d' Amo^e , ed è uio FrovciiMle » qniluietìte 4Ej-
biamo in alcuna delle loro cannoni ; ed è stolto anco <ie-
goii^to da' nostù : siccbè Danto nella Tita nuora cbÉ^ina
queste lime aacdU delie canzoni ; il Petrarca fece anch'
•gli ^ qvetie legaaci rime ad tlcon sonetto y .eorae si scor-
ie dal suo Orig&Mle ; ma sono questi tali pinttosto £b-
miliari , e fatti per ischerto , che da senno y e gravi . E da
qnest' nso avviso che siano usciti i sonetti « che si chia-
mano con la coda .
SOPERCHIO DI SPERANZA ; M. Cine.
Chiamando per soperchio di dolore
La morte , come mi fosse lontana .
SOR sopra ; Fed. II. Imperadore .
Et ho fidanza che lo meo servire
Aggia a piacere a voi , che sete fiore «
Sor V altre donne avete piii valore .
Ser Lapo Gianni .
Eo laudo Amor di me a voi amanti ,
Che m' ha sor tutti quanti meritato .
Il Tesoretto .
Incontrai uno seolajo
Sor un muletto hajo « .^
Che venia da Bologna.
Indi , sormontare » sorvolare , e slmili .
SORGIUNGE iopraginnge , cosi Dante da Majano . _, , .
La figura che già morte sorvene • . * • . •
SOSTARO ; le chiose . Sostarius , qui attendit ad sostane .
SOTTIGLI , per sottili ; vedasi quagli , fidegU , • tagÙ .
SOTTIGLIANZA soiriglieiM ; U Tesoretto .
E vidi ìif bello staggio
Scritto per sottiglianza :
Qui sta la Temperanza •
SPENNARE ; il Lat. enudare , vai privare; meufora tolu dagU
accelli , le cai vesti sono le penne , le chiose . Dicit Uttera
vulgaris , ispenna idest pennas ei trahito ; quasi dic^
vestes .
$PERA > termine marinaresco del mare Adriatico.
Ariosto Fnrioso e. 19.
^
99
Rimedio » questo il huon nocchier ritrova «
Che comanda gittar per poppa spere ;
E caluma la gomona , e fa prova
Di duo terzi del corso ritenere •
Le chiose. Speras , ligantur enim plures fasces , & proij-
ciuntur in aquas retro naves ; ut non sic naves currant
fractis themonibus , & dicuntur sper» > quasi res qua fa*
ciunt tardare progressum . La Donna ili Guido Orlandi
credo che voglia dire il medesimo •
Perchè la buona spera
Fermato nel cor aggio •
SPERANTE , chi spera .
SPERNA dispreita « verbo ; così Spernata ; Fatto degli Ul>erti,
Ira f superbia , e crudeltate spernere .
SPERNATA spreuata •
SPESSE ORE spesso , sovente ; M* Tomaso da Faensa .
Spesse ore V ò veduto adivenire •
M. Gino MS. Stroui .
Che sente delti suoi colpi spese' ore •
SPIAGER dispiacere • Splager ho trovato in moVjti •
SPINA tottiglieisa , per metafora .
SQUARTATO PETTO , così il Petrarca .
Che squarciato ne porto il petto ^ e i panni •
e D<nte dice del core .
Così vedess* io lui fender per mezzo
Lo core alla crudel , che U> mio squalra •
ove notisi squatra in vece di squarta , come scrisse an*
che nella Commedia •
Graffili gli spirti gli squoja^ ed isquatra .
SQUOVRA scaopra , discaopra ; Francesco Ismora.
Fostro parer cernite d* esto gioco ,
Cemiteime vostro saver disquovra •
Si dice anche quere ^ e cnore •
8 3
SRA , SRAI , SRANKO , SRETE , SRO* . Cibz. o laodi Spt-
ritoali de* Bianchi .
F0r44 rimarrà terso
Dt U "(Colpe fetente ^
Che 'i tengon sì offuscato «
£ srà mollificato .
STAGGIO albergo , stanta ; il Teioretto .
E vidi in bello staggio
Scritto per sottiglianza :
Qui sta la Temperanza .
▼iene dal Proventale ; La Contessa' di Dia .
Per q iea vos man lai on es vostre strage .
Al secondo numero , con matti staggi , è metafora , • ve-
ramente ciò che significa presso Cadenet Proventale •
Tan m' agrada vostre strage^ t
Vompna , e tam mi son platea .
STAMPARE sost. abbiamo che col caltolaìo si debba tratta-
re d* un bello stampare . Il Lat, De stamparam ingenio
cum cerdone . Dino Compagni . ,
£ sì sovente non si stampan scarpe, ^ . ,
£m ttsaiua d'improntare nel cnojo blenni fioifOf^., e4 4m«
.. legg^ladile a ^nelU stagione ^ oggi lo stampare presso qnesti, ar-
tefici « si è ancora il far <|nei fiori ai calibri « p^r i .qnalf .ai
mettono i paHfl 9 ch« gli tengono legati a* |pìe4i . X ^^ ^^
Secolo ded* Ubaldini Autore della nota . ),
STANO stanno; in Marco Polo del Moschi fol. 45. stano è scrit-
to 9 come si legge in qnesto. luogo . ^
STAZONB • Domuncula ha il Latino ; il Bocc nella Tita^ di
Dante • Egli essendo una volta tra V altre in Siena ;» ed
avvenuto per accidente alla statone d* uno speziale .
