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Full text of "Dizionario delle belle arti del disegno, estratto in gra parte dalla Enciclopedia metodica"

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33 


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DIZIONARIO 


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BELLE  ARTUUBX  ^DISEGNO 

|;Stli^TTO  IN  GfcAN  PAllTi| 


£)ALLA  EMCICLOP£DIA  METODICA 


PA     FRANCESCA     MILIZIA. 


:rOAfO      PRIMO, 


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NOZIONI 


PRELIMINARI. 


Il  germe  ddle  Belle  Arti  {a)  è  nella  natnra  dell'  uo- 
mo •  Tutti  abbiamo  una  necessità  indispensabile  d' e- 
sprimere  »  di  disegnare ,  e  una  inclinazione  ugualmen-» 
te  d'  imitare  quel  che  ci  colpisce  i  sensi  • 

Le  nostre  sensazioni ,  il  nostro  sentimento  ^  V  amor 
di  conservarci,  e  di  cercar  il  nostro  maggior  bene,  ci 
spingono  a  esprimere^  a  disegnare,  ad  imitare. 

Questa  necessità  e  questa  inclibazione  si  manifestano 
co'  mezzi  seguenti . 

i.  Con  movimenti,  o  coli' azione  ijel  corpo. 


2,  2. 


(«)  Belle  si  sono  àettt  quelle  arti ,  che  hanno  p^r  oggeN 
to  di  abbellire  tutte  Je  produzioni  della  natura.  Bette  ancora, 
perchè  provenienti  dalle  pia  belle  facoltà  dtW  uomo  ^  dai  pen- 
siero f  dalla  immagi naK.ione ,  dal  sentimento . 

I  Greci  e  Romani  diedero  a  queste  arti  il  nóme  di  hihera^ 
li  ^  perchè  non  potetran  esser  esercitate  che  da  soli  uomini  //- 
beri .  E  che  tem}>i  e  che  paesi,  quando  ì\  primo  e  il  j>iù  gran- 
de di  tutti  i  beni  ^  la  Libertà  non  è  in  tutti  gii  uomini  7  Si 
•eguitano  ancora  a  chiamar  Arti  Liberali  dove  non  è  Uhrtà^ 
£n  dove  è  detestata  . 

Sieno  per  sempre  hlle  e  incerali  i  le  lor  produzioni  sieno 
bellezze  imitate  con  libertà  regolata  da  poche  leggi  «  e  noa 
sui  da  servitù  oppressa  dalla  autorità  dì  maestri  dispotici  • 


p 

1 


V- 


m  iké  facohàì  sdno  itt:4ià^$w  M  noil  .dUtrìbaite  ia 
dosi  difTerenti ,  e  frammiste  insieme  io  differenti  prò- 
porilòni*     i  '•,:.-.•:..,..  .    s 

^'  Gli  uomini  < che  ^hftnnp.pià.  immaginazioBe ,  sono 
piò:  Ad^i  aU'2osprem0Q^.ÌQieiIe;tiiAle.  inolerò  die 
ne  hanno  meno  »  sono  piik  propri  alla  imitazione  scr- 

•  Ma  affÌRchè  i  prinil  pbriino  U  Atti  verso.  la  perfe- 
zione, à  necesfiano  che  sieno  diffuse,  e  stabilite,  ael^a 
sòcitcà'id^eltbere^  grandi ,  levate,  e  .^e  tali  }de^  u- 
nahimemente  ricevute  e  generalmente  rispettata  abbia- 
no acquistata  un' esistenza  durevole.  .     :     ' 

Bisógna  anche  che  queste  idee  ispirino  agli  uoinini  , 
e  specialmente  a  chi  eserpta  le  Belle  Arti  t  desideri 
vivi  iT  ottener  lodi  dalfinaggior  nuineroy  e  dal  nume- 
ro pi?t  scelto,'  e  di  asiiBritar  la  rimembranza  de* po- 
steri. .  ...-,. 

Questi  effetti  possono  in  grand*  estensione  €$s?rej>ro- 

dotti  da  tre  grandi  e  universali  istituziani^  Elle  sole 
tori  capaci  dir  produrla  e  di  spaiS^e  idee-^ubìiml,  ^  e 
di  portare  al  piti  alt»  grado  ic,  .jbrgine  di  ipdi^edi  glo- 
ria ,  sì  potenti  negli  nomini  dotati  d' immaginazione 
predominante .  . 

'  '  Qvtcste  htitHf^mi ,  le  9u||i  $  $cabiIis,co9e  .senjpre  , 
benché  xbir  detk  differen?» ,  in  wce  IcSocitttà  che  si 
organizzano ,  hanno  i  principi,  segmenti  •     . .   ^ 

1.  Sentimenti  d* ammirazione ^  d'  entusiasmo,  dì  ve- 
nerazione per  valentuomini  che  si  sono  discinti  dal  co- 
mune per  le  loro  qualità  straocdinarie  • .  ' 

z.  SeùthoÀiti  religiosi  ispiiaii  a|U   uomini  o  dalla 


VI 

loro  cdi^^eata ,  o  jatla  debolezza ,  o  dà^  prodigio  o da 
rivelaziooi. 

3.  Attaccamenti  profondi  e  suscettibili  di  esaltazio- 
ne, che  gli  uomini  acquig:ano  per  la  loro  patria  »  col- 
ia qaale  giungono  a  identificarsi*^ 
-  Quando  quésti  sentimenti  si  comunicano  e  divengoa 
ananimi  ad  un  certo  punto,  producono  manifestazio- 
tii,  the  si  chiamano  Culti.  \  Culti  si  possono  distia- 
'guc«*e  jfn  Stoici  ^  Kètìgìoù ,  Patrioticì . 

Questi  Culti  uon  si' possono  manifestare  che  per  i 
'  suddetti  linguaggi  liberali,  o  sia  per  le  BcUc.  Afti  9 
'  d^é  quali  eccóne  il  quadro  distinto  in  due  classi  • 


Q   Ù    A    P    R    O 


..  Xh^ìt%^^\  Aari  o  L^NOOAGGf  Liberali  9  «olxa. 


9|kFM^^N94  ^B  K^   DIATI N(QUE  Tfcè 


»     .1 


^rtì  0  Jpnguaggi  ài  prodfés<jo9$i  pransitorU 

^  istantanee . 


i  «  Atte  della  Pantomima  -  Linguaggio  di  Azione .. 
i*  Arte  dèlia  Parola  •..  -  -  Linguaggio  di  suoni  articolati . 
3.  Arte  della  Musica----  Linguagg.io  di  suoni  modulati  • 

.     r  *  •  f  »  • 

I  I >     ■     <  *       a^  '  %  ■  » 


I  • 


ifr. 


e  durevoli  m 

linguaggio,  per  la  imita- 

A  -    j  !f    o    !-.       M    ^^^fi  delle  forme,,  .e  di 
4,  Arte  della  Scmtnra   \  ^     .    ,;  •    ...i. 

T  .       .         .     J  ^"f ^ .  5^4  'PSSetti  visibili  e 

7    C.M'^SQ^gip   per.  disposi* 
j  Arte  c^elPArcIiitettura  <  *  zìonì'  ing^^aose  e  sigpifi- 

.     .  cari  ve  degli,  edifici  « 
r  Liaguaggio  per  x.  cplpri 

6.  Arte  daià  Pittura'     ^applicati  epa  intdligwi- 

^  za  su  le  superficie . 

Dacché  rinoma ^^  applicaa^ perfezienare  le  soprad» 
iitttz  sei  Belle  Arti ,  si  sforza  per  guanto  puì^di  dare 
alle  produzioni  mobili  e  passeggiere  della  Pantomima  ^ 
della  Parola yiAÌ2L  Musica  la  durata  che  loro  manca» 
£  a  quelle  che  ^^ono.  £s$e  e  durevoli  ^  >  aUa  Scultura  j, 
flir  ArchtMtuna  |.  alla  Pittura  f  eef€8  di'  dare  il  movi- 
mento,  di  cui  SODO  prive  5  6  almeno  qualche  idea  • 

Ma  la  perfezione,  di  cui  sono  capaci  queste  Arti^ 
dipende  assolutamente  dalk  tre  menco\)^até  Istituzioni 
de*  Culti  •  Quanto  pia  le  grandi  Istituzioni  s' innal* 
^ano  j  maggiore  è  V  unanimità  e  T  el^i^azipoe  ^tllc 
idee  ;  e  allora  le  Arti  vanno  al  sublime-  AU'incon- 
tro  se  le  grandi  istituzioni  s^  indeboliscono  %  si  cor- 
i-ompòno  9  le  si  rendono  incoerenti  y  addio  unanimità  j 
le  Arti  cadono  nella  servita  personale  y  neir  anarchìi  y 
ciascuno  si  fa  giudice  assoluto  :  non  v'  è  più  modello 
fisso  I  non  pi^  norma  generale  • 


/ 
/ 


^Qilèstt>  Hué^wkt  peitiotàit  l&ssèiutè:^]!biMi>dMpotisairt 
d' opinioae ,  che  soggioga  le  Arti,  e  le  degraisv  co» 
90^<U  4ÌG^0tÌBBX>'  ÌM"  pootée >  df^giarir  gii  «ottìtfi  aélla 

acfcàwiiài éV^oìV  >;•      ' V*  ;••'.,■"  •.  i       .1;    '.:.  é.,-,- 

ViOariejia^^petMmaittàì  ^QsHtfi  fM^  ^ 

ito  ytaaàr^'^voèacft'it  più  'gnni.pttrMidt^disoakiìtiitiflRw 
iàli  Jz£<dri>pD(!rii.i0egBrG  the  Ri^rgoglio  cotsaaiuto:^ 
Ì€[89otàtiàà  iCoMoira;idt>i  ^  ito  iciDptatezùi,.  r  capricci 
inquieti ,  malanni  tutti  attaccati  alla  personalità  ^^  moik 
sienDnsen)p^.tff^(il:i(lor  tatto  Ì6r>cagiom^ikl  irtviai$fta« 
n»  Y  (dAlto  qomaiaor^  t^tHUiso^o  disilff'  Arii^   ma  'oncbe 

<  :Sr  Nsvionn  este^-e^-Jb  ri  de  'decadono  ipi  iqimtò  f  niè 
cipaioin'  infivttsUls  pec  l^andamdóm  iléile  .cose  mas 
dsyf  r^m  ati.lP  alcunarrist^rsB  «he  le'rificabilt^cft^^rcpisD^ 
"peAsca  fe'cadàtr,'0-alnImt»ia•*Tit»rdì^'^•       -•     ^.:ko 

r^&ù'  W«  Q'^è^ilMvr'  Qiwiwirtscirta^iè  n^'Jktgtteaà 
Personale  stesso*,  ina  illutiiinfita  e  ben^ìrttfiso  J  ^  .  :  "  : 

;  Quésto? 'i'nt«fS5fe'  pctònm  fafai  iMSfióiratb  .^^franto?  ^ 
vagiiàv^se  batKSKioiJ'fc  Kgréa*r  mbtte^-T&ntì.  sutld^ttfc 
istittìaioéi  r  lcTfe)Iff^otrnipo«febtiw  per  ^ptodinrcc?  Mee  si^ 
Uinrij'  nbo' pc^.pf Ridurre  ineile' Bolle  Arti^cbe  beHe7s« 
2C  di  ìfonvemenza*  *  **    ^ 

>  •  Si  jstaBiKscono  *  «tladont:  .naturai  x  indisponiabifi 
f^iiikadm^  )  fiiB  k  fohnc  '  e  F  ùid  d'infiniti  og^ì- 
tf^/D^/i^str  (SoIfe;(il9la«icmi  ^ub  cqaiÀiame'  otta  bellezza 
tUtiiétò -ioaveà^ . '-Sc^  le Aiijmte  t  gij'' abbdiimcmti 
4}0iitadtttccai  i^nso  d' os^opera^  '  ciQnmtfdkcm$;tab(DeQtc 
Ì'tiimess0^pei«oaaié'  di  lehi  ne'  faà' desdsana  F  osò ,  chk 
A  tt(»Mj^o$txiàx^^  )sfi^^         £dettà  ^U  ^cHitài  .ili 


SCI- 


Minttc|lci>^^<)^^s^ttiÉl(^     |i&<ijild  pòsdbflir  otte! 

volgarmeate  si  è  credato;   liia  da  istituzioni /jàtàÌBpe»*. 

^Mia  iAtiii^ìsi<iebnM:de  AiFti  nóci]  ]K>$soBib«2ii$sèBtB»  ^  nò 
«Icirailsi  seiiu  óìtò««f0}/i;  ^iBèc^H^otovihDacseiibs.^sl  ìdift 
-mt'it^ctiittar  ai *^hfii-( compi  dili^  'GiRteia^ii  l6>ai  ànol  «a^ 

l'QnBUaiNiafioaB'i^toaèi  inatta  lelìtiii)  hènigaa^  dajak 
9ll»i]Uì  t.nUopiB'tsAcilariJIiibsoy.^eii^vgicD  >*  rkcDf  crifa^ò  con 
culto  religioso  quegli  uomini  ch'ella  suppose  ^dotala 
dh^iSennpi  iquaittèi  gritadi'/efcSenfidié'»  e  a^qflèl  dBtò 
tianè  kobeilfltac  idoUftnBàmrsf  per  iaoànéartB'  còit*  aljb 
gDfiie3fÌ9e3laiiasQBÌre>  il  (ttiQi»V':i''scasi'J  E  Hn^aggl  ìk 
quella  istitu2ioifé  <àc^'iss(<it|fit0ni:>eoergidfe/iied-8i^l»tN 
ào^pirodotìbi  khe^^diaegiiaiZMii  ingtgflOK^  sHè  iihksh 
zioni  sublcln^^i  r-jt)  ^  v.:  .jjm  .ji;.-  t  •  ,  >  .  >  ,v*.  >.  >V 
i!e  fittftoqhe dauiGrecia  rete  dhoalofib  gli  uoernhi'  ^aiOe* 
feiy^^ffrieoyTi^oteosr  eotkò^ird  liutoitoib.  le.  Arti  >  vi^ 
vnck^IilcRmiUiÀqcòa  qìo^dUac'  i^ttteezai.choisL  dMmsi  ii 

forme  umarie.  -  -  »      -    ^^^  '••  " 

:  ':  rdlinocpdorso  !jdi  qncsÉeri  dtv:Ìf»biK/c^f  si  ieiici  'pcr •  fé' 
'Aitr<»3BÌaìts6r6  i  Grecia  rssdeiicsi  araert  i^er  la  iibert% 
c^pckl^ik  ipatroBi^  &9fal.;eDei^t:  quaiiorirrìi  i^Ieiùdeii^ 
dnmmilisMfaip^  H  paceidtisrnoi^ianQOo:  su  kilibèrtàff 
^>HSam.^ifQacè0ral^ii4er.i[|rx:Mx  in/ctrtti  iDadiefa  d4k 
£tAti(fiii  i  taitBdwrQUdSMVÌrì3Ìi>i<ki«'Oniirarfl3J^ 


cor- 


pii  vivo  splendore  r  eRtusiia$ipo  e  U  gloria  ;;  prio^W 
«  ftwi  so5ig§nte,e  rkoiwpens^  di  m(m^  é  scotimcQ- 
ti  9  e  di  produzioni  sublimi  • 
f;  t?Aziwe,e  k  i:«ii?ioci«.  reCÌpiroca;.i&tteig9*pdi.J^^^^ 
«/owì  portaron  dunque  le  jBeHc  Artii  4he:  n'^raa.  i  ve^ 
img^a^ir,  adw  gr«.tla  di  ecfldtósaa;  .«c^elko^  tale, 
che  fin  d'allora  siaajOEiina  $e9»  Vm  .polfirvi gittn^p^c^ 

.  E.  ^aie  giungerai ,.  se  $0^0  catabiaw  q^elk  Isìittt^io- 
ai,  e  51  è  invertito- i'ordifift  Mt  <2osc.€^  d^rll^  idee? 

Le  5^ie  Arti  ora^on;  .3oao  che::a«i  ^iwfeW^t   •  . 

Si^coqtideriao  le.  oozioni  adattate  ai  ak^Spo  wmpa  e 

«i  l^pfttlù  cosinoli  .    :      •      ',  r    •?        t      )^.  :r/        / 

•J[.e  nostre  Arti  vigono  *ini  CI ist<>  dLwgWPWPf^l^V'? 
4t  opeiazioni^  Perniili  professa  ^|yi.afipI^.aSio  -di  pra- 
durrc  •  opere  gradevoli  i  e.  qualche  voka  *  ufili  ^  p9^^? 
jistilca  un  sentimcotia  f«ammÌ9to  d*  iiite;:««6e  e  di  pi^- 
riosità>  ■■:■'. 

V  inicrcsse  deriva  dall' hitelligcò«m«>wat^  m  ^uaa 
icrie  raecodka  di  opcfttzioni .  Da  queste  ^^p^r^ioni.  ri- 
iultaao  delle  opere  gradevoli  e  fìtilii  ibe  ;  pro4ucoa 

piacere  e  stima  •  ..:''. 

Di  pia  :  queste  opere  sono  speeialminte  iipita^oai 
ravvivate  dall'  espress  Jone ,  ò  da  disegnazipni  iqgpgao- 
se .  Quindi  la  curiosità  di  giedicareva  qual  .  gado  di 
perfczioàc  esse  opere  «)B0  giunte  ad  imitare  j  a  dise- 
gnare, ad  esprimere. 
*  Il  cammino  poi  elementare  e.  pratico  dellQ  Arti^  è 

il  segaente  :  '  i 

Una  serie  di  ragionaDàenti  indispeasaWli  •  ia  qualun- 


ditata^,  fctìrma  la  Teorìa  di  ciasfcona  dette  ^rtl\' 
Pratica 0  *  •.'    >^   ■'  ->  •   '-   .    •'■   -*•  "^  •  i-- 

La  F^^ìvtf» Còmoda  dalic^priiDef^  osse^va^ktoi  htk  e 
A'$poste  coiJ'  onliaejrfi  «uo*  aggetto'»  '-  »  ^  >  '    •;  ^  ' - 
'   La  PtatUa  éoanacia  dalie  ^rìme^operaiiioat  fiec'es&a^ 
Tie  e  impiegate  l>e*  T  éseciiiione4eil*  opera  i      ^  ^  '  - 

La  Teorìa  t.h  Sratka  debbon-  dirigerai  di  tòiic^to 
al  ttimìtkty  dèA^  r  èsfioèzioae  é,  tampka '.  Quantt)  em^- 
glio  ilvloro  caniffikiO'  i^ot&bioata  per  ^jutar^-  ^im- 
1>i'evoInjeffte ,  tanto -tniglior<^cee9$o  ha  T  jssedjteioile  • 

A  tenore  di  questi  elementi  è  quésto  Dì^sioniark) 
tìdle-  Selt6  Arti  del  Disegno  y  t^ichiamandgle  setdpre 
aite  ^"^ìt^  ptvkiianu  Vi  «i- sono  talvolta  riamte  ìà- 
siémc  le*  si^i -Aifti^  perdiè  avendo  la  stessa,  origine  ^r-^lo 
^stesso  destimi V  'debbono  avere <  nmlte  regole -tdibaQi.. 
Vi  si  è  anche  associata  la  Morale ,  perchè  il  più  gran 
Vantàggio  delle  Arti  è  Ài  -iìód  ^separarsene  nai  ;  S 
'  Dae  isirco^aaze  influiscano  ^ssenzialmeaeie  al  in- 
gressa (felle  Belle  Arti^'>  la  umperatma  de"  Cl'mij  /^ 
Lìngua  scritta  .  ,  n  ....?•:  ^ 

"  Stabilire' sai*  gradi  disile   umperatun  diCliiniì 
Sgradì  deiri^tétligenza  umana  )  é  un  sistei^a  destituto  di 
'  osservazioni  •  Quello  cbe.  è  certd ,  è  :clie  i  rigori'^tc^iQi 
•del  freddo»  e  gli  ardori  eccessivi  d^^clinii  arden^^soqp 
ostacoli  fisici  infinitamente  contrari  allq  sviluppo  e  #1 
progresso  delle  Belle  Arri ^  perché  Io  sonoiugoalniea- 
te  alla  buona  organizzazione  de' corpi,  come  all' ^er- 
cizia  e  alia  '  prontezza  delle  ftcoità  delP  intelletto . 

Che 


Che  il  lingù^io^krMo  éa,  nictesàèio  al  ptoèréssd 
delle  Arti ,  è  fuor  di  du&bro  • 

Dacché  gli.uommó^Qf»  rìujiitiik^sQcietà,  tatte  Itf 
gesticolazioni  della  Pafirnmima  cnnn  insufficienti  per  i 
lóro  scambievoli  j)ispgnig.,^E'^qc|isi^ehsabiIe  il  suono 
articolato .  Non  v^  è  co§;riizione  di  società  mute  •  Si 
sa  (ensì  «be  «alcune  lìazioni  pei*  molti  secoli  hanno  i- 
^gflopàieo  T-apte  dii'SCi!dvd!rév<À>^teKctelk3jpiàiil§ts<iose'| 

«h^'-dipmge  fa  pai'ob.colipa^l^r.e.cagfasftcciii'f  .'    .u     .» 
^;;-Mà  qmtti  'spctòitò:  iìdisjièttsi^flr ;'è«^'>fa5(nétt^^ 

fedelmente,  e  per  niigli©i|a«  (eoisemriòfii  e  i  ra«i<J^ 
cinj ,  non  reca  anche  d^gtntGMX^àVenknti  alle  Arti,  i? 
Pur  troppo.  L'uòmo  nèa  può  avét 'bène  seftia  qual- 
che male.  >  »  U       3  a  t  -t 

t:a  scritnira'  n^rawre/^e^      ■  ciwri ,  *;  bfe^afrie , 

.i|ilir>(teiì?^/,4ul|bi;;l|^,^  ìon  k  resta  d'inaltc- 

4:^'^  it^c.ijtfieìlp  cH\^  jsottoj^ess^  -à' dftnostratióni  rir* 

- -q  Quanto^. più;  k:  Atti  ^6a  prive  dell  influenza  deHe 

'^'fàntìi'lstitu^ipni ,  maggiorniente  deBbon  appoggiarsi 
su  le  Scienze  esatte  •  Onde  le  Bèlle  Arti  del  disègtfo 
debbon  fer  capiicale  deir  AnatLomia ,  della  Prospettiva., 
deUa  Ponde^^ione ,  delki  Statica  ^  sciente  positive  e 
infltcrabili  • 

'  Per  conoscere  il  legatine-  che  hanno  le  Belle  Arti 
del. disegno  colle  altre  A'rti  Liberali  e  Meccatìicliie ,  e 

'  cx>llc  Scienze  i  si  dia  uno  sguardo  al  quadro  seguènte* 


QUA- 


<•  ' 


DeL|.E    PAkTI    PI^IMCIPALZ    CHE   COSTITU^^COHQ 


'  'li. 


.•■'■1      (- 


■;i::,a-;::i;.  l 


:<;  r^;-'  '-r 


'^"    C'M)! 


^^Ih^  atitfirde'iUAMlHdlrU  il.'  ongìat  sipdffié  éeA(^(^^t 
<;el  Disegno  bsi  per  b^se  la  nasuta  1 4el  Disegno  ha  per  ba»  i  ipo- 
^leii'uomo,  il^<ì)&(fe  WbiVdgHé'é:    ikl^li4ìiéitVS^knti6ftìV  ^li<]ibo(t'i0i. 

L  o  1^  q       Uso  .'j!>  jr  :?n> 

,     .  Ctile  ^  1    utile  e.  Gradevole  Gradevole 

~SWPU^ft>«Ìi'''3  ^t^À  AWkììfti  Ùhffalii  '  '  1É<eP  piacere ^Mie 

alla   Sttria  p^r   rap.    fibr  per  facilitar  Fin.     di  nionMn}ff)|E^  c^tiì 
or^enttroc  Ltatiji  f        telligenzàdi.  quantQ    fk^trt  Patri gti che  , 

Per  la  Teoria  Per  k  Pratica 

'£4Ì  l'IPOM  d«'priacjpi,necefli)rj.  I     Ef crcixio  abicuàlè  aètr  arte . 

^c*"* "■"      ■ 

SU   i    .^,    ^»,^,,. 

su  gli  effetti  della  luce;  ài  materie,  di  preparazioni,  à 

su  jili  effetti, delle  passioni i    di  uco  che  se  ne  deVe  fare. 

«Il    .    .^^m.1    J_» '.'.: *.•  . 


ope. 


su  I  moti  de*  corpi,  viventi  ; 
A  '^h  ^^'  »f(*<i*nti  della  natura .  f 


Le 


tìe  Belfe  Arti  mn  ^ì^pùssùno^espotteimeglio  xhi  ii^ 
ttQ  Dizionario .    II  miglior  mezzo    per  far  cottoscer  fa 
Gt»e^j'  ifc  (feBi$ftQÌd  >€sacsa«Kii€i^  i^«(»1»il8i^ 'e  falene  la 
siom  'coa  defiitii^ioi^ì  t&&cfì3*^  'Ii-I^i($aatJo  Ql«r^  gur^ 
sto  vatÀias^ia ,  r  ba^rilrro^^dirsbaixdire  ogni-  sistema  sf 
foiwdto'- ftlie  Arti' r |[Hqi  Sereracs;  ^^ -vi:  i-    i    ^-       ;      l\ 

V  Arte  non  é  che  collezione  di  esempi ,  di  ossci;^ 
vazionì  i  di  riflessioni  ^  che  si  prestano  scambievolmen- 
te forza  e  lume  per  guidare  l' intelletto  *  Ma  il  voler 
^trasformare  le  osservazioni  in  precetti  inviolabili  9  e 
per  qualche  riflessione  sopra  esempi  particolari  dettar 
leggi  assolute  e  generjalij  è  andar  contro  l'intenzione 
de' primi  maestri ,  é  offehder  la  libertà  dell'intendi- 
mento umano  e  condamraricr  ad'una  specie  d' immobi- 
litar..Meno  male  abbandonar  l'ingegno  a  se  stesso  che 
incatenarlo  in  una  prigione  « 

In   questo   Dizionario   si   é   fuso   quanto  abbiamo 
de'  pia   accreditati  Autori   antichi  e   moderni    su  la 
teoria'  e  su   le   produzioni    delle  Belle  Arti  del  Di-* 
'segno. 

Non  vi  si  é  omessa  totalmente  la  loro  parte  ma- 
nuale  e  meccanica,  quando  è  però  nobilitata  dair 
uso  che  ne  fa  V  artista ,  Tutte  le  operazioni  deli* 
uomo  han  bisogno  della  mano,  la  quale  per  pro- 
durre e  rappresentar  un'  idea ,  ha  da  impastare  e 
da  impiegar  colori ,  ha  da  stemprare  argilla ,  scar- 
pellare marmi  :  ciò  non  è  pii  vile  dell'  esercizio 
dello  scrittore  ,  che  per  comunicare  i  suoi  pensieri 
maneggia   la   penna  .    Delineateci   idee  ,   esprimeteci 

sentimenti  «   dipingeteci  passioni ,  presentateci  imma- 

gj- 


gài 9  ti»' e*  kop&tts^  iéio  stmment»  J&  cui  va  i^- 

vite?  •  '  •    !    ;     u    >  -  .    ■'  •■     '        '     .  -M  •./    : 

Gli  articoli  «sacasiali  di  .questo  Dizìotiaricr;  ^np  ^ 
st«si  a  siiffiQifiiiza  A>  formaro  tia  tratcaco  s^goitc^  di 
Belle  Arti .  Cfai  vuol  ^^itiroc-  il  filo , ,  può  legger^ 
li  secoado  i'  ordine  cbe  si^  metterà  otl  fine  ddi' 
0pera« 


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V 


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-T^* 


J)IZION.ARIO 


PELLE 


^ei^LE    ARTI    DEL  DISEGNO, 


ABA 


A. 


3AGO  è  la  parte  fuperiore 
«lei  capitello  delia  Colonna .  La 
parola  s^aco  significa  inalt/no. 
Gli  antichi  Matematici  sì  servi- 
vano d' una  tavola  inalzata  .e  co«> 
?etta  di  polvere  per  delinearvi 
e  loro  figure  *,  quindi  abaco  V 
aritmetica. 

U  Akaco  fu  'ù  primitivo  capi- 
tello .  Se  se  ne  cerca  T  ori&ine 
neir armatura  di  legname ^.V a* 
baco  non  Ai  che  un  pe^zo  àX  le«- 
gno  «quadrato  posto  su  la  colonna 
per  cicevervi  meglio  V  architrar 
ve .  Da  principio  fu  grosso  e 
aggettato  «  come  si  osserva  in 
quelle  colonne  doriche  greche ,  le 
quali  conservano  fedelmente  la 
storia  della  loro  origine .  Fu  in- 
di una  parte  àt\^  ahaca  tagliata 
a  sbieca  >  e  se  ne  fec^  V  echino  y 
o  sia  1*  ovolo ,  abbelUto  da'  taf* 
finaraenti  delharte  •  Finalmen- 
te V  abaco  non  fu  più  che  una 
porzione  del  Capitello. 

U  Absco  è  un  membro  de*  più 
importanti  della  solidità  reale  e 
apparen  te  del  1*  A  rchitettu  ra  ;  e 
perciò  è  stato  iim)ieg4to  sempre 
e  /l*  per  tutto.  Gli  Egizi  1'  «sa- 
ÙÌK,.  B.  Arti  T.  1. 


rono  spesso  invece  del  capitello  « 
e  P  usarono  di  varia  forma ,  per 
lo  più  d*  una  sola  pietra ,  e  alle 
volte  di  tre  una  su  T altra,  quasi 
sempre  nudo,  e  talora  ornato, 
I  cinesi  impiegano  spesso  colon- 
ne di  legno  ^nza  capitello  esen-* 
za  abaco .  Peggio  quegli  archi  te  t-^ 
ti  itioderni  che.  omettono  l' aba^ 
co  e  conservano  l'ovolo. 

Neir  Architettura  regolare  V 
abaco  è  Una  parte  essenziale  e 
costituente  del  capitello  .  Varia 
«epoiklo  i  varj  ordini.  Nel  Do« 
rico  e  nel  Jfonico  è  quadrato  * 
Nel  Corintio  è  incavato  nelle 
fàcce ,  e  nel  mezzo  della  curva  è 
una  ros;i ,  Ne'  Dorici  più  anti- 
chi l'ajtez^a  deli'«^iico  è  la  mer 
tà  del  capitello  ;  ma  ordinariar 
meqte  non  i  che  il  terzo.  Ne' 
Dorici  di  Pesto,  e  di  Siracusa  V 
aggetto  deir  abaco  è  maggiore 
che  negli  altri  monumenti  ;  il 
che  dà  al  capitello  un  carattere 
imponente  e  una  straordinaria 
grandiosi  là .  Nel  Corintio  V  air 
tesza  ordinaria  dell' ^^«^0  ^  la 
settima  parte  del  capitello. 

ABATE  aNtcoW)   n.  a  Me* 
A  dena 


/ 


%  ABA. 

dena  1512.  Fu  da(  Fnmatrccia 
condotto  a  Parigi* ,..  e  dipinse  a 
Fontainebleau  ì  viaggi  di*  Ulis- 
se .  Edificò  i£  vecchio  Castello 
di  Meudoi»,.  e  fa  tomba  di  Fraa- 
Cesco  I.  a  S.  Dionigi ., 

ABATOiy  si  chiamava  a  Ro- 
di queir,  edificio  dove  nluno  po- 
teva entrare ,:  perchè  rinchiùde- 
va un  trofea  e  due  statue  di  bron-- 
zo ,  che  la  Regina  Artemisia  vi 
avea  fatta  erigere  in  memoria  del 
suo  trionfa  dopa  aver*  sorpresa: 
quella  città». 

ABBAINa  e  una  speefe  di  fi*^ 
nestrs'  a  forma  di  spiraglio  per 
illuminare-  le*  parti  cosi  sotterra-' 
nee  che  superiori  èìi  un  edificio  • 
Queste  piccole  aperture  si  hanno 
da  accordare  cplla'  decorazione 
esteriore  ed  esterna,  della,  fab-^ 
brica» 

ABBOZZO  non  è  schizzo v 
cioè  un  primo  pensiero  appesa* 
indicato  ..  ÌS  abbozzo  è  \\  prima 
lavoro  d' un'opera  già  determina- 
ta ,  cEre  deve  servire  di,  guida 
per  i  lavorr  succcssivf  ,•-  in  con- 
seguenza* vf  debboti  esser  fissiate 
Jc  forme  ir  ^  }  colori*  ^^ 

Ha  significata  dfverso'  ah^ 
ho9^ar9  una  statua,  uq  basso 
-  rilievo ,  un  rame  :  ciò  vuol  di- 
re mostrar  alP  ingrosso  le  for- 
nje  e  i  delineamenti  At\  tutto  in- 
sieme.. 

ABIDO  antica  città  d'Egitto 
suf  Nilo  verso,  la  Libia ,  m  ri- 
'  marchevole  per  il  tempio  di  Osi- 
.  ride ,  é  per  ii  palazzo  di  Memno^ 
.  ne.  Palazzo  maraviglioso,  in  cui 
irra   una  sorgente  profondissima 
•  per.  dove  si  discenaeva-  per  una 
scalar  a  lumaca  di  pietre  tragran- 
di connesse  a  maraviglia,    vi  si 
'  yeggffna  molte  belle  colonne  an- 
cora  in:  piedi   con   cai)itelli  di 
bei  granito.    La  maggior  parte 


ABI 

de*  massi  di  questo  edificio*  son 
ornati  di  geroglifici,  e  di  bassi 
rilievi ,  fra*  quali  si  osservano  le 
immagini  ^i  Osiride,  di  Anubi» 
e  di  altri  strambotti  Egizj . 

ABUSI  in  architettura  sonò 
pratiche  viziose  introdotte  daar- 
tisp  irragionevoli* ,  e  seguitate  da 
artisti  hzlmóX .  Palladio  ne  fece 
un^  capitolo,  e  non  ne  numerò 
che  quattro ,  Perrault  ne  conte 
otto .  Se  que'  maestri  scrivessero 
adesso,  (\&  farebbero^  tomf.  La 
natura  degli  abusi  è  di  moltipli- 
carsi ,  pefchè  fa-  natura  dell'es- 
sere ragroirevole  è  di  ragionar 
poco .  \\  ragionare  porta  fatica.» 
Gli  ahùst  provèngon  dagli  erro- 
ri, t^^\  errori  dalla diisartenzio- 
/ne.  L'atl^n^ione  è  penosa.  Gli 
artisti  attenti  eviteranna  gli  àhu-^ 
sij,  e  le  loro'  opere  corterre  pos- 
sono finalmente^iìidgere  ad  estir^ 
parli  • 

Gli'  abusi  più  comuni   in  Ar~ 
chitéttura  sono  r.  Colonne  pan- 
zufe.   2.  Modiglioni  ai  frontoni 
perpendicolari   all' orizzorité  •   3. 
Modiglioni  ai  quattro  angoli  dell* 
edificio,  e  dovunque  non  posso- 
no esser  travi.    4.  Dentelli  fuor 
di  sito.  5.  Cartocci  per  sostegni. 
6,  Frontespiz/  rotti;  7^  Cornici 
troppo  aggettate.  ^.  Colonne  ba- 
gnate, torse,  spirali ec  9»  Com- 
penetrazione di   colonne>  e  di 
pilastri  ^    IO.  Accoppiamento  di 
colonne; «^  it.  Metope  oblntighé . 
x2»papiteIlo  Jonico  senza  la  par- 
te inferiore  deir abaco.  13.  Un 
ordine  che  abbracci^  più  piani . 
i^  Unire  il  plinto  della  base  coli' 
estremità  della  cornice  del  piede- 
stallo, 15.  Cornici  architravate. 
x6^  Interrompere-  il  cornicione  » 
27.  Profilar  le  imposte  su  le  co- 
lonne .    Ti9:  Dar  aile  imposte  più 
Aggetto  che'  ai  pilastri  »  19.  Cor- 

'  Ilice 


ABU 

lìice  superiore  per  appoggio  sA 
un  altro  piano  superiore .  ^o^ 
Tagliar  gli  angoli  ^f^li  stij^iti 
étlk  porte  e  delle  finestrS ,  e  far- 
se orecchioni.  2 1.  Mensole  che 
non  sostengono  niente  i  o  chtf 
non  possono  sostenere .  22^  Fron-^ 
tespizj  dove  non  possono  esiste-t 
te  .  23.  Ordini  sopra  Ordini  al 
ili  fuori  dóve  non  e  internamene' 
it  che  un  pianori  24^  Balaustri 
dove  i  un  tetto  apparente  .  25^ 
B  qual  forma  di  baUt£sitri  ? 

Ijh  maggior  parte  degli  abuts 
nascono  dalla  smania  di  ormare^ 
r  più  leggieri  abusi  sono  padri 
de  più  gran  vizj  « 

^ACANT'O  pianta  per  decora^ 
2Ìone  del  'Capitello  Corìntio .  Si 
distinguono  due  specie,  di  acan^ 
ti*  Una  è  selvaggia  con  foglie 
più  finamente  tagliate,^  di  cui 
ciascuno  segmenta  finisce  con 
punta  piccante  e  acuta .  Gli  Scul-^ 
tori  Gotici,  ne*  loro  ornamenti 
delle  chiese  si  sono  serviti  di 
«questo  acanto  spinoso  •-  L* altra 
specie  chiamata  branca  urfina  pet 

aualche  rassomiglianza  al  piede 
eir  orso ,  ha  le  foglie^  larghe'  » 
lisce  9  ben  sei^uose  in  piccoli  lo- 
bi carnuti  ;  dalle  quali  foglie  s' 
alza  uno  stelo  guarnito  dì  picco-' 
le  fòglie  con  in  cima  una  beli» 
spica  di  fiori  piccanti  «  Su  le  co^ 
ste  di  Barbaria  questa  pianta  iet" 
ve  di  siepe  ai  giardini  ^  Questa 
bella  pianta  fu  dallo  scultore  Cai-* 
Jimaco^  applicata  alla  decorazione 
del  Capitello  Corintio.  V.  Ctf^ 
iimaco  é 

Ma  la  formi  rfel  Capitello  Co- 
rintio era  già  nota  molto  prima 
che  Callimaco  i'  adornasse  di  fo- 
glie di  «c^oto .  Gli  Egizr  Io  cir- 
condavano di  piantele  di  foglie 
sacre  \  e  altri  Scultori  lo  adorna- 
ixmo  diversamente  secondo  il  lo- 


ACC  3 

ro  gusto  >  e  secondo  le  occasio- 
ni »,  La  forma  fu  sèmpre  la  stes- 
sa ;  gK  ornamenti  variarono .  L' 
ornamento  di  foglie  di  acamo  in- 
ventato da  Callimaco,  fii  trovato 
si  bello,  che  ha  dato  if^nome  di 
Corintio  a  tutto  il  Capitilo  . . 

ACCApEMFA  -  E"^  in  Pittu- 
ra imitazione  d'  un  ttjoddlor  vi- 
vente disegnato,  dipinto  onior 
dellato.  L  oggetto  di  questa  imi- 
tazione è  di  studiare  le  forme  e 
P insieme  del  corpo  umano;  è 
una  prepafazione  pei*  esercitar  1' 
arte.  Dal  luogo,  dove  ordina- 
riamente si  fanno  tali  studf ,  ^( 
venuto  il  loro  nome  Ai  Accade*  ^ 
mie  4 

Una  bùóiiji  Actademta  deve  es-< 
Set  eseguita  con  un  fft  facile 
senza  negligenza ,  con  correzione 
fina,  senza  secchezza ,  con  tocco 
risentito  con  giustezza,  con  gU' 
ito  senza  maniera,  senza  stènto-, 
senza^  freddezza  * 

Chi  non  maneggia  bòne  il  la- 

1>is ,  maneggerà  peggio  il  pennèl* 
o  o  lo  scaQ>ella<  V  Allievo  ha 
da  far  vedere  nelle  sue  accadèmie 
qual  professore  sarà  4 

Il  disegnare  sti  carta  colorita 
di  turchino  6  di  grigio^  è  pia 
spedito  che  su  carta  bianca  ;  e 
perciò  è  più  conveniente  per  un 
modello  vivo ,  il  quale  non  può 
star  immobile  che  per  poco  tem- 
por,       ^ 

Clii  disegnai  un^iir(tf//^m/ir,  de- 
ve supporre  nel  suo  ModelFo  un* 
aflTezione  conveniente  all'  attitu- 
dine che  il  Modello  rappresenta  • 
Non  v'  è  posizione  d' un  viven- 
te ^sènta  affezione  .  Ma  per  lo 
più  sf  dispóne  il  Modello  in  una, 
maniera  pittoresca^,  senza  altra 
intenzione  che  di  sviluppare  o 
di  aggruppare  i  suoi  membri  ia 
una  maniera  gradevole  e  piccan. 
A   4  te. 


/ 


4  ACC 

te .  Allora  si  disegna  pecoresca^ 
^  mente,  si  copian  andie  i  difiet- 
ti,  che  la  stanchezza,  la  noia  «'• 
r  indifferenza  producan  indi^n^- 
s^bilmente  nel'  Modello .  E  coir 
questo  uso  il  ^iovan«  Disegnaieo- 
re  corre  rischrò  di  frasfòrmar  1^ 
arte  in  mestiere. 
*  L'  uomo  libero ,  che  non  è  «/«^ 
manierato^  cioè  affettato  per  i 
raffinamenti  ihagion^voli  dell» 
società*,  non  si  met«  in  un^atr 
ti tudine  che  non  esprìma  il  suo 
interno  :  4e  sue  dispoàizioni  este- 
riori Kan  dà  dare  qualche  segno 
"àelfa  suàaflfezionè  morale  •  L'Ar* 
•  trita  fin  dall'adolescenza  non  per* 
da  ma^  di  vista  questo  principio. 
"Giovinetti  ,  jche  ^isegfttfter  ac*- 
tiàemie ,  se  tirati*  presto  per  diir 
sbrigare'!!  lavorb  ImposttJ^i^  éir 
verrete  iairtegiai^l  e  non  artisti* 
'  Xa  lentezza  che  s*  impiega  a 
ftr  tìeriè?  con  -flessione ,  non  è 
un  tempo  pef^dùto;  si  riguadagna 
con  vantaggio ,  tfuand©  si  ha. ac- 
quistato r  aWto  dì^ar  bene.  '£ 
per' disegnar  beiVe  un  ModeHo  , 
fconvién'  considerarlo  édme  un  vi- 
vente sensìbile ,'  non  XJdnttó  unast^ 
hwsL ,  'ó  tiri  cadavere  . 

La  ptoptictò  nel  disegnare;  cfc- 
ire  esser  eseri  te  òì  eccesso  e  di  div 
htto^'  ebnse  r  Artista  Si  trascu- 
ra nel  suo  assettaménti,  cosi  ««• 
'sercitala  stia  Arte  .   Ve^i,  mo- 
bili •  5  '  equipaggi  5    ordinazioni , 
!j)orè^amentì ,   son  tutti  segni  del 
5:arattere  dell'uomo. 
"  ;    Per  disegnar  bfcne ,  convien  ra- 
'  giohare  :    ragionate  è  confronta- 
•>e .:  Si  confronti  il  Modello  diie- 
"cibato  con  qìiralehe  capo  d-  opera 
^wl"  antichirà- .  Si  fiicciano  Mìe 
^jlceddtmfe  a  similitudine  di.  bel- 
'  Ip  statiSie  :  si  paragonino;  se  non 
Vi  ^  -è  (viuscito.,  si  è  fatto  un 
gran  passo  vtrso  la  perfezione:  il 


ACC 

trovar  i  suoi,  piijni  iavo^i  di/eN 
tosi , .  è  una  cognizione  <ji  quel 
che.  si  deve  fare  .       ^ 

Aocademie  si  chiamano  altresì 
le  radunanze  per  .promover^  1^ 
Belle  Alti.  Le  scuole  sonq  laba^ 
«e  di  queste  istituzioni .  Buoni 
Maestri ,  buoni  Accademici  <  .  . 

Se  mai  è  vero  che  .  lo  stabilii 
mento  di  tali  Accademie  abbj;^ 
fatto  sparire  i  bupni  Artisti ,  co- 
me ordinariamente  si  di^^\  ^\ 
può  congetturare  che  ciò  «ascf 
ila  costituzioni  mal' intese ,  e  peg- 
gio eseguite .  Se  iì  scelgono  pror 
felibri  Inoranti  ,  più  ignoranti 
saranno  i  successon  ,  e  non  si  ar 
wà  ohe  un  progresso  di  mali  1": 
vece  di  beni.  I  concorsi  e  ij?^'' 
m}  sono  incoraggimenti  valevoli , 
se,  giustamente  impiegati  da  mano 
ja^estira  i,  e  pcstilèri ,  se^  brigante- 
scamente-, o  iigaorantemante  ^ 

Il    t»^  <  essenziale   éàlt    Arti 
,èeì}^  tib^ri^ii  ,   h  che  sieno  eflfet'^ 
.tivamente    libere.  Onde  il  fon- 
damento delie  Scuole  e  dtììt  Aor 
cademie.  sia  repubblicano.    Ke* 
pubblica  non  è  anarchia ,  né  lir 
x:enza  .   Regnino  pur  le  leggi  >  e 
•i. maestri  invigilino  alla   re;tta  cr 
secuzione  .    Sul    piede  dtììe  hcr 
•cademie  delle  Scienze ,  quali  9tQr 
riscono  in  Parigi,,  in   Londra» 
An  Berlino ,  ogni  nazione  dovrebr 
•benavere  un'Accademia   di  Belle 
.Arti,  in  cui  si  facessero  frequen- 
ti adunanze,  per  comunicarsi  s>J[i 
accademici  le   loro   considera^rio- 
^  ni ,  disqutfisaero  4  esaminassero  \ 
e  un  buon  segretario  ne  registras- 
se gli  atti  e  i  rifulbti . 

ACCAREZZARE  ^  toccare  e 
ritoccane  spesso  eoa  leggerezza  •  « 
con  !delicatez:(a ,  con  piacere  e 
anche  con  voluttà  ùo'  o^era  sen- 
za odTenderl^  ,  né  alrerarlai. 

Queste  canKX^    tolgono  V  a^-* 

prò. 


ACd 

ptd)  rAz  danno  anche    nel  Fred* 
dò  e  nel  molle .  Discretezza  ditn* 

^  Tutto  quello  che  hi  da  esSét 
Vistò  da  lontanò',  ndn  soffre  w- 
rn,K,^  ;  le  ahimc'tte  benàì  jtiél  che 
si  vede  da  vicino ,  spéciafiriei'ite 
la  quegli  oggetti  che  sono  dalla 
natura  più  accare9:iétt  ^  come  so- 
nò i  volatili:  Senjpre  però 'Itti- 
mit  sono  seduzioni  per  igl' Igno- 
ranti delle  Belle  Art]  . 

ACCESSORI  non  pdsidti  en- 
trare nella  composizióne  dtl  sog* 
getto  principale ,  ma  si  debbon 
riferire  alle  circostanze  dtl  tem- 
po, del  luogo,  e  d«ira2!i6ne. 
Débbon  fiv  risaltare  il  ioggétfò , 
Hu  non  éffuscitlo ,  né  sceifiarne 
r  attenzione . 

Le  Ycstì  sonò  per  lo  niù  ilcces- 
sorle  alla  figura ,  hh  debbon  mèi 
ikiàscherame  le  forme  ,  debborf  aft- 
zi  rilevarne  T  é«)rcssione . 

ACCIDENTI  ih  pittura  sono 
gli  slahd  di  Ince  risplendente  in 
Contrasto  ccfll'oifibfa.  Se  iiéir  os- 
curità d'  una  caverna  entra  urlo 
splendore,  quell'opposizione  di 
luce  e  di  oscuro  Colpisce  gli  guar- 
di .  Se  d'  altronde  ì  riflessi  gra- 
duati della  luce,  ch^  si  stende 
iseir  oscurità ,  fanno  scorgere  nel 
fondo  della  c^vcfrna  due  am^fjti 
sorpresi  per  questo  in  aspetti^ 
barlume,  come  Venere  e  Matte 
'  da  VQlcano ,  questd  dóppio  tf<^^'- 
'  dente  fisserà  lo  sguardo  ^  il  ;rt9K>* 
re  su  la  ifflitasiòne'  acfistaftiente 

•  eseguita . 

f  boschi,  h  tettpe^i  le  erli- 
2Ìòni  vulcaniche  jKMnmihistrano 
molti  accidenti  f  aggradevoli  e 
fòrti . 

Oltre  gli  accidenti  clie  offre  la 
natura  y.  he  dà  degli  altri  anche 

*  la  favo»  t<A  swf  tneravìglìdM:»  . 
Tali  sono  1  Itiftii  proiforfi  dalla 


ACC  ^ 

presènza  o' subitanea  apparizione 
degh'  esseri ,  ^he  han  eia  cagionar 
prodigi.  Anche  la  nostra  S.  Re- 
ligione dà  accidenti  :  \i  lume  im- 
piegato daRafTaello  nella. Trasfi- 


.»  \ 


gurazione  n  e  un  esempio 

Gii stfcvf^rnt/.sieno  naturali  o 
ideali  '  fastio  qualche  sorpresa  , 
•perchè  interrompono  T  uniformi- 
tà \  ma  la  sorpresa  dura  poco  ,  e 
il  piaceoe  fìni$ce  .  Perciò  V  arti- 
sta yieve  cwer  sòbrio  d*  accidenti  : 
la  singolarità  pende  merito  quan- 
to più  è.  usata.* 

GÌ  i .  accidenti  *  morali ,  che  pro- 
vengono dalle  pàs$ioj(ìi ,  sono  i- 
nesafuribili  in  «^ni  genere ,  e  s^ 
no  miniare  preziose  per  gi'  inge- 
gni che  ne  a»anno  estrarre  ricchez- 
ze interessanti . 

ACCOPPIA^IENTOdi  colos- 
ne  è  un'  invenzione  mpdernà  ^  E 
se  nelle  Ruine  di  Palmira'  se  ne 
vede  qualche  vestigio  ^  è  da  so  ' 
spettarsi  ch«  vi  sìa  prodotto  dsL 
qqaiche  disegnatore  moderna .  In 
qualunque  aspetto  sì  prenda  la 
'  colonna ,  d  «come  sostégno  «  o  co- 
me acmplioe  decorazione  4  V  oc- 
coppiiaménto  è  virioso  é  Come  so- 
stano i  ridicolo  riunir  due  for- 
zai spese  di  un  grand*  iffterco- 
Jdnaiopriyo  di  appoggiò  :  questa 
dispoiitÙMie .  repugna  alle  le^i 
dell'equilibrio  '^lE' solidità f  e 
deli'  armonia  •  Come  decorazip- 
ne,    e   qual  decorazione  dall' u- 


ammasso  di  ornati  ricchi  senza 
riposo  alcnno  ; .  e  ^i  ^iegue  uà 
deserto';  troppa^ ricchezza  in  un 
luogo ,  e  troppa  miseria  in  un  al- 
tro .  Nelle  colonne  isolate  V  ac* 
coppiamemohmiifs^tiììoso  'i  poi- 
ché presenta  all'  occhio  masse  gof* 
fé  e  talora  SQ^ane  .Più  fastidiose 
A    s  è  nel 


N 


è  ACC 

è  nel  Dorico  ,  il  qnale  richiede 
un  fregio  regolare  ,  e  la  sua  re« 
golarita  ijon  può  prestarsi  a  tut- 
te   le   incoerenze  AéV  accoppia" 


mento . 


Se  è  permesso  *  Accoppiare  due 
colonne  9  e  perchè  non  aggrup-^ 
parne  Quattro  e  sei  ?  '  Rotto  il  fre- 
no della  ragione  scaj[>pano  tutte 
le  bizzarrie,  i  capricci^  i  delirj; 
e  pur  troppo  1  Arcnitettun  se 
n'  e  ripiena  •  Non  vi  è  ragione 
cfhe  p(^a  giustificare  V  accoppi 4'^ 
mento  delle  colonne  y  e  se  P  Ar- 
chitetto vi  si  trova  forzato  in 
qualche  caso,  i  sempre  per  col- 
pa del  suo  pi^no  vizioso,  e  non 
per  la  natura  delle  cose  , 

ACCORPO  in  un  quadro  i 
il  risultato  generale ,  e  soddisfa*^ 
cente  della  dispoiizione  ^  de'  co- 
lori ,  d«Ua  loro  gradazione ,  e 
delParmonia  del  chiaroscuro  com* 
birnita  c<H  colorito  , 

Il  Pittore  prima  d*  incomindat 
la  sua  opera)  deve  nella  ^uaim- 
niàginii^pne  aver  determinato  J' 
accordo  che  vuol  eflTettuare  «  A 
tal  eflTetto  egli  consulta  la  natu^ 
ra  ;  assegna  agli  sAimamenti  1' 
ordine  che  loro  conviene,  prir 
fieramente  giusta  quello  de'  |>ia- 
--     su*  quali   egli  suppone   cia- 


ni 


scun  ogjgettQ ,  anche  ciascuna  part 
te^degiToggettr;  secondaftameit- 
ìte  giusta  il  lume,  e  le  diflTeren^ 
ti  privazioni  di  luce ,  che  gli 
oggetti  e  le  loro  parti  ricevono , 
supponendo  determinato  gn  foco. 

Un  Accordò  esatto,  i  difficile 
pef  uri  Pittore,  ed  assai  più  dif<* 
Scile  che  sia  dallo  spettatore  ben 
giudicato  ,  specialmente  se  la 
cottiposizione  non  è  seipplicis^^ 
sima. 

Per  formarne  un  giudizio  e* 
satto  vi  vorrebbe  un  confronto 
immediato  della  altura  colla  i* 


ACC 

mitazrone  •  -  Ma  bisognerebbe  , 
che  gli  oggetti  reali  fossero  nei* 
le  stesse  circostanze  come  gli  i- 
mitati .  E  bisognerebbe  At  la 
reminiscenza  ne  fosse  pecentc, 
E  qual  quadro  di  Stotia  o  di  al- 
legoria può  sostenere  tale  con- 
fronto ? 

Ciò  non  di  meno  T  intelligen» 
9:a  di  tutte  le  parti  deirArte, 
Je  osservazioni  continue  degli 
Artisti ,  la  fedeltà  della  memor 
ria  locale,  la  forza  dell*  immagi» 
nazione ,  gli  studj ,  il  sentimea- 
to  abituale  posson  p'rocurare  un 
buon  accordo^ 

Molti  Artisti  hanno  azzarda.-» 
to  colori  innaturali  )  e  han  dato 
un  Mordo  d*  illusione;  ma  d* 
illusione  per  ^V  ignoranti  .  I 
Giordani,  iR  imbrand,  i  Tin^ 
toretti  non  han  fatto  che  roman* 

.  ^ì  d'  accordo  •  All'  incontro  Ti- 
ziano ,   Ra#aeilo ,  Correggio  ne 

^  han  httQ  «to;ia» 

Accordo  principalissimo  è.  nel« 
la  Comoosizione,  neiV  Espressi^* 
jie,  nel  Tuttoinsieme  • 
.  In  Architettura  si  distinguono 

.  due  sorte  di  accordi  :  uno  si  può 

,  chiahiare  accordo  di  eompoTiz.io^ 
pe  ;  r  altro  di  gusto  e  di  ^ile^ 

'  ^  I.  L'  accordo  di  compos/f^ione 
in  Architettura  consiste  in  non 
mettervi  niente  d*  inutile  «  Com- 
binar il  piano  co)r  elevazione  » 
Calcolar  tìftti  i  rapporti  e  tutte 
^.dimensioni ,  far  corrispondere 

.  la  dtf orazione  esteriore  colle  for*' 
me  ibcerne,  soddisfar  l'occhu) 
con  tuti«  le  apparenze  della  soli- 
dità, e  r  hi tehd intento  colla  cor- 
relazione dì  .tutte  1^  parti  coQ' 
insieme:  tutto  ciò  fa  un  Accora»' 
do  ,  che  a  primn,  vista  colpisce 
poco  i  sensi ,  ma  i«ca  godimeorì 
che  si  rinnovano  di  continuo. 
Non  si  riveggono  mattali  edt-ii 

ficj, 


ACC 

fic)  ,  scntBa  scuoprirvi  nuove  ca- 
gioni di  piaceri.  Questo  piacere 
tisuha  dalla  ragione  soddis&tta  # 
£  «juesto  è  il  maggior  piacere 
che  sxppU  dare  V  Arclsitet^ca  • 
Qaesto  è  il  piacere  che  si  sente 
e  si  risente  alla'  vista  degli  edi- 
fici Greci ,  e  specialmente  dei  lor 
Tempi  Dorici  9  i  più  bei  model- 
ii  delr  accordò  perfetto  :  accordo 
che  legando  fra  loro  tutte  le  p»r« 
ti  àelV  Architettura  rende  .  gra^ 
<!evole  ii  necessario  »  e  il  neces» 
cario  gradevole  «  £'  ^^ùfst'  accora 
do  che  presiede  principaliqente 
alla  scelta  degli  orniti  ;  li  di* 
speosa  con  economia  ,  e  rinetta 
tutti  ^uei  dettagli  parassiti  di  un 
lusso  poverainente  fastoso  »  il 
quale  con  una  falsa  varietà  di* 
strugge  r  uniti ,  guasta  i*  insie-* 
me,  e  rompe  V armoni^  delle  M^ 
brlche . 

-  Qiitst^ accordo  ^  uno  de'  primi 
meriti  dell' Architettura,  si  tre* 
va  di  rado  negli  Edificj  inoder- 
ni.    Non  vi  ^  /decordo  in'  un 
piano ,   se  la  ^a   forma,  interna 
e  in  un  modo  »  e  1*  esteriore  in 
un  altro  •   E  quale  accordo  in  una 
Chiesa,  che  presenta  al  éi  fuori 
un  gl'and* ordine,  e  al  di  dentro 
un  piocojo?    E  come  più  ordini 
all'  esteriore  ^   se  T  interno  ^  noi| 
ne  comporta  che  uno  ?  Così  ne*« 
Palazzi  nèon   tante  colonne  alla 
iacciata,  e  spesso  inutili,  e  niesit 
te  poi  al  di  dentro  :  contrasto 
fiero  tra  la  più  gran  f  icc)ietza  e 
la  maagior  povertà  ,  Questo  di-^ 
Atto  i^accoirdo  i  ben  frequente  e 
disgustevole  ne*  monumenti  mo-t 
derni,  ne*  quali  le  colonne  par  che 
aien  collocare  espressamente  per 
€n  sentire  Ì9  nudità  di  tutto  il 
resto  • 

2.  L' accordo  di  gusto  e  di  iti-» 
h  neir  Architettura  esige  fa  co* 


ACC  7 

gnizioae  àdìt  altre  arti  che  con« 
tribuiscono  al  suo  abbellimento , 
Da  ciò  risulta  negli  edificj  queir 
identità  di  carattere,  quell'uni-» 
tk  ài  stile  che  fa  comparir  V  o- 
pera  tutta  come  prodotta  da  una 
sola  iìkt^Uì%tmsL .   Quésto  meri* 
to  Si  osserva   nelle  ìxWt  opere 
dell]  antichità .    Allora  le  Belle 
Arti ,  andavan    tutte  d*  accordo  : 
un  solo  dirigeva ,  gli  altri  coo- 
peravano subalternamente  ;    un 
^o  direttore 9  un  effetto,  e  un' 
impressione  «  Adesso  ciascun*  ar- 
te si  è  ìsohUk  »  e  anche  infero- 
cita runa  verso  1*  altra.  L'Ar- 
chitettura specialmente  jha  scapi- 
tato molto  per  questo  isolamen-» 
to ,  ella  che  dovrebbe  essere  in 
Ibuona  allean:£a  colla  Pittura  « 
colla  Scultura ,  e  non  e^$endolo  » 
non  v'  i  più  accordo  fra  lo  stila 
AtìV.  Architetto  e  quello  d^*  de- 
coratori *   Costoro  indipendenti 
da  quello ,  non  gji  sono  più  ri- 
^pons^bili»  agiscono  senza  con«' 
certo ,  lavorano  mercenariamente 
«enza.  cognizione  ^  e  u\i  Edificj 
riescono  d'una  discQruania  com« 
pira  r 

ACHEMZN   città    dell'  alto 
Egitto  vicina  al  Nilo ,  ci:eduta 
1' antica. Panopqli   Émjosa.per  i 
«gpi  .tagliatori  di  pietra  ,  t  per 
le  ^ue   tele  •    E\  circondata  di 
grandi  luiae ,    fra  4c  .qi^Ji  è  un 
tempia,  di  coi  si  veggono  quat- 
tro grosse  pietre  • .  la  più  rimar- 
chevole .  è  lunga  18  piedi ,  Mr- 
ga  8  ^  e  grossa  3  >  e  chi  sa  quan- 
to su(  più  lun^a  ,    poiché,  n'  è 
nascosta  parte  ^otteirji  \   a!  ^ì 
sopra  v'  è  un'  iscrizione  greca  » 
in  aù  è  «lentoyato  Tiberio  Clau- 
dio .    Da  un  altro   lato  ^dì  essìi 
pietra  è  una  scultura  straovdina-J 
ria,  che  fa  credere  quel  utfìpìo 
dedicato  al  Sole .  Tra  j^Vi  orn^av 
A    4  men- 


X 


«  ACrt 

tfienti  iotìo  qaattta  citaAi  ;  iii 
i)uell»  dd  ceninty  è  una  ^gèirà 
rassembranfe  i^;Me;  gli  spzti 
fra  ì  due  cifcc^i  susseguenti  san 
divisi  in  lA.  parti;    nella  prima 

<  ì90fio  i»r  uccetli,  nella  seconda 
jz.  fisute  cancellate  ,  forse  i  se^ 
gni  de)  lodiapo  ;*  Io  spazio  este- 

'  2Ìiore,^he  ùoii  è  diviso,  ha  la. 
figure  dr  uomini  ;  in  cìascuno'dc-* 
gli  an 6^1  Ira  il  circolò  esterio- 
re e  j^ii  ornamenti'  quadrati  che 
sono  intorno,'  è  una  figura  rap- 
preseti tante'  le  quattro  stagionr . 
A  fianco  è  un  globo  sostenuto 
da  due  ale.  Queste ' pietre  ed  al- 
tre d*un  altre  tempio'  sono  sì 
grosse  che  non  ^t  è  saputa  smuo- 
verini'.  Le  rompono  bensrqtre'  ba- 
lórdi per  farne  calte»  Più  in  su 
è  un  '  altta  mina  di'  pietre  anco- 
ra più  grosse.  L'ingresso  àtl 
tèmpio  è  di  pietra  bianca  mista 
di  ciottoli  e  ornata  di  geroglifi- 
ci .  Una  di  queste  pietre  è  ador- 
ila di  stelle.  Moire  colonne  di 
gradito  e  di  altri  matmi  sono  irt 

'  lina  piazza  e  in  una'  moschea  di 
cruesta  iittk  .* 

ACQUAFORTE  è  unastam- 
pa  ricavata  da  tiin  rame  inverni- 
ciato ,  su  di  cui  I'  artista  ha  de- 
lineato •con  nma  pulita',  e  ha  in- 
cavato ^òlV  acfU0forH  ^  che  è  tm 
acido  di  nitrd. 

'  Le  stampe'  all'  ac^aforte  supe- 
rano quelle^  èuUno  nellla  vivez- 
za, nd  gtist^v  f^elhr  libertà.  Il 
'ì^uìintf^^  uno  strumento?  resisten- 
te , spinto  dolla  forza"  dei  pugno, 

*  éon  procede  che  per  linee  ret- 
te!'6' cir.t<ylari.'  La  pbntaper  la- 
vorare ^W  at^uétfi^rte  ^  si  iftaneg- 
^2t  cbll^  dftà  come  il  làpis  ^  e  si 
Si?cstà^'à  tutti' ì  movimenti  ^ho 

-  le  ^i'vpglk)»  dare;*; 

•  *  Visbtìd  due  specie  di  lavori 
^  M^àcq'uafortv .  Alcuni  Mmo  de** 


AOQ 


atùiati  a  reatare  come- tono s  fafii 
«ntoa  le  inqutforti  de'  Pittori  •- 
Aitili  scAio  abbozzi  dì  staakpe# 
che  debbon.  poi  terminarsi  col 
èaii*9o<t  e  queste  aono  le  atampe 
degii  Incifori , 

Il  Pittore  che 'non  ha  da  ri- 
toccar il  suo  jiame ,  vi  stabilisce 
tXLtto  quel  che  ha  in  pensiero  • 
Ma  l'Incisore  onerancio  prima 
colla  punta' preveae  la  schiavitù 
fìitnra  òt\  suo  bulino.  QuRidt 
la  sua  acquaforte  risulterà  fred- 
da ,  servile  e  stentata  ;  mentre 
quella  dtì  Pittore  riuscirà  libe* 
ta-,  piccante,  leggiadra. 
.  Chi  vuol  sentire  il  merito  ééV 
scquaforte  consideri  quelle  òì  Be« 
nedetto,  òì  Rembrandt  i  di  La- 
bèlleS  di  Calloty  di  SmìAt  ec« 
Anche  quella  di  Vandlck  sono 
pregevoli,  deipari  che  quella  di 
Carracci,  e  di  Guido  Reni  ben- 
ché d'un  lavoro  freddo.  Il  mi- 
sto il  più  pittoresco  della  punta 
e  del  bulina  sì  ammira  in  Au* 
dran  ^ 

I  grandi  Incisori  si  servivano 
delhi  punta  per  dare  col  buiìn» 
un  misto  di  pittoresco  alle  loro 
opere ,  lasciando  brillare  l' sequa- 
flrtC' ne'  chhiri  e  nelle  lontanan* 
ze.  Questo  gusto  par  decaduto. 

L'  acquaforte  f  cioè  la  punta 
deve  lavorar  molto  nel  fogliame 
degli  alberi,  nelle  terrazze  ,  ne' 
panni  grossolani ,  nelle  capanne  , 
e  in  tutte  le  fabbnche  rustiche . 
Ella  deve  dominai^e  nelle  lonta^ 
aanze  per  dare  nell"  interposizio- 
ne  àelv  aria  quella  va^^ezaa  e 
indecisione  molie  che  il  bulino 
dà  '  con  istento  ;  «Uiboazerà  an- 
che con  successo  le  carni  .^  U  bu- 
lino eseguirà  lUPSgHoil  lavom  del- 
ie acque ,  del  marmo ,  dell'  ac* 
eiajòy  'de'  vasi  pitziosi,  delle 
stieikht'àlsaAU*  Tiilvolr^iiipuii- 
/^  ta 


fa  fari  htia  si  hWco  f^  Mto^ 
che  sarà  coperto  d'uno  6  di  due 

tàgli  dtì  bulino,  elle  formèrati- 
ito  una  specie  di  velatiti^ ,  e  ac** 
torderanno  i'  àbbottoàtlV  acqUA" 
forte.  Ma  convién  ritordarsi  che 
r Incisione  non  è  un  mestiere, 
è  iin*  artfe  che  deve  consultare  il 
^usto. 

ACQUEEKJTTI .  Canali  co^ 
atruiti  di  pietre ,   d  di  mpratuta 

Ser  condurre  una  certa  quantitÀ 
'acqua a  traverso  d^  uo  paese  in- 
.tignale  seguendo   un  •  .pendio  t^ 
golatò  in  maniera  che  il    canale 
si  rrovjl  talvolta y^otterra,. tal voì-^ 
tji» immediatamente  al  <li  sopra  , 
€  talvolta  elevato    sopra  unp  o 
fio.  ilrdini  d  archi .  Onde  si  di- 
stinguono due  fòrte  òì  acqutsddtr 
ti  «  appArjtnti  ,  e  soittrrànef^.  <sìì 
sppargnti  sono  per  le  piange    e 
per  le  valli  sopra  muri  e  su  ar- 
cate •    La  campagna  di  Romd  n' 
k  piena .  '  I  totterrnnei  sono  fra- 
grati  nelle  montagne.    Queste 
due  specie  sono  spesso  inhpiegate 
in  Un    sólo  acquedotto .    Quelli 
<he  sono  ad  un  solo  oidine  di  iu*- 
<hi ,  si  chiamalo  acquedotti  sem- 
pisci.    Diconsi  d^ppf  quelli   che 
hanno  due  ordini  di  arcate ,  co- 
me se  ne  veggono  intorno  a  Rt>'- 
ma .    B  triplici  son    queUi  1  tre 
archi  ,   coitie  quelli  4ì  Caserta  , 
du  Card  in  Francia  ^  e  dì  Petra 
nella  Mingrelia  fatto  costruire  da 
Cosroc  re  dì  Persia. 

Tra  le  magnifitenze  dì  Roma 
i  monumenti  più  mirabili  eran 
gli  Acqutdotti  »  le  Cloache ,  le 
^rade.  Il  Cdinfiole  Fnontino  i- 
spetcote  degii  acquedotti  sotto.  1' 
Imperatore  Netva,  nel. suo  brat- 
tato parili: di'  tidve  ac^uedoter  , 
che  aveano  731594  tubi- di  un  poK 
Itoe  di  dismetto  •  'ProQOpio  rasse- 
itiscc  poi.  fike.  quQsti.y  AC^Ml^ti 


ÀCQ  p 

pbrtavaiu)  #4  panali  ^  «E  Vegezitf 
cakoiacke  in  124  ore  Roma  rice» 
veva  ^  mila  taoggi  d'acqua. 

I  isudderti  Acquedotti  erano  i 
<ieir  acqua  Appi»,  .«  dell'  A n ie- 
ne vecchio ,  3,  deli'  acqua  Mar- 
cia» 4  dell'. ac<{ua  Tep^ila  ,  5 
dell'  acqua  .Giulia  $ .  ^  d^\\\  acqua 
V.ei:ginev  71  oell'  ac^ua  Alsjetina  , 
S  deli'  acqua  Claudia^.^.9.deir  A- 
^ieue  ntióvo»  I  tre  priitoi.iuroncy 
costruiti .  ae'  primi  :ii\^ttT<»  secot i 
di  Róma  9  quando  .il-avoi  dom\^ 
nio  era  ristretto,  quan^i^usllp  ài 
Modenai.  .    .       .    .  ^ 

E'  sorprendente  rjtspresa  iì 
'tanti  acq^dotti  per  40  e  fin  6ù 
migjta ,  tagliando  montagne ,. .  tra- 
fmmlo  .rocche,  coìoandb  t^araV 
ai,  erigendo  archi. della jmu forte 
costruzione  con  piloni  grotssi  i 
piedi  |ier  ogm^lato»  e  alti  talora 
iQQ. piedi,  come. I si  vede  nell'af-^ 
quedotto  dell'  ac/^ua  Claudia  s  che 
a  Porta  lifaggioie  4  a  Porta  5. 
Xxȏoao  mostra  una  .co^riiziQoe 
di  grandissime  .pietra ^  di  Ug^à 
rusticameoie  lavorale  ^  cot^e^^cpii-^ 
viene  alla  natura  di  quejl'  Ojpera  > 
Pm  non  4i  oserebbe  neppur,pen- 
sare  di  procacciarsi  a  ta^iO^cq^i^ 
'}sL  comcàità  pubbjic^. 

'£'  da  osservarsi  che  n^iu^ia  ^i 
.tali  acqi^edotti  andava  d^^to  iàr 
la  Città ,  ma  faceva  ^ai^nue  tor- 
tuosità e  sfni  i  FqrÀe  |^r  trovar 
i  terreni  p*è  elevati  e  più  oppor- 
tuni *  jUa;  migliai:  r^ipne  di  tali 
giri,  è  perronipere  Za.  troppo  ipv- 
.  petuosjti  deli^  acqua  ,,  cj(ie .  scor- 
rendo, a  linea  ret^  per  ^ngo 
tratto  avrebbe  acquistata  uifia  ve- 
locità dannofva  ai  canale» 

>  I  Rc^tpani  costruirono; acquedot^ 
«ti  per  tutto  l'Impelo.  Romano  p 
Quello  di  Segovia  è  uno  de'ri- 
.^marcJievQli  :  ve .  n^  restano  anco- 
na, h^  arerei  t)4tt^  di^graÀdi  pia- 
tte 


/ 


tré  «enza  cemento  ;  svingono'  alP 
alteìe2«  di  xoa  piedi  ^  e  sùno    a 
due  ordini  T  uiì«  sù.V  altro  .  .An» 
the  a  Metz  si  veggono  i  resti  d' 
ni»  acquedotto  grandiofio  che  tra- 
versava  la  MtNieUa  «  ^Quelio   di 
Nimes,  detto 'ii  Ponte  duGard> 
è  ancora  più  stupendo  :  la  sua  co* 
«trtizidne  è  tutta  òi  pietre  di  ta- 
gliò po^te  a  «ecco  ^  /  a  tre  ordir 
tii  d- archi  l'uno. su   i'akro;   iì 
primo  eresine  è  di  tf  archi ,  alto 
IO  tt$t  3  piedi ,   e  lungo  8)  te^- 
^«V  •!«  acque  del  ifìume   Gardon 
pacano  sotto  \\  quinto  «irco  che 
na  3C5    tese  dr  apertura  »    Il  se- 
condo ordine  è  di  XI  archi,    al* 
ro  IO  tese  9   e  lungo  133  tese  e 
%  piedi  .11  terzo  ^è  di  3$  archi  , 
è  alto  4  tese  ,  e  giungo  xi6  t^^ 
t  2  piedi  ;' L'elevazione  totale  è- 
di  24  tese  3  piedi  •  Sul  terzo  or^- 
dine  è  il  condotto  9  che  è  ^  li- 
Creilo  •  éf\\^  cime   de'  monti  fra' 
quali  passa  il  ftume  ;  •  ^è   largo  4 
piedi,  e^lto^,  ecopentodigran** 
tifi  lastre  di  p/etre.'  il  suo  intona- 
ro  è  d'  un'Cemento  grosso  3  poi-» 
liei ,  ricoperto  d' ima  spalmatura 
di  bolo  rosso  per  impedire  la  tra- 
sudazione àtW^  acque  ;    il  fondo 
è  un  impasto  ài  ciottoli  con  ghia*- 
ra  é  «OH  ^ke,   ì\  che  fórma  un 
massiccio  solido  grosso  8  pollici , 
"    \  modern^  hanno  costruite  pol- 
che opere  di*  questo  genere  da 
iBtar  a  fronte  éiéi^  antiche  .    L' 
iicquedotto  ài  Maintenan   sareb* 
\it  stato  stupendo  «  se:  si  fosse  ter*- 
tninatò  :  dovea  condixrre  le  acque 
idei  fiume  Ente  a  Versagiies   per 
tt^  ordine  d' archi  »  E'  ben  com- 
pito quello  di   Caserta ,    e   può 
verto  paragonaci  a  quanto    han- 
no fatto  &.  più   mirabile    i   Ror 
fntffii .'  ■  •  •    • 

'    L' aKsqscdotto  di  Casertia    co^ 
«miite  dft  rVanvitelli   nel    X7$3 


ACQ. 

«rende  le  >i^e  acque   zi  piiglin 
lungi  9  e  dopo  alcune  valli  pres- 
so- le  FifTche  Caudine  «  per  giun- 
ger ai' monti  Tifati,  traversa  u- 
na  vallata  ,  dove  è  la  grande  co- 
struzione di  tre  ordini   di  arca- 
te ,  lunga  t6ì%  piedi ,  ,e  alta  178; 
Jl  primo  ordine  è  di  19  archii 
Il  secondo  di  27  ,  i\  terzo  di  43  • 
I  pilóni  de'  primi  archi  sono  gros- 
si 1%  piedi. m  giù  ,  e  18  in  su; 
questi  primi  archi  sono   alti    44 
piedi .  Tutta  la  costruzione  è  di 
tufo  con  filari  di  mattoni .  I  pi- 
loni sono  rinforzati  da  contrafiTor- 
ti  che  danno  gran  solidità  ,   ma 
non  recano  i>«la  vista  .  Vi  s^no 
traforate   cinque    montagne    per 
tratti   ben  lunghi*    Per    queste 
perforazioni  furon  fatti   parecchi 
pozzi  per  dar  lume  alle  volte  in- 
terne ,  e  per  t;irasportarne  le  ter-, 
re  :    alcuni  di  Questi  pozzi   sono 
profondi  250  piedi ,    àt\   diame- 
tro di  19  a  basso ,  e  di  4  sopra . 
Dove    r  acquedotto    non  trafora 
le  montagne  ,  va  lungo  le  costei, 
ed   è    incavato  nella    rocca  viva 
fin  a  12  in  15  piedi  ài  profondi- 
tà *  X^z.  lunghezza  totale  dell' ac^ 
jquedotto  è  21 133  tese,    e   ha    t 
|)iede   di  pendio  in    4800 .    La 
quantità    dell'  acqua   è    larga   3 
piedi  S  pollici,  e  alta  2-5  .Sene 
avrebbe    potuto   aver   di  più,   e 
farla  andare  nella  parte  superio- 
re jdi  Napoli>  dove  scarseggiano 
le  Abitane  .  Il  serbatoio,  o  il ca- 
^t^Wo  dell'acqua,    dove  termina 
l'acquedotto  sul  monte  al  setten- 
trione òx  Caserta  ,   è   j<5oo    tese 
lungi  dal  Palazzo  ,    e  400  al   di 
sopra  del  livello  del  piano, 
.    Gli  Archi  si.  fanno  più  o  me- 
^o  larghi  secondo  la  egualità  de* 
materiali.    Se  sono  Mi   pietra  di  , 
taiglio,  posson  aver  V  apertura  da 
94.  fin  a  48  piedi .    S^   sono  4i 

pie- 


ACQ 

pietrame  ordinario ,  h  loro  apev* 
tura  può  farsi  àz  iz  fin  a  24  pie- 
di .  Negli  acquedotti  Romani  non 
sono  che  di  z2  in  75  .  QuelJi  di 
Caserta  sono  di  20  piedi . 

Anche  la  grossezza  de'  piloni 
è  ia  ragione  della^  fortezza  de' 
materiali  *  Se  questi  sono  solidi.  ^ 
la  grossezza  dei  pilone  può  farsi 
la  metà  della  sua  altezza;  altri* 
menti  bisogna  farla  di  due  terzi  > 
.Se  un  ac<]uedotto  è  ad  un  so- 
lo ordine  di  archi»  può  farsi  al« 
to  84  piedi  ;  se  è  a  due  ordini  , 
1^0  ;  e  se  ^  a  tre  ordini  9  250 , 

Se  un  acquedótto  è  d'un  sol 
ordine  di  archi;  T arco  più  alto 
iiuò  esser  alto  due  volte  e  mezza 
la  sua  larghezza.  Se  è  a  più  ordì* 

ni  »  convien  far  il  secondo  -'  inen 


s 

I 


Alto  del  primo,  e  il  terzo  'j'mcn 

alto  del  secondo. 

Chi  ha  la  più  leggiera  tintura 
d' Idrostatica  si  ride  ài  tante  ma- 
gnifiche arcate  degli  Acquedót*- 
ti.  •  Sepza  niun  arco  l'acqua  mon- 
ta quasi  alla  stessa  altezza  donde 
è  discesa  ,  Discendendo  dunque 
da  qualsivoglia  altura  9  può  an^ 
dare  incanalata  pet*  piani  e  per 
Vigili  9  ej  poi  risalire  ad  un'  alteZ'* 
za  quasi  uguale  a  quella  dalia 
quale  è  discesa.  Onde  gli  archi 
^cmbran  fatti  più  per  {)ompa  q 
per  impostura  che  per  bisogno  •' 

Quello  eh'  è  di  grande  impor^ 
tanza  negli  acquedotti  è  di  dare 
un  giusto  pendio  air  acqua ,  e  di 
costruire  con  esattezza  il  canale 
per  cui  scorre  . 

.  Il  pendio  il  più  conveniente 
jCfjitta  una  giusta  livellazione  dal 
luogo  donde  l'acqua  deriva  fin  af 
luogo  dove  ha  da  pervenire?  è 
di  s^  pollici  ogni  100  tcit  :  basta 
anche  i  pollice* 


AC<Ì  SI 

Per  la.co^truzHm^  dlelCo^ofr- 
to  9  il  primo  peosifico  è  che  sia 
sopra  un  fondo  sodo  .da  non  av- 
vallar mai .  La  tBÌgiiwf.muratui;a 
è  di  mattoni  rivestita  d'un  imr 
tonaco  ben  impastato  di  tegole  , 
di  sabbia  9  e  di  caice.  >  La  fer- 
mezza di  si  fatti  kitonacSi  è  mi- 
rabile negli  acquedotti  Romani.. 
La  loro  solidità  è  incomparabil- 
mente maggiore  che  'se  fossero  di 
pietre  di  taglio  «  A  queste  pie- 
tre si  suol  metter  nelle  giunture 
mastice  grasso;  ma  per  quanto 
5ia  etcelJenis  à  soggetto  a  degra- 
dazione alle  vicende  dell'aria  che 
si  condensi  o.  si  dilati  9  e  il  ca- 
nale si  rende  soggetto  ad  un  per- 
petuo risarcimento .  Peggio  se  &i 
accavalla  una  lastra  sopra  l'altra 
lungo  il  pendio  dell'  acqua  ;  il 
fóndo  del  canale  difficilmente  rie- 
sce piano ^  e  l'acqua, vi  j(a  un' 
ondulazione  dannosa  .  Onde  la 
miglior  delle  costruzioni  è  il  sud^ 
detto  intonaco  r       ^     ; 

Il  canale,  per  cui  scorre  l'ac- 
qua 9  deve  sempre  esser  accompa- 
gnato da  due  banchette  9  fcr  le 
quali  si  possa  camminare  con  si- 
curezza ad  oggetto  di  farvi  le  ne- 
cessarie-riparazioni  • 

il  canale  Vuol  essere-  coperto  , 
per  conservarsi  pura  V  acqiia  *.  Ma 
di  trarrò  in  tratto  ha  bìfiogoo  di 
'sfiatatói  al  di  sopra  y  afiSnchè  <  i' 
aria  non  sic  addendi  dentro  .  B$^i 
sfiatato)  voglioso,  essere  ricurvi 
colla  bocca  m  già  9  acotocchànon 
v' entri  immondizia.'* . 

Lungo  gli  acquedotti  debboOsi 
ogni  40  in  50  tese  ^scavate  de' 
piccoli  serbatoi  più, prefondi  del 
canale  y  per  i  quali  possa  V  acqua 
lasciar  i  suoi  sediopen tu 
,  All'ingresso  del  condotto  è  ite-, 
cessarlo  mettere  una  *■  f^Hrafia  a  ma- 
glie strette  per  trattenete*  ie  ior • 

du- 


12  ACCÌ 

^ure  ffòsÉt  e, le  radici.  Sotto  il 
canale  RÌova.  costruire  per  tutta 
la  sua  lunghézza  un  condotto  '  a 
volta  alto  circa  6  piedi,  affin- 
chè si  Dossa  visitare  al  di  sotto 
esso  cafiale ,  e  riconoscere  dove  1* 
ftc^ua  vi  sì  sperde  .  Il  pavimén- 
to di  questo  condotto  cfeve  esse- 
rle in  pendio ,  e  aver  di  tiatto  in 
tratto  de'  tubi  che  portino  fuori 
r  ac^u'a  trascorsa  dal  canale  •  Pre- 
cauzione ben  necessaria  ptft  la 
conservazióne  dtlV  acquedotto . 

La  grassezza  delP  acquedotto 
dipende  dalla  quantità  dell*  acqua 
the  hi  dai  condurre ,  e  dall'  al- 
tezza dell* edificio.  La  sua  minor 
grossezza  h  di  6  piedi,  affinchè 
contenga  il  canale^  una  banchet- 
ta ^  e  i  due  muri  del  condotto  a 
volta.  La  maggior  grossezza  sa- 
rà di  tz  piedi . 

Gli  acquedotti  non  '  de(>bono 
Andar  dritti ,  ma  dolcemente  ser- 
peggiando ,  non  solo  per  tòmpe- 
te  la  troppa  rapidità  della  cdr- 
rerìte  d^ir  acqua  ;  ma  anche  per 
rendere,  là  costruzione  più  soli- 
da :  un  paravento  che  non  può 
astenérsi  in  linea  retta,  si  so- 
stiene  solidamente  in  linee  rotte. 

ACROTERI  estremità .  In 
'  Aréhitettura  sono  piedestalli  sen- 
ti  base  e  senza  cornice,  che  si 
mettono  nel  mezzo  e  ai  lati  de' 
irontiespizj  per  sostenervi  delle 
statue  w  La  loro  altezza  suol  pre- 
scrifersi  la  metà  di  quella  del 
Aontespizio . 

iirchitettò  Inglese   fu  soprinfcn- 
'  petite  delle  fabbriche  regie ,  e  fe- 
ce la  descrizione  del  Tamigi  col 
modo  come 'fortificarlo.  * 

ADDOLCIMBNTO  in  Archi- 
vertuta  è  il  legame  o  V  accordo  d' 
^n  corpo  con  un  altro.  Cosi  il 
caifett»  al  fusto  della  colonna ,  e 


AbD 

tra  il  plinto  della  base  e  la  cor^ 

•nice  del  suo  piedestal/o  .  Ordi- 
nariamente tutti  i  plinti  esterio- 
ri d' un  edificio  si  uniscono  ai 
nudo  de'  muri  per  mezzo  di  un 
éddolctmento  in  cavetto  .  Tal- 
volta si  fa  a  scarpa  per  Id  staio 
delle  acque. 

ADDOLCIRE.  E  chi  ndn 
ama  la  dolcezza?  Dunque  si  ad" 
dolcisca  lo  stile  e  'i'  espressione  ; 
dunque  si  addolcisca  il  furore , 
la  passione,  il  carattere.    Niin^a 

.espressione  esagerata  o  indeboli- 
ta è  dolce. 

Si  Bd dolci ftòn  ì  Còluti  in  due 
modi .  Il  primo  è  d' indebolir- 
ne lo  splendore;  ma  così  si  cor- 
re rischb  d]  alterarne  la  verità  , 

.  e  d*  indebolirli . 

L'  altro ,  e  questo  è  l' unico 
mezzo ,  è  di  accordarli  armonio- 
samente cól  legaihe  de^  toni ,  cfe' 
passaggi ,  de'  colori  rotti  ^  e  degli 
sfumamenti  insensibili;  Quindi 
i  colori  amici .  Non.  già  che  vi 
sieno  Colori  nemici  gli  nni  de- 
gli  altri  ;  ma  ve  ne  sono  bensì 
che  la  loro  vicinanza  offieilde  lo 
sguardo .  La  natura  accorda  tut- 
to il  suo  sistema  colorito  :  l'an- 
te Imiti  la  natura  .  Dunque  gH 
artisti  conficcati  nelle  città  e  ne' 
climi  caliginosi  non  avranno  che 
un  colorito  debole.  Lo  studio  de' 
bei  colori  si  ha  da  fare  nelle  cam- 
pagne amene  de'  climi  ridenti .  . 
ADDOLCIRE  in  Architettura 
è  acquarellare  in  modo  che  le  otif- 
bre  si  perdano  insensibilmente 
nel  chiaro,  per  così  evitar  la 
durezza  che  porterebbe  un'  om- 
bra troppo  fòrte.  Ma  i  corpi  sfe- 
rici e  quadrangolari  non  ammet- 
tono questo  addolciménto.  Per 
addòtctre  si  ba  da  supporre  che 
le  ombre  vengano  da  un  certa 
lume ,  e  non  dal  Sole . 

A- 


/ 


ADI 

ADITO  luogo  segreto  e  oscuro 
^e'  Teoipj ,  dove  non  potevan  en- 
trare che  i  soli  preti ,  i  quali  di 
U  dentro  proferivano  i  loro  ora- 
coli .  La  loro  decorazione  non 
ammetteva  neppux  £|gure  di  uo^ 
mini,  ma  soltanto  simboliche  di 
bestie ,  Onde  Luciano  li  paragonò 
a  que^  tempj  d'  Egitto  si  premito f 
si  al  di  fuori  ^  ma  al  di  dentro 
pieni  dimostri*  Applica. 

Il  sol  i^^/iro  antico  ben  conser*- 
vato  si  vede  nel  picco!  tempio  di 
Pompei ,  elevato  alquanti  scalini ^ 
e  privo  di  lume  .  Nel  suo  interno 
fu  trovata  la  Diana  all'  Etrusca 
eh'  è  nel  Museo  di  Portici . 

ADRIA  città  antica  dello  Sta- 
to Veneto,  sì  famosa  che  ha  da- 
to il  suo  nome  ài  mare  adriati- 
co. Anticamente  fu  detta  Atria« 
e  diede  ,anche  ilsuo  nome  a  que' 
portici  detti  atri  •  f^el  sud  anti- 
co splendore  non  le  resta  che 
gualche  ruina  d'  un  Teatro  sotto 
i  fondamenti  d'  una  Chiesa  '. 

ADRIANO  benché  Imperato- 
re fu  letterato,  amatore,  cono- 
scitore ,  protettore ,  e  artista  . 
JEgli  fece  realmente  delle  statue 
in  marmo  e  in  bronzo ,  per  le 
quali  gli  adulatori  lo  pareggiaro- 
no a  Policlete  e  ad  Eufranore .  Il 
•  suo  forte  fu  l' Architettura  .Egli 
viaggiò  per  tutto  il  suo.  Impero 
Romano,  e  da  per  tutto  vi  ar- 
chitettò •  pel  prodigioso  numero 
de' suoi  edificj  fece  incider  la  li- 
sta nel  famoso  Panteon  eh'  egli 
ièce  costruire  in  Atene.  Ogni 
Tempio  ch'egli  faceva  innalzare 
per  la  sua  gloria ,  bì  aveva  a  chia- 
mare Adrianeo.  Innamorato  mor- 
to della  Clori^  conobbe  poco  la 
vera  gloria.  La  Gloria  vera  non 
consiste  che  nella  benefìcenzi^ .  Jl 
glorioso  Adriano  fece . ammazzare 
r  Architetto  Apollx)doro  per  aver- 


ADR  13 

gli  deriso  uh  suo  tempio  di.  Ve*  . 
nere  .  Un  altro  Architettò  De-i 
trianp,  che  non  avea  voglia  d* 
esser  amnuizzato,  lodò  e  stralodò 
tufte  le  idee  ^uone  o  cat^ì^ive  che 
uscivfin  dal  capo  di  S.  M.  Impe^ 
riale,  é  incontrò  nella  grazia  ed 
esegui  un^ infinità  di  cdificj. pro- 
gettati dall'artista  Sovrano  .  Il 
famoso  tempio  di  Giove  Olimpir 
co  in  Atene  rimasto  da  700  anni 
imperfetto ,  ^  fu  terminatp  da  Ar 
driano.  Egli  innalzò  aCisicouR 
tempio  che  fu  posto  fra  le  merar 
vigile  del  mondo;  Il  gran  muro 
per  separare  la  Scozia  dall'  In* 
ghilterra  fu  opera  sua .  Egli  ri»- 
staurò  Gerusalemme ,  ^  neK  luogo 
dell'antico  Tempio  ne  alzò  uno 
a  Giove.  Fece  tante  e  tante  fab- 
briche ,  e  su  d'ogni  parete  fece 
iscriver  tanto  il  suo  ,  che  fu  pai- 
ragonato  all'erba  pariétairia  . 

ADRIANA  C  VILLA  5  sotto 
Tivoli  fu  la  più  vast^  delle  sue 
opere  architettoniche  .  Si  vuole 
ene  girasse  intorno  'a  dieci  hil- 
glia .  Conteneva  contrade  intera 
co^  i  più  celebri  monutnenti ,  ra- 
dunati da  tutto  r  Impero  Roniar 
no ,  v'  erano  fin  i  Campi  Blisj'. 
Basta  vederne  le  piante  di  Pirro 
Ligorio  ,  di  Kircner ,  di  Conti? 
^i  .  óra  non  è  che  ruine  9  ma 
ruinc  imponcAti ,  e  anche  pre- 
ziose .         .  • 

Due  Teatri  in  scmicerchij» ,  li- 
no di  $6  tese  di  diametro ,  l' al- 
tro di  24 .  In  uno  di  i|uesti  tea-r 
tri  si ,  scuojpre  ancora  il  portico 
esteriore  ,  Te  sale  ,  le  scale  ,  la 
porta  delia  scena,  x  .poitici  la- 
terali del  proscenio ,  l'orchestra 
ce.  Vi  si  sòn-  trovati  *i  fisammenr 
ti'  di  48  statue  che  lo ,  decora-r 
vano  »  .    ^  . 

Lg  Palestra,  ch'era  là'  vicina^ 
era  un  cortile    lungo  117    tese  e 

lat7 


\ 


44  ADA 

largiir  54'9  circondata  di  pòrHci 
in  arcate  9  con  una  nicchia  mac" 
stosa  in  fbado  • 

Più  in  là  è  un  Bagno  di  pie*' 
cole  cayiere  illuminate  dall'  aito  t 
tutte  di  forme  differenti . 

Un  edificio  rotondo  del  diatne-' 
tro  di  t^  sembra  essere  stato  un 
'Serraglio  ^  Indi  è  la^  Naumachia 
lunga  85  tefèy  terminata  da  un 
tempio.  Un  Cortile  quadrato  di 
30  tese  per  lato ,  adorno  di  colon- 
nate e  di  portici.  Un  muro  lun« 
go  i^o  Use  traforato  da  arcate  y 
air  estremità  dì  cui.  è  una  pic^ 
cola  rotonda  del  diametro  di  9 
tese  9  formata  di  tre  archi  conca-' 
vi  e  di  tre  convessi  alternativa-' 
mente  « 
^  Un  altro  Edificio  di  molti  pez^ 
zi  bdli  9  gfandi ,  proporzionati  y 
e  variati  saviamente. 

II.  Canopo  è  un  edificio  gran-' 
de  su  di  una  collina  in  forma  d' 
un  vasto  bacino  con  una  gran 
nicchia  in  fondo  :  il  davanti  è 
ruinato  Y^  e  forse  v'  era  un  tem- 
pip  semicircolare ,  o  a  conchiglia  y 
ed  era  il  tempio  di  Nettuno  che 
gli  Egizj  riverivano  a  Canofjo  ^ 
Vi  si  è  trovato  il  Cavai  marino 
consacrato  a  Nettuno  9  Iside  9  O^ 
«iri»  Oro,  Ibi,  e  altri  ^erc^lifi- 
ci .  -V]  sono  scale  spirali ,  e  nel 
fondo  è  un  nicchione  composto 
di  più  nicchie  quadrate  e  roton-^ 
de  ornate  di  petrificazioni  ;  ai  di 
dietro  son  camere  a  volta  9  e  al 
davanti  sono  scalini  di  marmo 
bianco  / 

Ne' Campi  ElisJ  v'eran  canali 
rappreien tanti  il  fiume  Ltt6  ,  il 
Cocito,  il  F^egetonte,  e  le  sta^ 
tue  d' Ixione ,  di  Prometeo .  Al- 
tróve sono  saloni  9  scale,  cortili  r 
colonnate ,  tempi ,  acquedotti .  L' 
Ippodromo,  è  cri^a  piazza  lunga  59 
rese  e'Iarga  42. 


ADR 

Un*  altra  ^ran  piazzi  lungd'  iz^ 
tese  e.  larga  $6  y  un  portico  cir- 
colare con  colonne  alte  14  piedi, 
un  tempio  quadrangolare  lungo  $ì 
piedi  e  largo  44 ,  con  un  emici- 
clo largo  ^  e  con  7  nicchie  qua* 
drate  *       ^ 

V  edificio  de^  più  rinomati  èie 
cento  celle  per  guardia  imperiale. 
Quelle  camere  non  hanno  altra 
comunicazione  fra  loro  che  perù* 
na  galleria  estìcTna  .  Vi  è  un  e- 
dificio  rotondo ,  forse  per  il  cor-« 
pò  di  guardia  ^ 

In  onesta  sua  Villa  avea  Adria- 
no radunato  quanto  v'era  di  più 
celebre  nelP  antichità /^  il  Liceo  » 
l'AccJidemiaf  'f'empe  9  il  Prita- 
neo, il"%Pecile  d'Atene.  Questo 
Pecile  era  un  doppio  portico  lun- 
ghissimo con  un  muro  altissimo 
nel  mezzo  che  riparava  dal  Sole 
in  ogni  ora  :  questo  gtan  muro 
esiste,  e  va  da  levante  a  ponen- 
te V  tira  800  piedi  y  ed  era  orna- 
to di  portici  colonnati ,  e  di  pit- 
ture come  il  Pecile  d'Atene.  A 
■canto  v'era  la  Biblioteca,  e  né 
resta  ancora  un  gran  muro  con 
25  nicchie  per  statue..  Quanto 
v'era  di  più  raro  per  1*  Impero 
Romano,  tutto  era  quivi  raccol- 
to. 

Mst  durò  poco  tanta  collezio- 
ne. Dopo  80  anni  Caracalla  ne 
portò  via  molte  statue  ;  gli  altri 
imperatóri  fecero  peggio,  e  in  •- 
meno  d'un  secolo  la  gran  Villa 
Adriana  fu  abbandonata  .  Ciò 
nondimeno  prdsiegne  tuttavia  ad 
essere  una  miniera  inesauribile  di 
rarità.  1  Musei  di  Roma  moder- 
na si  sono  arricchiti  e  sì  arric- 
chiscono dairescavazionrdi  Villa 
Adriana  r 

ADULARE  r  Le  donne  sjpe-> 
cialmente  amano  d^  tsscie  adutau 
ne' loro  ritratti. 

V 


ADU 

V  AttisU  non  puA  esprimere 
la  vivezz»  deli' originale ^  e. in 
compenso  gli  diminuisce  i  difet- 
ti senza  ,  nuocere  alla  rassomi- 
glianza * 

Cogliere  T  espressione  della  nar 
tura  9  e  raddolcirne  i  difetti  non 
è  sduUre  ,  è  adempiere  il  dovere 
di  artista ,  il  quale  anche  ne'  ri- 
tratti ha  da  mostrar  qualche  co- 
ca d'ideale. 

^  Fare  grandi  occhi  senza  espres- 
sione ,  piccole  bocche  senza  mo* 
tOj  un  sorriso  insulso  ,  guance 
tondegjgiate  e  non  belle,  fronti 
all'ultima  moda  ,  tutto  questo» 
non  è  adulare ,  ma  distrugger  la 
natara  r 

Peggio  chi  carica  le  forme  di- 
fettose dell'  originale  :  queste  ca^ 
ticature  contraffanno  la  natura  » 
sono  buffonerie. 

AGAMEDE  e  Trofonio  i  pri- 
mi Architetti  Greci  registrati  nel^ 
la  storia  *  Fiorirono  1400  anni 
prima  dell' E.  V.  Si  fanno  fi^i 
d'Argino  re  di  Tebe  in BoeziA 
Fabbricarono  il  tempio  di  ApoA 
io  in  Delfr  ,  e  terminata  V  opera  , 
dice  Cicerone,  pregarono^  quel 
Dio  che  in  ricompensa  accordas- 
se- loro  la  cosa>  più  utile  air  uo- 
mo; morirono  dr  spBito  .  La 
morte  improvvisa  è  il  maggior  de' 
beni,  se  ì^  vita  è  il  maggior de'^ 
mali>  come  ha  filosofato  qualcu- 
no .  Ma  di  questi  due  Architetn 
Pausania  Iti  favole^p.ra  diversa 
mente.  Dopo  aver  fatti  molti  e- 
dificj  »  ne  fabbricarono  uno  per 
custodirvi  il  tesoro  del  Re  Jerio 
ih  Lebadia  nella  Boea^ia  ;  e  lo  co- 
struiron  coJ l'artifizio»  da  poterne 
levare  e  mettere  alcuni  pezzi  di 
marmo  senza  che  niuno  se  ne  ao- 
corgesse  •  Con  questo-  artifìzio  i 
due  Artisti  galantuomini  vi  en* 
travano  quando  avean  bisogno  di 


AGA 


^S 


moiKta,  e  ne  porta van  via  «ipanr 
ta  volevano.  Il  Re  se  ne  ac^or*- 
se  ,  vi  pose  una  trappola  9  e  v"* 
intrsppoiòAgamede.  Non  poten- 
do TrofoniostrappolarlOft  fili  ta- 
gliò la  testa  ^  e  se  la.porto  via> 
aflS^nchè  non  fossero  scoperti  i  col- 
pevoli ;  ma^  la  terra  ^ì  si  apri 
sotto  i  piedi,  e  Io  ingniottì  vi- 
vo. In  quel  luogo  sinormò  ^np 
caverna  ,  dove  accorgeva  tanta 
gente  a.prender  gli  oracoli  di  Tro- 
ionio*  La  storia  quanto  più  an- 
tica è  meno  stoiia . 

AGAPENORE  architetto  Gre- 
ca edificò  il  cele{>re  tempio  di  Ve- 
nere a  Vs&f .  La  sua  f/icciata  sì 
vede  in  molte  medaglie,  phe  in- 
dicano'una  forma  particolare .  Vi 
si  osserva  avanti  ^una  piccola  piaz- 
za in  semicerchio,  che  rappre- 
senta probabilmente:  P  area  dove 
secondo  Plinio'  non  pioveva  mai. 

AGAPITO  architetto  Greca 
kcc  erigere  in  Eleusi  un  portico 
che  portava  il  suo  nome .  Spesso 
nelP  antichità  r  mqnuQienti  por- 
tavano il  nome  degli  artisti  che 
li  avean  fatti .  .Potrebbesi  far  que- 
sto onore  ancne.  agli  astisti  mp- 
derni.-  •    '      ■^.      k 

AGATA  pietra  dura  trasparen- 
te di  quattro  specie  .  x.  Qnice  j 
o  agata  orientale ,  di  colo|-  di  caf-  ^ 
f^  con  ailcune  macchie  bianche  • 
2.  Cornalina  rouastra  •  ?*  ^  H  nf- 
ra..  4.  "Di  Memagna  è  bianca  .e 
turchinastra  ^  è  la  m^no  dura  e 
ia  meno,  stimata .  Plinio  dice  che 
questa  pietra  si  è  trovata  io  Si- 
cilia lungo  lì  fiume.  Acat^  oggi 
Cantera,  donde  trasse  i^  nome  • 
Oltre  alle  incisioni,  s' impiegano 
queste  pietre  ne'  taberna<;oJi  ,  ^  e 
n'  è  piena  la  tfxoì^hgi  de'  Medici 
in  Firenze.  Gli  ^ntichi  le  pr^ 
fusero  fin  ne'  mosaici  r  -    . 

AGESISTRATO  ingqgnerf  # 

mec 


x4  AGG 

meoiÉinico  Antico  scrisse  su  la  co- 
$truzione  delk.  in|K:cliy)e  •>       r  x 

AGGRAOBVOLB  fdeiè  esfei 
re  tutto  quello  che  non  è  affet- 
tato ;  e  9  se  è  possibile  »  d*  una 
moralità  amabile  che  piacciif  e j 
istruisca.  Dunque»  stiidj  la  bet- 
Ja  semplicità  naturale  • 

Ma  se  i  ceticei  dclr lusso ^.U, 
fantasie /ìaidBc^Uafiào  circétv^ 
to  costume  e  gusto ,  allora  V  ag- 
gradevoh   si  anderà    a  prendere 
da  .due  classi    della  SoQie^  i^  ^ 
sono  le  più  lontane    daf  niturA" 
la   E  quale  classe  più  innatura* 
le   dtìik  Corte,    e   del  Tè^nDl. 
Quanti  sogghigneranno^'  -  '    • 

Il  vero  aggradevole  è  nella  sem- 
plicità ,  non  neir  artificio  .  Gii 
Artisti  daranno  ptodudoni  4»^?- 
gradevole^  eternamente  ag&rade- 
voli ,  se  conserveranno  lealtà  di 
costumi ,  e  studieranno  opere  e 
persone  leali. 

AGNOLO  C  GdhUUo  rf^D  Bt^. 
chi  tetto  Napoletano  del  secolo  XV 
fabbricò  in  Napoli  le  Chiese  di 
S,  Giuseppe ,  e  di  S.  Maria  Egi- 
ziaca. La  princip|l  sua  opera  fu 
il  palazzo  che  fec^  per  Ferdinan- 
do Orsini  Duca  di  Gravina.  Il 
pianterreno  è  di  uh  ber  bugnato. 
Ma  il  piano  nobile  è  decorato  di 
pilastri  corinti  scanalati ,  è  trop- 
po spaziati  .  Le  finestre  non  so- 
tto abbastanza  semplici .  E^  tut- 
tavia uno  de'  migliori  pezzi  d' 
Architettiira  di  quella  città.  Il 
portone  r  ^  ^^  appartamento  sul 
jcornicione  son  aggiunte  discre- 
panti . 

AGOSTINO  da  Siena  ftatello 
d^  Angelo  fu  uno  de'  migliori  al- 
lievi di  Gio.  da  Pisa ,  e  lavorò 
in  Assisi ,  in  Orvieto,  in-Arez- 

co  . 

AGRIGENTO  una  delle  più 
#f2fbri  ^ittà  antiche   della  Sici- 


ACR 

li« .   I  suoi  abitanti  si  davano  ai 
jpùicvi  ^pm%  s/^tifn  avessero  a  vi^ 
Vi r  thoJhn  ^ic^'W  9  e  fabbricava-^ 
no  come    non  avessero  da  morir 
mai*    Gli  avanzi  de*  suoi  ^ificj 
7^0  monumenti  preziosi  dell'o- 
dierno Girgenti . 

Il  tempio  di  Giove  detto  ora 
de'£/M»t/  peri  ^uoi  i^ssi  gir 
gànfesifftix^  o  fèft  vai  bassdriiievo 
nel  frontespizio  rappresentante  la^ 
caduta  de'  giganti ,  era  uno  de' 
^iiienm  f  ^«*9Mi)di  della  Grecia  0 
Èra  fungo  |4(5' piedi,  largo  xdo, 
alto  zzo  fin  alla  nascita  della  volr 
l%«^Ora  iion  è  che  un  ammasso 
'Àintnsò  di  ^sèi' enormi,'  che  s* 
impiegano  alla  costruzione  del 
niiovQ  molo  di  Girgenti .  Il  so- 
-  idCa^kel/b  iiafbato  Ji£b  disf  rur 
jzione  totale  ha  le  scanalature  lar«> 
^e  più  di  19  pollici .  Onde  I9 
colonne  aveanp  20  piedi  di  cir- 
conferenza ,  e  nelle  scanalature 
pdO^McCaflriicchiarsi  uomini . 

Il  tempio  d'  Ercole  non  la  cer 
deva  in  grandezza  a  quello  di 
Giove.  Non  ne  restan  in  piedi 
che  due  mozzoni  di  colonne,  uq 
pezzo  di  muro  interno  ,  e  alcuni 
frammenti  del  basamento  ;  tutto 
U  resto  ò  una  montagna  di  mas^ 
si  rovesciati  sossopra  e  ammuo- 
chiati  in  una  maniera  orrenda. 

Il  tempio  di  Giunone  Lucina  » 
Q  Lucania  doyea  essere  uno  de* 
più  bei  tempi  d'Agrigento.  £^ 
fungo  ii3  piedi,  e  largo  51.  Ne 
restano  ancora  in  piedi  15  colonr 
ne  sopra  uno  zoccolo  alto  io  ,  s\x 
cui  SI  andava  per  due  scale  di 
6 /sellini .  Le  colonne  sono  dori^ 
che  senza  b^e,  scanalate,  alte 
17  pi^i  i  pollice  6  linee,  il  dia- 
metro 4*  piedi  2  pollici ,  la  sca;* 
palatura  S  pollaci ,  l' intercQJou^ 
nio'di  5  piedi  . 

Il  più  bel  monumento  e  il  più 

ben 


*. 


ÀGR 

htn  conservato  di  Girgenti   è  il 
tempio  della  Concordia  .    $e   ne 
deve  la  conservazione  al  corpo  di 
S.  Gregorio  che  vi  si   custodisce 
<{entrO  .  £'  perittero  esastilo  ,  d' 
«in  dorico  senza  base  alto  4  di»- 
fnetri ,  e  leggermente  réstremato  : 
generalmente  i  dorici  d*  A^gricetir 
to  son  mcn  diminuiti  di  quelli  di 
Siracusa  e  di  Pesto.    La  dinfien- 
sione  di  questo  tempio  è  122  pie'- 
<fi  lungo,  e  largo  5^.  L'altezza 
del  basamento  è  minore  di  quel- 
la del  tempio  di  Giunone .  L' in- 
tercolonnio degli  angoli  è  5  pol- 
lici più  stretto  degli  altri  peri* 
aggiustamento    del  triglifo;   ma 
l'occhio  non  se  ne  accorge.  Che 
armonioso  accordo  fra  il  basamen'- 
to  1  il  peristilio  ,   e  il  frontespi- 
zio !    Che  eleganza,  che  propor- 
zione ,  che  gusto  nel  tutto  e  neU 
le  parti  !  ' 

In  Agrigento  osservansi  anco- 
ra i  resti  a'  altri  antichi  edifici  ; 
del  tempio  d'Escukpi^  di  colon- 
ne dòriche  sopra  tre  scalini  che 
giravano  intorno  alK  edificio  ,*  di 
Castore  e  Polluce  anche  dorico  , 
ma  con  base  attica  ;  di  Vulcano, 
di  Giove  Polio  ec.  ^  Vi  si  ravvi- 
sano ancora  gli  avanzi  di  un  Tea- 
tro e  di  un'  Foro . 

La  tomba  di  Jerone  è  un  pic- 
colo monumento  "rimarchevole  per 
le  singolarità  della  decadenza  del 
gusto.  E^' piramidale  dallo  zoc- 
colo fin  alla  cornici .  Le  colonne 
non  vi  sono  perpendicolari ,  sono 
Joniche  cori  base  àttica,  e  con 
cornicione  dorico  . 

Le  mura  d'  Agrigento  son  pie- 
ne di  sepolcri  incavati  nel  tufo. 
£  pieni  ne  sono  i  sotterranei  i 
dove  è  Quel  che  si  chiama  la  Ve- 
rtuto ,  che  non  è  che  anditi  con- 
ducenti in  tedipo  di  guerra  alla 
citradclla . 

D/K,.  B.  A,  ti  T.  L 


Aie  'X7 

AICARDO  C  Gio.  )  m.  idaj 
nacque  a  Cuneo ,  e  si  stabilì  in 
Genova,  dove  fabbricò  i  Gra- 
na) pubblici,  e  tirò  l'acquedot- 
to di  Calzolo  lungo  i^  miglia 
per  monti  e  valli .  Edificò  il  Co- 
ro di  S.  Domenico,  o^il  palazzo 
Serra  . 

Suo  figlio  Giacomo  slargò  in 
<jenova  due  ponti ,  e  tra  |c  altre 
cose  fece  le  mura  alla  Darsena 
fin  a  S.  Marco  fqrtificandolc  eoa 
ba£oacdi  <. 

ALA  per  metafora  si  applica  ad 
alcune  paro  degli  ediHcj  .  Neir 
architettura  Egizia  le  ale  del  tem- 
pio erano  due  muri  che  rinchiùde- 
vano i  due  lati  del  Pronao  <,  ed 
erano  alte  quanto  il  tempio  stes- 
so ,  ma  in  torma  di  ale  .  . 

I  Greci  chiamavano  ptera  Ta- 
la,  onde  un  tempio .iatto  di  sole 
colonne  seciza  iQurq  interno  eri 
detto  Monapfero .  II  periptero  a- 
vea  un  ordine  di  colonne  intor- 
no alla. cella.  Il'  dipteìro  n^  avea 
due  ordini  .  Il  Pseudodiptfro ,  o 
falso  doppio  afiato ,  inventato  da 
Ermogene,  avea  di  meno  quell' 
ordine  di  co/onné  che  nel  dìpte-' 
ro  è  tra  il  muro  e  la  cplqnnata 
esteriore  .  Onde  le  colonne  e,ran 
come  le  ale  del  tempio  .  Si  chia- 
ma vati  o  altresì  ale  1  due  piùpicr 
coli  lati  d'  un  vestibolo . 

Noi  chiamiamo  talvolta  ale  i 
piccoli  lati  o  le  na^wtte  delle  chieT 
se ,  e  qualunque  altro  corpo  chi* 
è  agli  angoli  ddl*  edificio  prin^ 
cipale .' 

'  Ale  diconsi  anohe  que'  finimen- 
ti incartocciati,'  co* quali  si  pr^* 
tende  decorare  i  lucernai ,  e  le 
facciate  a  più  ordini .  Non  si  può 
far  di  peggio  .  U  Algardi  nella 
gran  facciata  di  S.  Ignazio  a  Ro- 
ma ha.  terminate  queste  ale.  eoa 
una  testa  di  ca;riatide  sprinpntata 

B  da 


iS  ALA 

da  un  capitello  .  Meschina  deco- 
razione • 

ALABASTRO  .  Ve  n'  è  una 
specie  ordinaria,  eh*  è  una  con- 
crezione gessosa  semitrasparente , 
di  cui  r  Architettura  ha  fdttou- 
so  Relle  finestre  invece  di  vetri . 
Nerone  ne  fece  costruire  un  tem- 
pio intero  ,  il  quale^  senza  alcu- 
na apertura  veniva  internamente 
illuminata  per  la  sua^  tras^paren- 
za  .  Degli  altri  Alabastri  comu- 
ni e  orientali  V  Architettura  è  la 
Scultura  ha  fatto  sempre  uso*,  co- 
me tuttavia  si  pratica ,  per  colon- 
ne ,  per  impellicciamenti ,  per  va-- 
si,  e  per  statue-. 

ALBANO .  Il  Monte  Albano 
^  uno  de'  più  famosi  monti  del 
Lazio*  Alle  sur  falde  era  Alks 
Long» ,  dove  è  ora  Palazzuola  . 
Su  V  apice  del  Monte'  detta  ora 
Monte  Cavo  f  era  il  celebre  tem- 
pio di  Giove  Lax^tale^  dove  con- 
correvano^ le  gentf  del  Lazio  a 
celebrare  le  Ferie  Latine .-  Di  es- 
so tempio  non;  sr  veggono^  più  che 
de'  gran  massi' del  basamento,  al- 
cuni fraiQmen  ti  di  cornici,  e  due 
colonne  rovesciate ,-  che  fanno- 
scorgere  fo^  stile  Etrusco^  cioè  il 
]^iù  semplice  .  Si'  conserva  ancora 
m  più  luoghi  intatta"  la^  via  an- 
tica che  conduceva  lassù  ^  A  Pa-^ 
hKKMoU  si  osserva*  una  tomba 
quasi  intera  di  peperino  in  una 
camera  tagliata  nel  massiccio*,  ter- 
minata in  una  piramide  gradina- 
ta^ e  il  basamento  è  decorato  di 
fasci  consolari  a  sei  a  sei ,  di  un 
lettisternio ,  di  uno  scettro,  d' 
un  slobo,  d'un^  aquila,  attribu- 
ti €11  Consoli,  di  Re,.  d'Impe- 
ratori . 

Il  lago  di  Albano'  è  famoso  per' 
il  suoEmir<ario  ,  opera  della  pri- 
ma architettura  latina'.  V,  Emis- 
sario •  Intorno  ad  esso  lago  veg- 


ALB 

gonsFclué  gròtte  incavate  ne^mon'-^ 
te.  Una  è  tagliata  regolarmente, 
e  decorata  di  architettura  /  Erano 
Ninfei.  V.  Ninfei, 

V  odierno-  Albano  è  doir'  era 
il  Castro  Pretorio,  cioè  le  Ca- 
serme de'  soldati  de^l'  Imperato- 
ri. Contiene  delle  ruine  di  gran- 
di edifici  antichi  .  Un  Éltissim^ 
Mausoleo  piramidale  spogliato  de' 
suoi  ornamenti ,  pulnte^iato  di 
blocchf  d't  ntermo',  di  eni  era 
tutto- co)>erto ,  e  probabilmeftte 
decorato  di  più  oroihi  di  còjon- 
ney  sarà  stato  uno  di  quegli  edi- 
fici che  ti  dicevano  Setté^oni  , 
non  perchè  fossero  di  sette  ordi- 
ni ,'  ma  perchè  avean  piiì  ordini 
di  architettura  V  uno  su  l' altro , 
e  finivano  in  piramide.  V/Serri- 
^onio ,  Un  altro  Mausoleo^  v*  è  ri- 
marchevole ,  d'etto'  volgarmente 
degli  Orazi  eCuriazJs  e  da  qual- 
che antiquario  atfVibuito^  a  Pom- 
peo .  ;  hse  coKruiiòhe  n'  è  anti- 
chissima, e  la  sua*  forma  ha  mel-r 
ta  rassomiglianza  con  quello  di 
Clifsia  eretto  dagli  Etruschi  al 
loro  Re  Porsenna.-  Sopra'- un  gran 
basamento  dp  45  piedi  in  aum'a- 
to  sbalzano  cinque' piramiai  cir- 
colari* in-  forma"  di  mete  y  di  zo 
piedi  di'  diametro  ;  una  per  cria- 
scun'  angolo ,  e  la  quinta  più  al- 
ta iir  mezzo  alle  quattro^  teMii- 
nate  in-  giù  con  un  guscio  .  Di 
queste  cinque  piramidi  «  o'eoni  , 
ne  restair  in*  predi  ancora  ti^  1  ri- 
vestite di  pepenno,-  ma^  il  loro 
massiccio  è  di  ciorroli  con  poz- 
zolana r-  Vi  si  redoHO*  aifche  i 
vestigi*  deWtr  altre  piramidi  di- 
strutte. Vi  sono-  j^randf.  avanzi 
della  Villa'  di  Domiziano ,  le  rui- 
ne d'  un  Anfiteatro,  una  conser- 
va d' acqua',  i  resti  di  Terme  ,  tr 
un*  altare  di  marmo  in  fórma  di 
trepiede  nella  Chiesa  delia  Staila  •- 

AL- 


ALB 

AlBARIUM  Opus ,  di  cai  fa 
BiVnaùone  Vitruvio ,  era  un  irrto- 
ii«co  di  polvere  fiaissiiiia  di  mar- 
mo bianco ,  e  con  quesro  si  dava 
r  oitima  mano  su  if  intonaco  or- 
jdinario  de' muri ,.  i  quili  perciò 
acquistavano  un  lustro  che  pare- 
.vano  di  majmoi .  Se  ne  sono  tro- 
.vati  vestig)  in  diverse  ruine  di 
.Rona,  è  specialmente  nelle  Ter- 
me di  Agrippa* 

.  ALBERI  sonò  per  1'  artisti 
giardiniere  più  che  le  colonne 
•per  r  architetto .  Egli  ne  deve 
conoscere  .  le  forme ,  le  diverse 
^«dazioni,  e  tutte  le  proprietà  y 
per  farli  entrare  nella  coiìiposizio- 
Ae  dell*  architettura  vérde  de'  ^iar- 
idini.  L'arte  e  il  gusto  lì  distri- 
Iwiscè  di versaqiénte  ^condo  la 
formali  del  trancov  secondo  la  di- 
sposizione de'  Climi }'  e  secondo  là 
jiatura  delle  foglie; 

X^  beliezzjt  del  tronco  consi- 
ste in  un  gett(S  aritto,  alto,  e 
4l«licato  . ,  Tali  sono  faggi ,  ti- 
^li  9  abeti  y  olmi ,  fraissini  ,  ace- 
TÌ  9  pioppi ,  castaigni ,  querce  9  pi- 
ai ec. .  Q[uesti  alberi  convengono 
jie'  gran  viali ,  e  negli  aspettano-' 
|)ili  e  grandiosi  •   . 

Perula  disposizione  de' rami  v 
alcuni  altieri  li  spineon  per  1'  a-, 
ria  j  come',  i  mandorli  9  e  molti, 
salci .  Altri  li  scartano  l' un  dall' 
altro  9  come  i/- cedro  del  libano  y' 
i'  albero  della  vita  v  Altri  li  la- 
sciano pendenti  9^  come  alcuni  sal- 
ci, betuley  larice:,  dove  questi 
conyen^a«no9  è  falcile  conoscerlo. 

Riguardo'  al  fogliame  molti  al- 
beri ai  distiflguoho  per  la  ric- 
chezza e  ^a[naezza  :  tali  sonò  i 
faggi  f  i  tigli  d' Olainda ,  e  spe- 
cistoiente  ctòl/aCaroIinay  la  quer- 
cia rofsa  di  Virginia  o  del  Ca- 
nada 9  i  lauri  9^  ir  platano  di  Vir- 
j^iniS)  il  marróne  d'India 9  VoU 


ÀLB  s4 

ino.  Questi  alberi  danno  crand' 
ombra ,  e  sono  proprj  per  Te  sce- 
ne d'estate,  eper  i  grandi  spiaz- 
zi di  frescura . 

Altri  àlberi  sonò  rimarchevoli 
.per  il  loro ,  fogliamie  raro,  leg- 
giero ,  mobile  é  lucido  ,  come  la 
betula,  r  abete  9  il  pioppo  ,  1'  a- 
cacia  d'  America  éc.  (Questi  al- 
beri sono  per  i  siti  gaj  e  aperti . 

Il  più,  bel  contrastò  è  colle 
scene  nlalincòniche  di  quegli  al- 
beri che  sono  d'  uh  fogliame 
verde  cupo,  qual  Ì  l'alno 9  illi- 
cino ,  il  moro ,  il  lauro  regio ,  il 
tasso  ec:  .  . 

.  A  questa  varietà  di  colori  se 
si  uniscono  quelli  che  ad  una 
certa  epoca  cambiano  il  loro  ver- 
de in  un  bei  rosso ^  si.  ha  un 
beli'  effetto  nelle  scene  di  autun- 
no^ specialmente  se  si  frammi- 
schiano di  quegli  àlberi  che  non 
lascian  mai  là  verdura.  Altri  al- 
beri a  foglie  macchiettate  o  al- 
frimenté  variegate  convengono' 
dove  si  vuol  introdurre  del  pit- 
toresco* .  ^    .     .       .     . 

Vi  sonò  degli  alberi  per  1*  ac- 
qua;.tali  son  qiiein  d^  un  verde 
turchinétto  che  corrispónde  al  ca* 
lor  dell'acqua,'  cònie  i  salci,  i 
piòppi.   Altri  colla  cinid  dndeg- 

Siante  e  mobile  invitano  il  hìoto 
elle  onde  ;  altri  co' rami  pendèn- 
ti par  che  versino  l'ombra  e  il 
fresco  9  come  i  larici ,  i  salci ,  le 
betule;  . 

Anche  r  inverno  ha  i  suoi  al- 
beri 4  che  son  quelli  che  cotféer- 
vaa  la  loro  forza  nelle  rnag^fori 
rigidezze ,  hh  soggiacciono  al  lut- 
to della  natura  \  tali  sonò  !  pi- 
t\ì ,  ^li  abeti  9  i  cipressi ,  i  lici- 
ni,  1  cedri,  gli  aranci,  i  gine- 
pri èC.     ,  .  ;  . 

