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N
33
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DIZIONARIO
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BELLE ARTUUBX ^DISEGNO
|;Stli^TTO IN GfcAN PAllTi|
£)ALLA EMCICLOP£DIA METODICA
PA FRANCESCA MILIZIA.
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NOZIONI
PRELIMINARI.
Il germe ddle Belle Arti {a) è nella natnra dell' uo-
mo • Tutti abbiamo una necessità indispensabile d' e-
sprimere » di disegnare , e una inclinazione ugualmen-»
te d' imitare quel che ci colpisce i sensi •
Le nostre sensazioni , il nostro sentimento ^ V amor
di conservarci, e di cercar il nostro maggior bene, ci
spingono a esprimere^ a disegnare, ad imitare.
Questa necessità e questa inclibazione si manifestano
co' mezzi seguenti .
i. Con movimenti, o coli' azione ijel corpo.
2, 2.
(«) Belle si sono àettt quelle arti , che hanno p^r oggeN
to di abbellire tutte Je produzioni della natura. Bette ancora,
perchè provenienti dalle pia belle facoltà dtW uomo ^ dai pen-
siero f dalla immagi naK.ione , dal sentimento .
I Greci e Romani diedero a queste arti il nóme di hihera^
li ^ perchè non potetran esser esercitate che da soli uomini //-
beri . E che tem}>i e che paesi, quando ì\ primo e il j>iù gran-
de di tutti i beni ^ la Libertà non è in tutti gii uomini 7 Si
•eguitano ancora a chiamar Arti Liberali dove non è Uhrtà^
£n dove è detestata .
Sieno per sempre hlle e incerali i le lor produzioni sieno
bellezze imitate con libertà regolata da poche leggi « e noa
sui da servitù oppressa dalla autorità dì maestri dispotici •
p
1
V-
m iké facohàì sdno itt:4ià^$w M noil .dUtrìbaite ia
dosi difTerenti , e frammiste insieme io differenti prò-
porilòni* i '•,:.-.•:..,.. . s
^' Gli uomini < che ^hftnnp.pià. immaginazioBe , sono
piò: Ad^i aU'2osprem0Q^.ÌQieiIe;tiiAle. inolerò die
ne hanno meno » sono piik propri alla imitazione scr-
• Ma affÌRchè i prinil pbriino U Atti verso. la perfe-
zione, à necesfiano che sieno diffuse, e stabilite, ael^a
sòcitcà'id^eltbere^ grandi , levate, e .^e tali }de^ u-
nahimemente ricevute e generalmente rispettata abbia-
no acquistata un' esistenza durevole. . : '
Bisógna anche che queste idee ispirino agli uoinini ,
e specialmente a chi eserpta le Belle Arti t desideri
vivi iT ottener lodi dalfinaggior nuineroy e dal nume-
ro pi?t scelto,' e di asiiBritar la rimembranza de* po-
steri. . ...-,.
Questi effetti possono in grand* estensione €$s?rej>ro-
dotti da tre grandi e universali istituziani^ Elle sole
tori capaci dir produrla e di spaiS^e idee-^ubìiml, ^ e
di portare al piti alt» grado ic, .jbrgine di ipdi^edi glo-
ria , sì potenti negli nomini dotati d' immaginazione
predominante . .
' ' Qvtcste htitHf^mi , le 9u||i $ $cabiIis,co9e .senjpre ,
benché xbir detk differen?» , in wce IcSocitttà che si
organizzano , hanno i principi, segmenti • . . ^
1. Sentimenti d* ammirazione ^ d' entusiasmo, dì ve-
nerazione per valentuomini che si sono discinti dal co-
mune per le loro qualità straocdinarie • . '
z. SeùthoÀiti religiosi ispiiaii a|U uomini o dalla
VI
loro cdi^^eata , o jatla debolezza , o dà^ prodigio o da
rivelaziooi.
3. Attaccamenti profondi e suscettibili di esaltazio-
ne, che gli uomini acquig:ano per la loro patria » col-
ia qaale giungono a identificarsi*^
- Quando quésti sentimenti si comunicano e divengoa
ananimi ad un certo punto, producono manifestazio-
tii, the si chiamano Culti. \ Culti si possono distia-
'guc«*e jfn Stoici ^ Kètìgìoù , Patrioticì .
Questi Culti uon si' possono manifestare che per i
' suddetti linguaggi liberali, o sia per le BcUc. Afti 9
' d^é quali eccóne il quadro distinto in due classi •
Q Ù A P R O
.. Xh^ìt%^^\ Aari o L^NOOAGGf Liberali 9 «olxa.
9|kFM^^N94 ^B K^ DIATI N(QUE Tfcè
» .1
^rtì 0 Jpnguaggi ài prodfés<jo9$i pransitorU
^ istantanee .
i « Atte della Pantomima - Linguaggio di Azione ..
i* Arte dèlia Parola •.. - - Linguaggio di suoni articolati .
3. Arte della Musica---- Linguagg.io di suoni modulati •
. r * • f » •
I I > ■ < * a^ ' % ■ »
I •
ifr.
e durevoli m
linguaggio, per la imita-
A - j !f o !-. M ^^^fi delle forme,, .e di
4, Arte della Scmtnra \ ^ . ,; • ...i.
T . . . J ^"f ^ . 5^4 'PSSetti visibili e
7 C.M'^SQ^gip per. disposi*
j Arte c^elPArcIiitettura < * zìonì' ing^^aose e sigpifi-
. . cari ve degli, edifici «
r Liaguaggio per x. cplpri
6. Arte daià Pittura' ^applicati epa intdligwi-
^ za su le superficie .
Dacché rinoma ^^ applicaa^ perfezienare le soprad»
iitttz sei Belle Arti , si sforza per guanto puì^di dare
alle produzioni mobili e passeggiere della Pantomima ^
della Parola yiAÌ2L Musica la durata che loro manca»
£ a quelle che ^^ono. £s$e e durevoli ^ > aUa Scultura j,
flir ArchtMtuna |. alla Pittura f eef€8 di' dare il movi-
mento, di cui SODO prive 5 6 almeno qualche idea •
Ma la perfezione, di cui sono capaci queste Arti^
dipende assolutamente dalk tre menco\)^até Istituzioni
de* Culti • Quanto pia le grandi Istituzioni s' innal*
^ano j maggiore è V unanimità e T el^i^azipoe ^tllc
idee ; e allora le Arti vanno al sublime- AU'incon-
tro se le grandi istituzioni s^ indeboliscono % si cor-
i-ompòno 9 le si rendono incoerenti y addio unanimità j
le Arti cadono nella servita personale y neir anarchìi y
ciascuno si fa giudice assoluto : non v' è più modello
fisso I non pi^ norma generale •
/
/
^Qilèstt> Hué^wkt peitiotàit l&ssèiutè:^]!biMi>dMpotisairt
d' opinioae , che soggioga le Arti, e le degraisv co»
90^<U 4ÌG^0tÌBBX>' ÌM" pootée > df^giarir gii «ottìtfi aélla
acfcàwiiài éV^oìV >;• ' V* ;••'.,■" •. i .1; '.:. é.,-,-
ViOariejia^^petMmaittàì ^QsHtfi fM^ ^
ito ytaaàr^'^voèacft'it più 'gnni.pttrMidt^disoakiìtiitiflRw
iàli Jz£<dri>pD(!rii.i0egBrG the Ri^rgoglio cotsaaiuto:^
Ì€[89otàtiàà iCoMoira;idt>i ^ ito iciDptatezùi,. r capricci
inquieti , malanni tutti attaccati alla personalità ^^ moik
sienDnsen)p^.tff^(il:i(lor tatto Ì6r>cagiom^ikl irtviai$fta«
n» Y (dAlto qomaiaor^ t^tHUiso^o disilff' Arii^ ma 'oncbe
< :Sr Nsvionn este^-e^-Jb ri de 'decadono ipi iqimtò f niè
cipaioin' infivttsUls pec l^andamdóm iléile .cose mas
dsyf r^m ati.lP alcunarrist^rsB «he le'rificabilt^cft^^rcpisD^
"peAsca fe'cadàtr,'0-alnImt»ia•*Tit»rdì^'^• -• ^.:ko
r^&ù' W« Q'^è^ilMvr' Qiwiwirtscirta^iè n^'Jktgtteaà
Personale stesso*, ina illutiiinfita e ben^ìrttfiso J ^ . : " :
; Quésto? 'i'nt«fS5fe' pctònm fafai iMSfióiratb .^^franto? ^
vagiiàv^se batKSKioiJ'fc Kgréa*r mbtte^-T&ntì. sutld^ttfc
istittìaioéi r lcTfe)Iff^otrnipo«febtiw per ^ptodinrcc? Mee si^
Uinrij' nbo' pc^.pf Ridurre ineile' Bolle Arti^cbe beHe7s«
2C di ìfonvemenza* * ** ^
> • Si jstaBiKscono * «tladont: .naturai x indisponiabifi
f^iiikadm^ ) fiiB k fohnc ' e F ùid d'infiniti og^ì-
tf^/D^/i^str (SoIfe;(il9la«icmi ^ub cqaiÀiame' otta bellezza
tUtiiétò -ioaveà^ . '-Sc^ le Aiijmte t gij'' abbdiimcmti
4}0iitadtttccai i^nso d' os^opera^ ' ciQnmtfdkcm$;tab(DeQtc
Ì'tiimess0^pei«oaaié' di lehi ne' faà' desdsana F osò , chk
A tt(»Mj^o$txiàx^^ )sfi^^ £dettà ^U ^cHitài .ili
SCI-
Minttc|lci>^^<)^^s^ttiÉl(^ |i&<ijild pòsdbflir otte!
volgarmeate si è credato; liia da istituzioni /jàtàÌBpe»*.
^Mia iAtiii^ìsi<iebnM:de AiFti nóci] ]K>$soBib«2ii$sèBtB» ^ nò
«Icirailsi seiiu óìtò««f0}/i; ^iBèc^H^otovihDacseiibs.^sl ìdift
-mt'it^ctiittar ai *^hfii-( compi dili^ 'GiRteia^ii l6>ai ànol «a^
l'QnBUaiNiafioaB'i^toaèi inatta lelìtiii) hènigaa^ dajak
9ll»i]Uì t.nUopiB'tsAcilariJIiibsoy.^eii^vgicD >* rkcDf crifa^ò con
culto religioso quegli uomini ch'ella suppose ^dotala
dh^iSennpi iquaittèi gritadi'/efcSenfidié'» e a^qflèl dBtò
tianè kobeilfltac idoUftnBàmrsf per iaoànéartB' còit* aljb
gDfiie3fÌ9e3laiiasQBÌre> il (ttiQi»V':i''scasi'J E Hn^aggl ìk
quella istitu2ioifé <àc^'iss(<it|fit0ni:>eoergidfe/iied-8i^l»tN
ào^pirodotìbi khe^^diaegiiaiZMii ingtgflOK^ sHè iihksh
zioni sublcln^^i r-jt) ^ v.: .jjm .ji;.- t • , > . > ,v*. >. >V
i!e fittftoqhe dauiGrecia rete dhoalofib gli uoernhi' ^aiOe*
feiy^^ffrieoyTi^oteosr eotkò^ird liutoitoib. le. Arti > vi^
vnck^IilcRmiUiÀqcòa qìo^dUac' i^ttteezai.choisL dMmsi ii
forme umarie. - - » - ^^^ '•• "
: ': rdlinocpdorso !jdi qncsÉeri dtv:Ìf»biK/c^f si ieiici 'pcr • fé'
'Aitr<»3BÌaìts6r6 i Grecia rssdeiicsi araert i^er la iibert%
c^pckl^ik ipatroBi^ &9fal.;eDei^t: quaiiorirrìi i^Ieiùdeii^
dnmmilisMfaip^ H paceidtisrnoi^ianQOo: su kilibèrtàff
^>HSam.^ifQacè0ral^ii4er.i[|rx:Mx in/ctrtti iDadiefa d4k
£tAti(fiii i taitBdwrQUdSMVÌrì3Ìi>i<ki«'Oniirarfl3J^
cor-
pii vivo splendore r eRtusiia$ipo e U gloria ;; prio^W
« ftwi so5ig§nte,e rkoiwpens^ di m(m^ é scotimcQ-
ti 9 e di produzioni sublimi •
f; t?Aziwe,e k i:«ii?ioci«. reCÌpiroca;.i&tteig9*pdi.J^^^^
«/owì portaron dunque le jBeHc Artii 4he: n'^raa. i ve^
img^a^ir, adw gr«.tla di ecfldtósaa; .«c^elko^ tale,
che fin d'allora siaajOEiina $e9» Vm .polfirvi gittn^p^c^
. E. ^aie giungerai ,. se $0^0 catabiaw q^elk Isìittt^io-
ai, e 51 è invertito- i'ordifift Mt <2osc.€^ d^rll^ idee?
Le 5^ie Arti ora^on; .3oao che::a«i ^iwfeW^t • .
Si^coqtideriao le. oozioni adattate ai ak^Spo wmpa e
«i l^pfttlù cosinoli . : • ', r •? t )^. :r/ /
•J[.e nostre Arti vigono *ini CI ist<> dLwgWPWPf^l^V'?
4t opeiazioni^ Perniili professa ^|yi.afipI^.aSio -di pra-
durrc • opere gradevoli i e. qualche voka * ufili ^ p9^^?
jistilca un sentimcotia f«ammÌ9to d* iiite;:««6e e di pi^-
riosità> ■■:■'.
V inicrcsse deriva dall' hitelligcò«m«>wat^ m ^uaa
icrie raecodka di opcfttzioni . Da queste ^^p^r^ioni. ri-
iultaao delle opere gradevoli e fìtilii ibe ; pro4ucoa
piacere e stima • ..:''.
Di pia : queste opere sono speeialminte iipita^oai
ravvivate dall' espress Jone , ò da disegnazipni iqgpgao-
se . Quindi la curiosità di giedicareva qual . gado di
perfczioàc esse opere «)B0 giunte ad imitare j a dise-
gnare, ad esprimere.
* Il cammino poi elementare e. pratico dellQ Arti^ è
il segaente : ' i
Una serie di ragionaDàenti indispeasaWli • ia qualun-
ditata^, fctìrma la Teorìa di ciasfcona dette ^rtl\'
Pratica 0 * •.' >^ ■' -> • '- . •'■ -*• "^ • i--
La F^^ìvtf» Còmoda dalic^priiDef^ osse^va^ktoi htk e
A'$poste coiJ' onliaejrfi «uo* aggetto'» '- » ^ > ' •; ^ ' -
' La PtatUa éoanacia dalie ^rìme^operaiiioat fiec'es&a^
Tie e impiegate l>e* T éseciiiione4eil* opera i ^ ^ ' -
La Teorìa t.h Sratka debbon- dirigerai di tòiic^to
al ttimìtkty dèA^ r èsfioèzioae é, tampka '. Quantt) em^-
glio ilvloro caniffikiO' i^ot&bioata per ^jutar^- ^im-
1>i'evoInjeffte , tanto -tniglior<^cee9$o ha T jssedjteioile •
A tenore di questi elementi è quésto Dì^sioniark)
tìdle- Selt6 Arti del Disegno y t^ichiamandgle setdpre
aite ^"^ìt^ ptvkiianu Vi «i- sono talvolta riamte ìà-
siémc le* si^i -Aifti^ perdiè avendo la stessa, origine ^r-^lo
^stesso destimi V 'debbono avere < nmlte regole -tdibaQi..
Vi si è anche associata la Morale , perchè il più gran
Vantàggio delle Arti è Ài -iìód ^separarsene nai ; S
' Dae isirco^aaze influiscano ^ssenzialmeaeie al in-
gressa (felle Belle Arti^'> la umperatma de" Cl'mij /^
Lìngua scritta . , n ....?•: ^
" Stabilire' sai* gradi disile umperatun diCliiniì
Sgradì deiri^tétligenza umana ) é un sistei^a destituto di
' osservazioni • Quello cbe. è certd , è :clie i rigori'^tc^iQi
•del freddo» e gli ardori eccessivi d^^clinii arden^^soqp
ostacoli fisici infinitamente contrari allq sviluppo e #1
progresso delle Belle Arri ^ perché Io sonoiugoalniea-
te alla buona organizzazione de' corpi, come all' ^er-
cizia e alia ' prontezza delle ftcoità delP intelletto .
Che
Che il lingù^io^krMo éa, nictesàèio al ptoèréssd
delle Arti , è fuor di du&bro •
Dacché gli.uommó^Qf» rìujiitiik^sQcietà, tatte Itf
gesticolazioni della Pafirnmima cnnn insufficienti per i
lóro scambievoli j)ispgnig.,^E'^qc|isi^ehsabiIe il suono
articolato . Non v^ è co§;riizione di società mute • Si
sa (ensì «be «alcune lìazioni pei* molti secoli hanno i-
^gflopàieo T-apte dii'SCi!dvd!rév<À>^teKctelk3jpiàiil§ts<iose'|
«h^'-dipmge fa pai'ob.colipa^l^r.e.cagfasftcciii'f .' .u .»
^;;-Mà qmtti 'spctòitò: iìdisjièttsi^flr ;'è«^'>fa5(nétt^^
fedelmente, e per niigli©i|a« (eoisemriòfii e i ra«i<J^
cinj , non reca anche d^gtntGMX^àVenknti alle Arti, i?
Pur troppo. L'uòmo nèa può avét 'bène seftia qual-
che male. > » U 3 a t -t
t:a scritnira' n^rawre/^e^ ■ ciwri , *; bfe^afrie ,
.i|ilir>(teiì?^/,4ul|bi;;l|^,^ ìon k resta d'inaltc-
4:^'^ it^c.ijtfieìlp cH\^ jsottoj^ess^ -à' dftnostratióni rir*
- -q Quanto^. più; k: Atti ^6a prive dell influenza deHe
'^'fàntìi'lstitu^ipni , maggiorniente deBbon appoggiarsi
su le Scienze esatte • Onde le Bèlle Arti del disègtfo
debbon fer capiicale deir AnatLomia , della Prospettiva.,
deUa Ponde^^ione , delki Statica ^ sciente positive e
infltcrabili •
' Per conoscere il legatine- che hanno le Belle Arti
del. disegno colle altre A'rti Liberali e Meccatìicliie , e
' cx>llc Scienze i si dia uno sguardo al quadro seguènte*
QUA-
<• '
DeL|.E PAkTI PI^IMCIPALZ CHE COSTITU^^COHQ
' 'li.
.•■'■1 (-
■;i::,a-;::i;. l
:<; r^;-' '-r
'^" C'M)!
^^Ih^ atitfirde'iUAMlHdlrU il.' ongìat sipdffié éeA(^(^^t
<;el Disegno bsi per b^se la nasuta 1 4el Disegno ha per ba» i ipo-
^leii'uomo, il^<ì)&(fe WbiVdgHé'é: ikl^li4ìiéitVS^knti6ftìV ^li<]ibo(t'i0i.
L o 1^ q Uso .'j!> jr :?n>
, . Ctile ^ 1 utile e. Gradevole Gradevole
~SWPU^ft>«Ìi'''3 ^t^À AWkììfti Ùhffalii ' ' 1É<eP piacere ^Mie
alla Sttria p^r rap. fibr per facilitar Fin. di nionMn}ff)|E^ c^tiì
or^enttroc Ltatiji f telligenzàdi. quantQ fk^trt Patri gti che ,
Per la Teoria Per k Pratica
'£4Ì l'IPOM d«'priacjpi,necefli)rj. I Ef crcixio abicuàlè aètr arte .
^c*"* "■" ■
SU i .^, ^»,^,,.
su gli effetti della luce; ài materie, di preparazioni, à
su jili effetti, delle passioni i di uco che se ne deVe fare.
«Il . .^^m.1 J_» '.'.: *.• .
ope.
su I moti de* corpi, viventi ;
A '^h ^^' »f(*<i*nti della natura . f
Le
tìe Belfe Arti mn ^ì^pùssùno^espotteimeglio xhi ii^
ttQ Dizionario . II miglior mezzo per far cottoscer fa
Gt»e^j' ifc (feBi$ftQÌd >€sacsa«Kii€i^ i^«(»1»il8i^ 'e falene la
siom 'coa defiitii^ioi^ì t&&cfì3*^ 'Ii-I^i($aatJo Ql«r^ gur^
sto vatÀias^ia , r ba^rilrro^^dirsbaixdire ogni- sistema sf
foiwdto'- ftlie Arti' r |[Hqi Sereracs; ^^ -vi: i- i ^- ; l\
V Arte non é che collezione di esempi , di ossci;^
vazionì i di riflessioni ^ che si prestano scambievolmen-
te forza e lume per guidare l' intelletto * Ma il voler
^trasformare le osservazioni in precetti inviolabili 9 e
per qualche riflessione sopra esempi particolari dettar
leggi assolute e generjalij è andar contro l'intenzione
de' primi maestri , é offehder la libertà dell'intendi-
mento umano e condamraricr ad'una specie d' immobi-
litar..Meno male abbandonar l'ingegno a se stesso che
incatenarlo in una prigione «
In questo Dizionario si é fuso quanto abbiamo
de' pia accreditati Autori antichi e moderni su la
teoria' e su le produzioni delle Belle Arti del Di-*
'segno.
Non vi si é omessa totalmente la loro parte ma-
nuale e meccanica, quando è però nobilitata dair
uso che ne fa V artista , Tutte le operazioni deli*
uomo han bisogno della mano, la quale per pro-
durre e rappresentar un' idea , ha da impastare e
da impiegar colori , ha da stemprare argilla , scar-
pellare marmi : ciò non è pii vile dell' esercizio
dello scrittore , che per comunicare i suoi pensieri
maneggia la penna . Delineateci idee , esprimeteci
sentimenti « dipingeteci passioni , presentateci imma-
gj-
gài 9 ti»' e* kop&tts^ iéio stmment» J& cui va i^-
vite? • ' • ! ; u > - . ■' •■ ' ' . -M •./ :
Gli articoli «sacasiali di .questo Dizìotiaricr; ^np ^
st«si a siiffiQifiiiza A> formaro tia tratcaco s^goitc^ di
Belle Arti . Cfai vuol ^^itiroc- il filo , , può legger^
li secoado i' ordine cbe si^ metterà otl fine ddi'
0pera«
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J)IZION.ARIO
PELLE
^ei^LE ARTI DEL DISEGNO,
ABA
A.
3AGO è la parte fuperiore
«lei capitello delia Colonna . La
parola s^aco significa inalt/no.
Gli antichi Matematici sì servi-
vano d' una tavola inalzata .e co«>
?etta di polvere per delinearvi
e loro figure *, quindi abaco V
aritmetica.
U Akaco fu 'ù primitivo capi-
tello . Se se ne cerca T ori&ine
neir armatura di legname ^.V a*
baco non Ai che un pe^zo àX le«-
gno «quadrato posto su la colonna
per cicevervi meglio V architrar
ve . Da principio fu grosso e
aggettato « come si osserva in
quelle colonne doriche greche , le
quali conservano fedelmente la
storia della loro origine . Fu in-
di una parte àt\^ ahaca tagliata
a sbieca > e se ne fec^ V echino y
o sia 1* ovolo , abbelUto da' taf*
finaraenti delharte • Finalmen-
te V abaco non fu più che una
porzione del Capitello.
U Absco è un membro de* più
importanti della solidità reale e
apparen te del 1* A rchitettu ra ; e
perciò è stato iim)ieg4to sempre
e /l* per tutto. Gli Egizi 1' «sa-
ÙÌK,. B. Arti T. 1.
rono spesso invece del capitello «
e P usarono di varia forma , per
lo più d* una sola pietra , e alle
volte di tre una su T altra, quasi
sempre nudo, e talora ornato,
I cinesi impiegano spesso colon-
ne di legno ^nza capitello esen-*
za abaco . Peggio quegli archi te t-^
ti itioderni che. omettono l' aba^
co e conservano l'ovolo.
Neir Architettura regolare V
abaco è Una parte essenziale e
costituente del capitello . Varia
«epoiklo i varj ordini. Nel Do«
rico e nel Jfonico è quadrato *
Nel Corintio è incavato nelle
fàcce , e nel mezzo della curva è
una ros;i , Ne' Dorici più anti-
chi l'ajtez^a deli'«^iico è la mer
tà del capitello ; ma ordinariar
meqte non i che il terzo. Ne'
Dorici di Pesto, e di Siracusa V
aggetto deir abaco è maggiore
che negli altri monumenti ; il
che dà al capitello un carattere
imponente e una straordinaria
grandiosi là . Nel Corintio V air
tesza ordinaria dell' ^^«^0 ^ la
settima parte del capitello.
ABATE aNtcoW) n. a Me*
A dena
/
% ABA.
dena 1512. Fu da( Fnmatrccia
condotto a Parigi* ,.. e dipinse a
Fontainebleau ì viaggi di* Ulis-
se . Edificò i£ vecchio Castello
di Meudoi»,. e fa tomba di Fraa-
Cesco I. a S. Dionigi .,
ABATOiy si chiamava a Ro-
di queir, edificio dove nluno po-
teva entrare ,: perchè rinchiùde-
va un trofea e due statue di bron--
zo , che la Regina Artemisia vi
avea fatta erigere in memoria del
suo trionfa dopa aver* sorpresa:
quella città».
ABBAINa e una speefe di fi*^
nestrs' a forma di spiraglio per
illuminare- le* parti cosi sotterra-'
nee che superiori èìi un edificio •
Queste piccole aperture si hanno
da accordare cplla' decorazione
esteriore ed esterna, della, fab-^
brica»
ABBOZZO non è schizzo v
cioè un primo pensiero appesa*
indicato .. ÌS abbozzo è \\ prima
lavoro d' un'opera già determina-
ta , cEre deve servire di, guida
per i lavorr succcssivf ,•- in con-
seguenza* vf debboti esser fissiate
Jc forme ir ^ } colori* ^^
Ha significata dfverso' ah^
ho9^ar9 una statua, uq basso
- rilievo , un rame : ciò vuol di-
re mostrar alP ingrosso le for-
nje e i delineamenti At\ tutto in-
sieme..
ABIDO antica città d'Egitto
suf Nilo verso, la Libia , m ri-
' marchevole per il tempio di Osi-
. ride , é per ii palazzo di Memno^
. ne. Palazzo maraviglioso, in cui
irra una sorgente profondissima
• per. dove si discenaeva- per una
scalar a lumaca di pietre tragran-
di connesse a maraviglia, vi si
' yeggffna molte belle colonne an-
cora in: piedi con cai)itelli di
bei granito. La maggior parte
ABI
de* massi di questo edificio* son
ornati di geroglifici, e di bassi
rilievi , fra* quali si osservano le
immagini ^i Osiride, di Anubi»
e di altri strambotti Egizj .
ABUSI in architettura sonò
pratiche viziose introdotte daar-
tisp irragionevoli* , e seguitate da
artisti hzlmóX . Palladio ne fece
un^ capitolo, e non ne numerò
che quattro , Perrault ne conte
otto . Se que' maestri scrivessero
adesso, (\& farebbero^ tomf. La
natura degli abusi è di moltipli-
carsi , pefchè fa- natura dell'es-
sere ragroirevole è di ragionar
poco . \\ ragionare porta fatica.»
Gli ahùst provèngon dagli erro-
ri, t^^\ errori dalla diisartenzio-
/ne. L'atl^n^ione è penosa. Gli
artisti attenti eviteranna gli àhu-^
sij, e le loro' opere corterre pos-
sono finalmente^iìidgere ad estir^
parli •
Gli' abusi più comuni in Ar~
chitéttura sono r. Colonne pan-
zufe. 2. Modiglioni ai frontoni
perpendicolari all' orizzorité • 3.
Modiglioni ai quattro angoli dell*
edificio, e dovunque non posso-
no esser travi. 4. Dentelli fuor
di sito. 5. Cartocci per sostegni.
6, Frontespiz/ rotti; 7^ Cornici
troppo aggettate. ^. Colonne ba-
gnate, torse, spirali ec 9» Com-
penetrazione di colonne> e di
pilastri ^ IO. Accoppiamento di
colonne; «^ it. Metope oblntighé .
x2»papiteIlo Jonico senza la par-
te inferiore deir abaco. 13. Un
ordine che abbracci^ più piani .
i^ Unire il plinto della base coli'
estremità della cornice del piede-
stallo, 15. Cornici architravate.
x6^ Interrompere- il cornicione »
27. Profilar le imposte su le co-
lonne . Ti9: Dar aile imposte più
Aggetto che' ai pilastri » 19. Cor-
' Ilice
ABU
lìice superiore per appoggio sA
un altro piano superiore . ^o^
Tagliar gli angoli ^f^li stij^iti
étlk porte e delle finestrS , e far-
se orecchioni. 2 1. Mensole che
non sostengono niente i o chtf
non possono sostenere . 22^ Fron-^
tespizj dove non possono esiste-t
te . 23. Ordini sopra Ordini al
ili fuori dóve non e internamene'
it che un pianori 24^ Balaustri
dove i un tetto apparente . 25^
B qual forma di baUt£sitri ?
Ijh maggior parte degli abuts
nascono dalla smania di ormare^
r più leggieri abusi sono padri
de più gran vizj «
^ACANT'O pianta per decora^
2Ìone del 'Capitello Corìntio . Si
distinguono due specie, di acan^
ti* Una è selvaggia con foglie
più finamente tagliate,^ di cui
ciascuno segmenta finisce con
punta piccante e acuta . Gli Scul-^
tori Gotici, ne* loro ornamenti
delle chiese si sono serviti di
«questo acanto spinoso •- L* altra
specie chiamata branca urfina pet
aualche rassomiglianza al piede
eir orso , ha le foglie^ larghe' »
lisce 9 ben sei^uose in piccoli lo-
bi carnuti ; dalle quali foglie s'
alza uno stelo guarnito dì picco-'
le fòglie con in cima una beli»
spica di fiori piccanti « Su le co^
ste di Barbaria questa pianta iet"
ve di siepe ai giardini ^ Questa
bella pianta fu dallo scultore Cai-*
Jimaco^ applicata alla decorazione
del Capitello Corintio. V. Ctf^
iimaco é
Ma la formi rfel Capitello Co-
rintio era già nota molto prima
che Callimaco i' adornasse di fo-
glie di «c^oto . Gli Egizr Io cir-
condavano di piantele di foglie
sacre \ e altri Scultori lo adorna-
ixmo diversamente secondo il lo-
ACC 3
ro gusto > e secondo le occasio-
ni », La forma fu sèmpre la stes-
sa ; gK ornamenti variarono . L'
ornamento di foglie di acamo in-
ventato da Callimaco, fii trovato
si bello, che ha dato if^nome di
Corintio a tutto il Capitilo . .
ACCApEMFA - E"^ in Pittu-
ra imitazione d' un ttjoddlor vi-
vente disegnato, dipinto onior
dellato. L oggetto di questa imi-
tazione è di studiare le forme e
P insieme del corpo umano; è
una prepafazione pei* esercitar 1'
arte. Dal luogo, dove ordina-
riamente si fanno tali studf , ^(
venuto il loro nome Ai Accade* ^
mie 4
Una bùóiiji Actademta deve es-<
Set eseguita con un fft facile
senza negligenza , con correzione
fina, senza secchezza , con tocco
risentito con giustezza, con gU'
ito senza maniera, senza stènto-,
senza^ freddezza *
Chi non maneggia bòne il la-
1>is , maneggerà peggio il pennèl*
o o lo scaQ>ella< V Allievo ha
da far vedere nelle sue accadèmie
qual professore sarà 4
Il disegnare sti carta colorita
di turchino 6 di grigio^ è pia
spedito che su carta bianca ; e
perciò è più conveniente per un
modello vivo , il quale non può
star immobile che per poco tem-
por, ^
Clii disegnai un^iir(tf//^m/ir, de-
ve supporre nel suo ModelFo un*
aflTezione conveniente all' attitu-
dine che il Modello rappresenta •
Non v' è posizione d' un viven-
te ^sènta affezione . Ma per lo
più sf dispóne il Modello in una,
maniera pittoresca^, senza altra
intenzione che di sviluppare o
di aggruppare i suoi membri ia
una maniera gradevole e piccan.
A 4 te.
/
4 ACC
te . Allora si disegna pecoresca^
^ mente, si copian andie i difiet-
ti, che la stanchezza, la noia «'•
r indifferenza producan indi^n^-
s^bilmente nel' Modello . E coir
questo uso il ^iovan« Disegnaieo-
re corre rischrò di frasfòrmar 1^
arte in mestiere.
* L' uomo libero , che non è «/«^
manierato^ cioè affettato per i
raffinamenti ihagion^voli dell»
società*, non si met« in un^atr
ti tudine che non esprìma il suo
interno : 4e sue dispoàizioni este-
riori Kan dà dare qualche segno
"àelfa suàaflfezionè morale • L'Ar*
• trita fin dall'adolescenza non per*
da ma^ di vista questo principio.
"Giovinetti , jche ^isegfttfter ac*-
tiàemie , se tirati* presto per diir
sbrigare'!! lavorb ImposttJ^i^ éir
verrete iairtegiai^l e non artisti*
' Xa lentezza che s* impiega a
ftr tìeriè? con -flessione , non è
un tempo pef^dùto; si riguadagna
con vantaggio , tfuand© si ha. ac-
quistato r aWto dì^ar bene. '£
per' disegnar beiVe un ModeHo ,
fconvién' considerarlo édme un vi-
vente sensìbile ,' non XJdnttó unast^
hwsL , 'ó tiri cadavere .
La ptoptictò nel disegnare; cfc-
ire esser eseri te òì eccesso e di div
htto^' ebnse r Artista Si trascu-
ra nel suo assettaménti, cosi ««•
'sercitala stia Arte . Ve^i, mo-
bili • 5 ' equipaggi 5 ordinazioni ,
!j)orè^amentì , son tutti segni del
5:arattere dell'uomo.
" ; Per disegnar bfcne , convien ra-
' giohare : ragionate è confronta-
•>e .: Si confronti il Modello diie-
"cibato con qìiralehe capo d- opera
^wl" antichirà- . Si fiicciano Mìe
^jlceddtmfe a similitudine di. bel-
' Ip statiSie : si paragonino; se non
Vi ^ -è (viuscito., si è fatto un
gran passo vtrso la perfezione: il
ACC
trovar i suoi, piijni iavo^i di/eN
tosi , . è una cognizione <ji quel
che. si deve fare . ^
Aocademie si chiamano altresì
le radunanze per .promover^ 1^
Belle Alti. Le scuole sonq laba^
«e di queste istituzioni . Buoni
Maestri , buoni Accademici < . .
Se mai è vero che . lo stabilii
mento di tali Accademie abbj;^
fatto sparire i bupni Artisti , co-
me ordinariamente si di^^\ ^\
può congetturare che ciò «ascf
ila costituzioni mal' intese , e peg-
gio eseguite . Se iì scelgono pror
felibri Inoranti , più ignoranti
saranno i successon , e non si ar
wà ohe un progresso di mali 1":
vece di beni. I concorsi e ij?^''
m} sono incoraggimenti valevoli ,
se, giustamente impiegati da mano
ja^estira i, e pcstilèri , se^ brigante-
scamente-, o iigaorantemante ^
Il t»^ < essenziale éàlt Arti
,èeì}^ tib^ri^ii , h che sieno eflfet'^
.tivamente libere. Onde il fon-
damento delie Scuole e dtììt Aor
cademie. sia repubblicano. Ke*
pubblica non è anarchia , né lir
x:enza . Regnino pur le leggi > e
•i. maestri invigilino alla re;tta cr
secuzione . Sul piede dtììe hcr
•cademie delle Scienze , quali 9tQr
riscono in Parigi,, in Londra»
An Berlino , ogni nazione dovrebr
•benavere un'Accademia di Belle
.Arti, in cui si facessero frequen-
ti adunanze, per comunicarsi s>J[i
accademici le loro considera^rio-
^ ni , disqutfisaero 4 esaminassero \
e un buon segretario ne registras-
se gli atti e i rifulbti .
ACCAREZZARE ^ toccare e
ritoccane spesso eoa leggerezza • «
con !delicatez:(a , con piacere e
anche con voluttà ùo' o^era sen-
za odTenderl^ , né alrerarlai.
Queste canKX^ tolgono V a^-*
prò.
ACd
ptd) rAz danno anche nel Fred*
dò e nel molle . Discretezza ditn*
^ Tutto quello che hi da esSét
Vistò da lontanò', ndn soffre w-
rn,K,^ ; le ahimc'tte benàì jtiél che
si vede da vicino , spéciafiriei'ite
la quegli oggetti che sono dalla
natura più accare9:iétt ^ come so-
nò i volatili: Senjpre però 'Itti-
mit sono seduzioni per igl' Igno-
ranti delle Belle Art] .
ACCESSORI non pdsidti en-
trare nella composizióne dtl sog*
getto principale , ma si debbon
riferire alle circostanze dtl tem-
po, del luogo, e d«ira2!i6ne.
Débbon fiv risaltare il ioggétfò ,
Hu non éffuscitlo , né sceifiarne
r attenzione .
Le Ycstì sonò per lo niù ilcces-
sorle alla figura , hh debbon mèi
ikiàscherame le forme , debborf aft-
zi rilevarne T é«)rcssione .
ACCIDENTI ih pittura sono
gli slahd di Ince risplendente in
Contrasto ccfll'oifibfa. Se iiéir os-
curità d' una caverna entra urlo
splendore, quell'opposizione di
luce e di oscuro Colpisce gli guar-
di . Se d' altronde ì riflessi gra-
duati della luce, ch^ si stende
iseir oscurità , fanno scorgere nel
fondo della c^vcfrna due am^fjti
sorpresi per questo in aspetti^
barlume, come Venere e Matte
' da VQlcano , questd dóppio tf<^^'-
' dente fisserà lo sguardo ^ il ;rt9K>*
re su la ifflitasiòne' acfistaftiente
• eseguita .
f boschi, h tettpe^i le erli-
2Ìòni vulcaniche jKMnmihistrano
molti accidenti f aggradevoli e
fòrti .
Oltre gli accidenti clie offre la
natura y. he dà degli altri anche
* la favo» t<A swf tneravìglìdM:» .
Tali sono 1 Itiftii proiforfi dalla
ACC ^
presènza o' subitanea apparizione
degh' esseri , ^he han eia cagionar
prodigi. Anche la nostra S. Re-
ligione dà accidenti : \i lume im-
piegato daRafTaello nella. Trasfi-
.» \
gurazione n e un esempio
Gii stfcvf^rnt/.sieno naturali o
ideali ' fastio qualche sorpresa ,
•perchè interrompono T uniformi-
tà \ ma la sorpresa dura poco , e
il piaceoe fìni$ce . Perciò V arti-
sta yieve cwer sòbrio d* accidenti :
la singolarità pende merito quan-
to più è. usata.*
GÌ i . accidenti * morali , che pro-
vengono dalle pàs$ioj(ìi , sono i-
nesafuribili in «^ni genere , e s^
no miniare preziose per gi' inge-
gni che ne a»anno estrarre ricchez-
ze interessanti .
ACCOPPIA^IENTOdi colos-
ne è un' invenzione mpdernà ^ E
se nelle Ruine di Palmira' se ne
vede qualche vestigio ^ è da so '
spettarsi ch« vi sìa prodotto dsL
qqaiche disegnatore moderna . In
qualunque aspetto sì prenda la
' colonna , d «come sostégno « o co-
me acmplioe decorazione 4 V oc-
coppiiaménto è virioso é Come so-
stano i ridicolo riunir due for-
zai spese di un grand* iffterco-
Jdnaiopriyo di appoggiò : questa
dispoiitÙMie . repugna alle le^i
dell'equilibrio '^lE' solidità f e
deli' armonia • Come decorazip-
ne, e qual decorazione dall' u-
ammasso di ornati ricchi senza
riposo alcnno ; . e ^i ^iegue uà
deserto'; troppa^ ricchezza in un
luogo , e troppa miseria in un al-
tro . Nelle colonne isolate V ac*
coppiamemohmiifs^tiììoso 'i poi-
ché presenta all' occhio masse gof*
fé e talora SQ^ane .Più fastidiose
A s è nel
N
è ACC
è nel Dorico , il qnale richiede
un fregio regolare , e la sua re«
golarita ijon può prestarsi a tut-
te le incoerenze AéV accoppia"
mento .
Se è permesso * Accoppiare due
colonne 9 e perchè non aggrup-^
parne Quattro e sei ? ' Rotto il fre-
no della ragione scaj[>pano tutte
le bizzarrie, i capricci^ i delirj;
e pur troppo 1 Arcnitettun se
n' e ripiena • Non vi è ragione
cfhe p(^a giustificare V accoppi 4'^
mento delle colonne y e se P Ar-
chitetto vi si trova forzato in
qualche caso, i sempre per col-
pa del suo pi^no vizioso, e non
per la natura delle cose ,
ACCORPO in un quadro i
il risultato generale , e soddisfa*^
cente della dispoiizione ^ de' co-
lori , d«Ua loro gradazione , e
delParmonia del chiaroscuro com*
birnita c<H colorito ,
Il Pittore prima d* incomindat
la sua opera) deve nella ^uaim-
niàginii^pne aver determinato J'
accordo che vuol eflTettuare « A
tal eflTetto egli consulta la natu^
ra ; assegna agli sAimamenti 1'
ordine che loro conviene, prir
fieramente giusta quello de' |>ia-
-- su* quali egli suppone cia-
ni
scun ogjgettQ , anche ciascuna part
te^degiToggettr; secondaftameit-
ìte giusta il lume, e le diflTeren^
ti privazioni di luce , che gli
oggetti e le loro parti ricevono ,
supponendo determinato gn foco.
Un Accordò esatto, i difficile
pef uri Pittore, ed assai più dif<*
Scile che sia dallo spettatore ben
giudicato , specialmente se la
cottiposizione non è seipplicis^^
sima.
Per formarne un giudizio e*
satto vi vorrebbe un confronto
immediato della altura colla i*
ACC
mitazrone • - Ma bisognerebbe ,
che gli oggetti reali fossero nei*
le stesse circostanze come gli i-
mitati . E bisognerebbe At la
reminiscenza ne fosse pecentc,
E qual quadro di Stotia o di al-
legoria può sostenere tale con-
fronto ?
Ciò non di meno T intelligen»
9:a di tutte le parti deirArte,
Je osservazioni continue degli
Artisti , la fedeltà della memor
ria locale, la forza dell* immagi»
nazione , gli studj , il sentimea-
to abituale posson p'rocurare un
buon accordo^
Molti Artisti hanno azzarda.-»
to colori innaturali ) e han dato
un Mordo d* illusione; ma d*
illusione per ^V ignoranti . I
Giordani, iR imbrand, i Tin^
toretti non han fatto che roman*
. ^ì d' accordo • All' incontro Ti-
ziano , Ra#aeilo , Correggio ne
^ han httQ «to;ia»
Accordo principalissimo è. nel«
la Comoosizione, neiV Espressi^*
jie, nel Tuttoinsieme •
. In Architettura si distinguono
. due sorte di accordi : uno si può
, chiahiare accordo di eompoTiz.io^
pe ; r altro di gusto e di ^ile^
' ^ I. L' accordo di compos/f^ione
in Architettura consiste in non
mettervi niente d* inutile « Com-
binar il piano co)r elevazione »
Calcolar tìftti i rapporti e tutte
^.dimensioni , far corrispondere
. la dtf orazione esteriore colle for*'
me ibcerne, soddisfar l'occhu)
con tuti« le apparenze della soli-
dità, e r hi tehd intento colla cor-
relazione dì .tutte 1^ parti coQ'
insieme: tutto ciò fa un Accora»'
do , che a primn, vista colpisce
poco i sensi , ma i«ca godimeorì
che si rinnovano di continuo.
Non si riveggono mattali edt-ii
ficj,
ACC
fic) , scntBa scuoprirvi nuove ca-
gioni di piaceri. Questo piacere
tisuha dalla ragione soddis&tta #
£ «juesto è il maggior piacere
che sxppU dare V Arclsitet^ca •
Qaesto è il piacere che si sente
e si risente alla' vista degli edi-
fici Greci , e specialmente dei lor
Tempi Dorici 9 i più bei model-
ii delr accordò perfetto : accordo
che legando fra loro tutte le p»r«
ti àelV Architettura rende . gra^
<!evole ii necessario » e il neces»
cario gradevole « £' ^^ùfst' accora
do che presiede principaliqente
alla scelta degli orniti ; li di*
speosa con economia , e rinetta
tutti ^uei dettagli parassiti di un
lusso poverainente fastoso » il
quale con una falsa varietà di*
strugge r uniti , guasta i* insie-*
me, e rompe V armoni^ delle M^
brlche .
- Qiitst^ accordo ^ uno de' primi
meriti dell' Architettura, si tre*
va di rado negli Edificj inoder-
ni. Non vi ^ /decordo in' un
piano , se la ^a forma, interna
e in un modo » e 1* esteriore in
un altro • E quale accordo in una
Chiesa, che presenta al éi fuori
un gl'and* ordine, e al di dentro
un piocojo? E come più ordini
all' esteriore ^ se T interno ^ noi|
ne comporta che uno ? Così ne*«
Palazzi nèon tante colonne alla
iacciata, e spesso inutili, e niesit
te poi al di dentro : contrasto
fiero tra la più gran f icc)ietza e
la maagior povertà , Questo di-^
Atto i^accoirdo i ben frequente e
disgustevole ne* monumenti mo-t
derni, ne* quali le colonne par che
aien collocare espressamente per
€n sentire Ì9 nudità di tutto il
resto •
2. L' accordo di gusto e di iti-»
h neir Architettura esige fa co*
ACC 7
gnizioae àdìt altre arti che con«
tribuiscono al suo abbellimento ,
Da ciò risulta negli edificj queir
identità di carattere, quell'uni-»
tk ài stile che fa comparir V o-
pera tutta come prodotta da una
sola iìkt^Uì%tmsL . Quésto meri*
to Si osserva nelle ìxWt opere
dell] antichità . Allora le Belle
Arti , andavan tutte d* accordo :
un solo dirigeva , gli altri coo-
peravano subalternamente ; un
^o direttore 9 un effetto, e un'
impressione « Adesso ciascun* ar-
te si è ìsohUk » e anche infero-
cita runa verso 1* altra. L'Ar-
chitettura specialmente jha scapi-
tato molto per questo isolamen-»
to , ella che dovrebbe essere in
Ibuona allean:£a colla Pittura «
colla Scultura , e non e^$endolo »
non v' i più accordo fra lo stila
AtìV. Architetto e quello d^* de-
coratori * Costoro indipendenti
da quello , non gji sono più ri-
^pons^bili» agiscono senza con«'
certo , lavorano mercenariamente
«enza. cognizione ^ e u\i Edificj
riescono d'una discQruania com«
pira r
ACHEMZN città dell' alto
Egitto vicina al Nilo , ci:eduta
1' antica. Panopqli Émjosa.per i
«gpi .tagliatori di pietra , t per
le ^ue tele • E\ circondata di
grandi luiae , fra 4c .qi^Ji è un
tempia, di coi si veggono quat-
tro grosse pietre • . la più rimar-
chevole . è lunga 18 piedi , Mr-
ga 8 ^ e grossa 3 > e chi sa quan-
to su( più lun^a , poiché, n' è
nascosta parte ^otteirji \ a! ^ì
sopra v' è un' iscrizione greca »
in aù è «lentoyato Tiberio Clau-
dio . Da un altro lato ^dì essìi
pietra è una scultura straovdina-J
ria, che fa credere quel utfìpìo
dedicato al Sole . Tra j^Vi orn^av
A 4 men-
X
« ACrt
tfienti iotìo qaattta citaAi ; iii
i)uell» dd ceninty è una ^gèirà
rassembranfe i^;Me; gli spzti
fra ì due cifcc^i susseguenti san
divisi in lA. parti; nella prima
< ì90fio i»r uccetli, nella seconda
jz. fisute cancellate , forse i se^
gni de) lodiapo ;* Io spazio este-
' 2Ìiore,^he ùoii è diviso, ha la.
figure dr uomini ; in cìascuno'dc-*
gli an 6^1 Ira il circolò esterio-
re e j^ii ornamenti' quadrati che
sono intorno,' è una figura rap-
preseti tante' le quattro stagionr .
A fianco è un globo sostenuto
da due ale. Queste ' pietre ed al-
tre d*un altre tempio' sono sì
grosse che non ^t è saputa smuo-
verini'. Le rompono bensrqtre' ba-
lórdi per farne calte» Più in su
è un ' altta mina di' pietre anco-
ra più grosse. L'ingresso àtl
tèmpio è di pietra bianca mista
di ciottoli e ornata di geroglifi-
ci . Una di queste pietre è ador-
ila di stelle. Moire colonne di
gradito e di altri matmi sono irt
' lina piazza e in una' moschea di
cruesta iittk .*
ACQUAFORTE è unastam-
pa ricavata da tiin rame inverni-
ciato , su di cui I' artista ha de-
lineato •con nma pulita', e ha in-
cavato ^òlV acfU0forH ^ che è tm
acido di nitrd.
' Le stampe' all' ac^aforte supe-
rano quelle^ èuUno nellla vivez-
za, nd gtist^v f^elhr libertà. Il
'ì^uìintf^^ uno strumento? resisten-
te , spinto dolla forza" dei pugno,
* éon procede che per linee ret-
te!'6' cir.t<ylari.' La pbntaper la-
vorare ^W at^uétfi^rte ^ si iftaneg-
^2t cbll^ dftà come il làpis ^ e si
Si?cstà^'à tutti' ì movimenti ^ho
- le ^i'vpglk)» dare;*;
• * Visbtìd due specie di lavori
^ M^àcq'uafortv . Alcuni Mmo de**
AOQ
atùiati a reatare come- tono s fafii
«ntoa le inqutforti de' Pittori •-
Aitili scAio abbozzi dì staakpe#
che debbon. poi terminarsi col
èaii*9o<t e queste aono le atampe
degii Incifori ,
Il Pittore che 'non ha da ri-
toccar il suo jiame , vi stabilisce
tXLtto quel che ha in pensiero •
Ma l'Incisore onerancio prima
colla punta' preveae la schiavitù
fìitnra òt\ suo bulino. QuRidt
la sua acquaforte risulterà fred-
da , servile e stentata ; mentre
quella dtì Pittore riuscirà libe*
ta-, piccante, leggiadra.
. Chi vuol sentire il merito ééV
scquaforte consideri quelle òì Be«
nedetto, òì Rembrandt i di La-
bèlleS di Calloty di SmìAt ec«
Anche quella di Vandlck sono
pregevoli, deipari che quella di
Carracci, e di Guido Reni ben-
ché d'un lavoro freddo. Il mi-
sto il più pittoresco della punta
e del bulina sì ammira in Au*
dran ^
I grandi Incisori si servivano
delhi punta per dare col buiìn»
un misto di pittoresco alle loro
opere , lasciando brillare l' sequa-
flrtC' ne' chhiri e nelle lontanan*
ze. Questo gusto par decaduto.
L' acquaforte f cioè la punta
deve lavorar molto nel fogliame
degli alberi, nelle terrazze , ne'
panni grossolani , nelle capanne ,
e in tutte le fabbnche rustiche .
Ella deve dominai^e nelle lonta^
aanze per dare nell" interposizio-
ne àelv aria quella va^^ezaa e
indecisione molie che il bulino
dà ' con istento ; «Uiboazerà an-
che con successo le carni .^ U bu-
lino eseguirà lUPSgHoil lavom del-
ie acque , del marmo , dell' ac*
eiajòy 'de' vasi pitziosi, delle
stieikht'àlsaAU* Tiilvolr^iiipuii-
/^ ta
fa fari htia si hWco f^ Mto^
che sarà coperto d'uno 6 di due
tàgli dtì bulino, elle formèrati-
ito una specie di velatiti^ , e ac**
torderanno i' àbbottoàtlV acqUA"
forte. Ma convién ritordarsi che
r Incisione non è un mestiere,
è iin* artfe che deve consultare il
^usto.
ACQUEEKJTTI . Canali co^
atruiti di pietre , d di mpratuta
Ser condurre una certa quantitÀ
'acqua a traverso d^ uo paese in-
.tignale seguendo un • .pendio t^
golatò in maniera che il canale
si rrovjl talvolta y^otterra,. tal voì-^
tji» immediatamente al <li sopra ,
€ talvolta elevato sopra unp o
fio. ilrdini d archi . Onde si di-
stinguono due fòrte òì acqutsddtr
ti « appArjtnti , e soittrrànef^. <sìì
sppargnti sono per le piange e
per le valli sopra muri e su ar-
cate • La campagna di Romd n'
k piena . ' I totterrnnei sono fra-
grati nelle montagne. Queste
due specie sono spesso inhpiegate
in Un sólo acquedotto . Quelli
<he sono ad un solo oidine di iu*-
<hi , si chiamalo acquedotti sem-
pisci. Diconsi d^ppf quelli che
hanno due ordini di arcate , co-
me se ne veggono intorno a Rt>'-
ma . B triplici son queUi 1 tre
archi , coitie quelli 4ì Caserta ,
du Card in Francia ^ e dì Petra
nella Mingrelia fatto costruire da
Cosroc re dì Persia.
Tra le magnifitenze dì Roma
i monumenti più mirabili eran
gli Acqutdotti » le Cloache , le
^rade. Il Cdinfiole Fnontino i-
spetcote degii acquedotti sotto. 1'
Imperatore Netva, nel. suo brat-
tato parili: di' tidve ac^uedoter ,
che aveano 731594 tubi- di un poK
Itoe di dismetto • 'ProQOpio rasse-
itiscc poi. fike. quQsti.y AC^Ml^ti
ÀCQ p
pbrtavaiu) #4 panali ^ «E Vegezitf
cakoiacke in 124 ore Roma rice»
veva ^ mila taoggi d'acqua.
I isudderti Acquedotti erano i
<ieir acqua Appi», .« dell' A n ie-
ne vecchio , 3, deli' acqua Mar-
cia» 4 dell'. ac<{ua Tep^ila , 5
dell' acqua .Giulia $ . ^ d^\\\ acqua
V.ei:ginev 71 oell' ac^ua Alsjetina ,
S deli' acqua Claudia^.^.9.deir A-
^ieue ntióvo» I tre priitoi.iuroncy
costruiti . ae' primi :ii\^ttT<» secot i
di Róma 9 quando .il-avoi dom\^
nio era ristretto, quan^i^usllp ài
Modenai. . . . . ^
E' sorprendente rjtspresa iì
'tanti acq^dotti per 40 e fin 6ù
migjta , tagliando montagne ,. . tra-
fmmlo .rocche, coìoandb t^araV
ai, erigendo archi. della jmu forte
costruzione con piloni grotssi i
piedi |ier ogm^lato» e alti talora
iQQ. piedi, come. I si vede nell'af-^
quedotto dell' ac/^ua Claudia s che
a Porta lifaggioie 4 a Porta 5.
Xxȏoao mostra una .co^riiziQoe
di grandissime .pietra ^ di Ug^à
rusticameoie lavorale ^ cot^e^^cpii-^
viene alla natura di quejl' Ojpera >
Pm non 4i oserebbe neppur,pen-
sare di procacciarsi a ta^iO^cq^i^
'}sL comcàità pubbjic^.
'£' da osservarsi che n^iu^ia ^i
.tali acqi^edotti andava d^^to iàr
la Città , ma faceva ^ai^nue tor-
tuosità e sfni i FqrÀe |^r trovar
i terreni p*è elevati e più oppor-
tuni * jUa; migliai: r^ipne di tali
giri, è perronipere Za. troppo ipv-
. petuosjti deli^ acqua ,, cj(ie . scor-
rendo, a linea ret^ per ^ngo
tratto avrebbe acquistata uifia ve-
locità dannofva ai canale»
> I Rc^tpani costruirono; acquedot^
«ti per tutto l'Impelo. Romano p
Quello di Segovia è uno de'ri-
.^marcJievQli : ve . n^ restano anco-
na, h^ arerei t)4tt^ di^graÀdi pia-
tte
/
tré «enza cemento ; svingono' alP
alteìe2« di xoa piedi ^ e sùno a
due ordini T uiì« sù.V altro . .An»
the a Metz si veggono i resti d'
ni» acquedotto grandiofio che tra-
versava la MtNieUa « ^Quelio di
Nimes, detto 'ii Ponte duGard>
è ancora più stupendo : la sua co*
«trtizidne è tutta òi pietre di ta-
gliò po^te a «ecco ^ / a tre ordir
tii d- archi l'uno. su i'akro; iì
primo eresine è di tf archi , alto
IO tt$t 3 piedi , e lungo 8) te^-
^«V •!« acque del ifìume Gardon
pacano sotto \\ quinto «irco che
na 3C5 tese dr apertura » Il se-
condo ordine è di XI archi, al*
ro IO tese 9 e lungo 133 tese e
% piedi .11 terzo ^è di 3$ archi ,
è alto 4 tese , e giungo xi6 t^^
t 2 piedi ;' L'elevazione totale è-
di 24 tese 3 piedi • Sul terzo or^-
dine è il condotto 9 che è ^ li-
Creilo • éf\\^ cime de' monti fra'
quali passa il ftume ; • ^è largo 4
piedi, e^lto^, ecopentodigran**
tifi lastre di p/etre.' il suo intona-
ro è d' un'Cemento grosso 3 poi-»
liei , ricoperto d' ima spalmatura
di bolo rosso per impedire la tra-
sudazione àtW^ acque ; il fondo
è un impasto ài ciottoli con ghia*-
ra é «OH ^ke, ì\ che fórma un
massiccio solido grosso 8 pollici ,
" \ modern^ hanno costruite pol-
che opere di* questo genere da
iBtar a fronte éiéi^ antiche . L'
iicquedotto ài Maintenan sareb*
\it stato stupendo « se: si fosse ter*-
tninatò : dovea condixrre le acque
idei fiume Ente a Versagiies per
tt^ ordine d' archi » E' ben com-
pito quello di Caserta , e può
verto paragonaci a quanto han-
no fatto &. più mirabile i Ror
fntffii .' ■ • • •
' L' aKsqscdotto di Casertia co^
«miite dft rVanvitelli nel X7$3
ACQ.
«rende le >i^e acque zi piiglin
lungi 9 e dopo alcune valli pres-
so- le FifTche Caudine « per giun-
ger ai' monti Tifati, traversa u-
na vallata , dove è la grande co-
struzione di tre ordini di arca-
te , lunga t6ì% piedi , ,e alta 178;
Jl primo ordine è di 19 archii
Il secondo di 27 , i\ terzo di 43 •
I pilóni de' primi archi sono gros-
si 1% piedi. m giù , e 18 in su;
questi primi archi sono alti 44
piedi . Tutta la costruzione è di
tufo con filari di mattoni . I pi-
loni sono rinforzati da contrafiTor-
ti che danno gran solidità , ma
non recano i>«la vista . Vi s^no
traforate cinque montagne per
tratti ben lunghi* Per queste
perforazioni furon fatti parecchi
pozzi per dar lume alle volte in-
terne , e per t;irasportarne le ter-,
re : alcuni di Questi pozzi sono
profondi 250 piedi , àt\ diame-
tro di 19 a basso , e di 4 sopra .
Dove r acquedotto non trafora
le montagne , va lungo le costei,
ed è incavato nella rocca viva
fin a 12 in 15 piedi ài profondi-
tà * X^z. lunghezza totale dell' ac^
jquedotto è 21 133 tese, e ha t
|)iede di pendio in 4800 . La
quantità dell' acqua è larga 3
piedi S pollici, e alta 2-5 .Sene
avrebbe potuto aver di più, e
farla andare nella parte superio-
re jdi Napoli> dove scarseggiano
le Abitane . Il serbatoio, o il ca-
^t^Wo dell'acqua, dove termina
l'acquedotto sul monte al setten-
trione òx Caserta , è j<5oo tese
lungi dal Palazzo , e 400 al di
sopra del livello del piano,
. Gli Archi si. fanno più o me-
^o larghi secondo la egualità de*
materiali. Se sono Mi pietra di ,
taiglio, posson aver V apertura da
94. fin a 48 piedi . S^ sono 4i
pie-
ACQ
pietrame ordinario , h loro apev*
tura può farsi àz iz fin a 24 pie-
di . Negli acquedotti Romani non
sono che di z2 in 75 . QuelJi di
Caserta sono di 20 piedi .
Anche la grossezza de' piloni
è ia ragione della^ fortezza de'
materiali * Se questi sono solidi. ^
la grossezza dei pilone può farsi
la metà della sua altezza; altri*
menti bisogna farla di due terzi >
.Se un ac<]uedotto è ad un so-
lo ordine di archi» può farsi al«
to 84 piedi ; se è a due ordini ,
1^0 ; e se ^ a tre ordini 9 250 ,
Se un acquedótto è d'un sol
ordine di archi; T arco più alto
iiuò esser alto due volte e mezza
la sua larghezza. Se è a più ordì*
ni » convien far il secondo -' inen
s
I
Alto del primo, e il terzo 'j'mcn
alto del secondo.
Chi ha la più leggiera tintura
d' Idrostatica si ride ài tante ma-
gnifiche arcate degli Acquedót*-
ti. • Sepza niun arco l'acqua mon-
ta quasi alla stessa altezza donde
è discesa , Discendendo dunque
da qualsivoglia altura 9 può an^
dare incanalata pet* piani e per
Vigili 9 ej poi risalire ad un' alteZ'*
za quasi uguale a quella dalia
quale è discesa. Onde gli archi
^cmbran fatti più per {)ompa q
per impostura che per bisogno •'
Quello eh' è di grande impor^
tanza negli acquedotti è di dare
un giusto pendio air acqua , e di
costruire con esattezza il canale
per cui scorre .
. Il pendio il più conveniente
jCfjitta una giusta livellazione dal
luogo donde l'acqua deriva fin af
luogo dove ha da pervenire? è
di s^ pollici ogni 100 tcit : basta
anche i pollice*
AC<Ì SI
Per la.co^truzHm^ dlelCo^ofr-
to 9 il primo peosifico è che sia
sopra un fondo sodo .da non av-
vallar mai . La tBÌgiiwf.muratui;a
è di mattoni rivestita d'un imr
tonaco ben impastato di tegole ,
di sabbia 9 e di caice. > La fer-
mezza di si fatti kitonacSi è mi-
rabile negli acquedotti Romani..
La loro solidità è incomparabil-
mente maggiore che 'se fossero di
pietre di taglio « A queste pie-
tre si suol metter nelle giunture
mastice grasso; ma per quanto
5ia etcelJenis à soggetto a degra-
dazione alle vicende dell'aria che
si condensi o. si dilati 9 e il ca-
nale si rende soggetto ad un per-
petuo risarcimento . Peggio se &i
accavalla una lastra sopra l'altra
lungo il pendio dell' acqua ; il
fóndo del canale difficilmente rie-
sce piano ^ e l'acqua, vi j(a un'
ondulazione dannosa . Onde la
miglior delle costruzioni è il sud^
detto intonaco r ^ ;
Il canale, per cui scorre l'ac-
qua 9 deve sempre esser accompa-
gnato da due banchette 9 fcr le
quali si possa camminare con si-
curezza ad oggetto di farvi le ne-
cessarie-riparazioni •
il canale Vuol essere- coperto ,
per conservarsi pura V acqiia *. Ma
di trarrò in tratto ha bìfiogoo di
'sfiatatói al di sopra y afiSnchè < i'
aria non sic addendi dentro . B$^i
sfiatato) voglioso, essere ricurvi
colla bocca m già 9 acotocchànon
v' entri immondizia.'* .
Lungo gli acquedotti debboOsi
ogni 40 in 50 tese ^scavate de'
piccoli serbatoi più, prefondi del
canale y per i quali possa V acqua
lasciar i suoi sediopen tu
, All'ingresso del condotto è ite-,
cessarlo mettere una *■ f^Hrafia a ma-
glie strette per trattenete* ie ior •
du-
12 ACCÌ
^ure ffòsÉt e, le radici. Sotto il
canale RÌova. costruire per tutta
la sua lunghézza un condotto ' a
volta alto circa 6 piedi, affin-
chè si Dossa visitare al di sotto
esso cafiale , e riconoscere dove 1*
ftc^ua vi sì sperde . Il pavimén-
to di questo condotto cfeve esse-
rle in pendio , e aver di tiatto in
tratto de' tubi che portino fuori
r ac^u'a trascorsa dal canale • Pre-
cauzione ben necessaria ptft la
conservazióne dtlV acquedotto .
La grassezza delP acquedotto
dipende dalla quantità dell* acqua
the hi dai condurre , e dall' al-
tezza dell* edificio. La sua minor
grossezza h di 6 piedi, affinchè
contenga il canale^ una banchet-
ta ^ e i due muri del condotto a
volta. La maggior grossezza sa-
rà di tz piedi .
Gli acquedotti non ' de(>bono
Andar dritti , ma dolcemente ser-
peggiando , non solo per tòmpe-
te la troppa rapidità della cdr-
rerìte d^ir acqua ; ma anche per
rendere, là costruzione più soli-
da : un paravento che non può
astenérsi in linea retta, si so-
stiene solidamente in linee rotte.
ACROTERI estremità . In
' Aréhitettura sono piedestalli sen-
ti base e senza cornice, che si
mettono nel mezzo e ai lati de'
irontiespizj per sostenervi delle
statue w La loro altezza suol pre-
scrifersi la metà di quella del
Aontespizio .
iirchitettò Inglese fu soprinfcn-
' petite delle fabbriche regie , e fe-
ce la descrizione del Tamigi col
modo come 'fortificarlo. *
ADDOLCIMBNTO in Archi-
vertuta è il legame o V accordo d'
^n corpo con un altro. Cosi il
caifett» al fusto della colonna , e
AbD
tra il plinto della base e la cor^
•nice del suo piedestal/o . Ordi-
nariamente tutti i plinti esterio-
ri d' un edificio si uniscono ai
nudo de' muri per mezzo di un
éddolctmento in cavetto . Tal-
volta si fa a scarpa per Id staio
delle acque.
ADDOLCIRE. E chi ndn
ama la dolcezza? Dunque si ad"
dolcisca lo stile e 'i' espressione ;
dunque si addolcisca il furore ,
la passione, il carattere. Niin^a
.espressione esagerata o indeboli-
ta è dolce.
Si Bd dolci ftòn ì Còluti in due
modi . Il primo è d' indebolir-
ne lo splendore; ma così si cor-
re rischb d] alterarne la verità ,
. e d* indebolirli .
L' altro , e questo è l' unico
mezzo , è di accordarli armonio-
samente cól legaihe de^ toni , cfe'
passaggi , de' colori rotti ^ e degli
sfumamenti insensibili; Quindi
i colori amici . Non. già che vi
sieno Colori nemici gli nni de-
gli altri ; ma ve ne sono bensì
che la loro vicinanza offieilde lo
sguardo . La natura accorda tut-
to il suo sistema colorito : l'an-
te Imiti la natura . Dunque gH
artisti conficcati nelle città e ne'
climi caliginosi non avranno che
un colorito debole. Lo studio de'
bei colori si ha da fare nelle cam-
pagne amene de' climi ridenti . .
ADDOLCIRE in Architettura
è acquarellare in modo che le otif-
bre si perdano insensibilmente
nel chiaro, per così evitar la
durezza che porterebbe un' om-
bra troppo fòrte. Ma i corpi sfe-
rici e quadrangolari non ammet-
tono questo addolciménto. Per
addòtctre si ba da supporre che
le ombre vengano da un certa
lume , e non dal Sole .
A-
/
ADI
ADITO luogo segreto e oscuro
^e' Teoipj , dove non potevan en-
trare che i soli preti , i quali di
U dentro proferivano i loro ora-
coli . La loro decorazione non
ammetteva neppux £|gure di uo^
mini, ma soltanto simboliche di
bestie , Onde Luciano li paragonò
a que^ tempj d' Egitto si premito f
si al di fuori ^ ma al di dentro
pieni dimostri* Applica.
Il sol i^^/iro antico ben conser*-
vato si vede nel picco! tempio di
Pompei , elevato alquanti scalini ^
e privo di lume . Nel suo interno
fu trovata la Diana all' Etrusca
eh' è nel Museo di Portici .
ADRIA città antica dello Sta-
to Veneto, sì famosa che ha da-
to il suo nome ài mare adriati-
co. Anticamente fu detta Atria«
e diede ,anche ilsuo nome a que'
portici detti atri • f^el sud anti-
co splendore non le resta che
gualche ruina d' un Teatro sotto
i fondamenti d' una Chiesa '.
ADRIANO benché Imperato-
re fu letterato, amatore, cono-
scitore , protettore , e artista .
JEgli fece realmente delle statue
in marmo e in bronzo , per le
quali gli adulatori lo pareggiaro-
no a Policlete e ad Eufranore . Il
• suo forte fu l' Architettura .Egli
viaggiò per tutto il suo. Impero
Romano, e da per tutto vi ar-
chitettò • pel prodigioso numero
de' suoi edificj fece incider la li-
sta nel famoso Panteon eh' egli
ièce costruire in Atene. Ogni
Tempio ch'egli faceva innalzare
per la sua gloria , bì aveva a chia-
mare Adrianeo. Innamorato mor-
to della Clori^ conobbe poco la
vera gloria. La Gloria vera non
consiste che nella benefìcenzi^ . Jl
glorioso Adriano fece . ammazzare
r Architetto Apollx)doro per aver-
ADR 13
gli deriso uh suo tempio di. Ve* .
nere . Un altro Architettò De-i
trianp, che non avea voglia d*
esser amnuizzato, lodò e stralodò
tufte le idee ^uone o cat^ì^ive che
uscivfin dal capo di S. M. Impe^
riale, é incontrò nella grazia ed
esegui un^ infinità di cdificj. pro-
gettati dall'artista Sovrano . Il
famoso tempio di Giove Olimpir
co in Atene rimasto da 700 anni
imperfetto , ^ fu terminatp da Ar
driano. Egli innalzò aCisicouR
tempio che fu posto fra le merar
vigile del mondo; Il gran muro
per separare la Scozia dall' In*
ghilterra fu opera sua . Egli ri»-
staurò Gerusalemme , ^ neK luogo
dell'antico Tempio ne alzò uno
a Giove. Fece tante e tante fab-
briche , e su d'ogni parete fece
iscriver tanto il suo , che fu pai-
ragonato all'erba pariétairia .
ADRIANA C VILLA 5 sotto
Tivoli fu la più vast^ delle sue
opere architettoniche . Si vuole
ene girasse intorno 'a dieci hil-
glia . Conteneva contrade intera
co^ i più celebri monutnenti , ra-
dunati da tutto r Impero Roniar
no , v' erano fin i Campi Blisj'.
Basta vederne le piante di Pirro
Ligorio , di Kircner , di Conti?
^i . óra non è che ruine 9 ma
ruinc imponcAti , e anche pre-
ziose . . •
Due Teatri in scmicerchij» , li-
no di $6 tese di diametro , l' al-
tro di 24 . In uno di i|uesti tea-r
tri si , scuojpre ancora il portico
esteriore , Te sale , le scale , la
porta delia scena, x .poitici la-
terali del proscenio , l'orchestra
ce. Vi si sòn- trovati *i fisammenr
ti' di 48 statue che lo , decora-r
vano » . ^ .
Lg Palestra, ch'era là' vicina^
era un cortile lungo 117 tese e
lat7
\
44 ADA
largiir 54'9 circondata di pòrHci
in arcate 9 con una nicchia mac"
stosa in fbado •
Più in là è un Bagno di pie*'
cole cayiere illuminate dall' aito t
tutte di forme differenti .
Un edificio rotondo del diatne-'
tro di t^ sembra essere stato un
'Serraglio ^ Indi è la^ Naumachia
lunga 85 tefèy terminata da un
tempio. Un Cortile quadrato di
30 tese per lato , adorno di colon-
nate e di portici. Un muro lun«
go i^o Use traforato da arcate y
air estremità dì cui. è una pic^
cola rotonda del diametro di 9
tese 9 formata di tre archi conca-'
vi e di tre convessi alternativa-'
mente «
^ Un altro Edificio di molti pez^
zi bdli 9 gfandi , proporzionati y
e variati saviamente.
II. Canopo è un edificio gran-'
de su di una collina in forma d'
un vasto bacino con una gran
nicchia in fondo : il davanti è
ruinato Y^ e forse v' era un tem-
pip semicircolare , o a conchiglia y
ed era il tempio di Nettuno che
gli Egizj riverivano a Canofjo ^
Vi si è trovato il Cavai marino
consacrato a Nettuno 9 Iside 9 O^
«iri» Oro, Ibi, e altri ^erc^lifi-
ci . -V] sono scale spirali , e nel
fondo è un nicchione composto
di più nicchie quadrate e roton-^
de ornate di petrificazioni ; ai di
dietro son camere a volta 9 e al
davanti sono scalini di marmo
bianco /
Ne' Campi ElisJ v'eran canali
rappreien tanti il fiume Ltt6 , il
Cocito, il F^egetonte, e le sta^
tue d' Ixione , di Prometeo . Al-
tróve sono saloni 9 scale, cortili r
colonnate , tempi , acquedotti . L'
Ippodromo, è cri^a piazza lunga 59
rese e'Iarga 42.
ADR
Un* altra ^ran piazzi lungd' iz^
tese e. larga $6 y un portico cir-
colare con colonne alte 14 piedi,
un tempio quadrangolare lungo $ì
piedi e largo 44 , con un emici-
clo largo ^ e con 7 nicchie qua*
drate * ^
V edificio de^ più rinomati èie
cento celle per guardia imperiale.
Quelle camere non hanno altra
comunicazione fra loro che perù*
na galleria estìcTna . Vi è un e-
dificio rotondo , forse per il cor-«
pò di guardia ^
In onesta sua Villa avea Adria-
no radunato quanto v'era di più
celebre nelP antichità /^ il Liceo »
l'AccJidemiaf 'f'empe 9 il Prita-
neo, il"%Pecile d'Atene. Questo
Pecile era un doppio portico lun-
ghissimo con un muro altissimo
nel mezzo che riparava dal Sole
in ogni ora : questo gtan muro
esiste, e va da levante a ponen-
te V tira 800 piedi y ed era orna-
to di portici colonnati , e di pit-
ture come il Pecile d'Atene. A
■canto v'era la Biblioteca, e né
resta ancora un gran muro con
25 nicchie per statue.. Quanto
v'era di più raro per 1* Impero
Romano, tutto era quivi raccol-
to.
Mst durò poco tanta collezio-
ne. Dopo 80 anni Caracalla ne
portò via molte statue ; gli altri
imperatóri fecero peggio, e in •-
meno d'un secolo la gran Villa
Adriana fu abbandonata . Ciò
nondimeno prdsiegne tuttavia ad
essere una miniera inesauribile di
rarità. 1 Musei di Roma moder-
na si sono arricchiti e sì arric-
chiscono dairescavazionrdi Villa
Adriana r
ADULARE r Le donne sjpe->
cialmente amano d^ tsscie adutau
ne' loro ritratti.
V
ADU
V AttisU non puA esprimere
la vivezz» deli' originale ^ e. in
compenso gli diminuisce i difet-
ti senza , nuocere alla rassomi-
glianza *
Cogliere T espressione della nar
tura 9 e raddolcirne i difetti non
è sduUre , è adempiere il dovere
di artista , il quale anche ne' ri-
tratti ha da mostrar qualche co-
ca d'ideale.
^ Fare grandi occhi senza espres-
sione , piccole bocche senza mo*
tOj un sorriso insulso , guance
tondegjgiate e non belle, fronti
all'ultima moda , tutto questo»
non è adulare , ma distrugger la
natara r
Peggio chi carica le forme di-
fettose dell' originale : queste ca^
ticature contraffanno la natura »
sono buffonerie.
AGAMEDE e Trofonio i pri-
mi Architetti Greci registrati nel^
la storia * Fiorirono 1400 anni
prima dell' E. V. Si fanno fi^i
d'Argino re di Tebe in BoeziA
Fabbricarono il tempio di ApoA
io in Delfr , e terminata V opera ,
dice Cicerone, pregarono^ quel
Dio che in ricompensa accordas-
se- loro la cosa> più utile air uo-
mo; morirono dr spBito . La
morte improvvisa è il maggior de'
beni, se ì^ vita è il maggior de'^
mali> come ha filosofato qualcu-
no . Ma di questi due Architetn
Pausania Iti favole^p.ra diversa
mente. Dopo aver fatti molti e-
dificj » ne fabbricarono uno per
custodirvi il tesoro del Re Jerio
ih Lebadia nella Boea^ia ; e lo co-
struiron coJ l'artifizio» da poterne
levare e mettere alcuni pezzi di
marmo senza che niuno se ne ao-
corgesse • Con questo- artifìzio i
due Artisti galantuomini vi en*
travano quando avean bisogno di
AGA
^S
moiKta, e ne porta van via «ipanr
ta volevano. Il Re se ne ac^or*-
se , vi pose una trappola 9 e v"*
intrsppoiòAgamede. Non poten-
do TrofoniostrappolarlOft fili ta-
gliò la testa ^ e se la.porto via>
aflS^nchè non fossero scoperti i col-
pevoli ; ma^ la terra ^ì si apri
sotto i piedi, e Io ingniottì vi-
vo. In quel luogo sinormò ^np
caverna , dove accorgeva tanta
gente a.prender gli oracoli di Tro-
ionio* La storia quanto più an-
tica è meno stoiia .
AGAPENORE architetto Gre-
ca edificò il cele{>re tempio di Ve-
nere a Vs&f . La sua f/icciata sì
vede in molte medaglie, phe in-
dicano'una forma particolare . Vi
si osserva avanti ^una piccola piaz-
za in semicerchio, che rappre-
senta probabilmente: P area dove
secondo Plinio' non pioveva mai.
AGAPITO architetto Greca
kcc erigere in Eleusi un portico
che portava il suo nome . Spesso
nelP antichità r mqnuQienti por-
tavano il nome degli artisti che
li avean fatti . .Potrebbesi far que-
sto onore ancne. agli astisti mp-
derni.- • ' ■^. k
AGATA pietra dura trasparen-
te di quattro specie . x. Qnice j
o agata orientale , di colo|- di caf- ^
f^ con ailcune macchie bianche •
2. Cornalina rouastra • ?* ^ H nf-
ra.. 4. "Di Memagna è bianca .e
turchinastra ^ è la m^no dura e
ia meno, stimata . Plinio dice che
questa pietra si è trovata io Si-
cilia lungo lì fiume. Acat^ oggi
Cantera, donde trasse i^ nome •
Oltre alle incisioni, s' impiegano
queste pietre ne' taberna<;oJi , ^ e
n' è piena la tfxoì^hgi de' Medici
in Firenze. Gli ^ntichi le pr^
fusero fin ne' mosaici r - .
AGESISTRATO ingqgnerf #
mec
x4 AGG
meoiÉinico Antico scrisse su la co-
$truzione delk. in|K:cliy)e •> r x
AGGRAOBVOLB fdeiè esfei
re tutto quello che non è affet-
tato ; e 9 se è possibile » d* una
moralità amabile che piacciif e j
istruisca. Dunque» stiidj la bet-
Ja semplicità naturale •
Ma se i ceticei dclr lusso ^.U,
fantasie /ìaidBc^Uafiào circétv^
to costume e gusto , allora V ag-
gradevoh si anderà a prendere
da .due classi della SoQie^ i^ ^
sono le più lontane daf niturA"
la E quale classe più innatura*
le dtìik Corte, e del Tè^nDl.
Quanti sogghigneranno^' - ' •
Il vero aggradevole è nella sem-
plicità , non neir artificio . Gii
Artisti daranno ptodudoni 4»^?-
gradevole^ eternamente ag&rade-
voli , se conserveranno lealtà di
costumi , e studieranno opere e
persone leali.
AGNOLO C GdhUUo rf^D Bt^.
chi tetto Napoletano del secolo XV
fabbricò in Napoli le Chiese di
S, Giuseppe , e di S. Maria Egi-
ziaca. La princip|l sua opera fu
il palazzo che fec^ per Ferdinan-
do Orsini Duca di Gravina. Il
pianterreno è di uh ber bugnato.
Ma il piano nobile è decorato di
pilastri corinti scanalati , è trop-
po spaziati . Le finestre non so-
tto abbastanza semplici . E^ tut-
tavia uno de' migliori pezzi d'
Architettiira di quella città. Il
portone r ^ ^^ appartamento sul
jcornicione son aggiunte discre-
panti .
AGOSTINO da Siena ftatello
d^ Angelo fu uno de' migliori al-
lievi di Gio. da Pisa , e lavorò
in Assisi , in Orvieto, in-Arez-
co .
AGRIGENTO una delle più
#f2fbri ^ittà antiche della Sici-
ACR
li« . I suoi abitanti si davano ai
jpùicvi ^pm% s/^tifn avessero a vi^
Vi r thoJhn ^ic^'W 9 e fabbricava-^
no come non avessero da morir
mai* Gli avanzi de* suoi ^ificj
7^0 monumenti preziosi dell'o-
dierno Girgenti .
Il tempio di Giove detto ora
de'£/M»t/ peri ^uoi i^ssi gir
gànfesifftix^ o fèft vai bassdriiievo
nel frontespizio rappresentante la^
caduta de' giganti , era uno de'
^iiienm f ^«*9Mi)di della Grecia 0
Èra fungo |4(5' piedi, largo xdo,
alto zzo fin alla nascita della volr
l%«^Ora iion è che un ammasso
'Àintnsò di ^sèi' enormi,' che s*
impiegano alla costruzione del
niiovQ molo di Girgenti . Il so-
- idCa^kel/b iiafbato Ji£b disf rur
jzione totale ha le scanalature lar«>
^e più di 19 pollici . Onde I9
colonne aveanp 20 piedi di cir-
conferenza , e nelle scanalature
pdO^McCaflriicchiarsi uomini .
Il tempio d' Ercole non la cer
deva in grandezza a quello di
Giove. Non ne restan in piedi
che due mozzoni di colonne, uq
pezzo di muro interno , e alcuni
frammenti del basamento ; tutto
U resto ò una montagna di mas^
si rovesciati sossopra e ammuo-
chiati in una maniera orrenda.
Il tempio di Giunone Lucina »
Q Lucania doyea essere uno de*
più bei tempi d'Agrigento. £^
fungo ii3 piedi, e largo 51. Ne
restano ancora in piedi 15 colonr
ne sopra uno zoccolo alto io , s\x
cui SI andava per due scale di
6 /sellini . Le colonne sono dori^
che senza b^e, scanalate, alte
17 pi^i i pollice 6 linee, il dia-
metro 4* piedi 2 pollici , la sca;*
palatura S pollaci , l' intercQJou^
nio'di 5 piedi .
Il più bel monumento e il più
ben
*.
ÀGR
htn conservato di Girgenti è il
tempio della Concordia . $e ne
deve la conservazione al corpo di
S. Gregorio che vi si custodisce
<{entrO . £' perittero esastilo , d'
«in dorico senza base alto 4 di»-
fnetri , e leggermente réstremato :
generalmente i dorici d* A^gricetir
to son mcn diminuiti di quelli di
Siracusa e di Pesto. La dinfien-
sione di questo tempio è 122 pie'-
<fi lungo, e largo 5^. L'altezza
del basamento è minore di quel-
la del tempio di Giunone . L' in-
tercolonnio degli angoli è 5 pol-
lici più stretto degli altri peri*
aggiustamento del triglifo; ma
l'occhio non se ne accorge. Che
armonioso accordo fra il basamen'-
to 1 il peristilio , e il frontespi-
zio ! Che eleganza, che propor-
zione , che gusto nel tutto e neU
le parti ! '
In Agrigento osservansi anco-
ra i resti a' altri antichi edifici ;
del tempio d'Escukpi^ di colon-
ne dòriche sopra tre scalini che
giravano intorno alK edificio ,* di
Castore e Polluce anche dorico ,
ma con base attica ; di Vulcano,
di Giove Polio ec. ^ Vi si ravvi-
sano ancora gli avanzi di un Tea-
tro e di un' Foro .
La tomba di Jerone è un pic-
colo monumento "rimarchevole per
le singolarità della decadenza del
gusto. E^' piramidale dallo zoc-
colo fin alla cornici . Le colonne
non vi sono perpendicolari , sono
Joniche cori base àttica, e con
cornicione dorico .
Le mura d' Agrigento son pie-
ne di sepolcri incavati nel tufo.
£ pieni ne sono i sotterranei i
dove è Quel che si chiama la Ve-
rtuto , che non è che anditi con-
ducenti in tedipo di guerra alla
citradclla .
D/K,. B. A, ti T. L
Aie 'X7
AICARDO C Gio. ) m. idaj
nacque a Cuneo , e si stabilì in
Genova, dove fabbricò i Gra-
na) pubblici, e tirò l'acquedot-
to di Calzolo lungo i^ miglia
per monti e valli . Edificò il Co-
ro di S. Domenico, o^il palazzo
Serra .
Suo figlio Giacomo slargò in
<jenova due ponti , e tra |c altre
cose fece le mura alla Darsena
fin a S. Marco fqrtificandolc eoa
ba£oacdi <.
ALA per metafora si applica ad
alcune paro degli ediHcj . Neir
architettura Egizia le ale del tem-
pio erano due muri che rinchiùde-
vano i due lati del Pronao <, ed
erano alte quanto il tempio stes-
so , ma in torma di ale . .
I Greci chiamavano ptera Ta-
la, onde un tempio .iatto di sole
colonne seciza iQurq interno eri
detto Monapfero . II periptero a-
vea un ordine di colonne intor-
no alla. cella. Il' dipteìro n^ avea
due ordini . Il Pseudodiptfro , o
falso doppio afiato , inventato da
Ermogene, avea di meno quell'
ordine di co/onné che nel dìpte-'
ro è tra il muro e la cplqnnata
esteriore . Onde le colonne e,ran
come le ale del tempio . Si chia-
ma vati o altresì ale 1 due piùpicr
coli lati d' un vestibolo .
Noi chiamiamo talvolta ale i
piccoli lati o le na^wtte delle chieT
se , e qualunque altro corpo chi*
è agli angoli ddl* edificio prin^
cipale .'
' Ale diconsi anohe que' finimen-
ti incartocciati,' co* quali si pr^*
tende decorare i lucernai , e le
facciate a più ordini . Non si può
far di peggio . U Algardi nella
gran facciata di S. Ignazio a Ro-
ma ha. terminate queste ale. eoa
una testa di ca;riatide sprinpntata
B da
iS ALA
da un capitello . Meschina deco-
razione •
ALABASTRO . Ve n' è una
specie ordinaria, eh* è una con-
crezione gessosa semitrasparente ,
di cui r Architettura ha fdttou-
so Relle finestre invece di vetri .
Nerone ne fece costruire un tem-
pio intero , il quale^ senza alcu-
na apertura veniva internamente
illuminata per la sua^ tras^paren-
za . Degli altri Alabastri comu-
ni e orientali V Architettura è la
Scultura ha fatto sempre uso*, co-
me tuttavia si pratica , per colon-
ne , per impellicciamenti , per va--
si, e per statue-.
ALBANO . Il Monte Albano
^ uno de' più famosi monti del
Lazio* Alle sur falde era Alks
Long» , dove è ora Palazzuola .
Su V apice del Monte' detta ora
Monte Cavo f era il celebre tem-
pio di Giove Lax^tale^ dove con-
correvano^ le gentf del Lazio a
celebrare le Ferie Latine .- Di es-
so tempio non; sr veggono^ più che
de' gran massi' del basamento, al-
cuni fraiQmen ti di cornici, e due
colonne rovesciate ,- che fanno-
scorgere fo^ stile Etrusco^ cioè il
]^iù semplice . Si' conserva ancora
m più luoghi intatta" la^ via an-
tica che conduceva lassù ^ A Pa-^
hKKMoU si osserva* una tomba
quasi intera di peperino in una
camera tagliata nel massiccio*, ter-
minata in una piramide gradina-
ta^ e il basamento è decorato di
fasci consolari a sei a sei , di un
lettisternio , di uno scettro, d'
un slobo, d'un^ aquila, attribu-
ti €11 Consoli, di Re,. d'Impe-
ratori .
Il lago di Albano' è famoso per'
il suoEmir<ario , opera della pri-
ma architettura latina'. V, Emis-
sario • Intorno ad esso lago veg-
ALB
gonsFclué gròtte incavate ne^mon'-^
te. Una è tagliata regolarmente,
e decorata di architettura / Erano
Ninfei. V. Ninfei,
V odierno- Albano è doir' era
il Castro Pretorio, cioè le Ca-
serme de' soldati de^l' Imperato-
ri. Contiene delle ruine di gran-
di edifici antichi . Un Éltissim^
Mausoleo piramidale spogliato de'
suoi ornamenti , pulnte^iato di
blocchf d't ntermo', di eni era
tutto- co)>erto , e probabilmeftte
decorato di più oroihi di còjon-
ney sarà stato uno di quegli edi-
fici che ti dicevano Setté^oni ,
non perchè fossero di sette ordi-
ni ,' ma perchè avean piiì ordini
di architettura V uno su l' altro ,
e finivano in piramide. V/Serri-
^onio , Un altro Mausoleo^ v* è ri-
marchevole , d'etto' volgarmente
degli Orazi eCuriazJs e da qual-
che antiquario atfVibuito^ a Pom-
peo . ; hse coKruiiòhe n' è anti-
chissima, e la sua* forma ha mel-r
ta rassomiglianza con quello di
Clifsia eretto dagli Etruschi al
loro Re Porsenna.- Sopra'- un gran
basamento dp 45 piedi in aum'a-
to sbalzano cinque' piramiai cir-
colari* in- forma" di mete y di zo
piedi di' diametro ; una per cria-
scun' angolo , e la quinta più al-
ta iir mezzo alle quattro^ teMii-
nate in- giù con un guscio . Di
queste cinque piramidi « o'eoni ,
ne restair in* predi ancora ti^ 1 ri-
vestite di pepenno,- ma^ il loro
massiccio è di ciorroli con poz-
zolana r- Vi si redoHO* aifche i
vestigi* deWtr altre piramidi di-
strutte. Vi sono- j^randf. avanzi
della Villa' di Domiziano , le rui-
ne d' un Anfiteatro, una conser-
va d' acqua', i resti di Terme , tr
un* altare di marmo in fórma di
trepiede nella Chiesa delia Staila •-
AL-
ALB
AlBARIUM Opus , di cai fa
BiVnaùone Vitruvio , era un irrto-
ii«co di polvere fiaissiiiia di mar-
mo bianco , e con quesro si dava
r oitima mano su if intonaco or-
jdinario de' muri ,. i quili perciò
acquistavano un lustro che pare-
.vano di majmoi . Se ne sono tro-
.vati vestig) in diverse ruine di
.Rona, è specialmente nelle Ter-
me di Agrippa*
. ALBERI sonò per 1' artisti
giardiniere più che le colonne
•per r architetto . Egli ne deve
conoscere . le forme , le diverse
^«dazioni, e tutte le proprietà y
per farli entrare nella coiìiposizio-
Ae dell* architettura vérde de' ^iar-
idini. L'arte e il gusto lì distri-
Iwiscè di versaqiénte ^condo la
formali del trancov secondo la di-
sposizione de' Climi }' e secondo là
jiatura delle foglie;
X^ beliezzjt del tronco consi-
ste in un gett(S aritto, alto, e
4l«licato . , Tali sono faggi , ti-
^li 9 abeti y olmi , fraissini , ace-
TÌ 9 pioppi , castaigni , querce 9 pi-
ai ec. . Q[uesti alberi convengono
jie' gran viali , e negli aspettano-'
|)ili e grandiosi • .
Perula disposizione de' rami v
alcuni altieri li spineon per 1' a-,
ria j come', i mandorli 9 e molti,
salci . Altri li scartano l' un dall'
altro 9 come i/- cedro del libano y'
i' albero della vita v Altri li la-
sciano pendenti 9^ come alcuni sal-
ci, betuley larice:, dove questi
conyen^a«no9 è falcile conoscerlo.
Riguardo' al fogliame molti al-
beri ai distiflguoho per la ric-
chezza e ^a[naezza : tali sonò i
faggi f i tigli d' Olainda , e spe-
cistoiente ctòl/aCaroIinay la quer-
cia rofsa di Virginia o del Ca-
nada 9 i lauri 9^ ir platano di Vir-
j^iniS) il marróne d'India 9 VoU
ÀLB s4
ino. Questi alberi danno crand'
ombra , e sono proprj per Te sce-
ne d'estate, eper i grandi spiaz-
zi di frescura .
Altri àlberi sonò rimarchevoli
.per il loro , fogliamie raro, leg-
giero , mobile é lucido , come la
betula, r abete 9 il pioppo , 1' a-
cacia d' America éc. (Questi al-
beri sono per i siti gaj e aperti .
Il più, bel contrastò è colle
scene nlalincòniche di quegli al-
beri che sono d' uh fogliame
verde cupo, qual Ì l'alno 9 illi-
cino , il moro , il lauro regio , il
tasso ec: . .
. A questa varietà di colori se
si uniscono quelli che ad una
certa epoca cambiano il loro ver-
de in un bei rosso ^ si. ha un
beli' effetto nelle scene di autun-
no^ specialmente se si frammi-
schiano di quegli àlberi che non
lascian mai là verdura. Altri al-
beri a foglie macchiettate o al-
frimenté variegate convengono'
dove si vuol introdurre del pit-
toresco* . ^ . . . .
Vi sonò degli alberi per 1* ac-
qua;.tali son qiiein d^ un verde
turchinétto che corrispónde al ca*
lor dell'acqua,' cònie i salci, i
piòppi. Altri colla cinid dndeg-
Siante e mobile invitano il hìoto
elle onde ; altri co' rami pendèn-
ti par che versino l'ombra e il
fresco 9 come i larici , i salci , le
betule; .
Anche r inverno ha i suoi al-
beri 4 che son quelli che cotféer-
vaa la loro forza nelle rnag^fori
rigidezze , hh soggiacciono al lut-
to della natura \ tali sonò ! pi-
t\ì , ^li abeti 9 i cipressi , i lici-
ni, 1 cedri, gli aranci, i gine-
pri èC. , . ; .
Questa occhiata basta per far
conoscer la varietà inesauribile
B 2 che
20 ALB .
che posson produrre gli alberi
combinati fra loro li^u^rdo al
portamento , alla ramificazione ,
alia disposizione delle foglie , al-
ia loro struttura , e alle diverse
tinte, specialmente de' loro fiori,
e de! loro frutti.
Un solo albero ne* giardini può
fare «picco grande per la sua po^
sìzione, per la sua bellezza, per
la sua vetustà , per la sua singo-
larità, come per ie sue adiacen-
ze e per tante circostanze . Gli
alberi presi insieme producon i più
belli effetti dove per ie forti mas-
se , dove per i gruppi , dove per
gr intrecc;, e per viali, e per
spisLizi coperti , e per laberinti ec.
Ma ne' giardini pettinati ^ dor
ve l'krte na messo in servitù la
natura, il piacere non vi sogr
^iorna , vi dimora la noja. Non
si possoii conservare, quelle puer
rilità difettate senza un uso con-
tinuo della forbice e d«l coltel-
lo . Se si vogliono giardini ve-
ramente belli , y arte vi compa-
risca poco o niente. L'arte v'
introduca ogni sorte d'alberi, e
di arbusti d'ogni sorte, e spe-
cialmente fruttiferi , e li dispon-
ga con gusto il più semplice.
. ALBERTI C Aristotile ) altri-
menti chiamato Ridolfo Fiora-
vanti , Bolognese , architetto e
meccanico dei secolo XVI . In
Sieccanicd fece prodigi : in Bolo-
gna trasportò un campanile sano
sano con tutte le campane dalla
chiesa di S. Maria in un altro
sito 55 piedi distante. A Cento
raddrizzo un altro campanile che
|>endeva 5 piedi . Scappa n di tem-
po "irf tempo ingegni portentosi
jn meccanica . Costui fìi come
Detriano , e come furon ultima-
mente Zabaglia in Roma , Fer-
/acino a fiassano nello Stato Ve-
ALB
neto. Chiamato in Ungheria vi
costruì un ponte ingegnoso, e vi
fece altre opere, per cui fu crea-
to Cavaliere. La sua fama giun»-
se fin in Moscovia , dove invi-^
tato dal Gran Duca costruì molte
chiese .
ALBERTI ( Uon Batifta }
Fiorentino fiorì nel secolo XVI.
Architetto, Scultore, Pittore ,
Canonico , Letterato , generosa ,
amabile , benefico , fu un valen-
tuomo. Compi a Firenze il Pa-
lazzo Pitti, e fabbricò il coro
della Nunziata . Fece in Man*-
tova una magnifica chiesa ad u-
na sola nave con una gran volta
a cassettoni all' antica . Il suo
capo d' opera è il S. Francesco
di Rimini . In Roma fece varie
fàbbriche non più esistenti . Die-^
de. a Fitenze il disegno della fac*-
ciata di S. Maria Novella. Ge-
neralmente il suo stile architet-
tonico è severo , e fra il tut<*
to e le. parti spicca queir ac-
corda , ch« fa nell ^ Architettura
la vera bellezza . Egli si ha per
uno de' principali ristauratori ael*
la Architettura * Dopo d' ave<»
re osservati i più rimarchevole
edifici dell'antica Roma, e do-
po avere acquistata sufficiente teo»
ria e pratica ^ pubblicò U suo fa-
moso trattato dell' Arte di- Edif
ficare utilissimo per gli astiati ,
sottratta però, l'^inutile erudizione
di cui è infarcito .
ALBORESI dGiscomo^ Bo-
lognese fiori verso la metà del
secolo X VII , ed ebbe del merito
nel dipingere l'Architettura iti
prospettiva , e operò molto a Fi-
renze, e a Parma.
ALCANTARA città ài Spa-
gna neir Estremadura , creduta
la Norba Cesarea di Tolomeo, è
celebre per il famoso ponte che
Tra-
ALC
Trainino fece costruire sul 1^Ago\
Inhttì il nome Arabo Jfcsntanf
tion significa che jionte. Quel
^onte sussiste tuttavia, e fvi tat-
to ristaurare da Carlo V » Ha
nel mezzo un arco trionfale alto
47 piedi e largo ix ; su la cor-
nice è un' iscrizione in onor di
Traiano. V'erano quattro gran*
di tavole co' homi delle città
della Lusitania che'aveano con^
tribuito alla costruzione del pon-
te; ma non ne re^ta che unaso-
Ja antica, ie altre sono moderne
in onore di Carlo V* Dall'altro
lato di esso ponte è Una cappella
iarga xo piedi e lunga 20 , co-
strutta di massi d'una grandez>-
oa enorme \ sembrano uscire dal
jnuro per fare un tetto o una spe-
cie di volta, e sono sì ben con^-
nessi che l' acqua ncrh vi è ma^
penetrata nonostante la grande
antichità . La porta è di tre pie-
tre , due in piedi sostengono una
jB traverso. Su questa è l'iscri-
zione in versi, il di cui con-
tenuto è che questo Tempio è
fabbricato su la rocca del Taso ,
che la maestà degli Dei e oell'
Imperatore vi presiede, che la
bellezza della materia vi sorpas'»
CB i' arte , che se qualche passeg^»
Siero vuol sapere chi è V autore
i questo meraviglioso ponte ,
sappia che è Lacero ec«
ALCORANO presso i Persia*
ni è una specie di torre^o di cam-
panile stretto e alto con due ò
tre rinehiere al di fuori le une
su le altre , dove certi Preti det*
ti MorMrtti vanno a cantare le
loro pneci più vplte al giorno ì
per farsi sentire dal volgo . (Que-
sti Aicorani forman il principal
ornamento delle Moschee, e cor-
rispondono ai Minareti de' Tur-
chi.
ALC
ai
• ALCOVA è parte d'una ca-
mera da dormire. Viene dallo
Spagnuolo, aazi dall'Arabo K/-
caut che significa gabinetto, e
tenda . Gli antiquari , che nell'
antichità trovan di tutto , vi
trovan anche Ife alcove ; alcune
nicchie di Villa Ttajana e di
Pompei le hanno per alcove , e
veggono Alcove nelle Nozze Al^^
dobrandine e in altre pitture an-
tiche . Le nostre Alcove sono su-
scettibili di varie forme e di va-
rie decorazioni . Lte più sontuose
ammettono colonne, se il restan-
te della camera le comporta , e
per comportarle con vie n che la
camera non sia ornata di tappez-
zerie , ma di ordini architettoni-
ci . Certo che le Alcove nelle ca-
mere grandi fanno un bel vedere ,
danno anche del comodo, ma se
non sono beh ariose e ben illu-
minate^ non saranno molto salu*
bri . c
ALDOBRANDINI famiglia
Bolognese che nel secolo XVII
ha prodotti molti artisti chehan*
no dipinto d' Architettura in pro-
spettiva. Il più celebi^e è Pom*
peo , il quale dipinse molti palaz-
zi 9 chiese , e teatri in Bologna 9
in Torino, in Sassonia, ^ Vien-
«na , a Praga , e morì in Roma nel
171 9 . Tommaso dipinse in Ge-
nova la gran sala del Consiglio;
ALEOTTI C Giq. Batata )
Ferrarese m. 16^0, La sua po-
vertà r obbligò a far il garzone
de' muratori, e il suo talento lo
innalzò ad essere un buon Archi-
tetto , e avendo studiato geome-
tria e belle lettere m»bblicò àeU
le opere su l'Àrch^ttura e su
r Idrostatica . S' intricò anche in
quelle dispute idrostatiche, che
perpetuamente molestano le prò-*
vincie di Ferrara, di Bologna ,
B 3 «
-^
/:•
%2 ALE
fi di Romagna . Egli costruì la
Cittadella di Ferrara, e diede
disegni di palazzi, di teatri , e
di altri edifici pubblici per Man-
tova , Modena , Parma , e Vener
zia •
ALESSANDRIA dopo Carta-
gine fu la più pospicua città d'
V^frica 9 e dopo Roma la prima
città del Mpndo . Ora non ha
che il nome con alquante ruine
della sua antica magnificenza.
Alessandro suo fondatore viavea
fatto tirare a cprdpne tutte le
strade . V$ n* erano rimarchevo-
li due che sì tagli j^vanp ad angoli
retti, e ciascuna era larga 120
piedi ; terpiinavano alle quattro
fcstremità della città , la . quale
perciò si trovava aperta a tutti i
venti, e vi faceva godere un' a-
rìa pura .Vi s' incontravano ad
Ogni passo monumenti superbi ,
Ja colonna di Pompeo» gli obe-
lischi di Cleopatra , il Serapio ,
e tanti altri , de' quali restano
ancora vestici . •
Uno de' più preziosi avanzi è
una Colonnata lunga più di 500
piedi ; le colonne vi sono nella
stessa direzione , e d' una &ran«
dezza straordinaria r pna sola ha
capitello. Incontro a questa i
un altra colonnata consimile .
Ma la maggior parte di queste
colonne sono rovesciate . Tra
mezzo ^ un edificio di mattoni
con condotti al di sopra; segno
d*una fontana magnifica corri-
spondente al luogo. Nel mezzo
ai essa colonnata è ora unaMo*
schea circondata di quattro ran-
ghi di colonne di porfido bellis-
sime.; ma i Turchi le fanno so-
stenere archi barbari . Gli Obe-
lischi, attribuiti a Cleopatra sen«*
7.a perchè, aono due, uno rove*»
eciato I € l' altro in piedi : en*
ALE
trambi di mediocre grandezza, f
pieni di geroglifiei.
' La Colonna di Pompeo , o di
Severo è un nionumento de' m^r
glio conservati . E' su d' un ba-
samento di pietrame solido scatr t
paro da ogni parte, alto 30 cubi-
ti , e pieno di geroglifici . La
fcolonna è corintia diminuita ai
due estremi , ed è la più grande
4i quante altre colonne si cono»
^cano ; sarà alta zzo piedi , e
^1 diametro z8 piedi 3 pollici •
Il Capitello è cavo al di sopra,
forse per contenervi qualche sta»
tua , e non già un fanale che sa-
rebbe stato difficile ad accendersi
Dgni giorno. Un Arabo ballario
^o da corda vi andò su una vol^
ta per mezzo d'unf| fune, che
attaccata ad una freccia seroe
infilare nic'trafi»ri d'una volar*
del capitello . Maillet Console di
Francia al Cairo sfoderò il prò*
getto di trasportar questa coloni
na a Parisi per erigervi sopra la
statua di Luigi XI V ,
V edesi ancora in Alessandria
gran numero di belle cisterne an*-
^tiche {sen costruite e intonacate
d'eccellenti stucchi. Per tutti i
con tornì si, cammina su frammen*
ti preziosi d' antichità. Su la
sponda del mare si scuopron an*
pora i vestigi di quel Faro che
fu una delle maraviglie del- mon^
fio.
ALESSANDRO C Bortoio éP )
Architetto Veneziano dtl secolo
XVII inventò la maniera di so»
stener in aria le fabbriche per
rimurarle al di sotto. Così ri*
murò il palazzo Ducale , sostcr
nendolo in aria finché nel ^raa
cortile si fecero i fòndametftì di
70 colonne, che mantengono 1«
volte di quel maestoso edificio. -
ALESSI C Galeazzo ) Peru^^
no
ALE
M n, ^500. m. 1570 . Su U bel-
le lettere e su le matematiche
piantò lo studio deir Architettu-
ra, e vi riuscì insigne * Molti
palassi» di cui Genova va su-
perba, sono di^fuo disegno • I
suoi disegni d' 4>£>m specie furon
richiesti nella piiglipr parte di
£uropa . Quello che ^li ijsce più
onore fu per V Escurialp , prefe-
rito a tanti altri de' più vantati
architetti . Egli fu anche riputato
abile a trattare a&ri importanti,
^ ALETTA h uns^ striscia ^t^-
riore d'un piedritto^
ALGARDI C Messandro ) Bo»
lognese n. 160% ^ 1^54 . Qui
non si considera che come Atr
cbitetto. Il suo pierito arclyitet-
tonico /spicca in Roma nejla Vil^
la Panfili , una delle più belle vil-
le del mondo . lì /suo Pala^zfno
è esentp di flue' tanti ornati ^1
statue e di bassi rilievi profusi
in oufl teippo nelle facciate in
iqo^o che ne perturban i'prdine
e la proporzione . U Algardi vi
spìngo gufto mvìq . L' interno
offre dettagli di decorazione da
servir ai modello» uli ^ppart;^-r'
menti sotterranei sono orn;^ti di
stucchi eseguiti da lui stesso» e
sono i più oelli stucchi moderni
per la distribuzione » per la leg-
5 erezza 9 e per l/i purità.. I. Clar-
ini poi , ipriiti , i viali , 1 bo-
schetti sono disposti in utya bel-
la varietà secondo i* inuguaglian-
za del tcrreiiOy e nella maniera
la più pittoresca, con fontane s.
cascate, e giuochi d'acqua» on-
de la Vi/la è una delle più de-
liziose di Roma , Ma la faccia-
ta di S. Ignazio » ^uantumjjue
delle più grandi di Rom^ » non
fk grand' onore a^r Algardi » el-
la è a due ordini ^ e co' soliti
ab^si i e cogli 9USSÌ abusi ^ an»
ALI 23
che il suo Aitar maggiore di S.
Nicola da Tolentino.
ALIPIO architetto del IV Se-
colo fu incombenzato dall' Impe-
j-ador Giuliano a. rifabbricare il
Tempio in Gerusalemme 9 ma la
jterra voniitiò tante fiamme che
tutti gli operai ne restarono ar-
jrostiti . E sì tatù fandonie si han-
no per istori^ .
ALLACCIARE ^ raccorre le
;icqu9 sorgive per qp^junque bi-
sogno. Vi vogliono tre avver-
tenze f I. ^e la sorgente è scoper-
ta e poco profónda. 2. Se non è
punto appar^ntf .' 3. 3p è. molto
^tterr^ .
2. Se Ja sorgente .è ^coverta »
si scava uì^ buco qiudrato , da
cui si fsiv^ bei k^o la terra ,
che si sostiene con pietre asciut-r
te . Dov'è lo scolo^ si scava uij
rigolo di pietrame coperto di
terra. ' ^.
2. Se I4 sorgiva non i^ appa-r
rentc convienfar pioi[ti pozzi di^
stanti r un dall^ altro .30 in 40
passi y uniti con iossi cjie raccol-
gano tutte le ?cquc\ .
3. Quando ja sorgente è sotto-
terra 9 si fa uno scavo s^ volta
fin air acqua; queste volt(; soste-^.
nuté da pali e ^a panche si con**
ducon ad un canale cui vj^dano
sitri rigoletti per tadwn||r^i più
acqua che sìa possibile ^ ^ Tutti
Questi tagli han d' aver im pen-
io dolce per.' portar Vifqusi in
un scrb^to^p. ,pgni 50 tese d4-
serbatoio «ienó de' focczi per co*,
noscere se l'acqua vi scorre, e
in che quantità , Convien con-,
trassegnare il corsp dell' 4cqva
cpn termini per avvertire, che*
non si piantino colà alberi 9 i.
quali colle loro radici penetrereb*^
bero ne' condotti , e farebbero
perder le acque.
B 4 AL'
a* ALL
• ALLEGORIA è (ina rappre-
sentanza ingegnosa d' idee astrat*
te per mezzo ài figure alfusive ,
di persone favolose, e d'esseri
immaginar/. Quésti oggetti deb-
bon esser segni di una cònven-^
zione generalmente stabilita. E-
debbon esser cOnvcnieii ti aill* as-
iunto .
L' allegoria è conte un crhta!-
Jo che faccia veder bene f ogget-
to che cuopre . Non è un* insul-
saggine d' indovinelio . Dunque
va adoperata con sobrietà e con
chiarezza .
E' condannabile Ttf/Zr^oriViitr^
piegata per ^satire personali . E^
più detestabile, se si avvilisce
nelle adulazioni .
U allegoria entra anche nell'
Architettura . I due tempi di
Marcello della Virtù e deli' O-
note congiunti in modo che non
si poteva passare a questo senza
entrare per quello, è una delle
più belle allegorie • E che altro
% V Onore cìhe un premio di una
perpetua Virtù ? E la Virtù che
altro è che beneficenza ? Si dan-
no altri edific; allegorici , e più
allegorici furono le piramidi , e
gli obelischi , che ora per noi non
sono più niente. E niente sono
tanti ornati simbolici , co' quali
s' ingombrano le fabbriche ; peg-
gio se sono giuochi puerili. .
ALOISIO ebbe commissione da
Teodorico , Principe ée^lì Ostro-
goti e Re d'Italia, di ristaùr»*^
re molti ediftc} , e specialmente
gli acquedotti , fra' quali queHi
di Abano vicino a Padova.
Chi vuol conoscere il genio di
Teodorico e de' Goti nell' Archi-
tettura, può leggere la lettera ,
che Cassiodoro in nome di Teo-
dorico scrisse ad Aloisio. Ecco
ì patimenti di quel Monarca ere-
ALO
duro volgarmente un barbara ì-^^
gnorante .
„.E* una btlla eloria <^senrar
^i le opere mirabili deiranfichi-
„ tà *, / nia è un dovere ristàUra^
,^ re quelle opere utili e delizio- .
,4 se che si hanno fre^tientemen- •
,5 te sotto gli occhi . Io non so
,^ dii^enticarmi del fonte di A-
,i bano C Aponum ) in cui ho ve-^'
,^ duto bollir r acqua fin dal fon-
^ do come tra fornaci ardenti >
,j è malgrado le nuvole de' cald?-
„ vapori vi si gode uno spetta-
„ colo che incanta . Gli ardori'
„ della natura son poi tempera-
„' ti dall' arte , la quale rende
„ salubre quello che era morti-'
„' fero . Quella stéssa acqua rac-
„ colta fmalmente nella piccina
„ Neroniana è si fredda quante
„ prima era bollente . Ben a prò-»
„ positor fu quella piscina^ ornata
„ di pietre rassortitglranti à gent-;
,y me verdi i affinchè V acqua
„ tranquilla per '^nel colore vi-
„ treo comparisse tremqJa . Ma
„ iiiù stupendo è ancora che quel
„ lavacro, dove si ricreair gli
„ uomini, se v'entran dònne «
„ vi s' incendiano . Casto lava--
„ ero ! Tu pertanto , Aloisio ,
„ impi^ ogni cura a rinnovar
„ l'antica solidità di queÉfli edf-
„ ficj , sì nelle terme , che ne*
„ condotti ; sbaralzzali'di tutti i
„ vir^lti , de' cespugli , delle
„ radici , le quali a' insinuano
„ nelle viscere delle fabbriche ,
,y e insensibilmente gonfiandosi
„ h sterftiinano . RiS anche il
^ palazzo rovinato, e polisci d*
„ o^ni asprezza silvestre lo spz^
,y ZIO tra la casa pubblica e il
yy fonte . Tutto cfcve essere ri-
yy dente nella terra 'Antenorea fer-
„ ti le di maraviglie , fra le quali
), è rimarchevole quella che chi
w
ÌU-
ALO
fi tuba hhtìt non sitò spelarle
yj se non le^tufTà nelle acque ar-
5, denti di que' monti . Spendi
„ pure tjuanto occorre ; ti si spe-
^y'dirà tinto il bisognevole^ Noi
„ spendiamo aUegraiiiente per
„ conservare delizie uriM . ^
La favolosa proprietà di quel-
le dcque contro i ladri e le don-
ne non toglie niente al hierird
della suddetta lettera. In matè-
ria di fonti Cassiodo^ò pat dol-
ce di sale . Egli disse che il fbn-*
te d' Ar^tu^a è un'acqua la più
quieta ddle atque; ma dacché
taluno barli anche a mezza vo-
ce , ella subito' si petturba ; e
parlando forte , ò tossendo ò ster-
nutando, va ih burrasca* Li fa-
vola s* insinua da per tutto. An-
che Tiberio credette miracoloso-
il fónte di Abanò'^ e il suo teiii-
pio di Gerionef . Ma ndn da per
rutto, lìè ili ógni tempo si ppen-
de cura degli èdific; pubblici ,
come Se la prese il Re Teodori-
co. Per meglio conoscer il meri-
to di questo Re Goto vedi Cat^
siodoro f
ALONSO CGf<7. ) architetto
Spagnuolo del Secolo XVI fece
il Santuario di Guadalupe , avan-^
ti di cai è un atrio spazioso al-
to alquanti scalini , the serve di
basamento alla facciata , -la quale
è di cinque pilastri gotici con •
archi . L' interno ha una specie
di cappella , da cui pef 20^ scali-
ni si ascende al Tempie^ diviso
in tre itavi con gruppi di colonne
sostenenti archi . L alt«r mag- .
giorc è di Gio. Gomez de Mo-
ra . Altare verarteftté altare di
stranezza : è a 4 piani ; i> tre
primi con 8 colonne corintie per
ciascuno , e T ultimo con 4 anche
corintie . Bravo .
ALTARg dall' alto , ^ perchè
ALT ^
gli altfiri si mettevano ne' luogh!
alti , o si alzavano su parecchi*
scalini :
Gli aitati dt^\ì antichi eran
differenti per gli usi , per le for-
riie, per gli ornamenti 9 per le si-
tuazioni . Ve n' eran de' quadra-
ti 5 de' paralleiogramroi , di ro-
tondi , eie' triangolari , a trepie-^
de . La maggior parte eran di
marino ^ alcuni di oronzo , I lo^
ro ornati eran corrispondenti al-
la deità cui appartenevano : i
pia esan . decorati di fogliami , ai-,
cuni di strumenti di sacrifici , e
fi^lora anche di priapi , e d' iscri-
zioni . Questo è affare d' anti-
quari .
U Jiltare de* Cristiani non è
the una tavola , òhe anticamente
era talvolta sostenuta da una so^
la colonna , come si vede ne' sot-
terranei di S; Ceeilia in Roma.
Ma ordinariamente v' era al dt'
sotto uii Sepolcro . I buoni Cri^^
stiani han portato gli ornati de-*
gli Altari alia più alta 'mania •
iedestaiii sopra piedestalli , c6» .
lonne e colonnette , pilastrini e-;
pilastroni , frontespizi entro fron*
tespiz) , cornicioni e cornici ,
baldacchini , tabernacoli i pitture
e sculture d' ogni genere , musai--
ci , r rabéschi, cartofcci , «. tanti
e tanti ciafrugli fthe fra miglia-'
ja d' aitar/ appena se ne può ci'»',
tare uno che- sia conveniente al
luogo e alle forme deU' Architet-
tura . -
Se la Chiesa è a cróce , V Al^
tgr maggiore vuol essere liei cen-
tro: quello è il centro dì tutti i
punti di trista . Nelle Basiliche ,.
cioè nelle chiese senza crociera ^
r altaiT deve collocarsi nel cen-
tro della curva . Il pùnto di vi-
sta s del più gran numero dev&
fissarne sempre .la posizione .^
In
s^ Air
^ in quahinqtte trosiztone It for*
ina delr ah^re òxve esser gran-
ile > e la sua decorazione sem-
plice . Se 1' alt0re è ael centro
della crotiera , gli basta $itt^ beli»
tomba air antica so d' un irasto.
basamento circondato . di scalini
con candelabri fosti in terra i'
il solo tabernacolo ' piramidèggi
su r altare ; e. V altare spiccherà
maestoso. Tutti gli »hti soliti
ornati son filisi , €pn frascherie .
Gii ahari posti ^F estrecnità
della Chiesa 9 o iièlle calcile j-
o ne' fianchi , sono jpiù sascetti^
bili di decorazióne, ma sempre*
analoga ai tutto, e semplice, li-
na bella statua del Santo titola-,
re , /qualche gruppo , alcune scul-
ture negli jntertolonn; pQssonOi
convenirvi. Convenienza , ^m*
l^licità, sobrietà;
AMA
Senza ^ boom gusto non si ^^
«sser vero amatore «^ lì buon gu#
sto non si acquista ' cqI disegnai»
re mecc^icamentey né col vede-
|(e 9- né CfìlV udire. P^r acquistar
bwNi gusto 9 bisogna prima aver
del gusto .. CJi;ti sì scsjite del gu-
sto per le B^Ue Atti , se lo iarà
buono colia iettuu di buoni Àur
;^ri y con un corso di ossjervazjo^
ni ragionate su le princip«ili pro«*
dusion^ d^ile Arti , colle confe-,
rens» di abili Artisti» colPesa*-
f|ie 9 col confronto 9 ^ col not^r^
si le riflessioni f^tte , rileggerle
ed emendarle; e tyttp ^ciò senza
fasto. Clii non è modesto 9.^ ui^
farfallone che farà ridere anche
gli scolari che ascQltj^no le sue fri-
volezze 9 • e taluno forse gli sca-*
rabocchierà la ^U^. caricatura .
Chi .veramente no^ si sente gu-
AMATORI senza amore , Co^ sto per le Belle Arti, non lo af-
noscitori senzat?ognizioni , come
Conti e Marchesi titolari . Va-
nità ,
Da un secolo in qua n* è crer^
sciuto. il numero 9 e va j>iù cre-^.
scendo in ragione che si molti-
plicano I mercanti delie iBell^
Arti 9 cioè in ragion del lusso ,
E così è decresciuto e decresce
fetti ; vada dove lo trae la sua
inclinji^zionf , jLealtà ^ fi sarà sti-»
fnato .
.. AMERICANA C Archltettu»;
ra ) . E nual arte di fabbricare in]
un Emislero di Selvaggi senz^!
alcun' arte ? Occupati allji cac-
cia 9 alla pesca > e a qualche pian-.
tazioqe 9 noq potev^n .avere per
il numero de* buoni Attisti. Vi^ ricovero che qualche antro 9 qualr»
sono stati ì véri Amatori e Co-- che tenda, e ^1 più al {>iù qualr
noscitori, ve ne sono ancora,, che capanna. Gli Americj»ni so*-
ma rari 9 rarissimi .
Se la vanità è la madre degli
Amatori 9 tutto il loro capitale
sarà di frasi e di storiette ; tesOr
ro grande per dettar leggi . ^Dilet-
tanti 9 cioè ignoranti , diceva Fe-
derico . Questi C!ommedianti im-
pongono a^li Artisti bisognosi
che aman più il presente che la
posterità. Tali Artisti adulan
tali Amatori 9 e da questa reci-
proca corruttela risulta la depra-
vazione del gusto.
no generalmente sì inerti e tan-
to stupidi da viver fr^ gli albe-
ri . Stupidi tanto da non saper
numerare al di là: di 20 , e al- .
cuni non passan Ù 3 • M^g^iore
stupidezza degli Huri^pei di an-
dare a putrefarsi in qu^I brutto
emisfero . Pure in quel salvaggiu- .
me v'eran due imperi , il Messia .
co 9 e il Perù .
La capitale dell' Impero del
Messico 9 fabbricata in un' isol^ ,
in niezzo ad un gran Iago con«
te-
AMB
ff oeva ventimila case , e un po-
polo immenso. Il palazzo wlV
Imperatore tutto marmo e diafi?
prò era grande quanto ua;^ città ^
con giardini, cpn fontane» con
bagni , e con orn^imenti d' ogni
^rte, è §1? di quadri fiotti di
mume del colore il più vivo.
Tre mila jnagnati , caeìqui , yi
avean palagi superbi. Pi^ super-
bi erano \ Tempj • Ma in che
(Consistesse Questa loro superbia »
gli Spagnuoli non si soq degna-
ti farne filcnna d^prizione. Vi
distrussero bensì tutto 9 iìn ad
arrostir viyo Giifirimozin V ulrìr
ino Imperatore ^ insiepie con im
suo favorito , affinchè scppri^rp
i loro tesori . Il povero favorito
gli dirigeva le più trkte lamenr
tazioni f e r Ifnperator rispose-
gli , e io ^ son t9 su d^ un lettg
di rofe ? C|ii ha dato mai un#
risposta sì grande 1
Anche del Perù si sonq ckcan-
tate magnificente di palazzi 9 di
tempj , ' ài i»trade 9 01 argini 9 <?
di ponti , specialmente in Cusco^
che n'era ia capitale • Quivi 8,i
porta alle sttìU Ufia fortezza ar^
chitettata da Hpalipa» il quale
^bbe sotto di se tre altri archir
ttttì o ingesneri , Ynca Mgrican-
chi , Acahuna Ynca « e Calla
Cunchuy . Che le mura fosserp
tutte inctostat^ d' oro cisellato in
he%tÌ93m , e in {o^^ivofà 9 bagatr
uì\t\ ma che le pietre fosserp
ciascuna d^lla lunghezza di 4Q
piedi e più 9 trasportate d^ lungi
dne mille v^\%Ìì9l per disastrosis-*
sime strade 9 e portate su ad e-
norme altezza 9 e un' altra bagat-s
tella 9 sapendosi di certo che in
tutta America 9 e al Perù 9 e al
Messico non sì conosceva *tkt ferr
ro 9 né calce, né funi, né #nac-
f faine 9 né regola 9 né pompasso y
«é buoi } né cavalli! 9 tié asini f
Ma -quei dtì mondo vecchio do-^
vean esagerar tutto nel mondo
nuovo . Lie grandi strade del Pe-
)rù non erano cfie ^ttadelle per
pedoni, i ponti poh i^an che di
salci intc^jciati 9 ^pertj di rami
d' .alberi f Tutfo sì faceva a for-
za di. braccia 9 . e forse inferior-
fnent« ai Castori.
]AMM/)iNATI (.Bartolomeo^
Fiorentino n. 1511. m. 1591^ Scul-
tore \ e Architettp celebre . Ter-
.fninò in Firenze \ì palazzo Pit-*
ti 9 e yi diede il disegno d^l
Cortile a tre ordini ^i logge co*
tre ordiiii di colonne clofiche ,
joniche» e corintie; ma desse
colonne sono incassate nel inuro
per la metà del loro diametl'o ^ e
quel ch'é peggio, sono bugnatei •
Nel fondo del cortile costruì una
grqtta magnifica di figura ovale 9
ornata di petrificazionj e di co-
lonne doriche isal^e^ c:on fonta-
ne 9 con nicchie 9 e con d^\t
statue : If^ yolta era anche abbel-
lita da f>itture . Il suo Ponte
<di S» Trinità, passa per il più
bel ponte dclllarchitettura mo-
derna per il suo. ardire . e per la
sua. leggerezza . In Roma egli
diede ii disegno dei Collegio
Romano 9 che 1190 fu e^guito
che nella facciata » e nel cortile ;
il resto fu interamente cambiato)
e in male . La facciata é grande
e imponente 9 malgrado i difetti
delle finestre , e d?' mensoloni
grossolani. Meglio inteso é il
Palazzo Rucellaj, poi Gaetani ,
e ora Ruspoli . Ancne il palazzo
Sagripanti presso quello di Al-
tems 9 ha del buono . L' Amma-
nati compose un' opera intitor
lata : la Città , cioè un piano di
differenti edifici che rendono una
citta ragguardevole e bella : cioè
por-
ìlÌ • AMO
borre di diftetehfe disegno , pTa-
-lazzi pubblici e |<rivati, tempj ,
fontine , piaa&ze ) borsa , ponti ,
•teafrr ec/ Quest'opera andò nd-
-Je mani'Jdei c*kbfc Viviani , pòi
-del Senatore Luigi dèi Riccio,
'indi del Gran Duca Ferdinando,
e ora non si sa più dove sia.
AMORE. Operate con amore,
e le vortre opere si rimireran-
no con- voluttà. Diitienticatevi
che vi sia statò ordinato il tal
lavoro; figuratevi d* intrapren-
derlo per vostro piacerei e alló-
ra lavorerete di gusto j lavorere-
te di genio. Chi nel pi-ehdcr gli
• ordigni òìct j bifof^na chi" io là-
ijori , fìon lavorerà con amore .
L' amante non dice mai- bifogrta
che' io vada a vagheggiare la fftia
àella.
Le Belle Arti ri eh ièdef ebbero
tin' intera indipendenza : questa
'indipendenza non può esistere
nelle nostre società * Vi sùppli*-
9ca dcinque riiicantesiiìio della
riatura, e l'inclinazione irreéisti^
bile 1 V amore per V Arte .
Chi ama sopra (^ni altra cosà
!« bellézze del la- sua Afte ^ si dà
con piacete al lavOiro . E*- al cOl*
mo delk gi6)a se ha trovato uiì
bel modello s sé vede sotgeirè tina
bella- giornata , se incoTntra ufi
bel paesaggio ,• iion pensa piò a
ore , non sente stanchezifa , gli
rincresce che il dì fin-isca ; egli
è innamorato della sua arte , è
felice. Egli è compitamente fe-
lice per questo suo amore , il qua-^
ie tutto all'opposto di qtiell'al-
'tro- ozioso e tirannico,- gli 'dà'
piaceri' tranquilli , sicuri e dure-*
voli .
Miseri quegli Artisti , che 0-
cerano senilmente come ad un
lavoro assegnato, e nel cessa*
re dicono sosj^rando ^h . . .- r/*
AMP
portdnio . .' . nòti facciamo altro *
AMPHIPROSTILO doppio
• portico . Gli antidhi usavano
Tempj con un portico d'avanti
detto pronaoT , e con un altro
portico da dietro dettò posticùm .
Questo doppio portico d chiama-
va aritp hi pr ostilo ^ e soleva esser
di quattro colonne pterciàscàno.
ANATOMIA . L' organizza-
zione de'vivehti h lino studio
de' più utili. Gli Artfsti non
hanno ordinai iamen tè per ogget-
to che r esteriore dell' uoMo • sofn
Obbligati à rappresentarne le ap-
parenze visibili . I gran segr^i
dell'organizzazione interna sbrior
lóro inutili; ma le sole appareir-
ze non bastano per condurli zì-
Ja perfeziòtie deìr Arte..
L'uomo esterno prdva irt ógrfi
istante modificazioni grandi hd^
le sue forrtie per mezzc^ delle
sue suste e de' suoi moti intcrfif .
Deve r Ai^ista tdnoscer almeno
ìt eau^e più prossiine degli' éfTet^-
ti ch'egli rappresenta. Perciò
égli deve ricorrete allif buone
òpere anatctaviché. L'anatòmico
lià bisógne di disegnatóri , cóme
gli artisti han bisogno ài anato-
mia . Le arti e le Scienze si ajui
tatìo scambievolmente , e più scam«^
bievole deve esser Tamicizia e il
Hspetto fra i Professóri- per quan-
to differefnti iieno le foro profes-
sióni . Perchè dunque invidiarsi
a vicenda y edisprèzzarsi'fin alle
villanie ? Questo accada sempre
in tutti' coloro che studiano per
fare pompa delle loro cognizioni ;
Il vero hrtè di qualunque stiidiO'
è l'utile pubblico; dal bene pub-
blico- il ben privato , e dal pri-
vato il pubblico .
Dalla cognizione- delle ossa e
de'd^e primi strati di muscoli
dipmde in graa parte k pondt-^
ra^
ANA
rMz,ion€ i il movimento^- e T es-
pressione . Perciò 1^ anatomts è
una delle basi positive delle Ar-
ti M disegno.
V anatomia j e U pfE^stettiva
«ono scienze esatte , fondate su
verità dimdstrate. Guai a quelle
scuole t dove tali scienze sono ne-
glette : vi si opererà, per pratica 3
e in conseguenza a caso, a ca-
stoni.
E perchè intisichirsi alle ana-
tomie e alle prospettive^ se gli
spettatori non ne capiscono jo-
ta ?
Ecco là due opere su lo stesso
soggetto; una trattata artista-
mente 9 e V altra no . La prixQa
sarà lodata anche da tutti &ri-
gnocanti senza saperne ^iddurre
ragioni . GÌ' intendenti la cele-
brano con cognizione di causa,
e la celebrità di queir opera re-
sta in perpetuo.
L' artista roetodicameate s^
dieso dopo d'avere ben osserva-
to e disegnato loscMetrot e lo
scorticato. 9 li paragona con quan-
to v'è di più corretto d'aqUico
« di moderno \ paragona foi tut*>
to co' modelli vivi 9 e cpsi acqui-
sta la cogni^ne importante del-
le molle della macchina umana 9
e de' loro effetti più interessanti
tcoperti dal velo delja pelle che
ne addolcisce i moti. Con que-
ste cognizioni egli potrà i^r ca-
pi d' opera .
Egli però deve concatenare tut-
te le parti che costituiscono T
Arttf 9 e farle marciar tutte ugual-
meri te di fronte senza preièrir
più runa che T altra.
Chi predilige unicamente il
tratto darà in secco ; il fasto d'
anatomia esagera ossa e musco-
li e fa sche&tri . Si può esser
anche gr^a fglorisfa sen^a esser
AMG ^^9
pittore» La gmfid'drtes Tàrte
di tutte le aru -è praticarle col-
la scienza di tu|te ieloro partì,
e velarne la scionza- in maniera
che non . vi si scorga mai. predi-
lezione per verun;! di loro • Quan-
to è diaicile preservarsi da pre-
dilezioni'.' .
ANCONA «ittà stt V Adriati-
co. Vi si vegaono anceu» <i re-
sti del porto che Trijano vi fe-r
ce costruire. E .vi sussiste sul
mqlo r arco trionfale di.^eU^
Iipperatore . -
ANDREA DA CIONE OR^
GAGNA Fiorentino n. 1329. m.
Y2S9. 9 pittore « scultore 9 archit
tetto, e poeta. E' celebre in Fi^
cenze la .su^- Loggia , - la quale
piaceva tanto a Michelangelo,
. che richiesto da Cosmo de' Me-
dici d' un disegno per- decorar
quella piazza , rispose non pò»
tersi far meglio che proseguire la
loggia d'Qrgagna.
ANDREA DA PISA n. 1270.
m. 1345* Diede il. disegno dei
castello di Scarperia a Mugello 9
e della Chiesa di S. Gio: m Pi-
stoia. A Firenze aumentò* il pa-
lazzo elei Duca Gualtieri 9 e for-
tificò le mura della città con pa-
recchie torri . Si pretende eh' e-
gli desse anche il disegno per V
Arsenale di Venezi^i*
Suo sollievo e non figlio fu
Tomaso da Pisa 9 il quale termi-
nò la cappella del Cimitero di
Pisa 9 e il campanile della catte-
drale f
ANDRONICO DA GERE^
STE fabbricò in Atene una torr
re ottagona di marmo 9 su cui
rappresentò gii otto venti prin-
cipali 9 rappresentato ciascuno i(i
basso rilievo in ciascuna faccia^
ta . Al disopra era una cupoletr
ta parimente di marmq 9 su ì^
qua-?
' |d ^ AND
^4ualé èra un tritone ambile di
•bronzo con unii bacchetta per
banderuola . La volta di essa cu-
pola era divisa in ' 24 comjsarti-
menti ugUaJi ai martho bianco^
per mostrare gli iil tri vènti. Le
- rappresentazioni de^li òtta venti
principali alludevano ai loro ef-
' ferri w Zefiro era effigiato in
-un gióvane irudtf coii de'iióri,*
• per alludere alia ptiiÈ^wtrsn Un
vecchio barbuto, e aliìiìhantatcy
rappresentava il fréddo Borea ec.
QHuesto monuirieàto ch^ serviva
• di bussola i Serviva ancora d' oro-
elogio ' solare per tanti qtiacfranti
• concavi eh' erano in' ciascun lato'
'dcìÌA tórre. Esistè tuttavia fra
'• le ruine d' Atene *, i massi di
' marmo sonò d' uns^ grandezza
' còhsidepabik 9 liia ì^ interno è
oscuroi € piccolo .'
- ANDROUET DE CER-^
CEAU (G/*fow»> fiorì in Fran-
cia nel sècolo XVI. ^ e fece a
Patigi ii^ Ponte Nuovo composto^
di 12 archi, lafgo 19 tese, e or^
nato' di mensole sostenute da ma-
-scheròni e da festoni/ Vi fece
-anche i palazzi di Suili,- di Ma-
-yehfté , degli Appalti generali ; e
^m^randi il Louvre, e le Tuil-
lerìe. Stanipò differènti pèzzi d'
' Architettura s» i mij^liori edifici
di Frància* y su le fabbriche di
Koma antica , un trattato di Pros-
pettiva,- e una raccolta di com-
posizioni Greche .
^ ANFITEATRO significa tea-
tro d'ogni intorno ^ o sia due
-teatri 'uniti insieme y dove gli
spettatori disposti circolarmente
VeggOR tutti ugùalMetìtè bene •
'Teatro vUol dire guardare , ed
"era da- Latini detto ^f/»i»fiH»f .
' L' Anfiteétfù era un edificio'
^spazioso ordinartaoiente ovale >•
in cui la piazza'-del mezzo,* arr-
Anf
' nà^ era circondata di pia ordini
~ di scalini gli uni su gli altri con
'portici interni ed esterài*. Era
destinato ai colnbattimenti de*
^ giadiatcft'i y éiììt bestie feróci , e
: ad altri peneri dì giuochi e di
spettacoli i e fin alle naumachie ,
cioè a* c(Miibs(ttimettti navali •
Qù&ta crudele invenzione si
-éttribuiseé agli. Etruschi super-
stiziosi y i ^uali n6n vedevano
ne' flagelli ordinar) della natura
che la collera degli Dei-,- e cre-
- dèvanò placarli co* ooftibattimea-
ti straórdinar/ . Questi begli atti
• di religione furono adottati da*
' Romani ignoratiti e feroci forse
più degli Etruschi, e divennero
pori piissatempi di uij popolo ozio-
so è cfudelè.' Tutto T impero
' Romano' fii seminato d' Ahntea-
tri.' Se n' eressero' anche in Gre-
'Cia quando fk da' Romani sog-
giogata. Quando quella Nazione
• era libera , era guerrieri si , ma
- nel tèmpo stesso era tutta intesa
• i coltivare le scienze e^ le arti
• che rendono dolce la vita civile ^
' ed ebbe in orrore gli spettacoli
sanguinósi eh' eran Tè delizie de*
Romani .- Barbare delizie 9 dove
uomini pagati per amtozeare e
per farai ammazzare destramente
e con (^ra^i^ vendevano a' loro
simili il piacere d'un macello
studiato^ e ributtante .
' . I primi^^/l^r0!«;'r# Romani non'
furono che vaste piazze scavate
nella terra ,- dovè gli spettatori
sedeViano intorno su gradini di
tetta- erbosa: pie gradini èht vi
si voleva» fare , mÌ^ si approfen-
. dava lo scavo. Di qùèèto primi-
tivo' uso se ne vede uA esempio
neir anfiteatro di Pesto.- Si fece-
ro indi i gradini dt. légno ^ ohe
si m^ievano finita la' festa . Ma
fil' incendi» e- i fraeaìiiattiafHi*
fra'
ANF
ft^ qH«ìi fu terribile quello di
'Fìcfene, do?e perirono migliaia
di spettatori ^ li fecero costruire
di pietra . La lAagnificenza dfegli
Anhteatri^ fu tragrande, come
tuttavia sr os^rva in ogni prò--
vincia dello' sterminata Impero-
Romano , a Ver<yiia y in Siciiia y
in- Argo, a Corinto, « Siagunto
itelia Spagna, a Nimesy a Fre-^
Jus, a Aufun in Francia,' a* Po-
lli in Istria y e fhr nella povera
'Oiudea.' Ma io sfoggio* prfncipa^
le fu ne^ Lazior, ^ ne' suor con*
torni v ar • Otricoli^ «ul Tevere ,-
«1 Garigliano* i'aijtico Liris, a
Pozzuoìr, a Capùa, a pie di
'Monte Cassirtd pressoi la casa di
Varrone^, in Albano sotto i Cap-
puccini. Roma pòi n'ebbe la sua
-gran parte : V anfiteatro di Statiiia
' Tauro in Campo Marza t Mon-
*e Citorio , V srtf teatro Castrèn"
't(f prèsso S. Croce ìtf Gtnisaiem-
me 'febbricato' forse- da Tiberio
d'Ordine CoriWtia, i*#ff)(rMMro
cominciata da' Vespasiano e ter-
'mtnato da Tito suo Aglio . Ec-
coci al Colosseo; un' occhiata su
questo' bsTsta per tutti gli altri
ùnfteutti .-
Questo* Anfiteatro detto Cùles-
seo per la sua grandezza areico-
lossale, o per il Colosso ài Ne-
rone alAy I20 piedi eh' era lì vi-
cino , è tuttavia , eos).rttinato
<<om' è y d' una cost razione che
non par operai de^fi uomini , ma
di' Otte' favolosf giganti' ch^ met-
tenoa montagne sopra' montagne
volevano' andar in Cielo a detro-^
nizzar Giove* fi pure una mole
BÌ prodijglosa • fvt cotffpit^tf m due
anni e' nove mesi . Se ne fii* ar-
chifetta^un certo Rabino, e^un
eerto Gaudenzio. B' rotonda al
-tfi fuòri', elitticB al didentro': in-
ferrata adesso per la ia 13 pte-
ANF .3f
di, era circondata d* qualche
•scalinata , per cui si ascendeva e
si entrava in tutte le 'arcate.
tL' altezza totale è lói piedi a pol-
lice— ; la cifdónferenia esteriore
t6x2i. Ma 1 esterioce è in gtaii
parte distratta .>
Ali^ esterno sona guattì' ordi-
ni.* tre di colonne incassate con
archi , e V ultimo di pilastri sèn-
za archi .- Il prijn' ordine è Do-
rica,, il seconda JObica, il ter-
za Corintio^ e Corintia i anche
il quarto ;' Meglio sarebbe stato
con due ordini di colonne iso-
late senz'a archi ^ e ancor meglio
senza ordine alcttna . Una gran
cornice cotona tutto l'edificio', e
•predóìnina su le altre che le sO^
noal disotto, senztf avere altra
dimensione che quella che .com-
potm il suo ordine ; ha il goc-
ictolafbjo a tre' fasce , . né ha ci-
masa grande : in questa modo la
cornice riesce più forte e piì!k bel-
' la^. In tutti quattro gli ordini
r aJifchitraVe è a crd bande r me-
glia «e il primo ne fy^st senza,
li secohdo ne avesse due^ e il
tefza tre ^ Non è 4a iar. Caso
della poca esattezza de' profili
delle modinatmEC : itaittiizieaasDr-
bi&e dalla gsaodiosicà édls dia-
le. La massa totale è.sì*èieki pro-
'porzionata ,- e V insieme, e 1» di-
stribuzione dd tutta è si impo-
nente e armoniosa che non per-
'mette scoprirvi le piccole irrego-
larità risultate forse dall' esecu-
zione , e dalla soiiecittidine del -
'lavoro . f
* l^eii' ordine superiore V archi-
trave vien tagliato da canali cor-
rispondenti a> quo' 340 mensoloni
che sono sopra le finestre , e che
nel loro incava ricevevano le an-
tenne, Je qcaii sostenevano .ia^
rea-
^
S» ANP
tenda per coprire la parte éeìV
Anfiteatro dove erano gli spetta-
pri, e non tutta V arena.
Le arcate inferiori del dintor-
no sono numerate , ed erano 80 ,
con piloni larghi 6 " 6, Nella
f>arte settentrionale vi si vede un
taglio dove attaccava il ponte di
comunicazione col palazzo impe-
riale di Tito situato su P Esqui^
lino . Questo corrisponde a uà
capo deiPasse minore dcìV arena»
Agli assi erano i quattro ingres-
si nobili.
Nel pianterreno sono quattro
corridori che girano internamen-
te per tutto il dintorno. I due
più grandi o sieno i portici sono
ad arcate , separati T un dair
alt4-o da piioni . Fra il secondo
e il terzo corridore è un grande
spazio per le scalei nelle quali
si entra dal secondo e dal terzo
corridore • Altre scale si trova-
no nel terzo e nel quarto corrir
dorè, che sono illuminati da spi-
ragli nelle volte . Queste scale
portavano ai vomitori<^ per dove
gli spettatori come se fossero dair
edificio vomitati andavano a se-
dersi su le gradinate. I Romani
eran gran vomitatorì .
Tra^ piloni sono de' corpi qua-
drati con altre scale conducenti
al secondo piano , e a fianco al-
tri spiragli per Illuminare il suo
corridore . Al quarto piano le fi-
nestre ^ono a dirittura de* pie-
destalli . Altre finestre sono fra'
pflastri ,
Il n^ro dì faccia « i piloni de*
corridori , le volte , tutte le te-
ste de* muri tramezzi , e le cate-
ne sono di travertini . Il resto
è di mattoni.
Il muro è quasi a piombo nel
di dentro , e tutte le ritirate so-
jio al di fuori , come al Teatro
ANF
dì Marcello, e coipe deve esser
sempre , affinchè sia più resisten-
te alla spinta delle vòlte »
V Arena , dov^ si facevano ^ì
spettacoli , è ora 25 piedi più
alta . E' un* elissi lunga z6% — 11,
e larga 195 — i. La lunghezza
totale M grande asse , inclusi i
muri e i portici, \ 3^9.
La gtjidin;^ta $i crede che fos-
se a due precinz,ioni y qqè fasce
o separazioni che ricorrevano por
tutto il contorno , per cui gira-
vano gli spettatori per and^r a
prendere il loro posto . Da i yo-
initorj partivano altre scalette
che tagliavano la gradinata in
tante porzioni a forma di cunei .
Onde quando T anfiteatro era pie-
no , gii spettatori vi facevano
uno spettacolo ben ripeti (o . Si
crede che 33 fosi^ero i giri de'
Ì;radi o sieno sedili . Ma né del**
a gradinata) né del riparo infe-
riore detto podio , né dell* eurip9
canal d* acqua ali* intornp per
maggior riparo contro le^ fiere 9
né de* portici eh* e;rano ir\ cima «
rimane più vestigio . Si suppone
che vi potessero stare a sedere
70 in 80 mila spettatori .
Ne* muri interni si veggono
degl* incavi longitudinali, come
se ne. veggono in t;^nte altre mi-
ne, e specialmente nelle Terme
Antoniane . Servivano forse per
sfiatato) , G per profumieri , a per
stillicidi , o per tubi di varia ne-
cessità e di delizie. Vi doveano
esser anphe altri condotti per ri-
durre r arena a naumachia .
VitW' Anfiteatro dì Verona ti
conserva tutta la parte interna ,
tutta la scalinata , e serve tutta*
via per gli spettacoli pubblici .
Ma dell' esteriore 900 resta in
piedi che una piccola parte . Con-»
s^st^va ia tre ordini ài a^cat^
ANG i
TiiMJclie a bugne . L' altezza è
^ — 7 . Il circuito conteneva
72 arcate . Il maggior diàmetro
4Ìeir arena è 233 piedi , il mino-
re 13^ — 8 . Lz grossezza deir
«dificio col corridore e col muro
^i faccia è 120 — io ; óncte la
totalità delia lunghezza è 475,
« il minor diametrq 378 • La
«calinata è di 47 'scalini •
L] Anfiteatro ài Fola ha intero
il ricinto esteriore^ , eh' è a due
ordini di portici con un attico
di finestre ^ quadrate* La costru-
zione h a bogne . Ha 4 contraf«-
forci di 3 arcate , che servivano
non tanto per solidità quanto
per scale . V interno par che fòs*
«e di legname.
. L' Anfiteatro di Nimes ha il
diametro maggiore di 404 piedi 9
il minore 317 ; quello dell' arena
^)9, il minore 142. L'altezza
totale k jy. E* a due ordini di
fxVchi , l' inferiore di pilastri « e .
i^ superiore di colonne incastra*
te sopra un basamento j conti-
nuato . ^'
ANGELI. . Che cosa dicono
quelle ttste abbuffate , figlie di
borea, aggruppate fra ni^vole in
gloria f Dicono senza ' espressió-
ne , senza verisiimiit u dine 9 che
sono un ridicolo luogo comune .
ANGELO e AGOSTJNP DA
SIENA due fratelli Atcfaitetti
del secolo XIV. discendenti d*
architetti , e zìììvfi di Gip: da
Pisa » Ebbero la sopr intradenza
degli edifici di Siena ,. e vi do--
struirono'il palazzo de' Magistra-
ti^ la facciata settentrionale del,
Duomo, due porte della- città) .
il Convento e . la Chiesa di S.
Francesco^ la Chiesa di. S^ Maria,
€ ì^. gjrafl fontana nella piazza,
delia Signoria , comeanshe la.sa-
i^del gran Consiglio , e il p^z^
fl/<. B. Arti T. L
ANO «f
Z^ pubblico . Fecero anche ^moì*
ti edifici in Assisi, in Orvieto,
pn Arezzo . Eseguirono anche di-
verse 'sculture.
ANGOLO VISUALE è quel*
lo in cui si veggono comodamenn
te le grandezze degli oggetti •
Deve perciò esser considerato in
Architettura per determinare il
Taranto dtìh grandezze.- St-^
vecfe a maraviglia da aiù in. su ,
se il ràggio, visuale rorma. colla
linea orizzoiitaie un angolo di
45 gtadi. Si seguita ancora »
veder passabilmente se quest'an-
golo cresce fin a 70 gradi; * Ma:
al di là di questo termine 9 con-
vien torcer il collo. Or se !'•
angolo di 45 è il teimine di mez-
zo 9 e un estremo per la più grand'j^
altezza è 70, l'altro estremo per ^
la minor altezza sarà uq angelo •
di 20 gradi , poiché 20 è a 45 1
come 45 a 70 . . L' architetto con*- *
sidererà ancora che la grandezza-
e i^ colore influiscono . a. farci
giucticare della di^nza degli
oggetti . . r
ANTARADQ oggi^ Tortosa „
città antica della Siria incontro-
all'isola Arado . Vi si veggono .
degli antichi resti singolari. In-
una valle tra rocce si trova un
cortile intagliato nel masso con:
un . trono in mezzo fiancheggiato
da due^die . li trono è compot
sto di quattro pietre : il baldac-
chino èordato d'cna cornice ali*,
uso Egizio • Pare che ai: due an* -
goli del cortile vi fb^se uri :ap-
partamenUiio, le di cui poftfe in^
cavate nella rocca sussistono 'an**
Cora .. Il trono era probabilmen-
te destin^ito a im^idolb' che si -
adorava in quel tempio* -D^ un'
altra parte della- vallata è. una
specie dì fossa tagliato, nella coc-
ca con sette gradini..-p«r parte '
C ' noa
\.
S4 ANT
non continuati fin al fondo ^ e
terminati da una parte in semi-
cerchio.* par che questo fòsse un
Circo . Più in là sono de' Mau-
solei; e vi si osserva uno sco-
glio, di cui si è formato un pie»
destallo alto 9 piedi, e 2S piedi
in quadrato , con alcuni scalini
per andarvi sopra ; avrà forse ser-
vito di base a qualche Mauso-
leo.
ANTEMIO di Traile nella
Lidia fu da Giustiniano scelto
con Isidoro daMrleto per costrui-
re in Costantinopoli il famoso
tempio di S. Sofia ^ La pianta è
quasi quadrata, lunga 25^ piedi 9^
e larga 229. Ha una cupola emi-
sferica del diametro di 108 piedi
con 24 finestre- sostenuta da 4.
piloni grossi 48 piedi . Su que'
piloni si alzano 4 archi di tutto
sesto alti 142 piedi , con corni-
cione e con balaustrata, che fa
da tamburo all' imposta della cu-
pola , la ^uale ha un foro con
cupolino . In giù fra' piloni è un
colonnato di 40 colonne soste*
nenti archi , su' qualr sono 60
colonne con altri archi : tali co-
lonne forman portici per le don-
ne, che allora stavan separate da-
gli uomini . Tutto è di marmi
rari , ma d' un gusto barbaro «
La gran cupola e fiancheggiata,
da mie minori . Nel fondo è u-
na semicupola , sotto di cui era
V unico* altare , che fosse in quel
tempio ^ ora v' è l' Alcorano . I
Tth'chi non vi hanno cancellato*
che le croci , e vi han lasciate
tutte le immagini de' Santi e di
Cristo. Tutto è ricco, ma non
bello. L'esterno specialmente è
eoffo, e circondato da coittraf-
torti .
Antemio non fu solo architet-
to y ma anch< scultore e macchi-
ANT
nista • Esiste una raccolta di maf-
.chine attribuita a lui . Si raccon-
ta eh] avendo egii ricevuto degli
sgarbi da^un pedante Zenone cne
gli abitava a canto , lo fece fug-
gir dsL casa col fargii sentire un
tremuoto. Si dice che eli pro-
ducesse questo terrore coifoetter
lungo i muri della^sua abitazione
alquante caldaj^*^' acqua bollen-
te , i di cui bollimenti imitava-
no la strepito che suol precedere
td tremuoto.
ANTES'eran da' Latini chia-
matr gli stipiti delle porte , e i
pilastri y. che mostrano il solo d'
avanti . Il loro diametro dovea
esser uguale a quello delle colon-
ne, e al pari delle colonne do-
veano avere la loro restrema-
zÙMie.
ANTICO . Il bello Antico è
nelle sculture e ne' monumenti ,
preziose reliquie di que' secoli
dove r.Arte giunse alla perfe-
zione* .
Perciò^ tutta Europa accorre z
Roma a venerare Veneri , Anti-
noi , Apolli ,. Ercoli , Torsi ,
Laocoonte , Gladiatorf , Fauni »
Flore, Colossei y. Mausolei, Pan-
teon ec
Professori, Conoscitori, Ama-
tori, Intendenti e non intendea^»
ti. Dilettanti e non dilettanti >
tutti d' accordo inculcano e ripe-
tono alla gioventù : „ Osserva*?
9) te , studiate , copiate r'sntseo *
„ nudritevi d' ant$co . L' antico
99 è il modello della bellezza su-
99 blime 9 di quei bello ideale >
9, dr quella perfezione perfetta 9
,,. ove i Greci si son elevata per
9, impulso del loro- ingegno . Imi«>
9, tiamoli y rag^iungian[ioli . Chi
99 si allontana dzlV antico j si al%
99 lontana- dall' arte .
Tutti da buoni scolari ubbidi-^
SCO*
^
ANT
icOAo ; ognun copia V antico bel-
-lissimo; gii studj, le abitazioni,
le botteghe son piene di marmi
e di gessi de' più belli antichi ,
tion SI respira che il fior dtW
~ antico <t e poi? Niente. Cresce
sempre piì^ il piagnisteo su la de-
cadenza delle Belle Arti .
Ma perchè da uno studio sì
nobile un risultato sì meschino ?
Perchè noi non siamo que' Gre-
ci . Quegli Artisti di que' capi d'
OMfa erano non solo ingi^nisu-*
i>iimi, ma eran originar] imitato-
ri della bella Natura. E noi ci
facciamo imitatori della loro i*
tnitazione , cioè scimiotti <
Tutti coloro che si danno alle
«Belle Arti , vi si dieno jpure per
inclinazione. Ma questa inclina-*
zione per quanto sia sincera e
grande , è sempre modificata dal-
le facoltà donate più o meno ab-
bondantemente dalla natura , e
sviluppate dalle varie circostan-
ze •
Chi i dotato d' un' immagina**
zione suscettibile d'entusiasmo,
'wsfktt al mirar V antico un' im-
pressione che si può ben sentire
ma non già ridire « Artisti così
sensibili X b^n pochi ) potrebbero
far capi d'opera, se fossero in
?[uellecirc(Ktanze favorevoli , nel-
e auali si trovaron i Greci .
Quelle circostanze non sono più .
Ma la maggior parte degl in-
clinati alle Belle Arti è fredda .
E' capace di veder bene ìa na-
tura 9 ma non dì elevarsi sopra di
lei • Costoro provisti dì esattez-
za e dì raziocinio posson far o-
pere stimabili , ma non sublimi .
A costoro dunque non convie-
ne ìù httudìo ostinato dell' «»»'-
C0. ìjottìtmiio verbalmente^ non
cordialmente ; noi sentono . £ se
per qualche autorità fossero co*
ANT Zi
stretti a non opemre che SB^ quel-
le bellezze ideali, le loro «opere
riuscirebbero insulse, affettate .
hvuddovt se imitassero la sempli-
ce natura ben osservata e scel-
ta, darebbero produzioni amabi-
li • -Non ogni cibo è per ogni
stomaco .
Studj pur r antico Ogni giovi-
netto , ne disegni teste , e figure
intere ; vi apprenderà la correzio-
ne e la bella semplicità. Ma se
non si senre poi infiammato da
qMel sublime, tìnum) 9ÌV antico ^
e si contenti d* attaccarsi alle ve-
rità della natura 9 ne imiti il più
bello, ìì più grazioso. Non sarà
Raffaello, si rallegrerà d' esser
Guido .
Antico Ih bocca degli Artisti
equivale a bello ^ ad eccellente^
a perfetto*^ Locuzioni che in-
<iicano una stima ragionevole »
benché s^so poco ragionata su
le opere degli antichi Greci e
Romania Quanto nelle Scienze i
Moderni sono superiori agli An- ,
tichi, altrettanto sono inferiori
titììt Arti dtì gusto ^ Questa su-
rriorità deìV antico sul moderno
dimostrata- cial confronto de^
monumenti . K ptodottaL da più
cause , che giova conoscere per
non divenirne ammiratore stu-
pido , e der sapere nel tempo
stesso qUaf discernimento si deve
mettere allo studio che se ne fa .
La principal causa è indubita-
tamente V originalità , o sia il
merito dell' invenzione che spic-
ca nelle opere antiche . Questo
merito è traprande nelle artiche
dipendono più dall'immaginazio-
ne che dalla riflessione . Gran
vantaggio per ^ìì egregi Artisti
di Grecia ni di non essere stati
preceduti che da uomini medio-
cri y i quali non fecero che ac^
C 2 een«
r
3^
ANT
cen tiare la strada dei bello e del
vero , la indicaroao, non la e-
seguirono . Quindi le loro opere
non mostrano alcun segno ne di
stento > né di facilità. Mostrano
bensì r ardir proprio dell' inven*
zione , e quella moderatezza tran-
t^uiìla. e regolata senza sforzo e
«enza bisogno d' usarlo. Il gra-
do di forza ddV invenzione de'
Greci è il risultato dell' accordo
perfetto di tutte le qualità ne-
cessarie. Questo giusto tempera-
mento non si è mai trovato ne'
^rand' uomini moderni , che pas-
sano per creatori e inventori in
differenti generi. Comunque sia-
si , le opere antiche portano sem-
pre il primo de' caratteri , .quello
della forza e dell'ardire, che na-
sce dall'invenzione. Ogn' inven-
tore è forte : la debolezza imita,
e oen' imitazione resta al di sot-^
to del suo modello ^
Perchè dunque imporre a noi
la necessità d'esser deboli , coli'
inculcarci l'obbligo d'imitar gli
antichi ì Perchè non farci aspirar
fllC originalità lasciando le strade
battute da' Greci , e seguitando a
par di loro quelle della natura ?
A questa obbiezione servono di
risj>osta le altre cause della su-
petiiorità de' Greci nelle arti del
disegno .
Seconda causa : hllcKK^ àe^
Greci, lì clima il più dolce .e
temperato sotto un cielo puro e
in un'aria salubre rendeva bello
il corpo de' Greci , e più bello e
più energico e più forte veniva
reso dal magc<ior tesoro che pos-
sa goder l'uomo, dalla Libertà .
La libertà dà una bellezza fiera
e generosa , che la schiavitù non
f»uò mai avere. La bellezza era
a più pregevole qualità de' Gre-
ci i e perciò iu ìì primo princi-
ANT
pio della perfezione delle belle
arti . Le arti non sono come vol-
garmente si definiscono una senir
plice imitazione della natura , sor
no bensì la pia bella imìfaz^^me
della pie bella natura, Dunque
non in ogni tempo , né in ogni
paese posson brillare le belle ac-
ti . In Grecia tutto si riunì per
operare e per elevare al più alto
grado questo felice concorso.
Terza causa: Educazione relar
tiva alla bellezxa . La bellezza
naturale si accresce negli uomi-
ni , nelle bestie 9 nelle piante
colla cura . Cura grande, si pre*
^ il governo Greco su questo
importante oggetto , e jpose per-
ciò molta attenzione allo studio
della Ginnastica , Quest' arte ur
nita alla Medicina tendeva a ret-
tificare i alititi del corpo, o ne
arrestavi i progressi: aiminuiva
la troppa grassezza , corresj^eva le
cattive influenze M nudrimento
eccessivo. La Ginnastica era I9
.più utile medicina della sanità ,
e con ragione i Greci ne facevaa
il più gran conto . Ella prescri-
veva il regime e 1' esercizio . I
Giovani Spartani erano ogni die.*
ci giorni obbligati a comparir
nudi avanti gli Efori, i quali
ordinavan una rigorosa dieta a
chi era disposto ad una pinguer
dine incompatibile colle belle pro-
porzioni e col vigore del corpo •
Quarta causa ; costumi e istituì
zioni^ favorevoli alle arti, I
Greci si disputavano il pregÌ9
della bellezza , come noi ci. di-
sputiamo quello del lusso e dell'
abbigliamento . La nudità era il
più bei r abito d'un corpo bello.
Le vesti de' Greci erano formate
in modo che lascia van. la natura
in libertà di dar ai membri le
loro giuste proporzioni* L'abi-
tu- *
>
A NT
tufdine della nudità cmtipiva h
sviluppo regolare e naturale di
ciascuna parte '• Non conobbero .
inai quelle nostre mode bizzarre
che non servono che a costrin-
gere , alterare e deformar la na-
, tura . Invenzioni moderne d' una
falsa modestia assolutamente igno-
te alle donne Greche. Tutto
quel che può contribuire ad au-
snentare e a conservar %la salu-
te, a favorir lo sviluppo , la
bellezza, la simmetria , la perfc-i
zione del corpo umano, tutto fu
da' Greci posto in uso. Perciò
SOD divenuti un modello d' imi-
tazione per chi cerca la natura
nelle sue forme le più nobili e
le più graziose.
Ma quale scuoU per gli arti-
sti quella de' giuochi pubblici ,
e de giniiasj , dove i giovani nu-
di senz' altro velo che. la castità
pubblica e la purità de' costumi,
eseguivano i loro diversi eserci-
sti , e disputavano il premio del-
ia forza e dell' abilità \ Là si
svelavano agli occhi dell' osser-
vatore attento i differenti moti
de* muscoli , e quella prodigiosa
varietà di attitudini e di espres-
sioni , eh' è impossibil conoscere
nelle posizioni costrette d' un
nodello inattivo • Quella molti-
Jilicità di modelli produsse la fe-
lce inutilità d' un solo model-
lo. Dal vantaggio d'avere gior-
nalmente il corpo umano in tut-
te le sue età , in tutti i suoi svi-
iuppamenti , nacque V analisi ra-
gionata e comparata delta bellez-
za e delle sue differenti modifi-
cazioni. Quindi quella facilità di
riunire in un solo essere le facol-
tà e le qualità sparse in un gran
numero , e di formare idealmente
quella riunione di tutte »le per-
nioni ^ le quali realizzate in un
ANT 37
solo oggetto, han prodotto il
bello ideale. ' '
Dopo tutto questo, si prose-
guirà ancora a dirci , che noi
abbiamo nella natura lo^ stesso
modello e le stesse risorse ch'eb-
bero i Greci? Le nostre mode, i
nostri costumi ) le nostre conve-
nienze ec. tendono tutte a na-
sconder la natura agli occhi dell'
artista. Dacché dunque abbiamo
adottate le arti de' Greci, siamo
necessariamente costretti all'imi-
tazione delie loro opere . Eglino
operarono su la bella natura , noi
non possiamo operare, che su d' un
individuo isolato e sforzato . La
natura esistette più nelle .imita-
zioni fredde otite statue Greche ,
che ne' modelli viventi delle no-
stre accademie. Ed eccoci al ca-
so di Cicerone che 1' arte è per
noi una guida più fedele , eée la
natura . Rinunziare alla imita-
zione dell' antico , senza potervi
supplire colle risorse potenti che
eboero i soli Greci , è un rinunt
ziare interamente alla natura e
alle arti . Le migliori produzioni
moderne si debbono alla imita-
zione delle antichità Greche •.
Quante obbligazioni abbiamo a-
gli artisti di Grecia !
Anche per l' Architettura bi-
sogna ricorrere ai Greci . Eglino
n^ inventarono la bellezza, e 4'
adattarono al loro clima . Noi 1'
abbiamo adottata-; ma ella è stra-
niera at nostri costumi e ai no-
stri bisogni . Conviene perciò ri-
vedere spesso nel suo paese natio
i germi preziosi, affinchè non
degeneri e non s' imbastardisca
sotto climi che le son<> stranieri.
- A quest'oggetto I monumenti
antichi esigono una scelta ri-
guardo al tempo e ripuardo al
Jaogo ctòve Airon eretti ,
C 3 Rù
r
S8 ANT
Riguardo al tempo 1* éntichhk
delle Delle arti ha un periodo di
Z5 secoli, contando io secoli pri-
ma , e 5 dopo r E, V. E* ben
naturale che nel corso di tanti
secoli la bellezza si sostenesse
sempre nello stesso grado. Le
«rti hanno i loro periodi d'in*
jfiinzia , di maturità , di decresci»
tnento , Giova conoscere questi
loro andamenti , per iscegliere lo
stato d^lla loro maggior perfe-
zione. Questo periodo è nel tem-
po di Pericle e d'Alessandro *
indi degenerarono , e andaron
poi sempre più degenerando . Su
1 difetti visibili di questi monu-
menti , i <]uali sono in maggior
numero e i meglio. conservati , si
è per disgrazia stabilita T Archi-
tettura moderna - Que' difetti si
aono convcrtiti in autorità per
giustificar le licenze che il sen-
so comune proscrive , Abusando
in seguito degli abusi stessi si
sono tratte conseguenze di con-
seguenze false per snaturar tut-
to. In ciò si è unita l' ignoran-
za alta mala fede ; alcuni ingan-
nati hanno ammirato ciecamente
e senza esame ; altri ingannatori
hanno accreditata questa confu-
sione per ispacciare le loro men-
zogne t e per giustificare il loro
^ttsto erroneo . Ma dacché si sa
il vero tempo del bello éntHo-i
e si fa scelta desìi oggetti d' i-
mitazione» v'è da sperare che si
ristabilisca il gusto della vera
Architettura travestita per sì lun-
gp tempo e degradata dalle illu-
sioni de' falsi imitatori dell' «»-
Ripuardo ai luof^hi/^dove son
eretti i monumenti antichi. Cia-
scun paese neil' adottare T Archi-
tettura Greca , le comunica il
suo carattere nazionak e v' im-
ANT
prime nn gusto locale . Queste
dififerenze luron da principio po-
co sensibili , ma divennero beo
grandi a misura che T arte si* al-
lontanò dalla sua sorgente . L'
Architettura Greca era semplice
nel Dorico, ma piena ài forza,
di carattere , d' energia : così ri-
chiede van i secoli eroici , e quel-
le Repubbliche aveano per oase
la sobrietà s l'austerità , la vir-
tù . Sotto un clima più voluttuo-
sO'deJla Jonia acquistò ben pre-
sto quella grazia e Quella mollez-
za , che si vede neil' Ordine che
ne conserva il nome, e n'espri-
me il carattere . Tanto è vea>
che r Architettura porta sempie
r impronto del genio de' popoli
che la impiegano f
In uno stesso paese ella varia
secondo le cause politiche che al-
terano e trasformano gli Stati .
Roma povera , libera , e fiera non
conobbe che T Ordine semplice e
rustico degli Etruschi . Roma
opulenta e schiava sotto gì' Im-
peratori non trovò abbastanza ri<i-
co il Corintio il più ricco di tut-
ti gli Ordini. V esagerazione
del suo lusso e della sua potenza
esagerò ogni ordine d' Architet-
tura , e la portò vanamente a
quel Composito , eh' è un monu-
mento del suo vano orgoglio .
Or se in uno stesso paese le arti
soffrono rivoluzioni sì grandi ,
q^uanto maggior discernimento si
richiede per distinguere le loto
varietà ne' paesi diversi , dove
elle sono trapiantate ? Si avranno
indistintamente da imitare i Mo-
numenti di Atene e di Balbeck,
perchè sono antichi gli uqi e gli
altri ? Si conterà per niente ne-
cli edifici d' Asia , benché affi-
liati alio stiìt Greco, l' influen-
za dei genio Asiatico, il quale
do-
ANT
dovette mescolarsi nel gusto atti-
co, e corromperne la purità?
Non meritano dunque la no-
stra stima che i soli monumenti
di Grecia, e i soli del suo bel
tempo. Vengono poi ^juclli de'
secoli di Augusto , di Trajano ,
di Adriano , che furon tutti ese^
guiti o diretti da artisti Greci «
Le opere de' secoli seguenti of^
frono ancora qualche cosa di. ri-
marchevole 9 poiché r Architettu-
ra sopravvisse lungo tempo all'e-
stinzione dell' «Itre arti . Le Ter*-
me Diocieziane , SpalatrO', Pai-
mira, Baibeck pi^esentano un com-
posto di smembramenti di antichi
edifici ^ bei dettagli a canto à co-
pie informi, e incoerenze ribut-
tanti . Bel campo per un osserva-
tore attento : egli vi ammirerà la
grandezza del partito e dell' in-
sieme , l'ardire dell' impresa , e
quel carattere di nobiltà che tra-
iuce negli ultimi sguardi àcìV
Architettura spirante ..
Prescelti i pia bei pezzi della
più beila antichità , conviene i-
mitarli «. Imitare non è servilmen^
te copiare . Pur troppo scimiotti
copisti compilatori fanno pompa
ne' loro gabinetti , e nelle loro
cartelle di Teippj , d' Anfiteatri ,
di Circhi , di Capitelli , e di
membri della più bella Architetr
tura antica , vi pedanteggiano
ancora fastosamente , ma se poi
han da formare una Casa o Un^
Chiesa, non sanno donde coinin-
ciare né dove finire , e ne risul-
ta un coso, eh' eglino diranno sul
^usto antico ,. e ch^ è un vero
mostro di spropojiiti.
Imi^r V antico è conoscerne i
f rinci|^} , le espuse , i mezzi , per
1 quali egli produce il sentimen-'
to di ikn^mÌTsa.iohc . Imitar Van-
isco è imitar la natura , è ragio-
ANT 59
nare su le sensazioni che ci pro-
duce . Perciò bisogna che un en-
tusiasmo ci trasp9rti ne' secoji
trasandati per renderci ^gloriosi
ne' secoli futuri « Per imitar 1'
antico y convien amarlo; per a-
marlo conviene stimarlo , né si
può stimare .senza ardore e senza
penetrare ne' suoi principi . Vi
vogliono altro che misure e dise-
gni; vi vuole meditazione che
ci approfondi nelle cause, ])er le
quali quel tal monumento ci reca
stupore. Aiiora non più schiavo
degli antichi, ma lor compagno,
si daranno opere ricche d' una
ricchezza propria, o non cariche
di quella profusione meschina che
non é un prodotto di mente ma di
demefiza . La varietà spiccherà in
ogni genere d' edific j , senza più
quella inonotonia di stile , risul-
tj^to di quegli stud} imperfetti che
Tion hanno abbracciata che l' ap-
parenza 0 la ^aperficie dell' Anti-
mo. Chi si é htn nudrito delle
bellezze anticfje^ se Je fa pro^
prie., ^ opererà in ogni occasio-
ne non da imitator pecoresco ,
ma da creatore , e produrrà mo-
numenti degai de|l^ più bella an-
tichità.,,
ANTIMACHIDE lavorò pec
ordine di Pi&istrato al Tempio dj
Giove olimpico.
ANTINÒE X) ANTINOPO-
LI , oggi Insine , sul Nilo una
cinquantina di leghe lungi dal
Cairo . Questa città fu fatta edi-
ficare da Adriano in onore d' Àn-^
tinoo il bello suo favorito , )[,
quale fu anche innalzato alla Dei-
tà. I monarchi co' loro indegni
favori ai loro più indegni fa,vo-r
riti calpestano il genere umaoo •
Questa città era t^^liata da due^
prandi strade larghe 45 piedi e
lunghe 850 passi , e terminavano
C 4 A
r
40 A^fr
& quattro ^ran pofìt, fri questi
due stradoni , che s* intersecavano
in cróce , erantf molte àhre tri-
verse tutte tirante a cordone . Lun-
go esstì strade regnavano due gal-
lerie di colonne iafrghe 5 in ^
piedi : onde tutta la città non e-
ra che un cowitiftifo' peristiiicrcbe
difendeva ^dall' ardore del* soie e
dalle ingiurie deiraria. Fuori
deila città era un ciuco lungo Soo
piedi e largo 70. Si vede ftirconra
una porta della Città in arco
Trionfale a tre grandi archi: la
larghezza è 66 piedi , la grossez-
za 20, l'altezza 45 : le due fac-
ciate sono di 8 pilastri corintj
scanalati dal mezzo in giù . Più
in là sono 8 colonne corintie pa-
rimente scanalate. Vi esiste an-
cora un*^ altra porta anche 'a tre
arcate con tre archi al di sopra:
questo edificio è intero, e ha 50
piedi di facciata •, 35 <i' altezza ,
e 45 di profondità . Ma chi sa
se queste fossero porte , o resti
di palazzi? vi si vede gran nu-
mero di colonne di ponìdo e di
granito ^ e ne resta ancora in pre-*
di una ventina .
ANTIOCHIA capitale della
Siria fabbricata da Seleuco Nica-
jiore figlio di Antioco sopra l'al-
tura di monti scoscesi del circui-
to di IO miglia . L' interno di sì
vasto spazio è totto pieno di mi-
ne. Vi si vede v^n canale hingò
ooo passf e lar^o 100 rivestito
di marmo , e diviso io pià^ com-
Sartimenti . V è un acquedottor
i più arcate. Si ammirano gli*
avanzi d'un superbo edificio di
ifigura esagona , creduto i^ palaz-
zo de' Re. Si veggono ancora re-
sti di portici con colonne corin-
tie di marma d' una grossezza e-
norme. Restaifo anche gli avan-
zi di qualche tempio, e della
AMT
fatmosa basilici ciré C6!$tantino fe-^
ce inndzare a S. Pietro.
ÀNTISTATE architetto Gre-
co scelto da Pisistrato per co»-
stririre in Atene il fanróo TeoH-
pio di Giove Olimpico • Vi ^
scelto in compagnia di altri Ar-
chitetti, quali furono Antimo*
chide , Calescro , e Potino . Ma
tutti questi architetti non pote-
rono terminar l'obera grande e
sontuosa. Restò imperfetta per
lunso tempo , . finché Perseo Re
di Macedonia y e' Antioco Epifà-^
ne quattro secoli dopo incarica-
rono Cossuzio Architetto Roma-
no d terminare il corpo del Tem-^
pio , e a stabilire le colonne
del Portico. Questo monumentò
era diptero , cioè con portico dop-»
pio d' ogn' intorno , e ott ostilo ,
cioè avea 8 colonne nella faccia"
ta . Neil' internò regnavan due
ordini di colónne l'uno su l' al-
tro, aIqu2tnto distanti da' muri
della celia , e vi formavano due
porgici, o delle navette: ìì mez-
zo era scoperto . Qtfesto Tempio
fu P oggetto della gloria de' po-
tenti amatori, che fecero a gara
rjf abbellirlo e per. arricchirlo,
' Imperador Adriano lo compi
interamente con una piazza mu-
rata d'un mezzo miglio di giro,
decorata di colonne e òì statue.
Questo tempio superbo è oggi un
BéK.ar^ cioè un mercato de'Turchi.
ANTONIO Senatore Romana
versata neir Architettura fece co-
struire in Epidauro città del Pe-
loponneso molti tempi : i^ più
considerabile fu quello dedica-
to a tutti gli Dei , e f[i altri
ad Apollo, wA Esculapio , alla
Sanità . Fabbricò i bagni d^ E-
sculapio, e ristabilì il portico
detto Corios, ch'era prima òì
mattoni crudi .•
AN»
AM2IO, oggi "Porto ^ An^o,
la città più considerabile de' Voi-
schi, che per quattro secoli e
mezio contrastò co' Romani ^ K
soggiogata e divenne una delizia"
de Romani ,, Fu celebre per il
suo porto , e per il tempio della
Fortuna, per cui è quell'ode di
Orazio
O Diva gratUm qtìa régis An-
tiunt . '
Neron^, clìe vi àVea tratta la
sua origine , vi aveva un gran
palazzo , da dove si è estratto V
Apollò di Belvedére, e il Gla<^
diatore di Borghese . Altri bei
monumenti si son cavati da quel-
le mine, ruine strepitose di tem-
pi, di bagni, d'acquedotti, di
moli .
APÒDITERIO spogliatoio e-
ra il luogo nella Palestra o nel-
le Terme, in cui si spogliava
chiunque voleva esercitarsi nella
finnastica i a mettersi nel baeno*
ji figura era ovale, o quaclran-
golare^ o rotonda : rotonda era
ne' bagni di Diocleziano ornata
di gran colonne.
APOLLODORO di- Damasco,
per la sua grande sciènza archi-
tettonica fu dall' Imperiidòr Trav-
iano impiegato negli edifici P^^
considerabili, che in gran nume^
ro si eressero per tutto l'Impe-
ro . Fra le mai^nificenze più ce*
iebri di Rema fu il Foro Traja<^
no con quella superba Colonna
nel mezzo, con arco trionfale,
con Odeo, con un Collegio , col-
la Basilica Uipia, e con una fa-
mosa biblioteca . Ma il più cele-
bre de' monumenti di Trajano e-
seguiti da questo suo architetto,
fa il Ponte sul Danubio presso a
Zeverinov dove si vefgon ancora
APd 4i
i vestigi de' piloni. I piloni era-»
no IO , su' ^uaii gir^xanO' ^x ar-
chi . Ogni pilone era lar^ 6ó
pedi i e aito 250 ; distanti V li-
no dtttV altro 70. Il ponte era al-
tft più di 300 piedi , e avea una
lun^ezza d'un miglio emezzd.
! Le dut stremi tà cran difese da
due fortezze l Quest' opera im-
mensa tutu di pietra di tagfio
appena terminata fu diroccata •
Traiano V avea costruita per il
passaggio delie sut truppe contro
1 Barbari . Adriano la fece de-
molire, affinchè i Bavbari non
passassero néll' Impero Rubano .
La costruzione di Traiano fu ef*-
fetto del coraggio, la distruzio-
ne di Adriano fu {Vrodotta dai ti-
more . Di male in peggio ; Adria-
no fece massacrare Apollodoro »
per alcuni motteggi fattigli suj
disegno di Roma e Venere pro-
gettato da S. M. Adriano , il
quale gli mandò a dire , che an-
che senza Apollodoro si sapeva
fare qualche cosa. Apollpaoro
nel vedere quél disegno sogghi-
gnò e disse che se alle Statue »
che eran lì dentro a sedere , ve-
niva voglia di rizzarsi in piedi ,
si fracasserebbero la testa nella
volta. Per questo frizzo può un
Imperatore far mozzar il capo ad
un valentuomo ? La potenza ca-
de facilmente in prepotenza .
APPARECCHIO . Imprimi-
tura , su cui ^i ha da dipingere .
Questa prima operazione mec-
canica non è indifferente • £
frattanto non è molto ben rego-
lata , come neppure lo è la natu-
ra de' colori 9 e de' loro ingre-
dienti . La Chimica dovrebbe a-
iutar la Pittura .
L'imprimitura bianca conviea
a que' pittori che dipingono fa-
cilmente, alla prima: si conser-
va-
4» APP
vano così più brillanti e traspa^
tenti le tinte destinate alle mas-
se di lumi . Ma questi sono me-
no vantaggiosi per ie^ ombre .
Air incontro le- imprimiture
brune favoriscon pili le ombre e
le rendon più scure . .
In Architettura V app/trecMo
equivale al raglio delle pietre per
dare la forma e la disposizione
che conviene a ciascuna parte
dell'edificio. V principio gene-
rale délV apparecchio^ è pjie i let-
ti e le commissure delle pietre
sieno perpendicolari alle superH»
eie dì esse pietre. L* angolo a-
cuto è vizioso , perchè facile a
rompersi sotto un peso forte o
per qualche sforzo considerabile.
Gli angoli ottusi non convengo-
no &i muri : furono dagli antichi
usati talvolta ne' pavimenti .
Gli Antichi per V eccellenza
de' loro materiali ebbero jpoco bi**
sogno dell' arte dei taglio àtWe
pietre . Tutta V industria degli
Egizj si ridusse a squadrare con
esattezza i l6ro massi « i qu^ìì
dopo tanti secoli di distruzione
sono ancora sì ben connessi che
non se ne scorgono le commissu-^
re . La. stessa esattezza si trova
negli edificj Greci : le pietre vi
sono sì V bene squadrate che le
giunture rassomigliano a ^\i de-^
licatissimi . Si pretende che le
commissure dtì tempio di Cizico
fossero coperte di listelli d' oro 2
Anche gli Etruschi ebbero que-
sto merito , come si osserva nel-»
le mura di Cortona , e alla Cloa-
ca Massima . I Romani gelosi
della durata de' loro monumenti
non omisero attenzione per l'e-
satto apparecchifh delle pietre ,
Nelle fabbriche Greche non so-
lo gli strati sono tutri della stes-»
$a altezza , ma anche tutte le pie-
APP
♦
tre d' uno stesso strato sono u-
guah'. Nelle fabbriche Romane
imnca spesso questa uguaglianza ,
come $1 osserva nel Teatro di
Marcello , al Colosseo » negli Arr
chi Trionfali , nelle porte , ne**
ponti ec. Ogni irregolarità si
vede poi nelle mura di Roma .
Più irregolare era l'opera incet'
ta^ in 'cui s' impiegavano pietre
d' ogni figura , non solo per il
selciato delle strade , ma anche
per i muri , come si vede a Co-
ri , e Fondi ce. Questo apparec-
chio, non bello alla vista , è da
Vitruvio stimato più solido di
quello di piccoli quadretti dis-
sposti a rete , opus reticulatum ,
Miglior disposizione e più forte
fu quella di concatenare gli stra-
ti longitudinali con altri traversi
per la grossezza del muro , come
si osserva a Palestrina, e in Al-
bano nel t sepolcro detto degli O*
razj .
Nelle costruzioni di pietre di
taglio è da osservarsi , che se le
pietre sono rroppo lunghe rap-
porto alla loro grossezza , si rom-
pono nel mezzo ad ogni piccolo
peso soprapposto \ e siccome le
giunture verticale si corrispondo-
no , ne risulta che rotta una pie-,
tra troppo lunga » tre strati uno
su r altro restano senza legame ;
e se se ne rompono due o tre nello
stesso appiombo , si fa uno spac-
co e una disunione da cagionare
la ruina d'un edificio.
Si cerchi dunque la mij^Hoc
forma e dimensione deXìt pietre .
di taglio per la maggior solidi-
tà . Le pietre cubiche sarebbero
certo le più fòrti ; pia non fanno
legame : se ne vede un esempio
nel carcere Tulliano presso al
Campidoglio ; e generalmente i
massi Romani si accostan più ai
cu-
APP
cubo che all' oblungo . Del resto
una lunghezza una volta e mez*
Z4 maggiore della grossezza dà
sufficiente solidità, cosi che una
pietra alta un piecle , e lunga un
piede e mezzo , e altrettanto lar-
ga t è forte da reggere a qualun-
que gran carico . Se le pietre so-
uo buone, ai può accrescere la
loro lunghezza • La maggior lun-
ghezza delle pietre giova ne' cor-
nicioni , negli appoggi , ne' pon-
ti , negli argini, nàie scale ec.
dove non hanno da sostenere al-
cun peso.
Gli apparecchi finti con stuc-
co o con |>ittura a chiaro scuro,
sono puerili e ridicoli .
APPARTAMENTO viene dal
latino parttmcnto , da ripartizio-
ne) o distribuzione della casa,
per renderne comode le parti,
jballe mine antiche niente si ri-
leva degli appartamenti degli an-
tichi, e da Vitruvio, e da Pli-
nio niente o poco di utile . Si
rileva solo che ne' palazzi de'
granai erano gran vestiboli , eran
peristili , e saloni , e basiliche ,
e gabinetti , e bagni , con de'
bei ornamenti di stucco e di pit-
ture. Certo che gli appartamen-
ti deglr antichi avran cambiato
di gusto secondo i tempi t i luo-
ghi, gli stati, le fortune, e i
capricci de' Signori antichi .
Più grandi sono le variazioni
in quelli de' Signori moderni . Vi
regna talmente la moda che un
appartamento di dieci anni par
che abbia dieci secoli : v' imper-
versa la fantasia come negli a-
biti.
L' Italia portata al lusso delle
fabbriche è meno variabile negli
appartamenti grandiosi di molte
e grandi camere in fila , ornate
di stucchi e di pitture.. Vene-
APP 43
zìa ) Firenze , Napoli , e special-
mente Roma vantano palazzoni
con appartamenti a perai ta di vi-
sta. Ma quanto maggiore la ma-
gnificenza, altrettanto è minore
fav comodità. Perciò l' A Igarotti
diceva eh' è un beli' abitare in
una casa alla Francese incontro
ad una del Palladio . Le abita-
zioni Francesi sono internamente
ripartite in piccoli pezzi como-
di . Quindi il loro esteriore non
è grandioso , né bello . Forse non
si troverà mai il modo d' unire
le piccole comodità interne colla
bella magnificenza esterna .
Ne' palazzi debbon trovarsi tre,
sorte di appartamenti : i. di ce-
modità , 2. di società , 3. di pa-
rada •
L' appartamento di comodità
per i padroni ha da esser compo-
sto di camere di mediocre gran-
dezza , ma ha d' aver libera co«
municazione cogli altri apparta-
menti , e deve esser esente deil]
incomodo de' familiari e degli
stranieri. La comodità e lasau\-
brità debbon farne t^tto il pre-
gio . Basta una sala , un' antica-
mera , un gabinetto , una camera
da dormire, un retro gabinetto.,
un guardaroba . Ma questi pezzi
debbon esser liberi in maniera ,
che i domestici facciano il loro ser-
vizio senza infastidire il padrone .
L' appartamento di società o
per compagnia vuol esser compo-
sto di camere più grandi e deve
comunicare coli'-
Appartamento di parada per
le funzioni più brillanti. Que-
sto deve avere la più vantag-
giosa esposizione su la strada o
su la piazza, deve avere gran-
di infilade di camere , di came-
roni , di j^allerie cogli arredi
più sontuosi, Noa basta: deve
es-
\
4« APP
esser fornito di retro camere 9 di
ritirate , di corridori , di passet-
ti, di guardarobe 9 e di quanto
occorre per renderlo libero, e di
libera comunicazione cogli altri
apDartamenti , e colle comodità
dell* abitazióne .
Per il gusto poi della decora-
zione cófi viene aver sempre pre-
sente il Tempio del Gusto .
,) Simple en étalt la noble Ar-
chi teélu re ,
9, Chaque ornement en sa place
arreté
„ Y semblait mis «par la neces-
sita .
n L'art s*y cachait sous Tair
de la Nature ,
n L' oeil satisfait embrassait la
strutture ,
fi Jamais surpris , & toujours
enchante .
APPIOMBO perpendicolare all'
orizzonte .. Per tirar un muro^^-
piomhy si fa uso d'un piombo
sospeso ad una corda . Quindi la
denominazione òtW appiombo , Il
celebjre Campanile di Fisa è stra-
piombato per avvallamento del
suolo . Egli è alto 142 piedi , e
se dalla cima si lascia andar ^iù
un piombo anderà lontano rz pie-
di dalla base . A strapiombo sono
parimente le scale interne , e le
pietre della costruzione. Lo stes-
so è della Torre Garisenda in
Bologna .
APLJLEJO Architetto antico
fabbricò a Tarragona nella Spa-
gna un tempio a piana Madre ,
come si vede nell'iscrizione tut-
tavia esistehte .
AQUILEJA città antica d' I-
talia nel Friuli fabbricata da' Ro-
mani per una fortézza^ contro i
barbari , e distrutta da' barbari .
ARA
Vi si veggono ancora avanzi ccm«
siderabih d'acquedotti, di mura*
glie, 6 belle calonne di granito
Egizio y e molte iscrizioni .
ARABA C Architettura ) è d'
un sistema differente e tutto op«
posto a Quello degli antichi Gre-
ci e Romani . Par che il solo
capriccio ne determinasse le fór-
me , le proporzioni , gli ornati .
Il sud carattere era V ardire , la
leggerezza , la singolarità . I mu-
ri traforati a giorno rassomiglia-
vano a merletti , a lìlograna . Le
colonne a tanti fasci ài pertiche
annunziavano la maggior debo-
lezza , e davano tutta la solidi-
tà . Si cercava più il maraviglio-
so che il bello , più a sorprende-
re che a piacere . Tante con-
traddizioni esigevano molta intel-
ligenza neir arte di costruire •
Non si poteva poetare più in là
l'iirditezza e la scienza nei taglio ^
delle pietre.
Questa razza d' Architettura è
tutta Araba, e fu dagli Arabi
diffusa per tutto il loro impero.
Impero vasto al pari del Roma-
no , e formato rapidissimamente
neir Asia , nell* Africa , nell' Eu-
ropa da Costanti noDoli per tutta
la Spagna e fin nel centro òeììz
Francia. Da per tutto gli Arabi
promossero le Arti e le Scienze
Siù che gli Egizi 9 i Greci , e i
^ .omani . Quanti monumenti d'
importanza non furon eretti da*
Miramolini , o da' Califfi di Bag-
dad , e di Marocco / Ne' palaz-
zi , nelle fontane , nelle moschee
di Siviglia , di Toledo , di Ovie-
do , e specialmente dì Granada ,
di Cordova si può ammirare la
singolarità dtW Architettura A-
raba , che vien detta anche Mo-
resca , e Saracena . E' anche chia-
mata Gòtica Moderna y perchè
Caf-
ARA
Orlo Magno T allottò in molti
de' principali edifici di Aquisgra-
na , e cambiò quel gusto goitco
usiuto fin allora » che era si pe-
. sante quanto questo è leggiero e
svelto. Su taf gusto furono edi-
ficate le cattedrali di Parigi , di
Reims , di Chartres , di Strasbur-
go, d' Anversa, ec. In Italia si
iatta Architettura non allignò
mai in tutta la sua purità : il
Duomo di Milano , di Pisa 9 dì
Siena ,^ d' Orvieto , S. Marco in
Venezia ec. non sono interamen-
te del gusto Arabo . In Roii^a
poi meno che altrove: le ruine
di Roma antica servirono a ri-
fabbricare barbaraipente Rcnui
moderna .
ARABESCHI ornamenti biz-
zarri e immaginar] in pittura , in
scultura , e anche in architettura
per decorare muri, pilastri, fre*
gj , porte 9 volte ec.
Il nome à\ Arabesco viene da-
gli Arabi, i quali non potendo
per la loro religione impiagar
ifiiipagini di uopaini n^ di be-
stie « fecero uso di fiori , Ai fo-
gliami, e* di frutti per adornare
eli edifici ; introdussero questo
loto gusto nella Spagna, da do-
ve si ditfuse per tutta T Europa,
e fu chiamato arabefco o more"
SCO,
Ma l'origine di tal ornato è
molto più antica . Ne' sotterra-
nei delle ruine degli antichi Ro-
mani non si trovano che pitture
e stucchi rappresentanti non so-
lo fiori, frutti e foglie, ma an-
che bestie d' o^ni specie e mo-
stri variamente intrecciati . E da
<Tue* sotterranei o grotte furon
Attti grotteschi .
Il gusto dì qjiesti grotteschi o
rabel'chi nacque in Roma, quan-
do Roma centro e capitale di
ARA 4$
mezzo mondo era già sazia de'
semplici godimenti qfiìV arte , e
non avea che un |^usto corrotto •
Convien sentir Vitruvio . „ Non
„ so , dice egli , per qi^l capric-
„ cio^on bì sie&ua piò la rego*
„ la degli antichi , i quali non
n avean per modello delle loro
„ pitture che la verità . Ora non
„ si dipingono su' muri che vaO'
„ stri invece di cose vere e re-
9, golari . Per colonne si metto^
„ no cannucce che sostengono uii
„ intortigliamento di steli e di
„ piante scanalate con fogliami
), ritagliati e rivolti in volute .
„ Si mettono ttm^ìttti su cande-
„ labri, donde, con^e se avessero
„ radici , s* innalzano fogliami ,
„ su' quali siedono figure . Altro-
„ ve da un fiore escono mezze
,, figure , alcune con viso d' nomi-
„ ni, altre con te&tt di bestie :
„ tutte cose che non sono, non
„ posspno essere , né sono mai
„ state. Tale è la forza della
„ moda , che per indolenza o per
„ delirio fa chiuder gli occhi
„ ai veri principi delle arti . Co^
^, me mai supporre che cannucce
„ sostengano un tetto , che can-
„ delabri supportino un edificio ,
„ che deboli ranuiscelli sostenti-
„ no figure, e che daMoro steli ,
„ dalle loro radici , da* loro fiori
.,, escano mezze figure di viven-
„ Ù ? Frattanto ninno condanna
„ tali stravaganze : sono amate
„ anzi , né più si bada se queste
„ cose sieno jpossibili o no .* tan<>
.„ to ^ii uomini si rendono incar
„ paci di conoscere quello che
„ merita d' essere approvato / Per
„ me , io credo che la pittura
„ non debba stimarsi che in quan-
„ to ella rapprescfnta la verità s
„ non basta che le cose sieno ben
^dipinte, bisogna che il disfir
w gr^o
^ ARA
' „ gnd sia ragionevole « é chtf
„ non vi^sia niente che oflTenda
„ il btion senso . *'^
Il ^usto stravolto degli arabe-
schi incominciò neir aureo seco-
• lo di Augusto . Le giuste ripren-
i sioni di Vitruvio noi raflTrenaro-
no punto . La corruzione crebbe
sempre più in Roma . Plinio si
lagna che nel suo tempo il pre-
- gio n6a consistefva più che nel
fracasso de' colori , e che insensi-
bili alle bellezze deir arte gli oc-
chi non ammiraron più che il
brillante delle pitture e lasingo-
.lalità delle forme. V arabesco
dunque, malgrado le prediche di
• Vitruvio e di Plinio , prosegui
.$k far' progressi e tali che bandi
totalmente la pittura istorica.
Prosegui negli edific; gotici ,
specialmente ne vetri , ne' mosai-
ci, ne' pavimenti * Gli Arabi
poi, che gli diedero il loro no-
i^e, lo propagarono. Ma fu un
arabesco goffo e insulso quello
degli Arabi e de' Goti . Disotter-
rato quello de' Romani di un co-
lorito vivace e di sytìtp disegno ,
parve d' avere scoperto un teso-
ro, li principe de* Pittori mo-
derni affastellò di arabeschi air
antica tutte le logge vaticane ,
e tanti SLÌttì edific) . Quando s^
esce dalle tenebre , ogni oggetta
par bello , né si fa uso di discer-
nimento . L' arabesco antico ha
dei beHo : ha originalità , varie-
tà , arditezza nell' esecuzione y
dettagli graziosi , idee e analogie
felici . Ma con tutte queste bel-
lezze, V arabe f co non è che un
abuso d' ornamento . E' un ca-
priccio .
Ma la natura ha spesso de' ca-
pricci, e se le arti nan da imi-
tar la natura , posson anche imi-
tar la natura capricciosa. L'uo-
ARA
mo ama la verità ', ma tal voltai
si compiace anche de' suoi sogni .
' Sogni son certamente gli arabe-
schi , e il voler dare leggi ad un
ammasso di so^ni , è un sogna-
te 4 Ornamenti composti in ^ran
parte di piante ^ d'arbusti, di ra-
mi leggieri, e di steli delicatis-
simi, di fiori , di frutti , e di
bestie ancora , e anche di mostri,
e di edifìci ancora, e dì quanto
si sa sognare in accolzamenti
fantastici per risvegliare idee gio-
conde. Sogni di Pittori . Ma
non sieno sogni d' infermi e fo-
le di romanzi. ^
V uomo ha bisógno anchtf di
«fole per sollevarsi . Né' giuochi y
nelle fèste si fanno festoni di
fogliami e di fiori. Onde gli «-
rahefchi potrebbero essere ricrea-
zioni . Sieno . Gli Artisti però
osservino la natura lìtWt forme ,
ne' colori, ne' chiaroscuri . Os-
servino la simmetria , r elesanza ,
la scelta gradevole deglf oggetti ,
una leggerezza non eccessiva, e
specialmente la convenienza de*^
luoghi .
Tralci pampanosi di vìte^ rst"
mi di edera , di caprifogli , e di
vari arbusti flessibili e serpeggian-^
ti s' intrecciano naturalmente in
fogge vaghe e graziose . Un fan*
ciiilio va a sospendervfsi e a bi-
lanciarvisi , sorridendo di se stes-^
so . ^ Più^ in là una radazza si
rannicchia in un cespuglio dì ro*
se , e desideranda ci' esservi sor^
presa arrossisce d' un' intenzione
che non crede di nasconder be-
ne. Un'altra si avvicina a un
fonte y e vedendosi sola si cóm-^
piace specchiarvisi *, indi si tuffa
neir acqua , se è sorpresa dall*^
artista, il quale errando per le
campagne sorprende i giuochi
della natura, e ne arrichisce le
sue
ARA
SDe cartelle per impiegarli dove
e come convengono.
L'Artista istruito e d' immagi-
nazione feconda e amabile , riu-
nisce e dispone stoffe ricche o
«empiici , le sospende e le riat-
tacca con grazia come per ten-
de , per padiglioni ne' prati , o
ne' boschetti , doVe Alcina ordi-
' na feste per Ruggiero.
Cresce V abbondanza degli 0-
Tsbescbi ^ se l'Artista ricorre al-
le metamorfosi cantate e ricànta-
*te da' Poeti. Ei riprodurrà le
loro Sirene , Sfingi , Ninfe , Ge-
ni. Amorini, e bestie reali a
chimeriche co' loro culti bizzar-
ri . Alle Veneri y alle Fiore , al-
le Diane adatterà ghirlande 9 co-*
Tone, strumenti t trofei; innal-
zerà altari e trepiedi con bracie*
ri di profumi ; dis]>orrà vasi ele-
ganti con coperchi infiorati ; cir-
conderà di fogliami i bassirilie-
vi, i cammei , i quadri che rap^
presentano i voti offerti ne'tem*
^} ; caratterizzerà con ornamenti
allusivi . Non oblierà quelle im»
magini che annunziano le stagio-
ni, i mesi, r amore, la guerra,
la caccia , la saviezza , la follia #
L'Artista per sollevarsi dalle
sue serie occupazioni, si diverta
in arabercffi , ma non vi dtlìri .
Li prenda per passatempi, e vi
sia ragionevole . Per esservi ra-
gionevole, convien osservare i
seguenti riguardi .
1. Questo genere di ornato non
soflTre forza, ma leggerezza, e
grazia. Una corona di rose è più
gradevole quanto meno è sten-
tata.
2. U arabefco vuol esser trat-
tato in piccioli oggetti e ne' pic-
coli luoghi. Ilsrazioso, il giu-
livo, il fancinliesco non soffre
masse grandi 9 vi sparisce •
ARA 47
3. Né deve comparire ne' luo-
ghi ch'esigono gravità, e ispi-
rano rispetto . La ragione è ma-
nifesta .
4. Le decorazioni arahscée han-
no iì vantaggio d' accomodarsi
all'irregolarità e alla sproporzio-
ne de' siti , e occultarne 1 difet-
ti . Se r altezza è eccedcnte,'^Ja
sì suddivide, e si rende propor-
zionata alla lunghezza. Se la
lunghezza è eccessiva^ Ja si ri-
partisce eoa pilastrini ec. E vi
si adattano stoffe figurate , e ri-
partimenti tondi, ovali, o qua-
drati che si riempiono di qua-
dri, o di tende variamente pie-
gate . Negli spaz; vuoti s' intrec-
ciano rahscéi in pittura o in
scultura*
^. I fogliami, i festoni non
vogliono esser molto lunghi ; un
ceppo delicato non può da giù
sostenere molta lunghezza . A
questo effetto vanno interrot-
ti in due 0 in tre parti, e nel
mezzo frapporvi un cammeo o un
quadro analogo..
6, 1 fogliami non voglion es-
«er troppo ricchi , né carichi . Il
loro merito è nelle fórme grade-
voli., e nella semplicità de' con-
torni . Le diverse ramificazioni
che variano la composizione deb-
bon derivarsi dalla natura . Si
deve render ragione di tutti gli
accidenti ^
7. La scelta delle foglie ha da
dare maggior abbondanza e va-
rietà di contorni . ^ Tali sono
quelle dell' acanto spinoso, della
matticaria, della cicuta ec.
9, NelP impiego delle faglie
conviene studiare l'ordine natu-
rale delle loro masse e delle loro
degradazioni . Le prime alasse
debbono esser più piccole ; suc-
cessivamente più grandi nn nei
mez-
4^ ARA
mezzo ; diminuiscon poi fin alle
loro stremi tà , che debbon dive-
nir più deboli. Il debole ka da
esser sostenuto dal forte .
9. V armonia y eh' è il princi-
pio delle arti 9 deve osservarsi
nella composizione 9 neli' esecu-
zione , e nella disposizione degli
arabe icki •
L' armonia delle sdet è nell'
unità dtì motivo, nell'intelli-
genza de* dettagli 9 nel rapporto
delle parti fra Toro , e nel con-
certo di tutti gli attributi e di
tutti gli accessori tendenti tutti
ad uno stesso scopo. Così V a^
rabesco diviene una s^cie di lin*»
guaggio e di scrittura simbolica .
U armonia de* colori risulta dalT
accordo delle parti saliente e de'
fondi , dall' amicizia 'de' toni ,
dalla unione felice degli stucchi ,
de^ bassi rilievi,! de' fogliami ,
' dclh figure , e dalla pittura adat-
tata al luogo, agli effetti di lu-
ce, e allg {pntananza degli og-
getti.
L' armonia delle masse presie*
de alla disposizione. Convien
disporre le forme e le parti da
non fare scuoprire troppo fondo ,
e a non occultarlo troppo inu*
gualmente .
xo. Alla legge generale della
ponderazione soggiacciono anche
gli arabeschi . il più solido ha
da sostenere il più leggiero in
qualunque graduazione di legge-
Kzza . Soggiacciono parimente
alle leggi dell' euritmia , della
varietà , e della convenienza .
Gli Arakesi^ki dunque non so-
no strambalatez^e che quando
sono strambalatezze . Qualunque
arte e qualunque scienzs^ è uno
sera mbotto , se è trattata stram-
balatamente. Trattati gli ara^
ksscbi fo' prescritti riguardi 9 sa-
ARC
. r«n(io rajgipnevoli e stimabili ,
Ma per quanto sieno ben inte-
si , non si hanno a riguardare che
come si guardano fanciulli che
giuocano . Si ha a sorr^ere alle
loro giovialità le più semplici;
non si ha da cercar oltre.
Possono dnche gli arabeschi àiix
nel cqmico. Dieno facezie leg-
giere e gaje.
I Rabescaifti si ricordino che ,
malgrado il rispetto per la vene-
randa antichità , e malgrado il
merito trascendente di RafiTaello,
gli araheschi \ più artistai^ente
disegnati non sono che u» abuso
di decorazione . Più abusivi sono
quelli che giornalpiente si fan-
no. Dunque si tolga l'abuso.
Vi si ragioni 9 e T abuso svani-
sce.
ARCHER architettct Inglese
d'un gusto licenzioso, poqie si
vede nella casa di Cary a Ro-
vt'hanipton , e nel palazzo Clies*
den nella Contea dìBuckingam.
ARCHI . Tre cose principali
si debbono considerare negli ar-^
chi : I. Ia loro curvatura , 2. la
materia di cui sono costruiti, 3,
1* apparecchio de' materiali .
1. La. curvatura dell'arco è di
tre specie : i. di pieno centro , o
si^ d' un me2;zo circolo : questa
è U più gr^ta alla vista. %.KiaU
z,ato , cioè maggiore d' un i^iezzo
circolo . i. Scemo , cioè minore
del mezzo circolo.
2. I materiali per costruir ar-
chi sono pietre eli taglio , o tu-
fi , 'o pietrame , ò mattoni. Le
pietre di taglio so^no tagliate in
maniera che forman al di sotto
la curva della centina^ e al da-
vanti la faccia del . muro ; e i
ietti e le. giunture sono per-
pendicolari 9,lle superficie appa-r
renti. £ siccome due piani dric^
ti *
ARC
^a perpendicolari ad una superfi-
cie curva tendono ad iilcontrar-r
si } risulta che ciascuna pietra ha
la forma di cuneo. L'unione de*
cunei forma un arco che si so*
stiene solidamente anche senza
slutine di malta, o di ramponi
di ferro » .come si osserva ne^li
antichi edifìci Greci e Romani .
3- Per r a||parecchio si osserva
nelle costruzioni antiche prima
di Vespasiano che i cunei sono
compresi fra due curve parallele*
Se gii archi sono alquanto, gran-
di , o hanno da sostenere del per
so j ^iova formarli di più ordir
ni di cunei ^ le siusturede'quar
li sieno ben colTegafie. Quando,
r apparecchio de' cunei di. due or-
dini l'uno su r altro è disposto.
ia modo , che le giunture dell*
arco superioro corrispondano nel
mezzo dei massiccio de' cunei in*
feriori , non può farsi disunione,
aicuna in linea retta 9 e no. risul-
ta un arco solidissimo .
Arco acuto ^ o gotico è. formata
^i due archi di circolo che s'in-
crociano alla sommità. Si sono,
usati questi archi d^ X secolo
linaixyi. Sono i più forti, ma
non i più belli . Posson dunque
fraticarsi dove non si richiede-.
ellezza^ negli arsenali, ne* ma-
gazzini, ne'' tetti 9 negli afquef.
dotti t
Gli archi rampanti nascono ad
-ineguale altezza., e servono per
le >ajmj)e dello scale , e per. coni-
traflfbrH. delle navate deue chie^
se . Quaiìda servono p^contraf^
ibrti , agiscono ]»ò>«<Ecacemen te
quanto più piccolo è l'arco sut
periore che contraspinge .
Una continuazione, d' archi fa
Ja Volta .
Le jfrcate richiedono sostegni
tcn solidi , di piedritti , e noa
P/4;. R Arti T. I.
• ARC 49'
di colonne 9 L' uso dèli' arcate
sopra colonne nacque neiia deca-
dènza dtlV architettura , o per V
impossibilità di trovar grandi ar-
chitravi di un sol pezzo , o per
r ignoranza di costruire un gran-^
de architrave di più pezzi . Que-
sta pratica viziosa non è ancora
estinta, perchè .v'è la solidità
reale . Ma la buona architettura
non si contenta d'esser realmen-
te solida , richiede ancora una so-
lidità apparente.
La buona antichità non impie-
gò mai arcaXe su colonne , ma
su {piedritti . E sì fatte arcate le
impiegò nell'esteriore degli edi-
fìcj ,^ come si vede ne' teatri e
negli anfiteatri : le impiegò an--
che nell'interno de' cortili 9 e
nelle oiazze . Ma negl' interni
chiusi le arcate disdicono per i
loro gran piloni che impediscono
la vista e ristringono lo spazio .
Laddave le colonne colla loro
moltiplicità danna varietà d' a-
spetti , ingrandiscono , ed esten-
dono il colpa d' occhio . I-hgran*
dissimo S. inietto archeggiato su
piloni comparisce assai meno gran^
de di S. Paolo archeagiato su co-
lonne . La vera bellezza manca
all' uno. e aU' altra , e si trova ia
S. Maria, Maggiore architravata
sopra colonne . Ma la gran volta
di S. Pietro non poteva essere-
sostenuta check piloni . E qual
bisogno di volxa avea S. Pietro ^
La costruzione di arcate su pie-
dritti, nell'interno de' tempj è
goffa y fredda , e sconvenevole • I
pilasj^fii che si applicano a'picn
dritti non danno cne una deca»
r^yone meschina e monotona .
Gli ornati convenienti agli ar-»
chi debbon nascere naturalmente
dalla loro costruzione, dailalor<>
forma > e dalla indole 4%U^ edifi^
9 ci^%
S» ARC
ciò. L'abbellimento deve andar'
d' accordo colia solidità .
Archi rovesci furon propósti
dpW Alberti per consolidare i fon-
damenti degli edifici , affinchè lo
sfòrzo del pesa sr faccia sopra u-
na più grande superficie di terre-
no , e che una parte non: possa
a^ire senza V altra . Ingegnosa in^
venzione «
Archi Trionfali non sono tut-
ti per trionfi, ma sono anche per
avvenimenti memorandi .
V invenzione degli archi per
meri trionfi è tutta de' soli Ro-
mani 9 i quali nonfùron che me-
ramente guerrieri . Anche i Greci
seppero trionfare, ma non eresse-
ro mai alcun monijmentò durevo-
le de* loro trionfi , che non han-
no per base ^ che od j e stragi .
Questi primi archi de' Romani
non furon che posticci per il so-
Ip giorno del trionfante . Quelli
che furono* costruiti nel tempo
(iella Repubblica non ebbero ma-
gnificenza alcuna. Quello di Ro-
tnulo fu grossolanamente fabbri-
cato-di mattoni, e quello di Ca-
millo era di pietre grezze .
P^r lungo temno questi Archi
non furono che d' un arco a mez-
ao cerchio, su di cui eran tro-
^i , e la statua dei trionfatore .
Tale era' quello che Cicerone chia-
ma ^rcó Fabiano, Nelle meda-
glie si osservano molti di tali ar-
chi accompagnati d' una colonna
per parte, senza piedestallo, e
al di sopra con una piatta banda
a forma dì architrave, senza al-^
trar abbelliiìiento di sculture • In
appMsso se ne ingrandirono le
forme > e sì caricarono d* ogni ge^
nere di ornamenti'.
Quando i trionfatori passava-
no sotto gli archi posticci, che
non duravano che quanto la ce-
ARC
rimonia , erano sospese nella som-*
miti deir arco niccole figure di
vittorie alate , le quali per mez-
zo di suste o di nli si moveano
a j^rópositoTy e mettevano una co-
rona m testa ai vincitore . Que-
sta è r origine delle vittorie ala-
te che si trovano scolpite in tut-
ti gli archi di trionfo.
Molte vatietà si osservano nel-
la struttura , nella forma , e nel-
la decorazione di questi monu-
menti^
I primi e i più semplici non
erano* che ad una sola arcata fian-
cheggiata da due colonne doriche
senza base, e alcuni senza nep-
pure ifDi>oste nella volta V
^ Altri furono di tre archi ugua-
li con quattro colónne, soste-
nenti ciascuna un semplice corni-
cione senza attico : su di esso
cornicione era un carro di trionfo
con porta insegne'.
Iit una medaglia di Augusto
se ne vede uno di una grande
arcata con due colonne, che so-
stengono cornicione con attico,
e a fianco due porte Quadrate più
piccole, che hanno due colonne'
con frontespizio .
In una moneta di G alba si ve-^
de un arco dì una sola arcata ,.
cui si ascende per una scalinata
di cinque scalini. Quésto non
dovea essere arco propriamente
per trionfo .
Gli Archi tuttavia esistenti so-
no di tre specie, i. Ad una so-
la arcata , come quello di Tito
in Roma, e di Trajano in An-
cona . X, A due arcate; tale è
quello di Verona , che sembra a-
ver servito per porta di Città',
una per entrare , T altra per u-
scire. 3. A tre arcate ^ come
quelli di Costantino , e di Setti-
mio Severo in Roma .
ÀRC
È' d' una classe a ^arte quel
biccolo arco di Settimio Severo ,
detto d^ii Oréfici: non è preci-
samente arto^ è una piattabanda ,
formata d' un architrave sostenuta
da due massiccia
li più considerabile e il meglid
conservato è quello di Costanti-
no. Offre un miscuglio ben sin-
Folàre di due tempi ben lontani
uno dair altro 5 del buono e
del cattivo gusèo i . Per tostruirsi
quest'arco fu spogliato quello di
Trajono die era nel suo gran
faro *i ónde questo monumento ^
còme la Cctrnacchia della favola ^
non è bello chd per fó bellezze
altrui . Il belio è tutto di Tra-
iano j il btutto è di Costantino i
Dentelli e modiglioni nella cor-
ilice dell' imposta, mentre che il
cortticidne non ha che soli modi-
glioni senza dentelli i Pilastri
più córti delle colonne i Scultura
ti più grossolana de'fìtsti di Co-
stantino nel fregio i Vittorie le
Ìùù goffe ai piedestalli delle co^
onne i Quéste ed altre bruttezze
fan conóscere il secolo bàrbaro di
Cóst;intino i il quale spicca più
per là rapina e per la compilazio^
ne delle sculture dedicate àTra-
jano^ quali sono i bassirilievi
tondi ^ i b^sirilièvi grandi sot-
to V arco principale , t nelle
due parti laterali dell' àttico ^ le
statue de' Re ptigioniéri , e tut-
te k facciate dell' attico . Che
contrasto fra queste buone scul-
ture e quelle altre grcfssolane !
<^€sf arco tutto di gran mas-
si di itiarmi , interrato ne' pie*
àestsdìi è alto ^5-10 ^ lungo 76 ^
e grosso .20-5 . L' altezza dell'
arcata glrànde è 2I5-10 , la siur
apertura ao-x . Lie due arcate
di fianco sono alte 23-5^ Quat-
tro colonncf corintie di marmo
ARC 51
giallo scanalate a bastoncino de-
corano le due facciate del monu-
mento^ olevite sopra piedestalli
troppo alti , e sono del diametro
di 2-8Ì -i ; L'attico è alto qua-
si il ^ Jttir edificio i e ha al di-
toprà una specie di appòggio,
cui si ascende per Una scaletta in-
terna . I
L' Arcò di Settimio Sevèro a
J>iè del Campidoglio è su l' anda-
re di qudlo di Costantino i ma
vi regna più accordo hell' insie-
me, e tra là scultura e l' jtrthi-
tettura. Gli ornamenti vi tono
m^o profusi ; ma i bassirilievi
sono ordinar) i Sonò bensì di buen
gusto i rosoni dclìt volte i
L'Arco di Tito è d'uiià soia
arcata 9 é tutta la sua elaràtione
non è che di 41 piedi i Là di-
Sposizione è bella, e belle di
inolto sono le sculture. L' impo-
sta e il cornicione ^on troppo ca-^
richi di ornati ^ i quali co den-
telli , e modiglioni tòlgono all'
Occhio il riposò j L'attico non
ha che l' iscrizione delle più ^en>^
plici ; Nella volta è l' àpoteoii
di Tito ; in uno de' lati sótto V
arca è il suo trionfo ^ e nell' kU
txo sono le spòglie della Giudea
vinta 4 fra le quali il candelabro
a sette rami 4 le tavole delie leg*
gii i vasi ec. ,
E' ben diverso in tutto e per
tutto il piccol Arcò di Settimio
Severo eretto dagli Argentieri o
da' Mei-canti nel Fòro Boàrio .
Non è arcò , è una spetie di
porta quadra^ e sì carica di or-
nati che pare piiittòsto cisellafa
che scolpita; chi sa ise non fbs^
se disegno di quaiche orefice?
Questo piecolo' hionumento è alto
z8-4, e largo iS-p. .
D z Gli
$f ARC
Gli altri archi esistenti in Ror
ina, iquali sono quelli di Druso
a Porta S. Sebastiano , di Claudio
a Porta S. Lorenzo, e dlGallie.-
no a S. Vito, non hannq nulla
di rimarchevole .
L' Arco di Trajano a Ben^-
, vento è ben inteso per la scultu-
ra e per i' Archi te ttut^ . Anche
l'altro Arco di Trajano sul por-
to di Ancona è in beile propor-
;2Ìoni , e si ben costruito di mar-
mi che pare ancor di getto . Ma
è rimasto nude d^ ornati, i qua-
li essendo di bronzo sonQ stati
•portati via.
V Arco di Rimini eretìo in o-
iiore di Augusto su la Via Fla-
minia, è il più antico, e il più
^ande per la sua apertura di ai
piedi : e alto So ,' e largo 27 . È'
^1 pietra d^ Istria con due colon-
ne alte s2 piedi, senza plinto
nella loro ba,se, e con un kontq-
spizio al di sopra. La cornice è
senza gocciolatolo . Altri ornar
menti non vi sono che alcuni me^
daglioni coti teste .
Quello di Fola nelP Istria si
crede anche del tempo di Augu-
sto, e ha del merito.
L* arco di Verona detto di Ga^
vio non è rimarchevole che per
. il nome di Vitruvio , che per altro
non è il gran Vitruvio. Non ne
sussiste che la volta con quattro
colonne scanalate.
In Francia esistono ancora mol-
ti Archi Romani , a Cavaillon ,
• à Carpentras , a S. Remi , ad
Aix, ad Arles , a S. Chama.
JMa il più bel monumento è quel-
io di Orante . Si crede eretto 9
C. Mario vittoripso de' Cimbri ,
dt* Teutoni , e degli Ambroni .
£' aito 70 piedi e lubgo 66 . Le
colonne sono corintie. Su l'arco
fii mezzo è un frontespizio, su
ARC
di cui è un secondo cornicione
che sostiene un attico ornato di
4)assirilieyi , rappresentanti batta*
glie . I diie piccoli archi latetali
sono adorni di trofei. Vi dovea*--^
no esser anche delie statue . La
scultura è bella, e distribuita con
gusto .
Anche i Moderni erigono Ar-
chi trionfali. I Francesi n'eres*
sero in Parigi a Luigi XIV'.
Quello progettato da Claudio Per*
rault non fu eseguito. Quello di
Blondel alla porta S. Denys è il
fiù grande che m4i siasi fatto ,
anche ricco ; ma manca. d''ori«-
sinalità ; anzi sente tutta V af-
Fettazione . L' altro alla porta S.
Martino disegnato da Bullec è
pesante, e più diftttoso. Un al*
tro alla port^ S. fiernarde pari*
mente di Blondel è a due arcata
con un pilone in mezzo.
L' arco di Firenze ^ori porta
S. Gallo eretto 1739 a Francesco
I. secon^lo il disegno di JadoLor
renese , è a tre arcate di buona
proporzione; ma i dettagli sono
gom , e la scultura non vi è; ri-
sparmiata. La statua equestre,
cn^c in cima, è del Fossini .
A Napoli tnHo Castel Nuovo
è uji arco trionfale innalzato a
Re Alfonso, e s» n€ attribuisce
il disegno a Pietro Martino Mi-
lanese . £' tutto di marmo , or-
nato di molte statue .
Vicenza nel suo Campo Marzo
ha un arco fiancheggiato da due
piccole porte quadre con sopra
una finestra anche quadra. E' de-
corato di colonne doriche bugna-
te incassate , 9 finisce con un
frontone. Ma che han da fare
con un arco di trionfo ouelle due
piccole piramiioli sepoicraU sul cor-
nicione ? QueJl' altro. di Palladio
air apertura du(ia scsii^ lU ?5A
SCJ^-*
ARÒ
ftcalmi y che conduce alia Chiesa
della Madonna del Monte ^ ha
«|uatt^o coldnne torìntié incastra-
te, e sul cornicione è iin attico
ttwonato di statue. E' questsiUn*
opera véramente Palladiana pcfr V
eleganza , per Isi prOpor^ùoné j per
la purità i,
Il gran ^aèse degli Archi è, la
Cina. Ne son piène noh sólo le
città e le Strade, ma fin lemon*
tigne • Se ne contino ^6^6 eret-
ti,, non già per trionfi guerrieri ,
ma ad udniini illustri che hanno
trionfato colla virtù , cidè cdllà
beneficenza pubblica . Molti sdno
anche |>er Dònne beneiiderite .
Parecchi sonò di le^nd sopra pie-
destalli di marmò. Né più alti
di 25 piedi . Sono driìati ài figu-
Te d' ogni Specie , è di fiori , e
ói fognami di tal rilievo cbepta^
jono staccati . I più antichi sono
i più belli . Che bel Vedére le
canlpagne,' i monti, le strade à^-
dorné di tali monumenti ! Visfa
pittoresca, é interessante^ é i-
struttiva:
ARCHITETTO è chi profes^
sa r arte di fabbricare secondo là
ttgoìe det^mlnate. Per professa-
re queSt* arte bisogna cdnòscerné
i principi ; quésta è la teoria ;
bisogna inóltre siperli applicare
tdle fabbriche che s'inventano* ;
questa è la pratica. Pratidi e
teoria non debbono andar di$-
giunte .
Un Architettò che voglia esser
Architétto davvero , ha d' avéfr
fatto un corso di buoni studj, e
foaedtta un gran capitale di co»-
gnizioni massicce .
>. V Architetto i spé^ ob-
bligato d'esporre i suoi progetti .
B come esbòrli sènza un nreviò
studio di Belle Lettere ? Queste
gì* insegnsflo sd esprisftrsi con
ARC j3
metodo , con facilita , con chfa-
rezza, con eleganza , e senza
quella riceri^atezza pedantésca che
non set ve che a screditare . Per
la condótta d' un ediScio consi-
derabile in Atene un Architetto
sfoderò la più affettata eloquen-
za : il Suo ri vàie parlò poco , e
terminò col dire ; io farò quanto
costui he détto.
Zi Lo Studio della Storia è ih-*
dispensàbile agli Architetti mo-
derni, dacché si è adottata rar-»-
chitéttura antica . L' architetto è
in una cdntinua necessità d'iifì*
piegare Una itioltitudiné di parti
e di ornati, jl di ciii uso volga-
re e parassitò non può divenir che
ridicolo sé non è difettd dà chi
conosca V origine di quel che
ihetté in òpera , e né fa uha scel-
ta appropriata al carattere di cia^
scun edifitiò . La storia gli fa
conóscere la stòria dell' Architet-
tura, l'origine, il progrèsso > la
decadenza, le sue diverse rivd-
hiziòni , che sonò più di qualùn-
3 uè altta concatenate col destino
e* popoli ; vi distinguerà 1 suoi
Cangiamenti di gustò, le varietà
di stile secondò i tempi e le na-
zioni ; è si abituerà al discerni-
mento eh' esigono i monumenti
dell* antichità ^ e gli studj eh' ei
deve fame.
3. Un buon còtsò di Matema-
tiche pure è miste è iAdièpensa-
bile air Architettò*. L'Aritmeti-
ca speciàlteente gli deve esser ^-
lAiliare in tutta la. sud estensio-
ne . Gli servirà nella speculazio-^
ne e ùril' esercizio de suoi pro-
getti per evitare sii errori trop-
po orainar; néri calcolo della spe-
Sii delle fabbriche *, donde risulta
'i'^éog'i^ ^^'^' architetto , ruina
de'proprictarj., e detrimento degli
edincf che testano imperfetti,- non
54 ARC
potea4c»i più tirar avanti per il
dispendio eccessivamente cresciu-
to. Perciò in EfesQ fu fatta la
bella legge che se la spesa d' un
edificio eccedeva oltre il quj&rto
dei calcolo fatto 4^11' arcjiitetto,
reccedoitp si prendeva da' beni
àclV ar^itf tto '. Vitruvio deside-
rò che una tal legge fosse anche
in Roma , dove molli si minava-
no in fabbriche mal calcoUte da
architetti ignoranti . Lo. stesso
desiderio è ora sussistente da per
tuttq 9 poiché da p^r tuttq la spe-r
sa delle fabbriche va al quadru-
plo e al sestuplo di quel che s*
era proposto ; e tanto errore può
esser figlio non solo dell' igno-
xinza, ma anche della piala fe-
de.
. Senza Geometria come può V*
architetto misurar le figure « e la
wlidità de' corpi ì La Geometria
gl'indegna le diverse proprietà
delle curve che possopp i|ii;>i^garr
si nelle voi^e , negli ;|rchi d' o-
gn\ genere 9 pel taglio delie pie-
tre , nella struttura de' diversi stru-;
menti necessari alla pratica : la
Geometria al' insegna a riniedia-f
re air insufficienza de'miiteriali ,
e a trarne de' risultati per le
comi^inaziont che ergono soli-
dità . La Geojnetria e |a prim^
scuola delle proporzioni,
. La Meccanica §li dà i mezzi da
porre in equilibrio le forze che
agiscono con quelle che resisto-?
HO . Gli fa proporzionare la ^ros-»
sezza de' niuri col loro carico ,
colla spinta delle volte , e delle
terre cne tendono col loro peso a
rovesciar le terrazze • Chi non sa
detertftinare questo sforzo, non
troverà mai il giusto mezzo sì
necessario per la solidità della
'Costruzione e per T economia .
Colle macchine poi la Meccani-
ARC
ca fa risparmiar^ uomini e ff^ti»
phe .
. L' Idraulica è una delle più
belle parti d^lla Meccanica , e se
r Architetto vuqI abbracciar tut-
ti i rami della sua arte, deve
studiarla . Questa scienza gli dà
cognizioni per la condotta delle
acque , per la costruzione de' pon-r
ti 9 degli argini , delle chiuse ,
degli acquedotti, de'molini; pec
regolare il corsq cle\ fiumi e de'
canali , per renderli navigabili ,
e per farli passare dov'è necessa-»
rio \ gli somministra risorse nu-
merose nella decorazione de' giar-
dini per r ingegnoso impiego dell'
^cquQ e per 1 loro effetti variati •
La Prospettivj^e l'Ottica sii so-
no d' ima upua( necessità . Gli ser-
vono nel disegno per rendere con-
to degli eflTetti e de' puqti di ve-
duta de' suoi edifici ; per far com-
parire doy^ bisogna uqs^ p^rf e pii^
grande di quel (he ^, p^r illu*
piinat l'interno in unii maniera
convenevole , per disporre i mem-
bri architettonici , e modificarli
secondo la loro situazione, o in
ragione del punto di veduta .
. 4. L' Arcfiit^tto deve ugual-
mente saper la Fisica per cono-
|6cer la qualità de' differenti ma-
teriali eh' egli ha da impiega-
re , per determinar^ gli aspetti
più salubri e i più favorevoli a-
4gli edifici, fet ^curarsi delle
buone quelita , e fuggir le catti-
ve del suolo, dell'aria, del cli-
ma del paese dove fabbrica . Que-
sto è quel che Vitruvio racco-
manda all'architetto sotto il no-
me di Medicina #
5. Anche il disegno della figu-
ra giova all'Architetto. Alcuni
han preteso che non possa esser
buon Architetto chi non è buon
Pittore e Scultore • A questo ef-
fct-
ARC ,
Atto si adduce, una lista ben lun-
ga d' artisti antichi .e moderni ,
che hanno esercitate insieme Je
tre arti del disegno : Mìdheianr
.celo, Peruzzi > 'Raffaello, iGiu-
fio Romano, GprCona, Bernini
-ec esan'dpppie triplici artisti* .
.Ma non .si ha da .Receder nien?
te • il giovevole. Offin ^ essenzia-
le . GsQva certmeate , ed^ è an-
che necessario .fche 1 ■ Arcl^itetto
.sia intendente di Pittura e di
Scultura 9 ma non perciò y'^ ne«
cessiti alcuna' eh -egli ne.sialpco-
iìsssore. AnpheJo .^cultore e il
.'Pittore deve intentder*!^ Architet-
>tu£a i ncMijpefpiò ^setxitacia .' Cia-
scuno, iàccia il >siio>iiiestiere , «
.per iàrb'heiie non deve fàme.al«
.tri., aitrimenti li f^rà male tutr
ti , come, per lo ipiù ^ » accaduto .
•Le tre 9 r ti d^ì qisegno sono so-
relle che n v'amano scambievol-
mente, né si pnò trattar bene u-
jia senza conoscer Je altr^ , V
Architetto specialmente è obbli-
.gato d' intendercene le 4iltre due
arti, se vuol ben: decorare i suoi
cdific; y «d eseguire ^ dovere i
-suoi disegni. La cognizione -del
chiarpsc^uro , degli e&tti della
luce , del contrasto dèlie parti,
del loro acconioo ideila loro /an-
tipatia, gli danno Tisorse'd'ogni
specie per l' eseciTzrone de] suoi
•disegni e per la decorazione .
Qualunque decorazione esterna o
interna degli .fdific|dev3ef^ser di-
.retta dairAf^hi^^^to. 'Allora e<>
gli è vero j/rkèhérto-, oche secon-
do T etimologia ideila parola si^
gnifica direttore delle altre arti.
Ver dirigerle, bisogna conoscer-
le bene.
6, Tutte le suddette coj^niaio-
m non sono che accessorie all'
'Architettura. Ella richiede so-
.pra ogni cosa- il talento delV in-
ARC 55
venzione. Questo talento si svi-
luppa air aspetto de' monumenti
gnjtichi.. y Architetto deve esa-
minarli , e scoprirvi le poche re-
gole .che r arte prescrive . In o-
•gni arte la ragione detta poche
regole; lajedaBt^ria le ha> moJ-
tifliqute » Da per tutto la medio-
crità fa leggi , e T ingegno s* u-
^ilia al gÌQgQ« iEgli .è l'imma-
gine d' un sovrano soggiogato da-
rgli schiavi . Ma se ^gli non de-
ve soffrire, la servitù , non deve
neppure darsi alla licenza . Ha
da esaminare i monumenti con
.jdiscefnimento^con imparzialità.
L' Architetto tieve incpminciar
■ •PL buon' ora a inventare, a pro-
durre. Dacché «gli -abbia acqui-
.stata un'>idea /generale iklV Ar-
chitettufa , qualche faeilirà nel
disegno , e 'una r buona cojgnizione
de' più pregevoli moMJelli antichi
e moderni, egli si metta a com-
porre» Comporre o invitate in
.Architettura è produrre dalla sua
immaginazione qn'idea di edifi-
cio che non sia c^opi a d ' alcun ni-
tro . lJ,'«inyenziOne sarà buona»,
ise >le fyrti ts4ranno distribuite
.con ordine , con proporzione ^-'Con
comodità ; se gli ornamenti sa-
ranno sombinati con saviecut-,
cOn -^le^anjia , con con>v.euienza;
.hnalmiente se l' edificio ii^l ^uo
-tuttoe A^ll'e parti ^appropriato
.air uso e ai destino che^gli con-
Aliene , e se ha tutta lii solidità
necessaria . InvenJEare in «modo
Ithe i progetti sienò «eaeguibili
^senza diffìcoltà , e contentare.igr
«intendenti dell' a«tè , è"»il .' risul-
tato di. tulte le cognÌ7ÌQ|ii' archi-
tettoniche ; è lo <sc9pt^ cui deve
tendere l'architetto. (Questo è
più dttìficil di quel che. si crede :
e più di0ÌQÌl rsi reade- ancora per
que'?giovaui che perdoni loro
O 4 an-
^6 ARC
afini più preziosi a copiar lé ò-
pe(e altrui > e a strascinarsi sen-
za frutto e senza onore su tracce
sterili . . . l
7. E' impossibiift riiistirei in
qualsiaià arte^ se ndn vi si ha
gusto € passione . Quésta passio-
ne deve esser tàlt che disprezzi
o^ni ambizione di fbttuna. Chi
SI dà all' Architettura per acqui-
star ricchezze , non diverrà mai
Architetto: chi brania ricdiezte
esca dal santuario delle belle ar-
ti , e si metta nella folla de' ttfr-
tigiani di Platone .
8. Chi vuol esser Afchitett<r,
abbia una mediocrità di fortuna,
e possegga un gran capitale di.
morigeratezza , e di disinteresse *
li disinteresse deve essef in ra-
gione deir imporranza déirarté .
Qual' arte più impòitante de!!'
Architettura > Blla è /' 4rte per
€ccellenK.»i * regolatrice delle al-
tre» IXove la spesa è sì grande
quanto negli edificj ? E htin so-
no gli edihcj che sostengono e
fkcorano più dì qualunque altra
cosa le nazioni più colte ? E'
dunque principal requisita dtW
Architetto l'esser galantuomo,
non mai soggettò alla ruggine
^t\V avarizia . Colla siid probità
Y Architetto ignorerà intrighi e
sordidezze , non si j)ro$titufrà al-
ic fantasie de' ricchi ignoranti im-
mersi nel lusso e nen' ozio; in-
flessibile ne* suoi priftcip} non de-
ferirà mai agli altrui capricci , si
rallegrerà d'essere scappato alle
tentazioni del disonore, e aspet-
tttk tranquillamente 1' occasicme
favorevole da fare spiccare Y iir-
tegrità del suo talenta . La sua
3nDri||eratezza e le sue belle ope-
Te gh produrranno onore e gloria .
JB hi gloria e 1' onore debbono es-
ser la mSL ricopapensa degli artisti .
AflC
Per la riunione di tutte quesfe
qualità^ e cognizioni , 1' Archi-
tetto si renderà veramente degno
di questo nome ^ cioè di coman^
dare agli artisti , ed' essere il
moderatore delle arti . Qual ma-
raviglia dunque se Platone atte^
^ta che un budn Architetto erd
una rarità nella Grecia ? Più ra-
rità è ora in tutto T orbe terrae^
queo • E pure un vero Architet-
to è qualche còsa di rispettabile .
Rispettabilissimo comparve agli
occhi di Teodorico Re di que'^
Goti i che noi abbiamo per barba-
ri . Basta veder la sua lettera
scritta a Simmaco , e conservar»»
ci da Cassiodoro^ Eccola.
,) Le disposizioni del nostro
^, palazzo sono sì ben intese che
„ 1 nostri intelligenti artisti non
5, possono mettervi tròppa atten-<
„ zione per conservarlo 9 poiché
^, la bellezza ammirabile di quest^
„ opera , se non fòsse mantenne
5, ta, si distruggerebbe col corset
„ del tempo . Queste eccellenti
^ costruzioni fanno le mie deli-
9, zie : elle sono nna nobile ino-
9, magine della potenza dell'Ini-
^9 pero ; attestano la grandezza e
9) la glòria de' regni . Il palazzo
9, del monarca è per gli amb»-
^ sciadori un monumento della
5, lóro ammirazione ; al primo
95 colpo d' occhio il padrone sem-
9, bra loro come la sua abitazio»
„ ne pare annunziarlo . E' du»-
^, que un gran piacere per un
„ principe conoscitore abitare m
„ un palaz^ che riunisce tutte
,9 le perfezioni dell' arte 9 e di
99 sollevarsi dalle occupazioni pub-
„ bliche per l' incantesimo deUe
„ maraviglie de' suoi edifici . Si
fi dice che i Ciclopi sieno* staet
„ i primi a fabbricar in Sicilia
^ edifici vasti come le caverna
» che
ARC
I) clie abitavano , dopo che lì-
), iisse privò delia vista Ui sfor-
^y tunatò Pòlifeitio. Di là. l'arte
9, di costruire passò in Itdiià)
yy affinchè ia posterità eitiuJa di
9) ^^e^ primi architetti profittasse
„ della iòfo iftven^ione , e la fa«
,9 cesst servire ai sudi bisógni e
„ ài suoi d^i .
„ Vi notifichiamo j)eréiò che
fi {>er la vostra intell]gén:éa e per
„ 1 vostri talènti nói ci siamo
59 detemìinati di confidarvi la cu-
99 ra dèi nòstro palazzo. Nostra
99 intenzióne è che vói siate at-
99 tento a conservare in tutto il
99 suo antico splendore tutto ^uél
99 eh* è antico, é quanto voi vi
99 aggiungerete sia dello stesso
99 gusto . Come un bel còrpo de-
^9 ve essere vestito di un c^ore
99 uniforme 9 così uha stefsisa bèi-
9, letza € itQò stesso gusto deve
99 regnare in tutti i meiAbri e in
9, tutte le partì dui nostro palaz-
99 zo . Col leggere spesso Èticli-
99 de 9 è óóir impriihervi nella
99 mente la stupenda varietà dèi-
„ le figure , delle auali egli ha
99 arricchito i suoi libri dì Gèo-
yy. metria 9 voi sarete capace di
9, soddisfare le nostre intenzio-
99 nf" 9 *è di risponder pronto alle
9, nòstre domande . Abbiate an-
9, che di continuo sotto gli oc-
99 chi le lezióni del |SrdfondoAr-
99 chimede, e di MetrobÓ9 pet
99 |>oter produrre de* nuòvi cajn
99 a* opera .
99 Non è un impiegò di pic-
,9 còla conseguenza quello che io
y, vi confido. Vi obbliga di a-
9, deitapire colla vostra arte il de-
9, sfderio ardente che noi àbbia-
9, mo dMllùstrare il nostro re-
9, gno con nuovi èdificj . Se ntii
„ vorremo riparare tìna v^ttà , ó
^,.iòndare nuòve forteite 9 ò «k.
dificare un pretorio ^ voi sarete*
obbli^to a eseguirlo, e a dare
un' esistenza sedsibilè ai pro-
getti che nói avremo immagi-
nati . Qual impiego piò dnc^*
revole , qual funzione più glo-
riosa ^i ^Ue^ta cl^e vi mette a
portata di trasttiettere all' età
più lontane monumenti che yé
alssicurah V amnìirazidne delia
posterità ? A voi appartiene
dirigere il muratore, io scaè*-
pellino 9 il fonditóre 9 io stuc%
cultore 9 il pittore 9 lo scultóre .
Voi siete Obbligato d' insegnar
lóro quei che ignorano 9 e di
risolvere ' le dmìcòltà che vi
propone un'armata di gente che
laVota sotto la Vostra condotr
ta 9 e che deve ricórrere ai vó»
_ $tri lumi 9 e al vòstro giudi-
„ zio . Vedete dunque Quante co-
gnizioni ha d' avere chi ha tàn^
tst gente dà istruire . Ma voi
raccogliete il frutto delle loro
fatiche ; e il succèsso delle Ich
_,, ró opere, thè voi avrete ben
^, dirette, farà il vòstro elogio ,'
,^ è diverrà la vostra più lUsin-
9, ghiera ricompènsa.
^9 Perciò nói vogliiuno che tut-
to quel che vói sarete incari-
cato di fabbricare , sia fatto
con tanta iirtelligèi] za e solidi-
tà che le nuove fabbriche non
differiscano dalle antiche che
^9 per la freschezza del nuovo «
99 Ciò vi sarà possìbile , se una
^9 vii cupidigia non vi porterà
„ inai » defraudar gli artefici d'
„ una parte delle noistre largi-
ti zioni. Si è facilmente ubbidì-^ •
9, tó, se-^lino ricevono^ ùti si^
lario competente senz» frode e
sènza stento. Una inano gene^-
losa vivifica il genk) delle ar-
^, ti ; e tutto V ardore deìV arti-
9, afa va alia sua opera, qiiaaé^
Il e-
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58 ARC
^ egli non ^ disunito dalla cura
9, della vita .
. „ Osservate ancora le distia-
), zioni die vi decorano . Voi
«) marciate imn^ediataniente avan-
.,, ti la nostra persona , in mezzo
,> a un numeroso corteggio, e
„ con una verga d' oro in niano:
jy prerogativa che accostandovi sì
„ presso, a noi , annunzia che voi
;,, siete quegli cui noi abbiamo
^ con£data Tesecu^ion; del no-
n stro .p^laz^o..
Se qi^e^ta lettera è varamente
di Teodorico può Jpai e^er vero
che Teodorico non sapesse né
leggere , né scrivere ^ come panti
.scrittori han <ietto ?
ARCHITETTURA é arredi
Jabbricarc secondo lepropor^/'oni e
It regoh defern^ftt/fte d^lh natur
.ta e dal gusto . Questa definizio*
jie corrisponde all' etimologia d^U
la parola Architettura , che ^igni-
.fica arte per eccellenza , Se V
Architettura si considera come u-
iia semplice arte di fabbricare per
ì bisogni , ella appartiene s^ tutti
i tempi e a t\xtt\ i paesi , e si
trova fi?' popoli più selvagci ,
^a secondo la prescritta denni-»
2Ìone r^rte deli' Archixettura è
jriserbata ad alcune età p ad al-*
i:uni paesi privilegiati , né può
esser che il frutto della società
:la più colta per la civilizzazione >
per tMtte le cause morali , e per
il cpn^orsQ di tutte le altre arti .
Fra tutt^ le arti , figlie della
necessità ^ del piacere , che 1*
uomo ^i è associata per ajutarlo
a sopportare le pene della vita ,
t a trasmetter la sua memoria al-
•le generazioni future , V Arcbi^
lettura tiene un rango de' più di-
stinti . Per r utilità ella sorpas-
sa tutte ie altre . Mantiene la
sanità degli uomini , e lavora per
la sicurezza , e per il buon ordi^
ne della vita civile . Se H con*
sigerà, poi per i suoi rapporti có\^
le altre arti e colla gloria de' pò*-
poli,' qual'arte può vantarsi un
cestino più bello ? Non menò
della Pittura e della Scultura el-
la eternizza la menioria àtW^
grandi azioni , e àid loro auto-r
ri , Per \^\ le nazioni annichi-
late da lungo tempo sopravvivono
a loco stesse , e resistono fin nel-
le loro mine agli strazj às[ tem-
po* Depositaria della gloria , del
gusto , e Ae\ genio de' popoli , at-
testa ai secoli futuri il grado di
potenza o òx debolezza degli .sfa-
ti ; imprime ai principi , che V
hanno impiegata , \l sigillo dell*
onore o ée\ disprezzo , e serve
alle future generazioni di regola
^per valutar iguelle che più non c-
sistono . Destinata a subordinar-
si ai gusti d^W ^tìi differenti «
depone eternamente in Jor favore 9
o contro di loro . Perciò tutti i
secoli avidi ò\ gloria hanno avu^
.to dell' A|:chitettura la maggiore
stima \ e twttì i sovrani gelosi
del loro onore debbono favorirla
t proteggerla.
L'Architettura non comincia
ad esser un'arte presso i di(fe<»
renti popoli , dov' ella può in-
trodursi , che quando quelli son
pervenuti ad un certo grado éi
cultura 9 d' opulenza e di gusto .
Allora allontanandosi sen)pre piik
da' lavori e dalle occupazioni ru-
stiche gli uomini si rinchiudono
nelle città > dove ai perduti pia-
ceri della natura cercano di rim-
piazzare i godimenti dejle arti i-
mitatrici . Prima di ^uel tempo
r Architettura non si deve con-
tare che tra' mestieri necessari ai
bisogni della vita : ed essendo fin
allora i bisogni limitatissimi , il
suo
ARC
jiuo impiego $i riduce a far un
'ricovero contro le intemperie.
Frattanto da quei momento del-
la sqa nascita V Architettura co-
mincia a prendere in tutte 1; con-
trade e in tutte le nazioqi div^r-
^se, quelle forme variate, die in
progre&sQ Je impriiiono sì rimar*
chevoli differenze. Quel primo
•feto, per quanto informe , porta
sia certi caratteri, che non per-r
iae giammai , e si riconoscerà an-
che nel suQ più alto punto di
grandezza. Ma quaj occhio e^
sercitato saprà distinguere in cia-
scun paes^ queste difFcx^t\tc sì
delicate ? Quando V arte è giun*^
ta al suo ùltimo grado, si pensa
talvolta a ricercare i passi della
sua infanzia , ma si è allora trop-
DO lontano per discoprirli .
"Noi siamo sprovisti de' veri
mezzi per fare con esattezza si-
mili ricerche, specialnjent^ pe'
popoli separati eia noi per T in-
tervallo immenso de* secoli e de'
luoghi f Ci converrebbe conoscer
bene, e ignoriamo perfètt^men-f
te , la diiferenza de' climi , le lo-
ro produzioni differenti ^ i siti
delle prime società che formaro-
no stati , la lor origine , il loro
numero , il loro genere di vita ,
la loro posizione fisica , le loro
prime istituzioni sodali , e tante
altr^ cause , che ci fare^ero ve-
der le ragioni per le quali l'arte
di fabbricare vi prese allora una
forma più tosto che un' altra .
Possiamo nondimeno riferire le
differenze generali dell' Architet-
tura de' diversi popoli a tre stati
ben distinti che h natura ha da-
to agli uomini . Gli uomini se-
condo la varietà delie loro posi-
zioni dovettero essere o cacciato-
ri , o pastori , o agricoltori \ e
tsdì sono ancora da per tutto .
ARC $9
Le prime dimore coilfacenti a que*
sti tre stgti , dovettero esser di-
pendenti da' loro bisogni , e por-
tar caratteri ben distinti.
I popoli cacciatori -che son i
primi Cdflla stessz classe sono
anche i pescatori) obbligati a
lunghe corse non pesare n certo
a farsi abitazioni ; tr^varon più
comodo^ scavarsi un ricovero en-
tro gli scogli , o s* approfittarono
delle caverne scavate dalla natu-
ra . Questo i anche oggi coni-
pTovato dall'esperienza.
U popolo pastore abitante nel-
le pianure per lina gran parte
dell'anno , costretto continua-
,mente ad errare per cambiar pa-
scolo, e a menare perciò una vi-
ta ambulante 9 ebbe bisogno di
ricoveri che lo seguissero da per
.tutto . (Quindi V uso delle tende.
!<' agricoltura al contrario esi-
ge una vita attiva e una dimora
nssa e solida . L' agricoltore vi"»
ve sul suo campo , gode della sua
^proprietà , ha da conservar le
^ue provisioni , onde ha bisogno
di un' abitazione sicura e como-
da , sana ed estesa . La Capanna
di legno col suo tetto va ben
presto ad erigersi .
Tali sono i tre stati della vi-
ta naturale , ai quali si può ri-
ferir r origine di tutte ie costru-
zioni, e delle differenze di gu-^
sto che si osservano in tutti i
popoli. E' impossibile che que-
,sti tre generi non abbiano pro-
dotto neir Architettura differen-
ze sensibili , e grandi varietà di
stile. Se ne trova Ja prova e
il risultato visibilmente impresso
nelle opere dell' arte , che succes-
sero agli abbozzi ^ossolani del-
la natura .
L' aztardo , o per meglio dire ,
il capriccio può aver influito in
9>U
\
86 ÀRC
iiilf:une forme isolate dell' ArcliU
téttura, in alcuni dettagli, in
alcune decorazioni; ma non può
aver prodotto un gustò éssenzia''^
le é caratteristico e particolare di
ciascuh paese. Cdnvieh ricorrere
necessariamente ai tré priiiìitivi
siiti dtlV uomo .
Il gusto dell' Architettura E-
gizià prdvidn chiaramente da' isdt-
terranci che fuiron le prinié ahi-
titioai di quél paese, e se ne
éon^erva fiittàyia V uso . Il ca-
rattere massiccio é colossale delle
sue Costruzioni ha futtd il raji-
porto co' sotterranei i più anti-
chi , e colle grotte posferidrmen-
te scavate e abbellite dall' arte .
£ benché a quel gusto prii?iitivo
siensi poi innestate delle forme
indicanti legname , il legname
però non né fu miì il primo ti-
po. Lo stesso genio si scuopre in
lina parte deli' Asia , come si os-
serva specialmente nelle colonne
della Pagoda di Elefanta taglia-
te nella rdcca, cdrte é gròsse,
co' capitelli e Con tùtfi ^li ac-
cessori ben lontani da indicar 4^/-
i^ero .
Tutto al òorttrario' è T Archi-
tettura alla Cina e al Giappone.
Vi ptedoftiina il légno colla mag-
gior leggerezza 9 e contraflTatto in
tenda. Tende saranno stsLtt i ri-
coveri di que^ primi abitanti , i
quali coinè tutti i Tartari e i
Nonftdi erano' pastori prima d'
esser cittadini. Quindi i loro
tetti ricurvi a fórma di padiglio^
ni j i loro sostegni gràcili , onde
uifa città Cinese pare Un cattino
giornaliero . L'^im'ftiensità deite
Toro città prova che le case soh
tropp> deboli per sostetiete p^ù
piani .
Dunque la Capanne di legna-
me, che comunemente si prendb
ARC
per il modello universale dell' Ar-'
chitettura di tutti 1 popoli , noti-
lo è stata cerfò né in Egitto 9
né alla Cina . Lo fii bensì nella
Grecia, dovè l'^arte trov'ando un
nlddello solido e variato seppe
trasportar in piètre le fbrme del
legname , e appropriarsi con una
felice imitazione i primi sag|[i
del suo bisógno . Il bisognò &
Greci agricoltóri fu Uffa rir^4i7»i .
Di questi fre liiodel/i, che la
Natura ha presentato all'arte , il
più bello é senza dubbiò quello
della Capanna . V àxit vi tfoVa
i' unità e là varietà . I sotterra-
nei sono sì compiti e imponenti.»
che r imitazione non può nuffa
intraprendervi . Nelle rende tro-
tra troppo da imitare; e mancan-
ti di solidità , r Architettura effe
le ha imitate , non ha potuto ac-
quistare questa qualità la più irtf-
pòr tante di tutte , e sì necessaria
in realtà e in apparènza. L'^
strélna pesantezza e l^éitrenta leg-
gerezza furono i risultati necesu^
sar) di queste due imitazióni .
Nel primo modellò non v' è nien-
te da imitare . Nel secondo la
imitazióne non piiò esser che vi-
ziosa e puerilcT, perchè là distan-
za è tròppo i^ra'ftde fra li itiate-
ria dt\ modello e quella che ifif-
piéga la copia . Ne' sòtteitand
tutto è nionotónla , e fiionotona è
l'Architettura che ne risulta . Le
Tènde sì pòsson piccare a capric-
cio, e. capriccio dèboon comuni-
tare air dttt che le imita , e biz-
zarrie e incertezze.
Là Capanna all' In^ntro soli-
da é svelta è ì\ mezzo pia felice
per r Architettura . Il legna è ìì
più pròprio per somministrar all'
irte modificazioni e ornamenti d'
ogni genere . Il legno racchiude
tutte Té parti che possonor contri^
bui-
ARC
kiire air utilità e alla beli^^za »
Onde la più semplice Capanne di
iegnapie contiene il germe de' più
magnifici palazzi . Lungi dalla
uniformità e dal capriccio 1' arre
trae dalla costruzione di legno
principi costanti e certi ; esige
calcoli e ragionamento per Te^
^ilibrio delle forze , così che sen«-
za di quella non vi sarebbe mai
stata neir Architettura T arte ra-
gionata . Perciò la sola Architet-
titra Greca è vera Architettura
d* arte ragionata con semplicità e
con saviezza , perchè i Greci non
Jinitarono che la Capanne,
I primi alberi o travi conficca-
ti nel suolo per sostener un co-
perto qualunque furon l'origine
flelle Colonng isolate, donde poi
,i portici di gran ricchezza all'
architettura. Gli alberi sono più
grossi in giù che i^ su • Dun-
que abbiano anche le Colonne
3ue8ta r estremaci one . Per difen-
er dall'umidità i travi piantati
a crudo nel suolo >, vi si posero
sotto zoccoli di legno . Quindi i
plinti , e le basi con tutti i lo-
ro ornati . Su' travi verticali sj
posero- travi orizzontali per indi
metter il tetto : ecco V arcifitra-
ve. Affinchè l'architrave spiani
t>ene su la testa della colonna ,
si frapposero de' pezzi di Jegno ,
donde nacque il Capitello . Su
r architrave si misero altri travi-
celli traversi .• ecco il Fregio , di
cui le punte de' travicelli sono i
triglifi » e gP intervalli le meto-
pe . Dalle assicelle e da' travicel-
li per formare il tftto inclinato
e sporgente in fuori per lo scolo
delle |>iogge , venne la Cornice
€Ó* suoi modiglioni e co' suoi mu-
fuli. Il tetto col suo comignolo
diede necessariai^ente la forma
Ji^ì Frpntesp'K'9 triangolare, più
0 meno acuto secondo la ^empe-i
rie delle regioni . In Grecia ,
dove le nevi son rare e poche i
fu poco inclinato; più in Roma «
dove il clima è meno ' dolce ; e
molto più ne' paesi settentrionali
esposti a gran nevi'. V acutezza
de' frontespizi è una specie di ter-
mometro delle regioni .
Non v' è parte nelP Architela
tura Greca, cioè nella vera Ar-
chitettura'^, che non si deduca fa-
cilmente dalla costruzione di Ie«-
giio . Gli Archi e le Volto pro-
vengono^ dalle traverse oblique
incastrate ne' sostegni verticali
troppo spaziati o troppo deboli
per sostener il soprapposto carico .
1 Pilastri non sono che travi
squadrati. I Basametui son le
travature per render l'abitazione
più asciutta f E le scale , e le fi-
nestre , e gli appoggi , e i ripa-
ri 9 ognun vede aónde deriva-
no •
. Dallo stesso principio dell' u*
mìì capanna, principio sempre fa-
condo e, sempre vero , si posson
trarre tutte le altre applicazioni
all' artc/dell' Architettura : varie-
tà dì proporzioni , invenzione di
ordini , origine di- decorazioni •
Molti ornati misti ed equivoci ,
e molti oggetti e invenzioni po-
steriori prodotti dal capriccio piut-
tosto che dal bisogno, .non en-
trano nel sistema generale dell'
Architettura, e debbon esserne e-
sclusi come inv^risimili^e innatu-
rali.
L' Architettura piace quando
imita ii suo modello . Imitare
non è copiare servilmente la na-
tura t^h com' è , ma rappresen-
tarla nel suo più bello , e in mo-
do che si conosca sempre la fin-
zione . (Questa finzione fa tutto V
incantesimo nelle belle Arti 9 che
èi Arc
iian per oggetto d' imitar h nà^
tura .
Se ii modello y che V Architet-
tura' hsL da imitare , hon è un
prodotto immediato della Natu-
ra , n* è però il risultato ; Se k
Natura non ha prodotte in ve-'
rua luogo Capanne ^ le ha però
suggerite da per tutto dove 1' u<k
mo è nel suO primo stato natu-
rale <
Chi non volesse riconoscer h
Capanna per il modello dell' Ar-
chitettura , dovrebbe anche negar
re le massime seguenti :
Il forte deve sostener il debo-
le.
La solidità deve . èsser reale é
apparente .
Tutte /e parti sieno- impiegate'
come richieae il bisog^no . ,
L'unità e là varietà costitui-
scono la bellezza ^
Niente è bello se non é buono
e utile .
Le parti debÌM>na esser subor-
dinate al tutto <
La simmetria e là regolarità sori
legate alia solidità e all' ordine .
I rapporti semplici son i più
•belli 4
Queste e molte aJtré regole fu-?
ron i primi saggi del bisogno , e
il risultato successivo delle ope-
razioni dell'arte. Arte cHe ha
per oggetto di sua imitazione la
prima cOìstruziòne dclV uomo ru-
stico, là Capanna^
Questa imitadcme è ben pro-
vata dalla realità del modello ,
dalla necessità della còpia, dalla
utilità de' principi , dal piacere
stesso <:he 1' uomo vi trova . L'
artista dunque deve osservarne le
leggi rigorosamente in tutto. Sa-
rebbe pazzo chi ne eseguisse al-
cune e altre no . Coli' aver con-
tinuamente avanti gli occhi que-
àr€
sto modello, egli può sperar Jì
piacere . Ma s' egli lo perde di
vista , cdde subito in un disor-
dine d''idce, e in una confusione
di fj^ntasie e di càpriccj ridicoli .
Non più ide^ chiara e precisa :
tutto si Snatura ; le forme cam-
biano « i soli segni restano, e
Jiiuntì può comprenderli . Le Co-
lonne non sono più sostegni na-
turali , «né di àkùn rapporto fra
loro^ ile con quello che hstn da
sostenere: divengono aggetti di-
* S|)endioisi ,♦ accessori futili e stra-
nieri air Architetturi . I Cotni-
cioni rótti e contornati e serpee^
giati ^n rappresentano più la
cop^'tura dell' edificio .• I Ftott-
tòni non sono più ilteitd, Catr
tocci invece di linee rette , pian-
te pervertite : non più unità ,
non regolarità , non proporzio-
ne. Quanto il delirio sa fare al
lapis, si ha dsl realizzare in ma-
terie durevoli ? Gli ornamenti às-
sofbiscon tutto,' l'accessorio di-
vora il pfincipale , la costruzio-
ne sparisce sotto la profusione
degli ornati fantastici . In Questa
anarchia, di tutti i principi che
cosà diviene* V Architettura ? Un
giuoco puerile pei' gli Artisti^ un
enigma per il cofciune degli uo-
mini. Questo è quel eh' e acca-
duto air Architettutd Moderna .
. All' incontrò gli edificj antichi y
che sdnd universalmente riputati
belli V piaccio>iO ad ognuno perchè
sono una perfetta! imitazione de'
primitivi modelli delia Capanna .
Pdreiò piace costantemente a tut-
ti il Pantcoti . E perciò si de-
ve studiare r Architettura amicete
come la più prossima alla sorgen-
te , e come quella che non avea
ancora avuto il tempo di corrom-
persi . . Ivi si leggono gli svilup-
pi savj e Veri d' tìn' imita^ionie
ben
A'Rd
ten intesa. Con quésta traduzio^
ne fedele si gitinge all' irrtélli-
genza delP originale che si pro-
pone di copiare . Coli* originale
sempre avanti ^ìi occhi s' impa-*
ra a render tallone di tutto quel
che si fa 4 5^ impara a conos<ier V
impiego , il destino , la verfsimi-
gJian2a5 la convenienza ^ l'utili-'
tà di ciascuna cosa. L'originale
è Ja regola inHessibile che rad-
drizza tutti gli abusi viziosi .
^osì l'artista avrà l^ virtù sem-
pre potente di rigenerare V Ar-
chitettura i e di operare qiie' can->
ciamenti improvvisi ^ quelle rivo-
luzioni di gusto, di cui l'arte è
sempre suscettibile . Quest'origi-
nale prezioso è uno specchio in-»
cantato, di cui T arte perversa
e corrotta non può sostener l' a-*
spetto i
Neir A reti itettura Greca gli al-
beri sono trasformati in colon-
ne 4 Ma- le basi , i tori , sii a-
stragali 9 i capitelli > le volute ,
le scanalature hanno talmente ma-
scherata r idea originale del mo-*
dello della natura, che si stenta
a ravvisarlo fra tati ti ^ accessori .
Da imitazione in imitazione P
arte si snatura , i modelli si per-
do» di mira , si -decompongono ,-
e si opera ad arbitrio « Di più y
si fa abuso del raziocinio i se la
colonna vien dall' albero , abbia
dunque anch' ella i suoi rami , le
^e mappe y e vada in palma , e
sia contornata di edera. Ma I'
albero che ha servito di modello
ai primi saggi dell'architettura ,
non è Còme sfa ne' boschi 9 avea
s*ià ricevuto dalla mano delP uo-
mo la forma di trave .
L' architettò che non perde mai
di mira il suo originale, vedrà
òhe in Architettura non si dà
bellezza senza utile • Tutto ha
ARd éi
eia nascer dalla necessità ; e U
necessità non ammette il super«>
fho . Onde le colonne han da
esser sempre in funzione e non
mai in rappresentazione . JOun-
que vogliono esser isofate, ro-
tonde , diminuite da giù in su ,
Diantater immeciiafamente Sul suo-^
loy ugualmente spaziate con pic-
coli intercolonti j . Dunque le co-
lonne accoppiate 4 e le spirali, e
le torse , e le incastrate 9 e le
^nicchiate sono contro natura .
E i piedestalli^ e i piiastri nonf
saranno che abusi. Abusi e vizi
Sono i frontespizj ì^ un dentro 1'
altro 4 o r uno sopra l'altro, o
per tutto che nella sommità dell'
edifìcio, o di varia figura fuorché
triangolate - -
E' evidente che riconducendo
i^ Architettura alla sua origine ,
si giunge ajla bella semplicità «
alla grandiosità i Perciò non mai
dtenteUi e modiglioni insieme •
Non piiV 1^ assur»> di far f>iegare
ài capricci d'Una pianta irrego-i^
lare le forme inflessibili d' un ar-
chitrave i Un palazzo a più piani
ttoti può avere che un sol cor-
nicióne e in cima : nelle divisio»
n'i non può comportare che un ar-
chitrave che indichi un- solajo,
è non già cornici ifidicanti tet-
to. E\ ridicolo annunziare con
più ordini di colonne Un edificio
che non comporta più piitni : on-
de un tempio non può avere che
un solo e un medesimo ordine
nell' esterno e nell' interno .
Costituita l' Architettura e fon-
data sopra i modelli costruiti in
legno , offrì un campo vasto d' imi-
tazione ; ma non potè per qualche
tempo impiegare che le semplici
dimensioni della necessità 4 lì suo-
lo felice della Grecia non era in-
fruttuoso per niun'arte, e mi*'
glio-
«4 ARO
sUorò V A'rchittttura . Non le
mancava che la scienza delle
proporzioni . I Greci trovaro-
no questa scienza 9 e cooipiron
l'opera. Determinarono il Dorin
co per gli edifici più robusti «
il Corinth per i più gentili,
il Jotfico per i niedj. ^i fece
un codice di proporzioni, e si
assegnò a ciascuna parte la sua
misura e il suo rapporto in ra-
gione delle varietà del tutto in^
^eme ; si legò il tutto alla par-t
te , e la parte al tutto in maniera
che vi signoreggiasse in tutto un
perfetto accordo .
Che quelle proporzioni de^li
Ordini Sì fossero prese da quelle
degli alberi , 0 dalle proporzioni
del corpo umano , è unii ricerca
vana . Gli autori antichi , e spe-
zialmente Vitruvio>^ dicon che
1' ordine Dorico fu fatto ad imi-,
razione del corpQ dell*uo(no, il
Jonico di quello di una donna t
e il Corintio di quello d' una
giovane , Ma questo non è che
linguaggio di similitudine. Quel
eh' è certo $i è che i Greci pre-r
sero quelle proporzioni e misure
dalla natura stessa delle cose,
e le pósero come una barriera air
eccesso della imiQaginazione . Et
filino seppero discernere il grado
di libertà che conviene air Ar-r
chitettura, e seppero darle quel-
la felice costituzione ugualmente
lontana dalla licenza dell' Asia ,
e dal dispotismo àelV Egitto ,
Ma questo giudizioso tempera-
mento dovea esser il frutto a* un
concorso fortunato delle migliori
cause morali e ^iche . La per-
fezione deir arte dovea dipender
dalla perfezione d^ popolo c]kO
Ja inventò .>
Se dunque T Architettura è un'
fifl» d'imitazione, non lo ^ solo
A41C^
per aver conservate e abbellite
le forme grossolane de' primi tu-
guri dettati dalla necessità, ma
specialmente per aver osservata
la natura nelle leggi eh' ella stes-
sa ha prescritte . (Quindi son de-
rivate le leggi di proporzione
sempre costanti ne* loro principi ,
e sempre variabili nelle loro ap-
plicazioni secondo V indole degli
edifici , il punto di vista, il ca-
rattere, gli usi, i climi , e i bi-
sogni de* popoli « Quiqdi per
esercitar la vera Architettura noo
basta tener a memori^ le regolet-
te , convien esser provisto d* in*
gegno sublime che comprenda il
tuttoi insieme bello nel totale e
nelle parti, I monumenti gran-
diosi della bella antichità non si
hanno a giudicare colle nostre
piccole regole: ma queste nostro
regolette debbono giudicarsi da
quelle che si sono seguite per fa-
re que* gran monumenti • I Gre-
ci non fecero fabbriche per gli
òr di ni y mi^ bensì gli Ordini per
le fabbriche*
Fin qui è la genealogia dell*
Architettura . Si passi alla sua
cronologici .
E' impossibil fissare un* epoca
precisa dell' invenzione dell'Ar-
chitettura in Grecia . Un* arte
i il risultato delle cognizioni
acquistate su d*un certo ogj^tto^
e r acquisto di molte cogniziont
è il frutto del tempo e del lavo*
ro di molti ingegni . Onde non
, è subordinata a data alcuna . Nel
tempo d* Omero T architettura era
senza principj, e senza propor-
zioni determinate • Egli non par-
la di Ordini \ non fa elogio che
della scelta e dei polito delle
pietre .
L* Ordine Dorico fu inventato
il primo; nii i\oo si ^a né quan^
do X
ARC
<d<i , né da chi , né dove . Chi
lo attribuisce a Doro figlio d' E-
ieno Re d' Acaja , e chi ai Dorj.
V. Dorico,
li certo è che nel secolo d* A-
Icssandro Magno i tre Ordini
<leir Architettura erano già in
tutto il loro bello , come lo era*-
no parimente tutte le Belle Arti
^ le Scienze . Ma qualche tempo
prima , dopo le vittorie di Temi^
stock che discacciò i Persiani
dalla Grecia , le arti vi acquista-
rono il carattere di grandezza e
di forza. Le arti son opere de-
gli uomini , onde sono sempre
<]uel che l'uomo è forzato d^ es<*>
sere . Gli edifizi d* ordine Dori-
co , che allora vi si eressero , res-
pir^n quell' aria d* eroismo e quel-
la maschia energia , la di oui caur
sa si vede nella posizione politi-
ca della Grecia . Il Tempio di
Minerva in Atene n' è il model-
lo il pia mirabile .
L' Ordine J ottico era and^e
£ÌuntQ a tutta la sua graziosa ue-
licatezza . L' Architettura Greca
passando nell' Asia Minore vi
contrasse 11 gusto di ornamento
£ dì mollezza di quella con tra-
oda > e vi perde parte della sua
forza . I capitelli Jonici del tem-
pio di Minerva^ Poi iade sono ì
•modelli più {)Pezìosi per gli ar-
tisti. ' .
Dtiì^ Ordino Corintio non ci
resta alcun monumento véramen-
te Greco, che venga dal secolo
d'Alessandro, e che sia! degno
•d' osservaj^ione .
Quando V Architettura colle
<altre arti delk Grecia fu da' Pe-
Jasgi trasportata nell' Etruria , par
che in Grecia non wgnasse che
lì solo ordine Dorico , e questo
fu praticato dagli Etruschi. Ma
.Jo alterarono con adattare^ base,
Di^. B. Arti T. I.
ARC 6s
collo spogliarlo de' triglifi , collo.
snaturarne le proporzioni ; se ne
dimenticò 1' origine . Cosi mal
concio sotto nome d'Ordine To-
scano e colla ijjietensione d' un
Ordine distinto, dagli altri, fu
adottato da' Romani .
Le prime op«re d' Arcjiitettura
de' Romani furon fatte dagli E-
truschi. Agli Etruschi confidò
Tarquinio la Cloaca Massima ,
presagio della futura grandezza
Romana. La semplicità della cor
fitruzione Etrusca conveniva ali'
austerità d'u]na Repubblica beU
licosa e povera . Onde Roma igno*-
rò per lungo tempo V arte aoir
architettura . , La stoppia e V ar-
gilla vi copriron per secoli i tem-
pi e i pal^i . I marmi non com-
parvero che co' ferri della servi-
tù : ve r introdusse Augusto •
Le ricchezze del mondo più ric-
co avean già ammollita, anzi dis-
fatta ogni virtù repubblicana.
Roma, incatenando tutte le arti
al suo carro trionfale , non si ac-
corse d'esservi ^lì^ la schiava
strascinata .
Augusto vide che il piacere
àslle arti, poteva solo, compensa-r
Te la perdita delia libertà , e im-
piegò tutta la sua potenza e pre-
potenza a farle, fiorire . Chiamò
da Grecia i migliori artisti , «
si vantò d- aver ' trasformato in
marma Roma che avea trovata
di creta. Agrìppa solo l'abbellì
con una moltitudine di edificj
superbi , di terme, di fontane, di
>temp j , fra' quali spicca ancora il
Panteon .
La passione per ì gran monu**
menti crebbe ancora sotto i suc-
cessori di Augusto. Ma sotto
Tiberio , Calìf^oh , e Claudio il
ggsto cominciò a degenerare ,
"Ncxonc mostrò, ^cr Itutte le ?rti
h più
&6 ARC
più^ cupidigia che amore . E qual*
s^sto era quel di colui che fece
aorare la statua d' Alessandro , e
decapitò le più belle figure per
sostituirvi le sue immagini ? I
colossi d' ogni genere » ne'^uali
volle farsi rappresentare , dimo*-
stran il suo genio per gli ecces-
si i più viziosi . La stessa esa**
^razione spiegò anche nelle sue
fabbriche. Nella sua cara d* oro
costruita dagli architetti Severo
je Celere si esauri tutta la pom-
^a ; e in mezzo a quelle sontuo*-
sita spiccava più l'orridezza del
mostro .
Sotto il buon Traiano l'Archi-
lettura riprese un gusto di sa*
viezza e di grandezza comunica-
tale dal carattere di quel grand*
Imperatore. I suoi archi trion-
fali , e il suo Foro con quella
gran Colonna 9 ne fanno testi-
monianza , in onore anche dell'
Architetto ApoUodoro, che fu
da Traiano impiegato nella mag-
gior parte delle sue fabbriche .
Adriano e -§11 Antonini favo-
rirono l'Architettura. Adriano
la esercitò ancora. Marco Aure-
lio avea imparato il disegno dal
pittore Diognete. Antonino Pio
fabbricò a Lanuvio oggi Civita
Lavinia , una casa di campagna ,
di cui si anuniran tuttavia mine
magnifiche . Vi fu trovata una
chiave di fontana d'argento del
peso di 40 libbre . Nondimeno
le arti eran in declinazione, e
allora non davan che un barlume
d* una face che si estingue . Si
cstinsero sotto gli altri Impera-
tori . I Greci non eran più Gre-
ci , non intendeva!! più nemmen
Ja lingua de' loro insigni autori .
Le Belle Arti non Turon più
belle .
In questa ruiiu del bello 9 V
ARC
Architettui;a si sostenne àlquaafd
sotto Settimio Severo, e sotto
Diocleziano . Si sostenne nella
grandezza delle moli, ma non
già nella decorazione: gli ornati
vi si profusero * Anche sotto Au-
reliano si fecero fabbriche gran-
di: quelle di Palmira e di Bal-
bec cne si riferiscono a quel tem*
pò , sono stupende per la gi^n-
dezza e per la sonttiosità , e pie»
ne di difètti e di viz).
Se r Architettura si sostenne
un poco più delle altre arti , fu
perchè determinate una volta le
sue regole e le sue misure , non
si avea che seguirne ciecamente
la pratica senza bisogno di ta^
lento. Oltre a ciò il bisogno di
fabbricare case e chiese è conti-
nuo, e i buoni monumenti esi-
stevano per essere imitati.
Ma quando l'Italia fu abban-
donata al furore de' Visigoti ,
si desolò di. quanto Costantino
v^avea lasciato. Una ruina ge-
nerale coprì i monumenti deli'
orgogliosa Roma . Non si fece*
ro piti fabbriche che co' detrimen-
ti preziosi raccolti d' ogni parte
dall' ignoranza e dall' avarizia .
Un oblio vergognoso delle pro-
porzioni , delk forme , delle con-
venienze , e del destino di que*
frammenti cagionò la confusione
di tutti i membri dell'architet-
tura, e ne snaturò T essenza. Si
ammassarono colonne e se ne fe-
cero pilastri y su' quali si stesero
cornicioni rovesciati all'azzardo •.
Su colonne si voltarono^ archi per
mancanza d' architravi . D' abu-
so in abuso 1' architettura cessò
d' essere un' arte d' imitazione •
Non v'era più rimedio: cadde
in un vero caos . Da questa sov-
versione totale nacque in gran
parte quel che si chiama gust»
Afte
Céiieo i frutto d' un conflitto dì
gusti opposti .
In mezzo a tanta ignoranza,
che per secoli oscurò le più bei«
le contrade d^ Europa 9 scappava-
no talvolta alcuni raggi dell'an-
tico gusto . L* amore del grande
t delie vaste imprese non vi sì
«stinse affatto . Vi si veggono
Còme in un deserto segnali di
tratto in tratto su alti monti ma
ben lontani , che guidan V osser-
vatore per conóscere T andamen-
to deir Architettura .
La Chiesa di S^ Sofia fabbricata
da Giustiniano nel secolo VI. fi*
il capo d* opera del basso impe^
TO, e si può dir la sola.
Nel X. e XI. secolo sórse là
Chiesa di §. Marco in Venezia
sorto la direzione di artisti Gre^
ci, e diede i primi barlumi del
giorno che avea a nascere. Mó*
nuniento ideato con grandezza ,
con buone prdpbrzi«fni , e cdlla
rimembranza dtW antica magni-
ficenza . ^ Questa Architettura è
chiamata Greca moderna , e dif^^
ferisce dair antica per le propor-
zioni pesanti , e per il vizio de*
gli ornati e de^suoi profili. Gli
edifìcj di questo genere sono mal
. illuminati : e cdsì è S. Marco ,
è S. Sofia .
'Gli stessi seini di buon gusto
codtinciardno a sbocciare in altre
città d'Italia. Il più rimarche<^
voi monutiifl^to del XI secolo fu
il Duomo di Pisa architettato dà
Boschetto da Dulichio greco, e
dalla Grecia furon tratti i inar^
mi , e gli altri artisti che l' ador-
narono .
Nel secolo XIII. Lapo Fiòren'^
tino eresse la chièsa della Por-
ziuncola in Assisi . Fucio anche
Fiorentino fece in Napoli il Ca-
stello dcir Ovo é Nicola da Pisa
ArC
4f
, costruì in Padova la Chiesa del
Santo, e in Firenze la Trinità.
Arnolfo di Lapo diede a Firen-
ze i difegni per le chiese di S^
Cróce , e di S« Maria del Fiore .
Per tutta Italia si andavano al-
zando edifici che davano scintil-
le di gusto . Queste scintille eran
più rare e più deboli in Francia :
dove nel secolo XIV si eresse il
Louvre^ in Inghilterra, dóve sì
costruì il palazzo di Windsor ,
la Cattedrale di Winchester, t
qualche altro edificio in Oxford .
Ma altrove era bujo. Vi si fa*
cevano bensì fabbriche grandi ,
iha impiccolite dalla confusione
degli ornati piuerili i tale fu la
Cattedrale di Strasburg architet^
tata da Irwin de Steinbach, ca-
pò d* opera del gotico leggiero i
. In Italia V Architettura cammi^
nava a gran pas$i al suo ristabi«-
limentò . Finalmente vi si risov-»
venne de* thonumenti anticlii , é
Brunelleischi comparì . Egli fu il
primo che scorse le ruine della
vera Róma còlia scàia e col com-
passo alla mano j conobbe é di-
stinse gli ordfutj uni la storia
alla pràtica , stabilì buone le^gi ,
le applicò giustamente alle sue
óptvc , e scavò V architettura an-
tica dal sepolcro dove la barba^
rie Tavea da tanto tempo seppèili**
ta. Egli fece spiccare il suo in-
gegno nella Cupola di S. Maria
dd Fiore, e in altri cdificj. Gli
allièvi usciti dalla sua scuola dif-
fusero il gusto per tutta P Italia.
I Signori Italiani , i Principi , e
specialmente i Medici protessero
e promossero le arti e gli artisti .
Leon Battista Alberti sì eresse
legislatore d'Architettura; fu un
nuovo Vitruvio . Quindi una foll-
ia di Architetti insigni : Braman-
te , Michelangelo , Raffaello f
£ z Giu«
6$
ARC
Giulio Romano, SangaJio , Peruz-
zi, Giocondo, Sanmicheli, San-
sovino , Serlio , Vignola , Palla-
dio, Scamozzi, Fontana.' Vedi
tutti questi articoli, E vedi le
diflFerenti sorti d' Arc&nettura agli
' articoli Greco ^ Romano^ Gotico ^
Egftjo-t Persiano ce.
L* Architettura finta per deco-
razione esterna o interna ha da
esser dipendente dall' Arckitettu-
ra reale : questo è chiaro • Frat-
tanto alcuni pittori decoratori
hanno stabilito un assioma con-
trario ^ cioè che ogni licenza sia
permessa nell' architettura finta .
Quindi i deliri del Fra Pozzi .
Corrotta P architettura finta , si
^ infettata V arci^itettura reale,
* ARCHITRAVE è il princi.
pai tr^ve fiisteso orizzontalmen-
te su le colonne, e fa la prima
delle tre p^r ti del cornicione .
Gli antichi impiegavano per lo
piy un macigno tutto d'un pez-
zo per i' Architrave. Quindi i
loro intercolonni erano stretti , e
i capitelli larghi; risultava così
-la grandiosità de' loro jperistil; .
Si vede <{\X9Ìf;}ie architrave ani-
tice. di^due pezzi innestati Tuno
coir altro. Talvolta si osserva-
no duesrchitravi l'un dietro V
altro, che forman la grossezza
•del muro: cosi sono a Pesto, a
Segeste, e ad Agrigento : costru-
zione solida, poiché rovinando
un architrave ^ non ruina la
cornice i che vien sostenuta dall'
altro .
Dove non si hanno materiali
abbastanza massicci e grandi per
Architravi di un sol pezzo , biso-
gna formarli di più pezzi in piat-
ta banda, I rpoderni così prati-
chino . Con vien però occultarne
tu^te le congiunzioni con un e-
sata:Q polimento , af}ìiipbè coippar
ÀRD
risica d* un solo masso intero »
La forma dell' architrave dei-
.ve variare secondo i differenti
Ordini . Il Dorico non deve a-
vere che una sola faccia senza
divisione alcuna . Il Jonico può
comportare due divisioni , e il
Corintio tre . Queste facce o ban-
de negli antichi nwnumcnti van-
no aumentando in altezza V una
su P altra . Né sono sempre per*\
pendicolari , m^ talvolta sono in-^
clinate . Quella di sopra suol a« '
vere una specie di cimasa e uiu^
bacchetta che la separa dal ÌTe<9
' gio .Nelle separazioni delie ^ fac-
ce gli ornati debbon esser i pia
semplici , e con sobrietà , e forse
niun ornato è me%ÌÌ0i.
ARCHIVOLtO è la faccia
dell' arcata . Deve esser trattattr
secondo la ticchezza o la sempli^
cita degli ordini « Avrà tante
facce quante ne ha P architrave .
I suoi ornati han da corrispour
dere a quelli dell'ordine. Gli
archivolti antichi son coronati
di belle ligure di vittorie.
ARDEMÀNS C Teodoro ) , ar*
chi tetto Spagnuolo impiegato da
Filippo V. nel 1719. nella costrur
zione del Palazzo' reale a Sant'
Ildefonso^ e d'una Chiesa colle*
giata ivi aggiunta •
ARDESIA pietra turchina ne-
rastra che si stacca in lamine
per servire di copertura alle fab»
briche. E' una specie d' argilla
che divien dura esposta alP ario-
si pretende che da Ardes nelP
Irlanda siasi tratta ja prima ^r-
desia^ e ne abbia acquistato il
nome . La più nera e la più lur
cente ^ la più solida . In Fran-
cia e specialmente in Angers ve
n' è tanta che s' impiega nella
costruzione de' muri . Anche il
Genovesato xi« dà molta ; e dai
pac-
ARD
fitit di Lavagna vlen chiamata
Lavsgna .
ARDIRE non è audacia. L*
audace corre senza saper dove va ,
urta t cade , s' alza per ricadere .
JL' srdito prima d' ardire ha stu-
diato, ha stentato « ha imparato,
ila atóuistata facilità , e la faci-
lità gli dà àrdittKKA *> Va fran-
co, sa quel che fa ^ e caramina
firesto e spedito colla grazia àtX-»
a libertà.
L* ardire dà un incantesimo al-
le produzioni dell* arte . La ti-
midézza tòglie sempre gualche
cosa 9 e raffredda ,
Con molta teorìa é con potea
pratica si è timido . Ma estri
grandi sono riusciti timidi neir
«seeutione : ma la loro timidità
«dfi è il lóro merito; ella è un
difetto , e niun difttté è sciisàbi-
ie per qualunque esempio. ^
Anche r ifrìtittk |niò dar in di-
fetti ; ma i suoi sar^annò meno
difettosi di quelli del timido'.
Di forte 9 se non puoi dar gìur
stOi diceva Voltaire ad un arti-
sta . Mi non gli diceva : Fé
spropositi ^ e pon.ddr giusto ^
Per evitare i difetti deìr.ardf-
re 9 buoni abjbozzi y ed esame .
ARENA è il suolo deiranfi-
tej^ra dove* si eseguivaino i giuo-
chi e i combattiriienti . Era U
scena di quelli spettacoli. Le
vi diede il npme cr drena perchè
era coperta d' arena , la ^uale era
più aciatta a que' giuochi 9 e as-
sorbiva presto il sangue che, vi
spargeva la ferocia Romana . TaU
irolta r arene diveniva un gran
bacino d' acqua per combafttimen-
ti navali. £ talvolta ancóra vi
si piantavan alberi e si convertiva
in nn boisco per farvi una cac-
cia .
AREOSTILÓ fntercolonnioVa*
ARE 6f
ro, o sia largo 9 forse di 4 dia-
metri e più . Dice Vitruvio che
un intercolonnio si iarjgo nori fu
usato che da^ Toscani negli ar-
chitravi di legno. Con tal in-
tercolonnio gli ediScj compariva-
no pesanti , bassi , larghi , e squar-
ciati . Per mascherar questo di-
fetto 9 ,si mettevano statue .sopra
il edrnicione. ÀVea però il suo
vantaggio ne^ portoni delle ville,
e nelle pofrte delle città è doììt
fortézze *
ARGELIÒ architetto Grecò 4$d
anni prima dell' E. V. compose
un' opera su le proporzioni degli
Ordini,, in cui diede la descri-
zione d' un tempio Jonicò cdnsa-»
crato ad Esciilapio presso i Trai-
li neir Asia Minore ;
ARGINE elevazione di terrà
a scarpa sostenuta da palli, o dà
muro. Serve di strada ne^ maras-
si 9 .0 lun^o le acque correnti 9'
per impedirne la dimisione . Per
un argine sodo vi vuole un fon-^
damento di sabbione ì\ più rùvido
0 ghiarosò , e rivestirlo tutto di
pietre grandi e forti , bene squa-
drate. .
ARIA. Questo Elemento che
non offre niefite a chi non sa
niente , fa molto studiare T Ar-
tista , il quale deve imitare T ap-
parenza de' corpi , su' quali V aria
produce gli effetti i più distinti e
1 più interessanti.
L'aria frapposta diminuisce le
dimensioni de coVpi relativamen-
te alla distanza dello spettatore;
tie addolcisele le tinte , dà sfu-
mamenti ai loro colóri proprj,
ne rende le forme più.o meno
indecise . Questi son gli effètti
degli atomi invisibili deìV aria .
Comd il Pittore ha da imitarli
in una superficie piana? Egli ha
da OiBServare che cosa fa negli
E 3
70 ARI
Oggetti reali in ragione cfeila lo-
ro distanza la vaghe^^zA dell' a-
ria, la sua ifsgcreKK.^9 la sua
trasparenza ,
' La vagAe^i^a^ o sia l'ondula-'
:^Jone continua aeìV aria ci addol-
cisce i contorni e i tratti , i qua-
li altrimenti ci comparirebbero
duri e goffi. Perciò non si ha da
tratteggiare ad arbitrio : convien
Dsar tratti leggieri e quasi imper-
cettibili dove il contorno deir
oggetto sfugge ; all' incontro in
certi piani il tratto deve esser
|)iù sensibile , e più forte ancora
m certe curvature .
La trarparen^a delParia vela
leggermente gli oggetti , e ne
modifica le apparenze coli' addol-
cirne il colorito . E' ben difficile
imitar questo effetto dell' aria ;
spesso s'inciampa nel tagliente 5
ò nd confuso.
La imitazione giusta e fina de-
gli effetti òtW aria ha da dare
profondità al quadro , gli ha da
distrugger l' idea di superficie j>ia-
na , per farlo comparire uno spa-
zio . Finalmente l'aria circoli
intorno a ciascun oggetto, e cia-
scun oggetto comparisca isolato.
ARLÈS città della Francia ,
celebre anche prima di Cesare ,
£' ^hcora famosa per le ruine de'
suoi monumenti antichi d'ogni
specie . Il monumento più consi-
derabile è l'Anfiteatro, del dia-
metro di 1280 piedi , con 120 ar-r
cate in due piani di 60 per cia-
scuno. Questo Anfiteatro è situa-
to in un sito inuguale inclinato ,
ed è stabilito su la rocca: situa-
zione solita degli anfiteatri e de*
teatri antichi . I fondamenti de'
muri hanno più di due Xtst di
srossezza , e le pietre enormi che
li compongono sono senza cemen-
to « L^ arena è ora colma e co-
ARL
^erta di case . Non vi restan che
due stdììi lunghi una tesa e mez-
za . Nell'alto non fu mai com-
pito . V è anche un Obelisco di
granito liscio alto 52 piedi : V
unico obelisco che sia in Fran^
eia. Ad Arles fu trovata la beK
b Venere Celeste eh' è a Versa-
glies . E quante altpe cose belle
non vi si troveranno?