Franco Sacch. Noy. di M. Ridolfo , e del caltolajo • Mostrò
d' andare a solazzo per la ferra ^ et andando dove gua-
sto ealzolajo stava con la sua statone , e M» Ridolfif sì
ferma ^ e dice &c, GioTanni detto il Pecorone lasciò , sg^^tq «
NoT. 3. gior. 9. Rizza uno statone delV arte sua \ e nitrose
ICl
€ofiu\fU noite si mhi tiita barta , et un tapperane t
H andò alto stazoné , ave si vendeva questa vite Ita ,
Di queste aaroiìU si viene i conQ^cere che stazone è lo
itejfcf ctiD lioite^ft , quindi Uazanierc per bott^gijt» ; fol-
gore p
Per dar* ad o^nt itatonUr guadagno >
Torchi j doppier , che vanghiti da Chiarita \
Confuti , eitriata da G&eia ;
Bea ciaicutt' , e conforti il compagno .
Fm Giaeopo di Clc$sot« cbisma statone j qneUa che nella
sci'ccbLeri ora sì chiama Casa .
STENDER L* ARCO ; Dante .
j41 quale ka or ciascutt disteso l* arco .
nel Pur g. ig". ; ma nelle Cmioui,
Distendi l' arco ttto ^ il che non esca
Piala per corda la saetta fuor a .
In proposito del noi Ito tutor* \ Orarlo .
neque semper arcuiti
Tenda Apollo »
STRACCI A ^ nel numero del p!b , Jtraeeì ^
STRACCIARE ALTRUI } abUamo nel Bocc, e pit cornane-
menie lacerare f in sìgiii&cato di dir male , di qui itr»taie«
STU , per se tu ; Datite Mh, s* Sua.
M Sin mi dici ; come 'L sai che 'l sento . M, Cino »
Guarii d*4mor se tu piangi % o stu ridi *
Faiio degli Uh erti ■
B sta volesti dir come il so io -
* Franco Sicchecti ndle rime. J^\*làf^
Ma guarda stu sarai , ^ ^. ,*
Com' io , c/i' amando ho fatto ptk sonati ♦
M- bncito , **
A morir m'ha condotto, e sta noi credi , *
Mirami gli occhi morti in la cenfice :
SUBDURE , forse metter tot lo
SUBJBTTO ; St«r %. Sii. Se quello cht nt' figUmaU de se-
mici i già ttrvaio , nt' JigliuoU dt* vostri suèjtUi mol
urineremo f
SUBITANZA 9 eoti ùvaiecianta .
SUBTRARB «ottiarre , wài Trare .
SVITI ARE leTsr di ▼»io , come svezzare > e4 altri*
SUO , e mo i& lii«go di saa , e taa^trorasi spato in qoetto Am-
tor« ; eà ìurwne etemp io anc* segU altri autori di ^ad So-
coio .
SUOGLI woM , sei aoUto : smoi latdaaiiBanieiita ai trova m ^Ba-
sta opera ; così quagli « e iagU .
1 ACE IN ME CONOSCENZA , cioè in me mb i comicob-
la ; come Dante Inf. i.
Mi fipimgeva là # dove il Sol tace •
ioTO non è sola •
TAGLI tali f nella proonntia Ta detto ta*; cos\ ridiiedeado
il Terso ; disse ancora Jtdeglì , quagli « a sottigU ^- Fi*-
vite 4* Itatin • Cini Trofol Re eh* tra iu hpagna mosse co-
tagli parole • Tne^ Vir. morw Jppresto ¥i dovete guarda--
re , cAe ^ai non siate co tagli guigUardonatori %eome so^
no uif» nivinsent di gente &c* Nota cke guigliardoae nsn
anche il Re Ruberto . Il Sicolo ha haglìa , per baUa molto
▼olte •
TAGLIA DORÈ > per tagliere . La lingua Prorenxale avere
quest* uao di dire : verbi gratta Trohairt , e Trohador « co-
me'qui è Tagliere , e Tagliadore .
TANGB tocca ; Dante Inf. 2.
Io son fatta da Dio sua mercè tale i
Che la vostra miseria non mi tange •
M. Ciao .
La qual vestita in uno ammanto negro
r
io5
f^ien nfUa m^nU , e lagrlmanfio iangt
Lq cor ^ eh' è suo ierM£titg latto integro .
Ser Gorello cap. y.
Per nome fi^liuol mio non té li tango w
ci(>è non gli tocco « loccan utiA cosi , i^iiakbd v^Ua Tuoi
dire ( cotTtO' è ddio > pjirUroe .
TEMONE timone ; Bocc. Laber* V armata del Ht Buharto
ienza calar vd& » € tir^f in aito temone a grandissi-
mo agio fi potrebbe essere entrata ,
T£MONiHRO ^ da Temotie ^ come ^al è scrtic<> ; k cbU».
Tcmonarii qui a tt end uni ad temiìnes , & dirig»nt na^
vem r^ccam i, per quam viam dehtttt *
TEMPLO , per t^ttahivogUA lango ; le chiose Templunt^ hic
poni tur pìO omni habiiabìU loco ; cofl i La ci ai ; Tedi
Varron» ]ìb> 6 De lingua tat^ EbMq * e Lucrezio , Aétt*
rutta , tempia » per V Inferno , Tempia ni paoli ci coniiiH ?
clizie CLceTone , cb' era la Cuna , Virgilio cbìama Templtfm
)» lepoltuTà di Sìcheo * Vedi piii copiosamente il Gilauiu
tttpra Ln eretici *
TEMRAl , per (einerai ,
TERNALE ; le cbU*« * Funis est catti quo i^da cum ctif^»*
ditur 1 $uttinet ur ^ ne cada£ in aquam,
TERZA RUOLO ; le ebiow 7fr:Larola , t^clm minorcs sunt *
Dance in alcuni manotcficti anlicbi ritifliié i|iteita voce co-
ti acrìui .