Questa  occhiata  basta  per  far 
conoscer   la  varietà  inesauribile 

B    2  che 


20  ALB    . 

che  posson  produrre  gli  alberi 
combinati  fra  loro  li^u^rdo  al 
portamento ,  alla  ramificazione  , 
alia  disposizione  delle  foglie ,  al- 
ia loro  struttura  ,  e  alle  diverse 
tinte,  specialmente  de' loro  fiori, 
e  de! loro  frutti. 

Un  solo  albero  ne*  giardini  può 
fare  «picco  grande  per  la  sua  po^ 
sìzione,  per  la  sua  bellezza,  per 
la  sua  vetustà ,  per  la  sua  singo- 
larità, come  per  ie  sue  adiacen- 
ze e  per  tante  circostanze .  Gli 
alberi  presi  insieme  producon  i  più 
belli  effetti  dove  per  ie  forti  mas- 
se ,  dove  per  i  gruppi ,  dove  per 
gr  intrecc;,  e  per  viali,  e  per 
spisLizi  coperti ,  e  per  laberinti  ec. 

Ma  ne' giardini  pettinati ^  dor 
ve  l'krte  na  messo  in  servitù  la 
natura,  il  piacere  non  vi  sogr 
^iorna ,  vi  dimora  la  noja.  Non 
si  possoii  conservare,  quelle  puer 
rilità  difettate  senza  un  uso  con- 
tinuo della  forbice  e  d«l  coltel- 
lo .  Se  si  vogliono  giardini  ve- 
ramente belli ,  y  arte  vi  compa- 
risca poco  o  niente.  L'arte  v' 
introduca  ogni  sorte  d'alberi,  e 
di  arbusti  d'ogni  sorte,  e  spe- 
cialmente fruttiferi ,  e  li  dispon- 
ga con  gusto  il  più  semplice. 
.  ALBERTI  C  Aristotile  )  altri- 
menti chiamato  Ridolfo  Fiora- 
vanti ,  Bolognese  ,  architetto  e 
meccanico  dei  secolo  XVI .  In 
Sieccanicd  fece  prodigi  :  in  Bolo- 
gna trasportò  un  campanile  sano 
sano  con  tutte  le  campane  dalla 
chiesa  di  S.  Maria  in  un  altro 
sito  55  piedi  distante.  A  Cento 
raddrizzo  un  altro  campanile  che 
|>endeva  5  piedi .  Scappa n  di  tem- 
po "irf  tempo  ingegni  portentosi 
jn  meccanica  .  Costui  fìi  come 
Detriano ,  e  come  furon  ultima- 
mente Zabaglia  in  Roma  ,  Fer- 
/acino  a  fiassano  nello  Stato  Ve- 


ALB 

neto.  Chiamato  in  Ungheria  vi 
costruì  un  ponte  ingegnoso,  e  vi 
fece  altre  opere,  per  cui  fu  crea- 
to Cavaliere.  La  sua  fama  giun»- 
se  fin  in  Moscovia  ,  dove  invi-^ 
tato  dal  Gran  Duca  costruì  molte 
chiese . 

ALBERTI  (  Uon  Batifta  } 
Fiorentino  fiorì  nel  secolo  XVI. 
Architetto,  Scultore,  Pittore  , 
Canonico ,  Letterato ,  generosa  , 
amabile ,  benefico  ,  fu  un  valen- 
tuomo.  Compi  a  Firenze  il  Pa- 
lazzo Pitti,  e  fabbricò  il  coro 
della  Nunziata  .  Fece  in  Man*- 
tova  una  magnifica  chiesa  ad  u- 
na  sola  nave  con  una  gran  volta 
a  cassettoni  all'  antica .  Il  suo 
capo  d'  opera  è  il  S.  Francesco 
di  Rimini .  In  Roma  fece  varie 
fàbbriche  non  più  esistenti .  Die-^ 
de.  a  Fitenze  il  disegno  della  fac*- 
ciata  di  S.  Maria  Novella.  Ge- 
neralmente il  suo  stile  architet- 
tonico è  severo ,  e  fra  il  tut<* 
to  e  le.  parti  spicca  queir  ac- 
corda ,  ch«  fa  nell  ^  Architettura 
la  vera  bellezza .  Egli  si  ha  per 
uno  de'  principali  ristauratori  ael* 
la  Architettura  *  Dopo  d'  ave<» 
re  osservati  i  più  rimarchevole 
edifici  dell'antica  Roma,  e  do- 
po avere  acquistata  sufficiente  teo» 
ria  e  pratica  ^  pubblicò  U  suo  fa- 
moso trattato  dell'  Arte  di-  Edif 
ficare  utilissimo  per  gli  astiati  , 
sottratta  però,  l'^inutile  erudizione 
di  cui  è  infarcito . 

ALBORESI  dGiscomo^  Bo- 
lognese  fiori  verso  la  metà  del 
secolo  X  VII ,  ed  ebbe  del  merito 
nel  dipingere  l'Architettura  iti 
prospettiva ,  e  operò  molto  a  Fi- 
renze, e  a  Parma. 

ALCANTARA  città  ài  Spa- 
gna  neir  Estremadura  ,  creduta 
la  Norba Cesarea  di  Tolomeo,  è 
celebre  per  il  famoso  ponte  che 

Tra- 


ALC 

Trainino  fece  costruire  sul  1^Ago\ 
Inhttì  il  nome  Arabo  Jfcsntanf 
tion  significa  che  jionte.  Quel 
^onte  sussiste  tuttavia,  e  fvi  tat- 
to ristaurare  da  Carlo  V  »  Ha 
nel  mezzo  un  arco  trionfale  alto 
47  piedi  e  largo  ix  ;  su  la  cor- 
nice è  un'  iscrizione  in  onor  di 
Traiano.  V'erano  quattro  gran* 
di  tavole  co'  homi  delle  città 
della  Lusitania  che'aveano  con^ 
tribuito  alla  costruzione  del  pon- 
te; ma  non  ne  re^ta  che  unaso- 
Ja  antica,  ie  altre  sono  moderne 
in  onore  di  Carlo  V*  Dall'altro 
lato  di  esso  ponte  è  Una  cappella 
iarga  xo  piedi  e  lunga  20  ,  co- 
strutta di  massi  d'una  grandez>- 
oa  enorme  \  sembrano  uscire  dal 
jnuro  per  fare  un  tetto  o  una  spe- 
cie di  volta,  e  sono  sì  ben  con^- 
nessi  che  l' acqua  ncrh  vi  è  ma^ 
penetrata  nonostante  la  grande 
antichità  .  La  porta  è  di  tre  pie- 
tre ,  due  in  piedi  sostengono  una 
jB  traverso.  Su  questa  è  l'iscri- 
zione in  versi,  il  di  cui  con- 
tenuto è  che  questo  Tempio  è 
fabbricato  su  la  rocca  del  Taso , 
che  la  maestà  degli  Dei  e  oell' 
Imperatore  vi  presiede,  che  la 
bellezza  della  materia  vi  sorpas'» 
CB  i'  arte ,  che  se  qualche  passeg^» 

Siero  vuol  sapere   chi  è  V  autore 
i    questo   meraviglioso   ponte  , 
sappia  che  è  Lacero  ec« 

ALCORANO  presso  i  Persia* 
ni  è  una  specie  di  torre^o  di  cam- 
panile stretto  e  alto  con  due  ò 
tre  rinehiere  al  di  fuori  le  une 
su  le  altre ,  dove  certi  Preti  det* 
ti  MorMrtti  vanno  a  cantare  le 
loro  pneci  più  vplte  al  giorno  ì 
per  farsi  sentire  dal  volgo .  (Que- 
sti Aicorani  forman  il  principal 
ornamento  delle  Moschee,  e  cor- 
rispondono ai  Minareti  de' Tur- 
chi. 


ALC 


ai 


•  ALCOVA  è  parte  d'una  ca- 
mera da  dormire.  Viene  dallo 
Spagnuolo,  aazi  dall'Arabo  K/- 
caut  che  significa  gabinetto,  e 
tenda .  Gli  antiquari ,  che  nell' 
antichità  trovan  di  tutto  ,  vi 
trovan  anche  Ife  alcove  ;  alcune 
nicchie  di  Villa  Ttajana  e  di 
Pompei  le  hanno  per  alcove  ,  e 
veggono  Alcove  nelle  Nozze  Al^^ 
dobrandine  e  in  altre  pitture  an- 
tiche .  Le  nostre  Alcove  sono  su- 
scettibili di  varie  forme  e  di  va- 
rie decorazioni .  Lte  più  sontuose 
ammettono  colonne,  se  il  restan- 
te della  camera  le  comporta  ,  e 
per  comportarle  con  vie  n  che  la 
camera  non  sia  ornata  di  tappez- 
zerie ,  ma  di  ordini  architettoni- 
ci .  Certo  che  le  Alcove  nelle  ca- 
mere grandi  fanno  un  bel  vedere , 
danno  anche  del  comodo,  ma  se 
non  sono  beh  ariose  e  ben  illu- 
minate^ non  saranno  molto  salu* 
bri .  c 

ALDOBRANDINI  famiglia 
Bolognese  che  nel  secolo  XVII 
ha  prodotti  molti  artisti  chehan* 
no  dipinto  d' Architettura  in  pro- 
spettiva. Il  più  celebi^e  è  Pom* 
peo ,  il  quale  dipinse  molti  palaz- 
zi  9  chiese ,  e  teatri  in  Bologna  9 
in  Torino,  in  Sassonia, ^ Vien- 
«na ,  a  Praga ,  e  morì  in  Roma  nel 
171 9 .  Tommaso  dipinse  in  Ge- 
nova la  gran  sala  del  Consiglio; 

ALEOTTI  C  Giq.  Batata  ) 
Ferrarese  m.  16^0,  La  sua  po- 
vertà r  obbligò  a  far  il  garzone 
de' muratori,  e  il  suo  talento  lo 
innalzò  ad  essere  un  buon  Archi- 
tetto ,  e  avendo  studiato  geome- 
tria e  belle  lettere  m»bblicò  àeU 
le  opere  su  l'Àrch^ttura  e  su 
r  Idrostatica .  S'  intricò  anche  in 
quelle  dispute  idrostatiche,  che 
perpetuamente  molestano  le  prò-* 
vincie  di  Ferrara,  di  Bologna  , 

B    3  « 


-^ 


/:• 


%2  ALE 

fi  di  Romagna  .  Egli  costruì  la 
Cittadella  di  Ferrara,  e  diede 
disegni  di  palazzi,  di  teatri  ,  e 
di  altri  edifici  pubblici  per  Man- 
tova ,  Modena ,  Parma ,  e  Vener 
zia  • 

ALESSANDRIA  dopo  Carta- 
gine fu  la  più  pospicua  città  d' 
V^frica  9  e  dopo  Roma  la  prima 
città  del  Mpndo .  Ora  non  ha 
che  il  nome  con  alquante  ruine 
della  sua  antica  magnificenza. 
Alessandro  suo  fondatore  viavea 
fatto  tirare  a  cprdpne  tutte  le 
strade  .  V$  n*  erano  rimarchevo- 
li due  che  sì  tagli j^vanp  ad  angoli 
retti,  e  ciascuna  era  larga  120 
piedi  ;  terpiinavano  alle  quattro 
fcstremità  della  città  ,  la .  quale 
perciò  si  trovava  aperta  a  tutti  i 
venti,  e  vi  faceva  godere  un'  a- 
rìa  pura  .Vi  s' incontravano  ad 
Ogni  passo  monumenti  superbi , 
Ja  colonna  di  Pompeo»  gli  obe- 
lischi di  Cleopatra  ,  il  Serapio , 
e  tanti  altri ,  de'  quali  restano 
ancora  vestici .       • 

Uno  de'  più  preziosi  avanzi  è 
una  Colonnata  lunga  più  di  500 
piedi  ;  le  colonne  vi  sono  nella 
stessa  direzione ,  e  d' una  &ran« 
dezza  straordinaria  r  pna  sola  ha 
capitello.  Incontro  a  questa  i 
un  altra  colonnata  consimile  . 
Ma  la  maggior  parte  di  queste 
colonne  sono  rovesciate  .  Tra 
mezzo  ^  un  edificio  di  mattoni 
con  condotti  al  di  sopra;  segno 
d*una  fontana  magnifica  corri- 
spondente al  luogo.  Nel  mezzo 
ai  essa  colonnata  è  ora  unaMo* 
schea  circondata  di  quattro  ran- 
ghi di  colonne  di  porfido  bellis- 
sime.; ma  i  Turchi  le  fanno  so- 
stenere archi  barbari .  Gli  Obe- 
lischi, attribuiti  a  Cleopatra  sen«* 
7.a  perchè,  aono  due,  uno  rove*» 
eciato  I  €  l' altro  in  piedi  :  en* 


ALE 

trambi  di  mediocre  grandezza,  f 

pieni  di  geroglifiei. 
'  La  Colonna  di  Pompeo ,  o  di 
Severo  è  un  nionumento  de'  m^r 
glio  conservati .  E'  su  d' un  ba- 
samento di  pietrame  solido  scatr  t 
paro  da  ogni  parte,  alto  30  cubi- 
ti ,  e  pieno  di  geroglifici .  La 
fcolonna  è  corintia  diminuita  ai 
due  estremi ,  ed  è  la  più  grande 
4i  quante  altre  colonne  si  cono» 
^cano  ;  sarà  alta  zzo  piedi  ,  e 
^1  diametro  z8  piedi  3  pollici  • 
Il  Capitello  è  cavo  al  di  sopra, 
forse  per  contenervi  qualche  sta» 
tua ,  e  non  già  un  fanale  che  sa- 
rebbe stato  difficile  ad  accendersi 
Dgni  giorno.  Un  Arabo  ballario 
^o  da  corda  vi  andò  su  una  vol^ 
ta  per  mezzo  d'unf|  fune,  che 
attaccata  ad  una  freccia  seroe 
infilare  nic'trafi»ri  d'una  volar* 
del  capitello .  Maillet  Console  di 
Francia  al  Cairo  sfoderò  il  prò* 
getto  di  trasportar  questa  coloni 
na  a  Parisi  per  erigervi  sopra  la 
statua  di  Luigi  XI V , 

V edesi  ancora  in  Alessandria 
gran  numero  di  belle  cisterne  an*- 
^tiche  {sen  costruite  e  intonacate 
d'eccellenti  stucchi.  Per  tutti  i 
con  tornì  si,  cammina  su  frammen* 
ti  preziosi  d'  antichità.  Su  la 
sponda  del  mare  si  scuopron  an* 
pora  i  vestigi  di  quel  Faro  che 
fu  una  delle  maraviglie  del- mon^ 
fio. 

ALESSANDRO  C  Bortoio  éP  ) 
Architetto  Veneziano  dtl  secolo 
XVII  inventò  la  maniera  di  so» 
stener  in  aria  le  fabbriche  per 
rimurarle  al  di  sotto.  Così  ri* 
murò  il  palazzo  Ducale  ,  sostcr 
nendolo  in  aria  finché  nel  ^raa 
cortile  si  fecero  i  fòndametftì  di 
70  colonne,  che  mantengono  1« 
volte  di  quel  maestoso  edificio. - 

ALESSI  C  Galeazzo  )  Peru^^ 

no 


ALE 

M  n,  ^500.  m.  1570 .  Su  U  bel- 
le lettere  e  su  le  matematiche 
piantò  lo  studio  deir  Architettu- 
ra, e  vi  riuscì  insigne  *  Molti 
palassi»  di  cui  Genova  va  su- 
perba, sono  di^fuo  disegno  •  I 
suoi  disegni  d'  4>£>m  specie  furon 
richiesti  nella  piiglipr  parte  di 
£uropa .  Quello  che  ^li  ijsce  più 
onore  fu  per  V  Escurialp ,  prefe- 
rito a  tanti  altri  de'  più  vantati 
architetti .  Egli  fu  anche  riputato 
abile  a  trattare a&ri  importanti, 
^  ALETTA  h  uns^  striscia  ^t^- 
riore  d'un  piedritto^ 

ALGARDI  C  Messandro  )  Bo» 
lognese   n.  160%  ^  1^54 .    Qui 
non  si   considera  che  come  Atr 
cbitetto.  Il  suo  pierito  arclyitet- 
tonico  /spicca  in  Roma  nejla  Vil^ 
la  Panfili ,  una  delle  più  belle  vil- 
le del  mondo  .    lì  /suo  Pala^zfno 
è  esentp  di  flue'  tanti  ornati  ^1 
statue  e  di   bassi  rilievi  profusi 
in  oufl  teippo    nelle  facciate   in 
iqo^o  che  ne  perturban  i'prdine 
e  la  proporzione .    U  Algardi  vi 
spìngo  gufto   mvìq  .   L'  interno 
offre  dettagli  di  decorazione  da 
servir  ai  modello»    uli  ^ppart;^-r' 
menti  sotterranei  sono  orn;^ti  di 
stucchi  eseguiti  da  lui  stesso»   e 
sono  i  più  oelli  stucchi  moderni 
per  la  distribuzione  »  per  la  leg- 

5 erezza  9  e  per  l/i  purità..  I. Clar- 
ini poi ,  ipriiti ,  i  viali  ,  1  bo- 
schetti sono  disposti  in  utya  bel- 
la varietà  secondo  i*  inuguaglian- 
za del  tcrreiiOy  e  nella  maniera 
la  più  pittoresca,  con  fontane s. 
cascate,  e  giuochi  d'acqua»  on- 
de la  Vi/la  è  una  delle  più  de- 
liziose di  Roma  ,  Ma  la  faccia- 
ta di  S.  Ignazio  »  ^uantumjjue 
delle  più  grandi  di  Rom^  »  non 
fk  grand'  onore  a^r  Algardi  »  el- 
la è  a  due  ordini  ^  e  co'  soliti 
ab^si  i  e  cogli  9USSÌ  abusi  ^  an» 


ALI  23 

che  il  suo  Aitar  maggiore  di  S. 
Nicola  da  Tolentino. 

ALIPIO  architetto  del  IV  Se- 
colo  fu  incombenzato  dall'  Impe- 
j-ador  Giuliano  a.  rifabbricare  il 
Tempio  in  Gerusalemme  9  ma  la 
jterra  voniitiò  tante  fiamme  che 
tutti  gli  operai  ne  restarono  ar- 
jrostiti .  E  sì  tatù  fandonie  si  han- 
no per  istori^ . 

ALLACCIARE  ^  raccorre  le 
;icqu9  sorgive  per  qp^junque  bi- 
sogno. Vi  vogliono  tre  avver- 
tenze f  I.  ^e  la  sorgente  è  scoper- 
ta e  poco  profónda.  2.  Se  non  è 
punto  appar^ntf .'  3.  3p  è.  molto 
^tterr^ . 

2.  Se  Ja  sorgente  .è  ^coverta  » 
si  scava  uì^  buco  qiudrato ,  da 
cui  si  fsiv^  bei  k^o  la  terra  , 
che  si  sostiene  con  pietre  asciut-r 
te  .  Dov'è  lo  scolo^  si  scava  uij 
rigolo  di  pietrame  coperto  di 
terra.    '  ^. 

2.  Se  I4  sorgiva  non  i^  appa-r 
rentc  convienfar  pioi[ti  pozzi  di^ 
stanti  r  un  dall^ altro  .30  in  40 
passi  y  uniti  con  iossi  cjie  raccol- 
gano tutte  le  ?cquc\        . 

3.  Quando  ja  sorgente  è  sotto- 
terra 9  si  fa  uno  scavo  s^  volta 
fin  air  acqua;  queste  volt(;  soste-^. 
nuté  da  pali  e  ^a  panche  si  con** 
ducon  ad  un  canale  cui  vj^dano 
sitri  rigoletti  per  tadwn||r^i  più 
acqua  che    sìa  possibile  ^  ^  Tutti 

Questi  tagli  han  d'  aver  im  pen- 
io  dolce  per.'  portar  Vifqusi  in 
un  scrb^to^p.  ,pgni  50  tese  d4- 
serbatoio  «ienó  de' focczi  per  co*, 
noscere  se  l'acqua  vi  scorre,   e 
in  che  quantità  ,    Convien  con-, 
trassegnare  il    corsp  dell'  4cqva 
cpn    termini   per   avvertire,  che* 
non  si  piantino    colà  alberi 9    i. 
quali  colle  loro  radici  penetrereb*^ 
bero  ne'  condotti  ,   e   farebbero 
perder  le  acque. 

B    4  AL' 


a*  ALL 

•  ALLEGORIA  è  (ina  rappre- 
sentanza ingegnosa  d' idee  astrat* 
te  per  mezzo  ài  figure  alfusive  , 
di  persone  favolose,  e  d'esseri 
immaginar/.  Quésti  oggetti  deb- 
bon  esser  segni  di  una  cònven-^ 
zione  generalmente  stabilita.  E- 
debbon  esser  cOnvcnieii ti  aill*  as- 
iunto . 

L'  allegoria  è  conte  un  crhta!- 
Jo  che  faccia  veder  bene  f  ogget- 
to  che  cuopre  .  Non  è  un*  insul- 
saggine d' indovinelio .  Dunque 
va  adoperata  con  sobrietà  e  con 
chiarezza  . 

E'  condannabile  Ttf/Zr^oriViitr^ 

piegata  per  ^satire  personali  .  E^ 
più  detestabile,  se  si  avvilisce 
nelle  adulazioni . 

U  allegoria  entra  anche  nell' 
Architettura  .  I  due  tempi  di 
Marcello  della  Virtù  e  deli'  O- 
note  congiunti  in  modo  che  non 
si  poteva  passare  a  questo  senza 
entrare  per  quello,  è  una  delle 
più  belle  allegorie  •  E  che  altro 
%  V  Onore  cìhe  un  premio  di  una 
perpetua  Virtù  ?  E  la  Virtù  che 
altro  è  che  beneficenza  ?  Si  dan- 
no altri  edific;  allegorici ,  e  più 
allegorici  furono  le  piramidi  ,  e 
gli  obelischi ,  che  ora  per  noi  non 
sono  più  niente.  E  niente  sono 
tanti  ornati  simbolici ,  co'  quali 
s' ingombrano  le  fabbriche  ;  peg- 
gio se  sono  giuochi  puerili.    . 

ALOISIO  ebbe  commissione  da 
Teodorico ,  Principe  ée^lì  Ostro- 
goti e  Re  d'Italia,  di  ristaùr»*^ 
re  molti  ediftc} ,  e  specialmente 
gli  acquedotti ,  fra' quali  queHi 
di  Abano  vicino  a  Padova. 

Chi  vuol  conoscere  il  genio  di 
Teodorico  e  de'  Goti  nell'  Archi- 
tettura, può  leggere  la  lettera  , 
che  Cassiodoro  in  nome  di  Teo- 
dorico scrisse  ad  Aloisio.  Ecco 
ì  patimenti  di  quel  Monarca  ere- 


ALO 

duro  volgarmente  un  barbara  ì-^^ 
gnorante . 

„.E*  una  btlla  eloria  <^senrar 

^i  le  opere  mirabili  deiranfichi- 

„  tà  *,  /  nia  è  un   dovere  ristàUra^ 

,^  re  quelle  opere  utili  e  delizio- . 

,4  se  che  si  hanno  fre^tientemen-  • 

,5  te  sotto  gli  occhi  .  Io  non  so 

,^  dii^enticarmi  del  fonte    di  A- 

,i  bano  C  Aponum  )  in  cui  ho  ve-^' 

,^  duto  bollir  r acqua  fin  dal  fon- 

^  do  come  tra  fornaci   ardenti  > 

,j  è  malgrado  le  nuvole  de'  cald?- 

„  vapori  vi  si  gode    uno  spetta- 

„  colo  che  incanta  .    Gli  ardori' 

„  della  natura  son  poi  tempera- 

„'  ti   dall'  arte ,    la  quale   rende 

„  salubre  quello  che   era  morti-' 

„'  fero .   Quella  stéssa  acqua  rac- 

„  colta  fmalmente  nella  piccina 

„  Neroniana  è  si   fredda  quante 

„  prima  era  bollente .  Ben  a  prò-» 

„  positor  fu  quella  piscina^  ornata 

„  di  pietre  rassortitglranti  à  gent-; 

,y  me    verdi  i   affinchè   V  acqua 

„  tranquilla  per  '^nel  colore  vi- 

„  treo  comparisse   tremqJa .  Ma 

„  iiiù  stupendo  è  ancora  che  quel 

„  lavacro,    dove   si  ricreair  gli 

„  uomini,    se    v'entran  dònne  « 

„  vi  s' incendiano  .    Casto  lava-- 

„  ero  !     Tu  pertanto ,   Aloisio  , 

„  impi^  ogni   cura  a  rinnovar 

„  l'antica  solidità  di  queÉfli edf- 

„  ficj ,  sì  nelle  terme  ,  che  ne* 

„  condotti  ;  sbaralzzali'di  tutti  i 

„  vir^lti  ,   de'  cespugli ,   delle 

„  radici ,    le   quali   a'  insinuano 

„  nelle  viscere  delle  fabbriche  , 

,y  e    insensibilmente   gonfiandosi 

„  h  sterftiinano .    RiS  anche  il 

^  palazzo  rovinato,   e  polisci  d* 

„  o^ni  asprezza  silvestre  lo  spz^ 

,y  ZIO  tra   la  casa  pubblica  e  il 

yy  fonte  .    Tutto  cfcve  essere  ri- 

yy  dente  nella  terra  'Antenorea  fer- 

„  ti  le  di  maraviglie  ,  fra  le  quali 

),  è  rimarchevole  quella  che  chi 


w 


ÌU- 


ALO 

fi  tuba  hhtìt  non  sitò  spelarle 
yj  se  non  le^tufTà  nelle  acque  ar- 
5,  denti  di  que'  monti .  Spendi 
„  pure  tjuanto  occorre  ;  ti  si  spe- 
^y'dirà  tinto  il  bisognevole^  Noi 
„  spendiamo  aUegraiiiente  per 
„  conservare  delizie  uriM  .    ^ 

La  favolosa  proprietà  di  quel- 
le dcque  contro  i  ladri  e  le  don- 
ne non  toglie  niente  al  hierird 
della  suddetta  lettera.  In  matè- 
ria di  fonti  Cassiodo^ò  pat  dol- 
ce di  sale .  Egli  disse  che  il  fbn-* 
te  d'  Ar^tu^a  è  un'acqua  la  più 
quieta  ddle  atque;  ma  dacché 
taluno  barli  anche  a  mezza  vo- 
ce ,  ella  subito'  si  petturba  ;  e 
parlando  forte  ,  ò  tossendo  ò  ster- 
nutando, va  ih  burrasca*  Li  fa- 
vola s*  insinua  da  per  tutto.  An- 
che Tiberio  credette  miracoloso- 
il  fónte  di  Abanò'^  e  il  suo  teiii- 
pio  di  Gerionef .  Ma  ndn  da  per 
rutto,  lìè  ili  ógni  tempo  si  ppen- 
de  cura  degli  èdific;  pubblici  , 
come  Se  la  prese  il  Re  Teodori- 
co. Per  meglio  conoscer  il  meri- 
to di  questo  Re  Goto  vedi  Cat^ 
siodoro  f 

ALONSO  CGf<7.  )  architetto 
Spagnuolo  del  Secolo  XVI  fece 
il  Santuario  di  Guadalupe  ,  avan-^ 
ti  di  cai  è  un  atrio  spazioso  al- 
to alquanti  scalini ,  the  serve  di 
basamento  alla  facciata , -la  quale 
è  di  cinque  pilastri  gotici  con  • 
archi .  L' interno  ha  una  specie 
di  cappella  ,  da  cui  pef  20^  scali- 
ni si  ascende  al  Tempie^  diviso 
in  tre  itavi  con  gruppi  di  colonne 
sostenenti  archi .  L  alt«r  mag- . 
giorc  è  di  Gio.  Gomez  de  Mo- 
ra .  Altare  verarteftté  altare  di 
stranezza  :  è  a  4  piani  ;  i>  tre 
primi  con  8  colonne  corintie  per 
ciascuno ,  e  T  ultimo  con  4  anche 
corintie  .   Bravo . 

ALTARg  dall'  alto  ,  ^  perchè 


ALT  ^ 

gli  altfiri  si  mettevano  ne'  luogh! 
alti ,  o  si  alzavano  su  parecchi* 
scalini  : 

Gli  aitati  dt^\ì  antichi  eran 
differenti  per  gli  usi ,  per  le  for- 
riie,  per  gli  ornamenti  9  per  le  si- 
tuazioni .  Ve  n'  eran  de'  quadra- 
ti 5  de'  paralleiogramroi ,  di  ro- 
tondi ,  eie'  triangolari ,  a  trepie-^ 
de .  La  maggior  parte  eran  di 
marino  ^  alcuni  di  oronzo ,  I  lo^ 
ro  ornati  eran  corrispondenti  al- 
la deità  cui  appartenevano  :  i 
pia  esan .  decorati  di  fogliami ,  ai-, 
cuni  di  strumenti  di  sacrifici  ,  e 
fi^lora  anche  di  priapi ,  e  d' iscri- 
zioni .  Questo  è  affare  d' anti- 
quari . 

U  Jiltare  de* Cristiani  non  è 
the  una  tavola ,  òhe  anticamente 
era  talvolta  sostenuta  da  una  so^ 
la  colonna ,  come  si  vede  ne'  sot- 
terranei di  S;  Ceeilia  in  Roma. 
Ma  ordinariamente  v'  era  al  dt' 
sotto  uii  Sepolcro .  I  buoni  Cri^^ 
stiani  han  portato  gli  ornati  de-* 

gli  Altari  alia  più    alta  'mania  • 
iedestaiii  sopra  piedestalli ,    c6» . 
lonne  e  colonnette  ,    pilastrini  e-; 
pilastroni ,  frontespizi  entro  fron* 
tespiz)  ,    cornicioni    e   cornici  , 
baldacchini ,  tabernacoli  i  pitture 
e  sculture  d' ogni  genere ,  musai-- 
ci ,  r  rabéschi,    cartofcci  ,  «.  tanti 
e  tanti  ciafrugli  fthe  fra   miglia-' 
ja  d'  aitar/  appena  se  ne  può  ci'»', 
tare  uno  che- sia   conveniente   al 
luogo  e  alle  forme  deU' Architet- 
tura .     - 

Se  la  Chiesa  è  a  cróce ,  V  Al^ 
tgr  maggiore  vuol  essere  liei  cen- 
tro: quello  è  il  centro  dì  tutti  i 
punti  di  trista  .  Nelle  Basiliche ,. 
cioè  nelle  chiese  senza  crociera  ^ 
r  altaiT  deve  collocarsi  nel  cen- 
tro della  curva .  Il  pùnto  di  vi- 
sta s  del  più  gran  numero  dev& 
fissarne  sempre  .la  posizione  .^ 

In 


s^         Air 

^  in  quahinqtte  trosiztone  It  for* 
ina  delr  ah^re  òxve  esser  gran- 
ile >  e   la  sua  decorazione   sem- 
plice .    Se  1'  alt0re  è  ael   centro 
della  crotiera ,  gli  basta  $itt^  beli» 
tomba  air  antica  so  d' un    irasto. 
basamento  circondato .  di   scalini 
con   candelabri  fosti   in  terra  i' 
il   solo  tabernacolo  '  piramidèggi 
su  r  altare  ;  e.  V  altare  spiccherà 
maestoso.    Tutti  gli  »hti  soliti 
ornati  son  filisi ,  €pn  frascherie . 
Gii  ahari  posti  ^F  estrecnità 
della  Chiesa  9   o  iièlle  calcile  j- 
o  ne'  fianchi ,   sono  jpiù  sascetti^ 
bili  di   decorazióne,   ma  sempre* 
analoga  ai  tutto,  e  semplice,  li- 
na bella  statua  del  Santo  titola-, 
re ,  /qualche  gruppo ,  alcune  scul- 
ture   negli  jntertolonn;   pQssonOi 
convenirvi.   Convenienza ,  ^m* 
l^licità,  sobrietà; 


AMA 

Senza  ^  boom  gusto  non  si  ^^ 
«sser  vero  amatore  «^  lì  buon  gu# 
sto  non  si  acquista  '  cqI  disegnai» 
re  mecc^icamentey  né  col  vede- 
|(e  9-  né  CfìlV  udire.  P^r  acquistar 
bwNi  gusto  9  bisogna  prima  aver 
del  gusto ..  CJi;ti  sì  scsjite  del  gu- 
sto per  le  B^Ue  Atti ,   se  lo  iarà 
buono  colia  iettuu  di  buoni  Àur 
;^ri  y  con  un  corso  di  ossjervazjo^ 
ni  ragionate  su  le  princip«ili  pro«* 
dusion^  d^ile  Arti ,  colle   confe-, 
rens»  di  abili  Artisti»   colPesa*- 
f|ie  9  col  confronto  9  ^  col  not^r^ 
si  le  riflessioni   f^tte ,   rileggerle 
ed  emendarle;   e  tyttp  ^ciò  senza 
fasto.  Clii  non  è  modesto 9.^  ui^ 
farfallone  che  farà   ridere  anche 
gli  scolari  che  ascQltj^no  le  sue  fri- 
volezze 9  •  e  taluno  forse  gli  sca-* 
rabocchierà  la  ^U^.  caricatura . 
Chi  .veramente  no^  si  sente  gu- 


AMATORI  senza  amore  ,  Co^    sto  per  le  Belle  Arti,  non  lo  af- 


noscitori  senzat?ognizioni ,  come 
Conti  e  Marchesi  titolari .  Va- 
nità , 

Da  un  secolo  in  qua  n*  è  crer^ 
sciuto.  il  numero  9    e  va  j>iù  cre-^. 
scendo  in  ragione  che   si  molti- 
plicano I   mercanti    delie  iBell^ 
Arti  9    cioè  in  ragion  del  lusso , 
E  così  è  decresciuto  e  decresce 


fetti  ;  vada  dove  lo  trae  la  sua 
inclinji^zionf ,  jLealtà  ^  fi  sarà  sti-» 
fnato . 

..  AMERICANA  C  Archltettu»; 
ra  ) .  E  nual  arte  di  fabbricare  in] 
un  Emislero  di  Selvaggi  senz^! 
alcun'  arte  ?  Occupati  allji  cac- 
cia 9  alla  pesca  >  e  a  qualche  pian-. 
tazioqe  9   noq  potev^n  .avere  per 


il  numero  de*  buoni  Attisti.    Vi^    ricovero  che  qualche  antro  9  qualr» 

sono  stati  ì  véri  Amatori  e  Co--    che  tenda,  e  ^1  più  al  {>iù  qualr 

noscitori,   ve   ne    sono  ancora,,   che  capanna.  Gli  Americj»ni  so*- 


ma  rari  9  rarissimi . 

Se  la  vanità  è  la  madre  degli 
Amatori  9  tutto  il  loro  capitale 
sarà  di  frasi  e  di  storiette  ;  tesOr 
ro  grande  per  dettar  leggi .  ^Dilet- 
tanti  9  cioè  ignoranti ,  diceva  Fe- 
derico .  Questi  C!ommedianti  im- 
pongono a^li  Artisti  bisognosi 
che  aman  più  il  presente  che  la 
posterità.  Tali  Artisti  adulan 
tali  Amatori  9  e  da  questa  reci- 
proca corruttela  risulta  la  depra- 
vazione del  gusto. 


no  generalmente  sì  inerti  e  tan- 
to stupidi  da  viver  fr^  gli  albe- 
ri .    Stupidi  tanto   da  non  saper 
numerare  al  di  là:  di  20 ,  e   al- . 
cuni  non  passan  Ù  3  •  M^g^iore 
stupidezza  degli  Huri^pei   di  an- 
dare a  putrefarsi    in  qu^I  brutto 
emisfero .  Pure  in  quel  salvaggiu-  . 
me  v'eran  due  imperi ,  il  Messia  . 
co  9  e  il  Perù . 

La   capitale    dell'  Impero   del 
Messico  9   fabbricata  in  un'  isol^  , 
in  niezzo   ad  un  gran  Iago  con« 

te- 


AMB 

ff oeva  ventimila  case ,  e  un  po- 
polo immenso.  Il  palazzo  wlV 
Imperatore  tutto  marmo  e  diafi? 
prò  era  grande  quanto  ua;^  città  ^ 
con  giardini,  cpn  fontane»  con 
bagni ,  e  con  orn^imenti  d' ogni 
^rte,  è  §1?  di  quadri  fiotti  di 
mume  del  colore  il  più  vivo. 
Tre  mila  jnagnati ,  caeìqui  ,  yi 
avean  palagi  superbi.  Pi^  super- 
bi erano  \  Tempj  •  Ma  in  che 
(Consistesse  Questa  loro  superbia  » 
gli  Spagnuoli  non  si  soq  degna- 
ti farne  filcnna  d^prizione.  Vi 
distrussero  bensì  tutto  9  iìn  ad 
arrostir  viyo  Giifirimozin  V  ulrìr 
ino  Imperatore  ^  insiepie  con  im 
suo  favorito ,  affinchè  scppri^rp 
i  loro  tesori .  Il  povero  favorito 
gli  dirigeva  le  più  trkte  lamenr 
tazioni  f  e  r  Ifnperator  rispose- 
gli ,  e  io  ^  son  t9  su  d^  un  lettg 
di  rofe  ?  C|ii  ha  dato  mai  un# 
risposta  sì  grande  1 

Anche  del  Perù  si  sonq  ckcan- 
tate  magnificente  di  palazzi  9  di 
tempj ,  '  ài  i»trade  9  01  argini  9  <? 
di  ponti ,  specialmente  in  Cusco^ 
che  n'era  ia  capitale •  Quivi  8,i 
porta  alle  sttìU  Ufia  fortezza  ar^ 
chitettata  da  Hpalipa»  il  quale 
^bbe  sotto  di  se  tre  altri  archir 
ttttì  o  ingesneri ,  Ynca  Mgrican- 
chi  ,  Acahuna  Ynca  «  e  Calla 
Cunchuy  .  Che  le  mura  fosserp 
tutte  inctostat^  d' oro  cisellato  in 
he%tÌ93m ,  e  in  {o^^ivofà  9  bagatr 
uì\t\  ma  che  le  pietre  fosserp 
ciascuna  d^lla  lunghezza  di  4Q 
piedi  e  più  9  trasportate  d^  lungi 
dne  mille  v^\%Ìì9l  per  disastrosis-* 
sime  strade  9  e  portate  su  ad  e- 
norme  altezza  9  e  un'  altra  bagat-s 
tella  9  sapendosi  di  certo  che  in 
tutta  America 9  e  al  Perù  9  e  al 
Messico  non  sì  conosceva  *tkt  ferr 
ro  9  né  calce,  né  funi,  né #nac- 
f  faine  9  né  regola  9  né  pompasso  y 


«é  buoi }  né  cavalli!  9  tié  asini  f 
Ma -quei  dtì  mondo  vecchio  do-^ 
vean  esagerar  tutto  nel  mondo 
nuovo .  Lie  grandi  strade  del  Pe- 
)rù  non  erano  cfie  ^ttadelle  per 
pedoni,  i  ponti  poh  i^an  che  di 
salci  intc^jciati  9  ^pertj  di  rami 
d' .alberi  f  Tutfo  sì  faceva  a  for- 
za di.  braccia  9 .  e  forse  inferior- 
fnent«  ai  Castori. 

]AMM/)iNATI    (.Bartolomeo^ 
Fiorentino  n.  1511.  m.  1591^  Scul- 
tore \  e  Architettp  celebre .  Ter- 
.fninò  in  Firenze  \ì  palazzo  Pit-* 
ti  9   e    yi   diede   il  disegno  d^l 
Cortile  a  tre  ordini  ^i  logge  co* 
tre  ordiiii   di  colonne   clofiche  , 
joniche»  e    corintie;   ma  desse 
colonne  sono  incassate  nel  inuro 
per  la  metà  del  loro  diametl'o  ^  e 
quel  ch'é  peggio,  sono  bugnatei • 
Nel  fondo  del  cortile  costruì  una 
grqtta  magnifica  di  figura  ovale  9 
ornata  di  petrificazionj  e  di  co- 
lonne doriche  isal^e^  c:on  fonta- 
ne 9    con    nicchie  9   e  con   d^\t 
statue  :  If^  yolta  era  anche  abbel- 
lita   da  f>itture .    Il  suo  Ponte 
<di   S»  Trinità,  passa   per  il  più 
bel  ponte  dclllarchitettura    mo- 
derna per  il  suo.  ardire  .  e  per  la 
sua.  leggerezza  .    In  Roma   egli 
diede    ii    disegno  dei    Collegio 
Romano  9   che   1190   fu  e^guito 
che  nella  facciata  »  e  nel  cortile  ; 
il  resto  fu  interamente  cambiato) 
e  in  male .  La  facciata  é  grande 
e  imponente  9    malgrado  i  difetti 
delle   finestre  ,    e    d?'  mensoloni 
grossolani.    Meglio    inteso   é  il 
Palazzo  Rucellaj,    poi  Gaetani , 
e  ora  Ruspoli .   Ancne  il  palazzo 
Sagripanti  presso  quello  di  Al- 
tems  9  ha  del  buono  .   L' Amma- 
nati  compose    un'  opera    intitor 
lata  :  la  Città ,  cioè  un  piano  di 
differenti  edifici  che  rendono  una 
citta  ragguardevole  e  bella  :  cioè 

por- 


ìlÌ  •  AMO 

borre  di  diftetehfe  disegno ,  pTa- 
-lazzi  pubblici  e  |<rivati,  tempj , 
fontine ,  piaa&ze  )  borsa ,  ponti , 
•teafrr  ec/  Quest'opera  andò  nd- 
-Je  mani'Jdei  c*kbfc  Viviani ,  pòi 
-del  Senatore  Luigi  dèi  Riccio, 
'indi  del  Gran  Duca  Ferdinando, 
e  ora  non  si  sa  più  dove  sia. 

AMORE.  Operate  con  amore, 
e  le  vortre  opere  si  rimireran- 
no con- voluttà.  Diitienticatevi 
che  vi  sia  statò  ordinato  il  tal 
lavoro;  figuratevi  d*  intrapren- 
derlo per  vostro  piacerei  e  alló- 
ra lavorerete  di  gusto  j  lavorere- 
te di  genio.  Chi  nel  pi-ehdcr  gli 
•  ordigni  òìct  j  bifof^na  chi"  io  là- 
ijori  ,  fìon  lavorerà  con  amore . 
L' amante  non  dice  mai-  bifogrta 
che'  io  vada  a  vagheggiare  la  fftia 
àella. 

Le  Belle  Arti  ri  eh  ièdef ebbero 
tin'  intera  indipendenza  :  questa 
'indipendenza  non  può  esistere 
nelle  nostre  società  *  Vi  sùppli*- 
9ca  dcinque  riiicantesiiìio  della 
riatura,  e  l'inclinazione  irreéisti^ 
bile  1  V  amore  per  V  Arte . 

Chi  ama  sopra  (^ni  altra  cosà 
!«  bellézze  del  la- sua  Afte  ^  si  dà 
con  piacete  al  lavOiro .  E*- al  cOl* 
mo  delk  gi6)a  se  ha  trovato  uiì 
bel  modello  s  sé  vede  sotgeirè  tina 
bella-  giornata  ,  se  incoTntra  ufi 
bel  paesaggio  ,•  iion  pensa  piò  a 
ore ,  non  sente  stanchezifa ,  gli 
rincresce  che  il  dì  fin-isca  ;  egli 
è  innamorato  della  sua  arte  ,  è 
felice.  Egli  è  compitamente  fe- 
lice per  questo  suo  amore  ,  il  qua-^ 
ie  tutto  all'opposto  di  qtiell'al- 
'tro- ozioso  e  tirannico,- gli 'dà' 
piaceri'  tranquilli ,  sicuri  e  dure-* 
voli . 

Miseri  quegli  Artisti ,  che  0- 
cerano  senilmente  come  ad  un 
lavoro  assegnato,  e  nel  cessa* 
re  dicono  sosj^rando  ^h .  .  .-  r/* 


AMP 

portdnio .  .' .  nòti  facciamo  altro  * 
AMPHIPROSTILO  doppio 
•  portico .  Gli  antidhi  usavano 
Tempj  con  un  portico  d'avanti 
detto  pronaoT  ,  e  con  un  altro 
portico  da  dietro  dettò  posticùm  . 
Questo  doppio  portico  d  chiama- 
va aritp hi pr ostilo  ^  e  soleva  esser 
di  quattro  colonne  pterciàscàno. 

ANATOMIA .  L'  organizza- 
zione de'vivehti  h  lino  studio 
de'  più  utili.  Gli  Artfsti  non 
hanno  ordinai  iamen tè  per  ogget- 
to che  r  esteriore  dell'  uoMo  •  sofn 
Obbligati  à  rappresentarne  le  ap- 
parenze visibili .  I  gran  segr^i 
dell'organizzazione  interna  sbrior 
lóro  inutili;  ma  le  sole  appareir- 
ze  non  bastano  per  condurli  zì- 
Ja  perfeziòtie  deìr  Arte.. 

L'uomo  esterno  prdva  irt  ógrfi 
istante  modificazioni  grandi  hd^ 
le  sue  forrtie  per  mezzc^  delle 
sue  suste  e  de'  suoi  moti  intcrfif . 
Deve  r  Ai^ista  tdnoscer  almeno 
ìt  eau^e  più  prossiine  degli'  éfTet^- 
ti  ch'egli  rappresenta.  Perciò 
égli  deve  ricorrete  allif  buone 
òpere  anatctaviché.  L'anatòmico 
lià  bisógne  di  disegnatóri ,  cóme 
gli  artisti  han  bisogno  ài  anato- 
mia .  Le  arti  e  le  Scienze  si  ajui 
tatìo  scambievolmente ,  e  più  scam«^ 
bievole  deve  esser  Tamicizia  e  il 
Hspetto  fra  i  Professóri-  per  quan- 
to differefnti  iieno  le  foro  profes- 
sióni .  Perchè  dunque  invidiarsi 
a  vicenda  y  edisprèzzarsi'fin  alle 
villanie  ?  Questo  accada  sempre 
in  tutti' coloro  che  studiano  per 
fare  pompa  delle  loro  cognizioni  ; 
Il  vero  hrtè  di  qualunque  stiidiO' 
è  l'utile  pubblico;  dal  bene  pub- 
blico- il  ben  privato ,  e  dal  pri- 
vato il  pubblico . 

Dalla  cognizione-  delle  ossa  e 
de'd^e  primi  strati  di  muscoli 
dipmde  in  graa  parte   k  pondt-^ 

ra^ 


ANA 

rMz,ion€  i  il  movimento^-  e  T  es- 
pressione .  Perciò  1^  anatomts  è 
una  delle  basi  positive  delle  Ar- 
ti M  disegno. 

V  anatomia  j  e  U  pfE^stettiva 
«ono  scienze  esatte ,  fondate  su 
verità  dimdstrate.  Guai  a  quelle 
scuole  t  dove  tali  scienze  sono  ne- 
glette :  vi  si  opererà,  per  pratica  3 
e  in  conseguenza  a  caso,  a  ca- 
stoni. 

E  perchè  intisichirsi  alle  ana- 
tomie  e  alle  prospettive^  se  gli 
spettatori  non  ne  capiscono  jo- 
ta ? 

Ecco  là  due  opere  su  lo  stesso 
soggetto;  una  trattata  artista- 
mente  9  e  V  altra  no .  La  prixQa 
sarà  lodata  anche  da  tutti  &ri- 
gnocanti  senza  saperne  ^iddurre 
ragioni .  GÌ'  intendenti  la  cele- 
brano con  cognizione  di  causa, 
e  la  celebrità  di  queir  opera  re- 
sta in  perpetuo. 

L'  artista  roetodicameate  s^ 
dieso  dopo  d'avere  ben  osserva- 
to e  disegnato  loscMetrot  e  lo 
scorticato.  9  li  paragona  con  quan- 
to v'è  di  più  corretto  d'aqUico 
«  di  moderno  \  paragona  foi  tut*> 
to  co' modelli  vivi  9  e  cpsi  acqui- 
sta la  cogni^ne  importante  del- 
le molle  della  macchina  umana  9 
e  de' loro  effetti  più  interessanti 
tcoperti  dal  velo  delja  pelle  che 
ne  addolcisce  i  moti.  Con  que- 
ste cognizioni  egli  potrà  i^r  ca- 
pi d'  opera . 

Egli  però  deve  concatenare  tut- 
te le  parti  che  costituiscono  T 
Arttf  9  e  farle  marciar  tutte  ugual- 
meri  te  di  fronte  senza  preièrir 
più  runa  che  T altra. 

Chi  predilige  unicamente  il 
tratto  darà  in  secco  ;  il  fasto  d' 
anatomia  esagera  ossa  e  musco- 
li e  fa  sche&tri .  Si  può  esser 
anche  gr^a  fglorisfa  sen^a  esser 


AMG  ^^9 

pittore»  La  gmfid'drtes  Tàrte 
di  tutte  le  aru  -è  praticarle  col- 
la scienza  di  tu|te  ieloro  partì, 
e  velarne  la  scionza-  in  maniera 
che  non  .  vi  si  scorga  mai. predi- 
lezione per  verun;!  di  loro  •  Quan- 
to è  diaicile  preservarsi  da  pre- 
dilezioni'.'    . 

ANCONA  «ittà  stt  V  Adriati- 
co.  Vi  si  vegaono  anceu»  <i  re- 
sti del  porto  che  Trijano  vi  fe-r 
ce  costruire.  E  .vi  sussiste  sul 
mqlo  r  arco  trionfale  di.^eU^ 
Iipperatore .  - 

ANDREA  DA  CIONE  OR^ 
GAGNA  Fiorentino  n.  1329.  m. 
Y2S9. 9  pittore  «  scultore  9  archit 
tetto,  e  poeta.  E'  celebre  in  Fi^ 
cenze  la  .su^-  Loggia ,  -  la  quale 
piaceva  tanto  a  Michelangelo, 
.  che  richiesto  da  Cosmo  de'  Me- 
dici d'  un  disegno  per-  decorar 
quella  piazza ,  rispose  non  pò» 
tersi  far  meglio  che  proseguire  la 
loggia  d'Qrgagna. 

ANDREA  DA  PISA  n.  1270. 
m.  1345*  Diede  il.  disegno  dei 
castello  di  Scarperia  a  Mugello  9 
e  della  Chiesa  di  S.  Gio:  m  Pi- 
stoia. A  Firenze  aumentò*  il  pa- 
lazzo elei  Duca  Gualtieri  9  e  for- 
tificò le  mura  della  città  con  pa- 
recchie torri  .  Si  pretende  eh'  e- 
gli  desse  anche  il  disegno  per  V 
Arsenale  di  Venezi^i* 

Suo  sollievo  e  non  figlio  fu 
Tomaso  da  Pisa  9  il  quale  termi- 
nò la  cappella  del  Cimitero  di 
Pisa  9  e  il  campanile  della  catte- 
drale f 

ANDRONICO  DA  GERE^ 
STE  fabbricò  in  Atene  una  torr 
re  ottagona  di  marmo  9  su  cui 
rappresentò  gii  otto  venti  prin- 
cipali 9  rappresentato  ciascuno  i(i 
basso  rilievo  in  ciascuna  faccia^ 
ta .  Al  disopra  era  una  cupoletr 
ta  parimente   di   marmq  9    su  ì^ 

qua-? 


'  |d  ^  AND 

^4ualé  èra  un  tritone  ambile  di 
•bronzo  con  unii  bacchetta  per 
banderuola .  La  volta  di  essa  cu- 
pola era  divisa  in  '  24  comjsarti- 
menti  ugUaJi  ai  martho  bianco^ 
per  mostrare  gli  iil tri  vènti.    Le 

-  rappresentazioni  de^li  òtta  venti 
principali  alludevano  ai  loro  ef- 

'  ferri  w  Zefiro  era  effigiato  in 
-un  gióvane   irudtf   coii  de'iióri,* 

•  per  alludere  alia  ptiiÈ^wtrsn  Un 
vecchio  barbuto,  e  aliìiìhantatcy 
rappresentava  il  fréddo  Borea  ec. 
QHuesto  monuirieàto   ch^   serviva 

•  di  bussola  i  Serviva  ancora  d' oro- 
elogio  '  solare   per  tanti  qtiacfranti 

•  concavi  eh'  erano  in'  ciascun  lato' 
'dcìÌA  tórre.  Esistè  tuttavia  fra 
'•  le  ruine  d' Atene  *,  i  massi  di 
'  marmo  sonò  d'  uns^  grandezza 
'  còhsidepabik  9    liia    ì^  interno  è 

oscuroi  €  piccolo .' 

-  ANDROUET  DE  CER-^ 
CEAU  (G/*fow»>  fiorì  in  Fran- 
cia nel  sècolo  XVI.  ^  e  fece  a 
Patigi  ii^  Ponte  Nuovo  composto^ 
di  12  archi,  lafgo  19 tese,  e  or^ 
nato'  di  mensole  sostenute  da  ma- 

-scheròni  e  da  festoni/   Vi  fece 
-anche  i  palazzi  di Suili,-  di  Ma- 
-yehfté ,  degli  Appalti  generali  ;  e 
^m^randi  il  Louvre,  e  le  Tuil- 
lerìe.  Stanipò  differènti  pèzzi  d' 
'  Architettura  s»  i  mij^liori  edifici 
di  Frància*  y  su  le  fabbriche    di 
Koma  antica ,  un  trattato  di  Pros- 
pettiva,- e  una  raccolta  di  com- 
posizioni Greche . 
^    ANFITEATRO  significa  tea- 
tro d'ogni  intorno  ^  o  sia  due 
-teatri 'uniti    insieme  y  dove  gli 
spettatori    disposti  circolarmente 
VeggOR   tutti   ugùalMetìtè  bene  • 
'Teatro  vUol  dire  guardare ,   ed 
"era  da-  Latini  detto  ^f/»i»fiH»f . 
'    L'  Anfiteétfù    era  un  edificio' 
^spazioso   ordinartaoiente    ovale  >• 
in  cui  la  piazza'-del  mezzo,*  arr- 


Anf 

'  nà^  era  circondata  di  pia  ordini 

~  di  scalini  gli  uni  su  gli  altri  con 

'portici    interni   ed  esterài*.   Era 

destinato    ai  colnbattimenti   de* 

^  giadiatcft'i  y  éiììt  bestie  feróci ,  e 

:  ad  altri  peneri  dì  giuochi   e  di 

spettacoli  i  e  fin  alle  naumachie  , 

cioè  a*  c(Miibs(ttimettti  navali  • 

Qù&ta   crudele  invenzione  si 
-éttribuiseé  agli.  Etruschi  super- 
stiziosi y   i  ^uali  n6n   vedevano 
ne' flagelli  ordinar)  della  natura 
che  la  collera  degli  Dei-,-  e  cre- 

-  dèvanò  placarli  co*  ooftibattimea- 
ti  straórdinar/ .  Questi  begli  atti 

•  di  religione  furono  adottati  da* 
'  Romani  ignoratiti  e  feroci  forse 

più  degli  Etruschi,  e  divennero 
pori  piissatempi  di  uij  popolo  ozio- 
so è  cfudelè.'   Tutto  T  impero 

'  Romano'  fii  seminato  d' Ahntea- 
tri.'  Se  n'  eressero'  anche  in  Gre- 

'Cia  quando  fk  da'  Romani  sog- 
giogata. Quando  quella  Nazione 

•  era  libera ,  era  guerrieri  si ,  ma 

-  nel  tèmpo  stesso  era  tutta  intesa 

•  i  coltivare   le  scienze  e^  le  arti 

•  che  rendono  dolce  la  vita  civile  ^ 
'  ed  ebbe  in  orrore  gli  spettacoli 

sanguinósi  eh'  eran  Tè  delizie  de* 
Romani  .-  Barbare  delizie  9  dove 
uomini  pagati  per  amtozeare  e 
per  farai  ammazzare  destramente 
e  con  (^ra^i^  vendevano  a'  loro 
simili  il  piacere  d'un  macello 
studiato^  e  ributtante  . 

'  .  I  primi^^/l^r0!«;'r#  Romani  non' 
furono  che  vaste  piazze  scavate 
nella  terra ,-  dovè  gli  spettatori 
sedeViano  intorno  su  gradini  di 
tetta- erbosa:  pie  gradini  èht  vi 
si  voleva»  fare ,  mÌ^  si  approfen- 

.  dava  lo  scavo.  Di  qùèèto primi- 
tivo' uso  se  ne  vede  uA  esempio 
neir anfiteatro  di  Pesto.-  Si  fece- 
ro indi  i  gradini  dt.  légno ^  ohe 
si  m^ievano  finita  la' festa .  Ma 
fil'  incendi»  e-  i  fraeaìiiattiafHi* 

fra' 


ANF 

ft^  qH«ìi  fu  terribile  quello  di 
'Fìcfene,    do?e  perirono  migliaia 
di  spettatori  ^  li  fecero  costruire 
di  pietra .  La  lAagnificenza  dfegli 
Anhteatri^  fu    tragrande,    come 
tuttavia  sr  os^rva   in  ogni  prò-- 
vincia  dello'  sterminata  Impero- 
Romano  ,  a  Ver<yiia  y  in  Siciiia  y 
in- Argo,  a  Corinto,  «  Siagunto 
itelia  Spagna,  a  Nimesy  a  Fre-^ 
Jus,  a  Aufun  in  Francia,' a*  Po- 
lli in  Istria  y  e  fhr  nella  povera 
'Oiudea.'  Ma  io  sfoggio*  prfncipa^ 
le  fu  ne^  Lazior,  ^  ne'  suor  con* 
torni  v  ar  •  Otricoli^    «ul  Tevere  ,- 
«1  Garigliano*  i'aijtico  Liris,  a 
Pozzuoìr,  a   Capùa,   a  pie  di 
'Monte  Cassirtd  pressoi  la  casa  di 
Varrone^,  in  Albano  sotto  i  Cap- 
puccini. Roma  pòi  n'ebbe  la  sua 
-gran  parte  :  V  anfiteatro  di  Statiiia 
'  Tauro  in  Campo  Marza  t  Mon- 
*e  Citorio ,  V  srtf  teatro  Castrèn" 
't(f  prèsso  S.  Croce  ìtf  Gtnisaiem- 
me  'febbricato'  forse-  da  Tiberio 
d'Ordine  CoriWtia,  i*#ff)(rMMro 
cominciata  da'  Vespasiano  e  ter- 
'mtnato  da  Tito  suo  Aglio .    Ec- 
coci al  Colosseo;  un'  occhiata  su 
questo'  bsTsta  per  tutti    gli  altri 
ùnfteutti  .- 

Questo*  Anfiteatro  detto  Cùles- 
seo  per  la  sua  grandezza  areico- 
lossale,  o  per  il  Colosso  ài  Ne- 
rone alAy  I20  piedi  eh'  era  lì  vi- 
cino ,  è  tuttavia ,  eos).rttinato 
<<om'  è  y  d' una  cost razione  che 
non  par  operai  de^fi  uomini ,  ma 
di'  Otte'  favolosf  giganti'  ch^  met- 
tenoa  montagne  sopra'  montagne 
volevano'  andar  in  Cielo  a  detro-^ 
nizzar  Giove*  fi  pure  una  mole 
BÌ  prodijglosa  •  fvt  cotffpit^tf  m  due 
anni  e' nove  mesi .  Se  ne  fii*  ar- 
chifetta^un  certo  Rabino,  e^un 
eerto  Gaudenzio.  B'  rotonda  al 
-tfi  fuòri',  elitticB  al  didentro':  in- 
ferrata adesso  per  la   ia  13  pte- 


ANF  .3f 

di,  era  circondata  d*  qualche 
•scalinata ,  per  cui  si  ascendeva  e 
si  entrava  in  tutte  le  'arcate. 
tL'  altezza  totale  è  lói  piedi  a  pol- 
lice— ;  la  cifdónferenia  esteriore 

t6x2i.  Ma  1  esterioce  è  in  gtaii 

parte  distratta  .> 

Ali^  esterno  sona  guattì'  ordi- 
ni.* tre  di  colonne  incassate  con 
archi ,  e  V  ultimo  di  pilastri  sèn- 
za archi .-  Il  prijn'  ordine  è  Do- 
rica,, il  seconda  JObica,  il  ter- 
za Corintio^  e  Corintia  i  anche 
il  quarto  ;'   Meglio  sarebbe  stato 
con  due  ordini   di  colonne  iso- 
late  senz'a  archi  ^  e  ancor  meglio 
senza  ordine  alcttna .    Una  gran 
cornice  cotona  tutto  l'edificio',  e 
•predóìnina  su  le  altre  che  le  sO^ 
noal  disotto,  senztf  avere  altra 
dimensione  che  quella  che  .com- 
potm  il  suo  ordine  ;    ha  il  goc- 
ictolafbjo  a  tre'  fasce  ,  .  né  ha  ci- 
masa grande  :  in  questa  modo  la 
cornice  riesce  più  forte  e  piì!k  bel- 
'  la^.    In  tutti  quattro   gli  ordini 
r  aJifchitraVe  è  a  crd  bande  r  me- 
glia «e  il  primo  ne  fy^st  senza, 
li  secohdo  ne  avesse  due^  e  il 
tefza  tre  ^  Non  è  4a  iar.  Caso 
della    poca    esattezza   de' profili 
delle  modinatmEC  :  itaittiizieaasDr- 
bi&e  dalla  gsaodiosicà  édls  dia- 
le. La  massa  totale  è.sì*èieki  pro- 
'porzionata ,-  e  V  insieme,  e  1»  di- 
stribuzione dd  tutta  è  si  impo- 
nente e  armoniosa  che  non  per- 
'mette  scoprirvi  le  piccole  irrego- 
larità risultate  forse  dall'  esecu- 
zione ,   e  dalla  soiiecittidine  del  - 
'lavoro .         f 

*  l^eii'  ordine  superiore  V  archi- 
trave vien  tagliato  da  canali  cor- 
rispondenti a>  quo'  340  mensoloni 
che  sono  sopra  le  finestre ,  e  che 
nel  loro  incava  ricevevano  le  an- 
tenne, Je  qcaii  sostenevano  .ia^ 

rea- 


^ 


S»  ANP 

tenda  per  coprire  la  parte  éeìV 
Anfiteatro  dove  erano  gli  spetta- 
pri,  e  non  tutta  V arena. 

Le  arcate  inferiori  del  dintor- 
no sono  numerate ,  ed  erano  80 , 
con  piloni  larghi  6  "  6,  Nella 
f>arte  settentrionale  vi  si  vede  un 
taglio  dove  attaccava  il  ponte  di 
comunicazione  col  palazzo  impe- 
riale di  Tito  situato  su  P  Esqui^ 
lino .  Questo  corrisponde  a  uà 
capo  deiPasse  minore  dcìV  arena» 
Agli  assi  erano  i  quattro  ingres- 
si nobili. 

Nel  pianterreno  sono  quattro 
corridori  che  girano  internamen- 
te per  tutto  il  dintorno.  I  due 
più  grandi  o  sieno  i  portici  sono 
ad  arcate ,  separati  T  un  dair 
alt4-o  da  piioni .  Fra  il  secondo 
e  il  terzo  corridore  è  un  grande 
spazio  per  le  scalei  nelle  quali 
si  entra  dal  secondo  e  dal  terzo 
corridore  •  Altre  scale  si  trova- 
no nel  terzo  e  nel  quarto  corrir 
dorè,  che  sono  illuminati  da  spi- 
ragli nelle  volte .  Queste  scale 
portavano  ai  vomitori<^  per  dove 
gli  spettatori  come  se  fossero  dair 
edificio  vomitati  andavano  a  se- 
dersi su  le  gradinate.  I  Romani 
eran  gran  vomitatorì  . 

Tra^  piloni  sono  de'  corpi  qua- 
drati con  altre  scale  conducenti 
al  secondo  piano  ,  e  a  fianco  al- 
tri spiragli  per  Illuminare  il  suo 
corridore  .  Al  quarto  piano  le  fi- 
nestre ^ono  a  dirittura  de*  pie- 
destalli .  Altre  finestre  sono  fra' 
pflastri , 

Il  n^ro  dì  faccia  «  i  piloni  de* 
corridori  ,  le  volte ,  tutte  le  te- 
ste de*  muri  tramezzi ,  e  le  cate- 
ne sono  di  travertini .  Il  resto 
è  di  mattoni. 

Il  muro  è  quasi  a  piombo  nel 
di  dentro  ,  e  tutte  le  ritirate  so- 
jio  al  di  fuori ,  come  al  Teatro 


ANF 

dì  Marcello,  e  coipe  deve  esser 
sempre ,  affinchè  sia  più  resisten- 
te alla  spinta  delle  vòlte  » 

V  Arena ,  dov^  si  facevano  ^ì 
spettacoli ,  è  ora  25  piedi  più 
alta .  E'  un*  elissi  lunga  z6%  —  11, 
e  larga  195  —  i.  La  lunghezza 
totale  M  grande  asse  ,  inclusi  i 
muri  e  i  portici,  \  3^9. 

La  gtjidin;^ta  $i  crede  che  fos- 
se a  due  precinz,ioni  y  qqè  fasce 
o  separazioni  che  ricorrevano  por 
tutto  il  contorno ,  per  cui  gira- 
vano gli  spettatori  per  and^r  a 
prendere  il  loro  posto .  Da  i  yo- 
initorj  partivano  altre  scalette 
che  tagliavano  la  gradinata  in 
tante  porzioni  a  forma  di  cunei  . 
Onde  quando  T  anfiteatro  era  pie- 
no ,  gii  spettatori  vi  facevano 
uno  spettacolo  ben  ripeti (o .  Si 
crede    che  33  fosi^ero  i  giri  de' 

Ì;radi  o  sieno  sedili .  Ma  né  del** 
a  gradinata)  né  del  riparo  infe- 
riore detto  podio ,  né  dell*  eurip9 
canal  d*  acqua  ali*  intornp  per 
maggior  riparo  contro  le^  fiere  9 
né  de*  portici  eh*  e;rano  ir\  cima  « 
rimane  più  vestigio  .  Si  suppone 
che  vi  potessero  stare  a  sedere 
70  in  80  mila  spettatori . 

Ne*  muri  interni  si  veggono 
degl*  incavi  longitudinali,  come 
se  ne.  veggono  in  t;^nte  altre  mi- 
ne, e  specialmente  nelle  Terme 
Antoniane  .  Servivano  forse  per 
sfiatato) ,  G  per  profumieri ,  a  per 
stillicidi ,  o  per  tubi  di  varia  ne- 
cessità e  di  delizie.  Vi  doveano 
esser  anphe  altri  condotti  per  ri- 
durre r  arena  a  naumachia  . 

VitW' Anfiteatro  dì  Verona  ti 
conserva  tutta  la  parte  interna  , 
tutta  la  scalinata ,  e  serve  tutta* 
via  per  gli  spettacoli  pubblici . 
Ma  dell'  esteriore  900  resta  in 
piedi  che  una  piccola  parte .  Con-» 
s^st^va   ia   tre  ordini   ài  a^cat^ 


ANG  i 

TiiMJclie  a  bugne .  L'  altezza  è 
^  —  7 .  Il  circuito  conteneva 
72  arcate .  Il  maggior  diàmetro 
4Ìeir  arena  è  233  piedi ,  il  mino- 
re 13^  —  8  .  Lz  grossezza  deir 
«dificio  col  corridore  e  col  muro 
^i  faccia  è  120  —  io  ;  óncte  la 
totalità  delia  lunghezza  è  475, 
«  il  minor  diametrq  378  •  La 
«calinata  è  di  47 'scalini  • 

L]  Anfiteatro  ài  Fola  ha  intero 
il  ricinto  esteriore^  ,  eh'  è  a  due 
ordini  di  portici  con  un  attico 
di  finestre ^ quadrate*  La  costru- 
zione h  a  bogne .  Ha  4  contraf«- 
forci  di  3  arcate  ,  che  servivano 
non  tanto  per  solidità  quanto 
per  scale .  V  interno  par  che  fòs* 
«e  di  legname. 

.  L' Anfiteatro  di  Nimes  ha  il 
diametro  maggiore  di  404  piedi  9 
il  minore  317  ;  quello  dell'  arena 
^)9,  il  minore  142.  L'altezza 
totale  k  jy.  E*  a  due  ordini  di 
fxVchi ,  l' inferiore  di  pilastri  «  e . 
i^  superiore  di  colonne  incastra* 
te  sopra  un  basamento  j  conti- 
nuato .  ^' 

ANGELI.  .  Che  cosa  dicono 
quelle  ttste  abbuffate ,  figlie  di 
borea,  aggruppate  fra  ni^vole  in 
gloria  f  Dicono  senza  '  espressió- 
ne ,  senza  verisiimiit u  dine  9  che 
sono  un  ridicolo  luogo  comune  . 

ANGELO  e  AGOSTJNP  DA 
SIENA    due   fratelli  Atcfaitetti 
del  secolo  XIV.   discendenti   d* 
architetti  ,    e  zìììvfi  di  Gip:  da 
Pisa  »   Ebbero  la  sopr intradenza 
degli  edifici  di  Siena ,.  e  vi  do-- 
struirono'il  palazzo  de'  Magistra- 
ti^ la  facciata  settentrionale  del, 
Duomo,  due  porte   della- città)  . 
il  Convento   e .  la  Chiesa  di  S. 
Francesco^  la  Chiesa  di. S^  Maria, 
€  ì^.  gjrafl   fontana    nella  piazza, 
delia  Signoria ,  comeanshe  la.sa- 
i^del  gran  Consiglio  ,  e  il  p^z^ 
fl/<.  B.  Arti  T.  L 


ANO  «f 

Z^  pubblico .  Fecero  anche  ^moì* 
ti  edifici  in  Assisi,  in  Orvieto, 
pn  Arezzo .  Eseguirono  anche  di- 
verse 'sculture. 

ANGOLO  VISUALE  è  quel* 
lo  in  cui  si  veggono  comodamenn 
te  le  grandezze  degli  oggetti  • 
Deve  perciò  esser  considerato  in 
Architettura   per  determinare  il 
Taranto     dtìh    grandezze.-  St-^ 
vecfe  a  maraviglia  da  aiù  in.  su , 
se  il  ràggio, visuale  rorma. colla 
linea  orizzoiitaie    un  angolo   di 
45  gtadi.    Si  seguita    ancora   » 
veder  passabilmente  se  quest'an- 
golo  cresce  fin  a  70  gradi;  *  Ma: 
al  di  là  di  questo  termine  9  con- 
vien    torcer   il    collo.    Or  se  !'• 
angolo  di  45  è  il  teimine  di  mez- 
zo 9  e  un  estremo  per  la  più  grand'j^ 
altezza  è  70,  l'altro  estremo  per ^ 
la  minor  altezza  sarà  uq  angelo  • 
di  20  gradi ,   poiché  20   è   a  45 1 
come  45  a  70  . .  L'  architetto  con*-  * 
sidererà  ancora  che  la  grandezza- 
e   i^    colore   influiscono  .  a.  farci 
giucticare    della    di^nza    degli 
oggetti  .  .  r 

ANTARADQ  oggi^  Tortosa  „ 
città  antica  della  Siria  incontro- 
all'isola  Arado  .    Vi  si  veggono  . 
degli  antichi  resti  singolari.   In- 
una  valle   tra  rocce  si  trova  un 
cortile  intagliato  nel  masso  con: 
un .  trono  in  mezzo  fiancheggiato 
da  due^die  .  li  trono  è  compot 
sto  di  quattro  pietre  :  il  baldac- 
chino èordato  d'cna  cornice  ali*, 
uso  Egizio  •  Pare  che  ai:  due  an*  - 
goli  del  cortile    vi  fb^se  uri  :ap- 
partamenUiio,  le  di  cui  poftfe  in^ 
cavate  nella  rocca  sussistono 'an** 
Cora  ..  Il  trono  era  probabilmen- 
te destin^ito   a   im^idolb'  che  si  - 
adorava  in  quel  tempio*  -D^  un' 
altra   parte   della- vallata  è.  una 
specie  dì  fossa  tagliato,  nella  coc- 
ca con   sette  gradini..-p«r  parte  ' 

C  '  noa 


\. 


S4  ANT 

non  continuati  fin  al  fondo  ^  e 
terminati  da  una  parte  in  semi- 
cerchio.* par  che  questo  fòsse  un 
Circo .  Più  in  là  sono  de'  Mau- 
solei; e  vi  si  osserva  uno  sco- 
glio, di  cui  si  è  formato  un  pie» 
destallo  alto  9  piedi,  e  2S  piedi 
in  quadrato ,  con  alcuni  scalini 
per  andarvi  sopra  ;  avrà  forse  ser- 
vito di  base  a  qualche  Mauso- 
leo. 

ANTEMIO  di  Traile  nella 
Lidia  fu  da  Giustiniano  scelto 
con  Isidoro  daMrleto  per  costrui- 
re in  Costantinopoli  il  famoso 
tempio  di  S.  Sofia  ^  La  pianta  è 
quasi  quadrata,  lunga  25^ piedi 9^ 
e  larga  229.  Ha  una  cupola  emi- 
sferica del  diametro  di  108  piedi 
con  24  finestre-  sostenuta  da  4. 
piloni  grossi  48  piedi .  Su  que' 
piloni  si  alzano  4  archi  di  tutto 
sesto  alti  142  piedi ,  con  corni- 
cione e  con  balaustrata,  che  fa 
da  tamburo  all'  imposta  della  cu- 
pola ,  la  ^uale  ha  un  foro  con 
cupolino .  In  giù  fra'  piloni  è  un 
colonnato  di  40  colonne  soste* 
nenti  archi ,  su'  qualr  sono  60 
colonne  con  altri  archi  :  tali  co- 
lonne forman  portici  per  le  don- 
ne, che  allora  stavan  separate  da- 
gli uomini .  Tutto  è  di  marmi 
rari ,  ma  d'  un  gusto  barbaro  « 
La  gran  cupola  e  fiancheggiata, 
da  mie  minori .  Nel  fondo  è  u- 
na  semicupola ,  sotto  di  cui  era 
V  unico*  altare ,  che  fosse  in  quel 
tempio  ^  ora  v'  è  l' Alcorano .  I 
Tth'chi  non  vi  hanno  cancellato* 
che  le  croci ,  e  vi  han  lasciate 
tutte  le  immagini  de'  Santi  e  di 
Cristo.  Tutto  è  ricco,  ma  non 
bello.  L'esterno  specialmente  è 
eoffo,  e  circondato  da  coittraf- 
torti . 

Antemio  non  fu  solo  architet- 
to y  ma  anch<  scultore  e  macchi- 


ANT 

nista  •  Esiste  una  raccolta  di  maf- 
.chine  attribuita  a  lui .  Si  raccon- 
ta eh]  avendo  egii  ricevuto  degli 
sgarbi  da^un  pedante  Zenone  cne 
gli  abitava  a  canto ,  lo  fece  fug- 
gir dsL  casa  col  fargii  sentire  un 
tremuoto.  Si  dice  che  eli  pro- 
ducesse questo  terrore  coifoetter 
lungo  i  muri  della^sua  abitazione 
alquante  caldaj^*^' acqua  bollen- 
te ,  i  di  cui  bollimenti  imitava- 
no la  strepito  che  suol  precedere 
td  tremuoto. 

ANTES'eran  da' Latini  chia- 
matr  gli  stipiti  delle  porte ,  e  i 
pilastri  y.  che  mostrano  il  solo  d' 
avanti .  Il  loro  diametro  dovea 
esser  uguale  a  quello  delle  colon- 
ne,  e  al  pari  delle  colonne  do- 
veano  avere  la  loro  restrema- 
zÙMie. 

ANTICO .  Il  bello  Antico  è 
nelle  sculture  e  ne' monumenti  , 
preziose  reliquie  di  que'  secoli 
dove  r.Arte  giunse  alla  perfe- 
zione* . 

Perciò^  tutta  Europa  accorre  z 
Roma  a  venerare  Veneri ,  Anti- 
noi ,  Apolli ,.  Ercoli  ,  Torsi  , 
Laocoonte  ,  Gladiatorf  ,  Fauni  » 
Flore,  Colossei y. Mausolei,  Pan- 
teon ec 

Professori,  Conoscitori,  Ama- 
tori, Intendenti  e  non  intendea^» 
ti.  Dilettanti  e  non  dilettanti  > 
tutti  d' accordo  inculcano  e  ripe- 
tono alla  gioventù  :  „  Osserva*? 
9)  te ,  studiate ,  copiate  r'sntseo  * 
„  nudritevi  d'  ant$co .  L'  antico 
99  è  il  modello  della  bellezza  su- 
99  blime  9  di  quei  bello  ideale  > 
9,  dr  quella  perfezione  perfetta  9 
,,.  ove  i  Greci  si  son  elevata  per 
9,  impulso  del  loro- ingegno .  Imi«> 
9,  tiamoli  y  rag^iungian[ioli .  Chi 
99  si  allontana  dzlV  antico  j  si  al% 
99  lontana-  dall'  arte  . 

Tutti  da  buoni  scolari  ubbidi-^ 

SCO* 


^ 


ANT 

icOAo  ;  ognun  copia  V  antico  bel- 
-lissimo;  gii  studj,  le  abitazioni, 
le  botteghe  son  piene  di  marmi 
e  di  gessi  de'  più  belli  antichi  , 
tion  SI  respira  che  il  fior  dtW 
~  antico  <t  e  poi?  Niente.  Cresce 
sempre  piì^  il  piagnisteo  su  la  de- 
cadenza delle  Belle  Arti . 

Ma  perchè  da  uno  studio  sì 
nobile  un  risultato  sì  meschino  ? 
Perchè  noi  non  siamo  que' Gre- 
ci .  Quegli  Artisti  di  que'  capi  d' 
OMfa  erano  non  solo  ingi^nisu-* 
i>iimi,  ma  eran  originar]  imitato- 
ri della  bella  Natura.  E  noi  ci 
facciamo  imitatori  della  loro  i* 
tnitazione  ,  cioè  scimiotti  < 

Tutti  coloro  che  si  danno  alle 
«Belle  Arti ,  vi  si  dieno  jpure  per 
inclinazione.  Ma  questa  inclina-* 
zione  per  quanto  sia  sincera  e 
grande ,  è  sempre  modificata  dal- 
le facoltà  donate  più  o  meno  ab- 
bondantemente dalla  natura  ,  e 
sviluppate  dalle  varie  circostan- 
ze • 

Chi  i  dotato  d' un' immagina** 
zione  suscettibile  d'entusiasmo, 
'wsfktt  al  mirar  V  antico  un'  im- 
pressione che  si  può  ben  sentire 
ma  non  già  ridire  «  Artisti  così 
sensibili  X  b^n  pochi  )  potrebbero 
far  capi  d'opera,   se    fossero   in 

?[uellecirc(Ktanze  favorevoli ,  nel- 
e   auali  si    trovaron   i    Greci  . 
Quelle  circostanze  non  sono  più  . 
Ma  la  maggior  parte  degl  in- 
clinati alle  Belle  Arti  è  fredda . 
E'  capace  di  veder  bene  ìa  na- 
tura 9  ma  non  dì  elevarsi  sopra  di 
lei  •   Costoro  provisti  dì  esattez- 
za e  dì  raziocinio  posson  far  o- 
pere  stimabili ,  ma  non  sublimi . 
A  costoro  dunque  non  convie- 
ne ìù  httudìo  ostinato   dell' «»»'- 
C0.  ìjottìtmiio  verbalmente^  non 
cordialmente  ;  noi  sentono  .  £  se 
per  qualche  autorità  fossero  co* 


ANT  Zi 

stretti  a  non  opemre  che  SB^  quel- 
le bellezze  ideali,  le  loro  «opere 
riuscirebbero  insulse,  affettate  . 
hvuddovt  se  imitassero  la  sempli- 
ce natura  ben  osservata  e  scel- 
ta, darebbero  produzioni  amabi- 
li •  -Non  ogni  cibo  è  per  ogni 
stomaco . 

Studj  pur  r  antico  Ogni  giovi- 
netto ,  ne  disegni  teste ,  e  figure 
intere  ;  vi  apprenderà  la  correzio- 
ne e  la  bella  semplicità.  Ma  se 
non  si  senre  poi  infiammato  da 
qMel  sublime,  tìnum) 9ÌV antico ^ 
e  si  contenti  d*  attaccarsi  alle  ve- 
rità della  natura  9  ne  imiti  il  più 
bello,  ìì  più  grazioso.  Non  sarà 
Raffaello,  si  rallegrerà  d'  esser 
Guido . 

Antico  Ih  bocca  degli  Artisti 
equivale  a  bello ^  ad  eccellente^ 
a  perfetto*^  Locuzioni  che  in- 
<iicano  una  stima  ragionevole  » 
benché  s^so  poco  ragionata  su 
le  opere  degli  antichi  Greci  e 
Romania  Quanto  nelle  Scienze  i 
Moderni  sono  superiori  agli  An- , 
tichi,  altrettanto  sono  inferiori 
titììt  Arti  dtì  gusto ^  Questa  su- 

rriorità  deìV  antico  sul  moderno 
dimostrata-  cial    confronto  de^ 
monumenti .  K  ptodottaL  da  più 
cause  ,  che  giova  conoscere   per 
non    divenirne    ammiratore  stu- 
pido ,    e  der  sapere   nel    tempo 
stesso  qUaf  discernimento  si  deve 
mettere  allo  studio  che  se  ne  fa . 
La  principal  causa  è  indubita- 
tamente V  originalità ,  o  sia    il 
merito  dell'  invenzione  che  spic- 
ca nelle  opere  antiche  .    Questo 
merito  è  traprande  nelle  artiche 
dipendono  più  dall'immaginazio- 
ne che  dalla   riflessione  .    Gran 
vantaggio  per  ^ìì   egregi  Artisti 
di  Grecia  ni  di  non  essere   stati 
preceduti  che  da  uomini  medio- 
cri y  i  quali  non  fecero  che  ac^ 

C    2  een« 


r 


3^ 


ANT 


cen  tiare  la  strada  dei  bello  e  del 
vero  ,  la  indicaroao,  non  la  e- 
seguirono .  Quindi  le  loro  opere 
non  mostrano  alcun  segno  ne  di 
stento >  né  di  facilità.  Mostrano 
bensì  r  ardir  proprio  dell'  inven* 
zione  ,  e  quella  moderatezza  tran- 
t^uiìla.  e  regolata  senza  sforzo  e 
«enza  bisogno  d'  usarlo.  Il  gra- 
do di  forza  ddV  invenzione  de' 
Greci  è  il  risultato  dell'  accordo 
perfetto  di  tutte  le  qualità  ne- 
cessarie. Questo  giusto  tempera- 
mento non  si  è  mai  trovato  ne' 
^rand'  uomini  moderni ,  che  pas- 
sano per  creatori  e  inventori  in 
differenti  generi.  Comunque  sia- 
si ,  le  opere  antiche  portano  sem- 
pre il  primo  de'  caratteri ,  .quello 
della  forza  e  dell'ardire,  che  na- 
sce dall'invenzione.  Ogn' inven- 
tore è  forte  :  la  debolezza  imita, 
e  oen'  imitazione  resta  al  di  sot-^ 
to  del  suo  modello  ^ 

Perchè  dunque  imporre  a  noi 
la  necessità  d'esser  deboli ,  coli' 
inculcarci  l'obbligo  d'imitar  gli 
antichi  ì  Perchè  non  farci  aspirar 
fllC  originalità  lasciando  le  strade 
battute  da'  Greci ,  e  seguitando  a 
par  di  loro  quelle  della  natura  ? 
A  questa  obbiezione  servono  di 
risj>osta  le  altre  cause  della  su- 
petiiorità  de' Greci  nelle  arti  del 
disegno  . 

Seconda  causa  :  hllcKK^  àe^ 
Greci,  lì  clima  il  più  dolce  .e 
temperato  sotto  un  cielo  puro  e 
in  un'aria  salubre  rendeva  bello 
il  corpo  de'  Greci ,  e  più  bello  e 
più  energico  e  più  forte  veniva 
reso  dal  magc<ior  tesoro  che  pos- 
sa goder  l'uomo,  dalla  Libertà  . 
La  libertà  dà  una  bellezza  fiera 
e  generosa ,  che  la  schiavitù  non 

f»uò  mai  avere.    La  bellezza  era 
a  più  pregevole  qualità  de' Gre- 
ci i  e  perciò  iu  ìì  primo  princi- 


ANT 

pio  della  perfezione  delle  belle 
arti .  Le  arti  non  sono  come  vol- 
garmente si  definiscono  una  senir 
plice  imitazione  della  natura ,  sor 
no  bensì  la  pia  bella  imìfaz^^me 
della  pie  bella  natura,  Dunque 
non  in  ogni  tempo ,  né  in  ogni 
paese  posson  brillare  le  belle  ac- 
ti .  In  Grecia  tutto  si  riunì  per 
operare  e  per  elevare  al  più  alto 
grado  questo  felice  concorso. 

Terza  causa:  Educazione  relar 
tiva  alla  bellezxa  .  La  bellezza 
naturale  si  accresce  negli  uomi- 
ni ,  nelle  bestie  9  nelle  piante 
colla  cura  .  Cura  grande,  si  pre* 
^  il  governo  Greco  su  questo 
importante  oggetto ,  e  jpose  per- 
ciò molta  attenzione  allo  studio 
della  Ginnastica  ,  Quest'  arte  ur 
nita  alla  Medicina  tendeva  a  ret- 
tificare i  alititi  del  corpo,  o  ne 
arrestavi  i  progressi:  aiminuiva 
la  troppa  grassezza  ,  corresj^eva  le 
cattive  influenze  M  nudrimento 
eccessivo.  La  Ginnastica  era  I9 
.più  utile  medicina  della  sanità  , 
e  con  ragione  i  Greci  ne  facevaa 
il  più  gran  conto  .  Ella  prescri- 
veva il  regime  e  1'  esercizio  .  I 
Giovani  Spartani  erano  ogni  die.* 
ci  giorni  obbligati  a  comparir 
nudi  avanti  gli  Efori,  i  quali 
ordinavan  una  rigorosa  dieta  a 
chi  era  disposto  ad  una  pinguer 
dine  incompatibile  colle  belle  pro- 
porzioni e  col  vigore  del  corpo  • 

Quarta  causa  ;  costumi  e  istituì 
zioni^  favorevoli  alle  arti,  I 
Greci  si  disputavano  il  pregÌ9 
della  bellezza ,  come  noi  ci.  di- 
sputiamo quello  del  lusso  e  dell' 
abbigliamento  .  La  nudità  era  il 
più  bei  r  abito  d'un  corpo  bello. 
Le  vesti  de'  Greci  erano  formate 
in  modo  che  lascia van. la  natura 
in  libertà  di  dar  ai  membri  le 
loro  giuste    proporzioni*    L'abi- 

tu-  * 


> 


A  NT 

tufdine  della  nudità  cmtipiva  h 
sviluppo  regolare  e  naturale  di 
ciascuna  parte  '•  Non  conobbero . 
inai  quelle  nostre  mode  bizzarre 
che  non  servono  che  a  costrin- 
gere ,  alterare  e  deformar  la  na- 
,  tura .  Invenzioni  moderne  d' una 
falsa  modestia  assolutamente  igno- 
te alle  donne  Greche.  Tutto 
quel  che  può  contribuire  ad  au- 
snentare  e  a  conservar  %la  salu- 
te, a  favorir  lo  sviluppo ,  la 
bellezza,  la  simmetria  ,  la  perfc-i 
zione  del  corpo  umano,  tutto  fu 
da' Greci  posto  in  uso.  Perciò 
SOD  divenuti  un  modello  d'  imi- 
tazione per  chi  cerca  la  natura 
nelle  sue  forme  le  più  nobili  e 
le  più  graziose. 

Ma  quale  scuoU  per  gli  arti- 
sti quella  de'  giuochi  pubblici  , 
e  de  giniiasj ,  dove  i  giovani  nu- 
di senz'  altro  velo  che.  la  castità 
pubblica  e  la  purità  de' costumi, 
eseguivano  i  loro  diversi  eserci- 
sti ,  e  disputavano  il  premio  del- 
ia forza  e  dell'  abilità  \  Là  si 
svelavano  agli  occhi  dell'  osser- 
vatore attento  i  differenti  moti 
de*  muscoli ,  e  quella  prodigiosa 
varietà  di  attitudini  e  di  espres- 
sioni ,  eh'  è  impossibil  conoscere 
nelle  posizioni  costrette  d'  un 
nodello  inattivo  •   Quella  molti- 

Jilicità  di  modelli  produsse  la  fe- 
lce inutilità  d' un  solo  model- 
lo. Dal  vantaggio  d'avere  gior- 
nalmente il  corpo  umano  in  tut- 
te le  sue  età  ,  in  tutti  i  suoi  svi- 
iuppamenti ,  nacque  V  analisi  ra- 
gionata e  comparata  delta  bellez- 
za e  delle  sue  differenti  modifi- 
cazioni. Quindi  quella  facilità  di 
riunire  in  un  solo  essere  le  facol- 
tà e  le  qualità  sparse  in  un  gran 
numero ,  e  di  formare  idealmente 
quella  riunione  di  tutte  »le  per- 
nioni ^  le  quali  realizzate  in  un 


ANT  37 

solo  oggetto,   han    prodotto    il 
bello  ideale.  '    ' 

Dopo  tutto  questo,  si  prose- 
guirà ancora  a  dirci ,  che  noi 
abbiamo  nella  natura  lo^  stesso 
modello  e  le  stesse  risorse  ch'eb- 
bero i  Greci?  Le  nostre  mode,  i 
nostri  costumi  )  le  nostre  conve- 
nienze ec.  tendono  tutte  a  na- 
sconder la  natura  agli  occhi  dell' 
artista.  Dacché  dunque  abbiamo 
adottate  le  arti  de' Greci,  siamo 
necessariamente  costretti  all'imi- 
tazione delie  loro  opere  .  Eglino 
operarono  su  la  bella  natura ,  noi 
non  possiamo  operare,  che  su  d' un 
individuo  isolato  e  sforzato  .  La 
natura  esistette  più  nelle  .imita- 
zioni fredde  otite  statue  Greche  , 
che  ne' modelli  viventi  delle  no- 
stre accademie.  Ed  eccoci  al  ca- 
so di  Cicerone  che  1'  arte  è  per 
noi  una  guida  più  fedele  ,  eée  la 
natura  .  Rinunziare  alla  imita- 
zione dell'  antico ,  senza  potervi 
supplire  colle  risorse  potenti  che 
eboero  i  soli  Greci ,  è  un  rinunt 
ziare  interamente  alla  natura  e 
alle  arti .  Le  migliori  produzioni 
moderne  si  debbono  alla  imita- 
zione delle  antichità  Greche  •. 
Quante  obbligazioni  abbiamo  a- 
gli  artisti  di  Grecia  ! 

Anche  per  l' Architettura  bi- 
sogna ricorrere  ai  Greci .  Eglino 
n^  inventarono  la  bellezza,  e 4' 
adattarono  al  loro  clima .  Noi  1' 
abbiamo  adottata-;  ma  ella  è  stra- 
niera at  nostri  costumi  e  ai  no- 
stri bisogni .  Conviene  perciò  ri- 
vedere spesso  nel  suo  paese  natio 
i  germi  preziosi,  affinchè  non 
degeneri  e  non  s' imbastardisca 
sotto  climi  che  le  son<> stranieri. 
-  A  quest'oggetto  I  monumenti 
antichi  esigono  una  scelta  ri- 
guardo al  tempo  e  ripuardo  al 
Jaogo  ctòve  Airon  eretti , 

C    3  Rù 


r 


S8  ANT 

Riguardo  al  tempo  1*  éntichhk 
delle  Delle  arti  ha  un  periodo  di 
Z5  secoli,  contando  io  secoli  pri- 
ma ,  e  5  dopo  r  E,  V.  E*  ben 
naturale  che  nel  corso  di  tanti 
secoli  la  bellezza  si  sostenesse 
sempre  nello  stesso  grado.  Le 
«rti  hanno  i  loro  periodi  d'in* 
jfiinzia ,  di  maturità  ,  di  decresci» 
tnento ,  Giova  conoscere  questi 
loro  andamenti ,  per  iscegliere  lo 
stato  d^lla  loro  maggior  perfe- 
zione. Questo  periodo  è  nel  tem- 
po di  Pericle  e  d'Alessandro  * 
indi  degenerarono ,  e  andaron 
poi  sempre  più  degenerando .  Su 
1  difetti  visibili  di  questi  monu- 
menti ,  i  <]uali  sono  in  maggior 
numero  e  i  meglio. conservati ,  si 
è  per  disgrazia  stabilita  T  Archi- 
tettura moderna  -  Que'  difetti  si 
aono  convcrtiti  in  autorità  per 
giustificar  le  licenze  che  il  sen- 
so comune  proscrive  ,  Abusando 
in  seguito  degli  abusi  stessi  si 
sono  tratte  conseguenze  di  con- 
seguenze false  per  snaturar  tut- 
to. In  ciò  si  è  unita  l' ignoran- 
za alta  mala  fede  ;  alcuni  ingan- 
nati hanno  ammirato  ciecamente 
e  senza  esame  ;  altri  ingannatori 
hanno  accreditata  questa  confu- 
sione per  ispacciare  le  loro  men- 
zogne t  e  per  giustificare  il  loro 
^ttsto  erroneo .  Ma  dacché  si  sa 
il  vero  tempo  del  bello  éntHo-i 
e  si  fa  scelta  desìi  oggetti  d' i- 
mitazione»  v'è  da  sperare  che  si 
ristabilisca  il  gusto  della  vera 
Architettura  travestita  per  sì  lun- 
gp  tempo  e  degradata  dalle  illu- 
sioni de' falsi   imitatori   dell' «»- 

Ripuardo  ai  luof^hi/^dove  son 
eretti  i  monumenti  antichi.  Cia- 
scun paese  neil' adottare  T  Archi- 
tettura Greca ,  le  comunica  il 
suo  carattere  nazionak  e  v'  im- 


ANT 

prime  nn  gusto  locale .  Queste 
dififerenze  luron  da  principio  po- 
co sensibili ,  ma  divennero  beo 
grandi  a  misura  che  T  arte  si*  al- 
lontanò dalla  sua  sorgente  .  L' 
Architettura  Greca  era  semplice 
nel  Dorico,  ma  piena  ài  forza, 
di  carattere ,  d'  energia  :  così  ri- 
chiede van  i  secoli  eroici ,  e  quel- 
le Repubbliche  aveano  per  oase 
la  sobrietà  s  l'austerità  ,  la  vir- 
tù .  Sotto  un  clima  più  voluttuo- 
sO'deJla  Jonia  acquistò  ben  pre- 
sto quella  grazia  e  Quella  mollez- 
za ,  che  si  vede  neil'  Ordine  che 
ne  conserva  il  nome,  e  n'espri- 
me il  carattere  .  Tanto  è  vea> 
che  r  Architettura  porta  sempie 
r  impronto  del  genio  de'  popoli 
che  la  impiegano  f 

In  uno  stesso  paese  ella  varia 
secondo  le  cause  politiche  che  al- 
terano e  trasformano  gli  Stati . 
Roma  povera ,  libera ,  e  fiera  non 
conobbe  che  T  Ordine  semplice  e 
rustico  degli  Etruschi .  Roma 
opulenta  e  schiava  sotto  gì'  Im- 
peratori non  trovò  abbastanza  ri<i- 
co  il  Corintio  il  più  ricco  di  tut- 
ti gli  Ordini.  V  esagerazione 
del  suo  lusso  e  della  sua  potenza 
esagerò  ogni  ordine  d'  Architet- 
tura ,  e  la  portò  vanamente  a 
quel  Composito  ,  eh'  è  un  monu- 
mento del  suo  vano  orgoglio  . 
Or  se  in  uno  stesso  paese  le  arti 
soffrono  rivoluzioni  sì  grandi  , 
q^uanto  maggior  discernimento  si 
richiede  per  distinguere  le  loto 
varietà  ne'  paesi  diversi ,  dove 
elle  sono  trapiantate  ?  Si  avranno 
indistintamente  da  imitare  i  Mo- 
numenti di  Atene  e  di  Balbeck, 
perchè  sono  antichi  gli  uqi  e  gli 
altri  ?  Si  conterà  per  niente  ne- 
cli  edifici  d'  Asia ,  benché  affi- 
liati alio  stiìt  Greco,  l' influen- 
za dei  genio  Asiatico,  il  quale 

do- 


ANT 

dovette  mescolarsi  nel  gusto  atti- 
co, e  corromperne  la  purità? 

Non  meritano  dunque    la   no- 
stra stima  che  i  soli   monumenti 
di  Grecia,    e  i  soli  del    suo  bel 
tempo.     Vengono  poi  ^juclli   de' 
secoli  di  Augusto ,  di  Trajano  , 
di  Adriano  ,  che  furon  tutti  ese^ 
guiti  o  diretti  da  artisti  Greci  « 
Le  opere  de' secoli   seguenti  of^ 
frono  ancora  qualche   cosa  di. ri- 
marchevole 9  poiché  r  Architettu- 
ra sopravvisse  lungo  tempo  all'e- 
stinzione dell'  «Itre  arti .  Le  Ter*- 
me  Diocieziane  ,  SpalatrO',    Pai- 
mira,  Baibeck  pi^esentano  un  com- 
posto di  smembramenti  di  antichi 
edifici  ^  bei  dettagli  a  canto  à  co- 
pie informi,   e  incoerenze  ribut- 
tanti .  Bel  campo  per  un  osserva- 
tore attento  :  egli  vi  ammirerà  la 
grandezza  del  partito  e   dell'  in- 
sieme ,  l'ardire  dell'  impresa  ,    e 
quel  carattere  di  nobiltà  che  tra- 
iuce   negli   ultimi    sguardi  àcìV 
Architettura  spirante .. 

Prescelti  i  pia  bei  pezzi  della 
più  beila  antichità ,  conviene  i- 
mitarli  «.  Imitare  non  è  servilmen^ 
te  copiare  .  Pur  troppo  scimiotti 
copisti  compilatori  fanno  pompa 
ne'  loro  gabinetti  ,  e  nelle  loro 
cartelle  di  Teippj ,  d'  Anfiteatri  , 
di  Circhi ,  di  Capitelli ,  e  di 
membri  della  più  bella  Architetr 
tura  antica  ,  vi  pedanteggiano 
ancora  fastosamente  ,  ma  se  poi 
han  da  formare  una  Casa  o  Un^ 
Chiesa,  non  sanno  donde  coinin- 
ciare  né  dove  finire  ,  e  ne  risul- 
ta un  coso,  eh'  eglino  diranno  sul 
^usto  antico  ,.  e  ch^  è  un  vero 
mostro  di  spropojiiti. 

Imi^r  V  antico  è  conoscerne   i 
f  rinci|^} ,  le  espuse ,  i  mezzi  ,  per 
1  quali  egli  produce  il  sentimen-' 
to  di  ikn^mÌTsa.iohc .  Imitar  Van- 
isco è  imitar  la  natura  ,  è  ragio- 


ANT  59 

nare  su  le  sensazioni  che  ci  pro- 
duce .  Perciò  bisogna  che  un  en- 
tusiasmo  ci    trasp9rti    ne'  secoji 
trasandati   per   renderci  ^gloriosi 
ne'  secoli  futuri  «    Per   imitar   1' 
antico y    convien  amarlo;    per  a- 
marlo  conviene  stimarlo  ,    né   si 
può  stimare  .senza  ardore  e  senza 
penetrare  ne' suoi  principi  .     Vi 
vogliono  altro  che  misure  e  dise- 
gni;   vi   vuole  meditazione   che 
ci  approfondi  nelle  cause,  ])er  le 
quali  quel  tal  monumento  ci  reca 
stupore.   Aiiora  non  più  schiavo 
degli  antichi,  ma  lor compagno, 
si    daranno  opere  ricche   d' una 
ricchezza  propria,  o  non  cariche 
di  quella  profusione  meschina  che 
non  é  un  prodotto  di  mente  ma  di 
demefiza .  La  varietà  spiccherà  in 
ogni  genere  d'  edific j ,  senza  più 
quella  inonotonia  di  stile ,  risul- 
tj^to  di  quegli  stud}  imperfetti  che 
Tion  hanno  abbracciata  che  l' ap- 
parenza 0  la  ^aperficie  dell'  Anti- 
mo.    Chi  si  é  htn    nudrito  delle 
bellezze  anticfje^    se    Je   fa  pro^ 
prie.,  ^  opererà  in  ogni  occasio- 
ne non  da  imitator   pecoresco , 
ma  da  creatore  ,  e  produrrà  mo- 
numenti degai  de|l^  più  bella  an- 
tichità.,, 

ANTIMACHIDE  lavorò  pec 
ordine  di  Pi&istrato  al  Tempio  dj 
Giove  olimpico. 

ANTINÒE  X)  ANTINOPO- 
LI  ,  oggi  Insine ,  sul  Nilo  una 
cinquantina  di  leghe  lungi  dal 
Cairo .  Questa  città  fu  fatta  edi- 
ficare da  Adriano  in  onore  d' Àn-^ 
tinoo  il  bello  suo  favorito ,  )[, 
quale  fu  anche  innalzato  alla  Dei- 
tà. I  monarchi  co' loro  indegni 
favori  ai  loro  più  indegni  fa,vo-r 
riti  calpestano  il  genere  umaoo  • 
Questa  città  era  t^^liata  da  due^ 
prandi  strade  larghe  45  piedi  e 
lunghe  850  passi ,  e  terminavano 

C    4  A 


r 


40         A^fr 

&  quattro  ^ran  pofìt,  fri  questi 
due  stradoni ,  che  s*  intersecavano 
in  cróce ,  erantf  molte  àhre  tri- 
verse  tutte  tirante  a  cordone .  Lun- 
go esstì  strade  regnavano  due  gal- 
lerie di  colonne  iafrghe  5  in  ^ 
piedi  :  onde  tutta  la  città  non  e- 
ra  che  un  cowitiftifo'  peristiiicrcbe 
difendeva  ^dall'  ardore  del*  soie  e 
dalle  ingiurie  deiraria.  Fuori 
deila  città  era  un  ciuco  lungo  Soo 
piedi  e  largo  70.  Si  vede  ftirconra 
una  porta  della  Città  in  arco 
Trionfale  a  tre  grandi  archi:  la 
larghezza  è  66  piedi ,  la  grossez- 
za 20,  l'altezza  45  :  le  due  fac- 
ciate sono  di  8  pilastri  corintj 
scanalati  dal  mezzo  in  giù .  Più 
in  là  sono  8  colonne  corintie  pa- 
rimente scanalate.  Vi  esiste  an- 
cora un*^ altra  porta  anche 'a  tre 
arcate  con  tre  archi  al  di  sopra: 
questo  edificio  è  intero,  e  ha  50 
piedi  di  facciata  •,  35  <i'  altezza  , 
e  45  di  profondità  .  Ma  chi  sa 
se  queste  fossero  porte  ,  o  resti 
di  palazzi?  vi  si  vede  gran  nu- 
mero di  colonne  di  ponìdo  e  di 
granito  ^  e  ne  resta  ancora  in  pre-* 
di  una  ventina . 

ANTIOCHIA  capitale  della 
Siria  fabbricata  da  Seleuco  Nica- 
jiore  figlio  di  Antioco  sopra  l'al- 
tura di  monti  scoscesi  del  circui- 
to di  IO  miglia .  L' interno  di  sì 
vasto  spazio  è  totto  pieno  di  mi- 
ne. Vi  si  vede  v^n  canale  hingò 
ooo  passf  e  lar^o  100  rivestito 
di  marmo ,  e  diviso  io  pià^  com- 

Sartimenti .  V  è  un  acquedottor 
i  più  arcate.  Si  ammirano  gli* 
avanzi  d'un  superbo  edificio  di 
ifigura  esagona ,  creduto  i^  palaz- 
zo de' Re.  Si  veggono  ancora  re- 
sti di  portici  con  colonne  corin- 
tie di  marma  d' una  grossezza  e- 
norme.  Restaifo  anche  gli  avan- 
zi  di  qualche  tempio,  e   della 


AMT 

fatmosa  basilici  ciré  C6!$tantino  fe-^ 
ce  inndzare  a  S.  Pietro. 

ÀNTISTATE  architetto  Gre- 
co  scelto  da  Pisistrato  per  co»- 
stririre  in  Atene  il  fanróo  TeoH- 
pio  di  Giove  Olimpico  •    Vi  ^ 
scelto  in  compagnia  di  altri  Ar- 
chitetti,   quali   furono  Antimo* 
chide ,  Calescro ,  e  Potino  .   Ma 
tutti  questi  architetti  non  pote- 
rono terminar  l'obera  grande   e 
sontuosa.    Restò   imperfetta  per 
lunso  tempo , .  finché  Perseo  Re 
di  Macedonia  y  e'  Antioco  Epifà-^ 
ne  quattro  secoli  dopo    incarica- 
rono Cossuzio  Architetto  Roma- 
no d  terminare  il  corpo  del  Tem-^ 
pio  ,  e  a  stabilire    le    colonne 
del  Portico.  Questo  monumentò 
era  diptero ,  cioè  con  portico  dop-» 
pio  d' ogn'  intorno  ,   e  ott ostilo  , 
cioè  avea  8  colonne  nella  faccia" 
ta  .    Neil'  internò  regnavan  due 
ordini  di  colónne  l'uno  su  l' al- 
tro,   aIqu2tnto  distanti  da' muri 
della  celia ,  e  vi  formavano  due 
porgici,  o  delle  navette:  ìì  mez- 
zo era  scoperto  .  Qtfesto  Tempio 
fu  P  oggetto  della  gloria  de'  po- 
tenti amatori,  che  fecero  a  gara 
rjf  abbellirlo  e  per.  arricchirlo, 
'  Imperador  Adriano   lo    compi 
interamente  con  una  piazza  mu- 
rata d'un  mezzo  miglio  di  giro, 
decorata  di  colonne  e  òì  statue. 
Questo  tempio  superbo  è  oggi  un 
BéK.ar^  cioè  un  mercato  de'Turchi. 
ANTONIO  Senatore  Romana 
versata  neir Architettura  fece  co- 
struire in  Epidauro  città  del  Pe- 
loponneso molti    tempi  :   i^    più 
considerabile    fu   quello    dedica- 
to a    tutti  gli  Dei ,   e  f[i  altri 
ad   Apollo,    wA  Esculapio ,    alla 
Sanità  .    Fabbricò  i  bagni  d^  E- 
sculapio,   e  ristabilì   il    portico 
detto  Corios,    ch'era  prima  òì 
mattoni  crudi  .• 

AN» 


AM2IO,  oggi  "Porto  ^  An^o, 
la  città  più  considerabile  de'  Voi- 
schi,  che  per  quattro  secoli  e 
mezio  contrastò  co'  Romani  ^  K 
soggiogata  e  divenne  una  delizia" 
de  Romani  ,,  Fu  celebre  per  il 
suo  porto ,  e  per  il  tempio  della 
Fortuna,  per  cui  è  quell'ode  di 
Orazio 

O  Diva  gratUm  qtìa  régis  An- 
tiunt .  ' 

Neron^,  clìe  vi  àVea  tratta  la 
sua  origine  ,  vi  aveva  un  gran 
palazzo ,  da  dove  si  è  estratto  V 
Apollò  di  Belvedére,  e  il  Gla<^ 
diatore  di  Borghese  .  Altri  bei 
monumenti  si  son  cavati  da  quel- 
le mine,  ruine  strepitose  di  tem- 
pi, di  bagni,  d'acquedotti,  di 
moli . 

APÒDITERIO  spogliatoio  e- 
ra  il  luogo  nella  Palestra  o  nel- 
le Terme,  in  cui  si  spogliava 
chiunque  voleva  esercitarsi   nella 

finnastica  i  a  mettersi  nel  baeno* 
ji  figura  era  ovale,  o  quaclran- 
golare^  o  rotonda  :  rotonda  era 
ne' bagni  di  Diocleziano  ornata 
di  gran  colonne. 

APOLLODORO  di-  Damasco, 
per  la  sua  grande  sciènza  archi- 
tettonica fu  dall'  Imperiidòr  Trav- 
iano impiegato  negli  edifici  P^^ 
considerabili,  che  in  gran  nume^ 
ro  si  eressero  per  tutto  l'Impe- 
ro .  Fra  le  mai^nificenze  più  ce* 
iebri  di  Rema  fu  il  Foro  Traja<^ 
no  con  quella  superba  Colonna 
nel  mezzo,  con  arco  trionfale, 
con  Odeo,  con  un  Collegio  ,  col- 
la Basilica  Uipia,  e  con  una  fa- 
mosa biblioteca  .  Ma  il  più  cele- 
bre de' monumenti  di  Trajano  e- 
seguiti  da  questo  suo  architetto, 
fa  il  Ponte  sul  Danubio  presso  a 
Zeverinov  dove  si  vefgon  ancora 


APd  4i 

i  vestigi  de' piloni.  I  piloni  era-» 
no  IO ,  su'  ^uaii  gir^xanO'  ^x  ar- 
chi .    Ogni   pilone  era  lar^  6ó 
pedi  i  e  aito  250  ;   distanti  V  li- 
no dtttV  altro  70.  Il  ponte  era  al- 
tft  più  di    300  piedi  ,  e  avea  una 
lun^ezza  d'un  miglio  emezzd. 
!  Le  dut  stremi tà   cran   difese   da 
due  fortezze  l    Quest'  opera    im- 
mensa tutu  di  pietra    di   tagfio 
appena   terminata  fu   diroccata  • 
Traiano  V  avea  costruita    per  il 
passaggio  delie  sut  truppe  contro 
1  Barbari .    Adriano  la  fece    de- 
molire,   affinchè    i  Bavbari    non 
passassero  néll'  Impero  Rubano  . 
La  costruzione  di  Traiano  fu  ef*- 
fetto  del  coraggio,   la  distruzio- 
ne di  Adriano  fu  {Vrodotta  dai  ti- 
more .  Di  male  in  peggio  ;  Adria- 
no  fece    massacrare  Apollodoro  » 
per  alcuni  motteggi    fattigli   suj 
disegno  di  Roma  e  Venere   pro- 
gettato da    S.   M.   Adriano ,    il 
quale  gli  mandò  a  dire  ,  che  an- 
che senza  Apollodoro    si   sapeva 
fare   qualche    cosa.    Apollpaoro 
nel  vedere  quél  disegno    sogghi- 
gnò e  disse    che  se  alle  Statue  » 
che  eran  lì  dentro  a  sedere  ,  ve- 
niva voglia  di  rizzarsi  in  piedi  , 
si  fracasserebbero  la    testa  nella 
volta.    Per  questo  frizzo  può  un 
Imperatore  far  mozzar  il  capo  ad 
un  valentuomo  ?    La  potenza  ca- 
de facilmente  in  prepotenza . 

APPARECCHIO  .  Imprimi- 
tura ,  su  cui  ^i  ha  da  dipingere . 
Questa  prima  operazione  mec- 
canica non  è  indifferente  •  £ 
frattanto  non  è  molto  ben  rego- 
lata ,  come  neppure  lo  è  la  natu- 
ra de'  colori  9  e  de'  loro  ingre- 
dienti .  La  Chimica  dovrebbe  a- 
iutar  la  Pittura  . 

L'imprimitura   bianca  conviea 
a  que' pittori  che  dipingono    fa- 
cilmente, alla  prima:  si  conser- 
va- 


4»  APP 

vano  così  più  brillanti  e  traspa^ 
tenti  le  tinte  destinate  alle  mas- 
se di  lumi .  Ma  questi  sono  me- 
no vantaggiosi  per  ie^  ombre  . 

Air  incontro  le-  imprimiture 
brune  favoriscon  pili  le  ombre  e 
le  rendon  più  scure .    . 

In  Architettura  V  app/trecMo 
equivale  al  raglio  delle  pietre  per 
dare  la  forma  e  la  disposizione 
che  conviene  a  ciascuna  parte 
dell'edificio.  V  principio  gene- 
rale délV  apparecchio^  è  pjie  i  let- 
ti e  le  commissure  delle  pietre 
sieno  perpendicolari  alle  superH» 
eie  dì  esse  pietre.  L*  angolo  a- 
cuto  è  vizioso ,  perchè  facile  a 
rompersi  sotto  un  peso  forte  o 
per  qualche  sforzo  considerabile. 
Gli  angoli  ottusi  non  convengo- 
no &i  muri  :  furono  dagli  antichi 
usati  talvolta  ne'  pavimenti . 

Gli  Antichi  per  V  eccellenza 
de'  loro  materiali  ebbero  jpoco  bi** 
sogno  dell'  arte  dei  taglio  àtWe 
pietre .  Tutta  V  industria  degli 
Egizj  si  ridusse  a  squadrare  con 
esattezza  i  l6ro  massi  «  i  qu^ìì 
dopo  tanti  secoli  di  distruzione 
sono  ancora  sì  ben  connessi  che 
non  se  ne  scorgono  le  commissu-^ 
re  .  La. stessa  esattezza  si  trova 
negli  edificj  Greci  :  le  pietre  vi 
sono  sì  V  bene  squadrate  che  le 
giunture  rassomigliano  a  ^\i  de-^ 
licatissimi .  Si  pretende  che  le 
commissure  dtì  tempio  di  Cizico 
fossero  coperte  di  listelli  d'  oro  2 
Anche  gli  Etruschi  ebbero  que- 
sto merito  ,  come  si  osserva  nel-» 
le  mura  di  Cortona ,  e  alla  Cloa- 
ca Massima .  I  Romani  gelosi 
della  durata  de'  loro  monumenti 
non  omisero  attenzione  per  l'e- 
satto apparecchifh  delle  pietre , 

Nelle  fabbriche  Greche  non  so- 
lo gli  strati  sono  tutri  della  stes-» 
$a  altezza ,  ma  anche  tutte  le  pie- 


APP 

♦ 

tre  d'  uno  stesso  strato    sono   u- 
guah'.    Nelle   fabbriche  Romane 
imnca  spesso  questa  uguaglianza , 
come   $1   osserva   nel  Teatro   di 
Marcello ,  al  Colosseo  »  negli  Arr 
chi  Trionfali ,  nelle   porte  ,   ne** 
ponti    ec.    Ogni    irregolarità  si 
vede  poi  nelle   mura   di  Roma . 
Più  irregolare  era  l'opera   incet' 
ta^    in  'cui  s' impiegavano  pietre 
d' ogni  figura  ,  non  solo    per   il 
selciato   delle  strade ,   ma  anche 
per  i  muri ,  come  si  vede  a  Co- 
ri ,  e  Fondi  ce.  Questo  apparec- 
chio, non  bello  alla  vista  ,  è  da 
Vitruvio  stimato   più    solido    di 
quello  di  piccoli    quadretti    dis- 
sposti a  rete  ,  opus  reticulatum , 
Miglior  disposizione  e  più  forte 
fu  quella  di  concatenare  gli  stra- 
ti longitudinali  con  altri  traversi 
per  la  grossezza  del  muro ,  come 
si  osserva  a  Palestrina,  e  in  Al- 
bano nel  t  sepolcro  detto  degli  O* 
razj  . 

Nelle  costruzioni  di  pietre  di 
taglio  è  da  osservarsi ,  che  se  le 
pietre  sono  rroppo  lunghe  rap- 
porto alla  loro  grossezza ,  si  rom- 
pono nel  mezzo  ad  ogni  piccolo 
peso  soprapposto  \  e  siccome  le 
giunture  verticale  si  corrispondo- 
no ,  ne  risulta  che  rotta  una  pie-, 
tra  troppo  lunga  »  tre  strati  uno 
su  r  altro  restano  senza  legame  ; 
e  se  se  ne  rompono  due  o  tre  nello 
stesso  appiombo ,  si  fa  uno  spac- 
co e  una  disunione  da  cagionare 
la  ruina  d'un  edificio. 

Si  cerchi  dunque  la  mij^Hoc 
forma  e  dimensione  deXìt  pietre  . 
di  taglio  per  la  maggior  solidi- 
tà .  Le  pietre  cubiche  sarebbero 
certo  le  più  fòrti  ;  pia  non  fanno 
legame  :  se  ne  vede  un  esempio 
nel  carcere  Tulliano  presso  al 
Campidoglio  ;  e  generalmente  i 
massi  Romani  si  accostan  più  ai 

cu- 


APP 

cubo  che  all'  oblungo  .  Del  resto 
una  lunghezza  una  volta  e  mez* 
Z4  maggiore  della  grossezza  dà 
sufficiente  solidità,  cosi  che  una 
pietra  alta  un  piecle ,  e  lunga  un 
piede  e  mezzo ,  e  altrettanto  lar- 
ga t  è  forte  da  reggere  a  qualun- 
que gran  carico .  Se  le  pietre  so- 
uo  buone,  ai  può  accrescere  la 
loro  lunghezza  •  La  maggior  lun- 
ghezza delle  pietre  giova  ne'  cor- 
nicioni ,  negli  appoggi ,  ne'  pon- 
ti ,  negli  argini,  nàie  scale  ec. 
dove  non  hanno  da  sostenere  al- 
cun peso. 

Gli  apparecchi  finti  con  stuc- 
co o  con  |>ittura  a  chiaro  scuro, 
sono  puerili  e  ridicoli . 

APPARTAMENTO  viene  dal 
latino  parttmcnto  ,  da  ripartizio- 
ne)  o   distribuzione   della  casa, 
per   renderne   comode   le    parti, 
jballe  mine  antiche  niente  si  ri- 
leva degli  appartamenti  degli  an- 
tichi,   e  da  Vitruvio,  e  da  Pli- 
nio niente  o  poco  di    utile  .    Si 
rileva   solo   che    ne'  palazzi   de' 
granai  erano  gran  vestiboli ,  eran 
peristili ,    e  saloni ,  e   basiliche  , 
e  gabinetti ,  e   bagni ,    con    de' 
bei  ornamenti  di  stucco  e  di  pit- 
ture. Certo  che  gli  appartamen- 
ti deglr  antichi   avran   cambiato 
di  gusto  secondo  i  tempi  t  i  luo- 
ghi,  gli  stati,   le  fortune,   e  i 
capricci  de'  Signori  antichi . 

Più  grandi  sono  le  variazioni 
in  quelli  de'  Signori  moderni .  Vi 
regna  talmente  la  moda  che  un 
appartamento  di  dieci  anni  par 
che  abbia  dieci  secoli  :  v'  imper- 
versa la  fantasia  come  negli  a- 
biti. 

L' Italia  portata  al  lusso  delle 
fabbriche  è  meno  variabile  negli 
appartamenti  grandiosi  di  molte 
e  grandi  camere  in  fila  ,  ornate 
di  stucchi  e  di  pitture..    Vene- 


APP  43 

zìa  )  Firenze  ,  Napoli ,  e  special- 
mente Roma  vantano  palazzoni 
con  appartamenti  a  perai ta  di  vi- 
sta.  Ma  quanto  maggiore  la  ma- 
gnificenza, altrettanto  è  minore 
fav comodità.  Perciò  l' A Igarotti 
diceva  eh'  è  un  beli'  abitare  in 
una  casa  alla  Francese  incontro 
ad  una  del  Palladio  .  Le  abita- 
zioni Francesi  sono  internamente 
ripartite  in  piccoli  pezzi  como- 
di .  Quindi  il  loro  esteriore  non 
è  grandioso ,  né  bello  .  Forse  non 
si  troverà  mai  il  modo  d'  unire 
le  piccole  comodità  interne  colla 
bella  magnificenza  esterna  . 

Ne'  palazzi  debbon  trovarsi  tre, 
sorte  di  appartamenti  :   i.  di  ce- 
modità  ,  2.  di  società ,    3.  di  pa- 
rada  • 

L'  appartamento  di  comodità 
per  i  padroni  ha  da  esser  compo- 
sto di  camere  di  mediocre  gran- 
dezza ,  ma  ha  d'  aver  libera  co« 
municazione  cogli  altri  apparta- 
menti ,  e  deve  esser  esente  deil] 
incomodo  de'  familiari  e  degli 
stranieri.  La  comodità  e  lasau\- 
brità  debbon  farne  t^tto  il  pre- 
gio .  Basta  una  sala ,  un'  antica- 
mera ,  un  gabinetto ,  una  camera 
da  dormire,  un  retro  gabinetto., 
un  guardaroba .  Ma  questi  pezzi 
debbon  esser  liberi  in  maniera  , 
che  i  domestici  facciano  il  loro  ser- 
vizio senza  infastidire  il  padrone  . 

L' appartamento  di  società  o 
per  compagnia  vuol  esser  compo- 
sto di  camere  più  grandi  e  deve 
comunicare  coli'- 

Appartamento  di  parada  per 
le  funzioni  più  brillanti.  Que- 
sto deve  avere  la  più  vantag- 
giosa esposizione  su  la  strada  o 
su  la  piazza,  deve  avere  gran- 
di infilade  di  camere ,  di  came- 
roni  ,  di  j^allerie  cogli  arredi 
più  sontuosi,   Noa  basta:  deve 

es- 


\ 


4«  APP 

esser  fornito  di  retro  camere  9  di 
ritirate  ,  di  corridori ,  di  passet- 
ti,  di  guardarobe  9  e  di  quanto 
occorre  per  renderlo  libero,  e  di 
libera  comunicazione  cogli  altri 
apDartamenti ,  e  colle  comodità 
dell*  abitazióne  . 

Per  il  gusto  poi  della  decora- 
zione cófi viene  aver  sempre  pre- 
sente il  Tempio  del  Gusto  . 

,)  Simple  en  étalt  la  noble  Ar- 
chi teélu  re  , 

9,  Chaque  ornement  en  sa  place 
arreté 

„  Y  semblait  mis  «par  la  neces- 
sita . 

n  L'art  s*y  cachait  sous  Tair 
de  la  Nature , 

n  L'  oeil  satisfait  embrassait  la 
strutture , 

fi  Jamais  surpris  ,  &  toujours 
enchante . 

APPIOMBO  perpendicolare  all' 
orizzonte ..  Per  tirar  un  muro^^- 
piomhy  si   fa  uso  d'un  piombo 
sospeso  ad  una  corda .   Quindi  la 
denominazione  òtW  appiombo ,  Il 
celebjre  Campanile  di  Fisa  è  stra- 
piombato   per    avvallamento    del 
suolo .    Egli  è  alto  142  piedi ,   e 
se  dalla  cima  si  lascia  andar  ^iù 
un  piombo  anderà  lontano  rz  pie- 
di dalla  base .  A  strapiombo  sono 
parimente  le  scale  interne ,    e  le 
pietre  della  costruzione.  Lo  stes- 
so è  della   Torre    Garisenda    in 
Bologna . 