ARMONIA figlia di Marte t
di Venere . Ingegnosa ailesoria
Greca per esprimere 1* accordo fra
la forza e la bellezza.
Tutte le parti della Pittura
hanno armonìa y ^iccordo, conve^
nienza .
Se le diverse parti dell'ordi-
nanza sono convenevoli al sog-
getto, e si accordano talmente
fra loro da penetrare nella mente
dello spettatore > vi sarà armonie^
di Composizione.
^ Se tutte le parti della compo-
sizione e d'una stessa figura ren**
dono più sensibile quello che deb«
bono esprimere , vi sarà armonia
di Espressione ,
Se le forme di ciascuna figun^
s' accordano scambievolmente fra
loro , e indicano il loro caratte-
re , vi sarà armonia di Disegno'^
xii Corrispondenza.
Se le ombre e i lumi non con-
trastano fra loro duramente , e
le mezze tinte vanno gradatamen-
te dsd chiaro all' oscuro , vi sarà
armonia di Chiaroscuro .
E se l'artista sa avvicinare i
colori amici , e far che ciascuna
tinta partecipi sempre di quelk
che la precede e di quella che la
siegue , si avrà armonia di toni e
di colore .
Tutte queste differenti arm&^
ni e sono spiegate ne' loro rispet-
tivi articoli .
ARNALDI C Come Enea ) Vi*
cen-
ARN
centino n. tyxó architetto teoria
Cò e pratico. La sua teoria spic«
ca nei suo trattato col titolo : /•
dti^ d^ un Teatro ec. e in un al-
tro trattato delle Basiliche anti^
che . Egli è tutto Palladiano. E
con ragione la sua patria gli ha
affidata la cura àA Palazzo della
Ragione , eh* è la famosa Basili-
ca di Palladio.
ARNOLFQ di LaiK> Architet-
to e Scultore Fiorentino n. 1132
m. 1300 f figlio di Jacopo ò\ La-
po buon architetto del suo tem-
po , ereditò i talenti e le virtù
paterne 9 studiò \\ disegno sotto
Cimabue , t tese all'Architettu-
ra lo stesso servizio che questi
rese alla Pittura : entrambi furon
i precursori del buon gusto.
Le prime opere ài Arnolfo fu-
ron le mura di Firenze fiancheg-
giate di torri : La piazza d' Or
S. Michele ornata di logge con
pilastri : la piazza e la loggia de*
Priori ; e la Chiesa di S. Croce ,
dov'è il suo ritratto dipinto c^a
Giotto . Ma fra queste ed altre
sue opere ia più rispettabile è la
Chiesa di S. Maria dei Fiore . I
Fiorentini vollero che questo lo-
ro Duomo* riuscisse uno de' tem-
p} più magnifici. E Arnolfo vi
spiegò tutto* r ingegno : ingegno
portentoso per quel tempo . Re-
gnava allora il gotico , ed era i-
gnoto il buon gusta antico . Frat-
tanto Arnolfo seppe produrre un'
opera, che non e né dell'uno né
dell' altra stile . In mezzo alla
confusione di tutte le parti dell'
architettura, egli assegnò af cia-
scuna il suo rango . Là costru-
zione ,. la disposizione , la deco-
razione erano in un cao^; esli
diede a ciascuna le sue leggi • E-
gli costruì cosi solidamente que«
•tòt edificio r che Brunellescbi po-
ARN 7ì
té poscia coronarlo senza rischio
con quella Cu^la stupenda. Im->
piegò disposizione savia, solida
e leggiera , combinazione di for-
ze giusta, senza esagerazione al-
cuna, e con equilibrio che non
dà agli occhi . Per la decorazio-
ne Arnolfo vi fece molto coH'a-
stenersi da tutte quelle frascherie
gotiche , che allora sfìguravan 1'
architettura . La decorazione noti'
poteva riaversi senza la cognizio-
ne de' monumenti antichi . Ar-
nolfo non li coifòbbe ; conobbe
bensì il vizio degli ornati goti-
ci, e lasciò il suo tempio nudo
e povero . Povertà preziosa , che
rigettava un lusso vano e 'puerile
in aspettazione dì vere ricchez-
ze . Gli artisti ddbbon consfde-
rare su questo punto di vista quei
Tempio e il suo Architetto .
Quando si pensa a q[otì eh- eg|li
poteva fare di viziow, e noi fe-
ce , bisogna encomiarlo per rutto
il male eh' egli evitò , e conta-
re per tante virtù tutti i vizj
eh' egH seppe evitare, cosi che
quand' anche quel Tempio non
fosse ùiì Capo d' opera , 1' architet*
to nondimeno é tra' più insigni
architetti . E) un capo d' opera
per le sue proporzioni e per la sua
grandiosità . E' a tre navate a
valta^ rìpvestite di marmi . E^
lungo 4x6 piedi, e alto 3^3 fin-
al la Croce. La cit)ciera é knga
313-5. L'altezza della nave è
t43-d,e quella delle navette col*
laterali 90-8 ..
ARPHE CEffticù tTy Tede-
sco, e del gusta Tedesco , come
si vede neHe sue opere lavorate
in oro e in argento nel secolo
XVI nelle custodie di Leon, di
Toledo^, di Cordova, e in altri
paesi di Spagna . Egli fii padre
di Antonio^, e avo di Gio. d'
E 4 Ar-
ya ART
Arphe , il ^uale non fu Sctilta-
re ) ma scrittore del libro utile
de VarU Goffimensuracion . Fu
anche poeta, e in poesia diede
precetti su V arte del Disegno .
ARTE. I bisoeni di prima
necessità producon 1^ industria , e
V industria produce le Artf Mec*
canfc/Sfe. A misura che tali arti
avanzano , avanza la società é la
<;ivilizzazione •
I bisogni della mente, qnaH
sono l'ordine, la curiosità e il
desiderio delle verità producono
il miglioramento dell' intelligen-
za, da cui provengono le Arti
Scientifiche .
I bisogni del sentimento, cioè
1' effusioni dtl cuore ^ le comuni-
cazioni che sono si naturali e tan-
to più necessarie agli uomini a
misura che più si riuniscon in so*
cietà , creano linguaggi , e questi
linguaggi sono le Arti Liberali ,
come SI è esposto nel discótso
preliminare . . . . '
Le combinazioni e i progressi
di queste tre sorte d' Arti forhian
i-difTerenti gradi di civilizzazio-
ne^ ài cui f^li uomini sono su-
scettibili sì individualmente che
collettivamente . E' molto inte-
xcssante osservar e meditar que-
sto punto .
Gli uomini e come individui e
come società non possono incivi-
lirsi che per la combinazione del-
le suddette tre Arti : la civilizza-
zione sarà più compita, quanto
maggiore sarà il loro progresso , e
guanto meglio saranno combinate
e dirette per soddisfare i bisogni
corporei , per estender i lumi oel-
k mente , e per dare scxidisfa- .
2Ìoni al sentimento é
Ma siccome queste combina-
zioni non sono mai perfette *, e
jjf ariano continuamente , perciò gli
ART
uomini e le società sono in i^t^.
petue ondulazioni, e in vicende
di barbarie e di civilizzazione.
Gli uomini dunque per loro
vantaggio si debbono prendere
tutta la premura di contribuire,
alla conservazione e al migliora-
mento delle Arti.
Le ÉelleArti del disegno, oU
tre i rapporti che hanno colle al-
tre Arti, hanno speciali rapporti
con tre classi di uòmini, che- so-
no Protettori y Artisti f Diìef"
tanti .
I Protettori per favorirsi le Bel<«
le Arti del Disegno , bisogna
che le conoscano e le stimino.
Se le hanno per Arti semplice-
mente gradevoli j male le cono-
scono., e poco le stimeranno r
pèggio , se le tengono per arti di
lusso y frivole e inutili : sì fatti
Protettori invece di giovar^ av*
velenano .
I Protettori illumfinati veggon
chiaramente T importanza delle
Belle Arti del Disegno : sono
persuasissimi eh' esse son linguag-^
gi i più espressivi |>er ispirare
con forza e con dignità i senti-
menti religiosi , eros ci , e patrio*
tici. Veggon che il loro o&get^
to è la sicurezza , la comodità ^
la bellezza per ben pubblico e
privato ; che inflnisc^no all' in-
dustria , e al commercio , che in-
gentiliscono i costumi, che ri-
creano, giovano, e dilettano.
Meritan dunque ogni protezione •
Ma protezione non ò forza , né
le Arti liberali soffrono violen-
za, amano bensì favore e dire-
zione. Onde i Principali della
società die soo obbligati a pro-
teggerle , non possono favorirle
meglio che^ colte insinuazioni ,
cogli esempi , e co^ modelli .
Ma se ve un'arte che inse*
gna
ART
giiA a praticare le Belle Atti «
un' arte v'è ancora che istruisce
a pregiarle e a goderle per mezzo
liei saper vedere j paragonare , di-
stinguere 9 conoscere . Esercitar
quest' arte è un privilegio onore-
vole e importante de' Personaiggi
più sublimi che debbono felicita-
re la lord Nazione . Allora i lor
discorsi sensati saranno più effi-
caci delle leggi . Più efficaci riu-
sciranno i loro esempi nella scel-
ta degli ^isti eccellenti , e éeU
le pràuzioni miglioria E final-
mente sapranno allora esporre al
pubblico modelli tali 9 che servi-
ranno di monumenti per ispirare
stinta e amore versò ^i^anto deve
far la delizia delle naaioni più
colte .
Direttori di popoli , se sarete
intelligenti delie Btììe Arti , le
saprete proteg^re, e la voistra
SrotezionéT le innalzerà al più su-
lime grado . Le Città saranno
adorne di capi d'opera in gloria
della ragione e della beneficenza
pubblica tf
La vanità de' Protettori i^no*
ranti fa spropositare gli Artrsti,
e corrompe generalmente il gu-
sto . Quindi il sopraccarico d' or-
nati falsi e contrari ^^^a vera bel-
lezza in tutte le Arti Liberali .,
le quali hanno tutte smarrito il
sentiero del bello » che è quanto
a dire della ragione e dille con»
venienze •
I Dilettanti %i diletteranno da
vero se saranno sensibili e inten-
denti. Ma chi non si è ben nu-
drito de' principi e degP ingre-
dienti del beiio, quando afi^etta^
tstzù alle produzioni delle Òeìh
Arti .9 non gli si domandino ra-
gioni 9 non spampanerà che scioc-
chezze .
Pia soflfribile è chi h^ la mo*
) ART n
destia di non rispondere, o spo-»
giiatosi d'ogni pretensione dice
non me ne intendo : mi piace , non
so perchè. Bèlla ignoranza quan*^
do è sincera . Ma costoro cJie
hanno buon senso, sono meno i-
gnoranti di quel che si credono .
Dorhandino ad un^ opera che veg-
gono , che cosa loro dice t Kon
faccian però come tanti che in*
terrogano , e non ascoltano la
risposta. L'ascoltino attentamen-
te, e sentiranno se l'opera si
spiega con chiarezza, se ragion
na giusto, se tócca ó diletta pef
il modo in cui si esprime .
Le Belle Arti sono linguaggi
ctie non han da parlar ànicamen-
te agli Attisti , né a chi ne sa
bene o male il vocabolario tcc-^
nico: debbon parlare a tutti ,
spiegarsi chiaramente 9 ragionar
giusto , piacere e toccare . Que-
sto è un dritta SLtkctié écì Popolo j.
ordine il più rispettabile per il
nutìiero é per 1' utilità . Felici
que' Popoli che gustano le pro-
duzioni dèlie Belle Arti , e it^
pregialo i^^api d'opera^ come
una volta ih Grecia , £ poi in i-
talia. Ciò non può accadere se
non quandd Protettori illuminati
e benefìci sostengono le Arti nel-
le loro istituzioni e convenien-
ze ; quando gli Artisti conside-
ran la gloria di aspirare alla per-f
fezione come un tributo , che
debbono alla Patria ; e quando
i dilettanti intelligènti contri-
buiscono a mantenerne i princi"
pj , le convenienze , il buon gu-
sto.
ARTE relati vamen fé. all'' Ar-
chitettura. Prima di definire qua-
lunque arte^ bisOjgna considerar-
la su tre punti di vista ^ ^
I. Nella sua fxxf;7^tf , riguardo
a sé stessa .
2^
^4 ART
* 2. Ne* suoi mezzi , riguardo
air artista che V esercita .
3. Nel suo fitte ^ riguardo a
noi, e alle impressioni che ci
produce .
Benché tutte le Belle Arti ab-
biano una stessa origine, pro-
Vengono tutte da' bisogni o da'
piaceri v differiscono però nella
loro essenza , ne' loro m^KXJ , e
nel loro fine .
X. Differiscono nella loro w-
fenza , perchè nascon da' bisogni
o da' piaceri diversi , onde il lo-
ro carattere e la loro indole ha
da esser diversa secondo le cause
che le producono . La Poesia
nacque dal piacere , l'Architet-
tura dal bisogno . Onde quella
non ci deve presentar l' utile che
sotto il vefo del gradevole ; e
Suesta non ci deve offrir il cra-
evole che sotto la forma dell*
ntile . Nella Poesia l' utile non è
che accessorio ; ma nell' Archi*-
tettura V utile è^ il principale , e
il gradevole non deve comparir-
vi che motivato dalla necessità .
L' Architettura nella sua essen-
za* è un'arte fondata su la ne-
cessità e sul bisogno ; la sua imi-
tazione non ha niente di positi-
vo ; trae dalla natura e dalle al-
tre arti imitative analogie ài
principi, e non dipinge niente di
materiale : la sua forma è un in-<
viluppo di proporzioni che ci
colpiscono più quanto più sem-
plicemente son espresse m gran-
de . ^
2. Le ^clle Arti diffèriscona
ne' loro mezz'ì perchè ciascuna
limitata dalla sua natura al suo
impiego ha il suo distretto par-
ticolare, e adopera orfani diffe-
renti ch'e producono differenti ef-
fetti . E qual rassomiglianza è
tra r impressione della vista e
ART
quella delP udito > ÒndeParmo:'
nia oculare dtlV Architettura non
ha niente che fare coir armonia
auricolare della Musica . La na-
tura ha fatto tutto per gli occhi 9
e quasi niente per gli orecchi «
Quindi l'orecchio è più sensibi-
le, e gode più qvtftnto più rari
sono i suoi piaceri . All' incontro
r occhio sazio di tanti godimen-
ti, ha più difficoltà a godere
delle combinazioni intellettuali
dell'Architettura; e questa ha
gran merito quando superate le
difScoltà perviene colla sempli-
cità delle proporzioni a recar
piacere .
'3. Finalmente le Arti differi-
scono ancora nel loro fine . In
apparenza è lo stesso in tutte ;
tutte han per oggetto il piacere .
Ma il piacere varia come varia-
no gK organi che ce lo trasmetto-
no . Il fine della Poesia è d' es-
primere , ài dipingere e di muo-
ver le nostre passioni ; i suoi
mezzi sono le idee e i suoni ar-
ticolati , per farci veder le cose .
All' incontro l'Architettura non
esprime niente » ma ha per fine
di produrci sensazioni per mezzo
d' idee astratte , é colla vista dt
oggetti sensibili : i suoi mezzi
sono le proporzioni e le fórme
della materia .
IlfinedtlV Architettura è dop-
pio . L' uno è di formare all'uo-
mo ricoveri sicuri , comodi , e
solidi secondo i bisogni diversi
de' climi, de' paesi, e la natura
de' materiali . L'altro è d' impie-
gare al loro abbellimento le ric-
chezze delle altre arti , di pia-
cere alla vista e all' intendimen-
to per mezzo de' rapporti delle
grandezze, che fanno armonia-
nel tutto e nelle parti . Il suo
fine è finalmente d» soddisfare al-
la
ART
ia necessità , di piacere alla merN
te^ e di contentare il gusto con
disposizioni solide , comode , e
gradevoli , per riunire il piacere
«1 bisogno. Anche i suoi mezzi
sono di due geneti : la scienza
<!ella costruzione, e lacognizio-
Tie delle proporzioni belle ; quelli
«on materiali , e non tendono che
ai bisogno ; questi sono intellet-
tuali , e tendono al piacere .
Quindi r Architettura deve de-
finirsi un^ arte mista , figUa del*
la necessipà e del piacere y che ha
per fine di servirci e di piacerci
colP unione delle forme le piò
convenienti ai h' fogni del corpo ,
e le più analoghe alle affezioni
della noflra mente ,
Da questa definizióne risulta la
gran difficoltà della buona Ar-
chitettura. I suoi elementi !'«-
file e il bello sono molto lontani
fra loro , e difficil è il loro in-
contro. Qual relazione fra il bi*
sogno di difender ì\ corpo dalle
ingiurie dell* aria e le delizie del
•rapporto delle parti fra loro e col
tutto ? Quanta distanza da muri
e da tetti alla varietà degli or-
■dini ! Neir eloquenza il bisogno
di parlare è ben vicino alla beU
Jezza del parlare; e perciò l'elo-
quenza si trova da per tutto an-
che tra' selvaggi . Ma lasjìerien-
la ci mostra che non tutti i po«
poli sono suscettibili delP arte
àtW Architettura v anzi i bisogni
di certi paesi sono in contraddi*
zione col belio architettonico.
Concorsero in Grecia le cause
e le circostanze più felici per
combinare neir Architettura V u-
tile col bello: e vi si combinò
in modo che la bellezza rare sog-
f^etta alla necessità , e la neces-
sità sembra come sacrificata al
piacere , Questa felice riunione e
ART ' ^^
una delle più preziose scoperte
de' Greci : è il più gran .secreto
che gli uomini abbiano estratto
dalla natura .
Egli è certo che dall' equili-
brio delle due parti dell'Archi-
tettura, bisogno e piacere^ risul-
ta in ciascun paese la misura
étW arte.. Fra le leggi del ^ijo-
gno e quelle del piacere è un con-
flitto continuo . Il loro accordo
fece fiorir V arte in Grecia , la
loro disunione ne fa la perdita .
L' Architettura Greca fu a Roma
costretta adattarsi a forme diffe-
renti dalla sua orijgine , e si de-
viò dalla sua purità originale .
fien presto riguardata come og-
getto di lusso e di decorazione ,
obbliò^ il suo destino t il grade-
vole soggiogò r utile , r orna-
mento mascherò la forma , la for-
ma s' alterò ; e rotto il concerto
fra il bello e l' utile , 1' arte spa-
rì oppressa dalle sue proprie ric-
chezze^
Il concerto fra l'utile e il bel-
lo è la gran norma per giudicare
in ciascun paese e qual grado V
Architettura può giungere e con-
servarsi . Dove \\ bisogno è sì
grande che lion ammette piacere,
r Architettura non può certo al-
lignare . Non allignerà nemmeno
dove i costumi e pli usi sono in
una mobilità continua ài fanta»
sie ; dove l' unione di più tem-
perature ammette ogni sorte di
costruzioni , e non ne stabilisce
alcuna ; dov' è sazietà di tutto ,
e si vuol assaggiare ogni novità .
In tali naesi si cade da un ecces-
so all'altro, si sacrifica tutto P
utile al gradevole, per indi sa^
crificar il gradevole all' utile:
non più concordia , ma guerra
perpetU2^ .
* Non può darsi Architettura , n^
E*
Aìit
Eloquenza, se li bello e rutile
tìon àono in equilibrio. Guài se
comparisce Tarte di piacere ^ O-
gni ornamento è vizioso se no^
à prodótto dal bisogno. A que-
ste arti non si chiede un soliaz-^
zo, ma un servizio. £ che cosa
è un edificio sontuoso se non è
di alcun uso ? I Greci non im-
piegatoti mai colonne' che co-
me i primitivi sostegni inventaci
dal bisogno e abbelliti dal pia-
cere . I moderni le profondono
come ornati inutili e menzogne-
ri . U Architettura Greca trac
tutto il suo bello dal bisogno ;
ella è vera e piace. La moderna
vuole bellézza senza fondamento ;
è «un' impostura , che fafrà qualche
illusione , ma scoperta T impostu*
Fa , disgusta .
Presso i Greci le regole dell'
.Architettura dovetteì-a esser po-
che e facili ad; eseguirsi, periv.a-
vano tutte da un principio chia'»
ro di non ammetter per bello'
tht il buono e V utile • Questo
principici era^ esattamente osscr-
tato da' Greci , itìSL senza costrin-
ger il loto ingegno, il quale sep-
pe restar libero sotto le leggi cV
egli stessa s' era imposte .
Ma dove il l>enp deìV artcf i
in guerrii coli' utile, le regole
sono senza ^numeroi f sono impc^
tenti , é in contrastò' colle' ope**
Te ^ Le regole prcdican jScveritÀ ,
e le opere licenza. Gli opeva/ le
disprezzano, le regole restan ne'
litri , e gli abusi moltiplicano .
La moltiplicità delle leggi pro«>
(hice disprezzo , il disprezzo* in-
esecuzione'. Onde non più rego-
le, ma a estrema licenza , o' e«*
strema servita : non piìi ragione ,
ma autorità ed esempio. Due ec-
cessi inevitabili : l' uno per que'
ralenti che si sono rivoltati con-^
ARt
ero il dispotismo delle, regale , é
sono svaporati nel liberti naggia^
r altro per que' metodi delle scuo-
le che alle regole disusate hanno
sostituita una pratica cieca di me-
stiere .
Sorgon però dì quandorxn quan-
do ingegni felici che conoscono
il vero' oggetto dell' Architettu-
ra, e fanno delle opere capaci di
rigenerarla . Ma quelle o^re ^i
restano^ sterili , perchè chi le ve-
de non sa vederle.- Una fòlla di
copiati non prodùce che degerrer
razione. Qumdi V Architettura
resta come una specie di mani-
fattuf a , che si eseguisce senza
architetto . L Arte come una so^
stanza più leggiera se ne vola ,
e non resta cne ri mestiere come
un sedimento grossoland.
L'esperienza ci prova che le
arti hanno il lùvé clima e la lo^'
ro* stagione . la Grecia fiorirono
per seccai. Ma ne' paesi freddi,
dove i fiori e i frutti créscon
presto e maturan presto , le arti
appena nate muojono . Vrsono ca-
rne piante esotiche trasportate che
imbastardrscoti subito , e con tut-
te k stufe delle scuole non dan-
no* che fratti insipidi e pochi .
Le^ Accadenhie non hanno crea-
tor arti V non possona che conser-
varle nella lo^o caducità". Fon-
dar accademie. ne ila nascita delle
arti ^ è dar all' infanzia* i sostegni*
della vecchiaia.
Il corso delle jfrti ó dell' in-
gegnò non dipende' dalle istitu-
zioni politiche e pubbliche , e^
molto meno dal danaro . Le Ar-
ti voglion elssef incoraggite ,• tgm
tìcki stipendiate . Gli artisti non
fnron mai tanto pagati «{uanto
dagli Imperatori negli ultimi se-
coli delV Impero , e da gran
tempo non esistevano più arti .
te
ART
Le arti voglion un suolo tor
froprio: libertà nelle Repubbli-
che , i;enio del monarca nelle
iTionarchie . Questi sono gli astri
che le fanno gennosliare •
ARTIFICIO C Fuoco di') .
L' Architettura entra ne' Fuochi
d'Artificio per la decorazione .
Vi erige Tempj , Archi Trion-
iàli. Palagi, Tombe, Giardini,
e quel che cade in fantasia dell'
Architetto, il quale pocoonien»-
te bada alla natura della festa 9 e
al giuoco dell' Artificio . Ma se
il fuoco è il soggetto principa-
le , r Architettura dovrebbe cor-
rispondere al Àioco . Il combat-
timento degli Angeli di Milton ,
la caduta de' Giganti , l' Incen-
dio di Troja, di Cartagine, di
Roma , di Londra , la Fucina di
Vulcano , e quanti altri oggetti
non sono proprj per tali fuoi-
chi?
Ma anche i fuochi debbon a-
vere un fine. La imitazione è la
prima condizione òì tv\tt9 le ar-
ti . Ogni spettacolo ha da rap-
presentare qualche tosa • H che
rappresentan q uè' fuochi che non
consiston che in slanci diversi,
e in colori differenti? Tutto il
piacere se ne va in fumo .
I Cinesi che molto prima di
noi conobbero la polvere , V imr
•piegano principalmente a fuochi
d' artificio con molta intelligen-
za. Anche i Moscoviti passano
per buoni artificiali . Roma per
Jc sue Chinee ha data una rac-
colta di macchine per artifici >
ma senza connessione colla festa ,
e senza rappresentanza ne* fuor
chi . Peccato che ijuelJa devota
Ghinea sia uscita di moda .
. ARTISTA è fhi esercita le
JBcIle Arti . Artigiano è chi pr;^-
•tica qp^lche arte ntccanicav
ART 77
Le qualità necessarie ad un Ar-
tista sono :
1. Buona organizzazione. E'
impossibile che chi non si sente
e non si vede ben conformato ,
possa disegnare ed esprimer bene
gli altri oggetti.
2. Testa quadra , vivacità , me»
moria .
Memoria d' idee , ài Pgget^ti ,
di forme , non già di date e di
fatti . Tutto si accresce coIP e*-
sercizio , specialmente la Memo-
ria, magazzino prezioso di ijuan*-
to bisogna per le Belle Arti .
Questa qualità non è molto co-
mune, e se ne scuopre la man-
canza ne' discorsi senza precisior
ne 9 e senza una certa giustezza
descrittiva . £' anche necessaria
per chi vuol giudicar delle ope-
re. £ come giudicar bene senza
lina reminiscenza esatta de' prin-
cipi 9 f doìÌQ forme degli oggetti
imitati ? ^
3. Immaginazione , senza di cui
l'Artista non potrà mai crear
nulla, né frattanto sarà mai vei-
ro creatore .
4. Giudizio per formar il le^a*
me AtWt idee , e concatenarle giu-
stamente co' principi .
5. Fermezza per i buoni stu-
dj, come per i buoni costumi ;
amore [)er la gloria ; sensibilità
premunita da un savio coraggio ,
e da affetto per 1' ordine, e per
la convenienza.
6. Cordialità . Chi non ha cuo-
re suscettibile d' amore e di tene-
ra amicizia , non può far opere
che vadano al cuore altrui : nel-
le B^lle Arti non si tocca che
quanto si è toccato .
7. Docilità per ricevere buoni
consigli , e premura per procu-s
rarseli . Chi domanda con iin^&p
tìt^y ottiene ^
7Ì ARt
8. Istruzione sufficiente nelle
Lettere e nelle Scienze, per in-
tendere i buoni libri relativi al-
le Arti , per enunciarsi con pro-
prietà , e per iscrivere a dovere .
E chi può scriver su te Arti me-*
glio degli Artisti? Rari frattan-
to sono quei che sanno scrivere
passabilmente . I più non sanno
neppur parlare. . Difetto ord in a-
rio di educazione. Vi si rimedj
coi frapporre allo studio del di-
segno la lettura di buoni libri ,
da* quali V artista può anche im-
f arare a conoscer gli uomini e
e loro passioni , elle per le sue.
occupazioni sedentarie non po-
trebbe egli studiar^ altrove . Ma
non pretenda mai T Artista di
volere spiccare in altre facoltà .
Cade in ridicolo , e gli si nega
anche la stima nella professione
che esercita .
Si vada su le tracce della Gre-
cia , dove non si ammettevano
alle Belle Arti che persone libe->
re, istruite , esenti d*ogn*inì-
pressione servile e nìercantile .
Immaginatevi , Giovinetti , Che
le vostre opere saranno consacra-»
te agli Eroi e alla Patria.
Oun(]ue ai capi d* opera di Rcm
ma capitale delle Belle Arti . I
Ra^aelli , i Cartacei , i Rubens
menarono una vita Ostensibilmen*
te laboriósa e comunicativa, vi-
vean fra artisti e (ré intelligen-
ti , e Corteggiati da una folla di
.scolari giravano per i monumen-
ti di Roma e deile campagne per
istudiare le bellezze dell' Atte t
della Natura.
Si può mai presumere che u«
fia repubblica di Artisti innalzi
montiìnenti ai viz; e alla barba-
rie ? Non si f)uò esser buon Ar-
tista senza assiduità al lavoro «^e
«Ho studio é Chi è «pplicjito è
ASt
itlortgerato ^ è decente . lì vizio
è ^eìV ozio • L' Artista dunque
abborrirà i viziosi ancorché pom-
posi Midi .
Gli Artisti non saranno mai
pregevoli, se le Arti non sono
m pregio ; Nella più alti stima
eran le Arti in Grecia : la Reli-
gione vi dipendeva tutta dalle
Arti i Onorarissimi v' eran gii
Artisti , e chi ama V ondre non
bada al danaro.
ASIATICA C Architettura ) .
I itionumenti dell' Arcbhetturd
Jtjiatica abbracciano tante gran-^
di varietà per la moltitudine de'
secoli e per la distanza de' luo«
ghi , eh' è impossibile presentare
sotto un solo punto di vista quel
che l'arte di fabbricate ha pro-
dotto nell'Asia, eh' è la regione
la più vasta del mondo , e divi-*
sa in regni soggetti a varie vi-
cende .
Qui nOn si parla dell^ Archi-
tettura dell' Asia Minóre popola^
ta di colonie Greche , e per con*
seguenza dipendente dallo stile
Greco . Neppure de* monumenti
di Palmira e di Balbeck nella
Celo-Siria spettanti al gusto Ro>^
mano. Non si esaminano nem«
meno le differenti opere de' pò*
poli antichi e moderni dell'A-
sia: questi dettagli veggansl ne-^
gli articoli Arciitetturà Persia-^
na 9 Jn diana , Cinese « Ciappo*
nefe, ec.
Qui si vuol osservare. in gene->^
rale il gusto Asiatico o Orienta^
le applicato all' Architettura , e
far vedere che T invariabilità cfi
gusto è stata sempre una carat'*
teristica propria di questa pOrzio^
ne del globo .
Se l' Asia , come pretendon tiit->
ti 9 è la culla del genere umano,
di là si trarranno ìt prime mo»
lio-
ASI
2N>iii éelV architettura nata quasi
coir uomo. E se sì vuol dar ret-
ta alla Storia , colà. T arte di fab-
bricare spiegò ie sue prime ma-
raviglie 9 e si sviluppò nelle for-
ane più vaste. Fu più grande
nella sua nascita che in appresa*
so: nella sua origine ebbe tutto
il suo crescimento , e poi dege*
nero successivamente . Le descri-
zioni che gli storici fanno delle
fabbriche dell' Asia , incivilita
lungo tempo prima della Grecia.,
sorpassano il resto deir universo
per le idee le più ardite» per V
.esecuzioni le più strepitose» per
la scienza • per il lusso , e per
la magnificenza della decora-
zione •
Ma il tempo » quel nemico del-
le opere dell' uomo , ha divorato
tutto. Le maraviglie di Babilo-
nia ora non sono che ne' iibri .
Le mura famose di quella città
del circuito di òo miglia , fian-
cheggiate da X50 torri : loo por-
te di bronzo conducenti a 50
strade grandi che traversavan la
città, i suoi palazzi, i suoi pon-
ti magnifici, le terrazze, gli or-
ti pNensiii , tutto è sparito . Con-
simil sorte ha soffèrto l'impero
de' Medi, e quasi ogni altro, di
cui la storia vanta prodigi .
Una gran parte dell'Asia, co-
me anche l'Egitto, ci presenta
vasti sotterranei , dove V Ar-
chitettura deve esser nata . Quelli
sotterranei prodigiosi non sono
certo carriere fortuite, sono ta-
gliati regolarmente , abbelliti di
tutte le ricchezze dell' arte , e
otfrono lo stile e il gusto domi-
nante degli edifici del , paese .
Tali sono i sotterranei diMilas-
sa , d' Arabisar , della Montagna
Taeli Kustan , de' contorni di
Jatfa 9 del Nszi Rustan , degli
scagli di Chelm.inar. Negli un^
si sono fatte nicchie e colonne/^
gli altri son ornati di pitture
simboliche , Molte altre contrade
dsJl'Asia son ripiene di simili
opere . L' isola di Ceilan ha uno
de' suoi antri tagliati nella mon-
tagna detta Pico Adamo . L' In-
dostan , il Tangut , il Tibet ne
hanno de' consimili .
La maggior parte di quefte con-
trade sono bruciate dal sole , on-
de gli uomini han cercato un ri-
paro sotterra . Quefto uso inco-
minciato quivi dall' origine delA
società , non si è mai perduto ,
perchè è conforme ai bisógni del
clima e al senio degli abitanti .
I più antichi sotterranei dell' A-
sia mostran un gusto per il ma-
raviglioso e per la profusione de-
gli ornamenti : questo è il carat-
tere delle arti di quella regione .
Non v' è forse paese nel mondo ,
dove le arti sieno fra loro in un
rapporta più costante come colà •
Ciascun popolo imprime a tut«
te le arti il suo talento, i suoi
costumi , il suo carattere . Ab
immemorabile le nazioni dell'A-
sia sono sedentarie , fisse e attac^
care al loro . suolo felice . Non
hanno mai conosciuta queir am-
bizione inauieta che moltiplica i
bisogni col lusso, confonde i po-
poli gli uni cogli altri , li sna-
tura , e toglie a ciascuno il suo
carattere proprio. I popoli Asia-
tici sono costantemente attaccati
ai loro usi , sempre invariabili
ne' loro governi , e ne' costumi •
Le loro arti sono rimaste come
erano anticamente : se non han
fatto progresso, non hanno nep-
pure degenerato • Par che il cii«
Aia ne sia la più forte causa .
Il genio particolare de' popoli
Orientali si manifesta in tutte te
io*
Ko ASI
loro produzioni . Le loro csprcftp
sioni sono tutte figurate e arden-
ti come il clima cne abitano. I
loro pensieri vanno al di li ^«^
rssibilé . Ne' paesi culdi V uomo
privo di quella temperanza ài
giudizio che misura l'imitazione
col n^odello .
Ne' paesi caldi si dorme meno
che ne' freddi .Questa privazio-
ne di sonno produce negli Orien-
tali esaltazione, entusiasmo, e-
stasi di poesie, linguaggio iper-
bolico, espressioni gigantesche ,
immagini pompose e incoerenti,
mostri , chimere in tutte le loro
arti . L' immaginativa è la loro
facoltà predominante . Par che ^
sieno in un sogno perpetuo , e
come sopiti si compiacciono mol*
iemente de' loro sogni , non di*
stin^uon mai nettamente gli og*
-getti .
Da ciò risulta quella infingar-
daggine e queir amore per il npo-
so cne fa la delizia de' climi ar-
denti . Queir inerzia è un pia-
cere per il corpo, e un bisopào
per ia mente . Non riflessioni
dunque , non esami , non calco-
li , non inquietudine per l' avve-
nire .
Qual sorte dunque può in que'
paesi aver V Architettura , eh' è i'
arte che più d' ogni altra richiede
giudizio sano , immaginazione so-
bria , ed esclude imperiosamente
tutto quel che non può essere
giustificato dalla ragione e dalla
necessità ? Non sarà che trastul-
lo della fantasia , e schiava della
pratica .
Neir Indie V Architettura non
ha alcuna regola. Le torri su le
porte de' loro tempi hanno i piar
ni ora bassissimi, ora altissinoù.
l,e colonne dèlie Pagode non
jianno proporzioni ^sse, alciwe
ASI
terminai! in cono, altre sono a
coni rovesci. Il capriccio e la
puerilità spicca specialmente nel*-
le catene mobili della Pagoda di
Chalembrom, lavorate con una
pazienza estrema senza alcun u-
tile .
L* Architettura Asiatica non
ha mai conosciuto l' accordo del«-
la solidità reale colla solidità ap-
parente • Li posa in falso gli ag-
getti , gli slanci , benché sien
solidi in eflfetto , minaccian di
cadere ad ogni stante, Questo
vizioso gusto distingue l'Archi-
tettura Asiatica dall'Egizia. In
Egitto tutto ò sacrificato alla so-
lidità ^ fin la decorazione . In
Asia i dettagli e gli ornamenti
assorbiscon tutta ; 7^ accessorio vi
si è fatto principale *, la licenza
produce nella Architettura quel
che r anarchia nel .governo . In
Egitto il dispotismo della ragio-
ne soggiogò la decorazione . Era
rise/vato alla Grecia evitar que^
sri due eccessi , e con buone leg-
ai stabilire un equilibrio tra la
licenza e la schiavitù .
Neil' Asia e neJl' Egitto TAr-
chitettura non è stata mai frte ^
ma un mestiere . Gli antichi edi-^
fici d' Asia eran come quelli di
Egitto costruiti di massi enornii •
Molte paqode son formate di pie-
tre lunghe 40 piedi e grosse a
proporzione , senza altra legane
che il loro peso . Ma questo gu-
sto di costruzione colossale è in
tutti i jpopoli i più vicini allo
stato di natura . L' infanzia di
tutte le società ha prodotto da
per tutto questi proaigì di for-
za . La cagione non n' è la soli<«
dita , ma T amore per il maravi-
glioso. Quindi que' tempi d'una
sola pietra incavata * Questa in-
clioazipne ha sempre ;»pinto gK
. A"
^
ASI
Asiatici a far masse gigantrsche
-più sorprendenti per 1 ardire che
-firadevoli per le proporzioni .
Tutta 1' Asia è piena di menu-
«lenti a molti piani ; e il' loro
firegioè 1* altezza é la leggerez*
•sui • Le città stesse vi sono di^
«poste nella medesima guisa , è
conformi ai ricinti di Ecbatana .
Sono tanti circoli che si vanno
sorpassando Tun l'altro fin al
centrale , e si soroassano oer V
altezza de* merli* • I merli del prì-
•xno ricinto sonò bianchi , dtl se-
condo neri , del terzo norpora 9
«lei quarto turchini, del quintb
tossì , e gli altri inargentati è
«lorafii . I colori delle case sono
una ripetizione de* ricinti .'
Ad imitazióne. deiJa famosa
Torre di Belò sono anche adesso
]e torri dell'Asia. Sono torri
sopra torri che si vanno rìstfin-
geado a misura che vanno in su .
La più strepitosa è quella ài
Nàng-Kin nerla Cina, det^ la
TQtre. di porcellana.
Ma la manìa degli ornati- mi-
nuti ridotti quasi a ricamò con
puerilità di colori stradcarica le
^pere dell' Asia . Tutto il con-
trario è in Egitto. Questa gran
diispafità di gusto è Urna gran
prava di non essere stato fra
quelle Nazioni, yerun legame *
bia popolata 1' Asia la piò
sta regione della terra , e si so-
no immaginata r Asia una colo^
nia Egizia . Niente di pia oppo-
sto fra queste due iiazipni sf^e*
cialmenté ifL Architettura . B se
in qualche punto s'incontrano^
è in quello che la natura sugge-
risce a tutti gli uomini.
Le Piramidi dell* India non
laannq con quelle cii Egitto al-
. Dìk^ B. Arti T. L
ASI Si
tro di eoniune ohe la massa . Le
Indiane sqn tutte coperte di ban-
de di mttdlìtì dorato , e cariche
-dì bassi rilievi con ogni sorte di
figure , sotto le quali sparisce -la-
massa . Le Egizie sonocome mon-
taóné orgogliose risplendenti per
-la loro grandiosità e per il loro
niarnjo, e discfegnano ogni altro^
ornato'*, pajon opere della natura
d'una costruzione eterna.
ASINELLI fratelli architetti
di Bologna M Sècolo XII. E-
ressero nella lóro patria ouell' al^
ta Torre «he portlk ìì foro no^
me. '
' ASPETTO. Un edificio è in
Mìo aspètto ^ se gode una bella
'vista. Non baita. Deve anche
olFrire un bello aspetto ai ri-
guardanti in' un" comodo puntò
di veduta . In questo caso r in-
sieme dell' edificio e i suoi det-
tagli debbon proporzionarsi alle
circostanze dei luogo .
V Aspeito ne' Giardini k il
colpo d' occhio che oifTpono o le
disposizioni dell' arte , 'o r punti
di vista naturali che t^ artista ha
saputo metter a profeto per córa-»
porre un bel qiiadto . '
i differenti aspetti, non posso-
no trovarsi che ne' giardini di
qualche estensióiie , e dì un ter-
reno irregolare che dia varietà
di scctie. Un terreno piano' lio^
può dare aspetti felici i la ' sua
uniformità non può interromper-
si-che con fióri) con cespugli ^
con alberi , con acque , è con'atw.
menti. Ma in un'paé^edi colfi-^
ne. la natura dà- tutte le varietà,;
ad o^ni passo una scena nuova,
L^artìe deve accomodare, il 'giar-»
dino agli aspetti esterni de* con-»
torni,' evitare i- troppo limitati,
disporne per xvdt^; le stagioni* e
per tutte le or&dèl gidfao.V ^^'*
F ter-
9z ASS
tervi de' contraiti » e cagionar
delle sorprjese.
ASSISI città d' Italia nell'
Umbria ha un tempio di; Miner*-
va , di cui restai;io. in piedi sei
Qolonne corintie scanalate ff>a un
Arontespiaio •. Si crede dei tempo
di Augusto. Quelle colonne sof-
no del diametrodi 5-5 — : gK in-
tercolonni sono di ^5 . Questo*
ndoouniettto è pregevole per la
giustezza dìsUc: proporzioni , per
r eifecante- son^iitcità degli orna^
ti, ' Invece di:niodiglioni« e di
dentelli ne' lati del frontespisio
sonOthuitW' ocnati di- fogliami.
Ma ciascuna: colonna ha il suo
piedestallo» distinto r cosa con tra"'
ria al buon gnsto^ degli antichi 9
i quali usa vano-, un basamento
conrinuato. Peggio' ancora sono-
i dentelli nella cimasa di essi
piedestalli : se i dentelli taj)pre*
sentan le \punte de' travicelli dei
tetto , colai non posson essere che
ornatr capticciosi' .. V interna. par
che dovea formare' un parallelo**
grammo . aenza> ordini; »• Nelle
vicinanze di Assisi si veggono
altri vestigi antichi d'acauedot-^
ti , e di fc«gni con pareccnie co-
lonne'.
ASTRAGALO è l'osso del
tallóne' che ha- un' eminenza con**
vesta*. I Greci applicarono que*
sto termine ad un piccolo mem*
bìx> d'Architettura che circonda
ordinaciàmente' la cima della co-
lonna. £' una' bacchetta' che u-
nisc^ Is' colonna al^ capitello.
Questa bacchetta è talvolta ta-
gliata in palline' a guisa di pa^
ter nostri^ o di olive.. Nel Do-
rico antico non si osserva* ^xrr«-
gaio . N' è anche senza il Corin-
tio della Lanterna di Demoste-
ne : in sua vece è un cavetto • L'
ATE
4stfagMo par un membro accea*
sario. affinchè nel .posare iì capi^
tello non si rompa- il cadetto del-
ia colonna .
ATHi^Èv Quali idee questa
htl nome; non deve svei^iiare in
ishiun^ue' abbia una legata tin-
tura di scienza e di arti ? V Ar-
chitetta' dovrebbe andar c<4à à
face' i suoi sìMd) per assueme i
suoi occhi e la, sua fnunagijiazio-
ne alle, opere di quegli: tipgc^ni
che vissero nella purità del più
bel clima della terrar £ videro
chiare quelle cose che noi a for^
za di studiò sten tianao' » scorge^-
«e o^uscate • A quelle rujhe e-
loquentr egli presenterebbe il suo
disegno , e palpitandb* ne sentir
rebbe il^ loro giudizio . Si figure-
rebbe di yiverr ne' ber giorni di
Pericle e d'Alessandro , e dor
manderebbe a' celebri artisti di
quel tempo il loro parere su le
di lui opere-
Le ruine esistenti in Atene
non sono che da Pericle in giùr
nella guerra de' Persiani tutta
Atene fu^ rovesciata .
Pericle impiegò i celebri aixhi-
tetti IctinoeCallicrate ntl Tem-
Ì>io di Minerva Partèenon o sia.
a^ Vergine , su la cima della roc-
ca che per la sua altezza domina
tutto il piano d' Atene . La gran-
dezza dell' edificio e la bianchez-»
za del marmo imprimon da lun-
gi ammirazione» e più ammira-
zione e diletto' recan da* vicino-
le pcoporzionr eleganti e ' i* bassi
rilievi . La* forma è paraUèiò-
gramma lunga aar piecii , e' larga
9^ senzacontarè gli scalini' che la
circondano. L' ordine è Dorico .
La cella- è contornata di oortici
di colónne isolate I Le facciate
sono di 8 colonne 9 e tutto il
contorna è di 41^ . Lr gran 00^
lon-.
ATÉ
Joif ntf sono del diametro di 5 - ^ y
e alte 32 . Non hanno base. Il
cornicione è aito quasi il ^ del-
la colonna , e i suoi profili sono
d* un carattere maschio corrispon-*
dente all'ordine* L* interno era
preceduto d'un vestibolo, e tut-
to decorata di simili Colonne iso-
late ^ 11^ fregio delfà cella era
ornato di bassi rilievi rappresen-
tanti le azióni gloriose degli A-
teniesi . Anche il fregio del por-
tico avea nelle metope alti rilie-
vi esprimenti i combattfipenti
degli Ateniesi contra i Centau-
ri* Le figure entro i frontespizi .
eran ancora piii rilevate e di
grandezza naturale, e rappresen-
tavan la nascita di Minerva ;
ma queste opere furori fatte in
tempo di Adriano , e v' era la
di^ lui statua e di Sabina sua mo-
glie. Questo grandioso monu-
mento ridotto a Chiesa e poi iti
Moschea y s' era conservato in-
fero fin al ìóy^ ^ allorché nel!'
Assedio di Francesco Morosint
una bomba andò^ a cadere nel
magazzino di polvere che i Tur*
chi vi avean ratto dentro , e an-
dò in ruina.
Sii la stessa rocca d^ A tene era
un tempio di Minerva Poli ade ,
o sia la Protettrice. La decora-
zione era di colonne Joniche .
Il loro capitello è il più bello
dell' an tieniti . L'architrave e
il fregio sono alti , la cornice h
bassa, ma perchè è composta di
pochi xnembrf f» un grande effet*
to. Il gocciolato/o e grande, ed
è fra due membrf lavorati , quel-
lo di sopra ad ovoli ^ e il baston
di sotto a fogliami. Non vi so-
no dentelli, e le facce dell' ar-
«Bitrave sono uguali'.
Dsd suddetto tempio' sipassav^
ATÉ ^3'
alisi Rocca d' Atene per «fuè* fa--
mosi portici detti Propilei ^ tutti
di gran masst di marmo biahco
e ornati di sculture.* monumento
dorico insigne architettato da
Mnesicle . Vi si ascendeva per
parecchi scalini con de' ripiani
. per l' inuguaglianza del terreno .
La facciata verso h Cittadelfa
e^a di 6 colonne: T intercolonnio
di mezzo ^ che indicava porta,
era più largo de^li zitti ; cosa
insolita neir architettura Greca ,
che faceva sempre tutti gli inter-
colonni uguali; funesto era di tre
triglifi , e gli altri di uno . Que-
sto portico era accompagnato ai
.Vestiboli 1 ' ina di uiì^ dorico più
piccolo. Sf entrava indi in una
specie di sala di piì)r Colonne
Joniche senza base , coif un sof^
tto di gran travi di matmo lun).
ghi 16 piedi. Avanti la faccia è-
fan. due alti piedestalli coronati
di statue . Questo graft monu-
mento ridótto da' Turchi a ma-
gazzino di polvere fu nel -16^6
tylminato y e ridotto in ruine .
Gli avanzi del Teatro di Ate-
ne mostrano V origine de' Tea;-
tri . La maggior parte della gran-
dinata non- e sostenuta davcMte»
ma è intagliata nella rocca della
Cittstdellsi . Questo teatro è lar-
go 24 piedi ; la sua lunghezza;
per la scena e per T orchestra è
X04 j il resto è per i gradini ;
I muri son grossi 8 - y . E' tut-
to di marmo bianco . Su Ì' alto
delh scalinata si veggono àncora
due nicchie tagliate nella rocca ;
forse nella prima era il trepiede 9
su cui si vedea rappresentato A-
pollone D(ana chescoccavan frec-
ce ai figli di Niobe. Gli Ate-
niesi servi vansi del teatro anche
per le assemblee di atfaripub*
olici •
F 2 II
«4 ATE
II tempio di Tcsf^o è il meglio
^coi;iservato in Aten^ . La sua For-
ma è un.p^rallelogrammo lungo U
doppio delia sua larghezza • La
d^ecorazione è di colonne Doriche
isolate, 6 di facciata , e 73 di
contorno . Rassomiglia a quello
e); Minerva , il ^ale pare copiar
to su questo di Teseo gretto al-
cuni anni prima . La cella h^
néir esterno ai 4 angoli quattro
pil^tri 9 che non^ corrispondonp
'4 niuna colonna , « cosi il por-
tico, resta usuale. Le colonne
non hanno che 6 diai^etri di al?
tezza, come son tutte quelle d^l
bel tempo di Grecia. Il cornar
'cipne h ako' il ^ della colonna . '
I( frCMitespizio è, più -basso di
quel che ptescrive Vitruvio , per-
j^è lì .clim^ più dolce di Grecii^
H^on richiedeva tetti si acurpinati
coque il clima più rkido di Ror
^a • . U soffitto è cu gran .%xs,vi
di marmQ corrispojtidenti ai tri-
;lgli6., ^d imitazione delle primi-.
tiv.e ccfitruziopi di legname. Il
fregip della cel^U ?ra ornato di
l)asftiriUeiHÌ..rappj:esei^tattti i i;om^
iattimenti d?! Centauri, <;o*Lapir
ti» e 4€gl i Ateniesi contro le
^ii^as^zoni* . Ancl^e h metope del
portkOv.enMi. oraaté di scultura
delle azioni di Teseo».
^ JFtav Questo tempio, e il. Pireo
son le fuine dslV Odeo ll^bhrica-
to.da Pericle stessa. V. Odeo .■
, ..Entro ' fa,, città d\ Atene \ è il
piccolo mio^umónto chiamato la
l^^^r«<f.di Demostene, e ì'u. e«
i^eJStftiq onpr di Lisicratc , il jguar
1q avea, date delle - feste pub^blir,
che 4; ^IS'-un edifìcio circolare di
pigrmo , .decorato di 6 colonne d'
Hn sqIq ]?e'zzQ alte ;o diametri •
|1 c^r^icionc è. ricco, e il i'rc^
gio è ornato di sculture»
u - -
ATE
Uno de' più curiosi edificj d'
Atene è la Torre de* F^nti , cl\c
serviva anche d' orologio alia Cit-
tà . V architetto ne tu Andini-
co. E' una torre oetagoaaf di
'marqiQ . Sopra alascana facciata
è scolpita la figura dei vento op-
posto. In cima era una pirapai-
de dì rnarmo coron^a d' un Tri*
tone di bronzo che girava a ven-
to, e con una verga alia destra
indicava il vcofo che t^ravii . GÙ
otto venti principali Qran sud^i^
visi in 24 indicati 4a ajtrettantc
jpietre su la cornice . Ciascuno
degli otto v^nti principali er^
scolpito co' saio! particola^ em-
jblcrai . I Nord-0¥?st 4 rappresen-
tato da una figura ^he rovescia
ur\ vaso . a Zefiro da un ^iovai.-
X^e i^udo con fiori nel. mantello,.
3 Bpre;^ da im. vecci^ia che Hl^
destra ha una coppa « e colP aK
tra mano tiene un angola del suo>,
manteco, 4 ^Jord-est dti qn ve6r
chio. jch^ dallo scudo vers^ ia
•tetta gra^nupla. 5 Est tiene n^
suo maàto le produe !ohi piùpre*»
ziose delia naturi , 6 Euro , ó
Sud-est \ inviluppato nel si^à
mantello . 7 Nota, che vien <{al
meriggio^ ha un vaso. 8 Libio»
et' Sud-ovest divide l' acijuà con
una prua. Tutti q^^ti venti
haono ale . Questo monumento
per i suoi profili , e per la niedio-
crità de;|la scultura pat fatto' dò^
pò Pericle , quando T Architet*
tura cominciava a degenerare .
Gli altri iponumen ti esistenti
in Atene sono del tenopó dqgJi
Imperatori Ro^(mi. Il Dorjc<^
del Portico del Pritaneo h ^t\
tempo di Augusto . Che difl^e^
renza tra què^tp Dorico e quelli
dì Minetya e di Teseo ? J^ mì^
sura che ìi ^sto diminuì y il h>^
lieo crebbe in, svelt9;;^^<
- ' ^ ■■ ... -n
A TE
Il monumento di Filc^papo sul
inonte Museo ha pilastri di cat-
. tivo profilo . ' . ,
Le ruine deJ Tempio di Giu-
none Lucina , e del Pecilé , e di
Giove Olimpio pa/ono del tempo
di Adriano..
ATENEO è CLEÓDAMO
architetti di Bisanzio nel terzo
secolo deir E. V. Furon impie-
gati più hèir AixhitettUrà mili*
tare che nella €Ìvil<ì. E thi sa
come saranno riusciti ili quel
tempo che V Impero Romano era
invaso da' barbari. Ad Ateneo
si attribuisce il librò delle Mac-<>
chine che fli stampato al Louvre
su d' un manoscritto della Biblio*i>
teca del Re .
ATRIO è quasi lo stesso che
Vestibolo fra fa porta e il corti-
le . E' uha spècie di pòrtico co«
perto, composto secondo Vitru-
vio 'di due fila di colonne, che
vi forman due ale , dioè tre an-
diti: quello di mezzo molto più
Jargo deMaterali. Qualche Tem-
pio ha aAche ti suo àtrio,
ATTICO è un piccòl ordine
d* Architettura per coronare un
edificio . Ne' Trionfali serve per
iscrizioni e per trofèi ^ 0 per
altri ornati. Su palazzi, e su
chiese per occultare il tetto. Per
separar gli ordini che si metton
I* uno su l'altro» come una spe-*
eie di zoccolo. E^ un accessorio
subordinato sempre al carattere
dell' edificio . Considerato poi
come un piano di abitazione so-*
prapposto sui cornicione , è un
assurdo . Se il courricione è il
finale dell' edificio , come può
starvi sopra un altro edificio?
Ée la comodità , e il bisogno lo
richieggono , si faccia più in den*"
tro che si può, e ben semplice,
affinchè sia poco visibile , né fac-
ATT
»5
eia parte colla massa generale .
ATTICURGO è opera Ate-
niese . Tale è la base attica del
Dorico . Si dà tal nome anche
Alle porte e alle finestre più'stret-
te in su che in giù, come nella
Sibilla di Tivoir.
ATTITUDINE è la posizio-
ne d'un corpo jvivertte, stabile
ò passeggiera, meditata o acci-
dentale .
Lj Arte esige una scelta beri
meditata di attitudini^ nelle qua-
li sia espressò compitamente il
sfado delle passioni e degli af-
fetti .
Non basta che la còllera d' A-
thille scoppj soltanto negli ocr
chi \ quello sguardo terribile non
ispàventerà che i fanciulli . L'
espressione si ha a difi^òndere per
tutti i tratti e membri della fi-
gura.
Ma dónde prender le attitudi»
m ? Da' Poeti , da' Pantomimi ?
Si cadérebbe facilmente in affet-
tazioni . Si prendano di prima
Ibano : dàlia Natura . La Natu-
ra offre sempre attitudini vere ;
i Poeti, gli Attori, i Danzato-
tì^ i Modelli stessi Ì piò docili
non danno che attitudini false e
sforzate . Si scelgano sempre le
più semplici .
* L'Arte comincia Cbn attitudi-
ni seiuplici , ma secche , povere ,
meschine/ Si avanza coi dar lo-
ro moto e vicore . Passa poi ad
esagerarle coli' inverisimiglianza
e coir eccesso . Ritorna in se stes-
sa , se i costumi e le opinioni
non vi si oppongono. Ridoman-
da la semplicità , ma scelta e di-
retta dal gusto , cioè dal senti-
mento fino delie convenienze, e
abbellita dalla naturalezza e dalia
grazia .
L'Anatomia è un buon preser-
F 5 va-
J
8^ ATT
vativo contro T abuso delle atti"
tudint ^ ^le quali si dà un con-
trasto che ia natura non dà. Si
ammirano fin aJJ' estasi certi pro-
digi d' espressioni , che fanno ri-
dere r an^omico, il quale vi ve-
de slogati ossi e mu$cQli per ef-
fetto di esagerazione .
. 4^nche la Prospettiva è un cor*-
rettivo 4i tali errori , allorché fa
vedere gli scorti delle gambe ec-
cessivi e impossibili , specialmen-
te riguardo ai piani indicati,
ATTRIBUTI ; simboli per
caratterizzare le virtù e le arti .
Gli antichi ne furon fecondi guan-
to ne ffiamo sterili . L'architetto
deve iippi^garli ne'fregj e altro»
ve j>er caratterizzar gii edificj ,
specialmente negli edijìcj pubbli-
fci , ne' teatri , negli arsenali ,
nelle fontane ec,
" AVILER C A^osthoCarlo d')
architetto Parigino n. 1^53 m.
J700, Neir andare a Roma in
compagnia dell* Architetto Dego»
^itts^ e deir Antiquario Vaillant
fu predato , da' corsari e cotjdot'-
to jn Tunisi , dove architettò u-
na moschea eh' è la miglior fab-
l^rica di (]uel paese . Dopo i6 me-
si di schiavitù andò a koma , e
per 5 anni vi studiò i più rimar-
chevoli monumenti . Ritornato
in Francia si £ece onore l^ la
porta in fonica d'arco trionfale
eretta a Montpellier 9 e per altri
<;dificj a Carcassone , a Beziers ,
9 Nimes , e specialmente per il
palazzo Arcivrescovile di Tolosa •
La sua celebrità risulta dalla sua
teoria . Egli tradusse e commen-
tò il sesto libro di Scamozzi, e
Vignola . Fece un corso compito
d[' Architettura., F^ iJ primo a fa»
re un dizionario di quest'arte ,
eh' è stato poi' accresciuto da le
Blond e da altri .
AUS
AUSTERO relativamente alP
Arte esclude c|uasi ogni ornamenr
to, non vuofe che fermezza di
disegno corretto, e semplicità di
composizione, né soffre accessocj
che distraggano dal soggetto . O-
^ni soggètto grave e semplice ehe
interessa l'attenzione^ merita d'
esser trattato con austerità . .
Un'altra specie dì austero ri-
guarda il carattere degli Artisti •
Il temperarnento influisce ^u I' i-
dee, su L discorsi, su. la fisono-
mia , è su tutte le nostre azioni .
^oi trasportiamo , senza accor-
gercene 9 la nostra indole su i
soggetti che ci circondano, e li
coloriamo co' nostri colori abitua-
li . Chi è d' umor allegro trova
qualche pdacevx>lezza anehe negli
avvenimenti più serj . E chi è
malinconico ricava dalle cose più
ilari qualche cosa di serio e di
fiustero , ^
Gli Artisti dunque operino se-
condo il loro temperamento, nta
Jo temperino coir arte .
L' austerità, non è severità , L'
austerità risulta da' costumi de-
^li individui o d'un paese, ed
esclude la bellezza . Air incontro
la severità nasce da' principj dell*
arte , e n' è la salva-guardia . Si
passa facilmente dall^ austerità
al lusso , e alla licenza del gu-
sto . Laddove la severità che pro»
viene dalla cognizione esatta del^.
le regole , è il rai;^ior,riparo con-,
tro le innovazioni del lusso 9 e
contro gli accessi d'una falsa rie-,
chezza» Il primo stile de'Romar
ni in Architettura fu uusterù co*
me il loro costume. Il costume
andò all' altro estremo, aHa^moL»
lezza , . e molle divenne il loro
stile . Il* 'primo stile de' Greci
non fu che severo ; e il rilasicia-
mento , eh' è l'oppòsto della se^
ve-
^ ÀUT
verità j non vi produsse mai con-»
tristi grandi. Ma i Romani dal
Toscano austeri andarono in jkj-
co tempo ai Composito' lussurio-
so e dissoluto.
AUTORITÀ'. In ogni tem-
po le arti hanno portato il ciò-
^o dell* sf^f ori fi . Forse tra Toro
lì suo impero si stabilisce piò f»-
cilraente e si distrugge più àifR"
ciiroente . Le Scienze provan an-
che il suo potere, ma presto o
tardi vi s' indebolisce > ed è ro-
vesciato dalia tarda verità . Ali*
iriconcro- nelle Arti il tempo lo
fortifica , e se qualche volta par
estenuarsi^ è ^rchà cambia for-
ma. Il dispotismo deìV autor ha
cresce nelle arti a misura che di-
iniiHiisce nelle scienze.
Le cause di questa differenza
sono , che le Scienze tendon a
conoscer i principi^ e le cause del-
la natura . Le Arti riguardan gli
eflTetti della natura; e gli effetti
son più falcili a sentirsi, cite a
indovinarsi le cause. Quindi i
primi passi delle Scienze non so-
no che confetture ^ mentre i pri-
mi saggi deiìt arti sono verso il
vero ; onde le arti hanno fatto
gran progresso, quando le scien-
ze non hanno ancora scoperta la
strada che debbono seguire . Le
Scienze rassomigliano alleminiè^
re molto nascoste , dove molti
scavi sterili conducon lentamente
à" tesori . Le arti sono un campo
di prime raccolte abbondanti »
ma si esaurisce colla stessa cul-
jtnra, e divien presto infruttuoso.
Da questa diffisrenza risulta la
diffi^renza dell' autorità ohe vi si
stabilifice. Le Scienze comincian
dair errore ; tt nuove scoperte dis-
sipano sempre pi-à i pregiudizi
étW autorità , t ia fanno sparire »
Le Arti comincian dalia verità-,
AUt «7
ma quesfo lume prezioso a poco
a poco si estingue perchè il bel»
lo della natura è offuscato dall'
artificio 5 e V autorità vi predo-
mina con tutto il vigore.
L' Architettura specialmente ,
che non ha belio visibile nella /
natura, è più esposta alla mobi-
lità della moda, a tutte le va-
rietà della opinione , e soggiace
più al dispotismo dtìV autorità .
L' autorità è un veleno \n qua-
lunque cosa mai Tuomo debba
imparare. Se egli ha da imparar
fatti della natura o dell' industria
umana , tali fatti debbon esser si
costanti, che ciascuno possa ve-
rificarli : e questi non nan biso-
gno di autorità . Nelle cose dì
^usto non ha kio^o che^ la ra«
gione, la quale ci adduce le cau-
se perchè tali cose* son belle e
piacciono. I più bei monumenti
di Grecia e di Roma non fanno
autorità , se non perchè la ra-
gione vi scuopre che sono ben
dedotti dall'essenza dell' Archi-
tettura, e allora li stima bcWi .
Ma fra tante, bellezze vi sa scor-*
gere ancora qualche difetto* Lad-
dove la autorità fa lodare o bia-
simar tutto , e accieca e istupidi-
sce .
AUTUN città antica di Fran^
eia V la conquistò Augusto, ne fe«
ce una colonia , e le diede il suo
nome , Augustodunum , Vi si
conservano ancora due porte ant
tjche , composte entrambe di due
arcate grandi e di due' più pic^
cole , con sopra galler iar di^ otto
archi ornati di pilastri corinti d*
un gasto magro e non- puro .' La
cpst unzione è solida, e le pietre
non sono congiunte con malta'.
Vi si vedón ancora i resti d' un^
anfiteatri, e* d' un tempio 'di Dia*
na, come anche altre ruine .
F 4 AV-
u
Si AVV
, AVVALLARSI . Un edificio
si avvalla , sì piega per il pro»
jprio- peso , se è mal costruito , se
è s\i d'un cattivo fondo 9 se le
malte sono troppo forti . Quindi
avveosono le tratture degli archi
e delle volte, gli > screpoli de*
muri, e le irrejolarità nel livel-
lo de' solari . Convien dunque
iasciare negli edificj grandi che
i fondamenti si assodino, e le
«Balte predano corpo , prima di
elevarsi fuor di terra • I pavi-
menti fatti di travature troppo
deboli relativamente alla |oro lun-
ghezza ,• o non bene stagionati ,
si fregano in mezzo . Si avvaU
^ lano molto i terrapieni degli ar-
gini , delle strada , delle Fortifi-
cazioni 9 se sono fatti di terra ri-
portata .
. AZIONE . Ecco Salomone in
trono col braccio disteso per 'or-
dinare che il bambino sia spac-
cato in due parti : Questo solo
sno gesto gli dà molta azione.
Una donna corre a gettarsi fra
.due combattenti . Questa figura
ha molto motoj ma non anione .
AZI
Vi' sono passioni che non pro-
ducono né at^ione , né mota , ma
hanno un' espressione ben carat-
terizzata : tali sojjo i' abbattimene
to , la tristezza , la voluttà «
ÌJ atjone e il moto richieggo-
no cognizione di anatomia, d'e*
guilibrio, e di ponderazione, af-
nchè sia giusta l'apparenza de*
muscoli, de' membri, dtllt ossa»
e corrisponda ai pesi d^ììt diffe-
renti parti del corpo . L' espres^
si<yne se è unita all'azione è al
moto, ha bisogno dell'anatomia
àtì cuore e della mente .
Niun uomo, purché non sia
uno stupido , è mai senza azio-
ne, senza passione. Una_ passio-
ne concentrata . richiede più fi-
nezza : di questo genere son qua-
si tutte le passioni nobili ; onde
le loro azioni e i loro moti deb--
bon aver fa bellezza che si am-,
mira nelle opere antiche * Le im-
pressioni brusche non ancor mo-
dificate dalla riflessione , son ma-
teriali . Ma quelle che proven^on
dall'interno, e si affaccian fuo^
ri , sono delicate .
asi^
imS'
BAB
B
ABILONIA fu la città più
sontuosa che mai siasi immagina-
ta. Una donna romanzesca chia-
mata la regina Semiraniide nel
paese de^ Caldei 9 i quali vanta-
van appena un mezzo .milion d'
anni d antichità , si costruì Babi-
lonia d' un quadrato, dì cui o^ni.
Iato non fu che dì 1$ miglia,
e con sole 25 porte di bronzo. Da
una porta ali* altra opposta nna
strada dritta: onde 50 stracloni
larghi 150 piedi tagliandosi ad
angoli retti dividevan la città in
6y6 quartieri. Ciascun quartiere
avea case a 3 e a 4 piani, orna-
te superbamente, e nel mezza
parterri , giardini , delizie d' o-
gni genere . Le mura tutte di
pietre immense quadre e cemen-
ta,-
BAB
t»tc di bitume 5 alte 350 (Medi ,
larghe 87 , e guarnite di 250 tor-
ri. L'Eufrate traversava la città ,
nel centro di cui un ponte lun-
go più di nfi9Z2o miglio , tutto di
pietre concatenate di ferro, e al-
le teste del ponte eran due palaz-
zi reali . Figurateveli « Uno gi-
rava più di 7 miglia. Gli orti
l^nsili sopra voltoni di voltont
s* alzavano ... ih . . • chi sa quan-
to l Più d' un quarto di miglio
andava in su il tepìpio di Gio-
ve Belo 9 e altrettanto largo,
formato di 8 torti quadrate ^ tor-
ri sopra tofri , ripieno di sta-
tue colossali d'orò massiccio in-
gemmate di pietre preziosissime •
Questo tempio non era 'che il re-
sto di quella torre di Bàbel alta
4 miglia, o 5 mila miglia, eh'
è lo stesso. Oltre questa bagat-
tella di Babilonia , Semiramide ne
fece delle altre . Ne' tempi anti-
chi , Quanto più antichi , più ma-
raviglie si operavano. Un epitaf-
fio di Sardanapalo diceva: Io &o
fMricato Tarso e Anchiale in
un giorno , e orét son morto p Pec*
cato che gli antichi sieno morti!
BALCONE . Se è sostenuto
da colonne nel mezzo della fac<«
ciata, fa una buona decorazione .
Se non <è sostenuto che da men-
sole , sarà comodo , ma non bel-
Jo . Più còmodo e brutto , se sa-*
rà chiuso da ogrti parte da for-
mar come un camerino in aria •
Sono comodi anche que' bAlco*
ni , che senza^ sporger punto fuo-
ri della facciata , hanno rìn ghie-
ri ne dì ferro fip ali' appoggio .
Ma come accordano' colle altre
finestre? Bisognerebbe che ogni
finestra della stessa facciata fosse
in ringhierine . Ma tali ringhieri-
ne sono di una lunghezza spro-
'porzionata . I gran palazzi a gran*
BAL 8^
di cainere possono comporti^ baU
coni e ringhiere di larghezza pró*^
porzionata alla loro altezza.
Gli Antichi non conobbero né
ringhiere , né Mconi , Le lord fi»-
nestre erano in alto, solo per
dar luce, non j>er affacciarvisi/.
Pure r affacciarsi è una delizia .
La sciocca gelosia impedì questa
delizia agli antichi , come fa im<*-
pedisce agli orientali . Le finestre
affacciabili non sono d' antica da>-
ta ', e di più fresca data sono i
balconi e le ringhiere.
Gli antichi però conóbbero i
mignani ^ balcóni continuati, 0
terrazze, 0 lògge, meniana da
Menio cittadino Romano , il qua-»
le Venduta la uia casa eh' era sul
Circo^ si riservò una colonna su
Cui fabbricò una specie di terta^
za q di balcone 9 o di lòggia per
vedere i^li spettacoli.
BALDACCHINO è un orna-
to abusivo negli altari isolati •
Il più magnifico di tali abusi è
il baldacchino di S. Pittva in
Roma . E' un delirio del Berni<^
ni . Per fare questo sproposito
Papa Barbarini fece la barbarie
di toglier i travi di bronzo' dal
pòrtico del Panteon . E allora
Pasquino ebbe ragion di dire :
Quod non fecerunt barberi , fece'»
Yunt Barbarini*
BAMBOCCIATA . Pietro de
r Aar Olandese , contraffatto co*
me Esopo , e forse più lepido e
più vivace ^ dipingeva cacce , fe-
ste , fiere , paesaggi , e figure di*
segnate e colorite con vigore e
con naturalezza • Andò a Roma ,
e subito fu chiamato Bamboccio ,
e bambocciate furon dtitt le pit-
ture che a lui si rassomigliava-
no. E^Ii se ne rallegrò finché fu
jn sanità . S' infermò , e divecijie
malinconico . Il viver troppo o
me-
^ 9AR
mn^ decide spesso della nostra
lèlicità , e della riputazione .
. Le Bttmboccistc non sonosem-
jpre buffonesche; abbraccian an-
che la natura rustica de' contadi-
ni co^loro usi voleri ; e Tenie-
re vi si k contraddistinto espri-
mendo quella semplicità campe-
stre , dove sovente « più fciìcìtk
che ne' Palagi e n^Ut Reg&ie .
Una buona bambocci in a e pre-
feribile ad un cattivo quadro di
storia ) come un opesto villano
ad un Signorazzo indegno.
BARATTIEROCNw/ii) ar-
chitetto Lombardo eresse nel 1178
in Venezia quelle due colonne di
marmo nella piazza di S. Marco »
fette venir da Grecia dal Doge
Sebastiano Ziani • Fabbricò un
ponte di legno a Rialto, e fece
tantf altre* opere utili, che me-
ritò dalia Repubblica una^ consi-r
derabil pensione •
BARBACANI sono le apertu<*
le lunghe e strette che sì fanno
ne' muri delie terrazze e de' ter-
rapieni , per facilitar lo scolo del-
le acque che si filtrano dalle ter-
re • Ne' più ordini di barbacani ì
superiori debbono corrispondere
Aei mezzo M^V intervallo degl'
in Priori .
. BARBARO 9 feroce, ruvido .
La Scuola Fiorentina ha talvolta
dato in barbaro ; e il divin Mi-
cheìagnolo quasi sempre ,
- BAROCCO i il superlativo del
bizzarro, l'eccesso deji ridicolo •
Borrominj dicd^ in delirj, ma
Guariniy Pozzi, Marchiane ntU
la Sagrestia di S. .Pietro ec^ in
barocco .
BAROZ^OC G/Wmo detto di
Vignala ) jd« 150^ , ra. 1573 . Le^
giratore dell' Architettura mo*
dcrna • In Bologna egli diede un
buon disfgtio per la . facciata di
BAR
5. Petronio , iàbbrìcò ìì palazzi
d' Isolani , \\ bel portico del Cam^
bio; diresse il canal dei Navi-
^io . A Minerbio presso a Bolo-
gna iec^ la casa di Bocchi d' un
gusto gofl^o secondo la fantasia
elei proprietario • A Piacenza die-
de il disegno del palazzo ducale
condotto da suo iìglio Giacinto •
Le chiese di Massano , di $. O-
i^^tt , degli .Angeli in' Assisi , e
la bella Cappella di S. Francesco
in Perugia 9 sono di sua architet-
tura. In Roma nella villa di Pa-*
pa Giulio fece il cortile curvili*
fkco colla fontana in giù, e Ja
facciata dtì Palazzo : cose aie-
schine . Poco lungi da questa
villa è su la via Fl^inia il suo
tempietto rotondo di S. Andrea .
Esso tempietto è di pilastri co«
riatj entro e fuori senza gì* inu*
tili piedestalli. KelP interno è
soppressa giudiziosamente la cor*
nice. Nella facciata è un fronte-»
spizio che non vi dovrebbe esse-
re \ la porta è semplice, hcììt
son le finestre a nicchie, ma non
belli gli ornati fra' capitelli , li
tutto è gradevole, è in buona
proporzione; buoni profili, ma
un po', di magrezza ne' pilastri .
R istaurò il palazzo di Firenze
eh' era di Monti , per cui ne fe-
ce i|n altro rimasto al' basamento
incontro al palazzo Borghese . La
galleria del palazzo Farnese , le
porte , le finestre e i cammini so«
no di suo disegno , come anche il
portone degli orti Farnesiani , e
la porta di S. Lorenzo e Damaso .
Anche Ja chiesa del Gesù è di
suo disegno, ma mal proseguita
da altri fuori e dentro > special-^
mente nella decorazione.
La più. b.cir opera del Vignola
h il Palazzo di Caprarola in una
situazione elevata e pittoresca »
La
BAR
Ln bellezza del sito è aumentata
dalle scalinate e dalle terrazze ,
che vanno^ fin al più alto de' giar-
dini sul ciglio del oionte . Am-
mirabile è 1' insieme è il detta-
glio . La forma generalfc è un
pentagono fiancheggiato da. cin-
que bastioni , e contornato da
mssL e da controflfossa. Questo
niisto d' architettura militare e ci-
vile dà un risalto di grandiosità
impQr.ente . Il primo piano tor-
ma un subasamento rustico a scar-
pa « su cui s* alzan due ordini , il
primo Jonico, il secondo Corin-
tio che abbraccia due piani . Il
cornicione è sostenuto da menso-
le con ornati negP intervalli : il
tutto è coronatOrda una H)alau-
«trata. Il cortiii intorno è circo-
lare con due ordini di portici 1'
uno h\x V altro , V inferiore rusti-
co , il superiore decorato ^ co-
lonne ioniche , ma incastrate . Al
disopra è una terrazza con un ap-
partamentino in ritirata. Lasca-
la è una grande spirale. Tutte
le camere son regolari, e ciascu-
na è libera, deporate di pitture
degli Zuccari ciotto la direzione
d' AnnibaI Caro: ciascuna ha il
suo nome 1 qpale del sonno, qua-
le della filosofia, quale delle arti
ce. Le prospettive sono di Vi-
gnola stesso . La costruzione , la
comodità , la bellezza di questo
edificio,, malgrado ì suoi nei , è
cosi ben intesa die il celebre Da-
niel Barbaro quando lo vide e-
sclamò che la presenza supera la
lama .' Esce dall* ordinario de' pa-
lazzi senza dare nel bizzarro . Vi-
gnola fu architetto dì S. Pietro,
e vi fece le due belle Cupolette.
laterali . Molte alti;e sono le sue
Opere. Ma la più importante è il
suo libriccino su gli Órdini rica-
vati da' migliori monumenti Ro-
l
BAR 9«
mAtìì\ Libro utile, che ha meri-
tato molti commenti . Ma gttai
er coloro che con quel solo li-
ro si credono Architetti . Quello
non è che l'abbiccì delV Archi-
tettura . V abbiccì è necessario .
Vignola diede anche un tratta»
iello di Prospettiva ; c^li da gio-
vinetto era $tato pittore .
Questo- insigne Artista ebbe le
qualità che deve avere un vero
artista : fu vivace , gajo , dolce «
facile; franco ne' suoi discorsi «
e amico della verità ; paziente ,
e infaticabile nel lavoro . Fu per-
ciò benvoluto e stimato, da tutti .
Il suo disinteresse fi) tale/che po-
tendo per le sue tante opere ^are
una sran fortuna, ebbe il corag-
gio di disprezzarla . Non volle
ricchezze ; volle solo non aver n^
bisogno, né superfluo . Non lasciò
a suo figlio cne T esempio dtilU
sue virtù . Egli fu seppellito nel
Panteon . £ perchè nel Panteon
non v« è il suo monumento , co*
pie v' è quello di Raffaello , e de*
Caracci ? ■*
BASAMENTO è un gran
massicciò su cui posa un edifi-
cio . Dunijue sia semplice, eco»
meno tagli che sia possibile ; va*
da a scarpa, non sia troppo al-»
to . Se U. fabbrica è gentile ^ il
suo basamento può avere qi^alche
fascia con un toro ; se no , «ia
un puro zoccolo.
BASE, è il sostegno e il piede
della colonna. Ma se la coKHUia
è sopra una scalinata, o sopra un
basamento, nosi ha più bisc^oo
di hse • Infatti i Dorici di Gre-
cia sono senza ha^e ,
La ha fé , se v' è hisogoo di
^«re, deve esser di pochi mem-
bri , che vadano slar^smdosi à
misura che vanno in giù . Tut^
to air opposto del capitello » <^h«
ptf
I
0 SAS
j5er servire di ciisciheftò *rfH' àf-
chitrave si slarga piiVchc va in sii'.
Per r ordine più semplice ia
hsre non vuol esfset più alta d'
Un semidiametro della colonna :
la metà di questa altezza è. per
il plinto \ deir ^Ura meta -^ per
il tordi e -r per il filetto*
o
La Bafe attica ha sópra il plfii-
tO duertóri, fra' quali è un in-
cava detto scoìiia ^ « al di sopra
Un filetto. Questa bafe è la più
bella V e conviene agli ordini gen*
tili . ^
Tutte le altre basi , 'JoHJc^e y
tefititie\ cbmpofite sOno visiiose «
e tanto più vizióse quanto più
complicate di membri e di orna-^
ti . La Jom'ca poi , che ha il tord
Superiori; più grande dell' inferio-
re', è un contrassenso. Se Vitru-
Vio ha parlato di questa bare ,
r antichità ' non i * ha mai prati-
cata. E* bensì praticata nel por-
tico Vaticano, non Vitruviano •
BASILICA significa casa rea-
le . Si pt^se pòi pe't sàld di j^iu-
feizi(^9 perone i Re in qualche
salone del lóro palazzo rendeva-
no giustizia . Anche dopo dis^
fatti i Re proseguì in Roma a
chiamarsi kafìlica la sala fabbri-
cata espressamehte dove si radu-
navano legisperiti , giudici , ma-'
gistrati , e mercanti per delibe-
rare i lóro affati . In Roma la
basilica era conrigba al foro
(piazza}: quanti /pr/\ tante ^tf-»
siikké , Nelle basiliche ì magi-
strati siudicavano al coperto , ne*
fori air aria aperta , donde ì fo^
rensi , Finalmente i Cristiani in-
tendon per Bafilica quelle lor
chiese grandi che han la forma
delle basiiicèe antiche .
Le banlieue degli antichi Ro-
• • •
feAS
mani etano grandi edilìcj Qua-
drangolari bislunghi, e talvolta
'quadrati come quella di Otrico-
li, ripartiti in ternameù te in tre
navi pef due file di colon ùe gran-
di e' per lo più corintie i hi na-
*ve di mezzo più larga deMt la-
terali terhiinava in curvo . Que-
sta porzione curvilinea dtttzcflU
cidico era il tribunale, e veniva
separata dalla nave per qUalcHè
Tinghierà , o per scalini . Tutto
l'edifìcio era a soffitta. Per lo
più le BafilieJ^e aveàn $opra le
colonne grandi un altro ordine
di colonne minori j fra le quali:
eran finestre più necessarie in
quéste sale che ne' tethp; . Vitm*
vio ne diede delle regole i ma
non cosi fisse da vietargli di o>
perar diversamente nella sua ba-^
silica di Fano. L'ingegno non
sì lascia soggìdgilr da regole ^ sat
trovar il belìo nella diversità .
Qualche diversità era nelle ba-'
stliche : alcune avean in fondGf
una traversa , che è qUel che ora
dicesi crociera , cioè finivano in^
T . Altre forse non avean muri /
ma quattro file di colonne, co-*
me S. Paolo in Roma . Che mae-
stà ! Più maestose riuscivan Cer-
to quelle eh* eran senza muri >
senza ordini superiori , senza pi-
lastri.
La foriiia o la disposizione
àcUe bàrilicbe era la più vantag-
giosa che mai si pOssa immagina-
re per le gran saie. Vi 'si riuni-
va la solidità, r economia, e la
bellezza * La solidità ì provata
dalle ba filicine criftiane ancora
esistenti dopo 14 secoli . L'e-
conomia risulta da* punti d^ ap*
poggio, e dalla copertura di le-
gname, per cui i punti di ap-
poggio pon occupan la — par-
te
BAS
te dello spauo totak ) mentre
nelle chiese moderne ne occupa-
no il i , e fin il —, che è più
5 4 .
del doppio V e vi si esige più d^l
quadruplo ai spesa. La bellezza
poi risulta dalle colonne, isolate «
t dal soffitto suscettibile di belli
ornati . Il soffitto i Drff'eribile
alla volta , la quale da &rayez:(à
e oscurità ; le colonne isolate non
pajon fatte per sostener volta ,
A volta era il solo calci dic^ a
guisa d'una gran nicchia 9 e que-
sta parte era decorata di statue,
e statue si belle si son trovat^
nella basilica dì Otricoli che si
xonq trasportate nel ipuSeo Vati-
cano - , , .
Le hatiliche cristiane han la
stessa ibrn^a delle basiliche arftir-
che^ ma T uso ben differente .
Son chiese . Dacché Pi mpeVatqr
Costantino si fé* cristiano, eresse
chiese a forma di Basiliche. Ta-
li furono S, Pietro, S. Gio. La-
terano : pra non più . Quante al-
tre si fecero dopo , ^ nitte ebbero
la forma di basilica , e quelle
che ancora meglio la conservano
in Roma sono !S. Alarla Maggio-
re , S* Agnese fuori le mura , e
molte altre . Anche S. Sofia a
Costantinopoli lw,da Cqsr^ntino
edificata in Èasilica , è fin i Go-
ti adottarono tal gusto. A tal
gusto ne succede un altro tutto
opposto introdattó da G insti niji^
nQ nella sua 5. Sofìa , tutta pi-
lastri, volte j> e cupole", l Vene-
ziani imitarono S. Soiia nel loro
S. Marco , il quale fu imitato
da BrnnelTeschl nel t)uomo di
Fifen^e, il quale fu imitato da
Bramaiitc e da Wichelangelo nef
cran 5, Pietro , il quale è statQ '^
r idolo di hitto irpecorame de-
gli arc&it^fti», .^..l^tte .queste,
BAS c^
chiese <|he non xpix^ basiliche u-
surijan li nome ai basiliche^
h come mai cercando il me-
glip si prende il peggio.,? . Si ,^
.det^o che la bAsiJica è la più
yantaggiosa per. la solidità,, per
r economia , per la bellezza . E
perchè abbandonarla 1 e prender
altre forme goife , dispendiose ,
difficili, stentate? Perche T uo-
mo che si vpol d^nire . ragione-
vole , ragiona poco , e abbraccia
ciecamente le mode : moda è si<-
loionimo di contrassenso . .
La Basilica di Palladio in Vi*
cenza è il Pala^^io della ragione ,
non k chiesa .
BASSI QBartolammeo "). pittore
di Architettura e di Prospettivsa ,
uliievo di Gio. Andrea Ansaldi ..
Si distinse in Genova sua pa«
tria in ornar altari con colonne
A^ architettura finta . Si rese aur
che celebre nella costruzione de*
Teatri 9 ne' quali inventa maca-
chi ne , e scene di capriccio .
PASSI C Martino ) Architettp .
Milanese si oppose con vigore a
Pellegrino, che voleva introdurre*
delle novità nel Duomo di MìIj^
no , A quest'* effetto egli consul*
tò. Palladio , Vasari , Bertano ,
che disapprovarpn.il progetto di
P^lIe.grino . In questa^ occasione
Bassi pubblicò Tofiei^a f^if pareri
d" Jlrchitettura' e di, Prospettava, ^
BASSO^^ Il Pezzente r^ppre-
sentatp da Morillo „è itegli, a^ti
più disgustevoli della sua sbcì?
dezzai ma e^b^n dipinto, ed ha
m/^ru^^o d!catrare nelV colleijoT
ni più importanti,* A prinsa vi-
sta tutti dicono -5 flf bello ! Ma .
poi cni ha bupn ,sc^^; di^^e ; e
perche avvilir l\^rte in un ^g-*
getto %} basso ?. /,,. j . , .
Il basso ^ r ignobile ^ il dis^if-^
grfdeyqle ^ ^ .?P<?J>e, H rthust^tf-
^ BAS
var ricetto die. ne' dèlir; de* JBot«
romini , de' Guarini , L' Archi-
. tetto non può UMr btusiriiiw
.che secondo le leggi dalia deco-
.razione {larticoiaue. al carattere
degli edifìci* \\ kittsmUeva ed'
una firaii risorsa ^er ^li edi%) -.
N^ fa conoscer V uso,; h natu-
ra ^ e vai più delle iscriz^ioni .
Ma bisogna che vi sia motivato
e impiegato a doveie, e con. ac-
cordo : e un ornsaiento . Dunque
non vi ha da iar confusione ;
dunque non deve esser ornato di
altri ornamenti . Se il bstsùrili»-
vo non è isolato in un rlnu»-
Àìio , vi si . lascerà intorno un
campo liscio, che serva di r^M>-
so, e per farle più spiccare. Go»
Vi i profili', i dettagli, e le pani
p rincipali. noi oomportano .
.. L' Architetto deve ancora te^
golar la grandezza del havswrilie*^
va e delle sue figure -t affinchè non
sproporzionino ì\ tutto degli or^
di ni e della fabbrica . Le figure
divengono per l'occhio una mi-
sura facile, una .specie di scala
per valutar le grandezze • Il loro
eccesso. di grandezza o di piccio^
iezza renderebbe V ordine colos^
sale 0 meschino , t ofFendcrehbe"
sa il tutto . Anqhe 1' aggetto vuol
esser subordinato all'Architetto.
£gli lo ha da prescrivere secon-
do la delicatezza o la sodezza
de* profili , secondo T indole deir
edificio ^ e il punto di visea , se-
condo la situazione dello stesso
^assart'lievo i il lume che riceve,
r effetto che ha da. produrre , e
analmente secondo il gusto do-
minante degli ornati 4 e, il valor
delle parti adiacenti « .
BA TRAGO architetta Sparta-
no , che insieme con Sauro fece
molte fabbriche in Roma, frale
4uali a tempio di Giove e di Gin-
BAT
4ione eretto da Marceli* nel suo
* Portico . Questi artisti %i soo re-
.si fiimosi per aver inciso nei ca-
' pitello d' una colonna non i loro
nomi C non fu loro permesso >
-ma ima ranocchia e una Jucerto^.
la , che sono il significato de* lo-
ro nomi . Quanto poca vi vuole
per farsi famoso ! In Roma nella
chiesa di S. Lorenzo fuori le mu-
•ra v'è una colonna con un capi-
tello ionico , \in cui in un oc-
chio della voluta v'è scolpita
■una rana^ e neir altra- una lu-
certa.
. BATTAGLIA • Se per disgra-
.zia ^del genere umanoi tutti i Pria-
xipi jii dessero al. furor micidiale
Aeilc battaglie, tutti i pittori di
hattégUe diverrebbero pittori di
corte f come «li adulatori ne di*
vengono i Jpiir fiivoriti .
. Gli Artisti ricavano quelle sce-
ne d'orrore «dalle Storie, dalle
Poesie , da' Romanzi ; ma ne Ro-
manzieri, né Poeti, né S^torici,
né Pittori han veduto battaglie ;
e gli spettatori che neppure ne
hanno viste ammioana auelle sce-
ne pittoresche « Basta che il san-
gue vi si versi a torrenti , che
vi sieno confusioni , movimenti ,
torite orrende , cadute , convul-
sioni, crudeltà , barbarie , spa*
venti , intrepidezze incredibili .
Non importa poi che masie di
. fosso e di giallo sieno gettate a
caso per rassembrar ^1 fuoco del
eannone o della moschetteria ,
cio^ niente; che i cavalli non
^ sieno cavalli, ma bestie chime-
riche ; che i combattenti non sie-
no più uomini , e che tanti altri
oggetti sieno indicati per segni ,
come se la Pittura fosse un' arte
di geroglifici .
Chi Jia vocazione per le batta-
glie > vada a. vederle con sanj^u^
ficd-
V
•fnido* le osservi attentAHieiife ,
e poi le dipinga. Se guesta ma-
siiera di studiare non gli 'acco-
moda, studj almeno T anatomia
ni^li uomiai r delìt béstie, e
nel ijuocojdeii' azione non perda
4Ìi vista i principe del disegno ,
idei colorito e della ywn armo-
aiia •
Su questi inviolabili principi
«ono le batti^Iie e i trionfi di
Raffaello , di Giulio Romano ,
<ii le Btun , benché tutto il re-
. sto venga no^ dàlj[a natura » ma
«lalla immagi nazipne .
BATTiSTBRflfeAi j^^i cri-
stiani si battezzavano nelle foja-
Cane , ije' fiumi » ne' Ìa|hi , in
mare. Ma divenuti fbrr^ si edi-
ficaron edifici ricchi per lo pia
ottagoni 9 con uii-bitgnQ nel mez-
zo.) cui si discendeva per alquan-
ti scalini : iiidi ' vi si pose una
vasca di t^el marmo a roggia di
fc^narola .
Il più antico di ai fatti batti-
^cri è quello di S. Gio: Lacerar
90 . E' un ottagono . Vi si di-
fende nel mezzo por quattro sca-
lini, e nel centro è una beli* ur-
na di basalte che tira ài verde .
'^utto il pavimento è in compar-
-timenti ai marmo , e >1 rianto
è con balaustrata . La cupola è
30Stenuta da tre ordini V uno su
l'altro.. Il primo è di otto co-
lonne di porfido bellissimo, ma
éi dijBTerente diametro . Otto gran
pezzi d' ai;cfaitrave al di sopra
servon di basaoientp a 8 altre
fiù piccole colonne . di marmo
ianco d' ordine composito . Su
{Queste è un corókione goffo, su
. di cui sqno pilastri piegati negli
.trogoli che sostcngon fa cupolk.
alcune basi sona ornale di iesto-
ni , altre non sono impiegate che
. per avere altezze ugu^i . Q^iesto
D#<. B. Jrti Tom, r,
BAt Ì97
moBUmetit^ è un9 compilazione
di parti riécfae e incoerenti .
• Il'Battisteh) di Firenze è an-
xivs ottagono, ornato iftCernamen-
te da z6 colonne di granito che
sostengon la cupola decorata di
mosaici di Andrea Tasi discepo-
, lo di Cimabue . U edificio è del
diametro di 85 piedi . V esterio-
re è\ rivestito : di bande di mar-
mo. Le tre porte son ornate di
statue. La principale è del Ohi-
berti , che Michefagnolo disse
fl^ritar d' esser porta del para-
disos^.
O^kgono è altresì il Hattiste-
-ro dil^sa architettato da Dioti-
* salvi nel XII secolo . U esterno
è circondato da tre scalini che
fanno una circonferenza di ^14
palmi • Il diametro dell' edificio
è di palmi 170 . Esteriormente
sono due ordini di colonne co-
rintie impegnate nel muro , e so-
stengono archi. Quelle di sopra
sono in maggior numero , e po-
san in falso. Gli ultimi archi
sostengono una specie di corona
merlettata di trianjpoli e di gu-
gliette traforate a Rk)f|rana , che
circonda tutso. V edificio . La cu-
pola è a ibrma di pera con un
«tamburo ' parimente a filograna •
La sua^ convessità è ripartita in
X2( cordoni merlettati che allac-
ciano in cimarla statua di S. Gio:
Battista. Tra'- cordoni son le
finestre ornate di colonnette e di
frontoncini filogranati e fiorati.
La cupola è alta 240 palmi, è
CQ{>erta di piombo , e tutta la fab-
brica è di marmo. La porta è
di bronzo. Sjt discende dentro
per tre scalini , che vr formano
una specie d'anfiteatro. t)odici
colonne isolate vi forman un por-
tico , che ne sostiene un altro,
ia di. cui volta è aosteauta àa
G« *
/
98 BBC
pilastri anche isolati ^ -Kel^me^r
zo è il battistero^ cQn vui9i jgrftti
conca di marmo colpir» di nv
sette, inalzata su tre grà^nr^' é
internamente ripartita in' cihque
cavità . ... 4
BHCBR R A C Géffparù > m. 1 570'
nacque nèir Andalusia, stadio ih
Roma, e meritò )gli elogi d^I
Vasari. Ritornato m Ispanità «-
sercitò le tre arti del disegno
nella cattedrale di Astòrga . . A
Madrid nella chieda delie Scalze
a]zò 1' aitar maggiore a due oc^
dini di colonne , uno jonico , e
i' altro composito con frontes)>i^
.zio 9 e con varie sculture stima-
te . In Architettura nOn fece che
ornamenti .
BELLEZZA^ def corpo const-
ate neir esattezza de' rapporti
delle parti fra loro e col tutto.
Per giungere a questa esattez-
za di rapporti , giova far mia di-
stinzione fra le dirtieusiont delle
parti solide interne dell' ossatura,
e le dimensioni delle parti molli
apparenti.
Le^ dimensioni delle parti molli
cónsisftono In differenti grossezze
delle pjfrti visibili del corpo, in
dimiauziofti insensibili, in gon-
^amentl graduati , 4j cui sono s\x^
acettibili i muscoli Y e il grasso
della pelle: dimensioni variabili
fer il temperamento y. per T età ,
e per tante circostanze . Queste
dimensioni apparenti unitamente
colle parti interne solide dell'os-
satura contribuiscono alle impres-
atoni che i corpi fanno su le no-
stre facoltà.
. Queste impressioni saran no coiti^
|)ite> se le jjroporzioni e le di-
mensioni o sicn le iòrme soddis-
fano pienamente ìz vista , il cuo-
. ret e V intelletto . Ecco là una
donna • Oh iqtianto è bella ì bea
' UBI
*
^porzionafa tatuttii fiitol««rif!f>
ti ) di «m hel colorito»^ di bèHa
statar», >floii li può veder cosa
più^bellflV II sutf |)»diitameBto « i
^H^ $esti a ' là sua ' vdc^ j ti cuor
'é^lcé riso , le sue- doki parole
rendon- ancora ptà belli 1 suoi
tratti , e vanno aL CQore .< Con
tanti t>regi sarebbe nulla una tàxH
ta Mieztài e anche detestabile^
se i suoi discorsi e le sue azioni
fosseto disgnstetoli o infatui^ se
ne rìsentifebbero aliora i 4i lei
delineamenti y le mosse, gli atti •
Onde la vera Ml^ttz^ ha da piJH
cer agli occhi ^ al cuore j e alk
mente ^ • •
I. gradi éellt digerenti cótM^
nazioni sono innumerabili quan«^
tfo le circostante, nelle qtiaK li
può impiagar il nomef dì kelktj^
nelle figure um^nev Questo ^etv
Aline, come 'il M/o y ha un' ina-
nità di nf0dificaz}oni«'«thàppi^
cazioni geherali, nazionali, cii^
costanziali e personali *
Perciò ^ ben raro raccordo in
tm gran numero di stimatoti ^
perchè è impossibile che tutn
veggano €{tìe$tì oggetti colle stes-
se disposizioni , colle stessè mi^
re, e sotto gli stessi punti di
vista: . Quindi la Mfe^K^ prùcìlt^
mata in un paese, noo lo'è*ki
nn altro, uè bellezza è per mi
individuo quella - che per un^ al-
tro lo è grande.
Ma pertanto sieno discrepala
ti i gusti' e it pareri , vengon ri-
conciliati quasi 'all' nnan imita da
due cause . La prima ; è V esat-
tezza dthle proporzioni, che sod-
disfa la. vista d't tutti gli UMii-
ni . La seconda è l' opinion pu^
blica d' una nazkme - resa edite
per rabbondanza> delle «cogfmte^
ni-
PressQ le jnizìoqì ill«minate'a^
no
Usi
io f itBNdienti iklhSéUi$M tm
40^ ìiserabiftntc* il portumieiir
;tai i'toionév'ia.gnuuftj. ma an^
che ié &9òaomhir il càratE^ife do
tratti i i >gesti « . i tnotii t oimI
««na n0m to ffàe^ che si sa Ma
«0Dtire, va», noa già ridire «
' Nelle società colte, vi è anche
ama specie di M/e<^ relativa
alle circcKtaose de' fatti ^ dell' e^
tà I delio stato i del rango ^ Qiie^
<ata è èeUfzx^ di tinrveniaHsfi <m >
Altra specie di hlUtxÀ à re^
jativa alla opiaiòtii passerete «
^le flàòde « ai ptegiudizj : btir
JhtX^ df . C^nvéttft^tome i
. La BeUeKxA prodotta dall' as-
itttù i dal riposo « dall' aziooe i
cUl portaiDfialo f dal mòto^ dal
l^esto ha per base non solo le
ATOporaicmi esatte delle, parti so-
lide. 4eir jòssàtura internai mik
ibiché-'le dimensióni delle parti
•litqlli esterne che rickK^prono ki
inferne . Èisogn4 anche aggiun-^
gervi^una giustezza di pondera-
zione e 4i equilibrici nella distri-
-bU2Ìói)é delle parti ; una ^cm-
i»iiità pronta j dolce ed esatta
bielle leve ne' bilàncjaìnenti sue*
^disivi I donde proviene il giuo-^
•«o de' membri nel moto ^ nel ri-
.|iOso i e ^0 nel sonno . Da' mo-
•viioeitti poi é dall' espressioni de*
•tratti 4 quando son d'accordo coiU
Jei seosaaJKini , proviene là^r^^'#.
La Bellftxa di cof$ven$et9K^ re-
Jativa ai fatti 4 idlé azioni e alle
Jero cireesttanze consisté nella
iceità deUe fijpur^ conveniènti ai-
ie datd azioni i o alle dite circo-i
.«DaiiM 4 Ulta acena d' amor senp-
^uaic si contenta d' una yelletxj^
Jtkìiottiiki che facciano impressicH
ine ai sensi 4 Le espressioni più
4il)icate convengono agli oggetti
che hanno da ispirar amor puro
litisl* iKtità» per k-pattia.
i« •
99
..- La M//<;4a Relativa air età ha
ie sue. propori&ioni e dimensioai
l^rticobrii oltre quelle che ha
^n conUine . . r , ^ . y .
;La . btilezjiijà' dfll] inf0nK,ià ha
per base le proporzioni delle par-
xi pi^om^^ao solide^ t le di-
mensioni delle forme ; ma le par-
ti destinate a divenir solide, noi
.^i}0 ancóra 4 è. cambiano quasi
ogni momento finché non siensi
àtì tutto sviluppate , e alcune
restand per lungo tempo cartila-
ginose • Quindi la testa , che nell'
uomo formato è la settima, parte
.dell'altezza totale, della figura,
Aon è la quinta nella prima in-
fanzia « Dunque la keilezK^ delP
infanzia non consiste principal-
mente nelle ^oporzioni j ma nel-
la mancanza di deformità ^ hell'
apparènza, di sanità, in, Quella
ingenuità di^ movimenti pieghe-
voli e semplici , nella f resttìcz-
za^ nella morbidezza j' nel color
^graduato della pelle,, nella gra-
[wa * . . _
. Là bellezx^ particolare QtìV a*
.dolescen2(a e della^ giovéntìk ha
per base là proporzu^ne delle narfi
solide : tal proporzione vi divie-
ne più fissa, ma amitietté alcuni
difetti, negli sviluppi delle dimen-
sioni delle parti molli; vi sup-
plisce però la sanità j il vigor na-
scente , jl brio , la vivacità , la
prontezza de' itioti , . e quel fior
di gioja che piace agli occhi , e
dà alla mente e al cuore, impres-
sioni vive è amabili .,
^ La iellezz0 della virilità esise
1 segni della forza, e la perfe^
zione del crescimento. La mo-
derazione de^ moti dà T iJea d*
una confidènza delle qualità es-
aenziali acquistate irt questa età •
I muscoli più caratterizzati aa-
nuacian la forza raddolcita da uà >
C a re-
V à
restò dì |lóVenrtlV li vigi>i!fe'-É«^
tresce fiS qìJtttti ^^W^t?-/' ^*^ '^'
Se alcune idee d^ • ^^//é^tr^i^ ^
cstetìdotìò'^'rfl» Ve<lAfiHàV •lìon
lianno più le isméfe 'b^i ,' lìla 'di-
cune conVeniÈYiie',' e 'spesso 'cbiP-
venzioni. Se la tes^a- tP itn VdtS-
chio Conferva caréftif|er« ^òBiiè ,
fisoriómla dibontà^t 'éHiài^ì^^
g'rinze ' formate noir'd* vi»-
za
len2Ui dt JsasVionì viscose, ittò ^a
indlspefi/atóii dèperdÌ2ioni diftìa
snaccnìna:; se gK altri 9egnide)la
vecchiàia , é specialmente- gii oc-
chi nofì inditan dt^adà^bné pre-
matura , mài calma , modentiòiM ,
t'rudenza' , 'scnho*, la v^dfikttz
a dritto AÌ)à ieltett.a. "
Wà qlieis'fa èeìh^ia non ytìò
"andàrè fin àl^a decrepiterà:. * Se
una massa appena nata è inlcHt-
'me, p{ìj[ iiitotmfe h iòrpà «jftìàsi
distrutto. Quella 5pér5 dà '*perih-
fie Mie / l^e questo non fa ■ che
cominlseta^ìone ; n\àià détrtfA-
tezza d^ ùn^tJadfe ,' ' d*'i7n amicò,
^d' un vàjehtuomò , per ' un fi-
.glio ^'e oer chiu^ique ama i swiji
j^imili^ fra' uria àélle^t:^ cht è i-
gnpta solo àgi* iiiseasfbiH incapa-
"jci di gJvdicare della N^ttra-^e
delle Èeìk Arti : -
, [ Kijguatdo alle MIckxc di coh-
Ven^ipne ^^ s'' incontrano sp«»o
certi caratteri di teste, difisono-
^,n\\e f di forrameniti, onde si -di-
*ce i cke M ^ifo di fìorofii pare
^ tih ffiaVesciaflo\ è ìin' ìMm^x.O'
^ ne^ una regina, ^ ' '
' 'Xa' éetUi^z.» ^el- futto wsult^
_ìàzì\ii'hdleji,za di dascnna delle
sue parti*. Anche xn éiaisctma
>arte l'a hellezK^ è fondata su le
toptJtztoni 'e iu le 'dimen^iom .
l queste proporzioni e dimenio-
Vii'Vo'tìo relative ai nostri- ' biso-
rii. ìt -nostro prittdpaf bisogno
l^ nostra consìrVft£Ìone,^ie«fue*
BBL
iWtftri'flMvimeliti^ put mk si-^taìr
iiilftcs' ttnt JtappMmo lì:% t^ a^M
«oQitemzieae 0. una ^lan jMwtc
"ddtiesìiaarcettaiotti . ...t ..«
&- 1 j^ovinieatì i >bui «nant^Ji e
i pÀù cmdiliarj. deH' »om^ son^
^«cdii'irfi rivolger»! fPfx osni v€rr
«o per. cancc|^>i»,^uel che di^sir
^m y O'jpcr soétcanà da quel cbt
t^eme*; Tutti quostt .inoviqitAti
Uli rìcseoaa pia Anii^ quani»
-pia \fi si adattano le piop^rs j)pi|i
e le dimensioni de' membri , ^ioè
«quanfio più :k ioracOofomazione
aarà' più^svàbppat^ e p^riètfiii*.
' Ma ^fiiMttf/ipià mavQazìwMB.w
mdvilisce^ |nn(si. aiiimfiUù^ ve'
imluisriaiai^acc acl im^in&u^
di movimfcnti , e fa che sienp A)f^
'noneeeteaT^esmcs^Kripoeutii H
allora ^ove si traf».jiiè J^^MI-
*siiczKa^de% pa^KH-atoinb qell« cQ-
ind»5Ì0i»> dovc^'è-pià Udb^Uf^-
"eaf ^Ja^Ii .aiàtanti <d«Ul^/o•^|ì^
•#Ae «i >tnkyai-à)3fbrBai> >.pi^g^9[i9-
lezza , agilità ; ma grossolanùà
ancora pes k lavo r fastlci^ iati-
't^; :Nelleccapit«Eif^.«A^ SHp-
prolio i difètti paodotti liftU^^vf-
-tft^' medesime w Se. iMna toiiw .non
iasoia- venivi» che iJr. viso ^l^y liHi-
ni, e una ps)ceoiaiiaifted6lj»A9 9
tiftfa» la* sua>:Aelwt:ti*'^i^M<ÌU<ce
Delk ffiigli«É^oii£mriii2Ì<»e ideila
testa ^ ^11» anaito del jtkpo it JLa
eaoda^^ - la daitea.> -«gli ;«8ami;(j 9
'fili «pÉMrtai»Urfo(tàifaQr»'d4i^ ér/-
' Mt^^'r so ht imaliccaa) Aoit> Alitco-
dttcettta Aftttanobii .ctaMt^jia
'=alfe foiltiki.. >'' .> » •• V.' :J j?
'S|'im-<ierà idlinqiió Q«Jlti>aia«|pM
4i> «otf^ l'adea ^ila<yera»dM^-
^«^'^No'; t.VMnicxaiiaannit# ^I*
^c'dpénr'MÌeSGiteivitqiibU;m i
ro
BH£
W ép^ASisI , <e fer le rlofoi ialil^
)]éfek>itf cklle ftmjràeÌDQOUffsii m
naiiOi: e.J'tittd di ^0tsc%{)iam »: «
cosi fissarono U' At&e?:fftiR}idelx!Qjy
)>i « «• I Gttct destiiati . . a >go<fere
« *a deridere delie Asti 9 «^ni>
istruitt'd sntire « a: gtttdkftce^i^
lé'f^i Aftisti sapetano: aoegli^re^
tiiHMRti'. Onde k ODcra Gcficbe
«OQO «evnoi' i nxxkdi di untila
VcM ielk^i^f che i aostri cosh
<tf aftj <<«ataini baanada. noi han-
' i Gtaci hanno stabilita, non
«oio* la -èelie^K^ .gftnemle, del^foor-
fa mttaQO, ma a&che la Mle^^^
jKUticoiare delle parti . £ 1« pat-
ti 'floa^ posBoao. «vere . bsll^K^ ,
ce le loro psoftonstpoi. e dimcn-
^feiotti non SI nferisoonot ai lovo
La *Testa> pn&. cst^ (onda 1 .>o
' St è' tiónda 9 ' le ^^ sue .parti npn
]>o8SMio sv&JuppaiBsL ahba«tai%«a)
«i'tfowio ristrette.) jsè 4K)s^oo
esegnir facihncBte.le ÌoiOi&9ZÌO-
nii ' - : i'
• Se ' ^ larga 9 è contraria alla Atr-
- ma ^hmaata del corno, e divien
fesante ucdIId e alle spalle»-
- La testa dunque deve . estere
«admenteovale in. lunghezza. » che
ciascuna delle sue parti' vi jsia di-
sposta cont'iaciiitàw Allòrat.ne ri-
aùka «nella soddisfazione di. vi-
eta y che si chnaoM faé^t:<iv >La
lé//ett'dnn9ueè->il risultat<^idsi-
>le propotflBtOttt9(delledinEifinsi0tBÌ|
^ della dsiji0SÌBÌone delle porti
» convenienti «ai nostri. bisogni 4
Se la forma della testa >) .0 sia
-"la'Àcct'a, è' piatta 9 è insipida e
- 'éttiààm'^ ' nod òiFie. calisiamento .
^ è' mf^ connessa e .ooncav^ ,
- tutte- le parti ne vengono, i^ltsta-
-ttf , e pteseMnn- «^tpccsìij'c^cigp^pri
%&x
iWisoli:^^ 1 «^ :.,%?. «ono le
masche$:e. cqqaifrhe à%^\ àaecch 1 ni
t|,4ci.pulQÌiieJ/ii.:> ,./
. .,U Nasp.fprtp è s{^ro|Y>rzionato
jiye.partj;^, scuoiare .^troppo P oc-
obÌ9r ed è ineonycniente per la
oWCCj.f» Pfr.y., respirò. De' nasi
.lungl^i) grossi ^ e m^I CQhfigurati
.^l^^,ne jpuQscpcgece ìe incon-
.y^aiem^e^f* Ali! incontro quài prò-
^iriPne,, .9ual beHe^t,^ noti si
dajre ampuirare i^el 'naso ai Apo/-
.lo.,,di Antinop,! ^i Venere?
.,L»."5^tf^^ d^JIa Fronte h^
dei rtUti^o al sesso / sir età , al-
la (condizióne . Una fronte sco-
, pf rjta -S[iQ5tra ardire, e' talvolta
audacia.^ . tJjo^s gran, (irpnte non
disdi^. in un guft/riérp,^ né in un
vecchio dolce^iente sevi^o per la
<;^lma della ragipne . M^ se è
trioppo piccola e stretta.» testa
sproi»otz4onata' t e dispiace .
. Isppr^ccigli difendon T occhiò,
ha^np moti ^espressi,^/ ; Dunque
. s;^r«M[^o ^f//«% se haqho, propor-
zioni e dimensioni corrispondenti
al .lor9 ^£9^10. Qli óctfà poi, e
Ja.bocfa,.** Ah Artisti ricorrete
,i|lU. Po<esia9 ^ia vera. Poesia che
^è confórme alla heìh natura \ ' e
che h ammirata \n tutti i secoli •
.Leggete ìì Canto V^I. dcir A-
rjostOt, e vedrete Je incan tattici
■MhzA^ dì Alcina. £, nel Canto
XU vedrete Qlimpia., '^
*bK. Ì*h ^V h' dal capo (^ì ptede
^ ìjjfÀnt^. fsser pub hèlt^ , tutt^
si vede»
BELLO. ; Chi nomina helU
. 4ipi9é^ i^ piacere nella sua hsor
nomia^, ma con espressioni dijfer
reputi ^ alcune relative ai s^sì »
.adttie il cuore.» ed altre alla
.Dunque vi spop tre sorti Jè.
.^i^/f; 'sens4ale 9 cordiale, mteU
4?^aiale*. , La rijimione di ^x^^
G 3 tre
tw sortì a h^ ftri^ à ^»«Wa
piager^ cfee ?i chiama ^f </<> , - so-
no Ui Vista* ^ f ' Udito . Il pik-
cer? che ci viene per gli iltri
sensi nQn port^ ^ue^t^^ oenomi-;
Inazione . " ' - .
Il hllo ch<? ci , v^rte per ^\
Occhi e per Tudito» inftui$ce pui
0 meno gì piacere che -^^i- tqcc^
mente e petto . . Quindi h» ^'
trecciQ di cause e ài elètti , di
effetti e di cause ^ f;lie pitKJucon
/piaceq vf^tì ,
Per distinguer dunqiie le varie
sorgenti d^jl bello , Inasta mirale
r espr^sfsiqne <lella fispnomia dell*
uomo ; i $uoi tratti , e specialr
mente i suoi ocelli parilo spes-
so più giusto che 1^ suo labbra .
Sempre «i scorcerà che il kdlo
pùù efl^c^ce , pie generale , %i^\-
ScgtivQ e costante è nel misto
perfetto del I^ soddis/j|zionÌ orga-;
pliche , cordiali e intellettuali .
Quin4i il hUo primitivo e uni-
versale per ìsit specie umana di-
insa d^lia natura ii) due b^nde
cimili e dif¥^renti e proprie por
cooperare ad una stesso ogg^ttoh,
:c, ^uel desiderio del hlh eh* è
.sta^O sefnpre chia^nato Am^re.
X' Av^re h la gran fontana dei
'èeJlo 0 Chi è rioqastp dall' -infanh
^ia in uir' isola deserta, chi-^
natociecQ e. «orda, può mai ^y^r
xe giMCta. idej| del b^ilo ì y
Ij bai^bino ode dir ie^fo.ì ^
chiama belli i suoi fantQCci , chia^
"ina Mia lo, sua b^ià» anche la
"Sua nonna ^ senza severe idea 4^
'cuna del hellq. Ma a misura che
•gli sÌ4 sviluppano le siié facoltà-,
^'^uQl^e e la mepte gli- fanno
«enitiire nuòve soddisfazioni \ oa-
tle n eli * adolescenza la sua . 9orel-
<ift gli parerà più belk dollà nu-?
cai >sente>i«(k>r^ .e ia s^à foscàen-t
2^ fili scuopn. la c^uss^ v«ra dtl
Bello . Allora egli iny^t^^be
ia fW^h^ hMo^\ «9 qoB ,r,aviBsSQ
^inai udit^r*, AlÌQr« ne f^ n^te
^^plic^zioni pròprie o figurate a
quanto gli ^ddisfa mente e petta.
Così: Lucrali», di ama giusta ide^i
del hello „ 5,^ Oh Venere amabile ,
„ amore uniyecsali^ .' tu $^ . che
j, dai viv^e motorie viu, : seaaui
,, dì te il mondp. no^ «irebb^. ch^
^ u;i orrido deserto . La tua pre»
y, genza cal^a i venti > ^eda^ le
„ teti^peste- aif^inansisce Ja iero»
^y eia, produce i. fiori, e. fa beLt
jj, li L nostri .giorni '^,
Ciascun Vetà, ha il suo caratte^*
re ., Dopo lan^aturità ^uaodo J«
giente. predomina aj cnore y la fi«
^non^ia divien più severa, ]'uq^
mo e piì^ riservalo a* pronunciar
il bella 9 lo nomina con , minor
espressione , ^ t^volt^ eoa dub-
feio^t
' Finalmente alla- trista > epoca
delia sua. vita , allorché; ìfi- sue
fapolt^ stanno pe^ disunirsi , x
uoipo noli sente più il^^/io^ n^.
-Jo liomina che per rimemiKcanza^
per abitudine , per convenzione^
Allora Venei?e non gli. «là più
moto e vita» e>-finalmcnte, lo rif
lega e V abbandooia in quel? isor
]a dcjfert;^, dove. \ venti, e le
teinpeste bon sono più caUnate
rdaile su^ grazie, t giorni ^ifioh
ri non ùiù belli della; sqa beltà
«onpro^ncono chealouqe spddi^
•'fazioni parziali,, è una rimem^
branza quasi cancellata . di <}u4
eh? erj^nq. nelU prlix^avera- dtll9,
>VIta' % r « » « ' 1 «^ >
Ecco'icome le ^tagion^ della, vir
ta, modi^canO; nelr uomo ; le. imi-
pressioni dei hello e t'qtt^le a^
i|f& ^ue^^ idee k . Ctascuoc^ - gè.*, ^oi
anni
*<nnl' tiSeom v^ihfkiisèe) e pìiHV
itAvAtemù H m^httie^ h sani-
tà , le forttjtit i gii agi ^ le ap-
plicazioni ce. , ' •
Duirque il Bèllo non lè'che tt^
lativo, arbifrario e personale a
ciascuir individuo-: ogaiino hz
aul be!io il suo parrìcolar patri-'
monio , e h^ il suo dritto di de-
cider sul àelh. Questo è f «dr
éi dubbio . Ma è altresì indubi-
twtQ^ che fottnatc e istruite le
società , si è stabilito un tribuna^».
Je supremo ," a^ quale ciascim
vomo sottomette *Ìe sue t^inioni
particolari ; siccome ciascuno con-
sacra alla società porzione delle
^e volontà e de^ auoi beni , per
goderne con sicurezza' il resto ;
così egli ^ tenuto a riguardar co-
inè false le sue opinioni che so-
no condannate dai tribunale deH'
dpinion pubblica. E* questo trì-
Ikunale cne fa universale il bello ,
c io rende base àtlit Belle Arti.
Questo, tribunale è il risultato
delle sensazioni , delle idee , de'
pentimenti y e ' de^'^iudizj d^ Un
gran numero d'uomini*. Ha dun-
3ue da esser sojggctto alle vicen-
e delle stagioni, e deileetà: ha'
d'avercela susr infanzia, la sua
gioventù , la sua maturità , la sua
decrepitezza . Neil' epoca della
virilità si stabilisce il gran Tri-
ìrunale dell* opinion pubblica su
tutte le cose , e sul Belh'v allom
}e osservazioni, le sperienze, le
cognizioni' e le sciènze esatte ne
ferma n le leggi-. I collettori di
queste leggi sono gli uomini d'
ingegno ^ i 'quali , ben pòchi tli
liumero , le consaerino. ne' tortf
scritti immortali ; allora elle'si
jirbBniIgano , « passan di genera-
x{onf il) generazione » 'di sotietdi
in società.
Le l>orgate di Selvaggi , prff*i
geftni dèlie società did vanno sr
, incivilirsi , sono come i fanciulli
'figuatdo ftl'J9«//(?. Lo sentono in
confuso 2 prische non ^1- sono svi-
luppate per anche tutte le loro
' facoltà se^itive e iiftelitttuaJi * •
- Il Belh éwnqw è ^ itìativ© a
ciascun uomo , ma sempM fonda-
to sul n^isto di soddisfjizioni' de*
senti , étl cuor», le della mente •
Diviene men afrbjtn^rio e più po-
sitivo a misura d'egli aviln^*
menti degli uomini ineivillti in
società . Finalmente diviene un
sentimento predominante su tutte
le opinioni particolari ^ e allora
lusinga i^sensi, tocca il ctrare,
è ineanta T intelletto degli uomi^
ni istruiti* (^tsvot" Bella ^ che è
v^sro ,' sentito e diniòstrata, è il
bèllo i' ovt tende i caduta ogni
benda) T amore; amore consols»-
zione degli ubmini , sorgente del-
le loro* più vive gioie,, e soste-
gno Mh nostre 6eile Atti • f
BELLO Ideale* è 'la ' riunione
delle parti pia beile scelt^- dagl*
individui più belli, ' ' '
'*'La natura non dà mai un tutto
perfèttamente bello; Àanunischiaf
sempre fra le parti belle alcune
altre meno belle, é anche delle
brutte o per eccesso ol per difeN'
ti>. L* artista sceglie le più bel-
le, e ne & nn tirtte. compirà**
irnente belliisimò • Qttesto è il
BeUofivleMièSn Questo Mh in na-
tura non esiste ; v^ esistono ben-
^i tnrte le sue parti disperse in
#tia ift IÀ'4 ..,.,'
> Taleerar il Bdiò degli" Artisti
"Greci in tempo, 'dì Pericle ; ' E-^
gjin«i sceglievano quanto. vedeva-
no dì più squisito nelle forme,
ne* moiirimeftti ; negli ufftttiy nel-
le passioni, r* ne>. eomponev^iti
que^'capi d'opera, che noi appe--
sa sappiamp'amf4Ì£Bre« Nolrsap^
G 4 pia-
piÉHio. ftbbMlbui^à iPikiifaBÉFeV 'tt'^
siamo nelle felici circostanze ^é^i
Tre Acxrti ; d- imittutioni 'si 'ili-<^ -
s(ingiioifto^neillQ Attì'dkA ilisejgnò 4 -
getti ^^MV'SOAoi'. E àmiifak m** -
minw^J^eomEerParte^^ '.- ': V''<'
«a*iinir^oiié> di oggetti; seda -
ti; rCràveetsT'. «Inamene lal fio-^
giesS0-.««llVAit0.i •-' ■■ ■/>'•''
-3« IsiTtazìptte che tinnisce hr*
Setti' miglioF^ d'iut Bon >nuneto ^
i oggetti oceltì':. Questo Jèii
Stilo, idftifes^'. Questo è ^ungndb
sqveettRCBitei» cui P^artèraon.psiò»'^
cleyacsi oièiisóttéhecviài eensa-li
concocso di: mdtt oanae jKitàntiv
Teli caust^ àano da ^
favorerae ragli ' <atikppi /• fisier^
moetlii l'avteéi tn^metterele
cQ^iiiotti^ ei ihisetfndente delle'
istttusMOÙ.. scandi, r asiceanlente'
prodi^too che inaiza rueaio m*^
pta>fl« etetso^' ìp infiamma vd^a»*^ '
pta
XDpm gerJa. gloria^ Mtéal patriot* '
tismo lo traspoctft all' eioistiiv«^ '
J>i. iieeeti aendmentt '«lan icnk-
pasretii Ciedd Per la loro Mi^*-
tologia« evfBT le loro ìsdhieioài'
ìnaJlaaFoiI »' Artica' que^. sublime
die ai Màn>Miù'}d€0Ì0'. '
Qiisstàigcaeté'di ;beile2Ui^iòni-
lia: $ìk le st(BSaB basi : eeiiie*ditn* %
SiaeipMsi^anei api sentiH6^ Tutti
k.ledjadio^ e: HimèlxiaiDo^ailfr
stelle vinaria no9ttjB'8tìma< aon< è "■
che vétbattu .Ben jandà, ^pocfaie^''^
fiini aoBò' ifileUi- cfao'ivtiaiBKneis*
Io sentono «. Aila- Ibco voce '^li:
altvi eidaikoimoo .come decbi -^^
cononp e.'si.fennMraeiJzv'sè^ V
re^perciiè^''^ '•- '•^'^ .-v. /: ^^
J:^iovinétti :*iiaeiBie -si^ esevd^
tieè..|Mtimfli ai modelli^ obnltoiil;
presenta" iaivat^BS» è viktastAm'»
noLi^ci:che.v'èidi ^-••— ****
--'{
bettii^ 'Mii^^ p61V e ifbtti^'^
le^iEUbiiwif preitetìó^ antipfiè ìM
hàh^^dé$^ , ^ conifteritina. Ah y
figlhiolr «riè! V "tmìt vi ^ìà ' H ^ub^ '
ref t{i^ itòn-»^ ié sentite eo<ìfpe^ '
Hetvstò da'ttteltefbéllezte, ricdfK*
datesi t{i>FetQBtéii^e jwró^pitd»
nudgrade le Jè^iei^i j^érne d*A^<
póHof Die»; B* véi ,iiiAe$(ri aM^.
nttestf^rete tNegHo^quanto piii^o^
bri stBtèw dicònsigl), e la9<:efrefa^
libem^cerse ali* ineltnatidtee de^-
vostri allievi. •
In AMbltettuM il Mh è lail-'.
nidne éùìt^ sue tre parti eeati«
tuentìv) eioè ceMrutK^e, dispo-^'
sitiene, e decoratic^e « Pec la
cosmneat'>:^)«nd«tea e forza)
per la 'dispo^icìpne' oleine ^ atr-';
nionÌ8t;'fer là decorazione rie-»"
cheaae «d eoenonda/ Queste ttt
parti deir architettura si hanno-
da rtnnirr insieme secondo V oso
e il caratfete deiredificio , che
una m^ prepdDderr sn l'altra .
In queste loto bilanciamento ( il
bello atchitettùnico. Qu^to àc*^
coido-è Quello che piace ai sen«
sitali' intendiftienrto ^ e al gusto. '
iPer i seoiilis tidè per la vision
ne^ la dtflreren:^è]tt9ensibife'ne» >
gli uomini, onde qui i^ hlh S
di ogni tempo e paese .
Anche per r^nteiidimento ^ «na^*
Iota» sta; coltivato,- si tròtreta Ix"^
stes6a*r;miifbrtnità òl bello n^Fe ^
pioponmti? ^ÌW parti all'ordine
e aU! armonia <^ Ma $rceòi»e(a cul^^
turar della nàntA non è'unrtetsa-
le, cos) tfàfSÈi» Mh non è^ df
tutti' i tea^, «èdftntti 1 paesi J *
Qiiell6 poi efae^dipende dal- gu-
sto veria «tfcendo^ iltenmocf'
luoghi. ' ■ ' * • -'1 ' *. . .11
" WLVfilDEltB è Uh edificio-
dér>gckleM ^4> ftlin beff^ H^tH': '
beve^e^sett 'pmìò 'ili ififO'eiirfw '^
nsnte.'-^'^etRi' si eiMl^faiv tnii'''
log-
11^4 ivM^ I9ims«^ i^^a ^ewff . biirBrcb
upà^icaU copmMtì}^ 4t»itt«s^v
conta AecoRfio rì^kitr.ih Mut-et
ta» 4clr ecti^ci^ V W^ap^lirtifiiito^ 1
P«4 Oseré apefljisoi^^otifrra'a.
giikm} « a chiusa. d«i foenHr.i^^
copdó u natura d^l cUtna» - E^ ;
faq^ il Béh^d^éM KatktfMT^
costndtb da Bramanre . hi Aasofa-
d^Ah gcan Nlc^i^lie «Oft-canM^r.
re Intorno é iopra . ; • • . • . . '
In canfagna m ^ Céswio ha
da ^6Uri yak B^lvpdérg^ Aa (da
esser rutto balla ftx la aien^BÌQ^
na, pcc léidiac«(iia,».par gUa«'»
c^,.;per la sua a^gaim «ste-
norc ^ .iater&a><, I| CaiiDo .dd
PrinciDC Cormi^ In R^ima fiori
porta. ì^^ Pancrazio i»a tutti ^ua^
ati raonisitl » •
BENEVENTO fra tnoite hti-
ne antiche, conserva tuttavia V .
Arco triqnialé ardito, a Tiajam».
pet av<r proseguita la via Appia
<la Benevento m a Brindisi «
JffENSON,(Gi^/Wi^) Caina*^
lierlnigleae a! ascoitattò uni 1710
nella. Coatea, 4» W\ì^ Mxk hd
paJazxi^ su 1^ stiW d'Inigo ]o<*
^kaCSApt £' uno aeniiQBo-
tct d'aci;iajo.ariiia<0 di piccoli
denti quasi impèf derubili per ia^
cidere «//4 ma^/er^ 4wni£,>.Sme
prinft^aim^te per ^epaian:^ ìì
rame» il. quale rasane Imta^. co«
peito di piccoli l^ucbi e dias^
pn^za u visibili 9 diAchè ti si ^
pasclo JO'SfiFuipi^aio pae tutti i;
vejsi . . Pq^9 al^.tiiCfibft» il lame
coslpreoKato» vjeM-^to«g«al*^
mente d un nero vellutato « >Ftn
qui F qperaa^ioae ^'^tMMoifla.
Cominicia poi J' Ani$fea aonJamr
d*a)Cf;ujò Va .tagliarle toolbiu»
nip^ ^^ CogUera Ja «tP^eat» « -h
b«c&Ì5da- inaghry ridia ìniotlif
ctttipsÉril» - Jiscf '^ chiamlpcaki ^ ^ «r
biabchìj^ ^ 'j »>-■''-. ^.:.- ' '-r..'
Questo genere di lavoro é^
Tovaseb di' cpMiio alia j^jaMir# -c^ a
buiwk Coi baiilio «ndalifMl'tl '
nano sul biaaco.v come ai laìvora
còUa penna V Col oAcrccm m de»
linea il bianco^sul' ncso ; Qncsta.;
opfcrtaione iikn^idìicéi' a^ta 9
e '/» J'teeni dauf acqnaralJata ;. '
BERETTINI QFltititéhCm^
tatia'^'nl xijy^ Ab itf#p« Mttoiv
e dbvliiaetaa famok»^ • gioiti ài y
sttàda dn-AithiteetuBa :come iiì
Pittura. ! Icragoiarer in lati» , « .
di'flvan aaiemd Jbt apatstata It
bowam. ( Gii iri^ttib' il vanito d' '
aver fitfto .wan cbar- ii^ pkcioi ^
tempo-. £r die noar aè fa ^faando
si • seapdceia ^ Dalle ^^e^ nottìwt
arahitettme . taluno ii» 'inferfao ^
che! lui piÉtoee no» piiò tùm»
buoà ÉraJntetto • Non^saivifattek^
sarié queau fcanaegtieaui.' daM^ •
qua èJra^ioneiHde ^uà asaata bmo»
nO'iaJkiyiìfiettBta^ :ia>PitOim«^ '
in Sosttura:! in. tutto.*.:. 1 <'•
Xm più igsand*' opàn -plcioitta
del'Gostona) fail skJoni Bàfbi^ ^
rial iaiiìEnna^ ilové vose e^pa*^'^
TÒiM aùai a dii piace 4. . S» lo* m^ ' '
so fare sono le àuo- acaisittetiireu ^
IIMausded di MòaaavitÌ3Jt»<i^^
Giroiano delia Carità t^ uè:; idi A-*» *"
mici alla Minava:^. brCappalhl' '
dejlfr ComieiMàé' in $i .Lòmitor'
e I^aonso .sona iertsua 'opre: tàì*
nàaà » Le naqpiorì . sonorla' Cui*^ '
pohlr^'.làiiicoiaia>dei^ Kobr, lai
fail^afea' ài S;.'I&iada in > Vir La** -
tai. La : tutta* la Chiesa* dir 6.1 Lìm >
ca^' eh' agti-jchMonsa- lftSDat>?^<ii '
favori ts . La favorì infatti di
tuttftii^steot^acttte 'ebe si frce
as^ndare z\ta*jak scudi.; Ì4a éa >
favori ancAr d! irsegoiarità arobì» ^
teMAkhe 41ÌA ;ohé ie . akite 4|a«r
opa-
isperr> it qnali per titta ict fiMr»
«o in iibbondcn^a'. Per* decot»"
re^ egli si abusò degli «urdiott* e
degli orasti.. .Dovenqn ebòerque^
$Mr ^mt^sione fu ragiotaevoìe
conile^ a Q$fStfl -Fasano > e ia
un Casino di Sacchetti dietro
ai Vadcano:' m^ ^oestQ à gij^
ruiiiH. (
BE&NINI C'GtP^ LnettKQÌ n.
Ìd. Napoli I J98. n. 2)tf8o . Suopae
dre Pietl'Q fierniiii «va Toscano ,
scuitQKT pastabilff , lavorò- in Na^
poii'^ dovv si inaritò. con An^elin
ca Galante 4 malandò ascal^iiirsi
io Rooiff con tutta h, sua fsmif
gliav chiamatovi da Paolo V. per
dacor^r la (Capplla Borghese in
S* Marta' Maggtorr . G'to; i.oren«
co .ttoftaarcK mota, che ^q anni^
C ed'cca^già scultore > -e menò in
Ruma 'tutta ia soa vita che fu di
82' ai?ni'9 oiide 9Ì può dit Ro*
Qiaaa*. i - .
• 'Niun artista noderno ha fatte
tettte . opere ouanco ih Bernini *
lirla^co «ra ia sua delizia. Di^
pinse anche-. Ma la Stniitura - e
la Anchitetcuca Jo inalzajronp al
pia alta> grado deiia celebrità «
L^ elenco -^lle sue opene archi*
tettaiuche è numeroso al pari
delle sue scnltiire * Le più visto»
«e- grandiositi di Jloma sono, di
suo ctìsegno « £ sono! le seguenti ;
Lei untane della Barcaccia 9
di Piaaza Barberini ^ di. Piazsa
Nanrona^** e delia Piazza Vatica-
na. I^ Elefante col P obelisco nelia
piaaza deihi : Minerva . Ahbetìì
mute S: Angelo ^, fra le ' di cui sta^
tQe> À .quelia' sua che
r Cwmuf.^ suom» e BhUb y
- " E par h. tnmtfca un» spéli» •
' Ee' facciate :de\Palazzft di Pro-
paganda 5 di JBraòciano ,1 di- Bart
pendi, di 'Montecitorio'. -
»: 'Le Chiesa. diS^Jlndrss.aMoiiii
UCrrMO)^ 9 deI.PM0iiio nellf
Tem^della Ric^ùi* Ia C^^fKiIr
A2L Gomim) «eljla Vkròria^ >
In ^$« Pietro i.maM^olei di XJx^
b^QoVilI.»^ d'AJessandro.VIIw
i>a Confessione ,, h Catte^aii i
i|uattro nicchioni.ai fileni della
Cupola- LapcaiaRegia^ h% gtan
piazza ai. (|JuattrQi fila di colonna
isolate , Qon i due corridori, che
attacchino i4 colonnato al, tempio,
I campanili mancano in S^ Pietro
per Je brighe, degli artisti . Ber^
nini' li progettò 9 ne fabbricò an*
che uno , ma i* invidia ilo attor»
%b* MaBeenini noq si 'lasciò at^
terrar daU' invidia^ sts^iiò a la*
Vorajre,
Per queste sue opere , e ' per
le altre tante di statuaria » e»
gli si attrasse il f(|vore dp^' graa*>
di e de' regnanti • Luigi XIV
volle il. Bernini , ed egli andò
trionfalmente » Parigi co' suot
6B anni • Vi spiegò per il Lou^
vre un^disegno sì smisur^ifio che
sbigottì quel Re borioso « Qndt
se ne. tornò in Roma semn aver
ùtto che ^(Malche ritiatta 9 va
ne. rittasse - 1 t^hezze ^andi à- • •
Betnini 61 d': un ingegno^ vi«
vo , facile , abbondante . Ne^l*
soa Scnltimi si oiserVa £|C^tà ài
concetti t di esdcts^ione, e matiT
canza, di savkasa e di outità. ♦
Le sue .qualità sono vizi.DCÌllaiu
tt,, E^i itt il primo a tnteodur*
re licenee .e soorrezioni sot^o prc^
testo di grazia* Cavni troppo,
molli ,. e senza . vera beliesza *
Non cspi>ess!one ^ ma smorfia » <a6*
titadim afttitafi:^ EsecusiQn^ &«*
na 9 ma tocaeatftta , e> «lagra %
Idee ingegnose » tnotÌMÌ nuovi t
progetti geandi y ricchi 1, arditi »
originali . Per esser originale 4011
curò i'anttoft; quindi ti^nza'm^c*
9HLÙ egli Àce juntt pesajnii scoiin
tJi
rf , e^ per aver ii^gfe W i ven
inodelii'dejr «rte, $gli servì di
modello A tariti fjikì co|>i$ti ,
In Architettuna il gusto del
BerQini fu meno insano, "Non
alterò le forme , uè le ptoporzfo^
Ili degli ordini , ni le parti 9$^
«enziali d^ir ^rte v II suo stile i
«legante senza esser severo 9 sen*»
ya grandi bellezze , e senz4 etTO<r
ri grandi « Grande però neir in-
venzione e d' una magnificenza
rara . Il sho ornato 'è più pom«*
poso che ricco , spesso licenzio*
so, bizzarro <) e ùìvoltsk puerile ^
Bgli sacrifico la purità M fastq
delia decor^ione,
Questo artista fu uno de' pia
favoriti dalla natura e d^lia for*
tuna i t'n ammirato e imitato , e
frastanto non merita imitazione >
£' fuori di strada, specialmente
fiella Scultura . Ma come mai un
tanto ingegno si so^rrì > Ne' <Ìue
secoli , che lo avean preceduto ,
)e Ar«i rinascenti percorsero tut^
ti i grgdi di debolezza, di ctf^
$ciit|9Rto , < di migHorazione ,
Gli . artisti s^ avean procacciato
tutto r onore in seguir le rego^
Je ti tyiodelli antioii . (Quindi
Bernini per rendersi glorioso si
fece origibale. Credette giunger
alla gloria coir esagerazione »
col Insso,' coir ostentazione. Le
sue pompe iniposero j , sedussero
gli occhi di tanti che non han-
no che occhi ; fu encomiato 9 ac»
è^rezzato da quelli che si dicono
grandi , e sono ben piccoli \ final*
mente dovette esser iniitato da
tanta ftnte ohe satìzgge la fatica
di ragionare. Nfoue pia facile
del)' trregolaiàtà , perciò cortag-
giara i e ptDmossa da una Inoga.
serie dì seguaci •
Luigi Bernini fratella dei fa-
moio Tw buon OKCcaiiicQ ^Inve**
fé H^utUe alte 'torri dj itgao^ntt
spazzare il tempio Vaticana*, tu*
Trento anche, una bilancia ip^ pe*
^ i bronzi di S.. Pietro. *
. «ERfi^UGUETE (^jfhnz3f-)
in. tp6i nacque presso a Vfdls»
doiid, studiò iitItaiia>4:e<si'tnK
yò a Fke&ZD quando BoaBarrotà
e Vinci esposero i loro cartoni 9
^tane pittoriche . - Ànchb Ber-
isigoete fu tcino , cioè Scultore 4
Pittore,' Architetto. Carlo V*
lo dichiarò ^o artista,, e ^i di»t
de la chiave d' oro; Fw di suo
disegno il palazzo Realse: di ^Ma*
dria , ora noa più csistentr^ £•
sisite benfii in Toledo iai Porta di
S« Mattino d' ordine doric»' ar-
drìtttttata < con sonplitità * Gli
si attribuisce il polazxo d! Alca*
là spetti^nte ali' ArcsFescoro dì
Toledo , edificio grandf 'Je éiitt^
toso . Si crede anche sua grait
parte della Cattedrale di Cqen*
cat e il ohiostm grandioso, pie*
^o di ornati eseguiti cqs dilijgen^
ta . Ihfeli^ disposizioi^c Àgli . or-
dini Berrngtiete ' fii mBSohioQ.4 II
9uopiiincipai merito* 61 .nelhi<Kiil*
tttrat e 'Toledo è lipieno di sn^
opere, fi-rie fnali spicca ia^tontf*
ba dei Cardinal di Taberar^tteHa
Chiesa dell', ospedale» «
BERTANPO C G/0, BmtistA >
architetto Mantovano ^ del tteolo
XVI t. Studiò con .attenzione i
inonumenti ili Jioma: antica^ e la
Prospettiva. Il Dbca diManti»-
va uuglielmó .Ili Gonzaga gH
confidò la d^szioae < degli «diati
publid • Egli ne architettò akui>
ni che gli fecero onooe « .paDtieo»
larmente la Chiesa <U S.vBatbara
col sao campanile a qusttib or-
dini , in etti è un' iscriziond in
cloria di . questo. aak:hiceteo» ;. Per
la disputa sui Duodu) di Miianb
egli pubblicò !iuaaL istuan àvout^
a Bas-
Kit
tmfj forcato 1« SA]« archltettutt
iibG0BttnKV>d0^ pet B41K ò^-
:^r#ro>pftla£isÌ4' il miovt) lytólo,
iir iiHoVo Heinft^Udefìtf ciM$ t
iftt À <teuiti «n edHiégJò^'di' >éài
maflUÌfteMiitt ^ iihi* e9a ■' ehhithatò
il IVm'ittkzttO.
4uaeV «H nttà è \^nlfieaflvo
.. ìLlvtw frtittàntù pr^CtiVè' éi
&Qii'^icbniitiare m^po il bkti'
oeeodlié^lumi, «è il )i«ro ^die om-
tfcc.^.&«cconiatM(tt miche di non
• impmgsar puri qììtàtì colori :
.tttRÌ.qhe imita 'il' Pttrore, st non
tielbucfai ^ t ndlè pfofòtadirà fsd-
^lotfck. Altròndid T atìs fràpftosta
-vi nflettff'^uakifé ])0tf6^dt luce,
-«iteoqtes» qvcHa nen»i2a * ; *
(»(4£| iiiaiic9'ptiit)i B^Mi ist acco^
..ailospleiNfiQnndelihi'itice , ciré qurah-
^^jovcsDaitfi fiftotre da altiinf
'l»^nti citiTflfm:fi6Ìe liM:ia'^ conte
jdiUHtcquar^ dail* accia jo éc. Ter
•imitar annesti effetti ì* srtistA int-
ftegs. il ! Ì|i«c»<po^o / Mesccdah-
àoD pòi 9ra4at8niei](e oùesto bian-
i^pinft* torti rtoeflori degli ogget-
(ti.^€li« àv un ovadrodebbon par-
'iecigiRv dblla Mce, è un Mezzo
.piópis»: 4Ì* *iitiiRirla ; ma si lisi
rcon dfcospttiMie , pet non cader
néÌ9 ftftnéy nel pallide ^ nell*
iniipicto, n«lo smorto. Infinita
'èéìm diatiipza 4dal biìmico il più
tflHN» ali» luce :
GU duinue volesse dipingere
iiT' dÌKO ém Sole , rk^iterebbe al
r giallo 9 biancastro o rossa-
tuan- «0» ìiBltetèbbe r-i^gefto,
«^iMtfWibbe r meiiiScieitza deli*
m
àrte-J' Sf ^r!Vefe()6eUncfifte Jcrtc
tinte 1^4* vive dtffla sua tiv'gloz-
za per dipinge^' lo splendóre fvq-
tìotto dà*^taggi so/Iari . .
; 't* àtenònpùò irtiitàrb lèsplen-
dide:^ze della natura ; può ^ò\o
HchiamàTel V Wéa -, e la ciò hi
bisognò di sfifrzi e di inedita-
tiene r ' ■ ■ ■■ "
if^ Bolognése ti. 1^57 m. 17^^.
Pittore e Architetto , In Farina
còsttn! fa Villa di ColoJrno, e
un Teatro cdn belle sten e. Per
tiii òpere 1^ ac(^uistò tanto ibri-
do che fa 'chiamato i B^cellona
p^ dirigetvi le tioti^ di Carld
VI , épràiiklc passò indi a Vien-
na , dove iregóiò alt« ftsirè j ft*
-cendò ài nétte' su la pesdfiiefa
deha Favorita spettàcoli striot*»
dinarf. fi stao forte era nelle
^cné V <^ ne {»rovidè ì prjfidlpafi
tpttri d'Italia. Si è fiitta una
raccolta delle sue Prospettive, e
delle decorazioni teatrali. Volle
dare alle stampe anche dvni libri
d' Architettura . Lasdò fre FigH
di ugual talento' Giuseppe, e
Antonio foron ai servigio deW'
Imperatòr Carlo VI. 'Alessan-
dro pressò air Elettor Palatino.
Il nuovo Téatit) di Bologna ter^
minato nel 1763 è del disegno di
Antonio , * ma per le opposizioni
fu alterato cbn pregiudizio.
Suo fratèllo Francesco n. i6$gt
m. f739 lavorò molto in Teatri.
Quello di Vienna, di Lorena ,
di Verdna, degli A liberti in Ro-
tha ,- S0no di suo disegno : tutti
difetto^ . Quelte di Verona lo
è menò , perchè fu- regolato daf
Marchese Matfei antiquario .
^ BIBLIOTECA ; Delie famose
biblioteche antiche non si sa nUK
hi . La Biblioteca Vaticana ricca
dì fìit^o- neh è che gratide e bea
si-
m
»lua^4 , «m. r^dificio >joif> ha, alv-
eari cafAttere bit^liiitflCAria. , .„
La biblioteca A^cdiw in fij?eii-
ze fu espressamente (^^ruita; «b
Mi^helpgefo . La sqa.deporaaio-
na è dì pliaitti e; 4i iiccKie co'
dettagli capriccj<^i'inic]ie;Iangejie-
«chi. L'fster|io,»an ha niente di
rimarchevok; toi T insieme del-
la ^ala j^ . prMOrzioparo y ^ ha
qualche cosa di grande e d\anno-
«iosok .
La biblioteca di S. Marco, in
Venezia ha ^uaic&e idea di libre-
ria. /^ dispetto di molti .ostacoli
il Sansovino eressf questo .ediS-
fiio-, fhe al ^udizip dì Palladio
è. il piii .ricco, e il più orbato d^-
sii e<^l^cj moderni.. Aldi fuf^^
ji dotilo e il jonico son trattati
sontuosamente con tutta la rego-
larità I il cornicipneè coronato
d* una balaustrata con statue • Il
jixi^Q, è arcuato 9 e andm. le fine-
stre sup^ior^ Aono io arcate . V
^KC^ta di mezzo conduce a ui» ve-
jstiholp y dov£ f una ricca scala a
due jranif ^ • li pione che precede
4^' libreria ^ un. museo di scultn-
se..»,]^inalmente.la Libreria ha ijn
jÌiÌ^!S}^^^^^ fct^c ^u^te^ - e 3 io
I^gbe^a> la volta è a compar-
.^in^entt dipinti da' pia celebri ar-
,SÌsp.
;^ .La biblioteca del iK>n più. re
in Parlai non i che un magazzi-
^a di Ebri eccellenti e in più
érw tiupjero che ^Utrove . Quel-
la di,, & Geneviefa ha delia li-
(xreria ; ^ è una gran croca .^i^coa
jcìifi forma quattro saloni riuniti
^in mezzo da una cupola ; i^ an-
;che,|^|Aiaroita ^di busti de* valeii-
tuomini • ^ /* . ' • • •"
^ Lainiglior Blbl^oca^oruspon-
dente ai suo oggetto àiquella di
.0;sibrd 9 architettata da Qiacovio
IjCiibb&i^J \7^j e decimimi»
Siblinrec^ 1^Hf^t/éi Md nome éT
per ai^a/ailib;:ic^.|»iÀ jditenàfci
zecchini, Ella è una rotond* con
Vit^si|basa<iK^l^^nsrieo vitt'^ui
fftii(9-PQf te f Qi«ehie i^ finirà cviV
,^m^'^- ^' di €;plon4e ' aecQjjpiaae
CmaW ) con duetr ordini -dfv^nle^
:ssre; alternate cop niodlic.. S^l
cori^Kione è tH^ halaMsttiati^ ■-
doma di vasi su gii «cjrptBT^; li
iinttp ^ coperto r da urmtki#iìi*cu-
poUt Questo esterÀorfe èA^xm^à"
spetto a»a(^tQsO, suUgKfgdo irà»^
detM inconvenienti t le;fiAestru-
cole supeciori) e.i.ifrqiitfe^izii'i-
nutilrir L interno è ben dtspoBPO
negli appi^tamenti,. e «mille sjde
del pjano inferiore 5 come del «i-
periore 3 ii| c^i i una ^pcan- iala
per i libri decorata di 'pihBtfi
jonici. £ perchè jonicD il di
dentro» se il. di fdOfi.à^rintio?
Il' ciH'atterf delia UkUmbin ri-
chiede serietà , ne»- n^tar^Tio-.
chazaa i perchè i iattom d^'Siiri
non^ s(»lion esser umho ^ieolllci)
né i libri rac#0DMndan'Jhi£Ìcch8^
^a, ma l'arte divederli), lansiM
di^ìcile delle arti i ^aàgp.inomle
regolarità e purità* Paue che ia
jfbiT^a circolare sia la; {^iùioi^M^
niente , come^ piò capace di/cob-
tener m^^ior «timeroiii iibri^^ «e
di presc,nt:arli t^tti . adi «n^ptr^r
d^occhio . Per non mtrtngerjti
vaso collo sportp: delle seanpei,
si potrebbe lasciar: «m gran< Taoo
nelmur^, e il^. quel vanoldìs-
porcifi i libri «. Se là^ rocoiida oè
ampia ». può contener «tait^ qikaa-
tità di libri . senus< «Ml|r
su fin 4I iMBteo. .Sofi0 fìsrst m
;graa numero i Ulirì htK>ai^^ Gli
ordini d'architettura ài di ém-
tv^ ,vi .^taranno- seqip»j0iale>.;Vi
staranno im^M.]^wi^di-^f^
n.
ito BtL
'ti . E fiA>ri e éentrò vi ihiràniid
i ritratti degli uomini ìUustfi
'eoìtt lòto rispettive invenzioni .
Né ài quéste ^ uè di quelli sarà
grande U folla i .
BILANCIA pittorica è vino
scherzo di M.^ de Piles ^ il ^uale
ha voluto pesare il -^merito dej
Pittori .ciguardo^ alle principali
p^rti della ottura i qòsài sono la
Compots^iotie , il' Dhtgnt f il
Colorito j t V Ewftréssiome 4 Ef|ii
divìde' il suo pesò iti io gradi :
«pesto è il pfìuio .della suprema
fer^ecione t£e ci h finora ignora ^
1 grado x^ è' per quella pérfezio^
ne i fòli quale niUno è . ancona
giunto . Il i8 è per Quelli che si
sono pia aj^rdtoimati lA. perftN
to « Eccone un saggiò :
1
Composiziond.
«
Disegnò .
•
Colorito
Espressione
Baonarroti
8'
»7
4
8
Raffaello
■j n
i«
Ì2
li
* Correggio
13
<s
iz
^
1
. . •
-, . - ^
La sofnma de' gradi assegnati a
ciascuno & il suo particolar me-
rito. Onde il merito di Buon ar-
ieti* è 37 , quelld di RafFaelkr
* ** è tf5 j quello di Correggio
■■ « ' sj . Questo è secondo de
Filés. Ma un Matematico dell'
Accadéinia dell^. Scienze ha vo*
luto pia divertirsi col valutar
questi pesi per il prodotto de'
gri^di i cosicché i\ merito Ai Buo*^
narrdti sàrébb^)Ci7X4X8r:435i •
Quello ài Raàaello i7Xi8X"X
B perché non usar di queste
bèlle bilance 'per tutti pli uomi^
ni di qualunque condizióne ? Si
avrebbero de' bei giuocarelii .
BILANCIARE è in Pittura
disporre gli c^getti <on natura*^
iezzà, senta simmetrìa alFettata ^
non però' con disordine tale che
da una -parte sieno a Mucchi 5 e
éùV tXtxit niente •
La natura ci avvezza ad Una
specie d'equilibrio , non. ci pre-
cipita rapidamente da una dimen-
sione all' altra ; ma ci . conduce
succèssivanente per var; punti «r
Così l' occhio passeggia in- un
quadro come in^ un paese noit
trc^poalTollato, né tutto deserto.
, Questo bibncianien to siestni'^.
de alk attitudini > alle espres$Ì0r'
ni , e a XMtti ^-^i accessor) deli»
composizione «
BIZZARRIA è preceduta dal
caprìccio,' h sostenuta dalla m»-
da , e. finisce in delirio.
Il capriccio éa de' giuochi pue-^
rili V elle posson nondimeno di-»
venir nocivi^ Ma W-hiz^^^rrid
fa OD sisrema dìsrrlittore deli*' or^
dine e delie forme dettate dalist
natura 9 e costitutive dell'arte" j
I ptu grandi uomini , i pia* htk
secoli dell'arte^ hanno datx)^ in
qualche capriccio , nataòn ia ^£^
X'^rtiéé^.JLz'.biKKuria è>}de>ien^
pi
osi
fi fiù convitti i e «JèHe tetlc le
più» gttastev ecL è UQ fnpi:fao cóit^
La 'i«?:^tfm'ii.ttasc9 da più cau^
t^é Ijt prÌBCÌ|»aH spno celnfive ai
fiien j «i tesDpi ty, e agli dPtiiti ,
che ia adottano.
Zt. L'ahbondanzsa delle! cóst mi^
^liori pcoducé r^azietà; ^ re rende
insipide le bellezze semplici » .<!
cerca d' aguzzare a d' ingannare
, il gusto. L'Italia , e particolar-
mente Roma abbonda di <|api d'
Opera sopra tutto in. Architettura'
ne' monumenti antichi d' ogni ge-
nere • Su que' modèlli al rinno-»
vamento delle arti spiegarono il
loro genio i Bramanti ^ iRaffael-'
Ji , i Peruzzi « i Sangalli i i Pal-
ladi» i Vignoln^ e tanti altri ,
non solo còlla teoria che parla
alla mente , ma colla pratica che
parla agli occhi . Or chi non ih
Trebbe pensata xhe lezioni ed e-
senqij sì potenti non vi avrebbe-*
ra pronaa8so.il gusfx» nella sua
maggior purità^ e preservata 1'
arte daìlz licenza > Frattanto il
sscx>l seguente fu. quello della k$tr'
i^érria 4 . U miglioramento rapida
4elle arti ne aocseleirò. la caduta <^
Stanchi gii ticchi Mìe forme
aemplici». la semplicità divenne
ndmotonia ,' . la saviezza freddez*
za y V imitazione sterilità , li re-
golarità sdbiavità v ^ [ così la Ht.-^
^Of^rréity è fiaalments iJ delirio , &i
ebbe per ingegno.* In Roma piò
che atttcfve si possono vedere gli
sviluppi 'successivi > deli' architet-
tura moderna « A cairto a edifici
re^Iaci.^' xizsn in" un . tratto «di-»
Sci i più hizzairri. Se l'occhio
non fosse* familiarizzato a queste
ineonaeguenze t si ipMrebbe dire
di&Sxima ébise Rimata da popoli
<Kipòsti e.aeanci Decloro gusti- •
ÌMi.2periodo di dsccfr secoli tia le
Hit ini
Ca^àQM dì kóm^ e il lUao ip»
•sensato di. Dioclezianor yMAtro-»
dusse -menfy disparità che ;uii ^
Jo. secolo- in Rooia moderfìd. *>
2. Ma quando la fnoMa éntràt
(Halle maniere de' p<Sf)OU » quella
moda epidemica . «he /tiene nazK>-
ni intuire in una specie > d^ infanti*
tia , e con un poEér mtagicc^ met*'
i^ ia un mota perpetuo mobili ,
vestii vitto. Opinioni , frasi ,
come non avea da influire anche
nelle arti ? La moda vien dalie
ticchezze 9 e dalfe ricchezze il
lusso j L'Architettura benché po->
vera figlia xiella necessità e del
bisogno , fattasi poi ricca e stra->
ricca, còme avea dà resistere kl
torrente di tanta inc0stan:^a ? Per
lusingare i capricci d^un tiran-
no, r architettura invocò il soc-
corso della ^tz^arr/a .• Ella si na-
sconde dietro la rnoda^ La i/'z"
c^rri^ rifaiittetebbe toI]a, saa- den
fbfwità i se la moda no» le pre*
stasse la sua maschera, ^,^Jà xno^
da si- distruggerebbe presto, se
IsibÌKX^pit^ .noD' là rinnovasse I. la
lora untone mantiene il /ora imr
pexo • L'-uoa s' incarica d' inveia^
tare t l\ altra di prestar i sbasii vez-^
zi air involuzione •• La hÌKjzati^if^
non ania . che gli estremi v noa
bisogno , non cdavenieozà , non,
utilità . Quindi forme le più in-
comode, contorni ridicoli , di-
sposizioni ributtanti V traverai in-^
sensati .* tutto è buona per iei>^y
tutto è eccellente per ,lav moda y
puxphè l'invtenzione di* oggi àx^^
ferisca da quella di jeri .: Intro-»
dotta neir Afchitettura vi eser-^
cita la bizzarria il sua dominio
in-graAde.v alle lìAst rette sostir
tuisce centifiacure, ai.piaai rego^
iati parti inistiJinee tormentate 9
alla simmetria il pittoresca ^ all'
ordine il caos . H gii uómuif «i
prò- ..
%t%
BIZ
prasternanQ «vanti Viàfilo «(«Ha -,
modé^ « danno ti rìeolo Ai ge-
nio e d' invenzione aMa bizzarria
étkt non produce che mostrf . ' '
3. GV inventori della l/<t:^m# '
in Architettura han dovuto fo^ .
aedere un* estrema facilità \ una
aoprabèondanta d* invenzione , e
un'immaginazione focosa da lion
restar compressa da regola . Mal
prevenuti contro l' imitazione e
contro l'autorità 9 tenendo per
un pttgittdizj|o il credito de* loro
predecessori e il rispetto che lo-
ro si presta, e Stimando pusilla-
nimità òpecoraggine l^anaar die-
tro ad altri , come se non aves-
sero altro merito che dell* anzia-
nità , con questi e con altri con-
simili paralogismi hanno aspirato
alla beila gloria di fkrsi origi-
nali-. , ^
Per disgrazia lo son divenuti ,
ma non già con sforzi sorpren-
denti per imitare la bella natu-
ra, non per ricercare le propor-
zioni le più coiìveniehtr e adat-
tarle con^ penosa verità, e farne
• combinazioni nuove sì , ma bel-
le. La loro orifiìnalità è tutta
nella bÌKXJ^rrU ; Un umore, invi-
dioso* li ha portati a contraddite
' ogni sistema antico , e per allon-
tanarsi più manifestamente da* lo-
ro predecessori hanno abiurato fin
r imitazione della natura . La lor
Sloria dunque è 'neir invenzione ^
r combinazioni stravaganti e
sforzate, ne' rapporti più iacom*;
< prensibili , nelle configura^oni
stravolte , in una unione di parti
discordanti. Ecco i gloriosi ori-
ginali della yÌ9:X'^frÌ0 .
E^ superfluo parlar di quella
folla di artisti parassiti, che la
nfediocrìtà e il meccanismo stra-
Ycina sempre intorno agi' inven-
tori •
«LO
jB; bfm^ tmpmjtante ^r(isra« .mi
rimedio con tramai jcapmiò., alla
hftK^^riSi e al delirio .degUy^r-
tisti ; è parcjtcoiarmeqte desìi Ar-
chitetti. Il Rimedio sarebbe, im
piccolo ^teditoiQ^di pochi e ve-
ri principi sulr miitazione , o
sulr invenzione.^ Le false idee o
r abuso di queste narole^è ima
delle causò principali degli errori
nelle opere del r^o della ii«-
^4r.r/« . ^ Per gli Architetti poi è
necessario un codice su T essenza
deli' Architettura . C^esto sareb-
be r Mnico qiecifico . E; scine a^
vesserò presa una buona dose gli
artisti ingegnosi , invece di ot-
v^nir invent6ri di ^ì't^^riV» sa-
rebbero riusciti uomini egregi «
promotori gloriosi' di vere pcU
. lezae .
BLOI^ Q€jo. B^ìm^ Pari,
^inò n. 1^79 m. 1719 acctebbé il
Cotso e i(. Dizionario d' Archi-
tettura del 4* Aviler • Tra le sue
fabbriche in Parigi à considera-
bile il palazzo presso i Certosi-
ni • Fu chiamato a Pietroburg
dal Czar Pietro per/opeor gran-
di ^ ma appena giunto vi morì »
e il Czar gli fÌBce &re esequie
magnifiche. Il woTrsité dujsr^»
dinsge è accresciuto da i>ote «d*
Argenville .
BLONDEL C Frsncu£9y Pari*
gino n. 1^37 m. s4$6 . ^
E^ ben cueìobo cke i tre più
grandi architetti di Francia non
spno stati architetti. L*^ architet-
to del Louvre fu Pietro Lcscot 9
ed era abate di Clugni e Cano-
nico . L' autore del oeristiliOi del
Louvre &i Clàudiqc Fenàult « ed
era medico e noma di scieoat •
Le scienze anche, profèisò Blon-
del , fu Inviato alle Cor^i està*
. re , e Marescial di Campo . Feee
lina comparazione t^ i^ipdaro #
t'-^lO , 8Ò.F "115
-^bc, }a SrcvU del CaJ^ndario, J* ti,..i^^7 m- ^7S^ «rclytettp Fran-
^rt9 di get'.tin- W.Bpnabc , una' cc5C ama^tP <»eI..Ì^4lMÌo.i. e .di
iitioya muniefi il, fotti^tkxi le, ^-^aritcolar .tal{(n(o ja^l^i ^istribu-
'Vht^^ 4 uri erf n jQorsD .<l' At- ' jiqn/e» 'Àrcfcu«ttò -.unajbéiia Ca-
'thitèttura} e atiìe nate su V fiV" «1* cf^.cacpia.jpf^ssaBruxe/lQ^* In
' «ivrèttura di Lufei'Sa^vpt. . . . Napc;y t W -2. nuoyp JW^J^P: P«^
Blondel viaggiò ^ Ecitro',. fu. Il ^pnsiSi l^^do ^ . ,, ,,m sdi^o
Snviap ^Goy^antirÌQpqin j'nè pi-f per il Principe di.Ccaon y, ^ <^uel-
xiifeià li suo taic^iito jìer TAr-!' *<>,., di. Lutifyille.. À Parigi co-
>rf4iì^»mtt^ r\i^ tì'rifirtila'nf'inVi'i «fruì ciUfììck' At rJlcxnttnf\Y^n.r\ ^ ♦»
^
.atfbefii'd'un arco frionfale. Ah- z^ur^ per {\ ycscovov^^ sB^àefifcyil
belli poi in Patiigi là IVt'a'.S. più uran^e.^i^tìetóaflia:. /iejfos-
Antonio con Un arco trionfale', e se teritiiivtQ» Bpnu^d{^^/y,.anghe
^ttr^la di. S. Bernardp. Ma. il, ,tin huo;;i^ irtr^ulicq r ? |n iqgcttpic
ijftìo capo iPoJjera fa la pòrta Idi .de^P^nfi-, ^ (jeg/i Argini ^.j J^ft. di
S. Denis. Arch|itctt|i^ap<^ la * di cuor grande, di manlére^gra-
Cócderia éì Rochefo'rt a due pia- j^Jeyolii ycr>inDi(entc,Aj[;ti?ta,jU me-
• ^773. 'aw:huctto* Francese dr.ij^e- . giovanetto in Roi^a ^^i^i iji^daprir
Tltò' distinto per ie mo/te labbri- .ima alJa scultura ^jc.iyce^in S. Pie-
' cfie a Mèt^;, a Stfa^urgò» a IV fto alciuii ^gelctt;^ ne f^s^qm
'ri^ ec e specialmente per il iiìio cje^le,^ pit^r^c piccole^,.. ^ dfd{ oaiso-
)HÌdn'Ctffi-0 «T AyMteÙMr^. V. ' .nlie,yp'4* Attila . 1. ^ i
^IMkr^hpHc d^i Axchitet^J . ' "* ^ . ifcredlto deii* kx^\X%tifi ^^
' * BOCCANERA (,Martno')\^r' " ,-Jc'rnosuò parante,' ^ò.f^prtp i^r
» ^hitetto-Genovese del eccolo XIV. ''A{<:hitét(q<-a.. H.sup g^aa.i^^lcyi-
Egli cominci^ il gran Mojp con tpV e. la gran VQ§liia.?l;ftri^,J,gU
ibflciamèrt ti 'di blocchi enormi di leccio fare un gran . i^^mf^q di
marmi strappati" dalle* moa^àj^n* ,c.os«, Épccinc le priùdjpsali : it
• iticinè.- Cojtnp] l'arsenale, delle ' laboratorio delia X:j>iés4.^ N^-
gaièrc , fece il bacino jjer «[lette- va. Le Chiese;' di S," Àgi}«|f?.\.'in
re i vascelli > coverto y ^umen;ò riatta N^von^ , di S. Cakvljiùo
r tìcl Jrgb<f cbnÀierabìIm^ijte ìt por- ^Tfe' ,9.114 ^trp Ho.ntan^ , 4^%- ^ar
f^ ,' fc • fee^ ìcóstruire. rpólti ^o pienri ,. ^é' Scttp Doj^ri-i li ciaii-
' tiu*4«ni '|tpr condurre Taccua in "panile ffi ^Sl Andrea .^cil^jFrfii-
» Xittk^ 1^ di lui famiglia e illu- .tt.. U facciala ifel. Palazza Uo-
t«5 gii" <ifueitì-^uor Sacriti ; pper ; .ria vefso il" toSegIp*'§J9mift^ .
-•'yiricm^i che' m appresso hanno 'alcune ^scalc qei- " PiiUcJ^. fe^c-
'"^f*!^^? ^^5^ sèlendSte'J princi- ,rini , ?p^uy;^zio^i> ìwììI .jcoljiii-
"ìpali i'WipiegTii delia Repubblica, nàta in prospettiva 'n'ef pallio
'iptti'ha data anche Obgi" ' > Swda, e al radazzo Falconieri ,
i 14 Bòk
la facciala ìktersRc af ooll«gkl di
Propaganda. Laristauraziond del-
la Chiesa di S. Giù. Latéf^ncf:
ella era nna 'basilica à dot file di
colonne di differenti marmi' pre-
se da vari ediiic; di Roma gen-
tile. Borromini miirò quelle- co-
lonne tra grossi muri , e r^ccon»
ciò per le feste .
Borromini' portò la bizzartia al
più alta grado del delirio'. De-
ibrmò ogni forma , mutilò fronte-
spizi, rovesciò volute , tagliò an-
goli", ondulò architravi e corni-
cioni , e profuse cartocci , luma-
che , mensole, zigzag, emeschi-
nità d*-ooni sorte. L* architettu-
ra Bòrromincsca è un' architettu-
ra alla, rovescia . Non è Archi-
tettura',-è una scarabattbleria d*
-ebanista 'fantastico .
E come- si portò'leglf a tanto
delirio:? Per l'invidia ch'egli eb-
be cóntro- Bernini . Queir invi-
dia era sì arrabbiata , che alla fi-
ne impazzi , divenne frenetico >
t si ammazzò . Per superar Ber-
nini, non prese Punico spedién-
te di far meglio e più. corretta-
mente L il secolo della correzione
ton era pKì, eia il secolo della
corruzione. Onde csH- prese il
Sarmo di farsi singolare coli* an-
ar fiiorr d' ogni' regola . Niente
di DÌÙ fàcile che P irregolarità :
dall' irregolarità alla singolarità',
alla stravaganza , alla frenesia è
un passaggio inevitabile..
feorromini spinse la stia singo-
larità fin nella conruzfone . Egli
intendeva bene questa parte dell'
Architettura, ma non la póse mai
in rapporto colle materie che im-
piegava .
Borromini inr Architettura > Ber-
nini in Scultura j Pietro da Cor-
tona in Pittura , il Cavaller Ma-
rini in Poesia , sono -peste dei
fiOR
étt&tò\ 'Pè^te ch'ha ajfpestàt^ tth
gr^n^niittietto di attinti . Non v'
è knale^ da cai non d possa -trat^
^fef-del bene. E* tene vedtfrqtiel-
le loro opere, eabbdminarle. Set^
-vone i^r ^pere ^uel che non èì
deve fare. Vaano ritardate come
i delinquenti che soffron le pene
delle- loro iniquità per istruzi<»le
•de'ragi<Mfievolf »
BORSA , Cambio , Loggia dc^
Mercanti , è iin edificio ,^ dove ra-
don ansi i mercanti per i ibto ne-
gozf .
La, Borss di Londra fabbricata
ft s^se di Gr'esfuuh dòpo il famo-
so incendio del ' 1666 non è ' la
■miglior opera d'Inl^o^Johes. ÌM.
mezza è un padiglione ' corintia
cori un Ateo molto- ardita aceomh-
pagnatada due archi^ minori %
Da' questo mezzo s'alza' una rota-
re a tre ordini; ionico^, (iorin-
tio , e comporto . L* edificio ^
Coronato' d'una balaustrata con
statue . Quella di ' Amsterdam af--
^hitettalta da Dùnkers è vasta >
sostenuta da tre grandi arcate «
con iin cortile porticato^ su di
cui -sona- sale sostenute da 46 pi-
loni numerati e assegnati a merci
-distìnte. Al di sopra è una gran
sala, a mercato per le mercanzie,
diverse.
L' Italia Vton ha Bùrra di ri*
marco , perchè non ha commer^'
ciò rimarchevole . La più bella
Borfa sarebbe sul gusto delle Ba«-
"siliche. ^
BOSCHETTI né»^ giardini ter-
von per godervi r ombra e il fré-
sco . Richiedono sito elevato e a^
per to, tm misto di ombre oscura ,
e di ridenti. Perciò arboscelli e
piante sarmentose di f<jigliame gsu
jo; terrena coperto di gazòne^
nicchie , fontane , arbaitl , xre^
spugli , 'fiori odorosi* Inptatpn^
to
SBK»
^he jVÌ produca nfU; h^U» isceoa ;
«tu ifttoco cke iwitk s^ . ri|iQso .€
alia^ iiMKti^siooe \ piià: in fa uqa
piazsft «La pai»«ggiac¥t «li* oiih
ora Vr^wdi^He tempietto iche £cuo^
fra un bei paesaggio ; 4iQa $a]a
jaer'iaMs^ e. per; altre ricreazio^
ni ,. Tutte .i|ue$te scene debbono
essere della maggior fic«ipiicità 9
irariatt « convenienti al giardi-
naggio » in «ui tutto è perduto
^ 1 arte si scupp» « Quest'atte
è stata ben trattata da Kirsch-
leW* . . . ^
BOSCHI furoti i pei mi itco*
veri dp' primi, uomini 9 « in con-
^e^uensa iucon onch^ i loro pri-
fm tempi . Quindi l' nso di met-
t9C d«^ii alberi intorno, ai tempj
itntidu, e quindi ^i alberi e i
boschi sacri. Più ragionevole sa-
rebbe che le (cittk non fossero un
^cQidi case 9 ma. avessero de-
gli alberi nelle strade.,, nelk piaz-
20 , € in>«iti;vOpportuni*
. Ne' gran giardini irregolari 'C
mi^ parchi un àorcoAunz delizia ,
jae di varie scen« «a contrasto,
«love r arte non comparisca, .e
«embri chp: tutto sia. confidato al-?'
la natura* Da un cantone folto
embrofo passare in una pianura
ridente d' erbe , abbandonata alle
^ceggi y donde pet^ più viali drit-
ti o tortuosi rimettersi al coper**
to variamente ombrato di verzu-
re divccse ; evitar ia noja d' un
sentiero troppo lungo e troppo
uguale t]>er qualche oegeteo gra-
cterole ìnaspettatQ ; dall' aperto
rìnselvarsi nell'oscuro^ nell'-a-
gtvsto , e dal disordine alia pri-
ma girata incontrar una prospet-
tica d' un bel quadro ; tutte
qutatt varietàdebbonsi trarre dal-*
hk varietà del sito, J\ sito vuol
re> ineguale* e montuoso • Al«
•BOS Mj
.tUQe£ihbriehe vi aggiungon sra-
lia^ qualche tempietto , qualche
•pez^o rustico ) un eremo.
/ Il bosco deve far anche un beli'
aspetto al di fuori \ è il limite il
più vantaggioso per terminar 1'
orizzonte : :gli alberi iegan il cie-
lo e la. terra nel modo il più gra-
devole ; è la più ricca prospetti-
va speciaJmente da lontano • Più
il pendio è rapido , .più anfitreal-
mente sembra sospeso il kosco , e
più imponente. Dunque gli albe-
ri più |;randi sieno alla sommità 9
i più piccoli in giù : le Joro spe^
eie dimrenti .faranno armonìa di
forme e di toni * Il contorno of-
frirà altre varietà dilettevoli., se
il prato s' introduce |)rofbndameA-
. «e nel hfeo ^ e se il àosco esce
in punte sul prato , quel tappeto
di verdura ondeg^^iante ingrandi-
S06 t'imnuiginazione, e Fa l'a-
spetto più vasto di quel che è in
jjrealtà. .
BOTT architetto fu impiegi^
sui principio di questo secolo da
Federico I. Re di Prussia nella
bella Porta di Wesel» nel Ca-
stello e neir Arsenale di Berft*-
. no^^ nella Casa della Posta , !e
. nel. portico del Castello di Potz-
dam^
BRAMANTE JLA2ZARI da
Urbino n. 1444 m/x5i4 ^chi-
tetto di prima classe^ e listaù-
aratore dell' A rchitettura • Eqìì
osservò con attenzióne i monu-
menti architettonici di.Roxiui e
di Napoli , e procurai d^. ìmitarU
nelle sue fabbriche , le quali so-
no molte in Roma , e sono le se*-
guenti : ,
Il Chiostro della Pace, il Pa-
lazzo della Cancellerìa, ilPaJaz'*
zo Giraud. Il Cortile di Belve^
dere col Nicchione in fondo S
org così frastagliato e alterato che
H z non
in Myeaereft<i«U ittilddBi^ufieiiib
un ^2Lizoj»*'tntUf. Je Cwiiti'di
JCoign:. H iTrinj^Qftì» r<N)on«ÌQ mi
chM>»tK«. dt S« .Pia^Q Montottio .
Moke jdne ifftUirichc ;Jii»Dve ^per
vatà^oci^à k Mft i^ vapora. aua^^u
'^(rf^os» fu* -ki ( Cb icsa 4i-*S;r Plè-
ttro ài^ VatÀ«ina« (pcogetmra ) da
bitiiv forma: idi CF^P^iiuicfnJ, ma
.|KH"SÌ'«iterailta',«.> rift&tertta dogli
*lirctóc«lti supt<.3uoccasaBÌ > «he di
;firamii«i^ non v\è nokasto^^più
.©ierit*..'. ) ^ " ». ■ ■' '
' JU $iK». (Stila f» «Bcpo e timido
#p^àaf«Mmt« ndk ane priiut'Ope-
.ze : ai vada, «he T.arte .allora -ri-
4iascevia«
- Fu. Bramante d'umor all«$tt>>,
di gentili maaiiBre, «portato a
Isanefica^ sojpraituttD i buoni «i-
i^ti« Eg^ /condusse a Roma
.&a9»eJlo« Io. ii^omoss», « gPin-
. Iiegpò r AcchitelCura . Nella^scud-
*h^d^ AtQùe AaCael lo fece ' il ri-
•iMzatta^^Lcìiiegtio nsaestro^ the
sta lì disegnando una fìgura geo-
iBetfii^a. £gii fu ^ndbe poeta, e
' improvvilatore ^. come piiò esser-
la fa^tlmcnfie chiunque-ha voglia.
4à eonopprio dotto agli ignoranti .
BRA*!ANTJNO iBàrtolm-
' Meo'i ptttore.jS Architetto Milanese
{del «ecoio X Vv Misurò ie antichi-
tà, di Roma e di Lombardia ^ e /ab-
..bfisà in. Milano alcune chje^ V'^a
Je ,q.uaii «..vanta quella Ài S» Sati-
.-^rjQr^ or nata «Atro .e fuori di colon-
.aiie>>:Sfty «crede, eh- egli in traducesse
r^fieì < Milate$e il buon- gusto, e
Abe :BCQmance d' Urbino ^profittas-
l$Q.de* suoi consigli .
. 8RAWCA CGiVO a- 1J71 ar-
, «icljtitet)^ ' ài Loreto \ e ingegrie-
.-^re^. "li SMO Manuale di ^tehitet-
^^t*rtf.9QCteaciuìta daL^Dott. Ve^i
■.à ui| libretta ntiie..
'^ ORBCGIA è iniitifio dònip(»to •
«lii^iunnieiifti-<f alrti mafmi uni-
iti da un giurine àdU $tesfln hà-
nrra-, o di^speeie parHedhfee* '
- hi^-hf^ccU ètntica è di macchie
tonde dìM^uaii , bian<2he , blò ,
%pQ9se y grigie, nttt.
L» hÌAncM è ^i violetto, di
^nmo V <e< di grigio ' fra grandi
..naaoc&iebiattehe.
..'La €9fMin0^ o serancoTrna ha
'iiiaccirie>a 'Color ài corallo.
La d^fiatM ha macchie "gialle e
4fiatiche * ' • ■> . •
. La ^*Wi'* ha rutti i Colóri dd-
• ie altre breete .
• L' ÌMbeUs ha gran jjlacche 'a
color d' isabella fra bianche i x
violette pallide. . .. . .
Breccia d'Italia éinttca k^ìtfitiLy
bianca, e grigia. La nió^erns
ha ed violetto .
ÌJ9 nt^M ha macchie grigie
'brune fra macchie nefe con pun*
rti bianchi .^ ' \ ' ' ' .
Dt\P fremei ha fbndo bruno con
^diversi colori'. . ^ ^ .
La Séraveecia èf di fondo Viò-
. letto bruno Con-gi*art bianichri-
«sabeliei ' ^ -
La S*i[v<r<^ry 'ha macchTÌB gfiaì-
» Je , grigie e nere. '
• Sene ha fi è di fondo bruno
4Con nucchietre tónde; sporche .
Di FetèM è mijrta di rosso pal-
lido, ctième^i , c^ blò'.
La Vi»ie$t»' è d' un liruno spor-
co «on-longhe- bande Violette .
^ BR£(JCK CG/«cirmo) architet-
to FMMmuingd'rfece nel 1^21 edi-
-fic) considera^ a Saint*Oiher ,
e nel •■if6e4 «rèsse in Mons -la
ccandiosa l^bterka per i Mònaci
di S. Gtóllain . Égli • -iwicndeva
bene la>distfibu2Ìone , ìsl Mlidità «
e anche la decorazione. Per di-
• vertiwenco fu anche sèultore .
. ' BRINDISI celebre- n^ir anti-
chi-
cbità àpn .coQservft &di jhlicoyche
il restp 41 dup cpIoaiie< (Jnar^
rotta. « rovesciata. <a traverai) snl
àì30 picdestaiio ..y aitila ò ia-pk-
<li sana, alta.5^,pÀedi»;.e di.mar-
XDO bianco.(. li suO: cajnii^Io^^'di
quelli allegorie^ ad^4>gni aita-
lo è ila, Nettuno 3 .Tritoni yiior-
man le volute; « ^yaltro; donne
sono alle quattro f^io^e . Gbe tal
«olaana . servisse pecfamdej) .sa-
rebbe srato un incomodo Ande:.
Forse era un. tendine .^elia ;Via
Appia, che da Roma tennitnaìiiB
R Bfundusiù. Quosta città avea
conservato molti moaumenti ^di
acquedotti y di terioe . ea- fin a
Carla ÒLuiota* (^t^xx^ì devasitd^ r
Italia per costruire mura r. taifn
brutte e inutili • , * . .
^ BRIOSCO C Andrea ) nù prin-
cipio del secolo Wl m Padova
fUa. farcia, architet:tò insieme con
^ssfodro Lef^pardo- Veneziano»
entrambi architetti , e scultori /
ia,bcllafChìe$a di S.GiustinaCv u-
na delle più magnifiche chiese d'
Xtalia^.ed h, ancora santa faccia-
ta • Nella Chif S9^ del. Santo ^ cioè
di S. Antonio, è quel suo eran
Candelabro , pe^ cui gli fu bat-
tuta una medaglia: AIV|DREAS.
CaiSPUS . PATAVINUS- AE-
REUM . a AN r. CANDELA-
BRUM . F. E^ chiamato Crispf^
perchè era sciprannominato il Ric-^
M per. i «sMoi capelli ricci .
BRONZO comiMisto di rattie ,
di stagno y e Òi^zinc. Istioi usi
princiiuili sono per Campane in-
comocTe, per Canjk>m <itstrutto-
ri , per Sculture fli brutta vista ,
e per inutilità Deir Architettura.
Per c^ìJsxxx suoi cirincipali usi V
invenzione à^ tran^fi non meri'-
ta che disprezzo '<
Ma i rantpooi di kr^Htft sono
jpir necessari nelle fàbbriche 4 Si ^
Jetilàde) minata più' presto pejf
.hsap^ckàiide'iadri, £ qual bi-
ao^mi jòx !ninipofti è Le buone fabM
brkk<>iso»ttnfiom( noi cemen«
lUxi'UnuA pese 4dtic ■ loro masse •
. ; i tmài. dvòfHKfi^dtì JhiDteon ^
TÓqa xwMsdra è bààacahiiio in S<
«Bietso 9-e icannoi» in Castel S<
-Angftlo I ìt. .^affr» cale^nfe» ^
Jf09ts^ flioratp sei tèmpio di 6io^
n» , Capitolino i 4>ra> in ' $. Gi^,
:lt^T^9X»y- 1« tante- "ponmdi èrtnt*
\tiO\ il ttcBipiio tueto^ quanta di
Jtronti,9 ^6tto da' Lacedemoni su
d* una «iollina in onore di MineN
:YAi tutfe. qwsteU • qnan^te altre
operf: di bvonzo si possMVO^^eda-
-loare.^- non sono (me^per <in fa-
sto vano di brutto aspetta ì • Se
tutto il Vaticana ' lcisstt> • Ài ' hon-^
x»9 sarebbe sti^ndo-y ma:ts^i-
pendamentB aEreodo^^ Se-i «a^-
. telli delle colonne dei foro ' R^
.man0 fossero* di àrotàz,9i'i»tbhbh'^
.|o sì bella comparsa come di
marmo ^ E T At)olk> 4v Belvede-
rte in hfttPfio diverrebbe più M-
I0 > . ^ ^ . . . : . .
, BKOéSÈ .i GlacoM dé^éX"
.ciiitettàm Parigi il Palafzto di
^LuK.embùcgy per Mariade'^ Mé-
.dici , ertelo volle sul gusto del
, palazzo Pitti di Firenze . Vi
si ammi» il. carattere di virila
tk\ la severità delle forme , la
gtpdiositi della mass». ; Ma T
affettazione del bugnato^ che do-
mina 4a per tutto- fra tsvoAtt fi-
. cenze , da xlel ^di^usto , tanto
. più cbe in Parigi qiteJ genere au*
. stero è solo, e fión ha «bme in
Firenze, e in altre città d- Ita-
lia altri tdi^C} di consimil carat-
tere y che gli facciano qtiakhe
accordo . Égli fece la facciata di
S. Gervasio a rre ordini co' soli-
ta abusi • Cpstni) anche la gran
sala della Giustizia a due grandi
flavi a véli» divise .da ifiia^bi ài
arcate sostenute. da filoni, e Ù-
luminate vaotaggiosaineate da.fi^
nestroni- alle stvemità « La' deco-
•razione è dorica ^ aia. irr^olare .
•Brofise • fu d' una stik ^pesante .
'£gli eresse an^he il Tempio ài
Cnarenton per i Protestali^» ór-
nzVù di caloofte^ doricbe , e, c^-
-^ce di' 4 imita persone. Ma ap-
pena fatto ^ disfatto per ta re-
-voca deJt' editto di Nantes , e
vi ^ rifatto un monistero di Mo-
nache # L*ttitima opera di 'Brosce
-fu r^aciiiuedotto <t* Arcueil lungo
6609 tese ; costruzione solida di
piesitt <N taglif, e di Wl' aspet-
to , CQ^^niclone•olpnatodi mo-
digliònir .
8RUAWT CMerklO archi-
tetto Francese del secolo scorso.
Iia sua princi|yal opera i la Casa
'degr;li|ViUidi in Parisi . Edificio
de' più vasi i 9 e regofiri aell'ei^-
ritmia e nella simmetria , l>en in-
teso nejla distribuzione de* cor-
tìH^'^ e in- tut^i i disimpegi}! e
.nelle uscite • Qps^ e^jsenzi^i in
'fabbficKe^^i tal natura. La sexn-
plicità VI fa bellezza ,' e prcrt-;
de uà ' aria di ihagnificenza . Il
«tan cortile è veramente gran-
^io(^; Ma la facciata è meschina
per la moleiplicità dtlk sue aper-
ture. . /
Eftli ^ architetti anche la Casa
"de' Mercanti di drappo » a due
ordini y dorico e jonico con un
' ittico > l^^l dorico le basi si com-
]}enetranOt E qual biso^hjodi ba-
•i ha il dorico ? Il fregio è diyi-
-so regolarmente in triglifi e in
nfietope . V'è un intrico di fron-
tóni circolari e tri^golari»
> BRUCE iGuglhlmo J uno de'
nigliqri architetti Inglesi edificò
nel 1702 il palazzo Hopeton nel-
la Scozia • Il pianterreno ha por-
tico y saU )^e quattro béHt S^p^#^
tamedti.^Nel mezzo è una sc^z
ettagona 9 che porrà al jpiaho'hty-
hìk. la facciata è a bu^ò" di
biella pietra; le finestre sono pr^
porzionatè > e in cihia è tnra b»-
^laustrata con vasi, e statue. Cam<-
pcggia nel mézzo una cdpoht che
cuopre la'sc^la* Sonò frebuenti
le cupole ne'palazzi d'Ingfititer-
ra) e vi starano megHo clut nètic
chiese , -^
BRUNELLESCHI (^Fiiippfy
t). in Firenze J377. m. 1444. Fu
da fanciullo argentière .' Allora la
cisèllatura era scuola di scultura»
e come scultore concòrse ai la-
voro delle p?rte ipì Battrsletodi
Firenze insieme con I>onate&D
suo amico , e ne avrebbe rfpdr-
tato il prjsmio ; .ma dacché' l^ide
i disegni à^\ Ghiberti , si vide
vinto ; proclama egli stesso il
suo vincitore, e con Donatello
fa premure che si dia a Ghiber-
ti r impresa dell' operài ed egli
ricusa cTci^erne a parte r Questo
trattò di magnanimità' 'dovrèbbe
esser imprèsso nel cuore degli ar-
tisti e ae* non artisti . * " •
Brunelleschi era fatto per es^er
il primo in un'arte. Egri sapeva
di Geometria è di Ottica, aitdò
con Donatello 4 Roma, rdstd ita-
(;antata a que^onumetiti delle
antiche fabbriche che aHora era-
no in maggior numero ' e* meno
r ruinate; se ne innamorò ,' le stu-
diò con avidità , vivendo mise-
- ramente con qualche lavorò 'in
argento \ e fiasahìinandole inde-
' fessamente divenne' il Ristanra-
tote deir Architettura • ; ' ;
' Ili Roma egli concepì il dise-
• gno della gran Cupola di Firen-
ze, ma ne^fece un secreto anche
al suo iritfmo amico Donatello .
Egli' ritrovò le proporzioni ' M
tre
Buy
. W OnJiqi 5 ,.cio> , flli, r elemeuti
ckir Arcfcite^turj? . Ma €^m^t^ff
/che vi,volcv.a.un' ajtra scienza ,
«eaza 4i j^cwi J^ ,invenzioi>i p{ù
jrkcteuoii .SQao^che briflanti ii-
Jasiofli^ Su la costruzio^iè egli
int^rrogp ^li i^n^ichi , ^ inìparò
J' accojcdp Ù9, 1% solidità e Ja beW
Jezza » q^l £Ìiistp equilibrip ài
iQTze dieì.rende tutto atti mirabile
senza «tupetare, , . p.ercjii impiega
mezzi semplici, variati, ,fecon-r
di , ^H^i tifisi r,isw^9 .dure-
voli, grai^ÌQ§ÌÌ e belH. Con que-
ste cQ^oiziO^i BruneU?S(phi;,aspi-
rp alfa graa Cupo/a,, sicuro del
fattp suo.f . . i . • .
E^i ii|siiMi& aUPiorentini la
. possibilità e U diwolrà cjeir ini-.
pr^a,. joa.. senza svelarne il suo
cornea Quando li.;YJÌd6inipcgna'
%i , ^li affetta iiidifferenza^ ^ se
n'andò a Roma.a raccorvi nuo-
vi iumt> Frattanto a. Firenze sì
tennero assicmblee jnconcludenti •
Vi si fecero venire da tut t^ 5|i-
rop;i gì' in tendenti, "più, saputi >
come avea proposto lo stesso Bru-
HcUcsphi,^. Fu,, sollecitato .anche
egli 8 ritomax in patria. Vi an-
dò v e vi ud) g}> spropositi che
r ignoranza, del ;42o sgorgò in.
^iaefla grave; aj^sembJed.di fiephi
orgogb'osi . Fecero a c,hì più,
spropositasse, ..Gli ucri proposero^
Jzar pilastri con. ^cki $opra per
sQstener T arjDaatur;^ . .Altri di co-
struire un sol pilone nel. mezzo,,
e di fgcvi. la cujpqU in forma, di
jpadigiione,. ; Yi fy. chi jprogettò
ijn mpnte di terra, con cfellenio-
neite dentro , ^ cogjpita T opera ,.
lasciar la plebe^ a portar viaqUel-
Ì9, terra pjpr .raccome li monéfa.
, . JBruncIiesclii^ rideva . E fu de-,
riso quando disse ch'eg'Ii sènza
4lcuna armatura farebbe una cu-
pola dentro )' ^U^'a • JUl 9ua m^g-
BRU
X19
gkur, difficoltà fif di persuadere
't Signori Deputati , nt riMsceo»-
dovi uniti in corpo, li investi ia
iàetjtaglto: e finalmente- a -iorzA
di ragioni li vinse ; Ma non ma-
nifesS maf y1 suo secreto. Ailo-
j^ fu cfa' egli prppose di fare «ta-
re un noyo in. piedi. Dàtpsli
uh colpetto , vi sta . Q^uesco lo
sapev^o far anche noi l Così
anche direte quando avrete visto
il mio mode.llo, e perciò^jion ve
I9 mostrò. Il suo disegnai, era
semplice ,' ma egli ben conosceva
che, il, volgfjj^. è pocfàto per il4»a-
raviglioso , tjé pf&rcià ^ègli-faceva
il 'mi$terioso^« - '
Finalmente a fortA di sagaci-
tì gli fu data k • commissione ,
n^a come, per s^sio , d* in^zac
l» fabbrica hff all' altezza di la
bracda. Allora si scatenò 1) in-
vidia.: tutti ì 'si|Oi Siprpeiiti' sibi-
larono agli orecchi de'^dttadiai
e de' magistrati 1» vergogna di
Firentze e dell' Etru ria Ttutt» -di
confidare i^na tanta opera ad un
soJp omuncolo ^he non avea ifat-!
to mai.piuna fajbbrica. E i ina-
^istrati gli diedero pep-coftipagno
A Ghiberti,. quello stessa ch^^era
stato trattato con- t^anta nuignar
nimj^À da BrunetlescHi « £ Ghi-
herti ignorante d^ architettMira
ebbe la viltà d'accettare ^*'Ia ca-
rica., . .
. A (questo tratto diede 'vr tali
smanie Btuneiieschi , che voleva
andarsene- -^ Roma;, Ne fu dis-
suaso , ma yoil& veÀdicafSÌ~.r' La
sua vendetta 'fti di fìngersi-' am-!
malato p affinchè Ghiberti' operas-
se solo, dsl sé t M^ solo non sqi-
pe colui fare ch?e spropositi* On-»
de fu Brunelleschi trionfante ^ e
riconosciufp l?»nico-'a' condurre
r impresa;. Égli> Ìa-Gondossecon
tale' attenzione , che non vi s^
H ♦ ii*«
^
ItO;
senza^fi) suo es«mrd]E itòr lAag^ - ^etuta'cÌeIii><Voittt iùf:6t4i# èf6 pie»
ééore' isjsediteeza: fece xostmrtfdsó ■
LufabbnOL 'ifuznttf bdsognsÉrà ai
vitto e al xtìfcrtò dé^l ì «rperkj .: ;
Il meccamsmo ' di qtrelia co-
sthizion^ iioti poò conoe^h-sic&è
di ' i fo^^vti fri giù', ^ it^x ni rsu«.
L' estèrni 4-3r^a\ba^iM>, « i aliar
^òintótà!. G& aiigoli s6iM> ^Ibtit i-
fìcàtì da ^ cobtoloini 6 fémm'Tidì
speróni/ Fra /ciascuno 4«|^ ^
da chilo sA^mittaré . Bjgli sepA' spercfnf tqtiti di piefra sono dut
pe 'pavnfdere' a ^utto com jzria^- akf i che dimiìiiii$cono piraitiidal*
gl'ore semplicità . Primtn di itìó- * ^ '"'^ ^~' ' *
rire egli elibe* la consda^io'ne di
veder rcrmìiMiti ia .sua gran G^
pola . Non le mancala cM là
lanterna ; e si -vuole-chr nel tè-
stamen tx^ e^'€oà»s^99stf phe vi
si mettessero^ sopra TOa^sf pràndi
di manao', affinchè Aon si aji^rìs^
se' la' volta ^hv<nm, éì^'SBstQ aou-^
toc Si i poi «perìmcAfatd tUìì iT
pesò delle l^rmtlhe mini < le cu-'
poie per la'tìiaiggiò» s^infa' hin$»
rale. • --^ •'^•- *"
QMSta Cupola èd^ diàhletror
di ì^fO'-Medly isltà là^ dalla cót^
nit^^ckl tanìbilrt) hn ali' occhio"
dedlil Ismtei^na , t da tet^ra fin al^
Ja eh&ce j5o'|iied4* Tanta ele-
vatone iip tanta grandezza m
seir^a esempio ;, e t^tvì d' e^em^
piò a MiàlelAitgelO f€t fkr Itf
Vaticana ancora più grande «
pià'-alta'i Questa ifi S. M^ià de!
Fiore è su d' Una bas^' goti>ea \
onde la Cfipolli ll&ii potè é'$ser
che éfÀjgona ; ir^ tàiìUbur^y è
basiìo; ésenìGC' ornati Ài colon*'
Tié^ fé cftmli nrofi «ono che o^-
ìnente ^ e fortuttn' la nlQscolatu-
ra) (f J' ossatura printipafe della
co^trùaiokie . Que^f' costruzione
riposa tutta sopt^ un Massiccio
alto 4» piedi ai Iftacigiti colle^
g^i da u^a csttaa éì ftrm sta-*^
gnatò'. Fra gli^ speroni sono de-<
gli archi rinforzati da tK>nchl di
guercia per làe^ioi sostenere gli
speroni. GP fiìYéibvAlli fra gli «pe-^ .
toni éoil >AÌ mattoni -à ^tns pe-»
scé , E"* nfirabilé in tutto il mec^
c^nisKip di quesra cupola . Ma
che ccfea è poi ufta cupola f A
Roma per denotar disprezzo ver^
so' taluno , si dice Mv^rh in rw-
pùla . E in ittpola ti potrebbe a-
vere \t maggio^ parte delle Cu-^
poJe . V.' CùD(^le • -
Bruxfellé^eiii sì itw anthe
grand' onore à FieìOJe nella Ba-
dia de' Canonici Regolari , e si
approfittò ò^ mónte per unire
diia* decota:2ioiie ìigni cémoditàf •
delizia.
Eigli diede il disegno per ì»
Chiesa di S. Lorenzo ih Firenze
a due file di colonne ben propor-
tralToM Waseherati. Venne poi ' zionaté che divkionò la pianta^
vogl^ia'^ firn <Vn oolonuato» e ih tre nivateit Egli non tenninò»
nrftrd^o H j^ASié^ a Bacdo
d' jft sfnplo V ma Aon §m eseguito ,
pei^éhl Michelagtlolò Io senten-
ziò?, una gdkè^M dagrilU , Eèhe
eflRbtto fòftiió quelle colorile in
queU^alt^zjf ? Nòli sono cheeoA^
trafforti . Brunelleschi non ebbe
bisognò^'^d^ contrafforti . La sua
Cupola "fioki 'è'su ^loni , uè su
che là Sacri&tn 9 che è la tomba
de'Oran Duchi . Il resto -riusci
difettoso per causa degli^ esecu-
tori.
Il suo disegno 'per il palazz»
di Còsmo de' Medici parve trop-
po magnifica, e Brunelleschi la
fece in pezzi con rammarico di
chiunque i'avea visto. Egli «b-».
^ be
bru^ fijtu tit
bt il r^hibaticor di finitieir> mólte r momlo.^ Il Pdpa'.nàl Vedere uil
coce s!ùt seim «sacuKtoBe:'»!^-:^!^'' onùciàtfidlo Sparuta, gli dohian-
tee non conipite 4 Jlteihpia defili* dò se^fosseesH rher era abiJe a
An^li d' un .di«dgfia. in^gntfsó l smuover' H unlvetso^ Bruliellesclù
è rimato in ftioflo Ò&& nònstoé)
comprende nulla» '^ <
<Migli(ir saJ!te obbe^ it suotPà^
laszb Pitti . Egli lo hnànò tut^
to , perchè ll4>ugna£o fu sèmpre
il gi^tode^lì Etnischi, e letui*
ne di Fiesole è di Rosta gHenò^
diedro reseftH>^* ^S^^ ^^ ^^
sogno di.|;randid$ità di proporr
zioni 9 le ai. fierezza é di energia
colossale per correggere la mònc^
tonta e la gravezsa di quelle bu«
gne co^ì profuse* Fece, bene à
non iitopieearvir ikun ordine*
Questo ediffcid» benché TUsèlco»
ha del «iaestoso . Le finèstre aono
ben intese.. Vi si desidera un
cornicione o^rispóndence alia
gran ma$$à • Ma BrunelJeschi non
condusse questo edificio ohe fin
al secondo piano : U rèsto f ii ter-
minato dalr Amnkanati .
fixunellesclii ei» tttfihé inge^
gnere. Fece fortezté.a Milano ,
a tm9 a Pesaro. Ihtòndeva be^-
ne U Me$:cani(Ca* Nella Chiesi
di S. Spirito a Firenze egli fece
il Paradiso, cfa^era una gloria
immeilsa 9 in mezzo di cui gira»
vano tanti personaggi che rap-^
pre^enfavan ^anti e Angeli m
una lolla di lumi che seoprivaa-»*
si in più. riprese* Quesra com-'
inedia fìnalftiente produsse l'in**
ceadio della Chiesa . Si rifece li^
€hie$a ix>p' disegno di Brunelle**
echi ; ma al solito il isuo bel di-
segno ^^ m^. eseguito .
Il nome di Brunelleschì era la
tanta .ceic^brità, che Eugenio IV
io domandò a Cosimo de' Medi-
ci . Questi glie lo inyiÀ con una
lettera» in cui diceva che quell>
artista era cap^Q^di. muovete il-
gli rispòse P'f 5. mt din Un p an-
ta ' W' appoggio , e iftdrè . .
^Brunellesohi fu seppellito in S.
Maria dief Fióre. GJo. Battista
Strofi gli fece la seguente. iscri*^
zioiié : • .
>T^ sppra séÈsSo sàsf^-
-Ut gìrìf in girù Btdrnnmfnte i&
. mtistii
Céà ^sì. psfìa pàtio--
Jtit0 Jgifàndo ifiv fith'nti cin^
BtX^NE y bagnala, ho^sBe^ è
ógni. protUbemn;ta nefk sttperfide
de^muri* Qpieflt'usd nelk fab-
briche può esser provenuto dalle
primitive costruzióni fatte di troiK
chi d'albero: tronchi sopra tron-*
chi fanno un bugnato * Più facil**
mtm^^ da massi dì ^ìtxi^ ^ezze 9
da spianarsi compita V opetar per
farla comparire come di. getto \
ma vedendo che ^elle yii%x%t
grczse stavano anche bene, ai
son lasciilte com'erano « Coù dai
roKZo $i tras»^ non ao :che di
beUó.
i (jreqi ■ osservatori ^ dellar <:on-*
veifiieu^eà furono sobrj nel Uign»^
tOé Non si vede «he ad iias^
mento della lantèrna .di Demo*^*
Steno»' in quella parta cV ^,di
pietrame, .e nOa nel n^to $V è
di marno* I Romeni' ne furati
piiV generosi ,: ma lo impiegamao
opp<^tunameBte- neUe granoimas^
se di sodezza 9 ^xvtie ael mattso*
leadi Cicilia Metella., nel foco
di Nerva^ nell'Anfiteatro diVc*^
rona, aeUa MaiftM» KuaK^e d^
Nimes: Bunonl'uniran mai con
colonna* ' • '
1 moderni lo lianno amato. an^
<or^ piò , speciàlmenttr Bnmelb^
schi.
«chi* Egli Io pr(rfHS^JÌA. Sfl.M-
Jazzo Pitti in .Fi;r^z9f, .11 i^-
gn^tQ, ha. dfiir austipr^ .fi dejl' im-
^nente • .Potjjva 4^Qr^ c^wy^qi-
le in ,Mna. Città r^pDbbIi<;»na ,
quanto ora sconviene ;ieiia mo-
nanchii;!!.-^ ».
, L'uso dpi .bugnato. djpen<Jc.4frf-
la natura delie ibrme depU edifì-
ci . Conviene dove la pietra non
rapprjesenjta aJtw watena^^ . come
nt muri., o .ne' Jbasaraenp « tOc'
ponti 9 negli acquedotti., neUe tor-
li , nelle . fortezze.. Ne' porti-
ci, ne', piloni , qe' pildi^tri ,^ so- '
briet^ , Sconviene dove $o.no or-
dini .. E' assurdo, nelle ^olpn-
^e . La colonna vi comparirebbe
un ammasso di troi^chi di diver-
go modulo , ppvunque la fabbri-
ca rappr/^se^ta legno , il fft^gndto
non h^ luogct . Moltp. onetK) Io
ha nelle fabbrictie gentili.. I dif-
ferenti, kugmtf più Q. meno, ri-
sentiti, aspri, vermicolari^ liscj
hanno il ioxo y^o.secoado lana-
tura delie ^abbrici^e « Ma, dove
converranno inat quelli, lavorati a
punta da diamante), Qjueiraflfet-
tazioop i peggiore, dì qupili a
scoglio del nobile Palazzq . di
^^onte Citorio a Roma.
. BULLANT C G/^O Architct-
to Franfie«e>deÌXyL.$ecoio. Fu
il pri^ov; in Francia ^.«fuo^ersi
dal letargo gotica. .
, I?cr Catet:ina de' ^ledici ftce
in Parigi ìi palazzo» della ^esi-
lia, pò:^ di SoissQQ^, e po) di- .
strutto .eoa tutti isuoi giardini.
Non a' è rima^tp che una colon-
Tia.» in £ui Caterina andava a i-
striiicd cf' astrologia • Essa co-,
ionna^oon h già la Colonna TrÀ-
jana ; è dorica ^ alta 72 piedi ,
il suo diametro è di 9-S,.,e dai
zoccolo fin, alla si^ra è alta ^.43
piedi». .Ha lò scanalature ornate
8W
.we, di specch'j ?ptti, e di lacci
. o' ampre .strappata . P.er impedir-
nq U demolizione' fu comprata
per 3^o.,$cu4i da M. de Bacnàu-
morit amatore zelante, il quafc
la, donò ^lla Citt^ , la quale vo-
lava'trasportarla nel centro della
piazza^ per s.ervirvi di gnomone .
Ora ^1 trova nella circonferènza
^ascQstg. da edific; che |ion te
£^ino vedere che la testn'.
La stessa Regina Càteyina im-
piego. Bull^n^ e f'iliberto de tor-
me ài palazzo d^s TuilleHes . Ma
queir edificio ha soflTerto tati te
j^lt^raziot^i che non e possibile
ricpnos9ervi le tracce de* suoi due
primi Architetti • JLp stesso è del
pglazzfl Carnavalet . .
Il .gusto di Builant si c0tlo*
^ce nel paraz:^o del Contestabile
Wontmorency a Escoven, dove
^i ritirò quel personaggio disgra-
ziato dalla Corte , ' e vi fece in-
cidere que* versi d' Orazio JEquam
tpet^jsnfo yeffùf in perduti servare
mentem tre* Quivi è un misto
di Gotico e di noij Gotif 0 . Tet-
ti acuti , finestre, strette', torrette
agli angoli , ornati magri, sono
testi gotici, ^ó. tutto insieme
regolarità di proporzioni, 'pila-
stri, colonne isolate, buoni pro-
fili, eleganza di ornati di^trloui-
ti con scelta , annunziano risor-
gimento di gusto. Questo palaz-
zo, o sia pastello è in quattro
cofp\ che fanno un quadrato con
quattro padiglioni agli angoli ,
circondato da fosso in tre. parti.
pian terrer^q 4 cqlònn^ ' dolche
cor fregio ripartito, in triglifi e
inetppe.. L'ordine' superiore* è
Jonico eoa una loggia in, mezzo;
al
^ disopra h V tmmi^ìsit isl-Con^
'tèstabfiè* a .cavallo in "basso rilie-
vo, fi finale è im aftico soste-
nuto in car litici^ , o piuttòsto da
termi^ii. Le jfacciaèe della parte
del cortile di colonne doriche. e
^corintie, eòo trofei . I difetti ài
'<;iuesta fabbrica sono grandi 9 ma
sopq scusati dal tempo e dal luo-
go. BuIMnt invece di vedere i
monumenti de' secoli alti nonvi-
^t che j^abbHche de* tempi b$ssi.
jLesse VitruviOj e sii. quella let-
tura regolò gif ordini , e li còn-
,dusse rcgplarmeijté al pari de' mi-
ffliofi architetti moderni.
. BULLET (^ Pieno) discepolo
jmcdiocrè del grande Architetto
Blondel che non ebbe maestro .
^Palle scuole e da'maestri npn e-
'*$cé al più al più che mediocrità.
*.E' un j\tto . Gli uomini grandi
si son fatti jgrandi da per loro e
J col l'osservare i gran modelli .
*!NeU? scuole si estingue il gè-
. [pio, e si divien gregge, o sci-
miai o niente, ò peggio del
■piente,
J^e sue principali opere sono ìq
Patigi. La Porta di S. Martino
'0' guisa d'Arco trionfale . Il
^uado Pellettier . Una fontana
fra due colonne dpriche nella
"piazza eli S. Michele. La Chie-
sa del Noviziato de* Domenicani
'di pilastri corint;. ,B molti al-
. !tn palazzi e, casamenti di poco
TÌnevò . La sua miglior opera è
\}r\ trattato d* Jf^c^itettura prati'-
*ftf., ' eh* egli stampò nel 1^91, e
,ch'è stata ristampata mò. volte .
• BUÒNA R ROTI iMkbeUnge-
7(7 3 nobile Fiorentino, S<?uItore,
'pittore. Architetto, n. 1474 m.
i^^^ La sua principal inclina-
zione fii per la Scultura, fn po-
,sto nella scuola di Ghirlandai 9
'ina ben prestp egli ne seppe più
BtK)
M3
df 1 f^a^&fro , € il maèstro si^ fdcc
ijcoli^to dtì suo scolaro . - -
^La prftna Sua opera fu uni Fati-
no vecchio, per Cui Lorenzo de'
-JMedki prese a ben volere il gio-
yihetfO artista, ■" • . ; -
, In Bologna per la tomba \IiS.
pomeni(;o ièce la stàtua di S. Pe-
tronio, e un Angete ^ke ^tifne
un candeiliere . i
Le altre sMt principali souJntre
<ono lì famoso Cupido che léce
tassare per an H<lo ^ il - Baoc^ < eh'
a Firenze, dove è anche il Da-
vide colossale ; in Rolna j i^
igruppo d^lla Pietà in 5?» Pietro t il
pristo nella Chiesa. della Miner-
va'i e il- ^osO'M^è in-S.- Pie-
,tro in Yintìoli.
Le.sue'più rimarchevoli pit^-
re abno in Roma riefla Cappella
Sistina nei Vaticano. I» Fife|i^
zc 1^ Sacra Famiglia , il gran
cartone della gudr-ra di Pisa;-
Michelangelo studiò molto T
Anatomia, e credette- bene ohe
.r Anatomia è la base del dise-
gno, ma credette male* <Ae' la so-
la Anatomia faccia l'essenza d^l-
la Pittura e della "Scultura^ Da
applicato air espressione anatomi-
ca , non conobbe la' vera espres-
sione , r espressione morale , eh'
è la grand' arte 4i rèndere vi-
sibili le pacioni in ogn» loro
grado , e di far parlaret i diffe-
renti affetti non solò per ^i trat-
ti étì viso, ma per qualunque
attitudine. Quest'arte no» -fu
Ài Michelagi^oio . Egli non òit-
de che una sola espressione •
tutte le sue figure , e fu d* un
terrore tetro « Egli «j flrnnò< ai
jnezzi , non conpbbe mai il fi-
ne delle belle arti # Quindi > la
no-
1J4 SUO ' *00
fia]Qifi uqiforaiìci ticlle sue opt- capricci, in bùurrìe, in éelitj',
r«.- forza da per flirto, "e ftr^ ; in frenesie .
lùunà di^erenu nelle eli, e ne' Il Buonarroti non' toIIa tr^-
se^i; un (ol modello per tutte profitto _ da' rtinnumen ti di RóniaT
le tèste. Quanta di'stania da co- e'staya in Roma, e diede in siram-
(tuiaRaffaellpf E' poi a^IJ antì- balateiie. Fu il.' preeur^ce delle
podidel graiiotQ Correggio, M^- folJiediBorroniioi, il quale anche
ch^laogeto non pervenne che al architettò ìn Kotua , a »i dicar-
distgiio:' j[ disegno' non S che chitéciò. Borroinini non fu che
un mez;a ; la scopo è il bello': uiiaconKgueniadìMifhelangela.
al belio csprejsfi'o pervÉtipe Haf- I traviamenti di Michelangelo
faello . ' nell'Architettura portano impres-
Lji causa che 'àiréstS Miche- so il suo carartere della iìcrezia.
langeld a mezza sttada, nda fu In 'S. Pietro egli spieeò aiichear-
che l'órgogliti. L'oipof^liosba! dire e grandioiirà; li Panteoii
t& qitel gran talento mi una so'- alzato e sospeso in aria i lo.sti»-
gnata originalità . Egli tu cer- póre della Cupola .di S. Pietro ,
tamente originale, ma un Origi- iVIa ilPanteon in terra è piùstU'
naie cattivo. E cadii-i saranno pendo, pe'rchi stupisce meno. L'
Mropre ^iic^li artisti che aipita- idea perà di slanciar in 4tia aue-
no "alla cinijiii.i'it.i . NtUc bèffe sta gran Cupola, ntm fu di MJ-
Arfi non il [)iiò d^ii piii mìgina- chelangelo, ma di S, iGallo, 'e
liti , se per originatiti s'intende di Bramante, che l'avean pres»
invenKione . Il gtahde originale da BrunellesChi . ' Miche Jangclt»
'è li madre natura, e la bella na- la esegui , e per ese^iiir/a bent,
tura. Gli originali sono eli an- rinlbriò 1 piloni, eridusse a e rei-
fichi Gtetìi 'che seppero delle co- Ce gtcca la pianta della chiesa dl-
SB più he'Ie della natùiac'ompor- vìsala prima da Bramante a crò-
r; ^uel tutto hello, e sovrana- ce latini . In questa j^uisa esii
niente bello che si chiama M/o 'ricnndusje la chiesa all'unità.
idtàli ... L* Orgoglioso Buonarro- Centro la cupola, la si scopriva
ti npn valutò gli antichi , ni fé- tutta al, di fuotl , e al primo ìli-
ce niente df bello . ' 'gr*sso', e le navi della chiesa si
Lo stesso orgoglio, che smicti vedean tutte in un colpo. Coli'
Mlche^rigelo nella Pittura e nel- allungamenio che ne tece poi'll
IV'Sciiltura, esageraiìdd la natura Maderno, se il tempio crebbe in
umina nelle jue' rappresentaiioni lunghezza, diminuì in grandiosì-
ei^anftKhe , Jo traviò anche nell' tà , _ e perdette V unità . Al di
Archifetiira fio alla bizzarria . fuori la Cupola resta coperta nel-
t*" iàa sentenza favorita era che la sua raigrior parte; non ha, pia
chi'siéeue altri , noii va mai a- punto di vista; e chi.vieatt^
^vantt.. Sì fatti aforismi son co^ no» vede che una gran navata,
m* Idme a due tagli : chi siegue e poi non vede che una ^lào ctf-
pecorestiamente Un alito, testa poli. Nel disegno di Micbelair-
tetramente a dietro ; ma chi non gelo non erano queste incongruen-
vuole osservare le cose fauonede- te. Eg[i conobbe che l'unità 'è
eli antecessóri^ e ab^rofittarse- il principio d'ogni grandezza;
.ne, ftecipit> Itreparabiloentc » « questa grandiosità propoizioiia-
BUO
Te egli vi voleva 1 (Questo ' suo
gran pensiero, il più bèllo de*
suoi pensieri , fa guastato .
Non JFìi neppur eseguito il siio
doppio portico ^i questo teidpio .
Poco male ; era un mi^to di co-
Jonne e di pilastri con porte e
<on nicchie , e con frontespizj .
II gran Corintio eh' egli sol-
tanto impiegò neir interno e nel!'
«esteriore delia Chiesa , è una pro-
va del suo genio sublime, ma ir-
regolare coir aver piegati e ripie-
gati que' pilastri neir esterno in
un modo de' più disgastevoli . 11
basamento sì eh* è grandioso .
Per gli ornati poi in tutte le sue
fabbriche egli fu bisbetico > e
sempre fiero .
In Roma le sue architetture
principali 9 oltre il suo S. Pie-
tro , sono
La Chiesa della Certosa nel-
Je Terme di Diocleziano . Miche-
langelo seppe ridurre <IPelle ruine
a magni/ìceaza . Il Vanyitelli
non andò su quelle buone tracce.
Nel Palazzo Farnese il super-
In) cornicione troppo ricco . £
il Loggiato interno d^un corin-
tio troppo magro.
II Carapidoglid, che ha più e-
leganza che maestà , non pare Ad
carattere* Michelangclcsco, e pu-
re è suo. Ha qualche bellezza
Jia molti difètti. £^ suo anche
il piedestallo, della Statua Equè-
stre di MI Aurelio, ' troppo pic-
colo, e con troppi membri .
La Cappella Sforza in S. Maria
Maggiore è ben bizzarra. Assai
più Porta Pia ,
In Fjrenze la Biblioteca di S.
Lorenzo jia molte irregolarità
provenienti dal sito, ha ordini
bastardi nati dal capriccio dell'
originalità) rintérnoperò è h^n
inteso.
•fiUO *^i5
^•La; S'acrist'ii. di 9. torfenio^ 'o
sia là (TappéHa sepolcrale de' Me-
dici nonlia^i bttonbche là piaifu-
ta quadrata, che s* fniiha ciro^
lambente , ' ed i coperta da il^rìà cu-
pola rotonda .. Tutto il. resto iii
conoscere che Michelangelo per
far me^io &ceva scelta^ del ^eg-
Sempre 1* orgóglio d^ essere ,0-
riglnafe' guastò quél ' grÀil ' talento
e ne iece un maltalento. Un ta-
lentone quanto più guasto , tanto
più impone'.. Impose guanto mai
si può ' imporre . Miohelagnolo
visse .80 anpi, e lavorò di 'conti-
nuo per più imporre a] suoi con»
temporanei e ai pòsteri •
Égli fu ricercato . da Papi , da
'puchi , e da grandi , ma egli li
disprezzava e Ji fuggiva . Disiti-
teressato, frugale, austero,^ du-
ro, disprezzante, se fosse vissu-
to a' tempi antichi sarebbe stato
un famoso stoico, e forse anche
cinico, Vivea solitario,, e sfug-
. giva anche gli artisti. ^ / "
. Più egli sftiggiva e disprez2*a-
Vaì Signori e artisti , più era ri-
cercato ,e riverirò . Le sue ardi-
. te Jioyità in Piulifà „ in ScùltU-
. fa , in Architettura , era àncbe
poeta, incantavano, è lo inalza-
rono alle stelle . I gran talepti
sono conte i Re , che non tro-
jan che adulatori seiipre prorlti
a copiare i loro difetti^, e fin le
loro ridicorezze , 5è il monarca
è zòppo , tutta la corte zoppica .
Nelle scuole, de' gran maestri
tìon si veggono che i difètti del
lord^capó; pj^r.che i discepoli sì
ristringano ùnicamente. a c<)ntraf-
fare il loro maesfrò :/l difetti
colpiscop'yiu , e $9fiQ perciò ab-
bracdi^ti subito da' giovinetti .
Vi vuole dell'ingegno per imi-
tare un uòmo' grande > ma pec
co*
^26 6IK>
«opiarlo fcastan 'gli lòetin . f)^^
che sì SOM formate '^scUote, ^tion
m vede che queilciie ' • hmestm , > je
turbe > di scolari} H msesfro' è
iin despota' ; e 'dóve è^ titi despota
non .è che schiavitù;' rtotf ttià
principi, tiè' le^gi^ tutto è mi-
«rio-9 etto vir poi al oaprieoio f è
alia stranezza . In Grecia- le wr^
ti>avt»^opnn€Ìp;.i;ssi, e i ino^
fiumenti si facevano grandiosa rni-*
^fae senza artisrr.; Ma frs^'ino-
demi scappa ài ' tratto in tratto
^laldie grand' ingegno, che per
lo più va a tastoni . Tale iù Mi-
cbeiagnolo « Egli morì' in Rofna
e >fir -seppellito in SS. Apostoli .
Ma i Fiorentini io tubarono , e
sei condosscro allegra<nente a Fir
renze^ dove ^ii fbron'fatte ie più
solenni esequie y e' nft^k chiesa 'di
S. Croce ^li fu eretto im miH)So^
ko col disegno^ del Vasari.
U autorità di^ Michelagholo
specisrlmente -ia Architettura ' è
statai lungo teinpo come quella
d'Aristotile in niosofia* Air otti*
bm della sua anforità 'supersti-
ziosamente venerata si sono = ac-
creditati ' gii* 'abusi 'fin ^f deiir;
- Borromi deschi .: Dall'eccesso suo»
le 'devi vare un rimedio ai mate •
Si aspettai questa 'cri&i sakytare .
Micittikngelo»fu d^mi inge^AO
tra^rande, fece delk léo^e mira-^
bill , e degne anche d' essere stti*
diate « Ma nefece mnfte e tarfte
d' irregolari , che avrebbe for^
gioVjrto molto' alle arti eh' egli
non. fosse mai esistito .
BUONO C Bartelonàmeo^ Ber-
gamasco non del X ir* Secolo, ma
del XV>« Non paò attribuirsi a
lui ki fabbrica dei Campanile di
S. 'Marco * cominciato a fondare
r Anno SÈ^i e ^ptisse^uko- nel
ir4S*Gome lMC«ò'S«rit(0 il Safn-
00 vino • -Col Alò disegno si ftce
éfolitmdnte la-i^l!a'' défleb^mpa-
tt« r Attico e Gufiha'nri usfié .
Vedi Temanza- Vite degli «r»-
•ehiteM Veneti ^* jfoi j La'- più
tèir opera '^i ^ue^sto Atehiterto
-è la ^bbrfca dtìlè 9wttitzfìe
' veechlc.y • > .1
BUONTALCNTf C Bernal
d<k ) architettò *Fibffen¥«n» #,
1^35. m. iSoS, l>à >fan«ci>ùHo egli
• 'SÌ trovò sepolto * sotto Je* niihe
- di sua 'iasa i^tiinarta Con tante al-
tre d'un certo quàrtfere di Fi-
renze-peruna inondazione -fleir
Arno* Le ^esse^ ifionf<faz!óni -a-
v«an pro([(otto in -diversi tempi
fas stesse riHne nello stti^ quar-
tiere, e y PfOrefitini Whza t>»*
dar ad altro vi avean rifelArica-
tD . Gli esémp; -più tstrtìttivi i*
struiscono ben pocoi La fanciul-
lezza dei misero Buontaleirti in-^
teneri Cosimo de* Medici V . il
quale prese ^ ben volere a quel
ragazzo, eaprocttrdrgti una buo-
na ^educazione « 'Il ragazzo riu*^
sci . ~ i
Studi'À le matematiche pure
miste i <e TÌtfsci un buon Arthi-
tettoie un buon Ingegnere. 'Il
suo gusto in Architettura è il
gusto Fiorentino i 'grandiosità.
nel tatto insieme , picciolezza
capricciosa ne' dettagli. B ■rie*
capricci Buontalenfi si sfogò for-
te, speeiahnente in frontespifc|
interni ed esterni .
Le* sae opefe sono molte in Fi-
renze 4 11 Palazzo detto il Caria»
dietro a S« Marco . La Galleria -
sopra gli Uffiz)"bett distribaftii
colia tribuna ornam di coriiShi-
glie dov*è là Venete de* Medi^ '
ci k La grotta -nisrica nel gtai^
dino di Boboli per lesctrkvre dì
Michelangelo non finite « I pa-
lazzi Phzt», Ojrsini, Ma^t^l^^
Strozzi » Riccardi s ortfmh*WÌ •
su
$u la loggia de' Lan^r • La por-
ta delle Sf$f pliche . lì palazzo
^uca}e in Siena 9 a Pisa*, dove;è
anch^ la facciata della Chiesa
<k* Cavalieri di S. Stefano . La
fjicciaca della Chiesa delia Tri*
nità , la Cappella di S. Loren-
zo y ,e il magnifico fabernacolo
di pietre preziose . Disegni ^r
la facciata di S. Maria del fio-
re • Le ville ducali di Pratolj-
J10 , di Castello , della Petsaja ;
ia^ Villa MarigQoIa de' Capponi .
In architettura milit;arie il
Buontalenti fece in Firenze la
fortezza di Belvedere > ìitìV iso-
la d'Elba. Portoferrajo, e altre
fortificazioni a Livorno 9 a Pisa 9
a Grosseto , . a Prato, e fin nil
Regno di Nàpoli •..
Egli fu anche ingegnoso itt
«naccljiine di piacere per feste *
Per tanti bei talenti egJi fu btn
voluta da' più gran personaggi .
Il Gra^a Duca Francesco lo por-
tava sempre seco ; e un giorno
che i cortigiani criticavano al-
cuni supi disunì ) il Buontalen-
ti diede lorp riga» compasso , e
lapis, pregandoli clie disegnasse-
ro le loro ìàt^ per confrontarle
colle sue . Que' Signori bstaro-
no, niortificati per tale risposta
incongruente . Senza saper dise-
gnare.^i può conospere 11 difetto
o*un disegno. Il Buontalenti a-
prì la sua casa per chiunque a-
mava je belle arti , inseijno gra-
tis ^ .so£:corse t suoi discepoli.
F» non solo disinteressato, ma
apche sì generoso , che non o-
stante la rapltipHcità de' suoi la-
vori jiaori. povero.. Il Gran Duca .
pagi^ ^i SAioi debiti» e assegnò
una pensione alla £ua unica fi-
glia 1, t ig di lei figliuoli »
BftRLINGTONjsi contraddi-
stlQM traVLòrdilAglesi pei il suo»
iBtik
»?
^*7
gusto neHe belle arti , e so|»'a
tutto nelP Architettura . Fu lun-
go tempo in Italia, é si consi-
piacque delle opere di Palladio .
Ne raccolse più di éo^ diseghi o-
riginali, e h pubbHcòr in un vo-
lume colle Terlne 'antiche . Vi
aggiunse inolri disegni di sua in-
venzione , e* si 'contentò di raei^-
tervi sotto Bhrlington arcé/teBut
invenit • Egli stimava quel tito*»
lo acquistato col suo studio assai
più di quello venutogli dal casa «'
Nel 1724 egli aixhitettò un
palazzo per il -generai Vade . U
pianterreno è d' urt bel bugnato ,
il secondo piano è di pilastri do-
rici ben distribuiti con un fre-
gio setnplice, Semplrci sono an-
che ie finestre con fai^laustrate . Il
tutto insieme annunzia ibrtezza^
correzióne » unità .
La sua bella casa di campagna
a Chis^ich fu da lui decorata con
intelligenza . Anche un Tempio
di suo disegno fabbricato in Lon-
dra v^i fa molto onore.'
BUSCHETTO DA DULI-
CHIO architetto dd secolo X.»
fabbricò il famoso Duomo di Pi-»
sa . Pisa allora eila. Repubblica po-
tente e commerciante 9 e cohi-
merciando i Pisani nel levante \
trasportavano in patria , comefa-
*cevano i Veneziani iti Vèneziav^
quanto di Buona trovavano ih
Grecia .» marmi , pietre 9 tilosaici y.
frammenti d'ogni specie, e arti-
sti ancoi^a . La Grecia » benché
non più Grecia 9 non avea per
anche esausto il suo tesoro, delle
belle arti .
\ Con quelle spoglie Greche il
Buschetto eresse quel montimenv
to i^ìù grande e fiii ricco ^i S^.
Marco 19 Venezia fabbticato* dal
altri i^OQtemporaqeàmente con man >
teriali consiiiiili -
La
La pianta del Duomo di Pisa
èufmììc:^ oioè 4 crécriaifna
dì cin<|[ue iiA9M«;IÌiifga/4t^ pal-
mi;, lRl^3VSf45 ; là ^Mcieira è lyn-
a tre navjetie.di cohofme Isoliate,
-;cd.è aèia>i45 /Ll^tràVA^a ^ame
* à iai^a: jj y^ »iù wfK. ^ a
«qflÈtta Ut i>ti..ca5tem)irt ^rà$ .
. ije oasattC'i ■sb^o- avvolta , . « ài-
- QiKsft iqpBE^ta^ ha ' tt^ eoloiftie
. ^jAtt v4^ .paM , e' <iei -diatnetro di
4 . Ve n^ SODO in 'tutm 6% , -la
' m^ISSio^ parte di gvaniio " o^i^n-
,.t^v. € M:«itt^.di inarmi ^erti .
>Ma tssQ.c^bnnenon so^rtngoio
..^rphitcavei» come nsà la Grecia.
ì\ fiMsta (ia* bassi teippi itnpiegò
' accfìly 1» aochL sono su qife&M ^-
lotipC]» iB SU .quetti archi ti ire éó-
Jonfie accora, pia piecoja, e in
in%ggioi: uon^Bo. .Quindi ritnlla
,^1 4iii Mitra un portico per le
.j^(aifk%,y La «rkmtiya rJriesa non
voleva ^Iw/fe ^onne si unissero
'^cogU uoniini ; .Q/pepctà ado ttè lu
Ibrma i^llc dba^iiicbe^.
, Ne/la ^nm aavata .«ina ^uac-
^ tf 0 .pilo})! g . SU* quali spno <|ii4ty
4ro. ^Miconi che sostengono . una
cupPJA 0V>^.« alta ^4<3- pftM .
jCentp fi<;^tre danno Jnce a que-
sto t«9»>ÌQ» :e nondimeno : restia
scaro :ba troppa deva^i^ei. '
V^MiftM^r^e e circondflit(x d'vh
.oiassif^^ÌQ ^IvQ ha cinque- sisaiini,
.e up jùrcuìcò di icySo painjri , «
.jfornia^ì davanti, che da flietro
e con 2 pilastri • n 3 , oèv^ tgr-
' 'inxMan fp i^v^te/,.ha jju^ piani
• " wclinatf per parfe^ con^ arcai, e
'"^'éon Colonnette^ t^^è <limin«iico»o
-'^tiòpìc 1* jncKnàzìojc de' ijaAi .
;^Lo stesso è óeT 4eV.nel spiano,
-"<lie fórina uni specie' jf\ fronte-
spizio orjQatb di colonna « .te^qua-
.'{t rimpiccofiséoiiò a' misura cne %\
accostano' a^fi ai\gqfi delU oas^ .
\ fianchi esterni sbrio "à due or-
'tfln? ' di pilastri accoppiati . '11
itsfettó.'dcSa' navata grande ^ aldi
fuori sostenuto da cofonìie l^Qn
'archi sopra ^ Tutta fa copertura
è di piorobo./ IT tamburo vitella
cnpota ^ esteriormente d^ccvato
a '8^ (bòTonne "^ sostenenti archi
con 'sopra vai'irofn'amentji , di
makini dté iftnno una specie 'ai
tc>ro.na . o:a
'Co^n /rimèriti cterosei:iet, a'
un' architètìFura ^isfc dimeotic^ta
Bacchetto - seppe! in' > uh ' secolo
de' più tenebrosi forrijar un x^rsi-
fio d'un belriàccQfdo che re^na
Ih tutti i 'rapporti di- queir. ift-
sieine v^to, d^un carattere V^-
rio > bericKè. "un ppf.' 'tetro, rer
riunire in uh so( motivò Matite
parti dispjirace , e farne ^on tbr^
to granmoso, «Viìo^' e^s^'r inge'-
■gno * C^ti sj^^cHfe có^a ivfebfe
egli fatto còìi^iuàteriaff a suo
arbitrio ? "Non avendo, ciìe qiijf
;4ati , A6n ()0tè 'impiegarli me-
glio «Jjie ih quel fe man i.er^ , è
perciò scelse ' la Tòrjha di Basi-
iica •:
.jkip^; j^pecie , di piazza larga 44 * ^^ejsfe i^tiótntnto di ^ih^fiet
palmi, nu ne' fianchi è d; ^o. i to diede ùria' graijd* ?mptiUiorife
aiH'Ajchtfcttur^, Le, aftrc^ citt^
di Tosc^ha si eccitarotto' ad ^b-
«m consimili . Lucca' fabbrìéè'
La. fapcijita è », cinque piani.
Ijl.pruw h. di 7 arcate sostenute
da 6^ coJ^nqf coriarie ,€:da 2 pì-
.^astri . X' 4rca4a di mezzo è' pia
'^r^nde^.. Le tr«, porte, di bronx^
a»{)o dì <xi«w Boj^na* Il s^'piar
S. 'MarÙHo , Vlì\6]i % Molò',
Firenze S6* Apostoli,; 'è il'-Bàttl-
§teroj- e aìiche Pìs^'ìSàrt&'térò,
- v^»
•Sfà'll'm4sàt(/r mèrito M S^o^
ma én PiSTfa di riprodurre gli
otiìtiì Ctt^ì; é' ^1 divèni^' pòi'
ima scuola df* ari^hitcttura ^\ Frs(
<[tr^ ftaten\enti sì amnliraaoqroa-
ti del pij^ 'buon gujjto,, capitèlli
^Stt$Ujto$n dffjpiHfuri , det-
tagli' glassici ^
^D^ Duòmo è il si^o epitamo^fa*
tfnas.tK> lungo luóigo . "'Dà un*
wtrsi iscrizione si. i[ileva,ca feif
etti un i^éccanico sljgjc^ndA ^t
faceva da dieci ragazze i^lzar. ìin
i)e$o che Aiilìe bpvi non ^vreb-
l)etd"pQtuto smuovere j( e porta-
Te Ufi Vascello In alto maV^ ♦ Per
pànto |>petichè sxeao taliesàg.e-
azionl» cp^to è che per il tra-
fpqrto e per. 1^ èrwon^ di quel-
e ijiinte colonna tutte Ì* ui\ pex^
Ro K . cpfiv^pn .^cprda^ a. queir
tio^gt eji^ t^ta piena ^di meqca-^
Dica' da sbalordire i ' suo; ccin-<
tcmporanc}..
fiUSIRi , città aiitif;a del bis-
i» Egitto, ora yi^l^aggìo detto
$aal!?àh:\ Famosa per il tempio
d^Uìdc ^ "di cui restano aoco/a.
Tulne miràbili . Quel tempio. lun-
go zoo piedi e largo, ipo. era
tutto di granito , con muri gros-
si IO piedi ^ e ^cQf colonne det
diametro' di ^ piedi ^ La testa d'
Iside faceva il lorp capitello . Vi
doveano e^er 4 fila , ciascuna di
%z colonne . Le sculture poj de*
geroglifici ,sonp fine .
«USTAMANTE C Bartohm-
nife .} CapDeikno d^ Cardinal
de ^Tayéra Arcivescovo di, Tole-
do, architetta nel 1545 l'Ospe-
dale di SI Gio. Battista... Il cor-
tile '^i^ è, poitìcato di colonne
doriclle sostenenti archi CiB^)
don npra un ^^giato di colonne
jonic^^^'tvtted^ granito 9 in nu-
ffiètò'Ui Vxo. Da questo cortile
i)#<, B. Arti T. I.
fiUS
12^
$1 passa . ftllaChle^ be&'piopor''
f"W^t*. e ,gramlioM. - *
fySTQ « Ia tosta «bfl' nomo
h^ iwu. si»K:ie di aompendio dell'
uoiika fisÀeo e oioraiej; .fii perciò
il pri9u> oggetto decritti tazione
npscentfft Attaccai: la tut*^ «na
jiraaide n>?eaciata> che termini
Ali J)ua(ai.è. H pti^o passo navi-
cale ^delr arte . Ecco le Stfwte^
o Termini % dèrina^ ^Bsej.daHe-
fl^u^mk d!£gitto.> ta^nesenta-
zÌQ9Ì. inipetfttte ad a>r|K> Qma-
nq f (Quindi i busti .' * ■
Qii antichi fecero ^rami^ìiso
A kusti , ' 4^ialih«i te i R omani
|fir ruppresentar liamr d' o^'ni
tatta j Q. sc^ratoitti) Xc imittagini
dsMoro aittetiati iUuséri v de^ qùa-
ii oraavan. le loro ^itationi , f
CQrtill/i vestiboli.) e i gi&rdini
4(Q€ora i» e. Ha ih; ^rade ', ' ma le
tt^te. etan sapxgi erm^^ suture-
;tan. le iscrizioni • Sea$A etlhe e-
f i^n ii^uelle teste: die - si mettevar-
no- nelle nicchie tonde^ o^vàli 9
e vi $*incnxta;vanoe^igil4aVaAo.
Dove la deeocazionte Àvea due i-
^pe^ti interno«d esterno y le teste
eraa doppie ,^ cioè una 4t avanti ,
r altra d^.cHetro. Per supersti-
zione, e per vanità' i Romani fa-
cevano nelle fèste mibèliche ^
privatB , e ne^ funerali interveni-
re i hmti , e li ^ettevftnp ahif-
to b a festa , come i cattòlici an-
cora fanno nelle loMprocessiònf .
Quanto più numerosi erano i hih-
stj^ più pomposa era là h»t\^ «
più riguardevole %x credeva lì fif»
miglia che li s<miministrava .' Per
trasportarli , si toglievan daA* er^
toe^ < per toglierli Vi efan due
specie 01 manichi rilevati 0 in-
cavati , come sempre \ si ossenra
ne' busti antichi . Di *^ue' nostri
pieditcci, su' quaff nói "altri mò^'
.derni imperniamo i busti 9 1'
an«
sifìùdìkX, non dà alcun ifmi^
gio.
I hutfi sori per Io pi^ rkruttà •
Il ritratto non è che una vera
imitazione della natjura . ^^^'
que 4eve esser nudo. H nudi so-
no i busti antichi . Crécca ter est
niUfil velare , disse Plinio . O-
gni galantuomo dovrebbe gene-
ralizzare la bella nudità più nel
morale che nel fisico . Or Et il
vero e il bello è nel nudo , per-
chè i hos^i artisti metton i rii»-
tratti alla moda corrente ? Bgli*
fio stessi convengono che gli ab-
bigliamenti moderni > che sono
costretti di mettere ai ritratti ,
sono un tormenm nér loro , e
lina distruzione deir'arte9' spe-
cialikiente della Scultura •
E' una gran puerilità - caricar^
i nostri valentuomini (,e^t qua«
Il altri soggetti si banda farbu-*
sti ? ) del peso ridicolo cfi tras-
inettere ai secoli futuri le mode
bizzarre del nostro. -«La nioda
cambra ogni mese , e l'artista ha
da diventar , un istrione , e 1*
scultura non darà che marmi ta*
gliati a scimiotti^
' li bufto non rappresenta che
ja parte superiore iti corpo , e
più partitoiarmente la testa , né
può trasmettere una copia hdtìt;
dell'abbigliamento. Dunque si
faccia bello e nuda • £ se non
può riuscir veramente bello* , co*
nie r antico ) perchè i nostrr co^
sfumi hanno alterato, per non
dir cancellato ^ ognr carattere ài
bello , si faccia almeno verace •
Dunque non testa d* un' aria af*
fettata , non posizioni ammanici
rate e mìmiche , £ perchè quel
per^tuo sorriso insipido, qtieN*
ilarità senza motivo > Per toglie-*
Xt qualche carattere * E quella
scrupolosa minuzia ne' peli > ne*
fiOfWttigli V n^H accidenti ^>^eUé
natura , k, uii Incantò per rimpic*^
Col!ire pjù il' carattere ^enza àg*
giunger niente alla rassomiglian-
za. Il secreto della fassomiglian-^
•£z è nel sentimento giusto epro*
fondo àéilt forme essenziali , e
delle abitudini della mehte. ^ .
• Se. si vogliono iusti buoni ,
non si ha che uniformarsi al me-*
todo degli antichi : metodo sem*
plice,_^ vero, ed economico, t
busti in erme pdsson divenite Uà
oggetto' di decorazione oelP in*
terno e nell'esterno d^li cfiifi*
cj. Tutte le facce dei terma oA»
fronó un campo V9fM aik iscri«!
zioni che nossóno unire la stona
morale deli' uomo alla storia osa^
feriale' della sua persona • Questa
fu^il modo usxtatodi^li antfcfci.
Tutto l'opposto è quello de mo^
dernf. Costoro li. situano sdpr«
peduncoli strozzati in più ripre«
se , onde il forte sta Ail debole «
Peggio su raqn^e •
Lo Scuhore Cànova ,. il quale
fresco e vivente si pùÒ mectere
fra gli antichi, ha messo il h/ob*
«to dtìV Ammiiaglio Emo bello e
nndo sopirà un' erma , so cut Is
Ama scrive le sue gesta. Abbia
seguaci .
BUSTO à una rappreseBtaì&io«
ne dcìle parti superiori dt\ okh:«
pò umano fin alla cintura.
. lì Ritrattista per eseguire «
dovere un Busto ^ ha da sapere
disegnar bene le figure intere »
Le ragioni sono chiare .
Ne' ritratti fin alle spille la
testa comparisce troppo grossa.»
perchè si e assuefatto a parago*
narla a tutto il corpo ^ * e aHoia
non si paragona che ad una pie^
eolissima parte. Conviene min»
que. sapervelv proporzionare.' .
Coiuriea ache djffle'-qucU»
deli' originai^ » e «Ha qualità de-
gli «Uigiiamcati^ 'e «bifiU alm
-^ V
re sentii unsk buQna i<m ii . 4i*
cac
CiACCINI i&o.^ AtMttitù
Fiorentino tié xsé% Ih. i^x9» 4>
«ceaolo étì Dono ^^ erease jies il
Ball Pucci ntiìiL Chie» delk:Nun*
liata una loggia ora archi « con
colonne corintie- di pietra Sii?tna«
i^e il ricco Oratorio deUa &•
miglia Pucci » e il, coso e T aatar
niaggiore delia Chieta di $» 6pi«
leto »
.CALCARE ^ incollare ima
carta bianca aui rovescio d'un
'diaegtto ixapiasttato di polvere di
lapis rosso o, nero» e con uria
jttota di metallo non tediente
ssit^rae i contorni i e poi trtt»
tsggìanitf ie ombre . . .
' Cài cédcg eeoza saper disegna»
ne «• trascrive una lincua sttanie<^
xa , ohe gli è òifiigttincante « E'
inpossibiie che non vi commetta
smne cviert>« Onde il cslcgre non
è buono a niente per chi non sa
niente» ed è poco- utile a chi
fa • Giova soltanto per i^teditez*
sa degiUncisori 9 che szpj^àtio
però il disegno » Dunque pocliis*
«imi dovranno gsicsre •
CALCE si fa di pietra calca-
ria cotta al ibcno all'aria aperta.
Bntte cakatie son aiielle che
Cuna effervescenza coir ac^a fo^
to': tali aooo i marmi bianchi.
Ir conchiglie , le ossa ^ i sassi di
tocca» e ogni pietra estratta di
fatoor d$ cmra umida combros^f
purehi «cm sii^ «ufo , o altro sàs^
90 arenoso e QMsiM^ipiù dum ad«*
no Icpictve calcaiif i «ùgliórt cal«
ce-da<itt<l* . - ) : , i
Nel cu^er esse pietse giove
adoprare iti cia«Hixia.cott«ra<pÌt!'
tre della ste$sa sDecÌ0 9'«./dis||Oii{«
le in modo nhe le pie gsosse o le
pi& dttre sitfno più vicine al cen-^
tro dalla fornace* P#r cikinarsi
a 'dovere» vuoi tesser utk fupcp
violento e continuato per j^ o»^
te ;. La «ottura è Atta » «^uaMlo
dalla cima deila ^^aace ^ a^
una -fiamma a «lise dicono viva
a senza miscuglio di fumo ^ Al*
Jpra Iti pietre anno d' una biaa-*
chezza nspieadeate k . Si lesinino
raffreddare » e si mettano^ entro
b<>tti sattù una volta vicina» per
trasportarle poi aMuofi^ destinai
to.. Questa e ^ella che si chià*
LsL^ii/ar vinm è buona i u ae
diviene d!nn volume la metà mi-
nore dei sas^* primitfvo*^ ma^ di
attaggùxr gravitava* m percossa »
risiiotta ;^ 3; se quando si smorza»
fa scoppi con moilto» fumo ; ^ co
smorzata si attacca alle pareti <id
recipiente •
- Secottdo le sperienee di M. de
BttiSbn » . co' fornelli chiusi si ha
* miglior calce con minor dispen^
dio • Questa calce rimane pia po^
nate f amOièisce mem> acqua nell*
la u
/
$8tiogami ,^ no» toMiogncr* {di
"dneseolkfllMt»', -*&» 'ptà^ abboli-
lianzs <i' aiiaalt iisù ^ h pia ghib-
nesa ^ \e>'regg9 pitr sii' acii . . ^ v
Coets chei sii iacdbr^ non là-
$Dgii» tgnianr 'taoito -k BÓbrtsrla
tatra vasche con accisa chiara^ «ha
aén trq>pa fredda , wà iii' cnompa
abbondanza ^ -e rimescolat' ben «e-
iie . Se sd vuoieconservada ^ don-
^▼MQ (x^nirfó cfifiR'iiii buon ^edc
4Ìi sablaa ..•
:j GH'.anfiitJd: «lèataranotrn «ligiior
-«^ftitxMb di smtiriar In calce^> i&a
•Cdpfwraiio*iH. moita^ «abbia,' e^^^i
(paiigevaa sopra dell' ^qtaafv eia
>aui«ceacvj« eèn^ranuifiata^ Ce-
lti Ite TÌBiiieavfti'iiilàiCttloe'ifiràBiJtfe
^Imioofa :deli pie bél^baainfre'- '
> 4jsl caicefifiiigéiecei è quelitt- cbe
"lir pia isoli -é iOade ddpc • i 'nkt%'
^Tfàli ^«ilcati À>iiooicarei di sali , si
'fuòiottr anche cate ^uoaa coti'
~<epe#àziene «eguénfd^. 'Si '^facciaiiQ
-due «eciMcnfF: nel '«uperìoce .isi
Maem''iai4iakev e ia ^l'Utscvscé-
9 lÈPt >iiei'^eoipMte' injfbtiore v ' in
^cor ^i imoHi itanta ac^ua >' ijiqinta
cee^n^tta posm jnci pttteo is^si^^piiò
ussir ao^a . «arìtia «'Si fn«soali
nei^ìd iasci nposaie pef. .^ vie.
-fildi «i Jevv^^fwst' ao^i];(' ve«da-
-wtwfvtfaa di: sali V e^tDn<ecvi
•9n^bart2').'QBel tsdimeiico die ve-
"^te liei tode dbl -tvcipientc <si
"■iMiiei^ via ' Sf f imetfii^ nel ikci-
'^ì€M0'WttpetiCfft' n!9ù»iL calor>vi-
^a'^ # sr smoni con '^eil' ècmia
verdastra imbottata, tu la-sc'lb-
ixUindkw niel Teoi|>ìet]re: iafin-io-
«e /- £ocD dna • hmttn cake^ k e
^wt»t^ magUoté^ ^ se ^d t=eplica(^più
'^elM'i^ suddetti opeif^fifionev /
' Lisvidàice esfìnfiralì-aaóa ai jri-
vifica ,< ì^i ritoltila co^oe-viva^ dèlia
detesta forza f< se le si^ia subire un
4UOO0' dello «tesso gtadb ^*priw
^d<; Ónd^^si' 'fttsoiiDYicadcBwie
'i ivceelir tileifiacòr een kBoltOrJrk-
^> JLa*;Ckk»rèr9chiQqfteuRa'«6fj|iii-»
<xa' cbojper l'imiogkt^ d^I iuejqo kz
petdupt bt jsue. parti voiattit »
eioè -'ii 'SDÒ 'loaiicipi^ te^ino^o .e
gasoso j e avendo a»oilMl% inm||(-
«9 fobco^ )è'diiremit»^. pia pesan-
te i ina ie* sue parti san onex^
C3oe$jone , ^ e. perciò ^ia ^ -eatifiii-
-e». La tav9tickà èli* fendetiea
- ebc haeno ié parti d' tm corfio
•di Uh irsi'» colle patti' d-v» Mitro
•dorpo. «Per' i|iieit' 'Mtriieioiie la
3caiccr s^'incttrpore< eoil' direna i :e
^eoRgU^iea i uniterifeli deUe-fab-
■ brieBw ■ '• ' !.. I A.M
-rirrAle^contcRiti' di Metc^ 9Ì'i>|rova
'ana'epeDÌe scii> pietta forte ^ -eoa
tentisi ^ lina cak» eì «fcceUle^te >
"«he ORÌsta così ijsnana, idi -BiHÉK^'fa
una sostanza st..diira..<he^ a\ iuh
'''pi^a sole nelift vòìtfi «eeee>«lfìua
altro^ -ttatéviBdbs 'r ? • i - • ^
; .C AU>Eft>ARI < t)mf9^ ì «ato
ÌA Vfoensa ^^t» ulubsetittlidlafil*
'tAtohitettMi^' ' seÉtor - mfcstct' ^Ób
-i^itó ,i Koai i jdorti %-. c»ne( si dftte
ifàre , ed è. riu^cit» tak onehÀteiec»
-éi guato, purgacò de^fk^ oioore: el
suo cc»ciiXBdiii»t iHiiiadÌ0r«.r JL»
casa |ier ùl^Sig;^ \Anei>S^hl ìq >VÌ-
^ceilza è ben -jatesiiy Qome|(^WUa
«dei Bonitù^: e idel^Cordetiina % •«
iiì sabino, dé'^ Cteti- Porto .. in > Vi-
varoi^ Q^tè^eaitnedilki del
Caiderari^fannft ohorea* iui^na
-V.iGeontyce 4t tMCtar icaHa « t
'<DALLI€R^T£ iiuàeme eoa
idino : ooatuf i -in Atf ne • i). faiii^
•^so* tenpie^di^Misieiiva detta /W-
tenan^y Vek9JRei^<'<sitttattGt 9X-lfiL
-cMtiarde^ reesa ckeidomioeta la
«ìttàv.» YivAtBsex*- .. y ^:. •^^-.^•
CÀLUKftAiGO ficltltOM^ll0tf^
Jebiteetolfa■lO6e '^r rimKmftione
^drchtiiae . Goriatif» 9 $4ir*^i
impiegò ,%'QQrtfM jft« tu» TeM«>
pio 4
GAL
di quel capitello fu la ùmoìmìì^j
die' ttiereaaiQa^viUul. nubile di
^Corinto là su» twtiiicr^eedndoLil
. costarne di qutì ' ttmj^ fo^ 9u
•Ja tcmbà im «paoisre rzq^ieno di
iMif^aftetk delk ntgazza , e lo «9^
fti eoa Hna ^gra» ' tegola v Ixi pó^
'M a caso su: 4^ una), pianta di
A^nio i hrAnc»wsrns,é, Quella
•ioÉta germoglia V e 00? suoi gan-i
ii e eoTle' sne fbgiJe^ ne rivestì
grazioeaitaente il paniere « Calli-
maco fl! imbàttè |i vedbre qiaelioi
schertEO 9 gli piacque y t ne &ce
il capitello Cocincia , e cktermi-'
nò le proporzioni dell' ordine *
Allo stesso artista si attribui-«
tee anche 1* invenzione * d' una
lampada d' oro pet si tempio, di
Minerva in Atene ^ hi- cui- ki
ttbppino «ra d* amianto , e at^de*
l^a noeti e giorno, per un anno
intero senza rimettervi olio.
CALOTTA 'è una vòlta ttfnda^
^oeo elevata dal, suo centro . Può
'4ilcbe' coprirò, uj» pdligomy refgo^
'lare* Ramlsc^Ia oellcczar. aiii è-
■ ttMomìa de' sostieni , ed . é. abba-*
stanza solida * Si fa ^ncke di le^^
'^name riviestito^ di stucco .
CAMERE degli anticJd . eran
piccole) a volta,, ricévevan lume
dalla porta yO da finestre alte da
non potervisi atfacciare,. Invéce
4Ìì cammini avéan tubi cke vi
coriducevan il caiore dalle ^tuftf .
£rano intonacate di buono -stuc-
co, en €Ui eran pitture i l/pavi^
Mento era per lo' pia dH^mosdì-'
co» ' La seniplicitA er. la po^ietà^
«ran i loro principali preg>. .
Lo nostre Camere deboon cór-
rispondiere ai nostri tisi • Quanto'
]iSù gmnifi più salubri . La cor-^
rispondenza iéìt porte e delle
Aiestre , l' euritmia , ie proporzio-
ni M^ cose MHnm^i « Coioi*
liìier^qjttadditer' som le p^ belle <
'Stelk ohl)ingbe Im kinghezzanon
dev9 ecceder dimoltAtJaiiarghez*
za. .La». decQtMpione-.deve esser
iQba!Vienie]|ite al carattere pitico*.
lare di ciascuna camera 9 e»t^te
k caoKm idcikboìi . iomar im ca-
< faittcre^ coiKveniantei a&^^nittfo vxr .
sèemo. deil ' abitazione v
CAMAdÉO èogni pietra piccola
>iiioisa<ÌA'tìlèevo. Oggetto gran-
de per gli antiquari , pet.i <iu-
TiQsi^ .per i.diW^anti, per gli
amatoli*» £' anoha , un ciggetto
per i ebooraltoii. . tieUt. djccora*
arioni deUe iahbridio natkhe ^ «i
scHGjprono ficmifftfi nn ti in .«(3icco f
JUéUello li. ricacciò. ih 'dAoda ne*
rabesoii delle sue. icag^i^e te né
è fatto poi uso ed obwso^ ^eìlar
^aUeria di Villa AlbaiH i* Roma
1 Qémnìei non /kmiò» §m%i y ma mmio
' veri jdi agata . Ma>pen tutto, al-
trove sono ài. stucco y?*Q: di «ca-
glicela y.Q.»I più di;.jvarm9.< . Sé
.n.'..è Atto grande!: abuso •niella va-
rietà xielie forose . e do' colori f
^ P^gio oóir in^ieg».*- Dove at
pi^ssanp adiitf are coto^amiiteàienza ^
non. v'iè cbe .il. «oio niion spnaor
. cbx possa, determinarlo » lì buco
sènso è raro 9 dunque di raro sàe-
no itfip»^atiy è^ in forme ^mpli-^
ci ^ e con ipìoA ataaDniosfT.e va
siti più >rtcinr • aUò agdacda 9 e
Cam .sog^t'ti .istfuttiyi e tpnve-
nienti al luc^o .. Storce iieaé'
qualche bpl 4émm€9uiti. ^zìcngi
gabinétto»
> €lAMJdINp^. .Gii. anfiichi èì ri-
scaldavano nelle ioto cariieré per
ti^bi provenienti dsh tì^é soctcr-
ranea^i Questo' ima pùà praticarsi
nelle nottre c^ae ^jpià. plani abi-^
tai:i dM £imiglie «iìtterenti.
Nelle, wcalé de tkostrì palìiaoù si.
-vq^gano^UM^oractfmmiW immeosi
ilecoiori d' aicUiettitre:i» dì scnlV
1 $
tu--
X
tVt CAM '
tute di mrmo o^i» tuett ^ fltau-
rij ma d' una manleta HApiMienw
te . A qt)<ft^ 'ù0fwHiii^ colorali
ÉOtio sttceeM^ Migli > appartameli^
càmmMi ntffti Ma Jrandé ipi^'
dhtó «dpwi . '
La gr&ik^tza dil ismtHìn&^t^
csiei^plro|K»nìóiitt#B a que^)* dek^
la tatnem . > Ntollé camere' di roe-**
dMfrtf jifèndezstf gli sHpiti «tei.
€»fàmiiio'ftsi6Gn -esser afit! 3 ^iedi
in circa^ "il ^ dój^o né' saloni ,*
neiie •gallerie* ec. • 6i )>ttteRde^'
che àmftchè ìXììrcmnmm$ nòA fae^
eia fòifto f debba «vere fatiti pie«>^
di quante tese ha la esimerà . Se^-
la camera è Jtrnga 4 tése , Jar<»
ga 3-9 alla -3^9 il tmmmifèo abbia*
4 piedi di larghezza 9 'S di aN^
tezza» e t^-di profonditi. Lade<*'
coràiforitf isatiè più belM quanta'
pìtt senfplìoe 9 e pia conveniente^
, id cammino est ìn^Oy e di mate*
Ha ptà soda . £ di materia ben
soda -deve e^Mf tutta la costruì'
zione. La forma interna del tb>'
cofare, «te è' eli ttica v s^rà pia'
pietosa )* ^ riinanderà più ' calore ;>
' E" importante' la situazione de'
gmniHini • Pessima è quella tra- fi*
nestre nef muro ài facciata,' e
nell'infilata delle porte? h un e-
, sporsi' a laneettate di vento arici-*
dule . Ls irtiglior situazione è nel
meno del itinro che si presenti
«G^to neir entrarvi . Allora la
«ua decorazitane farà euritmia' cò-
^ì altri • omamenfi àtih ca«
tnera.
^ ' La' m^gior importanzsr è <:he
il cammino non faccia mai fumo •
F^ fumo per tre eause • r. Per
mancanza d'arili interna. Il ri-
medio è levar un vetro daHa f^-
nestTJi , e mettervi un riparo , o
per un tubo praticato neV pavi-
siiento introdurvi dell'' ari* ester-
CAM
^ Per apertura * troppo grande
rispetto' «ila litngberza del£i can-
na. In uè caso o TÌstrtngt V a-*
pertura , ò skmga la c^inna .
3/ Per impedimento di fabbri*
e» che al di sophi predomini «iil
cimarolo. Questa e la causa piìk
ordiifana- per cui ì-tsnrmini fuma-
no. liTÌmedio è sicuro, se si ^
ilcimaroio pia alto della fàbbri-
ca adiaÌKnte . Se la troppa altez-
za è cotrtraria alia ' solidità , si
può -inclinare ii cimarolo , e far
^hexosì inclinato arrivi aliafab*
brica adiacente su cui s' innalzi»,
o 'se ne aiiontani tanto che ÌX fu<^
mo* ripercosso da qudla fabbrica-
non possa ritornare giù, né i(
vento riflesso ^1' ìmpàisca F u-
scita. V,^¥umtsfeDiSHoffn»ire det
Arts tr Métiers . . •
Le canne de' cammini iteMiife-'
renti' piani d'una casa sifaeevan,-^
prima verticali l' una avanti l'al-
tra*; cosicché quella del prima
piano era nel mezzo dei muro «
quella del secondo aggettava fuo«
ri del muro un piede, e quella
dei terzo due piedi. Aggetti di-
sgustevoli entro le camere , e
contrari alla solidità . Vi si è fi<r
naimerfte riparato col far le can-
ne sbieche a destra e a sinistra
lungo il muro • . Questo metodo*
li rende anche meno soggetti 4
fumare .
Il rapporto fVa la canna e il cam^
mino e che la superficie di quella
sia ^. delU superficie di que-
sto . Se il Tsmj9»f9fsèlargo4 pio-*
di , e profondo 2. la sua super*
ficie sarà t; oocle quella oclU
canna sia '2r8 . \
I cimaroli sono suscettibili <n
qualche decorazitoe ^ se sono mol-
to visibili da un bel punto di vi* ^.
ani in qualche edificio rsgguarde-
vo-
CAM
fnioameAt^« Ma' la ibr<x^iacipal
decorazione è nelh ibraa conv^
piente. Un cimacpio. a bi^-ca ad»
pra un tetto «iove. >saràÌ^Ne{i
emporio deiie belle arti y in Kto*»
ma . . ^ .
, I Mmmini ginànti si fanno in
ub' muro tramezzo /'afHnchiè .il
fìioeosia. ora in nna^xanera^ .x)->'
ra ntW altra . Basta che* il rocob^
lare sia idi ferro impecnato mQ%
bilmente su e jgiù ; con un xò1<k
pò di piede si dPa: girare i e M
fuoco è ora di qua » , era di là «.
Ma i dispendioso 9 disile a co-»
struirsi^ bene 9 e^ faciie a gu^.f
starsi . 1
Più facilmente e,. con. magf^ior.
semplicità sì può^avcr.nn doppio.
cammino ^tx mezzo di due placdie.,
di fervo, una d'avanti > i' altra
dietro al Scolare 9^ che scorrano su.
e ^ù ^tii loro telari di Avrò ,
Quando si» vuole il iaocp di c^a 9
a* alza la placca d* avanti ^ e si}
abbassa quella ài dietro , Si /a V
opposto 9 quando si- vuole iiiiia-.
co dalla . parte opposta . Questa
ifjeccantsmo è senaplice come, quel»'
io di due séccKjy de'quaii uno
va in su e i' altro . yt in giù 9
attaccati ad una catana 9 c^^c sta
sopra Una girella*
1 cammini angolari^ alli^prus*
siana^ ali* inglese 9 alla £ranclir
i)iatta^4ion sono c£e per i gàbii-
netti . '
CAMPAGNA C^'*''«^w«) Ye^
ronese n. 1552 sfultore ^^arcni-
tetto .' 'Xviitz la sua arclutettura
si ridusse a sederi e- ad aitati -9
t gli uni e ^1] altri iiaii poco J^ic
sogno d* architettura . ht sue scul-
ture soiio sparse special oapn^e .per
Padova e per Venezia. E- s«o
il^ gigante neir atrid della Zec-
ca . B%\i doveva far ' anche il
mvsoI^P 41 Fra Paolo Sarpi.; vak
non fu eseguito ,
.CAMPANXU superHuilà^ de'
Crjs^ani . .. La superBujtà e V 9r,
bu$o òt\h càmpaiiQ ha, prodotto
i campanili , co' quali ^ 1^4 pjre-
tc«o ornare chiese p Città .* Se si
méttono. ajila.f^iataL delle chic*
se, si h^nnq per ornanientp di
oi^Jlé faic^iat^^ Se >i f^nno iso«
ftti e altissinùt si hanno per gr»
namedti 4ejla citici 9 . e jper un^
sj^ecie di. pe] vedere . Chi si rgm-
pKa in cima a ."mv campanile»
godf una bella. .yif.ea,,LU^a città
qjwnto più .caftip^nilejggi^ , tpr-^
reggia, :e c^f Reggia,* piò spie-*
•o fa da .k«gi t., yksL txs^ tanti*
milioni di c^inpaiijli . chi sa se'
neppur qiìo. sia.,8rchitcttonicò, e
^fjccox^i colla fabbrica cui è^an-
iie$^^ vLV|oghiI terra vi si è sca-'
pjjijcciatat L' lé^lii^ ^ ripiena di'
questa superfluità * . e.' i' Italia è
anche la. regione ^iù sc^g^t^ a*
tcòniM>ti«^ .1 prioii 4 ruin^r^ ^»
no i Campanili.. Frattanto n^; sq**^
no it^ piedi molti da: mplff secqV*
li, Quello di Cremona 4 alto
37*. piedi > è pritn^ quadra.;<);9jgoi
ott^png.,. Non v' è città in l^a^,!
Ufi che no;^ si glor] ^i ; ^ual|:}^^ '
campani}^,,. ftùejlQ di' Str^burg|''
opera ^del. Secolo Xlll, tyxtto in-
tagliato esalto S74 piedi» t^pii^
alta- piramide d' Egitto iUìqI sqr<^
paiisach^ ^i ,.^5 .piedi. , .'Onde il.
campanile d; Stràsburg è, il se-
condo monumento più. afto def
mondo *. Alt^z^^e /ìiti/i j, i Gr«ci se
pà, ridgrebb^rò» .
CAMPBEJLL ;jmt<yc, MvitrUr
vio Inglfjfe^^ cioè 4' unj^. coJfcziOr
ne in 3 vol^.in/ol.ji^llèpiu.belr
le fabbriche. dVlng/iilterra . Diser
gnò a^ph>iJi Cniese;;, Pàl^zzi^
e Ville. ^. eli Ppjnte <ji X^i^beth ,
tutto d* opera a bozze cofn duc'
l 4 tor-
1»< QAAt
tdr^> M|[i,ardtltettQ Otoideée ftp
ilÌH9tr9(diiHiurÌ8in)^ le signore iH'
RfDHJ^if . B«iulliè «i^iOre flli»*^
sn:js^ni9.Mi «militò dia {«tcm» 5*
e»9<Ji ifl,:llll*arfa ili RtìdtttJ.tó
Reumi riUifa vtecckia ^ptofttni»
CJte. gl^VftWr non sdiDo profetéBSiei)'
cl^.^r^Oi^i Inticenebbe il jakit^
20 jfi^bWkqr^ d- Aaisterdaio , edièr
egU id , rifarebbe ' pia bello %■ ^^
vuo(«i^^h«..poniàegi3 si applioas-^
se air architettura . La profezia
qUe9jefi^olta,.A(«yittròJ if i[)»Iài-
zoyiuftendi^i fi Cmàpdi lo rie-'
dificÀ Mfo «.Mgjaificoa 6hi ne
ìba JbtU U de9<Sri2ÌofaDr'iiOfi éi su-
zia^i Mwrki; e iantoi die lo
spisela ifier uà compendio dei'
liuwi gM«t^ ».j# >er «n capò d* 6»
pera dell' arte / Vediamolo un^'
pO(»,#;n.' .''>'. • ' •
6: w . gran.^uadrartgdo hmgo
28^ .BÌedi 9 Jargo. «is2 ^ 1) aito ik^v
£\ jdanraeo su ''i36$9^MlìBcsLt&fi
cooift. jpkdiedesi ih que^fbtidi'ma-
faQ$jiial^ priocipftlè jdà -run slibii^
sanfnto eh« ik: il piantecreno , ^*
«Isa., una, -pUastratad^ ordine- com^
polito 'lobeubbraccia due piani di
finestre ; e su di questa trn^ altra
corihtiar^ «Aq compretitde dse At^*
tri tan^kì , di; finestre * Questa
deconwionie , è bielle triviali inar^
•hi^etlMìdie i Le finestve «on^
lia^iiQ'.àltrQiériata cbe di feènK
ni lè di^igbiEiandrk ;^a taccàir
ta haf lato twitfoiint; qudlò di
nesaofch'è più .^ande^ e JmÙ'
aggetiMO'^ qiiB& dfldle^attemi'»
tà7^Ji» tui iroutdjpàia ricco 41^
filante e- di btomisfÀaivL ì^fil
fcfttóftà d? mómse'-èamik ptr F*
«fòtó^ .'tl*tòft?Yittìdtì[b'« déF.*5
no pieno ricche. , Le^ 'sé^tbrte^
d^ ^kntetiéMo ikihib' pi^e^ 1 L'
interno^ è dè^ più sontuosi . Que*'
stb )id!&id^'A òìlofe H hobil^r«
fi^'ftcè^aftijlìe In AtttofaftfaHi
iftr TOm>; é' itohi taiusòW
*> A«fi«^gli, B all' Aja il_pa^'
ìiùtto ber^ Maurirfo di Nassatì^:^ -
fJi AtiL ptìi MV opera è l'ausò
cwè sc>{ié ftré dèlia sua fortuna *.
E* 'fòrtufia r teteèt riéco e noK*/
le, iWà-TImpiègat Quéste fwBne
per apprendete e per esercitare*
professfcni ut«r, Ì Wifto i Me-
rifd grailile esercitarle gcheròsa^^
mente . Egli hòn pieser mai hiilla*
né dèll^ %uc pitture, né de' suoi
disegni artbitettOnfa . ' •
CAMPEROC0/V.;> fu tèi t^Tt'
incaricato dà! Cardi naf Xìmenes'
: di fai- la ehfcsà e 11 Contfento ÒV
S. fttmcesed à Fordelagiiha sui'
patria. Là priftcipal dpehi di qbe^'
std" aithftféttò Spagnutìlò^ m^ hr
Catfédràte di Salamahfcii;' d*^oh'
gustò 'fra- fi Tedesco e if Greco :'
Questo stile si conserv^'ndlaSpav'
gna ptt' altuHi anni del re^o it
Catto V, ^ • ^ ^ '
CAMPrOOGllO. H Capì f olia
fu la Fortezza' df Rotea, ad'Y-^-
mitattiofre di tui Ittòlte città delf"
impero Romano ebbero cspffalf^
dove tef radunavano i 'magistrati .
R avffnna , Milttno , Augtóa , Co-^
Ionia i Nlsme « TWèsài Cjtìtagl- '
ne \ Costantinopoli , e Sa ìSfgm^ '
«ftleamfe «h jamaroh tééhW} il lé« "
to principal tempio, o'l!*pÌftnc^'''
della cHlà/o la iSrtezzav^
' li :Cax6t»idogfiò drRbma'j^-'
^al« non ' i90Àserva "ed capittmer
di
n il &fl)QS(> xcvp^^m <^ioffP.Q^^
pitolinó.i5qijó,?9CCftjA;iti. 6^«i^*
na 4 cwirvxsa^.'. ... r. ■ •:
scenda per. uf)»coi49a»t», Ja.^|I!^
basalto che gettano àcqbà» edcf:
lUocheg^a 4a,d9«,bai^str:atf .
Tn su élm^I^i^ b^aumf^l s^
cui sbhòJc statue jp^jk^j, di
Castore. '♦ IJòiluce ^. ^;asfgii .^o|
suo cavalo ja^b];igba^)i , Di, qna
e di , là , sopo . trofei . orediiti 44
M^pio , due istatucdi manii^ . rap-
presentanti i fi^Ii di ^lostaatino,
€ due «olqjjnè iniJIiacie. Nel .^ezr,
zo della 'fixLyi circon^atat,4a 4i^.
scalini i la ^f^tua. eqi^tre. di
Mar<^ Aurelio, in bronzo ^ '
ir^palazip di .fronte n^: nioa:
doppia scalin^a scopert* balau",
stta^.,, sotta di cui i unfi fen^
tana ornata iie(^|n^76 <i'uA«
Roma' tnonrante ..di. porfido t e
iateraln^ènte da dup gran ^mi U
Tevere e il lutilo , QMfs;tQ è jl
palazzo delf' unico $<n<itor^, di^
Rom^ che non ha. più senato^
La sua /àcciata ^ di buona, fnàsr
sa Ve si presenta ^Jjepe. . . . i
De* due . palazzi^ laterali im^ )|,
Eer i Conservatori ilella citta cke,
an Tobblud di non xonsgtyAP
niente ; V Sxtro i up muaep di
sculture * , Entrambi ricchi, di. *rt^
rità. . ^
Il disegpp di tutto questo, jn^.
sieiqe è £^ Mich^i^»|o^ esr»
cuito da Giacomo .d^lla f^or^a »
Le masse vi spn jaau;»iUU 9 ma i
dettagli soy^.m^^i, # i ipapri««i
non soiio rari, .
CÀND£Ì>Bkt. Gli antichi.
non usarono candele, di cera.» ni.
di sevq^, ma lampada. 4.*'9tIio% e
gan
♦If
|rÀ]k. ^;l^a. prima, ddi'ìo&v si fjH
cevan lume di.mottr.tioil hgtA
sefi<^ «ohi. ardevano èu d'uhò^a*
etere jà > tDfl^de.i:-col;|ti.pr«ticiisÌ
«otora.illì ménte abbbsiance'di.
legni .ire^noai aronte»iéi«'l^rfra^
s{i0lìtac^'pci^dde!:hmii)^ él^iaéhpi^
r^vafKr.iisctitti.di «oeiftiiiicoe 0 di
Ittccbeetr t^Ìnosé« XkiiUfH i'<im-
d^l^ti.ao'tif^^ upèf jIo /fi4ù 'cofH
/ormati .secondo :i«^}»ritfiitivliiièi
dc^iu^iV •ckà&.ib^gk €^^ ^ae^
ciiHts I a..dii)rac2eri'SPttìspIed^ «
LiAntfChicà di'.Roimi^ « di Br« ^
cobnid^e daQào:.fifCte .le >H|rro«*
vek.> ,• . V ,:. . i-
V\^évoì coi laAbatè aket^ '
le ori^naa fixme^ e* ptf la siha*^
W . di ornare 9 i ylimiistd -zami^'
di grifi e ^' altre bestie 9 e kk
g|Iiaml di acanto r e : capitelli co* *
Tinti 9.« hambipcei ... Anchie al di '
/noci de! temo j., mhI £:egy,si^oll0
eifigiat}\Mfi4ns]^^r/ . •
I nostri can^ellim cht servofroc
per cai&de)e,r »òti;per;Um>pàdes
noil hannull^ delP^nticó -^ PQCd '
m^Ie ..II' mle^è f he «oM^ in U* '
Ila. del /Caprìccio . dvìtt '«i^fòtreb^
beco. fare. a. cc3ilQnae}pe4, ^u-di^>v^ -
rio órdine mì carattere- d«t> hio^d '
' cui/servono «. £e si. «o^iono più
,ria;hi^ si poirebiierojtfAtt dàlè^ ■
> statuette di irario- g^erìi':- UiHi
ctatMa pu^l>tener. .in mapa ^un*-
caadék . meglio idi maù ^scettro , - é
d' Bn.pàstorale^^ t' .'- . . -.»^
CANBFQ&i non sono oamtilc;'^
di ^.ma giovinOtti^ie u^&kiit cktf-^^
portano la. testa' candstÀ cont»*^
nenti.cose spettanti aMÒrifislv
Pesdiè dunque, in. ViiUa^ Aibanf
jm^ie^arne qi&attvéi in 'lanini di
cariàtidi a sost^eneit sfotsescki ^-
CANBLLATURE;^a inojut %
vi lon|;itudinftIi Jtéit dolomie^'
Quahinqiir ovigìfe. ae.m^.ùaÉs^
sti-
fS^ CAM
«
ftkhif > o dalle piaghe delfe vt*>
$ù iBulieiirì* o dj^gn screpo|ì del-
le cort^^ce degli alberi , .q'dalle
Strisce i^j^nste Ì9lUt piogge f o
daigJi sxi^ìti scanalati & Cerj ^ ò
ds' lavori degli scarpeilini^ le
canelUture non sono cfìe an or-j
némento . puraancnte arbitrario k
Ma questa ornamento invece di
«bfadiiire , imbruttis^ , è . tanto
più quanto è più affettato ceni
bacchette dentro ^ e a spirale , e
a tprsi* Sì fatte cane f Ut un ^i
sono .impiegate anche ^xi«' y/ui ,
Ma il loro principal rpgno è
nelle colon mp , dove ^ ^oiao prò*
^c leggi ptr ia.jMialità^^r U
^uanrita secondo u c^ratj^r^ de«
gli ordini.
Si spn pretese ancher necessarie
per fv comparir più grosso il
fUsto della colonna > credendo che
l'occhio, nel vedere tutti «^ueglf
alti bassi 5 abbi;^ a vedere mag*^
gior dimensione r. Ma 1* occhio vi
vede anche diminuzione di ma^
teria» e vedr^ ia coloaiifi più
sottile •
CANNELLO pezzo di metal-
lo tornito e traforato co{ne un
caimello da soffietto che si met"
te a vite al tubo d'una fontana
per determinare i getti d' ac^uj^ ,
^ fanno tre sorte di cannelli . i,
ftmplki ^ cono con un solo fo-
ro, z, Compisti appianati %ì di
•opr^t e con molti tratòri nella
ttiasuiua, con fissure e con vn
fascio di tubi che formia girandoir
le e gerbei 3. di risparmio ottu-
rAti n^l mezzo, e ^P^rti nel din-
torno • Si vuole che i semplici
di^nò mena attrito , e che la pia^
strina non d^bba avere che due
o 'tre linee di grossezza . Questo
inerita atteuzione» poiché un c^^i-
0€lh grosso dà un getto più. alto
che m ^#ffmr//0 strettoi i^uantun*
que es(i cannelli escano dall» stes-
» so ^erbato jfl, I cahUeìfl semplici
e composti canno un' getto pro-|
porzionato alla loro apertura : mi
quelli di risparmio danno^ menò
acqua degli aitrl^ e&nna getto
più grosso, e, di vane osure ,
come di pioggia, di ventaglio ,
di gerbe , di sole , dr fiiranaoié ,
di bolli 5 di neve ec. Ma quanto
pfù SI vuol variare la fórma de!
cfitti,^. pm ^ac^uà si ji^de . y.
Marfotte diji mouttemctit des eaux ^
€ Thè ori e pra^ique dùtarSing^e^
CA.KÌSlBVKKlX.4^tonio:) ar-
chitetto R9mano ni t6$i * Edifi.i'
co in Roto la Chiesa delle Sttm*
. mate ; cosa ben ordinaria . Ri^
moderno auella di S. Gio. è Pao-'
lo ; é dieae alcuni disegni per la
facciata di S* Gioli^Laterano , 9
per la Canopica dì^ S. Pietro «
che non iuron eseguiti . Andò io
Portogallo a iàryi un acquedot-
to^'ih cui ràcaua non volle!
mai scorrere . Sl^aizò a. "Nàpoli |,
dove cpstrui iLreal Palazzo *di
Portitì > e ilr Seggio di Portanp*
va^: nemmeno in questi ediHcj e-
gi| seppe procacciarsi onore .
• CAPANNA è, il modcjlo dell*
Airchitettura Greca « ma non già
il modello uaiversale di tutte le
architetture dì tutti gli altri pae-
si. Ma siccome 1* Architettura
Greca è la pji^ bella, la Capan-
na perciò k il vero modello del'*
la bella Architettura • Y; Archi"
t et tur a»
Le' forme della Capanna sono
state varie in ciascuna regione
secondo la diversità de^ materia-
li, e dcU' istinto che li ha pó-
sti insieme. Ma quelle forme a-
dottate una volta dal . bisognò ',
non han sofferto più rivoluzió-
ne: le rivoluzioni nascono dal
lusso t e il lusso è nelle città ,
do-
dc^e h cnpMigta A ipiàdn-i.
Le Capanne sciùo ora in Ft-ancia
come erano 20 secoli' fa tiellà
Gailia. Sono > come erano a guisa
di p»gli*i irii{|iastratì d* argilla
con un coperto^di* strame alto e
acuto , cattivo modello d' Archi*
tettura . '
La C9p0nfià d! Grecia fu la
tt^igliore che altrove. Il clima be-
nigno ài quella tonttada fkvorì la
beila disposizione dèlia ì^ua pian-^
fa « e la' giustezza delie sue pro^
porzioni . I legnami v^eran di-
sposti in un misto ftììct di soli-
dità e ài le|«gerezza, in un^ac-
cordo armonioso di pieni e di' va*'
ni , in un equilibrio di forze,
di spintev e di resistenze 9 in unr
rapporto del tutto bolle parti, è
in un temperamento tale da tra-
Sortar poi il legno in pietra,
ella loro € spanna si servirono
t Greci per modello delU loro
fabbriche . Furono sempre costan-
ti in osservare quel loro model-
lo \ non se ne scostaron mai , e
lo eseguirono in tutti i loro edi-
tici' di qualunque genere , anche
ne* tempi più sontuosi.
.' L' Architettura Greca è incon-
trastabilmente la bella. E' bella ^
perchè imita il suo modello Ca*
pumts . Che tosa v' è dì bello in
questo modello? I pezzi di Jc-
gno piantati verticali han pro-
dotto colonne; ì pezzi orizzon-
taii che sono sopra a quelli han-^
no dato i cornicioni ; i pezzi in*-'
clinatr che forman il tetto , han^
no fatto lì frontespizio . Queste
tre pirti fanno la triniti dell'
Arcnitettura , Colonne, corni-*
cione, ftontespizio , sono le tre
parti esseifziaff delh^ costruzio^
n^ . Se ciascuna di queste tre par-
ti è pósta nella situazione e colla
{òrma dbe le conviene } 1' 02^ è
jperfetra; Tereiiè ognuno ammiì'ìi
Ja bellezza dei pórtrce dèi Pan-*
teonf Perchè tutto* vi è ^secondo -
i veri -principi dell* Ai'ehitéttvra ,
Qudla unione di semplicità e dì
gi^ndjosttà scuote 'e ricre» àtfche
gK ebeti .
Subito ^he ci atfontahiaiMo dai
tre' t^s^tìthìi Ingredienti della
sefnplicità architeéronica « nati
dal bisogno , si bade iii licenze ^
in capricci , in spropositi i '
Col richiamar V ArChitetfunl
alla sua orìgine, non la -sifapc^
vera. La mrtura è inesauribile ^ il
capriccio è sterile ^ Nel sistemai
dèlr Architettura Greca, eh' è I'
unicA che si deve adottare , è im^
possibile immaginare nuovi ele-
menti. L'ingegno non consiste
in inventare elementi nuovi, nn
bensì in inventare nuove combi-
nazioni di quegli eleménti r* que-
ste combinazioni variano all' infi«
hito. L'artista dunque non per-*
da mai di vista il gran modella
della €$p0nna ; Qnel rustico og«i
getto ha da essere il suo studio .
'Quanfo più l'artista esamina il
primitivo originale deli' architet*
tura , piò troverà belli i monu*
menti Greci , imitazioni in'ge*
gnose dtW originale . Vegga poi
come r arte scostandosi da* primi
elementi della imitazione ar e'gra4
datamente attenuata, e sempt^
più allontadandosi s' è imbruttiti^
da non più riconoscersi , sr è 1*4
Secchiata, è morte . ' '
Questo è per altro il cfunmind
della natura in tutte le produzl|>«
hi fisiche e* morali. Piccoli prin»
<ipi, incremento^ QUlturità, de<»
eh nazione, veccmaja , decrepi^
tezza , morte *. Ma se produtiòni
muoiono , produzioni nascono . *L*
Architettura Greca morì , e sborl
da y«foi| non in ippatenHa,' iìi
«e-
\
' fan nò un cpbca^ . ^ i V'l>c»t i ^.din» .
poco. qùi|h ^no Je ; nj)^<jdu?4api
3Vi"»aniPC>Ia^* i» santa jcsftjiiP-
$1 ji,Skp]Sk imial sia.|^,RrccaArciU-
}n (jua< in ,la non. f <fné q^uak6«
Chi viùrói avere Dubnà ardtitor-
al jei . iftoaeiio ^, cn^ e.n^ ipoi^v)-
^ipciin ureci , iQiU4ti ingegQosa-
njc.rtf^ dall pjiginale Ca^atféa .
' 'àièsfó tipo cr\^ regola ^ inflessi-
Me cjie [;^àli<Jrizz.erÌ Wtti gli .^usi
ae|9|raVj4ti « jtUtti gir scarti viziosi
(nt^'octottrclà $na pratica cieca
c^' ì^ppii} spropositi . , poti t^i
;^óde|to jìjm^ ri§eherarc laVje-
Va architétuira .' Quel tipo pre-
Afosa jé> une $péccbio iacgtntìttó
-^i^ djstrugÀe , la corturipne , e
ripoitando Xjai'te'axra sua origvie
jDUÀ sempre jrei^derla allj^ sua prn
^ CArttEtLO è jlcapo d^/ra
Uolorma ; E' tra oggetto dì uti*
li ti "é ; cfi diJcoirazionf '. Tutte Je
. nazioni ' 'ìishti<f dsat'o capi t filo ,
Ì.jl vóce 'def bisogno sì fa sentirjb
4 ''^ei' tutto ^uasi unilTorine-
inètite • i ,. . ,
I ioti Cinesi iupiegan le <ro»
td^nin; s<^zà capjtello > perchè lo
toro/ colonne d| legno non sono
«.ostégni del tetto , ma sbarre d^
Una ca&bTa lèggere» Vedi C//7f*
/f . Quando u fusto della ^oion-
na^ non ^sostiene alcun peso , jk>]i
Itt liùógno' 4i 'espiùlh *
Vorlo^qella. colonna dal lìon e$-
• scry} infì'ajjtQ nel jsoprapporvi 1*
^tciiifTAye i e per i^eglio ripetere
' .gssQ.arc^ trave., e xi '5j»i«n4 roe-
g|Ì9 , ; ^i , ^ accorc&tò' con : quelle
. Porrne q^ad^:awgpiar; .. , .. . \ , ^
' _ Quadrangolari , i nfa tti sono . i
più antichi capiteci doriti, sbè^
j cialmote iieU' ^j^^ca* «. Qii titxì
'mèmbri si soiv poi tondeggiati^
'V abbelliti con fanti, ornamenti 9
che a steiito fan c6tK)$cere . |a
'semplicità della lato origine. La
decorajsione da. per tutto altera 9
e diverte i'. attenzione dalle fot-*
XM{ principali. Il capitello corin-*
'tio mondato de' suoi accessori noti
f che; un abaco y un(;i zoccolò pi^
alto che ha la ttess^ origine de-
gli SLÌtri capitelli ,
, f^é* capitdU EgizJ r che pas-
sano per i^piu antichi, il lusso
\ al maggior grado * Geroglifi*
ci« foglie ai ninfèa o, di loto ,
rami di pah;na, teste d^ Iside ec#
v^ erano scglpit^i in incavo e m
rilievo. ^ ,
In I^ersia cavalli e cammelli ag-*
gmppati foarmavan i capitelli?
quelle bestie stavan a maravigli»
m cima alle colonne per règgc^^
te la fabbrica • . .
V idea d^abbellire la testa del-
le colonne è sì naturale ch*^, ve-
nuta in testa a tutti i popoli do-
ve non era alcun bisogno d* usar
Ciipitello , JLa pagoda à" Eléfant»
neli' Indo è tutta intagliata nel-
Ja rocca, è frattanto n smo capl^
tello è ornato.
^ Lo stesso h oe^ monuménti Gi^
tjci, i quali non' sost^goQO cor-
nicione..
X soli (Steci Seppero nel capi^
fello conibinare felicemente .xl oir
cbgno col piacdre.
Il Capitéth Ulrico , eh* è it
pri-
prinùfivo, porta scritti i ou^gia-
ménti 4^ gusto che ni sofferto in
Vatj teoiipr. Pa prfiicijió non sa-
rà stato etie cK pézii ^u^ràti
molto gtmi . Si ' è poi ^càntb-
fiàto V ovòfo 9 tome ,si vecte.ne*
tempi di' Delò é <!i Siracusa ; e
più tondo 'fi oàserra' in queiii di
Atene y d^A^^rìgento^ é dì Pe-
-»to/.., ■ ^' ••: ' ' '';.
Le c^fferenze tra P antico e 11
moderno capùeUo dorico sonò nel-
la ptlvaitibne dell* astragalo e del
collaritao , nella forma de^Jistefli
'che lo separano /dàllli 'colónna,
nelUi conformaki^óe deir ovolo ,
e nella grandezza ^eìV abaco .