Chi tfrzaruolù , chi artimùn r intoppa ,
TI ERA , il Rimano Pro veniale . Teira , Sefiet , « quejta pa-
foU è mutata sUcome intiera dt «nteira « Il lesto Latiuo
ba Condor ti um . Una ti era di pane li è nel paese di U
dal Fb quei éac BU di pane congiBUti insieme , cbe xi
cbìama Piccia .
TIRA ^ diciamo ota tire . Intoppa per iutoppo , ttrida AUst
Mu^nonc in vece di stiido .
TOLTO , Uùn accorto , ignorante f e sicniti : cosi astrailo \a-
L
to4r
le £iiiUttl^ t stmTtgMtIt ; ^«an Mtnitto éwSì' «smm com»-
Bt . DiUO pcf «• Snaco Saccbetii ò «■ sìomii» di scotta •
Arnaldo « • Mtsur MMda , cia«c<iii* orto
Dagli AUovUi « co» Messer Biadacelo
Dt* RieasoU , il Roha dato » e scorto , in tal g«isa tol-
to farà il conrrario dì dato t cioè di accorto : di ^oì TÌe>
no addarti verbo asifatitaiino , che Tale accorgersi .
TO' , TOMI togli t « toglimi ; il Petrarca • «
To* di nu quel che ta puoi . '
Vit. di S. Gio. Batt. E dÌBse to' che mal ti possa fi-
gliare • - ^
TORE togliere ; Pist. S. Gir. Del mio nom ti doe , e dM*
altrui cerco di tore .
TORNO ; in vece di torno a dire y cosi di aopri .
E poi qui ti ritorno ,' * ''
Che donzelle ha d* intorno •
TRACORRERE trasconrert.
TRADO , per insegno siccome pigliare per feppreadwo , ibi-
parare. .'■•/;•
TRAI , per traggi ; orbaco Sac^atti .
Da quella madre antica non ritmai •
TRARE , per trarre ; Dino FrOsctMldi . - '- <
Come dirittamente vide trare • ^ ^
Dante da -Majano .' ' 0.4.
£d anche* cui tu voli k morte trare * ^ ' *^
Pr. GaìtT^uoi^. ■ * r . ■ «^
Che un motto trare ' '
Fi possa sol 'pnriando in està -via . ' -^ < /•. «^ -.
Ser Lapo Gianni . ^ ^ < 1 < 1
'•io- nèrf passo hggtemiente trare ' ' ' '
//' naovo 'esemplo ched- cita somiglia . . . •
TRATTO i ptfr\ trattslto , come tocco , per toccato , a^iso »
par ivisato ^ e ^ altri slmili i
TRAVE mascolino , ancora i LltiiA fecero molVfc parole ma-
schili , eh* erano dell' altro sesso , coHko • Concio <) di' cai
1
• ti "
to5
r éÌGé Festo . Conciomm antiqui mMeuìino gémere posuere .
2 TRCCCOI A Toce fioreatltti , che Tale- ^encKtrice di fratta .
TKEFPELLO ^ Il Liti no parìiii«nE» lìtlene JrepptUum i qoe-
UM, è tìmile in o£iii coti a drappeU^ . Di qtil foTte Irttp-
^ pa * Fiarìtk d 1u]U . Ccmand amento aviit Jbtiù Mar*
. «iJfl cfctf ttmprv strini fossero ti troppeUi , £ pstchi
fh$u rotto , sempre a tuo troppe Ha ri t€ff nasse ciaicunù .
TREZZA , per trcctU ; Ser Lipo GUnnì , '
Ballala gioi^cnzelta ^
Girai a quella , eh* d la bicnd^t iftZé . '
Il Teiorctto ,.
(SI eh* io creda j eh* il crine •
Fosse d* un' oro fine —
Pari ito senza tr ezze ,
€iasTO d«* C<mtl djk Vilraontoae.
Che mal per tnt st vide
Il fronte , e 'l viso ^ e quella hìonéa rress^ « *
Il SaeclteEli dine attrtzz^re . ^
TUO VARE poeiiK ; Cecco ADgìuU«TÌ i Dritte ,
Dunque contradice i r " *
^ se jnedesma questo tuo trovare, **
£ Dante ne' Saji«tti HSp SttJJ^ii . , f^M
Come dimostra 'l tfùstro itioH trovare m'
Trohar ba il Rim^ Provenite inveiti r^ ^ mf9t \* ivém*
lioni i Poeti erano ckiamMÌ Trovatori ; il feiit* ntll' OtU
glDale dei la saa Cam gtmdé dice « Est de primi^t tneis
invcnti(fnièMS . ,i^^' • • f
TROVERREN' , per tiOTerenio • Vedi iopia V i
TURBA , per Ji tmba * Vedi Diìetla - ' *
TUTTO, per tutt^cbè ; Pkr delle Vigne a Papa Gregorio *
Tutto 'gli avesse gran laUnto di mangiare , nan i^ol'
h: toccare il ciho non mondo * Eet, d' Arht MS* Cor-
bìnelU ' lutto sit no le cose d* altnt maniera < Coti Poi
aegli anticliì tn TO^e di Pokbè ,
TUTTORE ; U im|«Uie k 2uU' ora ; il SaUdiao ,
lo6
Tanto di fino amore
Som gaudenti tnttort .
V.
ACCIGLI , ft radili , cosk quegli per qmelli .