APLJLEJO  Architetto  antico 
fabbricò  a  Tarragona  nella  Spa- 
gna un  tempio  a  piana  Madre , 
come  si  vede  nell'iscrizione  tut- 
tavia esistehte  . 

AQUILEJA  città  antica  d'  I- 
talia  nel  Friuli  fabbricata  da'  Ro- 
mani per  una  fortézza^  contro  i 
barbari ,  e  distrutta  da'  barbari . 


ARA 

Vi  si  veggono  ancora  avanzi  ccm« 
siderabih  d'acquedotti,  di  mura* 
glie,  6  belle  calonne  di  granito 
Egizio  y  e  molte  iscrizioni . 

ARABA  C  Architettura  )  è  d' 
un  sistema  differente  e  tutto  op« 
posto  a  Quello  degli  antichi  Gre- 
ci e  Romani .    Par    che    il  solo 
capriccio  ne  determinasse  le  fór- 
me ,  le  proporzioni ,  gli  ornati . 
Il  sud  carattere  era  V  ardire ,  la 
leggerezza ,  la  singolarità .  I  mu- 
ri traforati  a  giorno  rassomiglia- 
vano a  merletti ,  a  lìlograna .  Le 
colonne  a  tanti  fasci  ài  pertiche 
annunziavano    la  maggior  debo- 
lezza ,  e  davano  tutta  la  solidi- 
tà .  Si  cercava  più  il  maraviglio- 
so  che  il  bello ,  più  a  sorprende- 
re che    a  piacere .    Tante   con- 
traddizioni esigevano  molta  intel- 
ligenza   neir  arte   di  costruire  • 
Non  si  poteva  poetare  più  in  là 
l'iirditezza  e  la  scienza  nei  taglio   ^ 
delle  pietre. 

Questa  razza  d' Architettura  è 
tutta  Araba,  e  fu  dagli  Arabi 
diffusa  per  tutto  il  loro  impero. 
Impero  vasto  al  pari  del  Roma- 
no ,  e  formato  rapidissimamente 
neir  Asia ,  nell*  Africa ,  nell'  Eu- 
ropa da  Costanti noDoli  per  tutta 
la  Spagna  e  fin  nel  centro  òeììz 
Francia.  Da  per  tutto  gli  Arabi 
promossero   le  Arti  e  le  Scienze 

Siù  che  gli  Egizi  9  i  Greci ,  e  i 
^  .omani .    Quanti  monumenti  d' 
importanza   non  furon  eretti  da* 
Miramolini ,  o  da'  Califfi  di  Bag- 
dad ,   e  di  Marocco  /  Ne'  palaz- 
zi ,  nelle  fontane ,  nelle  moschee 
di  Siviglia ,  di  Toledo ,  di  Ovie- 
do ,  e  specialmente  dì  Granada , 
di  Cordova  si   può  ammirare  la 
singolarità  dtW  Architettura  A- 
raba  ,  che  vien  detta  anche  Mo- 
resca ,  e  Saracena .  E'  anche  chia- 
mata   Gòtica   Moderna  y    perchè 

Caf- 


ARA 

Orlo  Magno  T  allottò  in  molti 
de'  principali  edifici  di  Aquisgra- 
na  ,    e  cambiò  quel  gusto  goitco 
usiuto  fin  allora  »  che  era  si  pe- 
.  sante  quanto  questo  è  leggiero  e 
svelto.   Su  taf  gusto  furono  edi- 
ficate le  cattedrali  di  Parigi ,  di 
Reims ,  di  Chartres ,  di  Strasbur- 
go,  d' Anversa,  ec.  In  Italia  si 
iatta   Architettura    non   allignò 
mai    in  tutta  la  sua  purità  :    il 
Duomo  di  Milano ,  di  Pisa  9  dì 
Siena  ,^  d' Orvieto  ,   S.  Marco  in 
Venezia  ec.  non  sono  interamen- 
te del  gusto  Arabo .   In   Roii^a 
poi  meno  che  altrove:    le  ruine 
di  Roma  antica  servirono   a  ri- 
fabbricare   barbaraipente    Rcnui 
moderna . 

ARABESCHI  ornamenti  biz- 
zarri e  immaginar]  in  pittura ,  in 
scultura ,  e  anche  in  architettura 
per  decorare  muri,  pilastri,  fre* 
gj ,  porte  9  volte  ec. 

Il  nome  à\  Arabesco  viene  da- 
gli Arabi,  i  quali  non  potendo 
per  la  loro  religione  impiagar 
ifiiipagini  di  uopaini  n^  di  be- 
stie «  fecero  uso  di  fiori ,  Ai  fo- 
gliami,  e* di  frutti  per  adornare 
eli  edifici  ;  introdussero  questo 
loto  gusto  nella  Spagna,  da  do- 
ve si  ditfuse  per  tutta  T  Europa, 
e   fu  chiamato    arabefco  o  more" 

SCO, 

Ma  l'origine  di  tal  ornato  è 
molto  più  antica  .  Ne'  sotterra- 
nei delle  ruine  degli  antichi  Ro- 
mani non  si  trovano  che  pitture 
e  stucchi  rappresentanti  non  so- 
lo fiori,  frutti  e  foglie,  ma  an- 
che bestie  d'  o^ni  specie  e  mo- 
stri variamente  intrecciati .  E  da 
<Tue*  sotterranei  o  grotte  furon 
Attti  grotteschi  . 

Il  gusto  dì  qjiesti  grotteschi  o 
rabel'chi  nacque  in  Roma,  quan- 
do Roma    centro    e  capitale    di 


ARA  4$ 

mezzo  mondo   era   già  sazia  de' 
semplici  godimenti  qfiìV  arte ,    e 
non  avea  che  un  |^usto  corrotto  • 
Convien  sentir  Vitruvio .  „  Non 
„  so ,  dice  egli ,  per  qi^l  capric- 
„  cio^on  bì  sie&ua  piò  la  rego* 
„  la  degli  antichi ,    i  quali  non 
n  avean  per  modello  delle   loro 
„  pitture  che  la  verità .   Ora  non 
„  si  dipingono  su' muri  che  vaO' 
„  stri  invece  di  cose  vere    e  re- 
9,  golari .    Per  colonne  si  metto^ 
„  no  cannucce  che  sostengono  uii 
„  intortigliamento  di  steli   e  di 
„  piante  scanalate  con  fogliami 
),  ritagliati  e  rivolti  in  volute  . 
„  Si  mettono  ttm^ìttti  su  cande- 
„  labri,  donde,  con^e  se  avessero 
„  radici ,  s*  innalzano  fogliami , 
„  su'  quali  siedono  figure .  Altro- 
„  ve   da  un    fiore   escono  mezze 
,,  figure ,  alcune  con  viso  d' nomi- 
„  ni,   altre  con  te&tt  di  bestie  : 
„  tutte  cose  che  non  sono,  non 
„  posspno  essere ,  né  sono  mai 
„  state.    Tale  è  la  forza   della 
„  moda ,  che  per  indolenza  o  per 
„  delirio    fa    chiuder    gli  occhi 
„  ai  veri  principi  delle  arti .  Co^ 
^,  me  mai  supporre  che  cannucce 
„  sostengano  un  tetto ,  che  can- 
„  delabri  supportino  un  edificio , 
„  che  deboli  ranuiscelli  sostenti- 
„  no  figure,  e  che  daMoro steli , 
„  dalle  loro  radici ,  da*  loro  fiori 
.,,  escano  mezze  figure  di  viven- 
„  Ù  ?  Frattanto  ninno  condanna 
„  tali  stravaganze  :    sono  amate 
„  anzi ,  né  più  si  bada  se  queste 
„  cose  sieno  jpossibili  o  no  .*  tan<> 
.„  to  ^ii  uomini  si  rendono  incar 
„  paci    di  conoscere  quello  che 
„  merita  d' essere  approvato  /  Per 
„  me ,    io  credo  che   la  pittura 
„  non  debba  stimarsi  che  in  quan- 
„  to  ella  rapprescfnta  la  verità  s 
„  non  basta  che  le  cose  sieno  ben 
^dipinte,    bisogna  che  il  disfir 

w  gr^o 


^  ARA 

'  „  gnd  sia  ragionevole  «  é  chtf 
„  non  vi^sia  niente  che  oflTenda 
„  il  btion  senso .  *'^ 

Il  ^usto  stravolto  degli  arabe- 
schi incominciò  neir  aureo  seco- 

•  lo  di  Augusto .    Le  giuste  ripren- 

i  sioni  di  Vitruvio  noi  raflTrenaro- 
no  punto  .  La  corruzione  crebbe 
sempre  più  in  Roma  .  Plinio  si 
lagna  che  nel  suo  tempo  il  pre- 

-  gio  n6a  consistefva  più  che  nel 
fracasso  de'  colori ,  e  che  insensi- 
bili alle  bellezze  deir  arte  gli  oc- 
chi non  ammiraron  più  che  il 
brillante  delle  pitture  e  lasingo- 

.lalità  delle  forme.  V  arabesco 
dunque,  malgrado  le  prediche  di 

•  Vitruvio    e  di  Plinio  ,    prosegui 

.$k  far' progressi  e  tali  che  bandi 
totalmente  la  pittura  istorica. 

Prosegui  negli  edific;  gotici , 
specialmente  ne  vetri ,  ne' mosai- 
ci,  ne' pavimenti  *  Gli  Arabi 
poi,  che  gli  diedero  il  loro  no- 
i^e,  lo  propagarono.  Ma  fu  un 
arabesco  goffo  e  insulso  quello 
degli  Arabi  e  de'  Goti .  Disotter- 
rato quello  de'  Romani  di  un  co- 
lorito vivace  e  di  sytìtp  disegno  , 
parve  d' avere  scoperto  un  teso- 
ro, li  principe  de*  Pittori  mo- 
derni affastellò  di  arabeschi  air 
antica  tutte  le  logge  vaticane  , 
e  tanti  SLÌttì  edific) .  Quando  s^ 
esce  dalle  tenebre  ,  ogni  oggetta 
par  bello ,  né  si  fa  uso  di  discer- 
nimento .  L' arabesco  antico  ha 
dei  beHo  :  ha  originalità  ,  varie- 
tà ,  arditezza  nell'  esecuzione  y 
dettagli  graziosi ,  idee  e  analogie 
felici .  Ma  con  tutte  queste  bel- 
lezze, V  arabe f co  non  è  che  un 
abuso  d'  ornamento .  E'  un  ca- 
priccio . 

Ma  la  natura  ha  spesso  de'  ca- 
pricci, e  se  le  arti  nan  da  imi- 
tar la  natura ,  posson  anche  imi- 
tar la  natura  capricciosa.  L'uo- 


ARA 

mo  ama  la  verità  ',  ma  tal  voltai 
si  compiace  anche  de'  suoi  sogni . 
'  Sogni  son  certamente  gli  arabe- 
schi ,  e  il  voler  dare  leggi  ad  un 
ammasso  di  so^ni ,  è  un  sogna- 
te 4  Ornamenti  composti  in  ^ran 
parte  di  piante  ^  d'arbusti,  di  ra- 
mi leggieri,  e  di  steli  delicatis- 
simi,  di  fiori  ,  di  frutti ,  e  di 
bestie  ancora  ,  e  anche  di  mostri, 
e  di  edifìci  ancora,  e  dì  quanto 
si  sa  sognare  in  accolzamenti 
fantastici  per  risvegliare  idee  gio- 
conde. Sogni  di  Pittori .  Ma 
non  sieno  sogni  d' infermi  e  fo- 
le di  romanzi.  ^ 

V  uomo  ha  bisógno  anchtf  di 
«fole  per  sollevarsi .  Né'  giuochi  y 
nelle  fèste  si  fanno  festoni  di 
fogliami  e  di  fiori.  Onde  gli  «- 
rahefchi  potrebbero  essere  ricrea- 
zioni .  Sieno .  Gli  Artisti  però 
osservino  la  natura  lìtWt  forme , 
ne' colori,  ne' chiaroscuri .  Os- 
servino la  simmetria ,  r  elesanza  , 
la  scelta  gradevole  deglf  oggetti , 
una  leggerezza  non  eccessiva,  e 
specialmente  la  convenienza  de*^ 
luoghi . 

Tralci  pampanosi  di  vìte^  rst" 
mi  di  edera ,  di  caprifogli ,  e  di 
vari  arbusti  flessibili  e  serpeggian-^ 
ti  s' intrecciano  naturalmente  in 
fogge  vaghe  e  graziose .  Un  fan* 
ciiilio  va  a  sospendervfsi  e  a  bi- 
lanciarvisi ,  sorridendo  di  se  stes-^ 
so .  ^  Più^  in  là  una  radazza  si 
rannicchia  in  un  cespuglio  dì  ro* 
se ,  e  desideranda  ci'  esservi  sor^ 
presa  arrossisce  d'  un'  intenzione 
che  non  crede  di  nasconder  be- 
ne. Un'altra  si  avvicina  a  un 
fonte  y  e  vedendosi  sola  si  cóm-^ 
piace  specchiarvisi  *,  indi  si  tuffa 
neir  acqua ,  se  è  sorpresa  dall*^ 
artista,  il  quale  errando  per  le 
campagne  sorprende  i  giuochi 
della  natura,  e  ne  arrichisce  le 


sue 


ARA 

SDe  cartelle   per  impiegarli  dove 
e  come  convengono. 

L'Artista  istruito  e  d' immagi- 
nazione feconda  e  amabile  ,  riu- 
nisce e  dispone  stoffe  ricche  o 
«empiici ,  le  sospende  e  le  riat- 
tacca con  grazia  come  per  ten- 
de ,  per  padiglioni  ne'  prati ,  o 
ne'  boschetti ,  doVe  Alcina  ordi- 
'    na  feste  per  Ruggiero. 

Cresce  V  abbondanza  degli  0- 
Tsbescbi ^  se  l'Artista  ricorre  al- 
le metamorfosi  cantate  e  ricànta- 
*te  da'  Poeti.    Ei    riprodurrà   le 
loro  Sirene ,  Sfingi ,  Ninfe ,  Ge- 
ni.   Amorini,   e    bestie  reali  a 
chimeriche  co'  loro  culti  bizzar- 
ri .   Alle  Veneri  y  alle  Fiore  ,  al- 
le Diane  adatterà  ghirlande  9  co-* 
Tone,    strumenti t   trofei;  innal- 
zerà altari  e  trepiedi  con  bracie* 
ri  di  profumi  ;  dis]>orrà  vasi  ele- 
ganti con  coperchi  infiorati  ;  cir- 
conderà di  fogliami    i  bassirilie- 
vi,  i  cammei ,  i  quadri  che  rap^ 
presentano  i  voti  offerti  ne'tem* 
^}  ;  caratterizzerà  con  ornamenti 
allusivi .    Non  oblierà  quelle  im» 
magini  che  annunziano  le  stagio- 
ni, i  mesi,  r  amore,  la  guerra, 
la  caccia  ,  la  saviezza ,  la  follia  # 
L'Artista    per  sollevarsi  dalle 
sue  serie  occupazioni,  si  diverta 
in  arabercffi ,  ma  non  vi  dtlìri . 
Li  prenda   per  passatempi,   e  vi 
sia  ragionevole  .    Per  esservi  ra- 
gionevole,   convien   osservare  i 
seguenti  riguardi  . 

1.  Questo  genere  di  ornato  non 
soflTre  forza,  ma  leggerezza,  e 
grazia.  Una  corona  di  rose  è  più 
gradevole  quanto  meno  è  sten- 
tata. 

2.  U  arabefco  vuol  esser  trat- 
tato in  piccioli  oggetti  e  ne' pic- 
coli luoghi.  Ilsrazioso,  il  giu- 
livo, il  fancinliesco  non  soffre 
masse  grandi  9  vi  sparisce  • 


ARA  47 

3.  Né  deve  comparire  ne'  luo- 
ghi ch'esigono  gravità,  e  ispi- 
rano rispetto .  La  ragione  è  ma- 
nifesta . 

4.  Le  decorazioni  arahscée  han- 
no iì  vantaggio   d' accomodarsi 
all'irregolarità  e  alla  sproporzio- 
ne de'  siti ,  e  occultarne  1  difet- 
ti .   Se  r  altezza  è  eccedcnte,'^Ja 
sì  suddivide,  e  si  rende  propor- 
zionata  alla  lunghezza.    Se   la 
lunghezza  è  eccessiva^  Ja  si  ri- 
partisce  eoa  pilastrini  ec.    E  vi 
si  adattano  stoffe  figurate ,  e  ri- 
partimenti  tondi,  ovali,  o  qua- 
drati  che  si  riempiono  di  qua- 
dri,   o  di  tende  variamente  pie- 
gate .    Negli  spaz;  vuoti  s' intrec- 
ciano  rahscéi    in   pittura   o  in 
scultura* 

^.  I  fogliami,  i  festoni  non 
vogliono  esser  molto  lunghi  ;  un 
ceppo  delicato  non  può  da  giù 
sostenere  molta  lunghezza .  A 
questo  effetto  vanno  interrot- 
ti in  due  0  in  tre  parti,  e  nel 
mezzo  frapporvi  un  cammeo  o  un 
quadro  analogo.. 

6,  1  fogliami  non  voglion  es- 
«er  troppo  ricchi ,  né  carichi .  Il 
loro  merito  è  nelle  fórme  grade- 
voli., e  nella  semplicità  de'  con- 
torni .  Le  diverse  ramificazioni 
che  variano  la  composizione  deb- 
bon  derivarsi  dalla  natura .  Si 
deve  render  ragione  di  tutti  gli 
accidenti  ^ 

7.  La  scelta  delle  foglie  ha  da 
dare  maggior  abbondanza  e  va- 
rietà di  contorni .  ^  Tali  sono 
quelle  dell' acanto  spinoso,  della 
matticaria,  della  cicuta  ec. 

9,  NelP  impiego  delle  faglie 
conviene  studiare  l'ordine  natu- 
rale delle  loro  masse  e  delle  loro 
degradazioni .  Le  prime  alasse 
debbono  esser  più  piccole  ;  suc- 
cessivamente più  grandi    nn  nei 


mez- 


4^  ARA 

mezzo  ;  diminuiscon  poi  fin  alle 
loro  stremi tà  ,  che  debbon  dive- 
nir più  deboli.  Il  debole  ka  da 
esser  sostenuto  dal  forte  . 

9.  V  armonia  y  eh' è  il  princi- 
pio delle  arti  9  deve  osservarsi 
nella  composizione  9  neli'  esecu- 
zione ,  e  nella  disposizione  degli 
arabe  icki  • 

L' armonia  delle  sdet  è  nell' 
unità  dtì  motivo,  nell'intelli- 
genza de*  dettagli  9  nel  rapporto 
delle  parti  fra  Toro ,  e  nel  con- 
certo di  tutti  gli  attributi  e  di 
tutti  gli  accessori  tendenti  tutti 
ad  uno  stesso  scopo.  Così  V a^ 
rabesco  diviene  una  s^cie  di  lin*» 
guaggio  e  di  scrittura  simbolica . 

U  armonia  de*  colori  risulta  dalT 
accordo  delle  parti  saliente  e  de' 
fondi ,  dall'  amicizia  'de'  toni  , 
dalla  unione  felice  degli  stucchi , 
de^  bassi  rilievi,!  de'  fogliami , 
'  dclh  figure ,  e  dalla  pittura  adat- 
tata al  luogo,  agli  effetti  di  lu- 
ce, e  allg  {pntananza  degli  og- 
getti. 

L'  armonia  delle  masse  presie* 
de  alla  disposizione.  Convien 
disporre  le  forme  e  le  parti  da 
non  fare  scuoprire  troppo  fondo , 
e  a  non  occultarlo  troppo  inu* 
gualmente . 

xo.  Alla  legge  generale  della 
ponderazione  soggiacciono  anche 
gli  arabeschi .  il  più  solido  ha 
da  sostenere  il  più  leggiero  in 
qualunque  graduazione  di  legge- 
Kzza .  Soggiacciono  parimente 
alle  leggi  dell'  euritmia ,  della 
varietà  ,  e  della  convenienza . 

Gli  Arakesi^ki  dunque  non  so- 
no strambalatez^e  che  quando 
sono  strambalatezze .  Qualunque 
arte  e  qualunque  scienzs^  è  uno 
sera  mbotto ,  se  è  trattata  stram- 
balatamente.  Trattati  gli  ara^ 
ksscbi  fo' prescritti  riguardi  9  sa- 


ARC 

.  r«n(io   rajgipnevoli    e   stimabili , 

Ma  per  quanto  sieno  ben  inte- 
si ,  non  si  hanno  a  riguardare  che 
come  si  guardano  fanciulli  che 
giuocano  .  Si  ha  a  sorr^ere  alle 
loro  giovialità  le  più  semplici; 
non  si  ha  da  cercar  oltre. 

Possono dnche  gli  arabeschi  àiix 
nel  cqmico.  Dieno  facezie  leg- 
giere e  gaje. 

I  Rabescaifti  si  ricordino  che  , 
malgrado  il  rispetto  per  la  vene- 
randa antichità ,  e  malgrado  il 
merito  trascendente  di  RafiTaello, 
gli  araheschi  \  più  artistai^ente 
disegnati  non  sono  che  u» abuso 
di  decorazione .  Più  abusivi  sono 
quelli  che  giornalpiente  si  fan- 
no. Dunque  si  tolga  l'abuso. 
Vi  si  ragioni  9  e  T  abuso  svani- 
sce. 

ARCHER  architettct  Inglese 
d'un  gusto  licenzioso,  poqie  si 
vede  nella  casa  di  Cary  a  Ro- 
vt'hanipton ,  e  nel  palazzo  Clies* 
den  nella  Contea  dìBuckingam. 

ARCHI .  Tre  cose  principali 
si  debbono  considerare  negli  ar-^ 
chi  :  I.  Ia  loro  curvatura ,  2.  la 
materia  di  cui  sono  costruiti,  3, 
1*  apparecchio  de'  materiali . 

1.  La.  curvatura  dell'arco  è  di 
tre  specie  :  i.  di  pieno  centro ,  o 
si^  d' un  me2;zo  circolo  :  questa 
è  U  più  gr^ta  alla  vista.  %.KiaU 
z,ato  ,  cioè  maggiore  d' un  i^iezzo 
circolo .  i.  Scemo ,  cioè  minore 
del  mezzo  circolo. 

2.  I  materiali  per  costruir  ar- 
chi sono  pietre  eli  taglio ,  o  tu- 
fi ,  'o  pietrame  ,  ò  mattoni.  Le 
pietre  di  taglio  so^no  tagliate  in 
maniera  che  forman  al  di  sotto 
la  curva  della  centina^  e  al  da- 
vanti la  faccia  del .  muro  ;  e  i 
ietti  e  le.  giunture  sono  per- 
pendicolari 9,lle  superficie  appa-r 
renti.  £  siccome  due  piani  dric^ 

ti    * 


ARC 

^a  perpendicolari  ad  una  superfi- 
cie curva  tendono  ad  iilcontrar-r 
si }  risulta  che  ciascuna  pietra  ha 
la  forma  di  cuneo.  L'unione  de* 
cunei  forma  un  arco  che  si  so* 
stiene  solidamente  anche  senza 
slutine  di  malta,  o  di  ramponi 
di  ferro  »  .come  si  osserva  ne^li 
antichi  edifìci  Greci  e  Romani . 

3-  Per  r  a||parecchio  si  osserva 
nelle  costruzioni  antiche  prima 
di  Vespasiano  che  i  cunei  sono 
compresi  fra  due  curve  parallele* 
Se  gii  archi  sono  alquanto,  gran- 
di ,  o  hanno  da  sostenere  del  per 
so  j  ^iova  formarli  di  più  ordir 
ni  di  cunei ^  le  siusturede'quar 
li  sieno  ben  colTegafie.  Quando, 
r  apparecchio  de'  cunei  di.  due  or- 
dini l'uno  su  r  altro  è  disposto. 
ia  modo ,  che  le  giunture  dell* 
arco  superioro  corrispondano  nel 
mezzo  dei  massiccio  de'  cunei  in* 
feriori ,  non  può  farsi  disunione, 
aicuna  in  linea  retta  9  e  no.  risul- 
ta un  arco  solidissimo . 

Arco  acuto  ^  o  gotico  è.  formata 
^i  due  archi  di  circolo  che  s'in- 
crociano alla  sommità.  Si  sono, 
usati  questi  archi  d^  X  secolo 
linaixyi.  Sono  i  più  forti,  ma 
non  i  più  belli  .    Posson  dunque 

fraticarsi  dove    non    si  richiede-. 
ellezza^  negli  arsenali,  ne* ma- 
gazzini, ne'' tetti  9    negli   afquef. 
dotti  t 

Gli  archi  rampanti  nascono  ad 
-ineguale  altezza.,  e  servono  per 
le  >ajmj)e  dello  scale ,  e  per.  coni- 
traflfbrH.  delle  navate  deue  chie^ 
se  .  Quaiìda  servono  p^contraf^ 
ibrti  ,  agiscono  ]»ò>«<Ecacemen  te 
quanto  più  piccolo  è  l'arco  sut 
periore  che  contraspinge  . 

Una  continuazione,  d' archi  fa 
Ja  Volta  . 

Le  jfrcate  richiedono  sostegni 
tcn  solidi ,   di  piedritti ,    e  noa 
P/4;.  R  Arti  T.  I. 


•  ARC  49' 

di  colonne  9  L'  uso  dèli'  arcate 
sopra  colonne  nacque  neiia  deca- 
dènza dtlV  architettura ,  o  per  V 
impossibilità  di  trovar  grandi  ar- 
chitravi di  un  sol  pezzo ,  o  per 
r  ignoranza  di  costruire  un  gran-^ 
de  architrave  di  più  pezzi .  Que- 
sta pratica  viziosa  non  è  ancora 
estinta,  perchè  .v'è  la  solidità 
reale  .  Ma  la  buona  architettura 
non  si  contenta  d'esser  realmen- 
te solida ,  richiede  ancora  una  so- 
lidità apparente. 

La  buona  antichità  non  impie- 
gò mai  arcaXe  su  colonne  ,  ma 
su  {piedritti  .  E  sì  fatte  arcate  le 
impiegò  nell'esteriore  degli  edi- 
fìcj  ,^  come  si  vede  ne'  teatri  e 
negli  anfiteatri  :  le  impiegò  an-- 
che  nell'interno  de'  cortili  9  e 
nelle  oiazze .  Ma  negl'  interni 
chiusi  le  arcate  disdicono  per  i 
loro  gran  piloni  che  impediscono 
la  vista  e  ristringono  lo  spazio  . 
Laddave  le  colonne  colla  loro 
moltiplicità  danna  varietà  d' a- 
spetti ,  ingrandiscono  ,  ed  esten- 
dono il  colpa  d' occhio .  I-hgran* 
dissimo  S.  inietto  archeggiato  su 
piloni  comparisce  assai  meno  gran^ 
de  di  S.  Paolo  archeagiato  su  co- 
lonne .  La  vera  bellezza  manca 
all'  uno.  e  aU'  altra ,  e  si  trova  ia 
S.  Maria,  Maggiore  architravata 
sopra  colonne  .  Ma  la  gran  volta 
di  S.  Pietro  non  poteva  essere- 
sostenuta  check  piloni .  E  qual 
bisogno  di  volxa  avea  S.  Pietro  ^ 
La  costruzione  di  arcate  su  pie- 
dritti, nell'interno  de'  tempj  è 
goffa  y  fredda ,  e  sconvenevole  •  I 
pilasj^fii  che  si  applicano  a'picn 
dritti  non  danno  cne  una  deca» 
r^yone  meschina  e  monotona  . 

Gli  ornati  convenienti  agli  ar-» 
chi  debbon  nascere  naturalmente 
dalla  loro  costruzione,  dailalor<> 
forma  >  e  dalla  indole  4%U^  edifi^ 

9         ci^% 


S»  ARC 

ciò.    L'abbellimento  deve  andar' 
d'  accordo  colia  solidità  . 

Archi  rovesci  furon  propósti 
dpW  Alberti  per  consolidare  i  fon- 
damenti degli  edifici ,  affinchè  lo 
sfòrzo  del  pesa  sr  faccia  sopra  u- 
na  più  grande  superficie  di  terre- 
no ,  e  che  una  parte  non:  possa 
a^ire  senza  V  altra .  Ingegnosa  in^ 
venzione  « 

Archi  Trionfali  non  sono  tut- 
ti per  trionfi,  ma  sono  anche  per 
avvenimenti  memorandi . 

V  invenzione  degli  archi  per 
meri  trionfi  è  tutta  de'  soli  Ro- 
mani 9  i  quali  nonfùron  che  me- 
ramente guerrieri .  Anche  i  Greci 
seppero  trionfare,  ma  non  eresse- 
ro mai  alcun  monijmentò  durevo- 
le de*  loro  trionfi ,  che  non  han- 
no per  base  ^  che  od j  e  stragi . 
Questi  primi  archi  de'  Romani 
non  furon  che  posticci  per  il  so- 
Ip  giorno  del  trionfante .  Quelli 
che  furono*  costruiti  nel  tempo 
(iella  Repubblica  non  ebbero  ma- 
gnificenza alcuna.  Quello  di  Ro- 
tnulo  fu  grossolanamente  fabbri- 
cato-di mattoni,  e  quello  di  Ca- 
millo era  di  pietre  grezze . 

P^r  lungo  temno  questi  Archi 
non  furono  che  d'  un  arco  a  mez- 
ao  cerchio,  su  di  cui  eran  tro- 
^i  ,  e  la  statua  dei  trionfatore  . 
Tale  era' quello  che  Cicerone  chia- 
ma ^rcó  Fabiano,  Nelle  meda- 
glie si  osservano  molti  di  tali  ar- 
chi accompagnati  d'  una  colonna 
per  parte,  senza  piedestallo,  e 
al  di  sopra  con  una  piatta  banda 
a  forma  dì  architrave,  senza  al-^ 
trar  abbelliiìiento  di  sculture  •  In 
appMsso  se  ne  ingrandirono  le 
forme  >  e  sì  caricarono  d*  ogni  ge^ 
nere  di  ornamenti'. 

Quando  i  trionfatori  passava- 
no sotto  gli  archi  posticci,  che 
non  duravano  che  quanto   la  ce- 


ARC 

rimonia ,  erano  sospese  nella  som-* 
miti  deir  arco  niccole  figure  di 
vittorie  alate ,  le  quali  per  mez- 
zo di  suste  o  di  nli  si  moveano 
a  j^rópositoTy  e  mettevano  una  co- 
rona m  testa  ai  vincitore .  Que- 
sta è  r  origine  delle  vittorie  ala- 
te che  si  trovano  scolpite  in  tut- 
ti gli  archi  di  trionfo. 

Molte  vatietà  si  osservano  nel- 
la struttura  ,  nella  forma ,  e  nel- 
la decorazione  di  questi  monu- 
menti^ 

I  primi  e  i  più  semplici  non 
erano*  che  ad  una  sola  arcata  fian- 
cheggiata da  due  colonne  doriche 
senza  base,  e  alcuni  senza  nep- 
pure ifDi>oste  nella  volta  V 
^  Altri  furono  di  tre  archi  ugua- 
li con  quattro  colónne,  soste- 
nenti ciascuna  un  semplice  corni- 
cione senza  attico  :  su  di  esso 
cornicione  era  un  carro  di  trionfo 
con  porta  insegne'. 

Iit  una  medaglia  di  Augusto 
se  ne  vede  uno  di  una  grande 
arcata  con  due  colonne,  che  so- 
stengono cornicione  con  attico, 
e  a  fianco  due  porte  Quadrate  più 
piccole,  che  hanno  due  colonne' 
con  frontespizio  . 

In  una  moneta  di  G alba  si  ve-^ 
de  un  arco  dì  una  sola  arcata  ,. 
cui  si  ascende  per  una  scalinata 
di  cinque  scalini.  Quésto  non 
dovea  essere  arco  propriamente 
per  trionfo  . 

Gli  Archi  tuttavia  esistenti  so- 
no di  tre  specie,  i.  Ad  una  so- 
la arcata  ,  come  quello  di  Tito 
in  Roma,  e  di  Trajano  in  An- 
cona .  X,  A  due  arcate;  tale  è 
quello  di  Verona ,  che  sembra  a- 
ver  servito  per  porta  di  Città', 
una  per  entrare ,  T  altra  per  u- 
scire.  3.  A  tre  arcate  ^  come 
quelli  di  Costantino ,  e  di  Setti- 
mio Severo  in  Roma . 


ÀRC 

È'  d'  una  classe  a  ^arte  quel 
biccolo  arco  di  Settimio  Severo , 
detto  d^ii  Oréfici:  non  è  preci- 
samente arto^  è  una  piattabanda , 
formata  d' un  architrave  sostenuta 
da  due  massiccia 

li  più  considerabile  e  il  meglid 
conservato  è  quello  di  Costanti- 
no. Offre  un  miscuglio  ben  sin- 
Folàre  di  due  tempi  ben  lontani 
uno  dair  altro  5  del  buono  e 
del  cattivo  gusèo  i .  Per  tostruirsi 
quest'arco  fu  spogliato  quello  di 
Trajono  die  era  nel  suo  gran 
faro  *i  ónde  questo  monumento  ^ 
còme  la  Cctrnacchia  della  favola  ^ 
non  è  bello  chd  per  fó  bellezze 
altrui .  Il  belio  è  tutto  di  Tra- 
iano j  il  btutto  è  di  Costantino  i 
Dentelli  e  modiglioni  nella  cor- 
ilice  dell'  imposta,  mentre  che  il 
cortticidne  non  ha  che  soli  modi- 
glioni senza  dentelli  i  Pilastri 
più  córti  delle  colonne  i  Scultura 
ti  più  grossolana  de'fìtsti  di  Co- 
stantino nel  fregio  i  Vittorie  le 
Ìùù  goffe  ai  piedestalli  delle  co^ 
onne  i  Quéste  ed  altre  bruttezze 
fan  conóscere  il  secolo  bàrbaro  di 
Cóst;intino  i  il  quale  spicca  più 
per  là  rapina  e  per  la  compilazio^ 
ne  delle  sculture  dedicate  àTra- 
jano^  quali  sono  i  bassirilievi 
tondi  ^  i  b^sirilièvi  grandi  sot- 
to V  arco  principale ,  t  nelle 
due  parti  laterali  dell'  àttico  ^  le 
statue  de'  Re  ptigioniéri ,  e  tut- 
te k  facciate  dell'  attico .  Che 
contrasto  fra  queste  buone  scul- 
ture e  quelle  altre  grcfssolane  ! 
<^€sf  arco  tutto  di  gran  mas- 
si di  itiarmi ,  interrato  ne'  pie* 
àestsdìi  è  alto  ^5-10  ^  lungo  76  ^ 
e  grosso  .20-5  .  L'  altezza  dell' 
arcata  glrànde  è  2I5-10 ,  la  siur 
apertura  ao-x  .  Lie  due  arcate 
di  fianco  sono  alte  23-5^  Quat- 
tro colonncf  corintie  di  marmo 


ARC  51 

giallo  scanalate  a  bastoncino  de- 
corano le  due  facciate  del  monu- 
mento^ olevite  sopra  piedestalli 
troppo  alti ,  e  sono  del  diametro 

di  2-8Ì  -i  ;  L'attico  è  alto  qua- 
si il  ^  Jttir  edificio  i  e  ha  al  di- 

toprà  una  specie  di  appòggio, 
cui  si  ascende  per  Una  scaletta  in- 
terna .  I 

L' Arcò  di  Settimio  Sevèro  a 
J>iè  del  Campidoglio  è  su  l' anda- 
re di  qudlo  di  Costantino  i  ma 
vi  regna  più  accordo  hell'  insie- 
me, e  tra  là  scultura  e  l' jtrthi- 
tettura.  Gli  ornamenti  vi  tono 
m^o  profusi  ;  ma  i  bassirilievi 
sono  ordinar)  i  Sonò  bensì  di  buen 
gusto  i  rosoni  dclìt  volte  i 

L'Arco  di  Tito  è  d'uiià  soia 
arcata  9  é  tutta  la  sua  elaràtione 
non  è  che  di  41  piedi  i  Là  di- 
Sposizione  è  bella,  e  belle  di 
inolto  sono  le  sculture.  L' impo- 
sta e  il  cornicione  ^on  troppo  ca-^ 
richi  di  ornati  ^  i  quali  co  den- 
telli ,  e  modiglioni  tòlgono  all' 
Occhio  il  riposò  j  L'attico  non 
ha  che  l' iscrizione  delle  più  ^en>^ 
plici  ;  Nella  volta  è  l' àpoteoii 
di  Tito  ;  in  uno  de'  lati  sótto  V 
arca  è  il  suo  trionfo  ^  e  nell'  kU 
txo  sono  le  spòglie  della  Giudea 
vinta  4  fra  le  quali  il  candelabro 
a  sette  rami  4  le  tavole  delie  leg* 
gii  i   vasi  ec.       , 

E'  ben  diverso  in  tutto  e  per 
tutto  il  piccol  Arcò  di  Settimio 
Severo  eretto  dagli  Argentieri  o 
da' Mei-canti  nel  Fòro  Boàrio  . 
Non  è  arcò ,  è  una  spetie  di 
porta  quadra^  e  sì  carica  di  or- 
nati che  pare  piiittòsto  cisellafa 
che  scolpita;  chi  sa  ise  non  fbs^ 
se  disegno  di  quaiche  orefice? 
Questo  piecolo'  hionumento  è  alto 
z8-4,  e  largo  iS-p.  . 

D    z  Gli 


$f  ARC 

Gli  altri  archi  esistenti  in  Ror 
ina,  iquali  sono  quelli  di  Druso 
a  Porta  S.  Sebastiano ,  di  Claudio 
a  Porta  S.  Lorenzo,  e  dlGallie.- 
no  a  S.  Vito,  non  hannq  nulla 
di  rimarchevole  . 

L'  Arco   di    Trajano   a  Ben^- 
,  vento  è  ben  inteso  per  la  scultu- 
ra e  per  i'  Archi  te  ttut^  .   Anche 
l'altro  Arco  di  Trajano  sul  por- 
to di  Ancona  è  in  beile    propor- 
;2Ìoni ,  e  si  ben  costruito  di  mar- 
mi che  pare  ancor  di  getto .  Ma 
è  rimasto  nude  d^ ornati,  i  qua- 
li  essendo  di    bronzo  sonQ  stati 
•portati  via. 

V  Arco  di  Rimini  eretìo  in  o- 
iiore  di  Augusto  su  la  Via  Fla- 
minia, è  il  più  antico,  e  il  più 
^ande  per  la  sua  apertura  di  ai 
piedi  :  e  alto  So  ,'  e  largo  27 .  È' 
^1  pietra  d^  Istria  con  due  colon- 
ne alte  s2  piedi,  senza  plinto 
nella  loro  ba,se,  e  con  un  kontq- 
spizio  al  di  sopra.  La  cornice  è 
senza  gocciolatolo .  Altri  ornar 
menti  non  vi  sono  che  alcuni  me^ 
daglioni  coti  teste  . 

Quello  di  Fola  nelP  Istria  si 
crede  anche  del  tempo  di  Augu- 
sto, e  ha  del  merito. 

L*  arco  di  Verona  detto  di  Ga^ 
vio  non  è  rimarchevole  che  per 
.  il  nome  di  Vitruvio ,  che  per  altro 
non  è  il  gran  Vitruvio.  Non  ne 
sussiste  che  la  volta  con  quattro 
colonne  scanalate. 

In  Francia  esistono  ancora  mol- 
ti Archi  Romani ,  a  Cavaillon  , 
•  à  Carpentras ,  a  S.  Remi ,  ad 
Aix,  ad  Arles ,  a  S.  Chama. 
JMa  il  più  bel  monumento  è  quel- 
io  di  Orante  .  Si  crede  eretto  9 
C.  Mario  vittoripso  de'  Cimbri , 
dt*  Teutoni ,  e  degli  Ambroni . 
£'  aito  70  piedi  e  lubgo  66  .  Le 
colonne  sono  corintie.  Su  l'arco 
fii   mezzo  è  un  frontespizio,  su 


ARC 

di  cui  è  un  secondo  cornicione 
che  sostiene  un  attico  ornato  di 
4)assirilieyi ,  rappresentanti  batta* 
glie .  I  diie  piccoli  archi  latetali 
sono  adorni  di  trofei.  Vi  dovea*--^ 
no  esser  anche  delie  statue  .  La 
scultura  è  bella,  e  distribuita  con 
gusto . 

Anche  i  Moderni  erigono  Ar- 
chi trionfali.  I  Francesi  n'eres* 
sero  in  Parigi  a  Luigi  XIV'. 
Quello  progettato  da  Claudio  Per* 
rault  non  fu  eseguito.  Quello  di 
Blondel  alla  porta  S.  Denys  è  il 

fiù  grande  che  m4i  siasi  fatto  , 
anche  ricco  ;  ma  manca.  d''ori«- 
sinalità  ;  anzi  sente  tutta  V  af- 
Fettazione  .  L' altro  alla  porta  S. 
Martino  disegnato  da  Bullec  è 
pesante,  e  più  diftttoso.  Un  al* 
tro  alla  port^  S.  fiernarde  pari* 
mente  di  Blondel  è  a  due  arcata 
con  un  pilone  in  mezzo. 

L'  arco  di  Firenze  ^ori  porta 
S.  Gallo  eretto  1739  a  Francesco 
I.  secon^lo  il  disegno  di  JadoLor 
renese ,  è  a  tre  arcate  di  buona 
proporzione;  ma  i  dettagli  sono 
gom  ,  e  la  scultura  non  vi  è;  ri- 
sparmiata. La  statua  equestre, 
cn^c  in  cima,  è  del  Fossini . 

A  Napoli  tnHo  Castel  Nuovo 
è  uji  arco  trionfale  innalzato  a 
Re  Alfonso,  e  s»  n€  attribuisce 
il  disegno  a  Pietro  Martino  Mi- 
lanese .  £'  tutto  di  marmo ,  or- 
nato di  molte  statue . 

Vicenza  nel  suo  Campo  Marzo 
ha  un  arco  fiancheggiato  da  due 
piccole  porte  quadre  con  sopra 
una  finestra  anche  quadra.  E'  de- 
corato di  colonne  doriche  bugna- 
te  incassate ,  9  finisce  con  un 
frontone.  Ma  che  han  da  fare 
con  un  arco  di  trionfo ouelle  due 
piccole  piramiioli  sepoicraU  sul  cor- 
nicione ?  QueJl'  altro. di  Palladio 
air  apertura  du(ia  scsii^  lU  ?5A 

SCJ^-* 


ARÒ 

ftcalmi  y  che  conduce  alia  Chiesa 
della  Madonna  del  Monte  ^  ha 
«|uatt^o  coldnne  torìntié  incastra- 
te, e  sul  cornicione  è  iin  attico 
ttwonato  di  statue.  E'  questsiUn* 
opera  véramente  Palladiana  pcfr  V 
eleganza ,  per  Isi  prOpor^ùoné  j  per 
la  purità  i, 

Il  gran  ^aèse  degli  Archi  è,  la 
Cina.  Ne  son  piène  noh  sólo  le 
città  e  le  Strade,  ma  fin  lemon* 
tigne  •  Se  ne  contino  ^6^6  eret- 
ti,, non  già  per  trionfi  guerrieri , 
ma  ad  udniini  illustri  che  hanno 
trionfato  colla  virtù  ,  cidè  cdllà 
beneficenza  pubblica .  Molti  sdno 
anche  |>er  Dònne  beneiiderite  . 
Parecchi  sonò  di  le^nd  sopra  pie- 
destalli di  marmò.  Né  più  alti 
di  25  piedi .  Sono  driìati  ài  figu- 
Te  d' ogni  Specie  ,  è  di  fiori ,  e 
ói  fognami  di  tal  rilievo  cbepta^ 
jono  staccati .  I  più  antichi  sono 
i  più  belli .  Che  bel  Vedére  le 
canlpagne,'  i  monti,  le  strade  à^- 
dorné  di  tali  monumenti  !  Visfa 
pittoresca,  é  interessante^  é  i- 
struttiva: 

ARCHITETTO  è  chi  profes^ 
sa  r  arte  di  fabbricare  secondo  là 
ttgoìe  det^mlnate.  Per  professa- 
re queSt*  arte  bisogna  cdnòscerné 
i  principi  ;  quésta  è  la  teoria  ; 
bisogna  inóltre  siperli  applicare 
tdle  fabbriche  che  s'inventano*  ; 
questa  è  la  pratica.  Pratidi  e 
teoria  non  debbono  andar  di$- 
giunte . 

Un  Architettò  che  voglia  esser 
Architétto  davvero ,  ha  d'  avéfr 
fatto  un  corso  di  buoni  studj,  e 
foaedtta  un  gran  capitale  di  co»- 
gnizioni  massicce . 

>.  V  Architetto  i  spé^  ob- 
bligato d'esporre  i  suoi  progetti . 
B  come  esbòrli  sènza  un  nreviò 
studio  di  Belle  Lettere  ?  Queste 
gì*  insegnsflo  sd  esprisftrsi   con 


ARC  j3 

metodo ,  con  facilita  ,  con  chfa- 
rezza,  con  eleganza  ,  e  senza 
quella  riceri^atezza  pedantésca  che 
non  set  ve  che  a  screditare .  Per 
la  condótta  d'  un  ediScio  consi- 
derabile in  Atene  un  Architetto 
sfoderò  la  più  affettata  eloquen- 
za :  il  Suo  ri  vàie  parlò  poco  ,  e 
terminò  col  dire  ;  io  farò  quanto 
costui  he  détto. 

Zi  Lo  Studio  della  Storia  è  ih-* 
dispensàbile  agli  Architetti  mo- 
derni, dacché  si  è  adottata  rar-»- 
chitéttura  antica  .  L' architetto  è 
in  una  cdntinua  necessità  d'iifì* 
piegare  Una  itioltitudiné  di  parti 
e  di  ornati,  jl  di  ciii  uso  volga- 
re e  parassitò  non  può  divenir  che 
ridicolo  sé  non  è  difettd  dà  chi 
conosca  V  origine  di  quel  che 
ihetté  in  òpera  ,  e  né  fa  uha  scel- 
ta appropriata  al  carattere  di  cia^ 
scun  edifitiò  .  La  storia  gli  fa 
conóscere  la  stòria  dell'  Architet- 
tura, l'origine,  il  progrèsso >  la 
decadenza,  le  sue  diverse  rivd- 
hiziòni ,  che  sonò  più  di  qualùn- 

3 uè  altta  concatenate  col  destino 
e*  popoli  ;  vi  distinguerà  1  suoi 
Cangiamenti  di  gustò,  le  varietà 
di  stile  secondò  i  tempi  e  le  na- 
zioni ;  è  si  abituerà  al  discerni- 
mento eh'  esigono  i  monumenti 
dell*  antichità  ^  e  gli  studj  eh'  ei 
deve  fame. 

3.  Un  buon  còtsò  di  Matema- 
tiche pure  è  miste  è  iAdièpensa- 
bile  air  Architettò*.  L'Aritmeti- 
ca speciàlteente  gli  deve  esser  ^- 
lAiliare  in  tutta  la. sud  estensio- 
ne .  Gli  servirà  nella  speculazio-^ 
ne  e  ùril' esercizio  de  suoi  pro- 
getti per  evitare  sii  errori  trop- 
po orainar;  néri  calcolo  della  spe- 
Sii  delle  fabbriche  *,  donde  risulta 
'i'^éog'i^  ^^'^'  architetto  ,  ruina 
de'proprictarj.,  e  detrimento  degli 
edincf  che  testano  imperfetti,-  non 


54  ARC 

potea4c»i  più  tirar  avanti  per  il 
dispendio  eccessivamente  cresciu- 
to. Perciò  in  EfesQ  fu  fatta  la 
bella  legge  che  se  la  spesa  d' un 
edificio  eccedeva  oltre  il  quj&rto 
dei  calcolo  fatto  4^11' arcjiitetto, 
reccedoitp  si  prendeva  da' beni 
àclV  ar^itf  tto  '.  Vitruvio  deside- 
rò che  una  tal  legge  fosse  anche 
in  Roma ,  dove  molli  si  minava- 
no in  fabbriche  mal  calcoUte  da 
architetti  ignoranti .  Lo.  stesso 
desiderio  è  ora  sussistente  da  per 
tuttq  9  poiché  da  p^r  tuttq  la  spe-r 
sa  delle  fabbriche  va  al  quadru- 
plo e  al  sestuplo  di  quel  che  s* 
era  proposto  ;  e  tanto  errore  può 
esser  figlio  non  solo  dell'  igno- 
xinza,  ma  anche  della  piala  fe- 
de. 

.  Senza  Geometria  come  può  V* 
architetto  misurar  le  figure  «  e  la 
wlidità  de'  corpi  ì  La  Geometria 
gl'indegna  le  diverse  proprietà 
delle  curve  che  possopp  i|ii;>i^garr 
si  nelle  voi^e  ,  negli  ;|rchi  d' o- 
gn\  genere  9  pel  taglio  delie  pie- 
tre ,  nella  struttura  de'  diversi  stru-; 
menti  necessari  alla  pratica  :  la 
Geometria  al'  insegna  a  riniedia-f 
re  air  insufficienza  de'miiteriali , 
e  a  trarne  de'  risultati  per  le 
comi^inaziont  che  ergono  soli- 
dità .  La  Geojnetria  e  |a  prim^ 
scuola  delle  proporzioni, 
.  La  Meccanica  §li  dà  i  mezzi  da 
porre  in  equilibrio  le  forze  che 
agiscono  con  quelle  che  resisto-? 
HO .  Gli  fa  proporzionare  la  ^ros-» 
sezza  de'  niuri  col  loro  carico  , 
colla  spinta  delle  volte ,  e  delle 
terre  cne  tendono  col  loro  peso  a 
rovesciar  le  terrazze  •  Chi  non  sa 
detertftinare  questo  sforzo,  non 
troverà  mai  il  giusto  mezzo  sì 
necessario  per  la  solidità  della 
'Costruzione  e  per  T  economia  . 
Colle  macchine  poi  la  Meccani- 


ARC 

ca  fa  risparmiar^  uomini  e  ff^ti» 
phe . 

.  L' Idraulica  è  una  delle  più 
belle  parti  d^lla  Meccanica ,  e  se 
r  Architetto  vuqI  abbracciar  tut- 
ti i  rami  della  sua  arte,  deve 
studiarla  .  Questa  scienza  gli  dà 
cognizioni  per  la  condotta  delle 
acque ,  per  la  costruzione  de'  pon-r 
ti  9  degli  argini ,  delle  chiuse  , 
degli  acquedotti,  de'molini;  pec 
regolare  il  corsq  cle\  fiumi  e  de' 
canali ,  per  renderli  navigabili  , 
e  per  farli  passare  dov'è  necessa-» 
rio  \  gli  somministra  risorse  nu- 
merose nella  decorazione  de' giar- 
dini per  r  ingegnoso  impiego  dell' 
^cquQ  e  per  1  loro  effetti  variati  • 

La  Prospettivj^e  l'Ottica  sii  so- 
no d' ima  upua(  necessità .  Gli  ser- 
vono nel  disegno  per  rendere  con- 
to degli  eflTetti  e  de'  puqti  di  ve- 
duta de'  suoi  edifici  ;  per  far  com- 
parire doy^  bisogna  uqs^  p^rf e  pii^ 
grande  di  quel  (he  ^,  p^r  illu* 
piinat  l'interno  in  unii  maniera 
convenevole ,  per  disporre  i  mem- 
bri architettonici  ,  e  modificarli 
secondo  la  loro  situazione,  o  in 
ragione  del  punto  di  veduta . 
.  4.  L' Arcfiit^tto  deve  ugual- 
mente saper  la  Fisica  per  cono- 
|6cer  la  qualità  de' differenti  ma- 
teriali eh'  egli  ha  da  impiega- 
re ,  per  determinar^  gli  aspetti 
più  salubri  e  i  più  favorevoli  a- 
4gli  edifici,  fet  ^curarsi  delle 
buone  quelita  ,  e  fuggir  le  catti- 
ve del  suolo,  dell'aria,  del  cli- 
ma del  paese  dove  fabbrica .  Que- 
sto è  quel  che  Vitruvio  racco- 
manda all'architetto  sotto  il  no- 
me di  Medicina  # 

5.  Anche  il  disegno  della  figu- 
ra giova  all'Architetto.  Alcuni 
han  preteso  che  non  possa  esser 
buon  Architetto  chi  non  è  buon 
Pittore  e  Scultore  •   A  questo  ef- 

fct- 


ARC     , 

Atto  si  adduce,  una  lista  ben  lun- 
ga d'  artisti  antichi  .e  moderni  , 
che  hanno  esercitate  insieme  Je 
tre  arti  del  disegno  :   Mìdheianr 
.celo,  Peruzzi  > 'Raffaello,   iGiu- 
fio  Romano,    GprCona,   Bernini 
-ec  esan'dpppie  triplici  artisti* . 
.Ma  non  .si  ha  da  .Receder  nien? 
te  •  il  giovevole. Offin  ^  essenzia- 
le .    GsQva  certmeate ,  ed^  è  an- 
che necessario  .fche   1  ■  Arcl^itetto 
.sia  intendente  di    Pittura  e  di 
Scultura  9  ma  non  perciò  y'^  ne« 
cessiti  alcuna' eh -egli  ne.sialpco- 
iìsssore.    AnpheJo .^cultore  e   il 
.'Pittore  deve  intentder*!^  Architet- 
>tu£a  i  ncMijpefpiò  ^setxitacia .' Cia- 
scuno, iàccia  il  >siio>iiiestiere ,  « 
.per  iàrb'heiie  non  deve  fàme.al« 
.tri.,    aitrimenti  li  f^rà  male  tutr 
ti ,  come,  per  lo  ipiù  ^  »  accaduto  . 
•Le  tre  9 r ti  d^ì  qisegno  sono  so- 
relle che  n  v'amano  scambievol- 
mente, né  si  pnò  trattar  bene  u- 
jia  senza  conoscer   Je  altr^ ,    V 
Architetto  specialmente  è  obbli- 
.gato  d' intendercene  le  4iltre  due 
arti,  se  vuol  ben: decorare  i  suoi 
cdific;  y  «d  eseguire  ^   dovere  i 
-suoi  disegni.   La  cognizione -del 
chiarpsc^uro ,    degli   e&tti    della 
luce  ,  del  contrasto  dèlie  parti, 
del  loro  acconioo  ideila  loro  /an- 
tipatia, gli  danno  Tisorse'd'ogni 
specie    per  l' eseciTzrone  de]  suoi 
•disegni    e    per    la   decorazione . 
Qualunque  decorazione  esterna  o 
interna  degli  .fdific|dev3ef^ser  di- 
.retta  dairAf^hi^^^to.  'Allora  e<> 
gli  è  vero  j/rkèhérto-,  oche  secon- 
do T  etimologia  ideila  parola    si^ 
gnifica  direttore  delle  altre  arti. 
Ver  dirigerle,   bisogna  conoscer- 
le bene. 

6,  Tutte  le  suddette  coj^niaio- 
m  non  sono  che  accessorie  all' 
'Architettura.  Ella  richiede  so- 
.pra  ogni  cosa-  il  talento  delV  in- 


ARC  55 

venzione.  Questo  talento  si  svi- 
luppa air  aspetto  de'  monumenti 
gnjtichi..    y  Architetto  deve  esa- 
minarli ,  e  scoprirvi  le  poche  re- 
gole .che  r  arte  prescrive .  In  o- 
•gni  arte  la  ragione   detta  poche 
regole;   lajedaBt^ria  le  ha>  moJ- 
tifliqute  »  Da  per  tutto  la  medio- 
crità fa  leggi ,  e  T  ingegno  s*  u- 
^ilia  al  gÌQgQ«  iEgli  .è  l'imma- 
gine d' un  sovrano  soggiogato  da- 
rgli schiavi .  Ma  se  ^gli  non  de- 
ve soffrire,  la  servitù  ,   non  deve 
neppure  darsi  alla   licenza  .     Ha 
da  esaminare    i    monumenti   con 
.jdiscefnimento^con  imparzialità. 
L'  Architetto  tieve  incpminciar 
■  •PL  buon' ora  a  inventare,  a   pro- 
durre.   Dacché  «gli -abbia  acqui- 
.stata  un'>idea  /generale  iklV  Ar- 
chitettufa ,  qualche  faeilirà  nel 
disegno ,  e  'una  r  buona  cojgnizione 
de' più  pregevoli   moMJelli  antichi 
e  moderni,  egli  si  metta  a  com- 
porre»   Comporre  o  invitate  in 
.Architettura  è  produrre  dalla  sua 
immaginazione  qn'idea  di  edifi- 
cio che  non  sia  c^opi  a  d  '  alcun  ni- 
tro .    lJ,'«inyenziOne  sarà  buona», 
ise  >le   fyrti  ts4ranno   distribuite 
.con  ordine ,  con  proporzione  ^-'Con 
comodità  ;    se  gli  ornamenti  sa- 
ranno sombinati   con  saviecut-, 
cOn -^le^anjia ,  con  con>v.euienza; 
.hnalmiente  se   l' edificio  ii^l  ^uo 
-tuttoe  A^ll'e   parti  ^appropriato 
.air  uso  e  ai  destino  che^gli  con- 
Aliene  ,  e   se  ha  tutta  lii  solidità 
necessaria .    InvenJEare   in  «modo 
Ithe  i    progetti   sienò  «eaeguibili 
^senza  diffìcoltà ,  e  contentare.igr 
«intendenti  dell'  a«tè ,   è"»il .'  risul- 
tato di.  tulte  le  cognÌ7ÌQ|ii' archi- 
tettoniche ;   è  lo  <sc9pt^  cui  deve 
tendere   l'architetto.     (Questo  è 
più  dttìficil  di  quel  che.  si  crede  : 
e  più  di0ÌQÌl  rsi  reade-  ancora  per 
que'?giovaui   che    perdoni  loro 

O    4  an- 


^6  ARC 

afini  più  preziosi  a  copiar  lé  ò- 
pe(e  altrui  >  e  a  strascinarsi  sen- 
za frutto  e  senza  onore  su  tracce 
sterili .  .  .        l 

7.  E'  impossibiift  riiistirei  in 
qualsiaià  arte^  se  ndn  vi  si  ha 
gusto  €  passione  .  Quésta  passio- 
ne deve  esser  tàlt  che  disprezzi 
o^ni  ambizione  di  fbttuna.  Chi 
SI  dà  all'  Architettura  per  acqui- 
star ricchezze  ,  non  diverrà  mai 
Architetto:  chi  brania  ricdiezte 
esca  dal  santuario  delle  belle  ar- 
ti ,  e  si  metta  nella  folla  de'  ttfr- 
tigiani  di  Platone  . 

8.  Chi  vuol  esser  Afchitett<r, 
abbia  una  mediocrità  di  fortuna, 
e  possegga  un  gran  capitale  di. 
morigeratezza ,  e  di  disinteresse  * 
li  disinteresse  deve  essef  in  ra- 
gione deir  imporranza  déirarté . 
Qual'  arte  più  impòitante  de!!' 
Architettura  >  Blla  è  /'  4rte  per 
€ccellenK.»i  *  regolatrice  delle  al- 
tre» IXove  la  spesa  è  sì  grande 
quanto  negli  edificj  ?  E  htin  so- 
no gli  edihcj  che  sostengono  e 
fkcorano  più  dì  qualunque  altra 
cosa  le  nazioni  più  colte  ?  E' 
dunque  principal  requisita  dtW 
Architetto  l'esser  galantuomo, 
non  mai  soggettò  alla  ruggine 
^t\V  avarizia  .  Colla  siid  probità 
Y  Architetto  ignorerà  intrighi  e 
sordidezze ,  non  si  j)ro$titufrà  al- 
ic  fantasie  de'  ricchi  ignoranti  im- 
mersi nel  lusso  e  nen'  ozio;  in- 
flessibile  ne*  suoi  priftcip}  non  de- 
ferirà mai  agli  altrui  capricci ,  si 
rallegrerà  d'essere  scappato  alle 
tentazioni  del  disonore,  e  aspet- 
tttk  tranquillamente  1'  occasicme 
favorevole  da  fare  spiccare  Y  iir- 
tegrità  del  suo  talenta .  La  sua 
3nDri||eratezza  e  le  sue  belle  ope- 
Te  gh  produrranno  onore  e  gloria . 
JB  hi  gloria  e  1'  onore  debbono  es- 
ser la  mSL  ricopapensa  degli  artisti . 


AflC 

Per  la  riunione  di  tutte  quesfe 
qualità^  e  cognizioni ,  1'  Archi- 
tetto si  renderà  veramente  degno 
di  questo  nome  ^  cioè  di  coman^ 
dare  agli  artisti  ,  ed'  essere  il 
moderatore  delle  arti .  Qual  ma- 
raviglia dunque  se  Platone  atte^ 
^ta  che  un  budn  Architetto  erd 
una  rarità  nella  Grecia  ?  Più  ra- 
rità è  ora  in  tutto  T  orbe  terrae^ 
queo  •  E  pure  un  vero  Architet- 
to è  qualche  còsa  di  rispettabile . 
Rispettabilissimo  comparve  agli 
occhi  di  Teodorico  Re  di  que'^ 
Goti  i  che  noi  abbiamo  per  barba- 
ri .  Basta  veder  la  sua  lettera 
scritta  a  Simmaco ,  e  conservar»» 
ci  da  Cassiodoro^  Eccola. 

,)  Le  disposizioni  del  nostro 
^,  palazzo  sono  sì  ben  intese  che 
„  1  nostri  intelligenti  artisti  non 
5,  possono  mettervi  tròppa  atten-< 
„  zione  per  conservarlo  9  poiché 
^,  la  bellezza  ammirabile  di  quest^ 
„  opera ,  se  non  fòsse  mantenne 
5,  ta,  si  distruggerebbe  col  corset 
„  del  tempo  .  Queste  eccellenti 
^  costruzioni  fanno  le  mie  deli- 
9,  zie  :  elle  sono  nna  nobile  ino- 
9,  magine  della  potenza  dell'Ini- 
^9  pero  ;  attestano  la  grandezza  e 
9)  la  glòria  de'  regni .  Il  palazzo 
9,  del  monarca  è  per  gli  amb»- 
^  sciadori  un  monumento  della 
5,  lóro  ammirazione  ;  al  primo 
95  colpo  d' occhio  il  padrone  sem- 
9,  bra  loro  come  la  sua  abitazio» 
„  ne  pare  annunziarlo .  E'  du»- 
^,  que  un  gran  piacere  per  un 
„  principe  conoscitore  abitare  m 
„  un  palaz^  che  riunisce  tutte 
,9  le  perfezioni  dell'  arte  9  e  di 
99  sollevarsi  dalle  occupazioni  pub- 
„  bliche  per  l' incantesimo  deUe 
„  maraviglie  de'  suoi  edifici .  Si 
fi  dice  che  i  Ciclopi  sieno*  staet 
„  i  primi  a  fabbricar  in  Sicilia 
^  edifici  vasti   come  le  caverna 

»  che 


ARC 

I)  clie  abitavano ,  dopo  che  lì- 
),  iisse  privò  delia  vista  Ui  sfor- 
^y  tunatò  Pòlifeitio.  Di  là.  l'arte 
9,  di  costruire  passò  in  Itdiià) 
yy  affinchè  ia  posterità  eitiuJa  di 
9)  ^^e^  primi  architetti  profittasse 
„  della  iòfo  iftven^ione  ,  e  la  fa« 
,9  cesst  servire  ai  sudi  bisógni  e 
„  ài  suoi  d^i . 

„  Vi  notifichiamo  j)eréiò  che 
fi  {>er  la  vostra  intell]gén:éa  e  per 
„  1  vostri  talènti  nói  ci  siamo 
59  detemìinati  di  confidarvi  la  cu- 
99  ra  dèi  nòstro  palazzo.  Nostra 
99  intenzióne  è  che  vói  siate  at- 
99  tento  a  conservare  in  tutto  il 
99  suo  antico  splendore  tutto  ^uél 
99  eh* è  antico,  é  quanto  voi  vi 
99  aggiungerete  sia  dello  stesso 
99  gusto  .  Come  un  bel  còrpo  de- 
^9  ve  essere  vestito  di  un  c^ore 
99  uniforme  9  così  uha  stefsisa  bèi- 
9,  letza  €  itQò  stesso  gusto  deve 
99  regnare  in  tutti  i  meiAbri  e  in 
9,  tutte  le  partì  dui  nostro  palaz- 
99  zo .  Col  leggere  spesso  Èticli- 
99  de  9  è  óóir  impriihervi  nella 
99  mente  la  stupenda  varietà  dèi- 
„  le  figure ,  delle  auali  egli  ha 
99  arricchito  i  suoi  libri  dì  Gèo- 
yy.  metria  9  voi  sarete  capace  di 
9,  soddisfare  le  nostre  intenzio- 
99  nf"  9  *è  di  risponder  pronto  alle 
9,  nòstre  domande  .  Abbiate  an- 
9,  che  di  continuo  sotto  gli  oc- 
99  chi  le  lezióni  del  |SrdfondoAr- 
99  chimede,  e  di  MetrobÓ9  pet 
99  |>oter  produrre  de*  nuòvi  cajn 
99  a*  opera . 

99  Non  è  un  impiegò  di  pic- 
,9  còla  conseguenza  quello  che  io 
y,  vi  confido.  Vi  obbliga  di  a- 
9,  deitapire  colla  vostra  arte  il  de- 
9,  sfderio  ardente  che  noi  àbbia- 
9,  mo  dMllùstrare  il  nostro  re- 
9,  gno  con  nuovi  èdificj .  Se  ntii 
„  vorremo  riparare  tìna  v^ttà ,  ó 
^,.iòndare  nuòve  forteite  9  ò  «k. 


dificare  un  pretorio  ^  voi  sarete* 
obbli^to  a  eseguirlo,  e  a  dare 
un'  esistenza  sedsibilè   ai  pro- 
getti che  nói  avremo   immagi- 
nati .   Qual  impiego  piò  dnc^* 
revole  ,  qual  funzione  più  glo- 
riosa ^i  ^Ue^ta  cl^e  vi  mette  a 
portata  di  trasttiettere   all'  età 
più  lontane  monumenti  che  yé 
alssicurah   V  amnìirazidne   delia 
posterità  ?    A   voi   appartiene 
dirigere  il  muratore,   io   scaè*- 
pellino  9  il  fonditóre  9  io  stuc% 
cultore  9  il  pittore  9  lo  scultóre . 
Voi  siete  Obbligato  d' insegnar 
lóro  quei  che  ignorano  9    e  di 
risolvere  '  le    dmìcòltà  che  vi 
propone  un'armata  di  gente  che 
laVota  sotto  la  Vostra   condotr 
ta  9  e  che  deve  ricórrere  ai  vó» 
_  $tri  lumi  9   e  al  vòstro  giudi- 
„  zio  .  Vedete  dunque  Quante  co- 
gnizioni ha  d' avere  chi  ha  tàn^ 
tst  gente  dà  istruire  .    Ma  voi 
raccogliete  il  frutto  delle  loro 
fatiche  ;  e  il  succèsso  delle  Ich 
_,,  ró  opere,   thè  voi  avrete  ben 
^,  dirette,  farà  il  vòstro  elogio ,' 
,^  è  diverrà  la  vostra   più   lUsin- 
9,  ghiera  ricompènsa. 
^9  Perciò  nói  vogliiuno  che  tut- 
to quel  che  vói    sarete  incari- 
cato di   fabbricare ,   sia    fatto 
con  tanta  iirtelligèi] za  e  solidi- 
tà che  le  nuove  fabbriche  non 
differiscano   dalle   antiche  che 
^9  per  la  freschezza  del    nuovo  « 
99  Ciò  vi  sarà  possìbile ,  se  una 
^9  vii    cupidigia   non    vi  porterà 
„  inai  »  defraudar  gli  artefici  d' 
„  una  parte   delle   noistre  largi- 
ti zioni.   Si  è  facilmente  ubbidì-^  • 
9,  tó,  se-^lino  ricevono^  ùti  si^ 
lario  competente  senz»  frode  e 
sènza  stento.  Una  inano  gene^- 
losa  vivifica  il  genk)  delle  ar- 
^,  ti  ;  e  tutto  V  ardore  deìV  arti- 
9,  afa  va  alia  sua  opera,  qiiaaé^ 

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33 

33 
33 


58  ARC 

^  egli  non  ^  disunito  dalla  cura 
9,  della  vita . 

.  „  Osservate  ancora  le  distia- 
),  zioni  die  vi  decorano  .  Voi 
«)  marciate  imn^ediataniente  avan- 
.,,  ti  la  nostra  persona ,  in  mezzo 
,>  a  un  numeroso  corteggio,  e 
„  con  una  verga  d'  oro  in  niano: 
jy  prerogativa  che  accostandovi  sì 
„  presso,  a  noi ,  annunzia  che  voi 
;,,  siete  quegli  cui  noi  abbiamo 
^  con£data  Tesecu^ion;  del  no- 
n  stro  .p^laz^o.. 

Se  qi^e^ta  lettera  è  varamente 
di  Teodorico  può  Jpai  e^er  vero 
che  Teodorico  non  sapesse  né 
leggere ,  né  scrivere  ^  come  panti 
.scrittori  han  <ietto  ? 

ARCHITETTURA  é  arredi 
Jabbricarc  secondo  lepropor^/'oni  e 
It  regoh  defern^ftt/fte  d^lh  natur 
.ta  e  dal  gusto .  Questa  definizio* 
jie  corrisponde  all'  etimologia  d^U 
la  parola  Architettura ,  che  ^igni- 
.fica  arte  per  eccellenza  ,  Se  V 
Architettura  si  considera  come  u- 
iia  semplice  arte  di  fabbricare  per 
ì  bisogni ,  ella  appartiene  s^  tutti 
i  tempi  e  a  t\xtt\  i  paesi ,  e  si 
trova  fi?' popoli  più  selvagci  , 
^a  secondo  la  prescritta  denni-» 
2Ìone  r^rte  deli' Archixettura  è 
jriserbata  ad  alcune  età  p  ad  al-* 
i:uni  paesi  privilegiati ,  né  può 
esser  che  il  frutto  della  società 
:la  più  colta  per  la  civilizzazione  > 
per  tMtte  le  cause  morali ,  e  per 
il  cpn^orsQ  di  tutte  le  altre  arti . 

Fra  tutt^  le  arti ,  figlie  della 
necessità  ^  del  piacere  ,  che  1* 
uomo  ^i  è  associata  per  ajutarlo 
a  sopportare  le  pene  della  vita  , 
t  a  trasmetter  la  sua  memoria  al- 
•le  generazioni  future  ,  V  Arcbi^ 
lettura  tiene  un  rango  de'  più  di- 
stinti .  Per  r  utilità  ella  sorpas- 
sa tutte  ie  altre .  Mantiene  la 
sanità  degli  uomini ,  e  lavora  per 


la  sicurezza ,  e  per  il  buon  ordi^ 
ne  della  vita  civile  .  Se  H  con* 
sigerà, poi  per  i  suoi  rapporti  có\^ 
le  altre  arti  e  colla  gloria  de' pò*- 
poli,'  qual'arte  può  vantarsi  un 
cestino  più  bello  ?  Non  menò 
della  Pittura  e  della  Scultura  el- 
la eternizza  la  menioria  àtW^ 
grandi  azioni ,  e  àid  loro  auto-r 
ri  ,  Per  \^\  le  nazioni  annichi- 
late da  lungo  tempo  sopravvivono 
a  loco  stesse ,  e  resistono  fin  nel- 
le loro  mine  agli  strazj  às[  tem- 
po* Depositaria  della  gloria  ,  del 
gusto ,  e  Ae\  genio  de'  popoli ,  at- 
testa ai  secoli  futuri  il  grado  di 
potenza  o  òx  debolezza  degli  .sfa- 
ti ;  imprime  ai  principi ,  che  V 
hanno  impiegata  ,  \l  sigillo  dell* 
onore  o  ée\  disprezzo ,  e  serve 
alle  future  generazioni  di  regola 
^per  valutar  iguelle  che  più  non  c- 
sistono  .  Destinata  a  subordinar- 
si ai  gusti  d^W  ^tìi  differenti  « 
depone  eternamente  in  Jor  favore 9 
o  contro  di  loro .  Perciò  tutti  i 
secoli  avidi  ò\  gloria  hanno  avu^ 
.to  dell'  A|:chitettura  la  maggiore 
stima  \  e  twttì  i  sovrani  gelosi 
del  loro  onore  debbono  favorirla 
t  proteggerla. 

L'Architettura  non  comincia 
ad  esser  un'arte  presso  i  di(fe<» 
renti  popoli ,  dov'  ella  può  in- 
trodursi ,  che  quando  quelli  son 
pervenuti  ad  un  certo  grado  éi 
cultura  9  d'  opulenza  e  di  gusto  . 
Allora  allontanandosi  sen)pre  piik 
da'  lavori  e  dalle  occupazioni  ru- 
stiche gli  uomini  si  rinchiudono 
nelle  città  >  dove  ai  perduti  pia- 
ceri della  natura  cercano  di  rim- 
piazzare i  godimenti  dejle  arti  i- 
mitatrici  .  Prima  di  ^uel  tempo 
r  Architettura  non  si  deve  con- 
tare che  tra' mestieri  necessari  ai 
bisogni  della  vita  :  ed  essendo  fin 
allora  i  bisogni  limitatissimi ,   il 

suo 


ARC 

jiuo  impiego  $i  riduce  a   far   un 
'ricovero  contro  le  intemperie. 

Frattanto  da  quei  momento  del- 
la sqa  nascita  V  Architettura  co- 
mincia a  prendere  in  tutte  1;  con- 
trade e  in  tutte  le  nazioqi  div^r- 
^se,  quelle  forme  variate,  die  in 
progre&sQ  Je  impriiiono  sì  rimar* 
chevoli  differenze.  Quel  primo 
•feto,  per  quanto  informe  ,  porta 
sia  certi  caratteri,  che  non  per-r 
iae  giammai ,  e  si  riconoscerà  an- 
che nel  suQ  più  alto  punto  di 
grandezza.  Ma  quaj  occhio  e^ 
sercitato  saprà  distinguere  in  cia- 
scun paes^  queste  difFcx^t\tc  sì 
delicate  ?  Quando  V  arte  è  giun*^ 
ta  al  suo  ùltimo  grado,  si  pensa 
talvolta  a  ricercare  i  passi  della 
sua  infanzia ,  ma  si  è  allora  trop- 
DO  lontano  per  discoprirli . 

"Noi    siamo   sprovisti    de'  veri 
mezzi  per  fare  con    esattezza  si- 
mili   ricerche,   specialnjent^   pe' 
popoli  separati    eia  noi  per   T  in- 
tervallo immenso  de*  secoli  e  de' 
luoghi  f  Ci  converrebbe  conoscer 
bene,    e  ignoriamo  perfètt^men-f 
te  ,  la  diiferenza  de' climi  ,  le  lo- 
ro produzioni    differenti  ^   i    siti 
delle  prime  società  che  formaro- 
no stati  ,  la  lor  origine ,  il  loro 
numero ,  il  loro  genere  di  vita  , 
la  loro  posizione  fisica ,    le  loro 
prime  istituzioni  sodali  ,  e  tante 
altr^  cause  ,  che  ci  fare^ero  ve- 
der le  ragioni  per  le  quali  l'arte 
di  fabbricare  vi  prese  allora   una 
forma  più  tosto  che  un'  altra  . 

Possiamo  nondimeno  riferire  le 
differenze  generali  dell'  Architet- 
tura de' diversi  popoli  a  tre  stati 
ben  distinti  che  h  natura  ha  da- 
to agli  uomini  .  Gli  uomini  se- 
condo la  varietà  delie  loro  posi- 
zioni dovettero  essere  o  cacciato- 
ri ,  o  pastori ,  o  agricoltori  \  e 
tsdì  sono    ancora  da   per  tutto  . 


ARC  $9 

Le  prime  dimore  coilfacenti  a  que* 
sti  tre  stgti  ,  dovettero  esser  di- 
pendenti da'  loro  bisogni ,  e  por- 
tar caratteri  ben  distinti. 

I  popoli  cacciatori  -che  son  i 
primi  Cdflla  stessz  classe  sono 
anche  i  pescatori)  obbligati  a 
lunghe  corse  non  pesare n  certo 
a  farsi  abitazioni  ;  tr^varon  più 
comodo^  scavarsi  un  ricovero  en- 
tro gli  scogli ,  o  s*  approfittarono 
delle  caverne  scavate  dalla  natu- 
ra .  Questo  i  anche  oggi  coni- 
pTovato  dall'esperienza. 

U  popolo  pastore  abitante  nel- 
le pianure  per  lina  gran  parte 
dell'anno  ,  costretto  continua- 
,mente  ad  errare  per  cambiar  pa- 
scolo, e  a  menare  perciò  una  vi- 
ta ambulante  9  ebbe  bisogno  di 
ricoveri  che  lo  seguissero  da  per 
.tutto  .  (Quindi  V  uso  delle  tende. 
!<' agricoltura  al  contrario  esi- 
ge una  vita  attiva  e  una  dimora 
nssa  e  solida  .  L'  agricoltore  vi"» 
ve  sul  suo  campo ,  gode  della  sua 
^proprietà  ,  ha  da  conservar  le 
^ue  provisioni ,  onde  ha  bisogno 
di  un'  abitazione  sicura  e  como- 
da ,  sana  ed  estesa  .  La  Capanna 
di  legno  col  suo  tetto  va  ben 
presto  ad  erigersi  . 

Tali  sono  i  tre  stati  della  vi- 
ta naturale  ,  ai  quali  si  può  ri- 
ferir r  origine  di  tutte  ie  costru- 
zioni, e  delle  differenze  di  gu-^ 
sto  che  si  osservano  in  tutti  i 
popoli.  E'  impossibile  che  que- 
,sti  tre  generi  non  abbiano  pro- 
dotto neir  Architettura  differen- 
ze sensibili ,  e  grandi  varietà  di 
stile.  Se  ne  trova  Ja  prova  e 
il  risultato  visibilmente  impresso 
nelle  opere  dell'  arte ,  che  succes- 
sero agli  abbozzi  ^ossolani  del- 
la natura  . 

L'  aztardo  ,  o  per  meglio  dire , 
il  capriccio  può  aver  influito  in 

9>U 


\ 


86  ÀRC 

iiilf:une  forme  isolate  dell' ArcliU 
téttura,  in  alcuni  dettagli,  in 
alcune  decorazioni;  ma  non  può 
aver  prodotto  un  gustò  éssenzia''^ 
le  é  caratteristico  e  particolare  di 
ciascuh  paese.  Cdnvieh  ricorrere 
necessariamente  ai  tré  priiiìitivi 
siiti  dtlV  uomo . 

Il  gusto  dell' Architettura  E- 
gizià  prdvidn  chiaramente  da'  isdt- 
terranci  che  fuiron  le  prinié  ahi- 
titioai  di  quél  paese,  e  se  ne 
éon^erva  fiittàyia  V  uso  .  Il  ca- 
rattere massiccio  é  colossale  delle 
sue  Costruzioni  ha  futtd  il  raji- 
porto  co'  sotterranei  i  più  anti- 
chi ,  e  colle  grotte  posferidrmen- 
te  scavate  e  abbellite  dall'  arte  . 
£  benché  a  quel  gusto  prii?iitivo 
siensi  poi  innestate  delle  forme 
indicanti  legname  ,  il  legname 
però  non  né  fu  miì  il  primo  ti- 
po. Lo  stesso  genio  si  scuopre  in 
lina  parte  deli'  Asia  ,  come  si  os- 
serva specialmente  nelle  colonne 
della  Pagoda  di  Elefanta  taglia- 
te nella  rdcca,  cdrte  é  gròsse, 
co'  capitelli  e  Con  tùtfi  ^li  ac- 
cessori ben  lontani  da  indicar  4^/- 
i^ero . 

Tutto  al  òorttrario'  è  T  Archi- 
tettura alla  Cina  e  al  Giappone. 
Vi  ptedoftiina  il  légno  colla  mag- 
gior leggerezza  9  e  contraflTatto  in 
tenda.  Tende  saranno  stsLtt  i  ri- 
coveri di  que^  primi  abitanti ,  i 
quali  coinè  tutti  i  Tartari  e  i 
Nonftdi  erano'  pastori  prima  d' 
esser  cittadini.  Quindi  i  loro 
tetti  ricurvi  a  fórma  di  padiglio^ 
ni  j  i  loro  sostegni  gràcili ,  onde 
uifa  città  Cinese  pare  Un  cattino 
giornaliero  .  L'^im'ftiensità  deite 
Toro  città  prova  che  le  case  soh 
tropp>  deboli  per  sostetiete  p^ù 
piani . 

Dunque  la  Capanne  di  legna- 
me,  che  comunemente  si  prendb 


ARC 

per  il  modello  universale  dell'  Ar-' 
chitettura  di  tutti  1  popoli  ,  noti- 
lo è  stata  cerfò  né  in  Egitto  9 
né  alla  Cina .  Lo  fii  bensì  nella 
Grecia,  dovè  l'^arte  trov'ando  un 
nlddello  solido  e  variato  seppe 
trasportar  in  piètre  le  fbrme  del 
legname  ,  e  appropriarsi  con  una 
felice  imitazione  i  primi  sag|[i 
del  suo  bisógno .  Il  bisognò  & 
Greci  agricoltóri  fu  Uffa  rir^4i7»i  . 

Di  questi  fre  liiodel/i,  che  la 
Natura  ha  presentato  all'arte ,  il 
più  bello  é  senza  dubbiò  quello 
della  Capanna .  V  àxit  vi  tfoVa 
i'  unità  e  là  varietà .  I  sotterra- 
nei sono  sì  compiti  e  imponenti.» 
che  r  imitazione  non  può  nuffa 
intraprendervi .  Nelle  rende  tro- 
tra  troppo  da  imitare;  e  mancan- 
ti di  solidità  ,  r  Architettura  effe 
le  ha  imitate ,  non  ha  potuto  ac- 
quistare questa  qualità  la  più  irtf- 
pòr tante  di  tutte ,  e  sì  necessaria 
in  realtà  e  in  apparènza.  L'^ 
strélna  pesantezza  e  l^éitrenta  leg- 
gerezza furono  i  risultati  necesu^ 
sar)  di  queste  due  imitazióni  . 
Nel  primo  modellò  non  v'  è  nien- 
te da  imitare .  Nel  secondo  la 
imitazióne  non  piiò  esser  che  vi- 
ziosa e  puerilcT,  perchè  là  distan- 
za è  tròppo  i^ra'ftde  fra  li  itiate- 
ria  dt\  modello  e  quella  che  ifif- 
piéga  la  copia .  Ne'  sòtteitand 
tutto  è  nionotónla ,  e  fiionotona  è 
l'Architettura  che  ne  risulta .  Le 
Tènde  sì  pòsson  piccare  a  capric- 
cio, e.  capriccio  dèboon  comuni- 
tare  air  dttt  che  le  imita ,  e  biz- 
zarrie e  incertezze. 

Là  Capanna  all'  In^ntro  soli- 
da é  svelta  è  ì\  mezzo  pia  felice 
per  r  Architettura .  Il  legna  è  ìì 
più  pròprio  per  somministrar  all' 
irte  modificazioni  e  ornamenti  d' 
ogni  genere .  Il  legno  racchiude 
tutte  Té  parti  che  possonor  contri^ 

bui- 


ARC 

kiire  air  utilità  e  alla  beli^^za  » 
Onde  la  più  semplice  Capanne  di 
iegnapie  contiene  il  germe  de'  più 
magnifici  palazzi .  Lungi  dalla 
uniformità  e  dal  capriccio  1'  arre 
trae  dalla  costruzione  di  legno 
principi  costanti  e  certi  ;  esige 
calcoli  e  ragionamento  per  Te^ 
^ilibrio  delle  forze ,  così  che  sen«- 
za  di  quella  non  vi  sarebbe  mai 
stata  neir  Architettura  T  arte  ra- 
gionata .  Perciò  la  sola  Architet- 
titra  Greca  è  vera  Architettura 
d*  arte  ragionata  con  semplicità  e 
con  saviezza  ,  perchè  i  Greci  non 
Jinitarono  che  la  Capanne, 

I  primi  alberi  o  travi  conficca- 
ti nel  suolo  per  sostener  un  co- 
perto qualunque  furon  l'origine 
flelle  Colonng  isolate,  donde  poi 
,i  portici  di  gran  ricchezza  all' 
architettura.  Gli  alberi  sono  più 
grossi  in  giù  che  i^  su  •  Dun- 
que abbiano  anche  le  Colonne 
3ue8ta  r estremaci one .  Per  difen- 
er  dall'umidità  i  travi  piantati 
a  crudo  nel  suolo  >,  vi  si  posero 
sotto  zoccoli  di  legno  .  Quindi  i 
plinti ,  e  le  basi  con  tutti  i  lo- 
ro ornati .  Su'  travi  verticali  sj 
posero- travi  orizzontali  per  indi 
metter  il  tetto  :  ecco  V  arcifitra- 
ve.  Affinchè  l'architrave  spiani 
t>ene  su  la  testa  della  colonna , 
si  frapposero  de'  pezzi  di  Jegno  , 
donde  nacque  il  Capitello .  Su 
r  architrave  si  misero  altri  travi- 
celli traversi  .•  ecco  il  Fregio ,  di 
cui  le  punte  de' travicelli  sono  i 
triglifi  »  e  gP  intervalli  le  meto- 
pe  .  Dalle  assicelle  e  da'  travicel- 
li per  formare  il  tftto  inclinato 
e  sporgente  in  fuori  per  lo  scolo 
delle  |>iogge ,  venne  la  Cornice 
€Ó*  suoi  modiglioni  e  co'  suoi  mu- 
fuli.  Il  tetto  col  suo  comignolo 
diede  necessariai^ente  la  forma 
Ji^ì  Frpntesp'K'9  triangolare,  più 


0  meno  acuto  secondo  la  ^empe-i 
rie  delle  regioni .  In  Grecia  , 
dove  le  nevi  son  rare  e  poche  i 
fu  poco  inclinato;  più  in  Roma  « 
dove  il  clima  è  meno  '  dolce  ;  e 
molto  più  ne' paesi  settentrionali 
esposti  a  gran  nevi'.  V  acutezza 
de'  frontespizi  è  una  specie  di  ter- 
mometro delle  regioni . 

Non  v'  è  parte  nelP  Architela 
tura  Greca,  cioè  nella  vera  Ar- 
chitettura'^, che  non  si  deduca  fa- 
cilmente dalla  costruzione  di  Ie«- 
giio .  Gli  Archi  e  le  Volto  pro- 
vengono^ dalle  traverse  oblique 
incastrate  ne'  sostegni  verticali 
troppo  spaziati  o  troppo  deboli 
per  sostener  il  soprapposto  carico . 

1  Pilastri  non  sono  che  travi 
squadrati.  I  Basametui  son  le 
travature  per  render  l'abitazione 
più  asciutta  f  E  le  scale ,  e  le  fi- 
nestre ,  e  gli  appoggi ,  e  i  ripa- 
ri 9  ognun  vede  aónde  deriva- 
no • 

.  Dallo  stesso  principio  dell' u* 
mìì  capanna,  principio  sempre  fa- 
condo e,  sempre  vero  ,  si  posson 
trarre  tutte  le  altre  applicazioni 
all'  artc/dell'  Architettura  :  varie- 
tà dì  proporzioni ,  invenzione  di 
ordini  ,  origine  di-  decorazioni  • 
Molti  ornati  misti  ed  equivoci  , 
e  molti  oggetti  e  invenzioni  po- 
steriori prodotti  dal  capriccio  piut- 
tosto che  dal  bisogno,  .non  en- 
trano nel  sistema  generale  dell' 
Architettura,  e  debbon  esserne  e- 
sclusi  come inv^risimili^e  innatu- 
rali. 

L'  Architettura  piace  quando 
imita  ii  suo  modello .  Imitare 
non  è  copiare  servilmente  la  na- 
tura t^h  com'  è  ,  ma  rappresen- 
tarla nel  suo  più  bello  ,  e  in  mo- 
do che  si  conosca  sempre  la  fin- 
zione .  (Questa  finzione  fa  tutto  V 
incantesimo  nelle  belle  Arti  9  che 


èi  Arc 

iian  per  oggetto  d' imitar  h  nà^ 
tura  . 

Se  ii  modello  y  che  V  Architet- 
tura' hsL  da  imitare ,  hon  è  un 
prodotto  immediato  della  Natu- 
ra ,  n*  è  però  il  risultato  ;  Se  k 
Natura  non  ha  prodotte  in  ve-' 
rua  luogo  Capanne  ^  le  ha  però 
suggerite  da  per  tutto  dove  1'  u<k 
mo  è  nel  suO  primo  stato  natu- 
rale < 

Chi  non  volesse  riconoscer  h 
Capanna  per  il  modello  dell'  Ar- 
chitettura ,  dovrebbe  anche  negar 
re  le  massime  seguenti  : 

Il  forte  deve  sostener  il  debo- 

le. 

La  solidità  deve  .  èsser  reale  é 
apparente . 

Tutte  /e  parti  sieno-  impiegate' 
come  richieae  il  bisog^no  .     , 

L'unità  e  là  varietà  costitui- 
scono la  bellezza  ^ 

Niente  è  bello  se  non  é  buono 
e  utile . 

Le  parti  debÌM>na  esser  subor- 
dinate al  tutto  < 

La  simmetria  e  là  regolarità  sori 
legate  alia  solidità  e  all'  ordine . 

I  rapporti  semplici  son  i  più 
•belli  4 

Queste  e  molte  aJtré  regole  fu-? 
ron  i  primi  saggi  del  bisogno ,  e 
il  risultato  successivo  delle  ope- 
razioni dell'arte.  Arte  cHe  ha 
per  oggetto  di  sua  imitazione  la 
prima  cOìstruziòne  dclV  uomo  ru- 
stico, là  Capanna^ 

Questa  imitadcme  è  ben  pro- 
vata dalla  realità  del  modello  , 
dalla  necessità  della  còpia,  dalla 
utilità  de'  principi ,  dal  piacere 
stesso  <:he  1'  uomo  vi  trova .  L' 
artista  dunque  deve  osservarne  le 
leggi  rigorosamente  in  tutto.  Sa- 
rebbe pazzo  chi  ne  eseguisse  al- 
cune e  altre  no .  Coli'  aver  con- 
tinuamente avanti  gli  occhi  que- 


àr€ 

sto  modello,  egli  può  sperar  Jì 
piacere  .  Ma  s' egli  lo  perde  di 
vista  ,  cdde  subito  in  un  disor- 
dine d''idce,  e  in  una  confusione 
di  fj^ntasie  e  di  càpriccj  ridicoli  . 
Non  più  ide^  chiara  e  precisa  : 
tutto  si  Snatura  ;  le  forme  cam- 
biano «  i  soli  segni  restano,  e 
Jiiuntì  può  comprenderli .  Le  Co- 
lonne non  sono  più  sostegni  na- 
turali ,  «né  di  àkùn  rapporto  fra 
loro^  ile  con  quello  che  hstn  da 
sostenere:  divengono  aggetti  di- 
*  S|)endioisi  ,♦  accessori  futili  e  stra- 
nieri air  Architetturi .  I  Cotni- 
cioni  rótti  e  contornati  e  serpee^ 
giati  ^n  rappresentano  più  la 
cop^'tura  dell'  edificio  .•  I  Ftott- 
tòni  non  sono  più  ilteitd,  Catr 
tocci  invece  di  linee  rette  ,  pian- 
te pervertite  :  non  più  unità  , 
non  regolarità  ,  non  proporzio- 
ne. Quanto  il  delirio  sa  fare  al 
lapis,  si  ha  dsl  realizzare  in  ma- 
terie durevoli  ?  Gli  ornamenti  às- 
sofbiscon  tutto,'  l'accessorio  di- 
vora il  pfincipale  ,  la  costruzio- 
ne sparisce  sotto  la  profusione 
degli  ornati  fantastici .  In  Questa 
anarchia,  di  tutti  i  principi  che 
cosà  diviene*  V  Architettura  ?  Un 
giuoco  puerile  pei' gli  Artisti^  un 
enigma  per  il  cofciune  degli  uo- 
mini. Questo  è  quel  eh' e  acca- 
duto air  Architettutd  Moderna . 

.  All'  incontrò  gli  edificj  antichi  y 
che  sdnd  universalmente  riputati 
belli  V  piaccio>iO  ad  ognuno  perchè 
sono  una  perfetta!  imitazione  de' 
primitivi  modelli  delia  Capanna . 
Pdreiò  piace  costantemente  a  tut- 
ti il  Pantcoti  .  E  perciò  si  de- 
ve studiare  r  Architettura  amicete 
come  la  più  prossima  alla  sorgen- 
te ,  e  come  quella  che  non  avea 
ancora  avuto  il  tempo  di  corrom- 
persi .  .  Ivi  si  leggono  gli  svilup- 
pi savj   e   Veri  d'  tìn'  imita^ionie 

ben 


A'Rd 

ten  intesa.  Con  quésta traduzio^ 
ne  fedele  si  gitinge  all'  irrtélli- 
genza  delP  originale  che  si  pro- 
pone di  copiare .  Coli*  originale 
sempre  avanti  ^ìi  occhi  s' impa-* 
ra  a  render  tallone  di  tutto  quel 
che  si  fa 4  5^  impara  a  conos<ier  V 
impiego ,  il  destino  ,  la  verfsimi- 
gJian2a5  la  convenienza ^  l'utili-' 
tà  di  ciascuna  cosa.  L'originale 
è  Ja  regola  inHessibile  che  rad- 
drizza tutti  gli  abusi  viziosi  . 
^osì  l'artista  avrà  l^  virtù  sem- 
pre potente  di  rigenerare  V  Ar- 
chitettura i  e  di  operare  qiie'  can-> 
ciamenti  improvvisi  ^  quelle  rivo- 
luzioni di  gusto,  di  cui  l'arte  è 
sempre  suscettibile  .  Quest'origi- 
nale prezioso  è  uno  specchio  in-» 
cantato,  di  cui  T  arte  perversa 
e  corrotta  non  può  sostener  l' a-* 
spetto  i 

Neir  A  reti  itettura  Greca  gli  al- 
beri sono  trasformati  in  colon- 
ne 4  Ma-  le  basi ,  i  tori ,  sii  a- 
stragali  9  i  capitelli  >  le  volute  , 
le  scanalature  hanno  talmente  ma- 
scherata r  idea  originale  del  mo-* 
dello  della  natura,  che  si  stenta 
a  ravvisarlo  fra  tati  ti  ^  accessori . 
Da  imitazione  in  imitazione  P 
arte  si  snatura ,  i  modelli  si  per- 
do» di  mira ,  si  -decompongono  ,- 
e  si  opera  ad  arbitrio  «  Di  più  y 
si  fa  abuso  del  raziocinio  i  se  la 
colonna  vien  dall'  albero ,  abbia 
dunque  anch'  ella  i  suoi  rami ,  le 
^e  mappe  y  e  vada  in  palma  ,  e 
sia  contornata  di  edera.  Ma  I' 
albero  che  ha  servito  di  modello 
ai  primi  saggi  dell'architettura  , 
non  è  Còme  sfa  ne'  boschi  9  avea 
s*ià  ricevuto  dalla  mano  delP  uo- 
mo la  forma  di  trave . 

L'  architettò  che  non  perde  mai 
di  mira  il  suo  originale,  vedrà 
òhe  in  Architettura  non  si  dà 
bellezza  senza  utile  •   Tutto   ha 


ARd  éi 

eia  nascer  dalla  necessità  ;  e  U 
necessità  non  ammette  il  super«> 
fho .  Onde  le  colonne  han  da 
esser  sempre  in  funzione  e  non 
mai  in  rappresentazione  .  JOun- 
que  vogliono  esser  isofate,  ro- 
tonde ,  diminuite  da  giù  in  su  , 
Diantater  immeciiafamente  Sul  suo-^ 
loy  ugualmente  spaziate  con  pic- 
coli intercolonti  j .  Dunque  le  co- 
lonne accoppiate 4  e  le  spirali,  e 
le  torse  ,  e  le  incastrate  9  e  le 
^nicchiate  sono  contro  natura  . 
E  i  piedestalli^  e  i  piiastri  nonf 
saranno  che  abusi.  Abusi  e  vizi 
Sono  i  frontespizj  ì^  un  dentro  1' 
altro 4  o  r  uno  sopra  l'altro,  o 
per  tutto  che  nella  sommità  dell' 
edifìcio,  o  di  varia  figura  fuorché 
triangolate  -  - 

E'  evidente  che  riconducendo 
i^ Architettura  alla  sua  origine  , 
si  giunge  ajla  bella  semplicità  « 
alla  grandiosità  i  Perciò  non  mai 
dtenteUi  e  modiglioni  insieme  • 
Non  piiV  1^  assur»>  di  far  f>iegare 
ài  capricci  d'Una  pianta  irrego-i^ 
lare  le  forme  inflessibili  d' un  ar- 
chitrave i  Un  palazzo  a  più  piani 
ttoti  può  avere  che  un  sol  cor- 
nicióne e  in  cima  :  nelle  divisio» 
n'i  non  può  comportare  che  un  ar- 
chitrave che  indichi  un-  solajo, 
è  non  già  cornici  ifidicanti  tet- 
to. E\  ridicolo  annunziare  con 
più  ordini  di  colonne  Un  edificio 
che  non  comporta  più  piitni  :  on- 
de un  tempio  non  può  avere  che 
un  solo  e  un  medesimo  ordine 
nell'  esterno  e  nell'  interno  . 

Costituita  l' Architettura  e  fon- 
data sopra  i  modelli  costruiti  in 
legno ,  offrì  un  campo  vasto  d' imi- 
tazione ;  ma  non  potè  per  qualche 
tempo  impiegare  che  le  semplici 
dimensioni  della  necessità  4  lì  suo- 
lo felice  della  Grecia  non  era  in- 
fruttuoso per  niun'arte,   e   mi*' 

glio- 


«4  ARO 

sUorò  V  A'rchittttura  .  Non  le 
mancava  che  la  scienza  delle 
proporzioni .  I  Greci  trovaro- 
no questa  scienza  9  e  cooipiron 
l'opera.  Determinarono  il  Dorin 
co  per  gli  edifici  più  robusti  « 
il  Corinth  per  i  più  gentili, 
il  Jotfico  per  i  niedj.  ^i  fece 
un  codice  di  proporzioni,  e  si 
assegnò  a  ciascuna  parte  la  sua 
misura  e  il  suo  rapporto  in  ra- 
gione delle  varietà  del  tutto  in^ 
^eme  ;  si  legò  il  tutto  alla  par-t 
te ,  e  la  parte  al  tutto  in  maniera 
che  vi  signoreggiasse  in  tutto  un 
perfetto  accordo . 

Che   quelle   proporzioni  de^li 
Ordini  Sì  fossero  prese  da  quelle 
degli  alberi ,  0  dalle  proporzioni 
del  corpo  umano  ,   è  unii  ricerca 
vana .  Gli  autori  antichi ,  e  spe- 
zialmente   Vitruvio>^   dicon  che 
1'  ordine  Dorico  fu  fatto  ad  imi-, 
razione  del  corpQ  dell*uo(no,   il 
Jonico  di  quello    di  una  donna  t 
e  il  Corintio  di    quello    d' una 
giovane  ,    Ma  questo  non  è  che 
linguaggio  di  similitudine.  Quel 
eh' è  certo  $i  è  che  i  Greci  pre-r 
sero  quelle  proporzioni  e  misure 
dalla   natura   stessa   delle   cose, 
e  le  pósero  come  una  barriera  air 
eccesso  della  imiQaginazione .  Et 
filino  seppero  discernere  il  grado 
di  libertà   che  conviene  air  Ar-r 
chitettura,  e  seppero  darle  quel- 
la felice  costituzione  ugualmente 
lontana  dalla  licenza  dell'  Asia , 
e    dal    dispotismo    àelV  Egitto , 
Ma    questo   giudizioso  tempera- 
mento dovea  esser  il  frutto  a*  un 
concorso  fortunato  delle  migliori 
cause  morali  e  ^iche  .     La  per- 
fezione deir  arte  dovea  dipender 
dalla  perfezione   d^  popolo    c]kO 
Ja  inventò  .> 

Se  dunque  T  Architettura  è  un' 
fifl»  d'imitazione,  non  lo  ^  solo 


A41C^ 

per  aver  conservate  e  abbellite 
le  forme  grossolane  de' primi  tu- 
guri dettati  dalla  necessità,  ma 
specialmente  per  aver  osservata 
la  natura  nelle  leggi  eh'  ella  stes- 
sa ha  prescritte  .  (Quindi  son  de- 
rivate le  leggi  di  proporzione 
sempre  costanti  ne*  loro  principi , 
e  sempre  variabili  nelle  loro  ap- 
plicazioni secondo  V  indole  degli 
edifici ,  il  punto  di  vista,  il  ca- 
rattere, gli  usi,  i  climi ,  e  i  bi- 
sogni de*  popoli  «  Quiqdi  per 
esercitar  la  vera  Architettura  noo 
basta  tener  a  memori^  le  regolet- 
te ,  convien  esser  provisto  d*  in* 
gegno  sublime  che  comprenda  il 
tuttoi  insieme  bello  nel  totale  e 
nelle  parti,  I  monumenti  gran- 
diosi della  bella  antichità  non  si 
hanno  a  giudicare  colle  nostre 
piccole  regole:  ma  queste  nostro 
regolette  debbono  giudicarsi  da 
quelle  che  si  sono  seguite  per  fa- 
re que*  gran  monumenti  •  I  Gre- 
ci non  fecero  fabbriche  per  gli 
òr  di  ni  y  mi^  bensì  gli  Ordini  per 
le  fabbriche* 

Fin  qui  è  la  genealogia  dell* 
Architettura .  Si  passi  alla  sua 
cronologici . 

E'  impossibil  fissare  un*  epoca 
precisa  dell'  invenzione  dell'Ar- 
chitettura in  Grecia  .  Un*  arte 
i  il  risultato  delle  cognizioni 
acquistate  su  d*un  certo  ogj^tto^ 
e  r  acquisto  di  molte  cogniziont 
è  il  frutto  del  tempo  e  del  lavo* 
ro  di  molti  ingegni .  Onde  non 
,  è  subordinata  a  data  alcuna .  Nel 
tempo  d*  Omero  T  architettura  era 
senza  principj,  e  senza  propor- 
zioni determinate  •  Egli  non  par- 
la di  Ordini  \  non  fa  elogio  che 
della  scelta  e  dei  polito  delle 
pietre . 

L*  Ordine  Dorico  fu  inventato 
il  primo;  nii  i\oo  si ^a  né  quan^ 

do  X 


ARC 

<d<i ,  né  da  chi ,  né  dove .  Chi 
lo  attribuisce  a  Doro  figlio  d'  E- 
ieno  Re  d'  Acaja ,  e  chi  ai  Dorj. 
V.  Dorico, 

li  certo  è  che  nel  secolo  d*  A- 
Icssandro  Magno  i  tre  Ordini 
<leir  Architettura  erano  già  in 
tutto  il  loro  bello ,  come  lo  era*- 
no  parimente  tutte  le  Belle  Arti 
^  le  Scienze .  Ma  qualche  tempo 
prima ,  dopo  le  vittorie  di  Temi^ 
stock  che  discacciò  i  Persiani 
dalla  Grecia ,  le  arti  vi  acquista- 
rono il  carattere  di  grandezza  e 
di  forza.  Le  arti  son  opere  de- 
gli uomini ,  onde  sono  sempre 
<]uel  che  l'uomo  è  forzato  d^  es<*> 
sere .  Gli  edifizi  d*  ordine  Dori- 
co ,  che  allora  vi  si  eressero ,  res- 
pir^n  quell'  aria  d*  eroismo  e  quel- 
la maschia  energia ,  la  di  oui  caur 
sa  si  vede  nella  posizione  politi- 
ca della  Grecia  .  Il  Tempio  di 
Minerva  in  Atene  n'  è  il  model- 
lo il  pia  mirabile  . 

L'  Ordine  J ottico  era  and^e 
£ÌuntQ  a  tutta  la  sua  graziosa  ue- 
licatezza .  L'  Architettura  Greca 
passando  nell'  Asia  Minore  vi 
contrasse  11  gusto  di  ornamento 
£  dì  mollezza  di  quella  con  tra- 
oda >  e  vi  perde  parte  della  sua 
forza  .  I  capitelli  Jonici  del  tem- 
pio di  Minerva^  Poi iade  sono  ì 
•modelli  più  {)Pezìosi  per  gli  ar- 
tisti.     '  . 

Dtiì^  Ordino  Corintio  non  ci 
resta  alcun  monumento  véramen- 
te Greco,  che  venga  dal  secolo 
d'Alessandro,  e  che  sia! degno 
•d'  osservaj^ione  . 

Quando  V  Architettura  colle 
<altre  arti  delk  Grecia  fu  da'  Pe- 
Jasgi  trasportata  nell'  Etruria ,  par 
che  in  Grecia  non  wgnasse  che 
lì  solo  ordine  Dorico  ,  e  questo 
fu  praticato  dagli  Etruschi.  Ma 
.Jo  alterarono  con  adattare^  base, 
Di^.  B.  Arti  T.  I. 


ARC  6s 

collo  spogliarlo  de'  triglifi ,  collo. 
snaturarne  le  proporzioni  ;  se  ne 
dimenticò  1'  origine .  Cosi  mal 
concio  sotto  nome  d'Ordine  To- 
scano e  colla  ijjietensione  d'  un 
Ordine  distinto,  dagli  altri,  fu 
adottato  da'  Romani . 

Le  prime  op«re  d' Arcjiitettura 
de'  Romani  furon  fatte  dagli  E- 
truschi.  Agli  Etruschi  confidò 
Tarquinio  la  Cloaca  Massima , 
presagio  della  futura  grandezza 
Romana.  La  semplicità  della  cor 
fitruzione  Etrusca  conveniva  ali' 
austerità  d'u]na  Repubblica  beU 
licosa  e  povera .  Onde  Roma  igno*- 
rò  per  lungo  tempo  V  arte  aoir 
architettura . ,  La  stoppia  e  V  ar- 
gilla vi  copriron  per  secoli  i  tem- 
pi e  i  pal^i .  I  marmi  non  com- 
parvero che  co'  ferri  della  servi- 
tù :  ve  r  introdusse  Augusto  • 
Le  ricchezze  del  mondo  più  ric- 
co avean  già  ammollita,  anzi  dis- 
fatta ogni  virtù  repubblicana. 
Roma,  incatenando  tutte  le  arti 
al  suo  carro  trionfale ,  non  si  ac- 
corse d'esservi  ^lì^  la  schiava 
strascinata . 

Augusto  vide  che  il  piacere 
àslle  arti,  poteva  solo,  compensa-r 
Te  la  perdita  delia  libertà ,  e  im- 
piegò tutta  la  sua  potenza  e  pre- 
potenza a  farle,  fiorire  .  Chiamò 
da  Grecia  i  migliori  artisti  ,  « 
si  vantò  d-  aver  '  trasformato  in 
marma  Roma  che  avea  trovata 
di  creta.  Agrìppa  solo  l'abbellì 
con  una  moltitudine  di  edificj 
superbi ,  di  terme,  di  fontane,  di 
>temp j ,  fra'  quali  spicca  ancora  il 
Panteon  . 

La  passione  per  ì  gran  monu** 
menti  crebbe  ancora  sotto  i  suc- 
cessori di  Augusto.  Ma  sotto 
Tiberio ,  Calìf^oh  ,  e  Claudio  il 
ggsto  cominciò  a  degenerare , 
"Ncxonc  mostrò,  ^cr  Itutte  le  ?rti 

h  più 


&6  ARC 

più^  cupidigia  che  amore .  E  qual* 
s^sto  era  quel  di  colui  che  fece 
aorare  la  statua  d'  Alessandro ,  e 
decapitò  le  più  belle  figure  per 
sostituirvi  le  sue  immagini  ?  I 
colossi  d'  ogni  genere  »  ne'^uali 
volle  farsi  rappresentare  ,  dimo*- 
stran  il  suo  genio  per  gli  ecces- 
si i  più  viziosi  .  La  stessa  esa** 
^razione  spiegò  anche  nelle  sue 
fabbriche.  Nella  sua  cara  d* oro 
costruita  dagli  architetti  Severo 
je  Celere  si  esauri  tutta  la  pom- 
^a  ;  e  in  mezzo  a  quelle  sontuo*- 
sita  spiccava  più  l'orridezza  del 
mostro . 

Sotto  il  buon  Traiano  l'Archi- 
lettura  riprese  un  gusto  di  sa* 
viezza  e  di  grandezza  comunica- 
tale dal  carattere  di  quel  grand* 
Imperatore.  I  suoi  archi  trion- 
fali ,  e  il  suo  Foro  con  quella 
gran  Colonna  9  ne  fanno  testi- 
monianza ,  in  onore  anche  dell' 
Architetto  ApoUodoro,  che  fu 
da  Traiano  impiegato  nella  mag- 
gior parte  delle  sue  fabbriche . 

Adriano  e -§11  Antonini  favo- 
rirono l'Architettura.  Adriano 
la  esercitò  ancora.  Marco  Aure- 
lio avea  imparato  il  disegno  dal 
pittore  Diognete.  Antonino  Pio 
fabbricò  a  Lanuvio  oggi  Civita 
Lavinia ,  una  casa  di  campagna , 
di  cui  si  anuniran  tuttavia  mine 
magnifiche  .  Vi  fu  trovata  una 
chiave  di  fontana  d'argento  del 
peso  di  40  libbre .  Nondimeno 
le  arti  eran  in  declinazione,  e 
allora  non  davan  che  un  barlume 
d*  una  face  che  si  estingue .  Si 
cstinsero  sotto  gli  altri  Impera- 
tori .  I  Greci  non  eran  più  Gre- 
ci ,  non  intendeva!!  più  nemmen 
Ja  lingua  de'  loro  insigni  autori . 
Le  Belle  Arti  non  Turon  più 
belle . 
In  questa  ruiiu  del  bello  9  V 


ARC 

Architettui;a  si  sostenne  àlquaafd 
sotto  Settimio  Severo,  e  sotto 
Diocleziano  .  Si  sostenne  nella 
grandezza  delle  moli,  ma  non 
già  nella  decorazione:  gli  ornati 
vi  si  profusero  *  Anche  sotto  Au- 
reliano si  fecero  fabbriche  gran- 
di: quelle  di  Palmira  e  di  Bal- 
bec  cne  si  riferiscono  a  quel  tem* 
pò  ,  sono  stupende  per  la  gi^n- 
dezza  e  per  la  sonttiosità  ,  e  pie» 
ne  di  difètti  e  di  viz). 

Se  r  Architettura  si  sostenne 
un  poco  più  delle  altre  arti ,  fu 
perchè  determinate  una  volta  le 
sue  regole  e  le  sue  misure ,  non 
si  avea  che  seguirne  ciecamente 
la  pratica  senza  bisogno  di  ta^ 
lento.  Oltre  a  ciò  il  bisogno  di 
fabbricare  case  e  chiese  è  conti- 
nuo, e  i  buoni  monumenti  esi- 
stevano per  essere  imitati. 

Ma  quando  l'Italia  fu  abban- 
donata al  furore  de'  Visigoti  , 
si  desolò  di.  quanto  Costantino 
v^avea  lasciato.  Una  ruina  ge- 
nerale coprì  i  monumenti  deli' 
orgogliosa  Roma  .  Non  si  fece* 
ro  piti  fabbriche  che  co' detrimen- 
ti preziosi  raccolti  d'  ogni  parte 
dall'  ignoranza  e  dall'  avarizia . 
Un  oblio  vergognoso  delle  pro- 
porzioni ,  delk  forme ,  delle  con- 
venienze ,  e  del  destino  di  que* 
frammenti  cagionò  la  confusione 
di  tutti  i  membri  dell'architet- 
tura, e  ne  snaturò  T  essenza.  Si 
ammassarono  colonne  e  se  ne  fe- 
cero pilastri  y  su'  quali  si  stesero 
cornicioni  rovesciati  all'azzardo •. 
Su  colonne  si  voltarono^  archi  per 
mancanza  d'  architravi .  D' abu- 
so in  abuso  1'  architettura  cessò 
d' essere  un'  arte  d' imitazione  • 
Non  v'era  più  rimedio:  cadde 
in  un  vero  caos .  Da  questa  sov- 
versione totale  nacque  in  gran 
parte  quel  che  si  chiama  gust» 


Afte 

Céiieo  i  frutto  d'  un  conflitto  dì 
gusti  opposti . 

In  mezzo  a  tanta  ignoranza, 
che  per  secoli  oscurò  le  più  bei« 
le  contrade  d^  Europa  9  scappava- 
no talvolta  alcuni  raggi  dell'an- 
tico gusto .  L*  amore  del  grande 
t  delie  vaste  imprese  non  vi  sì 
«stinse  affatto  .  Vi  si  veggono 
Còme  in  un  deserto  segnali  di 
tratto  in  tratto  su  alti  monti  ma 
ben  lontani ,  che  guidan  V  osser- 
vatore per  conóscere  T  andamen- 
to deir  Architettura  . 

La  Chiesa  di  S^  Sofia  fabbricata 
da  Giustiniano  nel  secolo  VI.  fi* 
il  capo  d*  opera  del  basso  impe^ 
TO,  e  si  può  dir  la  sola. 

Nel  X.  e  XI.  secolo  sórse  là 
Chiesa  di  §.  Marco  in  Venezia 
sorto  la  direzione  di  artisti  Gre^ 
ci,  e  diede  i  primi  barlumi  del 
giorno  che  avea  a  nascere.  Mó* 
nuniento  ideato  con  grandezza  , 
con  buone  prdpbrzi«fni ,  e  cdlla 
rimembranza  dtW  antica  magni- 
ficenza .  ^  Questa  Architettura  è 
chiamata  Greca  moderna ,  e  dif^^ 
ferisce  dair  antica  per  le  propor- 
zioni pesanti ,  e  per  il  vizio  de* 
gli  ornati  e  de^suoi  profili.  Gli 
edifìcj  di  questo  genere  sono  mal 
.  illuminati  :  e  cdsì  è  S.  Marco , 
è  S.  Sofia . 

'Gli  stessi  seini  di  buon  gusto 
codtinciardno  a  sbocciare  in  altre 
città  d'Italia.  Il  più  rimarche<^ 
voi  monutiifl^to  del  XI  secolo  fu 
il  Duomo  di  Pisa  architettato  dà 
Boschetto  da  Dulichio  greco,  e 
dalla  Grecia  furon  tratti  i  inar^ 
mi ,  e  gli  altri  artisti  che  l' ador- 
narono . 

Nel  secolo  XIII.  Lapo  Fiòren'^ 
tino  eresse  la  chièsa  della  Por- 
ziuncola  in  Assisi .  Fucio  anche 
Fiorentino  fece  in  Napoli  il  Ca- 
stello dcir  Ovo  é  Nicola  da  Pisa 


ArC 


4f 


,  costruì  in  Padova   la  Chiesa  del 
Santo,  e  in  Firenze  la  Trinità. 
Arnolfo  di  Lapo  diede  a  Firen- 
ze i  difegni    per  le  chiese  di  S^ 
Cróce ,  e  di  S«  Maria  del  Fiore . 
Per  tutta  Italia    si  andavano  al- 
zando edifici  che  davano  scintil- 
le di  gusto .  Queste  scintille  eran 
più  rare  e  più  deboli  in  Francia  : 
dove  nel  secolo  XIV  si  eresse  il 
Louvre^  in  Inghilterra,  dóve  sì 
costruì    il  palazzo  di  Windsor , 
la  Cattedrale  di  Winchester,  t 
qualche  altro  edificio  in  Oxford . 
Ma  altrove  era  bujo.    Vi  si  fa* 
cevano    bensì   fabbriche  grandi , 
iha  impiccolite   dalla   confusione 
degli  ornati  piuerili  i   tale   fu  la 
Cattedrale  di  Strasburg  architet^ 
tata  da  Irwin  de  Steinbach,  ca- 
pò d*  opera  del  gotico  leggiero  i 
.    In  Italia  V  Architettura  cammi^ 
nava  a  gran  pas$i  al  suo  ristabi«- 
limentò  .  Finalmente  vi  si  risov-» 
venne  de*  thonumenti  anticlii ,    é 
Brunelleischi  comparì .  Egli  fu  il 
primo  che  scorse  le    ruine  della 
vera  Róma  còlia  scàia  e  col  com- 
passo alla  mano  j    conobbe  é  di- 
stinse gli  ordfutj  uni   la  storia 
alla  pràtica ,  stabilì  buone  le^gi , 
le  applicò  giustamente   alle  sue 
óptvc ,  e  scavò  V  architettura  an- 
tica dal  sepolcro   dove  la  barba^ 
rie  Tavea  da  tanto  tempo  seppèili** 
ta.   Egli  fece  spiccare  il  suo  in- 
gegno nella  Cupola  di  S.  Maria 
dd  Fiore,  e  in  altri cdificj.  Gli 
allièvi  usciti  dalla  sua  scuola  dif- 
fusero il  gusto  per  tutta  P Italia. 
I  Signori  Italiani ,  i  Principi ,  e 
specialmente  i  Medici  protessero 
e  promossero  le  arti  e  gli  artisti . 
Leon  Battista   Alberti   sì  eresse 
legislatore  d'Architettura;  fu  un 
nuovo  Vitruvio .  Quindi  una  foll- 
ia di  Architetti  insigni  :  Braman- 
te ,    Michelangelo ,    Raffaello  f 
£    z  Giu« 


6$ 


ARC 


Giulio  Romano,  SangaJio ,  Peruz- 
zi,  Giocondo,  Sanmicheli,  San- 
sovino ,  Serlio  ,  Vignola ,  Palla- 
dio, Scamozzi,  Fontana.'  Vedi 
tutti  questi  articoli,  E  vedi  le 
diflFerenti  sorti  d' Arc&nettura  agli 
'  articoli  Greco ^  Romano^  Gotico ^ 
Egftjo-t  Persiano  ce. 

L*  Architettura  finta  per  deco- 
razione esterna  o  interna  ha  da 
esser  dipendente  dall'  Arckitettu- 
ra  reale  :  questo  è  chiaro  •  Frat- 
tanto alcuni  pittori  decoratori 
hanno  stabilito  un  assioma  con- 
trario ^  cioè  che  ogni  licenza  sia 
permessa  nell'  architettura  finta . 
Quindi  i  deliri  del  Fra  Pozzi . 
Corrotta  P  architettura  finta  ,  si 
^  infettata  V arci^itettura  reale, 
*  ARCHITRAVE  è  il  princi. 
pai  tr^ve  fiisteso  orizzontalmen- 
te su  le  colonne,  e  fa  la  prima 
delle  tre  p^r ti  del  cornicione  . 

Gli  antichi  impiegavano  per  lo 
piy  un  macigno  tutto  d'un  pez- 
zo per  i'  Architrave.  Quindi  i 
loro  intercolonni  erano  stretti ,  e 
i  capitelli  larghi;  risultava  così 
-la  grandiosità  de'  loro  jperistil; . 

Si  vede  <{\X9Ìf;}ie  architrave  ani- 
tice.  di^due  pezzi  innestati  Tuno 
coir  altro.  Talvolta  si  osserva- 
no duesrchitravi  l'un  dietro  V 
altro,  che  forman  la  grossezza 
•del  muro:  cosi  sono  a  Pesto,  a 
Segeste,  e  ad  Agrigento  :  costru- 
zione solida,  poiché  rovinando 
un  architrave  ^  non  ruina  la 
cornice  i  che  vien  sostenuta  dall' 
altro . 

Dove  non  si  hanno  materiali 
abbastanza  massicci  e  grandi  per 
Architravi  di  un  sol  pezzo ,  biso- 
gna formarli  di  più  pezzi  in  piat- 
ta  banda,  I  rpoderni  così  prati- 
chino .  Con  vien  però  occultarne 
tu^te  le  congiunzioni  con  un  e- 
sata:Q  polimento ,  af}ìiipbè  coippar 


ÀRD 

risica  d*  un  solo  masso  intero  » 
La  forma  dell'  architrave  dei- 
.ve  variare  secondo  i  differenti 
Ordini .  Il  Dorico  non  deve  a- 
vere  che  una  sola  faccia  senza 
divisione  alcuna  .  Il  Jonico  può 
comportare  due  divisioni ,  e  il 
Corintio  tre .  Queste  facce  o  ban- 
de negli  antichi  nwnumcnti  van- 
no aumentando  in  altezza  V  una 
su  P  altra  .  Né  sono  sempre  per*\ 
pendicolari ,  m^  talvolta  sono  in-^ 
clinate  .  Quella  di  sopra  suol  a«  ' 
vere  una  specie  di  cimasa  e  uiu^ 
bacchetta  che  la  separa  dal  ÌTe<9 
'  gio  .Nelle  separazioni  delie ^  fac- 
ce gli  ornati  debbon  esser  i  pia 
semplici ,  e  con  sobrietà ,  e  forse 
niun  ornato  è  me%ÌÌ0i. 

ARCHIVOLtO  è  la  faccia 
dell'  arcata  .  Deve  esser  trattattr 
secondo  la  ticchezza  o  la  sempli^ 
cita  degli  ordini  «  Avrà  tante 
facce  quante  ne  ha  P  architrave . 
I  suoi  ornati  han  da  corrispour 
dere  a  quelli  dell'ordine.  Gli 
archivolti  antichi  son  coronati 
di  belle  ligure  di  vittorie. 

ARDEMÀNS  C  Teodoro  ) ,  ar* 
chi  tetto  Spagnuolo  impiegato  da 
Filippo  V.  nel  1719.  nella  costrur 
zione  del  Palazzo'  reale  a  Sant' 
Ildefonso^  e  d'una  Chiesa  colle* 
giata  ivi  aggiunta  • 

ARDESIA  pietra  turchina  ne- 
rastra che  si  stacca  in  lamine 
per  servire  di  copertura  alle  fab» 
briche.  E'  una  specie  d'  argilla 
che  divien  dura  esposta  alP ario- 
si pretende  che  da  Ardes  nelP 
Irlanda  siasi  tratta  ja  prima  ^r- 
desia^  e  ne  abbia  acquistato  il 
nome .  La  più  nera  e  la  più  lur 
cente  ^  la  più  solida .  In  Fran- 
cia e  specialmente  in  Angers  ve 
n'  è  tanta  che  s' impiega  nella 
costruzione  de'  muri .  Anche  il 
Genovesato  xi«  dà  molta  ;   e  dai 

pac- 


ARD 

fitit  di  Lavagna  vlen  chiamata 
Lavsgna . 