L* abaco dell' antico dorico. $i
«listingueva dal moderno per la
sua grossezza, ftt la grandezza
e per la semplicità . Tutto liscio
dominava fieramente su la cojoii-
ila 3, ^ il suo accordo cos'archi*
trave ei:a iipponen^ • Fu indi
attenuato^ in piccole partf ,
/ II -modernp tia*r abaco corona-
to d' un tallone , ha tre anelletti
'^otto l'ovolo. Ciascuna di ^e-
ste txe parti abaco » ovqIo , £ol*
](ttino> ha -^ deli' altezza tots^le
'^e1 capiti&llo , il ouale è alto un
sémidianietro del oàséò della co*-
lonna. L' aggetto. Ì determinato
variamente' oa^ vari maestri d' An*>
chit6ttura^ la di^erenza è da ìy
minuti fin a |40 .
Q^oeste redole e misure sono
stare determinate arbitrariamen-^
te, e In un tei^po. che non ii
cMOsceva il véro dorico antico.
.Le^misurjB npn servon che ai co*
pisti'. L| ingegno non eonosf;r
altra misuta che quella delle «en-^
sazioni, eh* egli, vuol ju-odùrre^ è
ftftsi . non si caicofa co* minuti
cb'moduli. Xe ip.isure mcto^
^ich« , non sQno ckt ^^ itiezzd
CAP , ut
termine fra le di£bsenti propor-
^iiotii ,• ^ non già ìfjà^' Mìz
htìkiìi/ Se Ta nitori •rfdfi'*ib-
•nokèé' tf^^mé certe' V'irtààté^ktì-
'chfe ,per'^hè Salda tjòfiiòscirtò;!'
^àrté? V, nemico. /. "' *''vf.:
Inerii capiteli*^ J^W^il'^lì'àA-
itichi hot! usatoli tég^tèM^re^isè:
àiitsit non esistono n^\ inohìàhéi'
tt , mk solo ne' Hbercbff cléinèh-
tati de' nostri arc^ìtetforf;' Qué-
sto tapiteUo h ha ^$eir<^taf] pm
dì aiiahin^e altro» JLatinrVatQ-
rà delle sue Volnte , ia diversità
' delle sue ftcte', 'la 'difll<ft^ltà ;d"
aggiùntatelo agli àngoli', h^ii pf0^
dotti cangiaiqenti seitslbiliV-^w
'Ionico '. ' ,
Il capitello C/)w>t^ , 11 fifa
ricco di tòtti"^, ha 1^ abato diffe-
rente dagli altri , 'poiché (e si|c
4 facce son' IncarV^te xt^ déntro,,
e ciàscuda ls4 àna.rqéaV^InvegB
d'ovi < di àiielll ha lyf <)rlò di
vaso allargato^ e cuartjito «firn
* doppio tango di t Toglie jficilrv^*
* te in fuori , fra le qwili sono steH «
da' quali nascono Vò^vte ^ La ^ua
' oiteEza è modali s -^ f Jjt ébgjie
sono di acanto , o di' lauto ^ ó 4i
olivo ecy
I monumenti di Grecia \e di
.Roma danno una -moltrpUcità di
yariaziohi di ' forme $' di pró{K>]l^^
sioni e di ornati oell'o parti >
nel tutto di questo Cépiùtlo^ I
nosfri architetti han perduto* il
tempo à conciliare qi^csie divi^r-
sìtà , còme se le diversità dist;rlkg^<*
j^ssero il bello . V, C«rintiù\ "
'■ HsupUtìla Toscano èunqsèei^
Vellamento modéèio^.' (^ucst* oiv
<dine inesiste : F^ nominato .dtf'
Romani eomé una invera atte-
nuazione .del/dqrkó • Vedi T(^•
» . V
Il Comnish^ ì. molto is^Aik
. cui • i' Romani aggitinseco. volute
fónichc.
CAPPELLA 4 Per Je «ntielié
' Vie K4maMi si <yeggdttO; ans^ca
avanti di teni^ÌHti^ àdicultk.
h l-àto tiiiitalioius . aodie \é ncr<«
.Étre fiÉntcte hanno di tnitfid in
tvatfo delle Cdppeilei Sono di
o^lÌEudelie comodo per i YisKianti^
specialmente se sienò sempra aper-'»
te, e abbiano qualche portico:.
li loro «pregio otnré eoeré nella
«nnpiiciti. .
' Anche nell/ intérnO' delle case
ayeano i Latini edicule per i lo^
IO pei Ukri o Péwni .-.É anclte
noi voig^M:! ^ocliam avete in cà*'
sflt €àppelÌ£ e ^tMri é Qaeste capi
p0th han da corrispondere albi
qualità à^ìV abitazione ;; Ne' pa*
fgLLÌ'S e ne' gran palassi saranno
convenicn tendente pia eiegsnti .i
Le cappelle dei le^. Chiese non
aono che piccak parti delia stes*
«a chifs^r 9 e deboon far i dui tut^^
to un* ijifieme semplice e uno .
, Qiialunq ne fabbrica \ ogn i cosa è
sogjgetta al gran principio dell'
unttà 'fisfta » è- mofah» Dunque
quelle fCf^pellf ^: e qat^eappellmi
sfondati e sprofondati con deco*,
razioni» di- colonne e di Montoni ,
ài bitture e di sculture y e con
^elle cancellate imbrogliate da
impedirne ogni veduta ^) :sono in
tibellione contto i' uniti « L' ]f]«
nità non è nemica delia varietà ,
è ' nendca^ della discrepanza . I
tempi antichi di rado ebbero esp*
pelle \ e se il Panteon mostra ta»
èetnacoli e6^s\iQtirantc&phii ptg*
gio per- lui • Noi moderni più .
vogliose non ci contentiamo d'
im solo altare in una chiesa , ne
vogliamo ii^tt: sieno; ma sieno
coerenti alla ' chiesa • Sono acces*
^j t « c^i aecesflosio kz d% far
CA©
mmità ; tói: mm* E come - ptA
csaeovi nnità , st Czasintna atppdiA
là 4 e .ciascun' altare pi^tende co*
' loniié: e colofliiette ^ e piedèstal**
li, e cornicioni .e ftontoni-, ii
scArtoòci è* bambòcci che fiteocr
a calci-£u loro t col tutto > Spe$«
so e molto rspcssissimdr il iiienn^.
Vale pia della cosa. > •
CAPPELLO è la copertura de*
inuri di ricintd. 'Se- si Fa in pia-«
no con pietre c)i taglio 0 con
mattOfti , gli si -dà Un pò^ di peit*
dio . Meglio convèsso .' '
CAPiilCCro in morale è il
gustò per cose cHe* non ci con-
vergono^ f che presto ci dispiao^
clono. Nelle belle arti e special-*
itiente in . Architettura Ài Xépric"
ciò hiì §usto per produzioni' scr»^
niere ai princip) dell' «rte^ io
quali mancanti di base solida non
possono piacerci 'lungo tem^ & <
In morale la sorgente piùfè*
conda ài capricci è il gusto smt>*
4erat0 de' piaceri prodotto dall'
ozio w E' pr^rio itìU teste de-f
boli e mal ^rgan^tzzate , degli
-ammalati » de' convalescenti < e di
quell'età e di quel sesso che.hs.
in appannaggio la debolezza * - ^
In Architettura il capriccio ti«
sulta dal lissso , e dalla sazietà^
dalle migliori cose 9 onde si cer*
can caneiarnenti « L' uomo po«
vero e laborioso non ha captJccf t*
né V Architettura pota avem«.
nelle sue prime tfià; allora non
ebbe che semplicità austera r
Se i' Archifctieura si fosse senn-
pre ristretta al mero bisogno^
non avrebbe mai sofferti capricci:
Ma non sarebbe rimasta, che iift
mestiere meccanico. L'uomo aon
si contenta del bisognevole) vuol
anche il diletto ^ Associò ^nn-<
que al bisogno il piacerei. I Qre^ .
ci seppe» wf fuestsaffocja^è»'
• ne
«A9
ne clift : il piaGflarokr comparile
ètnppvnMSsariOy'e i],necèss»fio
scniipr«/pNiccvole« Quostod<ip^tcì
io lid^' ArcllitctfliùL^ ì GtifjQjrca4
iiobbtjoi^ questo ttgtéto Siii dal
prin4f^9 \^ |>É«tic»rc(nci co*
Stantcménte..- Gii. aftrì jiopadi ap^
pena io soipettanMio •
.^ìncsto.^cofioetto fm la piante
iìtik e la .parte gradevole deli'
Architettura, dm^t quanto è
Ingegnoso^ alrteetanto è diffidio
f mantenersi. £^ ben$ì facile a^
kuarsi de' piacéri*^ jL'ahaso de'
piaceri dà capricci. .Qnde i c«-»
prwi iianno il Joro geme neii^
Aiciticettuni «bella . ■
. L' Architettura h bella se ci di
tse aorta. di piaceri « li priino ri«
auita àzìV ar«ionia delle propor<>
«ioni; 'l'altro dtìsìstenia d' 10114
tazione ^ €.iì terzo dagli oraa«
meati.
• a» L' aniioiiia • òt\\$ pnoporno-
ni fii da' Greci dedotta Aii\^ na-
tura stessa, dalie regole dell' dt«
fica, dalia stesso bisogno • Ma
i Greci stessi variarono queste
proporzioni , e a segno che non
si trovane due fabbriche antlqhe^
iBiéìe quaH le. proporzioni d' uno
stessa ' ordine sieno precisameinte
le stesse 4 E^linq ebbero le ìo^
te buone rafiioni per fare queste
varietà t .Dcachè ebbero riguardo
ai sito, alle adiacenze, al punto
di veduta , e a molte altre circo-
stanze « Qiieile loro variazioni
«on leggiere, e fiiron prodotte
dal bisi^no, I ftioderni non han
badato che a ^iieUe. varietà 9 e
bamio sproporzionater le propcir*
xiont i» céfpriccf,, r ' .
a. iisiiltenui d' imitazione por^^
tò- i*^<3naci dalla cokza capanna
alia héU Arohittttttta . .Eglino
picd comprescta dM ia capiion»
il modello oelP artf • Non per-*
dcron mai di vista rorisinak
pcodottodalf bisogno., ma dal bi-
sogno . stesso ieterd irascert il' piai»
tee colia hdiefza degU. prd/ai ^
é* calisi soiuuDsità d&',tBateriali r
. Tutto ali! oppostcr. i Mdderni *
Non hall conosciuto oè'^bbozzo^
jih idsGigna^ ttm pia i^xtaatione.
Tutto per il place», « in CìcAi/
seguenzji tapnc^ ,
. $• Gii ornamenti che nascond
dal sistema d' imitazione , . come
tori., triglifi , mutuli 9 sono^sog--
getti alle convedianze delia imi«
tsàìOTjt di cose necessarie alla
fd|bbrica • Ma gli ^tri.ornamenti
di. &sconi, di Ì0|;liami, di pate^
se , éc, sono arbitrar} . I Greci
però ii usarono come caratteri
simbolici , « ii adattarono- per e^.
sprimer la natura dell' edificio ^
Ma il. piacere se ne dovea finAl*
menu impadronite, e abusarne.
I Romani se ne abdsaron, molto .
I moderni poi ne haa portato l*
abuso a '.tal ^rado che 1 abusci dei
piacere degli prmtfi basta^ p^
spiegare che còsa è cBptiecio^^ . .
Se air abuso del piacere,, che
fa il capri ceto , sì unisce V abuso
4^11» ragione , si formala biazar^
tia , e la ioilia cori tiitti i deliri
Eotromineschi « Il cé^ftccio k^
negli abusi delie cose ailetfeviOK
li , la bizzarria h .ne' vizi -dJih
cose necessarie . .La bizzarria «con-
tien sen^re il capriccio ^ ma il
capricciif non contiene la bia^
zarria <
il^ capriccio in ArchitettttrA re^t
gna specialmente neUb regioni
calde , dove ìsi natura pai; che
non abbia dato a quegli abirtan^'
ti «Itta brspgno che quello del
piacese^'O^ altra ragtime che
quella à' abi»sacii dei pin^vf • &
ae
./ .
te Tarchifettiira in Egitto non
^i^e ia cafriccj , fk perchè ì
5 reti severi noi^ 'petQiisera mai
i alJoQtanarsi dagli usi primii
tivi •
L^ Architettura pi{^ cN ^uahin*
(que altra, delle belle arti, èsog-»
Inetta a csfriccj , e intradotti «na
volta è diflicile sradicarli . Ella
non ha come le altre arti un
scodello continttamente visibile
da imitare. Il suo modiello non
è che un. figlio adottivo della
natura. Ella manca d'un jn-imo
principiò di beUezza, d'imita-
zione » o di convenienza assolu-i'
ta e diretta , che sfòrzi il giudi*
zio a riconoscerne^ T evidenza e
la necessita « Quindi il capric^
4*0 dirà , it e perchè^ si ha dia
», stare alle proporzioni greche ,
„ se i Greci stessi le hanno spes-
„ so alterate *' ? La ragion gli
risponderà che le eccezioni non
dtsthiggon le regole . Frattj^nto
il capriccio sì prei/ale d* ogni ec-
cezione benché piccola per farsi
|>iù inconseguente . Negli ornati
poi egli à dispotica e trion-<
Fante .
Quanti difètti» ed eccezioni si
t potuto scoprire negli edificf an-
tichi* tutti gli errori de' bassi
tempi 9 tutti sono stati raccolti
dagli architettori mpderni , e ne
iian fatto una specie di codice ^
Michelag^nolo col suo trire^o ne
fii il legislatore . L' Architettu-
ra moderna da' c0;»*fVcy è passata
alle bizzarrie » e dal* sólo ecces-^
so delle bizzarrie degenerate in
vertigini , taluno si è finalmen-
te avveduto della sua mostruo-
sità .
Tre sorte di capricci si osser-
vano neir Architettura : di co-
struzione, di disposizione, e di
deoorazione o sia di òtaanquti*
CAF
T. i Céfffritìtf ài toàt¥i$i:f9nt «o«
no Qtie* giuochi di arffire , per i
^ualt il costruttore vuol fat pora*
|»a et una sciensa vana e talvol*
ta dannosa per iinporre^ ic4go.
Queste pretese maravig^ieff consi-
stono a mascherare r spunti-di ap-»
poggio col taglio <Rlla"'^tftnr
vizioso e intgolare, b'cóH^im-*
fieetr occultamente iqeccaaismi
f legàame o tii annafuri?^ stra-
niere aHa Inona costruzione •
Gli antichi non usarOft mai ne*
forò edifici si pueriH ' Iattanze ,
ed ebbero la felicità d' ignorar
la sdenza def taf^io o sia d^l
tratto Mia pietra^ , di etti i mo-
derni vanno fastosi . La bontà
de' loro materiali tese ignota
questa sci^za. Elhl giova dove
non si hanno che pitcofe' pietre
rr cestraite . Ma la necessità si
ccHivertita in nn' ostentazione
puerile di crearsi delie difficoltà
per superarle . Una eostmzione
semplice e facile si è rignardata
con disprezzo : la più> bella è^ la
più temeraria . Quindi vohe biz-
carre , scale per aria mthaccianti
precipizio, archi con chiavi ca-
denti, come fece Giulio RoAuino
nel palazzo del T. L'antichità
non èonobbe tali capricci . E
come mai posso» tollerarsi ^ Se
pregiudtcana alla costtiizione, si
debbono proscrivere' ; se noii
Ruocona, sono insipidi.
a. Gli Architetti moderni han-
no scapricciato anthe nella diìpe-
siztone deUe fàbbriche. E per-
chè gli' antichi vi hanno oìMer-
vaca tutta la rmulatità , è i mo-
derni no? Perchè 1' arthitettnm
degli antichi consisteva ntlV ar-
te di fabbricale, e l^areMtettyra
de' moderni non consiste die nell^
arte di discenare . Si paragonimi
i disegni di Palladio coft ^mUì .
del
■ aOAP
■ i4friUl: iWl^i^soDii^SMCe uno
:r<«eoUreitto . iJnti /velila TardiÀtet-
>t0. metteva titlta."ia i sua labilità
. c^l'tiJifiQtQ,: om. la depone itu:^
^ ^ta nelsbacgna. Disegni») «pguer
.i^diav rigavficHDpMsa j iapis ,
; - .piaadiicoo. bai gÀtaackt* d'.inmi^i-
- «tiaiÓQiiQ )) ,e^ £iniiQ^ f cendésa ^ per
rifranti ^' inioogna ^ii»ee?e «iislwffiii
.., 4CraQidiaar>; .te addb móiariti
.. <4itiie-<]^are « enelladistribttziAne
^ ,v rrSf.NeilU' dacarazÌ0Ai^ l'abuso
..utel pi4u:era ha poetato .ii.saprJc'
K^ao ad .ùnpitegare; pen.3emp]icì oc-
r-nafncAti yi parthcss^&fttali tieii?
ri'^OEtr licione «.Xìkuiidiaoalonns oh^
^n nulla S9sungic>ooi«:i&ianotc<ihi«)(e ,
^. «.'iq.castral^itie .spiraity e torse .
j;<2iHnf)i/&ppte9piaj'>iadpp^ 9
'■'Cip t**'fi4j
- Ehmqàe «e I* AMsréa Vuol dare
i^t^mente piacere: , stila Hitta^ca-
tp ai priftcìpr itìT arte , «t^l se
'Ila istacehi maf mai'/ Si' persM&da
che r invenzione non consiste
Mie Aovità , n V <^àngiaÀiento
.perpetuo è cèrile 'P ' itifcòstajlza
«dPainriialatO', che^ambJà -i^ta
per star menò ihale,''e-'sta pég--
ciò . • Ma^ per- tutte questje tines-
mor^i ytiol tsÈtt 9ien te san a r ^ùc-
;«a-è rtmito'atitidofò 'còfttro' i
eapf^ccf >i i' qiiali nOtt sonò c'he
'àbasi. M piacere ..Il grati l'éac-
flcó disse •' ^'^ ':' "i
. E' abus i^es'pfeiiiV^^ch%é*;Ic
• biért eh mal,* * • •' - *
Le pjaisir est pJtìs fin leju nio-
'• dér/tnent- ' .\
"CAPUA ciitr ftìr^òiìi delia
CatPpam'a , .famósa pcr;i4 hióilez-
i^ fewgfiifeiMiti^* .corUua<i.^t e tr, dówò ^inti itrazj' di |iiétte
srfrfA 4;<we«^i«i> t: ..:,•/:...•* ' fu distrùtta da* Lombardi ," lòiftli
.^Ar'PeF. qWMiiftjMcnpfiarbiittaqy, . basamento .della Nunayaia» .9
.,n!W«<>';sempi:e>soggetteìrail^Ì7le|Jgi t<c6rùrine é' f IR-animerfti d?ogni ge^
;.;fy|«fae della *<?^^vi9«f«i«5*^j Ban VetedèflaCaftedi'aie /tómba i S-
^a ABCAl- dUncitlt at^^M***riMiiI»iP -^^l loia.: .nU.: ^^^JJi' 1a1'\'ì''^
\
rm. Che; cosa .-««wt- dunque ima- -S/Matia drOpu^'./Fra .le taì
scheroiu liifc «òitf^h« ,• Je^k- -èue. rtilnc vi si ammira il* sqo Afl-
,««^he.tr»«irt»o«ir;.l*ghiJ^Ia«dc, «teatro grande quasi qùaSto il
* 6»iliioeJ»»»if a ffHttami> ' " ' '^ - - ^ :j^w y.
.4Msti4mi,.'&'.taltfi
-fwaìri»6isa? fC/«M^ ___
aajjoaq i. rabeschi Vardic^ni^^j^, è clittica'al solito deèli^ÀnSea^
^.Jl fa/»fMi^?rar;foiini ^i•Nn^^
«4tt$cefi& diattMgga^il ptivcdra V £^
*kHi< «HiiH^Q^ràtaio delle belle ar-
4tó «-^yipiirlfcolanBefif» déJI' Ar-
'txV,' La io* scalinata pare s^nza
scalini •* che forse vi.cr^^j.di le*
rW^,., ir primo coirridore esterno
.di' gran pietre di^' taglio posto
^k «ecco 5 'orri^to éi ùa dorico àn
ioH^M^ . ; Gli étji. conridbVi 'li
r4^ CAR
mattóni hanno un intonaco duro
jp pulito che pare marma • Le
scale interne 3on distribuite in-
gegnosamente a due rampe che si
uniscon in un ripiana ,, dai^cui si
diramano in due altre. Il secon-
do ordine è meno ricco ^ U ese-
cuzione del tutto è bella , ma i
dettagli vi sono un poco neglet-
ti, come si osserva in tutti iva-
sa edifici di questo genere . 12
capitello delle colonne doriche ha
Il suo^ toro non tondo, niA a gola
rovescia , e noa fa. cattiva ef-
fetto .
• Oltre questo monumento si os-*
servan ina uè' con torni altre gran-
di ruine di archi , e di sepolcri
sontuosi di forme diverse , e de-
corati da colonne e da nicchie
contenenti una volta statue , e
aJcunf sono, di massi enormi che-
pajon. opere dei Ciclopi.
CARATTERE eseguo, im^
prontatO' su qualunque materia
collaF penna:, collo scalpello, con
Jual^isia strumenta per distinguer
5» cpse ..
In senso figurato carattere è il
distiiitivo della natura propria di
ciascun essere.
Si deBbqn riconoscere sì nel fi-
sico che nel morale tre sorte di
caratteri , U ef sensale ,. V acci'-
dentaìe^ ti relativo:
; Il carattere essenziale consistr
nella uniformità delle abitudini
generali che formano- l' istinto-
particolare degli essèri di ciascu-
j|a specie . E' una costanza, d' in-
^ijiazioni , di gusti dominanti ,
dipendènti dalla: loro organizza*
tione,, e indistruttibili per cause:
accidentali •.
' Il carattere accidentale è il di«
stintivo degli ' individui per ac-
cidenti particolari di orsanizza*^
iione9 ai circostanze ) d'istitu-
CAR
-liiont sociali: è una modificatiò-
ne locale o momentanea del ca-
rattere essenziale .<
lì carattere relativo è V im-
pronto di certe qualità conve-
nienti a tale o tal .fine: è una
correfazione fra ^uei che compa-
risce e quello CUI si è proprio .
Dalla distinzione di onesti tre
caratteri vieti un ^ altra distinzio-
ne di esprimer il -carattere ^ Aver
del carattere , avere un carattere >
aver il suo carattere y sono tee
espressioni differenti .
Avere del carattere significa à^
vere il carattere per eccellenza >
V essenziale^ di forza, di ener-
gia . Questo è sinonimo di gran-
dezza ••
Avere un carattere ^Ì avere un
distintiva dagli altri : questa è
individuale. Si può avere»» ca-
rattere senza aver del carattere »
Vi sono degli uomini che hanno-
TuQO e r altro;, ma i più son
quelli senza V uno e senza T al-
tro, «pecialmente nelle città gran-
di. Questa è sinonimo di fisono-
mila: o di originalità .
Aver /7. suo c^tr attere è aver il
suo carattere proprio ^ cioè rela-
tivo e appropriato alla tal . cosa .
Questo e carattere di convenien*
za.'
^ Nel fisica, . sella- gtan natura
si trova questa triplice distinzio-
ne di caratteri ,. i. Vi si vede il
carattere di grandezza con im-
pronti dì forza, e dienergia nelle
montagne, ne' gran, valloni, nel-
le vaste pianure, nell'oceano, e
in tutte quelle produzioni di ve-
getali, e di viventi che non si
sono per varie cagioni imbastar-
dite . 2» Vi si vede un caratte<- .
r& di fisonofnia nelle sue |jrodu-
zioni degenerate', in quesiti piat-^
ti e unirmi ^ che sembrano? inm
de*
CAR
'decisi e insulsi . ). {finalménte
vi si vede il tuo carattere appro-
priato di produzioni confacenti
'ai luoghi 9 secondo i climi e le
varie circostanze.
Da .queste cause risulta il ca-^
"battere delle differenti nazioni ,
'ma in parte ; e in parte da altre
cause »
Il Caràttere fisico errentfaf^
delle nazioni dipende dal carat"
fere wjfrt^/n/tf della natura . Que-
sto carsttere oti^snàh soffre mo-
dificazioni per cause secondarie e
locali) donde risulta il caràttere
'accidentale de* popoli , la loro ^-
sonomia^^ E aitre cause ancora
più locali prodacono il carattere
particolare degl' individui «
Da queste cause fisiche provie-
ne negli uomini il carattere mo-^
Tale. Ma v* influisce molto il
governo, la religióne) e tanti al-
tri usi e istituzioni civili; que-»
>ste cose v'influiscon più o me-
90, secondo elleno sono più o
■ meno forti , e più o meno d' ac-'
cordo fra loro. Come nelle qua-
lità estreme della natura si di-
stingue più forteitiente la diver-*
siti de' caratteri^ così ì governi
diflfcrenti influiscono ne' caràtteri
de' popoli, pn governo forte fa-
rà popoli di caràttere forte; un
governo misto non farà che ca-*
rattere equivoco. Un misto di
Caratteri non fa che nullità di
' carattere . ^ E* senza carattere chi
li ha tutti.
Ciascukfo riceve dalla sua na**
2ione una difl^renta specifica che
lo dfstin^ue dagli uomini d' un'
altra nazione . Nelle nazioni da
lungo tempo tiote^ il fondo del
carattere non cambia punto. Gli
' Ateniesi sono tuttavia curiosi di
novelle come lo erano in tempo
di Demost:pné . 'I Germani hain-
CAR. 14^
nò anche adesso gli stessi costu-
mi descritti da Tacito. Questo
carattere permanente è effetto del-
le cause naturali e. morali che in-
viluppano ogni individuo dalla
sua nascita, e fanno che una na-
zione no\i comparisca che come
una sola famiglia.
Ciascun individuo nella stesasi
nazione ha^ i suoi tratti proprj
che lo distinguono più o meno
dagli altri . Q^uesta varietà è di
gradazioni infinite . Onde non sì
ricoifosce carattere che in quelli
che in una maniera ben espressa
escono dalla uniformità del ca--
rattere nazionale . '
A questo spicco di caratteri tì
fisici che Aorali si oppongono
molte cause Ì Prima di tutto 1*
educazione specialmente nelle gran
città diflfbrma gli uomini ^ conte
fli al)>eri ae' giardini pettinati ^
ove per quanto diversi sien gli
àlberi, schiavi dell' arte compari-
scm tutti Unifotmi . Gli usi stra-
ni, la bizzarria degli abiti « i co-
stumi .fattizi, concorrono a Can-
cellare i caratteri orìginali^ t a
renderli^ monotoni . Si fa tosi ti*
na specie di livello su tutti gì''
iifdividui j ma i piccoli non vi
sMngrandiscono , bensì i grandi
s'impiccoliscono* TaP h Vih^
fluenza delle scuole d' ogni gene-
te , dove non regna che pratica
cieca e subordinazióne. Quindi
V impero della imitazione f pto^
pria de' deboli che non sanno so*
stenersi colle loro pròprie fòrze •
e han bisognò di appoggiatsi' aa
altri*. Dove regna l'imitazione
è cancellato ogni carattere •
» V
K a
CA-
t49 CAR
' * CARATTERE
HI^LLS AUTI.DBL DZSECfilQ .
Le Arti non sono» né possono
4Msere che il risultato dèlia natu^
xa in tutti i paesi e in tutti i
.popoli . La natura agisce ne' po-
poli, i popoli negli uomini, gli
uomini nelle' arti . Le arti rice-
von dunque immediatamente a
mediatamente un' influenza più o
■men diretta dalle cause naturali
che fanno il cmrattmre eft9nz.Ule
• di ciascun paese, dalle cause se-
condarie e politiche che diserei!-
xiano i popoli , e dalle cause par-
ticolari che modifican gli uomi-
ni . L' oggetto delie arti è «m/-
téxe. Prima dunque di giudicare
del loro carattere d' imitazione ,
convien conoscere il coirAnerg del
modello che imitano.
Dove la iiatura si sviluppa con
più forza , ìf arti hanno anche
' .un casratwe i\ più energico.. N«'
climi ar4enti \\ linguaggio ééJi:^
passioni ha' l'esaltazione «laggio-
. Te : tuttp è entusiasmo ed estasd ,
iperboli e metafore , allegorie fan-
tastiche , allusioni ,1. illusioni : tut-
t« è eccesso., la ragione non yi
• ha luQ|p . Le arti per la fecon-
dità VI abortiscono .
Nf' climi temperati la nativa
. apiega più varietà, e la^r^igipne
• ai eq^uifibra coli' immaginazione .
- La natura dopo d' aver passato
p«r tuttT i pradi del caldo e dsl
ireddo, s' e fissata in Grecia u-
gi^almente lontana ^slÌIc due e-
atregiit^ ^^optrari^ . . Nejk felice
temperie della Grecia tutte le ar*
ti del gustò riceveron il loro giu-
sto grado di maturità^ gii slanci
<deir immaginazione si sottomise-
Ut ai calcoli della ragione, e la
CAR
ragione si abbellì de* fior! delP
immaginazione • Iv^ risulte foi>
za senza sforzo , grandezza sen*
za iperbole, ricchezza e non lus-
so, ilarità e non follia, ragione
senza severità.
Ne' climi equivoci , dove la na*
tura è indecisa , indeciso è ancbs
il carattere delle arti, mobile, e
leggiero , cioè senza carattere .
. Nelle regioni gelate qua! r^-
réttere d'arti, se arti non vi so-
no , né possono esservi ? Tutto
v' è rigido e intirizzito , e fin te
voci e le parole sono ghiacci.
Il carattere essenK,ÌMt dipende
.dall;\ natura, cioè dal.cliqiae
dal suolo. Ma il miglior suolò
domanda cultura ; abbandonato a
sé non produce che ronchi •, Le
\ c^usc morali fanno il can^ttete
distintivo delle arti , * e il loro
carattere relativo.
. Le cause politiche che diversi-
. ficanp Iq nsonomie de' popoli ,
. formano anche le gradazioni di-
: stintive delle loro arti. Ne' gO-
. verni , dove ciascuno è tqtto , .e
i\ tutto è niente , in questa anar*-
^ chia , in questa confusione il ca-^
rat ter e degli artisti e delle arti
non puà essere che disordine . ^
tal è quello de' monumenti de^H
Arabi, de' Mori , de' Sar^^eoi »
. io; de'. nostri barbari aqtenaiti . L^
licenza àe\ governo ' produce i^e*
; gli uomini e. nell^ a^ti e^tti si-
. ipili a quelli degl'eccessivo calp-
* re del clima >/ /. .
. . Ne' governi, liberi , dove l' uò-»
• mo gode di tutti i suoi drirti,
il suo carattere , e quello delle
sue ^rri sarà di ordine , di arn\p-
ni^, dì saviezza. La libertà Cor-
regge i difetti della .. natura ; /a
libertà è madre dell' industria ,, è
, qpa ^ecopda natura che' dà uù»
^ni;K)va v;ta ai corpi ^ e converte
ia
CAR
In Atììtit fin gli scogli. DoVe
fiorisce la vera libertà , tutte le
hcoltà, degli uomini si dirigono
•al ben generale: onde campeggia
J« giustizia, la franchezza, il
coraggio, il disinteresse, il pa-
triotismo . I càrstnri vi si spie-
gano alia scoverta ; non più ma-
schere. Onde le arti d'imitazione
▼i trovatao i veri modelli in ogni
E mere. I loro csratteri si svi-
ppano in tratti arditi , ma savj
e regolari.
^ Ne' governi misti ed equivoci
fra h libertà delie leggi e il pò*
ter arbitrario d' un solo , gli uo*»
mini e le loro arti , come ne'
climi indecisi, han da esser d'
un csrsnere variabile , incerto ,
neutro . Dove un solo uomo si
arroga il dritto esclusivo di farsi
grande, e vuole per se solo tutti
gli onori a sp^ de|;li altri uo*
jnini, tutti ^li altri uomini di-
vengono bassi , abbiètti , vani ,
e iuoi scimiotti . Dove un solò
è più forte delle leggi, le leggi
non han più forza: tutto sarà ca-
pricci , contraddizioni , pre^iudi'^
%j , non r;^ione , ma opinione i
non virtù , ma un falso onore .
Sotto uto tal governo gli uomini
non sono né ouoni , nè^ cattivi ,
sono neutri , senza viz; e senza
virtù . Una vernice di politezza
«Cuo[>re le loro abitudini buone o
cattive, e imprime ii^ tptti una
fisoBomia di cosi trista uniformi*
tà , che non se ne paò distinguer
Siu neppur una sola. Le arti
uoque non possono avervi alcun
fsrMTteres Vi saranno in una
mobilità perpetua di picciorlezza
e ói grandezza atfiettata, vi sa*
nnno fredde, esagerate fin all'
adulazione. ^
Dove poi imperversa il dispo*
tis9io, è come.ne' dimi gtìtkif
CAR 149
r uomo è schiavo , è nullo ; e
nulle han da essere le sue arti ,
si ridurranno ad un mero mecca-
nismo co' suoi effetti di timidità
e di freddezza* Fin che dura il
lusso dtì despota vi sarà un' in-«
dustria ruinosa.' Estinta quella
risorsa , tutto è niente * Il dÌ8«
potismo in morale è quel eh' è il
freddo nel fisico : è h morte, po^
litica de' popoli *
Non è dimcile applicare questi
principi generali ai casi partico-*
iari« Ciascuno imprime alla sua
opera il suo particolar caràttere
dipendente dalla comhinazione
delle qualità ch'egli tiene dalla
natura , dàlie cause politiche , «
dalle istituzioni sociali .
CARATTERE
lt£l.L' A&CaiTÈTtU th
t
C4rgttere delt^ Arcbhittuu^ detti
Na fotoni.
Se ciascun uomo vivesse isolai*
to i la sua architettura rssultereb-*
he dalla sola necessità ^ e ìlt té*
ratiere dipenderebbe unicamente
dalla natura, come accada ideila
bestie é
Quanto più progressi fi la so«
cieta , tacito più là civilizzazione
snatura i jprìmi bisogni degli uoo
mini . I semplici bisogni si Con*
verton in piaceri, e i più futili
piaceri divengoi) bisopni e ifeCes-t
sita . Sien però forti quanto ss
vogliano queste cause secondaria^
e questi incidenti 9 la natura nei
fa sempre il fondo < Onde iìeé^
ratiere dell' architettura de' di-*
versi popoli ( une cùaformaxiené
XS9 CAR
necessita dé\ bisogni fisijfs ,«' e.
Àaile éhitudini moréli ^ in cui
si dipingono i climi ^ h idoe^ i
costumi y i gusti ^ i pi sceri ^ e il.
carattere stesso di ciascun po^
polo . ...
La nacura fece i prioii uomini)
o cacciatori e pescatori, e li ri-,
covro negli antri e nelle caver^r
né ; a pastori , e lì obbligò ad aver
case ambulanti e tende; o agri-»,
coltori , e gr insegnò a far abi*
tazioni più solide , capanne . Vedi
jircj^itertara^ Questi tre generi
di vita vengon dalla natura 9 .e>
«iannò all'architettura un cerai*'
tere effen^Jale ^
Questo carattere si combina
col clima» Il clima impera ai bi*'
sogni ÀtìV uomo . I climi cal-
di o fre^j , . secciai .0 piovosi ,
neutri 9 temperati danno il gu-
sto eJ#/orn^e sen^rali d eir ar-
chitettura . Nelle regioni calde
gli edificj non sono cne gallerie
scoperte y colonnate e portici p^r
prendervi fresco 1 terrazze che non
Kan • per jMidiglione che il cielo
bello 2 wi Abitazioni non papn
ab^ta^li che al éà fuori ; l' inter*-
B^ non è che 'di piccoli petzi
oscuri s Pf t chiudervi cose ne<3es-
sarÌ9 » |c non per aUogeiarvi gli
abitami « Ma dove fa mdào\ i^
uomo si concentra entro^ le • abi^
tazioni , che sono come in uno
stato dì guerra perpetua contro la
natura ; quindi nudità esterna ,
cplmi acuminati contro ^l'insul»
ti' delle «^«ore , comoda d- ogni
invenzione nell* interiore , ai qua*
li r esteriore è obbligato sotto-
porsi < Ne' climi 9 dpve il macer
di respirar aria e ài goder il cie-
lo 9 è il primo bisogno dell' UO'
ino^ ^li edifie) avranno tutti i ca^
ratteri d^W ilarità • dell' agiatez-
za, e della vafieta^* NeUeIregio»
CAIt
ni condannate ^ai rigori itl.^o^
il r^r^rr^re ifeir arcnitettura noa.
sarà che trista necessità., monc^^
tonia, e povertà austera . . |
I materiali 9. che impiega l'ar-.
chitettura nelle sue opere,' sono,
fra le cause fisiche d^l suo c^^raf'r
tere ejfentjale^ lì suo carattere-,
sarà più grande , cioè avrà più]
forza, semplicità e severità 9 sje
impiegherà pietre e marmi .di dif-^
ftcil lavo):Q: quanta più duri sa-^
ranno questi materiali , .tanto me-»
no il capri<;cio ne varierà ie. for-
me. Le pietie moiii e facili a
lavorarsi daranno un carattere
equivoco e debole. I le^ni sq-i
condo V impiego e le combmazio-i
ni diverse .produrranno un carata
tere più o men forte e imponen->
te » 1 Greci ne' loro primitivi;
saggi neli' arte di fabbricare , net
fecero un uso sì felice 9 che vi
sostituirono più felicemente la
pietra. Dalle diverse qualità de*
legni impiegati . nelle prime co^
struzioni,.son derivati 1 varj C4«
ratteri nazionali neir imitazione «
La palma d' £gitt&9 i' elee di Gren
eia , il nan-mou della Cina , gli-
alti fusti del nord 9 han prodot-r
to i differenti caratteri delle lo-,
ro architetture. E i^uindi i ca^
ratteri più particolari di aggetti «
di elevazioni ardite 9 di volte o
di soffitti 9 di rarità o di molti«
plicità di colonne 9 della loro dis«
posizione 9 del loro impiego, di
masse grandi , di piani ec
In niuna arte la natura ha tant
ta influenza quanto nell' architet-
tura.* il clima, e le qualità fisf^
che vi hanno un'azione diretta,
rinforzata poi dalle qualità moy
rali dipendenti dalle fisiche .
I capricciosi Arabeschi non sor
no che imitazioni positive de'
monumenti. Asiatici , NeirJbuùi
tut-
CAR
taìto è in iperbole per <$ausa del
suo clima ardente. V. Ave hit et*
tuta AsÌMticé i Aréietta, Il cth-
rattere dt quell'architettura k li*
$enK.iosii e sregóiato •
In Egitto , dove tutto è uni-
forme , cieib , terra i, acqua , gli
abitanti ebbero raziocinio, e non
imma^nazione , si applicarono »*
calcoli della necessità 9 e noi^ ai
capricci de! piacere. Onde queir
Architrttuia ebbe il carattere di
rervità ^ di monotonia , « di uni^
fompiià ^ '
^ I Greci seppero In tutte le ar*
ti tener il mezzo^si giusto fra la
Jicenza Asiatica e la servitù Egi-
zia , che il carattere della ipro
Architettura è di ardine e di ar-
nioni a * Se l'Architettura Greca
k usualmente lontana dsL%\ì ecces-
ci di txxtttìe altre architetture V
è perchè ella nàcque in un clima
ugualn^ente lontano da tutti ^li
estremi .
Neije regioni del Nord l' Ar-
chitettura non ha carattere erigi*
ttale , La Gotica che da gran
tempo vi regna, non è che la
Greca degenierata in Arabo . Il
carattere de' popoli Settentrionali
è la mancanza d' invenzione neir
ie arti di gusto . V Architettu-
ra Greca a misura che si è allpnr'
tanata dal suo paese nativo hi
perduto i\ ^uo vero carattere , de-
^nerando }>er t climi diversi-,
per la diversità de' materiali , del
governo-, e de' costumi dtMt \i-
m nazioni .
• Ne' climi freddi è osservabile
ia poca solidità che s^- impiega
neJJa costruzione; delle fabbnche. /
<ìuesto può derivare dal dìkito
de' materiali,* dall' amor per il
cambiamento , klal poco conto 'che
ci fa degli' edifici in brieve dégrit-
dati da' geli ,. « dal pocqr ^«tp
CAR ?s?
che' gli uomini traggono dallo
spettacolo, esterno ddP Architet*-
tura. Quindi rarità di' monu-
menti pubblici . Peggio, non ma-
gnificenza di cdificj , no» deco-
razione ; città senza bellezza »
Onde non yi k Architettura , ma
pn mestiere, e gli architetti non
sono che artigiani^
Se l' Architettura è figlia della
necessità , de' climi , eie* gover-
ni, de' costumi, a che servono
dunque le regole e i precetti , che
s' inculcano ranto a chi vuole
professarla ?
Servono ^ produrre una buona
opera, quando sieno ben derivati
^alla natura dèlie cose , e fondgj-
ti sopra buoni esempi, lì grand*
esemplare è l'Architettura Gre-
Ì0^ dedotta dalla 'natura . Ella
non è più in Greéia, è' fraspian«-
tata in diverse regipni d' Euro-
pa, e ha da Iettare continuamene
te contro tanti ostatali fisici'^ e
{novali che ogni paese le oppone.
Qual mezzo ha ella per superart*
ìli Le sue regole. D^ per tuN
to e in ogni tempo si d^nno de-
gli'uomini forti 'cfcè armati di^
quelle rej^ole trionfano di tutte
Je di^flfìcoità . Non si può esser
Architetto senza avere studiata V '
Architettura Greca. Allora ellz
.conserverà dovunque il suo vero
carattere .
IL
Carattere Originale nelV
ArcbitettUrà .
»
Dall' originalità nasce il carat-
ure difiifìtivk'i. p I9 fisonomia
MV Architièttnra. -La fisonomia
deli' architettura Cinese è la leg-
gerezza. Tutto al contrario è
ijuel^ del^' Egizia , ||rave e soli-
K 4 ' 'd^.
iji CAR
da . La Greca ha. quella della
grazia e dclV armonia . La Ro-
niana lusso e orgoglio. In cìa^
scuna delle altre * galleggia sem-
fre il csr attere nazionale .* In
talia è gaja còme il suo dfn^a .
In Franda galante c'affettata.
In Inghilterra trista 6 severa.
In Ispagna a^stera e fiera. In
Germania goffa • Questi caratteri
distintivi dclV Architettura sono
dipendenti da^ caratteri delle na-
- zioni .
Ciascun ediècio^ poi in ciascun
sa nazione porta il carattere del
«uo architetto . Se V architetto
non ha un carattere origihale'y
come mai può averlo la sua ope-
ra ? Egli now 1* ha per viziò^
educazione , pex^ pregìlidizj de^
maestri, per pratica delle scuo**
le, per difetto del gofvernò, e per
tanti altri malanni morali che
estinguono o imbastardiscono V
ingegno, e non fanno che artisti
servili senza alcun carattere . Sì
iBmacchino questi imbarazzi , e
si avrà qualche zxtistsi'vriginale ,
'• IIL
:Citritteìre Essenziale >i o di Forz*^
e di Grande^z^*
Questo è il più importante , é
jperciò si chiama carattere per ec-
cellenza, E' il rjsultàtò di tutte
le cause naturali ' e morali , che
esprimono energia' e grandio-
si» •
V Architettura ricava questa
espressione dall', espressione delie
sue parti essenziali. De* suoi or-
dini il Pqrico è il più energico ,
perchè esprime più d* ogni altro
1 modelli della primitiva costru-
zione . Quindi r Architettura
Greca ha più carattere delia Ro«
CAR
mana , in cui que' raodefli £omla'^
ciarono ad essere meno espressi #
E a misura che si sono poi me*
no espressi , e male , e niente , i'
Architettura moderna è rimasta
senfza carattere j ^
Chi vuoi dunque dttr agli eéd*
fic) il gran carattere^ non perd»
mai di vista il primitivo jnodel-»
lo , 6 vi esprìma le parti essen«
ziali . I monumenti Greci hanno
un' aria gigantesca e imponente ;
frattanto la loro grandezza li-
neare è minore delle nostre mi-^
Dori chiese . '
< Questa loro grandiosità di co*
rattere non nasce solo àuW e-
^pressione deWt parti essenziali ,
proviene anche dalia solidità ap«
parente. Gli Egizj in questa so*
no stati superiori a tutti gli al»^
tri popoli . Quanto meno ì po«
poli son inciviliti , son meno in-
gegnosi, e meno' calcolatori , ma
sono più robusti , più eroici i e
danno alle loro òpere robustezza
reale e apparente . Noi co' nostri
calcoli economici evitiamo V ec*
cesso: va evitato, ma non a spese
déiV apparenza . Non basta che
la fabbrica sia realmente solida ,
ha da comparirlo, e io corapa^
risce colle bugne ^ con avancor-
pi , con colonne opportunamente
impiegate.
Un edificio avrà gran arratte^
re quanto meno sarà traforato da
porte e da finestre, quantomag-
giori saranno i suoi pieni , quan-
to più spesse saranno le colonne,
quanto meno sarà ornato d' or-
namenti proietti , quanto meno
sfacciata sarà la trnta de' suoi
materiali, e quanto più semplice
e regolare sarà la sua forma.
Tutto quello dà idea éi unità ».
dà idea di grandiosità e di fbr*
za motale o fisica .
IV. •
dAH
IV..
Carattere Rtlanvo^ o di
ConvenienzA •
' 'Ciascun edificio ha il suo «so ;
L' arte ai appropiàrgli quanto gli
conviene 9 ni il caràttere di con"
•venienK» il più importante e il
più diffitiié dfe'c#mrrfr#.
I Greci C ^. sempre si ha da
|>ensar a' Greci ^ furon mirabili
in caratteri zK^re i tempi secon-
do là nàtutA delle loro deità , le
3ua]i hon feranò che espressioni
ella natura . Con sóli tre ordi-
ni d' architettura eslino caratte-
rizzarono ciascuno della farragini-
ne de' loro Dei • Noi con cin-
que ordini non ci sogniamo
nemmeno darsi carattere di cotti'
'venienK.a . COn que' tre ordini ,
che non sono che tre elementi »
^lino seppero farsi una ricchez^
TA di pro]K)ifeioni per dar a cia^
scun tempio il suo caràttere con--
veniente secondo la naturai del
Nume , di maestà ,'di eleganza,
di fierezza, di grazia, ài fòrza,
òì orgoglio, di modestia, ec.
Ma se gli Artisti Greci face-
van parlare 1 loro temp; , s biso-
gnava che il popolo Greco an-
tendesse il loro linguaggio . An-
zi se il popolo non T avesse in-
teso , gli artisti non l' avrebbero
saputo pronunziare . E' il popolo
ben organizzato e ài buon senso
che fa sensati eli artisti . Accade
giornalmente cne un uomo in-
telligente fra* stupidi , isru|rt[di-
sce anch' egli .
' Per dare agli edifici il loroc^^
ràttere conveniente , bisogna aver
riguardo i. alla gradazione di
ricchezza e di grandezza, 2. al-
la indicazione dieile qualità pn^
CAR* 15^
prie y 3. alle* forme generali e
particolari , 4. ai genere di co«
struzione , k, alla decorazione ,
6. agli attribuii.
r. Gradazione di ricchezza e
di grandezza fra gli edifici .
JLa condizione più importante
degli edifici è 1 espressione del
carattere proprio . Dalla capanna
più semplice fin al Palagio più
sontuoso che lunga, scala di con-
venienze per le (Offerenti, fabbri-
che in una città ? Niente di più
chiaro , e niente di -più negletto ,
anzi rovesciato. I
Dove r abuso del potere e iitU
le ricchezze si dà il piacere d*
insultar pubblicamente T onesta
mediocrità , tutto si vuole splen-
dido. Non più case, ma palaz-
zi; Atene non ebbe palazzi ^ ma
case, ed ebbe gran monumenti,
pubblici. Roma per tutti i secoli
di sua temperanza, non ebbe di
ricco e di grande che i suoi puèr-
blici monumenti: TOrator Cras-^
so fu il primo che insultò i suoi'
cittadini col metter alla sua casa
sei colonne dì marmo .
A forza** di volar tutto sontuo**
so, niente è più sontuoso : nien-
te più si distingue , addio c/i-
r attere .
A questo vizio T artista è stra*»
scinato dal vizio orrendo del go-
verno. Dove la cosa pubblica
non è niente, o per dir meglio
dove non è cosa pubblica i an->
che r Architettura è niente. O»
gni particolare si gònfia, cerca
la vanità, si contenta dell' ap-*
p«ren«a , che non può far illu-
sione ojbe a lui , e Ai suoi bassi
adulatori .
Non può darsi architettura di
carattere conveniente che dove
fiorisce temperanza figlia del buon
governo . Ivi le case de' cittadi*
ni
ts4 CAR
^i saranno solide) comode)' e
anche belle per la giustezza del*
le proporzioni , per la -semplici-
tà , per la modestia , per la net-
tezza , e per una specie di ele-
ganza , ma sensa lusso 5 e satan*
no variate senza aver ricchezze,
né ornamenti di alcun genere .
Ivi spiccheranno grandiosi e rie-»
chi 1 monumenta pnbbJici, che
debbon far la delizia d'ognicit*
radino .
Allora r Architetto ò imbri*
' gliato . L'opinion pubbiica'gli
prescrive il c^trattere cùnvemente^
£ se egli vuole sfrenarsi , fischia-
te . Egli starà a segno ^ e sé
vuole che f suoi disegni dican
qualche cosa ^ fgli farà dire non
tutto quel che ^li yien in capo ^
ma quel che debbon < dire . Gli
edifìci allora saranno parlanti, e
ciascun cittadino intenderà il lo^
ro linguaggio *
- 2. Indicazione delle qualità
pròprie a ciascun edificio > {.e
fabbriche , come le figure nella
pittura e nella scultura , hanno
d' avere ciascuna la sua fisono-
nria . Che una carcere abbia da
spirar terrore ^ e una sala da baia-
lo giovialità é chiaro. Ma non è
COSI chiaro il dare la sua special
fisonomia ad altri edificj pubbli-
ci , che ìhanno tra loro una certa
rassomiglianza • Per ottenere que*-
sto punto di tanta importanza ,
TArchiretto ha da osservare la
progressione relativa all' impiego
-degli edificj, al rispetto de loro
usi , alle idee che vi si attacca-
no. Questa é la misura con cui
egli ripartirà le ricchezze della
' sua arte .
ti Tempi richieggono moltipli-
cità di colonne . Le cokmne sono
il principal ornamento degli edi*
f^)i cfuaJora non vi sieno poste
CAR
per mero ornamento , ma vi com«
patiscano necessarie.
Gli edifici civili di rado com-
portan colonne. Un Arenale
vuol esser rustico . Un bottino
d' acqua richiede meno solidità
e-mstichezza ; non finestre , per-
chè non è abitazione. Una Bo!«-
sa di mercanti sarà comoda sen-
ZVL fa^to e senza eleganza , sarà
grave e non ii^estosa. Una zect-
ca ,- dn banco , un monte di pi^-
tà , non saranno esternamente
ricchi , perché neir interno con-
tengono ricchezze : il contenytp
di quelle ricchezze non ha alcu^
rapporto coir apparenza dell'edi-
ficio \ la sua fisonomia vuol esser
piuttosto seria.
. Gli edifìci conpera ti alle scietb-
ze e vtìh arti esigono un aspetto
nobile ma non grave, gradevole
senza voluttà , semplice e non
austero ; può aver portici , colon-
nati , e logse ; e vari gradi di
modestia e di economia secondo
i vari usi . Le scuole per i fan-
ciulli non saranno come le Acca-
demie delle scienze.
' I Granai , gli Ospedali ec. non
ricercano che semplicità e net-
tezza. I Teatri sì che voglion
tutte le grazie dell' Architettu^
ra. Il Palazzo della città esige
sontuosità conveniente alla cit-
tà. E il palazzo della giustizia,
Ja Basilica richiede pravità, de-
cenza, austerità.
Se gli Artisti interrogheranno
la natura di ciascun monumen-
to, sapranno dargli il suo pro-
prio carattere , e in modo che ii
f>opoIo lo riconosca . Se il popo-
0 é insensibile , lo è per colpa
degli- Artisti che confondon tut-
to , né esprimon niente •
3. Forme generali e partico^
l0ri hanno un gran rat>porto coli-
la
CAR
Ja.nstuk'a de^ls edifici. La forma
de' Tempi antichi non fu che
quadrata o circolace : iòrma sem-
plice che si scuopre tutta all'in-
gresso e d' ogni parte • Le nostre
croci rompo» l' unità y e più la
rompono i varj curdini ^ con tanti
cornicioni « e eoa tanti fronto-
ni . I tempi non han d' aver
niente di comune colle abita*
zioni .
I Sepolcri non eran che pira-
midi, né potevan avere, che for*-
ma piramidale , perchè i sepolcri
nacquero dal metter sul morto
terra sopra terra , e pietre sopra
pietre •
Se capita un saltimbanco, su-i
bito i curiosi gli fanno un se-*
micircolo. E' questa la forma
prescritta ai Teatri . Tutti i
Teatri antichi per quanto diver-
sificassero in grandezza, in prò»
porzioni , in ornati , furon tutti
circolari entro e fuori » A dispet-
to delia ragione e degli esempi
niuno de* nostri è quel che deve
essere , e T esterno è contrassen-*
so , o niente .
Le case non debbon avere che
forma quadrangolare , come la
più comoda per abitarvi • La
convessità è antipatica, par che
tispinga lo spettatore . Fin che
Ja forma dell' uomo non muta i,
ie forme degl' ingressi e delie fi-
nestre sono stabilite dalla na*
tura.
.Tutte le forme parziali nelle
fabbriche sono fònaate su le con-
venienze essenziali e proprie di
ciascuna cosa , Dalla cognizione ,
e dair applicazione di questi rap-
Dorti risulta il carattere proprio^
la fisonomia di ciascun edificio.
• 4. Il genere di costruz,iot9e^ cioè
r uso de' materiali contribuisce
molto ad esprimere . H Carattere
CAK t55
proprio • L' arditezza de' colmi
chc' si slanciano in aria , la svel-
tezza delle volte, la giustatezza
de 'soffitti, gli abbassamenti, i
contrasti , rendon la costruzione
lignificante , e bea significante
se è^ ben. appropriata . .
Regola generale è v che la gran*
dezza de' materiali sia proporzio^
nata a quella degli edifici , e al
loro carattere «.. Un . gran monu*
mento sarà caratterizzato da gran
massi. In un'opera consacrata
all'immortalità, non vi si veg-*
gfmo giunture , ie quali fanno
anticipatamente calcolarne la di-»
struzione •
La rarità , la ricchezza , i co'-
|lori diversi, la durezza de'ma^
teriali impiegati dove convengo**
no y. risalteranno la fisonomia spe«
ciale degli edific; . Dove manca
la natura i supplisca V arte col
dare alle pietre quel rustico' che
non hanno •
5. La Decora?:$one è il mezzo^
più efficace per imprimere agli e-
difici il carattere proprio ; ed è
anche il più efficace per confon-^
der tutto,. e per non date alcun
carattere y se si pcrdon di miva
i due principi seguenti «
• L' uno è d' impiegar la deco^
ratjofie conveniente in ragion
Mia qualità degli edifcf . De*
corazione è ricchezza \ ricchezza
rappresenta potenza , grandezza \
forza, maestà ^ Quali %^\Syc\ dun-
que richiedon- decorazione ì e
quanta ? e come ? e dove ?
L'altro princioio è che la de-
corazione sia ci' un significato-
preciso 9 6 chiaramente ìntelli»-
gihile . Se ella è un gergo, farà
rabbia . . . ,
Con questi princip) si dia un'
occhiata alle decorazioni , agli
ornaci tmtti dall' accchitettura ,
dal«
^ «5^ CAR
jSalia scultura 9 dalla pittura^ liu^
piegati fuori e dentro negli edi-
.he). Da per tutto. ghirlande, e
in perpetuo festoni , cartocci ,
concniglie, patere, genj, carcas*
si , frecce 5 maschere , mascheroni ,
fulmini , raggi , trofei 9 mitre ,
pastorali , animali ; pitture su
volte aitiflìme , sculture in di-
stanze lontanissime ec^ tutti sì
fatti ornamenti dicono chiaro
fhe i' artista non sa che< cosa sia
.decorazione. II popolo poi in*
sensibile .a cjuesta profusione di
oziose insignificanze ha per futi*
~^ ie la decorazione e i decoratori .
6, Gli Attributi vanno tratta-
ti ^llo ^t^'ao discernimento del-
la decorazione. E che attributi
sono sfingi in fontana, lioni in
frondaja, eccoli in ringhiera ì
.'attributo ha da esser signifi*
.cante, ma sarà insulso se 1 edi*
^cio non ha il suo c^r^rr^re/^ro^
^r/o • Le iscrizioni sopra edifici
^ insignificanti soa come quelle
; leggende che si facevan uscire
dalla bpcca di quelle pitture eh'
eran móstri di pittura .
Se. qu^^ti principi r son veri,
. «vere saranno le: inconseguenze
. che da lungo tempo si sono ac»
cumulate, su T Architettura Mo-
derna* Manifesta èia gran di-
sparità d'impressione fra le ope-
. .re. antiche e le ttioderne , benché
entrambe formate d' elementi con«>
. cimili . II difetto di carattere è
^'.uda. malattia occulta che attacca
tutti gli e<{ifici.. pi morbo sì
4»fU(to. noin.si è mai rintracciata
. ila Causa > e molto meno il rime-^
dio.. Scoperta finalmente la ca-
.gion^j À. sperabile un pceserva*
' CARBONE. I Romani lo im-
piejgavano ne' fondamenti de' luo*
, ^hi umidi 9 negU intervalli de' pa«
CAR
il btixftóliti d'alno, o di qner«
eia , o di olivo . Il carbone è
quasi indistruttibile , perchè non
Assorbisce umido. Era quello un
buon uso degno d' imitazione .
Impiegavan anche cenere impa-
stata con^alce i e con sabbia per
i pavimenti. Vi sarebbero altre
sostanze da- impiegarsi colla cake
o co' cementi .
CARBURI C Conte Marino')
da Cefalonia trasportò nel 1769
a Pietrobur^ un masso di granii»
to di tre. milioni di libbre^ 1'
unico granito in que' paesi, e si
trovò .sprofondato per 25 piedi
entro un pantano, lungi 5 mi-
glia dal fiume Nerva, e 14 da
Pietrobucg . Fu trovata a propa>
sito per servire dì basamento aN
la statua equestre in bronzo del
Czar Pietro , che la scultore Ffjl-
conet non voleva sopra un pie-
destallo, dove naturalmente un
cavallo non può stare; malavo^
leva su d' uno scoglio , su cui il
suo Eroe galoppando si arresti
alla vista d'un serpente orrendo «
e sormonti ogni ostacolo per la
felicità di tutte le Russie . Il
pensiero bizzarro dell'artista fu
secondato da Caterina II la sor*
prendente i Sorprendente il Car-
buri in meccanica . Egli non
volle che i( suo sasso andasse sa
curii, che fanno un attrito da
spezzare le più forti gomene • La
fa andare su palle composte di
rame , di stagno , e di calamina,
ie quali rotolavano col gran ca-*
xico su d' una specie di barca
lunga jr8o piedi e larga 66. Due
tamouri in cima dei sasso suona-
,van la marcia , mentre cammina-
va 40 scarnellini lo lavoravano
|>er dargli la forma proposta v 1»
fucina, che era nel suo mezzo ^
«ra . sempre . àn . opera ; molti no«
mi-
CAR
mìni V* eran anphe strascinati sn
le stuore per tenere in giusta di-
fi tanz^i le palle , le quali non e-
ran che 30 del diametro di 5 pol-
lici. La montagna camminairasu
le uova , tirata da 4 argani, e
talvolta da 2 , mosso ciascuno da
32 uomini ; si alzava e si abbas-
sava sopra viti per toglierle il
radìertf , e metterlene sotto un
altro. Quando la strada era pia-
na faceva 60 piedi V ora . A
tanto spettacolo intervennfc la
Corte, e il Principe Enrico di
Prussia . , Ma il Meccanico sem-
pre ammalato in quelP aria palu-
stre, e sempre indefissso a rego-
lar la marcia . In 6 settimane si
giunse felicemente al fiume . S'
imbarca : la barca s' incurva ;
Carburi la raddrizza ^ e lo sco-
glio è nella piazza di Pietroburg
in onore di Pietro , di Falconet ,
di Carburi , e di Caterina , la
flu^le è tra gli uomini illustri.
La spesa per questo trasporto fu
di 70 mila rubli: ma i materia-
li rimasti valevan 40 mille . Gli
ostacoli superati onorano l'inten-
dimento umano . La sola natura
fa talvolta un Meccanico , com*
ella fa uq Sovrano, un Genera-
le, un, Pittore, un Filòsofo. In
egnj . temjK) e in o^ni ' da\'c si
fion operati de' miracoli di Mec-
canica. Ma degli anticbf^ non se
ne. ha alcuna c&crizionc',' nem-
meno ne' loro poeti esagerato-
ri • E\ da osservarsi in questa
operazione , che la pagha e il
musco posti sQtto il sasso, di-
vennero per la compressione una
materia si compatta che reggeva
alle palle di moschetto sparato da
vicino . Onde colla con^rcssione
in solid ite màt^ie fragili -si pes-
. pan usare al bisogno.
CARIATIDI statue mnliebii
ÈAR SJ7
impiegate come colonire per sKh
sten^r edificj .
I Greci arrabbiati centro il
popolo di Caria che si era unito
co^ Persiani, dopo averlo soggio»
•^atQ ne trasportarono in Atene
m ischiavitù fin le donne, e a
perpetua memoria del loro trion-
fo te effigiarono in statue con-
dannate a gemere sotto il pese
dtìle fabbriche.
Consimil origine ebbero le sta*-
tue virili, Persi ^ AtUnti ^ Ey*
coli , Telamoni , usate allo stes-^
so eggetto 2 e denominate tutte
Cariatidi . ' '
<jli antichi , Indiani , Persia-
ni, Egiz), Greci , Romani, h*
.rabi, han tìittì adoperato Cariai
ti di ne' loro edifici più sontuosi .
• Se ne veggono ancora, in Atene
nel tempio di Minerva Poliade •
.In Roma il. Panteon ne avea del-
le superbe nel suo attico •
I moderhi ne hanno fatta prò*
.fusione, e vi hanno aggiunto gè*
n\ alati, e angeli aerei per so^
stener in aria archivolti immen-^
si. Non ancor contenti hanno
fantasticato erme, grifoni , 'e o*-
<gni specie di bestialità per sotto*-
porle ad. altari, ad obelischi, a
r candelabri , a vasi , ad utensili e
a mobili d'ogni fatta. La .vo^
. glia d' ornare ha fatto delirare .
Le. Cariatidi in Architettura
sono licenze che gli antichi si
. presero^ ^er motivi politici . Noi
non abbiamo, né dobbiampiò a>
vere qv^:' motivi , eh' erano vera-
mente barbari, dunque non dob-
biamo impiegare immagini di- uo-
mini , e morto meno al donne a
sostener atchitravi e volte.
£' vero che quelle statue sofuò
di marmo o ài bronzo capaci ida
far r ufficio ^ di • coipnne . Ma
dacché sqqo sfatue.lwwda iàrt
4Ìst statue t né sì possono fare stà-
tue che per rappresentar ogget-
iti come in natura esìstono ,
senza mai offendere h verìsimi-
glianza . £' tanto irragionevole
impiegare statue per colonne , co-
me colonne per statue .
Dunque le Céri ut idi di qua-
J^n^pe specie, e Angeli, e Ge-
49) , e bestie j e fiori , e alberi , e
frutti, stieno dove e come ri-<
•chiede la convenienza ^ Allora
«aranno ornamenti veri , e non
^ravaganze ributtanti.
CARICATO è un prodotte» e-
sagerato dell'Artista, il quale e-
«agcrA e carica Te ^ue opere o pef
negligenza o per pretensione di
•comparir dotto fieilà parte ana-
tomica esagerando muscoli , arti*'
colazioni , movimenti , espressio-
ni ec-
• Chiunque parla , scrive, o a-*
gisce con pretensione , fa parada
•ai tutto , e divieu' caricato »
' La semplicità ^ V eleganza ^ la.
correzione escludon il troppo , il
caricato «
Non è permesso^ caticare che
nelle opere che si hanno da ve-
dere da lungi . Questo vi'en re-
golato dalla Prospettiva '•
Ma per> non caricare , bisogna
«sser non caricato 4 li male sta
nella natura dell' Artista ^ Chi è
d'nna ovsànizzazidne molto sen-
sitiva y di in esagerazione ; e chi
è poco sensibile diminuisce . II
pnino dunque carica in più, il
«econdo in meno « Sono rari qucK*
li che stanno - neir esattezza ^
Quafrte idee passano la misttm
imposi* dalla rasione ?' L% natH-»
ra imperfetta , I' educazione per
-lo pia irragionevole y J^ ignoran-
za y le pretensioni proiducoit V ine-
sattezza ) fccitttao M abitdamy à
^soficànm tuttat' etile *ffcfeio-
CAR
ni '^ né' discorsi, nelle espressio-
ni , nelle opere 4 Ma tutti siamo
carichi in più o in meno , dun-
que indulgenza ^ Per gli Artisti
perÀ non indulgenza plenaria : e-
glino hanno regole fisse per l'e-
sattezza . ,
CARICATUftA è un carica
di ridicolezze ne' tratti , nelle
proporzioni , nelle forme d' un
soggetto i per metterlo in deri-
sione . E' un* imitazione burle-
sca , ironica , e talvolta satiri-
ca-
L'uomo vuol ridere , e chi è
gajo ne' trova il motivo dovun-
que vede eccesso o difetto. Met-
te perciò in ridicolo la serietà
portata al pedantesco, le affetta-
zioni nel contegno, ne* tratti ,
negli aocOnciamenti i e le azioni
contrarie alle convenienze * Quin-
di r Artista gioviale effigia ca"
ricature coir esagerare le forme
e i caratteri di differenti fisono-
mie di uomini fin a renderli ras-
somiglianti a maschere e a bestie.
La caricatura , come la Com-
media, nOn dice all'uomo: tu
sei cori ; ma ecco come tu affetti
d* essere s Tali sono le caricature
del eelebre Hogart, ilc[ualecoir
esagerare i caratteri , gli usi , e i
costumi de' suoi f compatrioti , cer-
cò di correggerli. Allora la ctfr/-
catura è uno specchio che ingros-
sa i tratti , e rende le forme più
sensibili. Non deve però e^er
una satira petsònale , che faccia
sangue , o avveleni . 7
È* utile abbozzai ne* tacdui^i ìc
cose pii^ sensibili che passano sot-
to gli occhi ^ come notare le os-
servazioni fìsiche e morali . Léo-
nard)» da Vinci , che ha dato
^questo consiglio 5 lo ha eseguito.
Si fatte cose son destinate a re-
star segrete» Ma le cari<fatut« di
Leo-
Xeonardo'dA Vinci A sono Tese*
pubbliche . '
GiocarcHi degli Artisti , conK
'i grotteschi , nanno Je caricatu^
re qualche sorte di merito , se
sono fatte con proiiitezza e con
^ueJla sagaci tà fina che sa co*
gliere T espressioni risibili de'ca-*
tatteri . ^
Un viso di marmo africano sot^
to un cappuccio fratesco ; un
•inentone aj/ungatissimo- con un'
aria che dà aila balordaggine ;
un altro mentone ripiegato, na-
so aquilino , bocca sfondata e sa-
liente agli angoli , dà un comi-
co ài riso sardonico « Tratti stiz-
zosi, caustici, arrabbiati, decla-
manti • Teste quali col tempo
-modella V infingardaggine delV
oci.oso , la grassezza del goloso ^
'la lussuria del mondano , la vita
vegetativa del cenobita', la spen-
sieratezza del ricco, la dabbe-
naggine del semplice , il disde-
gno deli' orgoglioso,, la sguaja-,
taggine del falso talento, la con-
tentezza <feJr amor proprio , la
goffaggine del maleducato, il ri-
so affettato dclV allocco y la trista
meditazione del malinconico eC.
Ognun vede quanto sia esteso il
genere delle caricature y e quali
ne sieno r vantaggi e gP incon-
venienti .
CARNAGIONE è un oggetto
de^^iù importanti e de^piò dif-
ficili da rappresentarsi a dovere ,
specialmente quando si rappresen-
tano uomini vivi .
Le carni sono suscettibili d'
un* infinità di degradazioni, di
finezze di toni ,. di passaggi , che
esigono grande studio della na-
tura y e grande leggerezza di ma-
no .
L'Artista osservatore e impe*^
gpato a dar piaceri esamii» V cfr
CAR ftf^
Uno che producoiio le Incidenza
della luce sul viso d'una donna.,
su le sue- braccia ,^u le mani »
sul colio , sul seno , specialmen-
te s'ella- è bianca v se la $ua})el-
le è fina, trasparente ^ e leggier-
mente colorita dal ' sangue che
cuopre il tessuto delicata. dell' e-
piderme .
La consistenza ferma » morbida
e porosa, di cui la natura, la
primavera dell' età , la salute fre-
giano una giovane bella, modifi-
ca la luce che non è rimandata
come dalle sostanze dure e sca-
brose , le quali resistono più all'
incidenza de' raggi ^ o ne assorbi-
scono troppo .
La carne dolce ed elastica la-
scia penetrare per li suoi pori im-
percettibili una parte di luce fin
al primo strato della pelle ; don-
de riflessa con dolcezza eccita a-
glt sguardi vivezza , e voluttà •
Anche le curvature insensibili del-
la carne 9 e la sua trasparenza,
lasciano scuoprir le vene , span-
dono su le mezze tinte o su' mes-
zi lumi gradazioni leggiere dì tur-
chino, e conducono per dolci sfu-
mamenti fin ai toni pitlr risplen»-
denri della pelle . Sono innut&e-
rabili i toni variati delle carni .
Vi^ vogliono^ gli occhi i più fini
e i piò attenti per d is tingerli •:
vi vuole per rapprcseniarh un ta-
lento singolare ,. e un'organizB^a*
zione delicata che -sappia- ammi-
rare le delicatezze della aatura :
grazie che la natura a pochi do-r
na . Le donò « Tiziano^ a Cor-
reggio, a Guido $ a Ekmaenidbi*
no, a Wandyck y e a pochi. air
tri r
Ma dove gli Artisti Banna da
fare studj sì interessanti? Ntlku
natura « e nella bella »|tnra'«. Ma
U bdla natura* non è jo . tutti i
. di-
i6ù CAR
«limi ; ^:^ciò le Belle Arri non
sono per tutte Je • Nazioni .
CART (P/>rw)-si distinse
nclP Architettura, c-ndLxj97 ^«*>-
bricò sul Buyat Penitz il famoso
'-Ponte di pietra in Norimberga
6i}a patria* Esso ponte è d'un
»«>]a arco , lungo 97'piedi 9 largo
50 , e ^to 13 .
CASALI (.Frs Gio. UincmKo')
Fiorentino Frate dell'Ordine ds*
-Servi di Marta m. x$9S. L'aitar
maggiore de' Serviti in Lucca è
tutta opera sna per 1' architcttu-
* ra e per le statue . i Fu chiamato
a Napoli dal Viceré Duca di 0$;
- suna per . prosciugar alcuni stagni
intorno a Capua , e per farvi de'
'pozzi in beneficio pubbiiooL . Il
Frate riuscì felicemente in quel)'
impresa più importante che alw
colonne e statue. Egli costruì in
Napoli Ja Darsena 9 e un ricìato
)er \z Cavallerizza al lar^o. dei-
o Spirito' Santo . Passò uidi in
Jspa^na ) ed. ebbe l'incombenza
•<H risarcire: le Fortezze di. Porto-
gallo ;• ma' in ^ella commissione
-se he morì w *
. CASE D^ CAMPAGNA, La
xam|»gna ha fatte le città, e le
•citta disfanno la ca^npàgna e gli
. uòmini . Infelici que' cittadini che
non vanno spesso, a ricrearsi in
campagna . Perciò le nazioni piÀ
•colte sempce e da per tutto featn*
■ao in campagna fabbricate- case •
•Come foescro costruite; quelle di
: Grecia ci è ignoto .Si sa che ve
n^^erano tante che l' Atticat s^-
« brava una gran città 'divisa in
-bocchi ^ i quali divijdevansi in
'Case sparse per tutta J^cAo^pagna
ftaturalmente sterile ^ ma resa
.•&t«ik4daHa industria 1 Atene era
' cotiie ht piazza dove, si con^cutia*-
:fà l'Attica.
. I priai Romani mm* aadavmiQ
I
CAS
daUa città in campagna:- vi veano
in campagna , e vi lavoravano :
«.non andavano in città che per
.gli a^ari della loro cosa pubh^t^
,ca . Corrotto il costume andavano
in. campagna p^r no^ . P^^t^efarsi
,in citta y .ma vi strascinavano la
.vanità del lussa. N<jh cran con-
lenti della magnificenza, volevaa
j]uelle loro case d* (ma- sontuosi-
tà regia , e ciascuno ne Voleva in
og|ai cantone di varia amenità ^^
Cicerone tutto uomo nuovo e fi-
losofo e chiacchierone, ne avea
un.pajp di dozzine, e tutte pom-
.po^e . La st^a prediletta era l' jir-
pinati ptosjìjma ad Arpino sua
patria, e precis^miente ajr Isola
diSora^ do^e ^ ora la chiesa de*
' DotfDetiicani fabbricata d^lle. rui-
ne Ciceroniane.'
Chi vuol av«re qualche idea
delle case di campagna degli an-
tichi Romani , legga le due lettere
ài Plinio il Giovane , in una delle
quali egli descrive la sua casa su'
monti di Toscana, e i^ell' altra
quella in LayreAtò presìo ad Di-
stia.
La cas9 , che Plinio avea in To-
scana, era in aria salubre, e si-
tuata; si. vantaggios'aDaefi Ce che i
- contorni le formavano un anfi tea,-
.tro imn^nso . Una vsistfk pianura
era cfrcondara da monti coronati
itt'-cima da capanne, e da foreste
.piane di Cacciagione» La secon*»
da regione sul pefidio de' mónti
era di boschi cedui frammisti da
colline fertili . Piì^ in* giù vigne
C lunghe costr bordate da ar-
i , e ènaimei^te canapi e prate-*
rie intersecate da rìvoli e; dal Te^
vere termi navan P jórizzo'atc • Il
cojpo d' ccchio vi godeva belle
scene . La casa era preceduta d^
un j^frip y da un vestibolo , da un
^m^ticO| da un parterre in j>eiidiq
^ * COR
CAS
<soti bunt tagliati in varit figucc
di bestie, e eoa compartìtncnti
di acanto. Al dintorno era iin
TÌale cifcondato dd verdura di-
versaneàte tagliata, donde si pafr-
i(ava ad Ha passeggio coperto in
forma di circo, nel di cui mez-
20 eran arliiuti eoafonnati in cen-
to figure diverse, lì tutto era
rìcinco da muri rivestiti gradata-
menfje e per intervalli da una pa-
UzzaU di busso . Indi ia natura
offriva prati, campi frammisti
con orti e con giardini prodotti
dall' arte . Dal portico si entrava
in un salone per festa , d* onde
ai vedevan da una parte i campi ,
fi daìV altra i parterri . Veniva
indi un appartamento intorno ad
iin cortiletto ornato di quattro
platani e d'una ipotana in mec-
Z0: r appartamento consisteva in
una camara da letto, in una sala
per conversazione y in un porti-
co, e in un gabinetto dijiinto a
fagliami rcon uccelli di varj colo-
ri , e col zoccolo di marmo, e in
mc2^ con . una fontana di più
zampilli.. Da un altro lato era
un altro .appartamento con galle-
ria sopra,,, con sala per mangiare ,
e con grotteschi ai di sotto . Per
r inverno era un altro appartar
manto esposto al meriggio, .che
dalie finestre godeva belle v^»-
te c|i praterie,- di parterri, e di
un canale d' acqua che si preci-
pitava • Qui era il bagno con ca-
oiera per spogliarsi - grande e ga*
^a, con sopra il giuocp a palla ,
indi una camera Tresca con una
yasta bagnarola di marmo nero 9-
€ più giù un bacino per il bagno
^do ^ poi la camera temperata ,
da^ cui per una scala si scendeva
#4 una galleria sottsirranea, e a
tre. gabinetti con una camera .
(^U($ta era la facciata , mrf (cdula
CAS
/
tòt
da lungi da uà ippodromo pian-
tato di platani , di cipressi , e di
4?arj arbusti , eoa un pergolato in
fendo sostenuto da quattro colon-
ne di marmo, che formavano u-
na sala campestre con tavole e se-
dili di marmo bianco, da^qii^
uscivan giuochi d' acqua , vche an-
dava in una fontana . . Quando si
mangrava in questa «aia, campe-
stre, ie^ vivande si manda van per
acqua in i>iatti effigiati a Ittrche
e ad ueèelli acquatici. Incontro
erano varj gabinetti di v.erzura,
tutti con belle yistt^ e con di-
versità di fonti , di j-uscelli ser-
peggianti, che servivan poi per
irrigare prati o otti •
L'altra casa di Plinio nel Laii*
»ntino presso ad Ostia era su le
sponde del ^lare, e dove è ora
Castelfusano in un sito che tut-
tavia si chiama Plia/ana . Quan-
do quel luogo era di Sacchetti ,
vi tu scavato nel priticipio di
questo secolo , e da que ruderi
ne fu ricavata la pianta 4. che non
si sa più dove" sj» . IJ buon me-
dico Lancisi ne parla» Vi fu an-
che rjscavato posteriormente,- ma
alla barbara , distruggeiido^ sem-
pre quelle tuine^ dalle quali tutf
tavia si potrebbe ritrarre' qualche
giusto . disegno del piantato .di
quella villa . E n^n si fa • Ver-
gogna ! LftcasaeraspazieBa e co-
moda . ^PrecedevA un atrio circo-
lare difeso da vetri coserò il v^-
to« Seguiva uikgran ciortileìiaDe^
grò , iftdif una sala per fi»ic:: ài
suo aspetto era sui ma») -mao-
^qì 4U» porta e^ogni fioesffa; of-
frivamo scene diverse < Dtt- un
canto di essa^sala eran di«Baa«e»
re • . DsdV altra uà gabànette-. ro-
tondo pK;r libreria , e otmere da
dormire con un andito-* SOttem**
n^».^* M^ t^Bfy^^ fuM> pei ri-
t scal«-
i6z CAS
scaldarle .Al di sopra erati le a-
bitazionr per i senri. L^altr'ak
avea cinque camere. Indi il ba«
gno colle solite stanze, e coil
tutti i comodi . Seguiva altro <$a-
inerone per n giuoco dì palla .
A un angolo si alzàvar una torre
con due càmere » pian terreno ,
con due altre in mezza , e con
uiia sàia sopra . All^ altro angolo
un' àltfà torre con altre camere ,
Tf Con ^rahaja ^ Viafr , parferri ,
orti, Riardi ni eran dintorno all'
abitazione . Ma quél che v* era
di j)iù^ Caro era un casinetto di
ri tiro» disegnata da Plinio stesso:
consisteva in due camere con un
gabinetto, in una camera da dor«
mire con una stufa, sotto y e in
due affre càmere . Le vedute v'
erano alterar d' incanto , perchè
ttitra Quella spiaggia e campagna
età abitata; ora e deserta e mor-
bifera »■'.■'
Su- le due lettere di Plinio af-
cuni architetti, fra' qiiàli Sca-
tnozzr y è Felibien ^ hanno fatti
cHségnl di queste due sue case di
Campagna ^ e són riusciti ben
diifferenti frat' loro • E che impor-
ta ar noi moderni delle case de-
flì antichi ? Noi nòli abbiamo né
loto costumi, né le loro manie-
re. Le nostre abitazioni han da
essere convenienti ai- nostro nio*^
yò di vivere .' NOn basta . Han
da esser dirètte dallàr ' ragione ^
La ràgfóne esige da per tutto , i.
^htiaziióiie salubre e dilettevole ,
2, distrtéu^tone comoda , j. e de-
corazione conveniente . HlrschfèW
ha trattato' bene auesta teoria,
di cui si fa qui V estratto se*
guènte^
T* Lff sfttts^tofge esige due qua-
lità essenziali y salubrità y e amt'-
nm.
Sitò' sttMre e cielo sereno >
CAS
«fonqut non marassi, non stagni i'
non fondi, né boschi y aé vici*
nanea di città popolata,, le di cui
esalasfioni infettano ì contorni *
Questo è evidente * Perchè dun-
que tante case di campagna si
veggon situate al rovescia di que»
stai evidenza? Pejggio. Siti natur
Talmente sani sr sono dall'ar-
te guastati coB> boscbr artefat*
ti,, e con circondar gli ed^cj di
coloro che si diooi» grandi eoa
fossi d' acqua stagnante ^ Tanta
è r irragionevoiezza dì questa raz-
za di gente ì
Dopo il salubre conviieir cerca-
re i' ii/7iefi/Vi « B perchè si esce
dalle prigioni cittadinesche? La
natura o#re yìste che innamora-
no, miste dì montagne y di col-
li, di pianure, dì valli» dì pra-;
ti , di: foreste , di piantagioni ^
dì lagni f dì fiumi, di mare. L*
arte sa sceglierle, e anche abbel*
lirle col situare Tedifìcio da go-
derne varietà di vedute d'ogni
genere-
Per aver questo godimento o*
gni casa dì cam|iagna vuol esser
situata in qualche eminenz-a . Co-
si ella godey e sì fa goderei do«
mina, e invita a sé anche chi la
vede da lungi .
a- La distri Bustone necessaria
ad una casa di campagna deve
cominciare dal suo dintorno * U
arte spogliata d' ogni apparenza
di sforzo e di ricercatezza vi ha
a dt^orre gif accessi comodi e
vistosi^ E' della più grande im*
portanza che la strada conducen-
te talla casa sia, se non bella y ai^
meno' buona . Buoni cittadini sa-
ranno quelli che impiegheranno
parte &ile loro fortune alia co-
struzione e al mantenimento del-
le strade , e delle stradelle . Ri-
crea una buoDa strada che poul
al
jOAS
fik •Caamo - Avaati a questo, sarà
> amp- spiasizo - d' una regolarità cor-*
'tispondiMiDe dii' edificio, e con
3ua^che abbeillmai(x) opportuno
i verzura, di fontane, di sedi-
li ^ idi vasi , e &ache di qualche
«tatua* In Itishiiterra si esce
Ispesso da un paiaìzo de' più son-
.tuosi per passare tutto in un cqI-
.po in un cantone selvaggio; . Q.ue-
«to non è passaggio 4 e preci|>i-
zio . )La natura non v^ a salti ,
J'.uomo ama gradazioni comode 9
e r arte deve disporre le. comodi^
tà in una .dolce sueces^ipos • I
contorni d'una casa di campa-
gna debbono essere ridenti ;. dun-
que son irragionevoli e .insalubri
46 que' ricinti di boscaglie e di
cocchi 9 e que' muri di • <;hiusure ,
«he tanto si um^o in Inghilterra
e.in Olanda 4
ì Non è. meno, irragionevole cir-
condar r abitazione con casupo-
la rurali 1 con stalle > con rimes-
. se 9 come si pratica in Germania •
Tali fabbriche economiche van-
no distribuite in siti opportuni ,
che laacian da lungi una bella
vistay e non incomodino la casa
di delizia*
. . 3^ La 4ec0ra9:fone e grandezza
delle case di delizia, deve essere
•teiativa alla qualità delle perso-
. ne . Ma per quanto qualificati^i-
mo si .voglia fantasticar ujo. per-
sonaggio « quando è in campa-
gna 9 v' è per riposare nella sem-
' plicifà della natura , e si ha a di-
, menticare delle pompe cittadiae-
. «che < .Onde le più grandi case
di.cklizia non saranno mai pala-
gi «. avuanno bensì un' aria di
srandiosstà e di elevazione ; il
Jasto e il lusso non hanno che
fare col. bello e col- grandioso.
Le akre poi de* particcuari ricchi
•«vraitfio un' aria di eleganza &-di
CAS xót
ieiicat^zzji . E. fin;^ente le cor
^^fi^ iranno decenti e gra4evo- ^
li 9.. m^ modeste ...
. Il carattere generale e proprip
delle case di campagi^a é la $em-
jilicità unita ad uòìa certa legge-
rezza., al comodo f atl^ bellezza ,
^ ^llf)^ grazia . Una meschina ca-
panna in mezzo d^un terrenq io-^
codtp non fa stupore,) ma \ina '
J>rutta casa ai ^amp^gna in un
•pftesaggio ridente, ne distrugge
.r efiètto • La sua decorazione na
da corrisponder ai. sitp»
La decorazione . comincia dalla
, /orma dell' edi^cip* L^ forma pìii
semplice è ,la circolare, eia qua-
drata • La qugdr^ta è niii conve-
niente per la cpmpdita della 4h
.stribyzione • Se un quadrato non
t^sta, invece di projlupgar 1 la-
. ti^ e far neir interno un cortile
chiuso da tut^e le quattro pacti,
come chiostro di frati , visi.^g-
giungano su la facciata^ due ale
un pò* più basse f Farà .un bello
, spicco 9 specialmente se la sim-
inetria e l'euritmia n0 fara^ino II
nrincipal orq^menfo .\ Qui non
,|i9n luogo né . colonne, né pilà-^
Stri, né frontespizi I e, molto me-
no conchiglie , gl^irlancie ^ e scul-
ture. ^ V i convcngpno bensì de'
, portici 9 ne' quali j^i possono im-
piegar gli ordini secondo il c^-*
.rattere dell* edificio , Questi por-
tici sono suscettibili, di| $culture
, e ii pitture,, ma con molta so-
brietà 9, e ^ adattate alla natura
deir abitazione e del sito , Sopra
i portipi possono èssere belle log-
ge con ringhiere eleganti . An-
che il tetto può spiccare con tor-
rette 9 con logge , e con una cq-
pola. ancora 9 se il. corpo di mez-
^0 è circolare o poligono •
Le decorazioni che si aggiun-
.go^q alle f^arti fsj^ziaji delle
L a " ' cà-
/
1^4 CàS $
case di delizia h^nno da d4r ri-
salto alle parti essenziali* e non
già offuscarle . Dunque econo^
mia , e giudizio .' Sempre è, me-
glio pieno' t:he tro/ppo ; E sem-
jpre secóndo le regole più sedere
deila convenienza . K qnal/:on-
Tcnienza nelle ville d'Italia, e
socialmente cti Roma , ripiene di
statue, di b^sti, di bassirilievi
d* c^ni genere, e di pittm-e, che
sen^Brànò più accademie che case
campestri ? Anche gì* Inglesi sì
sono Tiies^f su questo tuono .
Se i Signori , e i Signori a-
inatori amano statue nelle loro
delizie /, ^ soddisfino pure , ma
con quelle che vi convengono , e
^ve è <iome convengono . Pos-
son n\ai convenirvi Giovi , Plu-
tòni.^ Plaéoni? E su cornicioni ,
e anniechiati-, e incastrati ? lì'
buon senso sceglierà le scultifrer
conveifrienti , e le adatterà' riè' sir
ti opportuni . ' ' ' '
Unià casa di delizia tiwò essere
jkbbelHtà-^tla.moltr edfficj distac-
cati é'^àrti pèt-" la vflia w Oltre
le sctìiScrir, è;lè ablifazioni per i
famHihr;.,*vt^pOSsocfd esser de*ca-
Sfiììi perfer'cstieri'. Alfrì perii
piacére ;e-^'riTtllrtà'p come per
la danza e per 'la musica , per Io
studiò, pei* H-^bàtfno, per Ja cac-
cia, ^erì' qècelfiera ec Questi
piocolt cdifS^ - isdiaf i trcfifeggòri
sito fresco omb,roso, e una pro-
sftettiva^V^ftte , e la vicinanza
d^ upa ìfcfr^rité limpida kàì quaK
che boiclfetfty. Non v* è sito,
nohv^è tifóne che neh posSa
ditéfrire im oggetto' importante .
Ma bisogna evitare la soprabbort-
datiza di;^à!lrcasinr, affinchè non
présentitib-im^ apparènza di cìttà^
t 'distraggano la solitudine cam-
l^eitfe, ■-'.';' ■ ■ -
Dove sono 'molti di «x Tattica-
CAS
s!h$ , ciascuno va distinto nella
diversità^ delie forale , e delle ap«
parenze relative al suo ^articolar
destino , Ma si deve evitare o%ni
euritmia e uguaglianza Ai posi-
zione fra loro . Ciascuno faccia
il suo insieme isolato, senza di-
pendenza cc%li altri , e domini
nel tìio cantone proprio , tosso-
no bensì concorrere alla ricchez«>
za d* una prospettiva, e ad un
legame gradevole co^li oggetti
circonvicini , senza aflfèttazione di
euritmia .
Il liramMfsehfar peri in una
stessa prospettiva un obelisco ^ e-
^izio , un tempie greco , un mo-
numento romano , una torre go-
tica, un padiglione cinese ec. è
una immaginazione disordinata
dalla manìa d'ammucchiare cose
disparate che distruggono la senn
plicità campestre . Questa strava-
ganza da' parchi d' Inghilterra
par che si voglia stendere anche
fn Italia .
• NeVparchi e nelle vìWe si pos-
sono alzar monumenti in memo-
ria d^una cosa o d'una persona.
Allora r architettura fa l'ufficio
di statue , di urne ì e dì altri ser
g'ni di rimembranza. Così in In-
ghil^rra nel parco di Hagley w^
no edificj irt memoria dì Pojje e
di Tómpson , dove que'poetf an-
davano'spesso . L'espressione di
tali monumenti deve essere senza
equivoci . -
Nienfe di più ridicolo de' g«p-
rogliliti in pittura . Se 1' edificio
ipànda d' esprimer il Suo caratte^
ré , tutti gli emblemi non vi ri-
medieranno . Se T espressione del
carattere è chiara,' gli emblemi
sono superflui . E su muri dipini
ger fiori , prospettive , cascate ,' :é
più intollerabile.
* CASINp città distratta da Téiw
doK
' e-
CAS
clorito presso a Monte' Casino in
Tccra di Lavoro . Vi resta intero
un tempio C ora romitorio dd
Crocifisso } a croce greca , liuv-
SO so piedi e iar&o ss ^ tuèto di
gran .pietre di taaiio senza cemen-
to , alcune lunghe o piedi .. La
volta è una specie di cupola con
4 finestrine.
Poco lun&i son le ruinè d'un
Anfiteatro oella circonferenza di
S20 piedi, coir arena- del diame-
tro di 200 4 Le muraglie son al-
te 57 • Vi sono cinese ingressi
alti 26 e larghi 13 piedi . Vi si
veggono ancora le carceri per le
bestie , e gli acquedotti per la
naumachia , La costruzione è di
gran massi di pietre, e di mat-
toni. Al di sopra sono ancora
mensoloni traforati per mettervi
Je antenne dell» tenda .
Un poco pii^ in su sono i |>o*
chi avanzi d'un teatro semicir-
colare dtì diametro di 283 piedi,
d! una costruzione coiisimile all'
antecèdente .
Vi si^ veggono ancora degli ac-
quedotti sotterranei , de' resti d'
antichi edifici, e di strade a£i;ao-^
di lastre di opeta^ ineerpé td so-
lito uso Romano.
CASMENA città antica diSn
eli la , in cui non resta d' antico
che una scaia intagliata nella roe-
cz con miraòil esattezza . £' al-
ta 120 piedi , e larga ^^ . Gli
scalini son alti 7 pollici , e 13
larghi . Era più lunga , ma si è
accorciata col tagliar la rocca don-
eie cominciava.
C A SSANDRO Romano , e
fiorino Francese furono i due
architetti primari delia riedifica*
ziooe d' AviJa desolata da' Mori ^
come S^ovia e Salamanca . Quel-
la riedincazione ordinata dal Re
CAS xtfs
Alfonso VI s' incominciò nel
^ 1090 , e vi lavorarono 800 uo-*
mini < ^.
CASSE • cassétte , urne y. sar-
cofaghi , sono state ne' bassi tem-
pi configurate iù chiesette con
porte i con finestre , con campa-
nili , e con altri strambotti go<>>
. tici . Gli argentieri , i falegnami
vi si sonp sfogati. Se mai unar»
tista si lascia condannare a con-
simili arnesi, non dia loro altra
forma che di ufne della buona
antichità , semplici « e sqnza zam-
pe di bestie.
CASSETTONI sofno i con»-
partimenti dtì soffitto , che re-
stano regolarmente incavati co^
"me casse . . . *
. La loro orieinié viene dalla c^i-
sposizigne de travi . I travi in
un soffitto, sono disposti uguàjU
mente , . e ugualmente intersecati
da altri travi traversi, co' quali
s' incastrano , e £>rmana naturaf-
mente i c»rftttom\ Questo me-
todo, usi tato molto inftalia,.of>
fre una bellezza naturale di $of<<
fitto , e un partito di decorazio-
ne semplice., e tanto più grade-
vole dacché nasce dalla necessità
stessa e dalla natura delle cose^.
L' origine de^ cassettoni prescri-
ve i.' la lóro forma, 2. la lorof
^disposizione ,3, 0 la loro decoh-*
razione ...
X. La forma dt\c»ssettoni non
può esser arbitraria ; è prescritta
dalla disposizione della travatu-
ra . I travi non lasciano clie va-p
ni quadrati , dunque la forma da*
cassettoni non può esser che quai-
dra. Niente di più chiaro, ^al-
; grado tanta chiarézza , la smania^
di ornare ha strafbrm'ato anche i
cassettoni da non ravvisarvene-più
V origine . Sorte ordinaria dell'
Arcliitettura , di cui le parti es«
ir t sca«
0
iéS CAS
senzìali si sono conve?rtite in op-
nati ') e copiando ciecamente ^ i>
copiando , si è perduto di Vistfe
il modellò naturale , e si è dato
in sproposiiti « V ornamentò ha
distrutta r Architettura .
' V ornamento non ha base sc)-
fida. Esso è in Ardritettiirft ^uel
che il gallone è a] le vesti ; è
un accessorio , dreni si pnòi^t^r
senza. Peggio. Gli ornaménti
sono come que' parassiti lAtrìgan*
ti , che amméssi per gtózia in u-
tia casa 9 prestb la perturbano , e
alla fine se ne rendòn padroni..
U drnato si è inipadrontto della
iéostruzione stessa , T ha altetat» ,
V ha giiafsta > da accessorio si è
reso principale, p ha ridotta 4'
arte a giuoco cfi capricci per di-
'^crtiré soltantb chi ha* occhi e
non sa vedere.
Per il deilirio di ornare , si sóli
fatiti Cassettoni irrcgoiari , grot-
teschi, formentati in rombi, in
TaKcstlu) in intralci. Queste mo-
struosità si veggono ne' mònu-
-menti di Palm ira e di Balbek ,
ma soh un ':^ucchero rispetto ai
moderni , e ai mòderhissimi .
L* origine de' cassettoni coman-
da imperiosamente forma quadra;
'Comando' >$oave ; il qtiadrato -è
* bello i come sono belle tutte lefi-
'fiure geometriche *, sono belle per
la loro semplicità .11 semplice è
'iefnpre bello ', perchè l'occhiò lo
abbraccia facilmente . Il facile
jiace . Quadrati sono tutti i té^-
'sèttohi della buona antichità si
nerie volte che ne' soffitti dei
corniciami , come si mira nel
^^Fanteon ^ negli archi trionfali
te '
Stabilita ^nadra la fórma del
cassettone^ la si può abbellire
tpòii drcoli , o con poligoni, i-
CAX
itcf itti pérò^ nel quadrato ^ e con
un rosone nel mtzxo. Tali or*
ttan^fi «lebfaono esser- in riJie-
vo, per' toglier ogni ' e<}iiivoco
coir incavo de^ castastani : .C09)
«oAo neicempòadeila Paté,
' Dove 'i cassntam possono sof-
frirsi ìntEccciati c;l4* solamente
dove sieno sofTribili i rabeschi 9
dove s' ij^treccino- rami d» pian-
ate ^ e* formino un iertò/i come
lidie ioj^e'di RafFaello.
' 'Nt'tassettwtti il pieno vien da^
travi 9 iì vano da' loro intervalli.
Pia che saran fòrti i pieni 9 più
^af attere, vi sarà ; EV generalmen-
te buona la regola del Serlio di
far il. vano dqppio del pieno.»
Nelle volte il vano deve esser
maggiore che ne' soffitti piani.
Generalmente 'la. profondità, de*
cassettoni deveetser relativa aUa
grandezza e alla larghezza de*' tra-
vi , air altezza de'soffitti o delle
volte , e air effetto della luce > e
al carattere della fabbrica. Al
dorico converrà un cassettone
semplice, al Jonico con uno o
due regoli' in quadro o in circo*
lo, al Corintio eoo piò regoli in
quadro o in poligono .
2. La disposizione éé* cassetta^
-ni deve dipendere dai bisogno e
dalla convenienza de' luoghi. Ne'
soffitti piani hanno da esser in
minor numero che ntWt volte ^
perchè queste hanno mae gior su-
perfìcie. Cosi negli edincj gran-
di voglion esser* pochi e grandi ;
un 0«m mero deve avere gran
■^rti^ uno spailo gcande troppo
suddiviso s' impiccolisce ; il pic»>
xolo s'ingrandisce quanto meno
si divide* Il Panteon non ha che
-cilique ranchi di cassettpni^ e
nella sommità non ve n' è. alcuno
per eviiare confusione e impieco»
- . li**.
CAS
Jiihéato': quei eran riposo fu più
spiccare le riccnezze.
La loro disposi^tone ri<ì|^iede
ancora che 4 loro ipieni non po-
sino in falso 9 cioè non cadano
su' vani 'de:lia costruzione w Nel
Panteon si osservi^) che i pieni
cadon il piombo nel mezso delle
colonne. •>
E' altresì riraanphevoie. nei Pan-
teon che i gradi che- formano lo
sfondo 5ono tagliati secondo le li-
nee paraiieie a quelle che parto-
no dal centro deUa rotonda e
vanno nel centro dtì quadrato :
così tutti que^ gradi son veduti d'
una stessa maniera in ciascun i^ua^
drato , e i gradi più abbasso non
sono occultati dall' aggetto degli
altri -
3. La decorazione de' cass^ettoni
di qualunque n^ateria si faccia)
o in pittura )• Q in-scultura, deve
esser sempre taìc che Uimitazio-
ne corrisponda alla realità. Dun-
que i meni , che rapjsresentan
travi, ctebbon restar liscj . I. Va-
ni non- comportano che ornati
veri^naiji a un soffitto , e conve-
nienti ^\V indole deW edificio ,
Gli antichi vi mettevano un fio-
re, un rosóne.' Ma i moderni vi
ficcano gruppi di figure che rai-
naccian di cadere ^ e vi conficcS^-
no ogni capriccio.
Ne' cassHtoni non può entrar 1
arbitrio , e molto meno bizzarria .
Tutto è prescritto dàWa travatu-
ra , iforma , disposizione , ortta-
mento . £ tutto deve esser, con-
veniente «ila natura d^ìV edifi*.
ciò *•
CASSIODORO il più gran va-
lentuomo del V; secolo ,f di quel
secolo in cui i Goti signoreggia-
ron l'Italia. Egli fu Segretario
di Stato dei Re Teodorico , ed
d»be uw vasta cognizione deli'
CAS x6j
Arcjhitetcura . Disegnava ógni sor-
te di, edificj, e ii dipingeva, o
li acquarellava con altrettanta fa-
cilità* E* probabile eh' egli aves-
se architettato diversi edifici con-
siderabili , e «principalmente il
monist^ro eretto a sue spese in
CaUbria a Squillace sua patria.»
doV^ figli si ritirò a viver trin-
quilìament^ ^li: ultimi suoi anni.
Bello esempio per i ministri di*
«Igraziati!
te opere di Cassiodoro abbon-
d^n di savi precetti su F Archi-
tettura* Per suo Consilio {a Re«
giua Amalasunta figlia diXeodo-
rico si diede a fivorir .Je scienze
e le belle arti, .delle quali pro-
curò -che suo figliuolo Atalarico
avesse Una sufifìciente tintura.
Nelle opere :di.Cassiodorp sono
infinite riprove dellai premura che
il K)i Teodorico si.prese per con-
servare j; Architettura .Romana*
Egli ordinò la conservazioue del-
le.-migliori fabbriche; ;e di quelle
che non^rgn più ristaurabiJi vól-
{« phe.si .raccogj.iessera. 1, pezzi
pec adornarne; i supi jujcyi edifi-
ci.. La.son^tup^a Bas;^) kì di Ra-i^
y^nna detta la Ba^iUpa 4^ Ercole
fu abbellita di framme.Q^ì ajo^ighi
di marmo raccolti di qua , di,Jà .
Fu a questo eletto impiegato un
oerto, Paiiielo , iodato molto per
questa abilità ./, ...
La pródifiiojja, Koto^ida di. Ra*
venna, la di, cui cìuppla tutt* d'
un pezzo è di j^ piedi di dia-
metro-,' e 15 di^ grossezza.,,' del
peso di ipo. mila Jibbre,;c, opera -
di ^ucl tempo. Fu circondata. di
statue colossali degli Apostolipor-
tate via . da' Francesi sotto Luigi
XII,. Si vuole. che ,qucJi' «edifìcio
servisse di. monumento sepalqr^le
a qualche Re. .Anche Aliasi re
d * E^i tto fece . .condurre da Eie-
L s4 fan-
i4r' CAS
hnììisiRn « Si£is un ^ificio con-
simile ^* vtn sólo jfezzo lùtìgó 50
pi^di V'farSs 35 , t ghxso *o.
'Aiiche Boezio , e Simmaco 4 ci"'
ma' d'uomini nella htt&ktarsL dì
quei secolo , furon mtendentf d'
Architef tur A , e impiegati à» Teo^
dorico V
Simmaco ebbe l' in tdidtteza del-
le fabbtirche di Itoitia y t speda:!-
mente dei-^ Teatro di Pompeo ,
che Teodòrfco fece riattare . Quel
Re gli scriveva cose belle* », Tu
„ liai cosfruittJ' bcctó tdificf; tu
,» It hai anche disposti' con tafi-
„ U totelligenià^, che Dguàgiian'
„ d jErelK de^i autichr ,: e servòn-
^ ài C9tmftò ai 'Qtodemi . Tutto
„ qiiel che vi « ' scuoprr, è un*
9, immàgine ' pét-fetta étlV tcòsU
htt^Lk ét'^ùsm ctktuttA :, non
■è capaice di'^fìif bnoxié' febbri-
ehe sé ndn chi è di Woitsen-^
'siy e^ <P un» mcnte^ hth colti-
'VaU.»*; ■' ■ ' ' ' '^i • ■
Dopió :qùésta-1)Clia* irparirà Teó-
dòrko' ste^ò'ftce^ecapttare Sffti-
inany e 'BòéiJo . V uomo è un
misto di male e éì bene ; il our*
«le ^a^ , e rf bène sussiste. Di
Jimllt' crudeltà niuno ora si dub-
e v.'rtì* te* bene^che prervidem*
2e-^i» T«8cròrico in favor dèlie
belle ài^i sùtìù tuttavia util! .
£". tiihirtheVole. iìrz le altre la
/of'im/ff cb^eglt' ^ede a) Ptiefet
tu di Hipimà^^ relativa all' A^hi-
t^rto^'^UediEcf pubMi<i . • Eo-
;^ li liBddtd delle jfàbbrtche R6^
^"ittàme' richiede un custode in-
^ tellnèente , ' affinchè' quella mi«
,, rabif fldva- di edific; si' con-
^ ^ervi'éoh irrcessante diìigeoza^
„'e t ^ttovr si costruiscano ken*
a, tetaÉnénfé ffae/rf e 'dentro •' La
9) nostra generosità' è diretta a
y, conserVSD^ Ir cose antiche » e '3i
91
ai
99
99
w
CAS
y, ^e«ir le' nuove dr gloria àelV
„ antichità . Sappia dunque 1*
9, tua, rllustre grandezza j the a
9> tale scopo si è' costituito iquell*
„ Architetto in Roma . E dac-*
„ che gli stud; delle arti hsn d»
„ sostenersi con - giusti ^wniodi ,
9, 'vogliamo ch^ 'égli abbia quanto^
99 i suoi oi*edeces$òri hanno ra-»
99 gioneVoffflente god^o . Esli
99 vedrà cose- migliori di- quel cnv
9, ha letto*) e più belle di quel che
99 -s* immaginava ^ QueUe statue
,9 pajon vive ; le vene , j mu-
99 scòli 9 i nervi vi sono cosi e^
99 spreser the V noma vi par in a*
99 zione^ e ia quante espressioni
„ divèrse ! Dicesi che ^i Etm-
99 schi ne ossero stxti in Italia i
9, primi inventori . Indi Roma..
99 ebbe tabte statue differenti
99 quanto la natura procrea nomi*'
99 tii • Sori mirabili £n i cavalli ,-
99 pieni di fìervore » eolle narici
,9 crespe 9 ceiror^chie spiccate ,
99 cxjr membri onc^ggiati e risttet*'
,9 ti 5 vorrebbero correre, se non
99 fossero di metallo^ E che dl-
9, rema di quelle colonne sì al*
99 te > sì svèlte 9 1 iì bene scafia-
99 late 9 che pajon di getto ? So--
,9 ^tengono moli sublimi . Pare-'
9, cera il tétÈO e duro metallo r
99 ^ commisMire de' marmi pajon
„ venature naturali. Il prodifiio»
99 deli' arte inganna rocchio . Gli *
99 atftidii storici riducon a aetfe
99 tolametite le maraviglie di tut*
„ to il momla : iì tempio di Dia-
„ na in Efeso; il Sepolcro del
99 Re MausokP) donde i Mau-
„ solei^ H' Colosso dtl Sole in
99 Rodf; U statua di Giove O*
,9 limpico d* Qro ed' avorio fbr*
,9 mata da Fidia; il Palazzo di
,9 Ciro fabbricato da Mennone
99 €od pietre connesse con oro ;
9, le mura dì Babilonia «ostruite
CAS
„ lia Seotimnide con mutmoi 9
n ton zolfo e eoa ferro ^ U Pi«-
9, ramidi d' Egitto • Ma chi avrà '
99 più quelle ]»er maraviglie dopo
9, che avrà mirato nella sola Ro-
yy ma tante cose stupende ?' Qoel-^
9, le ebbero fama, perchè furon
„ le prime, e le pccKiuzioni gran*
„ di de* secoli rozzi piusano fa-*
5^ cilmente per maravigliose • O-
3> ra è ben vero che tutta Roma
99 è maraviglia. Perciò si è scel-
9, to un uomo peritissimo nelle
9, arti 5 il quale in vedere tante
9, cose ins^nose degli antichi,
99 invece di restarne incantato, si
9, dia ad investigarnt I0 ra^iopi^ ,
9, studj i loro libri, e s* istmi-
9, sca , affinchè non ne sappia jmeo
9, di loro, nel litOjgp de' quali «f*
9, gli deve stimarsi surrogato^' .
Possono dunque questi Goti es-
ser que'barbari distt:uttori de' mo->
numenti delia bella antichità .>
Questo onore si deve al zelo de'
Cristiani e specialmeiife degli Ec<^ .
desiastici, i quali, come attesta
la storia Ecclesiastica , rovescia-'-
lon tempi 9 9 ^figurarono statue
in Italia , in Grecia , nell' Asia ^
in Egitto. I Goti, e quanti al*
tri settentrionali piombaronin l**
talia , non avéan Architettura i
né Architetti, pè Pittori, né
Scultori, né Poeti, né Oratori,
né Musici ; eran tutti guerrieri ,.
e fissati in Italia si ^erviron de<^
Sii artisti Italiani .Ma in Iifilia
gusto era iQÓ^Ìiyìoi e prose-.
gui ad andar più in giù nono$tan- ,
te che i Goti avessero cercato di
sostenerlo pe^ mtazo de' più in-*.,
telligenti che allora fiorivano io
Italia .
CASTELLO CO^' Battista').,
Bergamasco rimodernai nel x^óo
in Genova per ordine del Qcl^fi .
Andrea Doóa la Chiesa . di S.
CAS' x^
Matteo fondata da Martino; jj^v»
rÌ9 nel 1125 , Queisti rimoderna"^
menti .e riabbelivnénxi 4i rado .e
ben di.fado riescono, piissabili «
Delio stesso architetto si credo
anch^ il .p^zzo Jmj>eriaji in
Campetto a Genova, in cui il
primo piano è bugnato , il secon-*.
do con riquadri rilevati , « il .ter<*
zo con fondi dipinti : iL>tu4;^o. é
ric(;o di marmi,).. ma. gli ornati..
soia ihfelici, .e> più. infeUci le;
scale. r ,.
CASTELLO* d'acqua., .botti-
no, ediÀcio per ricevervi le ac-
3 uè condottate , e per indi diyi'^
erle in diversi canaU, e dsistri-
buirle per cllycrsi. usi della città 9 ^
e de"giardjni . Tali edificj ri-
chicdon sodézza , . e fors^ rusti-
chezza . jlg^ superiamo quello in.Ro*
ma a Porta Maggiore , e 1' altro
presso al Collegio Nazareno. Ta*
Jora si soglipnp. abbellire cpn ca«
scate d' acqua , e , ridurli >« fon-
tanè * I fcntanoni a .S. Pietro Mon««
torio in Roma sarebbero di buon .
gusto , . se r architettura^ vi. foss^ .
pih conveniente^.
CASTRO quartier antico di
soldati .^ In Roma presso porta
Pia si vede ancora ìt Castra, Pre-^
torto , e presso le Terme di Qz* .
racaiia si veggon delle caserme^
Le cetttocfiUe^ le ce^to csmergìle
di Villa Adriana irt.TivoJi, e d^
Ba;a .non- Qran che quartieri, di
soldati. I^iic mine, di Otcicoli
se ne vede un altro . Ma* il piii .
distinto é quello di Pompei % * E^
desso un gran cortile qùaidritnif-*
80, circoudatD di portici ..di co-
lonna doriche senza bas^ t die* ^
tro a' portici son le camerette per'
i soldati , come celle d'un, chio-
stro di frati . Per quartieri, pien- '
te. meglio che conventi .
.CATACOMBE qività sa^tcì^- . ,
ra»
tf0 CAT
T«nee di moka <9$t^nslo«9., fa^tfit
^ d^trarne .pietc^ .cause.. per
iìibbùche> ' Talisooo qwlkydi
Nàpoli^ di Rom», ài Ì>imcMs«}
Ala. Baiina. fe^vito eqche . per
sepolture «.|;^f0M<?tf;7i^^ ài Rom$k
'sono -ie pia ccJbbri , mn-. non- le
pia gmodi, aè4e|>ià beile. Sono
«pedeiii laiberiqtiDotterraoei een
Yarie nicchiette.aipiù^ ordioi, 9
«guisa di €ohmkarf,yijj^t coUocar-
.vi piccole, .tìrne , mortitari» con
i^ualcbe. i^crizioiie. Vi si trova
Jincbe <|uaIche;Cappeliilcon pi^tvh
re e ccmscuicitre^de^bas^t tempi-
Quelle di Napoli sonopi^.^an-
4i . Pia beillef sono-^ueile.di Si-
racusa: non hanno r aspetto. 1^
gubre dtììe altre ; formano ima
«itti sQCterx:4Qda di' >rip6so e di
«Eanquillfti « • e danno idea della
gsandezu eidelU potenza dell'
antiaa Sira^Msa. > :
ri Anche iMalta har k soe piccole
9at9pomkf i«f agliate fin pietra bian-
ca : pajon fatte jeri , Sona 5Ì an-
siose , oHc /indicano nascondigli
per. nadcooderfli nei^le inciirsi<ini
. dk' Sacaeefti « Patte prima per. i
.iDorti Jtan iervito. a aalvàr i Vivi
eum ^ifli che avean di più.pre-»
-cióao^ ,. ••
. CATAFALCO è ui» mausoieo
tSàmstOf per pompa funebre .. Non
si dovrebbe usare che per valen-
tuomini. ohe abbiane* recate le
imiggiQd beneiicense af pubblico.
£ pure «se' oe fan no per imbecil-
lii. E' £«mso quello fatto a Mi-r
chelegnolo^ «•
CdU/dkt^ è una mesta gratitu-.
-<dSne per un defunto meritevole .
L'Ha da servir dunque per un com-
pendio delle sue principali suoni
espresse eoo chiarezza per eocitar
dolore peri Jji^ di lui perdita y e
jnestiua . JOimque non capriccj ,
CAT
. t)è chiasso d' Jirgento , i* oro,' e
4i Jumi, né di altre frivolezze^
Unirà e semplicità . Una pompg
funebre non è una festa teatrale ,
né ammette esagerazione, jattan»
Zai e. molto meno falsità.
. CATARRO Q Danese:) archi-
tetto e scultore di Massa di Car-
i^ara.m. 1573 , discepolo e segua-
G9,' dei Sansovino. In Venezia
nej pozzo eh' è nel mezzo del
Cortik della Zecca, scolpa la sta-
tua d Apollo . Nella Cniesa di
$«.Gio«> tèce il deposito di An-
drej Badoaro discendente da' Par-
tecfpazj. £ jn S. Gio. e Paolo
architettò e scolpì il deposito
dei Poge Leonardo Loredano ,
che nella guerra di Cambray sa-
crificò figli e sostanze Per dife-
sfL della patria * Nella Cniesa del
Si^nto in Padova egli lavorò al-
cune sculture dclV Arca , e ii
deposito d' Alessandro ContarJ-
. ni valoroso Generale • La sua
più grand' opera è in Verona nel-
la Chiesa di S, Anastasia in me-
moria del celebre Gi^no Fregoso :
è un misto di altare e di mauso-
leo , cioè né r uno , né V altro :
«u ^ ^n piedestallo 4 colonne co-
rintie con cornicione e con atti-
co ; indi un altro piedestallo con
'.» colonne e con frontespizio: in
questo imbroglio , che sf dice al-
tfu-e,. é una. statua di Cristo, e
in un intercolonnio é quella di
Fregoso . Il Cataneo fi» . anche
poeta» e autor deU' Am^r di Mar-
CATENE sbarre di ferro per
ritenere le patti della costruzip-
, , Le piatte sono più forti, dcllt
Quadrate,. Si é sperimentato che
il ferro é più ibrtie » quanto mag-
giore é la «na superficie 9 perchè
nella superficie riceve più forti
im-
$mpre$sìohi dal . hlàrtello , pet edl
i suoi granì si shmgano, e AtquH
staiio più nervo,'
Si è sperimentato ancora che It
catene d'una certa ItinghezKa'hart*
no de' difetti , ónde non si può
contare che su la me'tà della lo-
ro forza . Se per esempio una ca^
tena hi da sostener un ptso^ di
IO nlila libbre, bisogna cercar
^ual è h dimensione ài quella
che non si rompe -che sotto un
peso ài 20 mila ,
Si deve anche bidare alla mi«-
nìcra di unir ic catene; 'Quella
|)er cui si addentano una entro V
iàltra a cunei in senso contrario ,
riunite da briglie, è preferibile à
quella a cerniera .
Catene si chiaman anche' que)^
le pietre ài taglio che si mettòli
di tratto in tratto ne' muri per
collegarvi meglio i tnattoni , o il
pietrame . Queste catene sono ne^
cessane, specialmente negli an-
goli , e dove posano i travi . ' ht
pietre componenti queste catane
si mettono Tuna su Tahrain
modo che una comparisca corta ,
é l'altra lunga. Questa lunga si
chiama morsa . Le catei>e sem-
plici non formano morsa che' da
una parte ; le doppie 'fanno mor-
$a da dne lati . Per lo pii!^ si dà
loro qualche aggetto . Alcune si
figurano a bugn^ pit decorazio**
BC .....
CATTEDRA , Chi ha da in-
segnar a molti , deve stare più
in alto , per esser meglio veduto
è a5co]tato . Segga dunque in u-
na sedia elevata soprft* uno Wa-
bello alto due o tre piedi : abbia
■anche un tavolino d'avanti; stia
pure con tutti i suoi coniodi,
che ha da pretender ài più?
I professori nelle Università
lianiio preteso abbastanza • M« i
CAV fyt
tiostri pteti modenfi u differen*
fea degli antichi che lion >«bb«lN|i»
mai cattedre, nè'f)ulpiti ne' Ì04>
rò tempi) perchè non ebbero i^ui
so continuo di prediCaYè-^ hànn»
Imbruttite le CffieseCoMoro pul-
piti e coil« loto cattedra «
Sui prìbcipio • le omeére M
Mostri preti <ìViXi^ amhitfiàitaA>'
Tifo , ^ome \t\ v^ggoii» aticora in
Roma a S. Cletneatè^ e^arS.
Lorenzo fuori le ihu^ y er «hnive
^n molte' altre Chiese jiìffiphe>>.
-Ma poi si sono sospesi? la^ttm
bigcm^i ài tavok con tume le
sovercherie che può ^nvent^r-l'
inedia-. ' ^ . i . • •
L^ unito modo àif^t belle cat-
tedre e pulpiti belli y k tiOKkfOh
ne niente . « ^
CAV AGNI C«)>. Bàttittd^
Napoletano m. k6oo . Insiemcrcon
Vincenzo «Iella Mdnica' «difioò
in Napoli la Chiesa e' il Conven-
to di S.Liguoro, e ilMolMe del-
la Pietà f ch'^;iih'bel pez29>^«di
•Arclriteetura . f ' '" ' '. r*
' Discepolo àtì Cdvagnifii'Dio-
«nisào di Barrolommeo, cbe(fu<-«T-
chitettodeila OMesa d^rta; in Ma-
poli de' Geromìfii : La 'facdata ,
1)enchè a «due ordini v è> buoiur:
la pianta è a tre navi con oodón-
ne isolate^ che sostengono non
aKihitraire 4 'ma'èatbaraniente^sr-
•chi\ • • ' '■ • ' •:•' ' '•» i-
CAVETTO è una mbdàMfH-
ta concava ài buonagrazia iwtte
cimkse inicriori delk cornkù.*-
CAULICOLI sontfiMeti , die
fanno fìnta di sostenere' ^e'^to
(Volute del capitello Corintio .
CELERE e SBVEROs arcfti-
tecti che costruirono ''4t Nenlne
^quella ma casa ati^ed^'wcoàiifì.
i tetti si. son preteà' coperti'^di
lame d'oro» Le piètre piùpre-
. ziose v'erano protiute. Mei mei*
zo
\
n>^M'c($M(rk ctè'fl stia èòhisù^
aib.i»«'tpi<e<& .' Qu^I toltile .era
ctfeOndtflò'd- un pitico 9 tte fìla^
cH'Cotooflb' Attilline 9 ed «rtluriT
go VLh ftà^iùi l Qiardini cónte-
aevand vmHé^ prari, boschi pi^«
ni di beane -dooieseiche e séiv&g.-
gev« n^^ rtie%eo«va vm ìàgòQph.
•t«#fe àaie' k^otno, cfhe pkrevidio
iMà' tini. ^r« «ante strava^n-
le v'<ra uii saloive circolare, la
ét'cftl :W)lt*^ raj[)t>r^sentav^ qUel
ohe dfMiiialh» ifirhfiaminfo^, è gi"--
Fava: iiòtf» if giorno ^r irtìit^re'
il int»t0 degM ^mv<^ quando 1'
toptofàtore luoieva'^v '%<:eva di- -
sc^tìdcr* da^quètsi*^ cielo. Jnùg-
gia d'acqua d' odoM* per afdac- .
quarne i^ot^teiati^: » '
Venne V«}paMatidS e P tttcan-
tu delia - casjl ' tfM^es'tìpAift : né ^r«
sé* il ' OoiMeo , - i* f cnìpia ' deUa
Fiét V e f i'popok) •risttpeÀ vtn ter-
tMJó ilnoiertso* ^ •'
CEMENTO èuìl composte di
cstee éifresOoMciftCav, di s:!bbio^
n^, di ghiaia, e di tegole in*
Àmt^i o '<^i "p^icco^e .pierru«^ce .
Dopo d*av<r6» stemprato q'ue^'
miscuglio^ si butta 'negr incassi ^
eirt batte 4»ili mal£apicch) : X^ue-^ '
sto è^AÌ iigm^ àe^ti ahrìéhi y e
ìlnositt^ tinnito, per > (bndanfén-^
ti delle fafcbrichc'.
CERATI C Abate p.'Bomenì-
«3' Vicentino m, if^^.. Meritò
in Padova li^iMova Cattedra di
At«hit^tuV« Civile, ad ebbe im'
sbiikà grfindid d- istituire nel di«
stifttd i gio^lletfi, che nell'e^r-
dttì» ddle loro arti Itàn bisogno
di disegno. A quest* oggetto egli
9$vMpèf viti Muov& mètédut di ai^
Signore Jec^ '^ *
"^egli atchicettò ' la nnova Spè-
oìIb di «Padova, tnoestata sn T
aiitica Torre ^ Ezzelino il era*
èth^ Ao«h9*ii nuova Ospedale
enfi .
dove ^aii prima i Gesiiiti è opo^
ra sua . '
CHAMBKAY (de) uomo dot-
to del secolo passato, noto sol-
tanto per fi libro intitolato Péf-
ralhle de P areici teBur e antique
avee U moderne - . Questo parai-»
lek) non è che su gli Ordini^ e
su questo punto di vista è un li-*
bro classico . Dimostra air evi-
denza che bho^na stare attacca-»
to ai tre Ordini Greci .
CHELLES caio: de) nel sef
colo Xiri fabbricò in Parigi il
portico alla Chiesa de None Da^
me ;
CHIARE2ÌZA è iì pfegio d*
ogni òpera. Chi concqnsce cOn
céi orezzi y sì tsptime con facili-*
tà, e rende tutto chiaro^ distin-
to, e netto d' ogni iiiipurezza .
Per esser chiaro , biso&na aver-
si fdtto un metodo d osservar
tutto con attenzione , e distinguer
cosa da cosa, parte da parte, e
mettervi un ordine che una cosa
porti air altra , e da una gradata-*
mente si passi ad un* altra parte .
CHIAROSCURO d'un sòl co-
lore variato col solo effetto del
chiaroscuro, non è pittura. Pit*
tura è imitazione della natara , e
in natura è inesauribilmente v»^
riata nei tòni de* suoi colori , è
armoniosa .
Chi non ha saputa colorire , s!
è ristretto a* chiaroscuri y \ ricclri
hin lodato , e il g[usto s' è cor-
rotto./! palazzi e i tempj si so^*
no popolati di effigie d* uomiai.
verdi ^ turchini f rpssi , cioè di
mostri assurdi e ridicoli .
I e ki or or curi sono necessari per
le decorazioni de* teatri ,. e delir
fèste . SoQ anche pregevoli neli*
imitazione di stucchi , ài bassi
rilievi, e dì cammei. Ma richie-
don sempre intelligenza dell'Ara
ti-
Z'
CHI
tista . È un buon Artista ne £ii
rà ben di raro, per non avvez-.
zarsi ad una insipidezza sì con-
traria al colorito della Natura.
Il Chiaroscuro importante è,
quello che siegue .
Chiaroscuro è P effètto della
luce , la quale cadetido su gl{
oggetti li ren^e più o meno
cfiiari per le sue diverse inciden,-
ze , o più 0 meno scuri a misura
che ne son orivi.
La luce cne parte da un punto
illumina un oggetto disuguaimen-.
' te nelle sue parti ; perchè il rag*
gio che vi batte in mezzo, illu*
ftiina con vivezza maggiore degli
altri che vanno in parti più lon-
tane. Così se un oggetto è t?-
tondo ^ o ha de' piani inclinati ,-
i raggi non vi cadono perpendi-
colarmente X né se. ne riflettono
Ugualmente . E se i raggi incon-
trano un c(^po che ne nascónde
un altro, questo rimane privo
* della luce diretta . Da aueste dif-
ferenti incidenze di fumi e di
ombre proviene la scienza del
chiaroscuro .
Questi efFìetti sono più sensibi-
li, quando sì osservano ia'^un,
corpo , le di cui parti sono al-
quante distanti le une dalle al"
'tre . Collo sceglierle e disporne
iri varj modi , per istruzione, si
acquistano le.prjme nozioni gene-
rali , che servono poi di ba^ ^à.
osservazioni più complicate . Su.
i corpi illuminati sì operano con^
tlniiamente modificazioni tnnuipe-
rabill di luce e di ombra.
Fra queste modificazioni sqx^.
•essenziali per l'armonia del cpr
lorito e interessanti i r$fiesfl^\
cioè i ribalzi de' raggi, e in con*:
seguenza de' colori, che ^tten4ó.
su* corpi in certe diresioni si rji^
flettono $^'i vicini « -^
CHI ifi^
I fjfisssi ionp di due t^it'f.
aJcun* .fono di seippfaee liicfi, là.
quale e pmand^td da» corpi terat ^
e ler legati, come.^sipecichj, mfita(4>
li., inanni ec.r- Altri; WBO ^o\^^
rati prodotti dallo «fi^so coloi»>
de' torpi menOkiÌ9c ji . ^ £U' idioti:
più vin ;ven^09 yó?^f#;.|iiù fiprtt»i
Aic^nA corpi s' imi^voadi Wn
ta la luce, (^ no« 6n no ri^^^M:
di vernila specie,,' <
Da tutio. piò rijultu-ohe letl^t»
gradazioAÌ s^plici ^iM juee Alt
ragione j4«' pift»i « e^tendo^ioi
,dai swoj maggioi:e ijri^ijdore fiilt
alia privazione totale -. in . quollcf
profonditèr donde Ja^Jucr qoOì
p.ud rlbajzai:^, . ., \.. .... ^
R isulta ancora^ ohft i riflessi^
producoifo combinàzioAi e noodi-
ficazioni inowi^rabÀUt;. Da qu^
ste cause, proviene l'.^iinoonia del
colori * L^ mt^ttk ^'H '" ^^-
con leggi costanti , e \ 91 aipptfK
jjriate al nostro scardo , che non
fa mai . discordanza . che : lo &q2^
«ca. , ^ , ' . . -
Or. sé JnnuunerabUi fiono gfft
elementi che Ibrmaao questa ar^
monia', è impossibile che V hi^
tista imiriper/ename^jte Tesa»-,
tezza gcofuetrica- delle operazioni
della natura,. Il tMàr^s^uro d'i.
un quadro non èc^e ^* appros**
simazione r. cui. 1^ Arte può giu)i-
gere . Il . cbiaroscuco n accosta,
alla Prospettiva- Aerea . ,-, i.
Per giunger ki quest'.appi^ssi-
mazione il Pittore ha in xias^^^.
na 9ua oper^ la, libenià 4i fiwitfe.
ij hxoA ow^ vuole iw indi w*-
fonderlo su i ^noi oggetti •
^. Ms^ questa sua libertà . non è
illimitata. Dojpo d'avere iK>sto
idealmente il ioco doftde emaira
il ìume 9^ e dopo avem. ttabilMi
la posizione de'- sUpi oggetti , è
&)|ta iar ittn libciCà t^. Deve ai)»^
i74 *CHI
H' confémiffr^i ^eanreérli^aumté
^fle regole deir incidenza., delia
riflessione 9 e delia refra:|ione .
Questa '<x)nfortna2;ione dOn paò
farsi chef a un dì presso*'
Il ohiaYOscttro noit è sòìtìnto
iti ciascun oggetto f ma è il ri-
aultato'di tutti i iumif ài tutte
je ombre) e di tutti ì rielessi d''
lin quadro.
Pef iscoprir^ ad un' occhiata
r-^ffetro gcner^ie del pkiaHseuro
di un quadro, convien mettersi
ia una certa distanza , da dove
gii Oggetti non dieno troppo al-
la vista. ;^ se ailora i lumi e le
ombte principali sfi presentano in
ntassé , in concatenamenti ^ in
gruppi « subcfrdiBati fra iofo ih
maniera che^ lo sguardo vi tFOvi
accordo, armonia e riposo-, il
ckUtoscufo è beti inteso . -
Per impie^gar giustamente i lu-
mi secondo ì\ foco^ V intensità 9
e gli accidenti che lì modifìcano,
bisogna .osservare spesso l'effetto
Mi cielo , delle nuvole ^ e .delie
interposizioni « Nei dipingere* un
quadro bisogna ricordarsi di tut-'
te ^Bcste osservazioni e delie sup-
posizioni stabilite) per comporre
C9n armonia. ^
Si possono concatenare i lumi
in -modo che -serpeggino nella
composizione, e allora l'occhio
la percorre con diletto senza ac-
corgersene • >
' Si può anche con un solo grup-*
pò luìnjnoso fissar T attenzione»
E parimente si possono dispor-
re vari gruppi di lume subordi
nati fra loro , che lascino domi-
nare l'oggetto più interessante k
Artisti 9 diiettanti » amatori ,
spettatori,^ studiate Correggio,
miratelo, rimiratelo, godetelo, e
saptete chef cosa è chUréscuro\
Saptette che U chiAroKuro è k
CHI
iilise étìV armonia 9 e i^i^Iori non
iono che i toni che servono per
caratterinaré ' la naturi de' cor-
tei'. V* Mengs.
. CHIAVE in Architettura è r
uititna pietra nel mezzo di un
;arcb o d'Iona vùìtsi 9 più ttrttta.
-in giù che ^n su , per così chiu-
dere e tener- fetme tutte le altre
pietre.' •
La c/^/0v^ è suscettibile ài or-
' nati corrispondenti al carattere
.delia Mbrica. Negli afchi trion-
fali Romani le eèìavt sotjo a men-
sole con sculture^ ailusiv^^ Neil*
anfiteatro di Capua le chiavi del-
le arcate sono a teste di deità , alle
quali er^ dedicato (fUelV edificio .
. CHIOSTRO. I Conventi più
umili abitati ddéhi è (ùort del
mondo non Ja cedono ai gran pa-
lazzi « I loro cortili si chiaman
c^iùttr^ ì contornati di portici,
e di logge , ornati di pitture, e
di sculture con qualche fontana
in mezzov 'incuriosi quegli an-
"' tichi jchiostti f colonnette ài va-
rj marmi e ài forme differenti- ^
quali sono in Roma a S« Sabina»
e a S. Paolo . Tutti i Chiostri
sono- ad archi « -Io non ne ho
Veduto che un sojo ad atx:hitravi
sostenuti da colonne : è agli A-
fostiniani di Viterbo. Quanto è
elio»
CHIRISOFO architetto e sta-
tuario Cretese fece in Tegea un
altare a Proserpina , un tempio a
Bacco, e un altro ad Apollo eoa
una statua dorata , a canto a coi i
Tegeati inalzarono una statua in
onore' deiP artista .
CIARLATANERIA e àisfi^
non entra ? in tutto s' impiegaa
artifizi per interessev per vanità >
per ignoranza 9 per debolezza, e
per tanti altii fini . Questa è dàr^
ìatsnmé »
Le
CIA
L«'Belle Arti fondate sa rim*»
ittiagiaazione vivon d' illusioni e
di prestici 9 « perciò sono più su-
scettibili di cUristanìsfno, DaK'
arte all' artifizio è un piccoi pas-
so . ■ ^ ♦
Che rapidi progressi non fareb-
bero le industrie ttmane^ se il
desiderio d'ingannare non vi met-
tesse ostacoli? Ne inette d' o^ni
sorte per vile interesse 9 per m-*
vidia più vile, e per più vile
^ambizione * E così invece del
tbuono si diffonde il cattivo gu-
$t09 e sorgono i Predicatori en-
tusiasti 4
Predicatori dì questa razza so-
no o ignoranti ingannati , o scio-
li sedotti , o maoimaiuochi ctie s'
impregnano deìU opinic^i altrui >
•e le. spacciano per proprie» £a«
tusiasti senea talento si formano
un' esistenza parassita su .quakfae
Artista, io proteggono, io con-
figliano, lo trombettano, e lo
fiuarniscoBO d' un partito, U ciat^
latanistnQ è più frequente , e più
destro , e più aooivo, dov'è più
lusso e . più ricchezza V Ricchez-
za: e merito sono acaua e iuoco«
I»a ^acra faóne delV oro inver-
nicia e s trafigura quadri , dise-
gni, sculture, e li gonfia di no^
mi classici :
Opre da fare spiritar i cani.
I. Incisione specialmente h la
stessa ciarfaté^nerfs , Quest** arte
che ù, tanto' onore a noi altri po-
veri moderni , fece sudare ^ e ge-
lare i Suyderhofs» i Visher, i
Poillis> i Drevets « Eglino lavo-
ravano anni per far un buon ra^
me • $' inventò ì^ acquftfort€ che
abbrevia ì\ lavoro 9 e «e ne pif-
ferarono miracoli • Presto va col
tristo, npn coi bene, £^ vero
c^e il bulino diminuisce le dì*
scordanze d^lV acquaforte ', ma la
CIA «ff
<pre9t>etas « la faffMiiit ha f^fCO
Inneggiar : questa in pregiudizio
di quello, e co*s€Ìmip(ti di tali
stampe, colorite .si.nrcitende ,rap-p
presentare ' i oapi à* opera degli
tkXÌ\%H antichi e. moderni <^, ,
L&: stampe ben: disegnate e hfn
Scisti sono certamente utili per
lo studio* delie p^rti ne' paesi qor
ve mancan i buoni originali*
A<nche le stan^pe. colorite <oa in-
telligenza sona istruttives in mol-
ti oggetti, di .storia naturale, di
anato^iia, di botanica < Ma pre-
teodeve che possano lappresenu-
re un quadrp.djtjstoria , un, paer
.saggio coli' armonia del chiar^scu-
..ro , e colle gra?^ie dtl cplprjto,
è una CUrUt^ftetié^ da» far cidere
chiunque, ha un' infarinatura d^ìr
le Belle Arti f . ..
Più risibile è. il ciariataoismp
<|el{e> stampe lumeggiate . , de' ca<*
taloghi , delle softosorizioni , .e
d« tanti altri bei ritri^vatt mer«-
cacatili. Nudrimentosapotkoper
qubgli amiitori euriosi,; i quali
•tengon. vfifi i libri. come chìni^ar
glieiie di lusso ) e temono, di toc^*
Carli affinchè non perdano niente
dei Iota valor pecuniario..
A questo valore lai ci^riataaersé
sacrifica il nserito intrinseco del-
le.opere<, e così aviirelenale arti
e i costumi - : . »
CIBORIO chiam^vasi d» prin-
cipio una certa fava d'Bgltto,
poi il guscio .dì e$sa . fava r che
serviva di xopp^, ne' festini» pQÌ
(^tti cqppa. fu detta clikfrU , ' poi
fign incassa, ogni afca., ogni Ssn*
iìa- SatiHofuin .^Finai^iente se fu
fatto^ una speoie di edificio a.volr
ta sostenuta da colonne , e si col-
locò- in chiesa.su l' al taro .. ,|1 f>jù
sonti4os^ fu quello 4i Giuatinisi«>
no nella .sua S. Sofia: quattnc^
grandii colonne di .granata smtvr
ne
tfé eie
tievano una volta d* argefìto, su
ìi di cui cima era un globo 4'
oro massiccio del peso di ztS lib-
bre> con ^igli d oro aggruppati
con festoni del peso di ii^ lib-
bre, e con on*^ cretóe d* oro éi
7j 'y tutto ingemmato ài piette
prezióse. Ma un edificio enttb
un altro è una futflità.'
CICCIONE i Andrea ) archi-
'tetto Napoletano «i. 1455 fabbri-
cò la Ciìiesa e II Monistero di
Monte Oliveta , li Chiostro Jò-
«ico di S. Severino , e il palazzo
tii Bairtolemmeo diCapua Princibe
<iella' Riccia .a S:- Giacomo * de'
•Libra] . •
CIGOLI C Lvfgi Carde di ) Toi-
ccano n. t5j9 m.i<$i 3. pittore^
•architetto; A Firenze ièce la fór-
ra e la scala del giardino de* Gad^
idi , h foggia de* TòVnaqujnci ^
il cortile* de^lt Strozzi , il palaz-»
zo.Rinuccini* In Roma *et«sM
ti Palazzo in piazza Madama per
Cosimo II . La sua architettura
è un miscuglio d* ardire e di biz-
zarria, iimrando tutti gli abusi
di Michelangelo e di Buontalen-
^i.. Anche neila pittura andò
dietro a^ mediocri pittori .- Fu siip
il piedestallo' delia statua eque-
stre di Enrico IV nella piazza
deUe Vittorie irr Parigi, scolpi^
to d' immagini di ]>opoli incate»
nati tchiavi , e ultimamente di^
itrutto con tutti gii altri mo»
numenti del dispotismo^ oltrag-*
giante V umanità e le beile
arti-
CIMASA è ogni modanatura
ondeggiata , mezita concava e mez-
za convessa , gola dtìtM y e g^fls
TùvesH» . X iBodemi chi^man m**
més^ Ogni mémbrb che termina
una cornice > derivamk)Ia da ci-
ma é
CIMITERI à I morti «oo
CXM
hanno da ammorbar i vivi . Dun-
que lion debbono seppellirsi "nell*
j^bitato , e mólto meno néUe chfè>
*s« , come per' tanto tèmpo sì è
praticatoci cadareri.yantio ^ubf-
to distrutti' 0 còl fnoca, a colla
'éélcé ,''■*"'' ' ' * ' '
1} Cimitero di N^H :è ben
.sitàato , e ben intèso ; Quello di
Pisa è pili • mft^ifito , ^uàntun-
^ue^a • còstràito ne! secolo xni
-dk Già di Pisa . E' un j^an retr
^ngok> , '. ia dì ' cu! facciata ha 44
s^pHastri d!^ buona'' proporzione,
<che -sQslertgom) altrettanti archi
di tutto seste :' fatto l'edificio è
dimatìnO bikflco. h^xnttttio h
Uh Gitile lungo 4J0 piedi , cir«>
COiidàto *>di pòrtici di tfi archi
sèmig^fiùi ì ciascun ftto crandè
è 'di W archi, i pìccoli di 5 P
uno: questi archi sono sopra. C9*^
iénne di marmo. Qocìsti poitjci
sono ornati éà- pitture di Cima**
bue , di Giotto Y e éì altri pit-
tori di quel, tempo . Urne, bu*
sfi , e monumeati d' ogni sortr
vi formano una spècie dì uh^O*
L'abbondlanza de* nostri monti»
menti mortuari è una ver^ pò»
verta. Chi non ha fatfo nieflltc
di rimarchevole, come tanti e
tanti colossi e gigari ti inettisd-
mi , "non nierita monumento aW
curio. Chi ha. fatto quàlthe b6*
Ile aHa* sua famiglia , la sua f»-
miglia ne conserverà gualche rl^
tratto nella sua abit^zaOne . CM
ha beneficato la patria , la patrkl
gli erigerà utia memorila ^<ìrri<>
condente aì benefitìo prtstatOi;
Queste memorie debbon tj^^m ih
piìihi^ico per le atsade, per Ut
piazze , per i -ponti , p<r le fbft«
ti, per i monti, per le cainpi;
gne , dove spiccheranno bene ftsf
cipressi e ifra altri alberi* resinos}
di «0. verde scuro •• E' quali mo*~
fmmenti per i dotti ? Nimó • Ò.-
jawo^sc .n* ercwc uno ètte f^^renr-
,0tus . I loro nionumeoti sono le
Joro oper^. Cliìsa feggerie, s^
j)regiarne V autore ^ e chi non sa
leggere , non intenderà nenuqen^
jU mausolei.
CINESE C 4rQhhettur4t )
X. Materinji . la gran ^rte ij^ai
»er la cqi|tcuzione .deJJe case . U
• » f_ \ il ^ ^ _ , I * j_
dritto, alto 9, duro» f^voua^i it^
oorriitti^ile : regge; gualcale vaw
'^liaio à' an^i , e .q)jan^ jijù itir
;vecchi^ s.i fa pi^ pello^dÀigf^na
più. .fina, e d/ un ocj^u-e >jaa(ce«
Ipefitp^ axo^atico ^ ; Vi soi^q- altri
alberi^bupni pcr^ ì^ cp^rMziqne^
jpcr ilipofciiUq, %£^j ■ ' <'
. M^toni. cotti. alli^.wi|gce,Q,^
SQ(e s^ impiegano fvi)Ia;i;p9^^iq<
of 4iel modo seguente: ^ .| muri
delle case son .^roj^i; ordinaf-jar;
melate iS pollici; ji^l foj^dametH
tQ.tre o 5[uattro strati di matto.'*
ni V in.di si dispongono alterca*
tivamente in lunghezza o Ì9 lar-
l^hez^ d^Ile due facce del muro
w naaniera.chei traversi s' i?-
co^itrioo' e occupino tutta la gros*
sezza-9 e tra quelli di lungo re*»
^ì un vuoto. \ e ppi se. ne mette
un altro strato tutti, di lungo i
cs>%\ vi^.via alternando da giù ia
$u si ribiparmi^ ^1^^^^ tempo «
|ieso«
. Marmi d^ogni sorte e.-pietra^
wì abbondano xitlU Cina ^ « vi
sono, impiegati ben polii;i neiie
strade^ ne^ giardini, ne' basa-
menti y nelle $eaie, nelle tombe>v
jfùi^ non già nejie abitazioni . Il
clima ^stremamente ùmidoefred-,
iiiasifpo nM inverno n' k la pria*
fiipai cagione,
au CuTtrut.ione, Per gli edtfìcj
p/^ B. Arti T. I.
CIM "177 ^
piì^ , gracidi ^r^vnnaturà si fa sen-
za travf e ^nza tavole > ma cy
jiej(|\pliei pertiche .di pino sen^a
iàicun^ cliiodo; |s senza un . colpo
4'as^if^* Uoa tal* armatura serve
per.piiì geiitf razioni , ^ ,s' inalza
M a X|p. piedi • GU operai vjì
vanno e, vepgqnp f oii^e per la
.strada 9 vi portan materiali come
S% . Ran^inas^erQ, per uà c^U^^
coini^c^no.e finiscpqo un^ gran
/abbri<;a.,. né si sente mai.parlA)'
,4' alcun accidente n E' ipir^ile
Ìt, seiqplicirà de^I n^ecc^aisii}^ .che
,;^n90ii. Cinesi in tutto, :^ray>pr^
tan con tutta la facilità, xocche
intere .^ . gjrq^si >^lJberi con . tutte ler
icacjkì e:CQH tutta la terj:a< <
, %, Regafameìffi . Alla^Cioft tiHir.
tci ^, rep^iato , -fin Je mjjt^nio^^
p aifini,tettura vi ha ili sj^o cp^
im .. Vlmperi^tor.JowgrTi^ìng
«e. %e vun a ri^ccol t^ .- ijn .>x<j^ . ypiu^
mi ; nfe.yM ^i-trp.v» p»"Q.la4iproh
po^ziofle^»' Se.. una .colonna., Ajfl^^^
piedi di.diametrp ^^,,^^,\ì^^ ^
4g(9^ averqe,ii>ii4'''*jt<jwa . T^tt*'
L nostri ar^bit^tti da iVi^^cuvio i%
^«a non prescriyon, t^nt^. misj^^.
^ante sioU' le ìc^gì predai t'teaU
la Cina per ogni specie ài Uh^
bri<ia .- l\ numero, dei' coryii » l,'
altezza del basamentic^^jila 4»9n.
ghez^a dell' edihfiiom .<l'^rez^%
del tetro ^ va crescendo. pr<)gresr<
sivamente da! semplice .citi^nc^
alletterato ,. dal letterato Mahm^
darjnp , dal m^indarino al prifici^^
pe , dal principe all' imperatore ^
Chi' si arùf chi jeri , e /non ha
alcuna calcica» non può aj^it^re*.
che in una^sa volgerei nop.pu^
manifestarsi psr quel che .J>qa. ^«,
Ai magistrati è- pei;messo spander,
in ^comodità e i^ piaceri, 9,'. pyr^hi
sieno nell'interno; ma, se SPAM
accusai ,di. lu^o ^ ha^ da p^ya-
r^ chie il danaro, e b^n acquista-
M ' to,
17» CIN
to , e che niuno de' suoi parenti
è in bisogno . •
4. Ptan-terreno • Le case ordi-
narie non possono per il suddet»
to regolamento esser ciie a pian-
terreno ; anche il clima Io esige;
nei terzo piano non &i può abi-
tare né 1' estate > né V inverno ,
5. ^ più piani sono i palazzi
imperiali detti Leon ^ aiti più dì
200. piedi con padiglioni e torri
aire 300. Questi Leon sì faniio
anche staccati dalle case .
6. Case • La distribuzione v' é
uniforme come l'aspetto. La me-
tà -del suolo é in cortili e in an-
diti. Il pianterreno é longitudi-
nalmente traversato da un largo
AnditQ , che va dalla strada al
£ume i con appartamenti di qua e
di là . Ciascun appartamento ha
una sala 9 una camera- da dormi-
re e un gabinetto . Avanti a cia-
scun appartamehtb é un. itort ile,
alla dì cui stremità è un Vivajo
per pesci dorati , enei mezzo uno
scoglio artefatto con diverse pian-
te : per i Iati son vasi di hori e
di arbusti , con qualche gabinet-
to di verzura . Nel m^zo si suol
collocare un vaso di porcellana
con fiori belli . Fagiani , galli-
ne e altri uccelli curiosi si con-
tengono nel cortile •
7. Interno delle care . La sala
ordinariamente lunga 20 piedi ,
e altrettanto lar^a , é aperta dal-
la parte del cortile , « con una
Stnora di caqne , che si abbassa
ad arbitrio , si difende dall' in*
temperie . Il pavimento é di pie-
tre di taglio , o di marmi di più
colori . Stuore difendon i muri
fin air altezza di s in 4 piedi.
Il resto é coperto di carta bian-
^ in cremesi.o in oro. In vece
di quadri il Cinese usa ^ran pez-
zi di raso o di carta dipinti in
mariix) 9 in hamhou ( <^anne ii)-
diane), con caratteri azzurri di
sentenze e di proverbi. Il fondo
della sala é tutto di porte gra^
ticciate coperte di velo dipinto ,
che dà> luce alla camera eia ìtt-^
to. Le porte sono d' un bel le-
gno inverniciato di rosso , o di
giallo .,.0 di turchino, e talvol-
ta adorne di figure e di caratte-
ri ^ I mobili consiston in sedie»
in sgabelli j» in tavolini di rosa>
d' eMno , o di bamhu . Se i mo-
bili son di legno , i «edili sori di
marmo o ài porcellana ; si sta
duro," ma fresco neir estate . Su
cantoniere alte 4 in < j^iedi sono
vasi ài cedro o di altri frutti o-
dorosi, bronzi, porcellane, glo-
hi di cristallo con pesci , con er-
be, con rami di coralli , e pae<-
saggi di roccaglie con piante e
con fiori diversi • Uno de princi*
pali ornamenti sono le lanterne
pendenti dal soffitto per cordoni
di seta , di varie forme , compo-
ste d' un taffettà finissimo-, di-
pinto a fiori , ad uccelli , a paesi •
Un tramezzo di porte traforate
separa la sala dalla camera da
dormire, la quale é sì piccola
che non contiene che il letto con
alcune casse inverniciate per ri«*
porvi i panni. Alcuni letti sono
d' una grande magnificenza . Le
cornici sono di lacca , o di le-
gno di rosa cisellato. Le bandi-
nelle sono di taffettà azzurro e»
oórpora a fiori d'oro. Il gira-
letto é anche di seta fina a fio-
rami , . à paeisaggi , a figure fra
sentenze morali e favole scritte
con inchiostro della Cina, e in
vermiglione.. Per un andito da
questa camera si passa al gabi-
fletto ornato ^nsimilmente , e
con tavolette ^er libri e per
scrivere •
6i.
Óiiié fili appartattienti il piMn-
ierrènp na. saia per nwigìare^
Jcucina , camere per z domestici ^
ba^nì , tutte le ccimckiità i ban*
chi , e botteghe su la strada .
Ij[ Diano superiore , Leouj ch<i
prende tuttst la larghezza delia
£asa> consiste in gran sale 5 che
in un bisogno si converton in
cainere p^r tramezzi leggierissittii
-fche si téng^dn prónti . Questa è
la foresteria • Questi tramezzi
Sonò di fogli di carta , o ài se»
fa, e han delle hnestrine disòt<^
utilissime scaglie d'ostrica traspo-
>enti quasi come il vetro . Tutte
le finestre de* Cinesi sonò di q^ie-
ste scaglie . In una di queste sa-
le grandi presso la porta di casa
è r altare ' per 1* idolo domèsti-
co. Il restò del secondo piano
sn la strada è di appartantenti
per la famiglia .
8. "Bsteriore delh case . La fao>
xiata su la Strada è uguale, 9
impiegata in botteghe . Non ha
altra apertura, che una porta , é"
rvanti alla quale pende una Stuói»
ra y ci un paravento per impedirr
né la vista ai passeggieri . Dalla
|)arte di djetro le case hanno un
aspetto g?/o.
j 9. Tetti . Le case cinesi di
(gualche elevazione sono a dop*
piò tetto . Il prim» tetto, non è
dke. una specie di tj^olatò c&e
lierve ài copertura avanzata pàW
Colonne che I0 soist^ngonò' . La
Ibrma di questi tetti è a padf*
gliooe: prova chiara deir origine
3ell' architettura di que' popoli ,
che essendo originariamente pa-
stori viveano sotto le tende ; e
a tende ondulate sonò i loro tet*
cK Forma elejgante , che né* pa»
lazzi imperiali risalta per le te-
gole Inverniciate d' un lustro ri^
^ndeate •
ClM ij^
IO. Ossatura . Le colonne o i
travi della struttura delie case
non sonò veri sostegni del tetto ,
iiia sbarre d'una gabbia leggie-
ra. I travi traversali invéce di
Dosare su la óoionna 9 la traver-
sano nella sua parte auperiore .
L'<)$sattira del tétto non. è che
im tessuto leggiero di bamkou
posti ^i uni su gii altri 9 é sò«>
stenuti dati^sélli altrettanto lé§*
gieri a graticcia 9 che «ì assòtti*
gliaao a misura che s' inalzano •
Le stremità de^ travi travèrsi e*
écòn in fuori dsM^ colonna» odel
muro, è sòsteagoa la parte del
tetto che sporse in fUòri . I Gir
nesi e i Goti Tascian in vista Ì
ossatura ; Spesso i travi t Ugo*
ionne sono di legni p^eziòai, e
anche intarsiati^' avorio f di aie«
talla» ài madte^rk » rapprcséJOb-
tandòvi fogliasu ^ dragòm^AOir
stri* ■ .
, SI, Colónne jet 16 pia di Ìtga0
con J3ase di pietra o di marmo :^
iKMi sostengono che* il tetta e:
sonò senza capitello: non- pòfsot-
^0 averlo • La loroi altesU è dii
H in IO diametri ^ e . si assortir
giiano . gradatamente da giù in
^u. La base termina .in òvò» e
ha diversità t!i, profili. *
la. Pffrte, dèlie case sodò d' un
circolo perfetto , éota» porte d'
42€celliere •
13* Finettre rimarckevoii per i
tela) con intrecci d'argilla coa«
diaionata nelle iòrmeldi legni*
I pe^zi son cosi ben uniti che
non se ne sdiopron le còmmia?
suré .
14. Péìàw • V imperiai pa-
lazzo di Pekin ^ non colpùce io
guardo come i palazzi jEuropei
01 alta aechitettura '^ mz li supe-
ra in immensità 9 iti regolaipità ,
in elevazione 9 in euritmia, in
M z ■'" son-.
\
i«o CIN
sontuosità . II palazzo di Pekin
è' lungo 3030 piedi , e Jarg0 23^o:
né in queste misure sono compre-
si tre grandi* arvancorpi circonda-
ti da edifici vastissimi . I Vati-
cani e i Montecavàlli bailerebbe-
ro in quésto palazzone tuttp cir^
tondato di torri ^ <Ji portici , di
Jbpge , di' sale , é d* immensi edi-
fica variati nelle forme,* e neJk
pffopdrzioni , ma tutti assortiti
airt)ggetto generale. Tutto è
progressivamente abbellito a mir
sura che si va alia sala del tro-
no, e' agli appartamenti di S.M.
imperiale. I primi còr)tili son
sorpassati da Quelli di i^iezzo, e
fl^ue^ti dagli ultimi . . JVfa questi
lìòn sono né dorati 3 n^ coperti
di porcellana', come vuole 1^ fa»
YOKi; non sono coperti phe di
maiolica smaltata a Color di ccr
èia , con ornamenti in rilievo . Le
belle vernici e gli. ori., sjpnp ne]
grandi càific}, clie pajon fatiti
per incantesimo . I peristili sjo«
lìo* rojra un' basari/ento . di is^x*
Ilio, che dà apertura à tre gran-
dissime scalè ai marmo, separate
da balaustrate adorne di vasi cH
tnetalio e di figure simboliche «
' 15. Te'mpj son dagli Europei
/ chiamati Pagode. Si dice che a
l*ckin've ne s'ieno io mila, e sono
1 più magnifici , syecralmente queU
li the sono seminati nel patezz,^
imperiale'. Lcf loro forme sono
dimerenti . Alcuni son prcciolis-
simi . Altri hanno un cortile,
circondato da portici . All' e-
stremità è un i /«^ , altare , do-
ve son posti gì* idoli. Altri soc
no dr più cortili porticati , wn
celie dentro , e con sale per g(f
idoH . ' Questi sono veri ^onv^»^
ti ; C itf /Vo y d ì borì z i ^ e di <bon-
«esse:' anche' alta C^ina regna 9H<^
pcri^izione; ' '' •
Le fiere, i mercati si teiigÓA0
ne' miao grandi. Vi sodo ósmt*
dali > e cimiteri , dove si seppellii
sconQ alla rinfusa sacerdoti e be^r
stie, che ^pno onorate ugualmen*
te con monutnenti « eoa epi?
Il primo oggetto in un gi^a
tmao è un vasto cortile con più
fila d' alberi air intorno ^ che con-
ducono ad. un vestibolo , in cui
si ascende per uqo scalino. Sucr
cede un altro vestibolo con sta*
tue colossali . Indi un *àltrd pran
chiostro circondato ài portici ^
di logge ,. e di celle per bonzi ^
o per bon^es^e. Ven^on poi i
T'»ji^s couj/jale per gì* idoli , e
^qn altre celle.
I T/'ffgs son Q padiglioni di
forme diverse . Son tutti elevati
sopra un basamento di marmo, |«
vi si ^scende per ak|.uanti: scftlir
ifki . Alcuni son quadrati con co-
lonna sofiìtepentt iln tetto sonpaon-
tato da uaa balaustrata di legnò
(spo un passaggio al secondo piac-
ilo sin\ìle al primo, e col suo
tetto a padiglione.. Altri son oc*
tagoni 9 alcuni circolari con te^ù
conici ornati di vasi e di varif
%ure di, bestie .
Alcuni lempi -son così ricchi
che superan I4 sontuosità reale»
anche ne* loro strumenti di mu-
s^: i Aapti, i tamburi per i sor-
crificj sono d* una sontuosità e d'
un lavoro il più scelto .
z6. Toi^rt . -Alla Cina sono più-
sorti di ^torri.. Le T«i sonorosr
servator) a^ronpi^ùci , o belvede^
ri p l fa sono $epolcri massiecj
a piramide » I M^u- ^sono. edifici
isolati, à $ià piani, ■rotondi Y,
óu^drati , poligoni , 41 pietra «.«^
di mattoni,, &à\ Ugno , incmfar
ti. di p^aiolicfi a di.foyceilaaa.*-
Queste torri ^no ^e . ^ aagHJ:''
fiche ^ né v'è pagoda ^nzi una
«fi qud^« grandi 'tórri isolate:
La più celebre è i|ueiia di Nait-
Ktn. E' òuàgoAà, e- ógni lato
è di t$ piadi . E' cirtondatà da
un mutò della sèeasa fórma lon-
tano x6 piedi in circa » chè.sò^
stiene un tetto che vieife dal cor-
^ delia tot re ^ e jfbrnia ai di sót-
to un passeggio. Questo niufò è
incrostato di porcellana • Là tòr^
re ka ^ piani forinati ài grossi
trkvi tirayersi, «iascun ornato d'
una cornice che sporge i piedi
da sotèo le finestre « e col ^uo tet-^
tarello, ehe ha meno sporto à
misura eh* è ipià in su . Questi
muri sono • aorati , e cisellati ;
Neir interno i lina ^caletta erta ^
con una camera ad ogni piano
ornata di pitture. Agli /àngoli
de' passetti sonò sospesi campa-
nelli che suonano abitati dal vèn-
to. II colmo è a cupola con uh
grosso albero alto più, di' 36 pie-
di, piantato in lina ferrata c^e
forma in aria una specie di còno
traforato a giorno . In punta è
un globo dorato di grossézza e-
norme. L* altezza tentale sórpas-^
aa X09 piedi ..
17, Ponti., Là Gina é inéèrse«
cata d* una moltitudine di £unii
e di canali 9 e perCià hA più pon-
ti che tutto il graii resto dell'
orbe terracqueo, è nè^'ha d' ogni
specie^ aiicnepercaiiriccio, e per
curiosità, è con deaomingzioài
curiose . ye ne sonò di pietra ,
di mattoni, diinarmo, di legno,
di ^>arche, e fin di fctro . '
I ponti Cinesi sOho |?ér lo più
d'una costruzione fcggièrà, e d*
archi acuti ripidissimi, perchè
non servono che per pedóni .
Nieste si trasporta per crfrri :
tutto il commercio si fa con bar-*
che » k ^uali passano liberamene
CIW
xSx
tè tfottei j ponti sehz;i abbassai
gli «iberi, . j .
.^«f. ^ gepfe a f^i senrciiO r
jK^nti di ferro , i i^uali non con-
sistono che in piloni piantati di
tratto m tratto , fra' quali. soa
tese catene di ferro, e su queste
t^jyolati . Vi vuole continua vi^
gilanza per prevenir' i*. pericoli
ijrovenicnti dalia rbgginc in luÒr
ghi SI umidi, .
.^^'F'Jf;. di piétyak vòlte sQf
no costruite di pietre arcuate luril
^ • K^^ f,.Pi^^h è. grosse solo
5 in ^pollici. Vi ài passa .'sópri
comodamente per scalini che ap*
pena hanno 3 pòllici 'di altezza.
. Altri ponti notì ^barino che .tré
0 quattro grandissime piètre po-
ste su piloni Cóme tavole. Qué-
*? .R^fF^è sono talvolta lunghe
la piedi- ^ ^
• , ^JA rànti pòiiti d'ogni génpri
alcuhi sono à^na belFi struttili
ra. Quello ^di Loù-lCo-Kiao è
lungo 8 mìàhà : tutto di marnio
bianco ben lavorato j con .70 ed-
lonne per diascuri bordo , fra
cartòcci scolpiti in, fogliami ; ia
flori, e in bestie di varie specie.
, Più considerabile è ancora il
ponte di Fdu-Tcheou-Fou ^bpra
lin fiutòe'Jargò uri miglio e ihez-
zà diviso in più rami con isolet-
te fra irieizò . Tutte queste par-
ti son riunite dà po^ti^, i qìiali
fanno insieme 2 miolia. ripriu-
^^??l^ ?? pi» <i^ cento archi di
pietra bianca guarnito di balau-
strate di scultura .
Più bel/ó ancóra è Ì'.altrQ di
1 che-oa^Fòu fabbricato su la pùn-
ta d' un braccio di mare', che japn
SI potrebbe passare senza iin gran
èiro . E^ lungo Ì5ÒÓ piedi cine-
si , e largo ao * E' sostenuto da
iji pilóni ,;ì2S Per ciascun lata.
Tutte le pietre sono uguali , «
M I tut-
ttz crw
tutte & ^or griftio, e (fello
ft^so colore sono gii ornamenti •
pilóni «ono sì fisti , che vi pas-? "
tend gros9Ì bflfttimenti .
Consìmile jfr^ndiosità si osser-*
ve negli' argini lungo i fiumi e i
canali > e ne' forti ^i mare .
:, A!«;unL scrittori non contenti
m tante specie di ponti che sono
^ella Cina , ne hanno fantastica»
to uno votante da montagna in
inontagnà, e ne hanno incisa la
figura. Si anta l'esagerazione,
k più si esagera quanto pili cose
mirabili si descrivono, ^fiente di
più difficile che cantenersi nel
Vero •
i8. Archi Trhnfdi ^ Pay-Ieou.
La passione per «questi monumen-
ti h ben grande alla Cina. Non
^'è pjiesetto che non ne abbia
«[ualcuno. Ve ne sono di legno,
e grossolani > ma ve ne sono de'
rimarchevoli di marmo» 'per lo
Ì>iù a tre norte ; la maggiore nel
mezzo . Le colonne faccettate
tutte d" un pèzzo sostengono iin
cornicione di trq o quattro fac-
ce, senza aggetto, e senza md*
danature ^ fuorché 1' ultima che
fa le veci di ^fresio « in cui è in-
cisa qualche iscrizione, {n luogo
di cornice è un tetto. Gli orna-
ti son figure dì uomini , di uccel-
li , di fiori , lavorati a .giorno e
legati insieme con cordoni intrec-
ciati senza confusione'.
II più rimarchevole nella mol-
tiplicità di questi monumenti è
I' og^tto. della loro erezione .
Negli annali Cinesi ison registra-
ti 3^3^ |>ersonaggi , che per aver
reso servizj importanti al pubbli-
co, han meritato i pubblici ono»
ri d^ archi di glòria.' Cue|:rieri ,
'{principi, filosofi; thagistrati , an-
che donne hanno partecipato di
^nissta gI6rÌ4 • Su la cima d* un^
tnon taglia % una^ statua ^ coi' si
bruciano de' profumi , iq onore
d' un cittadino , il quale a suie
spese vi ^ri una strada.
La moltitudine di questi archi
Sparsi per le grandi strade é per
k campagne fa 'un colpo d't)ccmo
'Jiittoresco , è interessante . '
i^. Muràgl/t , Là maggidr par»
te delie citta ne hanno delle con-
siderabili, alte che Cuopron T al-
tezza delle case, è larghe da po-
tervi andar a cavallo. Quelle di
Pekin sano di mattoni , fiancheg-
giate da torri quadrate,* e con
rampe da potervi montare la ea-
valleria .
' La gran muràglia per difender
la Cina dalle incursioni de' Tar-
tari , è V opera più stupenda che
mai siasi fatta in questo genere,
e la più inutile.' Gli Stati' non
si posson difendere che colla di-
sciplina militare . La famosa mu^
raglia, che abbraccia tre Provin-
cie, e va per dirupi, e per ogni
dovè accessibile e inaccessibile,
non ha fatto mai ostacolo a' Tar-
tari, quantunque fosse munita di
torri , é di fortificazioni .
20. Carattere a gurto de(P Ar*
chitettura Cinese . I Cinesi pri-
mitivamente pastori vissero sotto
le tende. Le tende ci padiglio-
ni furono i modelli della loro ar-
chitettura, t \ò sono tuttavia 9
perchè i Cinesi hanno tm gran
rispetto per i loro antenati , co-
piano sempre, è non miglioran
mai . Un pittore Europeo fu ri-
preso da un pittor Cinese d' aver
. negletto in un pesce aldine sca-
glie . II Cinese sa dunalie quan*
te squame ha un pesce aalla coda
3 Ila festa: egli guarda fa nratm^a
a naturalista e ndn da. ateista.
11 carattere dunnue dell' Archi.?
tettur^ Cinese è la leggerezza «
Que-
Questo fion lesi può. imputar per
^difetto . DUéttQ sarebbe , s[ ella
avesse un' apparenza di solidità
nelV imitare un. modello leggiero
?|ual è la tenda i il . padigaone .
1 modello deif Architettura Gre»
«a dovea produrre il miglior or-
dine di combinazioni nelrArchi-
. tetturà . V. Jirchitettura . Ma
siccome tutti i primitivi modelli
sono.i primi bisogni dell'uomo,
e son tutti naturali, non si può
sXV accbitettura Cinese rimprove»
. rate le sue forme , Ja sua legge-
rezza, .come non si può rimpro-
-verar ad un cervo la mancanza
della conformazione grave d' un
. bue ...
Dal nativo carattere leggiero
^deli' Architettura Cinese nasce
quel suo ^ajo che predenta T'as-^
-petto il più ridente e più lusin-
ghiero agli occhi . Que' doppj
tetti a padiglione inverniciati e
variamente coloriti sono da* loro
• poeti paragonati a ^uell' arco ce-
leste ai y»rÌQi^rdfntt t misti «/-
*fni calori .
Il gusto Cinese nt* loro orna-
iti architettonici è confacente al-
ia leggerezza gaja della loro ar-^
chitettura. Intrecci, comparti-
menti, intagli, frastagli fanno
4 le decorazioni de* loro edificj , co-
me de' loro mobili di legno. Tut-
to v' è trattato come legno .
Onde
Tutte le parti dell* Architettu-
, ra Cinese sono perfettamente d'
accordo fra loro» Non vi si è
.frammisto niente di stran ierp,
^ Tutto è nazionale . Jutto.vien
d^a una pratica cieca inalterabile
. da secoli .di secoli, e anderà co-
sì* per tutti i §ecoI{ de* secoli.
" Tutto ^ quello ch'i fondato su
-principi naturali, e si è òa lun-
go tempa assortito ^i bisogni sem-
CIp xti
plici d' un popolo immenso, che
per la sua immensità si è isolato
da tutti gli altri , durerà quanto
durerà quei popolo .
Questo estratto dell' Architet-i
tur^ Cinese di Chambcrs, a de?
Missionari Exgesuiti , non è che
per mera curiosità di conoscere
I differenti gusti òeXlt differenti
^ nazioni . Se un ricco volesse far
de* modelli di tutte le architettu-
re diverse de' diversi pqpoli , il
. ragionevole non sceglierebbe che
l'Architettura Grepa. Quanti ra-
gionevoli fra gli uomini , e spe-
cialmente fra* ricchi?
CIOTTOLI pietrucce tonde
che si trovaq ne fiumi , ne' tor-
renti , su le sponde dsì mare , e .
anche nelle terre . Son buoni nel-
la costruzione . Gli afltichi V im-
piegavano, e chiamavanli takuli .
I calcar], che sono d'un bian-
co opaco, son buoni per. calce*
Gli altri son vitrei , più dori , e
!bn buoni peV'muri, per imbrec-
; oiare strade , acquedotti , fontane
ec: misti con cemento, e poi
segati e politi ^ctvoft per opere
di mosaico e di rapporto. Di que-
, sti ciottoli arroventati in un for*-
nello , e poi polverizzati si fa u-
na polvere eccellente, come quel-
la di tegole per cemento da resi-
ster air acqua.
CIRCO diiifèriva paco dall'
Anfiteatro . Il Circo era oblun-
go, e terminava in linea retta a
. quella estremità dove eran le car»
ceri^ dalle quali uscivan i carri
per farà le loro corse intorni al-
la spirti. Questa ìftina fortna^va
la maggior differenza fw l'ar^fi-
teatro e il cit€ò,< Ella consisteva
in un rialta posto isolato in tnfz-
- 20 ip^ lungo l'arehav Bai circo-
larvi intorno i carri , /tutto T e-
• .dificio fu dtUo circo. ^*
M 4 -Ro-
' ' ROitoft %ppcé^ lìAti n'ebbe imo
'^tlki Vaife Mattia fra il 'Palèti-
tio p h* AHkiiilinò . kqùcHà vari-
lata i Ròtóani éì divertivamo a
cdrrefc, e |li *pctt«fWi si situa-
vano 'intorno Su ìé altiJit v tn
pti^cipiò JÌon Vi Hi ehe tttru ,
erba) e nualch^bMIicè». Si to-
stfuì pòi di materiale f è poi sì
adornò) é poi si abbellì fai^fO,
chtf ' fu détto il circo mitsihio fca-
pace di contenere "^oo bliltt èpè^^
tàtóri; RO<na ebbe 15 circhi,
Quello solo di Caraeiilla mf con-
serva la fortifa .-
L'esterno dé^ circhi cOnsisteta
in due ordini d i- pòrtici colonira-
ti Punto su V altro» téiC MAtt tét*
razza 'iopra e con 4 totri dispò*
ftte 'alle stremi tà e s(i tiìezzi.
Quelle' xlel pianterreno ei^à pet
stìetcati . La cima della tefrfazza e
(felle torri iéra decorata di scul*
tlite. '
' V Interno èra tutto air iritór-
lk> anfiteatrale i La spin^t era ib-
beiitta di alfaW j éì statue 9 di
«oliscili, édi aJtf4 simboli; the
spettano ^li antiquari .
Gli artisti debbono avete qual-
thc nòzidnc dd* tirchi Romaiìi ,
dòte non ti facevahd* A)le corse
di tatti ;- iftà ogni "Éàtét di'giuo-
cbi girini^tici ; e stoche nttuma'-
chie 9 affinchè possano erigere
<qùalc}ie edificio con$iiMl<l ,' ^ inai
gualche nostra città vclts^ lina
volta avc^^ Una béfla plIaZZsi per
ipettai^ ptfBblici degni de' cit-
tadSnf.'' '' '-^ '
' 4^HIIADB' per fa» siftì feteHi-
geilM neW'arch^tcttijra'e nejlla
AeccarticaA daM'Inipcratòf Teo-
dosio decorato della éì^tiitk con-^
solare 9 e impiegato nwa 'eostru-*
zjone d'ini'ABasffica ^ di trn {Mi-
te;*'Ma gli si éeópù tanta -mg*
gine d' èmfmvktftoàti clir la at«
Tèiiòne'dd'ponielb toimnésfii ià
AffOdisiò uoMc^ «XMisolare'y Tr»»
biM'O, e prObov ., ^
CISTERNA. Dove mattcan
le ac^esOrèive, eotiVien Taocor^
tt le pluviali V che sono buone f
se iono ben conieiyate ih tisper"
rte fatte af dovete .
Per farap unir cisterna ) bisOgira
-ti conoscerla ònantttà'deHa piog-
fia che annualmente cade in una
ata sQpetficie. 2/Di ^^ nuK
tèria è désstf supci€cie . ' 3. Qua-
le la capacità aella cisterna . 4«
Quale lasua disposizfionb . 5. Qua*
le U ^a forma; 6ì E quale la
costruzione .
X. -Ordinariamente piove ogél
anno 20 pollici d* acqua: il che
fa ^ di linea pet giorno . Onde
vi vuole una superficie di 3^ piè^
di per dare un wth cubico d^ ac-
qua per giorno. Un' abitazióne a
tré piani da contenervi 30 perso-'
ne, che abbia tin tetto della su-<
perficfe di 360 tt$t darà per gior-
1^0 ro piedi cubici d* acqua : on-
de r acqua de* tetti è pìix che suf-<
ficiente ' ai bisechi d' tina gran
città i'
2. Le migliori superficie', don-^
de si abbia da raccorre Pacqu»
piovana, sono le più compiate»
e senza terra .
3. La capacità della cisterna
può ridursi jftlla - parte deir ac-
qua die può' eac^r in un anno
sopra una data superficie t non
piove ^ ogni 'giorno. In una super-
ficie di i^o piedi il ^ dell' ac-
qua che vi piovie in utf annoè poi-'
liei a -^ , il c^e produrrà 40OpiÌ&«
òì cubici ; Onde una cisterna làt^
ga xo piedi > e alta xo può con-
te-
itti^ bìf^ Vàcquà cIm in un Atì^
ho raccoglie cU uba supcrficjf * di
3^9 piedi • L' kltezztk dttV acqua
Vi sarà di 4 piedi , qOaftto più vi
«ara iteaùa « liwgiio si iccnserVerà .
4. Gli. antichi in una fclsteroa
fàcevand. più cisterne , affinchè i'
ac^ua passando dall' una ad ua^
altra si deputasse mtglìón Le
Setti Sale in Rutena presso le Ter-
me il Tito erano una tisterna,
divisa fla muri paralleli cqh ,tor<>
ridòri a volta , è con aperture
iion in infilata, tba 4 scatchiere,
per fkrè.circòlat I* acqua e depn-
tarla. Così anche la piscina dm*^
àniràhite di Potzuoli • Nelle ci-
sterne di Pompei si vèggon.de'
bacini , donde T ac^ua depurata
scorreva giù nel recipiente noa^-
giore . La più lììajgninca étìU k^*
Itern^ h quella ài Costantinop^
lì j sostenuta da due ordini di pi»
Ioni ciascuno di aia, disposti cir^
cólarménte e in raggi tendenti
tutti ad un pilone -nS centro .
Attualmente ai c<wtn]isce una
cisternetta con uh fonda di ghiaf<
ja e di ciottoli per raccorre V,
acque piovane, e ivi purificaci «
Quindi per un'apertura guarnita
d' un tubo di creta traforato sco-
la V acqua purificata nella cisterr
na inferiore , Meglio porvi un si-
fone ài creta , come na immagi-
nato M. de la Hire .
<;. La miglior forma delle ci-
sterne è la circolare : è la più
resistente. E' essenziale che ie
cisterne sieno lontane dalle chia-
viche é dal sole , e che dal con-
torno non vi trapelino altre ac-
que impure ; Dove questo non si
possa ottenere!) 4ii.po9;$on fate 4V
sterne elevate 4 in S piedi dal
aneto r' *'■'■■. •'
6^ N^ila costi^iaf^ne delle >ct*^
sterne y iàtta la* necessaria scava^
aione, conviene aamnrtrài .delli
sodtaza del terreno* La 6bbri«i
può ffirviai ài pietre, di/tat^io 9 o
di outtoni^.o di ^%m^ « Tut-
^a r iaiportanza è che sia ben in-
tonacare i elle sembri . tu|ta d' un
getto • V intonaco degli anùphi
è tuttavia sprprendqnta 9. poichuè
-^ teso più fòrte dal tartaro (lell*
atqua . Ved. Cenunio «
V è. un altro njodo più- facile
usitato in Italia. Fatta la scar
vazione a forma d' imbuto , cioè
circolare, più stretta in . giù. che
in su , si riveste tutto di .argilla
Jben ^temprata 9 e nel me^zo si
mette una pietra dura a cono tut-
ta bucherata • Vi. si fàbbrica .so-
pra, una specie di pozzo più al<r
to sul Pianterreno , .costrutto di
materiale collo . stesso cementa •
Il sovrai^ii^ , deVa cisterna ai em-
pia di ^hiaja.ben Javata; e di
sabbione i Al di sopra si fanno
piccole cellule a valt4^ intorno, al
pozzo per raccorre le acque gio-
vane ^ le qu^U si:fiJtran per. quel-
la ghiak». e depu^a^e vanno n%i
pozzo di mezzo>peri, piccoli bu-»
chi àMk pietra cqnicà . . . '
CITXADE pressò ^ Spatta sua
Batcia.eresse su d'una collina il
famoso tempio di rame. di^M^nèf-
ya ChalciaecQs . Due portici. con-
ducano a. diveESe,c;a|»pelle : i
interno- avea. sculture .^Str.imfxt"
se d' Ercok» delie. Tàn4aridi, e
di altre ^vole 4 . * - v - .
- CITTA^ * Ne* rarisadani casi
d' una città nuova si scqgjiieirà
certaównte i^n sito il piìk vai^tàg-
gioso 9 e ù^a pianta ^/rco^are .0
poligona V afiSnqi^/ j|eI-wiqiiioro
s^zio cctnteniga^ f^xik > po^ ^ •- si%
pjù comodare w > -^' . ^„
Qu^tiio oggetti formali otUsk
una ciu;&,. r. i{|gt#ssi^ ,a, str^
I. In-
H9é CIT
. X. Ingressi liberi « moI^^Uc^-
ti in ragion delia grandezza , ,e
bei| oiraati al di fiiori e al di den-
tro. Al di fiiori sia. un lungo
stradone- con alberi , coxv. fonta-
ne , cpn poggiuboli 9 e termini in
una piazza, avanti ia porta ^ ^^
porta grandiosa -a più archi ma^
gnifici intn>duGa in un' altra piaz-
za circondatji d^ beUe fabbriche ,
donde pattatisi molte strade mze-
étose, conducenti alcune al cen-*
' tro 9 altre agli estremi della cit-
tà , e tutte terminate da qualche
oggetta Vistoso •
^. Le Strade rendon ,Ja comp-
nicazlone facile e comoda ; onde
sieno numerose 9 dritte , e larghe .
La loro larghezza deve essere cor*
rispóndente ali* ampiezza e alla
' popolazione della città , air, al rez-
za degli edifici 9 e alla lunghez-
za di esse strade. La maggior
larghezza sia dove il concordo ^
maggiore ^ Alcune «ieno portica-
te 9 altre con marciapiedi adorne
di ringhiere e di statue^, aitre
con parterri ; ma tutte nette 9 e
in dol«< pendio «
3. Piazze varie in figura , in
grandezza 1 in ornati ; e in 'gran
numero per la salubrità , e per
Jo sfogo • , ,
4. La bellezza degli edifici fa
Ja principal bellezza delle stra-
de 9 delle piazze e della città .
B chi presiede a tali bellezze ?
L* azzardo . Vi presieda la ra-
gione d* intelligenti 9 ' senza de'
«uali npn si possa fabbricare.
Lr' altezza delle case non dovreb-
be mai andar oltre di tre piani.
JLe Iota facciate regolari $1-9 e
pTOpormonate 9 ma tutte differen-
ti neeli ornati e n^lla $tusà sem-
plicità . ' ^
-GH'tdidfij pubblici rìen sempre
•ituMÌ ccM^venicntemente ^ co*
CIT
oioda pubblico : isolati 9 con. piaz-
za avanti, con stradoni intorno
e dirimpetto • Che ^ spicco non
, faranno ! Gli ospedali 9 i cimite-
ri 9 i lazzaretti , 1 macelli 9 e tutte
le fabbriche di materie grossola-
ne e sudicie sien fuori dell' abita-
to air aperto , al ventilato, ne*
siti più opportuni •
Insomma nella distribuzione d'
una Città regni scelta, abbon-*
danza 9 contrasto , e fin anche
qualche disordinuccio , donde ri-
sulti più vaghezza. Guai l'eu-
ritmia in una città grande . Chi
Ila veduta una sola strada di^ To»
rino , le ha viste tutte , e vi cre-
pa di noj;i . In Olanda basta una
città sola ; le altre sono la stes-
sa. Ma per avere una città bel-
la, si ha d* aspettare di costruir-
' ne una nuova di zecca ? Og^i
• brutta può abbellirsi , se si fa il
piano di quello eh' ella è 9 e di
quello che deve essere a poco a
poco a misura che la vetusta ob-
. bliga rifarne qualche pezzo , Ba-*
sta volere ; non si vuole abba-
stanza .
CLEETA architetto e «culto»
re inventò la Barriera presso O-
iimpia neir Elide . La^ Barriera
era una piazza per carri e per ca-
valli che correvano nello stadio.
'Dove h Barriera sì univa a' por-
tici di Agapito si slargava da
una parte e l'altra a guisa di
barca . Lo sperone della prua era
ornato di colonne e di festoni,
con un delfino dì bronzo in ci-
ma . I due lati della Barriera e-
j^n lunghi più di 400 piedi tutti
porticati per i cavalli da sella e
da tiro. Avanti arcarti e a' ca<^
valli 5Ì tendèvfa un canape per
ritener!^. Nel mezzo di questo
ricinto et:a un altare di mattoni ,
che s' imbiancava ogni olimi^k*»
cu
4^, 9 SOM era un* Aqiiila 9i
bronzo , la miale f^r una moila
i* aUava per farsi vedere a tutti
«Lei tempo stesso che il Delfino
si abbassava fin a. terra. A que^
sto segnale si lasciava il canape ,
e seguiva la corsa . Chi vuol ve-
dere^ la Barriera e lo ; Stadio ,
jiuò vederlo nel Pausania di Gt^
dòyn .
CLIMA ^ la somma di tntte
Je qualità naturali dipèndenti
dalla temperatura del paese ^ dal-
l' aria > cial- suolo , dagll-alimen-
ti, e da tutti gli altri pHncipj
CL! kÈf
iftia inr là , ha ^rdtito del suo
-carattere , id è imbastardita,^ «
si è accomodata ai bisopl^ looap*
li f. Quanta diffetaiza dal éoìcs
frontespizio d?! Partenone d' A^-
tene a queir acuto- del Panteon
di Roma ì E quanto più actttis-
sittii i piò' settentrionali ! ì pae-
si nevósissimi obbligano a qut'
retti cos) acuminati, L'atiienità
di Napoli non ha bisogno di eet-
ti j né di frontcspiz j ^ né d* isor-
nicione , come 1* Egitto non ha
bisogno* di Tolte .
Le colonne che Sonia Vka e il
che agiscon su Puomo, è influì- ' Mòto degli edific} sono tormento,
Acono al $uo carattere^ e alesile -e mor^e per gli uomini de'pMsi
opere, Questa influenza ^ iin iat^ freddi. Al più al più Vi ftfran
firla'stri ', ma ifnbarazzanti anche
questi , la fabbrica è ridotta ai-
la nudità .Ivi il bisogno richie-
de gran luce \ onde apertura» spro*
porzionaramente grandi , e iftter-
'colonn j laVghlssim'i i In certi pae-
to incontrastabile.
Dove il ch'mj è ben deciso ,
deciso è anche il carattere deli'
uomo. Se il cUma è d^'una uni<*
fórme temperie , il casAttere è d'
una temperata abitudine. E do-
ve non ha proprietà ben appa- si introdum il lusso de'perlsti-
irente » gli uoii)ini non hanno al- -IJ ^ delle colonnate , de- portieì ,
' cuna qualità ben deéisa ; ^òn leg- " 'éeììe logge , è un' impresa- Vana ,
gieri , mobili , abili in tutto sen- perchè contratra alla tìétur^ del
^a compir niente, vicini ad o-
gni vizio e ad ogni Virtù . Nelle
contrade ardenti del meriggio è
esuberanza 9, esagerazione di tutte
le idee , giuochi di capriccio ,
• scarti di fantasia. All' incontro
nelle regioni agghiacciate del nort
sterilità d'invenzione, inazione progettato dà Inigo Jones dopo
cpmpleta delle facoltà immagina- ' un secolo sono ccfrrOsi e sfiaura*
rive, calcoli di metodo, e timi- 'ti . A che servono ^11 abbellii
di passi della più fredda ragior menti jiIP- esterno delle fabbri-
ne. Questo è costante. V. Co*
future ,
Fra tutfe le arti queffa che ri-
ceve più influenza dal ftsina è 1*
-Architettura, perchè ella'è urt
bisogno, e i bisogni che/ più, im*
pcrano all' uomo dipentfono * dal
ìclrms, A misura che' P A hrhitct-
fiiia Greca ^* i tfaspi^htàt^ ia
paese , e al biso^pfK) dell' uomo •
In Italia si fabbrica per P estate ,
in Germania per P inverno <
• Il •ch'mà si oppone agli orna-
menti degli edifici . I ' capitelli
di S. Paolo in Londra , i festoni
e le ghirlande del palazzo reale
the , dove ognuno ^r il^gran
fréddo vive rinchiuso» f>Dve-non
règgono le sculture di marmo ,
mo^o meno reggera^n^ i'colbri ,
e le pittate ' the - àbbèlttscotio e-*
stern^énfe^g^i ^edìficj^ li<»' climi
temperati .
CLOACA. Sfc te^«ittènon vo-
giioRO «t$0t« poz2singhi}Mi i>esti-
fen-
ini età
ienziali , hamo d' airer, clpoch cht
iiighiottanancaue e immotciÌ£Ì6>(
JLé dolche di Roma sono-. s$zt^
celebrate da tutti pi t siorici » e
post9 fra 1^ aianKvigli» di ^ueiif
^.La C/mot M^shuf' i'a^i da
Tarquinio ^Pmscd esistv Mcò» ,
e fa .i'amniiraisione 4i tutti -gH
architem. EUa.i ài gtfnài ^*-
tre di ..ta^lk» eoa voltai/triplice a
i« ordini di ow^^ tw vdggfift
meglio àilé iwte^ delie teire e
alk scosse delie «ventare . La lar^-
ghezla intenna è di 14 piedi ; In
alcupi luoghi è dtvka in tto
parti i due per le Manchette km-
go i liairi , ejina.in mecn> per
là scoilo . Al Agrippa si «eoniTafd»
distinse pia d'ogni altro in chsr
ێe i Magistrati ragguardevoli
vi soprintendevano • ^ ^urautèi
Soddisfatti i bistri ptobblici «
1^ orgogiki poòsfogiu-e le sMe ric-^
chezze in nfarmi i e. in^ ^i^i e-
diftc) . Ala nelle <9ttà ifiodertlttr
qital vergogna hx tutto per il
lusso, t niente per il bisogno^
Senza chacké una cittì ètut^a
cloaca i
GOBARUBÌAS C Giorno > fu
il primo a introdurre ini Ispagna
r Architettura Greco- Romana
sotto<€arip V^ il quale vt con-
tribuì per i . suoi viaggi in Ita-
lia * l}. Ceòarubias. fu.. architetto
della Chiesa <di Toledo > chieda
aUtichissinAi tàt\ 587 , cJie cadde
in iDOSGHea » .che ritornò in ohic-
sa y e eh' i d' lia gran gotko' lun-
ga 404 {iiiedi , larga '2p3 , alta
léo nula, maggiore/ delle sue ^
navi, con So colonne o fa^j di
COitanne.. Le '£i6ciate son orna-
tissiiiie , con una tom aha 284
•caliniy vuota tfo piedi , e aitret-
tasto glossa « E' <x>sì ricca 1 che
il créde più ficea che" tatto 1*tìr-
Jédo : Nella Stessa Città per or-
dine é\ Carla V. egli fece la fac-
ciata dell' Alcaziar i o sia àei pa-^
lazro 'regio, e l'atrio abbellito
di colonne. Questo edificio , che
soffrì moltf^ per le truppe Inglesi
nella guerra de!h successione , fa
ristaurató dall' architetto Ventu-^
ra Rodrlguéz . A Valenza il Co*
•barubi^ edificò il Mdhisteror e
la* Chiesa di S. Michèle : opera
grande, in cui ebbe mano an*
che Vidanna , e poi Martin d*
OHado .
COCCEJO Au^o architetto'
del secolo di Augusto fu impie-
gato a traforare il monte di Po^
nlipo , e farvi quella strada che
in Nàpoli è chiamata la» Grotta
di Pozzuolo.' Quegli avanzi d*
órdine Gorintiov che veggonsi
ancora in Napoli a S. Paolo, %ì
credono d' un Tempio costruito
dalto stesso artista .
, GOCCQPANI C Gio. ) Fitfren-
tino n. tj82 m; 1^49, ingegnere
e aKhitetto; • Fu impiegato a
Vienna in diverse auerre i Per
il Gran Duca fece i? palazzo di
Villa In^riafle. Feee anche il
convènto delle Mon^^he di S.
Teresa eon una chiesa esagona .
Fu <;attedratico di Matematiche. -
Anche suo fratello Sigismondo
fu un uomo dottò in matematica
e in Architettura teòrica , e fu
stimato dal Galileo^
CÒECH CPhtroy Fìamingo.
Apprese, in Italia le arti del di-
segno. Ritornato da Tuaxhia fu
da Cado V impiegato in pittu-
ra f e in afchirettura . Vi sono
alcuni suoi trattati di geome-
tria 5 di prospettiva , e d' archi-
lettura -
COLA dell' Amatricc pittore ,
sciii^ore 9 arehitecro eresse nell*
A-
cot
Aquila i\ città vicino ialla sua pa-
tria Amatrice, la facciata ddia
Chiesa di.S. JBernaFdinonelxjajc
la porta principale iè corinti^^ le
laterali «on di Girolamp- da Norr
fcia . Entro la. Chiesa',^ eh' ìt
grande, sono due tpausoidi sc^lr-
piti da due statuari, lino chia*
maro Silvestro deir Aquila, e 1^
^Itro Salvator d'Ariscnia, i qua-
li lavoraron in Napoli il portico
di Castel Nuovo, e.. In Orvietcì
quel bel diavolo nel frontespi*
2ip del Duomo.
COLLEGIO , Edificio grande
con cortile, con corridori» con
dormitori , <:on refettori , con
celle, co;i cappelle^ con libre-
rie , con .scuole , dove si costxin*-
^ono i giovani a studiare inezie
per abborrire Jo^tudio, e per in-
tisichire . .
I nostri Collegi . sono nelle
gran città , dove per più ra-
gioni non dovrebbero es&trs .,
specialmente per i'arìa corrotta
cittadinesca • Roma ha mold
collegi , o sien prigioni, e quel
eh' è peggio mal regolati . . Il
Slollegio Romano è un vasto e-
ifìcio, internamente «paveaie**
voJe-. . . * , , ■
In Inghilterra^ i. Collegi, di
Czvahridge.y e di Oxford «eno
più comodi 4 benché alcuni sien
gotici . Quello di QbrisfTQhurgh
? magnifico • , >. . -.
I veri Collegi, <ran quelli xii
Grecia; i?on in. <edific> chiusi.,
(dove ja giovjpntj^^ imprigionata
contrae tutti i. vijt) della ischia-^
vitu e .dell' oziosità j oè denisrc^
Je città ^ontami^te dal ^ iu«so ,.
^alf' ignoranza,, e da' pregiudizi *,
I Greci lìn^dal temp^. di PJiatoi^e
davah alla ' gioventù un' educar.'
zfone (cainpfstrc in siar^iiH $par-
fi:ne'contqrni d'.A;^Cj o a alt
COt Y9f
tm città ,. i6r alH ombra del ripo^
9Q 9: lungi dalk'ioipoctHnità d«Ì
yoi&o. * .
. Quando. quWdie oelebre 'Filo«
sofà i cóme Pcdemone , avea tanti
discepoli da non poterli ritenere
nel $uo casino^ egiinovì cosnai-p
vano ;ij9ioFii0r delie .capanne^ -do*
ve gli* studenti si alioggiawno con
tutta soddi$f4i&ionc <, capati -d' iii«-
trapMnderev e éà sofirir' tutto ,
per -acquistar t^h che. chiima«>
van- savieaza ^ e 'anche immorta^
lùà'. Vi si fbtmaron in latti tan-
ti ; gr^nd' uomio i , che ' un- soia
può iiius trace tuttattnanawne .
Coȓ quegli uomini /ecetto sraa
cose 'j vai le cose grandi richìe^
dono $forsi iprodigiosi , e sudori %
Era dèi pari penoso compire un
corso di filosofìa, 4sbe dà^si agH
esercizi dtl pugilato e delia lot^
ta per meritarle corone in l&ìi'^
dp.o^ odio %t2.àio dì Nifnca •
in questo ammasso - df tugur j
s^ insegnava la morale cóme un
roe9tiere, cioè colla pratica « Si
preservava la fanciuliezta daliii
corrueione dellt città , e si dì^
minuiva il - dispendio 'deii' eduea-
.zione pubblica , che ruina tan*i
terfamti^e mediocfi . Il giardino
di Teoirasto su ie ' sponde dell'
EJisso avea un tempietto consa-
crato ad Aristotele, on portido
di tavole geogiaftcàc, -un museo
di storia naturale, r e diversi ai»
loggiamenti per . mólti .filosofan-
ti. ... A -gnisa de' nostri * -ermilì
deVpeniténti Camaldolesi saraimcr
stati, i Gfardini. <ii )^ue' filosofi
. che me^^vano^ ia felicii£& ne' pia-%
ceri » . ^ GU ; .-Sltoki J^ : «lei^tlevanoi'
. ntlla pjFivaziiHie d^'maliu M»
né. $t<QiQÌ^. nè^J^iifiueei , .né i»<4
. sties^'iaitrebbcso msà lannagnnBto
poti^tij;. dare degli uoowcbeiìtb*.
cc^fl^o «eossistiq;^ là laavii^^ààì^
in
/
*fd CÒL
Ì« darsi de' dolori « .T«ne« sufaii^
mu\ era riservata 4* nostri, mae?
stri . . • . . . >
COLOMBAIA- Torre qua-.
draagolare.i. meglio rotwida » ia
una casa camorre per i Colombi 9
i quali perciò dlconsi torjrajoli »
D^ve <sser bianca, ei^tro e fuo-
ri: ^ue' volatili aniaii il bianco..
I^ lorqi cellule , dove si .ritirano
e fanno i nidi» vogiion ..essere
xotonde,'.con ui>a mei^soietu a-
v^a ti per riposo • JL'iaterno.de-»
ve essere b^ intonacato «per di-
fenderli dai iorci y .e soprattutto
ii pavimento > nerchè jil loro ster-
co ruioa i fonaameati é Nettezza
continua. Le finestre debbono
fiuardar.il nieriggio^ e aver del*
U, tavolette in fuori, dove ixà"
lombi possaii,riposarene'iorO Sku*
dirivieni •<
, COLONNA < fréocesco ) .
Fratfi Domepicano V/én«zisnò,deI
secolo XV diede fuori un grosso
libro su le belle arti intitolato
Sogno di FoUph , . scritto in un
Italiano sì ciafrugliato di latino
e di greco e di go^hi, e di al-
l^orle che per iu.tendeirne un
periodo vi vogliono gli argani^
* £' illiegfiibile . Frattanto si pre-
tende che al suo tempo abbia
fatto prodigi specialmente in Ar*
dbitettura più che Vitruvio è V
Alberti, perchè ^gli metteva tut*
lo in azione , Cioè sognava .
COLONNA è un sostegno ro-
tondo , composto d' un corpo ^he
si. chiama j(tfrroy d'una tes^à cKé
si chiama capitello f e d'un piede
che sì chiama hse, . . *
L'origine 4e\\t colonni .viene
dj^' tronchi d' àlberi , .brizói sow
stegni delle primitive abitazioni •
Onde fanno l'essenza della bella
architettura. ^
a. Rapporta flgU mdini.hk co*
eoi
Jonna dofk» è alta da ^ fin a"^
diame,tri . I Greci non vi poserò
m^l base . La ionica fin a^ ; e )i
QQTÌ fitta fin a lò . L' architettur4
gòtica iiòn ha Vere colonne , ma
pilastri ro'tondi talvolta di 2ódia'<>
metri •
itf Rigijard^ alla materia le
Colonne più belle sono di inar-
mo d^ un solo pezzo . Scauro nel
silo teatro, le vojle dì cristallo .
Gli antichi ne fecero anche di
bronzo , t se ne sono' conservate
quattro neli' aitar maggiore di S.
i^ia, Lateraho in Roma. Dove i
marmi son rari , s' incrostano , è
s^ncrostano fin di diaspro, di
lapislazzuli ec. Se ne fanno di
^roccaelia^ di stuccò ec.
3. La più bella forma AtWé coi'
lonne consiste nell' essère lisce ,
é diminuite bei bello dal terafo
ili. su . Le scanalate sono intn
belle • Son brutte le spirali, le
torte e le contòrte e impampana-
te e panzute, come le bernine-
schc dell'altare pontificale di S.
Pietro. E che sc^tegni son quel-
li ? Si dite che neir isola d'i D^
lo vi sieno colonne ovali . Ovali
son in Roma due antichi capi-
telli alla trinità de' Monti, e
nel palazzo Massimi. A CoYi e-
Sistonò colonne poligone . Jh E-
fitto si vede gualche colonna Ch*
uh fascio ài più colonne , co»
me un fascio d'^lber?. . NiunO
di questi 'esempj sednrrà mal
niun a dipartirsi dalla forma cii^-
colare e liscia .
4. L* unica dispofi^ione ragio^
fievole d^lle colorane è che stenò^
isolate, usuali', e ugualmente ài*
sxitiXÌ fra loro. Le addossate, ÌH
incìtstrate, le ari nicchiata, lebi^-
nate , le aggruppate ^ e jframmi'f
ste di grandi coti piccole > sontf
abusi •■
tot
" j. 11 piincipal uso dcWe colon-
ne è ne' portici , nelle ioggé ,
nelle basiliche, negli atri, ne^
tortili . Il loro più beli' effetto
è quando sostengono cornicióne,
è non già archi .
La colonna serve anche per
monumento , cotne la Trajana , e
r Antonina i lì monumento di
Londra è una colonna alta ì^o
piedi . Ma che monumento è
quella colonna che Paolo V tol-
se dal tempia della Pace pereti-
feria nella piazza di S. Marur
(agglore? E che monumenti so»-
no quelle colonne' che con una
croce in cima son* piantate avan-
ti alcune chiesa ? Era un degnò
monumento quella colonna', in cui
li figlio dì Pisistrato fece ìtLcU
dere precetti d^ agricoltura .
1COLONNA ANTONINA u-
116 de' più rispettabili monumenti
di Roma antica, eretto da Marco
Aurelio ad Antonino Pio suo suo*^
terò . Ma siccome Antonino non
àveà fatte grand' imprese milita^
ri , vi furon perciò incisi i fasti
df /Marco Aurelio vincitore de'
Parti e de' Germani • Quésto mo-
numénto trionfale è alto z^o pie-
di . La colonna ha ^i piedi a*al-
tezza, il basamento 25 ; il resto
è al di sopra , dove Sisto V nel
/istaurarla vi ìtce erigere la statua
di S. Paolo. Il diametro della co"
lonna è di 11 |>iedi . La sua pro-^
porzione è corintia, poiché ha
quasi IO diametri d' altezza . Ma
le forme dei capitello e della ba-
se sono doriche : dal collarino in-
tagliato d'ovoli dèi capitello di-*
scendono scanalature» ^he termi-
nan subito., come sr osserva nel-
le colonne Atl tempio di Sege-
ste . Il basamento non ha più gli'
ornati che avea di rlttone, di
trofei, e di festoni^
(COL t^
La colónna è tu,tfa d' un b|l
ftTàrmo bianco, circondata t$tt*
riormente di bassi ^rilievi, Che
fermano 27 spirali Intórno al fu^
sto . Internamente è. una scala éà
ipb gradini.' Il ftt$io deMa co-
lonna è-ibrmato' di t^ mas^i t^
marmo, e nel massiccio di cia^*
scun ttiasso è intagliata la stala,
che riceve lùme^ da 40^ Minestrine
o siene fèritóje.
La proporzione generale e V
insieme della Colonna- Jfntoniiìé
ha qualche cosa di più alto e di
ìpfù svelto della Colonna Traja-
na . Ma la sita cultura v' è più
rilevata^ è confusa, pesante, e
inesattamente ideata ed eseguita •
Si vede eh' è un' itriitazibne della
Trofana , e ogn' imitazione resta
inferiore alH * originale . Senza
un tal confrónto , ella è perà
nn gran monumento, he scul«
tute delle due suddette colon*
ne $(mo iitpresse da Santi Bat-
toli . * .
Colotina Antonina fu anche
una colonn^ di granito Egizio
tutta d' un jfezzo , alta 45 piedi ,
e del diametro di 5 piedi 8 poi*
liei . ' L' inginria del tempo ro-
vesciò questa colonna i la ruppo
in più pèzzi , e ÌA rintanò in un
cortile a canto al palazzo- di
Montecitorio, Pa*a Lamberti*
ni pensò di rimetténa ia piedi , .
e a quest'oggetto fece eri^gere
innanzi ad esso palazzo il piede-
stallo 'dd suddetto * monumento ;
Non V è piedestallo più bello di
questa. ^L' Aquila la ha inciso iti
cinque fopli . In un fata ha là
bèlla iscnzione Divo Jmowna
Augusto Pio Antonina "Aubu»
Et US tr P'erus AtfgUstuS'Fihi .
In un altro lato sono battaglie
in basso rilievo . Nel terzo ^ i*
apoteòsi d' Antottinot e di Fan*
«ti-
\ót ' CÒL
fttina partati $U Jc^l* d'^w* Ge-
li iO" toft^ndO àtt mvi9 "»*;gfo^,
con ¥aj«(5i5PQntc, e a'^woi pvedi
è l' ipHBfeortimtà ^I simbolo di
.ìiiì:oq«[Ì'ìco. Nel qu^to. u^ è;
konift fi«d«Ate , che, bi^alU ^e-.
.«e Ri' iok «Jmo ^ iiji . cui -è . rappre-
seli t4l»k k Lupa con Kofitolo e ,
»&ta)0. (^uesif'j^uperfad pied«$tal-
Jk) >è'4|ata ukimainf ate sbart>ka-
to da Monte Cìtojio), é tra^por-
ÌM6 R^l 'Mos^ VaticaoQ . La ,
Cpionna' poi è stata interanien- '
ts distrutta p^ rappezzare altri
fnar^i. E viv^ Sic hw .éd\
. COLONICA TRAJANAe il
.più .pmtioso monumentò che esi-
4ttfL iti Roma per chi vuol sapere ^
^H tisi, degli aatichi Roouni *. Le \
scttltjiire. 5000' pregevolissime! e
disposte spiralmente come nella
<IOioaBa .Antonina . Il basamene
«Co è uo'^apo d'opeca di gus^o .
yChe spicco, non ave^da fare que-
sta Colonna , quando era. nel
mezzo delta gran piazza' Trapana
«rcHitettata da Àpollodoro , . il
4||ia|e ; fece spianare . il monte
adiacente per V altezza di ^44
Diedi l ,E ; tanto è alta la Co- .
J^onna . : In . cima en» If statua
idi Trajan^ con un globo d^ oro
iaUa* d«5tra 9 . entio di ciii si è
supposto che fos$erqle sue^ce-
aieri • Ora v" è la statua di S.
Pietro.
COLONNATA fila di colon- .
ne isolate^» * Gli Bgizjj ne^ fecero
più uso di qualunque al<?o^popo7
io : i lóro tempi eran- colonnati
tutti entro e fuori .Anche i Gre-
ci le. usaron molto e bene . Pgni .
città antica ne fece f^xm»,. co-
me si osserva ^incora in Joalbeck >
in- Palmira . Gli Arabi le profti-
setp ; ia chiesa di Cordova h una
#«lvg di colonne . L' ar$;hitettUK|
<fOtica^on% conóbbe r' X^^f*
ciut^ttUra^n^eri^a ^invece di co*'
jonnate-ci^ìi^tta di. pila^tr^ •
Se y. ItóÀhi , . e > par ttcoIaiTuen te
^9té^. ha ddlle chiese vecchie
jcpo colQnnét4y'h In, grazia^ del 1«
xGjonnfE >tolfe: ai nKUiV<9^nti,,pn-
•tieni #• I , -• ' « /, .1 . 1 .)
. L* wnì^^ohmuta, niodarno ài
Roma :p;^ale ^ queKp delta gran
.pia$&za Vaticana architettato 4al
JBernini. . Consiste in 4ue ^ran
s^gi^enti di circolo, o di glissi;
^ascuno ha. una colonnata con
«jùatiró.fiie ii colonne > che vi
/provano tre anditi;' qiiel di mez-
zo, eh* è più grande , è a volta,
i laterali sono a ^cassettoni « the
h^nò la larghezza degF interco-
l(Mn; • , Ciascun segmento ha 24
pilastri f e Z40 colónne dorichq
«annotò il travertino alte 40 pie-
di, e hanno base benché sieno
sopjra ? scalini .# Il cornicione è
ionico , coronato d^ una balau-
strata , s(t di cui sono SS statue
di Santi e di Sante alte j$
piedi . , ; .
Questo CQhnfùuo è il più sta»*-
de che siasi fatto nell' Archjtet-?
tura moderna . £' anche v^tóso
per la sua forma , per le due
grandi fontane • e per l' Obejisco
jn mezzo, col prospetto delU
Ceciata ài S. Pietro , cui ^so
cpl(mnato si unisce per due por-
tici ài pilastri . E* altresì in bùo*
na proporzione col tutto. Ma è
mancante ài purità . L* ordine
dorico v' è . imbastardito col . fo-
nico . Nell^ colónne si sono m-
telisi .^pilastri quadrangolari per
£ifvi degjii' avancorpi magri t %
inutili.
COLOlll. Per imitare J? in»
numerabil ^variet^à de* colori del-
ia. Naj^ura , il Pitróre non ha
che tre coioy prinitivi^^'*^***
COL
/^/9 9 e turchino 9 a' quali sj Ur
niscc il ^/i»^9 per es[irini<r la
'luce« e il ■««'ff p«r esprlinerne
la p^vaiione , I Fittoti antichi
jion impicgdroha ^t lun^ tem-
po che i tre colori primitivi . I
moderni nt usiano un numero
considerabille . Ma co' soli tre
colori unendovi il bUnco e ti «le-
ro si pòssòn fare 819 combina-
zioni ^ onde A pelle e Protogene
potevan^ss^r oolofi^ti eccellenti
al pari di Tizi;>no e di Correg-
gio. Qualche Pittore moderna
jioQ ha voluto impiegare che i
^re, colori, e combinandoli va-
-riamente ha* colorito a narayif-
glia .
. Il Colorito relativamente all'
insieme consiste in una condotta
di toni legati o opposti tra lo-
ro, e degradati cqn giusti sfìir
fnamenti a proporiione de' piani
cHe occiipa,^o' gli og^ietti . La
disposizione de^ colon deve esser
come quella delle figure 7 una fi-
gurai deve esser la« principale
2iell^ composizione; toA un co-
lore vi deve esser dominante^ e
un tono esservi generale-^ seni;a
di ciò non vi sarebbe armonia .
Relativamente %\ì^ parti ìì Co^
lorito consiste nella variazione
delle tinte: variazion necessaria
Set giungere al tondeggiamento
e' corpi . Perciò ij colorito è
subordinata al chiaroscuro,- il
Qua]é dà fa scala de' toni pei' le
diverse tinte. In un panneggiar'
jnentq, per esempio, turchino
non vi ha da essere uno strato
di quei colore 3 il chiaroscuro dà
' le regole di tutte le d^radazio-r
|ix di ^u^l colore dal più gran
chiaro fin al;!' ombra' e al ri-
* flesso.
' Le tinte principali si distin-
xi|Ono in cinque kradazìxMii «
COL xg}
fkisfo,^ cqlor proprio dèirog-
* getto , merx^ titfta , ombra , ri-,
flesso. Le tinte intermedie, e
^ì. numerose nella natura che V
arte non può espriitierie ^ forma-
no i passaggi dai chit^ro al color
pYoptio , e indi al4 ntoì^x^ tin-
ta y sdVònthay ;^ ri fiosso. Tutti
questi princijpj risultano dàìlA
tHoriz del chiaroscuro , cioè dal- -
lo studio della degradazione dei-
1^ lucè e dell' ombra . -
Per farsi una idea ckpli affet-
ti della ilice , si osservi tin cor-
po rotonclo. La luce, dove lo
colpisce' direttamente , è étlh
maggior vivezza; scorrendo poi
obliquàrnente su le parti vicine,
comparisce ài un colore «len vi-
vo ; più lungi sarà più tinta e
diminuita finché succede l'om-
bra, e dopo l' ombria it cprpo
dove per la sua curvatura sfll^^
gè la vista riceve da' corpi Vif
tini i lumi ridessi che'sono un'
^Irra specie di mezze tinte •
Questo h 1* ordine generale , in
cui si oflFrono alla vista i colori ,
le gradarioni , le tinte , le /wt^-
t:* tinte y le ombre ^ i ri fiossi
in tujfti gli oggetti noft piani.
<iucst' ordine è più esatto qvfinT
tot più ì\ corpo è tondo, è in
conseguenza più variato e interr
rotto n<:' coiyi di sujpetfrci» ir-
rcgalari per le loro forme e per
i Toro piani . Con ^u^nta atten-
zione SI deve in ciò studiar la
natura ?
^ ^a stessa coHflatta di toni «he
isi osserva per ii tondeggiamen-
to d* un solo corpo , deve fro-
*/arsi nell'effetto del tutto insie-
me. L'artista dispone nella isua
composizione una massa dì cokre
e di luce, la sostiene con lunii
e con toni subordinati che si
prestano u? valor* reciproco , la
194 €OL
richiama con tthi che risvegliai!
le masse , e P assortisce còti mfe?2fi
ze tinte e coVi "ombre degradate .
Il primo tòno d' im quadro è
arbitrario; non ha altro valore
che quella che ricèv* da* contrasta
che gli ^i SLppcm^ótìù» Il tona
più semplice delJ& tavolosizà può'
divenire briilairtissimo^ e un co^
Jór briliatfti^ffha può divenire
grezzo 5 secco-' e diséotdante . 'I
colori morti son- vivificati dall'
arte. "Un biancastro, ìin gial-
lastro prendono- sotto il pennel^
lo 'Itf splendore dell' argentd e
dell^'oto^ e con ' coloracci si crea
la catrfagione di Venere .
Il tonad' un 'Quadro ha da es«
sere con vegliente al soggetto, t-
alla sua' espressione generale . De-
ve essere ridente in un aggetto
che respira gioja , ierio dov' è
malinconia < Il sole rinculò^
fe^tan^ d' Atreo .
• Sé la scena è neir aria , il tò- '
no vuol esser soave, li}min090>,
leggiero ... Se in terra , cohvienc
aver riguardo al clima : il tòno-
sarà più caldù nell' Asia meridio-
nale , che ne" plani della Scizia
che non ricevono i ta^gi dèi So-
le che obliquamente . In campa-
gna aperta» il tono sarà più vago
■§ie peir in terno d'un palazzo ò
di un Witipio. Sarà fresco e ver*,
dastro, se la scena è sùTatique.
E come sarà nelle - fucine dell'
Etna? L'artista finalmente osser^
vera che la natura varia ' i suoi
colori^ nelle "diflferenti ore del
giorho^
Ciascuna tapprcsehtaiione esi-
gè uà Stenla differente di colo-*"
rito . De^rminata il tono gcrte-
rale, prima» di metterlo in esecn-^
zione conyien jpensai;e alle gra-
dazioni difFetèitti che richiedono
gli oggetti iiivcrsi, "Queste gra?-
COL
dazioni variano indefinitamente
ne'* sessi ' diversi seconda la di^^
Vétsità dell* 'età ^' del cliftia, del-
le professioni ^ de' costumi^ dtb^
h inanietfe di vivere ♦ Queste va^
rietà éA toni^ebbonoipcr pa$sa^«»
g} tfortissitni* ef quasi insensibili'
concorrere a formare la tinta gè»*
nerale ;, con passaggi più bruschi
ìsi possono ' legar fra- loro <torpi
non viventi^ come metalli, drapi-
pi ec. Sempre però si hari da eh
vitap le distordanze.
' I diflferenti tonidr due ogéét*
ti pei- quanto sieno dolci e legi^
gieri possono- esser sensibili', sé
sono trafrati in graif di ìnasse • '
I colori- ch'ara debbono impieV'
farsi per formare le masse sran-^
idei lume ^ • I colori^ sordi set^
vano per le mezJre tinte, e peri
passaggi da un i«eno' all' altro / £
colon vigwo^i servona per le'
masse di ombre , è per regolairnt
i contrasti .
• Ciascun corpo* solido- deve te-
nere la sua massa di'- colore sul-
suo fondo , ed esserne staccato a
misura- che deve spicicare Seconda
. la lontananza dello spettatore!
IP color Bi-uno , oltre al servi-
re per le ombre ,' può an^ihe en-
trare in Una massai chiara, pei^-
che esso ha i. suoi" toni luminósi
nella sua parte illaminata. Rei--
ciprocamente i colori più chiarì
posson entrare nelle masse d'om*
bras ma non vi hanno che urt
vigor subordinato e di riflessor.. *
Le carni, specialthente le car-
ni delicate richiedona un toffo
soave e tenero come ha pratifcafo
Correggio., Tiziano péro vi ittì-»-'*
piegava tìnte solide e fòrti," Àa
sopra fondi- più fòrtf . ♦
Gli effetti de' colori deBbbh •
esser variati- come iqtiell ideila lu-"
ce. Oggetti stactati iti chiai-o
CÒL
• » *
SU di un fondo brvoo s'oppongo-*
no. ad .oggetti staccati in brunq
sopra un tondo chiaro; figure co^
lorite^ figure iivide.c grisastrc,
gruppi d'un tono so^do e viga*
toso, a gruppi d' un topo brillan-
te e argentino « . . . . ,
. Toni colorati .possono usarsi
E ir le lontananze 9 ma col tego-
re le opposizioni. Un terreno
chiaro fa lontananza in una for
resta oscura ) un'ombra forte fa
fuggire un tempio luminoso; un
orizzonte jche al tramontar del
sole è tinto d' una , massa di fuo^
co par più lontano, perchè gli
o^tti del prin^o piano son pri-
vi di luce. Un oggetto colorito
• spinge un grisa^tro , e jm gri$a-
^ro spingp un <:o]otitQ .
Ne% soggetti di ^jotte i lumi,
ristretti e acuti non sono distri-
buiti che. a scappate e . ad .echi i
le ombre sono larghe e sorde , e
i riflessi appena si scorgono. l.a
Luna inargenta dove b^atte, e le
parti che non ne son illuminate
r^stan immerse in un' ombra ne->
jrastra e tagliente,
.h^, natura riunisce., le grada-
zioni più antipatiche- L'firtesua
imitatrice aggruppa le discordali*
ze in modo, che ìp une si mirilo
neJie altre,, c|ie il lume presti u-*
lu .gradazione .quasi, simile ai
primr chiari, e cjbe le ombre pre**
s^titij^ uqa massa uniforme nel-
la sua scurita t. benché, sempre vi
si riconosca, . il colo;: .proprio di
ciascun oggetto*
Qgrvi oggetto . ha, 'A siia color
proprio cne. si distingue sempre
si alla^ luce C)|ie all^ oipbra ', , Ar->
tisti, attenti a questa imitazione ,
C .tanj^9 più .attenti che la ScupU
Romana. v\è s^t^ negligente • .;
. Né solo fógni oggetto ha il; suo
colpe proprÌ9 , ma anche ciascuna
« I '» •
\
COL ipy
delle sue parti ha il suo propr'o*
Tinte differenti debbono colorir
le .parti esposte al sole , ai calo-
rie,, Mia rig.idczza, agli eflPetti d'
unat traspirazione più .abbondan-
te,^ Certe parti sopp poperte d'
una pelle più HnS) altre, di pelle
più grossa; il grasso non è ugual
da per tutto , il sangue non cir<^
cola in ogni luogo colla st^s^
forza . Tutte queste varietà soo.
osservabili dall' artista per altre^^^
tante varietà di colori .
Molti oggetti vicini t molti
oggetti aggruppati si sjjecchiafll.
gli uni negli altri, ^. riflettono
scambievolmente ^ i^ producono
sfumamenti più belli che ìì color
proprio d i ciascuno ^ Ec^o. il r/-
flesfa . Di due toni riflessi il più
vivo comunica più dcll^ sua ^ra<>
dazione di quel che non a^ .rice-»
ve . Una stoffa gialla da ^lle più
Bbiìt carni un dora senza ricever
nientcf dalie carni «
li color proprio di ciascun. ogr-
gettQ è .indebolito in ragione delr
la lontananza ; a que$^ta dimiau-
zjone contribuisce T a.ria frappon
sta« Questo è il vero color Iq^
cale , Non bisogna dunque con-
fonder l'uno poir altro. Cqlpr
proprio è quel che j^ppartiene a.
ciascun oggetto i e il color loca-»
le è quello che hanno gli ogget-
ti nella distanza in cui sono pó-
^ V esatta imitazione non coa-
sist^ sempre nelF e^egiiirlo come
è in natura , ma nel far vista di
farlo com* è in natura coli* arti*
flcio delle opposizioni • La Pit-.
tura, è una menzogna lesta; è ve*
ra , se sa mentir $i bene, che pac .
che dica la verità.
Sicicome il tono più vivo as-
sorbisce il meno vìvpj, cosi /le*
riflessi la luce assorbisce il coldc^
N 2 de-
degli og^etti^^, ^ li fj^^é'm ^i^fVi : T^ s¥:^? ^mé^^<tM .«sfitr^f
ftafl^,, a^. tq^np^ aciia iucei eoe ii _^ . ^xqfti^a i./ojiori sugosi e tX9Sj^;r
pa:pupte, .*.yh,;{ono vé^'m ^^nU^W sYpOti'.èbbe' r^prescn-
iole,,, una h^voIi. inargentata 1&. parti, ònìbfatV; t colori 'flialfncó-
iWchjfc^ ^I,lume d,vIrJJn^,,,i,lBnu mei, <aie,nqns<>p9,,nè sugosi, ni
IO*** Mr^Wft comwJ«ftfi.„^ .{fMjfarent/ , npn. possono irolfaTe
i<*}»FW?;f. M"? M« . i .;. ,:,.'.,r. .V? oi?,?;* r??le^.. |«rctè fa .luce
j4., te. materie, <plpr?»nu noin ;y à- jjio^ y, è as^òrbva, S* rlnette as
t¥^*^ •fi9/«v^«^9 £''fllil<»JtfiW; tft«?lte,»"PSW'> !r ?• '« '"»EP|*«'5-
^
tarkiièe di coìóti còme i chiati
Fcr giunger. al .^ran^efttìo
del vigore convietie ttov jb^ 4 a-
ziòn'e principale^ /sttì)ilire il lu-
\faé più brillante' e *I* ombra la
più Jptte . Se it pitta insieme^è
ItrmoniosQ »jsar& anche vigoroso»
perchè il pitfòce Ira ^npiirò pas-
sare dalla luce più risplendhìte
.alla sua intera griyajÈiotié^^
'Quando^ùn quadrò è ayahzaÀ
a segno da produrre if suo eiifet[«
tò generare,^ resta un àltrd lavo-
]?0i che ^h dra la vita é L artista
riposato su la sua operai ?' ti ve-
dendola con occhio fre^a fònfna
con tinJc e con tocchi l^jggie^i
monti , alberi 9 ^le ificchezze del-
ia lontananza .Nel mezzo della
scena stabilisce effetti ' ch^ in^e-
. boliscond quel(i cief fond^ , ,è li
spingono al. loro sitò , Già con i
' tocchi finiti gli Oggetti tfMidég-
giapo , e- spiccano le parti sa-»
^Beati > lumino'se . Gijunto^ alle ifi-
*gufé del primo piano/tocca;> fit-
ta., é batte saviametite di ^ua e
:di là. Rinforza {e màssé^^ ravvi-
va i'coloti, liifina i coh tórni,
Invigorisce 1 himl > stninìiisce le
omb?e . U rinf^scr le niezze
tinte, qui rì^eglia* iriflesi!, àU
^trpyc con velature rialza le. xfett-
*ac tinte troppo 'sorde ; più ^éasso
^ più sensibili x- dettagli ancora
informi ». fiddoTcrsce i ^tratti mi-
^^ì, variaci troppo uniformi,^ e
.con tocchi ardin e caratteristici
.Stacca gli oggetti dal lóro fondo
e li tira fuon del ^tiadrò^
Ma le lezioiii^ scritte servon
P090 per il colorito; vi coglio-
no, occhi', per divenir colorista
conviene risuardare spesso e con
attenzione le migliori ofere;dc'
migliori coloristi ; studiarvi 'il
«jtiaoeggio dil pennello,' gli artifi*
^ , COL 197
^ij ddle Opposizioni , i bei partiti
del ìitiitìe-, è tutti gli spedienti
ber' imitate lia bella natura < Non
b^si^ neppùrel pestio studio ; au-
ti può' esser dannosc^J, ^é non si
è jprcparàio a farlo bène i Si cor-
ni tiscHiO dì 'perdenti tó rton si
■ éa 'distingtieiiB t opera àilV art?-'
, stk ^dk ffiiéllà dei di^périrtientto :
• Si ,lìa da cercate in' un' quadf6
yeocfiio non l^fuello' che è ,'^mk
'tqnéllo che fu qi^àndo tii^cì diìlt
mani dell' autore ; altrimenti pàti
il Tisùftàto deir'arte, ma gH'ef-
^.fttti d'una vernice ^^éctfiiàSdifl
fuind ,' della muflflì, de* colori atti"
hètìH , . deir òlio idgiallito , Ih
bui parola gli strazi' dèlj'temjpj
sono, giotraui dilefti j V oggetto
del v6sttb stiicfid . I Colòni in uh
Quadrò json corife l'è corde d^thfò
strumentò, diffìcili' ad accordar-
si, e facili i scordarsi. Il iCoW-
rito còl feihpd si' dfsactótda o
tiitto iniiètrie , 6 in paVté '( per-
chè alcuni colori ^soH pia alte^a-
- bili degli ÙltTÌ ,'e vàrìamenié «S-
èérabill. Quahdo V alteteicÀe^è
jgiunta ad" qn cétìxi segno , n'e^-
'pùré glf^Arèistì' più'' intelligenti
possono Indovinarne Ìl primo ac-
' cordo. > . \.
\ Le scuole f iil celebri per ' ìl ,
Colorito sono , 6 sono sitate , la
•"ifèneiiarik e la Fiam'iriga . Ma
• s^ si confrontano i.loro capì ti'
opera ,' in c|ascundi si scuopre ón
• colorito d irferen tè . ' E perchè ?
'Perchè ninno ha imitata la vera
'^attìra J '^Oènùncr hi mentito 'in
una jnanTeta ièduccpte , e la' Ib-
i-ó gloria è- nel piacete cagfoitato*
ci eia questa innocente seduzione .
^ive^se stride dunque hanno i
Pittori per divenire buoni colo*
risti . ' ' ' \ : ; '
. Che il bel Colorito pòi sia jr-
Veconcjlialìilé colla serietà dell*
N S «•
.?5l?
COI
rspressione stotrica, è un*opinior
ne di certi bislatcFii," Costoro
han preteso che ii colorito èj><jr
isoli bechi, abbaglia, e'inspé*
disceche; le ahre essenziali partì
della Pittura vadano al cuore t
alla tnenté. Per 'risposta vegga-
no Tiziano , CòrVeggio , ^ i^ Ca-
racci , Dòmenichino , Guido ^
IVlengs . "
ti Cóidvitd è così essenziale
.alla Pittur^;, che $en?a il Colo-
rito la Pittura sarebbe nulla . In-
vece di quistiónai'e s' ittipari a beH
tólòrire. / '
Eccovi' un bellissimo Tiziano
fatto adesso '. 'Chtf fate Voi , cari
Giovinétti ? Lo coperete' voì piì-
^i-amente ie semplicemente,* met-
'terido dèi 'bianco dov' è del bian-
co , der giallo ove "è del gialli)
ec. ? Questo è fare senza sapere
perchè . Ma;qUe' bei" colori 'Ti-
2iah«;schi tp'' innamorano . Me ne
rallegro . Fate dUn-quc un qua-
dro alla Tizianesfcà'.' ' E^ fàtt&y
ed è im orróre : perchè qtte*. co-
lóri ch^ fatano \ìh incanto ì\ ,' so-
no orrendi qua . ■' '" --^
. Copiate pur un Tiziano,; ma
immediàtameWte copiate là 'vera
natura. ConfVo/itate ', allora im-
parerete a conoscer TÌ2^ràho .
Per ben colorire , conviett co-
noscere r effetto che fa P oggetto
sul fondo dtl i^uadfo. '
O^nì oggetto tiene tempre fa
^I3a massa sopra il suo fondo: Se
si dipinge sU d*un fondo scuro',
là sua massa è' chiara ;' bruna « se
il fpndo è chiaro. Priitìà ouri-
quc di dipingere un oggetto , os-
servate Jjual effetto fa l'oggetto
reale sul' fondo de! quadro ; e re-
golate il color del fondo a teno-
re dell* apparenza dhé ha d ' ave-
re r oggetto.
Si rappresenti j>er esémpio uq
porcellàht
Méttete iti confronto sopra uno
stesso foridò tutti questi biah-
ehi 'differenti ^, - e avrete li i;cn
tinta delPafìgento. Come è d*
tn oggetto , così dr quanti oc*^
cotrònof nellk • composizione ; E
così si dà a ciascun' oggetto il
^uo vefo color pròprio e locaFc •
Quftidi si deduce che trn'òpfr-
*rà incominciata da un Artista si
"tatto,' non può essere terminata
diflun altro , ancorché abbia- stu-
'diata la natura collo stesso me-
todo. Ciascuno ha ii suo mòdo
dì vedere .
Noii ir' è oggetto nella natu-
ra che non meriti d* essere stu-
diato col inetodo prescritto . Un
mazzetto di fiori bianchi posto
sopra un fondo chiaro , dalla par-<
te deir ombra 'dà sul fondo uìi
bruno fòrte, e <fellk parte del
lume si staccano delle mezze-tin^
per lo più' assai chiare. ' S6 a
queste SI accorrà il bianco dèlJi
tdvolozi:a', comparfscé molto più'
bianco . Dunque in pochi di
que' chiarf "Va usato il biahcb
p«ro , il resto richiede mezze
tinte larghe; il centro delPofe^
' braf e dove è mancanza di ri*
Atski vuole esser bruno forte .
Questa è là cHìslve della magia
dèi colorito che fa comparir ^li
oggetti dipinti come se fossero
di rilievo t natii;-ali. - '
Per fare pdi . comparir bene gU
oggetti Su diffbren ti piani i 'coiw
viene studiar -la natura per la
'distribuzione de' fumi. La 'Na-
tura non offre mai nero , se nbh
dove è privazione di luce , o* in
qualche sfondo prfvo di tiffessi'.
Onde co! porre una massa néra
liei primo piano ,- coihe praticali
-^ìcc^entc tanti ^^sti per aaVp
ris^liq 4h in?.ipagini> ^tto, si, te
ierp ,;,c^i4g, Mnneggiamejitìirt
terr;^zc^;,.sidiftingRn ppi^<;|u^
re le figure del seconio. pupo ',.«
^queste .rigi^ardo,^ qi^elle.il^l pri-
jOdO, pja,ap .cow*pfy:iscbn9,came ua^
,truppì^ d^ £;uropeLÌ,a.q|u^to.ad^n4
truppa di; Mqu, , : , > , . •
f ijj nelle, cai?jpagf\e ^ip^i-t^tj*
impiegaa ombri; ^ ^ e. ió c^pipa^ na
Ì9 grandi masse omVafe nqn^sp^
fio prodattp.^cbe ,da qpakl^c ni|r
vola. La. natu];a,4ion /a p^air un'
oscurità seguita ; ..d^.pex tuftg
dQve, sono gr^di^ Jbcufii , ^aq
anche 'Chiarì grandi; tu|ta.il re*;
sto ^i degradar «eoa rfiuss^ variate
«U .colori, , V
,. La ^assa. brunfi ppsta, nel $67
condo piano fa staf^c^re g^i . 9gn
g^tti^ di ^dietro ^ e i) gruppi d' a-
vanti a portata xli ricever iui^f
divengono d' un triJiante arnmi-r
labile, ^ , • ;■ . ,
Si studj sempre .la , natura io
tutte le circostanze^ Jn un Tem?»
pio' tutte le fifiure $orjf cpJoritA
pella nfassa dell Arcnì^tettu^a ;. M
^tacpapo in bruno $ul pavjqientq^
« compariscono, in piedi sul pia^
no , B\ dunq^ contro naW^
farle .comparire, sdraiate dal ht^^t
La. natura npn fa ,n\ai vedere pijcdi
ben illumii^ati 5ppra. un pavir^e^-t
to bruno ; ^pss^ aqche oeri^sjmQ»
j^ir|à. sempre massa .^hi^ar^ con esrj
si piedi, i quaJi ne ,sarebberq
staccati pct il lorOjCQlor proprio ,
ipa con q^el^ a5:cof do che di il
iume,.ilqiiale battendo $11 i.pier
^ , b^tt^ ancJde nel ^uogc^ «Tqv^
$ono pos^,.. . . . ,
n In wi^ sejppj[ic^ W?:^za figur*
per fare spiccarp 1^ t^ta i^.talMni
^anpo un. colpp chiaro su'Ia frpn-r
te e sul ti}p^to y e cucHHfono di
bero tutto il resto del qaadro ^
COL i^^
^^an<?») «propesi • La jbiiip^ ppv 1Ì
.^U9 jmfle-^Vi^inanzij., J^ spaile p^*
il fir?n, ne|ra ^rjp sFoi^date j; 9. it
.r^sto ,4(?1:. PPrpo i^d^nU'Q, in li.M
•^is^janza ^o^c:me . . Se fa^ festa j&
illuminata ( come .puà .il bu^tp
«sser neiV^mVa j e senza iiftesi-
si ^,}peve necessarlai^eQte fare uhp
jnassa chiara cofla testa iQedesir
jaBfi.j .CQAsepjvando p^tò .is^nipre i
supi iolp^i Jpcaji . '. ; ,.
.^,Se $i. con^plta I^ Is^atur^^ cps
foi^ ìfi^ dpve ^e«^i;e 'C9n?viji,tare ^
ella ci dice che un oggetto noij
^jjpiinatp djaJi sole ^on può, ipiai
èsser cniaro incontro a4 rUn.cie^
Jci xhjara.;. ^sse ^qche bianchis-
sjmp 9 . ba da coi^p^rire d' una
jmassa colorata per mpn dvro^ bru^^
na.. r. Itrattanta i buoni Maestri
{lan peccato contro natura»* Sar^
jbjcnsì, ch^Q .quando > illurt^ìnato
ijal Spie, .perchè,, anche, ìi|c;el(>
dilqra ,^ chiarq , pya^' un.flii^rq.
senfipre cploratp-, ,. \ ^
' $e ;filL oeget^i spn^illuipìfiatl
dajla^ luc^ del gipfnp., ;^ non imt
mediatamente •dai Sole ^,l*.^o, e
flik neir.pmbra ^he, i^I 4a bUs^o^
pei^ch^ questp rice^^J^. riflessi .di^t
5110I0 , ^e viene . più rìseli ia^atp . r,
Quarilo. piìi si^ 4;opten?i)la J;^
N^^tura, più ella ci amtmaestr^ .
EUa-ci fy €Qpiìsc^p^^ if. pn^-^
bre delle fig^r^non sorìfi. sul suo*
{p ^ell^ .stessa., loro lunghezza >
Qj^ della,;fte§sa inf^itk^ A^nik*
^m^ che ;si -ai lontanano .dal iot;!9^
Bpn(;ijai9. si^ f^no i^nq ^pf^i
§€i ja Ti«^.vien daJP altoj,; T.pnVt
bi;^ deve esser piA^.c^?t4.^ -IJ ^«^
^;di^ mezzo giprno §Ì d^y^^-fi^r
ratterizz^re..Goii,pjEQ}^, coxter^^ n^
(quello id4^a:pi%tftina. '4; cJflU"/, ^r
la- con . pmbie ly ngèft nr • .. . \>. . -.
Difetto grande diggj^^ Artisti A«Jt
Of)a composi zifvif di v^pì^i^^ig^^'^
è di poirre d* avanti in una stefr».
N 4 sa
^ 4pV ^ tòt .
sa <ii$tai^zV;futn i mcktlìt'9, ÌÌa
40b^O4if».ìa^i^Ure ia pupi .ditte-,
»nti^ «r^ di^ltaftztf divei^» Da
<ià ri^a . 1' a^OQvcti^iie' che
c0U^,«ie^9rJa , di , qiiel diA f ^ Ì
s^i. 4i{ lalà^t^e , grigf 5 vlojjétr
ti. Il vero metodo e di mctUvc
in9lK)4^j^.ir) yaràe, 4i«tanxc con-
v^Ai^ir per ^JUàtac gilistameote.
U*ii^o viivl^re di xjfa^euno^ Quch
speltiv^-ifecca. .- .
aicodff .le di^i^s^pi^J^ ^égUqjgii^èjCr
ti.w«*ir§iii ;-: :•-'. • ,. 1/.
Se un oggei*t^ à> d^i ^^^ vci
dtitf^: 9|Q}^ iia kngt » dtsqJBi^a ifn-
giaAdir}Q!,ii«a ,yi4t^, <&&,a^ sutì
pillHPtdi: Vj^dP^ J^otìi coAiparisca
ttjftll^ffi/éjXjjArJ^ ,pa, d'i ^nat^ra^
^apd^z;;^^ :, .•-, - .. , ,^
anche r arte, iifv fa^éii,, quandid
e M9^.Vs staffi jlUo^. si, ^e^er^et^s
tese:. d':afce*ai?(i ila f«ò.Q in; pi^
iU)..le dixnj^n«ipoi^oatùfali« . Oi$^
^HsreVoiii , s0n i iàg^ffi, « ,r gi,
ganti 4; » . ,
ijmta.d .-^r^i^feutf , 4^ a^lns^h ^
fcgJi'Aremhn0O;Jiteral4 y.^ se?-,.
ta^a:'^nii^oat{)é(ti;^eiSf!^à i^&n
«tfltóro 4Jojrt«)dr«^-; Tatì «>P9Ì^
<eMBUK>ttinÌBjettiv( che (Pcedpn ^'
teetréf. ttttee- 1 ier J^rs^^ ftc0liA ^ (9
lQbci;edQ6O'<^fì9S0i. ;.
0;<^ Ha bl^on fieiNk>^^i>n^»9
cirnoiciiita. iie' limiti deiU natiin
ate-aon proprie de' piccoli talen--
h . V"sl sónd itiòftip»«Ì!é **
difètto di* cognitiotri 5 - «tc0j^
idee in piccole teste itUMs^iàf
plebe degli Autori nelle ^ù l>Jc-
coléminW.'^" ^ ' ^' '
^COLVO D' OCCMIO. Wè llf
ri^a , né il (fonipas$dV>^S(mo siip^
plire a qvc^ ^he $i chiama' rd^>
3* p<f(?i^V? , cioè a ^qtiélfà ftlkifà
che deve av^r 1* Artìsfà di c6*
slierè aHuiìia occhiata lai fgafa ^
6r .^andczza 9 i fappòtti con tut-
ta.la precisione . ^erciò Mfchelaii^
g^lo diceVa ehe bii^ògn^ avere; if
compassar nejgll oéclii . '
<£iéstQ è ììtC donò defTà Hztti^
ti: h' una felice organizzazione
di qualche ttìacchina umana . VI
ha Of concoitere ^erò un lùn«^
e!sert4:?5io . Wun àt&frto senK/f ^-^
nck ^ dlceVa Àpéllé .
; Ala 'é^;tutV ir ijKj'"*stiatr<9
esercizio ixeppur sf acquista il
cQÌpo d'oceiiQy ié non si hvctrà
scxnpre con esattezza. Chi vudf'
^r Èrcsto' , fa 'ctfrt negligenza »
crede dT correggersi rfofi , e si
a^nefà scoVrett9> né acquista rtiaS
fl colpo d* occhio k Si osseina che
al rinascer defJe Hèlle.Atti qua-
si tutti gli Artieri efan corretti
ne^diseèno . Sono srimabili le
prodiuioni' di Albértp Durò per
la gran verità, b'enchè sehzà scel-
ta , Se quegli' artisti avessero sa-
puto, cottkRalfaeilo, fai'e huon^
scelfe$ avrebbero dìse^nafo al pa-
ri di lui. Kòii erano disegnatóri
ri èl^anlf e mòVbidi, m/>raif
pivi e pi^ecisi. Per acquistar' dun-
que ift giu^te?:^ del coipid d* oe^
chh'i conviene ittiirarli ,'cìoè di-
segnar seinpre Con ^esattejtza . E*
on gran progrèsso ritoparate* tf
òtte difficihtjente : ^ •
: COMODITÀ" « I? «efcbrM'a
Iterte der ^ArehitetOii'a' CMle,
Un' abitazione' per qiiantd sia bei4
la
iftf feiPt^.f,'3e.i?on i comoda 4
^Hr^^awpqo,. •':.... ,. '^'^:
ficitf hil tre principali ogge'm 3^
n« deuc «He parti . . v oai qìicsti
.. coMPARpriM^f I 4f qìjar
luoque specie sieho,» ò nc*gàvj^
menti ^ o nellQ facciatèj^, p he^
iwri r^nfcw. ,0 ne sòmf H' 1 «
aellc volt^ ,^ o he' tetti < débbdiib
9empÌ£ xòrnspqndéré alln q|iafità
«leir cdÌHcio e dc^I^ sue' ,|irti' Jl^
pe;i;.l^ ibrma^ che per li iftóté-
?'i •! .. Ge^néralmenté yo]^lìdti esser
ijegnatV in grà^cfe , è, più. in
«P'wc quanto più cfandi jrrò^,
Ziosi sono \ iiK^nidave simpie-
tano . Un pavjmento' Ai 'm'ósàitcr
no convéri'à in iip, éàtihettcj e
nm . in j Uri ^lone . ; Que^jgiccoli
ornati' iij .pifcoli fcòrtipàFtirfienfr
he^pilcinK, e n^lk i^i^ita 3el sràn-
tìi^nió 5* Inietto,; -qùaì.effittdf
pròdùcònC) ? Irtipfòcoliicó'nó fi
poi. Dcstianii ;n' un oavitiientó,
Sgyg "se fossero Jn xéitik sàrèbW-
j9 nnbiràizintlj/è Io sffegso co'-]
me porre, Uo'ni e deffini su' tetti .'
: .:cbMéo$iT0 nph è die f ór-
dide" Corintio^ a( qtìalè i Ròma-^
nr,ap?ijcar()nò W vplufé lonkfie'^
t ne risultò uri Q^tinticf goffo .
Non niierita pitelo \à' irtseté àn
ór^aioie. distìnto^. sicc<Jnlé noii' de-*
yè cisser un ,a/trq órdine ' Il Tcifj
sqano / il (jùalè rjcn je cThe ff bdf
rico ìt più sertiplice . Vedi 0¥4im\
:^COWtPÒSIZlpfl^EV Porte in-
iieme più. còse, e 'ordinarle cò^
^fato efifelto/è comporre.' ^ '
Anche m una sou figu(;a ^i ab^
pjica. {a fqmfòtìz.ione^ £Ìo'è,la
riiiniòne i€ì\^ $ue'partf coiiveiiién-
t\ air>5SDnto . ; ' ' ^:
^Jbomparre non è siahciafsf iTuò-
ffìeMi jjóttàta tìe'àosérf fcttisiv
ó'^àto d^'Iungi . ;i$ta-^AI^»iÌfé
lè. nostri tJetcKlòW^^ Wffteioif^JÉ^
iftóntÒ''pàsb-'tótdttid a&?M^Ì' tì»
rtbf , fn^iòf i . fo>fe/><>«»'^'tìè^^fl#o
gli béchi j nvAscòbrirèf'mUée^tìé^
rt,-^?acc6rré','riuft1W^II fììtA»^
t^r&'sahté idepùi'^' d'airi àìf^^
tó e'òfnit<^UPjra%!é^é^ bèflèC^
i^-ììMóvéL' ^ '"? '"• '■^■' -"^ ^i>
•Non-è' fftlj)bssfi)ttè ì' mii'ìHto-
iMstfhi^; fehe^Ia.^rfi^, Jà'-^W^
Jay la sóréitieà tri bVelreiltfrto^^fmtu^'
rufintift'e Ù bóÉéxohiff é6ité>biè^
ro, essere ; sempre . v^'^Mré qtkrir '
cKe'dlféfto ò efceitó.^ ti•*à^^aà
ìSfL ^hìtc^ 'ftit&\ ^a»!' ' ^rèdikNf '1^
effetto pròpostqisi d' iiitét«^te ^
df jpiaèéfe ,^d"ist[<nlVd . ' ' • >^ .
' ^ti ^.dofi'è :pià' tàtó •' hetó' »^|t-
ifitfoWt* è^fjrsèèltti\ ^£Ai'iwittirtff4ri
jtósefiW ?ì^' tufttt: * tìltósik^WKh
Sa a^tutti'^lt'*cctef(^*ittà .-.---•
Là bella na,tura non è (fi ÌM0io
^1 in Uri t^uho y fh iiti ApòNb »
in link Veheìre,"iA'^ iK%» t^aiMA;
Il bello ntià stetìttWdé i '^òHap*»
pd*ti-. *<J.Hfll1 isorfo $ 'tràt:^t^«n<»
convengono ad un belP àlb^ro^
ad' tifi bèi paesaggio t 'iLn graiiè
d^Iìi ttat)iftt in'fttlfiy^ b naturai
négl^ènsa. ildù haturàfe'^ A
pfè^ semplice ) }] pia* «oimmè dta
v&ff bHlcy ^^udMOi^'<intcrèsi^-j
Ma' t(kne èìst'rn^vitfiiù^ bef>' Jung
^f^rfo? Derfr kiàeiisfdttà^t^
Étìt propost^v 'EctXiMtdfi»9ti^d
Q.ùéFcfa''è' bell<kza^ iriaieiino^l^
costanze , non ì&'^ jn^ltmM; de*
ve eséer betk^ itecOndò r^ eneho
che %i 'tuoI bròdnrt«< . '> -lia taxtk*
ta éì nei' fisico «he nflt tiiomle è
toft^ ia^ f ^votava dbl -Pitfftre^
vi
a»» COM
.fbprt Ift qnflle i colori non Mj^nó
«è belli, ne brutti. I rapporti di^
gli oggetpi con noi stessi «Otto il
principio- e J' intenzione d^ìV ar-
tisffa ì ecco. Ja sua tegola , e i'
.astratto di tutte Je regole «
, Tutta la teoria dell* arte 'è ija-
.pere il fine cui si vuole giunge-
re , te qual è nella natura iastra^-
da cfie vi Konà\xct,'t^ol mena ot"
tenere il pia è il principio di tut-
te le arti belle e meccaniche.
il fine dell- Artista è d'inte*
Tessare colla imitazione . Non
.tutto il piacevole è interessan-
te ; noi sono neppure sempre le
passióni fottio Je quali ci trat-
tengono i ci traggono dalla n>ò}à ,
ma non ci mettono in attività,
in sospeso , in «statico , Commo^
verci 5 rapirci è quello ciré e' in»
teressa , e tanto piò quanto V Ar«-
tista lo sa rendere più interessan-
te . Ma per interessarci, con-
vien eh' egli s' interessi il priw
mo.
Scfe.Ito il soggetto interessante y
con vien esporlo in un tutto riu-
jiieo in un sol punto di vista in
maniera che tutte Je sue parti
concorrano ad uno stesso fine, e
formino per la loro scambievole
corrispqndenu un tutto semplice
e unico * Ecco li unità della com^
pùriijone^ -
Uniti suppone uno scopo* cui
Ogni cosa si diriga . Unità d' a-
;tione , di tempo , di luogo , di
costuml.jdì disegno, d*intcresse*.
L' Azione è xtn conflitto di
cause tendenti a produrre 1* av-
venimento , e di osracpli che vi
si' oppongono . Una battaglia è
wna, benché composta di molti-
f lickà' di oggetti e di azioni dif-
ferenti . L'azione principale è il
tiiuttato di tutte le azioni parti-
colari impie^te tome episodi o
come incidenti • Fm -gli i^ìsodi
e il s(»getto principale ha^da ès-
ser un Tegame sì iatta che lion ii
posiSL toeliere una soia figura sen-
za che r opera- cada, o se ne ri-
senta.
Una contpotif^ione può esser ricw
ca di fìgute t poveta d* iàcG»
Col poco far molto . è difficile ,
richiedendosi molto studiò e ia^
^egno nel fare ciascun pezzo dif-
fifrentemente beilo , e dififérente-
men te espressivo; ma tutti necès**
sarj , tutti convenienti al sogget-
to, e tutti conponcnti imita.'
' In certi episodj si può talvol*
ta usar negligènza per dare più
risalto al soggetto primario; voà
vi vuoi arte per esser negligente »
L'interesse o sia T espressione
non è necessario che si riunisca
in una sola persona ; devesi anzi
distribuir gradatamente dalia prin-
cipale a tutte le altre figure su-
balterne : è bensì necessario che
si riunisca in un solò punto. Si
ha da scegliere un sdlo momen*
to interessante dell* azione senza
cubarsi né dcìV antecedente , né
del' conseguente. Dato questo i>
stante , tutto. il resto vien da se ;
siegue subito la convenienza in
tutto'.
La Convenienza è il rapporto
fra le parti essenziali e le acces-
sorie d* un soggetto . La prima
virtù è l'esser senza vizj. Ma
il non far niente invano quanto
è raro ! Jn un soggetto serio può
entrar un fanciullo a 'Scherzar
con un cane ? B' superfluo ram-
mentar la necessità aelia Cpave*
nienza nelle vesti ^ nelP archiret-
tnra , ne' paesaggi , e in tutto
quello che può entrare nella Cam*
pósi fotone d^ un'opera : tutto deve
esser precisamente relativa alF
«ssunto.
Fi-
/
cow
C^mrpoat^f'afft ÒV òra^nw ispido \»
Non xialift roniìisiooe degii'ogget-
riia'Uttati Jà dik rinfusa , ma daJf^i
la ioro ben ordinata disposizione
deriva queir effetto grato che si
sente, .nei vedere una Aioltipiicità
dixose. La confusione non è
'sokmente un vìzio del fa compo".
sditone , può esser anche un vi-
2 IO del . chiaroscuro , e dei co
Jote. Ciascuna £^ura ha da esser
nel posto conveniente : . Ja prima
ha da primeggiare , e le altre, in
suf!iciente distanza da potersi cì^^
scuna muovere comodamente se
ne* ha V^gh'a, e da esser veduta
con distrtnzione) e si ben pro)eC*
' te le une su le altre che^ i' immagi-
nativa le vegga tutte intere. Tttt-
' to deve comparir disposto con fa-
cilità : allora, lo sguardo dello
spettatore vi passeggia , vi rjpo»
sa , vi sì trattiene con soddisfa-
zione • I -
"A quest'effetto contribuisce
spectakneote F artificio de^grup»
pi «. . Dicesi jE^ruppo un complèsso
di oggetti diÒcrenti neir aspetto ,
nelle posizioiì i , oe* caratteri , e
di^po&ti in modo da fissar ^i oc*
chi. de' riguardanti con piacere #
Qui entra il contrasto , ma sènza
affettazione . Da tutto ciò risulta
J'annonia dell' occhio. Vngrup^
pa i ben: disposto, Se le piarti il->
iuminate fanno lina nia$sa di lu-
ne, e le ombrane una.màs&a dì
ombre con verisimiglianza tale
che ogni figura t)esti distìnta e
rilevata come in un gt^ppo d^
uva 9 donde forse yien gruppo ,
Mìolti buoni Artisti ban fatto pi i^
abbozzi) e fin i|iQdelletti per as**
'sictirarsi d' una buoi^a Composi^
%hne,4 Le r^ole . triviali sonp
inolte^ ma sono piuttosto consi-<
glj , il genio deve far tutto* Dn^
disposiaione di lìgiire, ì%: lin^
cnKvsa «riesce Tncgl io in un ^nadro^
la retÉa v ■ è- dis|»ustosa.. -
Nella; Composizióne si è p9n-.
ttaddi^tinto Raffaello;. egli kjxàr
rabile nel!' espressione d'>ogni suo
assurtta V <ii . ci»^uea JgJJr^, ; di
ciascun . acoeasorio -; Ma cor\ <ju§'
suoi .Giuli Jl » ,e Leoni, X ^aiti
intervenire dove »on pojtevaii . e^r
'seffe , Ila i^gli consei^vata ja con-
venienza ? E V unità di azione i
mawÉenuta nella Trasfigurazione,
e nella Garcere di S, dietro ? K
dal Parnaso ^ e dalU Scuola éC
A tenie si può Xo^^^^ niente ?
\ Su la Còmpostz:,ipne può ìslt ÌÌ
'dottore chiunque ha il- senso co**
mune . Se V argomento, tj k ign<^
'to , guai \ ma via renditelo no-
'to, e abbi pazienta se vi stenti t
'Mattiti ad esatninarte se l'^ione
è scelta nel momento ii più ìr-»
teicssante i colle cir<y)stanze le
più vant^giose, co' carattej-i ii
]più espressivi e convenienti . . I
dì^ttì sono in tutto eie eh,' e
contro alla natura*, alla verisimi^
glian^a , all' unità . \ miscugli
contraddittori , oscuri > ambigui
offendono come gli oggetti st^ra-*
hieri » oziosi ^ e distraenti. c(4.
soggetto principale ^ , ^
chi pov è erudito e di. gusto
può render servizio grande agii
Artisti col spmn^iini.strar Iqtq de*
sQggjCtti ricavati da^li avvenimen-
ti più rimaii^hevoli cji' egli avrà
osservati ne' suoi libri* L'Artij
Sta però si guardi d^'eruc^to
pedante. . z^,
CONFERENTE, di Artisti tf
ógni grado sono importan,ti, $e
con. metpdo e, con liberta sono
dirette al; progresso dellq Bell^
Arti, . . ,. i. ' : .
Gli oggetti che y\ &i rpossprio
trattare. spno inesai^ribiÌÌÀ e ben-
ché
là» -fcÓN
'|Bè in ofeiiì tnatèria esisti^ un
graif' nunièro di libri ,- non si jRa
•^«t^VllcòftipréàSò ntetodficò y com-
pito ,' -ed e$«t(?; . né* si ' piiò à'^ere
ttrè.a«'Sòéiétà ^j Acbdcifiici «ì^
it'ihti'ché cónUtUcsnò èscriva-
Md ^ Jc" barri , alle qnan. si so-
no attaccai c^n pattrcolani:S «
tdS suéfcéàsò.. Damafeffaii sì" fat-
ati, dfscosii /depurati., e Scéon-
^db' nA 'piano determiharcr pósti in
tJrdJne ddl'oftno inaeiirra, H'fòt-
THeifdbb^uR moniimenta ^I^floso
^ér'lia"1!Càzj6ne> .e litiliisùnòpisr
le Belle Aiiì. ,
; La Pi«9pctt1Va , è r Anatomia
*©« ^(Vna ancóra' trattaffe con
qwillà''éLÌà\y:yiz ' è fàcifttài <iotne
^cértyJenè'^ngti fArh'st'i .'. Lo siessb
* » della StoHà , iella "Morató.,
^ìh' Wtwibifir , ; del Diségno' ;,
«a».^G6lòri-'i ddl' ,dtrfca , e di taù-
ti'iffr'i 6g^r che 'hanno rclì
itÌQti&'t($h fidlc.Arti. T^ttb
merita d* esser brattato' ccfh.prtf-
o proi
•ifct9ii"'9ic»rèzzÌ'di'ltcona è'di prf.
fkii-;. '":■'• ■•.'.■ •' . '■
trcSsflfe', «na è dhrerscy dell' ^i-
TOtftbfdi '^CHi afea^deVè. <io'niòscé-
1h5 , ^ é- ^hl ' èotofosec il belld^, Ib
iltfja"/ Wjirf ^tìf può csser'^ontJ-
-s^éitòté" denta «iseré grande at-
rifffa 4 dùh^ pòcKi artisti ^ho
veri cotójcitofi . Si è conòscito-
fè'li^ itmd. atnatore per gtt-
^éV «nwió fér vanifà .
. W tea 'fiWdieai:t de?le' pfodt>
^bÀi <lell^ %cJ|e Arti, conviene
idtencfcrhf f' prfhcipr, il Disé-
^nè-> l^:ftrtat«rnia ,* Ta , Prdspettf*
Va , ItfConvénienza' , l' Bspréssio^
tK , In' Gb^nposlzione , ir Colòì-
TÌttt , ' il <]RÌàrosciiro ce. Signo-
ri Conoscitori, come vi sentite
':iji gamtt ^su^ queste eqgi'Kioai ?
M cognizione materiale é mer-
cantile degli autori delle, tpcrc
cnpende ti^tra d^ una lunga <Qn^
paratione di molte opere dfcuN
fcahiti maestri . ^
Un fAaon noinencjàrorc di qua-
dri deve sapép distinguere. Zq itU
le gehe'rale' dli ciascuna Scuola i e
lo stile pjtrticolare di ciascun au-
tore. Non i facile riè Tuno, né
r aittó ..^ , ., .^. ; ,/: '
. Alcuni Artisti^ non sono <Ji a|-
curfa Scuofa . Poussino nona cer-
to déltó Scuola Francese ^ ^ «i-
co> sSnó ft &ur,. e leBrnn ,
' , Pm difficil" è conoscer lo stilè
di" Oiàscdho Artista .; Molti fp
himìirf variato secóndo i sóggcm
e secòncfo'Tita^ Nel principior
*«uasi tutti fiàiìnó Io stile, de* ló-
ro Macstó, ecfè Bei difficile d{-
sringner éff uni iadll altri . Al-
cuni vi restalo tartto attacc^rl^,
che divengono freddi,., e. layoraa
tutto da^somiV. " ' • '
- CÒNTANT dopo la tf ctì &
>estò' secolo archrtètt^.ft rttr?-
'ii' la djiesa della Mad^aWk
^^rpiìe làtma coft^ tre navate ii
'toldnhe*cdriiit«rìso?fate, con Ce-
ciata ad un ordine, é cori porti-
co parimente [d{ . colonnje corin-
ti^. Ma il frontóne fra que''ba-
laUstn fiori ft ìierie ; /a cùpp&
COKT^Nto, Si guard! uria
Statua Ita un ' luogd* qnafun^ué*:
il sub orlo, che,ft il .contórno*,
coèif arili dì cbjdr differ^fnte dei-
fa stafóaf, c?r ^jù .chiaro. oV p;à
•oteurd secondo che iì ftndo ,e
Ipiù cKard, o più òscurd . Dovè
il fòrixJo è men chiaro ^^ ff'còri^
torno par the.spirìscii, é appar-
tenga é fondo': perciò ne* dls<^-
feni v^è taf parte dì contorno che
non è detrsa se' non dall'ombra
del
al più jki ^iji fon trattp.ie^f ns- ffetóqpq, contrasts^c^ii^ Jora^. ;,
Il Contorno^ ^ijnjtff è 1-^tw- c.n? |uini^^ «iondc Httjjtj^.j^ch^ar
to guardato dft, 9u^cftc. nuntp jii Jc jjassipnjideUc^rwnii^.iie'rfliqr
veduta. La giu&tézza» !^ notil- t;i -d^Ilc/fiijrerenn^figureji #, gftl
cbhtòrni ne'' disegni , De% ditfn- _5<;a,iaiji CQnti;ajj^jgl/.iii,i,^gU J-
tè , nelle scu^ure ./ ,, fri^'c; molto ajqiiq rj^fi;^r,vi UWF
* Lo Scultore incontra nel con^ varietà apff^U ; un^.ta^ c^#^tf<{r
rorido njaggidrc diflScpltJd^iPit- sia ,^iPiìi V4510S9 dfJk.wfivuw^
tore- ; Nei vcdef^ u^ guadrò Ip ia •, X^ na?P^ ^ vtfifl ^n«|a »^-
jijpettatorc ha^ìiii ^atò.puiatp di fcttazione. * ^, ,, ..; ^^
Vista; se il' contorni^ 1^ còfffjt^a, , Nqn *i Ii^nnpi.^jL r4fipi««rMlc"V
i^on .esige ' di' j)ii . ^ J^a p^ Ip Utaniente, :^isi . orns^dt di; u^qs^-
X. fi. . _ M -*. „_jf„. _• --- ^-»- contrastjjrf ^ife'dpRr
Voggietià? : .invi, bv
é^r tutp 1 puotj dx veduta dellA U tr.escJ^ez^a 411 |Ì^Qa&«,La;£ÌQri^
'^a opero; ad .arblt^i^ dello «ifi?- Giunone , > la Itgff^ YW#r^>
'ìUPfp Ae mjfl, Sfìdetk' 9^9gf^i fentrtnibe belle,: Q«ptra«.ang(>i|«Jlg
'^' Ct)^r^RAtmt1[ „o \i^%\^ ,,. %f"ò„r ^^ ^deve,^z^ ^11^
WA^i 9 ft;wn^oIari apj»ogg^fita mì dePi^ ^lirc. ,E .^lyM Jp^ 4^
,Jin pjUtQ 5>r sostcrierio conip la ,cssjfr jutte e%ai«i? .^^ |ia{i^|i
'|pió'ta.9ac riceve da /jer^f o.^ ne fa d'ogni calibro, era|s^^
4tWf?<? -uft"*"^.^ y*W^^^h*^*VWr ^e .; |fnuaf : fa. natvipa, iiWJ,4.nMh
:^,'WXM «ondulo, S'i«^Uin9..;tu^te k
«K0V^»r«> che si./aijon|;i;Q>iA]t?o jjrojjprzioni cjjc n9n^f^w> ^ ^
pìUTo' per foftincario , ani^^i d
aocantq ,t .,
J^ok , n^. vwOjf . ,,Xa «a^» b
^^i^Uezze yer^ ne;!, n;^ijiec<?. vmlk
^"H
W51 .9^$^ /j^ijaf I . tup,^,4|%,3tei0JWsta sft.
\oS
éOT*
CONTUCCI 'C; ^dr^» 5 ^^A
Mónte Sànsovino in Toscana n.
lif^o. m. 1529Ì Da' pastore diven-
ne un celebre artista . Egli fe-
ce htolte statue a Frren'ze , a Ge-
nova , e in Roma , dove son6
osservabili i due sepolcri, nel Co-
ro della Madonna idei Popolo, è
in S. Agostino i\ gruppo di ,S.
Arnia con Cristo é còlla Madon-
na . Egli sì Vese illustre anche in
Archi tettu'ra j come si può vede-
re 'nella bella CapjJcIIina del Sà-
ci^afntìnto nel fa Chiesa di S. Spi-
rito in Firenze , e nel ricetto di
quella Sacristia di ii colonne co-
rintife^ ben condòtte . La sua fa-
ma lo trasse fin irt Poffogallò ,
dove fra molti ediflcj architettò
un palazzo reale con quattro tor-
ri . Ritornato dopò ^ anni in I-
'tàfia, fti dà Leon X Impiegato
irt' Loreto per compire il p^alàz-
zò dtl la Canonica incortfncia-
fo da Bramafnte*, e per farvi
molte sculture . Egli Tu uri uo-
ino' morigerato, amito de' dot-
ti , e lasciò disegA'i , e scritti
su le lontananze e su le mi«^
sure. ■ ' '
CONVENIENZA h la rela-
zione delle pkttr accessorie colle
parti essenziali dì un soggetto.
Non bastk che una cosa sia es-
senzialmente buona , bisogna an»-
Cora che quanto le $i appone , 1^
sia adattato e conveniente , Ec-
co la nece&sicii della ccrruèmen^d
nelle vesti , neli* archìtettufa ,
ne' paesaggi , e in tutto ^UeHo
che jjuò Alai enfiare nelh com-
f>osÌ£Ìontf d' un soggetto qua-
unque.
Peccatori inconvenienti iotìo
stati molti Artisti Veneziani, e
peggio 1 Fiamminghi. Ai loro
Suadri amnflrati per il colorito, si
ice sempre ptotmtQ the 'vi imh
caìpestìife Tef conveniente^ deltiìt
stòria^ del costume ee,
E q'uel Mosè dì Michelangelo
non è 'un beccato mortale contro
la convemeK^a di espressióne ?
Quella seùftura può dire io non
sono Mofi . ' ' '
Anche Guido Reni^ ha fndebo-
Irta l'espressione delle sue figwtèr
■per timore d'alterarne la tónez-
za : come se la bellezza espres-
siva non iia ta pHma delle bel,-
lezzc. * ^ ' , '
I Greci <iosti hi irono la supremi
bellezza dell'uomo nella forma
del suo corpo, e inciamparono in
un difetto' di convenienzA ' I-a-
sciiron hude molte figure che dò-
veano esser vestite , li sacerdote
Laocoonte poteva esser nudo tri*
suoi figliuoli e fra que'' serpenti ?
Alessandro' Magno montava nu-
do a cavalla?
VittuVio ■ prèscrivèf tn ' Archi-
tettura tre specie dì Convenien^^
* Kà" 1. Relativa alla datura degl;
edific} , e alle persone cu] spetta- ^
no. 2. Relativa all' accòrdo tìel '
tutto e delle parti. J. Relativa
agli usi stabiliti . Tutto queitó '
chiaro.
CONVENZIONr. Le\e^(e
Arti imitan la natura^ c'oh'iSl- '
zioni , con' illnsioni , e con do;»-
ven^iont piò o' meno segrete.
La prima? Convenzione écfiefo
spettatore ti dimentichi per qual-
che momento che il "soggetto di-
pinto , o, scolpito , o inciso ^ h
disegnato', sia una imifà^ibrte'f
Dair altra parte f Artista intén-'
de di re allò ' spctrarore ,' ' qtteftà
iUùriohè che 'rt sedvcv ^ è tfit^
to defP arte y V operitmià ;'pen^
sa quanti studi e qvamtilAvO"
ri mi costa . "Convenzione* essenr*
ziale, e fècontfa di piacete è c^
ammira^rottè . Wì^fét^ifòté te-
stas-
CON
sfasse irrevocabilmente sedotto^
prènderebbe U natura per V aT"
te, e i'^arte perderebbe il suo
ipcrito. la qualche circostanza
è permesso ali^ Artista ingannar Ip
spettatore col fargli creder natu-
rale quello eh* è artificiale t
E' anche una convcntjone che
una figura di alquanti pollici rap*
presenti un uomo o una donna
dejllà loro naturai grandezz;^ .
ta sceglie i;
del moto più espressivo ; quel
moto passa realmente ef), i pro-
seguito da alt^i moti : ma lo sget*
tatore se Io deve immaginar im*
mobile come colpito dallo sguar*
dò di Medusa • . ,
Tra le convenzioni è l'omis-
sione di alcune parti, iion essen-
ziali . H perchè esprimer tutte le
grinze » e fdttc po^ert» delU n^^
tura ? . , -
Qjieste ed altre Con;ufp^ioni
sul chiaroscuro e sul colorito ven-»
soiip dall'arte, e sono giuste .
I^ quejlj; che si fabbricano iqi
alcune scuole ^ e da alcuni pro-
fessori sono Vizj degli Artisti •
COPIA. Si distinguono tré
sorti di copie • .
la Teddt e servili . Queste sì
conoscono hcììm^tt per lo sten-
to sQf&rtovi dal copista , benché
egli vi abbia conservato il di-<
segno e il coloirito dell' origi-
nale .
2. Tacili e, infedeli • I^a &ci-
lità dà^ loro qualche apparenza
di originalità,, ma questa vicn
subita tolta dalla inesatta imita-
zioae dello stilè» e del penncUor
dell'agore ^ . ,
3* le. "fedeli e f^ilf . Cpl riu-
niriC la f)^cJlità ad una . imitazjo^
ne j^recisar||ettjipo nel dubbio an«
COI» *07
che i pia grandi conoscitóri . Si
vuole per c^rtò che 'Giulio Ro^
mano nei veder. 1^ copia c|ie. An-
drea del Sarto avea fatt;a del ri-
tratto di Leon X disdegnato e di-
pinto da Giulio Rpihano srcss»
sotto la direzione^ di RaATaello ,
la prendesse per il suof proprio
originale* ^ i' .., , -
Le buone Copie , benché privV
delle nnczze aell' originale , é
d^Wt grazie della mano maestra^
corxservan però la composizione »
il gusto generale dei chiaroscu-
ro ^ del colore, e del disegno;
onqe sono pregevoli. Sono pre-
giatissime aa^li Amatori^, se' le
hanno per originali, e rigettate
subito con isciegno .dacché, sona
avversiti esser copie •
Chi non sa esser autore , fac-
cia il Copista «Ma i giovani cji
buon talento copiino poco, e il
migliore de' capi d' opere : sp np
facciano, piuttosto' delle note p
Chi va molto dietro, ad ialui ,
non s^prà mai andar da sé, ne
gli si svilupperanno mai le sue .
facoltà 1 resterà intrappito .
CORDONE . Tirar a corìont
è mettere più oggetti ^a una lit-
nea retta, o in uno stesso pia-
no « (ina città é tirata a cordp^
ne , .se, le sue strade sona perfet-
tamente dritte : tale e Torino ,
e Londra . Questo addrizzaménto ,
si fa col porre alcuni bastoni o
fiicche m maniera che mettendo
' occhio presso di un bastone >
gli altri ne restano nascosti , In .
questo moda si mettono a cordai
ne inviali, i parterri , le spallie-
re, i muri ec. Vi vogliono tre o
: quattro persone per portare dess^
bastoni ^ e per cambiarli secqndo
il bisogno . Nel lavorare non
vogliono és^vt parole, ma segni,
convenuti i e per lOje^io dispera-
ne-
W^ COR
fiere i bastoni , giQsra- gu^rqirli
Ì*un pezzo di caru, p di tela
ianca .
CORINTIO è r ordine il più
gentile e ricco. V altezza fu da
principio di 8 — diametri , co-
inè nella Torre di Cf reste in A*
tene , dove è senza base : indi si
^ fissata a ^^ diametri . La sua
solita base iia l'astragalq raadqp-
piatq fra due cavetti^ ineglio gli
atarebbè Tattica con un astraga-
lo fra due tori , e con un cavet-
to fra due listini . li Capiteilp è
grazioso per le quattro sue parti
^he crescono a misura che vanno
in su , cioè le piccole foglie 9 le
foglie grandi, 1 caulicoli, Taba-.
€0. Alcuni vi hanno effigiato un
canestro di vinchi per alludere
sdV invenzione di Callimaco. Mf
im canestro còkne può ^tar colas-
9Ù ? L^Arci^itraye ha tre fasce ,
ciascuna cqI suo regoletto . Il
fregio è suscettibile di ornati cqnr
venienti alle qccasiqhi. Là Cor-
^ic^ ha modiglioni còme il Jopi-
co \ ma se il Corintio è f)iù gen-
tile 9 abbia modiglioncini più
Ijentili .
CORNICE è un ornao^entq 9
che come ogni altro ornamento
non deve nuqcere a( soggetto or-
nato. E nuocerebbe, se per il
suo ^troppo lusso y e per Ja^olti-
plicità delie sue ricchezze distraes-
se T attenzione dall'oggetto prin-
cipale . Le bejle Arti sono come
le donne' bellie, che cqlla loro
bellezza danno risalto ai Iqrq or-
namenti .
Il princi|>al inerito dell^ cofnt"
ci è d' essere proporzionate ali' o-
pera cui servono \ d' essere sem-
plici 9 e convenienti alle opere e
ài luoghi .
fornice in Architettura h lo
C0&
sporto del tetto > è la corona del ^
la fabbrica. E' il terzo membro
dei cornicione. Deve I4 eornic€
differire secondo la difiP«tfenza de-
gli órdini ; cioè deve esser pia
o meno semplice e forte secondo
il carattere più o meno robustq
dell'edificio . V. Oriine.
Si applica ia ccrnice' saicht per
corqnare ^ualunaue corpo , a zoc-
coli , a piedestalli 9 a pòrte , a
finestre ec. Ma tali 9 qualora con-
.veneaqq 9 debbon essere come
quelle de' cornicioni ? Ognun de-
ve dir di no, E frattanto si ve-
de spesso di si « Un piedestallo
non ba tetto come una casa , e
frattanto gli si applica una cor-
nice con modiglioni 9 con dentel-
li, con gòccioiatdj 9 ^ con rutti
fr ingredienti del tetto d' un* ar
itazione .
COR9 da cuore 9 d^ cordialità
•de' fedeli che se la cantavano d*
accordo e. di cuore. E' uiì gran
disaccordo col resto della chiesa .
La taglia , e ia deturpa co' suoi
stalli di legno . Se ancora si vuol
coro 9 n^lla chiesa a croce si metr
ta npir iptprsezione della cror
ce ,. nel cui mezzo sia 1' altare
sopra q[ualche scalino 9 e intorno
stieno 1 sacerdòti in piedi o in
ginocchioni a far i fatti loro,
senza stalli e senza sogH 9 e sen-
za altri imbrpglj . Chi vuol se-
dere 9 si faccia portare una seg-
giola ^ e si accopiódi > Nelle chie-
se a Basilica il coro sia nell'e-
miciclo in fondo sullo stesso gu-
sto.
COITILE da' Romani detto
Csy^df'um , come cavo della cs^
sa . Vitruvio ne distingue quat-
tro specie , che riduconsi a cor-
tili scoperti 9 o coperti di tetto-
ie sostenute da colonne ,
C0SSU2I0 fu uno de' primi
/ at-
C03
€r«li{tttti ftoavmi clic fabbricò
«Ik mtweci Grecai Antioco il
Grande 19^- «ani prima dell' E.
•V. lo aerlse per pcosc^uirrii teài»
(^ ili Giove OllmpiCQ in Ate^»
jie« Ccmatiù vi. disBgQÒ la cella
col portico diptpro di colonne
corintie , e con ornanenti «f cu<^
i-ftci. Eplf ne ^n^pose anche u*'
ila descrizione , ^e^uendo U to"
€txtme degli artisti Gi:eci , i ^uaii
scrivevano su quanto*, operavano *
Mfi ^ncht prima di Vitrario ^uel
Trattato era perito^. ^
CQSTANTiNO de' Servi no-
%ÀÌQr Fiorentii^ocn.. 1554 m. lózz
JPittoret Ingegnere 9 Architétto.
Viagei^ per i' Europa 9 •e-ritcosae
•grandi' onori. Andò fin in Perr
^ia richiesto dai Gran<^ofì , m»
non-^i «a <:hè cosa vi facesse di
bello. Fu chiamato anche in In»»
ghilterra » e vi ebbe la carica di
foprintsndente di diverse fabbri-
che cpir annua pcovi^ione di 8oq
scudi, (^ipdi passò in Olanda ,
-dove fece il disegno d^ un paiaz-'
g&o pubblico da erigersi ati'Aja,
na.acm ebbe esecuzione) In Fi-
renze egli ebbe la -^oprintenden»
ZA di tutt4 {a Maestranza , de'
lavori dell4 Galleria , e. -della Cap-
pella di S. Lorenzo. )
COSTRUZIONE è l'arte di
disporre i materiali nelle fabbri-*
che . Onde quo^t' arte ccvnpren-
de quelk delmurstorg , del faler
^tisme 9 dell' fisnista , del firraT
jo ec •
Le regole g«;iierali sono , z* che
tutti i muri Siena a livello, e a
piombo neir interno , con ritira-r.
«eoa scarpa nei di fuòri , e be-
ne sqiiadrati . a, che le pietre*
sieno ben collegate colla malta 9
• le loro giunture sieno si bene
unite ,' che la fàbbrica paia tutta
di getto . ,3. che le volte > e le
DsK.'B. Arti T.I.
' COS Z09
.piattabande sieno di buoni taglia
4. che t^tto abbia un polimento
proprio ,
CQSTIJME equivale alla con-
venienza . -K uh rappresentare gli
oggetti cqlle loro proprietà essen-
%ì^i e relative ai loro tempi e ai
lorf» luoghi.
. Non basta che nella rappresen-
ti|zione d' un soggetto non vi sia
mente contro al costume ; biso- -
gna che vL sieno anche de^ se-
gni partÌ6ola|:i per far riconosce-
re il: luogo dove l' azione accade >
p . qpali ne «ieno i personaggi .
jConvien. anche poetar la verosi-
,nuglianza a quanto si sa degli
accessori spettanti ai -luoghi e ai
tempi deli' argomento . A questo
efiètto convien sapere la Mitolo»
già e la Storia. Ma lungi sempre
dalla* Pedj^nteria .
E i, nostri personaggi si efE-
gieranno al(a moda corrente? E
perchè no > Ma le mode'^sono in
i^n mioto per|ietuo. Sieno. Sar
rebbe ugualiìtente contro al co-
sfutnf rappresentar Agamennone
alla Prussiana , che Fraerico alla
Greca r L' Artista sa far bello qua«^
lunque costumt.
lì costume mix importante è V
osservanza del? àt>ito , del con-
tegno 9 del portamento corrisponr
dente all'uso, al sesso, alla di-
gnità 9 alle funzioni delle perso-
ne 9 ed alle circostanze 9 nelle
quali' si trovano. « Una donna
Spartana cl}e incoraggisce suo A-
alio a rhorn^re collo scudo 9 sts
Io scudif^ non av.rà gli ornati 9
nà le ^razi^ voluttuose d'una
donna di Jonia, né d'una Siba-
ùra. N<^ i Manl>9 né i Catoni
spiegheranno le toghe di seta co-
me i Sen4tor4 Veilerìani .
Più importante è ancona chel'
artista .rispetti i i^uoné costumi «
O ni
ZIO
cor
Ti è avvilisca mai ia mente e la
snano a corratnperli . E se Mi-o
chelagnoio e Giulio Romano sot
caduti in qualche oscenità , non
perciò sono scusabili , e molto
meno imitabili. Raffaello, Pmssù
no, Rubens, Domenichino «e»
non hanno mai scandalizzato». •
COTTA Cf<^9^erto di') Pari-
gino n. 1^57 m. 17 jj Architettò
di grandi faccenda. La coIoana-»
ta ionica del Castella dì THanoti
colle sue adiacenze , la Footanft
in faccia al palazzo reale, t pa-
lazzi d* Ettees , du' Marne > di
Tolosa , il portico di S. Rocco j
sono sue opere . Molte altre egli
ne fece a Lyon*, e altrove , co*
me i palazzi Vescovili in Ver*
dun, a Metz, aStrasbUrgv Fu
direttore i^lì^ Accademia di Ar-
chitettura 9 e Protettore di quel-
le ài Pittura e di Scultura . Egli
fu un artista laborioso e di pron-.
ta iif^maginativa , e quel 'che piì^
importa fu modesto , obbligante-,
conorato. A lui si deve l'or-
namento di specchi su' CMsmini .
Suo avo Fremin di Cotta servì
da ingegnere nel famoso assedio'
della Roccella> e fu architetto di
Luigi xni .,
COVEY (, Roberto di') tguiitx.
Ifi Retms compì Ja piccola chie-
sa di Si Nicasio, molto stìnAtz
per la delicatezza del lavoro 9 e
per le proporzioni ; li suo capo
d' opera fu la Cattedrale , lunga
4Z0 piedi , larsa 150, alta 1089
accompagnata oa due torri alte
2&t piedi , ed ornata d' una mol-
tipHcità di colonne 9 di figure 9
e d' ogni opera di scultura , spe-
cialmente- nella facciata princi-
pale.
C0Z?O C ^i^^o di C0KZ.0 ) da
Limena. Si vuole Architetto di-
queji fam!D60 Salone di Padova ,
lì più gran salone del mondo* , -t
^i crede incominciato nel 1172 -•
.Nel sotterraneo! sono ^ pilastro-
nr4n quattro &le per sostenere
«rchi ; altrettanti pilastroni sont>
nel pianterreno, dsi cu» si aseen^
de per. 4 sciale , le quali sboccano
di qua e di là a due logge , lar^
ghe 17 piedi 9 e^ lunghe quanto
tutto r edifìcio : esse logge son*
sostenute da colonne , e riparate
da ringhiere' di marmo. Il StAo^
ne è cu pianta romboidale , >pa*
rallelo aireqmtore, lungo 2^5
piedi 9 largo 85 , alto 72 . Fu
terminato neliaiS, e fu nel X30S
coperto^ di piombo per consiglio
di Fra 6io. Agostiniano 9 ti quale
a' ebbe in prendo la prima copet<k
tura 9 con cai egli coprì la • sua
chiesa degli Eremitani che Un al-
lora era coperta di paglia. Vt^-^
se questo Fra Gio. ag^unse ai
Salone il palazzo deglt Anziani
e del Podestà . Nel 275^ fu sman*^
tellato da un turbine, ma riag-
giustato subito dal celebre Fetra-«
cina, ii quale vi aggiunse una
Meridiana, che vi sta a maravi-
glia fra qnelle pitture antiche de*
se^ni del zodiaco ,^ e de' pianeti.
Vt sono altre immaginr di Skhtì
del Giotto ristorate da Giusto^
e inventate , per quel che si di-
ce 9 dal famoso Pietro d' Abano- i
di cui è in' esso Salone una •itoe-'
maria onorevole • Vi si àmmitti-'
no altrcracmorxe e stafue-d'ilki-i
stri Patavini , di Tito Livio ,
di Speron Sp<»:oni, di Lucrezia
degli Obizzi , di Bianca de' Ròs-'
si ec.
CRESCEN2JC<?^V>. Bettina J
nobil Romano n. 1595 m. i6go.
Per la sua intelligenza nelle Bel-
le Arti meritò da Paolo V là $0-'
printendeQZB deìlt fabbriche e'
pittttrefPonti&ie. Andò inlspa*^
CRE
gAa «dl.Canltftal' ZafNftft^ t fu
tapicgato ad fìaAtcon «: e in
-f^ìi^ aU^a vapora ..dell- fiscu^
naie ^i^tìei.4i condusse ti dc^na»
oMute che- FUiipp^ilI io* di^nta^
vò «tto GentiJiiono- dir Camera- 4
MarchtSQ. della Torre » a Qva^
iier éì:S$ Giacomo «. 'Egli archi*
tettò in-^ Madrid) dove tnòri ; Jb
Cardare, di Catt«^» ornata di co*
IcHine doriflw -lu piedestalli, •
3 Ufi xk' .è'. pèggio ^ binate, . Al
i.sopra^ è un fronts^izio co»
atatue . ? Le finestre vi iono bu«
rate f e due torri fiandhe^gian
i fàbbrica 9. che- ha pocùoarattev
te ài prigione *'Si ciede; anche di
sua disegno ilfCtfJVff.pceseo^al pa«
ieEZOi.del Hiiott«iRitico(y cdincict
bea 'in teao , > ^ ricto .dir (nttuve dei
Giordana . • f.^ .
.C&ifi£. arckirefto^ d' Ahmànk
dria. fu inq^iesafio da duintnh^
aa A Darat neila.Mesopotamiaa
liberarla dalle iaondazioni àci fiu^
me Corde ,. enet^ia iih^ò con u»
aia- chiusa . Fortificò anche quals-
che 'Città # e- apecialnieata Amir
eia
CRISTÒBULÒ fu da Maoibet^
to IL iaipiegatò a costruire in
Costantinopoli una Moschea su
le mine della Chiesa de' SS» A*
postoli', aatica opera di Teodo^^
ra moglie di Giustiniani. Bgli
riuscì a farne un cdi&en che mol«
.to si accosta alla sontuosità ^i S:
Sofìa . Vi aggiunse anche 9 scuo*
It € S ospedali . In premio gli fu
accordata Quella strada che restò
alla famiglia di Cristobolo, e
che appartiene ancora ai Cri<>
ariani .
CTESIFONTE, odaCHER-
SIFONTE , nativo di Creta si
tese celebre per il disegno per il
famosa tempio di Diana in Efeso «,
£gU.w cominciò T esecuzione.
CTE
211
Ccntiniift V opera Mefagene suo
figlio , il quale ne fece anche la
cfescririonc, e particolarmente del-
le macchine i^venti^te da lui per
trasportar ipfKsi enormi . Fu ben
aemplijCe quella macchina per tra-
sportar, le colonne . Alle due e-
atremifià del fusto della colonna
t' impiombaron due perni di fer-
ra a^ coda di rondine \ si fecero
indi passare i perni per i. buchi
di due . ttavicelli larghi 4 dita :
alle stremi tà si adattarono dne
altri ttavicelli della stessa gros-
sezza, e: lunghi quanto il fusto
della colonna , e ai 4 angoli si
posero deUe traveriMr d' elee per
ttaet' prà fermo il telaio : i perni
eh* encr^vati i?e' buchi de' travi*
celli giravano^ con tanta facilir
tà , che ftl tirar de* buoi il fusto
sotoJava continuamente . Per tra»
aportar cornici si adopraron ruo«-
te , nei mezzo delle quali s' in-*
castraron- Ile teste delie cornici ,
le quali andavanid per as^i delle
ruote; Queste macc&ine eran hrì^
Je e buone , mi- per poca distan*
za in una pianura tignale^ com*
era quella dalle cave al Tempio-,
ch^ era di 8 miglia , e d.^ un piag-
no perfetto .
Per situate ifuesto Tempio , si"^
scelse fuori di Efeso un luogo pa^
lustre a piò d'un monte, creden-
dolo metfo espósto a,* tremuoti •
Si fecero perciò grandi scoli, e
condotti , che ora- son presi per
un laberinto. Contro l'umidità
si pose ne' fondamenti gran quan-
tità di carbone ben battuto , e
indi molta lana . Si ascendeva al
portico per so scalini, e il porti-
co era dìptero oBaftih , cioè dop-
pio alato di S colonne alla faccia-
ta, e doppiamente porticato pet
tutti e Quattro i lati . La lun^
ghezza oei porrico era di 39S pie^
O 2 di,
ttt
CTS
di , e la larghezza di tf$ . CV
intercolonnj eran cji 2-*dtai|)etr̫
'4
La lunghezza della Cella era- di
245 piedi , e la larghezza di 53 •
Le colonne eran 127 di marmo
pario , e d'ordine Jonico » alte
60 piedi . Di esse colonne 37 e*
ran donate da altrettanti Re^ ed
erano incise, e tina fìi Javofata
dal celebre ^copa . Bnfro la Gel*
la in una nit^hia era la stfttuec*
ta d' ebano d4 'Diana , che si ere»
Yieva discesa dal Cielo . Per que-
sto mimcolontf si fece il superbo
tem|JÌo , al quale contribuì tuna
l^Asia minore' . Lavoro di circa
aoo anrtf, terminato dagli archi-
tetti Demetrio servo di Diana ^ t
da Paonio d* E^so .