VAI , il Asmero èt\ pie di vajo aBÌmai voto , qvl iignifica
i Teirimoati d«lU graadi persoM , elic eraao foderati ^1-
la pclla ài tai aHÌmali : aaclia il Bocc, Laber. Le cor€>-
ne ^ le cinture j e i drappi d* oro , i vai , de' quaU imt^
io dì si veggono splendenti • Era tal prerogativa parti-
coUmeDte de' Cayaliaii ; Fiorite d* Italia , favella de* Ca-
valieri bagnati . Era dato loro « e concesto privilegio di
gran dignità ; prima eh' essi potessero portare oro , «
vajo \ ma non ai Godenti ; Cycce Aftgiolieri i dice del pa-
dre f che era CaTaliei Candente .
E quegli y e 'l Cavalier , cA'd sesu^ vajo :
Cioè il Gaudente otti febbre non tocca .
E perchè significava il va^o grandetta; dice nn* antico del-
la Fortuna .
Chi lascia ignudo » e chi veste di varo .
VANE , per va • Vedi Jne ; Dante Pnrg. iS.
Ch' a farsi quelle, per le vene vane .
UDIRE p«c imparare ; in simile significato Franco SacchcRi .
Certi scolari , ch* udivano da M, Angelo dm Perugia ,
tale disaero i Greci , ed i Lattai • .
VEDELLA . Vedi aepra .
E chi noi crede , venga egli a vedella *. ^
disse il Petrarca .
VEGNENZA ; il Colocci osserva nel Sicole qaesta parola «
la quale significava venata .
VELARB far vela..
VELONB vela grande •
VENDETTA METTA, cioè qurfU , cV> onorata.
Forese de' Dositi a Dante .
Et accorgomeu pure alla vtudetfa i
Che facesti di lui sì bella , e netta .
VENDETTA soliti di farsi in Toscana ne' tempi delVAato-
re in qualsivoglia modo con grande scandalo : intantodiè
lo ì era hsciiisi per loitimcnto da chi moiiv^ uccìso , c^t
si ficeise U sua Tendciui ^ C^tt^n. Veli f'tUuto { qocsù
fit iinmiitito ) Uiciè ctftqiiecmltì fiorini a chi /ti cute
ia sua vcudetta i t dispuoretjsi . QìtJt a ciò rrearad * ptn
ver|pgnt il non veDdiciiti ; e di qui è , cbe Foies« de' Do-
nati >i fs beffe di Dialo ^ àie non Tendici HO Pad ro Ali-
fbieri 1 diceiido itonicimciilv .
Bea $ò ^ che fosH figtiuol d* ^li^hUri ; «
Et accoTgomeR pur' alta vYndeila ,
Che face Sii di lui sì fcZ/a , e neiia ^
Quindi Tdtm h minacciato Dsnte neir Inferno di uno ipi*
rito del luo tsngiia : e par dit» Dani» oelle ripie :
Che belio oncr j* tici^uisla in far t^etidttta *
VLNEMO venisiTio ; il Ciiiitfo in finiiil« di M. Can« ddla
Scali*
Morte crudei; perché cr ci ahùndona ^
Che con lui non mor^niQ * ^^^
VENTARE f itrir vento , voce miti da Dinte .
VENTO ERETTO = dicni qta : li lera U venr^ : e Dinit
nella CiMtoaì ^
Ed Amor ^ che fu e ragm
Ritira al del f per lo vento che poggia » M » •
VENZA vinca ; M. Kioildo 4' Aquino ,
IVflid nata fa i\im.or %fer amenti ^
Che in guardar conquide lo coraggio * « li- i**^
Conifenzu K^ il Sìcolo per cddtjiici .
VERGOGNARE vflTgo|niiii , Vedi DiUtta .
VERRANEt per -vttth . SepM Jne .
VERSI rroppo lun^ki ^ Aachc il CiidinU Ikmbo «ssniTo <
ì
iio8
che né* MS. Ai qnell' eti , erano" scritte mtrertf airone pa«
iole > che in pronnneiandoti poi s* accorciaran» ; e noi per
tacer degli altri solo recheremo in metto aleanì ▼ersi si-
mili del Petrarca carati dal tuo Originale .
/ di mìei più leggieri cké nessuH ctruo .
e akrore •
Dove vtiiigio humamo V arena stampi .
ed haTTene altresì nno , che poi mat6 .
Quando talora da giusta ira commosso • '
E Gerì GianfigUaiti nell* istesso Originale .
Celandogli i duo Soli , che più, destra .
a pih avanti .
r rivolsi i pensieri tutti ad un segno .
e anche .
Che mi lassò de suoi colori dipinto r
L'acato della pronuntia sarebbe per aTrentani il dhrd tei~
lor ; human ; e leggier , e in Dante è anima' , e taccino'^
per Ucci noli , ed animali ; e cesi molti altri si Teggiono *
come a tutti è manifesto.
V£RSI lunghi , ci sono alcuni altri versi allungati per la
rima , eh* anno in meste ; così è parimente in Daiite' da
-^BTtjano . *
La fiore d* Amore yeggendola parlare ,
Innamorare d* amare ogn* huom dovrìa . ' '
e forse per questo il Petrarca nel suo Originale scrts^ •
Del suo ' leggiadro albergò escendo fare , *: - •
Con mio dolore d* un bel nodo mi strinse •
VERTA*) per verità; come santa f infertà usate dal 'no-
stro ^ e da altri molti ; F. Gnittone»
Che di cosa piacente
Sappiamo ^ & è verta eh* è nato Amore ,
VESTI A , verbo ; in quella maniera che vadia , cosi Pren-
ce Sacchetti nelle rime •
B poi fls Spero ^ che par che si leggìa'
j
Ì€9
'Aleuti dottor i cHé Safro it&m^ atìio *
Ddfite InL [^
Fanno to schtrma perchè 'l mar ti fUggta *
t:>iii. o L^udì de* BiBiicbl ■
Mi par che sempre /uggia f • •
E *L mfìndo tn.* fu uggia
UGELLI , AUGF.LLI , ed UGELLI tono usati ìnitìjiìnuineti-
it dil aosifo Autore é
VlBNB avi7iepc-i come il fiocc. qual caso li vennÉ * «
VIENE contiene ; Petiurca . I
Pur qucslo è- furto , e vitti eh* i* m£ ne rp^glit ^
VINTA 1 pLT vìncila , come Ftrda , per perdita prtf*«> qne-
xtD nostro ^ e altii nimichi .