ARDIRE  non  è  audacia.  L* 
audace  corre  senza  saper  dove  va , 
urta  t  cade ,  s'  alza  per  ricadere . 
JL'  srdito  prima  d' ardire  ha  stu- 
diato, ha  stentato  «  ha  imparato, 
ila  atóuistata  facilità ,  e  la  faci- 
lità gli  dà  àrdittKKA  *>  Va  fran- 
co, sa  quel  che  fa  ^  e  caramina 
firesto  e  spedito  colla  grazia  àtX-» 
a  libertà. 

L*  ardire  dà  un  incantesimo  al- 
le produzioni  dell*  arte .  La  ti- 
midézza tòglie  sempre  gualche 
cosa  9  e  raffredda , 

Con  molta  teorìa  é  con  potea 
pratica  si  è  timido .  Ma  estri 
grandi  sono  riusciti  timidi  neir 
«seeutione  :  ma  la  loro  timidità 
«dfi  è  il  lóro  merito;  ella  è  un 
difetto ,  e  niun  difttté  è  sciisàbi- 
ie  per  qualunque  esempio.  ^ 

Anche  r  ifrìtittk  |niò  dar  in  di- 
fetti ;  ma  i  suoi  sar^annò  meno 
difettosi  di  quelli  del  timido'. 
Di  forte  9  se  non  puoi  dar  gìur 
stOi  diceva  Voltaire  ad  un  arti- 
sta .  Mi  non  gli  diceva  :  Fé 
spropositi  ^  e  pon.ddr  giusto ^ 

Per  evitare  i  difetti  deìr.ardf- 
re  9  buoni  abjbozzi  y  ed  esame . 

ARENA  è  il  suolo  deiranfi- 
tej^ra  dove*  si  eseguivaino  i  giuo- 
chi e  i  combattiriienti .  Era  U 
scena  di  quelli  spettacoli.  Le 
vi  diede  il  npme  cr  drena  perchè 
era  coperta  d' arena ,  la  ^uale  era 
più  aciatta  a  que'  giuochi  9  e  as- 
sorbiva presto  il  sangue  che,  vi 
spargeva  la  ferocia  Romana .  TaU 
irolta  r  arene  diveniva  un  gran 
bacino  d' acqua  per  combafttimen- 
ti  navali.  £  talvolta  ancóra  vi 
si  piantavan  alberi  e  si  convertiva 
in  nn  boisco  per  farvi  una  cac- 
cia . 
AREOSTILÓ  fntercolonnioVa* 


ARE  6f 

ro,  o  sia  largo  9  forse  di  4  dia- 
metri e  più  .  Dice  Vitruvio  che 
un  intercolonnio  si  iarjgo  nori  fu 
usato  che  da^  Toscani  negli  ar- 
chitravi di  legno.  Con  tal  in- 
tercolonnio gli  ediScj  compariva- 
no pesanti ,  bassi ,  larghi ,  e  squar- 
ciati .  Per  mascherar  questo  di- 
fetto 9  ,si  mettevano  statue  .sopra 
il  edrnicione.  ÀVea  però  il  suo 
vantaggio  ne^  portoni  delle  ville, 
e  nelle  pofrte  delle  città  è  doììt 
fortézze  * 

ARGELIÒ  architetto  Grecò  4$d 
anni  prima  dell'  E.  V.  compose 
un'  opera  su  le  proporzioni  degli 
Ordini,,  in  cui  diede  la  descri- 
zione d' un  tempio  Jonicò  cdnsa-» 
crato  ad  Esciilapio  presso  i  Trai- 
li neir  Asia  Minore  ; 

ARGINE  elevazione  di  terrà 
a  scarpa  sostenuta  da  palli,  o  dà 
muro.  Serve  di  strada  ne^ maras- 
si 9  .0  lun^o  le  acque  correnti  9' 
per  impedirne  la  dimisione .  Per 
un  argine  sodo  vi  vuole  un  fon-^ 
damento  di  sabbione  ì\  più  rùvido 

0  ghiarosò ,  e  rivestirlo  tutto  di 
pietre  grandi  e  forti ,  bene  squa- 
drate.  . 

ARIA.  Questo  Elemento  che 
non  offre  niefite  a  chi  non  sa 
niente  ,  fa  molto  studiare  T  Ar- 
tista ,  il  quale  deve  imitare  T  ap- 
parenza de'  corpi ,  su'  quali  V  aria 
produce  gli  effetti  i  più  distinti  e 

1  più  interessanti. 

L'aria  frapposta  diminuisce  le 
dimensioni  de  coVpi  relativamen- 
te alla  distanza  dello  spettatore; 
tie  addolcisele  le  tinte  ,  dà  sfu- 
mamenti  ai  loro  colóri  proprj, 
ne  rende  le  forme  più.o  meno 
indecise .  Questi  son  gli  effètti 
degli  atomi  invisibili  deìV  aria  . 

Comd  il  Pittore  ha  da  imitarli 
in  una  superficie  piana?  Egli  ha 
da  OiBServare  che   cosa  fa   negli 

E    3 


70  ARI 

Oggetti  reali  in  ragione  cfeila  lo- 
ro distanza  la  vaghe^^zA  dell' a- 
ria,  la  sua  ifsgcreKK.^9  la  sua 
trasparenza  , 

'  La  vagAe^i^a^  o  sia  l'ondula-' 
:^Jone  continua  aeìV  aria  ci  addol- 
cisce i  contorni  e  i  tratti ,  i  qua- 
li altrimenti  ci  comparirebbero 
duri  e  goffi.  Perciò  non  si  ha  da 
tratteggiare  ad  arbitrio  :  convien 
Dsar  tratti  leggieri  e  quasi  imper- 
cettibili dove  il  contorno  deir 
oggetto  sfugge  ;  all'  incontro  in 
certi  piani  il  tratto  deve  esser 
|)iù  sensibile  ,  e  più  forte  ancora 
m  certe  curvature . 

La  trarparen^a  delParia  vela 
leggermente  gli  oggetti ,  e  ne 
modifica  le  apparenze  coli'  addol- 
cirne il  colorito .  E'  ben  difficile 
imitar  questo  effetto  dell'  aria  ; 
spesso  s'inciampa  nel  tagliente  5 
ò  nd  confuso. 

La  imitazione  giusta  e  fina  de- 
gli effetti  òtW  aria  ha  da  dare 
profondità  al  quadro ,  gli  ha  da 
distrugger  l' idea  di  superficie  j>ia- 
na ,  per  farlo  comparire  uno  spa- 
zio .  Finalmente  l'aria  circoli 
intorno  a  ciascun  oggetto,  e  cia- 
scun oggetto  comparisca  isolato. 

ARLÈS  città  della  Francia  , 
celebre  anche  prima  di  Cesare  , 
£'  ^hcora  famosa  per  le  ruine  de' 
suoi  monumenti  antichi  d'ogni 
specie .  Il  monumento  più  consi- 
derabile è  l'Anfiteatro,  del  dia- 
metro di  1280  piedi ,  con  120  ar-r 
cate  in  due  piani  di  60  per  cia- 
scuno. Questo  Anfiteatro  è  situa- 
to in  un  sito  inuguale  inclinato , 
ed  è  stabilito  su  la  rocca:  situa- 
zione solita  degli  anfiteatri  e  de* 
teatri  antichi .  I  fondamenti  de' 
muri  hanno  più  di  due  Xtst  di 
srossezza  ,  e  le  pietre  enormi  che 
li  compongono  sono  senza  cemen- 
to «    L^  arena  è  ora   colma  e  co- 


ARL 

^erta  di  case .  Non  vi  restan  che 
due  stdììi  lunghi  una  tesa  e  mez- 
za .  Nell'alto  non  fu  mai  com- 
pito .  V  è  anche  un  Obelisco  di 
granito  liscio  alto  52  piedi  :  V 
unico  obelisco  che  sia  in  Fran^ 
eia.  Ad  Arles  fu  trovata  la  beK 
b  Venere  Celeste  eh' è  a  Versa- 
glies .  E  quante  altpe  cose  belle 
non  vi  si  troveranno? 

ARMONIA  figlia  di  Marte  t 
di  Venere  .  Ingegnosa  ailesoria 
Greca  per  esprimere  1*  accordo  fra 
la  forza  e  la  bellezza. 

Tutte  le  parti  della  Pittura 
hanno  armonìa  y  ^iccordo,  conve^ 
nienza  . 

Se  le  diverse  parti  dell'ordi- 
nanza sono  convenevoli  al  sog- 
getto, e  si  accordano  talmente 
fra  loro  da  penetrare  nella  mente 
dello  spettatore  >  vi  sarà  armonie^ 
di  Composizione. 
^  Se  tutte  le  parti  della  compo- 
sizione e  d'una  stessa  figura  ren** 
dono  più  sensibile  quello  che  deb« 
bono  esprimere  ,  vi  sarà  armonia 
di  Espressione , 

Se  le  forme  di  ciascuna  figun^ 
s'  accordano  scambievolmente  fra 
loro ,  e  indicano  il  loro  caratte- 
re ,  vi  sarà  armonia  di  Disegno'^ 
xii  Corrispondenza. 

Se  le  ombre  e  i  lumi  non  con- 
trastano fra  loro  duramente  ,  e 
le  mezze  tinte  vanno  gradatamen- 
te dsd  chiaro  all'  oscuro ,  vi  sarà 
armonia  di  Chiaroscuro  . 

E  se  l'artista  sa  avvicinare  i 
colori  amici  ,  e  far  che  ciascuna 
tinta  partecipi  sempre  di  quelk 
che  la  precede  e  di  quella  che  la 
siegue  ,  si  avrà  armonia  di  toni  e 
di  colore  . 

Tutte  queste  differenti  arm&^ 
ni  e  sono  spiegate  ne' loro  rispet- 
tivi articoli . 

ARNALDI  C  Come  Enea  )  Vi* 

cen- 


ARN 

centino  n.  tyxó  architetto  teoria 
Cò  e  pratico.  La  sua  teoria  spic« 
ca  nei  suo  trattato  col  titolo  :  /• 
dti^  d^  un  Teatro  ec.  e  in  un  al- 
tro trattato  delle  Basiliche  anti^ 
che .  Egli  è  tutto  Palladiano.  E 
con  ragione  la  sua  patria  gli  ha 
affidata  la  cura  àA  Palazzo  della 
Ragione  ,  eh*  è  la  famosa  Basili- 
ca di  Palladio. 

ARNOLFQ  di  LaiK>  Architet- 
to e  Scultore  Fiorentino  n.  1132 
m.  1300  f  figlio  di  Jacopo  ò\  La- 
po buon  architetto  del  suo  tem- 
po ,  ereditò  i  talenti  e  le  virtù 
paterne  9  studiò  \\  disegno  sotto 
Cimabue  ,  t  tese  all'Architettu- 
ra lo  stesso  servizio  che  questi 
rese  alla  Pittura  :  entrambi  furon 
i  precursori  del  buon  gusto. 

Le  prime  opere  ài  Arnolfo  fu- 
ron le  mura  di  Firenze  fiancheg- 
giate di  torri  :  La  piazza  d'  Or 
S.  Michele  ornata  di  logge  con 
pilastri  :  la  piazza  e  la  loggia  de* 
Priori  ;  e  la  Chiesa  di  S.  Croce , 
dov'è  il  suo  ritratto  dipinto  c^a 
Giotto .  Ma  fra  queste  ed  altre 
sue  opere  ia  più  rispettabile  è  la 
Chiesa  di  S.  Maria  dei  Fiore .  I 
Fiorentini  vollero  che  questo  lo- 
ro Duomo*  riuscisse  uno  de'  tem- 
p}  più  magnifici.  E  Arnolfo  vi 
spiegò  tutto*  r  ingegno  :  ingegno 
portentoso  per  quel  tempo .  Re- 
gnava allora  il  gotico ,  ed  era  i- 
gnoto  il  buon  gusta  antico .  Frat- 
tanto Arnolfo  seppe  produrre  un' 
opera,  che  non  e  né  dell'uno  né 
dell'  altra  stile  .  In  mezzo  alla 
confusione  di  tutte  le  parti  dell' 
architettura,  egli  assegnò  af  cia- 
scuna il  suo  rango  .  Là  costru- 
zione ,.  la  disposizione  ,  la  deco- 
razione erano  in  un  cao^;  esli 
diede  a  ciascuna  le  sue  leggi  •  E- 
gli  costruì  cosi  solidamente  que« 
•tòt  edificio  r  che  Brunellescbi  po- 


ARN  7ì 

té  poscia  coronarlo  senza  rischio 
con  quella Cu^la  stupenda.  Im-> 
piegò  disposizione   savia,    solida 
e  leggiera  ,  combinazione  di  for- 
ze giusta,  senza  esagerazione  al- 
cuna,  e  con   equilibrio  che  non 
dà  agli  occhi .  Per  la  decorazio- 
ne Arnolfo  vi  fece  molto  coH'a- 
stenersi  da  tutte  quelle  frascherie 
gotiche  ,  che  allora  sfìguravan  1' 
architettura .  La  decorazione  noti' 
poteva  riaversi  senza  la  cognizio- 
ne de'  monumenti  antichi .    Ar- 
nolfo non  li  coifòbbe  ;    conobbe 
bensì  il  vizio  degli   ornati  goti- 
ci,  e  lasciò  il  suo  tempio   nudo 
e  povero  .   Povertà  preziosa ,  che 
rigettava  un  lusso  vano  e 'puerile 
in  aspettazione  dì  vere   ricchez- 
ze .    Gli  artisti  ddbbon  consfde- 
rare  su  questo  punto  di  vista  quei 
Tempio   e    il    suo    Architetto  . 
Quando  si  pensa  a  q[otì    eh-  eg|li 
poteva  fare  di  viziow,  e  noi  fe- 
ce ,  bisogna  encomiarlo  per  rutto 
il  male  eh'  egli  evitò  ,  e  conta- 
re  per   tante  virtù  tutti   i   vizj 
eh' egH  seppe  evitare,    cosi  che 
quand'  anche   quel  Tempio    non 
fosse  ùiì  Capo  d'  opera ,  1'  architet* 
to  nondimeno  é   tra'  più   insigni 
architetti .     E)  un  capo   d' opera 
per  le  sue  proporzioni  e  per  la  sua 
grandiosità .   E'  a  tre   navate   a 
valta^    rìpvestite  di  marmi  .    E^ 
lungo  4x6  piedi,    e  alto  3^3   fin- 
al la  Croce.    La    cit)ciera  é  knga 
313-5.    L'altezza   della   nave  è 
t43-d,e  quella  delle  navette  col* 
laterali  90-8 .. 

ARPHE  CEffticù  tTy  Tede- 
sco, e  del  gusta  Tedesco  ,  come 
si  vede  neHe  sue  opere  lavorate 
in  oro  e  in  argento  nel  secolo 
XVI  nelle  custodie  di  Leon,  di 
Toledo^,  di  Cordova,  e  in  altri 
paesi  di  Spagna  .  Egli  fii  padre 
di  Antonio^,  e   avo  di    Gio.  d' 

E    4  Ar- 


ya  ART 

Arphe ,  il  ^uale  non  fu  Sctilta- 
re  )  ma  scrittore  del  libro  utile 
de  VarU  Goffimensuracion .  Fu 
anche  poeta,  e  in  poesia  diede 
precetti  su  V  arte  del  Disegno  . 

ARTE.  I  bisoeni  di  prima 
necessità  producon  1^  industria  ,  e 
V  industria  produce  le  Artf  Mec* 
canfc/Sfe.  A  misura  che  tali  arti 
avanzano ,  avanza  la  società  é  la 
<;ivilizzazione  • 

I  bisogni  della  mente,  qnaH 
sono  l'ordine,  la  curiosità  e  il 
desiderio  delle  verità  producono 
il  miglioramento  dell'  intelligen- 
za, da  cui  provengono  le  Arti 
Scientifiche  . 

I  bisogni  del  sentimento,  cioè 
1'  effusioni  dtl  cuore  ^  le  comuni- 
cazioni che  sono  si  naturali  e  tan- 
to più  necessarie  agli  uomini  a 
misura  che  più  si  riuniscon  in  so* 
cietà ,  creano  linguaggi ,  e  questi 
linguaggi  sono  le  Arti  Liberali  , 
come  SI  è  esposto  nel  discótso 
preliminare .     .     .       .       ' 

Le  combinazioni  e  i  progressi 
di  queste  tre  sorte  d' Arti  forhian 
i-difTerenti  gradi  di  civilizzazio- 
ne^ ài  cui  f^li  uomini  sono  su- 
scettibili sì  individualmente  che 
collettivamente .  E'  molto  inte- 
xcssante  osservar  e  meditar  que- 
sto punto  . 

Gli  uomini  e  come  individui  e 
come  società  non  possono  incivi- 
lirsi che  per  la  combinazione  del- 
le suddette  tre  Arti  :  la  civilizza- 
zione sarà  più  compita,  quanto 
maggiore  sarà  il  loro  progresso ,  e 
guanto  meglio  saranno  combinate 
e  dirette  per  soddisfare  i  bisogni 
corporei ,  per  estender  i  lumi  oel- 
k  mente ,  e  per  dare  scxidisfa-  . 
2Ìoni  al  sentimento  é 

Ma  siccome  queste  combina- 
zioni non  sono  mai  perfette  *,  e 
jjf  ariano  continuamente ,  perciò  gli 


ART 

uomini  e  le  società  sono  in  i^t^. 
petue  ondulazioni,  e  in  vicende 
di  barbarie  e  di  civilizzazione. 

Gli  uomini  dunque  per  loro 
vantaggio  si  debbono  prendere 
tutta  la  premura  di  contribuire, 
alla  conservazione  e  al  migliora- 
mento delle  Arti. 

Le  ÉelleArti  del  disegno,  oU 
tre  i  rapporti  che  hanno  colle  al- 
tre Arti,  hanno  speciali  rapporti 
con  tre  classi  di  uòmini,  che- so- 
no Protettori  y  Artisti  f  Diìef" 
tanti  . 

I  Protettori  per  favorirsi  le  Bel<« 
le  Arti  del  Disegno ,  bisogna 
che  le  conoscano  e  le  stimino. 
Se  le  hanno  per  Arti  semplice- 
mente gradevoli  j  male  le  cono- 
scono., e  poco  le  stimeranno  r 
pèggio ,  se  le  tengono  per  arti  di 
lusso y  frivole  e  inutili  :  sì  fatti 
Protettori  invece  di  giovar^  av* 
velenano . 

I  Protettori  illumfinati  veggon 
chiaramente   T  importanza    delle 
Belle    Arti   del   Disegno  :    sono 
persuasissimi  eh'  esse  son  linguag-^ 
gi  i  più   espressivi  |>er   ispirare 
con  forza  e  con   dignità  i  senti- 
menti religiosi ,  eros  ci  ,  e  patrio* 
tici.    Veggon  che  il  loro  o&get^ 
to  è  la  sicurezza  ,  la  comodità  ^ 
la  bellezza  per  ben  pubblico  e 
privato  ;    che  inflnisc^no  all'  in- 
dustria ,  e  al  commercio ,  che  in- 
gentiliscono   i  costumi,   che  ri- 
creano,   giovano,    e   dilettano. 
Meritan  dunque  ogni  protezione  • 
Ma  protezione  non  ò  forza ,  né 
le  Arti  liberali   soffrono  violen- 
za,  amano  bensì  favore  e  dire- 
zione.   Onde   i  Principali  della 
società  die  soo  obbligati  a  pro- 
teggerle ,   non    possono  favorirle 
meglio   che^  colte  insinuazioni  , 
cogli  esempi ,  e  co^  modelli . 
Ma  se  ve  un'arte  che  inse* 

gna 


ART 

giiA  a  praticare  le  Belle  Atti  « 
un'  arte  v'è  ancora  che  istruisce 
a  pregiarle  e  a  goderle  per  mezzo 
liei  saper  vedere  j  paragonare  ,  di- 
stinguere 9  conoscere .  Esercitar 
quest'  arte  è  un  privilegio  onore- 
vole e  importante  de' Personaiggi 
più  sublimi  che  debbono  felicita- 
re la  lord  Nazione  .  Allora  i  lor 
discorsi  sensati  saranno  più  effi- 
caci delle  leggi .  Più  efficaci  riu- 
sciranno i  loro  esempi  nella  scel- 
ta degli  ^isti  eccellenti ,  e  éeU 
le  pràuzioni  miglioria  E  final- 
mente sapranno  allora  esporre  al 
pubblico  modelli  tali  9  che  servi- 
ranno di  monumenti  per  ispirare 
stinta  e  amore  versò  ^i^anto  deve 
far  la  delizia  delle  naaioni  più 
colte . 

Direttori  di  popoli ,  se  sarete 
intelligenti  delie  Btììe  Arti ,  le 
saprete  proteg^re,  e   la   voistra 

SrotezionéT  le  innalzerà  al  più  su- 
lime  grado .  Le  Città  saranno 
adorne  di  capi  d'opera  in  gloria 
della  ragione  e  della  beneficenza 
pubblica  tf 

La  vanità  de'  Protettori  i^no* 
ranti  fa  spropositare  gli  Artrsti, 
e  corrompe  generalmente  il  gu- 
sto .  Quindi  il  sopraccarico  d' or- 
nati falsi  e  contrari  ^^^a  vera  bel- 
lezza in  tutte  le  Arti  Liberali  ., 
le  quali  hanno  tutte  smarrito  il 
sentiero  del  bello  »  che  è  quanto 
a  dire  della  ragione  e  dille  con» 
venienze  • 

I  Dilettanti  %i  diletteranno  da 
vero  se  saranno  sensibili  e  inten- 
denti. Ma  chi  non  si  è  ben  nu- 
drito  de' principi  e  degP  ingre- 
dienti del  beiio,  quando  afi^etta^ 
tstzù  alle  produzioni  delle  Òeìh 
Arti  .9  non  gli  si  domandino  ra- 
gioni 9  non  spampanerà  che  scioc- 
chezze . 

Pia  soflfribile  è  chi  h^  la    mo* 


)  ART  n 

destia  di  non  rispondere,  o  spo-» 
giiatosi  d'ogni  pretensione  dice 
non  me  ne  intendo  :  mi  piace ,  non 
so  perchè.  Bèlla  ignoranza  quan*^ 
do  è  sincera  .  Ma  costoro  cJie 
hanno  buon  senso,  sono  meno  i- 
gnoranti  di  quel  che  si  credono . 
Dorhandino  ad  un^  opera  che  veg- 
gono ,  che  cosa  loro  dice  t  Kon 
faccian  però  come  tanti  che  in* 
terrogano ,  e  non  ascoltano  la 
risposta.  L'ascoltino  attentamen- 
te, e  sentiranno  se  l'opera  si 
spiega  con  chiarezza,  se  ragion 
na  giusto,  se  tócca  ó  diletta pef 
il  modo  in  cui  si  esprime . 

Le  Belle  Arti    sono  linguaggi 
ctie  non  han  da  parlar  ànicamen- 
te  agli  Attisti ,    né  a  chi  ne   sa 
bene  o  male   il  vocabolario   tcc-^ 
nico:    debbon    parlare    a  tutti  , 
spiegarsi  chiaramente  9   ragionar 
giusto ,  piacere  e  toccare  .    Que- 
sto è  un  dritta  SLtkctié  écì  Popolo  j. 
ordine  il  più   rispettabile   per   il 
nutìiero   é  per  1'  utilità .    Felici 
que'  Popoli  che  gustano  le   pro- 
duzioni   dèlie  Belle  Arti ,  e    it^ 
pregialo  i^^api    d'opera^    come 
una  volta  ih  Grecia ,  £  poi  in  i- 
talia.    Ciò  non   può  accadere  se 
non  quandd  Protettori  illuminati 
e  benefìci  sostengono  le  Arti  nel- 
le loro  istituzioni    e   convenien- 
ze ;    quando  gli  Artisti  conside- 
ran  la  gloria  di  aspirare  alla  per-f 
fezione    come    un    tributo ,   che 
debbono  alla  Patria  ;   e  quando 
i  dilettanti   intelligènti   contri- 
buiscono a  mantenerne  i  princi" 
pj ,  le  convenienze ,  il  buon  gu- 
sto. 

ARTE  relati vamen fé.  all'' Ar- 
chitettura. Prima  di  definire  qua- 
lunque arte^  bisOjgna  considerar- 
la su  tre  punti  di  vista  ^  ^ 
I.  Nella  sua  fxxf;7^tf  ,  riguardo 

a  sé  stessa  . 

2^ 


^4  ART 

*  2.  Ne*  suoi  mezzi  ,  riguardo 
air  artista  che  V  esercita  . 

3.  Nel  suo  fitte  ^  riguardo  a 
noi,  e  alle  impressioni  che  ci 
produce . 

Benché  tutte  le  Belle  Arti  ab- 
biano una  stessa  origine,  pro- 
Vengono  tutte  da'  bisogni  o  da' 
piaceri  v  differiscono  però  nella 
loro  essenza  ,  ne'  loro  m^KXJ  ,  e 
nel  loro  fine . 

X.  Differiscono  nella  loro  w- 
fenza ,  perchè  nascon  da'  bisogni 
o  da'  piaceri  diversi ,  onde  il  lo- 
ro carattere  e  la  loro  indole  ha 
da  esser  diversa  secondo  le  cause 
che  le  producono .  La  Poesia 
nacque  dal  piacere  ,  l'Architet- 
tura dal  bisogno  .  Onde  quella 
non  ci  deve  presentar  l' utile  che 
sotto  il  vefo   del   gradevole  ;    e 

Suesta  non  ci  deve  offrir  il  cra- 
evole  che  sotto  la  forma  dell* 
ntile  .  Nella  Poesia  l' utile  non  è 
che  accessorio  ;  ma  nell' Archi*- 
tettura  V  utile  è^  il  principale ,  e 
il  gradevole  non  deve  comparir- 
vi che  motivato  dalla  necessità  . 
L'  Architettura  nella  sua  essen- 
za* è  un'arte  fondata  su  la  ne- 
cessità e  sul  bisogno  ;  la  sua  imi- 
tazione non  ha  niente  di  positi- 
vo ;  trae  dalla  natura  e  dalle  al- 
tre arti  imitative  analogie  ài 
principi,  e  non  dipinge  niente  di 
materiale  :  la  sua  forma  è  un  in-< 
viluppo  di  proporzioni  che  ci 
colpiscono  più  quanto  più  sem- 
plicemente son  espresse  m  gran- 
de .  ^ 

2.  Le  ^clle  Arti  diffèriscona 
ne'  loro  mezz'ì  perchè  ciascuna 
limitata  dalla  sua  natura  al  suo 
impiego  ha  il  suo  distretto  par- 
ticolare, e  adopera  orfani  diffe- 
renti ch'e  producono  differenti  ef- 
fetti .  E  qual  rassomiglianza  è 
tra  r  impressione    della    vista  e 


ART 

quella  delP  udito  >  ÒndeParmo:' 
nia  oculare  dtlV  Architettura  non 
ha  niente  che  fare  coir  armonia 
auricolare  della  Musica .  La  na- 
tura ha  fatto  tutto  per  gli  occhi  9 
e  quasi  niente  per  gli  orecchi  « 
Quindi  l'orecchio  è  più  sensibi- 
le, e  gode  più  qvtftnto  più  rari 
sono  i  suoi  piaceri .  All'  incontro 
r  occhio  sazio  di  tanti  godimen- 
ti,  ha  più  difficoltà  a  godere 
delle  combinazioni  intellettuali 
dell'Architettura;  e  questa  ha 
gran  merito  quando  superate  le 
difScoltà  perviene  colla  sempli- 
cità delle  proporzioni  a  recar 
piacere  . 

'3.  Finalmente  le  Arti  differi- 
scono ancora  nel  loro  fine  .  In 
apparenza  è  lo  stesso  in  tutte  ; 
tutte  han  per  oggetto  il  piacere . 
Ma  il  piacere  varia  come  varia- 
no gK  organi  che  ce  lo  trasmetto- 
no .  Il  fine  della  Poesia  è  d' es- 
primere ,  ài  dipingere  e  di  muo- 
ver le  nostre  passioni  ;  i  suoi 
mezzi  sono  le  idee  e  i  suoni  ar- 
ticolati ,  per  farci  veder  le  cose . 
All'  incontro  l'Architettura  non 
esprime  niente  »  ma  ha  per  fine 
di  produrci  sensazioni  per  mezzo 
d' idee  astratte ,  é  colla  vista  dt 
oggetti  sensibili  :  i  suoi  mezzi 
sono  le  proporzioni  e  le  fórme 
della  materia . 

IlfinedtlV  Architettura  è  dop- 
pio .  L'  uno  è  di  formare  all'uo- 
mo ricoveri  sicuri ,  comodi ,  e 
solidi  secondo  i  bisogni  diversi 
de' climi,  de' paesi,  e  la  natura 
de' materiali .  L'altro  è  d' impie- 
gare al  loro  abbellimento  le  ric- 
chezze delle  altre  arti  ,  di  pia- 
cere alla  vista  e  all'  intendimen- 
to per  mezzo  de'  rapporti  delle 
grandezze,  che  fanno  armonia- 
nel  tutto  e  nelle  parti  .  Il  suo 
fine  è  finalmente  d»  soddisfare  al- 
la 


ART 

ia  necessità  ,  di  piacere  alla  merN 
te^  e  di  contentare  il  gusto  con 
disposizioni  solide  ,  comode  ,  e 
gradevoli ,  per  riunire  il  piacere 
«1  bisogno.  Anche  i  suoi  mezzi 
sono  di  due  geneti  :  la  scienza 
<!ella  costruzione,  e  lacognizio- 
Tie  delle  proporzioni  belle  ;  quelli 
«on  materiali ,  e  non  tendono  che 
ai  bisogno  ;  questi  sono  intellet- 
tuali ,  e  tendono  al  piacere . 

Quindi  r  Architettura  deve  de- 
finirsi un^  arte  mista ,  figUa  del* 
la  necessipà  e  del  piacere  y  che  ha 
per  fine  di  servirci  e  di  piacerci 
colP  unione  delle  forme  le  piò 
convenienti  ai  h' fogni  del  corpo  , 
e  le  più  analoghe  alle  affezioni 
della  noflra  mente  , 

Da  questa  definizióne  risulta  la 
gran  difficoltà  della  buona  Ar- 
chitettura. I  suoi  elementi  !'«- 
file  e  il  bello  sono  molto  lontani 
fra  loro ,  e  difficil  è  il  loro  in- 
contro. Qual  relazione  fra  il  bi* 
sogno  di  difender  ì\  corpo  dalle 
ingiurie  dell*  aria  e  le  delizie  del 
•rapporto  delle  parti  fra  loro  e  col 
tutto  ?  Quanta  distanza  da  muri 
e  da  tetti  alla  varietà  degli  or- 
■dini  !  Neir  eloquenza  il  bisogno 
di  parlare  è  ben  vicino  alla  beU 
Jezza  del  parlare;  e  perciò  l'elo- 
quenza si  trova  da  per  tutto  an- 
che tra' selvaggi  .  Ma  lasjìerien- 
la  ci  mostra  che  non  tutti  i  po« 
poli  sono  suscettibili  delP  arte 
àtW  Architettura  v  anzi  i  bisogni 
di  certi  paesi  sono  in  contraddi* 
zione  col  belio  architettonico. 

Concorsero  in  Grecia  le  cause 
e  le  circostanze  più  felici  per 
combinare  neir  Architettura  V  u- 
tile  col  bello:  e  vi  si  combinò 
in  modo  che  la  bellezza  rare  sog- 
f^etta  alla  necessità ,  e  la  neces- 
sità sembra  come  sacrificata  al 
piacere ,  Questa  felice  riunione  e 


ART         '    ^^ 

una  delle  più  preziose  scoperte 
de'  Greci  :  è  il  più  gran  .secreto 
che  gli  uomini  abbiano  estratto 
dalla  natura . 

Egli  è  certo  che  dall'  equili- 
brio delle  due  parti  dell'Archi- 
tettura, bisogno  e  piacere^  risul- 
ta in  ciascun  paese  la  misura 
étW  arte..  Fra  le  leggi  del  ^ijo- 
gno  e  quelle  del  piacere  è  un  con- 
flitto continuo  .  Il  loro  accordo 
fece  fiorir  V  arte  in  Grecia  ,  la 
loro  disunione  ne  fa  la  perdita  . 
L'  Architettura  Greca  fu  a  Roma 
costretta  adattarsi  a  forme  diffe- 
renti dalla  sua  orijgine ,  e  si  de- 
viò dalla  sua  purità  originale  . 
fien  presto  riguardata  come  og- 
getto di  lusso  e  di  decorazione  , 
obbliò^  il  suo  destino  t  il  grade- 
vole soggiogò  r  utile  ,  r  orna- 
mento mascherò  la  forma ,  la  for- 
ma s' alterò  ;  e  rotto  il  concerto 
fra  il  bello  e  l' utile ,  1'  arte  spa- 
rì oppressa  dalle  sue  proprie  ric- 
chezze^ 

Il  concerto  fra  l'utile  e  il  bel- 
lo è  la  gran  norma  per  giudicare 
in  ciascun  paese  e  qual  grado  V 
Architettura  può  giungere  e  con- 
servarsi .  Dove  \\  bisogno  è  sì 
grande  che  lion  ammette  piacere, 
r  Architettura  non  può  certo  al- 
lignare .  Non  allignerà  nemmeno 
dove  i  costumi  e  pli  usi  sono  in 
una  mobilità  continua  ài  fanta» 
sie  ;  dove  l' unione  di  più  tem- 
perature ammette  ogni  sorte  di 
costruzioni ,  e  non  ne  stabilisce 
alcuna  ;  dov'  è  sazietà  di  tutto  , 
e  si  vuol  assaggiare  ogni  novità  . 
In  tali  naesi  si  cade  da  un  ecces- 
so all'altro,  si  sacrifica  tutto  P 
utile  al  gradevole,  per  indi  sa^ 
crificar  il  gradevole  all'  utile: 
non  più  concordia ,  ma  guerra 
perpetU2^  . 

*    Non  può  darsi  Architettura ,  n^ 

E* 


Aìit 

Eloquenza,  se  li  bello  e  rutile 
tìon  àono  in  equilibrio.  Guài  se 
comparisce  Tarte  di  piacere  ^  O- 
gni  ornamento  è  vizioso  se  no^ 
à  prodótto  dal  bisogno.  A  que- 
ste arti  non  si  chiede  un  soliaz-^ 
zo,  ma  un  servizio.  £  che  cosa 
è  un  edificio  sontuoso  se  non  è 
di  alcun  uso  ?  I  Greci  non  im- 
piegatoti mai  colonne'  che  co- 
me i  primitivi  sostegni  inventaci 
dal  bisogno  e  abbelliti  dal  pia- 
cere .  I  moderni  le  profondono 
come  ornati  inutili  e  menzogne- 
ri .  U  Architettura  Greca  trac 
tutto  il  suo  bello  dal  bisogno  ; 
ella  è  vera  e  piace.  La  moderna 
vuole  bellézza  senza  fondamento  ; 
è  «un'  impostura ,  che  fafrà  qualche 
illusione ,  ma  scoperta  T  impostu* 
Fa ,  disgusta  . 

Presso  i  Greci  le  regole  dell' 
.Architettura  dovetteì-a  esser  po- 
che e  facili  ad; eseguirsi,  periv.a- 
vano  tutte  da  un  principio  chia'» 
ro  di  non  ammetter  per  bello' 
tht  il  buono  e  V  utile  •  Questo 
principici  era^  esattamente  osscr- 
tato  da'  Greci ,  itìSL  senza  costrin- 
ger il  loto  ingegno,  il  quale  sep- 
pe restar  libero  sotto  le  leggi  cV 
egli  stessa  s' era  imposte . 

Ma  dove  il  l>enp  deìV  artcf  i 
in  guerrii  coli' utile,  le  regole 
sono  senza  ^numeroi  f  sono  impc^ 
tenti ,  é  in  contrastò'  colle'  ope** 
Te  ^  Le  regole  prcdican  jScveritÀ  , 
e  le  opere  licenza.  Gli  opeva/  le 
disprezzano,  le  regole  restan  ne' 
litri ,  e  gli  abusi  moltiplicano  . 
La  moltiplicità  delle  leggi  pro«> 
(hice  disprezzo  ,  il  disprezzo*  in- 
esecuzione'. Onde  non  più  rego- 
le,  ma  a  estrema  licenza  ,  o'  e«* 
strema  servita  :  non  piìi  ragione , 
ma  autorità  ed  esempio.  Due  ec- 
cessi inevitabili  :  l' uno  per  que' 
ralenti  che  si  sono  rivoltati  con-^ 


ARt 

ero  il  dispotismo  delle,  regale ,  é 
sono  svaporati  nel  liberti naggia^ 
r  altro  per  que'  metodi  delle  scuo- 
le che  alle  regole  disusate  hanno 
sostituita  una  pratica  cieca  di  me- 
stiere . 

Sorgon  però  dì  quandorxn  quan- 
do ingegni  felici  che  conoscono 
il  vero'  oggetto  dell'  Architettu- 
ra,  e  fanno  delle  opere  capaci  di 
rigenerarla  .  Ma  quelle  o^re  ^i 
restano^  sterili ,  perchè  chi  le  ve- 
de non  sa  vederle.-  Una  fòlla  di 
copiati  non  prodùce  che  degerrer 
razione.  Qumdi  V  Architettura 
resta  come  una  specie  di  mani- 
fattuf a ,  che  si  eseguisce  senza 
architetto .  L  Arte  come  una  so^ 
stanza  più  leggiera  se  ne  vola  , 
e  non  resta  cne  ri  mestiere  come 
un  sedimento  grossoland. 

L'esperienza  ci  prova  che  le 
arti  hanno  il  lùvé  clima  e  la  lo^' 
ro*  stagione .  la  Grecia  fiorirono 
per  seccai.  Ma  ne' paesi  freddi, 
dove  i  fiori  e  i  frutti  créscon 
presto  e  maturan  presto ,  le  arti 
appena  nate  muojono .  Vrsono  ca- 
rne piante  esotiche  trasportate  che 
imbastardrscoti  subito ,  e  con  tut- 
te k  stufe  delle  scuole  non  dan- 
no* che  fratti  insipidi  e  pochi . 

Le^  Accadenhie  non  hanno  crea- 
tor arti  V  non  possona  che  conser- 
varle nella  lo^o  caducità".  Fon- 
dar accademie. ne ila  nascita  delle 
arti  ^  è  dar  all' infanzia* i  sostegni* 
della  vecchiaia. 

Il  corso  delle  jfrti  ó  dell'  in- 
gegnò non  dipende'  dalle  istitu- 
zioni politiche  e  pubbliche  ,  e^ 
molto  meno  dal  danaro .  Le  Ar- 
ti voglion  elssef  incoraggite  ,•  tgm 
tìcki  stipendiate  .  Gli  artisti  non 
fnron  mai  tanto  pagati  «{uanto 
dagli  Imperatori  negli  ultimi  se- 
coli delV  Impero  ,  e  da  gran 
tempo  non  esistevano  più  arti . 

te 


ART 

Le  arti  voglion  un  suolo  tor 
froprio:  libertà  nelle  Repubbli- 
che ,  i;enio  del  monarca  nelle 
iTionarchie  .  Questi  sono  gli  astri 
che  le  fanno  gennosliare  • 

ARTIFICIO  C  Fuoco  di')  . 
L' Architettura  entra  ne'  Fuochi 
d'Artificio  per  la  decorazione  . 
Vi  erige  Tempj ,  Archi  Trion- 
iàli.  Palagi,  Tombe,  Giardini, 
e  quel  che  cade  in  fantasia  dell' 
Architetto,  il  quale  pocoonien»- 
te  bada  alla  natura  della  festa  9  e 
al  giuoco  dell'  Artificio .  Ma  se 
il  fuoco  è  il  soggetto  principa- 
le ,  r  Architettura  dovrebbe  cor- 
rispondere al  Àioco  .  Il  combat- 
timento degli  Angeli  di  Milton  , 
la  caduta  de'  Giganti ,  l' Incen- 
dio di  Troja,  di  Cartagine,  di 
Roma ,  di  Londra ,  la  Fucina  di 
Vulcano  ,  e  quanti  altri  oggetti 
non  sono  proprj  per  tali  fuoi- 
chi? 

Ma  anche  i  fuochi  debbon  a- 
vere  un  fine.  La  imitazione  è  la 
prima  condizione  òì  tv\tt9  le  ar- 
ti .  Ogni  spettacolo  ha  da  rap- 
presentare qualche  tosa  •  H  che 
rappresentan  q uè' fuochi  che  non 
consiston  che  in  slanci  diversi, 
e  in  colori  differenti?  Tutto  il 
piacere  se  ne  va  in  fumo . 

I  Cinesi  che  molto  prima  di 
noi  conobbero  la  polvere ,  V  imr 
•piegano  principalmente  a  fuochi 
d'  artificio  con  molta  intelligen- 
za. Anche  i  Moscoviti  passano 
per  buoni  artificiali .  Roma  per 
Jc  sue  Chinee  ha  data  una  rac- 
colta di  macchine  per  artifici  > 
ma  senza  connessione  colla  festa , 
e  senza  rappresentanza  ne*  fuor 
chi .  Peccato  che  ijuelJa  devota 
Ghinea  sia  uscita  di  moda . 
.  ARTISTA  è  fhi  esercita  le 
JBcIle  Arti .  Artigiano  è  chi  pr;^- 
•tica  qp^lche  arte  ntccanicav 


ART  77 

Le  qualità  necessarie  ad  un  Ar- 
tista sono  : 

1.  Buona  organizzazione.  E' 
impossibile  che  chi  non  si  sente 
e  non  si  vede  ben  conformato  , 
possa  disegnare  ed  esprimer  bene 
gli  altri  oggetti. 

2.  Testa  quadra ,  vivacità ,  me» 
moria . 

Memoria  d' idee  ,  ài  Pgget^ti , 
di  forme ,  non  già  di  date  e  di 
fatti  .  Tutto  si  accresce  coIP  e*- 
sercizio ,  specialmente  la  Memo- 
ria, magazzino  prezioso  di  ijuan*- 
to  bisogna  per  le  Belle  Arti  . 
Questa  qualità  non  è  molto  co- 
mune, e  se  ne  scuopre  la  man- 
canza ne'  discorsi  senza  precisior 
ne  9  e  senza  una  certa  giustezza 
descrittiva  .  £'  anche  necessaria 
per  chi  vuol  giudicar  delle  ope- 
re. £  come  giudicar  bene  senza 
lina  reminiscenza  esatta  de' prin- 
cipi 9  f  doìÌQ  forme  degli  oggetti 
imitati  ?  ^ 

3.  Immaginazione ,  senza  di  cui 
l'Artista  non  potrà  mai  crear 
nulla,  né  frattanto  sarà  mai  vei- 
ro  creatore . 

4.  Giudizio  per  formar  il  le^a* 
me  AtWt  idee ,  e  concatenarle  giu- 
stamente co'  principi . 

5.  Fermezza  per  i  buoni  stu- 
dj,  come  per  i  buoni  costumi  ; 
amore  [)er  la  gloria  ;  sensibilità 
premunita  da  un  savio  coraggio  , 
e  da  affetto  per  1'  ordine,  e  per 
la  convenienza. 

6.  Cordialità .  Chi  non  ha  cuo- 
re suscettibile  d' amore  e  di  tene- 
ra amicizia ,  non  può  far  opere 
che  vadano  al  cuore  altrui  :  nel- 
le B^lle  Arti  non  si  tocca  che 
quanto  si  è  toccato . 

7.  Docilità  per  ricevere  buoni 
consigli ,  e  premura  per  procu-s 
rarseli .  Chi  domanda  con  iin^&p 
tìt^y  ottiene  ^ 


7Ì  ARt 

8.  Istruzione  sufficiente  nelle 
Lettere  e  nelle  Scienze,  per  in- 
tendere i  buoni  libri  relativi  al- 
le Arti ,  per  enunciarsi  con  pro- 
prietà ,  e  per  iscrivere  a  dovere . 
E  chi  può  scriver  su  te  Arti  me-* 
glio  degli  Artisti?  Rari  frattan- 
to sono  quei  che  sanno  scrivere 
passabilmente  .  I  più  non  sanno 
neppur  parlare.  .  Difetto  ord  in  a- 
rio  di  educazione.  Vi  si  rimedj 
coi  frapporre  allo  studio  del  di- 
segno la  lettura  di  buoni  libri  , 
da*  quali  V  artista  può  anche  im- 

f arare  a  conoscer  gli  uomini  e 
e  loro  passioni ,  elle  per  le  sue. 
occupazioni  sedentarie  non  po- 
trebbe egli  studiar^  altrove  .  Ma 
non  pretenda  mai  T  Artista  di 
volere  spiccare  in  altre  facoltà  . 
Cade  in  ridicolo  ,  e  gli  si  nega 
anche  la  stima  nella  professione 
che  esercita  . 

Si  vada  su  le  tracce  della  Gre- 
cia ,  dove  non  si  ammettevano 
alle  Belle  Arti  che  persone  libe-> 
re,  istruite ,  esenti  d*ogn*inì- 
pressione  servile  e  nìercantile  . 
Immaginatevi ,  Giovinetti ,  Che 
le  vostre  opere  saranno  consacra-» 
te  agli  Eroi  e  alla  Patria. 

Oun(]ue  ai  capi  d*  opera  di  Rcm 
ma  capitale  delle  Belle  Arti .  I 
Ra^aelli ,  i  Cartacei ,  i  Rubens 
menarono  una  vita  Ostensibilmen* 
te  laboriósa  e  comunicativa,  vi- 
vean  fra  artisti  e  (ré  intelligen- 
ti ,  e  Corteggiati  da  una  folla  di 
.scolari  giravano  per  i  monumen- 
ti di  Roma  e  deile  campagne  per 
istudiare  le  bellezze  dell'  Atte  t 
della  Natura. 

Si  può  mai  presumere  che  u« 
fia  repubblica  di  Artisti  innalzi 
montiìnenti  ai  viz;  e  alla  barba- 
rie ?  Non  si  f)uò  esser  buon  Ar- 
tista senza  assiduità  al  lavoro  «^e 
«Ho  studio  é   Chi  è  «pplicjito  è 


ASt 

itlortgerato  ^  è  decente  .  lì  vizio 
è  ^eìV  ozio  •  L'  Artista  dunque 
abborrirà  i  viziosi  ancorché  pom- 
posi Midi . 

Gli  Artisti  non  saranno  mai 
pregevoli,  se  le  Arti  non  sono 
m  pregio  ;  Nella  più  alti  stima 
eran  le  Arti  in  Grecia  :  la  Reli- 
gione vi  dipendeva  tutta  dalle 
Arti  i  Onorarissimi  v'  eran  gii 
Artisti ,  e  chi  ama  V  ondre  non 
bada  al  danaro. 

ASIATICA  C  Architettura  )  . 
I  itionumenti  dell'  Arcbhetturd 
Jtjiatica  abbracciano  tante  gran-^ 
di  varietà  per  la  moltitudine  de' 
secoli  e  per  la  distanza  de'  luo« 
ghi ,  eh'  è  impossibile  presentare 
sotto  un  solo  punto  di  vista  quel 
che  l'arte  di  fabbricate  ha  pro- 
dotto nell'Asia,  eh' è  la  regione 
la  più  vasta  del  mondo ,  e  divi-* 
sa  in  regni  soggetti  a  varie  vi- 
cende . 

Qui  nOn  si  parla  dell^  Archi- 
tettura dell'  Asia  Minóre  popola^ 
ta  di  colonie  Greche ,  e  per  con* 
seguenza  dipendente  dallo  stile 
Greco .  Neppure  de*  monumenti 
di  Palmira  e  di  Balbeck  nella 
Celo-Siria  spettanti  al  gusto  Ro>^ 
mano.  Non  si  esaminano  nem« 
meno  le  differenti  opere  de' pò* 
poli  antichi  e  moderni  dell'A- 
sia: questi  dettagli  veggansl  ne-^ 
gli  articoli  Arciitetturà  Persia-^ 
na  9  Jn diana ,  Cinese  «  Ciappo* 
nefe,  ec. 

Qui  si  vuol  osservare. in  gene->^ 
rale  il  gusto  Asiatico  o  Orienta^ 
le  applicato  all'  Architettura  ,  e 
far  vedere  che  T  invariabilità  cfi 
gusto  è  stata  sempre  una  carat'* 
teristica  propria  di  questa  pOrzio^ 
ne  del  globo . 

Se  l' Asia ,  come  pretendon  tiit-> 
ti  9  è  la  culla  del  genere  umano, 
di  là  si  trarranno  ìt  prime  mo» 

lio- 


ASI 

2N>iii  éelV  architettura  nata  quasi 
coir  uomo.  E  se  sì  vuol  dar  ret- 
ta alla  Storia ,  colà.  T  arte  di  fab- 
bricare spiegò   ie  sue  prime  ma- 
raviglie 9  e  si  sviluppò  nelle  for- 
ane più    vaste.    Fu   più   grande 
nella  sua  nascita    che  in  appresa* 
so:   nella  sua  origine  ebbe  tutto 
il  suo  crescimento ,  e  poi  dege* 
nero  successivamente  .  Le  descri- 
zioni che  gli  storici  fanno  delle 
fabbriche  dell'  Asia  ,    incivilita 
lungo  tempo  prima  della  Grecia., 
sorpassano  il  resto  deir  universo 
per  le  idee  le  più  ardite»   per  V 
.esecuzioni  le  più  strepitose»  per 
la  scienza  •  per  il  lusso  ,    e  per 
la    magnificenza    della     decora- 
zione • 

Ma  il  tempo  »  quel  nemico  del- 
le opere  dell'  uomo ,  ha  divorato 
tutto.  Le  maraviglie  di  Babilo- 
nia ora  non  sono  che  ne'  iibri  . 
Le  mura  famose  di  quella  città 
del  circuito  di  òo  miglia ,  fian- 
cheggiate da  X50  torri  :  loo  por- 
te di  bronzo  conducenti  a  50 
strade  grandi  che  traversavan  la 
città,  i  suoi  palazzi,  i  suoi  pon- 
ti magnifici,  le  terrazze,  gli  or- 
ti pNensiii ,  tutto  è  sparito .  Con- 
simil  sorte  ha  soffèrto  l'impero 
de' Medi,  e  quasi  ogni  altro,  di 
cui  la  storia  vanta  prodigi . 

Una  gran  parte  dell'Asia,  co- 
me anche  l'Egitto,  ci  presenta 
vasti  sotterranei ,  dove  V  Ar- 
chitettura deve  esser  nata .  Quelli 
sotterranei  prodigiosi  non  sono 
certo  carriere  fortuite,  sono  ta- 
gliati regolarmente ,  abbelliti  di 
tutte  le  ricchezze  dell'  arte ,  e 
otfrono  lo  stile  e  il  gusto  domi- 
nante degli  edifici  del  , paese  . 
Tali  sono  i  sotterranei  diMilas- 
sa ,  d'  Arabisar  ,  della  Montagna 
Taeli  Kustan ,  de'  contorni  di 
Jatfa  9   del  Nszi  Rustan ,  degli 


scagli  di  Chelm.inar.  Negli  un^ 
si  sono  fatte  nicchie  e  colonne/^ 
gli  altri  son  ornati  di  pitture 
simboliche ,  Molte  altre  contrade 
dsJl'Asia  son  ripiene  di  simili 
opere .  L' isola  di  Ceilan  ha  uno 
de' suoi  antri  tagliati  nella  mon- 
tagna detta  Pico  Adamo .  L' In- 
dostan ,  il  Tangut ,  il  Tibet  ne 
hanno  de' consimili  . 

La  maggior  parte  di  quefte  con- 
trade sono  bruciate  dal  sole ,  on- 
de gli  uomini  han  cercato  un  ri- 
paro sotterra  .    Quefto  uso  inco- 
minciato quivi  dall' origine  delA 
società ,   non  si   è  mai  perduto  , 
perchè  è  conforme  ai  bisógni  del 
clima  e  al  senio  degli   abitanti . 
I  più  antichi  sotterranei  dell'  A- 
sia  mostran  un  gusto  per  il  ma- 
raviglioso  e  per  la  profusione  de- 
gli ornamenti  :  questo  è  il  carat- 
tere delle  arti  di  quella  regione  . 
Non  v'  è  forse  paese  nel  mondo , 
dove  le  arti  sieno  fra  loro  in  un 
rapporta  più  costante  come  colà  • 
Ciascun  popolo  imprime  a  tut« 
te  le  arti  il  suo  talento,    i  suoi 
costumi ,    il  suo  carattere  .    Ab 
immemorabile  le  nazioni  dell'A- 
sia sono  sedentarie ,  fisse  e  attac^ 
care  al  loro .  suolo   felice .    Non 
hanno  mai  conosciuta  queir  am- 
bizione inauieta  che  moltiplica  i 
bisogni  col  lusso,  confonde  i  po- 
poli gli  uni  cogli  altri ,    li  sna- 
tura ,  e  toglie  a  ciascuno  il  suo 
carattere  proprio.  I  popoli  Asia- 
tici sono  costantemente  attaccati 
ai  loro  usi ,   sempre    invariabili 
ne'  loro  governi ,  e  ne'  costumi  • 
Le  loro  arti  sono    rimaste  come 
erano  anticamente  :    se  non  han 
fatto  progresso,  non  hanno  nep- 
pure degenerato  •  Par  che  il  cii« 
Aia  ne  sia  la  più  forte  causa . 

Il  genio  particolare  de' popoli 
Orientali  si  manifesta  in  tutte  te 

io* 


Ko  ASI 

loro  produzioni .  Le  loro  csprcftp 
sioni  sono  tutte  figurate  e  arden- 
ti come  il  clima  cne  abitano.  I 
loro  pensieri  vanno  al  di  li  ^«^ 

rssibilé  .  Ne'  paesi  culdi  V  uomo 
privo  di  quella  temperanza  ài 
giudizio  che  misura  l'imitazione 
col  n^odello . 

Ne'  paesi  caldi  si  dorme  meno 
che  ne'  freddi  .Questa  privazio- 
ne di  sonno  produce  negli  Orien- 
tali esaltazione,  entusiasmo,  e- 
stasi  di  poesie,  linguaggio  iper- 
bolico, espressioni  gigantesche  , 
immagini  pompose  e  incoerenti, 
mostri ,  chimere  in  tutte  le  loro 
arti  .  L' immaginativa  è  la  loro 
facoltà  predominante  .  Par  che  ^ 
sieno  in  un  sogno  perpetuo  ,  e 
come  sopiti  si  compiacciono  mol* 
iemente  de'  loro  sogni ,  non  di* 
stin^uon  mai  nettamente  gli  og* 
-getti . 

Da  ciò  risulta  quella  infingar- 
daggine e  queir  amore  per  il  npo- 
so  cne  fa  la  delizia  de'  climi  ar- 
denti .  Queir  inerzia  è  un  pia- 
cere per  il  corpo,  e  un  bisopào 
per  ia  mente .  Non  riflessioni 
dunque  ,  non  esami ,  non  calco- 
li ,  non  inquietudine  per  l' avve- 
nire . 

Qual  sorte  dunque  può  in  que' 
paesi  aver  V  Architettura  ,  eh'  è  i' 
arte  che  più  d' ogni  altra  richiede 
giudizio  sano ,  immaginazione  so- 
bria ,  ed  esclude  imperiosamente 
tutto  quel  che  non  può  essere 
giustificato  dalla  ragione  e  dalla 
necessità  ?  Non  sarà  che  trastul- 
lo della  fantasia ,  e  schiava  della 
pratica . 

Neir  Indie  V  Architettura  non 
ha  alcuna  regola.  Le  torri  su  le 
porte  de'  loro  tempi  hanno  i  piar 
ni  ora  bassissimi,  ora  altissinoù. 
l,e  colonne  dèlie  Pagode  non 
jianno  proporzioni  ^sse,  alciwe 


ASI 

terminai!  in  cono,  altre  sono  a 
coni  rovesci.  Il  capriccio  e  la 
puerilità  spicca  specialmente  nel*- 
le  catene  mobili  della  Pagoda  di 
Chalembrom,  lavorate  con  una 
pazienza  estrema  senza  alcun  u- 
tile  . 

L*  Architettura    Asiatica   non 
ha  mai  conosciuto  l' accordo  del«- 
la  solidità  reale  colla  solidità  ap- 
parente •  Li  posa  in  falso  gli  ag- 
getti ,    gli   slanci ,    benché  sien 
solidi  in  eflfetto ,    minaccian   di 
cadere  ad  ogni    stante,    Questo 
vizioso  gusto  distingue   l'Archi- 
tettura Asiatica  dall'Egizia.   In 
Egitto  tutto  ò  sacrificato  alla  so- 
lidità ^    fin    la  decorazione .    In 
Asia  i  dettagli    e  gli   ornamenti 
assorbiscon  tutta  ;  7^  accessorio  vi 
si  è  fatto  principale  *,    la  licenza 
produce   nella  Architettura    quel 
che  r  anarchia  nel  .governo  .   In 
Egitto  il  dispotismo  della  ragio- 
ne soggiogò  la  decorazione .  Era 
rise/vato  alla  Grecia  evitar  que^ 
sri  due  eccessi ,  e  con  buone  leg- 
ai stabilire  un  equilibrio   tra    la 
licenza  e  la  schiavitù  . 

Neil'  Asia  e  neJl'  Egitto  TAr- 
chitettura  non  è  stata  mai  frte  ^ 
ma  un  mestiere .  Gli  antichi  edi-^ 
fici  d'  Asia  eran  come  quelli  di 
Egitto  costruiti  di  massi  enornii  • 
Molte  paqode  son  formate  di  pie- 
tre lunghe  40  piedi  e  grosse  a 
proporzione  ,  senza  altra  legane 
che  il  loro  peso .  Ma  questo  gu- 
sto di  costruzione  colossale  è  in 
tutti  i  jpopoli  i  più  vicini  allo 
stato  di  natura  .  L'  infanzia  di 
tutte  le  società  ha  prodotto  da 
per  tutto  questi  proaigì  di  for- 
za .  La  cagione  non  n'  è  la  soli<« 
dita  ,  ma  T  amore  per  il  maravi- 
glioso.  Quindi  que' tempi  d'una 
sola  pietra  incavata  *  Questa  in- 
clioazipne  ha  sempre  ;»pinto  gK 

.  A" 


^ 


ASI 

Asiatici  a  far  masse  gigantrsche 
-più  sorprendenti  per  1  ardire  che 
-firadevoli  per  le  proporzioni  . 
Tutta  1'  Asia  è  piena  di  menu- 
«lenti  a  molti  piani  ;  e  il'  loro 
firegioè  1*  altezza  é  la  leggerez* 
•sui  •  Le  città  stesse  vi  sono  di^ 
«poste  nella  medesima  guisa  ,  è 
conformi  ai  ricinti  di  Ecbatana . 
Sono  tanti  circoli  che  si  vanno 
sorpassando  Tun  l'altro  fin  al 
centrale ,  e  si  soroassano  oer  V 
altezza  de*  merli* •  I  merli  del  prì- 
•xno  ricinto  sonò  bianchi ,  dtl  se- 
condo neri ,  del  terzo  norpora  9 
«lei  quarto  turchini,  del  quintb 
tossì  ,  e  gli  altri  inargentati  è 
«lorafii .  I  colori  delle  case  sono 
una  ripetizione  de*  ricinti .' 

Ad  imitazióne.  deiJa  famosa 
Torre  di  Belò  sono  anche  adesso 
]e  torri  dell'Asia.  Sono  torri 
sopra  torri  che  si  vanno  rìstfin- 
geado  a  misura  che  vanno  in  su . 
La  più  strepitosa  è  quella  ài 
Nàng-Kin  nerla  Cina,  det^  la 
TQtre.  di  porcellana. 

Ma  la  manìa  degli  ornati-  mi- 
nuti ridotti  quasi  a  ricamò  con 
puerilità  di  colori  stradcarica  le 
^pere  dell'  Asia .  Tutto  il  con- 
trario è  in  Egitto.  Questa  gran 
diispafità  di  gusto  è  Urna  gran 
prava  di  non  essere  stato  fra 
quelle    Nazioni,  yerun    legame  * 


bia  popolata  1'  Asia  la  piò 
sta  regione  della  terra  ,  e  si  so- 
no immaginata  r  Asia  una  colo^ 
nia  Egizia .  Niente  di  pia  oppo- 
sto fra  queste  due  iiazipni  sf^e* 
cialmenté  ifL  Architettura  .  B  se 
in  qualche  punto  s'incontrano^ 
è  in  quello  che  la  natura  sugge- 
risce a  tutti  gli  uomini. 

Le    Piramidi  dell*  India    non 
laannq  con  quelle  cii  Egitto   al- 

.   Dìk^  B.  Arti  T.  L 


ASI  Si 

tro  di  eoniune  ohe  la  massa .  Le 
Indiane  sqn  tutte  coperte  di  ban- 
de di  mttdlìtì  dorato  ,  e  cariche 
-dì  bassi  rilievi  con  ogni  sorte  di 
figure ,  sotto  le  quali  sparisce  -la- 
massa .  Le  Egizie  sonocome  mon- 
taóné  orgogliose  risplendenti  per 
-la  loro  grandiosità  e  per  il  loro 
niarnjo,  e  discfegnano  ogni  altro^ 
ornato'*,  pajon  opere  della  natura 
d'una  costruzione  eterna. 

ASINELLI  fratelli  architetti 
di  Bologna  M  Sècolo  XII.  E- 
ressero  nella  lóro  patria  ouell'  al^ 
ta  Torre  «he  portlk  ìì  foro  no^ 
me.  ' 

'  ASPETTO.  Un  edificio  è  in 
Mìo  aspètto  ^  se  gode  una  bella 
'vista.  Non  baita.  Deve  anche 
olFrire  un  bello  aspetto  ai  ri- 
guardanti in'  un"  comodo  puntò 
di  veduta  .  In  questo  caso  r  in- 
sieme dell'  edificio  e  i  suoi  det- 
tagli debbon  proporzionarsi  alle 
circostanze  dei  luogo . 

V  Aspeito  ne'  Giardini  k  il 
colpo  d'  occhio  che  oifTpono  o  le 
disposizioni  dell'  arte ,  'o  r  punti 
di  vista  naturali  che  t^  artista  ha 
saputo  metter  a  profeto  per  córa-» 
porre  un  bel  qiiadto  .  ' 

i  differenti  aspetti,  non  posso- 
no trovarsi  che  ne' giardini  di 
qualche  estensióiie ,  e  dì  un  ter- 
reno irregolare  che  dia  varietà 
di  scctie.  Un  terreno  piano' lio^ 
può  dare  aspetti  felici  i  la  '  sua 
uniformità  non  può  interromper- 
si-che  con  fióri)  con  cespugli  ^ 
con  alberi ,  con  acque ,  è  con'atw. 
menti.  Ma  in  un'paé^edi  colfi-^ 
ne.  la  natura  dà- tutte  le  varietà,; 
ad  o^ni  passo  una  scena  nuova, 
L^artìe  deve  accomodare,  il 'giar-» 
dino  agli  aspetti  esterni  de*  con-» 
torni,'  evitare  i- troppo  limitati, 
disporne  per  xvdt^;  le  stagioni*  e 
per  tutte  le  or&dèl  gidfao.V  ^^'* 

F  ter- 


9z  ASS 

tervi   de' contraiti  »   e  cagionar 
delle  sorprjese. 

ASSISI  città  d'  Italia  nell' 
Umbria  ha  un  tempio  di;  Miner*- 
va  ,  di  cui  restai;io.  in  piedi  sei 
Qolonne  corintie  scanalate  ff>a  un 
Arontespiaio  •.  Si  crede  dei  tempo 
di  Augusto.  Quelle  colonne  sof- 

no  del  diametrodi  5-5  —  :  gK  in- 
tercolonni sono  di  ^5 .  Questo* 
ndoouniettto  è  pregevole  per  la 
giustezza  dìsUc:  proporzioni ,  per 
r  eifecante-  son^iitcità  degli  orna^ 
ti,  '  Invece  di:niodiglioni«  e  di 
dentelli  ne'  lati  del  frontespisio 
sonOthuitW'  ocnati  di-  fogliami. 
Ma  ciascuna:  colonna  ha  il  suo 
piedestallo»  distinto  r  cosa  con  tra"' 
ria  al  buon  gnsto^  degli  antichi  9 
i  quali  usa  vano-,  un  basamento 
conrinuato.  Peggio' ancora  sono- 
i  dentelli  nella  cimasa  di  essi 
piedestalli  :  se  i  dentelli  taj)pre* 
sentan  le  \punte  de'  travicelli  dei 
tetto ,  colai  non  posson  essere  che 
ornatr  capticciosi' ..  V  interna. par 
che  dovea  formare'  un  parallelo** 
grammo  .  aenza>  ordini;  »•  Nelle 
vicinanze  di  Assisi  si  veggono 
altri  vestigi  antichi  d'acauedot-^ 
ti ,  e  di  fc«gni  con  pareccnie  co- 
lonne'. 

ASTRAGALO  è  l'osso  del 
tallóne'  che  ha-  un'  eminenza  con** 
vesta*.  I  Greci  applicarono  que* 
sto  termine  ad  un  piccolo  mem* 
bìx>  d'Architettura  che  circonda 
ordinaciàmente'  la  cima  della  co- 
lonna. £'  una'  bacchetta' che  u- 
nisc^  Is'  colonna  al^  capitello. 
Questa  bacchetta  è  talvolta  ta- 
gliata in  palline'  a  guisa  di  pa^ 
ter  nostri^  o  di  olive..  Nel  Do- 
rico antico  non  si  osserva*  ^xrr«- 
gaio .  N'  è  anche  senza  il  Corin- 
tio della  Lanterna  di  Demoste- 
ne :  in  sua  vece  è  un  cavetto  •  L' 


ATE 

4stfagMo  par  un  membro  accea* 
sario.  affinchè  nel  .posare  iì  capi^ 
tello  non  si  rompa-  il  cadetto  del- 
ia colonna  . 

ATHi^Èv  Quali  idee  questa 
htl  nome;  non  deve  svei^iiare  in 
ishiun^ue'  abbia  una  legata  tin- 
tura di  scienza  e  di  arti  ?  V  Ar- 
chitetta' dovrebbe  andar  c<4à  à 
face'  i  suoi  sìMd)  per  assueme  i 
suoi  occhi  e  la, sua fnunagijiazio- 
ne  alle,  opere  di  quegli:  tipgc^ni 
che  vissero  nella  purità  del  più 
bel  clima  della  terrar  £  videro 
chiare  quelle  cose  che  noi  a  for^ 
za  di  studiò  sten tianao'  »  scorge^- 
«e  o^uscate  •  A  quelle  rujhe  e- 
loquentr  egli  presenterebbe  il  suo 
disegno ,  e  palpitandb*  ne  sentir 
rebbe  il^  loro  giudizio .  Si  figure- 
rebbe di  yiverr  ne'  ber  giorni  di 
Pericle  e  d'Alessandro  ,  e  dor 
manderebbe  a'  celebri  artisti  di 
quel  tempo  il  loro  parere  su  le 
di  lui  opere- 

Le  ruine  esistenti  in  Atene 
non  sono  che  da  Pericle  in  giùr 
nella  guerra  de'  Persiani  tutta 
Atene  fu^  rovesciata . 

Pericle  impiegò  i  celebri  aixhi- 
tetti IctinoeCallicrate  ntl  Tem- 

Ì>io  di  Minerva  Partèenon   o  sia. 
a^  Vergine  ,  su  la  cima  della  roc- 
ca che  per  la  sua  altezza  domina 
tutto  il  piano  d' Atene .  La  gran- 
dezza dell' edificio  e  la  bianchez-» 
za  del  marmo  imprimon  da  lun- 
gi ammirazione»   e  più  ammira- 
zione   e  diletto'  recan  da*  vicino- 
le  pcoporzionr  eleganti  e  '  i*  bassi 
rilievi .    La*  forma    è  paraUèiò- 
gramma  lunga  aar  piecii ,  e'  larga 
9^  senzacontarè  gli  scalini' che  la 
circondano.  L'  ordine  è  Dorico . 
La  cella-  è  contornata   di  oortici 
di  colónne  isolate  I    Le  facciate 
sono   di   8  colonne  9    e  tutto   il 
contorna  è  di  41^ .    Lr  gran  00^ 

lon-. 


ATÉ 

Joif ntf  sono  del  diametro  di  5  -  ^  y 
e  alte  32 .   Non  hanno  base.   Il 

cornicione  è  aito  quasi  il  ^    del- 
la colonna ,  e  i  suoi  profili  sono 
d*  un  carattere  maschio  corrispon-* 
dente  all'ordine*   L* interno  era 
preceduto  d'un  vestibolo,  e  tut- 
to decorata  di  simili  Colonne  iso- 
late ^    11^  fregio   delfà   cella    era 
ornato  di  bassi  rilievi  rappresen- 
tanti le  azióni  gloriose  degli  A- 
teniesi .  Anche  il  fregio  del  por- 
tico avea  nelle  metope  alti  rilie- 
vi   esprimenti    i    combattfipenti 
degli  Ateniesi   contra  i  Centau- 
ri*  Le  figure  entro  i  frontespizi  . 
eran    ancora    piii   rilevate   e   di 
grandezza  naturale,  e  rappresen- 
tavan    la    nascita  di    Minerva  ; 
ma  queste  opere  furori    fatte  in 
tempo  di  Adriano ,    e  v'  era  la 
di^  lui  statua  e  di  Sabina  sua  mo- 
glie.   Questo   grandioso   monu- 
mento ridotto  a  Chiesa  e  poi  iti 
Moschea  y  s'  era  conservato   in- 
fero fin  al  ìóy^  ^    allorché   nel!' 
Assedio    di   Francesco   Morosint 
una    bomba  andò^   a  cadere    nel 
magazzino  di  polvere  che  i  Tur* 
chi  vi  avean  ratto  dentro ,  e  an- 
dò in  ruina. 

Sii  la  stessa  rocca  d^  A  tene  era 
un  tempio  di  Minerva  Poli  ade , 
o  sia  la  Protettrice.  La  decora- 
zione era  di  colonne  Joniche  . 
Il  loro  capitello  è  il  più  bello 
dell' an tieniti .  L'architrave  e 
il  fregio  sono  alti ,  la  cornice  h 
bassa,  ma  perchè  è  composta  di 
pochi  xnembrf  f»  un  grande  effet* 
to.  Il  gocciolato/o  e  grande,  ed 
è  fra  due  membrf  lavorati ,  quel- 
lo di  sopra  ad  ovoli  ^  e  il  baston 
di  sotto  a  fogliami.  Non  vi  so- 
no dentelli,  e  le  facce  dell' ar- 
«Bitrave  sono  uguali'. 
Dsd  suddetto  tempio'  sipassav^ 


ATÉ  ^3' 

alisi  Rocca  d' Atene  per  «fuè*  fa-- 
mosi  portici  detti  Propilei  ^  tutti 
di  gran  masst  di  marmo  biahco 
e  ornati  di  sculture.*  monumento 
dorico  insigne  architettato  da 
Mnesicle  .  Vi  si  ascendeva  per 
parecchi  scalini  con  de'  ripiani 
.  per  l' inuguaglianza  del  terreno  . 
La  facciata  verso  h  Cittadelfa 
e^a  di  6  colonne:  T intercolonnio 
di  mezzo ^  che  indicava  porta, 
era  più  largo  de^li  zitti  ;  cosa 
insolita  neir  architettura  Greca , 
che  faceva  sempre  tutti  gli  inter- 
colonni uguali;  funesto  era  di  tre 
triglifi ,  e  gli  altri  di  uno .  Que- 
sto portico  era  accompagnato  ai 
.Vestiboli  1  '  ina  di  uiì^  dorico  più 
piccolo.  Sf  entrava  indi  in  una 
specie   di    sala   di    piì)r    Colonne 

Joniche  senza  base ,  coif  un  sof^ 
tto  di  gran  travi  di  matmo  lun). 
ghi  16 piedi.  Avanti  la  faccia  è- 
fan. due  alti  piedestalli  coronati 
di  statue  .  Questo  graft  monu- 
mento ridótto  da'  Turchi  a  ma- 
gazzino di  polvere  fu  nel -16^6 
tylminato  y  e  ridotto  in  ruine . 

Gli  avanzi  del  Teatro  di  Ate- 
ne mostrano  V  origine  de'  Tea;- 
tri .   La  maggior  parte  della  gran- 
dinata non- e  sostenuta  davcMte» 
ma  è  intagliata  nella  rocca  della 
Cittstdellsi .   Questo  teatro  è  lar- 
go 24  piedi  ;   la  sua  lunghezza; 
per  la  scena  e  per  T  orchestra  è 
X04  j   il    resto  è   per  i  gradini  ; 
I  muri  son  grossi  8  -  y .   E'  tut- 
to di  marmo  bianco .    Su  Ì'  alto 
delh  scalinata  si  veggono  àncora 
due  nicchie  tagliate  nella  rocca  ; 
forse  nella  prima  era  il  trepiede  9 
su  cui  si  vedea  rappresentato  A- 
pollone  D(ana  chescoccavan  frec- 
ce  ai  figli  di  Niobe.   Gli  Ate- 
niesi servi vansi  del  teatro  anche 
per  le  assemblee  di  atfaripub* 
olici  • 

F    2  II 


«4  ATE 

II  tempio  di  Tcsf^o  è  il  meglio 
^coi;iservato  in  Aten^ .  La  sua  For- 
ma è  un.p^rallelogrammo  lungo  U 
doppio  delia  sua  larghezza  •  La 
d^ecorazione  è  di  colonne  Doriche 
isolate,  6  di  facciata  ,  e  73  di 
contorno  .  Rassomiglia  a  quello 
e);  Minerva ,  il  ^ale  pare  copiar 
to  su  questo  di  Teseo  gretto  al- 
cuni anni  prima .  La  cella  h^ 
néir  esterno  ai  4  angoli  quattro 
pil^tri  9  che  non^  corrispondonp 
'4  niuna  colonna ,  «  cosi  il  por- 
tico, resta  usuale.  Le  colonne 
non  hanno  che  6  diai^etri  di  al? 
tezza,  come  son  tutte  quelle  d^l 
bel    tempo  di  Grecia.    Il  cornar 

'cipne  h  ako'  il  ^  della    colonna  .  ' 

I(  frCMitespizio  è,  più  -basso  di 
quel  che  ptescrive  Vitruvio ,  per- 
j^è  lì  .clim^  più  dolce  di  Grecii^ 
H^on  richiedeva  tetti  si  acurpinati 
coque  il  clima  più  rkido  di  Ror 
^a  • .  U  soffitto  è  cu  gran .%xs,vi 
di  marmQ  corrispojtidenti  ai  tri- 
;lgli6.,  ^d  imitazione  delle  primi-. 
tiv.e  ccfitruziopi  di  legname.  Il 
fregip  della  cel^U  ?ra  ornato  di 
l)asftiriUeiHÌ..rappj:esei^tattti  i  i;om^ 
iattimenti  d?!  Centauri,  <;o*Lapir 
ti»  e  4€gl i  Ateniesi  contro  le 
^ii^as^zoni*  .  Ancl^e  h  metope  del 
portkOv.enMi.  oraaté  di  scultura 
delle  azioni  di  Teseo». 
^  JFtav  Questo  tempio,  e  il.  Pireo 
son  le  fuine  dslV  Odeo  ll^bhrica- 
to.da  Pericle  stessa.  V.  Odeo  .■ 
,  ..Entro  '  fa,,  città  d\  Atene  \  è  il 
piccolo  mio^umónto  chiamato  la 
l^^^r«<f.di  Demostene,  e  ì'u.  e« 
i^eJStftiq  onpr  di  Lisicratc ,  il  jguar 
1q  avea,  date  delle  -  feste  pub^blir, 
che  4;  ^IS'-un  edifìcio  circolare  di 
pigrmo ,  .decorato  di  6  colonne  d' 
Hn  sqIq  ]?e'zzQ  alte  ;o  diametri  • 
|1  c^r^icionc  è.  ricco,  e  il  i'rc^ 
gio  è  ornato  di  sculture» 

u  -      - 


ATE 

Uno  de' più  curiosi  edificj  d' 
Atene  è  la  Torre  de*  F^nti ,  cl\c 
serviva  anche  d' orologio  alia  Cit- 
tà .  V  architetto  ne  tu  Andini- 
co.  E'  una  torre  oetagoaaf  di 
'marqiQ .  Sopra  alascana  facciata 
è  scolpita  la  figura  dei  vento  op- 
posto. In  cima  era  una  pirapai- 
de  dì  rnarmo  coron^a  d' un  Tri* 
tone  di  bronzo  che  girava  a  ven- 
to, e  con  una  verga  alia  destra 
indicava  il  vcofo  che  t^ravii .  GÙ 
otto  venti  principali  Qran  sud^i^ 
visi  in  24  indicati  4a  ajtrettantc 
jpietre  su  la  cornice .  Ciascuno 
degli  otto  v^nti  principali  er^ 
scolpito  co'  saio!  particola^  em- 
jblcrai .  I  Nord-0¥?st  4  rappresen- 
tato da  una  figura  ^he  rovescia 
ur\  vaso .  a  Zefiro  da  un  ^iovai.- 
X^e  i^udo  con  fiori  nel.  mantello,. 
3  Bpre;^  da  im.  vecci^ia  che  Hl^ 
destra  ha  una  coppa  «  e  colP  aK 
tra  mano  tiene  un  angola  del  suo>, 
manteco,  4  ^Jord-est  dti  qn  ve6r 
chio.  jch^  dallo  scudo  vers^  ia 
•tetta  gra^nupla.  5  Est  tiene  n^ 
suo  maàto  le produe !ohi  piùpre*» 
ziose  delia  naturi  ,  6  Euro ,  ó 
Sud-est  \  inviluppato  nel  si^à 
mantello .  7  Nota,  che  vien  <{al 
meriggio^  ha  un  vaso.  8  Libio» 
et'  Sud-ovest  divide  l' acijuà  con 
una  prua.  Tutti  q^^ti  venti 
haono  ale  .  Questo  monumento 
per  i  suoi  profili ,  e  per  la  niedio- 
crità  de;|la  scultura  pat  fatto'  dò^ 
pò  Pericle ,  quando  T  Architet* 
tura  cominciava  a  degenerare  . 

Gli  altri  iponumen ti  esistenti 
in  Atene  sono  del  tenopó  dqgJi 
Imperatori  Ro^(mi.  Il  Dorjc<^ 
del  Portico  del  Pritaneo  h  ^t\ 
tempo  di  Augusto  .  Che  difl^e^ 
renza  tra  què^tp  Dorico  e  quelli 
dì  Minetya  e  di  Teseo  ?  J^  mì^ 
sura  che  ìi  ^sto  diminuì  y  il  h>^ 
lieo  crebbe  in, svelt9;;^^< 

-    '  ^  ■■    ...        -n 


A  TE 

Il  monumento  di  Filc^papo  sul 
inonte  Museo  ha  pilastri  di  cat- 
.  tivo  profilo .  ' .      , 

Le  ruine  deJ  Tempio  di  Giu- 
none Lucina ,  e  del  Pecilé ,  e  di 
Giove  Olimpio  pa/ono  del  tempo 
di  Adriano.. 

ATENEO  è  CLEÓDAMO 
architetti  di  Bisanzio  nel  terzo 
secolo  deir  E.  V.  Furon  impie- 
gati più  hèir  AixhitettUrà  mili* 
tare  che  nella  €Ìvil<ì.  E  thi  sa 
come  saranno  riusciti  ili  quel 
tempo  che  V  Impero  Romano  era 
invaso  da' barbari.  Ad  Ateneo 
si  attribuisce  il  librò  delle  Mac-<> 
chine  che  fli  stampato  al  Louvre 
su  d' un  manoscritto  della  Biblio*i> 
teca  del  Re  . 

ATRIO  è  quasi  lo  stesso  che 
Vestibolo  fra  fa  porta  e  il  corti- 
le .  E'  uha  spècie  di  pòrtico  co« 
perto,  composto  secondo  Vitru- 
vio  'di  due  fila  di  colonne,  che 
vi  forman  due  ale  ,  dioè  tre  an- 
diti: quello  di  mezzo  molto  più 
Jargo  deMaterali.  Qualche  Tem- 
pio ha  aAche  ti  suo  àtrio, 

ATTICO  è  un  piccòl  ordine 
d*  Architettura  per  coronare  un 
edificio  .  Ne'  Trionfali  serve  per 
iscrizioni  e  per  trofèi  ^  0  per 
altri  ornati.  Su  palazzi,  e  su 
chiese  per  occultare  il  tetto.  Per 
separar  gli  ordini  che  si  metton 
I* uno  su  l'altro»  come  una  spe-* 
eie  di  zoccolo.  E^  un  accessorio 
subordinato  sempre  al  carattere 
dell'  edificio .  Considerato  poi 
come  un  piano  di  abitazione  so-* 
prapposto  sui  cornicione ,  è  un 
assurdo .  Se  il  courricione  è  il 
finale  dell'  edificio ,  come  può 
starvi  sopra  un  altro  edificio? 
Ée  la  comodità ,  e  il  bisogno  lo 
richieggono ,  si  faccia  più  in  den*" 
tro  che  si  può,  e  ben  semplice, 
affinchè  sia  poco  visibile ,  né  fac- 


ATT 


»5 


eia  parte    colla  massa  generale . 

ATTICURGO  è  opera  Ate- 
niese .  Tale  è  la  base  attica  del 
Dorico  .  Si  dà  tal  nome  anche 
Alle  porte  e  alle  finestre  più'stret- 
te  in  su  che  in  giù,  come  nella 
Sibilla  di  Tivoir. 

ATTITUDINE  è  la  posizio- 
ne  d'un  corpo  jvivertte,  stabile 
ò  passeggiera,  meditata  o  acci- 
dentale . 

Lj  Arte  esige  una  scelta  beri 
meditata  di  attitudini^  nelle  qua- 
li sia  espressò  compitamente  il 
sfado  delle  passioni  e  degli  af- 
fetti . 

Non  basta  che  la  còllera  d' A- 
thille  scoppj  soltanto  negli  ocr 
chi  \  quello  sguardo  terribile  non 
ispàventerà  che  i  fanciulli  .  L' 
espressione  si  ha  a  difi^òndere  per 
tutti  i  tratti  e  membri  della  fi- 
gura. 

Ma  dónde  prender  le  attitudi» 
m  ?  Da'  Poeti ,  da'  Pantomimi  ? 
Si  cadérebbe  facilmente  in  affet- 
tazioni .  Si  prendano  di  prima 
Ibano  :  dàlia  Natura  .  La  Natu- 
ra offre  sempre  attitudini  vere  ; 
i  Poeti,  gli  Attori,  i  Danzato- 
tì^  i  Modelli  stessi  Ì  piò  docili 
non  danno  che  attitudini  false  e 
sforzate  .  Si  scelgano  sempre  le 
più  semplici . 

*  L'Arte  comincia  Cbn  attitudi- 
ni seiuplici ,  ma  secche ,  povere , 
meschine/  Si  avanza  coi  dar  lo- 
ro moto  e  vicore .    Passa  poi  ad 
esagerarle  coli'  inverisimiglianza 
e  coir  eccesso .  Ritorna  in  se  stes- 
sa ,  se  i   costumi  e  le  opinioni 
non  vi  si  oppongono.  Ridoman- 
da la  semplicità  ,  ma  scelta  e  di- 
retta dal  gusto ,    cioè  dal  senti- 
mento fino  delie  convenienze,    e 
abbellita  dalla  naturalezza  e  dalia 
grazia . 
L'Anatomia  è  un  buon  preser- 
F    5  va- 


J 


8^  ATT 

vativo  contro  T  abuso  delle  atti" 
tudint  ^  ^le  quali  si  dà  un  con- 
trasto che  ia  natura  non  dà.  Si 
ammirano  fin  aJJ'  estasi  certi  pro- 
digi d' espressioni ,  che  fanno  ri- 
dere r  an^omico,  il  quale  vi  ve- 
de slogati  ossi  e  mu$cQli  per  ef- 
fetto di  esagerazione . 
.  4^nche  la  Prospettiva  è  un  cor*- 
rettivo  4i  tali  errori  ,  allorché  fa 
vedere  gli  scorti  delle  gambe  ec- 
cessivi e  impossibili ,  specialmen- 
te riguardo  ai  piani  indicati, 

ATTRIBUTI  ;  simboli  per 
caratterizzare  le  virtù  e  le  arti  . 
Gli  antichi  ne  furon  fecondi  guan- 
to ne  ffiamo  sterili .  L'architetto 
deve  iippi^garli  ne'fregj  e  altro» 
ve  j>er  caratterizzar  gii  edificj  , 
specialmente  negli  edijìcj  pubbli- 
fci  ,  ne'  teatri  ,  negli  arsenali , 
nelle  fontane  ec, 
"  AVILER  C  A^osthoCarlo  d') 
architetto  Parigino  n.  1^53  m. 
J700,  Neir  andare  a  Roma  in 
compagnia  dell*  Architetto  Dego» 
^itts^  e  deir  Antiquario  Vaillant 
fu  predato  ,  da'  corsari  e  cotjdot'- 
to  jn  Tunisi  ,  dove  architettò  u- 
na  moschea  eh'  è  la  miglior  fab- 
l^rica  di  (]uel  paese .  Dopo  i6  me- 
si di  schiavitù  andò  a  koma  ,  e 
per  5  anni  vi  studiò  i  più  rimar- 
chevoli monumenti  .  Ritornato 
in  Francia  si  £ece  onore  l^  la 
porta  in  fonica  d'arco  trionfale 
eretta  a  Montpellier  9  e  per  altri 
<;dificj  a  Carcassone  ,  a  Beziers  , 
9  Nimes  ,  e  specialmente  per  il 
palazzo  Arcivrescovile  di  Tolosa  • 
La  sua  celebrità  risulta  dalla  sua 
teoria .  Egli  tradusse  e  commen- 
tò il  sesto  libro  di  Scamozzi,  e 
Vignola .  Fece  un  corso  compito 
d['  Architettura.,  F^  iJ  primo  a  fa» 
re  un  dizionario  di  quest'arte  , 
eh'  è  stato  poi'  accresciuto  da  le 
Blond  e  da  altri . 


AUS 

AUSTERO  relativamente  alP 
Arte  esclude  c|uasi  ogni  ornamenr 
to,  non  vuofe  che  fermezza  di 
disegno  corretto,  e  semplicità  di 
composizione,  né  soffre  accessocj 
che  distraggano  dal  soggetto  .  O- 
^ni  soggètto  grave  e  semplice  ehe 
interessa  l'attenzione^  merita  d' 
esser  trattato  con  austerità  .  . 

Un'altra  specie  dì  austero  ri- 
guarda il  carattere  degli  Artisti  • 
Il  temperarnento  influisce  ^u  I'  i- 
dee,  su  L discorsi,  su. la  fisono- 
mia ,  è  su  tutte  le  nostre  azioni . 
^oi  trasportiamo ,  senza  accor- 
gercene 9  la  nostra  indole  su  i 
soggetti  che  ci  circondano,  e  li 
coloriamo  co'  nostri  colori  abitua- 
li .  Chi  è  d' umor  allegro  trova 
qualche  pdacevx>lezza  anehe  negli 
avvenimenti  più  serj  .  E  chi  è 
malinconico  ricava  dalle  cose  più 
ilari  qualche  cosa  di  serio  e  di 
fiustero ,         ^ 

Gli  Artisti  dunque  operino  se- 
condo il  loro  temperamento,  nta 
Jo  temperino  coir  arte  . 

L'  austerità,  non  è  severità  ,  L' 
austerità  risulta  da'  costumi  de- 
^li  individui  o  d'un  paese,  ed 
esclude  la  bellezza .  Air  incontro 
la  severità  nasce  da'  principj  dell* 
arte ,  e  n'  è  la  salva-guardia .  Si 
passa  facilmente  dall^  austerità 
al  lusso ,  e  alla  licenza  del  gu- 
sto .  Laddove  la  severità  che  pro» 
viene  dalla  cognizione  esatta  del^. 
le  regole  ,  è  il  rai;^ior,riparo  con-, 
tro  le  innovazioni  del  lusso  9  e 
contro  gli  accessi  d'una  falsa  rie-, 
chezza»  Il  primo  stile  de'Romar 
ni  in  Architettura  fu  uusterù  co* 
me  il  loro  costume.  Il  costume 
andò  all'  altro  estremo,  aHa^moL» 
lezza  , .  e  molle  divenne  il  loro 
stile  .  Il*  'primo  stile  de'  Greci 
non  fu  che  severo  ;  e  il  rilasicia- 
mento  ,  eh' è  l'oppòsto  della  se^ 

ve- 


^  ÀUT 

verità  j  non  vi  produsse  mai  con-» 
tristi  grandi.  Ma  i  Romani  dal 
Toscano  austeri  andarono  in  jkj- 
co  tempo  ai  Composito'  lussurio- 
so e  dissoluto. 

AUTORITÀ'.  In  ogni  tem- 
po le  arti  hanno  portato  il  ciò- 
^o  dell*  sf^f  ori  fi .  Forse  tra  Toro 
lì  suo  impero  si  stabilisce  piò  f»- 
cilraente  e  si  distrugge  più  àifR" 
ciiroente  .  Le  Scienze  provan  an- 
che il  suo  potere,  ma  presto  o 
tardi  vi  s' indebolisce  >  ed  è  ro- 
vesciato dalia  tarda  verità  .  Ali* 
iriconcro-  nelle  Arti  il  tempo  lo 
fortifica ,  e  se  qualche  volta  par 
estenuarsi^  è  ^rchà  cambia  for- 
ma. Il  dispotismo  deìV  autor  ha 
cresce  nelle  arti  a  misura  che  di- 
iniiHiisce  nelle  scienze. 

Le  cause  di  questa  differenza 
sono ,  che  le  Scienze  tendon  a 
conoscer  i  principi^  e  le  cause  del- 
la natura  .  Le  Arti  riguardan  gli 
eflTetti  della  natura;  e  gli  effetti 
son  più  falcili  a  sentirsi,  cite  a 
indovinarsi  le  cause.  Quindi  i 
primi  passi  delle  Scienze  non  so- 
no che  confetture  ^  mentre  i  pri- 
mi saggi  deiìt  arti  sono  verso  il 
vero  ;  onde  le  arti  hanno  fatto 
gran  progresso,  quando  le  scien- 
ze non  hanno  ancora  scoperta  la 
strada  che  debbono  seguire  .  Le 
Scienze  rassomigliano  alleminiè^ 
re  molto  nascoste ,  dove  molti 
scavi  sterili  conducon  lentamente 
à"  tesori .  Le  arti  sono  un  campo 
di  prime  raccolte  abbondanti  » 
ma  si  esaurisce  colla  stessa  cul- 
jtnra,  e  divien presto  infruttuoso. 

Da  questa  diffisrenza  risulta  la 
diffi^renza  dell'  autorità  ohe  vi  si 
stabilifice.  Le  Scienze  comincian 
dair  errore  ;  tt  nuove  scoperte  dis- 
sipano sempre  pi-à  i  pregiudizi 
étW  autorità ,  t  ia  fanno  sparire  » 
Le  Arti  comincian  dalia  verità-, 


AUt  «7 

ma  quesfo  lume  prezioso  a  poco 
a  poco  si  estingue  perchè  il  bel» 
lo  della  natura  è  offuscato  dall' 
artificio  5  e  V  autorità  vi  predo- 
mina con  tutto  il  vigore. 

L'  Architettura  specialmente  , 
che  non  ha  belio  visibile  nella  / 
natura,  è  più  esposta  alla  mobi- 
lità della  moda,  a  tutte  le  va- 
rietà della  opinione  ,  e  soggiace 
più  al  dispotismo  dtìV  autorità  . 

L' autorità  è  un  veleno  \n  qua- 
lunque cosa  mai  Tuomo  debba 
imparare.  Se  egli  ha  da  imparar 
fatti  della  natura  o  dell'  industria 
umana  ,  tali  fatti  debbon  esser  si 
costanti,  che  ciascuno  possa  ve- 
rificarli :  e  questi  non  nan  biso- 
gno di  autorità .  Nelle  cose  dì 
^usto  non  ha  kio^o  che^  la  ra« 
gione,  la  quale  ci  adduce  le  cau- 
se perchè  tali  cose*  son  belle  e 
piacciono.  I  più  bei  monumenti 
di  Grecia  e  di  Roma  non  fanno 
autorità  ,  se  non  perchè  la  ra- 
gione vi  scuopre  che  sono  ben 
dedotti  dall'essenza  dell'  Archi- 
tettura, e  allora  li  stima  bcWi  . 
Ma  fra  tante,  bellezze  vi  sa  scor-* 
gere  ancora  qualche  difetto*  Lad- 
dove la  autorità  fa  lodare  o  bia- 
simar tutto ,  e  accieca  e  istupidi- 
sce . 

AUTUN  città  antica  di  Fran^ 
eia  V  la  conquistò  Augusto,  ne  fe« 
ce  una  colonia  ,  e  le  diede  il  suo 
nome  ,  Augustodunum ,  Vi  si 
conservano  ancora  due  porte  ant 
tjche  ,  composte  entrambe  di  due 
arcate  grandi  e  di  due'  più  pic^ 
cole ,  con  sopra  galler iar  di^  otto 
archi  ornati  di  pilastri  corinti  d* 
un  gasto  magro  e  non-  puro  .'  La 
cpst unzione  è  solida,  e  le  pietre 
non  sono  congiunte  con  malta'. 
Vi  si  vedón  ancora  i  resti  d'  un^ 
anfiteatri,  e*  d'  un  tempio 'di  Dia* 
na,  come  anche  altre  ruine  . 

F    4  AV- 


u 


Si  AVV 

,  AVVALLARSI .  Un  edificio 
si  avvalla ,  sì  piega  per  il  pro» 
jprio-  peso ,  se  è  mal  costruito ,  se 
è  s\i  d'un  cattivo  fondo 9  se  le 
malte  sono  troppo  forti .  Quindi 
avveosono  le  tratture  degli  archi 
e  delle  volte,  gli  > screpoli  de* 
muri,  e  le  irrejolarità  nel  livel- 
lo de'  solari .  Convien  dunque 
iasciare  negli  edificj  grandi  che 
i  fondamenti  si  assodino,  e  le 
«Balte  predano  corpo  ,  prima  di 
elevarsi  fuor  di  terra  •  I  pavi- 
menti fatti  di  travature  troppo 
deboli  relativamente  alla  |oro  lun- 
ghezza ,•  o  non  bene  stagionati , 
si  fregano  in  mezzo .  Si  avvaU 
^  lano  molto  i  terrapieni  degli  ar- 
gini ,  delle  strada  ,  delle  Fortifi- 
cazioni 9  se  sono  fatti  di  terra  ri- 
portata . 

.  AZIONE  .  Ecco  Salomone  in 
trono  col  braccio  disteso  per 'or- 
dinare che  il  bambino  sia  spac- 
cato in  due  parti  :  Questo  solo 
sno  gesto  gli  dà  molta  azione. 

Una  donna  corre  a  gettarsi  fra 
.due  combattenti .  Questa  figura 
ha  molto  motoj  ma  non  anione . 


AZI 

Vi' sono  passioni  che  non  pro- 
ducono né  at^ione  ,  né  mota ,  ma 
hanno  un'  espressione  ben  carat- 
terizzata :  tali  sojjo  i'  abbattimene 
to  ,  la  tristezza ,  la  voluttà  « 

ÌJ  atjone  e  il  moto  richieggo- 
no cognizione  di  anatomia,  d'e* 
guilibrio,  e  di  ponderazione,  af- 
nchè  sia  giusta  l'apparenza  de* 
muscoli,  de' membri,  dtllt  ossa» 
e  corrisponda  ai  pesi  d^ììt  diffe- 
renti parti  del  corpo  .  L' espres^ 
si<yne  se  è  unita  all'azione  è  al 
moto,  ha  bisogno  dell'anatomia 
àtì  cuore  e  della  mente  . 

Niun  uomo,  purché  non  sia 
uno  stupido ,  è  mai  senza  azio- 
ne, senza  passione.  Una_ passio- 
ne concentrata .  richiede  più  fi- 
nezza :  di  questo  genere  son  qua- 
si tutte  le  passioni  nobili  ;  onde 
le  loro  azioni  e  i  loro  moti  deb-- 
bon  aver  fa  bellezza  che  si  am-, 
mira  nelle  opere  antiche  *  Le  im- 
pressioni brusche  non  ancor  mo- 
dificate dalla  riflessione  ,  son  ma- 
teriali .  Ma  quelle  che  proven^on 
dall'interno,  e  si  affaccian  fuo^ 
ri ,  sono  delicate . 


asi^ 


imS' 


BAB 


B 


ABILONIA  fu  la  città  più 
sontuosa  che  mai  siasi  immagina- 
ta. Una  donna  romanzesca  chia- 
mata la  regina  Semiraniide  nel 
paese  de^  Caldei  9  i  quali  vanta- 
van  appena  un  mezzo  .milion  d' 
anni  d  antichità ,  si  costruì  Babi- 
lonia d' un  quadrato,  dì  cui  o^ni. 
Iato  non  fu  che  dì  1$  miglia, 
e  con  sole  25  porte  di  bronzo.  Da 


una  porta  ali*  altra  opposta  nna 
strada  dritta:  onde  50  stracloni 
larghi  150  piedi  tagliandosi  ad 
angoli  retti  dividevan  la  città  in 
6y6  quartieri.  Ciascun  quartiere 
avea  case  a  3  e  a  4  piani,  orna- 
te superbamente,  e  nel  mezza 
parterri ,  giardini ,  delizie  d' o- 
gni  genere .  Le  mura  tutte  di 
pietre  immense  quadre  e  cemen- 
ta,- 


BAB 

t»tc  di  bitume  5  alte  350  (Medi  , 
larghe  87  ,  e  guarnite  di  250  tor- 
ri. L'Eufrate  traversava  la  città , 
nel  centro  di  cui  un    ponte  lun- 
go più  di  nfi9Z2o  miglio ,  tutto  di 
pietre  concatenate  di  ferro,  e  al- 
le teste  del  ponte  eran  due  palaz- 
zi reali .  Figurateveli  «    Uno  gi- 
rava più  di  7   miglia.    Gli  orti 
l^nsili  sopra  voltoni   di    voltont 
s*  alzavano ...  ih . .  •  chi  sa  quan- 
to l    Più  d' un    quarto  di  miglio 
andava  in  su  il  tepìpio   di   Gio- 
ve   Belo  9   e   altrettanto   largo, 
formato  di  8  torti  quadrate  ^  tor- 
ri  sopra    tofri  ,   ripieno   di  sta- 
tue colossali  d'orò  massiccio  in- 
gemmate di  pietre  preziosissime  • 
Questo  tempio  non  era 'che  il  re- 
sto di  quella  torre  di  Bàbel  alta 
4  miglia,  o  5  mila  miglia,    eh' 
è  lo  stesso.   Oltre  questa   bagat- 
tella di  Babilonia ,  Semiramide  ne 
fece  delle  altre .   Ne'  tempi  anti- 
chi ,  Quanto  più  antichi ,  più  ma- 
raviglie si  operavano.  Un  epitaf- 
fio di  Sardanapalo  diceva:   Io  &o 
fMricato    Tarso    e  Anchiale   in 
un  giorno ,  e  orét  son  morto  p  Pec* 
cato  che  gli  antichi  sieno morti! 
BALCONE  .   Se   è    sostenuto 
da  colonne  nel  mezzo  della  fac<« 
ciata,  fa  una  buona  decorazione  . 
Se  non  <è  sostenuto  che  da  men- 
sole ,  sarà  comodo ,  ma  non  bel- 
Jo  .  Più  còmodo  e  brutto ,  se  sa-* 
rà  chiuso  da  ogrti   parte  da  for- 
mar come  un  camerino  in  aria  • 
Sono  comodi  anche  que'  bAlco* 
ni  ,  che  senza^  sporger  punto  fuo- 
ri della  facciata ,  hanno  rìn ghie- 
ri  ne  dì  ferro    fip    ali' appoggio  . 
Ma  come   accordano'  colle  altre 
finestre?   Bisognerebbe   che  ogni 
finestra  della  stessa  facciata  fosse 
in  ringhierine .  Ma  tali  ringhieri- 
ne  sono  di  una    lunghezza  spro- 
'porzionata .  I  gran  palazzi  a  gran* 


BAL  8^ 

di  cainere  possono  comporti^  baU 
coni  e  ringhiere  di  larghezza  pró*^ 
porzionata  alla  loro  altezza. 

Gli  Antichi  non  conobbero  né 
ringhiere ,  né  Mconi  ,  Le  lord  fi»- 
nestre  erano  in  alto,  solo  per 
dar  luce,  non  j>er  affacciarvisi/. 
Pure  r  affacciarsi  è  una  delizia  . 
La  sciocca  gelosia  impedì  questa 
delizia  agli  antichi ,  come  fa  im<*- 
pedisce  agli  orientali .  Le  finestre 
affacciabili  non  sono  d' antica  da>- 
ta  ',  e  di  più  fresca  data  sono  i 
balconi  e  le  ringhiere. 

Gli  antichi  però  conóbbero  i 
mignani ^  balcóni  continuati,  0 
terrazze,  0  lògge,  meniana  da 
Menio  cittadino  Romano  ,  il  qua-» 
le  Venduta  la  uia  casa  eh' era  sul 
Circo^  si  riservò  una  colonna  su 
Cui  fabbricò  una  specie  di  terta^ 
za  q  di  balcone  9  o  di  lòggia  per 
vedere  i^li  spettacoli. 

BALDACCHINO  è  un  orna- 
to abusivo  negli  altari  isolati  • 
Il  più  magnifico  di  tali  abusi  è 
il  baldacchino  di  S.  Pittva  in 
Roma .  E'  un  delirio  del  Berni<^ 
ni .  Per  fare  questo  sproposito 
Papa  Barbarini  fece  la  barbarie 
di  toglier  i  travi  di  bronzo'  dal 
pòrtico  del  Panteon .  E  allora 
Pasquino  ebbe  ragion  di  dire  : 
Quod  non  fecerunt  barberi ,  fece'» 
Yunt  Barbarini* 

BAMBOCCIATA .  Pietro  de 
r  Aar  Olandese ,  contraffatto  co* 
me  Esopo ,  e  forse  più  lepido  e 
più  vivace  ^  dipingeva  cacce ,  fe- 
ste ,  fiere ,  paesaggi ,  e  figure  di* 
segnate  e  colorite  con  vigore  e 
con  naturalezza  •  Andò  a  Roma  , 
e  subito  fu  chiamato  Bamboccio  , 
e  bambocciate  furon  dtitt  le  pit- 
ture che  a  lui  si  rassomigliava- 
no. E^Ii  se  ne  rallegrò  finché  fu 
jn  sanità  .  S' infermò ,  e  divecijie 
malinconico .    Il  viver  troppo  o 

me- 


^  9AR 

mn^  decide  spesso  della  nostra 
lèlicità  ,  e  della  riputazione . 
.  Le  Bttmboccistc  non  sonosem- 
jpre  buffonesche;  abbraccian  an- 
che la  natura  rustica  de' contadi- 
ni co^loro  usi  voleri  ;  e  Tenie- 
re  vi  si  k  contraddistinto  espri- 
mendo quella  semplicità  campe- 
stre ,  dove  sovente  «  più  fciìcìtk 
che  ne'  Palagi  e  n^Ut  Reg&ie . 

Una  buona  bambocci in a  e  pre- 
feribile ad  un  cattivo  quadro  di 
storia  )  come  un  opesto  villano 
ad  un  Signorazzo  indegno. 

BARATTIEROCNw/ii)  ar- 
chitetto Lombardo  eresse  nel  1178 
in  Venezia  quelle  due  colonne  di 
marmo  nella  piazza  di  S.  Marco  » 
fette  venir  da  Grecia  dal  Doge 
Sebastiano  Ziani  •  Fabbricò  un 
ponte  di  legno  a  Rialto,  e  fece 
tantf  altre* opere  utili,  che  me- 
ritò dalia  Repubblica  una^  consi-r 
derabil  pensione  • 

BARBACANI  sono  le  apertu<* 
le  lunghe  e  strette  che  sì  fanno 
ne'  muri  delie  terrazze  e  de'  ter- 
rapieni ,  per  facilitar  lo  scolo  del- 
le acque  che  si  filtrano  dalle  ter- 
re •  Ne'  più  ordini  di  barbacani  ì 
superiori  debbono  corrispondere 
Aei  mezzo  M^V  intervallo  degl' 
in  Priori . 

.  BARBARO 9  feroce,  ruvido  . 
La  Scuola  Fiorentina  ha  talvolta 
dato  in  barbaro  ;  e  il  divin  Mi- 
cheìagnolo  quasi  sempre , 
-  BAROCCO  i  il  superlativo  del 
bizzarro,  l'eccesso  deji  ridicolo  • 
Borrominj  dicd^  in  delirj,  ma 
Guariniy  Pozzi,  Marchiane  ntU 
la  Sagrestia  di  S. .Pietro  ec^  in 
barocco  . 

BAROZ^OC  G/Wmo  detto  di 
Vignala  )  jd«  150^  ,  ra.  1573 .  Le^ 
giratore  dell'  Architettura  mo* 
dcrna  •  In  Bologna  egli  diede  un 
buon  disfgtio  per  la .  facciata  di 


BAR 

5.  Petronio ,   iàbbrìcò  ìì  palazzi 
d' Isolani ,  \\  bel  portico  del  Cam^ 
bio;  diresse  il  canal  dei  Navi- 
^io .  A  Minerbio  presso  a  Bolo- 
gna iec^  la  casa  di  Bocchi  d'  un 
gusto  gofl^o   secondo  la  fantasia 
elei  proprietario  •  A  Piacenza  die- 
de il  disegno  del   palazzo  ducale 
condotto  da  suo  iìglio  Giacinto  • 
Le  chiese  di  Massano ,   di  $.  O- 
i^^tt ,  degli  .Angeli  in'  Assisi  ,  e 
la  bella  Cappella  di  S.  Francesco 
in  Perugia  9  sono  di  sua  architet- 
tura. In  Roma  nella  villa  di  Pa-* 
pa  Giulio  fece  il  cortile  curvili* 
fkco  colla  fontana  in    giù,   e    Ja 
facciata  dtì  Palazzo  :    cose    aie- 
schine  .    Poco  lungi   da  questa 
villa  è  su  la  via  Fl^inia  il  suo 
tempietto  rotondo  di  S.  Andrea  . 
Esso  tempietto   è  di  pilastri   co« 
riatj  entro  e  fuori  senza  gì*  inu* 
tili   piedestalli.    KelP interno    è 
soppressa  giudiziosamente  la  cor* 
nice.  Nella  facciata  è  un  fronte-» 
spizio  che  non  vi  dovrebbe  esse- 
re \    la  porta    è  semplice,   hcììt 
son  le  finestre  a  nicchie,  ma  non 
belli  gli  ornati  fra' capitelli  ,     li 
tutto  è  gradevole,   è    in  buona 
proporzione;  buoni   profili,   ma 
un  po',  di  magrezza   ne'  pilastri  . 
R istaurò    il    palazzo  di  Firenze 
eh'  era  di  Monti ,  per  cui  ne  fe- 
ce i|n  altro  rimasto  al'  basamento 
incontro  al  palazzo  Borghese .  La 
galleria  del  palazzo  Farnese ,    le 
porte  ,  le  finestre  e  i  cammini  so« 
no  di  suo  disegno ,  come  anche  il 
portone  degli  orti  Farnesiani ,  e 
la  porta  di  S.  Lorenzo  e  Damaso  . 
Anche  Ja  chiesa  del  Gesù    è    di 
suo  disegno,    ma  mal  proseguita 
da  altri  fuori  e  dentro  >    special-^ 
mente  nella  decorazione. 

La  più.  b.cir  opera  del  Vignola 
h  il  Palazzo  di  Caprarola  in  una 
situazione  elevata  e  pittoresca  » 

La 


BAR 

Ln  bellezza  del  sito  è  aumentata 
dalle  scalinate  e  dalle  terrazze  , 
che  vanno^  fin  al  più  alto  de'  giar- 
dini sul  ciglio  del  oionte .  Am- 
mirabile è  1'  insieme  è  il  detta- 
glio .  La  forma  generalfc  è  un 
pentagono  fiancheggiato  da.  cin- 
que bastioni ,  e  contornato  da 
mssL  e  da  controflfossa.  Questo 
niisto  d' architettura  militare  e  ci- 
vile dà  un  risalto  di  grandiosità 
impQr.ente  .  Il  primo  piano  tor- 
ma un  subasamento  rustico  a  scar- 
pa «  su  cui  s*  alzan  due  ordini  ,  il 
primo  Jonico,  il  secondo  Corin- 
tio che  abbraccia  due  piani  .  Il 
cornicione  è  sostenuto  da  menso- 
le con  ornati  negP  intervalli  :  il 
tutto  è  coronatOrda  una  H)alau- 
«trata.  Il  cortiii  intorno  è  circo- 
lare con  due  ordini  di  portici  1' 
uno  h\x  V  altro ,  V  inferiore  rusti- 
co ,  il  superiore  decorato  ^  co- 
lonne ioniche ,  ma  incastrate .  Al 
disopra  è  una  terrazza  con  un  ap- 
partamentino in  ritirata.  Lasca- 
la  è  una  grande  spirale.  Tutte 
le  camere  son  regolari,  e  ciascu- 
na è  libera,  deporate  di  pitture 
degli  Zuccari  ciotto  la  direzione 
d' AnnibaI  Caro:  ciascuna  ha  il 
suo  nome  1  qpale  del  sonno,  qua- 
le della  filosofia,  quale  delle  arti 
ce.  Le  prospettive  sono  di  Vi- 
gnola  stesso .  La  costruzione  ,  la 
comodità  ,  la  bellezza  di  questo 
edificio,,  malgrado  ì  suoi  nei ,  è 
cosi  ben  intesa  die  il  celebre  Da- 
niel Barbaro  quando  lo  vide  e- 
sclamò  che  la  presenza  supera  la 
lama .'  Esce  dall*  ordinario  de'  pa- 
lazzi senza  dare  nel  bizzarro  .  Vi- 
gnola  fu  architetto  dì  S.  Pietro, 
e  vi  fece  le  due  belle  Cupolette. 
laterali .  Molte  alti;e  sono  le  sue 
Opere.  Ma  la  più  importante  è  il 
suo  libriccino  su  gli  Órdini  rica- 
vati da' migliori  monumenti  Ro- 


l 


BAR  9« 

mAtìì\  Libro  utile,  che  ha  meri- 
tato molti  commenti .  Ma  gttai 
er  coloro  che  con  quel  solo  li- 
ro  si  credono  Architetti  .  Quello 
non  è  che  l'abbiccì  delV  Archi- 
tettura .  V  abbiccì  è  necessario  . 
Vignola  diede  anche  un  tratta» 
iello  di  Prospettiva  ;  c^li  da  gio- 
vinetto era  $tato  pittore  . 

Questo-  insigne  Artista  ebbe  le 
qualità  che  deve  avere  un  vero 
artista  :  fu  vivace  ,  gajo ,  dolce  « 
facile;  franco  ne' suoi  discorsi  « 
e  amico  della  verità  ;  paziente , 
e  infaticabile  nel  lavoro  .  Fu  per- 
ciò benvoluto  e  stimato,  da  tutti . 
Il  suo  disinteresse  fi)  tale/che  po- 
tendo per  le  sue  tante  opere  ^are 
una  sran  fortuna,  ebbe  il  corag- 
gio di  disprezzarla .  Non  volle 
ricchezze  ;  volle  solo  non  aver  n^ 
bisogno,  né  superfluo .  Non  lasciò 
a  suo  figlio  cne  T  esempio  dtilU 
sue  virtù .  Egli  fu  seppellito  nel 
Panteon  .  £  perchè  nel  Panteon 
non  v«  è  il  suo  monumento ,  co* 
pie  v'  è  quello  di  Raffaello ,  e  de* 
Caracci  ?  ■* 

BASAMENTO  è  un  gran 
massicciò  su  cui  posa  un  edifi- 
cio .  Dunijue  sia  semplice,  eco» 
meno  tagli  che  sia  possibile  ;  va* 
da  a  scarpa,  non  sia  troppo  al-» 
to  .  Se  U. fabbrica  è  gentile ^  il 
suo  basamento  può  avere  qi^alche 
fascia  con  un  toro  ;  se  no ,  «ia 
un  puro  zoccolo. 

BASE,  è  il  sostegno  e  il  piede 
della  colonna.  Ma  se  la  coKHUia 
è  sopra  una  scalinata,  o  sopra  un 
basamento,  nosi  ha  più  bisc^oo 
di  hse  •  Infatti  i  Dorici  di  Gre- 
cia sono  senza  ha^e , 

La  ha  fé  ,  se  v'  è  hisogoo  di 
^«re,  deve  esser  di  pochi  mem- 
bri ,  che  vadano  slar^smdosi  à 
misura  che  vanno  in  giù .  Tut^ 
to  air  opposto  del  capitello  »  <^h« 

ptf 


I 


0  SAS 

j5er  servire  di  ciisciheftò  *rfH'  àf- 
chitrave  si  slarga  piiVchc  va  in  sii'. 
Per  r  ordine  più  semplice  ia 
hsre  non  vuol  esfset  più  alta  d' 
Un  semidiametro  della  colonna  : 
la  metà  di  questa  altezza   è.  per 

il  plinto  \  deir  ^Ura  meta  -^  per 
il  tordi  e  -r  per  il  filetto* 

o 

La  Bafe  attica  ha  sópra  il  plfii- 
tO  duertóri,  fra' quali  è  un  in- 
cava detto  scoìiia  ^  «  al  di  sopra 
Un  filetto.  Questa  bafe  è  la  più 
bella  V  e  conviene  agli  ordini  gen* 
tili  .      ^ 

Tutte  le  altre  basi ,  'JoHJc^e  y 
tefititie\  cbmpofite  sOno  visiiose  « 
e  tanto  più  vizióse  quanto  più 
complicate  di  membri  e  di  orna-^ 
ti .  La  Jom'ca  poi ,  che  ha  il  tord 
Superiori;  più  grande  dell'  inferio- 
re', è  un  contrassenso.  Se  Vitru- 
Vio  ha  parlato  di  questa  bare  , 
r  antichità  '  non  i  *  ha  mai  prati- 
cata.  E*  bensì  praticata  nel  por- 
tico Vaticano,  non  Vitruviano  • 

BASILICA  significa  casa  rea- 
le .  Si  pt^se  pòi  pe't  sàld  di  j^iu- 
feizi(^9  perone  i  Re  in  qualche 
salone  del  lóro  palazzo  rendeva- 
no giustizia .  Anche  dopo  dis^ 
fatti  i  Re  proseguì  in  Roma  a 
chiamarsi  kafìlica  la  sala  fabbri- 
cata espressamehte  dove  si  radu- 
navano legisperiti ,  giudici ,  ma-' 
gistrati  ,  e  mercanti  per  delibe- 
rare i  lóro  affati .  In  Roma  la 
basilica  era  conrigba  al  foro 
(piazza}:  quanti /pr/\  tante  ^tf-» 
siikké ,  Nelle  basiliche  ì  magi- 
strati siudicavano  al  coperto  ,  ne* 
fori  air  aria  aperta  ,  donde  ì  fo^ 
rensi  ,  Finalmente  i  Cristiani  in- 
tendon  per  Bafilica  quelle  lor 
chiese  grandi  che  han  la  forma 
delle  basiiicèe  antiche . 

Le  banlieue  degli  antichi  Ro- 


•    •     • 


feAS 

mani  etano  grandi  edilìcj  Qua- 
drangolari bislunghi,  e  talvolta 
'quadrati  come  quella  di  Otrico- 
li, ripartiti  in ternameù te  in  tre 
navi  pef  due  file  di  colon ùe  gran- 
di e'  per  lo  più  corintie  i  hi  na- 
*ve  di  mezzo  più  larga  deMt  la- 
terali terhiinava  in  curvo .  Que- 
sta porzione  curvilinea  dtttzcflU 
cidico  era  il  tribunale,  e  veniva 
separata  dalla  nave  per  qUalcHè 
Tinghierà ,  o  per  scalini  .  Tutto 
l'edifìcio  era  a  soffitta.  Per  lo 
più  le  BafilieJ^e  aveàn  $opra  le 
colonne  grandi  un  altro  ordine 
di  colonne  minori  j  fra  le  quali: 
eran  finestre  più  necessarie  in 
quéste  sale  che  ne'  tethp; .  Vitm* 
vio  ne  diede  delle  regole  i  ma 
non  cosi  fisse  da  vietargli  di  o> 
perar  diversamente  nella  sua  ba-^ 
silica  di  Fano.  L'ingegno  non 
sì  lascia  soggìdgilr  da  regole  ^  sat 
trovar  il  belìo  nella  diversità  . 
Qualche  diversità  era  nelle  ba-' 
stliche  :  alcune  avean  in  fondGf 
una  traversa  ,  che  è  qUel  che  ora 
dicesi  crociera ,  cioè  finivano  in^ 
T  .  Altre  forse  non  avean  muri  / 
ma  quattro  file  di  colonne,  co-* 
me  S.  Paolo  in  Roma  .  Che  mae- 
stà !  Più  maestose  riuscivan  Cer- 
to quelle  eh*  eran  senza  muri  > 
senza  ordini  superiori ,  senza  pi- 
lastri. 

La  foriiia  o  la  disposizione 
àcUe  bàrilicbe  era  la  più  vantag- 
giosa che  mai  si  pOssa  immagina- 
re per  le  gran  saie.  Vi  'si  riuni- 
va la  solidità,  r economia,  e  la 
bellezza  *  La  solidità  ì  provata 
dalle  ba filicine  criftiane  ancora 
esistenti  dopo  14  secoli .  L'e- 
conomia risulta  da*  punti  d^  ap* 
poggio,  e  dalla  copertura  di  le- 
gname, per  cui  i  punti  di  ap- 
poggio pon  occupan  la  —  par- 
te 


BAS 

te  dello  spauo  totak  )  mentre 
nelle  chiese  moderne  ne  occupa- 
no il  i  ,   e  fin  il  —,  che  è  più 

5  4  . 

del  doppio  V  e  vi  si  esige  più  d^l 

quadruplo  ai  spesa.  La  bellezza 
poi  risulta  dalle  colonne,  isolate  « 
t  dal  soffitto  suscettibile  di  belli 
ornati  .  Il  soffitto  i  Drff'eribile 
alla  volta  ,  la  quale  da  &rayez:(à 
e  oscurità  ;  le  colonne  isolate  non 
pajon  fatte  per  sostener  volta  , 
A  volta  era  il  solo  calci dic^  a 
guisa  d'una  gran  nicchia  9  e  que- 
sta parte  era  decorata  di  statue, 
e  statue  si  belle  si  son  trovat^ 
nella  basilica  dì  Otricoli  che  si 
xonq  trasportate  nel  ipuSeo  Vati- 
cano -     , ,  . 

Le  hatiliche  cristiane  han  la 
stessa  ibrn^a  delle  basiliche  arftir- 
che^  ma  T  uso  ben  differente  . 
Son  chiese  .  Dacché  Pi mpeVatqr 
Costantino  si  fé*  cristiano,  eresse 
chiese  a  forma  di  Basiliche.  Ta- 
li furono  S,  Pietro,  S.  Gio.  La- 
terano  :  pra  non  più  .  Quante  al- 
tre si  fecero  dopo  ,  ^  nitte  ebbero 
la  forma  di  basilica ,  e  quelle 
che  ancora  meglio  la  conservano 
in  Roma  sono  !S.  Alarla  Maggio- 
re ,  S*  Agnese  fuori  le  mura ,  e 
molte  altre  .  Anche  S.  Sofia  a 
Costantinopoli  lw,da  Cqsr^ntino 
edificata  in  Èasilica  ,  è  fin  i  Go- 
ti adottarono  tal  gusto.  A  tal 
gusto  ne  succede  un  altro  tutto 
opposto  introdattó  da  G insti niji^ 
nQ  nella  sua  5.  Sofìa ,  tutta  pi- 
lastri, volte j>  e  cupole",  l  Vene- 
ziani imitarono  S.  Soiia  nel  loro 
S.  Marco  ,  il  quale  fu  imitato 
da  BrnnelTeschl  nel  t)uomo  di 
Fifen^e,  il  quale  fu  imitato  da 
Bramaiitc  e  da  Wichelangelo  nef 
cran  5,  Pietro ,  il  quale  è  statQ '^ 
r  idolo  di  hitto  irpecorame  de- 
gli  arc&it^fti»,  .^..l^tte  .queste, 


BAS  c^ 

chiese  <|he  non  xpix^  basiliche  u- 
surijan  li  nome  ai  basiliche^ 

h  come  mai  cercando  il  me- 
glip  si  prende  il  peggio.,?  .  Si  ,^ 
.det^o  che  la  bAsiJica  è  la  più 
yantaggiosa  per. la  solidità,,  per 
r  economia ,  per  la  bellezza .  E 
perchè  abbandonarla  1  e  prender 
altre  forme  goife  ,  dispendiose  , 
difficili,  stentate?  Perche  T uo- 
mo che  si  vpol  d^nire  .  ragione- 
vole ,  ragiona  poco ,  e  abbraccia 
ciecamente  le  mode  :  moda  è  si<- 
loionimo  di  contrassenso  .  . 

La  Basilica  di  Palladio  in  Vi* 
cenza  è  il  Pala^^io  della  ragione , 
non  k  chiesa . 

BASSI  QBartolammeo  ").  pittore 
di  Architettura  e  di  Prospettivsa  , 
uliievo  di  Gio.  Andrea  Ansaldi .. 
Si  distinse  in  Genova  sua  pa« 
tria  in  ornar  altari  con  colonne 
A^  architettura  finta .  Si  rese  aur 
che  celebre  nella  costruzione  de* 
Teatri  9  ne' quali  inventa  maca- 
chi ne  ,  e  scene  di  capriccio . 

PASSI  C  Martino  )  Architettp  . 
Milanese  si  oppose  con  vigore  a 
Pellegrino,  che  voleva  introdurre* 
delle  novità  nel  Duomo  di  MìIj^ 
no  ,  A  quest'*  effetto  egli  consul* 
tò.  Palladio  ,  Vasari ,  Bertano  , 
che  disapprovarpn.il  progetto  di 
P^lIe.grino  .  In  questa^  occasione 
Bassi  pubblicò  Tofiei^a  f^if pareri 
d"  Jlrchitettura'  e  di,  Prospettava, ^ 

BASSO^^  Il  Pezzente  r^ppre- 
sentatp  da  Morillo  „è  itegli,  a^ti 
più  disgustevoli  della  sua  sbcì? 
dezzai  ma  e^b^n  dipinto,  ed  ha 
m/^ru^^o  d!catrare  nelV  colleijoT 
ni  più  importanti,*  A  prinsa  vi- 
sta tutti  dicono  -5  flf  bello  !  Ma . 
poi  cni  ha  bupn  ,sc^^;  di^^e  ;  e 
perche  avvilir  l\^rte  in  un  ^g-* 
getto  %}  basso  ?.         /,,.   j     .       ,  . 