Ma appena finito , fu incendia*
to da Epo^trato col solo oggetto
di rendersi famoso. Fu riedifica^
to con maggior magnificenza da
Dinocrate a spese del popolo di
Efeso . Ma nel IV secolo dell'
E. V. rovinò per sempre , e quc'
-iranmetiti servqn ora d^ ornamen-
to in diverse Moschea di Gost^iJQi*
ìpinòpoft •
CUP
CUPOLA . Una volt^ emisfc*
rica, la quale cuopra nn edificio
circolare , come nel Panteon , non
si ha per Cupola . Ma le tutto il
Panteon è slanciato in aria 9 so»
stenuto da quattro piloni aleissi*
mi , allora si che si dice Cugnh'
U . CJuesto slancio si ha per il
più ingegnoso slancio deU^Ar-*
^hitettura moderna. Gii Arclii-
tetti moderni di- niuna cosa tk
pavoneggia» tanto cl^e é^ihc loro
cupoU , e di cupoU dopfie^ .af-
finchè sien graziose al di fuori e
ni 4i dentro . B qua! è Tcfi^-r
XQ ài tanto iujgegno ì- Al di ììkh>
ri una massa msuiaa . Al di den-
tro un vuoCD apropesitaco; ar vi
^t è sotto e si voglia guardar ìa.
eu 9 un tòroicollo; e da lungi noai
si vede che un muro squarciato^
Un buco , specialfliunte nelle Chie--
se 8 eroce latina» La Reverencfaa
Fabbrica ài S. Pietra Vaticano
sfoggia la più gran cupola ooft
cupoiino^, con cupelette 9 con cu**
poiucce . Chi sa se da queste co*
pole provenga i;i fmse Romana
avere in ctipoUì Significato Ch
Cile* . ^
«- O
DAN-
J3Ai4
.fiAV
Hi
I * .^ fc^ . _ > *
■ là ili
6ak
X/àNCRERS C Caréiiifs àtRy^
d'Amsterdam n. 15^1 m. 1^34*
JFigiio d' Architetto studiò bene
r architettura , e abbellì la sua
'|>atria • Vi fece tre chiese ^ e la
Porta di Harlem tutta di pietra
viva con due grosse colonne or<-
ilate di due teste di Lioni , e nel
ineazo una torretta per rorolo-
f^o « Là Borsa è la sua grand' o-
pera.; è lunga 250 piedi i e lar-
ga 1Ì40 : tutto V edificio è soste»
liuto da 3 arcani ^ sotto ai quali
ccorron canali <, Al pianterreno è
-nn jxrftico intorno ad nn gran
cortile t e sopra sono silc soste-
«ute da 4,6 pilastri 4 Questi san
-tutti numerati e assonati a mer-
canti d' ano stesso. genere . Qui-
ti n ufliscono i mercanti jper trat-
tar ck' loro negoz; . In alto è un'
altra gran sala per il mercato di
irarie merci ^ Égli fu l'inven-
tore del mod6^ di fabbricar ponti
di pietra su i fiumi senza ristrin-
- ger U corso dell' acqua ; e ne fe-
ce la prova suH' Anistel largo aoo
piedi .
DANTI ( Viriùenzfi ) Perugi-
tìO tìé 1^39 m. rs76 d' una fami-i'
slia feconda d'uomini illustri,
fa poeta, pittore e scultore, in
età dì 20 anni egli gettò in bron-
zo nella sua patria la stataa di
Giulio* III Étaoko stianta ^ Fu
anche architettò di vivace itt^*^-'
r, e ì disegai per l'£scuriaA»
, che fi Gran DUca Cosimo g^i
fece fare 9 piaeqjuevo ta&ta m Si-
iippó lì ,. che fu chiamato in I^pa«
gna per eseguirli ; ma non glie!
permise la sua . gracile comples^
sione ) e la sua èranquiilità . E&
gli ridusse ingecnosaraen te l'ae^
qua sperduta dei iònte di Peru-
gia $ e. fece alcuni ajtri lavori «
Sup fratello Fra Ignazio Domé^
nicano dipinse la Galleria Vatica-
na in carte geografiche i fu ma<«
tematico, &ce de' commenti alla
Prospettiva di Vi^nola, ne scris-
se la vita ^ e si fece iar vescovo
di Alatri. ~
DAVANTI^ lì davanti In un
•quadro va lavorato con tutta ^
sattezza e distinzione , perchè &1Ì
oggetti che sono su le prime ÌU
nee sono i più esposti allo sguar-*
.dò > e colpiscono più .
Non né siegue però che i lii»
, ni nony possano partire dstì^ fon-
do . Dx Claudio Lorenese si veg-
còn bei, paesaggi illuminici nel
Ibndò dal sxAe che tramonta . In
tal caso non conviene, sforzar ì
bruni ééì davanti ^ bisogna -aazi
scbiarirU co" riflessi , e colla ma»*
.sa d' aria impregnata di luce^
DEBOLE non è cattiva v può
èssere, il prodotto d' nn; taleiita
che si nOette nella strada dti gran«-
de 9 ma oop ancor puro e fermo.
Può anch' esser segno^ delia cadu-
cità degli anni ^
DECORARE, ornate^ abbel^
lire città , . tettip; , case , appar*
tamenti , vasi » mobili , uomin»»
4oiine 9Qt
O s I
Zi4 ^^
I popoli più amplici 9 6ti i
Selvaggi decorano le lor capanne,
le loro armi ^ 1 Imo c^rpi stessi »
se godono gualche calma» qual-
che momento felice • . «.
La d0cor09ci^»e pFpvieoe <k
molte cause ; dagioja^ tetayanità.,
da lusso » da. aoaore , : da . t eligio^
ne , da disgusto per l' uniformità ,
e ^ piacere per «la varietà • L'
uomo . non. aonfce V inarioae : vuQJ
«^ire » ru9J imitace ; vede la do^
viziosa varietà di.cokci '4di.lbr«
•SBC cbf via -natura Wf^v^\m do»
<orare uccelli ^ serpanti i, -agate i,
<coachiplie 5. frutti,^ jBori,* Jiuvo-
Je-» iridi ec, cesia- incantato a
tanta beiissse , ie frcnde per mo>-
4eili ^ <^ii vuol far Komofoeres
Ixnohè wwcberati^ nelk^sue stof-
ie^ e ne't8iioi utensìli, nelle c(a«
«orazioni. xh' egli- ^tdc inveli tt»
< Per Ì>e» decwtiàità convione aver
tiguardo alle • contreiirienze' die ie
tose hvumQ fra Jobo: « col tntto^.
-Coflvien. ancke -aver rigiiaida al^
•ie conivenziont >• cioè ai oostumi
e agli usÀ^sta^iliti . Tuti» ciò <è
-nulla senzii ia^ seiqplicilà cPtle^
•gaDfpa.^ La varietà èm^ocsiarìa^;
m» varietà uoiì i affollamento e
complicazioAe di «oggetti . Lana*
tuca ^. varia e seniplfce^ • Sempli-
ci fiienoi aftcJie ledecorasuoni del-
la sua imìucric^, e indichino il
•loco scopo, r Più belki saia la de-
corazione d' una città mianta|>fù
«concorre alla comodità de' su^i a* ^
. biCanti ;. un .pen^onaggio di > meri*»
•to sarà veFamento deiKKato di tìf>
,tQÌi e di distinzioni i .se non ne
«C]licga fasto .^ : • . ,
La |H:i«icipàl: decorazione à ne'
-Teatri 5 ''dov« rArtiata.*con opo-
•xaaiani» ScometiScfa^ e^ certe éììtf
r&ee. ' incHnate inganna >. 1^ oochio
idellp $^ttatoc« 4 piendczt 411CÌ»
le linee per oriiizontaii) ^e cdn
diminuzioni graduali- di piani dà
air estensione di alquanti pi^mi
un' ampiezza indefinita . La scien-»
zadeiia Prospettiva lineare ed ae*
rea è assolutMente la base deU*
arte àtìì^ de^er^xjìoni .
J mezzi . che- l'Artista v' im-
piega» ^no i colori a temjm
shji i&on'.liinno.i lucido » e. i lu*'
• -
«mi • • .'>•**!•
Llumi (del dÉgm^toH «ano ^qui
di due ..specie* Uno à J^nllOvcb'
«gii sunpone illuminare.' gU' 9gT
^etti cn'ei^rappresenta .il La sc^
na à quadro y ^i^ lume finto à
«oggetto alle regole genernli: pitr
4orichc dtì chiaroseuro .t .
• L'altro.. lume è nuello^ cbis iU
lumina realmente it scene.» In
>ciò il decoratele i bar 'UH- gran, vai^
ta^gin su i pitiioiiì di quadri e tr
gii può; disporre. a suo arbitrio. ci
lumi per dare spicca alla suaconv»
posizione • «Questa risotsa iH>nf>U
dovrebbe assist contrastata dogli
-attori e dal pubblico . : :;
• 11 decoratore per- far la magr
gior illusione impiega' lumi, nar
scoiti che dieno nei fondò .per
: fendere ie Jontananie più* va|^
e più vaste» e per eccitar idiead*
aria o d' acii|ua . Ma %\ì attore se
-ne lamentano t e specialmente y
Eroine ^ cine' non/ riscbiai:atissii«
me <|^ avanti. eredona. di non po^.
ter far mostra di tutte le loro più
• minute grazie . Sguaiate l .
Gli Spettatori t le^Spettatrici
. vo^lion goder- dello spettacolo »
e farsi speteaeolo . £ coslr le d(^
• cém^ìent ; della scena, .soao ^sagei*-
ficate agli attori , e gli attori ;e
gli artist* aon sacnificati agli spet*
' tafori « > .-
Se si vuob cfaf ie decorazioni
.acaniche.abbàm tvttto il kxcef^
i^xmybm^m die A d»TJi&ti ^tì.
pai-
\
DEC ^
pdco.sta pQCo illuminato , e-iìKri-«
te illitminata lia Issala. Bisogna
altresì <ht gli ^Attori agiscano
sèmpre sul davanti-, e non vad»^
no mai lun^i, dove comparireb-
bero giunti , e idileguerefabero le
illusioni delie' loatananze »
. I Decoratóri debbon anche sa-
per elGgiaré sculture , architecw
turet Paesaggi convenienti al sog^^i
getto . Color brillante , buon chia«
roscuTO i maneggio di bèlle mas-
se d' Ofxibre e di lumi 9 sono le
sue cuaiità necessarie. Egli nonr
ha cne- dilettar la vista . La sua
gloria è di corta durata come le
sue opere ; i suoi pregi dunque
debbon esser vivi per riscuoter
«tontamente gli applausi .
- DEGENERAZIONE . Fin-
c^iè ie atti sono coltivate e pro-
tette 9 dovrebbero far ulteriori
progressi, t giungere alla peri^-
9 ione . L* esperienza prova la fal-
sità di questa speculazione '.
Accade alle Arti quel che ac-
cade air uomo : nella sua vec-
chiaia egli ha spesso più lumi che
nella sua maturìfà , ma non ha
più li stessi talenti ; possiede
più', e ne fa meo- uso di quando
possedeva meno ;• raduna ancora >
• non sa più impiegare .
. Artisti mediocri hau delle 'par-
ti ignote «iRaffòclli, ai -Palla-
tlj , ma parti» inferiori . Air in-
contro quegli eccelsi Artisti pos-
sedevano i .gran capitali dell'Ar-
te ,• V^espreffione , is hlh^^M .
Pre9tig> di colori innaturali ',
rafFazon amenti dà composizione ,,
imposture di chiaroscuro , movi- >
menti focosi , macchine teatrali ,*
hanno stupefatto gli amatori , e'
assorbita r idea del bello; Gli
Artisti sedotti daNoro ammirato-
ri son ' divenuti artigiani , noìi
kan badato che a dilettar .
DEG ai 5
occhi, né hbnno pia studiato di
toccare il .cuore e di nudrir la
mente eh' è il «fine dell' Arte •
Vi vu6é« altro che stimiottare i
più celebri Artisti * L' essenza
aelV Arte è di farsi un' ideackia-
ra della .S^/ct:!:» f e rappresene
tarla con tutte le facoltà ddV in»*
tendimento . -
• Non de^aererebbero le Belle
Arti, se fossero- essemsìalnMnto
studiate da talenti grandi .
DEGRADAZIONE de' colori
e de- lumi è il gran mezzo die
impiega l'arte della Pittura per
dar rilievo agli oggetti , per mO'»
strarne le distante ^ per imlicar->
ne i piani in cui cono ^ e per
dare iciea dell'aria stessa che- hi
circonda ^ la qàaJe ^ 'bìbliche icr-
visibile , ne modiftca sensibiimen*
te le apparenze. ^•
Tutto quel che viene alla no-
stra vista ci ofre' conibiìnaziont
di colori sfumati , cioè gradazio-
ni infinite di tinte, dì colori^ di
lumi e di ombre .'Le ieggfi ictellc
luce non atfmiettonO ia un og^^
setto. illflinunato che> un punto «
dove la luce, batte più Arett-tf*-
ménte. Da quel plinto' partendo
la luce il e il colore che riceve chi
essa le sue modifica^oni, si de-
gradano secondo i piani ton pm^
gressioni si moltiplicate e sì^iniH
percettibili che P occhio il più e-
sercitato non può fissarne. » limi-
ti fra loro • • • . »^
• Gii Artisti applica tr inèèssftn-
temente ad osservarle , giuifgonò'
insensibilmente a distineuerie nén-
con precisione , ma tosi a <«a'dt
presso per imitarle . . ^ • ..
• Ma chi «on vi 6Ì> «sercit« a^.
pari di. loro, non «ne ha: 'che n^
tta< idea vaga i I ^ià ék^i uomF«>
ni non sfifnno n^ vedere-^ né «1
dire y. e molto mei«b> toccate , gu-
O 4 sta-
r
21^ . DEG
stare , intendere . Il Pittore ye«
de con discernimentOt il musko
sente con hntztà il passaggio
a nasi incHscernibile d' ui^ suono ,
cieco ha squisitezza ai tatto,
k. golosa e il voluttuosa liranno
delicatezza di palato e di odora-
to . I nostri orfani si rendono
più sensibili a misura che. più si
€sercitanacon attenzione nel con-
fronto degli oggetti .
La . degradazione dellaf kice ,
deir ombra ^ che n' è la f>riva-
aione , e de' color r» è in natura
progressi var air infinita senza di-
visioni . 11 Pittore vi mette delle
divisioni y perchè non può far al-
trimenti ; JQA 4^anto più le mol-
tiplica , dopo avere stabilito il
punto dr lume e i piani , più si
accosta all' imitazione vera del ri-»
lievo de' corpi .
' DEMETRIO soprannominato
9eruo di D$'anif' compì il Tempia
di Diami Efesina insieme con
Peonio di Efeso. Peonio poi con
Dafni Milesro fabbricò in Mileto
ii tempio d^ A polla d' ordine Jo-
bìco-, tutto di marmo» e d'nna
grandiosità rinomata.
DENTELLI soa le punte de'
travicelli, che a guisa di denti
%ì presentano nella cornice dei'
tetto . Son così minuti che fan-
no minuzie fin nei ^ Corintio .
Con qual ragione noi usarli nel
Dorica , come ha- fatto* Vignola
cu r esempio di alcune antichi-
tà? Poggiò ancora rappresentar-'
li sotto ai gocciolato jo 9 come gp-^
iieralmente si pratica • Se i éieff^
telH sono gli ultimi travicelli del
tetto » questi traviceli» si metton
sempre sopra al gocciolatoja , e
Aon mai' sotto • Megjlia- soppri-
merli . L^ Architettura> grandiosa*
non soste ptcciolezie »
DESGODETZ C Antomù ) Pa-
DES
rigmo n. 1^3 m. 172^ . Ftr
schiavo in- Barberia %6 mesi iii<'
sieme col d' Aviler , dimorò in
Roma ? anni, e vi eompostf V
operar Edifices antiqaef deKome *
Opera; esatta, che* dovrebbe ri^»
sparmiar a&ii wctìxtì ii tempo di
rmaisurare le ruine di Roma . Ri-
tornata in patria e^lì fu dichia-
sata Architetta regio , e diede le-
zioni ài Architettura .
DESSIFANfiCiprioeto per or-
dine delia famosa Cleopatra ri-*
stabili in Alessandria ^ Faro, e
con argini io congiunse al con«-
tinente . In ricomoensa n'ebbe
la condotta delle faobriche regie .
DETRIANO ebbe la ditezio^
ne delle tante fabbriche ordinata
daH' Imperatore Adriano . Ri-
staurò il Panteon, il Foro dr
Augusto, i Bacni di Agrippina,
e' molti altri edificj bruciati , a
minati . Eresse un tempio ma-*
gnifico a Traiano . Tra le sue
£iù grandi o;>ere esfste ancora la
Iole di Adriano coi Ponte E-^
Ho , oggi ponte e C9&téi S. An-
gelo , ma in ben diverso sta-
to. Non'v'è rimasto che il sola
maschia rotondo ,^ e sì grande e
fòrte d» servir di castello • Il
suo basamento era <]aadrato , e
tutto era rivestito di marmo or-
nato di coloni^ , che n dice fos-
sera da Costantino trasportate a
S. Paolo. S'innalzava a più pia»
ni in ritirata, arricchiti di co-^
lonne e di statue. Ia-> cima er«
forse quella pigna di bronzo con
cme' pavoni cne ora sono nei giar-
dina di Belvedere . Il Ponte a*
vea una copertura di rame soste-
nuta da 40^ colon ne, che avean al
di sopra altrettante statue. De*
triana trasDortò il tempio della
Dea Bona da un luogo ad un al-^
tro . Trasportò anche il Colosso
di
DET
di Nerone alto' tzo piedi , e io
ftce andar dritto in piedi, tira-
to da 24 elefanti . Miracoli del-
la Meccanica •
DETTAGLI ; Le piccole par-
ti diegli oggetti debbon esser ne-
glette dall'arte. L'artista deve
atar in distanza tstìe dal suo og-
getto da abbracciarlo tutto inte-
ro ad un solo colpo d' occhio ;
uè deve rappresentarvi quel che
non si può scoprire che coU'av-
vicinarvisi troppo.
L* Artista deve rappresentare
1>li ocgetti nel loro »/«, e nella
oro bellezza »
Per rappresentarli nel loro u-
so» convien dare alle differenti
parti quel che li rende capaci di
iàr le loro funzioni . La mano
deve aver quelle parti che le so-
no necessarie per i suoi moti 9
ma non già quelle piccole parti
che non sono càuse ma effetti del
moto 9 quali sono le rughe. Que-
ste d^radazioni della vita non si
debbono esprimere che quando la
vecchiaia le richiede ; né vi sì
debbono esprimer che le grandi
che caratterizzano T età 9 e si
han da negligere le subordinate.
Per rappresentar gli oggetti
nella loro feljezz^y Conviene che
il contorno sia in una linea con-
tinuata ondecgiante , tendente
sempre a tonoeggiare , senza mai
stiacciare in tagli e in ango-
li . La bellezza ài questa lipea
si perderebbe , se fosse interrotta
da piccole forme » da piepucce ,
da dettagli f che gli artisti chia-»
mano povertà e miserie della na-
tura. Infatti Queste prcciolezze
xi umiliano coir annunciarci la
nostra miseria e la morte ; lad-
dove la bellezza delle forme gran-
di e' ingrandisce coir attestarci
forzai, agilità» e vivezza.
DET ai7
Si divien freddò, meschino^ 0
secco ,' se ai vuol esprimere i piUk
coli dettagli che non si posson
vedere che da vicino . La^ oellez^
za grande vuole forme grandio*
se ; le, pìccole forme interrompo-
no là graRdiasità , e distruggono
ìit bellezza . -
I dettagli negli accessori nuo»
cono air impressione del -sogget-
to. Quanto più si afltoeilanooiU'
namenti negli acosssotj, taatd'
•pia quelle minuzie ci distraggo-
no' dal soggetto . Ogni porte ac*
cessòria cné si fa troppo rimar-»
carC) mette in agitazione la .vi-
sta , e distrugge Turiità e V at^^'
tenzione.
Neil' iftfkazià di tutte le BeK
le Arti si è dato* in dettagli ; t
fancioIH e il Volgo* non sanni»'
ragionare 9 né scegaene . A misucs.
che le arti si sonò avanzate ^
hanno espresso il grandioso , é
han saputo omettefe Ì€ picciolez«
ze. Se le picciolezze ncomj)ari«
scono , gnai ; segno di decaden*
za j
DIFÈTTO . Chi si pioca di
scusare i sucri difetti , può facili*
mente trovarvi deUe autorità ^
Quale gran maestro e quale Qpe^
tB grande senza difetti^ B.eosl
un pessimo artista potrà psegiar««
si df non possedere che tutti t
difetti de' valentuomini . Ne pos*»
segga le b^llezte , e gli si per-»
doneranno 1 difetti .
^ Il difetto è' sempre r^rensìbi*
le per quante bell^ze Jo circon*
dino; e la bellezza è sempre anw
mirabile benchà frammista a óLf
fitti.
Giacché non- si può esser 'sen*»
za difetti , si^ ptocuri d'avere bel«t
lezze grandi . A questo- effetto^
convien - tivolgere tutta V actei»*
ziooe alle parti più sublimi étUt
n« DIM
'iirte\ Chi giunge aDoseederne
le principali » occnperà i primi
ranghi 9 e si consolerà di non
posstdcre cento bellezze inferiori
-e dì non essett larrists perfetto:
imi sarà artista eccellente .
DIMENSIONI . Alcuni ogw
getti possono imitarsi neJIe ioio
proprie dimensioni : la maggior
-parte no» si può rappresentare
che rà- dimensioni pin jticcole.
* ^eglì oggetti che si 'possono
rappresentale, e si rappresentano
lieiie loro dimensioni , fanno pia
-effetto^ cioè fann» più illusione^
il ritratto delia serva di Remi-
brand dipinto da lui ^ nella ivera
di lei grandezza , ed espósto alla
finestra-, 'ingannò ^chiunque pas-
sava . Ma è Questa illusione che
i» il merito JieW arte l Vi vuol
{>dCo per/ iflcannare rn questa ma*
fikfa^ e Ae^ tempi più roz2Ì dell'
:^rte i. più mediocri artisti han
-pftKiotto di queste illusioni' voi -
gari«'
' • Il volgcx si hudre d' inganni «
perchè è ignorante , e ignorante
•ncHe né* tempi piò illuminati «
«osi che in una città di due cen*
fo mila abitanti appena vi sarà
uh centina jo. dì persone /che sap«
piano vedere le prodazioni delle
Belie Arti, e valutarne ii me-
fiti).
'■' V isnoraiite Hòn istima beliez^
xa deir^arte che quando n'è in«-
teramente ingannato , e «i felici-
ta d* èsser ingannato . Ma chi ^
SMtuito considera l' abilità e la
«ftiènia dell* artista per metterlo
in 4diibbf» tra la finzione e la ve-
rità ; vede la lontananza degli
•^^tii mi^ggiòré dì quel che reaK
mente è ; osserva un picccAo spa-
lio reso grandissimo , distingue
V effetto de* colori 4 1* iiflusione
èélla pf ospettiva, r artificio ditlb
DÌM
deeorazione 9' considera la com<v
-posizione 9 il disegno j V espres-
sione , e soite.un piacere che gi*
jncanta gli occhi , gli tocca 3l
cuore ) e gli nudre la mente ; on*
de ammira la destrezza e la scien-
za deli* Artista che ha saputo dar*»
gli taiTto diletto^
In un Ritratto gi'. ignorasati
non chieggono che la rassomi-
glianza 4 Lodan quella testa, se
fa testa ha ieadimensioni, le for-
me, e il colorito dell'originale'.
L' intelliigente ride , e con ragio-
«e-; poiché un ritratto può esse^
re rassomiglian rissima, ed. essere
«ti pessimo ritratto. £' pesssmo,
'se non ha rilievo, se il ^colore
tion':è trtramente> naturale , se la
testa non è. viva , 6 non sembri
pronta a dire quel che direbbe )!'
orìginiale .
Il grand^oggettor delle Belle
Arti è d'imitar la bella Natura
non per ingannare interamente e
a segno di fÌLt prendere le finzio-
ni per realità , ma di finger d'
ingannare , e di far conoscere i'
artifizio dell' inganno .
' Quegli oggetti che si postoti
ra|>pre5entare «elle loro natifrali
ìdimensioftf ^ Sono più fàcili ad
imitarsi; fiori, frutti, comme-
stibili , alcuni utensili , alcune
bestie . Ma la difficoltà è in quel-
li che hanno àhnenthni grandi «
come ne* quadri di storia , dove
entrano tanti personaggi, e pae-
saggi, e bestie, e ardhitetture •
(^ivi il piacere degl'intendenti
^ più vivo ^ conoscon che tutto
è artifizio, e l'artista si rallegm
che l'artifizio sia scoperto.
'- E' imporrante scegliere una con^
formi tà fra le difneMioni artifi-
ciali e le naturali . Ne' primi
piani si haa da metter i princi-
pali personaggi , e ae' pumi rem^
ti
.fi cupperce ^tì alberi i -de^jflnatl
^ORoSii possoA imitare che gli e{^
./etti e le. «Asse ^ .ei indicar a un
4Ìi prefso h ior jiAtur^^ie ii loro
.carattere-, , -.
.• Riguardo alie dimensioni che
JBÌ debboa dare agii oggetti situa»
ti su di altezze considerabili,
.convian: fissare il ponto di vedn*
.ta , ^ cui han:da comparire ddf
•la {oro naturai, grandezza .
. DINOCK ATE provilo di let-
tere commendatizie ai paria .all'
ArvaxtfL d' Alessandro Magno •
J cortigiani gli fame bella eia**
ra e promessele gi' im^diacan
i' accfssp al Soyranoj. Dinocrane
'8Ì spoglia tuttp nndo , s' unge d'
olio , »"' infronda il. crine «u ,£om
§lie di pioppo, si getta su gU
omeri una issile di Lione , e con
una clava alla destra si |n%senca
dove Alessandro . teneva .udienza
pubblica. Colpito Alessandiv'^ii
quell' erculeo oggetto » gli ^9^
manda chi h^.x$9m Divocnntjtt^t
cbitetto MéCfdime , f è$ reco idee
degne di te • Ufi modeìisso il
monte ^Ato iniferm^./ii gigéfme ^
.tèe in iuta manù terre uita eittk \
jb nelP altra u»f taz^ y- per ette
^verserà i fiftmi- raccolti dal suo
dorso,. Fi)Vf>]ette,. Ghi vuol ve^
<iere il monte Ato convertito in
fgigante ,. se lo goda oeir ArahV
settuxa Storna del tedesco Fi»>
scher. Che Semiramide, -facesse
effigiare una ^onta^na in usa
statua deila aua immagine alta
idtto nvglia , i:ircondata da cento
altre statue montagnaii come tanr
te dame e cavalieri di Corte ^ e
che molti monti deUa Cina siane
acolpiti in figttse ài nomini , di
cavalli, di uocelli, se lo. può
credere chi. .è assuefatto a cvedèi'
te , e a non* mai ugionare .
Dinpcrate &id» Alessandro up
DIO zxf
tilsneota/ «npiegito 4ialfx fonda*
zione d^ Alessandria , k più gran
città deir antichità. \td. 4les»
swmdf^a • Egli ^vletesse» anche un
tempio in onore di Arsinoe so-
rella e. mogli e 'di Tolomeo Fila<-
delfo .t Questo tempio dovea es*
.aer tutto- incnostato di calamita t
afiinchè la statua delia Principes-
aa che dovea esser di ièrro si so*'
stenesse in aria nel mezzo . Coo-
sim il favola si narra della tomba
di Maometto. Dinocrate fece il
catafalco d* Efèstione che impo^>
ttò tesori . Si crede ch'egli rifab»
•bricasse il tempio di Diana in
i£kso.*. «
. DIOTISAL VI edificò nel :t i$t»
ài Battistero di- Pisa.. Vtdà Bat^
insterà»
DISCEPOLO . Genitori , me-
410. dispotismo su' vostri figli «
ma studiate bene ie loro disposi^
«ioni prima di determinarli ad li-
/«la precessione ; Maestri, specolate
bene V indole de' vostri discepo-
di V e scartate gP incapaci • Vi
«asanno meno artisti, tanto>me-
^lio per ie Atti; e meglio anco»
•caper i mestieri che vi 'guadar
•gneranno più: Artigiani .
i II lasso, la moda, ierlnsinghe
di ricehez^ seducono molti pa^
dri a destinare i loro fighuoliad
uno stato che non è quello de^
la loro natura . Quindi uomini in«
ièlici, quindi ruiaa di arti. ,-
Giovani >, cha volete abbracciar
« costumatezza per rius€nrvi=<oti
^norey ...
- Nello àtudio dell' arca vi sono
tre periodi'.
- Il -.primo è d' acquistarne gli
«tementi col disegtio^ co^ntt)dei-
ii^ colle regola te f>iù sempliai
del-
della coiHposisìone . Fin ^ai lion
ji t che come un bambino che
• iitipara a cinaucttare senza aver
idee : Mon si hanno idee ^ se non
si acquistano.
. Nel 2. perio«ìo si acqnistano
4dee,. Per ao^istar idee^ ^ biso-
gna ^conoscerei le migliori open .
^e. prima il giovinetto non ha
avuto -^clvs un anaestro, oca deve
•«ver«. per maestri tutti ^li artisti
illustri di tutti i tempi « JLeloro
pafticolarii bellezze sataand gli
.oggetti de' snai stud) e delle -sue
meditazioni 4 Acquisterà coisà una
nent«JEèconda.» Maist jricordi che
jincora è discepolo di tutti, nOli
.4Ja\ce seguir, le tracce d* un solo .
- . Nei 3. periodo jl' artista è li-
bero dal giogo dell* autorità , non
ii»^ altro mtisstra che la sua ra«
|ùuie» Av^do{)ara^onate le dìf^
terentrbellezzcae* differenti moe^
.stri , ■ si . avrà fornata un' idea
compita dt^ perfezione dell' ar*
te . E^li non paragona pi^ gH
artisti; ira loro*, paragona I' arte
colla natura-, gli artisti debbono
.«sser discepoli della natura.
Discepoli e Maestri non abbia^
te fretta nalle cose vostre. £s»»
fCiinate., copiate fedelmente con
«sattezza 9 e lavorando posatamene
te con correziofie 9 farete cose
^he paion facili 9 e saranna vera*
•jnente belle r
.DISEGNO è Patte d'imitare
con tratti . le forme e i contomi ,
ohe gli oggetti ci presentano alia
.vista» . i , .
. , Principino f giovltaettr a dise*
gnai^ le figure geometriche sen*
za l' aiuto della riga e dei com«s
Missa<- Acquisteranno eosi qùeU
la giustezza d' occhio « ki -qttale è
r -unica guida per disegnare cor*
rettaiaenlc^ Non v' àvaella natn^
la ofgft(o> .i ^ evii fipntorni »
form non sieno compóste éi !}«•
gure geometri^ semplici o' M-*
ste» Giunto quindi T allievo' «
disegnar con giustezza le figuite
geometfiche, poca diffictiiltà iiN
contrerà poscia per disegnare tor-
te I9 forme the prescfnfa la nattf-'
.ra. Acquisterà inoltre il grati
•vantaggio d* apprendere gli el^
nienti della Geometria , non dò*
vendo il nwestro trasCufare di
dimostrargli le proprietà dtlle li-
nee e delle figure che délinefa ^
. Noh v' è periooflò che con qut^
-ato metodo si dia in seeeà . Ao^
« si acqttisterà'ekfgafita . E dtnt
«kra è J' eleganza che la vsfrietà
delle liiiee curve e degh singoli f
JLa Geometria dà ttttea lir facilità
li' eseguirle*'
Dopa che V sditelo stTtk spore»
so a driinear francamerftè le ftgu^
ce.geometrich4 9 si mcftta avanti
iwani disunì y e ne delinei i
«òntorni . Nd tempo stesso 6tt
s' ins^ninò le pitn>òr^ioni' d<fl
còrpo um^mo prese dalie migliori
statue antiche ^
Quando avrà ito^oisfata facili-
tà a disegnar contorni , gif si
permettar dì ril^are t snoi dise-
gni e^l chiaroscuro*, cioÌ di ac-^
compagnarli d' ombre e di lumi .
A questo efrettò gìovst eopiard
buoni bassirìlievi . Nel tempo
stéssa prenderà delle lezioni di
prospettiva e di anatomia per pre"»
pararsi a disegnar la natura . Que^
ste. due scienze sono necessarie
per copiare ri modella e T aùtl*^
co.
> La Prospetthra c^iAsegtfa It
causa delìm 9f patente de'VrOrpi
nelle digerenti sifuaziokir 4n cui
si poason trovare rapporta all'oc'
«hio che li guard». V AnatO"
mia insegna la canssr delk forme
eheprendon ie^arnì rappdc0O> al-*
DIS
.hi*fi>niu)i dùllt os^ che sonò il
.loto sostegno,, e. rapporto sàia,
ifòrma de' muscoli e ai loro di€t-
/enti noti . Se non si cgaoscon
. le cause , non se ne fjosson imi-
tar gli esetti che con incertezza .
I^elU scienza gli Artisti debbon
cercare la vera facilità • L' aria
di libertà che aflTetta . V artista
ignorante non è che una ciarla-^
taneria per sedurre altri igno-
ranti .
Per disegnar una figura nelle
sue vere proporzioni, non si ha
da cominciar dalla testa, per fi*
^ir poi alle ultime, estren^ità .
Oibò. Convien farsi da princi«>
pio una divisione metodica . Con-
vien incominciare dal tirare una
linea a piombo di tutta la figura
che si vuol disegnare ; fissare in-
di con linee o con punti la gran*
^ezza che si ha da dare ad una
delle sue parti . La proporzione
di questa parte servirà di scala
o di pjuii to di comparazione per.
Je altre . Si cercherà poi coli?
occhio la proporzione tra questi
parte ed .un' altra , ^a Ja testa,
j»er esempio., e il petto. Trova-
ta che sia i si farà una secónda
divisione \ e cosi via via fin al
basso della figura . La linea ver<-
ticale a piombo serve per assicu^-
xarsi di non far perdere alla iga*
ra il suo equilibrio , e jMr. osser-
vare quanto k digerenti parti si
^lontanano, da essa linea. Si asf
siciirerà ancora della situazione
rispettiva e del moto: delle difk*
• renti ^arti con una operazione
meccanica; cioè col tenere il por-
talapis or verticalmente , or oriz?-
irontalmente , chiudendo un jO&t
chio j e mirando cesi la figura •
Convien anche marcare bene la
£orma dello spazio yuotei che la^
•tfla » j«r %mi^t ^^ braccio al*
DIS air
lontanato dal coipo , e' a qui!
parte del corpo corrispondono il
cubito , il pugno ec , e marcare
questa osservazione ton punti a
con linee leggermente segnate •
Con questi mezzi riuniti si giun-
se ad assicurarsi delle forme bel*
k della natura e delle statue àu-
riche più belle con qiiella' stes^
precisione che danno i quadrati
su le immagini che si voglicm
copiare •
Come d* una. sola figura , così-di
quante entrano in una- composi*
zione . -
Dojpo essersi ben assicurato d^
luoghi che occupano le difiFirénti
parti in altezza e' in larghezza, e
dopo averle determinate con linee
e con punti , bisógna badar bène
di non caricare n^ di alterare il
contorno np\ delineat^o ; II pti*
mo difetto conduce al'Ja pesantez-
za, il secondo alla magrezza : di-
fetti majuscdi entranti , jpoichè '
si allontaitano ugualmente in sen-
so 'Contrario dallji correzione-»
Corretto è uà disegno, se è fe-
delmente imitata la naturi^ anche
la più triviale. Fer giunger poi
al bello e non ai corretto , si ri>-
forma "il modello vivente ' st! le
bellezze dell' antico. Rubens bla
disegnato correttamente, ma non
bellamente ; non ha conosciuto
né il bello ideale degli^antichr,
né la natura scelta . Noir si'puè
accusare d' incorrezidne neppure
una figura deforme , ^ìULtiiòV
artista ha avuto intenzione "iM
esprimer le deformità dtì suo mo«
dello • Gli errori fanno la %Got^
rezione del dise^ino, la natura
triviale gP impedisce d' esser beK
lo, le povertà della natura d' e»-
ser grande 4 i difetti di sveltezza
d' esser elegante , e quando mM^
«a ia cenfonuiti col ^iù bellidi
*
dntl^ e colle più scelte bellezze
jdella. satura, manca il beilo i-
deale . ' . • ^ '
. I tratti taglienti e forti taglia-
2p ii disegno : convien dar^alia
gtira l'idea drìV mi 9 delrmo^
to.
^ Per disegnar le figure vestiti^.,
si deve; usare la stéssa attenzione
che si ha nel disegnar U pelle .
Non si disegna .mai pelle senza
rappresentare quel che v' è di soth
to: Cosi sotto' i panneggiamenti
hanno da farsi conoscer lè parti
che ne sono coperte o inviluppar
---^ » ...
re»
Anche le Bestie vogliono esser
disegnate correttamente , con gra»
zia , e col lojrp particolar carat*
tere. Vanno dunque studiate ,
specialmente quelle eh! entrano
frequenti nelle composizioni.
n Paesaggio è un^ altra parte
essenziale da studiarsi bene per
disegnarlo a dovere. Non v' è
albero che si possa disegnare delt-
la grandezza naturale , come un
corpo umano ; io stesso può dir-
si di molte bestie . In tali casi
noi^ si può imitar .interamente là
natura; se ne débbon però imita-
re con esattezza le masse d'om-
bre e di lume, le forme genera-
li, e i dettagli de^rami e delle
foglie vagamente disposte .
Ne' disegni si deve star assai
attento ad osservar la corrispmi-
denza o sia 1* accordo delle dif-
ferenti parti d! una stessa, iìgiura ;
Secondo il carattere che TArti-i
sta vuol dare ad una figura , egli
può scegliere una proporzione al-
ta 9 corta , mediocre , svelta ; nia
fatta la scelta , bisogna che tutte
le parti sieno proporzionali fra
loro • Se le braccia sono musco-c
lose. Io debbon esser anche le
gambe ec. La natuca offre bea di
'rado, questa esatta eòrrispònderi-
za y e perciò l' artista ha il gran
inerito di cogliere i ditetti del hi
matura, e sostituiirviòelleazé che
•sono anch^ dslla natara'. Ma le
.bellezze che vi sostituisce debbon
essere convenienti al suo ogget-
to : la beila mano d' Un adolescen*
:te noti è hellsL ner^un uamo at-
tempato. Se anaassimo nitdi., gli
•Artisri. osserverebbero bellezze «
bruttezze ignote, e V arte vi giii«
rdagnerebbe . V^ è chi non capi-
sce perchè andiamo vestiti.
DISPOSIZIOJME . Attitudine
naturale |ftr riuscire più in Ìuìm
cosà che in ìSLn^akvti ^ * '
•^ Non bisogna confonderla colie
inclinazjionfi , la -quale, Aon h oh^
tin desiderio più o meno forte ,
più o menu perseverante ài oc-
cuparsi sii qualche o||gettO, see-
:^ aver sempre le dUposi^Joni.
necessarie per riuscirvi .
U inclinstjitme' nesce talvolta
da cause accidentali \ da esempio
che. porta all' imitazione, da isti-*
gazioni, da disoccupazione y da
noja , da desider; vaghi , Un gió*
vinetto può avere wtC incìina7:.iih:
ne accidentale o su^erita 9 e noi^
aver frattanto gh ; qr^ni della
vista e della mano dbbidienti air
esecuzione deirarté. E anctn^hè
gli organi sieno buoni , possono
le impressioni che riceviona ,
scopar presto dalia reminiscen*
za . Che hanno da prodotte tali
ittclJn/rzìeni ? In fatti • sòn comli*
ni nella, giovinezza questi dtsi^ .
der; sterili di fare qnd chevedd
e s^n te « A U ' incon trù si trdVatf
di rado le vere ^ir^o <"/>:'<«/, cioè
kxteili|j;enz» adattata- per ricevere
e concatenare -certe idee e - certi
concetti',, e organi capaci per e^
seguire ceni moti e compiere cet^
te opecazioai; Il concorso e ti
gin*
ùti
giusto accordo di eufi^e qualità
l>ossoa condurre aid un felice suc-
DtS
2X|
In ogni sptcié di educazione 1'
.«^getto il più importante e il
fila difficile è distinguere V in-
W«irir^#offe Casual» dalla disposi»
t,iane data dalla natura.
La dfspofiz.ione coltivata con in-
•telligenza m^tte 1^ uomo nel suo
posto. Conviene condurre con cure
seguite t ben meditate un giovine
olio stato che gli è più proprio.
E' di gran vantaggio agP in-
dividui e alla socieS determinar
a tempo chi non ha che sempli-
ce inclinMt^ione , e fissarlo a qual-
che genere subalterno, che non
riòhiede il compimento delle di-'
fposix.ioni necessarie per i generi
primari . ' • ^
I semitalenti, i talenti deboli
e abortiti pregiudicano alle Ar-
ti , e rendon più generale la de-
pravazione d^l gusto.
DISPOSIZIONE . Ordine . In-
venzione è concepire il sogget-
to 3 Composizione è eseguirlo ,
Disposr^ione è ordinar gli oggetti
e situarli a dovere. Sé la composi-
zione è l'ordine generale, la di"
sposizione è I* ordine particolare .
Per ben> dis|>orre bisogna ben
concepire . Chi . concepiscie bene,
a' esprime con chiarezza.
Pria di par larfi le par ole ina'
stica p
Né si può ben concepire senza
meditar mcOto. Gli Scultori in
questo hanno più vantaggio che
i Pittori .
DISTANZA . Il punto ài dfi^
atanza 0 di veduta in Archi-
tettura varia secondo la ibrma
degli «dificj . Se l' altezza dell'
edificio è uguale alla lunghezza ,
il suo pvnto di veduta, può itu^'^
Wìm al «v<rtic^; d' un triangolo
equilatero, che abbja per basC'Ja
lunghezza deir edificio < Ma se V
.altezza non è uguale ulUk lun-
ghezza, il punto dì veduta sarà
al vettice d'un, triangolo isosoe^
le formato dalla base e dall' al^
tezza dell'edificio. Si può anche
determinar il punto di veduta al-
la m£Ù della somma dell' altezza
e della lunghezza #
DISTRIBUZIONE in Archi-
tettura ha due rapporti , inferno »
ed estemo . La dtstri^u^'one in*
terna .riguarda ìt sUolo , o sia la
pianta deir edificio ripartito ne*
suoi pezzi interni» La distri tu*
z.ione esterna riguarda l'elevazióne
e la decorazione dtWt facciate . Ì2
una e l' altra . distribuzione deve
esser conveniente al carattere delr
la fabbrica. Sarebbe ridicolo un
gran palazzo distribuito in cel*
le, in finestrucce, in ' ordinetti v
Ridicola una casetta con un gran
salone , e con grandi colonne «
L' esterno deve accordar coll'inr
terno . Niente di più cliiaro , ^
niente di pyvL trascurata. Nelle
chiese specialmente , che sonò .e-
sternamente a due piani ^ e neU'
interno ad un solo.
La distribuzione esige le parti
più nobiji e più belle' ne' si ti più
vistosi . L' essenza della distri^ ,
huKjione è che ogni edificio cor-
risponda nel tutto e nelle sue
parti al fine, e all' uso , cui è ds»
stinato , e faccia unità .
DOLCE'. Le espressioni dolci
sono più dififìcili a rappresentar-
si , specialmente per isfùggir lo
smaccato hauseoso, é per con-
durre il dolce alia soavità . Vi .
conducono i passaggi insensibili .
de' chiari ai bruni , se tutti i co»
lori sono ^mici , e si passa da
uno all' altra per isfunumenti *. 1
lì
«24 ^ÓN
Il dolce e il forte sono die
mezzi diBTerenti di piacere . Il
dolce è oppostOKt tflzIU lMlSl*tlNf«
rezza , e afta virtù della fortezza.
DONZELLO C dietro ^ e Ip-
polito del ) fratelli Napoletani ,
pittori, e arvhitetti compirono
sn Napoli le fabbriche principia-
te dal loro maestro Giuliano .
Fecero inoltre molte cose, di lor
disegno , fra le altfé il gran Pa-
lazzo di Santobuono a S. Gio. a
iCarbonaoi • Fiorirono nel seco-
lo XV. ^
DpRICO è il primo ordine d'
architettura che inventaron ' i
éreci, e applicaron ' alle fabbri-
che più sode • \^ altezza della
sua colonna non fìi da principio
che di 5 diametri r « talvolta di
4 • A tempo di IJeriole si portò
a ^ 9 e sempre senza base . I
Romani b inalzaron 6n a 7 — »
« poi a 9 con aggiungervi base . ^
Quanto più s* inalza ^ ^più si
degrada . Q,"^^* Ordine maschio
non sofftip sveltezza, né molti-
plicità di membri, .né piccola di-
visione di parti. Onde non ha
1>i||0gno. di Dase . Il suo Capitello
non ammette mémbretti . ne inta-
gli : ha da esser forte , ne compor-
ta'al più cl|^ tre parti 9 coUartno^
ovolo co' suoi gradetti \ e abaco *
Il suo Architrave deve esser
senza fasce » al più al più am-
mette un regoletto. Il Fregio
può esprimersi con metope e con
triglifi strisciztì da gocce d'.ac-
ua. I triglifi ^priqion le punte
entravi del tetto, e. Je metope
I intervalli.. £' un bel vedere
e metope quadrate, uguali , è fra
loro ugualmente distanti ; come
anche 1 triglifi . corrispondier nel
mezzo delia colonna: ma questa
bellezza non va ecceduta il mt
fé
gore • La sua cornice é con mu-
re// , che sono le punte de' travi
<IW*^|iq8[Wf»»u "^ tetto % colgoo»
ciolatojo, e colla cimasa .
DOSIO C Cfo. Jntonio ) fu
X533 Scultore e Architetto Fio*
rentino, costrnì in Roma alcuni
edifici 9 e in Firenze la Cappella
Nicolini in S. Croce ricca di
marmi e di statpe « e il palazzo
dell'Arcivescovado.
^ DOTTO C Vincenza 5 nobtte
Padovano architettò nel 1^07 «
Padova la ^cala nel Palazzo étì
Capitano ornata Mi colonne ' ioni-
che . Diede aiiche il disegno per
il Monte di Pietà , fi di cui por--
' tone é con 4 colonne doriche , su
le quali sono altrettante compo-
site. Puh.
DUCA QGiacomo del') Sicil&-
no e discepolo di Michelangelo •
Le sue arcnitettuce in Roma so-
no orride : la lanterna su la cu-
pola della Madonna di Loreto » e
le porte laterali; il finestrone ne'
palazzi di Campidoglio, il pa-
isuLzo Panfìli a Fontana di Tre-
vi; il Casino Strozzi . Si fece
però onore in Villa Mattei . An-
^o a Palermo per Ingegnere mag-
giore, ma si rese còsi odioso ,
.cne in trucidato . Fu disgraziato
anche in poesia .
DURO . Un disegno é duro ,
f*{^ 1^ parti dtì contórno o dell'
interno sono. espresse con trop|K>
risentimento» se la pelle lion ri-
cuppre bene i muscoli , né i, li-*
camenti , né le giunture : vizio
Si Jabi^ artisti per far jsompa del-
la loro scienza anatomica. Si è
anche duro , quando le cose so-
no marcate con lumi e tonom^
bre troppo forti e troppo vicine
fra loro , per difetto cfi i^ue' pas-
saggi che dolcemente conduco-
no da^ fumi alle, ombre *
ECO-
ECO
ELE
225
^y I tfi II II I II I II ■
■ .■i'JJ \ i..
3:cQ
«31
XLCONOMIA è lo stesso che
ordinanza . Mettere in un' opera
ìt parti necessarie, tralasciar le
- inutili 9 fare spiccar su tutte la
- principale » costituir le accesso-
rie abbastanza belle , ma non da
flistrarre dall'oggetto primario,
impiegarne un numero sufficiente
<la non far folla, e disporle tut-
te al loro luogo da non nuocersi
scambievolmente, e dar a cia-
scuna il moto e r espressione pro-
pria subordinata all'unità del
soggetto , far in somma col me-
no .possibile il più |>ossibile, tut-
to t]uesto è economia .
EFFETTO è ti. prodotto d'
una causa , e il risultato d' un'
opera . Che cosa ha da risultare
àa. una produzione delle belle
Arti? Dilettar la vista, muover
il cuore , istruir la mente . Se
un'opera produce questo triplice
sentimento , il suo effetto è gran-
de . Il volgo sente e non sa per-
chè ; il dotto sa la ragione di
quel che sente ; sa che sono ben
eseguite le parti principali dell'
Arte , ciascuna delle^quali.è de-
stinata a produrre uri' impressio-
ne particolare, che' è IT suo ef-
^tto proprio . La riunione di
tatti gli e&tti particolari cagio-
na un' impressione che è V ^et^
to del tutto insitme »
Affinchè un'opera produca uni"
tà d* effetto , cojQvien che tutte
le sue parti tendano ad un solo
Usuato . Questo scopo centrala non
Z)/^, B. Atti T* I.
1
si può fissare senza V Invenzio-
ne ^ in cui l'Artista ha da crea-
re il s^o soggetto , e .meditarlo
attentamente nelle parti e nel
tutto prima di eseguirlo . Per
detémunarsi' con giustezza , vi
vuol un ingegno grande , che nel-
la scelta abbracci i dettagli , e
non ne prenda che quel che gli
conviene , senza farsi sedurre , né
perder mai di mira lo scopo cui
tende . Bisogna . aver talmente
pensato all' economia dell' opera
che sia tutta bella e fatta in te-
sta prima di cominciare a met-
terla in carta, cosi che quel, che
si mette in opera non sia che un*
opera ài quel che si è pensato •
'. ELEGANZA non è bellezza,
non è grazia, ma un misto di
frazioso e di bello . Se il bello
ne' giusti rapporti delle parti
/ra loro, e col rutto ; e se la gra-
zia è in un perfetto accordo del-
le affezioni morali co' movimenti
fisici ; dalla riunione di questi
.due ingredienti C evitanda sem-
pre il serio e il forte) risulterà
r Ehgiint.a .
L' eleganza dunque non è nel
secco; neU'cfièminato, negli or-
namenti inutili, nelle tncorre-
xioni affettate de' profili , nella
scelta di mode strane , ne' con-
torni ammanierati . V eleganza
richiede giasto fino, proprietà di
espressioni , e vn giusto accordo
di queste cose col carattere àùV
opera ,
V V
\
zzò EME
L' eleganza non è precisattCìT'
^e il contrario della roz^zezz^; vi
sì 0|)pone bensì , perchè richiede
gentilezza e flessibilità . Perciò
M«ngs r ha fatta consistere' n^lla
varietà delle linee curve e degli
angoli, perchè la flessibilità d'
un contorno ondeggiante consi-
ste nella varietà , e questa varie-
tà costituisce r elegtHu:^ di Cor-
reggio.
. EMERE, (^Garz^U^ d'y archi-
tetto Spagnnplo ìedific^ nel 1594
la Chiesa parrocchiale di Valera
.con facciata: di 4 colonne joni-
•cfae . su .piedestalli « e eoa un
'popgio ornato di, statue .. La
icbiesa* ha dei gotico ^ V aitar
anaggiore è d'u» altro gusto: ha
4.'<mofificr composite coti altret-
urtante corinti^ -
^u EMULATONE, sorella 5%via
"édìz invidia; ibaligna.- E' qna
-*gara virtuosa che .porta alla glo*
Tia • Si I languisce' senza qucfstO'
/stimolo .di' sorfiassare t più eccel-
«Jenti'.' LMÀvtdia è un^ macello,
- «T fntuhttfon^ è una corsa per sor-
|xusace' non*- già i più pigri , ma
1 pia valenti. . . .
~: Pussioo- prese per rivali i gnin*
-«Baestri .dell'antichità Greca,., le
^ueur si scelse RaATaellapifr riva*
* Je •• ' Chiunque intraprenda- qjQal-
sisia opera ,. si< proponga di farla
, meglio* di qualunque altra: sia
«tata i'atiìi ntWo" .stesso; genere .
'>Sv figuri' un concorso*) in cui sie-
dalo: ^esposte le piùi insignf^ opere
del soggetto proposto.- I)' . con-
- coerente- vr esponga la sua ,. e con
comma: equità sostenca> le parti
-^ ^( stesso» de* rivali , e di^gfu-
«lice » Riconosca pli*. errori^ per
. |.quadi< non* ha conseguito ii pre-
'iiiiO"^ nuora i al secondò con cor-
ao*.- Faccia maglio s ai Xoro^i la
più graod* idea della <ua- «rt^ »
.e. si faccia rivale dell'afte itfs-
sa t '
ENCÀUSTO' pittura usat»^
d^a' Greci con cera,, la quale sj[ ri-
, scaldava fin quasi a bruciàisi > e
.bruciare è rencauKta greco. Di
tal pittura parla Vitruvip p Pli-
nio . E' caduta in dimeaticanza
. fin alla metà di questo secolo •
. In Fratxcia ha M. (^aylu^ cer^a^
.. ta dr rimetterla» In Ijtalia^ó|»[ è
itt moda^ ,
. ..ENTINOPO di. Candii con-
tribuì alla fondazione d^ uria Cit-
tà così singolare qual è Venezia •
,£gli fu trar quel primi che per
sottrarsi dàlie crudeltà de^Goti
SA rifùj^aronQ nelle lagune' cfell*
Adriatico^) e vi fabbrico iin^ ca-
sa^ che resrò sola pec'alcum an-
ni . Indr se ne /abbyrjcarQn 2^ •
, Ecco il germe di V ene;ciaj , Qpc.fle
-case s! incendiarón t^Jtt^' fuorché
quelja di Enf ioopo j Ik quale si
. convertì .ppi in , chiesa r. nella
chiesa di S. Giacomo a Rij^to ,
•cih.' è il quartier ^piò agtico^di Ve-
nezia. ,
ENTUSIASMO è. nelle Belle
. Arti una, vìva impressione* ecci-
tata dalla bellezza, (^esta im-
.ipré^ione infiamma kartista a ri-
.vedier^ Incessantemente le pro-
jwcfu^ìoni bcUe V e lo; accende^ d'
.amore r.. di zelo, dì emulazione
per imitare, la bella natura,, per
. lodare f^uaato ammira di hello «
.<€: per sorpassiire > più eccelleati
maestri . h^ entusiasmo è Tcispres-
«ione infallibile' . dell' .ingegno *
£' un dono. della natuiia, grade-
vole e utile pqr chi lo ha ,« é pei
chi lo' cagiona.. a ' ^
L' entusiasma] Sicema cou^ età^y
e; colla' mancanza della riuscita •
.Se allora «r vuole aflfettarfo^ Zh
nocivo, e ridicolo • . ^ ';- -
. ^ Più ridicolo i ia ^hl^ nóa l*'
•ha
'li aiiai avuW), eirnoilè'dat a cré-
derlo. Vi sono gì' i|H>criti 'ftn-
' .the iti questo, t qfièstit ipocri-
sia è contagiosa •- Il fatho enm-
\4iasltiD, ch*è tm' impostura , si
.Conosce subito per la itio}ti|>]i€Ì-
tà degli epiteti disusi e nojosi ,
^ -e per le esclatfiazióni studiate i
prive di sentimento ^ e monoto-
-lie. t^hi sente s* espriitic con
• dirarez2ft e% tttz maniera sem-
pre nuova • ^ Come variano Itf
sud ^nsàzroni ^ intéressa , e co-
munica le sue ifripressioni . Ma
quando V emurfand sì ripete ed
- e oscuro: , raffredda chi io ascol-
. . ta ; è un commediante .
I falsi- etttuftafrm sóhù nocivi
* allcf arti piò dell' indifferenza cf
" della fredde^zfi stessa i poiché fan
• pas^arcf ingiastimeRte per poco
^,sensfbiii Quelli che sefitonocome«
". itieritan gli oggetti , e* ne parlan
m tenore delle lot^- imprésstonr .
^ Gì* ipocriti vogliono tinmneg*
giare'.
EOS A^7DER architetto del sev
;coJ[o XVIII ina{zò la nuova ala
*4iel CaisteilodI Kómgsberg, e il
cortile della 'Zécca per ordine di
f?ederico' tr Re di Prussia.
EPISODIO non è tiecessacio'
,àir azione principale v ma néc'*
*ve esser cosi legato che concorra
; air espressione delP assùnto.' £'
* perciòt.dif^ttoW se nott lega y se'
e contrario air>espfessióné , se è
tias^o^ e comico , ^uìndo P argo-
-mento è nobile e gentile.
EQ.UESTRE . Le statue eqiie-
. «fri sontf le opere più importanti
Mlst scultura y lì per la gran*
dezzat ordinariamente) colossale y
còme get esser destftf^te alle per-
ire più celebri f'dthhòiio^ riu-
ikké V amifiiratefOtte ddla* poste-
ahi per Peroe' é per l'^artistii.
^ SefAmvera^cheiAcittmf^
ÈQÙ
iàf
«'M9et<d'<uaa statua equestre a Cle-
: lia, o alla £glia,di Valerio Pu-
' blicola , converrebbe dire che in
Roma Borissero le arti prima che
inr Grecia ; e questoèinteramen-
, te- fdlso i '
Vero è bensì che di tarate e
tante statue Equestri antiche , ce
ne sono rimaste ben pck:he ; le
principali sofk) quelle . di Marco
Aurelio e di Nonnio' Balbo ^ e
^ono del tempo della decadenza
'àeìk Arti i
Si ritilprOvér^r alP antichità ,.
épdcialmente da' Francesi ,* il noa
aveft saputo capptesentiar bene i
Cavalli y fórse péf fare risakafre
* f»iù k bellezza deli' uomo . Fal-
cone t per'^fiir primeggiare la saa
^fàtaa Eduestre di • quei Pietso
che si cniama il GratncJé., >ha
dato più iielle tròii^Sbé; iacìà con
<|uanta ragione io veggano i btt«-
ni Artisti Oi8s«^vaeori delle tf*
sfie . E"'béo Osservabile che in
q«iella stàtiU' equestre là testa 41
:Vi€tm il •Grande è^ di Madama
Collot allievaf époi hùorédi Fid-
r tonetv .FU anche scultrké Pfp-
Mrzia def Rossi Bolo^ese liel
jCVI Utùtù i h Qttjrk peHe^ita*
ta e calunniata da un artisca ge-
loso ^hiainato Ahiieo i àhbàndo^
ilo. li ptofessione ^ mori^di do--
iore»
EQUÌLIBRtó. Ógni corpo,
' le di cui estremità non sieno n-
ténftfte d'ogni parte e* biUncicte
' sul lorc^ centrò , deve ne<iesi«rift-
ménte^ cadere •-
Nella conìipósizioiie P eféifitf-»
. ért^ (t Itf p<mderàzione' è Pfrte di
distribuir ali oggetti cOtf disear*
niajeritO taie'^ ehe' u<ia parte nOn
resti vuoti Biòrti^ P iltr** fA)p-
fo piena ; tut^a la^ dssfrlbuzIOtfef
ève' parer naturale ^ e qd» -mi
JttS EQU
Per J* cfttìMrio driJc figur^che
- rappresoti ta»b uomini o aitri vi^
venti, ; 'convien consttltaPe' Leo^
nardo -eia: Vinci, e studiar Ja
Meccanica* e r Anatomia. JL*>- •
quHibrio dì una figura è il rhtih*
tato- de'inezii ch'elfe «impiega
pe4f f^ostenersisì'nel motO'vchè nel
•riposo* ' ' ' ..■.;..
. Neila successione de* roomenh
ti , ne? quali il corpo tsi muove ^
^^\ì spassai : dair ' equilibrio ^lU
a;ottura /dt esso «quilibrior* «Onde
dalia TotnlrA deir.e^uilibria per^-
^^tto nasce il inoto , e dai- r^^tìt
briimen to: di' essi», e^uiiibno wtm
il riposali J:< .'..,:-, ... ."•■
> li mbtiaijqiiasta.k'àiipiù fbiisee
ipromo ^ con > altrettanta violenta
■ e proQtesza.'ii còrpo jEietierà^: il
Jeso da una parte air altr» del^
tnea . é\ .diròxJone ^ . k . ^uale > ^ri-
ma lo sosteneva . ugùaimeiirei v4a
'.asnbeie parti y •> •■ '. t. ^. '-^ V
4Ìij»endeiiite tutta daiH artàtonttja
.'«Italia meccanica; dascoKOi^He
Arti pric^ipj . celati», -cl»é. produ-^
«cono 'Dell&.opete-i qtielle toUezte
: t^ere di ^e^essiooc y di -varietà- e
- ìàì'^ycne natiiéaliy. che «itala pro-
'fposìto hanoto ila-^ denominaKione
-'OSpira^di.sa» :fa che \. . '^ t-
Il minimo cangiaimeuM^ nella
:$ituazio^e d' iln meitibi-o* Mda la
. ci^posizione negli altri v- .^^sfi&'è
> determinacio dalla giusf!^»! pÌMpd^-
^ .zione deUe parti , e dall' ibitfidi-
mede.' moyimenti. P)er<?rò*«e uà a
s iìgur» ben. confotniata>^agiice' na-
' tantilnnente 9 ' dà idea di .^kciliti ,
odii grazia \\ e dell' espressione^ d^I
% itoó^ itìtcono .'> •••.-! . ..' (' -'4
^ . EQUI VOGO di ^uahfttifwe'spe-
V ^è. aia ^ , e * vi; /ne^sono di ^moke
:: ^pircìco, va sempre . atteticaiEtieaFte
ERISICTX)!^ %liovdi CtOfb-
pe incoTtilnelè 4i|\^i^iso)a ^dé Dcw
los il téiì^io' d' Afoik) 9 '«iie Ini
noi ingtiaiiditof ^"Spetfe di fitte»
la Grecia, e d4v<^iie>oilode'*DÌÙF
famosi . Conteneva fra le wtro
rarità art' altare mirabile,- tutto
èk c^rna di idìfTereitti bestie coff*<
gegnat^ insième senza - adcra k*^
game j . r '. ^ i , :
ERMODORO di Sallkinìnaée-»
ce pef ordme di Po^^ttmio- Me«
telio al Ten^^di Gk>ve>Stato«
re ittn > portico con -9 dol Oline» ^'
avan.ti e da -dietro,- e con liisai
due- fanelli , e- tanto lon^-Mè dal
MUK) «kill£i cella -^ttfifito il' :Jovo
4(iter«E>ioif«io « €li 4d attnbaìMe
anche < il <> woti^w di -^MarM > lìbi
Girco Piaminio i^^For^ di^ioim*
^e* ^artlar-<y>céroée->'éOkMenoiieM^
' ' Atcbttettor'^rén <cfi^aet«i der - 1«3 ^aa^
^miiiionii' ck tirr) portt)i di ifianai e
"V BRMp<StìNÉ -d?;Alflb«id»Tfiw
-ee^'liiii lieo uni ioem^io' ^di^Booto
^i'tmo - colonna u}oh>fC|ie"'senaa
Hktro e^Mnza-^Uà'i ^O" restai
ancorarle mitfey^e «r^^ìiiJosservaa^
4e basi seasa'plinto , e l'eapitelb
colle volute^an^dliafi .- I^gli ère»
.«e ;'in' Magnesia hèirAI^Wiho-
re' un.v «empio a Dianat' pirinota^
' te 'd^•òtKime' Ionico con.poni^
.p^eMJodipitìro V dioè him dop^iib
alaiO' *. 'consÌ5rbttt4ir>$' k^i^ontneid'
avanti, e altrettaiire>^da (da«!tro\,
e 'in t^ 'pevQ^f illatòV ""^^o^^he
e guardato df ^cia' '^ pa^ va ' ^con
^ akit^oppie'"^ menerò* le »reiL'iskm^
• pjnnvLauiiMsIntJa tt^^^e^e^otoH'-
-'ne ' ^eil nniro-^ieUa^'iCeHa^^ra- dà
> due inttftcdonfij u ' ' Vhni^è lotta
. molto* (Enae^tii» per *) infilata» io-
^ vth zione: eeonomioa .^ ionibdai' v ^^
' 'maeÀtosa^ 1 eri looledb^wiclsie ^v> il*
• tve dsspasiiioiiÈ^r'pèì ie ^qbatìrcgiU
^ neser èella^l' avcbiiettàra: nebsr^i-
itemn^itacoca della i'$na>jpiàiQÌtà-
scri^^
lei toono quasi tutti ^ii artisti
fatichi'- Ognuno $6rwftv& 0U
guanto avea operai» a e n« dava
conto.
. £ROI^più clic juofiùni» Nel*
la ioro gioveatù non .^no Apoi-
lini i ma Antiaoì* Nella virilità
non Giove Olìmpico, ma non la
cedono che. a Giove*: Diomede
cozzerebbe con :Marte ». La- loro
veechiaia è . maestosa senza . verun^
segno di decrepitezaa • In ogni
età le ioro forme sono grandi ;
r artista vi njegiige le picciolez-
wp delia debolezza < . Poreament^
semplice $ ben lontano da ogni
affettazione .. Statura alta , dun*
tfoe testa piccola : una testa gros^
sa convertirebbe Ercole in un gb-
gantfr . Espve^one senza altera-
zione; la foro collera non dege-
isera in furore , il dolore di Lao-
coonte non defgrada la sua bellez*
sa . Se 4|uel Sacerdote presentas-
se un viso orrendo « non sarebbe
|nùiun eroe « ma uno schiavo a-
guzzinato alla catena 9 V eroico è
ftl diisopra dell'uomo «
ERRARD CCarlo ) n. x6o6m.
31^89 fu scelto "per direttore dell*
'Accademia di Francia che Luigi
QCIV stabilì- in Roma. La sua
shiesa.dftll- Assunta in Parigi è
inarcJùtettonicA .
- £R WLNf. di Sceìmbach m. 133$
ktyocò 2B anni continui alla Cat-
•cedraie « alla. Tórre diStrasburg •
«Fra le. opere di Gotico moderno
«questa. è una delle più strepito-
-ms . La facciata è alta 240 piedi ,
ve la. Torre vi si ^ergotsopra 334;
londe la Torre è alta 574 . Essa .
'Torre è quadrata in tyttaiaiac-
.'ciata della chiesa , e ai tre lati
sporgenti in fuori tutta traforata
-a* ;^oeiio ; divien pot o^agona a*
^ota :d^ ogtti .dove 9 .e iSceoropa-
ERW 2i^
gàata da a scale esterne forate a
giorno ; analmente si fa conica
con una lanterna in cima . Le:
colonne e le sculture vi son pro-
fuse , e fanno della fabbrica un.
merletto . . Entro la Chiesa è la
atatua di Erwin . Gli ornamenti
dei fregio fan conoscere il gusto
del secolo . Un porco porta V ac*
q'Ua santa seguito da molti altri
porci , e da asini vestiti tutti d*
abiti sacerdotali ; Viene una pro-
cessioae di scimte,'una Volpe in.
Ufi reliquiario, una Monaca par-
torisce a canto a un. monaco. £
fu^ti altri strambotti? Ad Er-.
win succedette Gio. Hiltz di Co-
lonia , il quale prosegui la Tor-
re r che fu' terminata àel 1449 da
un Architetto di Svevia di nome
ignoto •
Si crede che i Uhrd Muratovi
^lerivino da,' veri mufatori della
Torre di Strasbur^ 9 i quali p£t
la loro maestria furono consultati
per le Torri di Coionia 9. di
Vienna , di Milano éc. Eglino
fecero óaìU leggi, e formanmu-
na specie di tribunale |>er deci«-
der te questioni su le^ fabbriche
che si facevano altrove. Quiftdi
•i Murfto¥Ì cerimoniosi , e - mi-
steriosi , i quali vantano ugua-
glianza e carità «
: ESAGERAZIONE è viziosa
tda per tutto^^ nelle /orme , hell*
espressione « né* movimenti., ne<i>
gli effetti . Niente dev'è compa-
rir esagerato dal punto di veduta •
ESCOBEDO XGao.'): monaco
Gerolini^no istruito nella Geonie-
•tria e «eir Architettura riparò
per ordine della Regina Isabeils
li famoso acquedotto di Segovia
sua 'Patria, opera Romana/ Egli
Jk> ridusse a tre ponti più utili
che magnifici , per i quali distri-
fauì i' af qua nella cittt «.
. p 3 e-
. ESECUZIQNJS , Non barn u
dìtar cose Mie , JbisQgna che six^
no ben. fatte * Cosi fissano me-
glio lo sguardo , piacciono jpiil ^
interessano f
ESPOSIZIONE, P^r quanto,
bello «ia un oggetto , ^e non è
ben situato , non spicca '• Onde
gU Artisti debbono bacare, ail'^
ésposf^iofff delie loro opere , p
iàrl$ convenienti al luogo e ailt^
cir(postatize>i Gran vantaggio, s^
^ può sceglier i( ^to ••
£• fspòstTjqne delle Opcw ai
gi\)dÌ2Ìp del pubblico B^antiene i*
emuias^lone degli artisti . In questo
occasioni^ 1*. ignoranza moltiplica
r giudizi assurdi» l'intelligen^
1» e il gupto rettifiea : dal coi>^
corso d<ìl gusto e dell'ignoranza'
si foripa quel^iiidizio e ne # ai
talènti il Juògo che ttierìtano .
Queste- f^^siìt/'oni diverrebbero
più utili-, se vi si mettesse a
canto qualche capo d'opera di
qualche gran s^aestro. Che fuoco
non aentirebbero i gicyvani- vederi
si rivali un Raffaello, un Palla*
diol
ESPRESSIONE dègfi affetti è
de' sentimenti interni . , Ogni vi-
vente :ha sensazioni, e- ogni Ar*
lista è obbligato ad esprimerle.
Anche pgoi eorpQ non vivente
h» il ^uò particolar carattere , «
anche questo flève esser (espresso
dali* Artista • L*' Arte non sqfh^
niente d' insigirig^antc ,
L'Artista -m^n può dare alk
«uè fi^pre che V espressione d* un
istante. Non può fissarsi questa
xappresentazione istantanea ^nza
Je idee' del passato e deiP avve-;
nire. Lìì mente .uipana è in un
irioto perpetuo dai preterito al
presente , e dai presente al futu-
ro. Questa ondulazione divien
f\ii rapida quando loegUo ^ appc*^
jseatato i Pcjgg^tto ^ D^ch^ |14
eccitato dalla puipa illusione^ ni
concepisce loegiio il jnovime^tqt.
della figura ben. iniitata., . ^ ^
Deve l'artista osservare conti-^
nuamenite nella natura .vivente
pitu ie gradazioni relative alle
età , al. sesso, agli ac^^identi , aj«
le circostanze ; deve studiar .gli,
nomini ne* piomen ti delie affezio-*
Ili piii dolci e delle passioni pi(i
violenti . Allora sapra rappreseaìf
tare la vera espressione ^^lì^'%
jgctti . : : ,
Ma non Basta die V espressici
ne sia vera ? giusta^; ha. ^a es-^
sere in tutte le parti convenien.-^
te air argomento dell* opera . T«tV
te 1^ figuri;.,' il sito, gli episo-»^
di , gli accessori „ il tono gcoe^^
raje , le tinte particolari , ,ii co-j
Jore , i panneggiamenti, tuxtode?
ve contribuire a fortificare V^^
^pression prindpaie per far. pene-r
trare allo spettatore i- sentimenti
che l'Artista si è proposto di ce t
citargli . I.e bellezze stessie., fie
aono contrarie a questo scopo.^
divengono difetti ,> perchè, soa
iuoii di luogo.
Ma per comimicar sensazioni;^
bisogna riceverne ; e per ric<i-
verne bisogna esser sensibile , itfa
ben; sensibile. Ognuno, è, scnsir
bile , ma rari sono l ben sensibi-
li, perciò rari gli- Zittisti eccelli
•lenti, • • .
RaflEaello sorti dalla iiaiura Un
na sensibilità la.più|>eQorgaoJ4«
^ata . Egli non poteva esser tocr
cato che da cose espressive^ Cof^
c:epì le prinie idee dell' esprpfjip*
ne figurata n^l veder le opere di
Masaccio 9, e i cartoni ai Leo-
nardo da Vinci^.. Studiò poi la
natura in tutti i suoi aspetti , «
particolarmente le .aifezioni. in*-
i9(n£ «he si espiififooo n^L cqi^
< '
èer: Ha stia prima «ura Ael còrri^
font un quadro -fra V espressi o*
ne ; cioè esami narft quali |>assio«
ni doveano aver ie persone in ge«
Aerale ; xndi 'calcolava il grado
di queste passioni, e determina*
Va le persone aUe quali con^cni^*
ta darle ; ^ quali «pecie di £gùre
dovea impregare, in qtial nuÀiero i
é in <]tiaie distanra dall'oggetto
^iaCìfzìt , affinchè dessero più
risalto ^m assunto . A questo efr
letto concepiva T estensione dejia
sua opera, dejterniinaVa la gran»
dezza dtL campo , i rapporti ^cam«
bievùli ^èir •espressione ìdell* og^
getto primario e • de* principali
f ruppi . Considerava se Fazione
d^un istante^ o al<di)à , se ^
d'-un^ espressióne forte", 0 debole ,
o temperata; se è preceduta d^'
flùalcir^ avvenii^ento , o ^guita^
da un bitró; se k scena era tran-
quilla o tumultitosa , lieta o te*'
tra , ordinaria o singolare 9 gra?
à^vcXt o lugubre , Fatte queste
riflessiotri sceglieva il piò neces-
sario per disporre il ^q' oggetto
|tfrflcipalè , e gli dava * la più
grande verità e chiarezza . Met-
teva poi le altre cose secondo la
Jòro* importanza-; le meno im-
portaifti eran le ultime : In que-
sto modo le stìeoper^ non man*
c^ron mai di^ parti essenziali y
non ebbero niente d'inutile, e
iJ bello vi spicca sempre . Quan-
do passava a ciascuna figm-a in*
particolare, non- vi cercava J*attì^'
tudine più pittoresca, ma riffe t-*
tavaquef che accade enfro un uo-'
ffio iti circostatiza simile ^ Pensa-'
va poi a!l* effetto di tale o tale
passione sul personaggio che rap*
jhtssntava, e qual jatte del cor--
pò dfivea esser mossa per espri*
merla "^ se a quella patte dava più'
atlonc, le altre che non vi tra^'
ESP a^j
fio ft^essarfe dovean esser in ri*
poso. Perciò ne' suoi quadri ^i
ammirano belle le fig>ire dritte e
IrafiqQtll^ come quelle che sonò
in moto . Egli oflFre varietà senza
contrasti ricercati, passioni ^vio*
ienti senza amorfie e senza bas*
sezza : ha talvolta espresso ut)
affètto coi solo movimento di ui^
dito p ^^ft far uso dì cose ch^
non eran buone se non perchè a
jpvoposko. Niuno ha saputo tro-
vare al pari, di lui il giusto g^a**
do del né di più , n^ di mene •
Tanti altri per espriniere una ^as-»
$ioiie forte hanno fatto frenetici ;
e per rappresentare soggetti pla-r
cidi e tranquilli son caduti neli%
iiKensibilifa. gelata. Egli si a-
atesine dì rappt:eseatare un^azfo^
Ite terminata . Chi cammina, fàt^
to un passo posa il piede, nè;^
può far àìtvo che ricominciarne',
ifn altro; ma questa attitudine
non fa tanto efletto quanto quel-
la che. è attttalnjen^ in azione f, '
e che noit ha ancora ^Inpito il
passo { con questo^ mezzo è-ahchéi
in moto J' immaginazione d^lì»
spettatore , iaddoye jfcsta fredda, .
se la figura è oziosa-, , Per pvitar
le patti oziose y égIÌeJ>t^q r ac*'
cortezza- di nascondcf Ir ;^ *^sC:Or' «
se una mano ^ nn piede f ^aflin* .
che non faeeian cattivo .cffetta.
a quella che haii 'da coiripyfrjp :^
m& noa ha ciò -praticato"* *HeiIc
sue figure ptkróipaliv Si trova in-
soakna T indolb 'jlJ H^^acllo, • Jn
ogni -sua ópei^, in ogni gruppo ,
ih- ciascuna *BgiH*a , in ciascun
membro -i in* ógni articolazione-, j
e- fin ne^ Capelli-,' < nelle vesti ,
Sfi fa .paitlafe 'qualche, sua figura , .
si s<5nopre se sia ia .calma o agi*
tata: qàdlà, che pensa; par vera-
mente una persona pensietosa : yX^
si 'distinguono tutti i ^fadi étilt
P 4 pas-
f a^gipnj' ,,^ <^ n^4pto d Iffcrciif f sta*
Ù^,^ principio , dèJ più àlttìpe-
ràc^ia j^ 1© del fiòe . . . /
Ma .piiinq juò d^are ftucfl che.
non ha . Raftaellò àvea uh** òrga*
ntf:7^ion0^i€;e, ndbiJi^ente s^n-
sjbye",. Q-, cpttQ^'piya mttd in M-
Jtj j: c^p -jenergfa -, -^ con elcVi^ziÒT
iw? or|d§ coptturjcava iè sue qu^-
ii£à <all« 5ue produzìpni . L' au^
tore si maniresta nelle sue Òpere .
Dallo stupido che ha da uscirei
stupidezze . Artisti , giovani ar-
tisti , sperimemtetft»!'^ «QaQ«^.«l^r
vi : se non vi <sérif ite' ben 'sensi-
biJi per esprimere le affezioni de'
viventi , datevi a cose inerti, ji*
mobili , a vasi, a prospettive ,^a
paesaggi . Se non avete vivezza ,
non r avrete nemmeno col co-
^ndans ad averne • Gli; sforzi
w^fc artisti non pròdùcpno 'ch^
^pais tedile caler di testa .
.: JESTREMITa; . Le mani e }
4jJ^i s^iji^f, organi ÒX cspressio-
j|^ ,. c][^ ^ben ;^ccordati con Quel-
li» jÌl^X ji\sfì , contribuiscono é ca-
|rM?«iri^ZAr. le figure , . $<jno sif-
fcct^ibili di.grfzie, di gioia^ di
^ojbre':. U.LaocooBtie n'è una
gran prova'. -
jG11> artisti incontreranno . con
"dii6fìco}tà piedi belK > ^pi^cia^men-
^ di doline ,,.gua$(ati dalle mo-
de ideile 3carp&cQA tanto loro in-
.oomodp *
ETJERIO Archit^lsto del Vi
li^9oJi9 fnolto favorito^ da Anasta-
sio!. Imperator d'Oriente, giun-
gi fin aa,.e9ierj|e c^n^igliere^ di
■St^lQ^ ,Eg]i pdificÀ nel graii Pa-
.IttAQ dì Costantin0j(x)li una sala
cbiiamaita CalfiJ^^^^c fece^ancfie
iCQstcuif e ^ màtàf^ii 'dal mare fin
'.a S.eiUB9ÌM:ia peùc impedire le scor*
>cerie.jde'rBiilgarìy e degli Sciti".
J^ipai^p mutile .
E^PAUNO daMegarà trt*
forò a. Sàinb' unT mbntt )5ér*^ìf
un tnijlio pet fitvi u»" esitrmìtté
largo ». piedi 4 cosfcggiàtty dà^ttm^
canale proftmfld fo e Ilirgc^3 ptì^
condurre 1* ^tfua in 'città V" • -^
EUPOJLEWO d'Argtt fèbbH^
co nell* Etibea tinf insigne tem^pfci
a Giunóne V àttfcchito di coton-i
ne, disoultutes fra le quali sjpié-
cava la statua defla Dea di ^tìirt
grandeiìSa 5trttorc}iharia , tvttà d*
oro i é df àVdriò j' opera di Pò^
licjete
. EU|IIA|-Q;, e IPERBIO , due
-ìratefli 5-4 primi a far mattoni
in Atene, e a costruir case . Pri*
ma si abitava nelle capanne . Ma
Coloro, come tanti altri che Pli-
nio spaccia per inventori d' arti ^
non sono forse che nomi simbo-
lici . Euri alo significa spaziosor'^
cioè pribiadeTIe fa^bri^^^kf vi»
vca in campagna aperta . ^Péi^
fn alto, a! dt sopt^-dd piatft&n»
ten<y, ecco fa casa. -
• Inventor della malta Dokie &*
glia ài Caeld. Ihkroà cemefffO'^
<:ae!o è cavèrna ?
Ginàn C aj^'tatttM àel fuot9^
figlio di Agrtopa ( irefvàfgtVy^in*
ventò in Ciprea le tegole 9 « Ui
fusione de'^metalli . Cadmo C ft»"
pfdo'y inventar a Tebe iì #agli5
delle pietre ; Tti^ont'(,yfcMtìfy
inventò le munr. Ciélopi C ^W'- •
céro ) Invéntaron le toirrì . • "
Non è in verisimile 'ishe «fuesti
nomi ed altri d^'prinn inventa-
ri delle cose piò- utili , sieno'AO^
mi di cose e non dipetsone*.
Difffciiménte si sauna gP int«n~
tori deltó' cose 'più imporftflHiy
perchè liiuna 1è stata • idvekitttl^
tnttz intera dii irti solò? ^Ità-'è
ordinariatnetite xin Ètggntgm0 d'
invenzTOttcelle di pie pefsòAe ^ %
rultinià maihyÀ piò imprei^l<MK
della pfiiàà . • -' ^' -• - ^ ' .
EU-
' EMRITMIA è la corrispon*
«kinzÀ unifpcme, ài parti simiti e
^atP da. un iato come dall' al-
tta ,t t «ixnflinente.disposte . Que-
sta disposuioBc ,piac6 , Derchè
scuopi^ subito r insieme deir og-
gjKtto^ Ma ci piace anclie ia va-
rietà . Qtlde r Euritmii non de- ,
Vi( aver luogo che in Quello clie
»i scuopre in un colpo a òocfaìo ,
ni una facciata ^ in un parterre .
M% ift quello che si ha da veder
E2;q aat
successiyaincnte, . ella è insotfri^
bile : ivi sia Varietà . Bada perde
ai disegni : incannano ; si Védo^
no ad un' occhiata v T turhmié vi
sta a maraviglia , n^a in realtà è
il contrario.
EZGUERR A ( dietro y ) m-
ijjtft architetto Spagnuolo di mol-
te chiede considerabili , e special-
mente in Malpartida , e in- Pla-^
sencia . Il suo stile fu cotico mo-
derno .
< •
''ttmit^mm
m h
et *i^w*<«»i
J 1
tAB
j •
Fabbrica* pivece dì fabbri-
che regolari e<di,palaj^zi che so-
no gli ornapiei^ti delle città ^ la
Pittura ama le ruine, le capan-
ne » ie; baracche sì per oggetto
principale, come per luogo della
scena , per ornato dti fon ciò % t
per abbellimento de^ paesaggi -•
La causa di 4iuésto bizzarro
igusto èy' che una fablfrUa rego-
lare per quanto sia ricca non oi^
ire c}ie. uniiòmutà , che ben pre-
-sto 6Ì rende inditfèrente , e. poi
annoia t Laddove le distruzióni
presentano accidenti it^numerabi-
li , che esercitano il talento dell'
artista » e dannio^ allo spettatore
varietà ililetti^voli^ In fatti è un
diletta vedier unione di pggetti ,
che .'fiori debbono iacpntratstt in-
sieme* Alberi e. piante cresciute
tra ruderi e tra macigni fan ven-
der il tempo di quél disordine.^
$fiaìi/^ %xixstzt^ da,^ frammenti <Jli
colonne 9 di ijol te*, di stàtue, ri-
AettoiK» coloritila.. verdura» tp-
m di materiati inveccJb^|)i e: ai;*
ricc)iiti di una varietà éì iìhìh
favorevoli alia pittura* Per queste
ragioni vi sono Pittori soltanto di
ruine e di .capanne . Per ia stes->
sa ragione il lusso affètta, dtsoti^
dine s precipizi e povertà ne? già»^
diiìi dttxì ali* Inglese o alla Cr-
«fj-f 5 ne'^qniiali ti rao^esentanza
della miseria e diM irregolarità
aguzza d ricchi il piacere dellfe
loro sontuosità -,
Ma qualunque specie di fabbri'^
ca il Pittore introduca ne' suoi
quadri, gli bisogna sempre po^
sedére un buon capitale - di Pro-
spettiva , e di Architettlit-a . -te
arti del disegnò sono^ {>uon e* so-
relle che si ajqtano scambiWol-»
mente. • - i
.FABBRICA nert'. acqua. Le-
vato iìfànj^o dal fondò, si pian-
tano due nle dì pali paralleli,
distanti a propòr2i*bne dell' ttkeì-
za del^acqua ^ e si tìendono s^bìili
con traverse/ Per Uejscanalatuie
di essi palr «'infilino favolerai
pqntati in vgiù. .QMCVto incwsi^
- ■ ■ ' • * ' - ttieuL.
4ff FAft
mtnta tà rieospi^ 4i Sirgìlh farn
0urgaU da sassi « d* arena, e si-
batte 'e- ribatte strato per strato
finché siasi ^or d^^oquà. Que-*
sto iocassamento è impenetrabile-
all'acqua • Lo spazio cosi pircon'*
dAlo 51 vqota | e vi si ^bbrica •
- FABBRICARE QArfe ds") è
V arte di eseguire ogni sorte di
edifici , e di wietter in opera i
/differenti QUiiteriaJJ convenienti al*
la ìqr <:ostruzione » Uaru di- fab^^
brÌQ§re è disiata dalj' architetti- >
ra t e dalM scienza delh costru-
zione ^.V arte difahkrkfln è na^
ta dal bisogno» l' architettura
dal piacere , h scienza della cot^
struzione dall* uno e dall' altro ^
e àsàV applicazione dei calcolo ,
V am di fabbricare dovette
precedere T architettura ; il farsi
ricoveri sicuri e solidi* nacquei
firtma deli* arte d' abbellirli : ìotf
se ^questa nacque da quella: da'
nostri bisogni A^aiscono i nostri
piaceri ,
' Le varietà òtW arte di fabbri'
cave provennero dalla- varietà de*
fliateriali n^essi in opera . Sicco«
ine i digerenti generi di costru->
zicoie futon i primi modelli deli!
architettura , i:osì ie diiTerenti
specie di pietre » dì legni , e «d*
altriNnateriali fijron Je prime ^au-»
se dell* arte di fabbricare , >
■ Ne' paesi , dove erano »tWe » V
Éru d$ fabbricare impiegò ne' ri-.
Goveri dell'uomo i tronchi degli
alberi , e i rami intrecciati ; 1*
arte della carpenteria ne ranaz-
2»np ben presto le forme » e tre*
vò i mezzi di 4ìs)^x\i colla mag*
gior solidità «
; Gli abitanti delle campagne
non tardarono a imitar le- caver--
se scavate dalla natura mettendo'
pietre sc^rà pietre . L' industria »
Sglia àtl bisogno e dell' esperieiH.
FAB
• '
za 9 itisegflò^ji squadranie per per^
le più fàcilmente* in oper^ .. Lc«
differente natura dtW^ pietre s^,
condo Ja loro grandezza o du^.
rezza sug^ri ,.d' impiegarle io
gran massi 9 i> di tagliarle ia^ qua«^.
Brelli .
Dove i legni e Je pietre eraa^
rare» si pend supplire colla ter«^
ra, e si tbrm^ron le pietre £^tU:
zie dette rtaattQni f. Da. principio,
i mattg^ furon crudi seccati ali
sole ; poi si cossero , e si Kcero
duri come pietre .;
Dalla combinazione di queste
tre maniere digerenti si è forma*:,
ta r arte di fabbricare in pietre ,
in mattoni, m legno. Talvolta-
in uno stesso edificio si fanno
entrare (utti e tre innesti mat^*
riali , ^ * . j "
. l (nontyneati. più antichi -che
ci sono rimasti o riferiti ^dallai
Sitoria sono della, più ^tu|»eiid^.
costruzione in pietra ; sia , che i
fragili sono obliati , o che Je iso-.
ciet4 nas(:enti sono più portate al
grande e ai maraviglioso^ come,
più vicine alla natura che ha lorQ
comunicate le sue grandi impresv
^ioni) e le ha ^itkU, a vaste im-.
prese eseguit^e eoa facilità sor-
prendente »
GliEgizj passan per i primi cbje.
fabbricaron i» pietre di taglio . Le,
immense loro carriere di maraai'
li portarono wd inalzare que'mor
numeqti eterni d' orgoglio dove,
i iore primi Re$i seppellirono cori,
tutto '\\ loro nome» Le Piramidi,
dopo 4 mila «ani esijiieoo ancor^
ra intatte! -e i masrì senza ce-,
meato sono ^ ben connessi che
non vi si può introdMrre la più,
sottile lama* V arte di fabbrica^
re consisteva allora a trasportare
e a squadrare pietre enormi ^ II.
^iìx gran merito era aoI. pi^ gF^a^
vo-
Finir
vtAntaé. Tutt» é" un j^elo em
)ft Cappella del tempio ài Lato-*
na a Botti , e th-ava per ogni
yetso 68 piedi. Anche la coper-
tura erA d'una sol j) pietra grossa
7 ; ^ Questa mfti^s.9 fu trai^portata
5cr 600 miglia , e tutta vuota
ovea pesare .più di zo milhni di
libbre. Che cognizione di mecf»
canica si deve supporre, se sì
cemfronta coH'obehséo di Sisto
V. che non pesa uti milione ^ e
cigliò «coglio di ' Pietroburgo che
non pesava che 3 milioni ,' e ii
tragitto non ia 'pheidi 15 m-*
glia?
Gli Assiri gareggiaron cogli
Bgizi per r antichità 'e ptr le
fabbriche . Le mur4 di Babilonia
e il tempio di Belo furon tra le
maraviglie del mondo . Ma per
mancanza di pietra- ? i si usaron
inattoni, e per cemento s'impie^
gjò bitilhne . PefCÌÀ duri^ron pò-
co ) perchè il bitume fst porj , ed
è diseiolto dair aria e dal sole .
Nonr ii età allora trovata -Parte
di ridurre le pietre in calce per
fat^e maltji , che indurisce * piò
della pietrai '
La scoperta della calce ridotta
a malta per la eostrukione degli
edifìci di mattoni , i^ una parte
essenziale dell' arte difahhrfcare ,
Questui bella invenzione sarà ,
come tante altre , venuta dall' az-»
zzrèo dì ^u^lche edificio^ di pie-*
tre calcane incendiato , su cu^i
si sarà gettata iielP acqua , e si
è poi osservata che alcune- di
quelle pietre • si ^toeliev^iio in
una past^ bianca e fina) che ^
induriva- nel rsKTreddarsi: Il pri-
mo liso fu forse d'intonacarne i
muri di mattoni cnidi per me^^
glio^ unirti : coi) fn praticato ne*
regi palazzi di Creso , di Atta*
loy di MausdOf*
J*1Y85 w
'Illa non fu mai ii^jrlégatà ctAt^
ce- Bcllef fabbriche dì grandi pie*-
tte di taglio. I Persiani ftbbri-»
caron in gran massi nIPusò Egi**
zio 9 come si vede a Suìsà e ^ Perse-*
poli. Questo- gUisto per le co^
struzioni gigantescl^l si o^ervit
in nazioni che non' ebbero mai
comunicafzione fra loro. Al Mes*'
sic0 e al Perà gli edificj eran di
gran massi' di pietra ben^ taglia*
te, trasportate ben de lungi , e
ben 'congiunte senza cemento*»
La natura avea ì^pinto d^ per tutf
to al maraviglioso: ondeMa ittà*.
niera di fabbricare in pieère gtan^
di precede quella ih pietre picco»»
le e in malta, i -
I Greci fabbri earón da princi*'
piò in legno $ in terrai. Ma non
tardarono, a sostituire pietra- <
marmò ai pezzi di legno che c<yi
stituivan i loro primi edifici « D*
questa sostituzione na(tq nero gli
ordini d' architettura, eun sisttM-
ma , che assegnando a ciascuna
parte il suo luogo e iit suo' im^^
piego ^ conservò li, suai forala ò^
rigi natia) e p^petuò la memori^
dell'antica atte di fabhiiare. Si
puÀ dir che Minerva ■ loro tute-s
lare me^amorfisò i loro edifici 'di
legno in- pietra o in marino pet
renderli' più durevoli e più ma*^
gnifici , •
Gli Etruschi fab^ricaròn anche
in gran mas^;- Ftartan td a lord'
si attribuisce la maniera di fab-
bricar in piccole pietre eoa
malta . I Homan'i perfetiònaron
questa maniera , e {* usaron anche
nelle volte'; non impiegaròn ìp
pietre di taglio che ne' ponti •
Fu Cossuzio il primo Architetto
Jlomano 100 anni prima dell' R
V. ad adottare P architettura Gre»
ca. D'allora i Romani impiegata
r<m- gli '.ordini Giecì» ma:pw*pe|
dct
%t4 VA»'
fiecomeiorte che come parte piln*'
«ipai«: proseguitoli a fabbricar
di pietrame/ eoo ttìaltfSi ,- e poi ti^
vestivon ài «tucc<y o ài marmo ,
e vi aggiimgevati colORne con
tutte le ricchezze delia loro rtia^
gniiìcensa . '
La^-miniera dr fabbricar in pìt-t
cole pietre con malta è la più fa*
Cile i ia più spederà e rbìctìo dfi-
apcndiosa . Perciò i Romaiir fe-
cero £ftbbriohe grandi ia poco
tempoV
L* stt4 . di fahbricwrt subì le
«tesse rivolincioni dell* Architet*
fsrraé Negli ukiitii stcoììdcW
Impero RornaiK) V architertara
non fu che un ammasso mostrno*-
so dì frammenti di edifìci anti-
chi con. profusione Ai materie
preziose. Queste compilazioni sre*»
goiate pK>da^ero una nuova ma*
oiera di fabbricarci
.r Goti* imitaron neil* Italia
queste composizioni informi .
JKeli' ossatura delle loro fabbri»
cheimpiegaron pietre^ cti taglio ,
onde davano tutta la solidità ai
sostegni cosi alti , leggieri e iso<-
iati 4 Nelle riempiture poi « deve
il^ massiccio non era necessario ,
fiettavan pietrame con malta •
i^) nanivaa nei' loro ediirò} la
solidità air economia « Niente di
tnappoy né d'inirtile; ogni parte
«fa esseozidle: al tutto. Questa
maniera di ^bbriciare durò dal
X ^Q ftl XI V secolo; V Europa
conserva, ancora moire di tali
fabbriche.- tati son le chiesi^ di
Simiglio, di Leoa ) di Salaman*-
c«i di Pftrigi, dì Chartres-) di
Stvas^urg i di WestmiiMter ì d*
ADìfe?90vdi Malioes, di Tteve*
n, di Milano, di Bologna ec.
La ditifereikia fra rarchitettu*
s» O^e^ « la <3otica è che la
jprima par immaginata per abbel»'
lire r esterno degli edificjy e lìi
seconda P interno. Nienre dì ti
grandioso e magnifico «jnaTitorl'"*
esteriore de* bìji teifipy di Greci*.
E niente di più sgradevole quan-
to r esteriore dtììt chiese Goti-»
che-. La foresta de' contrafforti
che cfrcondan T estemo dà idea
disgustevole di edificj appùntcl-*
ìtti^ e mostra tanta thnidità>
quanto al "di dentro spicca l'ar-
dire'. IlDitoitìo di Mflano- é for-
se un de' mcgffo accónci nell'' e^
steriore , benché intascato di
tanre piramidi e dì frontoni a-^
cuti . L* architettura de' Greci si
adatta meno all'intèrno 'degli e-^
dìficj, la cornice disdicevole vi
anderebbe soppressa . Proveniente
dall'imitazione delle costruzióni
di legno , si adatta meglio co*
soffitti, che rappresentan tavola*
ti : non così bene colle volte *
Così i Greci eseguiron i loro più
belli edificj; Non decoravan V
interno de' tempi che auandò il
mezzo era scoperto; allóra 'non
v' era 'contrassenso . Impicgavaii
gei^eralmente- gli órdini nc'peri*
stil) intomo ai fempj , nelle piax*
ze pubbliche , né' cortili o nelle
gran sale scoperte .
Al contrario l'interno dtWt belfe
chiese Gotiche offre un aspetto
piùk grande, più nobile, più uno\
e più variato di quello dtììt chie*-
se moderne; (Queste non presen*
tano'che un miscuglio di cosmi-
xiofie goffa e pesante decorata
meschinamente e ripiena da per
tutto di menzc^ne e di contras*
senso.
Se' gli ordini d' architettura
opera
spettatore ragionevole .
Un edificio perfetto sarà quello
che
BAB
che riunirà le forme le più beile
« le piii solide con tutte le parti
fiecessaue air appetto cui $ de-
stinato 5 e in. CUI y arte d^ fabbri^
caW sarà dipendente da tutte le
parti dcir architettura , le quali
<iebhon anche, dipender da que-;
^. Dal rapporto fpa P arte e
il meccanismo risai ta ii • piacere
che dà r architettura Greca . 12
architetto dunque .deve studiare
a ibudo V àru dtfahbrMte ^ che
non l punto, studiata • Ella ha
una jcorrìspondenz^ necessaria col^
la distribuzione e colla decorazio-
ne^ L\ architetto 9 che «on sia
che decoratore ^ inuru^inà spesso
cose impossibili ^ dispendiose ,«
coltro 1' oggetto proposto . Que-
gli che non è che costruttore ,
compone edifìci solidi, maoèccK
modi y né .|u^adevolÌ . Chi non s'
intenderà '(^he., di distribuzione ,
disportà bene eoa comodità tutt^
Je parti d'un* abitazione.^ ma 1'
insieme dèlia (:ost rw^ne manche-
^ di. bellezza e di foiidità 9 a
j)e risulterà un edifìcio vizioso'.
:.FACCIÌTA> agli edifici co^
in^ la £(^on;[fa a^gli uomini • Ma-
le.se non &i.disrxn^uoAp9 peggip
se son un enigma, e nessime
oiieUe : che, contraddicono ia qua-
^iLtà della fabbrica . Le buone. lax;n
ciate debbono colia proporzione 9
coli'ejirìjjtnia , cogli ornati «ispri^
mer^ la distribuzione interina . p
la x^ra deir edificio. L' .archir
lettura, colle varie TaociAté ,dieve
kpiepr r indole d^\\^ ysiiìn Ab*
'Ne palazzi pubblici le fa^iùate
f 05^ ; 4^e|e '• un ;^^.^ ordine co-
rintio nel .piano ^lo^ile so$tenutp
à^ piai;itcr,reno cpjne. ^^ 'u^.w^
. I^gsamen^o ; ,0 anch^'^^e prdini ^
uno per pfanb » cpa.wi ^04^:01^.
7xy,
don decorazione relativa i\ì^t/fym
dizione de' persoa^gi^i < Tra . )a
montuosità de' palavi» e la -sem^
pUcità delle oase- pu^ spiccare
una decoi-azione «leaia ^diespres*»
sione ionica per i cittadini a' uà
ceto medio : uno stile dert€0 pac
confacentc alle faccia^ bielle abi-
tazioni .mercatitii i : le case piò
tdvisiXi se <on ben propotzionat»
e nette , iranno- belle • * 6 «he
co^ta quésto abbellimento^ Aib»
nunzia comodità interna. Labd^
Jlezza de' paesi è deelsa dalie ^fkc-
ciate f Per le facciate de' gtaita) »
de'iempj.) de'inacelli et. vedi
questi articoli ^ ^ co.asMlf a la Coiì^*-
yenienza • - --.* •^
FACI UTA' è un'. orgtnkza?
2Ìone teìw 9 doAO della naturji »
Non si è ancora ^0pef-ta l'itft^
di modifìcare a npàlro achitoib t
nostri organi , , . . • ^
La F^a/V/V^ di«ltt4 dalia-rifles-
sione conduce > alpoffftto . » dù
. è dotato. di facilHà'^ Ma-scvitóo't
-adiijfjcile ]|egJì< ittudi^» ^e<>à< i' quiU
prepara, im^teriaii delia ^aiiii«
presa : ma. issata la scelta y -at
abban dpni a qiieUa J^i^'/^i dt«^
seoizione che 'ingemma fotte " fo
arti; . .'•-*: ^.
' X4» /àcilità dà -ardire ^nol -mà^
negi§io deiramatita, dol pertnel^
le, dello scalpello , del bolia<r*
.Questa faalffi suppóne o^fHzi*»
ne perfetta, di ittmt^ di font-)
di affetti : alttimenty si siné^Wr
be a tastoni»' L' arditezza -éevo
essere accoy^pa^nàta dalla netlcz^
za e' <}aila. preci^iaiiiB < • La ftteili^
^i vetaAiMirQ stimabile è quella
«^e. mette:4B dopera 9 m^t coapri^
cisione ^ .qu^ cIm tin* ingegMi-.i^
str^^itahar.neft^ente còiiccpitK>«
Lasaia-^ci/l^ pi^od^aitìo-
M le gra^e^,.« flette *egiigBo»a
c{^jinnfijiyoygp<fc»; ' *!' *-'t M«.>
Con*
Contraria - alla fàcUhi è iai
étentaKzzS) per cui si fa, si ciis-
. fi , si riti senza un' intenzione
ben meditata e giusta , e ne ri-
sulta un* opera stentata e senza
freschezza .
FALCONETTO C ^'o. Ma^
. rW) Veronese n. I458 m. 1534
fu pittore mediòQfe come suo pa-
dre « e come altri siioi antenati .
. Stuoiò morto i^ architettura anti-
ca, e fu il primo ad introdurne
. il gusto nello Stato Veneto . Lui-
. gì Cornaro , celebrtf per la sua
kìUs sohria , lo volle con se , e
fin nella stessa sua sepoltura» . Per
^uel Senatore il Falconetto edifi-
cò in Padova un palazzo vicino
ék Santo i' con una bella Ic^gia
in- fronte al cortile^ dompostà di
cinque' archi in due piani, il
m^imo dorico, il secondo /onico.
£gli fece anche nella' stessa città
. le belle porte Ai S^ Gio. , di Sa-
' vonarola^ la Chiesa delle Grazie ^
" una -porta dorica nel palazzo del
• Capitano , ef lin Odeo per la M»--
«ica chiamato la Rotonda di Pa^
'doyà^ Questo edificio àìtàc for-
«e al Palladio V ìé^sL per \i Ro-
tondai de' Capra itf Vicenza . Il
Falconetto tu portato per il no-
bile i e ticiisò di far ' case vol-
gari .
FANSAGA C Cosimo ^ Bersa-
inasco' n. 1591 m. 1678 stuaiò
Scnltura e Architettura sotto Pie-
tro Bernini padre del. famoso ca-
valiere^, e acquistò un gusto Ber-
.AÌfi^sco. Iif Roma non fece che
.Ili facciata della Chiesa delloSpi-^
tite Santo de' Napofetani . Lavo-
.t6 in Napoli. Vi fece il Chio-
Mtvd 4i S. Severino'v Itf facciate'
.della' Chiesa della Sapienza 9* di
$• Franciesco Saverio, df S. Te-
iNjsa, della Ctfppelb del Tesoro,
ToihtIhMi Medina , e fra ttnt^ W-*
tre cose le gUglie èi S. Genita-
Vo, e di S. Domenico. Si può
far di paggio ?
FANTASIA è l'immaginario-»
ne abbandonata a se stessa . LFna
testa d* uomo ad un corpo di qtza-
druped^ con coda di serpente ò
una fsntétra^ e fantasticf sono
' gli arabeschi y e i grottesciii .
% Anche l'artista dì fantmsie h
sottomesso alla 'natura. Le paaci
da Dafne , cb^è ancor' d<ixìnsL ,
debbon rapptesentate una don a a
belk ; i suoi piedi trasformati- in
radici^han da esser radici vere»;
i-rami di lauro che na^con dalie
sue mani e dalla sua testa , ve-
glion ugualmente rapprtfsentiff la
natnra .• .
Ancorché si scàprìccj iti fk»->
tasie e in bizzarrie, come 'di fio*
ri e di frutti che non esiistonor,
t loro steli però , e i calici han
da prendersi dalla' natur^C. Per
far cose fantastiche', bisogna a-
• vcref studiato bene U cose natu-
rali .• .
• Hànho qualche pregio le f»fi^
ufih i se sono ingegnose , coriie
quella d'.amore che nasce dal ea-
lice d' un fiore .
FARINA pittura d'una biaa-»
chezza non naturale . Per quantor
bianca sia una^ carnagione, ha
un' infinità di tinte diflferenti! ce-"
gionate dall' impressione deir a-^
ria r dalla traspirazione degli u-
mori diversi ,• dàlia maggiori o
minor grossezza' delle carnt, o'dal
soggiorno . Un quadro insulso con
carni ridotte al bianco sì dice fa*
rinofo i \
. FEACÉ costruì molti cdific}
inf Sicilia , soprattutto in Agri-
. gentc^ ,< dove impiccò gran nume-
ro di Cartaginese fatti prigionie^
ri dtf Gàbnc ir àea sòlo'*6«r tk-»
•
' hélit l€ città, mar Anche pef
molti condotti sotterranei y che
furoR chiamati Feaci. Forse tra'
suoi edifìc; è il famoso tempio di
. Giove lungo 340 piedi , largo 140 ,
' e alto lao , con colonne straor-'
dinarie , circolari al di fuori 9 e
quadrate al di dentro, della cir->
•conferenza di ^2 piedi ^ e con
' scanalature da starvi* dentro un
; tiomo . Resti ^di .tali colonne veg-
gpnsi tuttavia in Girgenti *
FECONDITÀ- ^ U albero che
àk molti frutti , non dà i mi-
gliori • : La fecondità di opere è
osa qualità di esecuzione*^ Gli
arrèsti, sav/ jqou han fatta^ opera
: senza ponderi^rne maturamente il
rSOggettp., senza^ ben ragionarne
•ogni parte , né si sono mai se-
gnalati per la fecondità .
«Disgrazia per i giovani clie si
■piccskno jdi^fecondjta invece d'u-
^0 studio ostinato : sarà stimaM
Ja loro mano y ma non; ia lorcr
U »ti>ik iMitùraie, ,e-n«Ue scien-»
ze. E' ^cl^e lodevole^^ in que'
j|iente«
^ E\ ben divepah fecondità deU
ifc idee . Chi i fecondo d' idee ,
Jion è fecondo di opere « Sarà pia
iltimabile un** opep pia abbon-
4^ te d' idee su 1* espressione ,
su la situazione e* carattere, degli
figgerti , ft su ^utte le sue ,parti .
r Coir assiduità ai lavoro si acv
onìstsi : fecQndità d'idee e. apche
ài c^re « Ala bisogna siempre cor-"
rfre lentamente*
. FEDELTÀ' ndlt arti i una:
sierità d'.imitazione ; ma questa
verità deve. esser relativa all'in^
ienzione dell*^ artista r
; Per esser yJ^r/ip non i sempre*
necessario imitare minutamente i
pia piccoli, dettagli,
, Questa sctupòlpsa /è^i^ri è lo^
devole neiia rappresefUazioaè di
fiori 9 di piante, d'insetti V e di
fg^nto è dtuijg^ ^d istruite nel^
***-.'
piccoli generi , ue'qu^Ii si. rap-
presenta la. natura, morta 1 in cui
ÌQ scopo, è di far passatie per ve-
ro quel che si rappresfeuta* co-
- me nel r^prestfntare utensili ,
tappeti , medfaglioHi . ,
Ma Jie' generi. Jiobiii la minu-r
ti fedeltà dèh psifti è un erro- .
re. La fedeltà che r/Uatista- deve
ali* nati|ra è. di eccitarci le prin-
cipali sensazidni e. i principali ef-
t setti chp la natura ci, cagiona.
; A qUtóto oggetto gii Artisti
dcbbon esser fedeli 9\Ui. forme ,e
agli cretti costituzionali e carat-"
tcristiciy p^r esprimer vivamen- "^
te i'oagetto relativamente ai gè-
nere che iì tratta i aflÉnchè. pro-
duca la sensazione d^sìd^t^tek ^
Quindi fedeltà d'istoria, dicon-
venienze, di costume y « andte ,
dì certe convenzioni ••- '
FERMEZZA è oppò««a,alk
jndectstone * Chi possiede bene ht
teoria e^ \i pratica deli' arte » s»
quel che fa , e lavora tutto. con
y^rw^^^df. Ciri non. ha cognizio-
ne profonda deirartey nà delkr v
natura va. a tastoni, e lavora iW
defiiso. Va anche indeciso ctó
non ha che la sola^eoria^ hfir^
mezxj^ nelle operazioni manuali
deir. arte. suppone abitudm 'di o*
petare. Quanti. e quanti Artisti
mirabili ne' loro discorsi,, e òfir
sprezzabili, nelle loro opere t <
Quanti giovani han date s|>è»
lanze grandi nei principio ,^ e poi
sono abortiti , perchè «on «veas
testa abbastanza ferma peT' ben
prdinaryi le cognizioni troppa
moltiplicate per Torps 0n<k «ra«
no imbarazzati quando ne vole*
vano far uso. . ^
La reccliìata ^puèr toigliere H
fetmeXKjt^ della mana^ tm AOii
^ del-
240 Ito
della mente. Pussino dipinse con
mano tremolante iì suo celebre
Diluvio ; guardato in giusta di-
•stanza móstra l'ingegno dell'ar-
tista , ina da ykino là sua vec-
• chiaia
FIDIA , che stabili nella Scul-
tura uno stHe grande e subitile ,
gfandiositi che si estese anche
♦nella' Pittura, e ndl'^ Architettu-
ra, fu scelto da Pericle per so-
prinl»ndere a tutte le fabbriche
che in qà^ tempo s' innal^róno
in Atene . E quali fat^rìche in
■quel tempo ì Le più Delle che
mai siensi fatte . '
• FIEREZZA nttn può piacere
-che dove conviene, é conviene
• nella imitazione delle azioni Mo-
bili , e lieUe* grandi' espressióni
dì passioni eroicne . L'artista de-
ve adattarsi al soggetto, non il
' soggetto, ali* artista . Ma chi non
è ffessibile-, e ha un carattere
xlecisamente jlero , non tratti che
soggetti fieri che esigono atdi-
tezza di pensiero ^ di es<ecu-
" 'zione .'
FIGURA . Rappresentar la !i-
|5ura àtW nomo ' e primieramente
imitare tutte, le forme possibili
dei suo corpo ; Secondariamente è
Imitarla in tutte le gi;adazioni e
combinazioni che vi' opera' la !u-
<ce. Vedi Armonìa dei Colorito e
del OhiaroTcuro .'
' In^ terzo luogo esptimcrvì 11
tnotd e te Sensazioni. Vcìli È*
KpreTfhme , Patti oni /
• Qui non sì tratta* che delle
fjrme apparenti nelle attitudini
che le sono proprie ,
E'- impossibile rappresentar a
(dovere una fij^ura mobile sènza
i}na tintura di Anatomia ; altri-
menti si Va a tastoni, e non si
aa ^ùd the st fa, né perchè sì
Ber r Artista non si richiede
di Anatomia cne un «oàipendio
della struttura dello scheletro u-
mano ,^ per conoscerne la dispo-
Siizione* delle ossa ; uno studio un
poco pia profondo de^ muscoli' cbe
cuópron le ossa, roetto^n in mo«
to'- la itiaccfaina, sostengono, la
pelle a piegarsi , «a gonfursi , e4
a stendersi . Questo studio si com-
pie in poche }^fettimai?e, e a (luon
mercato si acquistano cognizioni
indispensabili : ^ ,
Dopo cl^e r Artista ^.ha co^o-
ìiciuta la conformazione , interna
della macchina uma»a, che cen-
siste nelle ossa , e ne^mu^i
che la mettono in oioio, <tevc
occultarla allo spettatore iBon q^wi-
la membrana pieghevole e «enfi-
DJlCj che la vela e la inviluppa,
e addolcisce gli effetti de'n|u*
scoii , doode nascQUe le itraaie
de movimenti. Quanto più P Ar*
tista sa di Anaromia ^ tanto me-
no deve farne mostra. nelle sue o-
pere: imita la natura sempre de-
stra a nascondere il suo mecpanis-
"»o. L'esterno è il suo, oggetto
più essenziale .4 Contorni nobili
e maschi, non pcrA grossolani,
na esagerati., si yeriiono negli E- '
toi i un insieme -dalee , flessibi-
te , morbido- e grazioso ci piaee
nelle donne \ V inptrt«zt»^deM»
forme fa. il gradevole ne' fepoiW*
.li; un. carattere delicato e svtj* '
to conviene aUa. giovenca d*~ìwii-
bì i sessi «Ecco le' apparenza in*
cantatrioi, sotto le .qu«li la w
tura savia- e- gradevole ■ nasconde
quelie o$^a e oue' muscoli , iq«É-
Vi richiaman.- r idea cieUa nosoà
.distruzione- ♦ .. i • •. ., :
Le «ttitudifii che fanno posn-
dore alla filtra umana- i .eueft'è4«
^gni t le sue semaaibni , • Jc, sue '
jrassioni^ dimiiniiaeMi) o fluoniK
taa
tiin le grazie,. delle tfììàli Iz tp^
'struzionc è suscettibile^ V*in-
fiuisce anche la Mods » quella
'moda di vesti, di cbntorsioai e
'éi ornamenti, eh' è contraria spes-
so alla natura, la maschera, e
fa errare gli Artisti nello sfópo
td* imitarla .'
Disegno i Pr^forzfottB iCratJsy
. Per f ioni j Espreinpte sqn tutte
cose che' hahqo Un rapporto im.-
mediatQ cella J^rgùr^.
FIGURINA . Ci sono rima-
ste'plù]^^irW»^ antiche che statue .
' ^rel gabinetto di M, Smcth.in
-Atnsferdanysi' ammira /un picco-
^'btorizo ìUto cinque pollici rap-
{nlesentaiyfe 11 Ilaòcoonte hen ai-
ttei^o>daf' thahlno di Belvedere.
em de» d«'e fìinciufli ^ morto ^p-
<^^{Mtò 9b la coserà del padre:
i^^alf^o'ifi'^rca^ anni siede àb-
4MIS40 tf sinf^trf di Laocoo^te , e
'^o* sudi %mi ^ sfbtkì yupì liher
- ^Mrfti dflfi ler&eHìb thk lo Q\hgt .
^Mh'cfmpòmiónt^ ^ben e^egui-
^Af e plÀ urtata della famosa in
■ WLANDHp C(?^,?//e*wb5 n.
TÌ^5 W.'»$<^ Vu uri erudito' fran-
che ehr«tU(lid in Roma iti buo-
«a Arehitiftura, fc fatto- Vescovo
«h Ròdi eòmpose'ittiof Gommen-
«ir| su Vicmvio ; Fece anche de'
teinm va la sezione e sul poii-
Inentd dei* fliarnii ^ sul' coioredeile
yietrt ^ s« la piftura , su i colò-
ni, e stt le'ombre.
FILARBTfi iA0tomo^ Fio-
•twitiiio'éb Kttìtoft infelice, "co-
ttw ci vede «eUa: tua wrtA ài
Ivwizo a S. PictNl Vtfieiino. Si
-lece ònore'in Atchitettuiv , e spe-
cialmente nel duomo di Bcàrga*
mo^ e neU'Ospcklaltf di Milano
edimto* nei 1457 ^ soetò iì Ducfa
^asbesaoctSibri». fi^ qbello «rn
mét e 'OnaadO' edificio taglila
^^Dì^.B.Atù TlI.
'fo'^a' croce*, luogo pe^ ogni lata
x^o braccia, e &go z^« Negt'
intervalli son 4 cortili porticati
con camere per j^i assistenti •
Un altro consioir edificio è per
le dotine^ con un chÌ9«tro fram»
mezso, e con una chiesa comu-
ne « Un canale scorre i| fianco
per portar via le lordure , e pec
iàr macinare un molino . Filare-
te i aoclie autore à\ un ìihr^ d'
Arcbitettuta , illeggibile «
FILIPPO, oMASTRQ j?r.
LIPPO nel 1^12 rùtaurò la fa-
-lóiosa cattedrale di Siviglia, una
. dejlJe più beile opere gotiche in*
cominciata nel X4P1 . Kiim^ft
'420 piedi e iàrga.z^g , divisagli
5 navi, circondatala cappelle,
con 32 aitili per ogni jato. Tur-
rito' ^Aì .pietra paonazzetta ,^ e in-
.yccfi di t^tto ha una gran volta
\À^ pianò contornata\di balaustri •
%" ;/Juminata da .601. finestre Cfn
vetri dipinti. * ^ .
FILONE fu ji^eombenzato da
netrio di Palerò', il quale 330
«nni prima dell' jB. V* «vea grand'
inffuenza in Atene, , d' ìx^r^ndi*
re il porto e V arsenale oel Pi-
rico ^ Filone adempì'^ con .tal suc-
ciso , e descrisse in un' as^^eni*
bi'ea pubblica^ con tjile eleganza
quanto avea operato . che ìT po-
polo Ateniese lo acclamS vglém
architetto e facóndo Datore ^ £-
gli costruì diversi .tempj, e die-
de il disei^no per il Teatro Jiir
Ati^ne, di cui, si veggono ancó-
ra ^ vestigi . Era tutto di ma^
mo bianco,: il suo maggior di^-
metro era di 247 piedi v q^zello
dtìiy orchestra Z04, Qpesio.Tear
troj mostra la prima origine 4ff
teatri :. i suoi scalini $ono. . in-
'gran parte appoggiati al sassp vi*
va della Rocca d^ Atene . Cosi
queliq di Sp^ta, e d'Arg^^*
Q FI-
\
J
FINESTRE . Se li^m in seiw
vite per l'uomo, voglion essere
rettangole , e alte 2 in 3 volte
più che larghe » Qtiesta forma
con vien air uoma. I rapporti del-
ie finestre debbon accordarsi al
caraftete dcU* edificio-. Li^ lar-
ghezza delle pili grandi finestre
non sarà maggior di' é piedi , né'
2}xt\\z delle piccole minor di 4 •
n ogni fabbrica il pieno^ deve
essere plùr del vuoto ; W pieno
deve cadere 'sui pieno / e il vuo-
to d'ove -esser in • direzione svi
vuoto • Questo" regola la* distribu-
zione delj^ finestrevCh' tWt sie-'
;iìo ad uguali -in ter vai li fra- loro ,-
è una. leggr d* euritidiia •• Ed è u-
n% legge 4\ buon gusto che sien
Qrnate coiV semplicità ) e coKder-
'cero' convtffiiente alla qualità àér-
la fabbrica •< •
FINEZai^B provengono d» ec-
'celfenza; ék gasto., dac delicatez-
za di' tatto y che più esercitato
'e pià'seUBibiJe Valuta più preci-
. samente: % rapporti deUé pa^ti »
decompone' le; setfsazioniv o le
ravvisa' eo^ giustezza* ^ ìperchèrne
' scuopre t|itti gli' afumunenti « •
. Uh pensiero fifio e. un* espres-
sioite fin» nel eiscorsot *un^ ar-
Itionia' pf9é ^t\\sL- I^om <y nella
poesia* o' nellir musica y equfval-
'^n.O' ad un carattere >Pf»»ne''det-
' taglie ne* ptofilr d' unrx)pera' di
^Architettura, ne* contorni di u-
~n9 bella^ statua*-,' e- allei fntKKe
'' del fono^, dei: tocca, de^ passaggi
nel colorito,, nelle tinte^ ne'tratt--
H- ddla Pitturaci.
^ La fnezx"^ àìt esecuzione còn-
vkne «e- generi minori-. Chi non
Isa forza , h» in-, con^nso deli-
' cateztate ^nsitiilità » ii ^ran ta-
lenti hanno energia .< Cost i pic-
. .coli generi- suscettibili di finezr
' xs lusingano i sensi; i generi
grandi commovono , «tratcinanou
Le società polite e ripolite e
ammollite dal lusso hanno più i^
Mzx.e^ t son pie portate alia de-
licatezza che air energia. La fi^
ntzx'f' ha grand'' a£nità, colla de-
bolezza , e può' applicarsi a tutte
le arti, agli- uomini y e Torse alle^
sajiiohr»'
L»' fnetXA suol passare al ma-
gro e al freddo , ma fa^ anche il
tratto corretto e vivo ^
• llipriocipat merito nelle arti ,,
e nel mondo , è il vigore e 1' ^
nergia. Un talento vigoroso può
divenic fm:^- aia è^ iinpossibiie
che dalla finezza si passi alla fpr-
xa . £ chi- non. hsc.foxi^^ npp V
atfettr, non- V acguisiierà r si eo«^
tenti delia* sua^ deUcatie^za» e. ai
eserciti ne^picobii generi,, €hes%-
ranno ^nche belià^ se il suo gy-
^to fino sarà raffinato daliiV ce*
gione , e àsdU^ applicapdcme * co-
stante.
FINITO. .Un quadro ^nMf »
che ha da esser visto da.lui)gi-9
sarebbe. un abbozzo se dovette v^
detfi da* vicino. LJnVopera co-
ioissaJe èfinttéf^ quando co^cooi-
parìsce dai: suo fMintor di veduta*
Un piccol «quadro ehe si' ha da
veder da' vicino , ha da esser /-
Vitto y. perchè quel ^he si accosta
sotto r occhio non ha da ìcobp^-
rir indicato. M» .fmto. nop è
ieccatp . Jl laccato è freddo 9 aec-
co, .e ìì finitj> ha^.d'avec ik suo
ietìlorc-.'e if suo brio . „
. • E\ contro* natura finire secca-
niente dov' ella è morbida ; e^n
freddezza se^ ella ha calore^ ùi$c
spiccare, gli oggetrii nelV ombra
comjs quelli che sonoj alla im^ei.^
. Aicunii ritrattisti, finitampt piy
le ytstì e gli accessori che il \i^
so., perchè chi si ia . ritraile
nqa> aa y\si pazienza 4cl fiuitop-^
ciò»
^4 QiieétA discordairea 'iieri^«-
nit9 è conno V arte e> Ja na«
tura* • '^ •
* 'Si ricordi l' artista che un grand^
effetto è il prodotto di cochlmez'*
zi . Il gran inerito è ai isti mol'«
to' eoa poco .' Eccellenti gii Arti*
m come quelli scrittori f che-dan-
no più pensieri che parole , e fan«
no pensare più di quel che di-*
cono '4
Ma noti bisogna esser intolle-i
fante * Ha il suo pregio anche
il finito, se imita bene la natu-
ra • Ma è sempre preferibile il
bello facile al bello >?»/r(r con pa-*
Yienza * .
* FIORENTINO C ^«««0 ) m
^<f70' architetto Napoletano co-
'strui in Napoli la Chiesa di S^ Ca«
^erina a Formello con cupola «
"Creduta la prima cupola di quel**
ia Città- ^ ^ .
' FIORI. Dipinger /^rf' è imi'>
tate le opere più gradevoli" della
«atura; Al.colotito.' brillante e*
'-iTilriato de! fiori 'non si. può para**
^aàreche Quello di alcuni uc-
celli e ài "c^rtt farfalle , che si
'potrebbero chiamare fori viven-*
t# i 'siccome un parterre di fiori
wi potrebbe diro la tavolozza del
-fittortf- .
* ' Ma tfwitt tavolozza quanto
«ipera quella del pittore ! Le
* tinte non ' vi sono disposta ton
gradazione metodiai ^ non vi so-*
' lftoxK)lorr nemici', tutti crescono
^nza offendersi i il disordine
«KMo vi fa bellezza r Oh pitto-*
ti ) che li osservate i che studio
lDOn< vi bisogna per j^prossimarvi
a quel bello che alla natura non
«costa niente f
* Chi è inclinato a dipinger fio*
W| si dia pUFe« questo generTy
"t-4ì applaudisca della ^scelta •
'QMnI genera distata ^ù gia-
llo u^
ziosor e più bfllo ? La storia è
iin /misto di vizj. e di sciagure
con gualche pocq di virtù e di
felicità . La natura campestre of-
fre più scogli e.fiti incolti che
vallt fertili é paesaggi arcadici .
Le burrasche; e. i hauiragj fanno
orrore 4 le battaq^lie sono barbai
rie , i ritratti . . .- aiuna cosa iilr»
somma ha le grazie ingenue e de*
iicate de'^ori .
- Chi si dà s^i fiori j àvrìuncolt»
pO'd" occhio il più. giusto per 41*
segnare e colorire con orecisip^
•ne 4 . e eoa pazienza, iofati^ila
i dettagli 9- dolcezza di carattc»
t€<, sereniti e uguaglianza d* a-
more per $e^ire sempre la stessa
precisione , il colo» senlpre puro.*,
e il tocco ugtialBìen ce . sicuro, e
leggiero 4 Tali sono stat^ i.Se-
^her I i Verendael , i Mtgnoa^
i Roepeli $ i Van-Huystìmj Ge-
rardo Docr i Mario de' Fio^i ^ e
Ja celebre Meriafi«
Il Fiorista farebbe molto J^ena
a infiorarsi di un poco di Bota-
nica per apprender chp i-fiori ,
pzxtcùipAno d'alcune sensazioni
de' viventi ^ aman la luce , hanno
il lord sonno ^ e il loro orolo-
gio , e il loro Calendario-^; hanno
una specie di pudicizia y e soprat-
tutto dell'amore^ Debbono per-
ciò esser imitati con viv(izza9.che
•dia idea di movimento relativo
alle circostanze che li niodifica*
no< I Frutti sono più fàcili a di-
pingersi 5 ma esigono uó pennél*
lo più forte w , . : ;ii>
Non ha alcun bisogno di quan-
to finora si è detto , ^chi^ nelle
suci opere d* altro-^^nere 4nip^
ga fiori per accessori > Sa«ta al-
lorar^ufl . fare largo ^e vivace cho
dia iéet di fiort senza /faxiie an
ritratto de ttaglÌ4to>o finito «
KSC«BRS iQiamÌ€rmMrÌaJ
Q a n»
»44 FIS
m. Ì724 architetto Tedesco, il
quale net unti- edificj a Vieana
che r Impemtoi* Qhjseppc I gK
diede k SignaHa di Hrlachex) .
Le sue óoere' pi^ifteipa!^ sono : Il
palatzo QÌ* Sefieembrun "per Gasar
di Caccia dei L^Ih^>etatòre: fab-
brica mal intesa . La - Coionha
Cocleare nelfj^ piatza dì [Vienna:
mente di buono.* Le Scuderie im-
periali pet" ^00 cavalli ; «pera
aemp^iee t &indt . La Oanceile-»
ria di Boemia ; sttsittura grandio-
sa. ^ Il palazzo del PHndpc Eu-
genio 9 ''loco architettonica . Là
Chiesa^ ài S. Carlo Borroitieo
Jirahdltfsa . La Cupola della Ma-
òrtna iti' Salisbure , e qn ^alaz-
.zo di delizia 5 molto ingegnoso e
éorrcttdV.' Un 4tto trionfale più
cfee B<Jtrórainesa3l . Arcéirétturs
SttfTiVé d^lle'^ose piò-kharaviglio-
se ? opera piò curiósa che' utile .
Suo Figlio Emanuel proseguì
le fabbriche non fimtt dal pa- ♦
dte'. Questi fu- anche 'un buon
Me<^caflico, fece la macchina i-
dràuHcà , eh' è e Vienna nel giar-
ditìodel.Priflòipe di Schwattzem-
•bèrg, e quelle a^fuocoperestrar-
-re le acqiie d^ìle miniere di Kre*
mnitz e di Sehemnitz .
FISONOMIA . Sarebbe una
b^lla scienza leggere ideila faccia
e nel portamento estemo dell*
tiom6 tutti i suoi intimi senti-
menti. L^uomo crede fattibile
'Quello che desidera. Dà questa
cebòléz^ sonò nate diverse scien-
ze' false . Dal desiderio di cam-
histt in oro i tngtnUi domuni è
iiata r Alchimia , Dal desiderio
di trcHioscet'e V avvenire V Astro-
logia giudiziaria, U chiroifian^
zia , là negromanzia, e. ogni sor-
te dì 'divinazione . Così dai de-
siderk) dì- potere su la fronte de-
gli uomini leggere i l<Ktùr , atTe^tr
WS
intèrni, e Ja qualità del loro^a*'
rattere , è venuta ia scienza dtl-*
la FisonomU . Fin Aristotile si
àibbassò^ aqiiestaf vailità, liè v*è
stato secolo senza ^uglche tratta*
to to quésta pretesa sciènza . B
tht hanno da fare i trìatti del vi**
so , e' i capelli ricci o distesi coi-
le nostre idee e t»' nostri aflfètti Ì
Chi presta cred!tto alla fisonomia ,
forma spesso su gli uomini giu-
dizi iniqui . -s
Ma per quanto sia falsa la $cìittt*
za delia fisonomia,. è peto certo
che le nostre passioni abituali
producono de' cangiamenti nel
noistrò esteriore e Specialmente
irei voltò .' Se rfn remo è turba*
to , V esterno ' come ha da eiseré
sereno ? L* abihidké dtWk cairn*
inferiore sparge un * dolce rigoso^
m tutta la fisokòmia . V abitu*
dìnt del dolóre estingue il brio^
dej^i occhi ,' t abbassa la galpé*^
bra superiore . lì riso abituale
rialza ^\i angoli delle labbra, ^
per
indelebili .
Le abitudini nort intuiscono
^lam^nte nel viso , ma anche ne*
gesti , e in tutto il , portamento-
dei corpo , e specialmente ntlls
voce, nella favèlla , nelle* opet»*
zionf, ne' discorsi, e ne* rapporti
cogli altri uomini: amici, vesti-
to, casa, "e Qn il camno ^ ^ il
paese, tutto influisce alla lUono-
mia^ Chi crede tutto è sciocco'.
Chi crede iàcilmente il male, e
difficilmente il bene , e discolpa i
maligni, è maligno, tìii non
contraddice mai, e loda tutto, è
da poco", è adulatore . Chi con^
trwdice sempre , e con amarezza^
è bilioso-. Chi fa subito molte'
obbiezibn? su cose nu^ve , è leg«
' gic-
\
tà
giérb; chi sogliigQa. s^ssò,, b4
foc^ levatura r. Chi pa^ia assai 9
Ila poco seano^ Chi paria disèf
è altiero . .
Ma eoa tutto^uestp la fisono-^
mia seguita ad essere^ falsa e pec
natura e (er arte , principalmente.
te nelle città granai, dove *ì va
sempre in mascheca specialmentti^
lie'palazri, tklle corti. zitto.
Il pittore però non Jia ^tti
mezzi jper far conoscere i cs^t*
terl dèlie sue figure che la fiso»
iK)mia formata 4alr abitudine del*'
le passioni • Egli non sari così
dolce 4^ pasta oa credere che un
(el sembiante abbia sempre un
]bel cuore ; ma. nelle rappresen-
tante deve supporlo 4 Una faccia
allungata alla pecorina dà fiso-
liomift di uno stupido > e può an»
che essere d' un . uomo di* inge*,
^no. Ma il pittore farebbe nule.
did effigiare un bel talento colla
£sonoraia di pnecorone . Egli hsi
4a dare un'arit^ aniabilb al per-
sonaggio che vuole esser d^, noi
amato 9 untarla truce a quello
che vuol rappresentar feroce «
^ii^no meglio di RaflTaello ha sa-^
puto variare i caratteri delle fiso^i
nomiè > senza mai .cadere nel bas-i
90 e nel buSbndscJp . ^ Air incoà^i
tp-i gran macchinisti Cortonii^
sti) quando hanno fatte figure,
lian créduto d' aver fatto tutto :
9e ile vede una calcai senza os~
i^ervarne nessuna ) j)erchè tutte,
senza fisonomia . / /
Gli antichi per caratterizzare
a loro personaggi, davan loro
gualche ^osa del bestiale . Giove
ze d^li Dei ha del tipne re dèU
le bestie . Ercole Ka del toro ^
specialmente nel collo , per indi^
car inegiio la sua robustezza.* U"
na faccia troppo jpiena indica pi-*
grìzia , goffaggine , presunzio-
pe , iibidine ; tale era Vieellio .
Un viso alquanta «agro manifé^
sti attività , j»nid(inza , studio. ;
tali eran Cesate y Cicerone, è
Newton , Pope 1 lilonteiquieu .
I fisònomisti vogliono , che M
testa puntata sìa segno di stupi-
dità, conie ^nche un« testa pAC-i
colà su. d*un collo lungo^ sasso^
migliante all' oca stupida .
' n pittore deve badare non so^
Io ai# tratti e alle forme ^ maan«
che. al colorito del suo personag-^
Sio. il pallido, il veraognolo ^
terreo provengono da bile ne^
ra,;e indicano invidia e vendet-
ta . Cesare non t^ea il vermi*
glio di Antonio « di Dolabeila ,
ma bensì i pallidi e magri Bruto
e Cassio. I capelli mo5i;rano ibiK.
za scoraggio; i biondi delica*^
tezza^e dolcezza; i tossisi hann
no per cattivo- pelo*
Per quanto sieno in<;etti qnest^
ed altri segni , V artista .però, li
ha da adat^re , e applicarli couf
venientemente per caratterizzare
le sue figiire secondo V espressio>
ne richiesta .dair.ang(»nento . Un?
graiji personaggio forte e valpro-k
so avrà vita ^ta e. fritta, spaile^
larghe, petto infuori, <osce e
gambe carnute, braccia nervose,^
testa rotonda jpiuttosto. . piccola^
che grossa , tinta viva , occhi '
brillanti e .ben' taaliati. , front^^
unita, viso di belia forma, >ma
éònveiuente alla sua condizione e.
al paese. Ma non. più eseixip>.r
V Artista studioso^ dell'Antico ^
di Raffaello, e dj^ti altei buoni
maestri i si farà, un foodo in^saot.
ribile di: iisònomie., senza, d»v^
tetta alle ciance de^. fisononiistì . .
FONDERE i colori: è, unir gli
uni JÉ^i altri ^n un modo gratta
alla^sta..
Per far V anione fra due colo^
Q 3 ri
34^ . FON
ri che si toccano, ilpennelto ha.
da passeggiare dolcemente dall'
uno all' alfro finché nelle stremi-T
tà non resti niente di duro, nièn-;
te che ferisca la vista, e ne al-^*
idi r armonia. La degradazione
dei lume, l'interposizione dell'-
aria, e soprattutto i riflessi oj^^t
rano ai nostri occhi questa fn$io->
ne nella natura colorata . ^
Questa unione di colori si fa
nella natura con una de|radazio^:
iic, con miscugli insensibili e sl^
dolci , che tutte le tinte e tutti
i passaggi pajon fusi come diffe-
renti metalli che si penetrano per
effetto della fusione*
. Questa fusione perfètta di co-,
lori , da cui riceve la natnra tut-
to il suo incantésilno , ,è il iho**
dello che V artista ha dao$serva-'
re con incessante studio • ^
Colle continue osservazioni esf
gli vi scoprirà le differenti tin-
te i delle qual) è suscettibile lin
ilggetto. Ne discernerà innumen
labili, se vi eserciterà l'occhio*
Kon basta aver buona vista , coa-
vien . esercitarla : ogni organo e^»
aercitato. fa miracoli .
Chi ^on ha 1' abito di vedere
e di osservare , non vedrà in un
fogiio di carta bianca niente al-
tro che bianco , Ma il pittore
col pennèllo alla mano gli mo-
strerà che per imitare esattamen-
te questa bianchezza, ha da da-
xe oioltie gradazioni differènti , e
che il bianco puro della sua ta-
volozza non ha luogo che in al-
cuni tocchi , dóve si richiede il
j>iù grande splendore che la luce
fuò spandere sopra una superficie
lianca^
. Se il Pittore avrà ben osserva-
ta la natuca , baderà a no& /^n-
dere troppo , caderebbe inf una
mollezza innaturale* Baderà an-
che di non fonder pocf>; darebbe
certo un'apparehza di forza al
suo colorito , ma non darebbe,
quella dolc^ armonia che pres^*^
ta il gran J^uadro delia natura >»
: FONDO è il Campo , in mi
sono gli oggetti d' un quadro •
Quel che fa distinguef gli og-
getti gli uni da^Ii altri ^ è 4' op-
posizione de'churi e. degli scu-.
ri. La gradaaiione che presenta
il lato chiaro d'un corpo, ^^
comparir più tinto • quello che gli:
è a canto . La parte on^rata^
produce il contrario ..Senza gue^.
9ta legge non si. distinguerebbe^
più il ntittQ , che è la linea chia*
ra o oscula, ohe ci dà l'ideadel^.
là forma , ^ Un fiocco ài aeve si^
stacca, in bruno su la tinta lumi-,
uosa del cielo ; ma se il fiocca pas-;
sa avanti una nuvola scura , coa>-)
parisce bianco , e tanto più bian-%'
co quanto più scuro è il fondo ^
Un ramo d' albero comparisce, pià[
vplte in breve tempo al ternativa-^
mehte chiaro e bruno secondo chi^
il vento ijli fa cambiar fond^ %
Queste varietik insegnano all' A r-»
tìsta come dalle opposizioni abv
bia da trarre armonia* i •
E^Ii conoscerà che certi dolori
si distruggono, e altri s'invigp^
riscono . L' incarnato divien palr
lido sul fondo rosso ;■ 11 rosso pai?
lido si fa vìvo sul fondo giallo •
La natura de' fondi è ad arbitriQ
deir.attista : p^ò dunque sceglier-*
li a suo. talento per renderli f;|r
vorevoli agU oggetti de' syoi pri-
mi piani . • '
I 'Fonde poi ^he sono gli ulti'v
mi piani delia co|njK)sizione , deb-
bono esser convenienti .al sogget-
to. Ad un Solitario fra scogli »
rocthe , pini « querele « conviene
un cielo tagliato > à» nuvole scu^
re , e di m^sae caglienti > . Rose
e
FON
e mirti abbeHisoon la ctmpagna
abitata dalia Madre d' Amore , o
dat teflere paatorel/e. lì fondo de**
ve contribuire come tutto il re*
sto dell* opera a sostener il ^atAt*
tere dtì soggetto . Ogni ppera ha
d' andar sempre al sup fine ^p^ie
iia proceduto dal principio^
Il fondo taglia sfosso ia scena,
« vien avanti , e così ravviva il
soggetto, ^li di riposo e ne ^n*
dica ì piani . Se il pi^no geùe-*
tale della disposizione delle iigu»
re è' parallelo al bordo del qua-
dto , bisogna che ti piano dei
fondd sia circolare o triangolate •
Ma se il piano deile figure è on-^
deggiato , il piano del Jòndo vuol
«sser semplice /e grande^
Lo stesso contrasto d^vesi os*
servare per i jumi . Il fondo pre-
senti masse grandi di ,lumi « di
ombre 9 se nella disposizione del-
ie figure sono più fochi di Jume ;
é al contrario . -
Il fondo determina spesso l'ef-
fetto generale dell' opera . Dal
^ro d'ujia rocca, o ai un inter-
colonnio esce un tratto di fiims
che conduce l'occhio dello spet-
tatore dove V artista vuole pia
interessare . ^ L' incantesimo J' ur
USL composizione pittoresca dipen-
de dall' impiego variacro is con^
trastato dcìlt masse subordinate
alla massa generale «
Anche un busto di un.Ritrat-'
to esige un foodo ragionato^
Rubens a chi io ^onsigiiavìi di
far eseguire il foskdo da un suo
allievo , rispose : cifi /# fsr un
fondo y sa far la tona. Inatti
<|ual moto , qual aggetto , qual
brio non acquista una testa, se
. il- fondo è fatto da tnano intelli-
gente . Se la testa ha diversità
di tinte , ne ha da aven» anche
H fondo. '•£ se il colorito della.
FON ^7
testa k «^mplice , io sia anche il
fondo. Se. non regna un gran rap*
porto di colorito fra il soggetto
e il find» , il ritratto satà sen;E9
accordo. ;
JL'^rt^ .d'e^ bei /o«//i non è sta*
Ca .favorita' da gi:an maestri , nep<^
pur da Dowenichino , né da Raf-
taello ( aveanò .a cuore cose più
essenziali ^. All' incontro è stata
ben manc^ggiata ,da Pietro da Cor*
tona , e 4:^ iLuca Gipr^dano cor*
ruttori ^eila Pittura .
FONTANA CDomenico') Cot
masco n. 1543 m. 1^07 architet-
to pontificio operò foolto Ih Ro-
piSL sotto Sisto . V . Le sue pria*»
cibali opere sono: La Cappella
Sistina in. Sk M^ria .Maggiore . II
palazzo nella villa Negroni « Lz
tacciata laterale ^di S. >Gto. Late-
rano. La Sca/^ Santa. La Biblio-
teca. Vaticana . il Palazzo Ponti-
ficio a S. Ciò. Later^no , e quel-
Jio d'Albani alle qugttro Fpnta^
ne- Slargò, la piazza ^ Quirinale |'
e vi situò i due Cavalli £o* due
Colossi eh.' erano nelle Terme di
Costantino, Ristaur'ò incolonna
Trajana e Antonina . Costruì ì*
Ospizio de' Cento Irretì a Ponte
Sisto . Diresse il condotto deli*
Acqua Fel ICQ lungo 20 miglia ;jc
ne fece }a,gran i-pnfana ^,Tcr*
mini.. Fra tante op^re là pi^
strepitosa del .Fpntana fu V ere-,
zione. d9lV Obelisco Vaticano ,
e poi di tre altri , a $>. Gio. La-
terano , a, S? Maria Maggiore , al
Popolo-,* IVi^ntre il Fontana er^
occupato alla .costruzione del pon-
te di Borghetto verso la Marca,
|gli sì, suscitò in Roip^ uffa tenr»-
pesta tale che Papa Clemente
yiILgli tolse .la c^ricad* Archi-
tetto, pontificio , e volev;^ anche
rendimento di conti su tante fab-
briche. Andò ?gli perciò* ji Na-
Q 4 poli,
FON
poli i dove fa dichiarato Archi*
ttttO' Regio è • Ingegnere mag-
gióre.' In Napoli il 'Fontana li-
vore ad alliicciare le acque del
elenio \ tf sia Cagno ; aboellì"^ 1«
stifada 'di Chiaja, di S. Lucia ^
del Xargo di Castèllo. La sttà
prand* opera in Napoli fu il Pa-
lazzo Reale. li Ton tana ebbe
deìV Ttigeg^ titìh" meccanica »
ma il suo ^sto neir architettura
lù iniputo »;non osservò il csiràt-
rerc degli ordini , né evitò gli a-
buisr; d>bè però del merito nelle
invenzioni . '
Sub figlio Giulio Cesare archi-
tettò Ih Naj^li la fabbrica degli
Studj disattiva' pianta , e dipeg^
gior fàtctiata. Ora le si dà altra
&rma .- ' ^
Giovanni * Fontana ajtitò suo
fratello Domenico , e costru) ià
Roma il Palazzo Giustiniani di
mediocre gusto . La sua maggior
perizia fu nelP Idraulica . Spurgò
il Tevere ad Ostia , regolò il
Velino , trasportò a^que a Civita-
vecchia e a Velletri , a Frascati
per le Ville di Belvedere e di
Aloiidragone . R istaurò Pacqiie-
dotto d'Augusto per condurre V
acqua Paola dftl Lago di Braccia-
no* ài fòntanoài di S. Pietro Mon-
toriò , le indi far quella cascata a
ponte Si^o. Le decorazioni di
queste fontane non sono esenti
di difetti . Egli condusse acque
anche st' Recatiati e a Loreto •
Stabilì in Tivoli il ritegno alla
cascata del Téverone.
<ìarlo Fontana n. 16^4, m. 17x4
fil anch* egli Comasco 9 e apprese
r Architettura dal Bernini . Ec-
co il catalogo delle sue architet-
tare bern inesche « ó bernesche ,
fatte in Roma. Cappeila Ginet->
ti in- Si Andrear della Valle . Cap-
pella del fitttistero in S; Pietro.
FON
Cappella Cibo al Pòpolo, fa Man
donna de* Miracoli al pc^o^
la Chiesa di S. Marta ; Je fac-
ciate della Beata Rita, e di S^
MarceH6 al Corso ^' ^1 Deposita
della Regina Crjstma in S. Pie-
tro.'Il palazzinGrimani t strada
Roselif • Il Palazzo Bolognetti*
La Fontana in Trastevett « Tea*
tro ài Tordinona , poi incendia* •
to, e riedificato. Il compimento
del palazzo ài Montecitorio. L*
ospizio immenso di S. Michele •
Ripa . I Grana) a Termini . Il
portico éi S. Maria in Tràsteve»
re. La Biblioteca della Minerva -•
In queste e in altre fabbriche il'
Fontana ha. fatto conoscere il suo
^usto inarchitettonico. Di male
in pèggio: i suoi scolari, ilBiz*
zaccheri nel palazzi Ntcroni » di
S. Luigi de' Francesi ; Alessandro
Secchi nel palazzo incontro a S.
zrcello diedero in masgiori biz-
zarrie . Per ordine d' Innocenzo^
XI. 'Carlo Fontana fece una gran
descrizione della Basilica Vatica*
na • Vi si scapriòciò' .in piani per
acce^torj non mai fftti. Calcolò
la spesa della Reverenda Fabbri-
ca ad una cinquantina di miiio-
ai di acudi .
FORME . La vist^ distingue
Sii <^getti gli uni dagli altri per
s loro forine . Le fwmt non so-
no apparenti che ner V eflRstto del-
la luce , e de* colori ,
E' dovere essenziale dell'Ar-
tista rappresentare con esattezza
le ^me , affncbè gli oggetti sie-
no ben caratterizzati . Le pro-
duzioni delle Belle Arti aono es-
poste Inogo tempo allo spettato-
re, il Oliale scontento della defor-
mità MXt: fwmt condawietà T
artista 4
Per fàppiesentare le fórme eoa
precisione > conviene i. mirare •
ri*
FOR
tìnlraite attentamnte. gli ogg^t*
ti : i^wte di pia importante , e
niente, più trascurato in fisica e
ili morale; a. esercitar la mano
^m ubbidisca eoa fedeltà alla
mente V 3. ricordarci .4eU<) idee
principali e > caratteristiche degli
oggetti ntir atto, che tappnsftn-^
tano • F« fi<W c/hv fui i nxy a mas^
sima, ck9 ben seguitatile rende*
rebbe inutili molte ^Itre^^
Le belle firme .ìui,nnf> seinpre
jfT baae le.propo»tioaì , le diimen*.
sioni 3 le cMnreniense ^ ma la lor
ra perfezione è Dn capo d' operai
raro della njatura » come raro è
mirabile è- il dono del taUntp. di ,
sentirle , di concepirle , e di rap^
presenfarle. > : - . -
Fcorma in Scultur^^ serve |»ei:
ripetere e per moltLplicare ia ce*»
ra^ in gesso» in bronzo nnasta" .
tua, o un modello..
lì profilo Greco dà forme del^^
la maggior bellezza. Descriva
una linea fUasi ^ttjr. coi^ una
dolce inflesaione ^ Ne' gjoyani e
nelle donne questa lin^ disegna
la fronte e il naso « Questa &r*
ma bella per. la sua semplicità e ,
unità h più rara ne' climi aspri
che ne] temperati . Questa j^rma
costituisce.il grande, e icontor<-
ni scorrevoli e delicati. Quanto
più si va lungi da questa linea ,
più si dà in brutto : più infl^s*
sSone che si dia al naso,, più si
allontana dalla bella forma •
Gli antichi facevano basse le
fronti , perchè i giovane le han-
no basse i e la ^llttzi è nella
gioventù : la fronte alt;^ è della,
vecchiaia » della dc^radazipne dei*
la natura .
Ovaie il viso, ovale laftonte;
dunque i capelli non hanno da-^
far una punta nel mezzo j f due
seni aUt tempie*
Qlì ocehi gr;indi son beili ,. vfa
per alcune perone imponenti^
per^ Giove,, per Idiaerva , .^r .
Pailade. Ii^a .certi. Occhietti 9ol-^
laipaij^ebra inferiore ìegficrmenaé
tirata m ffa , che ian^»ezza sra^
ziosa non danna alle Venerile!-'
le ? . Sppmciigli £ni, arcuati » e
cpA piccòi intervallo .
^ XI labbro inferiore vuol e^ser pie
f>^eno dti /superiore per tosi oare
'inflessione che .finisce api meii?
to. Sia chiusalo aperta /a bocca a
non mtKtrerà 1 dènti che >ne' sà-
tiri e ne' bufoni •
B perchè iJ mento che deve
tonneggiare , si hiforpa ton una
fossetta? Perchè cosi ià talvolta
la natura. Ma la natura fi{vanchf
la gòbba . L' arte ha da imitare
la h^ìì;^ natura, e h bcU» nat,ul>
ra.non soilre fiÀsitte jnè.tH nmi*
to , né alle euancé .J
I bei capelli vojglfon esser ina»-
ndlati e fluttuanti» Nelle Vergt^
ni antiche son annodati dietro la '
testa, e tutta la «^hioo^a à a oi^ij^*.
de ,^ che /ormano «avita coix&id^.
raball) e colla loro varietà prò*
ducpn hdlì effetti di chiaro^»
scuro, -ó , ^ *
Le beile mani' hanno un ton«
darello moderato . Que^ forellini
nelle giunture deUe dita^ danno
un* on^ra dolce* Le ditaaAisel; .
late Jlon hanno d^ indica» le ar*-
ticolazioni « . -
L'articófazione dcL ginocchio,
non vuqI ^essere che accennata
con un^ eminenza doke e unità*.
II petto defili uomini è grande
ed eleya^o^ U seno delle donne
non deve' essere troppo ampio 2
il verginale specialmente nbayi|o-^
le gnmd' elevazione,, né le sue
mammelle han d' .aver un. cap^V^
zolo rilevato ,• questo è proprio
di quelle che nanno allattato ..
In
»je FOR
In Architettiira ai & ti* ogni
forma geometrica e mistiJinea. Si
b^ €oA eleganza e varietà . Ma
la varietà non deve slanciarsi in
stravaganze ; ^eve anzi conciliar-
si col .comodo , colla solidità , fi
colla convenienza . La forma cir-
colare è graziosa, e |a più capa-
ce , e la più forte ; ma è fasti:*
diosra per V apparecchio de' piate-
riali, per la distribuzione inter^*
Ila) « per le arcate;. Perciò «ss^
conviene ai tetnpj i ai teatri 9 al-
le f^iazze ^ fl^ qualche gabinetto
ec. 11 triangolo può servire in
alcune ^ngnstie di scale » di riti-
rate ec. I quadrangoli 9 i poli-»
goni , e i mistilinei hanno il mag-
gior uso .
FORM^NT C Daml^no^ ar-
chitetto e scultore fii- Valenza fe-
ce in Saragozza ia facciata ^l S*
Engracia larga ^o piedi e altft
305^ tutta d'alabastro, 'Compar-
tita in 4 <}rdÌQÌ di colonne con.
Statue entro nicchie . Nel i<20,
nella cattedrale di Huesca Mce
anche un* opem ' d' alabastro in
tre ordini con alti rilievi »,
FORZA . Chi non ne. ha non
V acquista per quanto v(^esiderio
ne abbia . Un' insieme grossola-
no, fina figura muscolata con af-
^ttazione non rappresenta Erco-
le . Bisogna che la itgura di que-
sto eroe faccia pensare che la sua
:6>rza è più nel suo intemo che
nella sua ossatura e nelle . sue forr
me. • • •
La forz.a del tocco non' è nell*
apparenza risentita) ma convien
cne sia risentita fi^l suo giusto
Il colorito non è forte , perchè
è caricato, è fcrte se si accosta
più ai -naturale, e se è accordato
C. armonioso .
Le ombre nere non sonooiqbre
FOR
forti, ma pacchie scure ispiacr-
voli.
La vera for^a dunque è là ve-
ra imitazione espressa dall'arti-
sta che ha mente vigorosa , Egli
non ha da rappresentar la sua
for%n.f ma quella della natura.»
iche ne ha seippre quanto cpnvie«-
ne alle circostanza , e la comuni-
ca liberalmenjce a chi la sente ^
p sa rappresentarla.
Per esprimer . qùpst^ for^s il
pittcue us^rà degli stratagemmi.
Accomoderà panni i ^iù oianchi
al tono di carne }a più coforata,
una s.tofGi bruna, ad .una carna-
gione fresca 9 soffra un ibndo bril-
UnXe di r^g^ rilaverà oggetti à\
ombra sensibile. ^ L'armonia vi
guadagna con tali licenze . Mft
bisogna farne uso a proposito, e
disporli con giudizio , af^nchè la
dolcezza de' toni e l'equilibrio
non si alteri cjis per dare più
vigore . Se. un' opera non ha que*
sta forz,* y pon ia ammirazione •
f'oryfto peggio che esagera-
to. Si può talvolta esagerale»
non mai firmare il disegno, il
moto, il tono, l'espressione .
FOY C Lù/gi de) ^chitetto' e
ingegnere Parigino dimorò lun-
go tempo ifj Ispagna per la fabn
brica dell'. Escu riale . Otturò in
Francia l' antico' canale prèsso
Ba^ona, e yi costruì un nuovo
porto nel 1579^ Eresse }a torre
di Corduan ^pra imo scoglio al-
j|e foci della Garonna . £Ua è un
JFanale rotondo alto 180 piedi ;
nel pianteri:eno v* è pna sala a
volta con gabinetti e guardaro-
be ; e al 4i ?Wo jon cavp , grot-
te e cisterne. Al primo ptanov*
et un appartamento nobile. Al
di sopra una cappella ricca. In»
di uiv*^It(a torre di' minor dia*
metro, e finalmente ia l;^tj;rna«.
FRA
I navicanti non conos<!ono un>
Faro fi magnifico come questo ,
eh' è ornato d'ordini, di fron-
toni 9 di cupole } di sculture > e
sta in un luogo orrido fra yco- '
gli.
FRA GIOCONDO Veronese
n« .X4^« Frate Do|nenicano era**
dito y sp^cialinente in Architettu-
ra . In Roma egli fece una rac*-
colta di ynonumenti antichi, e
se fece un dono a Lorenzo de'
Aledici il Magnificò. In Vero-
na su^ patria rifondò il pilone
*di jnezzo del ponte di pietra pii^
volte ruinatO) fasciò il pilóne
con travi lunghi dopp) ben coni>
ficcati neir acqua ; con questo
semplice riparo l'acqua non potè
più sgrottftre il terreno , e jl ni-»
Ione stette sempre saldo. Illu-
strò Cesare , Vitruv io. Fronti-
no, e altri autori Latini, onde
sì acquistò tal credito che Luigi
JCll lo fece venir ih Fi'^n<^^^5
dove fra le altre cose fece due
ponti, con botteghe sopra. Per-
ciò il Sannazaro ìq chiam'ò Pon»
teftce. (Jupsto Fra Poptcficc rc«»
se un gran servizio a Venezia
coli' impedire che <]uelle Lagune ,
chei ne fanno la principal fortez-
za , non^ 6* interrissero per le de-
posizioni della Breiitg r Furon
varj i progetti , pia prevalse il
suo, che fu di condurre la mctk
della Brenta verso Chiozza : d'
allora un buon tratto di mare
verso Chiozza si è convertito in
terreno fertile, e 1^ Laguna è ri-
masta Laguna; onde il celebre
Luigi Cornaro stimò Fra Giot
conno il secondo fondator di Ve-
nezia . Ma il buon Frate si di-
sgustò di Venezia, perchè, in-
cendiatosi il quartiere di Rialto,
fii al suo disegno anteposto quel-
la d'un certo Zainfrigntno , « le
FRA »jr
n' atidò a Roma , dovefìi dichia-»
rato architetto di S. Pietro. E-
gli vi fece rifondare i fondaméni*
ti , che Bramante })er la fretta di
Giulio II. avea lasciati deboli • Si
fortificarono collo scavare de' poz-
zi profondi, che si riempiron di
piur^tura fatta a inano , e tra T
uno e i' altro si voltaron degli
archi fortissimi sopra il terreno :
così la fabbrica ebbe una bast
sojida . Quanto ingegnoso e dot^
to, altrettanto fu egli morigera^
to, e ben voluto dagli eruditi
sttoi contemporanei • Cosa rara •
FRANCESCO DI GIORGIO,
fi. 1423. fn. i,^70« delia famiglia
nobile Martini di Siena, Sculto-
re, Pittore, Ingegnere, Archi-»
tetto , Gli si <ittnbui$c^ il pa-
lazzo d' Urbino , grande e soli-
do. La facciata manca di eurit^
mia; il cortile è d'archi su- co*
lonne composite^ e ai di sopra di
pilastri corinti • La scala e. spa^
ziosa, e la distribuzione interna
è ben intesa . Anche il Vescor
vato di Corsignano o sia di Pien-
^a è di suo disegno.
FRANCH COto.-) architetto
Spagnuolo edificò nella cattedra^
le di Valenza la Torre incomin*
ciata nel 1381 e finita nel 1414 *
E' tutta di pietre di taglio , di
forma ottasona , alta 20^ palmi ,
e tanta è la sua circonferenza.
FRASCHERIE ornamenti fo»
tili impiegati in architettura o«
ziosamente e come piante parassi-
te • L' ^/rchitettura Greca non
ebbe quéste impurità, la Ronia-
na cominciò ^ patirne , la Goti-
ca e l'Araba ne furono infette, in
Ogni membro 9 e la nostra moder-
na e modernissima ne ha tante <
tante , che non si accorge d' a«
verle. Vasi, bracieri 9 inccnsie<»
ri p . cinferi $ candelabci sfiori , fio«
ro-
foni, festoni, conchi^Ht, 'ghir-
latìde , cartocci , fantdcci'; t tan-
ti iftrr' Ittoglii' combni ' cne cosa
àlito sòiìO che motiumentì j>erpe-
tui della {foraggine cJegU arti-
sti , i' quali fanno senza ' sapere
i^uel eitc fsmtiol^' '
Pét purgafe di frascherie Tar-
cbitettiita , con Wene che o^ni or-
aamentò ùxsc^ dal carattere deU'
«li^io, e faccia armonia colta
▼iita . E^ mejplio non dir niente
«he dir- de^ nienti; peggio dire
spropositi .
'FREDDO. Un' opera è fìed"
iiUi «é h mancante dr quello che
tJe>e avere. U distgna^ fredUoj,
se le linet non 'sono variata; it
colorito iè freddo^' se è debole ;
fiìfddu è r«spt'essione, se ìt d-^
gurt noè mostrano^ alcunft sffen
liotte Ritenta/ L'artista noA sa-
rà hiai fitd'do^^ se yftòt 't sent«
tutfo qiidlorche àtrt rappresen-
tai^. Kgn no' bensì' più the flsd-
éò taluni che s* infreddiscono al-
k opere antiche , e iì quadri d{
Raffaello. ' Spesso il calor d'uà
artista éon è -che* nell'arditezza^
e -ndr abitudine dit\h sua mano:
i sedotti lo tfoyano ardente , per*
che egli esprime con facilita i
suoi' concerti fteddi.
• FRESCHEZZA di colorito ha
»er opposte Toiscuro i il sordo ,
lo s^rco.' Il meritcr della fres*
chei^a è nel brillante, è tin me-
rito digerente il tono dorato •
Tiziano V Vandick , Rerabrande
^no fteichi ;
-Ptr colorire yr^rro vi voglio-
iio colori buoni e solidi « olj pu-
trì imprimiture ben fatte .'affitir
che il tempo non V ingiallisca e
V insQidicj . 'Non basta : ì\ pen-
sieflo ha dt'usar toni* e tinte lé
più precise riguardo alla loro op-
jiotiìioiie, ha dft impiegarvi me-
\ A
tXi colori elle può, Iia4^fiC|$glÌ9-''
re i più brillanti-, e bada uqìjfIì
con un tocco senza altf rame aù
FRESCO . PJttura ■ ch^ >si fa
suir intonaco ancpr tresoo . < .
E' la'pjù'antica , là, più dure*
vole, la più ^p^ditav^ U pili
degna di ornace i ^randi^ sdiA*
e) . E percHè; oi;a ff la meqo-ia
uso ?
f et la maggipc 4^4^^.. ^^^
pitture a fresco^ T esposisiione a
tramontana è la jpiù iavòrevp(e
ne' paesi dove ge& di »idai> .«
ne* paesi fréddi a poaen|« ...
n pittóre (he . ila d^ aijpó^get
i\x d'un intonaco ^ncot /rtf/^»^
ha da far presto ; onde ha d'-a?-
rivar armato, di; t^tta punto ael
campo del. suo lavoro p^ Vi^icalca
subito i siioi cartoni con ùo^
puntla di ferro che ne imprimui i
contorni. Colorisce poi ^^condq^
il colore che ha dato ai capitoni >,
0 al bòztetto già preparato « ^ *
In questa Pittura noa entra
gentilezza di mano> ;iè delica**
rezza di pennello ^ • Taato me-
glio : fé belle forme ben espres-
se , le ahitudini vive ^ tutto in-^
somma quello che può scnotet i
sensi e n$isar T attenzione' è {>rcK
prietà dei fresco. Quii' Artista
invéce d^lla mano fa spiccar 1*
ingegno . Michelagnolo tec^ |Bba<*^
razzare dàlU Cappella SMoa
gli apparecchj ad olio fatti .da
Barroiommeo del Piombo > sjgri^
dandogli , clie le pitture acl oiiflh
sono per le dame e per i z^rbi?
liotti che sì piccano d' elegaa^.
dì mano » ..• • *
La pittura a frefco^ è incontfa-.
stabilmente più vigorosa >e piti,
brillante di qualunque altra spe-
cie di pittura , e si fa anchevire^
derc più da lungi, onde è pii^
con-
FRO
conveniente negli edific) vasti.
Se <(l|inc|ue ora non è molto usi-
tata « fa^ ^iò onore agl'indegni
cteli- artisti ?
FROJ^TESPIZIO è rincli-
«azione che il tetto di un edifi-
cio fa di <ìua e di ìk per lo sco-
lo étlk piogge . Dnnque li F/ott'
T0spt$^t9 è 11 hnimento superiore
étìì* fabbrica . £ quante! altre
conseguenze^ t. In una facciata
non può darsi cbe un fiùntesft^
,K,^if: 2. Niuno entro le ^bita? io-
ni. }. La forma non può esser
ctie triangolare . 4. Non inai a*
perto in cima « 5. L^ fabbriche
curvilinee non ne comportane) •
^..Noa comporta né modiglipni,
o è mensole , né dentelli 9 né goc-
cioLitoio.
- 1 Greci fecero i lorà Front esp$r
' ^/ poco acuti j perchè il loro cli-
tri^'h benigno. ;i Romani li fe-
cero più acuti, perchè il loro^cli-,
mite' esposta g qualche^ neve .
Per la -stessa causa son più acuti
nel settentrione . ,
Il rapporto medio nel Fronte
spPzjiùh che la sua altezza. sia fra
il quarto e il quinto. della ba$< ;
e r altezza de! timpano tra il se-
sto e il nono della base.
n Timpano, se è grande, è
cuscettibife di qualche scultura ,.
Sopra i tre angoli del frontespì"
K'o ' si possono erger tre piede-
stalli i ' wcroier'f , per mettervi su
qiialdie ornaménto adattato,
In oérée fabbriche , dove la par-
te' ài mezzo supera le laterali j
onde tfn tetto- compito è nelm^'
zo, e un semitèttò è per ciascun
fiancov si può fat in mezzo un
frontefptTJn^ sotto dì cui vadano
a inrepRarsi dì qua e di là due
mez^i frùnrerpszj . Cosi ha pra-
ticato ragionevolmente , I^alladio
in alcuiie Càiese.
FRO %%t
FRONTINO ebbe dall' Iq^if.
rator Neryia 1* intendenza gwie-
tale degli acquedotti di Roma 9 «
ne compose im libro incessante
apche per altri ediBc>-.
FUCCIO architetto e scultore
Fiorentino fabbricò a Firenze, la
chiesa d{ S. ,li4aria su TArnot; e
a Napoli termipò . la Vicaria > ^
Ca^teX dell'Ovo principiati òm
Buono . Fece in Capua le. fOxH
sul Volturno, e due parchi per
la caccia > uno f Gsavjiia 9 l' al-
tro a Melfi . • ,. 1
. FUGA. C Ferdinando!) .p.,rtf99«
ax;chicet.tò Fiocfiutino di. cattiti»
gustò nella declorazione •< Pecca*
to ! X^ sue &bbricfae ^no molr
te e grandi . In Roma , la Scu-
deria .a Monte CavaJlo ; il Pa-
lazzo della- Famigli^ pacale ; ^ il
Palazzo della Consulta ; Jk Caie*
se della Morte « dvì Banibin Gè*
su è deir ApoUinaire v h facei^tn
di. $, Maria, Mageiore v ir Palasi*
zo Corsini; 1,1 Palazzo Petroni ^
Gesù . . In Napoli , ^il Reclu^ojcio^
il Cimitero per 1! Ospedale ^ a
Palazzi di Caramani 9 e di Gior«
danfl ; la ViìU di Ja^i <a Poeti"»
ci ; i Granai al Ponte della Ma-»
dalena. . ,
FUGA Idee che scappano da
una mente fervida > e fuggono'
senza mai ^ssere esaminate a te-*
sta fredda . Le mgAe sono se^ui-^
te da dìtxefuMfic^ o da sterilità «
còme nell'ardbr d'una feòlnre ai
deliri succede l'abbattimento,. L'
artista focoso non può fare che
schizza informi di <>p<!re abor-
tite .
FUGGENTl^i ^ 9u«lja,ijart^
^ che sfugge all' ^chio^. non ^l
vede che m scorcip^ -e i rfiggi vi-
suali ' vi iormaa un angolo^ aGii«>.
tissimo . , .
l^er pxodMfre ^e^^to . efieit^
noa
V.
ts4 TUL
fton bisógna impiegar mai i più
gran chiari » né i più gran bru-
ni , Ecco là un cartoccio dì car-
ta bianca posto perpendicolar*
mente , e in modo che riceva il
Inme di fianco rispettò allò spet-
tatore . Se gli si oppone un fon-*
do bruno 9 si vedrà un chiaro as-
sai forte sul bordo del cartoccio
^dal lato del lume ^ ma se vi si
mette un fondo più bianco , V
' orlo sarà bruno .
Questo principio h applicabi-
le a tutti ì (uggenti de' corpi
tondi 5 tanto divisi e aggruppati
come un grappolo d* uva o le fo-
glie d* un aloero 9 quanto uniti e
solidi comtf una colonna ec.
FULBERTO Vescovo di Chat-
ti«9, e intendente d' Architettu-
' ra 9 rifabbricò nel iozo la sua
-Cattedrale i li pia grande e la
•fid bella di quel genere! diH>eK
'lezta ch« non ha da fai* niente'
«ol-tero belio. Vi contribuirono
ì più gran signori «
FUMO. «I suoi var; accidenti
^|>rodotti dalla agitazione d^V a-
- ria 9 e le sUe ombre possono som-
-^ninistraro effetti piccanti di
chiaroscuro, diflTerenti tòni , belli
effetti di color proprio. Il fumo
non ha color determinato ; cam-
bia secondo le diverse sostanze
fumanti , e secondo la quantità e
oualità della fiamma; quello del-
la paglia è colorato dal fuoco a
gtancie altezza i ed è leggiero ;
quello de^ grandi incend; è denso
e colorato di tatti i toni, che
. somministrati alla fiamma le ma-
terie eterogenee 4
• FUOCX> non suppone •neeesta-
riamente lume e bellezza < ma vi-
vacità , e affollamento d* idee e
di figure é lì fu909 non' fui meti^
•to che quando è 4>eR eòndotto .
Talvolta il fuoco nonr è che
-prestezz* dì composizione e dì e-
secuzionei assenza di riflessioile
e di giudizio, una turboleazs
puerile, una petulanza insensata •
•Non di rado il fuoco più subii «•
me C sinonimo dell' entusiasmo 0
non ^ che fìiiore ^ 14 fuoco di Raif^
-faella, di Palladi<^y di Canov»,
è la ragione, e quello di Miche-
' laogelo , de' Cortonisti , de* 60^
romineschi^ de* Bcrninisti ,. jj^.i**
irragione voìezaa ^ U follia». .
GÀ*
«A«
QAir
*ti
assist
dAfl
G
GABINETTO piccolo came-
rino- con alcune belle produzioni
della natura , o delle Belle Arti .
Tale Hi'iì princi'i^^ Il lusKO poi
ila rìpieno» di ^ triyialiti palazzi
inteti 9 e a tali pobipé di ciarla-
taneria la vanità ha tuttavia con-
servafff il modesta nome di gs^
^ una collenioné qualunque
'fosse da un ficco intelligente
"(tèrmini ^uasi contraddittori )
fatta a doV^eV. sarebbe un tesorov
vn^ scublal^ péi^ "ì ^eri dilettali-
ti ^ e per f professori . Vi» si stif-
tNetebbe il genere e fo stile de'
cHArenti ihaéstri ^ e vi ^sr con-
fronterebbero^ V capi d*^» opera *
Qtial gloria per' il personaggio
«olletfoire'y e per la sua famiglia
con servafr ice i .Ma . , . w
'^ A qualunque uso si destinino^
i Cahinetti , la principale atten-
zione dell'* Architetto è d' impie^
garvi eleganza Ai proporzioni , e
lumi vantaggiosi •• Per un gobi"
netto di quadri e di sculture ii
lume più vantaggioso sarebbe dair
alto, La^ varietà delle forme y
quadre» circolari y eliftiche, po^
Jigone r dà anche brio y purché
esse forme non sieno tormentate
da centinature y dii contorsioni ,, .
da risalti, e moltor meno da acu-
tangoli , Per le dimensioni poi ,
va sfuggita quella picciolezza;
tanto contraria alla salubrità. '
^ E' ben raro quel Gabinetto che
comporti decorazione, di- ordini
» »
architettonici reali o apparenti ,
sieno di colonne o di pilastri .
Ne rimarrebbe più impiccolito e
imbarazzato senza esserne più a-
domo .^ '
Gli ornamenti di stucchi » di
legni ) di metalli ^ di dorature ,
faranno uo gabinetto ricco ric-
chissimo ^ wlÀ non bellcr, e spes^
-so bruttiìssimo j I matmi potran-
no ornarlo, qualora vi convenga^.
'HO , e yt sieno benef abortiti , e
tiisposti» oppoi^unamei/tev .Per
'ben adornare ti voglioM pochi
«ornamenti 9 ma conl^enithti al
Ìo0^o e air usò. Sd^njétà*e con*
veniehzaf sono i due essenziali in-
gredienti dellaf decorazione..
- Lii convenienza! saprè anche
trovare if luogo dove néli^ abita-
Gioite «t hanno st disporre i Gyf-
ài net ti ^ Ogni appartamento ne
ha d'aver qualcuno, o diètro o
a canto alle camere $ ma con u-
scita liberar e coir qualche ritira-
ta f se si pud • E se si può , gio-
va che 'aprendosi tutto V ap-
partamento ' in qualche occasio»
kie et kstsl , si veggano anche
i gfhinettr che vi- Sono an-
nessi ••
Net Gahinefti per libri ^ per
scritture,' per medaglie , per sto-
ria naturale , le scansie rienfedona
tuttff la semplicità , e af di so-
pra^ comportano qualche' ornato»
allusivo^ alle materie che cònten-
foho . Esigono' essi inoltre delle
uone tavole» o de' tavolini per
CCN
t
comodo di posarvi tutto il f|UK
negcevole.
Cne i Rostri celebk'i Antichi
avessero gabinetti ^^ i quali aita-
vano il nomib di cuH ietti f\ di {«-
èlini , di pinacorecSe , di essédfe ,
se ne consplep^nno ^li anti<][Ua-
rj • Ma pe^ più consolarsi , dica-
no un jjoco tottie erano que'bci
eh inetti , e come 'er'an dccbfati .
^^iie le pitture -d'Ercolano d pfc-
seitinò un patnaso , ' cioè Apòllo
colle sue nove Muse, e ci si di-
ca che questa era una decorazio-
ihe di ' un ;gaBinérto da studio ,
questo è qualche cosa ^ nu. ben
-piccola cosa . E più piccola aù-
corft è quei che si rìci^va da Vi-
truvio, da Plinio^ e dagli altri
scrittori antichi.
GABRIEL C tSiéCùtHO ) ti.
t667 ip. 1742 architetto , Pat;igì-
^b* Diede disegai' per i piarri. di
Nantes , e^ di Bordeaux ,' delia
Corte def Pxe^dio e della Torre
di Renncs , della Casa di campa-
gna di Dijon , della Sala e della
•Cappella degli Stati , e dcHit. Fo-
gna di Parigi . La sua grand* 6-
«era è la Scuola Militare , e la
Iella Piazza avanti le Tuillerie .
GADDI iTaddeo') Fiorenti jio
4. 1300 m. X350. Superò in pit-
tura Ciotta suo maestro , e in
Architettura Andrej da. Pisa .
£gli ristabilì a Firenze le fon-
S menta deHe Lóg^e*Or-/«»-m<-
p/«, e vi fece «opra delle volte
per pum^i . Riedificò, il ponte
vecchio^ il Castello di'S?. Gre^
jgorio i e proseguì il cam^nile
di S. Maria dei Fióre .
<5AINZA C^^rtino di) ar-
chitetto della Cappella Real di
divisila straccarjca di ornati f fu
continuata da Ferdinando Ruiz^t
è compita da Afonzo de Meida
^ "^fTS • U^fabbrica i di pietra
da ta^jjo , e 1^' online Composi-
to, cioè composto m intani*
cherie.
GÀIO MUZIO costruì fitRo-
^ mt il Tempio dflflf* Onore e della
' VJrrii pretóo, f iTrofci di Marfó^
che si crédono quegli' ftntidii
mirri vicinò a ' ^. Eusebio . 11
' tempio era, p^ritrerò 9 ciòè^con
colonne* doppie intorno, ma ntm
avea portico al di cfietro. Vi
, spiccavan in tatt;o le regole dfll*
arte .^ Forse quesfq teiióno era i^"
viso in due V se, è lo stesso idea»
to dal gràtù Marcello, Q qusLÌc
volle che SI pacasse per iMTeiti-
fio della l^Vf^, per .giuogerc^a
liefló dell* ()«irf . IS che altro è
J'oaore ette il premio deflat-^per*
Detua virti^? In quésto temòto,il
Senatq decretò il néhiam^ di Ci-
cerone : Nel Timfto idf Onore
'e della Virìi ti è mó hmrt M0
.GALILEI i :àitss0ùdkoy 'ar-
chitetto jfiorentino' n. i^^T m.
1^37 manifesta, i^ si^a abilità in
kbma nella iacciata di S. Ciò. ^'
.Fior^^inij ctandìòsa^ e ricca 9
ina a due ^qr((ini di.coloniie coriù-'
èie su alti zoccoli >, ,« a risaltt .
Non troppo felicj^ è la gran fat-^
crata eh egli fece a S. Gio. La*
tetano con portici l'uno su la-
tm 1^ con colónne compòsite mài
distribuita' su altissimi piedestal«
li, con ii^terruzioni, ^e, con.co-
|onnett^, e c0n' colossi c|i ftatiie
in. tiin;^, Fa mailto onoiré a. que-
sto Arénitettò^'la Cappella Cora-
ni entro ^ Giovanni Latetanq|:
gli otnsiXi vllspno . ben. disposti j
ma que* piid$stal/i au Wcdc^^aili.
VI fan 6qr pial^ . ,
l^aisimiste dr oggetti pt«ii(kt e
rari, richiedon lume cfairaltoin
j|lodo che i quadri non si nuo-
canò scambifvolniente con oppo-
V • • f'*- 7*1" ' Al ■> *
sizioni di stili » di^ gc'^cn ' ®
i^eciaimenteL di colori . Gli og-
.gètti ijualuhque sieno po^no
perdere nelJla comparazionj^, e
affinane ciascuno taccia il suo
^j>icco. ^ JQon va esposto a parago-
m tròppo svantaggiosi: , ,
'Ma cjhi la tali .raccòlte,^ non
JBa in inira che H fasto di po^e-
•dere fj^uel eh? altri' npn hai . V'
entfSL spcfsso, ùnf vaniti' pueriljp ,
^hc scuópfc ignoranza , e.cphvcr-
, te le ^hne yo< ^^igazzin^ oi
'jmerc^flti.. ., ♦./- >
- ^ il .vergi jorn ametto di, un^ gifl^,
\-J^ìf, è, U9 ,poéina^||Utorésco^ di-
. fiso 2i yarìp patti con brevi*
Chiare iscuzioiii. Le llirme dell^
OÈL ijr
lista' dé^'rabbiosi di geh^ia è lun«
sa. Dalla Woi'/^ si passa ali* in-
trigo. E ^* intriganti per guan-
to riescano ne' loro intrighi re-
kan sempre inferiori alle loro
vittime \ ^ „\
Sono pii^ infelici t gelosi cKe t
perseguitati, II perseguitato si
consola £ol{a sua innocenza ^ P
studiando sèmpre . di far megSo
giunge alla gloriala dispetto de*
suoi persecutori' . Air inconttP il
geloso ha i serpi in coj;pPi^ è
tormeiitato da, ^el martirio ,, da
Quella . frenesia »' .de quella, r^bbiji
detta gelosia • , ^ ^. -
. Se n gehsQ, in^ieg^^e^ a far
bene tutto il jliem^ cVegli.pe;r-
de iti fai- male ad altri ^ si. prò*
caccerebbe più Inoro i <t .pia o^ .
J^x^^ , \ ' ., , ■ ,^_ . ,"- ..:%
'Se il fe/(7i?0; pensasse clif la sua
cniarf iscuzioni. i.e w/uie acu^ ^i w u ref <>i?(> ; pensasse Xttf la «Ma
gallerie roglion essere qua^rìl»|ì- |?fWi i manKesfa a<futti^ e. che
»
chitetii, MI AviK fi
GaIzIA. C^/w*9 v:«C N,.
'i^arra aréh{tetf6 w Avil* *iCat-
«dràl* ipotla Torw" ■ è, juh» '/«ir-
terza cTifi servi di palazzo per, i
Re, : ^dific j del sepdo Xlt »\ di
jrtètr^ di sedgUo^ ^\di spp^ie'di
iabBxIcbe Ramane' . ^ ^
^ttftqca fiefraàierité gH artfsti con
4CbmpHcazi6rre di càtise , ,per gQ«
dfer soli; della gloria',., «9 pct wc
ijiaggfòr lucro, '
'J' Valènti artisti sono' $tatt in-
-^fti di oùèst^ peste; eh' è piut-
tosto^ utofspecif di rabbia"; Mi-
<thétagrtofò >ritBbì^ '^ ' morsica
Leonardo da' Vinài] f! quale non
•jpotendó. piTregg^^ lai morsi Mt-
-IhelaénòJeichi sfat^Jà V Lo stesso
«rabbjato bajò ìLtiche cfontro Raf-'
Mìa , m fe%flò 'lo^tocià'ba-
:jarè Ve prokegura faìr^ipèglio . lì
*Boméni*hino m vltthha 'd^* ge-
'Ì(HÌ ' tànSHncò € Spagftoléno . Lk
tó^. B. Arti T. L
tvitM la detes^^inPr aqa ili direb-
be inai geloso p.^.p si sgehsirehh
sùbito^; ; 1 * . . ,
„ ;Se,|queste*xicettp-,'noJV'. bastai|o
contro questa rabbia^ ^ voi ge-
nerosi Artisti i rapprpsentat^la^VK
e6Figie spaventosa ,. e x»i?flrerT«te-
la esposta nell^ vostre. scuole ^ «
nell$ yost;'e accademie, per- .pre-
servativo» delle .vili * piccole
nien'|i^ ■ ' >.*'".'... . .. /,
sono quelli che si ^anno pattKo-
Jarmente a rappreseiitafe.cer^.f^-
0iì abfbraVcia e rielsce kf^V
len temente in tutti \ $^»?^*'>- à
pittore "di Storia • Altri^ $jl dj^nj^
*^ P««|S§J,, .e chi. ai tìmifi., t
chi ai non > e chi .alle beM^r» «
chi alle architetture- . . _, ^
E^co la,, il palazzo di ArÀiaa.
X'.. artista che a' è incantjUp, Ip
dipinge % e si applica a ^esto
gènere cbl' successo ^c' Pennini,
R e
c'<
25g GEN
e de' Servandoci ^ facéhdbvi ri-,
saltar gli ornamenti colla scelta
% de' lumi e de' chlarosfcuri , e coU*
accennarvi gli accidènti dcìlt^ pian-
te e delle acqiic che vi aggiun-
gon bellezze» e alterano le mae-
stose ruinc \ ina senza cSe questi
accessori offuschina il soggetto»
principale . ^
Biitra l' Artiista nel soggiorno?
ihagico, e resta sorpreso alle ae-
corasiioni immaginate dall* arte
per sorpassare la natura . Ne di-
pinse i più ricchi mobili» i qua-
li soli fanno in Pittura un gene-
re che rio» attrae ammirazione .
Più attraente è tutto l'intcrpo
deir edificio colle sue decorazio-*
ni \ là effigia j)erciò coli' intelli-
genza della Prospettiva lineare
ed aerea , !' ^ ^^^^' imitazione più
esatta def chiaroscuro^ Ma aù-
che qnestQ^enére d'Architetti!-
la ha del freddo ;,' ed è perciò
|joco frequentato . Chi ha voluto-
esercitarla con esito, ha scelto
Chfese Gotiche , le quali ammet-
tono una grsLn varietà di colon
e di lumi degradati , specialmen-
te se vi si rappre'sentanò delle
««rìmonie , Per questa ragione
può rendersi interessante anche
1* interno d' un pakizo in oc-
casione di quàlch'e festa prin-
cipesca . Ma ir palazzo d' Armi-
da è solitario , e 1* Artista tt'^
«ce fuori :-
PoÌQèi passar gli avviluppa^
in vago aspetto un bef ^tar-
din s' aperse y _ .
Jicque siagnantt , ffqusdt cri-
'. staiti y
IFior vari , varie piante ^^ er-
Se diverse^
apriche cothnèttej mhùie
GEI*
' S^lve , !fpeloncIfe in «ii<r vi^
sta t^erse^
' E quel cée" fi raro- e il belht,
éccresce alP opre ,
JL' arte cBe tutto fa f nuU0
si ìcàopré .
* . . é Sì misto è il colto col'
neretto. '
Son naturali gli ornamemr
t i siti . • '
Di natura arte par che per
diletto
V imitatrice sua uiets^findm
imiti *
Ad linai tal vista il giovane s'in-^
canta, e si dà ah genere de- paor^
saggi . ^ '
Ma il ^lardiiror.d^ Arfiiid*è
H giardino di Flora,, e abbdndtf
di fiori i più* scelti . A queste^
tante grai^ie della natora ricc».
V artista prende il- delicato pen-*
n^lo^ e abbraccia; il gentre de*
fioristi • ^
Fra V èrbe e f. fióri e' gli albe-«
TI scirerzàno farfalle, e uccelli y
che pajoiio fiori volanti , e giraa
in qilà in là quadrupedi ec. E
questo è un altras^e^^rr di piN
tara . »
Finalmente tra tante delizie
della natura e dell' arte T Artista
scuopre i dmt amanti' che ardono
di tatti i fuochi d'amore . ' AlloJ»
ra 1' Artista nonr Vede più' gli al-
beri che rn iiiAssei le acque e i
fiori non gli «dtio più un oggetto*
di. attena:i©ite , no» gaatda più il
palatelo' che da- lottt4no»y sentir
nel cuore te passioni de' belli «*
-maiirti^ e si scorza' di rapptesen*<
tari! - Quesito ^ il gran gonefa
della storia.- *•
Ma se qtialdir Fittole alla vii»
àtaf di quelita, sce^- non prenda
per^'suo^ggetto quasi nnicO'^
fiellcizA portata m fBmtì^ tréà^
ne*
ftc^ ctu6 MSSii ) « oraata <lt grazia
ravvivate dall' amox^ ^ e sfumeg-
giate dalla vi>2uttà ^ egli non sa-
rà che un debiì pittore . del pri-
ttio ^''generi t Sarà anche infe-"
riore ^ se seguendo le circostanze
che il Tasso ha latto succedere
F una air altra » non .giunge ad
esprimer le inquietudini . di hr^
mida lasciata dal suo amante, il
di lei doJore per la di ini fuga, i
suoi sforzi per corrergli appresa
aO) per raggiungerlo I .^ei* fermar'^
lo , per^ intenerirlo e ripondurlo i
e i varj gradi di turbamento, di
disperazione 9 . e di< furori che a«
gitano la sua bellezza i« . .■
Se r artista non sa perder di
mira «gli aoiessorj , d'un foggior-'
no iopantato I ■€ vuol mantenerne
sempre ^ V idea n^ìù, * spettatore ^
fli abbisOgoa alloca un' arte in^
nita .fxér.jUré che quegli^ acces-*
sor) non òi%tù\%Sino dall'oggetto
interessante . Ma se queste diifir'
colta lo sbigottiscono, ritorni iti-*
dierro f si attacchi agli oggetti
particc^ari « . e scelga qualche ge'>
^ere secondario il più confacene
te alle sue disposizioni *
I giovani Artisti debbOn solici
citarsi a prender il loro partito,
€ rasiegnacsi alle volontà della
natura 5 contro .di cui non siptuò
lottare con ^successo^ Faccia, cia-
scuno ^ come nel teatro , il per-^
aonatfgio in^ cui pia. riesce ; chi
non è rùuKito a far da re^ è cof
Stretto di gitido in grado a. far Je
farti di subaltetno. Lo .stesso
«arebbe in. tutti gì', impieghi del^
Ja sooietà, se ognuno sapesse a*
narsi ^ Chi ai sa amare., sceglie
^uel genere che gli è più -confor-
aie 9 Q vi riesise sempre con onore *
Chi si. attacca al gran genere
ideila Scoria , non ^disdegni ninno
*iii aJ^ri'jwwri •, ' « . ^ :
GENf i.^^
'Molto più son obbligati i pit-'
tori di qualche genere a fare deir
escursioni ne' paesi che sembran
ad essi vietati < Il Ai ttattista stu-
di là figura , se vuol ben figura-
rie i suoi ritratti . Studj la hgura
il Paesista, altrimenti i sudi pae-
si s;^tan deserti ^ o abitati da stor*
pj . Così il Fiorista farà fiori
morti, se lion \ì frappone ad es-
seri viventi . Tutti i generi si
àvvicihan tanto óit ^ penetra-^
no . Son cóme le gradazioni d''
un colore^ in cui ciascuna par*
tecipa delle vicine « Chi si limi-
ta ad un sol genere i vi resta im-
prigionato é X
GENGA CGW^wò d'Urbi-
no n. i4j6 m. i5|i • Fu posto da
fanciullo a' lavori di lana 5 ma la
natura ^ Io volle non artigiano,
ma artista « Per il Duca d' Ur-
bìnc^ t^ìì . architettò sul monte
Imperiale pressò a Pesaro Un pa-
lazzo con colonnati ^ con logge ,
Con fondane ^ con giardini, che
era V ammirazione di tlxtti * ' In
Pesaro ristaurò il cortile dtì pa-
lazzo,, edificò la chiesa dì S* Gio.
Battista 4 la più bella di que' con-
torni A Diecfe ì\ disegno per il
Convento de' Coccolanti di Moit-
te Baroccio , e del Vescovado di
Sihigaglia^ A Mantova abbellì il
palazzo Vescovile , eres^ la fac-
ciata del Duomc^ molto ben in*
ttsÀ 4 Egli fu anche pittore , t
scultóre, e intendente dì Must»>
ca, ^,e quel. che più importa, a-
mabil uomo.' Da lui ebbe onora-
to principio la famiglia Genga
nobile di Spoleto. "^
Suo figlio Bartoldmmeo n. 1528
m. 1558 fu anche un biión af-
chiterto < , Pece in Pesaro un bei
palazzo |«r ir Duca d'Urbino, e
vi diede il disegno per il porto
che non fu eseguito • .Elesse 1»
R » ' chic-
26o GEN
chieda di S. Pietro in Mondavxo,
coM pioods , nu Mkt figti tfal
anche tn^gnere « « in> tal quàiì'^.
ti andò a Maltfei , do^e dÌ9dt il
itHKieilo d' noA cittadella , > d* al- <
cune chiese 9 <e .del Mlazflo del^
Gran /Maestro. Fu aRitel inten*^
tOK idi ntticheGes «- idi «celie ^ ^
dilettahfie di 'poesie. >
<3EMJDO «• Ingdgnoy ifama^M*^
2ióne^ perepicacia j . mar ìtt grsir
dose^eeon gttfetezaai «onky gì*
ingt<edìeiiti dol; QétUù^ Questa
Ap <in ;ddRt> della notata , •sonò'
un' organiu^iohe lèHicedi'^aal^
che'iHà&tMTia ntt^nr^ stiano "inge-
nite / Doaae ifSg^jg^ò . Qttestt».jb^
no scttt^uto da itadjo cotitiiHKy
e' reg«W« \ «^da- pratlia làsc^chi^
e l>eii iflt«sa:,'^ffOaucé^d]e>^
sempre ammirate graackttteni^ da
Idyioae^ i' ImAe^nìàSiónerap^er
senta con' vivez«^ gli'^^^étn V 1^^
taf^sibHità'De 'Sente pté$t(&Iè giit^
fife ilki^èÀsio^l-9' Ih perspicacia
;^bfAc^ tttah )iunie)!6M<{i' osgefw
^ , 'nfe'^wiei' rapporti, è i Tega^^
Ikti^^ iiSr' ()ualf li eon^teti^ a ttiN
tè le fàjtti della tdhéposi^ione >
ipt^ fatti oontribtìifé "iW espressio-
Ite gentile • E' T espressione
€ht coitituisae il genÌ9 nelle ar-
iti i '^ Il disigilla saf 4 ing^gHorù
quando sarà espressivo .* Co^V il
^iamsciiro>, s# sar^adàtfacò air
«sp^ione geiiei^le per j>lt} inri^
. L' originaliti è un caratlei^
1iiA'geMÌ9X carattett xaro guanto
ib^/*0'«t«iS!Ov Non ^olo è ttt^
fBt latv è 0uast impot$l>i]«r esset
<nigÌB^ .dÌMO*d'atFere studiate
«ante opete d'altri « BieegaèfeK^
Ile flOB^ ^avet ii»m^{fi , e'Mti^
■♦»
( »•
GER
memoria non s! i persona • Tro>
i^ap in sé solo-) a da £k «okk-ca^i^
VK> ioiofì eosé nnbve '^he ianiett^^
te -rassomiglino aHe lidfrui-, «xdi^
èraif), è sophiftnatutav L^ciigi<*
lUilkà detfK ftttilsri è di iHidmas.
delitf imfglieif i coté^ già ftftte>j^di4
getitfte , appropi^ikrsète h coatfft £mm
nDrle^ api che saltano convfrfiir im,
ntelaéVcera quel cÈe tiaira^
tt«^ ^arso tif q^a ili Jà tti' iieg^
tali.- • ' • '•' ■ » •.:.-.;».
■ €hi Sf sfenfe étll^fngexnp'i M
laem^ sAh provis di ^ttrdl kù^hf
e diflfidli. Sfe tri regge^ W*M
*à ifelice ^- cose -grandi. ^Stf sfc
riletta , ^b^^lscfeT; Ottanti ^ ^^
borti nella gioventù ? TaIv<oltl
pér'difprtò iSniaestrt; AWèan*
che f'inA^m »d' ilhteire . ff^l*^
dar tròppo /? -YiVaiii . «wee • l|ttain-A
td ' il riprender i " f hn^t *; **
pW nijcèe 'la manéaitta' d^•/iftc;^
tòda.'V <■..•. ■!'•♦
GEWBTEHj ly <jiuvimm
C:B0liiitrfarreyn. l^^T. m. l<6a»
pittore, e arclttitcttò Fiamingo- fe-^
ce foittnia» ih' rtighlltérrai dov»
piibbii€ò nn cattivo 'Hbrb-l'/*^
yut hranierty e ker i fitte h tc^'énn
^^^ è peri mbiPi'rstr€Ìt.f.' DtÌ<«*
fnd aréhi- tribnl^li per Carl^IH
ece anche un libro sti le Ft)^*
tifieazioni « >e un* discotso sd Itf
fabbriche magnifiche. 'Af eh iMtt&
una Camera ^la porta della ftf
rtosi ««dinata di Jortk ^ì Ta*
ihigi: essa è un qìf*drato-^^ ^
t^iedi, «'siile pere >bflla. £^li
jbttMoseal PàHameAt^ <fì' ti^lm
te it strade. di Londra ^ > dJ'.W»
^re una porta sotiiiwisla a TM»*
|le-bar ^ '- t'ultimi su* tSf^k-i»
Avvk9"0>*- TirijhieéteÈri^ -^Bgll 4j»t
•ieaP istituite in Lof^ra vktitkVS^
defnja d'Arti, di Scièifiktf.>"4)i
iiniucV. t!-'!» «fNiK*«ni 'ad««àt5>
*, * I
iorìtoliitsi Gentiluomo* Si- beli*
istituta «ndò subita Àn fumo %.
Ia scìMz^ e lie-arti dovcobl^em
lendèf ^ehtiie , V uomo « S^$$<»
io irmvjdiscono , lo tii$up<rbi$cOh
3M>f ^ iftfienscQao» lo àtr4bil««
Bó , « 4^ffl ^h''^ peggio lo ioiipe*»
«batiscon». Tutta cólpa de' mae^
sti>i ^. i U*'^! dovri^bbero insegnan-
te con mansuetudine e sen2a or-^
^g(io« .Ivpiù'gran maestri do*
vefbbero sapere di saperae ppco-;
essere perciò modesti « umiia « %.
gentili iKunini. W gentiluomo ^
spesso, agli ahtjpodi delP^KH^a
gekif ile •
<^ERMAIN CT9»Mfa) tt. xS^^^
tm> 1748. nacque a Parigi , studiò
r architettata in Roma , diede di«-
tegni per una chiesii di Livorno,
e costruì la Ciiiesa di S. Luigi
del Louvre 9 la quale è di buoti
gusto , ma ha tfoppo risalti .
GEROGLIFICO voce Grecri
significante sj^cra scultura. Vxu
WA della scrittflra alfabetica si ef-r
figiavano delle cose per ^ssare i
pensieri fuggitivi • Tutti i ^
poli Jbaniio avuta^ la scrittura ^t-^
togUfica^ cbe ^i divenne inin^
telHgibile , enigmatica dopo 1'
invenzione- delle lettere- • i Prer
ti d* Egitto conservarono molto
la scrittura geroglifica^* per riset<»
vsr a loro so^i \ì segreto dell'
impostura ch'era la b^i^ della
loro autorità^
' La Pittura 9 e la Scultura è u-f
US specie di gero^ffico : ma^ialo
itteno che può ; « meno ^àncora
sialo r Architettura .. Ciascuna
opera si «a da^jflesar subito per
^llo che è. E perchè la gnuKT
qpera della società laaatta è ia
gemlilìci:?
.GSSSl rap&sesèntazioni ' fedeli
di. «tatue > e di bassi rilievi . la*
, . GES iitft
Ve<i2ibne px^eì^ft^ Le belle scul-
tute an tiene sono in Roma 9 a
Firenze , . * • Napoli . E le loro
tfpetizioni esattissime sono per
tutta r Europa ; e<>gni artistane
ha in- casa sua > il fiore . Mi(ch#-
kngeio , RaAeilo ^ Passino deb*
bono la loro ecceHen^a allo stu^
dior delle scuHuce ..antiche . Que*
sto studiò ^ adesso molto pià-fa-^
Cile che allora»* Frattanto Astì*^
sti • ecoellentissimi i dove- sono t*
eccellenze vostre M^òrse P antica
è meno pregevole) perthè si è^
ceso comune «o' Gessi f
Si è tr-ovato^ qual^ inconve>-
niente odio studio delle antichi^
tà « Sia . Ma un giovane artista
vorrebbe divenire un Passino -co*
suoi- dxiettì statuiffii , ovvero ,es<*
ser senza quV difehi e senza queiw
I^ bellezze? '
Certamente che 11 solo studio
dell'antico non può^ dai^ £e fre*
s<ìhczze del > modello vivente » ch[e
diversificano secondo Tetà, se-
condo: le passioni ). e secondo tan-*
te. altre circostanze» Ma <hi ti^
mai det;to che V antico debba «%•
sere T unico e solo studio? (i
deve studiare la natura «vivente
per molte ragioni ;.tf specialmeii«>
te per il colorito ;>'Mft la hatu*
ra v^iveote non dà mai ^uejla ve<>
ra-bellej^za di forme,, Jb purità.,
la grandezza sublime che ci dà
i antico, f .
. Onde i ^mi sul hiioi^ antica
vagllono più di tutti i modelli
viventi tormentati nelle accade»
mie, i;qusli'non ^sson dare che
attitudini, violenti^ esagerate e
appassite ; piene di difetti . Noi>
pare dse sii artisti antichi sm*.
aliassero il nostro. modello viveo»
te contorto nel- Citiso ^->un» ca^
mera. . La, Ic^ t^ura vive^teffc-
i> negli itadj, ne'gttiocfa' gjiii«i
R 3 Bi^
j&astid) dove si spiegavano -con
naturalezza e con ieggi^clria le
•più beile foiTBe, e le azioni più
espressive > favorite dal clima » e
•da una costituzione la più feli-
ce. Da , quella bella natura la
^ilezza ideale 9 la sublime bel-
Jezza delie Sculture Greche, e
de' loro gessi ,
Lo studio de' Gèssi è necessa-
rio ai provetti : Anhibal Caracci
'era pittore fatto, e andò sRoma
espressamente a studiar T antico.
iL' antico è indispensabile- a^ prin-
cipianti . E come altrimenti g«ua-
•gere alia precisione ? La natura
vivente è sì mobile da non poter-
si imitare con esattezza.; mentre
r imitatore abbassa gli occh4 y il
•inodelio respira j né quegli ritto-
•va più l*forn)a incominciata: lo
stesso muscolo nella copia incer-
ila dà movimenti contraddittor) .
•Ali' incontro il gessò' testa seili-
Jire immobile, e di tempo a qua*
unaue correzione. :,
- Cni vuol ewijere vero artista,
;ikve studiare- il belloantito; non
•potendo aver questo supplisca co*
'gessi* facili a procacciarsi .
V Architettura fa uiso deK?^-
so cotto pe^ cemento. ^ Stemprato
•coir acqua , e adoperato subito ,
'fa pronta presa • S' impiega per
lo più n^r intonachi, e negli
stucchi .
CIACCIAJE e NEVIERE
«-TOglion esser in 'terreno asciutto ,
.non pietroso, né arenoso, « ripa-
orato dal sole . La fossa sia a co-
*no rovescio , profonda xS pttdi
• in circa, rivestita d' un muro ben
intonacato, o di iegname, o al-
.inend ben foderata di piglia. In
^iù sia un pozzetto «on una gra-
. ricci a- per io scolo. La copertu-
ra di sópra* sift piramidale ^i ow-
^Y0 o ^ vtofpìA con na canaletto
<HA
air intorno die porti lun^ h
acque.* Le porte debbon sigillar
bene. Non è bene che .le. nevi
.o i giacci sieno sotterra ; vi $i
squagliano più presto : onde le
giacciasi ^ì posson fai;e i pian-
terreno .
CÌIÀRDINO a orto, a frutti ,
a vigna , a botanica ^ a delizia ,
a niente* Quanti giardini! La
natura è il gran giardino che
.coiì^rende ogni sorte di giardi-
ni . La natura ricca . d^^ni va-
rietà ofFi;e piaceri à' ogni, specie ,
di voluttà, d' una dolce maliaco-
■jiia , d^ ammirazione, di stupore ,
di rispetto, e anche d^K^n'cdleva*
alone maestosa « Chi ha ben os-
servata la natura., può ricorrere
air arte , ma servirsene discreta-
mente per riunire questi divèrsi
sentimenti e legarli in uà insiè-
me* Un buon giardino dunqne
non è ohe un .cantoncelio xielU
natura -abbellito dall'arte per ria*
. forzarvi r ef&tto naturale ;
L' arte non ha mai da contra-
riar 1^ natura , - ha da secondar-
.la» Seguendo • ia natura, ella
. presenta var) cantoni , che sono
.altrettanti caratteri particolari di
giardini 4 i« ga) e ridenti, a.
«dolci, malinconici. 3. romanzés-
'Chi, magici. 4» gravi ,> subiùai
• e maestosi.
1. I gof e r/i^i9t# JKono compo-
sti d' una sucosssioiie variata di
piccole vallette e ,di alture.^ di
. eirfuositA , e d* iae&uaglionze , di
priaterie , di «espugii;, di boscfaet-
.' ti , di fiori , di acque e di colli-
nette.riunite in una maniera li-
-bera e seducente.* Le rocche, le
montagna , k grandi cascate , . i
* precipizi son. esclusi dal loro ci-
cinto e dal loro punto di vedu-
. ta . • L' incanto è maggiore rqu;(h-
to più gii oggetti r$4ioti soaa
va*
GIÀ
Canati e frammisti . La nalitra
li somministra in sovrabbondante
diversità di grandezza > di foj--
tne, di colori, e di combinazi*^
MrV son più rari nella fi^tura ,
ma più energici V fissano, assor-
biscono. Questi ^eludono • Jon-
tananze. Esi^n fondi, cespu-
gli , boschi folti che dieno un
cordo muggito i < acque dormenti
nascoste, d' un mormorio sórdo ,
^glfame d' un verde nerastro ^
ombra da per tutto -con pochi
raggi da imjsedir k teapbrt » Un
tal sito non è che per certi bi«-
sogni del. cuore e della mente ,
; per il riposo e per la solitudine ,
per ricrearci da' f asti dj dei mondo .
* 3. I siti romgntfscifi o magni
risultano dallo ' straordinario che
domina nelle forme > nV contra-
sti , ne' legami • S' incontrano
tali siti fra le moniisgne , fra sco-
^i , ^ deserti , dove l' attività
AclV uomo non è ^cor - penetra^
t». Il roOT^i7^tfxcy fa ammirazio-
ne, sorpresa, e un grato stupo-
re , un asilo voluttuoso * Ma V
arte non ardisca imitarlo; è ini*-
nitabile . E qnal arte pu^ imita-
re, neppur '^scrivere' la varietà
di quelle bizzarrie e -de' contra-
sti ? Scogli enormi minacci an di
cadere, e hanno una base sol idisr
sima sopra caverne oscure, óve
penetrano raggi per fare ómbre
incerte, con tante allte stravagan*'
te che non sono immagihffte che
da' romanzisti . ,
4« I riti gravi , fuMmi e m^-
stori sono prodotti dalla gran-
dezza é dalla oscurità , Catene
di montagne , scogli calvi , o im-
bruniti ,. foreste o gruppi- di al-
beri alti-, rapidi torrenti y ionea*
4ianze^ che pre^ntanr oceano ,
.tutti questi oggetti piì^ . o meno
riuniti insieme compongono un
<sito del > genere maertcsò^ G{i
^etti sono ammirazione , ..epa-
tcipplazionr.
« -Qu^ti caratteri naturali ^le' si**
ti pQsson esser rinforzati, in va-
rie maniere dajla fuano dell' uo-
mo * Un sito, tidMfe con una ca-
panna o poo- una £asg campestre»
11^ ^aiiuconicoi éson un' urna o
con un^sepolcto,^ un romAOK^rco
con ruine ^ un maestoso con i)n
tempio» guadagnan molto i^ell'
-impressione. .
L' arte può anche trasformar il
<arattere 4' un sito in un altro
carattere ^ . Un sito, mAlinoMnìeo
può divenir ridente , se gli si à-
prono lontananze > sedisi ^chia-
riscono i boschi , se si d^ più
pendio ali' acque per renderle
jsonnoranti, e se il silenzio è
ihcerrotco <ial Jselamcnto. delie
greggi Vicine, . ^ . - •
> Anche un sito . iosignifiegnte
può dair.arte, acquistar, sìgnifi-
«ansa » Un toéreoo piano %^ infor-
ine , stenle;^ brutto , * divien r/-
dent€* se si adorna con. un mon-
«icello coperto di^ gas^ti^ » e di
^rbósceUi gaiv .
Si poò^^oOiporce un gran giar-
dino di Biw>lti ^ì d' im carattere
deciso; la successione e-st'lega^
ne àtìÌM loro inmresstoni avran-
IK> una grand' iaflnenzav > Ma X
artista sacjt ben;' attenta di non
impiegare successi vam^ate^ o in
4ina volta ique|^;^ratteri che si di-
straggono orsi cOntradflicono ,re-
ciprocanieote ; Li hi| da metter
in armonia e tale*,, cha formino un
tutto insieme r Senza unità ogni
-varietà; è 'opprimente e .insignifi-
cante. Si .ricordi che Paradiso
tion VHOl dijr'xha GiA^ino^*-
R 4 riù
\
&iarfl»«i.9 ciìàscim <ic' ^ua^^ afahk
S 890 c^ra^tin^ semplice r^- ben
ikttsfmiiifttcr \secoiido ii suotsitt
p«rticohi«e « ^ Onde M: saranti»
giardHiii soltanto ^4fy% altri- lioils^
«omenti m^inòùnm-^ non- sana*
i»f^ flJtri^ebe ir^m^n^ficiii^ né iari»^
tf» ^5atmaBO<; che tnaeFfcai». La
yarjetà de' siti .aatnrali ha da
detieroHnare la . ? «riera : . de' !gìai»»>
<^iii) , y arte nott-iiar che ai»
Aifoimmì aUa imiiira'»:^ e seGcov
> 4^i4^' buoni cittadinr c&raina»
Ilo la aukifM^gasre il'. gimii|i^*
fijo Cdébboni0.àvfcrqiiefctoiimòiie)
le{egecàftno» >cDn j. fiacere Hitscfe»
mi) e "si tsttniraanà . -
^' Un Gitftdòio» scttxa carattf rt
«oii^ giahiiaOi. il caiattere ha
<bl essere relativo i» allò stato de*
pfoptìttar) y.- |r.3. al destino par-*
tieolare • de^ ciaidnìi *.
. SÉ»^ ìl>Giaroioa dev« prendere ii
caratteoe \ detì'ediiicta che vi -è
contenuto o annesso. I giardini
veali^ inpfcdàli, pontifica esi-
gono, estensioiia 9 wosxpsi ^ ni^nì«
Scienza . Le eonohe e i triregni
sono coctdàniMti alla nagnificen-^
uà »v I patchi de' ^ndi ontano
li' paesaggio^ i ^Tdinide^cirta^
4&&i' aettpUoi ^aobeilisaòno e;t[r-
idkchiscdlió ' i* contotìii !delle> ext^
tè.' La Val d' Ataó^xivconda Fi^
xenae recar un anfiéettco di .ooUi^
ne fertilt coorte? lii" case campé*^
«tri e di giardini,' d*^ ogni specie^
TlfMk;. Il giardinai caflopastré- dei
cittadina 'modesto non.i vitdìs eliv
imicbsria ^ senmlicità , e an gr»«
devole in negligenza : la poma
IttaYTeknerebhe i^Jhgnrdìno de'
villani -non: puòseaser div nastiob
l:on'>et!baggi. buoni '> e eoa bnonr
frutti • :-/• ' • i ■ >-•: •
:4^^igl^sdo ibiUestìno^pgriAt
date i og^ giaidiao ia^é* aver 3
ano tc«»ttere •pfcte^rio • '
.1 Giardini pubblici d4>bon con*
aidecsrsi jiameiun bisogno inipoì<^
/ante per. gli abitanti delle citeil ;
JLaisituaziame de«« esser all' aijeiv
Ito ma loataasiHce ridenti t ^a^
di voli. L'paibraviè néoessat^
ili fttteq Jeiofs . Oltiie i^ran na^
loo^, alcuni suradelli tctfttìosi^con*
duofttti.aibasctMstti', lÌMitaae , sé^
diii^' 'gualche :statua^.'pr;ìticelii'«
rìvolettl , ' variano e ravvivan 1a .
SQena.
.,1 Giardini Aoi^eaiic}, -6 ag^
giunti agii edifici destinati alla
cidlùra Mie sciensè tf^all'^educa*
alone della gioventù '^ sichiéggiK
ao una piantarne iddenttt ega-*
ja. I becchetti oansaarati j^ A^
pollo e alle Mnse samalN^ ^tìit^
gnati caratfierÌBdcainenrev e d)eco^
rati di sculture <de' Val^eùomi^
ai . Qui han luogo le iseriskmiì
msk corte t chiare ^ e con sobrie-^
tà. L' ordinaqaea deU' jnéiemé
deve. esser serapii6e , wttvnfalcf ^
nobile 9 esegiiif a con gustò t còti
delicatezza f ma senta spiedfi^ril-»
lanti e senza sontuosità .
: I Giardini per i bagni , « pe#
gli ospedali iian d' avere passeggi
Qpmodr e asciutti) ben ariosi 1
con beh vedute y con> piante éi
grato txiote) con ombva di grup^
pi liberi senta umidità » Oltre sii
nequenti sedili , vi vogliono atM
che deUepfcugeette t qualche salii
per riposo e per. trattenersi iit
. Niuttji oaaion» si è sfegata tli9'>
to' a gjtaidins:quauto la Cinase^
V hr^tÈot ^cheou i il Nereatf
delia €&a 9 zatocaimi prima dell^^
£>. y« se ne feèe una del luttdv
il piò ToinosO) rii^chiudendoH
camot^ mònti^Btoncagne, esea*^
v^naovì haciai .sqnMti conia»»
gini
^kL^en^mi» e ooit quanto può
imnxiginare tm Ai$to insensato cti
}M(bizsi>» .ir di piante . le > piÒT^cel-
t^y Qu^^ta.'iìtqftsia (,ebbs k «i<»
«c^Qfla 44ìh gHcrre . è <Ieiia pace •
Sul initt ^m tecBO secolo. prima-
dell* £• V« V lo^eratoce 'ne-jvolle
ivi^ dei circuita dir pìÙL di ^o le^
^9 1 ripieno d' ogni sMtie ék
i^iftdrHpeaK di srolatili , dl«cqiHi«
tki , 4v piftP te » • di /finti .,i onx &
diiìcj. d'c^ot/ante^.icon^iapfaif
so crebbe. L' Imperator Ou<«l^
àt$ Hall ki«;&ce 4in>altro. di 50
Jleghe di i^rD, ;tiftfioi stìa^gtt>iìi
^pmw », di «tse^ di ^Unetti 4
4i ^9<7Ìtf e di^ tocne .aiCennti?
:v^ livocayaii' dà coatisiio 3»4kiy»
le^s^ieyi,)^ e tutto l'in^r/o vi
tcibmtAva i>giii unità * lì mofbq
fu- ^p^einiep^» otttiocà* r catta» Ja
Sigiipria> Cinese. SLùoik dbttase
^ontjto la- aejtura/» ^ e .ia .più ;aspra
leiuli^cja: deJiziosar^&k a diixiccar
IS9fl(ùgne ». Alta Tollero aver un
«ompeodtpr di'^nttaia aatsra'io
MQ^.i^GÙMio, ma. questo rt^ioto
erpt.^Mt^i d'. «ne. provincia * Gl^
Imperatpn camhiaion- ;dì gusto^
«Qp -più netterà 9 ma tutto k^urti
beaceli tr«rono bc;'. Icq-o Aiaidìni r*
ÌPitture ) acultarev arofiitettuce
p;|r ^Uéjrie^ per tom^ pep.salò«>
ni) fGit g$kÀttottà-^ con .tutti gli
^natidi Jtfjpni'odorifen, dijnarw
mi pxn%Ì€mh idic.jPdreeliaiiei) é}
«r8fi»t{tfc;jd[!(ira« ifìx ^esti edifi^
fi: al$Hoi>i^i aipf rdìta «di', irìsts^
altri sospesi su precipizi 9 'ipnèE*
yifiifii V e^aii lioittttni in ^ospet*
fi^e ^i^ecte^.Ci^tiiitKigiafkeK^
T^^^om tUfRfasàM Ycasf^Ty fu
^r^tìA a'iaegiKt,cdic si^sàipmvè
^m fo^ifi 0 coafioTK^fiitti «fi se*
fa 9^ tt «òA^profHmi^o qaaudQ ìk
naKttira ^aoq inendavai. SànaBmn^
tct.:qMfitfai»oi)igisù^ditaon eìi»^
BBio di^sten^liv t'd «rudiò d'
anrer.giatdiAi<4^evi di piacere. .',
.' Si stadia Jar caitiv^»0kme ^(k
fOMite.}^ e si giaotea formar, ddr
•cbe.in. arbusti^' e sii «atbusti in
aièostDelii vivaci m Mìi fiori i
cdb; 'taata; varietà» d^ avere in un
«bló spazio time ie^eliezie spar->
«0 altrove» Siivblle aver o^i
flKseula i.pfitnavevti * ' Gli alberi
pa gtafldisi ddflssero nani di
l^ute: biasaror r; fin* i cedri e gU
abeti si^TinapiooolimiK) là alcuni
pollici di altezza . Le font^e si
conficuhirdno in patterri di fio*
ri ^ smaltati ài concii^rgiie , e di .
sabbia scelta» Boackerti con ne-
c^ de* più)icaw)ri .e.di piume Je
pi ù vaghe . . Le «olitnc^ i e i pre*
dpiztvidiirsitÌKro^erfacòlo,e il
fiazcne stesso, hi cui ^n^cammins
hft. rimaccbevole per Iff^suaiverdu»
sa > « per Jl . sizo ockre « Vaili ^^
oro^ profumo idi^pfimmmra ^ par*
ìtm y irnffwt, èirséiiM'pe^cèe ,
teatri ^-pmrhtaxèe ^^trwa^ ' i ^wk
tóEde'^giàrdint di.tiehzàiv« v
' ? i giardini .cr^npailaCisa <}uar»
tto.iSsooU ^.rni actkoio .di tale
iiDQfltfitanza'^ xbe.nei. tempo ciie
iTaÌ!Ìx]:iiaifeaiio conqniscxto mez«
so.impero^y.una tasiQÌrxm%sir$carÌ9:
ecar-un^^and^avvenimento nellii
capitale . Si Jttoiètfa più<xinàr teniff
pestajfatale ad^àicuni alberi/ alfa
iiiQda;.t3lier:ii3ettd|òiìb é' àoa^pro»
cincia ;>i^oavdi^8ttanfion si een**
t-ka sconmlamiDsi > . in ^di^te su
k pMiioettEà .dl^'^«trd di fìo«
si;. -Si: afabajxdooayaBo; ai soldato
t«tta9i9iiSranaj , ma^viin \\ re ciu
tà^. purché, nspettasse i ^mm
dipi. '; ' ■ »' .•/♦'l'^i
'e Ftnàfineiitei ' sotfto: k ';4ÌBÌ|t|(i
de^Mingà g^ppdini si ristrinsero
fti jotti giarwiii >;<.e.si nv^ke. ogni
vigilanza all' agricoltura ^ ; bate
dfittk <£4^iaà..pubi>iìteu,-«;9pécialw
'^
«ente in wn oa^iane ia <piè po-
fo]«e4iieI m9Ado« I ^igrdiiii <kU'
mperacore ,» e- ^' pruicipali <ieU*
. Is priacipai co^a ch« i Cinesi
ricercano nella situazione de' lo-
ro, giardini ^ è aaiui^riti d' arja^
fertilità di terreno , bontà di es-
|)Qsizioni 9 « nn misto gradevole
«li floanticeili^ .di coste ^ di. pia-
aure » di vftlii 9 di boschetti , di
prati) d'acque^; e di ruscelli.
JE^iio aman di veder montagne
jdaUa parte settentrionale « tper ri>-
cbàamarvi il fresco nell- estate « In
mtto r anno vogiion che il sole
vi? mostri i suoi primi e ultimi
raggi . Ma r.eviotfe che i loro
giardini sien Montinari dalle- ter^
le vicine e aperti agli is&iiardi
della curiosità pubbiicai e una
. |)iceialez«ft> E^in» conoscon be*^
ne le scene ridenti , le grandie*^
te 9 le incantale o ^ieno Je ro*
maazesche» e le .sanno maneggiar
con sorpresa e con diletto-.
La gratid' arte de* Cinesi è di
copiare ne' loro giardini la natu-
ra in .tutta la sua semplicità . La
natura non conasce euritmie, né
livellamenti i né parterri^ né. ba-
cini f o canaU regolari . Irregola-
rità dunque » e varietà son- i pre^
gj de' loro giardini .
, Le t colline e le coate< vi sono
Sitasi aemj»re coperte d'alberi dif-
rrenti « piantati ora* vicini , ora
dispersi , or isolati » La lotto v^r«
elitra» freschezaa.^ forma ^gros-
aestta » akesza « è appropriata al-»
la loro situazione ael meriggio ,
del set|earri«ne ,• della cimi , del*
Je gole ec«
; Qiiesta distribozione fa it capo
d' opera del gusto , perché* deve
fea^are i soverchi aggetti , eo*
«teaett aufl eh* é tr^o iaejato ,
iURConclere gli ^pm^oiuunxi ^
^*' t . »
•e. iàre.xiicospettivc vicine e Im*
tane . vi fa spiccare ciascuna sta-
-gijooe* Gli alberi dicirie^ie f di
pesche co' loro bei Aoti formano
anfiteatro per la primavera ; ie
iicacie,.i frassini per Testate; 1'
nu turino ha i suoi piòppi , e i
suoi salci, a rami\pendenti ; e V
inverno cedri, cipressi» pini.
Arboscelli per i pendi» e arousti
aggruppati ne'.precipizj discpgli .
f Le vallette sono ti^nti paesaggi
-ridenti , variati guanto più vario
é il loro ricinto irregolare e tor-
tuoso . Quanto più vasto é un
giardino , più vallette ha., l'.una
differente qair,altra, I passaggi
vi SODO sì negligentemente trat-
^ti che ogni scp])erta fa socpie-
sa. .1 cangiamenti delle stagioni
accrescono l'incanto con praterie
smaltate di fiori » con campi co-
perti di messe , .con pezzi di ter-
ra lavorjata , con fossi bordati di
cespugli. Bestie, .e uccelli d*
>ogni ,fipcci<; ravvivan le scene •
Se. $' incontra ^qualche quadra o
bordura di fiori coltivati , si ha
per una licenza. I Cinesi non
voglioino brillante ^i decorazioni
studiate . Il loro studio é di irav-
vivare i giardini colle acque .
Se la sorgente d'un ruscello è
elevata, e domina una valle , lo
fan cadere per rupi in cascate che
si sperdono per ricomparire dove
pieno si pensa • Si servono d' ogni
pendio, per le cascatelle - rese pie
strepitose con d^iuse» e condotte
a precipizi • Non mai figM^^e rego-
lari ne bacini d' acqu4 e ne' ri-
voli, perché la natura non cono-
sce questa regolarità Burt)pea.
Il corso d'un ru^o^llQ in. un gi^-
dine é uno spettacolo de' più di-
lettevoli pe^ le sue cadute-, per
Ì..SUOÌ franpimenti, peri suoi er-
rori, per 1 suoi gim é la vera
«A
tmmagiht delle vafiazkmi* étìh
vita .;
Gli ornamenti delle àcaue sono
sàbbie ) ciottoli ) conchiglie , cri-
stalli ) grosse pietre , scogli , ter^
re , sazoni , giunchi f canne sel-
vatiche, rutto disposto natural-
mente senza affettazione d' arte •
Iso^tte di prati * o di verdure 9
argini, chiuse, ponti rustici d'
ogni forma , campi stffondttì , ter-
re aride , sabbie, fòssi , piccole
siepi, grotte, antri, gabinetti di
stoppie, di A>glie di palme , a!-
tri di g^An sassi , tutti- di fórma
differente, ma gaja è campestre,
■rér i* inonticelli predpizj , gole,
terrazze , belvederi , rampe e sca-
lini in agresto naturale , ma pro-
prio e grazioso . Dà per tutto ana-
massi di rocche, di j>etrifieaziò-
ni , di fossili d' ogni^ forma e d'
•p^ni coldt^ .sei^inati qua e U
come dalia- mano delP azzardo .
Essendo caldo il' clima della
Cina , ^li abitanti mettono spes-
. so il giardina sott'acqua, ne vi
. compariscon che isolette e scògli .
Molini, macchine idrauliche e
barchette sono per i laghi , e per
i canali. .
Hanno edifici d'ogni genere.
Saloni con volta rappresentante
il cielo di notte , traforata d' ii-
lia infinità di finestrine di vetro
.colorato figuranti 1» funa eie
stelle . TaWoIta il soffitto h in--
crostato di fiori, e talvolta ha
fontane che' lo mettoa in acquai,
in cui nuotano isofette ornate di
mense e di orchestre per festini .
Sì farti edifici sono per Testate:
ogni stagione ha isuoi; L' au-
tunno ne ha de' ruinati ^ romito-
ri, ospedali per i vecchi e fedéli
- domestici - che paasan' i|i pace il
resto di loro vitk fra' sepolcri
dc^Ì6rapa(irii " *
' OiBsènmtòri asf ro^omki , t^m*'
pietti , archi di gloria , ^'cùìùm ,
e statue d* ogni latta sonò in qua
in là con tal: gusto; che abbellii
scon osai punte di- vista senza
chetar r insieme . P0f quanto un
gran giardino abbia deihs fabbH-
die , «on se ae veggon che due
o tre ; ma si i^sta sorptieso qu^ti"
do da un òerto sito si- scuoprdn
txitte . Il piacere cresce allo^od^
•prhe gli Oggetti che son <^iori
del disttvtto . Hglin^o sanno tràt-
re tuttO'il vantaggio dàil* esterno^.
Se i Cinedi sono tortuosi, ndtt
-perciò rigcttan le linte rerté nt'
terreni uniti*. Sembra loro assur-
' do che una strada serpeggi , cfUao-
'do si può Andar dritto. L'uomo
•quando pàò va dritto ,' ma non
Sempre può> ■• *■
-Si coofmnti ora qatÈtk nat««
• ralefcza , eh' è purle artefatta , cof-
Ja naturale^:» de' giaftfitoi d' Eu-
ropa tirati 4 cor£>ni V a- linee
eternamente regolari ; pettmati
rche niost!rànose^;^e r^ttes e si
vedrà chiaro che" il metbdo- Oi-
• nese è degno- d* esser da noi imi-
' tato . U ver« metodo è preifcter
>ia natura per modellò, «'non cer-
care che dtiiUt decorazioni che
• fanno le delìzie de* soggioirrti cam-
pestri . . .. > .4'
Il giatdfiio deve esser adattato
al clima , ai sito', al feuolo dei
^ paese : è luui puenlità vol^f «ti
' giardino inglése , tùfco % einesè ,
o tiittr treansiciite^* . Lb fontane
"soit beile* in Italia , ma in Oku-
' da 4cerescerebbeto oiù V aoquoeir
tk .Un Danese paòtftrfft un ea-
sino sul lido del mat glaciale?
Né lo Spagnfrolo si darà pena di
• chiuder m giardino gieli^ àran-
• ci 9 lauri « rose, e tante beile piafi-
te aromatiche, clfe da per tutto
iri. «M» ^pQHiAiiee^ « v 1 >
GIBfiS
V.
' OIHftS <t?;>d^(^3 tosinA ììit
MrtUr thcmìé'iz librerìa R'i-
éltUffà^ per-^W ti Dottor Gior
tCi^Akltmt lasciò ^ inila-lrr<*sf^-
lind^. Elhènnarototicfa, che ha
un basamento rustico ton*. porte
e «(M «kfclne', $ir dii s^ergeiin
«otmifidPto ixifrìfitia di colonne ìA-
9MÌ r^ c^n éiìé Ofdhìi di* finestre
alternate con nicchie : il cpfiu-
ciotit ka al- disopra una tralauìrtra-
ta arricchitsr di vasi ; e finafme^^
f* fi ^jMpe^gii una cupola iv^i-
fii « SME^»kée. L' internò ha fflbj-
ti ;eOitlddi «er pianterreno ; e so-
lerà k ima i^ran sala rotonda c^
pilastri ionici , fi*^' quafi sono disV
posci i ììM in due ordini . Di
SttMt* 4»|i((»i 'Gibbà pubblicò uhà
éàC»izfoi)d V ^ediiié /kcevan ^i ar-'
tisti tfnH«hi , t eoihe dovtebb^o
6r i moderni. E^^H pubblicò an-
<^ an' Sfosso tomo ìAì disegni'
delle opciref i fi*a le girali è ii Tem-'
piò di 8» 'Martino in Londri.
-'01L'X&^^ ^tfk il disegnò
per la Cattedrale di Salamanca ,
.#^ ApprtìViàto dà ovatttro Archi-
tetti ffiOHii^r tire furono; Alòn-
À> di'Cobarrubtiis architetto dì
Téitdo f ì^utstto Filippo di Si'-
Ttglia; G4<:)i9 Badalo» digurgos,
• <Sl6fi- SnUestt^ . Là thfesa è a
cinque nic^ tòta colonne » etot-
fa-i a V^dlta di pietra di tactio,
ctm wia gran torte . Sud figlio
R^i^igé' ^ Gii la cominciq nel
r^x), e <fu t|>ros»gulta da Giò:
Rivem Rada architétto di /ama t
che fece la Chiesa df Stgp^ia'
mólto' fAMOfiiigHan te a queUa/di
Sakànaata , ise iM>n che qUe^t^ è
più semplice, e sì rftentc^ del
Gi«eo. ' . •, .•••''■
GIOTTO m. 1)94 chi fanciul-
lo ^wiftiava' pecore nel cdh'tada
di Fire^M, e ti diverti va ^^^ come
fimno finiti t%iui f a djsegjiàr
III* j^IéttÌ!* d 111 tef^a 9uaJ^0 sog^
èetto che\pijJ^Paceya^,Cihìa#
bue Io vide ^ Io eawò , lo istruì-yr.
e Giotto riuscì pittore -t sdxì^
teho • E' di suo disefioó ii Cam»,
panile di $* Maria .del Fiore ir^
• Fit^en^e • Dipinge in Nafoli, do^
ve il A e Roberto volle daziai
un quadro del tlegno. Giottp>
' gli .dipinse \m asino! imbasteto <«
che fiutava uà filtro imbaato.auo.^.
, v'o , faceàdq sembianza d* averlo,
in cambi<^ di'quello cbc^avet^ in«
do$so. 'Il Re'itrovò giusta, Tide^
.dei plètore^ lippticabile a tutti i^
. popoli ;
del seqoj6 XIV. Architet^ nù^
Ik stra p9tua il Campo >^iita^
v$di X^irtittero ,' . tvi. Ivapòli per
ordine, di Carlo t* i' Aojgiò xck-,
struì il Castel Nuòvo» e la Chirf^'
sa di $•. Maria la Nuova « Qpe««
rò morto in Perugia ^ in Atezio».
in Orvieto, in Pistoja* t'a^efa.
sita mù magnijica h la facciata-
dql Duomo di Siena. .iPacciata
deUe più trite di ornati ; lia w
porte frapposte a colonne spirali t
tettarelle di pilastri Jcon un in^
zeppamentò di capitoiii > cordoni
con triancoH a merletto che vaà"
no a tagliate un aborto di corni-
cione , due pilastrini con cayWH
e con buoi.j un. campanile di ^0%
lònnette,\di pil^strucci* di fine-i
strucòli; di piramidi, di guglie»
di torrette , e. tutto. in. merletti .^
in bambocci. Questo è. nei.mea«
20. Ai fianchi son, altri campani^
li più alti con fronti triangolari^
m^tlettate e òon statuette^ in puO'^
ta . 6 <ìbi ha lena dSkié di più 2
Agli estremi della piazza., pendile
sono dui( colonne 4ii ^anito eoo
Lupe i acme déHa città • L^io-
ter-
JWO m*^ taf
t«nio è ■ tre navi a croce gntca, nir fccM ,« copwe in up* pUira
]]in;go 41O palttii ,' e largo 241 . qualche ^|I« tosra fOTUmesit» r»*
Lt colonne »i sono « faicj, cfa^ precn . ( Aria pauar» pcT'Hltir
acìtno df 4'CÓfonnene^e cosi ài- ca :.nu la^ù d'usa gìonini]*
tiMfi^ che il lartrcajmetlo li va bellezza ideala ti «^uoprt subilO
g ^raet tid corti iciofre • Gli ar- fer copia.
dq «tw» cJi.sesto acuto ; ma jiet ClUDIXlO : non « raocontfi-
un- malinteso abbellirqcD to sì son da altro , it^' giudi^ , « pa<9à
£lÌKi' ciieolari ,- e frotiteibiz) cit- ne fuDn9 ; « sprc^iìti a. hxim
U . La naania di rimodernare le. Vtx vi^ ^ìtidizio , bj^oéiiA rc4
COK antiche , i come meltcì una. qut^rlo . Si acquista, cóli ohcc^
dbnna veccliTa alla moda. vare, e rioasccvara un o){gM&»ì»
GIOVENTÙ'. La bellezxa è nif'ie lé stiepani, esanìaaalo ton
ìnogeieti, ma i) tuo tremo è attenzione, cooftoprweleauBjpar-
nella gimtntà ; qui è il trionfo '■ i^^ loro, e iltuttoinsiomaco»
dell'aite. ... altri oggetti ^naimìU « dntkinì-
~ La Alice unione . delle -forme lì., li rùulcaira' di tutte .qU«n
gitntMtttii proJace quel^a Mrietta. Ofservaudtti.r di tvtfi .questi art-,
aribonta etié consìste jiqtia udu-. ini , e dì tutù ^uitftì. confnnlt*
fione d> nic>'ti'''SB"'' all'uniti, è. q.uet che, li.ch»^ £iiM<«iC^ .
te forme d^Uagroventii sono va- Se iì^tuiii\ia fi a9g)iÌMit 4oIlV
rhite, ma si uniscono le une alle applicazione^ìTdp^ica^onei ooih
atti^ . ton-passaggì sì dolci che quali-'owui'si^cqaista^ Cojl'd»-
abh quasi- impercettihilf. Quindi^' siietai$j-pet t^^mpo a liguiKdlH gli;
il diseei^o de>lefòrav siovanjli ì Ogsetti con iatnsazioareeop ibe-
bètt più' drflìdle -di quello delle, rodo. , ,t '''■■■■ -
ftmie dare :e risentire d' un uo- ' Dunque -fec aver ^tidìajp 'Vir
tho vigoroso, o' di un veccltlo^ vuole una buona 4duiMa^»e a
If di cui tuiné offrono tracce pio- fletta è la gran ftuim d*eg»i"
finìde della stinge del temj^o. bène, eancJietTogni nnle. Tut^
..Itr uii corpo fof^emsn te musco- to ciò non basta apcac*.: Vivud--
foìò ET pudarbìtrate-qùalché isì-, le un dono della madie - naturi ^
geraiini)». Ma' in im bel giavt' una buona. ùTgtjti%,t,»>:f*vi ■'■■
ffit-DDnè permessa alterazione al-' Du^iqùe ay/lpiiìgiildwio,, clù>
cunai'tutto vi è [vefiso . sari meglio organizza» «-adunar-
■L'artijta Biasirs jiiu il fbo sa- to con mptodopei of»«»ai(flN«tnt«
fière. neHéfi^>:;<- lobinre; 'i}ia nel- taroaniQ, csamisare-, e^paragona-
ìe gio^nfh- M vede V egli ' ha' re un ó^gettp.^nabuqiie-iift turai
■enttmtntodeiisbcilei.la. UCio- lé sue Eehzioni . ~ •'
eoonte-èttn'-cpcr.i pi.iAMta dell' -L'Aitata die vomuttr gÌ4**-
ApolloV'ma \' \\-!i\''ì \ opera J(V«(e f{)voM>'()lwnt* dagÌV>»teÌ-
é^'xm enote pi^i b.r!io.',;Si vegr I»g#nti,, .saii iJ primo a.^W<'f4i*-
^Oa va la Terra itlaiaì Ìfl)]BÌnì Stveraineiite là suaoptra . Giv^f^
(be' si'acccstano al LaotOMite i ciejtì «« il soggetto iii>»fw»«»n-
i^a-il modello- d",Aiii%>Mt(pter tfl,..qaj^i, ffgiue.vi dfbtM»'"^
io nfcr ciélO'.- --■■-' ■ . . trare eguali «a, fA. qw^a-ftiv^
^rer tutte uW «s^rcssjooef ^^e^
tale y. air.unttA.4. Giudicherà ^wdk
iipii, quali colori t quali apoe^son
riconvengano. ^ ^irà itf^9c>>:
e tu come entri quii m^rcip.;
févorise» quesi altro 4 n9fpt$ff %v,
ia/ ttai kene ,* fi^//' altro i\ * Mi
au0»t4 iicelta è tutta ancora entro
U $ua te$t^ . Se egli adopecasae
la mano per buttar giù quel. ch4
g)i.4etu. la, fantasia ^ $eozflt a/er
pj-iniat giudicato 5 non fardbbeffibd ■
sjtrambotteiie , le quali non sono
X)ai:is«ime .« Spesso si fa^naapen'i
^Q a, quel che si fa . 3 gli a-*
ifuitori, e i curiosi ,.ei dilettan-^
ti trinciar) .giudiz.) ^$enza cognin
zione f{i CAU^a , cioè, senza giuii^
GIULIO ROMANO di civs*-;
tO. Pippi p.' *49^ m. iS4^.' il più
e^ce^ente pittore della Scuola ài
Sj^faéllo . V^^ SquqU * Fu an^
e grand' architetto^ In Ronrà>
egli. £Bce Vilh .Madama ^ Villa.
|«an^e -a, $* Pietro Mo»torip ^ la*
Chiesa . della Madonna dell! Otti
to -9 .il bei palazzi Cicciaporci a
Ranchi ^ , il palazzo Cenci a> S*.
Custaclvio. vln Mantova egli o^
però molto: v*è\ famoso il pala^->
za del T j il .palazzo a Marmi^
tMolOy ingrandì e rimodernò il
palazzo del Duca » ristaurò la<
Chiesa di S^ Benedetta « riedifi-.
cìk,xl Duomo 1 fece una casabiz-*;
zarra ^er «ò ; costruì argini , e
yi.fece. tante opere ii^i^ni ,. che
il Codina! G|onza$tf. diceva, che. .
Mantova apparteneva. -a Giulio v
U ,Ott«a. fece un^ editto ' che < niu«.
no potesse fab^bricarasiensa il cón-«
sigilo -di Giulio IUiniaA0.f li suo
gHstf «r^i^ttonico ^u* veramente
de! pia ' J&ài e« sempiici »• li suo^ .
<iist^M^i pei? ia facoiata di S» De-
troniOiAp Boioguft ^ molt« ben
UH' eeirta fwe^ tra il 69tk<»> erii
Grecp per meglio adattarsi- acquei*
la chiesa.
. GOLDMAN C J^icola ) n. tSzf
si< x66^ Tedesco autore di ope*
ve d' Architettura > inventò it
modo di descrivere ÌA Voluta Jo*
»ica .
GOTICO k una toztxtu^ in*
Prodotta nelle, arti dopo la mina
deir Impero Romano distrutto da'
Goti 9 e perciò detto ^otic^.
La rozzezza- e fa ntagrezaa dei*
le forme costituiscon il carattere
della Scultura ^otica^ Per h Pk«
tura co'nvien-a ouessi vizj àggiun*
gere i toni crudi, i co(ori iate<»
ti, e ia dimenticanza assolvttf
delia natura^ Figure corteesen-^
%3L moto , morte ; capelli grosso*
lani« panneggiamenti inflessibi^
li; alberi non alberi , ma bastoni
con alquante foglie in eimft.
j S^ì fatte Sculture e Pittivi pa-
jono dell^ infanzia* deW arte , a
òirse tali saranno state anche nr'
primi tempi di' Grecia #
' Di questa secchezza si vede afl«
Cora qualche resto in Leonardo
da Vinci , nei Peirugino ^ e nel^-
le prime opere di Raffaello »• Ma
si conosce ^meglio nelle miniatu-'
re de'veiGchi manoscritti .
- Michelangelo fu il primo ch«
interamente lo abbandonò ; mar.
da un difetto passò ad' un ecces^ *
sQ^ ^ Per istijggire la mé^reitzge^
tìca 9 caricò le ibrme ; per evitav
li inflessibilità « eocedette i movi^
nienti ;. se.pr^a ninna, rapprese»*^ •
f&nza di muscoli f egli espwsse
fisrtemente. 6n.i mugoli crsiosi •
Abborrendo un^ vizio( s' incone nel
contraNo; questo è il -proceder
Ordinario «dell' uomo ;. e -questa ^ *
r unica scusa per Michelagao-. .
Io: magra som.»
una
IHft- kfigcnzza h pia «rditi / tur-
t» traforata e metlettata , ha le
sue bellezze. Se ne attribuisce 1'
invenzione ai Saraceni . Infatti
imka ffiitìk coperture d'alberi
fronzuti elle son proprie de' paesi
caJdi ; ma sono altresì -proprie de'
paesi freddi abbondatiti di selve
e «piovisti di pietre * - -
. ÓRACILB è il vizici delld
avielto.
Il gradii f il iiijigro 9 èaccom«*
]iagaat(>. da secchezza e da durez-
xa^ perchè volendo pervenire alla
Ic^eréz^a si toglie «ile difTeren-*
ti parti più di ^foei che rithiede
1' eiegatiza ^ e si perdono «quelle
linee ondeggianti che esprimono
il moto . Cosi 'U Gotico e gatcì-^
/r*« <(uto. ' ^ .
Si può impiagar il gtocUesoW
tanto dove il soggetto- rickied*
espres^aitiente un f^utcilcé
GRADAZIONE è in qoalun^
que opera uua ditferenza gradua-
ta in- >ciasci»]ia delle' sue parti per
giunger finalmente al pia -mò
grado -JìkWa coftiposizione é \n
qualunque opera dell'arte è ne^
cestaria la^r^i^i^foi'^^ dilcchè la
iiatura la niostra dit per tutto.
Ndla disposizione ' delle figure
e de' gruppi il ' più knporfan--
te punto è la degntdsz^one ì «da *
questo dipende laf chiarezza del
soggetto i' Per condurre 1' ocehio'
dolo spettatore' sul personàggio
principale deUa sceAa, convien-
che> tutti i gruppi à tutte le fi-
flafir'glfeiO''<oiiciucai)o pét i gra^
di de^loro^jptani , déUé lóro fbr^
me- generali , e •ékìlt loro^iz-ioni »
Si eiietdiiMi attentamente le ope-
re de^ buoni Artisti > è vi si am-'
mirerà l'^osservansa della gradai
jcnwic%-'- •• •'' ' •
Si richiede gT&dat,hm nelle
foone-^Jétìa ccMipasieidne^ e self*'
6tlA «Tir
\€ f^rmtf di «ìateuna figura . ^&e
forme dtX corpo uimno^onod'^il^
na gradazioìne sentile ^ conie ei'
Veggoao iiiRafaeilò'^ nelle sqvi^
iite sculture antiche < Il corpo
di Laoc<k>n te ^ di Atitinoo ,* di
Venere, dì Giove ec- mostrano
in qua! proporzione di gradtiin^
fornia deve odndurre ad un' altra.*
La gf»da9:ÌBn€ d' una ibrma rise»»
tira 9ià una delicata , e akernati-*
vamente dalle dolci alle maggÙH
gUre. Si osservino le nozze di
Psiche rappresentate da Raffaeli»
nella Farnesina* Vi si riconosco*
no tutte le differenze de'caratte*
n ; da Ganimede -semplice e natu-
rale si arriva alla-nnestà terribi^-
le di Giove , f da -Flora rìdente'
fin' a Giunone sostenuta : quanti'
generi di bellézze f
Lo stesso magistero di ^adit**
4|^/o»f si ammira helle espressioni -
di Raffaello • E dove non la si am-
mira ? La si trova- da per tiitto\
£ da per tutto si» ha sempre »
trovarla', neìhdtsposizfiMey nel*»
lefi^meftie'caratferfy nelle f-'
sprefsioni ^ ne^ *nov*fnentf i tielìù'
p*€ghf delie* vesti , nelle tintt ^
ne' toni eo. Nel colorito -la iiatu-;
ra fonde le tinte^còn passaggi in**
sensibili : non- mette su li pellet
d'una persona sana macchie se*»
parate €U digerenti' colori le une
a canto alle altre ^ ma vi spargo
tùt varietà dt toni $ che l'occhia
più sottile < non può scuoprirncp
né il ppincipio v nV il fine .■ " '
• La* gréOa^iéitie nelle diverse»
parti deiP^Atte serve acoiidiifi»
pet grjKli dflf un 'pnnto all'altt-o'
Uff «fio» seòpo> interesaantei pt^fis*-
so'dair autote ^ Queato' è ben dW^^ '
ferentc*daUa~ v^/Wdie auimetfti
tut-
Ivtto , {foiJAè ftienre sì nusomi-
^ . JLa fffads9:ieft9 mette accor-
3ó fcst gli oggetti differenti . El-
la è poaderata , e a giusti passi
va alla pernione • '
GRANDE . La moltipiicità
delle parti » delle atìoni , d^ll
«mameati , degli accessori, e
sempre in qualunque opera d^n*
trarla al grstfde . Il grande è sem-
plice , e tende all' unità dell' ef-
fetto.
- La semplicità deve osservarsi
in tutto , . nella composisione ,
nella distribuzione, nelle attitu-
dini , ne' moti , neìl' espressioni ,
nel disegno , nel colorito • Al-
lora lo spettatore scorre il suo
eguardo con fKÌÌitÀ , trova ri-
peso I fissa la sua attenzióne , e
eómprende piacevolmente V ogget-
to dell'astone principale. All'
incontro. tiit<o quel eh' è compli-
cato, esopcacc^icato, si.aUoAt^-
»a dal gr^»^. ^ ^
La gfandioTità , io sfile gr^n^
de è scegliere parti ètsndi e prin-
cipali , e omettere le piccole e le
mediocri. Il viso MrtiQgop è
compósto di fronte, di sopcacQÌ-
gli, di naso, d'occb» « di gnau*
«e , di mento , di barba . - Que-^
ate sono le sue parti grandi) eia-
0ma^ «e> rinchiude molte altre
più piccole'» Lo stile grkinde è
trascurare le pi^colc^, e rappre-
sentar le principali» Chi. Vuol
rappresentar anche le secondurie)
avrà uno stile mediocre» «se di-
scende fin. alle mitiuaie , h stile
aatà- meschina e ridicolo. Si. può-
cadére nel meschiiio n«Ue /opere
eolossall ,: «^ si pa^ mofittarer stile
grande ne' piccioli, ^pogfttiv.
Lq >scopo delle 4i<JS^ Am è S
Tcndef l' appaisenzà yisìbUe delie
cose iniina certa distanaa. Qt»
«•rr^oiio U hto im^^^t seo^pt»
Gkk
cde daranno un' idea chiam obt
non iistanca la mente . Q^to è
che fa grande lo stile , e lo fa
anche bello .
Chi va per vie tortuose e in»
tralciate , non ha idea della gtan«
diòsità. MichelagnoJo col «io a»
gctifià^tt e colla sua lunga rit»
avrebbe corrotto il |ttsto del su»
secolo , se .non vi si K>sse oppo-
sto colla sua purità . Cokti noa
fìice mai ^leun' opera còlla mira
di piacere , ma soltanto per fare
mostra di sua scienza, e la sUa
scienza ignorava la beUezaa. In
tutte le sue ligure le attkndini
sono sforzate per dare spictea al-
ia sua anatomia . Egli oredfeva a-»
vere uno stile gratA , e- lo ave-
va t»en. piccolo , poichà dava ia
tante nunuzie die dovea neglù^*»
ne ) e per iàfsi f ispettabile, si te-
ca stravagante • Le sue opf re deb*
bon pein^ essere guardate. per co-
noscer Jts correzione del «uo dise-
gno, e per imparare covxie ^ coii
tanta seiensa e correzione di di-
seeno si fa un disegno contrario
^Ik bellezza e alia graadsofhà .
. La gran fabbrica e il Colossei,
ma non ài cdrtam^te grande .;
, non è gf0HdÌ9sa p^ ^ue' tanti or-
dini con ^ue' tanti ^ Jiiembri . Fa*
lazzo immienso . ^ fi^lo di Ca-
serta, ma ridotto ptfic(;4<> P^ ^^
moltiplicità delle divisiofti • ,
GR A PIGLIA dueFrateljKbùo*
ni artisti dsl. secol(> XVI • Gi-
rolamo diede i dise^ perjl mzu-
saleo /^'M/9^l»ah| nella, ^iuesx
d\ S. Gio.. ePaoio in Vea^a^.e
.ano,..^e nell^ geenfia di
ijayt^^prffif^ X fiigJi e .ff^tan-'
ze j^pjàSes% d4la pseriat .««-'
sto è d'ordine composito >*^*^^*
int^rcoiotfpr^Joji fronf^WziOi e
|.sqftliflir;\iJ<;{HK>
in mei^ansa^m-
>-v
^Aiftiìto ttàh^\ Iralrre std-
tbe ^tniidono , ina itf titigma i
^rih A^ight d' allora .
Giovanni , altro fratello ^ àr<^
diltèHS' in Venezia la chiesa di
9. Pfetro^a Casùéllo sul gusto di
Scam(tezi\
GRAPPOLO ^ d* UVA' seryr*
*!Piztano [ter' isviluppare' le sue ^
dèe e tomunicaple a^sddi allièvi p
<)sservàndò gli éfllìlti' del lune e
dell' ombra 5 e le gradas5t<»ii in
co mccolb'sj^ano 9 qual 'è "guelfo
-degli > atini xòni^netlti ìiit gràp^
polo <f icvtf . C6rt ^uesio «airago-
1^ egli H^o^^iif «n dBLitìpo più
? rande ^éttì cMtitfifi' sir i'Com
i diversi. '
Egli osseine e*l*«ggetfò d^%-
lla <hf|raer«fci%oe di fòttné^qi»^ kf*
'0Hi^ue; « Ijlti^tnAtieìirì ^4i4^
Ami -é ca%\<mtr dvlla lotdnditfc
degli- acini ; t thr^pIMre degt^
dazioni pàrzlaii sono vutordinète
dilà degi^dazkM pìò^ «fetcsa ^1
grappo^- inWt^*' Qotl elle è n«l
fiittòi ^ in cia^cuiftì ddl«' >tfUo
parti . . .. • -...-.
Da ^oeàifé )&sse^rfttifimi tHttc
dkì grafpot0 d^^tf>us'^ìi ei^trava
in tutti lì dftrogli dell' «ecordkr
<lè' groppi; rt dell* sfiAònIa del
colorito è-' delHNkiaR>$euro .
' L'appKcaifofte ^ì q»eMe« leggi
è ftd^iÀenti <5Memta nelle ope-
re di 'Tìtkmó ìì jpfò infeHigettte
Colorisi^' éhè fnai' abbia avmo la
Pittura . Ma bisogna a,véf os^r*
"^ato e t9gk»9ttf teolto^Mf'pofè»
intendere e ptofitfate disile -lezio»
ili pi-addie w ^arf- m«e^ . A
futt! i giovani er |)i«dj«ìft Feth-
te le Opere di Tétt^^^i di Cer-r
tutti ie'^veggono i e' pdehi le San-
ilo vedere.. "
GRAZIA è «no. dentami del
«usto, per^'Saquafel^attiìita&itta»
^ - DfK^ B. Arti T. I,
g^^'l^aeere Mi motld più dolce^
e *^ù gradevole/ •• •
<L» gratis ho&st acouista ; noQr
cenòstfe né ptincipf t né conve»- •
zioni . Ogni nattnlie-'pttè aVere^tl
suo^ f^ere cii- bellA:ea 9 ma* la
S'éK^a ^ una PCF 'tutti' i' paesi 1
Ila ^indìfr {mò de^efiversl^,'llèfti«o
snrarsi ^ uè de<(e#mittar»i ; ' è pia
fihìt 5'pià fiiggitiva', ^pià''4inivct-
sèrie della bèHezza: ^' >
Piace e rapisce senza la prtci»
IstMedelle^mlDtf '^doHMe dagli
artifv^per espriiHét^ la- l>€^l«zz«rv
Là;)b«lit3^a per^^uafito biraoHiv»»'
rabiile^ non atffae nè-intanta^e
m: la gi^stis , la ^iflillf'talvoita
p^otfompagna, e sola la' rende
-ceofpite ; 'speCfàltteAfe nelPanls*
te^, cVè IMo^rèssiorfe-più 'j^Mh*
é^oh e più sen^ibik-^ MVOUùtaei
<blla natura .• Pereiò' Venerò, A-
tÈvBÌirt^ e le^r»^>iioii ydnn^ai^ tiai
éiigimite v e-i^iielli^'^miilSft eimof^
fs di Venere non ' à^ %1k *U'grM*
tf^i^ ^be ie dava • Uf» ÌHcanlesi*
mO) che lÀ'isolìr^ltìKà IKm pote«
yst'^é^hi •■••' '- - .
Là'grsf^iì^ ì ppi^ kelh iM«
Mtei^Ui '
' La «afuraltòz^ ,.clie di la^H»**
*^rji alla natiitias p4ò s«kt4^oda»-
là' nell'arte 'ianémce. Ma come
si fa per aver naturalezza-? ^Al
miminb noto pci^ comiple appies*
so, la se ne «ola . Ella ^qi^l va»
ga nen se eke ^ che si pi)À^ ben
sentita, ma nen-eir ^ tìdika.5 «
moko^ meno procaMiarsi \ ^^
"^^ Taiunr han "fatto consiitef la
g^KÌ» ^11' accordo delk s^nsà*
9Ìofti iatérnèco'inovxifieiiti ester-*
-ni pndùfti dalla bellezza . Hs^
la teileasarQ^n/^-stBìipteaeceila-
' ria alla»- ^»KÌ*'9'Ccatìt'"W vede
-épe^ •nf'iaafiiulli . * WRCOtdo
tra' dKMriMcAti estemr e le sensb-i
aloni interne» cdntieiie tantOi ialU
S c-
/
274 GRA
•u>rc8$iotte ctettf di tuttt le pts«
sìolii , quanto alle grs^te • Né il
movioicato è sempre necessario
alla^rtf^M; la natura lamette
anche nell* inazione > e Tarte ha
saputo ben rappresentarla ne' fio*
ri , ne' j>aesaggi i nei dormenti ,
ne' morti : la S* Cecilia spirante
del Domenjchino ha gr^zjm •
La sola e sicura maniera di
spiegar la gratji^ , è d' indicarla
dove si trova.
La natura dona gtét}^ all' in-»
fanzia e alla gioventù ne' moti 9
nella gioja % nel riso , nella cu-
riositi) neJla tristezza» nel do-
lore 9 e. fin nelle lasrime. Ma la
ritira subito daccnè gli stessi
giovani la ricercano ; e quanto
|>iù la ricercano » più, divengono
sgrazj^ti. Quel che si chiama bd
mondo è un móndo di affettiti^
e ìì kel^ sesso a forza di studiar
le grazie al suo specchio , s' im-
bruttisce . La* natura è franca e
libera , si compiace di dispe^isar
le sue graKjif a suo arbitrio alla
gioventù, ma non alia maturità «
e molto meno alla vecchiaia •
Nell'Arte poi la Venere de'
Medici je di Campidòglio, la Ve-
nere accovacciata , l' Ermafrodi-
to , V ApolJine sono veri modelli
óÌÈràzJéf.
lì Corfeggict ai ha per il pie-*
tore delle grazio ^ e lo è per . V
esecuzione; ma le sue attitudini
sonp un poco ricercate ».L'Alba<'
no che non ha mai pensato a
gfS9:,ie , le ha poste in tutto •
All'incontro Carlo Maratta ne
andava io traccia 5 né le rinven*
ne mai^
Pochi artisti han potuto dar
gf»z,ié vera alle Jor. figure » Raf-
faello stesso Jia piò sentito labei^
lezza che la grat/^z il suo pen«
nella sficcOf e h severità delie
611A
sue forme jgfi eran d^ ostaeob •
Il Panneggiano ha dato in tmor*
fiè. La vera ^r4(^i#. risiede nella,
scelta delle attitudini , e nel ca-
rattere delle forme.
GRAZIOSO si prende per ge«
nere di opere opposto al seuero ,
come il delicato al robusto . Que*
ste distinzioni nuocono al pro*>'
gresso delie Arti . Non merita d'
esser distinto che quello che è.
compreso dalla giusta oonvoniero-»
K» e dalia verhk . Non vi 'sono
che due generi nelle héiìt Arti 9,
il buono e il csttt'vo. Osservino
gli Artisti che chi bì vuol fare
gTSK^ioso si rende ridicolo , come
si fanno ridicole quelle donne che
si comandano un sorriso concer-
tato allo specchio ) e un frasario
estratto da canzoni e da roman*
zi» Molti giovani per farsi grs"
z,J05$ si rendono smorfiosi al pa«.
ri delle donne . Gli Artisti hait,
da conservare» almeno nei mon-
do eh' eglino creano , la fran#«
che^za 9 u ^ntimentp $ e le ve-
rità della natura.
GRECI primi nostri maestri
in tutto, e specialmente nelle Bel-
le Arti.
Eglino non si scordarono mai di
questo gran principio , Che h Ar»
ti sono por .' /' Uomo » r^ cùo V
Uomo riforisco tutto 0 sé stèsso %
Dunque ìì loro principale studio
fìi VUomo • G. perche V uomo va<«
le più che le sue Vtsitì 9 studiato-»
no con più attenzione V Uom»
mudo •'.
Osservarono iiell* Uomo V ar-
monia della atruttura* e la pro-
porzióne de' suoi ' membri • Stu-
diarono tutte, queste . parti . Vi-
dero che la for^a risultia da duo
movimenti principali » dal pieaa^
te. e dall' aHontanure i membri
verso il toqpò che èr il lorovcen»
... .. tra
GRA
tio comune d^'graviti. S'impe*
gnacono perciò a studiare V Ana*
tomia 9 cbe diede loro la prima
idea della siguificuione e dell'
espressione 9 e più impararono da*
loro costumi» e da' loro usi de'
giuochi ginnastici 9 dove osserva-
vano uomini nudi di varie belle
forme in ogni azione. Così sco-*
prirott .la causa de' diversi movi-
menti umanV.
. Scelsero finalmente le parti pi&
Ùle de' corpi più belli nelle a-
zioni più bttle 9 e ne formarono
^elle bellezee ideali , che riser-
barono per. rappresentare i - loro
Kumi ideali . Tra questa bellez^
sa aopramana e la umana stabi-
lirono una mezzana bellezza per
rappresentare gli Eroi .
. Dopo queste tre differenti bel-
lezze 9 unn^naf troica ^soprumé»
ffn 9 trovarono nelle forme e nelt
le attitudini tutte le lespressioni
caratteristiche del buono e del
cattivo* E finalmente pervennero
agli accessori delle vesti 9 dMt
bestie 9 delie piante » degli edifi*
tìé Ecco r Arte al suo colmo .
. Al suo colmo si mantenne V
^rte finché fu esercitata e diret-
ta da menti generose • Ma quaU'C
do vi s'ihtnisero piccole teste vcf
naii 9 e ne.^judicarono non i fi-
losofi 9 ma 1 ricchi « i cortigia-
ni 9 t Re* l'arte andò giù ^n,
alle bambocciate e ai grotteschi •
. GRIMALDI C Framesco') fra-
te Teatino Napoletano» Edificò
in Napoli nel 1^90 la Casa de'
SmiT» Apostoli 9t e la Chiesa diS.
Maria degli Angioli, ài buona
proporzione. * Gli si : attribuisce
ancora la Cappella del Tesoro di
S» Gennaro di buona pianta a cnn*
ce greca • E altresì e creduta ^
suo diatano dt. chiesa di S. An-
drai del» V9U» in Roma .
GRUPPO . (.a vera dottrina
de' gruppi risulta dall' osservazio-
ne aella natura « dalle leggi del
chiaroscuro , e dalla licita dell'
interesse che deve regnare nelU
composizione •
Si osserva nella natura che se
molte persone si trovano insie-
me 9 alcune si separano per s^"
grupparsi con- altre secondo ri-
chiede r età 9 la condizione 9 i*
inclinazione , qualche negozio ec.
Cosi la natura forma quadri « L*
artista sappia imitarli ;
Le leggi dèi chiaroscuro pre**
scrivono grandi masse di ombra
e di luce, ma queste masse non
possono stabilirsi , se gli oggetti
non sono ammassati in gruppi i
come la differenza tra un grap-
polo d'uva e ^li acini dispersi •
^ V unità d' interesse esige che
i personaggi d'un quadro pren-
dano parte all' azione , non sie^
no slegati 9 e si presentino tutti
Mio sguardo dello spettatore , il
^uale non ha d'andar cercandoli
in qua 9 in là •
I gruppi non sono sempre ne-
cessari 9 come si osserva ne' pae-
aaggi . Spesso.la natura è contra-
m a questa affettazione «
Che i gruppi poi abbiano^ dà
essere in dispari 9 e in piramide 9
non è che opinione di qualche
^artista. E^ bensì ragionevole 9 che
i personaggi non sieno in^ fila ,
né formino linee rette orizzon-
talmente 9^ verticalmente 9 tih ob-
bliquamente ; che niuna testa in-
contri un' altra ^ che niima estre-
mità fàccia con altre figura re-
golare di triangolo o di quadra-
to ) che non vi sia ugual distan-
za fra diie membri ; che le due
braccia o le. due ga^be d' u^^a
stessa figura non sieno nello stes-
so scorcio; che non vi sia lipe-
S 2 ti-
17^ èUA
tizione MÌh àisposizidnef dei*
membri da un lato all' altro ; che
.compariscano le parti fio belle
del corpo , quali sono te giuntu«
re , il coJlo , le spalle , i gomi-
ti 9 i pugni , le anche , i ginoc<'
chi 9 il dorso , il petto ; in ^ue-
|te parti è più espressione» e pift
massa ; che nelle donne, do^ve
tutto è bello , si nascoada qual*
che porzione per dine più bellez-
za e grazia a quél che resta seo*
petto ; e che la figura ptiticipale
si contraddistingua a prima vi«
Srta.
GUADAGl>rO . U amor del
/guadagno è stato sovente funeste
agli Artisti; li ha distolti dslla
barriera gloriosa , che avrebbero
percorsa per le loro disposizioni
felici e per i loto buoni stud; .
L' amor del ^uada^no moltiplica
le produzionr indigeste , rigettji
£!i studj lunshi e dispendiosi »
Ì2 lavorare di pr^iea e di 'n)a^
niera, e fa preferir la moda aS
bello.
Ma lo stesso amor del puàda*
gno ha f sudi vantaggi ; e. uno
sprone al lavoro", la povertà dì^
scaccia la pigrizia , nella - qu^e
fanno languire anche le ricdiez^
2e.
Certamente' che T artista ha bi-
sogno 'di vivere , ma non ha già
bisogna d' essere ricco . Bi prq^
ponga r esempio di Passino , il
quale non ebbe in mira che po^
chissimo guadagno e moltissima
gloria . I ricchi potrebbero" spec-
, chiarsi in Rubeiù , il quale fra
ricchezze e onori dipinse più cht
mai .
GU A HINI CGf/»r#VfO di Mo-
dena Teatino n. 1624 m. 1683
dotto in Filosofia e in Matema^
tica , come lo attestdn le sue o-
pere : Plétfta P&ihfopÀìcs . Eu"
GVA
tUdet adanàùt . Calesttt MàtJh^
noètica: Erudito ne^ migliori au-^
tori d' Architettura , studioso dì
Vitruvio , d' Alberti , di Palla-
dio , come ti rileva dai suo trat-
tiito di Afskitettmrs Civile .• Con
tanti buoni capitali egli riusci un
Borromineteo de'j»iù strambalati •-
A Torino egli fece moiri edii-
cj. X. La Porta del Po concavs
convessa, a. La Cappèlla del Su-*
dario rotonda, ornata dì stram-
botti . 3. La chiesa dì S. Lo-*
renzo tutta centinata . 4. La chie«
sa dr S. Filippo imboscata dico«^
lonne e dì pilastri 4 5. Il palazzo
dtl Priocipe Filiberto di Savoja
a due ordini , il primo Dorica
che abbraccia duo piani , il se-
condo corintio ne aobràccia tre |
ma che ordini, che. finestre, che
ornati f 6, 1 Due ^palazzi per il
Principe di Carrgnano. Quante
altre fabbriche altrove ! In Mo»
dena la Chiesa ài S, Vincenzo ^
a Messina la chiesa de' Somaschi^
a Parigi qnella di S. Anna, Jà
Praga quella di S. Mark . d' Eù
tinga, e fin a Lisbona la chiesa
di S. Maria della Provvidenza»
Tntte opere bisbetiche. Bisogna
die il Guarnii fosse stravolto d"
tfndar a costruir a Vicenza 1»
chièsa d' Araceli tutta al rovescio
dtl Palladio , Colonne torse , pi<«
lastri scanalati a bisce , frontoni
spezzati , contorcimenti , tìssAti ^
ghiribizzi d* ogni spetie eran le
delizie di questo Frate. Egli a*»
vea letto in Vrcruvioi che 7' Or-i
dine Jonico è preso dalle propor*^
zìoni della Donna :• dunque il
buon Frate infiora il Jonico , lo*,
ingemma, gli fa 1» toletta con
tutte le pompe nmliebri • E viva;
> matti •
GUAZZO è una pktunr f^t»
con colori macifiati e stemprati
f'
mìii' IcqUa etnea più o ueno di
gomma arabica •
.. Questo modo di dipìngere ha
dovuto essere il primo , pere Eli è
il più (emplioe . Nieate di più
MD^ilìce-cne polveriaztr terre co-
JoratCì e scioglierla oeU'ac^u»,
« cosi dipìitgere . Accorgendosi
che presto si fatte pitture cade*
j^ano T la facile per tenderle con-
■itienti r aggiungervi delle dm^
tetie vuooM t quali toBti le ^oii>
me, cln gli alberi loiDiBiniatia-
no in abbondanza .
Qnetts torre di pittura ti ado-
pera copra qualunque corpo, t
special niente su la tela« cu la
pergamena , su la carra , ni T »•'
roTio.
I colori poco ìngobiBMÙ ctidota
in polvere , e troppo jnsoaunati
te ne vanno in tcàglie . L'uso 4
il maestro jper cvitartf questi itì-
convenfenti .
II guMKV t ben proprio pA
. Questo modo, di dipingere è
pronta e spedito, tea da un po-
ea nel secco , e nel dÌKOrdanie i
All' incontro la Mitumttir» dà nel
molle. Il brtfvo artista tapri co-
glier il metzo .
. GUiDOTTI CP*iJo) Lucche-
se n. 1x6^ m. z6af . Srudtò in
Jlonu il i^Mgaa, e divenne un
jusiafail pittore . Dipinse molto
giiaii in tutti gli edifici di Sista
V, taa quasi tutte le sue pitture
iutono cancellate . Si diede alla
Scultura , e per UB gruppo di sei
Jgure in BtatiDo donato «1 Càr-
dual Scipione Borsliete fu da
.raola V fatto Cavaliere e Gon-
scrraton di CaHpidt^i
COf
Ì7?
. . Jììk.. B. Atti 1
ditto, _
servassero le leggi dell' Accado-
niia, venissero castigati dal Se-
nato Romano • Un tal dCcreto a-
vrelibe dovuto comprèndere tutti
gli Artisti. Ma bisognava tro-
var il segreto , non ancora sco-
ferto, di farlo, sempre osservare.
1 Guidetti fece anche i'atchitet-
tOr ma non manifestò questa sua
Scienza che in un apparato di Ca-
nonizzazione in 5, Pietro y dove
riesce sempre insalia qualunque
decorazione si faccia per le Ap»-'
tcosi ;^ e pur si seguitano a fare .
Il Guidotti ràbe smania di sapet
di tutto, di Matematiche , di A-
nrologii , di. Giurisprudenza , di
Musica, dì Poesia. Fece un poe-
ma, la GirutfUinme Distruu»
coli' obbligo di lìnir ogni ottava
colle stesse parole della' Genuar
Itmou^Lìberaia det Tasso . E
pure questa idea avrà incontrato
qualche prinegirist» . . Non ancor
Contento df tante scienze egli si
abbandonò furiosamente all'An»^
tomia, fin ad andar di notte «
«cavar morti dacimiteri. Siccome
il Guidotti saltava di pdoin&a^
>C3, cosigli venne fantasia divo-
tate : si accotaodò un bel pa^ d'
ale d' oiaa, di balena , ii spiccò
da una torre la più eminente di
Lucca, e volò in pubblictìi cioi
andò * cadere su d' un tettò ,
io sprofondò, e ti ruppe' unfc co-
scia . Lo sfesso accadde a GÌO.
Battnta Dante di Perugia' i a
Olivisro MalmAbury Inaiéte , a
Bacville , a un Gesuit» ib Pado-
va, a lió Teatino in Pttigt , e
a tasti iltti che hanno voluto
far i volatili . Peggio per i vola-
tili morali, spectalmente nelle
Cotti. Questi voli non sono vo-
li » ma cadute dall' sito. Volo
S ì »o.
veramente ^olo fu i)uello del P.
Andreil Grimaldi 44 Civit$vec*
chia , il quale «u d' un' aquila d^
lui artefatta volò nel 17^1 dfilk
Indie Orientali fin a Calais e a
Londra 9 facendQ 7 leghe per or
ra , or su , or già , di qua 9 di là
a suo. arbitrio . La Storia Modera
tm ha registrata questa volata , e
icon serietà . Posteri , posteri ? I
VfLÌÌonì 4^ùnattd sono st^ti ài
corta vit9 .
■ GUGLIELMO architetto Te-
desco, insieme con Bonanno e
fcon Toinaso Scultori Pisani, e-
resse nel 1 174 il faiaoso Campa-
pile di Pisg alto ft$o palmi , gros^
fo 230 , circondato da 200 colon*
ne di niun ordine , con archi su
pipitelli . Il suo vanto è d' esser
inclinato 17 palmi fuori del suo
miofnbo • La causa di questa in-
citnaxione fii la debolezza del
«uolo , che non fu ben palificato :
%ì avvallò da una parte, non cad-
de , perchè la linea di direzione
Don usci fuori della baise ^ n^ gli
«tipiti e i corsi deJk pietre vi
testarono spezzati e fu pendio.
"Qìmi tutte le antiche torri di
Pisa 9 e i piedritti , e i contraff-
arti della. Cattedrale, e V Osser-
vatorio, inclinano verso il me-
tigl^io, eh' è verso PArno, do-
ve il suolo i più debole . Lo stes-
so k Mh Torre di Rolc^na . An-
che ^ il Cai|ipattile di Roterdaiio
«ra inclinato ; ma un architetto
lo raddrizzò •
GUMIEL C Pmro ) a^itettb
del Monisttfrò di S. Engracia ih
Saragozza y cop facciata di pietra
di taglio . Nel 14^ egli princi-
f io il Collegio d' Alc^ri , uno de'
•più famosi inonti^enti deirarchi-
tettura Gotica : tntto di gMn pier
'tré , Min tre vasti cortili ; -il pri-
vino |iQ!rtxòfto di colf^e iforidle
épn ardii , con due ordini mpe^
t\tn di logge 1 . una di coloime
doriche, r altra di jonich^* ini
tutto 96 colonne ; il secondo corf
tlle è di 32 colonne composite ^
e tra gii archi son delle 4«ste di
carattere grande \ il terzo è di
36 colonn* ioniche. Indi ^ UA
Teatro . La chiesa è parimente di
colonne ioniche , ricca di scuftov
èe, fra le quali è il mausoleo
del Cardinal XilMenes fbndfatore \
ouest'opera -è del Vérg^i^a.
GUSTO è propriameirte h
sensazione della lingua e del pa-
lato . Il senso del fustc gitraico
de) sapore degli alimenti . Si i
imprestato questo nome all' in«>
tendimento che sente e giudici^
del merito delle 0{>ere naturali t
artificiali • Da principio non ài
ebbe gusto che pA giudieailtdelr
la bontà del cibo ; si ebbe pò?
pusto per giudicare della bontA
d^' libri , delle statue , de' qu^
dri , degli edifici, de' mobili*»
delle vesti , delle carrozze , e aii«>
che di tutte le inutilità , dello
bizzarrie fantasticate dal lusso %
dalla moda» e sp^so dal gurih
depravato .
Applicato il gusto a tvittOi eh
§nuno s' è piccato d' averne . Ony
e questa parola si è tanto a|v
plicata e m^l appliofta 9 che d
stenta a conoscerne il ssgnifir
cato .
Il gufto non è alffo che il sen-
timento delle convenien)iie . Se
Suaiche cosa Aconviene , se he h$|
isgustè. Le scarpe a barca de*
nostri arcavoli éran di cattivo gtt^
sto^ perchè i nostri piedi non
terminano in punta agun» rivolu-
ta in su, e tutte le vesti debbcm
esser oonvenienti ai membri che
cuoprOno. "SaM di enttho j^uft%
«ma atoffa tn/pfo carìcg » perchè
* la
GUS
la confusione è ^sconveniente. Su-
ranno rfi cattivo gurto i colori d'
nn apparato » dacché vi spn (Co-
Jori ckenop convengono fra loro^
S^ il '^uftv k ilsjsntiipentQdel-
Jl^ convenien^ neJi* insiernc , n^^
dettagli 9 e npjr espressione 9 che
còsa ptet^nrfono Ìire coloro cKe
chìaman ìlgutro V assassino iclV
indegno > K for$ip V innegiip ne»
Riico dèlje convenienza ? Taluni
icòl bel titolo d' ingegno voglign
decorare le lom kit:K,0rrse •
L' autore di gusto giudica délr
le convenienze del suo soggetto «
/s le TTsserva ; l'uopno di gusto ap?
plaudisce P osservanza 01 queste
convenienze 9 e condanna 1* auto-
re se non h ha osserviate •
Un* opera è di citttivo gusto ,
se il soggetto è sconvenevole,
Tifli sono quelle di oggetto ir
gnobile o osceno » che non posr
con piacere che «IJe genti cor-
rotte • 1 dettagli sòn di cattivo
gusto ^/i^ n^ancano alle conve*
niente* getterai!; o senza esseii^
in loro stesse vizip^e non conven?
||bno al'soggettp. Cosi igran mo»
vigenti e le ficure ardite netrorar
roria e liell' ^ita poesia tanto pro-
digalizzate ne' soggetti ciie esigor
ho sei^plLqtà 9 sono scenvenevoli
t dtsgutténiti . Finàlmente Vtr
(pressione h di cattivo gusto 9 se
»ion conviene fd aoggttto» o.pcr-
tì^h *^ tropdo alti^s o troppo basr
sa 9 troppo '(orita, trpppo sei^^
plice, troppo. ricercata 9 seippre
Xtlm^nifiitiit^ al soggetto .
La delicatezT^ e la finezza 9 se
non sono convenienti al soggetr
to 9 ^no eontriarie al buon gusto .
Sconviene In finezza dove si ri-
chiede nótdltà 9 forza , grandcz*
za *, e la delicatezza disdice ^o-
ve fa chiarezza è necessaria •
Il bnono ttil^ sari sempre 4i
avi %7Ì
buon gttfto^ perchè iJ buono stì«
le deve sempre accordarsi colle
convenienze di ^ualpnqire seg«»
getto ,
Un disegno sarà d' accordo col^
le convenienze generali 9 9e è
conforme mi un bel oiodellò
scelto nella natura ; ma può mam*
egre alle convenienze del soggetr
to 9 se per esempio la figura cT
Èrcole è d'un disegno svelto'^
se quella ni Apollo e d'un-dise^
gno muscolato . Il disegno allo^
ra buono in s#^ sarà di catti-
vo gusto relativamente al sog*>
getto.
Il colore sarà di catti vo^cr/r^»
se spira allegria in un soggetto
di mestizia , di pietà 9 d' orrore;
o se è fl^alinconico in Ujasoggi^T
to ilare •
Tutto quello che nella coalpo-
sizione può offendere h convey-
ni^nze general} e particolari idei
soggetto 9 costituisce itna tóm^T
sizione di eattivo gutto^
Una drapperia , indip^ftfriefiti^
ìnente dalle convenienze del co-
stume 9 sarà di cattivo guito , te
non convien ^\ soggetto o^ ài
personaggi: còme le stoffe gaje'e
orijianti in un soggetto lugubre ^
ad un vecchio rispettabile « aVl Oa
Wlosofò grave 9 «a un magistrato
austero . ' '~
/Tutti gli accessOr; si possdfi
éiudicare cogli stessi principj 1
La prodigalità delle ficcnez^fe né*
dettagli e df cattivo gusto ^ perr
'ch^ pecca cóntro una delle prìttit
convenienze dell' arte f eheè, d'
attrarre V attenzione #{1' legger*
to principale •
Difficilmente ti ttàva Octed
ke^a ^gusto vynpo « purché "non
sia d'un*oiiganizzazione aisaolu«
fsta^etfte viziata . Mk s' è d^>i{ce
di i^tirt -alttiiie MtVeftiénzr^ t
giudicarne i mk in quelle il iuo
gusto. .
. Più diacilitiente si troverà cbi
khhuLùa gusto universale, perchè
il circolo delle convenienze ab-
braccia tutto ouel ch'esiste , né
V è persona che pòssa pcrcoirrere
tutta (|UestQ circolo,
. Si dice che ilguste sia 2nnat(^V
e che non si 'possa acquistare .
Questo è falso tn generale, ed è
Vero in particolare. Chi ha per
tscmpia un temperafnenta freddò",
avrà /iUTto jpcr gli ogsetti seve-»
ri, de' quali sentirà le conve-
nienze , ina non sentirà quelle
delle ^ passioni impetuose e d' un
jbntusxaSrfio ardente. E' dunque
vero che certuni non acquiste-
ranno mai il gusto per alcune o*
pere, perchè non hanno gli or-
gani di quei gusto i come un cie-
jCò noA |>u$ sentir le convénieaze
de' colorii^ ,^
, Le 9r^anizzazioni , o sienò le
idisposizidni, sono un dono della
natura ,' e si posson chiamar in-^
tzte , ma non perciò il gusto è
innato. Se Raffaello fosse nsttò
ih un villaggio , e condannato ^
lavori rusfif i , non avrebbe mal
acquistata la minima idea, delle
Convenienze pittoresche, ch''egli
Ila saputo sì ben osservare ed e^
aeguire.
Non V' è d* innato, che Jé dU
èp(ttiziòni per .acquistar gU^to^
Ina il gusto si acquista coli' espe^
rienza , co|fa pratica , cojlo stii^'
<Ìio^, eoirahitudinedi comparai
re , e colla riflessione .
II gran principio^ il principior
universale delle arh non è aitrcr
f he quello- it\\t convenienze os<^
servate negli oggetti che cadono^ .
sótto n sènso dtUst vista. C^ue-
stò jprincipiQ delle convenienze
tatkmkt gli Artiàti alla bellezza »
6ÙS
noichè Ja natura etoa éfesìèk
bella , se rigetta le convenienze .
{.a bellezza consiste nella giusta
còrrispdndenza t nefl' ^satta pro^
pdrzicfne dtìXé parti ;< e per con-
seguenza non è altro che la per-
fetta conveniènza di quelle' parti
fra lóro*. Un naso troppo grande
o troppo picédlo , gli occhi trop-
po in fuori o troppo jn dentro ,
Un fnentcr troppo lungo 6 troppo
corto , guànce tròppo incavate ,
bocca troppo larga, ìahbra trop-^
pò spianate, o trobpo grosse, so-
nò tanti difetti il conveniènze
che cpstitttiscctoò ia bruttezza .
Conoscer là natura è conosceif
la bellezza : kt scopo dell' arte è
imifar lat natura , e imitar la na-
tura è'itnitar il bello. Le defor-
nìità tpti soìi> la natura, sono
gli scarti della natura. Raffael-'
Io ha dipìnti ia natura.. Rem-
brandt non ne ha spésso dipinto
che la degradazione , almeno nel-
le forme ; i^ ne imitò le bellez-
ze nel colorito . La natura quan-
do si allontana dalla bellezza,
fa i suoi primi passi verso là
* bruttézza f La bruttezza è for-
mata dall' eccesso o dal difetta
di quél che la natura esige per sé .
. Il buon gusto, nelle belle ^ arti
può trovarsi ne' generi inferiori ,
se vi sona ben osservate le con-
v'ehienze • Una fè^^ta campestre ,
un matzetto' di fiori , una cesta
ài frutti, può èsser ^ buon gu-
sto •-
Le Imitazioni di scene ignobi-
li son di cattivo gusto per la
scelrà dèi Isòggètto che ferisce le
cóVivenienze generali ^ nba posson
e&ser dì buon gusto per 1 osser-
va^n^a delle convenienze partico-
lari. .
Il gran ^sto suppóne uii gran
gienéi^ ^ Genere grande è sceglie-
fe
.Gì»
fé le grandi e principali parti
dell' uomo e di tutta la natura ,
t rigettare tutte quelle cne sono
deboli 9 subordinate , quando non
tono necessarie •
, Gusto meschino è occuparsi in
tutte le piccole parti » t preferi-
re le povertà e le debolezze alle
forme grandiose che costituisco-
no la forza e la bellezza della
natura •
li ^stù determina l' artista a
scégliere un ogeetto pnnci|jale 9
e a prendere il buono ^ e a riget-
tare il cattivo. La scelta del
pittore decide dello stile dell' o-
pera 9 ^ come anche del colorito -,
del chiaroscuro , dei panneggia-
menti ». e di tutte le altre parti
della Pittura « Se tali ha il pii^
bello e il più grande in ciascu-*
na parte » la ina opera riuscirà
immancabilmente, dei più gran
gusto * ^ . ^
Convien dunque studiare cia-
scuna cosa per isceglierne il nie^
glio, e per rigettarne il cattivo*
Nell'esame delle cose ti trova
r espressione. Niente è espressi*-
vo f se non è r^ippresentato coU
le. qualità che naturalmente lo ca-
ratterizzano . Il Intono è quel
c'he ci è utile e ci piace: il
cattivo ci disgusta.
Noi ci disgustiamo , per ttitta
quel che non è d'. accordo colla
sua causa e col. suadestino ; e al-
lora non sappiam concepire per-
chè quelP oggetto abbia tale o tal'
altra forma . *
Tutto quel che colpisce troppo
fortemente i nostri occhi ofiènde
la vista ; perciò ci dispiacciono
i lumi t le ombre tropjx) taglien-
«tremi*
GUS iftr
V arte della Pittura i si difli^
cile , che non v' è ancora statd
Pittore di gusto ugualmente per*»
fetto in tutte le parti . Chi ha
s<:elto bene in una parte, è riu-
scito spesso male neil' altra » e in
alcune non ha fatta veruna scelta.
Il Gusto ha per basi non ioìb
le com;iHieut,é 9^ ttUi anche le coé-
venìjoni i
Le convenienze nascono dalla
natura steisa delle cose , softo es^
senzfiali ^ e sono nell' Ordine ge^^
neralci
Le cem/ent/W hod sono nel-
la natura delle cose , nascono
dall' arbitrio de^i uomini ; sono
perciò variabili come varia la lo-^
ro volontà , e come variano i
climi , i fioverni , ì coitumi , i
capricci 9 le mode i
Il gusto fondato su le conve-^
nhìSKfi è costante e universale ;
il gust^^ìX ht fOMveutiSoni è va-'
rio e arbitrario • lì gusto della
Corte non è quello della Capi-
tale , né questo è quello delle
Provincie ; e ^euo osni quar-
tiere ^ opni bri^a hai! tuo ^»»
sto particolare .
Bene spesso il gusto su le eo»"'
ifons^ot^ k in batti^lia ec\ gusto
su U .eotivetttenK,e » Guai a quegli^
artisti che si lasciano imporre da*
ranghi , da' titoli , dalie riechez-*
ze< Il vero gusto è fondato su
le ionvenhuK^j e queste hannop
il legittimo impero dèi mondo.
Per conservare la purità del
gusto vi vuole studio di buon*
opere, meditazione tu le vere con*
venienze , conferenze ed' maestri
di sana teoria e di pratica giù*
sta. Se la gioventù si avvezza a
rispettar oneste guide , questa
guide regoleranno i suoi costu*
mi , la sua condotta ^ il suo talei»»
to , e fiorirà sempre il vetagusjca «
HER-
rta
HBR
mn»
«
HER
H
ERRERÀ (^Gto. </*) m. i^ff
discepolo di Gio. Battista di To-
ledo fa suo successóre nella fàb*
hÙCSL dell* Bscurìale • Fu d* un
carattere serio e gcaode « come
si osserva nella Chiesa dell'Off
dine di S« Giacomo jniesso a
Cuenca* e nel ponte di Seeovia
in Madrid. Egli architetto an-
che la delizia d - Aranjes , in^ cui
la primitiva pianta del palazzo
Al un quadrato con un cortìi
quadrato nel mezzo. Vi si son
fatte posteriormente varie affiiun-
Se con varie deoorazioni . Vi so^
no riunite pianure t colline, vai*
lette , fontane > parterri « viali 9
xuscelii fra. campi coltivati , e
fra giardini 9 un fiume grande
serpeggiante s è una para fra T
arte ^ ìst natura : è il sito pih
ameno dì Spagna; è l'opposto
di Versaglies*
HIRAM fu da Salomone Atta
venir da Tiro a Gerasalenjiiiie j
tonxc un uomo ripieno di sapien-
za > di scienza, e d' infeUig^nz*
in o^ni sorte d' arte f per fabbri*'
carvi il gran Tempio. Ci dice
Giuseppe Ebreo, cne le colonne
«ran alte iS cubiti, che avean
il diametro di 4 cùbiti , e il ca-
pitello a forma di giglio alto 5'
«ubiti é Che ordine era questo i
Ci si dice altresì che la fabbricg
era lunga tfo cubiti 0 larga ao,
con un portico lungo 20 e lar-
-go IO • Distrutto , si riedificò
pia piccolo. Non se ne sa di
più . Ma alcuni eruditi vi hanno
Fabbricato gran sogni .
HULPA RIMACHI YNCA
architeteo e in^gnere America-
no con tre altri architetti Inca«
Maricanchi. Acahuana laca, e
Calia Cuncnuy costruì a Cusco
capitale dei Perà e del Chili U
fortezza maravigliosa che consi-
steva in tre fortezze una entro T
.altra , e in mezzo il palazzo degl'
Incas tìì^tto incrostato d' oro ci-
seliato a fiorami , a beitiami •
Anche i siardini eran di tegeta-
li d* oro lavorato all' eccellenza •
Ma il pregio non era nell' oro ^
era nelle pietre. Pietre lunghe
nià di 40 piedi , trasportate da
«luoghi lontani più di zzoo mi-
glia. Il piò mirabile è, che colà
non v'eran bestie né da soma ,
né da tiroy né macchine di sor-
te alcun* , e v' era ignoto il fer-
ro . Dunque tutte quelle grandi
ap9K sobo uscite dal cranio de'
nostri . viaggiatori : quanto più
grandi viaggiatori 9 pia grandi
inentiton •
FINE DEL TOàtO PRIMO ,
• «
DIZIONARIO
OELL&
BELLE ARTI DEL DlSEGiNO
ASTRATTO IH GRAN PARTE
DALLA ENCICLOPEDIA METODICA
DA TRANCÌESCO MILIZIA.