VISO : Mostrar t^iSO ^ oggi iX direbW in qaeito utpf^o *i-
gn'tBc^to fjt viso 1 Ut Tjiaccio , e fare il tiJO dell' irml^
guarda [G iti Cagnesco , a qiLoUo & coufscevoLo i^ael di
Oolite .
Citlui rh^ la di fise a viio aperto,
e ciò pji(imentc ìmliò il flocc> *W. Rugieri con apiario
^H$f% gii Jiiii 1 qo«si dica j mcjtiando il viso .
VISTE CIIESTE , cioè cosa che per la ian appateniìi allet-
ù gli lUfi a cercar di vedcrU , U L^U ha t^areat a£p^*
rt-tiltis i^istis *
VITA vieta.
VITA scbil* -
VIVER Pi^R AGUEAj NoT. iar> %i. Mentre, tmherai dei
JUaho grande C*uleliano di Protiza iiufh'O. mollo ad
a^urit fecondo i* a^ama Spagnuola ■
ViiCO , per viiio : draza , pei Grixia , e JuHiza , per Cio-
stbìa . Ctedoini che piesso qoesto Autore li Z facesse li
/'r^D *cii*fe *iitlie II Skolo , coint o nauti il Colocci 4«
ciui|ue volte *
VOCE , far voce diro , parUre *
VOGLION voglio ne ^ ne voglio ,
l ^
no
VOLLE » il L«t. rtvolvit » volge : 4i $ap« rìvoUe i» ▼•€•
4i rivolge •
"VOLTB PIÙ' » ptr pia ▼olw , con» cosa ogni. Il Petrtr-
ca disM .
F«a me» ^ ogni sventura altra mi <{iioI« .
YORRAVB Terrebbe , cosi porrave potrebbe . Veii coss^l/*-
rape • ^
VORRÀ VI . Vedi teprm .
VOSTRA SIGNORIA , qui icorgesi T origine ad noterò qao-
tUiano ragionare V. S pey toì ; Dante da Ma>ano a Mon*
na l<Itna .
X>i tanto prego VoUra Signoria .
altrove •
Se pur diidegna Vostra Segnoranza , e prima .
Cosi avanza in pura vtritatt
Quanta è di bene Vostra Signoria .
Il simile dice In pib altri UogU ; aacbe Gaido Csmlean-
ti MS. Stretti.
Ed aggia cura Vostra Signorìa ,
Perchè di tutte sete la migliore .
il Bocc. dice doe Tolte Vostra Signoria,
VUOLI , per tboì ; €er Ernn. Etic & S7. Se tu vuoU ave-
re prudenzia , in ogni luogo sie uno • Not. ant* t». B
9e tu vuoli dire il cuo r mio piange , perchè lauto
V amava ^ non è vero . Pier delle Vigne a nome di Fe-
derico Secondo. E tu non vuoli perdonare al non col-
pevole , che pur grida mercede . Stor» S. Tom. Se tm
in quello vuoli stare , pregheremo per te il Signor UO"
stro Gesù Cristo .
Li non raddopptau , così aUe Tolte costnmaTano gli s«ril*
tori di quella ctagione ; Tistesso Petrarca nell' Originale.
Ili
E celesti hdUzt al monda ioU •
nel medeiìmo so netto .
Tanta dolcÉZii ayga pUa V atre é 'l v^nio *
£ altrove .
Se pur sua aspreta , o mìa lidia , n* offende ,
• in mHli altri luggkL ,
Z , per T leguenlv U I ccm lìtr* toc*Ib In quel mod*
che d counnitva ad Secolo KVK , « nV comiaciiinenti da
XVn. , JDcbe r OfÌ|b. del Ptuarei -
Pflr ci* amore , * Jd/ctfssa , £ g-ra ^i<i p^'^i/a .
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VII* • • • 8*« • • Comeche • • • G>inechè
— • • • l6m • m Dappoiché • • Dappoiché
4« • • • 19* ••ai«*«*««*di
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— • • • 20. • • Peroche • • • • Perocfaè
i5* •••21» •• da ••••••• dà
26. • • • i6. • • Guinzielli • • • Guìaizelli
3c* • • • 25* •• di ••••••• dì
42* • • • 2o* ««ai •••••••sì
71* • • • l3. • • Untoche • • • • tantoché
^2* • • • 3* • • ne ••••••• né
^5« • • • 20* • • un Z • • • ^ m m KÙ.
104. • • • 24. • • Perche • • • • Per che
il5. • • • 1. • • che sì lera • • che si lera ,
129. •• , 23. • • salazzo. • • • • solaizo
128. • • • 20. • • eh' io cominci • eh* io cominci ^
176. • • • 2« • • La Là
324* • • • 3* • • bello • • • • • bello,
333. « , • 24.. • • visibile • • • , risibile
359. • • • i6« • • E fatto • • • • E fatta
366'. • • • i3. • • E porrei • • • £ porrai
Nella namerazione delle pagioe 9 la pagina 553«
per errore é segnata 233«
NOTA
Degli Autori citati nelt Indice .