Il  basso  ^  r  ignobile ^  il  dis^if-^ 
grfdeyqle  ^    ^  .?P<?J>e,  H  rthust^tf- 


^  BAS 

var  ricetto  die.  ne'  dèlir;  de*  JBot« 
romini ,    de'  Guarini ,    L' Archi- 
.  tetto    non  può    UMr  btusiriiiw 
.che  secondo  le  leggi  dalia  deco- 
.razione    {larticoiaue. al   carattere 
degli  edifìci*  \\  kittsmUeva  ed' 
una  firaii  risorsa  ^er  ^li  edi%)  -. 
N^  fa  conoscer  V  uso,;   h  natu- 
ra ^    e  vai  più    delle  iscriz^ioni  . 
Ma  bisogna  che  vi  sia  motivato 
e  impiegato  a  doveie,  e  con. ac- 
cordo :  e  un  ornsaiento  .  Dunque 
non    vi    ha  da  iar  confusione  ; 
dunque  non  deve  esser  ornato  di 
altri  ornamenti .  Se  il  bstsùrili»- 
vo  non  è    isolato   in   un   rlnu»- 
Àìio  ,    vi    si  .  lascerà  intorno  un 
campo  liscio,   che  serva  di  r^M>- 
so,  e  per  farle  più  spiccare.  Go» 
Vi  i  profili',  i  dettagli,  e  le  pani 
p  rincipali.  noi  oomportano . 
..  L' Architetto  deve  ancora  te^ 
golar  la  grandezza  del  havswrilie*^ 
va  e  delle  sue  figure -t  affinchè  non 
sproporzionino  ì\  tutto  degli  or^ 
di  ni  e  della  fabbrica  .    Le  figure 
divengono  per  l'occhio    una  mi- 
sura facile,    una  .specie   di  scala 
per  valutar  le  grandezze  •  Il  loro 
eccesso. di  grandezza  o  di  piccio^ 
iezza  renderebbe  V  ordine  colos^ 
sale  0  meschino ,  t  ofFendcrehbe" 
sa  il  tutto .  Anqhe  1'  aggetto  vuol 
esser  subordinato  all'Architetto. 
£gli  lo  ha  da  prescrivere  secon- 
do  la   delicatezza   o  la  sodezza 
de*  profili ,  secondo  T  indole  deir 
edificio  ^  e  il  punto  di  visea ,  se- 
condo  la  situazione  dello  stesso 
^assart'lievo  i  il  lume  che  riceve, 
r  effetto  che  ha  da.  produrre  ,   e 
analmente  secondo    il  gusto  do- 
minante degli  ornati 4  e, il  valor 
delle  parti  adiacenti  «  . 

BA TRAGO  architetta  Sparta- 
no ,  che  insieme  con  Sauro  fece 
molte  fabbriche  in  Roma,  frale 
4uali  a  tempio  di  Giove  e  di  Gin- 


BAT 

4ione  eretto  da  Marceli*  nel  suo 
*  Portico  .  Questi  artisti  %i  soo  re- 
.si  fiimosi  per  aver  inciso  nei  ca- 
'  pitello  d' una  colonna  non  i  loro 
nomi   C  non  fu    loro  permesso  > 
-ma  ima  ranocchia  e  una  Jucerto^. 
la  ,  che  sono  il  significato  de*  lo- 
ro nomi .   Quanto  poca  vi  vuole 
per  farsi  famoso  !  In  Roma  nella 
chiesa  di  S.  Lorenzo  fuori  le  mu- 
•ra  v'è  una  colonna  con  un  capi- 
tello ionico ,  \in    cui  in  un  oc- 
chio   della  voluta    v'è   scolpita 
■una  rana^  e  neir  altra-  una   lu- 
certa. 

.  BATTAGLIA  •  Se  per  disgra- 
.zia ^del  genere  umanoi tutti  i  Pria- 
xipi  jii  dessero  al.  furor  micidiale 
Aeilc  battaglie,  tutti  i  pittori  di 
hattégUe  diverrebbero  pittori  di 
corte  f  come  «li  adulatori  ne  di* 
vengono  i Jpiir  fiivoriti . 
.  Gli  Artisti  ricavano  quelle  sce- 
ne d'orrore  «dalle  Storie,  dalle 
Poesie ,  da'  Romanzi  ;  ma  ne  Ro- 
manzieri, né  Poeti,  né  S^torici, 
né  Pittori  han  veduto  battaglie  ; 
e  gli  spettatori  che  neppure  ne 
hanno  viste  ammioana  auelle  sce- 
ne pittoresche  «  Basta  che  il  san- 
gue vi  si  versi  a  torrenti ,  che 
vi  sieno  confusioni ,  movimenti , 
torite  orrende ,  cadute  ,  convul- 
sioni,  crudeltà  ,  barbarie ,  spa* 
venti ,  intrepidezze  incredibili . 
Non  importa  poi  che  masie  di 
.  fosso  e  di  giallo  sieno  gettate  a 
caso  per  rassembrar  ^1  fuoco  del 
eannone  o  della  moschetteria , 
cio^  niente;  che  i  cavalli  non 
^  sieno  cavalli,  ma  bestie  chime- 
riche ;  che  i  combattenti  non  sie- 
no più  uomini ,  e  che  tanti  altri 
oggetti  sieno  indicati  per  segni , 
come  se  la  Pittura  fosse  un'  arte 
di  geroglifici . 

Chi  Jia  vocazione  per  le  batta- 
glie >  vada  a. vederle  con  sanj^u^ 

ficd- 


V 


•fnido*  le  osservi  attentAHieiife , 
e  poi  le  dipinga.  Se  guesta  ma- 
siiera  di  studiare  non  gli  'acco- 
moda, studj  almeno  T  anatomia 
ni^li  uomiai  r  delìt  béstie,  e 
nel  ijuocojdeii' azione  non  perda 
4Ìi  vista  i  principe  del  disegno , 
idei  colorito  e  della  ywn  armo- 
aiia  • 

Su  questi  inviolabili  principi 
«ono  le  batti^Iie  e  i  trionfi  di 
Raffaello ,  di  Giulio  Romano , 
<ii  le  Btun ,    benché  tutto  il  re- 

.  sto  venga  no^  dàlj[a  natura  »  ma 
«lalla  immagi nazipne . 
BATTiSTBRflfeAi  j^^i  cri- 

stiani  si  battezzavano  nelle  foja- 
Cane  ,  ije'  fiumi  »  ne'  Ìa|hi ,  in 
mare.  Ma  divenuti  fbrr^  si  edi- 
ficaron  edifici  ricchi  per  lo  pia 
ottagoni  9  con  uii-bitgnQ  nel  mez- 
zo.) cui  si  discendeva  per  alquan- 
ti scalini  :  iiidi  '  vi  si  pose  una 
vasca  di  t^el  marmo  a  roggia  di 
fc^narola  . 

Il  più  antico  di  ai  fatti  batti- 
^cri  è  quello  di  S.  Gio:  Lacerar 
90 .  E'  un  ottagono  .  Vi  si  di- 
fende nel  mezzo  por  quattro  sca- 
lini,  e  nel  centro  è  una  beli*  ur- 
na di  basalte  che  tira  ài  verde . 
'^utto  il  pavimento  è  in  compar- 
-timenti  ai  marmo ,  e  >1  rianto 
è  con  balaustrata  .  La  cupola  è 
30Stenuta  da  tre  ordini  V  uno  su 
l'altro..  Il  primo  è  di  otto  co- 
lonne di  porfido  bellissimo,  ma 
éi  dijBTerente  diametro .  Otto  gran 
pezzi  d' ai;cfaitrave  al  di  sopra 
servon  di  basaoientp   a  8  altre 

fiù   piccole   colonne .  di  marmo 
ianco  d'  ordine  composito  .    Su 
{Queste  è  un  corókione  goffo,  su 
.  di  cui  sqno  pilastri  piegati  negli 
.trogoli    che  sostcngon  fa  cupolk. 
alcune  basi  sona  ornale  di  iesto- 
ni ,  altre  non  sono  impiegate  che 
.  per  avere  altezze  ugu^i .   Q^iesto 
D#<.  B.  Jrti  Tom,  r, 


BAt  Ì97 

moBUmetit^  è  un9  compilazione 
di  parti  riécfae  e  incoerenti . 

•  Il'Battisteh)  di  Firenze  è  an- 
xivs  ottagono,  ornato  iftCernamen- 

te  da  z6  colonne  di  granito  che 
sostengon  la  cupola  decorata  di 
mosaici  di  Andrea  Tasi  discepo- 
,  lo  di  Cimabue .  U  edificio  è  del 
diametro  di  85  piedi .  V  esterio- 
re è\  rivestito  :  di  bande  di  mar- 
mo. Le  tre  porte  son  ornate  di 
statue.  La  principale  è  del  Ohi- 
berti ,  che  Michefagnolo  disse 
fl^ritar  d' esser  porta  del  para- 
disos^. 

O^kgono  è  altresì  il  Hattiste- 
-ro  dil^sa  architettato  da  Dioti- 

*  salvi  nel  XII  secolo .  U  esterno 
è  circondato  da  tre  scalini  che 
fanno  una  circonferenza  di  ^14 
palmi  •  Il  diametro  dell'  edificio 
è  di  palmi  170 .  Esteriormente 
sono  due  ordini  di  colonne  co- 
rintie impegnate  nel  muro ,  e  so- 
stengono archi.  Quelle  di  sopra 
sono  in  maggior  numero ,  e  po- 
san  in  falso.  Gli  ultimi  archi 
sostengono  una  specie  di  corona 
merlettata  di  trianjpoli  e  di  gu- 
gliette  traforate  a  Rk)f|rana ,  che 
circonda  tutso.  V  edificio .  La  cu- 
pola  è  a  ibrma   di  pera  con  un 

«tamburo  '  parimente  a  filograna  • 
La  sua^  convessità  è  ripartita  in 
X2(  cordoni  merlettati  che  allac- 
ciano in  cimarla  statua  di  S.  Gio: 
Battista.  Tra'- cordoni  son  le 
finestre  ornate  di  colonnette  e  di 
frontoncini  filogranati  e  fiorati. 
La  cupola  è  alta  240  palmi,  è 
CQ{>erta  di  piombo ,  e  tutta  la  fab- 
brica è  di  marmo.  La  porta  è 
di  bronzo.  Sjt  discende  dentro 
per  tre  scalini ,  che  vr  formano 
una  specie  d'anfiteatro.  t)odici 
colonne  isolate  vi  forman  un  por- 
tico ,    che  ne  sostiene  un  altro, 

ia   di. cui  volta  è  aosteauta  àa 

G«  * 


/ 


98  BBC 

pilastri  anche  isolati  ^  -Kel^me^r 
zo  è  il  battistero^  cQn  vui9i  jgrftti 
conca  di  marmo  colpir»  di  nv 
sette,  inalzata  su  tre  grà^nr^'  é 
internamente  ripartita  in'  cihque 
cavità  .  ...  4 

BHCBR  R A  C  Géffparù  >  m.  1 570' 
nacque nèir  Andalusia,  stadio  ih 
Roma,  e  meritò  )gli  elogi  d^I 
Vasari.  Ritornato  m  Ispanità  «- 
sercitò  le  tre  arti  del  disegno 
nella  cattedrale  di  Astòrga  . .  A 
Madrid  nella  chieda  delie  Scalze 
a]zò  1'  aitar  maggiore  a  due  oc^ 
dini  di  colonne  ,  uno  jonico ,  e 
i'  altro  composito  con  frontes)>i^ 
.zio  9  e  con  varie  sculture  stima- 
te .  In  Architettura  nOn  fece  che 
ornamenti . 

BELLEZZA^ def  corpo  const- 
ate neir  esattezza  de'  rapporti 
delle  parti  fra  loro  e  col    tutto. 

Per  giungere  a  questa  esattez- 
za di  rapporti ,  giova  far  mia  di- 
stinzione fra  le  dirtieusiont  delle 
parti  solide  interne  dell'  ossatura, 
e  le  dimensioni  delle  parti  molli 
apparenti. 

Le^  dimensioni  delle  parti  molli 
cónsisftono  In  differenti  grossezze 
delle  pjfrti  visibili  del  corpo,  in 
dimiauziofti  insensibili,  in  gon- 
^amentl  graduati ,  4j  cui  sono  s\x^ 
acettibili  i  muscoli Y  e  il  grasso 
della  pelle:  dimensioni  variabili 
fer  il  temperamento  y.  per  T  età , 
e  per  tante  circostanze  .  Queste 
dimensioni  apparenti  unitamente 
colle  parti  interne  solide  dell'os- 
satura contribuiscono  alle  impres- 
atoni  che  i  corpi  fanno  su  le  no- 
stre facoltà. 

.  Queste  impressioni  saran no  coiti^ 
|)ite>  se  le  jjroporzioni  e  le  di- 
mensioni o  sicn  le  iòrme  soddis- 
fano pienamente  ìz  vista ,  il  cuo- 
.  ret  e  V  intelletto .  Ecco  là  una 
donna  •  Oh  iqtianto  è  bella  ì  bea 


'      UBI 

* 

^porzionafa  tatuttii  fiitol««rif!f> 
ti  )  di  «m  hel  colorito»^  di  bèHa 
statar»,  >floii  li  può  veder  cosa 
più^bellflV  II  sutf  |)»diitameBto  «  i 
^H^  $esti  a  '  là  sua  '  vdc^  j  ti  cuor 
'é^lcé  riso ,  le  sue-  doki  parole 
rendon-  ancora  ptà  belli  1  suoi 
tratti ,  e  vanno  aL  CQore  .<  Con 
tanti  t>regi  sarebbe  nulla  una  tàxH 
ta  Mieztài  e  anche  detestabile^ 
se  i  suoi  discorsi  e  le  sue  azioni 
fosseto  disgnstetoli  o  infatui^  se 
ne  rìsentifebbero  aliora  i  4i  lei 
delineamenti  y  le  mosse,  gli  atti  • 
Onde  la  vera  Ml^ttz^  ha  da  piJH 
cer  agli  occhi  ^  al  cuore  j  e  alk 
mente  ^        •  • 

I.  gradi  éellt  digerenti  cótM^ 
nazioni  sono  innumerabili  quan«^ 
tfo  le  circostante,  nelle  qtiaK  li 
può  impiagar  il  nomef  dì  kelktj^ 
nelle  figure  um^nev  Questo  ^etv 
Aline,  come 'il  M/o  y  ha  un' ina- 
nità di  nf0dificaz}oni«'«thàppi^ 
cazioni  geherali,  nazionali,  cii^ 
costanziali  e  personali  * 

Perciò  ^  ben  raro  raccordo  in 
tm  gran  numero  di  stimatoti  ^ 
perchè  è  impossibile  che  tutn 
veggano  €{tìe$tì  oggetti  colle  stes- 
se disposizioni  ,  colle  stessè  mi^ 
re,  e  sotto  gli  stessi  punti  di 
vista: .  Quindi  la  Mfe^K^  prùcìlt^ 
mata  in  un  paese,  noo  lo'è*ki 
nn  altro,  uè  bellezza  è  per  mi 
individuo  quella  -  che  per  un^  al- 
tro lo  è  grande. 

Ma  pertanto  sieno discrepala 
ti  i  gusti' e  it  pareri ,  vengon  ri- 
conciliati quasi 'all' nnan imita  da 
due  cause .  La  prima  ;  è  V  esat- 
tezza dthle  proporzioni,  che  sod- 
disfa la.  vista  d't  tutti  gli  UMii- 
ni .  La  seconda  è  l' opinion  pu^ 
blica  d' una  nazkme  -  resa  edite 
per  rabbondanza>  delle  «cogfmte^ 
ni- 

PressQ  le  jnizìoqì  ill«minate'a^ 

no 


Usi 

io  f  itBNdienti  iklhSéUi$M  tm 
40^  ìiserabiftntc*  il  portumieiir 
;tai  i'toionév'ia.gnuuftj.  ma  an^ 
che  ié  &9òaomhir  il  càratE^ife  do 
tratti  i  i  >gesti  « .  i  tnotii  t  oimI 
««na  n0m  to  ffàe^  che  si  sa  Ma 
«0Dtire,  va»,  noa  già  ridire  « 
'  Nelle  società  colte,  vi  è  anche 
ama  specie  di  M/e<^  relativa 
alle  circcKtaose  de'  fatti  ^  dell'  e^ 
tà  I  delio  stato  i  del  rango  ^  Qiie^ 
<ata  è  èeUfzx^  di  tinrveniaHsfi  <m  > 

Altra  specie  di  hlUtxÀ  à  re^ 
jativa  alla  opiaiòtii  passerete  « 
^le  flàòde  «  ai  ptegiudizj  :  btir 
JhtX^  df .  C^nvéttft^tome  i 
.  La  BeUeKxA  prodotta  dall'  as- 
itttù  i  dal  riposo  «  dall'  aziooe  i 
cUl  portaiDfialo  f  dal  mòto^  dal 
l^esto  ha  per  base  non  solo  le 
ATOporaicmi  esatte  delle,  parti  so- 
lide. 4eir  jòssàtura  internai  mik 
ibiché-'le  dimensióni  delle  parti 
•litqlli  esterne  che  rickK^prono  ki 
inferne  .  Èisogn4  anche  aggiun-^ 
gervi^una  giustezza  di  pondera- 
zione e  4i  equilibrici  nella  distri- 
-bU2Ìói)é  delle  parti  ;  una  ^cm- 
i»iiità  pronta j  dolce  ed  esatta 
bielle  leve  ne'  bilàncjaìnenti  sue* 
^disivi  I  donde  proviene  il  giuo-^ 
•«o  de'  membri  nel  moto  ^  nel  ri- 
.|iOso  i  e  ^0  nel  sonno .  Da'  mo- 
•viioeitti  poi  é  dall'  espressioni  de* 
•tratti  4  quando  son  d'accordo  coiU 
Jei  seosaaJKini ,  proviene  là^r^^'#. 

La  Bellftxa  di  cof$ven$et9K^  re- 
Jativa  ai  fatti  4  idlé  azioni  e  alle 
Jero  cireesttanze  consisté  nella 
iceità  deUe  fijpur^  conveniènti  ai- 
ie  datd  azioni  i  o  alle  dite  circo-i 
.«DaiiM  4  Ulta  acena  d' amor  senp- 
^uaic  si  contenta  d'  una  yelletxj^ 
Jtkìiottiiki  che  facciano  impressicH 
ine  ai  sensi 4  Le  espressioni  più 
4il)icate  convengono  agli  oggetti 
che  hanno  da  ispirar  amor  puro 
litisl*  iKtità»  per  k-pattia. 


i«    • 


99 

..-  La  M//<;4a  Relativa  air  età  ha 
ie  sue.  propori&ioni  e  dimensioai 
l^rticobrii  oltre  quelle  che  ha 
^n  conUine . .      r  ,     ^  .  y      . 

;La  .  btilezjiijà'  dfll]  inf0nK,ià    ha 
per  base  le  proporzioni  delle  par- 
xi  pi^om^^ao  solide^    t    le   di- 
mensioni delle  forme  ;  ma  le  par- 
ti destinate  a  divenir  solide,  noi 
.^i}0  ancóra 4    è.  cambiano   quasi 
ogni  momento  finché    non  siensi 
àtì    tutto   sviluppate ,    e  alcune 
restand  per  lungo   tempo  cartila- 
ginose •  Quindi  la  testa  ,  che  nell' 
uomo  formato  è  la  settima,  parte 
.dell'altezza  totale,  della   figura, 
Aon  è  la  quinta  nella   prima  in- 
fanzia «    Dunque  la  keilezK^  delP 
infanzia  non    consiste   principal- 
mente nelle  ^oporzioni  j  ma  nel- 
la mancanza  di  deformità  ^   hell' 
apparènza,  di  sanità,    in,  Quella 
ingenuità  di^  movimenti  pieghe- 
voli e  semplici ,    nella    f resttìcz- 
za^  nella  morbidezza  j'  nel  color 
^graduato  della  pelle,,  nella  gra- 
[wa  *    .    .       _ 
.  Là  bellezx^  particolare  QtìV  a* 
.dolescen2(a   e  della^  giovéntìk  ha 
per  base  là  proporzu^ne  delle  narfi 
solide  :  tal  proporzione  vi  divie- 
ne più  fissa,  ma  amitietté  alcuni 
difetti,  negli  sviluppi  delle  dimen- 
sioni delle  parti   molli;    vi  sup- 
plisce però  la  sanità  j  il  vigor  na- 
scente ,  jl  brio ,  la  vivacità  ,    la 
prontezza   de'  itioti ,  .  e  quel  fior 
di  gioja  che  piace  agli  occhi ,  e 
dà  alla  mente  e  al  cuore,  impres- 
sioni vive  è  amabili ., 
^  La  iellezz0  della  virilità  esise 
1  segni  della   forza,    e  la  perfe^ 
zione  del   crescimento.    La   mo- 
derazione  de^  moti  dà    T  iJea  d* 
una  confidènza  delle  qualità    es- 
aenziali  acquistate  irt  questa  età  • 
I  muscoli  più   caratterizzati  aa- 
nuacian  la  forza  raddolcita  da  uà  > 
C    a  re- 


V  à 


restò  dì  |lóVenrtlV  li  vigi>i!fe'-É«^ 
tresce  fiS  qìJtttti  ^^W^t?-/'  ^*^  '^' 
Se  alcune  idee  d^  •  ^^//é^tr^i^  ^ 
cstetìdotìò'^'rfl»  Ve<lAfiHàV  •lìon 
lianno  più  le  isméfe 'b^i ,'  lìla  'di- 
cune  conVeniÈYiie','  e  'spesso  'cbiP- 
venzioni.  Se  la  tes^a- tP  itn  VdtS- 
chio  Conferva  caréftif|er«  ^òBiiè , 
fisoriómla  dibontà^t  'éHiài^ì^^ 
g'rinze  '  formate  noir'd*  vi»- 


za 


len2Ui  dt  JsasVionì  viscose,  ittò ^a 
indlspefi/atóii   dèperdÌ2ioni  diftìa 
snaccnìna:;  se  gK  altri  9egnide)la 
vecchiàia ,  é  specialmente-  gii  oc- 
chi nofì  inditan  dt^adà^bné  pre- 
matura ,  mài  calma ,  modentiòiM , 
t'rudenza' ,  'scnho*,   la  v^dfikttz 
a  dritto  AÌ)à  ieltett.a.  " 
Wà  qlieis'fa   èeìh^ia    non  ytìò 
"andàrè  fin  àl^a  decrepiterà:.  *  Se 
una  massa  appena    nata   è  inlcHt- 
'me,   p{ìj[    iiitotmfe  h  iòrpà  «jftìàsi 
distrutto.  Quella  5pér5 dà '*perih- 

fie  Mie  /  l^e  questo  non  fa  ■  che 
cominlseta^ìone  ;  n\àià  détrtfA- 
tezza  d^  ùn^tJadfe ,'  ' d*'i7n  amicò, 

^d' un    vàjehtuomò  ,   per  '  un   fi- 

.glio  ^'e  oer  chiu^ique  ama  i  swiji 
j^imili^  fra' uria  àélle^t:^  cht  è  i- 
gnpta  solo  àgi*  iiiseasfbiH  incapa- 

"jci  di  gJvdicare  della  N^ttra-^e 
delle  Èeìk  Arti  :       - 

,  [  Kijguatdo  alle  MIckxc  di  coh- 
Ven^ipne  ^^  s'' incontrano  sp«»o 
certi  caratteri  di  teste,  difisono- 

^,n\\e  f  di  forrameniti,  onde  si -di- 

*ce  i  cke  M  ^ifo  di  fìorofii  pare 

^  tih  ffiaVesciaflo\    è  ìin' ìMm^x.O' 

^  ne^  una  regina,  ^     '   ' 
'  'Xa'  éetUi^z.»  ^el-  futto  wsult^ 

_ìàzì\ii'hdleji,za  di   dascnna   delle 
sue    parti*.    Anche    xn    éiaisctma 
>arte  l'a  hellezK^  è  fondata  su  le 
toptJtztoni  'e  iu  le  'dimen^iom  . 
l  queste  proporzioni  e  dimenio- 
Vii'Vo'tìo    relative  ai  nostri- '  biso- 

rii.    ìt -nostro  prittdpaf  bisogno 
l^  nostra  consìrVft£Ìone,^ie«fue* 


BBL 

iWtftri'flMvimeliti^  put  mk  si-^taìr 
iiilftcs'  ttnt  JtappMmo  lì:%  t^  a^M 
«oQitemzieae  0.  una  ^lan  jMwtc 
"ddtiesìiaarcettaiotti .  ...t  ..« 
&- 1  j^ovinieatì  i  >bui  «nant^Ji  e 
i  pÀù  cmdiliarj.  deH' »om^  son^ 
^«cdii'irfi  rivolger»!  fPfx  osni  v€rr 
«o  per.  cancc|^>i»,^uel  che  di^sir 
^m  y  O'jpcr  soétcanà  da  quel  cbt 
t^eme*;  Tutti  quostt  .inoviqitAti 
Uli  rìcseoaa  pia  Anii^  quani» 
-pia  \fi  si  adattano  le  piop^rs j)pi|i 
e  le  dimensioni  de'  membri ,  ^ioè 
«quanfio  più  :k  ioracOofomazione 
aarà' più^svàbppat^  e   p^riètfiii*. 

'  Ma  ^fiiMttf/ipià  mavQazìwMB.w 

mdvilisce^  |nn(si. aiiimfiUù^  ve' 

imluisriaiai^acc  acl  im^in&u^ 

di  movimfcnti ,  e  fa  che  sienp  A)f^ 

'noneeeteaT^esmcs^Kripoeutii  H 

allora  ^ove  si  traf».jiiè  J^^MI- 

*siiczKa^de%  pa^KH-atoinb  qell«  cQ- 

ind»5Ì0i»>   dovc^'è-pià  Udb^Uf^- 

"eaf  ^Ja^Ii  .aiàtanti  <d«Ul^/o•^|ì^ 

•#Ae  «i  >tnkyai-à)3fbrBai>  >.pi^g^9[i9- 

lezza ,    agilità  ;    ma  grossolanùà 

ancora  pes  k  lavo  r  fastlci^  iati- 

't^;  :Nelleccapit«Eif^.«A^  SHp- 

prolio  i  difètti  paodotti  liftU^^vf- 

-tft^'  medesime w  Se. iMna  toiiw .non 

iasoia-  venivi»  che  iJr.  viso  ^l^y  liHi- 

ni,  e  una  ps)ceoiaiiaifted6lj»A9  9 

tiftfa»  la*  sua>:Aelwt:ti*'^i^M<ÌU<ce 

Delk  ffiigli«É^oii£mriii2Ì<»e ideila 

testa  ^  ^11»  anaito  del  jtkpo  it  JLa 

eaoda^^  -  la  daitea.>  -«gli  ;«8ami;(j  9 

'fili  «pÉMrtai»Urfo(tàifaQr»'d4i^  ér/- 

'  Mt^^'r  so  ht imaliccaa) Aoit>  Alitco- 

dttcettta  Aftttanobii  .ctaMt^jia 

'=alfe  foiltiki..  >''  .>  »  ••  V.'    :J  j? 

'S|'im-<ierà  idlinqiió  Q«Jlti>aia«|pM 

4i>  «otf^  l'adea  ^ila<yera»dM^- 
^«^'^No';  t.VMnicxaiiaannit#  ^I* 

^c'dpénr'MÌeSGiteivitqiibU;m  i 

ro 


BH£ 

W  ép^ASisI ,  <e  fer  le  rlofoi  ialil^ 

)]éfek>itf  cklle  ftmjràeÌDQOUffsii  m 
naiiOi:  e.J'tittd  di  ^0tsc%{)iam  »:  « 
cosi  fissarono  U' At&e?:fftiR}idelx!Qjy 
)>i  «  «•  I  Gttct  destiiati . .  a  >go<fere 
«  *a  deridere  delie  Asti  9  «^ni> 
istruitt'd  sntire  «  a:  gtttdkftce^i^ 
lé'f^i  Aftisti  sapetano:  aoegli^re^ 
tiiHMRti'.  Onde  k  ODcra  Gcficbe 
«OQO  «evnoi'  i  nxxkdi  di  untila 
VcM  ielk^i^f  che  i  aostri  cosh 
<tf  aftj  <<«ataini  baanada.  noi  han- 

'  i  Gtaci  hanno  stabilita,  non 
«oio*  la  -èelie^K^  .gftnemle,  del^foor- 
fa  mttaQO,  ma  a&che  la  Mle^^^ 
jKUticoiare  delle  parti .  £  1«  pat- 
ti 'floa^  posBoao.  «vere  .  bsll^K^ , 
ce  le  loro  psoftonstpoi.  e  dimcn- 
^feiotti  non  SI   nferisoonot  ai  lovo 

La  *Testa>  pn&.  cst^  (onda  1  .>o 

'  St  è'  tiónda  9  '  le  ^^  sue  .parti  npn 
]>o8SMio  sv&JuppaiBsL  ahba«tai%«a) 
«i'tfowio  ristrette.)  jsè  4K)s^oo 
esegnir  facihncBte.le  ÌoiOi&9ZÌO- 

nii    '  -  :    i' 

•    Se  '  ^  larga  9  è  contraria  alla  Atr- 

-  ma  ^hmaata  del  corno,  e  divien 
fesante  ucdIId  e  alle  spalle»- 

-  La  testa  dunque  deve .  estere 
«admenteovale  in. lunghezza. »  che 
ciascuna  delle  sue  parti'  vi  jsia  di- 
sposta cont'iaciiitàw  Allòrat.ne  ri- 
aùka  «nella  soddisfazione  di. vi- 
eta y  che  si  chnaoM  faé^t:<iv  >La 
lé//ett'dnn9ueè->il  risultat<^idsi- 
>le  propotflBtOttt9(delledinEifinsi0tBÌ| 
^  della  dsiji0SÌBÌone  delle  porti 

»  convenienti  «ai  nostri. bisogni  4 
Se  la  forma  della  testa >)  .0  sia 

-"la'Àcct'a,  è' piatta  9  è  insipida  e 

-  'éttiààm'^  '  nod  òiFie.  calisiamento  . 
^  è'  mf^  connessa  e  .ooncav^ , 

-  tutte- le  parti  ne  vengono,  i^ltsta- 
-ttf ,  e  pteseMnn-  «^tpccsìij'c^cigp^pri 


%&x 


iWisoli:^^  1  «^ :.,%?.  «ono  le 
masche$:e.  cqqaifrhe  à%^\  àaecch  1  ni 
t|,4ci.pulQÌiieJ/ii.:>  ,./ 
.  .,U  Nasp.fprtp  è  s{^ro|Y>rzionato 
jiye.partj;^,  scuoiare  .^troppo  P  oc- 
obÌ9r  ed  è  ineonycniente  per  la 
oWCCj.f»  Pfr.y., respirò.  De'  nasi 
.lungl^i)  grossi  ^  e  m^I  CQhfigurati 
.^l^^,ne  jpuQscpcgece  ìe  incon- 
.y^aiem^e^f*  Ali! incontro  quài  prò- 
^iriPne,,  .9ual  beHe^t,^  noti  si 
dajre  ampuirare  i^el  'naso  ai  Apo/- 
.lo.,,di  Antinop,!  ^i  Venere? 
.,L»."5^tf^^  d^JIa  Fronte  h^ 
dei  rtUti^o  al  sesso  /  sir  età ,  al- 
la (condizióne  .    Una  fronte  sco- 

, pf rjta -S[iQ5tra  ardire,  e'  talvolta 
audacia.^  .  tJjo^s  gran,  (irpnte  non 
disdi^.  in  un  guft/riérp,^  né  in  un 
vecchio  dolce^iente  sevi^o  per  la 
<;^lma  della  ragipne .  M^  se  è 
trioppo  piccola  e  stretta.»  testa 
sproi»otz4onata'  t  e  dispiace . 
.  Isppr^ccigli  difendon  T occhiò, 
ha^np  moti  ^espressi,^/ ;  Dunque 
.  s;^r«M[^o  ^f//«%  se  haqho,  propor- 
zioni e  dimensioni  corrispondenti 
al .lor9  ^£9^10.  Qli  óctfà  poi,  e 
Ja.bocfa,.**  Ah  Artisti  ricorrete 
,i|lU.  Po<esia9  ^ia  vera. Poesia  che 

^è  confórme  alla  heìh  natura  \  '  e 
che  h  ammirata  \n  tutti  i  secoli  • 
.Leggete  ìì  Canto  V^I.  dcir  A- 
rjostOt,  e  vedrete  Je  incan  tattici 
■MhzA^  dì  Alcina.  £,  nel  Canto 
XU  vedrete  Qlimpia.,  '^ 

*bK.  Ì*h  ^V  h'  dal  capo  (^ì  ptede 
^    ìjjfÀnt^.  fsser  pub  hèlt^ ,   tutt^ 
si  vede» 
BELLO.  ;  Chi  nomina    helU 

.  4ipi9é^  i^  piacere  nella  sua  hsor 
nomia^,  ma  con  espressioni  dijfer 
reputi  ^  alcune  relative  ai  s^sì  » 
.adttie   il  cuore.»  ed   altre    alla 

.Dunque  vi  spop  tre  sorti  Jè. 
.^i^/f; 'sens4ale  9  cordiale,  mteU 
4?^aiale*. ,  La  rijimione  di  ^x^^ 
G    3  tre 


tw   sortì  a   h^  ftri^  à  ^»«Wa 

piager^  cfee  ?i  chiama  ^f </<> ,  -  so- 
no Ui  Vista*  ^  f '  Udito .  Il  pik- 
cer?  che  ci  viene  per  gli  iltri 
sensi  nQn  port^  ^ue^t^^  oenomi-; 
Inazione .    "      '  -    . 

Il  hllo  ch<?  ci ,  v^rte  per  ^\ 
Occhi  e  per  Tudito»  inftui$ce  pui 
0  meno  gì  piacere  che  -^^i-  tqcc^ 
mente  e  petto .  .  Quindi  h»  ^' 
trecciQ  di  cause  e  ài  elètti ,  di 
effetti  e  di  cause  ^  f;lie  pitKJucon 
/piaceq  vf^tì , 

Per  distinguer  dunqiie  le  varie 
sorgenti  d^jl  bello  ,  Inasta  mirale 
r  espr^sfsiqne  <lella  fispnomia  dell* 
uomo  ;  i  $uoi  tratti ,  e  specialr 
mente  i  suoi  ocelli  parilo  spes- 
so più  giusto  che  1^  suo  labbra . 
Sempre  «i  scorcerà  che  il  kdlo 
pùù  efl^c^ce ,  pie  generale ,  %i^\- 
ScgtivQ  e  costante  è  nel  misto 
perfetto  del  I^  soddis/j|zionÌ  orga-; 
pliche ,  cordiali  e  intellettuali . 

Quin4i  il  hUo  primitivo  e  uni- 
versale per  ìsit  specie  umana  di- 
insa  d^lia  natura  ii)  due  b^nde 
cimili  e  dif¥^renti  e  proprie  por 
cooperare  ad  una  stesso  ogg^ttoh, 
:c,  ^uel  desiderio  del  hlh  eh*  è 
.sta^O  sefnpre  chia^nato  Am^re. 
X'  Av^re  h  la  gran  fontana  dei 
'èeJlo  0  Chi  è  rioqastp  dall' -infanh 
^ia  in  uir' isola  deserta,  chi-^ 
natociecQ  e. «orda,  può  mai  ^y^r 
xe  giMCta.  idej|  del  b^ilo  ì        y 

Ij  bai^bino  ode  dir  ie^fo.ì  ^ 
chiama  belli  i  suoi  fantQCci ,  chia^ 
"ina  Mia  lo,  sua  b^ià»  anche  la 
"Sua  nonna  ^  senza  severe  idea  4^ 
'cuna  del  hellq.  Ma  a  misura  che 
•gli  sÌ4  sviluppano  le  siié  facoltà-, 
^'^uQl^e  e  la  mepte  gli- fanno 
«enitiire  nuòve  soddisfazioni  \  oa- 
tle  n  eli  *  adolescenza  la  sua  .  9orel- 
<ift  gli  parerà  più  belk  dollà  nu-? 


cai >sente>i«(k>r^ .e  ia s^à foscàen-t 
2^  fili  scuopn.  la  c^uss^  v«ra  dtl 
Bello  .  Allora  egli  iny^t^^be 
ia  fW^h^  hMo^\  «9  qoB  ,r,aviBsSQ 
^inai  udit^r*,  AlÌQr«  ne  f^  n^te 
^^plic^zioni  pròprie  o  figurate  a 
quanto  gli  ^ddisfa  mente  e  petta. 
Così:  Lucrali»,  di  ama  giusta  ide^i 
del  hello  „  5,^  Oh  Venere  amabile , 
„  amore  uniyecsali^  .'  tu  $^  .  che 
j,  dai  viv^e  motorie  viu,  :  seaaui 
,,  dì  te  il  mondp.  no^  «irebb^.  ch^ 
^  u;i  orrido  deserto .  La  tua  pre» 
y,  genza  cal^a  i  venti  >  ^eda^  le 
„  teti^peste-  aif^inansisce  Ja  iero» 
^y  eia,  produce  i.  fiori,  e.  fa  beLt 
jj,  li  L  nostri  .giorni  '^, 

Ciascun Vetà, ha  il  suo  caratte^* 
re .,  Dopo  lan^aturità  ^uaodo  J« 
giente.  predomina  aj  cnore  y  la  fi« 
^non^ia  divien  più  severa,  ]'uq^ 
mo  e  piì^  riservalo  a*  pronunciar 
il  bella  9  lo  nomina  con  ,  minor 
espressione ,  ^  t^volt^  eoa  dub- 
feio^t 

'  Finalmente  alla-  trista  >  epoca 
delia  sua.  vita  ,  allorché;  ìfi-  sue 
fapolt^  stanno  pe^  disunirsi  ,  x 
uoipo  noli  sente  più  il^^/io^  n^. 
-Jo  liomina  che  per  rimemiKcanza^ 
per  abitudine ,  per  convenzione^ 
Allora  Venei?e  non  gli. «là  più 
moto  e  vita»  e>-finalmcnte,  lo  rif 
lega  e  V  abbandooia  in  quel?  isor 
]a  dcjfert;^,  dove.  \  venti,  e  le 
teinpeste  bon  sono  più  caUnate 
rdaile  su^  grazie,  t  giorni  ^ifioh 
ri  non  ùiù  belli  della;  sqa  beltà 
«onpro^ncono  chealouqe  spddi^ 
•'fazioni  parziali,,  è  una  rimem^ 
branza  quasi  cancellata  .  di  <}u4 
eh?  erj^nq.  nelU  prlix^avera-  dtll9, 

>VIta'  %  r  «        »  «  '  1     «^   > 

Ecco'icome  le  ^tagion^  della,  vir 
ta,  modi^canO;  nelr  uomo  ;  le.  imi- 
pressioni  dei  hello  e  t'qtt^le  a^ 
i|f&  ^ue^^  idee k .  Ctascuoc^ -  gè.*,  ^oi 

anni 


*<nnl'  tiSeom  v^ihfkiisèe)  e  pìiHV 
itAvAtemù  H  m^httie^  h  sani- 
tà ,  le  forttjtit  i  gii  agi  ^  le  ap- 
plicazioni ce.  ,   '       • 

Duirque  il  Bèllo  non  lè'che  tt^ 
lativo,  arbifrario  e  personale  a 
ciascuir  individuo-:  ogaiino  hz 
aul  be!io  il  suo  parrìcolar  patri-' 
monio ,  e  h^  il  suo  dritto  di  de- 
cider sul  àelh.  Questo  è  f «dr 
éi  dubbio .  Ma  è  altresì  indubi- 
twtQ^  che  fottnatc  e  istruite  le 
società ,  si  è  stabilito  un  tribuna^». 
Je  supremo  ,"  a^  quale  ciascim 
vomo  sottomette  *Ìe  sue  t^inioni 
particolari  ;  siccome  ciascuno  con- 
sacra alla  società  porzione  delle 
^e  volontà  e  de^  auoi  beni ,  per 
goderne  con  sicurezza'  il  resto  ; 
così  egli  ^  tenuto  a  riguardar  co- 
inè false  le  sue  opinioni  che  so- 
no condannate  dai  tribunale  deH' 
dpinion  pubblica.  E*  questo  trì- 
Ikunale  cne  fa  universale  il  bello , 
c  io  rende  base  àtlit  Belle  Arti. 

Questo,  tribunale  è  il  risultato 
delle  sensazioni ,  delle  idee ,  de' 
pentimenti  y  e  '  de^'^iudizj  d^  Un 
gran  numero  d'uomini*.   Ha  dun- 

3ue  da  esser  sojggctto  alle  vicen- 
e  delle  stagioni,  e  deileetà:  ha' 
d'avercela  susr  infanzia,  la  sua 
gioventù ,  la  sua  maturità ,  la  sua 
decrepitezza  .  Neil'  epoca  della 
virilità  si  stabilisce  il  gran  Tri- 
ìrunale  dell*  opinion  pubblica  su 
tutte  le  cose ,  e  sul  Belh'v  allom 
}e  osservazioni,  le  sperienze,  le 
cognizioni' e  le  sciènze  esatte  ne 
ferma n  le  leggi-.  I  collettori  di 
queste  leggi  sono  gli  uomini  d' 
ingegno  ^  i  'quali ,  ben  pòchi  tli 
liumero ,  le  consaerino.  ne'  tortf 
scritti  immortali  ;  allora  elle'si 
jirbBniIgano ,  «  passan  di  genera- 
x{onf  il)  generazione  »  'di  sotietdi 
in  società. 
Le  l>orgate  di  Selvaggi ,  prff*i 


geftni  dèlie  società  did  vanno  sr 
,  incivilirsi ,  sono  come  i  fanciulli 
'figuatdo  ftl'J9«//(?.  Lo  sentono  in 
confuso  2  prische  non  ^1-  sono  svi- 
luppate per  anche  tutte  le  loro 
'  facoltà  se^itive  e  iiftelitttuaJi  *  • 
-  Il  Belh  éwnqw  è  ^  itìativ©  a 
ciascun  uomo ,  ma  sempM  fonda- 
to sul  n^isto  di  soddisfjizioni'  de* 
senti ,  étl  cuor»,  le  della  mente  • 
Diviene  men  afrbjtn^rio  e  più  po- 
sitivo a  misura  d'egli  aviln^* 
menti  degli  uomini  ineivillti  in 
società .  Finalmente  diviene  un 
sentimento  predominante  su  tutte 
le  opinioni  particolari  ^  e  allora 
lusinga  i^sensi,  tocca  il  ctrare, 
è  ineanta  T  intelletto  degli  uomi^ 
ni  istruiti*  (^tsvot" Bella ^  che  è 
v^sro ,'  sentito  e  diniòstrata,  è  il 
bèllo  i'  ovt  tende  i  caduta  ogni 
benda)  T amore;  amore  consols»- 
zione  degli  ubmini ,  sorgente  del- 
le loro* più  vive  gioie,,  e  soste- 
gno Mh  nostre  6eile  Atti  •  f 
BELLO  Ideale*  è 'la  '  riunione 
delle  parti  pia  beile  scelt^-  dagl* 
individui  più  belli,  '   '     ' 

'*'La  natura  non  dà  mai  un  tutto 
perfèttamente  bello;  Àanunischiaf 
sempre  fra  le  parti  belle  alcune 
altre  meno  belle,  é  anche  delle 
brutte  o  per  eccesso  ol  per  difeN' 
ti>.  L*  artista  sceglie  le  più  bel- 
le, e  ne  &  nn  tirtte.  compirà** 
irnente  belliisimò  •  Qttesto  è  il 
BeUofivleMièSn  Questo  Mh  in  na- 
tura non  esiste  ;  v^  esistono  ben- 
^i  tnrte  le  sue  parti  disperse  in 
#tia  ift  IÀ'4  ..,.,' 

>  Taleerar  il  Bdiò  degli" Artisti 
"Greci  in  tempo,  'dì  Pericle  ;  '  E-^ 
gjin«i  sceglievano  quanto. vedeva- 
no dì  più  squisito  nelle  forme, 
ne* moiirimeftti  ;  negli  ufftttiy  nel- 
le passioni,  r*  ne>.  eomponev^iti 
que^'capi  d'opera,  che  noi  appe-- 
sa  sappiamp'amf4Ì£Bre«  Nolrsap^ 
G    4  pia- 


piÉHio.  ftbbMlbui^à  iPikiifaBÉFeV 'tt'^ 
siamo  nelle  felici  circostanze  ^é^i 

Tre  Acxrti  ;  d-  imittutioni  'si  'ili-<^  - 
s(ingiioifto^neillQ  Attì'dkA  ilisejgnò  4  - 

getti  ^^MV'SOAoi'.  E  àmiifak  m**  - 

minw^J^eomEerParte^^  '.-  ':  V''<' 

«a*iinir^oiié>  di  oggetti;  seda  - 

ti;  rCràveetsT'. «Inamene  lal  fio-^ 
giesS0-.««llVAit0.i  •-'  ■■   ■/>'•'' 
-3«  IsiTtazìptte  che  tinnisce   hr* 

Setti'  miglioF^  d'iut  Bon  >nuneto  ^ 
i  oggetti  oceltì':.  Questo  Jèii 
Stilo,  idftifes^'.  Questo  è ^ungndb 
sqveettRCBitei»  cui  P^artèraon.psiò»'^ 
cleyacsi  oièiisóttéhecviài  eensa-li 
concocso  di:  mdtt  oanae  jKitàntiv 
Teli  caust^  àano  da  ^ 


favorerae  ragli  '  <atikppi  /•  fisier^ 
moetlii  l'avteéi  tn^metterele 
cQ^iiiotti^  ei ihisetfndente  delle' 
istttusMOÙ..  scandi,  r  asiceanlente' 
prodi^too  che  inaiza  rueaio  m*^ 
pta>fl«  etetso^'  ìp  infiamma  vd^a»*^  ' 


pta 

XDpm  gerJa. gloria^  Mtéal  patriot*  ' 

tismo  lo  traspoctft  all'  eioistiiv«^  ' 

J>i.  iieeeti  aendmentt '«lan  icnk- 
pasretii  Ciedd   Per  la  loro  Mi^*- 
tologia«  evfBT  le  loro  ìsdhieioài' 
ìnaJlaaFoiI  »' Artica'  que^. sublime 
die  ai  Màn>Miù'}d€0Ì0'.    ' 

Qiisstàigcaeté'di  ;beile2Ui^iòni- 
lia:  $ìk  le  st(BSaB  basi  :  eeiiie*ditn*  % 

SiaeipMsi^anei  api  sentiH6^  Tutti 
k.ledjadio^  e:  HimèlxiaiDo^ailfr 
stelle  vinaria  no9ttjB'8tìma<  aon<  è  "■ 
che  vétbattu  .Ben  jandà, ^pocfaie^''^ 
fiini  aoBò'  ifileUi- cfao'ivtiaiBKneis* 
Io  sentono «.  Aila-  Ibco  voce '^li: 
altvi eidaikoimoo  .come  decbi  -^^ 
cononp  e.'si.fennMraeiJzv'sè^  V 
re^perciiè^''^    '•-   '•^'^     .-v.  /:  ^^ 

J:^iovinétti  :*iiaeiBie -si^  esevd^ 
tieè..|Mtimfli  ai  modelli^  obnltoiil; 
presenta"  iaivat^BS»  è  viktastAm'» 
noLi^ci:che.v'èidi  ^-••— **** 


--'{ 


bettii^  'Mii^^  p61V  e  ifbtti^'^ 
le^iEUbiiwif  preitetìó^  antipfiè  ìM 
hàh^^dé$^ ,  ^  conifteritina.    Ah  y 
figlhiolr  «riè!  V  "tmìt  vi  ^ìà  '  H  ^ub^  ' 
ref  t{i^  itòn-»^  ié  sentite  eo<ìfpe^  ' 
Hetvstò  da'ttteltefbéllezte,  ricdfK* 
datesi  t{i>FetQBtéii^e  jwró^pitd» 
nudgrade  le  Jè^iei^i  j^érne  d*A^< 
póHof  Die»;    B*  véi  ,iiiAe$(ri  aM^. 
nttestf^rete  tNegHo^quanto  piii^o^ 
bri  stBtèw  dicònsigl),  e  la9<:efrefa^ 
libem^cerse  ali*  ineltnatidtee  de^- 
vostri  allievi.    • 

In  AMbltettuM  il  Mh  è  lail-'. 
nidne  éùìt^  sue  tre  parti  eeati« 
tuentìv)  eioè  ceMrutK^e,  dispo-^' 
sitiene,  e  decoratic^e  «  Pec  la 
cosmneat'>:^)«nd«tea  e  forza) 
per  la  'dispo^icìpne'  oleine  ^  atr-'; 
nionÌ8t;'fer  là  decorazione  rie-»" 
cheaae  «d  eoenonda/  Queste  ttt 
parti  deir  architettura  si  hanno- 
da  rtnnirr  insieme  secondo  V  oso 
e  il  caratfete  deiredificio ,  che 
una  m^  prepdDderr  sn  l'altra  . 
In  queste  loto  bilanciamento  (  il 
bello  atchitettùnico.  Qu^to  àc*^ 
coido-è  Quello  che  piace  ai  sen« 
sitali'  intendiftienrto  ^  e  al  gusto.  ' 

iPer  i  seoiilis  tidè  per  la  vision 
ne^  la  dtflreren:^è]tt9ensibife'ne»  > 
gli  uomini,    onde  qui   i^  hlh  S 
di  ogni  tempo  e  paese  . 

Anche  per  r^nteiidimento  ^  «na^* 
Iota» sta; coltivato,-  si  tròtreta  Ix"^ 
stes6a*r;miifbrtnità  òl  bello  n^Fe  ^ 
pioponmti? ^ÌW parti  all'ordine 
e  aU!  armonia  <^  Ma  $rceòi»e(a  cul^^ 
turar  della  nàntA  non  è'unrtetsa- 
le,  cos)  tfàfSÈi»  Mh  non  è^  df 
tutti' i  tea^,  «èdftntti  1  paesi  J  * 

Qiiell6  poi  efae^dipende  dal- gu- 
sto veria  «tfcendo^  iltenmocf' 

luoghi.  '  ■        '      *     •  -'1        '   *.       .    .11 

"  WLVfilDEltB  è  Uh  edificio- 
dér>gckleM  ^4>  ftlin  beff^  H^tH':  ' 
beve^e^sett  'pmìò  'ili  ififO'eiirfw  '^ 
nsnte.'-^'^etRi'  si  eiMl^faiv  tnii''' 

log- 


11^4  ivM^  I9ims«^  i^^a  ^ewff .  biirBrcb 
upà^icaU  copmMtì}^  4t»itt«s^v 

conta  AecoRfio  rì^kitr.ih  Mut-et 
ta»  4clr  ecti^ci^  V  W^ap^lirtifiiito^  1 
P«4  Oseré  apefljisoi^^otifrra'a. 
giikm}  «  a  chiusa. d«i  foenHr.i^^ 
copdó  u  natura  d^l  cUtna»  -  E^  ; 
faq^  il  Béh^d^éM  KatktfMT^ 
costndtb  da  Bramanre  .  hi  Aasofa- 
d^Ah  gcan  Nlc^i^lie  «Oft-canM^r. 
re  Intorno  é  iopra  .  ;  •  •   .      • . .  ' 

In  canfagna  m  ^  Céswio  ha 
da  ^6Uri  yak  B^lvpdérg^  Aa  (da 
esser  rutto  balla  ftx  la  aien^BÌQ^ 
na,  pcc  léidiac«(iia,».par  gUa«'» 
c^,.;per  la  sua  a^gaim  «ste- 
norc  ^  .iater&a><,  I|  CaiiDo  .dd 
PrinciDC  Cormi^  In  R^ima  fiori 
porta.  ì^^  Pancrazio  i»a  tutti  ^ua^ 
ati  raonisitl  »  • 

BENEVENTO  fra  tnoite  hti- 
ne  antiche,  conserva  tuttavia  V  . 
Arco  triqnialé  ardito,  a  Tiajam». 
pet  av<r  proseguita  la  via  Appia 
<la  Benevento  m  a  Brindisi  « 

JffENSON,(Gi^/Wi^)  Caina*^ 
lierlnigleae  a!  ascoitattò  uni  1710 
nella.  Coatea,  4»  W\ì^  Mxk  hd 
paJazxi^  su  1^  stiW  d'Inigo  ]o<* 

^kaCSApt  £'  uno  aeniiQBo- 
tct  d'aci;iajo.ariiia<0  di  piccoli 
denti  quasi  impèf derubili  per  ia^ 
cidere  «//4  ma^/er^  4wni£,>.Sme 
prinft^aim^te  per  ^epaian:^  ìì 
rame»  il. quale  rasane  Imta^. co« 
peito  di  piccoli  l^ucbi  e  dias^ 
pn^za  u visibili  9  diAchè  ti  si  ^ 
pasclo  JO'SfiFuipi^aio  pae  tutti  i; 
vejsi . .  Pq^9  al^.tiiCfibft»  il  lame 
coslpreoKato»  vjeM-^to«g«al*^ 
mente  d  un  nero  vellutato  «  >Ftn 
qui  F  qperaa^ioae  ^'^tMMoifla. 
Cominicia  poi  J' Ani$fea  aonJamr 
d*a)Cf;ujò  Va  .tagliarle  toolbiu» 
nip^  ^^  CogUera  Ja  «tP^eat»  «  -h 


b«c&Ì5da- inaghry ridia  ìniotlif 
ctttipsÉril»  -  Jiscf '^  chiamlpcaki  ^  ^  «r 
biabchìj^  ^     'j    »>-■''-.  ^.:.- '  '-r..' 

Questo  genere  di  lavoro  é^ 
Tovaseb  di' cpMiio  alia  j^jaMir# -c^  a 
buiwk  Coi  baiilio  «ndalifMl'tl ' 
nano  sul  biaaco.v  come  ai  laìvora 
còUa  penna V  Col  oAcrccm  m  de» 
linea  il  bianco^sul' ncso  ;  Qncsta.; 
opfcrtaione  iikn^idìicéi' a^ta  9 
e  '/»  J'teeni  dauf  acqnaralJata  ;.  ' 

BERETTINI  QFltititéhCm^ 
tatia'^'nl  xijy^  Ab  itf#p«    Mttoiv 
e  dbvliiaetaa  famok»^  •  gioiti  ài  y 
sttàda  dn-AithiteetuBa  :come  iiì 
Pittura.  !  Icragoiarer  in  lati» ,   «  . 
di'flvan  aaiemd  Jbt  apatstata  It 
bowam.  (  Gii  iri^ttib' il  vanito  d'   ' 
aver  fitfto  .wan  cbar-  ii^  pkcioi  ^ 
tempo-.   £r  die  noar  aè  fa  ^faando 
si  •  seapdceia  ^  Dalle  ^^e^  nottìwt 
arahitettme  .  taluno  ii»  'inferfao  ^ 
che!  lui  piÉtoee  no»  piiò  tùm» 
buoà  ÉraJntetto  •  Non^saivifattek^ 
sarié  queau  fcanaegtieaui.'  daM^  • 
qua  èJra^ioneiHde  ^uà  asaata  bmo» 
nO'iaJkiyiìfiettBta^  :ia>PitOim«^  ' 
in  Sosttura:!  in.  tutto.*.:.  1  <'• 

Xm  più  igsand*'  opàn  -plcioitta 
del'Gostona)  fail  skJoni  Bàfbi^  ^ 
rial  iaiiìEnna^  ilové  vose  e^pa*^'^ 
TÒiM  aùai  a  dii  piace 4. .  S»  lo* m^  '  ' 
so  fare  sono  le  àuo-  acaisittetiireu  ^ 
IIMausded  di  MòaaavitÌ3Jt»<i^^ 
Giroiano  delia  Carità  t^  uè:;  idi  A-*»  *" 
mici  alla  Minava:^.  brCappalhl'  ' 
dejlfr  ComieiMàé'  in  $i  .Lòmitor' 
e  I^aonso .sona  iertsua 'opre: tàì* 
nàaà »    Le  naqpiorì  . sonorla' Cui*^  ' 
pohlr^'.làiiicoiaia>dei^  Kobr,  lai 
fail^afea' ài  S;.'I&iada  in  > Vir  La**  - 
tai.  La  :  tutta*  la  Chiesa*  dir  6.1  Lìm  > 
ca^'  eh' agti-jchMonsa-  lftSDat>?^<ii  ' 
favori ts .    La   favorì    infatti   di 
tuttftii^steot^acttte 'ebe  si  frce 
as^ndare  z\ta*jak  scudi.;  Ì4a  éa  > 
favori  ancAr  d!  irsegoiarità  arobì»  ^ 
teMAkhe  41ÌA  ;ohé  ie .  akite  4|a«r 

opa- 


isperr>  it  qnali  per  titta  ict  fiMr» 
«o  in  iibbondcn^a'.  Per*  decot»" 
re^  egli  si  abusò  degli  «urdiott*  e 
degli  orasti..  .Dovenqn  ebòerque^ 
$Mr  ^mt^sione  fu  ragiotaevoìe 
conile^  a  Q$fStfl  -Fasano  >  e  ia 
un  Casino  di  Sacchetti  dietro 
ai  Vadcano:'  m^  ^oestQ  à  gij^ 
ruiiiH.     ( 

BE&NINI  C'GtP^ LnettKQÌ  n. 
Ìd. Napoli  I J98. n. 2)tf8o .  Suopae 
dre  Pietl'Q  fierniiii  «va  Toscano , 
scuitQKT  pastabilff ,  lavorò-  in  Na^ 
poii'^  dovv  si  inaritò.  con  An^elin 
ca  Galante 4  malandò  ascal^iiirsi 
io  Rooiff  con  tutta  h,  sua  fsmif 
gliav  chiamatovi  da  Paolo  V.  per 
dacor^r  la  (Capplla  Borghese  in 
S*  Marta'  Maggtorr .  G'to;  i.oren« 
co  .ttoftaarcK  mota,  che  ^q  anni^ 
C  ed'cca^già  scultore  >  -e  menò  in 
Ruma  'tutta  ia  soa  vita  che  fu  di 
82'  ai?ni'9  oiide  9Ì  può  dit  Ro* 
Qiaaa*.  i  -       . 

•  'Niun  artista  noderno  ha  fatte 
tettte  .  opere  ouanco  ih  Bernini  * 
lirla^co  «ra  ia  sua  delizia.  Di^ 
pinse  anche-.  Ma  la  Stniitura  -  e 
la  Anchitetcuca  Jo  inalzajronp  al 
pia  alta>  grado  deiia  celebrità  « 
L^  elenco  -^lle  sue  opene  archi* 
tettaiuche  è  numeroso  al  pari 
delle  sue  scnltiire  *  Le  più  visto» 
«e-  grandiositi  di  Jloma  sono,  di 
suo  ctìsegno  «  £  sono!  le  seguenti  ; 

Lei  untane  della  Barcaccia  9 
di  Piaaza  Barberini ^  di.  Piazsa 
Nanrona^**  e  delia  Piazza  Vatica- 
na. I^  Elefante  col P  obelisco  nelia 
piaaza  deihi  :  Minerva  .    Ahbetìì 
mute  S:  Angelo ^,  fra  le  '  di  cui  sta^ 
tQe>  À  .quelia' sua  che 
r   Cwmuf.^  suom»  e  BhUb  y 
-  "   E  par  h.  tnmtfca  un»  spéli»  • 
'   Ee' facciate :de\Palazzft  di  Pro- 
paganda 5  di  JBraòciano  ,1  di-  Bart 
pendi,  di 'Montecitorio'.    - 
»:  'Le  Chiesa.  diS^Jlndrss.aMoiiii 


UCrrMO)^  9  deI.PM0iiio  nellf 
Tem^della  Ric^ùi*   Ia  C^^fKiIr 
A2L  Gomim)  «eljla  Vkròria^  > 

In  ^$«  Pietro  i.maM^olei  di  XJx^ 
b^QoVilI.»^  d'AJessandro.VIIw 
i>a  Confessione ,,  h  Catte^aii  i 
i|uattro  nicchioni.ai  fileni  della 
Cupola-  LapcaiaRegia^  h%  gtan 
piazza  ai.  (|JuattrQi  fila  di  colonna 
isolate ,  Qon  i  due  corridori,  che 
attacchino  i4  colonnato  al, tempio, 
I  campanili  mancano  in  S^  Pietro 
per  Je  brighe,  degli  artisti .  Ber^ 
nini'  li  progettò  9  ne  fabbricò  an* 
che  uno ,  ma  i*  invidia  ilo  attor» 
%b*  MaBeenini  noq  si 'lasciò  at^ 
terrar  daU' invidia^  sts^iiò  a  la* 
Vorajre, 

Per  queste   sue  opere ,   e  '  per 
le   altre  tante  di  statuaria  »   e» 
gli  si  attrasse  il  f(|vore  dp^'  graa*> 
di  e   de'  regnanti  •   Luigi  XIV 
volle  il.  Bernini ,  ed  egli  andò 
trionfalmente  »  Parigi  co'  suot 
6B  anni  •    Vi  spiegò  per  il  Lou^ 
vre  un^disegno  sì  smisur^ifio  che 
sbigottì  quel  Re  borioso  «  Qndt 
se  ne.  tornò  in  Roma  semn  aver 
ùtto   che  ^(Malche  ritiatta  9  va 
ne.  rittasse - 1  t^hezze  ^andi  à-   •  • 
Betnini  61   d':  un  ingegno^  vi« 
vo  ,  facile  ,   abbondante .    Ne^l* 
soa  Scnltimi  si  oiserVa  £|C^tà  ài 
concetti  t  di  esdcts^ione,  e  matiT 
canza,  di  savkasa  e  di  outità.  ♦ 
Le  sue  .qualità  sono  vizi.DCÌllaiu 
tt,,  E^i  itt  il  primo  a  tnteodur* 
re  licenee  .e  soorrezioni  sot^o  prc^ 
testo   di   grazia*  Cavni   troppo, 
molli ,.  e   senza  .  vera   beliesza  * 
Non  cspi>ess!one  ^  ma  smorfia  »  <a6* 
titadim  afttitafi:^  EsecusiQn^  &«* 
na  9  ma  tocaeatftta ,    e>  «lagra  % 
Idee  ingegnose  »  tnotÌMÌ  nuovi  t 
progetti  geandi  y  ricchi  1,  arditi  » 
originali .  Per  esser  originale  4011 
curò  i'anttoft;  quindi  ti^nza'm^c* 
9HLÙ  egli  Àce  juntt  pesajnii  scoiin 

tJi 


rf ,  e^  per  aver  ii^gfe W  i  ven 
inodelii'dejr  «rte,  $gli  servì  di 
modello  A  tariti  fjikì  co|>i$ti  , 

In  Architettuna  il  gusto  del 
BerQini  fu  meno  insano,  "Non 
alterò  le  forme ,  uè  le  ptoporzfo^ 
Ili  degli  ordini ,  ni  le  parti  9$^ 
«enziali  d^ir  ^rte  v  II  suo  stile  i 
«legante  senza  esser  severo  9  sen*» 
ya  grandi  bellezze ,  e  senz4  etTO<r 
ri  grandi  «  Grande  però  neir  in- 
venzione e  d'  una  magnificenza 
rara  .  Il  sho  ornato 'è  più  pom«* 
poso  che  ricco ,  spesso  licenzio* 
so,  bizzarro <)  e  ùìvoltsk  puerile ^ 
Bgli  sacrifico  la  purità  M  fastq 
delia  decor^ione, 

Questo  artista  fu  uno  de' pia 
favoriti  dalla  natura  e  d^lia  for* 
tuna  i  t'n  ammirato  e  imitato ,  e 
frastanto  non  merita  imitazione  > 
£'  fuori  di  strada,  specialmente 
fiella  Scultura  .  Ma  come  mai  un 
tanto  ingegno  si  so^rrì  >  Ne'  <Ìue 
secoli  ,  che  lo  avean  preceduto , 
)e  Ar«i  rinascenti  percorsero  tut^ 
ti  i  grgdi  di  debolezza,  di  ctf^ 
$ciit|9Rto ,  <  di  migHorazione , 
Gli  .  artisti  s^  avean  procacciato 
tutto  r  onore  in  seguir  le  rego^ 
Je  ti  tyiodelli  antioii  .  (Quindi 
Bernini  per  rendersi  glorioso  si 
fece  origibale.  Credette  giunger 
alla  gloria  coir  esagerazione  » 
col  Insso,' coir  ostentazione.  Le 
sue  pompe  iniposero  j  ,  sedussero 
gli  occhi  di  tanti  che  non  han- 
no che  occhi  ;  fu  encomiato  9  ac» 
è^rezzato  da  quelli  che  si  dicono 
grandi ,  e  sono  ben  piccoli  \  final* 
mente  dovette  esser  iniitato  da 
tanta  ftnte  ohe  satìzgge  la  fatica 
di  ragionare.  Nfoue  pia  facile 
del)'  trregolaiàtà ,  perciò  cortag- 
giara  i  e  ptDmossa  da  una  Inoga. 
serie  dì  seguaci  • 

Luigi  Bernini  fratella  dei  fa- 
moio  Tw  buon  OKCcaiiicQ  ^Inve** 


fé  H^utUe  alte  'torri  dj  itgao^ntt 
spazzare  il  tempio  Vaticana*,  tu* 
Trento  anche,  una  bilancia  ip^  pe* 
^  i  bronzi  di  S..  Pietro.  * 
.  «ERfi^UGUETE  (^jfhnz3f-) 
in.  tp6i  nacque  presso  a  Vfdls» 
doiid,  studiò  iitItaiia>4:e<si'tnK 
yò  a  Fke&ZD  quando  BoaBarrotà 
e  Vinci  esposero  i  loro  cartoni  9 
^tane  pittoriche .  -  Ànchb  Ber- 
isigoete  fu  tcino ,  cioè  Scultore  4 
Pittore,'  Architetto.  Carlo  V* 
lo  dichiarò  ^o  artista,,  e  ^i  di»t 
de  la  chiave  d' oro;  Fw  di  suo 
disegno  il  palazzo  Realse:  di  ^Ma* 
dria  ,  ora  noa  più  csistentr^  £• 
sisite  benfii  in  Toledo  iai  Porta  di 
S«  Mattino  d' ordine  doric»'  ar- 
drìtttttata  <  con  sonplitità  *  Gli 
si  attribuisce  il  polazxo  d!  Alca* 
là  spetti^nte  ali'  ArcsFescoro  dì 
Toledo ,  edificio  grandf  'Je  éiitt^ 
toso .  Si  crede  anche  sua  grait 
parte  della  Cattedrale  di  Cqen* 
cat  e  il  ohiostm  grandioso,  pie* 
^o  di  ornati  eseguiti  cqs  dilijgen^ 
ta  .  Ihfeli^  disposizioi^c  Àgli .  or- 
dini Berrngtiete  '  fii  mBSohioQ.4  II 
9uopiiincipai  merito* 61  .nelhi<Kiil* 
tttrat  e 'Toledo  è  lipieno  di  sn^ 
opere,  fi-rie  fnali  spicca  ia^tontf* 
ba  dei  Cardinal  di  Taberar^tteHa 
Chiesa  dell',  ospedale» « 

BERTANPO  C  G/0,  BmtistA  > 
architetto  Mantovano  ^  del  tteolo 
XVI  t.  Studiò  con  .attenzione  i 
inonumenti  ili  Jioma:  antica^  e  la 
Prospettiva.  Il  Dbca  diManti»- 
va  uuglielmó  .Ili  Gonzaga  gH 
confidò  la  d^szioae  <  degli  «diati 
publid  •  Egli  ne  architettò  akui> 
ni  che  gli  fecero  onooe  «  .paDtieo» 
larmente  la  Chiesa  <U  S.vBatbara 
col  sao  campanile  a  qusttib  or- 
dini ,  in  etti  è  un'  iscriziond  in 
cloria  di .  questo.  aak:hiceteo»  ;.  Per 
la  disputa  sui  Duodu)  di  Miianb 
egli  pubblicò  !iuaaL  istuan  àvout^ 

a  Bas- 


Kit 

tmfj  forcato  1«  SA]«  archltettutt 
iibG0BttnKV>d0^  pet  B41K  ò^- 
:^r#ro>pftla£isÌ4'  il  miovt)  lytólo, 
iir  iiHoVo  Heinft^Udefìtf  ciM$  t 
iftt  À  <teuiti  «n  edHiégJò^'di'  >éài 

maflUÌfteMiitt  ^   iihi*  e9a  ■'  ehhithatò 

il  IVm'ittkzttO. 

4uaeV  «H  nttà  è  \^nlfieaflvo 

..  ìLlvtw  frtittàntù  pr^CtiVè'  éi 

&Qii'^icbniitiare  m^po  il  bkti' 

oeeodlié^lumi,  «è  il  )i«ro  ^die  om- 

tfcc.^.&«cconiatM(tt  miche  di  non 

•  impmgsar  puri  qììtàtì  colori  : 

.tttRÌ.qhe  imita 'il' Pttrore,  st  non 
tielbucfai  ^  t  ndlè  pfofòtadirà  fsd- 
^lotfck.  Altròndid  T  atìs  fràpftosta 
-vi  nflettff'^uakifé  ])0tf6^dt  luce, 
-«iteoqtes»  qvcHa  nen»i2a  *  ;  * 
(»(4£|  iiiaiic9'ptiit)i  B^Mi  ist  acco^ 
..ailospleiNfiQnndelihi'itice ,  ciré  qurah- 
^^jovcsDaitfi  fiftotre  da  altiinf 
'l»^nti  citiTflfm:fi6Ìe  liM:ia'^  conte 
jdiUHtcquar^  dail*  accia jo  éc.  Ter 
•imitar  annesti  effetti  ì*  srtistA  int- 
ftegs.  il  !  Ì|i«c»<po^o  /  Mesccdah- 
àoD  pòi  9ra4at8niei](e  oùesto  bian- 
i^pinft*  torti  rtoeflori  degli  ogget- 
(ti.^€li«  àv  un  ovadrodebbon  par- 
'iecigiRv  dblla  Mce,  è  un  Mezzo 
.piópis»:  4Ì*  *iitiiRirla  ;  ma  si  lisi 
rcon  dfcospttiMie ,  pet  non  cader 
néÌ9  ftftnéy  nel  pallide  ^  nell* 
iniipicto,  n«lo  smorto.  Infinita 
'èéìm  diatiipza  4dal  biìmico  il  più 
tflHN»  ali»  luce  : 

GU  duinue   volesse  dipingere 
iiT'  dÌKO  ém  Sole ,  rk^iterebbe  al 
r  giallo  9  biancastro  o  rossa- 


tuan-  «0»  ìiBltetèbbe  r-i^gefto, 
«^iMtfWibbe  r meiiiScieitza  deli* 


m 

àrte-J'  Sf ^r!Vefe()6eUncfifte  Jcrtc 
tinte  1^4*  vive  dtffla  sua  tiv'gloz- 
za  per  dipinge^'  lo  splendóre  fvq- 
tìotto  dà*^taggi  so/Iari .  . 

;  't* àtenònpùò irtiitàrb lèsplen- 
dide:^ze  della  natura  ;  può  ^ò\o 
HchiamàTel  V  Wéa  -,  e  la  ciò  hi 
bisognò  di  sfifrzi   e   di  inedita- 

tiene  r         '       ■  ■  ■■      " 

if^  Bolognése  ti.  1^57  m.  17^^. 
Pittore  e  Architetto  ,  In  Farina 
còsttn!  fa  Villa  di  ColoJrno,  e 
un  Teatro  cdn  belle  sten  e.  Per 
tiii  òpere  1^  ac(^uistò  tanto  ibri- 
do che  fa  'chiamato  i  B^cellona 
p^  dirigetvi  le  tioti^  di  Carld 
VI ,  épràiiklc  passò  indi  a  Vien- 
na ,  dove  iregóiò  alt«  ftsirè  j  ft* 
-cendò  ài  nétte'  su  la  pesdfiiefa 
deha  Favorita  spettàcoli  striot*» 
dinarf.  fi  stao  forte  era  nelle 
^cné  V  <^  ne  {»rovidè  ì  prjfidlpafi 
tpttri  d'Italia.  Si  è  fiitta  una 
raccolta  delle  sue  Prospettive,  e 
delle  decorazioni  teatrali.  Volle 
dare  alle  stampe  anche  dvni  libri 
d' Architettura  .  Lasdò  fre  FigH 
di  ugual  talento'  Giuseppe,  e 
Antonio  foron  ai  servigio  deW' 
Imperatòr  Carlo  VI.  'Alessan- 
dro pressò  air  Elettor  Palatino. 

Il  nuovo  Téatit)  di  Bologna  ter^ 
minato  nel  1763  è  del  disegno  di 
Antonio ,  *  ma  per  le  opposizioni 
fu  alterato  cbn  pregiudizio. 

Suo  fratèllo  Francesco  n.  i6$gt 
m.  f739  lavorò  molto  in  Teatri. 
Quello  di  Vienna,  di  Lorena , 
di  Verdna,  degli  A  liberti  in  Ro- 
tha ,-  S0no  di  suo  disegno  :  tutti 
difetto^  .  Quelte  di  Verona  lo 
è  menò  ,  perchè  fu- regolato  daf 
Marchese  Matfei  antiquario . 
^  BIBLIOTECA  ;  Delie  famose 
biblioteche  antiche  non  si  sa  nUK 
hi .  La  Biblioteca  Vaticana  ricca 
dì  fìit^o-  neh  è  che  gratide  e  bea 

si- 


m 

»lua^4 ,  «m.  r^dificio  >joif>  ha,  alv- 
eari cafAttere  bit^liiitflCAria.  ,  .„ 

La  biblioteca  A^cdiw  in  fij?eii- 
ze  fu  espressamente  (^^ruita;  «b 
Mi^helpgefo .  La  sqa.deporaaio- 
na  è  dì  pliaitti  e;  4i  iiccKie  co' 
dettagli  capriccj<^i'inic]ie;Iangejie- 
«chi.  L'fster|io,»an  ha  niente  di 
rimarchevok;  toi  T  insieme  del- 
la ^ala  j^  .  prMOrzioparo  y  ^  ha 
qualche  cosa  di  grande  e  d\anno- 
«iosok . 

La  biblioteca  di  S.  Marco,  in 
Venezia  ha  ^uaic&e  idea  di  libre- 
ria. /^  dispetto  di  molti  .ostacoli 
il  Sansovino  eressf  questo  .ediS- 
fiio-,  fhe  al  ^udizip  dì  Palladio 
è.  il  piii  .ricco,  e  il  più  orbato  d^- 
sii  e<^l^cj  moderni..  Aldi  fuf^^ 
ji  dotilo  e  il  jonico  son  trattati 
sontuosamente  con  tutta  la  rego- 
larità I  il  cornicipneè  coronato 
d*  una  balaustrata  con  statue  •  Il 
jixi^Q,  è  arcuato  9  e  andm.  le  fine- 
stre sup^ior^  Aono  io  arcate .  V 
^KC^ta  di  mezzo  conduce  a  ui»  ve- 
jstiholp  y  dov£  f  una  ricca  scala  a 
due  jranif  ^  •  li  pione  che  precede 
4^'  libreria  ^  un.  museo  di  scultn- 
se..»,]^inalmente.la  Libreria  ha  ijn 
jÌiÌ^!S}^^^^^  fct^c  ^u^te^  -  e  3  io 
I^gbe^a>  la  volta  è  a  compar- 
.^in^entt  dipinti  da' pia  celebri  ar- 
,SÌsp. 

;^  .La  biblioteca  del  iK>n    più.  re 
in  Parlai  non  i  che  un  magazzi- 
^a  di  Ebri  eccellenti  e  in   più 
érw  tiupjero  che  ^Utrove  .  Quel- 
la di,, &  Geneviefa    ha   delia  li- 
(xreria  ;  ^  è  una  gran  croca  .^i^coa 
jcìifi  forma  quattro   saloni  riuniti 
^in  mezzo  da  una  cupola  ;  i^  an- 
;che,|^|Aiaroita  ^di  busti   de*  valeii- 

tuomini •         ^    /*     .     '  •   •   •" 

^    Lainiglior  Blbl^oca^oruspon- 

dente  ai  suo  oggetto  àiquella  di 

.0;sibrd  9  architettata  da  Qiacovio 

IjCiibb&i^J  \7^j  e  decimimi» 


Siblinrec^  1^Hf^t/éi  Md  nome  éT 

per  ai^a/ailib;:ic^.|»iÀ  jditenàfci 
zecchini,  Ella  è  una rotond* con 
Vit^si|basa<iK^l^^nsrieo  vitt'^ui 
fftii(9-PQf te  f  Qi«ehie  i^  finirà  cviV 

,^m^'^-  ^'  di  €;plon4e  '  aecQjjpiaae 
CmaW  )  con  duetr  ordini -dfv^nle^ 
:ssre;  alternate  cop  niodlic..    S^l 
cori^Kione  è  tH^  halaMsttiati^  ■- 
doma  di  vasi  su  gii  «cjrptBT^;  li 
iinttp  ^  coperto  r  da  urmtki#iìi*cu- 
poUt  Questo  esterÀorfe  èA^xm^à" 
spetto  a»a(^tQsO,  suUgKfgdo  irà»^ 
detM  inconvenienti  t   le;fiAestru- 
cole  supeciori)  e.i.ifrqiitfe^izii'i- 
nutilrir  L  interno  è  ben  dtspoBPO 
negli  appi^tamenti,.  e  «mille  sjde 
del  pjano  inferiore  5  come  del  «i- 
periore  3  ii|  c^i  i  una  ^pcan-  iala 
per  i  libri  decorata  di 'pihBtfi 
jonici.    £  perchè   jonicD  il  di 
dentro»  se  il.  di  fdOfi.à^rintio? 
Il'  ciH'atterf  delia  UkUmbin  ri- 
chiede serietà  ,   ne»-  n^tar^Tio-. 
chazaa  i  perchè  i  iattom  d^'Siiri 
non^  s(»lion  esser  umho  ^ieolllci) 
né  i  libri  rac#0DMndan'Jhi£Ìcch8^ 
^a,  ma  l'arte  divederli),  lansiM 
di^ìcile  delle  arti  i  ^aàgp.inomle 
regolarità  e  purità*   Paue  che  ia 
jfbiT^a  circolare  sia  la; {^iùioi^M^ 
niente ,  come^  piò  capace  di/cob- 
tener  m^^ior  «timeroiii  iibri^^  «e 
di  presc,nt:arli    t^tti .  adi  «n^ptr^r 
d^occhio  .    Per  non  mtrtngerjti 
vaso  collo  sportp:  delle  seanpei, 
si  potrebbe  lasciar: «m  gran<  Taoo 
nelmur^,  e  il^.  quel  vanoldìs- 
porcifi  i   libri  «.  Se  là^  rocoiida  oè 
ampia  ».  può  contener  «tait^  qikaa- 
tità  di  libri .  senus&lt  «Ml|r 
su  fin  4I  iMBteo.  .Sofi0  fìsrst  m 
;graa  numero  i  Ulirì  htK>ai^^  Gli 
ordini  d'architettura  ài  di  ém- 
tv^  ,vi  .^taranno-  seqip»j0iale>.;Vi 
staranno  im^M.]^wi^di-^f^ 

n. 


ito  BtL 

'ti .  E  fiA>ri  e  éentrò  vi  ihiràniid 
i  ritratti  degli  uomini  ìUustfi 
'eoìtt  lòto  rispettive  invenzioni . 
Né  ài  quéste  ^  uè  di  quelli  sarà 
grande  U  folla  i  . 

BILANCIA  pittorica  è  vino 
scherzo  di  M.^  de  Piles  ^  il  ^uale 
ha  voluto  pesare  il  -^merito  dej 
Pittori  .ciguardo^  alle  principali 
p^rti  della  ottura  i  qòsài  sono  la 


Compots^iotie  ,  il'  Dhtgnt  f  il 
Colorito  j  t  V  Ewftréssiome  4  Ef|ii 
divìde'  il  suo  pesò  iti  io  gradi  : 
«pesto  è  il  pfìuio  .della   suprema 

fer^ecione  t£e  ci  h  finora  ignora  ^ 
1  grado  x^  è'  per  quella  pérfezio^ 
ne  i  fòli  quale  niUno  è  .  ancona 
giunto .  Il  i8  è  per  Quelli  che  si 
sono  pia  aj^rdtoimati  lA.  perftN 
to  «  Eccone  un  saggiò  : 


1 

Composiziond. 

« 

Disegnò  . 

• 

Colorito 

Espressione 

Baonarroti 

8' 

»7 

4 

8 

Raffaello 

■j    n 

i« 

Ì2 

li 

*  Correggio 

13 

<s 

iz 

^ 

1 

.  .  • 

-,               .      -                 ^ 

La  sofnma  de' gradi  assegnati  a 
ciascuno  &  il  suo  particolar  me- 
rito.  Onde  il  merito  di  Buon  ar- 
ieti* è  37  ,  quelld  di  RafFaelkr 
*  **  è  tf5  j  quello  di  Correggio 
■■  «  '  sj  .  Questo  è  secondo  de 
Filés.  Ma  un  Matematico  dell' 
Accadéinia  dell^.  Scienze  ha  vo* 
luto  pia  divertirsi  col  valutar 
questi  pesi  per  il  prodotto  de' 
gri^di  i  cosicché  i\  merito  Ai  Buo*^ 

narrdti  sàrébb^)Ci7X4X8r:435i  • 
Quello  ài  Raàaello   i7Xi8X"X 

B  perché  non  usar  di  queste 
bèlle  bilance 'per  tutti  pli  uomi^ 
ni  di  qualunque  condizióne  ?  Si 
avrebbero  de' bei  giuocarelii . 

BILANCIARE  è  in  Pittura 
disporre  gli  c^getti  <on  natura*^ 
iezzà,  senta  simmetrìa  alFettata  ^ 
non  però'  con  disordine  tale  che 
da  una  -parte  sieno  a  Mucchi  5  e 
éùV  tXtxit  niente  • 


La  natura  ci  avvezza  ad  Una 
specie  d'equilibrio  ,  non.  ci  pre- 
cipita rapidamente  da  una  dimen- 
sione all'  altra  ;  ma  ci  .  conduce 
succèssivanente  per  var;  punti  «r 
Così  l' occhio  passeggia  in-  un 
quadro  come  in^  un  paese  noit 
trc^poalTollato,  né  tutto  deserto. 
,  Questo  bibncianien to  siestni'^. 
de  alk  attitudini  >  alle  espres$Ì0r' 
ni ,  e  a  XMtti  ^-^i  accessor)  deli» 
composizione  « 

BIZZARRIA  è  preceduta  dal 
caprìccio,'  h  sostenuta  dalla  m»- 
da  ,  e. finisce  in  delirio. 

Il  capriccio  éa  de'  giuochi  pue-^ 
rili  V  elle  posson  nondimeno  di-» 
venir  nocivi^  Ma  W-hiz^^^rrid 
fa  OD  sisrema  dìsrrlittore  deli*'  or^ 
dine  e  delie  forme  dettate  dalist 
natura 9  e  costitutive  dell'arte"  j 
I  ptu  grandi  uomini ,  i  pia*  htk 
secoli  dell'arte^  hanno  datx)^  in 
qualche  capriccio  ,  nataòn  ia  ^£^ 
X'^rtiéé^.JLz'.biKKuria  è>}de>ien^ 

pi 


osi 

fi  fiù  convitti  i  e  «JèHe  tetlc  le 
più»  gttastev  ecL  è  UQ  fnpi:fao  cóit^ 

La  'i«?:^tfm'ii.ttasc9  da  più  cau^ 
t^é  Ijt  prÌBCÌ|»aH  spno  celnfive  ai 
fiien  j  «i  tesDpi  ty,  e  agli  dPtiiti  , 
che  ia  adottano. 

Zt.  L'ahbondanzsa  delle!  cóst  mi^ 
^liori  pcoducé  r^azietà;  ^  re  rende 
insipide  le  bellezze  semplici  »  .<! 
cerca  d'  aguzzare  a  d' ingannare 
,  il  gusto.  L'Italia ,  e  particolar- 
mente Roma  abbonda  di  <|api  d' 
Opera  sopra  tutto  in.  Architettura' 
ne' monumenti  antichi  d' ogni  ge- 
nere •    Su  que'  modèlli  al  rinno-» 
vamento  delle  arti   spiegarono  il 
loro  genio  i  Bramanti  ^  iRaffael-' 
Ji ,  i  Peruzzi  «  i  Sangalli  i  i  Pal- 
ladi» i  Vignoln^    e  tanti    altri  , 
non  solo  còlla   teoria   che    parla 
alla  mente ,  ma  colla  pratica  che 
parla  agli  occhi .   Or  chi  non  ih 
Trebbe  pensata  xhe  lezioni  ed  e- 
senqij  sì  potenti  non  vi  avrebbe-* 
ra   pronaa8so.il  gusfx»   nella    sua 
maggior  purità^   e  preservata  1' 
arte  daìlz  licenza  >   Frattanto  il 
sscx>l  seguente  fu.  quello  della  k$tr' 
i^érria  4 .  U  miglioramento  rapida 
4elle  arti  ne  aocseleirò.  la  caduta  <^ 
Stanchi    gii  ticchi  Mìe   forme 
aemplici».  la  semplicità  divenne 
ndmotonia ,' .  la  saviezza  freddez* 
za  y  V  imitazione  sterilità ,  li  re- 
golarità sdbiavità  v  ^  [  così  la  Ht.-^ 
^Of^rréity  è  fiaalments  iJ  delirio ,  &i 
ebbe  per  ingegno.*  In  Roma  piò 
che  atttcfve  si  possono  vedere  gli 
sviluppi  'successivi  >  deli'  architet- 
tura moderna  «  A  cairto  a  edifici 
re^Iaci.^'  xizsn  in"  un .  tratto  «di-» 
Sci  i  più  hizzairri.    Se  l'occhio 
non  fosse*  familiarizzato  a  queste 
ineonaeguenze  t  si  ipMrebbe  dire 
di&Sxima  ébise  Rimata  da  popoli 
<Kipòsti  e.aeanci  Decloro  gusti-  • 
ÌMi.2periodo  di  dsccfr  secoli  tia  le 


Hit  ini 

Ca^àQM  dì  kóm^  e  il  lUao  ip» 
•sensato  di.  Dioclezianor  yMAtro-» 
dusse  -menfy  disparità  che  ;uii  ^ 
Jo.  secolo- in  Rooia  moderfìd.   *> 
2.  Ma  quando   la   fnoMa    éntràt 
(Halle  maniere  de'  p<Sf)OU  »  quella 
moda  epidemica .  «he  /tiene  nazK>- 
ni  intuire  in  una  specie  >  d^  infanti* 
tia  ,  e  con  un  poEér  mtagicc^  met*' 
i^  ia  un  mota  perpetuo  mobili  , 
vestii    vitto.    Opinioni  ,    frasi  , 
come  non  avea  da  influire  anche 
nelle  arti  ?    La  moda  vien    dalie 
ticchezze  9   e  dalfe    ricchezze    il 
lusso  j  L'Architettura  benché  po-> 
vera  figlia  xiella   necessità  e   del 
bisogno ,  fattasi  poi  ricca  e  stra-> 
ricca,   còme  avea  dà  resistere  kl 
torrente  di  tanta  inc0stan:^a  ?  Per 
lusingare  i  capricci    d^un   tiran- 
no, r  architettura  invocò  il  soc- 
corso della  ^tz^arr/a  .•  Ella  si  na- 
sconde dietro  la  rnoda^    La  i/'z" 
c^rri^  rifaiittetebbe  toI]a,  saa-  den 
fbfwità  i  se  la  moda  no»  le  pre* 
stasse  la  sua  maschera,  ^,^Jà  xno^ 
da  si-  distruggerebbe  presto,   se 
IsibÌKX^pit^  .noD'  là  rinnovasse I. la 
lora  untone  mantiene  il  /ora  imr 
pexo  •  L'-uoa  s' incarica  d' inveia^ 
tare  t  l\  altra  di  prestar  i  sbasii  vez-^ 
zi  air  involuzione ••    La  hÌKjzati^if^ 
non   ania  .  che    gli  estremi  v  noa 
bisogno ,  non  cdavenieozà  ,    non, 
utilità  .  Quindi  forme  le  più  in- 
comode,    contorni  ridicoli ,    di- 
sposizioni ributtanti  V  traverai  in-^ 
sensati  .*  tutto   è  buona  per  iei>^y 
tutto  è  eccellente   per  ,lav moda  y 
puxphè  l'invtenzione  di*  oggi  àx^^ 
ferisca  da  quella  di  jeri  .:  Intro-» 
dotta  neir  Afchitettura   vi  eser-^ 
cita  la  bizzarria  il   sua  dominio 
in-graAde.v  alle  lìAst  rette  sostir 
tuisce  centifiacure,  ai.piaai  rego^ 
iati  parti  inistiJinee  tormentate  9 
alla  simmetria  il  pittoresca  ^  all' 
ordine  il  caos .    H  gii  uómuif  «i 

prò-  .. 


%t% 


BIZ 


prasternanQ  «vanti  Viàfilo  «(«Ha  -, 
modé^  «  danno  ti  rìeolo  Ai  ge- 
nio e  d' invenzione  aMa  bizzarria 
étkt  non  produce  che  mostrf .       '  ' 
3.  GV  inventori  della  l/<t:^m#  ' 
in  Architettura  han  dovuto  fo^  . 
aedere  un*  estrema  facilità  \  una 
aoprabèondanta  d*  invenzione ,  e 
un'immaginazione  focosa  da  lion 
restar  compressa  da  regola  .  Mal 
prevenuti  contro  l' imitazione  e 
contro  l'autorità  9   tenendo   per 
un  pttgittdizj|o  il  credito  de*  loro 
predecessori  e  il  rispetto  che  lo- 
ro si  presta,  e  Stimando  pusilla- 
nimità òpecoraggine  l^anaar  die- 
tro ad  altri ,  come  se  non  aves- 
sero altro  merito  che  dell*  anzia- 
nità ,  con  questi  e  con  altri  con- 
simili paralogismi  hanno  aspirato 
alla  beila  gloria   di   fkrsi  origi- 
nali-. ,  ^ 

Per  disgrazia  lo  son  divenuti , 
ma  non  già  con  sforzi  sorpren- 
denti per  imitare  la  bella  natu- 
ra, non  per  ricercare  le  propor- 
zioni le  più  coiìveniehtr  e  adat- 
tarle con^ penosa  verità,  e  farne 
•  combinazioni  nuove  sì ,  ma  bel- 
le. La  loro  orifiìnalità  è  tutta 
nella  bÌKXJ^rrU  ;  Un  umore,  invi- 
dioso* li  ha  portati  a  contraddite 
'  ogni  sistema  antico ,  e  per  allon- 
tanarsi più  manifestamente  da*  lo- 
ro predecessori  hanno  abiurato  fin 
r  imitazione  della  natura  .  La  lor 

Sloria  dunque  è 'neir  invenzione  ^ 
r  combinazioni  stravaganti  e 
sforzate,  ne' rapporti  più  iacom*; 
<  prensibili  ,  nelle  configura^oni 
stravolte ,  in  una  unione  di  parti 
discordanti.  Ecco  i  gloriosi  ori- 
ginali della  yÌ9:X'^frÌ0 . 

E^  superfluo  parlar  di  quella 
folla  di  artisti  parassiti,  che  la 
nfediocrìtà  e  il  meccanismo  stra- 
Ycina  sempre  intorno  agi'  inven- 
tori • 


«LO 

jB;  bfm^  tmpmjtante  ^r(isra«  .mi 
rimedio  con  tramai  jcapmiò.,  alla 
hftK^^riSi  e  al  delirio  .degUy^r- 
tisti  ;  è  parcjtcoiarmeqte  desìi  Ar- 
chitetti. Il  Rimedio  sarebbe, im 
piccolo  ^teditoiQ^di  pochi  e  ve- 
ri principi  sulr  miitazione ,  o 
sulr  invenzione.^  Le  false  idee  o 
r  abuso  di  queste  narole^è  ima 
delle  causò  principali  degli  errori 
nelle  opere  del  r^o  della  ii«- 
^4r.r/« .  ^  Per  gli  Architetti  poi  è 
necessario  un  codice  su  T  essenza 
deli'  Architettura  .  C^esto  sareb- 
be r  Mnico  qiecifico  .  E;  scine  a^ 
vesserò  presa  una  buona  dose  gli 
artisti  ingegnosi ,  invece  di  ot- 
v^nir  invent6ri  di  ^ì't^^riV»  sa- 
rebbero riusciti  uomini  egregi  « 
promotori  gloriosi'  di  vere  pcU 
. lezae . 

BLOI^  Q€jo.  B^ìm^  Pari, 
^inò  n.  1^79  m.  1719  acctebbé  il 
Cotso  e  i(.  Dizionario  d' Archi- 
tettura del  4*  Aviler  •  Tra  le  sue 
fabbriche  in  Parigi  à  considera- 
bile il  palazzo  presso  i  Certosi- 
ni •  Fu  chiamato  a  Pietroburg 
dal  Czar  Pietro  per/opeor  gran- 
di ^  ma  appena  giunto  vi  morì  » 
e  il  Czar  gli  fÌBce  &re  esequie 
magnifiche.  Il  woTrsité dujsr^» 
dinsge  è  accresciuto  da  i>ote  «d* 
Argenville . 

BLONDEL C  Frsncu£9y  Pari* 
gino  n.  1^37  m.  s4$6 .  ^ 

E^  ben  cueìobo  cke  i  tre  più 
grandi  architetti  di  Francia  non 
spno  stati  architetti.  L*^ architet- 
to del  Louvre  fu  Pietro  Lcscot  9 
ed  era  abate  di  Clugni  e  Cano- 
nico .  L'  autore  del  oeristiliOi  del 
Louvre  &i  Clàudiqc  Fenàult  «  ed 
era  medico  e  noma  di  scieoat  • 
Le  scienze  anche,  profèisò  Blon- 
del ,  fu  Inviato  alle  Cor^i  està* 
.  re  ,  e  Marescial  di  Campo .  Feee 
lina  comparazione  t^  i^ipdaro  # 


t'-^lO  ,       8Ò.F  "115 

-^bc,  }a  SrcvU  del  CaJ^ndario,  J*     ti,..i^^7  m-  ^7S^  «rclytettp  Fran- 

^rt9  di  get'.tin-  W.Bpnabc  ,   una'    cc5C  ama^tP  <»eI..Ì^4lMÌo.i.   e  .di 

iitioya   muniefi  il,  fotti^tkxi  le,  ^-^aritcolar  .tal{(n(o  ja^l^i  ^istribu- 

'Vht^^  4  uri  erf  n  jQorsD  .<l' At- '    jiqn/e»  'Àrcfcu«ttò -.unajbéiia  Ca- 

'thitèttura}  e  atiìe  nate  su  V  fiV"    «1*  cf^.cacpia.jpf^ssaBruxe/lQ^*  In 

'  «ivrèttura  di  Lufei'Sa^vpt.  .  .      .    Napc;y  t W -2.  nuoyp  JW^J^P:  P«^ 

Blondel  viaggiò  ^  Ecitro',. fu.   Il  ^pnsiSi  l^^do ^ . ,, ,,m   sdi^o 

Snviap  ^Goy^antirÌQpqin  j'nè  pi-f    per  il  Principe  di.Ccaon  y,  ^  <^uel- 

xiifeià  li  suo  taic^iito  jìer    TAr-!'  *<>,.,  di.  Lutifyille..  À   Parigi   co- 

>rf4iì^»mtt^    r\i^      tì'rifirtila'nf'inVi'i  «fruì    ciUfììck'   At    rJlcxnttnf\Y^n.r\  ^     ♦» 


^ 


.atfbefii'd'un  arco  frionfale.  Ah-  z^ur^  per  {\  ycscovov^^  sB^àefifcyil 

belli  poi  in  Patiigi    là   IVt'a'.S.  più  uran^e.^i^tìetóaflia:.  /iejfos- 

Antonio  con  Un  arco  trionfale',  e  se  teritiiivtQ»   Bpnu^d{^^/y,.anghe 

^ttr^la  di.  S.    Bernardp.    Ma.  il,  ,tin  huo;;i^  irtr^ulicq  r  ?  |n  iqgcttpic 

ijftìo  capo  iPoJjera  fa  la  pòrta  Idi  .de^P^nfi-,  ^  (jeg/i  Argini ^.j  J^ft.  di 
S.  Denis.    Arch|itctt|i^ap<^    la  *  di  cuor  grande,   di  manlére^gra- 

Cócderia  éì  Rochefo'rt  a  due  pia-  j^Jeyolii  ycr>inDi(entc,Aj[;ti?ta,jU  me- 


•  ^773. 'aw:huctto*  Francese  dr.ij^e-  . giovanetto  in  Roi^a  ^^i^i  iji^daprir 
Tltò' distinto  per  ie  mo/te  labbri-  .ima  alJa  scultura  ^jc.iyce^in  S.  Pie- 

'  cfie  a  Mèt^;,  a  Stfa^urgò»  a  IV  fto   alciuii  ^gelctt;^   ne  f^s^qm 
'ri^  ec  e  specialmente  per  il  iiìio  cje^le,^  pit^r^c  piccole^,..  ^  dfd{  oaiso- 
)HÌdn'Ctffi-0  «T  AyMteÙMr^.    V.  '  .nlie,yp'4*  Attila  .     1.    ^      i 
^IMkr^hpHc  d^i  Axchitet^J .  '  "*  ^ .    ifcredlto  deii*  kx^\X%tifi  ^^ 
'  *    BOCCANERA  (,Martno')\^r'  " ,-Jc'rnosuò  parante,'   ^ò.f^prtp  i^r 
»  ^hitetto-Genovese  del  eccolo  XIV.  ''A{<:hitét(q<-a..  H.sup  g^aa.i^^lcyi- 
Egli  cominci^  il  gran  Mojp  con  tpV  e.  la  gran  VQ§liia.?l;ftri^,J,gU 
ibflciamèrt ti 'di  blocchi  enormi  di  leccio  fare  un    gran  .  i^^mf^q  di 
marmi  strappati"  dalle*  moa^àj^n*  ,c.os«,  Épccinc  le  priùdjpsali  :    it 

•  iticinè.-  Cojtnp]  l'arsenale,  delle  '  laboratorio  delia X:j>iés4.^ N^- 
gaièrc  ,  fece  il  bacino  jjer  «[lette-  va.  Le  Chiese;' di  S,"  Àgi}«|f?.\.'in 
re  i  vascelli  >  coverto  y  ^umen;ò  riatta   N^von^ ,   di   S.  Cakvljiùo 

r  tìcl  Jrgb<f  cbnÀierabìIm^ijte  ìt  por-  ^Tfe' ,9.114 ^trp  Ho.ntan^ ,    4^%-  ^ar 

f^ ,'  fc  •  fee^  ìcóstruire.  rpólti   ^o  pienri ,.  ^é'  Scttp  Doj^ri-i  li  ciaii- 

'  tiu*4«ni '|tpr  condurre  Taccua  in  "panile  ffi  ^Sl  Andrea  .^cil^jFrfii- 

»  Xittk^  1^  di  lui  famiglia  e  illu-  .tt..   U  facciala  ifel.  Palazza  Uo- 


t«5  gii"  <ifueitì-^uor  Sacriti  ;  pper  ;  .ria  vefso  il"  toSegIp*'§J9mift^  . 
-•'yiricm^i  che' m  appresso  hanno  'alcune  ^scalc  qei- "  PiiUcJ^.  fe^c- 
'"^f*!^^?  ^^5^  sèlendSte'J  princi-  ,rini ,  ?p^uy;^zio^i>  ìwììI  .jcoljiii- 
"ìpali  i'WipiegTii  delia  Repubblica,  nàta  in  prospettiva  'n'ef  pallio 
'iptti'ha  data  anche  Obgi"  '    >         Swda,   e  al  radazzo  Falconieri  , 


i  14  Bòk 

la  facciala  ìktersRc  af  ooll«gkl  di 
Propaganda.  Laristauraziond del- 
la Chiesa  di  S.  Giù.  Latéf^ncf: 
ella  era  nna  'basilica  à  dot  file  di 
colonne  di  differenti  marmi'  pre- 
se da  vari  ediiic;  di  Roma  gen- 
tile. Borromini  miirò  quelle- co- 
lonne tra  grossi  muri ,  e  r^ccon» 
ciò  per  le  feste  . 

Borromini'  portò  la  bizzartia  al 
più  alta  grado  del  delirio'.  De- 
ibrmò  ogni  forma ,  mutilò  fronte- 
spizi, rovesciò  volute ,  tagliò  an- 
goli", ondulò  architravi  e  corni- 
cioni ,  e  profuse  cartocci ,  luma- 
che ,  mensole,  zigzag,  emeschi- 
nità  d*-ooni  sorte.  L* architettu- 
ra Bòrromincsca  è  un'  architettu- 
ra alla,  rovescia  .  Non  è  Archi- 
tettura',-è  una  scarabattbleria  d* 
-ebanista 'fantastico . 

E  come- si  portò'leglf  a  tanto 
delirio:?  Per  l'invidia  ch'egli  eb- 
be cóntro- Bernini  .  Queir  invi- 
dia era  sì  arrabbiata ,  che  alla  fi- 
ne impazzi ,  divenne  frenetico  > 
t  si  ammazzò  .  Per  superar  Ber- 
nini, non  prese  Punico  spedién- 
te  di  far  meglio  e  più.  corretta- 
mente L  il  secolo  della  correzione 
ton  era  pKì,  eia  il  secolo  della 
corruzione.    Onde  csH-  prese   il 

Sarmo  di  farsi  singolare  coli*  an- 
ar  fiiorr  d' ogni'  regola  .  Niente 
di  DÌÙ  fàcile  che  P  irregolarità  : 
dall' irregolarità  alla  singolarità', 
alla  stravaganza ,  alla  frenesia  è 
un  passaggio  inevitabile.. 

feorromini  spinse  la  stia  singo- 
larità fin  nella  conruzfone .  Egli 
intendeva  bene  questa  parte  dell' 
Architettura,  ma  non  la  póse  mai 
in  rapporto  colle  materie  che  im- 
piegava . 

Borromini  inr  Architettura  >  Ber- 
nini in  Scultura  j  Pietro  da  Cor- 
tona in  Pittura ,  il  Cavaller  Ma- 
rini in  Poesia ,   sono  -peste  dei 


fiOR 

étt&tò\  'Pè^te  ch'ha  ajfpestàt^  tth 

gr^n^niittietto  di  attinti .    Non  v' 

è  knale^  da  cai  non  d  possa -trat^ 

^fef-del  bene.  E*  tene  vedtfrqtiel- 

le  loro  opere,  eabbdminarle.  Set^ 

-vone  i^r  ^pere  ^uel  che  non  èì 

deve  fare.  Vaano  ritardate  come 

i  delinquenti  che  soffron  le  pene 

delle-  loro  iniquità  per  istruzi<»le 

•de'ragi<Mfievolf  » 

BORSA ,  Cambio ,  Loggia  dc^ 
Mercanti ,  è  iin  edificio ,^  dove  ra- 
don ansi  i  mercanti  per  i  ibto  ne- 
gozf . 

La,  Borss  di  Londra  fabbricata 
ft  s^se  di  Gr'esfuuh  dòpo  il  famo- 
so incendio  del  '  1666  non  è  '  la 
■miglior  opera d'Inl^o^Johes.  ÌM. 
mezza  è  un  padiglione  '  corintia 
cori  un  Ateo  molto- ardita  aceomh- 
pagnatada  due  archi^  minori  % 
Da' questo  mezzo  s'alza' una  rota- 
re a  tre  ordini;  ionico^,  (iorin- 
tio ,  e  comporto  .  L*  edificio  ^ 
Coronato'  d'una  balaustrata  con 
statue .  Quella  di  '  Amsterdam  af-- 
^hitettalta  da  Dùnkers  è  vasta  > 
sostenuta  da  tre  grandi  arcate  « 
con  iin  cortile  porticato^  su  di 
cui  -sona-  sale  sostenute  da  46  pi- 
loni numerati  e  assegnati  a  merci 
-distìnte.  Al  di  sopra  è  una  gran 
sala,  a  mercato  per  le  mercanzie, 
diverse. 

L' Italia  Vton  ha  Bùrra  di  ri* 
marco  ,  perchè  non  ha  commer^' 
ciò  rimarchevole  .  La  più  bella 
Borfa  sarebbe  sul  gusto  delle  Ba«- 
"siliche.  ^ 

BOSCHETTI  né»^ giardini  ter- 
von  per  godervi  r ombra  e  il  fré- 
sco .  Richiedono  sito  elevato  e  a^ 
per to,  tm  misto  di  ombre  oscura  , 
e  di  ridenti.  Perciò  arboscelli  e 
piante  sarmentose  di  f<jigliame  gsu 
jo;  terrena  coperto  di  gazòne^ 
nicchie ,  fontane  ,  arbaitl ,  xre^ 
spugli , 'fiori  odorosi*  Inptatpn^ 

to 


SBK» 

^he  jVÌ  produca  nfU;  h^U»  isceoa  ; 
«tu  ifttoco  cke  iwitk  s^  .  ri|iQso  .€ 
alia^  iiMKti^siooe  \  piià:  in  fa  uqa 
piazsft  «La  pai»«ggiac¥t  «li*  oiih 
ora  Vr^wdi^He  tempietto  iche  £cuo^ 
fra  un  bei  paesaggio  ;  4iQa  $a]a 
jaer'iaMs^  e. per; altre  ricreazio^ 
ni ,.  Tutte  .i|ue$te  scene  debbono 
essere  della  maggior  fic«ipiicità  9 
irariatt  «  convenienti  al  giardi- 
naggio »  in  «ui  tutto  è  perduto 
^  1  arte  si  scupp»  «  Quest'atte 
è  stata  ben  trattata  da  Kirsch- 
leW*  .  .   .    ^ 

BOSCHI    furoti  i  pei  mi  itco* 
veri  dp' primi,  uomini  9  «  in  con- 
^e^uensa  iucon  onch^  i  loro  pri- 
fm  tempi .  Quindi  l' nso  di  met- 
t9C  d«^ii  alberi  intorno,  ai  tempj 
itntidu,  e  quindi  ^i  alberi   e  i 
boschi  sacri.  Più  ragionevole  sa- 
rebbe che  le  (cittk  non  fossero  un 
^cQidi  case  9   ma.  avessero  de- 
gli alberi  nelle  strade.,,  nelk  piaz- 
20  ,  €  in>«iti;vOpportuni* 
.    Ne' gran  giardini   irregolari  'C 
mi^  parchi  un  àorcoAunz  delizia , 
jae  di  varie  scen«   «a  contrasto, 
«love  r  arte   non   comparisca,  .e 
«embri  chp:  tutto  sia.  confidato  al-?' 
la  natura*    Da  un  cantone  folto 
embrofo  passare  in    una  pianura 
ridente  d' erbe  ,  abbandonata  alle 
^ceggi  y  donde  pet^  più  viali  drit- 
ti o  tortuosi  rimettersi  al  coper** 
to  variamente  ombrato  di  verzu- 
re  divccse  ;    evitar  ia  noja  d'  un 
sentiero  troppo   lungo  e   troppo 
uguale  t]>er  qualche  oegeteo  gra- 
cterole   ìnaspettatQ  ;  dall'  aperto 
rìnselvarsi   nell'oscuro^  nell'-a- 
gtvsto ,  e  dal  disordine  alia  pri- 
ma girata  incontrar  una  prospet- 
tica   d'  un    bel    quadro  ;    tutte 
qutatt  varietàdebbonsi  trarre  dal-* 
hk  varietà  del  sito,  J\  sito  vuol 

re>  ineguale*  e  montuoso  •  Al« 


•BOS  Mj 

.tUQe£ihbriehe  vi  aggiungon  sra- 
lia^  qualche  tempietto  ,  qualche 
•pez^o  rustico )  un  eremo. 
/  Il  bosco  deve  far  anche  un  beli' 
aspetto  al  di  fuori  \  è  il  limite  il 
più  vantaggioso  per  terminar  1' 
orizzonte  :  :gli  alberi  iegan  il  cie- 
lo e  la. terra  nel  modo  il  più  gra- 
devole ;  è  la  più  ricca  prospetti- 
va speciaJmente  da  lontano  •  Più 
il  pendio  è  rapido ,  .più  anfitreal- 
mente  sembra  sospeso  il  kosco ,  e 
più  imponente.  Dunque  gli  albe- 
ri più  |;randi  sieno  alla  sommità  9 
i  più  piccoli  in  giù  :  le  Joro  spe^ 
eie  dimrenti  .faranno  armonìa  di 
forme  e  di  toni  *  Il  contorno  of- 
frirà altre  varietà  dilettevoli.,  se 
il  prato  s' introduce  |)rofbndameA- 
.  «e  nel  hfeo  ^  e  se  il  àosco  esce 
in  punte  sul  prato ,  quel  tappeto 
di  verdura  ondeg^^iante  ingrandi- 
S06  t'imnuiginazione,  e  Fa  l'a- 
spetto più  vasto  di  quel  che  è  in 
jjrealtà.  . 

BOTT  architetto  fu  impiegi^ 
sui  principio  di  questo  secolo  da 
Federico  I.  Re  di  Prussia  nella 
bella  Porta  di  Wesel»  nel  Ca- 
stello  e  neir  Arsenale  di  Berft*- 
.  no^^  nella  Casa  della  Posta ,  !e 
.  nel.  portico  del  Castello  di  Potz- 
dam^ 

BRAMANTE  JLA2ZARI  da 
Urbino  n.  1444  m/x5i4  ^chi- 
tetto  di  prima  classe^  e  listaù- 
aratore  dell'  A rchitettura  •  Eqìì 
osservò  con  attenzióne  i  monu- 
menti architettonici  di.Roxiui  e 
di  Napoli ,  e  procurai  d^.  ìmitarU 
nelle  sue  fabbriche ,  le  quali  so- 
no molte  in  Roma ,  e  sono  le  se*- 
guenti  :  , 

Il  Chiostro  della  Pace,  il  Pa- 
lazzo della  Cancellerìa,  ilPaJaz'* 
zo  Giraud.  Il  Cortile  di  Belve^ 
dere  col  Nicchione  in  fondo  S 
org  così  frastagliato  e  alterato  che 

H    z  non 


in  Myeaereft<i«U  ittilddBi^ufieiiib 

un  ^2Lizoj»*'tntUf.  Je  Cwiiti'di 
JCoign:.  H  iTrinj^Qftì»  r<N)on«ÌQ  mi 
chM>»tK«.  dt  S«  .Pia^Q  Montottio  . 
Moke  jdne  ifftUirichc  ;Jii»Dve  ^per 
vatà^oci^à  k  Mft  i^ vapora. aua^^u 
'^(rf^os»  fu*  -ki  ( Cb icsa  4i-*S;r  Plè- 
ttro ài^  VatÀ«ina«  (pcogetmra  )  da 
bitiiv  forma:  idi  CF^P^iiuicfnJ,  ma 
.|KH"SÌ'«iterailta',«.>  rift&tertta  dogli 
*lirctóc«lti  supt<.3uoccasaBÌ  >  «he  di 
;firamii«i^  non  v\è  nokasto^^più 
.©ierit*..'.   )  ^  "    ».  ■  ■'  ' 

'  JU  $iK».  (Stila  f»  «Bcpo  e  timido 
#p^àaf«Mmt«  ndk  ane  priiut'Ope- 
.ze  :  ai  vada,  «he  T.arte  .allora  -ri- 
4iascevia« 

-    Fu. Bramante  d'umor  all«$tt>>, 
di  gentili  maaiiBre,  «portato   a 
Isanefica^  sojpraituttD  i  buoni  «i- 
i^ti«    Eg^  /condusse  a   Roma 
.&a9»eJlo«  Io.  ii^omoss»,  «  gPin- 
.  Iiegpò  r  AcchitelCura .  Nella^scud- 
*h^d^  AtQùe  AaCael lo  fece '  il  ri- 
•iMzatta^^Lcìiiegtio  nsaestro^   the 
sta  lì  disegnando  una  fìgura  geo- 
iBetfii^a.  £gii  fu  ^ndbe  poeta,  e 
'  improvvilatore  ^.  come  piiò  esser- 
la fa^tlmcnfie  chiunque-ha  voglia. 
4à  eonopprio  dotto  agli  ignoranti . 
BRA*!ANTJNO  iBàrtolm- 
'  Meo'i  ptttore.jS  Architetto  Milanese 
{del  «ecoio  X Vv  Misurò  ie  antichi- 
tà, di  Roma  e  di  Lombardia  ^  e  /ab- 
..bfisà  in.  Milano  alcune  chje^  V'^a 
Je  ,q.uaii  «..vanta  quella  Ài  S»  Sati- 
.-^rjQr^  or  nata  «Atro  .e  fuori  di  colon- 
.aiie>>:Sfty  «crede,  eh-  egli  in  traducesse 
r^fieì  <  Milate$e  il   buon-  gusto,   e 
Abe  :BCQmance  d'  Urbino  ^profittas- 
l$Q.de* suoi  consigli . 
.     8RAWCA  CGiVO  a-  1J71  ar- 
,  «icljtitet)^  '  ài  Loreto  \   e   ingegrie- 
.-^re^.  "li  SMO  Manuale  di  ^tehitet- 
^^t*rtf.9QCteaciuìta  daL^Dott.  Ve^i 
■.à  ui|  libretta  ntiie.. 


'^  ORBCGIA  è  iniitifio  dònip(»to  • 
«lii^iunnieiifti-<f  alrti  mafmi  uni- 
iti  da  un  giurine  àdU  $tesfln  hà- 
nrra-,  o  di^speeie  parHedhfee*  ' 
-  hi^-hf^ccU  ètntica  è  di  macchie 
tonde  dìM^uaii ,  bian<2he  ,  blò , 
%pQ9se  y  grigie,  nttt. 

L»  hÌAncM   è  ^i    violetto,  di 
^nmo  V  <e<  di   grigio  '  fra  grandi 
..naaoc&iebiattehe. 
..'La  €9fMin0^  o  serancoTrna  ha 
'iiiaccirie>a 'Color  ài  corallo. 

La  d^fiatM  ha  macchie  "gialle  e 
4fiatiche  *       '  •   ■>       .  • 

.    La  ^*Wi'*  ha  rutti  i  Colóri  dd- 

•  ie  altre  breete . 

•  L' ÌMbeUs  ha  gran  jjlacche  'a 
color  d'  isabella  fra  bianche  i  x 
violette  pallide.  .  ..  .  . 

Breccia  d'Italia  éinttca  k^ìtfitiLy 
bianca,  e  grigia.  La  nió^erns 
ha  ed  violetto . 

ÌJ9  nt^M  ha  macchie  grigie 
'brune  fra  macchie nefe  con  pun* 
rti  bianchi  .^  '    \  '      '     '  . 

Dt\P fremei  ha  fbndo  bruno  con 
^diversi  colori'.  .   ^   ^     . 

La  Séraveecia  èf  di  fondo  Viò- 
.  letto  bruno  Con-gi*art  bianichri- 
«sabeliei  '  ^       - 

La  S*i[v<r<^ry  'ha  macchTÌB  gfiaì- 
»  Je ,  grigie  e  nere.  ' 
•  Sene   ha  fi  è  di   fondo    bruno 
4Con  nucchietre  tónde;  sporche  . 

Di  FetèM  è  mijrta  di  rosso  pal- 
lido,  ctième^i ,  c^  blò'. 

La  Vi»ie$t»'  è  d' un  liruno  spor- 
co «on-longhe- bande  Violette  . 
^  BR£(JCK  CG/«cirmo)  architet- 
to FMMmuingd'rfece  nel  1^21  edi- 
-fic)  considera^  a  Saint*Oiher  , 
e  nel  •■if6e4  «rèsse  in  Mons  -la 
ccandiosa  l^bterka  per  i  Mònaci 
di  S.  Gtóllain  .  Égli  • -iwicndeva 
bene  la>distfibu2Ìone ,  ìsl  Mlidità  « 
e  anche  la  decorazione.     Per  di- 

•  vertiwenco  fu  anche  sèultore . 

.  '    BRINDISI  celebre-  n^ir  anti- 
chi- 


cbità  àpn  .coQservft  &di  jhlicoyche 
il  restp  41  dup  cpIoaiie<  (Jnar^ 
rotta.  «  rovesciata.  <a  traverai)  snl 
àì30  picdestaiio  ..y  aitila  ò  ia-pk- 
<li  sana,  alta.5^,pÀedi»;.e  di.mar- 
XDO  bianco.(.  li  suO:  cajnii^Io^^'di 
quelli  allegorie^   ad^4>gni  aita- 
lo è  ila,  Nettuno  3  .Tritoni  yiior- 
man  le  volute;   «  ^yaltro; donne 
sono  alle  quattro  f^io^e .  Gbe  tal 
«olaana . servisse  pecfamdej)  .sa- 
rebbe srato  un  incomodo  Ande:. 
Forse  era  un.  tendine  .^elia  ;Via 
Appia,  che  da  Roma   tennitnaìiiB 
R  Bfundusiù.  Quosta  città  avea 
conservato  molti    moaumenti  ^di 
acquedotti  y  di  terioe .  ea-  fin  a 
Carla  ÒLuiota*  (^t^xx^ì  devasitd^  r 
Italia  per  costruire  mura  r.  taifn 
brutte  e  inutili  • ,   *    .  . 
^  BRIOSCO  C  Andrea  )  nù  prin- 
cipio  del  secolo  Wl   m  Padova 
fUa. farcia,  architet:tò  insieme  con 
^ssfodro  Lef^pardo-  Veneziano» 
entrambi  architetti ,   e  scultori  / 
ia,bcllafChìe$a  di  S.GiustinaCv  u- 
na  delle  più  magnifiche  chiese  d' 
Xtalia^.ed  h,  ancora  santa  faccia- 
ta •  Nella  Chif S9^  del.  Santo  ^  cioè 
di  S.  Antonio,    è  quel  suo  eran 
Candelabro  ,  pe^  cui  gli  fu  bat- 
tuta una  medaglia:  AIV|DREAS. 
CaiSPUS  .  PATAVINUS-  AE- 
REUM .  a  AN  r.  CANDELA- 
BRUM  .  F.  E^  chiamato  Crispf^ 
perchè  era  sciprannominato  il  Ric-^ 
M  per.  i  «sMoi  capelli  ricci . 

BRONZO  comiMisto  di  rattie , 
di  stagno  y  e  Òi^zinc.  Istioi  usi 
princiiuili  sono  per  Campane  in- 
comocTe,  per  Canjk>m  <itstrutto- 
ri ,  per  Sculture  fli  brutta  vista  , 
e  per  inutilità  Deir  Architettura. 
Per  c^ìJsxxx  suoi  cirincipali  usi  V 
invenzione  à^  tran^fi  non  meri'- 
ta  che  disprezzo '< 

Ma  i  rantpooi  di  kr^Htft  sono 
jpir  necessari  nelle  fàbbriche  4  Si  ^ 


Jetilàde)  minata  più'  presto  pejf 
.hsap^ckàiide'iadri,  £  qual  bi- 
ao^mi  jòx  !ninipofti  è  Le  buone  fabM 
brkk<>iso»ttnfiom(  noi  cemen« 
lUxi'UnuA  pese  4dtic  ■  loro  masse  • 
.  ;  i  tmài.  dvòfHKfi^dtì  JhiDteon  ^ 
TÓqa  xwMsdra  è  bààacahiiio   in  S< 
«Bietso  9-e  icannoi»  in  Castel   S< 
-Angftlo  I  ìt.  .^affr»  cale^nfe»  ^ 
Jf09ts^  flioratp  sei  tèmpio  di  6io^ 
n»  ,  Capitolino  i  4>ra>  in  '  $.  Gi^, 
:lt^T^9X»y- 1«  tante-  "ponmdi  èrtnt* 
\tiO\  il  ttcBipiio  tueto^  quanta  di 
Jtronti,9  ^6tto   da'  Lacedemoni  su 
d*  una  «iollina  in  onore  di  MineN 
:YAi  tutfe.  qwsteU  •  qnan^te  altre 
operf:  di  bvonzo  si  possMVO^^eda- 
-loare.^-  non   sono  (me^per  <in  fa- 
sto vano  di  brutto    aspetta  ì  •  Se 
tutto  il  Vaticana  '  lcisstt>  •  Ài  '  hon-^ 
x»9  sarebbe  sti^ndo-y  ma:ts^i- 
pendamentB  aEreodo^^    Se-i  «a^- 
.  telli  delle  colonne  dei   foro  '  R^ 
.man0  fossero*  di  àrotàz,9i'i»tbhbh'^ 
.|o  sì   bella   comparsa   come  di 
marmo  ^  E  T  At)olk>  4v  Belvede- 
rte  in  hfttPfio  diverrebbe  più  M- 
I0  >       .  ^  ^  . .    .   :   . . 

,     BKOéSÈ  .i  GlacoM    dé^éX" 
.ciiitettàm  Parigi  il  Palafzto  di 
^LuK.embùcgy    per  Mariade'^  Mé- 
.dici ,  ertelo  volle  sul  gusto  del 
,  palazzo   Pitti   di    Firenze  .    Vi 
si  ammi»  il. carattere  di    virila 
tk\  la  severità  delle  forme  ,    la 
gtpdiositi  della  mass».  ;  Ma   T 
affettazione  del  bugnato^  che  do- 
mina 4a  per  tutto-  fra  tsvoAtt  fi- 
.  cenze ,    da  xlel  ^di^usto ,    tanto 
.  più  cbe  in  Parigi  qiteJ  genere  au* 
.  stero  è  solo,   e  fión  ha  «bme  in 
Firenze,   e  in  altre  città  d- Ita- 
lia altri  tdi^C}  di  consimil  carat- 
tere y    che    gli    facciano  qtiakhe 
accordo .  Égli  fece  la  facciata  di 
S.  Gervasio  a  rre  ordini  co'  soli- 
ta abusi  •    Cpstni)  anche  la  gran 
sala  della  Giustizia  a  due  grandi 


flavi  a  véli»  divise  .da  ifiia^bi  ài 
arcate  sostenute. da  filoni,  e  Ù- 
luminate  vaotaggiosaineate  da.fi^ 
nestroni-  alle  stvemità  «  La'  deco- 
•razione  è  dorica  ^  aia.  irr^olare . 
•Brofise  •  fu  d' una  stik  ^pesante  . 
'£gli  eresse  an^he  il  Tempio  ài 
Cnarenton  per  i  Protestali^»  ór- 
nzVù  di  caloofte^  doricbe ,  e,  c^- 
-^ce  di' 4 imita  persone.  Ma  ap- 
pena fatto  ^  disfatto  per  ta  re- 
-voca  deJt'  editto  di  Nantes  ,  e 
vi  ^  rifatto  un  monistero  di  Mo- 
nache #  L*ttitima  opera  di 'Brosce 
-fu  r^aciiiuedotto  <t*  Arcueil  lungo 
6609  tese  ;  costruzione  solida  di 
piesitt  <N  taglif,  e  di  Wl' aspet- 
to ,  CQ^^niclone•olpnatodi  mo- 
digliònir . 