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70^0 $mconJ>o.
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wA^rt^m^
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Y '•■ '^t^r'-'P*
m^
DIZIONARIO
PELLE
BELLE ARTI DEL DISEGNO.
JAN
J ANSEN C Bernardino ) Fiam-
mingo grand' imitatore di Diet-
terJing famo^ architetto , costruì
verso la m^ti del secolo scorso
in Inghilterra Audley^inn in Suf*
folk) immenso edificio con vaste
gallerie, e con camere non alte
a proporzione. Fece anche gran
5iavte della casa di Nojrtumber-
and; , ma la facciata è opera di
Chrismas .
ICNOGRAFIA ddineazione
dei piana, o sia p/4»r a di un e-
^ftfio qusilunquè .
ICONOGRAFIA descrizione
deir immagine..
ICONOLOGIA discorso con
invnagine . V è una specie dt
linguaggio, che per farsi inten-
dere impiega immagini , o simbo-
li . E* una scrittura geroglifica ,
che f capita da mttù le nazioni , '
benché differenti dJ lingue . Una
donna col manta a fior di gigli
die faccia U riverenza all' Apol-
lo di Belvedere , s' intendeva da
Cadice fin a Mosca , che signifi-
cava la Francia che pregia le
Belle A^rti. foxse non s'intcnr
oera più .
DfK^ B. Arti T. IL
Questo linguaggio iconologico
non vale niente se non è chiaris-
simo ed elegante . £ per esser
tale non v' è bisogno di ricorrer
sempre all' antichità come Vor-
rebbe V antiquomano Winckel-
man.- le cose antiche non sono .
tutte belle , né chiare a tutti .
Anche i moderni hanno dellq
bellezze .
Nella Iconologia del Ripa, ch*
è la migliore, v'è poco di buo-
no . E' impossibile far nn dizio-
nario compito di immagini . Ogni
artista ne può dar fuori - seconda
il suo ingegno. Una buona scel-
ta sarebbe poi utile, e ciu:io$a •
V Abbondanza con un cornor
pieno di frutti, di. fiori, e di
ricchezze , mostra una mente ste-
rile , ancorché quel corno sia di
queUa Capra Amaltea ch^ aUat*
tò Giove. Le nostre corna non
danno né fiori, né frutti., se non
a certi mariti .
Amore fanciullo cieco. I ftn*
ciulli non fanno all'amore.
Canto de' Poeti ttn Cigno che
non canta , o canta male.
Fortuna, cieca su d' unii ruou «
A An-
2 ICO
Anzi tutta occhi, in mare} e in
farfalle, e in bolle d'aria.
Silenzio il lanciullo Arpocrate
con un dito su le labbra. Vera-
mente i fanciulli sanno star zit-
ti, e perciò detti zittellr*
Sareobe una/noia farne un ca-
talogo . Niente di più ridicolo
' che rappresentar le Grazie senza
grazia, la Fort» senza carattere ,
ìsk Saviezza senza Fisonioaiijr »' Bi-
sognerebbe- esser ben sobrio di al-
legorie.. Si BM)stri 1« cosa inire-
ce dt datcene V enrblelna é-.
iCTINO insfemecónCallicra-
te fu da Pericle impiegato all'
erezione* del Tempio di Minerva
Partenone, cioè tergine , entra
In Rocca diAdDsne nei sceo' j>iù
elevata che dominava tutta ia «t-
tjk 4. La- pianta era un -rettangola
fan^ aax piedi e largo 97; età
p9fnt9r9 9&astiio^ cioè circon-
dato' d» UD portico- di colonae y
«on* 8 colonne- per facdata.^ ..Vi
si ascendeva .per Jcaliar larpki %6
pollici e aiti 79» Parche- 1 pre-
ci proporzionasseror gii scalini alia:
grandezza delle fabbriche ti 1^ tem-
" pio dr Tesea eh \er» Ja metà più
piccolo di questo» di Minerva y
<avea. gii scalini la. metà menaal-
. ti » 60 1» scalina^'a: eranJe colan-
^ Br doriche isolate y che formavan
• il portico* ,. edr eran senza' base y
' tòme- usaron sempre i Greci : gli
scalini servivan.dr base-» L' al-
tezza- dr esse colonne 4!r» <)i 32
piedi V e il ioradrémetro $ piedi- S
poUici f vale a dire iVaitezza era
' idi^ é diametri' V Qqts^ è il se-
: «ondch6tato**dr ila. pto}K>rzione del
Dorico presso- i Grecfn. ertale si
incntenne? fin' ar Roman r t . Dal
poréica ^ eh' era* awinti« alle^ue
facciate , si passava» ad un secon-
do pdcdc» attche di colonne do*
tidie iaolat» su dite scalibi pia
icr
alti . Indi entrava nella- ^OZ/ir.^
che non avea altrQ lume che dai-
la porta ,*CAm!.er^J' uso Greco -
Qpqsta- CelU er»; dentro circon*
dat^ da due ordini di colonne
doriche isolatele une all'altre.
Tutta redi£cia era dì mariaa
bianco . I capitelli erano con po-
chi membri senz» i^stvàgalo \, 1*
ovah poco aito, e^on poca agget-
ta per non coprir parter del capi*
tello ; e l' shAco sen^a cimaccfo ^
perchè-sarebbe divenuto meschino
in un oTiUne sì maschio ». Il cor-
nìcfone era il — della colonna»
Il Fregio era ornata nelle msto^
pe con bassi rilievi rappresentali'
ti il combattimento degli Ateni^
si contro t^ Centauri^ ma: ben' rj-^
levati per potersi distinguer da
lontana» E' osservabile che le
metope erai^ più alte che larghe »
cosi .guardate dai inngi compari^
van. quad re . £'/ anche riman^he-r
voie che agli angoli eran ttif^li^
fi t coti) praficaroino semore* i Gce-*
fi;,. -e con- piì^n9;ÌQ]ie de? Roma*
ai che > vi- mettevan nmtqpei ^
pi^ r9gionc^oìe cher alJ'^angQto'
sia un trave » Il FrontesjHzia ava
pocaaltc^v comesi praticava in
Grecia di clinÉia dolce .. Ictinb fe-
ce ia descrizione ,<ii questo edifi-*^
eia. Egli architettò anche il fa*
mosa tenopio dorico ^r Cerere t
di Proserpina^ }n< -Ekusinsi. La
Cella- era captice di 3a mila .per-^
soner.tl S.. Pietro ne può conte-
nere appena* ia metà , Fra gli
^\txr Tenppi eretti- da Ictino fa
insigne <^eilo» dì Apollo Epicu-^
rio ,; cioè d<R\ soccorso, presso ài
monte QQÙÌio-^tì^ì* Peloponneso.
IDEALE, è ia> riunione .delìe
parti scelte- come le più beiir che
sono dispec^e 0ella< naturar • ^
Noi non possiamo- farci 4111''
idea
HéiL éé\U fn&ggi'or bellezza delta
ttètiwa vfventé che col contcm-
plftfe la stessa nattira vivente <
'Ciascun ^uo nfiòdcHo per quan-
to sìa scelto avrà qualche difèt-
tb fra molte sutf bellezze) * Col
jparagonare un 'gran ftumero di
inodelli , acquistiamo V idea d*
tina bellezza che non è in veru-'
mo ài loro . « Assuefatti a consi-^
derare le stesse parti in itiolti
é^sseri vi venti ^ giungiamo a di-'
^cernere il bello ^ iroomfine, e;-
fi deforme; e rigettando le de-»
formità , il triviale , le minuzie i
t scegliendo e riunendo insieme
le t)'arti più' belle , ci formiamo
tiella -nostra mtfnte il bello tdes-
h é Ciascuna delie sue parti è
nella natura , ma il modello non
è in natura , è nel nostro inteU
letto 4 ^
' Studio lungo, difficile^ e quasi
impossibile 'per la nostra manie-*
ra di vivere . Noi non possiamo
-fèdere iì tmdo che in qualche mo-
dello rhèrCentirio. E come para-<
gottatìo con' molti altri nudi «
•per segfej^are le belleZ'Ze dà' àì^
tetti , e formarne un tatto per-
-féttóMtit^ bello > ,
' Ci cc^nviene tttfces^àriamente ri-'
<lorrere ai risultati che di questa
^udio ci sonet- rimasti de' Greci .
Viventi m un paese^ dcrve la na^
tura tra' difetti è generalmente
bella , «otto un clima dolce die
iton' htf fai^gno ài ttmto inviiup-'
pò di vest^ , con costumi ispira*
ti dal clinfa'tttAso che permette-*
vati aglitiomih'i di comparire spes-'
t& nudi ne' giuochi e m altre oc-
• xàsiòni , gli artisti abittiati a ve-<
dcf it nuda in differenti forme ,
t in azioni diverse, crearono la
' httìtltk rdeàle , Noi non possia-
mo che prenderlo in prestito di
*lbr^r ' • ' ' ' ■.
ÌDÉ ì
f Ma come formarsi un' idea de/-»
la bellezza generale , se nel ge-
nere umano vi sono tante specie
di bellezze? Quella d'Ercole non
è quella d^ Apollo , né di un.
Gladiatore *
U idea della bellezza umana per-
fistta è presa dall' età perfètta dell'
uomo ^ cioè quando egli ha preso
tutto ii suo-crescimento e tutta
ia sua beHezza i senza aver pro-
vata alcuna degradazióne . Da
questo primo modello si può par-
tire per trovare le akre diverse
specie di bellezìa* che gli u(5ihinì
possono avere per le loro abitu-
dini i per le loro affezioni, per
le loro- fatiche w> La bellezza d'
Apollo sarà quella d' un uomo
esercitato con dolcijzzai lai bel-
lezza d'Ercole sita, d'Un uomo
che ha esercitato continuamente
tutte le sue forze con Viol;enza «
ma ' non con eccesso^ V eccesso
^arà in Vulcano, se Vùlcafto-può
èsser belia* Dr queste tre sorti
di belie^a^' U prima sola avrà
il suo compimento.^ Così è deDe
diffei-enti età\» .
. Dailsl bellezza compita dell'
Homo i 'Greci estrcssero una bel-
lezza pia compita, 1' eroica ^ e
da questa un altra ancora più
compita , la celestiale i E: come?
Nelle parti dell'uomo sòppresséto
Je pia voluminóse, le più debo-
li, le meno utili <
Questa soppressióne dblle* parti
Subalterne è anche nella natura.
In nnit certi distanza spariscono
Je vene (ponfie'f le crespe , i pe-
li tf Perciò il disegna vùof esser
Grandióso , e sarà grandiosa se
i'' artisti engià le parti come np-*
patiscono dal iorO pulito di ve-*
dota-
' V ideate tsotì solo è nelle fòt"
ine Atl§ìi fioiliini:^ ma in tutte ^
A 2, jpar-
4 IDE
pairì dell' «Tte^ nell' invenzione >
nella composizione i nell' eiptes-
sione , nel colorito, nel chiaro-
senio , ne' panneggiamenti . Edo-
ve I' Artista ha veduta Socrate
bere la morte con indifferenza,
e il prigioniere porgergli la ci-
cuta tremando? Questo i idetli,
come è ideale la distribuzione
delle figure, i loro aggruppamen-
ti, la scelta de' caratteri , h.
massa dell'ombre e de'lumi^ la
varietà e l'arnionia de' colon ec.
L" Ar£e non è la natura ptcci-
Mi i una magia poitcnte che re-
gola la natura a suo talento . Se
si vuole elle 1' a.rte . non ci^ che
natura, non sati più arte: non,
darà che upa imitazione fredda,
e niorta,, Videa creatrice dà
tutte le grazie che danno la vi-
ta alle ùpefs che incantano lo
Ciascun aitLsla ha U maUea-,
h, e ne ptiita il germe dalla na-'
scili , tjioì dal s'JO tenipcramen-
to^, dalla sua orgaitiiaiione. Fe-
lice chi ben (Umanizzato e ben
educato sa stvìBinie ed eseguire il
vero bello ideaU . ' ,
ILLUSIONE. Le »rti d'imi-
ttjiine hanno per Odetto /a ì^i-
. Debbono i
t la
sca che imitano . Imitate la ve-
rità, non è (are Ift verità . Sei*
mjniera che sembrasse vero tuo-
no, ognuno ne (entìrcbbe $bi-
Sotliinenfo invece di diletto,. Se
pit'orerayiprcsenfasse.un Ilone
da vf ro {ione > lutti scapperebbe-
ro. La i'tiiiaziene durique non
ha da giunger (nai.alla. tUaiione
Chi non ha conosciuto , ni co-
nosce r aVte 1 ne ha liiàsa lapet-
wziooe nella illutipae perfetta',
ILL
Quindi decantato Zeud pr Is siu
uva beccata dagli.uccelli, e Farra-'
sio per la ^ua portiera chein^ao-
oò Zeusi stet^o . Anche Annibal
Caracci irasecolÀ nello studi»
del Bassano , dove egli diìdi pi-
glia »A un libro , il quale non
era Ijbro , ma pittura .
. In alcune cose non semoventi ,
come frutti , mobili , rilievi , or-
nati d'architettura j può iJ pit-
tore poitar la imitaaione alla '/-
tutioui compita, coinè anche in
alcune iijimagiiii di donne .e di-
uomini , di svìzzeri , di camerthti ,
poste solitariamente edistaccale ^
Janna una sorpresa !il' illusione, e
saranno mal dipinte. Ma che un
quadro di piani variati e d' un
certofondo possa, fare una vera
itlttiione , è impossìbile « e sa-
rebbe contrario alla bellezza delle
arti. Le ìlluiìoai perfette posso-
no farsi .da mediocri artisti , ma
gli artisfi di prima classe che
maneggiano i soggetti classici di
storia imiteranno la verità per
dilettare., per istruite , e non mai
per ingannate,,
IMBIANCARE si jà In M<
modi , Il primo è dì raspai* L
muri,.e pulitli: modo dispendio-
so, efficace» ma dannosow'mem-,
bri delicati dell' arclfitettura »,
specislmente ti. praSlJi.q alla de-
licatezza degli ornati-|.' ^
L' altro i dt dv più nani ^
latte di calce e a coUaj," Questo
modo i il. più ordiiiarip , e il pii
spedito, ma in^rossajgji lornatift
i membri architettonici . E' butf-
no.per ! muri semplici.. . .
La_ bella Architettura non per-
de piente al t«ono «he. .le impri^
me la vetustà, anu la rende.piu
rjspettabile. Ella non 1^ dunqup
biseco di bianchetti . Ma flefr-
pure tu bisogno di polvcr^^.jli
mui-'
IMB
«ujco , di muffe , che la deturpi-
no. Se r Architetto pulisce ogni
giorno il suo corpo, pulisca an-
che di tempo in tempo i suoi e-
dific] che vagHono più del suo
corpo ; così manterransi propr j ,
e SI prevengono le imbiàticàture •
IMITAZIONE. L'artista si
dà ad imitare o la natura y o al-
tri artisti.
I. Imitaz^ione della natura. U
artista ha da osservare e da stu-
diare la natura , ma non ha da
imitarla servilmente , se non
quando Jia l'incombenza di co-
piarla fedelmente per qualche uso
delle scienze . Copiare non è /w/-
tare. In alcune cose la natura è
superior all'arte, come ne' lumi,
ne colori , nel chiaroscuro ; e per
quanto r artista la imiti , reste-
rà la sua imitaKJione assai al di
sotto della natura . Ma in altre
cose r arte supera la natura , e
la supera specialmente nella bel-
lezza.
La natura nelle sue produzioni
è soggetta a molti accidenti , che
ftli' uomo sembrano difetti . JL' ar-
tista rigetta i difetti» sceglie le
bellezze disperse in qua, rn là , e
ne formi un tutto compitamente
bello , che in natura non è . Non
ogni fióre ha mele, né un solo
fiore ne ha abbastanza; onde 1'
ape va a raocorlo dove lo trova.
Così l'artista sceglie nella natu-
ra quel eh' è più' bello in ciascu-
na'parte degl'individui, e ne
forma un tutto più bello che la
natura non dà Qiai compito. In-
fatti dove si trova riunita in uno
stesso soggetto 1' espress?one gran-
de degli affetti , fa giusta prò-»
porzione de' membri , ri vigore
congiunto colla flessibilità , U
fermezza unica all'agilità!' v^ial
individuo è in una sanità perfèr«'
IMI i
ta non mai alterata, e che non
alteri mai la bellezza? L'arte sa
rappresentare quel tutto che non
si trova insieme nella natura ;
regolarità ne' contorni, grandio-
sità nelle forme , grazia nelle at-
titudini , bellezza ne' membri ,
forza liei petto , agilità nelle ^am-
be , destrezza nelle braccia , ftan-
chezza. nella fronre, fuoco negli
occhi, sanità su le guance , sS*
fabilità su le labbra. % quel eh' è
ancora Superiore a qualunque. com-
binazione della natura , V arte sa
comporre una moltitudine di og-
getti diversamente belli, e tutti
tendenti ad una bellezza Compita '
dell'assunto. Questo k imitar 1^
natura; questo è ìì bello ideale,'
che fu lo scopo degli artisti Gre-'
ci , e che deve esserlo degli artisti
moderni, che aspirano alla g^o»
ria e non al lucro . Chi non sa**
pesse che imitare la natura me- '
ramente Com'è^ sarebbe un abile
artigiano, ma non artista . L*
artista è Un osservatore , è un
ragionatore su le opere della na-
tura, per riunirne insieme il più
bello, che diletti Ifi vista, vada'
al cuore, e alimenti l'inrèliette.
L'artista ha due mezzi per imi»
zar là natura , e formarne il bel-
lo ideale . L' uno di raccorre e
riunire insieme le parti più belle
che sono disperse ne' var j incji-
vidui . L' altro ^ d' itpitare un
individuo bello , ma cóli* dmet-
terne i suoi difetti , e coir in-
grandire e nobilitare le sue for-*
me caratteristiche.
Quindi sijfjuò stabilire per mas-
sima, che fa perfezione è nella'
nktufa ; là deformiti è indivi^
duale -
Ne' ritraiti si richiede imitar
iiofte iffdivfduale . Ma ^ guai se
questa si ravvisasse in un %as^
A 3 dro
6 IMI •
dro di storia.' Le àtotìt di fio*'
lo Veronese non sono che titraf-
tì . Si può anche nell^ storia i-
mitaire un bello individuale^ ma
conviene spogliario di tutti ì suoi
difetti ) ingrandirlo e nobilitarlo
in tutte Je sne\parti . Se sì vo-
lesse supporre cne la testa di A*
pollo sia presa da ' qualche bello-
individuo^ converrebbe dire che
tutte le parti ne sieno state gran-
4iosamenre abbellite.
. 2. lmirat:,iofte de" tnaesiri . Si
deve imitare ì piti classici pro-
fessori come ^* imita la natura 9.
Hóp si han da copiare , né da /-
nthare a puntino . Sii hanno da
imparare le massime disi ttiaestK))
e Qon il suolare. Si hadapren-
dìere dal più valentuomo quello,
por cui X superiore agli altri *
Ratfaello; s' è contraddistinto nèll'
espressione, Correggio nell'ara
monia, Tiziano nel colorito. B
IVifcngs // pia bel fior netogUe^^
Raflfhelio ittesso né diede 1' e5ein<>-*
pio; prese dal Perugino il mec-*
canismo , da Masacci<» la r^ima
idea deir antico, da Michelangie-
fo" la grandezza del tratto , 1 da
Ffa Bartolommeo'di S.* Marco V
impalato . C^osì «i diviene ofigi*
rialè e valentuomo.
'.Chi copia divien Copista . rus-
sino stddtò moho la natura , 1'
antico , \\ modi^rno , ne iect de^
gli schìzati ,'e non copiò: imhò
n più bella^ è ìt lo ktt suo
proprio . Cosi- 1% im'ita^J'ùnÉ è
creatrice i w prende il carattere
di enitilazionfe .
t'uòmo dh'icju/mto lè similissi-
mb allft. irurpisiima scimià .' Gio-
vani , badatc'a non far i scimiot-'
ti . Pipggio se sarete ladri • Se
volete rubate, rubate alfa >SpaN
t^ana , non £ate mni scoprire il
lurto: dicevi ppoyecWoth^ %u4n»-'
do s^ itmolB-^ cìffptfien uecsdere i4-
stA0 Home . Anche RafFaello ru- •
bò ; ma ognun sa quanto > era rie»
co d' invenzione , 4; se talvolta
prese qualche cosa, da altri ^ la
rese più bella . >
IMMAGINAZIONE è forma-
ta dà, immagini , cioè da idae le^
gate fra loro » Se le idee ^ o sie« .
no le immagini si succedono con
impecuosità da non legarsi tra >
loro , e formarne giudizio , i\im^^ •
magitM^i^ne diviene follia .
Una grande vivacità„d* immth» .
gìnatjom non. giova all'artista : '
gli darebbe, più di quel eh' egli
può esesmre . .Tormentato . dalla
folla delie idee non. potrebbe. fa- .7
re^che schixzi^ e nel mòmentQ.
ci^ valesse delineaidi , etcod uh'.
altra calda àx nuove idee^ edee^.
colo paxp;^ come artista .-
Vuol esse» nettezza - d' imm^t*.
gina^iaue soda che dia idee chia^
re e convenienti al soggetto» e>
rigetti qiwlle che disconvengo^
no ; oaae' il giudizio .^ia ilsso m
esaminare quanto è convenevole
a ciascuna parte e al tutto dell',
assunto . ^ ; .
Se l'artista vede le sue. idee-
che, ha da eseguire nella . sua o»
pera, come sono in azione nella
natura^. egli dari loro vita^ mo-
to, espressione, e darà ùuttogiu*
stOk e precisamente come debita
essere i personaggi nel? azione
suprposta« Tal era 1! immagi t^a^.
Z.fone savia di Raffaello , ben dif-».
ferente dalia »/7tw»4^tov</owtf vi*
va e abbcHtdante di tanti altri .
La rMiii/f immagi ng^ittse è. il
frutto d' lin Jungo studio ben re*
solato.. Per aver, immagini di
belle forme ^ • bisogna conoscer
queste forme, e in. coosegjuetiza
posseder ben iidiec^no. Perjnet«»
t^ii» iJi'aziont<o&veBÌentialsQg4
gct-
Sfa leAptìe nella
giuftì espressione T convieo aver.
osservata i cangùmentf <be tutte
Je affezioni operano ne" tratti t in,
turca le parli del co[j>o , Qosì
per rappresentarle ben illuciiioalft -
e colante, si iia cjc-.couoscere.
tBtti flli effetti deli» luce e. tic'"
colori. Ma tutti .gli itudj più.
ostinali e niModici .taeanno sti-
lili, se tran si è dalla natuusor"
tita un'organizzaiione,. ■=('3' '^
V ìmmagiitKjcnt convenieolf all'^
. Iniprffvrkitaii pre cen dotto esse-f
re ticiitii fittoci j ccme «rii PUt»
ti; « lieEcaniT i^ualtnents. a ^si,
BtiuaK'iiagl'igiiotaQti V giunto. a.,
ittii'di^rwZ7.m ita' doni.. .
Mctasiawi da f^tovinetiO' iih< .
pnnrvisaita , .sei fteTamBisrieò per
tutto il.tempo di' aiavtia, <!:•
csndo Epesio d' jvere. stentato'
RiOliB per (fistrifggei . J'^bitD dii
n«|;)ig«liaa e d' in cqirtz l'ode coan:
tratto dalia impud)u)za<l''iiiiptov-.
vliace'ioioiccherie, - ; . i
INCISIONE, Fra tutto. laai^.,
ri'd' inùtasione.itiuiiK.è sligene-
ralraente utile quanto i' . r'neir •
Con lina ttsmp» accompagnai >
te da una corta spiegazione si
OMMuoicano e li dilfondono ^li.
oggetti visibili. t-. » si .risparmia^.
Jungliie -e inviluppata desctizio-.
di AfeJIe ec. Le sttmpt parlano
agli .occhi'. ■
Le jiMmf r conservano i capi d*
opeta c^e il tempo hi) guastati ,
,,r<i mezzo' A^iizitsmpe si ren-
da, palese « comune à tutti quel-
lo,chiè d' un solo ,.ed è rin-
chiuso e, spessq invisibile , o inac-
cefisjbile,, . ,
.Scfiz^iprendersilapenadi viag-
giare, SI può co\\e ii'atipe gode-
re in .iin .gabinecto'quanto, sì i
fatto di pili, bello ed. i .disperso
per twio .il mondo .^ ' ." '
JDa una colle^ituie.b^n ordina-
taci'.apprende a conoscere Jii sti-
le, di. ciascup Mac-ìiron >-' Inno il
suo an4»^"Ti> ptoj;if5sivo . Si
(aragoii^O^'"^'! i differenti sti-
li de'id^eren.": Maestri, e si v^-
iMUn ombJìo itie per i loto ori-;
fiinali già d.;;;r,»,fMÌ. E .ijUalfi
Glilleria", .C.qi.r.'.; t.'ittà per jjuW„
to .SÌ4. rie» (li 'tculrnrc, di pilnt-
ro, e di,cidÌ!!-i soiitucsi pijò,of-,
IH.
Co I la' moItipUcazIoi] « de II e AC«m<
pe si conosce ficiljnuitaie da pct
tutto quanto hanno, piodatta di
più rimaichtvolt le Belle Arti del
ditegno; e siiconoscon mtgiio,
ctie colie deECniioni sempre va-
ohe s inttillicienii , camesonqiwU
Jé'cbe ci rstune degli autotiGteM
fi^ Latini SII k opere «lì, Zelisi,
sì.ìCnmpitapente/'.-. ..
Sfl.-j irivcdiione, delia., SwmM-,
h» pcodptfo ne) iiy(ido,,una deliiA
più' griirwiì rivplu^KjBii e J)a fa-
ciliHI' i. ptogr^i 4eir intendi-
mento umano ,, la .'W'-ì'w ," li'*
molto .C<uiffÌbBtt!)i,.|E f«t M.Afti
poi I%j'iw«(flne. i guel. .phe.Ja.
Stamp» è.ger le Sflwpi^, _ ., 1..,^
.il piu ,,ii^We(fw tutti 'l,gen;eT.,
ti d' i«ci'./^rt» 6^ il, g^netfl .fjellf
Storia. „J^p(i yi M- pilo (jiiscì.re.
sen^Mlft ailstOi«ai^Iente,,^nja.
una grande abilità .,n(J,,(fì«guo»
e sanza: U pìiy -Et\ìfit,\ti^cm^OT»: •
Co», tuttaiiia, dg^rtzj^.dijn^noa
se-l' InciscrjS npn .senta,, la vera
bslleiza .de'l'<>tigisaU,.,i}oi| tarA
che opere fredde , («inMiate .di
i)D Javota fi|iÌ!KÌBte.'4 nw, Semp.te
fttdd^ « iiwpj^' che nw c*p,P-
A 4 mOR
« INC INC
mori r otrgihalìtà. V ineisione eia rfial ieffneare sul rame i con-'
non è un mcsti'ere , è un' arfè ,' tcfrnf e U fotme del stfjggetto eoa
e l'arte non è servile, né j^r una strumento ben acejajato e fa«
balórdi . L'incisore nofn ha à af- gliehte dettcy puma secca \ poi
menticaVsi dì 'conservar'' fò stfld* col^ bolìnó , a/tro struménto d'ac-
delP Autore, e molto bi^ gò'ar- eia jd taglientissimo a quattro Fac-
darsi di non appettai^Ii la sua ce, s'intacca ì\ rame e vi si deli-
maniera . Se V f nòni ohe si' 'VMÓÌ ncan de' solchi detti tagli più a
paragonar ad nqa còpia , sia dun- meno larghi e profondi . *
que uiia belh copia; t se' ad una Spésso si riuniscono insieme i
traduzione, quanto aifireili' e ra- predetti due modi ^ 'cioè dopo, d*
re le belle traduzioni degli auto-' aver prima lavorato coìr acqua:'
ri classici ! Chi vuol godere e forte , si ritocca col bolinO: si
apprèndere la* bella incisióne , le dà così ali* incisione più accordo
jnim/^e di' Gerardo Audfan sono e morbidezza^.
i più 'bei modelli . Z-' incisione alta maniera nera
V incisione- si può definire un* è così detta per il suo difetto ca«-
arte chfe per' mezzo del disegno e pitj^Ie, e non è coltivata con
de' tratti delineati e incavati sa successo che in Inghilterra , dov*
materie dure imita le forme , le , è chiamata M€Ziz:,o tinto, fu in- '
ombre, fiumi deg^f oggetti vi-' ventata da Luigi Sieehen o Si-
sibili, e juò iHoltÌDficarne^rim- chen tenente colonnello dellan-
prdrt ti -per mezzo aeil'impressio- gravio d'Assia-Cassel . La sua*
«e. ^ prima Opera pubblicata nel 1^45
Sul rtnitf s| incide «oir acqua'^ fu i] busto delh Langravina A-
forte , cpl bolino, in colare 9 aj-' malia . Egli ne insegnò il segr^-
la ^liniera nèfa; to a Roberto di Baviera Platina
U incisione cofll' acqua forte Ì\ del Reno Ammiraglio d'Inghil-'
quella- doift >' impiega uuesro li- ' terra sotto Carlo I. II Palatina!
quoT' corrosivo ? Dopo d' aver in- comunicò la scoperta a Walerant
tofiacatcrtìti rame" ben preparato Vaillant pittOr Fiammingo, e ìV
d' un leggiero strato ài vernici, gran segreto si divulgò. GÌ' In-
e d' averlo a^ ri erito al fumo d"' glcsi han portato questo genere
una 'torcia', vi si dblitìea'il sog- quanto più in su può andare,
gettar con tma' pr^ìita d' acciajo Questo modo d incisione d^if»
prù o itièno Rna , la quahs toglie ferisce intei'amentiè' da quello zMT
nel tempo stésso la ternice per acquaforte e al botliho . In quell^ .
dt)ve passa^: onde quei che sarà ^i passa éz^ lumi all' omlifie dan-
bi^nca. nella stampa, 'conserta do a poco a poco del colore ^ e dell* •
$w ratae'il nero deìla vernice ; e effetto al rahie. In qiiesto !sl pas«
satànero quello per dóvelapun- sa dalle ombre ai lumi, e^ pò*
ta ha scoperto il rame . Poi vi co a pòco si schiarisce il rame •
si Versa sópra dell' acquaforte , Qtii ri rame è prejjaratò tc|tal* r
che morde e intacca ìì^ raìne ne* mente in nem; vi si d^Iii^ca il
luoghi'\Usciat! scoperti ìialia pun- soggetto, e con strumenti sì to-
ta, ghe a poco a doco il fondo se-
Neil' iwfc'mow ce?!' bolrno $• im- guendo i luoghi, é a prdpofzio-
fiega irboiìnoix)lo* SMxfcomin**' ne che sì'vhqI daìt'piu o mena
lu-
INC
lume alla stampa . Questo modo
è qUasi sempre molle, né può
rappresentar bene che Ife carna-
gioni e i panneggiamenti per
quanto abile sìa T artista.
Questo modo è quasi la base
dell'altro d'incidere ^ colori.
Giacomo Criflofòro le Blon .di
Ftancfbrt fu uno degli scopritori di
^uefto genere di ine/ f ione j e pub-
blicò un Libro int. Hsrmonie du
coloris'dans la Peinture ec* 4. Lon-
dra 1730. in cui dà delle regole
da artista industrioso . I Francesi
hanno adottato il suo metodo con
mediocre successo^ ma glilngle^
si lo haAtio a* nostri giorni assai
raffinato .
Per incidere ad imitazione de^
disegni' fatti coli* araatita » ne
diede occasione Giovanni Lutma
di Amsterdam verso la voriìl del
passato Secolo che si servi d'un
martellino per investire nel ra-
me la punta con cui incideva .
Quest* Operazione si chiama Opus
MaHeij ed è stata conosciuta an^^
che dagli incisori antichi. De^
marteau eseguì questo modo per
mezzo d' uno^ strumento a pia
punte di varie forme « che pas-
sando invarj sensi sul rame imi-
tan bene la^granatura e la mor*
bidezza del disegno a lapis • Bi-
sogna servirsi'deir acquaforte per
abbozzare , e pòi si ^ritocca co'
suddetti strumenti per dar accor-
do è*doIcczza al hyoxo .
Si chiama incisione punte^is'^
t»y e volgaripentc a granito^ quel- .
la -consimile all' antecedente; ma
lo strumento ha più punte che
tagli . S' jmpiega ordinariamente •
per hx le carni e i fondi : vi
sì può itnpiegar T acquaforte ,
ma non vi s' ijttipiega . Da al-
dini anni questo genere d'ùi ci-
clone si è rfm^sp in moda spe^ :
INC 9
clalmente la Inghilterra , , pro«
mossovi molto da Ryland, e da
Bartoloiti .
Su i'rami incisi in auesto sno-
do si è pensato .d« pòcni anni in
qua di farvi itnprimere de' colo-
ri •. Qtìesto è un affare dello stam-
patore» che prepara i colori a
tempra o ad olio 9 e li sten^le su
di^renti ,parti del rame , e foì
imprime^ t> poi iie risulta Un' in-
sulsaggine dì corta vita .
Si e voluto imitare anche il
disegno all'acquarella col molti-
plicar i rami per una medesima
stampa 4 e sopra ciascuno mettere
i colori convenienti al soggetto .
V'è riuscito Janninet» Dubucourtt
e Descòunis , ma non altri , per-
chè bisogna esser incisore e pit-
tore, né bastai si richiede uno
stafnpatore intelligente per riu*
nire esattameli te i differenti ra^
mi differentemente coloriti , on-t ^
de non comparisca commessura aW
ciina. ^ . ^ •
Tutti i suddetti modi d' /»«-
signi sono molto inferiori a queg-
li air acquaforte e a belino ^ ^
Quanto più facile è 1' incisione ^ -
meno durevole è il fame . V* •
vuole più tempo per incider a ,
bulino e all' acquaforte , e se il •
rame è di buona qualità , dà pia.
stampe che in quegli altri npdt
dove il lavoro è più spedito . Pec '
far prestp molti giovani si sono '
dati a que' generi con poco 000*^ .
re dell* arte . . ' '
L' incisione sul legno è la più
antica di tutte . I suoi principi
sono oscùrissipsi *^ Si vuo)e che
abbia .avuta origine dalle carte
da giuoco inventate, secondo al-<
cuni in Germania, nel z|oo « e
secondo altri , e più probaoilmen-^ .
te 9 in Italia avanti (]ueirepoc^.
L' imjpressioae delie iminagini .era .
co*^'
!• INGi
cfloio ^Ha delle. ciitte<« >X)((po,
aver caricata di.net:0 JLarts^vojadi.
'le^o 9 osi* la forma )> vt si ap-
. plicava un ^glio di-c^cta « cHe le
si*fftrofiaftT»^opra con strofìnaglio
di-crine., o di^paiino; e.rin^rqQ-
to deil' iniQagine com^riva-^u la,
ctrt». Dopo Te immagigti de' Saor:
ti, s'incisero nella stes/sa naatiie-.
ra i aeggerei di storiai^i . Da pò
si crede che Guttembecg inven-
tasse V arte: tipografica. Trovata
la scampa ie incisioni it^ legno
senvirono par adornar i rlibri « ,
Il nome de' primi incisori in quer
stO'^nere è ignoto ;.tr^ & pri^i
ha-'ioogo Wolgeiotttli Maestro di
Duter , ie tra i> principali e pia'
celebri Alberto Durer «. Cranach ,
Akdorf er . LTgonc da Carpi > All'- >
t»nio da Trento ^ Pomegiqo Be<>
cafumi si distinsero in seguito ìa
unUuoTO genere d' incisione in
l9gnQ conosciuta col nome di
cAiarorcttro ^ arte choj fq- poi tra-
scorata-^ ma fatta ai nostri giorni
rivivere con x>nore da Antoaio M.
Zanetti verso il ^730 ♦. L' asprez-*
ztfdeir incisione in legno T ha
fatta ondar ora. in disuso , e non
n^è rimasto <;he .qualche uso per
ornamenti .tipografici » Per stiiiQi.
rjncisiona in Jegno è pii^ dure-,
vele che. io- rame« sud quale* non
si poe^on tisare: che alq uà nte cen ^
tinaja di stampe 9 e. sul legnQ«e
ne dran «li^liàia e migliaia sem-
pte te^eic tresche;, Qimsca /w/n
Sfotte si fa col .disegnale goìV in>
cbÌDctiwtstil lag DO il soggetto » e
— i vi s' incava co' strumenti di
^n
iion>t»glic]f: tnttOMqnel che resta
incavato deve ibrmar i lunai su
Ja^stanpa;. i tratti aalientf danr-
n» |e •QaÀre« iejjQCXze tinte 9 i
movimeiiti ; e finila. T incisione
si; stampai torchio'. Le antiche
siBnipe itt'itagtift Bt ihUtQfoufQ x
A.'i
sano fatte di due 1 tre, fc sjna a
quattro legni incisi impressi sue-*
cessi vam^n te ^ lo stésso foglio .'
JpitQchè V incisione ali* acqua-
forte vC a boline è la più riraarv
chcvolp, conviene conoscerla be-
ne.
JI. taglio principale deve essere
nelle. ca;;|^i secondo \ì senso el
muscolo ;^ ne\panneggiamenti ha
da seguir le pieghe ^ ed esser o-
riiiontalc;, , incTinato , Verticale
secondo ie differenti inuguasliah*
zc. de* terreni , e nelle colonne
deve andare, per la loro lunghez-
za e non per il diametro ,
Se. una iabhrica è vista di fac-
cia ^ i tagli posson essere orizzon-
tali,, ma s* e vista fuggente , ì
tagli debbpn. seguir la linea pre-a-
scritta dalla prospettiva e tender
re al punto di vjsta. ' ,
. Se .ne* panneggiamenti la^piegà'
èlunga.e s^rettai, il taglio prin-»
cipale deve seguir la lunghézza
della piega e ristringersi aTla ^ua
origine ; deve tendere al per|^en-
dicalare nclle^pieghe cadenti y e.
seguiicne la grandezza se sqnO atn«,
pie.
Talvolta tìMq carni dell' ùo^,
mo il taglio principale può segui-
re la lumghezzadeliiiuscolo, spe-
cialmente versò i Contorno: que-
sto, lavoro esprime bene la fòrza
dtìV azione ; ma ha d^l duro ^ e
non convien abusarne • i
Negii sf orci il taglio deve sQr\
gulre il senso impostogli ^ dalla
Dr|0spettiva ; s^ il membro fugge,*
è ben ridicolo il farlo avanzare •
Aiidran è il gran maestro de'
tagli principali , e Agostino Ca-
racci , Vi sì son presi qualche
licenza Castiglione, Rembrandt,
la: Bella ...;..
J lavori de' primi piani debbon
esse^ più iiuduti che ne* piani. re-
mo-
mò^i 9 nelle ombre più fbi'ti cKtf
nelle mézze tinte ^ più nelle ter-'
re che nelle carili « ne* drappi .
In im'ppera dunque non sihada
fldoprare una stessa puma ; dove
si ncliiede più forte > e dove più
delicata .^
Un solo rango dft a^Ii non b^;*
stape;* rendere tutti i toni che
dèbbon entrare in una stampa . TI
primo vuol esser traversarp spes^'
so da un secondo, e, talvolta da
un tento e c)a un Quarto . Qiiin-
4ì i digerenti grani , che ' danno
varietà e carattere sigli oggetti •'
Il sQCQndo deve esser più lonta-*
no e pia fino del primo , il tcN
Z(f più. del secondo, e il quarto
più del, terzo , L' accjua forte pc-i
rò non he comporta tariti ,
Nelle carni e ne* panneggia-
menti » ^ e in tut'te le parti tra-' -
sparenti e riflesse il primo e il
secondo taglio han da fòhnare
rombi e^ non quadrati. Il qua-
dratp sì riserbi per le materie
inflessibili . Le carni morbide' del-
le donne richieggon rombi -per-
fetti, quelle degli uomini $ ac«
costino un tanti no. al quadrato..
Il rombo perfetto non conviene
ne' toni vigorosi .
Abbozzate le Ombre delle car-
ni con tagli profondi , e le mezze
tìnte co* più leggieri , bisogna
un lavoro as^ai più leggiero* per
giungere dolcemente al lume .
Quesfo lavoro <Jonsiste in punti.
S' incominci più, da lontano con
lineette,, e si termini in pnnti ton-
di , Anéhe le 'più on mcn dtliatc
sì han da tratteggiare con piccole
linee rette o debolmente curve.
I punti rotondi - vanno situaiti
con ordine in continuazione d^
tagli I non gli uni ai di sopra
degli altri ; cfascun punto d' un
taglio punteggiato corrispcmda ad
uii^bfanco'dttl 'taglia pnnicsgkt»
superidt'e o inferiore w Sipno non*''
dii!nerto trattare ^uakhe parte soa •
punti impastati in disordine w. •
I taali corti)' tQemolanti.9 in»
terroftii , inug^ali, che» ora V in-i
codtranO) ora no., convcngoDQ.
ai tuguri > alle capahiley Me xntobr
ze tinte , ai riAesù*
Nelle' bestie di pelo; rasp «> Un
scio ) come i cavalli , ii debboQ
trascurar i dettaseli <, fuorché sm*.
crini e nella coda» Le beatie di
pelo Inngo e riccio richirdom 1!
acquaforte * • • ;. ^j;* * »'
Le piome esigo» lavori Ie»eif«!
ri e brillanti ;' ma ckive soii-fles«
sibili vi vuole 'l'acquafoste^ ■-. >n
L* acquaforte conviene • alle. eil*
vole ) agli steli nodosli degli aL
beri , alle cortecce setépoiatc e.
coperte di muschi .
/I metalli voglioniun lavoro fèr»
mo e brillante, e perciò di boltno «
In generale i loaii e le mezza
tinte dcbbon esser^ poco caricate ^,
di lavoro • ed eseguite con punta
fina e tagliente ^ • ' /
I fagli fra loro- pù .Tistretti
spingon avanti gli oggetti ^^ e
perciò Vanno /fn^ie^ati W primi
pi'ani , e ' i più ' larghi ne' fo«di -o^
nelle lontanante; Ma anche, ila-,
vori larghi e tcneii possofl.fag^-
gire, e i ristretti' ma vif^ofosi
pOsson avanzare • .t
Tutti i generi «ii pittura si posir
sotìo incidere betie-ootia: ptt0r#v
o eoi bolino i'^mr niegliof coli' u»
nione di uuesei due strunenti-;
V. jÌc^a/ofre , e iMino t ;
Si ricordi sempre i ' iJiiiWr ch\
egli noA è «rrigiano^'ina'.mrtir
sta. Egli ftaduce ; Per .tfadurre
bene, non bawa Seguite icoator*
ni , e rappresentar 'le ombre e i
chiari deir originale ; .dew farne
anche conotcett ilC'CDiorito le* ii-
pem-
ine
ir basta ;
Einnello. Ni «jui;
gli deve cambi... _ . .
cambiano di stile gli ariginAli.
Non fi iu più da riconoscere II
«tjlc dell' incisore , ma quello de
niMltra. QjWJ modo i' ìncisiant
che conviene ad un RafTaelIdi
non conviene ad un Correggio .
Una itamfa hi ài KspKinKn: il
diaegno, il carattere, il jsre dvl
pittore .
Questa parte eì<cnzlali^iitna
dell' incisione i stata lungo tempo
ignoran. Rubens diresse gl'/w.v'-
lerr, e li costrinse ad esser pifto-
rìi e le loro stampe fiiron quadri.
GY litcittri non impiegano che
nero e bianca , e con gutsto non
poHOn fare il giallo , il rot;o ,
INC
11 verde, il turchino; oa^' co-
lori diflèrenli «i ha da comervar
il valore , cm) che il nero sia tu'
espreision vigoitMa che sostiene e
prolunga una mana oscura ; e il
chiaro sìa d' Un color dolce che
estende e continua una aiaasa o-
scura.
La stdria d'un' arie t quella
de' suoi artisti i che dall' origine
han contribuito ai suni prostesaì .
Onde la stOrìa dell' miV>W «
nel seguente catakfia degl' Inci-
sori più illustri . ^Ksto catalogo
è cronologica, come tieve easere ;
ma è preceduro da una tavola al-
fabetica , in cui ogni nome ha a-
na cifra corrispondente alU cro-
nologica .
Tavola A^abet'tca de^ piU celebri ìrtctsm .
J\,GaitìBO Veneziano 9.
Alberto tf.
Aldamet 147.
Aldegtaver 11.
Altdorfer 14.
Antonio C Mtre' 3 t
Aquila rotf.
Audran C. 4«.
Andrai! G. loi.
Audran B. no.
Audran J. iti.
Aveline 141.
Baldini i.
Balechou 141.
Ballili 69.
Battoli CPiftre S»ntt^ go.
Baudet , 49.
Bauduin 100,
Beauvaìs ta].
Bella Cd««') 3?.
Berghem Sa. ■
Bloemaert 47.
Boitweit M.
Bonasoni S.
Basse 41.
Botticella t.
Boulanger S71 • >
Bourdon 4j.
Bcebiette 37,
Bruya a$.
Bry II.
Callot 34.
Caracci C Jtg-^ ^
Caracci C -^n- ) aj.
Cars u».
Castiglione 44.
Caylus II*.
Chasteau jj.
Chasrillon 96.
Chaùveau 46,
Chereau P. 11S.
Chereau J. 1*7.
Cheron lOS.
CIercC;o«.
Cochin 114.
Cornei! le ioa.
Corn. Cort iS.
Coypel lOj.
INC
Dauble 237,
i>es|)laces lao.
2>>rigny M< 79.-
Dorigny N. 107V
Drevct P. ttj.
Drsvet P. 19^. -
Duchange ii2r
Dttpuis III.
pupuis N. 129,
Durer 6.
DyckCW«i>35,
£deliiick X04.
•Febrr 99» > *
Fenoni zx^. -
Finsguferta i^
. Fiey- X19U
Galle aa**
Gaultier 30* -
Gesner 149.
Ghisi 16.
Gillot 1x7,. ,
Goltius xó,
Hainzelman jd»
Hollar 38.
Hondius ^7*
Horteiòeis ia9«
Hortemeis m. x29«
Houbracken ift.
Huret 77.
Jode 59-
Koniek 76. •
Lairess^ 98.
Lanfranco '3^ •
Leba^Xfs^
Lievens 75,
Lojr 97.
Lorain CI. 3^.
JLorrain J. L^-i^^
Luca di Leyde 9.
Luiken 203. ^' ^
Lutma 78V - •
Mantegna< 'f,
Maratta 83» ^
Idasson 9i«.\>
Mazzuoli 25. ^'^ •
Mechcin 3. -
INC . t%
Mellan 70^^
Mitelli 85,
Morin 86.
Muller 17
Nanteiiil 8t;« ,
Natalis 5P, . . . ^
Oudry 222. ^ .
Tcns jjo»
Perellc 94,. . . »
Pctief:/33*
Pesne 81.
Picard À. 89, ,
Picard B. 214,^ . .
Piccoli-Maestri 7* xi.xzai.ì4»
Piranesi 239,' . ♦
Pitau 54.
Pitteri 238. i
Poilly S3, . ,.
Pollàjuolo x« -,
Ponzio 6y
Pètre 45»
Raimondi 7.*"
Ravenna (.da') Marca 8.
Rembrandt 72»
Rosa X. S.') 42».
Rota 27. . «
Roullet $8.. .
Rousseiiet 52^
Ryland 248« ' *
Sadeler 22. ^ .
Schmidt 24|p. . . • /
Schoen 2. ,
Schuppen 105*
Schut 32. i
Silvestre 80.
Simonneau 95*
Snyers 68*
Sompelen 6u
Soutipaf 60^ r
ISpicr 57. , i.
Stella 9** .' : >
Subleyras 23^*
Tempesta ao.
Testa P. 4».
Thomassin 2:^ . • v
Thourneysea.7Sb, . •
Vallct 52.
• Vani-Vofcrvt ^^#- ,
' Vivarex t^óé ^■
Vorstifitian; ^^ ^
Wargner kyj.-
'.^
. LtKigkifóidio tempc^prtttia che si
coaosoesse T incisione (kife^tam*-
^r ' 8^ i^ apristi «W/^^4*o o intaH
giia^ano pietre ; gli -orefici incide-*
iMii^ cdl boliaafìgiiré e'Orirati so-
^'iìDetaiJi/L> dirigine di questi
|[enerir d^ iti ciclone si p«rde biella
'liortr<:lel tempo * £^ iaten verosimì-
jd che gli orefici chef<icfdevan col
boJino i loro metalli^ abbian VO"
luto- rirarAe deììti- prove su qual**
tktt carta j^mettota-. Ai loro la*«
^ùti ài ^le/io (da^li 'antichi tu"
geikurt >>fii attrt^uisct Ja scoper-
ta dtìV incifi/ftte •>* Maso i^iniguer^
fa: orefice Fiorentino . deik metà
del Sec<do - quiato^decimer» atera il
costume di tlrace in pasta* di tek*
t9 o yi solfo gV impronti d&Jle
^oe inetsioni su ì. metalli ^ $i ac^
corse che il nero rimasto nel fon-»
do ''de* tai^i s^' imprìmev^ nelle sae
fsaste^ VI provò deila^ carta utni«
^y calcandola cOa un cilindro li-w
scio, e vi riuscì • Altri vogliono
che tal pratica- fosse tenuts non
d» lui solo, o dalla sua scuola,
ma «2Ìandio da. 'a;ftti' argentieri
Italiani t ed offrono stampine an-«
tiehissime Lombarde e Vènete ,
tratte da lavori niellati f • e- chtf
al conservano ne ;Ga2>i netti degli
Amatoria Del FinigueTta non re^
ita alcuna Stampa con nome , ma
gH vengono attribuiti due piccoli
pezzi di fagìisani marcati M* F^
. L*^ Alemagna pretende alla glcv
ti» del .ritrovamento deli' incisio^
1319 i £' poco) probabile che; V Ita*»
lift > e Ift Germani» abbiano tro-
vMor r^tc «eas» cognizione i'
Wattelet 14^.
Wierfcs ad;
Wisscher 84.
WolsenHith 4*
Wollét 5t joj "^ .
Worlidge «^4.
;sl
M- »
urrà ddV altra', essendo falso té^
me s' è iroluta far credere , che
48 que' tempi vi fosse poca coma^
nicazidne tara le due contrada ^
Se h Germania, a forza di con-
getture pórtil V' ÌDYenziOne delU
Stampa al i4$o j T italia^ la fa
salire alimen a quell'epoca ap^
poggiata dalk:' Storia» Comincia
da Maser ^ e presenta monumenti
sinceri , prove di ttielli i e^^uel»'
lo eh' è più, sag^i de'* progressi
deli^arte dall'infanzia àllst ma«
tur ita ^ I Tedeschi non prodiif-
4cOfìo che tre SeanfTpe ^ una» coll^
dn. 14^5 <f e due cOiran;i4tf'^^ ler
quali sospettao eSsi che sienodal
Mastro Ai Sdioen per li sola
ragionef che sono roz2e \ ma chi
assicura che Schoen non^^abbia a^
vuto un contemporaneo ahinoi, ii
quale fece l<^-Stampe brutte per-'
che non sapea farle berle"? Dopo^
r Heinechen , M. Huber' tratròf
ùltimamente la causa per V in«
venzione in Germania C'Notì(M&
des Graveurs 8.Dresdei787) ; e
l'Ab. Lanzi C Storia Pittorica deli"
Italia S. t. i. Bassano 1795 — '918 )
f>er il primato d' Italia . Vada sr
eggere quc' due* Libri trhl vuql
più oltre 'impactiatsi.'irf qWt»
questiona ,- 'oi' io^ comincerò il
mio Catalogo* •♦ • '
• t,Ma^» Ftnigaèrtif^ Séirdrff Bot^
ticelli f Baccio Bliliinl , jfntonitf
l^olUfudo ^ Tatti ijostOTO si esóP*
citarono ntlV incisione ceti f»*
ma d' ingegnor^ e P epocj^ di^*^£c^
la\rori è dkvet$o il 14^0 sino iA
X4)?3>» ■anno in cui questa iiltittiiy
tto-
me
morì in Roma.'I. IorinkVi>ri so-
no debolmente eseguiti , e mo*
stran T infanzia -deii'^rte ^ eia
poca pratica nel maneggia dello
strumento* Il Mante Cantai di Dio
fol. Fir. 1477 k il primo lóro la^
vero che additi una data sicura •
Di Baldini si oredona le due Vi-'
f nette sgratiRgnate con bolino in^
essibile nelk Edizione Tarissim»
di Dante fatta in Fir. nel 1481 »
Vi sono le iì^uce del TV)iomeo
di Eohogmz , di quello di Roma , e
del Beriinghieri di/ Firenze y che
•sono opera di altri attisti ante-
riori y o contempomnet . ■ .
2r Séartituf Sc^r» detto anche
Bmnértino ài Culmbach in Al»
savia ) mbcta a Colmar nel \^^
ai ha per .ài prima incisore di
Stampe nella- Germattia. Egli era
anche pittore ,« ed orefice . La sua
Stampa di S. Antonio battuto dai
demoni è assai famosa- <«
.. 9. Israele voh Me.cMn padre e
figlio orefipi i nativi dr Mekenen
tn . Wcstiaiia ^ I! padre incise
fdopo la metà dei secolo XV y
e il figlio' fu Goa temporaneo di
Alberto Durer ^^ e jiKr nel* 1523 .
' 44 Mi^Me l^4lgemurh pittore
e incisore n«r in Norimberga nel
X4B4 m. nel isi9< Alberto Durer
£a sao allieva, e copiò molte del*«
le sue StuìO^Q * ' Wolgemuth ha
rnciso in legno ^. ma preferiva V
incisióne tn rame. •
i ,5* Andrea Mamegna n. in Pa-»
dfwa nel 1430, e m. in Mantova
nel mese di Settembre dell* anno
1505 . Fu eccellente pittore , e
in eonaegueiua 1« sue stampe so-
no pregevoli pef il disegno cor-^
retto , e per .falche principio dt
laeil ita » Si atrrì buiscono a questo^
vaiente artista le cin^^oaiHa car-»
te, che volgaoncQte si dicono il
Qiwxo del ìààttt£gnu^ Debb^e»»
sere questo un lavoro della suai-
gioventù ) essendo le Stampe da
uomo inesperta, oiintUtlr tìntz
azzurrina , che colora^ la • mag"
gior parte delle pia aiitich^» tira-
te a rullo , o torchio imperfetto ,
Il Lomazzo chiama il Mantegna >
pififno fnpa^iat9re delh Stam"
pe in Jtah'^'. Non è da mtnar»'
gli buon^cos^ facilmente questa
gloria y Ida par da scartare V as-
serzion d^ Vicari ^ che la vuol
dedicato -all' incisione soltanto
circa il 1490^ , cioè quando avea
60 anni. Come potea -da teecfai^
intagliar tanti rami così graiidi.^
così piatii di figure, così studia**'
ti , come sono qvielìi che ancora
«i' conservano? Per lo più il Maiir
fegna incise sullo stagno, riietaill^
per la sua mollexza contx^r'uy i
render le stampe nsibte e lapide, li
6, Alberto Ùurer n. in* Nocim*
berganel^z470*, m. nel 15&8 < B<n*T
che si vicino alla culla del r arte t
le itce fare progressi' tali' che in
certe parti non può esser sorpassa**
ta . Ved* SeuoU » Egli ncin- ibcìs9
che i suoi propri disegni ^ 1 Per
quel che spet<ta all' operar dì ma*
no ' è mirabile k fine2£a' ^ ' la yst-^
rietsà de' cokfri , la netfezza ,41
calore del suo òolino^v E' <Un
portento eh* egli solo trovlassor
quel che richiede il concorso dA
molti zhilì artisti in lungo tem^
po<. Egli' non tix>vòi tutto quel
che conviene aW incisorie Jarg^
e fiera per esprimere r gtanr qua*
dri di storia y ma riunì tutte. i«
parti per.' incider quadri fini n
preziosi * Il susr.S. GiroIamapub<«
blicato nel .rpt4 è uir capo a' o<»
pera . Egli incise: talvolta ali' ac»
quaforte y e in legno , ma riuscì
meglio in questo che in quella^
Raffaello orvò* il suo* gabinetl
to colicise^iDpe di Durer;. t Cvij^
do
i6 INC
do le consultò spesso , e gli run-
provera d'averne qualche yolta
imitato i panneggiamenti » pu-
ter avea formio moki allievi , e
sopratutto quegH incisori'^ in pic-
colo , conosciuti dagli Amatori col
nome di Piccolì-^Mdertri . Il pri-
mo idi questi in data ,• ed in me<
rito è Giorgio Pens, vedi n. io.
7. M^rc'Afttoniò Raimondi n.
in Bologna 1488 m* 154^ da ore-
fice divehne' incisore per aver vi-
ste le stampe di Outer, che co-
piò , e si>acciplle sotto, quel no-
me ; ma fu costretto a cancellar
queir inganno alle istanze delP
autore . Egli e il Mantegn^ fu-
sono i primi Italiani che pose-
ro (gualche arte, nell* incisione .
Egli •«' celebre per essere sta*
to r incisore di RaflTaelioi. Le
^e slampe sona copi<p esattissi-
me , fredde però e timide y rigi-
de ) magre , sen^^a grazia , e. Sen-
za varietà di ^ratteri proprj se-
condo 1 diversi oggetti . Ma il
primo taglio specialmente nelle.
carni è nel senso il più con veti e-
vole, e i tratti son puri come se
Atti a penna. Talvolta il primo
tratto e correttp ds^ secondo ,
Ibrse ad insinuazione di &aflfael-
lo . Egli incise anche le politure
fische descritte dal r Aretino e
disegnate da Giù Ho Romano. Pa-?
p4 Clemente VII lo voleva mor-
to, ma la sua eccellenza neir ar-
te lo salvò . La sua Strage degli
. . Innocenti di RafTaello è una delfe
sue stampe capitali ; fu comprata
per 60 fiorini da Berghem , cui sua
moglie lasciava poco danaro da
spendere •
8. jfgortftt» ypite^Utio , allievo
di Marc' Antonio . Il suo nome
di Famiglia era de Musis^ e tnt-
vagliava in Roma, verso il 1^20.
I^ suf Stampe soiio ass^i ncer*
INC
tate e si trovano difficilmente •
Marco da Ravenna è un* altro al-
lievo di Myc' Antonio , ma iak-
riore di merito ad Agostino.
QitMo Bonasoni Bolognfise morto
verso il 1554 segui la maniera del
Raimondi .' Incise molte Opere
de' gran Maestri del suo temfio,^ e
molte di sua propria invenzione ._
9. huca Dammem o Luca di
l^eiden , o Luca d^ Olanda nato
a Leiden nel 54541, ìnorto nel
Z533 , fii il prinio pittore 9 e il
primo incisore nelle Fiandre.
VediScWif. Imparò r acquafòr-
te da un armaiuolo che la usa vii
per le sue corazze . Egli disputò
la palma a Marc^Antonio , e ad
Alberto Duro^ il quale ben lun-
gi d* averne |nvi,dia > andò es-
pressaiTiente a ^eyde por vederlo
e per facselo amico • Malgrado il
suo stile gotico, e il suo disegno
scorretto, le .sue opere hanno del
merito per la finezza del lavoro^
e per j' espressione delle teste.
IO. Giorgio Pens ^ pittore e in-
cisore di Norimberga 0. nel 1500
m. nel 15$^ • Passò in Italia e
studiò in Roma le Opere di Raf-
faele, e fu anche discepolo, di
Marx:' Antonio Raimondi. Si con-
serva un numero ragguardevole
di piccole Stampe di sua inven-
zione . Pens portò in Germania
il buon disegno , che non era noto
che in Italia . Al buoo disegno e-
gli aggiunse finitezxa^e nettezza^
Quest* Incisore » e i quartro se-
gueiui sono della Classe, de' Fice
coli'Maestri .
IT. Hans Stbald Beham di No-
rimberga n. 1500 m. X550, dise-
gnò la natura con . precisione e
con espressione, ma senza scelta*
1^2. Enrico AÌdegraver n. i.$oa
m. I55S fu anche pittore dibuoa
colorito « .
13-
INC
ti. Jtìhtrtù Ahdorfet chiamato
Wpiccolo^Alberto ra. 1536) fu an^
che pittore, e aleuni suoi rami
Ifafono attribuiti al suo maestro.
Ha inciso anche in legno.
14. Teodoro de Bty'tKkto a Liei-
fii nel x<a8 , e stabilitosi a Frj^nc-
fert nei 1^70. Va con ragione
nella Classe eie* Piccoli-Maestri
perchè le sue Opere sono fatte
nella loro maniera , e molte in-
cise su quelle di Sebaldo Beham .
11 suo. bollino ha molta dslicatez*
xa, ma è alquanto secco.
15. Francesco MàKX^oli , detto
il rarmegianino pittore , e inci-
sore tt. a Parma t$o^ , m. a Ca(^
«ai Maggiore nel 1540. I veri
conoscitori di stampe sì formano
iSA'a delizia delle incisioni all' ac-
qua forte di questo grazioso imi-
tatdr di Correggio . La facilità
de^ concorni ^ la precisione de'
tratti ,' 'il gusto naturale de* suoi
disegni danpo alle opere sue un*
of igmalitià che invita a studiarle
conprddiiezìone . La Collezione
di Stzm^ da lui incise è vasta,
bisogna badare di non confonder-
ie con quelle tratte da* suoi àìw^
«gni , e intagliate da altri .
té, Gtor/jio Gèi fi detto il Man"
tovsno figlio di Gio. Battista Ghi-
si da Bertano incisore e allievo
di Giulio Romano , fa epoca neir
incisione, almeno in Italia. II
liolino duro e inflessibile di Marc^
Antonio ^ SI rese nelle mani del
Mantowtnó delicato e morbido .
JBgli seppe variare i suoi lavori
secondo i piani e ^i oggetti . La
sua nascita di Memnone, e la
Scuola di Atene ne sono riprove .
«7. Martin Rota da Sebenico
in Dalmazia fioriva verso il 1570.
Fece la bella stampa del Giudizio
éi Michelangelo, e molti de' suoi
oroprj disegni pon molta finezza,
£>/^. S. Arti T. II.
ÌNC 17
'z8. tlomelio Cort n. in Hors
Deli* Olanda* J<i6 m.^ in Roma
1578 è «tato il primo*' ad incide-
re in grande . Fin a lui T inci-
sione era in lavori £oi e ristret*^
ti . Egli & il primo a Aratagli
larghi e beo nudriti » e ixovÀ un
buon »ai^ per i panneggiamenti ,
e col bohno tratte bea il paesag-
gio . Di tutto auesto era causa
1a sua facilità, dalla guaie deri-
vò la sua varietà, t uo progres-
so alla |>erfezione * £gii fece an-
che i primi passi per. esprimer i|
coJbrito ntW incisione, - come si
vede nella sua stampa del mac-
tirio d^rinaoceoti di TtptOr
retto: scoperta importante, che
fii poi . estesa sotto Rubens .
19. Cherubipo Alberto da Bor^
fo San Sepolcro n. 15$^ m. 1^15
a il merito d* avere colie sue
stampe eoBservatt i fregi di Poli«
doro .da Caravaggio dipinti sui
muj'O, e distrutti d»l tempo^
. ZQ> Antonio Tempesta pittoc
Fiorentino n. 1555 m. 1^30 deve
la sua riputazione air iic^»d|/òirre.
£e Alberto Durer , Luca d'Oianda*
il P^^rmegiaoino lavorarono all'
acqua ibrte , non ne trassero pec^
gran partito, come il Tempesta v
Egli vi ti segnalò per la sifiUfea^
za del tratto ', per la vivacità del
tocco i, e per la fecondità della
composizione » Perciò - i Pittori
ricercano le sue cacce s e i ttora»
battimenti di ca.valkria, ^mm*
tuoque la sua maQOvra' sìb rpoco
rimarchevole.
21. Qio. Sadeler^ ft. Rafàeilo
Sadeler , nati a Bruxelles verso la
mctk del secolo XVI^ e morti in
Venezia il primo nei x<oo , V al-
tro nel iéi7y fecero insieme il
viaggio di Germaaia ^ e ù fis*
sarono in Italia» dove «sorpassar
lono neir incisione tutti 1 loro
B prc-
/■
i8 INC
predecessori , né posspno in al*
cune parti essere? sttperati* da* lo^
ro successori . I pezzi del Bas-
sano incisi daxquj:st£ artisti so*
no eccellentp ;. niente- db più a-
mabiie del Cristo' af sepólcro di-
pinto da Gip^ Von-Achen : vi si
fmò criticare il pittorey ma non'
'incisore. Fa* maraWsIia la faci^-
Iltà de' Sadeler d' incider il pae-
saggio €oi>^ parer bolino'. Eglino^
fàrona entrambi sorpassati dal lo-
ro nipote e allievo^ Egidio Sade^
ler m. a Praga; 1629. Lavorava
di bolino e* di* acaua^ forte secon^
do il bisogno: nel suo Cristo. del
Barroccio non si desiar» che uir
poco più d'accordo.- Ler stampe
ae' Saaeler arrivano» alméno^ a dué*
rnifar*-
zz* Cornelio GsHe incise il pae--
saggio a bolino puro. Gli scolii
sono fermi , il fogliame è leggie-
ro , il colore è vero e grato , ogni
oggetto ha il suo carattere , e
tutto il lavoro, è largo- e pastoio •-
Sono'stàtiure Galle.
zy^jf/B^ostina Csrgccs n. a Bolo-
ena nel i^p m: a Parma nel x6o$ .
Vedì'ScuoU. Ora si cerca il fini--
Co,. e' le stampe di Agostino inve-
ce del. finito hanno irifierito d' es-^
aere stabilite con saviezza ; e xfeb-'
l^n; servire di studio agl'incisori .*
24;^ Anche le incisioni* di' An-
fsfM Carmcci ,^ sebbene' non gu-'
stose V sona istruttive' per i trat-
ti arditis sicuri , e intelli^ntt .
L» sua^ Castv SiTsanmt* merita d*
esser imitata .■
GfMe Réfif suo» allievo* rncise*
annacquar fòrte d'un< modo pii^'
' amabile.
• 2 j. Francesca FilUmena d* As--
sisi H. 1585 m. 1626 allievo del
predetto Agostino Caracci , è
. neschinelfo e ammanierato r ha
però qualche veaunà**
me
' %é. Enrico Qolt^ n. iyfl nel
Ducato di Giuliers , m. 1617. Fc*
in Italia» vide l'antico* e Ra^
faello , ^ riportò in Germania il
gusto' teutonico' credendo^ d' imi-
tar Michelagnolo •• Con* tutto il
suo< grand' ingegno" e con' tutte le
aue cognitionrdi disino ^. le sue^
stampe" son- d'un^taglio^bizzarro^
e affèttatcTt senza" accordoV' esen-*
za hitelligenza- di* chiaroscuro •
In? tutti questi difetti si^ vede del
graziosa^ e una prodigiosa varie*
tà dì lavoro • Egli eobe; il ta«-
lentor d' ingannare gir amatori
coir imitare Alberto* Durar e Lu«
ca; di Leyde ; e questa inganni
gli furon* lucrosr ;• ' gir amatori
spendono all^ramente' per esser
ingannate 9 • r comprano^ quel clie
sentono' lodare*.' Goltr- ebbe \»
pazienza di* far a* penna^ uà* dise*
gno di figure- grand^ al naturale 9
e vi ritiscì' con morbidezza ;- cosa
ben dififìcilr»>
»7;.Giùi-Mttll'er Ofandése alile*
va di^ Goftz maneggiò' ih bolino
con un'ardire' insuj^rabile • ' E^
impossibile tagliar' il rame con
trid^ facilità'^ ed" impiegar meno-
lavoro- in' ometti differenti . Uno-
stesso^ taglio gif' serv) dt^ primo e
di' secondo per rappreientare una
-figurai intera .Per questa^ econo**
mia' non gli* si pu^ rimproverare'
uniformità neli' effetto i^enerale ,
né' nella> inanovr» .> Egli^ inten*'
deva' il disegno', ^enza di cui noìi'
avrebbe potuftp«egnire quello'sti*'
le .• Gli' si rimprovera* il manie-^
rato* nelle estmnftà'. Nota* usan-
do-punti' per impastale , quei* dna
soli* taglf'fòrmàno spesso* de* rom-
bi' eccedènti'^' chesonosi rassotm-
gliati ai- dòrsi' di' sj^^beri . < '
28: Girolamo Wtery Flanom-
"gO) fu così fino ne' suoi lavori
^uantd ardito Miiller. £' «ceti»
ieo'*
tKC
Ifiittf in pitcolOi, ma; écccó net
grande ^ Nel, suo Cristo dì buon
gusto vi fece entrare V ac<]uafor«
te contfa l' uso di quel tempio • .
zpé NUglé Ai Brujffi d' A^ver-*
aa si scelse per oiodelll Ajibertd
Durerà eXoica di Leyde « odia per*
feziono il gotico < Non conobbf
il chiaroscuro, e amò la sècchez^
za. I suoi panneggiamenti han*
no della graaia* t alcune %\xt
donne dell^ bellezza • ^ .
I Francai riceverono tardi r
incisione < Il loro primo inciso^
re fu Gio» Duvft óDttntt nativo
di Langres che incideva a Parigi
Bel 25so. Si cita anch<ì Natàl Gar-'
nier i e Stefano dm JLaulne .
ao. Ma Leonardo Géultitr me*'
rìu d^ esser distinto por aver in-*
fisp il Giudizio di Micbelangelo
meglio di Martine; Rota « Egli
lavorava vetso il principio del
•fecolo XVII i quando T acqua^ fpr^
te, fin allora negletta,^ divenne
irn passatempo di alcuni artisti y
f poi la gloria di molti f
3t« Oh* tanfiramo allievo de^
Caracci n. a Fatma nel xs8x 19^
.^ (Lorna nel 1(^47 « Buotf pittore y
ina tra gì' incisori n^n è di quelli
.che maH^giatOQ bene la puntai
sa. Carniléo^ Sehut d' Anveria
O* t^ m^ t6y6i pittóre e poetai
incise, air acquaforte le fua com**
fOsizioai dì apparato con inalza *
a$. Fr4HceTco,feffer di Macon
9» IS90 ni* a Roma x^^o fu di-
fcepolo di JLanfraoco i • incise ajr
ACqufiforte gran numero di scul"
tute antiche f ma le sole attitu^
dini, senza curarsi del disegno e
liei carattere^ L'incisore na da
copiare i capi d'ope»t dell'arte
con pieciaione e colla pi» esatta
AdeM.
.. 34. GUeomo Crilot gentiluomo
Lorcnese n* a Nancy t59d Jn«
I14C
t^
l43$'ftt il- primo che si diede
tutto air jicquafortc ." ^gji scap-
pò dalla casa paterna, e andò a
Roma per abbandonarsi intera-
Olente al diségno/. .Passò a Fi-
renze 9 e vi prese la maniera ca-
ricata dì Michelagnòlo colà do-
minante * Tratto . cori * forza le
piccole 'figurd 9 è si fece l!?'*5^^^
e. fréddo « Le sue òpere migUori
sono la Tentazione ci^ S* Antonio,
là strada di N^iites ^ l0 fiere » le
loiserie delU guerra i U passione »
il parterre i la Veduta ' del ponte
nuovo, il ventaglio. Nòiì vofìe
incidef li presa^di Kà^ficy fatta
da'Fraridésì, e rispose al Cardi-
.nal di Richelieu che si farebbe
tagliar il pollice piuttosto che
impiegar la sua inàno cóntro I'
onore della sua. patria^
j^i 4ntonÌQ rdri'-Djfcli d'An-
yérsà U' 1^9^ nf. x^4X^ ,p|ttt>/c
celebre speciallivente ne* ritratti •
Incise air acquatò^té con. entu-
siasmo, con tòcco nia$cbio e si-
curo, sènza C^ràtsi della proprie-
^^ Le sue Uste dì Vorsterman ,
gi Frank, di Snellinczecf^ respi^
rano ^ quelb di Melléry Ì tutta
Hi carne * . . ^ '
.. $6, Claudio GeUe dcit0 il Ip-
fettese nato in Champagne i6oo
m, tsSi, in ^ om^ , ha incìso col-
lo stesso effì^ttò che metteva uè*
• 4 ' k
^uoi paesi i^
"37.' Breblétn ^ax\ Verso H 16^6»
jLa iiua.punta nop è molto grata •
. 38, /'/ ncidào I^olhr da^ Praga tu
1607 Itti 1677 di famiglia nobile
rovinata. dalla guerra*. I suoi tagli
sono TÌstritti e aspri • E' stima-
to il ritrattò di Alberto t)urer •
, Ì9- Stefén^ della Bella Fioren-
'' jtino n* i5iO m. 1664 è il princi-
pe degl'incisori ih piccolo, co-
me. G. Audrari lo è degl'incisori
di storia . /Le sqe incisioni ga-
B a* JOrt
20
INC
hn dipinte colla punta . V > u-
na certa negligenza nitforesca più
gradevole de' tagli I più esatti ^
Tocco piccante, color soave, e
àmabìl varietà^ benché i suoi la-
vori Steno quasi semtpre gli stessi;
piccole linee diversamente^ incli-
nate] incrociate, riavvicinate e
confuse insieme .
40. Pietro Tetta n. a Lucca
16 IX s^ affogò nel Tevere 1^49 .
Vivace, e alquanto m^gro. Il
sruo 5. Girolamo del Domenichi-
no è d' una bella acqua forte •
41. Àbramo Rosse m. 1687 in
Parigi fu ^ imitatore di Callot .
La sua Carità , e le nozze di Lui-
gi XIV. son pregevoli . Egli s*
impegnò a imitar col bolino V
acauafortc, e l'acquaforte col
bolino. Ma a che servono tali
impegni ^ Crearsi delle difficoltà
per il piacere di vincerle , è una
IrittOFia vana , che darà sorpresa
e niente altro. Dacché si han-
no deglr strumenti , si adoperi
quello che più conviene per ese-
guire con facilità e a dovere .
E^Ii scrisse su 1* Architettura e
^u la f ros|)ettiva . Là sua òpera
su la. maniera d^ incidere air ac"
quafarte- e a bolino è stata au-
mentata da M. Cochin .
. 4*2. SalvMtor : Rosa Napoletano
n, i6t$ m. 1^7 j , pittore , poeta ,
incisore magro e trascurato, ma
vivace .
43. Sebasti àwf Bourdpn n. a
^Montpellier 1616 m. 1671 più ri-
marchevole^ per la composizione
che per il lavorò . . '
44. Benedetto Castiglione Ge-
novese n. 1616 m. r^TO pieno di
gusto, tagli corti, scherzi di
punta, graff} che incantano, co-
me la Bella . '
45. Oro. le P^tre Parigino ' n.
tóij m. làSiy di gusto ) ma non
INC
semj)re di buon accordo . Fu d'
una famiglia feconda di srtisti.
45, Francesco Cbattveau Pari-
gino n. 1^20 m. nSjó lavorò ia
piccolo con dolcezza , ma col bo-
xino fu freddo.
47. Cornelio Bloemaert' n« in U-
trecht 1^03 m. in Roma i58o .
Introdusse una nuova maniera d*
incider a bolino . Egli si segna-
lò per la bellezza de' tratti , per il
talento ancora ignota delie de-^
gradazioni insensibili de^lumi al-»
le ombre , e per la varietà de*
toni secondo la differenza de* pia-
ni ; ma non variò i lavori secon-
do la varietà degli oggetti. Il
s^o grano tende sempre al qua-
drato , ha del riposo e della tras-
parenza, ma non ha merito che-
quando è ben situato, né con-
viene a tutto. Il suo tratta ten-
de al circolare . Ptr tutto que*-
sto egli cadde in mollezza , e nel
freddo. La sua migliore stampa
é ìi Tabita de\ Guercino.
. 48, Carlo Audran Parigino n.
1594 m. 1^74 fu dello stile di
fi loemaert .
49. Stefano Baudet Francese n.
1598 ni. idyi incise sul gusto di
Bloemaert, e vi unì i^acquafor-
te, che esige maggior purezza.
Ha qualche merito il suo Vitel-
lo d' oro del Pussino •
' 50. MicMe Natalis esagerò il
grano di Bloemaert .
51. Egidio Kousselef Vòxi&ino
n. 2^14 m. 1^8^, benché fòsse
nella maniera di Bloemaert, va-
riò più i suoi tratti . Le sue
ouattro Forze d'Ercole di-Gui-
ao , e il Cristo di Tiziano sono
d*un lavoro soave e piccante.
52. Guglielmo Vali et Francese
lavorò verso la metà òt\ secolo
scorso in uno stile largo e colo-
*^ato.
53»
N
r-
INO
53. Tranteno Posllf Francese m
t6z2 m. 1593 disegnò bene, ma
incìse con freddezza . La sua
migliore stampa è S« Carlo Borro^
mèo che comunica gli appostati •
54. Nicola P/tau Parigino n.
2^33 m. i6y6 andò sul fare di
Foilly, ma con t;^Ii più. forti.
£' un capo d'opera la siua Sacra
Famiglia di Rafraellò *
55. Guglielmo Chasteau di Ot*
leans n. 16%'^ m* ztfSj .^ Incise a
liolino molte opere di Pussino
sulld stile Poilly • Son preferibili
ie sue stampe air acquaforte , ch^
è la vera pittoresca •
55. Elia HainKjslmàn di Augii*
Sta allievo dell' antecedenèe e Ai
Poilly . Gio. Hainzelman suo fra^
rello fu pure incisore a Parigi .
57. Francefco Spier dì Nancy
n. 1^43 m. x6Èx é Ninno ha sa*
Jiuto variare il bolino meglio di
ui. Il ritratto del Conte MàN
sciano è bello , e bellissima la
Madonna dèi Correggio : fu ven-
duta per 50 zecchini nella ven-
dita di M. Marietti .
$8. Ciò, Luigi Routtet d*At-
Jes n. 1^4$ m. 1^99 . Purità -di
disegno, espressione, bellezza dì
lavoro . La sua stampa delle Ma-
rie d^Annibal Caràcci, i ammi-
rabile *
Bióemaerf co'^oi imitatori in-
trodusse nelle Stampe il chiard-
scuro, che è una degradazione
seguita del lume il più t)uro all'
ombra la più forte. Cosi T inci-
sione acquistò la perfezione delia
pittura a chiaroscuro . R uberi s
inscenò agl'Incisori a fare stani-
pe che imitassero le pitture co-
lorite . Questa scoperta diede uh
gran pregio all^ incisione : le som-
ninistri il mazzo di esprimere
non già il coloxv stesso ^ questo
% impossibile t col bianco e col
INC 14
nero 9 ma il valóre e V effetto
de' colori proprj. Così gl'Inci-
sori son divenuti Coloristi . Col
chiaroscuro non potevan prima
rappresentare cne quadri della
Scuola |(omana9 e dopo Rubens
f Vandick possono esprimere il
colorito delia Scuola Veneziana
e Fian\minga • ^ . , '
GÌ* Incisóri che layoiàròho jsbt-s
to Rubens e Vandick sono i se-
guenti. ,
59* Pietro de Jode d' Anversa
n*. 1^02 * Gustò e fittezza , ma
talvolta secco . ' ,
60. Pjetro^ ioutman . Nelle
parti è disordine, l' insieme è bel-
lo si nel boiinò', che all^ ^eanz*
forte i Nelle sue stamjpe^ égli i
pittore. ' •)
61. Pietro. Van-Sothpel^n allie-
vo dell' antecedenfe . ebbe finezza
di punta .] Bella è la stampa de^
discepoli in Ematis di Rubens..
62. Gio. Sujfderoef piccolo , du*
ro , seccò, ma fermo , ben im*
pastatò , espressivo , colorista .
dj. Rohrto^ Fatt'P^oeerst * tsudi
ritratti d' Inigo Jones , del Coih
te di Pembrock « di Vouet , e ai
se stesso, fatti da Vatidick , so-
no incisi che.pajdn coloriti* .
64. Luca P^orstermàn . Boiinò
pittoresco , Ina un pò* sècCo ne'
contorni . V adorazione deVM^-
gi di Rubens è una l>ella &ta[|\-
jpa - con tuf te le varietà conve-
nienti . <
6^, Paolo Ponici Q prediletto età
Rubens s* immòrfalò nel Torna-
ti « e ne^ ritratti del Marchese
JLegànes « del Marchese di Santti
Cruz ,' di t). Carlo Colono» , ÌX
Steenvick , di Rubens .
éé, Schelte Bohvoert, dlCrii^i^,
altro prediletto di Rubens.. Ma*
neg^io il bai ino atf' uso delP ac-
quaforte , e fece le belle stampe
B i di
/
\
22
INC
Ai S. Cecilia, dì S. Paolo , Acir
Assunta., la caccia de^Lioni ,. V
educazione di Giove , la motte di
Ar^ ec. ' RUbeos ritoccava col
lapis le pròve, e P incisore ritoc-
cava i rami • Dovrebbero |1* In-
cisori farsi docili ai Pittori e ^i
Disegnatori*
67^ Guglielmo fìondio . (Jnodé^
inigifori alIìévi'^ di Rubens « Il
suo ritratto di Franck dei Vali*
fiick è. uno de^più beili.
6^^ ttendrick Sh}erf d*un la*
XOto htgo e pastoso , ma non
COSI, pittoresco cornei precedenti*
' 6^, pietra^ ÈalUfiu d'Anver-
sa non, riuscì benissimo he' ri-
tratti, tna diede buon eflTetto al-
le, sue stampe, fra le quali spie*
caS. Atat}asio di Rembrandt*
GP Incisori fbitnati da Rubens
non ebbero successori degni • Le
opere furon disprezzate in Italia,
Mrcbè il di^<^no non era scelto,
ne puro: s9nts]ya HFiaiAmingo,
JLa Francia fece èco : poi lodò ,
ma non imitò •
70. CUudio Mèllan di Abevil-
]le n. itfox vfL x6ZB, è l'idolo de-
gli amatori ^pet la deistrèz^a di
rappièsentat le fo^mé e. ì cbìi^ri-
ecuri con un sol rango di tagli
^onf| 9 diminuiti siecondQ fi bi*
^gnp * Qv^ta siugolariti i. tut-
to il suQ ferito . Egli j^tò noii
vi metteva alcuna, pretensione .
In questa economia di lavoro e-
^li pose della forza . Con onesta
manovra )è sue stampe avrebbejco
avuta P apparenza di acciajo , èe
il suo taglio fosse stato nettò e
brillaÀte , come amano ^li odier-
ni Ai)iatori cl^e preferiAicono Ja
manovra alP essenza : de)!* Arte .
la sua Figlia di Jctro , il S.
Francesco, il VpJto Santo, ilri-
tratto di Peirese , nahnp Stl pre-
gio. Egli ebbe là fleibma di &r
INC \
due Volte a penna il disegno 4el
Volto Santo . '
71. Gto. trUcùtnó TboUrnejtteh
di Basilea n. 16^6 m. ijt^ snl giH
%to dì Mellah .
7!, Remhattdt Van^Rhtn . V.
Scuola. Libertà vagabonda , dU
sordine |fittore$to , tocco- facile ^
^ara iiiteliigenzà di chiaroscuro ,
tratti air azzardo, caratteri diA
ferenti èc. rendono le sue stampe
Hi una grazia che incanta . La
indesfrezi^ in aguzzar la'puinta
f a maneggiarla gii fu felice peè
t toni pittoresche . Di rado usò
il bolino , né si curò di renderlo
hetto , ma stemj>re pittoresi^ •
Fece anche delle acque'forti gros-
Idlane, ma sempre vivaci . Rin-
toccava ancóra in vàrie maniere 9
come si osserva nel suo cento fith-
tini ^ eh* è un Cripto che sana
ammalati . La fiiniosa stampa dd
Banchfei-e Wtenbogard e stila
*fufita secca, A. B^tseh* pubblicò
il Cataloeò di tut^te le stampe di
Kembrandt , e dò' suoi allièvi,
4. Vienna 17^7. .
. fra i molti imitatori ér aMif^i
di Rembraodt si distinguono i
seguenti
73. terdhénde Boi:, 74. -^Sf».
Giorgia Van-'Vliét , 7J. pio. I/f-
tifnj, y6. Seismo» Kóniek^ tuffi
jregevoU nella manovra .
^77* Gregorio tlurn di' Liott é*
t^to m. 1^70. Incise i suoi dì*-
segni come se fossero dipinti ;
effetti larghi e piccanti , ttstt é-
' spressi ve , panneggiamenti ben
disposti, accessori ricchi i té^
senza lusso, bolino ben manejÉ-
giato senza rièercatezza , facib
e pastoso. Merita più fama •
78. Gio. Latma a' Amsterdaili •
E* noto wr Quattro ritratti iwd-
; si o cifeJfstf còl martèllo : ùpmr
ìÀéHei j bpkri di martello , e^i
vi
INC
^i lìiettevji sotto . Stoo puUfei^
^iati con dolcezza • Se e^li a-
vesse latto impcimere i suoi rami
•con polveie di amatìta fo^sa, p
«li lapis nero stemprato ^M^a^
ììD 9 «vrebbcEO imitato il Japis ,
iiyvenzione vanamente «disputata
fra Francis e Desmori^au ^
79* Msckel Dpn^njr <i. :z5i7 «9.
.z66$ • Le sue acqu^orti son dure..
80. Israel Silvestre di Nand
ji, lózx nv ló^x* Le sue stampe
cono, sui jgttstQ di Cailot, e della
Bella.
. 8z. GJo. Ptsne di .Roano 0.
.7623 m. 2700^ Le sue cat^ive in-
»ci&iopi .hanno il merito di espri-
mer i caratteri degli Autori . hgli
•incise molte iopere <di Pussino .
82. NicoU Berghem d' Harlein
ji» x6a4 m. xù^i' buon pittore di
paesi , e buon incisore ali* ac-
.iquaforte; specialmente titììt be-
stie può servir ài modello «
' 83. Carlo Maratta da Camerino
<i. 1^25 xtL Tjx^ , incisore magro.
84* Cornelio IVisschet Olandese
fìdrì nel 1660 . Gli artisti ^i ao*
^cordano la palma dell' incisipne^
(Maneggiò il bolino poro con tut-
ti gli scherzi pittoreschi dell' ao-
/quaforte . Il \ ritratto di Celio
JSouma è sorprendente: tutto vi
^ esploso con ^ verità delicata*^
mente . Coli' evitare V apparenza
dell' atte giunse al colmo ^tìV
Arte. I suoi due fr^^telli Gio.^ 9
Lamberto furon ^nche buoni in-
cisori .
. 85. Ciuteppe Maria Mitelli I-
laliano incise all' acquafòrte con
^usto la Galleria d' Annibal Car
«acci « La sua Notte ^^l Correg-
gio ha più M Correggio, dell'
laltca 4>ostiriormente incisa nella
galleria di Dresda ,
8^. Gio, Morin Parigino m.
%66% . Softo Stimati i suoi ritratti
INC »3
colle cyrni pnn tergiate alP acqua*
forte .
87. Cio^Baulaager die fiori ver»
^o la metà del Sec :XVU pun-*
teggiò a bolino jenza accordo.
«Questi due .Artisti sono gP in- ^
ven.tori dell'incisione punteggia'^
tz , che è ora alla moda in In-
^iiterra e in Fraqcia« - *
8S. Roàerto I^anteuil ài Reims
n, zd30,m. 2088. E' de' più m-
inabili incisori per la varietà , per '^
, la morbidezza , e per* il valore
de' toni differenti per esprimer i
colori 4 ma egli non fece che ri-
tratti. Ne fece de' grandi al' na-
turale . Quello delia Regina Cri-
stina è tutto di punti , iguello di
Mole è tutto di tagli . € suoi
capi d'opera sono quelli dell'
Avvocato di Olanda » di Pom-
ponne^ di Miliard.
S^, Andrea Picard Parigino' n.
^6^t m. 172» . Frappose V acqua-
forte al bolino . Incider Correg-
gio il più armonioso de' Pittori
-in una maniera secca y dura, -e
senza accordo , è un delitto di
lesa Arte.
90. Pietro Santo Bartoli da Pe*
rugia n. 1^35 m. 1700 .■ Il -simo
merito è d' aver incisi i nv>nu-
menti di Roma . li suo diségno
però non è l'antico >' è amniia-
nterato, è suo proprio « ne' con-
torni è più tondo che fiammeggia-
to , Lq sua acquafòrte è r^olatà .
$1. Antonio Massott d'Orleans
41. x6Ì6 tn. 1700 celebre^ per , la
pieghevolezza dt\ bolino:, é j>er
la giustezza de' toni neli' espri-
4ner i toni e gli effetti della na-
tura . Egli era stato armaiuolo >
ciseilatore , pittore . Sarebbe sta-
to, competo , se ttoir avesse, avuta
la piccoft pretensione- di stupe-
fare il volgo degli amatori con
-tratti bizzarri . 11 ritratto di Or-
B 4 mes*
«f INC •
nttsson'-è. bello, ma ne' capevi
spicca r affettazione « Quello di
Federico Gu^lieliw ha il Aaso
tagliato in* fono» di pera « e il
nentOt ta spirale . Qaello di Car-
lo'Patio respira , 4>rrlla colia jf»ià
mirabii, verità ^ e colla maggior
itibertà di iavoro y ma - ivtagift s6n
bizzarri . . La sua piir grand' ai^
fettazione £u in distaccar i^ca*
• pieili e i peli per readerli 'volair-
tr. 'Nelli sua Ànidsa atamjxa de'
Discepoli iti Emai^s di- Tiziano 9
quel" cane co^ peli rizzati pare^un
cane di paglia. Non è già vero
che'lVIasson incidesse 'colla sini-
stra, e colla de^Fa girasse* il vra«
me : egli incideva eome sii al-
tri ; e ognuno che abbia da fare
in tagli^ rotondi le prundle deI4'
occhia.^ ha colla ''sinistra da girar
il rame , e scolla destra spinger il
«bobino verso la sinistra % • -
92. Qlaudinj^ Bcutsonet Stella
nata a Lion 16^6 m. 1^97, nipo-
te di Giacomo SttìlsL buon pitto-
re, meitta fra le donne 'il' prù*
mato neli' incisione , dì cui ella
^^os:itàh la yeca< scienza. £ nian
uomo njeglio di ìm ha saputo
esjprimer il carattere delie opet^e
di russino. Ella superò Pesne, e
indicò ri colorito anche meglio
di G. Audraa. Ne Ànnotiprova
le sue stampe de' zoppi al Tea»*
fio , il. Calvario ,^ Mote ^vator^
il Coìfbi aUa sci^iìo , € altre, in^
«isioni ch'ella fece «de* quadri di
Pussinor. £>hi avanzava coaside-
labilmonte i suoi lavori - all' ac-
^quaforte , e non v'impiegava il
bolino che per accordare. A'nto-
itina sna. sorella incise storie, nai
- con jffiinor ^successo •
' f^ Saìuattìako U &erc m, a
Metz 2^37* ob 1714 uomo di
^enae, e neil' ineisione nobilitò
in^^e diCaiiot* Mam^idèe-
INC
ne- V acqpdaforte, né sì servi dcff
bolino che per rendere più gra^
devole la* punta . L' fngresso d'
Alessandro^ in Babilonia, T Acc»-.
denota delle screnie , il Louvre »
r paesi , le fabbriche , le acque so«
no d' un eusto squisito . La sua
incisione e spesso d' un solo t»-
gio, non della grazia sciierzevo»
di Stef. dtih Beli», mafèrim
e conveniente ai i^ggetti n^ili •
- 94; Adattò Perell§ Parigino n.
1^38 m. ,^^95 celebre per i suoi
paesini ornati pittorescamente di
làbbriehe,, e incisi con grazia .
Nicola Perelle incise ri Pussino
coft durezza e senza accordo*, sa
P andare di Dorigny .
95. Carlos Simonneaa ài Or-
leans n* 1^39 m. 172S'. Faceva
kvorarmoito la punta su le me2P*
ze tinte e su i piani remoti', e
-rkervava il bolino per k parti
più vigoro^..
>5. Luìgf Ckastillon diChanK
pagna n. %&^ m. 1734', pitto»
a ornale», e incisore senza' dol«
cezza, e -senza accordo.
97. Akstio Loir Parigino li»
1640. mw, 17*3 , largo , facile ^
espressivo , variato • La sua Stra^
gè deglMnnocenti dì Le Brun ^
la Deposizione sono stampe pre-
gevoli . Ma la sua acquaftnte è
troppo quadrata esserla, •
^ìL Gerardo Lairtsie Liegese~
ii.xtf40 m.T7ii ,' vario nellacom'»
posizione , incisione- mediocre',
disegno scorretto.
o^. i^éAentino le Fehre di-Bru*,
mi» . Indicò bene la composi>-
zione Romana.. Ma i suoi Paoli
Veronesi ohe cosa sona senza co^
iore ? .
100. FrjtnceTcc Baudainmmtm
d' essere studiato nelle- sue foglie
cPaiberr.
' ao^. Garsrdo Jtadran di Lio»
. a.
"i.
ING
Ut iSMf m* 2703 • La sua fami-
glia ni d* Incisori 1 e egli ia im-
nortalò » Eccellente gusto di dì»
vegno fin a mi^iorar ^lio^igin»*
li Y e frattanto imitarli fedelmen*
te» Se una figura ^neir originale
è IO volte maggiore di quello
cbe ha da essere nella stampa y e
se un membro di qliesta ^ura è
troppo etagerato aeir originale ,
per renderlo elegante nella Mtm^
pa , bisogna rientraroe il contor-
no -^ parte della grossezza , e
IO
questa correzione diviene --^i'»*
parcettibile 9 e più Impercettibile
ancora se è — . Cosi lin inciso-
19 abile nel disegno può cOrreg«
gere il pittore senza offenderlo'^
ftl contrario l'ignorante di dise-
gno può guastare senza che ti
maestro si accorga come sia sta^
to contraffatto ^ e Copiato con fe-
deltà . Air intelligenza del dise-
gno Audran uni il maneggio del-
la punta e del bolino : con que^
Sti strumenti egJi- dninse i suoi
Tami* Beile serie di tagli corti
in una negligenza apparente; la-
vori grezzi ali' acquaforte pum
€ a bolino purO) punti all'azzar^
do fanno la^magia delle sue stam-
pe . Egli non può avere imitato*
le V per incider come lui , biso-
gnerebbe esser lui stesso. L' E'-
nea> e laSt Agnese del Dome*
nichino, la Donila adultera, il
Tempo e il Pirro deiPussino 9
le Battaglie di ie Brun ec. sono
eapi d' opera d' incisione . Ora
gli amatori amano il leccato*
•Onde se Audran rinascesse , a*
vrebbe da distrugger Ut sua ar-
te , per trarne ia sus sussistenza »
X02. Michele Corneille Parigi-
no a« 1^42 m. 1708^. LavoKÒ di
INO ir
gusta e con morbidetta^ acqua»
forte ,. e accordò bene col bo»»
lino.
103. (Ho, Lushen d^ Amsterdam
a< 1549 m. 17x^9 • labbondantea
ricco di comfKteiziane> ma non
ài accordo e di varietà •
X04. Geré^rdo BcMJnek d'Aa«-
versa ^1^49^ m. 1700 . Gran^
in tutto ^ a d' unir facilità sor-
peftdtente . La sua Madalena di
le Brun ha iia colorito che a
desidera lieiU* originale • LaSL
Fam^a di> Raffaello., la Fami^
glia. di. Dario, il Cristo cogli
Angeli, i ritratti di Dcjardin,
da. Te Bnm 9 ài Rigaut , di Gharn*-
pagne^ sono stampe d' una vives*
za e d'un lavorò insuperabile..
loj. Pietro Vaa*S^Ì<»ppm' d*
Anversa ài. 1702 uno dtf ' migiicN'
ri incisori a belino^ è cotrettoi
nel disegno • La sua Vergine-
di Kaffadlo 9 e i ritratti isonoa»^
sai belli.- « ^
19^, I due' fratelli Pietro e
Francesco AquiU t di I^alerrtio st
contraddistinsero nel: line del a»*
caio scorso neW acquaforte ndie
opere.de'Caracci, e di Maratta*
Sono rtimroverati di magrezza.
107. Istcola Dotignji ' figlio, di
Michele ,n^ 2^47. m. 1741^. Uni
la- punta, «al boliMO con facilità y
ma con )dise^no non puro . Lm
sua Deposizióbe. del Volterra 9 Ja
Trasfigurazione ài RaflTaeli^ , e I
di fui Cartoni coaservatti a Baàt^
ptoncourt gli dan no ■ celebrità .
Le sue acqueforti sono men che
mediocri .
ioSé Luigi' Cheto» Parigino a.
t^o m* 1723 . .La sua incistomr
è di buon grano, ma i toccM
son poco vivi, e le masse poco
incavate. Sua sorella Elisabetta
incise mediocremente , fu mràsiM
trice, muaica> poetessa , e imiia*»
/
rò r Ebaì^ fex meglio potktn
U Bibbia • . . • * . .
Z09. Antonia Cofpel Padgino
il. i66z ni ..1722, primo pittore del
Ke , e buoq ipdfsore airac^iUK
forte, II.SMO pcmoctiip è pieno
di gusto., <U vita , « di ùalità^
il disordina apparente de' tagli
ne' paniKggJiaiVipnti i»pn toglie
niente 9Ìh beilf^^a*. s
iiQ, Be^dm» i4i*dr§nÀì Lìop
n. x^dx. «u %y^i y sen^a aver pos-
.sediito \\ gusto di suo 2io Gerardo
fa un buon > imoìss^ìct » «ome sì ve-
de nel j^uo AJes»«adro aipmaiato
di le Seur r -
xzx, éiuQ ì fratello Qh. n. i66n
n* <75f «sp^e beQ« il Ratto d^i-
le Sabine di Pulsino • 1
i|2, G4fp4ra pucèst^e Parigi*
no n. jt^AftO?» »754» Niuno me*-
glio di Im k^ acc^rd^to con più
tnorbidez^ ie proprietà i iavori
di punta con quelli di bolino^
senza cadere*iid freddo^ Egli ha
trovato il grano pi lai. favorevole
jpet le carnagioni 4^1 bel sesso,
^attò a postar p^r incider Cor*-
f^gio ) di c^i «QUO bellissime
Je stampe di Io ,.di hsdzy k di
. 113, H.$hmo Van^AudenrJiert
ài Gan4 n* iti^^ì tn*. ly^i v <2uan-
fào imitò Bioeqaett «11' acqua-
forte,) non ffce il 'giusto tjsparmio
«del stiano 7^ il i^aie lesige la pu«>
l'ita del bolino puro* (ncise me-
filìo sul fare di Carlo Maratta .
La morte delia Atfadonna , il
fnartiriQ di S. Biagio ^.ono^ buon^^
Mampe#
114. Bernardo Picsrd Parigino
fi* t66z m. X743 . Ebbe flessibili-
ita 9 e poi. diede nel lecci^o^.t La
«Ita migliore stampe^ .^ il Dario
di le Seur su io- s%iW • Ài Au-
4ran ♦ ^ ,
". xi^. F,l€$r9 Dr9V^ il Poidre di
INC
Lion n. *xtftf4 m. .271^ èuoiì ; in** \
«isore • .
ZIO. Cirolamo Ferroni Italie»
«o 9 punta magra 9 poca sperien*-
%9f di bolino per impastane i.lap-
"vori preparati all' acquaforte , .ma
corretto nel disegno '^ e lodevole
^elia disposisione »
Z17. Claudia Ciilot di Lao^res
n. ^^73 fn. xj^iz . Ha maneggiati»
la punta con finezza e con effet-
to senza ricorrere, ai toni vigo-
rosi 3 f ai g^an mez:^i.del chui*
ro^uro .
- -xiS. Frapcoscp Cbeteapi^ di Blois
n. i^^f m. 172^* Risparmiò t
•punti nell« carni ,. risparmio .giu^
dizioso , poiché ae 9Qi^ un . po^
lunghetti 9 coirono rischiò di
comparir peli* Masson-ne facem
fiso per legare le più deboli «eai-
2e tinte co' lumi • Sono rimarcher
voli i ritratti di Eouma ^ delCar*»
4inal de JFleucy , e di PqJignac •
> 119. CiacontQ F.nejf di Lucernm
n. i68i-m. i7fo. Per le carni e
per i drappi trovò un ^rano pi»-
<evole . Il rombo domina nell«
combinazione de' suoi lavori; i
pmrti ben riaentiti nell' acqua-
fòrte disposti come tagli incrQ*
ciati e accompagnati da lavori
«piti dolci 9 danno morbidezza ai-
'le carni a alle mezze tinte.' Le
•ane stampe danno buon colore e
«rmonia. La sua manovra è sta-
ta adottata da ICilian , e da Stran-
ie 9 e da Wagner » 9. da fiarto-
Jozzi. , ^ ^
■ 'x^. Luigi Desplàces Parigino
il. x^9z m- 1739 «. ^Andò pre^sp
. Audran , . ma i>e reato lungi : non
.n'ebbe T impasta pittoresco. • •
121. Carlo Dtfpuis Parigino a.
.«^8$ m. k74z^ allievo del Du-
diange riuscì valente incisore .,
come si scorge nello Sposalizio
della Madonna*.
xzz.
IKC
122. Gip,BMttistA Bkdet Pari-
gino n. i6Ì6 m. Z755 , celebre
pittore e incisore di béstie .
123. Nicola P§uphin Besu*
vàis Parigino n, %6>9>; m. 1763.
debole.
z%4. Curio' NitoU Cockin \ì
padre, Parigino n. ttfSS m. 1^54
buono nelle figure ài medio-
cre grandezza 9 non nelle gran*
di •
125. Simon Enrico Tèéniàtsi^
Parigino' n. itftó m; tf^t $ sor-
passò suo pad» Simone t, 11 suo
lare libero e pittorcM^o si osserva
nel ritratto dei Cardinal de Fleu-
ry sostenuto da Diogene che ha
trovate un uomo»
126. Annà^ClàUàio FiUppé de
Tuhieres Conte de Caftuf il. *é^%
in. i^ói Parigino. A tbi noti jt
còito il suo merito ber V erudi-
zione , e per i' intelligenta delle
belle Arti ? Egli si dilettò Anche df
incider all' acquaforte , e benthè
ritoccate d;^ artisti le aue stampa
non hantKT altro pregio che ài
conservare qualche pezzo di ani-
kicbiti.
1x7. Ci^omo' Céereau di Bloia
SI. 1^94 OD. 1799- fratello di Fran-
ceaco 0 Mollo belli $oao 1 ritrarr-
ti ch'ali intke , fra gli altri
anello di Gio. Soaneiil Vescovo
i Senez , e il sit0 David t
. 128. y odorilo Horfemeif st con-
traddistinse per la morbidezza >
<^esto' prigi» itnpoptane^ si fa
raro, perchè si vuol esser A^yxtC
eccessiva pr^ietà, t ai ha th-
tnore di guastarla collo slaraar -i
tagli • V mcuioM^ non può es-
ser morbida, se i tttgli nonvsont)
larghi 9 come il pittore tiojÉ puÀ
dare morbidezza «e man carie» ai
^òre il pennello , - Gli ai' rim-
pvovem d^ aver «iaci f^i tondi
groppo giowi ftdte'cgffeii « Mar
iNd 17
ria Maddalena sua figlia sposa di
Carlo Nicola Cochin il padre 'è
tra' buoni intisori.
t29. Nicola Dupuis n. i5^5 m.
ifyo fratello di Carlo , e allievo
ài Duchàtrge , ' incise prima di bo-
lino e di punta, e pòi di bólino
^uro, in cui conservò' la libèrti
deir acquaforte . Il Sub' Enea cdS
Anchise è una; buonissima stdm«>
pa . "Rappresentò con forza i
piani . Soleva modellare i lavod
de' stioi rami • '
xjOi Pietro Drèvet il figlio ,
Parigino' n. 1597 m. 1739 eccel-
lente in caratterizzare ogni so^-
Sbfto. Non afiPettò ilitiàneggio
el bólino : questo non è }o sco-
po dell' arte, ma Un liìézzo per
arrivare alla perfezione dell' arte.
E tanti e tanti si ferman al meif-
zo come scopo. ! suoi ritratti
di Bossuet , e di "Simon Betnatd
sono perfetti.
• 1^1, Giacomo HouhackenOlsLh"
"desc n.' tó^^ m. vecchio. Noli
la cede a Dtevct, t lo stìpera
ti el l'arditezza del raglio, e. nella
tbtza del colore. Il suo Tomma^
^ Moro d' Holbein n'i lih'esem^
pio . Peccato che non fu sehiprie
iQguale . • Lavorò molto per la
Collezione de* ritratti degli Uo-
Ihini rnustrl d* Jnghilterha ; il
primo volume uscì in Londra nei
^743^ e il secondo generalmente
inreriore nel 17 $2;
^32. Lorenzo Cars m. a Parigi
Ilei 17^5 . * Uno de' migliori in el-
isoti di questo secolo , ma tròppo
molle, il suo Ercole in conoc-
ìchia n'^ una prova .
J3J. Pietro Subtefra^ dì Uzes
n* ià^% m. 1740 pittore di isrd-
Ifessiòne ,' incise ali* acquaforte
-con qualche gusto . * '\
134. Tornato Worlidge di Pfe-
trobùrgo n. 1700*111.' t^tf» si pro-
po-
io INC
(làsjMnéfitQ n^Ucoi indi ur fxdit
ne j<|i^ico , e ' pgi un composito
ucon un. gtticp balaustrato. Qùe^
sto non è che il padiglione d' ui)
pj^ls^o^ iinoK^sp con sette cor-
tili 9 rufn.tfài. eseguito « Nel
^arcq di. Green wjch. un palazx^
con basàmenr^ rustico, che «Or
stiene una loggia di coljcmne jo^
nlche architravate. cdn, ringhiera
sopra,: v' è. una salf cuha di 49
pi^di « Ne* giardini dì Sommeri*
^et un$ gran galleria eoa ar«
^atè «. Il palazzo di Gt|niieher2
presso. Bi:entford . cQn loggia cu
coloiine corintie troppo; larghe «r
}1 palazzo Ifindsey a Londra
con bas^n)fn to rustico, su cui è
un jonicQ ^on attico balaustrate^»
'adorno di vas,i # L' Ospedale, di
5yreenwich per i niarina;. in va?'
idi i édlQcio della /niaggior son-»
tuosità-; 014 era destinato, per pa-f
lazzo remile , e fu creduto convei»
'niente per U marine che arric-*
chisce r Inghilterra ^ La Cìdc'-
^a di S. Paolo a Coven^Jardin d'
^Ordlntf dorico in una piazzai qua-»
jdra porticaja 0 L' Bfi;^dn/^e > or
sia iji Borsa ^ spese di Gresham y
opera grande , e poco corretr
ta • Lia Porta e la Scalinata di
Joffk .sul Tamigi- in Londra pet
'il Duca di Buckin&am; colonne
't>ugn«r^9 con conchigije ^a per
ifiitto * \\ pala;(ZQ ai PtmàrQc-^
he a.Wilton ,pa^a oér un capa
d' opera d\ sonxufi^ità # Il pa*
ia^zcr AiQb^r$bury per Carieton
Ita ^ppt;» uif^ bel basainenta una
ì<^gia,. jsrchitruyat^ di coloniir
'con9P<^te : la scala contiene enr
trq di se m^ altra scala < Mol-^
te altre furon le sue fabbriche ^
e decorazioni per (tsit . £gli
i^ndò sul. gMsto di Palladio», aie
<xd fece delle osservazioni , pubi-
^Ì9ate dal LcQni* Egli fece aa«
iJie-una dissertazione sop^a' 5r0w
nehenge , mucch) di pietrp che ti
trovano in varie contrade del
Nort) e che si atfrfbuiscdno agii
aborigeni dello nitòioni per ma*
ninnenei; di fani riftiarcftevoli •
Nelle pianure di Salisbury se ne
veggono molti ^ fra^ qi;alt unqr
gcande e di pietra sì grandi , che
fippena ^5^ buoi possono tirarne
.una . Esafera^ione y che ha fat«
txt intcttaginare esser quella, opera
di eiganti, o <di maghi. Jones
fu disinteressata^ a segno di ri*
nunziartf ai suoi appuntamenti ',
^iffinchè si levassero i MÀti del«^
la Corona i
INTER COLtìNNf aonù gli
sj^az) fra It colonne. Qùest^spa*-
z^^debbon convenire alla scrlidità>
alla comodità r. « alla bellezza '•
Dunque non mai sì Sf^azidsi che
la aoUditi' ne soffra nemmeno ià
apparenza;^ né si angusti cilesief
no Imbaraetand e inservibiir . Se
colonne. grosaèstf no troppa vici-
ne, compariscon più grosse v e le
colonne delicate troppe distanti
sembran. troppo delicate. Onde T
intercolonnio e^Mtimté^puÒ farsi ai
> diaiftetriy il /omcff di z-r e
il dortco di i^*
* L* Uguaglianza degl' imert^hn^
nf è una bellezza • I moderni
pajon poco sensibili a quesf if beli-
iezza. Al pii^ al più ^uel' dimaz-
zo. puÀ esser un tantino rtiaggiò^
re» come nel pdetiioo' de) Pan*
tedif^ ma è ihfpercettibile ^ìtocf
chio« Le coloime angolati ééim
bon esser U0 pò*"" piò grassette,
non solo per la solidità 9 nm ali»
che per comparir ugcrali alle al«
tre^ perchè ali'^aria aperta coai«
pariaconor più sotriit.
Che cosa sono dunque ié eo«
lonne sccoppwf i Disp:ibttzioae
vi- *
viziosa» Si PQSSOI10 soltanto u^
sare in hq eaificia isolato , non
secondo la lunghozza^ ma seconr
tìo la larghete dei mura, dove
sia questo tanta eilosso che una
fola colonna non 9asti a prender-
lo. Così è nel Mausoleo di Bacco
s S. A^iese fuori di Roma *
INTERESSANTE deve essere
ogni Oggetto che si rappresenta »
Osni bellezza è émness^nu^
perchè è h^liezza é Dunque im
soggetto $nttf€fsént9 non può esr
$er trattato da uà artista medio*
ere»
Un soggettò' pei' ìnteresrsrcf
deve essere generalmente ben no-
to V si ha da spiegare da per se
atesso . Dunque» Pignori Artisti -,
atudiate , e scegliete 4 Dunque
lungi le allegorie ^ Se la figura
allegorica e > sorprendentemente
bella 9 intererrerà per la sua sola
bellezza « ma io le volto le spai**
le impazientata del suo enigma»
Vegso uo bambina alla mam*
ìBcìlìa* una.miadre pugnalata , e
«ni scappai» le lagrime ^ Né cer*^
co di sapere sa è per assassini ^
^Qi per^i irencticide laSantaBar^^
telemf.
Ecco li una bella ragazza che
spira in braccio ad .un bel giovi^
notto » Me ne intererte » ma assai
più quanda so essére i due inna-
Aiorati Piranxr e Tisbe^
, Un s(}ggetta semplice interessa;
.pui df un soletta complicato »
Ne faccia testimonianza i'Apok
io 9 ìa Venere y il Giove ^ il Ola*
diatore ec;-. Una Madalena tratta'-'
ta da Correggio a da^Mengs m*
teressif più dr tutte le macchine
di Lanfranca e dr Pietra da Cor*»
tona. Se f questa Madalena si
unisce una matrona consolatrice >
r interesse si debilita ) è^ diviso ^
k distratto ^
INT stf
. Entro in una numerosk àssenw
blea» e non veggo cheunaiblls
di differenti fi&vre # Quanta gen-
te / Ne adocchia qualcuna che
m* interessa y e m| attacca a lei 1
•vorrei esser con hi solo, e m
indispettisca cOilCM) coloro che
yengono a seccarci 4 • -
Quanto mena figure entrano in
un^ opera , i* ìnteretse è più vivo »
La grande, opera è di far molta
col poca / Che cosa» sariinna dun*
que le battaglie? ^
Un ritrattadi Tiziana, di Van«
dych interesse^ perchè è fatto
da mano maestrjt . Ma interrsTt*
ti pii^ se è dì qualche soggetta
munortale ;. e niente se è di chi
porta tutta sé nella tomba ^
. I paesaggi 9 le feste campestri »
gli ammassi di fiori f e ti» frutti
possona anche interefrsn f se sie-*
no espressi con eleganza dilette»
* vole ^ ' Ma straccioni ., pipanti ^
ubriachi, deformi qualiirrrrrxxsi^
han da produrre f
Gli artisti dovrebbero r/guar^
dar V inttretsw come il prima
mezza diellaf loro riuscita } e frat-
tanto è lì piì^ negletta ^ Ma.^ue*'
st9- imtftsTf^ non ha dft far. meni»
te còif> a«|^la della monéta . ^ L*^
artista aeve esseie im§r9tsi$ni9 ^
no» interessata. • ^
INTONACO ^ Gif antichi vi
usav^na molta cura • Se io avear
na da impilate sol pianterreno*
ftiguagliavana primn bel» bete ti
snolOy e lo assodbvano ^ Indi sui
sodo stendevano ima strato di
pìetriicce , e sir questa un' altra
atrata di j^iù" piccole impastate
jcon tre quinti- di calce se esso
pietrame era df fnésco- trattò dal*-
le cave, e due quinti se proveni-
va da vecchie demolizioni , Si
batteva poi con mazzapicehj fin*
che. ii tutto 9 chedovta csses alta
uà
lan piede , fosse VidottQ a K poi*
Jici . Su questi dtfe 'ftt^ti se**fe
metteva un altra* ài tre- ^tft^'^di
tegole peste -«iftnt^nite tron-'irtrti
^arte di dìtei sd«^t-l«'a1te2A
«ii 6'dkk'^ '^ttM^àf^'nkimo stra-
to bene spianato e livellato '^ii
snettera il paViìtiìei^rb -Dt^ marmo ,
0 di 'mitico )' o d' iitéotiFaco ; sc^
fVà ài cnì sispai^^à del^arilib
ffiivtrizt^tq fihtesimo.* '-*■ ^* •
• 'Se V t'Hto^afff «i^aveit'-'^^fife
sópra tifi iM>1ai<), blrfkvan^ b^
SI afltichi^, ^he 9di«t^^ ditM'^-
Ìo'nMi*vi*^se/ak!ttmyiMd'b}^
lo ttMM«sse^| alrr^^fAeriri )»iega^db
il fit^^'fra «Atiti-p l*t)éni^ìifca'éi
ftudere^bto^v «dadavAilo 'antlMf' di
non im^iegat'' fav0le di- divèrsa
8]»Mi» id»i)ueiK:e: seegl^flrfio afi^
zÉ livelle ^ki-'3tes$a isp»:ir^' be^
iRTstBigkuiate^j i4t iim^tàtìéàffàm
aodB|H«nte'4Mi^ tmN^iy Itldi'^to;^
vafto^-i^tft^olatv itiéui'pj^ia',- 'ò
eon fekov^^^* i^Kèse^aMo d^!i
scèndivafnftU'-ittttonadò nleiHi ìtra^
^<Mkgg&^rtf ^«»eeàuzk>iie-|)i^ndé^
vmh) pd* i^ Juc^i' scoperti ,« ^s^
cijdaMité ' 9r*' ersmo • ^i Itgn^étìì i
Inchiodavano sul primo tav^o^tor^
jjn «^'«UtOi clib «:i»ia«cla^ «i^'p^i-
mo . i £ • operando >' nei' ^ùà&' p^e-'
àcit»' aggmngeVAiio <sa F nltimcr
intonaco {ùco^lt pea^ ili msttè^
mie: cubici di due <lita "^r'ogflf
«ei«>9 mùìdaiH' ^dxt»*ik'^tìm&ì&
ogni. co pie«fti . Ctì&ìi In^vcmit^^'
età, fra ie<giiui^aré dì k}ae^icc<K
ii pcMifi non 96^i4v% 41' gm; r
per iliegiio^4i^d«rpla'^ (%nfi'anmr
«II' tvvicifidrM «ieir intimo ' ift'
«MhnAtfWiM»' di' 'UMrga- tP olio.
Talrolta >|Kr>reM^9re^|^^^ldKde'
queste terrazze, mettevano ràf-
eecottift stvtto 4Éiaciim di< x'^piè-
^ itt ^uiÉMUMMli MvCiKti tesoti* -
nessi insieme , e s* incavgv'a !fon>
; «ter do 'u^CCauafe^larèo e pròfoM^
tl9 u? tfito^ e- ^i tiempivaf di taf-
x:t utemprstta. *nèfr olio . ' Indi «ì
procedeva* rial Inódo ^solito V'fe H
^«òpra si fewVa' Uh' ^pàvimeufb
tdi «làtfonr a «pica . '• - * .' '•
* I paviménti' afla 'Grefca', chi "i
Kbhi«ritìsavatfa inelfe cSitìete'd*
ìn-owwoVe' spcdSlmfetlte*^etìesàp-
le da mangiare a pianterreno , 'e^
if*tk>":t)iircbrtìòdi' c'he .bfellr;' Si
lkceV>à'i^^estavàzibfìe ^frftfòntfa'i
fiedi'V' ' s? batt^^à 'i>^ft *ij' *fotìdo;;
Vt 'si steitde vi ; Sopra lifri 'impastb
di -Mglie'df prctrfe V Ài ì^gólc^
e' «li talchi e gH' sì'dkVà un yeH-
riio'-clie' ténnivàVa * ad v^ri ^ ca^ef-
«ò .^Sopràa questo si metteva uno
màto'oi'caAone pesto e. ben bat-
tuto ; indi un- jJittp di nC^ikè , di
sabbia €fta> edi/cetnert,' impa-
state'idsìemè, alto ìnèzzo piede '^
si livellava/^ e. quandi HM'aTr^eil
s(rcc(5,''si metteva 'i porimento.
QtKsftO' rntohaar cbftipati^à fteto.
ma ' età comodo • nelle '• sale ; <ftf
pratlri , dove cadendo àcqlui^'ó v^
n^ , n* era subito^àssòrbttb ; e te^
fiftava^ «r asoiuttrt , '^t^e i Ùaptfeti'.j
i quali' «servivano) btdlhariàmen^
té SL ' piedi-i riild? ,^ ilon vi ptov^
van g!* incbnveTiJenxi della umjfr
àitkV •• • • ' '. • ' ^'
i-a durata degr fétotidckt ant&
chi è miràbile. Bista.ye4firlfr?i
Kx>ma , e a Pompei . distrutti i
legnami si maijt^gan tut{a.yi;|
%vihtoncfchi ' che V txixk [ d{ sco-
pra , e 'senibraftdi vèlfe.V ,vi.«i; ^^^
servìanó' le impressioni^ delj^ pa*
gfie e'i^eMè fefci ^ivi si distìngue
(^ui strato . Ctuiesta durat^^ ^u^f
sta solidità' dipende \ ik. cJàlU cu^'
>k di' farri bene., n,^ wh ,mànie-.
ra' d* impiegar là cal^e • ■ 3« diHa
precàntione i& batter bene 9 e: di
maèsicLdarfif . ogni s t'ira^ta ". La^. ca&'
•v<*
INt
et vuoi esser glutinosa e grassa,
r arena esposta Inngo temep gif
«ria e al sole ; se invece d arena
tei mette polvere di ittanAo , si a-
vrà un intonaco msrfnorsto • Non
si deve eoffapporre V intonaco «
se il Qttiro non è asciutto ; né
si deve metter ^ uno stratp su V
altro, se non sia ben asciutto 1'
antecedente.
Ne' Bj^cini cenvien fj^r un mas-
siccio alte un piede di calce j di
cemento, di ciottoli, e con uno
strato di argilla al di sopm. Que-
sto è il fondo del Bactopi e V
intonaco vi ai conlserva ^ lungo 9
se la superficie dell* aci^ua acola
facilmente per,' un buon tubo di
scarico . Se il tubo è troppo mir
liuto y r acqua superflua rigurgi-
ta su i labbri , stempra il terre*
]iQ, su\:ui è U IféKém^ e lòde»
creda . .
INVENTORI. E* ben diffi-
cile sapere i primi inventóri deU
le cose' più importanti, perchè
ninna h stata inventata bella e
intera ^a un solo . Un' invenzio-
ne è per lo più un a^gr^ato d'
iiivenzioncelle provenienti da piti
mani . V ultima è la più str^^i*
tosa. $ono ignorati anche gP
inventóri de^ nostri grandissimi
'mientif benché r^pKMhicanii ciar-
nalmente sorto i nòstri ocelli •
INVENZIONE «elle arri non
è una .scopetta , ma una scelt0
che 1* artista fa degli oggetti con-
venienti al suo argomentò •
Il Pittore e lo Scultore non
inventa cose nuove ; le prende C ^
mò intercssanri ) dalla Storia ,'
dalla Favola , dalla Natura , e le
traduce nella sua arte. In questa
traduzione consiste la sua inven-
Zjl9tie . Egli deve perciò model-
larle nella sua immaginazione,
oer farle jtune tendere ad ima
jW^. B, Arti T. II.
INV 33 .
aeopo. .<lut«iU V inventatone ab-
braccia tptte le laltre parti deli'
arte , comfK>Sìti^M , 4istribuzio^
ne , ^fttà$knà , cbiarq^iiro , co-
lorito, panneggiamenti» accesa
sorj •
' £' l'VMc^<f<«0ipec&ecaratter«E^
za r artista ; se ella è perfetta ,
egli è perfetto . La perfezióne
condiste neir uniti . Per ^quanto
vari Steno gli oggetti in un' ape-
xai dairii»fi|no jfil maséimo deb»
bon tutti coocorreré a formar uji
tutto semplice ed uno , elle dilet<>
ti la vista , tocchi il cuore, e
nudriaca la ' mente . Dunque si
ricorra sempre a RztfMh • £gli
è il gran maestro dell' int^nrjù-'
n€. Niuao altari di lui ha pos»
seduto le parti jprifttipali dell'
inveoEione • - E|h ha saputo me>-
g^lio di chi si sia dare l' espees»
eione conveniente a ciaseun og«
getto , e al tut«o insieme * L»
sue figure sono vivebti , aono in-
0|Oto : vi ^ scorse quel che fa»
cevan prima de. toro stato atluaw
le , e si prevede quei che han^
no. da fare dopo^ perchè no»
preseatAKi m/ii un moto tetmi-'
aato ,
Affinchè il sog^tto- interessi ^*
Cse non. interessa non vai nieo-»
te}r I* artista no» ^Ve aetende-
te che $à gr^de, e dar un- ctri'^
eie Ai dentagli « agli laecessor^
non aeceasarjw E fra' dettagli son
compfesi i pì€js^òii accidenti dr
hicCf le tinte troppo ^arie^ e le
afTettote v«u:ietà defle drapperie <
Fin* ne* Ritrat-tl -la. grazia* e i«'
rassomiglianza' consiste più aelt^
aria geoerak' delk fisovomia dif
nella, scrt^eloaitè «d' ogni/ lineai
mento,
11 grand' og^to deli* 0t^ è-
di colpirei' imnagiaacioiie .-Dutt^
qua
C V
34 INV
V arte cbe tutto fs ^ nétittt
si scucpra,
L' Arte non è la storia che de»
ve esporre con fedeltà le cose co-:
me realmente sono state. L' Ar-
te ha da abbellire . L' artista non
può dire come lo Storico » il mio
eroe era gobbo , ma eca un vg-
Jentuomo; T artista nonpu^rap^
presentare la grandezza < morale
che colla grandea:za esteriorer^
Kon perciò si farà bello Socrate v
a suo< ritratto è talmente noto,
che se si facesse d' ^Ocviso mae^
stoso non si, ricoooscercbhe più-*
£ se di Esopo aon si ht| ritrat^
to, la general ^tradizione della
sua defoonità v^ pec tutti i li*
tratttv ' . . . .
Fìnaimente oaer ch^è più con-
trario alia granaiosità dell' inveri'
^icne è la moltÌDlicita delle figu-
re : è impossibile che . una non
distri^Cft V altfa f e* chr i' inte-
resse^ dt\ tatto ifiskmer non Ae
s^ra.^ In fìsica molti piccoli fan-
no un grat»tu»x>: TBeirsrte mol-
ti picooli fanna uà gusta infitti-^
tamente- piccolo, niente..
JONICO. Quest'ordine. ebbe
•éz prihci{>io la colonna al tu 8
éìvaoftni. l Romani raccishbera
fin tt'j9;». *.
. La base-, assegnatagli da Vitru-
Wi. è alla rq^vescia- di quel dhe
^eve* esser ogni base 9 in cui i
luemBrr hàn^ da-diminnire di for-
ila, ed" aggettio.a mìfiur^ chevan-
il4'in «uri}BÌ.e tutto il contea-
tio 9 il -gMisso è sul piì^ debole .
^tìV antxcjiitìà non «rsizorge que-
sta: moettoosici^ L'k^po bensì
^alioata akani aiusriernì su- T
iMitòricà <ii*Vitnivio^ il .qsale
tifrik ' avrà forse scfii^cr. mai tale
•pfojiosifOy.^pcopOfiitQ appioplìa-
tóglid^le ingiurie delh vetnsflà •
I Ore^inon si .posero pìàsm •
JON
lì, suo^ eapìtcUo antico i- «ordir
nariameole ,di^ due.piumaccj o cu**
scìbì paralleli, > ciascuno, legata
fiel mezzo t onde vsngon .due fac^
ce x>rnate di voijitt . Questo capir
telk} ha l' ìciconTeBientf nelle, coy
lonneioogolari di presentar di ^Ct
eia UQ aspetto ^lifl&Fente da queir
Ip di fianca. . Per evitar questa
tiifetto', gli antichi nsaron nelle
colonne angolari i cuscinetti aoqì
paralleli y ma riuniti all'angoli
mterao 9 . e poserà air angolo e*
stcttto una volala di sbieco » Uii
altro capitello' antica.^ c«lla v0r
Jutadisgiuate a ciaaBuni^defquat*'
tco angoli^ come nel taapiotxielr
Li Conoordjav. Scaoioazi loiu m^
^liorato- co{, lasciar- vuote ts^
volute ^.arnavKJole eleganfemen^
con' un filetto^. -Sì àttribuiace, ft
Micfaf langelo uo . alirb^ xapiteU»
ionico iR)rmatò di dne^ piumaccj«
campaocr, con due Àcice-^ con un
abaco incavato pesantemente* in
due' . festoni, sospesi «agli- occhi
delle .vbhitcf 4 €. \n' qniailtra^n^y
scherani» Qfe che inveniiooisf
L^ architrave joniciystatme^U»
con due fasce che $on tres k tf^
sr riseiiiino <per il corintio^ per
dare^Hcosì agli ordini. ia Ibro.coh-
ttenienie gradazione. Perciò rjl
fregio jipnico. vuoJ esser liscio>j)^<^
con- rarissimi , ornari * ■ . .:,
i>^ Alia corpice.'si sono affèttati^ i
più leggieri pc^zi dilegaame ^e
sì è caracterizzalia con érmìallim Se
questi! vi avessero^ Aoogct^. diùtr^
ber4r averlo» non' s^t(»?aFigDciiio-
latojo:»! masri^Fa «^dsott ìsosa xi^-^
mente i aanconCeiliriapplpesantati
dà' dsnmli •> > ^camoEza^ ìi faa-.o*
' -?.'h -1
- messii, f .:j-.i . . •:•
. Il?PiAjè sinj^annnftr^ leaao*
miato*'pdr Fsiwitd illf..'<:ostfiHre
edifìci dflstifltRts aiM%{H^t>JicaciSB*
m
# iiièeresiàiit* : abbttem ba$ni j
«pedali 9 tribunali-, saloni di-aa-
cemblee $ teatri ec» Ippia sapeva
situar tali' edifici vAntaggiosajaien»
tt , distribuirhè ben le parti , e
decorarli cOnv6Qtentèiiiente , onde
risultava comodò, salubrità ^ di*
letto . E che altro bau d' airer in
tnira gli architetti ? '
/ IPPODAMO dà Uiletó co-
fettoni il portò éi* Atene . «La sua
grand' <^ra iti Ròdi y una delle
più c<SspKU& città antiche^ ^tspch''
«la a fcnrma d' jlnfiteatro^ ornata,
di fabbriche magnifiche '4 di ani''
5ie strade ^ di piazze ^ di viali 4
i boschetti^ e d'ogni delizia.
In Rodi avettt luogo tutd sii
Idei. Fra taisti iempj quello del
Sole età uno de* pia strepttxxsi -4
•Quelio di Bacco era decorato di
quadri delia sCiiola di Pròtogene 4>
'Quelli d^ Iside.»! di Jì)xana ec; e-^
san capi d'0{>er4 d' architettura- •
Rodi aveà pitture e scili ture; d*
un valsente' superiore a «tutte le
eittà deli^ Grecia unite ' insieine .
Avea il suo Colosso fatto in tré
HMDÌ dAi<2h^T€S di Lindo disce^
vjpoio di Lisippa^
.: ISCAtóI0^3E. Far uscire dal^
Itt boecà dèlhij immai^ni le paro*
le'iscricte in* una striscia fu una
' gagliotferia de- C^imabue > e di
^ue' Pittorasitri ehe non sapevano
idcrìnenti esprimere i li^o-togget*
' ti '^' Simone 9 verseggiato^ pro&-
•flaatameatei 'dal ieratica f dipinse^
il Diavolo che avexra tentato i-
iiutili&èBte S^ Ranieri 4 onde al
' povero diavolo stracco inortd u«
' "MVf di booc^r la seartoccio éèi-i
• 9nèii ^om- P9UÒ piùi £ un Sig.
Francese della illustre fatniglia
h»^ì , discendenteinèontràstabil-
- Mente ^iàUi Tribù di Lwi , e da
4RMMegueA«a parente stretto della
Msdcmttaiy SI JSM dò>i«gcre gc*
ìntftMso avanti'la sua parente Vé^
gine Madre , dicendole Buon gior^
n» ^ Maria' \ ed -eila< rispondeva
Buon gÌ9rno 9 Cugino *rù^ \
Per tali straniarti ì^'istrÌ9:Joz
^1 si sono bandita dulk Pittura.
Da un estremò all' altro « Ma ^e
le iscrizioni fanno bene 9 se sono
brevi'*, alle stampe , àgli edifici 9
alle sculture ^ perchii non staran-
no -bene anche ne' quadri ì
Vi stanno a maraviglia » sorto
ànsi necessarie :■ Ramatilo le ha
tisate'y come han ftftto altri Pit-
tori . Basta adattarle id sitocon^
ventent^. Nellil délidosd. Arca-
dia- del Russino un. pastóreìlo my*
stra ad una coppia d* alnanti una
lapide sepolcrale coir iVcr/tr'oise :
Aneli* io vifsi. in- Jtf^àdié • '
Molte opere non cfalnhò qtifel
diletto che: darebbero 4 sé fosse
ben tiota i' idea dell'artista per
mezzo d' ìinà chiara e semplice' f-
scrÌK.foneeUa ben 'coiiòcatii •• Alla
iifiatua equestre in^ Pietròbtirg è
nello scolio che serve di lusa-
inento Perrp i Car&enÌMd 11 i Àgi'
invalidi dì Berlino Léf^ & ift^
^iB9 MidJti ^ Ecco il hiodello
' delle iatrittioni grandi 4> Ma ^r*
che in iarino? Il pédantisiDo da<*
rà molte risposte i Li tagicàie
non né- dà <cne . iina , ed è- die a'
viventi si ha. dà pàriara in lingua
vivente . , ^ . . -^
ISIDORO da Mileto fu com*
pàgno d'Aneemio nelU fabbrica
di Si Sofia ^ e io altre sotto CUu-
stiniano. Queir lai^ratore teao-
Va in moto più di 500 ardiiftt-
ti j Questo'' Isidoro ebbe* un ai*
pone chiainato Isidoro da Bisan-
zio) il ^uale con Gim da Mikto
éi fece grand' onoiv nel àbbriipar
iHikttak di pianta la -cìXÈk ^i Zeno-
bla nella Siria . -
. iSTICU^iONE .^4ei«U^;A|ti.
C 2 sti
sii>, e specialmente i Pirtod yo^
gliono una, copiosa istcuzione «u
ia l'ittura ricorrano a Gerardo
Lairesse le grand liiiic Jes Pei»~L
La miglior istruzione è «Jiifn
Mguir quejla' eh' è cDmHaeaieate
ptaticaU.
Si prafica di mandar i giovani
al MuddU. Ma il rpodcllo è di-'
lectoso , fteddoi Costrelto e sfot-i
7Mù . Se il cgpisla è ieiiele, di-,
„~..ì ,.^ Ji..«r,t„.^. ,^^,rerto; 6.
j diverrst
li fan»
iti i randelli si dacno al gio^
vnae lìi copiajc le opere del mae-.
\tio . Gli il ta vedere un pocodlf
Antico.. L' J>criniotie è cn^1pila^
E costili un secolo fra- ip mila.
Arlitt'i ùn^ nazione appena ne.ha,
una mena dozzina dì mediocri ;'
a te ne scappa qu^lcfac cardio,
i perchè è uiiiitd fiiora dal me-
todo consuato.^eha-QfMd' da-^-'
II ttKtodo difettoso fa dilettosi
gli allievi ia qualunque pto/èssior
Pet avvezzarsi al disegno cott
tetto si copino le migliori scuIt
tur* antiche. Per unire molte E-
giue ioaietiB, »i)tiKvino^ fa»o^
ni li^i uUivj d^' ai^tichiti, m
Wtefvi Rikffaelli) . Qopo «ver aor
quutata tutta:U'^wi&ionei,iSÌ
jiud/aUora ivirar ]« iM^ua- ìb
moviovento . Coq questo ipttoda
«DUO drvcnpù-yaleptiiomini i V:ia'
ci , . i &iu)^^<»i fi. Raffaelli, ■ *
-DoQwpichjni ec. .,
Se i^ -Ma^ù vogliona.aUtcM-]
^ sposino' del diq)o(Mint>'>. Jaui'
no Ae ^JAMiino- vada, «Mcòuìa
'.lidia sua.^iH:iiii«aionaT.' ■■•<1> <^
sempio fle' buoni, rviwiqi Uodiv
<i, KMuidina U naturjta'il^.^
^^ón si può t^ ni^D^ 4> W^
IVA
ne acNT» Itbatti , Escile uKbl»
Rivenuto ir leggiadro Guido ._ a»
tosse stato (ourctto 4 imiiul^ì^
cfielagnolo ? Paolo Vatonefcu*'
rtbbe crepato al^ riBeuìoDÌ .dì
Rafaello. Si divièii origli naie còl,
seguic il suo g'enio ;, e «ti .Óiig^
«ale per quauio. .mediocre, 'ril]»
pìi}. di lutto il ta^o' delle. scj..^
mìe ..'Il buon maeitro non 'épva
cbe faciiilare f JntlÌna4Ìpn~e^(^
discepolo, e teaetlo-IooRtao ^agj^
scogfì , ^é da' pMcijiifJide' (isitìnu^
eaclbsivi, Pet MUq^ Ui#!le A~ v)f
alia. gloria. .-•
. lVARA.CF»7y.poÌ7i.;iù8j; m^
1735^. JtlàcqMc », Mentina ii\ i'»-^
miglia antica,, mai pavera, pustev
il collaiinò, .GtU{li$ '^ctiJtEiiuq^
in. Boma^ fu dal Re «'Safijlfg«ia;
ebbe una ricca badia, u sue
principali opere sono ìn Piemon*
te . A Tonno la facciata delia.
'Ctiìe«h '^^Is'Canlnclìiane a due
ordini, con centinature, con ri-
salti, con frontoni spezzati. La
'' scala superba del Castello ; ma
dov' i il palano di essa scala Ì
All'incontro dov' ^ la icala del
palazzo regio ? Sul colle di Snp
Crga.ciessEiun, nixpia ^cofi.falf.
iene annessa.; i)- tsnpi^ è^:CÌc«
<wla(e caa>% pilastri tUty^ti. da|
"IBUiO;!, («jDi?" 8 cplona* .incastra^
te, che sostengon la ciipoJa.i<$
buoii^ )otlna'iiui;W^7X),a mit cam-
panili sv*lri._ te cappalle .i(i m*
ilo cestinatile, qentioui^a è 0$
SCfJioata etwna-xUi ifa^if» (ut
aa -poitico ^i.^toiotin^cqriiiliet
.ctisugualnie itCe.. spai iau - pKr>tend^
«nolto magoiorc 1' ÌBt«r.coIoni)i9
Ai mMZO : ai di p*pca i up ttmj
TOiÌe.chc-iatunMSM'b t)àU%t>r
la. j^lla. . villa .<^n V^^iia fet;)^
J? CarocIla^.ia.M)jd«^i*„>'«*lÌ
ÌDQ»-, ì;j4iaDWÌ4r''M.<W«^^ '
Catr
C^tfrìfftcr-pa: i Vàm M'Órh
ift^ip im tóoadHb JJèr rifabbricai'
la Ibrd tliitóa ; MÌPafazi^ò di Sto-
jmiigi j^er h tàccia ^ con un sa>
fòlle' bKZàrrò che ha'Stammftii ^
^11 ,<|^"a{»arfainenri in crace jpbr
r 'mwci|n , con altri appartaméri*
friàteralf, i tbn quanto otìCofrre
pèt'I^usb d'iMia taccia che non-
ò ^elogiò deir liotiitf : V Ivarà
id xJìfòìnìrtb daf Re di PcrrtogaU
là,' 't dfcbènò a Lisbona il temi
fte- patriarcale i il fésuza ttgià.
KittìtnMW ^ Tòrind v! fece ifpat*-
lazzo del Cqnte Birago^ stimato
fa^Ié « biiomjr/ Aù^ a M^Atova
per hi iitxpbìn; di Si Andrea, V
&ytiiò per qttcila delfà cattearft^
le-, à^ìland Jbcr la facciata del
Bttèftitf. A R6ma lanciò un mo-
dellò per lar Sàcristìa di S^ Pie^
IVA §7
trt), e un dwegnaper la scalinata
della Trinità de' Monti ; inese-
guito l'uno e r altro. La sua fa-
ma lo sbalzò a Madrid per riedi-
ficarvi il palazzo reale , che si e-
ra incendiato ; ma appena termi-
nato il disegno mòri. L'Ivarafu
un architetto rinomato, sprezza-
tore delle picc<Jie fabbriche , vo-
Icta sempre il grande più dispen-
dibsb; ma .poco amante dell'uni-
tà ^ della correzione i delia sem-
plicità .£ pure H suo maestro
Fòntamo non gli avea raccoman-
dato altro che la setnpUchài e
che ndn temesse mai di peccare
pet difettò, 1 peccati degli archi-
tetti moderni sono serapi;e per ec-
cessù , Egli èra di buon lanore,
^mico de' divertimenti | e d!el da^
riaro;
•■ • • *■ i *
tAB
.» > - «
t
__jAB£RmTÓ. ''EdiUcio i:al-
«lente intricato che difficilmente
M ne ttcyva il treii'ttò è i^ uscita .
L'antichità «bbè qimetr» famosi
labcrìi^ti..
X. Il labenìito d^Egittacra un
ammasso di»i palazzi^ Ifieinti da
tm-solo murò éohtinvatò^ è ri-
j^iirtiti in trémifa '«^partamenti ,
tatto totefhiite e eo^rrò df mur-
ino' .- N6& t*;i^ra che un ingresso v
chépòrt^ka divèrse riè, perle,
^uali j^i' fiasskya fe wpiass*rÉ , irf
TI tornava aiicrs^esàólòdgty', cnòtt .
ti trovava l' ùscTta,.- Avea ^oion^
|it"d' una' gt0ssìszt»stfiitAiìihé:iàf
^hehidnj féumUii tempi €^à
.,>
un'infinità dMdoii: èra nrf pan^
tèoR'. Vi si vede ancora una voi*
tè grandissima , non arcuata ì nk
piana» i^ e'sf àonserva intatta nbri
(franteti gran-npeso di fabbriche
thè h» soptà . /
a; Quèllb dèil'isoià dì' Greta
fatto in' tètopò-di Mìnos per &-
jpera cii Dedalo ^ hòn ctacheurf*
'iitiittólibne dctfa* ccnttìjiitvr parte
di^éllddi Egitto^ è si creéé
^è'fi^sè scoperto ; Nob né restii
yiìt tèstigio} Qcrèllb' che vi dè--
aèrìVè Totjrnìèfoft non* è che Vm
«ondòttó sotterraneo * naturale ;
che, con mille tortt]ési(f& ;$' i&tethft
ilibélo^l ^jefnte Iiiav > - - ^
C 5 ».
38 LhC
3. Per qtiéllo di Lfinno» Vétfl
Teodoro . "
4. Il laberinto fatto edificar»
da I^orsenna vicino a Clusio in
Toscana era di masi) di pietra
enormi : ciascon lato era largo
ioo piedi e aito jo; ael mei^zo
era il Uhrinio ^ ^ sopra eraa
cinque piraoridi di 75 piedi di
larghezza nella base, e alte $<r.'
. Anche noi ci dilettiamo di t^
berinti^ cioi di piccoli boschetti
tagliati in viaieui intricati per
ornamento delie ville .' Quésti
eiiiocareili si posson ornar -di se*
dili 1 di figure , - di fontane ) <ii
portici, di una bella torretta nel
mezza 9 per "così temperare T im^
|>arazzo « Ma debbon esser gran**
<i , aflinc(iè la vista non msa
penetrate nelle piazzette; e biso-
gna che r entrata serva anche %U
la uscita .
^ LACERO ce Chlio) fiotl
in tèmpo di ^rajàno, in onor
di cui edificò nella Spgna un
tempietto elefante , ci»e ancora
sussiste sotto il nome di S. Giu-
liano, E' all'ingresso del fainoso
Ponte di Alcantara . li tempi^-
' to alto 23 piedi , e lar^o 14 , tut-
to di sranitoV ha Jafacciata com-
posta di tee sole pietre > ^ dee
colonne appoggiate con mio sti-
rpi te y in coi è una eelc^re iseri-
'.zione per Lacero ; lì pcoite foì
è elevato dall'acqua 209 pi^,
longo ^o,' con 6 archi > cmscu«-
-ao di 949 ^ i piloni son larghi
'a8.. Nel metto del ponte è un
ayo trionfale . Tutto è di gm-
' mio ', Un tal ponte si ccfnkerva
per le ristaurazioni che iti si do-
so .fatte • '£eso ha é^tò iì nome
uì ysasè: Aià^nféffs in Arabo si-
, ^ninca ponte*
Rassomiglia- molto ad tssio pon-
te {[Hello di Merida,: 4m^^0
zfm
Enterite ^ fèmdsktà, dk Aw^taito \
Questo è àtt la Guadiana^ tutto
di grandi pietre, luiigo t^5pie«
di , largo 7^^ alto 33 , con ^
arcììi . Quivi' sono ruine strepi*
tose di acquedotti , di naums*
chia^ di terme, di tetftro, di
circo, d'archi trionfali , di tem»-
p} ec. Si vuole quella città ibssf
del ciìxuito di--s8 mi^ia-, e che
mettesse iv.piè 90 miìw nomini,
. LAMBAKDO CCarhy d' A«*
rezzo n. X5$9 nv i^zo architela
tò in Roma il palazzina A idei*
.l^raodini sul QùiriniUe', la facci»*
ta di S« francese» Romana: né»
sta di dorico e di ompposieo,^ e
4a villa Giustiniani fuori di .poi^
ta del PopoJo ; Oasposee^anche
-un libro su. le inondazioni del
Tevere ;; libro povero di à^kfi ^ <
d' idtosratica .-
LAMBERTO dì Kenlenelse*
colo XIII . Una serie di abati Cit*
sterciensi edi^aron nella Fiandra
ta Chiesa e il monistero di Dn-
nes* Sette Padri Abati Reveren-
dissimi , r oltimo de' qaali ià
Lamberto, e Teodoro, ne furo-
no gli architetti . telanti kltri
artisti e' artigiani richieggooii
' per costruiee • e per ornate* un
grand' edificio, ^lon tutti oso-
• naci <à€ÌÌ9 ' stesso monistero , il
rituale oe conteneva più ài 400 .
Una gtan famigliai bàftta a aè
•' Ktes». ■
LAPO Tedesco m. iiéz si m*
-quietò fam» nella- Cfcieaa e nel
. Convento di Astisi . ' Egli divise
' Ja Chiesa in tro piani rli sotter*»
iraneo per il. corpo< di S* Fiianee-
'. $ùo inaccessibik. m- pro^i ; il
■'pianterreno cqtìj porticoj iniociio
' serve ' come di piazza alia chiesa
' di sopra per colmode' acale . Cia-
. scutt piano h sostenuto da gioesi
> pikMU di piel^a • In Fittazt ^èce
di*
LAR
ditffst fìbbciche ; ai^ oojt nsi»
che parte della faéciaU dM Af-
oivesGov«doy e 1» casa del fiac-^
fello .
LARGO è lo ftesso che gmn-
de, ed è eoo erario al magro e al
Ineschino • La natura- ci è piace-
jvok per k sue grandiosità e noa
»r i isnoi mccoU dettagli 0 II
i^rg^dì il diletto delia laoijiti .
Quandi» si veggono in grande le
idtrnte e gii eff<^ttì'^ rì opoTJ^ in
4argo«
I capelli ^òoo d' una • fioezea
^he afugee la vistk. Ma il loro
insieme^ loniia masse hr^e « che
debbono esser inùrate aaii'anv-
^ta. '
? Così i psAB^giafli^nti 'debbono
«kser in pJegbe larghe. Una folla
idi pieghe strette è coatro T uni-
tà, e produce una molticudln^ di
-pédcoli Intdi e dt p^ecile' Ombre
-che stabcanp in vista . £' ^fe-^t è
«bbli^to a far pjctx^Ie pieghe,
cóhvien distribttiille in uBa^se lar-
-«hervil lume dbminatia alcune
di ^oest^ massa, e V ombra nei-r
le alere , .< > - -
V opera intera > va distribuita
in masse iérgkt di chiaro e di
bruno.. In Questo sojp modo tìliL
ia effetto 9 e chiama lo s|iettato-
re, il quale da lungi non vede
che le masse» Se fosse composta
di |>icco)0 parti di ombre e di
lumi, non vi si vedrebbero che
snacchie.
V ètfetto lgrg9 è il rknlueo
delU tnalse. grandi «
Anche il disegno si & Urgo.
tetciò si adopera l;<pis non acu«
to i ma^ smussato che Àccia tagli
bea nudriti ; e poi si stebiiisco-
nb masse larghe di ombre a di
lumi, lavorando poco queste ul*
fitaief
Affinchè Ja /«r^i^e^c' dd di*
LAZ ^9
segno sia corrispondente al tratto,
vogliono essere forme grandi , in
cui sieno omesse le piccioiezze .
Ma dal Urgo all'esagerato non
i che un passo . Alla perfezione
è sempre vicina V imperfezione .
È' però preferibile il troppo /«r-
^9 che iC magro ; è migliore il
txoppa grande che il piccolo, il
trop^ semplice che ix ricercato •
JMa il in^glio di tutto è non ec-
4;eder niente , . e conservarsi nel
bel mezzo «
LAZZARETTI son cdificj per
Ja (quarantena -delle persone pro«
fVen;eati da luoghi appestati o so-
spetti di pé$te . Vanno perciò si-
4uati lungi dail* abitato in qual«
xke àsole tta o penisola • Debboo
essavi più appartamenti, distac-
cati) comodi, sani , con bei gisttp-
dm*- Si può .conseguir la^ sicu^
rezza pubblica senza discapitp dt*
privati ; .
. LECCATO . Quell'artista che
^nonsa lasciar la jua opera a. pro-
posito , par ch^ si diverta a Ce^
Il hcc^t^ h sempre opposto al
&ran '^usto, alla grandiosità , al
•largo y alia liberti , alla facilità ,
•alla vivezza. £' condannabile spe-
cialmente nelle opere grandi • Chi
ama il leccato , ama pia il mestie-
re che Tarte. La natura ci sor-
prende per la sua grandiosità,
non ci attrae colle sue minuzie .
Il finimento prezioso non dà mor-
bidezza f come credono i leccan-'
ti *, dà un lustro com^- d'avorio.
Le leccatura Olandesi sembrano
meoo £ntt^ de' quadri Veneziani ,
che paion (atti à' tratti di pen-
nello gettati air azzardo .
LEGGIERO, I soggetti che
richiedono particolarmente legge-
re^z» nel tratto , nel tocco , nel
colorito , sono i cieli ^ le acqoe.,
C 4 • i
■4b ^^&S,
i fiori ,'le JTrspperw fin^ de' ve-
li , i capelli, e lutti gli oggertl
di mohiiità .
il pesante o il grossolano è 1'
opposto dd Uggiero . Ma nel!' i-
mirare oggetti fisicamente grc^o-
latii , non è permesso all' artìsCa
impiegar un pennello f;rossolano,
né un tocco privo di Ugget^^z' ■
il /e^^/ero decade in tfrvolo ,
La h'ggeyezK' i della gioventù .
Sia: cfnì vuol la natura. Ma
non impedisca d' esset corretla
nel disegna, e nelU morale.
LEGNAME è stato 1" origine
t! eli a bella Architettura, e le ha
dato il sistema, d' iraitaiionE . Se~
l'archiceno noi perde di vista,
avtà un preservativo contro gli
«rrori , e contro i capricci . Il
legno è indisiiensabile nella mag-
gior parte defle costriiittMii .
11 legno è composto in tutti
h Sìa lunghezza di filametifi u-
niri tbrteitìenfe da un gli^tine .
Tagliato traverialmcnte un tron-
co d' albeto o a» ramo , si veg;
gono essi filamenti in forma di
circoli, il niimeto dt' quali mo-
stra gli anni del legao'.
Un seme piantato in primave-
ra produce tra poche ietiimane uà
aetto'Moero erbacptt,. cbesi *ten-
Se , «'* ingrossa e indurisce , e al
fine dd.pfiiBO ahno cahijeóe un
fiterto legnoso terninata da un
Itonóne. (;^esto bo;toh« si apre
jPanno seguente , e iftun secon-
do geito consÌBule ^ piivaa, ras
più viUprasò che sì stende o'ù <
pii» pftsto , E così via via fin ài
.iaà cOtiipi mento-. Onde un albe-
■HO di .loo. piedi èfanatOo:.. «tagli
accrescnienti sutcessivi , il pwgr
got de' quali, non pasà » pifdi;
II' JtéefisdBle'rttl eonserwan sem-
Jire'le stesse dtpKnsioni • s'indur
tucano HeaA . la un aìlMto ta-
glhrt» lonjitudiD^thtó ^, »#^
rno degit étranéoiaiBentì vei^
cuàré , e gitott sono gli acctw
'scimentt annuali in alteiza.' ;^
W ijonofle dW pii«(J Cresci-
nionlo trae )« sua sostuztf da cv
naii o <fa fibre'^ljo stelo. I ca-
qftii che coaduco^o il sugo , soafy
"na la scatn e te strato Jeènosg
erodott« ^rfianno. Itstìeijnelf
andar in su, forma etse Sfire,, e -
ft ogni anNo uno strato di più
intorno alla parte inferiore . dell'
^btva . GiuMo il.si30o al ÌMtta^
ne vi fo^tta .più .getti r donde ri>-
sulta l' alreiza annuak . Ood^
qel secocoi» anno iin albani conr
tiene nel mez£o un filetto legno*
so prodotto nel primo aiino , e
uno sttato legnoso ch« iiivSIiippa
esso primo Sletto , e iì piii Ui)
altro' filetto eli' è il cresciment?
del secondo anno; EcOslde'crc- ,
scimenti suceeflìvi . Ciascuno di
essi strati è un cono incavato
cbe Fkuqpre le produzioni lagno-
se degli anni preeeitenti « e fa al
di sopta uno .o pii^ getti < .che
aumeutan l'altezza, e ptoducoq
I citcolf, die si dist!neuan«r
Begli ftlbeì tagliati ttavers^mepr
te , sono le ^i di ciascun co-
no . Negli alberi resÌo<wi , eom» -
il pino, la paitr cM aepua dar
ICUQ cono è Olii tenera e .*P0^
SOM . la alni , come negli emù ,
porosa; . In ilcuni * più unifbr-
■H c.a.pdB«4Ì.distin^e:<<k*eer-
chj, tali song i pìof^i.» f qlia4
Oittl i fniKr&ri. ;
Per i legni da CastrUiioita U
più forte è la Quercia , di cut
sono pii) specie; Rovere, Èlce^
Certo, Escblo. Se si.ìoEtbligato
impifcgaltlo ancor verde. » cqnvìen'
enerlo prima lìell' '
poni via 11 nigo :
tfftl^ i né ^ytrminìSce »^ È\ ìt^^
tile si^gerire che se hf tolga Sa
parte esteriore > o sia V.alkurno»
Questo olbumg pere. pOn va tol-
to » se r aloero prima di tagliarsi
sia stato, scorticato^ pilota P air
burno s* iiydurisce ^ ed % ÙAt^ ^
,pàri del legno .. ^
ta forte^a deVIegni t p r^«
^ione del ^ loj:o peso 9 e il. lo-
ro peso^ in ragione qeljla dura-
ta del crescimentp degli alberi..
Più presto gli ..aligeri crescono,
mena pesante e mtti solido è i)
loro Itfgnd, . Perciò la Quercia
loqseva è più /forte* E; perciò
nello stesso legno la parte inf^-
rioret \, più sotida di quella dj
mezzo 9. e c^uesta. più . di quella di
cima 4 t .quella verso il cuore più
éì quella alla circonferenza . Que-
sta diirezzf i in proporzione a^
ritihetiea • Negli alberi perfetti 4
cioi in qucslli pervenuti a. tutto
t! loro crescimento, la durezza
àsl centro alla circonferenza è
quasi uguale ; . ma , in Quelli che
comincian a deperire s 11 cuore i
tnén duro d^Wa circonferenza..
Dunque cénVieiie tagliar gli zi*
l^d giuo^i.alla loro crescenza.
fi peso pedio ò^ììtL Quercia
abbattuta di fresco è di. 70 \\\>,
per pie cubo.é E' buono na im*
fnegarat \Èt iia plinto il «^ del
silo peso ^ c{o^. sé pesa 60 lib. J!
iuQ mag^ioi; disseccamento ì^ djl
penferne il-ì -^ cioè-ePeAer fì«
4ottò a fo n().' Troppo secco s(
spacca «4 y x^xìq forte • Tx<ìf$6
verde si DÌegJi t <l corrompe.. ^
ì , legni nella costruzione! agi-
rono 6 per for^j^ érs^turat o
net forza rehffv^^ ^ Forza. #Jtx<M
luta è qaancfó son. tirati per li
liinghezzf^ <telle loro.^t)re: gue^
st« di^iXle dalia sola . grossezU
oel. i^gno', Q ntiQnte' dalla lun^^
shezza ; cosi che vi vuol u^ual.
loR^a p«r romper .d*uej leani u*
Éuàlniente grossi tirati Hi ikn^o 9
penchè sieno di lùnghespa. di^e^»
;rénte . Dalle sperien;]:e risulta che
la forza 'jtssolùtff, dkl le^o di
quercia e. di circa lóz hb* per
una linea,, superficiale .della sua
g.ros.sèzza.. . / ,
l^ (ortz reUtiva.icl legno di-'
pendei dalla $uà posizione. Posto
orizzontalmente su diiie .appoggi
_si rompo più facilmente ctur m*.
dinato o in piedi. AUota.è mer'
no forte quanto è più lungo i I9
^Ua forza \ in ragion invera .del-
la sua lunghezza - ^ „ _, ' . .
La forza de' legni postf iP pkf
di è. proporzionale alla ioi^^grosf^
sezza e alla loro altezza ;.^n;ia jpiu
cresce Jl altezza « più diminuisce
la /orza* (jiuesta forza .aiipinuiscf
in ragion .inversa della diagonale
del rettangolo che forma la base
Paragonata, all^ altezza . Se un tràr^
ve eTgrQSso 6 pollici^ e Jungp li
piedi pssia 144 pollici y molt/pi^l''
candp 144 p^r .loz eh' i la forza
di ciascuna linea .{iuperncxale ^ si
ha 14 , é^ . Moltiplicando M %
688 per .3^ 5 <he sono i. P9lli<g|
quadrati della base ^ si 'ha S^p
708 , Diviso questo numero piei:
?7. <^V '^.•*^ numero di; q^janlj
voltò la ^ diagonale della . h^ è "-
con tenuta nell* altezza , si ha ^ k ^
.904 . Tanto può sostener^ iin le?
gno di guercia delle djite^diiBf n j
Jionj, pnma di rompersi^ Dun^ò ^
aH^chè non sr t&n^ ihai 9 noA
bisógna caricarlo che' di r-^ ticiè
di 10 mfla lib. / ;
. ^. ^fgnG^ posto orizzdntalmeiiti
su dui appoggi non ha là metà
^ella for^a ^ quando, è verticai.
4» W
U . Ma 4i|esfa forza (limìniiist^ .
quanto più cresce là lunghézza ,«
Qncle; se si motirij^lica la superi!*
eie per I4 meti della forza asso*
luta s e il prodotto si divide pec
il numero aelle volte che la gros-
sezza verticale è contenut;^ nella
Idaghezza} si avrà la forza x^U^
ti va "del kgno. Per T unione e
perla di^posizpne. de'jegni ad
Uio d^ll^ fabbriche . V. Di^ionr
«tf/ff dff Art^ tst Mftiers , ^
J^rittcipi éP Architettura QivUe ,
Dopo il legno di quercia è buo«
no per la costruzione auelio di
abete > e degli altri aloeti resi-
nosi . I! castagno > T olmo , la
noce, il cijpresso, il- larice ec,,
io;io meno torti , e si spaccano *
In Afì'ica si us^ la palma ^ \ T ^-
eacia , la ceiba* , il paobad . Iii
America.il cedrq ec Ma i legni
di Eurppii SQn migliori . Quella
ti' Asia tropjpo ?»ecchi , quelli d^
Africhi mola , quelli d* America
troppo umidi, il legno buono ha
d' avere i fili coippattl , uniformi ,
coperti di vernice, senza nodi ,
ienzj^ fistole , senza ti?fnori e ro-
gn4, senza fenditure prodotte da
geli o dal sole» e senza forami fatti
da vexmit. Il color buono è il gial-
la pallidp . I migliori legni j$on t
più pesanti, non pieghevoli, e
rompendosi isi rompano, in ^cheg-
gft : bene stagionati per 4 in 5 ^^
ni 9 si han d^ far g^lìeggiare nelP
iu:.aua chiara, a^chè perdano i
xughi grossolani , e mal digeriti,
e conservarli al coperto, l \tgnì
mgliou son quelli che vengono
4a' terreni migliori^ in climi teni-
oerati^ in situazione alquj^nto «^-i
conynicia a diminuite , e neU' in-
verno.
L6a
, tEilONE , . Prima di ^ar J^
fcioni di disegno ad un fàncfiif-
lo , convien esplorare attentai
mente le^ sue qualità , (Jiè sono
perspicacia , pazienza , atté'qzio-
ne , quadratura di mente , sensi-
bilità . Si badi a non lasciarsi
abbagliare dal/a sua vivacità : la
$i prende per ingegno , ed è con-
traria air insegno \ ell^ è un 0^
^tacolo a riflettere , e a comj^ren*
•rfer gli ammaestramenti.
]L* infanzia è portata ad imi^
tare quanto yede^ e sente . Qua-
si tutti i fanciulli fatino bambOc«
cj o .col carbone , q coir inchio-
stro , o con carte 9 o con terra •
S^ ingannerebbe ' spasso chi prìsn-
desse quella ^inclinazione , come
una disposizione decisa p^t' le
Belle Arti .^ Se poi $i osserva una
piustezz^ di (olpo d* occhio che
imiti il vero , si posson allora
concepire speranze oi \^\\òn ac-
cesso. Dunque alle kz^ionil
Quanto più tenero è il fanciul-
lo, più facilmente gU s*inipri«
inono i buoni principi ? ^^ tem-
po' è prezioso : di 4 in 5 anni e-
gli è capace d* istruzione , purché
gli sia fatta in giuoco . Quanto
più presto egli esercita bene i
suoi membri, più destrezza ac-
quisterà ^ e acquieterà a buon**or((
quella giustezza d^ occhio e di
pano che fa V essenza delle belle
Arti . I più grandi Artisti fuToa
firtÌ6ti da giovinetti « Michelan^
gelo di iC( anni maneggiava lo
scalpello.' Raffaello, Cor.regjgio,
Mengs moriron gt^vaifr, é avean
fatto prodigi. "Ma cotòró eran
gcnj straordinarj , , M^ senza
grand* ingegno non si possOn fa-
re cose grandi* Ma con tutta la
graAdé:^zà .d"* ingegno non si fk
niente di grande, se dall' infan-
zia non simefte su la buona strada •
La
LEZ
Xa fhiglioi;e strada è incomiri*
' ciar a copiare figure 'igrometriche
sema riga e comjsasso, per me*
glio acquistare giustezza d* oc-
chio e di mano . La bellezza de'
contorni delle figure umane di-
pende da una n^bltitudine in nu-
merabile di linfe differenti e di
forme interrotte, le qusili com-
pongono insieme figure geometri*
che miste e variate in maniera
eh* ^ impossibile al fanciullo for-
marsene un' idea distinta . Co-
minci dunqye da quel eh' egK
può distinguere , cio^ dalie senv
plici figure geometriche , da* trian-
goli , da* quadrati «da' circoli ec.
Principio! secco, E qual princi-
pio non è seccante . Convien ren-
derlo ameno con qualche giuo-
cherello di Qualche uso , e condir-
lo di utilità e di 4dttto a por-
tata dell' infanzia ,
Dopo che r allievo saprà fran-
camente delineate le figure geOf
metriche senza ^ttnmenti ; si pas-
si a metterlo a delineare i con-
torni di buoni disegni , sempre
con precisione e cpn esattezza ^
fin alla facilità.
Frattanto pii s* insegneranno
le proporzioni delle statue anti-
che • Insegnare è far imparare .
11 ragazza avrà imparato , se col
suo occhio giusto disegnerà il
contorno delU belici natura coq
mano ferma •
ET tempo che studj gli effetti
de' lumi e delle ombre • E si av**
vezzerà ad adombrare colla stes-
sa purità e diligenza- AfiRnchè
gliene venga più dilette , a-
dombrerà co' lapis di più co-
lori - I
Passi Indi alla Prospettiva, eh'
è una preparazione hecessaria' al
disegno , come quella che Àk la
vera iateliigenia deglr adorc}.
de* var^ pWhi , étlfnXnìo ^ì iu
sta ec. i , »
Più che necessaria gli è *VA^
natomia, e quanto necessaria', aK '
trettanto facile , perchè V artista
non. ha da conoscer del' corpo ehc
•te parti estetibri.
^ Dopò tutte queste- cognizioni
si appHchi finalmente ai drsejgno
prima della natura, e 'poi VKBt
miglioti sculture antiche ; 'Dal
moaelio vivente conoscerà i ce*
Jori e i moti naturali ; dalle sta^
•tue la maggior bellezzi àiììe
'forme .
LIBERTA' . Alessandror Ma-
:gno volle che i soli nòbiJi , cioè
gli uomini //^m esercitassero '}e
Arti Liberali. La ragion' è eh ia-^
ra . I( nobile deve ^sstt edixtca^
• nobilmente , cioè- ben i^trnito ne*
doveri étìV nomo , e in tuifo
qu^l. che conduce alla l>enefieeii«'
za pubblica e privata » lungi éu
osni miseria che lo sottometta
all' altrui dipendenza . ' E ' quale
stupido porrà la nobiltà ' nelle
■pergamene, nelle carrozze, ne'
palazzi abitati da ricchi oziosi o
viziosi? Il più nobile è il più
ricco di co&tiìzionì utili ,' e il
' più fecondo di utili azioni •
Non si può far bene senza '//•
hrth , * *
I Greci tiheti porhkrono' le
Arti Liberali ad nn^ eminenza ^ ila
cui' non han potuto mai decade*
te; r Romana agrèsti le riguar-
darono come futili , e' le getta-
rono ai loro schiavi , e non tb-
' bere niente di bello ' se non da*
Greci ; versp^nandosene - poi -e
sottomettendosi alla Grecia ds
* loro ingiustamente soggiogata
grecizzarono , e più per fasto che
per sentimento accordarono /ì-
berth alle Afti Libérsii yt a-cW
nobilmente le esercitava » e tnol«
ti
4^ ^tB
Wno' i!hi'«a tome /
: lai titf&tÈ è' ntctiiarià inkùt"
ie\ E'iatjiltò vìvtT aH^-óscum',
che Wbtt-dkart f subì talétó a
j*òt€!ftoi'r inciti t)- Hfanulcl . .
' T*rtm»i "«óho atichr i Maèstri
ffcè^'tortiin'amettttr eòsfriit^oiio là
fiioventà a ^guire serv|lxràX7tè ^lé
iota ptxtkhct'' fTtèthc pet Ip
^lù'^rnzft reotia /semai radòrrd-
fiietjt«^. Chi ragionar, Vuole che
altri t^fòiii V KscoJta fé> itàgìotiì
«HHil, .le ciònftofiita'^CoÌJc jitt^-
l^rie, éìstvne<t e ^^ròvaùdofè ìqk
gliori eWle èrJei^leadtftrì^- per-
e^iiìòm'lm il «àjo pieno cfi sèi
m^sò^ ^ vi ^iìr saputo serbare qval-
é^re, spazk» dà farvi entrare i
bsoni mziocin^l alrrtii, t $lòg^
finite ie^^'faNaciè. Chi lama
'^i^ttiliré 9 iìon ciOmkmik , espone'
ìh^él: iìpnx ton ilarità e con doi-
K I
Alf^ épUHzzk de! Maesrrd òifel
Méténrfte corristìomhi, là di)Cifità
et* giétràtji ; liiimà i XX ^io}ra!ùì ^
iidn' è UHtrtfntt^tt. ^Ltifertà «
Ar ttttttf tallii -che* le IbrcF adft
tìetsntf . Ulil>tdiénza cor'di^é alfa
ihaestà delle Lcfegi è Ja' base del-
h iihn^i Le fc^i sonc^ ' per il
ben pu^bncor e 'ptivfito ', é sòHó
opcfrà oi tutta la tocsetà . A chi
jioÀ fUééianO , e^cà dallfi ibcie»
#4 9 iion k pernarbi .
la mena ét^ìi Artisti è tà
ùsétxri^ttìe leggi del Buoti Ci^'
atò'. I tefhittar; sfeiio esiliati dal
budn GH$te . • .
Là lf4ertè fatta l^Artkta*
Ofelia facilità d'eseÈJizioné^ ch«r
a tanta SKitia alle ^ere . Que-
sta'fteiUtà proviene dalla prari-
ca V ^^* deistrez^a ài iHaha ,'
dalla vivaipità .dell' ingegna , e
dA'tidn soikla teorìa. Dimqt^e tiòo
è^'pti j^ofiAtttì: siaém toro'
«8
liineséa ; ke naturàZmeih'te' U j^-
sedessero^ é si iascias^ero sedare
dalle ìoSi 9 'senjtà &^i irti capi«
tale 9 come si i^ espocto ali' attic^
lo ùvoni . ' ' .' ' *
LIBONE tttnt U famósa tcra^^
piò di Giòve Olfmpjco iji^tl Peto-'
pónnesOy dove (fsrii 4f anni ceJc-'
Wavartsi ì giuochi olìr^picié il
temi>io èra' ITorico," Ìi^b^q a-^o
predi, alto tf?, e largo 95^ cir-
coi^dato da gran numero di col^^'
ne , è CDpert<;f ^ttMt di jjar-
iho 5, jnventione'cjj Bisa^ d^ Na»^
so . li irottirèspizio davanti, e di
dierró def feit>^i<) èra orbato dì
.scultiirtf .> ,V itìt^rijo ; era '■ ^ .^fltó
ordini di cbfòane^itosteiiìenh^^^ir
leriei Nel' meizp era la^cranìdg
jtituà* Giòve p. li ca^^o adope-
ra di Fidia ; Htz 69 piedi; » %tti
assisa vs€ toccava quasi il tettai
se si àh:avd,',là Wbndaviif, Em'
d* drò' e d' avòrio , stjiva ia lirt
trono tutto di ora^ '# ^ ^f imne ,'
e' di sculture ; nel j^iedcstaMo e-
rano scolpita molte deità in òróì,
I calzoni e \l manto di Giove
. eran ciscllati ài bestie e di fio*
ri: il capo era cotonato d^ olivo;
alla destra Yeìieva urta virjtorii d*
avorio e d'orò, alla sinistra uj£d
scettro d' Ogni xt^tt^Wp con Un''
atfuila in punta.' Sii per la t(;sta,
gli ivo)az:£avanb le sue 0glie , te
tre Grazie , e le tre Ore . C^e-
^à Statua era dunque un misto
d*'òroVd*àvorip9 di gemme, di
sculrura, di pittura « e d'ioghi
f enere di metalli , di bestie» è
i vegetali , E fìurc T abilità di
Fidia vi fu approvata àz Giove
stesso, poiché hnita 1', opera, I^
artista pregò il Dio che gli mb-
itrasse il suo feradinJénto - Subi-
to cadde un fulmine nel temr^
pio : ifofitriflsegno incoptrastabit
a' ap^rovatioìaic. Par Che ffiT
an-
«nttcbi f<M«H9 alla . xov^cU di
pai.
' E' anche bctiibilé che per pre-
servar queir avòrio cTail' umidità
di QDcl sli6 palustre, ;i umeilar
va d'olio il pavimento. All'ia-
coptro ■ pet còrts^T^ir dal]' arsÌC7
ciò la Minerva tu la tocca d'A-
3 ne, .>' inaiava (f aCqua i Me-
_ io in Hpidatitó , ti piàiità' il
rro'bo d'Esculapialppu. ua foi-.
za'.. ■ '", ■ - • ■
tatst l« st^ Llbone arcHi-
tett6 ìrtèmpfo si Giunóne, an-
foepòfjca,. cir^ndato di colon-
ie ,''ufla Jelle duali, era dì óuei-
ctì, cM sa petctià - , Quivi era
htttdia per 'la cofsa'.del bel ses-
to, ■eìai ditìe 'aiklte rjpartite' io
tre classi , . fanciulle , ragazze »
gfovanl : to^reVa^Q in gonaellino
(he non, arrivava /che al ginoc-
dhÌ9 : la 'giirrohe )>resedevano ..
fit che gli aucictij iòssero più.
tìSREttb . ■ Ógni , Artitn
hi à' averne un9 in'tasca perno-
farri qUaifto osserva 4i rimarche-
vók dovunùue egli va. Questa
i il più. bai modo di divertirsi ^
C, cosi si divertiva' e si arricchì-
vi Pussino ispcciiatote .dalla ne-..
thme .
Disegnare il modello nelle Ac-
. ^etnìe , i d's$enare la sfanchez-
ia ( J'^iflatione , e in un anad
sé ' ne pouono fare appena conto ,
«',! rnb"ììii(n tj dell' uomo soQo d'
U« numero indefioilo. Il model-,
ih i s'
U.nnn ,■ .-:,.. .i;.,.^a
rteap[-.cc icnia ch'elìa .sene
■It li hY et 1 ù ifìii. un tebocetto,,
per.lin oswtvatore.che'v] recislci)
lh''stfiu?.i (jiiaofo scoile cfi più,"
pregevole in aMliitec(uta,.ìr] avi-:
ut^t in pobili, in piodiuioni na-^
.turali ..in cohuir ^ V>-.t&»Ì é*
luin< è di «nibre, j>),gni{>pi> pà
in.^ta^ti altri oggetti edatEidpn-
tt, che iglì Wvjranno^pòi:' nella
conppsizicine deJlc sue'apcsc.
Chi lavora ha bisogno dì «olr
Ucvo. Prezioso wlliew», ricfea-
xibne vera uccoire U jùn^ ji
litrttci,
. LICENZA • Fu dóraapdato i
Vaolo Veronue dóade '^udl*
tund' ombra tu-ua sùoquadro,-*
gli ritMte i una umibJk __Ìi$
pitia . Cosi pus»!» tante tiftn^
V che non sono che dì&iti .
L' arti&ta si preo^e lietntA ài
q^mmecier ditèlli per tiaiaa vnì^
bellezza . Dunque «glì i m. ai-,
foglioso che lipresunu abile di^
riparare ai tuoi dìtéttì con . W"
Ince su^ecìari . Vp<£9gIÌo à pa-
gacò di dispietao . .ff vero heU^^
Tsanaa difillo aiwno '- Ma 1«
narura di un misto di be.lla^^V.
diicttqsa. Ma-I' Aitc.txiii à na-
tura , i imitazione della Iwlla tuM
tura. Ma il diferto dil cifaboirii
bello. Oìbà. Si dice «pa$soP»T,
Mia che tjMtl bil viti nan *kU_»
umttliiKcima. PàccaMino» senàt
tutte le liitnxf-
■ LIGQRIOCP'>"J nofjifaNav
poletano m. ijSo , Ar<^tBtto, d>'
S. Pìerro , fece i} deposito di Pao-
lo IV , il Casino .nel boschetto
del Vaticano*, il palaxzctto di
i^ncellotti-a Piaxza Navona afa
Skiccagna: ..ojMre di 'buona «f-
litettura. D^pinsejMclMaehia-
roscuro. Fu ingegnere. .£.a «i«i,
Pfin(;i{al,. appli^^oee Sa si) '.la
antichit^i.^ie-Jntsutc «>n E!0rr:
co fedeli .. Queste su« operfi-di;^-
segnaie ài tua mano^ono.in.ffl'aR
patt^:i)eIIa.T4gif libraria di. To>
; LINEA ©'APE^LE. Jfiìfm'
gfanaa ^^k* lintt t,j^ il 09^0'
4< UÒf
ilei, dia gDUi fittm dèli^Cncnì\
Cioè > niun • giom^i ssàtz dflfnisé
re ^ o sia svasa studio v
• Plfoia rtferisQtf die Apelle és4
sendo a&dato. da Protò^ae , non
ve lo tcoYÒrf e per farsi tonocce^
te prerr . um ffemmelh ^ tondasté
$ol €olore roprà uub tàvèU Una
Une» di somma tenus$k* ProtCH
gene ritomitty a casA^' « vedutxl
^uel tratto ^ penaè subito che non
poteva essere auto altra che À-^
jttUe; ma egli cén altro, calore
sondt^sr ìfi qailU stuia Und li**
»e^ pia .tenute ; e poi disse alii
aaa.'iràcchia', sé ritorna * colui ^
mosttaglieia , Ritoraò h^\t<t e
vergogftmffdrsi jii vgdei^si sorpas^
sgto $. fo0 um ietto colori stgb le
linee i «9» ^0jciànde pià^ lùego à
iettigliene^ Prdtogene ai diede
per vintOi PUnid avea visto que'
eoi Uvoia éhe ai brucia poi nei
palazzo di Cesare sul Palatiao^
e V avfg considerata con avidità ^
benché r npii contenesse heila sua
fpajliosaiac^heaza. che iinee ap-*
pensf visibili « e comparisse un
jiientu i£a tante opere ecceiieatt
di mpici «rriati 4
Gli eruditi,. ndri gii sii Arfi<4
atj f (i aoìnof lanibiccati B cerrel'*
4o) pec léf^i^gare queste linee te**
niii € piùr tenui segate àst una pid
Snuissioia. M^ derPiks non voi«i
; impazzire à sciògliere il n^
dOjy h téglia i intécpcetando ^uel<4
le' lipfèf per ddineaiHénti di coii-^
tfltoi( .ini .e cocretti j Queata^ in*
tfiXpUUizim^ è la ptùsfinsata, mi*
è.<9<9ntrikrùt ^HefipariQlebdi Pliirtoa
Ma: se Piinio si- èiispie^ato^ ma^ì
le, suo damiO. ^Ji non ecta a»
Vàu^ì nia amato» ^ e coche taltf
lodava tutte le secchezze delpé»^
nelli lottili» le fineaze de*i2i^K
li ejde'.pdli» >e atemirava ^uei
di- efei JUlQ «nnwratp di^^m
*■*;-
ématòrs, eìie fanno tra lord fià»
sare P ammirazione di mano ia
mano. L' O'di^ Ciotto non ^era
che utf trattd di mand^ ^Come hi
linee d* Apellr) « se ^pieU'O ea-«
stesse Ancóra ^ fiiontef ebòtf in una
yenditjl ad alto prezzo j ma gP
intelligenti io vahiterebbero pea
2 nei che val^ un d ^ Se quella
fnei -d' Apelle -« di Pfotogentf
fbsserd state iiWer oonie- le vuole
PìiàiOy il Vinta consisteva a chi
^ avèà il tratto più fino . - Il che
prdvdriibbe ch^ il j^usto di qué*
famosi^ tempi- fosse durcTy . secco '•
meschino, óomdfQ|>oi il gotico «
Ora ai fa cdh^^ter il pregiò del
tratto lìelltf larghezza^ « nelle
masse ^ ^. si d^ce «ntf helU mmn^
chi e uria barba ben dipinti « Pro»
lOgend i Impiegò sette anni sona*
ti per far un quadro ^ d'una sohi
figura i bisogna dire eh' egli «ves^
se gran gusto Rileccarsi/ - • 1
LINBA DI BELLEZZAr.^ Pa^
féot ha fatto cònsiséerd ia bellezi^
za in una linea tlitticdi Ffogarf
pittóre inglese i Oravo nello .Ca-
ricature y ha voluto prdvaie chtf
la linea deUa belkaza - è oudeg*
giente^ e simile alia» ietterò. S ^
tf perciò il ragno tài€. non hm
niente di ondeggiai) ^ non Onè
esser b^llo. Ma ^ìi si potrebbe
dire che il ragno è bello j. perche
ha deli^ ondeggiante .• Falconai
ha riposta cotal linea nel 'r«rsbydS#
e nello ft idee iato ìì Altri Ithan^
■c^ .pretesa nel fianmeggddSrfe , ne
Menga- nel -serpeggiàntse , InauW
, £ che lined hr il'aver iihA^
/éztà ? . Ninna: La. bellecfa s»
StìtmgL d^itfma Successione e d^iu»
ac'ciordo di linee ihfinite «Htfmni
ti fra lòto, Diae^ar la belieazli
ìr.S, in oer^j^junirfv ta'^^Mde^
giMfin^ itt./fpwn4>>aito ft èjm*
di-
j&troe Dscttransnte J« .doio^en
e. la piegiievoikezft*) Chi vuol
parlar di Iìmc€ f dica che la ret-»
aa lande alia . rigidezza antica «
che le forme ccjuipQ^te di linea
che si tagtiaoo ^ngohmfcnte. so-
no dure i che la ciicolare è pe-*
aaQ te ; x che la vera. bdle:9sa del-»
Jb fórme è prodotta da iia gtaa
unacni di lince diffareAti , la
«inali .par che. tutte tendano a
fondegéiArsH « non si (rìtoadano^
• JLeonardo cb Viaeì , Ra£&ello f
Coraggio., Caracci ec. hanno
fatto «pere ocoeUeoti senza par*
]ai> mat di tìntt di. bellezza . Sa
a'.è parlato^ molto quando V arte^
«boKiuta; ma eoi parlarne fkoitsi
ò liinessa # .
^^ LINGUAGGIO d^W Atta pit^
lOnca è il talento 41 comporre > di
«Usegnar«t di colorire . £^ una
preparazione^ «htfpottata aqual^
che esattttza ai .deve apfflicare
ai soggetti ohe ti hanno da e»«
ptimere , . .
Qualuaquo Ungué . non h cha
«na chiave pei aprire un tesoro.
Fjrattanto .molti non fanno che
pvOvista'di chiavi', anche irn^giT*
■itct aenzamai aF^ice alcuno scri^
gno. Am:he:i alcuni Artisti si eoa**
tentano^ Ai p^ssedttt il lipgu^g^
flio tMl^ wt9f a Olente altro. L»
Scuola .Veoeziaiiar. ha avuto spen
alaknnte untai goato, unican
BHSDtét inteiw a cattivar glioc^
chi r-t.Metehins eloquen^ queUè
di paÉDle e di fiaaiaeikxa soetan^
aa . Poesia meschina quella jd^
ba^ìtcelle oattom « di vessi po^
veri di jocsé .'E chct.piMure soao^
•uelie :; cti ^ Paolo ».VeH«ieae y. éàs,
TistòroBtQ^y e di tanti nltrfjifotk
Veneci ? .Si «(pattai Tiziano •
A,hhoadaaza< aenaa «celta i iussa
eaoft giiidÌBÌtt.s>€oa^^xuqpi:bisa.
-iv
toc 0
xarre^xonttasti brillane aflféttat*
ti 9. e piùaéFettatà pompa di drap^
pi, tumulto e £racas80 di 'ColQrÌ4
to . . E r. interessa y e la conve*
nienza , e iLdiSegno ^ a J' esbi«s^
sioae ,• e y e, e ? Cerchrnsf^ a!&roA
ve V si troyana i« Correggio, ^naf
Caiacci i in Idomenichino ^ e sa
le vuoi mtté insieme eminands^
aime , eccola, in RaAelkr . La
scuola Veneziana n^poOra in sa*
gfio Ijtf mai pensato a'.iateressac
£r mente a il cuore. Reynòlda
la paragona a quel cha dica SM'*
kespear ad una favola- raccontata
da un pazzo ,' piena di tridofidan-*
ze e di gran parole , ma cho nel
fondo non significa niaofe ,
LOCALE . Il rosso ^ uà «o-»
lor propria d' un oggetto rosso •
Ma questo* rosso degradato dall'
iaterposizione d' una quantità pii|
ó meno grande d^ aria r h il ao«
|ore hodle *
Questa degradaziona che- ai os<»
ierva nella natura, è ciò «he si
èbianxa priUpenitféf it&réa-, Ella
non a soggetta # regole fisse* co^
ose Ja prospettiva irnèat4 w La de^
gradazione è piùr o meno rapida 9
secondo^ che Paria è ^ì^ o -men
carica di vapori •- Varia anch^
seconda r oi^ano Mi» svista i chi
ha, la vista pia corta,- veda i to^
lorr pia, degradati ^ Variai alttttsi
secondo le ote del gioriMy,:a se^
eondo' i varj" «coi<fenti da^ pòlve^
tK dsauvoléf di stremfi «cr^ che
diradano oaddenaaner divMamen*J
te r atawsieta » V artkoa devtf
tj^er conta* di tutti ^esti can^
eiameotf f pep dare ar sUoi^ qa*^
ari il ^iusio' odor lóggh ^ ' ^
la ÌA$stkt^ è la/^ialiti- ch^
non appartsene al %a^té0ì ma
80Ìtanco> ad uii>^ta hfiicfé li na**
iop^ una. Imdità ^dagfi ^firécani ^
la JbniCtewi' h .MmA rl0ùàlM, diff
Cai*
4B IIM
Calmucchi) a* qutlì disdiivbiie
molto la bellezza ideale , Fin qui
la località va bene, ^ necessa*
ria .
Ma vji motto male , ed è un
difetto , se è in quelle figure che
debbono essere belle da per mt^
to . L; Apollo j il Lao^onte , le
Veneri • i Raffiielli ec. sono d'
«na -bellezza universale; -sono
belle dovunque ài ha idea giusta
del beilo . Ma Id figure' de^ Pit^
tori Veneziani sonò figure mera-
mente Veipezìane ; ie figure ' di
Rubens noti sòtK>'éKe Fiémmin-
ghe . L9€éìiti> disgustose •
• Per iscaiisar^ si fatte località^
che sonò meschinità individuali ,
bisogna operare non' di pratica,
ma sceigliete le parti più belle
della pwbell^ maturi, prenderne
le ibrme ^incufiaN «• grànifi , ed
«seguitali tièffo idialè.^ ^ r' "
Anche il Paesaggio ,* benché slìa
«n genere subalterivo alla Storia ,
ileve uscir fuori dafla^ Uealiti ,
come han fatto Passino^ Tizia-
no , Domenicbino , Claudio Eo^^
TCneseee. Ma i Pianai ngbi non'
iuinao Copiatp ch6. bei siti di
Fùmijlra . Un paesaggio hetUe è
Il lavoro d' una veduta unica •
Il bei paesaggio è il risultato é^
«n gran numero di sttSdj . -
Il Ritratto piar d^ogni «Itro
«enere è soggetto Mi ìifcmiità :
Sa da r4ppreiMntare ledéiniefttè 1*
ibdìVidiio còlla iocMità dèèdénu-^
mt » L* artista però devie tacer-
ne quanto più può i difetti-; Ka
da farne 1* elogio e non la ati-
ra v ha da ipettemi del grande ,
jha da sbandii'ttd le aifèttaziòni ,
e tutte le fut^ità delle mode ,
che divengOR di^rtnabfli subho
che cessano di esser mode . Il
yitratto ha da generalizzarci aU
pieno collg scn^cità del porta*
LOM
mento naturale. Perciò -piaceraii»
no sempre i- ritratti di Tiziano «
e di Vandick \ e perciò quelli de*
Francesi dei secoia XVlil sono
ifisoffribili .
LOMBARDO Q4»ietro') archi-
tetto e scultore Veneto del seco-
lo XV • Il deposito di i>inte in
Ravenna è opera su^t ' come la.
Chiosa di S.GìOf'é Paoiò^in Vene-
zia%. k chièsa de* Certosini ^ la
Torre' déW Orokgio in piazza
S. M^rco , il sepolcro del Cardi-
nal Zeno in S. Marco, il Fon-
daco de- Treschi a Rialto, la
Chiesa di S. Maria Mater Do-
mini , la Scuola della Misericor*
dia , il Chiostra ^i & Ciusdna
a Padova : opere ^cc ^emigoti-
ohe . '
- Mattinò della famìglia del sud*
detto fece in Venezia la Scuola
di' S. Marco 'consistente in due
an^pié pÀt ' ' ben ^decorate * W^^isit
è anche «uà 'la .chle^A di S. Zac*
caria colla facciata w ckie ordini ••
A sup figlio si attribuisce- la chie*^
éa di S. Gio: Crisostomo .
' Figli di Pietro furon Tullio e
Antonio , che fecero i pregevoli
bassi rilievi nella Cappella dei
Santo a Padova. Tullio architet-
tò iii Treviso la chiesa della Ma-
^nna« e in Venezia la chiesa
del Salvatore a croce di tre tra-
verse con tre archi fintai tetto.
* Sante Lombardo n. 1504 nu
z^tfo della stessa famiglia edi^
fico in Venezia la Scuòia di S.
Rocco , e il palazzo Vendra*
mini , il quale è ben propor«>
zionato , ha un bei cornicione ^
ma i a tre ordini corinti . Sì
crede Anche suo il palazzo Tre»
visani , e quello di Gradenigo .
•LONTANO. Le figure iomé^
ne mostrano sovente la mano e
il tttlento deir Artista, il quala.
vi
«i lit' messo meno stiidio > e pia
libertà di esecuzione. • ^
Non si possòiì dare metodi pre-
sisi per trattare i« JoatanéntKje •
Sono sogsette alJe diverse circb>»
stanze de climi, delle stagioni ,
delle ore 9 dello statodei cielo ec.
B' ben ordinario che gli oggetti
più vicini compariscano più soli-
di di ìxiasse, più vivi io. colore ,
più netti hefr e^ressione dtlh
ioro .forme che quelli che sono
l»iù lontani « Ma se questi rice-
vono più gran luo^, e quelli ne
scino privi « allora i l<pus^$ deb«
jbon ^sser , più decisi , ma oon- me-
glio dettagli • . ^f ^,
^ «Per ilare fuggic gli oggetti^,
jnon.è necessarioi impiegar, tinte
grigé nelle hmansiuie^ e riser-
vare i colori' brillanti pier il da-
vanti. Si posaon usar i colori
più ricchi anche nel k^ntiMo^ se
la verità io ^ci^gt ^ come se il So-
le è air orizzonte!, e pure gii o^
^etti fuggiranno. La giustezza
de* toni 9 ^.90in la lettura delle
tinte, è la sola che faccia fuggii
•1% gli oggetti. . ... «
Per r.esecttzioiie , ti coknoide^
la perfezione è. conservate in hnr
ja»{/ la franchezza de' colori aa-
joegandoli gli uni negli altri , e
dar quella indecisione di forme
che la natura per lo più ci mò»
£tra negli oggetti ben lontani ,'^
. LORME i^iliJftnB dey m.
t%77 ' architetto Fta»iCfse studiò
in Italia , e introdusse in Francia
Gualche gusto ^ Il suo ^palazzo
ella Tuilìerie ha un basamento
continuato beo intaso; ma quelle
folonnc ioniche ricinte da cinr
que bande scolpite a capriccio
sono strane . La fabbrica non* fu
proseguita da Lorme . Il suo gu-
4CO ne* profili fìi secco. V*è di
lui un trattato della maniera di
i)/<. B. Arti T. II,
LOR 49
-fiibbricar bene e a jioche~«pese ,
e un altro su T Architettura . E-
gli fu il primo a. scriver sul ta-
glio delle pietre» ma assai in
confuso.
LUCIDO. E* un inconvenien-
te de* quadri ^ olio«.. quando i
raggi luminosi e i vlsualiTomia-
no jin angolo retto colla super-
ficie dipinta » Questo lucido spa^
rjsce quando essi raggi cadono
obliquamente. Deve perciò una
Pittura ad olio posta verticale
mente ricever W lume costan te-
mente obliauo, o venga dall'air
to o lateralmente .
^ (Questo lt$cfdo si perde quahdo y
rar^ ne ha Aìswxttst la vernice
prodotta dalP uscita de^Ii , olj ^
Ma ne siègu^ presto la distruzio-
ne de*'<;olori.
Nelle altre specie di Pitture
questo lucido non ha^ luo^« per*,
^hè le superfìcie porose vi. assor-
biscon la luce. Ma^^ quella ad o-
lio. indurisce quando e secca ^ e -
Jirende. un , polito^ che rifiette là
uce córoiì- la vernice . !
1 Per evitare questo jAconveni^nr
'te 9< 9Ì pot re bb^. mescolale cssenzi^
di trementina con i colori stenk^
ji^ati ^eJi' olio . Quel liquore di-
HiàeìL cprpo grasso, e ne ìmpe-
disce il coagulamento , donde il
fufido. Ma tal pittura non è di
moiu durata,. .Si adopera non^ii^
i)neno nelle pitture di decorazio^
ne esposte^ var j Jumi . » '
LUME-^ Si consideri prima
quello dfl Soie nelle sei divijjio-
ni |>rincipali dell' W^if , dd né"
scer.e / deU| mattina , del tneK.tfi-
dì , ^^1- ^iorft9^^ dei tramontare .
In questi sei tet^i .il Inms va-
ria, e prende Ufi" carattere si di-
j^tinto , \ che influisce . iqpltissimo
in tutte .le cose della nattKa , «
merita V attenziono degli A^^
D ' sti •
so LUM
sti . Gli Arrìsti saranno ricchi
d^immaginazioni , e sapranno far
buon uso dell& Ìoro ricchezze ,
se contempleranno Ja Natura do-
viziosa ugualmenteL che savia..
Alba. ì>el giorno.
L' A urora colorisce dolcemen te
le estremità de' corpi, comincia
a dissipar le tenebre della notte ,
e r aria pregna- ancora di vapo-
ri , lascia gli oggetti indecisi .
Se i vapori soiio meno densi, gli
oggetti sonOi più, distuitr.. Il So-
le però^ non è comparso , dunque
le ombre non possono; esséi^ mol-
to sensibili . Tutti i corpi deb-
bofìo partecipare della;» freschezza
deir aria yi e restar- ih una specie
di mezza-tinta .< Il cielo non ha
da esser carico 'di^ nubi; e se ve
De sono-, noa hanno da esser lu-
minose che agli; orli .. > Il fondo
del cielo vuol, essere d* un azzurro*
spuro,, pili chiaro però verso le
sue parti orizzontali , affinchè
spiccai, meglio la^. volta celeste ,.
e comparisca.!* origine della- lu-
ce r quivi il cielo^ s^ colorirà ì*'
Un incarnato- vermiglio* fin ad u-
na certa elevazione eoa > bande al-
ternati vamen te [ dorate e: argenti-
ne, le quali diminuiranno in vi-
vacità a misura, che si allontana-
no dai: sito «donde esce la luce.
Tempo. Opportuno è questo per
V Artista che abbia da rappresen-
tar- caccie V amori , accampamen-
ti,, presedi fortezze. Aurora ra-
pì Cefalo , Paride Elena- i; Ado-
ne si separò' da Venere per insel-
varsi, Meleagro.si pose ad inse-
guire il cignale di Calidonia . . .
quando ? AJKAlba .. Al lume dell'
Alba Alessandro' nelle campagne -
d'Arfaele M. le Brun Io fa com-
parir vittorioso di Dario;.
LUM
Nascer del. Sole •
^ AI sorgere del Sòie la Naturi
si abbellisce di- colorì vivaci e
brillanti, la gioja. rinasce,, tutto
si rinvigorisce. Il Sole: slancia
i suoi priniF raggi- s\r le cime de'
monti, degli alberi e d'egli c^ificj e
tutti- gif oggetti si rilievanàsot-
to un bel cielo :. le ombre si al-
lungano, e le ^rojezionf e i dif-
ferenti piani dii tutti gli oggetti
sono più distintamente sensibili •
Si suppone- ih Ciclo sereno .
, Questo è il momento il più fa-
vorevole per i . Paesaggi , Paulo
Bril,. Claudio Lorenese l'hanno
saputo cogliere a maraviglia j. t
Nicola. Poussin V ha saputo> coti
felicità introdurre- in- tanti sog-p
setti di Storia , nella^ Guarigione
de' Ciechi,, ntl' Mosè- salvato «
nel S. Gio. Battista neiP.acqur
del Gjordàn&.>.
Matti K A .
Non di' rado accade che* la
mattina il Cfelo s' intorbidi , e
che sorgano» venti e- temporali .
E difHcil rappresentare questi* ac-
cidènti di» tristezza .. Convengo-
no però- molto ai soggetti* diurne-
stizia . Càracci' suppose un- cielo
coperto e' tenebroso nel suo mar*
tirio di S.. Stefano per ispirare
più orrore e afflizione . ^
Mezzodì"..
Può il Pittore imitare le vivez-
ze del meriggio che abbaglian là
vista? No \ dunque' noi faccia .
Non si faccia, mai. quel cher non
^i può far bene .
Se converrà talvolta trattare
qualche fatto avvenuto a£ làtzzx^
d^,
dì) si nasconda il sole tra nubi,
tiberi', monti, edificj, e s'indi-
chi queir astro per alcuni rag^i
the scapitano da quelle interposi-
zioni i Sì badi che allora i corpi
ìion danno ombra j o poca , e che
S colóri per la troppa vivezza
della kice compariscono men vi"
vi/ che nelle ore quando la luce
è più temperata . ^ Vi si applichi-
no dunque colori rotti , e non
mai colori brillanti e interi , co-
me si avesse da dispular coltole
per eclissarlo.
Si osservi ancora- che ciascun
tiggètto in questo tempo ha il
«uo lume partrcolarè, e' h sua
^Mnbra , la quale non arriva agli
aggetti vicini'v-il che huocc mól-
to alla formazione de* gruppi . Si
eviti dunque più che si può il
ìneriggio , d quando vi si è ob-
bligato , s* impieghino poche fi- ~
^ure . I soggetti che più vi qua-
drano son quelli di riposo.
Giorno .
Le variazioni in questo tempo^
sono più considerabili , special-
•mente Testate. Il Sole è più ar^
dente nel giorno che nella mat-
tina, indora mirabilmente le nu-'
vole , vi si dipinge . Se ha pio-
vuto , e il Sole ricomparisce , la
■natura si riveste ài bei colori , e
tutti gli oggetti carichi di gócce
d^ acqua divengono tanti specchj
che si rimandano e moltiplicano
i colori degli oggetti vicini . Che
scena incantatrice per i Pittori !
I pia gran Coloristi si sono
npprofhtati di questo tempo, il
quale permette d'ordinare il cie-
lo e i lumi , come più piace al
Pittore ingegnoso , e di fare om-
t>re fiere, donde spargansi riflessi
tensibiii per far risaltare tutto H
quadro con vigere* Prova mara-
vi^liosa ne danno ì Baccanali di
Tiziano •
TrÀMOICTAR DSL SOIK .
L'orizzonte è infuocato, e quan-
to quel lume incontra è tinto di
color di fuòco : in certi t^mpi t
quasi TOSSO o d' un arancio vivo ;
talvolta le nuvole sono violacee .
Quanto più bizzarri sono que-»
sti accidenti, più debbonsi nota**
re , per farne giusto uso . Sono
ben diversi da quelli delP alba s
i colori* sono più risentiti e più
secchi •
CONSIDEHAZIONI
Sopra i Lumi é
Il Zumè si comunica in quat'-^
tro maniere differenti .
1. Dair alto cade a piombo
sopra un oggettb, e ne iiluminsi
la parte eminenre.; Questo lume
supremo deve dominare, ma non
Tipetersi : si richiama soltanto
con èchi su le diverse parti del hi
composizione»
2. Il lume può strisciare su gli
-oggetti: questo va d'una tinta
più gaja del lume supremo.
3« A misura che il lume si -al-
lontana dal principio che M pro-
doce, s'indebolisce , si confonde
nella massa dell'aria, efinalmetf-
te si ha per perduto.
4. Vn corpo senza essef diret-
tamente illuminato, può riceveve
il lume da un altro corpo vici-
no , che glielo' riflette . • Questo
rifieiso è luminosa a tenóre del
c<ixpo che lo ribalza , e ài fì^^Wo
che lo riceve * Quello che lo ri-
ceve, riceve anche /^ gradazioni
deir oggetto che lo comunicar-*
Da Si
5^ LUM
Si deve anche considerate il
tume reiativaa^ente all'espressio-
ne del soggetto. Vuol essere ri-
splendente 9 moderato, oscuro,
se il soggetto è ilare ^ tempera-
to, o tristo .
Il lume partecipa del colore
fir Ojjgetto che lo produce . Se
ene iipmediatamente dal Sole ,
d^ un bianco dorato ; se dalla
luna, d'un bianco argentina; se
da una face o dal fuoco, è ix>s-
so . Il lume è ancor di^reate »
se emana dal Sole puro o invi^
iuppato di vapori ^ se da una fiac«
cola chiara, o da un incendio
fumoso.
Quando il corpo luminoso è
uguale al corpo opaco, la metà
di Questo è illuminata dalla me-
tà ael corpo luminoso, e l'om-
bra è uguale al corpo opac^. Il
corpo opaco dà' un'ombra piik
piccola di se, quando è men gran-
de del corpo luminoso.
^ Il còrpo iilunvinato dà più om-
bre differenti, quanto più sono
i corpi luminosi che io illumina-
lo. Ma la più oscura vien dal
corpo luminoso più lontano . . .
La lucè , che si riflette da' cor^
pi duri e levigati, se ne slancia
ristretta e risplendente . Più lar-
^a e' meno brillante sì rimanda
da' còrpi molli . Perciò è più dol-
ce il Itfme che si sparge su le
carni, di quello che va su le os-
sa * Le terre lavorate non com-
pariscon sì chiare , come i ciot*
fòli , le sabbie , gli scogli • La par-
te superior delle foglie è più ìh-
r stra, perchè è più Tìscia dell' in-
feriore . Le stoffe di lino e di
\^ótòne fer la stessa causa non
sono> lucide come quelle di seta »
Le statue riflettonp luce più vi-
va, e fanno ombre forti ; .onde se
«ono buone per la bellezza delle
LUM
forme ,• noi sono certe x per tra»*
portar i loro effetti di fumé alle
ligure de' viventi .
Gli oggetti colpiti dal lume
rimandato Ha . altrr oggetti , ne
prendono il colore, che si mes-
cola col color proprio. Chi pas-
seggia per un. prato > sembra a-
vere dei verdastro »
Il lume cambia il color prò*
prio d'un o^ge^io, ma partecipa
di qiiel colore. E' dunque un
difetto spinger la luce fin al bian«-
co , e r ombra fin al nero .
Gli ometti . sono più distinti
in un cielo nuvoloso, perchè lo
sguardo, non è abbagliato..
Le ombre per. il Tume del sole
sono più decise che per qualun-
ijue altro lume ^ frattanto sonò
^nza durezza, purché non sieno
in luoghi coperti , dove il lume
iristretto fa» gli oggetti più di^
stinti:- .
Per avere una dimostrazione
sensibile della degradazione della
luce, si osservi un^ galleria u--,
gualmente ben illuminata eador<-
fìsi di statue di marmo bianco
collocate in distanze uguali. Là
statua più vicina sii 'sarà più
chiara, e le une si distaccheran-
no in bruno svt le altre, la srr
conda su la prima , la terza più
in bruno su la seconda >; e cqsì
via via . Le ombre all' incontro
s' indeboliscono quanto sono più
lohtane^ così che se le statue fos-
sero di basalto , la prima si ve^
drebbe staccata in nero, su la se-
conda, e la più lontana gli com*
parirebbe la più chiara.
T Regola generale è che il più
gran lume deve colpire nel me^-
zo del quadro. Non ne siegi^e.
però che debba essere un lume
solo. Rembraqt.. ha. praticato co-
sì : ma è pericoloso imitarlo . I
mi-
LUM
rnlgliori Coloristi hanno imitata
la natura, la quale Éon è prodi-
ga di lumi subordinati . I mae-
stri Veneziani han dato un tjuarto
del quadro al iui>ie principale^ e
ai secondar) > un altro quarto all'
ombra più forte, e il resto alle
mezze tinte . I Fiamminghi han
dato meno spazio al lume , per
tenderlo più vivo , e hanno fatto
Je ombre più spaziose e piò for-
ti . Ma con questa pratica non
6Ì tondegpian le figure ; pare an-
zi che 5 incrostino nel fondo .
S' imiti attentamente la Natu-
ra. La Natura opera in grande;
Ecco il grappolo d' uva di Tizia-
no : ciascun acino ha il suo lume
e h sua ombra, e il suo riflesso ,
ma tutti insieme formano una
snassa grande di lume e di ombra •
Non ne' dettagli dunque , ma nel
carattere generale dell' opera s'
impiegherà la mano maestra .
E* importante la, scelta de* Lt^-
tni , lì più favorevole è quello
che viene dall'alto, sì per l'ar-
tista che per gli spettatori • Quel-
lo^ che viene dal meriggio è più
vivo , iQa più vario j quello del
'settentrione è più costante , ma
'più tetro . ■
L' intrigo degli artisti è dipin-
gere in luogo chiuso soggetti rap-
presentati all'aperto. Rubens.fa-
'ceva come i paesisti , dipingeva i
modelli illuminati ali* aperto dal
' lume generale , e anche dal Sole .
LUMEGGIARE è una specie
*di pittura fatta su le stampe con
colori sciolti nella gomma.
Si lumeggiano stampe di vedute
per la camera^ottica .
Si lumeggiano anche cattlVe
stampe d' immagini pef il volgo .
Ma lumeggiare a caro prezzo
. buone stampe di quadri ccceUen-
' ti è imbruttire il bello i '
LL'M 53
La lumeggiatura è utile alla
Storia Naturale , per far com- '
prender meglio ^li oggetti co'
colori proprj . L' incisione in tal
caso non deve esser fortemente e-
sprèssa, e il tono delia stampa
va tenuto assai dolce .
LUNGHI C Martino-) archi-
tetto Lombardo del secolo XVt
operò molto in Roma . Le sue o-
gere sono la Chiesa Nuova , le
facciate di S. Girolamo degli
Schiavoni , della Consolazione ,
delle Convertite ; il Campanile
di Campidoglio , il Palazzo Bor-
ghese . ' lì suo ' stile fu piuttosto
grandioso , buone modanature ,
ma non senza difetti .
' Suo figlio Onorio fu bisbetico «
come si osserva nella Chiesa di
S. Maria Liberatrice in Campo
Vaccino , nell'altare di S. Paolo ,
nel Cortile di Verospi , dovje fe-
ce ^nche la galleria e la loggu ,
é nella Chiesa di S. trarlo alCotT
so . Egli fece anche il legista ,
e il letterato.
Ancora più strambalato fu suo
figlio Martino m. 1657 . Basta
vedere S. Antonino de' Portoghe-
si, S. Vincenzo e Anastasio. Ma
r aitar maggiore in S. Carlo ai
Corso, e la famosa Scala Gae-
tani , ora Ruspoli , sono anche
'di suo disegno , e di uno stile
più sodo . Irregolare ugualmente
m architettura, e in morale.
LURAGO (Rocco') m. 1590
architetto Lombardo edificò in
Genova il palazzo Doria Tursi
in strada nuova ; edificio vasto ^
sontuoso,. d'un aipctto teatrale',
poco comodo, e ai. gusto impu-
ro. Pio V. gli fece ^bbricore la
Chiesa e il Convento . de' Dome-
nicani al Bosco sua patria : oper^
jqolto iodata •
D 3
MAO
J4
MAC
MAC
MAC
IVxACCHIE . Se alcune parti
di colore non sono d'accordo con
quelle che son loro vicine , fan-
no macchie in un quadro. Se ne
veggono spesso in Rubens , il
eguale non fondeva i colori , ma
li metteva sovente l'uno a canto
all'altro. Su' muri si veggono
macchie , che pajono , specialmen-'
te agli artisti , figure e gruppi .
£ pare che parecchi artisti ab-
bian preso per modelli delle loro
composizioni le macchie de' muri .
; MACCHINE . Si crede che i
Pittori antichi non conoscessero
le macchine pittoresche , dove tut-
to ha da essere in moto e in gran
moto. Peccato .' Eglino certa-
mente conobbero laDellezza, il
carattere , l' espressione , la gran^
diosità: e conobbero queste cose
nel grado supremo * Ma le idee
delle grandi macchine ripiene di
figure in grandi movimenti , non
^no entrate che nella te$ta de'
moderni \ non già di Michelan-
felo 9 di RafFaelTo, de' Caracci ,
i Guido , né di Domenichino :
eglino non ebbero questa gloria.
Questa gloria fu riserbata a Cor-
tona, e alla greggia de' suoi i-
mitatori , Giordano , Solimena 9
Corrado ec.
Par che Leon Batista Alberti
AtI secolo XV prevedesse il re-
jgno At* macchinisti 9M0X che dis-
se 99 che i pittori per comparir
'„ ferrili non sieguono regola ntU
9> le loro composizioni » e metton
„ tutto a caso e in tumulto »
,9 riempiendo ogni cantone : meo-
99 tre che quegli che vuol metter
9} dignità nella ^ìua storia , deve
9, cercar! la semplicità . Un prin-
99 cipe $i mostra maestoso coli' e- «
99 sprimer i suoi ordini iti poche
9*9 parole 9 ma con tutta V autori*
99 tà . L'abbondanza nuoce alla
99 dignità . Io amo i quadri co-
99 me i drammi 9 che imj>ieghino
9, meno personaggi che sia possi-
,9 bile ".
MACHCA edificò per Carlo
V il palazzo di Granada 9 tutto
di pietra di taglio : la facciata è
a bugne con 8 colonne doriche
su piedestalli stonati in bassori-
lievo, il secondo piano è di 8 '
colonne Joniche, e al ài sopra
sono pilastri . V atrio è circola-
re con portico , con loggia di co «*
lonnè 9 ma con archi . Dtì resto
Ja fabbrica è ben intesa .
MADERNOCCi»r/a) n. ijj^J
m- 1^29 da stuccatore Comasco
si trasmutò in architetto Roma-
no. Le «uè prime architetture
furono la chiesa di S. Giacomo
degl' Incurabili , la Cupola di S.
Gio. de' Fiorentini 9 la facciata
di S. Susanna . .Da queste inar-
chitetture passò al compiniento
di S. Pietro Vaticano , dove non
restava da far altro che compire
il braccio d' avanti come eraji
gli altri tre già belli e compiti •
Il Maderno volle slungar questo
braccio, e coli' ingrandire guastò
tui*
MAD
tutto, impiceoIi< Da croCe gre-
ca ne scappò croce latina) e ne
uscì un ailuvio di stroppiature ;
navette meschine, la gran cupo-
la occultata , non pia punto di
veduta. Egli s^iiabro^iiò nelle
ruine della chiesa vecchia, onde
non seppe tirar la nuova giunta
a dirittura , la inclinò al merig-
gio. Nel portico poi, enellafacr
ciata egli sepjie inzeppare «fuanti
più spropositi si posspn fare in
una gran fabbrica. £ pure ne ri-
portò tal grido che non ai ardi-
va di porre pietra itk Roma sen-
:ta il suo oracolo . Terminò il
Palazzo Quirinale , vi fece la sa-
la, e la cappella • Trasportò dal
tempio della Pace la Colonna eh'
«gli eresse C<^hi sa perchè) a S.
Saria 24ag^iore . Fece la chiesa
della Vittoria, di S.^ Lucia in
Selce , di S. Chiara , il coro e la
cupola di S. Andrea ideila Val-
le : rimodernò il palazzo Stroz-
zi , e Lanceliotti ; compì quello
di Borghese jdalla parte .di Ri-
cetta. L* unica sua opera buona
iu il Palazzo Matiei, trattato
con grand iotiti, e con porte e
finestre ben profilate . Diede aq?
che principio al palazzo Barba^r
Tini .
MAESTRO. I morti >aono i
gran maestri de Vivi . Gli anti-
chi ài z mila anni fa, e i mo*
derni da a secoli in qua ammae-
strano egregiamente e gratis «
Tutta la difficolti ò di saperli
consultare . . .
Consultare le opere de^oreder
cessori non significa copiarle , e
rendersi loro schiavi . Conviene
studiarle, e farsi emuli a loro.
Ma questo studio non può farsi
-se non si è prima studiata ben
Ja natura.
Senza que^gran Métstri ^^ so-
MAE 5s
lo studio della natura ridurrebbe,
l'artista al punto in cui si trovò
il primo inventore deir arte, e i
suoi progressi non sorpasserebbe-
ro quelli dtì primo inventore .
Convien coir esperienza apjprofit-»
tarsi di tutti i secoli passati . L'
esperienza c'insegna a veder la
natura . Questa si scucire a tutti
^li occhi ; ma gli occhi debbono
imparare a vederla. Ella ci offre
io spettacolo delie più htììt for-
me, ma i maestri e' insegnano a
discernerle.
Nel considerar le opere de'
Maestri , convien ricercar i^ prin«
<ipj per i quali hanno operato.
La loro arte è nascosta, T os-
servatore r ha da scoprire • £
meglio la scoprirà coli es&iiie suo
proprio , che colle parole d* altri .
Col suo discernimento distìngue-
rà in quelle opere l'eccellente,
l'ordinario, il difettoso.
^ Chi si sarà più arricchito de'
tesori antichi e moderni, avi:à
più invenzione, purché abbia qual-
che t^sta . Chi r ha debole , re-
sterà oppresso da quelle ricchez-
ze . E chi r ha storta , non saprà
ordinarie, neppur conoscerle. Ma
chi ha succienti disoosizioni , e
si è ben alimentato delle cose mi-
gliori delia madre natura, e d&'
principali maestri antichi e mo-
derni , e ha preso V abitudine di
continuamente nudrirsene, sapr^
httk inventare •
. V invenzione è la facoltà d\
unire in una maniera nuova je i-
dee ricevute • Da niente niente ,
da po^o poco. In ogni genere si
spn vedute sempre montagne par^
torire sorci, non già per man>-
canza d* ingegno , ma - di buona
istruzione .
MAGAZZINI per i grani ri-
chiedqn esposizione fresca e a-
D 4 sciut-
i^,
MAC
sciatta. Per'gli-oJf temperata.
Per ledila iun^iddll* umido. Cia-
scun di qìitstf edifici ylior] csiser
isoiato 9 e remòto ^alle abitazio-
ni. Più refl^dtl i F€rtili , e le
-Polyerietc . Décora^ioive $emp}i-
cissimji che abnunzj la solidità ^;
accessi facHi , scale agiate .
MAGIA nel senso proprio è*
ancora intanata con altri errori
in alctifìe té&te M volgo. • Nel-
senso ftsttrata fiorisce per le sco-*
perte ddlei^Scienze 9 e per il prò-
gre^o delle Arti .
La mag$0 della' Pittura 9 della
Scultura , dcIJ* Architettura 9 deli*
Incisione ,'. incanta la vista , co-
rne ìsi*magÌM deli' EkMjuenz^ ,
deila'Toesiay e «iella Mùsica in-
canta r udito.
Ogni arte liberale ha la sua
magia . La Pittura è la più se-
ducente colie sue illusioni , e se*
duce per V ordinanza 9 per la bel-
lezza e per la correzione delle fi-
gure 9 per le espressioni , e spe-
cialmente per il vigore del colo-
rito . Dalla vivezza del colorito 9
dair armonia e dall'accordo de*
toni vicini 9 dalla distribuzione
de' lumi e delle ombre risulta la
TTitigia dì dar rilievo adìm ogjget-
to che non ne ha veruno 9 e di
farlo come staccare dal quadro . >
' La regione dtìlt Belle Arti è
il paese de* prodigi . Gli artisti
con sq^nadre e compassi 9 con pen-
irelli e scalpelli 9 sono i maghi
che incantano dolcemente ^li oc-
chi 9 muovono il cuore , istrui-
stónò ih mille maniere , sommi-
nistrano deliziee comodità 9 crea-'
no ^ ricreano ìjuei che' vogliono ,
fin a risuscitar morti ^ è immor-'
talizzare Immortali » e farli com-
parir vivi e attivi . -
' Ogni Artistti 'si creda mago 9 si
lasci andare alla illusione fin a'
MAO"
crec|lilK^ destinatio d* operar . pf(V
dig<f . Chi non istima la sua ar-
te superióre a tutte le a)tc«9 re-
sterà confuso' nella fo]l«. Riguar-^ •
di pure con occhio di compassio- '
ne chiunque è ih altra professiò*
ne . Nella repubblica delle Arti »
eh' è un paese d' illusiofii , gode
ctaMAino dell' error seducente di '
erodere eh' egli porn^^^la testa su-
periore « qtudunque iìd'tro con. cut.
si misura . Ma rari sono i gigan*
tr : e que' rari si sona tn^iganti-^
ti perdiè si sono creduti nani •
Cht hehìk msgUi
MAGRO 9 secco è opposto al
largo 9 al morbido , al gr^ndio*
so . Chi vede 1* nstura in gran-
de 9 non la vedrà mai magra.
Nella ittfaaaia dell' arte 9 tutto
era magro ; si andava a tastoni e
con timore. Il timore e l'inespe-
rienza generaao necessariamente
magreKK» . La mégreKK» à da per
tutto un dnktto:» W però virtiV
impiegar a proposito qiralchetEat-
to fino • La haensa non è mi-
griKXA.
MAJ^VlOCCéuh'stfoJa')Ttia^
remino n, 1377 m. 1^447 sculto-
re e architetto 4 Per A Hbnso Re
di Napoli fece il palàzio di Pòg-
gio Reale 9 di' era degno di con-
servarsi . Era un ouadrato con
portici di pilastri jonici al prr*^
mó piano 9 corinti al secondo, e
senza risalti di^ustosi . Anche ri
cortile era quadro con belle logge
all' intomo>9 e con sontuosa sca-
la nel me%zo« La porta del Ca-»
9tel nuòvo a gmsa d'arco trion-
fale è ancora mirabile . In Roma
egli fece il palazzo e la Chiesa
di S. lyiarco, il cortil diS. Da-
maso nel Vaticano . Egli mori »
Napoli , e il Re Alfonso volle
che cinquanta persone vestite d'i
hitto assistessero alle sue esequie >
MAL
« che fili 81 erigesse im monu-
mentò di marmo •
MAITANI (.Lorenzo^ Sanese
artista del secolo' XIV eresse la
famósa facciata del Duomo d' Or-
vieto del gusto che si dice go-
tico .
Malta è impasto di calce
con arena, o con altre tnaterie
consimili. Dsdh malta dipende
tutta la bontà delU costruzione .
Per aver buona malta , vi vo-
gliono buoni ingredienti « in gìu-^
sta dose, e stemprati col sudor
della fronte ^ cioè per lungo tem- i
pò invece di molta acqua.. Cosi
lisaron gli antichi, e l'effetto
chi ha occhi lo vede • La miglior
arena è la foKKolana : è eccellen-
te aixche il mattone pesto, o te-
gola, o scorie di ferrò . Con que-
ste materie mescolate coti calce e
con olio di lino o di noce si fa
tiha malta impenetrabii all' ac^
qua . V. Prìncipi d* Architettura*
MANDROCLE si rese cele-
bre per quel Ponte di barche sul
fipsroro , o sia sul canale di Co-
stantinopoli , su cui sfilò dall' A-
sia in Europa la grand' armata
Persiana, con cui Dario voleva
ingojarsi la Grecia . Per conser-
var la memoria di questo avveni-
mento singolare ed efiimero , Man-
drocle stesso né fece un quadro »
e lo appese a Samo nel tempio di
Xiiunone coli' iscrizione : „ Man-
'„ drocle dopo d* aver costruito
„ un ponte di barche nel Bosfo-
^ ro per ordine del Re Dario,
^, dedicò a Giunone questo mo-
'„ numento, che fa onore a Samo
^, sua patria , e gloria al suo ar-
„ tefice " .
MANIERA , stile , o caratte*
te di ciascun artista è la parti-»
colarità che io singolarizza e lo
distingue da un altro.
MAN 57'
Il gibvane facilmente s^ ìngan*
na col creder gìoriosn Jz maniera
del suo maestro : lo imita per-
ciò , e imita ,un' difètto • Lo sco-
po dell' arte è la^ bella natura,, e
la bella, natura si deve ricercare
nelle ^oduzioni delie Arti , e
non già la pratica particolare dell'
artista •
La maniera d* un grand' arti-
sta, per quanto sia bella, è sem-
pre difettosa, perchè non è esat-
tamente mai la bella natura ; si
risente sempre del suo carattere
personale dipendente dalla sua or-
ganizzazione . A questo difetto
il servile imitatore aggiunge il
suo proprio proveniente dal suo*
carattere particolare . Ed ecco, di-
fetti sopra difetti .
Per preservarsi da questo con-
tagio ^ convien riflettere che i
maestri non sono grandi per la lor
maniera » ma per le bellezze che
sono nelle loro opere . Pet me-
glio conóscer le bellezze non bi-
sogna attaccarsi tenacemente ad
un maestro y e prenderselo per u-
nica guida . Gli si rimarrà molto
inferiore. Non si diviene' gran-
de che Coti* osservare le cose mi-
gliori de' più grandi , e convertir-
sele in sugo e in sangue. Raf-
faello.
Dalla maniera sempre più o me-
no difettosa viene il vizio delP
Ammanierato . %
Si dice ammanierato l'afFettas-
to. Affettazione è una pessima
imitazione della semplicità , della
naturalezza, della nobiltà, delle
grazie
o per improprietà di ibrme , di
disposizione, di espressione^, di
colori ec.
5? MAN.
Si è anche ammitmetéto ^x ri-
petizione frequente delle stesse ,
cose . La natura è infinita nelle
5ue modifìcazipni.
Giovani , osservare V amm^Mh^'
Ysto in Quanto disprezzo egli è
nel nnondo. Osservate i belli ori-
ginali nella loro semplicità quan-
to sono stimati in ogni genere .
I nobili personaggi di Raffaello »
le sue savie disposizioni , la sua
correzione elegante ; il colorito'
vero e forte ai Tiziano, le gra-
zie di Correggio e di Guido , 1'
espressioni oi Dom^enicbino. £c«
co le belle maniere che incanta-
no ognuno 9 né possono prender-
ai che per preg j , come ouelle
< che più si accostano alle bellezze
della natura.
MANLIO (i^terdinando*) ar-
chitettò ^^apoletano Atì secolo
,ÌVL costruì l'Ospedale della Nun-
ziata , aprì Je strade Ai porta No-
lana, e di Montoli veto, ingran-
dì la grotta di Pozzuoli y dise«
gnò il ponte di Cai>ua, è pro-
sciugò diversi terreni palustri •
MANO mAenrà , di buona
« mano • Raffaello adoperò più la
testa che la mano ; in molte sue
opere si servì delle m^»/ de' suoi
allievi . Ma senza destrezza di
mano la più gran testa rimane
inerte. £e Arti sono nulle sen—
za r unione della teoria colla
pratica '.
In OJanda Cornelio Ketel do-
se còlle dita della sinistra, pun-
que giunse a dipinge^^ co^ piedi .
Questa bizzarria non mostra, al-
tro se non che si può coiìdini-
coltà far male q.uellp chi facil-
mente si può far benp . Egli pe-
rò diceva ibenéji die tutto serye
MAN
di strumento quando si ha, inge- .
gno. Ma ebbe torto a lasciare
uno strumento Tacile per un al- '
tro più difficile .
£' difficile lavorar bene colle
manfj e colle altre estremità del.
corpo .
MANEGGIARE il pennello ,
Io scalpello , la riga, e il compas-.
so , è un mestiere » o la parte ma-
nuale àdÌQ Arti •
I maestri della Scuola Romana.
e Fiorentina non ftiron eccellenti
in questo meccanismo , il quale
fece g.ran progresso nelle scuole
inferiori . L arte ha, degenera-
to , quando questo mestiere è di-
venuto più seducente. Non però.
si deve trascurare; è anzi neces-
sario al piacere degli occhi . Per
il piacere degli occhi l'arte eser-
cita il suo impero nel cupre e
nella mente «
MANSARD C Frjtncefco ) n.
1598 m. 1666 uno de' pàù rino-
biati architetti Parigini , laborio-
so, e di talento. Fece in Parigi
molti palazzi , di Conti , di Boufl-
lon , di T0I0S3 ec. Tra le sue
, opere principali è la facciata de'
Minimi , in cui. impiegò il do-
rico colle metope perfettamente
Quadrate , compenetrò basi e ca-
pitelli . Egli è r inventore di
^ueir appartamento sul tetto, che
i Francesi chiamano alla JMan^
sard : invenzione non felice ; met-
ter una casa su 1' altra è contro
1' uniti . Questo architetto non
era mai. contento de' suoi dise-
gni, disfaceva, rifaceva, muta-
va , approvava , disapprovava :
cjifetto di testa non perspicace ;
Giulio Arduino n. 1^47 m, 1708
prese il cognome di Mansard per
esser figlio d' una sorella del pre-O-
detto Mansard. Forse niun ar-
chitetto ha fatta tanta fortuna
quan-
MAR'
oiianta m f«ce Arduino sotto Lul^
gì XIV ; Tutte le fabbriche di
^uel sontuoso Re furon sue *, Giu-
gni, Trianon , MarJy,; Je piaz-
ze di Lui§i XIV, delle Vitto- .
rie ; S. Ciro , S. Cloud ec. La
graridissima fu VersagJieS) defi-'
nito Favorito sen^a merito : non
ha di bello che T Argncerig de-
coratsi di colonne' doriche . Né
Arduino ebbe altro merito che
del fuoco d' in^maginazione ; dei
resto era scorretto ^ e prodigo di.
ornati.
' MARCHIONE sciiltore e ar-,
chi tetto d' Arezzo del secolo XIII.
Fu scelto d4 Innocenzo III. per
fare | rn Rotna Y ospedale , di S.
Spirito, la chiesa di S. Silvestro v
ia Cappella dtl Presepe, Torre
de* Conti , la sola fabbrica tutta-
via esistente . In Arezzo egli e-*
resse la Chiesa della Parrocchia
colla facciata a tre ordini di co-
lonne , ^uali minute tuète scolj^i-
te , quali a spira , altre accoppia-»
te a due a, due , altre isflTasciate a
quattro a quattro su mensole ef-
figiate in bestie. Tal era ij gu-
sto di quel tempo, in cui T ar-
chitetto scultore impiegava scul*
tura invece di architetture : '
Confonde le due hggi é se
mal note •
* MARGARITONE d* Arezzo
pittore, scultore, architetto del
'secolo Xllt. fece in Ancona il
Palazzo de' Governatori , e la chie-
sa di S.Ciriaco. Nella sua patria
proseguì il puomp disegnato da
Lapo. Egli mori di 77 anni con
piacere , indispettito di vedere
scemato il suo credito s^ misura
che cresceva quello de' professori
giovani . Vizio generale de- vec-
chi, nc'qukli tutto è duro. Con-
MAft %%
tra questa durejzza il preservativo
è lo studio continuo, e star al
giorno delle nuove scopate 9 le,
quali dimostrana che* la ragion
umana fa sempre qualche pro-
gresso.
MARmA degli Anticlii. N05
dispiacerà ' ai giovani artisti il (
trovare in questo Dizionario al-
quanti articoli principali spettan-
ti al costume degli Antichi . Vi
troveranno come in abbozzo Ma^^
fina 1 Milixjia , NoK.7:,e , Pompt
funebri^ Ri pi Religiósi ^ Trio»»
jj, Presti, Queste nozioni prelif
niinari serviranno al giovane ^tu«
d^oso per meglio erudirsi còlle
sculture antiche, colle opere de^
moderni che hanno studiata Tan»^
tichità t e cqlla lettura degli au-
tori che la trattiene e$pr^ssamfj;)7
te . * .
E' pìi^ che vano cercar T ori-
gine della NnvigaKJ9ne • Ella \
inventata da tutti i DopoU chf
Itbitano su le sponde del mare .
I Selvaggi veggon fluttuare degli
alberi , e ne incavano qualcuno
per farne un^ canòtto \ ovvero n^
riuniscono più , e ne formano u-
pa zattera . Ecco per 1* artista *i
soggetti della prima indusitria
nautica . *
I Greci ebbero m'onojfls, , cioè
canotti ihcavatl in un albejro . t
Romani li chiì^navano tra/tari ^
perchè fatti d* un solo trave. Se
Plinio dà M Gem^ani canotti di
30 uomini , bisogna supporre c^
gli alberi allora fossero d^ una
grossezza enorme.
Ciascun popolo si faceva i ^4-
notti de' materiali del -$up paese .
,1 Bretoni li costruivano di^ ran^i
' flessibili 9 e li copri vau di ciio-
;jo , altri dì vinchi , q altri di
scheletri di pesci cetacej^. C^li
Egizi ur^bb^ecq di papiro, e.an-
clic
^6 MAR
tht di terra cotta bella e dipin-
ta : bisogna dire che ^rimassero
ben poco la loro' vita .
' Omero fa navigar il Re Ulisse
in nna'ffrertf costruita coHe sue
proprie mani regie . Sì p0Ò cre«^
dere.che tutta la flotta Greca di
mille vascelli condotta * da Aga-
inenAone Re de' Re , se non ers
di zattere , non sai'i stata che di'
battelli , o al più al più dì bar-
the pescarecce . B una barca pe-
scareccia' sarà stara la nave Ar-
go, in cui pli Eroi manovravano
li'ella spedizione degli Argonauti
famosa, e pecorescamente famo-
sissima ancora più delle nostre di
Cristoforo Colombo , di Aason ,
di Cook • Poveri antiquomani f
' I Romani non conobbero la
Inarina cltr nella seconda* guerra
Cartfl^nese . Le loro navi o bar-
èhé erano a remi , e là battaglia
navale era come la terrestre, poi-
ché una batta si abbrancava coli'
altra ^ e si battagliava su le pan>>
che come in terra .
La Poppa era alta ; arcuata a
guisa di tenda , variamente or*
nata, « coli' ittimagine del nVi-
me tutelare. In poppa stava il
tromandantt ,- e anche 11 fanale .
La Prua era a testa d' uccel*
lo; e perciò rostro, il becco, a
livello dell' acqua , armato di ra-
ne o di ferro; Qualche prua a-
vea più rostri , ma non tutti a
becco; alcuni erano a teste dì
varie bestie, per impedire che il
■ rostro non si impegnasse tanto nel-
la nave nemica da non poternelo
più trar fuori ; il che avrebbe ca-
gionato il naufragio di tutti i due
bastimenti . Anche la Prua era
ornata di pitture o di sculture ,
e dalla immagine principale pren-
deva nome la nave .
' Le navi da guerra | cioè h ga-
MAR
lete eran a più ordini di reali ì
come si vede nella Colonna Tra-"
jana e 'in altri monumenti , e nel-
le^ medaglie .' E benché questi or-
dini non fossero perpendicolari
Puno su r altro, ma a scacchie-
re , nondimeno erano imbarazzan-
ti . Perciò sotto Augusto non si
facevano che a 3 ordini , e poi
ad un' tiolò . ^
Le navi pia grandi non avea-
no che Un albero con un^ antenna
e con una vela di forma e di ma-
teria diversa . La vela de* Greci
e de^ Romani era di lino , e tri-
angolare , vela latina : . talvolta
mettevan altre piccola vele a pop*
pa e a prua.
^ Le ancore fUrono gran tempo
ignote : ' le barche si tiravan in
terra. I naufragi eran frequen-
ti, ancorché le navigazioni fos-
sero ben corte.
Nelle battaglie le navi alzava-
no ripari e torrette per i com-
battenti , e si abbassava P albe-
ro . Si combatteva con tirtfr pie-
tre, dardi, falci, fuochi, e mas-
se di metallo a foggia di delfino.
Si veniva finalmente al rampag-
gio, e uncinatesi le navi vi si
gettava un ponte , e si combat-
teva come in terra.-
MARMI quanto più puri , e
d' un grano più fino , più duri
sono , e resistono più alle ingiu-
rie dell' aria .
La parola Marmo sienifica lu-
stro ; onde gli antichi davan que-
sto nome ad ogni pietra che ac-
quistava lustro . Ora per marmo
s^ intende quella pietra calcarla
eh' è suscettibile di pulimento .
V origine de' marmi vien dal-
la decomposizione de' corpi orga-
nici marini .
L' architetto usa i marmi per
decorare. Decori pure", ma dove
e
MAR
e «come, con viene, .e ^r T'atmo-
nia de' colori impiegando varie
sorti di marmi , consulti quella
parte di pittura riguard4nte il
colorito. .^
Lo scultore non scolpirà che
marmò bianco . Di rado farà uso
del nero, del rosso: mai de' mar-
mi misti per statue , se non fosse
per qùalcne panneggiamento .
MARTINELLI C Domenico )
Lucchese n. 1^50 m. 171S . In
Roma fu lettore di Prospettiva e
di Architettura. A Vienna die-
de il disegno per. il palazzo di
Liectenstein , e accudì a molte
fabbriche di ponti, di fortifica-
zioni, e di palazzi per la Ger-
mania. Acquarellava con finez-
za , architettava passabilmente ;
ma era avaro e insocievole.
MASCHERINO C Ottaviano")
architetto Bolognese compì sotto
Paolo V il palazzo Quirinale col-
la scala a lumaca, fece la. chiesa
di S. Salvator in Lauro in risalti
e con colonne mal impiegate .
■Cqn più semplicità trattò ia Fac-
ciata del palazzo . e della chiesa
di S. Spinto , ma non così quel-
le della Scala, e della Traspon.-
tina .
MASSE d* ombra e di luce so-
no quelle grandezze che fissano
.lo spettatore.
In un quadro però una gran
massa di lume non deve esser
cagliata da un^ sola gran massa
d' ombra , Questo efTetto è vivo ,
perchè è raro, né deve diventar
la maniera costante d*un arti-
sta. Non accade che in un luo-
£o rinchiuso illuminato da un
lume che passa per un'apertura
ristretta , o da un lume artificia-
le . Questi etfétti singolari sono
stati ricercati dalla Scuola Olan-
4ese) la quale anche in questo
, MA5 4»
ba-.M^retlo r liipiti «dell' ac|e*i
Se qualche volta ^ peri^csso di
rappresentar la natura nelle «uè
singolarità, molto più si: deve
rappreseniDaria nella dolce aroio-
nia che fa il suo. . carattere prijir
cipaJe. -^ ' . .
I Veoeziani .sono at;ati. i p}k
gran, maestri ^ nell' attv d' inipie*-
gar.i lumi e le ombre, in grandi
masse , senza comparire di cercar
opposizioni vibienti ; . RaiTaello ,
Correggio, . Pulsino non hanno
mai affettato questo artificio di
grandi lumi e di grandi ..ombre #
Ne' loro quadri., gli oggetti sono
nella grande aria, e in campa-
gna aperta, dove non si veggo*
no queste parti forti di luce e di
oscurità . Molti non affettano
tali contrasti che per occultare;
le scorrezioni del disegno. «
Se questi sono eccessi, è. pere
vero che la natura colpisce, i sene-
si per le mass^ , e non per i det-
tagli : onde convien imitarla ne)
grande e non nel piccolo..
MA SUCCIO n. 1230 m. 1305
architetta e scultore Napoletano
terminò nella sua patria Castel
nuovo, la Chiesa di S. Maria la
Nuova . Eresse V Accivescovado
in gotico , ma in 0. Domenico
Maggiore diede qualche lampo
di gusto, più ancora in S. Gki.
Maggiore. Tra gli altri palazi^i
egii Kce anche quello di Colom-^
brano . ^ ^
Stefano Masuccio suo discepo-
lo m. i-a^S ebbe un poco più. di
gusto « Fece la Cer;tQsa di 3.
.Martino, il Castel S. Ermo, k
Chiese di S. Lorenzo « e dì $.
Gio. a Carbonara*. La. sua ope-
ra più rimarchevole è iil Campai
nile di.S. Chiara^ da. lui dise,-
gnato a cinque piani, come elv
meati ai cinque ordini 4' archi-
tet-
-fètrtìra; ma ^è- rinUsfb àf tet^o
'ordine. ' *
MATERIALt ^ La solidità
'^eli^ £ibi»riche dipende t, dalli
scelti! ét^ iha^trkihy i, d&l lóro
impiego «
2.. Per la scelta T artista lià
t)i$c%no di FisiVa » e più ancora
"di quel che si chiama onerta ,
i. Per- riftipiego convierie a-
lf^ riguardo i. aiix Ifuamhà : un
Tispàrmio mai a propositi caglio-
ina «fel^olèzza e rutna ; T eccesso^
pòrta dispendio > e offende h vf-
sta. t»AHa diftrtéuttf'one: ipiù
deboli s' impieghino dóve si ri-
ciiiede meno forza . 3. Alla co^n-
flessione j h quale consiste ad u^
^i^ i materiali fra loro che ne
risulti -un giusto equilibrio di
4orze. " 1^
Vi Són de' pesi che agiscono
Tnerticalm^te da so in giù v tali
sono i muti dritti . Altri spin-
gono a destra e a sinistra, e per
osni verso, come le Volte, Per
calcolarne k pressione r bisogna
àìisurame la curvatura ; quanto
^più questa sarà abbassata, mag-
giore sfttft la spinta . Altri han-
no ima pressiome orizzontale ^
come i'SOfaJv i tetti ^ e alquanto
in linea obliqua . Convien dun-
qiKf calcolare/ Dunque l' archi-
tetto ha necessità di Matemati-
che - .'
MATTONI. Pietra fattizia
composta di argilla stemprata ,
impastata ,* che si mette in una
foima di iegnó , e si cuoce al
forno, dove diviene rossastra y
e ben consistente per la fabbri-
ca-.•
La bontà de' tnatfoni dipende
dalla qualità dèli' argilla , dal
nettarla d^opni. sassolino e d^ al-
tra materia impura , dallo stem-
prarla ben bene j iair rmi^asrari'
*iAT
la k dovére , e dat darle un giu-
sto srado dì cottura.
• L usò dì fabbricar con matto-
ili^h àntichistjjmo , Le nlàravigFie
di Babilonia %||an dì mattoni «
'Mattoni anche in Egitto, e in
Grecia , é in Roma ^ . . '
Ma si uisaron prima msttoni
crudi ' sccòàti al sole ^ E se ne
fecero de* s) grossi, che aveàn
cinque palmi per ogni verso . E-
tan cuoi. Ma non si potevati
'àdoprare che dopo cinque anni :
tanto tètnpo vi; voleva peV sec-
carsi * Se he facèvan anche d'
lina pàffvere dÌ4)òmice sì leggieri
ì:he galleggiavano liell* acqua . Ma
que buoni antichi si accorsero
che i mattoni crudi doravan |)o^
co . Infatti non se n' è mai ve-^
duto uno nelle fabbriche antiche ,
Pensaron dunque di cuocerli.
I mattoni torti noti 'si stabilr-
rono veramente in l^oma che
sotto aP Impetatori . Se ne ùsa-
tono dì tre diniensioiii . T j>iC-
I ' \'
coli quadrati di 7'r pbHici^ e
grossj^ X- , I mezzani i^^ , e
grossi 20 linee. I gfrandf 22 pòl-
lici , e grossi 22 linee. Se he fècef(>
anche de* triangolari • I /rian-
golari si atioperaVana per fivestf-
re i muri dì pietrame , mettendtx
la piulfa in aentro per fare ^ìvi
lega cfoi massiccio . ' E' per legar
meglio 1' internò còli esterna
mettevano ogni quatf'ro piedi u-
na o cfue file d\ mattoni quadri.
I mattóni grandi servivano^ per
gli archi e per le vòlte.' Gir an-
tichi non usaròn mai de' nostri
mattoni lunghi .
La fabbrica di mattoHì si sri-
•ma la più forte dì qualunque à?-
tra , perchè attrae più il ceftifcni-
to, e nefbrma viià Sotò;' nlaSsa '<.
Que-
tìoecto è ben comprovato daRe
fabbriche antiche , Je quali dòpo
tanti -secoli sono pia forti cne
inai. A quest'effetto mettevano
i Romani molta dili^^za in tar
ì mutroni , Vi frammischiavana
lina polvere H'im <?erto tufo pe-
sto» che ora si chiama rperone .
B* giallastro , e al fuoco diviene
Toissigno. V impnmevano anco-
ra i nomi di quakhe persona^g-
^io. Il che è ima riprova delk
cura che si prendevano d'una
materia cos) interessante.
MAUSOLEO- La vita de' mor-
ti è nella memoria de' vivi . Per
questa memoria si son inventati
sepolcri grandiosi . Il più gran-^
dioso fu quello di Mausolo Ke di
Caria , donde 'MauTohf ^
Ne' mavfoiei antichi la parte
essenziale era T Archirettura ; ta-
li le Piramidi , e le Moli di Au-
gusto, di Adriano 9^ di Cecilia
MetelJa ^ Ai Plauzio ec. Ne' bas-
si tempi un'urna col cadavero
distesovi sopra r Noi altri mo-
derni abbandoniamo tutto allo
Scultore. Egli ne fa un poema :
vi métte l'urna, e sopra il pef-
aonasgio in piedi , o a sedere, a
genuflesso , con molti simboli Su >
giù> df qua ,, di là .
II. far degli antichi era più na-
tuiaJe e più grandioso . Il nostro
è più conveniente per entro le
chiese , dove ordinariamente si
mettono i mausolei . Ma perchè
ficcarli entro chiese ?* V, Monu^-
? fnento-\. '
• MECCANISMO. La parte in-
^telfettuale dell'Arte conserverà
sempre il primo rango ^ ma Car-
rista non può esprimerla senza
in felice mecantitmo^ y cfoè senza
' opera dclh mano ,. I>er il senso
idevoie della vista han le sue
da passare al cuoit ci alla
MBC *fe
mente dej riguardanti . La tz^
nresen razione àdÌA natura visibl^
Je è il mezzo ch'egli ihipiegk
per parlare al pensieto ^ deve ega
dunque possccfcre tutti i mezzi
heccanici conducenti ad una bel-
la rappreséhtazione delia natura
visibile..
^ Tutti questi mezzi meccanici
st riducono in rappresiehtar un
oggetto qualunque in ttanieta che-
se ne concepisca ìV$utto insienie
senza che le sur parti subalterni
ce ne distraggano. -
. Se i* artista cspritee pteziosa»
mente ciascuna piccola patte d'
oggetto y ciaccóna piccora parte
CI distrarrà y e coS?t dfstìatti pet
ogni verso , non védreuio nien*-
te ; come niente si ascolta ,. se
20 persone parlan tutte in tin
ct>lpo. Tali dmrationi i^n sof-
no semplicemente inutili ^ sonò*
pregiudizievolf •
Si abfao-accia ad un colpo d^o^-
chio una scena che offre la iiatu*
rav ma vi sono mille particolari-
tà che Don si rimarcano. Nelhi
ste^a scena vi sono cose carat-
terrstiche, e queste fi fanho» im-
pressione . Or questo auad'rO' della
natura è qbello' che ratte dcvfe
imitare . La natura grandemente
osservata dettst ie leggi de! tnéc^
canismo dell' arte <- ,
• L* arte non deve esprimere che
r effetto generale , e le cose ca*
ratterrstiche^ perchè noi non Ve-
diamo che queste è il tutto- in-
sieme , U arte si ha da prestare
alla nostra facoltà di vedere .
Onde il pittore non tratterà uìi
paesaggio come lo scrutatore Bo-
tanico.
La perfezione ih tutte le parti-
e in tutti ì generi della Pittura ,.
dallo stile il più sublime della
storia fin air imitazione-delia na-
ta-
tvir$ morta 9 dipende dulk £ipoJ*
tà d' abbracqare id un colpo d'
occhio il tutta in f teme dèlia com-
posizione, il^^r^r^^ insieme deìV
espressione , i^tutttt imiemè del-
lo stiìt generale' dtX Colorito , il
tutto insieme étì chiaroscuro ^ il
tutto ii»>/eM^ di 'ciàieuii oggetto^
il qvtefe pnso separatamente può
esser J' oggetto principale dell ar-
tista .' Questo . i il gran mecca-
nismo diKafiTaello , di Correggio ,
di Titiaoe , di Dpmenichinò , di
Ifengs. ,
/Non ai è mai grande sènza
-negligere le picclolezze . E' un»
.perdita di tempo finir preziosa-
mente le parti subalterne p me^
schine .
Chi sa generalizzare e riUnirjp
4|rahdi idee. per forarne un iut-
'to , esprimerà verità grandi i^
.poche linee. Non perciò si deve
essére inesatto . Ma V esattezza
deve tendere al tutto e alle paliti
caratteristiche . La ricercatezza
ne* dettagli è on veleno per T ef-
fetto generale, •
E' meccitnismo falsò il ; delica-
to 9 il finito, il brillante. Il vé-
ro meecanirmo è ncJla verità ,
nella semplicità , neli' unirà del-
la natura . E il massimo meeca^
nismo è ne' soggetti più ènt9fe^**
ssnti ,
MECENATI , protettori ,
prpmotori. Intelligenti ^vano;,
ma . ignoranti nuocono moltis-
«imo 9 e tanto pii^ quanto più so*^
00 Signorazzi •
, Per lo più si giudica legger-
mente, in bene de' talenti > e Teg-
jieimente in male de' talènti for-
mati. Di questi due giudizi , i
primi aoa nilsi>. i secondi in-
giiisti.
.? Ma donde jfaesta fo^ degli
lipqMai potenti a decider cosi
senza co|»iizione, e sen^ giusti*'
ziV? Dalla stessa loro potenza.
Là superiorità' solleva an\ih/aJli-
bilità : infallibili non sonò i soli
Papi. ' ':
^ Protegger talenti perchè' si pa-
gano , e vanità ; e la vanita ^
debolezza di spacciajr viraggi
!che ci mancano . Proteggere' per
titoli e per ranghi è orgoglio; e
r org^o^IiÒ è xli credersi possedere
pregj che non si hanno,
C^i si lajgna di mancanza (fi
mécetiati, si lagni piuttosto dell'
eccesso di mecenati ignoranti'..
MENSOLA é come una tavor
letta che sporge dalla fabbrica
per sostenere cornici ', .figure > .va-
si ec. La mèmoU stessa è so*
stèntìta da un piede ^ che non i
piede, ma è un cartoccio in-
cartocciato in volute d' ogni
razza . E tutto questo si crede
^i>rnamento .11 Borromini ere*
'dette di adornare S. Gio. La-
terano coir impiegar mensole per
sostener le colonne delle nicchie
nella navata m^giore . E quelU
navata maggióre è creduta bella
da chi non cQnosce il bello . £
qual bellezza in tali sporti pò;
sticcj , dbe non sono in n atura ',
né nascono dalla fabbrica ? An^
che nel Palazzo Farnese 'le inu-
'tili colonne alle fintòtrc sono so-
stenute da mensole sempre ridi-
cole . '
MERCIER C Giacomo 7^ ) . A
che serve numerar" le sue opere
architettoniche . ta principale ^
la Sorbona: orditfatkgli dal Cardi**;
nal de Richéi^eq , e formica di
tutti gli abusi.'
MESCHINO è il disegno se è
di piccole e strette fotme . La
composizione $ mesthina , se non
spiega tutte le ricchezze àtì sog-
getto , MescbinM è {'esecuzione;
se
tàtS
«e l trmìdta e secca . ' ]ll(efcJSiÌH9^ è
fo stile, se è piccolo» freddo,
leccato . Il genere è meschino ^^
fte piccolo in se stesso non è jri*
levato dalia bellezza dell' esecu-
zione. La scelta può ^essere sì
mescIfmM da non potj^r essere so*
«tenuta da vepina risórsa delPar-
te. Tal è quella di certi Pittori
Olandesi che si sono^ avviliti ne'
più sucidi sospetti di pidocchio-
«i e d"* abriacm . Frattanto quel-
le abiezioni si comprano a pe-
io d' oro. Che direbbero i Itaf-
laelli e ' j Pussini , se vedessero
questo oh raggio dhè. la ricchez-
za fa all'arte? ^ -
MESTICRH è ogni arte inec-
•canica e manuale^ Anche le Ar-
• ti Liberali hanno il loro mecca-
nismo: ma questo loro meccania-
<jno ricniede del talento.
W mestiere dtììsk Pittura non ai
ristringe al solo manc^iò d^
{lennelio . Abbraccia aircora^il tir
éntù di ben dis^nare, di ag-
(^rup^are) di di^rre ì colori ^
vii cniaroscuro . Chi possiede qu^^
«té parti ùtì mestiere pittorioo
js^rà uq buon pittore. Ma noa
perciò sàr^ un arttttJi d' ing*-
La bellezza e l' espressioiie cor
stitttiscoQo r arte . Ca bellezza
non può sussistere senza V e«»iei-
sione. La sola espressione oà la
vita ; e la bdllecza non pi|Ò es-
ser bella se non i vivente : eUa
è il prodotto d'un corpo beilo,
'intelligente, e senaicnte.
Air incontro 1^ espressione può
«issistere se^za bellezza • Quindi
non può ricusarsi il titolo d' Ar-
tiata ad Alberto Duro , e a Rem-
brandr « i quali, fecero, cose es-
•ptessive y ma non belle . Raffael-
la uni r espressione alla bellez-
vM>^ ed è il principe dell' arte •
Di^ B. Arti T. IL
MET é<
fi tanti Pittori che posseggono il
solo mestiere étlU Pittura» sono
«rtiei,aiii buoni e anche eccellen-
ti, ma moh artis€i%
METIGO fece in Atene una
piazza che portava il auo nome ;
e lo stesso/nsnie «vea «a altro
edificio dove si ten^a tribunale .
£ qnal più grand' onore si può
hvt ad un artista di merito }
MICHELOZZO Micheipsai
neultoiie e architetto ^Fiorentino
fu iàtk artista di «erito nel secoi-
ÌQ XV 4 Le opere sue in Firenze
sono, il Palazzo Riccardi, gtsn-
4lmo palazzo , >ia la finestra dnl
primo piano non è a piombo del
portone 9 e il cornicione è. riem-
po g&^ve * La ristaurazione dtl
Palazzo Vecchio . Il Convento
de^ Domenicani , il Noviziato di
-S. Crocè, il palazzo Corsi , ^
okn palazzi a Mugello , a Car^r
^, a Fiesole: tutte opere ben
intese .
MILIZIA • I aecoli eroici prer
cederono l' assedio • di Troiai «
furo» il prittcìpki della vita so-
ciale nella Giieci^,' quando gli
uomini laapiarono la vita sei*
Taggia . •
• No'v tempi eroici si eokivava
pQ^ la terra ; gli -uomini erano
più pastori che agricoltori, cioè
erano più barbari che colti. Po-
chr cacone in vaat^ solitudini .
i mostri ciascevan in pay«, e
quakhe eelva^gint era uoasto an-
cora neir indipeodtaSNi abusando
della sua ibaa a r^are e ad uc-
cidere* Quindi le gesta de' primi
eroi iurono dì dtfemder la socie-
tà, distr^isgendo fiere , e feroci .
Apollo uficisie il serpente Pitone,
Ercole T idra , Perseo Torca mar
rioa che voleva divorarsi Andc^
mada , Bellorofonte la Chimera ,
Te&eo il Minotauro . tt lorQ ar*
£ me
/-
66
kiL
»«
me erano sas^ , ; fxKce , dardi ,
bastoni . Ercole fece Je ^uc fo«c ,
colla sua tèrribil clava;; egli era ,
un eroe ben .aelvatjico colia sua
pelle di Lione » colla sua vora-
cità, ^rpssolanoi dt passioni in-
domabili , e di m C0cs^i» fe-
roce. • ^ . . '^ ...
Con questi eror diistraftori di
mostri: le focietà si' rìnforearona
a^pipfe più » 'Ma le città' non e-
.mno ctr/Btpanne. Ciiascona c«-
. panna conteneva un popolo inte-
ro, che avca il SUO" Re , i suoi
ir^ochirOnsagistrKtiy e la sua ar-
.tnsta. era: di tutti gir atti alle
^tmì^ ....
U sentimento» ^i ciascun» so-
detà era di viver in* pace n^l sua
*«cnav e dì guardar in cagnesco
•le altre. Quindj coraggio deli
^ne contro le altre .. Ciascuna an-
dava contto gli assassini , ed era
«ssassihr. Chi non «ra abitante
della sua- capan»?, era straniera,
«ibè barbara, ostile- I trofei del
vittoriósa eran di portarsi via i
-buoi e le pecore- altrui . Si ruba-
va |>er terra: ugualmente che in-
tnare^. e la- . pirateria era anche-
- «roicav Si rapivan' anche I?>on ne,
ie il i^rttod' Blèna , che volle es-
^re rapita^ produsse .la coajecfe-
i^aiione di tutti i regoli Greciv
«cr di9trusf?er Troia . .
. Le i^rmi difensive erano x. L
Bkfio detto c/ww,. perchè m o-
"rtgine era di pelle di cane mari-
no. Ilmefalìo più usitato dagli
^ticlii èra ir ramc^ L«: natura'
iabbondrpiù di ferro,, ma l'arte-
ì!on sapeva- ancora lavorarlo . Poi
ftiron di pcMé di toro, e poi di
^ame coOCTta d* pcHc pclow: per
^ar ài ^guerriero wì? aria' pi« ne-
«I : e ^per più fitrSira- w sormon-
tato da pia «wi(fw di crinite dr
«•de di cavallo a sventolarsi^ i.
MIL
elmo sì attaccava sotto aP
con coregge. Avca anche I9
z^ Le CoraK.K^ erano per Io piA
di rame, af?une a maglia, altre
di' grossa tefa .> Su la corazza si
metteva un manf<jllo di pelle di
lione, o di toro,. od' orso, odi
liopardo . La . Corazzar venivua
stretta da ona larga cintura guar-
nita di metallo. -
Anche le gambe cfaff'difese qa
piastre di metallo ^ Onde un guer-
riero Greco er» tutto df ramer*
Figura sfavorevole alle belle "at-
ti , Tuttói questo merallo* non bij-
stavar . ^
y. Lo S^ctidh coptiva* rotto 11
corpo. Era d» pjì^. <^«oJ ^y*»»*
coperti di rame . Si maneggiava^
colla sinistra infilata ìn^ una' co-
reggia . . Dal mezzo iiscfva- una-
punta- offensiva . Su jgli «cudi i
Poeti hanno effigiato* ^ocl chr
han voluto. ,^ i •
Le ^arme offensive e™b' 1. La*
JL^nff'a ben lunga , cfi lé^no , coft
punta- di rame. Ai^che f altra
stremi tà era puntuta per* confic-
carsi in* terrea quando*^ il guerriero
voleva riposarsi',.
2. ri' Dtr/do era iitta' lancia cor-
ata che ri lanciava in poca distan-
za. * Lanciato^ il ;da^dò;^ si' veniv»
alla*
5"; S>»tf^i ò Tf;/i^7i Jehdénte'da
un bodricré alia cosciili sinistra .
l Romani Tavean alfa destra, ed
era corta . AHa^ spkda si" accom-
pai8ȓava il fupnale', ovm coltel-
laccio ». che- serviva anche per le
vittime ,: e: torse: anche ih "ta^*-
4. Le' P¥eccé cranv arme"' degli
Arcieri? ,. truppa le^gjerav . -Le-
Frecce* eran rinchiuse; in uh Hir»-
-casso attaccato- alla*. . spalla- "sini-»^
strà . V ateo df coìno d* eti^ar
il
, ì^ i*ài)f tetfp che riccjrèv^ U ftec-
<;la era di meùiro'.» je la' corda di
^e;:va di bue .- Si tirava ik corda
fin alla maoliriellà ; perciò le À-^
' toazzoai ^i iruci^rono* quefl' im-
liaraiio ^ jpa potevano risparmiare
^ quell! incombd^O ^oll' alzar la
; l)alesti:à i e tirar Ja còrd^ all' o-
'^ccHio^^ conie fu poi |)raticator
g^t colpire mcfgiio ^ . /
. $. La Tiondd éxi hótà ali* as-
sedio .^i. Trójai , ina vi ^ fece piìjt
Uso dellff Duré nai^hi a tirar ^as-
ii- cfiit^lKe de", Re; faceva j*
. j ài Chvé di i^^tàlld . Tutte Jé
4rmè de] Capitani Gitcji ejanof
Qrnate di eisellatùxe^. ^ ^
. Nella é"^rf^ 5^* Troja* non si
pAxli 4ì cavalleria V .1 cavalli hon
^ <r3|aó chtf per i Carri .• Il carro'
eira montato dfì due guerrieri ,
ùnó per guidare , l' altra per cqwi-
. battere',: e talvolta si cfavàno 1*
skérnàtivìf .• Vi si éntrjKv^ oer di
. ^i^trp : il davanti erai tondo cott
^ tipà^Q fen all' appòggio' , Era sen-
.. ^ sedile, oìide vi sì cotribdtte*
.y^ jrt^piem .' Questi carri eraa
. i^ariqlii - 4i ornamenti y e . aveani
^nche'\ delle tende^ per il sole .;
Àkìiniex/^^ tirati eia -4 «cavalli
i^'l [iònie .* ' . . ^. '
, , Ne\teilip/ eroici non v'era tat--
Jficà ; tanto meglio per &li ^rtw
m^.Px^erpJ^ ceprio\ deUa Far:
^Qgé., t^tò famosa pbr presso i
Macedoni : <jicc' il Poeta che If
\'i^^t «rano sostenute' dalle lanv
- ^.^,uìi , scudi dà^j scudi y gli
elmi dagli elipi ^ gli uomini daglj
^ ^loipihi. , ^. ^ ..
Prima dì venir al combattjfnen-
, tói i soldati mangiavano ; sui
, punto di <pói^l)at^eré, praVano y
_ e i preti .consa(cravatìp,: e coro-
nati ^i allpro jijiiajcci'ayanp con'
MtL ^'
4dr esercito » I Generali arrin-
gavano , combattevano i primi y
e spesso si staccavano, e sisiid^-
vahd i singol^r tenutone , e pr^ma
ai còxfaificiar iJ due|ljà( 'faceva ciar
scùnò iin liiDgo pànegitico della
sua ph>sapià jllustr^^déi^uo va-
lore/ingiutLihdétei 'l'im'j' altro .
Lo stéssa ft^njià i Selvaggi ,
teli Eroi Greci intì^ofliVana
^ù i morti,' e intornP a tilt mor-
to si faceva comb$rttimeiito fiero
tra ^|i ornici pet sdtttàrld, d tra*
neinicl per itra|iii(rlp, e darlo.»*
Cani.- " i
QjÀ isspd} ìi'er ténipi eroici còti-*
^i^evano in devastare il cdotor-;
00 d* un$ città i é in bloccarla ^
Gli àssedianii si mutavano il io*
id taaipd i òr(dé incontra aiU citr;
ti aisedif^t^if era iun^ nùòvaf citr
ti à^sédiante. Le\teàde éran ca^
sé di légho cdper^e di ^iosfiii •
Perciò ^Ti flissed) er;w iiiìngnii i
òombattimeliti si riducevaoo à
sóttìtf! ; e* quelle^ db Troja ^:>cht
ìa qliantd avrebbe durato óltre |
to' anni , sé ^peó non aves^' in.f
yén|fatO tjùel C^v'ailo'^ clié*. pi^at
la pranci^ di guérriéii fu iiiérodot«>*
ta itì Trofa i o chd non fdìise .éfié
una nìaceliina' a 4:esta di cavAllp
per batter lemuri^, coirne poi fu*
rdn gli Arieti v cioè travi àrsòa-
^f con ptuità di metallo^ ìq £^rmàì
di testi di montone . Gli a^sfd^
di <^ue^ tempi e de' tempi posteri
erano meno sfrépitósi de'jnostri.^
Ina più iàiciìcriali ; * Eran lùiiglìf^
pèrenè li sorte degli assediati e-
ra mot^e,^ 6 schiavitò.^I djfen-
.sori'giiiiigevah a nùdrirsl de' lo*
.to', éi^veri ^ h jnadri si di ^prai-
M^àkóVl lord' baahbinr.- Le iortifv
;tazicfni érah inùrar allie^ è JfXKse
con- torri e 6on fòissf • * I dik;iB«a>
ti gètiUkX^^ii i}^ <[ù6l che poteirar
ilo i fin acqu^ e olip 'bol^^nte^
f
69 MIL.
Gli'àssecffimti inlpiegavan le loro-
mitccbilieV'-^^pa^atoo il terreno
coperti- «òttQ speck ^garitte?'
lìionta^mno alla s,calata facendo
co' 'IdfO jcndi'ttfia te ft uggì ite : co^
smiivan torri nlobili da pal^g-'
gìir'le Biiirà , ptt; gettarvi ponti
dì coftinfticiazionc ^ •
•Gli Ar4tdt per le'eonVehtioni
ndrir erako trombétti , ma perso-
ne rnviohbiM' e satfrc e cerimo--
niose» Cevimóniosr a^nò altresì
i Xjehet^li' in consacrai' vittime «
irttibar virtò 'è sgocciolarlo «»!
fuoco acceso sniriira.
^ il Càvaliotìi Tto}a non fu *
cbè una inacchina , le ahre m»c-
chine militari de' secoli p^stetìto-
ri non' 'ftìròtao che Arieti^ Bali-'
sre^ e' Cafapulre-^ t le* Hltre ar-
me furono pre*ò*'à ptìcò le stes-
se» Ttì^'béh diversa si è fttta poi
r-artfe di cémbattéréi, >ioè la
gfèrtd^'dkrte nfidistri^g^rti per ea^ •
^ricp|. ■'*• • •■' •
AquJìffefó. Alfiere. LMrfsegna
tìe^'Homahi «Va nri' Aquila. ' L^
«Miete portavain' festa una Jellc di
iiotfétfte gli iscerideviaper xe spal-^
le, ^ cestiva magliài ai metallo .
* Arciere ' vestito*'an<*he df ma^
glift-, SLvest 'stivahitft la^ gamba ^i^
nhtra, t:he metteva avanti 'fér
tirare toh piò hrzs.
jfwffe' trave «rinato d'urt'énòr-'
tale m^rtcHò '^i hictàllo a fbrtni
dr testi cK montone s cospetti dia
<oxé^ su d''ttft Cavalletto , ù-ich,
prà uh ^catro- mobile'. Pbstb'vtìil
in 'bHiéo , J idWati 'h «fafvano ,
e "fó TaWii^vanó andare 'a batter''
nePiWirè^' della^ città assèdio . -
SirìVaftegjgiavà'ar^Ae cete girelle.'
Chi faceva gitiodaV questa tcì'riW'
^H* iftaéehfea V stava" • iA <?opertb
irf ^n* garitta di Te^o cbptrta '
éf^jpéììi Js^ortieàTcf di Itcsco , ih-*
't<ftft?cai** e» crrta . * '"'•^^■'- '-^ '
1.1 1 UJU
1 1«
Mir.
'Ascia si 'us& per lungo tempo
alia: distruzióne . '
Asta picca lunga armata dt
ferro ./ . *
'Balista macchina per lanciar
d9 lontano tratti pesanti , e tal-
volta armati di'tuochi . Specie
di' balestra con arganetto per ten-
dere la corda deli* arco di metal-
lo , e scoccar poi tratti in gran-
de distanza.' Qùe$ta macchina
alle -vòlte sopra un 'cavaRetto a
^ ruote . Ne durò T uso fin sày
invenzione tieH' artiglieria .
Campa . I Romani appreserof ;
da 'Pirro Parte dì accampare . Se
li' campo avea da durar poco , /cfiie" '
linee deH* armata restavano iii or-'
dine di bàtt^lia, e la tèrzaf sca-
vava un fosso 5 piedi hrgò, e 3^
profondo : -la terra scavata forma-
va tin rampalo che si copriva dì
gazone, e;s? fortificava di';^alii- '
zate .' ^fe^seT accampamento a- ;
véva da* essere ''pév qtiakKè fiém-^*
pò , diVefiivà tma * Ibiteijkà cotf '.
rampari di terrà coperta di fi^'ci- *
ne e cH jgazòhe, con iin fòsso;'
laTco 12 piedi , e profóndo apro-' '
ptffeione, -fiancheggiato da torrf ,
ogni ,80 piedi' guarnite' di tìàra-
petti é di mefJi. Titttt i s^oìd^ti '
eran obbligati a questo lavoro *
senza Ja^ciàtMe' armi, Aìh testa
dèi campo s' intìklzkva la tendd '
del Genetale " nel ttìtitp d^ una /
piazza qtladi-ata'*! \dP altrq fóro
eri l*alloggiarte'nto dèi Questore^'
cólta tassa ^nilir^re . I Qvlarìrieri- '
erano i-ipartttl 'in 'cinque straaè ]
dritte e larghe 5a'p'ièdi,'ia quin- ;
ta intcrsécafva ad. angoli retti le '
altfe qÉrattrt^. Tutti vi alloggia- *
■vano à^ftitamehré? dùéfihtr.avea- ^
no t^tHerfì ài spaisit>; la ekV'ii!- *
leria loo in qtfadrp-per ^ogof fw^ '
•ma di^o cjivam: ' ta'fòimV.dtfl
^a^cf 'tfa per Iq più {k'tfuàdt^
'to
MIL
to 9 con una porta a ciascuna fao«;
eia; se ne usaron jk>ì d^ al tre
forme . Cura dtl Generale era f h4
il campo fosse provvisto di k«
Sna e d* acqua» e in mancanipa
ì $i)me , VI si scavavano po2z j «
Calce^ntenti placche di ciiojo
ferrato per i |>iedi^ per le gam-
be » per le ginoccinia, e per le>
cosce» legate con strisce di cuo-.
jo . Gli Alfieri par cte andassero
a gambe nude .
Carri armati d' ogni baqda di
falci , con una gran punta di fèr-
xo al timone) tirati da cavalli
coperti di ferro ^ , furon it^ uso,
presso i jfersiani , e disusati 9 per»;
che sbigottiti i cavalli si rivolta*
y^ho in danno pròprio .
CtfMpef/fjmacchina per lanciar
{ dette enormi fià di^ ^op libbre
ungi un quarto di miglio : qu^-"'
sta specie di bomharda ha durata
anche qualche tempo dopo Tusa
fàtlV artiglieria , ^ Consisteva in
un cucchìarone, il d^ cui manico
era impegnato in una matassa di
cord^ , che io tenevano perpendi*
colare fortemente attaccato^ con-
tro il pezzo traverso dove.avea
da battere . Quando si voleva lan*
dare > si abbassava a forza d' arr
«ano il cucchiarone^'finchè s'in-
castrasse nella ràoitz che dovea
eòa tenerla. Si. métteva la pietra
nella cuccniaja, e xon un cqJdo
é,y martello su la molla « sgrilfa-
^a n^ cucchiarone , e battendo
con violenza sii la travèrsa che
ftvea un cuscinetto pieno di pa-
clia 9 la pietra se ji' andava para-;
Soìlican^fnte con fracasso . Si lapr
ciavaiìo; anche palle di piombo
e dardi . Vi eran anche catapul-
te di c^n>pagna su.carre/ti.
Cfiv0jler{a. . Presso. alcuni pOf
jjofi il cavaliere Do'rtava due- car
vatli .e' saltava aair uno air al-
tro • I. Romani - usavano eavalli
bardati.,^ W4^>^rtf£f/, coperti di
più pezzi di cuoi ^A fronte e il]
petto j e con valdrappa di pelle ,'
senza sella 9 e siinza staffe . Aveà-
no anche i drfgotU che combat-'
tevano a piedi e a cavallo é ca-
valleria leggieri di atjcieri è di
astati come la fanteria . L arma
particolare della cavalleria ^ra
Una mazza corta con. una gran
palla *di metallo in punta». La
sua insegna era il laiarum , cioè^
una picca con bandieret^a con'
un' aquila e con un drago e V io^
sàgnà; della cavalleria^ diitériva
da quella deir infanteria nel . co^ ^
lor turchino e nelle bandjSruole .:
La Cavalleria Greca avea stendar-
di grandi colle immagini de' nu-'
mÌ9.f co' nomi e titoli de' Generali.^
Clàmide mantello che si attac-
cava alla spalla sinistra con un*,
aggrappa. .
Cara^f^a , lorsca « composta. a un
corse' diviso in due pezzi t Uno,
pel davanti 9 l'altro pei di die^.-
tro 9 imiti insieme con ag^rappe,. •
Vi si ^giustava un collarino per
difender il .petto e le spalle . .1
capi avean corazze di;netalÌo ci-
sellate.^ Pendenti dalla. corazza
erano i lambrechini còm^ falba-r
là 9 e poi la giutBa , un gonnelli-
no simile a quello de' lacchè^. .. .
Elevami , Gli Asiatici , gli A*^
fricani, é po,i^ i Greci 9..e^ poi i, >
Romani portavano Elefanti .cari*-^ ;
chi di torri con soldati . X. jora
denti eran ferrat\, e la proposqir !
de armata, di $pada . o di falce .,
Anch^ queste bestiacce si adde-^";
stravanò alla distruzione .
lErqmholieri che tiravan la fion-t*,^
da 9 eran vestiti di /onica senza,
maniche^» portavano ii pi^cplo ,
scudo pilta^ l'elmo r. Ci tó ^]^-
stivaletto alla sinistra ..
• E 3 - W '
MtL
InfàntèrUi Df tre ffKCie «* t.
fetèntemente armata di corazifi f
Jjl feudo, di (toitelbcctOy' dilun-
ga lancil. 2: JJfiff'eré tenzft scii^
3o , sttìi^ (Cima ) e^^scivta sfh^
lètti j'CóriibattéVa « tirar frette ^
pietre, dardi , è ticfnéc . ^5. Me^
sNtfii Verità icòiiifd la prii^ , e
dfiVa dardi , vetutìf . Si d jftfn^
a^utfv^ atithe in veteran» ^ t ii>
kifr/eiff • àuestft avean per acma
offensiva Ù pilo , dardo pia pi^
^"fnft^he iTòn tfhind ^Q«e se* tem4
^l' eroici : ' I Greei vr portavario
2n ^rifcté ili una! "clamide in et»
ihk ^d itA^am. I flomani fio a
Ilario 'rtl^n ^avearÌQ per insegna
che un; |KScnó di fieno ; m»mpit^
ii • L' àquila poi divenne ia prinV
f,ìpsì in^gna delledégioni; alctts*
i^ei'h'albefavano un iupo,' im cr-
*gnsle 4 Un càvalto, ti'n pànfotau^
rp . QueAe' figure «rai^Qt ia piat-
"tb ^stf d'una ^cia, U di cui
fusto 6r^ puarnWdi Éaedafilioiti •
• Tiilvp/ta In* ci|n4 y* era. riserìa
«ibnfg S, P< Q. H; , Sematus Po*
pptìuì^ù^ ^makuf. t 'ca toanó
^nloxtìkh d- aliòro èra un' tnse-
•%tik ifomunn ai Crécte ai Roiqa*
"Hi: Uti C}vttra ^onsatcaca a Mi*
^ iSMva ^ra V inkc^na d^ Atese >
Caitore^ PeHuce de' Ladfcdemo-
'■«ri. «■ "
^ iMCfTftM ^antelloampio , die cor
' ^ma hif èo il soldato Rt>mano .
Littori ébitri vestiti da Jolda«
ii^m attuti di fisci Hi verghe
' é'di ècuri : Quaédo avean' a tare
3\iktché esecuzione, slegavano i(
i£5cicr,"'5ba66lietravanfì , e con
''Wlpi '^d^'ascia mózza van teste:
' fest^ Irt faitir (|iielie che sahavan
•]Per liscia'; Tesser- dccotlato da
lina 6Ciii^ era. onorificà^. I Lit-
iòti dà* trionfi a rtdavan ' a caval-
la» .Quelli ahf'accoifipagnavanp
ì*Sac^rdott n le Vestali àvean jfiX
sci seni' liscie , l i#sci che ^i 40*^
cordavano fd' trionfanti di primgf
fcrlasse ^ erah iptrj^cc^ati' d! ailofo ^
f^nui i mobili pia pr<:(iosi délU.
famiglia 9 ma non ^ra perme^s#^
decorarsene in pubblico .
L' erudito cachinnérà per ^iié^
s^e storpiature ielle $ue antica-
glie • jCivegga ìì titolo. f}i (|uesf<|
Bbro j e si scachiniii , . * ' '
, MINIATURA , Genefc ^d^
pittnr^ in piccolo , in ciii s^ im-
piegano su la pergamèna q su 1^
avòrio fòiori stemprati , neil* aJC^
4ua di gomma. Si punte^^glàrid
^i^meatf; ^le carni t t si dipini-
gooo a guazzo i fbndi e i pan^
neggiam^nti . Si fanno ahcfi9
d^Ie • ntini^tiir^ . .tutt(\ |)unteg^
giatc. . , . :
Questo genere è statò molto ii|
vóga qu^indo^ |a pittura era màU
io depressa*. $1 V^g^QQ codici
antichi ornati di mtn/4ture pid
ticcbe ò\ orp. è di colori vivi i
cne beile per il disegno': . eccet'*
tuati ^cuni ritfatti ^ i| les^tà' k
gotico, ' ' ^ »
. Questo jpiecófo gcw-e '. ^ (r'àS^
do > se h leccato . La vivezza d^
^ojori avrà merito.se verrà «soste»
H^ta da Mn buon disegno , e d^ìì^
ibleeanza . ' ^
MINUTO . EccQ U un filoso*fc
io t)arbuto: mettigli If .lente à<f*
dosso, e gli conterai tutti i pe^
Hi og^i grinza, ogni poro^Af-
lonfanati t dal ^'usto putitò.'clf
veduta vi vedrai 1* eflfettc ' ìSél
;. buon insiease 9 e spariscono tutf^
, ìt mtnuKje ^ ,0\^ lì raro'^alentb
dell' arti$ta>r Questo è imitar H
fiatura ; . • . . - j
•Ha la prima regola- dejP ar^e è
iche n? Ha copia d' un qgg^ttQ da
• fjguatdarsi. in giusta distanza . la
sma totalità sia abbracciata adititi
soIq
MI»
•altr cólpo (inocchio . Quésto og-
getto deve esser' visto come a
ttaverso d'un teJajo ; Se queste
leggi , léggi della Prospettiva son
ì^ere , le wi.>ra^» non si veggon
più nella giusta distanza , lìè con
quel traverso. Dunque i^ ai^tista
minuto ha per<juto il suo tempo
in vincere la difficoltà con una
pazienza che si pòtrebbie dare pef
penitenza; \\ di cui risultato sa*
rà un'o|>era ridicola..
Infatti è ben ridicolo chi 'pre-
tende conservar V insieme ^ dal
giusto punto di veduta, e pre-
tende anche conservarlo approssi-
mandosi tanfo da distinguerne o-
gni pelo. E quanti saranno allo-
ra i punti di veduta ? Tanti
guanti i punti di distanza .
Il minutò non ha- luogo che
Belfiori, e in altri piccoli og-
getti delicati . Norf mai però
nella Scultura. Merletti e ricami'
' minutamentt traforati sono mi-
nuzie disprelzabili. '
' Lo scopo deirarte non èd'ift-
'^ cantar T occhio ih fJue^ilità.*Per
il diletto della vista si ha da toc-
care il cuore , e si ha da istiiiire .
E ciò ntfii' può conseguirsi che
col grandioso e coli* espressivo .
MITOLOGIA , o teologia
pubblica degli antichi , o storia
de* secoli anteriori alia scrittura,
. cioè fàvola . • * .
lì racconto de* httì' si altera
gassando da' bocca' ili bocca , e si
, riempie di menzogne' paìssahdo dà
étrtcraziftni fn generazioni'.
1 j'oeti r impadronirono di
Io svilupparne i dettagli . Questo
è quel'- che si chiama stovia de*
tetnf^'-èroiti ; e the si deve dire
fifvohy Jiojckèè^v'è 4iralehf!fon«
'4 ì
dò di verità 9 '^ ben difficil a-
scoprirsi -a traverso a tante men-
zogne.
- Q]feesto ammasso di favole apre
agii artisti un campo vasto e fe-
condo di quei che si chiama /'-
desle nelle arti . Gli uomini d^I-^
la storia non sono che uomi-
fti. (Quelli delia mitologia sono
celesti, o quasi celesti s onde
^H artisti nel rappresentarli s*
inalzano al sublime , alla ùèlleK*
^a ideale^
Gli artisti non hanno da stu-
diar la ntitoìogit^ ne* Dizionari
che non sono che freddi reperto-
ri. L'hanno da trarre da' Poeri
antichi , e specialmente da O*^
mero , dove gli Eroi sono in «a-
:£Ìone viva . Ovidio ne fa belle
descrizioni , ma non infiamma ;
egli è un poeta grazioso , e po-
trà fare graziosi artisti ; mfi Xì
grazioso non è la grazia ^ ^^ U
^azia è la bcilezz*-*' -•
II catalogo seguente non è ^he
per la memoria . \. :' ^
Amazzoni donne celebri per- il
lóro valor guerriero. La loro
liisfatta illustrò il coraggio d*
•Ercole e di Teseo . Più celebri:
per la ioro verginità sempre ri*
nascente per quanto la perdesse-
ro. E più celebri ancora per. i
1or6 piaceri amorosi senza. v^ru*
na degradazione fìsica . La Ipro
frisatura era verginale > cjoè a
corimbo , cioè i capelli di di^c^ro^
annodati con quelli del 'Comi^n\>-
io.. L' altro lor segno verginale
è il 'Oipezzolo delle mammelle
«on^svilnppato» £lle sòUf han^
no la cintura alla virile , cioè
nUe reni. Tutte le altre .donne
i' hanno sotto al seno-. Nft.àn'-
che le Sabine di Polidoco ié (jìau-
no alle reni , per meglio fi«>pri-
mer il disotdine-di qaeliè'^nnt
E. 4 ' ; .^ 9h«
7* mr
de' hoto Yti^itùti «!éÀ€Ì Ronuiiii «^
Apollgi if simbolo ckl.Sok ;
dunque riscalda , vivifica , ^^-
lisce ; -ma pF0ckzee4»n(K>ra f^rmc^"
tazione e putrefkzìrtttc ; PftJft&t'y .
e coi cah>r^ ecec^yo.colpiseé^'ti^ '
peste^ e>^i tnorbr morèali % Con"
duce le Muse e le Grazie, suonila
U iira^ e^tlra d*arco\ <yorfe-4N
na gioventò eternai un' e^ma
velocità . ^ La veloce! ti è prege-
vole^ in 'tisica e in morale :* colla '
ftòtìU^SL' ^ "fkiino cose grandi
in pòco tèmpo. Tutti gli Apojv-
libile ci SÓ1Ì0' rimasti <kir anti-
chità , sono della maggior bel-
Je^^a ideale , qfuale pìi> , qual me^
no wr L^ testa àtlV Apollo di Bel^
vedete "^ più niaeatosa e imponen-
te cite minacciante; la collera
non le toglie* la Areniti della
l'tonte V a che artìttiatti il serpen-
te ditone >, o che darrf^ci i figli
dr Niobc, è sicure della vitto-
ri*, la dispreiza; V indegnaxio-
ne è accennata nel na^ colgon-
iiafflento dtUe narici ; Io sdegno
si ccuopre néir elevazione dellai-
bro infferipre^. Ad Apollo ^ con-
v€fì^ort& varj abbigliamenti leg-
giadri, e talvolta tìcchio Xa
.sua capellatura èf a Cróhìh , cioè
i capelli di dreW attaccati alla
sommità della testa, sul gusto
d.e' Corimbi .delle vergini . Ma
talvolta Apollo Ea i ca]^11i che
discendono gii^ per le s|»àlié? e-»
gli e Bacco son i ^diì \iumi coft
questa ca^diatiìra . *
Bbcqo sèmpre bèi 18 , sempre giot*
vi ne 9 e, sempre allegrò . NW èi
un vero ermafrodito , ma ha deli'
erttw^toicfito , cìóiL de' tratti ma-
schili e mtilicbri : egli fu alleva--
to Ha 'dònna , e vestito dà Venc-
je ; .Onflc pare ima vergine tra-
vestita :' le forme de' suoi
bri -SMo delicate « e morb&l(
mt fatte -èol-iìato, senza indica--
zióne di ossa e' di muscofi: è un'*
giovinetto che entra nella prima-^.
vera della vita:, e sente 11' germe
della voluttà . Conquistatore dell''
Indie %ìì spunta h. barba , e co^*
ronatp di edera « Viaggiando per
spargete !e sue beneficenze, por-;
ta addosso una pelle di Leopar-
do , e monta Yin tarro tirato dir
tigri , p da. pantere amanti del;
vtiìp si^eoiidò^ queli^ Oppiano che
per ogni suo cattiva verso ebbe
uno scudo d* qfo dall' Iraperatdr
Caracalla amatore dtì cattivo' <• .
Di ghirlande d'edera son le re-
dini per guidar quelle fiere 9 e di
edera è coronato fi tirso, ch'j^ '
lo scettro o la lancia dì Bacco • .
i^eianauri . Testa e busto d*
uomo , tutto il ré^to cavallo *
Nàfr dal ^'commercio d' Issione'
con Una nuvola effigiata in Giu-
none ? Piuttosto dair unione dì
Filiiride con Saturno trasformata
in Cavallo. La -parte unoanasuoi
esser beila, muscolata, barbuta,
colle orecchie iht hanno delP
uomo e del cavallesco 4 La parte
cavallina non subì ^ esser troppor
ben intesa. Forse i maestri ore:^
ci lasciavan le bestiéf ai nofi niae-
stri. I Centauri di Furietti, ài
fiorghese \ d' Ercolano sono ipi^
famosi . La Centauressa di Scu-
si, - che allattava due gemelli 9
peti nel mare quanao Siila ìx
mandò a Róma . Neil' Ercolanc^
ve ne/ sono due; una con una
baccante in groppa v i* altra ton
una lira e con i^n cembalo ^ «
con un faìiciullo: entrambe^ra*'
ziotSe e' d' una felice semplicità,
Cfrerebelfa, con velo gettato'
in dietro, coronata; di spiche %
di foglie, con diadem;» alto^: es-
pelli in «iisordSnr p^er 1^ afa.
liuentf Ad ratto di :Dai .figluv,
Cfciopi figli della vTcrra « ciio)r«>
superbo da .smuover gutrra al (ti9r
lo « e perciò /uJminati, e petciò
giganti eoa u<i sol oeehiò inirQft<i(
t». Meglio il Poliiemo d*Brcp«^
ìtnoi chenoo è un bruito aigan*.
te, .ma. è un Uomo^i.grapdf n*»
tura, di forme virili, e ioveic.
d'Un. occhio sdIq^ ha il vaiiltac-
9Ìo.d! averne tré», due come ^j,
altri uòmini , ed uno pìccolo oel .
mezzo della frante* Meglio? s^,
dietro la tè^ta ne Avem tr^.al"
tri . . •
Chce figlia del Sole; dunque*
bella 9 capelli elevati a- ricci f, <^^
a raggi solari 9 vis^ brillante d'
Ardore*
DÌ0nif verdine perpetua non 0-
stante che si lasciò deflorare di
Endimion^: Arco^ frecce» veste
fingile ginocchia , carro tiraiy:!
da cervi : eccettuati i cervi , tut-
to questo arnese era. d*oro, co-
ne conviene alla ];e6Ìpa delia cac«-
eia. Svelta» e leggiera» Nelle
òpera antiche non si vede mai
colla mèzza luna ifi tpfj^'^ nelie-
moderne a) 9 e a maravigltà , sul
fondamento ijon degli artisti» ima
de'poetl AOjtichi ,
Eèe si distlQBue alla veste rial-
zata a guisi^ dei/e giovani yittl^
marie , e de' garzozu che servono
a tavola tj^
Ercole^ giovinetto ^.si. bello
che fa dubita^ de| suo sesso» X
giovini sono Belli finclìè rassomi-
gliano alle donne «. NelT e|à vi-
file spiegate Je sue forze erculee
contro i mostri e 1 giganti » Ì
nerboruto» muscoloso» coi collq
taurino , co' capelli jicci tirati su
ia/fronte: tal è f Èrcole Fame»
ce. Ma le vene e i muscoli rad?
dolciti convengono a questo Eroe .
purificato delle ^arti ^^ grqiso^
Jiflef fiMidó^i JMruciò tal ioon*
t? £u.«.;llrTAi»Pi4i Belvedere,
è Ercole jissuatp' in Cielo .