Autori Itai^jani-
Albertano Giudice . Trattati Firenze Gì un-
ti i6to. in 4'
Angelo Colocci Vescovo di Nocera , Ne' due
ms. Vaticani .
Annotazioni , e discorsi sopra il Decame*
rone • Firenze Giunti iSy^. in 4*
Antonio da Ferrara medico . Canzoni e So-
netti , ms,
Antonio di Bonsignore . Canzoni , ms.
Ariosto . II Furioso Venezia Valgrisi i6o3,
in 4-
Bartolomeo Frate da S- Concordio- Ammae-
stramenti degli antichi Firenze alla Stel-
la i66i, in 12*
Bembo. Le Prose Firenze Torren tino i549'
in 4*
Bernardo Silvestro . Pistola volgarizzata , ms,
Bindo Bonichi • Canzoni , ms. e Homa pel
Gri guani 1643. in fog*
114
Bondico Notajo Ak Lacca , citato dal Vo-
cabolario •
Brunetto Latini > il Tesoro Veoezia per Mar-
chio Sessa i5S5. in 8« Il Tesoretto ms. la
Rettorica , l'Orazioni per M. Marcello, per
Q. Ligario , ed altre sue opere stampa*
te in Lione pel Tonrnes i568. in 4- 9
e ms.
Buonacoorso da Montemaguo * Pròse e ri-
me Firenze Manni 1718. in ix
Bvonagiunta Urbicciani Notajo da Lnoca •
' Canzoni , ms.
Caccia da Castello. Canzoni, ms.
Cantare fatto in morte di M» Cane della
Scala , ms.
Canti Carnascialeschi. Firenze Torrenti no
1559. in B.
Castel vetro sopra la Canzone del Caro stam-
pato in 8. senz' anno , e luogo .
Castruecio Castracani degl' Intermtnelli Du-
ca di Lacca. Sonetto stampato.
Cecco Anginlìeci Sanese . Sonetti per lo più
burleschi , ms*
Cecco d'Ascoli delle virtii delle pietre,
ms.
Cene della Chitarra d'Arezzo • Sonetti , ms.
itS
Gino da Pistoja , Canzoni ^Ballate , Sonet-
ti stampati , e ms.
Ciulo di Camuso d'Alcamo antichissimo rima-
Core Siciliano ^ di cui cita un fragmento
Monsig* Angelo Coloccij e ne'ms- Vaticani.
Clemente Quarto contro Mcififredi - Tradu-
zione d' uaa Bolla di questo Pontefice •
Collazione de' Santi Padri, ms*
Conte Ricciardo, forse quel Roberto da
BattifoUe . Sonetti , ms.
Coronazione di Corrado Figliuolo di Fe^
derico Secondo in R5 de Romani, ms.
Dante senz* altr' aggiunta , intendasi la sua
Commedia ; nominandosi espressamente le
Canzoni , ed ì Sonetti , e gli altri suoi li*
bri * La Edizione di cui si fa uso è di Co-
mino 17^7- Padova voi. 5, in 8.
Dante del Boccaccio , cioè la Commedia di
Dante scritta di mano del Boccaccio , ms»
Vaticano preziosissimo; rapitoci da' Fran-
cesi sen giace colà , ove le bellezze non
si conoscono di nostra dolce favella .
Dante da Majano . Canzoni, e Sonetti stam-
pati nella raccolta da' Giunti . Firenze
1527. in 8.
Dello da Signa . Sonetti / ras.
h 2
Dind Goiiip«gìii • Sófxettì, mi
Dino Frescobaldi • Sonetti , e CaoMni^ bs.
DonvMico Cày^UA Frate Predìcatofe • Sett-^
venteai ^ tra il libro d^Ile Laudi «deT Stan-
chi.
Donato Velluti • La Cronaca della; sua «Fa-
miglia , <ns.
DoBDa di XSuido Orlandi y ci^ T innamo*
rata, ms.
Enzo Re di Sardigna ^ e di Gallura ;- Gan-
20fii , e Sonetti , ms., e stampati •
Fazio degli Uberti . Dittaraondo , e Gan^
zoni , ms. Ed il Dìttamondo Vieenza per
Leonardo da Basilea f474* ùi foglio»
Federico Secondo Imperatore* Lettere» ^ e
Rime ms. 9 e stampate •
Filippo ViUani • Storia Firenze Giunti 1 577.
in 4*
Filippo di Ser Albizo . Sonetti « fra le Ri^
me di .Franco Sacchetti •
Fiorita d'Italia» Raccolta di storie ddle
fcose d* Italia , cooitnciando da' Trojani f
d' Armanno da Bologna , intitolato a VL
Bos6ne novello Cittadino d'Agobbio 9 ms*
Filostrato , overo Criseida • Poema in ot-
tava rima del Boccaccio , ms.
117
Forese de" Donati , Sonetti contro I^n^
te , ms.
Francesco Berni Opere burlesche , ed aU
^ tre Londra ( Napoli ) 1725, voi. 5, in 8p
Francesco da Boti Commenta ter di Dan-
te, mi*. i>iJ
Franceseo Ismera * Canzoni , ms.
Franco Sacchetti . Rime e Novelle , ms. é
Novelle . Firenze ( Napoli ) 1724^ v* 2-
in 8. ' '>^"J
Gano da Colle, Canzoni , ms. w^t
Ceri Gianfigliflzzi . Sonetto neir OrtginaTà
del Petrarca .
Giacopo da Giessole Frate Predicatole -
Del Giuoco degli scacchi Firenze Misi
comini 149^- ia 4* .^'n fytmA
Giacopo da Lenti no detto il Notajó * Can-'
zoni stampate, e ms.