8RUAWT  CMerklO  archi- 
tetto Francese  del  secolo  scorso. 
Iia  sua  princi|yal  opera  i  la  Casa 
'degr;li|ViUidi  in  Parisi .  Edificio 
de' più  vasi i  9  e  regofiri  aell'ei^- 
ritmia  e  nella  simmetria ,  l>en  in- 
teso nejla  distribuzione  de*  cor- 
tìH^'^  e  in-  tut^i  i  disimpegi}!  e 
.nelle  uscite  •  Qps^  e^jsenzi^i  in 
'fabbficKe^^i  tal  natura.  La  sexn- 
plicità  VI  fa  bellezza ,' e  prcrt-; 
de  uà '  aria  di  ihagnificenza .  Il 
«tan  cortile  è  veramente  gran- 
^io(^;  Ma  la  facciata  è  meschina 
per  la  moleiplicità  dtlk  sue  aper- 
ture. .    / 

Eftli  ^  architetti  anche  la  Casa 
"de' Mercanti   di  drappo  »  a  due 
ordini  y  dorico  e  jonico  con   un 
'  ittico >  l^^l  dorico  le  basi  si  com- 
]}enetranOt  E  qual  biso^hjodi  ba- 
•i  ha  il  dorico  ?  Il  fregio  è  diyi- 
-so  regolarmente  in  triglifi    e  in 
nfietope .  V'è  un  intrico  di  fron- 
tóni circolari  e  tri^golari» 
>     BRUCE  iGuglhlmo  J  uno  de' 
nigliqri  architetti  Inglesi  edificò 
nel  1702  il  palazzo  Hopeton  nel- 
la Scozia  •  Il  pianterreno  ha  por- 


tico  y  saU  )^e  quattro  béHt  S^p^#^ 
tamedti.^Nel  mezzo  è  una  sc^z 
ettagona  9  che  porrà  al  jpiaho'hty- 
hìk.  la  facciata  è  a  bu^ò"  di 
biella  pietra;  le  finestre  sono  pr^ 
porzionatè  >  e  in  cihia  è  tnra  b»- 
^laustrata  con  vasi,  e  statue.  Cam<- 
pcggia  nel  mézzo  una  cdpoht  che 
cuopre  la'sc^la*  Sonò  frebuenti 
le  cupole  ne'palazzi  d'Ingfititer- 
ra)  e  vi  starano  megHo  clut  nètic 
chiese ,  -^ 

BRUNELLESCHI  (^Fiiippfy 
t).  in  Firenze  J377.  m.  1444.  Fu 
da  fanciullo  argentière .' Allora  la 
cisèllatura  era  scuola  di  scultura» 
e  come  scultore  concòrse  ai  la- 
voro delle  p?rte  ipì  Battrsletodi 
Firenze  insieme  con  I>onate&D 
suo  amico ,  e  ne  avrebbe  rfpdr- 
tato  il  prjsmio  ;  .ma  dacché'  l^ide 
i  disegni  à^\  Ghiberti ,  si  vide 
vinto  ;  proclama  egli  stesso  il 
suo  vincitore,  e  con  Donatello 
fa  premure  che  si  dia  a  Ghiber- 
ti r  impresa  dell'  operài  ed  egli 
ricusa  cTci^erne  a  parte  r  Questo 
trattò  di  magnanimità' 'dovrèbbe 
esser  imprèsso  nel  cuore  degli  ar- 
tisti e  ae*  non  artisti .  *       "  • 

Brunelleschi  era  fatto  per  es^er 
il  primo  in  un'arte.  Egri  sapeva 
di  Geometria  è  di  Ottica,  aitdò 
con  Donatello  4  Roma,  rdstd  ita- 
(;antata  a  que^onumetiti  delle 
antiche  fabbriche  che  aHora  era- 
no in  maggior  numero  '  e*  meno 

r  ruinate;  se  ne  innamorò  ,'  le  stu- 
diò con  avidità  ,   vivendo  mise- 

-  ramente  con  qualche  lavorò  'in 
argento  \  e  fiasahìinandole  inde- 

'  fessamente  divenne'  il  Ristanra- 
tote  deir  Architettura  •     ;    '  ; 

'    Ili  Roma  egli  concepì  il  dise- 

•  gno  della  gran  Cupola  di  Firen- 
ze, ma  ne^fece  un  secreto  anche 
al  suo  iritfmo  amico  Donatello . 
Egli'  ritrovò  le  proporzioni  '  M 

tre 


Buy 

. W  OnJiqi  5  ,.cio>  ,  flli,  r  elemeuti 
ckir  Arcfcite^turj? .  Ma  €^m^t^ff 
/che  vi,volcv.a.un' ajtra  scienza  , 
«eaza  4i  j^cwi  J^  ,invenzioi>i  p{ù 
jrkcteuoii  .SQao^che  briflanti  ii- 
Jasiofli^  Su  la  costruzio^iè  egli 
int^rrogp  ^li  i^n^ichi  ,  ^  inìparò 
J' accojcdp  Ù9,  1%  solidità  e  Ja  beW 
Jezza  »  q^l  £Ìiistp  equilibrip  ài 
iQTze  dieì.rende  tutto  atti  mirabile 
senza  «tupetare, , .  p.ercjii  impiega 
mezzi  semplici,  variati,  ,fecon-r 
di ,  ^H^i  tifisi  r,isw^9  .dure- 
voli, grai^ÌQ§ÌÌ  e  belH.  Con  que- 
ste cQ^oiziO^i  BruneU?S(phi;,aspi- 
rp  alfa  graa  Cupo/a,,  sicuro  del 

fattp  suo.f  .  .       i     .      •   . 

E^i  ii|siiMi&  aUPiorentini  la 
. possibilità  e  U  diwolrà  cjeir  ini-. 
pr^a,.  joa.. senza  svelarne  il  suo 
cornea  Quando  li.;YJÌd6inipcgna' 
%i ,  ^li  affetta  iiidifferenza^  ^  se 
n'andò  a  Roma.a  raccorvi  nuo- 
vi iumt>  Frattanto  a.  Firenze  sì 
tennero  assicmblee  jnconcludenti  • 
Vi  si  fecero  venire  da  tut t^  5|i- 
rop;i  gì' in  tendenti,  "più,  saputi  > 
come  avea  proposto  lo  stesso  Bru- 
HcUcsphi,^.  Fu,,  sollecitato  .anche 
egli  8  ritomax  in  patria.  Vi  an- 
dò v  e  vi  ud)  g}>  spropositi  che 
r  ignoranza,  del  ;42o  sgorgò  in. 
^iaefla  grave;  aj^sembJed.di  fiephi 
orgogb'osi  .  Fecero  a  c,hì  più, 
spropositasse,  ..Gli  ucri  proposero^ 
Jzar  pilastri  con.  ^cki  $opra  per 
sQstener  T  arjDaatur;^ .  .Altri  di  co- 
struire un  sol  pilone  nel. mezzo,, 
e  di  fgcvi.  la  cujpqU  in  forma,  di 
jpadigiione,. ;  Yi  fy.  chi  jprogettò 
ijn  mpnte  di  terra,  con  cfellenio- 
neite  dentro ,  ^  cogjpita  T  opera ,. 
lasciar  la  plebe^  a  portar  viaqUel- 
Ì9,  terra  pjpr  .raccome  li  monéfa. 
,  .  JBruncIiesclii^  rideva .  E  fu  de-, 
riso  quando  disse  ch'eg'Ii  sènza 
4lcuna  armatura  farebbe  una  cu- 
pola dentro  )'  ^U^'a  •  JUl  9ua  m^g- 


BRU 


X19 


gkur,  difficoltà  fif  di  persuadere 
't  Signori  Deputati ,  nt  riMsceo»- 
dovi  uniti  in  corpo,  li  investi ia 
iàetjtaglto:  e  finalmente-  a -iorzA 
di  ragioni  li  vinse  ;  Ma  non  ma- 
nifesS  maf  y1  suo  secreto.  Ailo- 
j^  fu  cfa'  egli  prppose  di  fare  «ta- 
re un  noyo  in.  piedi.  Dàtpsli 
uh  colpetto ,  vi  sta  .  Q^uesco lo 
sapev^o  far  anche  noi  l  Così 
anche  direte  quando  avrete  visto 
il  mio  mode.llo,  e  perciò^jion  ve 
I9  mostrò.  Il  suo  disegnai, era 
semplice  ,'  ma  egli  ben  conosceva 
che, il,  volgfjj^. è  pocfàto  per  il4»a- 
raviglioso ,  tjé  pf&rcià  ^ègli-faceva 
il 'mi$terioso^«      -  ' 

Finalmente  a  fortA  di  sagaci- 
tì  gli  fu  data  k  •  commissione  , 
n^a  come,  per  s^sio  ,  d*  in^zac 
l»  fabbrica  hff  all'  altezza  di  la 
bracda.  Allora  si  scatenò  1)  in- 
vidia.: tutti  ì  'si|Oi  Siprpeiiti'  sibi- 
larono agli  orecchi  de'^dttadiai 
e  de' magistrati  1»  vergogna  di 
Firentze  e  dell' Etru ria  Ttutt»  -di 
confidare  i^na  tanta  opera  ad  un 
soJp  omuncolo  ^he  non  avea  ifat-! 
to  mai.piuna  fajbbrica.  E  i  ina- 
^istrati  gli  diedero  pep-coftipagno 
A  Ghiberti,.  quello  stessa  ch^^era 
stato  trattato  con-  t^anta  nuignar 
nimj^À  da  BrunetlescHi  «  £  Ghi- 
herti  ignorante  d^  architettMira 
ebbe  la  viltà  d'accettare ^*'Ia  ca- 
rica., .  . 
.  A  (questo  tratto  diede 'vr  tali 
smanie  Btuneiieschi ,  che  voleva 
andarsene- -^  Roma;,  Ne  fu  dis- 
suaso ,  ma  yoil&  veÀdicafSÌ~.r'  La 
sua  vendetta 'fti  di  fìngersi-' am-! 
malato  p  affinchè  Ghiberti' operas- 
se solo,  dsl  sé  t  M^  solo  non  sqi- 
pe  colui  fare  ch?e  spropositi*  On-» 
de  fu  Brunelleschi  trionfante  ^  e 
riconosciufp  l?»nico-'a'  condurre 
r  impresa;.  Égli> Ìa-Gondossecon 
tale'  attenzione ,    che   non   vi  s^ 

H    ♦  ii*« 


^ 


ItO; 


senza^fi) suo  es«mrd]E  itòr  lAag^  -  ^etuta'cÌeIii><Voittt  iùf:6t4i#  èf6 pie» 


ééore'  isjsediteeza:  fece  xostmrtfdsó  ■ 
LufabbnOL 'ifuznttf  bdsognsÉrà  ai 
vitto  e  al  xtìfcrtò  dé^l ì  «rperkj .:  ; 
Il  meccamsmo  '  di    qtrelia    co- 
sthizion^  iioti  poò  conoe^h-sic&è 


di '  i  fo^^vti  fri  giù',  ^  it^x  ni  rsu«. 
L' estèrni  4-3r^a\ba^iM>,  «  i  aliar 
^òintótà!.  G&  aiigoli  s6iM>  ^Ibtit i- 
fìcàtì  da  ^  cobtoloini  6  fémm'Tidì 
speróni/   Fra /ciascuno  4«|^   ^ 


da  chilo  sA^mittaré  .  Bjgli  sepA'  spercfnf  tqtiti  di  piefra  sono  dut 
pe  'pavnfdere'  a  ^utto  com  jzria^-  akf  i  che  dimiìiiii$cono  piraitiidal* 
gl'ore  semplicità .    Primtn  di  itìó-      *      ^  '"'^    ^~'  '  * 


rire  egli  elibe*  la  consda^io'ne  di 
veder  rcrmìiMiti  ia  .sua  gran  G^ 
pola  .  Non  le  mancala  cM  là 
lanterna  ;  e  si  -vuole-chr  nel  tè- 
stamen  tx^  e^'€oà»s^99stf  phe  vi 
si  mettessero^ sopra  TOa^sf  pràndi 
di  manao',  affinchè  Aon  si aji^rìs^ 
se' la' volta  ^hv<nm,  éì^'SBstQ  aou-^ 
toc  Si  i  poi  «perìmcAfatd  tUìì  iT 
pesò  delle  l^rmtlhe  mini  <  le  cu-' 
poie  per  la'tìiaiggiò»  s^infa' hin$» 
rale.  •    --^  •'^•-    *" 

QMSta  Cupola  èd^  diàhletror 
di  ì^fO'-Medly  isltà  là^  dalla  cót^ 
nit^^ckl  tanìbilrt)  hn  ali'  occhio" 
dedlil  Ismtei^na ,  t  da  tet^ra  fin  al^ 
Ja  eh&ce  j5o'|iied4*  Tanta  ele- 
vatone iip  tanta  grandezza  m 
seir^a  esempio  ;,  e  t^tvì  d' e^em^ 
piò  a  MiàlelAitgelO  f€t  fkr  Itf 
Vaticana  ancora  più  grande  « 
pià'-alta'i  Questa  ifi  S.  M^ià  de! 
Fiore  è  su  d'  Una  bas^'  goti>ea  \ 
onde  la  Cfipolli  ll&ii  potè  é'$ser 
che  éfÀjgona  ;  ir^  tàiìUbur^y  è 
basiìo;  ésenìGC' ornati  Ài  colon*' 
Tié^  fé  cftmli  nrofi  «ono  che  o^- 


ìnente  ^  e  fortuttn'  la  nlQscolatu- 
ra)  (f  J' ossatura  printipafe  della 
co^trùaiokie .  Que^f'  costruzione 
riposa  tutta  sopt^  un  Massiccio 
alto  4»  piedi  ai  Iftacigiti  colle^ 
g^i  da  u^a  csttaa  éì  ftrm  sta-*^ 
gnatò'.  Fra  gli^  speroni  sono  de-< 
gli  archi  rinforzati  da  tK>nchl  di 
guercia  per  làe^ioi sostenere  gli 
speroni.  GP fiìYéibvAlli  fra  gli  «pe-^ . 
toni  éoil  >AÌ  mattoni  -à  ^tns  pe-» 
scé ,  E"*  nfirabilé  in  tutto  il  mec^ 
c^nisKip  di  quesra  cupola  .  Ma 
che  ccfea  è  poi  ufta  cupola  f  A 
Roma  per  denotar  disprezzo  ver^ 
so'  taluno ,  si  dice  Mv^rh  in  rw- 
pùla  .  E  in  ittpola  ti  potrebbe  a- 
vere  \t  maggio^  parte  delle  Cu-^ 
poJe  .  V.'  CùD(^le  •  - 

Bruxfellé^eiii  sì  itw  anthe 
grand'  onore  à  FieìOJe  nella  Ba- 
dia de'  Canonici  Regolari ,  e  si 
approfittò  ò^  mónte  per  unire 
diia*  decota:2ioiie  ìigni  cémoditàf  • 
delizia. 

Eigli  diede  il  disegno  per  ì» 
Chiesa  di  S.  Lorenzo  ih  Firenze 
a  due  file  di  colonne  ben  propor- 


tralToM  Waseherati.    Venne  poi  '  zionaté  che  divkionò  la  pianta^ 
vogl^ia'^  firn  <Vn  oolonuato»  e     ih  tre  nivateit  Egli  non  tenninò» 


nrftrd^o  H  j^ASié^  a  Bacdo 
d' jft sfnplo  V  ma  Aon  §m  eseguito , 
pei^éhl  Michelagtlolò  Io  senten- 
ziò?, una  gdkè^M  dagrilU ,  Eèhe 
eflRbtto  fòftiió  quelle  colorile  in 
queU^alt^zjf  ?  Nòli  sono  cheeoA^ 
trafforti .  Brunelleschi  non  ebbe 
bisognò^'^d^  contrafforti .  La  sua 
Cupola  "fioki  'è'su  ^loni ,  uè  su 


che  là  Sacri&tn  9  che  è  la  tomba 
de'Oran  Duchi .  Il  resto -riusci 
difettoso  per  causa  degli^  esecu- 
tori. 

Il  suo  disegno  'per  il  palazz» 
di  Còsmo  de'  Medici  parve  trop- 
po magnifica,  e  Brunelleschi  la 
fece  in  pezzi  con  rammarico  di 
chiunque  i'avea  visto.  Egli  «b-». 
^  be 


bru^  fijtu         tit 

bt  il  r^hibaticor di finitieir>  mólte r  momlo.^  Il  Pdpa'.nàl  Vedere  uil 

coce  s!ùt  seim  «sacuKtoBe:'»!^-:^!^''  onùciàtfidlo  Sparuta,  gli  dohian- 

tee  non  conipite  4  Jlteihpia  defili*  dò  se^fosseesH  rher  era  abiJe  a 

An^li  d' un  .di«dgfia.  in^gntfsó  l  smuover'  H  unlvetso^  Bruliellesclù 


è  rimato  in  ftioflo  Ò&&  nònstoé) 

comprende  nulla» '^  < 

<Migli(ir  saJ!te  obbe^  it  suotPà^ 
laszb  Pitti .  Egli  lo  hnànò  tut^ 
to  ,  perchè  ll4>ugna£o  fu  sèmpre 
il  gi^tode^lì Etnischi,  e  letui* 
ne  di  Fiesole   è  di  Rosta  gHenò^ 

diedro  reseftH>^*  ^S^^  ^^  ^^ 
sogno  di.|;randid$ità  di  proporr 
zioni  9  le  ai.  fierezza  é  di  energia 
colossale  per  correggere  la  mònc^ 
tonta  e  la  gravezsa  di  quelle  bu« 
gne  co^ì  profuse*  Fece,  bene  à 
non  iitopieearvir  ikun  ordine* 
Questo  ediffcid»  benché  TUsèlco» 
ha  del  «iaestoso .  Le  finèstre  aono 
ben  intese..  Vi  si  desidera  un 
cornicione  o^rispóndence  alia 
gran  ma$$à  •  Ma  BrunelJeschi  non 
condusse  questo  edificio  ohe  fin 
al  secondo  piano  :  U  rèsto  f ii  ter- 
minato dalr  Amnkanati . 

fixunellesclii  ei»  tttfihé  inge^ 
gnere.  Fece  fortezté.a  Milano , 
a  tm9  a  Pesaro.  Ihtòndeva  be^- 
ne  U  Me$:cani(Ca*  Nella  Chiesi 
di  S.  Spirito  a  Firenze  egli  fece 
il  Paradiso,  cfa^era  una  gloria 
immeilsa  9  in  mezzo  di  cui  gira» 
vano  tanti  personaggi  che  rap-^ 
pre^enfavan  ^anti  e  Angeli  m 
una  lolla  di  lumi  che  seoprivaa-»* 
si  in  più. riprese*  Quesra  com-' 
inedia  fìnalftiente  produsse  l'in** 
ceadio  della  Chiesa .  Si  rifece  li^ 
€hie$a  ix>p'  disegno  di  Brunelle** 
echi  ;  ma  al  solito  il  isuo  bel  di- 
segno ^^  m^.  eseguito  . 

Il  nome  di  Brunelleschì  era  la 
tanta  .ceic^brità,  che  Eugenio  IV 
io  domandò  a  Cosimo  de'  Medi- 
ci .  Questi  glie  lo  inyiÀ  con  una 
lettera»  in  cui  diceva  che  quell> 
artista  era  cap^Q^di.  muovete  il- 


gli  rispòse  P'f  5.  mt  din  Un  p an- 
ta '  W'  appoggio  ,  e  iftdrè  .     . 

^Brunellesohi  fu  seppellito  in  S. 

Maria  dief  Fióre.    GJo.  Battista 

Strofi  gli  fece  la  seguente. iscri*^ 

zioiié  :  •    . 

>T^  sppra  séÈsSo  sàsf^- 

-Ut  gìrìf  in  girù  Btdrnnmfnte  i& 

.    mtistii 

Céà  ^sì.  psfìa  pàtio-- 

Jtit0  Jgifàndo  ifiv  fith'nti  cin^ 

BtX^NE  y  bagnala,  ho^sBe^  è 
ógni.  protUbemn;ta  nefk  sttperfide 
de^muri*  Qpieflt'usd  nelk  fab- 
briche può  esser  provenuto  dalle 
primitive  costruzióni  fatte  di  troiK 
chi  d'albero:  tronchi  sopra  tron-* 
chi  fanno  un  bugnato  *  Più  facil** 
mtm^^  da  massi  dì  ^ìtxi^  ^ezze  9 
da  spianarsi  compita  V  opetar  per 
farla  comparire  come  di.  getto  \ 
ma  vedendo  che  ^elle  yii%x%t 
grczse  stavano  anche  bene,  ai 
son  lasciilte  com'erano  «  Coù  dai 
roKZo  $i  tras»^  non  ao  :che  di 
beUó. 

i  (jreqi  ■  osservatori  ^  dellar  <:on-* 
veifiieu^eà  furono  sobrj  nel  Uign»^ 
tOé  Non  si  vede  «he  ad  iias^ 
mento  della  lantèrna  .di  Demo*^* 
Steno»'  in  quella  parta  cV  ^,di 
pietrame,  .e  nOa  nel  n^to  $V  è 
di  marno*  I  Romeni'  ne  furati 
piiV  generosi ,:  ma  lo  impiegamao 
opp<^tunameBte- neUe  granoimas^ 
se  di  sodezza  9  ^xvtie  ael  mattso* 
leadi  Cicilia  Metella.,  nel  foco 
di  Nerva^  nell'Anfiteatro  diVc*^ 
rona,  aeUa  MaiftM»  KuaK^e  d^ 
Nimes:  Bunonl'uniran  mai  con 
colonna*    '  •         ' 

1  moderni  lo  lianno amato. an^ 
<or^  piò  ,  speciàlmenttr  Bnmelb^ 

schi. 


«chi*  Egli  Io  pr(rfHS^JÌA.  Sfl.M- 
Jazzo  Pitti  in  .Fi;r^z9f,  .11  i^- 
gn^tQ,  ha. dfiir austipr^  .fi  dejl'  im- 
^nente  •  .Potjjva  4^Qr^  c^wy^qi- 
le  in  ,Mna.  Città  r^pDbbIi<;»na , 
quanto  ora  sconviene  ;ieiia  mo- 
nanchii;!!.-^  ». 

,  L'uso  dpi  .bugnato.  djpen<Jc.4frf- 
la  natura  delie  ibrme  depU  edifì- 
ci .    Conviene  dove  la  pietra  non 
rapprjesenjta  aJtw  watena^^  .  come 
nt  muri.,    o  .ne'  Jbasaraenp  «  tOc' 
ponti  9  negli  acquedotti.,  neUe  tor- 
li ,    nelle  .  fortezze..    Ne'  porti- 
ci,    ne',  piloni ,   qe'  pildi^tri  ,^  so-  ' 
briet^  ,   Sconviene  dove  $o.no  or- 
dini ..    E'  assurdo,  nelle   ^olpn- 
^e .   La  colonna  vi  comparirebbe 
un  ammasso  di  troi^chi  di  diver- 
go modulo ,  ppvunque  la  fabbri- 
ca rappr/^se^ta  legno  ,  il  fft^gndto 
non  h^  luogct  .    Moltp.  onetK)   Io 
ha  nelle  fabbrictie  gentili..  I dif- 
ferenti, kugmtf  più  Q.  meno,  ri- 
sentiti, aspri,  vermicolari^  liscj 
hanno  il  ioxo  y^o.secoado  lana- 
tura  delie  ^abbrici^e  «    Ma,  dove 
converranno  inat  quelli,  lavorati  a 
punta  da  diamante),    Qjueiraflfet- 
tazioop    i  peggiore,  dì    qupili  a 
scoglio    del    nobile    Palazzq .  di 
^^onte  Citorio  a  Roma. 
.  BULLANT  C  G/^O  Architct- 
to  Franfie«e>deÌXyL.$ecoio.  Fu 
il  pri^ov;  in  Francia   ^.«fuo^ersi 
dal  letargo  gotica.   . 
,    I?cr   Catet:ina   de'  ^ledici   ftce 
in  Parigi  ìi  palazzo»  della  ^esi- 
lia,   pò:^  di  SoissQQ^,   e    po)  di-  . 
strutto  .eoa  tutti  isuoi  giardini. 
Non  a' è  rima^tp  che  una  colon- 
Tia.»  in  £ui  Caterina  andava  a  i- 
striiicd    cf' astrologia •    Essa    co-, 
ionna^oon  h  già  la  Colonna  TrÀ- 
jana  ;  è   dorica  ^    alta  72  piedi , 
il  suo   diametro  è  di  9-S,.,e  dai 
zoccolo  fin, alla  si^ra  è   alta  ^.43 
piedi».  .Ha  lò  scanalature  ornate 


8W 

.we,  di  specch'j  ?ptti,  e  di  lacci 
.  o'  ampre  .strappata .  P.er  impedir- 
nq  U  demolizione'  fu  comprata 
per  3^o.,$cu4i  da  M.  de  Bacnàu- 
morit  amatore  zelante,  il  quafc 
la,  donò  ^lla  Citt^ ,  la  quale  vo- 
lava'trasportarla  nel  centro  della 
piazza^  per  s.ervirvi  di  gnomone  . 
Ora  ^1  trova  nella  circonferènza 
^ascQstg.  da  edific;  che  |ion  te 
£^ino  vedere  che  la  testn'. 

La  stessa  Regina  Càteyina  im- 
piego. Bull^n^  e  f'iliberto  de  tor- 
me ài  palazzo  d^s  TuilleHes .  Ma 
queir  edificio  ha  soflTerto  tati  te 
j^lt^raziot^i  che  non  e  possibile 
ricpnos9ervi  le  tracce  de*  suoi  due 
primi  Architetti  •  JLp  stesso  è  del 
pglazzfl  Carnavalet . . 

Il  .gusto  di  Builant  si  c0tlo* 
^ce  nel  paraz:^o  del  Contestabile 
Wontmorency  a  Escoven,  dove 
^i  ritirò  quel  personaggio  disgra- 
ziato dalla  Corte ,  '  e  vi  fece  in- 
cidere que*  versi  d' Orazio  JEquam 
tpet^jsnfo  yeffùf  in  perduti  servare 
mentem  tre*  Quivi  è  un  misto 
di  Gotico  e  di  noij  Gotif 0 .  Tet- 
ti acuti ,  finestre, strette',  torrette 
agli  angoli ,  ornati  magri,  sono 
testi  gotici,  ^ó.  tutto  insieme 
regolarità  di  proporzioni,  'pila- 
stri, colonne  isolate,  buoni  pro- 
fili, eleganza  di  ornati  di^trloui- 
ti  con  scelta ,  annunziano  risor- 
gimento di  gusto.  Questo  palaz- 
zo, o  sia  pastello  è  in  quattro 
cofp\  che  fanno  un  quadrato  con 
quattro  padiglioni  agli  angoli  , 
circondato  da  fosso  in  tre. parti. 


pian  terrer^q  4  cqlònn^  '  dolche 
cor  fregio  ripartito,  in  triglifi  e 
inetppe..  L'ordine'  superiore*  è 
Jonico  eoa  una  loggia  in,  mezzo; 


al 


^  disopra  h  V  tmmi^ìsit  isl-Con^ 

'tèstabfiè*  a  .cavallo  in  "basso  rilie- 
vo,   fi  finale  è  im   aftico  soste- 
nuto in  car litici^ ,  o  piuttòsto  da 
termi^ii.    Le  jfacciaèe  della  parte 
del  cortile  di  colonne   doriche. e 
^corintie,  eòo  trofei .  I  difetti  ài 
'<;iuesta  fabbrica  sono  grandi  9  ma 
sopq  scusati  dal  tempo  e  dal  luo- 
go.   BuIMnt  invece   di  vedere  i 
monumenti  de' secoli  alti  nonvi- 
^t  che  j^abbHche  de*  tempi  b$ssi. 
jLesse  VitruviOj    e  sii. quella  let- 
tura regolò  gif  ordini ,  e  li  còn- 
,dusse  rcgplarmeijté  al  pari  de'  mi- 
ffliofi  architetti  moderni. 
.  BULLET  (^  Pieno)   discepolo 
jmcdiocrè   del   grande  Architetto 
Blondel  che  non   ebbe   maestro . 
^Palle  scuole  e  da'maestri  npn  e- 
'*$cé  al  più  al  più  che  mediocrità. 
*.E'  un  j\tto .    Gli  uomini  grandi 
si  son  fatti  jgrandi  da  per  loro  e 
J  col  l'osservare  i    gran    modelli  . 
*!NeU?   scuole   si   estingue  il  gè- 
.  [pio,  e  si  divien  gregge,    o  sci- 
miai   o   niente,   ò   peggio    del 
■piente, 

J^e  sue  principali  opere  sono  ìq 
Patigi.    La  Porta  di  S.  Martino 
'0'  guisa    d'Arco    trionfale  .    Il 
^uado    Pellettier .    Una    fontana 
fra    due    colonne    dpriche    nella 
"piazza  eli  S.  Michele.    La  Chie- 
sa del  Noviziato  de*  Domenicani 
'di  pilastri  corint;.     ,B  molti  al- 
.  !tn  palazzi    e,  casamenti   di  poco 
TÌnevò .    La  sua  miglior  opera  è 
\}r\  trattato  d*  Jf^c^itettura  prati'- 
*ftf.,  '  eh* egli  stampò  nel  1^91,  e 
,ch'è  stata  ristampata  mò.  volte  . 
•     BUÒNA R ROTI  iMkbeUnge- 
7(7 3  nobile  Fiorentino,  S<?uItore, 
'pittore.  Architetto,    n.  1474  m. 
i^^^    La  sua  principal    inclina- 
zione fii  per  la  Scultura,   fn  po- 
,sto  nella    scuola    di  Ghirlandai  9 
'ina  ben  prestp  egli  ne  seppe  più 


BtK) 


M3 


df  1  f^a^&fro ,  €  il  maèstro  si^  fdcc 

ijcoli^to  dtì  suo  scolaro  .         -  - 

^La  prftna  Sua  opera  fu  uni  Fati- 
no vecchio,  per  Cui  Lorenzo  de' 
-JMedki  prese  a  ben  volere  il  gio- 
yihetfO  artista,  ■"    •  .  ;  - 

,  In  Bologna  per  la  tomba  \IiS. 
pomeni(;o  ièce  la  stàtua  di  S.  Pe- 
tronio, e  un  Angete  ^ke  ^tifne 
un  candeiliere .  i 

Le  altre  sMt  principali  souJntre 
<ono  lì   famoso  Cupido    che  léce 

tassare  per  an  H<lo  ^  il  -  Baoc^  <  eh' 
a  Firenze,  dove  è  anche  il  Da- 
vide colossale  ;  in  Rolna  j  i^ 
igruppo  d^lla  Pietà  in  5?»  Pietro  t  il 
pristo  nella  Chiesa. della  Miner- 
va'i  e  il-  ^osO'M^è  in-S.-  Pie- 

,tro  in  Yintìoli.  

Le.sue'più  rimarchevoli  pit^- 
re  abno  in  Roma  riefla  Cappella 
Sistina  nei  Vaticano.  I»  Fife|i^ 
zc  1^  Sacra  Famiglia ,  il  gran 
cartone  della  gudr-ra  di  Pisa;- 

Michelangelo  studiò  molto  T 
Anatomia,  e  credette-  bene  ohe 
.r  Anatomia  è  la  base  del  dise- 
gno, ma  credette  male*  <Ae' la  so- 
la Anatomia  faccia  l'essenza  d^l- 
la  Pittura  e  della  "Scultura^    Da 


applicato  air  espressione  anatomi- 
ca ,  non  conobbe  la'  vera  espres- 
sione ,  r  espressione  morale ,  eh' 
è  la  grand'  arte  4i  rèndere  vi- 
sibili le  pacioni  in  ogn»  loro 
grado ,  e  di  far  parlaret  i  diffe- 
renti affetti  non  solò  per  ^i  trat- 
ti étì  viso,  ma  per  qualunque 
attitudine.  Quest'arte  no» -fu 
Ài  Michelagi^oio .  Egli  non  òit- 
de  che  una  sola  espressione  • 
tutte  le  sue  figure  ,  e  fu  d*  un 
terrore  tetro  «  Egli  «j  flrnnò<  ai 
jnezzi ,  non  conpbbe  mai  il  fi- 
ne delle  belle  arti  #    Quindi  >  la 

no- 


1J4               SUO  '  *00 

fia]Qifi  uqiforaiìci  ticlle   sue  opt-  capricci,  in  bùurrìe,  in  éelitj', 

r«.-  forza  da  per  flirto,  "e  ftr^  ;  in  frenesie  . 

lùunà  di^erenu  nelle  eli,  e  ne'  Il  Buonarroti    non'  toIIa    tr^- 

se^i;    un  (ol  modello  per  tutte  profitto _ da' rtinnumen ti  di  RóniaT 

le  tèste.   Quanta  di'stania  da  co-  e'staya  in  Roma,  e  diede  in  siram- 

(tuiaRaffaellpf  E' poi  a^IJ  antì-  balateiie.  Fu  il.' preeur^ce  delle 

podidel  graiiotQ  Correggio,  M^-  folJiediBorroniioi,  il  quale  anche 

ch^laogeto  non  pervenne    che  al  architettò  ìn  Kotua ,    a  »i  dicar- 

distgiio:'  j[  disegno'  non  S    che  chitéciò.    Borroinini  non  fu  che 

un  mez;a  ;    la  scopo  è  il  bello':  uiiaconKgueniadìMifhelangela. 

al  belio  csprejsfi'o  pervÉtipe  Haf-  I  traviamenti  di  Michelangelo 

faello  .                                             '  nell'Architettura  portano  impres- 

Lji  causa  che  'àiréstS  Miche-  so  il  suo  carartere  della  iìcrezia. 
langeld  a  mezza  sttada,  nda  fu  In  'S.  Pietro  egli  spieeò  aiichear- 
che  l'órgogliti.  L'oipof^liosba!  dire  e  grandioiirà;  li  Panteoii 
t&  qitel  gran  talento  mi  una  so'-  alzato  e  sospeso  in  aria  i  lo.sti»- 
gnata  originalità  .  Egli  tu  cer-  póre  della  Cupola  .di  S.  Pietro  , 
tamente  originale,  ma  un  Origi-  iVIa  ilPanteon  in  terra  è  piùstU' 
naie  cattivo.  E  cadii-i  saranno  pendo,  pe'rchi  stupisce  meno.  L' 
Mropre  ^iic^li  artisti  che  aipita-  idea  perà  di  slanciar  in  4tia  aue- 
no  "alla  cinijiii.i'it.i .  NtUc  bèffe  sta  gran  Cupola,  ntm  fu  di  MJ- 
Arfi  non  il  [)iiò  d^ii  piii  mìgina-  chelangelo,  ma  di  S,  iGallo,  'e 
liti ,  se  per  originatiti  s'intende  di  Bramante,  che  l'avean  pres» 
invenKione  .  Il  gtahde  originale  da  BrunellesChi .  '  Miche Jangclt» 
'è  li  madre  natura,  e  la  bella na-  la  esegui  ,  e  per  ese^iiir/a  bent, 
tura.  Gli  originali  sono  eli  an-  rinlbriò  1  piloni,  eridusse  a  e  rei- 
fichi Gtetìi  'che  seppero  delle  co-  Ce  gtcca  la  pianta  della  chiesa  dl- 
SB  più  he'Ie  della  natùiac'ompor-  vìsala  prima  da  Bramante  a  crò- 
r;  ^uel  tutto  hello,  e  sovrana-  ce  latini .  In  questa  j^uisa  esii 
niente  bello  che  si  chiama  M/o  'ricnndusje  la  chiesa  all'unità. 
idtàli  ...  L* Orgoglioso  Buonarro-  Centro  la  cupola,  la  si  scopriva 
ti  npn  valutò  gli  antichi ,  ni  fé-  tutta  al,  di  fuotl ,  e  al  primo  ìli- 
ce niente  df  bello  .      '  'gr*sso',  e  le  navi   della  chiesa  si 

Lo  stesso  orgoglio,  che    smicti  vedean  tutte  in  un  colpo.    Coli' 

Mlche^rigelo  nella  Pittura  e  nel-  allungamenio  che    ne  tece  poi'll 

IV'Sciiltura,  esageraiìdd  la  natura  Maderno,  se  il  tempio  crebbe  in 

umina  nelle  jue'  rappresentaiioni  lunghezza,  diminuì  in  grandiosì- 

ei^anftKhe ,  Jo  traviò  anche  nell'  tà ,  _  e  perdette  V  unità .     Al   di 

Archifetiira  fio    alla    bizzarria  .  fuori  la  Cupola  resta  coperta  nel- 

t*"  iàa  sentenza  favorita  era  che  la  sua  raigrior  parte;  non  ha, pia 

chi'siéeue  altri ,    noii  va  mai  a-  punto  di  vista;    e    chi.vieatt^ 

^vantt..  Sì  fatti  aforismi  son  co^  no»  vede  che  una    gran  navata, 

m*  Idme  a  due  tagli  :  chi  siegue  e  poi  non  vede  che  una  ^lào  ctf- 

pecorestiamente    Un    alito,    testa  poli.    Nel  disegno  di  Micbelair- 

tetramente  a  dietro  ;  ma  chi  non  gelo  non  erano  queste  incongruen- 

vuole  osservare  le  cose  fauonede-  te.    Eg[i  conobbe  che  l'unità  'è 

eli  antecessóri^    e   ab^rofittarse-  il  principio    d'ogni    grandezza; 

.ne,  ftecipit>  Itreparabiloentc  »  «  questa  grandiosità  propoizioiia- 


BUO 

Te  egli  vi  voleva  1  (Questo  '  suo 
gran  pensiero,  il  più  bèllo  de* 
suoi  pensieri ,  fa  guastato . 

Non  JFìi  neppur  eseguito  il  siio 
doppio  portico  ^i  questo  teidpio . 
Poco  male  ;  era  un  mi^to  di  co- 
Jonne  e  di  pilastri  con  porte  e 
<on  nicchie ,  e  con  frontespizj . 

II  gran  Corintio  eh'  egli  sol- 
tanto impiegò  neir  interno  e  nel!' 
«esteriore  delia  Chiesa ,  è  una  pro- 
va del  suo  genio  sublime,  ma  ir- 
regolare coir  aver  piegati  e  ripie- 
gati que'  pilastri  neir  esterno  in 
un  modo  de'  più  disgastevoli .  11 
basamento  sì  eh*  è  grandioso  . 
Per  gli  ornati  poi  in  tutte  le  sue 
fabbriche  egli  fu  bisbetico  >  e 
sempre  fiero . 

In  Roma  le  sue  architetture 
principali  9  oltre  il  suo  S.  Pie- 
tro ,  sono 

La  Chiesa  della  Certosa  nel- 
Je  Terme  di  Diocleziano .  Miche- 
langelo seppe  ridurre  <IPelle  ruine 
a  magni/ìceaza  .  Il  Vanyitelli 
non  andò  su  quelle  buone  tracce. 

Nel  Palazzo  Farnese  il  super- 
In)  cornicione  troppo  ricco .  £ 
il  Loggiato  interno  d^un  corin- 
tio troppo  magro. 

II  Carapidoglid,  che  ha  più  e- 
leganza  che  maestà ,  non  pare  Ad 
carattere* Michelangclcsco,  e  pu- 
re è  suo.  Ha  qualche  bellezza 
Jia  molti  difètti.  £^  suo  anche 
il  piedestallo,  della  Statua  Equè- 
stre di  MI  Aurelio,  '  troppo  pic- 
colo, e  con  troppi  membri . 

La  Cappella  Sforza  in  S.  Maria 
Maggiore  è  ben  bizzarra.  Assai 
più  Porta  Pia , 

In  Fjrenze  la  Biblioteca  di  S. 
Lorenzo  jia  molte  irregolarità 
provenienti  dal  sito,  ha  ordini 
bastardi  nati  dal  capriccio  dell' 
originalità)  rintérnoperò  è  h^n 


inteso. 


•fiUO  *^i5 

^•La; S'acrist'ii.  di  9.  torfenio^  'o 
sia  là  (TappéHa  sepolcrale  de'  Me- 
dici nonlia^i  bttonbche  là  piaifu- 
ta  quadrata,  che  s*  fniiha  ciro^ 
lambente ,  '  ed  i  coperta  da  il^rìà  cu- 
pola rotonda  ..  Tutto  il.  resto  iii 
conoscere  che  Michelangelo  per 
far  me^io  &ceva  scelta^  del  ^eg- 

Sempre  1*  orgóglio  d^  essere  ,0- 
riglnafe'  guastò  quél  '  grÀil  '  talento 
e  ne  iece  un  maltalento.  Un  ta- 
lentone quanto  più  guasto ,  tanto 
più  impone'..  Impose  guanto  mai 
si  può  '  imporre  .  Miohelagnolo 
visse  .80  anpi,  e  lavorò  di 'conti- 
nuo per  più  imporre  a]  suoi  con» 
temporanei  e  ai  pòsteri  • 

Égli  fu  ricercato .  da  Papi ,  da 
'puchi ,  e  da  grandi ,   ma  egli  li 
disprezzava  e  Ji  fuggiva .  Disiti- 
teressato,  frugale,    austero,^  du- 
ro, disprezzante,  se  fosse  vissu- 
to a'  tempi  antichi  sarebbe  stato 
un  famoso  stoico,   e  forse  anche 
cinico,    Vivea  solitario,,  e  sfug- 
.  giva  anche  gli  artisti.    ^     /  " 
.      Più  egli  sftiggiva  e  disprez2*a- 
Vaì  Signori  e  artisti ,    più  era  ri- 
cercato ,e  riverirò  .    Le  sue  ardi- 
.  te  Jioyità  in  Piulifà  „  in  ScùltU- 
.  fa ,    in  Architettura ,    era  àncbe 
poeta,  incantavano,  è  lo  inalza- 
rono alle  stelle .    I    gran  talepti 
sono  conte  i  Re  ,    che   non  tro- 
jan che  adulatori    seiipre  prorlti 
a  copiare  i  loro  difetti^,   e  fin  le 
loro  ridicorezze ,   5è   il  monarca 
è  zòppo ,  tutta  la  corte  zoppica . 
Nelle    scuole,  de'  gran     maestri 
tìon  si  veggono  che  i  difètti  del 
lord^capó;  pj^r.che  i  discepoli  sì 
ristringano  ùnicamente. a  c<)ntraf- 
fare  il  loro   maesfrò  :/l   difetti 
colpiscop'yiu ,  e  $9fiQ  perciò  ab- 
bracdi^ti    subito    da'  giovinetti  . 
Vi  vuole   dell'ingegno  per  imi- 
tare   un   uòmo'  grande >  ma  pec 

co* 


^26  6IK> 

«opiarlo  fcastan  'gli  lòetin .  f)^^ 
che  sì  SOM  formate '^scUote,  ^tion 
m  vede  che  queilciie  '  •  hmestm  ,  >  je 
turbe  > di  scolari}  H  msesfro'  è 
iin  despota'  ;  e  'dóve  è^  titi  despota 
non  .è  che  schiavitù;'  rtotf  ttià 
principi,  tiè'  le^gi^  tutto  è  mi- 
«rio-9  etto  vir  poi  al  oaprieoio  f  è 
alia  stranezza  .  In  Grecia-  le  wr^ 
ti>avt»^opnn€Ìp;.i;ssi,  e  i  ino^ 
fiumenti  si  facevano  grandiosa  rni-* 
^fae  senza  artisrr.;  Ma  frs^'ino- 
demi  scappa  ài  '  tratto  in  tratto 
^laldie  grand'  ingegno,  che  per 
lo  più  va  a  tastoni .  Tale  iù  Mi- 
cbeiagnolo  «  Egli  morì'  in  Rofna 
e  >fir -seppellito  in  SS.  Apostoli  . 
Ma  i  Fiorentini  io  tubarono  ,   e 

sei  condosscro  allegra<nente  a  Fir 
renze^  dove  ^ii  fbron'fatte  ie  più 
solenni  esequie  y  e' nft^k  chiesa 'di 
S.  Croce  ^li  fu  eretto  im  miH)So^ 
ko  col  disegno^  del  Vasari. 

U  autorità  di^  Michelagholo 
specisrlmente  -ia  Architettura  '  è 
statai  lungo  teinpo  come  quella 
d'Aristotile  in  niosofia*  Air  otti* 
bm  della  sua  anforità  'supersti- 
ziosamente venerata  si  sono  =  ac- 
creditati '  gii*  'abusi  'fin  ^f  deiir; 
-  Borromi deschi .:  Dall'eccesso  suo» 
le 'devi vare  un  rimedio  ai  mate  • 
Si  aspettai  questa  'cri&i  sakytare  . 

Micittikngelo»fu  d^mi  inge^AO 
tra^rande,  fece  delk  léo^e  mira-^ 
bill ,  e  degne  anche  d' essere  stti* 
diate  «  Ma  nefece  mnfte  e  tarfte 
d'  irregolari ,  che  avrebbe  for^ 
gioVjrto  molto'  alle  arti  eh'  egli 
non.  fosse  mai  esistito . 

BUONO  C  Bartelonàmeo^  Ber- 
gamasco non  del X ir* Secolo,  ma 
del  XV>«  Non  paò  attribuirsi  a 
lui  ki  fabbrica  dei  Campanile  di 
S.  'Marco  *  cominciato  a  fondare 
r  Anno  SÈ^i  e  ^ptisse^uko-  nel 
ir4S*Gome  lMC«ò'S«rit(0  il  Safn- 
00 vino  •  -Col  Alò  disegno  si  ftce 


éfolitmdnte  la-i^l!a'' défleb^mpa- 
tt«  r  Attico  e  Gufiha'nri  usfié  . 
Vedi  Temanza-  Vite  degli  «r»- 
•ehiteM  Veneti  ^*  jfoi  j  La'-  più 
tèir  opera  '^i  ^ue^sto  Atehiterto 
-è  la  ^bbrfca  dtìlè  9wttitzfìe 
'  veechlc.y     •  >        .1 

BUONTALCNTf  C  Bernal 
d<k  )  architettò  *Fibffen¥«n»  #, 
1^35.  m.  iSoS,  l>à  >fan«ci>ùHo  egli 
•  'SÌ  trovò  sepolto  *  sotto  Je*  niihe 
-  di  sua  'iasa  i^tiinarta  Con  tante  al- 
tre d'un  certo  quàrtfere  di  Fi- 
renze-peruna  inondazione  -fleir 
Arno*  Le  ^esse^  ifionf<faz!óni  -a- 
v«an  pro([(otto  in  -diversi  tempi 
fas  stesse  riHne  nello  stti^  quar- 
tiere,  e  y  PfOrefitini  Whza  t>»* 
dar  ad  altro  vi  avean  rifelArica- 
tD .  Gli  esémp;  -più  tstrtìttivi  i* 
struiscono  ben  pocoi  La  fanciul- 
lezza dei  misero  Buontaleirti  in-^ 
teneri  Cosimo  de*  Medici  V  .  il 
quale  prese  ^  ben  volere  a  quel 
ragazzo,  eaprocttrdrgti  una  buo- 
na ^educazione  «  'Il  ragazzo  riu*^ 
sci  .  ~  i 

Studi'À  le  matematiche  pure 
miste  i  <e  TÌtfsci  un  buon  Arthi- 
tettoie  un  buon  Ingegnere.  'Il 
suo  gusto  in  Architettura  è  il 
gusto  Fiorentino  i  'grandiosità. 
nel  tatto  insieme ,  picciolezza 
capricciosa  ne' dettagli.  B  ■rie* 
capricci  Buontalenfi  si  sfogò  for- 
te, speeiahnente  in  frontespifc| 
interni  ed  esterni . 

Le*  sae  opefe  sono  molte  in  Fi- 
renze 4  11  Palazzo  detto  il  Caria» 
dietro  a  S«  Marco  .    La  Galleria - 
sopra  gli  Uffiz)"bett   distribaftii 
colia  tribuna  ornam   di    coriiShi- 
glie  dov*è  là  Venete   de*  Medi^  ' 
ci  k    La  grotta -nisrica  nel  gtai^ 
dino  di  Boboli  per  lesctrkvre  dì 
Michelangelo  non  finite  «    I  pa- 
lazzi Phzt»,  Ojrsini,  Ma^t^l^^ 
Strozzi  »   Riccardi  s   ortfmh*WÌ  • 

su 


$u  la  loggia  de'  Lan^r  •  La  por- 
ta delle  Sf$f  pliche .  lì  palazzo 
^uca}e  in  Siena  9  a  Pisa*,  dove;è 
anch^  la  facciata  della  Chiesa 
<k*  Cavalieri  di  S.  Stefano  .  La 
fjicciaca  della  Chiesa  delia  Tri* 
nità  ,  la  Cappella  di  S.  Loren- 
zo y  ,e  il  magnifico  fabernacolo 
di  pietre  preziose  .  Disegni  ^r 
la  facciata  di  S.  Maria  del  fio- 
re •  Le  ville  ducali  di  Pratolj- 
J10 ,  di  Castello  ,  della  Petsaja  ; 
ia^  Villa  MarigQoIa  de' Capponi . 
In  architettura  milit;arie  il 
Buontalenti  fece  in  Firenze  la 
fortezza  di  Belvedere  >  ìitìV  iso- 
la d'Elba.  Portoferrajo,  e  altre 
fortificazioni  a  Livorno  9  a  Pisa  9 
a  Grosseto  , .  a  Prato,  e  fin  nil 
Regno  di  Nàpoli •.. 

Egli  fu  anche  ingegnoso  itt 
«naccljiine  di  piacere  per  feste  * 
Per  tanti  bei  talenti  egJi  fu  btn 
voluta  da'  più  gran  personaggi  . 
Il  Gra^a  Duca  Francesco  lo  por- 
tava sempre  seco  ;  e  un  giorno 
che  i  cortigiani  criticavano  al- 
cuni supi  disunì  )  il  Buontalen- 
ti diede  lorp  riga»  compasso ,  e 
lapis,  pregandoli  clie  disegnasse- 
ro le  loro  ìàt^  per  confrontarle 
colle  sue .  Que' Signori  bstaro- 
no,  niortificati  per  tale  risposta 
incongruente .  Senza  saper  dise- 
gnare.^i  può  conospere  11  difetto 
o*un  disegno.  Il  Buontalenti  a- 
prì  la  sua  casa  per  chiunque  a- 
mava  je  belle  arti ,  inseijno  gra- 
tis ^  .so£:corse  t  suoi  discepoli. 
F»  non  solo  disinteressato,  ma 
apche  sì  generoso ,  che  non  o- 
stante  la  rapltipHcità  de'  suoi  la- 
vori jiaori. povero..  Il  Gran  Duca  . 
pagi^  ^i  SAioi  debiti»  e  assegnò 
una  pensione  alla  £ua  unica  fi- 
glia 1,  t  ig  di  lei  figliuoli  » 

BftRLINGTONjsi  contraddi- 
stlQM  traVLòrdilAglesi  pei  il  suo» 


iBtik 


»? 


^*7 


gusto  neHe  belle   arti ,    e  so|»'a 
tutto  nelP  Architettura  .  Fu  lun- 
go tempo  in  Italia,    é   si   consi- 
piacque  delle  opere  di  Palladio . 
Ne  raccolse  più  di  éo^  diseghi  o- 
riginali,  e  h  pubbHcòr  in  un  vo- 
lume colle  Terlne  'antiche  .    Vi 
aggiunse  inolri  disegni  di  sua  in- 
venzione ,  e*  si 'contentò  di  raei^- 
tervi  sotto  Bhrlington  arcé/teBut 
invenit  •  Egli  stimava  quel  tito*» 
lo  acquistato  col  suo  studio  assai 
più  di  quello  venutogli  dal  casa  «' 
Nel  1724  egli    aixhitettò    un 
palazzo  per  il  -generai  Vade .   U 
pianterreno  è  d' urt  bel  bugnato  , 
il  secondo  piano  è  di  pilastri  do- 
rici ben  distribuiti  con   un    fre- 
gio setnplice,    Semplrci  sono  an- 
che ie  finestre  con  fai^laustrate  .  Il 
tutto  insieme  annunzia  ibrtezza^ 
correzióne  »  unità . 

La  sua  bella  casa  di  campagna 
a  Chis^ich  fu  da  lui  decorata  con 
intelligenza .  Anche  un  Tempio 
di  suo  disegno  fabbricato  in  Lon- 
dra v^i  fa  molto  onore.' 

BUSCHETTO  DA  DULI- 
CHIO  architetto  dd  secolo  X.» 
fabbricò  il  famoso  Duomo  di  Pi-» 
sa .  Pisa  allora  eila.  Repubblica  po- 
tente e  commerciante  9  e  cohi- 
merciando  i  Pisani  nel  levante  \ 
trasportavano  in  patria ,  comefa- 
*cevano  i  Veneziani  iti  Vèneziav^ 
quanto  di  Buona  trovavano  ih 
Grecia  .»  marmi ,  pietre  9  tilosaici  y. 
frammenti  d'ogni  specie,  e  arti- 
sti ancoi^a .  La  Grecia  »  benché 
non  più  Grecia  9  non  avea  per 
anche  esausto  il  suo  tesoro,  delle 
belle  arti  . 

\    Con  quelle  spoglie  Greche  il 
Buschetto  eresse  quel    montimenv 
to  i^ìù  grande  e  fiii  ricco   ^i  S^. 
Marco  19  Venezia  fabbticato*  dal 
altri  i^OQtemporaqeàmente  con  man  > 
teriali  consiiiiili  - 

La 


La  pianta  del  Duomo  di  Pisa 
èufmììc:^  oioè  4  crécriaifna 
dì  cin<|[ue  iiA9M«;IÌiifga/4t^  pal- 
mi;, lRl^3VSf45  ;  là  ^Mcieira  è  lyn- 

a  tre  navjetie.di  cohofme  Isoliate, 
-;cd.è  aèia>i45  /Ll^tràVA^a  ^ame 
*  à  iai^a:  jj  y^  »iù  wfK.    ^  a 

«qflÈtta  Ut  i>ti..ca5tem)irt  ^rà$  . 
.  ije  oasattC'i  ■sb^o-  avvolta ,  . «  ài- 

-     QiKsft  iqpBE^ta^  ha  '  tt^  eoloiftie 

.  ^jAtt  v4^  .paM ,  e'  <iei  -diatnetro  di 

4 .  Ve  n^  SODO  in  'tutm  6%  ,  -la 
'  m^ISSio^  parte  di  gvaniio  "  o^i^n- 
,.t^v.  €  M:«itt^.di  inarmi  ^erti . 

>Ma  tssQ.c^bnnenon  so^rtngoio 
..^rphitcavei»  come  nsà  la  Grecia. 

ì\  fiMsta  (ia*  bassi  teippi  itnpiegò 
'  accfìly  1»  aochL  sono  su  qife&M  ^- 

lotipC]»  iB  SU  .quetti  archi  ti  ire  éó- 
Jonfie  accora,  pia  piecoja,  e  in 

in%ggioi:  uon^Bo.  .Quindi  ritnlla 
,^1  4iii  Mitra  un  portico  per  le 
.j^(aifk%,y  La  «rkmtiya  rJriesa  non 

voleva  ^Iw/fe  ^onne  si  unissero 
'^cogU  uoniini  ;  .Q/pepctà  ado ttè  lu 

Ibrma  i^llc  dba^iiicbe^. 

,    Ne/la  ^nm  aavata  .«ina  ^uac- 

^  tf 0  .pilo})!  g  .  SU*  quali  spno  <|ii4ty 

4ro.  ^Miconi   che   sostengono  .  una 

cupPJA  0V>^.«  alta  ^4<3-  pftM  . 
jCentp  fi<;^tre  danno  Jnce  a  que- 
sto t«9»>ÌQ»  :e   nondimeno  :  restia 

scaro  :ba  troppa  deva^i^ei.    ' 

V^MiftM^r^e  e  circondflit(x  d'vh 

.oiassif^^ÌQ  ^IvQ  ha  cinque- sisaiini, 

.e  up  jùrcuìcò  di  icySo  painjri ,  « 

.jfornia^ì  davanti,  che  da  flietro 


e  con  2  pilastri  •  n  3  ,  oèv^  tgr- 
' 'inxMan  fp  i^v^te/,.ha  jju^  piani 
•  "  wclinatf  per  parfe^  con^  arcai,  e 
'"^'éon  Colonnette^  t^^è  <limin«iico»o 
-'^tiòpìc   1*  jncKnàzìojc   de'  ijaAi . 
;^Lo  stesso  è  óeT  4eV.nel  spiano, 
-"<lie  fórina  uni  specie'  jf\  fronte- 
spizio orjQatb  di  colonna  «  .te^qua- 
.'{t  rimpiccofiséoiiò  a'  misura  cne  %\ 
accostano'  a^fi  ai\gqfi  delU  oas^ . 
\  fianchi  esterni  sbrio  "à  due  or- 
'tfln?  '  di   pilastri    accoppiati  .  '11 
itsfettó.'dcSa' navata  grande  ^  aldi 
fuori  sostenuto    da  cofonìie  l^Qn 
'archi  sopra  ^  Tutta  fa  copertura 
è  di  piorobo./  IT  tamburo  vitella 
cnpota  ^  esteriormente  d^ccvato 
a   '8^  (bòTonne  "^  sostenenti  archi 
con  'sopra    vai'irofn'amentji ,  di 
makini  dté  iftnno  una  specie  'ai 
tc>ro.na .  o:a 

'Co^n  /rimèriti  cterosei:iet,  a' 
un'  architètìFura  ^isfc  dimeotic^ta 
Bacchetto  -  seppe!  in'  >  uh  '  secolo 
de' più  tenebrosi  forrijar  un  x^rsi- 
fio  d'un  belriàccQfdo  che  re^na 
Ih  tutti  i 'rapporti  di-  queir. ift- 
sieine  v^to,  d^un  carattere  V^- 
rio  >  bericKè.  "un  ppf.' 'tetro,  rer 
riunire  in  uh  so(  motivò  Matite 
parti  dispjirace ,  e  farne ^on  tbr^ 
to  granmoso,  «Viìo^'  e^s^'r  inge'- 
■gno  *  C^ti  sj^^cHfe  có^a  ivfebfe 
egli  fatto  còìi^iuàteriaff  a  suo 
arbitrio  ?  "Non  avendo,  ciìe  qiijf 
;4ati  ,  A6n  ()0tè 'impiegarli  me- 
glio «Jjie  ih  quel fe  man  i.er^  ,  è 
perciò  scelse  '  la  Tòrjha  di  Basi- 
iica  •: 


.jkip^;  j^pecie  ,  di   piazza   larga  44    *    ^^ejsfe  i^tiótntnto  di  ^ih^fiet 
palmi,  nu  ne'  fianchi  è  d;  ^o.  i      to  diede  ùria'  graijd*  ?mptiUiorife 

aiH'Ajchtfcttur^,  Le,  aftrc^  citt^ 
di  Tosc^ha  si  eccitarotto'  ad  ^b- 
«m  consimili  .    Lucca'  fabbrìéè' 


La.  fapcijita  è  »,  cinque  piani. 
Ijl.pruw  h.  di  7  arcate  sostenute 
da  6^  coJ^nqf  coriarie  ,€:da  2  pì- 
.^astri .  X'  4rca4a  di  mezzo  è'  pia 
'^r^nde^..  Le  tr«, porte, di  bronx^ 
a»{)o  dì  <xi«w  Boj^na*  Il  s^'piar 


S. 'MarÙHo  ,  Vlì\6]i  %  Molò', 
Firenze  S6*  Apostoli,; 'è il'-Bàttl- 
§teroj-  e  aìiche  Pìs^'ìSàrt&'térò, 


-  v^» 


•Sfà'll'm4sàt(/r  mèrito  M  S^o^ 

ma  én  PiSTfa  di  riprodurre  gli 
otiìtiì  Ctt^ì;  é'  ^1  divèni^' pòi' 
ima  scuola  df*  ari^hitcttura  ^\  Frs( 
<[tr^  ftaten\enti  sì  amnliraaoqroa- 
ti  del  pij^  'buon  gujjto,,  capitèlli 
^Stt$Ujto$n  dffjpiHfuri  ,  det- 
tagli' glassici  ^ 

^D^  Duòmo  è  il  si^o  epitamo^fa* 
tfnas.tK>  lungo  luóigo  .  "'Dà  un* 
wtrsi  iscrizione  si.  i[ileva,ca  feif 
etti  un  i^éccanico  sljgjc^ndA  ^t 
faceva  da  dieci  ragazze  i^lzar.  ìin 
i)e$o  che  Aiilìe  bpvi  non  ^vreb- 
l)etd"pQtuto  smuovere  j(  e  porta- 
Te  Ufi  Vascello  In  alto  maV^  ♦  Per 
pànto  |>petichè  sxeao  taliesàg.e- 
azionl»  cp^to  è  che  per  il  tra- 
fpqrto  e  per.  1^  èrwon^  di  quel- 
e  ijiinte  colonna  tutte  Ì*  ui\  pex^ 
Ro  K .  cpfiv^pn  .^cprda^  a.  queir 
tio^gt  eji^  t^ta  piena  ^di  meqca-^ 
Dica'  da  sbalordire  i  '  suo;  ccin-< 
tcmporanc}.. 

fiUSIRi , città  aiitif;a  del  bis- 
i»  Egitto,  ora  yi^l^aggìo  detto 
$aal!?àh:\  Famosa  per  il  tempio 
d^Uìdc  ^  "di  cui  restano  aoco/a. 
Tulne  miràbili .  Quel  tempio. lun- 
go zoo  piedi  e  largo,  ipo.  era 
tutto  di  granito ,  con  muri  gros- 
si IO  piedi  ^  e  ^cQf  colonne  det 
diametro'  di  ^  piedi  ^  La  testa  d' 
Iside  faceva  il  lorp  capitello .  Vi 
doveano  e^er  4  fila ,  ciascuna  di 
%z  colonne .  Le  sculture  poj  de* 
geroglifici  ,sonp  fine . 

«USTAMANTE  C  Bartohm- 
nife  .}  CapDeikno  d^  Cardinal 
de  ^Tayéra  Arcivescovo  di,  Tole- 
do, architetta  nel  1545  l'Ospe- 
dale di  SI  Gio.  Battista...  Il  cor- 
tile '^i^  è,  poitìcato  di  colonne 
doriclle  sostenenti  archi  CiB^) 
don  npra  un  ^^giato  di  colonne 
jonic^^^'tvtted^  granito  9  in  nu- 
ffiètò'Ui  Vxo.  Da  questo  cortile 
i)#<,  B.  Arti  T.  I. 


fiUS 


12^ 


$1  passa .  ftllaChle^  be&'piopor'' 

f"W^t*.  e  ,gramlioM.      -        * 

fySTQ  «  Ia  tosta  «bfl'  nomo 
h^  iwu.  si»K:ie  di  aompendio  dell' 
uoiika  fisÀeo  e  oioraiej;  .fii  perciò 
il  pri9u>  oggetto  decritti tazione 
npscentfft  Attaccai:  la  tut*^  «na 
jiraaide  n>?eaciata>  che  termini 
Ali  J)ua(ai.è.  H  pti^o  passo  navi- 
cale ^delr  arte  .  Ecco  le  Stfwte^ 
o  Termini  %  dèrina^  ^Bsej.daHe- 
fl^u^mk  d!£gitto.>  ta^nesenta- 
zÌQ9Ì.  inipetfttte  ad  a>r|K>  Qma- 
nq  f  (Quindi  i  busti .'     *  ■ 

Qii  antichi  fecero  ^rami^ìiso 
A  kusti ,  '  4^ialih«i  te  i  R  omani 
|fir  ruppresentar  liamr  d'  o^'ni 
tatta  j  Q.  sc^ratoitti)  Xc  imittagini 
dsMoro  aittetiati  iUuséri  v  de^  qùa- 
ii  oraavan.  le  loro  ^itationi ,  f 
CQrtill/i  vestiboli.)  e  i  gi&rdini 
4(Q€ora  i»  e.  Ha  ih;  ^rade ',  '  ma  le 
tt^te. etan  sapxgi  erm^^  suture- 
;tan.  le  iscrizioni  •  Sea$A  etlhe  e- 
f  i^n  ii^uelle  teste:  die  -  si  mettevar- 
no- nelle  nicchie  tonde^  o^vàli  9 
e  vi  $*incnxta;vanoe^igil4aVaAo. 
Dove  la  deeocazionte  Àvea  due  i- 
^pe^ti  interno«d  esterno  y  le  teste 
eraa  doppie  ,^  cioè  una  4t  avanti , 
r  altra  d^.cHetro.  Per  supersti- 
zione,  e  per  vanità' i  Romani  fa- 
cevano nelle  fèste  mibèliche  ^ 
privatB ,  e  ne^  funerali  interveni- 
re i  hmti ,  e  li  ^ettevftnp  ahif- 
to  b  a  festa ,  come  i  cattòlici  an- 
cora fanno  nelle  loMprocessiònf . 
Quanto  più  numerosi  erano  i  hih- 
stj^  più  pomposa  era  là  h»t\^  « 
più  riguardevole  %x  credeva  lì  fif» 
miglia  che  li  s<miministrava .'  Per 
trasportarli ,  si  toglievan  daA*  er^ 
toe^  <  per  toglierli  Vi  efan  due 
specie  01  manichi  rilevati  0  in- 
cavati ,  come  sempre  \  si  ossenra 
ne'  busti  antichi .  Di  *^ue'  nostri 
pieditcci,  su'  quaff  nói  "altri  mò^' 
.derni   imperniamo    i   busti  9    1' 


an« 


sifìùdìkX,  non  dà  alcun   ifmi^ 
gio. 

I  hutfi  sori  per  Io  pi^  rkruttà  • 
Il  ritratto  non  è  che  una  vera 
imitazione  della  natjura .  ^^^' 
que  4eve  esser  nudo.  H  nudi  so- 
no  i  busti  antichi  .  Crécca  ter  est 
niUfil  velare ,  disse  Plinio .  O- 
gni  galantuomo  dovrebbe  gene- 
ralizzare la  bella  nudità  più  nel 
morale  che  nel  fisico  .  Or  Et  il 
vero  e  il  bello  è  nel  nudo ,  per- 
chè i  hos^i  artisti  metton  i  rii»- 
tratti  alla  moda  corrente  ?  Bgli* 
fio  stessi  convengono  che  gli  ab- 
bigliamenti moderni  >  che  sono 
costretti  di  mettere  ai  ritratti  , 
sono  un  tormenm  nér  loro ,  e 
lina  distruzione  deir'arte9'  spe- 
cialikiente  della  Scultura  • 

E'  una  gran  puerilità  -  caricar^ 
i  nostri  valentuomini  (,e^t  qua« 
Il  altri  soggetti  si  banda  farbu-* 
sti  ?  )  del  peso  ridicolo  cfi  tras- 
inettere  ai  secoli  futuri  le  mode 
bizzarre  del  nostro.  -«La  nioda 
cambra  ogni  mese  ,  e  l'artista  ha 
da  diventar  ,  un  istrione ,  e  1* 
scultura  non  darà  che  marmi  ta* 
gliati  a  scimiotti^ 
'  li  bufto  non  rappresenta  che 
ja  parte  superiore  iti  corpo ,  e 
più  partitoiarmente  la  testa  ,  né 
può  trasmettere  una  copia  hdtìt; 
dell'abbigliamento.  Dunque  si 
faccia  bello  e  nuda  •  £  se  non 
può  riuscir  veramente  bello* ,  co* 
nie  r  antico  )  perchè  i  nostrr  co^ 
sfumi  hanno  alterato,  per  non 
dir  cancellato  ^  ognr  carattere  ài 
bello ,  si  faccia  almeno  verace  • 
Dunque  non  testa  d*  un' aria  af* 
fettata ,  non  posizioni  ammanici 
rate  e  mìmiche  ,  £  perchè  quel 
per^tuo  sorriso  insipido,  qtieN* 
ilarità  senza  motivo  >  Per  toglie-* 
Xt  qualche  carattere  *  E  quella 
scrupolosa  minuzia  ne' peli  >  ne* 


fiOfWttigli  V  n^H  accidenti ^>^eUé 
natura ,  k,  uii  Incantò  per  rimpic*^ 
Col!ire  pjù  il'  carattere  ^enza  àg* 
giunger  niente  alla  rassomiglian- 
za. Il  secreto  della  fassomiglian-^ 
•£z  è  nel  sentimento  giusto  epro* 
fondo  àéilt  forme  essenziali ,  e 
delle  abitudini  della  mehte.  ^  . 
•  Se.  si  vogliono  iusti  buoni  , 
non  si  ha  che  uniformarsi  al  me-* 
todo  degli  antichi  :  metodo  sem* 
plice,_^  vero,  ed  economico,  t 
busti  in  erme  pdsson  divenite  Uà 
oggetto'  di  decorazione  oelP  in* 
terno  e  nell'esterno  d^li  cfiifi* 
cj.  Tutte  le  facce  dei  terma  oA» 
fronó  un  campo  V9fM  aik  iscri«! 
zioni  che  nossóno  unire  la  stona 
morale  deli'  uomo  alla  storia  osa^ 
feriale'  della  sua  persona  •  Questa 
fu^il  modo  usxtatodi^li  antfcfci. 
Tutto  l'opposto  è  quello  de  mo^ 
dernf.  Costoro  li.  situano  sdpr« 
peduncoli  strozzati  in  più  ripre« 
se  ,  onde  il  forte  sta  Ail  debole  « 
Peggio  su  raqn^e  • 

Lo  Scuhore  Cànova ,.  il  quale 
fresco  e  vivente  si  pùÒ  mectere 
fra  gli  antichi,  ha  messo  il  h/ob* 
«to  dtìV  Ammiiaglio  Emo  bello  e 
nndo  sopirà  un'  erma ,  so  cut  Is 
Ama  scrive  le  sue  gesta.  Abbia 
seguaci . 

BUSTO  à  una  rappreseBtaì&io« 
ne  dcìle  parti  superiori  dt\  okh:« 
pò  umano  fin  alla  cintura. 
.  lì  Ritrattista  per  eseguire  « 
dovere  un  Busto  ^  ha  da  sapere 
disegnar  bene  le  figure  intere  » 
Le  ragioni  sono  chiare . 

Ne'  ritratti  fin  alle  spille  la 
testa  comparisce  troppo  grossa.» 
perchè  si  e  assuefatto  a  parago* 
narla  a  tutto  il  corpo  ^  *  e  aHoia 
non  si  paragona  che  ad  una  pie^ 
eolissima  parte.  Conviene  min» 
que. sapervelv  proporzionare.' . 

Coiuriea  ache  djffle'-qucU» 


deli'  originai^  »  e  «Ha  qualità  de- 
gli «Uigiiamcati^  'e  «bifiU  alm 


-^  V 


re  sentii  unsk  buQna  i<m  ii .  4i* 


cac 


CiACCINI  i&o.^  AtMttitù 
Fiorentino  tié  xsé%  Ih.  i^x9»  4> 
«ceaolo  étì  Dono  ^^  erease  jies  il 
Ball  Pucci  ntiìiL  Chie»  delk:Nun* 
liata  una  loggia  ora  archi  «  con 
colonne  corintie-  di  pietra  Sii?tna« 
i^e  il  ricco  Oratorio  deUa  &• 
miglia  Pucci  »  e  il, coso  e  T  aatar 
niaggiore  delia  Chieta  di  $»  6pi« 
leto  » 

.CALCARE  ^  incollare  ima 
carta  bianca  aui  rovescio  d'un 
'diaegtto  ixapiasttato  di  polvere  di 
lapis  rosso  o,  nero»  e  con  uria 
jttota  di  metallo  non  tediente 
ssit^rae  i  contorni  i  e  poi  trtt» 
tsggìanitf  ie  ombre .  .  . 
'  Cài  cédcg  eeoza  saper  disegna» 
ne  «•  trascrive  una  lincua  sttanie<^ 
xa ,  ohe  gli  è  òifiigttincante  «  E' 
inpossibiie  che  non  vi  commetta 
smne  cviert>«  Onde  il  cslcgre  non 
è  buono  a  niente  per  chi  non  sa 
niente»  ed  è  poco-  utile  a  chi 
fa  •  Giova  soltanto  per  i^teditez* 
sa  degiUncisori  9  che  szpj^àtio 
però  il  disegno  »  Dunque  pocliis* 
«imi  dovranno  gsicsre  • 

CALCE  si  fa  di  pietra  calca- 
ria  cotta  al  ibcno  all'aria  aperta. 

Bntte  cakatie  son  aiielle  che 
Cuna  effervescenza  coir  ac^a  fo^ 
to':  tali  aooo  i  marmi  bianchi. 
Ir  conchiglie ,  le  ossa  ^  i  sassi  di 
tocca»  e  ogni  pietra  estratta  di 
fatoor  d$  cmra  umida  combros^f 


purehi  «cm  sii^  «ufo ,  o  altro  sàs^ 
90  arenoso  e  QMsiM^ipiù  dum  ad«* 
no  Icpictve  calcaiif  i  «ùgliórt  cal« 

ce-da<itt<l*  .  -  )  : ,    i 

Nel  cu^er  esse  pietse  giove 
adoprare  iti  cia«Hixia.cott«ra<pÌt!' 
tre  della  ste$sa  sDecÌ0  9'«./dis||Oii{« 
le  in  modo  nhe  le  pie  gsosse  o  le 
pi&  dttre  sitfno  più  vicine  al  cen-^ 
tro  dalla  fornace*  P#r  cikinarsi 
a  'dovere»  vuoi  tesser  utk  fupcp 
violento  e  continuato  per  j^  o»^ 
te  ;.  La  «ottura  è  Atta  »  «^uaMlo 
dalla  cima  deila  ^^aace  ^  a^ 
una -fiamma  a  «lise  dicono  viva 
a  senza  miscuglio  di  fumo  ^  Al* 
Jpra  Iti  pietre  anno  d'  una  biaa-* 
chezza  nspieadeate  k .  Si  lesinino 
raffreddare  »  e  si  mettano^  entro 
b<>tti  sattù  una  volta  vicina»  per 
trasportarle  poi  aMuofi^  destinai 
to..  Questa  e  ^ella  che  si  chià* 

LsL^ii/ar  vinm  è  buona  i  u  ae 
diviene  d!nn  volume  la  metà  mi- 
nore dei  sas^*  primitfvo*^  ma^  di 
attaggùxr  gravitava*  m  percossa  » 
risiiotta  ;^  3;  se  quando  si  smorza» 
fa  scoppi  con  moilto»  fumo  ;  ^  co 
smorzata  si  attacca  alle  pareti  <id 
recipiente  • 

-  Secottdo  le  sperienee  di  M.  de 
BttiSbn  »  .  co'  fornelli  chiusi  si  ha 
*  miglior  calce  con  minor  dispen^ 
dio  •  Questa  calce  rimane  pia  po^ 
nate  f  amOièisce  mem>  acqua  nell* 
la  u 


/ 


$8tiogami  ,^  no»  toMiogncr*  {di 

"dneseolkfllMt»',  -*&»  'ptà^  abboli- 

lianzs  <i'  aiiaalt  iisù  ^  h  pia  ghib- 

nesa  ^  \e>'regg9  pitr  sii'  acii .  .  ^  v 

Coets  chei  sii  iacdbr^  non  là- 

$Dgii»  tgnianr  'taoito  -k  BÓbrtsrla 

tatra  vasche  con  accisa  chiara^  «ha 

aén  trq>pa  fredda  ,  wà  iii'  cnompa 

abbondanza  ^  -e  rimescolat'  ben  «e- 

iie .  Se  sd  vuoieconservada  ^  don- 

^▼MQ  (x^nirfó  cfifiR'iiii  buon  ^edc 

4Ìi  sablaa  ..• 

:j  GH'.anfiitJd:  «lèataranotrn  «ligiior 
-«^ftitxMb  di  smtiriar  In  calce^>  i&a 
•Cdpfwraiio*iH.  moita^ «abbia,'  e^^^i 
(paiigevaa  sopra  dell' ^qtaafv  eia 
>aui«ceacvj«  eèn^ranuifiata^  Ce- 
lti Ite  TÌBiiieavfti'iiilàiCttloe'ifiràBiJtfe 
^Imioofa :deli  pie  bél^baainfre'-  ' 
>    4jsl  caicefifiiigéiecei  è  quelitt- cbe 
"lir  pia  isoli  -é  iOade  ddpc  •  i  'nkt%' 
^Tfàli  ^«ilcati  À>iiooicarei  di  sali ,  si 
'fuòiottr  anche  cate  ^uoaa  coti' 
~<epe#àziene  «eguénfd^.  'Si  '^facciaiiQ 
-due  «eciMcnfF:  nel  '«uperìoce  .isi 
Maem''iai4iakev  e  ia  ^l'Utscvscé- 
9  lÈPt  >iiei'^eoipMte'  injfbtiore  v  '  in 
^cor  ^i  imoHi  itanta  ac^ua  >'  ijiqinta 
cee^n^tta  posm  jnci  pttteo  is^si^^piiò 
ussir   ao^a .  «arìtia  «'Si  fn«soali 
nei^ìd  iasci   nposaie  pef. .^  vie. 
-fildi  «i  Jevv^^fwst' ao^i];('  ve«da- 
-wtwfvtfaa  di:  sali  V  e^tDn<ecvi 
•9n^bart2').'QBel  tsdimeiico  die  ve- 
"^te  liei  tode   dbl  -tvcipientc  <si 
"■iMiiei^  via  '   Sf  f imetfii^  nel  ikci- 
'^ì€M0'WttpetiCfft'  n!9ù»iL  calor>vi- 
^a'^  #  sr  smoni  con  '^eil'  ècmia 
verdastra  imbottata,   tu  la-sc'lb- 
ixUindkw  niel  Teoi|>ìet]re:  iafin-io- 
«e  /-  £ocD  dna  •  hmttn  cake^  k  e 
^wt»t^  magUoté^  ^  se  ^d  t=eplica(^più 
'^elM'i^  suddetti  opeif^fifionev  / 
'  Lisvidàice  esfìnfiralì-aaóa  ai  jri- 
vifica  ,<  ì^i  ritoltila  co^oe-viva^  dèlia 
detesta  forza  f<  se  le  si^ia  subire  un 
4UOO0' dello  «tesso  gtadb  ^*priw 
^d<;  Ónd^^si' 'fttsoiiDYicadcBwie 


'i  ivceelir  tileifiacòr  een  kBoltOrJrk- 

^>  JLa*;Ckk»rèr9chiQqfteuRa'«6fj|iii-» 
<xa'  cbojper  l'imiogkt^  d^I  iuejqo  kz 
petdupt   bt  jsue. parti    voiattit  » 
eioè -'ii 'SDÒ  'loaiicipi^  te^ino^o  .e 
gasoso  j  e  avendo  a»oilMl%  inm||(- 
«9  fobco^  )è'diiremit»^. pia  pesan- 
te i  ina  ie*  sue  parti    san  onex^ 
C3oe$jone ,  ^  e.  perciò  ^ia  ^  -eatifiii- 
-e».  La  tav9tickà  èli*  fendetiea 
-  ebc  haeno  ié   parti   d' tm  corfio 
•di  Uh  irsi'»  colle   patti'  d-v»  Mitro 
•dorpo.  «Per'  i|iieit' 'Mtriieioiie  la 
3caiccr  s^'incttrpore<  eoil'  direna  i  :e 
^eoRgU^iea  i  uniterifeli  deUe-fab- 
■  brieBw ■  '•  '  !..    I  A.M 

-rirrAle^contcRiti' di  Metc^  9Ì'i>|rova 
'ana'epeDÌe  scii>  pietta  forte  ^  -eoa 
tentisi  ^  lina  cak»  eì  «fcceUle^te  > 
"«he  ORÌsta  così ijsnana, idi  -BiHÉK^'fa 
una  sostanza  st..diira..<he^  a\  iuh 
'''pi^a  sole  nelift  vòìtfi  «eeee>«lfìua 
altro^ -ttatéviBdbs 'r ?  •  i  - •  ^ 
;  .C AU>Eft>ARI  <  t)mf9^  ì  «ato 
ÌA  Vfoensa  ^^t»  ulubsetittlidlafil* 
'tAtohitettMi^'  '  seÉtor  -  mfcstct'  ^Ób 
-i^itó  ,i  Koai  i  jdorti  %-.  c»ne(  si  dftte 
ifàre  ,  ed  è.  riu^cit»  tak  onehÀteiec» 
-éi  guato,  purgacò  de^fk^ oioore:  el 
suo   cc»ciiXBdiii»t  iHiiiadÌ0r«.r  JL» 
casa  |ier  ùl^Sig;^  \Anei>S^hl  ìq  >VÌ- 
^ceilza  è  ben  -jatesiiy  Qome|(^WUa 
«dei  Bonitù^:  e  idel^Cordetiina  %  •« 
iiì  sabino,  dé'^  Cteti-  Porto ..  in  >  Vi- 
varoi^   Q^tè^eaitnedilki   del 
Caiderari^fannft  ohorea*  iui^na 
-V.iGeontyce  4t  tMCtar  icaHa  «  t 

'<DALLI€R^T£    iiuàeme   eoa 

idino  :  ooatuf i  -in  Atf  ne  •  i).  faiii^ 

•^so*  tenpie^di^Misieiiva  detta  /W- 

tenan^y   Vek9JRei^<'<sitttattGt  9X-lfiL 

-cMtiarde^  reesa  ckeidomioeta  la 

«ìttàv.»  YivAtBsex*-  ..  y  ^:.  •^^-.^• 

CÀLUKftAiGO  ficltltOM^ll0tf^ 
Jebiteetolfa■lO6e  '^r  rimKmftione 
^drchtiiae .  Goriatif»  9  $4ir*^i 
impiegò  ,%'QQrtfM  jft«  tu»  TeM«> 

pio  4 


GAL 

di  quel  capitello  fu  la  ùmoìmìì^j 
die' ttiereaaiQa^viUul.  nubile  di 
^Corinto  là  su»  twtiiicr^eedndoLil 
.  costarne  di  qutì  '  ttmj^  fo^  9u 
•Ja  tcmbà  im  «paoisre  rzq^ieno  di 
iMif^aftetk  delk  ntgazza ,  e  lo  «9^ 
fti  eoa  Hna  ^gra»  '  tegola  v  Ixi  pó^ 
'M  a  caso  su:  4^  una),  pianta  di 
A^nio  i  hrAnc»wsrns,é,  Quella 
•ioÉta  germoglia  V  e  00?  suoi  gan-i 
ii  e  eoTle'  sne  fbgiJe^  ne  rivestì 
grazioeaitaente  il  paniere  «  Calli- 
maco fl!  imbàttè  |i  vedbre  qiaelioi 
schertEO  9  gli  piacque  y  t  ne  &ce 
il  capitello  Cocincia ,  e  cktermi-' 
nò  le  proporzioni  dell'  ordine  * 

Allo  stesso  artista  si  attribui-« 
tee  anche  1*  invenzione  *  d'  una 
lampada  d'  oro  pet  si  tempio,  di 
Minerva  in  Atene  ^  hi-  cui-  ki 
ttbppino  «ra  d*  amianto ,  e  at^de* 
l^a  noeti  e  giorno,  per  un  anno 
intero  senza  rimettervi  olio. 

CALOTTA 'è  una  vòlta  ttfnda^ 
^oeo  elevata  dal, suo  centro  .  Può 
'4ilcbe' coprirò,  uj»  pdligomy  refgo^ 
'lare*  Ramlsc^Ia  oellcczar. aiii  è- 
■  ttMomìa  de'  sostieni ,  ed .  é.  abba-* 
stanza  solida  *  Si  fa  ^ncke  di  le^^ 
'^name  riviestito^  di  stucco  . 

CAMERE  degli  anticJd  .  eran 
piccole)  a  volta,,  ricévevan  lume 
dalla  porta  yO  da  finestre  alte  da 
non  potervisi  atfacciare,.  Invéce 
4Ìì  cammini  avéan  tubi  cke  vi 
coriducevan  il  caiore  dalle  ^tuftf . 
£rano  intonacate  di  buono  -stuc- 
co, en  €Ui  eran  pitture i  l/pavi^ 
Mento  era  per  lo' pia  dH^mosdì-' 
co»  ' La  seniplicitA  er. la  po^ietà^ 
«ran  i  loro  principali  preg>. . 

Lo  nostre  Camere  deboon  cór- 
rispondiere  ai  nostri  tisi  •  Quanto' 
]iSù  gmnifi  più  salubri  .  La  cor-^ 
rispondenza  iéìt  porte  e  delle 
Aiestre ,  l' euritmia ,  ie  proporzio- 
ni M^  cose  MHnm^i «  Coioi* 


liìier^qjttadditer'  som  le  p^  belle  < 
'Stelk  ohl)ingbe  Im  kinghezzanon 
dev9  ecceder  dimoltAtJaiiarghez* 
za.  .La».  decQtMpione-.deve  esser 
iQba!Vienie]|ite  al  carattere  pitico*. 
lare  di  ciascuna  camera  9  e»t^te 
k  caoKm  idcikboìi .  iomar  im  ca- 
<  faittcre^  coiKveniantei  a&^^nittfo  vxr . 
sèemo.  deil  '  abitazione  v 

CAMAdÉO  èogni  pietra  piccola 
>iiioisa<ÌA'tìlèevo.  Oggetto  gran- 
de per  gli  antiquari ,  pet.i  <iu- 
TiQsi^  .per  i.diW^anti,  per  gli 
amatoli*»  £'  anoha ,  un  ciggetto 
per  i  ebooraltoii. .  tieUt.  djccora* 
arioni  deUe  iahbridio  natkhe  ^  «i 
scHGjprono  ficmifftfi  nn  ti  in  .«(3icco  f 
JUéUello  li.  ricacciò. ih 'dAoda  ne* 
rabesoii  delle  sue.  icag^i^e  te  né 
è  fatto  poi  uso  ed  obwso^  ^eìlar 
^aUeria  di  Villa  AlbaiH  i*  Roma 
1  Qémnìei  non  /kmiò»  §m%i  y  ma  mmio 

'  veri  jdi  agata .  Ma>pen  tutto,  al- 
trove sono  ài.  stucco  y?*Q:  di  «ca- 
glicela y.Q.»I  più  di;.jvarm9.< .  Sé 
.n.'..è  Atto  grande!: abuso  •niella  va- 
rietà xielie  forose .  e  do'  colori  f 
^  P^gio  oóir  in^ieg».*-  Dove  at 
pi^ssanp  adiitf  are  coto^amiiteàienza  ^ 
non.  v'iè  cbe  .il.  «oio  niion  spnaor 

.  cbx  possa,  determinarlo  »  lì  buco 
sènso  è  raro  9  dunque  di  raro  sàe- 
no  itfip»^atiy  è^  in  forme  ^mpli-^ 
ci  ^  e  con  ipìoA  ataaDniosfT.e  va 
siti  più  >rtcinr  •  aUò  agdacda  9  e 
Cam  .sog^t'ti  .istfuttiyi  e  tpnve- 
nienti  al  luc^o ..  Storce  iieaé' 
qualche  bpl  4émm€9uiti.  ^zìcngi 
gabinétto» 

>  €lAMJdINp^.  .Gii.  anfiichi  èì  ri- 
scaldavano  nelle  ioto  cariieré  per 
ti^bi  provenienti  dsh  tì^é  soctcr- 
ranea^i  Questo'  ima  pùà  praticarsi 
nelle  nottre  c^ae  ^jpià.  plani  abi-^ 

tai:i  dM  £imiglie  «iìtterenti. 
Nelle,  wcalé  de  tkostrì  palìiaoù  si. 

-vq^gano^UM^oractfmmiW  immeosi 

ilecoiori  d'  aicUiettitre:i»  dì  scnlV 


1    $ 


tu-- 


X 


tVt  CAM  ' 

tute  di  mrmo  o^i»  tuett  ^  fltau- 

rij  ma  d' una  manleta  HApiMienw 
te .  A  qt)<ft^  'ù0fwHiii^  colorali 
ÉOtio  sttceeM^  Migli  >  appartameli^ 
càmmMi  ntffti  Ma  Jrandé  ipi^' 
dhtó  «dpwi .      ' 

La  gr&ik^tza  dil  ismtHìn&^t^ 
csiei^plro|K»nìóiitt#B  a  que^)*  dek^ 
la  tatnem .  >  Ntollé  camere'  di  roe-** 
dMfrtf  jifèndezstf  gli  sHpiti  «tei. 
€»fàmiiio'ftsi6Gn  -esser  afit!  3  ^iedi 
in  circa^  "il  ^  dój^o  né'  saloni  ,* 
neiie  •gallerie*  ec.  •  6i  )>ttteRde^' 
che  àmftchè  ìXììrcmnmm$  nòA  fae^ 
eia  fòifto  f  debba  «vere  fatiti  pie«>^ 
di  quante  tese  ha  la  esimerà .  Se^- 
la  camera  è  Jtrnga  4  tése ,  Jar<» 
ga  3-9  alla -3^9  il  tmmmifèo  abbia* 
4  piedi  di  larghezza  9  'S  di  aN^ 
tezza»  e  t^-di  profonditi.  Lade<*' 
coràiforitf  isatiè  più  belM  quanta' 
pìtt  senfplìoe  9  e  pia  conveniente^ 

,  id  cammino  est  ìn^Oy  e  di  mate* 
Ha  ptà  soda .  £  di  materia  ben 
soda  -deve  e^Mf  tutta  la  costruì' 
zione.  La  forma  interna  del  tb>' 
cofare,  «te  è' eli ttica  v  s^rà  pia' 
pietosa  )*  ^  riinanderà  più  '  calore  ;> 
'  E"  importante'  la  situazione  de' 
gmniHini  •  Pessima  è  quella  tra-  fi* 
nestre  nef  muro  ài  facciata,'  e 
nell'infilata  delle  porte?  h  un  e- 

,  sporsi'  a  laneettate  di  vento  arici-* 
dule .  Ls  irtiglior  situazione  è  nel 
meno  del  itinro  che  si  presenti 
«G^to  neir  entrarvi .  Allora  la 
«ua  decorazitane  farà  euritmia' cò- 
^ì  altri  •  omamenfi  àtih  ca« 
tnera. 

^  '  La'  m^gior  importanzsr  è  <:he 
il  cammino  non  faccia  mai  fumo  • 
F^  fumo  per  tre  eause  •  r.  Per 
mancanza  d'arili  interna.  Il  ri- 
medio  è  levar  un  vetro  daHa  f^- 
nestTJi ,  e  mettervi  un  riparo ,  o 
per  un  tubo  praticato  neV  pavi- 
siiento  introdurvi  dell''  ari*  ester- 


CAM 

^  Per  apertura  *  troppo  grande 
rispetto'  «ila  litngberza  del£i  can- 
na.  In  uè  caso  o  TÌstrtngt  V  a-* 
pertura ,  ò  skmga  la  c^inna . 

3/ Per  impedimento  di  fabbri* 
e»  che  al  di  sophi  predomini  «iil 
cimarolo.  Questa  e  la  causa  piìk 
ordiifana-  per  cui  ì-tsnrmini  fuma- 
no. liTÌmedio  è  sicuro,  se  si  ^ 
ilcimaroio  pia  alto  della  fàbbri- 
ca adiaÌKnte  .  Se  la  troppa  altez- 
za è  cotrtraria  alia  '  solidità  ,  si 
può  -inclinare  ii  cimarolo  ,  e  far 
^hexosì  inclinato  arrivi  aliafab* 
brica  adiacente  su  cui  s' innalzi», 
o  'se  ne  aiiontani  tanto  che  ÌX  fu<^ 
mo*  ripercosso  da  qudla  fabbrica- 
non  possa  ritornare  giù,  né  i( 
vento  riflesso  ^1'  ìmpàisca  F  u- 
scita.  V,^¥umtsfeDiSHoffn»ire  det 
Arts  tr  Métiers  .  .      • 

Le  canne  de'  cammini  iteMiife-' 
renti' piani  d'una  casa  sifaeevan,-^ 
prima  verticali  l' una  avanti  l'al- 
tra*; cosicché  quella  del  prima 
piano  era  nel  mezzo  dei  muro  « 
quella  del  secondo  aggettava  fuo« 
ri  del  muro  un  piede,  e  quella 
dei  terzo  due  piedi.  Aggetti  di- 
sgustevoli entro  le  camere  ,  e 
contrari  alla  solidità .  Vi  si  è  fi<r 
naimerfte  riparato  col  far  le  can- 
ne sbieche  a  destra  e  a  sinistra 
lungo  il  muro  • .  Questo  metodo* 
li  rende  anche  meno  soggetti  4 
fumare . 

Il  rapporto  fVa  la  canna  e  il  cam^ 
mino  e  che  la  superficie  di  quella 

sia  ^.  delU  superficie  di  que- 
sto .  Se  il  Tsmj9»f9fsèlargo4  pio-* 
di ,  e  profondo  2.  la  sua  super* 
ficie  sarà  t;  oocle  quella  oclU 
canna  sia  '2r8  .  \ 

I  cimaroli  sono  suscettibili  <n 
qualche  decorazitoe  ^  se  sono  mol- 
to visibili  da  un  bel  punto  di  vi*    ^. 
ani  in  qualche  edificio  rsgguarde- 

vo- 


CAM 

fnioameAt^«  Ma'  la  ibr<x^iacipal 
decorazione  è  nelh  ibraa  conv^ 
piente.  Un  cimacpio. a  bi^-ca ad» 
pra  un  tetto  «iove.  >saràÌ^Ne{i 
emporio  deiie  belle  arti  y  in  Kto*» 
ma . .  ^       . 

,  I  Mmmini  ginànti  si  fanno  in 
ub'  muro  tramezzo  /'afHnchiè  .il 
fìioeosia.  ora  in  nna^xanera^  .x)->' 
ra  ntW  altra  .  Basta  che*  il  rocob^ 
lare  sia  idi  ferro  impecnato  mQ% 
bilmente  su  e  jgiù  ;  con  un  xò1<k 
pò  di  piede  si  dPa:  girare  i  e  M 
fuoco  è  ora  di  qua  »  ,  era  di  là  «. 
Ma  i  dispendioso  9  disile  a  co-» 
struirsi^  bene  9  e^  faciie  a  gu^.f 
starsi .  1 

Più  facilmente  e,. con.  magf^ior. 
semplicità  sì  può^avcr.nn  doppio. 
cammino  ^tx  mezzo  di  due  placdie., 
di  fervo,  una  d'avanti  >  i' altra 
dietro  al  Scolare  9^  che  scorrano  su. 
e  ^ù  ^tii  loro  telari  di  Avrò  , 
Quando  si»  vuole  il  iaocp  di  c^a  9 
a*  alza  la  placca  d*  avanti  ^  e  si} 
abbassa  quella  ài  dietro ,  Si  /a  V 
opposto  9  quando  si- vuole  iiiiia-. 
co  dalla .  parte  opposta  .  Questa 
ifjeccantsmo  è  senaplice  come,  quel»' 
io  di  due  séccKjy  de'quaii  uno 
va  in  su  e  i'  altro .  yt  in  giù  9 
attaccati  ad  una  catana  9  c^^c  sta 
sopra  Una  girella* 

1  cammini  angolari^  alli^prus* 
siana^  ali*  inglese  9  alla  £ranclir 
i)iatta^4ion  sono  c£e  per  i  gàbii- 
netti .  ' 

CAMPAGNA C^'*''«^w«)  Ye^ 
ronese  n.  1552  sfultore  ^^arcni- 
tetto  .'  'Xviitz  la  sua  arclutettura 
si  ridusse  a  sederi  e- ad  aitati -9 
t  gli  uni  e  ^1]  altri  iiaii  poco  J^ic 
sogno  d*  architettura .  ht  sue  scul- 
ture soiio  sparse  special oapn^e  .per 
Padova  e  per  Venezia.  E-  s«o 
il^  gigante  neir  atrid  della  Zec- 
ca .    B%\i  doveva  far  '  anche   il 


mvsoI^P  41  Fra  Paolo  Sarpi.;  vak 
non  fu  eseguito , 

.CAMPANXU  superHuilà^  de' 
Crjs^ani . ..  La  superBujtà  e  V  9r, 
bu$o  òt\h  càmpaiiQ   ha,  prodotto 
i  campanili  ,  co'  quali  ^  1^4  pjre- 
tc«o  ornare  chiese  p  Città  .*  Se  si 
méttono. ajila.f^iataL  delle  chic* 
se,    si   h^nnq  per  ornanientp   di 
oi^Jlé  faic^iat^^    Se  >i  f^nno  iso« 
ftti  e  altissinùt  si  hanno  per  gr» 
namedti  4ejla  citici  9 .  e  jper  un^ 
sj^ecie  di.  pe]  vedere .  Chi  si  rgm- 
pKa  in   cima  a  ."mv  campanile» 
godf  una  bella. .yif.ea,,LU^a  città 
qjwnto  più  .caftip^nilejggi^  ,    tpr-^ 
reggia,  :e  c^f Reggia,*  piò   spie-* 
•o  fa  da  .k«gi  t.,  yksL  txs^  tanti* 
milioni   di  c^inpaiijli .  chi  sa  se' 
neppur  qiìo.  sia.,8rchitcttonicò,  e 
^fjccox^i  colla  fabbrica   cui    è^an- 
iie$^^  vLV|oghiI terra  vi  si  è  sca-' 
pjjijcciatat    L' lé^lii^  ^  ripiena   di' 
questa  superfluità  *  .  e.' i'  Italia    è 
anche  la.  regione  ^iù  sc^g^t^  a* 
tcòniM>ti«^  .1  prioii  4  ruin^r^  ^» 
no  i  Campanili.. Frattanto  n^;  sq**^ 
no  it^  piedi  molti  da:  mplff  secqV* 
li,    Quello   di   Cremona  4  alto 
37*. piedi >  è  pritn^ quadra.;<);9jgoi 
ott^png.,.  Non  v' è  città  in  l^a^,! 
Ufi  che  no;^  si  glor]  ^i  ;  ^ual|:}^^  ' 
campani}^,,.  ftùejlQ  di'  Str^burg|'' 
opera  ^del.  Secolo  Xlll,  tyxtto   in- 
tagliato esalto  S74  piedi»  t^pii^ 
alta-  piramide  d'  Egitto  iUìqI   sqr<^ 
paiisach^  ^i ,.^5 .piedi. ,  .'Onde  il. 
campanile    d;  Stràsburg  è, il  se- 
condo  monumento   più.  afto  def 
mondo  *.  Alt^z^^e  /ìiti/i  j,  i  Gr«ci  se 
pà,  ridgrebb^rò»         . 

CAMPBEJLL  ;jmt<yc,  MvitrUr 
vio  Inglfjfe^^  cioè  4'  unj^.  coJfcziOr 

ne  in  3  vol^.in/ol.ji^llèpiu.belr 
le  fabbriche.  dVlng/iilterra .  Diser 
gnò  a^ph>iJi  Cniese;;,  Pàl^zzi^ 
e  Ville. ^.  eli  Ppjnte  <ji X^i^beth  , 
tutto  d*  opera  a  bozze  cofn   duc' 

l    4  tor- 


1»<  QAAt 

tdr^>  M|[i,ardtltettQ   Otoideée    ftp 

ilÌH9tr9(diiHiurÌ8in)^  le  signore  iH' 
RfDHJ^if  .  B«iulliè  «i^iOre  flli»*^ 
sn:js^ni9.Mi  «militò  dia  {«tcm»  5* 

e»9<Ji  ifl,:llll*arfa  ili  RtìdtttJ.tó 
Reumi  riUifa  vtecckia  ^ptofttni» 
CJte.  gl^VftWr  non  sdiDo  profetéBSiei)' 
cl^.^r^Oi^i  Inticenebbe  il  jakit^ 
20  jfi^bWkqr^ d- Aaisterdaio  ,  edièr 
egU  id , rifarebbe  '  pia   bello %■   ^^ 
vuo(«i^^h«..poniàegi3  si  applioas-^ 
se  air  architettura  .    La  profezia 
qUe9jefi^olta,.A(«yittròJ  if  i[)»Iài- 
zoyiuftendi^i  fi  Cmàpdi  lo  rie-' 
dificÀ  Mfo  «.Mgjaificoa  6hi  ne 
ìba  JbtU  U  de9<Sri2ÌofaDr'iiOfi  éi  su- 
zia^i  Mwrki;   e  iantoi  die    lo 
spisela  ifier   uà    compendio   dei' 
liuwi  gM«t^  ».j#  >er  «n  capò  d*  6» 
pera  dell'  arte  /  Vediamolo  un^' 

pO(»,#;n.'     .''>'.  •   '  • 

6:  w .  gran.^uadrartgdo  hmgo 
28^  .BÌedi  9  Jargo.  «is2  ^  1)  aito  ik^v 
£\  jdanraeo  su  ''i36$9^MlìBcsLt&fi 
cooift.  jpkdiedesi  ih  que^fbtidi'ma- 


faQ$jiial^  priocipftlè  jdà  -run  slibii^ 
sanfnto  eh«  ik:  il  piantecreno ,  ^* 
«Isa.,  una, -pUastratad^  ordine- com^ 
polito 'lobeubbraccia  due  piani  di 
finestre  ;  e  su  di  questa  trn^  altra 
corihtiar^  «Aq  compretitde  dse  At^* 
tri  tan^kì ,  di;  finestre  *  Questa 
deconwionie ,  è  bielle  triviali  inar^ 
•hi^etlMìdie  i  Le  finestve  «on^ 
lia^iiQ'.àltrQiériata  cbe  di  feènK 
ni  lè  di^igbiEiandrk  ;^a  taccàir 
ta  haf  lato  twitfoiint;  qudlò  di 
nesaofch'è  più  .^ande^  e  JmÙ' 
aggetiMO'^  qiiB&  dfldle^attemi'» 
tà7^Ji»  tui  iroutdjpàia  ricco  41^ 


filante  e- di  btomisfÀaivL  ì^fil 

fcfttóftà  d?  mómse'-èamik  ptr  F* 

«fòtó^  .'tl*tòft?Yittìdtì[b'«  déF.*5 

no  pieno  ricche.  , Le^ 'sé^tbrte^ 
d^  ^kntetiéMo  ikihib'  pi^e^  1  L' 
interno^  è  dè^  più  sontuosi .  Que*' 
stb  )id!&id^'A  òìlofe  H  hobil^r« 

fi^'ftcè^aftijlìe  In  AtttofaftfaHi 
iftr  TOm>;  é'  itohi  taiusòW 
*>  A«fi«^gli,  B  all' Aja  il_pa^' 
ìiùtto  ber^  Maurirfo  di  Nassatì^:^  - 

fJi  AtiL  ptìi  MV  opera  è  l'ausò 
cwè  sc>{ié  ftré  dèlia  sua  fortuna  *. 
E* 'fòrtufia  r teteèt  riéco  e  noK*/ 
le,  iWà-TImpiègat  Quéste  fwBne 
per  apprendete  e  per  esercitare* 
professfcni  ut«r,  Ì  Wifto  i  Me- 
rifd  grailile  esercitarle  gcheròsa^^ 
mente  .  Egli  hòn  pieser  mai  hiilla* 
né  dèll^  %uc  pitture,  né  de' suoi 
disegni  artbitettOnfa .    '    • 

CAMPEROC0/V.;>  fu  tèi  t^Tt' 
incaricato   dà!  Cardi naf  Xìmenes' 
:  di  fai-  la  ehfcsà  e  11  Contfento  ÒV 
S.  fttmcesed  à  Fordelagiiha   sui' 
patria.  Là  priftcipal  dpehi di  qbe^' 
std"  aithftféttò   Spagnutìlò^  m^  hr 
Catfédràte  di  Salamahfcii;' d*^oh' 
gustò 'fra-  fi  Tedesco  e  if  Greco  :' 
Questo  stile  si  conserv^'ndlaSpav' 
gna  ptt'  altuHi  anni  del  re^o  it 
Catto  V,  ^  •  ^  ^    ' 

CAMPrOOGllO.  H  Capì f olia 
fu  la  Fortezza' df  Rotea,   ad'Y-^- 
mitattiofre  di  tui  Ittòlte  città  delf" 
impero   Romano  ebbero   cspffalf^ 
dove  tef  radunavano  i 'magistrati . 
R  avffnna ,  Milttno ,  Augtóa ,  Co-^ 
Ionia  i  Nlsme «  TWèsài  Cjtìtagl-  ' 
ne  \  Costantinopoli ,  e  Sa  ìSfgm^  ' 
«ftleamfe  «h jamaroh  tééhW}  il  lé«    " 
to  principal  tempio,  o'l!*pÌftnc^''' 
della  cHlà/o  la  iSrtezzav^ 
'    li  :Cax6t»idogfiò  drRbma'j^-' 
^al«  non  '  i90Àserva  "ed  capittmer 

di 


n  il  &fl)QS(>  xcvp^^m  <^ioffP.Q^^ 
pitolinó.i5qijó,?9CCftjA;iti.  6^«i^* 

na  4  cwirvxsa^.'.  ...  r.  ■  •: 

scenda  per. uf)»coi49a»t»,  Ja.^|I!^ 

basalto  che  gettano  àcqbà»  edcf: 
lUocheg^a  4a,d9«,bai^str:atf . 
Tn  su  élm^I^i^  b^aumf^l  s^ 
cui  sbhòJc  statue  jp^jk^j,  di 
Castore. '♦  IJòiluce  ^.  ^;asfgii  .^o| 
suo  cavalo  ja^b];igba^)i ,  Di,  qna 
e  di ,  là ,  sopo  .  trofei .  orediiti  44 
M^pio  ,  due  istatucdi  manii^ .  rap- 
presentanti i  fi^Ii  di  ^lostaatino, 
€  due  «olqjjnè  iniJIiacie.  Nel  .^ezr, 
zo  della  'fixLyi  circon^atat,4a  4i^. 
scalini  i  la  ^f^tua.  eqi^tre.  di 
Mar<^  Aurelio,  in  bronzo  ^    ' 

ir^palazip  di  .fronte  n^:  nioa: 
doppia  scalin^a  scopert*  balau", 
stta^.,, sotta  di  cui  i  unfi  fen^ 
tana  ornata  iie(^|n^76  <i'uA« 
Roma'  tnonrante  ..di. porfido  t  e 
iateraln^ènte  da  dup  gran  ^mi  U 
Tevere  e  il  lutilo  ,  QMfs;tQ  è  jl 
palazzo  delf' unico  $<n<itor^,  di^ 
Rom^  che  non  ha. più  senato^ 
La  sua  /àcciata  ^  di  buona,  fnàsr 
sa  Ve  si  presenta  ^Jjepe.       .    .  .    i 

De*  due  .  palazzi^  laterali  im^  )|, 

Eer  i  Conservatori  ilella  citta  cke, 
an  Tobblud  di  non  xonsgtyAP 
niente  ;  V  Sxtro  i  up  muaep  di 
sculture  * ,  Entrambi  ricchi,  di.  *rt^ 
rità.  .     ^ 

Il  disegpp  di  tutto  questo,  jn^. 
sieiqe  è  £^  Mich^i^»|o^  esr» 
cuito  da  Giacomo  .d^lla  f^or^a  » 
Le  masse  vi  spn  jaau;»iUU  9  ma  i 
dettagli  soy^.m^^i,  #  i  ipapri««i 
non  soiio  rari,    . 

CÀND£Ì>Bkt.  Gli  antichi. 
non  usarono  candele, di  cera.»  ni. 
di  sevq^,  ma  lampada.  4.*'9tIio%  e 


gan 


♦If 


|rÀ]k. ^;l^a. prima,  ddi'ìo&v  si  fjH 
cevan  lume  di.mottr.tioil  hgtA 
sefi<^ «ohi. ardevano èu  d'uhò^a* 
etere  jà  >  tDfl^de.i:-col;|ti.pr«ticiisÌ 
«otora.illì  ménte  abbbsiance'di. 
legni  .ire^noai  aronte»iéi«'l^rfra^ 
s{i0lìtac^'pci^dde!:hmii)^  él^iaéhpi^ 
r^vafKr.iisctitti.di  «oeiftiiiicoe  0  di 
Ittccbeetr  t^Ìnosé«  XkiiUfH  i'<im- 
d^l^ti.ao'tif^^  upèf  jIo  /fi4ù  'cofH 
/ormati  .secondo  :i«^}»ritfiitivliiièi 
dc^iu^iV  •ckà&.ib^gk  €^^  ^ae^ 
ciiHts  I  a..dii)rac2eri'SPttìspIed^  « 
LiAntfChicà  di'.Roimi^  «  di  Br«  ^ 
cobnid^e  daQào:.fifCte  .le  >H|rro«* 
vek.>    ,•  .    V  ,:.    .   i- 

V\^évoì  coi  laAbatè  aket^  ' 
le  ori^naa  fixme^  e*  ptf  la  siha*^ 
W .  di  ornare  9  i  ylimiistd  -zami^' 
di  grifi  e  ^' altre  bestie  9   e  kk 
g|Iiaml  di  acanto  r  e  :  capitelli  co*  * 
Tinti  9.«  hambipcei ...  Anchie  al  di  ' 
/noci  de! temo j.,  mhI  £:egy,si^oll0 
eifigiat}\Mfi4ns]^^r/ .  • 

I  nostri  can^ellim  cht  servofroc 
per  cai&de)e,r  »òti;per;Um>pàdes 
noil  hannull^  delP^nticó -^  PQCd    ' 
m^Ie  ..II' mle^è  f he  «oM^ in  U*  ' 
Ila.  del  /Caprìccio .  dvìtt  '«i^fòtreb^ 
beco.  fare.  a.  cc3ilQnae}pe4,  ^u-di^>v^  - 
rio  órdine  mì  carattere-  d«t>  hio^d  ' 
'  cui/servono  «.  £e  si.  «o^iono  più 
,ria;hi^  si   poirebiierojtfAtt  dàlè^  ■ 
>  statuette  di  irario- g^erìi':- UiHi 
ctatMa  pu^l>tener.  .in    mapa  ^un*- 
caadék .  meglio  idi  maù  ^scettro  ,  -  é 
d' Bn.pàstorale^^  t'  .'-        .     .      -.»^ 

CANBFQ&i  non  sono  oamtilc;'^ 
di  ^.ma  giovinOtti^ie  u^&kiit  cktf-^^ 
portano  la.  testa'  candstÀ  cont»*^ 
nenti.cose  spettanti  aMÒrifislv 
Pesdiè  dunque,  in.  ViiUa^  Aibanf 
jm^ie^arne  qi&attvéi  in 'lanini  di 
cariàtidi  a  sost^eneit  sfotsescki  ^- 

CANBLLATURE;^a  inojut  % 
vi  lon|;itudinftIi  Jtéit  dolomie^' 
Quahinqiir  ovigìfe.  ae.m^.ùaÉs^ 

sti- 


fS^  CAM 

« 

ftkhif  >  o  dalle  piaghe  delfe  vt*> 
$ù  iBulieiirì*  o  dj^gn  screpo|ì  del- 
le cort^^ce  degli  alberi ,  .q'dalle 
Strisce  i^j^nste  Ì9lUt  piogge  f  o 
daigJi  sxi^ìti  scanalati  &  Cerj  ^  ò 
ds'  lavori  degli  scarpeilini^  le 
canelUture  non  sono  cfìe  an  or-j 
némento .  puraancnte  arbitrario  k 
Ma  questa  ornamento  invece  di 
«bfadiiire ,  imbruttis^ ,  è .  tanto 
più  quanto  è  più  affettato  ceni 
bacchette  dentro  ^  e  a  spirale ,  e 
a  tprsi*  Sì  fatte  cane  f Ut  un  ^i 
sono  .impiegate  anche  ^xi«'  y/ui , 

Ma  il  loro  principal  rpgno  è 
nelle  colon  mp  ,  dove  ^  ^oiao  prò* 
^c  leggi  ptr  ia.jMialità^^r  U 
^uanrita  secondo  u  c^ratj^r^  de« 
gli  ordini. 

Si  spn  pretese  ancher  necessarie 
per  fv  comparir  più  grosso  il 
fUsto  della  colonna  >  credendo  che 
l'occhio, nel  vedere  tutti  «^ueglf 
alti  bassi  5  abbi;^  a  vedere  mag*^ 
gior  dimensione  r.  Ma  1*  occhio  vi 
vede  anche  diminuzione  di  ma^ 
teria»  e  vedr^  ia  coloaiifi  più 
sottile  • 

CANNELLO  pezzo  di  metal- 
lo tornito  e  traforato  co{ne  un 
caimello  da  soffietto  che  si  met" 
te  a  vite  al  tubo  d'una  fontana 
per  determinare  i  getti  d' ac^uj^ , 
^  fanno  tre  sorte  di  cannelli .  i, 
ftmplki  ^  cono  con  un  solo  fo- 
ro, z,  Compisti  appianati  %ì  di 
•opr^t  e  con  molti  tratòri  nella 
ttiasuiua,  con  fissure  e  con  vn 
fascio  di  tubi  che  formia  girandoir 
le  e  gerbei  3.  di  risparmio  ottu- 
rAti  n^l  mezzo,  e  ^P^rti  nel  din- 
torno •  Si  vuole  che  i  semplici 
di^nò  mena  attrito ,  e  che  la  pia^ 
strina  non  d^bba  avere  che  due 
o  'tre  linee  di  grossezza .  Questo 
inerita  atteuzione»  poiché  un  c^^i- 
0€lh  grosso  dà  un  getto  più. alto 
che  m  ^#ffmr//0 strettoi  i^uantun* 


que  es(i  cannelli  escano  dall»  stes- 
»  so  ^erbato jfl,  I  cahUeìfl  semplici 
e  composti  canno  un'  getto  pro-| 
porzionato  alla  loro  apertura  :  mi 
quelli  di  risparmio  danno^  menò 
acqua  degli  aitrl^  e&nna  getto 
più  grosso,  e,  di  vane  osure  , 
come  di  pioggia,  di  ventaglio  , 
di  gerbe  ,  di  sole  ,  dr  fiiranaoié , 
di  bolli  5  di  neve  ec.  Ma  quanto 
pfù  SI  vuol  variare  la  fórma  de! 
cfitti,^.  pm  ^ac^uà  si  ji^de  .  y. 
Marfotte  diji  mouttemctit  des  eaux  ^ 
€  Thè  ori  e  pra^ique  dùtarSing^e^ 
CA.KÌSlBVKKlX.4^tonio:)  ar- 
chitetto R9mano  ni  t6$i  *  Edifi.i' 
co  in  Roto  la  Chiesa  delle  Sttm* 
.  mate  ;  cosa  ben  ordinaria  .  Ri^ 
moderno  auella  di  S.  Gio.  è  Pao-' 
lo  ;  é  dieae  alcuni  disegni  per  la 
facciata  di  S*  Gioli^Laterano  ,  9 
per  la  Canopica  dì^  S.  Pietro  « 
che  non  iuron  eseguiti .  Andò  io 
Portogallo  a  iàryi  un  acquedot- 
to^'ih  cui  ràcaua  non  volle! 
mai  scorrere .  Sl^aizò  a.  "Nàpoli  |, 
dove  cpstrui  iLreal  Palazzo  *di 
Portitì  >  e  ilr  Seggio  di  Portanp* 
va^:  nemmeno  in  questi  ediHcj  e- 
gi|  seppe  procacciarsi  onore . 
•  CAPANNA  è,  il  modcjlo  dell* 
Airchitettura  Greca  «  ma  non  già 
il  modello  uaiversale  di  tutte  le 
architetture  dì  tutti  gli  altri  pae- 
si. Ma  siccome  1*  Architettura 
Greca  è  la  pji^  bella,  la  Capan- 
na perciò  k  il  vero  modello  del'* 
la  bella  Architettura  •  Y;  Archi" 
t  et  tur  a» 

Le' forme  della  Capanna  sono 
state  varie  in  ciascuna  regione 
secondo  la  diversità  de^  materia- 
li,  e  dcU'  istinto  che  li  ha  pó- 
sti insieme.  Ma  quelle  forme  a- 
dottate  una  volta  dal .  bisognò  ', 
non  han  sofferto  più  rivoluzió- 
ne: le  rivoluzioni  nascono  dal 
lusso  t  e  il  lusso  è  nelle  città  , 

do- 


dc^e  h  cnpMigta  A  ipiàdn-i. 
Le  Capanne  sciùo  ora  in  Ft-ancia 
come  erano  20  secoli'  fa  tiellà 
Gailia.  Sono  >  come  erano  a  guisa 
di  p»gli*i  irii{|iastratì  d*  argilla 
con  un  coperto^di*  strame  alto  e 
acuto  ,  cattivo  modello  d'  Archi* 
tettura .  ' 

La  C9p0nfià  d!  Grecia  fu  la 
tt^igliore  che  altrove.  Il  clima  be- 
nigno ài  quella  tonttada  fkvorì  la 
beila  disposizione  dèlia  ì^ua  pian-^ 
fa  «  e  la' giustezza  delie  sue  pro^ 
porzioni .  I  legnami  v^eran  di- 
sposti in  un  misto  ftììct  di  soli- 
dità e  ài  le|«gerezza,  in  un^ac- 
cordo  armonioso  di  pieni  e  di' va*' 
ni  ,  in  un  equilibrio  di  forze, 
di  spintev  e  di  resistenze  9  in  unr 
rapporto  del  tutto  bolle  parti,  è 
in  un  temperamento  tale  da  tra- 

Sortar  poi    il   legno  in   pietra, 
ella  loro  €  spanna   si   servirono 
t  Greci   per  modello    delU  loro 
fabbriche .  Furono  sempre  costan- 
ti in  osservare  quel   loro  model- 
lo \  non  se  ne  scostaron  mai ,    e 
lo  eseguirono  in  tutti  i  loro  edi- 
tici' di  qualunque  genere  ,   anche 
ne* tempi  più  sontuosi. 
.'  L' Architettura  Greca  è  incon- 
trastabilmente la  bella.  E' bella  ^ 
perchè  imita  il  suo    modello  Ca* 
pumts .  Che  tosa  v'  è  dì  bello  in 
questo   modello?    I  pezzi  di  Jc- 
gno  piantati  verticali   han    pro- 
dotto colonne;    ì  pezzi  orizzon- 
taii  che  sono  sopra  a  quelli  han-^ 
no  dato  i  cornicioni  ;  i  pezzi  in*-' 
clinatr  che  forman  il  tetto ,  han^ 
no  fatto  lì  frontespizio .    Queste 
tre  pirti   fanno  la  triniti   dell' 
Arcnitettura  ,    Colonne,   corni-* 
cione,  ftontespizio ,   sono  le  tre 
parti   esseifziaff  delh^  costruzio^ 
n^ .  Se  ciascuna  di  queste  tre  par- 
ti è  pósta  nella  situazione  e  colla 

{òrma  dbe  le  conviene }  1'  02^  è 


jperfetra;  Tereiiè  ognuno  ammiì'ìi 
Ja  bellezza  dei  pórtrce  dèi  Pan-* 
teonf  Perchè  tutto*  vi  è  ^secondo  - 
i  veri  -principi  dell*  Ai'ehitéttvra , 
Qudla  unione  di  semplicità  e  dì 
gi^ndjosttà  scuote  'e  ricre»  àtfche 
gK  ebeti . 

Subito  ^he  ci  atfontahiaiMo  dai 
tre'  t^s^tìthìi  Ingredienti  della 
sefnplicità  architeéronica  «  nati 
dal  bisogno ,  si  bade  iii  licenze  ^ 
in  capricci ,  in  spropositi  i      ' 

Col    richiamar   V  ArChitetfunl 
alla  sua  orìgine,  non  la  -sifapc^ 
vera.  La  mrtura  è  inesauribile ^  il 
capriccio  è  sterile  ^    Nel  sistemai 
dèlr  Architettura  Greca,  eh'  è  I' 
unicA  che  si  deve  adottare ,  è  im^ 
possibile  immaginare   nuovi   ele- 
menti.   L'ingegno   non  consiste 
in  inventare  elementi  nuovi,  nn 
bensì  in  inventare  nuove  combi- 
nazioni di  quegli  eleménti  r*  que- 
ste combinazioni  variano  all'  infi« 
hito.   L'artista  dunque  non  per-* 
da  mai  di  vista  il   gran  modella 
della  €$p0nna  ;  Qnel  rustico  og«i 
getto  ha  da  essere  il  suo  studio . 
'Quanfo  più  l'artista  esamina  il 
primitivo  originale  deli' architet* 
tura  ,  piò  troverà  belli  i   monu* 
menti    Greci ,    imitazioni   in'ge* 
gnose  dtW  originale  .    Vegga  poi 
come  r  arte  scostandosi  da*  primi 
elementi  della  imitazione  ar  e'gra4 
datamente    attenuata,  e   sempt^ 
più  allontadandosi  s' è  imbruttiti^ 
da  non  più  riconoscersi ,  sr  è  1*4 
Secchiata,  è  morte  .     '  ' 

Questo  è  per  altro  il  cfunmind 
della  natura  in  tutte  le  produzl|>« 
hi  fisiche  e* morali.  Piccoli  prin» 
<ipi,  incremento^  QUlturità,  de<» 
eh  nazione,  veccmaja  ,  decrepi^ 
tezza ,  morte  *.  Ma  se  produtiòni 
muoiono ,  produzioni  nascono .  *L* 
Architettura  Greca  morì ,  e  sborl 
da  y«foi|  non  in  ippatenHa,'  iìi 

«e- 


\ 


'  fan  nò  un  cpbca^ .  ^  i  V'l>c»t  i  ^.din» . 
poco.  qùi|h  ^no  Je  ;  nj)^<jdu?4api 

3Vi"»aniPC>Ia^*  i»   santa  jcsftjiiP- 

$1  ji,Skp]Sk  imial  sia.|^,RrccaArciU- 

}n  (jua<  in  ,la  non.  f  <fné   q^uak6« 
Chi  viùrói  avere  Dubnà  ardtitor- 
al  jei . iftoaeiio ^,  cn^  e.n^  ipoi^v)- 


^ipciin  ureci ,  iQiU4ti  ingegQosa- 

njc.rtf^  dall  pjiginale    Ca^atféa  . 