Un £r9è''^/VUQjJB. celestiarsi
ha piò da jwki».fib^ f acqui* .
sta(c;.A»da p^r4ei((l;j séeni deh*
là siu iòrsa 9 .e ritoruave < oel bel* .
la alU sua gimneii^^aidietalnento
bella ^ , • . .. * .^^i ...
Estui^pto Q^^,fSfpeUhalzati aii
la fronte i(0me .JH^e di-Qkve à
Futit^* Gli anpciii fedeli sem-*
pre al.lorq Sistema iftjifccip -rap*,
presei9;are.'«he .be|IesiM9« UJoKO-
t>elle apche le JR^riè^ Ma hrìf^.^.
ra Fjdvìn^0rAtH>.EumMf9f4f\. cij^è^
béoefatulci * Q!|tUe beoefa^viìii
per quani^ belle e giov^iii ..ve^»;
ginelle avean la testa t.i^ii^tt di>
serpenti-, ^ed èra^ A^mMXf di ^«Wi
I»enti e di torce ^i^oti ^ €rwi$
e ^^di^m-Uj^ terribili di^'n?*,.,.
altri uQminapci pi^c^itprs r e FWh?^ \
ciò lfàntfMtxù^,i,^fOfni^ tali'Vlx*-.
nò rappresentate belle .e tcemefr..
de ; trefpende per 1 vizi<>si.»^ belkf
per i vìrtup^x,^ J.jiòsjr^.virjtuasi,', ,
fratl;ai^to le rappresentano^ -deJU^.
più disgustevole. I^id^a» ye*-,^
chif^scheletre^ giallastre, verda^.
stre^ ^heraiì^^^ mfunmelle livide^i^v
rilasciate , /erribiimente orrei^fe:» ^
Tanto orrpre. jper la ,^j^tl^ì^.
che . punisce i iQal/attor| ! .Chi »
vupl rappwi^entar bene i n^^^Jfàtrtt,..
tori , il faccia /w»« all^i .imoder-».. j.
na, e jpiu che furie feaunioixM( ,
farà fur^ n^asoalini .
ma&^ior bellezza., . , - . ,ì-
G^ave si trova lemprf . .d' li^o^,,
sguardo , sereno e con un^ firia • ^ ^^
cleDiientd. Ma alla clen^ntisìt^./;,
ma sereniti^ ^ ^otrelibe; irrise /,f
qualche pò* òx brusco quando seno* ^ ,
tt |'pl.imi?o>l'uu wptQ ae'.««r
prac»
ptA&eiyli 9 ^Uftndo h tramar Mud".
, fintimi » ' qnaiida fi' inri^stiaiisce-
contro ijuella pttttegok di sua.-
niojglie 1 e quando f lumina i niòr-^
tali^ L* sua capciiaftm-s è Kìoi'^'
ta a onde coote ia giubba del
Jio«« . , • .
ìGm»m9 0(^thi erandty bocca'
imperiosa , diadesui a cresta- La*
tiìò- beila iCriuno^ie ^ nel ^alazzo^
Barberini^ Lsk più htih testa è'
noHa Vilia Lodovici ^ tf$^ co^
iottale-f''
' Gr0^Uf €0Q all' E^i^usCa queJIe
V et Valla Borghese • Iklle $oa
tfudie éel Palazzo Ru^Ii: la
fero beliezza. non è g^ja , ma dol*
ce , e di quella soddisfacente tran-
quJUìni cb' è jpropria dell' ÌBno<^
céh^a giovanile ^ sen^c* ornamen««
ti; naa> ba i caipeMi attaccati coìi
itfta* bendella, e 1^ due. altre li
kaano' annodati sul collo v
"M^^^tf da giovane ^nza barba
e sen^a fierezza ^ con una beilez-
Hi,' più masclii;^ dh qudbl di A«
poi IO) è rappresieq tata in Villa
Itodovisi a federe con un amori-»
..ao ai^ Jjicdi 9 e nel Palazzo Bar^
bérini in piccolo sopra una base
de*, due bei candelabri di marmo ^
• Medusa la più brutta testa che
» moderni sappian fare • Gli an-«
tìcbi. la fapevano beila) m% crini-'
. ta di serpi «La: più stimata i
itfudila cbe tiene in mano Perseck
m una' statqa déj I^alazzo I^anti ,
, M'^T^urJo giQvanc 9 ma dì forma
llden delicata d* Apollo , cbioina
. fiotta e frisata^ e d^una^ fisono*
tùaidi l^ingolar finezza. Là Mor^
te si,.À sempre rappresentata in
liao scheletro , il quale non è la
À)orte } ma J' effetto della morte •
Sé. la morte h gemella del aon-
sto* , e j^t la morte fq da' Romani
. chiamala teto^ e 9t il morir è
tH0hi e «e hto è- -vicino « lit^
t0^ e ietslf A Iwylf l èffftqtét
nwru sia una bella figura impara*
rata che chiuda glicccfiài / -S
Nettuno non difiTerxsce da<7{cK
ve suo fratello che nella barbai'
crespa 9 i ne' capelli 'gettati sa
la Fronte. Ve n'era una beM^
statua a Vil^a Medici, ora è M
Fircniic# . ^
Paihde savia , Dttnque occhr
bassi 9 testa inclinata , seno có^^
petto 9 capellatura ^unga, coh«e-«
gno grave>. Ma in qualche citM
co^an^a ella ha d'^iUir là resta j
Vane colle orecchie puntute ceni
barba e con' piedi ca{iriiìi ; figlio
della casta Penelope, innamorato
iifiWt ninfe selvatiche .
. barche belle e brutte colle ale*
?lutùHe rassomigliante a suo
fratello Giove > mk terribile .
Pros^rpin^ bella C(n:dnara di
spighe., ' ^ ^
Satiri o Fauni meno' bellt di
Apollo f ma caprigni , cofla' barba
agli orécchi ^ ne' piedi 9 e con ttn
po' di coda < Ass«i bello è quel-*
lo di Villa fiot^ese . Quello di
Villa Albani se la^ fide . Quelli,
di 'Ercolano si vorrebbero godere
lilla ermalVodirà . I Sàtiri eran
chiotti di ninfe e* sjpeclaimente
delle ermafrodite,', ch^ erano in
abbondanza nft tempi d' igncw
fanza • • '
Sileno Satiro attempato , cor^^
pacciutoi ubriacone) ma balio di
Bacco. »
Stagióni , e Ore : dàntanò sneU
le insieme colle'Grazie , epronate
di p&ìta€. Ve ne * Sono de* bassi
rilievi nélte Ville Borghese e* AU
banì.- . * y . /, '
' Tr/>o«/ uomini marini Con ta*
pelli e con barba a pinne di pe*
sce; Se ne veggono due teste
colossali in Vitia* Albani. »
-re«*re è ai modello de/la bèi*
lei-
ffiik f ' ^ccfii' piccoli " e' dólci }
palpebra inferiore tirata ih su ,*
sguardo tenero e la'ngliiido , npn* '
ftìàii'l^civo; ella è II simbolo
della Voluttà I non d'ella impudcn-
2a ,. Dunque^ vada s^ftipre nuda .
Se talvolta sì ylioJc vesHtC» si
laietta dùe'fcfntì, tino sotto le
ftapiJTi^lle I h V altro nel bei r^ez-
20 ;dov9 j5Ì concc^Yrj^no tqtfè le
delizie f Quèè'to secondo cjnto
pr?se ad fniprestitb Giitnonc co-
^li occhi spalali catj jfcr placare
suo maifro GJov^.' Mi quando
Ven/cre Jf veramcntj* Venere, tloè
jauda , subito' che vede ' qdalcuno
ritira indietro Je sue grafie M
ytiezzoy le occulta doti una |na->
00, e coll'aìé^a c^rcà coprile ìé
superiori^ . Quante Veneri , quan»
te Veneri ! Mediqea, 'Capitoline ,
Vaticane , Fafnésiané dalle belle
.Ébiappe , f0flfpfg^ecf E in quan^
.limodi f^ iiélrp^cir dgl* ^à^no ,
ifcovacciatf, • vplanfi sii d' utl
itarrb tiraW aa colombi »' E quan^
ié Veneri Hjhch'rfef di 'tiunòne
é di Pallfide ^r quel famoso pò*
modella aiscord^'a, <!i Martfc/e
. de' Cesari per le vittorie cH'eHà
. Jorq accordava?' GiufÌQ Cciar'e,
the si faceva discéndente d* Ènea |
ch'era figlio* di Venere, eresse
un tempio a Venere Genitrice ar-
mata di lancia e, di scudo. Sé
^li antichi féùerq' tahté^Veneri ,
1 moderni li hanno kòrpassati
nella moftrpJiciti itlU Madbn»
ne , . . • '*
Ml^EStCLÉ architetti per or^
dine' di P^f jtle i faziosi Prop/ìet\
cioè i portici magnifici che ser-
vivan i' ingressa alla Rocca d'
Atene. TpttQ T edifièio era di
marmo bianco con colonne dori-
che, fronteggialo dfa dhquc por-
te . La facciata' era * decorata di
Itatiie' equestri isolate,' ,
fu airésfrctno pressfS'^H atiltehP» '
specialmente ^es*è Jti- fK'sìsctìéi^ -
Un u^.kió^^ •l^sfbiloivia per «0*. •
fti\% \llT Jfet-ttyo^ ttWa l^s^ 'si «fi*
tfvava a f^àga^é'f retarla «t«dl J Lf
tatppez^erie di Attaio f e dì P^p*
gtiAìò erano mésse in otO',- ^ di
tale soht'ùóàrità^ic^ ^e fc^ «ped^
i'KoAiatif"; Ma''iI'^"«tb;dè?"R«^"
mafii fa di arijnfioSii ilare |é love
a%ftazi(5!tf cot^jiitrareS ^ etìn bw*"-
^i.ri lievi, e con marmi . La^sM^
nia p^r i marmi lece' 9m:\|)iàr^-l ii-
hh, irqualc itt¥ibttì;Ja pttì^itf
de' cosftiiioì'ai tfiMportò «he* R^do
mai prese per i ttianj^ .• Né^bftssi
tempi invece di inarrij? l^ tappe**»
ieri^ noli flirofi^ Ishè ft^ì& reaf
pìté tri ittiérre. -Oragli •m^Wli^
è d* ^na ricchetza ' in Ha^ InoM
pei^petuo^di' fantasie é drtèpric*
t}. NOn-ftevè^eiscr ttibìkwckt
dal i:om6dò , ' ^ dalla cOD^eiien^
za. ■ •' ••- - • •• -"• ^
- MODA .' Lt tìtòéé éi «vestir*
^nb si bizziiffrès che na»cOWe>
^esso e ^foTiùTtna la ttì^m^\
pn a pervertirla , da non rkof**-
sfcérla piò, / - * " -
^' r piedi ée tithidM tteré#li
fn scarpe' artiliate r tJnhttite ,
• nòri sono pih i piedi ; Per' hiii
imitare cfuesti piedi def6tìJkiJRÌ
dalla modià , Ita V artista 'da ri-
correre in càrfjpagiia iA ^i^i-<ifc-
fòmiatf daflé faticht r- * -
La natura Vuol- èhe lé'' dénne
$ienó madri ^ e petéW^lè hi'ftittc
'di ancJ^e slattate, ^hta Iort> d»-
to mi vasto éacino. Donqért i'
'incassiiiò e èì coiit^imaflo ^utfi^
to pila i possibile ih tki htisiHi d*
t)ssl e di' ferri i ^aflflnthè crcpino
di dolori, e T artista fiori veggli
tona! la' natura éétìà dòfina &
' Ttstà afta , jwtftd elevato , pi^
' dr iii'-fuori^i ^mòcdtt iit dei»t#oi|
ma^
/
9^ V(^
inani $l^te»utet prescjrivona i
laaestri- dì ballo • . Ma i maestri
deli' art« fecero ie te&tt, iegger-
itcnte inclinate f ptx^hè la gcan
madre natura cosi ie fa p^r aver
cosi.disposte le vertebre. SoUe-
v,af il petto.) k un iorzare la re*
sfVfsìtiovi9' Torcer piedi e brac*
eia e nanis i ùa guas|aroe tutta
Jav muscHlatura , .e i jpMgni non
tondeggiano più^ ';£ clie altro,
è . a guisa d^; Qigan ti pugnar con-
tro gli Dex^ se n^o se ripugnare
^ia <H^ra? , ^
JLa mm^ùont più cpmodà di
cìaaciina parte acne diFerenti^po«
dizioni dei corpo, è la situazione
la più. iiaturale.. Dunque è la
più graziosa : .ia vera grazia, con.
PUÒ escere cue nella sola oatura*
iezza» , ' ..
La .natura i una.9 una i la ver
j.itkr una è Ì4 ragione , il codiO-^
do è jjno : e U MaJo^ tanto ohÀ"
tissime quanto le follie • Queste
follie rcbe; stprpjaopt e incacheti-
cbisconid^ e incarogniscono gli af«.
ferrati» iofetràna aoiche gli ar-
tisti*. I *i 4 V
Niente di più dijSEcile per t
artista: quanto il clistinguere il
fiftCMraie dall' artifìaàle * Bisi^oa
cjbe FÌo^rra alle sc;ulture Greche,
se no» vuol aborti per modelli .
Bisogna cb'egli rinunzj .al suo
secolO) e a tutta ia^ua bella Eu-
ropa» e a- tutte le Tar^llaggini
delie modg^ se vuoi £1^ cpsa ene
piaccia seoipree a. tutti. La m^
iià è efluoera. L'. artista ba a
dire: a aè stessa come Zeusi 9 .U
ìfvor$ p9¥^ P'pffrMfi^ : sì avrebbe
'a'a^giunglBre, $,per Qhmnque b^^
«i^in 1» foa;cbe «I^M .imparato a
/ame Uióa uso. • .
MOt>BUiAfiH ifi cretti ben
lavata^ ben purg^t^t « bene stette*
jpr^ta* $i «tenipni ^ Vin^aa^.
Moti
ancora più quando si maneg^£|it
colle dita per farle prendere quél-»
la figura cne ie si destina .
I modfUi dtWe .figure grandi,
che han da essere gettate i(i bron<>^
ZO9 si" fanno di ^éssOr*
^ Per mod^JUre in cera , ad oén!
lìbbi-a vi si mescola mezza libbra
di colofonia 6 di .trementina V
fondemlo tutto con ^Iso d'òli*<
va.y -e pcsr. darle un color gratd
vi Si aggiunge un po' di mi-»
nio »
' Colla cera bianta %\ fanfid de*
bassi rilievi a $uisa di cammei cof
fondo éi ardesia 9 o di ebano •,
Picooli lavóri, j^iccol^ merito.
Quanto sia utile a' pittori il
saptt modellarti oÉavm la vede.
Posson dispórre a Tor f alento de^
loro mòdèUétti ^ niettedi in aria
fra le niiVoIe » ciov^ 1 viventi noa
possono stare 9 e situarli fra mol-*
ti altri comepiù loro aggrada se-^
condo richiede il so|jgettd. Gli
Scultori preferiscono 1 moJellidi
tèrra ; i Pittori dovi:ehrf«ro pre-
ferir là cera die sì duo* riammoni-
re per cambiarne le parti » e t
moviménti : là terra odi non può
più mangiarsi q^ndo è seccata .
MODELLO di uomo odi don-
ila nvdà ^ad oggetto ,di studiar la
natura vivente , di tender V oc-
chio giusto , e di avvezzar la ma-
no per eseguire fedelmente quel
the V occhjo ha beo veduto nel-
le differenti forme , e ne^ diversi
inotj .
Nelle Accademie si sceglie un.
él modello » ina- è ftmpit queir
Io « Dunque i Signori Accadetàici
non voglio? dare àgli studenti
che r idea d' una sola natura . £
pure ognun sa \che la^ natura è
varia secondo i yarj individui .
Dunque se non m-^' vuole che T
artista rie«<^ ammanierato , studj
' quan*
MON
i^uaati pia modelli pud« Come
sj può far un* opera, di più figu-
re 9 se non si è stuclùtq che un
solo modefhì E' ben riditolo c)ie
lo stesso facchino abbia <^a Ar il
Ciovi;, il Ganimede, T Apollo,
it Marte , il Saturno ; e che una
sfe^sa dònna abbl^ a tra^forpi&tsi
in Venere \ in Giunone , in Te*
sifóne? Zeus! riuniva tutte le
fc^He del pa^se net fare una^ella.
Le studio dtì modèlìof cioè di
molti modelli vivi , è uno stu-^
«ilo preliminare per giungete a^a
^ellezla ideale che nsiede nell^
scelte Sculture del P antichità.
Giova perciò mettere i modelli
viventi nelle attitudini delle bei-
ie Statue Greche, e farne poi il
cSnfì-onto .
MONOCRONO d»un 8<^o co-
lore , come è il chiaroscuro , la
start^pft. ' Co»ì nominerò W ftt^
tura , ' •
I^oye manca una cosa , supplii
scb Taltra. Qpi fianca T incan-
to del '4k>lorito : cupplisic^ dunque
re^trez^A del disegno, deire-
sptessione ', r eleganza,' la grazia,
e «gni altro j)r<fg!o dell* arte •
Chi'^on riesce nel colorito, non
co)Qri$ca, fàccia chiariscurì . Co-
sì si rese faniosò Polidoro, uno
de*' buòni discepoli dj RaffkelJo.
MONOTONO d'un solo to-
no j niniforine • Dalla uniformità
nac^ne un giorno la noja . Se 1*
arte è'tlnitatrice della natura, la
natura è varia; dunque T artista
salisi variare.
Se un toiore predomina in un
quadro , • bì dira che dk nel ros-
so, nel jgiallo ec«^ sarà mono^
tòno . ■ ' '
Ma lo splendor eccessive deT
colepi, le tinte troppo Vatiate,
il lucido esagerato non' è* sa^
;p^r variai^ , 'è unfar tnniulto^ V
nM cònfliàìoite , che io^^ il riJ^
poso rea forza ^i Varietà no»'
si distingMe )>iù nieitée^ e si ti'^
^t nel m<moi^no peggiote dei
primo. ' r- ■ • - i \
MONTI C GlA Oiaoomo^y ^-^
tore e architetto Bolognese tfi:
^e^z ; Iti Modena ^ce \tt ' €lik«
SÉ di S. Agéscino', in Bologna!
quella del Corpus pémini y l^ la
grandiosa galleria .del fidiate
Monti . La sua grand' opéfa fii
il portiebfo, die in 'fioik^ha da^
la porta Saragozx.^ conduce '^it-
mónte * della Guardie jper dtie «H7
glia e R^ezzo. Fu vtn buon ar-^
tista
MONUMENTO è ogni operai
per conservar 'a meinória'cnrgli
aoniini illustri, 0 di avvéniménti
grandi . Da principio i moinu»
nienti non fìiron 'l^e liiwfehi Ai
pietre ammassate nelle campagne é
L' industria ^i ne'fece Tirami^'
di ^ obelischi ) coloifìrne, « ^cuU
turò d'ogni specie. Atene ne »-•■
vca t^ntì , che «ì camminava sili
la Storia. ÌM. ne siàino ricchis»
sipii, ma nelle chiejfe , e vi si
cammina su nienti \^ ' IV più me*
gnifico ''monmmeìHo fti quello di
Temistocle, ch^-ebbe per monu*
menta tutta la Grecia . Non ai
deve eriger ^monUhemó^ se non a
chi se lo ha prima eretto da>è
$tess6 colle sue opere grandi im-
beneficio grande cìel pubblico #
Allora il monument^^tark '^ pe^
renne del bronzo, più' alto delie
piramidi , -e braverà i teinpi . L^
artista in -Queste -rara ouei^c farà
camp^glare nella semplicità il
carattettf d^ì' éto^ , <:ioè' dèl-^b»^
netattorCfc^ Per «tti avvemmeai^
memoi^andi i sìmboli vogiion «s#-
«er -chiiri, e intelligibift ad un^
ocdtiattf, I Meffàummti étkhoa
esser» i. direni ai , beo pabblijc«^
soce-d'Herrérai nella fabbrica cUIl'
. JteiìDÌato<«49yiiat.c'osfeMèaf;lÌt ytiU
flio sempJice . e gr^^adioi^a . ^Jti
[j|fi(ct4 egti'tfr^ss^.ii palaia del:
QDasie(c0..y MìAcicfdft più gran-,
<li 4elTii ci tri < . £:, siur ancae il
Cihiostrp di .5^, Filippo* tutto ài
gtsiiittf .ai 4ui[ prdmi <i# ' porrici ^
Ì!»]niòataa9 in. jriezzQi«
. .SCORA C e^..(?«w«i 5 edifici
m. A4aid in^ ChiessL.c il CoU<;gÌQr
.4e^ Gesuiti f tutto grande e prp-
rn:ti0n$^¥ ^* i-n iaeciata* della
Mes* ^ 4i 8;;a9tto a due ordin
9I , uno Ài , Pjill^ri ,1 J' ,^cro di
colottpe dgtioie » La piazz^mag-'
àiot^dx -Madrid fu apc^ diretta
3tf <9iiest<ì arcin^y o^ nóa ha al-
tro pr^i$> {:ÌT< i'iMQjpiezza e J'u^
gtuìgli^mpa d^lU /abbriciie • £
2t • $udi disegno è ia canr realc^
detta la PMÌderJd,i^ U ConveUi'
to degli ^goffijiiani. Scalzi .->
MOEBIDOiT Qkì diU morii-:
Jpf dÌQe dolce a^ gradevole • Xa
fnwhièfKK* ià!^l^9. Pi tt ù ra y pella'
ScttltN(r« 9. e odU' Incisione ,« è uà
. nei&eo pejr esprimi^r \t grazia, e
> anchiéi !#> belleaaa •• Qucato è tut-r
•M itteritcf della, loang, cioè dell'
. esecuzione #. . .
. II troppo fuso e vaporoso è r
édeessodeil moìféida., lì molle 1 e'
i'iùdccfso <è ui^^ltro' fiifècto. li
idì£tttm confrarior alla morf^JdfKK^
è àt leccaro f il .Jiscio,> il idea-
te . Caimoci e^ Correggio' . spno*
••tati' maréhdi y <xùBBe . aoofae i4
^iaautòùgóf e il Beroiài •- Se gli
Aaticfai o AaéfaoUe òoa' sr yt^'
ì^fi M»^/V# .^ sii Vepgon aublioM»
Cfiiofioosee lisikUuner oon^ptiif'
■i ■
,JtótìRlV|ANDO C.qip,jrr4mé*
fCQ ) 0. I45S- m. ^,js*f architetti
tipreoliao, edificò in Napoli* la
Chieda dì S^ beverino y Ja Ctóe-
^tù. d^Ì4 Steila/. il pitlazzo d^'
.I>rin<:ipi ^efl^J&Occa^ cf quejlbdi
Cafttalupp rf..PosiJipo, Tjitte o-
pere socie . ' $gii av.e^ .stìjdiata T
Architettura, j^tfS V Alberti , qT
oe' juigUori miawfxénti di Ro-
ma.. Eù da Fjerdinaado' il Cat-
tolico chiamato ia Ispagna , . do-
te non lece che cantare tf suona-
re il Liuto. J
. MOSAICO', Specie di pitturi
fyt\aL di pietre cojojate naturali 9
0^ artificiali / .
, CJke Mosè ne sia stattf V ìb«
. VentQre^ lù créderà qualche spre-
puziato. Anche le Mosche pò-]
iranno pretendere^ d' avervi ,dattf
U. loro nome; e taluno 3', i tonai
gini che alla loro fotnitf si xxs^
somiglia! quella de' tassellini che^
0stitiusconn( il^nfo/aìcof Si sa
di certo' V che 1. Grecj.lavorardii
di Mosaico f jche vicino .ad Atene
$0 il Colle Museo dóve iusepol*^
to il poeta Museo 9 e. ehe le Jior
ve Muse,^ ch'.eran.le ra^preisen-
tanti di tutte le scienze e le «ct
ti , eranf sì care ai Greci ^ che ne
formàroìi le denoìEQinaziò&r di Mu-
sei y e di mosaici .^ SìììxSx il pri*
' iteo che iatcòduase il mosàico in
Roiua^ , e pe fece £ire un pavi-
mento a Paie^trina/ Nelle ruine
Roncane non 'si %ùnti mai ttOVàti
0^os4ic( che ne'^pàvinlentx ,v e Ce-
sare nel ^i^uo bagàglio .ne /aoèvy
/tras^rta're de\w«zi ioiiuttis ie
Sue spedizioni militari^v Noi ij
otettiaièo' in quadri •• . .
là quadri e inf/ Wte' furoV ò-
«ati-^Ae' i^cnpi basai; vuoràle tù^to-
•;^a> ai ossenr». -nelle chiese antl*
;libe>^ e jssr Ip. pia messi ìtt evo.
:. fitì 'Sftiltuig^k >Pitt^ -di^i
eia f
iM» 4 Retisi , ^i Ap^tli^zi^nstra
ifoMO M Mof4tM le 'loro op«r«,,
«ooif- la ora Roma Ssinta^ noi
godcneoniao }4 loro Pitture., « l*
.«rte 4H>i» sarebbe stàt$ ^o^getta
^t bnitct vierndf 5 te airrisorgi^
amento . ^ Si , sarebbe ^onseìrvata
.sempre am^iacoiata *
.Ma i nostri ^an Musaici V^-»
•;wticaiìi nim^soito che copiacele. di
wcopit^ J4aie grande che si paò
^ turac con |>of o . Sasta ^ i più
. abili Artisti ^ ae faCcfànodiretH
tori ^ Dovrebbe pronere zW arti-
ata la maggior durata pdssibile
delle sue opere* SeTi^tianO) Ca-
iacci ^ Correggio, si avessero da«:
ta questa premora , noi ammire-^
jremiHQ aaccnr^ taote loitr belle
produzicmi , che pia nOir esistp-
Jid. Si bada lavorare p^r V eter-'
Atta , ma bene# Il Moséieg bea
diretto .non sarà eterno ^ che pei'
•approssimazione.
*. £' però' men difficile far un«f
indila copia che un buon mopai'
X9* Diipqae si fapcian èuone 00^
- «pie ) e poi altiv buone co^ie , e
»noi altre « a ifiisuray che degra«
ms giiofriginalt i -e le cc^ie sttc*-
cessi ve -^ e sr- lascimi ì Motam
|>er i f^wàìf cioè per i pavimen*'
fi y come li usarono^ i magfùfi^
dtomani-*' *
V MOTO i un attriSutcr essente
fùi^e .^ tutte le^perp deli' Aj^M v
sihe Aa» por <$getr9= l' imitazione
étLÌA natura vivente .^ No^^sif può*
d'ar vita -senta moto*. Qualunque
|(roc&i2ione dell' arte ha da com-
parir: vivace in conseguen^ ha
ék aver mnto •<
Nella Scultura^ $f di vitaermo^-
t9 ad una fìgnr» ancorché sia
Éi rnia^ siruadone tranquilla y se
1» dìnposizianr genetale' è ^ia--
^stz ed eqyiessiva^ «r i piani
-mvQf j>e«p messi wH' insieme e
nelle partii, ^se è he» ei{KSsCa fi
lume.
In Pittura gli effetCE del cfiia-'
roscuro^ J'esfensrpòe de' piani, ,'
^ le varietà de*, colqiv y ' le risorse
imiumerabtli della prospettiva y
danno mota e vìt» a, tutte le A-
- Gr Incisori dmtió vita'* al{e
^stampe colia .varietà e colla iles-^
•sibiiità de* tagli # \ :
. Il mezzo? più : grande e xiti ài*
curò di dar la Vita ad un^Dper«,
è dispotne. tutti gli oggetM con
giustezza « Dunque non, sforzi, y
non opposizioni , nda contrasti^,*
,npn . attectationè j non-.calere : ai-
.ateiiu perfidi . Le sculture di Bex>
jiini sono ^ tìitte -contette is- vi\i
iracassO di paoni- volaptj v e . ^
j^orza di moto non haniicr né ma-^
,t0, né vita.. Questo è coti mol*
ftì non far niente t i il par^pr
«Iella ftfontaj^na . All' inContto^
neir Agrippina sedente y neilj^
Gieoikati».sdRijaii^, neiV Àpolia
ee« che vita^ clie moto ?. C^nesto i^
cOn poca far moito^,- anzi 4utto «^
Tnttoùquel che passa -la Jinea del
.vero ,- è ccmtra senso y 11 V4r4».«
il heJJo è nella sempUciil t. , -;
Il S^ Andrea del Domenichài^
i^a per tutto è vita e motov<^'d^
per tutto è tranquillità-- li Bufr
eino^ jn ^v^ suo celebce" p9taig<^
^ió mette un uomo inriinppat^
m un ^ifierpen te enorme, e ilterr
rOre si comunica negli astifnti jmi
diversi gradi secondo^ 1» loro
distanta,, e vr st spatge* come
per eco^ " .
Ciascunr Artista^ spiega il sua
talentcf nel mota che dà alle sue
figure*.' Michelangela bisogna che
-^Mse ben* fieroy daccìhè le sue aa;-
'Vie figure non- spiran ehe- fierez**
za •• Corre|p2Ìb' ed Albaino eran
portati per U graKÌ0i9^«> KaAdk
lo
ih
MOT
lo seppe con ghistómòto caratM*
rizzare tutte le azioni deiruo-
1
'tno, seppe scegitcffe
più convenienti 9 '^ èSDVe^SS^<i!b'^
una stupenda verità le paìssioni
J)iù veementi fin ^He più tranqiri|l^
e» e tutto con una facilità ntà-
ravifilipsa 9 SÌ negli oggetti prin-
cipali che ne^Ii accessori \ ne*
panitBfgiattie&tt , > ne* fimi^i ^
neffe ¥iatk : clasciina coca ha «1^
'svef ^ suo mor^'eonvpnimte a
sé e aK' argomento .
Per i méff che h: fnaslont'pto-
^«iueooo a»rf corpo v^* Artista non
si stanchi inii d' osservar * 1» na^
turav Se delie faraone «si battono;
in uni straditi osservi gH >€tìc^
disila. coilera V osservi i var| eiRit^'
^ì dello spavìMitOy deli' agttàkio^
'ne, e ti contegno de* rignardantt
'diverso aeèoncfo H sesso, 'i' afa v
la * «oiidi:^tone , ^ 1'- iàdole ^ Un»
ttegina nOn sì "afliggerà- come
"umi bottecaìa.
LeFancmlie^tnqdesfovo gi;«KÌo«
«e h^no un* aflUone più trao^tl»
la che agirata . ' >
I gtovsani 'hanno 'mvititnemi.
anelK' é liberi. 'Gii a«tanspaci.
kan da esser più^^ntrì e più pò*"
kati • Le- vecehie soglion - esser
audaci « ^rqlite ; ma i insocin len^
ti e tardi .
' Finalmente per il ìnae»^ per^
«ni i carpi non abiianoiso e cà«»
^noi vedi Mmililfm t ftindef^^
t .
UtJk
Ma in Architettura che coAi
è quel che i Francesi chiamami
iweM? Riaalti, zigzag, 'borromW
'mite , tirèt'ahò per gli occhi •
' MUET f, Pietro^ n. 1591 au
xé6^ architetto Francese versa»
' tò nelle matematiche , tradusse e
^ commentò Vignola e Palladio»
diede un trattato d* Architetto^
va, ^flia^el^ esecuzione Wiit&*
ninesto , e herttinesete son* Itao^
lofine*''dèl ^0 baldacchino tuffai
Chiesa di Valdegrace in I^aiéei»;
JiU^R«NA <yQàfU^ < n. ^ a^z^
m, if6^ amiticoiro>||QaNmo»'4aM
telli^éntev votf' infangato «egli
alKSi édt «rchitetiitril R«maii^
aca, «onfe<si'può 4Wsep^«ni'nelJn.
fitta tiecn eabpcll»< 2^mttai ' ^9»
Antonino de- Portog|ieaK *
MORI dirqualtiaqueipeeie afe-
lio, o di'piétnioie «oaidM , f>^i-:
colmi \'n^<éi gran pietre ir^égola*»
ri, f»eèrté\ t di mattoni rO" di»
^rat^ pietre Staglio ^ l'^mpor^-
tansur è^s. che «i«lio^gi«M8t<'eoni<«
venienteasente v<he, •' r* maMitlali^
aienO ben ^s^m^ e «ooea(;^MII'
fra loto^ e" càtf ^ìoxè fpeilbcn$^
mente a pihmhéy ^e inMzortdetfl-
ci -esaotsifilifto ^graiidatiÉteiive ^^'-
qua e di li, q tutto dalla piit^^
esterna ^ i '. *:-
MLJSTIO ^eoicrtiì ^à'-spwtt'^m^
PUaió il gèp^me un «émpki M}
Cerere ,'*aonhiOio^i<ieolènnei^M''
statue, e di 'altyé OMbntehif ' éi*
marmar '• • •. - «' *'- •^'* ^^^
: . - • '* 1. •. j • ' ; "li 'j
. e . . ... .1 ..ic :. ''•♦ ,'^:»i rri.-i/sn
•• r o,!.^.f :f' 'i ti;.'.; • e '>.. .:»5^
I . JMIr^./'
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O: ■•• •:
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Si"
^' ■ , ^J>.i«.I- 'in .■ r -. .ovMOC
* •••'i
'J'\X it J /'
NAT
Ki
ATURA p«r; sii Anisti i^
sittto <i4iel eie è vislbik • Il vi<*
«ibile è ToggiCto Mk loro imi-
> NÀab4fit4 vedere, bisogna stu-
cli«re ^uei che si vede. NelJ'in*
iiiazia ddl* aite neppur et iiubi*
xa^va.ch» fosse necessario studiar
]g «»ft«r#f onde veniva rapprer
Stntata come grossolaoainpiitp s>
offriva allo «guardo . .
A vaoabatasi pia V arte , . si co-
nobbe 1j| «ecessiità .di studiar . la
matura , Mfi ^ pfimo modello che
9Ì offefìf^ iu preso per. beik> : ba^
9iÒ' ugcttaro il decorine • Noi|
si pensava ancva » distinguere
^a 5ell4 tutturs d^Ia n^t$r0 ^o*
tmuy^j Questa siecoada epoca deÙ*
arte m. luaghissii^a , e Forse noi|
juai rimpiaai^ata da ultra miglio?.
te ii«Ua oaggiofr p^te flel% nat^
«ipai . .
. Le ^ti ^osì debolpKnte ^pltir
vate per lun^o te;pipo ^é^ Oriefi*
te e peli' Egitto, passaroao final-
mente ,ia un |)^)ojo. scn^ibjiie »
CQiticuito p^ seniore ii bollo ,
per amarlo, e per ricercaiio ii>
tutto : ecco i Greci . Egano da
principio coltivarono le arti bar^
baramentc ^ come succeda .sf Appre
in ogni princioio . ' Le ipigliòra-
ron poi a quél grado che^ npn Hi
mai sorpassato dagli Egizi . Ma
presto superarono i loro maestri ^
e divennero i maestri i|Ìi tutti *i
secoli venturi e di tutti pl'^inge-
5 ni [>iù subiinu. Noi siamo, e
obMatto essere i loro umilissi-
P/^. R Jrp T. II.
t
? rS
l>'.
mi dttcfppH .nella porci captttu
deir arte, cioè nell;t baliossa dei-
k fòrmCf enellji^§ran4ezzà dell'
espressione .
I GMfli'Conobbefio que^ che^t^i
E^izj non seppero nt^pur inifo-
vinaré: conobbero che la n^tritrm^
ka nM>to ed e^resstone. Tardi^^
ron poco a sentife ch^ella ha
beUetziiv P c||«^la Mlezta fa il
carattere della. ;f«r»r«, fuxì .che
mancando la beUeeza , ia tunurm
cessa d^ esser oiatura * Onde per
{or4 imitar, la naturs ed esprimec
la-belletza era lo stesso* ferci^
anche nelle maggiori pe^torbazior
ni ^lla natura sotfe«<Qt« .eglino
fvitav.ano contoi^inenti e sibrzi
ch^ Qfrc;ndessero la decenza ; fio-^
ine al cospetto di personaggi au-
gusti ciascuno si sostiene compot
sio per qOanti bulifami si senta
in corpo . £ frattanto molti ar-.
tìsti moderili par che abbiano
studiato di mettere in pompa que?
sti difetti abbbrriti da' Greci . '
La -m^ufà è la prima, maestra
ògXV ^trista pei k iorme , .per la
proporzioni, per T espressione..
sAsL dopo ch'ali da scolaro do-
cile ce ha imparate )e lezioni,
concepisca l'orgoglioso progetto
di sorpassarla . Ed egli la soroasr
sera col riunirp in uno le bcllcz<>
ze che la natura non gli offre
mai riunite insieme hi uno steK;
so modello . j-^
Anche nel colorirò e nel- chi«^
roscuto la natura è la prima gui«.
da i ^la V artista poi sceglie , e
" F ' rii»-
fiunisce insieme le bellezze dis-
La disgrazia Heir artista i d'
aver giudici che non conoscc^ho
le beflezze ch'egli loro presenta .
Avranno qualche piacere, se a*
yranno qualche sensibilità ; ma
non ne hanno uq giudizio moti-
vato. Il volgo vede la naturt^^
e non la sa vedere ; né là sa ve-
dere , peirchè non, ha imparato a
vederi^ : .non s' imj^ara niente sen*
sa grande esercizio: quanto più
r occhio è esercitato , e ben eser<i-
citato 9 più sa Vedere , e più bel-'
lezze scuopre. Perciò il Pittore
Vede più dello Scultore né^ colo-
bi » nelle mezze tinte, ne'iifles-
sf, ne' chiariscurì : e io Scultore
yede più del Pittóre nelle forme*
A ranche 1' arte sì" perfezioni ,
vi vilolè una serie di generazfoni
d' artisti che s' istruiscano success
sivaiiiente a veder bene la nitU"
ra • Nel principio eglino non là
videro che come il volgo • Poi
là tidero secca, intjrizzitìi e mo*
tiotona 9 alla gotica • Finalmen-
te pervenhero a vederla bèlla »
I tìostri Pittori tioA han pomto
vederla iella che nelle statue
Creche . Ma ì RaflTaelli , i Cor-
Kggi, iTiziani seppero sceglie-
re bePezze nella natura colorita .
NEGLIGENZA è ìin difètto
di attenzione » di studio , ài eser-
• • • . ' é ^ • , •
OZIO.
^ yi sono degl! attrsfi cfit tst'^
jguiscono neir istante èhe conce-
S' ìscono. £ quanti parlano prJma
''aver pensato? Pensare dovreb-
' be esser lo stesso che pesare .
-.....' 9tfs di p&felmrt ^ U pmote
mi4sttc§, /-.
NEGT
più importanti sono le parti, clie
non debbono tatr^nevlette ; e ta*
li sonò il disegno , le proporzio*
ni , r espressione , il colorito, e
quanto è pia esposto allo sguarcb ,
* e air intelligenza dello spetta*
tore.
Il peggio per ì «f^//;? f iff / èthK
teiApre più ncglrgentt sVfamrc^^
Chi è negii gente per femperafneii^
to, lo sari in perpetuo^ Dire m
bisbetici, siate flemmatici, è éÀ*
ré ad un epilettico , cammina so-
do. • ,
Chi è negifjgeme per presi»*
tione del suo itftélletto esagerati»
si specchi nelle opere de gran
maestri diligenti diifgentissimf* -
Molti sono "negli gènti per ìn-^
téresse . Strapazzano il mestiere
per far molto in poco tempo , tt
per guadagnàt mcdto; Cos^hro
dunque sieno artigiani y t non
mai artisti . V artigiano- non
pensa che ài lucro. L'Artist»
non deve avere altro ogjgctrocfce
la gloria ; e per div'enir glorioso
bisogna esser drligenrè , 'la glò-
ria attfaìe hecessarfame'nte gt^aéa*
gno , é col dfsi^ t^resse si sto me*
filib che coir avarfzii . Guài ìd^
la nazione dove fntt& è'mercan*
tile.
Il trasporto per tpfisceri è un*
ultra catrsa di n€j^rgknz.é. ^T^p^
un Raffaello' o^i artista' può dai^
si aJia voluttà. . Niente 'tìi pia
facile, toa'Oiin&m):sia 'R'a'fHcJ/o,
'e àiuO;a ancSe a-^-Wm'. *M«
tf'pì Arristt WHtitìòtr& godere il
masshnéd'e* piaceri, lavori^'- eom
d'iigentfy rè sf periiwttano aftre
negìigenketìit ^oellé'èfiè riclfie*
^de ilioggetto stèsso, in' cut *
. CU artisti focqsi sòglion éare*
Ìiù in . neglfgénzie . Le lóro »f-
If^tnKfi siko più' gravi 'guanto
ì ir f*egligen^ h^ sqmq #rw
NICCHIE . F liea Hitnii^
c)(e gli «jornini pet tifiAr«rsi à^
temporali si ànn/cchino i Ma non
è beilo di. metter Mie statue en-
tro nicchU : il bèlla d* una sta^
tua Ba 44 vedersi d'ogni jntor«
nò. La più grande nfcUia cho
itiai ^iasi fatta è quella di Bra*
Alante in Belvedere al Vaticano»
ma non ptv, anni ccéisrvt statue s
è un ediacio a forma di, m'ociia.
. che spicca da lungi miglia e mi-
glia. . .
, NICCOLA DA PISA statuario
é architetto di grida dtì secolo
XIII * i^elh sua patria fece moU
te. fabbriche solide » fra le «lu^li
U Campanile degli Agostiniani i
ottagono ai di fuidri « rotondo al
di dentro , con una.scala a chioc-
ciola che si vede tutta da fondo
in cima « «Vi fece anche SI Mo*
nistero e la Chiesa di S. Miche*»
. te. In. Bolosnii (resse il Cdn-
v^n^o e la Cnièsa de' Domenica^
ni • In Padova la famosa cbiest
. del Santo . In Firenze si lodala
aua Chiesa di S« Trinirai nud«
d* ogni ornato 9 ma così jmaesto-
^ sa per le sue proporzioni che il
.Buonarroti la chiamava la sua
. Vama^ . A Viterbo egli architet'»
tò non-, so Qual chiesa de^ Dome- .
nicani . Nel piano di TagJiacpz«
xo eresse una. Badia magnifica in
memoria delia vittoria riportata
. da Cario I. à! Angiò sopra Cor*
xadino«
^ NIGETTl C ìdénteo ) Fioren-
tino m. 2^49 scultore e archi tet*
. to esegui gran f arte del palazzo
Strozzi, e architettò il, chiostro
. àlegli Angeli, e^ le chiese de' l'ea-
. tini e de^ii Osservanti . Fu da
lui eseguita la ricca mole in te-
sta alla chiesa di S. Lorenzo se-
. contiò i dis^i >A'D. ^'ovanni
de* Medici illustre idla guerra
^,# «^e l)ciiearti«
» » *
firn |g
. HINUVB Iàtt4.edi6face dafirt»
so « di figura rettangolare t del
circuito di 7% miglia, tutfa' tmi«
tata di mura alte iqo piedi, •
Urghe d'andarvi tr« carri ^i
frpn^te ^ difese, da t^oo torri i
ciascuna, alta xo6 piedi. Ch«
tutta questa bagattella fosse hu
U in 15 giorni» V Alberti se 1*
ha bevuta. I creduli fanno pto-
6ssione di creder 1* incredibile •*
NOBILTÀ^ h un complesso di
virtù sublimi • Virtù è beiieficen*^
za . Onde nobile, è chi ha fatto
sran bene, senta mai far male «.
L' onore .che si dà a Questi no*
bili è un premio alla loro perpe*^
tua virtù cublidie, colla quala
hanno /Onorata T umanità . -
IJa^ Artista , che faceta opere
insigni, k nòbile . I suoi figli ^
che non fanno ni^té , sono
niente .
Se l'Artista vuole nobilitarsi «
tratti bene la Storia , la quale è
il genere più nobile, ndìchèrap«
Sresentà le. azioni più geoerose
egli uomini grandi .
Gli uomini grandi ce li figu*
riamo di iorme grandi , e di Jia
portamento corrispondente alla
loro interna grandiosità . Quindi
diciamo fi/^ure nobili quelle che
hanno r apparenza de*personag«
gi nòbili^ Anche le Donne so*
no nùb'li e nob'dftiitne quaedo
aonó benefiche, cioè dotate della
virfù muliebri ^ quali sono il pu*
dorè , la castità., k dolcezza ,
la grazia, e special^ieate quando
sono buone madri' di famiglia.
Fspressione nobile , ofontimen^
to flebite ec. non significa che
maestoso ; e tale èquwwique og^
gerro che sia gteadiaee e scm^
piicc» .
Ter averli e per eseguire idea
nobili^ convien osservare quel
F A ,che
«4 MÓ» WÓf
file v'i' Ai {più ìgCAniitì^ oefTa ^ÒK' Olahìtei è i Fiainfnlng^t '.
natura e ntH^arte> sécgtiet^%ocM si sono dèftìittti inoltó ili ouésro,
ni autori, nudr irsi, del JoFog^an-s ' gènere. Inetfmpàvihit è Raffaello
dioso y n'yWBÉirùtiàw «dfli '-kvàiti nella prigione Vii S. l^étr^. Le .
fUkmMii £ ftùP'aÌ€itr« di tfo« ' «»^f/ di Correggio^ e' di l^oga :
vare ifluièr stette una sorgènte'dt' ^noj>orten ti dell'arte. '' ' ^ ^. '^
if«i/MichÌLttO0>fi lascia ^t'O'ilìre )NOVEtLÒ dk S. Lucano ar-
dala's^kiutà < dall' orgoglio Bè^ clnterto Napoletano ' del specolo ^
diéè^.fiè degH altri. ' ' XV tevtò ài toglier il gotico
• J^CNSlTlJMBeftLAND COcà^ alla chiesa di ^. Do&ienicpiviag. '
te iiiyin^ìfnsk aiut villa pressò a gteire'. La sua ' grand* of^rk fu il .
• *' *' * --Ll--^^^ - -- palazzo bugnato a punfa^df dia-
Londra 'ìegii si* avchi|f0ttò vtn pa-
laua.alk tgvcica, <ok tribune,^
cail «alfàdicke , «^ eont altte iiiB^
giùfipeiiM«.di.giistoantito. Egli
à niuio superba raccolta «li qua^*
drt , tra'^iiali iù dunoso 4)iia(Ìkty
di. Tirnana déila ^Famiglia Cor-
nalo i e i fìà èQtjquadrrdi Ro*,
ma.'fiOfdau* d». O^tanzo> ^ da
'M^sgAvrda Battola te ' - '
> HO'VTK. l hmi divoesi 6(^
froit iài notte loccasiohi brìUafiti
di^/ar. use dei xolòcàtff^del ehia^
rosolio nella* noanera pia' seduci
eeote'.\:. Ma* non -. si -pub ■ far'' niHla
aeBS^'jst^o ooaOBQte) «e serii^if-
osservazioni -precide. • • , - ' * '•
DtL»«i^''lei;^ta' 8«niy varie
seeofltdo' ih tóbote dé*^»!' ,- da'
<}iudi eitianano ^ * Lai niKWit' Luna
all^oriazohtetoolora gli oggetti
d' Ha |fli|o dorato v *■ « gkinti iti
zepitndà^una Jt»n«a aTgeffimna e
viya> Aii'mctmttoi fuocki )dèl«
/
mante "pel» Kofcrto' «nsevcrino ,
Princfpe di Salerno, «donato poi '.
ai Gesuiti da Donna ìfsabella Fel- '
tri deMa Roveri; Principessa di',
Bisignano . I Gesuiti yi castrili- .
roiìb sórto ia»^ direzione del loro
P. Proveda la. Chiesa :del Gw4#
mfà^àij-ìk 'pjtH ricca chiesa di Na-
poli * -Morti iCesuitì , è c^ta de* ,
Zoecf^anri. • *
N0ZZ E . Ne' tfcufpi 0%ici * ;
loSpaso" ctMìriprava la .Sposai- e .
se la con duceva a ca^'éopria.,ùa '
carro: 0* ì^i^df bòn 'gran cQrteg^.,^
cio", acéotóagnarà dalla ^a w«*^ .
Jtntrh s' t^o spòso' dal iup pir'^
TMhinfo s^Wt totct ac'coàe dàlia ,
m^dfedelfo spòso, fra canzoni
inlòdédelP-Imeheo.; ' ' '" i
Là' gala , Ve, ghSrlaiide son c6-' I
se the <f vanmo; L /federa entrar r,
va BficHe ttt^v Oriiiti • in. sègnp' '
di'imióiie,; • - / ;^ ^ > • .
Le f^o^tf- sr 'ciàebi'ivaijci' coA. 1
d' .^n.^MosD siàUanroi .' 'Bra^ un^ /^sca di b^llo : 'e cbi^ un ban- ^
quali' aititfa^ che'«i>^ nnéMrd^t^ chl^tain onor 'derìitaì che prc-^
Sii lumi ili contrasto <tAU tHtte sedevan ^aife- in^ze • ' ^
turaUnelDe tfìh fosacke ^ piò vr^ , Lé-Spò&à avea, una .cintura Pejr ^
ve vdcl^l' astro. ctella#a»rr. I qtia^ ■ sim^òfò dì sua verginità, e do-' ;
dri-.tieUv ;i9ati9' deiibotf «saer' la^- -.veà-etóerè snodata dal2ò«p^$t) sul .^
vorati Ja flotte •; . Il lutile d^ uaa lerto mJtia^e : - . : . ;
candela '^ rossaano digi«rno i^ ed La ^ %dsa p/ima AtWi 'c^lebra^ .
è Qhiftr^.<^«bloe la >tone i QiìnLiì<kf ' zicnfe ,, sac^ifita va alte t)ee v^rgi- ;
duB^oe sk>Tegf;on '^liadri di^qti^^ ni tm riccio' dttlfà $ua tjliioi^a 14 , \
stor^g«ie£ei»ti*aa YOMa.v »{ puè aei^Hi che rinandav'à agli at^eU'\ '
dìX9 sàsHiK iJtyorati'di gkitilov -- pimenti per dacsi tutta alle 'cure
do-
ùLÌa era destioarò 1 altare che si
Vede nella j^ittura aelie Nozze
^ldó$rdnd/m ; dov^ è anche una
patera pef sparger le libazioni S14
i mobili. ; ^ •
La eposi tòmpaui^ii h pria»
volta Velata ayanti Io sposa ^ ìL
quale le alzava il. velo « e le fa«
ceva un dono. Un altro don pie
&ceV4 dopo il conìpifnento delle
ìsofczè » . . . -^ ' ^ . '
Quando ti sposa si tonituceva
al Ietto nuziale t un aimco dello
Bposix si jiietteva ayanti la porta
di casa per tener a dietro le don-i
ne che gridando fingevano» accor**
rere ^er difeildeie la verginità
della sposa .
Pressp i Roniani la Sposa poti
fava un anello di ferro, (anche
ne* secoli del maggior lusso > al
dito anulare, perchè si credeva
che dk ^uel dito andasse una ve-
na dritta al cuore.. .
I Romani aveano tre maniere
di Contrarre matrimònio « Per vm
«Oj per farina, e per Compra* •
Per uto era un ratto concerta-*
to in memoria del ratto dèileSa^
bine • Lo s|>oso con molti amici
tutti^ armati fingeva d' entrar, eoa
'violenza in casa, della- sposa-,., e
di $trapparla dal seno delia ns^
dre, e fra schiamazzi portarsela
via, ma dia si lasciava, rapire
riccatnenfe vestita, Un anno di
coabitasUone in xasa dello, sposo.
oonsacràva la lóro unione . .
Per ferina detta cQnft^rre^zÀp^
fte: gli sposi si. mangiavano in-
sieme un piatto di polenta o di
gnocchi , spargendone sopra «{e
vittime 9 in presenza. di lotest^^
nonjy che ooyeano esser. Ponte**.
£ci. Alcuni antiquari ccedopo
che i soli Pontefici spósasserp per
enocchi -
fiOt Si
. to, empn^ : gli ispos^ si' dav^^
no scambievolmente': una monetai
di rame ^ -,)>■> i '« . ^ - •
Nel giorno dello s^imlitio ier >
sposo eon un ferrò di Ìancl«'se*>
Sirava>ÌAeapeiii;ideihi ^ose'r ì
omani erano: guerrieri » jPal hi
sposa .s' ÌAcoronava di verbena ^i '
81 metteva una tonica semplktf >
con nna dotnra diiahaì ched(i*
vea sciogliersi dialio sposo . Dr '
sera la si .conduceva a casa à^ìù
sposo coperta la testa d'un* veto
gialio 9 o rosso per. nasconrdcit hi^
sua rubicohdia • £ra aceompa^
gnata da tre ragazzi i uno de* -
quali portava una t&ce ^ e cinque -
altre, iaci segui van dì corteggio ^
in cui intervenivano i genitori .^
Si portava in. pómpa una conoc*
chia carica di lana .còl suo tìaso^
e un cagazzO portava ià un j^sì*.
so coperto gli arnesi donneschi «^
La facciata della. casa maritale
era ornata - di fiatoni • Air'in<«
grcsso d^la sposa- si ungevanle
bandelle con grasso; di lupocon^
tro i malefici. La;i sposa non a*-
vea A toccase la soglia della por*
ta, né ialtarlii col pie sinistrO'i
la, si menava iti braceio alla Sè-^
bin^^ . entrata poi le si cot)^-
gnavaq le chiavi , e T acqua e ìi --
luoco in segno di vita 'Comune-;
toglier l'acqua e il 'fuoco eea
condanna oi 'morte ^ Banchetsdr
sontuoso COU' suoni e cant>: lo
sposo gettava noci ai ragazar, e
buona notte.
NUDO è operai e k fià be^
la opera della «atufa . Le vesti.
. noa sono che i»vilup{ii ln^ó»t«« '
' ti per bisogno <r per vanità.
£,' artista ndEn fari «ai txnA f>^
gura vettka si bella come nna
nud0. Si a|pfbliebÌ! dmvqué'prM^ '
cipalissimaiiiente .al» nmdo^^ ese '
Jha da iar fi^Mre vestkè, le dise^'*
F 3 va
95 NUD
^ni prima nude^ e poi le TCifa
in modo conveaiente da coprire
sì , ma da far conoscere le iorme
coperte.
Ala r ignudo è osceno • B m^
•eceno è. anche 'il irestito. L o-
4cenità è nèir intenzione • Onde
vi ^OAOiiir^Vi . innocentìfisioie t
fome vi sono ^ conerture> oscenia-
cime « L5 frasi più coperte e rag-'
girate si rendono per prava in«
tenzione pia indecenti , che le
Juroie più semplici che indican
a cosa com'è. L'anatomia e la
fisica ha un linguaggio nudo che
Sion offènde la modestia; ed è
immodesto il frasario coperto de'
calanti che non sono sempre g^
lantuomini^
Se l'Anatomico aanegeia ««-
V« . il sesso bello • perchè noi
mane^eri anche rkenuu ?
NUOVO . Ogni cosa nuovm
dà qualche incomodo'^ hx biso-
fno dtl tempo che la stagioni .
Inn Scultura nuova acquista col
tempo una patina gradevole ^ Il
tempo dà alle pitture un accor-
do che non aveano sul cavallet^
io ; sui^HMto però <^e V artista
abbia ben conosciute le sostanze
eh' egli vi ha impiegate 9 e ne
abbia preveduti elt ^etti , altri-»
loenti a' egli vi na adoperate tin^
te 9 alcuM 4àk quali si cstia*
NUO
gfiMio>mefrtfe le altre al anneri-
scono « il tempo distruggerà 1*
accordo eh' egli vi avea dato .
La voglia ai far novità è un
veleno per le arti e per gli arti-
sti . Per non rassomigliare a ve*
runo de'suei predecessori , non
si rassomiglia più alla natura 9
che si ha aempre da imitare ; si
calpesta la verità , e per fare dfd
puovOf non si fa che delie stra--
nezze . Niente di più fàcile chir
fare tàali novità. Chi trede di-
stinguersi con questo nti^v9 ^ sapr
pia che egli è uno sifontato chf
mettt alla; luce quei che mille
volte si è rigettato da' sav}.
. Ciascun uomo èa iisuo caratr
tere particolare, e il suo niod<i
ài pensare , di veésre ». di senti-
re » di eseguire 9 come i traaé
del suo viso . Onde se un Arti*
sta vuol esser buono » sia suo «
siegua lì suo carattere $ ^ ma ab-
bia sempre per oggetto il verp %
e sarà nnovo , non rassomiglierl
a nessun altro. Una bella figtf*
ra> un'espressione ben sentita #
un pensiero di grata semplicità ,
la verità ben ingressa in -tutto «
ecco un nuovo sempre glorioso
per r artista . Ridicolo all' incon-
tro, se per essef nuovo $ faatn^
vaganze •
OBE-
OBB
<3|BB
• •
ft r
^^^^«^2
OBE
O'^ELISC'HI t Guglie, specie.
di piramidi quadrangolari, lun-
.ghe 9 it^ IO volte piìì della loro
.grosse2;za inferiore. I soli Bgizi
•e ne ^iiettarpno , e. v' inciaf ri^-
gliaronp quel che loro venne in
cafjOj per lambiccar il ci^o'a' nò-,
stri antiquari .. I Romani nf tr^-
«portaroa parecchi per fasto . O-
rà Roma sola è egiziacamente o-
beliscata . In m.ezzo a4 uno spiaz^-
zp vasto , ne .mostrano il centro i,
e niente altro . Se sono grandi ,
e tutti d' Ufi . pezzo « si dice :.
t<)h * .. per la pri|na volta , .e
poi niente di più. A quella mas-
sa siemplice pqn conviene che un
^mplice smoccolo sepiplicissimo.»
.e non mai'. |in piedestallo com-.
{{osto di molti membtetti « Ni-
ppli Sii is^ fatte . dflle . Guglie ,
, ma se le ha ìfatte alla covieTU • .
, O DI GIOTTO . Un Papa
Olanda uà suo Monsignore in
Toscana a prender .disegni de'
ipigliori artisti per Aon so qua!
ornato, del suo S. Pietro. Giot-.
to quando ' sentì la domanda y
prese un foglio di carta , e co!
pennello vi delineò ad un trat-
to un O 9 e lo diede ai Mon-c
signore,. Costui non sapeva che
Éirsenp', ma nop potendo ot-.
^ener altro dovette portarlo al
^a^a come una buffoneria « Pe^
un capo d' opera fu queir Q am-
mirato dal Poatefice e da tutt;^
M sua' Corte pontificie « quando
1^ seppe com' era fatto » e quanto
Jp jrecisame.nte O, che se ne
ormò U proverbio tstr fsù /««•
do delPO dtCiotffij per $igniS«
care un ^ tonto.
Tonto è certo clii trasecola 4
queste destrezze di mano ; ciome
alla lìnea d* A pelle. La destrez-
za dì mano ,' la giusteaiza delP
occhio sono certamente pregj dell*
artista quando abbia piena la te-
sta della sua arte. Ir mestiere 1^
iitìlt mani , l'arte è nei capo ,
Pussino lavora il suo gran qua-
dro del diluvio colla mano tre-
mólante ,
OGGETTO è quanto si cspoft-
ne air occhio . E anche il' noe
proposto. Il grand' cp^eftodelr
arte è d' istruirè^col diletto del*
la vist^.
Un' azione nòbile ^ grande e
virtuosa è un oggetto d' istru-
zione per 'imitarla . '
Un ritratto d'un valentuomo
che bcir e'scmpfo da imitarsi ! *
Un paesaggio ben rappresenta-
to ispira gusti, semplici e puri pec
la campagna nudrice delle città •
^ I siti, le* bestie, i vegetabili,
gli strumenti, T anatomia e£.' so-
no oggetti d' istruzione per i na-
turalisti , per i dotti, e peit gli
artisti .
Magri quegli ogfttti delusolo
piacere. Più magri quéllt d'ui}
piacere istantaneo.
. ^ OX-INDO C Martha ) archi^^
tetto Spagnuolo del secolo scorr
so , fece in Liria la chiesa par-
rocchiale a due ordini., il .primo
dorico , il 'secondo corintio : che
salto ! In Valenza fece la facciata
delia chiesa di S. Michele a tr^
F 4 o^-
OLÌ
oxAtii^i <ìoloììtié;'*B ècrthè lion
delie cofònoe i<ks^ i Dentttj ^
non vi S(Mi toldnne .
i<5x ni' t%9^ Kòntànc/ diedé^ if
dKegbd delia chièsa di S. Andtetf
detm Valle af trocè làticfa d' una
gn^n 'navata con cappelle tfonda- '
te,; e con cóto semicìrc^at-e • La
chies^ è gr^hde^ e grandi vi iù*
nò gh abusi efiOT e fuori .* ' -
^ 0L0T20G A C <?/>- i/i? ) at-
cBiwttò Jpagnuòfó del sec. a VI ,
it di suo disegnò la cattedrale
di inesca , dov' ei^a' k MdscHea
di iViislegda . E^ a ti^é navi di
iwoiYa proporzióne . Lii facciata
è caridsa ) ai' lati delia Potta so-
no lA statue niaggiori ad nattf-
ràfé, t so|(Va tre ne sono 48 ahe
un piede in var; ordini . Su la
pòrta è fa Madonna fxanchqgg^a-
tk da altre s.tatQe', e con un fron<i'
ttepizio in forma di baldacchittcl
dSina «ola pietra*. È tutto quev
sto per Rappresentar al éì roòri
rfnterno del ténrtìo. '*
' OMIfRA non è tenèbw ,' «cl-
Jìb' «juali tutto è nerd, e niente
I ^ì vede i questa ridrczza perfetta
fviò^ ittpiegarsi in certi sfóndi im-
penèh^pili alfa Itfce .'Uomàra è
una i^rivàzióne della lue^ ìóime- ,
diata, ma le parti ùfnh»tt ri-<
nìangocro sc&iarfte dalla hice spar->
sa per Ilaria e da' riflessi. Chi
passeggia al Sole , vede oscure ì€ .
Jarti ombrate i\^9Èstg%ì éV om-
rtf • la vedrà senza oscmrità. V '
émità durique ft c^ome' ona'AWO^
fa lé^giein cbe toglie solala lu*
ce pitf rlspiendifin^e • '
Le ombre dunque dM)00O ttskt*
Tarsi d*un tono vago 9 con mas^
se piatte, e con pochi dettagff ^
degli o&gefti che iesse Velano* .
^Questa T una legge détti natura »
ÒUt
la qirater non mostra inai tiétif
dMlV4r que'tletta^ che « scuo««r ^
ptdaci al lume vivo** • '
lÀ ombre debbon esstf varie»
in cagione della vaghezza delle*
mesza tinte ; ^ ' le Ineaze <■ tinte
non debbano «sse» sorde chxi v^
radotte àdhi vìtacitÀ 1^' chiari *
vi hanno dà essera delie om-'-
bf9 oritteipaii , e AtU^'ontbre de^'
gtadate nrlativiuDèàre gi Iota ti-r
ti 9 6 agli og^iti éheli €itcdnM
danò » Le più vigotòse satannor
vicine xslÌ iumi pii^ brillanti , tf il '
qni^ aiti ehe han liieno riflessi . .
L' andamento ddit cmbrédtvtf^
sfl|ùir quello de^ Inmf .
La qualità delie ontkte dipèn-
de dall' devaztone dei iitó doB-^
de viene U liimi,' e iiàìh pros-^
si Aiti dèi corpbF chéicrpsoducìBs'
ondb'sono più^rti in nniutiea
chioso ciove il lume Vien ddl^
alto, còBse ihunaciriesa, che
in tanipagn;^ aMta dove soncT
radffólieite da' riverbèsi . Le om-
bre ptojef te debbon esse; più fior-^
ti di quelle th^ 'vtfnnd su i' cor-*
pi, dove s': illangùrdiscono inra-'
fione de' loto éolori* {rq»j , e
e* riflessi *, I Veneziani sonò beit*
liàsciti nel mi^neggio delie om-^
bue^ per cui han dati arteohist^
al colorito . Rubens raccomand«^
di non Airvi mai seerrere déft^
Inaneo *
. ONORB è un premio allaf vir-^
fa costante . . '
V onore dell artista è d* ésse-^
re eccellente neiraYte ; e* per"
riuscirvi etcelieace) òoovien |a-*
vorat«,esfti<&r sempre. Chi sIf
Alette in ^116 a brinar dnvi^/» per«<:
de il tempo e si (nsonf:yra . Gli
onori hanno d' andare a trovar i*
Artista , e se non vengono*, noor
se ne cari: sf omsiì & sé stessa
eèileaue «pcte. -
Sa
on6 ORff tr
•
%k gli oaoii tono jdispénAta a to^ f p{t4 <Ii,2iniJa 4«^iupi fii$e^
valentuanittl ^ It arti Anno gran gni passaron in mano dlHuq^ier'^
brògressi, come atcadde in Gr«-> *. QRDIMX d'Architettpra Gre-
cia . In Roma i pattìzi e^eicita^ ' ca provengono da i jsùstcànì del"'
tm k beile arti , e aHora J'iié* la prjmitm costruzione ideila C««>''
HA onorava- l'atte^ Jaddove ìa p^nnk \, sìyf primi sostegni honf
Grecia l'arte onorava l'uomo » furon che tronchi d'alberi» txir^
Al ristabilimento delieArti Leon vi dritti e drittamente piantati'
X ottotÀ RaflSnUOy Giulio II verticalmente . Indi Co/ffi»f[ .
Michelangelo^ il Re di Erancia ^ Sono 4nnque gli Oratiti jparti
Leonardo da Vinci, Tlmperator essenziali della fàbbrica/ l)uit*
MasidHflliano Alberto Duro; fin que non ai possono ìnìpié^re per
il rrettiéado Enrico VUl onoA » meri 4>mamenti , coitae accessori «
Holbeen^ dicetado ad Un Lordo F/mno ben^iornanjeuto e beJlez-
ài 99ttt Compsdìfii , #'# poho fsv za quando sono impiegati come
sttt9 Conti coms te , ma di uttt parti principali jt necessarie del«
Conti ih non paste f f TÉ un Holbetn^^ la costruzione» Questo è Un ef^'.
Ma se gli onori -son mal di^ fètto 6A buon ust>; coihe le|aln-
strifaaiti«. l'arte te ne risente. E bey neceuarie per sostegno deir.
se i riccni è t grandi sdman po^» nomo .^ gli danno bellezza ; ma
co 1'. arte e gli artisti 9 che cosa non già se gli si mettéssiero in'
vi guadagnano questi coli' anda* pt tto«^r ornamento »
re ad incninarsi a quelli? L'or*' Non ifi, 4;^ano che tre' specie^ ^
goglio si* batte còli' òrmglio .< Ai Ordini ^ perchi non si danno.
Per rendersi egregio nella sua che tre toàniere di fabbricare^'
pi^ofessiòne i si stia allo studio ì che sopo , soda , mezzana » e de^ .
ivi'^Bcg^tivt.^ trono supcrio^ licata. A queste tre maniere cor*
re a tutti i troni. \ rispondono i it^ ordini i tìUori-*
> OPPENORT C Egidio > m^ co 54^0^ ^aiplice : iijjìnko men
Ì733 «urtfhitetto Francese idi gri*^ it»bust^, e con qualche eehti!ezza;>
do ; La Chiesa di S^ Sitlpizio la il Corintio, svelto e adornò x l?ia
Parigi è in gran parte decorata in su del .C<>rintio ^ e [)iùih^itf
da liti , ed è contro gusto ; An>^ del Dorico non si vede pia gratia^^
che la GaUeria del palaazò tfa^r . Il diametro rinferior dèlia qo^
Iti, il salone^ e irTeoipio /urotf loiuia riguardo alia sua artez;u i,
ornati da lui. Egli disegna flol* nsAlre ordini nel lapportòseguipntv'
Dorico * Joiiieo' ''" Corft^tjo * ■" '^;
X . t •• • • " '^ ' . 'i* ? r: ... '•.;
g a . 10
17 w aoBtegno pi
Dorico Tonico ' ' Corintio»
a • a • •* '"'*'» ''. »'•-
,9 io
Questi rapporti pai^ aoaoals ^uantA aAttiabili eeioi^ M Va)
i^ie circostanze* «Ile jguali |If^
inolto badare V'attistk ' di biiba
seaso . Quanto pi i^ /le colonna
apno fra loro vie; ne, più sembran,
grosse : quanto più ?pno in aito ,
meno lunghe compariscono ; ali
tri a aperta > Q sopi'a un fondo o-
^uro, pajon più sottili . C^ue-*
ste ^ e molte altre consìcfeiazionj
locali dannò qualche fritto all'
architetto d' ingrassare o di di-
minuir gli ordini*^ paz un tal
cangiamento sarà sobrio e giudi-.
2Ì0S0 , ^
Ciascuno de'. trf orJftti ha ijai
conservar sempre il suo caratte-
re . Un dorico cojla cornice co^
ìtintU , o un coftntip coi corni;»
eioiie dortcQ 5 sarebbe un aissur*
4o . Qual i^odo di fabbrica rap«>
prese nterebbesi allora ? . Pure di
ouesti assumi T architettura mo«
Q^rna no^ e scarsa .
1^ Gli architetti moderni hanno
fognato anchf or4f»f nuovi « cioè
liuovi spropositi* Alterar i rap-
porti , ca|;i>biar la disposizione
ae' membri , non ^ dar un ordtnf
^uovo. Metter pennacchi , yoUn
tili 9 Quadrupedi , arnesi ec. ne-
^apiteui , e (caricar il resto di fo«
Sitami ^) di conchiglie « di stelle f
/i armi eie. come nan fatto ^ìta^
iì Francesi , s^no deliri . Fin-
ché non s' inventa una nuova
3 laniera iii fabbncare. % l^oiv. %i puè
ar ordine nuovo . E ancorché
si dasse, karel)be ì)eIlo ^ *
Il prlncipal 'uso degli ordini è
per r esterno Ve non ne con vie-»
Ue che 'Un solo : il- comic ione- Io
Rimostra, Se si han da impiega?
re neir interno , la cornicjB va
soppressa « perchè quella indica
lo scolo dèlr àcqu'a , e al coper-
to non ha dst piovere . In uno
stesso piano nofn si può impiega-
n-cbfi im sqìq §r{tfn€i,^ tifiUa»
atessa gund^za y^ altyijiQ^tr^ h
dissonanza,, e ditettò' di ùnjtàv
Il più bell'uso ch'e* J' Architct»
tura possa fare delle' colonne , -^
di metterle isolate, e £en isol^«
te , perifti/j , d^ girarvi d* oga?
intorno j jQ^uante mosse vi fa Jo
spettatóre / tante scene diéerenci
e belle egli vi gode . fC, Mtmp^
rie degfi 4rihitf$ti snttcéi 9 nw
derni , ' •
ORIZZpPJTE è la linea doi^
Te si rmniscc.il ciclo colla t^r»
^a . Questa linea orii:,t,ontah riu^
nisce i raggi visuali ^ e si chiv
ma punto ai vista •
Questa iinea deve essere H
prospettiva a iiveilo il pia . e^
sattQ secor^do il sito delio spet<*
tatòre , specialmente nella r^ppre*
sen tanza delle cose immobili , co^
me di case » di paesaggi ec. M|i
ne! quadri di stòria può mettersi
un poco ^bbasfo^ ,t^ntopiù se ì^
quadro ha da star in aito, sen«
za perà farla uscire dalla scena •
L' arte di dipingere è V ar|e 4i
piacere , e si fhio sacrificare qualr
che legge rigorósa da chi sa be-
ne di prospettiva •. Il vero puft
talora non esser verisimile.
ORNAMENTI in Architet»
itUE;^ flebbon nascere dal necessa^
rio. Quanto è in rappresenta^*
S^ion^ deve essere ingiunzione*:
questo è per l'uso degli.ordtoi •
Più in generale: non si é^ nmi
-i/s far co fa di cui non si possMn
'. rendere èuent ragioni . Le ragio^
* ni si debbon dedurre dall' analisi
della primitiva archiftettura^. Tut-
to l^a da esser fondato sul yero^
o sui verisio^ile . Gli es^mg) e 1^
. àutorìtà non sono ragioni . Gli
accessori in qualunque opera non
saranno mai ornamenti ^ se non
' convengono al carattere del tur-*
tO : vi twk da iac unità e s^kw
pli.
/9I
ORN
pljcità . Perciò voglion esser sen-
Z^ folla, e con grand' in tervalio
fra loro, aflìnfh^ l'occhio si ri*
rasi, e bei beilo li distingua «
li goda.
ORNAMENTI . Sobrietà ,f .
convenienza . Quanto meno ««
ne impiegano , [)iù adorneranno ,
e'Si lasceranno più godere : quan*
to più se ne affollano, meno a-
dorn^uiOv A^incliè facciano il Ìò-*
ro spicco^ , han bisogno d* interi*
valli lisci ^. nudi che dieno ripo*
jbo all'occhio.
l Se un soggetto richiede orns^
pienti , li vuol certo convenien*
ti al . sup carattere y ;^ li vuote
^ubordinjiiti da non distrarre P
Attenzione ph^ richiede tutta per
sé . Sono accessòri che han. da na^
«cere dal soggetto stesso, e gli
banda esser necessari, noa^uper-^
flui ,. ne'wperbi •
. ORO. I Mida.per la sacra fa*»
sue deir orp perdono ogni gusto «
jk^Sj^Ui dipinse in «r^ «ella Cap^
pella Sistina,, e Sua Santità coli'
aurefi sua corte ae n* andò -in
¥uaz:iet;to, Pinturicchio^ Pietro
[eruginQ ^raronq. i. lorapeoocl-*
li . £ dn Raffaello che.avea ao
snoi nella sua Teologia : fu co-
stretto a permettere che gli An«
geli -e i. Cherubini spargessero
ijLggi d' joro. su que' santi Teolo-
Si . 6' rimasta ^ncor la barbarie
i dorare .alcuni fondi di pitture
e di. bassi rilievi, O^oi bottega^
jo sa ammucchiar ricchezze fier
abbagliare gli sciocchi* .La tic*
<>R0 fi
chczza non ha da fax niente col
bello , gli è piuttosto contraria •
Quei che nelle btìic Arti ha da
comparir argento , oro , gemme ,
non ha da esser né gemme , né
oro , né argento . E quante voi-,
te si ha da ripetere che V ogget-
to dell' arte è imitar la natura i
Artisti , imitate la bella natura §
e non badate a oro : V oro vi ver^
rà dietro •
OROLOGIO negli Kdific; pub:^
blici si métte per comodò pub*
blico , e richiede qualche orna-
mento. La Torre de* y£nti in A^
tene era im gran bello inohgio ^
e insieme bussola . Se ne potreb*
èero far de' belli . Se tab sienQ
quelli che ultimamente ài son^
impiastrati in Roma a S. Pietro
Vaticano , lo dica chi ha occhi »
Se vi ha da entrar archi tettu^
ra, h chiaro che debba essere re*»
lativa al resto delia fabbrica •
Qqì je colonne isolate sostenenti
un bel cupolino con una ventai
rola in cima , sarebbero .. d* u^
beli' eflTetto . . . ^
Anche ^li ornamenti di scul-
tiira'-e di pittura vogliono essere
corrispondenti e. allulivi ali' edÌM
ficio , e air orologio . Ma non sì
perda di vista il punto di vedu«
ta , da dove tali oggetti hannb
da guardarsi •
OSPEDALI . Felice ^uel pa6»
se che ne potesse star «enita » La
loro miglior forma è ^ueUa di^
Coaventi di FrtSit*
l>A&
VAK
XAESAGGI , unitatiani cani- chi tp<rga felici «ciileiitl di ,bH
putrì.' Si póisonò rùfuiVe a .trq mi e di ambre. .
pcinci^ali specie . i ' A queito «iFecto h «seaziale la
I. Si pAifOaa uppies^tue gli studio del^ Cielo . U ma .colate
«tpetti d«Ua iìanip3gn.a.come.TU^ uzufrp 4'vieae più.cliìaraquaii-
neaté wgft. Queste Viiute io- . to più si avvicina ali» tetra a
no come i ritratti ', non intarés- causa, de* vapwi frapposti .. A'
sano (be chi conosce' que]sìtl tramoatAT , del Sole. la luce è
pattìcjart. Rìchiedomi variti . alalia o rOuigna, t tingri in «cr-
Diverrebbero anche iiliutiivi , se daitio .
■i adornassero di uomini , di he~ B k nuvdle qual vatiet'à 4Ì «^
•tie, di .ibi tal ioni , di ordigni lori e di fornienon kanao ss*
secondo r uso di ciascun^ p*et* . condo la ystiet^ dV* ote e de'
Una collezione ben .ordinata dì, tempi? L'Artista osservi, ascei*
■) fatti ptersggi sarebbe curiosa sa . . . ' -
e utile per I (foooraiai pEr.l'a' Le lOntfnsnlf; EtHiò jliùtcuit*
EiColtuta, p« Ij Italia natura- quanto più tarico t il Cielo.
, e per molti bisogni della Le mogiàene danno grandi ef-
vita.' . ÌKti, e riSeasi di lucf ; na pec
1. Si pOutind i à\l tealt ab- ranpresentatli » bisogna oi^tvar'.
fcellìre conimifaiioni della bella li bene . -, ' .- .
natura , In guesii pic'tggi 'u'jtr iLgaiOQe Compatto di ikhotei
si sono applicati specialmente gii' diSètenii .samministra al pittore.
Olandesi, e i Fiamoiingiii ; ^ta- forando «agetd di -tinte. .La V»*
te flemmatica e sediniaria che riCtà ctesce colla virietì de'attoi
• ive in meiio A. praterie popola-' li, de' «/^U delle rdect, v-àv*
te di bestiami e d'ogni iorte dì gif alijeri d/versi', -e-*l»ltOr f\it
oggetti campestri e acquatici . colla diVenitì delle fabbtlclie in- -
3- Tutto ideale. Questo ri- tiche e. nwderBfl,- rusticbe e si-
chiede Inpegno , e perciò ha pr6- ' gnorili.;, ^elle tuin* ■ « da' nw
doCto i più bei uiiadri della na-'. jiumtuti fruumisti in qua , io U ,.
tura campestre. Vi sono riusciti,' .e Intarucail ,da ac^ue iti riDcèl-
grluliani, Tiiiano, ì Catac-; Ji, yi. fopTi,, in 9umi^, .in laglli.
, ci , e Pussino , e CJaudio Lorér . in i)óari,.con. veduta di nw e',rfi ,
nesÈ, e Vernet ec, ..acaglf.- ,,.
Per bsn riusdryl , xoDvIeiie', L;,,fifture. degli uomini 4 delle
fir^ ftella del aito «atjalòV vca , beiffc sqno .tic^hasta .de' pteif^
bait'legaCa selle sue |>art)f affio-' ;i ; ma se aosa maltrattate,, w-;: ,
' , „ • bruì-
pae
bruttiscono piuttosto che abbellì-
Sono però accessorie; onde
re
non debbono disttaeré^iafi'^t^o^*
mento principale: dunque non
vogliono esser fatte da altra ma-
no; non accorderebbero ;y disQor*
derebbero , se fossero troppo gran-
dì, poiché farebbero comparir pie*
cole tutte le altre parti .
Che ciascuna pianta sia rap«'
presentata di forma , di dolore ,
di portamento come, richiede la
fiUa spetij^) e la stagione 9 ,o^V
principiante ne sarà facilmente
persuliso . > Ma^teo^na osservar
molto k. natura , Tiziano osser-^
VÒ9 che fili steli degli alberi vp-
scendo dalla terra ne consetvano
per qualche tempo il colore , .0
non pren4ono il proprio che in^-
sensioilmente a misera (he sf at*
lontanlmo dal .suolo: ; ^
' li p4ù osservabile è cjte fi pae»
saMif non è che un accessorio'
della Pittura • H' il campo di un
iljuadro.: I più grai^PitrtR-i, Ti-
ziano t russino, Cetacei, t)o-
menkhino^'Metigs ec. hàn ht*
toecc^l^cntif pfet^i ssnzk esser
paesjstf » E aiun gran Paesini
è pittore ; non dico grande, m^
n4>p»r mediocre , Chi nonj)ui^
es«r pletore , «ia pdetrtt» , frutr
tista , fiorista t ^è meglio fare qua)-
die x»sa-'che niente. ' '
, PALAZZI . Vt si ha da riu-'
oirè qonV^ienza I eurjttuia ,>imr,
metrici V solidità . La convefiieh^^
ti# -^t' consìste ' ne* var; ^tadi di-
magn-ìficenzn secondo là '^ig^hirà
del < Jlirtttnaf^o ,' - ò delP lisò' ctìf
è dewiflatd; -iielhi' ijisposiXicrrUJ
de'jndmtìri' priiiéijSif ' pitf ò.ntV-
no spatiosJ^^' libch , lUtnintÀiSydi
varie forme .. L' tumm^a richiettd;
una'Tégbl«rPt<|-k1ii>bf(li'a[ n<^'ibem-^
bri opponiti', péteéne Hclwéziò*'
e tai»e fi«Hf$rtt di ^«fehé'di JS i^
- »
<u
VAL H
i) salone fiosto ordinariamente
nel centro sia nella direiione dell'
Infilata di tutto T'edifeio^ cor-
rispondenza di porte e di fine-
stre . La simmetria vuol prooor-
^iqine nel tutto insieme , e delle
parti fra loro e col tutto; vuole
dimensioni e rapporti grandi in
un edificio ^ranaioso,^ e in ra-
filone della su^grand^o^à^^. Jpel*
la saliditi é superfluo il 4ii^e' che
sia ben calcolata, .'bjffn ej^ejguita
per rendere un edificio sontuóso
della pie lung^ durata; ., .^
la facciata ha 44 *> esptimèr \ì
carattere della fabbrica . Un pa-
iaiSLO magnifico ridii^é f^tfciata
magnifica, /^ioè ripartita Jri po-
che parti, ma grandi, e sepsui
tritumi di ornati.. Un gran ba-
«amfentò, un gran pian terréno'^
e un- piano nobile,, al pi^ 4i|e»
' un gran cornicione . E ordini' di
Architettura ì Mi pajr di. no^
Le coifonne isplatjf «rchiti:ava-
te si tisérbino peri il vest;ibòlQ^
e per il cortile . Così si avrà, u-
n^ progressione di riccheiza..
Il gran coitile, sa|à fianeìieg*.
giato dar altri cortili per scnder
rie, per rimesse, e pir cucine.
Igigortà mólto che7.| portili aie-
no ariosi è bàttuti dal spie*; .mtt
ciò le fabbriche sienb meno alte \
delle •esteriori , e ri cupprano a
terrazzi ornati di', statue • di rin-
ghiere ié di orfi peijsili , che
imbalsaman J* arja : e 4^°nq- un
prospetto rWerife^ all'^ ingtesM ^
alle IjAéstie interiiej t lìii.àjl^
strada . Ivapoii : rfelfe^, strade' sugl.:
più strétte e più ^s^ure ha di %v^ ^
sti'corttK. ajpe^ù (^ ameiii..,for
h ittr'e pint 4el pAl^zsjt^^i^i f^
-rispettivi articoli ^
fondjimenti. ne' luoghi ^c^uw «.„
|jalu$rd'. f^t farl« a dovere con-
viea
r
->
.'t
siohi de' pali 9 che sieno i pezzi
pie' ei^dssi degli' àlberi , senzd
s^usiorituta , cdllai puntò brustd-^
lita jt o SFOIarà dì ferro , còm^ là
lèti i òtdìnzììiìAttìtè d dannd
Id jbòllki'di grossezza ^ i8 pie«
Hi di lunghezza; ^ Alla 16x6
posi^ioht Iti squadra j a piotnbo «
tnà gli esterjoti alquanto obli-^
JDuaifienté . 3* KiV intervallo ita
jforó, che dipende dalla loro gro$^
fej:za , e ordinàt'iamente è di jf
J'n 4 piedi , 4» Alla feianlera di
atìèrlii cónvien ricorrere iWz
meccanica é $. Prima di posar i^
IhurdtHtasopr^,' cpnvien recide^
re le'tesfc de^ j}ali , per ugua-»
gliafli , C' riempiere gì intervalli
itan scaglie di pietrai viva , e spia-
BarVi sopra liiio strato di Isuoii
c^bone beit battuto =, ò dì ftitn-
iatxiti dì piccole pietre cotte . SI
anrrà ct>A un buo« fondamento 4
PALLADIO C ii'wi/rfd ) Vicen*
tltio il. ipi Iti. f ^Sò i Ecco il
j^iù grand' Architetto da Augu-
sto in ^ua. Egli studiò Tanti-
co, tV aorico iù il siiò mode Ilei.
La $u$ patria e tutto Io StitO
Vènìjtcr è abbellito Mìt sue àr-
chitettut'e . Jn Viéèhia i suoi «-
dific} Wnd ; la Basilica o sia lì
palazztjl della Ragione : edifìcio
fiotido vis ìm saviàiiiétite rimo-
derniti é li palazzo Trissino A
Cricoli, 11* palazzo Tiene , il pa-
lazzo Vàlikìaitana , e <)uelli di Bar-
barano ^ éì -Portò , di Chierica
tf , de* FftBcé»chibi , é la fatóo*
^ Rotonda di Capra topra un
'<Wire . 'Fece anche tinà casa per
^. E n-a tanti altri edific; spar-^-
s! pi'r" ìì Vicentino è famoso il
Teatro Olimpico sul gusto anti-
co :' IfìUdfne ì\ paUzzo del P«iA^
'^//roT Alfa Malcontenta il pàlaz-
^ lineari « In Fcltre U paiattO-
iti Pubbikd. Is Bassind Uàà
porta ad arco trionfale» A Maséir
' nei Trevigiano il palazzo Barbaro
tón- un tempio rotondo. A'Moo«
ttfgnana il> palazzo Pisa&L Iti Pà^
dov« un bel Catino ìa borgo S;.
Crocea Molti ètfiolti^altr] edificj
Palladiani sond tparsi per «ifielJtt
belle Provincie . In Veftezla poi
90n6 ài P^UJàdio, il Mofiiatero
della Carità ^ ia chiesa dìS. Gièt-*
gìó Mfiggjòre , la facciiarà di S«
Francesco della Vigna « la chk*
$à d<;l Rfidentore ad ina soia na^
vata corintia cOÙa' làcckta in cui
i frontoni laierak vanno a per-*
dèrsi in quel -dì mczaO .il fìà
beH* Ornaiuento di Ve«elEÌa 8am<*
be stato il Porité, di Rialto prò*
gettato da questo Artista 9 ma h
liftiasto soltanto' ili disegno. L^
insegno di Palladio spiccò ancho
nella teoria pet il- soo -^fondo
studia su le ahttctiità .• Eglf spie«
gò a Monsignóre Ra'rbaro la ve-«
tà forma del T«eitró Latino , gii
delineò V antita^ voiaut Jvhies f
e le figure di Vitravio . Illustrò
i Commentar) di Cesate con tà
tudizione e con 41 tavole * La-
vorò anche sd Polibio, ma quese*
opera è rimasta inedita . Egli
apprese fin li tztticB antica, 6
ne fece una pubblica prova con
alquanti galeotti in Venezia -
Stampò i suoi quattro libri i che
fanno un trattato compitoci Ar*
chitettùra Civile*^ Egli scrinsé
molto su gli ^f6c) ant^hi , 'mi
^uerdisegni andare^ In dispet^
sion^ ; ne futx>n raccolti alcutit
fizzj su le. Termo da Milord
urlington pubblicati in nn vO»
lume,i Patladie tutto «o V antico
Volle le sue fàbbriche tutte ói
fiiaftp'.i , ossetvando che gli aii-
ticbi tdific) dì mattoni. sono mè^
Ilio ruiaàti di ^aelH dì .pietra vi^
va.
fi , per la ragione c&è » <natfou
ài son pia porosi , attraggon me<
gho ia C8lc\(9 si-GÓUc^nr sì be-
ii€'fra iòro che nt formano ttiN
to un masso .^ Reggono indltrr
«gì* incelici; , e aon iepgieri. Per
la comodità àtgli edinc) Palla-
diani , è stato detto etfer una
delitti f wéstwit ih nnm ewfà ftan'^
€^e^imcontr6tki "ima di PalU»
dio « ^ I comodi di adesso eran i-
gifoti allora : o&ni secolo ha i suoi
UBÌ, Per ia bellezza -archit^ettoni-^
€k merita Palladio d*ìessere riguat'»
dato « «nidiaro . il suo carattere
è semplice e maestoso , conservò
j^Ii ordini il loro preciso distin-
tivo , non mai risalti 9 non ca*
nriccj f varietà ben intesa nelle
mme i eleganza di profili i Ma
lìeììt su» fabbriche vesgotisi del-
fé scorreiioi»! » Sì . Alcune «mo
manifèstametite degli esecutori' ,.
sono contro i suoi principe. Al*
tre soft sue proprie , turche anch'
«gli erauomb. Fgfi studiò pii^
ad imitar V antico che ad esami^
naf se T antico è esente di' viz}.
Eflii ni>n «bbe che nn barlume
dd bello architettonico , né ginn*
ne il veder «hiara l'origine àéìh
«uà professione . Se P avesse ben
coifoeeittta'^ *tìòh «avrebbe ttsato
tttnt»> piedesfailéi'' soth^ t'Ie" tiòlon^
ne 9 colonna di diversa afltezta
sn> mio : stesso piano ) frontespizi
-tfUe' lìnestfs e alle poKe, cornU
et fieir interno eb. Con tutto (ciò
egli è -ii i più iiltiltre* architetto
delJn moderna età . Con ragione
Vicenza ^i k gmtas e gli ha e-
vsrro tin^ gr«i monuttento per ia
eontnesai opera* di i^Uattrd Vottf-
mv in ' foglio V in tvA Ott^t^
Berfoftt Scamozii ha taecof tò tnr-
ti i disegni defle ^fabbriche -di
^ìlùdio : ifpm che ftt onore i
Vioemn « «IT j^ia i ali' B«ro^ .
^.v
Quanto Palladio fil valente' arti*
sta,' altiettanto' fu galantuomo y
gioviafe 4 rispettoso', discreto ^
disiti teréssrftd i ainorosò vèrso gU
òpera; , buon padre di faihiglia a
Sillk suo figliuolo fa anche ar>>
chitetfo * /
PALMIRA, eBAL&BIC . Chi
vuol vederne le strepitose ruine^
^ò fàcilmente godersele in que':
viaggiatori che ne han dato tan-*
te vedute , è forse senza mai a-^.
verle vedute . In BalBek vi go^
Atti un tempio*^ rotondo di Co-
lonne corintie ; un altro graik
tempio rettangolo anche di co*»
hmnp corintie alt^è 54 piedi , e
del diametro j>iù di 6 , con ogni
specie di sculture eminentissjme \
V' è aktesi im gran palazzo deì«(
h màssima grandiosità , con tre
pietre lunghe 183 piedi . C«i va
più in ià , più stupisce . Istupi^
disee più iti Palmira : vi vede fin
cupole sterminate tutte-d'uft pez-
to fra migliaia di colonne . Chi
sr diletta di architetture risibili
Vegga Malaga y o siajeropo^i^ o
siaja città santa, é vi y6drà
Prtupi alti 4 in . cii»quecentó pie«
di , ma tottili che un uonio pq^
fé va abbracciare e Uno, émontaT'*
vi bravamente ÌìA in tima » ed i«
vi farvi il nido per sette giórni
lenza ttiai dormire in mètnoria
del diluviò d'un cirtó Deucj^«
lionfe.
PANNEGGI ARMENTO. Z%
bcfllez^ dell'\)òmò è ilei sud cor-*
]pó', e non né'siùoi abfci^^halh'eilti^
1 quali non gli sono che itcces'sor J ^
s^rvauj^f ^erhìsoj^no ó percrtna-
tò . E* Vero cMxglì ^ma, g/i òr-
nati più del biséig^no Stesso V m«
pèf quanto gli ' sien<i caii' nn ' i
sbaragliare h Sue soStai^i^ e Hi
sua wicità jicr pfòcgcciàrscnfe' de*
mptiAtà\ €fet Ì6 più iflooibòdl
9* rÀN
e ridicoli , chi fero avrebbe un
So pÌM!e pec tuxie le itoffe di
bn , e per mtte le gjmmc e jier
gli^ori detit Indie ? Ma non tut-
ti i corpi si posson sempre «ffi-
S'u nudi, uè da por mito nu-
. L'abile Artisti II sa vestirà
è adnrnat; secomlo il bisogno,
me principali ; sa scegliere le
drapperie convenienti, « sa dis-
pone come richiede la conveniea-
l vestinienti debbon essete a-
dartati al corpo ; dunque non ca?
pricciofj^ deblwno coprirlo, non
oiculiarlo ; non troppo stretti d»
cMtringorlo , ni troppo Jair.hì
di imbaraiiarlo ■ t pannesgia-
mcnti debbono esser disposti in
modo eh; paiano gettati dalla
natura "stessa.^ Per fare ciò «Ì t'\-
cfiiede jnoHiaginaiione, f;iisto, te-
sta quadra; 3jtrin;:nti si va. al
tàntastico: il fantastico non puà
piacer, che un istante per la sua
novità , e poi disgusta in eterno ,
come è accaduto a Bernini , a
Cortona . Un» stoffa deve esser
jgettata in modo, che se ne veg-
ga rullo il suo andamento, co$ì
cbe presa per una putita par che
ce ne posa spagliar la ligure .
TI getto deve esitt ifcterniina-
to dall'azione della ngurà, t
dalle qualità delle vesù . Soao ri-
sibili que'eetti , ne' quali si scuo-
Eroti le dita dell' artista che li
a maneggiati n^f tuo tatitoccio,
o aacie
PAN
()ik)J« litie lodìcaaq pttti frìncU.
ìsSì
bile
l-e pieghe grandi vanno 3u li
parti ^andi del corpp , rè van-
no tagliate da piccgle pJQRhc su-
bordiutte, S« la natura del vestì-
aicnto esige pieghe piccole , bi'
hO}:na che queste abbian poco ag-
etttOj alEncliè cedan lempre i
»'■ . j. . j
.Siaatj tivf} I pann^giamentl
s^za pieghe inutili, ma eoa Gur-
««tiire idove tono le ■Tti<iolau<h.,
nl.^ Cb fbtBia del ttuda ba~d«.
ìadicar^ueUa (Ielle pieghe s •n-'
de so^fta imiicafi grandi sòitstt
grandi ; e le quatcne o^iiabio t
in iscorcio, i> tieoo ucbe te
pieghe che Io cutfprono.
' Alle drà^pfrìe volanti che bOÉ
cuopiono niente , n^n si dia inai
la toinia o la grandezza di quaU
the parte del corpo: vi formereb^
bero biTthi grandi e profóndi coii[
pieqhe raisùmiglianrì a qujichi
Non pieghe eleganti , ma ne^
cei^arìi; per rappresentar bene Ifi
parti che cuoprono . Le form^
«ieno dilferentì come quelle de*
museali,- dunque ai rotonde j ni
quadrale .
Alle parti ^allesti. le pìegha
»lrnap;iù, grandi f(Ae «..«jiillS
fche , fa0i>B<y\ ^ non m«, pieenb
àgaaii su d' uàf patft nccofoj^.
n, , ai, piccole £u.partft.4V]U|bp
■pat»,!, ,_ :'.., ^, ..., ,
Su I^' iaHessÌQni j/»naif,'Jé ptn
ght^Àignde. Due nì«6^'<^detlk
«M»a fbni^.:e gcatl^za ^'* &
ìToviaó nli a ca'wp , l' v^i ^
.»I'3-i.--, ,-' .-■ V',;+,,
,moto dei le- diapper'c. volanti ì nob
'debbono dunqu^. ettef . «irate ajr
att (e «Itte, .««piji^ijtc 'iUl pft-
<P . . ,,..',!,■ ,... ^ ',.1.
Talvolta sj,.IaaeiaA, sc^Glk^-'
;tmti. Bci;.moitrar;che,ls''*a"»
WCm.T
«pan ,
. , ., il.pesq,d .,,.
fron ««MT: te caiu«.<u^gstte pia-
■^e.- .■.■, = ■ . . ^ ■ .
Le pieglie ^Ilfivcaì to>« d»
indi-
iÌMlicAi!«qit|l èra un ktmtc fri-
àia r attitudine i)dla figura *
Questa espKssione è nella natu-^
la » é là natura va studiata con::
tinuamente . Anche nella natura
é la ibrva triangolar^ delle pie-
ghe . Ogni drappo tende a alar'»
garsi ed a stendersi » ini||^re jX
suo proprio jpcso , 1* obbliga a rf-
Slegarsi sopra se stesso e a steny
ersi dair altra parte ; il che for*
sia de-' triangoli. Si studj la nar
fura viva , e non |1 fantoccio ^*
Qerte è neddo . ^
Quando ìt vésd non euoprooii
interaq^ente i membri, Ji lascino
Coperti obliquaipente .
i morimei) ti del corpq' e de*
^uoi membri sono le cause della
situazione attuale del panneggia*
«lento 9 % della formazione oelle
sue pieghe. Artisti* ecco il,fon«
damtntQ di tutta' fa Teoria dc^
panneggiatneoti .' Questo prind*
pio è stfto^escetiito in tuttfl le
sue parti d^ Ràmtelfo : il contra-
rio e vtaiQ . Merita,SDÌesazion<V
Gli abbigliamenti debbono es^
•er conformi ai noti delle figure
che lì portano , e al carattere del
tpsgctto che ù tratta .. Qutita «
la^ase déil^^^sj^res^k^nc d? catat^
teri e delJe passioni, e d^ll^àr«-
JQonia sì del coidtitQ che dcl^
composi^foiif ^ / ' '
/ E .chi pu^ negare; che i' Te$tf^
^enVi nò^-'cbntHbUiscfanò all^esr
pressione 'e ai- carattere degli uó-
mini > Se id ^iff ministro i^ t^<^
iigiortè ^ tliol'^lare vtt" eipresslò^
ne rispettabile, sarà vestittf Iti
inanlera aie 1^ si^e j^ieghe stejfvci
]}randi , nobili ,* maestóse y é n^ó^T
-se da uh porratji-^fo posato -te
graie . ^ Le -v^tt de' ^ch j i|)rrafl-
no del gros5iolano per! fl toro de*
f>dle movimento. ' All' mco'ntto
i'.yeli e le tocche d'una oiufr
«4K
chi di zemrOy e mostreranno^ co*
toro svolazzi it dt . ^ iQamìninqr
vivo e legato.
V armonia . d.el colorito dipen^
de daliéi ^c^lta de'.coloti ckf r
artista dà ^ pan4e«i«nieal4 deP
le sue nfutf. B^li na I9 ^perrà'
di sceglier colon amici , p 4Ìs*
porre le piegìie in wdo .ebe i
buni e le òmbr^ f ) riflessi àienp
a dovere • I Colorj. delle vesti
D<rò debbon esser convenienti aU
la gualiti dellr persona 9ffi|i^t««
^ foro sesso» a/l*}tà, oJl^ ,con-
dizioni ^c. '
Lo s^^sso k dtlV ^OAÌ# àiild
composizione. I pannegpia^ieaiti
legano l fituppl ; rjenjpiono de*
vani, e Sanno piì iconfiste.nza
<d e^t.pnsi>n5 . . .
t« ricchezza 4e' dr4ppi f <je*
gli ornati, nè'qu^/ k^^ sfi>ggi$-
tó tanto la' scuó|i| Veneziana, y
tioR ha da f^r nientf colila bellez»
za de^ panneggjao^enti « . La va*
hità si addobba , li vera grandezza
è semplice .; la ver^ grandezza è
^<%gc(to qeli'attist^ : Usuarne*
i'ito e dr faf H/ena ^^lla , non rio»
f^^. Meno ornati* stranieri avrà
}^)»^^g©ettO, sarà più' ^eÙoi U»*
«^ b^i|a dònna, n^bi?«benré iestl*
ta d* Higa st9fa semplici^ s»^ oidi
nObìl '^ * * ^-^^^-^:
^rei
Ìa sua m'ttsià i(iog^ t&hezzà
noi inviluppu'^ yt^go n'è abf
'bagiiato; r'ÀrtWa horì' volgare
esprjpi^ W Aiacstfà*m| R'ecOllA
maestà personale .
'- fikuiSi buohi A>tistf ,«^n 'j^
tato nel conumé 4i v^tik le
gtsre secondo l^uio.drtuifipi
3e' luoghi. ÌAp^yjki^ftJì
servarlo col dotpa^darne 'agli ^i .
M.' . Mi? nprn/è j^j,a^es$arS
'M "fa ^ ' eM* "
4
frovvisaiDMtf .va al ^ift qoa
tie éon»Me«Ìa impiasiti ni*-<
leìifctfr',"- ■' 1 ■
; 'Np« Wo; i mtì jpontMei foN
^imt\ v^ a^cne i a»tì volonta-
ri vi ^figEungonó licc^esza, Pof
^e[icare.,un^ CPU ;ubHine, ti al-
ian le V*1» j gli occhi i t ^utro
il corpo ; ' per un carattere .c^ci-
raPOi' ti tliingn il pugna, e s'
ìj;rigi(lis« il corpo; per J'innor
cifiEa, ti finge uqa i^vatina di
manj. Gj' lyliaj\i 50110 i pi4
espressivi in ^esti > e i Napolc'
. tan; tona i [iiù gran ^etticolator
il:' sarebbe intcretsaiWe un Irat-
tftlelio di ptniamtma tcritlo 4\
ita NapoU'*io osservatore,.
Fra i differenti getti v'èquel^
htr^^tna K^&tts.'ionione , .'non
Kctupiciai nu luii nprestiv^ .
Acgligeote , a» anDOÌato »
starà immobile rilisciatanicnfe ;
1' ergogiioìO rialzaiament; ; il
ijiansiierc ;picghevoImenEe ; un pi-
gro , un injbecillc inc[inaram;;n-
te ecjscante. t'ultimo termine
dell'inazione traoquiHa è disp or-
li piincipic dell' siione è ri-
dante, e fissarvi occhi, e orec-
chie , e bocca.
L' andamento deli' uomo sarà
libero e rapido, le es;!i penis
chiaro; lento, se diffitilmcnfe ,
ie diibbJoi,irr.enie .
dal
e pili eh.; iimiuJni.iria 11
della cojcienia rormcu
viijo . Il giuoco delle .., . _
niòdifieato dall' sndjimenlo del
cTji'pD . JI tnrp3 omliii .coinè
c^mbian k' idee . Ad iina'.jdej
fiji4, 1,1 fltorjomia luendf un'aria
di fincita . Ter idee (iy^iOi.^ si
fanno getti di, rigetto < <)aQi^■<
dea insomtna, ogaìpcntien) pto^.
duce setti e iqoti parcict^r! tpe-T
cìalmente net vÌ«o, 'negli pcc^i ^
C ne' toptacojgli.
Ciascuna passione piacevole O-
dispiacevole si p^esaco'tuoi nUK
ti partteolati . \
II Kjto i vario secondo le Saé
varie cause, d'^liegteiia^ di dì-
sprazzo, di sdegno t d'ironia^
di applauso, dj errori ,.,dì dil'et-ij
ti., d] orgoglio, di compiacenza ^
di contrasti , di . sDi])re5% .ec. %
seeondo cÌMc^n^ caui^ .ha .la ^>
gli occhi si aproEv), i topraccigl^
s'. aitano, la braccia ii.tcUdono,
\ iratti del Viso reitan imiQabi^
lì . T^tto ciò ha v^tj sradi cdr-
rìtpoadenti ai Stadi dolrrimin/-
rA^iow 'la più_ .detole' alla pììli"
(ubiimp, che giunge pqi alloSis-
*«■<, t alla Sarpri't. e a pctri-
focate come la testa a^ Medusa.
XJ Desidtrio produce t*nie mó^
«jiGcaiioni ,' quanti tono Ì suoi
gradi gialla maniera vaga So alti^'
ftrma. Ma l'arte nfln può ci>'_
glitiiic che un istante, e non la.
s.ucccsiiotie , La pos^Iione iocfi-'
«atn è il prime. rì-arta.|inerale e'
connine d( funi i desicferj' verso;
r og-e:Co dei il («iato : tutto Ìl cor- ■
pò vi si porla avanti^ "Tlitto i(
cujii,.;rio ;^cadenell'<iJU,erf'»'rei^
Mliajwari, a.el tctrori .^ '..
.Una ddie ,tegp!e generali del
liiotc^ de' (ieéjderi i , che V oiea-'
n((.'.destÌn«W'k (<^iet V pe^ta
tìtti'fSmpre'a' avvicinargirji pi4
di.qual^i^gue altro órflano,r chf
àcolta, jpòif^àVvti.rbrec(bÌt>.'
Cài) «Ir.iìiìversJone il coraò e-'
vita r tegH«( Che fa'-qfrorCi'M,
li Mtt?|iS"i<iìn^efclji.ta %'l^ p^
Dia 4 tim^trs),. LagfadaiijHitRof
" ■ ""■'■■■' w ■
f\^ ^ ^Àii _ iàt
fli*% dal ffiinimà ti itlissIitiO éé' fUtta {Massiva e rilaìcìante -, ^
éidetiU i dal disgusto all' Orrdr^ t sìuntd fili' ultìmò gMo all' «i-
r'otii un'indetennìnabiltf grada-' iattUìicnto, rende imitìobiie , co-
iontf di ■noti • me '!>*& madrd che tutu' in un
La Caiterà dì fona a tvitte le colpo Ha vitto tutti i .tuoi Ugli
iSattì esterne dclcotpo, ma ama fiilmlnati: Ecco-Nidtte 'di'sassa:'
^TÌati^i\riita\t ^wtie che ionO' quitidd non sl'pins'ì chlt'sCS una'
pròprie ad attaccare e a dLttril^- sola cdsa, ivi si penìa fdrietDjèn*'
gire : infuoca il viio , e nietrtì m te , tutto il corpo non può 'iveréf
Aidtd tiianl t denti . Sfe giunga che una sola attitudine, t'inimo<'
«Ila wdtttf , fa {(bpairidict. hiliti.'
Imbruttisce l'iumo, e lofi con- Lil Cìtmen^a diviene Vìsiblie^'
Aarld dUa Ite Ila naturi ch'è 1" se un'aria di dolcezza si Iinisc4^
Oggetto dell'artista. P«rci& egli alla graadiositì. .
deve étitare di ratJpresentartà , ' La Cempassicne \ dit èoihptf
putctii noi vi Sia obbligato dal' sto di dolore e dì bollfì, e sit^'
s&gg^tto. Ma chi r obbliga a sprime con guardi tenni, e egri
ràggitti brutti? inarcamento di braccia;
VOigogliodi indvimentialffe- La Piè''^'* * dì ^W fialócdl'
ri . V Inv'i'» li .dà nascosti . U Slgnotl ozioii
SarPeTto ii di fuggiischt .' Il di- -». „.„ /•_, ^i„. . >_■
V^morr iIlangiiidEs« li tesf* ' . '^'^JL^JT* " '^' '^
«legata da, itna parte, accostai» «■"««, ;
palpebre, fa l'occhio dolce verstj Lb passitmi fbrtl 'cagionìnol
l'ftegetto ^ato, la if bocchino, moti fotti e yloletitl' fino à '^i-T
tfal^nta H respìM, e cMcìa so's-' guràtc.' Ad una collera Vìcdcìi'->'
" ' Tutra.è Itnguori'e tifttórtf rà , si di in fmlè. Ma npn yì
t
.... al Rjccar tremante la veste j di T uomo' agei usta to che sa tem-'
ilii' dito,' Ummo. Più ardita peracsi , né sì lastia trasjjortìtd'
abbtacciìi , t pia ardito stringe rf" di' fprfentì ni del mjle , né d4,
Kcme ìlcatobeneal sucf cuore, S bene. L' Artista dunque .àiid<;o'
nposali suàteìta ntì di lelseri*; perpètua del bello, nòti degrader'^
La Gratiiudine k fii l'auBre" fa inai-tjaOi personaggi' (feó es-'
i la veiier4tiofte. t.à Sfer»n^4 pteìÉioiti estreiìie. ;& setalvolt»'
t fra 'il timóre * U gioj* • ' l' ùrgoitfciìto Jo est« >" ' n6n ' rapr' -
t* Vtrgitgné varia seCOAdtf le presenti che quéglf aSbielti wr-
<lrtM(«ilte -, fttWi», inette In tifi, fitti pet éssfte scBiàvi de-r^
fega, di taoti in«erf!, fa b^bu- gli oggetti e^tet^Knj , t 'incapvt'
^re, arfosi&e, Jttpanidife'i irrì- di doiqinate ne^ lóto erojirio iRi
«idiré , c6pfire ■ ' ' '' ■ ■ ■ - remo. '''\
n Dffloréè un* jjaisìont jtf^Jv? PAOI.ETTI C.^NUcoUt Q0tfit-'
Ae di tensióne pi i)*i5coi)i"Che' vo ) fece in Fircme nel. 1773 iifl,.
«.«toRaiio a discacciar .il' dolo^' miracolo di roeccatfiii. TrasfOt-',
A.. , &eitazìOai', G<Mval itemi 84. tò tutta sana una volta- dieinCK
4U)''llm>érJiÌDne. ' del Pahrio di Poggio InweriUe*^
' l^Jiìétiìifmi» tJrìattàtt^'X ed era lunga i> bmccìa.', ft la^it
■ C 3 pii^
piil cji €.'■ Lt'irabracd- tut» ea.
tra e fuori di ItgnaiM, ne tagliò
i mitri chi Ja sostenewno , e,
poggiando JU «' una tTAyatura ^
" 'n Mrro , U traspor-
>lle . Il aaagaisn -
^ 'Mte imprese e 1' .
e degl' igaoraatt che non
vogliono che si taccia tiiente di
straordinaria,
PARTI principali dell'arte.
songr i. Composizione, i. Dìse.
g'no, 3, Chiaroscuro, 4. Colori».
to, j. Espressione .
Un -Artista-' eccellente in tutte
queste eìnq uè parti,, non ai i an-
cora visto. Ranella che il'li»'
perator d*' Pittori , non b sta-
to eccellente nel colotiro e nel
chiaroscuro conw nelit altre Ir;
Risegga .che una sola ^irte ec-
celle n tementi' . Tutto if predio
di Paolo Veronese-noff* che nel
colorilo, it ^uale per aftfo non
è la patte pnmaria .
IVile suddette cinque parti ,
■Ila Scultura mancano due, il
Colorito e iiChiatoscuro. Oun-
?ue la Pittui'4 i superiote alla
cultura FÉ' più difficile «tser
Pittore perfetto che perfetto Scul-
tore. Ma se niun l'ictort è st<a-
to eccelletitc in tutte J» cinque
parti, esi Jia p«r ~ecc«l]enti«u-
VBO chi ne ha possMute tre ,
merita ugualmente 1' eccellenza
anche lo Scultore the- possegga
Jt sue tre. Dunque se-ifaest»
riflessione i giusta,' le du« arci
non avranno grande disuguaglian*
f PASSAGGIO ini .andamento
" da ua'effistto ad un altro. Nel
disegno ii paSN^^Jo del iihmcoIo
deltoide «1 bicipit(. dove eiset
pè;)iÌbiJe |)ct.Ja tinuakiiv e -per
PAS
le ibrme ditfetmii. 'Rubea^phi^
maravigliosamente espresso il pat-
'Kgh dal dolore al piacele di.
Maria de' Medici nell' istante^
che. dà alia .luce un figliò.
Nel Chiaioicuro e nel Calori--.
ta la natura fa ptat^^^i insensK
bili. L' Artùta la osservi eoa.
attenzione, e^la imiti.. I FianiT
minghi e ì- Venciiani vi fOOO
PASSIONE i qualunque ' afFei.
ijone interna, la quale cc^ijnica
al viso una forma caratteristica *,
Questa forma i relativa all' alte-
ticione de' muscoli, i quali si
gpnlìano, sì_ rìscringono, s'irti--
lano^ si rilasciano secondo Ut
quantità degli umori - che tice-
Per quanto differenti sieno It
pattìfnf , si possono tutte riièri*
re 3 4 principali, tranaaiile. ,
pJtuvali f disputoeveli , -vi^letiii ,
Piima d'esporne ìf .dettaglio»
convien osservare ilpijì graa prin-
cipio dell' espressione .[ Q^QSto è
negli occhi ene' sopraccigli. Q.uir
vi le paniant si caratterizzano
in una maniera la più sensibile.
Nelle passioni tma^uìilt^ il
topracciglio s' a'za con dolcezza,;
nw oells ftTnci s' inclina con foft-.
Z3flf 11 sopncci^io ha due. sot;(i
di elevazioni;. SI alza net mesto'
nelle . passioni /^sdevelì ; e di
punra verso la troate nelle-^Vd/f-
fair. Nel dolora e nella tristei-
W si abbassa fin a coprir. Ja pu-
pilla- Nella serenità « ne' toi-.
BMiiti del sopracciglio si legiio-
no i sìnromi del diletto e def
«ordoglio. Lo stesso, si può
si diro de'
, hoc.
^ .1. Nelle paitioi'' iraaquìile le
pani dei viso restano nel .loro,
KMQ natntale ■ né sofftono altf
fMÌdnealeuna: tutto deve aoniia-
ziar^ la pance internft .. Trg^i syyu»
V Ammirazione, il Desiderio, . Ja»
Speranza . Cesare tienetrato 4^
ammirazione nei veder ia status
d* A lessandro , apre ;ua . poco- pi lì^.
l'occhio, vi fissa. ie pupille, ì^
sopracciglio s'inalza un tantino y
la bocca* iegj^roicnte. .si apre f
ina tutti qtiest» piccioJissimi mon
ti non alterano jpunto la sua fi-c
sonoro ia « La freschezza delle
i4nte non- soffre alterazione, e il
chiaroscuro ^rà d'«in tonp ttm*
perato.
. 2. Nelle passioni piacevoli tvit^
tt le parti dtì viso s' alzano ven»
so il cervello, base dell' immagi«
Inazione' deliziosa.. I moti de'
muscoli sono un poco più vivi )•
Jc forme dei viso pia risentite^
la fronte • leggermente aggrinsa*-
ta , r occhio più aperto , la bocr
co. inalza i «ooi . angoli iicersale.
guance . Cosi Pigmalione avrà
mirata T opera dei suo scalpello^
Il colorito deve esser vivo , -e il
chiaroscuro-vi richiede Jumi doir
ci e ombre* tenere» •
- 3. Ntììc p§sf ioni fpiMcevidi tnt»
ti i musvoli della ciccia . s' iilan-
guidiscono neli' inazione • Se v'
entra ilidolore, è annunziato dal
tormento dei sopracciglio . Se il
dolore va alle lagnine , ecco E-^
"paclito che chiuoe gli occhi O'ii
abbassa ^ abbassa il sopcaceigiio ,
gonfia le' narici , tutti i muscoH ,
e le vene della fronte , ia bocca
M pic^a in giù, il labbro inferio-
re x[uasi si xo vescia , e ii* supe-
riore si pt^me.'
•4.' Le pssùani -violenti t Cor-
nbilf tiranntzzano i muscoli ,> e
Ji abbassano. Achille in coUera
ingrossa le ciglia, getta ^oco
<iagii pedii, ^ggrinza^ il naSQ ,
mffj^'*^ mascoli, fiDodiai» vcncy
RAS-' xo|
iiarici^ Jabbca». tuirta'gU si.gon*
ita, gli si eontrte , g^i.si com-
prime,, gii: 81 contratta. Gli so-
90 ugualmenfie in contrasto le^
tinte: ia parte «uperioro del vjisó)
Rinfiammata,. l' iùieriQre .è 4ivir)
àtk^t queJLla dir meeio è rossastra^
Dunque sia ibrte il colorirà ». ne^ /
Ufi sieoo. le ombre per iare più/
risaltare le parti delia <te$fa 9 ^
ossa , e 'i musaci principali *>
- Cifaque meeai essenziali con^^
corrono all' espressione d' nna ce^
sta . I. Il ht\ìnÀn%Ì9mt , :2. ^ i di-,
versi tratti eh?, h passione im-
prime nei viso 4 3. le.yAtipt^ d^"
toni che vi cagiona ^ .4.-^ %xsfy
dazioni de' lumi i^ d«ile 4Wbre
i^prrispoodenti. alle idiver^ pas^
sioni , s* la- cpn¥ent«n»« -d^' toc-j
chi secondo i differenti graffi
éiìh. passioni. -I. La S<;ultura al
ccdor Locate suppljsceiiCoUUgg^t»
tO' reale e colla fìer^zz^ de;l toci*
«o. •> V} k /quadrp^ che 4ipi"S9
;^n' ospressione* vivamente fi^ che
il marmo di LaocoQQte?
• Citscunat passione principale ha
]le sue gradazioni; e aifv^un a era-
dazione esige il $110. trattiunen^
particolare . ' . ,
Questo gradazioni , • isieap, ra*
911 ' e> -ramuscelli delle^ passioQÌ
principali , i debbono firmare il
pcinoipale flttidio.deir.Axtista • h
qxmt' effetto egili qs^v^rà guan-
to-:haff caputo far di\ meglio ^li
Antichi e i. JModeiQÌ^\ Consulti
specialmente il suo speèchi^ « ^^
osservi in tqii < e: tal* espressioni
come i muscoli, i tratti,. le tiigi-
te,- gli raccideiui, [caratterizzano
il suo stato internò . U fHodel-
ìf>^x%k stessa $;lt',insegtiei!^ più
che cento freddi modelli àsììi^
-accademie r. Molti. Abili artisti
ne hanno fatto uso. Map€;r^^-
care gU- speCt^to^i , bi%:igA£^ f^^
G 4 1'
tiskmon'^' * ■ '*' ''^ '••• •''> ' -» • •
c^ • li ' kà^m' gii A>fe^èht^ • tJi
mUfe-^ ^«^ionl vl^iidi delln sniar
lUBJriibrilÉy reéktri'^^iMiilò' òè^e^Va^
di ^caMdéraf^e t * fte^ ftdl^ ^s«
cose K^ilrf «OÉte» gli* fèès6r6 tbC*-^
to ^tkétthi . Né'' it wHiménd^i ^
nmi'^ ch« Ai^i ' ^ DM^imeiitf tèr^ ^
ri(n>r'tf l^aroHf viefenti oi«g-^
fiiéti) '"Abbonò^- eMr ' sempre f^ft-'
tHltllfi'^é «éyii)*e «onfivcenti all'
Ma' tviisi di ntìni Cadere Del"
Titio iH^Jfé f^»f/<f;, ì& ^uali nof^
sDi^ éii% ''it^iB^gcfttttHHit aifiouioié*
i^tie^i' Sjfjcwfrch'egli èiùiifa-
tori ìàbt^' della natuH, tua deils '
Iwlhtiiattflhi*/ Dannile toniervr
sempre il Micr amikc ndle p^^^
sidn^ prft ^déroF&ttmrì • Si ricordr
«he ^06 pdtó t%ìì ha dà fut giììtt
cose . DdH^e lìè «fì>rzi ,^ ilè'eon^
toiéóùi 'fotisitt i Efii ndéboli'^
refaibo il cai^àitere d* nlur pa»ioil«
fortini st faddo)«iise i tractr rie
TÌMe dovt t ttìuseoli sono con*^
ttsHVv ila do^e r ifcìòne è ine^
ntf'Vi^y -beeM leggennente r
def^^'é gK'a<cidtnti ddJufne^
alBift^ y ÒÈTtìjMn nhtno «iiht&
Ti^iMrfTte i^ Qiltoffl Hsidte^k ener-
gia ét»zà éUrtttA ) taHIttétt «eit'^
2a ' Ijfiaii^itrr v topnÉAtlMé'^ aehta
«Oiorfià.'^la Hsét\^ deirè essere
fllk i^r qìeirf <i» il j^ndoie è irJr
PASTICCI ''Mi tóndi n» oirii
ifttetttf' ìrfittfjirtje df cfttay di.
1 Bassai^i» i facliVtfonM. Lu^
«Al»
feo^f che si. rmat^QFftrtvtr » Gui««'
dò9' in Nidi6laing6J<y, j<ta Raf^^
faeìio, in tutto, cioè in niente «^
Tali péFtk»Ì9n h^tmd Vénlità.
deik' scfoiie ; - na sonò arristi ^■
Pef imitaire i vaientuomini ^ b>«
sogtttf èanr valentnoikyo . p%mr.
vaTcntuoMO ha la oa Inatiiera y*^
e 4 èùdt dì^tf ; t ogni buffone
non sa contrafTare* chi* éifeni e
nsìnieré. '
.'Sì vantano prodigl^di tdntniS^
fasfloni pittotkh« & ai ^fhetttno »
caneo all' originale , i pfodigy apt-*
Skiiooiio ^ e la bulRMitna stomaca^
£' pefchè pèrder tale aio -e tenp9
per rendersi rìdieolor > i
FASTOSO vlM'ga^, movbido»
opposto' al secca.- / • ^ <
i^A TERNO* (,IgméKÌ0^ prfn-t
cipe idi BiscàHy n^h SielJk^
nc^) ha «apote^ 4f bti^n nsodelle-
sue-mchezze col làM>Hcilre>,a sue
spese e con sao- disbgtl^ un pon-
te sul SÌRieto pr^so' g Otftaea «.
li ponte è lungo aeo canne, ha
3s archi, e Ai di M>rà ha un we^'
«juedotto arenato mngb' canne
9^* La maggior alttfz^a ài duel-
la costruzione è di tótf palmi «^
Fu snconunoata nel ti^s^ e com<«
Sita nel trj7 . Ricchi, imitate^
», ar volete iessd^ véMÉisnte no«
bili -' .
PAVIMENTI. A piantemi
no se è umido , si scai^' il suolo^
per un buon piede » e ^ si' -batta ;
vi si ttSfta sopriTun letta di picr^
tré ihifie «ollogatc cónf ^idee nnV
sta 4èonris0drie di feltrò f ìndi un
altiv >tfo di framthentì di pie- ^
tro^ièbtt 'coM e con arena,- e sì'
bacm^beii bène ; in» fctL& Uhv
di'-)cal(S' «B(k pomrer di marmo^ e
drptenv^d&rey tnireo ben baitu^ .
to 1 JPtiialiiieii«e al itìpt^pfóne A
mattoatt;6|r o il lasctieaio, -o' tft
Hitrtaà mtatama-i iNcondo k^uft^
ìkhr del luc^Q , Ptk ì piasi su*'
PAUTRE C 4nt^'<t hynrchi^
tetto Fr^cese dd Secolo ^con^y
^i4de tifi tir«mto< d'Arcftitflttu-
Ta« edificò k CUesl dì PoftQ
Reale in Parigi, e i pdUzài di
GfVfes^ di Beauraie «c« U $up
^(iie è pesante.
PELL£ è un invilup^ dè'hVu-
scolii <he prende fòrqie àeeideir-»
tali «econdo la Quantità della 1ÌA**
fa e del ^ra^o; « secóndo taten^^
aione o Ja ìu^èiià deìl^ fibra
jielie varie paaaioili , nelle malat-»
rie, tonila vecchiaia'. Le fi^tshé
« Je grinze son effètti Heil* ìm*
pressióne de' muscoli • Li kàl^
Jezxn è nel vigore della giovane
tu beh allevata , e allora nds vi
sono nò creipe, né rughe . \
lo stile ^ublim degli antichJ .
era di mefteKs^ gran nasse di for-
fiKPf («rchè Je Riinuzie nooconó.
Air uniti t danno un carattere di
debolessn e d'indecisione.
Sapevano -però metter delle pie«
et dóve convenivano « Si viggn
oeoonte.
Chi vuol indicare tutti gli àn4
damanti étìl» pélk , ha pMinte*'
tia « é ^Michelagaolo n' ebbe •
Chi ha Buktb » non bada alle ni*'
Auaie» lavora ih grande « cgr|n«
de fo RnAello.
PELLEGRINd PELLEGRI-
NI detto TlbeJdi Bolognese n.
t«Mi In. 259a dalla pittura pais^
«rr archicetturA • Fece in< faitia-^
fa del Duomo di Militò ^iia se^»
mijBOtica < Quel <hi«M)ne aUbe.
Srtneipio nel i^By «oli diatgad
'4«n «eitd gamodia T«jiseeKy <»
di. ^el Caporale • che coùma^tò
ViiruviOy o lece in CitttQee di.
fsififu^. &ia. di chi ai. $q^^
qUéf e^l^ ^òn pùÀ'Va%nilt a^'i
tro che grandezza, e^ sontuoi^ilifr.^
dì ttarmi*^: It Pdile|rjni:.ebbe vr
n| forati questione Coi Emi p^j:
il battistero dello stnssof Dupmo^r^
in tul <«Ii progettò cati^e 41;'
ferro 10 difesa de' suoi largjhiffsi^ -
mi intercolonni . Sii questo il
Vignoilìi >r<HÌi»nzió la graa s|ir-..
tenz^, che le. fMrnèe $9fin JA
hàmnP dàtvSieneir colle stringiti ,
Atchitettii kbnétévela a ìnanté^n
li .Pri%riai fece k AiUano Jf^.
chi^ di S. Lorenzo 9 é de' Qe«i
suiti ^9 in Ancdna là I^Ciggia. .|a
Bologna il pàlaizQ de Celeti . le
chiese della Madonna e di R ho «
e il Cortile, dell' Istituto d' uii
Cattivo dòrico ; in Genova J^
Qua professa d^ll ora sbppreìcj'.
Gesuiti . Bs^i andò .in-. Ispa*.
gna> e. ne hportò mòito/iyaYi
ed ebb<i^ in feudo I4 suii pattila -
Valsoldà •
PEMBROCKk t t<mtiiMÌ,
ndla su4 villa di Witon si;.co^.. ,
struì nel priopi^o di ^uèitó sé^,,.
colo con stio disegno un pón^^f^ .
e una bella loggia jonica^ ■ "■.
PENNA. Gli «biji Artisti d|V >
segnano aeherjtievolmehtie coll^.
pennift fina ó grossolana jaianegV
giata con Una specie di Jibéftì^ .
naggio pittoresco^ è con iin fuò^ .
co senza apparenza d' arte^ pròdi^
galizzando l'inchiostro a mac-
chie>èstiéndepdòlo fin 011^ dita^ .
In questa màfiieta app;^rén temente ^
brutale han fatte opere mirabili ^ ..
Né è da maravigliarstene. . ' Chi .,.
lavora così , sa quel che fa ) jea^,'
è sicurn àil fattp suo piiìnfi^cfiì '
lavora còlla punta alPac^ua Ut-^ ^
te.dovenpn si >co^gc óo:fi fa» ''.
Ciimente la traccia del tratto ^^^
non ai può^ ^^<^x^0iref %
molto mena si può 'prevedere j^„i
effetto, d^t^a^u» iòne; . .„, ^i ,
Co-
tO(S FEN
; Coloro F^i che» daimo lapa-
irenz'a d' imitare colia penna i
disegni à bolfno paro , non so*
no artisti , ma artigiani baJoiv
di , che s' imbalordiscono a supe-
rare difficoltà inutili . Amnjazza^
no crudeWate il tempo.
' PENNELLO . Il maneggia
del pennello è un mestière , e al
èiestieré è ben preferibile T ar*»
te . L' arte deve essere il princi-^
pai oggetto degli studj dell' ar-
tista e dello spcrjratore /Ma all'
arre è indissoluLiìrpente unito il
mestiere , perciò non bisogna, ne*
gligerne Io Strumento •'
Conviene render oipaggio all'
amabile ^jennellp dell' Mbano, e
àel j'armigiano , ugualmente che
alla fierezia del pe: nello di Yc-
lasqucz^ e alla leggerezza di
quello di Teniers . Il ,Correg*f
gio trovò le grazie nel suo pen-
nello . Quanto più da vicino si
ban da vedere i .quadri, tanto
^iù è necessario il (Maneggio del-f
o strumento^
Il pennello è in pittura come
la iiizfone nelT eloquenza , dove
la principiai cura è delle coise,
ma non si hanno a trascuiar le
parole . Le parole hanno da es-
sere roh venienti alle cosip , Cia-«
$cuno ha il suo dire .
. Sienp dunque tanti maneggi di
!|cnnelli , quante le mani che ne
anno uso . Le buòne maniere di
trattare il pennello, sono innu^
merabili^ e la varietà deve esse-
re ispirata dall^ varietà degli og-^
getti^ della natura , Le belle car-«
-ni j ie \)cììe yesti richiedono nn
tid pennello. <^Ji oggetti leggie-
j:i_ .possono soffrirne, uno grosso-
lano ? E i morbidi uno secco ?
Uno stentato nuoce ai toni fran-
chi. Il più disgustevole è 1' af-
fettato vuoto di cose.
l
FEN
PENTIMENTO ^ .qunkhé
cangianento fatto dal pif^tore ih.
un quadro del tutto colorito .'ff
primo colore scappa coi teitipd
sol' nuovo , e fa conoscere il pen^
timento * Questi pentimenti sono
buoni segni per .distinguere le oo«
pie dasii originali.
PERbZ C^Ptetrp') izgo archi-
tettò la Cattedrale di Tpledo »
cinque navate , tutta di pietra
bianca', lunga 404 piedi » larga
^02, alta 1x6, -Ma è oscura*
P'^RHAULT iQfaudio') tu
1613 m. i6^% uno de'piij bene*
ineriti «architetti di Francia in
teorica e in pratica, uomo di
scienze , pittore , musico , inge-
gnere , fisico, anatomico . Riu-
scì bene in cose tanto disparate
apprese senza maestro; E ,^ual
maestro per chi ha ingegnò ? Lsi
B^ prima professione fu la me-
dicina.. D^lla medicina saltò ali*
architettura. Allora il satiricsD
Despreaux cantò ch^ il nostro àt'*
Sfossino ha tinunzjuto Alla sua
Arte inumana , e di cattivo nìt"
dico ti fa ' buon architetto , Pef-
tault ebbe la debolezza d' andar
a querelarsene da Colbcrt . II
Ministro domandò a Despreaux
come andava c[uesta faccenda :
onesti cavò fuori la sua satira , e
disse averne fatto un precetta
che invece di far il medico 'è
meglio far il mptr§tore , l\ Mi-
nistro non potè far a meno di ri-
dere ; e Perrault Conobbe che
MU satire convien ridersela, s»
dicon il falso , correggersi se di-
con il vero , e non prèndersi tnai
collera , né rispondere : ^ non ri-
sponder mai alle confutazioni , né
attaccar' mai brighe . Le scienze
e le arti hanno da ingentilire y
e d'^rrabbiaite come fanno tant^
letterati che »i mordono fra di'
lo-
/
PEit
loro 9 si dilaniano . P^nault fo
ce la famosa facciata /lei Louvre I
Ja più beiropu che sia a l'arir
gì ^ Su d' un grande basamento
&' erge la celebre colonnata co-
rintia per la lunghezza di %z$
piedi ; ma i^ colonne vi $ono ap«
pajate 9 scanalate , del diametro
di ^'7) e sostengono aichitravi
Junghi i^ piedi • Questa colon- '
fiata ha tre avancorpi^ e quel di
]uezzo ha un frontone formato di
pezzi enormi. Questa facciata hi
poche finestre . Dello stesso ar-
chitetto è il griind* -Osservatorio
di i'arigi > e T Arco Trionfale
pel borgo S. Aiitonio, non più
esistente • ^ E* celebre la sua tra-
duzione di Vitruvio . Egli ne ic-
ce anche uii compendio per uso
degli artisti , Egli con tanti al-
tri Francesi s* impegnò neir in-
«venuon'e ài* ordine nuovo ^t non
ftct che guastar il corintio con
piume ài struzzo nel capitello ^
Diede alla luce una raccolta di
macchine per trasportar pesi e
per altre utilità. Suo fratello
Carlo, celebre per la strepitosa
Questione su la superiorità fra
gli Antichi, e.i Moderni» eoo-
Serò molto per Jo stabilimento
elle Accademie delle Belle Ar-
ti . Ce sue Memorie hanno del
curioso su Bernini , al quale egli
fa fare in Parigi Una figura assai
magra .
PERRUZZI C Baipassare') n,
1481 m. i$j6 ai;tlsta Toscano ili
molto merito in. pittura, e in
architettura . In Kologna è di
suo disegno la bella porta di S.
Michele in. Bosco, in Carpi il
Duomo, e in Siena le fortifica-,
zioni. In Roma fu architetto di
S. Pietro, ma non vi fece che
un disegno riportato dui Seri io .
Vi edificò bensì il deposito di
Adriana . VI ncik Chiesa . .dell*
Anima : la Farnesina , ableliit?
anche di sue pitture a .chiafoscu*
ro , e di prospettive ; il cortile
del palazzo AV^fnps ; e il palaz«»
zo gassimi mpltò ben inteso JLa
un sito angusto e irregolare,.
PEHSEPPLK 11 suo paiazzò
reale è tra le sette meraviglie
dfil mondo 1 La sua archirettur^l
è d' un ftusto diverso .dall' Eu;»
ropea . Vi si veg^on capitelli air
ti quanto la mera della colonna
con un faccio d' ornamenti grosr
sol-ani . Superbe^scalinate, srs^n
portici colonnati , pone , fine-
stre , nicchie ^ sculture, d' ogni*
$orte . Si dicp che le mura , e I9
cupole degli appartamenti foss^f
ro coperte d' avorio , d' ambra ^
d'argento, d'oro; v'era la vi-i*
gna di gemme , e di gemme que^
platano sì grande (Jie C secondo
taluni ) non faceva ornerà neppU;
j:e a un grillo,
, PERSONAGGIO., In Pittura
e in Scultura un personaggio sa-
rà più. personaggio q^uanto sarà
più bello e più interessante .
Questo è incontrastabile . Dun*
que il Personaggio vuol essere
con meno accessori che sia pos-
sibile . E' chiaro che aflStiche c-
^li. spicchi , non deve avere d*
intorno che il mero necessaria' •
Dunque immaginar figure e ac-
cessori,, per formarne gruppi y
per legarli , , per otturar buchi ,
per ammobigjiar cantoni , sono
tniserie degli artisti moderni , che
distrùggono P argomento del]' o-
pera« In un'anione grande chi
vede , e chi racconta le minu-
zie ì Chi bada a fanciulli , a vec-
chi, a gatti, a^ mobili ? Queste
sono meschinità. Il rUerirIe,4*
esprimerle è ìniC abbQndanKA . si'e^
''^" ■ ' •■•tiot:
ìftà TV.Ì
Cà^gk$ una ttia ài gtupfi Im
tMciciati,^ impirainiditi « in oh
denzaV itL centrasti , in confort
aiòni i ntm k atte , è un mestica
Yjs de' Cortona) rie' Romanelli;
<^*^LÉca Gìotcùino per far presto
akoiri • scarabocchi e popolarne i
iòro ^ai!H w Per comporre un
èogl^tto di sole ^td grandi ne*
éesiarie :^- e* piof «sprimérìoi i dove*
tCyh lo'sfSrsò d^uA ingegno su-
bliiiie ckeinedira nóito ^ eoptra
con poncteraiionè. Tsiìi sonò ira-
ti ^ i gran' Maestri dcir^rte iit
Grecia « in Italia.
Ma' che cosa sana uil quadrò f
ae non- conterrà «he ìà mtf pic^
tiol nùmero di tose ^indì es^
Séntialt ? ' Stitk im bel ^iMdrò .
Ma vi resteriniio de' Vnoti « Vi
testite t vi sonb andie^ heila na<
inni; * *
P£SàNTÉ i quel eh* è cof^
io» èrosso e racxoleo più diouei
«he aere jessere: è T opposto «el-&
|o-€vaÌto «dell' elegante . QUàa'
iò'friù «vesto ci piaee , al frettane
to^ ci kpàcé il pétàntey ti |ifSé
ftddoSsO pei: la àtiìa inadattecia #
}1 contoroé pesmnte è go€b . I
tòni -grezzi sonò petènti , iàd^
Àove. I Iwstri sono' leggeri ^ Pi^
*4mB è il pànaeg^ariientòy nOif
^cfiè' sia di panno grosso 9 ihtf
perchè, invt<^ ài nx»f rare Jtf fdr*
faàe, deàe snenifarff chi aatmré, è
formare smaec^ie^di siegHe daU
kItoOL origine Bn atf ^ estremi^ »
laviiiif^a infipméniénte e in pàc-^
ohettr. II G>elo'è./>i^M«rr é ftt
H oono^CnrO) e^w-Jaibraìé WJ^
lemilUo' 12 fq^ameè ptsintv
S^petr iJie- boti pOsaé ondeggiare
al moto dell' arM;' PetéHtt i ìà
oohipdiicifline se*^ «osi cadoa d'
oggetti ^ iché lieppur j'arMf iSsfir^
bw' pOsmi^citfCMftt f iS p^iiit*<'
sene «Pesocuzsoflv 9 jo H^ fOM^l^^
*fi«
MA
i sMnt«t(i, e non hifys^thìéhà»
temente i cdiori . Tutti i gen^
ri di t)esiri tetza sono sgradivo-*
il , perchè contrar; dliar bella na^
hita t la bdla naturi è grindè é
non perènte é
PIACERE: L'Artista pai
j^idoere senza istruire, afa ifdil
thìÀ istrtHré sénz^ piacére. Un^
mruziflftie senza* duéttd è' rìbutu
tdnte ^ non è istruzione . Il stfìé
piacere seniKa Utile èr tc^e hn bet
sognò *
e ' • •
N09è ^i piacer pia é^h
Che étM che gi&u» e »Uettd i
iiuem che m dileit»
P'ero pi%cei^ H<m 9«'
Mortri d' inge^gne e i^ èrte •
Quiridi le provef éstrethe
Cii '/ dohe seppe insienie
Hell^ kiih iceoppiàt ;
11 gl'afide òggéM delle BeMe ai^
ti è d' istruire dòl biMeré .
P^r cOttSégdire i^^^iStd éòfplé
intento , vuoi cs^rè ésj^ressioiié
è bellézza . Chi boni he il iuìgii^
me ingégno di ptì^éékr^ ^ue^
due gran liiezf i Vi èupptfsòe tioì
bef colore, eòi buon • pénneHè r
óolìA disposizióne ^^etbppi*; cck
sé tutte se^^ndarie « che costii^*^
Scònb \iù niestiere pìicévéléi md
bòn già ratte i
Colt ^ualdmà di ^uesn^ parff
secondarie ,.e con ^alch« ftoéèS'^
SÒriO' anche ozioso , si strappano*
degli «l^ftuéi passeggiéti' è va-
ni , che prestò ^franiscond in fò<^
ho , come è accaduto^ ai Soltmb^-
niee; -
Il pennèllo, éìl coIdre^òHoif
mefttiéré étìt arte di dfpi hgere /
àottie là veMi^atiorte 4 if'nfe*
stiére ' dtiÌM pòe&itf . QdaNdÒ r(<
pefetxtìì pittore àvtànndP beàf,
apprie»^ fa aM>ria ~deH* aVtìri im--
pa-
FU
jctrutrjtfiQq coi| èihtto ^ ,
. . PIANO \ U ri$i»lt4iti> pioppeti
libico 4i <iiversi iHipti , su' qu^^li
4^0. ^Qillópati cucti gli oggetti
«:he fsnrranQ in una «€tn»; «n^
iU il fri?n^^ il sffottJ^^. il ter--
Jtf.s il ^u4rpikpÌ0f$o 4' un ^uadrQ
i> 4' U9 .l^ifiso, tJJicvo^ fBpnmoQo
il maggior o il minpr grsdo di
prolbiiait^f su cmì è una. tale. <i.
III1.4 ù(* «^tra par^ di una coinr
posizioiie . . ,
Stabilito il pUno geometrico ,
si d^ve nietcei;e in ptp$yettiira •
Xa ^ue^tQ modo ^ jsituana con
precisione .tutti gli qggattÌ5<coiir
do le distanze cne deObono esser
fra loro.
Dalla cognizione! cje^ piani det
riva i« Ij», giustezza degli effetti
per la prospettiva aerea : a, V al-
tezza esatta di ciascun fggetto
sc^cf^Q. If ìproof^tivà lineare ;
3. la ^ciiiu del}' esecuzione »
che deve variare «epondo i pié^i .
JU'arte, deve appoggiarsi fU cer^
$ezze matematiche ftt produrre
bellezze, solide e durevoli « De-r
t^ però nascondere le $ue pi'ocer
fjlure^ regolari* se vuol mostrar
grazia e. y^gheziia . Sieno piire
«satti i pHM»\ e le disposizioni
de* plinti « onda risultino belle-
forme nell'insieme generale, e
contristi felici ;. 99A iungi ogni
aiPettazi^iie « wi pocqpiù ooa pò*
CQ.meno di elevazione che si dia»
ai terpeni, li /n ragioneìFO^i» 91^
v;^i t.;ora< eyidftati % 9^ . nascosti i»>
m*js^mP»^f chivi; ^ . .. . . u
L* arte ha i suoi principi det^i-n
f^ipa^, .ma i jsuoi ,i«(|«Mf.. s^tio
tfìc4f0 e&tevà • Ella puA iq^pìfìga^
re, ^u tre le 6&^rt ^ffmtxiài^i^^
«^ij5 deUa,cQmjìQ|Ì^ictìe'vt L' g»,
Jipdoro ^i RaATaelIp* il;ròarf;iiÌQ:
di;.S. jUdce^: dci.iCNwiif|ikliii^^
fawtt» ufttibrtta gtnarato^^/^*^
NT, eh' è la pitumidale^Ja^^pufi*
t^in^pdo, « la.basrJ6uli-4'^
49«d:«^ Tutto ail^oppoato ^ iielU
S.^Pctsonilla del Gueicioo, KeiP
finerguioeno'.cti KaffiicUp è 'Cir^
colare. < W è in' <difligomde:|i0lÌ9
Deposizione di- Danidlo^da Vcdt
terra> . Nelle * scene '.tnmwltue^pt
fftfor possono esser iree^oliri'^
^«stagtttrsi , cDihe «c^'PnM:^ , -«
sella £fì ama dei PussinO'^r . v
.Quindi. risulta.) che m la fèiM
nm dev» esser» speehtfe otilla' dÌHi
sposizione dc^ pismi^ la scelta a*
à arbitraria ^ pnrcilè ccpcoi^ al
carattere e ali* espiessions^ del
soggetto; ' •
. Dalla sceha de'^Hnw dipenda
3^ uella édde forme neito sdteùA
iye^ degli oggetti, feimli^ nmì
primi p/«W sono figure fìh gfaM
di , onde le fornift più m saran«*
qol eul d'avanti . ^ >
. JLa diminuzione dtgH V^/f^^
in ragione della lontananza -del
pianQ è un effètto rigpnc»o dfHal:
prospettiva.. Ma.se si voale- enfi
un gruppo dtl terzo piano dMir.
qì su ^uel d'avanti, conviea.aK
zar il terzo piiano o anche il
iquarto- Con un artificia còiitra<^
rio le figure si possono far co»^
perire più iforti supponendole, v^^
un pit^qo molto più basso , opmcf
ha ]^etetto P« Veronesi^ ii^ pftt.
lai^zo . pucale. in Vmtf ta| : -.t
, La .certezfco de' /i/tfV deDecmtM
n$k U valore: de' toi^i jielia. pro>s,
stp^ttiva ^re^ ^^ E ni^tio V^bek-
i«tipQrf«iite . ^e^eo^gett37 atifeà »
ceS»H^ altrimenti non più gfj&is
d^kiii rcHiumi e dionifan9<'^t»i
tgi sar^^Mifi ^nfusoi. . ' ■-■ ^ ' «^
^Chl Aon concÉKc» t.grad^ c^
separano i pÀ«f». «Iella. sua ofNqtìM
niHi può. pro<htrÉe.apazr<eiatt|ped
l«vp«)^dijtà d(vtt6e^ dbe danner
i tOir
Càftia/^^nn ttìa al ^ppt hi^
toKCiati^' impiramiditi « in e»*
deiizaVMii'Ccbtrasti, in contori>
iiòni i ntm k ati» , è ud méstie^
t>is de' CórfoDA ^ ite" Rdmanelli ;
ìde^^LÉca GiaibcMnc» per* far pmtù
oKdH ' scaraboethi e pópalame i
'léràf jqtiìBàH\ Pe(^ comporre uà
èog^em» di sole ^td grandi ne*
éesìarie^ epia^ «spnoiério a doveri
le y è Jo^sf<$rzò d^nJi ingegno su^
bliiìie ckeniedira -nàtM^ e opera
t!Oft pdndbtnuiioné. Tali ^onòita»
ti^ i> gran* Maestri dell'irte iil
Gradane in Italia^
. Ma' che tosa sana uil -quadrò ^
ae non* conterrà ahe ti solar pie^
tiol nùmero di tose ^inài es^
$àntklh ? * )Sarà ^ im bel ^iMdrò .
Ma vi resterinno de* Vnoti « Vi
testitet vi aonb andie^lieila na<
PESANTE i ^tiel ch*è cor^
io» èrosso e raccolto più di quei
«he deire asterei è Toppotitó «Tèi*
lo'cYcJto « deli* elegante . Quan-
to * ]Jiù fttester ci. piace , al frettane
ttr ci àfnàcé il pelante^ di ^^tMl
aèàoéMó per la ^Oa, i^adattetia#
Ih cotttoroé pe^mnté è gotfb . I
tòni' 'grezzi vmó petènti ^ ìi^
À0V6J laatri sono' leggeri; ^r«
HmtB è il ^panaeg^ariicntcry aòif
^cfiè' ita di panno grosso 9 dtK
perchè^ invt<^ jdc nx»f rare Jtf fór*»
air. deàe ibembrà clè cnimré>, 4f
formare «naec^ie^dr si^e daU
kiéotiOL orìgine fin ali^ estrtmìM »
Inviliu^a infipnnéniénte e in pàc-^
dwtt» . lì <G»ela' è , pn*nr9 é Jpar
Il ooao sturo ^ a^ CMB^ia iònxisi dtft'
le nubi »' Il fc^ame è pitinfé^
a^'pai^ dkr bob pòi^i ondeggiare
ai moto deiracta; l^etàHrè i ìà
oobpdiicifline sr^ icùsi carica d'
oggetti ^ iché neppuri^arìof iMr^
bw ptMm^cìtCMftt »' iS p^an*^'
«aaè>'^'>eHCuzÌ0flv ^ ad ti pcìand'lcri
«r.f
* •
temente i cdori. Tutti i gené^
ri di t)esàif tetta sono sgradivo'
if , perchè contrar; dlia bella na^
itita S la bèlla naturi è grande é
ìtÒR petènte 4
PIACERE i L'Artista pie
j^iioere senza istruire , afa tfcM
nó^ istrtlirè sènza piacére. Un^
létnitiofné senza* duéttd è^'rìbue^
ùitiìe>f non è istruzione. Il ^kl
piacere seniKa Utile è" 4:obie nn bet
iògnò é
r- - . . . •
Nofi v*i piacer pìh Bette
Cife-étM ebe^rtfve»UHtéif
Huem che m dileìt»
Vero p$%€ei^ Hon ^ 4'
Mortri d' tn^e^no e d* èrte •
Quindi le proife èftrefHé
Chi H dolce teppe insietti^
Holl^ kiih àveoppiàt ;
!1 gl'alide oggetto delle Bette v^
ti è d' istrmre dòl bì^^té .
Per con^gitire quésto' dòjr^ic^
intanto , vuol cs^rtf èsJM-eèsiolid
è bellétta . Chi im. he il ìhWì^
me ingégni» di p^ieékr^ que^
due gran liiezfi Vi èuppf f&de coP
béf colore, Còl buon pénneHò r
tdllH dispcMizióiiath^'atbpp.i*: ccU
se tutte sei^ndarie f ene cosdhif*^
acònb ìkì ÉAtsikté piltcévéléy n^
bòn già r tftte .
Còli ^ualdmA di tlufkte partf
eecondarie ,.e ton qualche itcceS'^
tfbrio' anche ozioso , si ^trappiiHy
digli tippìitaii paeieggiéif è va--
ai , 'cbr prestò ^nmYsconò in fò>^
ho , còme è accAduny at Sb]ime>^^
n-f «e: • .' "■ ■ ' • ■ "^
Il pennèllo 4 éil céltkesóhàìt
ttmurìéré étìt àrie di dfnijìgere /
àottiet la veMl^atiorte le linTe-
stfére dttìU ptknià . Qdstodò if,
pefeiti t il pktùrt àvtànfitf bett^
appfiiè la tieoria -dcH * eH^gf kn<> *
9^
MA
., PIANO i U ri«yltJ|ti> pfo$pet7
tioo 4i divet^t jHintft • su' qu^^li
^^ofiolìo^iti tutti gli oggetti
«:he fsnrranQ in una «€tn»| «n^
4* iJ frim^^ il s^^etfJit^ il ter-
Jt9.3 il qùiiérpikpi^no d? un qfvadrQ
i> 4* U9 >l^iifiK>, rili^o, ffjirimoQO
ìXì»^^^t o il minpc grsdo 4J
Itfofbifdit^, su ci)i> uiiftUÌ«.<l.
ìàm taX ^Itxz pdttf 4i Ufln icoinr
posizione.
Stabilito il pièno geometrico ,
si Ài^vft metc^ce in ptpij^ettira •
ì^ ^ue^Q .modo «i ;»ituaAa' con
precisione .tutti gli qggdttis^ohr
do le distanze cne d^OboiiQ esse]-
fra loro,
Dalia cogi^izion^ de^ piani det
riva .1* la. giustezza degli eflPetti
per là prospettiva aerea : a, i' aU
rezza esatta di ciascun fggetto
sepo^do- If ìproH^tivà lineare 1
3. la ^ciiiu del}' esecuzione %
che deye variare 9i!wmà(x i pt^^i •
JU* arte, deve appoggiarsi fucern
$ezze matem^ticiie • pei^. produrre
jbeJiezaEe solide, e durevoli t De*
i^e però nascondere le sue pjoce*r
/ ^ure^ r^qlari , >e vuoJÌ mostrai:
grazia « yaghcz^^ • Sieno pure
c^atù xpÌ0nf^ eie disposizioni
de* plinti*. oodQ risultino beller
forme p eli ' i nsienje - gen er^le , e
contriti ^lici % ma. lungi ogni
atfwazi^o^V lAn.pocqpiù oiui po-c
cc^ , fneno ài elevazionft. che^ si dia^
ai :terrpni,, li f^ ragiooev^i » 91^
v;^i i;<)ra. evidftnf i «. ^r .nascosti > y
w^i^^mprf chiiiri> . ; .. . . »
L arte ha Ì suoi princip) dct^tr.
f^ii^a^ , :m*-i '^àuoi^ ^(|Z^ s^o
nf^9 9^fl^* Ella fUà^ im&m^
re^jutte le m^HMI^ft^^txich^m\
W^. Wla^ cQi||pO|i^io0^, V B^,
Jipdoro di RaflTaeJlpw >il,ir,arm*<>^
.fi
HA W9^
m.y eh' è la -pitBitudaleo jai^puoi'
tain ^pdo« ^.iaibasrj6ul<t^4'it»'
^49ti.é' Tutto aiPvOppoBto ^ 119II*
S. ;PctfiQnifia àtl Gupmw , Keil^
finergumeno: cti KaffiicUp è ^cii)»
colare ^r ^ è* io' «diagooKle :|i0lÌ9
DeposizioniT di^ DaniSlo.tia Vcit
terra ^ .Nelle- scene ^tutiwlmw^^
fftfof possono esser irMgoliffi'>f
^«stagttarsi , tomt «ci 'Piiir^ « ^
sella ^ ama del PussinO'* • >• «^
.Qiùndi.Rsultat che «e la fèiM
nm dtys tsscr« speehife *Q«^a* dini
sposizione dt^ptMm% la scelta a^
^ arbitraria^ pnrcltè xcpiDop^à al
carattere e ali* «spiessions^ del
soggetto; M
. Dalia scelta de' ^Hnw dipendii
3'uelia ééi€ torw vMj9 alteatA
irer^ degiioggeeti, feimliè ne*
primi p$4n$ sono figure più gtan^
di , onde le tanm piùiiaie sarAn-»
UOi wl d'avanti . • „ i
. JLa diminuzione degli Q^g^M^
in ragione della loittanansE^^el
p/>if9 è .tin efetto ri^noso df 11^
prospettiva.. ÌAn.si si voale- tM
un gruppo del terzo piano 'd«àiir
9Ì au, ^cl d* avanti ^ eonvisa.ak
zac il terzo piano o anche. ii
quarto. Con un. artificio contrae
rio le ^^9 si possono far. co»^
patire pià^rti supponcndpfe 4il^
un piaqo motto più 'basso j opOMf
\sL pcaaKigta P« Veronefl|p id pat .
lai,zo .pùcalrin Vmtffta-
e La .certezti^ de' /irtfurde^c&iM
na il valore 4a' tpi^tv jieUa prov;.
apiettiva ^re^ /• £ .^^^do i^faett.
i^tportance iraVao^getti'v^atifeà tt
<»^H4 èltrime^ti^non più. grj&is.
c^iofti rdiJuq» e diiomfan». tpt^
Ufi sar^^Mifi infuso:. . •: i ^ ; \ .^
;Chi Aon. coneisc» i. gradi <40b
sepai:aRO i'piaif^.slella.suaQ^eqi^
non p<tò proditctejSÌMizr4Eeiatt|ped
l«J^Wtfoi|dk4 d^vofit^ cbe.datinqa
i to^ -
idr«ppi> Qpi^ por^ 1* ittq «rd ina-
tto : nahno piegato -licff^ sul cor-
{>o 1 flbi , e fcan Itsciato i gr^i-
•dtfini p(it i maAti ) e bau fona,
una faivia propenpiQim fr^ i<i ph^^
àhe meno dcHcafe e i m«ttbr4
lolle hffo figure. -^
Miehelangcjo cqti tutt^ il Siiq
gtacHo suir antkhità v^stl le; «uè.
i^nre-fli gmcsolaai c«iie«aocir»!p
di euo|, e in conseguenza (e aqe.
pieghe <^n<( goift e grossolana .
A^fac^rto DuiQ ptac che -flon 'a*"
vessQ in mira che. harracant po^
flessibili s «Ackt pi$gh rotfe. ru«
fileni! •
Gli angoli vaiti ^ « la forine,
regolari aono contraiie alle pie^
gbe f e agii agjHtti pittoraMhi •
Nelle. yfeMh è indiapensabilt. wni
^iife»v« die faccia cQqDaoere chci
fe v^sti aaparrengaBo a Una yecr
«ona ; on«e 9e fossero seocamente.
interrotte 4a unaparee nuda^ in-r
terr(t^to pesterebbe il ioio. priQci*^
pio col loro fitte,
' Richiedono anche variati ni^lt*^
inuguaglianza delia loro gny^z<p
xa , della ioro aitueaione , delle.
loro forn^e , Ma questa inagnar
glianza ^uol ^«ere dolc9^ per er
vitare \% durez^ e i t^gìi cQn«r
trarj ail* ordina. L'ordine nitro*
▼a anche nella facilità e nella ìix
berta di disporre le phgke .
* Le. pingh non hautno mai da
^cttitare If str$n|itÀ del corpo;
^ debbono farne conoscere le suo
ptinqìpàli articolaaioni^
hlelle Piéji\t ^i conosce V iogt-
gnq dell Artista , che le sceglie,
e le dispone secondo rjcbi^e il
i;j^ra(tere e iì moto del/a figura ,
C le f^ contribuire, ali' e^pres^iorte
generale Mr la scelta e per gii
affetti del chiaroscuro.
|»IETRE. P^ dipinReiì^ «d
9^9 fu Ijs pie; re | Fr^ Ba^uana
«E
d^ Piombo le fece ìotonacart^d'
«n misto dì pece , dlniastfoe ^V
di ealoe Viva: éoisk ià|3tturaTt;g-
se «Ha imiidità , t si mtntienn
Sella e fresca. *
'• QxKÌh piettt fine che si dicd*
MO preziose , non sono preziose
che per eli occhi*. Un selce , ote
tufo èd^un^: Btiliità assolttta •
Ma i rubini e i' diamanti «ttto
d' nna bellezza ^bbagliàcnte ; Il
bello è pia raro e pie prè^ioMi
del necessario. - -^
Su le pietre preziose è ditte si
è inciso ab immemot^bilì . Gli
Egiz) saranno stati de' bravi iis-*
cisorì : eglino hanno inciso in- in»
cavo basalci e graniti . Tolomeo
non seppe far a LucnlkrdonQ ^iu
nobile ^t uà afoelb <K ^etaloo >
isi cui era inciso il suo ritratto.*
Cleopatra portava in dito uli' in-,
eiaione di fiacco . Tutti i popoli
più colti dell' antichità hanno
avuto tiegf. incisori in p!bti!e ^
Dunque k Grecia ne ha dovuto
avere oegli egregi . Infatti si tix)^
van incisi in* bdlé incisioni i no-
mi de' loro famosi autori , Cro^
oio.t Apollonide, Dioscoridoee*
Colone , Hyllo ce. t Romani noti
fibcéro 9 che pavone^iarsi df quel-
le produzioni . Giunsero a ta}o
morbidezza eh* ebbero anelli 'da
estate e da inverno . Chi non po-
teva averne iti pietre^ fine, se no
procurava di p^sfa di v^t'ro colo*
Qlto con p;irti metalliche.'
Queste pietre^ incise noo «ervi-.
Vjino solamente pe; andli e. per
sigilli, ma per ornamenti d*ogni
<oi:tej specjalmentft muliebri • Nel
foistiilh^imo poi fiiròtt imjd«^-»
te negli altari e ne' reliquiari ,
niente importando che rappresene
tasserò sogjgetti profanissimi .
{«( incisioni incavafe nellt pie^
tre durt. .fono pr0geir.oli « noli
Vie
^anto per il lavoro » cfcc ìQosV in
jpiccolo. non può essere^ g^iym co-
jsa>. 9U per la consfryazma^ 4»i
lavoro. Per la durezza delie pie»
txc e pec ie indsioni {jicavatevi
si sono conBcrv^ti ritratti ^ii 419-
paini ilUistri^moniimcnti , e tcat"
ti/cfi mitologi^ , f;Ìt gitr/miaii
• Al rijorgimento dfdle ar:ti [jc
^etle scienze Risorse aiv^he ^esjca
incisióne , sotto Lóresizo da' ^ie-
:^ici, e vi si resero iilusia-i .Gio.
*dclle CoénÌQle fiprendn^j b^^
ìneaieo de'^Camnei MiUoest ^>xk€
furono fuperati^ df Pietro ^aria
4i >Pe3eia , e da MjlciieluiQ ^ Cit^,
JBetnardif: Matteo écl N^sar^ ,
Ciacomo Caràpjio Veronese, V^*
Jério yiqei^jtini > Luigi Anichìw,
Alc^antjro .Cesari , Gaspare Lee*
yfuan , Mitet^ni, Coldorè, Side-
ri , Costanti e):. Ma in questi Iq*-
To Morij^opsi hi a cercaKi né
'«giueUa an^^a fii. pensiero j , -ne
quella precisione di.dtsegnd, cke
.iQQstitM wpoo iJ^ cajratterp jMa
iielfezza Gt(^a<.E qu^^t&i r,^'
nico vtro d^^stJnjt^vo fra Jejac^-
,/5Ìpi\i antiche e >no<j^i:ne.. .Tutti
gli ai trr contrassegni sono ^i^cjj^,
. «ome. la x^Uj^Iità dellf pies^^ 9 fi
lavorò, non Hnito 'oegji accfi^^Qr^y
le lettere infortfìi ,ee, - \\* > .
, Gli antichi e i ji^od^rni Ìi»aK^
WCÌso.ii^^Qgni p^tiVSaa^^.e, a^-
flie preziosa. JVfa specunni^/ite
iicUc cor/iiote,, 9 nei)c . ^arrfoni-
ifle^, e.fleiiie ajgatjB pet. Je. ii>cjsi^-
*^".»;»!^»y*?<:i.:«ieJfqa^ate owi jifr
. 1 rilievi.^ o $ieflq per i camÒK:/..
.gì è ardito ancfe d'iqckkife ,nel
diamaiTte j e. /^ndirpa^^CpErhairo ^^a
pXWsq d'^verpR inp .ai?tico..i:ap-
presep tinte ^cran(j.d.«I valve ^i
•jc?4 ml^xscfùihì\^ m ji S( per
^x)pera dirpostanzi jjotojii |[qiÌ^.
iÌ<^.;/:errò Cìtmehu Blrago ne
£>/>;, B. ^rf/ T. II,
iic» D- Cari^ r^à^y^fm !«,?<=
-ipostr* -«i« alffO'rflii Jr"^«n«o J.
j?ioni non #oi»o iie«jpt^feqafi^\S«
4en espresse , n^ìsu 9(i^vas^U'ì^'
ida ^irnio^» >ff a^lft #ì4sa w w;«
pifttA^diia i mo^^f^i ^/cióè; r^or4 >
.stuwnienù di «fCdlKt» «. pofvete
V C^t4*e; Pii(ii«|.liaflh«{«^^t0i«u4e
pietre inciie Mflrietce, .Wfttt^)
«ievPoii^; porwai-cc^^.— :jt J:>
Delle pietre ÌAcis» si so9t>l^
te i:aci:oke ^19^^ 'M^oopn^^H-
ii^acdo Agosf^i:&in«9e an-
.^^ l.« coiieti^/dcll» inerirei tn«i-
.lie deVDu<Jar dj-*tolooto»8sh- v^è
disegnata d/i €ìp9mÀÌ!^*4L i«if»»
.f}a- Bpftoloa^i «.-"^^ P/ìr'-* * -^ :.' ^«r
Gli antishif a^nam^ ctèAu/tì «il
xliissq eÙero-gcMT £^Uceit)ftj di
pierre if9fcis^< ^Mi^iSa^uto' teniviD
.gì $illa ìm il prifrio^ 9i: fbwarq^
un ^Mnmo^it-^ì^mpciid^fwnò
«ei C:^9ipidog^k> tlitle^oMéli^xhe
..,tp]s« a ^^4ridgf«4<-é:is&llo^oni!flh
rproJts^Je ^f: tempio T^^'Vérteve
.(fe»^iri^|pe,:Wifrcfcsllo «tfwierdi
•^A^SAJft^. jntf AfWipwn'ial tJia'.taa^-
iW>^f*jdi^ $8f)€0arid deif «a^-d' "
Apollo s\ilt^^f^iM'» :-^ :.. tMf
f.^, I^jfMi^i .;vi; si. fllcftcl ^e«ipre
;^^FÌ^..Ì€HpJiy«tat^ ;.i|to?[i il* èvSovtia-
Ao che non cjè abbia una colie-
H zio-
/
1X4 Wt
zìone .^ Qnella éel.GtVì pwsk di
Toscarìa eca giunta a quasi 3
/ miia pietre. -La Facncsiana^uciita
air Ercqla^ae . dovrebbe essere, ri-
sfcttsAyiic . I ficchi , ^U antiqua*-
r;^ i.cDcioti » :i fastosi ne hanno
ancora delle. belie.»
Si ha «per: la pàù bella, conaiola
fra quante mai ne .produsse la
Grecia nel 8W> teoiipo .più bello «
ia corniola denominata il figHr
lo, di Mtcj^eisftg^o > Di mano
la mano venduta e rivenduta
giusse* nel fabioetto del Re . di
Francia. Questa. incisione è cetr
tamente preziosa per il lavoro ,
ma la sua singolarità è nella :Com-
posizione 9 l^^uale in piccolo
s^zìo contiene una molt&j^licità
di piccole, figurine» £ appunta
per questo. non. può esser^ .la piì^
bella ; e incp^nparabiloiente più
bella sarà qualche altra .d* una
-sola figura ., d*^ una^ spia tes^a ^
La moltitudine di picciolissimi
oggetti sarà mirabile per U pa-
zienza del lavora . Ma da que*
sto al bella la distanza è grande •
Le pietre per V Architettura
lian dT avere resisten?^^ da ; regge-
re al carico soprapposto, e alle
vicende dslV atmosfera r del cal-
do » del gela, de^^ali»^ Le pietra
sarà consistente ^ se avrà un co-
lor uguale, granitura! finay mol'^
to pesa^ buon suono , erotta dia
schegge nette ^ se lasciata allo-
sxc^rta in luogo umido non sof-
'fra alterazione %. se esposta al fuo-
co non sr fenda y e se immersa
neìì* acqua non divenga più pe-
salate y né vi lasci fanga* L'ar-
chitettura esige fisica. La.princi»
pai cura è nelr impiaga delle pici-
tre ♦_ di connetterle bene 9. e bar-
dare che non si disorlrna^
PILASTRI sono colonne saua-
dcate > e i^. conseguenza debpon
avc^e quanto convien alk ccion^
ne, base , rastremazione , cartel-
Ja.. Ma sono menp belli deUt co-*
loiuie . Dunque se ne faccia me^
,uso • Non^mat isolati .' Peggio rL-
durli a fette , e metterne^ delle
<je negli angoli»
PINO C Marco di ) pittore fi-
architetto Sanese^del secolo XVI
edificò in Napoli la Chiesa e il
Collegio del &CSÙ Vecchio , ora
Università « fabbrica grandiosa*
Diede alla luce un grosso libr9
.d'architettura» e ima raccolta
de' professori del disegna Napo^
letani^
PINTELLI Q Baccio') arcfii-
t^ta Fiorentino dei secolo XV
costrulm Roma la chiesa e il
convento della Madonna del Po-
I)olo y il palazza . della Rovere ',
a Cappella Sistina nel Vaticano ^
]' osneoale di S. Spirita , la chie-
jsai di S. Pietra m Vincoli , e
Ponte Sista. In Assisi ristanrò
la chiesa e il Convènto di S^
Francesco . ;
PIRAMIDE vvfol dirfuoco^.
F^r la figura creila Eamma si so*
no nominati piramidi quegli . e*
nojrmi e inutili monumenti diE«*
gitta.. . ^
In Pittura sì è voluta ptrami"
dare gruppi e .composizione ; e si
^, voluto ancora, decretare per rc-
fola' essenziale il pir ami dare .
)unqu^ Coypel il più classiccf
di' parami datori sarà al di su àx
Pussino e di Rafiaello, e di tut^
ti gli antichi di Roma ^ e d^ £r-
colano , e d* ogni descrizione di
Pausania e di Plinio ch^ non p/*
ramidarott ma^i . Il piramidàre io-
pittura è ora' dello stato maggio-'
re ,, cosi che i^ paesaggi e le.
bambocciate sono escluse dalla
legge d* andarsene in piramidi ^
cioè ' *"
in fiamme..
Gli
<1
^
Xli'AtchiMni non pinmideg«
giano che dentro le chiese in cer«»
ti mausolei 9 quando incollano al
ttturo un* apparenza di Piramide «
Recentemente in Roma in ung
specie di villa si è formato un
piramidino , non fila di pietre
vive come quello^ di C. Cestaio f
ma d*un materiale di corta vita «
Chian to siamo piccoli I
PITEO e SATIRO architcN
tarono H Mausoleo che la Regi«*
tia Artemisia fece costruire in A-*
licarnasso a Mausolo Re di Ca-*
tia suo marito * Monumento fra
le maraviglie del mondo ^ dqnd^
aon poi stitì chiamati mfuitolet
gli altri sepolcri sontuosi • La
sua situazione era delle più van-
taggiose , eminente, aunteatrale,
su la marina : una gran piazza
col palazzo reale da una parte ,
dall^ altra il castello col tempio
di Marte che avea un colosso
scolpito dal celebra Telocari^, 0
da Timoteo « e più in l^i tem-^
l^i di Venere e di Mercurio coita
fontana Sainlacide d* un' acoua che
faceva innamorare chi ne bevea «
In mezzo a si gran piazza era il
Mausoleo quadrilungo del circui-
to di 4SX piedi . Ciascuna faccia-^
.ta era adorna di colonne, e di
statue de' primari scultori , di
Scopa , di Timoteo , di Ltocare ,
di Briassi * Su questo basamento
s' ergeva la Pira^iidtf composta di
04 scalini, con in cima il carro
del Sole* Tutto il monumentò
era di marmo, e- alto 14O piedi «
PITTORESCO è quanto con-
viene alla pittura. Poche cose in
sàtura non saranno pittoretcke .
Per pittoresco si prende un
non so che di straordinario che
dà subito all'occhio, e diletta.
Qiiesto pittoresco è il meno ^\U
torico «
PIT* i\^
Nella^ età belk delia Pittuf j(
Vitrei 9 Michelangelo ,. Rafifasllo
^c non conobbero zitto- pittore-
sco che la Storia t il ragionamén-
to, la purità f il carattere, i' e*«
j^pressione* Decaduta l'arte,, e
quanto più decadde,. più si sono
neglette le sue parti ess^ziali »
pii^ si^ sono accarezzate le5li^K>t
sizioni manuali in eieganciT Noi^
pili ingegno, non più riflessione
lielis disposizione del soggetto «
|ìon niù bellezze di forme , noa
purità di disegno, non carat-
tere , non espre$$ione • 11 gran
pregio de' quadri^ è divenuto 4x1
^1 mestiere di aggiustamenti
pittoreschi , ài etfetti pittore*
scifi , di tratti pittoreseJki • Così
i pittori hanno acquistato il pri-
vilegio di non pensare più t ag-
giustano , manovrino. «
. riTTURA . E chi non resta
sorpreso nel vedere in 4ina super «•
fiele piana oggetti in rilievo pec
soia virtù di tratti e di colóri ?
Ognuno é Se ognuno che vegcs
in un quadro i capi d^ opera del-
la natura ornati de' colori più ri-
denti , e di^xssti in una maniera
incantatrice , è^ rapito d'ammira-
zione ; e se gli oggetti ammirati
per li loro rilievo, e per l'in^
canto de' colori , gli toccano il
cuore , gì* ispirarlo il gusto de^
.piaceri inndcentil del coraggio ,
della virtù \ t ss m quadro ecci^
ta in lui le più belle passioni:
%llora >seli diverrà appassionato
per queiFsArte , la anale stabili*
sce uno de punti della sua feiicir
tà nello stato sociale * Tale è Ul
definizione, tali sono gli effetti
deìlst Pittura 4
Ella ci decora e ci abbellisce
Case , teatri , palazzi , tempj , e
ci diletta senza ricerca, senza
SPidio i senza fatica • Ciascun vi
li a tro«
^
\
-^
suo «èt>«:- chi 'è «fusibile, è'toc-
catoldàir é«ypes»foiie ncfel soggèt-
to j ^ drfl^figirtc chc'ltf «fcbmpón.
gOi;ia:^'.<eh>r è éd(ikW df'mémoi^a
sì'cohìpià«^^rìvpdérvì ^ùtl-ch'c'ha
Jiniiaftffo ''distótià % »cfti ftVofa:
Ufi' V^-oéthìo '^ ir ^ pfò gfrósiofanò' è
-volgare •saVà^'fìisaf or dalfe" Forme e
^^I ofltere li?^ ifrf<qtjadm''betI6 :
' -' L»' intéro dfel tif Pk ttfrà S' cstett-
^ pef ttjtto l^tìtìTVérso pcf hrtti
*i 'ptèserffta''la co^piu 'àtitfché e
te p1ù>lontÀiie,>'fe-|3Ìtì' beHe, e
^el'nfkòdé iijifà bèlJò . In qtte-
.MO ' èli* è supcriore allii uàtàfa ',
Ja ijftiflife^ nOfi fel-reiicfe vmbHé che
hi i6t^ todé' pTc&éft ti . "P^r V'iti-
tsirkesimù df qfte^itte J^ uom6
^''tnnlià ae^K^^h V f eneM" iiègK
afferàsi 5 eVéde^c^ì gjojà ié riilt
tiidtii'di CMftiiitipossIbili -z tro^
vàrrf'ìttsfertfe <-'■•'• '"••■' V '*»
' ' Sé fe Pìr>t»|taf'pijiò'ìstrùir J' uo-
mo ne* suoi-dòvert , é ip^kmxtìir»
fò delle più nobili passioni , può
anche ccciAnab deJidcr; àbbomi*»
"nevoìi .' Allora cojivicn reprimer-
la . E' cdfee r orò , cW # detesta-
bflc se corròiWpè' i/obs turni .
L' eccellei^a della Ff'tturà non
foasistc in' «Una perfetta itii'ftazipT
^ne'^déHa nattn-a', qosi* che- li* cose
I dipiiwesi pWn'dsno pi?r reaJf.'Què-
statith^ibnè è inipos*sfbiIe ; fnòr^
comi vn- aktt^i è^^etti inlmdUIfr «
W-di'^intè èoi«fe V <l^Ji fiirotìb^
uve di 3?eusi , Ja tendina d' A jjfeOé'j^
•IRiaiwilitàwipidfe' . Mà-néglt ò^
UrtiiWbiil'e di<ìin^'cMx'^y/ìÌ&;
Vwte hoin'faf^ far-iqttèsta HHì^tó^-
ner- JVI^lm iBén0 |MÌÒt ftW* ^efllf
còte grandine in |"rèff^/ldrrfafiàti-'
t» y ' ppiehè ftonr ddf^pimfò; irtii^
<o di veduta lo sjMfttatòms^thfe
jii^ da'eseer e»nd<nttK' yt^^ùèàì pthiT
to' , sì accòrge ' òk\H «fcfdrmfti'
deirtirtc , confìe atcade tielle Pto^-r
pettive. ■'
^ Ù eccenénzà della lanuta h di
dilettar la v^sta colla ' bellezza
delle" forme , e tbììn vìvente de*
ttìiìckì fin dowc eWà pi!Ò arrivare»
tf* esprimer le passioni , e di toc-
carti co^ sentimenti più nobili".
X.a Pittura , come la Poesia » dà
f- jmmaèine dì tiìtto quél' che
cade sotto i séVisj della visni "io
nitri i mbi^fmfenti e fri tutti i
*ufit? possibili di Vedtitd . Jm«r
Wasfini ' non sotip còse . Le ith-
'inàgini , iguandò ctìmpa)?isèbnd cs--
sère iipmagini^ et piacciono; ti»
tìon ci piacciono s'è , si prendono
•fer' eoJe'trìiH; 'E èlìi poti^ebbte
soffrire V aspetto ' d^ tma strage ,
d^ u ni t^gre , ' se ti tòmpaHsséro
-effettive?" '
^ Su ie >BfeiM Arti' si sond fabr
bricati^graW^sbfe'itti. ISfell»- ìhtèr-
"no d^lfSdrfrci berchè littóre 'ip-
-d^c^ti -àpbrfò'rjPerchè- % Pittu-
ra iiOh è cosà\'*mià «imhiaginè ài^
cose . E 'per' h Stt^z liagionc*»
'ijb%tt'e i^ajtibt sòfitoo idi, coloro
éhiéhon^Vbrrebb«?r8* finire c^e-nOh
yòssopo tore in qbelPàtfbtìdinc
thè Mih ' iStSnte .' mìsioì i E* ben»-
Ù ^^iònèvbk?' '<ifiè • Je* pirturè -sìe--
m^ qSfi^iiènri al; Ifiogo , ' « da
tpbWi?è<^erè' comodamente'; Per-
ciò'queìfc tfenè€dpóle s^V^ssoa
«ite ttime ii6n''fttrtV^E''cmpuò
VedèVler* ■"'■"- ^ , •■'-^' "
'l^^raMivÈrsl géhéi^ di^ Vhmrè
)!Ì^o e' la' frorJa;- in ' cui ^
'ratppreienta^gwv
ne àtt'ìficta}cr dtlfà natura , afta" è
àiìtKe •uìi'a rkfprtitHtkziàive^ pée*
tìòA'\^ Sca^licr*éi?^|J.?;ettì'dha<iowi.
Cdi'rQrftf alla stìtt risecUziein,é i'4^» u*
00 stile sublime per caratteriMàt^^
\
nt
Ji)^ e spiega' gran trjitti di imni^-
j^inazione. £lla sa adottare tu^-
ti gli e^eri fn qualunque azione
e in quaisisfa circostanza , B . cò-
si trasporta ne^ cieli i corpi to^-
• réstri^ fa discénder ie.n^voie ih
terra 4 realizza.' gli ^s^eri mora-
li e ideali « intatta là, vi^ta , va
al cuore ) i$tt;mi^e e sprona il
bene ; , _ . , , .•- i «
Dopo il gefierè. priinacriq aeì-
la Storia , vengono i generi^^ si^
baitecni delle h^ttagUe^ t qelle
tose familiari e naturali» do^esi
xichiède anciitf qu^cliq scèlta t nia
il principiai tperitd è .nella rap-
presentazione viva^ e jntere4an-
té. .Tutttì piace in, pijtwra; né
èérpénte , oè niostro è pii!^ odioso ,
se e ben dipinto.; piàéciooo aa»
che le guerre detestate dalie ma-
dri . In questo secondo, genece
s0n Compresi .i pa^euggi i e le
vedute di giorno ò di notte, . r. ^
Il Ritratto è Hn.jgci^ére che ri-
chiede poca iinmaginazione , ina
esige verità » è la xerifà- vuol es-
ser interessante è bella «
Dopo I! ud(no li. bfstia più het-'
lA è lì Cavallo, i. perciò dimci-
Je 4d essere oen dipinto, ^ijpef*
bo^ dì pelo corto e nno, dì m(v
ti eleganti , tfìS^mfest» if sue prò-'
porzioni , e la dìÀTerenza dé^ j>aa-
si che lo producono, la nobilita^,
ia forza ^ la leggerezza . Tutte
je sue parti .concOi:rpno( alla sua
bellez£ir . . £ perchè . i nnbru ttiffio^
colla mutilazione de* crini , del-
la coda, ddJe; orecchie ? Invece
dì gusto « si ha dfiprtevazioné ^i
gusto . .1 Cavalli entrano noti
solo i?4lle battaglie , ma! anche
nelle Storie , nelle cacc^ , e .ne]
paesaggi* .Quivi entratio anche.!
cani' e tante ^Itre bestie . Onde
l'artista è in , obbligo di .stu-
diatici
s« t
.« I i|fts;:i^2 p^ dipjjmgere. sono a'
fresco, a te^ipeeà^ja guazzo, à
.sQinjiatara,, a. pa9^Il» , , in cesa,'
. |n . m^o^ico , ^Hi fì/tìxe di. rappoi-
,to ^ in tappea^^ia i in «-a^Mi , j^
.yetrp,! ^. sn«>lta,;ifi iaiìiiv(àn iu-
4^ggiare y ali! incawslo ,^ad olio.
Kelk. Galleria^ dì Vienna si m,o-
itra mh qit^dro j^ oliò coll^ da-
ta dèi .1090 ,, e uq; altro del x^^
di Tomaso di Mpi^ufi 3^mò,»e
a^uni aldini d^ secolo XIV , È"
4iondi|tièno , incontrastabile > che
-Gio; VanrÈyclà di Bruges venip
j\ £ine,del sècolo XlV.^i^e confr-
da il segretfi, ad Antonio jda Mf^
sjna ^ peif <^ui $i ^^^^^ in Ijàljàv
^ Se è y^tó^ come! u assf^rìsce/,
che i Pittori 3 più antichi à>|òri^
sero colia spugna , i, tratti d«/(e
Jorò figure ; non , «vra^no certa-
mente ^VHto esatteiiza., . aè deli-
catezza. Dopo il pennello iipn si
è saputo inven,tare di, meglio. : . .
. La Pittura, ^.spggett^ 4 varie
Ì3SÌ, Ecccinc.u Storia . .. .,
STORIA ,
DetiÀ .PixTua> nEctt
. . Antichi . .
• ••■....■ . A -■ . ,
L' uq^o vuol imitare ,. e à^ia
.{a varietà del^e forme e dej còlo^
i;i . Da quésta piace» è ^r^e la
Pìùura, Non si Jia dunque 18
cercare qual popolo ne sja stato
r^nventore . .Qi^esta invenzione
ùeUQ stato gro'ssolànó è stata da'
per. tutto -. , ^ .'..,. ".
1 Selvagci, c{ie ^ppen» sanno'
nasconder la loro nudità i hantn^
pittura ,^ è, /ai, portano dovun-
que vaùno^^ se la iiqpi;impno do*'
jorosaiàente e indelebilmente nei-
if! carni. Questa i una piKUJiflk'
di lusso.. . . . .• '
, A Questa ptlfiu^fU^r^-di lu^
li ? ^
\ J.
ji8 hìr '
%C) sUocesse Ja^ seconda éi biso-
gno , cioè la delineazione deììt
'Cose più memoraffdqF. L'uomo
^ama più il superno che il neces*
sario . QiKSta sua seconda pìttù^
rà not nata «rata che di gerogli-
fici • molto finteriore allascrittii*
ra lìfabetica , . là quale non è che
un' alibremit^ioae di quelli.. Ma
una tal pittura priva di colore, e
'di rilievo^ non fu che un mero
disegno t ^ disegno anche goffo
(^informe . E perchè non aven-^
^o coloro. da /are altro 9 non far-
-lo peifetto, e meglio di -Raffael-
lo , il quale era distratta hello
stesso tempo dal colorito e dal
«chihirQséuf^ ^ Perchè V uomo non
fa bene' il meno che quando sa
ftreyifpiù ,
Dop<> secoli* e secoli di sempli-
ce di^ég^o si venne àl^ colorito.
*£ ij[' colorito fu di gettar masse
di colori ; ' tsxtto gìaHo > se
«ste avéa^a esser gialla , ros-
so se rossa , turchino se turchi-
I.' Questa, 'pratica, grossolana
on fu di popoli' grossolani « ma
i popoli industriosi, degli Egi-
2J 9 o<^l* Indiani , de* Cinesi •
I Greci osservatori più sensibi-
li e più fini vedendo che Ip^na-
i tura ofiffé gli- oggetti iti rilievo
« con giuoco diluce, fecero pit-
' ture a chiatoscuro prima di far
quadri coloriti . Laddove gli al-
- fri che fjitevan quadri colorati ,
'non seppero n^ai lare un chiaro-
oscuro > E' ben naturale che la
maggior parte .delle nazioni non
sfacessero che colorire ; il volgo è
^Attratto da' colori ^ t preferisce ad
>uti esatto chiaroscuro un quadrac-
*cio >impiastrato di cofdri a plac-
che brillanti senza Interruzione
kIV ómbre è di riflessi . Aw' incon-
tro r Artista ha più bisogno d*
«inteìligenÈa e 'di studio per far
san^
"la
ùn buon thlaroscuro che p^
lorire . ••
Prima di dipinccr col pe^nel-
*Io, si è {)ètQto dipingere in co*
lori secchi, cioè col connetti^
•re differente ^ezzi* di legni varia-
'mclrtc^loriti ) intarTià^e. Cdh
.pietreaTìliverso tolore si dipi4->
'gè a mosnho . CÌtfir ago sì dipin-
ge^ a rietino su le teTe^^^^e^wIla
spula si dipingono stotfe e arstr
zj • Molti pòpoli "non hanno ti-
.s;^tQ che alcune di tfiieste manie*
ìf e di dipingere : e si può Sospet»
tare che queste^ abbian preceouto
la pittura a pennello • '
PltTUJlÀ I)E01.t Ecitj .
~ Platone, che vivta 400 anni
•prima dell* E. V. , ci attesta che
fikEgizj esefcitaVìino la p/>#eir«
aao mila anni', che ^nssisteTa»
jio t^ncora opere di quella'grande
antichità'. Te «juaH erano come
quelle che vi si facevano tutta-
via a tempo suo. Dunque gli
Egizi per tanti gran secoli sfon
^aveanò nella picturat. httó alcun
progresso . \ .
Le loro figUre scolpite Ò dipin-
te erano sempre in una positura
tesa.,^ gambe unite, braccia in-
collate ai fianchi', orecchio pia
in su M n^so , fatela cif colate,
mento corto e tondo , guance ro-
totfde , . occhk) troppOf rilevato
/nclf angolo; e bocca tirata in
' su . ■ ■ . ' ^ j
Molti di quésti diJetti nasce-
vano dalla conformazione degli
Egizi ) <:he non erano certo bel-
li he di 'statura , né ' Ai forme .
.Av^an però la conformazione ne-
cessaria alPuomo. Dunque tfnxA^
ti difetti provenivano dall*, igno-
Tftnza degli -artisti. Ignoravano
interamente V anatomia •
Tut-
\
~\
PIT
^ Tutu V anatomia d* Egitto con-
aistevaa sventrare per far Mum-
mie . Mestiere consimile a' no-
afrt TllSfmittoni , i qnsli vuotan
polii e capretti senza badare alle
iorme e alle fu lezioni delle ossa
e de* muscoli . I Mun^miari Egiz>
potevan conoscere la/orma de'
budelli ; ma questa part|? d* ana-p
fomia è estranea alle beile arti .
Gli artisti d' Egitto ignoranti
^eir anatomia y voinero esser igno-
ranti delia natura vivente . Se V
avessero osservata con occhio stii-
dioso, non avrebbero ra{>presen»
fate le figure com^mammie infa-
sciate «
Forse i loro Sacerdoti li obbli*
^avano a quel MuQiniismo , e a
innestare teste di bestie su corpi
umani, e teste ugnane su corpi
bestiali • E viva •
Dunque in Egitto non artisti «
ina artigiani . Nelle loro pittu-
re , che si veggono ' nelle fasce
PIT 119
no prnafi di pefson^ggi i ricerca-
tissimi come t' Mago tti della Ci*
na, ^ '«^
Anche i" loro Mosaici furono
dello stesso gusttì» t-
Sono tuttavia i Piémam come
sempre sono stati i AH' Impera-
tor Schah-Àb^a^ veni|p ii |rilÌo
d' imparare il disegno , e ricorse
ad un pittore o£)ndc50 cho si
trovava colà.
Pittura oik* Cimisi*
Un pittoricchio Italiano chia-
nato (jÌo. Ghirufrdini è stato al-
ta Cina , e ci ha dato di quella
ut tura una cognizione preferii»!-
e a quante ce né hanno a^bbia-
te i Yiaggiatori ,
I Cinesi non hanno mai avu-
to , né hanno la minfima idea
delle BeJIeiflrti, neppure de' pri-
mi elementi .- Non sospettano
che vi sia Prospertiva, e fan-
delle mummie, e ii| alcuni mu- lìo pae^gi che non sQni9 pae-
ri nell'alto Egitto, i colori so-^ saggi. \ -
~' • • •-. i . La natura umana colà non è
bella: ^ gli Artisti invece di ab-*
bellitra , studiano di deformarla
90 impiegati interi senza e^er
misti , né fusi . Ignoranza .
La grand* occupazione de* pit-
tori Egizi -eriaT colorare Va-
si di t^rra e di verro, barche,
metalli , téle , casse e fasce di
mummie , Anche in Grecia ' at-
tualmente si dipingono immagini
ài divozione, e sempre in un
mòdo ; ma non perciò vi è arte .
Così in Egitto artigiani pitto-
ri, e non pittori artisti. Forse
fluesto mestiere vi durò fin ai
^olomei .
• Pittura de* Ve^sìasì.
Scolari degli Egizj disegnaron
sempre cornei nostri fancjulli . -
• Celebri i loro Tappeti anche
in tempo. d' Alessandro } pd era«
quinto più possono . Un ventre
grosso e per loro pna sublime^
bellezza . Una iìgura corta e
panciuta è riservata ai loro-^roi.
Le loro Eroine han da esser
secche/, e sperticate cofiie fan-
(asme .
^ Non si parli di disegno. Tut-
ti gli Orientali non <x>noscoDO
che, un piccol numero di tratti
che ripeton sempre . Qualche te-
sta ha una specie di verità, ma
bassa e viziosia • Ampie vèsti
cùopron ^utto senza indizio che
à\ di sottb^-vi, sieno ik^embri • Le
Stremiti fanno paura .
Gl'ignoranti vi ammirano il
i:olorito brillante: merito del di-
ti 4 1^ 9
N
120 UT '
pa, i:iion ^JÌ* arte che yrt io
impiaga >%oa ^<dti2a arte .
La lorp $tarQarfa {>eT quanto
sìa cattivi, Jtó è jttj^fJo' detfa pie-
iori À inalbato' al :^nf|ior raif-
^ «fi t'ittor 4clla Córte, i ^
^ccsef ad uóa^ glorila superfor 'a(
Rafaélla^ ; Gtf ' altri Ctsurti vi
4iv«iyJ ero pittori , « ibandaroìiò
A Parigi quelle loro briittc bat-
t«rlie > chefurón pòi corrette da
J^T' Cochin prima d' intiidem..
PjTTUlbE Et&vsche *
« • ■
Cli Efh/scht passano per i più
antichi jPittorf a' Italia^ e anche
per i pii^ brayi . Sle ne railei»
arcT. Plinio dice iChe pr^ma del-
h fondazione di.Romar la pittura
in Italia, cioè nella Toscani ^,
trst Ritinta aiia perfezione. Tan-
to più ine ne r^legro co' Signori*
Toscaili. Ai fatti/ ' .
I fatti jsono che le sole pitta-
te Etrusche che ci restano , sono
lielJe tomb^ dèfP antica Tarqui-
stia . W^clcelitian ne fa una de-
cer isiione^ succinta, mk sin l'art?
ata zitto V Briàvo* .
IST^Il^ Ca^^pa^na feiiKe.di Ni-
fioM. e pec ^uasi tutto ..il Regno
di Napoli' si scavano f^af* anti-
chi di cre^a fina ben' tirata e di
belici forme , ma di cdlor tietro
con deliheaxnenti di varie figu-
re . li, BnoiiarruotiS e il Cori
sono siati de' principali a' descri-
ver? q Mesti vasi-, e perchè q^ie-
flH scrittori etano ToJicani, vol-
lero pff patEJdtisiéQ^ chiamarli
ysff Ètru^cksi e br^f da per tut-
to portano' questo' falso noiBC'.
In *I*tìicanà 'non se*ne è'n^arì tW*»
vato neppure ii.no/ E' 3Cc;tdirttfi
a quésti vasi cóme ^ -hooW ÌAws^
do, che pòrta il nome di- Aine^
rico Vespuccr .
Nel Remilo dr Napoli vi son^
Stari Grecr .• Dunque sono* Grew.
che le pittura de' v#iy nori' Eìtu**
schi. Dunqt/é bcHé bel^lissinie'
fci* ogni .Grt€uIo, il quale vi
vede quel cHc sf vuai vedete
nelle nuvole . Una còliexionie dfc
questi vasr è per S Witiekeinvi»
un tesòro dr disegna^ e per chi
lifi i! senso ceiàùne è una luatin*
conia. In fatti ttoii si trovano»
^he ife^ sepoleri , né possono pia-^
ceVV òhe ai ihorti.' Nel Regno vi
sono stati Cartaginesi*^ . Sàrace-^
ni.. Normanni, Xeotoiiiei, Gai-
li^ Ispani, e chi non vi ha fat-^
to il gallo !^ Dunque què' v#f#
dr qaan inani sono ì de' hazio«'
pali no .- .
•f ITtCRÀ DE* GaECI •
. In niuaa parte di questo Mon4
do le Belle Arri' sono* state colj
ti vate quantor nella- Grecia . L
Arte del Disegno ^vi v^xixa unar
data anteriore alPasiedio-di Trò«*
ja^ cioè più di' 1300 anni prikiw
dell* E. V.; Ma 1 Pittóri* ci co-
minciano ad esser noti lAoltopii^
tardi.
T. ^Ularco. fior! 700 anni in-»
circa prima dell'- E. V. CFn sUà
quadro fu comprato a peso d'oro
i^al ke Catidaulc.
a. Lo Scultore Fidia , che brili-
,Iò^ nel/a metà del tV secolo pri-
ma dtW E; V., dipinse in Atene-'
Pericle Olimpico.
^ j; Panenò fratello S, Fidfa- di-
jnnse in Atene Atlante che so*»
stiene il* thondo, cfd Ertole ac--
compà^Qatd^dii^Teieo'e da Pirir
too
vtt •
personificate Jia.Cz^^ia^ ^.Salamv-
i9a eoo. .rostri, di navji. Oipinsf
anche la lotta d' Etcole^ xontrò
il.LipQc di Kemef^.J^ace che
i»It7»8gjÌ4. Cf^^indra ,• . Ipgffdàjpà»,
con ^ua iVpaare.9 Pcpoieteo caricp
fìi catene, ,jed>£rc<>le .accinto a
Jtberatnelo; Pantesìiea chf spira
in4>JCjiccip.di Achilie ve aueJBf-
^ridi.cQ,.ponpiL. de mo gi^xéì-
jo^n ]Ln Atene dipiqse ia batta-
glia^ di Maratona t e ^i ^i ric<>
DOscQva. .Milziade, . C^IIiinaco 9
Ciflc^iro4 e dall'altro Iato de*
Persiani £Hiti e Artaferne'; Ma
In Elide egli dipinae ,11 xomhat-^
timento c^^li Ateniesi condro
ie Amazzoni, e Io. dipinse neU
io, scudo di Minerva scolpitV
da Colerete ; f^olorire i macnii ^
o i bronzi non pare ,d^ tm bel
gustò,. .
4» Polignóto di Taso C 420
anni ). AV) ih primo che ve-
sti le donne di. colori brillane.
JMeglio lasciarla nude ; . Fu il
primo Ad injcrqstarle di yarj co-
Jori ;^ me^Uo sejDza,; Fu anche
41 primo ad aprir loro U bocca ^
|ie poteva, fkr di ipenò . Ma V apti
anphe a^^i uomini , e loro ,Me
.niostrar 1 denti. Dunque prima
idi hii i Pittori, erimo arci^otici .
£^ lunga la filza de' suoi .qu»>
drif . £ che Ofi n'iftipòrt^? Ari-
^stotile vijtroyò un'eccellente e-
^pressiopo. Si^ narra che per é-
sprimere t dormenti Ai Prometeo ,
.^v^se . posto jilia . tortura uno
schiavo 4 Alcuni, pittori modèrni
sono accusati ^ d' avfe^ crocifisso
uomini pe^ far il Crocifisso . Quiù-
t^jLliano ^li rimprotvera debolezza
di ipplorito : ma dopo ima mèzza
doz2;\na di secò(i non so òuid
fcoloricò il mantenga vivo, lu-
m
siti
jcjatia se ne. y^- io estasi per Cà^
Sandra' nélT.atto ch'^ violata dà
^JACCf e dke cht. si vftd«va la
verecòi^ia. di quella Principessa
a traversò del vékj'ioti tuì éi
^priy d il .viso . La grande ope-
ra di pòlignoto A 'Kliaf taglia
•41 Maratóna dimìi nel "P^ile
4' Atené^i ,Nd davanti ^li Afi^
.nicai ci ,Pérsiàfti.: tbrobattVyaniyi
4' u^ual valóre \ iitl centtdi hr-
QJlci prendete!) h fag^ t'apre»
cipitavano cbnfhsl in uH ^ataf-
so j nei fóndo i vascéllf , da^ gita-
li 1 nemici fate^zna precipitar*
si,' ed erano massacrati da Gre*
ci. Vf . spiccavla Mihtiade con
Téséò che pareva uscir .dftlla.ter<<'
ra^ con Pamde:Dea ttitdat^d»^
eli Ateniesi^ cdn Brcòie ^iikt^
loro protettóre; Fra g>K alfrf V
era anche P Erotf Echetlo ,- ti
quale nella battaglia' appaia dk
rustico., e co^ ui! vdmefò d*^ aiti^
trq iiv mano- fece msttSìà de' he»
mici ,. e poi spar^ ; h* IhtewiJioWè
è bèlla é. e per beila -passa sTnché
ÌSL disposizione . 'Per 9:00 an^i ^
mantenne ques^ pittura 'in> tì9i
portico a|icrfo .- ffèl V,* t^ecolò ifi
volle traspòttatlk a CosrirantiiK*.
poli , e non si sa c^ome perì ' ih
quella tomba delie belle ^i^rtr'.
rólignoto amò le composizioni
granai d'un igran nomerò Hi fi-
gure .* un tal gusto poi cambiò .
Egli scriveva* il nome sopra cia^
scuna delle 'sue imnfaghti . M^k
per gli érudièi, th^'si 'diM'tano'
•d'indovinèlii';' itia è i^n Hbene si»-
per subito ehe^cosa è qoellft'li;
si, gu$ta meglio . Si comprat^ut^
.talvolta- di" soggetti gràdevow.
Dipi'n^ àlP cncausior , ttìmèÉÌ
praticava a -Kodi . E^i fu ^Cu
iteroso y come deve essete og^
artista ; fece gratuitamente mu^
itessó Péciie altri -quadri pere |^
/
«/
JC9d
TÌT
pittor Micon« • . Q.u<^ sua ^e*
nevosità i^rodu^e generosità ne-
.gii Anfizioni^ ch'erano gli Sta-
iti Generali della Grecia » i qua^
li ordinarono che Poiignoto fos*
«e da per tutto alloggiato a spe*
ce pubbliche •
• 6, Passone dipinse gli uomini 9
dice Aristotile ^ peggio di quel
che sono ^9 Poiignoto migliori 9 e
Dionisio 9 come realmente sono.
Elia no poi dice 9 . che Poiignoto
li fece maggiori dei naturale 9
.Passone più piccoli ^ e Dionisio
della gr^dezza ordinaria. Ma
£iiano dice ancora , che incari-
cato Passone a far un. cavallo ri-
Volg(;rsi per terra 9 egli lo dipin-
se correndo ; ma essendone scon«
tento chi glie lo avea ordinato 9
il buon pittore gli rispose che
noiif si avea che a porre capo in
giù il quadro, ed ecco rovescia*
to il cavallo » Spropositi .
$, Apoliodoro Ateniese fu po-
co dopp Poiignoto 9 e fu il pri-
mo gran colorista . Perciò Plinio
' >iice eh' egli fu . il primo a fer-
mare lo sguardo . Sarà stato un
.Tiziano; laddove Poiignoto sa^
I ^à stato un RafFaello/^ che non
£ssa subito i dilettati .9 ma con-
.viene osservarlo^, e quanto più
si osserva, più piacer non già per
i colori 9 ma per il disegno 9 per
. J* espressione ec. Sotto le opere
di Apoliodoro inscritto sar^più
invidiato che JmttMo. ^
. U. Zeusi d'Eraclea più giova-
le e contemporaneo di PoTigno-
,to . Nella sua puerile disfida con
Parrasio si dichiarò, vinto ; poi-
.chè egli col ^>io quadro d' uva
'iion avea Jpgannato' che uccelli;
jna Parrasio colia sua finta por-
jtiera avea ingannato un Zeusi .
Queste piccole illusioni non fan-
leto il pregio, dell' arte r II merito
ài Zeusi sarà stato molto grair*
de per meritar elcgj di Apolio-
doro, ih quale co' versi si, dole-
va d' essere statò sorpassato eia
Zeusi • E' dplce la lode che vici-
ne da un artista accreditato ; mst
una tal lode fa più ^rand' onore
ai lodatore . Le sue opere prin-
cipali furono una Centàuressa^
.Penelope 9 un Atleta 9 Giove in
trono 9 Ercole fanciullo fra «er-
pènti 9 Marsia ec, 1 suoi quadri
non erano di molte figure^: tanto
meglio. Per dipingere Elena nu-
da egli scelse cinque delle più
belle Ragazze di Crotone % per
la qual città era il quadrò 9 e di
ciascuna di ouelle cinque scelse
la parte più bella per farne un»
bellezza compita'. Egli dipìnse
anche a chiaroscuro , jnetteqdo
del bianco sopra un fondo nero •
Fece de' modelli in cra^, come
dovrebbe fare ogni, artista • Zeu-
si acquistò' ricch^ze grandi, e
le impiegò malamente in fasto,
piede in orgoglio ; donò qualche
$ua opera stimandola superiore a
qualunque prezzo. Donò anche
un auadro al Re Archel^ , ere*
dencto u* imporre riconoscenza ad
un Re. Non 31 deve donare che
agi' inferiori „
IO. Farrasio d* Efeso figlio e
discepolo di Efanore fu il primo
a contornare con eleganza • Co-
llie egli dipingesse il popolo A-
teniese nel contrasto ai tutte le
sue differenti passioni , e chi può
indignarlo ? Si sa ch'egli non
impiegava che una o due figure 9
di rado quattro . Furono celebri
due suoi quadri; uno di un sol-
dato in arme che correva àI com-
battimento con tal fuoco che gli
si scorgeva' il sudore; P altro c-
ra d' un altro soldato che si di-,
sarmava tuttofansante > Parrasio
•b-
nr
^Isfee la malattia della' stfperbiii :
si credette il' principe de'pirtori ;
e quel eh' è peggio elidette d' a-
'ver egli portata Ja' pittura alla
'perfeiione . Sciocco f •
11. Tihiànte di Sidone pei* giti-
dizio del ^polo vinse Parrasio
'Iteli' espressione . In un quadruc-
'ciò per far comparir grande un
!Cicropo domiate > vi aggiunse
, de* satirr^pitr piccoli che gli mi-
suravano il pollice co' loto titsi^ .
j^cl sacrificio d"" Ifigenia fra gli
astanti ciascuno nella sua rispet-
^tivst tristezza » Agamennone ' il
l'adre ficcava col capo copertoi
^Invenzione nobile per caratteri!-
'lare l' afflizione di un gran per-
sonaggio , il quale piér non mo-
strar la sua debolezza si cuopre
|1 viso ; e gli antfcbi se lo co-
'jpriv^o col manto ne' dolori e-
strciw . Frattanto gli Oratori , e
^Cicerone e Quintiliano hàn cre-
duto che Timante dopo avere e-
'fiauriti' tutti i gradi del rammà-
rico ne^li' astanti , noti sapendo
aiidar piò in;^ su per Agamenno-
.se y eli coprì ' il capo : e lodano
di sublime questa in vent ione , la
quale non sarebbe che un ripie-
go di sterilità . Convien fidarsi
Soco degli Oratori , de' Poeti , e
e' pedanti ; non vanno in cerca
del vero, né del giusto, ma di
quello che toma pia ai loro
conto .' ,
12. Androcidb si rese celebre
'per aver dìpintO' pesci intorno a
Scilla.
13. Eupompo fu capo dell'a
Scuola di Sicione sua patria, e
maestro di Panfilo, il quale eb-
be, per disce]^olo Apelle.
14. Eussenida èrnoto come mae-
istro di Aristide di Tebe .
ij. Teone di Samo si distinse
fer le ^e espressioni afforzate ,
Plt Hiz
*% coti ragione disapprOvafte da^i
antichi , ' i quali non soflfrivano
bhe un pittore rappresentasse O-
reste nel!' atto di scannare sua ma-
dre .' Teone dipinse un guerrie-
ro-accinto a combattere, é non
ùcoprì il quadro in piazza che
'al suono delle trombe ì il volgo
•applaudì . Questi artifiej non pos-
sono produrre che un sUc&sso
^tormentaneo : V artista non ha da
fatie uso che della sua arte 7 '
- jS, Panfilo d'Anfipoli «in Ma-
'cedonia celebre per il suo talen-
'^to, e per essere stato maestro di
-Apelic, fu iì primo fra gli arti-
sti a Coltivare le Belle Lettere e
'le Scienze, specialmente l^e-Mà-
' tematiche, sostenendo che senza
«pliegli aiuti r arte non poteva
far progresso'. Pensava benissi-
mo. Cosi avrà ben maneggiata
»Ia Prospettiva , che da* moderni
è negata agli antichi . Kgli trat-
tò argomenti grandi 9 il combat-
• timentb di FliMnte , e la Vitto-
^tia degli Ateniesi . Dipinse air
'enCiiuSto * Egli aprì scuola , vi
itenev^ gli scolari per dieci anni
-esigendo per ciascuno un talen-
to , cioè 1800 scudi . Puh . Que-
sto è un avvilire una professione
nobile. Ma così n' ^rano " esclusi
•i servi, che vi furono pòi am-
messi da' Romani . E tra servi
non potevano darsi talenti àdat-
^Rti per le belle arti ? Che false
e* odiose distinzioni di nobili e
ignobili, Nobile è chi fa bene.
• 17.' Aristide buon pittore, ben-
'thè Tebano: la gente di Beo-
^ia'^ passava per balorda , e diede
valentuoBlini in ogni genere ,
Pindaro , Epaminonda , Plutar-
co. Egli si contraddistinse- per
!' esprèssióftie , rtia fu duro nel co-
•lorito . Mirabile fu il suo oua-
Cit-
dro d' un saccheggio d' una
tà,
ia4 PI*
tà^ in cui un bambino si kr««
àòinava alla mammella ferita 4i
Sua madre inoribodda , la quale
Apprendeva ancora ch« il bambi-
no non sucehia^se sàngue invéce
dì latte i Dipinst anche un sup-
plicante) cui non mancala che
la voce . La sua battaglia èra di
100 figure j e ciascuna ^li fu pa-
gata io mine j cioè iSo scudf ;
ónde tvitto il gu^dro importcV i8
inila scudi ; Quando i Romani
presero Corinto , erano il gon-
, . zi ^ ,cbe il Console Mummio ve-
dendo il Re A ttalò comprare; per
6 mila sesterzi un^ auadrò d' A-
Hstide i credi^tfé cne Contenesse
èu^lche virtù ocptilra 9 e glielo
levò ^ I. soldati Romani gettkr^-
no confusamente! per terra quella
bella qi^adreria 9 e v| giocavi»
àopra a' dadi ; •;
1^8. Apcile d* Efesof j| o di Corf ,
^/di Coiqfone , .è il /più celebre
de' Pinati antichi , kon solo per
i suoi «quadri.^ , iha -anche per J
suoi libri su .l'arte. Anche il
suo maestrd-Panfilo scrisse su ib
Pietra A sui rittori i- Niitn ar-
tista studiò mai ouantò Apelie.*
Per qualunque affare non lasciò
hiai passare giorno senza studiò :
quinci jtl proverbio nt un g forno
f.f»^4 lineai cioè sénzii lavoro.
Benché fosse in i^Ita' riputazio-
ne volle pagare il suo taient» k
Panfilo e mettersi fra' suoi disce*^
poli . Per far tacere i malevoli
bisognava andare a^lla scuola di
Sicionè i come adess^a a Roma .
Terminato, un auadrO,- egli lo
esponeva al pubblico, non pei
Respirare il fumo degli elogj , Aia
per hiccorn^ le crì tiene , e fipprcr-
fittarsépe.' Un cirlzòl^jo gii cen-^
curò giustamente un calzare , e
Apeile io raggiustò . Il giorno ap-
pxess9 lo stesiso artigiimo gli bia-
Plf
situò usa g^ba: Apeile sftw
fuori egli- disse }#9rÌM0o parli eie
del suo mestiere . E|li era jpdf-
tato ^a deridere , specialmente ^i
amatòri : badai disse un giorno
ad Alessandro Magnò che ragio-
nava di pittura , hatiti cbìs quf
ragàzxi ^^^ stemprano i colffri^
non ti sentano\ e ridano , E* unt
elogio del Monarca il dire cHe
non se ne Kìt^esé , Ad ulió de'
suoi giovani che avea fatta ìin*
Elena carica dì ricchezze , disse^:
/' hai fatta ricca ^ non sapendo far^
\ la bella . fi ad un altro che gli
mostrò uti quadro vantandosi d'
avèrl^oiàtto in pòco tempo , ri-
spose : io vtggOi .,e m$maraviplÌ0
che, non ne abh jvttt d$ ptu.^
ApeUe era.modest.o , nna non d'i
quellia modestia atfbttata, di cui
si fa mostra senza ingannar nes-
suno. Egli IpàstvsL i^suoi rivali^
ma nella .^i^/# égli ^ diceva c{i
sorpassarli 9 anzi la voleva tutta
f>er sh . JJòn contentò di tedar*"'
1,11 proteggeva | li soccorre vsl,
tofìie soccórse Pcotò^enè nuli ri*
còmpen$atoda' suoi cittadini . Ar
pelle gli offrì sominé graiidl dfi
tnite Te sue òpere , é a somme
Ìnag|(iori furon subito comprate^.
Specchiatevi , infriganti , crue cer-
cate denigrare il meritò altrùi ,
è non £tbDricate che su le altrui
ruinè ; ^i ; acconta che il mode-
sto A pel le ilei ritrarre una bel-
la innamorata dfAlèssandfo chia-
mata Pan casta ». sé ne in n amo-'
fò , la dòfnandò , è Alessandria
glie l'accordò ; 6li accordò. àn-
cora là privativa di far il di lui
ritrattò, int fece molti.. Ilpiìir
Stimato de' suoi quadri fu il Ite
Antigono a cavallo, èIJianà.net
mezzo al còro delle sue verdini
che le tacevano sacrificio . $1 de-
cant^ ^che la sua Venere «seen-
do
PIT
,ì^ dàlie acque . D* uh* altra Ve-
. pere égli no|i terminò phe ia te-
^fiU \ e DJun ^tro pitpre ardì ter-
fuinare il re^tb. Egli» come al-
tri pittqri jf lavori' all' encausto ,
e non impi^g;ò fhe quattro colo-
ri» Se nella ipcjsiòne > dove non
'sì ha chiaro e oscuro, si mette
^anta varietà 9 che varietà dì ti nr
'te npn risòlta da quattro colori
imiti col chiaroscuro ? Si è mol-
to parlato della Irnea ài Amelie
con Protogenc cji Rodi . Giova
più esporre il suo quadro della
'Calunnia , Apelìe fu calunniato ad
un Ke \ (^ i Re non sono incre-
duli*, punaue sieda in trono sua
Maestà Xf la Credulità con tan-
to d' orecchie da Mida , e ab6i^
a' fianco' i duet suoi consiglieri ^.
V" ìgnQranzJà cieca , e 3. il 5o-
xpett^ agitato n'cir interno , ma
]fe$terÌQrn^en te allegro per qualche
sua bella scoperta . Il crèauìo Re
porge "orécchie e mani alla4.'C4-
lunnìah^X^si , astuta 9 furibonda 9
Irata » che eòa una mano scuote
una^ce , e coli' altr^ strascina
la :(• lnnoctnz,(k\ giovinetto ch^
alza le blani e gli occhi al cielo
e fo chjàma in testimònio . Ila
Calunnia è preceduta dal 6: X/-
vQre pallido , deforipe 9 torvp ^ ed
% seguita dà^la 7. hìudi^ , e dal-
la à, ÀduÌ0zjone 9/ che là infio-
rano e V adornano'^ Dà lontanò
viene li ^^ Pentimento làcero, 9
sucidoT^ lugubre, if^uale riguar-
^anoo^tn dietro lagrima, e cojx
9a e /jtnni^Qosa ; yuesro quaoro ao-
vrebhc essere in tijjtte leRcggic e
in tùttri, Palàgi. Ma perchè la
^(;rit(i\t odips^' nop è in ì^crua
lUofiOyVIn'^dcnà sx crede esse?-
x^enc un diséjjiiò di Saff^eHo , e
ie j^^ e recentemente fatu' qual-
chic cattiva^ Incisione . Artisti «
non calunniate , ma dipingete la
Calunnia , che tra le oèstie più
fiere è la più. feroce ,
19. Pròtogeni: di K odi, povc-
Tetto tanto che. da giovane non
dipingeva che barche . Ma la su^
povertà gli siovò per indurirlo
fih allo studio . Il sijo capo d'
òpera fu il Oiàìiso figlio dej So-
le e dcìlsk ninfa Kodi ;-qnel gio-
' vinetto dov^a esser cacciatore 9
perthè un cane èra' dipinto a suo
fianco . Che per questo quadro T
artista vi avesse lavorato sette
anni mangiando sempre lupini^,
e che vi avesse posti quattro cq^
lori l'uno su V altro per difen-
derlo dalle ingiurie de| te^ipo ^
onde cadendo un colore succede-
va subito P altro'; e che n^n riuf
scendo a rappresentare la bava ò
ja spuma del cane , infastiditogli
scaraventa addosso la tavolozza^
e il caso fece qnel.che rarténoà
sapeva farei^onodi qvieije favo-
lettf'da raccontarsi'
» ■ < •
StAndo »l fofo 0 fUr h ifede
^fertile,
' *
Ihrotogene era . un po\ lunghetto
ìje' syoi lavori , e Apcllc gU rìm-
provcrava di non sapere finirla,
tj] i s i rimproverò anche d* esselc
timido 9 stentato , e un poco fred-
do 9 ma èra purissiipò^ è fece mot*
ift opere stimate •
•' 20. Mclanto pittore, savio s.cris-»
se $u la pittura . '
21; ^ A sclepiodoro .con tempora*
rico di A pelle fu esatto neJ dise?
^no, e il tiraojpo Mnaspne gli fe-
ce dipingere i,jr;t Dei , .e glieli
pago 550' scudi r uno . * . .'
22. .Nfjfpfanc .pitt;orc elegante
e gioviale , di gran .vivacità nei
concepir^ e nélP es^^^ire^^ si^i-i
iettò di dipingere cortigiane.
v.
ii4 , Ptf
a?. Kicopiftca era I^ oppóstoci
Protogeae, era d* una kcilitk
^rpreodente, <; tanto più che
non era vizioso^ Ad Un censore
che spfiscicaira su r Elepa di.^^"':
si I Nicomoco dis9^ '^prendi i miei
occhi 1 r ti péna una Ded « Ciò
significa che p/er .giudicare bisa-^
gna sapere . Sanno benjs. tutte bs
parti deirarte colóro, che giudi"
cano su le produziouii déglk ar-<
tisti > , ■■ ■ '
244 AntifiJo nato in Egitto la-
voro in grande , in piccok» , e in
ridicolo; onde fu posto- fra' pit-*
tori di prima e di seconda clas-
se.) e intese bene.il chiaroscuro .<
JLe sue opere, serie furono Esio-
ne» Minerva^ Bacco é Vollp an*^.
che divectirsi col rappresentar del-'
le donne che • lavoravano lana ..
Dipinse innoltre una figura ridi" \
«dia M^fllo^t cioè pòrco: gli an-
tichi/chiamavaao grilli le barn"
bocciate - , ^ . , , ^
2<^. Pausia di Sicione fu il pri-
mo a dipingere soffitti ; ne po^
teva far di meno 4 Si dilettò à
dipingere fanciulli ^ Il suo gr^
sacjrificio di buoi ^ portato a
Roma ed esposto nel ^ portico ài
Pompeo é Egli amò Glicera Inven-*
trice delle corone di fiorii I4 di«
piiise a sedere inshitlandata , e
JLutullo ne compro una copia o
tana replica per due talenti ^ cioè
per ^600. scudi é
26é Aezione fu eelebre per il
CUadro delle nozze di Aiessan-^
aro con Rossane descritto di Lu-
ciano» 0 imitato dal Sodoma nel--
ia Farnesina if Rdssane sul letto
teneva gli occhi -bassi in segna
di verecondia e di rispetto verso
r£roe« JDiécixy a lei un amori^
no ridente le akava il irtla per
iscoprirla ad Alessafldro « Va al-
tro iy>glieva i sandali allo Sposo
per andare « ; letto ; é tiif -atfr^
la tirava per il manto per accd^
starlo alla sposa • Alessandro' ft^
jofTeriva la corona ; Efestione te-
neva la face kiuziale , e si appog^
slava ad un giovinetto bello raf-
figurante Imeneo. La scena e-
ra tutta giovialità Ornata ài a^
mòrini che scherzavano colle ar'«
;mi del conquistatore ; due soste-*
nevaa la lancia pesante per loro
.come uà trave ^ due altri nestra-*
scinavano un terzo sdraiato su la
scudo come se fosse l'eroe trion-
fante 'f t un altro per far paura
quando passavano ^ si* nasconde-
va dietro la corazza. Si rimpnx*
vera che ad ogni figura v era
scritto il suo nome. Che' morta-
lisaima peccato f Questo quadra
fu esposto ne* giuochi Olimpici ;
Prossedine che n' era il giudi-
ce, ne fu talmente incantato che
diede sua figliuola al pittóre .
^. FilossCnè facile come il suo
maestro Nicomaco si contraddi'"
sfinse nella battaglia d' Alessan<«
dro con Dario .
28. Perseo allievo di Apelle eb-^
be il merito che un altro insf-
gne pittore gli dedicò degli scrit-
ti su r arte . Non ce n^è^ rima-
sto^ neppure tino di tanti libri
antichi sulla Pittura^ Possiamo
legijere i, principi dtlh Scultura
antica su le statue, ma le pittu-
re che ci sono rimaste non sona
che della feccia de' pittori .
29. Cte^iloco altro discepolo di
Apelle si divertì a dipingere Gio-
ve che partoriva fiacco con twu
ti i dolori e con tutte jc'^^nior^
^e delle partorienti f e le Dee
tnttA occupate a farg/ii^le mam-!
mas6< > .
' 30* AtistolaO figlio e allievo i{
Pausia fu un pittore de' più pu-
ri e de* più semplici . Non voli^ '
di-
/
WT
4iping^ che benefattori » Tcsec» $
^amiiiond«) Pericle . I suoi
<^uadri non contenevano o/dinar
riamente che ^una. sola figura .
Niente di più «Ufficile e di più
bello-
.jz» Mecofane allievo anchd di
Pausia . . Duro nel colorita , e?*
satto nel resto*
32. Socrate ebbe la grand' ar«
te di>-{ùacere a tutti* Oltre il
suo Esculapio colle figlie , fii ce-
Jelire il suo Indolente ts^ppiestnt*
tatp in un uomo che fiilava una
•orda 9 ^e Un asino la rodeva men*
tre egli la torceva .
^31* Artemone ^ La sua Strato-»
ti ice ammirata da pescatori « la
sua Danae , il suo Ercole e De«
unita, gli rifecero gi^nd^ Onore ^^
£ pdù ai tutto ^uèOi ehe furono,
portati in Roma e posti nel por-"
tico di Ottavia: vi ii ammirava
Ercole che deposta la spoglia
mortala sul mi^te-Etav ascende^
va in Cielo col consenso degli
Dei; 6 la storia di Xlaoinedonte
con Nettuno e con Ercole «
^4. Cliside sdegnato d' essere
st4to mal accolto da Stratonice ^
la dipm^^ ^A atto, di {irostituirsi
ad un pesatóre, di cui era fama
eh' ella fosse innamorata « Egli
espose si fatto quadro nel port^
di EfesQ » e s* imbarcò « La Re«
gina che W si trovò dipinta bel-'
la , non vòl[e che il quadro si
togliesse via « Le Donne Regine
e non Regine preferiscono la Del-'
lezza alla castità «
35* Teodoro dil>inse bei qua-
dri trasportati poi a Roma per
adornare i portici di Filippo «
t6. Neacle dipinse una batta-
glia navale tra gli Egizj e i
Persiani sul Danubio , e perciò
vi rappresentò un cocodrilli»e«UB
asÌQo«
^7« Laontisco è neftó per du€
.quadri , uno d' una sonatrice d*
arpa » e V altro di Arato vitto-;
rioso con un trofeo •
98. Erigono d^ ithacindtor dt
colori divenne un buon pittore .w
Dunque per esser pittore non v'
jè -bisogno di oascita^ distinta ,
ma di^lento • ^
39« Eufranore di Corinto pit^
tote e statuario di primo rango
dava alle sue figure sveltezza e
grandiosità » Le sue opere famo*
se furon i za. Dei 5 Ulisrse che fa
il pazza col pOrre All' aratto un
bue e un cavallo, le bravure de-
gli Ateniesi a Man tknea 9 iti cui
si ammirava la cspellatura di Giu-
none . Il suo Teseo si diceva nur
d rito di rosev e quello di Parrà-*
sio di ctarne* Eufranore scrisse anr
che su la simmetria e su 1 colori .
40* ^ Cidia di Citno aggiùnse
alla pittura un nuovo colore ros-^*
so per un'ocra mezza bruciata
ch^^cg]l_9sservÀ in una bottega
consumata dal fuoco # Usuo qua-
dro degli Argonauti fu compra-
to ad alto prezzo da Ortensio »
e da Agrippa dedicaro al portico
di Nettuno per le sue vittorie
navali *
4X\, Di. Eraclide Macedone non
si sa che il nome • E niente di
più si sa di '
42^ Metrodoro Ateniese pitto-
re e Bìosofo .
4S' Antidoto discepolo di Ea-^
franore ebbe più esattezza che
• fecondità , e il. suo colore fu se-
vero* Il suo sonator di fiautpr
passava fra' migliori- quadri .
44r Nicia fu eccellente nel
clùatoscuro e nelle donne * . La-
vorava con' tale attenzione che
si scordava An di .mangiare • Per
il suo Ulisse evocando le ombisr
ide^ morti un Re gli offri 60 ta-
lea-
.4«iti^ «M i^ l»H« icwK i : Il
^ttt^ro thbe, h .gràcroshè di tkr-
fiftrlo iiit jnn - ^u« Aiitnt ,* It
4}uaÌMÌi 4re«sr un flieinii||ciitcy''frft
l{li il&flri parinoli . ..Moitirnsii
va dj^ Augusto. -' s*
. 4$. OnfaHono schiavo pKcfiJeN
to di Ni^i^ . ., Dtfttifttb' anche in
Crecia i servi si aQimettevano
nelle actì liberta-. ^
4^. AteoioiH! cUtv un cnlerito
austèro , ma non ingrato . In A-
tenei dipinse um . 9vmde jdiem-
blea di éoi^Mix^, E¥is tinnirai (tino
Ulis»« .che <icu<|jpif« ^Aichiile tr^-
vestito da dpaoft*( * e pM^ ancora
ti suo Palafreniorr- cpn snt cavair
47. TÌAiom«eo;diilisanztf«eB<-
teau»arafie^ >4i Giulio ' Cesate.^ li
.«^iiaie jgii ^«cò .par^r^tudci^So
|ai«fit» , eioe 7» nlia scudrr «r
no rappresentava A}aca furio$Oi«
,t « l*.airr4^ M^a* -masBacrande i
$uai irgli \ 0 questo, non era ^ep*
pure terminato. Unr Gorgonarv*
ara rieuardata per uiì capo d\ o*
pera «
PiTf'oai J>i Gassar.
' 48v Pireica! Ai l)ravo ne^ so^
^rti triviali ,' come h sono i nn^
^tri piantesi * I ausai -quadri f»*
xano^ f^omprad a caroi prezzo : le
flojtt volgari |>iaccioao al volgo ,
$ jl volgo s* inalza fin entro i
palaci * l quadri di qqetia ge-
nere DfedoniinaBO nelle óeàeci di
Ercolino* •
. 494 Serapioiie ikvì dipinse dia
Architetture • ^
50. Calitele 400. fece dit ^a*
drcttini ài quattro dita«
5^ Caleda dipinse in piccola
^Oggetti comici .
; f^k Dionisio, visse naiT-ulfitiia
.«a^oi» plana daif^BJ V. « «wf
dipinse ahe yatowar di adr isw
^1i^Im^-■
;/• ; ■
Pfv tatto IV -
V . '7
f ^ 7ina^ett dipìnse «aa liél«
ia Diani iv B€mr, • 1 -
• 94^ ireno M»4li enlfhé^
tare e comaiHwìàhfa dipttte una
■fiutetpiiat/' :>="»;
'^ <f9. '<?aiipsò f^ee'' ^» v^eaahla,
«r un ciarlatane, • - ■
"• $^-A;kist«He'Ui»'telforinto\
' *9^ Aràcafeté iai*»8^ctflapid^^
fa Anassand^a 'ttlintè % ^^
'r i;9^ Ltela ««rgiAe^^tpet«a^ ^b-r
«he «adita teiliia ^n^* rtèràtti ^ o
«Itsc al peiiaeifo maneggiò' an^
«ili 1» panta so l^a^ri^.' -
' 4ÒW Dr OliiHpfa ^iscepoJa iH
Autobaio non si sa itiilfa. '
«
s.'
- 'ili H^óaia #1 àf tèmpordrTar-e
quinio IVisco si éltéis^ Sinn 9èè^
tua ad-A^fo Navio tti^gare ; 'poi
in t«mpo della Repubblica^'cm^
«kra ^à Oratlo'CoéJffe ;ViNw»t-
pade^Deeeinvlri uttaad'Ecf|Mò-
ro 494 prima dell* B. V. k^ft^
Claudio CQnsacrè nel teAipla di
Ballotta Uno skoéo /^stticò df ri*
tratti di sua fajniglia '. ì^é^ lèLtai'^
«lia nòbili àveah ^'knnÀgi^raf-
nimicate da* lorè ^Itetri' antena-
ti. Tufta ^tieHe^imtttaghif 'non
aaranno arate che in- basstrilf 6vi •
Dun^ae j^omi atrà^ fhmó * sofi-
sti fin dalia su^i origine . Ma ne
Mie para é^rl Efruéchi , ^re*
ci ,' Latini , » €?ampàAT , è ^cf^to
ch'ella^ seanprè^ ignofétnfe delle
Wle'«rftv e delle scieffi^ Bfi a-
f li 'Ukimi sospiri dèh sua idt:t^
i^ììif^g^^ '# ^uandii^ £p 91^ ^
' ' ' ■ r»*
k
Sàfift èilht Gneù « *^'P^ Bt^
9' non. per idKiflKBto •
6u Fabio 450 anni di Rona
e 303 prima <kìJ' E. V. fu il pri-
mo Romano che oiaocfigiò il peof»
«elio , e perciò fu diénominato
JssèM Pj^tmt^^ Egjt «ri nobile»
e il priipo pit€ofe 0 il primof it-
«torM^rafo AotuaiM . Dipiive nel
Tempio, dell* Salute » e .le me
£itture vi d conservarono' fin air
i distruajone del rettpio iacen^
diato sotto ri^iper^tor Claudio*
6z» Pacu?io poeea tragico nir
potè dfl poetn KoAÌo* un secolo
e inezz9< 4op^ Fabio dipinee il
tempio dV Ercole nel FórO'Boa^
rio . Ni^ Pacuvio., «è Fabio ebr
|)er(^iniiutpri, nèeefnaci. Dun-
que caaive le. loto pitture t ibn-
iQue i Romani inifosibi£ s^ avt
ti di g^StQ.
tfj. Arellio in tempo di Aug>u«>
$to non dipinse che ..cortieia-
ne« e a cortigiane rassomigliar
vano anche 1^ sue Dee .
4^ Ludio dipinaesoett^ AugU"
sto bambocciate e ;ràtwle» .
^5- Qm^a^o Pedio nipote d' un
uomo Consolare e Trion^de 9 ^si
occupò alla pirtur^^ peichè to*
Minuto y e non era «1900 a nien-
te, \
66, Amulio lavorò con lutta la
foga umilmente nell' jf«r«a €490
4i Kfroj;ie, ...
67. T;i|fpxlio Cavalier RoqMP
di V^(>f zÀa dipinse in Verotti-co-
ee bèlle .^o}l^ nitno sinìacra ,
^9* Antistio Labeo dipinee quoi»
dretti che io reieza dtfpfexzahir
le.
69. Cornelio Pino dipìnse aiii
Tempio dell* Onore e della Vin»
fh riedificato da V#spampo.>
70, Accio Prisco dipiue nel
Chlfbssr il gran pinole del
Pi^ B. Arti T. II.
rttiefio beeiMle 4i fMow^ iHq
tao*piedi pvigiM , V flOB fi' e« ,
Si «a bensì ck omdtaft iì prn
no gnedroin te&r E «Mie al^
trimenti far «n qtMdniMie^l 'enoir<f
ne ? B si se «neon «he- fo^ Wie
fejlia. V * *
. . . ì - 1
. CONSIDfiRAZIOMt *
» » » ♦
Sulla Pxi^crna nvoLt
. BesnÉmpierebbechinon dkesse
ohe la Scultura antica è smperio-
xft alla teódcrna»' Ma per la Pit-
ture- noi ci ' coneoHamo * colla pre-
tensione d' esser euperìori agli
antichi . E perchè ? Perchè in
^ftttlh poche pittate d» ci sono
rimeete^ dciPanfichieià si osserva
ttna <0mp9tiz,iiHke àfkìpèke. La
nemplicità dan(]ii^ sarà un àHèts
te?' Si eaainioi '« -^ ' -
L'ocduo abbraecta «n*r pittuh*
m^ tutta insieme < Nbn è come V
orecchio che ascolta uiìa cosa do-
^ V altra p V occhio vede tutto
ui un colpo un'immagine « e
vuol essere fissato ^a Tei: ella
non pnò fissarlo, perchè S, ao ^
50 altre figure lo richiamano di
^ua e di &; egli fuoie tfonoeeer-
ie.tuitey e aon'Ue^oonoslee pia
nessuna. Pbr /^u^ntoti agg^pjpi^
so per t iìssare l' attenfiónc- Mi
soggetto principale, lo ìSpettsio-
re vuol vede» tutto '^uei- «he gli
ai meetra. £ perehè gli si no»>
strana ì Se l'opefa è buena y e*
gii ipon le scorrer^ senci qoaÌ-
che ptaceìe;^ ma questo piacere
sarà nàito di péna ssmile a qnel^
la fuando si percorre una «lUe-
tia piena ds quaénc si vuole ve^f
des^ piti , ei yetrebbe fermarsi
e qualcueó , ma si è chianete»
4^i 9kó ', peff ^uagt^ ài f^itk
I per
/
)
I
per condiiderarBe uno» la distra^
aione non si può impedire . Che
godimento tranquillo e puro aon
.dà' in un gabinetto un solo qua«*
dro 9 o un picciolissimo nume-
jp ài quadri. V
L'artista poi che mette in un
quadro molte figure , può mette-
re in ciascuna tutta 1 esattezza ?
La Pittura può far illusione ,
se ,gH oggetti hanno iino o due
piedi di rilievo» perchè J raggi
reflessi venendo tutti in uguale
distanza conservano fra loro u*
guai) grado di fòrza; Dunque la
moltipiicità de' piani che noi li-
siamo per U moltipiicità del-»
le figure nuoce ai. loro rilievo •
JOunque la semplicità che noi rim-
proveriamo agli antichi è un pre*
gio essenziale dell' arte ^ ed è un
rimprovero per noi d'essersene
aUontanati ..
Gii antichi 'vollero godere del-*
le figure dipinte come delle sta-
t'ue^: perciò in uno stesso quadro
ciascuna figura era distaccata dal*
ie altre ., Così ciascuna avea più
«lieve , .era fatta eon più dili-
genza,.e si gustava più distinta-
mente . >
Gli antichi sapevano anche ag-
gruppare , e anche con leggia-
dria* come s« osserva in alcuni
quadri d' Ercolano . '
La loro Composizione pittore-
sca era simile • a quella de' loro
bassirilieyi . Il bassorilievo delia
morte di Meleajgro ce n€ può
dare una giusta idjcar vi sono ag<*
gnippate 7 figure in un modd sì
Sello ) che fu imitato dal^ Pussi-*
Sio. nel suo quadro defJa Estre-
munzione , Peroni riguardo me*-
rita la Compoaizione degli Anti-
chi essere acMttata da' pittori mo-
derai. . ■
. La purità del disagno « 1»
PIT
scelta d^lìt belle forme , TespreS'-
sione , la • «onvtnienza sono le
parti glandi delV arre ; e perciò
Raffaello ha lo scettro della pit-
tura. Tutte queste parti si tro*
vano eminentissimamente « ndllc
belle statue antiche • Come dun--
que si f>uò dubitare che non fos-
sero eminentissimi i quadri cele-
bri de' celebri pittori Greci ? Coli'
attaccar gli antiche si detronizz»
Raffaello , per sostituirgli mac- ,
chinisti, coloristi, decScatori ^
apparatori.
Il Colorito ài tempo di l'ali*
gnoto avea dcìV aspro , ma il di*
segno era del pia gran caratte*
re . Nelle età susseguenti ti co-
lorito acquistò più dolcezza e fit
brillante', ma eoa discapito del di-
segno , e de' requisiti essenziali
dell' arte . Appunto come a' tempi
nostri: i nostri pittori spiccano
nelle parti subalterne, e Raffael-
lo^ è) sempre superiore a Tiziano.
Per la meccanica dell' arte gli
antichi non conobbero certo ìsl
pittura ad olio ; ma in qualun<
què modo dipingessero , maneg^iav
reno bene il pennello , coloriro-
no con vivezza , intesero il chia«
rostura , e la prospettiva lineacc
e aerea , come tuttavia $i osserva
ne' detrimenti che dopo tanti se-
coli ci sono rimasti di qutllff
pitture , che sicuramente non so^
no de'.più illustri pittocr del^
Grecia. Né sono i é^ìd^'O^er»
de' principali Scultón Greci le
più belle statue antiche «he fan-»
no la nostra ammirazione . B
abbiamct t\ ardire di esaltare 1%
pittura moderna su V antica ? Que-'
^o, è contro ogni fondamento «
Punque è una follia .
Va:^
Chi non sa che dipingere, e
^'pingeré anche bene, possiede
«n mestiere difficile , e merita la
stima della gente del mestiere. -
L'artista che inventa ,-com-
f<»ne e colorisce' soggetti pura^
iMnte gradevoli che dilettano sol-
tanto Io sguardo degli spettato-
ti i abbia il primo posto fra gfi
ornatisti %
Chi rappresenta idee nobili e
er«ndi ; disegna con purità , co-
lorisce -e fissa invece dì abbagIia-«>
re,' e trasmette ne' riguardanti
gli itasi affetti « gli iiti^ssi pén-
«teri de* ^uali egli è acceso,' e-
^ è un vero artista uguale al
yià -giaB> poeta . Uiì versfggiàto-
te anche di versi Canori, e di
^etzi , non è poeta < Neppure è
pittore un colorista, un macchi-
Jiisca , uh ornatista * Coloro han-^
lìo lar Yanità di dirsi artisti , e
nòli sono che artigiftr>i , còme
tmti accademici cu Poesia non
•ena poeti , ma verseggianti .
* i poeti , i pittori , gli sutUi-^
t] meramente urtistì sono feno-
fteni che 'h natura con avarizia
ytoducein quésto mondo. Me-
ditano perciò tutti gli omaggi che
•i debbono ai gènio. Se sono su-
borni, innahBand l'uomo. Seso-
Jici ^olamenee piacevoli , gli prò-*
corano pi«eerj : il niacere è un
bisogno 'deir-uomò. Ma chi non
è che mediocre ... ah il gusto
imn soffre «lediocrità . Non v* è
fradko dal mediocre al peggio .
i «fi>rzinò pure i dilettanti e i
ticchi di'«sagetsre le bellezze de*
loro quadri : la p^ttum è eome lar
poesia , il mediocre e il cattivo
iti getta neir oscuriti . L' Europa
in tre.sccpli «via dito %o milji
ftr
^jf
pitfoti é 3Pò mila ptreti, -è ^^
itiilioni di libri ; -e appena h#^i3b
libri, j; poeti, e 22 pittori. E
tutti gli altri } «Illa pedtttiteriau
de** nomettciafori «
lé Pietro Vannucci 'dà ÌPeru-
gia^ e perciò detto il Perugino^
m X446 m. 1544 : Conseryò- 1»^
la secchezza gotica ,'ma fu preci»-.
so, semplice ^ e anche cdn quaK
che grazia ^ ebbe facilità) e suì<-
Eciente cdorico , ma«enza (jogni»
2;ione di chiaroscuro . La sua ifiag^
giore celebrità * è ' d' essere stato
maestro di Raffaello . Fu orgo»-
^ioso , perchè s* in-alzava un tan^
tino su gli altri pittori dA suo.
tempo • Dst povero* divenwe tic-^
co , ma avaro in furto fuor 'che
pier sua moglie > Per 1* sa% ava-,
rizia portata sempre in* campagna
lo scrigno del suo 'oro t i imi
glielo rapirono , ed egli ne «chia««
rò di crepaoirote •
2. Lednardd da Vinci ' Pk)ren«
tino n. 1445 m. ijfio . V* Scuclé
Fhrentinit . Fu il primo de* mo-
derni che studiò r espressione con
esattezza. Egli osservò che là
natura è varia cóntinuamenle a«^
suoi prodotti i dunque la bellez«
za d' Mn ■ quanro deve consisterò
nella gradevole varietà delie fot*
me i Su questo principio per rap
presentar un convito di confadi«
ni allegri , fegW ne invitò molti
a casa sua, e mentre coloro man-
giavano e ridevauo , egli -studila
Va i loro gestii e poi andava nei
suo gabinetto a delinearlié Chi
vedeva Qi|esta sua operai biso«i
gnava eoe ridesse .Attento sem^
pre ad osservar le fisonomie ^
quando egli s' incontra va in qtiak
ehe testa di carattere, se r ab«
bozzava ^nbito 'fiel sdo taccuino»
Seguitava anche i Condannatr ^
per iissenrame le passioni . £
I » coa^
.ir- ^r
óóootor^i 4w)'t- dLtocolii, di
ttì«***«fcò*P« WppqstilM» il
^ff^x.-M.c» «Riè -iMftiraieDtà I
Ijtratti colla iri^gior? r»tsooii-
gtbUta'-" ii»'*f»'^ --^ iMsta
Bit ^-^Uezxa^dqi^) n'-i^e.tà
ltiproliipin*l*i'p« gkwgereaUa
^Ù» natura^ ^cnkn priitift>ccn'
. tJMOkr 'i>nt* U' notorat. bMnaHkk
/ i^B oavefabele-btl^bEBB lublbu
delfinticiiitÀi e'nò asnibatgiKi
Xf d»M*:eiawj-«B»n4à«ttà
SUC' Aprq. I siwi catìoDjptt
k siuriM'" iI<Lt:opB<glio iniita.-
teettW
^ipqq^It idi 'MIcheluigCF nido i.
A^k pura O"» iranw 4 «> di U
prM^ dlMiSA^I»4l4BÌera (b)t%
« secca del Perugiao . Lcon^réi
perrtato'corae i Oreé'i per la sem-
plicità , abbotti la confusiocr :
noi» poso che il puro necessacio ;
né deve fare alrtuiiemi chi i sa-
vio. Alcuai icai giiadir sì con-
servano nncrn- JTCSciji . £' cejebie
U sua Cen'ài Miiano diu^nata
-Ha Rubens 1 e inciu daSuurtoaD.
L" incisione che fece Edcllnck,
^'nn combirtimento di quattici
«valieti d'un canone di Firen-.
'' te 1 non È d'uà dise^ao «satto •
]. Andrea Moatefin^ Padovana
v. '4ÌO m. i5ofi lascia di. £ìk il
pauorello di pacqrf- per farsi piji:-
: rore . Sotto Squarciane c|!Ìi dl-i
pinse un ijuadro io S. Sofia Jt
|>adovacon col biavui^, cliiì Gij-
.comò BcUini pittore q^etirei'iaa
twtà moiBtato, c'g^^galà^a
figlia ptt Biii§lie~ . '-Da '-vlora
Squatcìone Àemico di Beljini sì
icce deiràttore'' dì .Maottgna , eli
cui lira ptima st^to il {une^iii-
sta ; glt rf^pTDMtiva die^«aìfw4
nella ccocMxza , pirefeiitudmv»
le «atiK BBtiche e negligeva té
■tatara. MoBlegna- n approfittàf
dei riiiiinarntd ; stuttti» i' uno ♦
lialtnv, e pereià nnaifeti .«
Rqma>,« dipinse mil Vstrntio..
ta sua opera più celtèn fì) ' il
ttionfo di C; Cesare ,- che. df
MiBtovR è pMsitQ in lagtiìltcrta
mlr palano <{' Hauptancaùtb) m
gir. stesso ne faM uni iflcìiioDS f
Egii difpoEe bene }^ fiflOB) le
t«e t^te nnn mdiili , M artitUT
dini pl^WiK B-swaplkii^ la pi»!
■pG|CiTa fmlter iben ' iotVfa ; ttUi.
J^'^pieiglif de'parHÌ kaanoiltllK
ngtdeiui ebe^ tl'diep' Rotia&i >il
nido i.»aC4v a ìl'^ott^ nov
aKfa. L' esecòcione p«T&'i'tÌTaÀ
^il' ultioiD'fiwtmentff, 'Cùater itM^
ini n-ì atura.. - > - ■ ■) .
.4-' .Em BattalomnED 4irS. Hmt
tB ■ DovataictaKi MoPBitisD..' fl-
.'t4«9 m. jj^p, 'a*pifà5 ((*m»f-'
ìmJIo U PMMpeacin^ ed qjUiftr
.Mgaò a «affiidlQ ititsloci» a il
. {Kf' iiCndì^re, c-panii^tfMBSBtirt
'L ^uaJi'-qs^i.^getti'^òa.dt^fao*
US Kveri^Uflha i»ppa4«ni., iiii
.qpiEMw oGe js^ta;^/ EgUdrdìpit-
' sr I coB ! morii ìàfp» :« .cob v Tj^on ,
,diaqii:&-con' plndtì ann desu-
'^v e-iueglicir.aiireUiE t^atKj^^fe
. pan fdue «Etfce fr^tpfBatÒ : ^daUe
.ùtfxiè .ftatc^d^:, :_.? i V ,ti
iV'*JbarO}. .Diutsu^,i.Vu^ Sonia
■.■■]fede*(B-,.< ., 'V".. ■■ .io;oi
.' pA Illicli«lanseta'B«»nan»tkÌD.
■,i4tì#.m. t)rf4>. Vb -Scuole £iAan-
tio^'.>' Coir unta ia Aia domina
àoatpnica'e^ .è-si «niùatotldut
■ «euqido, la,-«M nwo^ra ift «tde-
TeUbc iiiliviuKi» - ' -.1 '
7. Tiziano VeceUi. n; ^1477 m.
■ Ile-
ut
ilévS ^e BeUioi r èiHiiiò H Gior^
hiùnt €he$6rp«ssò bcnpissto'. 'I
VenczMifi dipihsèffòiiienate prepai^
Catione di disegni « Ail* incbntto
i Fiorèatiki- e i Rolmni pre|ia«
tavutt i ctlségni priwft di eseguir-^
Ji.'1%«tÀ i Veiie«i«oi sòpo^rm
sciti gr«n fioristi ^ «^nicàtc. al-
tro . 'tiiiftdd n*è il pattiàrtà :
tieì éìki$tìù piA è di féncgo-iàtt/i
TU ÈOéìté di H>rM 9 di tspitssioÀ
ni ; di ■ idee 9 di cdnvnienle k
Mirabiii aoAO i aildi faéiipet li
scélta degli oiigeeti » aet U vu^
lieta déli( fctmè^-pev U^ngolà>
tità 9 F^ ^<^ settipljcitA ) per la
i^Htà , < jper k( niorbidetfer. Sai
IBÒ ùguàlméneè stimaliili i saoi
tirratti. Nel fai quelM di Cariò
Quinto^ caduta p^r terra il peiiA
iiellGr'^^ Carlo I9 raccolse idiéendc»^
gli che un Tifjdno merita d^€f^
sere servite éé mìì Impetdtéré •
Ciaf con arti^ vale pia* di' tutti
gii Dei e de' Semidei . Tn^ianò
meritò i ihig^tori oìporf 'pèr hi
sua cccelleh2Ì ntlVàdéi ef^ pelt
la sur lielk indole ; La fixputjr-
sfatica Vèneta Io esentò dalle im-
poste, > e ili fece esequie solènni
nntorciiè mottff di fHtc . Egli
' visse tròppo per la pittura • Cam-
fiiòhnille t vaUe eseguire eoa (ffù
t]ieditez2iir, eTUppe foni taf. Peg-
gio quando vecchióne vùieva n-
totcat« i alM>ì quadri^ àc giiasfò
* VBoltr; e* piò ne avrebbe guada-
ti, sé i subì allievi non V ave»*'
jxtd fnìannàtó colio- srènptar i
colori neirolió* di ólivtf^t il qua-
'le non si .ditéecca-) e ci Ibglfe
Tia fàcilmente. Qiièf lamé lini-
versale «h* egli ' metteva ^ul jcorjk)
'dièlie' dowle ^nse-aioliia ómbra
ifche k faòeftè totodeggiàre , non
è imitabile senza .una grande di-
ntcretezza . ¥tM h «ne mière ìnsi-
(ni la pnaeipaié'4^iii^.^We^*
iiittìYé 'Mli Ghiékà ài S. Gio.
e Paolo in Venéiia : * anooeohè
annerito je scordato cpnstsira
hk^mo iuAit^ 'è ' <]ni' &ciiiià.
^hs incanta.' i sui», Petiegfifi^t:
la Bndaus sofioì tUtisi- dà Màsy.
son; 4a Danae e la Vefeiet» «M.
Stetagé: .
' &: Gio!:gio^ fittrbài^iilii ikm
Gidf^iofie Vttaétianer ni i^ m^
tfii . Menate ^ra «discej^lo de*
Bdlìni 9 shidiava i« opere di
l2)soliardD da Vtfici^ dfti& ^aH
apptése ihegl$»il ^nktoscuro 9rÙ
rnievdv e il gf ^diosò^^ DivénaÉ
fmtih r s0ite -; ma disnnò Sèttf»
ta eontsiDBeà Bbbe ia -dm^^zt^l
d' in^f^liórsc con T^'^'^^ • J^^t
ix. molti rìtrafeti ben dispositi^ i
^m agginstaiti i il btnijìQr^ S.
Moror. rHin()^«a d^k' v^à
pastorale ^cino; incisi dal Jit\tp^ìd>
'figli ebbe del gUstfoift)^^ p« la
musica . .. • / . ,
9. Rateilo Sahttò! 4 V.Seùok
Rimana. Allievo d! P^étr0 Pe^
higioo abbandpnÒ ^^Ik minisi
H secex subtoche a-Fiiéate vi*
éklé ópoìedi Lconirtdo^ di.Mi<«'
diélaOeUo )• e di f?i»é Batiolom*
laieó ^ Chkmafo a Roitaa^ 4a B^*
«anté^Àid nrenfé^rfu «impifgfl^'
In 6fètt gàftìds i Là^ prima fn Ik
'Teoiqgi^y in- otti si Vdde a'nc^a
'la setciieata dèi àuo pfiaK^ oiae-
*ti!o. Mar fléllar.Sdiola d' Aféae •
CK in tutte b àkH Bbatfìiello nò^
lar per a'nthé avdto' pari^^ Bg!x
possedette; ejgfej^aOBence • tùi^j^ 4e
• patti ùtincipdY ;delk . Pittmfa ;
non gii m^cà thit là iélitì^. il
d≤ a*ebb^ pérdr qual^;Sta-«
: f ore ; Irrieéoc^ f e V dv^hne tio«
vati! f> se tpn fosse ittoitò ^più'
h^àdtìh giòfntveà. • > '
.'»
■a fitif( ! i- • ,,-t
f
1^ rtT
Che lunga età poyre iti nhtiè
non puote •
.\ .
x|]L Gio. Ai^tonio Kegillo di
Porxknóne.a. T484 m« 1540 di^
venne buon colorista sotto Gior^
IX. Domenico Beccufomi Sane*
«e dbtrq il Micarino n. 1484» m.
7549 . Da guardiano di pecore $i
fece artista , o artìgi^po sotto
{1 Sodoma . jÉgli dipinse , scoiai ,
incise. La sijta celebrità^ è nel pav
viniento del Duomo di Siena .
£' una specie di, mosaico a chia-
roscuro 9 composto dì diie sorti
di pietre ) alcuna jbianche , e le
jiltre nere ; e per dare più riJicr
vo vi delineò delie strisce di pe-
ce con* mastici. Questo lavoro,
che non è più iq uso 9 fu nel
;k35^ inventato da Duccio pittor
Sancse 3 e fu migiiorato dal Bec*
cafumi . .
12. Fra Sebastiano del Piombo
Veneziano n» i^t m. 15^7 im-
parò la .pittura' dar Bellini e da
Giorgione . Andò a Roma 9 ebbe
Jla carka del sigillo dèi piombo,,
per cui dovette portare una ^pe-
de d' abito fratesco , e perciò fu
^f enominato Fr* Sebastiana- del
Piembo , Fu impiegato da Miche-
^Janeelo per contrapporlo a Haf-
faelTo, e il Fra Piombo si cré-
,dette un contrappeso degno, e si
trovò leggierp più chi^paglia .
Unito, col Fiorentino egli perde
il color Veneziano^ e diventò
nullo , come si può vedere in S.
.Pietro Montorio ,
13. Apdrea Vannucci . é^ì Sar-
to- FiOlKAtino n.' 1488' m, 1530 ,
,^udiò «o^to Vinci , e sotto Mi*
chelangelo^ fu a Roma e miglio-
rò nefl* osservare Raffaello . Il
sùd.foliptitò è passabile , benché
c^ia nel rosso 3 e Iq mezze tinte
skiio d*uq grigio Verdastm one»
rastro . Il suo pennello ha . étl
morbido ^ il disegno è grandioso
-^nza bellezza ideale . £' talvolta
un pò* ammanierato : buoni ^an^
neggi amenti , ma com|]os{zionè
fredda e poco legata. Riuscì ns'
ritratti. E' celebre Ja copia cH'
9gli fece àtì ritratto di Leon X
fatto, da Raffaello . Giulio Roma»»'
no la prese per V originale • Le
^ue principali Opere sono la vira
di S. Filippo Benizj , ei ì^ M<a^
donna del Sacfo nella Nunziata
di -Firenze % Per la saa modesta
povertà gli fìi pagato qinest' ulti*
mo quadro con un sacco di. bia^
da , e perciò e^Ii vi dipinse S.
Giuseppe appoggiato sopra un sac»*
co . Il Cristo ch'egh fece per
Francesco I. , lo trasse dalle mise*
rle^ io fece chiamare in I^rancia
trattatovi signorilmente . Ma J^i
soggiornò poco, immaginò mille
preresti d' andar in patriii^ e pr^
mise di ritornar subito .in • FraxU»
•eia con tutta, la suai famiglia •
Gli fu petciò dato molto dana*
ro, se Io sbrego ,' mancò di pa-
rola ^ e per volere star a Faen-
ze, vi morì di peste V -- '
14. Ciow Francesco Penni Fio*
tentino, detto il FéttQte perchè
.faceva gli affari di Raftàeilo n.
2488 nn l%^9 . Ebbe dell' abilità
nel genere della stotìai del ritrat-
to, e del paesaggio ; RafFaello io
impilò specialmente ne" fregi 9 -^
-ne' cartoni. P^r quanto egli sì
sfondasse d* imitar Raffaello , non
potò mai abbandonar la sua ma-
. ni€^ Fiorentina secca , poco gra-^
, ziola , e alquanto gigantesca-. £-
gli copiò ia-TrasBgorazione di
RafFaello per il Re- di Francia ,
per cui era fatta T originate . L*
originale ò rimasto in- Roma ,
^ la <opia^ sbalzò^ in: Napoli
' • ven-
PIT
veiduta «I Marchese del W
sto , . ! .
x^, Francesca. Primaticci nobi-
le • Bok>giiese n. ^1490 m* ^$70 ,
«cadiò sotto Iniioceazo da Imo-
la , sotto BagaacavaUo > e sotto
Giulio Romano • Chiamato ia
Francia da Francesco !• s' imbro-
gliò con Mastro Rosso che. vi fa-
4%a il protoquan^uam • Le belle
arti debbono far belli gli artisti ;
e non sono certamente belli gì'
imbroglioni, t gi- invidiosi . Di-
fiaseeo entrambi a Fpntanshiò .
Primaticcio fu mandato in Italia
« larvi provisione d'ogni specie
•^i' rarità 9 e ne porrò in F.rancia
il' ogni specie • Così il gusto si
propaga » Egli fu dichiarato so-
printendente, degli edifici :. carica
4Ìa non. darsi -che agii artisti di
rango é Egii fu • buon . composito»
se* e passabile colorista t maam»
«naftierato ^ come accade a. chiun-
x|iie lavora di pratica 9 e neglige
la natura^* , -
x(f, 'Giulio Pippi Romano s.
X4^a mr i$46). Fu. il più celehne
discepolo di Rafl^ello , e fu suo
«rode insieme -col Penici • Ma
Rafifaello non li potè far eredi
della sua testa. Giulio Romano
riusai durOf nemico delle grazie ,
d'un colorito nero e atro, timi-
«ioy i leccato 1 e- d' un' espressione
tsztnìte affettata. In aual cosa
«dunque: è ia aua^celehrita ? Nella
stonai nella fàvola) nella pro-
spettiva , neL suo <graa talento .
E con. tutta :questa grande auppcl-
Jettfcle sotto il pia gran maestro
della Pittura egli non potè esse-
•re ohe un pittore di ^ran nome ,
«na non ^ìk un gran pittore di
fatto* JBbbe più. merito in Ar-
chitettura ^ è a Maatova • a
-Roma si veggono de' suoi edificj
di buon gusto • Egli ebbe la ieg-
P!T xii
Ifere^za di fare i disegni, osceni
incisi da Marc' Antonio 9 noti
sotto il nome ài positure delV A--
retsn»,
X7. Antonio .Allegri da Cor-
reggio.. V. Scuola, Lombarda ,«
Ecco un fenomeno tutto all'op-
posto di Giulio Romano » Il Cor-'
leggio sen;Ea gran maestro y senza
erande dottrina ,'. e «epza grani
ira^asso di talento, quando vide
iifl quadrq di Raffaello disse 9^0»
pittore sf$c/(f\$o'y e lo fu daddo-
yero-. Fu il pittore delle .grazie ,
il. più amabile de' pittori • Un sor
Jo quadruccio di Correggio , vale
più di tutti i Giuli Romani -fi
di tutti i Michelagnoli. divini •
La bellezza del chiaxoscuro h
tutta di sua invenzione . ^U ha
qualche difetto jiel^disegno, noa
conobbe la bellezza' ideale . Anr
nibal Caiacci disse -che RaàTaeK*
lo ha le maggiori qualità e ì mi-
gliori, difètti , e Correggia difetti
-prandi e qualità le più .amabilii*
Un altro artista ha 4etto che
•Correggio non imitò nessuno, e
nessuno io ha potuto imitare . Le
sue opere son incise v lo^ Danae»
Xeda dal Duchange , S.Cateri-
na dal Picard , la -Notte dal Sa-
rugue ; la Madonna , la Madda-
lena , il'S». Girolamo, l'Ecce-. Ho*
mo da Agostino Caracci . &
iS. Giacomo Carucci Fiorenti-
no , detto il BofttQrmo 9 n. 1493
m. 15^5^. Michelagnolo nel ve-
dere qualche operadiquesto^H
vinetto 9 profetizzò che costui
«porterebbe la pittura al cielo »
.profezia come tante* profezie .
Riusci :un sofistico, scontento di
^e^ stesso cambiava sempre Stile ,
disfaceva., deceva 9 ed era sefta-
pre fuori dì strada . Lavorò a^
che suI^gssÉo di Alberto Dnwv.
D' un carattere, selvaggio « hifi-
I 4 zar-
nMRR&i'^ber fdtg^^ ^ 'Telila
12 anaf ^'
lift»
roleóhy'^rill»fli)ì;ri7pti«o M^ !$(#*•
imAftf ^ odale ler-mottfmno- i'fr^
serviiròTe essltto ilfel còstuMV li^)'^ '
bile ixeUe-attitvdMf; nd^em^»^ -
disf«ctndò(v««lw<»nì^do^^^^mà$w $ìenV4iéMar^c«ai))o&itioiHe; INntf '
tt tiMf^en»9Ì ié^eapo^d^ei^mv^u; ingegna fu pia naturait , fiù pìs^ >
ie 4» Mlegli^regbittb di i^tmoèi
Giulio Romana. Per ihidictò ài
d«^ fra le^Ifitf ctfce <R))ìm^ uiy
CiflMO' d^' Wf color vigoroso^; Oftf
de àappt^ «jUKShn naiieg^iarei^oi^-^
ìion%^nm fmieké il ehiaroscord^ .
Didf«6to dt r^A«rt a* RoAur^
utt- saa domèstico M tmcìdd in
hti!o>'fm- denAmìb v A& H^ sim^
no«it 'viftfà Incperpehio^ £ ^
Óli^drfiftfl^lfeNe hogge Vaticane aomi di tanti Signorr eSi)gnoit^
•ooó'iìltOioPdft Udine^ di curd ' BÌ*«oéi coniMiponriiei e non co»«-
nwéut^ cht^ avendovi «ii^iteto tin temporanei ^ à&ve soiió ? £ anco^
ttf|ijpoéo. Il ^apaM»iplii^ luzatfo'cre- ra si ka da bomptehdere chr 1»
daMto obe'^tt>Wl fow«<^khé . nobifeà^ «lefia ttj^ittf ^ lìn méto^
quadro. Cosi k famosr ìiHueésItì niéife ? :Nén V^è <ahni novità
immiiitfaittfini^iiiiiato y 4A)églinfe^
mo^dt^'cttjiàcQiii*^'-' ' '/- ;"' •"
i^ Gkv>m'lJditt«>'li> ''^4^4 «é
2Si4- pa0t»^'cU|i-6ii^ona» a«Ra!^
fadiloi; MjrRatìF»efli^ sdaaié^litt^
to il ^siio> ^alento^} tot iiijiiegd Hit
paesattgktu; Ha ' fiori ^ '^ ' Mtti , a
l)eàtw y %a ornati» ; >t vftlusel;
Folii' idi' Intoni»' ì»rebèe^ ifìiy-
sci«b ittrij^valbb* 4»ofi*, "se 'Mi-
clMÌagm>kl «s^'éftito Rafl&eticr'.
dr^Eìmad^ttòn tiakanO' il lìèFtRr
d^^iin aciiéta'àMio<ne^
^sAM Ltam di t:«yde.. VaiiHSoJMM
1* di? fikmd» .
se» )PolldM«»CaldMv^ Cam^;
vafl^^kox4^ m 154^ ( NAt^
s^ feeete:^! f6JK>i« BUdòiimen**
dkitodv A'kÓHiav É/kervi a^lrr^
poetar maha'iialia logjjie Vàdca^
ntr^^^Mbèàà9vi dibiiigeir >GkK.
da^^lMiiiè,^^ R^aM^iO'y gli -m
s«tki^pò«>il jM^^tiitteì-isa;^ Ra^
iKdtb védealdo U attàhttlsnx^ev
che'il >inériyorpém>ifakf .• Il me-
rito «omfsttB'noii ftir)P<]!£i69 no»
nelle frivolénte^, e inolto' Aen»
nei fat m^ie f tonaste ^1 far be-
tcfiÀt , Qlalfftx^ue - ^Itifbto* f^
faffiigitmde. E^lofo dttt s^i di-*'
coacfgriandi^àxi>vtìiitibet0 favsi nMìP'
simi otiiA!«l,>« sif'iibdAo'-iÉì'frifftt,
■liflimiisiiiMi v ' ' ' '" • ' i'
^loi MaiBiro* ^^oMtf Floi^iifino
ik<«4^ Mj>]>5k^Haaii etrtxtf-àftrF
maestri- éht k «pere di Iffielke-
ìo-muàttMmA^i èà ^•dhNeirab'^ k«g<la^4kl Parinigianto. Dls-
tino de' suoi più abìlfilìtteìKiff ì- ' gustanniell' Indi»iNidò<'iflr ptafH-
24M» >MNHitlB édk grafie '4«I c^ cia^ ^ ^ e « «i v«raPv6 fbrtuna^iKaiidtf
Jovifov «i dl)»)^ fu«fO «Uà b^ftà>> d» FfaJiceaM3|<, fi ^lé sieòa^
delf diaaiiio !^ dèil« l^rìlM^y Mii^ ' piaemi ideila wai^hifafiìianHIi ttél-
di^lè sioéM del/ii belk antkfii-^' leboHi^iiàtig €gli ftbMitè ••dì^
tà4^ ^ wiMl^e^ioÉte ìlei «ha- pinte^^la gW«^ dì -ikiattndM^,
E-
té, ammanieratoci ibooso.cscor*
t9tta« Scomti^ 4ra an«nè la «uàc
taoralcf^ '4^u«^ dÌi^¥tO: il suo.
amico PeUq^rino^ ii^quak fii hvh
haxuaenZt ^ìh tqi:tur#^ e Tmìkà
innocciatò. MasH^^'R^M;-!»)!!'
lròUe;SOpravvivei»a quasn.itidtK
gBJtà^pci^ 4IQ i^elano po«e94e»);.
fc Ja nui • j\ < ^^-« . ! ;- \v»' ,
a3. Ciò: HoJÌ|«tiu.iVetti^i|p''
1» T«d€ac«^ . . V, .
iw|..Ma9tl90 H9inalc«rck «. «49S
lihr Z574 d«(la scuola .<lNObti4i^«
Dopo aveu studiata^ scftm^ Sooo^
rei andò àKona^ cpsmcftMrMi*
thelangelp .. X.a suammfic» è.fit*'
ci)a e dotta i ma, Mante i «éoca
e ^nza grava • £gU ÌAcisfi? ié
sue. battage di Cik^o* QMnti»:*
le V4ergini paa«a9 rgii iyòmwi ìft*'
du$trio>i/ ^ • . ;• ..-. ir- ■
Vminéti V^ga/ToscaqoGavsòiit-
«•lio d • nn4^;^Qv^Htdi tohui :tfb-
be occasione di' y«ier: dEii^i«iif»f«
mente pittori, ^^i fiÙB4t mtV ^
egii aU' artt.iM>f^r«GiiMimd4;Q»4 -
Andato poi a K^pmrft€si^9mmn*
dato a RaflTaaliAf o«««tiv4o4ceil^'
pò con Gìà: da MoiiMt ^li: ectia-^
ti. JMentxe «gU-^r^^poy^H», im-
picgava tra giocni ; ^<tiia eetiidu^
na.alla pittura ^ e lii «tat^inlto.
studio. Niuno.ni^oiidlitti<^e9*<
pe eseguire ile idee di. IbifiMlios.
Sotto gli ocelli di «nei^aftioiae-»
stio egli 4if i«M/wMtLACgft Va-
ticane ilPass4(£gi'o7d(9ÌrQMirdfBO>
Jacadiftì» d^ie Aiir« diiCenfra».
la toniti ^ il «arre^iaio, le Ja-
Cena . • MpttQ poi RaffinUó « Gin-
Ita Roi^QO,i.i>e;iLEatlD>e, egli
si stimò il pi^iinD pktosr di Ro-
ma fin M .eieei. getowadk Tizia^
Ho 9 ii ^ùak^fora ^tatocfeiantetó*
a KoiHMrp$ff,4ciBÌj|^iimi|ii.ie^
«* tndò «vi^bfN.^t^.pe^iemftr
discaeteez^rdi^PieiiSinQiv .iC^o^ttvb^
abbagliaci) daMatfUa Jiomni^'t^ìpp ,
p« «wi^uegauRdriilIrUrfftH^bbiiiir.
àf^ Ik friii^r««L« «add» ;i^ i
i«MMera> Àe:.auchCfer(i>ciiìiiUmi
sono" jn«Ut '€i»mi ìM Si vfi^sDd .
RoS9lldòf\dclbiEJV^trvÌ9 -diiSrc
AmbffOfeiQ^ dtfStsRImriJo»-. . :
^ FjraiicM9sb(>^Mat«»v>^i deitp
I>a ^miiH)Uo»aijpit4i;emào;iiii{^.^
do cV era cliiaKiitOr>il'A^jflif^'r •
#i^« yi^Jie^(ai«f(ttnBiiito>dÌ)R«^^
fiie)U<>{5' di - Micftflagboiiek^ :e M
b«pe. it cì^ra|to,^#..ilKpaMSy|io.(
(eppe/l9<iie vioiihfttA^ ff it%ii' *
iavitatoMh d'ificjdfr^ a(<]iitbrò«sii» ^
ra.:C^ due jisfa^Nrher.di ki^a^M <£-.
gli ÀiKitK .^«Ii• 4C«iia;:ibrtci.id<s(i}iue .
suei .9iy^^: i# RefM»fzÌ9nà^a i^.j
Gi9di/rtarfj UF^pMs^aggia^iOitlJbìui ^
n«f»ir^Piogen|«^>SfviUetr#tr Ow.
Ras >Co«rt»iM.jabÀiJlà >si. «d^.
àU')Aiciumi>i liri^H^nò^ne mm .
M^ Apnii^iio.RiceltroUidii, Vul*^ w
terra n. ^S©} «b^ ;|BJ^i*#HiwOnd*.»
^^àisMjv^o^:Mom «e aianini»'
rato al pari del inaeat»>c..<B 9»^'
colorito t^j^i0 ^(&s9$9$tó[i le jMe
doJiQó.. b»n^(qjMialcb^.rbidicsM»v
ta iMia fjmoaa.:£^>ò«tziàùi;',jd&.r
T4:iftk4 Ìo%Rt«9*.T^*Jtow^?ddl:>
I>ori6«l^* ;m!Ì4.CiiippeUrdii^
Andrea ^ojilpitlr CaiìiilteAiipiè^,:
g^csefjtf aQQ4 »:>||gl|fi«AncfceAliik{A.
tox^r e ri/i^^ieitectt^iacitotti»'
e^uf|}^»'dt;I^|i.Xlu. >fibe éb:..
vatteFiulpnd^ èie v^tea^sàbr^yK.:'
. ^ 'JSust^cm^ Rtei JFàMfiotte
da un C^ifdtDal^.dii;.^ <ttQnit3 >^-
CI 4t;de):.Rj|(^ci|i;,d»in»«e/U|ki
di-
ijJ PIT
disegnatore elegante e corrttto,
ma un po' secco ne' coatorni ; ho
sue drapperie eran i&i^iie e leg-
giere, le carnagioni tenere, i
suoi concetti, graziosi • Ma sgra-
fluatissimo era ti suo : umore. A*
trabiiare perfetto non seppe vii«-
-xe in niuna città d' Italia 3 sbal^
zò in Francia: peggio che mai';
si disgustò col Primatìccio, il
Suale foavea ben ricevuto ; Mor»
èva rabbioso tutti gli artisti:
non lodava che sé stesso ;' ma non
prerciò stava bene con sé stesso :
macerato 'd^ìV invidia , tofmento
a più' crudele d'ogni tomento,
mori di bile. A cne.senre esser
buon artista , se non sb fta V ar-
te-di viver bene con sé e cogii
altri >
29*- Giorgio Vasari- d' Arezzo
fi. «510 m. i$78', copiò, copiò,
copiò r antico j Miohelagnoio ,
Ramatilo ; studiò , arefaittttò , di-
pinse il dipingibile^ e iion potè
Inai essere artista-; non ne avea
ti talento.' Scrisse le vite degli
attisti , e benché inarti^amente,
vive ancora il suo nome . Lo me-
rita ; erar un uomo dabbene .
90i Giacomo da Ponte detto il
<BsTrano sua patria, n. i^io m.
«$92 , fu allievo di suo padre me-
diocrissimo pittore, e delle opere
di TÌEiano» Non usci del %uo
•pansé che fier andate a vendere i
«uoi quadri a Venezia « il suo
piccolo paese, la sua casa ^ la
Brenta, la vista continua della
campagna 9 io poftaròno ad un
^nete di pittura misto di storia
«- di campestre. I suoi oggetti
storici sono senza nobiltà e sen-
%a espressione : disegno scorretto ,
« inelegante» negligenza ài co-
etumè , paone^giamenti senza gu-
ato , composizione bizzarra e iit-
«àie ^'Mi bel colorito » e una na-
PIT
turakzza ditaste* die piàcaiéii*
ancorché non belle; l'i paesaggio
poi è eccellente t buoni an^he *i
ritratti . E passabtH pittori ^r>-
no i suoi qaattto fmi , iipe^ial*
utente Franceséo diflScil a diàri»»
gttem da suo padre . * *"
^1. Giacon» Robusti dettt> 41
Tìntofiitta Veaexiano n. tft% «u
. xi^ ; Studiò da Tiziano , il <fB$h
ìt per gelosia lo scacciò dalla sua
scuola j - Egli steppe* ifendicfarsi «ol
fare sempre maggiore iti nìa del
fixaiestro. Pose ^n la porta dehmo
studio Diftj^no di Michektng^o
r Colorito di' Tfx/a90 .' Fu gran
disegnatCfre e gran colotlsta; S»-
l^a dàxt che il colore ai vende
nelle bottegàe ^ e che il disegno
ò ndda testa degl^i oiomìni gran-
di . Diceva ahrtsi che col bian-
co e coi nero -si fa qualunque- co*
sa ben rilevata. Fu maravigiio-
')a la 9oa celerità nel lavorare,* e
più maiiavigliosa ancóra 1* inugua*
glianza delle sueorodozioni *, ai^»
enne buone e beile, AÌtvt pessi-
me e scorrette in tutte 'le parti .
La saa. Strage degli Innocenti-,
il -suo Angelo al sepolcro furono
incisi da Sadeler ; un grandeCro-
cifisso da Agostino Caracci , Gia-
cobbe' che ^bevera le pecore da
Mellan. Suo TigKo Domenico
gli ki ìHfisriore nella Storia , Jaa
non -ne' ritratti .
32^ Francesco dell' Abate Mo-
danese n^ ij^ti fu ^condotto ib
Francia dair Abate Primaticd , e
dipinte a Pootaneblò d'uno stile
largo e facile^ e di buon dise^
gno.
• ^. Trance*» de Vrlcndt det-
tò Frtf^e-F/*rfd^' Anversa n. 15I0
-fai. 1570 , n'fpofe d* utio Scultore »
•«he gli ditftde 1 primi rudhnenti
del disegno, pas^Hi Liegi neik
-scttoia di Lannerta Lombardo pit-
ta-
toj^Q ^ ttchitetto, fottz^ (ilosQfe)
U ^uale alla maniera gotica fece
succeder oelia sua. patria il gusto
Icaliaoo • . Fr0nC'FÌo/e andò anche
ìa Italia , e vi studiò soprattutto
Michclangeio* li suo fare fu tec«<
co , di buon colorito , e di esef
cuzione facile e spedita . Egli
guadagnava molto, ma per .sua
moglie dissipava tutto in crapu*-
U e • in vino . Non ostante h
fiue continue ubriackeT^se egli lar
yorava ogni gioro.o sette ore di
seguito • Dipinse gli Avchi trion»
fali.pér Carlo V, e jper Filippo II
quando fptono in Anversa. . Le
sue For^e d' Eicole sono incise
da CprneillerCort ; Salomone » À-*
brando « Slcevola da Calle .
. 34. Paok) Fario4ti Veronese n*
z^z% m. i6q6 , Color . vigoroso ,
ceste d* un bel carattere , immagi-
nazione viva • Era portato per
soggetti in movimento, -P^ bat'-
teglie, per ingressi trionfali* La
sua. Diana è incisa daRousselet.
•.3S« Antireg Sohiavooc Veneto
ji. 15221 m. 158^. Per la sua por
,ver;tà no« potè aver maestro, co^
piò* di qua di là» e vendè i suoi
quadri. 4 vii pces^zo per viver sem-
pre me^hinamepte • «Fu scorrét'r
to nel .disegno, ma bravo nel co-
lorito . Tintoretto diceva che bi-
sogna aver sempre avanti gli oc-
chi un quadro di -Scldavone per
sapere; quel che. si deve fare e non
fare. Jl suo Adone è inciso da
Boel ; e Gi^ve e Io da A veline.
, 3^. Pellegrina Tibaldi Milane-
se n. 1522 m. 9592. Si formò su
le opere di Michelangelo, e fu
ai pari di lui terribile pittore ,
scultore ,. e ai'chiretto 4 NcU'Isti^
tuio di Bologna dipinse vatj trat-
ti deir Odissea d' una maniera
^F^nde e ardita ,
37* Lucsi. QuQbiasi Geoovete
m 'XJÌ7 m. 158^ « Studiò in Ró>-
ma Michelangelo e RaUìiello, e
andò in Ispa^na a dipingere neil*
•Escuriaie. Si distinse per la sua
facilità , e per il suo colorito va*
^o; fu anche corretto nei dise*^
gno , e abile* negli scorci . * Lm
«Ha J3rima maniera fu gigantesca,
cioè innaturale , perchè senza stn^
dio. La seconda fu più studiata 9
6 più passabile . Ma la terza non
fu che di pratica spedita e am-'
jnanierata .
38. Federico Barocci d' Urbino
fi. ijaS m. sdx2 . Si applicò spe-
cialmente ad imitar Correggio, e
lo superò in correzione di dise-
fno • ^on dipinse mai alcuna ,
gura senza averne fatto prinm
un modello in cera; né pose mai
modello vivente senza domandar-
gli se stava comodo : cosi dovreb^
.bero face tutti gli artisti . Eeli
è il pittore più grazioso delia
Scuola Romana . Le me attitudi^
ni son gradevoli , • le sue figure
ben disesnate e ben vestite, le
pieghe traiate ■ con rflnezza , ie
toste delle vergini d' ana- dolcet-^
za amabile ; le sue composizioni
d'firui semplicità e d'una natu-*
ralezza che innamorano. Le-sue
opere dipingono la dolcezza M
.suo carattere , e laiyontà del sub
costume . Il suo colorito è* Top-
posto .di quello di Rembranctt*
.1 due es^mi, dice Mengs, il
bianco e il nero s* impiegano ne!«>
Ja stessa manieva per degradare
rc annicàilare gli altri cokn-i; e
così possono servire per- mavitafa
(i colori' più disparati, e da'ne^
^nùci renderli amici. Rembranlft
maritò i colori plùinoompatibìK
•per mezzo delle ombre y e diede
, armonia. Armonia seppe dare il
Barocci, schiarendo tutti isuaì
^oloci col bianco V RèmbraiiKk
di-
Spinte : tutti ì «wri oggetti eqtaiì
vif [( in utia cavg , dov* Jion pc>
«età, ^qrÙB:.dal>o>(«'[^ggÌD tola-
«pfttDn doKe 4 «'("ini pMW Jiir
jme,» rifieisi «enea onttM; 4uia-
^ I luoi quotiti jcito briiJàn(i'«
ÀiMÙ TÙflèMicntì. Iv'ftbtìe atti-
nta, n jjir jtM: i)iilii<»ri due ittn-
tM secondo ie occocrf tue . Qu<''
Jo di Ruii|>T«]4t i fitl nuural*:
.^utUo di EUn>f ci è'aell'ii)HDa^t>-
JHziflnf:,..!! iiKLAmuarEiie^'Cbe
*^v« Ae^lM^e . * ìbcìeo da Ago-
MUB Cvacciv Ja Vetgict;; ula
&vima da Core,' tinji S. Fami-
glia da Sadder,
4f. Giauwo Afti>i«Tio Vewta
■.. tja^ m, ijTO . Studia Tiiì«-
Ro a Venezia , e },' antico ia Ro-
jÌW, t .ioquiàti bu(m ditelo.
JwDR*«fpfci*ionev' e uà vìgoToio
Àulotito • .Fu .anch* buon paesì-
-ctB. Coat j(iud,i. diserai della Cq-
^nnit-MXtaiana .iocomintiiiti. Uà
.GihilioRonwo- .Egii fii l'in-
Ttncore 4l("ostucc« p,er aK>)icat-
ii (I,h^ìcol. ... - ■ :
. , ^i£(ion ,IS«biIi t il Muiiana
eu ino|>ÌIe>t ed «KTcinnda le bel-
U, «tiiDon. c'ieiu^iJitA : diven-
■f« più ricco, cr un carattere più
rffolce , »ÌMe felice . .
, 40, t-ui^i Vargps Spa'gnuolo.n.
.7jaS in-Sivic^ia ni-rjTO. Fu due
tolte in Italia' per osservar ,i)ua-
^ri, e ^ì applicò a. Pieri n de'l
Vaga. Ì.i Sili donmioot ,di C»^
Stallino i incisi da Balljeu. ..
..■,4f. Taddeo Ziiczm * Urbino'
u. x^ìf m- l'/'i , fu ijn povero
iUliavo di suo pa.lie,' eitir gran-
ai ^»ti< scuiiiò l'anducRaf-
itella fin a fai&i pinpc« dj. 'gri-
da , Rn ad esse: iopieuto^da
,j?api n«J Valicano, f:(l«r,|C;ardi-
nal Farnese a Cerali • tii
grande nella composìzicAé , ivrpr-
bido e vago nal colorito 'j corriit'
onci
I frin* di
affettar gtaodiosit^.' ffi auuu4iiiE-
raio ; Klcilte tue optte Cdtaji t^ i-
i^iinate da suo trdttntf Federico ,
itneno abile di lui , itta pfù faci-
le , « piìt ammanierato : Costui
(o, itfo? lavorò in Ft^ncb , ìd
Ingbiiterfa , in Fiandra, iff O-
iand^ t >n Iipagfi j , e giìasì iiì
iQtta l' Italia . I Zuccaci ebbero
iin trèno di seguaci che avrebbe-
ro corrotta la pittura in Ifatii,
sé \ Qaracci non 1' ^vessiro op^
IDI iim amen re rialzata.
iji. Paolo Cagliari deftff Fw,-
ntiè V rSJi *■ '588 non ebbe
per maestro che suo Uà gìttore
Ignoto. Dà giovinetto sorprese
tutti, è in Vénèzi< rìpo'rtà Ìl
premio In un concoì'so pto^iostd
dal Senatcf t giudee Tiziano , fi
dìciii giudÌEio fa ap^audito di-
peli stessi concorienct. Il Stm té-
ktito fuperjBComposJiioni ^an-
Ài ài grande apparato- Andò %
Roma, vide i antico e" Raffaét-
Id] ma inutiimcnte ,' nda ne tu
tocco,, e prostgol à fivòrire se-
condo il suo proprio sentiiHènto'.
Egli aOn ebbe Sensazione che [Set
le bellezze È per le magnifìoenìe
eh' egli v«d4va ili Venezia . Di
(inesco genite s'òno le sue' quat-
tro cene sOntuole.' QbeTIa delle
iioz^ di Cada, in cui sono pia
di cènio R^nre • t nel rtfettorio'
di S. Giorgio, e pasta pèt il suo'
Capo d'opera. Qdalll del'Lepfcf-
sq è a 'S. Sebastiano ; l'altra' étf
Io stesso sOggetro trattsto drvtì-
sdmente fu dàlia Repubbli^d dò-
nata al Re di Francia, ;, éS_ un'
aUtii U'^ua diSìmon e di Le-
vi. In queste, e in tutte le al-
rre operi dì ^aolo Veronese man-
fi I* ÌDtcDiRnia del disegna ,
gèl bdfo ideale , dell' tsprtaio-
lie ^' Jclli Ktufliciti, della cod-
vènienia sì nelì'tssantQ tln ne*
gli accesior] . . Le sue tette non
M>no die. litntti , 'belli sletcel-
ti , m» rìiratii . Si pai dire che
finti i suoi quailri non sono che
ritrttti ttùritti; poiclii le figure
^lle me stòrie, sono ritratti ve^
ri. Tettiti e aggiustati cernie eta-
no i nobili ^Beziàni a teinpo
109.^ Se egl^ avesse scelto- sog-
getti (fella stofia di Veneiia',
non poteva far meglid . Il qui'
rfro de' Pttle^tini in Sni»Uf%
un ritratte stotìato di tutta la
(Uà ramiglb. Egli piacquèper
le sue helie patti pittoresche del
poloriio e (iel cliiarosciiro ; piac.
,^iie anche ger là ricchezia de'
jp^nseggiametiti , per il fracasso ,
É' per la molripJidtà degli oeger-
t\:, the fajinó li delizie del voi-
«i alto e bùto- Che distanza da
affaeljo araoIoVeronese'^Raf'
iaeìJo non puè vtremenTt pian-
te che ai umìntclligenti; entfr
ciò i piQco imitato .' Il Veronese
i^ilettfX "di tettanti ^gl'ignoran-
fl . Egli è Jodevole e degno d'
;i(nrraiÌone per l'assiduità alla-
44. HltdBtf'ds Vm' Fiatnnilii.
go n. i5id b. int4 et nucMra
nella sm t«trÌ«-Mdè-a 'Rona'k
tafsi -discepofa'. Andò «VeMzi^
è cofdrl sotto TlTiRtOtMtft.'A»-
q^Ettd bOon'^diseRMi , 'Cftlorét*
BtAéHMfte , ffuMitk >df pcnMnai
le siiefwte soiKOfoeci fatiate itfa
graiiosei Ie'C0fnp»9Ì!iioni-fr<d(tt
ma nirWaJì , i paAn pianeti ri
ammanieialt ì; no» bHIczxe di Mi- .
om'e^dìnei ma neMur dilètti t^
liuMtnti. FI ■ptte'M impiegato «
Pifénzé da^Medici prAtRoc! det»
fc Btlip ' A«r . -Feoif ^icco gra*.
dtin Anversa -saa patria.- t'W
'teiera HàOnb incise'le^uC ùfitt^j
ed' i malttt rìccrcata qbel^ de*
Padri del desertai -
4^.Ciai'Bol fiamaHi]^li.'tj34
in. ijSi di^Hse in ogni tnddo •
in ogni-genftré. ■ '-
■4*; Giuseppe Patta ^tfo '5*^
vÌ4H pecebè' fu -allitTO def-Sd^
viaW , B. isjy liv. is«s . FeeeB*
misto della Scuola!' Venexi'ana «
'delia Scuola Romana . Bum d^
t^Do t n^bfite TÌget&o' ,- "ma-
cntUnaata' nel resta-. flolV^'^ìl
( diede mille scudi d' «tò per bvee
_ . ttì- f ed^erico I a' piedi t ._ .
s'oro, 'e\pe'r la ìnorigerateaza' , 'jandro III-: ttretie per guri' ten't
(fecialmènte pel suo dUint^tès- 'no, ■nia-nonpet, ^Isoègoitò'.
'p.. 'Egli ^l^va dire che i) ta- Le principali - sQe 'wtfta >soliQ
'^■-•Egli , ,. --
fento oùn^ vale nulla sema la
probità . 'éi attribuiscono a lui
'aìcilni miadr! ttte sono Si suo
Jr-itelfo Benedeno , e de' saoi fi-
^lì Calilo e Gabrie'fi , che \xm-
rirono nelU Uw manieia.
43- Ciò. F'ernardr, Xi^leiiis
ile Navarefra de([o il JJnrj', i)0-
'bile Spagn.iolii n. %-,yi m. IW*^.