Giacopone Frate Minora - Laudi Spiri tuav
li Venezia Misserini i6i7# in 4*' ^*'
Gianni Alfsini . Canzoni , msiiiil h Mnoiì
Giordano Frate da Rivalto , Prediche Fi-
renze 17^9* in 4^
Giovanni Boccacci . Il Decameron e Livor-
no 1790, voi. 4- 1^8, Laberinto d'amo-
re Firenze Giunti i5i6, in 8* Vita di
ii8
Dante Roma Priscianese i544- 'Q 8. Fi-
lostrato per Maestro Loca sen%' aono
in 4* Fiammetta Firenze Giùnti iSij.
in 8.
Gio. dell' Orto . Ganz. ms.
Giovanni Ruccellai • Le Api Firenze Giano*
ti iSgo. in 8.
Gìo. Villani • Storia Firenrze Giunti iSSy.
in i^.
Giulio Feroldo • Annali Vinizianì, ms.
Giusto de Conti di Valniontòne. Sonetti,
e Canzoni Parigi Patisson i595. in ì2.
Gorello. Terze rime delle Storie d'Arez-
zo sua Patria , ms.
Gradi di S. Girolamo , ms.
Guido Cavalcanti • Canzoni e Sonetti stam-
pati, e ms.
Guido delle Colonne • Canzone stampata •
Guido Guinizelli • Canzoni e Sonetti stam-
pati, e ms.
Guido Novello da Polenta Signor di Ra-
venna . Sonetto, ms.
Guido Orlandi. Canzoni, e Sonetti, ms.
Guittone Frate Gaudente d^Arezzo . bonet-
ti ^ e Canzoni stampati, e ms.
mmmm^^^m
119
Innomnaso Qoarto • Traduzione d' una ana
Bolla contro Federico y, ms.
Lapo da Colle . Canzoni , ms, «| ^ ,^
Lapo Farinata degli liberti , Canzoni ms,
Lapo Gianni . Canzoni , tns;.
Laudi » o Canzoni , o siccome è scritto LaU,
di de* Bianchì , che furono nel iSgg* Jo-
circa in Toscana , ms* , «
Libro della volgare eloquenza di Dante
Vicenza pel Janicolo iSag. in ^
Lorenzo Moschi. Canzoni, ras.
Lorenzo de Medici . Rime Venezia Aldo
in44. in 8,
Lupo degli liberti canzoni , ms,
Malatesta de' Malatesti Signor di Pesaro -
Sonetti e Canzoni ^ ms.
Manoscritto spirituale . Raccolta di varie
meditazioni , orazìoDi , ed ancora di pre-
cetti morali , cavati da Àlbertano , e da
altri , fatta da un Fra Tommaso dell'
Ordine de' Predicatori *
Marco Polo . MìUione ms.
Matteo ViUani . Storia Firenze Giunti i58i,
in 4*
Mattaccini del Caro Parma Viotto i558-
ìn 4*
i
ifto
Melchiorre di Coppa StefatAu Atotm fio-
rentine, ms. I : J j ! ' F
Meuzzo Tolomei. Sonetti /iDs« o . ^ {
Monaldo da Sofeaa« Sonetti ^ms, ^:. > o^ I
Mugnone Lucchese • Booeltt ^^eoP ié ^b
burlesdii , m$. > ' ^ '; ^'to* - ^ -'
Nina r innamorat^^idU fiàtite dil 'Majaao^^
Sonetto stampato nella racooltatiè^'£ilBÌDti«
Niccolò de' Ros^ 4^ Trevìgi . Q^nz&ai ,
ms. ^
Niccolò 4a Siena detto ^Muscia de* Salimi
beni . Sonetti , ms.
Noffo d' Oltrarno • Canzoni , ms.
Novelle antiche , overo le cento novet
le 9 o il Novellino Bologna pel Bene-
detti iBaS. in 4*
Onesto Bolognese • Sonetti, e Canzoni y ms»
Originale d'una parte delle rime di AL
Francesco Petrarca , ms. Vaticano .
Fagolo dell' Abaco da Firenze . Canzoni ,
ms.
Pier delle Vigne • Rime stampate , e scrit^
te in penna . Lettere , ms.
Pièràccio Tebaldi • Sonetto , ms.
f
i
Pietro CnsceMió» V AgAoiAt^iu Tìrenz&
i Oosimo Giunti i€o5. io 4* .> I
Piovano da Gaquirino • Sonetti, ms.
Pistole di Sé Gerohune^ ms.
I Prologo , overo Prefazione avanti le Pisto^
le di Su J?aolo 5 mSp 0
t Mettorica d* Aristotele volgarizzata , ms*
j Beg^imento de' Signori * Libro tradotta
dal Latino molto antico in carta pero- •
ra , ms. ,i ' • ^
Rinaldo d* Aquino. Canzoni, ms. ., *
Bini«rì da Palermo, Canzoni, ms.
Roberto Re di Gerusalemme , e di Napoli.
Rime morali, ms. <••• h «^
Saggi del Montagna, stampati- «m - *
Siiladino . Canzoni , ms* ' ^
Sannazaro, L' Arcadia Venezia Aldo i5p4^
in 8. ^
Savio Romano . Serventese stampatale ms*.
Savioz20 Saoese^ Canzoni, ms, » v»
Si colo , Autore incerto , ma antico > dal
quale Monsignor Colocci estrasse le vo- |
ci più notabili . .
Storia di S. Silvestro, ms< in carta pecora,
chiamato il Primo , per la sua antichità .
i
192
Storia di S. Silvestro tns. in carta ordina-
ria y per qaesto detto il Secondo •
Storia di S. Toomiaso 5 ms.