'  'àièsfó  tipo  cr\^  regola  ^  inflessi- 

Me  cjie  [;^àli<Jrizz.erÌ  Wtti  gli  .^usi 

ae|9|raVj4ti  «  jtUtti  gir  scarti  viziosi 

(nt^'octottrclà   $na   pratica   cieca 

c^'  ì^ppii}  spropositi .  ,  poti   t^i 

;^óde|to  jìjm^  ri§eherarc   laVje- 

Va  architétuira .'    Quel   tipo  pre- 

Afosa  jé>  une  $péccbio  iacgtntìttó 

-^i^  djstrugÀe  ,  la   corturipne ,  e 

ripoitando  Xjai'te'axra  sua  origvie 

jDUÀ  sempre  jrei^derla  allj^  sua  prn 

^  CArttEtLO  è  jlcapo  d^/ra 
Uolorma  ;  E'  tra  oggetto  dì  uti* 
li  ti  "é  ;  cfi  diJcoirazionf  '.  Tutte  Je 
.  nazioni  '  'ìishti<f    dsat'o   capi t filo , 

Ì.jl  vóce 'def  bisogno  sì  fa  sentirjb 
4 ''^ei'   tutto   ^uasi    unilTorine- 

inètite  •      i     ,.    .      , 

I  ioti  Cinesi  iupiegan  le  <ro» 
td^nin;  s<^zà  capjtello  >  perchè  lo 
toro/ colonne  d|  legno  non  sono 
«.ostégni  del  tetto ,  ma  sbarre  d^ 
Una  ca&bTa  lèggere»  Vedi  C//7f* 
/f .  Quando  u  fusto  della  ^oion- 
na^  non  ^sostiene  alcun  peso ,  jk>]i 
Itt  liùógno'  4i  'espiùlh  * 


Vorlo^qella. colonna  dal  lìon  e$- 
•  scry}  infì'ajjtQ  nel  jsoprapporvi  1* 

^tciiifTAye  i  e  per  i^eglio  ripetere 
'  .gssQ.arc^ trave.,  e  xi  '5j»i«n4  roe- 

g|Ì9 ,  ;  ^i ,  ^  accorc&tò'  con  :  quelle 
.  Porrne  q^ad^:awgpiar; .. , ..  .  \  ,  ^ 
'  _  Quadrangolari ,  i  nfa tti   sono .  i 

più  antichi  capiteci  doriti,  sbè^ 

j  cialmote  iieU'  ^j^^ca*  «. Qii  titxì 
'mèmbri  si  soiv  poi  tondeggiati^ 
'V  abbelliti  con  fanti,  ornamenti  9 
che    a   steiito   fan   c6tK)$cere .  |a 
'semplicità  della  lato  origine.  La 
decorajsione   da. per  tutto  altera 9 
e  diverte  i'. attenzione  dalle  fot-* 
XM{  principali.   Il  capitello  corin-* 
'tio  mondato  de'  suoi  accessori  noti 
f  che;  un  abaco  y  un(;i  zoccolò  pi^ 
alto  che  ha  la  ttess^  origine  de- 
gli SLÌtri  capitelli , 

,  f^é*  capitdU  EgizJ  r  che  pas- 
sano per  i^piu  antichi,  il  lusso 
\  al  maggior  grado  *  Geroglifi* 
ci«  foglie  ai  ninfèa  o,  di  loto  , 
rami  di  pah;na,  teste  d^  Iside  ec# 
v^  erano  scglpit^i  in  incavo  e  m 
rilievo.    ^  , 

In  I^ersia  cavalli  e  cammelli  ag-* 
gmppati  foarmavan  i  capitelli? 
quelle  bestie  stavan  a  maravigli» 
m  cima  alle  colonne  per  règgc^^ 
te  la  fabbrica  •       . . 

V  idea  d^abbellire  la  testa  del- 
le colonne  è  sì  naturale  ch*^,  ve- 
nuta in  testa  a  tutti  i  popoli  do- 
ve non  era  alcun  bisogno  d*  usar 
Ciipitello ,  JLa  pagoda  à"  Eléfant» 
neli'  Indo  è  tutta  intagliata  nel- 
Ja  rocca,  è  frattanto  n  smo capl^ 
tello  è  ornato. 

^  Lo  stesso  h  oe^  monuménti  Gi^ 
tjci,  i  quali  non' sost^goQO  cor- 
nicione.. 

X  soli  (Steci  Seppero  nel  capi^ 
fello  conibinare  felicemente  .xl  oir 
cbgno  col  piacdre. 

Il  Capitéth  Ulrico ,   eh*  è  it 

pri- 


prinùfivo,  porta  scritti  i  ou^gia- 
ménti  4^  gusto  che  ni  sofferto  in 
Vatj  teoiipr.  Pa  prfiicijió  non  sa- 
rà stato  etie  cK  pézii  ^u^ràti 
molto  gtmi .  Si  '  è  poi  ^càntb- 
fiàto  V  ovòfo  9  tome  ,si  vecte.ne* 
tempi  di'  Delò  é  <!i  Siracusa  ;  e 
più  tondo  'fi  oàserra'  in  queiii  di 
Atene  y  d^A^^rìgento^  é  dì  Pe- 

-»to/..,  ■  ^'         ••:     '  '  '';. 

Le  c^fferenze  tra  P  antico  e  11 
moderno  capùeUo  dorico  sonò  nel- 
la ptlvaitibne  dell*  astragalo  e  del 
collaritao ,  nella  forma  de^Jistefli 

'che  lo  separano  /dàllli  'colónna, 
nelUi  conformaki^óe  deir  ovolo , 
e  nella  grandezza  ^eìV  abaco . 

L*  abaco  dell'  antico  dorico.  $i 
«listingueva  dal  moderno  per  la 
sua  grossezza,  ftt  la  grandezza 
e  per  la  semplicità .  Tutto  liscio 
dominava  fieramente  su  la  cojoii- 
ila 3,  ^  il  suo  accordo  cos'archi* 
trave  ei:a  iipponen^  •  Fu  indi 
attenuato^  in  piccole  partf , 

/  II -modernp  tia*r  abaco  corona- 
to d'  un  tallone  ,  ha  tre  anelletti 

'^otto  l'ovolo.  Ciascuna  di  ^e- 
ste  txe  parti  abaco  »  ovqIo  ,  £ol* 

](ttino>  ha  -^  deli'  altezza  tots^le 

'^e1  capiti&llo ,  il  ouale  è  alto  un 
sémidianietro  del  oàséò  della  co*- 
lonna.  L' aggetto.  Ì  determinato 
variamente'  oa^  vari  maestri  d'  An*> 
chit6ttura^  la  di^erenza  è  da  ìy 
minuti  fin  a  |40  . 

Q^oeste  redole  e  misure  sono 
stare  determinate  arbitrariamen-^ 
te,  e  In  un  tei^po.  che  non  ii 
cMOsceva  il  véro  dorico  antico. 
.Le^misurjB  npn  servon  che  ai  co* 
pisti'.  L|  ingegno  non  eonosf;r 
altra  misuta  che  quella  delle  «en-^ 
sazioni,  eh*  egli,  vuol  ju-odùrre^  è 

ftftsi .  non  si  caicofa  co*  minuti 
cb'moduli.  Xe  ip.isure  mcto^ 
^ich«  ,  non  sQno  ckt  ^^  itiezzd 


CAP  ,  ut 

termine  fra  le  di£bsenti  propor- 
^iiotii  ,•  ^  non  già  ìfjà^'  Mìz 

htìkiìi/  Se  Ta  nitori  •rfdfi'*ib- 

•nokèé'  tf^^mé  certe'  V'irtààté^ktì- 

'chfe  ,per'^hè  Salda  tjòfiiòscirtò;!' 

^àrté?  V,  nemico.   /.    "'    *''vf.: 

Inerii  capiteli*^ J^W^il'^lì'àA- 

itichi  hot!  usatoli  tég^tèM^re^isè: 
àiitsit  non  esistono  n^\  inohìàhéi' 
tt ,  mk  solo  ne'  Hbercbff  cléinèh- 

tati  de' nostri  arc^ìtetforf;' Qué- 
sto tapiteUo  h  ha  ^$eir<^taf]  pm 
dì  aiiahin^e  altro»  JLatinrVatQ- 
rà  delle  sue  Volnte ,  ia  diversità 

'  delle  sue  ftcte',  'la  'difll<ft^ltà  ;d" 
aggiùntatelo  agli  àngoli',  h^ii  pf0^ 
dotti  cangiaiqenti  seitslbiliV-^w 

'Ionico '.  ' , 

Il  capitello  C/)w>t^ ,  11  fifa 
ricco  di  tòtti"^,  ha  1^  abato  diffe- 
rente dagli  altri ,  'poiché  (e  si|c 
4  facce  son'  IncarV^te  xt^  déntro,, 
e  ciàscuda  ls4  àna.rqéaV^InvegB 
d'ovi  <  di  àiielll  ha  lyf  <)rlò  di 
vaso  allargato^  e  cuartjito  «firn 

*  doppio  tango  di  t  Toglie  jficilrv^* 

*  te  in  fuori ,  fra  le  qwili  sono  steH  « 
da'  quali  nascono  Vò^vte  ^  La  ^ua 

'  oiteEza  è  modali  s  -^  f  Jjt  ébgjie 


sono  di  acanto ,  o  di' lauto  ^  ó  4i 
olivo  ecy 

I  monumenti  di  Grecia  \e  di 
.Roma  danno  una -moltrpUcità  di 
yariaziohi  di  ' forme  $'  di  pró{K>]l^^ 
sioni  e  di  ornati  oell'o  parti  > 
nel  tutto  di  questo  Cépiùtlo^  I 
nosfri  architetti  han  perduto*  il 
tempo  à  conciliare  qi^csie  divi^r- 
sìtà ,  còme  se  le  diversità  dist;rlkg^<* 
j^ssero  il  bello .  V,  C«rintiù\  " 
'■  HsupUtìla  Toscano  èunqsèei^ 
Vellamento  modéèio^.'  (^ucst*  oiv 
<dine  inesiste  :  F^  nominato  .dtf' 
Romani  eomé  una  invera  atte- 
nuazione .del/dqrkó  •   Vedi  T(^• 


»     .  V 


Il   Comnish^  ì.  molto  is^Aik 


.  cui  •  i'  Romani  aggitinseco.  volute 
fónichc. 

CAPPELLA  4    Per  Je  «ntielié 

'   Vie  K4maMi  si  <yeggdttO;  ans^ca 

avanti    di    teni^ÌHti^    àdicultk. 

h  l-àto  tiiiitalioius .  aodie  \é  ncr<« 

.Étre  fiÉntcte    hanno   di   tnitfid  in 

tvatfo   delle   Cdppeilei   Sono  di 

o^lÌEudelie  comodo  per  i  YisKianti^ 

specialmente  se  sienò  sempra  aper-'» 

te,   e    abbiano  qualche  portico:. 

li  loro  «pregio    otnré  eoeré  nella 

«nnpiiciti.  . 

'  Anche  nell/ intérnO'  delle  case 
ayeano  i  Latini  edicule  per  i  lo^ 
IO  pei  Ukri  o  Péwni  .-.É  anclte 
noi  voig^M:!  ^ocliam  avete  in  cà*' 
sflt  €àppelÌ£  e  ^tMri  é  Qaeste  capi 
p0th  han  da  corrispondere  albi 
qualità  à^ìV  abitazione  ;;  Ne'  pa* 
fgLLÌ'S  e  ne' gran  palassi  saranno 
convenicn  tendente  pia  eiegsnti  .i 

Le  cappelle  dei le^.  Chiese  non 
aono  che  piccak  parti  delia  stes* 
«a  chifs^r  9  e  deboon  far  i  dui  tut^^ 
to  un*  ijifieme  semplice  e  uno . 
,  Qiialunq ne  fabbrica  \  ogn  i  cosa  è 
sogjgetta  al  gran  principio  dell' 
unttà  'fisfta  »  è-  mofah»  Dunque 
quelle fCf^pellf  ^:  e  qat^eappellmi 
sfondati  e  sprofondati  con  deco*, 
razioni»  di-  colonne  e  di  Montoni , 
ài  bitture  e  di  sculture  y  e  con 
^elle  cancellate  imbrogliate  da 
impedirne  ogni  veduta ^)  :sono  in 
tibellione  contto  i'  uniti  «  L'  ]f]« 
nità  non  è  nemica  delia  varietà , 
è  '  nendca^  della  discrepanza .  I 
tempi  antichi  di  rado  ebbero  esp* 
pelle  \  e  se  il  Panteon  mostra  ta» 
èetnacoli  e6^s\iQtirantc&phii  ptg* 
gio  per-  lui  •  Noi  moderni  più . 
vogliose  non  ci  contentiamo  d' 
im  solo  altare  in  una  chiesa ,  ne 
vogliamo  ii^tt:  sieno;  ma  sieno 
coerenti  alla  '  chiesa  •  Sono  acces* 
^j  t  «  c^i  aecesflosio  kz  d%  far 


CA© 

mmità  ;  tói:  mm*  E  come  -  ptA 
csaeovi  nnità ,  st  Czasintna  atppdiA 
là  4  e  .ciascun'  altare  pi^tende  co* 
'  loniié:  e  colofliiette  ^  e  piedèstal** 
li,  e  cornicioni  .e  ftontoni-,  ii 
scArtoòci  è* bambòcci  che  fiteocr 
a  calci-£u  loro  t  col  tutto  >  Spe$« 
so  e  molto  rspcssissimdr  il  iiienn^. 
Vale  pia  della  cosa. >    • 

CAPPELLO  è  la  copertura  de* 
inuri  di ricintd.  'Se- si  Fa  in  pia-« 
no  con  pietre  c)i  taglio  0  con 
mattOfti ,  gli  si  -dà  Un  pò^  di  peit* 
dio  .   Meglio  convèsso .'  ' 

CAPiilCCro  in  morale  è  il 
gustò  per  cose  cHe*  non  ci  con- 
vergono^ f  che  presto  ci  dispiao^ 
clono.  Nelle  belle  arti  e  special-* 
itiente  in  . Architettura  Ài  Xépric" 
ciò  hiì  §usto  per  produzioni'  scr»^ 
niere  ai  princip)  dell' «rte^  io 
quali  mancanti  di  base  solida  non 
possono  piacerci  'lungo  tem^  &  < 

In  morale  la  sorgente  piùfè* 
conda  ài  capricci  è  il  gusto  smt>* 
4erat0  de' piaceri  prodotto  dall' 
ozio  w  E'  pr^rio  itìU  teste  de-f 
boli  e  mal  ^rgan^tzzate ,  degli 
-ammalati  »  de'  convalescenti  <  e  di 
quell'età  e  di  quel  sesso  che.hs. 
in  appannaggio  la  debolezza  *  -  ^ 

In  Architettura  il  capriccio  ti« 
sulta  dal  lissso ,  e  dalla  sazietà^ 
dalle  migliori  cose 9  onde  si  cer* 
can  caneiarnenti  «  L' uomo  po« 
vero  e  laborioso  non  ha  captJccf  t* 
né  V  Architettura  pota  avem«. 
nelle  sue  prime  tfià;  allora  non 
ebbe  che  semplicità  austera  r 

Se  i'  Archifctieura  si  fosse  senn- 
pre  ristretta  al  mero  bisogno^ 
non  avrebbe  mai  sofferti  capricci: 
Ma  non  sarebbe  rimasta,  che  iift 
mestiere  meccanico.  L'uomo  aon 
si  contenta  del  bisognevole)  vuol 
anche  il  diletto  ^  Associò  ^nn-< 
que  al  bisogno  il  piacerei.  I  Qre^  . 
ci  seppe»  wf  fuestsaffocja^è»' 

•  ne 


«A9 

ne  clift  :  il  piaGflarokr  comparile 
ètnppvnMSsariOy'e  i],necèss»fio 
scniipr«/pNiccvole«  Quostod<ip^tcì 

io  lid^'  ArcllitctfliùL^  ì  GtifjQjrca4 
iiobbtjoi^  questo  ttgtéto  Siii  dal 
prin4f^9  \^  |>É«tic»rc(nci  co* 
Stantcménte..-  Gii.  aftrì  jiopadi  ap^ 
pena  io  soipettanMio  • 
.^ìncsto.^cofioetto  fm  la  piante 
iìtik  e  la  .parte  gradevole  deli' 
Architettura,  dm^t  quanto  è 
Ingegnoso^  alrteetanto  è  diffidio 
f  mantenersi.  £^  ben$ì  facile  a^ 
kuarsi  de' piacéri*^  jL'ahaso  de' 
piaceri  dà  capricci.  .Qnde  i  c«-» 
prwi  iianno  il  Joro  geme  neii^ 
Aiciticettuni  «bella .  ■ 
.  L' Architettura  h  bella  se  ci  di 
tse  aorta. di  piaceri  «  li  priino  ri« 
auita  àzìV  ar«ionia  delle  propor<> 
«ioni;  'l'altro  dtìsìstenia  d' 10114 
tazione  ^  €.iì  terzo  dagli  oraa« 
meati. 

•  a»  L'  aniioiiia  •  òt\\$  pnoporno- 
ni  fii  da'  Greci  dedotta  Aii\^  na- 
tura stessa,  dalie  regole  dell' dt« 
fica,  dalia  stesso  bisogno  •  Ma 
i  Greci  stessi  variarono  queste 
proporzioni ,  e  a  segno  che  non 
si  trovane  due  fabbriche  antlqhe^ 
iBiéìe  quaH  le.  proporzioni  d' uno 
stessa  '  ordine  sieno  precisameinte 
le  stesse  4  E^linq  ebbero  le  ìo^ 
te  buone  rafiioni  per  fare  queste 
varietà  t  .Dcachè  ebbero  riguardo 
ai  sito,  alle  adiacenze,  al  punto 
di  veduta ,  e  a  molte  altre  circo- 
stanze «  Qiieile  loro  variazioni 
«on  leggiere,  e  fiiron  prodotte 
dal  bisi^no,  I  ftioderni  non  han 
badato  che  a  ^iieUe.  varietà  9  e 
bamio  sproporzionater  le  propcir* 
xiont  i»  céfpriccf,,  r  '       . 

a.  iisiiltenui  d' imitazione  por^^ 
tò-  i*^<3naci  dalla  cokza  capanna 
alia  héU  Arohittttttta .  .Eglino 
picd  comprescta  dM  ia  capiion» 


il  modello  oelP  artf  •  Non  per-* 
dcron  mai  di  vista  rorisinak 
pcodottodalf  bisogno.,  ma  dal  bi- 
sogno .  stesso  ieterd  irascert  il' piai» 
tee  colia  hdiefza  degU.  prd/ai  ^ 
é*  calisi  soiuuDsità  d&',tBateriali  r 
.  Tutto  ali!  oppostcr.  i  Mdderni  * 
Non  hall  conosciuto  oè'^bbozzo^ 
jih  idsGigna^  ttm  pia  i^xtaatione. 
Tutto  per  il  place»,  «  in  CìcAi/ 
seguenzji  tapnc^ , 
.  $•  Gii  ornamenti  che  nascond 
dal  sistema  d' imitazione , .  come 
tori.,  triglifi  ,  mutuli  9  sono^sog-- 
getti  alle  convedianze  delia  imi« 
tsàìOTjt  di  cose  necessarie  alla 
fd|bbrica  •  Ma  gli  ^tri.ornamenti 
di.  &sconi,  di  Ì0|;liami,  di  pate^ 
se ,  éc,  sono  arbitrar} .  I  Greci 
però  ii  usarono  come  caratteri 
simbolici ,  «  ii  adattarono-  per  e^. 
sprimer  la  natura  dell'  edificio  ^ 
Ma  il. piacere  se  ne  dovea  finAl* 
menu  impadronite,  e  abusarne. 
I  Romani  se  ne  abdsaron, molto  . 
I  moderni  poi  ne  haa  portato  l* 
abuso  a  '.tal  ^rado  che  1  abusci  dei 
piacere  degli  prmtfi  basta^  p^ 
spiegare  che  còsa  è  cBptiecio^^   . . 

Se  air  abuso  del  piacere,,  che 
fa  il  capri  ceto ,  sì  unisce  V  abuso 
4^11»  ragione ,  si  formala  biazar^ 
tia ,  e  la  ioilia  cori  tiitti  i  deliri 
Eotromineschi  «  Il  cé^ftccio  k^ 
negli  abusi  delie  cose  ailetfeviOK 
li ,  la  bizzarria  h  .ne'  vizi  -dJih 
cose  necessarie .  .La  bizzarria  «con- 
tien  sen^re  il  capriccio  ^  ma  il 
capricciif  non  contiene  la  bia^ 
zarria  < 

il^  capriccio  in  ArchitettttrA  re^t 
gna  specialmente  neUb  regioni 
calde ,  dove  ìsi  natura  pai;  che 
non  abbia  dato  a  quegli  abirtan^' 
ti  «Itta  brspgno  che  quello  del 
piacese^'O^   altra  ragtime   che 

quella  à'  abi»sacii  dei  pin^vf  •  & 

ae 


./  . 


te  Tarchifettiira   in  Egitto  non 
^i^e  ia  cafriccj ,    fk  perchè    ì 

5 reti  severi    noi^  'petQiisera  mai 
i  alJoQtanarsi  dagli   usi  primii 
tivi  • 

L^  Architettura  pi{^  cN  ^uahin* 
(que  altra,  delle  belle  arti,  èsog-» 
Inetta  a  csfriccj ,  e  intradotti  «na 
volta  è  diflicile  sradicarli .  Ella 
non  ha  come  le  altre  arti  un 
scodello  continttamente  visibile 
da  imitare.  Il  suo  modiello  non 
è  che  un.  figlio  adottivo  della 
natura.  Ella  manca  d'un  jn-imo 
principiò  di  beUezza,  d'imita- 
zione »  o  di  convenienza  assolu-i' 
ta  e  diretta  ,  che  sfòrzi  il  giudi* 
zio  a  riconoscerne^  T  evidenza  e 
la  necessita  «  Quindi  il  capric^ 
4*0  dirà  ,  it  e  perchè^  si  ha  dia 
»,  stare  alle  proporzioni  greche  , 
„  se  i  Greci  stessi  le  hanno  spes- 
„  so  alterate  *'  ?  La  ragion  gli 
risponderà  che  le  eccezioni  non 
dtsthiggon  le  regole  .  Frattj^nto 
il  capriccio  sì  prei/ale  d*  ogni  ec- 
cezione benché  piccola  per  farsi 
|>iù  inconseguente  .  Negli  ornati 
poi  egli  à  dispotica  e  trion-< 
Fante . 

Quanti  difètti»  ed  eccezioni  si 
t  potuto  scoprire  negli  edificf  an- 
tichi* tutti  gli  errori  de'  bassi 
tempi  9  tutti  sono  stati  raccolti 
dagli  architettori  mpderni ,  e  ne 
iian  fatto  una  specie  di  codice  ^ 
Michelag^nolo  col  suo  trire^o  ne 
fii  il  legislatore  .  L'  Architettu- 
ra moderna  da' c0;»*fVcy  è  passata 
alle  bizzarrie  »  e  dal*  sólo  ecces-^ 
so  delle  bizzarrie  degenerate  in 
vertigini ,  taluno  si  è  finalmen- 
te avveduto  della  sua  mostruo- 
sità . 

Tre  sorte  di  capricci  si  osser- 
vano neir  Architettura  :  di  co- 
struzione, di  disposizione,  e  di 
deoorazione  o  sia  di  òtaanquti* 


CAF 

T.  i  Céfffritìtf  ài  toàt¥i$i:f9nt  «o« 
no  Qtie*  giuochi  di  arffire  ,  per  i 
^ualt  il  costruttore  vuol  fat  pora* 
|»a  et  una  sciensa  vana  e  talvol* 
ta  dannosa  per  iinporre^  ic4go. 
Queste  pretese  maravig^ieff  consi- 
stono a  mascherare  r  spunti-di  ap-» 
poggio  col  taglio  <Rlla"'^tftnr 
vizioso  e  intgolare,  b'cóH^im-* 

fieetr  occultamente  iqeccaaismi 
f  legàame  o  tii  annafuri?^  stra- 
niere aHa  Inona  costruzione  • 
Gli  antichi  non  usarOft  mai  ne* 
forò  edifici  si  pueriH  '  Iattanze  , 
ed  ebbero  la  felicità  d' ignorar 
la  sdenza  def  taf^io  o  sia  d^l 
tratto  Mia  pietra^ ,  di  etti  i  mo- 
derni vanno  fastosi .  La  bontà 
de'  loro  materiali  tese  ignota 
questa  sci^za.  Elhl  giova  dove 
non  si  hanno  che  pitcofe' pietre 

rr  cestraite  .  Ma  la  necessità  si 
ccHivertita  in  nn' ostentazione 
puerile  di  crearsi  delie  difficoltà 
per  superarle  .  Una  eostmzione 
semplice  e  facile  si  è  rignardata 
con  disprezzo  :  la  più>  bella  è^  la 
più  temeraria .  Quindi  vohe  biz- 
carre  ,  scale  per  aria  mthaccianti 
precipizio,  archi  con  chiavi  ca- 
denti, come  fece  Giulio  RoAuino 
nel  palazzo  del  T.  L'antichità 
non  èonobbe  tali  capricci  .  E 
come  mai  posso»  tollerarsi  ^  Se 
pregiudtcana  alla  costtiizione,  si 
debbono  proscrivere'  ;  se  noii 
Ruocona,  sono  insipidi. 

a.  Gli  Architetti  moderni  han- 
no scapricciato  anthe  nella  diìpe- 
siztone  deUe  fàbbriche.  E  per- 
chè gli' antichi  vi  hanno  oìMer- 
vaca  tutta  la  rmulatità  ,  è  i  mo- 
derni no?  Perchè  1' arthitettnm 
degli  antichi  consisteva  ntlV  ar- 
te di  fabbricale,  e  l^areMtettyra 
de' moderni  non  consiste  die  nell^ 
arte  di  discenare  .  Si  paragonimi 

i  disegni   di  Palladio  coft  ^mUì  . 

del 


■  aOAP 

■  i4friUl:  iWl^i^soDii^SMCe  uno 

:r<«eoUreitto  .  iJnti /velila  TardiÀtet- 

>t0.  metteva  titlta."ia  i sua  labilità 

.  c^l'tiJifiQtQ,:  om. la  depone itu:^ 

^  ^ta  nelsbacgna.  Disegni»)  «pguer 

.i^diav  rigavficHDpMsa  j  iapis , 

;  -  .piaadiicoo.  bai  gÀtaackt*  d'.inmi^i- 

-  «tiaiÓQiiQ ))  ,e^  £iniiQ^  f  cendésa  ^  per 

rifranti  ^'  inioogna  ^ii»ee?e  «iislwffiii 

..,  4CraQidiaar>;  .te  addb  móiariti 

..   <4itiie-<]^are  «  enelladistribttziAne 

^  ,v rrSf.NeilU'  dacarazÌ0Ai^  l'abuso 
..utel  pi4u:era  ha  poetato  .ii.saprJc' 
K^ao  ad  .ùnpitegare;  pen.3emp]icì  oc- 
r-nafncAti  yi  parthcss^&fttali  tieii? 
ri'^OEtr licione «.Xìkuiidiaoalonns  oh^ 
^n  nulla  S9sungic>ooi«:i&ianotc<ihi«)(e , 
^.  «.'iq.castral^itie  .spiraity  e  torse  . 
j;<2iHnf)i/&ppte9piaj'>iadpp^         9 


'■'Cip  t**'fi4j 

-  Ehmqàe  «e  I*  AMsréa  Vuol  dare 
i^t^mente  piacere: ,  stila  Hitta^ca- 
tp  ai  priftcìpr  itìT  arte ,  «t^l  se 
'Ila  istacehi  maf  mai'/  Si'  persM&da 
che  r  invenzione  non  consiste 
Mie  Aovità  ,  n  V  <^àngiaÀiento 
.perpetuo  è  cèrile  'P  '  itifcòstajlza 
«dPainriialatO',  che^ambJà -i^ta 
per  star  menò  ihale,''e-'sta  pég-- 
ciò  .  •  Ma^  per- tutte  questje  tines- 
mor^i  ytiol  tsÈtt  9ien  te  san  a  r  ^ùc- 
;«a-è  rtmito'atitidofò  'còfttro'  i 
eapf^ccf  >i  i' qiiali  nOtt  sonò  c'he 
'àbasi.  M  piacere  ..Il  grati  l'éac- 
flcó  disse  •'  ^'^ ':'  "i 

.    E'  abus  i^es'pfeiiiV^^ch%é*;Ic 
•  biért  eh  mal,*  *     •     •'      -  * 
Le  pjaisir  est  pJtìs  fin  leju  nio- 
'•      dér/tnent-         '       .\ 

"CAPUA  ciitr ftìr^òiìi  delia 
CatPpam'a ,  .famósa  pcr;i4  hióilez- 


i^  fewgfiifeiMiti^*  .corUua&lti.^t  e     tr,   dówò  ^inti  itrazj'  di  |iiétte 
srfrfA  4;<we«^i«i>    t:    ..:,•/:...•*     '  fu distrùtta  da*  Lombardi ,"  lòiftli 


.^Ar'PeF.  qWMiiftjMcnpfiarbiittaqy,  .  basamento  .della    Nunayaia»    .9 

.,n!W«<>';sempi:e>soggetteìrail^Ì7le|Jgi  t<c6rùrine  é'  f  IR-animerfti  d?ogni  ge^ 

;.;fy|«fae  della  *<?^^vi9«f«i«5*^j  Ban  VetedèflaCaftedi'aie /tómba  i  S- 

^a    ABCAl-    dUncitlt    at^^M***riMiiI»iP  -^^l        loia.:  .nU.:      ^^^JJi'     1a1'\'ì''^ 


\ 


rm.  Che; cosa .-««wt- dunque  ima-  -S/Matia  drOpu^'./Fra  .le  taì 

scheroiu  liifc  «òitf^h«  ,•  Je^k-  -èue.  rtilnc  vi  si  ammira  il*  sqo  Afl- 

,««^he.tr»«irt»o«ir;.l*ghiJ^Ia«dc,  «teatro    grande   quasi    qùaSto  il 

*  6»iliioeJ»»»if  a  ffHttami>  '  "  '         '^  -  -    ^         :j^w  y. 

.4Msti4mi,.'&'.taltfi 

-fwaìri»6isa?  fC/«M^  ___ 

aajjoaq  i. rabeschi Vardic^ni^^j^,  è  clittica'al  solito  deèli^ÀnSea^ 


^.Jl  fa/»fMi^?rar;foiini  ^i•Nn^^ 
«4tt$cefi&  diattMgga^il  ptivcdra  V  £^ 
*kHi<  «HiiH^Q^ràtaio  delle  belle  ar- 
4tó  «-^yipiirlfcolanBefif»  déJI'  Ar- 


'txV,'  La  io*  scalinata  pare  s^nza 
scalini  •*  che  forse  vi.cr^^j.di  le* 

rW^,.,  ir  primo  coirridore  esterno 
.di' gran  pietre  di^' taglio  posto 
^k  «ecco  5  'orri^to  éi  ùa  dorico  àn 
ioH^M^ .  ;  Gli   étji.  conridbVi  'li 


r4^  CAR 

mattóni  hanno  un  intonaco  duro 
jp  pulito  che  pare  marma  •  Le 
scale  interne  3on  distribuite  in- 
gegnosamente a  due  rampe  che  si 
uniscon  in  un  ripiana ,,  dai^cui  si 
diramano  in  due  altre.  Il  secon- 
do ordine  è  meno  ricco  ^  U  ese- 
cuzione del  tutto  è  bella ,  ma  i 
dettagli  vi  sono  un  poco  neglet- 
ti, come  si  osserva  in  tutti  iva- 
sa  edifici  di  questo  genere .  12 
capitello  delle  colonne  doriche  ha 
Il  suo^  toro  non  tondo,  niA  a  gola 
rovescia ,  e  noa  fa.  cattiva  ef- 
fetto . 

•  Oltre  questo  monumento  si  os-* 
servan  ina  uè' con  torni  altre  gran- 
di ruine  di  archi ,  e  di  sepolcri 
sontuosi  di  forme  diverse ,  e  de- 
corati da  colonne  e  da  nicchie 
contenenti  una  volta  statue ,  e 
aJcunf  sono,  di  massi  enormi  che- 
pajon.  opere  dei  Ciclopi. 

CARATTERE  eseguo,  im^ 
prontatO'  su  qualunque  materia 
collaF  penna:,  collo  scalpello,  con 

Jual^isia  strumenta  per  distinguer 
5»  cpse .. 

In  senso  figurato  carattere  è  il 
distiiitivo  della  natura  propria  di 
ciascun  essere. 

Si  deBbqn  riconoscere  sì  nel  fi- 
sico che  nel  morale  tre  sorte  di 
caratteri ,  U  ef sensale ,.  V  acci'- 
dentaìe^  ti  relativo: 
;  Il  carattere  essenziale  consistr 
nella  uniformità  delle  abitudini 
generali  che  formano-  l' istinto- 
particolare  degli  essèri  di  ciascu- 
j|a  specie .  E'  una  costanza,  d' in- 
^ijiazioni ,  di  gusti  dominanti , 
dipendènti  dalla:  loro  organizza* 
tione,,  e  indistruttibili  per  cause: 
accidentali  •. 

'  Il  carattere  accidentale  è  il  di« 
stintivo  degli  '  individui  per  ac- 
cidenti particolari  di  orsanizza*^ 
iione9  ai  circostanze  )  d'istitu- 


CAR 

-liiont  sociali:  è  una  modificatiò- 
ne  locale  o  momentanea  del  ca- 
rattere essenziale  .< 

lì  carattere  relativo  è  V  im- 
pronto di  certe  qualità  conve- 
nienti a  tale  o  tal  .fine:  è  una 
correfazione  fra  ^uei  che  compa- 
risce e  quello  CUI  si  è  proprio . 

Dalla  distinzione  di  onesti  tre 
caratteri  vieti  un ^  altra  distinzio- 
ne di  esprimer  il -carattere  ^  Aver 
del  carattere ,  avere  un  carattere  > 
aver  il  suo  carattere  y  sono  tee 
espressioni  differenti . 

Avere  del  carattere  significa  à^ 
vere  il  carattere  per  eccellenza  > 
V essenziale^  di  forza,  di  ener- 
gia .  Questo  è  sinonimo  di  gran- 
dezza •• 

Avere  un  carattere  ^Ì  avere  un 
distintiva  dagli  altri  :  questa  è 
individuale.  Si  può  avere»» ca- 
rattere senza  aver  del  carattere  » 
Vi  sono  degli  uomini  che  hanno- 
TuQO  e  r altro;,  ma  i  più  son 
quelli  senza  V  uno  e  senza  T  al- 
tro, «pecialmente  nelle  città  gran- 
di. Questa  è  sinonimo  di  fisono- 
mila:  o  di  originalità . 

Aver  /7.  suo  c^tr attere  è  aver  il 
suo  carattere  proprio  ^  cioè  rela- 
tivo e  appropriato  alla  tal .  cosa . 
Questo  e  carattere  di  convenien* 
za.' 

^  Nel  fisica, .  sella-  gtan  natura 
si  trova  questa  triplice  distinzio- 
ne di  caratteri ,.  i.  Vi  si  vede  il 
carattere  di  grandezza  con  im- 
pronti dì  forza,  e  dienergia  nelle 
montagne,  ne' gran,  valloni,  nel- 
le vaste  pianure,  nell'oceano,  e 
in  tutte  quelle  produzioni  di  ve- 
getali, e  di  viventi  che  non  si 
sono  per  varie  cagioni  imbastar- 
dite .  2»  Vi  si  vede  un  caratte<- . 
r&  di  fisonofnia  nelle  sue  |jrodu- 
zioni  degenerate',  in  quesiti  piat-^ 
ti  e  unirmi  ^  che  sembrano?  inm 

de* 


CAR 

'decisi  e  insulsi .  ).  {finalménte 
vi  si  vede  il  tuo  carattere  appro- 
priato di  produzioni  confacenti 
'ai  luoghi  9  secondo  i  climi  e  le 
varie  circostanze. 

Da  .queste  cause  risulta  il  ca-^ 
"battere  delle  differenti  nazioni , 
'ma  in  parte  ;  e  in  parte  da  altre 
cause  » 

Il  Caràttere  fisico  errentfaf^ 
delle  nazioni  dipende  dal  carat" 
fere  wjfrt^/n/tf  della  natura .  Que- 
sto carsttere  oti^snàh  soffre  mo- 
dificazioni per  cause  secondarie  e 
locali)  donde  risulta  il  caràttere 
'accidentale  de* popoli ,  la  loro  ^- 
sonomia^^  E  aitre  cause  ancora 
più  locali  prodacono  il  carattere 
particolare  degl'  individui  « 

Da  queste  cause  fisiche  provie- 
ne negli  uomini  il  carattere  mo-^ 
Tale.  Ma  v* influisce  molto  il 
governo,  la  religióne)  e  tanti  al- 
tri usi  e  istituzioni  civili;  que-» 
>ste  cose  v'influiscon  più  o  me- 
90,  secondo  elleno  sono  più  o 
■  meno  forti ,  e  più  o  meno  d'  ac-' 
cordo  fra  loro.  Come  nelle  qua- 
lità estreme  della  natura  si  di- 
stingue più  forteitiente  la  diver-* 
siti  de'  caratteri^  così  ì  governi 
diflfcrenti  influiscono  ne'  caràtteri 
de' popoli,  pn  governo  forte  fa- 
rà popoli  di  caràttere  forte;  un 
governo  misto  non  farà  che  ca-* 
rattere  equivoco.  Un  misto  di 
Caratteri  non  fa  che  nullità  di 
'  carattere .  ^  E*  senza  carattere  chi 
li  ha  tutti. 

Ciascukfo  riceve  dalla  sua  na** 
2ione  una  difl^renta  specifica  che 
lo  dfstin^ue  dagli  uomini  d'  un' 
altra  nazione  .  Nelle  nazioni  da 
lungo  tempo  tiote^  il  fondo  del 
carattere  non  cambia  punto.  Gli 
'  Ateniesi  sono  tuttavia  curiosi  di 
novelle  come  lo  erano  in  tempo 
di  Demost:pné .  'I  Germani  hain- 


CAR.  14^ 

nò  anche  adesso  gli  stessi  costu- 
mi descritti  da  Tacito.  Questo 
carattere  permanente  è  effetto  del- 
le cause  naturali  e.  morali  che  in- 
viluppano ogni  individuo  dalla 
sua  nascita,  e  fanno  che  una  na- 
zione no\i  comparisca  che  come 
una  sola  famiglia. 

Ciascun  individuo  nella  stesasi 
nazione  ha^  i  suoi  tratti  proprj 
che  lo  distinguono  più  o  meno 
dagli  altri .  Q^uesta  varietà  è  di 
gradazioni  infinite .  Onde  non  sì 
ricoifosce  carattere  che  in  quelli 
che  in  una  maniera  ben  espressa 
escono  dalla  uniformità  del  ca-- 
rattere  nazionale .  ' 

A  questo  spicco  di  caratteri  tì 
fisici  che  Aorali  si  oppongono 
molte  cause  Ì  Prima  di  tutto  1* 
educazione  specialmente  nelle  gran 
città  diflfbrma  gli  uomini  ^   conte 

fli  al)>eri  ae'  giardini  pettinati  ^ 
ove  per  quanto  diversi  sien  gli 
àlberi,  schiavi  dell'  arte  compari- 
scm  tutti  Unifotmi .  Gli  usi  stra- 
ni, la  bizzarria  degli  abiti  «  i  co- 
stumi .fattizi,  concorrono  a  Can- 
cellare i  caratteri  orìginali^  t  a 
renderli^  monotoni .  Si  fa  tosi  ti* 
na  specie  di  livello  su  tutti  gì'' 
iifdividui  j  ma  i  piccoli  non  vi 
sMngrandiscono ,  bensì  i  grandi 
s'impiccoliscono*  TaP  h  Vih^ 
fluenza  delle  scuole  d' ogni  gene- 
te  ,  dove  non  regna  che  pratica 
cieca  e  subordinazióne.  Quindi 
V  impero  della  imitazione  f  pto^ 
pria  de'  deboli  che  non  sanno  so* 
stenersi  colle  loro  pròprie  fòrze  • 
e  han  bisognò  di  appoggiatsi'  aa 
altri*.  Dove  regna  l'imitazione 
è  cancellato  ogni  carattere  • 


»     V 


K    a 


CA- 


t49  CAR 

'    *         CARATTERE 

HI^LLS   AUTI.DBL   DZSECfilQ  . 

Le  Arti  non  sono»  né  possono 
4Msere  che  il  risultato  dèlia  natu^ 
xa  in  tutti  i  paesi  e  in  tutti  i 
.popoli .  La  natura  agisce  ne'  po- 
poli, i  popoli  negli  uomini,  gli 
uomini  nelle'  arti .  Le  arti  rice- 
von  dunque  immediatamente  a 
mediatamente  un'  influenza  più  o 
■men  diretta  dalle  cause  naturali 
che  fanno  il  cmrattmre   eft9nz.Ule 

•  di  ciascun  paese,  dalle  cause  se- 
condarie e  politiche  che  diserei!- 
xiano  i  popoli ,  e  dalle  cause  par- 
ticolari che  modifican  gli  uomi- 
ni .  L'  oggetto  delie  arti  è  «m/- 
téxe.  Prima  dunque  di  giudicare 
del  loro  carattere  d' imitazione  , 
convien  conoscere  il  coirAnerg  del 
modello  che  imitano. 

Dove  la  iiatura  si  sviluppa  con 
più  forza ,    ìf  arti    hanno  anche 

'  .un  casratwe  i\  più  energico..  N«' 
climi  ar4enti  \\  linguaggio  ééJi:^ 
passioni  ha' l'esaltazione  «laggio- 

.  Te  :  tuttp  è  entusiasmo  ed  estasd , 
iperboli  e  metafore ,  allegorie  fan- 
tastiche ,  allusioni  ,1.  illusioni  :  tut- 
t«  è  eccesso.,    la  ragione  non  yi 

•  ha  luQ|p .  Le  arti  per  la  fecon- 
dità VI  abortiscono . 

Nf'  climi   temperati  la  nativa 
.  apiega  più  varietà,    e  la^r^igipne 

•  ai  eq^uifibra  coli'  immaginazione . 
-  La  natura  dopo   d' aver   passato 

p«r  tuttT  i  pradi  del  caldo  e  dsl 
ireddo,  s'  e  fissata  in  Grecia  u- 
gi^almente  lontana  ^slÌIc  due  e- 
atregiit^  ^^optrari^ . .  Nejk  felice 
temperie  della  Grecia  tutte  le  ar* 
ti  del  gustò  riceveron  il  loro  giu- 
sto grado  di  maturità^  gii  slanci 
<deir  immaginazione  si  sottomise- 
Ut  ai  calcoli  della  ragione,   e  la 


CAR 

ragione  si  abbellì  de*  fior!  delP 
immaginazione  •  Iv^  risulte  foi> 
za  senza  sforzo ,  grandezza  sen* 
za  iperbole,  ricchezza  e  non  lus- 
so, ilarità  e  non  follia,  ragione 
senza  severità. 

Ne'  climi  equivoci ,  dove  la  na* 
tura  è  indecisa ,  indeciso  è  ancbs 
il  carattere  delle  arti,  mobile,  e 
leggiero ,  cioè  senza  carattere  . 
.  Nelle  regioni  gelate  qua!  r^- 
réttere  d'arti,  se  arti  non  vi  so- 
no ,  né  possono  esservi  ?  Tutto 
v'  è  rigido  e  intirizzito ,  e  fin  te 
voci  e  le  parole  sono  ghiacci. 

Il  carattere  essenK,ÌMt  dipende 
.dall;\  natura,    cioè  dal.cliqiae 
dal  suolo.    Ma  il   miglior  suolò 
domanda  cultura  ;  abbandonato  a 
sé  non  produce  che  ronchi  •,    Le 
\  c^usc  morali    fanno    il    can^ttete 
distintivo  delle   arti ,  *  e   il  loro 
carattere  relativo. 
.     Le  cause  politiche  che  diversi- 
.  ficanp   Iq   nsonomie   de'  popoli  , 
.  formano  anche  le  gradazioni  di- 
:  stintive  delle  loro  arti.    Ne'  gO- 
.  verni ,  dove  ciascuno  è  tqtto ,  .e 
i\  tutto  è  niente  ,  in  questa  anar*- 
^  chia ,  in  questa  confusione  il  ca-^ 
rat  ter  e  degli   artisti  e    delle  arti 
non  puà  essere  che  disordine .  ^ 
tal  è  quello  de'  monumenti  de^H 
Arabi,   de' Mori ,    de' Sar^^eoi  » 
.  io;  de'. nostri  barbari  aqtenaiti .  L^ 
licenza  àe\  governo  '  produce  i^e* 
;  gli  uomini  e.  nell^  a^ti  e^tti  si- 
.  ipili  a  quelli  degl'eccessivo  calp- 
*  re  del  clima  >/       /.      . 
. .    Ne'  governi,  liberi ,  dove  l' uò-» 
•   mo  gode  di  tutti    i  suoi  drirti, 
il   suo    carattere ,   e  quello   delle 
sue  ^rri  sarà  di  ordine ,  di  arn\p- 
ni^,  dì  saviezza.  La  libertà  Cor- 
regge i  difetti  della ..  natura  ;  /a 
libertà  è  madre  dell'  industria ,,  è 
,  qpa  ^ecopda  natura  che'  dà  uù» 
^ni;K)va  v;ta  ai  corpi  ^  e  converte 

ia 


CAR 

In  Atììtit  fin  gli  scogli.  DoVe 
fiorisce  la  vera  libertà ,  tutte  le 
hcoltà,  degli  uomini  si  dirigono 
•al  ben  generale:  onde  campeggia 
J«  giustizia,  la  franchezza,  il 
coraggio,  il  disinteresse,  il  pa- 
triotismo .  I  càrstnri  vi  si  spie- 
gano alia  scoverta  ;  non  più  ma- 
schere. Onde  le  arti  d'imitazione 
▼i  trovatao  i  veri  modelli  in  ogni 

E  mere.    I  loro  csratteri   si  svi- 
ppano  in  tratti  arditi ,  ma  savj 
e  regolari. 

^  Ne'  governi  misti  ed  equivoci 
fra  h  libertà  delie  leggi  e  il  pò* 
ter  arbitrario  d' un  solo ,  gli  uo*» 
mini  e  le  loro  arti ,  come  ne' 
climi  indecisi,  han  da  esser  d' 
un  csrsnere  variabile ,  incerto  , 
neutro .  Dove  un  solo  uomo  si 
arroga  il  dritto  esclusivo  di  farsi 
grande,  e  vuole  per  se  solo  tutti 
gli  onori  a  sp^  de|;li  altri  uo* 
jnini,  tutti  ^li  altri  uomini  di- 
vengono bassi ,  abbiètti ,  vani , 
e  iuoi  scimiotti .  Dove  un  solò 
è  più  forte  delle  leggi,  le  leggi 
non  han  più  forza:  tutto  sarà  ca- 
pricci ,  contraddizioni ,  pre^iudi'^ 
%j ,  non  r;^ione  ,  ma  opinione  i 
non  virtù ,  ma  un  falso  onore  . 
Sotto  uto  tal  governo  gli  uomini 
non  sono  né  ouoni ,  nè^  cattivi , 
sono  neutri ,  senza  viz;  e  senza 
virtù .  Una  vernice  di  politezza 
«Cuo[>re  le  loro  abitudini  buone  o 
cattive,  e  imprime  ii^  tptti  una 
fisoBomia  di  cosi  trista  uniformi* 
tà ,  che  non  se  ne  paò  distinguer 

Siu  neppur  una  sola.  Le  arti 
uoque  non  possono  avervi  alcun 
fsrMTteres  Vi  saranno  in  una 
mobilità  perpetua  di  picciorlezza 
e  ói  grandezza  atfiettata,  vi  sa* 
nnno  fredde,  esagerate  fin  all' 
adulazione.  ^ 

Dove  poi  imperversa   il  dispo* 
tis9io,  è  come.ne' dimi  gtìtkif 


CAR  149 

r  uomo  è  schiavo ,  è  nullo  ;  e 
nulle  han  da  essere  le  sue  arti , 
si  ridurranno  ad  un  mero  mecca- 
nismo co' suoi  effetti  di  timidità 
e  di  freddezza*  Fin  che  dura  il 
lusso  dtì  despota  vi  sarà  un'  in-« 
dustria  ruinosa.'  Estinta  quella 
risorsa ,  tutto  è  niente  *  Il  dÌ8« 
potismo  in  morale  è  quel  eh' è  il 
freddo  nel  fisico  :  è  h  morte,  po^ 
litica  de'  popoli  * 

Non  è  dimcile  applicare  questi 
principi  generali  ai  casi  partico-* 
iari«  Ciascuno  imprime  alla  sua 
opera  il  suo  particolar  caràttere 
dipendente  dalla  comhinazione 
delle  qualità  ch'egli  tiene  dalla 
natura ,  dàlie  cause  politiche  ,  « 
dalle  istituzioni  sociali . 

CARATTERE 

lt£l.L'  A&CaiTÈTtU  th 


t 


C4rgttere  delt^  Arcbhittuu^  detti 
Na  fotoni. 

Se  ciascun  uomo  vivesse  isolai* 
to  i  la  sua  architettura  rssultereb-* 
he  dalla  sola  necessità  ^  e  ìlt  té* 
ratiere  dipenderebbe  unicamente 
dalla  natura,  come  accada  ideila 
bestie  é 

Quanto  più  progressi  fi  la  so« 
cieta ,  tacito  più  là  civilizzazione 
snatura  i  jprìmi  bisogni  degli  uoo 
mini .  I  semplici  bisogni  si  Con* 
verton  in  piaceri,  e  i  più  futili 
piaceri  divengoi)  bisopni  e  ifeCes-t 
sita .  Sien  però  forti  quanto  ss 
vogliano  queste  cause  secondaria^ 
e  questi  incidenti  9  la  natura  nei 
fa  sempre  il  fondo  <  Onde  iìeé^ 
ratiere  dell'  architettura  de' di-* 
versi  popoli  (  une  cùaformaxiené 


XS9  CAR 

necessita    dé\  bisogni  fisijfs ,«'  e. 
Àaile  éhitudini   moréli  ^   in  cui 
si  dipingono  i  climi  ^    h  idoe^  i 
costumi  y  i  gusti  ^  i  pi  sceri  ^  e  il. 
carattere   stesso   di    ciascun  po^ 

polo .  ... 

La  nacura  fece  i  prioii  uomini) 
o  cacciatori  e  pescatori,  e  li  ri-, 
covro  negli  antri  e   nelle  caver^r 
né  ;  a  pastori ,  e  lì  obbligò  ad  aver 
case  ambulanti  e  tende;   o  agri-», 
coltori ,    e  gr  insegnò  a  far  abi* 
tazioni  più  solide ,  capanne .  Vedi 
jircj^itertara^    Questi  tre  generi 
di  vita  vengon  dalla  natura  9  .e> 
«iannò  all'architettura  un  cerai*' 
tere  effen^Jale  ^ 

Questo  carattere  si  combina 
col  clima»  Il  clima  impera  ai  bi*' 
sogni  ÀtìV  uomo .  I  climi  cal- 
di o  fre^j  , .  secciai  .0  piovosi , 
neutri  9  temperati  danno  il  gu- 
sto eJ#/orn^e  sen^rali  d eir  ar- 
chitettura .  Nelle  regioni  calde 
gli  edificj  non  sono  cne  gallerie 
scoperte  y  colonnate  e  portici  p^r 
prendervi  fresco  1  terrazze  che  non 
Kan  •  per  jMidiglione  che  il  cielo 
bello  2  wi  Abitazioni  non  papn 
ab^ta^li  che  al  éà  fuori  ;  l' inter*- 
B^  non  è  che 'di  piccoli  petzi 
oscuri  s  Pf  t  chiudervi  cose  ne<3es- 
sarÌ9  »  |c  non  per  aUogeiarvi  gli 
abitami  «  Ma  dove  fa  mdào\  i^ 
uomo  si  concentra  entro^  le  •  abi^ 
tazioni ,  che  sono  come  in  uno 
stato  dì  guerra  perpetua  contro  la 
natura  ;  quindi  nudità  esterna  , 
cplmi  acuminati  contro  ^l'insul» 
ti'  delle  «^«ore  ,  comoda  d-  ogni 
invenzione  nell*  interiore ,  ai  qua* 
li  r  esteriore  è  obbligato  sotto- 
porsi  <  Ne'  climi  9  dpve  il  macer 
di  respirar  aria  e  ài  goder  il  cie- 
lo 9  è  il  primo  bisogno  dell' UO' 
ino^  ^li  edifie)  avranno  tutti  i  ca^ 
ratteri  d^W  ilarità  •  dell'  agiatez- 
za, e  della  vafieta^*  NeUeIregio» 


CAIt 

ni  condannate ^ai  rigori  itl.^o^ 
il  r^r^rr^re  ifeir  arcnitettura  noa. 
sarà  che  trista  necessità.,  monc^^ 
tonia,  e  povertà  austera  .  .  | 

I  materiali 9. che  impiega  l'ar-. 
chitettura  nelle  sue  opere,'  sono, 
fra  le  cause  fisiche  d^l  suo  c^^raf'r 
tere   ejfentjale^    lì   suo  carattere-, 
sarà  più  grande  ,    cioè   avrà  più] 
forza,   semplicità  e  severità 9   sje 
impiegherà  pietre  e  marmi  .di  dif-^ 
ftcil  lavo):Q:  quanta  più  duri  sa-^ 
ranno  questi  materiali ,  .tanto  me-» 
no  il  capri<;cio  ne  varierà  ie. for- 
me.   Le  pietie  moiii    e  facili  a 
lavorarsi   daranno    un    carattere 
equivoco   e   debole.    I  le^ni  sq-i 
condo  V  impiego  e  le  combmazio-i 
ni  diverse  .produrranno  un  carata 
tere  più  o  men  forte  e  imponen-> 
te  »   1  Greci    ne'  loro   primitivi; 
saggi  neli'  arte  di  fabbricare ,  net 
fecero   un  uso  sì  felice  9    che  vi 
sostituirono    più    felicemente    la 
pietra.    Dalle  diverse  qualità  de* 
legni   impiegati .  nelle  prime  co^ 
struzioni,.son  derivati  1  varj  C4« 
ratteri  nazionali  neir  imitazione  « 
La  palma  d'  £gitt&9  i'  elee  di  Gren 
eia ,  il  nan-mou  della  Cina ,  gli- 
alti  fusti  del  nord  9    han  prodot-r 
to  i  differenti  caratteri  delle  lo-, 
ro  architetture.    E  i^uindi  i  ca^ 
ratteri  più  particolari  di  aggetti  « 
di  elevazioni  ardite  9    di  volte  o 
di  soffitti  9  di  rarità  o  di  molti« 
plicità  di  colonne  9  della  loro  dis« 
posizione 9  del  loro  impiego,  di 
masse  grandi ,  di  piani  ec 

In  niuna  arte  la  natura  ha  tant 
ta  influenza  quanto  nell' architet- 
tura.* il  clima,  e  le  qualità  fisf^ 
che  vi  hanno  un'azione  diretta, 
rinforzata  poi  dalle  qualità  moy 
rali  dipendenti  dalle  fisiche . 

I  capricciosi  Arabeschi  non  sor 
no  che  imitazioni  positive  de' 
monumenti. Asiatici ,   NeirJbuùi 

tut- 


CAR 

taìto  è  in  iperbole  per  <$ausa  del 
suo  clima  ardente.  V.  Ave  hit  et* 
tuta  AsÌMticé  i  Aréietta,  Il  cth- 
rattere  dt  quell'architettura  k  li* 
$enK.iosii  e  sregóiato  • 

In  Egitto ,  dove  tutto  è  uni- 
forme ,  cieib ,  terra  i,  acqua ,  gli 
abitanti  ebbero  raziocinio,  e  non 
imma^nazione ,  si  applicarono  »* 
calcoli  della  necessità  9  e  noi^  ai 
capricci  de!  piacere.  Onde  queir 
Architrttuia  ebbe  il  carattere  di 
rervità  ^  di  monotonia ,  «  di  uni^ 
fompiià  ^  ' 

^  I  Greci  seppero  In  tutte  le  ar* 
ti  tener  il  mezzo^si  giusto  fra  la 
Jicenza  Asiatica  e  la  servitù  Egi- 
zia ,  che  il  carattere  della  ipro 
Architettura  è  di  ardine  e  di  ar- 
nioni a  *  Se  l'Architettura  Greca 
k  usualmente  lontana  dsL%\ì  ecces- 
ci  di  txxtttìe  altre  architetture  V 
è  perchè  ella  nàcque  in  un  clima 
ugualn^ente  lontano  da  tutti  ^li 
estremi . 

Neije  regioni  del  Nord  l' Ar- 
chitettura non  ha  carattere  erigi* 
ttale ,  La  Gotica  che  da  gran 
tempo  vi  regna,  non  è  che  la 
Greca  degenierata  in  Arabo .  Il 
carattere  de'  popoli  Settentrionali 
è  la  mancanza  d' invenzione  neir 
ie  arti  di  gusto  .  V  Architettu- 
ra Greca  a  misura  che  si  è  allpnr' 
tanata  dal  suo  paese  nativo  hi 
perduto  i\  ^uo  vero  carattere ,  de- 
^nerando  }>er  t  climi  diversi-, 
per  la  diversità  de'  materiali ,  del 
governo-,  e  de'  costumi  dtMt  \i- 
m  nazioni . 

•  Ne' climi  freddi  è  osservabile 
ia  poca  solidità  che  s^- impiega 
neJJa  costruzione;  delle  fabbnche.  / 
<ìuesto  può  derivare  dal  dìkito 
de' materiali,*  dall' amor  per  il 
cambiamento ,  klal  poco  conto  'che 
ci  fa  degli' edifici  in  brieve  dégrit- 
dati   da'  geli ,.  «  dal  pocqr  ^«tp 


CAR  ?s? 

che'  gli  uomini  traggono  dallo 
spettacolo,  esterno  ddP  Architet*- 
tura.  Quindi  rarità  di'  monu- 
menti pubblici .  Peggio,  non  ma- 
gnificenza di  cdificj ,  no»  deco- 
razione ;  città  senza  bellezza  » 
Onde  non  yi  k  Architettura ,  ma 
pn  mestiere,  e  gli  architetti  non 
sono  che  artigiani^ 

Se  l' Architettura  è  figlia  della 
necessità ,  de'  climi ,  eie*  gover- 
ni, de' costumi,  a  che  servono 
dunque  le  regole  e  i  precetti ,  che 
s' inculcano  ranto  a  chi  vuole 
professarla  ? 

Servono  ^  produrre  una  buona 
opera,  quando  sieno  ben  derivati 
^alla  natura  dèlie  cose ,  e  fondgj- 
ti  sopra  buoni  esempi,  lì  grand* 
esemplare  è  l'Architettura  Gre- 
Ì0^  dedotta  dalla 'natura  .  Ella 
non  è  più  in  Greéia,  è' fraspian«- 
tata  in  diverse  regipni  d'  Euro- 
pa,  e  ha  da  Iettare  continuamene 
te  contro  tanti  ostatali  fisici'^ e 
{novali  che  ogni  paese  le  oppone. 
Qual  mezzo  ha  ella  per  superart* 
ìli  Le  sue  regole.  D^  per  tuN 
to  e  in  ogni  tempo  si  d^nno  de- 
gli'uomini  forti  'cfcè  armati  di^ 
quelle  rej^ole  trionfano  di  tutte 
Je  di^flfìcoità  .  Non  si  può  esser 
Architetto  senza  avere  studiata  V  ' 
Architettura  Greca.  Allora  ellz 
.conserverà  dovunque  il  suo  vero 
carattere  . 

IL 

Carattere  Originale  nelV 
ArcbitettUrà . 

» 

Dall'  originalità  nasce  il  carat- 
ure difiifìtivk'i.  p  I9  fisonomia 
MV  Architièttnra.  -La  fisonomia 
deli'  architettura  Cinese  è  la  leg- 
gerezza. Tutto  al  contrario  è 
ijuel^  del^'  Egizia ,  ||rave  e  soli- 
K    4     '        'd^. 


iji  CAR 

da .  La  Greca  ha.  quella  della 
grazia  e  dclV  armonia .  La  Ro- 
niana  lusso  e  orgoglio.  In  cìa^ 
scuna   delle  altre  *  galleggia  sem- 

fre  il  csr attere  nazionale  .*  In 
talia  è  gaja  còme  il  suo  dfn^a  . 
In  Franda  galante  c'affettata. 
In  Inghilterra  trista  6  severa. 
In  Ispagna  a^stera  e  fiera.  In 
Germania  goffa  •  Questi  caratteri 
distintivi  dclV  Architettura  sono 
dipendenti  da^  caratteri  delle  na- 
-  zioni . 

Ciascun  ediècio^  poi  in  ciascun 
sa  nazione  porta  il  carattere  del 
«uo  architetto .  Se  V  architetto 
non  ha  un  carattere  origihale'y 
come  mai  può  averlo  la  sua  ope- 
ra ?  Egli  now  1*  ha  per  viziò^ 
educazione ,  pex^  pregìlidizj  de^ 
maestri,  per  pratica  delle  scuo** 
le,  per  difetto  del  gofvernò,  e  per 
tanti  altri  malanni  morali  che 
estinguono  o  imbastardiscono  V 
ingegno,  e  non  fanno  che  artisti 
servili  senza  alcun  carattere  .  Sì 
iBmacchino  questi  imbarazzi ,  e 
si  avrà  qualche  zxtistsi'vriginale , 

'•  IIL 

:Citritteìre  Essenziale >i  o  di  Forz*^ 
e  di  Grande^z^* 

Questo  è  il  più  importante ,  é 
jperciò  si  chiama  carattere  per  ec- 
cellenza, E'  il  rjsultàtò  di  tutte 
le  cause  naturali  '  e  morali ,  che 
esprimono  energia'  e  grandio- 
si» • 

V  Architettura  ricava  questa 
espressione  dall',  espressione  delie 
sue  parti  essenziali.  De* suoi  or- 
dini il  Pqrico  è  il  più  energico , 
perchè  esprime  più  d*  ogni  altro 
1  modelli  della  primitiva  costru- 
zione .  Quindi  r  Architettura 
Greca  ha  più  carattere  delia  Ro« 


CAR 

mana ,  in  cui  que'  raodefli  £omla'^ 
ciarono  ad  essere  meno  espressi  # 
E  a  misura  che  si  sono  poi  me* 
no  espressi ,  e  male ,  e  niente ,  i' 
Architettura  moderna  è  rimasta 
senfza  carattere  j   ^ 

Chi  vuoi  dunque  dttr  agli  eéd* 
fic)  il  gran  carattere^  non  perd» 
mai  di  vista  il  primitivo  jnodel-» 
lo ,  6  vi  esprìma  le  parti  essen« 
ziali .  I  monumenti  Greci  hanno 
un' aria  gigantesca  e  imponente  ; 
frattanto  la  loro  grandezza  li- 
neare è  minore  delle  nostre  mi-^ 
Dori  chiese .     ' 

<  Questa  loro  grandiosità  di  co* 
rattere  non  nasce  solo  àuW  e- 
^pressione  deWt  parti  essenziali  , 
proviene  anche  dalia  solidità  ap« 
parente.  Gli  Egizj  in  questa  so* 
no  stati  superiori  a  tutti  gli  al»^ 
tri  popoli .  Quanto  meno  ì  po« 
poli  son  inciviliti ,  son  meno  in- 
gegnosi, e  meno' calcolatori ,  ma 
sono  più  robusti ,  più  eroici  i  e 
danno  alle  loro  òpere  robustezza 
reale  e  apparente  .  Noi  co'  nostri 
calcoli  economici  evitiamo  V  ec* 
cesso:  va  evitato,  ma  non  a  spese 
déiV  apparenza  .  Non  basta  che 
la  fabbrica  sia  realmente  solida , 
ha  da  comparirlo,  e  io  corapa^ 
risce  colle  bugne  ^  con  avancor- 
pi ,  con  colonne  opportunamente 
impiegate. 

Un  edificio  avrà  gran  arratte^ 
re  quanto  meno  sarà  traforato  da 
porte  e  da  finestre,  quantomag- 
giori  saranno  i  suoi  pieni ,  quan- 
to più  spesse  saranno  le  colonne, 
quanto  meno  sarà  ornato  d'  or- 
namenti proietti ,  quanto  meno 
sfacciata  sarà  la  trnta  de' suoi 
materiali,  e  quanto  più  semplice 
e  regolare  sarà  la  sua  forma. 
Tutto  quello  dà  idea  éi  unità  ». 
dà  idea  di  grandiosità  e  di  fbr* 
za  motale  o  fisica . 

IV.  • 


dAH 

IV.. 

Carattere  Rtlanvo^  o  di 
ConvenienzA  • 

'  'Ciascun  edificio  ha  il  suo  «so  ; 
L'  arte  ai  appropiàrgli  quanto  gli 
conviene  9  ni  il  caràttere  di  con" 
•venienK»  il  più  importante  e  il 
più  diffitiié  dfe'c#mrrfr#. 

I  Greci  C  ^.  sempre  si  ha  da 
|>ensar  a'  Greci  ^  furon  mirabili 
in  caratteri zK^re  i  tempi  secon- 
do là  nàtutA  delle  loro  deità  ,  le 
3ua]i  hon  feranò  che  espressioni 
ella  natura .  Con  sóli  tre  ordi- 
ni d'  architettura  eslino  caratte- 
rizzarono ciascuno  della  farragini- 
ne de' loro  Dei  •  Noi  con  cin- 
que ordini  non  ci  sogniamo 
nemmeno  darsi  carattere  di  cotti' 
'venienK.a .  COn  que'  tre  ordini , 
che  non  sono  che  tre  elementi  » 
^lino  seppero  farsi  una  ricchez^ 
TA  di  pro]K)ifeioni  per  dar  a  cia^ 
scun  tempio  il  suo  caràttere  con-- 
veniente  secondo  la  naturai  del 
Nume  ,  di  maestà  ,'di  eleganza, 
di  fierezza,  di  grazia,  ài  fòrza, 
òì  orgoglio,  di  modestia,  ec. 

Ma  se  gli  Artisti  Greci  face- 
van  parlare  1  loro  temp; ,  s  biso- 
gnava che  il  popolo  Greco  an- 
tendesse  il  loro  linguaggio  .  An- 
zi se  il  popolo  non  T  avesse  in- 
teso ,  gli  artisti  non  l' avrebbero 
saputo  pronunziare .  E'  il  popolo 
ben  organizzato  e  ài  buon  senso 
che  fa  sensati  eli  artisti .  Accade 
giornalmente  cne  un  uomo  in- 
telligente fra*  stupidi ,  isru|rt[di- 
sce  anch'  egli . 

'  Per  dare  agli  edifici  il  loroc^^ 
ràttere  conveniente ,  bisogna  aver 
riguardo  i.  alla  gradazione  di 
ricchezza  e  di  grandezza,  2.  al- 
la indicazione  dieile  qualità  pn^ 


CAR*  15^ 

prie  y  3.  alle*  forme  generali  e 
particolari ,  4.  ai  genere  di  co« 
struzione ,  k,  alla  decorazione  , 
6.  agli  attribuii. 

r.  Gradazione  di  ricchezza  e 
di  grandezza  fra  gli  edifici  . 
JLa  condizione  più  importante 
degli  edifici  è  1  espressione  del 
carattere  proprio  .  Dalla  capanna 
più  semplice  fin  al  Palagio  più 
sontuoso  che  lunga,  scala  di  con- 
venienze per  le  (Offerenti,  fabbri- 
che in  una  città  ?  Niente  di  più 
chiaro ,  e  niente  di  -più  negletto  , 
anzi  rovesciato.  I 

Dove  r  abuso  del  potere  e  iitU 
le  ricchezze  si  dà  il  piacere  d* 
insultar  pubblicamente  T  onesta 
mediocrità  ,  tutto  si  vuole  splen- 
dido. Non  più  case,  ma  palaz- 
zi; Atene  non  ebbe  palazzi  ^  ma 
case,  ed  ebbe  gran  monumenti, 
pubblici.  Roma  per  tutti  i  secoli 
di  sua  temperanza,  non  ebbe  di 
ricco  e  di  grande  che  i  suoi  puèr- 
blici  monumenti:  TOrator  Cras-^ 
so  fu  il  primo  che  insultò  i  suoi' 
cittadini  col  metter  alla  sua  casa 
sei  colonne  dì  marmo  . 

A  forza**  di  volar  tutto  sontuo** 
so,  niente  è  più  sontuoso  :  nien- 
te più  si  distingue ,  addio  c/i- 
r attere . 

A  questo  vizio  T  artista  è  stra*» 
scinato  dal  vizio  orrendo  del  go- 
verno. Dove  la  cosa  pubblica 
non  è  niente,  o  per  dir  meglio 
dove  non  è  cosa  pubblica  i  an-> 
che  r  Architettura  è  niente.  O» 
gni  particolare  si  gònfia,  cerca 
la  vanità,  si  contenta  dell' ap-* 
p«ren«a ,  che  non  può  far  illu- 
sione ojbe  a  lui ,  e  Ai  suoi  bassi 
adulatori . 

Non  può  darsi  architettura  di 
carattere  conveniente  che  dove 
fiorisce  temperanza  figlia  del  buon 
governo  .  Ivi  le  case  de'  cittadi* 

ni 


ts4  CAR 

^i  saranno  solide)  comode)'  e 
anche  belle  per  la  giustezza  del* 
le  proporzioni  ,  per  la  -semplici- 
tà ,  per  la  modestia ,  per  la  net- 
tezza ,  e  per  una  specie  di  ele- 
ganza ,  ma  sensa  lusso  5  e  satan* 
no  variate  senza  aver  ricchezze, 
né  ornamenti  di  alcun  genere  . 
Ivi  spiccheranno  grandiosi  e  rie-» 
chi  1  monumenta  pnbbJici,  che 
debbon  far  la  delizia  d'ognicit* 
radino . 
Allora  r  Architetto  ò  imbri* 
'  gliato .  L'opinion  pubbiica'gli 
prescrive  il  c^trattere  cùnvemente^ 
£  se  egli  vuole  sfrenarsi ,  fischia- 
te .  Egli  starà  a  segno  ^  e  sé 
vuole  che  f  suoi  disegni  dican 
qualche  cosa  ^  fgli  farà  dire  non 
tutto  quel  che  ^li  yien  in  capo  ^ 
ma  quel  che  debbon  <  dire  .  Gli 
edifìci  allora  saranno  parlanti,  e 
ciascun  cittadino  intenderà  il  lo^ 
ro  linguaggio  * 

-  2.  Indicazione  delle  qualità 
pròprie  a  ciascun  edificio  >  {.e 
fabbriche  ,  come  le  figure  nella 
pittura  e  nella  scultura  ,  hanno 
d' avere  ciascuna  la  sua  fisono- 
nria  .  Che  una  carcere  abbia  da 
spirar  terrore  ^  e  una  sala  da  baia- 
lo giovialità é  chiaro.  Ma  non  è 
COSI  chiaro  il  dare  la  sua  special 
fisonomia  ad  altri  edificj  pubbli- 
ci ,  che  ìhanno  tra  loro  una  certa 
rassomiglianza  •  Per  ottenere  que*- 
sto  punto  di  tanta  importanza  , 
TArchiretto  ha  da  osservare  la 
progressione  relativa  all'  impiego 
-degli  edificj,  al  rispetto  de  loro 
usi ,  alle  idee  che  vi  si  attacca- 
no. Questa  é  la  misura  con  cui 
egli  ripartirà  le  ricchezze  della 
'  sua  arte  . 
ti  Tempi  richieggono  moltipli- 
cità  di  colonne  .  Le  cokmne  sono 
il  principal  ornamento  degli  edi* 
f^)i   cfuaJora  non  vi  sieno  poste 


CAR 

per  mero  ornamento ,  ma  vi  com« 
patiscano  necessarie. 

Gli  edifici  civili  di  rado  com- 
portan  colonne.  Un  Arenale 
vuol  esser  rustico  .  Un  bottino 
d' acqua  richiede  meno  solidità 
e-mstichezza  ;  non  finestre ,  per- 
chè non  è  abitazione.  Una  Bo!«- 
sa  di  mercanti  sarà  comoda  sen- 
ZVL  fa^to  e  senza  eleganza  ,  sarà 
grave  e  non  ii^estosa.  Una  zect- 
ca ,-  dn  banco ,  un  monte  di  pi^- 
tà ,  non  saranno  esternamente 
ricchi ,  perché  neir  interno  con- 
tengono ricchezze  :  il  contenytp 
di  quelle  ricchezze  non  ha  alcu^ 
rapporto  coir  apparenza  dell'edi- 
ficio \  la  sua  fisonomia  vuol  esser 
piuttosto  seria. 

.  Gli  edifìci  conpera  ti  alle  scietb- 
ze  e  vtìh  arti  esigono  un  aspetto 
nobile  ma  non  grave,  gradevole 
senza  voluttà ,  semplice  e  non 
austero  ;  può  aver  portici ,  colon- 
nati ,  e  logse  ;  e  vari  gradi  di 
modestia  e  di  economia  secondo 
i  vari  usi .  Le  scuole  per  i  fan- 
ciulli non  saranno  come  le  Acca- 
demie delle  scienze. 
'  I  Granai ,  gli  Ospedali  ec.  non 
ricercano  che  semplicità  e  net- 
tezza. I  Teatri  sì  che  voglion 
tutte  le  grazie  dell' Architettu^ 
ra.  Il  Palazzo  della  città  esige 
sontuosità  conveniente  alla  cit- 
tà. E  il  palazzo  della  giustizia, 
Ja  Basilica  richiede  pravità,  de- 
cenza, austerità. 

Se  gli  Artisti  interrogheranno 
la  natura  di  ciascun  monumen- 
to, sapranno  dargli  il  suo  pro- 
prio carattere ,  e  in  modo  che  ii 
f>opoIo  lo  riconosca  .  Se  il  popo- 
0  é  insensibile  ,  lo  è  per  colpa 
degli-  Artisti  che  confondon  tut- 
to ,  né  esprimon  niente  • 

3.  Forme  generali    e    partico^ 
l0ri  hanno  un  gran  rat>porto  coli- 
la 


CAR 

Ja.nstuk'a  de^ls  edifici.  La  forma 
de'  Tempi  antichi  non  fu  che 
quadrata  o  circolace  :  iòrma  sem- 
plice che  si  scuopre  tutta  all'in- 
gresso e  d'  ogni  parte  •  Le  nostre 
croci  rompo»  l' unità  y  e  più  la 
rompono  i  varj  curdini  ^  con  tanti 
cornicioni  «  e  eoa  tanti  fronto- 
ni .  I  tempi  non  han  d' aver 
niente  di  comune  colle  abita* 
zioni . 

I  Sepolcri  non  eran  che  pira- 
midi, né  potevan  avere,  che  for*- 
ma  piramidale ,  perchè  i  sepolcri 
nacquero  dal  metter  sul  morto 
terra  sopra  terra ,  e  pietre  sopra 
pietre  • 

Se  capita  un  saltimbanco,  su-i 
bito  i  curiosi  gli  fanno  un  se-* 
micircolo.  E'  questa  la  forma 
prescritta  ai  Teatri  .  Tutti  i 
Teatri  antichi  per  quanto  diver- 
sificassero in  grandezza,  in  prò» 
porzioni  ,  in  ornati ,  furon  tutti 
circolari  entro  e  fuori  »  A  dispet- 
to delia  ragione  e  degli  esempi 
niuno  de*  nostri  è  quel  che  deve 
essere ,  e  T  esterno  è  contrassen-* 
so ,  o  niente  . 

Le  case  non  debbon  avere  che 
forma  quadrangolare ,  come  la 
più  comoda  per  abitarvi  •  La 
convessità  è  antipatica,  par  che 
tispinga  lo  spettatore  .  Fin  che 
Ja  forma  dell'  uomo  non  muta  i, 
ie  forme  degl'  ingressi  e  delie  fi- 
nestre sono  stabilite  dalla  na* 
tura. 

.Tutte  le  forme  parziali  nelle 
fabbriche  sono  fònaate  su  le  con- 
venienze essenziali  e  proprie  di 
ciascuna  cosa ,  Dalla  cognizione , 
e  dair  applicazione  di  questi  rap- 
Dorti  risulta  il  carattere  proprio^ 
la  fisonomia  di  ciascun  edificio. 
•  4.  Il  genere  di  costruz,iot9e^  cioè 
r  uso  de'  materiali  contribuisce 
molto  ad  esprimere .  H   Carattere 


CAK  t55 

proprio  •  L'  arditezza  de'  colmi 
chc'  si  slanciano  in  aria ,  la  svel- 
tezza delle  volte,  la  giustatezza 
de 'soffitti,  gli  abbassamenti,  i 
contrasti ,  rendon  la  costruzione 
lignificante  ,  e  bea  significante 
se  è^  ben.  appropriata .     . 

Regola  generale  è v  che  la  gran* 
dezza  de' materiali  sia  proporzio^ 
nata  a  quella  degli  edifici ,  e  al 
loro  carattere  «..  Un  .  gran  monu* 
mento  sarà  caratterizzato  da  gran 
massi.  In  un'opera  consacrata 
all'immortalità,  non  vi  si  veg-* 
gfmo  giunture ,  ie  quali  fanno 
anticipatamente  calcolarne  la  di-» 
struzione  • 

La  rarità  ,  la  ricchezza ,  i  co'- 
|lori  diversi,  la  durezza  de'ma^ 
teriali  impiegati  dove  convengo** 
no  y.  risalteranno  la  fisonomia  spe« 
ciale  degli  edific; .  Dove  manca 
la  natura  i  supplisca  V  arte  col 
dare  alle  pietre  quel  rustico'  che 
non  hanno  • 

5.  La  Decora?:$one  è  il  mezzo^ 
più  efficace  per  imprimere  agli  e- 
difici  il  carattere  proprio  ;  ed  è 
anche  il  più  efficace  per  confon-^ 
der  tutto,. e  per  non  date  alcun 
carattere  y  se  si  pcrdon  di  miva 
i  due  principi  seguenti  « 
•  L' uno  è  d'  impiegar  la  deco^ 
ratjofie  conveniente  in  ragion 
Mia  qualità  degli  edifcf .  De* 
corazione  è  ricchezza  \  ricchezza 
rappresenta  potenza  ,  grandezza  \ 
forza, maestà  ^  Quali  %^\Syc\  dun- 
que richiedon-  decorazione  ì  e 
quanta  ?  e  come  ?  e  dove  ? 

L'altro  princioio  è  che  la  de- 
corazione   sia    ci'  un    significato- 
preciso  9    6   chiaramente  ìntelli»- 
gihile  .  Se  ella  è  un  gergo,  farà 
rabbia .   .  .      , 

Con  questi  princip)  si  dia  un' 
occhiata  alle  decorazioni ,  agli 
ornaci    tmtti  dall'  accchitettura  , 

dal« 


^       «5^  CAR 

jSalia  scultura  9  dalla  pittura^  liu^ 
piegati  fuori  e  dentro  negli  edi- 
.he).  Da  per  tutto. ghirlande,  e 
in  perpetuo  festoni ,  cartocci , 
concniglie,  patere,  genj,  carcas* 
si ,  frecce  5  maschere  ,  mascheroni , 
fulmini ,  raggi ,  trofei  9  mitre , 
pastorali ,  animali  ;  pitture  su 
volte  aitiflìme  ,  sculture  in  di- 
stanze lontanissime  ec^  tutti  sì 
fatti  ornamenti  dicono  chiaro 
fhe  i'  artista  non  sa  che<  cosa  sia 
.decorazione.  II  popolo  poi  in* 
sensibile  .a  cjuesta  profusione  di 
oziose  insignificanze  ha  per  futi* 
~^  ie  la  decorazione  e  i  decoratori . 
6,  Gli  Attributi  vanno  tratta- 
ti ^llo  ^t^'ao  discernimento  del- 
la decorazione.  E  che  attributi 
sono  sfingi  in  fontana,   lioni  in 

frondaja,  eccoli  in  ringhiera  ì 
.'attributo  ha  da  esser  signifi* 
.cante,  ma  sarà  insulso  se  1  edi* 
^cio  non  ha  il  suo  c^r^rr^re/^ro^ 
^r/o  •  Le  iscrizioni  sopra  edifici 
^  insignificanti  soa  come  quelle 
;  leggende  che  si  facevan  uscire 
dalla  bpcca  di  quelle  pitture  eh' 
eran  móstri  di  pittura  . 

Se.  qu^^ti    principi r  son  veri, 
.  «vere   saranno    le:  inconseguenze 
.  che  da  lungo  tempo  si  sono   ac» 
cumulate, su   T  Architettura  Mo- 
derna*   Manifesta  èia  gran  di- 
sparità d'impressione  fra  le  ope- 
.  .re. antiche  e  le  ttioderne  ,  benché 
entrambe  formate  d' elementi  con«> 
.  cimili  .     II  difetto  di  carattere  è 
^'.uda.  malattia  occulta  che  attacca 
tutti  gli  e<{ifici..   pi    morbo  sì 
4»fU(to.  noin.si   è  mai  rintracciata 
.  ila  Causa >  e  molto  meno  il  rime-^ 
dio..  Scoperta  finalmente   la  ca- 
.gion^j   À.  sperabile  un  pceserva* 

'     CARBONE.  I  Romani  lo  im- 

piejgavano  ne' fondamenti  de' luo* 

,  ^hi  umidi  9  negU intervalli  de' pa« 


CAR 

il  btixftóliti  d'alno,  o  di  qner« 
eia  ,  o  di  olivo .  Il  carbone  è 
quasi  indistruttibile  ,  perchè  non 
Assorbisce  umido.  Era  quello  un 
buon  uso  degno  d' imitazione . 
Impiegavan  anche  cenere  impa- 
stata con^alce  i  e  con  sabbia  per 
i  pavimenti.  Vi  sarebbero  altre 
sostanze  da-  impiegarsi  colla  cake 
o  co'  cementi . 

CARBURI  C  Conte  Marino') 
da  Cefalonia  trasportò  nel  1769 
a  Pietrobur^  un  masso  di  granii» 
to  di  tre.  milioni  di  libbre^  1' 
unico  granito  in  que' paesi,  e  si 
trovò  .sprofondato  per  25  piedi 
entro  un  pantano,  lungi  5  mi- 
glia dal  fiume  Nerva,  e  14  da 
Pietrobucg .  Fu  trovata  a  propa> 
sito  per  servire  dì  basamento  aN 
la  statua  equestre  in  bronzo  del 
Czar  Pietro ,  che  la  scultore  Ffjl- 
conet  non  voleva  sopra  un  pie- 
destallo, dove  naturalmente  un 
cavallo  non  può  stare;  malavo^ 
leva  su  d'  uno  scoglio ,  su  cui  il 
suo  Eroe  galoppando  si  arresti 
alla  vista  d'un  serpente  orrendo  « 
e  sormonti  ogni  ostacolo  per  la 
felicità  di  tutte  le  Russie  .  Il 
pensiero  bizzarro  dell'artista  fu 
secondato  da  Caterina  II  la  sor* 
prendente  i  Sorprendente  il  Car- 
buri in  meccanica  .  Egli  non 
volle  che  i(  suo  sasso  andasse  sa 
curii,  che  fanno  un  attrito  da 
spezzare  le  più  forti  gomene  •  La 
fa  andare  su  palle  composte  di 
rame ,  di  stagno  ,  e  di  calamina, 
ie  quali  rotolavano  col  gran  ca-* 
xico  su  d' una  specie  di  barca 
lunga  jr8o  piedi  e  larga  66.  Due 
tamouri  in  cima  dei  sasso  suona- 
,van  la  marcia  ,  mentre  cammina- 
va  40  scarnellini  lo  lavoravano 
|>er  dargli  la  forma  proposta  v  1» 
fucina,  che  era  nel  suo  mezzo ^ 
«ra .  sempre .  àn .  opera  ;  molti  no« 

mi- 


CAR 

mìni  V*  eran  anphe  strascinati  sn 
le  stuore  per  tenere  in  giusta  di- 
fi  tanz^i  le  palle ,   le  quali  non  e- 
ran  che  30  del  diametro  di  5  pol- 
lici. La  montagna  camminairasu 
le  uova  ,    tirata  da  4  argani,    e 
talvolta  da  2 ,  mosso  ciascuno  da 
32  uomini  ;  si  alzava  e  si  abbas- 
sava sopra  viti    per  toglierle  il 
radìertf ,   e  metterlene   sotto  un 
altro.  Quando  la  strada  era  pia- 
na faceva   60   piedi  V  ora .     A 
tanto  spettacolo    intervennfc    la 
Corte,   e   il  Principe  Enrico  di 
Prussia . ,  Ma  il  Meccanico  sem- 
pre ammalato  in  quelP  aria  palu- 
stre, e  sempre  indefissso  a  rego- 
lar la  marcia  .  In  6  settimane  si 
giunse  felicemente  al  fiume  .    S' 
imbarca  :    la    barca    s' incurva  ; 
Carburi  la  raddrizza  ^    e  lo  sco- 
glio è  nella  piazza  di  Pietroburg 
in  onore  di  Pietro ,  di  Falconet , 
di   Carburi ,   e   di  Caterina ,  la 
flu^le  è  tra  gli  uomini    illustri. 
La  spesa  per  questo  trasporto  fu 
di  70  mila  rubli:   ma  i  materia- 
li rimasti  valevan  40  mille .  Gli 
ostacoli  superati  onorano  l'inten- 
dimento umano .    La  sola  natura 
fa  talvolta  un  Meccanico  ,   com* 
ella  fa  uq  Sovrano,  un  Genera- 
le, un, Pittore,  un  Filòsofo.  In 
egnj .  temjK)  e  in    o^ni  '  da\'c  si 
fion  operati  de' miracoli   di  Mec- 
canica. Ma  degli  anticbf^ non  se 
ne. ha  alcuna  c&crizionc','  nem- 
meno  ne'  loro   poeti   esagerato- 
ri •    E\  da   osservarsi  in  questa 
operazione ,   che    la  pagha  e  il 
musco  posti  sQtto   il  sasso,   di- 
vennero per  la  compressione  una 
materia  si  compatta  che  reggeva 
alle  palle  di  moschetto  sparato  da 
vicino .  Onde  colla  con^rcssione 
in solid ite  màt^ie  fragili  -si  pes- 
.  pan  usare  al  bisogno. 

CARIATIDI  statue  mnliebii 


ÈAR  SJ7 

impiegate  come  colonire  per  sKh 
sten^r  edificj . 

I  Greci  arrabbiati  centro  il 
popolo  di  Caria  che  si  era  unito 
co^ Persiani,  dopo  averlo  soggio» 
•^atQ  ne  trasportarono  in  Atene 
m  ischiavitù  fin  le  donne,  e  a 
perpetua  memoria  del  loro  trion- 
fo te  effigiarono  in  statue  con- 
dannate a  gemere  sotto  il  pese 
dtìle  fabbriche. 

Consimil  origine  ebbero  le  sta*- 
tue  virili,    Persi  ^  AtUnti  ^  Ey* 
coli ,  Telamoni ,    usate  allo  stes-^ 
so  eggetto  2   e  denominate   tutte 
Cariatidi .  '  ' 

<jli  antichi ,  Indiani  ,    Persia- 
ni, Egiz),  Greci ,  Romani,  h* 
.rabi,  han  tìittì  adoperato  Cariai 
ti  di  ne'  loro  edifici  più  sontuosi . 
•  Se  ne  veggono  ancora,  in  Atene 
nel  tempio  di  Minerva  Poliade  • 
.In  Roma  il. Panteon  ne  avea  del- 
le superbe  nel  suo  attico  • 

I  moderhi  ne  hanno  fatta  prò* 
.fusione,  e  vi  hanno  aggiunto  gè* 
n\  alati,   e  angeli  aerei   per  so^ 
stener  in  aria  archivolti  immen-^ 
si.    Non  ancor  contenti   hanno 
fantasticato  erme,  grifoni ,  'e  o*- 
<gni  specie  di  bestialità  per  sotto*- 
porle  ad. altari,  ad  obelischi,   a 
r  candelabri ,  a  vasi ,  ad  utensili  e 
a  mobili  d'ogni    fatta.    La  .vo^ 
.  glia  d' ornare  ha  fatto  delirare . 
Le. Cariatidi    in   Architettura 
sono  licenze  che   gli   antichi  si 
.  presero^  ^er  motivi  politici .    Noi 
non  abbiamo,  né  dobbiampiò  a> 
vere  qv^:' motivi ,  eh'  erano  vera- 
mente barbari,  dunque  non  dob- 
biamo impiegare  immagini  di- uo- 
mini ,  e  morto  meno  al  donne  a 
sostener  atchitravi  e  volte. 

£'  vero  che  quelle  statue  sofuò 
di  marmo  o  ài  bronzo  capaci  ida 
far  r  ufficio  ^  di  •  coipnne  .  Ma 
dacché  sqqo  sfatue.lwwda  iàrt 


4Ìst  statue  t  né  sì  possono  fare  stà- 
tue che  per  rappresentar  ogget- 
iti  come  in  natura  esìstono  , 
senza  mai  offendere  h  verìsimi- 
glianza  .  £'  tanto  irragionevole 
impiegare  statue  per  colonne ,  co- 
me colonne  per  statue . 

Dunque  le  Céri  ut  idi  di  qua- 
J^n^pe  specie,  e  Angeli,  e  Ge- 
49) ,  e  bestie  j  e  fiori ,  e  alberi ,  e 
frutti,  stieno  dove  e  come  ri-< 
•chiede  la  convenienza  ^  Allora 
«aranno  ornamenti  veri ,  e  non 
^ravaganze  ributtanti. 

CARICATO  è  un  prodotte»  e- 
sagerato  dell'Artista,  il  quale  e- 
«agcrA  e  carica  Te  ^ue  opere  o  pef 
negligenza  o  per  pretensione  di 
•comparir  dotto  fieilà  parte  ana- 
tomica esagerando  muscoli  ,  arti*' 
colazioni ,  movimenti ,  espressio- 
ni ec- 

•  Chiunque  parla  ,  scrive,  o  a-* 
gisce  con  pretensione ,  fa  parada 
•ai  tutto  ,  e  divieu'  caricato  » 
'  La  semplicità  ^  V  eleganza  ^  la. 
correzione  escludon  il  troppo ,  il 
caricato  « 

Non  è  permesso^  caticare  che 
nelle  opere  che  si  hanno  da  ve- 
dere da  lungi .  Questo  vi'en  re- 
golato dalla  Prospettiva '• 

Ma  per>  non  caricare  ,  bisogna 
«sser  non  caricato  4  li  male  sta 
nella  natura  dell'  Artista  ^  Chi  è 
d'nna  ovsànizzazidne  molto  sen- 
sitiva y  di  in  esagerazione  ;  e  chi 
è  poco  sensibile  diminuisce .  II 
pnino  dunque  carica  in  più,  il 
«econdo  in  meno  «  Sono  rari  qucK* 
li  che  stanno  -  neir  esattezza  ^ 
Quafrte  idee  passano  la  misttm 
imposi*  dalla  rasione  ?'  L%  natH-» 
ra  imperfetta ,  I'  educazione  per 
-lo  pia  irragionevole  y  J^  ignoran- 
za y  le  pretensioni  proiducoit  V  ine- 
sattezza )  fccitttao  M  abitdamy  à 
^soficànm  tuttat'  etile  *ffcfeio- 


CAR 

ni '^  né' discorsi,  nelle  espressio- 
ni ,  nelle  opere  4  Ma  tutti  siamo 
carichi  in  più  o  in  meno ,  dun- 
que indulgenza  ^  Per  gli  Artisti 
perÀ  non  indulgenza  plenaria  :  e- 
glino  hanno  regole  fisse  per  l'e- 
sattezza .  , 

CARICATUftA  è  un  carica 
di  ridicolezze  ne'  tratti  ,  nelle 
proporzioni  ,  nelle  forme  d' un 
soggetto  i  per  metterlo  in  deri- 
sione .  E'  un*  imitazione  burle- 
sca ,  ironica  ,  e  talvolta  satiri- 
ca- 

L'uomo  vuol  ridere ,  e  chi  è 
gajo  ne'  trova  il  motivo  dovun- 
que vede  eccesso  o  difetto.  Met- 
te perciò  in  ridicolo  la  serietà 
portata  al  pedantesco,  le  affetta- 
zioni nel  contegno,  ne*  tratti  , 
negli  aocOnciamenti  i  e  le  azioni 
contrarie  alle  convenienze  *  Quin- 
di r  Artista  gioviale  effigia  ca" 
ricature  coir  esagerare  le  forme 
e  i  caratteri  di  differenti  fisono- 
mie  di  uomini  fin  a  renderli  ras- 
somiglianti a  maschere  e  a  bestie. 

La  caricatura  ,  come  la  Com- 
media, nOn  dice  all'uomo:  tu 
sei  cori  ;  ma  ecco  come  tu  affetti 
d*  essere  s  Tali  sono  le  caricature 
del  eelebre  Hogart,  ilc[ualecoir 
esagerare  i  caratteri ,  gli  usi ,  e  i 
costumi  de'  suoi f  compatrioti ,  cer- 
cò di  correggerli.  Allora  la  ctfr/- 
catura  è  uno  specchio  che  ingros- 
sa i  tratti ,  e  rende  le  forme  più 
sensibili.  Non  deve  però  e^er 
una  satira  petsònale  ,  che  faccia 
sangue  ,  o  avveleni  .  7 

È*  utile  abbozzai  ne*  tacdui^i  ìc 
cose  pii^  sensibili  che  passano  sot- 
to gli  occhi  ^  come  notare  le  os- 
servazioni fìsiche  e  morali .  Léo- 
nard)» da  Vinci ,  che  ha  dato 
^questo  consiglio  5  lo  ha  eseguito. 
Si  fatte  cose  son  destinate  a  re- 
star segrete»  Ma  le  cari<fatut«  di 

Leo- 


Xeonardo'dA  Vinci  A   sono  Tese* 
pubbliche  .  ' 

GiocarcHi  degli  Artisti ,  conK 
'i  grotteschi ,  nanno  Je  caricatu^ 
re  qualche  sorte  di  merito ,  se 
sono  fatte  con  proiiitezza  e  con 
^ueJla  sagaci tà  fina  che  sa  co* 
gliere  T  espressioni  risibili  de'ca-* 
tatteri  .         ^ 

Un  viso  di  marmo  africano  sot^ 
to   un    cappuccio   fratesco  ;    un 
•inentone  aj/ungatissimo-  con   un' 
aria  che  dà    aila   balordaggine  ; 
un  altro  mentone  ripiegato,   na- 
so aquilino ,  bocca  sfondata  e  sa- 
liente agli  angoli ,    dà  un  comi- 
co ài  riso  sardonico  «  Tratti  stiz- 
zosi, caustici,  arrabbiati,  decla- 
manti •    Teste   quali  col    tempo 
-modella    V  infingardaggine  delV 
oci.oso ,    la  grassezza  del  goloso  ^ 
'la  lussuria  del  mondano ,  la  vita 
vegetativa  del  cenobita',  la  spen- 
sieratezza del   ricco,   la  dabbe- 
naggine del  semplice  ,    il  disde- 
gno deli' orgoglioso,,   la  sguaja-, 
taggine  del  falso  talento,  la  con- 
tentezza  <feJr  amor  proprio  ,  la 
goffaggine  del  maleducato,  il  ri- 
so affettato  dclV  allocco  y  la  trista 
meditazione  del  malinconico  eC. 
Ognun  vede  quanto  sia  esteso  il 
genere  delle    caricature  y    e  quali 
ne  sieno  r  vantaggi    e  gP  incon- 
venienti . 

CARNAGIONE  è  un  oggetto 
de^^iù  importanti  e  de^piò  dif- 
ficili da  rappresentarsi  a  dovere , 
specialmente  quando  si  rappresen- 
tano uomini  vivi  . 

Le  carni  sono  suscettibili  d' 
un* infinità  di  degradazioni,  di 
finezze  di  toni ,.  di  passaggi ,  che 
esigono  grande  studio  della  na- 
tura y  e  grande  leggerezza  di  ma- 
no . 

L'Artista  osservatore  e  impe*^ 
gpato  a  dar  piaceri  esamii»  V  cfr 


CAR  ftf^ 

Uno  che  producoiio  le  Incidenza 
della  luce  sul  viso  d'una  donna., 
su  le  sue-  braccia  ,^u  le  mani  » 
sul  colio ,  sul  seno  ,  specialmen- 
te s'ella- è  bianca  v  se  la  $ua})el- 
le  è  fina,  trasparente ^  e  leggier- 
mente colorita  dal  '  sangue  che 
cuopre  il  tessuto  delicata. dell'  e- 
piderme . 

La  consistenza  ferma  »  morbida 
e  porosa,  di  cui  la  natura,  la 
primavera  dell'  età ,  la  salute  fre- 
giano una  giovane  bella,  modifi- 
ca la  luce  che  non  è  rimandata 
come  dalle  sostanze  dure  e  sca- 
brose ,  le  quali  resistono  più  all' 
incidenza  de' raggi  ^  o  ne  assorbi- 
scono troppo . 

La  carne  dolce  ed    elastica  la- 
scia penetrare  per  li  suoi  pori  im- 
percettibili una  parte  di  luce   fin 
al  primo  strato  della  pelle  ;  don- 
de riflessa  con  dolcezza  eccita  a- 
glt  sguardi  vivezza ,  e  voluttà  • 
Anche  le  curvature  insensibili  del- 
la carne 9  e  la   sua  trasparenza, 
lasciano  scuoprir  le  vene ,   span- 
dono su  le  mezze  tinte  o  su'  mes- 
zi  lumi  gradazioni  leggiere  dì  tur- 
chino, e  conducono  per  dolci  sfu- 
mamenti  fin  ai  toni   pitlr  risplen»- 
denri  della  pelle  .    Sono  innut&e- 
rabili  i  toni  variati  delle   carni . 
Vi^  vogliono^  gli  occhi  i  più  fini 
e  i  piò  attenti  per  d is tingerli  •: 
vi  vuole  per  rapprcseniarh  un  ta- 
lento singolare ,.  e  un'organizB^a* 
zione  delicata  che  -sappia-  ammi- 
rare le  delicatezze  della  aatura  : 
grazie  che  la  natura  a  pochi  do-r 
na .  Le  donò  «  Tiziano^  a  Cor- 
reggio,  a  Guido  $  a  Ekmaenidbi* 
no,  a  Wandyck  y  e  a  pochi. air 

tri  r 

Ma  dove  gli  Artisti  Banna  da 
fare  studj  sì  interessanti?    Ntlku 
natura  «  e  nella  bella  »|tnra'«.  Ma 
U  bdla  natura*  non  è  jo .  tutti  i 

.      di- 


i6ù  CAR 

«limi  ;  ^:^ciò  le  Belle  Arri  non 
sono  per  tutte  Je  •  Nazioni . 

CART  (P/>rw)-si  distinse 
nclP  Architettura,  c-ndLxj97  ^«*>- 
bricò  sul  Buyat  Penitz  il  famoso 
'-Ponte  di  pietra  in  Norimberga 
6i}a  patria*  Esso  ponte  è  d'un 
»«>]a  arco  ,  lungo  97'piedi  9  largo 
50 ,  e  ^to  13  . 

CASALI  (.Frs  Gio.  UincmKo') 
Fiorentino  Frate  dell'Ordine  ds* 
-Servi  di  Marta  m.  x$9S.  L'aitar 
maggiore  de'  Serviti    in  Lucca  è 
tutta  opera  sna  per  1'  architcttu- 
*  ra  e  per  le  statue .  i  Fu  chiamato 
a  Napoli  dal  Viceré  Duca  di  0$; 
-  suna  per . prosciugar  alcuni  stagni 
intorno  a  Capua ,  e  per  farvi  de' 
'pozzi  in  beneficio   pubbiiooL  .    Il 
Frate  riuscì  felicemente  in  quel)' 
impresa  più  importante  che  alw 
colonne  e  statue.  Egli  costruì  in 
Napoli  Ja  Darsena  9  e  un  ricìato 
)er  \z  Cavallerizza  al  lar^o.  dei- 
o  Spirito' Santo  .    Passò  uidi  in 
Jspa^na  )   ed.  ebbe  l'incombenza 
•<H  risarcire: le  Fortezze  di. Porto- 
gallo ;•  ma'  in  ^ella  commissione 
-se  he  morì  w  * 

.     CASE  D^  CAMPAGNA,    La 
xam|»gna  ha  fatte  le  città,  e  le 
•citta  disfanno  la  ca^npàgna  e  gli 
.  uòmini .  Infelici  que'  cittadini  che 
non  vanno   spesso,  a  ricrearsi  in 
campagna  .  Perciò  le  nazioni  piÀ 
•colte  sempce  e  da  per  tutto  featn* 
■ao  in  campagna  fabbricate- case  • 
•Come  foescro  costruite;  quelle  di 
:  Grecia  ci  è  ignoto  .Si  sa  che  ve 
n^^erano  tante  che  l'  Atticat  s^- 
«  brava  una  gran    città 'divisa  in 
-bocchi ^  i  quali  divijdevansi  in 
'Case  sparse  per  tutta  J^cAo^pagna 
ftaturalmente   sterile  ^    ma    resa 
.•&t«ik4daHa  industria  1  Atene  era 
'  cotiie  ht  piazza  dove,  si  con^cutia*- 
:fà  l'Attica. 
.    I  priai  Romani  mm*  aadavmiQ 


I 


CAS 

daUa  città  in  campagna:- vi veano 
in   campagna  ,   e  vi  lavoravano  : 
«.non  andavano  in    città   che    per 
.gli  a^ari  della  loro  cosa  pubh^t^ 
,ca .  Corrotto  il  costume  andavano 
in. campagna  p^r  no^ . P^^t^efarsi 
,in  citta  y  .ma  vi  strascinavano  la 
.vanità  del  lussa.  N<jh  cran  con- 
lenti della  magnificenza,  volevaa 
j]uelle  loro  case  d*  (ma-  sontuosi- 
tà regia ,  e  ciascuno  ne  Voleva  in 
og|ai  cantone  di  varia    amenità  ^^ 
Cicerone  tutto  uomo  nuovo  e  fi- 
losofo e  chiacchierone,    ne   avea 
un.pajp  di  dozzine,  e  tutte  pom- 
.po^e .  La  st^a  prediletta  era  l' jir- 
pinati  ptosjìjma    ad   Arpino   sua 
patria,   e  precis^miente   ajr Isola 
diSora^  do^e  ^  ora  la  chiesa  de* 
'  DotfDetiicani  fabbricata  d^lle.  rui- 
ne  Ciceroniane.' 

Chi  vuol  av«re  qualche  idea 
delle  case  di  campagna  degli  an- 
tichi Romani ,  legga  le  due  lettere 
ài  Plinio  il  Giovane ,  in  una  delle 
quali  egli  descrive  la  sua  casa  su' 
monti  di  Toscana,  e  i^ell' altra 
quella  in  LayreAtò  presìo  ad  Di- 
stia. 

La  cas9 ,  che  Plinio  avea  in  To- 
scana, era  in  aria  salubre,  e  si- 
tuata; si.  vantaggios'aDaefi  Ce  che  i 
-  contorni  le  formavano  un  anfi tea,- 
.tro  imn^nso  .  Una  vsistfk  pianura 
era  cfrcondara  da  monti  coronati 
itt'-cima  da  capanne,  e  da  foreste 
.piane  di  Cacciagione»  La  secon*» 
da  regione  sul  pefidio  de' mónti 
era  di  boschi  cedui  frammisti  da 
colline  fertili .    Piì^  in*  giù  vigne 

C lunghe  costr  bordate  da  ar- 
i ,  e  ènaimei^te  canapi  e  prate-* 
rie  intersecate  da  rìvoli  e;  dal  Te^ 
vere  termi navan  P  jórizzo'atc  •  Il 
cojpo  d' ccchio  vi  godeva  belle 
scene .  La  casa  era  preceduta  d^ 
un  j^frip  y  da  un  vestibolo ,  da  un 
^m^ticO|  da  un  parterre  in  j>eiidiq 

^  *  COR 


CAS 

<soti  bunt  tagliati  in  varit  figucc 
di  bestie,  e  eoa  compartìtncnti 
di  acanto.  Al  dintorno  era  iin 
TÌale  cifcondato  dd  verdura  di- 
versaneàte  tagliata,  donde  si  pafr- 
i(ava  ad  Ha  passeggio  coperto  in 
forma  di  circo,  nel  di  cui  mez- 
20  eran  arliiuti  eoafonnati  in  cen- 
to figure  diverse,  lì  tutto  era 
rìcinco  da  muri  rivestiti  gradata- 
menfje  e  per  intervalli  da  una  pa- 
UzzaU  di  busso .  Indi  ia  natura 
offriva  prati,  campi  frammisti 
con  orti  e  con  giardini  prodotti 
dall'  arte .  Dal  portico  si  entrava 
in  un  salone  per  festa ,  d*  onde 
ai  vedevan  da  una  parte  i  campi , 
fi  daìV  altra  i  parterri .  Veniva 
indi  un  appartamento  intorno  ad 
iin  cortiletto  ornato  di  quattro 
platani  e  d'una  ipotana  in  mec- 
Z0:  r  appartamento  consisteva  in 
una  camara  da  letto,  in  una  sala 
per  conversazione  y  in  un  porti- 
co, e  in  un  gabinetto  dijiinto  a 
fagliami  rcon  uccelli  di  varj  colo- 
ri ,  e  col  zoccolo  di  marmo,  e  in 
mc2^  con .  una  fontana  di  più 
zampilli..  Da  un  altro  lato  era 
un  altro  .appartamento  con  galle- 
ria sopra,,,  con  sala  per  mangiare , 
e  con  grotteschi  ai  di  sotto .  Per 
r  inverno  era  un  altro  appartar 
manto  esposto  al  meriggio,  .che 
dalie  finestre  godeva  belle  v^»- 
te  c|i  praterie,- di  parterri,  e  di 
un  canale  d' acqua  che  si  preci- 
pitava •  Qui  era  il  bagno  con  ca- 
oiera  per  spogliarsi  -  grande  e  ga* 
^a,  con  sopra  il  giuocp  a  palla  , 
indi  una  camera  Tresca  con  una 
yasta  bagnarola  di  marmo  nero  9- 
€  più  giù  un  bacino  per  il  bagno 
^do  ^  poi  la  camera  temperata  , 
da^  cui  per  una  scala  si  scendeva 
#4  una  galleria  sottsirranea,  e  a 
tre.  gabinetti  con  una  camera  . 
(^U($ta  era  la  facciata  ,  mrf  (cdula 


CAS 


/ 


tòt 


da  lungi  da  uà  ippodromo  pian- 
tato di  platani ,  di  cipressi ,  e  di 
4?arj  arbusti ,  eoa  un  pergolato  in 
fendo  sostenuto  da  quattro  colon- 
ne di  marmo,  che  formavano  u- 
na  sala  campestre  con  tavole  e  se- 
dili di  marmo  bianco,  da^qii^ 
uscivan  giuochi  d' acqua ,  vche  an- 
dava in  una  fontana . .  Quando  si 
mangrava  in  questa  «aia,  campe- 
stre, ie^  vivande  si  manda van  per 
acqua  in  i>iatti  effigiati  a  Ittrche 
e  ad  ueèelli  acquatici.  Incontro 
erano  varj  gabinetti  di  v.erzura, 
tutti  con  belle  yistt^  e  con  di- 
versità di  fonti ,  di  j-uscelli  ser- 
peggianti, che  servivan  poi  per 
irrigare  prati  o  otti  • 

L'altra  casa  di  Plinio  nel  Laii* 
»ntino  presso  ad  Ostia  era  su  le 
sponde  del  ^lare,  e  dove  è  ora 
Castelfusano  in  un  sito  che  tut- 
tavia si  chiama  Plia/ana  .  Quan- 
do quel  luogo  era  di  Sacchetti  , 
vi  tu  scavato  nel  priticipio  di 
questo  secolo ,  e  da  que  ruderi 
ne  fu  ricavata  la  pianta 4.  che  non 
si  sa  più  dove"  sj» .  IJ  buon  me- 
dico Lancisi  ne  parla»  Vi  fu  an- 
che rjscavato  posteriormente,-  ma 
alla  barbara  ,  distruggeiido^  sem- 
pre quelle  tuine^  dalle  quali  tutf 
tavia  si  potrebbe  ritrarre' qualche 
giusto  .  disegno  del  piantato  .di 
quella  villa .  E  n^n  si  fa  •  Ver- 
gogna !  LftcasaeraspazieBa  e  co- 
moda .  ^PrecedevA  un  atrio  circo- 
lare difeso  da  vetri  coserò  il  v^- 
to«  Seguiva  uikgran  ciortileìiaDe^ 
grò  ,  iftdif  una  sala  per  fi»ic::  ài 
suo  aspetto  era  sui  ma»)  -mao- 
^qì  4U»  porta  e^ogni  fioesffa;  of- 
frivamo scene  diverse  <  Dtt-  un 
canto  di  essa^sala  eran  di«Baa«e» 
re  • .  DsdV  altra  uà  gabànette-.  ro- 
tondo pK;r  libreria ,  e  otmere  da 
dormire  con  un  andito-*  SOttem** 
n^».^*  M^  t^Bfy^^  fuM>  pei   ri- 

t  scal«- 


i6z  CAS 

scaldarle  .Al  di  sopra  erati  le  a- 
bitazionr  per  i  senri.  L^altr'ak 
avea  cinque  camere.  Indi  il  ba« 
gno  colle  solite  stanze,  e  coil 
tutti  i  comodi .  Seguiva  altro  <$a- 
inerone  per  n  giuoco  dì  palla  . 
A  un  angolo  si  alzàvar  una  torre 
con  due  càmere  »  pian  terreno  , 
con  due  altre  in  mezza ,  e  con 
uiia  sàia  sopra  .  All^  altro  angolo 
un'  àltfà  torre  con  altre  camere  , 
Tf  Con  ^rahaja  ^  Viafr ,  parferri  , 
orti,  Riardi  ni  eran  dintorno  all' 
abitazione .  Ma  quél  che  v*  era 
di  j)iù^  Caro  era  un  casinetto  di 
ri  tiro»  disegnata  da  Plinio  stesso: 
consisteva  in  due  camere  con  un 
gabinetto,  in  una  camera  da  dor« 
mire  con  una  stufa,  sotto  y  e  in 
due  affre  càmere  .  Le  vedute  v' 
erano  alterar  d' incanto ,  perchè 
ttitra  Quella  spiaggia  e  campagna 
età  abitata;  ora  e  deserta  e  mor- 
bifera »■'.■' 

Su-  le  due  lettere  di  Plinio  af- 
cuni  architetti,  fra'  qiiàli  Sca- 
tnozzr  y  è  Felibien  ^  hanno  fatti 
cHségnl  di  queste  due  sue  case  di 
Campagna  ^  e  són  riusciti  ben 
diifferenti  frat' loro  •  E  che  impor- 
ta ar  noi  moderni  delle  case  de- 
flì  antichi  ?  Noi  nòli  abbiamo  né 
loto  costumi,  né  le  loro  manie- 
re. Le  nostre  abitazioni  han  da 
essere  convenienti  ai-  nostro  nio*^ 
yò  di  vivere .'  NOn  basta .  Han 
da  esser  dirètte  dallàr  '  ragione  ^ 
La  ràgfóne  esige  da  per  tutto ,  i. 
^htiaziióiie  salubre  e  dilettevole , 
2,  distrtéu^tone  comoda ,  j.  e  de- 
corazione conveniente .  HlrschfèW 
ha  trattato'  bene  auesta  teoria, 
di  cui  si  fa  qui  V  estratto  se* 
guènte^ 

T*  Lff  sfttts^tofge  esige  due  qua- 
lità essenziali  y  salubrità  y  e  amt'- 

nm. 

Sitò'  sttMre  e  cielo  sereno  > 


CAS 

«fonqut  non  marassi,  non  stagni i' 
non  fondi,  né  boschi y  aé  vici* 
nanea  di  città  popolata,,  le  di  cui 
esalasfioni  infettano  ì  contorni  * 
Questo  è  evidente  *  Perchè  dun- 
que tante  case  di  campagna  si 
veggon  situate  al  rovescia  di  que» 
stai  evidenza?  Pejggio.  Siti  natur 
Talmente  sani  sr  sono  dall'ar- 
te guastati  coB>  boscbr  artefat* 
ti,,  e  con  circondar  gli  ed^cj  di 
coloro  che  si  diooi»  grandi  eoa 
fossi  d'  acqua  stagnante  ^  Tanta 
è  r  irragionevoiezza  dì  questa  raz- 
za di  gente  ì 

Dopo  il  salubre  conviieir  cerca- 
re i' ii/7iefi/Vi  «  B  perchè  si  esce 
dalle  prigioni  cittadinesche?  La 
natura  o#re  yìste  che  innamora- 
no, miste  dì  montagne y  di  col- 
li,  di  pianure,  dì  valli»  dì  pra-; 
ti  ,  di:  foreste ,  di  piantagioni  ^ 
dì  lagni  f  dì  fiumi,  di  mare.  L* 
arte  sa  sceglierle,  e  anche  abbel* 
lirle  col  situare  Tedifìcio  da  go- 
derne varietà  di  vedute  d'ogni 
genere- 

Per  aver  questo  godimento  o* 
gni  casa  dì  cam|iagna  vuol  esser 
situata  in  qualche  eminenz-a  .  Co- 
si ella  godey  e  sì  fa  goderei  do« 
mina,  e  invita  a  sé  anche  chi  la 
vede  da  lungi . 

a-  La  distri  Bustone  necessaria 
ad  una  casa  di  campagna  deve 
cominciare  dal  suo  dintorno  *  U 
arte  spogliata  d'  ogni  apparenza 
di  sforzo  e  di  ricercatezza  vi  ha 
a  dt^orre  gif  accessi  comodi  e 
vistosi^  E'  della  più  grande  im* 
portanza  che  la  strada  conducen- 
te talla  casa  sia,  se  non  bella  y  ai^ 
meno'  buona .  Buoni  cittadini  sa- 
ranno quelli  che  impiegheranno 
parte  &ile  loro  fortune  alia  co- 
struzione e  al  mantenimento  del- 
le strade ,  e  delle  stradelle .  Ri- 
crea una  buoDa  strada  che  poul 

al 


jOAS 

fik  •Caamo  -  Avaati  a  questo,  sarà 

>  amp-  spiasizo  -  d' una  regolarità  cor-* 

'tispondiMiDe  dii'  edificio,    e  con 

3ua^che  abbeillmai(x)  opportuno 
i  verzura,  di  fontane,  di  sedi- 
li ^  idi  vasi ,  e  &ache  di  qualche 
«tatua*  In  Itishiiterra  si  esce 
Ispesso  da  un  paiaìzo  de'  più  son- 
.tuosi  per  passare  tutto  in  un  cqI- 
.po  in  un  cantone  selvaggio; .  Q.ue- 
«to  non  è  passaggio  4  e  preci|>i- 
zio  .  )La  natura  non  v^  a  salti , 
J'.uomo  ama  gradazioni  comode  9 
e  r  arte  deve  disporre  le.  comodi^ 
tà  in  una  .dolce  sueces^ipos  •  I 
contorni  d'una  casa  di  campa- 
gna debbono  essere  ridenti  ;.  dun- 
que son  irragionevoli  e  .insalubri 
46  que' ricinti  di  boscaglie  e  di 
cocchi  9  e  que'  muri  di  •  <;hiusure  , 
«he  tanto  si  um^o  in  Inghilterra 
e.in  Olanda  4 

ì  Non  è.  meno,  irragionevole  cir- 
condar r  abitazione  con  casupo- 
la rurali  1  con  stalle  >  con  rimes- 
.  se  9  come  si  pratica  in  Germania  • 
Tali  fabbriche  economiche  van- 
no distribuite  in  siti  opportuni  , 
che  laacian  da  lungi  una  bella 
vistay  e  non  incomodino  la  casa 
di  delizia* 

.  .  3^  La   4ec0ra9:fone  e  grandezza 
delle  case  di  delizia,  deve  essere 
•teiativa  alla  qualità   delle  perso- 
.  ne .  Ma  per  quanto  qualificati^i- 
mo  si  .voglia  fantasticar  ujo.  per- 
sonaggio «    quando  è  in  campa- 
gna  9  v'  è  per  riposare  nella  sem- 
'  plicifà  della  natura ,  e  si  ha  a  di- 
,  menticare  delle  pompe  cittadiae- 
.  «che  <  .Onde  le  più  grandi    case 
di.cklizia  non  saranno  mai  pala- 
gi «.  avuanno   bensì   un'  aria   di 
srandiosstà  e  di  elevazione  ;    il 
Jasto  e  il  lusso   non    hanno   che 
fare   col.  bello  e  col-  grandioso. 
Le  akre  poi  de*  particcuari  ricchi 
•«vraitfio  un'  aria  di  eleganza  &-di 


CAS  xót 

ieiicat^zzji .   E.  fin;^ente  le  cor 
^^fi^  iranno  decenti  e  gra4evo-  ^ 
li  9..  m^  modeste  ... 
.    Il  carattere  generale  e  proprip 
delle  case  di  campagi^a  é  la  $em- 
jilicità  unita  ad  uòìa  certa  legge- 
rezza., al  comodo  f  atl^  bellezza , 
^  ^llf)^  grazia .   Una  meschina  ca- 
panna in  mezzo  d^un  terrenq  io-^ 
codtp   non  fa   stupore,)  ma   \ina     ' 
J>rutta  casa  ai  ^amp^gna    in    un 
•pftesaggio  ridente,    ne  distrugge 
.r  efiètto  •   La  sua  decorazione  na 
da  corrisponder  ai.  sitp» 

La  decorazione  .  comincia  dalla 
, /orma  dell' edi^cip*  L^  forma  pìii 
semplice  è  ,la  circolare,  eia  qua- 
drata •  La  qugdr^ta  è  niii  conve- 
niente per  la  cpmpdita  della  4h 
.stribyzione  •  Se  un  quadrato  non 
t^sta,   invece  di  projlupgar  1  la- 
.  ti^  e  far  neir  interno  un  cortile 
chiuso  da  tut^e  le  quattro  pacti, 
come  chiostro  di  frati ,  visi.^g- 
giungano  su  la  facciata^  due  ale 
un  pò* più  basse  f    Farà  .un  bello 
,  spicco  9   specialmente  se  la  sim- 
inetria  e  l'euritmia  n0  fara^ino  II 
nrincipal  orq^menfo  .\   Qui  non 
,|i9n  luogo  né  .  colonne,  né  pilà-^ 
Stri,  né  frontespizi I  e, molto  me- 
no conchiglie ,  gl^irlancie  ^  e  scul- 
ture.  ^  V  i  convcngpno  bensì    de' 
,  portici  9   ne'  quali  j^i  possono  im- 
piegar   gli   ordini  secondo  il  c^-* 
.rattere  dell*  edificio ,  Questi  por- 
tici sono  suscettibili,  di|  $culture 
,  e  ii  pitture,,  ma  con  molta  so- 
brietà 9,  e  ^  adattate   alla    natura 
deir  abitazione  e  del  sito ,  Sopra 
i  portipi  possono  èssere  belle  log- 
ge con  ringhiere  eleganti .    An- 
che il  tetto  può  spiccare  con  tor- 
rette 9  con  logge ,  e  con  una  cq- 
pola.  ancora 9  se  il. corpo  di  mez- 
^0  è  circolare  o  poligono  • 

Le  decorazioni  che  si  aggiun- 
.go^q  alle  f^arti   fsj^ziaji  delle 
L    a  "     '     cà- 


/ 


1^4  CàS  $ 

case  di  delizia  h^nno  da  d4r  ri- 
salto alle  parti  essenziali*  e  non 
già  offuscarle .  Dunque  econo^ 
mia ,  e  giudizio  .'  Sempre  è,  me- 
glio pieno'  t:he  tro/ppo  ;  E  sem- 
jpre  secóndo  le  regole  più  sedere 
deila  convenienza .  K  qnal/:on- 
Tcnienza  nelle  ville  d'Italia,  e 
socialmente  cti  Roma ,  ripiene  di 
statue,  di  b^sti,  di  bassirilievi 
d*  c^ni  genere,  e  di  pittm-e,  che 
sen^Brànò  più  accademie  che  case 
campestri  ?  Anche  gì*  Inglesi  sì 
sono  Tiies^f  su  questo  tuono  . 

Se  i  Signori ,  e  i  Signori  a- 
inatori  amano  statue  nelle  loro 
delizie /,  ^  soddisfino  pure  ,  ma 
con  quelle  che  vi  convengono ,  e 
^ve  è  <iome  convengono  .  Pos- 
son  n\ai  convenirvi  Giovi ,  Plu- 
tòni.^ Plaéoni?  E  su  cornicioni , 
e  anniechiati-,  e  incastrati  ?  lì' 
buon  senso  sceglierà  le  scultifrer 
conveifrienti ,  e  le  adatterà' riè' sir 
ti  opportuni  .        '  '  '      ' 

Unià  casa  di  delizia  tiwò  essere 
jkbbelHtà-^tla.moltr  edfficj  distac- 
cati é'^àrti  pèt-"  la  vflia  w  Oltre 
le  sctìiScrir,  è;lè  ablifazioni  per  i 
famHihr;.,*vt^pOSsocfd  esser  de*ca- 
Sfiììi  perfer'cstieri'.  Alfrì  perii 
piacére  ;e-^'riTtllrtà'p  come  per 
la  danza  e  per 'la  musica ,  per  Io 
studiò,  pei*  H-^bàtfno,  per  Ja  cac- 
cia, ^erì' qècelfiera  ec  Questi 
piocolt  cdifS^  -  isdiaf i  trcfifeggòri 
sito  fresco  omb,roso,  e  una  pro- 
sftettiva^V^ftte  ,  e  la  vicinanza 
d^ upa  ìfcfr^rité  limpida  kàì quaK 
che  boiclfetfty.  Non  v*  è  sito, 
nohv^è  tifóne  che  neh  posSa 
ditéfrire  im  oggetto'  importante  . 
Ma  bisogna  evitare  la  soprabbort- 
datiza  di;^à!lrcasinr,  affinchè  non 
présentitib-im^  apparènza  di  cìttà^ 
t 'distraggano  la  solitudine  cam- 
l^eitfe,  ■-'.';' ■  ■    - 

Dove  sono 'molti  di  «x  Tattica- 


CAS 

s!h$ ,  ciascuno  va  distinto  nella 
diversità^  delie  forale ,  e  delle  ap« 
parenze  relative  al  suo  ^articolar 
destino  ,  Ma  si  deve  evitare  o%ni 
euritmia  e  uguaglianza  Ai  posi- 
zione fra  loro .  Ciascuno  faccia 
il  suo  insieme  isolato,  senza  di- 
pendenza cc%li  altri ,  e  domini 
nel  tìio  cantone  proprio ,  tosso- 
no bensì  concorrere  alla  ricchez«> 
za  d*  una  prospettiva,  e  ad  un 
legame  gradevole  co^li  oggetti 
circonvicini ,  senza  aflfèttazione  di 
euritmia  . 