Sordo e muro si approfini-dÉl
^Pomenichino 'e di ThiaDO- ■»
■ftfJwiftj',
r eqpreSiions_.e As'
ten^, e- ft • Sno' de*j#iìitìp*ti
'inehibri"^ dtS' Aeeatftót ■- Suoo
'dijegflanré l ma un pti'-gDlla"«
Simiatirerato', '-ftcondo'- e Aicìte
wta-cORiMsiziuRe 9 ntfll'^egteet»-
"iioneì d/Bufin ctildfitd ^- ma f^
i^inHf'if-fifwhiftastro'.', Si dist**-
'K '3}ietìiili|Mate oe^ sagtetiL' di
<4* PIT
^coia dove entrancr cavalli • 'In
Venezia e' in Roma sono alcuni
$tioi quadri .
48. Dario Varotari n. iti Ve-
rona 1539111. 1591^, originaria d'
ima nobile Famiglia Tedesca •
Riusci un de* migliori allievi di
Paolo Veronese . Vivo e fccort-»
da 'd'idee compose bene) aggrAp^»
pò bene , ma scorretto nel dise^
gfio ,' di buon colorito. Fu an^
che Architetto . Sua figlia Chia«
jFa- si distinse ne' ritratti.
- 49. Francesco Porbus Fiam*
/ jningO' n. 1540 m* isSo . Fu di-i
\« scepolo di suo padre Pietro buon
pittore e geografo . Buon colori*
sta 9 si distinse ne' ritratti e nel
paesaggio , come anche un suo
$gliuolo che parimente si chiamò
ì?rancesco .
jo. Felice Riccio Veronese éet*
tb Brusasori:t n. 1540 * Benché
ibsse stato a Firenze per appren-»
dere il disegno, volle ad ogni
costo andar suia maniera di Pao*
lo Veronese .
52. Giacomo Palma il vècchio
Bergamasco n. 1^40 m. 1^96 , ai-*
tievo di Tiziano dipinse sempre
su io stile ^eì suo maestro .
5». Giacomo Palma il giovane
nipote deli' antecedente , n. 1544
m. ^6^2 fu allievo dz\ Tintoret-
IQ.. In Roma acquistò buon di-
segno : Da principio fu buon pit-
tore v Ma. acquistato grido ebbe
«tolte commissioni, e strapaziè
il mestiere vergc^nosame^te. Fu
si laborioso che fa trovato di"
fingere méntre si portsva a sejp-
iieifire .sua moglie w Ebbe del
f>tiet 9 e fu amico dt\^ GUarini ^
del Cav«lier Marini, e di altri
bèi talenti ..
'5)« Antonio Tempesta Fioren-
tino, m t54$ m« zdad, allievo di
Sttadan» preie ancb' egli fusfp
per il paesaggio, per ta Caccia 9
e specialmente per i cavalli \ ma
vi pose dell' esageraz'ione .
54. fiartolorameo Spranger
Fiammingo n. 1546 . Fu lunga
tempo a; Ron;ia , e* riuscì In tut-»
tò perfettantenté. ammanierato ^
né lavorò che di pratica . Ebbe
però un' immaginazione àbbon-^
dante e facile, una composizione
ricca , e un bel maneggio di pcn^
nello . Fece gran fortuna sorto i'
Imperator Ridolfo , e per un ma-*
trimonio divenne signorone iit
Praga , dove ornò di su^ pittU'«>
re il suo palazzo. ' '
55* Camillo Procaccini l^alo^
snese n. 1546 m. t6x6 , àlirevd
di suo padre Ercole , fu d' un* e-
spressione terribile e gigantesca,
di colorito vigoroso , ma qùal-»
che volta scorretto rtcl dise-
gno. • ^
^6, Giulio Cesare PrOtaccinf
suo fratello n. 1540 m« 161.6 fìi
più corretto è pili furo, e taf-»
volta grazioso 'cercando d^ imita-
re il Correggio. Fu capo dell'
Accademia di Milano . Nella gal«
leria di Dresda V' è utt S. Roc-
co , e una S< Famiglia ài buono
stile.
57. Carlo Van-Marfd<fr Fiam-
mingo n. 154S m. i6q6 i La sua
prosapia nobile per amba^sciai^ri
e per prelati non gli fu di' osta-
colo a professare le belle arti .
Fu buon pittore , buon poeta »
dòtto e savio critico , e §pecial«
mente nomò dabbene . Compoise
drammi, e ne dipinse* le scene.
Studiò in Roma, e riuscì cor-
retto nel disegno, inéepnòsó nel*
le composizicrni ^ e brillante ne{
colore ; «nelP uhiÀo dìVcìine un
po' ammanierato . Riilut6 di Met-
tersi al servizio dttì' Imperatore,
e preferì' ijì^uà diletta pàtria a«
ma**
Tir
tetto da tutti i suoi • Vlm fe-
lice , ma ]a guerra V obbligò a
iasciarla . Inciampò ne^ soldati
che 16 spogliarpn di . tutto , ^ gli*
massacrarono i suoi domestici ^
gli. posero una fune al collo , «
r avrebbero strozzato ad un al*
|>«ro , se non fosse srato ricono-
sciuto da un offiziaie Italiano
suo amico in Roma . Questi gli
salvò la vita 9 ma non siila ro-
ba . Coir assiduità del lavoro e-
gli riparò la sua perdita a Bru-
ges • l^ovette però abbandonar
quest^ Asilo per fa guerra e per
la peste : due buone amiche . H-
gli colla sua moglie e co' suoi fi'-
gliuoli si ritirò in Olanda , e
colle sue fatiche riparò le sue dis-
grazie . II valentuomo ha ric«
chezze 0erenni nel sruo ingegno.
In Harlem eg^ìi fondò un'acca^
demia , cioè introdusse in Olan-
da il gusto Italiano . Oltre i
suoi drammi ed altre sue poesie ,
ejgli pubblicò una spiegazione del-
le favole , e le vite de' rittoti
Antichi , Italiani 9 e Fiammin-
ghi fin al 1^04 : questa è un' o-
pera d'un giudizio sano e im*
{>arzialè . Il suo giudizio di Sst^
omohe è ihciso da Hondio 9 S.
Paolo, e S. Barnaba da Saenre-
dam, il Perseo e la Fuga in £-
gitfo da Ghein .
58. Cornelio Ketel Olandese n,
V54S, fb allievo di suo zio. che.
lo istruì più nelle [ belle lettere
che nella j^ittura . Egli non fu
che ritrattista, e nel suo gran
quadro degli Archibugieri , tut-
ti sonò ritratti , senza buon di-
aegno 9 ma con distinzione . £«
gif è quel pittore che volle an-
che dipingere colle dita* e fin
co piedi . ,
59; Enrico VaórSteenvick Fia^i-;
FIT t4t
.prospettive OOQ veri tà^i colore -,
e con effetti piccanti .
60. Paolo de las Roelas Spa-
gnuolo n* 1550 m. lózo t 'Fu sot-
to Tiziano, e dipinse di bel co-
lore con disegno corretro, coh
espressione, e con composizione
ingegnosa . £' vantata la sua bat-
taglia di Clodoveo. Era anche
dotto nella prospettiva e n^ir aw
natomia . Fu fatto Canonico del-
ia Chiesa d'OUvares*
^i. CristoForo Schwarta Te-
desco ». 1550 iB. 1594. Fo re-
putato in Germania un altro Raf-
faello 9 ed egli non ebbe in men-
te che il fare Veneziano , e spe-
ciaimente del Tintoretto. Il suo
merito consiste nell' abbonda n zìi
della composizione , nel colorito ,
e nella facilità dtX pennello. Le
sue principali opere sono a Mo-
naca, impiegatovi dal Duca di
Baviera Alberto V protettore dei»
le arti .
52. V in cislao Koerberger Fiam-
mingo , allievo dt\ Vos , si \i^-
ce in Italia un pittore- ragguarde-
vole per i\ disegno ^ per ii colo-
rito 9 e per la displosizione del
tutto insieme. Ritornato in pa«
tria fu anche architetto ^ fu i-^
drostatico , e diresse le fontane
di Bruxelles . Fu altresì poeta «
e antiquario , e fk di qualità a*
fflabili . ,
53. Matteo, e Paolo BriI ,•
due fratelli Fiamminghif , buoni
paesisti 9 che lavorarono molto
Iti Roma nel iecoio XVI.
64. Dionigi Calwart Fiammin*
^o n. 2555 >n- 1^x9. Da^prioci^
pio fu paesista 9 ma. in Italia- ac«
quistò bt'one idee , e ia B<i4ogna
si fece gran credito per f suoi
scolari 9 diido \ Albani , Bone-
nichino . Il suO' pennello è soa^^ *
ve f morbido « ìX wa colore *è
•r-i
pmmiùÈOf e grazioft aono h Jiie
. 6$, l Ctiracci « Vt Scuola Bo-
lomsc •
Tintoretto volea distom LuÌt
I»i Caracci dal]a pittura, in cui
o credeva inabile . Avca ngio»>
ne il Tintoretto : ^ol vedeva inr
(dinoto alla siia maniera. Noi
(condanniamo chiunque non èdeir
Ja nostra opinione,^ e ci ctfdiar
ino ragionevoli ,
Chi vuol sodere Luigi Xarac-
ci, vada a Bologna I e vi vedrà
un disegno grandioso non corretr
rissimo , befle attitudini , com-
posizio|ii ben intese , gruppi ben
legati e ben disposti , pann^giar
inenti di. pi^he grandi e ben ag-
giustati , donne belle e grazio-
se , scqrci urditi., 'e colorito catv
tivo. .
Agostino benché distratto dal^
Ja poesia , dalla musica , dall' in-
cisione» e dal gusto per la-aor
cictk , dipinse molto • Disegnò
con purità , compose e pannegr
filò con saviezza; ma il suo oo^
Jorito fu tristo e monotono. Non
eeppe convivere con suo fratello
Apnib^le , n^ starne separato .
Da un^ vita libera passò tutto
jn un tratto fr^ i Cappuccini di
Parina, dove mori di malinco-
|iia • Sono curiose le sue stampe
della Galatea per le acque » del-
la Venere f he castiga gli amori-
ni , deli* Amore vincitqr di Pa-
Annibale ebbe in dono dalla
natura tutte le q|ualità' pittori-
che . Ma nemico giurato della
lettura I e perciò ignorante di
storia e di tavola » era obbligato
a mendicar i lumi altrui . E .co-
{Dc si può rappresentar bene quel-
o che non è suo .^ >Si ha da sten-
»rf #(i appropriarlo) e di^tlr
\
MT
meste bene . Egli si distinse per
la bellezza del disegno, per ù
scelta delle attitudini , per la
giustezza de* drappi y t per uns
certa apparente negligenza cho
seduce . Ma il suo colorito h per
lo più ^igio ; le sue donne nu-«
de sono un po'goflette 9 i pUjSti
sono mignon r Volle imitare lo
flessibilità dfl Correggio , m«
non vi pervenne * Il rimarche-r
yole in Annibale è che giunto
in Koma in età avanzata > in cui
si sdegna ogni riforma , egli stu-r
dio r antico e RafFacIlo , modfrr
rò la sua ibjas e cercò di anda-*
re su le tracce della bella aàti-i
chità • La sua Galleria Farnese»
e tante altre opcr^ f^nno. il suo
elogio.
Antonio figlio naturale di A««
gostino morì giovinotto 9 e dav^
speranze di riuncita grande , cov
ine indicano i suoi freschi a S,
JBartolommeo ali* Isohi in Ro«
m4 •
66, Gio. Van-Achen n. in Co*
Ionia 155^ '« lì suo capo d* ope^
ra è il ritrito che in Roma egli
fece di sé stesso con una tazza di
vino in mano , e «on Donna Ve-
nusta a canto . I^ipinse anche di
storia , con buon disegno» e con
qualche grazia .
67. Ottavio Van-Veen Olande^
se n. i$5^ m. 1^34 di famiglia
distinta, studiò molto in-iioni*
sotto Federico Zuccari, e acj^uif
sto disegno corretto , facilità «
non, so qie di grazioso , qualche
espressione ma non pobile. Egli
fu poeta 1 istorico , letterato «
ingegnere in capite , e pri^ip pit^
core del Re di Spagna 1 iqten*
dentf delle monete m Bruxelles ,
né volle mai andar in Francia ,
neppur dipingere per Luigi XIII.
Le suf due figlie Geltrudo» 4
Co>
WT
.Cornelia furono bupi^ ritr^tti-
su . La sftta S. FamigUai» e «30I-
te sue allegorie furono incise da
òisberto suo fratello . Egli ^be
,Ìl piacere di avere per suo^lie-
*vo Rubens. ^
. 69. Bernardo Castelli Genotre-
se n. xfsy» m. 1^29» Su la ma-
jìiera di Cambiagto riMscì perlèt-
4amente ammanierato .. Gii si ar-
.trit^uisce deli* ingegno ^ come si
./attribuisce a chi non ha giudi-
' zio da frenario. Égli fu, amico
'del Tasso, ,c per la Gerusalemme
Xibe^ata fece de' disegni incisi
da Agosrin^ Caraccio Suo fra-
jte(lo Valeri dipitise anche infeli-
iem^n^e di mera pratica.
6g. Andrea Vàn-Ort Fiammin-
go n. ZSS7 m.^i^4x. Brucale in
tut;to; ma grazioso ,nel colorito,
'< iatelligente nel chiaroscuri,
7o« Enrico. Golzio ^Fiammingo
a.. iJjS. m. Jt^*:^- Fox, pia cele-
Jbre làcisòre che pittore •
,. .7^' i-HÌOi . Cardi; dctUi Cigoli
déU^ Scuola Fiorentina. n.. ^559
m. 1611 /Disfi^nq bene^.e colo-
jfì. con gusto . Porigny incisa il
^uo quaciro di S. Pietrp che gua»
fisci uno zoppo nella jbasilica Va-
tica'nà . Cig()u & àf^ifetto» mu;
i$ico , poeta , cruscante *, ne mai
felice 9 iqiorsicato semprje^ja^r in-
vidiosi.,!^ rimedio cor\tro il lo-
ro velano Jk otturarsi g^oi^ecchi 9
é; ridersene ....
72. ,Btnve^uto Garofolo" Ferra-
rese n. 1^79 za, i^s9 1 ^^ <ii*c-
gno imito Michelangelo > ikI fe-
stante KafTaeliov il^suo colorito
è^ chiaro , e anche v^oroso •- ,
. 73.,'Maria Tintore^fa n. x%óq
ro. ÌS9P figJJa* discepoU, «se-
guace j^el Tintoretto., lece bei
ritratti . .
74. Cristojfbro Roncalli detto
ijf Cavalier Vomèrancso della Scuo-
U/>> B. Arti T. II.
*• •
la I^iorentina m. in Roma^ 162^ .
.Ammanierato in tinto fuorché
nel colorito e nel chiaroscuro .
. 75. Giuseppe Cesare 4' Arpino
li. jts^o m. <tf40. Alli^vo^di^uo
padre pittoficchio di voti » se-
fuace dtì bisbetico Pomeraocio 9
ivenne ecjceliente xìtXÌ^ s^ramba-
jatezze . Ebbe il cran talento dì
lodar ^ Kesso, di vituperar tut-
ti, é rinvenne graziaNpresso Ql^-
tt»nx^ Vlfldie Jo fece Cavalie-
re 9 e presso EnHcp I Vr ch^ lo
rifece Cavalie^o« J^%^ ^valier-
mente verso i. suol proiettori sep-
pe corrispondere' . con * mormora-
zioni) e con in^olepe, li rim-
proverò di non avere abb(|scaaza
ricompensato il suo inerita su-
i>lime. Se lo meritarono.^ Ma i
morti non sanno più lodarsi .
J4orto lui 9 moriroa <u^e \q lo-
/di delle sue «pere;, non ncrsoprav-
;viyono che scempiatag^iot.
. . 7^. BartolommeoSf Sidone Mo-
. danese n. 15^0 -m. x6t6 ^ allievo
de'.Caracci .prescelse lo stilè ^di
Corregf^io, ma vi. riuscì un pò*
ammanierata t o>«copretro nel, di-
segno* («e «uè te^te son elegan-
ti t .1^ «ya< €ompo|i<.tone è gran-
* diosa 1 e» il colori to.à.seduceQte •
Sarebbe forse riuscito meglio 9' se
non avesse^ avuto il vizio del
giuoco; jl dolore di ima. grossa
perdim lo portò tfUa jtoiaba.
. yy^ Enrico VailMBalen^^.. i$66
m. 1632. Uno de' migliori pi^eo*
ri.Fiamminghi^studlòia Italia .
. La sua opttra;;pribcipale ^•^.«Gto.
nel ^^r«^. Disegno. «Un e^e^n-
za « colori lode yolmettte « comgo-
se ìmip.. I-C averteste imiBcacìO
di npbiltà . ;
• 78. Leopardo CoxpmiVenezia-
oo n. X5^i m« t^^S ^glio" d' un
Sittoredi . ^painiatiire e mercante
i quadri 9 imparò dal magazzi-
K no
1:48 ' PIT
rattere férmo ; « ma le donne so^
no piene di grazia , e i putti san
d' un' amabire naturalezza : le
carnagioni son chiare • Ma i
panneggiamenti hanno talvolta .
del secco con pieghe rotte . L'
espressione è spesso negletta 9 né
la composizione i sempre ben in-
tesa . Talora egli cade nel po-
vero ricercando troppo le minu-
gie, p* un' indole «oave inca-
pace di passioni violenti dipinse
d' uno stile dolce e piuttostc^ d'
un' amabile languidezza che d'
una fermezza vigorosa . Dipinge-*
va come sentiva : per questo ca-
rattere suo particolare égli è al
di sopra di coloro che non ope-
rano per sentimento interno , ma
per il solo talento d'imitar gli
altri . Il suo primo colorito fu
quello de'Caracci . Quando poi
volle imitare quello di .Caravag-
gio C se ne lasciò infettare mal-
prado la lezione di Annibale )
lo imitò in qualche ^ parte e
con qualche effetto ; i suoi lumi
però furon grig) e le ombre ne-
re . Il suo ultimo colore fu chia-
ro e vago , le ombre tenere e
grigiastre pendenti al verde , ma
talora argentine gradevoli . Le
sue opere sono moltissime a Ro-
ma 9 a Bologna , e altrove . In
casa Sampieri in Bologna si am-
mira il suo S. Pietro che piange
il suo peccato .
Quanto egli era dolce e mode-
sto come uomo, altrettanto era
delicato e fiero come artista .
Mon. si avvilì mai a prezzolare
su i suoi quadri : li mandava
senza stipolarne il valore , con-
tento di quel che gli si dava .
Lavorava sempre con decenza e
con una specie di maestà , co-
perto d' un ricco manto ripiega-
to sul braccio, sinistro ; servito
-X
PIT
da* suoi allièvi 9 che arrivavano
alle volte a zoo ; ma non voUe
mai servirsi di niun di loro per
metter mano a qualche suo qua*
dro 9 dicendo che un quadro non
può farsi bene che da una sola
mano . Non si abbassò con co-
loro che si dicono grandi : visi-
tato da loro non lì visitò mai r
egli diceva che andando da lui
andavano a render omaggio all'
arte i Che omaggio ? Coloro pre-
sumono di non onorar che sé
stessi 9 e quando ^ar che si uma-
nizzino^ cogli artisti e co' dotti 9
è tutto orgoglio 9 per rendersi
più, risplendenti s I grandi non
sono grandi 9 che perchè noi sia-
mo in ginocchio : alziamoci •
Guido neppure si alzava quando
era visitato da costoro; neppur
si scopriva il capo 9 e iM'osegui-*'
va<-a lavorare : e fece lo stesso
trattamento anche al Papa . II
suo mobilio era semplice , dicen-
do che chi andava da lui non
andava pen veder ricchezze 9 ma
i suoi quadri . Chiamato da va-
rj Principi non volle mai aada-
4-e ad abbiettarsi nelle loro Cor-
ti. Fu uno scoglio a qualunque
lode , né mostrò mai lettere o
poesie che gli si dirigevano .
Con tanta nobiltà di pensare e
di agire da uomo e da artista , e
con tanto disinteresse 9 Guido si
degradò colla passione del giuo-
co di grand' interesse. Si giuo-
cava in una notte il capitale d*
un artista di prima classe • Da
ricco egli si riduceva in miseria
di mandare a vendere furtivamen-
te i suoi quadri a vii prezzo;
terminava in fretta squadri eh' e-
ran comprati per il suo gran no-
me, e che erano indégni di lui.
Oppresso da debiti sen^a piil
risorse , molestato da* creditori ,,
cad-
\
PIT
cadde in uia nera tristezza, e
morì di febbre maligna •
• 88. Orlando Savery Fiammin-
go n» i$76 m. 1^39 . Si rese fa-
moso ne' paesagfli che studiò per
anni sepolto nelle montagne del
Tirolo .
89. Rubens. V. Scuola Fiam-
minga .
90. Matteo Roselli Fiorentino
n. Z578 m. 1660. Uomo dabbene
e pittor mediocre . Le sue prin-
cipali opere sono in Firenze.
91. Francesco Albani Bologne-
se n. 1578. m. 1^80 discepolo de'
Caracci , amico e poi non più
amico di Guido. Égli non imi-
tò che la natura graziosa e ama-
bile : il serio e il grande non
era per lui . / Lesse perciò i
poeti Italiani. Amava Correg-
gio ; venerava Raffaello ; lo ve-
nerava da vero, così che quan-
do sentiva nominar il iuo no-
me, s'inchinava e si sco^iya .
Frattanto egli è ben lontanissi-
mo da Raffaello. L'Albano è
ammft-abile per la finezza del di-
segno , per i suoi graziosi visi ,
per i soggetti ga; • per i giar-
dini che servon di fondo ai suoi
auadri . Ma gli ma^ca il gran-
oioso , il serio , V espressione , il
colorito , il chiaroscuro . Si ripe-
teva spesso, perchè si serviva
degli stessi modelli , che erano i
suoi za figliuoli tutti belli , ai
quali la bella madre si compia-
ceva adattar drappi , veli , e na-
stri , e metterli in attitudini e-
ieganti . V Albano d' un raro
pudore, laborioso, sincero, di-
sinteressato, fu minato da >un
suo fratello forense, e per raaV-
ten^r la sua numerosa prole fu
costretto a lavorare oppresso da-
gli anni, e a lavorare con ne-
gligenza y fin a ritoccar le copie
PIT Z49
de'* suoi allievi e spacciarle per o*
riginali o per repliche . Le sue
più belle opere sono a Bologna •
Sono celebri le. quattro Veneri
nel Gabinetto del Re di Fran-
cia , che formano una specie di
poema pittorico diviso in quat-
tro canti . Nei primo Venere ò
ornata dalie grazie per adescare
Adone; nel secondo Venere fa
lavorar gli Amorini a nuovi dar-
di per ferire il cuor di Adone ;
.jrel terzo Diana sdegnata del
trionfo di Venere disarma gli A-
mori mentre dormono ; tiel quar-
to Venere dorme per tendere un*
altra insidia ad Adone . L* inci*
sione che ne ha - fatta Baudet
non fa conoscer le grazie deli'
Albano.
^2. Francesco Sneyders Fiam-
mingo n. 1579 m. 1657. Dipin-
se e incise bene paesaggi , be-
stie, frutti, utensili, f
93* Giacomo Cavedone Moda*
nese n. 1580 m. i66o. Incomin-
ciò bene , come si può vedere
nel suo S. Petronio nella Chie-
sa de' Mendicanti in Bblogna :
vi si ammira bellezza di disegno ,
dr composizione , di colorito: vi
si osserva il sugo eh' egli avea
saputo trarre da Correggio, da
Tiziano , da' Caracci . egli era
la gloria della scuola Bolognese.
Ma sua moglie accusata di sorti-
legio, suo nglìo morto di peste ^
Sii scombussolarono la mente ; ,si
iede tutto alla devozione ^iù
stupida , e a non dipinger che.
voti, e male; finalmente per non
svergognar più l'arte che ancora
rispettava, si avvili a pitoccare.
Ecco i bei prodotti della supei>«^
stizio ne .
94. Gio. Monper Fiammingo
n. 1580 . Ben differente de' Fiam«
mtnghi che finiscon tuttoi eoa
K 3 sau-
/
\
/
T50 Tir
•erupolo , egli neglesse i detti'^
gli y contro deir effetto in loa-
tananza • Non uscì dal puro pa«««
oggio 9 e vi fu ammanierato •
p^. Gio. Wildens Fiammingo
impiegato da Rubens ne* suoi pae-
saggi . Egli ebbe V arte di ac«
cordarli M soggetto del quadro •
96* Gio. Van^Ravestein Olan-
dese n. 1580 m. 1656 eccellente
fie^ ritratti «
97. Domenico Zampieri detto
bomenrcèinù Bolognese n. 1581
m. 1^41. Dalla scuola di Cai vart
fissò k quella de*Caracci . £•
^iino proposero ai loro giovani
un premio per un concorso di di-
segno : Domenichino senza am-
bizione « senza pranza presen-
tò il suo con timore tale che vo-
leva ritirsrlo . Luigi Caracca di-
-chiarò vincitore u Domenichi»
no, 41 quale benché giovinetto
non si lasciò corr9mpere dalle lo*
di , fece anzi maggiori studj per
diventare grande artista . Col suo
collega Albano egli studiò le <^-
pere de^ gran maestri. Annibai
Caracd gli fece dipingere varie
cose ntella Galleria Farnese in
Roma ^ e fra le altre la morte ^i
Adone . Quanto piì!k i maestri Io
lottavano, tanto più i nqn mae*
stri lo beffeggiavano 9 e vedendo-
lo pensieroso e lento > lo chiaista-
vàno ifriff <. 99 Questo bue > diceva
^; Annibale 9 ivnderji ben fertile
^ il :caf&po della pittura ^ ..Dò-
ttièniehino divemreuno de' più e-
s^r^j artisti 9 e forse dopo Raf-
IMJo è il primo. Austero al pa-
ci «li lui é ammirabile nella scien-
za "e>neila fiurità del , disegno .
Sapeva a •mente iì Laocxx>Qte da
potérlo disegnar a memoria » Al-
ja bellezza delle ttstt univa spes-
«o là (glat^ia. L^ espressione sua
èt^ramle.; egli sentiva in sé quel
PIT
die f;i^eva , e si penetrava forte*
mente de' sentimenti che voleva
rappresentare : solo nel suo stu»
dio rideva , piangeva , s'infuria4>
va ; e Annibale io sorprese in
Collera e in minacce quando di-
pingeva un soldato nel martirio
di S. Andrea sul monte Celio ,
opera giudicata da Annibale su*
Iieriore all'altra di Guido Reni,
a quale è anche di gran pregio.
Domenichino è ammirabile in
tutte le principali parti della
pittura 9 nella composizione 9 nei
* colorito 9 ne' panneggiamenti 9 ne'
paesaggi. Meditava molto prima
di operare 9 e ai Teatini 9 che
gli rimproverarono che da più d'
un mese non andava a dipingere
nel loro S. Andrea della Valle ,
egli rispose 9 io ho^ mcho Uvcrste
per vot seH9:,s avermi visto di"
pittpere. Sono veemente belle
queJlf .^ue pitture ^ICoro e ^ou
to lat.upoJa9 e spiccano ancora
piò in confronto Mìe altre che
gli usurpò Lanfranco. Di ugual
pregio son le altre sut opere in
S. Silvestro a .Monte Cavallo , a
Grotta Ferrata , a S. Petronio 9
a S. Lui^i de' Francesi ec. La
sua Carità di S.Girolamo stima-
. fa dal Pussfno uno destre prin-
cipali quadri di Roma, non sii
fu pagata che 50 scudi 9 e fu da
Lanfranco calunniata per un. pla-
giato 9 perché Agostino Caracci
avea trattato lo stesso soggetto .
Come se uno stesso soegjptto.non
potesse trattarsi da m<^ti, e va-
riamente , e meglio . Ma i. mal igni
non septono ragione . Non ril««
vano che difètti., li esagerano ,
se l'inventano, cercano il pelo
nell'uovo, e tacciono le bellez-
ze ^ malignmd insomma , e quan-
to più malignano piò «i ranno
scorgere evitandi. Pure sono.,tt«..
scoi*
PIT
scolfati e cìeduti , perchè il voi-
50 è di ghiaccio per la verità, ie
i fuoco per la menzogna. 1^1
Domenichmo n* è un gran feno-
meno, pittore de' più valenti*,
architetto ancora, uomo probo^
ritirato , piodlesto , dolce , afiTabi^
ie , benefico , fu il bersaglio di
rutti gli artisti a lui inferiori :
io perseguitarono a morte , spet
cialinente -per la cappella di S.
Gennaro 9 Napoli , «ove sospet*
tando d* essere, egli avvelenato ,
fìon si fidava "epnur di sua mor
glie , né de' suoi agli ; morì di
veleno o di dolore in età di 60
anni . Dunque I* unico antidoto
contro r invidia non è che la
morte ? Morto pomenicbino fu
trasportato a Roma» e l'Accade-
mia di S. Luca gli rese i più gran-
di onori con esequie , e con elo-
gi. La modestia t. di silentio
non furono bastanti a /difender Jo
dalla rabbia degP invidiosi . Lo
Soagnoletto diceva che Domeni-
cnino non meritava, neppure il
Bome di pittore , e biasimava co'
seguaci le sue pitture: e allora
Domenichino pensava die fossero
buone; e quando sentiva che
qualche sua figura era lodata , ar
vea timore d' aver fatta qualche
sciocchezza . In Roma entro del
Panteo!^ sono de' monumenti di
Artisti non tutti degni di mo<r
Dumento. Ben degno ne sarebbe
il Domenichino con. un' iscrizio-
ne fiìJ minante gì' invidiosi . G«
Audran « Pdiily , Aquila ec. han-
no inciso varie sue opere v
98. Gio. Lanfranco ài Parma
n. 15S1 ra. 1^47» Stidiò Carac-^
ci, Correggio, RaflTaeilo e riu-
scì niente de' tre. Fu ardito, fo-
<^^ ) gigantesco , cupoiante ,
sfrapazjLaro in tutto . Può sor«
prendere , e niente altro . Fu I'
PIT iji
inventorq-'di quel genere teatrale
che . ha ^ijitto fortuna per sfortuna
delk pittura .
9"^, Sifiìoa Vouet Patriarca del-
la scupla Francese n. i$9z m«
.2641. Nonostante. che fosse stai-
lo molti anni in Italia , non la-
vorò che di pratica , e in conse-
guenza difettosamente.
ioo« Gaspare Crayer Fiammin-
go n. .1582 m», i^^9 • £* cosa ra-
ra che un pittore senaa veder
niente di buono faccia qualche
cosa di buonoy. Costui senza ur
scirmai dal suo passe, senp ve-
dere anticaglie , né resurrezioni di
anticaglie 9 fece cose sì belle eh?
un Kubsn$ andè > a visitarlo , e
un Rubens gJijsfibbiò il gran c^mr
plimento Sig, Cr^/tr, niuf»Q vi
supererà m»i . Ma il Sig. Rubens
era profeta ?
loi, Francesco Hals Fiammin-
go n. Z584 m. i666. Valente riy v
trattista , e sarebbe stato anche
buon pittore 9 se non si fosse im-
merso nel vizio dell' ubriachei&T *
^^. Non lasciava le taverne. per
prender il pennellcrche obblt^a^
to dall' estrema . miseria •
10^. Guglielmo Nieulant Fiamr .
mingo n. 1584 m. i^is- Avendo
studiato a Roma le niins aniir
che, xkoiì dipinse che ruine anr
tiche . JFu. anche incisore, e
poeta .
toj/Cornelio Poelenburg Olanr
dese n. 158^ m. z^^o . PerquaBr
to egli studiasse Raffaello m%
giunse mai a capirlo, e a 4ktr
gnar bene . Si diede alle picf9^t
hgiire , e le rappresentò af nacne
raie con facilità , con leggerez-
za , con colorito armonioso^^e con
buon chiaroscuro . Fu anche in-
cisore . , >
J04. Francesco G^ssi Boloasfie-
se n, «jj88 m. i6zq, Imirp sei^
. K 4 vii-
1^2 PIT
vomente Guido Renj stu> Éiae*
stro . Chi è servile iniettore è
scimiotto .
105. Gio. Breughel FiattiHringo
n. 1599. Celebre piftol: di eaiÀ^
pagne* Fu chiaoiato di VHluto
perchè amava di vestire riccaitaeii-
te , e specialitiente di velluto .
Suo padre fu' detto il Bujfone^
perchè si (vestiva da contadino
per intervenire anch' ^gli nell<
feste campestri , e dipingere al
naturale . E soo fratello Pie-
tro fii soprannominato dtWIn»
ferno^ perchè il suo ^usto era
dipingere scene infernali . Un al-
tro Breughel fu àfttt^ il NapoU-'
tffio per la sua dimora' in Napo^
li a oipinjger fiori .
xotf. Giuseppe Riberà éttto Io
Spé^mhtto n. 1589 m. 16^6 , Po-
verissimo dalla Spagna andò a Ro^
ma 9 dove ricuso le beneficenze
<r un Cardinale per meglio stu-
dlajre nella sua povertà • Andò a
Parma^pet mettersi s» le tracce
di Correggicr. Con questo buon
Seosiero prese il pessimo partito
i adottar la maniera di Cara-»
vaggiOf tenendo in pugno con
questa forza esagerata di abbatte-
te fa riputazione del Domenichi-
no. Per meglio riuscirvi si fissò
a Napoli 9 'itove trovò grafia pie-*
na presso al Viceré . Si sfq^ò a
dipingere tormenti e martiri ,
portando il terribile , ali' orrore «
sènza tcilasciare d' esprimer le,"
rughe e tutte le miserie della na-
tura. II suo disegno non è catti-
vo ^ ma tutto il resto fa ribrez-
zo. Efili stesso. s' incise il suo
S* Bartolommeo scorticato» il suo
Satiro legato a un albero ^ il suo
S.. Pietro penitente 9 il «uo S.
Girolamo in meditazione .
T07. Gio. Torreixtius. Olandese
n. 1589 m. 2^40* Di costumi
PIT
schifosi noti dipìnse' che lasci-
vie , che furono bruciate per ma*
00 del bojft , e il briccone non
usci dadlé carceri che dòpo 20 an-
ni a' intercessione dell' Ambascia-»
dór d' Inghilterra . A Londra e->
fli visse nel disprezzor. Che a-
uso dì talento ?
Z08; Domenico Feti Roitian<»
n. 1589 m. t6i4. Allievo del Cr-
goH andò a Mantova a studiarvi
GiuHto RoirranO) ma sènza pren-
derne la fierezza . Il suo colore
è vigoroso , di rilievo , ma le
ombre sono trom^y nere; verità
di tinte 9 novità di composizio-
ni 9 espressioni fine sono i suoi
pregr . In Venezia si diede alla
dissolutezza, e vi morì di 35
anni v Cherean ha inciso iì suo
David colla testa di Gol hi ; e
Thomassin \t Malinconia , e la
Vita Campestre»
109, Gio, Francesco- Barbieri ,
detto il Guerci no da Cento n.
1590 m. t666 . Non fu discepo'^
lo che di tè stèssa. Quando vi--
de la |>rina volta un quadro^ de*
Caracci , ne fu incantato • Quan<-
do vide Caravaggio, quel neru-
me gli tfndò al cuore , e dipinse
atramente. In era piiu avanzata
rese il suo colorito più chiaro
per adattarsi , diceva egli 9 al gu^
sto degli amatori guantati dal
colorito di Guido e dell' Alba-
no . InseQfato f Le ombre brunis-
sime con Jnmt chiarissimi sono»
menzogne, ]»erchè gli oggetti
ben^ illuminatf ntì jgiorno noit-
possono esser bruni nelle ombre ;
una carne bianca non riceve che
ombre tenere 9 e i panni illumi-
nati non possott aver ombre a-
tre. Costui non conobbe né la
bellezza ideale, né la bella natu-
.ra, né la n€>biltà delie figure «
.dell' espressione , de' panneggi»-»
men-
PlT
itaeiirì « Non si rese celebre che
per Ja rabbia del suo colorito,
brillante ne' lumi , fresco nelle
mezze tinte , nero nelle ombre .
•Scorretto spesso nel disegno , per-
chè si piccava di facilità . Per
certi Frati egli fece in una not»
te uh gran Padre Eterno . Oh il
portento la mattina della gran
tèsta! Ma la pittura non e un
tiuoco di mano , è frutto di ri-
essione . Tocco U mano cée fa
sì ielle cose , gli disse la Cristi-
na Regina di Svezia , che andò
a visitarlo :i Bologna, e volle
prenderlo per la mano. Ma il
GiiercinO non volle toccar mani
di Monarchi» né abbandonar 1'
Italia 9 quantunque avesse offerte
magnìfiche e inviti da' Re d' In-
ghilterra e di Francia . Ebbe
giudizio • Ebbe anche buon cuo-
re i impiegò molte sue ricchezze
in fwneficare. Se le beneficenze
sono erandi e ben intese, il jfx)-
polo dà benedizioni . Sta al ric-
co beneficare, al popolo benedi-
re . L^ opere più famose Guerci*
iiesche sono m Roma S. Petro-
nilla in S. Pietro , V Aurora a
Villa Lodovisi , la Cupola nel
Duomo di Piacenza .
Ito. Daniello Seghers Fiam-
minso n. 2590 m. ztf^o.Ftt bra-
vo fiorista . Suo fratello Gerardo
fu Caravaggista •
III, Gio. Catione Genovese n.
2590 m. 1^30 . Mediocue nel di*
segna , e nelle grazie : ^nunanie^
rato nel resto .
ZX2, Giacomo Fouquierea Fiam«
mingo Bui6^9, Paesista passabi-
le ,. Ma subiimissimo ndk vani-
tà . Dacché LmghXin Jo di«
chiaro nobile Ccome se i Re
possano dare nobiltà , la quale
consiste tutta nel merito perso-
lule ) oostui nfia lavorò t& coiU
ia spadb a fianco . Anzi non ìà^
voro più . Si diede a fantastica-
re genealogie delia sua prosapia
derivandola da' Fuggers d'Alt-
sburg ; di que' Fuggers fu colui
che mori ubriaco a Montefiasco^-
ne per aver tanto trincato da
quelle botti dove era scritto
est , f/r, est . Per 1' ubriachez-
za di nobiltà questo pittoric-
chio si ridusse à chieder l' ele-
mosina .
X13. Francesco Perrier France-
se n, X590 . Incise meglio di quel
che dipinse .
Z14. Giacomo Giordaens Fiam^
mingo n. 1594 m. i6yS • Segua-
ce dì Rubens dipinse la mera na-
tura con tutti i suoi dìfttti , ma
la dipinse al vivo .
11$. Nicola Pussino. V. Scuo«>
la Francese. E' egli vero che i
quadri di questo eran maestro
non debbano prenoersi che per
abbozzi? Lo ha detto un cri-*
tico imponente . Ma vi son di
coloro che per comparire sapien-
ti danno in follie . lodano il
corvo, e biasimano la colomba •
Pesne ha inciso molte opere di
Pussino , e Audran il Pirro , e
la Flora.
1x6. D. Diego Velasquez de
Silva Spagnuolo n. 2594 m; x66o.
Non credette denigrare la nobil-
tà delia sua famiglia ori^inam
dal Portogallo, col farsi pittore.
Seguitò la migliore strada per
fiiungere alia imitazione ptectst
della natura : copiò qpantò gl|
veniva sotto V occhio . Si abitv^
talmente a questa naturàleztv^
che quando venne in Italia w>ii
ebbe. più la flessibilità di pieéar*»
si alle bellezze antiche e moder-»/
ne. Efili è sorprendente nelJd» ^
forza del colorito , del ch]ah>sQi^'
ro, e nell'arte di rapf^esehàr '
la
Ja natura senza scelta , ma con
tutta la verità . I suoi ritratti
sono stupendi . Stupendo è il suo
Acquajuoio di Siviglia • Nel sup
Bacco si scorge un pennello più
facile , e piìì facile ancorj» noi
Vulcano . 1^ sue Filatrici non
pajono f^tte colla m^no « ma con
un atto puro. della sua volontà :
questo fu il sup terzo stile .
^ty, l-uca Van-Vdcn Fiammin-
go n. 1595. Buon paesista .
X18. Leonardo Brsmer Fiam-
mingo n. 1^96, Gran colorista
di accessori , e dj piccole &*.
gure .
119. Pietro Berettiqi da Cor«
tona n. 1587 m. 1669. A diffe-
renza di tutti i ragazsi che vo-
si ion tutti scarabocckiare , e
fanno spesso concepire speranze
/aliaci 9 gli' incontro costui mo-
strò da fanciullp una goffezza ta-
U che i spoi compagni lo chia-
|i9avanp tetta d^ astno . Non la
fbagliarooo assai . £gli rovesciò
in Italia tutte ht idet dtlV arte ,
f creò .de' Borromini in Architet-
tura e in Pittura. Neglesse ogni
principio fondato su la ragione ,
che fin al suo tempo era stata la
base degli artisti . Epli zi limi-
tò a sedurre gli occhi del volgo.
Questa facilitai gli apportò ap-
plausi ) e seguaci. Composizione
tfiTi fracasso di $gure senza nu-
n^ro e senza bisogno,, con pan-
ai $vQl9Zzantì, con disegno scor-
retto, e s^nza sre/ta di bello : es-
pressione debole, colorito più
belletto xhe veto . I suoi freschi
sono «dipinti con un vigore t^ìisir'
si ugugte alla pittura ad olio . Il
Salone Barbarini è un^i delie sue
pjù strepitose macchine .
,tizo. Giacomo Sttìisi Francese
», 154^ m. 1657 . Imitò il Pus-
6inó, e p^ni imitatore resta fred«-
WT
do . Egli è freddo e fedele ^ Le
sue opere migliori sono ]}asror4r
li , e giuochi fanciulleschi . Fu
.anche incisore.
i-zi. Giacomo Van-Goyen O*-
iande.se n. x$g6 m. i6^6 \ Paesi-
sta *d' una bella semplicità .
zza. Teodoro Romboutz Fiam-
mingo H', 1597 m« 1^40 . Si fece
emuro di, Rubens. Emulazione
giovevole f che gli produsse buon
gusto di disegno, espressione vè-
va, cplor caldo e fiero, e tocco
largo e làeile . Per divertirsi dai*-
le opere serie delia Storia , face-
va qualche bambocciata. Guada-
lo mojto. Ma avendo sempre
in mira Rubens , volle fabbricar-
si anche egli un palazzo sontuo*
so come quello di Rubens , e ete-
rne la rana della favok , sì mi-
nò senza terminarlo, e crepò di
crepacuore .
ta3* Andrea Sacchi Romane
n. i$99 m. 1661 . Fu discepolo
dtW Albano , e divenne nel dise-
Sno più corretto del maestro •'
Ì9L poco laborioso , e portato per
la società, osservò poco 1' anti-
co t e quasi s^iÌ9, maniera di Pie-
tro da Cortona abbozzò , e indi-
cò le cose senza dare un carette*
re deciso . Ciò nondimeno fu un
pittore di qualche merito . li
suo ivo è larpo e ardito , la com-
rsizione è piacevole, il colorito
fresco benché seilza vigore, i
suoi panneggiamenti sono leggie-
ri, ma non gettati bene : piace
insomma per la. verità dello sti-
le , e seduce per un' aria di sem-
plicità . li suo capo d' opera è
fi 5. Romualdo in Roma: Vi so-
no mirabili sei figure di Camaù
dolesi vestiti tutti di bianco «
staccati e degradati con grand*
arte. E^li andò troppo tardi in
Lombai]dia9 ma ritornato (in. Ro-
ma
y
PIT
ma s ^ riveduto nel Vaticano il
Miracolo della Messa , disse che
vi vedeva il Tiziano , il Correg*
fiio , e di più Raffiielio . Infatti
Ra#aeUo non dipinse mai tanto
meglio, quanto in quel quadro.
Sacchi fu^ un pò* mordace verso
gli artisti .
124. Antonio Van-Dyck Pian»»
mingo n. 1599 m. 1^41 . Stando
alla scuola di Rubens, gli scola*
ri scherzando caddero su d*un
quadro del maestro assente , e ne
iu guastata una parte . Van-Dyck
la ri^iece in modo che ritornato
Rubens la mattina susseguente,
disse questo mi par nteglto sJes»
so che Ì€r$\ E avvicinandosi più
si accorse della mano straniera»
e concepì maggiore stime di Van-
Dyck . Infatti egli sorpassò Ru-
bens nella delicatezza àtììc tin»
I», nella verità del colorito, nel-
le espressioni più fine ; nel dise-
gno di miglior carattere* Sareb-
be anche riuscito di più nella,
storia, se non fòsse stato distrat-
to da* ritratti , che gliene veni-»
vano richiesti tanti e tanti, che
air ultimo li tirava ^'ù<, abboz-
zandone uno la mattina, teneva
alla sua tavola la persona ritrat-
unda , e dopo pranzo era belio
e terminato . Spesso non faceva
cJie disegnarli sopra una carta ,
li dava ad abbozzare, ed egli poi
vi dava quattro botte . JAsl non
sq,no questi che pli danno npu-
tazibne . I suoi buoni ritratti
non la cedono a quelli di Tizia*
no , e li superano per V elegan-
za degli accessori . Espressione
vera e in erande , carattere vivo
senza freddezza , attiiiidini sem-
plici e naturali ; le sne teste pa-
iono viventi e parlanti . IJ suo
u^vo merito noi preservò dalla
invidia de* pittoniBColi , anche
PIT iss
Genovesi . Hgli lucrò molto, «
spese anche molto in lautezze t
in beneficenze ; e per aver più
da spendere cadde ne' prestigi
dcW Alchimia , che gli sfumò T
oro guadagnato col pennello . E-
gli incise alcune sue opere \ il
suo S. Agostino in estasi fu in-
ciso da P. de Jode ^ 1* ammirabi-
le incorohamento di spine , e Gè»
su in' Croce da Bolswert .
125. Gio. Meel Fiammingo n*
t^og m. 16^4. Ebbe un po' di
colorito e d* espressio/ie , ma sen-
za disegno, senza grazia, sen-
za nobiltà , così che Ì9 sue sto-
rie pajono bambocciate.
iz6. Alessandro Turchi Vtvft*
nese n. ttfoo m. 1^0 • Buon pit-
tore sul fare de* Caracei , e tal<*
volta di Guido.
127. Il Valentino Francese a.
x^oo m. i^jz • Studiò in Roma^
e benché amico del Pussino vt
diventò tutto Caravaggesco , co-
me si DUO vedere in quel suo qua»
drb nel Vaticano , in cui è rap-
presentato il martìrio di S. Pre-
cesso e di S. Martiniano«
128. Claudio Gelee il Lorenest
0 . 1600 m. tóSz . Poveretto fu
posto per ragazzo d* un pastic-
ciere. Andato a Roma servendo
Signori i si accomodò a servire il
pi t tot Tassi paesista allievo di
Paoio Bril .^-Gli governava il ca-
vallo , gli faceva la cucina , gii
macinava i colori : ^e anche dì
iù ; vi prese lezioni di pi^ura .
SHoi principi furono dtftici'li ;
era duro di testa , i suoi progres-
si furono lenti . Ma da^Ii , da-
gli <, e impanatosi ad uscir di mi-
seria, •giunse ad esser paesista*
Il suo tarlento grossolano noi po-
tè innalzare a Uà storia ; non •-
vea letto niente, appena sapeva '
scctyer^e il suo aome è ^a sape*
va
!
xs^ PIT
va osservar bene gli effetti della
natura , e con tale attenzione ,
che secondo poi, richiedeva il bi-
sogno, li rappresentava come se
li avesse sotto V occhio . Quindi
ì suoi paesi soneria stessa natu-
ra , ma d' una bellezza ideale .
Vi si ammirano gli accidenti del-
le stagioni , de* giorni , delle o-
re ^ i can^amenti dell* atmosfe-
"ra, le varietà de* vegetali . II
suo colorito è vero; e niente vi
è afhmanierato . Vi faticava però
molto ne* suoi quadri; non avea
facilità d' operare , e impiegava
più giorni a aisfare e a rifare
Quello che avea fatto . E cosi
iece sempre bene .
1Z9. Giapomo Blanchard Fran-
cese n. 1^00 m. zó^S . Fu chia-
mato il Tiz.iàno Francese 9 per-
chè incantato a Venezia del co-
lorito di Tiziano , divenne un
gran Colorista ; ma niente altro.
Mori giovane per eccesso di fa-
tica .
130, Aniello Falcone Napole*
tano n. i5oo m. 16H0 . Non fe-
ce che battaglie d' un color vigo<*
roso.
131. Michelangelo Cerquozzi ,
detto delle Battaglie^ Romano
n. i6oz m. 1660 . Non fece so-
lo battaglie , ma anche dtWz barn-*
bocciate d' un tocco leggiero e
d* un color vigoroso . Egii era di
buon umore , onesto uomo , e di-
ceva bene anche di colóro che di*
cevano male delle sue opere . A-
mava tutti « ma più di tutto il '
suo danaro. Volle andare a na-
scondere il ^uo tesoretto in cam-
pagfMi^ vi trovò un sito oppor-
tuno,! é'Ve io nascose ;. ma nel
ritòrflO dubitò chf non vi stesse
sicuro , vi ritornò , e si scaleno
tairto cjie mori.
2JZ. Filippo de Champagni^
pir
Fiammingo n. i6oz m. 1^74 . I^
mito ia natura senza scelta, sen-*
za eleganza, e senza vivacità.
Il suo disegno è corretto , il suo
colpre è buono. Sarebbe stato un
buon ritrattista . Infatti il ritrat-
to ch^ ei fece dì sé stzsso , è un
eccellente ritratto , eccellentemen-
te inciso da Edelinck.
133. Giacomo Van-Oost Fiam-
mingo n« i5oo m. 1671 . Si fece
URO stile misto, imitando il co-
lorito di Rubens , e il disegna
di Caracci . Intese bene il chia-
roscuro , dispose bene i panneg-
giamenti» e con nobiltà le at-
titudini . Impiegò poche figore 9
le sole necessarie , e fu semplice
e ingegnoso negli accessor) . Non
si sentì mai gusto per i paesi ,
e ne* suoi fondi impiegò archi-
tetture con giudizio e con gran-
de riuscita . Suo figlio m. 171$
andò su le sue tracce, ma più^
morbido» più franco , e più gran«
dioso.
134. Rembrandt. V. Scuola O-
landese •
135. Lorenzo de la Hirc Fran-
cese n. j6o6 m. 16^6 . Male ,
male in tutto; a forza d* esser
soave fu molle, per esser fino e
Grazioso fu affettatissimo e fred-
o .
135. Gioacchino Sandrart Te«
desco n. i6o6 . Dipinse quasi per
tutta r Europa , ma è più noto
per i suoi libri su la |>ittura che
per i suoi quadri . Scrìsse in La-
tino e in Tedesco. Il suo libro
più stimato è la vita de' Pittori ,
pieno di parzialità, e di errori
su* fatti , e su i caratteri d^Ii
artisti. Giacomo Sandrart, che
non si sa se gli fosse figlio, in-
cise il suo Zeusi che dipinge
Giunone tenendo avanti anqne
belle Giovanotte di Crotone.
157-
}
\
137. Gio. Francesco Grimaldi
Bolognese n.1606 m,t69o. Buon
paesista ) e incise varie cose sue |
e di Tiziano.
136. Erasmo Quellin Fianminf-
go n. 1607 m. tó^S . Letterato ,
e Fiiosofb, abbandonò Ja catte*
dra per maneggiare il pennello
sorto Rubens, e riusci un buon
pittore . Suo figliuolo Gio. Era-
smo n. 1629 m, 17x5 fu anche
più bravo , ma imitò troppo Pao-
lo Veronese.
Z39* Àbramo Diepenbeke Fiam-
mingo m. 1^75 . Allievo di Ru-
bens perde gran tempo a dise-
gnare ornamenti per libri e per
confraternite . Là stampa 4^1 suo
Tempio delle Muse è ricercata .
140. Teodoro Van-Thuidea
Fiammingo n. i6oj . Infelice di-
scepolo di Rubens . Fu anche in-
cisore .
141. Anna Maria Schuurmaas
Olandese n. 1^07 m. 1^78 . Fu
un' arca di scienza fin da bambi-
na . Di 7. anni traduceva Seneca
in fiammingo e in tedesco. Sep-
pe tutte le lingue morte > e moi-
re dtlìt vive . Fu^ poetessa , reto-
richessa , cantatrice , sonatrice 9
pittrice , scultrice , incisora ; e
per fare di tutto feee anche la
teologa, e seguitò l'Abadie in
Altona, dove lasciò le ossa. Si
ha il suo ritratto inciso da lei
stessa .
I42- Gherardo Terburg Olan-
dese n. z^o8 m. 16S1 . Non vi
cercare né disegno , né elejganza :
tutto \\ suo merito era m una
certa finitezza che non avea nien-
te ét\ leccato . Amava molto il
raso bianco , e ve lo ficcava da
per tutto . Tutte le Dame di
Spagna volevano essere ritratte
da lui : egli era un bel giovane ,
e di beli' umore ; la gelosia de'
PIT ,57
mariti l'obbligò ad abbandonare
quel regno . La sua grand' opera
è la pace di Munster, in cui so-
no rappresentati tutti i Ministri
del Congresso , E' stata incisa da
Suyderhoef.
743. Adriano Brauwer Olande-
se n. zdoS m. i6^p , Di poveris-
fima famijglia s'industriò dafan**
ciulio a far disegni per ricami
di contadine . Francesco Hala
buon ritrattista lo adocchiò , lo
tenne con sé, ma rinchiuso in
un granaio lo faceva lavorare co-
me un cane , vendeva a caro prez-
zo i suoi quadri , e non gli da-
va che tozzi di pane e cenci •
Brauwer non sapeva ancora d' a*
ver talento, ma quando ne fu
avvertito dai condiscepoli , se ne
^uggì 9 € ^ì rifugiò in un alber-
go , dove fece un €^zdto rappre-
sentante una rissa fra contadini
e solditti per causa di jgiuoco •
V Albergatore mostrò (i quadro
ad un amatore , il quale esclamò
ecco il pittore cAe da tanto tempo
io cerco % di cui Hsls tijì ha ven-
duto caramente i quadri ^ e gli
diede cento ducati . Il 'povero
fattore ebbe questa somma, e se
a sbarai^zò subito, per viver
piò allegro nella poverM . Egli
volle esser povero , non lavorava
che per \\ mero bisogno , vivea
neir osterie , e talvolta neXìt pri-
gioni , e di 32 anni mori all'o-
spedale di una malattia vergo-,
gnosa . Rubens lo fece diseppel-
lire , e V onorò con funerali de-
centi . I suoi auadri non rappre*.
sentano che i luoghi da lui fre-
quentati , e i farti ne' quali e^li
era attore o testimonio « osterie ,
giuochi di carte, ubriachezze.
Il suo pennello era largo e ^er-*
roo; la sua espressione viva e ve-
ra. Egli era anche ineisQre. Di
al-*
j
Altri ine&òri'sdno le stàrhpé d«^
Contadini di buon umore , di un
Vecchio , che accarezza una gio^
vane , deli* Orgogiiosit , della Pi-
gra» del Ghiotto, dell' Avard«
144. Gid. Goeimar Fiàmmin<
gò . Insigne per quegli amatori
che non vorlevtAo nel loro g^bt^
«etto che uh salo quitdrOy^ ma
che vi sì contenessero quanti-pid
oggetti può offerir la natura *^
Per questa strambalatez^ Gdei^
mar fece tin gran quadrò^ e vi
rappresentò Gesù in casa di Mar^
ta e 4f Maria ; una sala di qua «
una cucina di ià^ con quinto
può esser in una sala e in una
cucina in gran funzione. Qjlestò
ttrambor to fu inciso dal celebre
Bolswert •
345. Giorgio Andrea Siràni Bó^
lognese n. xdio m. ^^70. Allie-
vo di Guida giunse al rango de'
pittori gradevoli . Fu anche in«
cisore . Sua figlia Elisabetta fu
un'elegante pittrice» f f& t^vve^
Jedata • Bartòlozzi ha inciso il
suo Fanciullo nudo addoriiient^*
io , e Vitthe il suc^ Cupido che!
brucia le arrtle a Marte .
t4^. Adriano Van Osfade Te-
desco n« 1^10 m. t68$. Itftelli-
gente nel chiaroscuro» Colorito'
caldo » vigoriisGf» trasparente , sen«
la disegno : non prescelse che
soggetti più bassi e più laidi»
Ala li rappresentò *l vero.
147. Gio. Both Olandese n^
nòto m. ^^50 . Bno^ paesista ^
Suo fratello Amfrea gli faceva le
figurine .
149. DavS4 Tenierà Fiàfiiinin-»
go «1. r^82 ni. 1^49 . M^n di'-
pinse che soggetti della vita co-
mune 9 é li trattò con vivezza .
Suo f^iglio David n. t6ió m.
s6go , dopò d' aver preteso d' i-
Éiitar^ C cofitrafTare } qualunque
«f
pittare, ti propoise,d*ihì]taré ià
vita campestre è de' villagg) . In
questo basso genere epli ha il
primato. Il suo colorito è de^
fiiii 9édìA<;énti : talvolta è tutro
chiaro séaia alcun* ombra • Egli
fece una ftioltitudine ài quadri ^
e ne incise anc<3Fra •
249, Alonso! Cand Spàgnóoky
n. 16x0 m^ 167^ . ^lobfle» Scolte^
re 5 Architetto, Pittore di buoa
disegnò» di bel dòlorito, dt conrH
posizione inseenos^i
i^ou Nicola Mignàrd Francese
n* tóoS m. tóóé . Studiò in Ita^
ìià » è con qualche successo* •
Suo fratello Pietro cfetto il
R^mintfi n. tótù off. 2^95» la£scid
la Medicina per darsi tutto alisi
pittura» per cui dimoVò in Re-*
aèia zz anni . Egli andò su I4É
stile di Annibal Caracci . Ebbe
del merito » specialmente né* rì^^
tratti .
t$x. Gio** GvgitelAiò Bavet- Te^
dc^co n. i^òo' tu, 1^40. Bravo»
nel dipingere a guaczo campa-
gne , e architetture . Incise aa-<
che le Metamorfosi cTi Ovidio «r
e fé Battaglie di Fiandra per
Strada .
JS*. Giò. Van Bòrkhòrst Te-
desco' n» x^òò . Compòse e dist-*
gnò bene:, colori con vigore 0
com arftfònia . I suoi ritratti han-*
noi del Van<Dyck .
15^. France^o de la» Marinaa
n. a Cadice iBxó m. i6Bo , Le
sue marine sOno d' uùm bellena
vera» site le figure iscotré'tte nel
disegno .
154^ Pietro Testa Lucchese a.-
tóit m. 1^4^. E più noto per
le sue incisioni all' acqua forte
che per le sue pitture . Allievo
del Domenichino si fece uno sti-
le grandioso e amabile 4 ma nel4e
compoiitioni fa capriccióso Cn
PIT
tìh bizzarria 9 e spesso còti alle*
gorje satiriche.
155. Alfonso du Fresnoy Fran-
cese n. téli m. x66^ . Destina-
to alia medicina da suo padre
•speziale 9 studiò ie scienze a Je
•belle lettere . Dalie lettere passò
alle atti , e specialitiente alla Pit-^
tura. Andò perciò a Roma 9 do-
ve per vivere dipinse e vendè
Ruine . Si unì con Migtiard , al
quale egli diede buona ^ teoria 9
ma queeli non potè mai dargli
pratica dell' arte • La sua fama è
per il suo poema latino de Arte
Grapéica , opera ttadotta in più
linsue e commentata . I precetti
su la pittura sono giusti , ma lo
stile è ruvido è oscuro. Lana-
tura non gli avea accordato che
^a giustezza di ragionamento, e
fili avea negata la bella facilità
.wil' esecuzione .
156. Gasparo dd Ghet figlio d*
nn padre Parigino nacaue in Ro-
ma , e fu allevato dal Pussìno ,
che avea preso j)er knoglie Uni
sua sorella-, e perciò detto il Pus-
sino f n. 1^13 m. 1^75 ^ Egli si
diede intéramente al paesaggio ;
t vr riuscì a maraviglia . Da prin^
cipio fu un po' secco ^ ma osser-*
vate le opere di Claudio Lòrené''^
se, si formò uno stile grandioso.
I suoi paesi hanno del yivoy fan-
no sentire X vari movifhenti deU
la natura. Egli visse sempre ih
Roma . Incise molte cose sue .
1^7. Bartolommeo Stefano Mn*
rillo Spagnuolo n. z^x) m. t69$ .
Fu un gran colorista, ardito e
fiero 9 e disegnatore corretto , ma
senza cognizione di bellezza rdea^
t^S. Bartolommeo Vander Heist
Olandese n. x6i^ . Ritrattista de*
prillar j da competere con Van*
diek *
i^p. Ottòue Marcellié Olande*
se n. 1^13 m. 1^73 . fi' celebre per
aver dipinto éòh esattézza i più
piccoli oggetti delia nahifa. La
natura è infinitàinénte vai^iài nel-
le Stfé produzioni) e ttgìiàltotntti
vari^ ne* talenti . Ciascun talèn<'
ta può giunger alfa celebt-ità «
ben impiegato che sì% nel suo gè-
nere, quantiltique piècòio.
x6o. Gerardo DoVW Olandese
n. tffi) « Fu alla Scuola di Rem^
brandt , rlia si fece Uno stilè ben
differente. Si diede 4(1 i>iccoJo»
e ad una precfslone delle più
scrupolose. Egli è àgli antipodi
della maniera strapazzata di Tin-
toretto. Per fitte una ilianina
v' impiegava cinque giorni . Nlu-
no era capace di macinar i colo-
ri, e di far pennelli con qiàella
finezza che usava egli . Le sue
opere sono d'uA finito stupendo 9
sono la mera natura , itra non so«
no leccate.
ì6u Mattia Preti detto il C^
iahrere -n. 1^13 m. 169^ . Vi^-
giò per tutta T Europa pef veoer
oitture e pittori. Il suo disegno
e grandioso e fiero, la sua inven-
zione è ricca di varietà 9 ma il
Suo colorito è' tetro 9 e ^etri i
suoi soggetti alla Guercinesca.
162. Pietro de Laar Olandese
n. tSi^ m. 1^74. Di corporatu-<
ra inforéie , ma gioViale ^ fu fa
Roma detto il B'amhoech . hJon
dipinse che azioni triviali deila
vita privata 9 che perciò sonodet*^
\t Bambocciate . Egli noh sì inet-'
Tevà k dipingere senza aver fatta
prinrà uiia sfonatina secondo quel
tuono 'che avea da dare alla su4
O^èra • Fertile d' insegno e faci-
le, seppe dar un corore vi|Ch:osQ^
e vero: anche il disegno aVéla
del brio. '
%6^ Giacomo Van Artoìs ^i^at-
tSù PIT
inìn^o n. 161^ , uno de' migliori
paesisti.. * .
164. Bonaventura -Peter'i^ Fiam-
mingo n.. 1ÒX4 m. ztf f2 . f^ an-
che Poeta f Non amò $èe sog-
getti di ormr^ , fukniiti , naufra-
gi t butirasclie : dipinse l^ne, e d'
un bel &iito. tìglio stessa fase
è anche tu^ FratelJo Giovanni .
x6$, Bartolommeo Flemael Lie-
^«se.iit 1^x4, m. 167$^ Di buon
cojpre, di buon, disegno 9 osseiv
vàtcu-e del costume . Fu anche af-
chitetto» e nella sua patria diede
i disegni, per It Chiese de* -Dor
jnenicani e ós^ Certosini . •
166. Salvator Rosa Napoletano
n. 161$ m. 1673, Merita. qualche
locle come paesista , e una tal lo-
de lo faceva dare in bestia . Egli
.si credeva glorioso nel gran ge-
jiere della Storia. £ come avea
da esserlo, senz:^ aver mai volu-
to studiare n^ V antica^ , né il
moderno, né la natura? Egli
credeva saperne più di tutti i
inaestri suoi antecessori . Tutta
Ja sua scienza era in bizzarrie e
in capricci . E' un barbaro che
stupeu colla sua fierezza . Qual-
che^ cosa di agresto domina sem-
pre^ in qualche parte delle sue
oipere . Non avea altro modello
che sé stesso ; avanti ad uno spec-
chio si flètteva ntilt gttitiMinl
che avea da rappresentare .■ Per
idare sveltezza alle sue figure , h
ÉKeva gigantesche : e invece di
correzione fuoco? Si piccava del-
la maggior pceste^tza. y fin 4 far
^n .quadro in un giorno; e iallo-^
^a ne giubilava -, e allora dovea
fattristarsi , se^ avesse aivuto il
l^enso comune . Éisbetico is^ ^it*
^ura, de]. ^ri, bisbetico nèli^ sua
coadp^a civile,.; Fu anche poe-
ta ^ e si è reso.noto.^ per le sue
|U)ti):jicce • Sul^pualo d» morte il
PIT
suo direttore lo esorto a sposare
la sua serva , sgualàrii^ella «caa-
dalosa . Il moribondo la sposò ,
•giacché non poteva, disse, anda-
re in paradiso senza essere cornu-
to , Egfi incise molto ali* acaua-
forté . Strange ha fatto i^na (el-
la stampa del suo Belisario ,
. lóy, Gabi'iel Metzu Olandese
Q. 1^1$. Nobile nella scelta del-
le figure, nel disegno, e grazio-
so nelle fisonomie , d* un color
finito , ma non tormentato , Per
distaccare gli oggetti , non si
servi di colori opposti , ma di
gradazioni di colon simili : arte
bella e rara , che richiede studio
grande delle differenti densità
dell'aria secondo le distanze di-
verse.
x^. David Rigraerr Fiammin-
go n. 161^ . A misura che invec-
chiava migliorava nel colorito;
il che i contro V ordinario . Non
si pifcò di disegno. Da giova-
ne fece cose ilari , ma da vecchio
non dipinse che diavolerie e stre-
gonerie .
xtf^. Benedetto Cas|tigIione Ge-
novese n. z6i6 m. 1^70. Buon
chiaroscuro , e color vigoroso ; ii>
tuttq il resto triviale • Le sue
ojKre mieliori sono le scene «ru-<
stiche . Incise molto .,
X79. Sebastiano Bourdon Fran-
cese , n. t6i6 m. 1571 . Ebbe una
vivezza e una facilità' straordina-
ria , e perciò fu scorretto é difett*
toso : ma ne* suoi duetti si vede
una certa originalità che^ seduca ^
Mentre era io .Rorpa jivendo ve-
duto un 'ì|ùadro che staila dip^iij
gendo Claudio, torinese, ,e.. che
vi voleva ancora molto, per ter-
ninnarlo ^ egli ,sì riura .ja^Lsuo
granaio, era poyeris^imà.^i è.ia
qiiattro botte diping^.vlo stesso
soggetto , ^ e' rcsjponc al^j^ut^blio
,*
co
PIT
co. Gli amici di Claùdip vaQti^
a rallegrarsi secQ di questa nuc^
va opera la più ^dh di tutte.
Claudio li accerta di non ^verìa
ancor finita , gliela mostra im-
perfetta , e ognuno ne resta tra-
secolato. Egli dovette ^ndar v(a
4a Roma perchè era un liberp
Calvinista . Fu in ìsvezia per
primo pittore^ della Regina Crir
atina , per cui non fece che il di
lei ritratto a cavallo; ma nel
portarlo egli stesso come inviato
ai Kt di Spagna, il ritratto pe-
ri , e la Regina abdicarci la cq-
foat^ e l'eresia, Bqurdo.n si fissò.
in Francia . figli incise molti
suoi quadri , fra' quali sono ben
note le sue Opere della Miseri-
cordia : vi si ammira Pespressio-
xe , lo stile grande , V originali-
tà, e un' imitazione del Pussino ,
dei Domenichino ec.
• ^71. Luigi ^«aran^uccia Perugi-
no n. iói6 m. i6So . !Disc<!polòt
di Guido , e imitator fedele ', Si
Ita di lui un trattato di pittur^^
col titolo FinezX'f de* Pennelli
ItalUni .
17.2. Gio: Flinck Tedesco n,
t6i6 m. 1670.^ lóiitò Rembrandt,
a fu buon ritrattista; ma non
voleva esser ^iix pittore dacché
vide Vandick e Rubens.
173. Francesco. Romanelli da
Viterbo n. léxy m. z66z è su
la maniera di Pietro da Cor»
tona.
17^ Eustachio, le Sueur • Vedi
Scuola Francese .
175. Tomaso Bianchet Fran-
cese n. zdi7 m. 1699. Praticò
co' migliori maestri d^ Italia , e
ai fece uno stile buono nella coqi-
posiziòne , nel colorito., nell' es-
pressione, ma aan nel disegno.
iy6. Francesco Ricci Spagnuo-
Jo n. 1^17 m. zd8l4. ÌParte neU'
DJK^ B. Ani T. II.
espressione t ^t\ colorito, e scor-
retto nel disegno .
\r7^ Pietro Vander Faes, più
noto sotto il nome ài Leli^ Te-
desco n. itfi8 m. i69o. Fu pae-
sista e ritrattista insigne • Men-
tre egli in Ing))ilrerra ritraeva il
Re , soprql^giunse Kneller, il qua-
le compi il suo ritratto dei Re ,
mentre quello dì Leli non era
che abbozzato. Questa speditez-
za incantò la corte , e fa corte
<pi|tfntiò che l' artista il più
pronto è il più eccellente • CWì
ne sentì tanta afflizione che se
Ile morì di apoplesia . Egli ebbe
il talento raro di far sempre me-
glio; e non cessò di far progres-
si che col cessar di vivere.
178. Antonio Waterloo Olan-
dese n. xtfi8 m. 1660 paesista > e
incisore .
179. Gonzale Coqucs Fiammin-
go n. t6i^ m. 1^84. Ritrattista»
e paesista in piccolo, con viva*
cita, e con esattezza.
180. Gio: Goedaert Olandese
n. T^i8 m. i66S^ Fu naturalista»
e da naturalista d^inse insetti e
uccelli coh tutti 1 lojro dettjigli
al vero . Pubblicò la Metoimorfo*
si N0tuyah .
xHi. Preti Genovese detto il
Céppuecino . Colorista ardito , ma
armonioso ; scorretto u(J dise-
gno .
x82. Gio: Spilber^ Tedesco n.
z^i9 n\. 1^90 . & stimato un buon
pittore . Sua figlia Adriana di-
pinse ad olio , e supieriòrmente a
pestello.
183. Carlo, le Bmn, V. Scuola .
France^ .
184. Ermanno Swan^velt Olan-
dese n. xtfao m. 9^90. Si fissò da •
giovinetto ia Roma, studiò sor-
to Claudio Loranese, e divenne
insigne paèsis^si , d' un colorito
L me-
i6% PIT
meno caldo di .quelle del suo
maestro , ma superiore neVe figu-
re . Incise ben« all' acquaforte ,
285. Bartolommeo Beemberg O-
landese n. x6ao> m,.'i66o^ Di-
pinse preziosamente in. piccola
paesi e ruine ^ Fu incisore^ .
i85« Filippo -WouWcrmans O-
iaftdese n.. x^2o nu x66Z . Paesi-
sta intelligente nel colorito, no-
bile neliacomposizionc^ ediiìuon;
disegno nelle figure^.
1 8>^ P JetDo Francesco Mola Mi-
lanese- xu ^ i6%x m*« 1 666 . Studiò
-cotto i più xagfiMardévoli j>ittori
d' Italia V e- kì kWxA' uno scile fi-
aoi nel disegilo^ soave e armo-
niosa nel coTo£e> elegante ^ sem-
Slicfr nelle-cfigurie • Gio; battista
dola fu duro- e secco..
x88». Giacomo Cortese detto il
BùrgvgnoMe- n». tfi^x* m» .1^7^ Si
&sòva'Rpm»9.«iiii vederla bat-
taglia di Costtantinp^, si diede tut-
to alle battaglie- . , Fu sospettato
,ci' aver, avvelenata sua mogl'Wy e
per ismentii«' questa incolpa:^ iope
rsL foce Frate: Gesuita • Seg^itò a
dipinger battaglie fratescaioentet».
Sua iWello.» Guglielma dtpin^
cortonescamente*. . Un .altro ùz^^
tei la che si avea anche pec pit^
^mt » si'ieoe Cappuccino . ;
. . %99^ Gior Battista Weenink
Olandese n..x6tx m». 1660^ Stu-
diò» Ih- Roma 5 e riuscì, in ogni
^[Qoere*. Fu sorpassata da auo j-
:glio> Gio: n» k^44 n^* i7t9»-,
z^a Alberta; Van* fverdingeir
Olandese n. 1621 m«, ^^5* Pae*^
sisti^KflietJto*4\e ìnMsme,^
;:'Ì9Xi^£nrieaÀoIoesc> Olandese n>.
xézi m*^^9± ^. Andai fUl. guato
«Icl'^.suo. màesti» Teniers v. Ma ai«
ia morte di avo padre .batcajuolo.^»
ali^ndonòt. la ]lAltira2,..«. si. fece
toèajuolOà
^p2, Gerbnmdt Vanden jBekhout
Pir
Olandese n. i<^2]^ ra.1^84: Djscer
p<^Io di Rembrandt lo imitò Fct
dielmente nel ritratto e nella Sto-
ria- Antonia dipinse £o^i. e frut-
ti airttaJtiana^. Fece- un ficco
matrimonia in Portogallo» e vi
'Hi assassinata.
, 19^^ (Giacinto Brandi n^ a Poli
vicino . a Roma lóz^- m. 1^91 •
Allievo di Laififranco dipinse eoa
jfacilità e coir negli^ensur.
194. Filippo Xaurr Romana n*
j,6z^ m. Z694 • Mediocre .
, loS- Teodoro Helmbreker O-
' landese n» 1(^24 m. 1^94,. Si fis-
sò in Roma» e lavorò megli<^
in piccqla che iir grande^ ma
paesi^..
T96. Nicola Loir Francese n*
x6%4 m. 2^79 . Studiò ipolto iiv
&oma^, e «i fece uno stila lode-
vole.. Le sue opere sopo- le pià^
atampate.. , * .^ ,
Z97., Nicola Berghenr Olande-
se n. zd24 nt 168^,. Fu up fede*
le unitatore della qàtvrary , e i suoi
modelli non erai^a che glii^i^i*
ti eh' egli vedeva: dalla finestra *
Il SUO' chiaroscura è eccellente^
il colorita Jum^ioso e- caldo 1 ìm
ombre giudizipsai^ente rifl^ , £
suoi bruni traisparehti ,^ iir tutto-
vivace, Ecjfi era d' un*' ind^^
soave, e laborióso, lavorava* cair*^
tanda« Sua. faglie avara; la £1*
(^eva. lavorar a for.xa;. quando oat
sentiva caotarr». ella gli picchia-,
va dalla, camera 4i soj^sl dove
ellar stava , e ù prendeva» ^utto il
provento^ de' quadri . Egli zipa
avea. alta passione che ^ per le
stampe, e per comprarne nascoa^^
deva .a^la i;ao^lie pontone del
prezzo «jb^spot quadri.. Ne la-
sciò» una. rKca collezione .. . I;i^
anche ua^on iiiQsare^IL''ac^a%
forte J
198. CarJo JMara^ta d^ Came-i^
ii^
'N
tino n. 161$ m. 17x3, Discepo-
lo eterno di Andrea Sacchi stu*
dio |»er molti anni Raffaello . Fu
laboriosissimo fin alla decrepitez-
za. Con tutto ciò epii non è
che un buon pittore 9 piacevole sì ,
sna non' interessa punto né per 1*
invenzione, né per l' espressione ,
né per il disegno , né per il co-^
lorito, né per Teifetro generale.
In veder le cose sue , si resta fred-»
do. Egli fu pittore non per ta-
lento, ma per fatica. Lavorò
gran Madonne, e fu perciò det-
to Csrh delle Madonne, Fu an-^
che incisore •
199. Pietro BoeUPiammingo n,
x62$ • Fu in It;^ • Fu paesi-
sta , e bestialista .
zoo. Paolo Potter Olandese n.
2^25 m- t6<4 . Paesfsta e bruta*
lista , e colorista .
20X. Gio: Lingelbac. Tedesco
n. 1625 . In Roma prese il gusto
di dipingere architetture, e por-
ti di mare y e mercati ; e tutto
con verità piccante. Incise an-
che arir acquafòrte.
. ao2, Gfacomo Lavecq Olandese
II. x52j m. 1^5$ . Ritrattista*
Trovandosi a Sedan fece il ritrat-
to d'un vecchio ecclesiastico, il
^uale gli disse che un altro pit-
tore sii avea fiotto un ritrattac-
elo eh' egli avesr gettato nelgra*
najo. St andò a- prenderlo, e
Lavecq restò petrìfieato in vedere
tsn Vandiclt.. Artisti , non vi ar-
rabbiate per tali incontri : ride-i
tcv^ne •
' 20).. Samuel Van Hougsttraten
Olandese n. 115^27 m. 1*78. Viag»
giò molto , fu mediocre' in pittu*
r^ ein poesia. Fece un tratta-*
io su la pittura . Suo Catello
Gio; fu anche Un pittore passai
bile.
Ì04, Enrica Vcrdhtntring
PIT 1(^5
landete ti, j6z7 m. 1^90 . in l^
talia dipinse di storia , ma ritor-
nato in patria non dipinse che
battaglie «
205. Carlo Cfgf^ani Bolognese
n, 1*28 m. 171^ •' ' Allievo ddl'
Albani compose bene , e con fuo-
co , ebbe disegno corretto e gran-
dioso, e un colorito di vigore:
le sue teste hanno dei P espressio-
ne e della bellezza. Cerco anch'
egli il graz^ioso , ma v . . • Ebbe
tanto amore f er la sua arte , che
ricusò titoli e inviti papeschi e
principeschi • Pre^Bri la sua acco-
demia di Bologna a tutto il vi-
schio delle corti . Un artista me-
diocre vale più di tutti i gran
Potentati che^ fanpo ' tremar il
mondo.
zoo. Maria Van Oosterwyck
Olandese n. t^^o nu té^^. Et»
figlia di un predicante protestan-
te, si applicò a dipinger fiori i
e li tinse con armonia. Benché
assidua al lavoro lavorò pocor^
perché fu tarda di moto ;
ac>7. Guglielmo Kaif Olandese
m* 16^$ . Non dipinse che frutti
in vasi d' oro , a argento, e di
conchiglie : dipinse con verità
grande, e con color vivace»
208. Gio. Enrico Roos Tede-
sco n. 16x1 m. 1685. Ritrattista 9
paesista , brutalista , incisore..
Suo figlio Teodoro ebbe disegno
più corretto , e color ^iù vi!§(y>
roso. L'altro figlio Fili^^a &k
itutìsde di costumi^ « lion dipin-
se che bestie < • . w . ;
209^ Andrea 'Vauder Kabel O^
landese n^ ipjt m; x6^$ ; Paesista-
non su la maniera d'Cwanda, nu
sttir andare dé^ CAmcci ,. dtl Mo»
Ui mai di cOior tetto*. '>
nio. Laigl Batòuyseo Oiandé**
se n. i6^x m. 2700 . Noo cbbtf
sAtio macsm» che la ìmxhé., vnè
L « si
^•»
tÓA PIT
si scelse altro oggetto che il m^
re in qualunque aspetto • AIU
gran verità unì lu^ .etceJ[ieiite>€o-
iore . I fiorgpmasjtrì di ^mst^*
dam gli oirdlnaron una cran ma**
rina che fu, stitifiata .(K^^oa da
mandarsi. 14 dpifO a.JtfidV.^^V *
Egli A^ anc^'pòìstar £gJLi~€Ì pie-»
co altresLdi scrivftc ^n bei ca-
ratterr^'si i^mpiacq^e ^^ darne:
Iezio;ii, e' ne lissò un, n^etc^ ,
che sj, jitce. tuttavia in usò • . '
^i' I. JLuca, O^orda^o. Napóìcta^
no ù. i^3Z,"in; x^ò^ ; Ipiscepolà^
di R'ib.eV4 > ' ^- P9*{ *«g^^ ^\ ^i«* '
tt<x^ da Cortona • Vidi' quanta L'j
Wlif^ contifGi^l} di ,pià belV, i^<
pit|:jara.,. ma^ sì -rapicfan^ente come
sè^Aon ^uf^se. veduta iifilla* , l^;^^
presteza^a era, ii '.sup; paT^^^^-i^-
sfp^,, % uft- ora fo cajpf^e di far
una fi^iirs^. jben g rande ^.iGiuosie^ a
dìpìngece;jìn, ^olfe.;dij^ . ;Bbhr
anche il . talento d' i«à tare- 9 1!^}^
dico^traiRre lo stiJe di à]ualnn«
que^ rnapstro y .perdo fu dec4nt^.^
tp il» PvQt^o j vaie a .dire,p<i/^r*-'
«y^* Spesso ijl.yoigQ, loda gud-
c}i& jcealmpQfev^ jè biasiaievole ; e.
biasimevole è 11 talento di c^on-'
trafere>: (a ridej»^^ ^S^ r^de^i
re. non si^ fa stinjare \ e un . buf-^
fone "1.^ ; I^ inerita di, Gipf Aino fu^
oél^p^ni^ljo oioriiii^ip ^; grandloq.
so, , . -fléjll^* flr>fif ^ ijjite. i di. bu(Mj|
e ,^©Il at^ifipfl^f^ei, t^tt^^^^ . If su^
oimbirei sonp un po^ nere , e tà(-*^
vqlmiKtóJastr^jj.^M-^mgrtó'l^-^
Tastrc^.jf.,Ìe:^^ deije ^^ doline,
suf>i^pjjfttj,jhatwjalj»^mpyc2,:fa con-.;
veaientiS;aIÌ',^ta j, .; la- ,sua ,gt!^:
pV^tézzà ^Ji h^ f^ttij^ cpramette-
W, d^Ue incoriezìoni. iGeoiral-
inen|;e il suo dVegQp non è vi-»
zsc$o ,"i|U| è senza carS^tere gi^iì»
de ) e senza fermezza . .E' impps»
sibiie far presto e bene. Égli
non fn vivace/che neM^arte \ nel*
ia società fu ugnale ^ e perciò a«
mato ;da' suoi amici ^ da* suoi sco^'
lari 9 da*' ^oi en4uli , Fu aiichck
incisore air acqua forte . Barto-
IqzzI ha incisa la sua S. Giusti'
na i^prièonda^ e Venere che ac-<«
carezz» amore .Sono note lequat^
tfos^auipe incise da Beauvarlet ,
il' ratto d' Europa,, quello delie-
Sabine, il; Giudizio di Paride 9
Aci e Gal^tea .X
ax2. Isaja^Vanden Y^^^^ Olan^,
dese.< Dipinse l^ttaglie, e assas-; \
sini ^tfli costuma Spagn««>Jo p- Cu-,
-gliclmo n, x^i^v m. 1^9} *^'^c»
gifiò- a msr^iFtglia marine, navi ,
ev c^^ai^tifii^e^^U navali,, ma non-
dipinse • Gia^ fu jdisegnatore o.
iacispre di ffaesii <|i lUratti, e
di azioni private. Guglielmo U-
gicvvan^^ n. > itf 3 ^t ui« 1707 fu buoii
pii^orp di :marine . . Adrìai^o ii>..
iij9 m. ^67». fu un^^ffeije paesis
sta ^ p05;$e4j^..^uri colorilo vivo , «
un diiségop^upa. Xuci^er anche
aUVacqua forte ^, < ■ r ■. \
21}. Claudia le Fevre F|ìj^ce«»
se n. xiSa^ m. ^(^75;,., fiùjd^ utra^\
tìsta« C;,wi$0f e,; ^
^ 214^ Cicp |^/9rrr- Romano n*
1^34 m. /?t489j->jCoaie Cprtopwo!.
occuga uni r. rango, distinti). ^^
scuoia 'Rpoia^a degenecutz. Fu
a,Pf he._ iVKqiit^.tta atì^ .Corto- ■
AI 5. Ajp^tosU'T Fr^nj:<e«^o Va^eiN
Mcu \pa t iawmingc^ n. ;«f 34 nr» .
1-^90. Fu condannato aagli adula-t
torid;i^^uÌ£Ìj Xiy 41 far i ritratti
d^kt^u^e battaglie -jìealt ; s(3iicre'
di, ai^omati ija lii^ee secan do la tat-
tici jp.Q«4ef-ivàV ^yestiti in un ilbr» ^
me . . .'Povero pittore { E^li-pc^Ì
rò /ec^ spiccarvi il sua tug^gao
COi^
cori (ili Beleolorito i àón un imdri
thixtàscUTO ^ e còlia freschezza
del paesaggio. , . , . ,
atei, Gtaconfo Kulsdaal, Omn^
dese n. i6$$ ih. i6^ . Abile nel*
Je marine è ne^ paesi .
zf/i Francesco "Mieris Oland»»'
se n. ztf35 m. t6Ìi . Dipinse pasM>
sabiimenté in piccdlo . Sua figliò
Giigiielfnò iii dello stesso guKo ;
L' altro sud figlfd Gio. dipinse in
grande j e con qualche lode ;
liSfi Gio. ^attiita Mònno^^f
Piataiiiing^o n.i^jjnf. 169^: Fìd*
rista grazio^ e fresco 4
2x9.* Rogierd de Vilés France^
se n. ^6i$ m. 170^9 .'^Ritrattista,
ma come amatcA'e ^ Scrittore di
preeetti pittorici , alcuni bàc^i ^
altri no. E perchè tutti tutti
hanno da esser buoni ? E dove è
il bene puro. Anche i piò gran*
di artisti che hanno scritto su
la Pittura « ban datd spesso in
aecco .
aiOé- Gio.- Steeif Olandese tu
x6j6 nr. tSB9 .' D' una' ubtia^'
diezza abituale dipinse ^ coti vi-
vezza le cose più ignobili ^^a-
se dipinse anelli dèlie nobrii .-
2«x.' Melchiorre Hon de- Koettfr
Olandese n. iff^^ m. t69^ : Non
dipinse che polii in bei paesini .-
Le cose piò trivràK acquistano
pregio, se sono ben trlttate; II
falentO'più mediacre può farsi o^
«ore , se si applica' a uùèl gènere
per cui- si «chte portato .••
2X2. Già Fórcst Francese Yt.'
x6t6 mv 1712 . Studia bene io I-^'^
falla jpet divitair colorista ,. ma
datosi alla Chimica diede iir
jiero'.-
2i3- Gib; Vàndc'r Heyden Qj
latidesr n. x^^afj ito; 1712 . Non dfi
pinse che tase e casette col mas-
giftre strupolo / ma còh"ùn bella
élHaroMfuro' ' >
ÌÌ4, Abramo Mignon Tedescor
ra. 1^79; Fiatila j' e bestiali-
sta ...
22^. Pier Francesco Caroli To-
rinese n. 1538 m. 1715 . Si fissò a
Roma, ebbe là vaniti d* esser
profesi^e perpetuo* deli' accade-
mia , ed ebbe la piccioiezza di
non occuparsi '<?hc di prospetti-
ve,- specialmente dtìV interno deK
k Chiese. Bel colore ^ ennfìni-'.
to prezioso.
22^. Gasparo: Néfscker Tedesco
n. i6t9 Ttì. Ì6S4: Che bella cosa
è quei fche i nostri riveritissimi
Latini chiamavano Bellum ì Per
h guerra Gasparo baàibinc^ di
due anni fu raccolto e adottato*
dal Medico Tuilelcéns iusieiire
colla sua madre,' cui fliron ant-
mazzàti- fra le su^ braccia due al-
tri suoi figli . Quel medico bè-*
oefattore merita* gloria . Il buotf
Medico volle fstr tnedrcò il sivx
figliuolo adottivo, ma. co^ui di-
venne pittore ritrattista,' e fiori-:
sta, più Bravo in piccole^ che in^
gfànde .' Suo figlio Teoìcloro si di-^
stinse tic' ritratti .• E Costantin'd'
altro suo^figlio* nonr ebbe che il
talento di adular le donne ne' ri*
trjftti.
227. Giò'. Battista Cauli, 'det^
tà Bàcipci ^ Genovese n, 16^9 ih.
tyo^. Protetto dui Bernini , che
non fece iti Roma? Né, dòV^va*
farvi nùlIaV se le atti non vi si^
fossero corrótte .. Fuoco grande ,*
e^aittmanierato -in tutfo é per
tutto j- . • * *'^
228. Abt^mo' Gcnóel Piaiiiihih*-*'
gò n, T640 ; Paéstsì^^di' brio .•
229.. Piietm Van ^^ìti%ìittdt Ò^
lande$e n. 1640 m* ^9^ .' Ilavotò^
in piccolo con ui)a: minutezza che
ooh può esser valutata che dagli?
amatori di miuuzie . ' ^
itso. iSaspatp' Lair<skr JLiesese^
•ir y nv**^'*
166 WT
ti. 1640 in» X711. Gli si è detto
th* egli è un Pusssno rnsl glìe^
v0to . Egli era frettoloso , e de-»
dito alla crapniii » pu anche in-
cisore .
231. Pietro Nunes Spagnuolo
n. 1640 m. X700 . Imitò il Gùer-
cino »
aga. Gio. d' Alfaro Spagnuolo
n, 1^40 m. léSo . Si ha per il
Vandick di Spagna . Fu anche
buon paesista . , ^
" 233^ Cario Dùjardin Olandese
11 . 1^ m. Z678 . Colorista alla
Veneziana» Incisore all' acqua''
ibtte ; • . \ ^
. 234. Francesco Van Cuydc
Fiammingo t buon pittore di be^
%n!Cy jftia.non troppo buono ih
ritratti»
- j»3$«. Carlo de h Fosse Fran-*
ocse n*. X(04Q m. 1716. Dall' Ìta«
iia non- riportò altro che un buon
colorito, e*una pratica di dipin-
l^ere.a tresco^^ nel rimanente fu
tcorretto, e ammanierato. '.
2)5* Andrea Lucateili Romano
paesista d' un buon chiaroscuro .
Testa -bizzarra.*.
' i 217. Andrea Pozzo da Trento
n. 164% m. 1709 * Pittore e Ar-
-chitfttQ : né. V uno ji^ l'altro i
Non fu -che Gèsiiità »
259» Arnoldo, de Vuez Fiam-
mìfiso n. 1^42 m. i'^^. . Studiò
-Rmaeilo » e ne apprese un buon
.disegno.; jaaa, il suo Colorito è in-
solito r ; - .
239, Michele CorneiJle Fran-
cese n. 7^42 m.. i^oS. In Italia
ai . iR»rmò buon . disegn latore , e
» milla di più « Gio.. Battista suo
Otello, & anche passabile . En-
trambi incisero .
t 1240. Eglon. Vandér «Neer 0-
landese n. ^^43 m. 1703 . Huon
paesista , e ri trii trista . \
..«41. Goffredo Schalkén Olan-
l^IT
dese Q. 1^43 m. 1766. tììnmhm^
va i suoi soggetti d'un lume vi*
vo come proveniente da unafiac*
cola ò dal Sole. Non ebbe altro
merito . . ' • • ' ♦
242. Gio. Jouvettet Francese n^
1^44 m. lyt^Z Senza uscir di
Francia si formò un disegno fer»
mo e fiero , un' espr^one forte i
e uno stile austero . Pare un
Guercino innestato \ in Caracci »
Passa per un capo d'operata sua
Deposizione della Croce; èinci*
sa da Despla'ces • Anche il S. Bru-^
hòne è per l'espressione stiiciata
inolro . ' La 'Resurrezione di -La-
zaro ^ , incisa da J. Audran . A
^9 anni divenuto questo Pittore
paralitico alla ' mano 9 sì ajutò
colla sinistra , « tanto fece che
dipinse il Magne fi^t -^ e • altre
cose . " ' ^ ' ^
aÌ43. Francesco Mile Fiammin-
go n. 1^44 m, x63o . J^e sue pit*
ture sono un misto di storia e di
paesaggio.' Per la^'suà gran me»
moria non dipinse che di memo»
ria : pratica pericolosa ; perciò ii
suo colorito è senza varietà»
244. Arnoldo de Gelder Olan^
dese n. 1^45 m; 1727 • Tn sàìievo
t imitatore di Rembrandc.v
• 24*;. Gio. Glouber Olandese
«. 1646 nt. 1726 . Uno de' miglio*
ri paesisti, e- incisore; Anche
suo fratello fu buon paesista ^ La
loro sorella Diana dipinse ritrat-
ti e qualche cosa di stòria .
246. Gip. Van Cleef Fiammin-
go n. tS46 m. 1716 , Disegnò^ be-
ne) e compose senza confusione 9
ma con cattivo colore .
247. Gio. Van Hugtenburch
Olandese n^ 1^4^ m". 173^ . Di-
pin^ le battaglie del Principe
Eugenio , è incise afk maniera
nera.
248; Maria Sibilla Merian Te-
de-
PIT
écstti n. 1^47 m. 27^7» Celebre
SftturaJista dipinse con acciàratez-
2a insetti e piante, che servòQ
di loro cudrimento . A^quest^og-
{getto ella precorse tutta r£uro«
p9L 1 e aodo fin .a Surinam neir
America. Scrisse ancne su Ja sto-
ria dcgl* Insetti . La maggior par-
te deli» sue opere sono a Pie-
troburg neir Accademia dellt
$denze «
•249. Goffredo Kn^ler. Tedesco
Hf 1648 tìL jfzó « RitrAttista xtit^
diocre.
250. Antonio Francescliìhi B07
Jognese a. i^ m. 1720 . Allie-
yo di Cignani tu un buon pit-
tor« , faa ^11"* ulciipyo secco e de^
boJe* Bartoiozu ne ba fatte due
«tAmpe di giuochi^ di fanciulli .
- 251. Giusqipe ParjOGcl France-
se n. 1648 m. 1704. Fece gran
battaglia senza averne- veduta
iKppui: utaa« Fu aiiche i^ci^ore.
^nacto fu andiè batlagliere *
Pietro fa seguace di Cario Ma-
ratta* C^rlo figlio 'di Giuseppe
imitò suo padre •*
252. Elisabetta Sofia Cheron
jprancesc! n. tóéfi m. i^ix . Dipin-
se ad. olio I a smalto , è in mi-
.niatura. Incise alPacquafbrte e a
bolino; disegnò pietre antiche ^
e ne incise . Luigi si{o fratello
studiò Raffaello^ e> imitò fhdda-
xnente Caiacci ti" ,
• 253. Gherardo jFfoet Olandese
n. 1^48 m. Z733 • Fu d' immagi-
nazione jviva, d'un'esattei&za fa-
cile, armonioso nel epiche V in-
. t^liigen te n^l chiaroscuro ..
2J4. Luigi. Bouiloghe I^ra^iccsc
n. 1^09 m,* 1^74 . Mediocre / Bón
a«o fijglió n. ^649 m. 1717-, stu-
diò tu Itaiia , ac(]U!stò merito
nella storia » e dipinse ritratti &i
<fDljle dita. Il suo combattimento
d^£fcole contro i Centauri nassa
PIT J67
?er una Mie sue migliori opere .
ncise anche ali* acquafòrte .
Liiigi suo fratello j>on gli fii in-
feriore*
^SS- Agostino Terwestcn O-
Jandese n. 15^9. m. 171 1« Da ci-
sei latore si diede a]la pittura, e
si stabilì a Berlino' con applau-
do . Matteo suo fratello trasportò
dall'" Italia all'Haya molte buone
pitture, • '
" ±^6. Gio: 'Verkolie Ohilidese
n. xó^ojxt, x6^, Riftflfttista, e
Incisore in nero. "Nicola suo fi-
glio m. Ì7^6'i\x buon pittore , e
ulfi de' ptfmi incisori alla- tnatiie^
ra net;!. Fu avarissimo delia coi
io, pi£r preziosa di cui' si fa tanto
scialàcquo , def tefhpo . ■ Qinmdo
non dipingeva , leggeva ? 'leggeva
anch^ quando mangiava . "^ * >-'
2%7, Pietro Eyckens Fiamimn*
go '. A forza disrampi'è e dì ges4
«id* Italia: divenne urt buon piu^
tore, "1
258.' Camello Haìie' Francese
ni. 1^74 'fii' mediocre. Claudio
suo figfio n. liJ'jT m.173^ fudol- '
ce seAtà etevatione , ìe ammanie^
jrato . Natale figlie^ di ' Claudio
n.r7rì rfi. 1781 fu imitatftr di Suo
padre,
159. Ciò. Battista Santerrc
Francese n. i^jr "m. 1717» Con
poco tahento àfbr^a ài kvoro^ di-
venne d' tìna ^ìvtstetzé igt^ade-
vole . Noti! si sforzò mai a 'portar
pesò eccedente ie sue spalle'*. La
sua $. Susanna è incisa da- Roi>'
potati; •" • ' .^» ^ .
i5o. feìo. Conchìllos FalcoSpa-
«;nuoIo n. %6$t m. 171X . Pece stir-
dio grande di statue antiehe , ts»
^i dice" che tiiisCÌ corretto^^, 'd«^--
b4do e leggiero .. . • • " • r^
' zéi. Cornelio 'fitoyn'Olaftidese
n. 16$% paesista , e/ ritraftista-* ;
^ 2,61. Riccardo Van Orley FkWl-i
il 4 iirin-
.nmgo fi* xS^ m. 17Ì* * Fu leN
tei-Jito ., e . dlpmse Ì2t storia in
mìfliattt^ coF#éttamente pi^ all'
luJiana^ che alJa Fiamminga .
z$Z' Giuseppe étì Sole Bolo*
gncse A/ 1^54 m. 171 9 . Ojpinse
l^caderolmente sai gusto di Gui-
00.
2^4^ Carlot ^ òt Moor Olandese
^. 1555 ni; 1739. Disegnò ton
correzione , e colori bellamente .
il suo giudizio^ di Bruto contro
i suoi Agli nella «aia del Con s»*
glio d'Amsterdam fa spavento
pet la verità deSP cif pressione .
"lAp Luigi de Deyster F>am-
ikinngDf' n. nó^ó m^ tjit . ^uon,
pkttìtt t per il disegno, e per il
colèdcó, e per il'ckiarosciirove
per :r paitneggiamenti . Incise an-
cbet eoa effetto v> ma eoi v0lèr fà-^
re altri mestieri, organi, violi-
ni^ 0rolo0^ peodòli , perde gran
tempo,' si ruinò, e per ^ivef fen»
qe quadri stripazzati .
7.66, Francesco Van Bloemen
Jìiamnitogo^^ ^ n. t6^6 m. X740 «■
Visse, gréti tempo inRofiia, e fti
buon . jsftesista • Pietro suo A-atc^-
io. dipins^ battaipiie , caravane ,
snercatr. di cavalli , e feste óritn-
^lt.« Norberto aitfo fratello hte
ritratti ,' e conversazioni galanti ,
id'int^tuqiio falso e crud6.'
t^, Nicola Largilliere' Ftan-
n. 3^56 Tki, 174^ ^ Suo^ ri*<
trattista^, e. paesista « •fiorista,
« fruttista, e bamboécJÉta. Vol-
le «lidie diptagere ctorie. ^kit^t
buon colore-, e un tratto lir^o.
va^.. Fetdtnando Calili Bibien»
Bolognese n. %6^6 m. 17^9 . At-*
«hitetto e jpktor teatrale, eome
ftttCJhe suo ./rateilo >FFanceseo&
7£^* Ffances^^limetia Napó-
JgtoBO- n. i^^7 kt^ 2^^- Cortoai-
Ma.,t iGiord^ista ^ -<evtorse fam»
grMrfé>- v '.• ^
nr
ÌI70. Giuseppe VivitsH Frahctfe
n. x6f^ m. ly^s t'itfkttistsL , e pa«
stallista,
, a^i. Francesca Pietro Varfaey-
den Olandese >n. i5$^ m. i^n.
Prima scultore , e "poli pittore di
(acce . ' . ' ■
272; Giacomo . de Heus Olafl-^.
dése B. 1657 m. X70T. Ritratti-
sta. ^
273. Sebastiano Ricci Venezia-*
BO<n^ 16^ m. ^734*^ Buon pitto^
re per il disegno 9 per la compo^
sizione, ma ammanierato anche
nel colorito « .Lavorò molto in
Inghilterra • Marco suo^ nipote
m, ij7j$ fu paesista e incisore,
. 274* Adriano' Vander WerF
Olandese- n. 1^59 m, ^72», Ce-
lebre f>cr il difetto dì lavorar in>
piccolo colle maggiori picciolez-
ze , e con una finitezza delle pi^^
rtdicple . Per questi difetti egli
guadagnò niolf&simO. Ifu anche
Arcliitfetto, e la Borsa di Rotcr-
dam è ài suo disegno* Pietro»
suo fratello' m^ 171$ lavorò su Jt-
viStessa maniera, e collo stMSOsuc-'
cesso.
275, . Verendael Fiarmningo m'
^559*- Visse sempre tra* fiori, e
Ron dipinse c|ie fiori.
V76, Arnoido Houbraken Gian"
dese n. 1660 m, 3^719 . -Dipinse
di Buon disegno , ma vei^i ihale
le sue figure , e le colori peggio <
V,ìi letterato 9 e compose le vM
de' Pittóri de* Paesi Qs^ssì .^
277* Gior Branderber^ Svizzeitr
u* 1660 tày 17A9 . Seguita lo sti-
le di 'GhiHo Romano, e dipinse
gualche battaglia ^
. 278. Nunzio Ferajoli Napole-'
tano n. .x66j ^ Tratta la storia
alla mabiera di 4'Uca Giordana
suo maestro ^ Si éìeie à far pae*
ai su lo stile di Claudio JLore^
ncsc0 '
%7^
WT
^7^ FrMMEciCo Desp6ttes Fran-
cete n; ^661 m, .1743 . iFu- bravo
a dipingere cacce , e ritratti • v
. aSo. Natale Goyfttl Francese
ii« itfaS. m. 3707 . Buph pittore di
atile graadtoio. Mentre «gli era
in Roma, direttore, ^ir Accade-
mia di Francia dipioic per . il
Gabinetto di Versagiiea quattro
quadri, Sdlone« T/ajano, Ales-
aandra Severo , e Tolomeo Fila-
delfo:. fuzpn esposti qelFaatflon)
e né riportarono «^iode : aono in«'
ci$i da puchangci» e,ida Dupiua.»
Vi è fórse troppa arebiteltura.^.
cbi,e distrae dal soggetto. AntOr
nio suo figlio a. il&ói m, x^aa sì
attaccò in, Roma al Bernini > ,«
sfogò in tutte le aflTctta^oni..
Per disgrazia egli ebbe gran vi-
vacità, si amn^Aìerò piò che
mai,. fece una fortuna brUiante ,
a appestò là Friincia. Consulta-
-va il teatran^ fiaron per je attv-.
tudini delle sue figure . . Q|ie* 14
Boggetjti dell' Eneide eh* ^i éi*
pinse nfl Palazzo Reale $ «nanco
male chci sono distrutta , ^ forma*
vano un'Eneide travestita alla
l^raocese* figli ihcjse iholto*
Nicola suo fratello m. 2735 fu
meno fantastico , benché non fo9^'
ae uscito dalla Francia 4 Carlo n;
xtf^ m. J7$a fece pèggio di suo
padre Antonio ; e ^anto pclggio;
perchè non area talento nemmé«v
no per le bambocciate.
aoi. Oregorio Braadmulle Te4
desco n. j66x m. là^t • I Tede-
schi Io hanno per un attore di
primo rango, jggii .dipinse in
Francia sorto le amn $ ' • •■
. 281. Gio. Andre ^raofésiS'. sii
X66z m. Z753 » Frate 2Domeniea»i
QO stucUò io Roma sotto Cadoi
Maratta, e ntìnk imàk'€m\éi^
hplc., . .^
at3« Giacinto Rigaua Frani
m i8^y m* ,174$ * Aifì'atthta paa^
sabile y caricò al accessor j .
284, RobcctQs Van ^Oudenardd
Fiammm|ao n. xóó^ >ai£ ty^^ . Di«>
scepolo di Cario Maratta i e poeV
ta latino «
a8f. Gio. Antonio Vander Lee^
pe Fiammingo n. 168^ tH. 2720.
Dj|»inse senza interesse con assi^
duità .
9$6, Raehek Rnisch Olandese
n* 1^4 m. xys^- figlia del fanK>i>
soJMedtco Anatomico, dipinse
bene ffìitti ^ fiori , insetti .
a87« Giuseppe Afarii Crespi det*-
to io Sp0gmuch Ji; m Bolpgna
xtftfsm* S747 w Colorista binar»^
ro , ' e si caricato che ti diede'
finaldiente a caricatore 4 . Danki^
lo detto Gerjmo fu anche fanflB**^
stieo , 't'ammanieiato^ matbte
facilità . » . j
' a89i Comeliofda Sart Oiaadew
se n. x^<5 m..i7f4 . MediocreMMSl
rappresentare feste Fiamminghe y
e fiori • . .
%Z$. Benedetto Luti'. Fidrcnfi«
no n^ .i4é6* m» 1724.. Sùibiiito-
si in Roma volle esser pia . co[o<('
rista che disepoòaciMe^ e fiii Fran«
«cse che Italui^ò. Bartoioni gH
ha inciso^ Atalanse rippoÉtlene^
e Napeis<) - .^ •
^ 990. , Giorgio .Filippo Rogèada»
Tedesco n. làdtf >miit74a< 'Dw
pMise battaglia, ma. le vide.,* e li^
dipinse eoa disegno aorret«> ; in»
cise air^actiuafoste 4 : e \\ - -.
: %$^ GiùaeppeGabriélia Imbctr^
Franccie Pft xi66 «nik zp^^MU'' St Iìm»'
ce Ottosino^ eaiguitd ad. esser
mediocce pittare •/ '
• apa. Antonio Bdcsira Verone-'
se n. ^é^ mi i74f>* Bum cdh>«'
flbtAr.e.hiimi disuaaaore .
«934 jAnrooip Rrlvaiz Ftaaets»
a«:94^7'iak473S.Js RoaM si finn
mò buon gusto nei djUjwi^
d-
X70 WT
nella conposizione » e fiel co-
lore..
294. Èia Kupetski Ungheron.
X667 m. J74P • Ritrattista ^ di-
pinse anche • delle fantasie con
verità , ma senza scelta : ebbe un
colorito vigoróso.
295. Nicola Bertin Francese n.
1^57 ffl. ^7^6 • . Pittor in pic-
colo.
29^. Gaspare Pietro Verbruggen
Fiammingo n. 166S m. 1720. Fio<^
rista di mìe grande.
^97, Gio. Ridolfo Huber Te-
desco n. x66g m. Z74S. E" chia-
inato il Tintoretto degli Svizze-
^ ri , quantunque nom facesse che
«tratti.
298. Domenico Maria Viani
Bolognese n. 166S m. 1711. Vol-
le imitar Guido, e fu sciapito e
monotono • ^ • *
• • 199^ Fedéticb Moucheron O-
hnde^ h. 1^33 ra. 16S6 . Paesi-
f ta • Isacco suo figlio ii< 1670 m.
9744 studiò in f^oma , e diven-»
ne paesista classico.
ipo. Luigi Gailoche Francese
s» 1^70 m. 17^1. Grande teoria 9
e pratica piccola.
301. Paolo Farinato Veronese
fnenp che mediocrissimo .
y 302, Donato Greti Cremonest
fi. x^x ijii. J742 , facile, fino,
% secco , di mal colorito .
305- Roi» Alba Carriera Vene-
tian^ n.. 1^72 in. 1757. Dipin-
se prima ad olio, poi a minia-
tura , e a pastello con purità e
freschezza /di colorito • • Guada-
f nò molto. Suonava ben il gem-
alo . Wagner incise il di lei
xi^ratto ; e Smith in nero la Pri-
mavera e rinnocenza.
3^4- Claudio Gillor Francese
«. J^73 m. 1722. Bravo ne' Grot-
teschi, e perciò stimate le sue
sjtampe per le favole de la Motte «
305» Gio. Pietro Zànotti Bo-
lognese n. 1^74 . Disegnò e co
ion bene ; fii poeta e letterato %
30^. Thierry Valkemburg Ó>
landese n. 1^75 m>t7^t. I^ayo
ne' soggetti non viventi .
307. Gio. Antonio Pellegrini
Veneziano n. 1675 m. 1741 . Pas-
sabile 9, e a forza d' estender i
lumi distruggeva il rilievo. .
308. Pietro Giacomo Cazes
Francese n. 1^75 m. 17x4 poca
cosa •
. 309. Roberto Toumiers Fran-
cese n. x6y6 m. 1752 ritratti-
sta.
310. Giacofno Tonhill Ingle-
se n. 1^7^ m. X732 . Ecco il
primo Inglese Pittore, che per
avere suo padre ruinata la casa
si diede all' arte . Studiò in Fran*
eia e in Olanda , dipinse molto
in Londra , ma "difettoso nel ài*
segno e nel colorito.
311. Gio. Raoux Francese n.
i6^j m. 1734 . Ritrattista .
312.- Giacomo Amiconi Vene-
ziano m. X754 . Mediocre nel di-
segno, ma nel colorito insipido 1
e sfarinato.
313. Koenraet Roepel Pìindc-^
se n. 167S m. 1748.' Di grad-
lissima complessione fu posto io
un giardino, si occupò V fiori,
li dipinse a maraviglia, e invec-
chiò . .
314. Sebastiano Conca di Gae-
ta n. KJ79 m. 17^4. Discepolo
di Solimcna si fece un graq po-
me in Róma , in Italia , e do-
vunque ..Tanto l'arte è degene-
rata i Pei: esser grazioso si rese
meschino , e in cerca del grande
s' impiccolì . Per farsi un colori-
to brillante divenne ammaaic-
mtp* '
3XS, Francesco de TroyFW'?"
cese R. x^5 «!#• X730. ftit»*^^**
PIT
«m favorito dalle Dame 9 cfie ne
faceva belle eroine per quanto fos-
sero sguajate. Gio. suo figlio il
x68o n£ X7$x direttore deiP Ac-
cademia Francese in Roma d^ it*-
na maniera arci teatrale ebbe tut^
ti i difetti dell'arte da appestare
tutti gli artisti.
3x6. Gio. Grimoux Svizzero
n. itfSo m. .X740. Senza maestri
atiidiò in un magazzino Rem-
brandt e Vandick • . Ritrattista
bizzarro non volle dipingere che
donne in busto e aggiustate a
modo suo , ma pittorescamente 9
meno di bcio > e di un buon co«
xorito *
3x7. Gio. Van Huaysuiii Olan-
dese n. t68z m. X749 , Fiorista*
d* un colorito sorprendente 9 t
btavo paesista.
. 3x8. Gio. Battista Piazzetta^
Veneziano n. 1682 m. 17^4^. In-
tese bene la composizione in'
prande % ina non il disegno , né
li colore ; fu ammanierato .
3t9, Gio. Van Breda Fiam-
mingo, n.. 1^83 m. X750 buon pae*
aiata.
320. Antonio Watteau Fran-^
cese n. 1^84 m. xtiz . , Egli si
diede a soggetti galanti , special*
mente campestri , e vi riuscì con
gusto di composizione 9 di colo*
TJto 9 di naturalezza .
321. Baitassar Denner Tedesco-
ij. i58j m. 1747. Nelle sue te-
ste si può contare ogni pelo , o-
gni poro. Dunque lungi dà tale
pratica .
3xa. Gio. Marco Natticr Fran-
cese n. 1^85 m. 1776, Ritéattt-
sta, e trasformava le donrfe in
ninfe, e in dee con ogni iri>bet-
limeato •
323, Gio. Batista Oudry Fraii-
ccse n. itóSó m. 175^ . Riuscì spe-
cialmente nelle bestie •
PIT t^t
324. Antonio Canale Venezia*
no n. 1^87 m. 17^8 paesista à^
una b^lla faciliti .
325. Francesco le Moine Fran-
cese n. x^8'8 m. 1737. Scorse T
Italia senza frutto, fu portato St
grande più per ambizione che
per genio, non diede tanto nel-
le contorsioni conte i Coypel e i
Troy , aggruppò bene , e colòtì
con armonia . Il salone d' Erco-
le a Versaglies è forse la piik
gran, macchina d' Europa : egli
vi ficcò 14Z figure. Egfi fu di
buoni costumi , intollerante però
dell' invidia altrui a segno che
ne impazzì alla frenesia 9 e si .aqi«
mazzo . '
325. Francesco Paolo Fere Vien-
nese n. 1^89 m. 1740. Paesisti
di mera natura •
327. Nicola Lancret Francese
n. x6gò m. 1747 . Discepolo di
Watteau, ne ni buon imitatore ;
328. Franceschiello de Mùm
discepolo di Solimene 9 1 al pari del
maestro si scroccò grande fama •
In una Chiesa a Mantova di|>in-
se la Madonna* che si fa la cioc-
colata in una cioccolatifsra d* ar-
gento fra un gatto e un paj^pa-
sallo con una bella sedia di vel<»
Rito trinata d* oro . Ba^ttelfe a
confronto della maniera delle par*
ti principali dell'arte.
• 329. Gio. Paolo Panitini Pia-
ceiìtino n. X69X. Allievo di Lò-
catelli dipinse monumenti di Ró-
ma.
330. Gio. Restout Francese n.
téfz m. X769 . Ni|)ote e allievo
di Jouvenet ebbe qualche. grazia,
'syi- Gio. Batista Tiepoio Vcr
neziano n. 1^93 m. 1770 . Féli*
ce nella composizióne, e .nelle
teste' muliebd , nel resto falso •
332. Cacio Corrado ì^fajJoleta-
no n; zé^t m. 1768 • Più ' am-
ma^
taaniedlto del sno ttòe^To Soli-
9iena , e fortunato ugualinente
dipinse molto per il Re di Spa-
f^3« Pi^trol Bianchi Romano
H. j6^ ixK 1729^ Dipiiise in o»
gni gdn^ré» e ridipinse da gin*
dice severo di sé sèesso .
• 3)4».Gioi de VlTit Olandese n.
s^95. Senxa ustir da}ia sua pa-
tria Sttldi^ i migliori diségni Ita'»
iiani-, studiò Vandyck e Rubens >
CI -diireiine nii l^on pittore» iina
d- nn disegno debole..
335r Luigi, Tacque. Francése m
1^95 m. a?:»* ritra'ttista ^
^33^. Gio. Girolamo Servando*
ftt Fi<Kcntino n. 1^9$ m. 1766,^
^ttorf d* Archiretture , . è orna-
tisi» dfc stupito a^eialmeote in
Francia't
3e37/ Cornelio T^ròòsf Óìande-
iflt^' 1(^97» 01^1758. Ritrattista f
tipittOre ài jpi^coli ' Oggetti i di
lOKP, colorirò,
ii3$« Pietro Stòie^ ras Fr«ncé^
ur. n^ Jt^sf Jfi» z749:> Stabilita
m Romarwe^in S*.Pietr<r il qua»
dro.'griad^ 4^1 S* Basiiii^.s passai
.039. Giacendo Nogarì V^ezia-*
^o à> .3f^99 ««.. vài • S^ applicò
a testardi earjkttere di buon di^
«•g«o.,V dVua color brillante...
040^: Carlo Nstoire francese^
plmic^r», dell'' AcQAdemia' di
Fmeia :J». RiiQia'./oercòr-.di.por-v
re i Francesi nel bi}0a gusto y
S4f. Gio: 1>i}f«oBt Ftàncese n..
X9Ptf:;«1.. X781 « Visse: Q>0it0, C
ILo^. fecajiif^te di buono »
im^^ichfik France^cOiD/wd„re
Bildfiin f i:^6f(e a«'i79PiiB> \?^^ .
K«a/|è4iotQiqb4 per il, SUO: tran .
fato della Pittura, e de' Còstijmi^ •
dcfgli: Afflai i<it .•
n. ijròi ta, i779- Origlrtaile' ud»
ha imitato che la naturai in pie
colo •
• 344. Pompeor Battoni- Lucchese
Ili 1702 ffl« 1786 . Visse séiìipr^
in Roma ignorante delle cosebei^
le di Roma e di Grecra', e gV ii
gnoranti lo pòVtaron da per tut^
to- alle stelle incantati dalla &1*
sita dd suo cdloritcr . ..
345- PietnJ Catlo TueraòlKeré
Francese n. 1703 m, 1739» No-
' bile di biKm gusto . La 8U# Dia-
na. accónm^nata> da Ninfe è in-»
cisa.da Mailéef.
34^- Francòicor Boìicheìt Fran-^
cese n. 1704 m. 1768 . Niufto sfc
è mar abnsato. dal talento cota^
costui; falso m tatto, andie'nel^
genere: pastorale .^ è fu primo pit-
tore del Re . Non ebbe cKe H
solo prègio della distribuzione »
- Ì47' Giacomo' VanloOr Olande-
se n^ ■x^i4 m. -ztfyo' di booti co*'
lorito • Sì fissò in Francia . Gio.'
Batista suo nipote n. 1^84 nv
if4i studiò in Róma sottfirLu-*
tt^ e divenne biton' artista.* Car-'
lo suo figlio n.ji705 nK t76f^
studiò anche' sotto Lutf , riuscì
finche, passabile. Luigi e Affla-
deojìglj dr Già Battista srfeteto'
.anche oAòrè.'
...34*. Van Gtóot Tedésco h*
dipinto di buóh colore e ih beile
attitudini le bestie .
,349- De' ls(. Tours Fifanoese n,»
*7o5 m. 1788 pastellista.
3 jos. Giuseppe Vernec .f fance-»
se n. 1712 m. 178^, Studiò ini
R orna , e , r;uscè egregio; nelle ma-
rine y 6 rie', paesi .
$ji. Gio. Battista Pietre Fran-
cése n. 17*5 m X7$9s^ Si^ .fece
pittore , non per fare fortutia , nc^
ayea abbi^tabza ^j ita per ianiore
dell' jirtCr S^u^fiò. in-Ronia, «
ne riportò buon^d^s^g^, » f^o-^
pir
|4IH ^{ stile ; nei colorito è «•«
^iocre •
$52. Gio» Battista Deshays Frtn^
<ese n. 1729 m. 17^5 • Gran fbo-
CQ » poca eleganza « molto drgraii-
de e di forte , e poco di beiib e
di soave *
9<3, Antonio Raffaello Mengs
Tedesca n. 1728 m. 2779. La
sua vita i stampata alla testa det**
ie sue opere pittoriche , Egli in
Italia si scelse quattro maestri',
V Antico, Ratfaeilo , Correggio,
e Tiziaho • Il metodo col quale
Ji studiò, convien osservarlo nel-*
la sua vita, Il profitto che ne
ritrasse , bisogna vederlo nelle
sm opere stampate , e dipinte
in Roma, in Ispagna , e altro-
ve • ' Niun pittore ha scritto e
dipinto meglio di Mengs . Si
metta a confronto con qualun-
que, e si conoscerà non esser
questa un'esageras^one . Ma chi
confronta, chi giudica, vuol es-
sere intelligente, e denudato di
fn-evenzioni . Se si vuole un qua-
dro giudizioso su la Pittura mo-
derna 8i vegga Mengt nel discor-r
fo ceguente ,
CONSIDERAZIÒN'Ì
Su ;.4 Pittura MopEaifA.^
Le Belle Art! comincnirono in
Italia a dar -segno di vita nel se-
colo XI V . I Pittori si occupa-
rono a dipineer su muri di chie-
se, di cappelle, di cimiteri, im-
magini tetre di religione : chi'
piò ne metteva, era il più brìi-
vo; Lavoravano di mera pratica'
senza alcun principio di scelta ,' 1
né di bellezza . E -pfaccvàrtbf : ì- *
inoranti gli artisti' (t> gli arti--
giani), fgnóratiti- ^spct'sato^'
MT
tn
ti » Rimane ancora quetto viziai
<leir ifflaaiia .
- La vojglia di sor]>asiarsi V un
r altro iece sbarbarire un poco »
e trovare oualche teotla. l^pri^*
ma parte che ritrovarono < fu la
Prospettiva , nota già 'at Oreci i
Poterono cofl esprimere- lo scor^
«io, e dare più editto e più ve-
rità alle loro òp^ere .
Domenico Ghirlanda jo Fioren-c
tino fu il priàio'a migliorare la
stile della 'imposizione colVàg*
srupparne ie figure disirtbuendoW'
Ut m ona gradazione di plani ,
per cosi dar^ qualche profonditi
ai quadri • '•
' Sul fine del secolo XV fiorirò* *
no talenti superiori . Leonardi
da Vinci inventò emn Aumetè
di dettagli ; Michelangelo collo,
studio deir anatomia e ^elP anti-
co ingcaodi il disegno delle fora-
me ; Giorgione migliorò ' PartO'
in generale , e rese il colorit»
più briljante ; Tiziano imitando ,
diligentemente la natura pose^ u»'
na mirabil- verità neuroni. Fra-
Bar toiommeo di S. Marco adope-'
JÒ bene i panneggiamenti e il
chiaroscuro 2 RaffaeHo , genio
trascendente , ù approfittò delle'
parti migliori 'de' suoi jA'edeces-r'
sori e contemporaidei , ne sefpe'
fare un composto fielice ,* e si for-
mò UBO stile veron ' universale v
6 superiore a quanti 'artisti* fino^
ra sona stzti . -
Che cosa si avea d*ageiunger
di piìr alla pittura ? Dopo i Z«u-
si e i Parrasj , non trovò AptìUtf
altro d'aggì«ngereail* arte cha^»
la Jfr»t}s » fi ìz gra^ik aggiùnto
anche Correggio alla pitturi mo^
derna portata al ecilmOk da»Ral^^
fa^ov •»• V- < . » h' *.i'i
Dai colmo di tali nùestri^ 1^*
ai¥r'd«Clxfaò*^lqttaatQ'« 1* Carne»
ci
ti la sostevntrvoy i lero'seguabi
Ja rialzarono , speoiai mente Gui«-
do ^pììe sue leggiadrie) e Do-
^oenichino colla sua saviezza •.
Ma Quercino e Caravjtggio la
p^uscarono eoa un chiaroscuro
d* cvnbre troppo forti ».« con op*
posizioni taglienti . > •
(' ^ Peggio in appresso . Pietro d»
Cortona stabili il pregio ddi'aN
t^ in abbàgliajT soltai>rp la vista
per qiezzo- della >^ composie ione i
cioè di un fracasso di figure^ in
contrasto, di gruppi e ai jnsiii*
bri . Cosa ben conioda, die ri^
sp^iriiua tanto studio di tante sAm
tre còse difficili . Basta a0bllaB
figure.) coQvengana o no che im-
porta ì importa colla loro molti«
tudine nascondere ì di&ttr. Ad^
dio bella semplicità d^' Greci che
Impiegavano un picciol numera
di figure per rendeG^ più sensibi-
le la bellezza t e per far-e più ri*
«alto al soggetto principale. La
scuola del Cortona :fu una vera
setta, che dividendosi in pia rami
ha sfigurata la Pittura • Non piò
scelta, Hon più esame sui .bello,
m V loterassante , su la conve-
nienza 9 SU Tespressione : i Cortout
nistj hanno precipitata T arte ini
giù (We e)la era fra tarimi rì<»
stauratori moderni, a^itingev-
dole solo, contrasti e contersiow
i^i 4 « spampanamenti •
Fin9uaaa,tc Carlo Maratta sì.
aiede ad imitare i Caraoci^ fmi>^
tò sen;^X; Gioito raeìonare . ^ La
sua scubif , che si ha per l'ultimi'
msL 3i Aòma, ha un certo stilei
> accurato, e un. pìoco ammanio*-
rato; ^. ,
Uh Francia fiorirono anche v»«
lenti, àttisà 9 specialmente; nella
Coò^sizione ,' Dopo Raflàellor ,
niunasi i^ accostato più a) vefo
b<{Qn gusto )^r«cOi^uaiit«r P«ssf>«
ìkO\ Le Sueur, k;Bnin , « a^td
sì sono distinti per la feconditi )
e finché i' Francesi 'Aon si sono
allontanati dalla buona scuola I-
taliana , iianno avuto qualche me*
Degenerata la scnola Italiana
in Corfionesca, in Bbrninesca ,
in Borromineica, la scuola Frao^
case i. divenuta tutta Francese :
i suoi modelli sono stati i Tea-
tranti , e i Cortigiani dell' ar-
ciafleteato Versagliès.
' Pec le «altre Nazioni . V. Scuo*
to. . .
Cosa stupenda! I primi ofae-*
sttì delle grandi some drPfttu-
ra , ciascuna isoUto nella sua pa-
uia, giunsero alP eccellènza iof
tutte 4e parti,* senza altra goida
che l'antico e la natura, e so-
stenuti solo dal loro ingegna;
' I loro successori riuniti , e con
tutti ^ue'graadi «semphiri, noh
rrveanero a quella eccellenza.
Canicci co' loro bravi allieW ,
Paolo Veronesè^ , Van«dyck , e
qiunti esercitaVott in quel tempo
la pittura in Italia , In fspagna ,
in Francia, in Fiandra, in O-
landa , sostennero certamente la
pittura, hia un punto più -in giù
dal colmo dove era giunta .
Ma subito ella andd' più in
giù,' e via più ^n '^iù a |kècipi-
zio. La turba de* pitto ri si mol-
tiplica ,,e imitando pecorese^lmeti-
te da schiavi gli artisti del ac^'
condo ordine, ite risultarono o-
pere da artigiani • « Chi 'non vol-^
le esser che coioristaf,' diveitne
ammanierato ; chi voUe csskr pu-.
ro> 4»o5ci insolco .-'Alcuni pih'es-
^esv ociginali , diedero un • caK
ciò ad ogni verità ,• e sfioceato-
naiik'UÉ fasto teatrale, -fì ad-
diQPifcCara*
Da questo, geaerale smarrimen^
to
^ h sorta M«ng$, ti ^ualè coUz
peno/ifcol poB nello ha riaperta
la vera atrada della perfezione.
Chi sa che «ara ì . ^
Dalle Regioni settentrionali d'
Europa non si ha da sperar nnl*
ia di mediocre nelle arti di gu-«
sto per qualunque sforzo vi si
faccia . L Inglultetra non ha
mai prodotto un pittoricchio ,
non ostante le grandi ghinee pro-
fuse per raccorre opere di belle
arti del disegno. Giosuè Rey-
nolds scrittore di pittura e pit-
tore vi ha fondata un* Accade*
mia • Se ne desidera 9 ma non se
ne spem buon frutto. In Inghil-
terra è riuscita V incisione , e T
incisione sola può riuscirvi : non
«chiede vivacità ci'ing^no. In
tutto il resto si oppone la natu-
ra del clima 9 il qiuale ha tanta
influenza nel carattere naziona»
le« In qualunque contrasto con-
tro la natura 9 la natura sempre
vince e trionfa •
. ^ La naturai sede 4Jelie Belle Ac«-
fi in Europa è nelle- sue contra*^
de meridionali • Qjivi si fosso*
no rimettere in vigore» e conseiv
varsi. sempre; v^eCe'9 se vi ss
mette un generale regolamento^
Eccone un abbozzo « i. Si formi
un piccol codice <di pochi pre-
cètti su r eiaenw delie arti a
portata di^ciifunque . sa leggere^
e inalf^mbiiit mutersilt, eter*
ni ♦ . • ' -, ' • "^ ■
.;(. Scuflje pubbliche 9 dove Mi
ogni fanciullo non s\tna^at che
ii^ftu^nto Codice^ . .
.^ Chi vuol OMicarevOpem sni^
C(MÌice w .1 ^fucfici e fi. maestri $ *
e i ^iie^tanti . hab da mmàinat
coi codice .aUa .mano* .
4n Chi escriéiDri ilei Codice
esca dall'arte come rea di Inm
POE ^y^
*5. Niuao^ sia dichiarato Arth*
sta , se non possiede e riunisce
tutte le parti essenziali dell'ar-
te .
6^ Può bensì ciascuno sceglie*
re un genere, per cui è più di-
a lo ha *
tìstamente
sposto, ma
da trattare ai**
Il buon codice formerà buoni
discepoli 9 e buoni conoscitóri . I
buoni discepoli diverranno buòni
maestri 9 e ì buoni maestri for*
meranno eccellenti Accademie •
Tutte le Accademie debbono es-
sere in tale • corrispondenza fra
loro da non formare nei mondo
che una sola Accademia.
' Ma questa sarà schiavitù . - No .
Sarà anzi un riparo otofro il àì^
spotismo de' foiaestri , e tontrò ìit
ciarlataneria ééiìt mode» e de*
capricci . Ninno più comanderà »
fiiuno sarà più servo^ li solo Co*
dice sarà il ^vrano , cui tutti
ubbidiranno per godere dei (moQ
gusto universale e costante .
POESIA è inventare . L' arti-
sta è poeta quando inventa ; noà
è che pittore se copia -, o imita .
JL' artista è poeta > se vbde il
suo soggetto come ha dovuto es.
sere, e. se lo rappresenta con be/«^
lezza 'pum e con espressione pitjh
viva » Egli è poeta , se creato
questo quadro vivente nella . sua
immaginazione , ne consèrva for-
temente ki memoria per esporloi
al «vivo in tela, o iti marmo.
. Dunque la pòéù» dell' arte con*-
sisté nel vedere \ il soggetto^ e
neiresprimerio • L'espressione,^'
r espressione che (Caratterizza ^of-
té r artista. Eali inventi porr
gn^i 9 masse 9 figure , e quait- ,
ti' accessori vuole, i non perciò
sarà pMsmi ioisaràf see^rìmè^ '
rà bene V inventato . V arti^'r^
che txmtk «ahel soggetto, cuòd; '
sa
17< POE
«A esprimerlo, non h poeta, co-
me non lo è chi hj| trovato i|n
noggetto di tragedia , « non fft
là tragedia. £' madre colei che
6 aborti?
• ^ Per esprimer un soggetto , con-
vtene rappresentare i gersonaggi »
f:he han dovuto concorrervi , col-
le fisQnomie conveniènti al loro
raii£>o e al loro carattere , met-
terli nell'azione chelian dovuto
farvi , e io quelle afl^zioni che
dovf&no avervi; fortificare que-
lita espressi<|»ne col sito 9 co* lu-
mi , cogli accessori , e scartare
«guanto può indebolirei' assunto.
Punque* rari gli artisti poeti .
Dunque ^ran poeta RafiRiello.
^ Se le idee poetiche bastassero a
f^T poeti gli artisti, potrebbero
facilmente im poetarsi ad ogni li-
bercolo di poesie > ad ogni cife-
'lata di pòetoazolò . Ppr conosce-
re se un artista è poets , non si
jb^di che all'espressione; poco
importa se V invenrionc d^I sog-
getto sia sua o di altri : imporr
fa eh* egli lo abbia ben espresse^
allora egli è poeta. Correggio nx
tin sì gran poeta nel suo quadro
di Io , che il Duca d'Orleans lo
|>ruciò . L'artista vi aggiunse un
Accessorio : per esprimer l\ ardo-
re de* due amanti, pose in uà
angolo un cervo morto assetato
che si disseta ad un font». Che
ingegnosa >0ef/tf f*
Tutto ^quello che non concor-
re ali^tspressione del sp^^etto,
è niente. Onde n^oitiplicitè di
Ugure 9 aggruppamenti , macchi?
iie^ ricchezze di acecssorj , non
tono che imbrogli impoetici •
Quanto' era poeta quel Greco che
creò r Apollo di Belvedere 1 La
poesia dell'arte è n^l' espres-
, aione. »
' V\ib aafhe la tmsia di s0ih^
>0L
che censiste iieli'i«ipiego elegante
« pure del iinguagfiio dell' arte.
Questo iingua^ioe Ibrmato dal
colore . L' arfista che pasaedessc
la paetia d* atpratsiane sansa la
poetia di stila , aaieiube coiifc il
noeta che si esprimesse male nel-
la sua lingua. (Questi rilÀittercb*
bc il lettore , 9 quegli gh spet-
tatori. ', I
POLICLBTE scultore earphi-
tetto d^ Argo edificò in Eptdau-
Fo una rotonda- dì marmo biaa*
co molto. stimata, e un Teatto
d'.una belicKaui singolare.
POLIRE quadri è quasi io
stesso che deformarli • Senza una
grande intelligenza «per toglier
a' quadri la sporchana^ se ne
Dorta via alméno almeno la v»*
latura e le tinta che ne formava-
no l' accorda», 'A Parisi un cieoo
poliva quadri * e -molti ciechi ^
che non 'si «créievan eieohì , gli
day ano «^ ripoiire* i loro quadri .
^ POLLÀJfpLO CSimoite.^ n.
^4%4 nu x$oi^ artista FicM'entino 6i
«oprannominato- il Cronaca, per«
ch^ avea studiato molto le anti*
chità RomaneV Sul gusto .antico
di Roma egli architettò 'U cor-
nicione corintio al palaaze Sttoz^-
zi in Firenze, a si ha quello
per il più magnifico de'oomicio-
ni . Ma quel cornicione corintim
è in una fàcoiata d' ordia. dorica
il più .siempiice .' Anche nel cor«>
tiie lì Sig. Cronaca fi^ce un sal-
to dal docico jn^ corintio. La^ua
Sagrestia ottapona di S. Spirita
ha proporzioni eleganti . La cbie^
sa di S. Francesco, sul pogfiio di
S. Miniato è si vaga éheMiche<»
langelo la dhiamava la sua cara
villanella . E' anche iodato il suo
Convento dè'Servi, e il Salone
del Consiglio.
POMPfi Amebfi. Alleportt
/
POM •
del maribondo si atraceavtno ra-
mi di spini e di alloro : forse per
recargli buon odore.
Il parente pia prossimo incol-
lava le sue lébbra su quelle dell' .
agonÌEzaote^ e gif chiudeva gii
occhi subito che spirava.
Sotto la lingua del morto si
metteva un obolo, e anche tre^
Si lavava il cadavere, si profu^
mava , s' incoronava di fiori » Si
copriva d' un manto di porpora^
o bianco .* Le- mogli , o le figlie
tessevano questi panni mortua-
ri, e così famfliarizzayansi colU
morte ^
Si guardava il morto non men
di 3 , né più di 14 giorni • V uU
timo si esponeva pubblicamente
in un vestibulo .co^ piedi verso
la porta.* I ricchi erano su letti
di parata detti Ittiche con rami
di cipressi intorno: i poveri su
tavole . Presso alla Dorta era un
vaso pieno d* acqua lustrale , pre-
sa da una casa non mai visitata
dal morto. Chiunque entrava a
visitarlo « si aspergeva di quefl*
acqua neir uscire per lavarsi dèli'
impurità cadaverose .
La famiglia e gli ariiici si met-
tevano intorno alferetro : i can-
tori i Intonavano versi funebri , t
tifi musico accompagnava con u-
aa tromba inclinata verso terra;
per i giovani si suonava il flau-
«p invece della troinba ; Alle don*-
se spettava il pianto, è le la-
tnentazioni . E si affittavano del-
le piangenti che vi andavano a
vcdder le loro lagrime , e n' en|r
pi vano talvòlta die* vasi iacrima-r
t§rj^ no»«eBta gualche furberia.
' Non bastava u pianto : si fa-
ceva anche offèrta di c4>elli, e
•nche lungo tempo ddpo i fune-
rali l'amico o il parente s| ta-
g<ltava una ciocca di capelli , a
li depositava su la tomba dtì
morto riverito.
In Grecia il trasporto ' fune-
rario si faceva la mattina prima
che uscisse il sole ; in Roma la
notte fra torce e faci , onde quel-
li che trasportavano i morti dir-
ttvvìsì Vespilloni • I parenti più
inrossiml portavan là lettica\ e
gli uomini di stato , senatori , e
vestali , se-^il morto era un per-
sonaggio degno: allora la -proces-
sione er» Itin^a, e v' interveni-
vano ballerini* e buffoni . Gli as-
sistenti portavano corpne , e il lo-
ve hitto era bianco , o nero : que-
st'i colori estrèmi sono stari usati
in varj tempi ," ^ ^
In Grecia i cadaveri si brucia-
vano : in Roma chi li bruciava ,
e chi li seppelliva . Giunto il cor-
teggio nei sito del rogo o della
sepoltura, si chiamava ad alta
vóce il xiiorto per il suo nome .
{ morti non sogliono rispondere .
Ih Roma il morto illustre si
passava per il Foro Romano , e
quando era ai Rostri si fermava 9
i 'penonaggi si mettevano nelle
stdit curuli' , e un parente mon-
tava in tribuna, e gii scaricava
ViiC orazione funebre .
Il Ro^ era di iotmz- quadra-
ta terminata in piramide ; e le
bocche erano alternate in ciascu-
no strato , e il loro aspetto or-
rendo era ornato di ghirlande di
faglie e dì fiori . I foghi sipno-
rili eran decorati d' ordini di ar-
chitettura d^ un' ajj^parenza di e-
difìc) solidi. In cinta era un'A-
quila legata con fili sottili , che
all' iflteqdio se ne volava ; e co^
tt andava In cielo quella parte
del defunto, la quale si simponfe
senza parti , né rocca , né e toc^
cara ^ né occupa atto . '
Sui rogo ai gactavaiìo doni gra-
M ti
178 POM
ti al morto , il quale non gradi-
sce più cosa alcuna. Ne' tempi
^ eroici , cioè barbari , per pnora-
re il hiorto ^li si scannavano uo>
mini. Achille bruciò sul rogo di
Patrodo 4 cavalli , 3 cani r e
12 giovanotti . Nel Malabar van-
no volentieri a bruciarsi Je mo-
gli, non già per amore de' ma-
riti ♦ ma per pompa . Per pom-
pa si sbudellano i duellisti .
Il roga s* inaiava di vino , e
talvolta di latte e di mele , e vi
si mettevano- profumi . Consuma-
to il corpo , si estingueva il fuo»
co col vino. Si raccoglievano le
ossa e le ceneri , e si facevano
libazioni di vino e di olia odo-
rifero » Queste care relìquie si
chiudevano- in un' urna di me-
tallo a di marmo . Le belle for-
me loro debbono esser note agli
artisti . Per raccorre tali ceneri
s' inviluppava il cadavere in te-
la d' amianto . Quella del Va-
ticano trovata nel 1702 pare d^
un tempo posteriore a Costan-
tino ► ^
Nc^ tempi eroici T urna si de-
positava in terra , evi si soprap-
pónevano^ alquante pietre , o Je
riformava sopra un monricello
di terr», o vi si metteva una^
colonna . Indi le tombe conser*
varon la^ figura di colonna o di
torre; spesse^* divennero' monu-
menti^ decorati della maggiore-
magnificenza . Le cave y dove si
niettevano le urne cenerarie o i
sarcofagi 9. erano spaziose, e tal-
volta eoo appartamenti vasti » [or-
nati d| que' vasi che diconsi^^-
tjKUftÀfi e che* sono Napoletani ,.
poicjhè'nop $1 trovano che. nelle
tmbe dtì Regno ^i Napoli. ^ ya^
si degni di oyorte.^ , -
■ ^ Le cerimonie funebri etano se-
guite da giuocU ginoastici ^
POM
Grejcia : In^ Roma da spettacoli
sanguinarjl . ^
£' inutile agli artisti il sape-
re che il funerale terminava con
un gr^n pranzò * In alcuni paesi
$r usa anche adesso per consola-
re- i viventi .
POMPEI C Conte Alessandro J
Veronese' n. X705 studioso dclìsi
buona architettura diede alla lu-
ce un buon trattatcllo de' Cinque
Ordini dell' Architettura Civile
di MicMe Sanmicheli , Egli di-
scese alla pratica , e architettò i
palazzi Pmdemonte nelia vill^
del Vo y Giuliari nella Villa di
Sessino, una chiesa rotonda in
Sanguinetto . In Verona disegnò
la Dogana, il pòrtico deir Acca-
demia Filarmonica , la . facciat^r
di S. faolo ; e in 6ei*gama la
libreria de* Francescani . In tutte
queste e altre opere egli ha mo-
strato gusto e intelligenza . Be-
nedetti que' nobili che impiega»
sì nobilmente il loro talento .
PONDERAZIONE . Per berr
rappresentare Ja situazione de*
membri , e le loro differenti a-
zioni ,. basta osservare quel che
la natura ci fa operare senza che
nai ce ne accorgianiQ .
. ir mézzo del corpo è sempre
sottomesso alla testa . Chi si vol-
ta e si sostiene d' un piede , lo
stesso piede , come base di tutto
il corpi), si trova direttamente
sottp la testa .. La testa è quasi
sempre dalla parte del pie che 1»
sostiene , almeno nelle azioni or^
dinarie che non esigono alcuno-
sforzo .
Se, la testa sì volta da^un Iato ,
contemporaneamente una par-
te' del corpo fa la stesso moto
come* per sostenerla . La testa -
non si, roryescia tanto in su che
guanto pei; guardare il ni^zzodel
CÌ€-'
PON
Cleto '• Non gira (k una parte
o dairaitra che per toccare col
mento V osso della spalla . Il più
grande sfòrzo per voltare la par-
te dei corpo superiore allacintu-*
ra, è al più cne una spalla si
nostri in linea retta su i' ombi-
lico. I moti delle gambe e delle
braccia sono più liberi. Le mani
non sbalzano ordinariamente più
in su della testa; il pngno pon
più in su della spalla ; il pii^de
non più in su del ginocchio , né
un piede si allontana dair altro
che quanto è la sua lunghezza •
Se si alza un braccio , tutte le
parti di quel iato losieguono, e
sbalza da terra anche il tallone*
Qualche pittore per^ dare un bel
moto alle sue figure', ne ha fat-
to vedere nel tempo stesso lo stor
maco e la schiena j coss^ stoma-
chevole » perchè impossibile in
natura .
- Per non ingannarsi ne' movi-
menti del corpo, conviene con-
siderarlo immobile; e in qualun-
que attitudine sia, osservar la
sua situazione per vedere se è
ì)en piantato.* in questo caso le
sue parti sono in un tale equi-
librio, che può star fermo senza
ìforzo , jt agire facilmente senza
dissestarsi .
Se si ha da rappresentare una
figura dritta nella pNOsizione delV
Èrcole Farnese , si consideri sy
qual piede posa. Se sul destro',
t>isogna che tutte le parti del la-
to destro cadano su quel piede.,
e quelle del lato opposto s* albi-
no a proporzione . La clavicola
del collo deve corrispondere al
pie destro , il .quale diviene base
di tutto li corpo , e ne sostiene
tutto 11 peso .
• Lo stesso è se V uomo camini-^
àz. Le parti appoggiate su t»
PON i^g '
gamba dove posa tutto il corpo,
saranno sempre più basse delle
altre, come v vede neil'Atalan-
te . Ma ne' moti' veloci questa
differenza è meno sensibile che
ne' moti lenti, perchè ne' veloci
il corpo è in un bilanciamento
eontinuo e quasi impercettibile .
Infatti chi corre appena lascia
impronto nel fan^o .o nelV are-
tim ; appena tocca terra , par chu
Voli .
Non si può star in piedi, se
ttianca l'equilibrio . Nel moto
le parti escono d' equilibrio , ma
non tanto che l'equilibrio ab-
bandoni interamente le azioni del
corpo . Chi alza un Diede , non
può sostenersi su V altro , se in
questo non si fa subito equili-
brio : li alzi entrambi , cade .
Chi slancia un sasso, mette un
|}iè in dtetra per acquistar più
forza 5 e ir centro di gravita è
su ^uei pie c^ dietro : tira , e 1'
equilibrio si trasporta al pie d'
avanti. Noi non possiamo agire
con forza , se la parte che so*
stiene l'azione non è sufficien-^
temente Caricata 9 altrimenti sa-
rebbe trasportata di qua, o di là .
Si osservi il Gladiatore combat*-
tente . Si osservino i facchini ^
si osservino le gravide . Chi si
piega avanti., porta avanti Lt
gambe, e chi pende in dietro lt
ha da trarre ih àietró .
.' Per conoscere tutti ì giuochi
della pofiderazjxine , non si ha
che Osservare i movimenti òep\ì
tibmini . Ciascuno può osservar*
sé stesso . £ come mai tanti WJ^
tisti fanno figure che non possone
reggersi in piedi un momento I
Perchè le sgambano , ' le contor*
cono , le disnervano contro ogni
verità di espressione'? Tatara i-
irosservanza è stupenda t •
M z PON-
i8o VON^
PONTE C Gh. da ) b. iji2
m. 1597 architetto Veneziano rii-
staurò molti edificj oubblici a
Rialto , il Collegio del {>alMzo
Ducale, le sale del Consiglio e
dello Squitinio , "■ coprendone il
tetto non di piombo troppo pe-
sante, né di rame che troppo fi^
Infuoca, ma di latta. Neil* A r*
senale fé' la corderia: La sua
chiesa di S. Croce non h^ akro
pregio che la solidità . La -fab-
brica delle Carceri con tanti or-
nati di frontoni , di eornici , jàì'
balaustrate, e di colonne dori-
che, ha un carattere contrario a
cnrceri , lì trionfo di questo ar-
chrtetto.fu ii Ponte di Rialto .
FU préseelto il^'$no disegno in
coifcorretiza di quelli di Palla-
dio e di Scamozzt , per la ragio-
ne ch^ era di minor dispendio .
La luce di esso ponte è di 66. pit"
di , la. grossezza 4 , I* altezza
21, la larghezza* ^^5. Questa lar*
ghezzà è divisa in sparti, cioè
in 3 strade ,' e in a ale ài bot-
teghe, che sono 24 « Nel mezzo
sono due archi che con^inngon
k botteghe, con pilastri dorici
é colf 'f rontespizj . Per i lembi
ricorre una cornice con balau-
strata : varie sculture sono nel
.serraglio e nelle cosce delP ar«
co : tutta la mole è di pietra d'
Isttk . '
PONTI . V importanza de'
ponti è tanto necessaria quanto la
comunicazione comoda e sicura .
pi qualunque specie sieno,, la
solidità è il loro primo requisi-*
to 9 la comodità ì\ secondo : in
alcune circostanze richiedono an-
che bellezza , speeialmente se so-
no in città cospicne , o in luo-
ghi di delizia.
I, Per la solidità, la prima
avvertenza è di non ristringerti
PON
fiume co' pilóni ; altrimenti l'ac-
qua ristretta scava il fondo di
essi piloni , li sgfotta , e li re«
vescia . A quest' eflPetto conviene
slargar il letto del fiume , e im«
pedire la rapidità dell' ac^ua con
palizzate che ne taglino il filo .
Convien anche sceglier il ^ito
meno profondo, di sasso, di tu-
fo, o d'altro sodo fondamenta,
e dove il fiume abbia il corso
dritta. L^ altezza degli archi vuol
esser tanta che la chiave sia al«
men 3 piedi al di sopra delie
magipiori escrescenze . • Là forma
degli archile indiflferente. La loro
grossezza sì fa — del loro dia-
metro . Gli parchi debbon' esser
in numero dinari , affinchè nel
mezzo della corrente non sia inai
un pilone 1 La grx)ssezza de' pilo-
ni vuol esser il — o il ,- di
3 4
quella degli archi . I piloni deb-
bon essere a scarpa , e guarniti
di speroni. La costruzione vuol
essere di grandi pietre di taglio
ben connesse, (ihì vuol istruirsi
su questo articolo interessante ha
da studiare P arc/^itenura idrau-
lica , e /' arte degl ingegneri .
> 2. Riguardo alia ^ comodità , t
ponti non si han d'^aizare punto
o poco dal livello della strajda .
Debbon esser larshi in ragione
deir affluenza dei popolo ; e s'
è possibile, sieno fiancheggiati
da marciapiedi per comodo d*,
pedoni^. I parapetti son richiesti
dalla sicurezza > - né debboìi ave-
re risalti . Debbon altresì aver
incontro strade dritte sehza go^
miti y e con piazze dì qua e àx
là.
3. Il ponte piò, ricco di bel-
lezze fo il pónte Elio che A-
driano fecv incontro alla sua iilfl*
POR
le » Anche idesso Ponte S. An«
gelo è il più bel. pónte cfì Ro-
ma . Faboricar case su ponti è
imbruttirli. Gli archi trionfali
vi fanno bene» e bene vi fanno
le colonnette o le ferrate ài pa-
rapetti , per godere il corso dell*
ftràua .
PORTA COfSCùmó delW) ar-
chitetto Milanese del secolo XVII
esegui in Roma la Cupola Vati-
cana , la fabbrica del Campido*
glio 9 e la chiesa del Gesì^ . Fe-
ce anche le facciate di S. Luigi
de' Francesi , della Madonna de'
Monti , di S. Maria in Via , co'
soliti abusi . Meno male la Chie-
sa de' Greci . Si condusse meglio
ne' palazzi Serlupi , Ercolani ,
Niccolini a Piazza Colonna t
Spada , all^ Sapienza , Marescot^
si .' Dsiede disegni per le fontane
del . Popolo , delle Tartarughe ,
di Campidoglio , della Rotonda
€c A Frascati architettò la Vil<-
la Aldobrandini , e vi si fece o-
nore .
PORTAFOGLIO tesoro dc-
^li Artisti ,. i c|[uali vi depongono
1 lora più belli pensieri , le loro
più interessanti osservazioni , e
quanto altri hanno operato di
più squisito in ogni tempo, in
Q^ni luogo, in ogni genere «
Questo tesoro è di più arricchi-
to delie cose più peregrine che-
la natura e l'arte han diffuse pe(
ogni dove.
Quando l'artista ha determi-
nato l'insieme' della sua opera -^
e l' attitudine dell' espressione di
ciascuna figura, apra il suo te*
soro : r aprirà con * profitto .
* PORTE e. finestre servon^pev
gli uomini ; dunque han da esse*^
re rettangole due in tre volte più
alte die Targhe . Le porte gcao^
eli e i. portoni si' posson far* -ar^
POR
j9v
cuati per maggior fortezza . La
larghezza delle grandi porte può
andar da 8 fin a 20 piedi ; quel-^
la delle mezzane da 4 fin a iz ,
e- quella delle piccole da 4 fin a
4 . L' altezza deve corrispondere
al carattere dell' edificio . La lo-
ro decorazione è negli stìpiti ^
quanto più semplici , tanto più
belli . Le colonne di rado vi nan
luogo . Se nelle abitazioni le porte
han da essere in una stessa linea
retta , anche le porte di città
han da infilar dritto a strade
principali .
PORTICI pubblici o privati
non sono d' assoluta necessità :
sono bensì di comodità grande ,
e dalla loro maggior comodità ri-
sulta- la loro bellezza . Qual por-
tico più bello di quello del Pan-
teon , e della piazza Vatica(na ?
Non v' è bisogno sempre di tan-
ta magnificenza v Ma di colon-
ne isolate e architnvare saran
'sempre più comodi e più belli
che con pilastri e con archi ..
Nelle piazze specialmente è loi
•picco de' bei portici .
PORTO di mare. Si ricordi
il lettore che qui non si tratta
che di helh érti , l porti di ma»
re o di fiume spettano alia scien->
za idraulica e degli ingegneri .;
perciò ricorra a Belidor , ^ounic
ec. Qui non si considerano i porti
che relativamente alla comodità ,
e alia bellezza; e ne jBono moU
to suscettibili. La« loro forma
può esser regolare , poligona., mi^»
stilinea, come fu ron, tanti* >^r^4f
Romani ^ . Le . scal inate , . i para-«
petti, i «edili , le colon nette, ^
'tutte di pieCrame. solido, pOssoi\
disporsi in modò^t comodo % v'in
stoso . Più vistosi e più grati- vi^
riiMCtran.no i. fon ti, 1 viali ^d'al-
beri> .• gU ;«rchi trionfali > i >|co«
M 3 fei ,
182 POS
fei , i Casini per abitazione de*
custodi , e degli officiali . E' que-
sto il primo pezzo della città
che si presenta a que'petti di trt'^
plice bronzo , che io cercano fm
tànri disastri ; è il loro soggior*
no; è la delizia e la ^cehexza
de' cittadini . Merita dunque tu t*
ta r attenzione , e la riunione.
dcìV architettura idraulica » mi-
litare , e civile ^) affinchè sia si^'
curo , . comodo e beUo .A. que-
sto dfetto' eli arsenali) e ma'*
sazzini $viedo^ane , le borse deb»
bon esservi adiacenti, con botte^
ghe e con abitazioni relative a(
servizio, dei la ' marina • <"'
POSI C PaoUy n. J708 m. ^776
architetto Sanese di graw taLen^
to senza buòna architettura « Le
sue principaii opere sono in Ro-
mas 1' aitar ^ maggiore dell'. Ani-*
ma, là Chiesa di S.. Caterina da
Sienas i Mausolei de' Cardinali
Imperiali in S« Agostino ec bii^-^-
beticherie .- Si condusse meglio
nei rifilar cimento del palazzo Co*
lonna •
POSITURA . L' artista che
, cerca grazia .e bellezza, latro*
"cera sempre che farà prendere al
5UO modella Isi péifiturs la. più
naturale a la più conveniente air
azione che ha da rappresentare .
Se il modello «è. forzato e fuori
delÌ9 sua positura familiare, non
sarà più una figura in anione ,
sarà una: figura che contraffa un'
azione i- e. T artista invece di
bellezza e di frrazia non avrà
che manieia : Che bella facilità
nelle positure degli antichi ,t edi
Raffaello! .]
. Nelle V moderne accademie si
studia, di -porr^. il jnodello tutto
alia roves<cia del .naturale . tn
vece delia positura la' più «sem-
plice • e la più- facile ^er dargli
POS
i moti più dolci ^ sLcostrin^e pia
che si può in moti sforzati • Cosi
i maestri istruiscono i loro disce^^
poli , e i diacepoii divenuti mae-«
stri hanno per-.b^lio tutto quél-*
lo eh' è etjigcrfit9 sf fuor di natu^
ra , Si vuole - impastar il , modeU *
lo, come gli scultòri impastana
la creta'. Il risultato di ouesta
educazione . è di metter .selle o-»
pere quello che si .ha imparato ^
niente di naturale « . . .
Lo. scc^ dejr arte è imitar 1»
natura Jielle poshurje Jc pia' fa-*
miliari-,, e nello sviluppo delle
sue bellezze* Dunque scopo dell^
artista è abborrire J' aiPettàzio*
ne * Come dunque per l' espres^
sione d' una testa pcenderà la rab*
bia d' un assassino, per F espres-
sione de' moti gii spasimi étììt.
torture ^ e per lo stibiio de^a nvH
tura gli scarti delia natura?
. ^Sono sì fuori del comune ìtpo^
f sture de^li artisti moderni , che
i non wthtì le han credute beK
lezze. occulte alla loro ignorane
za , e le hanno lodate per non.
comparire ignoranti , U artista
lodato non si corregge • Col tem-
po' si è infinocchiato al pubbli-
co , agii amatori , ai dilettanti' ,
ai conoscitori, e ia una. folla d['
artigiani 9 che la' natura dipin*
ta non deve rassomigliare alla
natura . Vi vuole ancl» del tem-
pp per sfinocchiarli di .questo :er->
rore .
. POVERO è un panneggiamen-
to che non corrisponde alla ric-
chezza . del soggetto . Povera è
un disegno. piccolo, meschino 9
mancante di grandezza nelle forr
me . Sono 'povertà le minuzie rap-
presentate con esattezza , che vx-v
Ste dal suo giusto punto spari-
scono eoa danno. dUla grandion
«ta. .
POZ-
POZ
POZZI . I pozzi privati deb*
feon esser in mezzo de* cortili':
Ma dovunque sieno , ' debbon es«
ser lungi d' ogni immondezza , e
alla scoperta per U più libeT9
circolazione del)* aria .. I poKK^
pubblici ddbbon esser in mezzo
é^ììt pitizze , e sono suscetrìbilt
dì decotsisioni sontuose fin d' cr-
eili trionfali'» e di tempietti. Il
tempo più opportuno per cavarli
è Testate , Si scavi finché si giun-
%Qi air ac^Uji 9 e se ne abbia $
su d piedi» Si metta' nel fondo
Hna ruota di quercia ben grossa ,
e si metf^n- sopra alquanti strati
di pietra di ttfgiio murati con
nalra e collegati con rainponi di
ferro : s* alzi ir resto della tnura-
tura con mattoni o con pietre •
Nel fondo si' può metter un buon
piede di gbiara piinuta e bran*
ca , affinchè j' acqua r^ti chiara
e netta . Le acque saranno pi^
copiose , purgate ^ e fresche ^
quanto più profondi saranno i
pozx''. Vi soade'siti in Fian-
dra , in Germania , in Italia ,
c4ie basta tr^^forar il suolo , p si
]ta r acqua. Vedi Belidor .
POZZO C Andre» ) n. in
Trento 1642 m. 1709 Gesuita >
pittore , architetto . Chi vuol
conoscerlo , vegga ì\ ricco altare
di S. Ignazio nella* Chiesa àt\
Gesù in Komn • Non sì duo far
fggior abuso della ricchezza .
qua) pessimo abuso di stampa
in que'4ue grossi vplumi di Pro-
spettivM dei Pittori- e degli Af^
. chi tetti > E* difficile delirar più
d^i Fra Poz^o . Fantasticò fin co-
lonne ad 'anche di cane .
POZZO (Conte Girolamo dal")
n. X7J8. Ecco un altro Nobile
Verqnese che ha saputo vivere
nobil^iente colP applicarsi alle
beile arti . La villa Trissino del
PRA 183
Vicentino , una Chiesa a Castel-
laro sul Mantovano , un Teatri-
no a Verona , sono opere che gli
fanno onore . E mol^o onore gli
fa un trattato su gli Ornamenti
antichi delP utrchitettura Civile ,
^ un altro sopra i Teatri degli
antichi , e. su P idea di un Tea^.
fro moderno .
PRATICA . La più bella teo-
ria à nulla se non è secondata
à?X\^ pratica; \ò, soh pratica ese»
fuisce quello ciie si è concepito.
,a pratica è la facilità d' opera-
re acquistata da un lungo Jifodi
eseguire le stesse operazioni .
E' lodevole la pratica nelle VAt^
ti principali dell* arte* E^ bia-
simevole nella s6ÌSL CompoJiK,iont ^
in cui Rafi'aello , Pussmo non
componevano per abitiidine, ma
con profonda e laboriosa rifles-
sione . Ma gli appar;itisti , i
hiacchinist'i l>utt4n giù gruppi di
figure» 9 facilmente le compon-*
gono in vari ordini e disordini ,
e le variano a loro talento af^
finché facciano un bel vedere ,
senza badare se (ju^slle attitudini
sieno convenienti aH^ espressio-
ne del soggetto. Luca Giorda-
no , Solimene 9 Coaca ec. sono
Compositori di pratica senza
(eona .
La teoria sena pratica , dice*
va Apelle > è un sapere inutile •
Pietro Testa effigiò * la Teoria
in una donna celeste colle brac-
cia legate : e per la Pratica sen-
za Teoria rappresentò una vec-
chia cieca sempre sollecita a cor-
rere air azzardo brancolando e
(adendp .
La pratica è anche viziosa
quando non si consulta più la na-
tura . In questo vizio cadono per
lo più gli artisti accreditati , che
per il gran numero dei lavori ri-
M 4 chic-
.*•
iS4 I*E
chiesti tirali giù di pratinA sen-
za osservar la natura .
PRECISrON^ nel disegno è
rappresentare le forme principali
comic sono nel modello > in gui*
sa che il braccio non apparten-
ga ad una persona più magra ,
né la gamba ad una più grassa ^
Ciascuno de^ principali muscoli
descrive linee rientranti e salien-
ti, e queste debbonsi delineare
con pr^ecisione » . Còsi dielle ossa
prtnclpari. Ma non così delle
picccde parti : quéste vanno o-
messe,
.Una figtita. ràppresentat'a con
precisione è I* apparenza del mo-
cfellcr veduto ad una certa distan-
za, è noti già da vicinò e in det-
taglia da ricercarne scrupolosa-
mente tutte, le minugie . Non
sarebbe allora che una'imitazione
servile, fredda e magra. Lapre-
icisio'ne nell''arte Ì un misto di
menzogne ardite e di grandi veri-
tà , dondcT risulta Tappai'enla del-
^ natura. ^
PREGltJDl'ZlÒ i una predi-
lezione fondata ndn su la ragio-
ne, né siif k natura , ma in favo-
re di un certo maestro , o di u-
na maniera particolare . /
Niente più difficile clìe disfar-
ai di un pregi'vditio in favor de*
maestri. E come poi sottrarsi
^al gi«^ (K scuòle intere e di
tutto un secolo? Pet quanta for-
za d' ìngegito abbia un giovane
artista , pud egli solo sc3levarsi
contro tante voci infiponenti »
contro tante opere applaudite che
si accordano tutte ad ingan-
narlo?
'Dacché egli é entrato nella
scuola i gli si é intonato , che
collo studiar 'la natura non si
deve studiar la natura , ma si de-
ve acquistare una certa maniera.
PRE
Che P antico non é che un' oc-
cupazione che si deve lasciai^
p^r disegnare ìì^ modello ; per-»
che r antico ispira m^iera fred*
da e rigida , come T ispira V in^
salso e secco Ratfaello . Che il
fare , il fare é il pregk> delle o-
pere . Che la pittura é èn vero
mestiere che non ha bisogno né
^ di riflessione, né di giudizio ,
né d' ingegno . Che il gran me-
stiere consiste in accatastare fi-
gure e gruppi inutili , contorti ^
piramidati , liapstruosi , come sa*
viament^ han praticato i Corto-
nisti e i I^apoletani , - veri mae-
stri . Diiscepoli dilettissimi , ^
andate a Roma non perdete mol*
to tedino a copiar V antico, né
RafTaelio , stuoj vani : per vanità
scarabocchiatene un poco> cor-
T^}%%^telì anche, e state forti ad
iihitare Cortona , Bernini y Bor^
romini , anzi fate peggio éi co^
storo , se volet^essere vaientuo»
Alini e maestroni . .
Ma si é mai usato questo lin-'
guaggiò > No . Si sonò bensì
in altri termini usate queste ìt^
zioni, e s' lu^nò tuttavia . Io che
, spdvo queste cose , ho vechito io
correggere r Apollo di Belvedere
per dargli tutte le grazie de' piò
sforzati contorcimenti come esi-
ge il gusto dtì secolo .
Come dunque ha da fare un
j)Overo giovane per spregiuàtcttr^
iti Niente dì più iaci^. Fac-
cia tatto l'opposto di qnetioche
fa • Non vada da nessun mae*
stro > lì fugga toitì . Si facci»
discepolo de' maèstri di Raffael-
lo , di Palladio, di Canova . Chi
sono stati i maestri di questi
maestri ? U Antico » E i maestri
deir antico? La natura , la ra-«
gione » Maestri universali eterni •
PREMIO al più valente: no»
PR£
al "fi^ pretetto » al pia brigaiite é
B così ì premi invece d'inco-
irtggire. e di promovere hanno
fatto degenerare le belle arti ..
Questo è uh fatto . Dunque non
pie* premi sccsdemici • lì premtQ
^reaga dall'osservanza delle leg-
gi registrate pel Codice 9 tìlpre"
mio sia r applansò pubblico , non
una medaglia •
PREZIOSO non i nel gran*
de « le piètre prtKJose sono pic-
cole . I quadti di Raffaello « di
TiziàAÒ , di Correggio sono di
gran prezzo 9 e non sono prexjlo*
si, QMelli di Gerardo Do^^ e
quelli di Vandet-Werf sono prt^
K'osi , perchè di piccolo stile »
accarezzati , e quasi leccati *
Chi non sa far coke grandiose
< sublimi ) Ciccia cose preKJose ,
-ma badi di non cadere nel me*
ichino e nell' insipido ; e per non
cadervi «^ vuol essere finezza di
toni e di disegno ^ e tocco vivo •
Allora il frmioso^ ha il suo me*
rito, mento inferiore , ma è sem-
pre un merito il piacere .
, PRIGIONI . Qui le belle ar-
ti han da sapersi imbruttire . Nel'-,
Je prieioni civili deve affacciarsi
la malinconia, nelle criminali V
orrore. Il rustico il più ruvido,
le proporzioni più mestine, aper^
ture ang[uste e anche informi , in^'
gressi ributtatiti , tutto deve spi-
rare spavento per freno *alla sce*
leratezza. hk ioììóitk apparen«*
te si deve unire colla reale , e un
buon fosso air intorno vi sta be-
ne • Ma r interno deve esser net-
to, e salubre: finché fili uomini
son vivi non hanno da star se*
polti . Perciò un buon chiostro .
sarebbe il mielior partirò , con
piante aromatiche nel mezzo; ne'
portici si posson disporre i lavo-
ri , essendo necessario che i car-
PRI
ifi
cerati lavorino, e dietro le varie
carceri secondo le varie classi de*
delinquenti • ^1 sito opportuno è
Eresso ai tribunali , i quali deb*
Dn esser nel cuore abitato . Che
contrasto fra hk giuliva apparen^
degli edificj adiacenti e V orri-
dezza delle prigioni ì Contrasto
corri^pondenre alla nastra vita *
PRINCIPE o sieno redole deli;
arte sono dimisi per gli articoli
di questo Dizionario.
^ Per principio s' intende anche,
ciò che costituisce una cosa., e
ne fa T essenza. Ciascun genere
di pittura ha il suo princìpio^»
La Storia ha 1* espressione , il ri*
tratto la rassomiglianza v il pat*
saggio^ e la natura morta hanno
per principio il diletto delia vi*
sta •
La Storia non può aver per
principio che T espressione , dac*
che ella noli ha da rappresentare
che esseri sensibili. L espressio*
ne non è per la vista , è tutta
per il cuore e per la mente : sii
occhi non vi hanno parte cne
come mezzi conducenti allo sco-(
pò , eh' è la mente e il cuore •
^ Per eseguire questo principio^
si richiede molto studio , e rn
flessione grandissima. Scelto il
soggetto interessante, e costituii
to il pertonaggio principale d' un*
espressione conveniente, degli aU
tri personaggi deve ciascuno ave*
re fa sua espressione particolsre ,
e ciascuno deve tenoere af cen-
tro , e far uniti col principale ^
onde tutti i personaggi , e tutti
gli accessori toxmiob ma sola es*
pressione che tocchi il cuore ,
istruisca V intelletto , e sia grata
alla vista . In óuesto hanno su-r
dato e gelato, i RaAelli , i Ca»
racci, Domenichino y FMSitno^
Mengs.
Que«
Questi geli e quesH sudori dis-
piacquero ai CoTtonisti , ai Gior-
danjsti . Dunque non più espres-
sione., ma im apparsco di hgurc
insigaificaDti e iafbrini Tariamen-
te aggruppate e confuse per sem-
plice diJetto degJi occhi . Gli oc-
chi .non sdno abbagliali ad un'
otehiata delie opere RafFaelIfsche-,
dunque non più di queste ; guar-
da e passa, e imb^bioaati ai Cot»
L'obJio Aé" principi , o rijjnp-
Tsnza, e più di rutto la pigri-
zia, hanno privato d'espressione
il sublime siviere ifcUa Storia, •
I' hanno ridotto a un capo mor-
to . E addio Arte .
PROFILO è i'aspetttt che pre-
sentano i contorni d'un oggetto
veduta di fianco .
. L' uso di disegnar le teste di
profila deve essere beo antico .
Che la innamorata Dibutade nell'
atto d'esser lasciata dal suo a-
manie , ne delincasse il profila t
lume d' una lampada, niente imi-
porta che sia storia o favola .
Imt>orta bensì che ÌI profilo sia
di bella forma . La sua forma beli
la consiste neJJ' ovali . Nell'ova-
le si scuoprono con faciliti i pun-
ti esseniuli che formulo il con-
torno. Laddove nella linea retta
tutto è uniforme; e nella cutva
ehc si apinossima al cìrcolo tutto
si raccorcia, e le parti t) occul-
tano le une nelle altre. Percià
i- profili rotondi e concavi sono
deformi e ridicoli , e cagionano
-movimenti più ridicoli. Quindi
ie maschere da far ridere sono o
ronde 0, dritte . A misura che le
fbime si allontanano di qua o di
là dall'ovale, si allontanano dal
bello e dal arazioso ; e passando
per ^radi dal convesso al conca-
vo SI giunga fin al gtoitcseo, <AC
PRO
i V opposto del grave e del mio-
^toso. Così è anche ae' profili
dell' Arcfaiteitura, ne' vasi, ne*
PROFUSIONE. Dacchàkar-
ti li sono alzate ad un grado
eminente, sì attraggono delta sti>
ma . i.a stima ^joge un gratt
nomerò di uomini ji cercarne le
produzioni , e un gr^n numero
d' altri ad esercitarle . Eccone
la prufatione , La profiiiiont ten-
de diflEcili ,t veri prìncipi d«ir
arte. S'imbrogliano giudici, ar-
tisti , conoscitori . La saiietà raf-
fredda l'amore dell'arie: non ti
•ma più che per vanità , e la prò'
fusione porta alla dceadcnsa e al
dis^sto .
Si vada in un Palazzone Ro-
mano dove lucro i quadri , scul*
tute , sontuosità d' ogni specie.
Vi si resta stupido, e a forza di
de nessuna, e se ne va via con
una strepitosa indigestione d' oc-
chi. Per godere vi Vuole oalma
e silenzio, e non quella moltitu-
dine dì oggetti, che tociì insie-
me gridano d'esser veduti tuta
in una volta . Il mediocre grida
più forte perchè si pavoneggia dì
trovarsi a canto ad un eccellen'
te ; e questo vi perde di tìpata-
zione per la vicinanza dj quello .
Eccettuati i protessorì , e pochis-
simi intendenti, ogni altro dirà
»tro dì si : come mti ti ft un-
to canto di eott nof»!t,ì La pra-
niina delle arti, perchè è caus«
della sazietà» del disgusto, del
disprezzo .
Il rimedio è facile . Un bel fa-
lò di tutto il cattivo, di tutto
il mediocre , e anche di tutto il
buono. Non si lasci che il so-
lo- eccellente. Ma- questo sati-
PRO
raro t tanto meglio . Non ^élla
IblJa d* ogni genere , ma nella
scelta di poche cose egregie s'
istruisce 9 si opera ^ e si gode a
maraviglia .
PROPORZIONI sono i rap-
porti delle dimensioni delle par*
ti fra loro e col tutto.
La figura dell' uomo è la piilk
interessante per Tuomo, e in
conseguenza vi si sono f'uttc mol-
te osservazioni ; e - misurando e
comparando un gran numero d'
individui se ne sono stabilite lè
froporfiioi9Ì per costituire invaria*
bilmente )a sua perfezione visi?
bile .
La testa o la faccia sono stat^
le misure %ctìtt .
La tetta ^ la lunghezza d^ una
hnea tratta perpendicolarmente
dalla sommità fin sotto al men-^
fo . La tette ha cinqne divisio-p
ni: z. dalla sommità fin alP'ori-
Sine della fronte, 2. dalla fronte
n alU nascita del n^so, 3. il
naso , 4. dal naso «Ila bocca, 5-.
dalla bócca fin sotto al mento ;
Ma <]ueste elivisioni non sonò
uguali ft$, loro , onde si fa uso
di altre divisioni piò piccole pef
misurare le altre parti dtì corpo .
Si fa uso della lunghezza del
naso ,
La testa è riguardata da' pit-
tori come un ovale . Essi divi-
dono quest' ovale con uqa linea
che ne divide la lunghezza in
due parti uguali ; e dividono la
larghezza con quattro linee tra-»
versali parallele. La prima di
queste traversali divide in due
parti uguali tutta T ovale. Su
questa linea mettono gli occhi co'
loro angoli. La metà dell' ova-
le al di sopra è divisa traversai"
mente in due. parti uguali . La
più alta comincia dalla sommità
PRÒ i9y
d^IIa testa , per tutto dove sor
capelli: la parte inferiore occupa
la fronte fin agli occhi. La par-
te di sorto è Ujgualmente divisk
in due parti traversali ; in una è
il naso , titiV altra divida in due
altre piccole parti , in una dell6
^uali è la bocca , e nel!' uhima
fl mento .
La faccU è una linea perpeK*
dicolare tirata dalla origine diella
fronte fin al mento. E' divisa in
tre parti uguali , fronte', naso,
bocca col mento . Questa misura >
come meno grande della testa , è
più adatta per misurare tutto il
corpo . •
Di dieci facce k V altezza or-
dinaria d' una figura intera . Que«
$ra dimensione si sarà certamen-
te scelta dopo d'aver confronta-
to i più scelti individui .^ Ciò
nondinaeno' alcune immagini sono
più alte qùaldie cosa di più di
dieci fatce , come l'Apollo , e là
Venere. Cosi hanno la sveltezza
che loro conviene . Gioverebbe
prender le misure esatte delle
principali statue antiche , e con-
frontarle . Questo 'lavoro è sfa-
to fatto impertèttamente e ribut*
tantemente da Vinci, e da Lò-
mazzo. Ne ha dato un saggici
anche Audran , ma senza cri*
ticà ,
Dal mento fin alla fossetta del-
le clavicole sono due nasi . Dal-
la fossetta fin alle mammèlle ùnà
faccia , Dàlie mammelle all' um^
bilicò un" aftra faccia ; ma neli*
Apollo v' è tìn naso di più . Dall*
umbilìco fin ai genitali una fàccia ;
anche qui V Apollo ha un naso
di più . Da*^ gtenitàli fin al ginoC'*
chio due facce : nella Venere de*
Medici ìì mezzo del córro è *al
di soDra de' genitali . Il ginoc-
diio ha mezza faccia . Dà sottar
al .
tW PRO
al ginocchio al piede due facce «
Il resto è mezza faccia .
V uomo stefe le braccia è lar-
go quanto è lungo ; Da una mam-
mella air altra sono due facce .
V omero dalla spalla al gomito è
di due facce . Dal gomito fin al
nodo del dito mignolo due fac-
ce • Dair omop] ata fin alla fosset^
ta delle clavicole una faccia .
la piantji del piede ^ il ^
della figura « La mano una fac*
eia; Il pollice un nato. Il brao»
ciò interno dalla mammella fin al
mezzo 4 nasi . Dal mezzo fin al-
la mano 5 nasi-. Udito niù lun-
go dei piede un naso . Nàie don-
ne idufrcapi delle nummelle e la
fossetta fanno un triangolo equi-
latero. .
Si fanno spesso Mìe figure
maggiori del naturale fin aj. gi-
ganCBsco* I grandi V edifici si so-
filionó decorate dentro e fuori di
^ure ooiossali in tagione della
vastità delle Yabbriciie^» e del
punto di veduta. Ma si avverta
che noi siamo avvezzi a giudica-
re della grandezza de* neutri si-
mili-, sempre a un modo in qu^*
iwijue (UstafBza sieno. Si esa^
gen pure la grandezza ordinaria
Sèlle figure y ma non tanto che
ci compariscano colossali » e «he
impkcoliseaao e abbassino V. am-
piezaa degli edificj » come accade
in ÌS. Pietro . di Roma» e al*
trove.
' PROSCENIO i la parte del
tesero dove agiscono gli attori*
Presso* gii* antichi la scena era d^
una decorazione permanente ; .-^n-
de ''il iOBO frttsfem'u'CTw tutto quel
che-noi chiamànao .i«e«#'H'£ra un
ovadifilungachej'apfeescntava ox* .
dkianameiiire'ilm duogv|»ioperf0 4"
X sMoi àachi esànàr oasooeti.'da
PRO
privili versatili , su' quali erro
dipinte le decorazioni corrispon-
denti alla decorazione del fondo.
Questo era tutto naturale e ra-
gionevole . £' anche ben ragio«
nevole che il proscenio sia nobi-
le nella forjmk, e semplice ne*
suoi ornati • Se fosse carico di
marmi d'o^ni^ colore f e di oro,
le decorazioni del fondo e gli at«
tori sarebbero distrutti da quel*
la ricchezza . -
Qj^anto è diverso il lidstro prò*
scenio ! I suoi difetti nella for-
ma sono senza numerò « Dav' h
curva , e dov' è d* una lunghez-
za estrema; or in trapezio, or ir-
regolare ; ma sempre discordante
colla sala delV udienza 4 Alle vol-
te sporge infifori nella platea,
come ne' Teatri di Mihuio , di
Ronu 9 di Napoli «
Le sue decorazioni sono ridi-
cole • Mensple , cartocci, termi-
ni , cariatidi , ordini sproporzio-
nati, frontoni , mostri d'ogni ge-
nere che sosten,tano un cornicio<^
nf , e che non sono sostenuti da
niente 4 ^
Se^poi il proscenio sporge a-
vanti nella ' platea , produce una
vista orrenda , 4 gli attori si
trovano fra gli spettatori . E gii
spettatori che si trovano in quel*
1* logge veijgon male, e tutti
odono peggio •
PROSPETTIVA lineare è
una scienza che insegna come le
linee , che xircpscrivooO gli 0^-
Setti, SI presentano all' occhio
eljo spettatore situato ip distan-
za di essi, oggetti . Finché que-
sta scienza e ignota, Parte è
neir infanzia. Xa Prospettiva so-
la . insegna a rappresentare con C"
sattezza gli scorci : e gli -scorci
si trovano Jielle nositurepiì^ sem-
plici,. Convienaelinc^c .«cord •
PRO
e in conseguenza seguir le feggi
«iella protpettsvM , per nippresen-
tkx una fipura veduta di nccia ,
die posa i piedi per terra . Il
discepolo ha d* apprendere gli e-'
1 ementi di questa scienza, pri-r
ma di dicegnare il naturale. Niu*
na cosa c^ inganna' tanto quanto
Ja nostra vista : per poco che si
cambi sito 9 o che 1 eggjetto si
muova, si (2 subito una differen-
za considerabile fra 1* originale
-e la copia che noi ne detiaeia?
mo. La Prospettive è una rego-
la «icura per misurar le opere
che noi vogliamo rappresentare ,
e per dare la vera tonaa delle
linee che debbono indicarne i
contorni . E' vero che non è-sem-
pre facile delineare secondo le
regole tutte Je linee che danno
le differenti parti dtl corpo urna*
no secondo le distanze, e'secon-
do la loro posizione . Ma vi si
perviene coJla pazienza . La Pro'
spettivi lineate è una parte delle
matematiche ; dunque ha regole
certe. L'Artista non ha bisogno
di saperla in tutta la sua esten-
sione : gli basta sapere il piatio ,
il quadrato in tutti gli aspetti ,
il circolo, l'ovale, il triango-
lo, e specialmente ladiflTerenza
del punto di vista secondo si è
più d' SL^fxesso , o da lungi . Il
^usto poi deve presiedere all'al-
tezza , in cui si stabilisce il punr.
to di vedutA . Se gli Antichi ab-
biano conosciuta la prospettiva -^
è una questione insulsa . Tant<e
loro opere danno prove di s) .
Mz tante altre dicono di no:
tali sono i^ bassirilievi della Co-
lonna Trapana . Questo non vuol
dire altro se non che sono opere
quelle d' ignoranti di prospetti^
va , come tante opere ncHcfèrne
MAO impraspeaivicée non ostan-
PRO If^
te che ora auesta scienza sia più
sviluppata <tie mai •
La pfofpettiv0 Bgrem^ non ha
rrincip) fassi come la Liftnre^
nsegna il grado di lume che gli
Oggetti riflettono verso lo spetta-
tore in ragione della loro distan-
za • Ne fa conoscere la degrada-
zione M tono a proporzione
dell' aria frapposta.. V aria è pia
o meno densa, ora più carica , or
più serena : onde le regole di
questa prottettivé non sono ctt*
te . Degradando i totii , i contor-'
ni restano più indecisi , gli an-
goli si cancellano, e. le forme si
rendono vaghe e incerte. Oisser-
vazioni dunque- e pratica si* ri<r.
chieggono per questa prospettiva
éere0 .
I piccoli pittori che si danno,
a quel piccolo genere di pittura
che si dice di prospettive ^ non
ne facciano mai dove lo spettatore
può cambiar di sito: poiché ino-
ri di quel sito quelle decorazio-
ni sono mostruosità • x
PROVE sono saggi che T in-
cisore fa tirare mi suo rame per
vedere 1' effetto del suo lavoro .
Pro^e deW acqua forte sono ^uan*
do si fan tirare alcuni sagg).diH
pò adoperata l'acqua lorte. Pr/V
me prove son quando il rame è
inferamente abbozzato .
La durata dd rame è secondo-
la qualità del rame, il lavoro
dell'artista, eia destrezza del-
lo stampatore.
Gli Amatori non badano tanto
alla stampa « quanto a certe io?
ro inezie. Voglion le prove sen*»
za lettere, perchè poche e pri«>
me ; e i mercanti per co<itentar«<
li ne fanno tirar moire , a le dan*.
no fuori a poco a poco-. L'a^
varizia ispirò a Rembrandt la
ciarlauneria di &r a^ cuni dopo
aver-
ftverne tratte parecchie itsaao^
qualche cangiamento , e anche
un nuovo eìjp^tQ . Nieote di più
facile che correggere neir iscri-
zione un errore lasciatovi »espres'
$amente^ o con pulire il margi-
ne lasciato apposta difettoso • Gli
amatori compran a caro prttzo
fueste vergogne f Che bella cosa
r esser( amarore di tutto T ina-s
«nabile ?
. PTERA è creduto architetto
(della Cappella di Delfio che fu
( dicesi ) prima di rami d' allo^
ro 9 indi di cera» ^.poi di rame
cisellato con immagini di vergi-*
dì d'oro che cantavan meglio
delle Sirene . Peccato che sì bel-
ja. rarità fosse stata inghiottita
sana sana dalla terra • Gli anti-
chi ebbero qualche altro edifìcio
idi rame . Di carne fu a Sparta
WS
li tempio di Minerva 4 chiamati
perciò CffMkiaecot . E Acrisio fe-
ce costruire una camera di rame
per sua figlia < La città di Apte-
r>. in. Creta si vuole costruita da
questo architetto •
. PUJET C Pietro") n- i(J2i ni,
1^94 soprannominato il Micbehn^
gelo della Francia per essere sta-
to anch*egli pittore , scultore ,
e architetto . Egli precettò
grandr abbellimenti per Marsi-
glia sua patria 9 ma restaron pro-
getti ^ In. Genova la chiesa della
Nunziata è di suo disegno , e
varie sculture in quella città gli
fanno onore . - La sua statua più
famosa è il- Milone Crotoniate,
che da Tolori Ìvl ttasportato a
Versaglies . Anche il gruppo d'
Andromeda e Perseo è molto sti-
inato.
^
e
Q.UA
OuALITA' . Niuno nasce p06»
^**" ta ,. pittore , astronomo ec,
La natnca ci fa tutti lavoratori «
Per esser Artista nori vi vuole che
intellìgenxA e dfspof igiene di wn-
Ifamzginazioi^ ardente e. gm^*
dizio squisito , memoria sicura e
timor continuo d' imitare servii-
tnente-^li altri ; destrezza di ma-
no e diffidenza d'operare più per
ÌA mano che per i suoi occhi e
per il suo cuore : sono le quaUr
ti i quasi ^incompatibili 9 per for-
care un artista eccellente*
La piì^ felÌQt /acilità ti' inven-
tare aoa vale niente., fé la piik-
sana ragione non dispone e noti
eseguisce ; Coir ordine il più e-
sarto , e colla imirazione la più
precisa si darà neir insipido , se
non v'entra il fuoco dell' inge-
gno ...
. Oltre il giudizio è l' imtnzp'
nazione vi vuole la sensibilità^
La sensibiiirà è 1a sola che r'
parlare le figute/ Ella sola sctio-
pre le passioni,, che- T artista
vuol effpriinere per trasmetterle
;^Ji spettuori sensibili « ^^,^
questa seitsibìlità i ragiortitori e
gì' invettfori.d' Apdllo , ài- Lao*^
coonte , i Raflfaelli , i Bomtny^
chini» che cosa sarebbero- snu.
Un'
<1UA
Va* imn^ginsa^ione fertilr* un
carattere nervosa e fiero , un sen-
timento vivo f penetrante , un
coraggio per . ui) lavoro indefes-
so : questo aggruppamento di qua*
Jita è in un aquila che si slan-^
eia a voli sublimi, ed ecco il
divino Michelagnolo 9 il quale e-
' sce fìiori di sé sfrenato di savia
riflessione .
La Riflessione calcola la pre-
cisione delie forme , de' caratte-
ri , de' colori , degli effetti , per
esprimere le passioni con digni-
tà come ricniedono i difl^erenti
soggetti é La Flora , V Ercole ,
]*Antinoo, il Gladiatore, l'A-
pollo, Venere^ il Laocoonte; e
lì Panteon , e il Colosseo , e la
• Sibilla, e tanti altri xiionumenti
dell'antichità sono capi d'opera
di ragione , di scienza , di gur
$tO , di sentimento , come altre-
sì lo sono le ìiclìe opere di Raf-
faello, di Tiziano, di Correg^
io , di Mengs , di Canova , di
'alladio-
Le queliti dtU* artista si deb-'
bon esercitare nello studio del
bello degli antichi , e de' mastri
moderni ; non per imitarli ser-
vilmente e popiarli, ma per con«>
vertirseli in sugo e in sangue , e
per andatecostanteiliente sUlelo*
ro tracce , come regole e guide
eterne e infallibili.
La destrezza della Inano ha it
essere serva fedele della mente.
Guai se $1U pretende indipen-*
4enza.
. Oltre le suddette fùaltfì nti-*
marie , l' artista ha. bisogna di e^
mulazione . Raflfàelio attruto dal-»
ia voluttà sarebbe rimasto nel sec^
cvitoe.del Perugina, se -non «wes^
se avuta la bella emuJaxioae di
sorpassare Michelangciai.' L'e-^
nulazione sostieiir il coraggio
I
UVA -^91
per superare gli ostàcoli , e prd^
duce amore per il lavoro . Quic««
Jà la ^étftnK,» 9 senza di cui non
v*^ è studio .
Il complesso di tutte le sud-
dette qualità riunite insieitie fa
eccellente 1' artista « Qualche
qualità isolata darà qualche lu-
stro parziale, che per lo pia di-
viene nocivo i e forma più no-
civi sistemi accademiiìi , e par-
zialità di Scuole ^ L' antichità
non conobbe né scuole ^ né acca-
demie: volle eccellenza universa-
le, e qualunque mediocrità fu
nulla .
Presupposte le predette quaìr^
tà ^ i' Artista ^ proVegga delle
necessarie cognizioni di Prospet-
tiva, di Anatomia^ di Antiqua-
ria , di Storia , di Favola , di
Fisica t ^i Mateiliatica , di Chi-
mica, e specialmente di Morale
chiara e pratica .
Felice r artista che inunito di
queste cognizioni piantate sul
basamento delle qualità , sa ap-*
plicarle a tutte le parti della sus
professione; e ben munito di os-
servazioni su le opere de' gran
maestri antichi e mocferniy sa
scegliere ciò che conviene alsog^
getto che ha da trattare.- Fles-
sibilità dunque , e ttìedimìone
profonda . Flessibilità ^ docilità
non è lo sfesso che schiaviti!» rP
artista docile non è un copista
servile. Quanto pia egli s^tudie-
rà le cose itltrui , più sarà origi-»
naie.
Sarà anche tnoderato ^ per evi-'
far la taccia che Apelle dava a
Brotogene di fati(iar troppo Iti
sue opere ^ La mxìdefézitine è an*
chff^imjiòrfante, fier non cader
nel viaio'delliar tnoltiplicità deflè-
figurct degli actessorr, e degli
cenati * Col meno silis il pìà;
V
i^ft QUA
Le belle «rti tono un continuo
ragionare. Dunque Logica, Si«
Snori Artisti » e Signori inten-
enti ,
Il dhintnftsi poi vuoi essere
r ultimo jMiiimento che ha da far
brillare V artista ^uslifiesto • lì
dìtinmus$ io preserva dalla in-
QUA
vidia » dalla gelosia 9 dalle bri-
ghe , dal vile nercimoaio per le
sue opere, e dall' orgoglio ver-
so i suoi allievi . De* suoi allie-
vi egli non si £irà uìi gregge ^
ciechi ammiratori inceppati ai so-
lo meccanisiiio*
RAB
X>. ABIRIO fu impiegato da Do*
iniziano ad architettare molti e-
dificj , tra' quali il gran palazzo
sul Palatino, descritto dal Bian-
chini nella sua opera intitolata
PélétXfi de' Ceséri . Opera |^ u-
tile fu l'arginatura e il ponte sul
Volturno. Ma Domiziano vole-
va in tutto una profusione di or-
nati , e per profondere scorticava
i popoli ; onde alla sua morte i
popoli si scatenarono cqntro i
suoi ornamenti .
RAIKALDI (.GirolMtno'y n.
1^70 m. ;l6%^ architetti Romano
di famiglia di Artisti . Compì
in Roma il Campidoglio, edin-
cò la Casa del Gesù , il Palazzo
Panfili e la Chiesa di S. Agnese
in Piazza Navona , Villa Taver-
na a jFrascati « In Bologna ì\ Col-
legio di S. Lucia . Tutte opere
molto mediocri.
Carip suo figlio mostrò poco
gusto nelle chiese di SS. Apo-
stoli , di Ge$ù e Maria al Corso ,
di Campitelli, di S.Andrea del-
la Vaile , nellf due gemelle sU la
piazza del Popolo , nell' esterio«*
re settentrionale di S. Maria Mag-
giore» e aelDmsitodiCilcBica*
te IX entro la stessa chiesa . Fe-
ce meglio nel duomo di Ronci-
glione, nella Chiesa di Monte-
Porzio, e ne' giardini di Mon-
dragone a Frascati, e di Villa
Pinciana. Il Palazzo doil' Acca-
demia di Francia sarebbe ^Ho
se fosse men ricco. L'architetto
amava il fasto , e riusciva bìent
nelle piante .
RAPPORTO scambievole de*
lumi ^ delle mez,K,e tinte j e delle
ombre ^ quale deve èssere?
Se si danno 6 porzioni d\ lu*
me , o sia di chiaro , alla mas-
sa principale , bisogna circondar-
la di 9 porzioni di mezze tinte,
e di Z2 di oscuro , o sia di om-
bre. Questo è in natura, e Ru-
bens lo ha sa^Mro ben imitare.
Ma qui non si richiede un'esat-
tezza aritmetica s le operazioni
del gusto non soggiacciono a cal-
coli . Questo rjtppertg deve acco-
modarsi alle circostanze.
Angaria aperta i colori chian
e brillanti debbon esser estesi
quanto i toni scMti, e le niezze
tinte. Al sole risplendènte da
per tutto le ombre sono la mag^
gior pactc riflesse > e non hànn»
che
RAS
tlie il valore delle mezze tinte »
e sono perciò di grande estensiOr
ne V Q^ restano grandi oscuri che
nfc* luoghi fattizi , dove i riflessi
non possono giungere.
• Al lume artificiale di notte le
parti luminose sono dd più vivo
splendor^ rossastro , e le ombre
sono più taglienti e più unifor-
mi, e il fondo tenebroso . Qui
le mezze tinte appena sono di-
scernibili, onde le ombre deb-
bon occupare anche il loro luo-
go , cosi che se la porzione iJiu^
minata è 6 , bisogna ai 12 gradi
ddle ombre aggiungere 19 delle
mezze tinte, e far che le ombre
sicno di ZI gradi di estensione.
Ne' soggetti di notte illumina*
ti da un aime artefatte , i chia-
ri comparirebbero troppo acuti ,
se non fossero richiamati dagli
echi che li sostengono ; e gli
scuci saprebbero tristi se non fos-
sero staccati da barlumi, i qua-
li debbon esser disposti diagonalr
mente in distanze ineguali ,. co-
me anche gli echi • In questa
guisa il quadro *" comparirà più
grande della tela •
. Di notte i colori* cedono in
vivacità al lupie che li produce,
jaiia superano ia splen'dore per la
Joro estensione , e pner V oppo*
sizione degli oggetti associati .
Queste estensioni e questi con-
trasti sono relativi ai locale, e
air importanza delie figure . Fi-
nalmente tutti i corpi veduti ài
notte debbonsi rappresentare con
molto meno finezza e con meno
àttiA^ìi che quegli esposti alla lur
jet dtì giorno .
RASSOMIGLIANZA. In ur
Da composizione una figura non
&\ deve rassomigliare air altra «
non solo nel viso 9 ma neppure
fiel gesta 9 nei portamento > 6
^/>;. Bf Arti T, IL '
RAV 1^5
nell'attitudine. Cì&à vuole la
madre Natura. E così ha opera-
to ii suo figlio primogenito Raf-
faello . E' sterile ^ueir artista che
in un soggetto ài storia fa le &^
gure tutte rasromi^lianti : allo-
ra non fa che la storia d' una so-
la famiglia . E più sterile è an-
cora , se ne' varj soggetti egli
sempre ripete le stesse figure.
[La ripetizióne non è permessa
che di uno stesso personaggio ;
rappresentato una volta da un ar-
tista in un modo ,' deve lo stesso
artista riprodurlo^ rassomigliante
nell' altre occasioni , ma con ^ual^
che riguardo all'età e alle circo-
stanze . Nelle avventure di Ulis-
se , Ulisse sempre si ha da rico-
noscere ; eccetto quando fu cam-
biato da Minerva .
. RAVy CCioysnni') lavorò -in
Parigi da architetto e da sci|Jfo-
re nella Chiesa de Notre Dffìne y
e Ì9f compì nel IJ5I. E' questa
una fabbrica gotica dtìlt più gran-i
diose e ben proporzionata, tutta
di pietra , e ricca straricca di
ornati d'ogni genere.
REFR AZIONE, rottura ap-^
parente d' un oggetto passando
tfaversalmente da un mezzo pi A
raro a uno più denso , dall' aria
nejr.acqua. Un bastone dritto
immerso in parte neU' acqua ci
comparisce rotto . Qualunque cor-
po che sia nell' acqua ci altera
la vista ; vi si vede una moneta
dove prima non si vedeva, tutto
ci par più grosso , e quel eh' è
nel ^do ci ^comparisce più vici-
no : ma i colori s' indeboliscono «
Conyien però aver riguardo alla
nat^ra delle ^cquoi, alk loro
quantità , alla profondità . L' ac-
qua chiara e poco profónda' ik
poca alterazione . • < ^
. jREGOLAMEKTav Una ck*
N tà
X94 KES
. tà ben regolata deve regolar an-*
^ che r esteriore '^e' SUOI edifici*
' . Non si ha d' s^bbandonar al capric-^
' ciò de' privati quello che spetta
alla bellezza pubblica . i. L' al-^
tezza dclU case deve esser prO'
porzionata aìh larghezza; delle
strade . Nelle strade pr^cipali'
posson le case psser a tre piani ,
ma nelte minori non a più di
due . Questo è richiesta dal co-
inodo e dalia salubrità . ar.' Va*
rietà nelle forme » nella qualità
e quan-tità degli ornati, e nel
moda di combinarli . 3. Ogni cit-
tà jper quanto sia brutta y può bel
bello abbellirsi. Si faccia un pia*
no di quello che è, e di quello
che deve essere , e a mfSura che
le fabbriche deperiscono , ecco
strade nuove spaziose e belle , e
piazze frequenti e magnifiche.
Bisogna* volere ; non sivuofe ab-
bastanza .
RESISTENZA è ui Architet-
tura là forza che sostiene la par-
te che fo pressione . Una fabbri-
ca avrà tutta la necessaria soli-
dità , se la reriftenztf supera al-
quanto la pressione . Un muro'
semplice è pressione e refisfen^a :
le sue |)arti superiori premono* su
le inferiori, e queste sostengono*
quelle, ma la reristenz,^ totale è
nel suolo : questo • è il fonda-
mento. Un edifizio è composto
di più muri sostenenti volte, so-
ia}, tetti, che fanno il peso dell*
edificio,' e i muri ne sono il sor
stegna o la resistenza .> L'archi-
tetto ha da calcolare esattamente
Ja pressione de' pesr per regolare
con sicurezza la forza de' soste-
gni , o sia Jà resistenza .
Vi son de' pesi che aglscona
verticalmente da su in giù: tali
sono i muri ,* perciò debbon esser
dritti» Altrlagiscon obliquamen*
RES
te ; queste sono le volte : -per caU
colarne la pressione , convieo mi-
surarne la curvatura ; quanto mi-
nore è questa, maggior sarà la
spinta. Altri pesi, còme i solaj
e le volte, premono verticalmen-
te, e un poco* obliquamente •
Tutto ciò va calcolato , Dunque
l' Architetto deve esser provisto
di Matematiche, senza le quali
non potrà appronttatsi de' buoni
trattati che su questo articolo in«
teressante vi sono di Belidor,
Riccati ec.
RESTREMAZrONE è l'as-
sottigliamento* della colonna dal
fondo, o dal ter^o in su. Que*
sto è ben natura : i fusti degli
alberi , donde le colonne, si as-
sottigliano a misura che s' inal-
zana. Ma il' farle panciute, co-
me pratrcan alcuni moderni, è
innaturale e brutto . La renremi-
zjone' deve esser maggiore quan*
to è più svelta la colonna; on«
de -3? nel dorico, — nel jonico,
o 7
*r nel Corintio.
REVESi BRUTI C Ottavio)
nòbile Vicentino del secolo scor-
so , architettò varie buòne fabbri»
che in Brendola^ £ diede alla
luce V' Are Bisesto fer fornice ft-
cilmeme gli ordini d* ArcbitettU'
ra . Questo^ strumento è una spe*
eie ^\ compasso di proporzione.
RICCHEZZA non è bellezza
nelle arti , né in morale ; anzi è
spesso' contraria alla bellezza e
alla bontà « Quanto più si aggiun-
gono* ricchezXt ,, meno si bataa al
soggetto^ arricchito^ e ne resta
corrotto.
Tutto quel eh' è bello, è sem-
pre ricco nelle arti , come turtcr
quel eh' è buono , è ricco se ha
merito personale . Il bello deve
sem-
\
Rie
tempre esser unito al convenevo-
le « al naturale . Una composi-
zione è r$cc§ , se ha ornamenti
necessari in quella savia abbon-
danza, che ne risalti maggior-
mente lì soggetto, lunci dapro-
f\isione, e eia superfluità. Quan-
to è difficile l'uso delle ricchez-.
ze ! E quanto è rara V arte di
godere e di far godere !
RICERCATO è parentadi af-
fettato. L'artista non sia ^iV^r ctf-
to , se vuole che le sue opere sie-
no ricercate.
RICHIAMI. La natura inse-
gna che una massa principale di
lume , in cui si mettono le )>rin-
^ipali figure, deve essere come
per eco ricbiéméta su gli acces-
sori in Ufi a maaiera meno viva •
Se non vi fosse che una sola mas-
sa luminosa opposta ad una sola
qiassa d* ombre, la composizione
riuscirebbe insulsa.
. I Veneziani e i Fiamminghi so-
no stati bravi in questi richiami .
Ma non si debbono usare che
per accrescere T espressione della
$cena. Onde ne' soggetti di not-
te, e di mister), L richiami vO'
gliono esser rari. Nella sua fa-
mosa Notte il Cprreg^io non r#-
^biama il lupe ; lo fa uscir tut-
to dal Bambino per illuminare la
Madre Vergine: che pittoresco
vSttÌQol Anche RaflTaello nella
^arcerc di S. Pietro si mostrò
4nteiligente in questi richiami,
RIFLESSO. La luce non si
ti fette da un corpo senza cari-
carsi del colore ai esso corpo,
e portarlo sul^corpo vicino. Su
questo corno si fa un color mi-
$to òtì color proprio e della lu-
ce riflessa . Le Donne sanno a
maraviglia tali riflessi^ e perciò
scelgono sei^pre vesti di colori
che riflettano in maggior al>bel-
RIF
I9J
limento del lòit) viso^. E i pit-
tori ne sapranno menò delle Don-
ne ?
Senza ri/lessi le fisure non pos-
sono aver rilievo*, nS leggerezza ,
né vaghezza, né armonia. I ri*
fiessi debbonsi distribuire in for-
za e in colore a proporzione del
lume e dell' oggetto cae li produce •
Il corpo luminoso, il lume d^
una face, presta il suo color ros-
sastro ad un corpo vicino , sen-
za ricever niente da essO' corpo
illuminato. Da questo bensì si
fanno le riverberazioni in qua , ìtk
là . L' arte dé*ri/lessi è d' impie«^
gar le riverberazioni, e i colorì
rotti che gli altri corpi ricevon
gli uni dagli altri: quindi la dol-
cezza , la gradazione , e 1' accor-
do delle parti e dell'insieme ,
^ Un tempo s' ignoravan i r//$fex-
si : ora sonò tanto alla moda che
iion si distinguono dalle mezze
tinte ; il che è contro natura*
La luce rimessa non può produr-
re toni sì chiari come' la di-
retta*
;RIGIDO. In natura tutto h
di apparenza flessibile e ondeg-*
giante. Nelle campagne coki vate
&' incontrano delle forme dritte
e in conseguenza ripide; ma non
mai ne' siti abbandonati a loro
istessi • Il -terreno è solcato dall'
acque « da' venti $ dalle -tempeste |
se nelle foreste àlberi annosi si
erigon dritti , la lorO^ rigidiet,K/^
è interrotta da piante parassite e
tortuose; gli stessi scogli per lo
sforzo de' secoli oflTrono mine si*>
nuose . Da per tutto è bandita
la rigidetx^ 9 e la fredda regola-
rità .
L'uomo che si abbandona alla
natura non è mai rigido nelle
sue atdtudini. Ha bisogno di
sforzi per divenirlo, e a forza di
N 2, sfor«
sforzi ne prende T abito, e vin-
ce la natura .
I^' oggetto dell* arte è la natu-
ra li(bera 9 non la natura contra-
riata .L'artista che imiti la na?
tura libera» .sarà libero da r/^/-
deKX^ ; e se nelle sue opere s' inr
cantra qualche cosa di rigido ,
egli ha fatta un' imitazione f^l-
sa . .. '
/ RIMESSE sieno esposte a tra-r
montana. Ogjni carrozza ha bi-
sogno d' uno spazio largo 9 pie- '
di e lungo zz . Vi si fanno del-
le corsiere di pezzi di legname
a triangolo , per cui le carrozze
escono facilmente, e rientrano a
disporsi ciascuna 9I suo luogo
senza offendersi .
RINGHIERE son parapetti
traforati per riparo a finestre , a
Ic^&e , ^ a terrazzi ec. Fanno al
di fuori una bella vista , quando
sona ben disposte , e danno ai
di dentro comodità e ilarità .
Ma invece di balaustri C sono
pur barbari i balaustri ; gli anti-
chi non li conobbero ) si potreb-
bero, sostituire colonnette corri-
spondenti al carattere deli' edifir
eia . Ma cosi per vedere , i^nno
un bei vedere le ringhiere su'
tetti , e fui su' frontespiz) ? In
Roma , in Roma si veggon di que*
ste mostruosità per la manìa di
adornare •
1 RIPETIZIONE. La natura,
è tanto variata che neppure una
foglia è interamente simile all'
altra d^una stessa pianta. Dun-
que Kartista non ripeterà Itstts^
se attitudini , gli stessi gesti ,
jc stesse vesti ^ i medesimi cplo-
"ri . Certe ripetizioni però sono
eleganze in certi casi. Nell'E-
liodoro di RaflTaello un gruppo
di donne con dimostrazioni uni-
formi tendono all'espressione d'
HIP
un medesimo sentimento ^ e vi
fanno bene .
RIPOSO . Ogni nostro senso
per ^ver maggiori godimenti »
iia bisogno di riposo . I più vi-
vi piaceri ci (stancano e si con-
vertono in pene , se non sono
fi:aramisti di riposi.
Due principi rendono necessa-
rio il riposo nelle opere delle bel-t
le arti ; L* unità d' interesse , e
P armonia .
_ L' occhio trova tranquillità e
riposo in un' opera dove no;i regn;i
confusione > oove^ le parti sut^r-
dinate e accessorie lion distrag-.
cono dair ogi^etto principale ^
dove ^li ornati non ^ono profusi
gli uni sopra gli ahri . Il Ri-
pose esige ancora una giusta gra-r
dazione de^ colori locaH , e di
chiaroscuro . Coi riposo l'occhio
e la mente comprendono facile
mente V idea ddV opera .
RISENTITO . Un principiane
te che copia iì corpo umano ^
non vi scuopre le impressioni mu-
scolari , n^ le esprime • A misu-
ra eh* egli sì esercita nel dise-
gno, e fa' confronto di forme «
fa sentire nella sua opera • Di-*
venuto uomo e riscaldato nello
studio de' modelli « e particolar-
mente ,nel moto e nella situazio;
ne de' muscoli, esprime le forme
con energia , e ne fa un disegna
risentito , Michelangelo si è con-?
tradd istinto in questa risentii
mento .
Ma la natura che mostra dsL
per tutto forme, non le mostra
sempre risentite .^ Le donne , i
fanciulli, e gli uomini delicati e
d^ una vita oelicara , non oflfrono
che muscoli dolci e di transizió-
ni fine . I robusti e i laboriosi
hanno con tornì risentiti. Dunque
xhi disegnasse sempre fiftntiut-,
men-r
feif-
4déni9 ciìsegnerebbé Uixtpre àmma*
iiieratamente .
Si osservino i . c^pì d* opperà
AeìV antichità ^ Ercole ha le for-
ine risentite j ma non già Adti-
noo j molto mend Apollo , e mol-
tissimo meno Venere; Si osser-
vi RaflTaellò : ctfn quanti saviéz-
za ha variato le forme secondo il
carattere delle diferenti figure !
L' artista non ha d'àvei:e iltro
sistema che la natura t la bella
antichità •
RITI RELIGIOSI i t Preti
sono della più remota antichità é
In Grecia sotto i Preti v' erano
miniltri subalterni chiamati pd*
tassiti 9 perche partecijuvano del-
ie vivande de* sacrifici . Iri Ro-
ma ^lìÈpuloféi facevano banchet-(
ti divini .
Nella vita privata i Pteti Gre-
ci e Romani non par che aves--
sero abito distinto ì \si contraddi-
stinguevano Densi ncllp Idr fun-
zioni . religiose : Neir atto del
aacvifizio si coprivano la testa
colla toga 6 col mantello . Tal-
ora si mettevano in capo, una co-
rona di (tori o di foglie . Mai
^ue* fiori e quelle foglie àvcÉa da
essere corrispondenti al nume > cui
si sacrificava : di quercia a Gid-
- ve e a Diana, di alloro ad Ar
pollo , di pioppo ad Ercole , di
mirto a Venere, di olivo a-'Mir
nerva , di cipresso a Pktotie, di
narciso a proserpina ec.
I Temjpi eran quadrilunghi , 6
rotoVidi con portici d'avanti od'
intorno , e con ornamenti di sta»
tue e di trofei . Gij Altari v' era-
no isolati, e ihpbili , di figura ro-
tonda, ó quadrata , o triangola-
re, ornati di bassi rilievi , e in-
<!kvati al di sopra per contenervi
il fuoco .
i Tripodi' aervivtn per metter-
vi vasi d' acfua per Itfvar le vi-'
score delle vittime. Quello del-
la Pitia di Delfi era à fo'rtfia di
sedia sfondata per Hcever l esa-
lazioni profeticifè.
Canestri, incensròrj, cucchia-
rini, vasi dì varie forme, erari
arredi sacri ; I dicchi eran piatta
pei* mettervi le carni v Cofn uri a-
spersorio si asp^rgé^a V acqua lu-
strale, che Si tfantificavsf con e-
stinguervi un tizzone dell'ara .'
Le Patere erano come sottocop-
pe per far le libazioni ia la te-^
sta delle vittime, e per ricever-
ne il sangue . Quadrate eran le
Gabbie dei polli sacri . Gli Augu-
ri usavano un bastone^ ,' lituo ^
simil al pastorale de' nostri Ve- ^
scovi ; Con lin martellò Ovald
<i accoppavano le vittiMé, e si '
scannavano con colteili cotitènu-
ii in un fodero ii\ format, di U i
a coh un' ascia o' sia scure . 1
Candelabri erano ornatissimi , é
fifnivano in un vaso ad urna per
contenervi Vailo o il sevo'.
. Le.dohnt intervèn^van d sa-^
crific| col portar canèstri e altri
arnesi ,* e a/uravauo i preti , è per-
ciò erano grasse ; guazzavano nel-
le carni delle vittime . Ogni sa-
crificio era seguito da! un bkir-
chetto .
. Le Vestali aveàno- vtià Veste'
lunga colle maniche apèrte' al di
sopra: fin al gomito, e con una*
cintura' a mézza' vita- . Su la' ve-
ste lunga portavano una tùnica
cortissima . In testa* aveanó un
velò fluttuante . La loro capelk^*
tura era separata ugualihehte in*
due parti..-.
Le Deità principali àvéan i ló^"
ro Sacerdoti distinti . I Salj con-
sacrati a Giòve portavano un ber-'
i^tto di pdle bianca conformato
a fulmine con una specie di.di^
N 3^ mie»
\
if8 «tir
«iero , .up' fSastionevdì netallo
al petto,, uno scudo in una ma-
no, e aèil altra una picca o uà
coltello^ I Lupercali nelle loro
feste correvan midi per le strade
non aitent^O che. una pelle di Vit-
tima fresca dalle reni in giù ; e
portavano in roano uno staffile di
cuQJo di capra per battere chi in-
contravano ; le donne andavan ad
offrirsi ai loro colpi credendoli
efficaci a fecondarla . Per dive-
nir Lupercali }>isognava soffrire
molte incisioni jnella fronte .
. A ciascun Dio s' immolava la
9ua bestia diletta. A Cibele ma-
dre degli^ Dei una porca pre«
gnà , tori , caproni ^ A Giove
tori Q becjchi » A < Giunone vac-
che e agnelle . A Nettuno tori,
a Piu(;p.ne tori neri , a Proserpi-,
na vacche nere , a Beate cani ,
a Cerere porci , ad Apollo tori
giovani, capre e pecore ; a Mar>*
te ^avalli; a Minerva tori e a-
gnelli; a Venere tutto fuor che
porci ; a Diana cervi e vacche «
a Bacco becchi > a Ercole. porci,
ad Esculapio galli - Queste" bet
stie siornavan di fiori,, e s'in<t
doravano , e s' infettucciavano •
S' immolavano anche uccelli .
Le principali feste de' Greci c-
rano le seguenti .
Adonia . Le donnei andavano.
per le strade, piangendo e gamen-
do, ad imitazione di Venere per
Ja morte del suo. Adone ucciso
da un cignale. Fra' pianti can-
ta vano^canzoni lugubri al suono
di flauti . Dopo aver pianto un
giorno intero passavano in una
grande allegria per la resurrezio-
ne di Adone.
Ampitdrpnia » . Festa • privata
che si celebrava in casa io gior-
ni dopo la nascita d'un fanciul*
io , il a^^ale di nptte si giravA
RIT
intorno al fuoco, e gli s* impo*
ne va il nome . I parenti e gli
amici facevan doni^ Finiva 1^
festa con un sacrifizio e con u-
na cena .
ApaturÌ0 , Festa di j giorni
per i padri di famìglia . Nel
primo giorno un bel festino .'
Nel secondo sacrifici a Giove e
a Minerva. Nel terzo i padri
iscrivevano i loro figliuoli alle
tribù ; e divenuti cittadini si ta-
gliavano i capelli , e cantavano
e spiegavano versi dei migliori
poeti .
Aseòlsd .> Giuoco in onor di
Bacco • Si gonfiava un otre di'
becco, e si ungeva di grasso. X
ragazzi vi saltavano sopra con utr
sol piede : cadevano , e facevano
ridere .
Caneforii^^, Le ragazze prepa-
rate a maritarsi offrivano a Dia^
na ceste ripiene delle piti belle
opere à^ììz loro mani, per paci-*
ficar la dea della verginità , e
per non ostare ai loro parti .
DaphntforsA. . Durava 9 gior-
ni in onore di Apollo. Un gio^
vane portava un ramo di olivo. , sa
cui era una palla dì metallo rap-
presentante il Sole , da cui pende-
va un' altra rappresentante la Lu-
na, 'indi altre ^ più piccole che
rappttesentavan i pianeti, e lè
stelle fìsse . Questo ramo era or-
nato xli nastri , di fiori , e di fa-
sce cne disegnavano i giorni deF-
l'anno, e l'ultima fascia gialla
esprimevia la luce del Sole . Que-
sto stendardo si portava in prò-
cessione , e vi concorrevanomol-
te zitelle con rami di olivo.
Delie }. Tutta la Grecia ac-
correva all'Isola di Delo a cele-
brar là festa istituitavi da Teseo
in ongr d' Apollo e éi Venete
quando approdò colà vincitore
del
RIT
del Minotauro di Creta < La fè-
sta consisteva in danze a tre co-
ri di uomini provetti , di donne 9
e di giovani , e si eseguivano in
giri tortuosi ad' imitazione ' defl
I««i060 Laberinto. E quelle dan-
ze si facevano intorno a quell*
altare faÌ3bricato tutto di corni
•di capra , e di corni di capra era
tutte il tempio^ ^ fip j foqda-
menti.
pionissa . «Baccanali in Imordi
Bacco. li sacerdote avea nome
di Re , e &i sceglieva 14 donne ,
<olle quali faceva i mister; sa-
cerdotali che niuno poteva vede-
re, né sentire: ciò nondimeno e-
f^li era riputato probo, ed erae-
etto da probi . i gran baccanali
sì celebravano a primavera ; i
piccoli in campagna neir inver-
no , e gli altri in autunno . Tit-
si , cembali, ftauti, tiippani ,
crotali erano gli strumenti de^
baccantie delle baccanti, che di
notte con faci correvan furiosa-
mente per le strade . Chi si co-
priva di pelle di tigre ^ chi si
cingeva il capo di nastri , e chi
si cinbondava ii corpo di serpen-
ti, Altri su carri spiegavano
sontuosità di vesti , e di vasi d'
argento e d' oro : altri si masche-
ravano in satiri e in sileni sopra
Asini tirando becchi per i sacri-
fizi* Gridi e atti lascivi senza
fine. Là tumultuosa processione
erra seguita dalle provisioni per
la cena . Le zi/elle nobili por-
tavano ceste con primizie di frut-
ti, altre con i mister;. Giovi*
nastri portavano su lunghe per-r
tiche i pialli ^ cioè l'effigie de-
gli strumenti della generazione .
Tali feste per eccellenza si chia-
aiavano Orgìe , che significa qua-
lunque solennità religiosa .
Eieusintf, Impenetrabili sono
RIT 199
i mister; Eleusini ; ma pubblica
era la festa che si faceva nel gran
tempio di Eleusi in onore di Ce-
reie per aver ritrovata la sua fi-
glia Proserpina . ì\ Jerofante
rappresentava il creatore di tutte
le cose. Da Eleusi la processione
andava in Atene fra canti e sa-
crifici: ciascuno portava Timaginé
di qualche deità nella piazza d*
Atene . Le donne andavano su
carri ingiuriando chi vedevano .
Efesia -In Efeso i giovani d*
ambi i sessi facevano processione
.con torce , con profumi , Con ca-
ni , e con arnesi da caccia in o-
nor di Diana . In questa iesta si
sceglievan gli sposi .
Camelia cerimonia delle spose
prima dello sposalizio , consisten^*'
te in un sacrifizio a Giunone , li
Venere , e alle Grazie nella tribù*.
Ecatena , Ad ogni noyiluòib
ì. ricchi jnettevano avanti la por-
ta di casa la statua di Ecate a
tre ttstc ,. e davan da mangiare ài
poveri , cht dicevatf di mangiare
colla Dea .
Lampt^doforie . Chi con uria
lainpada accesa correva per T ac-
cademia d'Atene senza smorzar-
la , era premiato ; ma gli assi-
stenti menavano su la pancia , al-
le chiappe •
Panatenee, In onore dì Talla-
de ogni paese deli* Attica da>^a
bovi grassi per un gran pranzo.
Le zitelle nobili davano stoffe ',
dove eran effijgiate le vittorie di
Pallade sopra i Giganti . I cit-
tadini principali si vestivano di
tali stoffe : i vecchi più belli por-
tavan rami d' olivo : tutti i pos-
sessori ecoitivatorid' olivi aveati
' da offrir olive :
Tesn^oforie . Mister; impene-
trabili di donne a Cerere. Le
. più. rispettabili portavar^ ad E*
N 4 leu-
zoo liìT ,
hmi libri sacri su la testa) e
un velo copriva tutto agli occhi
profani .
RJf'TpCCARE. Cke 1^ autore
rittech' là àuz Meta ancor fre-
sca^ per fierreggérlà • per accor-
darla r ^ , un dovere .
. Non' deve però ritoccai troìppo ,
se non vuole far éom^parire un
colorito^ stentato .
Ma niét.^er mano nelle òpere
altrui insigni alterate^ dal, tempo,
è un defornaarle' , il che è pe^io
che distr^ggerle .
: Un quaaro dtfaccordato e gua*
sto dagli anni sia ritoccato da
mano esperta.. I^er un momento
farà buòna comparsa , rna da H
a poco diverrà peggio di prima 9
perchè le nuove tinte, jpambianp
.e discordano colle yecchie • Si ri-
corre perciò ad un altro .niedieo >
che promette più roi.rs^oli quan-
.,td piò i ignorante ^costui appli-^
ca nuovi topici , e itidi a poco V
., Mtnalato^. peggiora . . Eccoci al
, ciarlatano-, il ^uale spietatamente
seccia , impiastra 9 strofina , ra-
. schia , lava ,. rimpiastrg , inver-
• nicia 9 e addio quadro . .
., Questa bell'arte ha fattoi pro-
^^ressi in ragione della decaden-
'" za deJ/e beffe arti* ^
s'^-'tt'^r^^ ^'^occare pììi utile è quel
^yj^él maestro su le opere de' suoi
\ allievi 9 se accompagna quel^la
comparazione dimostrativa èon
un' istruzione chiara ^ cotta , e
Appropriata alk capafCità del gio-
' v;^ne » li ritocco allora è una le-
zione 9 ''^he per gli occhi e per
^ ^li orc!cchi va emcacissii^a alla '
. mente : è una dimostr^ione del-
la teoria.
RITRATTI. Chi è miglior
pittore fa mii^liòri ritratti , Per-
ciò bellissiini i rifritti dì Raf-
iaello , di Tiziano , di Vandyck %
KIT
e di tutti gli artisti chtf soM
stati gran pittori di Storia.
L» perfezione àtì ritratto ha
da' rapprescfntare seniplicemente
una pèrsone secondo lar più gran**
de verità ddla natura, nello sta-'
tà il più ordinario allaf sua^ fisot-
nomia , nelle sue attitudini le pia
familiari , c'oli' abbigliamento e
C0)1 vestito su» solita.- Salda que^
sta definizione , eccone le cons»'
guenze . ,
1. Ha d' aver carattere ed é»
spressioìie. Har d' avere le fórme
principali caratteristiche della tt*
sta umana 9 modificate ddle diF>
ferenze individuali.
2. Ogni fisonomia vivente e*
sprime, sé non- uéapassiohe, é"
meno un Carattere. Quella chi
non esprime niente , non esprime
nemmeno la pt^senza della vita.
Per. r artista 1' espressioni pie
difficili non stfn* le passioni vÌ(h
ienti , che arkerano sensibilmente
la fisonomia , ma le passioni dol«'
ci, che si accostano alla calma*
E" tfile allora lo stato di chi si
fa ritrarre . Ma la lunghezza ^A
lavoro , e l' inazione, gli produ?-
cono noja . La noja rilascia ì
muscoli , e invece di calma' e di
vita non si ha che una languh
dezza quasi cadaverica .
3^ Dunque V artisti sii» spedi*
tp9 e per esserlo con siucce^^,
si^ familiarizzi prima col suo* oii-
ginale 9 e s' imbeveri bene étìk
sua fisonomia.
4. Non è in ;frbitrio dell' arti^
sta ti situare a modo suo il rr-
ttaendo. Ciascuno ha le sue at-'
titudini abituali. Chi si inette
in una positura StranieF», divie^
ne straniero^ a sé stesso",! si eon-r
traflrà9 non è più quella che è-'
$. Il sòrriiso abbellisce t tratti,
e dà vivezza. Dunque il Sij^o-
re
HIT
te ftòrtida. La hùttz sorrìde,
itM gli occhi ditònò noja. Ad-
dio accordo.
6. Si tulorili anche la Signorìa
fetta; si liietta di gali. La na-
tura Orbata è menò natura »
7. Si arricchisca anche di son-
tuósi aecessdì']; quant6 più ri-
cercati , tanto nudcétanno air o-
tiginalè . ^
8. Dunqtté il rikrmtto storiato
air eroica, ih deità, in hinfe,
in cappuccini , è uft gènere ba-
staido ii più Vizióso k
9. Il ritratto ha da essere una
tappfeSentazione precisa dell'in-
dividuo ; t ciò Uondimenò ha d*
aver dell'ideale, tome ogni AÌtto
rakno dell' arte . Questo ideale
Consiste nel dare alla faccia le
parti gfandi caratteristiche i e in
ometter le piccole che non han-
no Carattere. Lt parti grandi
sbno la fronte, gli occhi, il na-
so , le guance ^ la b<>oca , il men-
to. Queste forme grandi costi-
tuiscono il Carattere personale^ e
queste deve l'artista esprimete
con fermezza . Vi aggiungerà
ancora, ma cOn sobrietà, qual-
che parte subalterna per dare più
Verità e ihoto secondo Che V età
tichiede . Non è la faccia ^ risulti
Itnche dalla forma ^ non è la fac-
cia che ci fa riconoscere una per-
sona; è la sua apparenza^ il suo
effetto , la sua laea . E' questo
Un paradòsso? Noi è la più e-
aatta verità. L'idea saviamente
presa , e artistamente espressa sa-
rà d' una rassomigiiania più viva
e più sensibile é più espressiva
della rappresentazione che risul-
terebbe Qtlìt fórma stessa w Tut-
to è ideale , tutto à magico nell'
arte* La menzogna entta fino
ntWt espressióni più precise della
verità « V aria affascina gli 9^
Ufo
20f
chi degli spettatori, e per oflTrìf
loro la rappreseUtazione di un og*»*
^etto , impiega il prestigio della
imitazione .
IO. Se il rittétto stésso è uim
menzogna, non può esser tratta-
to mefilio che da quegli artisti ,
i quali esercitati nel genere della
• storia sono avvezzi alle grandi
menzogne dell'arte.
Che cosa sono dunque gli ar-
tisti fitréttistiì Artigiani m«-
sthini che sono riusciti artisti ,
e per vivere si dafino a maneg-
giare il pennello còsH all' azzardo
copiahdo freddamente teste vi-
venti per farne tostt mòrte , e
talvolta non fanno della testa
' che un accessorio del qyadrò «
Preàso ^li antichi non si troVa
altro rstrsttists che una donna
Lala di Cizico.. Gli Apelli fa-
cevah ritratti^ come né hanno
fatto i RafFaelli , i Tizianì e tan«
ti classici pittori di storie f e ta»»
ti scultori insigni i
RIUNIONE . // àeìh di riti»-
nione è il bello composto delle
più belle parti che %ì trovano ne*
gli oggetti più scelti • La natu«
ra non riunisce mai tutte le sue
bellezze in un individuo ; V aF>>
tista deve cercarle in qua , in là^
e riunirle insieiAc • Così Zeusx
per formare un' Elenau.Qpmpit»-
mente bella ^ scelse le più oellò
giovani di Crotone: e così fece^
ro gli altri artisti Greci per fare
opere nerfette •
Dalla riuniono di cose iSttìt€
risulta il bello non soLà m ci»«
scuna figura , ma in tutta la coiih
posizione • Così V artista riunii
soo quel (she in natura glamnudi
si vede./
Il beilo di riunione non è ail«'
con il bello ideale • Per anivav
al belio idaaJ^ cònvicii aggiAw»
HIV
gerc «llc'pard belle «cèke delia
natura un carattere grandioso .
Pe^ aggrandire ie, beIJe forme na-
turali 9 convien sopprimere le pic-
ciole parti. £ se si vuole. giun^
ger al $oprumano , bisc^na ^sop-
primen; i vasi sanguigni, e con^
servar solo le parti grandi necef-
sarie al moto e ali espressioner.
Questo è al .di sopra della nacu^
ra , ma non conerà natura » V
artista imiterà la natura sempre
che r abbellisce : se M CbQtraddi-
ce, la imbruttirà. ^
RIVENMTORI. Cavesttm-
ptor , «ir erta compratore . Chiuno-
que rivende fa pfQÌès$io9e d' in-
gannare chi compra, e chiunque
Ìirofessa un'arte, ne studia tutte
e finezze. Sono innumerabiU le
frodi che i r/ve»<^/r9r/ usano nel-
lo spacciare le produzioni delle
Belle Arti del Disegno.' Tutto
h bese» Ben se io meritano gli
Amarori Dilettimti ignoranti pre*
suntuosi , che comprano nomi»,
€ sona come qué* tanti e tanti
che. onoran indegni, e inetta-
nente si Igscisn trasportar dalia
fama , e stupidamente adoran ti-
toli e fasti . Sparirebbero &r im-
postori dove gli amatori- fossero
.intelligenti.
ROBERTO DE LUSARCHE
architettò nel 1220 la Cattedrale
d'Araiens, contiauatada Toma-
so di Cormont , e compita da suo
figlio Rinaldo nel %%6^ . Poche
opere gotiche possono star a ftoa-
tc di questa per la grandezza , e
per il lavoro eccellente . Ha il
msLÌ comune ài tutti gli cdificj
di quel genetle : eccesso dì altez-
za. La gran navata ò alta 1^2,
piedi, lunga 2x3, e larga 49.
RODULF C Corrado") architet-
to e. fetóre Tedesco sbalzò in
Ispagn^jUel .fine dèi. secolo scor-
V ROD
so , e in Valenza eresse nella ri^*
ca.C;^ttedrale la Ceciata a tre or-
dini , il primo di 6 colonne 09»
_ rintie, il secondo di 4 anche co-
rintie, e il terzo parimente co-
rintio» £ viva» L'interno g9-
tico è guastato dagli abbellimen-
ti mo(&rni . Malanno ,. generale
.fille .opere gotiche .
ROMPERE i colori è mesco-
larli , onde non abbiano più il to-
|io che aveano nella tavolozza ..
E' Ui^essario rompere i colori
naturali che si comprano ^ e che
si mettono «u la tavolozza , per-
chè sono per lo più ben dinerea-
ti da* colori locali della natura
che r artista ha ds^ imitare. Mol-
to j^ù diflT^riscQno i polori locali
secondo il piano in cui è T og-
getto « 9 secondo mqlte altre cir-
costanze.
Se in un ritratto d'un oerso-
naggio vestito di nero si oà p^r
fbn% una portiera rossa, Questa
deve> esser di colori rotti , i. per-
chè h distanza diminuisce la for-
za del (SUO color proprio; a. per-
chè il pavimen tq, 1 mobili , la
figura vi spargoi^ ,^^^t^ stranie-
re, e ne cambiano il suo colore;
3. perchè la portiera fa pieghe in
difFerenti piani ^ e dà superficie
diverse di lume e di ombra. Per
tutte queste ragjoi^i il cqlore lo-
cale (fella portiera deve ^sere
rotto ^ come anche qliello dtlìt
sue differenti masse ; onde niuna
delle sue parti' conserva il suo
colore reale.
ROSELLINI C Bfr«#r^(> 3 ar-
chitetto Fiorentino fu molto in-
piegato da Papa NicolaoV. a ri-
staurare in Roma molti edificj .
La grand* opera dovea ^ser al
• Vaticano . Quivi il Rosellini
spiegò superbi disegni : un nuo-
vo Tempio di S. Pietro il pia
ma-
ROS
tnftgnìfico del mondo ; tre strado-
ni dritti vi avean da condurre 9
e ttitri tre con portici , con log-
ge 9 con botteghe per artefici di-
stinti in classi . Finalmente un
Palazzo da abitarvi il Papa cpn
tutta la sua Corte, con tutto il
suo Sacro Collegio, con tutti i
Cortigiani del Sacro Collegio ,
^n tutt^ la Dateria, Ja Cancel-
Jeria, e con tutti i Sovrani dell'
Orbe Cattolico che co* loro nu-
merosi seguiti potessero venire
tutti in una volta a Roma a ba^^
ciar i piedi al Spintissimo Padre.
Ville, Giardini, Fontane, Tea-
tri, Musei., e altre delizie erano
in abbondanza . Morì il Papa
Nicolao ; e i disegni di Roselhni
svaniron come sogni .
ROSSI < Gfo, Antonio de ) ar-,
chileCto' Romano n. i6i6 m. 1^95 •
Sono di suo disegno il palazzo
di Rinuccini al Corso, e il Pa-
lazzone Alrìeri . lì suo stile è
grandioso e sodo . Ebbe V abili*
tà di adattarsi ai siti, e di ri-
cavar^ bene i lumi . Fu altiero ,
e disinteressato.
RUIZ C Ferdintindo ) acqui-
stò'-gran fama per 1* aumento
di quella torre di Siviglia chìa-,
mata la Ciralda, Questa fabbri*
ca 'singolare si ctede costruita
nel secolo XI secondo il disegno
di quel celebre Geber,'cui si at*-
tribuisce l' invenzione delV Alge-
bra 9 ' e jl disegno di diie altre
torri consimili , una a Marocco ,
e r altra a Rabata • Questa tor-
RÙM
aog
re era alta. 250 piedi , e larga
50, co' muri grossi 8 piedi, di
pietra squadrata fin al suolo , in-
di di mattoni , liscia fin a 87
piedi d'altezza, e poi molti la-
vori. Nel suo centro è un'altra
torre erossa piedi 23 . NelJ' in-
tervallo è la scala a volta sì a-
giata da and^i^l due a cavallo»»
-t ben illuminata da finestre, cia-
scuna delle quali ha tre colonne.
Tutta la torre ne ha 140 di varj
marmi. Finiva in cima con quat-
tro globi di bronzo dorato posti
r uno su l'altro. Questi elobi
Caddero, e perciò il Capitolo di
Siviglia ordinò a Ruiz d inalzar-
la 100 altri piedi . Questo inal-
-zamento si va ristringendo, e fi-
nisce in un cupolino, su cui è
una statua di bronzo, detta la
Oh al da , banderuola .
RUM ALDO architettò • sotto
il Re Luigi il Pio la cattedrale
di Reims servendosi de* materiali
delle mura della Città .' Questa
Chiesa è stata decantata per'ma-
gnifica , e tutta ^a sua magnifi-
cenza è' stata neir oro . E che
ha da far V oro inolia bellezza ar-
chitettonica ?
RUSTICO è un apparecchio
di pietre ruvide e grezze , che si
dicono hugne , b bok.K.c , le quali
in alcuni edificj convengono '.
Ma non converranno mai intor-,
no alle colonne , e a colonne jo^
niche , come han praticato spesso
i moderai.
\^
/'
SAC-
itò4
- ue
BAU
■ a i % t
Il f I T ■■— — <|N^ ■ I I {jfCi l I iTfc
SAC
sts') Torinese 9 discepolo e suc-
cessore deir Ivara ii6iia riedifica^
zione del. Palazzo di Madrid «
Non vi fu eseguito il disegno
dell* ivara , percnè sì, sproposita*
Jo , che vi volevan più di aue mi**
a colónne , e altrettante statue..
Ma quello del Sacchetti é riusci'»
to pieno ci* inconvenienti • La
facciata. ha sette oraini di fine-
stre • .Addio grandiosità . La de-
corazione formica de* soliti à*
Sono bensì magnifici gli àn^
nessi a}la gran piazza, cioè le
Scuderie e l' Armeria, architet-
tate da Gaspare de Vega sotto
Filippo li. ,.
, SALVI QNicfiW) n. 1^99 fri.
Ì75X 4 La sua principai opera è la
t^ontana di Trevi in Roìna stui
patria r Fra ie. tante fdntane Ro-
ttane si ha questa per la i>iù son-
tuosa 4 Ha non so che A viga ,
èrtale era iì carattere di Salvi ,
«omo dabbene • oja immerso ne'
pregiudizi moderni , come si 0$-'
^serva in altre sue opere , nella
<!!liiéscftta Boioghétti fuori di
Porta Piar » e in quella di óradi
A Viterbo.
SANCHE2Ì C Filippo ) ttt.
t6^ costruì a Guidalaxafra nella'
Chiesa di S. Fifippo il célèbre
Pànteon sepctlcralejp^r la famiglia'
cfeir Infantando . Es^a cappella è^
glittica ; - vi si discénde per 5$
ÈCiAìù f cotolietae' 2^' urne fra 8^
pilastri , é ui?à cappe/letta cdn 4
cplonne di diaspro • Si dic^ <:hé
vi siono stati spesi, doe iirìlioni .
£ più trilioni di djstj^naa è- tra
questo e .il Panteon 4' Agrìppa.
SANFÉLICE (, Ferdinando)
% ^7^ nobile Napoletano stu-
dioso cfeir Architettura , ma ^ì
pessima gusto, e c^ipriccioso spe-
cialmente nelle sca^e. in Napoli
sono diversi edific; di sW elise-
gi;io,' tre.. palazzi éà sua Fami-
glia, quella di MoQteleone, e di
$erra ; le chiese dielia Ni^ziatel-
la , di Keginacéli , lar libraci di
S. Gio. ja Carbonara .*
SAMGÀLLÓ C CsuUénù di )
fiorentino n. 1443 m, i^iy ar-
cnitettó e ingegnere. A Firenze
le sue fabbriche sono il mc/niste-
ro di S. MadaJenaf de' Pazzi , il
palazzo a Poggio a Cajano, e ìt
" ó a Pógg^ Imperiale , il Cotf-
to dì S. Agostino . Anche io
altro
vento
Roi|ia; fece, il palazzo di Sv Pietro'
in Vincoli y e la facciata a tre
'ordini alla Chiesa dell* Anima. U
suo stile architettonico fu secco.
Grande fu iì suo disinteresse . E^:
gli non accettò i ricchi donatici
d' argento e di danaro fatti|[li dfl
iCe' ai Natpoli per non so ^Jiaii
disegni , scusatidosi dì itoit^po-'
terli ricévete per è&sér al servi/
zio' di . Lorenzo de' Medici i(
Ma^ni^co . Prese benil alcuni pex-
zi di antichità , e li donò ai ^ì»
Mégnipcé,
Suo fratetio' Antonio 5akigil£>^
rif-
/
SAN
ridusse a fortezza la Mole di A^
driano , che oggi in Ronia «i chias-
ma Castel S. Angelo. Piantò la
rocca a CiyitacasteJlana , fece a
Montepulciano un bel tempio per
Ja Madonna , e altre chiese al-
trove . Ma dì^lV architettura pasr
so vecchio ali* agricoltura .
Questi due fratelli furon foti-
tati per 1' antichità , e ne fecero
raccolta •
Un altro Antonio Sangallo m.
^54^ figlio d'una sorella de' pre-
detti riuscì un valente archlt^t»
to. Le sue opete in Roma sono,
la chiesa della Madonna dj Lp^
reto quadrata al di fuori, otta-
fiona al dì dentro , coperta da
doDpia cupola . Il bel palaz^ino
Palma ^ìh posta di Venezia , Iz
Chiesa di Mons^ rrato , il Palaz-
zo Farnese e il Palazzo Sacchet-
ti . Al Lago di Boiseqa due bei
tempietti . Il pregio di questo ar-
chitetto era là solidità , e perciò
fii impiegato a rifondare ipolte
fabbriche . E' opera sua quel gran
modello di legnò delia chiesa di
S. Pietro che si conserva ti^ Va-
ticano \ ma fu rigettato da Mi-
chelangelo . E' anche di suo di-
segno li famoso pozzo d' Orvie-
to con due scaie a chiocciola ,
per una delie quali discendono
fin le bestie , e per 1'- altra sai"
gono .
SANMICHELI C MicMe 5
Veronese n. 1484 m. 1559 , inge-
jEinere e architetto classico. Il
duomo di Montefiascone , ì^ chie-
sa di S. Domenico in Orvieto ,
e alcuni palazzotti in quelle cit-
tà furon le sae prime ojjere , e
molto ben intese. Egli fu l'in-
ventore di quella architettura nti"
litare , promossa da Vauban , e
su questo nuovo metodo costruì
in Verona cinq-ue bastieiai , fece
SAM ju)}
altre fortificazioni altrove , e spe-
cialmente a Zara, a Corfò, a
Sebenico, per tutte le isole Ve-*
nete ora Turche , e per altre cit*
tà di terra ferma • li mirabile di
queste fabbriche è la solidità: e
questa spicca soprattutto nella
fortezza^ di Lio alla bocca del
Dorto di Venezia, sito tanto {>a*
iudoeo .^ Neir architettura civilo
il Sanmicheli si fece grand' onoro
ne' palazzi Cornaro, e Grimani
in Venezia , e in quello di So^
rane« a Castelfranco. Verona por
oLtr§ le sue belle porte vanta la
Cappella Guareschi in S. BernaN'
dinò , la facciata di S» Maria in
Organo , il tempio della Madon*
sa di Canipagna , il lazzaretto ^
i Palazzi Canossa, Bevilacqua «
Pellegrini , Verzi . Egli intese
assai oene 1' architettura in tutte
le sue parti , e la esegui con u^
nità) con armonia, con conve-
nienza . Fu troppo amante de'
Ìriedestalli . Q)uinto egliftì eccel-
ente artista , altrettanto fu ga*
lantuomo , galantuomo davvero ,
e perciò stimato da tutti .
S ANSO VINO (.Jacop0 Tstti
tUtto > n. 1479 m. 1570 , • scultò*
re e arehitetto Fiorentino • La
sua prineipal opera in Roma èia
«chiesa di S. Gio. de' Fiorentini ,
che non fo/idò bene dalla parte
del fiume , e fu rifondata dal
Sangallo . In Venezia egli si fe-
ce onere nel bell'edificio della
Zecca tutto a bu^& di pietra d'
Istria , e .nella Libreria d' ordina
dorico e )onico • Ma la volta ap-
pena fatta precipitò , per essersi
fidato troppo alle catone. Il pa*
lazzo di Cornaro ^a S. Maurizio,
h loggia ' a lato al oampanil di
S. Marco, «le chiese di S. Spiri-
to , di S. Salvatore , di S. Fan-
tino, di' Sr Martino, d^gl'Incu^
^o6 &AV
t^ili 9 di S. -Geminiano , H {sa-».
lazzo di Delfino, ie Fabbriche
nuove a Riaito ec. sono sue ope^
te rimarchevoli « Il suo stile è
grazioso mancante talvoltadi so-
lidità . Fece grand' uso ài ordi^
ni , e di ornati * Inventò^ uii
. buon modo d* impalcar i solaj col
metter le 'tavole non a traverso
ma lungo i travi ^ Così le^^m^
missure sono su i travi , si ha
pìix solidità , né cade giù polve-
te • Egli fu fecondo d' invenzio-
ni, allegro e di bella. presenza.
SAVIEZZA è nelle arti come*
nella condotta degli uomini Tos-*
setvanza delie leggi prescritte dal-
la ragione . Dn disegno savio è
vn disegno , in cui r. artista ha.
^vuta la saVte^iza di non aUon-
tanarsi dalla ragione e dalla na-;
tura • La composizione è sà-oia ,
se è diretta dalla ragione. Savia
è r attitudine d* un uomo vera-
mente ragionevole e tranquillo ,
che non si lascia balzare da pas-
sioni iraf|etuose • Chi noti rispet-
ta la iasione à pazao, e pazzi
sono gli artisti «che trattano d^
insulsa e fredda IsLsavie^t.^ • Non
si può^ slontanarsi dalia saviezx^
che quando si hanno da rappre-
sentare confusioni , effervescenze,
SBIECO è r obliquiti de'mu^
ti delle fabbriche ne* siti obbli-
gati. Sono disgustevoli. Dun--
oue r Architetto abbia i* abilità
ci sfuggirli , p di farli sparire ,
o di convertirli in vantaggio .
La grandVarte è il tràr profitto^
da' difetti e dalle irregolarità •
Perciò v giovani non lavorino
sempre su disegni regolari : si
propongano irregolarità i e ridi4«
carile' in loro favore. .
FISCAL A X. dev'esser situata a
vista e a portata- di chi' entra. ^^
SBI
Xarsua miglior forma è la qua<Ìrjir-v
golare . 3. Deve esser ^roporzio^
nata all' edificio . Gli scalini non
saran minori di 6 piedi , né mag^
giori di 15. Ad 'Ogni 1$ in 20
scalini vanno de*j:ipo$i, o ripia-
ni . U altezza delio scalino noa
sarà più di 6 pollici , né minor
di 4 : nel primo caso la larghez-
za sarà 12 , nel secon>lq 16 . 4*
Sia ben illuminata, e perciò il
lume venga da fronte o dair al-
t0 4 $.,La*sua decorazione com-
porta colonne ne^ ripiani , ma noa
nelle rampe . 6^ La sua costru-
zione richiede volte eleganti ^
SCAMOiìZZI ^FincertKjo ) Vi-
centino n. ,1552 m. \6i6 àìeàc
gran disegni di fabbriche « Le
principali sono, in Venezia le
' Ptocuratie di S. Marco , il palaz-
zo Cornaro sul Canal grande 9 il
Casino di Pisani a Lunico , il
Casino ,di Molino pre^o a Pa-
dova, ì palazzi di Trento e di
T rissino m Vicenza ; in Geno-
va il palazzo Ravascbieti, a Sa^
lisburg la Cattedrale. > Del suo
trattato Idea delP Architettura
Universale non è leggibile che il
sesto libro che tratta degli Ordì'*
nij meritamente tradotto dal Da-
viler , e accresciuto da Ruy ^ Egli
diede anche una deiifieazione dei-
la Villa Laurenziana ^i Plinio il
Giovane. Compose anche «altri
trattati chr.si sono perduti . II
suo gusto in Architettura fu buo-
no. Fosse stato buono anche il
suo cuore : pieno d' orgoglio dis-
prezzò i migliori «rtisti , e spe-
cialmente Palladio . Non col dis-
prezzo, nè.colla maldi<ren2a , ma
colla stima e col far meglio si
diviene, valentuomo ..
. Il suo erede. Bertotti Scainoezt
ha vendicata, la glori» di P^Ia-
dio colla magnifica .edixione del-
le
SCA
le òpere di Palladio ,- e col' fà!^
bricare aticlv' egli sul buon gusto
Palladiano .
SCANALATURE delle colon-
ne , o strie , provengono da stri»
sce cagionate dalla pioggia ; ma
la maggior bellezza delle colon-
ne è cne sieno lisce*
SCHIZZO delineamento rapi-'
do d' un pensiero sopra un sog-
getto 5 per indi giudicare se me-
rita d' esser eseguita *
Giova agli Artisti il naragona-
re i digerenti schizzi cne hanno
fatto i più insigni maestri per
servire di preparazione alle lóro
opere» Se il primo scBìkxo ha
più fuoco e più brio « avrà anche
1 difetti della rapida immagina-
zione ; il secondo sarà più mo->
derato , e gli altri di mano in
mano più savj . Se «i esaminano
gli studi particolari fatti da un
grati maestro su la natura per
ciascun oggetto, per ciascun mem»
bro i per il nudo, per i panneg-
giamenti^ si tedra ì\ camihino
del suo ingegno , e questo può
chiamarsi l'essenza dell'Arte.
Così gli scarabocchi d' un uomo
celebre posson esser più utili de'
trattati eloquenti per condurre
al perfetto . Si paragonino final-
^mente tutti questi schizzi coU'
opera finita 5 che bella lezione f
Si scuopre 'talvolta che il diw
fttto d' un' opera non è difetto
dell' Artista , ma dell' ignoranza
e deir orgoglio altrui . Nel di-
segno dell'Attila di RalTaéllo»
che era nel [gabinetto dtì Re de^
Francesi , si vede S. Leone in
lontananza 9 e Attila coll'appati-
zione degli Apostoli è il prima*
rio oggetto dcir espressione inte-
ressante* All' incontro nel Vativ
cano Attila appena si Tfova , e
Ixon X io pontificate con tutto
SCI ìwr
it suo -numeroso corteggio fa in«
debitamente la ptincipal patte
delia composizione • Non Ranaelv
lo dunque t ma .gli adulatori ser-
vi han guastato la ^convenienza >
il costume, e le bellezze deli'
Ma per duanto utili sieno gli
schJtx* 9 ^ii Artisti , specialmen-
te giovani , debbono usarne con
sobtìetà , per non av^zzarsi alla
scorrezione e al fantastico * Der
ve r artista cautelarsi contro la
seduzione delle numerose ìétt va-
ghe e, poco ragionate de' suoi
scbÌ9:XÀ'^ Grande esame rigoroso
èli convien ^re delle sue idee
libertine -quando ha da stabilire
la sua composizioi#e . Il tribunal
della ragione deciderà del merito
de'^suoi soifiz,zj *•
' SCIENZA * E' impossibile che
un ignorante divenga un buo«
artista . L' arte ha bisogno di
seéenK.a , ma non di tutte le scien-'
4ce , né di molta scienza .^
'1 Pittori e gli Scultori hannOr
bisogno di un poco di Aaatomia ,
.e d' una tintura" di' Geometria
per apprender bene la Prospetti-
va i La Filosofia Morale-^ la Sto-
ria t Ut Favola v<^lion esàer il
continuo nudtittiento 'del loro in^
telletto. Questa lettura non to-
glie niente all'esercizio della lo-
ro professione^ giovvanzi, liri<«
crea ^*lt diverte speeialniente nel-
'le ore di riposo, e nelhr aera *
Onde h gran libreria di tali Ar^
fisti monteri appena ad una ven-
tina di libri .
V Architetto non ha bisógno
né di anatomia , né di tante fa-
vole, ma necessita più di mate-
matiche pure e miste , e di Fi-
sica ^
Niun artista però si metta in
capo d' esser dotto . JL^ Artista
non
w» SCI
non ha da esser dottore 9 né caN
tedratico, e mol tesiamo iuene ^-
é^te . Pochi iJbrì , n^a" buoni ,
«eiitivi all'arte • • Gran tesoro ne'
jnortàifbgJi . * £ fraquenza- con va-
lentiiomitif «nelle ipcienze ,' ma che
invece ' di pedanterìa , àbbiarfo
"^rftticjrdel móndo f e' buon* gusto,
cioè discernimento . • ^ '^
SCÌIOGKAFIA pittura d*om-
lire 9 o 8Ì« di cbtafosCui^ . Apòl-
lodòtx) fu it' primo tra*' pittori
Creci a romper^* i colori , cioè à
mescolarli insieme ^ per fai^chia-»
risrcuit , e per quésta importante
invenzione aderirò il soprannome
':ài Siffoàrafo, * ^
SCUDERIE debbon sittiarsi
in modo ehe le principali foiestre
« porte sieno a aèttentrione , e
che il lume non bàtta mai in fac«>
da a^ cavalli . Debbono esser fre-
sche 9 nette 9 luminose 9 ' ventila*
ce 9 perciò di buoni 'muri a voL
ta 9 spaziose, e con opportune
aperture . Il selciato nen va con-
tinualo-fin alle ' mangiatoie ; do»
ve batte il cavallo deve esser S
breccia 9 per conservargli i piedi.
Vi deve esser pendio per la sco-
lio delle orine in chiavichette .
Xa scuderia p^r i cavalli inermi
^rùol esser a parte . ' Una Scud(^
•ria semplite può esser larga 16
-fébài • Nelle doppie con passag-
Jio nel inezzo st posson erger
elle colonne o de' piedritti per
sostener ia volta. Le scuderie
debbon esser d* intorno e di so^
pra proviste d' ogni comodità per
arnesi , per sellerie , pet palai re«-
'fliieri 9 con pozzi , con fontane
^e' cortili adiacenti., con fenili,
xon magazzini ec.
SCULTURA. L' arte di scoi-
pire come qatlìz di dipingere è
fiatA in ogni popolo. I/più Sei-
jraggi hanno le loro scultura.
scu
come hanno pitture 1 grossolane
ed agresti, ma le hiinno. Nelle
cathpagne i fanciufli rinnovano
ogni giórno ]' invenzione di que*
ste dqe arti colle stesse operazio^
ni senza che sii uni abbiano im-»
parato dagli altri . L' uomo è oor**-
tato air incitazione • Ri&rir aun«
n^e ad un certo naese t ad un
tiomo r origine delr Arte, è igno^
TKt h natur9 4tir uomo , e deir
arte.
' ScUtT^JRA DEGÙ EqiZJ .
Gli Egizi 9 che vi^ntàno ai^ti*
fthità di 'migliaia dì sepoli , v£in«
terannQ anche antichissime scul-
ture . Ma non giunsero mai at
be(lo . Eglino sempre brutti , don*
de avean da prendi^ bei nsiadel*
li ? I Calmucchi non avranno mai
buoni artisti ^r gli occhi del*
le altre nazioni , Agli Egiziani
per legge e ^er consuetudine era
proibito di->cambiar lo stife de"
Ibro antenati : a\ean da èsser imi-r
tatori^ servili e senza emulazio^
ne . Finalmente era loro anche
vietato lo studio dell' ans^tomia :
'coloro, che sparavano i cadaveri
•per esser poi imbalsamati, avea*
no da sottrarsi subito, dal fucore
dej popolo \^ interdire lo studio
dell* anatomia è abbatter V arte
ne' suoi fondamenti .
Perciò tutte le Statue Egizie
furon senìpre" in una^ posizione
rigida e d!ura colle braccia pen^
denti' perpendicolarmente, e col*
le gambe tese e unite senza c^n*
bra di flessibiTità comp i morti
su la bara . >
Nella Scultura Egizia si pos«
sono di^stinguere due stili diflTe-
rcnti ; V antico, e P altro sQtto i
Greci che dopo* Alessandro Ma-?
gno dominarono in £^ittp.^
* . Nel-
scu
Nello stile antico il contorno
è di linee rette e fi po^ rìli«r
vo > la posatura è rif ida e costcet-
ta . Nelle figura sedute le gam-
be son parallele e i piedi uniti.
In quelle in piedi un pie è più
«vanti delV altro , le braceia son
aderenti alle coste, e si oppon-
gono al movimento . Nelle don**
ne il braccio sinistro è piegato
sotto il sen9 . Le os^a e i mn*
scoli sono leggermente indicati ,
gli ocelli spianati e tratti obli»
quamente» gli orecchi più in su
dei naturale , i piedi troppo lar<-
ghi e piatti . Questi caratteri co-
scanti delia Scultura Egizia non
derivano dal gusto degli artisti ,
tna dalla fisonomia della nazio-
ne. I panneggiamenti poi sono sì
fini che appena si distinguono,
e sono disposri senza grazia, e
^enza intelligenza di' pieghe.
Il secondo stile 1m qualche co«
ca di più espresso sì nelle forme
che ne' drappi , come si osserva
in due statue di basalte in Cam-
pidoglio , e in un* altra di Villa
Albani.
Moke altre Sculture Egizie che
mostrano più flessibilità e moro ,
sono di mano di Greci che la-
voraron sul gusto Egizio, com'
è V Antinoo , e come anche ades-
so qualche artista è obbligato per
capriccio di gualche ricco.
Gli scultori Egi^ quanto riu-
sciron mafe nelle figure degli uo-
mini, altrettanto fecero Mne le
bestie , sfingi , lioni , uccelli , co-
me si osserva nepli obelischi .
Lavorare con precisione nei ba-
salto e nel ^ranfto esige pazien-
za grande , specialmente se si ha
da condurre a pulimento , com'
eglino praticarono .
Si vuole che gli Egizj usassero
<ii secare in fiue parti una sta-
JSiit' B, Ani T, II,
SCU ao9
tua , per tsstta p^à ^speditamente
lavorata da due artisti. Fissate
le regole di propoczioiie in quel-
le figure di estreipa semplicità,
cessa ogni maraviglia. Questo
segan^nto però sarà fatato per i
colossi; tante altre loro statue
«ono tutt^ d' wi pezzo .
^ Inserivano talvolta occhi di
materia differente e più preziosa,
come h^n fatto qualche voìtgi i
Greci , e ancore fanno gì' India-
ni • Si attesta che il fazioso dÌ2i*
mante della Imperatrice di Mo-
scovia, il più bello e il più gros«
so de* diamanti fosse un Oj^chio
della statua di Scberingam nei
tempio di Bjama.
Gli Egizi fondevano aucbe in
bronzo , e in questo mestiere non
la cedevano a ninno . Si hanno
anche, delle loro sculture in le-
gno , e in terra cotra coperta di
soailto verde .
E\ inutile parlare dì Sculture
Fenicie, e Persiane; non ne ab*
biamo , e forse que' popoli non n'
ebbero mai delle buone. Eglino
sempre inviluppati in lunghe ve-
sti non videro mai il nudo, e
senza la cognizione del nu^o noa
si possono avere buone sculture.
Anche noi altri andiamo vestiti ^
e n^alamente vestiti, ma abllfa*
mo nude If jSCuUure Greche , sen-
za le quali non ci saremmo mai
accorri che la bellezza è nel
nuda .
Scultura os^^i Etiivschi.
Il primo gusto degli Etruschi
fu quel gusto che si chiama go^
tico^ Faccia oyale troppo allun-
gata , me^to ristretto e puntato,
occhi piatti e tirati obliquamen-
te in su , cpsì anche gli angoli
lieiia bpcpa , brac^i;^ pendenti su
O le
2IO self
le coste 1 gambe parallele . Que*
sto fu il principio della scultura
Etrusca : e cosi comincia V arte
da per tutto, '
II gusto- degli Effuschf si spie-.'
fio poi* in espressione esagerata
di artico! aziènr fortemente indi-
cate, di muscoli gonfiati, di' os^
sa troppo apparen Ti : la maniera
fu tutta dura,' forzata', terribile.
Apollo , Marte , Ercole ,. Vulca-
no.,. Venere , Ninfe* furoh turte^
disegnate d* uno stesso caratteri .
Quésto* carattere- dipendeva' dal
.costume del popolo V L* Etruria'
era dtira e fibra: il sao~ culto su-^
perstizioso, malinconico', orren-
do , I Preti' Etruschi marciava-
no SLÌl'st tèsta delle truppe' armati
di! torce e di serpenti ; e da co-
storo^ i Romani presero i giuochi
sanguinar; de'^gladiatori e delle
Sere . La dolcezza djc' costumi'
ispira" r i^ca della bellleiza .^ V
asprezza JEtrtisca non potè senti-
re il bello *, non potè sentire che
fierezza e rigidezza . E aspro, e'
rigido , . e risentito ; e ammanie-
rato* fu anche' il divino- Miche-
Jangelò', benché non Etrusco*, ma
Toscano.
Se poi gli Etruschi imitarono"
iJGreci (il che non si sa), in
tfl caso* non si tratta più di
gusto^ Etrusco, ma; disgusto
Greco.
Scultura de* Greci ••
He prime sc^lfure de' Greci non'
.furon c|ie di pietre rotonde, e
poi' goffamente sbo2;2»re iri forma-
eli teste' sostenute da cubi, o da
colonne. Questi erano]' i lorp
Hermi , .che noft- significavano
ienipre MerCUtJ': Hèrtna non vuol
dire che pietra grossa .
Qpeste- prjme te^te erano così'
informi ette non ^ceVano distin-
guere* se appartenevan a uomini
o a donne. Si pensò po> d'indi-
car^ ir sesso^ nel mezzo della pie-
tra' che si' suppóneva rappresenta-
te il corpcr della' stàtilar.. Ad un'
altra' època sì pervenne con uà'
incisióne a' indicare «ia separazio-
ne delle cosce e delle; gambe*
Di questo, progresso; si di V ono-
re a Dedalo^, e Dedale furon poi
denotilinater Je' sculture^ lavorate
con* ratto* il magistero delV arte .
Se|)arate le gambe, i' Greti Co»
minciarono a lavorare statue , non
già' di' cotttornr ondeggianti e
morbidi come^ fa' la natura, ma
injiperfettamente' squadrati , drit-
te ,' rigide senta aziohe y coll«
braccia pehdoloni,.' colie gambe
parallele ér stfctire , e' cògli occhi
piatti' e allungati , alla maniera
Egizia y' eh' è la nianiera Etni-
sca y eh' è la maniera' Gotica,
eh* è la maniera di* tutti gli ac^
tisti principianti .
Quanto* più Parte è difiScilc,-
più si cerca nfateria facile 9I la-
voro. Coihe i pittori in principiò'
non* usarono che urf sor <ro1ore ,
così i' primi' scultóri non lavora-
rono-che in ai-fiilla" facile' a' im-
pastarsi e' a modellarsi. , Indi a-
dòperarono' legno . Capi d* opera
saranno' camparsi allora' ^ne la-
vori ." A tempo df Pausania si
veneravano* ancora Dei' di^leji^na-
me'^ neMuofjhi piùi celebri' della
Grecia.- Di legno* era* 1' Apollo
donato da'Xretesi a Delfo .
Le'SratUe di" argilla^ etan colo-
rite digrosso", spctcialmente quelle
di Giove , perchè' origihariamen-
te"^ si tingevano' dì satfgue delie
vittifne • . *
Ne* secoli posteriori HI lussò co-
pi^ d'ofò'le statue degli l>ei, af-
finchè gli^ Dei^ non fossero' nuaa-'
già*-
scu
-giati da' vermi . L' amor; deUfì
ricchezze depravi^ le co$e più be^
Je . I Greqi sapevano già lavora-
te in marino e ip bronzo , e pos*
sedevano l' arte a maraviglia * Ma
il lusso intarsiò oro e avorio ;
materie tare, come il raro fosse
sempre bello'. Quelle statue d'
òro e. di slvorid non èrano che
intarsiature soprs( argilla . Per
.il GioVe' Olimpico alto 54' piedi
vi avrebbero voluto 300 Elefanti
per farlo tutto d' avorio , e allor'
ra r avorio era ben jpiì^ ciato che
adesso. Ma.se si rimprovera la
prodigalità io quella sorte di o^
pere, si pcisson tacciar di lesina
altre 9 doì^e . si mettevano^ tester
4àu6i y e piedi di marmo in .star
4ue di légno'.-. Tale fu anche la'
.Minerva di Platea , opera d' un
•Fidia .• '.,»'.
Véggio iècero j Greci a vestir
le statue* come i nostri Frati
veistono le Madonne.
Né mostraron. buon . gusto al-
.dorchè invece del marmo bianco
Jbello impiegarono' nelle sculture
jAarmo venato e aùcchiato di più
tinlle. Dipinger poi le vésti del-
ie statue,' o fare statue di mar-
mo' di colore , e lasciarne T e-
sitremiti di marmo bianco, fu un
altro' stravolgimene) di gusto •
II gusto ha sofferto da per tutto
dissusti peistiferi dalla ricchezza
è dair amore per la varietà •'
Questi ,sono' i difetti de* nostri
maiestri : giova conoscerli ; ma
giova più esaminar i loro pregj ,
soggetti della nostra riconoscen-
za.
. I Greci amaron tanto, la hi-'
•/«<t^, che le città si dispuraron
l'onore di aver le ceneri^di Lai-
de ,* la òuàie non fu che una schia-
va Siciliana,' ma', ebbe la bella
aortr d'esser bellissima-. Ledoà-
SCU Hi
àe <di Sparta tenevano nelle loro
camere da letto le' più belle sta-
tue di Eroi e dì Dei per fàv fi-
gli belli •
, In un popolo innamorato della
bellezza, gli artisti non potéron
tfvere altro^ pjggetto che la beU
lezza: e le loro produzioni ne
son divenute il modello per tut-
te le nazioni future;
Gli statuari inoltre non ebbero
inai tante o'ccsjsioni come in Gre-
cia dà sviluppare i loro talentf* '
e di raccorne^ la^ ricompènsa .* Ad
ógni uomo di distinzione si eri-
gevano statile V era anche permes-
sa che ognuno se né potesse eri«-
fere a se Stesso e a' suoi figli.
.a gran quantità di opere sup-
pone gran numero di artisti,: e
in conseguenza' emulazione e pro-
gresso' grande .
lì. prosresso doveva esser feli^
ce dacché s' inalzavano tante sta-
tue per gli Atleti vincitori , i
quali dovendosi mostrar nudi o
quasi nudi ne' giuochi pùbblici
doveano' essere di bell^/^orpòra-
tura .' E spesso le Città per vit-
torie riportate gareggiavano* in
.elevare statue ai loro numi tute-
lari .
In tante opere dell' arte molte
avean da esser mediocri, moltis-
sime ancora cattive ; ,ma senza
un gran numero' di artisti cattivi
e mediocri , non se ne possoh a-
vere degli eccellenti , né de], ca-
pi d'opera. I talenti eg'rejgjson
da' per tutto rari . Se un' arte è
^ coltivata da pochi ,j un ingegno
"sjLiblinie corre rischio di restarne
escluso*. . . . '
Alcuni han creduto che le Ar-
ti non possano' fiorire che dove
fiorisce la libertà . Questa opi-
nione è distrutta dà' fatti . La
-più bella florescdh:ta bielle atti m
0 2 Gre-
Grecia fìi «juando la CieiBla nm
ibbe più libertà sotto. Pende s
sóitcì AtesìindrOj cosi in Rama
s-Dtw A|j)jU5ro, in ttalU «otto .(
Medici , in Frartcia nel dùpotisr
mo di Luigi XIV. Per il pro^
pressa Scile belle «ti "vuol essere
iimnre del bello , opulenu, inco-
laggimcTitQ con ticoinpense pro-
li inerito, e in caoser
àtì Corpo umano nel modo se-
euente .
il ptdfilo , in cui i il bello nsl
stado più emittente', descrìve ìf
m linea quasi retta, o' segnata
d~a kgaiate e dolci ^ inReuionì ;
]{iieaxbe si.alloniana jitenoch'i
possibile dalia-unità, Ne'j{Ìo|^-,
ni, specialmente der »esso bdlo;
la fronte e il tiasii fbrmàn una'
linea che si scosta ben poco dalla'.
perpEDiìicoUte . Le forine dritte'
costituiscono il guadJOM>,_ì! de-i
licato, e un concoino flessibile £
scorrevole. Queste "forme jjionó;
più comuni- ne' clinìi Temperati'
che ne' rìgidi: rara i jieif Ìò la
belteiza ne' p^esi acpri, '.' '■
Se la belleiza è l'opposto dél-r'
la bruttezza, brutto cara il pro-
fila che si allontana dalla Jitiea
del naso, più ti &>
vanza e sì abbassa, cóf desctivat
linee che fra di loro SÌ contra-
tiaiiC), e pili si scosta dalla for-
ma bella. Così la -.frónte petde
-jiifi belleua' quanto piil devia
■daltà'ìinea reità.. J , Greci dun-"
^e'trovaton la vera linea del
< pfìilìin beUo . Dutjifue 'chi fascia
Io stile tjteco , ^etipita inbriit-
I Greti tifarono frónte bassa,
fercbi Ja m/ttlrc 'nam» non .us^
SCU
che franti basse nelle b«^l^ twM
giovanili . I J'rontaai afioiituì
tono per la vecchiaia, da cui 1*
fiBItira ritira il bello, evi si dev
grada . La moda modoroa , vale
b dire Ìl rovescie del suitO) b»
tfroatata le be'U gioventà, steiHr
piandttla a strappi di- capelli >
imbiruttendota , itt*ecchÌaMols ,
Affinchè la foriqa-dei vislisia d*
accordo con -^ «tessa , e d*scrìv«
un'ovale, i capelli debbon coro-
nar la fronte in tando e tàr ÌI
giro dell* tempie; altrimenti che
faccia i quella terninat^ in già
ovalmente,, e poi in su m seni f
Scon corda naa. Perciò i Greci
hanno sempre tenuta bassa e twi'
deggiata . la fronte, parricolari
mente nella sioventù, «osi bcK
lo ideale, ne mai Jtanno sguari
nite le tempie per farne angoli-i,.
seni, e. punte; deformità mtv
detae. .' ■
!.In.una bellezza ^ande.gJiioor
chi bellj d^bano eswr gràtidi •<
ma .non prominenti infumi, il-
iaco incaMameoto deve esser gran-*
de e prominente , aJBnchi vi giuovi
chi ii^lio i-'-ombrat e-^ ili Jume v
I Greci diedero di' questi '<K(;faì.
grandi ai loro Numi ; PalM*
die ha occhi- grandi,-<$(MMCt vaia
.sua arU- verginaltv e il< >pudorc.
colle sue [)xlpefare-abbaifsatP--Al«
Venere ha occhi pìccoli; -,faa o«-.
chletcì Ogni baileiza v^luttuoea^
■ la palpebra intèrionr tirata uà .
(«tttiao :n su. dk «u J^irgbasM
piejia di grazia. -: , ■ . - .
Xo Statuario, non cwa la fipv-
Ka de' peli ne'sontacciglii.nw-a'
espiline l' effetto col tìsalto jóà
0 men() fotte dsU'^tuac^.-lì sor-
11 labbro infctiotc più ^ian»d*l
Elinninr* Aà uri' ìnNaccHub» a^.
iofluiu:
m».
tento/ I Greci non fecefo ihai*
inostrar i denti , neppure nelle
iMcehe rìdenti de' Satiri . Le làb-
bm sono sempre chiose nelJè lor
ligure umane? agli Dei Je jkpriroi^'^
no un poco. Non Mai fossette
jiè al mento ^ né alle guance:
picdolesze- che interrompontf la
grandiosità dello stile; HbbercT
bensì atfenzione a Jnvcfntr cH o-
xecchi i tanto trascurati da° mo^
cierni •
. Utì bel tempo di CTecisi i cà*
peUt non ermi pia trtfttatf tatiì
e edknc pettinati con nn pettine
largo, ma in buccdi fltouanti •'
>7die donne poi erano annodati
<lietto la testa, e tutta U capel-
latura andava « onde', e n^ ri-
saltava varietà. d'^ombre e di lu»
jtti, e un beireffi^ttoT dì chiaro-:
ncuro.
Il totale defla teM è co^taffre-
niente ovale. Una croce tirata
in quest'ovale indica il pfano
delle parti della feccia . Il ramo'
iterpendicolare ddhi cfoee marca
il' mezzo* della frolrte , del naso ,-
della bocca, del mento: il ramo'
orizzontale passa per gli otéhr ,-
e ferma nna Hn^ pataJlehi alla
hoecàf
Allontanarsi d^tf ^esta regola è
allontanarsi dalk bdlezz». Sé
Jn fàccia è troppo Ittnga o trop-^
po' cortary nàrr sembra più rac-
chiusa in un' ovale . Sé gli' oc-"
chi sóh posti' obliquamente é ri-
levati air angolo esternò^ all'E-^
J|izia, sAji Tartara'; distruggono*
' armonn deM' nnità , poiché sf
allontanano dallaf iiflea òHz^on'-''
tale, e vr fotmano due séiìoùi
ebh linee tratvtrsàli':- Se 1» bdc>
cir è ar traverso', ferma" una* Ifnea^
discordanfe con ^udla de^H oc-
elli 7 discordanza' è défermità ;
Il naso ito prbfiid' ha dr seguk
ré là airézìòn<< de!fi frotote , e
farvi tina'ìstessa linea. Sesiallo'n-
tah'^ da quésta liheay e va pet
un' ahrà prdlungata'; li taglila
travéi^^llmenté , o per (Mtife ar
gobbe é à éénì : ih là piintz al-
zata ò ibbassflfta n^iil é nel piancf
delU sua radice , le' linee si ìndi- '
tiplìcano , e distruggohò. V id^bx^/
do della bellezza . j^^;
Lo. «tesso é della bócò'à; Vi^-
bocca iponfia come qùe'ilà jde^Ii^
Africani é una tuÀiiaézzià vìiK?-!,
sa . E una bocca infossata ki op-'
pbné al tofndeggiàthénto . La ndfr.,
filisi sa variare dalla linea ré^ta\
alla cifcdlire ^'i^za descriver per-^'
fettahienté né V una , né V altra ^ *
^ali ftfrorf le regole de Greci:,
su li bellezza della faccia; bel-
lezza regolare, nobile é rispettar*
bile. I moderiti Kan cercato pia.
il .ceqtile che il nobile, -più i(
Vòhxttuo'so clie' rr rispéttaDilé -^
Quindi sì sono scostati rfalFaf rè-*
gota'rità,- é ii é^sto é divenuto"'
irregolare. L' irregolari tà' del g^- '
sto suppòhé irregolarità di co'sfur'
mi . I giovan'i specialmente s£'
lasciano' trasportare nel voluttnó«
so*, e là corruzione del guifc» df-
vién Òohta^ro'sa'. Bernini ha e*^
stinto il bello' ne' sensf grossola-
ni y còTlc sue, forine trivldi egli
ha créduto' nobilitare^ ì« natura-
più abbietta l G éoihe si può soffri-
rli itfun tèmpio quella su'?; &. Te-
resa cori queir Angelo iri un'ès-'
r eistàsi déir azione piti lubrica^;
irélT i^ttfnté' cH' è* cohsumata : T'
espressione contraddice 1* aiione,'
e' la cohttaiidice' sporcamente ,:
Tutto' air ^po^b si cohdusfe'
Mlchélangeh) , il qualìe còl suo
otpygiicf distrtk«^ anche lar bellez--'
O 5 n.
ai4 SCU
X» . Colla sua smania anitomtcìf
avrebbe stqr|ieata anche Venete
per esagerarne i muscoli.,]! (cr-
ic e il terribile erano il suo bel-
Ij : egli avrebbe trasfo^piate le
Grazie in contadine lobu^te.'Le
sue /brine, le sue csptessioDÌ> i
ni contro la bella natura'.
1 Greci pottarono il bello ftl,
tutte le pani del corpo. Lg ma-
no aiovanile t tondaralJa , e quel-
le ìossertine nelle articolazioni
delle dita danno l'ombra 'la più
dt)ke. Il fiisellamento delle dita
è gradevole. Ma i Greci , non
iòdicaiono le at licci nzioaì , né
incurvaron innanzi l'ullinu far
Jsnge come usano i moderni .
Tpc^ indicavano e fon JolcezM
i.ìticuso'.e T artitojaiioie ' del
^nòcchia, come si osservi negli
^Ilpetti» de'^loró uomini' dà la
lìw beila elevazione . Ma il ser
tip delle Joro doniie , speclalpen-
te delle fctgìnj e delle Dee i d'
^n^ elevai ione ben moderata. Già
si .sa che le donne, precbe usava-
mo (Ielle precauzioni affin<:hi il lo-
fo seno noi] si 'gonfiasse troppo .
Le {nammelje verginali poi non
icostraap inai il capezzolo risaltato
inconveniente alle donne che non
hanno 'allattato . 'I moderni han-
iu> fr^ùcutata' questa, convenien-
M, e il Bernini per mammelle
ajlé clange liji dalo fiaschi.
i Cteci siudiarotio il bello ne'
£'ii (lelli individui, e neseelsero
pani pili lieile, tlie accordas-
sero perfertatnenle tia loro per
.Tjsultarne un tuiici belli). 'SfU;
, diarqrio la beHezr.a fin negli Bu-
" mieti , belle/!a equivoca fra' i
' Aie sessi,; il suo taratare è la
àfìiciaiìi elfemtiuta de' mem-
't^'i, il tondeggiamento dellasta-
fC6
tur» , e I' ampiezza delle ancfae ^
I Preti di Cibeleetan tali : quia*
di forse ceHiota . Non molto di»^
stmlli fOTii) i loro Ennaftqditr*
ne' qiiali tuno è maliebrc coli'
sggiunts del sesso virile r come
inosttano i due della Gtlieria dì
Firenze , que-' di Villa Stirghece
e di Villa Albani. '
. La proporzione è la base della
bell^za^ ma con tn*ta la propor-
zione un'oiwra può esser pon
bella'se l'artista non ha il ten-
tiuwiito ddli belleEM j- StaBA
Coporzjonc non <t puA dar bel-
..ma ilVlo noa-i nella, ao^
proporxiènc.
.1 Greci lubordìnarono la pr^
porzione naturale a quel bello i-
^ale ch'i la sornnte del ballq
il pib' sublifue T r. ingrandirono
per renderlo pìjt bello, gli dwr
dero un' altezza- 'topi'annaiiirale .
II petto dalla ksseUa del collo
fin a quella del cuqre aon hk'Da-
'tnralmente che una fìKcia, esK-
no spesso gli diedero un pollice
^i pili , . ^d accrescendo cosi 'il
testante, .giunseroalla sovruma-
na sveltezza .
La belleixi divien piik beHa
per r espressioncr del contento e
dell'amore, siccone i diminuita
dalla collera , dal 'dolore , e tao-
io più qtipnio tali paisbRt sono
violenti: la calma lascii 4 t»tti
nello sraro di natutS.
. Stabilita la bellezza oer il ptì-
mo oggetto dell' arte Jt' Greci ,
1? espressione dtivtti esserle subor-
dinata. Ma noivperft sacrifica-
vano questa a quella ; le face»»-
RO andar d'accordo^ e peKÌò>e-
viiarono i moti videotì deJle
pùtloni perturbanti. Che aTrab-
pero alterata troppo Ja bellezza :
colla beflecta «eppeio accordare
la verità..
Gli
«cu
Cli antichi conobbero li gran
principio di far neK>lto cpl poco 4
Quindi poche figure «..e in aiioni
jnoderate) sen^^a afl^ttazioiM di
grufai e di contr^yti^ Gol meno
possibile fecero opere grgndioVe .
• NeU^ antichità Greca si debbo-
;io distinguere .^uat;ra itiìjk dif-
ferenti . X. Lo stiie antica, a. il
grandioso istituito xia f jdia , 3.
il gr^ioso introdotto d» Pj-assi-
vele , da Apeile e -da JLisippo , 4.
lo stile d' iqaitazione praticata
^agl'imitatori 4e'gran maestri,
z. Dell' 4mtico stile, i jQonu»
menti più auteiitici spno^Je me-
daglie colie Ucrizipni scritte da
jde$tra a sinistra . Le opere di
jquel tempo hanno molto deli' C-
gizio, come si vec^e nella P^ila^
dt di Vaila Albani . L' espressio-
jM e r attitudine v'.erano sfprza-
, te . Il lavoro ricercato ne' detta-
j^i . Lo stfsfio è accaduta nel ri-
sorgimento delie arp , , -quando
jion si conobbe U bellezza, e gli
Olandesi $onQ tuttavia in questa
traviamento .
Lo stile antico ;può suddivi-
dersi in differenti stili» Sì può
distinguer il periodo della sua
iniànzia , e .quello del suo in^
grandifl^ento* Quest' ultii^o ^at-
trista per la sua aus^,erità , può
stupefare * ma non piacere ;. e-
nerg^9'9 duro , ma ^enza grazie ,
forte d'espressione t sen%a bel-
lezza .
Ma lo stile non basta per far
-conoscer i'rtà d.elle produzioni.
Spesso ne' tempi po9t.eriori -si so-
no fatte delle op?rc ad imitazio-
fi5 dell' antiche., o per renderle
più rispettabili., ^ per orjgoglio
de^li amatori , p per motivi re<»
iigiosi • . " * .
a« Lo stiU gr0$fdiìffq consiste
jn una combinazioi^e- del bello
col grande lungi dalia secchezza
e dalla durezza , ina con espres-
sione deli^ parti principali si ben
marcata da imporre . Si resero ce-
lebri in questa riforma delV arte
Fidia , Policlcte, Scopa , Miro-
AC ec. Un' ?Itra Palladc in Villa
Albani, il gruppo della Niobe
sono di questo stile grandioso ,
in cui regna la seipplicità nell'
aria delle teste , ne' contorni', ne'
panncjgpif inenti ; je iormesono sì
semplici che non vi si ravvisa
^cuno sforzo dell' arte ^ senibr;^-
,AO create da un pensiero istanta-'
nep . Non /nanca loro che un po'
4i morbidezza e ìii grazia per aT
vere una bellezza compita. Que-
sta felice unione fórma
. 3., Lo stile bello ha per carattere
]a grazj[a. Banditi gli. angoli sa*-
lienti ., vi furono sostituiti i con-
torni più puri , Lisippo aprì questa
Tiuova strada imitando i^egAo de'
suoj predecessori le dolcezze del^
jfi. natura ^ la purità^ la morbi-
dezza, il gradevole. Egli evitò
ie forme troppo quadùtp .e im-
ponente del secondo stile \ conob-
be che lo scopo 4ell* .arte, non è
,d' imporre ma di piacere ,, 4t per
piacere debbo n le figure esser di
^contorni dolci ^ morbidi j p non
fieri e. urtanti . Egli però rispet-
tò la bellezza del secpndQ ^tile
come, fondamento dcIP ;^rte , per-
chè era piantata sQ 1^ bella na-
tura . Onde egli npn fece che
Aggiungervi grazia , ' é togliere
alla grandezza quellp che àveadi
esagerato, '
L4 .^grazia Vuol andate unita
colla più alta bellezza i e comu-
nicarle il fiono di. piacere . La si
;nanifesta in tutti i mpti , in
tutte le attitudini^ &n nella im-
mobilità ^ e neir andamento de'
papelli, iq .nel g^t.tp 4el}e vesti',
O 4 ' La
/
21^ ÉCVf
La gmìa nasce dalla beila naf a-
ra, e perdo rìvbiède stile gran*
dioM> , corttttOr precisa. I pìN'
tori fnron i primi a coltivar que-
sta grazia ; Parrasio ne fa il pa^
dre, e la cotfiunicò senta rii^erv»
ad Àpelle. Gii statuari la prese-
ro da^pittGfri , e Prassittfle là spie**
gè in tutte le sue opere .
Lz gratta nóA^sa combinarsi
co* moti violenti e impetuosi . Il
dolore in LaocOonte è intènso,-
fna è concentrato , né si espande^
in citazioni . Così là gfoja no*
dà Al scoppi) ma si TÌsttinge i'n
vx^ amabfle' dolcez^, cèrne si
vede nel viso d' Una Leucotdfe $à
Campidoglio. ^
La gnizia piuttosto clfe unirsi
colla vi^ehzj^, va ad accordarsi
coTf forme no» cothpitamente bel-
le y er ripara ai difetti dclk bel-*
JtezTta. Questa grazia non etnica'
si tfova in alcuna tefste di Fau-
ni e di fiaccatiti, donde, fotse
provengono le gratibse tisie di
Correggio.
I Greci conobbero tutte le
sorti di grette . lì- Cupido' dor-
mente di Villa Albani.^ it fari-
cmlld che scherza con un Cigno*
jief Campidòglio» ; un altro ra-
gazzo sopra una- tigre con dite
amorini , > un de* ^uali con utii
maschera vuole fargli' paura-, prò-
vatfo la riuscita' de* Greci' aefr e-^
sprimer la grazia nella natura
fanciullesca'.
. 4i La grande riputazione' de*
Prassiteli,' e degli Apelii nocque
ai loro siiccessorì . Disperando
costoro* di sorpassare, neppttr d*
v^ua^liare que'gran maestri, ai
ristrinsero ad imitarli. Gl'imi-
tatori, già si sa,' resfian ai di
sotto degli originali. Ben presto
succèdono imitatori d* imitatóri'.
Finalmtntv^on s' imitatto ^ù
^i eseinpfanri' de* gran mMArl'f-
si va dietro alla maniera idi qual-^
che tfrtitta"^ subakernd ceh' è ia*
vogit'per la degradazkmedelgu**:
sto f e per i capri^ccj deUa^ me»
da V Tali sona le rivolmioDÌ
dclV afte presso igli antichi e i •
ffloifetni é • ■ - *
(^ando gH Artisti Grect jce»A
saronor di cercare più il bèllo y
yoileto' distini^aersr còlla finitez-^:
zk de' detta&li , e per evitare' lat
durezza dello stila glande « si*
diedera sAbk maniera del mòlle m-
dei tondo.
Altri vollero evitare questo di-^r
fcrt0^ imitiirono lo stile grande,,
cioè r est&erazione delk forme ^.
e invece cn avanzar l'arte, I»
portaron più indietro fin alia ma^ •
niera Egizia. Maniera speditiva ,•
e fórse quella che Petronio e
Plinio chiamano vim compendia-^
r/#,.un compendio dell'afte, iih^
abbo2Z9.
Finalmente T arfe sr perd^
quando il gusto drile grandi o-^
pere fu inghiottito, dal delirio •
de' grotteschi . Benché fulminati
da Vitntvio furono rimessi in iu-».
ce dagli* scolari di Rafi^llo, e.
più indegnamente sì aono pro-^
mossi diagl' inaensati modero Ì8si««
mi . *
PecdutxrT'iLgusta,' perduto P
amore per I' arte, una statua nont -
fu più che unar statua • La' sazie-' ^
tà non cura più il. bello , porta
alla indiiferenza .' * €>kide ni tolse
spesso la ttsfm:ad una 'Statua pcF
metteriene un | altra.- E ava .Ìor«>
se' accaduto' di porte ad una ata»
tua di* Lisippe una tcsnr di qual^
che ridicolo per adulare qualcètti
altro ridjcoio.
La moltkudlne delle statue nonr
produsse più statue , ma busti «e; *
ritratti • I geneii. lubaltami a»>
d»ir
\
set;
A^adittO) qmmdo ì ^neti su*'
peribri non «òno più coltivati ;
uè Verun artista pnò riuscire. n«'
céneri >Dfer<i«ri, ^ ^on Coltiva
n eendre grande . •
B qdsUé gtafidiosità ne* secoli
«MiibrÓBi? (guanto più nel bèi'
tempo gli artisti disprèzzftrond le
ftcdolesie delk nattua » akrct'
tanttf furono rilevate, nb' .bas^i
fenpì. Nell'Arce» di Settimio.
SSevér^ ftirooo espresse ìé vene £<•
no nelle vistane . Triplice èrroKi
^ : mintnie ffìor di Tiste in -un'
Opera erandè; mioniié grosaola-*.
ne in donile delicate ^ e incdn-r
venienti in deità , alle quali 'gHh
antichi non- diedero naiapparenv
±a di sangue. u Tanto ém degras
data Tarte;
Ma per quanto lo fosse • con^
aettò tuttavia aóa so che ài buo-
no proveniente dair. ' eccellente
dell' eccéUenfe atttichità . I. peg*:
gidri artisti del tempo fiù «M
sauro non caddero noi ntìV àf-
fèttazionei» oell' esagerazione ì'j
e nella contorsione de^ moder'^
ni i Sostennero il buono ^ a ; ftr*
ttt ài copiale la .stile ònono i
Anche nel secolo terko si - fece-^
ro Mìt opere buone , copie di
òpere anterióri :' chlReriscooo so»
Jo ai Capelli^ ,
Riguardo alla ptatica gK St^^
toari deti iavotaron in argilla^
e in gesso. In «worio e in argento
nùh* fecero che . piccole opere .