Terino d* Oltrarno. Sonetto^, ois.
Tomaso da Faenza • Canzoni , ms.
Torquato Tasso . La Gernsalenraie libera--
ta Genova pel Bartoli iB^O. in 4-
Trattato delle virtù morali, ms.
Vangeli di S« Matteo , m&
Uberto da Lucca • Canzoni , ms.
Virgilio volgarizzato, ms.
Vita di S. Alessio , ms«
Vita di S. Gio. Battista , ms.
Vita di Santa Maria Maddalena , ms«
Vocabolario della Crusca • Firenze Mamii
i7a9« 38. voL 6. in fog.
AuToax Pb.oybn0ìilx • ..«
Arnaldo Daniello • Canzoni , ms. Vaticano.
Arnaldo di Miroill . Canzoni , ms. Vati-»
cano ...
Ausias March. Catalano, che scrisse in Li-
mosino , srampato » • h •«#« /j» iiti
Beltramo d^\ Bornio . Serventesi , m% |
Bernardo d'Alamanon. Can7oni , nis.
Bernardo di Ventadom. Canzoni , ms. Va-
ticano .
Bla n caie t , o Blancasso , Gobole , mi. «
Cadenet . Gobole, ms. • • i| ^il
Contessa di Dio , overo di Digno . Can*
zone 3 ms.
Dande de Pradas . H Romanzo degli Uccel-
li cacciatori , ms,
Elias CareL Canzoni , ms.
Folchetto di M arsii ia rimatore in Proven-
zale . Canzoni, ms. Vaticano -
Ganselm , overo Gauselm Faidit, e vuol
dire Anselmo Fiderico . Canzoni ^ ms.
Vaticano .
Giordano Bonello . Una sorte di contrasti
Poetici chiamata Tenzone , ms*
i
Giffalda di.BMrn9}}o*,;GanMioÌ5 ufi. fati-
cano • . . /
Gìnfró Budetto • CaoBom / ms. VtatilcaBO /
Grammatica Provenza^ • Copfa.del'lii& di
S. Lorenzo di Firenze. . ^
Granfia. Serveotese al Goate.Gttloiid'iÀA^'
gìò, e di Provenza , mh i ^ } 1
Guido CabaAa$. Tenzone,^ im#- ' - -'
Gvido d' Uzez , detto Goidoid' Ultsdu £k>*
bole f ins«
Guglielmo della Torre . Gobole , .ms.
Guglielmo Magret . Gobole y ms«
Lanfranco Cicala Genovese , il quale scriS'
se in Provenzale . Canzoni , m$. Vati-
cano.
Monaco di Montaudon • Canzoni , ms. Va-
ticano .
Montagnagot. Canzoni , ms.
Pietro d' Alvernia • Canzoni , ras. Vaticano^
Pietro di Vallerà . Gobole , ms.
Pietro Vitale . Canzoni , ms. Vaticano •
Pons de Capdoill . Canzoni , ms.
Raimondo di Miraval • Canzoni ^ ms.
Vita di Beltramo, del Bornio » ms.
Vita di Bartolomeo Giorgi Rimatore. in Pro-
venzafe, toritta in queHai • lingua ^ ns.
Vaticano .
Vita di Ketro Vitale , ilis. Vaticano .
Vita di Folchetto da IVlarsìlìa ^ ms. Va'
licaiio. tifi*-! T if> Milieu. I ^
Vita di Gaiiselm Faidit, ms. Vaticano, '
Le Chiose Latine di Messer Francesco,
che si riportano, esistono nell' Origina-
le de' Documenti di Atiiore , che si con-
serva nella Biblioteca Barberini . ^
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M/
IMPRIMATUR,
Si videbitur Rmo P. Mag. Sac.Palat. Apost
Candidas M«ria Frattiai Arcbiepisc. Philipp.
Vicesgereps .
APPROVAZIONE.
I
1 Signor Guglielmo Manzi chiaro nella Repid>.
Letteraria pel volgarizzamento dell' Istoria Roma-
na di Cajo Vellejo Patercolo , e per la nitida edi-
zìoiie di quello dell' Ecuba di Matteo Bandelle,
sempre intento ad arricchire gli studiosi della no-
stra vaga favella dì celebri opere de' classici Scrit-
tori , che neglette rimangonsi MS. nelle pubbli-
che e private Biblioteche , co' Torchi del Signor
Se Romanis presenta agli amatori della bdla lin-
gua Italiana un nuovo Testo, col pubUicare l' ope-
ra DEL REGGIMENTO , E DE' COSTUMI
DELLE DONNE di Francesco da Barberino , con
annotazioni eruditissime . Per ordine del Reve-
rendissimo Padre Maestro del Sacro Palazzo , ho
letta con sommo piacere quest' opera , che era
ben degna di vedere prima d 'ora la pubblica
luce . Le assidue cure , ed il buon gusto del col-
to editore fanno sperare di vedere rinato in Ro-
ma un novello Bottari , ed un novello Serassi ,
che nello scorso secolo si rendettero si beneme-
riti delle Lettere , colle tante opere di ecceUenti
Scrittori , ^regiamente illustrate .
Dalla Biblioteca Gisanatense il primo Giu-
gno i8i5,
Fr, Giuseppe Airenti Maestro di Sacra Teo-
loga ^ Bibliotecario Casanatense ^ e già pri-
ma della Università di Geno\^a.
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,, ' IMPRIMA TUR.* •• :
F, Philìppus Anfvssi Ord, PraedkaL Sacri
Palata Apostolici Ma^isier .
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