Le grandi furono in manòio^.l»»
edato talvolta dfjscaipello senza -
tikeridr pttliniento;r taie è il Là<^
caantc^ e sta a nuraviglta^ par
che. il marmo conservi S sud eét-
pidevme.'
Alle statue di porfidv fhcevait
la testr e- le strèmitÀ dì marmo
bianco. A- >qudle> di ahbastioìpot
le facevtfin* di bcoBa».. . .
Le sktuiài Bronzo 9^i» ^sé
di più pezzi saldati'' insieme eoo
iamine e.^on chiodi^ . Incrostali!
poi d'nrjBento in aJoune parti lo.
statile di bronzo^ .o doiratie ÌQter!.
temente * non pace ili^vbi^fi ^u^-
sto. Mólto .meno è Uod4ivl>ie'fnn{^
doinie le^statMc di> marieo t Jpn.
verniciarle» ^e £icle^iColorirèi>4i|k,
un pittore.. Peggio anioor^ porre""
nel cava degli occhi pietre iu*r
cidé •' ^ . V. , •.-.;. ,,
Se 'in Koma si. fiionro deJltf
buone stuitute , Don furono in .
gran .parte, che opere di artisti
Gieci...£' ben verisimile che an->
che de' Romàni fòaseto statuaria
ma su lo stile Greco. iAlpià al
piò Ài .Romano vi avrà posio \m
pò* dei aue narattere » «ideila
durata ^ ..come. ei osserva ne'^Jik*
diatori^ e.ne'bnfti.di Cesare,. e«
ài Augusto:. J>i ULtìte, béììe a^.
tue..4^e ci nD0^5:imj»t6.deiraa-^.
tichità, .:fiti^Ba èi delie ^rimnost^
nella ntotia anftìiPik;, eninnaièdc' ^
^ celebri artisti • D^qjfir ^
iez^a di qiielie està ataràiMol-
to snperiùre ilh bellezMi. di ^ue^. -.
ite. In queste.» 4>er qoantó s|eqo^
belle , $i osserva qnakhe difettò a
Quindi Mengs ;Ie sospetta' Co^
pie. Non, è in verisimile^; 'UeMàK
ré è invctisisfulc «he siéno' fati-*
tazioai^ . .: ^ ' * . .
L Siciliani. ebbero quakhe co-t.
sn ddt.buon «^usto G^éco , e lo
conservarono^ per ìotisufi^, tèmpo»
senza perventr jmai aiT/ecoellen-'
za » Furono n^no.cbiretti» piì^
rigidi i pie cari(tati\y .né; seppero»
àfLfjt nl.tturmD ckganz» èmcn^
deste if ' 1 . . * ',
SeÙSLTOKI òtttin
■1
I 6oeci|: sébbeo recenti rispet-l
td a^ Ii|gijft^«'agli Aaiaticf » '|u-r
ttxf sax
Recarono ogni nazione nei gusto
ideile Arti , . e sono tuttavia ^ e
debbono esser sempre i maestri
universali. -,
z. Dedalo 13 in 14 secoli «pri-
ma deir era volgare nipote • di
EretteQ Re di Atene Ai il |>rimo
scaltòte jche staccò i membri del-
ie figure e aprì loro .gli occhi •
In Atene si conservò per molto
ten|po una specie, di tronp lavo-
ra^Q da.ijuesto artista, a Corin?
to tm Ercole nucio di jlegjio , un
altro consimile a Tebe , la statua
lai Trofònio a Lebadia, la Bri-
romartide a Olinto in Creta , u*-
na Minerva a Gnosso, dpve an-
jche era .un coro di danza per A-
jrianna in maimo . Queste .ed ai-
^re sue opere npn faranno state
.certo capi 4' opera ^ ma fìirono in
«quel tempo sì mirabili,, che De^
dale furon chiamate .tutte le o-
pere fatte cqn arte: ónde si è
Incerto st Dedalq abbisi, dfj^to ò
ificevuto il nome dair. grte » B^li
passò ^r pn firaùdVingeeno, e
M distinse anche 'n^irarcqitettu-
^ e cella meccanica. Ma postili
junmazzò 4in sug nipotf , si ri-
£u^iò in Creta, dpve per ^ttri
cklitti fu carcerato » scapj>ò dalla
prigione « si salvò in Sicilia 9 e
suscitò linf guerra fra* Siciliani .
Dunque ouestQ grand* Artista fu
im gran triccone.'
a. Smilis contemporaneo di De-
jdaio . Si conservò per molti se-
eoli 419 Sfuno un^ sua ^tatna di
Giunone*
% Si fa menzione di alcune sta-
tue di. ^ue* ^empi» ma se ne i-
^noranq gli autori. Ben «curiosa
dovette esser in Corinto quella
di Giove cqn tre occhi in testa
per esprimer il suo triregno in
iCieJO) in Terra e in ^are.
. ^. Épèo si fa. «cultore dbl fa*
scu
«
moso cavaUo di Troja.» cbe iie#
£1 che una maicchina da espugnar
mura, coi^e V ariete, ma quella^
fu a testa di x;av^Jlo • In CorÀn^
to vi fu nn suQ. Mercurio .*
Delle- statue fatte intorno al
tempo della guerra di^X^^i^ ^f^
ai hanno che^ favole .
4. Reco di Samo si ha per il
più antico scultore Greco ^ eyis»
s€ 6 secoli .prima deii'B. V^ E-
gli fu il priino a •mod.eil^re in
argilla^ f a fondere in hipnzo •
Si ebbe per :sua h statua àfsll^
notte 'in jEièso« Egli fu anche
architetto ,. e edificò in Samo Mr
no de' più vasti tempj della Gre?
, 5. Teocbro e Tebecle figli dì
Reco per imparar meglio l'arte
andarono in Egitto, p fecero jpoi
jier Samo una ^tatuar di A^ljo 9
iàcendone uno una me^à* jn Sa-
mp, e l'altro la sua qietà in £r
jfeso . Pràtica Egizia per le sta-
tue Egizie . Prqva che le «cul-
ture Greche fin ^lilora erano sul
gusto di Egitto ., Che* Teodoro
poi si avesse &tto in brpnzo i|
suo ritratto al vivo eoa una li?
pia Iti una mai^o, e neir altra
pon una «quadriga sì piccola dsk
esser. tutta coperta da un' ala di
mosca, è uno di que' racconti di
Plinio, che può convenire a qua!-
fh' altro Teodoro molto poste-
riore. Al suddetto si attribuisca
^nche la costruzione ; dei Labe-
rinto di Samo, e V inicisione di
quella famosa Corniola che Poli-
prate Tiranno, di Samo gettò in
mare, e la ritrovò in un pesce .
■Si fa ^o^he di sup lavoro la gran
patera d' argento donata, da Crcs-
so al tempio di Delfi .
6, Dibu^tade da Sicione lavorò
in Corinto de' ritratti in terra
cotta . L'origine è curiosa . Sua
figlia
figlia innamorata dì un ^toVànr
jche stava jjér intraprendere un
Jtingo viaegip , delineò sul muro
r ombra del suo amante ner isol-
Jevarsi dal tormento delr assen-
za. Il padre ammirandone la ras-
somiglianza, vi applica 1' argil-
la ) e poi la fece cuocere . Que-
sto pezzo dicesi che si' conser-
vasse nel ninfeo di Corinto fin
die '.quella cospicua fritta fu di-
strutta da MumiAio*
7. Euchxn di Corinto fu pw-
dellatore^ come anche Eugram-
mo . Entrambi vennero in Italia
con Damareto padre di 'Tarqui-
nio Prisco, e insegnarono agli
Etruschi a modellare ', ' Si vuole
jdie Euchjri - facesse delle statue
in bronzo rappresentanti ^tléti ,
p cacciatori . ' . ' ' /
' S. Mala 4t Chio , « Micciade
suo figlio non sono noti che di
nome. Di suo nipote Antermo
vi furono statue a Delo e a
Lesbo . .->/...
: 9. Dedalo di Sidone ebbe per
figli Dipeno e Scilli ; scultori
^utti <e tre; né se ne sa altro.
- IO. pipano p Scili; di ' Creta
fratelli stabilirono una scuola in
Sicione, e vi fecero ie statue di
Apollo, di Diana, diErcple, e
di Minerva ; Per altre città lavp-
rarQnq altre statue di marmo pa-
tio. In Argo fecero la 'famiglia
di Castore e Polluce in ebano in-
•tersiato d*avofrio. Questo miscn-
giìo disgustoso era del gusto de*
Greci.
.11. Tectefo e Angelione della
scuola di Sicione fecero le statue
di Apollo e di Diana per il fa-
moso tempio di Delo .
12. Learco da Regio della seno^
la. di Siciorte fece uir Giove di
bronzo , t di cui pezzi «ran riu-
' niti con chiodi.
SCU ittr
' 13. Dbriclide e Medon e Laccio
demoni dèlia scuoia di Sicione si'
distinsero, il primo per la statua
di Temi, il secondo per pna
Minerva arcata ,
14. Donta Lacedemone scolpì
statue per il tesoro di Olimpia ;
X5. Teo.cle Lacedemone fece
cinque Esperidi . Per il tesorqr
d* Olimpia lavorò in legno di e»*
dro Atlante sostenendo il Cielo ,
Ercole ritornando dair Esperidi ,
e il Di;agone che inviluppa V al-
bero.
td.Bupafo e Ateni di Chio fi-
gli di Antermo, statuari, pitto-
ri, architetti. Si 'racconta che
per una satira fatta dal poeta Ip-
ponace contro di loro che gli a**
veano fatto un ritratto orrendo 9
sr andassero ad impiccare . Inve**
ce d* impiccarsi eglino lavorarono
molte statue , una Diana a Susi ,
una Fortuna a Smirne e le Grà-^
zie in oro . ;Iit Roma fbronò tra^
sportate alcune statue ^ì questi
artisti , e collocate nel tempio'di
Apollo edificato ^a Augusto . In-
ipiizio del pregio di tali scultura.
In Chio ST ammirava un^ lon»
Diana , che compariva maliniconi-
(Cà a chi entrava nel tempio « e
allegra a chi ne usciva. Sarà
favola. Ma se ne può anche* da-
re una> spiegazione per gli a\^ci-
denti de lumi , o per esser fatta
divetsamente in utia parte che
neir altra . "
27. P^rillo fece per il tiranno
Falari quel terribil toro di bron-
zo, in cui quel mostro faceva
finchiudefe e conpuocetc chiun-
que non gli andava a genio . ^ 'Vi
tu concotto' finalmente Palati, *'c
iPerillò, Si "vuole che il lavOto
dcHa bestia "fosse cctìellertte '. I
Cartaginesi espugnato Agri||ento
se lo portarono in Cak-t'agme .
Ma
ita
l^a distrutta Curtagìne Selpimé
Jò restituì ad Agrigento . .
[ lÉi Batkie è famoso per i b9$4
$ìrilievl . dsl trono dV.Amilcaré
neiia JLaconia . Vi è .jcensumta
la moltitiid'me delle ' figure . Xa
statimi principale al^a ^ cubiti t
mm. era di Héfkie « - ma moko
più antica 9 essendo^ neiiii manie^ .
r» egizia 4 .<
19. Callimaco è telebre pser. V
ipV^^Qziofdé dèi ' <»piteiid Corin-
tio: ifivèQzione. do«jkita 9! taso,
coree fante aitre . < Egli tro^ò un -
€ft*nfstrGr .^opra' una tòps^^^ ^^
Oliale s* erano elevate djelle foglie
di acatrto ; io< sdieode' di tiiiel fi^
gliame su ^ijiei canestro gii par-^
ve elegante y t Id fece servir iii.
ànoklello aik ^ccdoiine ch'e^ e-
téssé ìq CoHiìto; Egli ebèeul ao^
pisanome d'i^^e^iMf^ d di ^i(#««
sta^mew'ere,, là Aiene avanti ia
statua /di Minava ereduta .disoe-
ia. dal. cielo egli fotcé unaf lainpa-
da d'or^cbe ^eva .in perpetuo,
tìon bisognando, tioiettem ojgliò
cte una.yotltjr l'anno» kr.stqppi*-
ho era^ di afiiianto y e ai di só^
pra- s' inalzava una pajina. di tne-
tallo Èù al/a Volta per riceverncf
il fitnoib^. In Qlater ir' era ijna
Àu# -Qittfipiu^ seduta .• Le- sue La-
^ed^ilkoni dausanti avetfno un 逫
ttssó di finitezza che oedbtr^g-
^eva ip grazia;-. . .
■iZo.Lmé jdì Py«fltò. fece uni
Escole: di "legnò troppo . erculdo .
,j(t.^ CM^tid'H^m ia»Drèpér
Amicie i^na stafu^ éi Pnsserpin»
t9pi^ li» tn^iè di kttiitzo^
i£2.^CAiiaéo\/av!9ròJhjnarft]& éi
j>9aiMG^ei;Qi{i^ 4liv.Naiipa0to. «
^Qi4< m^cQ ijiì.mc( e^^ in évàno\
ima^^^ta^ di ^im» 66lht&u
*«IJ» 'mm»ìku^. JP^tìraasa .' U *
sctr
gu^ perle ticchezie tatitrois
al bao6 gusto fx^ ^conttmiaré
questo insulso fnÌ50itt^ior aèche-
noi -^ià bel tempct di ^Kcia.
.94^ Cadami me una.* statua dr
Vefì0|tf post» a iaa!»to alla li^toes-:-
S9 et^tta hi. o^iìqéb' della /cblti*^-
gtaaé ìL^naK (In' olen sua st^^ '
tua fu da.Piiidatòr ccAnaaratrtwI-
teiHpfò di htìimattfs *
' . 3^5. Datnsa» di^Cidtone > fece iar
statua di Milone Crptomate, st^
iet» di tanta fyftzJaìidit poVtò egli
stesso lìar «uà stiatua in A^i^k^e
fu épHo0ac». , , ,; ,: .
a^ Iftcmtct lavorò la^a[tna d^U
la lioites^ it mesaoria dsMtf cor*
tigiana Leena » h qtnde 'benché
dona», none v«3kfiÉai< n^eimneBO"
nella . tprtura svdare il segreto^
confidatole ;da Armddio' e da A*
ristatone -cqspir^ori cqpùo. it
tiraotto Ipparco. Gli Ateniesf
vollero' perpetuarne la Aieaiorìir
C9n.iinii bestia la pia écra e Ì9
più generosa ^ E r artista la fe-
ce, seaza liRgua^ pei* rilévitré il di
lei merito,
47. AgeMe d' àt^a few per-
Taranto' de' 6avjiiii di bron^,^^
delle dotine prisionieie^ Feee^
anche il ca!rradi Clcosteoe ette'
avea ripoirtata viitrori». .
2È, Miroiie d'Etóucér? fu ec-
cellente néiU teste, eseguite coi^
dolc4fzza . Moiré .furoà' le sue o-*
pere; n<rl|a aittadìdlkd''Aieiieutt
piovane Lioitf con ur tfspera6iri<y
m mano, per aspeiger d' ao^a lu-
strile gli assistenti, un Perseo^
coilr te$ìz di Medusa^ in £gtt>a
und, statuir «f-Ecate iti legno.
Nella. GaUena^ teiìiicifcolai-e dr
Elidè nel OMeszo Giovtf ibe rice--
vft j«. preghiere d| Aurora^ t-di'
Teli, ^ (Mosti gtì vai agir al-
tri Greci i» straoierì Aemicrr A-*
chtiie a $d4f»tioì»^,VH9m' arf .
scu
p
/
-£l«no, Menelao. a Paride > Bk|
poede a Enea, Ajacc a JDeifobo •
L^ più ammirabil opera di Mir
ront è BaiccQ a Te»>ie9 e Eri-
cicoiii Atene. E' nunosalasua
Vacca» L9 sua statua d'ApoJlo
fu tolta da Maicantonjo agli E*
fosft e restttuitfi dji Angusto .*
dovette esser molto stimata. Sti-
matissima fu àncke h sua Vec»
chia ubriaca in bronco fatta per
Sipirne.
29. Policlete di Sidone allievo
di Agelade lavorò con molta de-
licatezza . Gli si attribuiscono le
sculture seguenti.' Jl Diadui^-
ne d^ una morbidezza giovanile
piagato -ccn^ talenti. Un fan-
ciullo rappresentante il vigoire .
li oanonè , o sia la rego^ per
istudtare il disegno. Uir uon^o
ch'esce dal bagno, e un altro
che invita a giuocare agli «xrf^
^sli y ossetti . Due fanfiiulii nu*
di che giupcàno agli ossetti : que-
sti furono nel paMzz0 di Titp •*
Un Mercurio in Liiimftchia , e
un Ercole in Roma. Un Arte*»
mone» e un guerriero che prende
le armi per correr al combatti-
mmin. A questo scultore si dà
il vantor.d'aver inventato statue
da reggersi 'su d' una gamba ; m*-
gli si dà k taccia d' averle fatte
i)Madyaie*> e auasi- tutte tassomi^
gltgnUr » ' •
iP.'OMm sl^^Efina fèct per
pinomed» u»earro, ina i cavalli
è i giovani fùron di Calami . tu
b^asj* di Onata la statua di Di-
nARBiede^ e na- Mercurio' «nn'ufi
caprone sotto il braccia, vesifip
d* ona^canioa f d'una clamide^ »
con MU ..elmo, ta' testa* Ma in
Pescamo il.a^io iApolioytr^rottzo
^ccttò PaitaiiwdnMer'UgraR'-
dez99 e pep '- V arte . Egli ' ^f i^e
pcK FifftUaJneil^ikficvctiiirJa "siattia
ner4y la anale «ssendó dl^lègnd
si bruciò ,^ ma quella gente ve-
dendo Cerere sdegnata contro il
paese, volle che si rifacesse* La
statua rapDresentava un^ donna
seduta su a' uù^, pietra collii té«
sta di cavallo, con un|^ tonica
nera, in una p^^no un serpente-
e ndP altra una isoiomba ^ e il
(còntprnò era di serpi e d* s^tvé
bestie .
37. Egi^ Ateniese fu lodato <^
per la sua Minerva , « per il suo
Pirro. Egli fece anche Castone
e Polluce, e de^ giovani a caf
vallo.
S2. Gallitele lavorò col suo
maestro Onala ;d suddetto Mer*
curio.
33. Simon d'Egina fece nir ca-
vallo tirato da un uodiP' per lo
briglia^ un cane, «un arciere in'
bronzo . ' *
34. Dionisio d^Argo fvcc un
consin^il gruppo, n^ il camallo
fu pia stimato • Fece inoltre un
Giove, na £reole« un Orfeo. In
Róma nel Portico di Ottavio spic-
cò la sua Giunone»
3;^ Glauco d'Argo lavorò Am4
fitrfte , Nettuno, e Vesta .
's|^. Nicodamo di> Menale scpU
pi una Palladè, Ercole che amV
mazza il Lione, ^dur pancratiàr
sti, e un- pugilo.
37. Socrate di Tebe non Ì nò»
to che per una ^a oj^era in
marmo ^tta con Afisiodeilio ; •
fu la madre de^li Dei cpnsacr^tk
da* Pindaro . '
38. Elade'd^Argo 'fece' una 9fAr
tua d' Ercole . Poco illustre ih
. st stesso ; fn ilìusttato 4ià suo
discepolo • •
99. Fidia Ateniese^rì in teMV ^
pò di Pericle quattro Heeoli ptk^ '
ma detr E. V. Fu qMfeUo il^temr •
pò della^magsfiof àontitositi d'Air
t?»
4%i SCO
fcne,' 'é il* più favorevolfr per le
beile Arti. Fidici v! spiegò un
catattere grandioso e fiero'. TuN
ti r antichità ha celebrato il suo
Giove Olimpica ideato dà quei
versi di Omero cke rappresenta-
no il Re degli Dei scuoter V O-
limpo al muover i suoi neri so-
pracQÌgii . Il Dio' sedeva' in tro-
no d* ora, d* avorio y e di ebano,
incoronato d' olivo; alia destra
«eneVft una vittoria d' avorio e
d^otó con nastro in testa e con
Corona, e alla sinistra* uno' scet-
trp brillante d'ogni metallo con
un'aquila in cima. Il m^nto era
tutto d^ora effigiato a gigli e a
bestie V anche i calzari eran d'
oro . L' avorio dominava in que-
sto» monuménto . Il Giòve era' sì
grande che colla' testa toccava la
volta del tempio ch'era elevatis-
simo, onde se a S. Maestà veni-
va voglia di alz>irsi ,; avea tla tra^
gassar la volta ^ grandezza étìV
onnipotenza di ""Giove . Gli orna-
menti di pitturar e di scultura v'
ctan profusi . In quel tempo non
si era ancora scoperto che il gran*
de s'iilgnihdisce colla sobrietà e
còlla semplicità degli ornati . La
statua di Minerva nel Partenone
d,' Atene era anche uria' dtlle gran-
di pperc di Fidi» r anch' ella d'
óro! e d* avorio ; il cimiero' era'
formato' d'uha s6rige e di due
grifoni . La, statua era dritta 5 e
il panneggiamento' discendeva fin
a'pfed!. Sul petto era la testa
^i Medusa in avòrio, e una vit-
tbVia alta 4 cubiti . Quindi si
può dedurre l'altezza ct)lóssale
dtl tutto. In uiia mano la Dea
ifeneva una lancia con un drago-,
ne a cantò. Il suo scudo era a'
iuoi piedi-, neUa parte convessa
era scolpito' ij combattiménto del-
h Amaz^toni i e nel concavo la
seu
battaglia fra* gli Dèi e-i 6iga*iits
ti \ anche la calzatura era scol-
pita di Lapiti cohibattenti contro
I Centauri. Fin su la' base era
un bassorilievo' di. 20 divinità
per la; nascita di Pandora. -Gli
antìchi han lodatar questa prod^
galità biasimevole . Un* altra
Minerva di Fidia erètti dagli
Ateniesi come uh trofeo delia.
battaglia di Maratona, era ^t
gfande che i naviganti fin da
Sunnid ne scoprivana il cimiero'
e la punta dellaf lancia . Su lo'
scudo cisellò ' il combattimeli-
to de' Centauri co' Lapiti . Nel
tempio' di Vulcano fece una Ve-
netcf df marmo pario . Delie
stesso marmo fu anche la sua sta-
tua di Nemesi a Maratoha . t^
corona di questa Dea deìli ven-
detta erano' cervi e altre figure
di vittorie ; su la base v' era Le-
da che presentava Elena a Ne-
mesi , perchè Nemesi fece V evo
fecottdato^ da Giove ; Lèda. lo' tro-
vò, l& covò ^' e ne, sbocciò Eiena
e Castote e Polluce. Questa ba-
se conteneva gruppi di. altri sog-
getti della guerra di Troja che
non aveana^ dsi^ far niente col sog-
getto: onde il disegno e il lavo-
ro vi poteva essere stimabile, ma
Ron^ la composizione .- Mòltrssi-
mé furono le sculture che Fidia
fece per varie cittì di Grecia ,
rcialmente per Delfi. .Quella
Giove^ Olimpico' in Megara
non fu terminator: era d'oro e ci*
avorio, cioè di lamine d'avòrio
ed' oro applicate ^pra un nucleo
di ar^illaf a di gesso: era un'
intarsiatura penerà e disgus;tevo-
le/ Fidia' non Ij^orava di suo'
gusto - iff queisteVi^c-, cfà obbli-
gato a sottomettersi -al' capriccio
degli' A'tetfiesi / Egli" voleva ftr
ih marmo la' Minerva* d^ irtene ^
ad-
àdducemlo molte buone ràgioBi;»
ma quando poi vi aggiunse il ri-
sparmio della spesa 9' JiOn fu più
ascoltato , e fu costretto: a Are a
doglia aJrrui . £ per ajtrui vo*
glia avrà dovuto anche condisceo-
der alla superfluità degli ornati .
£', difKcil ad uà artista resister
ad un erroneo prepotente . Per
quest'orcr Fidia ebl>e delie ves-*
sazioni, fin ad essere carcerato,
t si vuoie die morisse io prigio«
iie colie mani tagliate, mentre
altri asseriscono' che ne uscisse
innocente • Staàco Fidia de*suQÌ
Colossi di Giove e di Pallade ,
sì diverti a piccole' figurine di
pesci , di cicale , di mosche . Ma
che queste sue . bagattelle venis-
sero poi encomiate . come opere
portentose, è una prova .cklla
picciolez^a degli amatori che'
figgono per vanità di amare il
grande .
.40. Teocosmo' lavorò con Fi-
dia in' quella statua di Giove in
oro e in avorio' che non fu ter-
minata. Scolpi anche la statua
di armene ammiraglio di Me^-
4r. Apelle lavorò la statua di
Cinisca figlia dì Archidama Re
di Sparta , la prima fra le donnìe
a' maneggiar cavalli , . e a; riuscir
vittoriosa' ne* giuochi olimpie» .
Fu poi imitata' da molte altee
Lacedemoni .
42..Stirace di Cipro conservai
la sua' celebrità fin al tempo: di
PiiViio per una soia statua d' un
giovane., che, arrosti Vagella trip-
pa , e soffiava- nel fuoco colla boc-
ca «^ Quel trivial f^onfiametito di
gote, face va' tutto i). motivo delV
applauso .. Coi^imjr applauso ha
tipottato un consimile giovane
che sodìa nel fuoco nel Sp-. Paolo
ÌQ' Efeso 4ipiata da' le Sueur^
Ai volgo piace pia uà aoiegetl^
volgare che un concetto; de* piji
nobili e de' più degni deU' arte .
£ spesso ut^; difetto fa lafòrtua^
d'una buon' opera V
43. Mirmecide Laàdemone ebi-'
he la presunzione di paragonarsi
a^ Fidia per aver lavorato iii )^ar-
mo' un catro a quattro' cavalli da
potere star sotto un' ala di mo-
sca , e un vascello: dà potersi na-
scondet tutto' sotto; uà' aja' ai
ape ««.Queste sorprendenti li^eschw
Ulta non sono che perdita ai
tèmpo 9 e meritano tutto il dis-
prezzo.,
44» A/camene allievo di Fidia
fu celebre per il suo Atleta , e
più ancora^ per la Venere in. un
giardino d'Atene, pei* i' Amore
in Tespt, e per un Vulcano^.'
Molte altre sue statue, e bassi-
rilievi ornarono varie città ^i
Qrecia^ '
.4$: Agoracrite di.Paros allievo*
di Fidia concorse con Alcamené
a far vtas^ Venere per gli Atenie-
si *' Fu preferita, quella di Alca-r
j^ene, perchè era' Ateniese. Ago-
racrite in vendetta convertì la
sua Venere in Nemesi Dea delU
vendetta , e la vendè a Ramno» .
Il cambiamento di Venere in Ne-
mesi proira che ^li antichi dava-
no, la bellezza; anche ^lìc d^ivini-
tà> più terribili . Avea dunque
ragione ouel pittar d^U* Ariosto
a far bello' il Diavolo «
46, Colote lavorò col suo mae-
stro Fidia' nel Giove Olimpico ,
Ebbero' fama di bellezza j suoi
dqe fiio§ofi , e un Escuiapio di
bronzo ... » . '
. 47. . Policlete d' Atgò si rese ce-'
iebre- per la sua Giunone in Mi-
Cene di puro ^disegno e di forme
belle :. liell^. «uà corona erano in-
^sc: ifi «tagioni e le grazie,- in-
lin^
»*
fina mapo teneva un graiiato , e
nell' altra lo scettro ; ma era ao^
che in avorio e in oro. il suo
Ercole che ammazza V idra fu
ammirato anche a! tempi di Ci-
^cerone. Le sue statue di Giove
Cièmeott, di Apollo , d{ Lato-
iia , di Diana , di tenere erano
^i ojarmo . Gli si attribuisce an-
i:he lina statua d^ Alcibiade. Egli
lavorò due statue su d' un mede-
simo soggetto , uria ' di nascosto
secondo n suo gusto è ìtfecondp le
rej^ole- dell' arte^ P altra in pub*
blico secondo i consigli degli a-
matori : compite le opere , le es^
pose al pubblico/ questa fu bia-
simata, é quelli lodata. Allora
r artista diisse ^, quella che voi
,, lodate i la mia » e questa che
„ vituperate è la vostra *^.
48. Fragmone fece dèllt Amit*
ftoni nel tempio d* Efeso . '
49. Gallone d' Elide scolpì un
Mercurio, o fuse in bronifo 35
'giovani Maoiertini ijffogati in un
liaufragio^ questp statue furon
collocate m Olimpia.
50. Socrate, il gran Sqcrate
filosofo I figlio di Scultore , ili
Scultore anch' egli; ma lasciò da
giovane la Scultura, per darsi ad
un ragionamento sì disgustevole
phe fu oondana.ito a morir di ci*-
GUta in prigione . Nondimeno 'Ai-
|on credute opere dj sua mano le
statue delle Gr^^zie vestite e d'un
Mercurio poste nel Propileo di
Atene. Ma vi fùran j^tri So-
^rati statuari e pittori .
51. Menestratefu ammh'ato per
ti SUQ Ercole , e per ùn^ Ecàfe
nel tempio di Diana in Efeso.'
51. Pitagora di Regio fece ^n
Olimpia la statua dt Leontisco'
atleta d' una forza tale <he colle
sue mani rompeva le dita dt* suoi
f»vv«rsarj , Un altra Pitagora di
Leonzio (tct una statua d' unm
zoppo molto espressiva . Uà al*-
tro Pita^ra di Samo fece, altre
opere „ fra le quali il ratto di
Europa . Chi^ sa quale fosse di
questi Pitaeori che rappresentasi
«e nelle statue con più arte da'
predecessori i capelli , le vene j
e i tendini ? ,
53; T'rasimede di Paro fece ie
•Epidauro la statua colossale a*
Escufapio in oro e in avorio se*-
duta in trono con un. bastone in
una mano, e l'altra appoggiata
su la' testa d' un dragone ; un
cane gli cucciava a lato, e sul
trono erano scolpite le gesta di
tiellorófonte vincitore della Chi-
mera, e Perseo levando 1^ testa
4t Medusa.
^ Aristono d' Egina fec^e in
Olimpia iki jnofaumcnto della vit-
toria'di Platea, offerta deìl% ^ih»
tà Greche .
3^. Atenodoro d' Arcadia di»
scapolo di Polidete riuscì in
belle donne. E' un bel tcionfo
deir arte risaltar il maggior piai-
-cene che dà la natura •
'57. Cfesila seppe dare nobiltà
ai personaggi distinti. Il suo Pe-
ricle fu detto Olimpico . Fu in
^ran pregio una sua Amazzone,
e Ufi Dorifero , cioè una guardia^
armata di picea. Gli si attribuii
sce il famoso gladiatore moribon-
do di Campidoglio , la quale sta-
tua non pare certo un gladiato-
re, poiché ha un corno a canto
e una corda al collo: può esser
un araldo , un cacciatore , cki sh .
Opera greca è sicuramente, e del
più bel tempo di Grecig » e la
Grecia non ebbe gladiatori.
' 58. Naucide d' Ar^ ai distinr
se in un Mercurio, in un Disco-
buio , in uno che sacrificava un
montone 3 in up' £^ d* oro e <t^
avo-
\
«ed
'avorio itt Corinto» dove si am?
mirò anche una sqa Ecate d' avo-
ho con dita statue di Chinyone
lottatore » una delle quali fii dà
Argo trasportata a Roma nei tem-
pio deHa Pdce . <ScoJ))ì anche la
ctatiia dr Ennna di Letbo poer
tessa illuscre t
59. Dinomene fu celebre per
]e statue di IVotesilày di ùt> 'Lot-
tatore, e di 'besanti regina da^
Peoni ctfe partorì un moro . '
òo. Prassitele il più celebre scul-
tore ddr antichità fiori tre sècon
li e nezxo prima dell' B^ V. Le
sue opere sono le seguenti .. In
bronzo il ratto di Prostf^na, Ui^
gruppo di Cerere che riconduce
6ua ngUa • un Bacco , un Satiro
detto il /smos^ rappresentante t
ubriadiezzà , le statue nel Ttf»^
pio della Felicità in Rpipa,, unl|
Vènere bellissima' che »Ì l^rucio
n^l regno di Claudio, una Opn-
Ila che intreccia corone , un| Vecr
i;hia sucida V utiQ Schiavo che por-
ta vino , i tirannicidi Armodio
e Ai'istQgitone t^lti dà Serse , e
restituiti da Alessandro agli A.^é-
irfesi'v un Apollo' che nsiira con
una freccia un ramarro , una M^-.
ttQna che piange è una Cortigia-
na ^fae ride , e che fors< era Frir
ne r innamorata di Prassitele •
In marmo/ Si andava apposta a
Guido per vedere la sua' Vfnerf
ìuyiù bella^dj tutte I^ Veneri:
vi si vedevaTuna m.acchia , segnò
' della passione d* un gióvant che
vi sfi^è H suo aftiore . Lo stesso
d racconta d^'uii ^uO Cupido i^
Paro . Un altro Cupido rapito
da Verre fu nel f>Qi^ico di OttiU.
vìa. In Roma furono, ancora una
plora t vHì Trittòfcflio, una Cer.
rerC) ja biiòria Fortuna n^^l Cam-.
fddoglio y le Menadi in Cariatir
di 9 tin Aròjlo e mi Méttuho frsi'*
P^ B. Arri T, JL
SCU zis
mònuQienti di Asinio Pollioiie.
E* encor più lungo .il catalogo
delie opere di questo insigne ar-
tista: ma a che servo? I suoi capi
d* opera furono il Satiro , il Cu-
pido , e la Venere di . Gnido .
Non vollero i Gnidi da» que-
sta Venere .per qualunque tesoro»
« importava • lorci certamente im
tesoro continuo per la fama ^ e
per il concorsole' forestiort.' Era
tale la sua bellezza chonleust ^
artisti dissero^ che se Gjuntaee
iVIinei;;^^^ . la v^^^o, non Ik
ix>ntrasterebbe4:o .piij^ il pomo di
Pericle. Vi siricoooxevà non-eo
fhe tratti graziosi .idf Ppm^^*^
un sorriso 1 ncan ratiere . di-. Grat^
na, due kflk di:Prasrfteiew Gli
artisti hanno il privilegio: di' deir
fi^l^reje iorq jlonfmopaio^ Biso-
gna suppórre che Pcassitele . o^a
nyfts^t. '^tio^r lav^jàta yuesta^jiua
Vedere , quandoi Frjwe, irakmli^
zara sì^, la zàe% .d<rila. .p&i heii»
statila che Prassuolt 1^ aqoMdè^
ord) lo stratagemma dJi fargit 'ili*
re che,ils^studio>Mwiiy«afivn-
1^'. Pra^Uelé fulork ^ttpc vmat*
Uto si raccomaa'df^ aiegii.-eiisaU
^asse almeno il Cupido ; e il"Sa**
tiro* Compita ia «urlai, Ff>>^
scélse il Cupido if,M lo mandè;^
Tespi sua patria, Anche le mo«
retriei i* ixtfend^lio dì -patrioti^
mo.. ' . , • '^ *•
' ^x. Cefisao(kfso eadè^ttlctrac^
ce di suo pa4r^ P,rassit^e • •^;Mdl
suo' gruppo. ìÀ ^Pergamo si*ammi«e
tu la qiorhidezta ìielia «Artiag^
Qe ^ X^iesto 4ifrtigio . MV Mhe vi»-
ne t^rdi;: p^^ gl'ali HmpoKgli àv*-
tifati conservane (Vi^ncfe -^lik'iatttfe*
r^;. PrAS^itèiè jcnt9<^gjò la^aBOiu
bidezza megUo lie'iiuoi ptUeccsA.
sóriV 9 siio<,Sg/io .«ytafV' beacs»^'
gpula . Io tempo duPli^ior^HN»*
90 ih Rofna lUc'une sue statue^
P una
y'
S. '•
zzò SCV
una Latona sul Palatino 9 una Ve-
nere presso Asinio Pollione » un
Esculaj^io e una Diana nel tem-
pio di Giunone . Vi sono «tati
litri Cefissodori statuari-
02. Ipatocfora fu insane per
jina &rsLn Minerva in bronzo^ e
per altri lavori in DM .
6^, Pamfila aliiero di Prassitet^
Je fece un Giove ospitaliere , che
fu tra' monuiaentÀ diAsiftiO'Polr
Jioae -
. 44». Eufranore- fvt ancfie fittor
re • Fu stimato il suo Parùie , in^
cui Plinio vedeva tre espressioni 9
^i giudice delle tre dee ^ di aman->
te d*^ Elenifc, e* d% uccisore di A*
chille ^ Vedere- in un» viso di
i>ronzo- P ariar imponente e mae«
lotosa, d' un; giudice ,, V. aria, era--
2Ìosa e' appassionata d' un galan-
te,. r Taria^ crudèle d' un furbo'
vigliacco , è un veder cose invi-
sibili w pi /Eufranore- fu in Ro-
ina^ la Minerva* Catulia dedicata-
ria Catulo nel Can^idògliov la^
statua del Buon Successo- con una
coppa in una mano^ e nelP altra^
una spica e un napavero». una. La-
tona con Apollo' e con Dian»
sei tempio della; Concordia 9 qua-^
drighe e bighe « un Plutone di
irara belleua» la. Virtù ela-Gra*»
2ia colossali ..
. 6f, Leocare fir tra gli artisti
ragguarcfevolr per un Marte Co->
lossale in Alicarnasso yr per Gio-
ve 9. per il' Popolo*» per Apollo-
nel portico* d'Atene-;, per Filip-
pp Macedone t Alessandro^, Olim-
piade, A minta y Euridice», statue
tutte in oro e in avorio < in un
tempia presso Altidè. Il suo.Ga*^
ninede spiccò per laf grazia » e
per la morbidezza^
^tf^ Timoteo- lavorava? atlèti,.,
guerrièri, cacciatori , sacrificato-
ci • Il sua E^ulapia a Ippolita
.5CCJ
in Trezenè fu stimato 4 Sul Pa-
latino vi fu una sua Diana .
• ^« Policle si contraddistinse
in un Ermafrodito » Io altre sue
xjperé egli lavocò^ insieme co' suoi
figli . V unione de'^altnti è un'
elogio' delia modestia r ia mode-
stia unisce», rorgogjlia disuni-
•oe ^ ■
6B, Briassi lavorò nel Mauso-
leo » Rodi era ornato di cinque
sue statue colossale divine; Gni-
do d' una- Pasife , d' un Bacco »
e d' un. Bécttlapio- colla sua figlia
Igia*' In Dafne fu ammirata ii
suo .Apollo distrutta^ da' un fui-
mine m tempo di Giuliana . La
maggior lode di Briassi è ii dub-
bio se il Giòve e V Apollo in Li-
cia fossera suoi a di Fidia •
^^•' Scopa' di' Paro contempora-
neo di Prassitele lavorò nel Mau-
soleo • La' sua celebrità è ben
nota • In' Roma; sr ammirarona
ie sue sculture seguenti »- L^ A pol-
lo Palatino, Vesta ne' giardini
dr Servii ia con due sue compa-
gne che le sedevano; » canto.
Nel tempio dv Domiziana presso
ah Circa Flaminia Nettuno >. Te-
li ». Achille'v le' Nereidr a sedere
su delfini,, su balene, su cavalli
marini» su Tritoni*, e altri mo-
stri marini ,. tutta opera* stimatis-
sima- di sua mana, che* v' impie-
gò tutta- Is' sua. vita .. ^ Un Marte
colossale nel lastesso Circa', e una
bellissima Venere da pareggiare
con quella di' Prassitele .. Un Cu-
pida fulminante nel portico* di
Ottavia .. Moltissime niron le al-
tre sue opere- in Grecia .. Venere >
il Desiderio, Fetonte eranp^ ve-
nerate in Samotracia.- Minerva e
Bacca erana a* Guida oscurate
dàlia famosa Venere di Prassite-
le , il quale vi fece anche la
Persuasione e la- Consolazione i
Sco-
scu
Scopa vi ffBCe V Amore , V Appe-
tito) e il Desiderio. In Conato
. uo Ercole « e in Argo Beate .
. In Eli<k Venere popolare in bron-
zo seduta su d* un caprone lasci-
.vo. In Arcadia Esculapio con
Igia • A Crisa neli' Arcadia A-
. pollo eòa un sorce sorto- il piede
in memoria di que' sorci che usci-
ti dalla città rosicaron in una
notte tutte le armi de' Teucri .
Celebre fa la Baccante furiosa
di Scopa , e il suo Mercurio .
Egli fu anche architetto : archi-
tettò e ornò di sculture il vasto
Tempio éi Minerva Alea -nel Pe-
loponneso d'ordine Dorico sor-
montato da un Corintio, con
una galleria Jonica . Nel fron-
tespizio era iin bassorilievo rap-
presentante la caccia del cignale
.di Calidone, Da un lato Atalan-
ta» Meleagro, Teseo, Telamo-
ne , Peleo, Polluce. Joia il gran
compagno d' Ercole il pose nel
mezzo; dall' altra parte Epoco
sostenente Anteo ferito, e poi
Castore , Anfiarao , Ippotoo ,
e Piritoo . In un altro frontone
della parte posteriore del tempio
Scopa effigiò il combattimento
di Telefo e di Achille. Scopa
scolpi anche una o trentasei co-
lonne del tempio di Diana in £-
feso dopo il famoso incendio .
Meglio se non le avesse scolpi-
te ; le belle colonne non hanno
bisogno di scultori.
70. Calo è noto per una statua
delle Eumenidi. in mezzo a due
altre di Scopa in Atene.
71^ TeJefane di Focia fu liba-
to per la sua Larissa^ per 1' atle-
.ta Spio taro, e per tin Apollo.-
Gii fu rimproverato d' esser-
li messo a lavorare per i Re di
Persia .
» 7Z, Alipo di Sicione fece mol-
SCU 2Zf
te statue di vincitori Olimpici .
Lavorò altresì de* monumenti per
Delfo .
7I. Tisandro lavorò de* guer-
rieri principali Lacedemoni che
aveano combattuto eoa Lisandro,
per. esser mandati a Delfi con
quelli di Alipo.
74. Lisippo di Sicione non fu
da principio che un semplice ar-
tefice di metalli. Volle darsi al-
la statuaria , e domandò al pitto-
re Eupompo qual antico maestro
dovea prendere per guida . Eu-
pompo non fece che mostrargli
una moltitudine di gente : ecco
il maestro, la natura. Con que-
sto studio combinato colle miglio-
ri opere degli sLTtisti più eccellen»
ti Lisippo divenne uno sculto-
re classico , ejper la fecondità del -
suo talento, fece più statue di
chiunque altro . Il suo uomo al
bagno fu nelle terme di M. Agrip-
pa in, tale ammirazione che Ti-
berio lo levò e se lo teneva in
(Camera, ma fu obbligato dal po-
polo a rimetterlo dove prima era .
.Celebrata fu anche {a Senatrice
di flauto ubriaca , e un gruppo ,
d' i|na caccia con cani , e una
auadriga col Sole. Per AleSSan-
oro, per i suoi Cortigiani , e per
i SUOI guerrieri fece molte statue.
Nerone volle dorare un Alessan-
dro giovinetto, è gli si conven-
ne presto toglier ^quella deforman-
te doratura , e la statua ricom-
parve bèlla ancorché vergata dal-
le raschiature di quell'oro insul-
so. Il Giove colossale in Taran-
to poteva girare a qualunque ma-
no che lo movea ; ma non pote-
va essere rovesciato da an, turbi-
ne , avendo in un sito una colon-
na che fomp^a il vento ^ né po-
tè esser levato da Fabio , che
pure ne portò via l' Ercole xhe
P z rao*
si collocò in Campidoglio • Fa-
ngoso fu il suo Ercole afBitto per
essere stìnto disarmatq da Ai|iQre ,
e un altro Ercolino alto un piet:
de . Chi sa se il suo Sperate e
il $up Esopo fossero si bratti co-
me ci si dà \ad intendete . La
$ua Qccasiotne era^^ui' adoiescei|te
co' capelli su la; ftonte , e; 4)tttro
calyÀ 9 alia des^^ ^rcz un rasoio 9
c\ ai}a sinistra una bili^ncia » e le
ale . ai piedi • I qudttro^ "cavatii
fii bronzo su]a Càiesadt S^ Mar-
co; a Venezia si attribuiscono a
i^istppo,' e^li £icebb«rà torfio
• se fossero suoi ; egli era obbii^^
to. a .^rli meglio dacché avea>fat«^
^^.tant^ statuft equestri ? ne fece
2^:p0t ^9^11e-. guardie d^ Alessan^
4rQ :che pc^irotioi ài passaggio dd
Oram^Gk» -EgU fece tante e tante
it^e. i^he I PUmo . it* fs. montare
a .^(fctQ « . f^i^mt mai ' un Artista
{m.d.ia<t)ra!F: «tanto? 3/Isl Lisippo
avorò j$Mipf9 ]ia:bròinzoy cioè
nQil> f&09) che modellarla , altri
fopdeyiSttOv.L' ibilkà d'un arri^
$ta non è ni^ ^tUimero .' Non è
«iep^rs ih4 fasroèe de' Monarchi .
ÀÌe9$«)doQ.QOn volovaessete^ scbl-
pitp criQ^iLifiiinacb , né d^into
chedaApelie. Ihinque? AlessaOM*
4rcki«ggÌva<assidiiameo te. Omero ,
« ne. tftnftva t;fciH»^o> in unacaiset^*
tajpre»ÌPsa..iiDtèoi iicapiszi:àle^ A-
']ts«ftii|dMt dòvea sxjptà: piò . ài y^er-
si ndmt. di ipitttttàv .e Taf .sctjrftut af ;
e y lo { stesso •'. AJessancbo - i pagaia
VOif^ui^kffMàtc i>vsisacci dei ;pòe<»
tOi>zokx.jGherUoV ^ ^à^è :si tfar"^
%fMd^M-Ì9iflQiertalatle(«^ -La igIo»à
da. i,Ì6Ìppo.it}r<'*l' 'dega^&ì' e t^
]|^gl$ìor fàciJkài^ leggeitJBZ^ neil'
<S5^a«on«i»f. 5: :i\ ....%' - .■.'. i---/?
" f'^S^ 'Ltatstràtot fiateliA di: lAsi*
maeof^fu^il piitQit>^^moiÌdlare il
vÀipt^ì!Ì9Ìlev^SDfseo per fame vi^
f««^tit> ^pni^i fef:ffui rituttc»
1}
di Mehalìppe famosa per i «uef
talenti . •
76. Stenid' Olinto scolp) C«s»
rete , Giove , Minerva ) <:he ador*
nafion il tem,pio della Concordi^
in Roma* JFece per Sinope I4
sftatua di Àn<iIoco fondatore di
quella città , ma LùcuHo se la
portò via comò nn pezzo prezio-
so . Fece anche h statua Ói Pit*
tato pacificatore d^ Arcadia , e
molte statue di Donne plang^tir
ti, e di Sacrificatori .
7f* Sostrati di Chio non è no-
to che per .aver lavorato con B*
catodero in ^na stàtuaf di Minerr
va per la città di Alifera.
78. Apollodorp Amò tanto V
e$atté^za é Ja correzione che non
•k trovò mai conie' se Pavea im^
maginata; scontento perciò dti
quanta esisteva di pia bello, cer-
cava distr.ugg^rlò , e distruggenr
do anche i suoi stessi modellt*^
facendo e disfacendo non fece
mai nulla • Fu perciò detto T
7^, Silanione d' Atene fu dagli
Ateniesi riguardato per ^^rtista dì
primo rango; Fece il ritratto
celi' insensato Apollodoro spiran-
te . Fu celebre 11. suo Achille , tz
Saffo, la Corinna, la Giocasta
moribonda. E^lFnon lavorò che
in bronzò .-'Gran bronzo impie-
garonOr gli scultori Greci ! al solo
'BenìètrioFalereo n'eressero 560,
'^if?attàntó rare sono le stàtue c^
•4>fonzo' che ci «sorto rimasite . I>'
ot)». neppure p^r sogno . E pure
gli-' Ateniesi ne innalzarono d'
òrb avX)cnletrio Poliorcète.' La
4:upidig^ & ìì bisogno converte
. faci liiMif) té qiiel metano in altri
usi. E)ial- matmo Dionsl può irzi-
»'.ch€^/calce : " ■• ' •• "
80. Euticrate figlio di Lisippo
^e t)nP^ Stila' contarlo a iuel-
stru
/lo di suo padre; invece di ele-
ganza àt^ r austerità . Le sue
)>rinGÌpali ststue furono in Tes-
bi le raixjK e un Cacciatore, in
Atene un Ercole; Trofònio, mol-
te Meduse sopra quadrighe y un
««valla muscolato, cani di cac-
tia^ la cortigiana Anita 9 e una
Ragazza chiamata Pànteuchi in-
cinta per violènza .
. Si. Euticfaide di Sidone allie-
vo di Lisippo fece opere molto
Stimate . La sua statua dtl fiume
Burota era scorrevole come il
£uitré stéssd . lì suo Bacco fu tra*
monumenti di Asinio PolUonè»
La Fortuna , il Priapo, il Demo-
ttene dtfcòssero lodi .
izi Lanippo non è cògnito che
^r là bella stàtua di un uomo
che se ne va in deliquio .
0$. Beds di Bisanzio allievo di
Gisippo non ^bé fortuna. FèCe
Bn uotao in adorazione .
84. Cefoodoro. Altri scultori
'ftanno portato lo stesso nome.
8}. Piromaco allievo dì Lìsh»
pò fece unar quadrfga montata da
Alcibiade .' Un altro Piromaco'po-
stèriore kvorò ai Combattimenfo
d* AttakT e di Eumene contro, i
Gali». ' . .
. se. Calete di Linda dlievo' di
JLisippo fu celebre per il colosso
di Rodi rappresentante ri Soie 9
sdto' 70' cubiti i lavoro di ix anni
ùtto deUe macchine martiali hp-
aciatevi dal Re Demetrio' dopo'
un lungo aisedio . Un treiituoto
tovesciò il ceiofSD dopo 36 anni;
ch^ età ita piedr , e restò atterrai*
to fin air imperator Costante .
Allora fu compra^o^ chr un Ebreo»
die ne^ caricò 960^ cammelli', l
^òdianr amavano i fiolossi v* n'
aiveano cento* in città , mk aoA
così bestiali .
^« Tisicrate di Sicióiie andò
IH Io itile di Lisip'pó , e r/ùsci
àellò iìQÌÌc statue d' un vecchio
Tebano i dei Re Demetrio , e di
Peuceste che sàlyò la vita ad A-
iessandro ;
88. Pistone allièvo deìr ante-
cedènte è noto per lin Mart^ é
per un Mercurio ttasporfati^ in
Rtfma nèll^ Concordia:
89. Cantaro di Siciòné non fll
che mediocre . In Oliinpia v' eri
una sua statua d^un certo Ales-
Sinico' vincitore nelle pugne de*
fartciulli .
90; Agesindrò» Polidoro, Aie^
nodoro , tutti e tré di Rodi , lah
vorarono al sruppo* del Lrfocoon*
te . Plinio fi questo gruppo nel
palazzo di Tito , é quivi è sràt-
to ritrovato. Plinitf lo fa d' uà
solo masso, ed è di pii^ péìtzi .
Plinio lo Idda ì mi nàn ne Idtfi
éhe i serpeA ti , che soncf i latììd
lodabili . E' nit càpd d'opera ^
non si SV dì qua^I tem^cT.
• ^x. elicone . Si vide mei^ ^ue^
sto nomiB ntìì'Ercdk Farnese;
e fmré un^mpo^m-à'.'
' 92. Senofilo fece pef Argo là
più bella ^atifa* d' Escùlapio se-
duto/ e la* sua figlia Igia^ là pie*
di • ,
^3/ Stratone lavorò' col prece^
déiite i^elhi suddetta statua .
Qif Apollonio e Tàiitiscò frak>
rali fecero* iiìsieme il gruppo' d*
Aofione e di Zeèo nel móméhtó'
ehe attaecabo' pei* i capelli alle
Corna d* uve Toro indbniito* Ì0I lo-
ro madrigna Dircè , che aVéu fò«
fa morire la' loro madre Atitib^
pe. Quéisto'è il fattoso T^mF^fr*
mre tUttór d* ùtì pezZo Che da
RodiRiporbto in Rolna fta^iito»
i^umelkti-di Asinio' Poliione. A-
gli amatori moderni non è i)ue^
sta' sembrata opera dilU Beiia^ an»
tidiicà' Greca*. Véwimehte di an»
9 ti»
230 SCU
fico v^ è ben poco , il ']>iù Ì ri-
staurazione moderna d'un certo
Bianchi Milanese che intendeva
poco b niei|te T antico. A Dir-
ce egli fece del suo la. test^ e il
seno fin ^11' umbilico , e le due
braccia • Ad. Anfìone e a Zeto
iH>n è rimasto d'antico che il
torso e una gamba . Le gambe
del Toro e il tórso sono moder-
ne . Più, modernissime sono le
Sconciature partenopee . Quel po-
co d' antico che v' è rimasto , è
condotto coi^ intelligenza . Gli'
Scultori di quest' Opera si credon
tre' secoli prima dell' E. V,
95. Damoibne di Messene ri*
staurò con grand' oiiore Giove O-
limpico . Le statue intarsiate di
Janfine d'.oro e d' avorio eran sog-
gette a degtadur^i per umidità o
per secchezza: si adooeravan ri-
medj contro* la seccncEza con
acqua o con vapori acquei y e conr
tro r umidità, xron p\) disseccati*
vi ; m» imtQ decomponeyansi ,
Qltre questo ristauro 9 Damofone
fece una Diana per i Mcssen;, i
Ik Madre .deg|li Dei in marmo
Strio • A Epio neir Elide ilitia
ea de' parti . có*n. un. velo tras-
parente da capo a piedi , con iina
mano distesa ) e neir altra con
una face > ma le sole estremìffi
eran. di marm<>> pentelico ^ 11 re-
sto di lejgi^p 4 vi fece altresì uà
Èsculapio con Jgia . Per Megi-
jopoli. iavotd un ì^fercurìo e una
Venere in legiio* Celebre fu il
stio. gruppo di PrOserpina e di
Cerere sedute! si) ,ài un trono
tutto d'un spiò nllasso di marmo.
jCerere. .teneva alla . destra una
fecola % e pòiav^ la sinistra su
Proserpina < C^c^sta ttheva. nno
scettro , e appoggiava l' altra ma*
hp su d* una cesta che le stava
in ^grembo • Dà un lato dei tfo-
SCO
no era Diana figlia di Céfere*»
coperta da una pelle di cervo»
col carcasso alk spaile, con una
lampada in una mano 9 con due
•dragoni nell'altra, e con un ca^^
ne a' piedi ; Dall' altro canto M
trono era Anita armato, utio de*
Titani che nudrì Proserpina.
fó. Eliodoro è encomiato da
Phnio per il piò bello de' groppi
rappresentante Pane e Olimpo
che si disputavano il premio del
flauto.
97. Pasitele nacque nella Ma-
fina Grecia nel ^. secolo prima
Gdeir E. V. , lavorò molto ape»
cialmente in bestie, fece un bel
Giove d' avorio , e scrisse - eia*
qtie libri su' capi d' opera del
inondo.^
r
•» • • •
ScutTom RoMANt .
Il Memento de* Romani fii sog»
^iogar popoli , e lasciar ad altri
il gusto di effigiar al vivo broa*'
de marmi . La tradizione oMtte
in Roma statue fin dal tempo ^
Romolo^ e a ciascuno de' sette
Re si eressero statue , e 9Ììt due
Sibille ,. e ad Atto Navso 1 e poi
ad Orazio Code , e a Clelia , e
i tanti e tanti soìggetti in ogni
tempo. Ma iRlMoani non co^
^obbero sculture Greche •« cioè
buone sculture che qi^ndo Mar^
cello vi trasportò quelle ^ Sira-
cusa cinque secoli e meizb dopo
la fondazióne, dr Roma* Ira
Roma spogliò tìitto il suo inipe»
h> Romano. Avrà avoco i suoi
scaltori Romani o Romaneschi %
Ma chi. fossero « eie ignoto ^ né
importa saperlo.
ScuL*
scu
Scultori .M«i)£aifz«
à I
Le belle Arti - perirono in Ita-
lia a nisara che vi crebbe il
Cristiaaesiaio^ La Pittura spe-
cialmente era -del iut%0 estinta «
Vi si chianarano xialla Grecia
Pittori 9 «la cke Pittori ? ^ Non
avean ^da trattare che tristi sos-
petti di reiigione Jungi ilalla bei-
£i natura, e più.lunei dal bcth
ideale : non ^rano 'Cne manifat*
tori d' imnaginì .
La Scultura però si conservipvaL
in Italia e in Roma . Ma ^u^f
Scultori dimentichi 4elJe impa^'
reggia bili opere della- gentilità
non sapevan fare che figure go-
tiche sen^a proporzione, sen^
morbidezza , senza «spressione ,
^enza intelligenza « li mestiere
della Scultura sussisteva ; manca-
va r arte . l nomi di ^ue^i ar-
tigiani si sono obliati, e meri-
ovan i* oblio*
La. Pittura risuscitata ha fatta
risorgere/ V arte della 'Scultura «
La Toscana che avea veduto rina-
scere i primi pittori artisti» do-
vea anche produrre la resurrezio-^
ne de'frimi Scultori artisti. Già
Masolino avea data una specie di
grandezza e qualche espressione*
alle sue pitture; già Masaccio
cominciava a dipingere con faci-
lità ^ con della grazia , e con
•qualche intelligenza negli scor-
ci , 4]U9ndo lo stesso paese vide
nascere .
' i. Donatello Fiorentino n.
f^S^.m. 1466 non sentì -la sua
povertà innamorato delio studio'
■e del. lavoro^ Si applicò anche^
all'Architettura e alfa Prospetti-
va* La sua prima scultura fu-
una Nunziata in pietra . Qual^
stupore tie.* suoi ;Con temporanei
SCU
231
avvezzi a ansrmotte , in vedere
Ja testa d'>uiui Vergine d' un'e-
spressione amabile e d' un timido
•pudore, « xon tin panneggia-
anento su 1' ^^ntico stile Greco !
<yli .mancava ancora la nobiltà .
Egli fece dojM» uà Cristo in le*
^no d'una natura rustica , e un
j>ittbre gli rimproverò d' aver
}àtto un -contadino invece di un
Dio'. Questo critico -cortesie Do-
natello . Egli avea per capo d'
opera il suo Vecchio cahro del
<ampahi/é dì S. Maria del Fiore v
Sono belle le sue tre statue dì
bronzo in S.< Marco; i Genove«»
si e i Veneziani gli offrirono
sómme considerabili: il S.<Gior-
gio è .un giovane brillante éi co-
raggio « di fierezza . Del S, Mar-
co si racconta che Michelangelo
in considerarlo esclamò: Marco
pcrchi non parli ? E- altresì
Iodata la sua Giuditta . La>sua
riputazione io fece chiamare dal
^nato Veneto per erigere in Pa-«
4ov^ la «tatua equestre di Eras-4
mo Narni detto Gattamelata ge-(
nerale della Repubblica': egli he
eresse in bronzo avanti la Ghie-*
sa di S, Antonio •,* « dentro ìk
Chiesa vi scolpì in maraio de^
bassirilievi rappresentanti i fatti
dcr Santo .. ji Pado^faiii !o ammi-:
sero alla citridinanza Aiitenòreav
<^ volevano fissarlo ih Padova ;
Ma Ponatello volle ritornare*Ììi
pàtria dicendo che Te lodi de^ Pa-
dovana gli facevano negliger 1*
^rte, e la crit^a de"* ^Fiorentini
lo spronava a far meglio 1 fìisin-^
teressato teneva il.suo'dapaVo i|i
gna sporta appesa ^l tnato defla
camera > ed era lì a ^discreziono
d'ognuno • Le porte di bronzo
deli battistero di Firenze,' ch^
Michelan^lo diceva che potevan
servira per .porte del P.ara4isò y^
P 4 so-
ni scd
Sono ittributte d Ócmgttììo ^^ tOM
Baldi Aneci le vuole di L«c« del-
la Robbia «
2. Simone frkt«Ilò del Dona-
tello fu suo iimfatorè ; ìttTtitò in
JRbiria. Sì attribuisce a lurìl Ve^
|K>lcrò di bronco dì Martino V.
m 'S. Ciò'. Laterano». ^Papa Marti-
no n<)n Vàie iiit quattrino j dice*
va PasquinóPi^r " '
^. Andrea Plsaiiò ditto il Pl-
lianello laverò In medaglie ^ è ne
-kce una per Maometto II che
prese Constant inòpoli nel ^4fi'
4é AnéreMVttóchk} fu nMèatfè
di pittura a Leo^^dd da Vinci ,
e vedendosi lOrpassato é^i drscés
fedo abbandonò il pennèllo , e si
diede alla Scultura^ E^If rinno-
va T'uso di modellare i visi ^r
fiire ritratti raitemiglianti. Chia*^
mate a Venezia per la statuii è»
^uestre in bronzo dì BaréolotA*
meo Coglioni di Berg&mó gene-
rale ééìlst Repubblica^ non pé^tè
soffrire ic briglie di' un cerco
•cultore Veila(no che cabalava per
6re la Muttia, del generale } spez^
%ò la ttstà del suo modellò , e se
ne iìi|gg) .' Lk Signoria Veneta
gli minaéciè di tigliargli la te*
6ta>^ ritornava nel suo domr-
Ilio» Andina rispose cjhe se ne
guafderebbe^bent ^ jierchè la Si*
gnoria per quanto fo<se bra^i
non era capace '4i fare una festa
come h isua, ma ei^li 'Capeva fare
te«t^ di cavallo miglior J di quel-
la che ayea rotta. Questa -ripo-
ste diede nel ^ehitrs* Veneziani,
ì quali iascia^rono le brutte e ri'
cmàniaròfito colle' dàìti Andrea a
fyt jtutta Vóperst . Egli la fece ,
e4iie! ^: fonderla vi acquiSfà' una
|4etitfeia che gli M^ ia vita •
^ 5.- Gio. Francesco Rustuci ho-
We Fiorentino m 14,70 m,j^^^
tffkepdla" del Verochio e dei
sctr
Vinci divenne uno de* piò abili
scultori ; li suo Mero^rio in
bronzo volante, da un globo' z-^
^òrna ia fontana eh' è nel editi-
le del gran paiazzd di. Firenze •
E anthe ^(imato iì rad S. Ciò.
Battila in bronzo ; Ma i' arrisa:»
mal ricompensato si tiiede ali* o^
zio, e nelr oziò fece una Leda»
un' Europa ^ una Grazia , na
Vulcano, un Nettuno^ e oh no-
mo nudò è cavallo t figure tutte
rimarchevoli. Andò^ in Francia
chiamatovi da Francesco L per
hitglì una statila equèstre , va il
Re titorì , i' opera non si ternd*
nòy ed éaìì d ripartii. Ma rro^
tata insediata FireD^t ritornò ia
Francia dove morì • Egli aves
tre massiibe , t» di rMetter Gioi-
to su P opera clie si ha da tare ^
e ùltne prìinà X abbozzo , a. di
lasciar nasate iuirgo tempo V ab-
bozzo fén^a neppdré guardarlo,
^. di non lasciar vedére il lavoro
se non compito. Non so se questa
ferzif ntassinfà sia massima .
■ 6. Miclielangelo Buonarroti cP
Arezzo n. 14^4 rfr. i^^4. NeJia
éua prima infanzia maneggiò lo
scalpello e sbalordì Firenze con
una testa di un vecchio Fauno ^
e con un Ercole . A Boiogfta fé-'
ce un S. Petronio e un Angela.
Ritornato è Firenze vi lavorò
un S. Gio. Battista, è qu^ir A->
morino che nascose sotterra a-
vendone^ prima tolto un braccio^
affinchè scavando colà , fosse il
Cupido giudicato antico , - e poi
tol mostrarne il braccio, andas-
se alle stelle; Fece inoltre ìì fk^-,
inoso Bacco , e la famctea Pietà
eh' è nei Vaticano. E* noto il
suo David fiohdatrte , e il Mau-
soleo (}i Lorenza e di Giuliano
de* Mèdici , e quello di Giìitia
II coi terribile Moaè . Terribyi
«l
jWa tkité k coti di queste àrJi*
to artistA^
f. Giacomo tratti detto Sansp-
Mùó dai suo paésetto vicino ad
Arezzo o. 1477 m. x<(70 Ri an-
che At-cnitcttb . Cbme scuito>
re fece iitià Vérgilie ih Firén-
ict 6 gli Apostoli in S. Maria
del Fior^ ; La sua pìh Beila òpcf^
ra fi] il Bacco giovane, distrut-
to per un Incendiò . In Roma
fece delle sbulmrè nellfei Chiesa
degli Agostiniani ai e in S. Gia-
como degli Sl^aghiioli « A V^ne^
tia è sua òpera la Madonna di
luarmò sii la facciata di S. Mar-
co con tre iltre fiiure id bron-
co • Nella Ic^gia aeiiii )>iaZta io-
fio anche sue le quattro itatue
in brónzo entrò nicchie » Palia-
te , Apollo , Mércutio , là Péce .
In tutte queiste é ih altre sue ò-
pere ai loda V atidne , è la legge-
rezza de*pariheggiabenti; ma si
nota monotonia .
9. Baccio Bandinélli Fidreliti-
ho ti. 1487 m. t5<9 . . Fece un
Mercurio con un flauto in mSnd
jper Francesco I. Il suo Ercole
che soffoga Cacco si sostiene a
canto il David di Michelange-
lo . La reputazione degli artisti
firandi faceva il suo torlnentò^
'invidia lo macerava; H io av-
viliva in intrighi contro il mè^
tìtó altrui, fih a distruggere i cé-
lèbri cartoni di MiclSlaogeiò è
di Leonardo da Vind . Hgii eri
dotto, ffia nòh Originale, e la
aua maniera fu selvaggia ^ bèhcbè
il suo Bacco nel Palazzo Pitti
sia d^ uno stile gratiOso • I bas-
si f ilievi ne' sepolcri di Leon X
e di Clemente VII sono su0i ;
9. Benvenuto Cellini Fiorenti-
no He 2500 m. tSTO fu gitt^'^é «
orefice , scultóre , e guerriero an-
cora . Difese Castel & Angelo <
Viti Mii
, ^li krisse la sua vita, ma piti
da artigiano che da artista.
IO. Propbrzia Rossi Bolcf^neée
Ib. z^o . I sudi nocciuoii di per-
sico incisi non mdstran che pa^»
iiénza feinniiniJe. Ma iJ suo bu-
sto del Conte Guido, è ì due
Angeli di sbariho su là facciata
di $. Petronio le fènnò onore .
Maritata c6hcepì nna |9assibné
Violenta pir un altro che non gli
era marito; cercò di dissiparin
col rtippr^tentare in un basso ri-
lievo uha còrisimil ptotonè deìh
àioilie di Putifar , e colli i>if tu^
Ta , e còlla musica i tutto in va-
no ; Fu calunniata dia iin certo
Ahiicoàl ^ ed' àfliiiidiic inori
giovahe :
XI. Daniel Ricciitrelli di Vol-
terra n; i<qi9 è più notò nelTi
pittura chb nella schltura ^ ili
cui pet li iua icntetza làscio
quasi tutto imp^-fétto •
72. Gio: Gou^h Parlgiho ili*
2572. ^' il primo «Cultore di cui
si gldrii ila Frauda, dctvé sodo
stimate mólto ié sue operd , li
'maggior parte in bassi rilievi :
Ufi fiume é Una nijidé Sii là por^
tà della trodfb^ della Madonna,
nel cortile ^el Louvre -fanciulli
tra festoni , ih un frontone Mèr«
curio è r Abbondanza cdti ^n).
Il suo cipO d' opera sonò le nin-»
fé nella fontana de^l* Innocènti •
Egli infcise aliene medaglie ) éd(
ik ricreata, quella di, Citeriné de*
Medici. Egli era Ugonotto ^ é
teri nel massacrò di Sa Baho^
lomroeo. ^ ' , 1 . t
13. GimliehhO delli Porta MÌ4
lanese» Bbcc in Ci^nova t6 Pia*
itti ini&ezzo rilievo pe^ Ì9 Cstp^
peliti dì S. Gìó. , Un S. ToanSfll
con Cristo , itAa $. Cateti^a^^ è
ima S. Barbara, l^ Jloàur ià^0#
9Ò le dtte,ftalu«,sdcAJite^cIla lam
^ no al sepolf^ df Paolo III • Siv
no anche suoi I quattro Profe^
netta prima arcata di S. Pietro.
Egli inventò il mewxlo di fon-
dere dal bacto le sta
di bronzo j per così
raFTteitclaincnto Sei mtmini-. uiy_
lodo luaro anche dagli antichi
secondo Falconet -
14. Germao') l'ilon . Parigino ,
m. iBos- Si ha per jl Correggio
della Scultura ; pieno dì grazia.
0 per eccellenti
sue opere sono nelle Chiese di
IMrigt . H' mollo siiniato il mau-
X-uigì-i M9_ il suo, capo cToper? i
nelle tre virtù teologali in ala.
bastrosu d' un piedejtaUo in Cor-
ma di tripode antico : le teste so-
11^ beile , e i drappi leggieri .
ij. Gio. Bologna n. a Dovai
1514 m. t6o8. Eali era Fiam--
mingo e non Bo^gncce, coire
alcuni hanno creduta . E^tì fg
da giovinetta a Roma , e si con-
sigliò spesip con Mtclielangelo ,
al ^uale avendo una volta mo-
strato un. modello terminato con
esattezza , quegli ne cambiò tut-
ta la disposizione, e gli disse ,
che bisogna concepire e ra^iona^
molto sa l'opera prima di pen-
sare di finirla . In Firenze egli
iféce una Venere , il gruppo di
^nsone chg atterra un Filisteo ■
li ce/ebre 'Mercurio volante in
bronzo , il Nettuno Colossale ,
il ratto d'ifna Sabina, e le due
statue equestri di :Francesca «
Ferdinando- de' Medici . Fra'
modemi egli ba fitto il più gran
Colosso. E' il suo Giova ptovor
a, che ha io testa igna cnjofn-
3., e nfl corno una grotta or-
nata dì cohcIiiBlié e di getti d'
sK^iia . ta Genova fècegtan bron-
scu ,
zi: tei angeli , sei, vìrtiì , uà
Cristo , sette bassitilievi . Iti
Venezia ò un S. Antonino iit
bronzo nella Chiesa de' Dorneni-
cani . E' considetabjle il numero
Je*Guoi bronzi: a Parigi v'i nn
suo Escujspie , e a Versaglies un
gruppo d'Amore e Psiche . Il
aug stile k svelto, ma un pò*
ammanierato , e affetta scjcnza
cfaelangelo , nu non così in a-
16. Pietro Tacca m. 164° air
lievo di Gio. Bolf^n» .. Le sue
^re sono la statua equestre di
Enrica IV , « quelle Ìndie eque-
stri di Filippo m , e di Filip^
pò IV di galoppo .
xj, Simon Gnillain Parigino
n. ijSi m. idjS , studiò sotto
suo padte buono scultore per quel
tempo , e andò a studiar meglio
in . Roma . Fu siimato^ il suo
Gruppo in bronzo di Luigi XIv
fanciullo era suo padre e sua ma-
dre, come anche il mausoleo di
Carlotta delta Trimouille vedova
di Condè , Song sue anche le
statue in S. Gérvasio, e nella
Sorbona. II numero de's^oi la-
vori ^li ièce una ftirruna consi-
derabile. Egli era d'una probità
esatta e urtano, ma altrettanta
coraggioso. Parigi allora età in-
festato da' ladri , ed egli n' era
il terrore : portava di notte una
frusta di catene con punte di ac-
ciaio , e con quest' arma bravava
ì perturbatori , e salvò molte per-
sone . Per il suo valore, fu fatto
capitano del suo quartiere .
' iS. Giacomo Sactastn di' No-
jori n. t%ga m. ì6So , Studiò in
Itoma i8bnni, e vi fece l'Ar-
lonte e ÌI Poiiicmo nella villa di
Belvedere a Ficcati. In Parigi
fono in pregio le su< due Caria-
scu
fidi Colossali nel Louvre « il
Ccisto in S. GÌ2con|0, il mauso-
leo di Condè» il gruppo di Ro^
mplo e Remo a Versaglies , il
gruppo di due fanciulli e d'una
capra a Marli . Egli possedeva
grandi parti dell'arte, l'elegan*
za , le graxie , la severità ; era
però in qualche cosa ammaniera-
to. Formò scuola di buoni ar-
tisti. ^
t^ Francesco du Quesnoi det-
to il Fiammingo D. a Bruxelles
X594 m. 164^. Studiò in Roma
nella miseria, e la stessa àiiserià
lo fece amico del povero Pussi-
no . Entrambi, lavoravano p^r
vivere» ma studiavano molto .
Mentre Pussino era tutto inten-^
to air antica , il Fiammingo pro-
curava di dare alla scultura t* a-
tnabiie morbidézza di Tiziano '.[
Modellò i putfi del grand\altaré
di S. Pietro, e a quest'oggetto
Mtudiò i putti deir Albano .Men-
tre gì' mvidioisi io tacciavano
che non sapeva lavorare che in
piccolo, egli /èce la S. Susanna
nella Chiesa della Madonna di
Loreto a Colonna Trajana : ed è
«ma delle migliori statue moder-"
ne . Fece anehe in S. Pietro la
statua colossale di S. Andrea, su
cui il^ Bernini diceva che il
Fiammingo non farebbe che un
fanciullo grosso; mat ne risultò*
una figura molto bea proporzio-*
nata ed espressiva , assai miglio-
re del Longino dell* ammaniera-
tissimo Bernini . Il Fiammingo
fece poche opere grandi , perchè
vi stu4iava è vi rifletteva molto .
Faceva modelli non solo del tut-
to, ma delle braccia , de' piedi ,
e fin delle dita . Visse sempre
nella povertà , e finalmente morì
avvelenato da suo fratello , il
^uale fu per altri delitti t)ruciato
SClJ I3J
Vivo^ à Gand. Frattanto la ca-
lunnia diffuse che il Fiammingo
morisse bruciato per vizio con-
tro natura . Egli era del carat*
ter il più dolce, della fisonomia
la più amabile, ed* un* urbanità
la più tenera , aihato dil PussiijiO
e dall' Albano per il suo pudore,
e per la sua intelligenza .
ao. Filippo Bùister Fiammin^
go n. 159$ m. i<$88. Fece a Pa-
risi in S. Geheviefa il sepolcro
del Cardinal de la Ròchefaucaud ;
e nel parco di Versaglies un So^
liator di Ceinbalo , un gruppo di
due Satiri , una Flora , é un Poe-
ma Satirico ec.
21. Gio. Lorenzo Bernini n. il
Napoli 1598 m. 1680, Figlio dì
Scultóre fu da fanciullo portato
in Roma , e fu nel numero d.^
fanciulli prodigiosi . La testa d*
un Faufio, varie teste e busti di
Cardinali e di Papi , un S. Lo-
renzo , il gruppo d' Enea" e cf*
Anchise, il Davide , l'A|)olld
con Dafne furono opetd della suA
rnfanzia. Il suo fuocp, il sQof
lavoro gli attirarono protezioni é
ricompense , e le ricompense Io
eccitarono a nuovi sforzi ." Egli
^ra portato jjer composizioni ric-
che e della maggior mag|nificen-\
za. Ecco la Cattedra, e la Con-
fessione nel Vaticano , e il Lon**
gino, e i Depositi di Urband
Viri e di Alessatidr'o VII ; il
Còstarttirto, gli Angeli di Ponte
S. Angelo , sopra dna delle qil^«
li statue fo dettò
* • * >
Ride, canta e hallsj .
E pur lerfttanca una spalla d
La sQà miglior oper^ è S. Bibiàna ;
ma la S. Teresa nella Vittoria se
ne va in estasi non d'ai^or. di-
vino , ma di voluttà umanissima •
Il catalogo delle sue statue è aii^
cor
m SCO
Cor bM lungo , i IbtA^s anÀe
Quello ^IJe sue opere d'Archi-
tettura; Bgli viìse jnoltot e fu
ieii>pt^ laborióso ; Dipio*^ aache
nelle a\e dì ricreazione. Non v'
è "itMo iftiita piiì.tifinoso di luì.
Liiii;! XIV Id volle io Francia .
E Berniai vi andò «Mie ni) uo-
tno che «ndasse od Onorar I»iFran-
•Ì3< Oltre cinque luigi «1 gior-
«6 per 11 toggJòrno di 8 niesi ,
«bbe io dona jodòo scudi eòa
fifi2 penelooe annui di ao«a, e
un'altri di soo pei sud figlio i
viaggi pacati profutnatantente . II
riiultf|to di quest*. spedizione /ii
Hit disegno per la facciita del
Louvre; disegna brillante per le
olzurFia è ìncaeguito. , Bernini
Skc in Francia molti busti , e
ritornate a Roma lavora per gra-
titudine una statua equestre pA
^uel Re:, ma. non ebbe questa al-
tro Dierìto che d'estere colossa-
le,, e ,fù poi là Francia trasftlr-
nata in un Curzio. Be^ini c<^
me sÈultOFc cercÀ H'nicmimtjl d'
'cbba^liJr gli ocelli , ria^uest'èt^
fetto diede nel fantastico; taCri-
seÀ (a còrrtìione al brillante , e
«tteVÀ rùtte le forme y amiàanje-
utiasimo specijilmetite nelle drap^
•cric, e pròdigo ^uanttf più i
Greci le . rieparniavino } /e ha
•vOlaeittc e ripiegate die pa^o
rù scogli che drappi.. .Bernini
a^Ii antipodi di MicbelMigelcr;
Questi stu{)et>e istruisce, e colla;
ùi^ li^tetiti ribètta ; Bernini
fiatò colle sue' sanzioni, attrae,
« attrae in errori. CoAie Archl-
ftrto fii fngegrfoCo e lice^i^iofio :
le tue liceuie gradeioli faamio a-
perta la strada ai deliri Borromi-
seaebi . Bernini lìn dilla ìnfas'
iì» fu tra' capi d' opera dell' an-
ticbiti esistenti in Rotna: li vi-
<ÌB per tutto il tempo dell* sua
àrù
tunghisiima' vir»i tilivedevifr
gni giorno a a tutte le ore . Ca-
me SE non lì avesse mai vectiiti ,
tanto se ile aUontioà ■ Si ^)oii-
tana da quella bella scmpliciti :
la calpestò anzi., e invece ili
Quella adottò I' aftèttaziona . Cd
suo talento abboìidante, intpctuo-
*o sprézià le leg^i stabilite da'
savi .artisti antichi per darsi tut-
io a' suoi capricci. I JuÒi capric-
BJ piocouera, ed egli tenne nel
tecDld XVil lo scèttro, delle dua
atti, c|ella Scultura e dell'Archi-
tettura . Qjiantd fu grande la sua
faina, ^iltrettantd fu nociva alle
arti._ Egli'lè Corruppe, < la. sua
»utorì(i ne cniònò upo sfaullo.
Abbandonar la. seinpiicìti i ab-
faandoDfir ìt fiellezza,.
n. Alessandro' Algardi ÉtoIcH
gneié n. x6ài m. i6j^ . Perdi ì
più belli ajini a Mantova in pic-
coli lavori, e venuto a Bonw
lotti mólto centrò là poverti <
pin^ Iinente fu riconòsciiito Ù suo
meritò, e fece il $. f ìlippo ^jeri
pernii Stótistia da* PP. dpll' Ora-
toTiy ) il famoso bassorilievo dì
Attili nel .Valicelo, Ja statua in
brónzo d' Inncnienzò X , fi depo-
sito di ^eoh XI, il celebre Cro-
cifi^a, il groppo di S: Paolo pet.
ì. Bfrnabiti di Bottina eC. W
Attardi, uno de' principali Scnl-
tori moderni studiò la pitcun
sotto i Caràcci , e forse tenz»
iccOrgersi introdusse nella Scul-
tura Io stile adottato da' pittori dd
suo tempo ^ ciòi introdussa netlA
^cultuta gli effetti del chiaroscuro^
ingrandì cerre parti c^e cdpi-
«cono la vista , e usci da' limitf
della scultura, la quale ia per
ometta d' imitar le ibrme dell*
natura, e non l'apparenza degli
oggetti : questa pam spetta «Tta
pittura. Cos) (gii iattodussf lo
SCO
•tìU arnmaiilier^c^i ed t§^iiUk fa
nelle teste , e specialmente oc*
drappi .
23* Francesco Anguier Norman-
no p. 2^94 nj. 2^99 passa per uno
de* mì^Hori scultori Fravcesi •
Studiò in Roma» e t itornato *
f arigi vi lavQi^ molto . Le sue
principaii opere sono , il sepolcso
^el Cardinal Bfruile gl'Orato-
rio » quello de* Thoir in S. Anr
deca dcs Arcs 9 U Piramide di
L&ngueville ) accom^agnattt di
statua e di bassirtlievi,- H man»
aoleo di Roba» 9 il Cristo de}la
Sorbona ec. II suo iponumenio
superbo è>il Monmoranci deca-
pitato a Tolosa. Vi si vede su
d* un sarccKfaga il Duca mesto
sdraiato appoggiato $ul gomito
<:on una mano all'.elmo,^ e Tal-
fra alla spada \ sua moglie Maria
Orsini è a suoi piedi y velata e
in manto \ a fianco siedono due
figure, I2 Liberalità , e il Valo-
re d^ Ercole* Precede un porti-
co .di 4.. colonne dm un fronto^
ne 9 9 negli intercolonni è la
Nobiltà e 7a Pietà ; nel mezzo è
un' urna ceneraria con festoni 9 e
V armai è sostenuta da due putti ;
A qnesfa «Dtibta si rimprovera u-
na nUniera- ai<^anto pesante .
24, Egidio Gu^rin Parlino nt
xSoó, nv x^Tft aon ebbe altro ine-
rito che il mastieie di scolpire il
marmo con eaattezza^
^S* ^o« -TeodoA m* 2^80. pEanr*
eese lavorò ^ in. Roma « dmtr è un»
S. Cio« in Lateraoib 9 la F^dc nell'
altare di S^ Ign^izio al Gesù v il
bassorilievo al Monte delia' Pie*^
tà 9 e U* bassorilievo ài sepolcro^
della Regina Cristina « In Ver>
«ttlies sono due. terme T Estate»
e p Inverno,, e alla Tuilierie il
gruppo d' Arria e Peto. r
2^ Michel Anguier fratelio.di
Frayceaco n. téizmk* ì4S6 stud^
in Roma sotto l' Algardi ,^ e ri*
tornato. a Parigi vi Ij|vorò molto
acuitale • Unf^ statua in bromm
di Luigi XIII 9 2 a figure io broo-r
zo iper il tabernacolo della Isti*
tuzione ; tutte le decorazioni dell*
4^|^f(rtamento dalla Regina nel
Louvre 9- la maggior parte, delle
sculture di V^-dcrGrace 9 il
grand' altare di S. Z>ioniei de. lo
hsattc 9 il a^polcro du Mara-
sciallq de Si|uvre 9 . il Cristo al
Ci|l vario,, le stature i bassìrilie*
vi alia pqrta di S. DiouMi.
27. Luigi Lerambert Parigino
n,i6x4 m. 7^70. Non. sono chi»
in pietra le sue statue di Pane,
di Fauno, 0 l'Am4driade« Sono
di marmo bianco 1^ due sfingi
montate d9 putti- di bronzo in^
ghirlandati . Questo ar|ist«i. ili
poco artista per voler^ esser pof»
ta, musico 9 ^ cortigiano*
. aS. Pietro Paolo' Piiget Mai>i«
gliese n, 962% m. 2^944, Pittore «
' Arcbitetto 9 Scultore 9 . studiò in
Roma • ' Le prime sue opere fu-
rono- i due. termini colossali che
fiostengon .a Toulon il ba1cb«f
dtì piazzo Dubblica. A I^arÌ£Ì
^e un Efcoic 9 e un gruppo del^
la Terra che incorona òiano.^
In Genova fece un S. Sebastiano^,
e H BtMto Alessandro $auli 1 %
per il Duca di Mantova un'As^
Minta in bassoriiievOv. Per Tou^.
ion ij gruppo d^ Alessandro e Dio«i
gene*-^ Ritornato. « Parigi vi la^
vocò< il Miloné -uier VersagUes ,
il giruppo. di Andromeda e.P^-»
aeo*f.FAFae dop^ Michelangelo^
non.vv^ ^tatoart^st^ più t^glia^
tò-.per -la scuitur^ di. costui. Mat^
egU (^ aìi» sfuoia dol CortoiUk*
cjfu mo «ci^toiVCortonista» x
. a^»"^ Ajitonio Raggi deCtO/ iJL
pò- .
a3S SCV
«poco sotto r Algardi f . e molto
.>otto il fieraii^i.. Fu .berain«s-
. co , e divenne più ricco di quel
..che si meritava*
30. Tomaso Jlegnauldin n.
7627 m. 170^ ammanierato e pe-
sante . Studiò in Roma arcipen-
«ioonto da Lui^i XIV . Fece a
Parigi tre ninfe nel bag.no d' A-
pollo^pejT Versaglies. Il gruppo
jdi Cioele e di Saturno è ben me-
.diocre.
31. Domenico Guidi da Massa
di Carrara n*. 1^28 n). 1701 . Da
giovinetto fu nella scuola dell'
rAlgdrdi , e sarebbe fra' buoni Ar-
tisti se avesse più amata i' ar-
te che il vii guadagno. Dise-
ignava, e faceva eseguire, da' suoi
giovani . La statua di Ciem^n-
A^ IX jin. Saqta Marja Jvfaggio-
re , il sogno di Qiusepf>e alla
.Vittoria 9 sono opere che in Ro-
ma gli fanno onore . Per Luigi
.XIV mandò a Versaglies un grup-
^po della FsLimt ma il disegno è
;del le Brun , il quale voleva es-
.ser r imperatore di (utti. gli ar-
tisti.
32. Gasparo , e Baldassarre Mar-
.sy fratelli Francesi lavorarono in-
sieme la statua di S. Dionigi in
.alabastro nella Badia di Mout-
^martre, e in Versaglies le statue
di bronzo nelle fontane del Dra-
,gone,' di .Bacco, e di Latona, il
gruppo afe', cavalli ne' bagni d'
apollo; e nella Badia di S. Ger-
•mano la tomba di Gip. Casimiro
«Re di Polonia che oÀrp la sua
xorpna a Dio. Di questi due
«cultori Baldassarre fu pieno di
fuoco nella composizione ,. ed ese-
:gui .con eleganza e con fii;ez-
.za.. . >
33» Stefano de Hongre Parigi-
no li. 1^28 m, 1^90 . Fece in Ver-
saglies una figUjra rsppresentante
sctr
l'ariai e i due termini Veftì»*
no e Pomona. Diede anche il
modello della sO^tua equestre io
. brc^nzo di laùgi XIV eretta 9
Dijon .
^ 34. Fmnpesco Girgrdon il più
rinomato scultore per il fasto di
Luigi XIV , e Ì9 coi^sì^uenza il
fiù cortigiano » a. 1^30 in, 1715 .
Igìi fu a Roma, e ritornato a
Parigi vi fece le seguenti opere .
Due statue ne' Cappuccini , qoat-
.tro ne'' bagni d'Apollo, il mau-
soleo dd Cardinal de Ricfaelieu
alla Sorbona' secondo il disegno
. di le Brun , I4 statua equestre di
Luigi XI y , la tomba della Prin-
cifiess^ di Conti, quella di Lou*
vois , e quella di Castellao * A
Versaglies le sculture della vasca
di Nettuno, T Inverno, la fon-
. tana della piramide t il ratto di
Proserpina: tutti disegni di le
Brun . Lo stile di Girardon è
..grossolano, e grossolana è l'e-
secuzione .
35* Gio. Battista Tubi Roma-
no n. 1^30 m. Z700 . Si trasptan-
tò a Parici , dove s' ammirano le
statue della Religione e dellsk Im-
. mortalità in S. Eustachio , i due
tran bassirili'evi.alla porta, di S.
ernardo , il gruppo del Marc-
scial di Turena a . S, Dionigi .
Per Versaglies fece V Apollo ao-
pra un carro tirato da quattro
corsieri cop dotti da Tritoni , la
fontana della Fiora, la Poesia li-
rica , Aci e Galatea , Amore con
xtn gomitolo di ^lo, lì Tubi fu
costretto a lavorare su i disegni
di le Brun , senza di cui ninn
artista poteva operare . .
3^. Gasparo Veirer Proveozale
n. X630 m. 1699 • Quantunque non
uscisse mai dalla sua patria, vi
si rese ragguardevole. Si ammira
in Marsiglia il Cartello lyd pa-
laz-
scu
4àz«ypiMlko, un fanciullo in
bAdsonjievo; ad Aix un Crkto>
'due bassirrJmvi) un Mart6 > un
Fauno, e un Lìsktiaco iuoltopre»
gUto •
37. Martino ' Vttucfeit Bógaert
noto sotto il nome Df)srdinr O-
iandese n. t^^ m. 1^94. Da eio-*
vinetto si stabilì a Parigi , dove
'lavorò la statua equestre di Lui-^
gi XIV eretta a Lion, sèi ^rup-
f»i di Evangelisti e di Santi per
a Chiesa del Collegio Maza-
rini^ lina Diana con una lepre
pier il* parco di Versaglies, 1* Ar-
temisia y una statua pedestre di
'Luigi XIV 9 e il famoso gruppo
della Vittorini nella piazza delle
Vittorie in Parigi, distrutto nel
-ty^ per ordine deir Assemblea
Nazionale* Sono sue anche le
quattro Virtù Cardinali in bas-
sorilievo in S. Caterina , e la Vi-
gilanza in bronzo ne*Cappucci-
'ni . Per tante opere egli tu ric-
co .
39. Antonio Coiseux origina-
rio Spagnuolo n. in Lion 16^
*m. 1720 . Per la statua eque-
stre di Luigi XIV ordinatagli
dagli StSLtì di Bretagna , egli le-
ce un profondo studio sopra i ca-
valli, a differenza del Bernini e
dì altri artisti che hanno fatto
cavalli senza studiai* cavalli « E-
gli se ne hce poiftar t6^ de' pifir
belli dalle scuderie reali ,^ e ne
disino i var/ movimenti , ap-
|f»ronttandosi delle istruzioni ae'
più abili scudieri y appoggiando
tutto su \k base dtìV Anatomia »
A tali stud/ si d&it W successo
delle arti . Si' posson far opere
brillanti^ con meno studio , ma
non saranno che passeggiere . So-
no mirabili f SUOI due cavalli' a-
lati alle Tuillerie , uno coi^ Mer-
curio^ r altro colla Fama : son
SCCT ^2^9
osirrrabtit per in ; leggerezza ,
quantunque non esenti di manie-
ra . Il suo FAuno' ifautista , la
Flora , e V Amaddade haano qual-
che pregio. Monumenti più au-
ateri sono ìz toihba dei Cardinal
•Mazarini alle Quattro Nazioni ,
quella del Cardinal di' Fusten*
berg a $« Germana, quella di
Mansard a S. Paolo, e quella di
Colbert in S. Eustachio. A Mar-
i) son suoi i due gruppi di Net-
tuno, e dì Aufitrite ; e a Versa-
glies i due fiumi di 'bronzo, T
Abbondanza, 4!mo Schiavò, sette
bassirilievi nella colonnata . MoU
te sono le opere di questo buon
artista , specrafmente di ritratti ,
fta* quali è rimarchevole la statua
dei Gran Condè a Chantill).
* 39< Cornelio Vancleve origina-
rio Fiammingo^ n. «r Parigi 2645
m. iyi% . Studiò" in Rotea , e ri-
tornato a Parigi lavorò molto :
due Angoli di bronzo nella chie-
da de Notte Dame , un Angelo
•dr marmo nella chiesa della Sor-
bona, tre bassirilievi in quella
degP Invalidi, un gruppo alle
Tuillerie; le decorazioni nella
Cappella dì Versagliei , e ne'
giardini la fontana di Diana, e
un Mercurio. EgH fa laborio-
so, e studioso , proba, e di dol-
aci maniere '«
40. Sebastiano Slod< Fiammiii-
go n. t6^< m. 1725 si stabilì a
'Parisi . Si ammiri alle Tuille-
rie li suo Annibale che conta gli'
•anelli de' Cavai ii?ri' Romani, o-
pera stimata per la precisione del-
ie forme, e per la bellezza del
■lavoro, ma mancante dì nobiltà
e di espressione. E' anche in
f»regio n bassorilievo negli Inva-
\dì rappresentahte S. Lui^i che
invia Missionari alle Indie. A
Versaglies è il gruppo di Proteo
%^ SCI/
sd'Aiist»»; «#Marn il Ver*
4x. Pietra h'Cras Parigino «•
t6$6 m>i7t9* Il tuo spicco è in
Roflaa» dcii^ d^ giovinetM fece
due gruppi all'. Altare di S/Igvap
^io nel Geeù • Iodi il gran buso-
f iliero di S. Luigi Gonzaga in S.
Ignazio t S la statua di S. Stanis-
J^. In S. Gio. (.aterano i due
doJossii S« Tomaso, e S. Barto-
looinieo , e ip S. l'ietto V altro
Colossi di S, Domenico* Man-
dò alia Tuilleria una copta d*
una Matrona Renana di Villa
Medici , pia non copiata servil-
inente • Ritornò a Parigi , ma
disgustato dall'Accademia 9 se ne
riveonf in Rpqia « e non ne par-
tì più . Vi lavorò il bassorilievo
di Tobia per 1* Oratorio del Mon-»
te della Pietà , la statua del Gar-
dinaj Casanatta nella biblioteca
della Minerva 9 il Sepolcro dello
atesso Cardinale in S. Gio. La-
cerano, quello di Pio V in S.
. Maria Mangiore, quello di Mon-
signore Aidobrandini in S. Pie-
tro in Vincoli , e quello di Grof
gQcio XV in S. Ignazio. Il fa-
nnsq S. «Ignazio d* argento al
Gesà è di su^ disegno, cofne an-
che il gruppo- de* tre Angeli . La
JS. Teresa De' Carmelitani in To-
rino iè fra le ' sue migliori o-
pcre ♦ ^
42» Nicola Cpu^tou Lionese
il* XU58 m. Z733 , Studiò in Ro-
ma, e si propose di fap un mi-
lito di Michelangeio e dell' A 1-
gardi. Mpglio se avesse seguita
la semplicità Greca. Si ammira
alle Tuillerie il gruppo Mìa con-
4giunzione della Senna colla Mar-
na 3- accompagnate da fanciulli
!Cf>*loro attributi; altri jgiUppi di
JNÌnie, la stafeira di Giuiio Cesa-
rci e ì\ Fetóre cacciatore» E\
scu
biasimato T altro suo geappo in
Merli d'un cacciatore cfie mv-'
maz^a un cignale 9 t ài nn altr»
che tiene per le coma nn cervo
per scannarlo f All'incontro ^^
•^noiato il igruppó de* Tritoni in
Vei^glies * L^Q^a sua più prer
giata è la Deposizione delia Crov
ce nella Chiesa de Notte Dame,
dove è anche un St Dionigi in
marmo , e un Cristo . £' suo il
Sf^polcro del Princine di Confi in
Sj Andrea , e qneno di Crequl
ai Giacobini* Per Lion fece in
bronzo la Saona. L'opera sua
più ragguardevole i il passaggio
del Reno . Questo ScultpVe si è
distinto per il fuo4^ delle sue i?
dee^e per resecugìone gradevo-
le 9 e anche per la purità delle
(orme 9 ma noVgià ^r il carata
tere savio e grandioso della semr
piicità antica,
43* Camillo Rusconi Milanese
n. 16 fH q^, X72S . Studiò mólto
l'antico in Roma, e ne cop^
mojte statue . Le sue principali
sono quattro Apostoli in S. Qio.
Latetj^no, S. Andrea , S. Mat-
teo, S. Gio. e S, Giacomo. Fcr
ce i scf>plcri di Pallavicini , e di
Fabretti • La sua opera maggio-^
re è il B^ausoleo di Greporio
XlII nel Vaticano , Bgli ha
fatto onore alle arti , e agli ar-
tisti : non fìi mai invidioso , n^
inteires^atq 9 lavorò per la glo-
ria ; e allora si è t>uono per s^
e per gli altri •
. 44. Grinling Gibbons m. 1727
Eneo !' unico S(;ultore Inglese
che fu occupato da Carlq li a
decorare il Palazzo di ^Vjndsor •
Gli si attribuiscono, le statue di
Giacomo lì , di Prior, e il mo^
numento di Newton: non gli
fanno gfand' onore. Molto meno
i suoi u^?llh ne*qiiali'si,pc9^
so-
/
scu
^ooD contar le .piume ; e inoItis->
cimo meno la sua crovatta di
merlecco .
4$. Marco Chabrì Lionese n,
n66o m. 1727 . Fece per la Chie-
sa di S. Antonio nella sua Pa^
tria la pittura 9 la scultura delr
aitar maggiore , e un bassorilievo
di Luigi XIV, cui mfindò un
Ercole. Fece anche un ritratto
dcir Elcttor di Magonza.
4^. dietro le Pautre Parigino
«j. 1660 «. ^755 • Figlio d* un
Architetti, studiò in Ropia, e
ritornato. in Francia si rese ri*
spettaiytfe per la sua Clizia con-
vertita in girasole, e per la S.
Marcellina .' Ma quel che gli fe-
ce più onore i^ il gruppo di H-
npa e d' Anchise con Ascaqio :
non vi si desidera che la gran-
diosità eroica .
47. Gio. Luigi le Moine Pari-
gino n. i6$s m. V7S5 • Lavorò
molto in ritratti . Fece ancKe in
bassorilievo la deposizione della
Croce ig VcrsagUcs , due Ange-
li, Mna. Diana.
. 4^. Roberto LorenesjB Parigino
n. i666 m. 1743 . Studiò con fer-
mezza r antico ita tal oggetto
passS iqolto tempo rinchiuso nel
Vaticano. Assuefatto al ritiro
non cercò tn^i occasione di briU
lare, e varie circostanze loattra^
^versarono anche dove fu chiama-
to, li suo. talento si mostrò nel-
Je quattro Stagioni nel palazzo
di Soubise , nel bassorilieT^o de'
cavalli di Apollo , nel Bacca di
Versaglies, e nella Madonna Ì9
Marli .
-49. Angelo Rossi Genovese n.
xó'/i m. 1715. Si contraddistinse.
in Roma per il suo S. Giacomo
in S. Gio. Laterano, e per un
5a ti retto che si mangia un. grap-
polo d* uva . Ma il suo maggior
. Pt%, B. Jtrti T. IL
SCU %4i
lustro è ne' bassirilievi , che sono
all'aitar di S. Ignazio al Gesù,
al Deposito d' Alessandro Vili
nel Vaticano , della Pietà in Ge-
nova. Si vuoici che in questo
genere e&li abbia superato - rutti i
suoi pr^ecessori. L Algardi da-
va un aggetto considerabile alle
fgure del primo piano , e faceva
un misto dì b^sso e di pieno ri^
Jievo lodato di qxia , vituperato
di 14. Air incontro il Rossi ha
x>sservatp un mez;po rilievo che
si accosta più all'antLpo. Egli
era di costumi amabili.
50. óuglielmo Coustou Lione-
se n. z^^g m. 174*$, fratello di
Nicola* Si tipvò a Roma in tar
li miserie , che se ne sarebbe an*
dato a Costantinopoli , se le Gros
non r avesse raccol tp. Ritorna*
to a Parigi &ce per Mari! Da^ic
^ Ippomene, due gruppi di Ca-
valli cq' scudieri , e yn superbo
gruppo dtiV Òcea^io col Medi-
terraneo . La sua opera capitale
è il suo Rodano in bronzo per
ja statua equestre di Luigi aXV
a Lion • In V^rsaglies h un suo
Bacco y e un bassorilievo .di Cri>
sto fra' dottori. Egli terminò il
famoso bassorilievo ad passag*
gio dei Rjeno . Negl' Inv«ilidi è
un altrq suo bassorilievo, come
altrove sono altre sue o|^re
prodotte dall' adulazione per. &
Monarchi • (Questo arxista «bbe
uno stile grandioso ti espres-
sivo.
5j, Giacomo Bussi Francese
B. 24Si OL ^40 . Fece il sepolcro
d' Argenton alla Madalena, e
quello del Cardinal de B^is in
<S. Onorato; e nella Chiesa di
Notre Damf S. Maurizio , S.
Luigi , e 'un bassorilievo di Cri*
sto che dà )e chiavi aS. Pietro.
4.a ^laggior parte delie sue ope-
Q re
24» SCÙ
re è tfc Madrid , dove «gli fu
Scultore del Re di' Spagna ^
52. Antonio Vasie Provenzale
h. itóSs m. 1736^ Lavorò in Pa^
ligi le decotaziani del Coro di
Wotre Dame^y anelle del palaz*.
xo di Tolosa y il oassorilieVa* dell'
V aitar maggiore della^ Metropoli y
e della facciat-a de' Cappuccini , e
. la statua della- Madonna'.-
. 5^ Francesco DuiAont Parigi-*
no n^ 1^88^ m: 172^ » Senz' anda^
re a Roma' egli si fece onore col-*
ie quattra Statue di'S* Già., S.
Giuseppe ^^ S.- Pietro^ e S, Paoloi'
in S. Sulpiziov II sua monumep-^^
to priinario fu' il sepol<5ro del;
Duca di Melun ne' Domenicana
di Lillr.
: 54* EcShe fiuciiardon Francese'
■tt. iS^S' mi 1762 , Si fece in Ro-
ma tanto onore che fii incarica-
to del mausoleo' di Clemente
Xfir. Ma fu chiamatola Parigi
• dai' Re' pef far la Statua di Lui-'
«i XIV" eh' è nel Santuario ,de
SfotrcDame. Fece poscia in S.'
Sulpizro' dieci statue ,< cioè Cri-
sto e la Madonna con* 8 Apo-
stoli v« il^ sepolcro della Duches-
sa de* Lauragaisr consistente in
lina donna^ araitta* appoggiata ad
una- colonnar.. La sua^ principal
opera* è la fontana- dV Grenelle ,
in^ cui lar/città di Parigi è'rap-
presentata* da' una dònna-' seduta
su d''una< prua: di' vascello , la-
Seirna: v'è rappresentata' da un
fiume* robusto- con uii^ remo' in
manov e* la^ Marna- da una- ninfa'
càe tiene im grancio r nelle quat-
r tro nicchie- sono' le stagioni •• Il
suo Cupido che' si' taglia* un ar-
co dalla? ckva* d' Ercolev* iè un'
opera elefante ,: ma- enigutatita .
a' stimattissima' ÌA' sua*> stattta e-
^uestre di Luigr XV .- quel' ca-
' vallo i il più béljlo de' oivaUi.
SCU
Questo Scultore è passato -pet it
più puro ' disegnatore del sua
tempo , e della stessa, facilità nel
grande cóme nel piccolo.
' 5^. Lamberto' Adatti Lorenese'
n. 1700^ m> 1759 ^ Studioso dell'
antico' passava per eccellente ri*
^tauratore di statue^ antiche ia
Roma' e ^iffrove ^ Diiìiqiie avesse
Sempre fatto degli antichi, e non
mai degli' Adami . Nelle sue o«
pere' tuttcH il suo tafentò^ è negli
accesisorj lavorati conr estrema' fi-
nezzar. Questi trionfi della pa-
zienza e' d^ una* niéschina' aBilità
sono' ammirati dal volgo: e non
hanno che fare' colla bellezza .
Tale è; il suo' bassoVilieva della
Madonna che appariste a S. An-*
drea* Corsini in S. <ìio: Latera*
no. Peggio-i grtìppr in Choisì
rappt^sentanti' la' Caccia e' ia P&»
sca . . Questo- della* Pesca fii da
Luigi Xy mandato: in dono al
gran Federico' che lo' fece collo-
care a &^soucì .- Dello stesso gu*
sto- è if gruppo' di Nettuno, e
d' Anfitrite a Vetsaglies'. La sua
iriigliof opera- è il S. Girolamo
negl- Invalidi'. .,
5^;' Paolo Ambrosio Slioic Pari-
gino n, 1702' m. 1758 , In S. Sul-
pizio .sono molti suoi lavori di
qualche pregio ^ Zi suo Icaro è
stImato^
St.' Gioì Battista Le Itfbine fi-
glio dr Gio^ Luigi n. X704 m.
Z778 .. Suo' padre per una tenerez-
2a mal- intesa iton Volle; che an<»
daise^a Romav Da'giovihettò fe-
ce la'statua equiestre di £luigi XV
pet^ Bordò, erpoi.vn altro monu-
mento^ per lo-^ stesso Re per* la
Bretagna .- Ai Giacobini' di Pari-
gv è il mausoleo^ di-Mignatd^
agir Invalidi' Ir statua' di Su Gre-
gorios e di' S.^Tetesa ; al PaJazr-
a». di Subite; è la t^oìitica ^ |gt
Pril-
\J
fhidenza, It Geoinètrì^ , 1* Astro-
nomia, là Poesia epici e dram'»
matica . Tutte òpere scorrette «
formate su là maniera di qualche
)>ittore Francese , é Oppòste, allò
^tiltf degli antichi .
5S. Michelangelo Sldde fratel'
10 di Paolo Ainorosio n. 170^ m^
17^4* Lavorò iiiolto in Roma^
dovtf è nel Vaticano uit gruppo
di S. BrunOné^ ilsefpolcro di Cap<
poni a Si Gio. de' Fiorentini , é
iuelló di Wleughels in S« Luigi
de' Francesi . A Liod è un suo
busto di Calcante , 'd iin altro d*
Ifigenia. A Vienna del Delfina^
to è la tómba di due Ardivesco-<
vi 1 di MontBforià i é del Cardi-*
nal d'Auvergne.' In Parigi » S<
Sttlpitio è il sepólcro del Curato
Languet é A.Choisi una còpia del
Cristo di Miehelangdò ch^è nel«
la Minerva tri Ronia. Questo
artista ha peccato contro la puri-<
ti delle forme ^ t ha trattato i
panneg^iitmettti al contrario df
gli antichi 4
'Ìl9. NicóU Sebastiano Adant
i^teliò di Lamberto h. 1705 m.
177^» Studiò molto in Roma .
11 suo g[nippò della Religione in
S, Luigi è stimato ar Parigi .^ A
Nancì egli fece il gran òiausoleò
della Reciftà di Polonia, iriogìie
di Stanislao r E' anche in credi-
to il suo Prometeo. Egli fu su-
periore à suo fwelltf y iria non
fierciò è tra* buoni artisti .
éó. Gio. Battista Pegalié Pari-
gino ri. 1714 m. i^S^ A fótta
di lavóro superò gli ostacoli del-'
la sua j>oCa disposizione per Tar-
-fe. Ritornato da Roma fece in
Lic/n il tviù fariioso Mercùrio 9 è
poi la sua Venere: ijuestf. due
pesti fìitóti d^ Luigi XV donati
ìà Fedgrseo ^unicù^ Vtr Madama
di Pòflppadur , chef diceva 4' athar
ttÌ3 i^i
le arti , fece il di lei' ritratto in
piedi, il Silendòy il griippo d*
Amortf coli- Amictaia ^ e la sta-
tua di Luigi Xy situata à Mh--
vue • Gli applàòsi furono grandi
al suo Fanciullo» cui scappa Tue-
eello dallal gabbia^^ La sua grand'
òpertf è il mausoleo del Marescial-
lo di Saxe' a Strasbut^O « Altre
sue opere jidomanor altri jfaési ;
IsL statua di Luigi JCV a Reiri)s,
il sepólcro dtl Colite d* Hardourt
a Notre Dame ec. -Ma ih tutto
v^ è della maniera frjlitmiista eoa
delicàtezzi.
. ^ 61. Guglielmo Coustòtì figliò
di Gti'glielriio tu 1716 m. 2777 4
Studiò bene in Roma ^ In. fior- ^
dearix fece l'Apoteosi di S.Fran-
cesco Saverio . Per il Rtf dì Prus^t
sia lavorò un Marte e una Vene<«
re w . Eresse il marisoléo per qnel
Delfino padre' di Litigi /' ultimo*
Il Bassorilievo delk Visitazione
in Versaglies ,* il S. Rocco in Pa^
rigi e il BitssOriljevo nel frontó-
ne di Sj Geneviefa gli fanno o-^
rioré • Egli era poco JabOriOso 9 ò
commetteva V ésefcu2ióne ad abiii
scultori che per mancanza ai for-
tuna véndevano il loro tilento\
^à Scultura ha per ' priricipal
oggetto di petpetuar là meriioritf
degli uoniini illustri ^ e di dtfrci
modelli efficaci di virtù . V altro'
suo oggetto è di rcicafrcr de^ pia"
ceri con soggetti di decorazióne
ò di tictcazióntfw Lo scultóre ,-
<òmé io Scrittore , è lodevole o
riprensibile' secondo i Soggetti
che tvÉtU, Non deve trattare
- che di cose istruttive é grate ,
che ntidrìscan Isi riiente ^ tocchi-
rio il €uort , è Siena gradevoli
alisi vista é
Li Scultura he/proporsi l'imt<-
tazione delle supeitlcie dtl corpo
' umario i ùon deve ristringersi ad
Q z una
»44 «CU
una raisO[|i!i]IÌ4nu fìwkiR : Quii
sensaiJQne ecciterebbe ! Ha da
Mp'Joicr Ì«,ni|tur^ viv4 e iniiu-
riirr.1 quello che t>er lo Seul*
toré ì un oagecto d' iinitazìone *
gì' e aiictia UQ sq^certo. conti-
CUn rJi studio . Studio suo priii-
cìpaje sarà delle statue f>c«:he
più scelte , dc^li autori più dsi~
■tei , e di qufl bello ideale , che
t un riassuntOL del bello reale
delU natura .
. La, r)ttu» i nemica delle atti'
t u di ni^ sforzate ; dunque dave et-
Si;rne ikidìco ancbB lo levitare ;
C K taluno le ha us^te per t'tr
BOmpa di dUepno, ha fatto ma'
le. Ugualmente neraica deve es-
tere delie bjziatiie uE'panaeg-^
giftitviìti. E più ancora de'ciw-
trasri troppa riceccati nella ctiin-
posìiìoae , e nella diit ri buz ione
«flèttua dielU ooibic » de' lumi .
JQuaqtnpiù sforzi si f«nno>, me*
no si muove ^o sp8t rato re . Cella
«emplicirà si ottiene tutto: nella
jcraplicifà È il picgi.0 de'cgpi d'
, La '^cultura ahLtaeci» man obt
gctri delln pircura. Ma quelli
eli' eli 1 si jitopon^., e< eh» son
comuni à. tutte duf ie ^rti , tor
.no pi^ difficili da rappresentarsi :
.questi sQno r.esprNStone , i con-
torni, ìpanne^giamenti cliedcb-
■ bon ^T disti ngi)er Udiveise »per
vCÌe.di drappi.
. La Scultura ha la sue ḍcoU
,,tà particQlaii , i. Ha tanti pun-
^. tildi vi^ta ,' ouaafi punti aono
^dlo spaaia.cnc ia circonda -, de-
. .ve perciò jin! <]fi«4 S«» patte assor
_.h,eh. intesa. --^t Co ^cultore deve
'.^wer grande tenacità, d'ingegno
, jiic. superare .tutti i disgusti del
,s^«,j^to meccanisgio . L'inge-
gpif s( fortifica coir ?sercijyioi e
SCU
I« scultore ha meno (setciiio M
pittore . 3. Mancando alto scul-
tore r incanto seducente .del ta-
lotito I qua) precisione , guai ve-
nti, quale scelta d'asprcssiu!
non deve metter egli nelle m
opere per attrarle l' attemiou
de' riguardanti ?.l.a sua opera iiui
i per lo pili che una «ola lìguti;
così egli non dice che una par»<
la sola ; bisogna che sìa una pa-
loia di grand' energia . 4, (h^
sia gran parola non si può dire^
senza la più rigida, esattezza di
disegno. Le mtture di Rubeni
e di Reoibranat piacciono, ben*
eh* di disegno imputo: qwi»
difatto è conipensaia dal colorì'
to . ;. Lo Scultore , igrossato il
marBia, non puÀ più cotreg^t-
si : i suoi peniitnenti gli MOO
inutili cTabbiost. Frattaaio egii
è obbligato esprimer le focaie od
cotpo e univvi il sentimento • U
iiuniotiediquesteclueparti(qiUD>
. to i difficile ! > ì ìLsublime dellt
icahtir» , \
■ Ter quanto sìa difficile Iaconi' >
fOsiaJo^ie d' una sola figura , noi- j
■ to più lo è oe' grufpi , e pili »»•
«or»ne'0«rim/j'nji. QuiitOlir
tjplicità deeli t^gatti diSèteati |
ilion ha da rarmare che un iole
. aigonenio variato nelle pirli >
mi semplice e uno . Q,ni concai-
tono le stesse l^gì della Pil-
li tttrerilimo i una Sptdf ^ .
.quadro , in cui Id figure del pri-
jno piano banna da, accordare eòa
.quelle. del secondo, e /ani iti»- 1
Dia . I )(ianì vi hao da esMc *>* |
fiati , le ocnbre e i lumi distn-
'^biùti con dolce gradazione . I' '
■ principal soggetto »' hi da OM'
peegiare, il piìl c<KpÌcuan)Hi(a-
Illume centnale .non vuol «"^ 1
totert9^!0t ^3 ilcofi dettagli» v
ScO
Dfhtstè fhagre e dUr^y té quali
j^roduF^ebbcco macchie , e distrug<»
gerebbtfro 1' accordo >. Lo ste&o
cattivo èfttfò pfodtirrebbero ì
fìécolì ali di fintie in grandi
masae di orrtbre. Non iscorci né*
(iàni d'avanti; cdMparitcbbèro
Itecchi . Le figure del sttòndcl
piano debbono esser niend risene
tite di queik del primo ; e così
degli altri piani « misura del lò-
to allontanameofo. Col tòcco in«
deciso è vago , e colla propòrzio*
ne diminuita secóndo le regole
della prospettiva, la t cultura a-
vrà r accordò eh' eJU può avere
dal colore unico del itoarioo 6
del bronzò .
E' da evitarsi soprattutto che
ihtornd a ciascuna figura non
Tegni un orlò ài ombra ugual-
mente tagliata : svanirebbe la bel*<
la illusione degli aggetti e delle
lontananze 9 le figure coniparireb-
bero schiacciate e come incolli^
te su d*uria panca. Le figure
lianno da tòndeggiare né*lóròr
bordi , eoa un sufficiente aggét'»
to nel ibezzò. E' ben naturale
V ombra d* una figura su d* un'
ilftra, qdaado I piani ^offó^vici*
ni é Ma i plani delle figure prin-^
"Cipali non si hanno da confonde^
te . Se Una fisufa è isolata , ri-<
chiede un'ofhbra opposta distrò
Al fianco del suo lume; e se si
può , Ufl Chiaro dietro alla sua
•Ombra •
II gretzq, il ptilitO, ilgranel-
laro« ben disposti, hanno quaìl-'
che pretensióne al coloritof. I
tifiessl dd fjQlifcr datino leggerei-
fta e alimonia ^
Questa parte defla Scultura i
ÌM pipva men e^i/hoca della sua
amnòflia còlla pittura . Tranne
il colorito , il èMSTùril/Mfó è un
^ifadto. Sono soreik^ Siena pur
èorelld , ihi'ciascuna faccia il sviò
dovére.
Il dovere della scultura , è là
forma è il carattere i cioè V esat-
te:&za àél difegno , e l' esp^essio*
né cÓTìVéniéntt ài togàeéto . ^
La scultura noti può colorire •*'
Le statue colorire non' Sono pela-
gli artisti, mz p^r gli artìgia*
ni è per ih voJgò più gdflfb. L*
artista deve far illuf/ette non fi»^
no a far prendere una nfoduzio-c
nd delia sua atte, per /a nafuta
stessa , ma di mostrarla - taisomi-'
gliànte alla bèlla niitùrà , col da«
Tt af martiio rapparèn:^a delle
lAorbidè carfil) e de* tendini fer*»
ifti.
Se 1^ scultura non pbd far lisO
di colori , ncMimend può svòlàt«
zar panneggiamenti atlà' pittarti
scà . La ragione è chiara . Se
H princlpalissimò scopò dèllcr
Scultore è II disegnò, dùnque il
suo scopò è il nuJo, E ^e non
può aeixìpré laVoi'ar w^^a, lavóri
ihen ifistito che pò. Onde i
panneggiamenti aelk Sculttira
vc^Iion essere (rotile li ósaroila i
Btiòni atfisri Greci, i ^uali co»
privano s) delìòaramente ié là*
rò statua', che ne appàrivan sem«
pre It béìU fotnie .- Perciò le v6-
stivau di dtàppi come bagnati -, e
a pieghe minute e naturati < Li
usaròA talvòlta in grande e' get-
tati, tome' nel Zenone e nella
Flòra di Campidoglio < e nel
Mario di Villa- Ncferdni . All'
inconfh^ gli Scnltoti moderni
per dar dd pittdrdTsco ai le léiò
ìcnlttire, han manifggìaro le drap-
perie in un fiiodò cne^ non con-
viene neppur a' pittofi , e ne so«-
no risnifati sctì^ì , incartoccia-
Aienri, mostraosità '• Il Berni-
ni speciaia^tite vi si. scajjric-.
ciò 4
lì Bertiinì non pé^cò soIfàn'tQ
ne' panneggiamenti , alterò tutte
le forme. Te scqntotsc^ le sniotR^
fio . I suoi suc^f^ssori di male in
Seggio. La scultura non risorse
ene . Gi^ibert0 « Donatello >
che fi^rpn de' primi ^d iipitare T
antico, io licitarono in .piccolo^
perchè non videro il grandi^ . Mi-
chelangelo lo vid^ , ma qqI vid^
die in un^ sola parte , nelP «»«-
tomh r % difde in unj i^fFettazior
ne fingtomicg . I -^uoi seguaci n^
seppisrp ^en di llii , e aodaroq a
tastoni. Tutti in somm% si so»
n^ pili Q a9enp allontanati dallo
stile. Criccò. Chi più di qualun-p
que v| si ficcQsta, è Pietro Ca-
nova t II' suo Mausoleo di Papa
Gjinganetli in Ronia^' SS. Apo«>'/
stqlj I ^ quello di Papa iCeztonicQ .
in Sf PÌQtrò, sono Opere greche 9.
e grecite bellissime soijuy le altr^.
sue sculture eleganti « gtaciose .
Qifesto valente Artista maneggia,
per divertimento il pennello alla
Tii^junescai le sue due Veneri
.ipn#morano. ^
lut scuhtfire sono si^iso . a éis^
pj^sizipne dell* Architetto . '^§i^'
non può disporne ad arbitrio . E'
obbligato adattarle al tan^ttere^
de'suqi edificj. La sodezza dell'
ordina €hfi€0 i;icl|iede sculturf^
so4p 9 sqnptici I il iofttcó' le yuot
le più eleganti, e il' r0*/W/o più
l^ggi^^C e più ricche . Ma dov»
l'architettura non ammette ihca*
ro xìè traforo, non ammette nep-
pure que' ^éfurilievi a più piani
.^hipresennno sfondi . .
. SCUOLA in Pittura significa
X ufiionp di lutti gli Artisti d'
iin^ nasione. Onde tutti i Pit-
tori d^Burop'^ dopo i\ ristabilii
m^ntp deJIe Arti sono classificati
SQttp k|- divisione di Scuola Fi^r-
tentine ^ Romàffs ^ Fenf^ian^ ^
flCU
Lmtirds , FT0ncese , Ttd^ei ,
pÌ0mming0j Olandese,
, Qui §i stabiiiisci? il c^r^tteredi
que$tp diifereati Scuote .^ e de'
principali niaestri^ (phe ne spno
st^ti \ fondatori . Un inaggior
numero di Artisti si troverà a^Ii
articoli Architi^tti, Incisori, P)t«
tpri , Scultori . .
ScudU FJorentfna • .Questa
Scuola si distingua per la fifsrezr
9UI , per il moto , per ^n# certa
^stenta n^aliuconic^ , p^q un'
espressione di fbr^a ,c}ie esclude
forse le grazia, « p^r un disegno
grande ,^nasi gigantesco t O^anf
che de{ pesante t ina h^ parioiea'
te una tfms,tà ideaie «he iqalu.
la i^atura umana sopra la sua de-
bolezza . Gii Artisti Toficaoi soà^.
disfatti d' imporre ^unmirazione ,
par che non curino di if^^ 9^-
'^cre ......
. Questa seuoU è veneranda ) k
Iz madre di tu^e k altre/
. Le Arti degenerate dopo Ne->
sone tov^ifciaroQQ col colosso dell'
ItnperQ Romano disfatto da' Bar*
^ri. Trovarono jn Gr^qia uà
iniserabil ticQvero^ npn già per
protezione di Sovrani , e per gui>«
sto di nobiii^, ma per pi(;tà reik
giosa . Gli Artisti ne ir^evanot
una sussistenza ineschina, e non
mai applauso. < Le loro immagini
rusticamente scatj^opchiate erai^
coperte d' oro e^ di geqime : k
ricchezza n' era tutto il b^llo. ^ -
.'A quella mterrabile -Grecia ri*
corse l' Italia più miserabile p0(.
avere qualche miserabiJissiiQO ar-
tista . Firenze nel 1^40 da colà
fece venir alcuni Pittori , tytta
l'abilità de'. quali si ridu^va a
far un contorno goffo, e »sia-t
frugliarvi dentro 4el colore ; f^r
ccvano anche del cattivo mo$ai-i
ff> 9 P cosi, ignor^nii ;fra^ m^
mi"?
SCI!
mirali dagl' Italiftni pia igno-
ranti •
Fra gli ammiratori Cimabue gìo*
vinetto destinato da' suoi nobili
Seni tori aiie Scienze più barbare
eiie arti» scappava da'isuoi stu-
di per andar a veder que' Greci
che spegazzavano nella chiesa di
Santa Maria Novella y e $cara<<
^occhiava i suoi quaderni , iin*
che divennf $lìitvo fìi qué* gofi.
maestri ,
Cinpaboe fa V alba della Plttu*
ra sepolta per dodici secoli in
una • nott^ Ja più tenjsbrosa . {
dìù dozzinali artisti arrossireb-*
bero oggi di far opere come Ci»
mabue* Frattanto le sue furono
stimate portentose* Quando egli
terminò una Madonna. per S. Ma-
ria Novella, accorse il popolo a
prenderla rispettosamente dallo
studio del Pittore ) e la portò in
chiesa a suon di trombe « Gli
applausi sono il liittc Mie fitti
bambinjp, e cogli applausi ci^con
le arti » fioriscono , e giungono
alla maturità : l' indifferenza pùb^
hlica ammazza in^ulla i talenti»
Se Cimabue non avesse trovato
ammiratori, Firenze non avreb-
be fórse avuto Micfaelagnolo . Ci^
mabue mopì nel 1301 ^ dipinse a
fresco e a tempera /
Giotto pastorello di pecore fu
trovato da Cimabne nell atto chp
disegnava una pecora sopra uà
mattone , chvenne suo allievo > e
léce far all'arte nuovi progressi.
Fu chiamato a Roma da Bonifa-
cio Vili , e vi eseguì la n^vicelr
U nel portico di S. Pietro.
In poco tempo il numero de'
Pittóri divenne sì considerabil in
Flrence , che nel 13 50. vi -stabili*^
fon' la Compagnia detta di .S.
JLuca, .
Verso questo tempo Paolo U-
•SCO a47
cello fu il primo ad osservare la
Prospettiva. Massolino nel prin-
^cipio del secolo XV diede più
grandiosità alle figure , diede lo*
IO anche qualche espressione , e
assestò meglio i panneggiamenti •
Masaccio sorpassò questo suo
maestro , p fu il primo a dar for-
za, moto, e rilievo alle pitture «
mostrò gualche grazia, e rappre-.
aentò gli scorci meglio de suoi
predecessori « Per lungo tempo
% Pitjtori pos^van ie figure su lie
/dita erosse, perchè non sape-
van 4isc|gnare un piiede in iscor-
.cip.
Andrea Castagna fu il primo
Fiorentino a dipingere . ad olio t
invenzione di Gio. Van-.£ick più
noto sotto il nome di Gio. di
Bruges « Antonello da Messina
avendo veduto a Napo un' qua-
dro ad olio di Gio. de Bruges,
andò a trovarlo in Fiandra , e
ne ottenne il segreto, eh' egU
poi comunicò ad nn suo allievo
^Domenico Veneziano. Il Casta-
gna lo carpì da Domenico» epei;
gratitudine .'lo; massacrò di not-
te. L' infelice mprllal^èn te feri-
to si fece portar in casa del suo
caro maestro , e spirò ira le sue
braccia* Il mostro poi sul pun-
to di morte confessò il ano mis-
fatto *
Pisanel.lp discuoio d^H* obbro-
brioso Castagna si distinse nella
pittura, nella scultura., a nelC
incisione delle medaglie .
G^irl9nd;|jp prima orefice e poi
pittore pòse nella imposizione
3 palchi intelligenza ì fu maestro
J Mii:H4*ngeTo.\ . .
Andrea. Verrochio scultore e
pirtorfs. dipinse con purezza» ma
con disegno corretto , .diede ^rar
zia alle teste delle dopne-., fu il
primo a formare in g^ssò i vis}
Q 4 del-
24?
scb
somiglianti, e fu maestro di
Leonardo da Vinci n. 144$ Ri.
ijao fi] dotata ptofasatatntt de"
doai deJU natura ; bdlò di sta-
■ ur* e di viso'. Cotte, agi'ey vi-
vaccj e di grsn taltato. Egli
coltivò tutte queste sue buoué
di^osiiioni fia ad.abbtacciaf tut-
te le otti con tìuscita grande;
B^li danzava con craiìa ■ maneg-
giava bene: i cavalli , giuocava a
nuravigJia n^Ii' esercii] cavalle-
reschi, tuonavi b«ie parecchi
frumenti , s^>^a dr itoi-ii na-
s turale, ccienza allora nascente
come tutte le alfre, e sì inietta-
va taloMnre di Poesìa Italiana
che ne fu uno de' (biidatort. Non
nascati niuna delle arti def dì-
sqgnO . Studiò l' Architetlura , e-
letciid h Sculfuta , e fece della
Pittura fa sux prìncipal profeS'
aione , Per tòndaAiento del dise-
gno e||Ii pose Io studio delle Ma-
tematiche t delht Prospettivi ,
dell'Ortica, della Meccanica, e
dell' Anatomia .
Chiamato a Milana da Lodo
vico Sforza detto il Moro v' eb-
be la direzione dell' Accademia
di PicMra e d'Architettura fon-
data da quel Sovrano. A Mrla-
no e^ ipiagò un faleBto' di graA-
de .Ing^nere nel- condurre in
quella citii \i acque deU' Adda
per un canale à' un'eseiwiióte
crpdura wpossibile . Egli t^tò
tutti gli ottacdì della natura,, e
ièce valicare i navigli ]Mr i Biot-
ti t per le tMì.
Applkà alia {'iinira tDtta la
£«nsibi!tIìL del suo cuore , e vi a'-
piì nell'esprcuione degli affetti
uaA it;»da6a allora ignota. Die'
d5.jnclìe alle sue figure piil gra-
;W--^-Si'il""yue suo aatecMsp.
le^ Fu ^rcfie buon coIomW »
> se»
benché U sue tinte fi'riiro af vio*
lastro.. Puro e precisò fii tlsna
diseg'no , uè senza grandezza .
Non s' inalzai' su la natura , bis
la imitÀ con falche scelta . Nos
vinse affatto Ja durezza, porche
non si conosceva aoctfra quella
linea ondeggiante- che seiobta ten--
dere alia ietta e alla circolare ,
e che non è mai ni l' una , né i*
^Ifra. Le ine ojiere eran Gnite 4
ma non esenti di secchezza accre-
sciuta dzl^ pratica' di (marcar
troppo que' contoiD) che debboa
in qualche maniera perdersi . La
sua secchezza però i in cotapa-
razione de' buoni artisti che aon
venuti dopo; ma era morbido e
' pastosa riguardo agli anisti del
suo tempo . La sue opere avean
il rato pregio dr far distinguer
Je figure nettamente da lungi .
Si racconta che accompagnan-
do da Firenze a Roma il Duo
Gialrano di' Medici , egli pei
passatempo fece delle fi)p)re che
volavano in aria e disceBdevaoo
in terra . Gli udmini hsn ten-
tato spessa di volar*, b di far -
volare ,
EgM avea raot« mwito'cbe do-
vette provare i (ratti dell' invU
dia. Si disgustò del sogciomo
di Roma e di Firenze per Te per-
secuzioni di Michelangeli» che
gli suscitò i nottegoi £ tutti t
suoi allievi . Se Michelaiigela
gli era superiore pel la grandezi
za delle sue idee , e per la au»
profonda Scienza del disino,
gli era ben inferiore in tutte Io
parti amabili deH'atte.
Per sottrarsi ai disgusti che
aofl^iva' nella patria i andò iit
Francia invitatovi da Francesce»
I , vi visse paco , • mori frm la
braccia dì quel Monarca .
£* iato il natta» d4Ia Piictu.
H di Leonirdo di Vinci colte
figure disegnate dal Pussirìo .
Nelli Biblioteca Ambrosiani si
^nservaao molti ^uoi scritti.
MìclielangeJò Buonarroti n.
t474 m. Z554 malgrado il sub nb-
bil parentado si diede alle Belle
Arti f e ne ritrasse un nome bril-
lante, che la più ilta nobiltà
non sa dare ,
D'un carattere fiero e inflessi-
bile , le sue opere sono riuscir^
più terribili cnb. belle « Egli ^i
Jia pet di priina classe nella ScUlw
tura, nelu Pittura, e nel? Ar-
chitettura , ^ ili tutto si itianife^
sta sempre la viblenzi del suo
carattere. In quel tempo lin Ar-
tista eri pittore, statuario, ar**
chitetto, ingegnère , orefice, e
con applicazione indefessa Volevi
professare «ogni irte .
Michelangelo seppie pto/ondà^
.mente V anatomia , e ne fe«-
ce sì grande pompa peilantesca
che oUiò la bella naturi . Si
dtmenocò the i muscoli sonò
taddokiti dalla pelle che li cw>i'^
pre, e che sdn ihenó sensibili
ne^ fanciulli e nelle donne che
celli virilità. Le articola^iohi
delle Sue figlie sono grossolane ^
.le carni troppo rotonoe, e i mil-^
scòli troppo grandi e d^ima for-
ai uguile 4 non mai itìusc(yli €h
. ziosi , né d* ub carattere cori-
veniente. Del colorite^ poi noit
ne yòlìt far contò , e quando vi-
de un Tiziano disse che qiiblli
era un' occftpizione da donne e
da fanciulli . Trascurò ancora il
chiarosctiro , il costume, la di-
batti buzione, le drapperie. £ con
tutti quésti difetti massicci im-
pose >» e impone incora. La sua
ailterigia sorprese 9 incantò fio ad
esser cantato
icU
M9
ìlLicM più càt mw$él a/tget
divino ,
ìdà P iiits^o fnl , . spmif
le larve .
Ebfte il lòdevdl' metodo di mb^
dellare in tefra o in cera tutte
le figure elle tolbtra dipingere •
Si rende cds) !ih cónto più ^eve^
ro delle forme che si fiannò di
tippresenfàre . Quésti pratica sì
familiare agli irnsti di-quél tein*<
pò non do^a esser abbandonata^
Scuola Romina . Gli é^nntl
greci di Rdma sonò gli elementi
delli gloria , che Roma mode^tti
ha nefie bèlle Arti . Su lo stù-
dio delle antichità si ' sono ' fór-*
mati i sudi Artiiti : vi hah tro-^
vara la soiehzi del disegnò, la
bellezzi supremi delle fothie ^ ìà
grill deizi dello stilè, la gihstez-
li delle espressióni, li 'semplici^
tà de' ninneggiamenti , fa mae-
stà delia cdmpdsizlontf . QueslV
pitti principali delKarte tosti-
tuiscond il m^itd della ScfMi
"Rómafia . 'Non si è molfb applr-
cata al .Colorito : que^ vien V
ultimò, e r^udmo non può ab-
bracciar tutto in tmi vòlta.
Pietro ' Perugino n.' 144^ ««
1^24 è il pkrriirci dtlh Scuòli
Rdmana . ' Appresa di Lfonanfo
da Vinci , e pirtieòfarmente dal
Verròchio a d;!r della gMh alle
ttóte delld donne j ma si conser-
vò sempre secco . La stfa printi^
pai gloria è d' ifsserè itato' ma6«
stro di
Raffaello Sintio d'Urbino À.
X483 m. Z510 dotalo d$ll9 nattiita
di rotte ìé belle dispo^rdrti per
riuscire il più degno p^dafbsòré
dalle belle Arti. Ni sitò padrtr
pittore *^òscnrò , nà Vhtfó^Pttù"
glno^ ni Miche%ngefo,.ni''lVfi-*
satcio , né %€6tmd0 dst Vinci
/iiròtiQ i suoi yeri^ maestr; .p Le
^culture greche -di Roma ^intica
furono^ i n^odejli fhe . gli fecero
ji^i^IIà ^pressione felice , per cui
egli le studiò con tutto V amo*
re, e «eppei inirab^lm^ipte imi-
A'^$Befatto ;iid iqiitar.la natura
con {>reciaioQe 9 non gli fa diffi-
ciie imitar V ^nticp » non pratio
camente, ma cqn e^attezz^ e con
iliscernin;i(nto. Egli non abbanr
don^ la natnra , ipa inspirò da-
gli jintichi conile» doyea iB^^^re
;|celta e studiata . Conobbe che
i Greci -non V aveano seguita ne'
piccoli dettagli , ma cbe ne An
vAn preso irpiù necessjirio e il
. oià bellp i e phe la lor principal
bellci^za consisteva nejllg ffsgola?
rìtk fhllc proporzioni .
Il suq pise^QQ è bellissimo »
laa non così. compito come <]uel*
lo de* Greci . Ranaellp per ouan«>
fa ammirabile aQn|:pnobbe lave-
rà belle^^za. Fu eccellente nel
carattere de' Filosofi , d^gH Apo-
stoli, (s degli uoii|}ini provetti ^
ma non già nelle figure ideali.
Gli mancò ^ìtTesì la grandiosità
e la nobiltà degli antichi. Il
ftio Cristo, è un morto ordina-,
fio, il suo P^dr^ Eterno mostra
la debqlezza e la declinazione
4élV età , né dà idea 4cila natu-
ra incorruttibile , come in qual-
che* testa, ^ntipi di Giove* Nel-.
Je donne si ^ abusò de' contorni
convessi e tondeggiati « e diede
nel pesante: e, per evitar questo
4ìfcn& ric^ade ralvolca nel sec**.
co .
Il gusto del suo disegnq fa
piuttosto Romano cheGrepc)^ Et
gli studiò r antii;o ne' ba^sirtjie-
vi^ donde piesei? abito éi fac
nsentir le ossa e le articoUzio*-
rti*^ « di:.làvor4r4Óeno le carni >
I bassirllievi $ono stimabilr fic|
la, conveni^za dejle proporzione
reciproche di ciascun membro ,
ma non hanno jguella eleganza^
e quelja flessibilità che si ammi-
ra nel Laocoonte , neU' Apollo f
/lei NGladiatpre ec.
RaBTi^ello si trpva debole dove
gli mancò r;|ntico> CQipé si ps*-
^rv^ nelle n;iani ìcll^ sue figu-
re 9 perche poche manj si sono
conserviate nelle jstati]ie ;^nfiche •
I ^uqi fanciulli son troppo sav)
e gravi r e senza quella morbi-
dezza e quel brio ^pav^nii^nt^
^llst Ipro ridente età/
, Ma se eg)i non si elevò^ alU
bellezza icte^le deg/i antichi , il
che di ,r;i^io gli iera permesso da
auoi soggetti e dal costume del
suo secolo, j$' inalzò bensì alla
purità deir Espressione • Conob-
be col suo sublime ingegno che
I- espressione delle passi^oni è u«>
na (Ielle primarie parti dell! Ar«;
t^ . . Far agire persqne » jp non
rappresentar i loro movimenti e^
sterni, non è metter^ in «aziona
viventi, lina automati . Chi tra»
scura i' espressione ^ nqn r^Ppte*
senta che fantocci . Il principal
oggetto di RafiTaello fu V Espres-
sione» cioè stabilire secondo 1'
assunto U passioni convenienti
fd person^gi , e far tendere tuu
tp le. figure , tutti gli accessori ^
1^ tMtte le parti deila'composizio-
nc' ^W espressione generale de(
aggetto.
La composizione e V insieme
delle figure, è il raro pregio di
RnflPjielio^ Conobbe che la $ua
•rte non è iputii, ma che ha d^
pariate dJla. ipente;' e al cuore i
per farla pf^rUre , Jha'da dire qual-
che cosa ; . e. c^e hs^ da dire se i
soggetti non sono espressivi ?. Sj^
Ridfaello non giunse alla subii*
mi-
miti de^ Greci , vide almeno qwil
che h natura ha d'espressivo e
ài bello • I Greci volaronc^ con
imifsti fra il Cielo e la t^erra ,
Randello canimin^ egregiaipent^
su la terra. .
^ Egli fu sorprendente nella Com«
^slzione; egli ne fu .i) creatore
senza aver ^vuro alcun gènere di
nodello ne antico 9 né i^oderno .'
La composizione è idi due spe^
eie: quella di Ra^a^HQ è del ge«
ner^ espr^ivo; l'altra i teatrar
le o pittoresca, consistente in
una disposizione gradevole di fi-
gure ; ai questa è stato invento-
re Lanfranco ^ Quella di Raf«-
faelio è superiora, poiché richie-»'
de grande raziocinio. Ejgli non
si lasciò sedurre dall^ id«p comu^
ni , e bs^dò seippre al soggetto
principale . Esli avrebbe passa*
to i Inoliti déll;^ umaniti^ ^ se a-
vesse posseduto nello stesso gra-
do le altre parti dell'arte.
' Non pen^ò» niolto alj' armonia^
perchiè non pen^ al delicato 9 n^
al' grazioso ^
. Fu debole nel Chi^aroscuro ; v'
imitò per altro la natura con*
scelta . ^ Impiegò masse ^ p distri?-.
buì i chiara grandi per ile parti'
più apparenti ideìk figure . Se
questo metodo non produce quel 1'
effetto che si chiama magico 9 dà
almeno quella nettezza 9 che f^
distinguer le figure da lontano»
I suoi lunyi sono più forti nei
davanti del quadro 9 e le ombre
degradano a misura che ìt figure
^no in dietro ,
. Raffaello non fu pran colori-,
sta , perche poco dipinse ad oliow
Nel suo colorito però si osserva
talvolta una gran verità , e vi si
vede un progresso nell' ukimo.
tempo della sua breve vita .
. Ma il vivere si misura dalle
5CU »5|
operp e non dagli anni* I ^uoi
talenti, la sua urbanità , la suji
eccellenza peli! arte, lo resero
cosi riapettabile che il Cardinal
ili S. fìjbiana gli ofifrl $ua nipor
te per moglie:» e. Papa Leon X
jgli diede la sperana;a pella sacr^
porpora ; ma egli niori d| 37 an-
ni per eccessi venerai ,( ed è pii^
(Celebre di Papi» Rj$« Imperatori,
e Cardinali, f Duchi 9 e Graqi
Signori. .
L» Scuola Venetjéns, h discC'*
pola della natura p CU Artisti
Veneti non ayean \sotto gli oc-
chi come i Romani i belli avati<-
zi deir antichità 9 e copiaron \%
natura $enza. scelta^, ma furon
sensibili alla bella varietà de'
suoi colori 9 e sì contraddistinsero
nel colorito 9 senz^ ejsseriie di«
stratti dalle altre es^senziaii parti
delP Arte . Non si contentarono
di caratterizzar gli oggetti co'lo-
IX) colori particolari ,. ma di<^crQ
l^che cpl contrasfo della luce e
ii^ììe ombre un v^or piccante da
fissar lo sguardo.
.,(^uel. Domenico, V)ènezifino che
fu assassinato ^ Firenze da An-
drea Castagna) e che fii^ il se-
condo Pittor Italiano a dipingec
^d 9IÌO9 fu. maestro di Gi^om0
Bellini che mori ne] 1470 \ e la-
sciò due figli da l^i i^nmaestrat^
nella pittura . ^ .
. Gentil Bellini non d^pins^chi^
a tempra. Giovanni» ch'era il.
fratel minore 9 dipips^ ad olio^
fu buon, colorista » introdusse
dell' armonia , fu 1x9^ secco di
suo fratello, e di suo padre ; nui
il àio disegno è goùco » e senz^
(espressione r .
•« Gior|;ione suo discepolo fi»,
di miglior gu^to nel disegno,
si contraddistinse per la facUi-
tà del lavoro > e per H prpgre«v,
*0
ijt seti
to "M tóìùvìtó ; Man di it
•Uhi ;
Tiziano Vecrili tì: 1477 m, di
peste t57^. Gran Pittóre 1 cioè
gran dòlòristi, è niènte di più .
Quando vide i' opere di Giorgio^
fie coRiineiò'à CerdUr T ideale nel
colorito, e io trovd coli dipinger
ad ofid , còl fare ritrtitti , pari-
neggiattienti 4 è paesaggi •
' Osselo atéentadiente i più bel^
Il colori della natura « e vid€ che
In ciascun ogg<!ttb v^è Un'infi-
nità di itwtzt tinte; quindi co-
nobbe r-arftioriia. Olsefvò cfaè
nella natura ciascftin oggetto ha
Éin accordo particolare di traspa-
renza » dt opacità, di rutidez^
za , di ptfliménto , e che tutti gli
Oggéf ti differiscono tiel gradò deU
le loro' tiifte e delie- lorro orflbrè .
Prése indi il piii per iì tutto ,
tiòè d'unii carnagione chtf avea
biolte mézze tinte 5 fdrtnò una
^la ihezza tinta, t dtfn né itti*
fìègò quasi niunrin quella che
tic «véa ptfcbe 4 Con auesti sti*
à] pervenne ad tin Colorito Mi-
peridrnìente bello. Egli è t) prin-
cipe de' Coloristi t
Ptt iì colorito Tiziano ìfAincfg-x
giÒ passabilmente il Chiai^scu"
1^0 , ma trasd^ur^ M discgnd , 1*
éspréssidné", la còilipòsizione, là
tonvénienZa ,« é f ua»i tutte le al^
tre parti della Pittura , totb€ tut-i
ti gli artisti della stessa Scuola.
Mbstrò del guferò neUe rappte'
Sèntazidhi'' delle don'ntf e tfe' fan-
ehiìììi Diede «Uè donne attitu-
dini seittpHcie neglette; quc»ttf
tioh'è graziar,' ma qualche còsa
éi rastofintfglianttf.' Seppe abbi-»
gliarle con eleganza pittoresca .
' Dipinse' atichè belle stoffa , e
di buon caraittere ; mai- non per^
ciò iii può dite fife' egli disponeff-
iV'bene i pciiiiieggiamenti : le pie«
ghe Éot!6 spesaci difettose. Ci9p^
la natnta , e la natura non è éM
pét tuffò bella.
' Nella Composièiome da prìnti-
piò fiì slmAetrìcd, cOme^era il
metodo di ^utì tempo. LtL su»
seconda maniera fu più varia e
pifi libera , ma éiftttbn e stntsi
ptincip) .
Tra^ pittori di Stdrfa Tiziaiier
fa il miglior, Paéiiiita : scelse^ bo-^
né i siti ,' variò le fòriAe degi^
alberi i espresse bène le fòglie, e
per render fdà piecanfi i ^oi
paesaggi, vi rappreMtttò qualche
effètto straordinarib della natura .
' L'impasto de' suoi colepi e il
maneggio del suo pennello non
iasdan alcuna idea de' c^^lori del-
la tavolozza t ì suoi quadri pa-
ioti colorati dalla stéS«r na-
tura.
' La Scuole Lombarde ^i distiu'^
gue per la grazia, per il dise--
gno gradevole benchèr non *cov-r
rettissimo , per il chitftosdiro ,
per un penneliò morbido , tf pef
un beir impasto di colori •
Antonio Allégri di COtte^^o
n/ 14^4 m. 1534 n' è il padre 6
r ornamento . Incotti ndò coùmt
rutti gli Artisti del suo teìnpa
dal copiar Ir natura; ma porti"
td alli» grazia purgò fi $^oàise^
gno di tvitte le? parti taglirtitr e*
angolari 4 Conobbe che neHe fòr-'
me grandi è il grazi&scr ; rigettò
dunque tutte le jficeole jSrtl ,
ingrandi ì contm-ni , evitò le li"
nee rette e gli angoli aCàti , er
così -dìtdt grandiosità zi ito dì-^
segno i io rese elegante , candeg-
giante , vario , ma non semptcr
poro e corretto.
Egli non sphndevn come Kaf^
^lio il lume su tuttoil mikdr<r r
collocava i lami e le ombre do^^
ve Credeva che facessero il mi-
glior
scu
flliòr effetto . Se il lume ea4ev8
«tamrale dove jsgli voleva tener
chiaro» egli lo ipiitava come lo
.vcdsva ; se no , vi metteva un
corpo chiaro o opaco 9 una car-
ne , un drappo , o qualunque al-
tro o&getto che ^producesse il lu*
«D^ ch^ egli desiderava \ e così
pervenne alla bellezza ideale del
xhiaroscuro . ■ La sua delicatezza
gF insesnò che T opposizione
trojipo forte di lumi e di ombre
cagiona ^ran durezza» onde non
pose mai il nero a canto al
bianco , ma per insensibii grada-
zione pai^ò da un colore ali' al-
tro, mettendo il grigio scuro a
canto al naro» e il grigio chia-
ro a canto al bianco; quindi le
^ue opere sono d' una dolcezza e
d'un* armonia grandft .Si asten-
ne anchf di metter, insieme mas-
.se forti di. lume e di ombra; se
^vea da fare una parte molto il-
Juminata o ombrata » non vi met-
teva immediatamente a canto un|
ultra della stessa specie» ioa vi
lasciava frammezzo un intervallo
di. mezza tinta 9 per cui ricondu*
ceva .rocchio da una gran- ten-
sione al riposo. Con -questo e-
i9UÌiil>rio di colori l'occhio rice»*
.ve contiquamente sensazioni di*
verse seqza restarne faticata «
perchè vi conten^pia sempre nuo-
,ve bellezze.
. I quadri del Correggio sonod'
■un tono morbido. £gU impiegò
colori U-aspar«nti per rappresene
tar If ombre al naturale» e. a^
dottò' un modo di velare che fa
comparir realmente oscure le pf^
ti ombrate , il che non può ef-
fettuarsi che con colori traspa-
jr^ei , i quali assorbendoci rag-
^1 4pllj( luce rappresentano una
, ^uperGpie -oscura » tptto ti con^
|r/iri9 j^^i^no i^.cólou «fm^bi.pKr
SCU jftff
quanto scuri sieno « S* ay vidf
anche che la luce del Sole, non
è bianca , ma eiallastra » e- che 1
riflessi han il colore de' corpi
donde si riflettono. Ciò nondi*
meno i suoi lumi son troppo chia«
ri e un poco grossolani ^ ^ lecat*
ni non tropjio trasparenti ,
V esprestione di Correc^io k.
tutta per le grazie • Se dipingo
il dolore , è il dolor d'u.o fan-r
ciullo che passerà presto ajtriso;
se dipinge, la collera » è quelU
d'un giovane dol^e e amante*
Perla distribuzione dispose le sufi
£f ure per produrre piuttosto gran**
ài masse di ombre e di lume 9
che per 1' eipressione generale..
Anche ne' panneggiamenti ebbe
in mira la grazia .< Vi cercò pia
le masse .che V espressione » i(
gradevole piò^ che il bello • . , Sqn
larghi « leggieri i panneggiam^n-
ti^ ma le pieghe non sono senw
pre ben intescr « e talvolta nascqn^
<lono e taglian le .figure . I . cov
iori sono Bene scelti » e-^spcsfO
rari per dat alle carni più spicco
«e delicatezza.
Il gusto delicato che p^ti
Correggio al. grazioso ed.al',gra-
«devole » dovette nec^sarìamente
condurlo all' armonia » eh* è -1*
arte di, passare da nn estremo allj
^altro per insensibili graciazioni
.intermedi^. iIhi- att^onioso nd
disegno » tagliandoi con linee ^urt
ve li lineo- t^te the. farebbero
contorni aneolosi , e ondeggian-
do sempre il suo tratto* Armo-
nioso . ne* lumi e nelle ombre posf
senipce .tza due. estrenii. un intfVr
>vaUo p^r servir -di legamele H
passaggio clair unp all' fdtrp,. Po-
pò uoa certe tens io«i( ^i,.i^phi
lij^a l^isogBO di ^>lipo90 r' pctciò
acl Mo^olor dominante .^èfè rh
gra-
^4 tea
. {^adizione insensibile 'guida- lo'
spettatore ad un^ altra teh sione •
Così una Ausiea. grata e meio»-
ìdiosà ci desta sì dolcemeote , cke'
sembra più un incanto che un
sonno intetrottd.
Gusto dchcatd nel cóioré , per^
fetta intelltgen£a del chiarosoi*
txy i arte d* unir xhistro a chiaro^
è oaibrs sid ombra, staccar gli
oggetti dal; fondo , e ' armonia'
im^aregÉiabrle ^ sono le patti che
Unire alia Grazia rendon Correg-
gio superiore 4 tutti gli altri Pit*
tori rf
Della Secónda Scuòla Lomiar*
Jé 9 Boh^aere sono i Caracci ,
ri«tauratori della Pitturar , la qua^
le s'era rn Itsilia ai quanto oscu-
rata dopo tanto splendore di Raf^
fkeMo, di Tiziano^ diCotreg*'
' Luigi fil il maestro de' éue suoi
<ittgfni Agostino e Annibale ch^
eriff fratelli . Tutti e tre nac*'
J[tferc> nel Bdlognese noco dopo
a metà cfcl secolo X VI. Studia*»
tón tutti kf opere de' pluf insigni
Pittori Italiani ^ e specialmente
tquelte di Correggio e di Tizia-
no* , stabiHrcìno ia Bologna uii'
Accadettitf « dov«r s' iosegnafóno*
le Belle Arti del disei^no con
iliólfo profitta, e ne uscirono va^
lenti Artisti , Guido Reni , Do-*
ttenichinO, Gnercino y Lanfran-
co; Tutti costoro' poi s^udiaro/io
in J^otti^ i* antico , e Je opacàà
Raffaello.
- Lm^gi Càracci fu iuon cotori*'
jM i e si^pe disporre t colori d«
esprimer le idee e i sentinfenti »
come itf parole esprinson ilra^io^
namentó ^- Ebbe a!nche grazia e
grandiosità^ . ,
Agostino fa lettenrTo è incisali?
tei ebbe piìi vivacità di concer-
tiy e pi4 hiàiìdk aeireaiecuzio».
tea
iìti conie si osserva nella G^iéff
tea ) neir Aurora , e nel Cefalo
deìltk Galleria Farnese ^
Amiibale si caratterizzi per k
•fierezza y per un disegno pia. pro»
•fondo, e per un' esecuzione piò
ferma # I suoi chiatisCUri delia
Gallerifli Farnese solio' per il «li*
segno preferiti ai suoi ,^adri •
Mtf gli si rimprovera d*aver sa^
^uto imitar V antico neir cster-
tiO f non già AélV intemov cioè
di non àv9r Sa:putò rappresentare
Sueir espressione che* e lo scopa
el disegno.
Là Scuola Francési i secondi»
i Francai un aggregato di scuo-
ce differenti . Si vedrà meglio or
ora ..
Niéola Ihiisind n. i^94 oT. i66^\
benché Francese ti deve tenere
per Romano V perchè visse' seniii-
Ì>re.e studiò in.Romtf. Fu stu-
diosissimo dell* antichità ^e*del*
là. natura , Malgrado' la snsf indi-
genza .- Copiava le scultute anti-
che i ìé tOoàtMtì^É y le misur j^ft
con accuratezza y girava pet \k
campagna Romana osservando e
notando ìt yìstt più grate, e i
-più belli eletti della natura ;i ab-
4xizzavar quanto per' le strade in^^
contravà di rimarchevole^ edifi-
cjf i figure i fisonoinie,» drappi y
#rme , utensili . E poteva egli
credersi in povertà « quamfo o-
*gni sera rientra va^ nella sua'umi-'
fe casetta per ' ii^giOnget - nuove
riechezze al t'eiwro' che .aéeumu-
lava ? Cfli r avesse veduto^ 1' a-
'trebbe creduto infelice < e tiìttC
i suoS istanti eìran godiniéntì »
GeoYiiiétTia, Anatorinav StOtra y
liieditazione su la teoria* dell* An*^
te accrescefv^n le sue delizie Rat^
faelio^ che metfeya nel primtfran-^
go y a Domenichino' Ìé9^ il st^
Cfniid0f js studiava t'iatantf pef
Stu
t cotorìto • Ma non si curò d'
€S8er gran colorista. Non cerc^
dì sedurre , né di piacere agli oc*
chi , il suo intento fu di parlare
alla niente, e di variar tuono se-
condo la varietà degli argomen-
ti .• Non ricchezze grandi , ma
nobili e semplici ^ bellcf ifiasse d*
architettura , e non ornati in det-
taglio ; paesae^i superbi , e non ,
giardini di delilie ; non gale 8i
sfarzo, nat pan neggiamìenti mae-
stosi f ma con tropee pieghe ?
tnttocra per l'esprelisione del
soggetto , osservando sempre^ con
esattezza la convenienza e il co-
stume. Ondcf egli si può carat-
terizzare per un Pittore Erudii
to. Con tanto' nireritor egli volle
vivere nella mediocrità,* ésigeVa
poco per r suoi lavori , nìetteva
dietro al quadro il prezzo desti-»
nato , e sé gli sf dava di più lo
•l'e^huiva , come fece pet il Rat*
tìQf dt.S.* Paolo, per cui ^li fii-
ronr dati cento scudi ,• ed egli ne
rimandò indietro citfquafnta; e
3tiel eh* egli dava per sessanta ,•
a lì a' ]X)Co' era vehduto? per
mille «^ Ispirò a sua morire' il di^
sprezzo delle ricchezze y né ten-
ne mai un- domestico* in suo ser«^
vizio.
Fnssino lontanò da Frància am-*
mirato e non imitato , non ebbe ,
alcu'nsr influenza allo stabilimen-
to d'ella Scuola Francese . Ne iti
Bena fotidatore uno de' sapi ne^
mici Simon Vovet nt. atf^'y'il
Quale sotprendevar per la facilità
di dipingere ; con . on' solo colpo'
di pennello-' faceva un quadro:
ma the quadro ? seiiza* disegnò ,
scn2» espressione^ con colore fal-
so, e tutto ammanierator .•
Carlo le Brun n. 16x9 m. xtfpò'
suo allievo istituì T Accademia
Keale dellar Pittur» in P^r^l <
SCÙ %ii
Fece qualche soe^torno in RomaV
e poco si curò* dt Pussino ^ t del-
le grandi opere Italiane .- D' iiìi-
mteinazione feconda e bollente
si diede a quella parte di pittu-
ra moderna che éi chiazna ìsl gftufi
maccifin^^ e che è una composi^
tiòne inz^pata di figure d' ogni
genere. Sono celebri le stampe
delle sue opere, la famiglia di
Dario, la battaglia e il triotify
d' AlessjfadrOy e di Cosàintino
ed' Ma il disegna è ^ol!b , i parr-
neggiamenti soìi mal intesi ^ e*
^pressione in enigmi, ammanie-
rato in tut1|o e confuso', e intri^
gató, com'era il suo carattere
intricante é so^verchiatore verso
gli altri di 4u<dché merito, spe**
cialmeìife contro"
Eustachio le Sueìir lì. Ì6Ì7 nr»'
X655' stimato' in Francia un «l--
tro RafiTaelloV' di cui non vidt
che le stampe , perchè non fa
mai inf Italia .^ Fu discreto* nel
diserò y nell*' espressione y titL
colorito y e ne!^pànne^iankenti y
non diede in c'ònfusiObi teatrali «
e fu semplice nella' conUposiliònev
Ma le Brun diede il tuonò allk
Scuolj^ Francese,' perchè' egli di^
jàttihnivà {e opere e le' ^àrie; t'
tutti adottatoti la sua ihanierà tcà^
trale' e strepitosa , t con imitar-^
lo si son pii^ esagerati i sudi
difetti . ^ * - \
Scuole T^edetcà taón ^ scuola ,
ihaf qualche A ttista in qua, in li
di stile gotico^ .
Alberto Duret' n. ih; Ndrrih«'
l^erga: ^476 m". xfiy fu 6'ravo i^-'
cisore , e il ristantatòre deffa
Pittura? in' Alethagna ^ Senza v<i-
rUntf coghizioue àtlìt bellezze
antiche e moderne egl; spiegò il
suo ingegno^ fecóndo ijà imitar la
natura come' la trovava . Le svte*
conqmziotti aott variate»' i su^ft^
pcn-
Msieri ingegnosi ^-tiì «up co-
lorito è brillanta . Ma «ecco ^
ruvido 9. senta scelta, sen^a co-'
ftume , senza prospet ti vjl 4erea ;
osservò bensì la prospettiva li-
neare, e stf.pt i*iDrphitettura(ni-
litare e civile ^ II suq li^o dtUt
propor^ijoni del corpo nojàno h
«enai9 scelta , e poco utile ; non^
si han da misurm che le pro-
porzioni btHf . ^
Giovanni Holbe^in di Basilea
n. Z498 m. 1554. Dipinse in ti)t>
te le maniere , ^ fu stimato spe-
cialmente ne' ritratti' per il, colo-
re fres9o. ^e brillante.. Per non*
soffrir, i capricci di, sa^ moglie
«ndò per consiglio di Erasmo in
Inghilterra dove ' fece una forni*
na c)}e non poteva sperar nella
^ua patri» . ^ .
Alla '%cu9!a FiamiptHgd si ^e-
vt la pittura ad plio. inventata
da Ciò. V.aa-Eyck detto di Bcu-
ces perchè si stabilì colà , essen-
do n jito a Mknsey le n^I 2370 .
^nche sua Sorella Margho'ita fu
pittrice , e- per maneggiar seiiza
distraziojn^ il penne{lo non volle
jmatitarsi . Gi^Vamìi pervennc;al-
Ja scopetta di dipinipere ad olio
pqr mezzo della. Chimica, di cui
cr^ dilettante . . Per dare più vi-
vacità ai suoi .quadri , egli avea
trovata lina vernice, ma per a-
sdugarla bisognava metter il qu^r
drO al iitoca o 9I sole ; un gior-
no gli $i spacca un auadro che
gh ftvea costato n^olta fatica .
.Pensò dunquf di adoperar olio di
jnoce e di lino come più seccati^
vi , ,t cuocerli con varie ^roghe 9
e icomporne una vernice più beì^
■la, della prima . Si avvide poi che
i colori si stemprano meglio coir
Mio fihe con la colla, o coj bi^n^
fQ d*iiovd^ come faceva prijjia , tt.
ti «ònserv^np^ p sr a.sciugano ^ p
sctr
Iifnno lustia senza. pie bisofiid^
di vernice . Ecco ifj^^ua famosa
scoperta , per cui i suoi ^quadri
furon subito cichiesti da p^r^tut^
to;. ^A votone uno Alfonso Ite dt^
Napoli^ An^nello da .Mfsssina
accorse i(i Fundra p^r proc^^
ciarsi il segreto ec. Qìo^'éd^Bnt*
r 8. ebbe gran fecondità 4 nel suo
Gio. si contano 1^0 teste tut«
tt difFereoti 9 ma in tutto, Ai sec*
co e crudo. Egli fu ^n. Fiandra
il fondatore del mestiere d&ll^
Pittura ì iì 'fondatore <leJr Ar<*<
te fu .....
Pietro «Paolo Rubens d* Anyer*^
sa n, 1577. m. 16 IO. Viaggio mol«
to, e siccome era di famiglia no«
suoi quaciri fece fbrtuaa., grande ^
e si trattò alla ^rand« colà e da
per tqtto > Fu anche .oùniatro di|i
Scagna ^ (.oodra, per un trafugo*
di pace } in cui riutici a par^vi-
glia i onde fu^fattp cavalier ia
Inghilterra, e. il Re di Spagna
{6 creò Gentiluomo di cuattai cpU '
la chiave d^'ofo ^ Fu altresì In-r
caricato ,in Francia • Era clotato
di molte^ belle qualità, per «per-
suadere e per piacére; nsonomia
nobile e 49ht , beila statura »
tratto gentile, eloquente, colto ^
vgenerosQ , benefico . Ma per- quan-
to fosse carico di^ricchezze re di
onori non traiisciò - mai . dL di^
pin^ere • .;Pipinse. moltissimo, la
ogni genera , Eca facile in xn^
ventare e io eseguire» e^ avca
gran fuoco,. Ma con t^ttl que-
sti vantaggi poteva àsser .^oj^r^t^
to e savio . Non purità 9 né €o^^
rezione di disegno ,^on.sempi^
cita di CQn^posizionc 9, :di ■colori^
to , di panneggiamenti , né |K|r
^i]tà d' e^tfS^i^yìe > 4ki • s^elta^cn
scu
l^riiie J B pure egli avea 09ser*
Tmce le nricUori opere antiche e
itioderne . Ji suo Aioc« !• sbal-
zò 4 n vna grandezza impetuosa^
in una varietà di hsto e di.ap»
^arato « e in un certo lustro cne
«bbaglia la vista . E taie i la
Scuola Fianunioga.
La Sc^oUOhnJefeconsìsttge-»
neralmente neUatmi fazione ftàt^
le della natura , nel tolorito , e
in un pannello preeioao: tutto
il ^asto à ignobile , pttjcolo , ab-
bietto ; è la natura diradata .
Luca ài Leyde ne ni ii capo
iU.t494 nii>x5)3 9 ma egli ebbe
più lo stile gotico che l'Olande-
se^ Egli fu un buon incisore.
Kembrandt Vanryn m. 1^74
figlio d*un mulinaro ebbe per
studio U suo mulino , e ftr mo-
ditUo le persone che vi trequen-
tavano • Egli studiava un Olan-
dese grottesco « o una fantesca di
taverna, come a Roma si studia
r Apollo, o la Venere. Fu chia-
nato in Amsterdam , e vi naenò
ia stessa vira, imitò sempre la
bassa natura 9 e i suoi capricc)
furon per lui V ideale dell' arte»;
non conobbe l'antico che di no-
XsÉf , e se ne burlò . l^iitte le sue
opere sono senza nobiltà , pajot-
no mascherate . Frattanto egli ftt
un Pittore insigne per il colorii-
to, per ij chiaroscuro, per il
manegiBiio del pennello, e per 1*
espressione non nobile , ma vera
e viva. Fu anche Incisore.
Gio. de Laer n. 161$ m. xSyn
detto delle Bambocciata ^ perche
a Roma per la sua corporatura fu
chiamato bamhoQ€Ìo . Dipinse cac-
ce , fiere , iestt » assassin) , pae-
saggi , marine , ma in piccolo ,
con buon disegno, e con color
vigoroso.
Xa maggior parte delle Scuole
DiK»B,A¥ti T.ir.
Sopraddette non esistono più . Vi
•fono bensì molte Accademie di
BeUe Acti del disegno, vi sono
-da per tatto moltissimi Artisti ,
ma rari Tarissii|ii i buoni . La
Spagna, «non ebbe Scuola (}uando
ebbe Pittori di molto merito'.
V Inghilterra crede d' avere una
^uola istitoita nel 17^^, ma noft
^ che un^ Aocadenria , di cui è sta-
to Presidente Reynolds m. 1792 ,
e tutta 1^ Europa cerca la stam-
pa ^ti suo quadro del Conte U*
golino : le pitture Inglesi min
sonof note che . per le srampe..
Non è difficile trovar la caii* '
sa del differente stile delle Scno^
le o delie Accademie . E' tutto
dipendeiKc d:A carattere naiiona^,
le . I Greci operavano ài beilez* '
za ideale , perchè ideali eran le '
loro appikaztotti . Roma antica
•non fece che raocorre le opero
Greche, e su queste si som» tbr*-
mati gli Artisti di Roma Pon-
tificale , coir aggi unirvi tutto
quel te^To òsi suo^ clima . I Na-
poletani sono sesticulatori e ca^»*
naroni,. e- le loto o^re si risen«
tono delle loro maniere . ' £ To-
'scihi sono politi , ma minuti ,
secchi e malinconici. Venezia è
isplendtda ^ fastosa, ridente • X
jLòmbardi cbinno nello smorfioso ^
i Tedeschi son duri , i Baravi e
i Belgi grossolani e veraci, gli
Spagfiuoli orgogliosi e leali , li
Francese è contorto d' un' aflfet-
tazione teatrale , e V Inglese è
schietto e bilioso .
SCURCIO , o SCORCIO è 1'
apparenza di un oggetto cfaer f edu*
to di faccia je di lungo comparisoe
più corto che veduto traversalia^a-
te. Un uomo sdraiato veduto d«
pie , si vede in scurch , compatisce
più corto che veduto da traverso.
Lo s(i$nh è naturale > e iti mol«
R te
le occasioni tìievitabiìe . 'la umt
testa, guardata 4i faccia « ia Jar-
gh02za degli orécchi è necessa-
riamen^fe i» settrcro ^ L* Prospet-
tiva .dà le t^dle sicure ' per ben
eseguirlo . Ma tìan t\xit(y il na-
tfttf aie è bell<y.' i
' ' Le^lét^fnè softo- |«è -belle iie^ ì&-
■fa' svitóppì • che fjcgli' ftttfd,
Ddnqne ) artiVea: li eviti pia» che
può^ «péckloitiKe nelle Bgure
tKttnctpalr che n hartrio^ à spiega^
le in tutta la loro bellezza. Raf-
Hfiiefloe Mehgs ii^ hatrno' sfuggiti
Ànthe nètte Voke. •
'^ Tutto- al contrario' molt^ arti-
-^ìv di sono- piccatici s cut ci , e di
^§Hio in. SU per far pompar ti el loro-
-sapere» -E cbe'sa^rtr' e il. ^pèr
fy^ ■ cose-' ^noTì' ^ belle' , ehè non
^soTjò èsfeér ìtt€^ che^ dasoli
jiarend)b«iti > Lò-'icòpo defle belle
arti è tCi far cose bcHe che- piac-
ék*«>> tutti. ' . '•'
SKCCO^i Come^uit terrena :f^
•#» earido-, <osl ^d' imnìagihàzio-
jje secra-y^ tmo etile' ■ ùcc9 f Offa
composizióne - secca i tra colorito
^ecco y*^ secco e ttìéo tin disfi-
Secciai $oi\o r prinii sagei dell'
^-itrfej. perchè* ^i cerca afiora d'
''imitare 'rfe*^ più piccoli- dettagli
%\f oggettf che si prèndono per
'«iod'elK V* Kaffacllc^imitandòr ì stibi
^' maestri^ vicinf al risew gì mento
• rfell' a^te > ebbe nel! a sua prima
maniera' ^esto difètto , ma poi
'se t^ corresse interamente.. K'
'^ùm^è-.^uesto-ón difetto corrtfè-
^g^ile 'iéoilà riflessione^ e col là-
▼orb ?• |»urchè non sia inerente al
-^arrfittere dèirarVistjr.
. " •';^Jgknraitetti- che- comindano a
^KspgnareitWtio tìef I<f più Come
fé^rrazi^f checdminèiano» a prar
IttQiif-tt attfTlsoho^rertiè/ .V Akbian
'dtia^é f 'gnnraitetti dalie! ptitr-
bipro buoni modelli t!a dbpfeftr,
e ;Dbon« isttvziiòdl ,* che ^i esen-
tino dalla iffiTi^et:^^ •. Ndn àgut-
zino^ troppo if %»s, ii^chè il
rtiatt<o sia i^ììt grasse j v«^os(f^ t
morbido.. Ma qaaf rimedia' cdiW
tro» il cvcztterr "s ecco y e tontto Y
immaginazidne aridia ^' Cetile ? *
* SEMPLICITÀ^ Mmtz^ìz htU
Ittin costttutsce' Sf grande. Daé*
che* si va htfijgt Dalila semplicirity
si abbandona il grande,, e- si ca-
4fe neiP apparato. U grande sti-
le richiede t^i^ttiti itt mttr ìt
^ti ;. nef Sò^ett^v ftofit for-
me-^ iièlle attitudini^ ^egli"^
giustatifien tà V n^llkcòmposfzfone^
nell? ordfn'aiizav ueglr accessotf,
wrtegU effètti 4 neF colore, ' iir tut-
to.. k\V incontra niente 'dfi-rt»-
^p/^rce eh fra nelfa sriie^ d' appitra-
-foV tutta V* è* brillante j; ricco',
•fastosa./Lò stlk- remp/^Vè Vgraji-
de stampone lin gtair cuòre frt* eli
fó possiede V e un gusta gnindb
fn chi' Io aò^faudisce»- ^ La stifc
<l'ajyparato«d* snccessi pr6 iaèiK
e^ pie' generali^ m* gforùi meno
dùrevofe .- In Roma-, dbve-sì è
conservato piìj il ft usto- antico,
le còn^osrziènf sona più semplt-
•fci ,11^81 ftt gran- Conto df' qnel-
4a vttrietà di oggetti,, cite ^er £
loro^ldifférénti colorì sono- tanto
in voga altrove;
SENTIMEN^TO l Vi risulta-
to- deWia sensibifità . L' a'rtista
che «"«^f? forremehte i^\ che si
Wchitrde per espnìne^ bene le fer-
me della natura*, cfà loro nn trat-
-tó fifentft» , e Cagiona* fefjtf'mtfi'
i9i.' L^indecisfon'è e là mollérza
•sow conttarìe ^1 s-entintenrh r ti
' sen timen to è- isempfe accompa^a-
- 1» d'a feriìicz Jrà . Ma-la ftrmezr»
-deVè rikulfare : éà tìw» sétìsazidne
^^Yòitii^ ixttpréss» éaWogtjeth)* fmi-
mto V ecfa ima cùlfiiiitifat «eco*
t$tì^ di es$o oggeuc: ainriaiaiitt
^ai 9Ì ecciterebbero^ che s«nsa-
iionì ineerte^ o nulle >
.. SEfU-IO CSéhMtttSM^') Bolo-
^nese m. 1552,. studiò le antichi"
ti Roóiane, le misurò, e. com-
pose un buon libro d' Arehirèt-
tura Civile .• Il suo stile fu pu«
ro, ma secco. Fu* invitato in
^rancia dfrl^r^ nf escoi ^ e si pc«
eupò nelle fàbbriclie del Louvre,
di Fontenebleau >, e delle Torniel-
Je. Per il cortile -del Loune egli
.ebbe la magnaniipità di pcèlèràr
il disegno deir.Atoe di Cltif^ny
al suo .proprio.. XI superbo patgiz-
10 Malvezzi in Bologi>a- s'k attri«
buisce al $erlip:.è a tre ordini ,
ma ciascuno ha. la spa cornice;
.bastava una sola • io cima i
' $ERyAJVDONICiV>W-i)Fio.
tentino n* 1(^95,^ m.' .176& ,- Girò
per tutte le Coxti. d^ Europa ,a
sfoggiar, feste le più sontuoi^^e
j^l ga^i^^fìò ricchezze e decora*
^ioni. Egli ijon fu .semplice Òr-
ftatist/fy, fti^pittore di vedute-, e
4irchitetto « La sua principal fab*
brica £a, là faccsatji- diS. SuJpi-
2Ìò-in r^igi; ipaè r«. tre oFdi«
Ili ^ E* anche di auo disegno la
,rotoniia dì ■ zz colonne corintie
■ £itta,per il Marescial de-Ricfae-'
lieu , e non serve che per G/fùtC"
éisja . Egli fu suntuoso in tut-
. 20 f anche m} suo •
. SFUMATO -è un modo di di-
pingere, che. lascia ima^ incertez-
za qella^ terminazione del contor-
no, e n< dettagli delle forme,
.quando si jguarda l' opejra da vi-
cino; ma m giusta distanzia spa-
risce ogni indecisione « Questa
JHanieta è gradevole ; à naturale :
gli oggetti ad una certa distan-
jut palino indedsi , percjiè invi-
luppati pia o meno ii^ vapori «
XfO x/umffo^ ^9,v eh* «icliM* ij scp-
èim«nto. La- carriera cbirarte b
t^ vast^ che «i giiinge alla gloria
p^r varie strade .«
SÈIRArF^FITO è naa specie di.
pintura chf cpasi^te in dna ptepa-^
ta^^ione di €tuc<^ ^^ un ibddo ne-
ro, sùctii si aj»pJica'un Intonaco
bianco, e.tagAieodadi ^j^sttiih-
.tonaco con una punt^^cidi ic^rrosi
acuopcooo de'.pea^Zfi. néri «^he fiif -
sUO le oinbre , e . si, . ha , uiia specie
di chiaroscuro ad imìAzioiie del-
le stampe... • ' _ v' T • '' .
Andrea-Cpsimo n'.è 5 stata Jors^e
r inventore, e.^óU4pro d»;.C«-
ravaggio , il. promgiorf <> Questo
genere ha molta forza 9^.^ resi^^
.più d'ogni ajtro alle ùigi^irie-del
teiiu>o , ma i disaggmdevole-ai-
la vista, e- perciò abbaad0naè<|.
Se una incisione ^^acta dajoa-
no timida ^i dico sffr^^f^fa^.'o
sgraffignata 4,' ^^- -r- -•. ',. J'
SILÈNZIÒ esprime t una c^n^-
. posinone saviaj,, che produce ^el--^
^ spettatore 'CiAÌnvi a ,cau^^ deU»
moderazione^ de'.aiovin9enti\. e
delia dolcezza degli ^^Tetti « Qu^-
sfo bei sìU»kJ.o .^ opposto -. ai
fracasso del colorito e de' movi-
menti' « . . /
SIMMETRrA per 1 Greci- «ra
io stesso che proporzione «r-ln
. questo eglino furon maostii « Dal-
la giustezza delle proppra^ioni de-
riva la grazia^ la btllezza^y e la
vita delle loro opere . I moderni
. j5er vmtnetrJM intendono quello
che i Greci chiainavano Euris'»
mia j. cioàxorrispondenza di par-*
ti ugnali di qua e di U, come
,1 nostri due occhi, le due brab-
eia , le ^ambe ec.» Questa liost|-tf
ft'mmetr/4 deve aver Jno^o i rr. A r^*
chitettura negli /Oggettr esposti
contemporanealfiente alla vista;
m^ non già in quelli che si tàn
jh v«der9 successi vanienu r.txt
R a pit-
%.
t
269 9CU
pittori n^I riDiscJinefftO ipeU»^«t«
ti andaron »u Je rr»«c<^ d^{i Aiì:«
chi tetti . Lo stesso A^i^b^lAMet^
nsl suo gran (F/W/^^a (( j<4P^di-
questa *fcUaiÌ9W[. , •;:,.•>
Je-.^^uVi^**» CQl9tfi: belli » ^hfs
^k^JP^¥<,J4:>>»W oggetti V^lv
sono . Ciò t^w^qiwQO' »J>jitÌHfW»
4f?«r^(ìiroq^un4 scekafwiPYAiÓWJ-
contribuire con macere ^ireriQth
to generale ,^ e .alla moralità, dell*
I giardini d* Armufi' ciebbon
^T«^,4V>n ?an|^.«;Hr^:ra^cQjtc, ^h
Mcaauw Mci«WG*fnaniW * .QiltM^
Ma^^i4f> wo^a^rc ,i;;deM? jriohi*!i
mar le idee trasmesseci da V^r;
ftj^sin Jfl^.^he d>^,^mai^i. 11^
contrino fra lé^ loro voluttà i] ^n,
^ODO d!;^^pB <59M^^^ 0«lHk»«H
^Si ff -T^, .4^siH^i^«yif;,|^c|j©raJe,ide!t
4{f<?^*,P^v.«> l^^rti4t*,ofliseHfiar?DÌ
R^nj: ;nrWfW=frìclif l3leo4Mna»A
sioni de terreni e degli QggfllÀ
iU^4^dichifto^doh4|)ft%ÌQK- ^i4ffeJt?n-
ssot^j^rw^ji J^m^^ wl4 ^Pl*n
gl^r>^,4^^ t«T^i\j , «^llw. |:o4|i.ìr
^?^ tèfif^'s .-; (fin^ra^n ;«,', 4émm^ t
w.i-g V &
>i
fiitthtolM^riffti «lb«fì^ (jrsll
scogli 9 delie cate ec. giusta T.-rf^
fet tordella (itriwpotiiva •acfea».*!!
qtMJb: UAitQ ali' ««itft«tML dctij#
pfQei|»«lti^(^ lianaie laeioia /vacki«
tutta l*fl$iìeQ«ior)e 4ÌeI mp-.^ > ^
^ .Nella ricch0(zaii«'^l»' p<ii^<«Q?;
trar mM^t :ii»»jm.i. aiPcÌ!Mrtti.«kd[
cifilo:,>gJi eirfm.;.ficl $UQ lutile,
k^ma e.U colpf delte ijuvoic)
e il ttosMv del .quacho r ^atrilKiFt
scovo^all' effiaitc^ geoecalf - d«l«
<;UArc0Qtm> » air 4ttn99nia .ckl co-f
loric<^9^«'ftl caiiattercttda^ sf$i^,fgi^,
condo le «tagÀoni «ilep^rti «id:
giorno • 1>M ^toreacjii rbcDci
acotei^^e bs«:<€oii9P0$npol«QD0Ìa^
re scusare qualche dlitMo•fleU^
clie<^z^c>fi<^ s qe' (ielta^i v^ £kC0oie
ì!jisQcua(en«^^::gW(tar<in; tmtr itt
]farti. pvà dff^ nMÌiC0-.-a»:he a^j
^'««^•«omttAi I ^e^ mènoaott di.cft«
~ hk '^fUi^iMi ••3eaniaggiosEi:i<idi
«ir, oedilìfiot o^alunque; dinetidq
daUa bontà ;f»r del tsn[eBa> fek<tii«
9;^Ml<JOfy ii^ <^rar«ai.Vefltéfait» e^
Pftria<y3. deli' '4l;^«ir) leggiera té»
serri^oè . 44 , ddcl'.^sAoskidne :>ofm^
«oj^oakvata 5. «ine bau»^ $. d^i't
ag^Ojkà cfdi yodtiit^ ^]Moif i'edcfiejt
sqn Ipùvi adii^qve^tj^.iibryd^wt/ i^j
«bpiurputf i ui^i^nio i:ifaèii^ ié
Qmkfi p9rQkè^:Àr{)SltJQ)fiÌ|À/ìd^
bvjifatfìi|>ei oi^«siià|y|iet IJìisét
%m \ 3pe«^>vftu^ boéaaioai ,.j«ì àk
rado per scelta . JU»4feUà supjobK
na Imi^à f«>it«»ocikfib~4 ]r4vii^ tn^^
,^MQ&F2A( èomt^'queHo.,GbR
i|0a et.^^la s^mpimfcà nàtivak^ia
£a società iè;^ft«Cta.rini!nm;^.wf
^'sti .rjilb vw.^«pwcciwiQfl,«3|nprtw
^«5 i^f i Qf^maièi '«cliai :^ tfcjtaiids^
lèa^ie pia di^ia^JPOQi^t wenJro
<Jaen3Ì| ^«toiofi ifttfit[ij5fentftb»riritt
"" «cr-
ie^rek "imi e iuèiecevl ìÌ^Jm^
BifOgtm %pésparvtdsr f 'difètti,
mer' sentir Mglio' le Mìenc •:
^uéiifò |»iÀ^i è disgustate |bfl9
affèttaziimi degli nomini'^ pili
«losca è r*id«a che 'Sf i^^msta
Mììé'hsw sincere aiesiòmi
'Chi vuol cdnòseet^ questa siit-
cefc4tà ,' la' troverà più He' ^tan
nodelli "dell' arte die «eNa'bitui*
ni stessa» Le buone scukime
Oiecha, • i Raffaella e tan<i akri
iifsigtti Artisti hanno -sempre e^
spiessigli afietn veti dell* udkiio y
# non 'maiale i^ttationi , «olia
3aali €gl^ cetca di tn*sdieraH«t> e
SOAVE l fra il dolca e il
Sratd .Se la* oomposisioiié ha
elfo espressioai iottì t pie^anti-i
aeii'coioie è> vijporoso, addid
soavità . La soavità urta taegìk
ièo#i della «ioliec2avd«ir li£i-/
pidena. Se si uaiseon dae=esrre«»
inivdi coéor » dt' effetto y i'^rtty
èr aspfo*e-duro>4 Ma et siftas^
eia Iti» escrena» mìV aitto pei* ìm»i
percercibiie efìimaaiento ^ V-€Ìktf
to>'Sacà rwve* • Se 'ti ^aoeosta >)!
san»** al ia^anrco , V imprassioive sa*
ti forte e dura ^ ma • se tra .r u^
no «.i'>altK> si mette uh graQd^
iatervallo di mezte siatt^ vi-^»t»
rà dolcezza i « se'fì-a le* tinte sa^'
|*à una iasensibil gradazione 5 ri«
auitecÀ il rmtvt*
SOFFI TTC ^vo^lion etset a*^
domi . Oli aotkh^ di cassettoni
aeAiplici« (>ttanto> pia semplice-'
saente si* adotnana ^ tanto fié
coospariranno carnati «
SOL A/ . Per H impitfktlfuta d^
selsì conyiefl avvemt» the* x. i
kgnami $iena^ della stesfe spiéCiéi
mttì , forti , asciutti .' ai I tra'*
viif^padan da dmifo a-tturef per ìtt
Jasghesza della* stinga ^ t^gaa^»
iòt
'tói
iHènTe' gròssi,^ ^stanti fra lord
qUaot'iè »la l<ntj grossezza , e col-
la loto lest^ afebracclno tutta la
gfoMsèzta def mbrd,' né vadan
mai^au vuoti* di porte q di fl no-
stre ; le lora ' feste^ picnb' brusto-
llifé , ' o fa$ciafe dt piombo ; afV
fihcbt 'non iktré danneggiare dal^
hf cUke. 3. Lungo i travi vàtìno
ie tiirole grosse un dito , bène
squadrate a vena dritta peri(lb^'
rò verso . Vi si stenda sopra iwq
strato» di^rirfglià odi ftffcc, fiid?
iHsodi maka ben bàttnro , pò) lin
^ altro di coeei 't éalce , é finaU
menta llp^vittrentò secondo IH
ootìdltioné del luogo. * ' '--^^
-SOLIDITÀ^. E che-Vèdì
slftido'itt qnesto nostro bel mOn«
do>'- •-' -' ■ ' ■-*
làuojoneticsiil^rm^hni
•'.*•
J^&f^ T
MiiOjan p^ire .'Solrdirim ùhbfti
«he ùùti è^ iiftittòrtariti ,"* tba - It
Idr HMgaiOr durab possibile : ìi
qtìest-ScMt» Vuoi essere r. sòel*^
ta di materiali ^ ' 2; e loro hnatt
USO. ^ ' ^ . . ?i
t. Per là sfcfelta df ittaWrlall d
rkhiédie '^ricia ,* fisica , ' orre-<
"2j.Pef f^nebuòn- ttsorconVien
avef riguardo^ u sflhf V^fuàntità ,
cioè impiegarne a sufficienza 'y e-ì
rittfndo éecesscr e tifino . ». Di-
sfribuite i -pio fòrti éòv^e tichie^
desi t^ò' forza*. 3. Connetterli
fra loro ch^'iìcdart' tutto' dli
màstù^* ■ '• » *
GoftrtfftO dh'edffirìo, è sem:-
pf« aerfeofoso rltddc^àrlo niilesOr
p^ itsssentlalf : -La grossezza- de*
massicci f^ spessOk iilì^ifone ; si
twde potervi' ifikrfe im'puRcmcnte
delle aperture, ò" iopra pporvf al^^
tra' Mbticé > e ie ne vede pei
nn-àtMtom teoncateaatnenM. ^ *
SORDQ ia,piuiV4 i (Ril §!tr
loie che non ì^ lu«VP.« < /»,u^
lono dolce e jic^go -^Qm^i 4oo}
sordi Éaaa fpÙXit^-l_mit»\brdj
t^ at}zziaau , Qonfc ^i . osKtn
■nel^e facciate Àh',«li «reow-.in
tn)[»'.a% phicseroélla .Vitt^tia.)
S. SjBaiHifc. di . S. Gtesmot
.^S,..Catla ,1. f^ìfwì,.,. M S^
GrisogÒQo , ifecoe sì , c^ nw
?ltio. -, ..■*- -,;
SOSTRATO costiuì inGlnì<te
sua pairia bellÌ5£Ìmt,pa»(g8Ì- 59^
ijenud da archi, li iii* ^m^.
opera tu il t-analc (i Aif^F^o^Tia
neir isolelia d: Fatft , clja.pee-ì
sedtmend dd Nilo non è^.più if
fola . Qiielia torte era ^ta 4S?
fiedi a più plani decrescenti; il
piaDterreao esagono «o" lati ^Uetr
liacivamenle concavi, e cofivessì,
ciascuno lun^o uao stadia^. della
stessa' forma' era li secoi^do- e i^
f«?o ;, qv^ato. (1 .qgaito fian-
^'eg^atò da 4: torti .[^i>Bd(,; .ii
quinto rotoòdo riempo 4< '9g8f
CQQ grande lanterna- in cuna * e
^che'coii uao^ specchio d' ac^ÌA-
eper' vedetVi imbIjo le nayj..
na _^r«ide scaia^ e mta:^ la
fàbbrica eia di pietra di tasltit.
Era flue^t'ijpfra-fi-a-qjwjl» ene"
(hiàtnao ,. le ttue fnarfaÌ£lfo. ,
, j. Q,uesU, maraviglia non -«a ufi
seinplke jfvialf , Sfqviva anch«,di
J0fteiii9."à}^.jiato t e^ndo ricjn-
fa (Tili) jnuro 'i\il declivio .^1'
j^it^p<^. "Su.qucsio, gran OMMu-
^^Dtò y'«"^ J*,t'eJ'a ìscriiiona:
S^iiràlò.Ài] Cni^o fgUo di Bti-
/ifkif'gii D(i tuntirv^tar-ì ptr
tii .ntviga. ^jtb/, m^rf..,.^li Dei
'Conservatori er^bo ,1 Toliwiei , i
auaii faceta grapdi beneficBnu.in
Egitto col promuovervi le atti e
Sòl- . ^, _^^
le scienze. Quindi il grafi, «^
p;^,^^i Seumon« , it Mu'Alhv' U
Biblioteca ai,, 700 mila v^histi >
Totoineo, %erg«o vi por^.zspy
slatuc.j •«. suQ £|glio- ^iIopat«9
spedi, cejito architetti .aj^o^i.^
^n tremuoto riiJnoso . . . .. -,
■ SOTTERRANEI: in.ftcuWBa
per Dresuvac'J^ cas« 4al^ ^Vh
dita , ; e cpinoiii per con*ecy#jt»
it^li , >, legni-, n . v»rje , pifwi-
Ite, -.. ., . ■ : .
. Voglion esftrc a volta ^osfeaik-
la da buqnj to»fÀ ; «^ teè.sptf
jipsa^i)(k piloni» Fwnofl di moi-
(a.pt^Mi.aaùichè .non -4 dj^if
^.U .fresco, ScaJ; comode .ad
t^oa rampa ■ Molti, spiragli peii
!^ c^rcoTazioBe dell'aria , . ttuoni
|Wi5Fr»li,.4« ppp d«B'«i«tsi all'
udiido. Il suolo: deve esier di
l«tfagiia wcca.bati liatfuip con
cardar) pesti). I^e aie^D b«nJco-
taoi j.cQii(icy;ti * ,Jfi.fe»W. sWI»
SPECÒHIO «nìiojWjslq-ch.
nW} Ii-adi(k,* ti. mom» l»,.tu*
cpetaj affinchè tu k. tÌ^edi...«:U
esamini .sftHMpr^vejiaiooe,- ¥apf
DO anche, nuelìo gli specchi ,<««-
vesu , Diuche siena d'.una.oiuii-
.[3 suilficiepix^ quelli d< picco!
diametro cMNiiipoti il^ fotpifide-
gUoMStti . :.:. ..,1 ^ ■■ .
. SPfN-TARO-.dìhCorintp. Tie-
di&có .il tan]pipir,£;Difl^ >,ft^ttD
da Trolbnio.c daiAgaftwclei- X*
S'ccola cupola vi fii poi, jajf^.da
etulow Focio . . Quqjto iMipio
il, pai! ,s3n0. aelVantichiti.fia-il
pitt-faccli*ggiaiij , <LeuM jpiil bpl-
)e rfc*heiiq «ao, la scqHn^ <fc'
SitfiB S^f e delle Atmzi)^! ; Cf-
H»!fi , T* $«(»■«., , e .gli,.,j4lffBi .
f^iBitte -di TfBppa-,^ .Piata jiMmi
giorno a ctss guilcbe Cast ai^fto-
..gp. Nel doiiio, AstifMii (iq
SPIRITO, vivacità, brio, i
come lo spirito cfi vino : di ràdo
« poco . ' '
' NcHe A'rtf è if talento d'infff*
care -quello che non si espritrie .<
i.e opere colossali debbono es^er
fiere ed esagerate ; quelle di grati**
dezza naturale han da e^ser giu-
.ste e precise ; i]uelie x|l j>iccolÒ
cono suscettibili- di brìo . Le o-
pere terminate debbono ossère
compire, le abbozzate posson a-
▼ere de* tratti vivkci : V Artista
sia pur ingegnoso^ e inventi^
ma se non compisce- le sue in-
irenzioni « che Artista è ?
STENTATO- L'arristt lip.
vota 'per dar piacere ; nra non
piacerà 4 se lascia, veder la pena
che gli ha costato il siio lavoro^
Quando si è ben lavorata ttn' o*^
4jera; r ultimo llvort) è di f^Tvi
.sparire io stento,
; STILE è la riunione di tutte
I^ parti che fornàano un' opera ;
<é ne costituiscono la sua taàrHera
d* essere . Tali stils sono molti t
i principali sono i secuenti'.
Lt> stéh sublhne e ftell* tse^
<uzionc di «{uetle grandi id^ che
rappreseli tana ogjietti- soptumauì^)
come deità , «roi 9 genj . Qui ¥
artista innalza le ioriAe óote òA
una purità 9 che in natura non si
vede mai • Vi omette perciò tura-
ti i segui d'un meccani^^/ioftf»-
riore , e le f:>rme subalterne ,- af-
finchè non intorbidino le iùitpfo
principali. T#le è T Apojio dì
Belvedere. •*
Lo stile htlh rappresenti per-
fettamente bella h natura , 'è ptt-
TO 9 sbarazzato ài tutte {er irfuti-
lljtà > ma non s'ii^nalza al énbii-
me , al celeste . li- Laotodnté 9
Mefeagrp., ApoJHn:e \ . ìì OistàiA--
tore^ le Veneri ec. sono dér^^Mo
Stile . . ■ ■ V '■ '
Lo stile igr^r/otti^ji, wa.òvi"
STI 263
menti facili , moderati , delicati ,
pia ihoHeiti che fieri , d* una ese-
cuzione soave e variata, ma sen-
za cadef iieir atfettato . Apelle
ne fu ii^^airitiaéfitfo. Gli anti-
chi, facevano consister la grazia
in render graticvote ia bellezza^
coinè ai' ossene nelh Venete de'*
Medici ,* nelP Ermafrodito , rfe!
Cupido "di Villa Borghese*. Fra*
moderni^ Conteggio- è ^r«t^>f(r ne*
contorni , e uel-^ citiaroscuro ^ ma
ha calqrjt eccèduto fin ^uasi* alle'
amorfie.- - ^ t -: •
L(f stile espressivo prende pet»
^tìncipal oggetto' V esptessiohe .
In <{^tsxo niun de'mpderaf èlb'a^
ragonbbile a. RafFaello : par cfaf^
«gii abbia fatto il ritratto de*
personaggi- che .ha posto; in t^i-
ha: igli a!ti-i' artisti noh'haniiò
fiittoche persone ^ntt^ ^che vo**
gJiono iftattarre'cjuefle che Vapprei
sentano ; RjtffkeHo stntivjl gtili •
sto ÌX carattere" 'ài 'ciascun per^
^britggio," é io^ esprime vàr eoi
sittltezza. ' '^
^* Siile Àaturàle^ h qxixtìào'sì tefi
ta'df't^ppreteìftar^ lìi' natura to^-
ixC è senza abbellirla , senza db^
purarUi I pittóri' Olandesi'^' spe-
eiaimente Rembrandf / Detìert^*,
Gherardo Dow ^, vi -sonoibAi
riusciti , YflJasqté:* ' ancfc rfie-
* %t\\vwi^(ni%ionoilà,6àt'iàhtd ii
Michelan^o j U leccato; di?'
Lofuèlardi ; ÌXfìttàpMtiatì^i Cor-
tona i^'dì Ltfca <5iorda^ itV-
STOR'IA^in PHtura^ *^Uy)-
ino e urkicipii! jgeheté lèhe rdj^
presehti tton. ;là^storiàf ;sofay »an
ogni fàvola -atiticà e riiodenflf, -
o|ni aJUgotéi ^'qbaiuiifQire^ièhik-
ginaz:»^!»; • :- ' ■ ■•*.'•*
lttytC^:4V^xà gencrt hòrìcà\
siavTebbte d&vntó énVcf^sre ^
' poiché abbhicèia' ttjtti^-'f tirici *
'• ••■'"••R •4"'i ''' •Set'
> »
*^4« . srte 'iinft
R i^rvrei , de' ^éimshi :«ci :) t^tti liaif Q^ ^t^ ceiescr ,; tc»\ « la: Hìb»: '.
quosti genm «oa oh»» : ^e .. ac«; gip»* t itt ;grAtMs]ia tsÒBtiotta' al^
messori deliai SiemtUx. j ^ . - . h ttoéo dalia' Prtìdéasn* •#' cbdia-^ar'-
-«Ogox Pmore'^:Mkì't*s8lt&«> ' viìnft«>ia3itèBg&Éri]a*giinidr*d^*
«leote un oggotta^ ]èi>rèveV Ma^' Regtio. . : - - '^^' )>
dò non bntai |>tt: HcaMit vero» Pussini> fetoèsprìneré^ il ppo*^'
Pit^ttct . .I>D- seqpo^dtila fi«tur»i dt^k^'tleila ll^foirita» pet' gì* Israe^^^
è- À^ imitar. ìtl jommbbsi^ .<Ik 'à etK- liti -morti 'jdi • htmt iid ' d4S^^fefto ^*•
i|08pa* ianàmitsiziane'y. atcflvesta u^ v' Àtiftrodiu:* unir %lia xRé' ««Hr-
raitazioiic' ptaedia * «Ik ^vkta y accortasi ancora ^l^immoeio' «I v
toodii il.- cuore, .^^^nutlrbca' la latta sua madre,- e! doe rigaasatì^:
qttote^ X^sto^-è Hiog^etto^'ddf?- pis^m ià'8Ì>iifàttoitai{«r im:prz«<'
PittoM <ii;StonB^ eàepfoge^tfv zo^^dt .manaa*; *: -^V . *-
cl»a.òc^iz9onK.evfshttlaéori«aon'^ -Fisa^ Pittori' di Storie Itf pre«e'
gti>ai mhórdono'li cU 'Fitinve^dr> niiisciit» è'per^tlii'è^ eecelJetfte:
Miattli èifintioito; ^i]» «rsefior^ naà dìse^^so* e neil' ie^ftiwflbiie ^
^M > Ite ;? ! ùciaiats. .j S*. ingaasaiia ' p^ . ^dattavH> ^ «r cartitteri , »lt* ^
molto ^oioi.«hft4ttetfoaD^iesi''? età, si luoghi) e alle «j^otfta»^ **
«ctea libilo Pmtipai neli^^ingyft^''^ zr dei s^ggQtÀr^ e tutto^^con ^00^ ^
i!fi.r> Uoar^jcs^nat^ijM ^ipiv^ec Ionici eoicvenientS^ijrlltr ioealM>'
aupposta attaccata ad nn^bìodo. e alle fMotT) * V éogfr §<bc^^l^'
aiail^aiis^nitisr jSfoi iii|iaiiii»ie-«fik degli aittii giiHftr preifMmm^^k '^
cfaedtlpiiìjgtBii 'pittore ^vjsfm^- Ancbe^ r Rin^at'tì soho "^ - —
ò^ì Iadiiai2apàr^rauiearla.-Ma ti^t^ isoadrih taialcAr'atioms' ìh
^àstaiimi^aioMor^è fftòtitt nwb^ teressanee.^Cm fidila vtfmtà^^dì
ctòcò cbt .da attiita' » ^ * >- * it fatai irisno^, >lia afu^fuellft^*"
Ji PÀHim éi\S9^sm ha darap^ di^rt^/arir*- £' .i^eoosiurlo cW J'
pyonstaio con (slewbtiona i ip óooii "^ artiata vt riesca ^'alffìnMmcf:^ H»' •
a(&a ktastóor e 'ir iomni^a* v esce «lia^ rìdioolerii^ coma JMgt'"
2iafii^;|^ià JMtreksuttbui k^imo^iìr^y XIV ih un^eaprine ^erroeoiilie M".
tildu^lac^Settot^^ve la gmndeazao cor{x>'.ìdr A^f^o*^ r comt «ncc
dtii^^^tikijiM&oòaAàìihéitfttarefo^ Dam^cf; Pedale in' Véiffri,4n ^
s^tiiio^ojFfmècraiUara^lai d^o Ebe, e in FHire, alle ^uafi ai '
ai8»sbtina tabraqposakkyiràyi^^SoAK poè attrenae^ ^dllt Dee <biMfér<»
vtRtriMiGqs (peffitd> la jptttiitìaiè: aratSiOBSì'^ àlun aÌQi% «hrrtb^ÉV»''
Ufl^t{'Wyé#t»t«rA>.*'iH Rittoiei-hc-^-awaii. :.'■'■■ ••1 ." ^ •■•.••
«Uc^ietìAìsèjstcaio.ii^'^niaèinen^fT Irkmtisnanati'TitiH OPtfwmU. •
9»(l0r)diviP^c#lo2^jBàinikiodo>i>io« • goiib che «, pèrsoitk^i di S«fiM^-
»t£«9ai i|4eitt9i>di flàèFtalB^:ikifmi>« ' riav ''a ^^n^ n<»r«ot)iier^<^ft'
svizerò gli uomini aiuifì- sbpm^^ qumo «to-itaarha d'«S6»^e''iMi'i^'-^
,, 4fiyiii»ljodiftM$ttf*: GktórOra* rata+pdèwtiBtàgnmcM:. -* *• -^t
2^^1Ò;i» «i^tessois i&M/ ipéfw' i STJiA&Br defaboii 'avett*<^iM('^
vt^ i9HiMmiiitmi)ul9i^ ìM.jomta : qualità ; toSdltà^ ^lorMdikà^^ >Se(L.» •
sana
tenribu» iiicoiit. saaoti'ctbpò «x)Q^
ti I Ronumi séavmnA frrdnv»
IxBcd jxirtllaie qtfiERttt 'aorta f»ii<
ten la [àrgiiezzdi dBÉirstroda ^ e'
scftvavaao finehè trSvai^ano '»»
terteiiò ìdcId ^ cht^taàtnno ^à
sodò e uguale col batferio iortse*-^
liientf co maùsKfikchi ; Su quél
fowio ' mettevana uHò «rrÉto •. ir
pietre piane cfoD^neifiè ^eon m&itar-
stàtumén . Ihdi dncéeóoido itera- ^
to grosao un piede» rtfi/«j ^'Cann
poafo d'ojfni pe trame y- di cìoìm.
V tois t e di wàkst . * Pòi uà terzo'
strato, nucleuTy di diffirivoti fte^v
twki cK cakttv^i crefiarcn glaa-
ja^ battute e: impasfatririkieBieu'O
fÌMMÌsnanti if Quarto stcxe^^ iw»^<
éran:<{» cit^tMlt eonfibgafii Jtello^
strato inferiore i ma pei. l<ypiùt'
eca éì grandi iddi, kiìe^óiavi uììk !
spoote cbn regòk tft piaii^bdiii
opctia incàfUf^ -Ddt ' è ibcca , ^'r^
scoglio» ptff praticarvi stradaf,
coiivieti ncòrfére- ai fìifAro^ Vi ^
si fiiGctìriiioQò <fr fascine,' e .quan«
do la fcogfito* è ben infocato, w},.:
si ' btittt , oon aceto , come dicono ..
che faeerae Atinibaift iù ìt Aipf^ .
ftit' «cqua-t e gii * scogli'. ^ì sca^
gliao flUbtfo . La^itr j»a. si face-' ^
va fewrrai^irànti piéfil più sA*^ .
ta dei.iWe^io delie 'C8]ta|9ri8ne:^ < s<
talvoJta^fin a xj e^c^pieiffi. Se'-:
riitfiaQ«aVa perciò di ^atn «assi
di pieifs éà faglio. Non^^sr po<« .
teva fare cosa più soJida, .jpB<» ...
cialmaiice. te dal meeza er» aK
quaiDCO in Pendio di qua «di ià*:
a schiena d^aainoi coite debbo-»
na essere tims le strade ectenie ^^:>
per ì\ facile scdot .dèlie acfiiie^^.
TMSèo il con restio debbOhò iàc^
re i» strade. «attitsio deliri c^teà ; >
detibM ^ver un po^di ^oftesvkà>-
laémtVÈXì^w&nckpb le sci{uescóf<^
ritto ndickrlolacliev.e non eiitri^
M^ìidlbicase^* •.'-'• *..
1B. PefìMa^eeikiadièè dslle stfa*^
òk'i Rottisni' softe Al fatano ^ua-
lùoque. *cistsedl6 r rf oner ^ tvMtàA.
dovunque occotrcvateaV tap} ••.
tifiiaàMi laagitsgne» cooieistve*
dc.^ellavVia J*'|ii»infa\, a '^iapo«w
Ih «; a CuB» ;..fsGevaii di suttA?
per JibbteidM e\iiep ispianaee«: "^
-Se il aeiciaeo.diQlie vis' toma*)
ile. dc^.migliàirar .d'^annt'.àoi»^'
iivéonìòdo' < ooi «cheVqglismaaiHr'
dastvi..od}l0 nfGté \ Aoi ce 'Jotpo9«i
sìMk>. TOffederfe ben : s^to .<ovn
CQfvirio- con SUI buoie b^ittuftictiiH
gbììaM '* .; E se • quella vip aeiiibra4 >
nò;a*:iRn alauàntd. - straete ^ inKd:s
pOBSÌaitio far lar^li^ieiHDptee quao*^
ra>rficliaieto . •L'esmi^iaie-iè' còd-)
stnurfe fotti éìia^ ^toliiaok* «'iori
ihoÉE^^.ffhe .floft i«ciiiad..snai.iiè..
poltseri^.^ iftè AogOzi QoefiSìsè vera"
coifaodlti-» .. .''^^ : ..
-Per 'comod^eà le>^tvadff^ailsr6Ìitf'<:
eraaor gaamitr di paggtuolKjpeif^
diolitara'a saralio^prcliè:i G«»'>
valiom Rotti» i iném > - sapevso ]^it|/
cosa /òtsseró sjtatfr/ -Brad sltiesl '
gnatmiee. sH fioloono soMiiiM'fe^*
É^^rfa ;gran'sa£2«eVii per eSi-ttria^t
gia:si^ quante . ixB|^ut- ha lae^^
to^ quante nt kadaiKK^, «^ouatv» -
to.. v'è - da< urt paes&^^^^H^ /-
Sowo peni cortodet^Hè ià^
éiìi^, cfie nelle loiersaìiión^' deM^
strade' indldlìilQr qqàHt' tOfld«Mf«'
al tai paei^ •• Gattoni ^ulftMifé"
sacebb^ó di hato in tuttsT^H^^
dilìge òsologi so&ri;. -IMÌit^iX}*^
modiéàc déUe lilstf erié è^ ^perflftl^ •
fflràe> denxai& V 'Di tutti 8^ iaffi <
cotoodi rìbulhi * ' '^ :r
3&^a islleziii. dette eiMdeilu
crea 'Xi^i^ viaggiai e fodi'ca Udri^-
dezt»vdki«a .Atoidné V tÌol«9 M^-
le saraano state le vie HovianW
boe-
I£|> SIS.
bordeggiale da teiiipi<;tri , Ai tiutu-
àólci , da (non 11 me II ri U' ogni ge^
nére. Anche \gli Alberati abbel-
liscono molto, purcfii nnn sieno
uni (orme meo re pTotungati aila nD;
(""a, come è accatfiito in alcuni
uoghi che per tatìi belli si son
'fatti injofftibfii .
; STRAPAZZARE È far male
uer ' negiìgenia , a per affettar
^Hcijiti. Q.U3i]ri artisiì iirapa:^-
STREPITO e 1T*M«Ó jonft
le pitture de''COrtoiistì, leicuU
tuie de' Bernìnisti,' le architÉN
^iire de' Borrommistì . ' E' ' ittx;-
gionevoleziia ìiizeppàr ^^lire ; ar-
jiesi -, itiembri, ornati in un di-
sofdin tale, die ic si movessero',
farebbero un gran Traca^so . Ih
certi . sni;gerti dì battaglie , di
baecannli, di eiimdiil di fiere ^
par chi si ricniee^a fracasso e
strepito. Ma li gloria dell'arte
.T'?ÌmÌti.V -la' natura iieJla b«^-
]jem, é non nelt' ubcìaclieizà e
^el furofey ' ■.' ' ' ' ,
STUDIO è rescréizio fagb-
-nal6 di'tutt'e U parti deli' Arte.
L'atte i imit'aiione della nkdi-
.ìt: dunque il' principali; studio
i quello (Iella natura ^ Ma la iil~
tura "offre nel fisico e rfel morale
t^IIeiie 'e difetti , virtù e v'iij .
Cotivlené siegliert ,_ e per sapere
scegliere y'ì .vogliono principj co-
ii sttlid"! the bettaHo e manten-
S ino nel retto sentiero 1' Artista
luminato e l'uomo probo.
Per istudiare le racgliori opere
de' maestri , non basta copiarle ,
bisogna meditarne i principi t e
considerare i motivi che han con-
dotto le operazioni del maestro .
Chi non ne considera che il solo
itile, non copierà che lo stile ;
Ria se poi vuol operar da si, te-
tta senu guida, perchi nontro-
va niente nella, natura che rasr
sómìjjli a quello stHé, e 11 Wtt
srudio sarà "inuri/e .' AJl' incon=
tra chi studia le cause ciré liat
^etermidato il mantto , può ini-
piegar. le stesse cause perprodut<
re effetti consIniiJi . ' , '
;r incessante lavoro dì mano e
di mente su guaQtosi o»erv;i di
{iù bello [ non ininasb che pej
;■ piccole teste , che vedort le co-
se da lungi; si sgomentano. Pec
i bei talenti lo studio i un di-
letto, e il prodótto Ì un capa
t!" opera . ■' ,
SUBLIME grande ài Supren»
grado i sempre- semplice . A' P»-
chi i concesso sentirio, C a beo
1 arte può allora imitarla . L'
arte può anche render tublìme Ift
narura colla semplicità d' inteii~
^lonc , d'aitonc,, e «ie' ineiii , t
della grandciia, e dell' enercìi.
■ L'unitAd' intenzione produce
T unita, di sentimento, d'wìo-
rie, e dì tneiii .' Un» inteniionc
sola nredotninjnre in una cOiA-
pusizione, impone, e cagiona il
sublime. Quindi pochi ogeetri,
niuna CMSplìcazione (Va loro, tin
to T va accordo seinplìce e giene-
ra)c, una figura, nn itatto di
carattere, di sentimento, di pai-
siane . determinante tutti gif ulti
. i a pollata
espressione, d;
né di tutti i CI . ,
le menti , ni di tutti gli occhi .
A quanti e a quanti la semplici-
tà e l'unità sembrano aver nteao
merito che la complicazione !
Quanto più si molliplican le i-
dee
sVfe
4e€ < i lumi > più raro ^ e u /tf-
^/iW . ' Ma ^aoto più raro ,
pii> stimabile.
.SVÈLTOèla riunione d'c-
ÌegA|itey di delicato, di leggiero^
V infahzia non è svelta \ ha bea-
ci mollezza di parti,. ^mpyimen-
Iti craziosi : oà speranza . La
sveUe^t^a è nella gioventù , Nel-
^ viriilicà, la syeltfitxÀ «pàfisce \
l^r 4ar Imoso aj vigore de*.mu->
scoi i . iBi naun^n te il xiorpo $]. in^
grossa ^o smagrisce; non piii ;f
proporzione , sìa perchè i $iighi
outritjvi non. avendo ipiù.da pro«
.^urre sviluppo si méttono dove
possono , sia perchè il deperimen-
to deteriora alcune patti; ecco la
veccbiflja. La yec^Wja pe^ò ha
la sua bellezza ^ ma più motale
<2he. fisica. Vn. vecchio .^tinzo. 9
carnato, cucvot concilia rispetto.,
è, creduto savio, biipno,. e si l\a
. Mr .un bel secchio ^ La caducità
\ ributtante. .Dunque, Artisti «
l^m,^ tappresentatc mai L senza nt*
gessiti j| gli ^stremi della, vita •
flìcpr^atevi anja>];a che nel Vap-
pre^eotare Jo ^v^Ui non oHtndia*
le {a'a)rreaipnedeld;segno9 cioè
liggiero e pQO debole , elegante e
OQii ammanierato^ delicato <& non
«aacro .
SUGCERIQ abate di S. Denis
pijtsi^ 9 Parigi, tifabbricò nel
. 1.149. U chiesa di ^u^lla Badia ,
e ne fcceJa.die$criziQne. Laluo-
'Sdó
%6y
t • I i > *. ■ '
• rr i
«
I
gliezzA di essa Chiesa è 'dfi j^j
piedi, e la larghezza ^0. Cnt
delitio di pipppfztene ! L4. vol-
ta è sostenuta/ da ^Colonne soj^«
tilissime 9 e da cordoni de'' pift
(^elicati » . E' jllumihat^ d^ tre
ordini ài finestre» alt^; ^o Dalmi.9
ma strette s^^te, e distauti r
una dall'altra tre piedi. Qu/PM
tempio passò., pe^' s^pprbo ^ ; e^qi
Monaco per un mtenigeqtjLssi^C^
d'architettujra.. , - .... .'.:^
SUfiGETTp, t'.unicp ift<{r
pò. iiìV artista .^ d* ès^rifner \I
suo fuggettif,<y e rendfttio. sen^ibi-
«e di cl^i lo guarda . Ct^jpdi f^
ra più effettp, ^e sari semplice.,»
e .n^Ha » su;| principal cir<;ost^n^ai.
Con pocp far molto , ìk U 4ÌYÌ^
del ^rand; g^tista ^ . ,
.In up suggetto^ graffd/f^ tiitto
deve esser, grandiosità 1 ii> uiij»
ridente tutto gajo, in \^jpiQ éf/fi/t^'
(9 tuttQ tri«ìtQ,ee. X 11 .carcere,
U disegno s 1, prainafiza , il sito »
l'effetto, il colore > gli ejpis,od|»
lutto la da cotrispoQder« ai sup-*
Mpttv , tutto hft da concorrere à|l'
lyaapressione .che deve &re.. ^
; L'artista» pex riuscir bene ^v*
un suggetto , se. Io ha da scegfi^
di suo ^?tQ,,e ha da consioerai;
l^ne se it p«Q ,pef te w .spalle •
i ^ r 11 »#• SU'"' • m'
% • ^ - ■•
-^ t J t . •' «li
,»» '• ■■,'' ì ' " " ' ''*
< •• ' • , ♦ f — .1 >
TA-
V.
TA^ffi^n^•^fott^^ ria, ulttm^,, icWTort /"'gm,^ |^
éhenótt stìrfó^conAòtfi 'èli-^pd un altro apparfanieritdancké iì<H
v^rsd éii' ijtn.pèrift'ietóbm bile/ Laf facciata ha lìn tfi^l
caiiofti.' f hitni ta^hàn fe òm- mento bosnàto, su cui è un oY-*
--^.._ è^
Coronato' dVna balautóa^à adór-
na di vasi. I*erfin€*tre:56iiò $cn|t
èhc 'cbl^fa^oj^S, j>ùVTrilé sia sécòj-^ DyrftaM, ctfc U %xi%vQ atótitet-
«fato ^a dis!pd?rt loHi tiàtntaii\i ta t#' ìisc€ a GJehicesfer .
Wffth'i^^hf d^^^^ :t£AtTtALE . te raiwjcseìi-:
éctnta^^ìfclW\^H' tJud' bastare a ^^ tarrò'nl teatrali Ìi,ffu{ilcoSn«sfeIi
t«tóftìt'''ètor««$ tò'Àttièfi, ìé «rristt e nelle àrd/^.^^f
«Ì?f «""<?. fi ^. WBI^^^I jt „4«e|tf A' rte^e^ri mctton un" afferuiìòYKf
p^rre y eUf. e «lUffiata . dafja rta- studiata nei^e lord atfitudini '
tffaf^iféWaVhédlótrltà:-^ • ' TEATRO. ,NÒi .ppt, ^M«t
^A^mN? «fcWtatio: lA^leW gH antichi, e >rciò^u aSIS^
, dF3>ucm '^^tcr^^ costruì nel 1^71 ms ni circhi, ni stadia rrà fcc^
il Palavo Tlìorby nella .Coaiéa'* me, né anfiteatri , he. teatri", l
^Ì^'^^^^^^C^^^X ^^^P^ '^^ nostri teatri ^pn^ uqa specie dr
GlnfKwórtlj tn^ De^bc jr , il \uale al\^daf r , dove si va; non per vìa^
^ ^^^^Ll "guardi è uno de^più' dèr^è, rtè per udire draiiqn, «i *
rfepertaBflf pàlaizi if Europa . Il per. farvi un pispfeam/orio di iS!
pfàterrcnd contiene ie officine, V lur^ iti cèlfulL slvòalW r^
4i&lghiiisiifa',tìna cappella, è" ha f';jV'f^c<:iamocelo, coiffe- jns^'as
in ^i^^zQun cortile spazioso coin Vfertrviò, e Palladio^ e r^atiaC
doè Ì?H<art%f;: ^;OnJ>m^gnifida,. tri; che hin^imo^b^Jo Sf^eil'
scà?à ' tonducé, air appàrtàmenro - interna deve ii teatro es^er pdr '
Jiébi{^y^iac*'lia gillèria, -ii^ré-^ |[H spettatori gradinata scmioir-'
T8JU
colarmentc; e air esterno deco»
rato ia modo che si ricòaosca
subito per féfiroLf Y *^^. * -^ .*-
TELA prima ai Ncroire non
fu adoprata nelle pitture . Dopo
il ristabilimento delle arti sj è
dipinto, per lungo tempo in legna ^
o in rame. Ora Tuso comune ^
in tela fina o grossolana secondo
la pratica degli, artisti , .
^TEMPItìT Ècfco là ia fondo
a Ut\ dritt^o stradone, ip: me;;tp
ad* una Pjjazza regolar^ un Tem^
piò tutto di grati, plw^ di tan
glio , declorato d' ijn sol ordine ,.
^U"d* uri basament;© df pochi sca-
lini^ ^ gì* intercolónnj ,son. tutti
u^alì , il soprof nato ricorre con-
tinuo senza risalti, un sólo froji«-
twpizio ne fa 1* augusta fronte >/
Lo stesso ofnatb' e ^1 il fl\9tròi
Tfdéì CUI me^zo, s* cj;ge Hn aUrJ.
oTrrfìnejJCr orologio e pcr.cnw^ir^
Qa . Si entri ^ e 41 scuopr^ fut^
tb\ Nott cabÀelle fondate ,. non
gcù^ pHoni, ma colonne i^lar»
te dello stess' ordine pres^ntanq^
ad ' ogni' passo una .varietà ^ che '
incanta; niente di^oruv^e j,,
rriehfe di Cupola > ., altari ornati.
^ sempliciti , cioè ^^n^a pìede-
fXkììf \ scpza, colonne., scDiZa.
ftórttèspfejl Qucsf^ è quadrato*
Viiì'jiì là -Ve ne sqno di àlp-e
^ igfNERq.jYcolpri tf^erisof^
délét t saiìvr'. " Dipinger tenera:-,,
ntektei ò Vfi^fnger ^ùfìspsmìtà. 4
con mdf^ldezia . La, fener^s^^ ,
k * iiKfhc^heffe^ scu I ture e nelle in-
citìonf ^ GH, statyarj fiqijpntiq j,
hàliho a&àrb iì'duro . " ^ . -, ,'
*FE©DOLf C Marchese C/V(^; :
n>arté, IhtélTigcntc di b'cltè arti* -
archft^ett^ in- R bina, la "'Chiesa dì .
S.'Weft^ e MarccWind'ai^palssa-v,
W)%U^-. ^^rassati^JP e àncora la.
figura del suo Teatro é* Argenti^
na. Fece anche una chiesa, ia
-VifiWa80w I Kftlj ' fu uà rispetta-
BiJ uomo.
TEODORO in compagnia di
ornilo e di Polo fece m Lemnc»
fi laberinto sostenuto da 50 co-
lonne enormi* così ben ^quili*
brate su perni , che un fancii^^
l€,,A<:^vj^ giraw , «scoiare J^^F
c^ |c,;avoray^,,.,;iucstp l^aV^i»?^
to iu , <ra , Plinio ,g;;efer«to, a ^wj-^
li' di Candia e 4i^8/^f^-. *fft
smesso artista eresse in jUacedemq^^
ne.r'l^difi;tip ^/: Qi^^ra^,qhf^ fqxn
se sarà stato niji po^ica^^^rUL gii
volta era sospesa fa l.ira . dijt}r
mptfio-iiuiìitp da'- jLafiedeiponr RSì^
;yrp^. aggiunto <juattw.c9rdc,i}k^
scy^itoTf , e^i Sì atmm^c s*:,
iQvcnz^^ope d?lU.T^gpb-,- dftl.Ut,
c^di icmdeyreil fcrro^c.tope.sitajr*
tye . Ma oqp a.i >i^ YfW«tat»?^'
TljRMA, <t ERW A 4v una stf* ,
tua , h 4ii ,ci|i. pa4;tc,.in&ribr9 i^\.
a iorm| d* .i?|Wamid[c.,T:qv^i^faw
Qpesto.richiaff^ T infanzia, deUf
ar^c^, qw^ndo ,^i cajitientava ^,
Wtteffj qua tcsta.su (fu^cefifou.
Si destinano^ le 7,er4»ri i^e'gia^
dihì, e talvolta, iiiìii corqj^wjjii».
Ma..clw sJg^<a;^ V wmei^*^
sscre tìe trgppo.cprta^ «^Pj^S^PW^k
amingata> ..nè,ipp;xo,,4gp.z,%a5 Jft,^
su,jiè^ giù.,: .p- ... -Tj,^ ,.
Xe ,t^i;e Piccole hfjwa4c}r^lf^,.
lanino .grey^f^.^ ^##P^?I» a%*i
HftfA fet.mlswra dclk aknt -par'
ti cfelcorpt», se dia è grossa, il
xorpo «ari tozzo ; ma « è picco-
J(j|, il corpo sarà elegante. Pe;r-
ciò Lisippo iatrodusse le fene
piccole •.
IJoa ^onte grande indica ia-
^i^ti del steoyo ; ia natura prò*
i^iga capevi alla gioventù . I
ÓFeci st^tnaròii le- ison ci piccole,
4ion troppo piatte y[ ne tr<H>|»p
con^pe^sey ma dolceoie^nte to^i€j^^
^p«ce ai d!'^ lati .
• Gli aatichi diedero {«i pref^enr
;(». ai capelli bioadi, come pia
tooTenieoti ^^ìkt gioyentà y e aUe
^'i^ • 1 capelli ii«ri p0tre^era
«Uf #ecezza a Giunone e a P^U
Jade.i.e fanao pift spiccare i$
carhagii^e . t «
^ I:«Hpr^«igIiiion troppo gtC^ssi
JH, . arpr.^e^i<>creiBeàte arcuato
non fiflp ira laro n^ troppp lort-
Mii» ni 'troppo >ktni .
Gii cK^ehi déll^ bel^a anricjbitè
trn9t> iat^sfgti » e colia i^tp* in-
^iBsait^iiga.. £>ti|iavaiio vina partf
gtandio^ ^flla t^Cas cosi ne ri-*
flccbiettf nQn dal fletto apctti.v
allungati hanno dolcezza Ven»*
rea» Gli spaian^ti banM del
fittili é M at^dbuiseoo « Giv;^
. JLe pti^ mit fiHince ^ono tonr^
ée ,'«aa .senEarcminctize di pàmn^
»r^ > 'né %t^Z9 -bii5fi i. di {ontttù. «
Lee infesftJNf mmxvn pgriaieiito* ^.
Gli orecchi non vogJjon -càscr;
teopp» gr^ildiji. n p«r toodeg^ia-
le in varie i^rmerf icÀÀtsgono del«^
Ici^tudlc^. - ' "
wIZ naso .pressa- i Gtt(ii andava;
dritiDo ia iÌBeft»$^eixrmtft. léoiit
fronte .
rLa bocca rii grand^if ^ni piceo^
Il . ,lc, Iflbbca né piane «' né -gros*
ieri' i-inftdorr' più . ttmudettt^ dd^
T5T
jupor/qre .. Ndlle situaz^i^^vb^
lenti pi^ò es^r assai aperta •« Tjà
rado mostrerà i denti , . benefit
ciò possa piacere quando Tei^ptci^
Sion lo richiegga . ♦ T.
Il mento ha dz.^nlc dolcengiéiv
te in tondo ; è ingrato se i«ptm-
^S^iJSv^ Cpoppo. coctp • ,
TETTI. 1 tetti. ^ terrazza
.son^ i più comodi.;, 4? .daiHvo.OR
bel vedere specialmente .^e«aa
/ciccpnd^i da, ringhiere; na-voa
si posson face che ne' pimi. caldi
o temperati . Il lasjtricó ,4cve 'Cs-
ser ben sodo, liscia, ein'pcnff&i
Nelle regioni fredde i'^ttt <(«h-
)Kn)< esser Jn pendio^, p tofù^ in
pendio quanto più vi sHÓl-^»;^
neve, ite pri^ti^ coperture furoii
di stoppi;^ e di cannucce \ indi
di terra «cr*, e di cortecce d*
alberi ;' i^i di panche con pietre
^pttL^ Q inchiodate; finalmente
di tegole, 'di marini > é di mgtal^
li . Con tegole invernicf^te, c.va-
yi^mente colorite ,^i fdsoq -far
eoperture di i>eUa apparptfta , f
Jipihe di molta dutaw , perchè
lineila vernice ie preserva ^fl^u*
SCO e da altre pian terci le che fen-^
no una vera carie r e trattengona
kt jscolo. delie piogge * t« >lava-
gne o ardesie ben inchioclate e
tn<;avalcate fanno una buona €o^
per tura y «aa tetra .." Ji pioi«d«>
screpola , in un incendio^ è ruv?
noia y ed è troppo pesantér* Più
Desadte è il brónzo ...^ Miglior I»
ttta.sc non irruggini^ . g^ j,cf-«
fi^ribil il. ranie . Per ^dibell/moii-^
tode* tfra si mctton b«pdtruole f
che servon :anchp.. per jn^jicare; i
^9fìU> ^i^m^tan^pdfc» e ^ ^op«.
SOI.. c*gi*re . in bei volati Ifl,.-^^*
CQ^ di payxmi . M^fiuel .ch^ pie
im^ta, ^.adattarvi, d^' Com4ift^.
toni COSI ognr C^m ^y^r^
di Gi?i^ Tgaan;r.f>,jT -c^fr-r .
Com«
*Trti
*^ "CàmptfM h fsbbnca $i centra
^bito colrtfrr»: vien così chfè-
sa e coocitenats . Neil' attnaftura
del tetro è regola ^neraie che
nìun deMegnì spttoga immeclìara-
mente contto r itmrì , ma- tutti
imieme fbimfno ^na macchina
che graviti veTti<:slmente sa de*
mori > e spinga mtn che si può .
Tuttd il resto spetta 'alla Mec-
canica , \
' Le Grondafe invece di venan*
^ acotn ' a canali nelle strade ^
)^ret>béro raccorJa in tubi tirati
<ia cima in fondo. Di ^uest'ac*
^ua si possott fare molti usi ;
• TIMIDO , L'apoarenta diti»-
aridità dispiace ancne nelle ope*
re baone . fi^ contro la facili» .
TINTA è una porzione dico^
lori mescolati fra kko per imita*
te nna parte delle diverse .grada«^
lioni della natnra . Qaeste tj«re
sfi fanno o su la tavolozza o sul
^tfà^dro.
^a trntm non va confhsa ce!
^omff del quadro . La tinta si ri*-
Ibrisee ai soio colorirò 9 e il ropn
«1' grado dellirano e étì chiarot
con i fondi di Caravaggio sott
d' un fsffo troppo nero , il dilir^
rio dt PussÌB0 è d' una Hntg
~ Vf "svno oggetti d' uno stesso
€dlòre> che danno tinte diflferen*
ti. Offrtun $a che vi s<nio piò
lorte di biancfff ^ éi neri , di
malli ec. Per farne buon nsoi
bisogna osservar la natura • La
natura detfa le^gi diverse secoh^
do"le diverse circostanze dcMu-
mi' che ijlumìnan ^li (^gettt .
Al hime' vivo -.del me 1 colori'*
llscaii spariicon in parte y le plb-
cò*e forme perdono dej' lor- riHe-:
vo^ e le rfHte són poco variare.
Il contrariò accade- se ^f ogget-r^
ti non soa molto f Hnmimiti; * * '^
». .
TTIN ^r
Ancftt h qUsLÌitk Ìh0tfgè^H
A' varietà di tifata Ticorirt TcW-
e^^ri riflettono tintt dfyèrsii:^ 'i
drappi porosi òibmanftKen-varl^
-tà de^ comparti e delibarti . ' »
Bisogna dunque impiegar t^Hie
diverse secondò h ItìVerscr circo-
stanze .Se h sceofà /è iti pai'te
-illuminata -dal ^ole 9 le fìnte aieh
•vive, maF larghe t qurti ugMdi^;
'dovti non è quesfo gran fum^ , le
^énte sieao vallare di molto. ^
Le tinte ad oPio defabdh essefe*
ie piò frasche è vive r gli ol; , e
la composizione metkllicti de* co^
lori le rcndon'luacettibUi dittttìt^
giamentò. Per cbftseivarsr belle
e' ftesche j debbon esser pct^ Jpoft
Siustexza, né tomiéto'fite su^òa**
ro dalla mano dei pintore . ' - >
' Le . tiHH à frésco- e a tèmpra^ r ir
driegijonó' grande spetiemn V parK^
chò disseccate ^rendon d^tfèftnv
rissimo grado di quei ehé avstti^
qoando cotateneva^o acqda ; -
TITO Q Santi di) ìi. 'ijjt
«I. ii$o9 pittore Té^iifno ^ • Wò
disegno t e arehifetto tteHìy cht
tnddiocre, ^on^ìKbstra il Palaa»
za Dardinelli ek' «i coéfniì À
f^irenze .
• TQC^O éi'dha^ fino ^^tos fui»
^f f^iiroii'^vàce ec. "^Sh die*
anche roccsre con ffintimenPoi^
oon-fiittèt^^t h iorfiit^^'snSSe te
tufetns mona . QttcBfv4ot eq^rts^
sioni dfvoiae JMrAmfdilllieftti sU
gnificati. '^" *•'
Il f4Hf€o è oomod^ di distf?M^*
ve «> di dipingere' carie «incestane
ze de' corpi prodotte dalia- loi^
■oetfta^ eattt Iw» pNcnzionì ^ - <>
da" loro mor^ v Qm il tooto «si rì«
ferisce all' espressione » < - ' ^
' Laresra umana, eh' è f» patte
Mìr;^pressiva dei sii«idorpo<, é
gì»
|!|Ii artisti moderni, perchè* ec-
cettuate le mani 9 le Altre partii
.COBO coperte. Ma quanto' più
il tocco e energico nel vi^o , se
le altre parti del corpo non cor-
rispoadono, la figura resta f red-
ola, e in contraddiuQne : questa
contraddizione distrugge V effetto
che si vuol produrre . Come ac-
cadde a quel panton^imo cfa^ con-
craflfaceva V ubriaco soltanto col-
la testa n Amico mio, gli disse
,, Garrick eccellente óeirimita-
,, zione teatrale 9 la tua testa è
„ veramente ubriaca; ma le tue
^ mani, le tue gambe, il tuo
^ corpo son pieni di ragione .
II tocco non è arbitrario. Ne-
gli accidenti del chiaroscuro si
tocca più in certi luoghi . per romr
per r uniformiti del tratto ; que-
sto tratto è {ùù marcato dove
li;|n da esserla forti gli effetti
^eir ombra : allora il tocco comin-
cia 9^ dsT carattere al disegno •
Di più : il tocco sarà ^iù sensibi-
ie, quando renderà piò sensibili
i moti j^iii caratterttsatf , e gii
accidenti de' contorni, e taglie
«agrezza e secchezza.
Toccar bene le carni, le pian-
te, le acque ec. vuoi dire ma^
li^gi^ ^nc 1^ punta , o il pen-
«leUo ^er rappreseorard l'apparen-
;m dique^li oggetti . Ma bisogna
ricordurai che la Pittura non è
VII* imitazione completa della na-
tura.! . ma un' imitazione Rnt^ .
Non imiu il rilievo, come la
Scultura ;^ finge solamente d'imi-
tarlo^. Fi%* la r4|ppreseiitazio^
ne degli oggetti con tutta i'in*
dusiria . ^ Kt^l f spicca l' iogi^o
deli' artÌ4kta y. ^-nQn.oalic niinub
zie ^ colle .qua^i^è ^possifaiie ib-
guagllar assola tamea te la njltil»*
E OMPto^ à il J^n^io M- sittce ' le-.
belici arti » . JU' artista jdevc txak
TÓBT
tneszi magier nchtàmtte fvéftó^
sto che imitare o copiare tnnm^
tamente . Una parola interroctm ^
il silenzio stesso, una colonna^
un occhio , parla pih eloquente-
mente di tutte le tarraggini • !■
Rubens, in Rtmbrandt, e ne*
gran maestri che altro a. vede
che tocchi masici ?
I tocchi d^bon esser variati
secondo la natura de' corpi , ea&»
condo il piano che gli oggetti
occupano nel quadro , e seeondo
ir punto di veduta. Si danno
tocchi ài color, vergine con fran*
chezza dove conviene . Ne^ Ino**
ghi rilevati un color sodo ; in
quelli che son meno rilevati im
color fuso ; nelle ombre racchi
poco sensibili. Ma i tocchi non
siano mai in pregiudizio delia
massa . Si deve sempre consultat
la natura dal giusto punto di
veduta .
TONDEGGTARE. E^ un' il-
fusione della Pittura per far com-
parir di rilievo le sue figure d^
pinte in una superficie piana • K
tal effetto si richiede una perfe^»
ta intelligenza del chiaroscuro,
che con mezze tinte, e con afo-
mamenti di toni successivamente
degradati operi il prodigio di far
comparir tòndeggiati i soggetti
come sono in reiutà e della iot^
pàrticolar natura.
TONO da tfndore^i tensione,
intensità d'un colore , e d* na
efi&tto di- chiaroscuro . li fM# in
pretura o in disegno esprinM 1*
intensità del chiaroscuro , a del
' colorito . Una stampa è* debole
o vigorosa , se l' intensità del
'*nen»-'e det Mance h debole ekibr-
'l^e • ^M« siecome qecsto oere e
4>iaii€0 si frammischia come iF co»
lore, perciò si prendie vc^garmen-
*^e tffjie per tintA ^ e tints pet rs^
4^;^ Lf» tjm gca«ral« à\ un' 6|m»<-
j^ foc^^n. p4mQ :- se la tiiu.^
gviiJastr^.Y^ 1* iiUij^asirà dell' eflfetr
.xo./q m^ ii i<'»<' .^s4 giliilMtro,
j4«. 1(^73 1 jio,bUe di Fiwo » « Ai
,g^ .talenta pjsr T «€Ìut<(MMra
^c«tj:^UA Pfr cuL FaaO:Y4P<« «o?*
xou il suo T«4trp,.)Eglliii.l;'
iucf otore ^elle t^ni^iicchiiK sc«iìi-
W».P«r'^« quaJ^.ia.Veiieftù-tlf
£uni iavidiósi lo ^s^licOfi 4i 0Ot*
^^t • e-.&Ii^t^hacóai l|».idil;ft.4elJa
f rjincÌ4/irand*qop(« a^aegiKii^
«^è'f^t^bi^^ ^^e^mHHH;. 07t.}
è ; jarlcXefStarQ ^jfk milk pmicion&.i
sottile . per dividere le pitt» cfì'
Jin ed tneto comprese tm^muri ^n)^'*^
si. Siedile fiinnO'dipiò specie. ^|
e. De .piecnr 4f' tagH'd «ottii^-
per i. piaoterreniv «
•I i
t' ^
s.' lÀ Jiuietoqi p^Stì à\\ piarti'
ger •gli' ftf^aramiedti SuperitJrtP
e sono tfoppo lurt^iiiv' naiì'bi'^'
sog4io ;di erftver^' di. l?gtfo , ' •» *
a. Di eiittt» gets6>5' doYf h^ «*
I^VbdbdAQzav (MiHe «> ^afigfV^* ^ ^
4.i(Di l^aM^ • che «e: iton^è *
béne^ staigioitftlo , tè^ utT'wa&Tmn ,
e '«nelle scagiaifWO è '^iy^ti^- n -
moiti ÌQC0Q9aitièntr . > f*;*' «t
$., DiciaineM acaiinsi;''Cféè^dì't
caiyM ia«i«aeiifee ^^ e inècMiicifit
dii^oieilta e lii fressèr « . AYtdrr'^^"*
StQ'ffiodo ,è . viiìiosd r^itf 6 • die , J^i '■ *
tri^ip desiderò' i^eiifM'ltMsfie nuS "
stetoiinveoraip-; ' t ** '-.: *>■
rTRASPAItfiNTC /^BiWosI '
«tentata cìie lo tormenta . Stfwbt ; /r^pMinysi^ee'dì^érlìia^tallchlJ
sixioni^.^ t4tniMì\t0ié^^*^ le^si^dè
pi^ -^^^KÌmentO; di^'^^ <k9:Ui .
cofiviene p.- Amiche l^ t^briehe.ai :
torment'sfto da* BorrQmineschi • ' .«
TOaSQ è il tronfio 4' «»«: 4t^
'tu%.mutiUta».;Ck} sa v^devf ^vati
fÌc\,pcL^9rs(f.Jl' B^hed^ti un
framoi^tc^'.d*. Ercole tutto idi»"
Je, in^cui.son riuaite tutte le
t>euc2^de}re piàÌ>ellea£atue q#[«>
i*.ft*? «law^^* .^?p^^ «.^* "«
^occ^^tppé^ettibilev: «l piaai i»oo .
3Ù «oiK^ ^'n^ili ch^. ifì «pnipatar. >
2Ìo{v> «eV cr)fi vc^i. , ^ 12À à ^ftv^si
sono. %Cfisìi>iJi, chfi ui-com^v^m
inp dc^pjaiUj.^, . ^ _ i. .»
Diconsi ztì^-f^fifptréjm què?
colorii caitiMali^-ché lascian- trà^-
fM;irQ ^eiii;^ che vi ^sì^nb-.-sott» . '^
i^it^^ri V>n^tf«tji 'e^Fiamtmnf ^
gKi .Vi soao riUìciri alf cccel^ *
ifiua* .. . ' . »*?••.- '^ '^' ' '•
Nèik. dccora^toai ^MttUf ne ';!)''
fan«A ideile- ]»iei9re 'trarpànmf '-
d^' jiài TÌspiandltfrti cpt^ri sii . t€* '*
le£ne.,:, «I .€^rrè,'-o''ski'tàffet-
t A ' '.'Il . ' i , ' •
TAATTfiGCIARR i dkpori '
re iineevrrfrr/V-GQl }»plir\ eùlni '
puiit|i ,0; vpol bollilo ) per ita tKi^ "*
to. ar dii&ratitiaeM^ ohèìd han- '
na 4a oadnar% «fl^Megrio o aeil**' * ^
Vicisiooi:. - . : * * j
«i. rsMS^^i> 4Ì0II li^jéétaca if t«r "^
(e £pt CHOC I o» H)a«egB!aftii * '
s Trai-
*7af TRA
Talvolta si combintno insieme
incrociandole in ronibi , o in
quadrati. Qui non giuoca I*arv
bitrio ; è tutto regolato dalla for^
ma , dal moto , dalla durezza ,
' dalla mollezza del sosgetto , daU
Ja prospettiva . Se 7' oggetto è
tondo % i tratti han da essere cir-
colari , se è unito piani , se inu*
puale in uguali . Se le sostanze da
imitarsi son dure, i tratti s'ini>
crocino in quadrati ^ se molli in
rombi • La grand' arte è di va^
riarli , aflSnchè indichino V jn«
flessione e ia forma generale de'
differenti oggetti . Se vi sono
più tratti glicini su gli altri, il
che accade spesso , bisogna che
quello ch'e8j|irime la forma dell*
oggetto sia il dominante ; tutti
gli altri non servono che per ve-
latura , e per dargli risalto .
TRATTO è la linea che ter»
inina una figura qualunque. Fa-
re un tratto è far delle linee che
descrivan . una figura sopra quel
vChe gli serve di fondo ,. Mettete
un vaso su d' una tavola contro
un muro; delineate su d' una car-^
ta una linea che prenda la parte
del muro nascosta dal vaso: se
l' operazione è ben- fatta , avrete
il tratto del vaso con tutta giu^
stezza .<
Non per i tratti y ma per il
compre ' gli ogfFettl si distaccano
gH uni dagli altri nella natura .
Onde il pittore imitator della na-
tura- noli fa tratti , che per ren-^
. 4ersi ragione delle forme, né li
lasci» p<ù sussistere quando di-
jnnges col colore stacca gli og«
; ^tti chr egli imita .- Così i di'»
acgni ben uniti non han più bi-
0D(B|n» di tratti^ si staccano col
chiaroscuro , e S090 specie di pit-^
. turjt a chiarostuHD . Cli antichi
^ti$tji^((oUe sciiols Romatta c Bio*
TRI
rentina éran più disegnatori che
pittori , e terminavan le loro fop»
me con tratti ben risentiti ,
Benché in natura non vi sieno
tratti , neir arte però si ha talo-*
ra da tratteggiare qualche con-»
torno ; ma que* tratti presi e /a«
sciati son come tocchi vivaci e
intelligenti] il che conferma che
gli oggetti in pittura non deb*
bono esser terminati da tratti .
TRIBUNALE non può essere
di miglior forma delle Banlieue
antiche, che eran pur tribunali.
Se se ne vogliono più insieme , si
^cian più basiliche insieme . Fé*
liei auelle città grandi che non
han bisogno dìptibutfali grandi ,
TRIONFO^on é un sogget*
to da pcesìcegliersi troppo: pecca
di soprabbondanza, pecca contro
1' unità . L* artista di gusto ne
sceglierà la parte principale , e
n' eviterà la lunga processione , e
la calca degli spettatori .
TRIVIALE s'incontra ancbe
nelle azioni più nobili de' più
nobili personaggi « Ma il nobil
artista nobilita e abbellisce tut«
to ,^ e lascia il triviale ai pro/és*
sori del genere triviale, Anehe
qui v' è qualche specie di meri*
to, vi sono applauditi gli Hog«
harth , i- Teniers , i Brawer ec.
per le loro bambocciate .
TROFONIO e AGAMEDK
furon i primi architetti Greci,
de' quali la storia fa qualche cen^
no . Entrambi furon creduti fi*
gli di Ergino Re di Tebe in
Beozia . Eressero insieme un tem<*
pio d' Apollo su d' un monte del-*
la. Levadia : il ricinto era di mar*
mo aito due cubiti tutto ornato
. di obelisco di bronzo . Il tem-
pio di Nettuno a Mantinea , e
quello di Apollo in Delfo furono
40ch9 di iQt disegno • Compito
TRÒ
quesfo edificio , supplicaron Apol-
lo che accordasse loro quel eh' è
più utile air uomo . Tre giorni
dopo furon trovati morti . Bel
premio! Ovvero bella favola. Al*
tri la raccontati più bella . Di^
eoa che costoro costruiron un
edificio per il tesoro del Re Iri*
co , ma vi congegnaron delle pie-
tre d« levarsi e rimettersi a lor
TRO tys
arbitrio ; e così entravan e usci-
vano senza che niuno - se tie ac«
corgesse. Ma il Re vedendo sce-
mare il suo tesoro vi pose una
trappola. V incappò Agamede .
Trolbnio non potendolo liberare, -'
gli tagliò la testa, e se h portò
via. Subito s' apre la terra 9 9
Trofonio k ingojato vivo.
waianti j ti ■.>!* «i -. ..-i — sna
VAE
V.
AESBRUG C Gio. ) artista
Inglese di cattivo gusto eresse il
palazzo di Blenheim nella Con-
tea d' Oxford , che Ist Nazione
donò al Duca di Malborough per
la vittoria di Blenheim o sia d'
Hocstet neLT704 . Questo monu-
mento è imponente, ma ha uà
miscuglio d* ordini , di cornici ,
di rustici , e di massicci spropo-
sitati . I giardini son grandi , e
più grande è un ponte d* un ar-
cone di xoo piedi , sotto di cui
appena si vede un filo d' acqua ;
onde la satira, che l'altezza del
ponte era l'ambizione di Mal-
borough, e la tenuità dell'acqua
la di lui generosità . Forse peg-
gio si comportò lo stesso archi-
tetto nel Castello Howard nella
Contea di York. All' incontro
egli era elegante in Poesia .
VAGHEZZA esprime una cer-
ta leggerezza o finezza di tinte
provenienti da un felice misto •
L' armonia del colorito esige un
mistodi nuvole , di tinte , di lu-
mi » di riflessi , di ombre , che
•« non-vì «i discerÀontf i lega-
mi , si chiama vagl^K,K>^ • H Cie«
Io è il più vajp^o . L' artista se
ne istruirà coli' osservar là natu-
ra, e i buoni maestri .
VAN-CAMPEN (, Giacomo y
m. i6i9 buon artista Olandese ri-
fabbricò in Amsterdam il palaz-
zo Pubblico. Lo piantò sopra
una palizzata di 14 mila pali : in
un suolo palustre non si può far
altrimenti . Nella sua facciata
principale è \ina pilastrata corin-
tia , che abbraccia due piani , in- '
di un' altra pilastrata anche co-
rintia che abbraccia anche due
altri piani . Puh . Agli àngoli e
nel mezzo vi sono degli avancor-
pi: in cima è un frontone; e piìk
m dentro è una beila cupola per
r orologio . Invece di portone vi
sonoseKe porte mediocri -indican*^
ti le Sette Provincie Unite. Lft
sontuosità interna è grande . Si
vuole che questo edificio abbi»
importato 3F0 milioni di fiorini*
Egli architettò àìtrt fabbridte 9.
teatri , mausolei , ' e un palazzo
air-Hoyà ^r il Principe Alaurì*^
zia. £gli*fte dt^Attigiia iiAi*
Sa • Ux
^yé VAN
le , e più nobilmente trattò le
beUjs arti : • donò le sue pitttire 9
€ i suoi disegni .
VANONE (^Andrt^^ artista
Lombardo dèi secolo XVI edificò
in Genova il palazzo del Do^e-^
mole grande tutta rinforzata di
occulte catene di ferro . A Sar-
zana spavò una gran cisterni^ par
uso pubblico. Fu i||ipicg[ato «fal-
la Repubblica in varie fortifica-
zioni . Costui era alla rovescia
degli altri uomini ; tutti s'inver-
niciano di politezza: egli negles-
se l'esteriore, b^dò ali* interno,
e fu buon amico, generoso, o-
norato t
VANVITELLI (^Luigi'^yyi
17QQ m. 1773 Romano prima
pittore, e poi architetto W più
famoso di questo secolo. In An-
cona . diresse il molo > e vi ^ìrh
de disegni per altre fabbriche ,
In Roma riedificò ilConventene
di S. Agostino, e fece al Cu|)0-
lone à\ S. Pietro metter cerchio-
ni di ferro . La sua grand' opera
fu la fabbrica di Caserta per il
Re di Napoli . Il pi^lazeo , uno
de' gran palazzi ^^\ Mondo , noxi
è grandioso i sei ordini di finer
sti'e scMio per ogni facciata , e Ot
gni fila ne ha 37 ^ Un lunghis-
simo andito traversa tutto il pa-
lazzo da un portone all'altro*, e
i quattro cortili sono uniformi*
Il grande ài quest'opera è nel
Acquedotto a 3 ordini di arcate
«i'una spaventosa altezza, e dj
.un trattò lungo per coagiunger i
dtjc monti Tifati presso le Forr
<fhe. Caudine. In Napoli egli
lar'cliit-ettò la decorazione Dorica
cbtB* non decora il largo dello
Spìrito SantO'^ le (rhiese di S.
^arcelUno ^ eAfW^ Nunziata ; e
.quest'ultima è forse -la cq^ mi-
-gliore di Vaovùc^lli,
'• r ' . •
VAR
varietà;. La natura è co-
sì vati A che in una stessa pian-r
ta non si troyan mai dde A>glie
perfettamente uniformi. Ma T
arte non deve imitar tutte ì^W'
rietà della natura ; non deve imi-
tarne che il più bello . Perciò
nelle sculture antiche non si tro-
va gran varietà : sono belle , cjie
hanno fatto uno stile beUo . l
no^ftì Bambocci sti hanno più lar-
go campo, a varietà .
La varietà è un dovere special-
mente per rappcesentar oggetti
differenri , Si ha da trattar ti^ual-
mente Venere e Vulcano? L^
^'ovcntù come la decrepitezza?
Una stoffa di seta cpme una ài
lana ruvida? Far tutto a un mo-
do , non è freddezza , è ghiaccio .
VARIETÀ. Variare ne' perr
sofsaggi 4'"n assunto Taria, 1'
attitudine , e le pas&ioni che so-
no proprie a q uè personaggi, ri-
thiede diversità nell'espressione.
Vi è un'infinità di piaceri e di
dolori diflPerenti , che l' arte sa
esprimere per l'età, per il sesso,
per il temperamento , per il ca-
rattere delie nazioni e de\ parti-
colari , per la qualità ééiìe pcv
sone , e per nulle altri mezzi .
Ma questa diversità deve esser
vera, naturale, e legata al sog-
getto ; bisogna che tutti ^iì og-
getti sembrino essersi ordinati e
posti da per. loro stessi senza fa-
tica e senza affettazione • La di-
versità della natura è infinita;
infinita è dunque la diversità
dell'imitazione; e infinita scioc-
clfezza sarebbe darne recole • Chi
sa vedere Raffaello nella Scuola
d' Atene , n^li' Attila , nella Mes-
sa di Papa Giulio , comprende
un'infinità di diversità^ ma la
maggiore; è quella che passa tra
R^aeFiiq e tutti gli ^Itri.
ili
VA 5
VASANZIO (G'^'Oda eba-
nista si fece architetto , e archi*
tettò in Roma a ViJla Pinciana
quello straricco •palazìind vera-
mente da ebanista .*
VASARI (.Giorgio^) ti. in A-
rezzo Z51Z m. 1574 si è réso più
celebre per le Ftie de^ Professori
del Disegno ( piene di gran su-
perlativi Sdpra soggetti minimi }
che per lé sue pitture fredde , e per
le sue architetture pck:d architet-
toniche . Il $uo miglior edificio
è quello degli Offcf in Firenze :
la facciata è cùn portici alterna^
ti d* archi , e di piàttabànde^ di
pilastri con nicchie , e di colonne
DÌnate ; sul cornicione è dn dò-^
rico con dentelli , e un àttico
ben alto, su etti è un apparta-
mento. Danqué il Vasari noA
peAetrò nel beilo dclV ArcKitet-
tUCft.
VEDUTE belle han d' avet
estensióne e varietà • Una vedu^
té ristretta non può esser molto
variata, e dove noin è Varietà è
tedio i Una veduta senza lìmiti
stanca lo sguardo e Timmagina-
2iane, e coli' offrirci troppo , noh
ci fa veder nulla. E' però un'
estensione troppo grande preferì-^
bile ad una tr<yppo aAjgtista , la
quale non può ampliarsi se è bar-
ricata da montagne , mentre quel-
la può con alberati ristringersi.
Dove si pù^son riunii-e var)
proisjiettl di mare^ di monti, dì
prani, tanto piò ameni auàntò
più v^riameiMe coltivati, il pra-
terie serpeggiate da fiumi o dat
ruscelli , e fiancheggiate ad una
certa distanza da còlli fèrtili ;
dove al rjdernté si unisce anche
il terribile della natura; e dov€
uì canpestrcr d condùnge il maé-
stosor 'di città, e delizia d* Archi-
tettura y quivi è quel pittoresco
che più incanta se è ravvi vatcf
da varietà di viventi. E' difiìctl
trovar in natura Quanto è riuni-
to nelle vedute di Tizi«ino, di
Pussino. Ma è necessario con-
siderarle per giudicare se il pre-
gio di alcune cose può compen-
sare il difetto di khr^i
VELATURA è uno strato ài
color leggiero che si appi Ica spe-
ciàlmente alla pitturai id olio ^
per -vélure 6 iar ttaspàrire la tin-
ta che vi è sotto.
Alcuni pittori veUtio al primo
colpo; cosi pratitò Rubens e la
sua scuòla, in questo modo le
'telature impiegate sopra un fon-
dò ben asziutto i sono durevoli «
leggiere ,• d spingon la tinta .
Altti ad esempio deli' antica
scuola Veneziana daftno sul pri-
mo strato la velatura con tin-
te diverse per accordar l'opera^
e rimediare ai difetti scappati nel
primo strato . Questo metodo è
funesto al quadro, perchè la ve^
latura impedisce l' evaporationtf
degli olj del pritAo strato ancor
fresco, e vi si fa una crosta d'
un gìsiììò Aero.
Nelle velature tiblì deve mai
entrar Colore d' alcun minerale .
Questi sòti poco trasparenti, si
alterano, e ingialliscono. Anche
il bianco, e cerre terre, come le
ocre , producon gli ^tedsi cattivi
effètti.
I migliori ingredienti per le
velature sono i colori leggieri di
sughi 9 ài resine,* come i carmi-
n), le lacche , T asfalto ', ia m«-
miti còtnpostcr di resine, lecene^
ri d' oltremare stemprate impala
pabili. Ma bisogna impiegarvi
oij seccati bianchi ; e se '1« srà-^
éiofte è AAiida aggiungervi òn
po' di vernice. I Pittórrdovreb-
oero consultare i Ckimioi^ - e J%
S % Chi-»
1^» VEJt
Chimica -acquisterebbe pia lustro
le s* intèresstUse per le BtìU
Arti.
Le velaturt sì adoprano anche
' heile pitture a tempre [e a guaz*
zo. ài mettono al secondò col'^
pò, e colla loro trasparenza ren-
dono le tinte ricche , Vive , e vi-
gorose .
VERtTA' nell'arte non è che
un* apparenza di vetità . Per of-
frire questa apparenta con vie n
ricorrere a inenisogne, che gli
spettatóri coftvengón di ricevere
per verità . Senza.questà conven-
zione r arte non esisterebbe . £'
una specie di convenzione C P^r
esempio ) fra lo statuario e lo
gettatore che una figura rappre-
senti un uomo , e frattanto non
si veda che marmo o bronzo' ,
•Questa verità dell'arte non va
fin all^ illusione .
Questa verni (che si dovreb-
be tìcUe arti chiamar jxiuttosro
HferisimigUanK.^ ) comprende tut-
te le parti dell'arte, disegno,
colorito, composizione, invenzio-
ne , convenienza , unità , .espres-
sione ec. E' falso quel colorito
che non rassomiglia a quello del*-
la natura. Falsa è quella com^-
posizione in cui il primo perso-
naggio è in terra e contempora^i-
neamente nelle nuvole . Posan in
falso le colónne su' vani . Tut-
to è verità nelle nozze di Pli-
che» E' tutto vero, il Laocoon-
te.
VESTI . I pittori , e gli scul-
tori , sé vóglion trattar soggetti
antichi , debbon aver qualche co-
gnizione delle verti degli anti-
chi , senza mendicarla dagli an-
tiquari spinósi i
Generalmente gli artisti anti-
chi impiegaron drappi leggieri ,
t in conseguenza le pieghe riu-
VES
seiron minute e spesse , ma hen
adattate da far conoscere le far*
me del corpo che coprivano .
Talvolta però usaron panni gros-
si, onde risultaron pieghe lar-
ghe e rare.
Il vestimento delle Donne con-
sisteva in tonile» y in vette ^ in
manto .
I^a tonaca era di lino o di ro*
ba leggiera, senza maniche, at-
taccata con iin bottone su le spai*
le , copriva il petto , ed era più
lunga di quella degli uomini, la
quale non arrivava che al ginoc-
chio : era una specie di camicia .
La Flora Farnese , le Amazzoni
di Campidoglio, la Cleopatra ec*
son in tonaca . Alle figure co-^
miche e agli schiavi la tonaca
avea maniche lunghe .
La veste età dì duepezzi lun-
ghi informi cuciti longitudinal-
-mente, e attaccati su le spalle
con bottoni.) o con aggrappa pun-
tute. Al di sotto del seno se h
cingevano con un nastro più o
meno largo , e vi facevano un
cappio . Le Amazzoni si cin^e^
vano ai fianchi, come i guerrìb-
ri . Talune non usavan cinto >
come la Fiora Farnese da Win*
kelman creduta una delle Ore , e
come le danzatrici , le afflitte .
Il manto quadrato o rotondo 0
d' altra forma piò volte cambia-
ta , si attaccava su la spalla de-
stra , passava sotto al braccio si-
nistro, e si rialzava d'avanti e
da dietro ; ma si scherzava an-
che in varj modi . Le donne a-
veano anche mantelli simili alle
mantiglie odierne , ma chiuse d*
avanti, e si facevan passare per
la testa .
L' acconciatura della testa era
varia . Vi si metteva talvolta un
velo finissimo . Si copriva anche
con
■;m
ù»
11
VES
con* uaa specie di cappelloni po-
chissimo fondo . Gli antichi co-
nobbero anche le ombrelle « Le .
donne afflitte, le vedove si ta- .
gliavan i capelli . Alcune usavan
reti . Gli orecchini , i pennac-
chi > ^c collane y i braccialetti vi
furon in moda. Anche le gam-
be ebbero i loro ornamenti, che
consistevano in un anello o in
una banda al di sopra de' mal-
leoli , su' quali faceva più giri •
Gli uomini avean anche la lo-
ro tunica y ma piì^ corta di quel-
la delle donne . La clàmide de'
Greci , e il psfudamfmo de' Ro-
mani, era un abito guerriero,
che si attaccava all^ spalla sini-
stra con bottone , o^coi^> fibbia ,
o con aggrappa , e air di «oyo e-
ra toncSggiato , M. pallio de*
Greci era la tuga dfB'Ronwni,
era un mantello senza ^Ihro ,
era largo, lungo, < si 4ajerte va
differentemente En a .copf iiisene
il capo nelle cerimonie s^cre ,
nelle afflizioni, e controre in-
giurie del tempo. La^ t9gé prt-
testa avea unlembo di ponp^a ,
era propria de' fanciulli .<i|ìLqua-
lità, e poi per gl'Imperatòri .
Le calzature furon diverse :
scarpe intere ricamate in oro :
calzari con suola allacciata con
strisce di cuojo sul colio del pie-
de ; altri tessuti ili corda; stiva-
letti a mezza gamba ; sandali
allacciati con coregge. Il cotur^
no era più o meno alto , addetto
alla Musa tragica •
Il color delie vesti degli Dei e
degli Eroi era appropriato alle
loro rispettive quaiità : Giove in
rosso, Nettuno in verde marei,
e in verde mare tutti gli Dei
marini 9 e anche Achille come fi-
slio di Teti dea marina, e chi
à\e^ riportata vittoria navale ..
VES 1179
Apollo in blò , Bacco in pai^x>-
ra o in bianco. Cerere in gial-
lo. Venere in cangiante. I sa-
cerdoti sempre di bianco . Il lut-
to età aero , o d' un grigio spor-
co .
VESTIBOLO è il primo luo-
go dopo l'ingresso. Era dagli
antichi dedicato alla Dea Vesta,
e di là s' incomiiTctava a lasciar
fiù lo strascico delle loro vesti .
ono suscettibili di varie forme,
-e di varie decorazioni, ma sem-
pre convenienti al carattere deli' '
edifìcio . L' essenziale è che sie- '
no di buona pietra , come ri-
chieggono i luoghi aperti e fre-
quentati . ' ,
VIA APPI Ah la regina delle •
strade Romana £itta costruire T
anno di Roma 442 da Appio
Claudio il cieco, ri quale la tirò
dalia porta Capena fin a Canna ,
e di là poi fu continuata fin. a
Brindisi .
La 'Costruzione di questa stra-
da, come di tutte le altr& vie di
Roma antica, è un massiccio di
più strati , su cui era posto un
selciato di enpVmi selci vulcanici
in opera incerta , cosi ben con-
nessi fra loro, e così ben incas-
sati ne' rinfianchi da massi gigan-
teschi , che niente poteva scom- *
porla. La larghezza è di 26 in
.^6 piedi. Di tratto in tratto
lungo i contrafforti v' eran delle
pietre più alte per riposare , e
per montare a cavallo , perchè i
Cavalieri Romani non conosce-
vano staffe . Il mezzo della stra-
da era più elevzto per il facile,
scolo delle acque . Ad ogni mi- '
glio v' era una colonna millìaria .
E i tempietti , i mausolei , le o- :
sterie v'erano frequenti di qua e
dilk.
Pet conoscere la grande zza dell' *
S 4 im-
28o VIA
impresa, e rfnteiJigenza neU*'
esecuzione, convicn ctftasiderilr^
che da Roma a Capuà, e daCa*
pua a Brindisi fu scelta la linea *
più breve. Alla brevità si volle
combinare la comodità e il pia^
cere. Quindi si spianarono mon-
ti, si colmarono valloni, e Bt
•costririrono molti ponti . Tutto*
con solidità da bravare i secoli .
Infatti non le ingiurie die* tem-
pi , ma le barbane degli uomini
hanno distrutto questo monumen-
to indistruttibile . Dove gli uo^
in*n»non vi hanna imperversato*,
si conserva dopo* duemila anni
bello e sano come se fosse fatto-
adesso . E accesso , se n' è di-'
stratta ■ una tirata df 30^ mi-
glia per mezao le Palucti Ponti-
ne.
VIALI quanto più luHghi più
noiosi . Tutte le foritie parallele
e simmetriche sono amiche dell'
occhio , se sono in pianura , e se
cojichicono- ad Un oggetto rintar-
clievole . Ma troppo prolungati
e uniformi recan tedio, se non
ftono interrotti d» qualche varie*
tk e- non lasciano scuòprire di
^ua<edi JàdeNe belle viste. Sa-'
rebbe innaturale un viale' dritto
in un luògo montuoso, che non
otfre niente da lungi*, e« il di cui'
accesso richiede tortuosità per
rendervi il cammino più agévole.
I Cinesi' che ne* loro giardini e-
vitano* le linee rette , non le ri-
. gettan però quando i loro viali
han da far vedere qualche ogget-
to interessante. Quando il ter-
reno è perfettamente unito , sem-
turerebbe- loro assurdo farvi una
strada sejrpeggiaotr. E chi cam-
mina mai per una curva quando
può andare* per linea* retta ì
Ogni viale dritto o tortuoso
deve aver un caràttere : il carat*
VIA
tere iti sito , 0 dell' oggett(t d^^
ve tdndùté\ Deve esser ò&brò^
so d* albèfi £6hi in un srto' espo*
sta AÌì* ardóre del ioìe-y d'-aloeri
poto fronzuti ne' luoghi bassi e
umidi. Ne' luoghi cfampfttri per
la nneditazione convengon viali
ineguali cf selvaggi. Spaziosi è
d'alberi* aiti sieno quelli che con^
duCon ad un' palagio, ad un tem*
pio ; oscQri e bassi se portano acf
un eremo ,- ad una g[rorta .*
I viali de' grardini pei' un co*
modo passéggio esigotìo una su^
perfide piana e compatta : onde'
conviene fortificarla con dnmas-
siccior di i'rantuihi cK pietrattie'
alto otto' in nove pollici, o bat-
ter fbrtentente" la terra dopo A-
verla bagnata ^^ e spararvi sojsra
del s^bibn^ , o delta graja , o de>
gazohiS . Dessi viali vannd téim- .
tr a schtfbna d' asino , affinchè T
acqt^a .scòli , e vada invisibilmen"
té a^èi^rsr in condotti sotter-
ranei-. ■
I viali sémpHci-, cioè a due
fila d'alberi, debbono avere $ìn
6 tes@^ larghezza in rocr di lun-'
gheziaS^7 ili 9 per 3t>o*, e' 10 im-
12 pef 4Ò0 .
Ne' -Viali tloppj, cioè a^ quat-
tro fì4a d' alberi , convién dat^ ar
•vialetti' laterali il qua^o ddiaf
larghezza^ di quel di mèzzo .
I Viali còpertf sieno più alti*
che sia possibile, e Tarte non
vr si'scudpra*.
Sopra i Viali patailèli'si è fat-
ta una questione curiosa*. Ognu-
no sa cne vedendo dà un capo
un lungo; viale d^ alberi plantari
su due linde rette* parallele, of
un lungo corridóre' di' muri' pf«-'
ralldi' col soffittò parallelo al pa-
vimento-, gli alberi" par che si'
avvicinino, e nel corridore i mu-
ri laterali e il pavitóettto e ilf
sof-
vie
soffitti^ ^it che fbrmino vmz pi-
tatnidé vbota; e ^uéstòr è più
sensibile, iquantò più lunèHi so-'
no i viali e i corridori . I Geo*
metri hanno ricercato su quale
linea debbano disporst eli aiber^
per Correggere questo difetfd di
prosperivi 9 tf Conservarvi il pa-^
rallclisnk) apparente? Questo non
è affare di bèlle arti .
VIGNETTA incisióne pe^ de-
corar libri . Una verità i nbri sì
ornavan di riiiniatùre > iòdi d'in-
cisioni che rapprtfsentavsino vira-
IÉÌ, donde vignette: Questi or-
nati in qualunque parte del li-
bro si mettano , dovrebbero al-
ludere air opera 9 e dovrebbero
ctser' ben e^pilessi. Sì ricordino
J\\i artisti Cile quanto esce dalle'
6ro mani deve esser bello, per-
chè eglino profetino le bélléf
arti.
VIGNOLA QGiécoiho BsroK-
tj da > n. 1507 m. ^573 studia
molto le tiiine Romane, e il ri-
siilrato fli quél ttàttatello de]gli
Ordini , eh è divenuto V abbiccì
degli architetti;, ma Con ouérllo
Micci Credersi iréhitèttó e una
pretensione ndn rarissiiha. Egli
lece anche un trattato di prospet-
tiva, e maneggiò anche il peh-*
nello . Le sue fabbriche son rag-
guardevoli. In Bologna il palaz-
zo Isolani , la facciafa de Ban-
chi i il Canal del Navilid . A
PiaCèn:fa il palazzo Ducale. Le
chiese di Mazzano, ^i S. Oì-ésttf,
defili Angeli in Assisi , la Cap-
pefla entrd S. Francesco in Peru-
la, de' Paolòtti in* Viterbo. In
Roma la Villa dr Papa Giulio ,
il tempietto di S. Anarea a Pon-
te Molle, la ch^ del Gesù
malmenata da altri ,^ le due cu-
pole che fiancheggianfo la jgran
capolar Vaticao». Altri edmc>,
VIG. . iS/
e molti disegni egli fece, jtsuo^
capò d' opera è il palazzo di Ca-'
praròla : quando Monsignore Bar*
bat^ lo vide , disse che era su-
perior alfìi fama. E veramente
lo è per chi sa vederlo. Va ve-'
duto 9 . perciò qui non se ne Ìm
descrizione alcuna . . Se il Vigno-
la fu un artista' de* più. valenti»'
fu altresì un uomo de* più mori-
gerati , sincero , henefico , pazien-
te, allegro : allegro è ogni uomo
dabbène è kborioso.
VlGOkE è Vtketiiz deir uo-
mo; come la grazia i T essènza
delle donne. Lz gratis di Al-
bano, il ifigor dì Ri Sera, il v/-
gor d'Ercole. La prima manie-
ra di Guido fu vigorose y la se-
cónda dolete Gio'rgione è vigo^
rute. Una ttiàhpà yiiprosd è for-
te nel bruAò e piccante nell' ef-
fetto .
VILLA ADRIANA , ved. A-
DRIANA VILLA.
VITA . Il primo jgradó dell*
espréissione è dar la vtta ailè im-
magini . I pittori che a dicofi
gotici non sapev'an c&è còsa fo^r
se apparenza di viti y e dòpo il
gran progresto dèlie arti raro ^
chi sà darla. Per dare vit0 ri-
chieddnsi ire cose: diségno che
esprima con giusteizi 1 moyiiben-
ti , céisroscuro che dia rilievo ?-
gli oggetti , tocco intelligente che
còmpiécaf la creazióne: così acqui-
sta vita la carta , la tela^ il màt-
mo, il bronzò. Anche 1 paesag-
n • gli alberi , gli scògli hanno
!
« a
ei Vivo,
VITKUVIO POLLIONE da
Fórniia , òta Mota di Gaet.a , è
il nostro patriarca deJr Architet-
tura . Non ci è rihiasto dell' an-
tichità che runico suo trattato^
che ha Meritato tanti qómmenti
9 trazione. Egli visse neir
au-
4».
VIT
ftutco tecok» di Augusto, e si la-
gna deir ignoranza degli artisti
e del gusto corrotto . Egli fece
in, Fano una Basilica» e la de-
tcfive. Non se ne sa altro. Si
rileva da' suoi libri ch^egli fosse
un uomo probo •
VITAUyiO CERDCWE e-
resse in Verona , creduta sua pa*
tria , r Arco de' Gavj d* ordine
corintio, 'e nella cornice sono
modiglioni e dentelli .
VITTORIA C Alessandro >
Trentino n, 1521 m. 1608 fab-
bricò in Venezia il magnifico e
scorretto. palazzo Balbi, e duran-
te questa fabbricazione il Balbi
abitò in una barca . Il forte del
Vittoria non fu V architettura ,
ma la statuaria e la plastica , e
questi suoi lavori sono in Vene-
zia nella libreria, nel Palazzo
Ducale , nel Consiglio , e in mol-
te chiese » come nel Santo a Pa-
dova , e altrove .
UNIONE vedi Accordo. V
unione è applicabile specialmen-:
te al Colorito . Ogni oggetto ha
un color generale che gli è pro-
prio; e ciascuna sua parte ha u-
na tinta speciale . In una carna-
sione lina del viso il color della
fronte è argentino , quello intor-
lio agli qpchi è violastro , quel-
lo ó.ti\t guance è diverso . Que-
sta differenza varia'ancora secon-
do la varia esposizione alia lu-
ce . Se si colorisce la fronte co-
me le guance , non v' è più unto-
ne di tinte . Questa untone è ap-
plicabile a tutto .
UNITA* richiede che tutte le
parti d* un* opera qualunque si
riferiscan all' oggetto principale ,
e formino insieme un tutto uni-
to semplice e solo . Altrimenti
l'onera non interesse^ , non pia-
cerà . Sul cornicione d* una casa
UNI
imialzar un altro appartamento 9
è far una casa sopra T altra * E"^
peccar contro T unità metter or-*.
dini diversi io uno stesso pi»-
no.
UNIVERSALITÀ' deve esser
de' rari ingegni sublimi * Ab^
bracciar tutte e tre le arti del
disegno y ed esercitarle a dove*
re , è mcidec ancora , sarebbe
una bella cosa. Michelangelo fu
maestro nelle tre arti sorelle 9
ma .... Un pittore di storia ha.
bisogno d'una universslità pit-
torica « ha da saper dipingere
paesaggi , architettura , strumen-
ti , bestie . Raffaello fu uni Versai
pittore .
UNI VERSTA* per. gli stud)
può aver vicini Collegi e Acca-
demie • Sia dunque una ^raa
piazza , e alla sua principal f ron*
te s' innalzi V Università con
prospetto serio e grandioso . Nel
suo pianterreno alquanto elevata
dal suolo intorno ad uno spazio-
so cortile saranno le scuole . Nei
piano superiore anche porticato
saranno 1 varj musei, e la libre-
ria con tutte le macchine scien-
tifiche , Non vi si debbon omet-
tere due torri , una per V orolo-
gio e per la campana , V altra
per r Osservatorio . Sarebbe un
gran vantaggio ,che ne' cortili vi
fosse rOrto Botanico. Quali or-
nati vi convengano di pittura , e
di scultura,. ognun lo vede: tut»
to deve esser relativo a scienze e
a. valentuomini .
Incontro all' Università puÀ
situarsi V Accademia per la arti
del disegno, con sale, con gal-
lerie, e con abitazioni al di so-
pra per i poveri alunni di buon
ingegno e di miglior morale • Il
V ^contenuto deve esser di quanto
han di più prezioso le Arti per
istru»
VCL
istruzione continua. II prospetta
merita eleganza.
I Collegj possono esser ai lati
con decorazioni graziose conve-
nienti a convitto di giovinetti.
. VOLTA . Le pitture che si
fanno nelle volte debbono nobi*^
litare V Architettura . V incan-
tesimo de* colori più freschi , più
vivi e più ridenti , e i so&getti
più aerei , e |>iù adattati debbo-
no ingrandire gli spazj col mol-
tiplicare i piani .
L* essenziale di queste pitture
è che sieno convenienti al luo- ^
go , e che accordino con tutto il
testo della decorazione.»
E' più naturale fingerle come
tappeti attaccati nella volta 9 che
far le figure di sotto in su , che
non vengono mai bene . RafFael«>.
lo avrebbe saputo fare de* sotto
in su , ma non volle saper fiiire
difiTormità ^ -t ornò le volte della
Farnesina di pitture mirabili po*>
ste colà come su tappezzerie •
Ma il pittor di volte si ricor-
di che dipinge per gli spettatori •
£ gli s[>ettatori non si hanno da
torcere il collo e stralunar gli
occhi per contemplare le volte •
Dunque vi dipinga poco e faci-
le; e niente 9 se il sito è troppo
stretto e alto da potere guardare
an su senza stento . Per il mec-
canismo delle Volte y, de U Hi*-
re j Belidor , Cuplet , Camus ,
FreK.ier , Gàutief 9 Riccéti , Lam^
herti ec,
UOMO è la cosa più preziosa
per I * uomo . Egli si è posto fin
suir Olimpo .
I Greci si ristrinsero ad imi-
tare colla maggior esattezza l»
figura dell* Uofno , e trascuraro-
no forse gli altri generi , e for-
se forse anche il colorito, per
mene distrarsi dall' oggetto prin-
UOM 1^
ripale . Non è limitarsi il ri*
stringersi alla imitazione dell'
uomo ^ è dare ali* arte 1* ogg,etto
il più bello 9 è offrirle lo scopor
dove può giungere, è presentarle
la palma più gloriosa che può
raccorre .
Qualunque rappresentatione ,
sia di giardini ridenti, $i'a di bur*
rasche , sia di tremuoti e di fui*
mini, vi si ammirerà il lavoro,^
ma ci lascia freddi , sé non vi
sono rappresentati uomini the. e*
sprimano le loro affezioni.
Gli Artisti antichi scelsero la
più grande e la più bella parte
dell* arte , e se in questa hanno
sorpassato i moderni , si deve di-
re , eh' eglino ci sono nell* arte
stati .superiori .
Se gli antichi non sapevano
rappresentar fulmini cOsi bene
come noi, sapevano rappresentar
bene Giove fulminante die ci fa
fremere al solo aspetto de' suoi
sopraccigli . L* Artista stud) so-
pra tutto Vuomoj se vuole eser*
citare su 1* uomo 1* impero il più
potente .
URIA C Pietro de') costruì i!:
ponte d*Almara2 sul Tago: o-^
pera da star a fronte con qua*
junque altra di questo genere •
Due arconi gotici formano tutto*
il ponte , lungo 5^ piedi, largo
z$ , alto ,z34 • L* apertura d' un
arco 2 di piedi 150, l'altra xt9«
I piloni son torrioni, e quello
di mezzo è sopra Un* alta rupe •
Un altro pilone ha un risalto *se*
micircolare tra gli archi , e for*
ma in cima una piazza • V* è un*
iscrizione : opera fatta nel ij^x
dalla Città di Plasencia sotto'
Carlo V. da Maestro Pietro da
Uria.
URTARE passare bruscamen-
te da una tinta ali* altra . V a*
ria
^
VKf
fu frapposta fra il <]uadro e lo
ftpetutore toglie gli urti . E'
stàtd detto che i Fréschi di Lan-
txaéco vengono finiti dall'aria,
e che in una certa distanza sya-
iliscono gii urti ; cofsì di Tin-
foretto f e di tinti altri Pittori
értstors • Così ^ià • Mi^ in quale
aistanza spariscono gli urti di
j^embrandt , il quale iti una
Étéssa figóra ferriiinavà ià testa,
e lasciavi abbozzata unst mdAo ?
I primi pensieri degli Arfisti
non^ sono cne urti , urti preziosi
per ci* intendenti, ricercati an-
che dagli amatori per coitl'parire
intelligenti , e* per farvi vedere
mille visioni agP ignoranti , ch'e
éànó i lóto aihmirato'ri .
WIT ^Pietro de) artista di
inerito (fel sècolo' XVl chhnfato
in Italia il Candido ^ perchè è
lo sfesso che Wit Fiariimin&o .
In pitfura egH disegnò e colorì
Bie^io' def auo maestro Vasari .
£gTi ebbe gran niano ntìV im*
menso palazzo elettorale dì Mo-<
Baco architettatd dal Duca Mas-
similianp^. La scala è un capò d'
òpera d* àrcliftet'tuira . Un* altra
beir opera del Candido è fi Maù-^
solcò di Lodovico il Bavaró:* ai
4 angoli so^o' 4 sfatue gigante-
sche rappresenta'nti soldati come
guardie ai auell*' Iihperatòré , é
altre statue ai bronzo coùipioti h
macchina .
tato . Seguito nel i666 V incen-
diar di LoAdra, Wren pubblicò
una pianta per riedificare la cit-
ti con regolarità di strade*» di
WRE
piazze, di edificj pubblici, di
portici . Non fu eseguita , e Lon- '
ara da quel ùiale non trasse tut-
to il bene che dovea. Tanto né
ricavò un vantaggio ^ande ; sì
liberò di quelle epidemie , cui era
priniia sogsetra per la strettezza
delle straae ; Wrén fece il mo-
numento del addetta incendio:
una colonna dorica di grosse pie-
tre alta 200 piedi e del diametro-
di ij y sopra nn piedestallo alro^
^o , e di 21 ih quadrato . Nef
ai deé^trd è una scala a vi re . Nel
piedestallo sono iscrizioni allusi-
ve air incendio . Egli architettò
il teatro d* Oxfòtd , il Coilegia'
dì Chelsea, il palazzo di Msd^
bòrougli , il paiàzto d* Hampton-
Court, la chiesa degli Archi , e
Quella di S. Stefano che vien re-
Pietro di Roftia. La pianta è a
crocè greca, a tré navi,, coinr
<fappelle sfondate^, con una cupo-
la in hiezzo' alti 338 pi^di ; tut-
ta la' lunghezza delli^ chiesa è di
576'. LtL facciata, è à due ordi-
ni ; il j^rimb di éolonne corintie
isolate con intercolonn; uguali ;
il secdndo i cohipòsito . Ai lat^
son due campanili di Colonne i-
^òlite. Non vi sono risalti . Se
S. Pietro è più grande é più ric-
co, S. Paolo è meno difettoso f
da chi fif incominciato nel X67Z
fu terminato nel 2710. Wren fiì
d* un carattere sì modesto che si
attivò il disprezzo degl* ignoran-
ti ; egli era veramente cfoffò , é
perciò studiò a non imparare le'
mutiliti brillanti , e perciò nonf
parlava che poco e di rado .
2EC-
coUrmentc; é air esterno ileco«
raro in modo che si ricòqosca
subito per iéoira^ ,. .. ^^,,,
TELA prima dì Neroire non
fii adoprata nelle pitture . Dopo
il ristabilimento delle arti sj è
dipinto per lungo tempo in legno'
o in rame. Ora Tuio comune è
in tela finji o grossolana secondo
Ja pratica degli artisti , .
^TEMPIO. Ecfco là in fendo
^ Ut\ dritto stradone, in. me^zo
ad' una piazza regolare, un Tem-i,
piò ttittò di gran, piatte di tan
glio ) decorato d* i^n sol ordine «.
^ti"d* u(i basamento di pochi sca-
lini: ^ gP intercolònnj ,son. tuttx
u^ali , il soprornato ricorre con-
tinuo senza risalti, un solo fron-
tespizio ne fa 1* aug.usta froate»/
Lo stesso ornato' e 9I ji 4ietrò«.
i^d di cui me2;zo.s*e:;ge qn altr.'.
otdine jser Orologio e per c^q^par.'
oa . Si entri ^ e <'i scuopr^ /ut*'
to . Nott cappelle ti^ondate 9 noa
grossi piloni , ma colonne isfìh-,
re dello stes^' ordine près^ntanq^
aid ogni passò una .varietà ^ che'
incanta: niente di\<;orn.5ice j,,
iriehte di Cupola, altari ornati
(fi semplicità , cioè ^n^a piede:
STàllt ', senza colonne., scnz^,
ffòhtèspiz} 1 Quesr4 k quadrato ,
riti' in là ve ne sono di altre
forme. J \ .. ; . ,
^ TENERO. YcoloVì teneri $on
diéJcT' t soavr . ' Dipinger fenerd^,,
fAfhte^ h d^Thger (0)1 sipav,irà 1^
con morbidezza . La ien^re^tf
è'^nfifhè'.hcJle sculture e nelle, in- ^
ciiiionl r Gif. statvarj Fiqr^ntioi/
hMrno- aWiàrò ii'^«r« . ''
TEODOLI C Marchese C freisa.
mé'')'tiri6^^ m. 17^6, nobile kò-
n?aHé, iti ténf gen re cu bel^è arti,
archifertA In' Roma Ja'Chièijà di
S.'Wéf^ó e Warccl/ino' <Ji-passft-v
W) 'felibro' . 'Tassftbi'lp e àncora 'la
figura del suo Teatro <!' Argenti^
na. Fece anche una chiesa, ia
.JI^À<avastt»*«SgU^u uà rispetta-
bil uomo.
TEODORO in compagnia di
Zmilo e di Folo fece in Lemna
it laberinto sostenuto da 50 co-
lonne enormi I cosi ben equiii*
brfite su perni , che un fancii^^
ce Jc-i^voTay^, .>Ì"«ti> liWriiV|
tg Iw.a^ Plinio .greterito, a qw^H
li' di Candia e 4i Hglttq.. .Lq^
«tesso artista jcre^se inXacedemò-t
ne,r^difi;^io Ml\ Qwi»*>»^. che fqr^i
sé sarà st^o up poi;tjco , .afU c^t
volta eri sospesa la lira di,,.Trf
mgteq, i^unirq 4ji* La«;edeiiioni pei:.
av^r. aggiunto .<iU4ttrq. C9rdfs,^a>]a
lira antica »^,jPecc^Q grand^,jè I^^
innovazioi^c r TeofipfO/tti^ohe
scu^ltorj , é^li /5i gtttiMsce.y
iijveni^wpc df lU..Tegok,:' ^fjl , U^
e, di .idn(?iere }\ ferro e.tope spi-^
tue . Ma ii£^ ^.i iii^ Yn4«f*.Haf?
Tl^RMA, a ERjM A ijina ^t^^
tua, la jl{ jCi^i. patite. interiore Ì,.
a fo/m^ fii piramide .rqir^i^UM
Qpcstò. richi^u T infai^zjui, deUj ,
artCj quando .^i o^tientaira . dV
mcttey^ qna testa su 4^ ui}.' cè^foì^
Si destinano, le j,erme i ije'gù^
dini , e talv'ql^. f^i CQj:t\jif^ìpni \^
M^cJw signiiJcai^g ^ terfm\jnti^
.La sj4a forw.pvalf. MQi^^é'H,
eSscr? tìètrqppò corta, n$,Wpy^..
alliinigata> ,nh ^T^^]to ^j^i^i^ j^,
. su, né ^1 giù. .. ..' _.,s;.«t I.
.Le . jtesi^c mc^o^e h^tmsx 4e{r^Ic««
cànza cV.del, npt)ile,^;if grow,
. lanino ^grevez^ JtffW«?l».fe*'
aUS
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