Il  liramMfsehfar  peri  in  una 
stessa  prospettiva  un  obelisco  ^  e- 
^izio  ,  un  tempie  greco ,  un  mo- 
numento romano ,  una  torre  go- 
tica, un  padiglione  cinese  ec.  è 
una  immaginazione  disordinata 
dalla  manìa  d'ammucchiare  cose 
disparate  che  distruggono  la  senn 
plicità  campestre  .  Questa  strava- 
ganza da'  parchi  d' Inghilterra 
par  che  si  voglia  stendere  anche 
fn  Italia . 

•  NeVparchi  e  nelle  vìWe  si  pos- 
sono alzar  monumenti  in  memo- 
ria d^una  cosa  o  d'una  persona. 
Allora  r architettura  fa  l'ufficio 
di  statue ,  di  urne  ì  e  dì  altri  ser 
g'ni  di  rimembranza.  Così  in  In- 
ghil^rra  nel  parco  di  Hagley  w^ 
no  edificj  irt  memoria  dì  Pojje  e 
di  Tómpson  ,  dove  que'poetf  an- 
davano'spesso .  L'espressione  di 
tali  monumenti  deve  essere  senza 
equivoci .  - 

Nienfe  di  più  ridicolo  de'  g«p- 
rogliliti  in  pittura .  Se  1'  edificio 
ipànda  d'  esprimer  il  Suo  caratte^ 
ré ,  tutti  gli  emblemi  non  vi  ri- 
medieranno  .  Se  T  espressione  del 
carattere  è  chiara,'  gli  emblemi 
sono  superflui  .  E  su  muri  dipini 
ger  fiori ,  prospettive ,  cascate ,'  :é 
più  intollerabile. 
*  CASINp  città  distratta  da  Téiw 

doK 


'      e- 


CAS 

clorito  presso  a  Monte'  Casino  in 
Tccra  di  Lavoro .  Vi  resta  intero 
un  tempio  C  ora  romitorio  dd 
Crocifisso  }  a  croce  greca  ,  liuv- 
SO  so  piedi  e  iar&o  ss  ^  tuèto  di 
gran  .pietre  di  taaiio  senza  cemen- 
to ,  alcune  lunghe  o  piedi ..  La 
volta  è  una  specie  di  cupola  con 
4  finestrine. 

Poco  lun&i  son  le  ruinè  d'un 
Anfiteatro  oella  circonferenza  di 
S20  piedi,  coir  arena- del  diame- 
tro di  200  4  Le  muraglie  son  al- 
te 57  •  Vi  sono  cinese  ingressi 
alti  26  e  larghi  13  piedi .  Vi  si 
veggono  ancora  le  carceri  per  le 
bestie  ,  e  gli  acquedotti  per  la 
naumachia  ,  La  costruzione  è  di 
gran  massi  di  pietre,  e  di  mat- 
toni. Al  di  sopra  sono  ancora 
mensoloni  traforati  per  mettervi 
Je  antenne  dell»  tenda  . 

Un  poco  pii^  in  su  sono  i  |>o* 
chi  avanzi  d'un  teatro  semicir- 
colare dtì  diametro  di  283 piedi, 
d!  una  costruzione  coiisimile  all' 
antecèdente . 

Vi  si^  veggono  ancora  degli  ac- 
quedotti sotterranei ,  de'  resti  d' 
antichi  edifici,  e  di  strade  a£i;ao-^ 
di  lastre  di  opeta^  ineerpé  td  so- 
lito uso  Romano. 

CASMENA  città  antica  diSn 
eli  la  ,  in  cui  non  resta  d' antico 
che  una  scaia  intagliata  nella  roe- 
cz  con  miraòil  esattezza  .  £'  al- 
ta 120  piedi ,   e  larga  ^^  .    Gli 

scalini  son  alti  7  pollici  ,  e  13 
larghi .  Era  più  lunga  ,  ma  si  è 
accorciata  col  tagliar  la  rocca  don- 
eie  cominciava. 

C  A  SSANDRO  Romano  ,  e 
fiorino  Francese  furono  i  due 
architetti  primari  delia  riedifica* 
ziooe  d'  AviJa  desolata  da'  Mori  ^ 
come  S^ovia  e  Salamanca .  Quel- 
la riedincazione  ordinata  dal  Re 


CAS  xtfs 

Alfonso    VI    s'    incominciò    nel 

^  1090  ,  e  vi  lavorarono  800  uo-* 
mini  <  ^. 

CASSE  •  cassétte  ,  urne  y.  sar- 
cofaghi ,  sono  state  ne'  bassi  tem- 
pi configurate  iù  chiesette  con 
porte  i  con  finestre  ,  con  campa- 
nili ,   e  con  altri  strambotti  go<>> 

.  tici .  Gli  argentieri ,  i  falegnami 
vi  si  sonp  sfogati.  Se  mai  unar» 
tista  si  lascia  condannare  a  con- 
simili arnesi,  non  dia  loro  altra 
forma  che  di  ufne  della  buona 
antichità ,  semplici  «  e  sqnza  zam- 
pe di  bestie. 

CASSETTONI  sofno  i  con»- 
partimenti  dtì  soffitto  ,  che  re- 
stano regolarmente   incavati   co^ 

"me  casse .  .    .     * 

.  La  loro  orieinié  viene  dalla  c^i- 
sposizigne  de  travi  .  I  travi  in 
un  soffitto,  sono  disposti  uguàjU 
mente , .  e  ugualmente  intersecati 
da  altri  travi  traversi,  co' quali 
s' incastrano ,  e  £>rmana  naturaf- 
mente  i  c»rftttom\  Questo  me- 
todo, usi  tato  molto  inftalia,.of> 
fre  una  bellezza  naturale  di  $of<< 
fitto ,  e  un  partito  di  decorazio- 
ne semplice.,  e  tanto  più  grade- 
vole dacché  nasce  dalla  necessità 
stessa  e  dalla  natura  delle  cose^. 
L' origine  de^  cassettoni  prescri- 
ve i.' la  lóro    forma,  2.    la  lorof 

^disposizione  ,3,  0  la  loro  decoh-* 
razione  ... 

X.  La  forma  dt\c»ssettoni  non 
può  esser  arbitraria  ;  è  prescritta 
dalla  disposizione  della  travatu- 
ra .  I  travi  non  lasciano  clie  va-p 
ni  quadrati  ,  dunque  la  forma  da* 
cassettoni  non  può  esser  che  quai- 
dra.  Niente  di  più  chiaro,  ^al- 

;  grado  tanta  chiarézza  ,  la  smania^ 
di  ornare  ha  strafbrm'ato  anche  i 
cassettoni  da  non  ravvisarvene-più 
V  origine  .  Sorte  ordinaria  dell' 
Arcliitettura ,  di  cui  le  parti  es« 

ir    t  sca« 


0 


iéS  CAS 

senzìali  si  sono  conve?rtite  in  op- 
nati  ')  e  copiando  ciecamente  ^  i> 
copiando  ,  si  è  perduto  di  Vistfe 
il  modellò  naturale  ,  e  si  è  dato 
in  sproposiiti  «  V  ornamentò  ha 
distrutta  r  Architettura  . 
'  V  ornamento  non  ha  base  sc)- 
fida.  Esso  è  in  Ardritettiirft  ^uel 
che  il  gallone  è  a] le  vesti  ;  è 
un  accessorio ,  dreni  si  pnòi^t^r 
senza.  Peggio.  Gli  ornaménti 
sono  come  que'  parassiti  lAtrìgan* 
ti ,  che  amméssi  per  gtózia  in  u- 
tia  casa  9  prestb  la  perturbano ,  e 
alla  fine  se  ne  rendòn  padroni.. 
U  drnato  si  è  inipadrontto  della 
iéostruzione  stessa  ,  T  ha  altetat» , 
V  ha  giiafsta  >  da  accessorio  si  è 
reso  principale,  p  ha  ridotta  4' 
arte  a  giuoco  cfi  capricci  per  di- 
'^crtiré  soltantb  chi  ha*  occhi  e 
non  sa  vedere. 

Per  il  deilirio  di  ornare ,  si  sóli 
fatiti  Cassettoni  irrcgoiari ,  grot- 
teschi,  formentati  in  rombi,  in 
TaKcstlu)  in  intralci.  Queste  mo- 
struosità si  veggono  ne'  mònu- 
-menti  di  Palm  ira  e  di  Balbek , 
ma  soh  un  ':^ucchero  rispetto  ai 
moderni ,  e  ai  mòderhissimi  . 

L*  origine  de'  cassettoni  coman- 
da imperiosamente  forma  quadra; 
'Comando'  >$oave  ;    il   qtiadrato  -è 
*  bello  i  come  sono  belle  tutte  lefi- 
'fiure  geometriche  *,  sono  belle  per 
la  loro  semplicità  .11  semplice  è 
'iefnpre  bello ',  perchè  l'occhiò  lo 
abbraccia  facilmente  .    Il  facile 
jiace .  Quadrati  sono  tutti  i  té^- 
'sèttohi  della    buona   antichità  si 
nerie    volte    che    ne' soffitti   dei 
corniciami ,    come   si    mira    nel 
^^Fanteon  ^  negli   archi    trionfali 
te  ' 

Stabilita  ^nadra  la  fórma  del 
cassettone^  la  si  può  abbellire 
tpòii  drcoli ,  o  con  poligoni,    i- 


CAX 

itcf itti  pérò^  nel  quadrato  ^  e  con 
un  rosone  nel  mtzxo.  Tali  or* 
ttan^fi  «lebfaono  esser-  in  riJie- 
vo,  per' toglier  ogni  ' e<}iiivoco 
coir  incavo  de^  castastani  :  .C09) 
«oAo  neicempòadeila  Paté, 
'  Dove  'i  cassntam  possono  sof- 
frirsi ìntEccciati  c;l4*  solamente 
dove  sieno  sofTribili  i  rabeschi  9 
dove  s' ij^treccino-  rami  d»  pian- 
ate ^  e*  formino  un  iertò/i  come 
lidie  ioj^e'di  RafFaello. 
'  'Nt'tassettwtti  il  pieno vien  da^ 
travi  9  iì  vano  da' loro  intervalli. 
Pia  che  saran  fòrti  i  pieni  9  più 
^af attere,  vi  sarà  ;  EV  generalmen- 
te buona  la  regola  del  Serlio  di 
far  il. vano  dqppio  del  pieno.» 
Nelle  volte  il  vano  deve  esser 
maggiore  che  ne' soffitti  piani. 
Generalmente  'la.  profondità,  de* 
cassettoni  deveetser  relativa  aUa 
grandezza  e  alla  larghezza  de*'  tra- 
vi ,  air  altezza  de'soffitti  o  delle 
volte ,  e  air  effetto  della  luce  >  e 
al  carattere  della  fabbrica.  Al 
dorico  converrà  un  cassettone 
semplice,  al  Jonico  con  uno  o 
due  regoli'  in  quadro  o  in  circo* 
lo,  al  Corintio  eoo  piò  regoli  in 
quadro  o  in  poligono  . 

2.  La  disposizione  éé*  cassetta^ 
-ni  deve  dipendere  dai  bisogno  e 
dalla  convenienza  de' luoghi.  Ne' 
soffitti  piani  hanno  da  esser  in 
minor  numero  che  ntWt  volte  ^ 
perchè  queste  hanno  mae gior  su- 
perfìcie. Cosi  negli  edincj  gran- 
di voglion  esser*  pochi  e  grandi  ; 
un  0«m  mero  deve  avere  gran 
■^rti^  uno  spailo  gcande  troppo 
suddiviso  s' impiccolisce  ;  il  pic»> 
xolo  s'ingrandisce  quanto  meno 
si  divide*  Il  Panteon  non  ha  che 
-cilique  ranchi  di  cassettpni^  e 
nella  sommità  non  ve  n'  è.  alcuno 
per  eviiare  confusione  e  impieco» 
-  .  li**. 


CAS 

Jiihéato':  quei  eran  riposo  fu  più 
spiccare  le  riccnezze. 

La  loro  disposi^tone  ri<ì|^iede 
ancora  che  4  loro  ipieni  non  po- 
sino in  falso  9  cioè  non  cadano 
su' vani  'de:lia  costruzione  w  Nel 
Panteon  si  osservi^)  che  i  pieni 
cadon  il  piombo  nel  mezso  delle 
colonne.  •> 

E'  altresì  riraanphevoie.  nei  Pan- 
teon che  i  gradi  che-  formano  lo 
sfondo  5ono  tagliati  secondo  le  li- 
nee paraiieie  a  quelle  che  parto- 
no dal  centro  deUa  rotonda  e 
vanno  nel  centro  dtì  quadrato  : 
così  tutti  que^  gradi  son  veduti  d' 
una  stessa  maniera  in  ciascun  i^ua^ 
drato  ,  e  i  gradi  più  abbasso  non 
sono  occultati  dall'  aggetto  degli 
altri  - 

3.  La  decorazione  de'  cass^ettoni 
di  qualunque  n^ateria  si  faccia) 
o  in  pittura )•  Q  in-scultura,  deve 
esser  sempre  taìc  che  Uimitazio- 
ne  corrisponda  alla  realità.  Dun- 
que i  meni ,  che  rapjsresentan 
travi,  ctebbon  restar  liscj .  I. Va- 
ni non-  comportano  che  ornati 
veri^naiji  a  un  soffitto  ,  e  conve- 
nienti ^\V  indole  deW  edificio  , 
Gli  antichi  vi  mettevano  un  fio- 
re, un  rosóne.' Ma  i  moderni  vi 
ficcano  gruppi  di  figure  che  rai- 
naccian  di  cadere  ^  e  vi  conficcS^- 
no  ogni  capriccio. 

Ne'  cassHtoni  non  può  entrar  1 
arbitrio ,  e  molto  meno  bizzarria . 
Tutto  è  prescritto  dàWa  travatu- 
ra ,  iforma  ,  disposizione ,  ortta- 
mento .  £  tutto  deve  esser,  con- 
veniente «ila  natura  d^ìV  edifi*. 
ciò  *• 

CASSIODORO  il  più  gran  va- 
lentuomo del  V;  secolo  ,f  di  quel 
secolo  in  cui  i  Goti  signoreggia- 
ron  l'Italia.  Egli  fu  Segretario 
di  Stato  dei  Re  Teodorico ,  ed 
d»be  uw   vasta   cognizione  deli' 


CAS  x6j 

Arcjhitetcura .  Disegnava  ógni  sor- 
te di,  edificj,  e  ii  dipingeva,  o 
li  acquarellava  con  altrettanta  fa- 
cilità* E*  probabile  eh' egli  aves- 
se architettato  diversi  edifici  con- 
siderabili ,  e  «principalmente  il 
monist^ro  eretto  a  sue  spese  in 
CaUbria  a  Squillace  sua  patria.» 
doV^  figli  si  ritirò  a  viver  trin- 
quilìament^  ^li: ultimi  suoi  anni. 
Bello  esempio  per  i  ministri  di* 
«Igraziati!  

te  opere  di  Cassiodoro  abbon- 
d^n  di  savi  precetti  su  F  Archi- 
tettura* Per  suo  Consilio  {a  Re« 
giua  Amalasunta  figlia  diXeodo- 
rico  si  diede  a  fivorir  .Je  scienze 
e  le  belle  arti,  .delle  quali  pro- 
curò -che  suo  figliuolo  Atalarico 
avesse  Una  sufifìciente  tintura. 

Nelle  opere  :di.Cassiodorp sono 
infinite  riprove  dellai  premura  che 
il  K)i  Teodorico  si.prese  per  con- 
servare j; Architettura  .Romana* 
Egli  ordinò  la  conservazioue  del- 
le.-migliori  fabbriche;  ;e  di  quelle 
che  non^rgn  più  ristaurabiJi  vól- 
{«  phe.si  .raccogj.iessera.  1,  pezzi 
pec  adornarne;  i  supi  jujcyi  edifi- 
ci.. La.son^tup^a  Bas;^) kì  di  Ra-i^ 
y^nna  detta  la  Ba^iUpa  4^  Ercole 
fu  abbellita  di  framme.Q^ì  ajo^ighi 
di  marmo  raccolti  di  qua ,  di,Jà . 
Fu  a  questo  eletto  impiegato  un 
oerto,  Paiiielo  ,  iodato  molto  per 
questa  abilità ./,        ... 

La  pródifiiojja,  Koto^ida  di.  Ra* 
venna,  la  di, cui  cìuppla  tutt*  d' 
un  pezzo  è  di  j^  piedi  di  dia- 
metro-,' e  15  di^  grossezza.,,'  del 
peso  di  ipo.  mila  Jibbre,;c,  opera  - 
di  ^ucl  tempo.  Fu  circondata. di 
statue  colossali  degli  Apostolipor- 
tate  via .  da' Francesi  sotto  Luigi 
XII,.  Si  vuole. che  ,qucJi' «edifìcio 
servisse  di.  monumento  sepalqr^le 
a  qualche  Re.  .Anche  Aliasi  re 
d  *  E^i  tto   fece .  .condurre  da  Eie- 

L  s4  fan- 


i4r'  CAS 

hnììisiRn  «  Si£is  un ^ificio  con- 
simile ^*  vtn  sólo  jfezzo  lùtìgó  50 
pi^di  V'farSs  35 ,  t  ghxso  *o. 

'Aiiche  Boezio  ,  e  Simmaco  4  ci"' 
ma' d'uomini  nella  htt&ktarsL  dì 
quei  secolo  ,  furon  mtendentf  d' 
Architef  tur  A ,  e  impiegati  à»  Teo^ 
dorico  V 

Simmaco  ebbe  l' in  tdidtteza  del- 
le fabbtirche  di  Itoitia  y  t  speda:!- 
mente  dei-^  Teatro  di  Pompeo  , 
che  Teodòrfco  fece  riattare .  Quel 
Re  gli  scriveva  cose  belle*  »,  Tu 
„  liai  cosfruittJ'  bcctó  tdificf;  tu 
,»  It  hai  anche  disposti' con  tafi- 
„  U  totelligenià^,  che  Dguàgiian' 
„  d jErelK  de^i  autichr ,:  e  servòn- 
^  ài  C9tmftò  ai  'Qtodemi  .  Tutto 
„  qiiel  che  vi  «  '  scuoprr,  è  un* 
9,  immàgine  '  pét-fetta  étlV  tcòsU 
htt^Lk  ét'^ùsm  ctktuttA  :,  non 
■è  capaice  di'^fìif  bnoxié'  febbri- 
ehe  sé  ndn  chi  è  di  Woitsen-^ 
'siy  e^  <P  un»  mcnte^  hth  colti- 
'VaU.»*;  ■'  ■  '  '  '  '^i  •  ■ 
Dopió  :qùésta-1)Clia*  irparirà  Teó- 
dòrko'  ste^ò'ftce^ecapttare  Sffti- 
inany  e 'BòéiJo  .  V  uomo  è  un 
misto  di  male  e  éì  bene  ;  il  our* 
«le  ^a^  ,  e  rf  bène  sussiste.    Di 

Jimllt' crudeltà  niuno  ora  si  dub- 
e  v.'rtì*  te*  bene^che  prervidem* 
2e-^i»  T«8cròrico  in  favor  dèlie 
belle  ài^i  sùtìù  tuttavia  util! . 
£".  tiihirtheVole.  iìrz  le  altre  la 
/of'im/ff  cb^eglt'  ^ede  a)  Ptiefet 
tu  di  Hipimà^^  relativa  all'  A^hi- 
t^rto^'^UediEcf  pubMi<i .  •  Eo- 

;^  li  liBddtd  delle  jfàbbrtche  R6^ 
^"ittàme' richiede  un  custode  in- 
^  tellnèente ,  '  affinchè' quella  mi« 
,,  rabif  fldva-  di  edific;  si'  con- 
^  ^ervi'éoh  irrcessante  diìigeoza^ 
„'e  t  ^ttovr  si  costruiscano  ken* 
a,  tetaÉnénfé  ffae/rf  e 'dentro  •'  La 
9)  nostra  generosità'  è  diretta  a 
y,  conserVSD^  Ir  cose  antiche  »  e  '3i 


91 

ai 
99 
99 


w 


CAS 

y,  ^e«ir  le'  nuove  dr  gloria  àelV 
„  antichità  .  Sappia  dunque  1* 
9,  tua,  rllustre  grandezza  j  the  a 
9>  tale  scopo  si  è' costituito iquell* 
„  Architetto  in  Roma  .  E  dac-* 
„  che  gli  stud;  delle  arti  hsn  d» 
„  sostenersi  con  -  giusti  ^wniodi , 
9,  'vogliamo  ch^ 'égli  abbia  quanto^ 
99  i  suoi  oi*edeces$òri  hanno  ra-» 
99  gioneVoffflente  god^o  .  Esli 
99  vedrà  cose- migliori  di- quel  cnv 
9,  ha  letto*)  e  più  belle  di  quel  che 
99  -s*  immaginava  ^  QueUe  statue 
,9  pajon  vive  ;  le  vene ,  j  mu- 
99  scòli  9  i  nervi  vi  sono  cosi  e^ 
99  spreser  the  V  noma  vi  par  in  a* 
99  zione^  e  ia  quante  espressioni 
„  divèrse  !  Dicesi  che  ^i  Etm- 
99  schi  ne  ossero  stxti  in  Italia  i 
9,  primi  inventori .  Indi  Roma.. 
99  ebbe  tabte  statue  differenti 
99  quanto  la  natura  procrea  nomi*' 
99  tii  •  Sori  mirabili  £n  i  cavalli  ,- 
99  pieni  di  fìervore  »  eolle  narici 
,9  crespe  9  ceiror^chie  spiccate  , 
99  cxjr  membri  onc^ggiati  e  risttet*' 
,9  ti  5  vorrebbero  correre,  se  non 
99  fossero  di  metallo^  E  che  dl- 
9,  rema  di  quelle  colonne  sì  al* 
99  te  >  sì  svèlte  9 1  iì  bene  scafia- 
99  late  9  che  pajon  di  getto  ?  So-- 
,9  ^tengono  moli  sublimi .  Pare-' 
9,  cera  il  tétÈO  e  duro  metallo  r 
99  ^  commisMire  de'  marmi  pajon 
„  venature  naturali.  Il  prodifiio» 
99  deli'  arte  inganna  rocchio .  Gli  * 
99  atftidii  storici  riducon  a  aetfe 
99  tolametite  le  maraviglie  di  tut* 
„  to  il  momla  :  iì  tempio  di  Dia- 
„  na  in  Efeso;  il  Sepolcro  del 
99  Re  MausokP)  donde  i  Mau- 
„  solei^  H' Colosso  dtl  Sole  in 
99  Rodf;  U  statua  di  Giove  O* 
,9  limpico  d* Qro  ed' avorio  fbr* 
,9  mata  da  Fidia;  il  Palazzo  di 
,9  Ciro  fabbricato  da  Mennone 
99  €od  pietre  connesse  con  oro  ; 
9,  le  mura  dì  Babilonia  «ostruite 


CAS 

„  lia  Seotimnide  con  mutmoi  9 
n  ton  zolfo  e  eoa  ferro  ^  U  Pi«- 
9,  ramidi  d'  Egitto  •  Ma  chi  avrà  ' 
99  più  quelle  ]»er  maraviglie  dopo 
9,  che  avrà  mirato  nella  sola  Ro- 
yy  ma  tante  cose  stupende  ?'  Qoel-^ 
9,  le  ebbero  fama,  perchè  furon 
„  le  prime,  e  le pccKiuzioni gran* 
„  di  de*  secoli  rozzi  piusano  fa-* 
5^  cilmente  per  maravigliose  •  O- 
3>  ra  è  ben  vero  che  tutta  Roma 
99  è  maraviglia.  Perciò  si  è  scel- 
9,  to  un  uomo  peritissimo  nelle 
9,  arti  5  il  quale  in  vedere  tante 
9,  cose  ins^nose  degli  antichi, 
99  invece  di  restarne  incantato,  si 
9,  dia  ad  investigarnt  I0  ra^iopi^ , 
9,  studj  i  loro  libri,  e  s* istmi- 
9,  sca ,  affinchè  non  ne  sappia  jmeo 
9,  di  loro,  nel  litOjgp  de' quali  «f* 
9,  gli  deve  stimarsi  surrogato^'  . 
Possono  dunque  questi  Goti  es- 
ser que'barbari distt:uttori  de' mo-> 
numenti  delia  bella  antichità  .> 
Questo  onore  si  deve  al  zelo  de' 
Cristiani  e  specialmeiife  degli  Ec<^ . 
desiastici,  i  quali,  come  attesta 
la  storia  Ecclesiastica ,  rovescia-'- 
lon  tempi  9  9  ^figurarono  statue 
in  Italia  ,  in  Grecia ,  nell'  Asia  ^ 
in  Egitto.  I  Goti,  e  quanti  al* 
tri  settentrionali  piombaronin  l** 
talia ,  non  avéan  Architettura i 
né  Architetti,  pè  Pittori,  né 
Scultori,  né  Poeti,  né  Oratori, 
né  Musici  ;  eran  tutti  guerrieri ,. 
e  fissati  in  Italia  si  ^erviron  de<^ 

Sii  artisti  Italiani  .Ma  in  Iifilia 
gusto  era  iQÓ^Ìiyìoi  e  prose-. 
gui  ad  andar  più  in  giù  nono$tan-  , 
te  che  i  Goti  avessero  cercato  di 
sostenerlo  pe^  mtazo   de' più  in-*., 
telligenti  che  allora  fiorivano  io 
Italia . 

CASTELLO   CO^' Battista')., 
Bergamasco   rimodernai  nel  x^óo 
in  Genova  per  ordine  del  Qcl^fi  . 
Andrea  Doóa  la  Chiesa .  di  S. 


CAS'  x^ 

Matteo  fondata  da  Martino;  jj^v» 
rÌ9  nel  1125 ,  Queisti  rimoderna"^ 
menti  .e  riabbelivnénxi  4i  rado  .e 
ben  di.fado  riescono,  piissabili  « 
Delio  stesso  architetto  si  credo 
anch^  il  .p^zzo  Jmj>eriaji  in 
Campetto  a  Genova,  in  cui  il 
primo  piano  è  bugnato ,  il  secon-*. 
do  con  riquadri  rilevati ,  «  il  .ter<* 
zo  con  fondi  dipinti  :  iL>tu4;^o.  é 
ric(;o  di  marmi,).. ma.  gli  ornati.. 
soia  ihfelici,  .e>  più.  infeUci  le; 
scale.  r    ,. 

CASTELLO*  d'acqua.,  .botti- 
no, ediÀcio  per  ricevervi  le  ac- 
3 uè  condottate  ,  e  per  indi  diyi'^ 
erle  in  diversi  canaU,  e  dsistri- 
buirle  per  cllycrsi.  usi  della  città  9  ^ 
e  de"giardjni  .  Tali  edificj  ri- 
chicdon  sodézza , .  e  fors^  rusti- 
chezza .  jlg^  superiamo  quello  in.Ro* 
ma  a  Porta  Maggiore  ,  e  1'  altro 
presso  al  Collegio  Nazareno.  Ta* 
Jora  si  soglipnp.  abbellire  cpn  ca« 
scate  d' acqua  ,  e  ,  ridurli  >«  fon- 
tanè  *  I  fcntanoni  a  .S.  Pietro  Mon«« 
torio  in  Roma  sarebbero  di  buon  . 
gusto ,  .  se  r  architettura^  vi.  foss^  . 
pih  conveniente^. 

CASTRO    quartier  antico  di 
soldati  .^    In  Roma   presso  porta 
Pia  si  vede  ancora  ìt  Castra,  Pre-^ 
torto  ,  e  presso  le  Terme  di  Qz*  . 
racaiia  si  veggon    delle  caserme^ 
Le  cetttocfiUe^   le  ce^to  csmergìle 
di  Villa  Adriana  irt.TivoJi,  e  d^ 
Ba;a  .non-  Qran  che    quartieri,  di 
soldati.  I^iic  mine,  di  Otcicoli 
se  ne  vede  un  altro .    Ma*  il  piii . 
distinto  é  quello  di  Pompei  %  *  E^ 
desso  un  gran   cortile  qùaidritnif-* 
80,  circoudatD  di  portici  ..di  co- 
lonna doriche  senza  bas^  t  die*  ^ 
tro  a'  portici  son  le  camerette  per' 
i  soldati ,  come  celle  d'un,  chio- 
stro di  frati .  Per  quartieri, pien-  ' 
te.  meglio  che  conventi . 

.CATACOMBE  qività  sa^tcì^-    . , 

ra» 


tf0  CAT 

T«nee  di  moka  <9$t^nslo«9.,  fa^tfit 
^  d^trarne  .pietc^  .cause.. per 
iìibbùche>  '  Talisooo  qwlkydi 
Nàpoli^  di  Rom»,  ài  Ì>imcMs«} 

Ala.  Baiina.  fe^vito  eqche  .  per 
sepolture  «.|;^f0M<?tf;7i^^  ài  Rom$k 
'sono -ie  pia  ccJbbri ,    mn-. non-  le 
pia  gmodi,  aè4e|>ià  beile.  Sono 
«pedeiii  laiberiqtiDotterraoei  een 
Yarie  nicchiette.aipiù^  ordioi,   9 
«guisa  di  €ohmkarf,yijj^t  coUocar- 
.vi  piccole,  .tìrne ,  mortitari»  con 
i^ualcbe.  i^crizioiie.    Vi  si  trova 
Jincbe  <|uaIche;Cappeliilcon  pi^tvh 
re  e  ccmscuicitre^de^bas^t  tempi- 
Quelle  di  Napoli  sonopi^.^an- 
4i .    Pia  beillef  sono-^ueile.di  Si- 
racusa: non  hanno  r aspetto.  1^ 
gubre  dtììe  altre  ;   formano  ima 
«itti  sQCterx:4Qda  di'  >rip6so  e   di 
«Eanquillfti  «  •  e  danno  idea  della 
gsandezu  eidelU  potenza  dell' 
antiaa  Sira^Msa.  >   : 
ri  Anche  iMalta  har  k  soe  piccole 
9at9pomkf  i«f agliate  fin  pietra  bian- 
ca :  pajon  fatte  jeri ,  Sona  5Ì  an- 
siose ,  oHc  /indicano  nascondigli 
per.  nadcooderfli  nei^le  inciirsi<ini 
.  dk'  Sacaeefti  «    Patte  prima   per.  i 
.iDorti  Jtan  iervito.  a  aalvàr  i  Vivi 
eum ^ifli  che  avean  di  più.pre-» 
-cióao^  ,.  •• 

.  CATAFALCO  è  ui» mausoieo 
tSàmstOf  per  pompa  funebre ..  Non 
si  dovrebbe  usare  che  per  valen- 
tuomini.  ohe  abbiane*  recate  le 
imiggiQd  beneiicense  af pubblico. 
£  pure  «se' oe  fan  no  per  imbecil- 
lii. E'  £«mso  quello  fatto  a  Mi-r 
chelegnolo^  «• 

CdU/dkt^  è  una  mesta  gratitu-. 
-<dSne  per  un  defunto  meritevole  . 
L'Ha  da  servir  dunque  per  un  com- 
pendio delle  sue  principali  suoni 
espresse  eoo  chiarezza  per  eocitar 
dolore  peri Jji^  di  lui  perdita y  e 
jnestiua .  JOimque  non  capriccj , 


CAT 

.  t)è  chiasso  d' Jirgento  ,  i*  oro,'  e 
4i  Jumi,  né  di  altre  frivolezze^ 
Unirà  e  semplicità  .  Una  pompg 
funebre  non  è  una  festa  teatrale , 
né  ammette  esagerazione,  jattan» 
Zai  e. molto  meno  falsità. 
.  CATARRO  Q Danese:)  archi- 
tetto e  scultore  di  Massa  di  Car- 
i^ara.m.  1573 ,  discepolo  e  segua- 
G9,'  dei  Sansovino.  In  Venezia 
nej  pozzo  eh' è  nel  mezzo  del 
Cortik  della  Zecca,  scolpa  la  sta- 
tua d  Apollo  .  Nella  Cniesa  di 
$«.Gio«>  tèce  il  deposito  di  An- 
drej Badoaro  discendente  da'  Par- 
tecfpazj.  £  jn  S.  Gio.  e  Paolo 
architettò  e  scolpì  il  deposito 
dei  Poge  Leonardo  Loredano  , 
che  nella  guerra  di  Cambray  sa- 
crificò figli  e  sostanze  Per  dife- 
sfL  della  patria  *  Nella  Cniesa  del 
Si^nto  in  Padova  egli  lavorò  al- 
cune sculture  dclV  Arca  ,  e  ii 
deposito  d'  Alessandro  ContarJ- 

.  ni  valoroso  Generale  •  La  sua 
più  grand'  opera  è  in  Verona  nel- 
la Chiesa  di  S,  Anastasia  in  me- 
moria del  celebre  Gi^no  Fregoso  : 
è  un  misto  di  altare  e  di  mauso- 
leo ,  cioè  né  r  uno ,  né  V  altro  : 
«u  ^  ^n  piedestallo  4  colonne  co- 
rintie con  cornicione  e  con  atti- 
co ;  indi  un  altro  piedestallo  con 

'.»  colonne  e  con  frontespizio:  in 
questo  imbroglio ,  che  sf  dice  al- 
tfu-e,.  é  una. statua  di  Cristo,  e 
in  un  intercolonnio  é  quella  di 
Fregoso .  Il  Cataneo  fi» .  anche 
poeta»  e  autor  deU'  Am^r  di  Mar- 

CATENE  sbarre  di  ferro   per 
ritenere  le  patti  della   costruzip- 

,  ,  Le  piatte  sono  più  forti,  dcllt 
Quadrate,.  Si  é  sperimentato  che 
il  ferro  é  più  ibrtie  »  quanto  mag- 
giore é  la  «na  superficie  9  perchè 
nella  superficie  riceve  più  forti 

im- 


$mpre$sìohi  dal .  hlàrtello ,  pet  edl 
i  suoi  granì  si  shmgano,  e  AtquH 
staiio  più  nervo,' 

Si  è  sperimentato  ancora  che  It 
catene  d'una  certa  ItinghezKa'hart* 
no  de' difetti ,  ónde  non  si  può 
contare  che  su  la  me'tà  della  lo- 
ro forza .  Se  per  esempio  una  ca^ 
tena  hi  da  sostener  un  ptso^  di 
IO  nlila  libbre,  bisogna  cercar 
^ual  è  h  dimensione  ài  quella 
che  non  si  rompe  -che  sotto  un 
peso  ài  20  mila , 

Si  deve  anche  bidare  alla  mi«- 
nìcra  di  unir  ic  catene;  'Quella 
|)er  cui  si  addentano  una  entro  V 
iàltra  a  cunei  in  senso  contrario , 
riunite  da  briglie,  è  preferibile  à 
quella  a  cerniera . 

Catene  si  chiaman  anche'  que)^ 
le  pietre  ài  taglio  che  si  mettòli 
di  tratto  in  tratto  ne'  muri  per 
collegarvi  meglio  i  tnattoni ,  o  il 
pietrame .  Queste  catene  sono  ne^ 
cessane,  specialmente  negli  an- 
goli ,  e  dove  posano  i  travi .  '  ht 
pietre  componenti  queste  catane 
si  mettono  Tuna  su  Tahrain 
modo  che  una  comparisca  corta  , 
é  l'altra  lunga.  Questa  lunga  si 
chiama  morsa .  Le  catei>e  sem- 
plici non  formano  morsa  che' da 
una  parte  ;  le  doppie  'fanno  mor- 
$a  da  dne  lati .  Per  lo  pii!^  si  dà 
loro  qualche  aggetto  .  Alcune  si 
figurano  a  bugn^  pit  decorazio** 

BC  ..... 

CATTEDRA ,  Chi  ha  da  in- 
segnar a  molti ,  deve  stare  più 
in  alto  ,  per  esser  meglio  veduto 
è  a5co]tato .  Segga  dunque  in  u- 
na  sedia  elevata  soprft*  uno  Wa- 
bello  alto  due  o  tre  piedi  :  abbia 
■anche  un  tavolino  d'avanti;  stia 
pure  con  tutti  i  suoi  coniodi, 
che  ha  da  pretender  ài  più? 

I  professori  nelle  Università 
lianiio  preteso  abbastanza  •  M«  i 


CAV  fyt 

tiostri  pteti  modenfi  u  differen* 
fea  degli  antichi  che  lion  >«bb«lN|i» 
mai  cattedre,  nè'f)ulpiti  ne' Ì04> 
rò  tempi)  perchè  non  ebbero i^ui 
so  continuo  di  prediCaYè-^  hànn» 
Imbruttite  le  CffieseCoMoro  pul- 
piti e  coil«  loto  cattedra  « 

Sui  prìbcipio  •  le  omeére  M 
Mostri  preti  <ìViXi^  amhitfiàitaA>' 
Tifo  ,  ^ome  \t\  v^ggoii»  aticora  in 
Roma  a  S.  Cletneatè^  e^arS. 
Lorenzo  fuori  le  ihu^  y  er  «hnive 
^n  molte'  altre  Chiese  jiìffiphe>>. 
-Ma  poi  si  sono  sospesi? la^ttm 
bigcm^i  ài  tavok  con  tume  le 
sovercherie  che  può  ^nvent^r-l' 
inedia-.     '    ^  .  i       .   •  • 

L^  unito  modo  àif^t  belle  cat- 
tedre e  pulpiti  belli  y   k  tiOKkfOh 

ne  niente .  «  ^ 

CAV  AGNI  C«)>.  Bàttittd^ 
Napoletano  m.  k6oo .  Insiemcrcon 
Vincenzo  «Iella  Mdnica'  «difioò 
in  Napoli  la  Chiesa  e'  il  Conven- 
to di  S.Liguoro,  e  ilMolMe del- 
la Pietà  f  ch'^;iih'bel  pez29>^«di 
•Arclriteetura .  f  '  '"  '  '.  r* 
'  Discepolo  àtì  Cdvagnifii'Dio- 
«nisào  di  Barrolommeo,  cbe(fu<-«T- 
chitettodeila  OMesa  d^rta;  in  Ma- 
poli  de'  Geromìfii  :  La  'facdata , 
1)enchè  a  «due  ordini  v  è>  buoiur: 
la  pianta  è  a  tre  navi  con  oodón- 
ne  isolate^  che  sostengono  non 
aKihitraire  4  'ma'èatbaraniente^sr- 

•chi\         •    •     '    '■    •     '  •:•'   '    '•»  i- 

CAVETTO  è  una  mbdàMfH- 
ta  concava  ài  buonagrazia  iwtte 
cimkse  inicriori  delk  cornkù.*- 

CAULICOLI  sontfiMeti ,  die 
fanno  fìnta  di  sostenere'  ^e'^to 
(Volute  del  capitello  Corintio . 

CELERE  e  SBVEROs  arcfti- 

tecti  che  costruirono ''4t  Nenlne 

^quella  ma  casa  ati^ed^'wcoàiifì. 

i  tetti   si.  son  preteà'  coperti'^di 

lame  d'oro»   Le  piètre  piùpre- 

.  ziose  v'erano  protiute.  Mei  mei* 

zo 


\ 


n>^M'c($M(rk   ctè'fl  stia  èòhisù^ 
aib.i»«'tpi<e<&  .'  Qu^I  toltile  .era 
ctfeOndtflò'd- un  pitico  9  tte  fìla^ 
cH'Cotooflb' Attilline  9  ed  «rtluriT 
go  VLh  ftà^iùi  l  Qiardini  cónte- 
aevand  vmHé^  prari,  boschi  pi^« 
ni  di  beane  -dooieseiche  e  séiv&g.- 
gev«  n^^  rtie%eo«va  vm  ìàgòQph. 
•t«#fe  àaie' k^otno,  cfhe  pkrevidio 
iMà' tini.   ^r«  «ante  strava^n- 
le  v'<ra  uii  saloive  circolare,  la 
ét'cftl  :W)lt*^  raj[)t>r^sentav^   qUel 
ohe  dfMiiialh»  ifirhfiaminfo^,  è  gi"-- 
Fava:  iiòtf»  if  giorno   ^r  irtìit^re' 
il  int»t0  degM  ^mv<^  quando  1' 
toptofàtore    luoieva'^v  '%<:eva   di-  - 
sc^tìdcr*  da^quètsi*^  cielo.  Jnùg- 
gia  d'acqua    d' odoM*  per  afdac- . 
quarne  i^ot^teiati^:  »     ' 

Venne  V«}paMatidS  e  P  tttcan- 
tu  delia  -  casjl '  tfM^es'tìpAift  :  né  ^r« 
sé*  il  '  OoiMeo ,  -  i*  f cnìpia  '  deUa 
Fiét  V  e  f i'popok)  •risttpeÀ  vtn  ter- 
tMJó  ilnoiertso*  ^  •' 

CEMENTO  èuìl  composte  di 
cstee  éifresOoMciftCav,  di  s:!bbio^ 
n^,  di  ghiaia,  e  di  tegole  in* 
Àmt^i  o  '<^i  "p^icco^e  .pierru«^ce . 
Dopo  d*av<r6»  stemprato  q'ue^' 
miscuglio^  si  butta  'negr  incassi  ^ 
eirt  batte  4»ili  mal£apicch)  :  X^ue-^  ' 
sto  è^AÌ  iigm^  àe^ti  ahrìéhi  y  e 
ìlnositt^  tinnito,  per  >  (bndanfén-^ 
ti  delle  fafcbrichc'. 

CERATI  C  Abate  p.'Bomenì- 
«3' Vicentino  m,  if^^..  Meritò 
in  Padova  li^iMova  Cattedra  di 
At«hit^tuV«  Civile,  ad  ebbe  im' 
sbiikà  grfindid  d- istituire  nel  di« 
stifttd  i  gio^lletfi,  che  nell'e^r- 
dttì»  ddle  loro  arti  Itàn  bisogno 
di  disegno.  A  quest*  oggetto  egli 
9$vMpèf  viti  Muov&  mètédut  di  ai^ 
Signore  Jec^ '^    * 

"^egli  atchicettò  '  la  nnova  Spè- 
oìIb  di  «Padova,  tnoestata  sn  T 
aiitica  Torre  ^  Ezzelino  il  era* 
èth^   Ao«h9*ii  nuova  Ospedale 


enfi  . 

dove  ^aii  prima  i  Gesiiiti  è  opo^ 
ra  sua  .    ' 

CHAMBKAY  (de)  uomo  dot- 
to del  secolo  passato,  noto  sol- 
tanto per  fi  libro  intitolato  Péf- 
ralhle  de  P  areici teBur e  antique 
avee  U  moderne  -  .  Questo  parai-» 
lek)  non  è  che  su  gli  Ordini^  e 
su  questo  punto  di  vista  è  un  li-* 
bro  classico  .  Dimostra  air  evi- 
denza che  bho^na  stare  attacca-» 
to  ai  tre  Ordini  Greci . 

CHELLES  caio:  de)  nel  sef 
colo  Xiri  fabbricò  in  Parigi  il 
portico  alla  Chiesa  de  None  Da^ 
me  ; 

CHIARE2ÌZA  è  iì  pfegio  d* 
ogni  òpera.  Chi  concqnsce  cOn 
céi orezzi  y  sì  tsptime  con  facili-* 
tà,  e  rende  tutto  chiaro^  distin- 
to, e  netto  d' ogni  iiiipurezza . 

Per  esser  chiaro ,  biso&na  aver- 
si fdtto  un  metodo  d  osservar 
tutto  con  attenzione ,  e  distinguer 
cosa  da  cosa,  parte  da  parte,  e 
mettervi  un  ordine  che  una  cosa 
porti  air  altra ,  e  da  una  gradata-* 
mente  si  passi  ad  un*  altra  parte  . 

CHIAROSCURO  d'un  sòl  co- 
lore variato  col  solo  effetto  del 
chiaroscuro,  non  è  pittura.  Pit* 
tura  è  imitazione  della  natara  ,  e 
in  natura  è  inesauribilmente  v»^ 
riata  nei  tòni  de*  suoi  colori ,  è 
armoniosa . 

Chi  non  ha  saputa  colorire ,  s! 
è  ristretto  a*  chiaroscuri  y  \  ricclri 
hin  lodato  ,  e  il  g[usto  s'  è  cor- 
rotto./! palazzi  e  i  tempj  si  so^* 
no  popolati  di  effigie  d*  uomiai. 
verdi  ^  turchini  f  rpssi ,  cioè  di 
mostri  assurdi  e  ridicoli . 

I  e  ki  or  or  curi  sono  necessari  per 
le  decorazioni  de*  teatri ,.  e  delir 
fèste .  SoQ  anche  pregevoli  neli* 
imitazione  di  stucchi ,  ài  bassi 
rilievi,  e  dì  cammei.  Ma  richie- 
don  sempre  intelligenza  dell'Ara 

ti- 


Z' 


CHI 

tista  .  È  un  buon  Artista  ne  £ii 
rà  ben  di  raro,  per  non  avvez-. 
zarsi  ad  una  insipidezza  sì  con- 
traria al  colorito  della  Natura. 

Il  Chiaroscuro  importante  è, 
quello  che  siegue . 

Chiaroscuro  è  P  effètto  della 
luce ,  la  quale  cadetido  su  gl{ 
oggetti  li  ren^e  più  o  meno 
cfiiari  per  le  sue  diverse  inciden,- 
ze ,  o  più  0  meno  scuri  a  misura 
che  ne  son  orivi. 

La  luce  cne  parte  da  un  punto 
illumina  un  oggetto  disuguaimen-. 
'  te  nelle  sue  parti  ;  perchè  il  rag* 
gio  che  vi  batte  in  mezzo,  illu* 
ftiina  con  vivezza  maggiore  degli 
altri  che  vanno  in  parti  più  lon- 
tane.  Così  se  un  oggetto  è  t?- 
tondo  ^  o  ha  de'  piani  inclinati  ,- 
i  raggi  non  vi  cadono  perpendi- 
colarmente X  né  se.  ne  riflettono 
Ugualmente .  E  se  i  raggi  incon- 
trano un  c(^po  che  ne  nascónde 
un  altro,  questo  rimane  privo 
*  della  luce  diretta .  Da  aueste  dif- 
ferenti incidenze  di  fumi  e  di 
ombre  proviene  la  scienza  del 
chiaroscuro . 

Questi  efFìetti  sono  più  sensibi- 
li,  quando    sì  osservano  ia'^un, 
corpo ,   le  di  cui  parti    sono  al- 
quante distanti    le  une  dalle  al" 
'tre .   Collo  sceglierle    e  disporne 
iri  varj  modi  ,  per  istruzione,  si 
acquistano  le.prjme  nozioni  gene- 
rali ,  che  servono  poi  di  ba^  ^à. 
osservazioni  più  complicate  .    Su. 
i  corpi  illuminati  sì  operano  con^ 
tlniiamente  modificazioni  tnnuipe- 
rabill  di  luce  e  di  ombra. 

Fra  queste  modificazioni  sqx^. 
•essenziali  per  l'armonia  del  cpr 
lorito  e  interessanti  i  r$fiesfl^\ 
cioè  i  ribalzi  de'  raggi,  e  in  con*: 
seguenza  de'  colori,  che  ^tten4ó. 
su*  corpi  in  certe  diresioni  si  rji^ 
flettono  $^'i  vicini  «  -^ 


CHI  ifi^ 

I  fjfisssi  ionp  di  due  t^it'f. 
aJcun*  .fono  di  seippfaee  liicfi,  là. 
quale  e  pmand^td  da»  corpi  terat  ^ 
e  ler legati,  come.^sipecichj,  mfita(4> 
li.,  inanni  ec.r- Altri;  WBO  ^o\^^ 
rati  prodotti  dallo  «fi^so  coloi»> 
de'  torpi  menOkiÌ9c ji .  ^  £U'  idioti: 
più  vin  ;ven^09  yó?^f#;.|iiù  fiprtt»i 

Aic^nA  corpi  s' imi^voadi  Wn 
ta  la  luce,  (^  no«  6n no  ri^^^M: 
di  vernila  specie,,'         < 

Da  tutio.  piò  rijultu-ohe  letl^t» 
gradazioAÌ  s^plici  ^iM  juee  Alt 
ragione  j4«'  pift»i  «  e^tendo^ioi 
,dai  swoj  maggioi:e  ijri^ijdore  fiilt 
alia  privazione  totale  -.  in .  quollcf 
profonditèr  donde  Ja^Jucr  qoOì 
p.ud  rlbajzai:^, .     .,  \.. ....  ^ 

R  isulta  ancora^  ohft  i  riflessi^ 
producoifo  combinàzioAi  e  noodi- 
ficazioni  inowi^rabÀUt;.  Da  qu^ 
ste  cause,  proviene  l'.^iinoonia  del 
colori  *  L^  mt^ttk  ^'H  '"  ^^- 
con  leggi  costanti ,  e  \  91  aipptfK 
jjriate  al  nostro  scardo ,  che  non 
fa  mai .  discordanza .  che  :  lo  &q2^ 
«ca.         ,  ^         ,        '     .  .  - 

Or.  sé  JnnuunerabUi  fiono  gfft 
elementi  che  Ibrmaao  questa  ar^ 
monia',   è  impossibile   che  V  hi^ 
tista  imiriper/ename^jte    Tesa»-, 
tezza  gcofuetrica-  delle  operazioni 
della   natura,.    Il  tMàr^s^uro   d'i. 
un  quadro  non  èc^e  ^*  appros** 
simazione r.  cui.  1^  Arte  può  giu)i- 
gere .    Il .  cbiaroscuco  n  accosta, 
alla  Prospettiva- Aerea .  ,-,  i. 

Per  giunger  ki  quest'.appi^ssi- 
mazione  il  Pittore  ha  in  xias^^^. 
na  9ua  oper^  la,  libenià  4i  fiwitfe. 
ij  hxoA  ow^  vuole  iw  indi  w*- 
fonderlo  su  i  ^noi  oggetti  • 
^.  Ms^  questa  sua  libertà  .  non  è 
illimitata.  Dojpo  d'avere  iK>sto 
idealmente  il  ioco  doftde  emaira 
il  ìume  9^  e  dopo  avem.  ttabilMi 
la  posizione  de'- sUpi  oggetti ,  è 
&)|ta  iar  ittn  libciCà  t^.  Deve  ai)»^ 


i74  *CHI 

H'  confémiffr^i  ^eanreérli^aumté 
^fle  regole  deir  incidenza.,  delia 
riflessione  9  e  delia  refra:|ione . 
Questa  '<x)nfortna2;ione  dOn  paò 
farsi  chef  a  un  dì  presso*' 

Il  ohiaYOscttro  noit  è  sòìtìnto 
iti  ciascun  oggetto  f  ma  è  il  ri- 
aultato'di  tutti  i  iumif  ài  tutte 
je  ombre)  e  di  tutti  ì  rielessi  d'' 
lin  quadro. 

Pef  iscoprir^  ad  un'  occhiata 
r-^ffetro  gcner^ie  del  pkiaHseuro 
di  un  quadro,  convien  mettersi 
ia  una  certa  distanza ,  da  dove 
gii  Oggetti  non  dieno  troppo  al- 
la vista.  ;^  se  ailora  i  lumi  e  le 
ombte  principali  sfi  presentano  in 
ntassé ,  in  concatenamenti  ^  in 
gruppi  «  subcfrdiBati  fra  iofo  ih 
maniera  che^  lo  sguardo  vi  tFOvi 
accordo,  armonia  e  riposo-,  il 
ckUtoscufo  è  beti  inteso .  - 

Per  impie^gar  giustamente  i  lu- 
mi secondo  ì\  foco^  V  intensità  9 
e  gli  accidenti  che  lì  modifìcano, 
bisogna  .osservare  spesso  l'effetto 
Mi  cielo ,  delle  nuvole  ^  e  .delie 
interposizioni  «  Nei  dipingere*  un 
quadro  bisogna  ricordarsi  di  tut-' 
te  ^Bcste  osservazioni  e  delie  sup- 
posizioni stabilite)  per  comporre 
C9n  armonia.       ^ 

Si  possono  concatenare  i  lumi 
in  -modo  che  -serpeggino  nella 
composizione,  e  allora  l'occhio 
la  percorre  con  diletto  senza  ac- 
corgersene •  > 

'  Si  può  anche  con  un  solo  grup-* 
pò  luìnjnoso  fissar  T attenzione» 

E  parimente  si  possono  dispor- 
re vari  gruppi  di  lume  subordi 
nati  fra  loro ,  che  lascino  domi- 
nare l'oggetto  più  interessante k 

Artisti  9  diiettanti  »  amatori  , 
spettatori,^  studiate  Correggio, 
miratelo,  rimiratelo,  godetelo,  e 
saptete  chef  cosa  è  chUréscuro\ 
Saptette  che  U  chiAroKuro  è  k 


CHI 

iilise  étìV  armonia  9  e  i^i^Iori  non 
iono  che  i  toni  che  servono  per 
caratterinaré  '  la  naturi  de'  cor- 
tei'. V*  Mengs. 

.  CHIAVE  in  Architettura  è  r 
uititna  pietra  nel  mezzo  di  un 
;arcb  o  d'Iona  vùìtsi  9  più  ttrttta. 
-in  giù  che  ^n  su  ,  per  così  chiu- 
dere e  tener- fetme  tutte  le  altre 
pietre.'  • 

La  c/^/0v^  è  suscettibile  ài  or- 
'  nati  corrispondenti  al  carattere 
.delia  Mbrica.  Negli  afchi  trion- 
fali Romani  le  eèìavt  sotjo  a  men- 
sole con  sculture^  ailusiv^^  Neil* 
anfiteatro  di  Capua  le  chiavi  del- 
le arcate  sono  a  teste  di  deità ,  alle 
quali  er^  dedicato  (fUelV  edificio . 
.  CHIOSTRO.  I  Conventi  più 
umili  abitati  ddéhi  è  (ùort  del 
mondo  non  Ja  cedono  ai  gran  pa- 
lazzi «  I  loro  cortili  si  chiaman 
c^iùttr^ ì  contornati  di  portici, 
e  di  logge ,  ornati  di  pitture,  e 
di  sculture  con  qualche  fontana 
in  mezzov 'incuriosi quegli  an- 
"'  tichi  jchiostti  f  colonnette  ài  va- 
rj  marmi  e  ài  forme  differenti- ^ 
quali  sono  in  Roma  a  S« Sabina» 
e  a  S.  Paolo .  Tutti  i  Chiostri 
sono-  ad  archi  «  -Io  non  ne  ho 
Veduto  che  un  sojo  ad  atx:hitravi 
sostenuti  da  colonne  :   è  agli  A- 

fostiniani  di  Viterbo.  Quanto  è 
elio» 

CHIRISOFO  architetto  e  sta- 
tuario Cretese  fece  in  Tegea  un 
altare  a  Proserpina ,  un  tempio  a 
Bacco,  e  un  altro  ad  Apollo  eoa 
una  statua  dorata ,  a  canto  a  coi  i 
Tegeati  inalzarono  una  statua  in 
onore'  deiP  artista . 

CIARLATANERIA  e  àisfi^ 
non  entra  ?  in  tutto  s' impiegaa 
artifizi  per  interessev  per  vanità  > 
per  ignoranza 9  per  debolezza,  e 
per  tanti  altii  fini .  Questa  è  dàr^ 
ìatsnmé  » 

Le 


CIA 

L«'Belle  Arti  fondate  sa  rim*» 
ittiagiaazione  vivon  d' illusioni  e 
di  prestici  9  «  perciò  sono  più  su- 
scettibili di  cUristanìsfno,  DaK' 
arte  all'  artifizio  è  un  piccoi  pas- 
so .  ■  ^         ♦ 

Che  rapidi  progressi  non  fareb- 
bero le  industrie  ttmane^  se  il 
desiderio  d'ingannare  non  vi  met- 
tesse ostacoli?  Ne  inette  d'  o^ni 
sorte  per  vile  interesse  9  per  m-* 
vidia  più  vile,  e  per  più  vile 
^ambizione  *  E  così  invece  del 
tbuono  si  diffonde  il  cattivo  gu- 
$t09  e  sorgono  i  Predicatori  en- 
tusiasti 4 

Predicatori  dì  questa  razza  so- 
no o  ignoranti  ingannati ,  o  scio- 
li  sedotti ,  o  maoimaiuochi  ctie  s' 
impregnano  deìU  opinic^i  altrui  > 
•e  le. spacciano  per  proprie»  £a« 
tusiasti  senea  talento  si  formano 
un'  esistenza  parassita  su  .quakfae 
Artista,  io  proteggono,  io  con- 
figliano,  lo  trombettano,  e  lo 
fiuarniscoBO  d' un  partito,  U  ciat^ 
latanistnQ  è  più  frequente ,  e  più 
destro  ,  e  più  aooivo,  dov'è  più 
lusso  e .  più  ricchezza  V  Ricchez- 
za: e  merito  sono  acaua  e  iuoco« 

I»a  ^acra  faóne  delV  oro  inver- 
nicia  e  s trafigura  quadri ,  dise- 
gni, sculture,  e  li  gonfia  di  no^ 
mi  classici  : 

Opre  da  fare  spiritar  i  cani. 

I.  Incisione  specialmente  h  la 
stessa  ciarfaté^nerfs  ,  Quest**  arte 
che  ù,  tanto' onore  a  noi  altri  po- 
veri moderni ,  fece  sudare  ^  e  ge- 
lare i  Suyderhofs»  i  Visher,  i 
Poillis>  i  Drevets  «  Eglino  lavo- 
ravano anni  per  far  un  buon  ra^ 
me  •  $'  inventò  ì^  acquftfort€  che 
abbrevia  ì\  lavoro  9  e  «e  ne  pif- 
ferarono miracoli  •  Presto  va  col 
tristo,  npn  coi  bene,  £^  vero 
c^e  il  bulino  diminuisce  le  dì* 
scordanze  d^lV  acquaforte  ',  ma  la 


CIA  «ff 

<pre9t>etas  «  la  faffMiiit  ha  f^fCO 
Inneggiar  :  questa  in  pregiudizio 
di  quello,  e  co*s€Ìmip(ti  di  tali 
stampe,  colorite  .si.nrcitende  ,rap-p 
presentare  '  i  oapi  à*  opera  degli 
tkXÌ\%H  antichi  e. moderni  <^,    , 

L&:  stampe  ben:  disegnate  e  hfn 
Scisti  sono  certamente  utili  per 
lo  studio*  delie  p^rti  ne'  paesi  qor 
ve  mancan  i  buoni  originali* 
A<nche  le  stan^pe.  colorite  <oa  in- 
telligenza sona  istruttives  in  mol- 
ti oggetti,  di  .storia  naturale,  di 
anato^iia,  di  botanica <  Ma  pre- 
teodeve  che  possano  lappresenu- 
re  un  quadrp.djtjstoria  ,  un,  paer 
.saggio coli' armonia  del  chiar^scu- 
..ro  ,  e  colle  gra?^ie  dtl  cplprjto, 
è  una  CUrUt^ftetié^  da»  far  cidere 
chiunque,  ha  un'  infarinatura  d^ìr 
le  Belle  Arti  f  . .. 

Più  risibile  è.  il  ciariataoismp 
<|el{e>  stampe  lumeggiate . ,  de'  ca<* 
taloghi ,  delle  softosorizioni ,  .e 
d«  tanti  altri  bei  ritri^vatt  mer«- 
cacatili.  Nudrimentosapotkoper 
qubgli  amiitori  euriosi,;  i  quali 
•tengon.  vfifi  i  libri. come  chìni^ar 
glieiie  di  lusso )  e  temono, di  toc^* 
Carli  affinchè  non  perdano  niente 
dei  Iota  valor  pecuniario.. 

A  questo  valore  lai  ci^riataaersé 
sacrifica  il  nserito  intrinseco  del- 
le.opere<,  e  così  aviirelenale  arti 
e  i  costumi  -         :       .  » 

CIBORIO  chiam^vasi  d» prin- 
cipio una  certa  fava  d'Bgltto, 
poi  il  guscio  .dì  e$sa .  fava  r  che 
serviva  di  xopp^,  ne'  festini»  pQÌ 
(^tti  cqppa.  fu  detta  clikfrU  ,  '  poi 
fign incassa,  ogni  afca.,  ogni  Ssn* 
iìa- SatiHofuin  .^Finai^iente  se  fu 
fatto^  una  speoie  di  edificio  a.volr 
ta  sostenuta  da  colonne ,  e  si  col- 
locò- in  chiesa.su  l' al  taro ..  ,|1  f>jù 
sonti4os^  fu  quello  4i  Giuatinisi«> 
no  nella  .sua  S.  Sofia:  quattnc^ 
grandii  colonne  di  .granata  smtvr 

ne 


tfé         eie 

tievano  una  volta  d*  argefìto,  su 
ìi  di  cui  cima  era  un  globo  4' 
oro  massiccio  del  peso  di  ztS  lib- 
bre>  con  ^igli  d  oro  aggruppati 
con  festoni  del  peso  di  ii^  lib- 
bre, e  con  on*^  cretóe  d*  oro  éi 
7j  'y  tutto  ingemmato  ài  piette 
prezióse.  Ma  un  edificio  enttb 
un  altro  è  una  futflità.' 

CICCIONE  i  Andrea  )  archi- 
'tetto  Napoletano  «i.  1455  fabbri- 
cò la  Ciìiesa  e  II  Monistero  di 
Monte  Oliveta ,  li  Chiostro  Jò- 
«ico  di  S.  Severino ,  e  il  palazzo 
tii  Bairtolemmeo  diCapua  Princibe 
<iella'  Riccia  .a  S:- Giacomo  *  de' 
•Libra]  .  • 

CIGOLI  C  Lvfgi  Carde  di  )  Toi- 
ccano  n.  t5j9  m.i<$i  3.  pittore^ 
•architetto;  A  Firenze ièce  la  fór- 
ra e  la  scala  del  giardino  de*  Gad^ 
idi ,  h  foggia  de*  TòVnaqujnci  ^ 
il  cortile*  de^lt  Strozzi ,  il  palaz-» 
zo.Rinuccini*  In  Roma  *et«sM 
ti  Palazzo  in  piazza  Madama  per 
Cosimo  II .  La  sua  architettura 
è  un  miscuglio  d*  ardire  e  di  biz- 
zarria, iimrando  tutti  gli  abusi 
di  Michelangelo  e  di  Buontalen- 
^i..  Anche  neila  pittura  andò 
dietro  a^  mediocri  pittori .-  Fu  siip 
il  piedestallo'  delia  statua  eque- 
stre di  Enrico  IV  nella  piazza 
deUe  Vittorie  irr  Parigi,  scolpi^ 
to  d' immagini  di  ]>opoli  incate» 
nati  tchiavi ,  e  ultimamente  di^ 
itrutto  con  tutti  gii  altri  mo» 
numenti  del  dispotismo^  oltrag-* 
giante  V  umanità  e  le  beile 
arti- 

CIMASA  è  ogni  modanatura 
ondeggiata ,  mezita  concava  e  mez- 
za convessa ,  gola  dtìtM  y  e  g^fls 
TùvesH» .  X  iBodemi  chi^man  m** 
més^  Ogni  mémbrb  che  termina 
una  cornice  >  derivamk)Ia  da  ci- 
ma é 

CIMITERI  à  I   morti   «oo 


CXM 

hanno  da  ammorbar  i  vivi .  Dun- 
que lion  debbono  seppellirsi  "nell* 
j^bitato ,  e  mólto  meno  néUe  chfè> 
*s« ,  come  per'  tanto  tèmpo  sì  è 
praticatoci  cadareri.yantio  ^ubf- 
to  distrutti'  0  còl  fnoca,  a  colla 
'éélcé  ,''■*"''       '  '    *  '  ' 

1}  Cimitero  di  N^H  :è  ben 
.sitàato  ,  e  ben  intèso  ;  Quello  di 
Pisa  è  pili  •  mft^ifito ,  ^uàntun- 
^ue^a  •  còstràito  ne!  secolo  xni 
-dk  Già  di  Pisa .  E'  un  j^an  retr 
^ngok> ,  '.  ia  dì  '  cu!  facciata  ha  44 
s^pHastri  d!^  buona'' proporzione, 
<che -sQslertgom)  altrettanti  archi 
di  tutto  seste  :'  fatto  l'edificio  è 
dimatìnO  bikflco.  h^xnttttio  h 
Uh  Gitile  lungo  4J0  piedi ,  cir«> 
COiidàto  *>di  pòrtici  di  tfi  archi 
sèmig^fiùi  ì  ciascun  ftto  crandè 
è 'di  W  archi,  i  pìccoli  di  5  P 
uno:  questi  archi  sono  sopra.  C9*^ 
iénne  di  marmo.  Qocìsti  poitjci 
sono  ornati  éà-  pitture  di  Cima** 
bue ,  di  Giotto  Y  e  éì  altri  pit- 
tori di  quel,  tempo  .  Urne,  bu* 
sfi ,  e  monumeati  d'  ogni  sortr 
vi  formano  una  spècie  dì  uh^O* 

L'abbondlanza  de*  nostri  monti» 
menti  mortuari  è  una  ver^  pò» 
verta.  Chi  non  ha  fatfo  nieflltc 
di  rimarchevole,  come  tanti  e 
tanti  colossi  e  gigari  ti  inettisd- 
mi ,  "non  nierita  monumento  aW 
curio.  Chi  ha. fatto  quàlthe  b6* 
Ile  aHa*  sua  famiglia  ,  la  sua  f»- 
miglia  ne  conserverà  gualche  rl^ 
tratto  nella  sua  abit^zaOne .  CM 
ha  beneficato  la  patria  ,  la  patrkl 
gli  erigerà  utia  memorila  ^<ìrri<> 
condente  aì  benefitìo  prtstatOi; 
Queste  memorie  debbon  tj^^m  ih 
piìihi^ico  per  le  atsade,  per  Ut 
piazze  ,  per  i  -ponti ,  p<r  le  fbft« 
ti,  per  i  monti,  per  le  cainpi; 
gne ,  dove  spiccheranno  bene  ftsf 
cipressi  e  ifra  altri  alberi*  resinos} 
di  «0.  verde  scuro  ••  E'  quali  mo*~ 


fmmenti  per  i  dotti  ?  Nimó  •  Ò.- 

jawo^sc  .n*  ercwc  uno  ètte  f^^renr- 

,0tus .  I  loro  nionumeoti  sono  le 

Joro  oper^.  Cliìsa  feggerie,  s^ 

j)regiarne  V  autore  ^  e  chi  non  sa 

leggere ,  non  intenderà  nenuqen^ 

jU  mausolei. 

CINESE  C  4rQhhettur4t  ) 

X.  Materinji .  la  gran  ^rte  ij^ai 

»er  la  cqi|tcuzione  .deJJe  case .  U 
•  »  f_  \  il       ^  ^  _       , I  *  j_ 


dritto,  alto  9,  duro»  f^voua^i  it^ 
oorriitti^ile  :  regge;  gualcale  vaw 
'^liaio  à'  an^i ,  e  .q)jan^  jijù  itir 
;vecchi^  s.i  fa  pi^  pello^dÀigf^na 
più. .fina,  e  d/  un  ocj^u-e  >jaa(ce« 
Ipefitp^  axo^atico  ^  ;  Vi  soi^q-  altri 
alberi^bupni  pcr^  ì^  cp^rMziqne^ 
jpcr  ilipofciiUq,  %£^j  ■  '  <' 
.  M^toni.  cotti.  alli^.wi|gce,Q,^ 
SQ(e  s^  impiegano  fvi)Ia;i;p9^^iq< 
of  4iel  modo  seguente:  ^  .|  muri 
delle  case  son  .^roj^i;  ordinaf-jar; 
melate  iS  pollici;  ji^l  foj^dametH 
tQ.tre  o  5[uattro  strati  di  matto.'* 
ni  V  in.di  si  dispongono  alterca* 
tivamente  in  lunghezza  o  Ì9  lar- 
l^hez^  d^Ile  due  facce  del  muro 
w  naaniera.chei  traversi  s' i?- 
co^itrioo'  e  occupino  tutta  la  gros* 
sezza-9  e  tra  quelli  di  lungo  re*» 
^ì  un  vuoto.  \  e  ppi  se.  ne  mette 
un  altro  strato  tutti,  di  lungo  i 
cs>%\  vi^.via  alternando  da  giù  ia 
$u  si  ribiparmi^  ^1^^^^  tempo  « 
|ieso« 

.  Marmi  d^ogni  sorte  e.-pietra^ 
wì  abbondano  xitlU  Cina  ^  «  vi 
sono,  impiegati  ben  polii;i  neiie 
strade^  ne^  giardini,  ne'  basa- 
menti y  nelle  $eaie,  nelle  tombe>v 
jfùi^  non  già  nejie  abitazioni .  Il 
clima  ^stremamente  ùmidoefred-, 
iiiasifpo  nM  inverno  n'  k  la  pria* 
fiipai  cagione, 
au  CuTtrut.ione,  Per  gli  edtfìcj 
p/^  B.  Arti  T.  I. 


CIM  "177  ^ 

piì^ , gracidi  ^r^vnnaturà  si  fa  sen- 
za travf  e  ^nza  tavole  >  ma  cy 
jiej(|\pliei  pertiche  .di  pino  sen^a 
iàicun^  cliiodo;  |s  senza  un  .  colpo 
4'as^if^*  Uoa  tal*  armatura  serve 
per.piiì  geiitf razioni ,  ^  ,s'  inalza 
M  a  X|p.  piedi  •  GU  operai  vjì 
vanno  e,  vepgqnp  f oii^e  per  la 
.strada  9  vi  portan  materiali  come 
S% .  Ran^inas^erQ,  per  uà  c^U^^ 
coini^c^no.e  finiscpqo  un^  gran 
/abbri<;a.,.  né  si  sente  mai.parlA)' 
,4'  alcun  accidente  n    E'  ipir^ile 

Ìt,  seiqplicirà  de^I  n^ecc^aisii}^  .che 
,;^n90ii. Cinesi  in  tutto,  :^ray>pr^ 
tan  con  tutta  la  facilità,  xocche 
intere  .^ .  gjrq^si  >^lJberi  con .  tutte  ler 
icacjkì  e:CQH  tutta  la  terj:a<  < 

,  %,  Regafameìffi .  Alla^Cioft  tiHir. 
tci  ^,  rep^iato  ,  -fin  Je  mjjt^nio^^ 
p  aifini,tettura    vi  ha  ili  sj^o  cp^ 

im ..  Vlmperi^tor.JowgrTi^ìng 
«e.  %e  vun  a  ri^ccol t^ .-  ijn  .>x<j^ .  ypiu^ 

mi  ;  nfe.yM  ^i-trp.v»  p»"Q.la4iproh 
po^ziofle^»'  Se.. una  .colonna., Ajfl^^^ 
piedi  di.diametrp  ^^,,^^,\ì^^  ^ 
4g(9^  averqe,ii>ii4'''*jt<jwa  .  T^tt*' 
L  nostri  ar^bit^tti  da  iVi^^cuvio  i% 
^«a  non  prescriyon,  t^nt^.  misj^^. 
^ante  sioU'  le  ìc^gì  predai t'teaU 
la  Cina  per  ogni  specie  ài  Uh^ 
bri<ia .-  l\  numero,  dei'  coryii  »  l,' 
altezza  del  basamentic^^jila  4»9n. 
ghez^a  dell'  edihfiiom  .<l'^rez^% 
del  tetro  ^  va  crescendo.  pr<)gresr< 
sivamente  da!  semplice  .citi^nc^ 
alletterato ,.  dal  letterato  Mahm^ 
darjnp ,  dal  m^indarino  al  prifici^^ 
pe ,  dal  principe  all'  imperatore  ^ 
Chi'  si  arùf  chi  jeri  ,  e  /non  ha 
alcuna  calcica»  non  può  aj^it^re*. 
che  in  una^sa  volgerei  nop.pu^ 
manifestarsi  psr  quel  che  .J>qa.  ^«, 
Ai  magistrati  è- pei;messo  spander, 
in  ^comodità  e  i^ piaceri, 9,'. pyr^hi 
sieno  nell'interno;  ma,  se  SPAM 
accusai  ,di.  lu^o  ^  ha^  da  p^ya- 
r^  chie  il  danaro,  e  b^n  acquista- 

M       '     to, 


17»  CIN 

to ,  e  che  niuno  de'  suoi  parenti 
è  in  bisogno .  • 

4.  Ptan-terreno  •  Le  case  ordi- 
narie non  possono  per  il  suddet» 
to  regolamento  esser  ciie  a  pian- 
terreno ;  anche  il  clima  Io  esige; 
nei  terzo  piano  non  &i  può  abi- 
tare né  1'  estate  >  né  V  inverno , 

5.  ^  più  piani  sono  i  palazzi 
imperiali  detti  Leon  ^  aiti  più  dì 
200.  piedi  con  padiglioni  e  torri 
aire  300.  Questi  Leon  sì  faniio 
anche  staccati  dalle  case . 

6.  Case  •  La  distribuzione  v'  é 
uniforme  come  l'aspetto.  La  me- 
tà -del  suolo  é  in  cortili  e  in  an- 
diti. Il  pianterreno  é  longitudi- 
nalmente traversato  da  un  largo 
AnditQ  ,  che  va  dalla  strada  al 
£ume  i  con  appartamenti  di  qua  e 
di  là  .  Ciascun  appartamento  ha 
una  sala  9  una  camera- da  dormi- 
re e  un  gabinetto  .  Avanti  a  cia- 
scun appartamehtb  é  un. itort ile, 
alla  dì  cui  stremità  è  un  Vivajo 
per  pesci  dorati ,  enei  mezzo  uno 
scoglio  artefatto  con  diverse  pian- 
te :  per  i  Iati  son  vasi  di  hori  e 
di  arbusti  ,  con  qualche  gabinet- 
to di  verzura .  Nel  m^zo  si  suol 
collocare    un  vaso  di  porcellana 

con  fiori  belli .  Fagiani ,  galli- 
ne e  altri  uccelli  curiosi  si  con- 
tengono nel  cortile  • 

7.  Interno  delle  care  .  La  sala 
ordinariamente  lunga  20  piedi , 
e  altrettanto  lar^a ,  é  aperta  dal- 
la parte  del  cortile ,  «  con  una 
Stnora  di  caqne  ,  che  si  abbassa 
ad  arbitrio  ,  si  difende  dall'  in* 
temperie  .  Il  pavimento  é  di  pie- 
tre di  taglio ,  o  di  marmi  di  più 
colori .  Stuore  difendon  i  muri 
fin  air  altezza  di  s  in  4  piedi. 
Il  resto  é  coperto  di  carta  bian- 
^  in  cremesi.o  in  oro.  In  vece 
di  quadri  il  Cinese  usa  ^ran  pez- 
zi di  raso  o  di  carta  dipinti  in 


mariix)  9  in  hamhou  (  <^anne  ii)- 
diane),  con  caratteri  azzurri  di 
sentenze  e  di  proverbi.  Il  fondo 
della  sala  é  tutto  di  porte  gra^ 
ticciate  coperte  di  velo  dipinto , 
che  dà>  luce  alla  camera  eia  ìtt-^ 
to.  Le  porte  sono  d' un  bel  le- 
gno inverniciato  di  rosso  ,  o  di 
giallo .,.0  di  turchino,  e  talvol- 
ta adorne  di  figure  e  di  caratte- 
ri ^  I  mobili  consiston  in  sedie» 
in  sgabelli  j»  in  tavolini  di  rosa> 
d' eMno  ,  o  di  bamhu .  Se  i  mo- 
bili son  di  legno  ,  i  «edili  sori  di 
marmo  o  ài  porcellana  ;  si  sta 
duro,"  ma  fresco  neir  estate .  Su 
cantoniere  alte  4  in  <  j^iedi  sono 
vasi  ài  cedro  o  di  altri  frutti  o- 
dorosi,  bronzi,  porcellane,  glo- 
hi  di  cristallo  con  pesci ,  con  er- 
be, con  rami  di  coralli  ,  e  pae<- 
saggi  di  roccaglie  con  piante  e 
con  fiori  diversi  •  Uno  de  princi* 
pali  ornamenti  sono  le  lanterne 
pendenti  dal  soffitto  per  cordoni 
di  seta  ,  di  varie  forme  ,  compo- 
ste d' un  taffettà  finissimo-,  di- 
pinto a  fiori ,  ad  uccelli ,  a  paesi  • 
Un  tramezzo  di  porte  traforate 
separa  la  sala  dalla  camera  da 
dormire,  la  quale  é  sì  piccola 
che  non  contiene  che  il  letto  con 
alcune  casse  inverniciate  per  ri«* 
porvi  i  panni.  Alcuni  letti  sono 
d' una  grande  magnificenza  .  Le 
cornici  sono  di  lacca ,  o  di  le- 
gno di  rosa  cisellato.  Le  bandi- 
nelle sono  di  taffettà  azzurro  e» 
oórpora  a  fiori  d'oro.  Il  gira- 
letto  é  anche  di  seta  fina  a  fio- 
rami , .  à  paeisaggi ,  a  figure  fra 
sentenze  morali  e  favole  scritte 
con  inchiostro  della  Cina,  e  in 
vermiglione..  Per  un  andito  da 
questa  camera  si  passa  al  gabi- 
fletto  ornato  ^nsimilmente  ,  e 
con  tavolette ^er  libri  e  per 
scrivere  • 

6i. 


Óiiié  fili  appartattienti  il  piMn- 
ierrènp  na.  saia  per  nwigìare^ 
Jcucina ,  camere  per  z  domestici  ^ 
ba^nì ,  tutte  le  ccimckiità  i  ban* 
chi ,  e  botteghe  su  la  strada . 

Ij[  Diano  superiore  ,  Leouj  ch<i 
prende  tuttst  la  larghezza  delia 
£asa>  consiste  in  gran  sale  5  che 
in  un  bisogno  si  converton  in 
cainere  p^r  tramezzi  leggierissittii 
-fche  si  téng^dn  prónti .  Questa  è 
la  foresteria  •  Questi  tramezzi 
Sonò  di  fogli  di  carta ,  o  ài  se» 
fa,  e  han  delle  hnestrine  disòt<^ 
utilissime  scaglie  d'ostrica  traspo- 
>enti  quasi  come  il  vetro .  Tutte 
le  finestre  de*  Cinesi  sonò  di  q^ie- 
ste  scaglie .  In  una  di  queste  sa- 
le grandi  presso  la  porta  di  casa 
è  r  altare  '  per  1*  idolo  domèsti- 
co. Il  restò  del  secondo  piano 
sn  la  strada  è  di  appartantenti 
per  la  famiglia . 

8.  "Bsteriore  delh  case  .  La  fao> 
xiata  su  la  Strada  è  uguale,  9 
impiegata  in  botteghe  .  Non  ha 
altra  apertura,  che  una  porta ,  é" 
rvanti  alla  quale  pende  una  Stuói» 
ra  y  ci  un  paravento  per  impedirr 
né  la  vista  ai  passeggieri .  Dalla 
|)arte  di  djetro  le  case  hanno  un 
aspetto  g?/o. 

j  9.  Tetti .  Le  case  cinesi  di 
(gualche  elevazione  sono  a  dop* 
piò  tetto .  Il  prim»  tetto,  non  è 
dke.  una  specie  di  tj^olatò  c&e 
lierve  ài  copertura  avanzata  pàW 
Colonne  che  I0  soist^ngonò' .  La 
Ibrma  di  questi  tetti  è  a  padf* 
gliooe:  prova  chiara  deir  origine 
3ell'  architettura  di  que'  popoli , 
che  essendo  originariamente  pa- 
stori viveano  sotto  le  tende  ;  e 
a  tende  ondulate  sonò  i  loro  tet* 
cK  Forma  elejgante  ,  che  né*  pa» 
lazzi  imperiali  risalta  per  le  te- 
gole Inverniciate  d' un  lustro  ri^ 
^ndeate  • 


ClM  ij^ 

IO.  Ossatura  .  Le  colonne  o  i 
travi  della  struttura  delie  case 
non  sonò  veri  sostegni  del  tetto , 
iiia  sbarre  d'una  gabbia  leggie- 
ra.  I  travi  traversali  invéce  di 
Dosare  su  la  óoionna  9  la  traver- 
sano nella  sua  parte  auperiore  . 
L'<)$sattira  del  tétto  non.  è  che 
im  tessuto  leggiero  di  bamkou 
posti  ^i  uni  su  gii  altri  9  é  sò«> 
stenuti  dati^sélli  altrettanto  lé§* 
gieri  a  graticcia  9  che  «ì  assòtti* 
gliaao  a  misura  che  s' inalzano  • 
Le  stremità  de^  travi  travèrsi  e* 
écòn  in  fuori  dsM^  colonna»  odel 
muro,  è  sòsteagoa  la  parte  del 
tetto  che  sporse  in  fUòri .  I  Gir 
nesi  e  i  Goti  Tascian  in  vista  Ì 
ossatura  ;  Spesso  i  travi  t  Ugo* 
ionne  sono  di  legni  p^eziòai,  e 
anche  intarsiati^'  avorio  f  di  aie« 
talla»  ài  madte^rk  »  rapprcséJOb- 
tandòvi  fogliasu  ^  dragòm^AOir 
stri*  ■        . 

,  SI,  Colónne  jet  16  pia  di  Ìtga0 
con  J3ase  di  pietra  o  di  marmo  :^ 
iKMi  sostengono  che*  il  tetta  e: 
sonò  senza  capitello:  non-  pòfsot- 
^0  averlo  •  La  loroi  altesU  è  dii 
H  in  IO  diametri  ^  e  .  si  assortir 
giiano  .  gradatamente  da  giù  in 
^u.  La  base  termina  .in  òvò»  e 
ha  diversità  t!i,  profili.  * 

la.  Pffrte,  dèlie  case  sodò  d' un 
circolo  perfetto ,  éota»  porte  d' 
42€celliere  • 

13*  Finettre  rimarckevoii  per  i 
tela)  con  intrecci  d'argilla  coa« 
diaionata  nelle  iòrmeldi  legni* 
I  pe^zi  son  cosi  ben  uniti  che 
non  se  ne  sdiopron  le  còmmia? 
suré . 

14.  Péìàw  •  V  imperiai  pa- 
lazzo di  Pekin  ^  non  colpùce  io 
guardo  come  i  palazzi  jEuropei 
01  alta  aechitettura  '^  mz  li  supe- 
ra in  immensità  9  iti  regolaipità  , 
in  elevazione 9  in  euritmia,  in 
M    z        ■'"   son-. 


\ 


i«o  CIN 

sontuosità  .    II  palazzo  di  Pekin 
è' lungo  3030  piedi ,  e  Jarg0  23^o: 
né  in  queste  misure  sono  compre- 
si tre  grandi* arvancorpi  circonda- 
ti da  edifici  vastissimi .    I  Vati- 
cani e  i  Montecavàlli  bailerebbe- 
ro  in  quésto  palazzone  tuttp  cir^ 
tondato  di  torri  ^    <Ji  portici ,  di 
Jbpge  ,  di' sale ,  é  d*  immensi  edi- 
fica variati  nelle  forme,*  e    neJk 
pffopdrzioni ,    ma    tutti    assortiti 
airt)ggetto    generale.     Tutto   è 
progressivamente  abbellito  a  mir 
sura  che  si  va  alia    sala  del  tro- 
no, e'  agli  appartamenti  di  S.M. 
imperiale.     I    primi   còr)tili  son 
sorpassati  da  Quelli  di  i^iezzo,   e 
fl^ue^ti  dagli  ultimi .  .  JVfa   questi 
lìòn  sono  né  dorati  3    n^    coperti 
di  porcellana',   come  vuole  1^  fa» 
YOKi;    non    sono    coperti  phe  di 
maiolica  smaltata   a  Color  di  ccr 
èia ,  con  ornamenti  in  rilievo .  Le 
belle  vernici    e  gli. ori.,  sjpnp  ne] 
grandi  càific},    clie    pajon    fatiti 
per  incantesimo  .    I  peristili    sjo« 
lìo*  rojra  un'   basari/ento  .  di  is^x* 
Ilio,  che  dà  apertura  à  tre  gran- 
dissime scalè  ai  marmo,  separate 
da  balaustrate  adorne  di   vasi  cH 
tnetalio  e  di  figure  simboliche  « 
'    15.  Te'mpj    son    dagli  Europei 
/      chiamati  Pagode.    Si  dice  che  a 
l*ckin've  ne  s'ieno  io  mila,  e  sono 
1  più  magnifici ,  syecralmente  queU 
li  the  sono  seminati  nel  patezz,^ 
imperiale'.     Lcf   loro  forme  sono 
dimerenti  .    Alcuni  son  prcciolis- 
simi  .     Altri    hanno   un    cortile, 
circondato   da    portici  .    All'  e- 
stremità  è  un  i /«^ ,  altare  ,  do- 
ve son  posti  gì*  idoli.    Altri  soc 
no  dr  più  cortili   porticati ,   wn 
celie  dentro ,    e  con   sale  per  g(f 
idoH .  '  Questi  sono  veri  ^onv^»^ 
ti  ;  C  itf /Vo  y  d  ì  borì  z  i  ^   e   di  <bon- 
«esse:' anche'  alta  C^ina  regna  9H<^ 
pcri^izione;  '        ''     • 


Le  fiere,  i  mercati  si  teiigÓA0 
ne'  miao  grandi.  Vi  sodo  ósmt* 
dali  >  e  cimiteri ,  dove  si  seppellii 
sconQ  alla  rinfusa  sacerdoti  e  be^r 
stie,  che  ^pno  onorate  ugualmen* 
te   con    monutnenti    «  eoa  epi? 

Il  primo  oggetto  in  un  gi^a 
tmao  è  un  vasto  cortile  con  più 
fila  d' alberi  air  intorno  ^  che  con- 
ducono ad.  un  vestibolo ,  in  cui 
si  ascende  per  uqo  scalino.  Sucr 
cede  un  altro  vestibolo  con  sta* 
tue  colossali .  Indi  un  *àltrd  pran 
chiostro  circondato  ài  portici  ^ 
di  logge  ,.  e  di  celle  per  bonzi  ^ 
o  per  bon^es^e.  Ven^on  poi  i 
T'»ji^s  couj/jale  per  gì*  idoli ,  e 
^qn  altre  celle. 

I  T/'ffgs  son  Q  padiglioni  di 
forme  diverse  .  Son  tutti  elevati 
sopra  un  basamento  di  marmo,  |« 
vi  si  ^scende  per  ak|.uanti:  scftlir 
ifki .  Alcuni  son  quadrati  con  co- 
lonna sofiìtepentt  iln  tetto  sonpaon- 
tato  da  uaa  balaustrata  di  legnò 
(spo  un  passaggio  al  secondo  piac- 
ilo sin\ìle  al  primo,  e  col  suo 
tetto  a  padiglione..  Altri  son  oc* 
tagoni  9  alcuni  circolari  con  te^ù 
conici  ornati  di  vasi  e  di  varif 
%ure  di,  bestie . 

Alcuni  lempi  -son  così  ricchi 
che  superan  I4  sontuosità  reale» 
anche  ne*  loro  strumenti  di  mu- 
s^:  i  Aapti,  i  tamburi  per  i  sor- 
crificj  sono  d*  una  sontuosità  e  d' 
un  lavoro  il  più  scelto . 

z6.  Toi^rt .  -Alla  Cina  sono  più- 
sorti  di  ^torri..  Le  T«i  sonorosr 
servator)  a^ronpi^ùci ,  o  belvede^ 
ri  p  l  fa  sono  $epolcri  massiecj 
a  piramide  »  I  M^u-  ^sono.  edifici 
isolati,  à  $ià  piani,  ■rotondi  Y, 
óu^drati ,  poligoni ,  41  pietra «.«^ 
di  mattoni,,  &à\  Ugno ,  incmfar 
ti.  di  p^aiolicfi  a  di.foyceilaaa.*- 
Queste  torri  ^no  ^e  .  ^  aagHJ:'' 


fiche  ^   né  v'è  pagoda  ^nzi  una 
«fi  qud^«  grandi 'tórri  isolate: 

La  più  celebre  è  i|ueiia  di  Nait- 
Ktn.     E'  òuàgoAà,    e- ógni  lato 
è  di  t$  piadi .    E'  cirtondatà  da 
un  mutò  della   sèeasa  fórma  lon- 
tano x6  piedi    in  circa  »    chè.sò^ 
stiene  un  tetto  che  vieife  dal  cor- 
^  delia  tot  re  ^  e  jfbrnia  ai  di  sót- 
to un  passeggio.  Questo  niufò  è 
incrostato  di  porcellana  •  Là  tòr^ 
re  ka  ^   piani  forinati   ài  grossi 
trkvi  tirayersi,  «iascun  ornato  d' 
una  cornice   che  sporge  i   piedi 
da  sotèo  le  finestre  «  e  col  ^uo  tet-^ 
tarello,    ehe   ha  meno  sporto  à 
misura  eh*  è  ipià   in  su .    Questi 
muri    sono  •  aorati ,   e   cisellati  ; 
Neir  interno  i  lina  ^caletta  erta  ^ 
con   una   camera  ad  ogni    piano 
ornata  di   pitture.    Agli  /àngoli 
de'  passetti  sonò    sospesi    campa- 
nelli che  suonano  abitati  dal  vèn- 
to.   II  colmo  è  a  cupola  con  uh 
grosso  albero  alto  più,  di' 36  pie- 
di,    piantato    in  lina  ferrata  c^e 
forma  in  aria  una  specie  di  còno 
traforato  a  giorno .    In    punta  è 
un  globo  dorato  di    grossézza  e- 
norme.    L*  altezza   tentale  sórpas-^ 
aa  X09  piedi .. 

17,  Ponti.,  Là  Gina  é  inéèrse« 
cata  d*  una  moltitudine  di  £unii 
e  di  canali  9  e  perCià  hA  più  pon- 
ti che  tutto  il  graii  resto  dell' 
orbe  terracqueo,  è  nè^'ha  d'  ogni 
specie^  aiicnepercaiiriccio,  e  per 
curiosità,  è  con  deaomingzioài 
curiose .  ye  ne  sonò  di  pietra  , 
di  mattoni,  diinarmo,  di  legno, 
di  ^>arche,  e  fin  di  fctro .  ' 

I  ponti  Cinesi  sOho  |?ér  lo  più 
d'una  costruzione  fcggièrà,  e  d* 
archi  acuti  ripidissimi,  perchè 
non  servono  che  per  pedóni  . 
Nieste  si  trasporta  per  crfrri  : 
tutto  il  commercio  si  fa  con  bar-* 
che  »  k  ^uali  passano  liberamene 


CIW 


xSx 


tè  tfottei  j   ponti  sehz;i  abbassai 
gli  «iberi,     .        j  . 

.^«f.  ^  gepfe  a  f^i  senrciiO  r 
jK^nti  di  ferro ,  i  i^uali  non  con- 
sistono  che  in  piloni  piantati  di 
tratto  m  tratto  ,  fra'  quali. soa 
tese  catene  di  ferro,  e  su  queste 
t^jyolati .  Vi  vuole  continua  vi^ 
gilanza  per  prevenir'  i*. pericoli 
ijrovenicnti  dalia  rbgginc  in  luÒr 
ghi  SI  umidi, . 

.^^'F'Jf;.  di  piétyak  vòlte  sQf 
no  costruite  di  pietre  arcuate  luril 

^  •  K^^  f,.Pi^^h  è.  grosse  solo 
5  in  ^pollici.  Vi  ài  passa  .'sópri 

comodamente  per  scalini  che  ap* 

pena  hanno  3  pòllici 'di   altezza. 

.  Altri  ponti  notì  ^barino  che  .tré 

0  quattro  grandissime  piètre  po- 
ste su  piloni  Cóme  tavole.  Qué- 
*?  .R^fF^è  sono  talvolta  lunghe 
la  piedi-  ^  ^ 

• ,  ^JA  rànti  pòiiti  d'ogni  génpri 
alcuhi  sono  à^na  belFi  struttili 
ra.  Quello  ^di  Loù-lCo-Kiao  è 
lungo  8  mìàhà  :  tutto  di  marnio 
bianco  ben  lavorato  j  con  .70  ed- 
lonne  per  diascuri  bordo  ,  fra 
cartòcci  scolpiti  in,  fogliami  ;  ia 
flori,  e  in  bestie  di  varie  specie. 
,  Più  considerabile  è  ancora  il 
ponte  di  Fdu-Tcheou-Fou  ^bpra 
lin  fiutòe'Jargò  uri  miglio  e  ihez- 
zà  diviso  in  più  rami  con  isolet- 
te fra  irieizò .  Tutte  queste  par- 
ti son  riunite  dà  po^ti^,  i  qìiali 
fanno  insieme  2  miolia.    ripriu- 

^^??l^  ??    pi»  <i^  cento  archi  di 
pietra  bianca  guarnito    di  balau- 
strate di  scultura . 
Più  bel/ó  ancóra   è  Ì'.altrQ  di 

1  che-oa^Fòu  fabbricato  su  la  pùn- 
ta d' un  braccio  di  mare',  che  japn 
SI  potrebbe  passare  senza  iin  gran 
èiro .  E^  lungo  Ì5ÒÓ  piedi  cine- 
si ,  e  largo  ao  *  E'  sostenuto  da 
iji  pilóni  ,;ì2S  Per  ciascun  lata. 
Tutte  le  pietre  sono   uguali ,    « 

M    I  tut- 


ttz         crw 

tutte  &  ^or  griftio,  e  (fello 

ft^so  colore  sono  gii  ornamenti  • 
pilóni  «ono  sì  fisti ,  che  vi  pas-?  " 
tend  gros9Ì  bflfttimenti . 

Consìmile  jfr^ndiosità  si  osser-* 
ve  negli' argini  lungo  i  fiumi  e  i 
canali  >  e  ne'  forti  ^i  mare  . 
:,  A!«;unL  scrittori  non  contenti 
m  tante  specie  di  ponti  che  sono 
^ella  Cina ,  ne  hanno  fantastica» 
to  uno  votante  da  montagna  in 
inontagnà,  e  ne  hanno  incisa  la 
figura.  Si  anta  l'esagerazione, 
k  più  si  esagera  quanto  pili  cose 
mirabili  si  descrivono,  ^fiente  di 
più  difficile  che  cantenersi  nel 
Vero  • 

i8.  Archi  Trhnfdi ^  Pay-Ieou. 
La  passione  per  «questi  monumen- 
ti h  ben  grande  alla  Cina.   Non 
^'è   pjiesetto  che  non    ne  abbia 
«[ualcuno.    Ve  ne  sono  di  legno, 
e  grossolani  >  ma  ve  ne  sono  de' 
rimarchevoli   di  marmo»  'per  lo 
Ì>iù  a  tre  norte  ;  la  maggiore  nel 
mezzo  .    Le    colonne   faccettate 
tutte  d"  un  pèzzo   sostengono  iin 
cornicione  di  trq  o  quattro  fac- 
ce, senza  aggetto,    e  senza  md* 
danature  ^    fuorché   1'  ultima  che 
fa  le  veci  di  ^fresio  «  in  cui  è  in- 
cisa qualche  iscrizione,  {n  luogo 
di  cornice  è  un  tetto.  Gli  orna- 
ti son  figure  dì  uomini ,  di  uccel- 
li ,  di  fiori ,   lavorati  a  .giorno  e 
legati  insieme  con  cordoni  intrec- 
ciati senza  confusione'. 

II  più  rimarchevole  nella  mol- 
tiplicità  di  questi  monumenti  è 
I'  og^tto.  della  loro  erezione  . 
Negli  annali  Cinesi  ison  registra- 
ti 3^3^  |>ersonaggi ,  che  per  aver 
reso  servizj  importanti  al  pubbli- 
co, han  meritato  i  pubblici  ono» 
ri  d^ archi  di  glòria.'  Cue|:rieri , 
'{principi,  filosofi;  thagistrati ,  an- 
che donne  hanno  partecipato  di 
^nissta  gI6rÌ4  •  Su  la  cima  d*  un^ 


tnon  taglia  %  una^  statua  ^  coi'  si 
bruciano  de'  profumi ,  iq  onore 
d' un  cittadino ,  il  quale  a  suie 
spese  vi  ^ri  una  strada. 

La  moltitudine  di  questi  archi 
Sparsi  per  le  grandi  strade  é  per 
k  campagne  fa 'un  colpo  d't)ccmo 
'Jiittoresco ,  è  interessante .  ' 

i^.  Muràgl/t ,  Là  maggidr  par» 
te  delie  citta  ne  hanno  delle  con- 
siderabili, alte  che  Cuopron  T  al- 
tezza delle  case,  è  larghe  da  po- 
tervi andar  a  cavallo.  Quelle  di 
Pekin  sano  di  mattoni ,  fiancheg- 
giate da  torri  quadrate,*  e  con 
rampe  da  potervi  montare  la  ea- 
valleria  . 

'  La  gran  muràglia  per  difender 
la  Cina  dalle  incursioni  de'  Tar- 
tari ,  è  V  opera  più  stupenda  che 
mai  siasi  fatta  in  questo  genere, 
e  la  più  inutile.'  Gli  Stati'  non 
si  posson  difendere  che  colla  di- 
sciplina militare  .  La  famosa  mu^ 
raglia,  che  abbraccia  tre  Provin- 
cie, e  va  per  dirupi,  e  per  ogni 
dovè  accessibile  e  inaccessibile, 
non  ha  fatto  mai  ostacolo  a' Tar- 
tari, quantunque  fosse  munita  di 
torri ,  é  di  fortificazioni . 

20.  Carattere  a  gurto  de(P  Ar* 
chitettura  Cinese .  I  Cinesi  pri- 
mitivamente pastori  vissero  sotto 
le  tende.  Le  tende  ci  padiglio- 
ni furono  i  modelli  della  loro  ar- 
chitettura, t  \ò  sono  tuttavia  9 
perchè  i  Cinesi  hanno  tm  gran 
rispetto  per  i  loro  antenati ,  co- 
piano sempre,  è  non  miglioran 
mai .  Un  pittore  Europeo  fu  ri- 
preso da  un  pittor  Cinese  d' aver 
.  negletto  in  un  pesce  aldine  sca- 
glie .  II  Cinese  sa  dunalie  quan* 
te  squame  ha  un  pesce  aalla  coda 

3 Ila  festa:  egli  guarda  fa  nratm^a 
a  naturalista  e  ndn  da.  ateista. 
11  carattere  dunnue  dell' Archi.? 
tettur^  Cinese  è  la  leggerezza  « 

Que- 


Questo  fion  lesi  può.  imputar  per 
^difetto .  DUéttQ  sarebbe  ,  s[  ella 
avesse  un'  apparenza  di  solidità 
nelV  imitare  un.  modello  leggiero 

?|ual  è  la  tenda  i  il  .  padigaone  . 
1  modello  deif  Architettura  Gre» 
«a  dovea  produrre  il  miglior  or- 
dine di  combinazioni  nelrArchi- 

.  tetturà .  V.  Jirchitettura  .  Ma 
siccome  tutti  i  primitivi  modelli 
sono.i  primi  bisogni  dell'uomo, 
e  son  tutti  naturali,  non  si  può 
sXV  accbitettura  Cinese  rimprove» 

.  rate  le  sue  forme  ,  Ja  sua  legge- 
rezza, .come  non  si  può  rimpro- 

-verar  ad  un  cervo  la  mancanza 
della  conformazione  grave  d'  un 

.  bue  ... 

Dal  nativo    carattere   leggiero 

^deli'  Architettura  Cinese  nasce 
quel  suo  ^ajo  che  predenta  T'as-^ 

-petto  il  più  ridente  e  più  lusin- 
ghiero agli  occhi .  Que'  doppj 
tetti  a  padiglione  inverniciati  e 
variamente  coloriti  sono  da*  loro 

•  poeti  paragonati  a  ^uell'  arco  ce- 
leste ai  y»rÌQi^rdfntt    t  misti  «/- 

*fni  calori . 

Il  gusto  Cinese  nt*  loro  orna- 

iti  architettonici  è  confacente  al- 
ia leggerezza  gaja  della  loro  ar-^ 
chitettura.  Intrecci,  comparti- 
menti, intagli,    frastagli  fanno 

4  le  decorazioni  de*  loro  edificj ,  co- 
me de'  loro  mobili  di  legno.  Tut- 
to   v'  è    trattato    come    legno  . 
Onde 
Tutte  le  parti  dell*  Architettu- 

,  ra  Cinese  sono  perfettamente  d' 
accordo   fra   loro»    Non  vi  si  è 

.frammisto   niente    di   stran ierp, 

^  Tutto  è  nazionale  .  Jutto.vien 
d^a  una  pratica    cieca  inalterabile 

.  da  secoli  .di  secoli,  e  anderà  co- 
sì* per    tutti  i  §ecoI{    de*  secoli. 

"  Tutto  ^ quello    ch'i  fondato  su 

-principi  naturali,  e  si  è  òa  lun- 
go tempa  assortito  ^i  bisogni  sem- 


CIp  xti 

plici  d' un  popolo  immenso,  che 
per  la  sua  immensità  si  è  isolato 
da  tutti  gli  altri ,  durerà  quanto 
durerà  quei  popolo . 

Questo  estratto  dell'  Architet-i 
tur^  Cinese  di  Chambcrs,  a  de? 
Missionari  Exgesuiti ,  non  è  che 
per  mera  curiosità  di  conoscere 
I  differenti   gusti  òeXlt  differenti 

^  nazioni .  Se  un  ricco  volesse  far 
de*  modelli  di  tutte  le  architettu- 
re diverse   de'  diversi  pqpoli  ,   il 

.  ragionevole  non  sceglierebbe  che 
l'Architettura  Grepa.  Quanti  ra- 
gionevoli fra  gli  uomini ,  e  spe- 
cialmente fra*  ricchi? 

CIOTTOLI  pietrucce  tonde 
che  si  trovaq  ne  fiumi ,  ne'  tor- 
renti ,  su  le  sponde  dsì  mare  ,  e  . 
anche  nelle  terre .  Son  buoni  nel- 
la costruzione .  Gli  afltichi  V  im- 
piegavano,  e  chiamavanli  takuli . 
I  calcar],  che  sono  d'un  bian- 
co opaco,  son  buoni  per. calce* 
Gli  altri  son  vitrei ,  più  dori ,  e 
!bn  buoni  peV'muri,  per  imbrec- 

;  oiare  strade  ,  acquedotti ,  fontane 
ec:  misti  con  cemento,  e  poi 
segati  e  politi  ^ctvoft  per  opere 
di  mosaico  e  di  rapporto.  Di  que- 

,  sti  ciottoli  arroventati  in  un  for*- 
nello ,  e  poi  polverizzati  si  fa  u- 
na  polvere  eccellente,  come  quel- 
la di  tegole  per  cemento  da  resi- 
ster air  acqua. 

CIRCO  diiifèriva  paco  dall' 
Anfiteatro .  Il  Circo  era  oblun- 
go, e  terminava  in  linea  retta  a 

.  quella  estremità  dove  eran  le  car» 
ceri^  dalle  quali  uscivan  i  carri 
per  farà  le  loro  corse  intorni  al- 
la spirti.  Questa  ìftina  fortna^va 
la  maggior  differenza  fw  l'ar^fi- 
teatro  e  il  cit€ò,<  Ella  consisteva 
in  un  rialta  posto  isolato  in  tnfz- 

-  20  ip^  lungo  l'arehav  Bai  circo- 
larvi intorno  i  carri ,  /tutto  T  e- 

•  .dificio  fu  dtUo  circo. ^* 

M    4  -Ro- 


'  '  ROitoft  %ppcé^  lìAti  n'ebbe  imo 
'^tlki  Vaife  Mattia  fra  il 'Palèti- 
tio  p  h*  AHkiiilinò .  kqùcHà  vari- 
lata  i  Ròtóani  éì  divertivamo  a 
cdrrefc,  e  |li  *pctt«fWi  si  situa- 
vano 'intorno  Su  ìé  altiJit v  tn 
pti^cipiò  JÌon  Vi  Hi  ehe  tttru , 
erba)  e  nualch^bMIicè».  Si  to- 
stfuì  pòi  di  materiale  f  è  poi  sì 
adornò)  é  poi  si  abbellì  fai^fO, 
chtf  '  fu  détto  il  circo  mitsihio  fca- 
pace  di  contenere  "^oo  bliltt  èpè^^ 
tàtóri;  RO<na  ebbe  15  circhi, 
Quello  solo  di  Caraeiilla  mf  con- 
serva la  fortifa  .- 

L'esterno  dé^ circhi  cOnsisteta 
in  due  ordini  d i- pòrtici  colonira- 
ti  Punto  su  V  altro»  téiC  MAtt  tét* 
razza  'iopra  e  con  4  totri  dispò* 
ftte  'alle  stremi tà  e  s(i  tiìezzi. 
Quelle'  xlel  pianterreno  ei^à  pet 
stìetcati .  La  cima  della  tefrfazza  e 
(felle  torri  iéra  decorata  di  scul* 
tlite.  ' 

'  V  Interno  èra  tutto  air  iritór- 
lk>  anfiteatrale  i  La  spin^t  era  ib- 
beiitta  di  alfaW  j  éì  statue  9  di 
«oliscili,  édi  aJtf4  simboli;  the 
spettano  ^li  antiquari . 

Gli  artisti  debbono  avete  qual- 
thc  nòzidnc  dd*  tirchi  Romaiìi , 
dòte  non  ti  facevahd*  A)le  corse 
di  tatti  ;-  iftà  ogni  "Éàtét  di'giuo- 
cbi  girini^tici  ;  e  stoche  nttuma'- 
chie  9  affinchè  possano  erigere 
<qùalc}ie  edificio  con$iiMl<l ,'  ^  inai 
gualche  nostra  città  vclts^  lina 
volta  avc^^  Una  béfla  plIaZZsi  per 
ipettai^  ptfBblici  degni  de'  cit- 
tadSnf.''  ''  '-^  ' 
'  4^HIIADB'  per  fa»  siftì  feteHi- 
geilM  neW'arch^tcttijra'e  nejlla 
AeccarticaA  daM'Inipcratòf  Teo- 
dosio decorato  della  éì^tiitk  con-^ 
solare  9  e  impiegato  nwa  'eostru-* 
zjone  d'ini'ABasffica  ^  di  trn {Mi- 
te;*'Ma  gli  si  éeópù  tanta -mg* 
gine  d' èmfmvktftoàti  clir  la  at« 


Tèiiòne'dd'ponielb  toimnésfii  ià 
AffOdisiò  uoMc^  «XMisolare'y  Tr»» 
biM'O,  e  prObov  .,  ^ 

CISTERNA.  Dove  mattcan 
le  ac^esOrèive,  eotiVien  Taocor^ 
tt  le  pluviali  V  che  sono  buone  f 
se  iono  ben  conieiyate  ih  tisper" 
rte  fatte  af  dovete  . 

Per  farap  unir  cisterna  )  bisOgira 
-ti  conoscerla  ònantttà'deHa  piog- 

fia  che  annualmente  cade  in  una 
ata  sQpetficie.  2/Di  ^^  nuK 
tèria  è  désstf  supci€cie  .  '  3.  Qua- 
le la  capacità  aella  cisterna  .  4« 
Quale  lasua  disposizfionb .  5.  Qua* 
le  U  ^a  forma;  6ì  E  quale  la 
costruzione . 

X. -Ordinariamente  piove  ogél 
anno  20  pollici  d* acqua:  il  che 

fa  ^  di  linea  pet  giorno .  Onde 

vi  vuole  una  superficie  di  3^  piè^ 
di  per  dare  un  wth  cubico  d^  ac- 
qua per  giorno.  Un'  abitazióne  a 
tré  piani  da  contenervi  30  perso-' 
ne,  che  abbia  tin  tetto  della  su-< 
perficfe  di  360  tt$t  darà  per  gior- 
1^0  ro  piedi  cubici  d*  acqua  :  on- 
de r  acqua  de*  tetti  è  pìix  che  suf-< 
ficiente  '  ai  bisechi  d' tina  gran 
città  i' 

2.  Le  migliori  superficie',  don-^ 
de  si  abbia  da  raccorre  Pacqu» 
piovana,  sono  le  più  compiate» 
e  senza  terra . 

3.  La  capacità   della   cisterna 

può  ridursi  jftlla  -  parte  deir  ac- 
qua die  può'  eac^r  in  un  anno 
sopra  una  data  superficie  t  non 
piove  ^ ogni  'giorno.  In  una  super- 
ficie di  i^o  piedi  il  ^  dell'  ac- 
qua che  vi  piovie  in  utf  annoè  poi-' 
liei  a  -^  ,  il  c^e  produrrà  40OpiÌ&« 

òì  cubici  ;  Onde  una  cisterna  làt^ 
ga  xo  piedi  >  e  alta  xo  può  con- 
te- 


itti^  bìf^  Vàcquà  cIm  in  un  Atì^ 
ho  raccoglie  cU  uba  supcrficjf  *  di 
3^9  piedi  •  L' kltezztk  dttV  acqua 
Vi  sarà  di  4  piedi ,  qOaftto  più  vi 
«ara  iteaùa  «  liwgiio  si  iccnserVerà . 

4.  Gli.  antichi  in  una  fclsteroa 
fàcevand.  più  cisterne  ,  affinchè  i' 
ac^ua  passando  dall'  una  ad  ua^ 
altra  si  deputasse  mtglìón  Le 
Setti  Sale  in  Rutena  presso  le  Ter- 
me il  Tito  erano  una  tisterna, 
divisa  fla  muri  paralleli  cqh  ,tor<> 
ridòri  a  volta ,  è  con  aperture 
iion  in  infilata,  tba  4  scatchiere, 
per  fkrè.circòlat  I* acqua  e  depn- 
tarla.  Così  anche  la  piscina  dm*^ 
àniràhite  di  Potzuoli  •  Nelle  ci- 
sterne di  Pompei  si  vèggon.de' 
bacini ,  donde  T  ac^ua  depurata 
scorreva  giù  nel  recipiente  noa^- 
giore .  La  più  lììajgninca  étìU  k^* 
Itern^  h  quella  ài  Costantinop^ 
lì  j  sostenuta  da  due  ordini  di  pi» 
Ioni  ciascuno  di  aia,  disposti  cir^ 
cólarménte  e  in  raggi  tendenti 
tutti  ad  un  pilone  -nS  centro  . 

Attualmente  ai  c<wtn]isce  una 
cisternetta  con  uh  fonda  di  ghiaf< 
ja  e  di  ciottoli  per  raccorre  V, 
acque  piovane,  e  ivi  purificaci  « 
Quindi  per  un'apertura  guarnita 
d'  un  tubo  di  creta  traforato  sco- 
la V  acqua  purificata  nella  cisterr 
na  inferiore ,  Meglio  porvi  un  si- 
fone ài  creta ,  come  na  immagi- 
nato M.  de  la  Hire . 

<;.  La  miglior  forma  delle  ci- 
sterne è  la  circolare  :  è  la  più 
resistente.  E'  essenziale  che  ie 
cisterne  sieno  lontane  dalle  chia- 
viche é  dal  sole ,  e  che  dal  con- 
torno non  vi  trapelino  altre  ac- 
que impure  ;  Dove  questo  non  si 
possa  ottenere!)  4ii.po9;$on  fate  4V 
sterne  elevate  4  in  S  piedi  dal 
aneto  r'    *'■'■■.   •' 

6^  N^ila  costi^iaf^ne  delle  >ct*^ 
sterne  y  iàtta  la*  necessaria  scava^ 


aione,  conviene  aamnrtrài  .delli 
sodtaza  del  terreno*  La  6bbri«i 
può  ffirviai  ài  pietre,  di/tat^io  9  o 
di  outtoni^.o  di  ^%m^ «  Tut- 
^a  r  iaiportanza  è  che  sia  ben  in- 
tonacare i  elle  sembri .  tu|ta  d' un 
getto  •  V  intonaco  degli  anùphi 
è  tuttavia  sprprendqnta  9.  poichuè 
-^  teso  più  fòrte  dal  tartaro  (lell* 
atqua  .  Ved.  Cenunio  « 

V  è.  un  altro  njodo  più-  facile 
usitato  in  Italia.  Fatta  la  scar 
vazione  a  forma  d' imbuto  ,  cioè 
circolare,  più  stretta  in  .  giù.  che 
in  su ,  si  riveste  tutto  di  .argilla 
Jben  ^temprata  9  e  nel  me^zo  si 
mette  una  pietra  dura  a  cono  tut- 
ta bucherata •  Vi.  si  fàbbrica  .so- 
pra, una  specie  di  pozzo  più  al<r 
to  sul  Pianterreno ,  .costrutto  di 
materiale  collo .  stesso  cementa  • 
Il  sovrai^ii^ ,  deVa  cisterna  ai  em- 
pia di  ^hiaja.ben  Javata;  e  di 
sabbione  i  Al  di  sopra  si  fanno 
piccole  cellule  a  valt4^  intorno,  al 
pozzo  per  raccorre  le  acque  gio- 
vane ^  le  qu^U  si:fiJtran  per.  quel- 
la ghiak».  e  depu^a^e  vanno  n%i 
pozzo  di  mezzo>peri,  piccoli  bu-» 
chi  àMk  pietra  cqnicà .        . .    ' 

CITXADE  pressò  ^  Spatta  sua 
Batcia.eresse  su  d'una  collina  il 
famoso  tempio  di  rame.  di^M^nèf- 
ya  ChalciaecQs .  Due  portici. con- 
ducano a.  diveESe,c;a|»pelle  :  i 
interno-  avea. sculture  .^Str.imfxt" 
se  d'  Ercok»  delie.  Tàn4aridi,  e 
di  altre  ^vole  4  .  *  -  v  -  . 
-  CITTA^  *  Ne*  rarisadani  casi 
d' una  città  nuova  si  scqgjiieirà 
certaównte  i^n  sito  il  piìk  vai^tàg- 
gioso  9  e  ù^a  pianta  ^/rco^are  .0 
poligona  V  afiSnqi^/ j|eI-wiqiiioro 
s^zio  cctnteniga^  f^xik  >  po^  ^   •-  si% 

pjù  comodare  w  >  -^'  .  ^„ 

Qu^tiio  oggetti   formali   otUsk 
una  ciu;&,.    r.  i{|gt#ssi^  ,a,  str^ 

I.  In- 


H9é  CIT 

.  X.  Ingressi  liberi  «  moI^^Uc^- 
ti  in  ragion  delia  grandezza ,  ,e 
bei|  oiraati  al  di  fiiori  e  al  di  den- 
tro. Al  di  fiiori  sia.  un  lungo 
stradone- con  alberi ,  coxv.  fonta- 
ne ,  cpn  poggiuboli  9  e  termini  in 
una  piazza,  avanti  ia  porta  ^  ^^ 
porta  grandiosa -a  più  archi  ma^ 
gnifici  intn>duGa  in  un' altra  piaz- 
za circondatji  d^  beUe  fabbriche , 
donde  pattatisi  molte  strade  mze- 
étose,  conducenti  alcune  al  cen-* 
'  tro  9  altre  agli  estremi  della  cit- 
tà ,  e  tutte  terminate  da  qualche 
oggetta  Vistoso  • 

^.  Le  Strade  rendon  ,Ja  comp- 
nicazlone  facile  e  comoda  ;  onde 
sieno  numerose  9  dritte ,  e  larghe . 
La  loro  larghezza  deve  essere  cor* 
rispóndente  ali*  ampiezza  e  alla 
'  popolazione  della  città ,  air, al  rez- 
za degli  edifici  9  e  alla  lunghez- 
za di  esse  strade.  La  maggior 
larghezza  sia  dove  il  concordo  ^ 
maggiore  ^  Alcune  «ieno  portica- 
te  9  altre  con  marciapiedi  adorne 
di  ringhiere  e  di  statue^,  aitre 
con  parterri  ;  ma  tutte  nette  9  e 
in  dol«<  pendio  « 

3.  Piazze  varie  in  figura  ,  in 
grandezza  1  in  ornati  ;  e  in  'gran 
numero  per  la  salubrità  ,  e  per 
Jo  sfogo  •  ,  , 

4.  La  bellezza  degli  edifici  fa 
Ja  principal  bellezza  delle  stra- 
de 9  delle  piazze  e  della  città . 
B  chi  presiede  a  tali  bellezze  ? 
L*  azzardo  .  Vi  presieda  la  ra- 
gione d*  intelligenti  9  '  senza  de' 
«uali  npn  si  possa  fabbricare. 
Lr'  altezza  delle  case  non  dovreb- 
be mai  andar  oltre  di  tre  piani. 
JLe  Iota  facciate  regolari  $1-9  e 
pTOpormonate  9  ma  tutte  differen- 
ti  neeli  ornati  e  n^lla  $tusà  sem- 
plicità .  '  ^ 

-GH'tdidfij  pubblici  rìen  sempre 
•ituMÌ  ccM^venicntemente  ^  co* 


CIT 

oioda  pubblico  :  isolati  9  con.  piaz- 
za avanti,  con  stradoni  intorno 
e  dirimpetto  •  Che  ^  spicco  non 
,  faranno  !  Gli  ospedali  9  i  cimite- 
ri 9  i  lazzaretti ,  1  macelli  9  e  tutte 
le  fabbriche  di  materie  grossola- 
ne e  sudicie  sien  fuori  dell'  abita- 
to air  aperto  ,  al  ventilato,  ne* 
siti  più  opportuni  • 

Insomma  nella  distribuzione  d' 
una  Città  regni  scelta,  abbon-* 
danza  9  contrasto ,  e  fin  anche 
qualche  disordinuccio ,  donde  ri- 
sulti più  vaghezza.  Guai  l'eu- 
ritmia in  una  città  grande .  Chi 
Ila  veduta  una  sola  strada  di^  To» 
rino  ,  le  ha  viste  tutte ,  e  vi  cre- 
pa di  noj;i .  In  Olanda  basta  una 
città  sola  ;  le  altre  sono  la  stes- 
sa. Ma  per  avere  una  città  bel- 
la, si  ha  d*  aspettare  di  costruir- 
'  ne  una  nuova  di  zecca  ?  Og^i 
•  brutta  può  abbellirsi ,  se  si  fa  il 
piano  di  quello  eh'  ella  è  9  e  di 
quello  che  deve  essere  a  poco  a 
poco  a  misura  che  la  vetusta  ob- 
.  bliga  rifarne  qualche  pezzo  ,  Ba-* 
sta  volere  ;  non  si  vuole  abba- 
stanza . 

CLEETA  architetto  e  «culto» 
re  inventò  la  Barriera  presso  O- 
iimpia  neir  Elide .  La^  Barriera 
era  una  piazza  per  carri  e  per  ca- 
valli che  correvano  nello  stadio. 
'Dove  h  Barriera  sì  univa  a' por- 
tici di  Agapito  si  slargava  da 
una  parte  e  l'altra  a  guisa  di 
barca  .  Lo  sperone  della  prua  era 
ornato  di  colonne  e  di  festoni, 
con  un  delfino  dì  bronzo  in  ci- 
ma .  I  due  lati  della  Barriera  e- 
j^n  lunghi  più  di  400  piedi  tutti 
porticati  per  i  cavalli  da  sella  e 
da  tiro.  Avanti  arcarti  e  a' ca<^ 
valli  5Ì  tendèvfa  un  canape  per 
ritener!^.  Nel  mezzo  di  questo 
ricinto  et:a  un  altare  di  mattoni  , 
che  s' imbiancava   ogni  olimi^k*» 


cu 

4^,  9  SOM  era  un*  Aqiiila  9i 
bronzo  ,  la  miale  f^r  una  moila 
i*  aUava  per  farsi  vedere  a  tutti 
«Lei  tempo  stesso  che  il  Delfino 
si  abbassava  fin  a. terra.  A  que^ 
sto  segnale  si  lasciava  il  canape , 
e  seguiva  la  corsa .  Chi  vuol  ve- 
dere^ la  Barriera  e  lo  ;  Stadio  , 
jiuò  vederlo  nel  Pausania  di  Gt^ 
dòyn  . 

CLIMA  ^  la  somma  di  tntte 
Je  qualità  naturali  dipèndenti 
dalla  temperatura  del  paese  ^  dal- 
l' aria  >  cial-  suolo ,  dagll-alimen- 
ti,  e  da  tutti   gli  altri  pHncipj 


CL!  kÈf 

iftia  inr  là ,    ha  ^rdtito  del   suo 
-carattere  ,  id  è  imbastardita,^  « 
si  è  accomodata  ai  bisopl^  looap* 
li  f.    Quanta  diffetaiza  dal  éoìcs 
frontespizio  d?!  Partenone  d'  A^- 
tene  a  queir  acuto-  del  Panteon 
di  Roma  ì  E  quanto  più  actttis- 
sittii  i  piò' settentrionali  !  ì  pae- 
si nevósissimi   obbligano  a  qut' 
retti  cos)  acuminati,   L'atiienità 
di  Napoli  non  ha  bisogno  di  eet- 
ti j  né  di  frontcspiz j  ^  né  d*  isor- 
nicione ,  come  1*  Egitto  non  ha 
bisogno*  di  Tolte . 
Le  colonne  che  Sonia  Vka  e  il 
che  agiscon  su  Puomo,  è  influì-    ' Mòto  degli  edific}  sono  tormento, 
Acono  al  $uo  carattere^  e  alesile    -e  mor^e  per  gli  uomini  de'pMsi 
opere,  Questa  influenza  ^  iin  iat^     freddi.    Al  più  al  più  Vi    ftfran 


firla'stri ',  ma  ifnbarazzanti  anche 
questi ,  la  fabbrica  è  ridotta  ai- 
la  nudità  .Ivi  il  bisogno  richie- 
de gran  luce  \  onde  apertura»  spro* 
porzionaramente  grandi ,  e  iftter- 
'colonn  j  laVghlssim'i  i  In  certi  pae- 


to  incontrastabile. 

Dove  il  ch'mj  è  ben  deciso  , 
deciso  è  anche  il  carattere  deli' 
uomo.  Se  il  cUma  è  d^'una  uni<* 
fórme  temperie ,  il  casAttere  è  d' 
una  temperata  abitudine.  E  do- 
ve non  ha  proprietà  ben  appa-  si  introdum  il  lusso  de'perlsti- 
irente  »  gli  uoii)ini  non  hanno  al-  -IJ  ^  delle  colonnate  ,  de-  portieì , 
'  cuna  qualità  ben  deéisa  ;  ^òn  leg-  "  'éeììe  logge ,  è  un'  impresa-  Vana  , 
gieri ,  mobili ,  abili  in  tutto  sen-  perchè  contratra  alla  tìétur^  del 
^a  compir  niente,    vicini  ad  o- 

gni  vizio  e  ad  ogni  Virtù  .  Nelle 

contrade  ardenti  del  meriggio    è 

esuberanza 9, esagerazione  di  tutte 

le   idee  ,   giuochi  di   capriccio , 
•  scarti  di  fantasia.    All' incontro 

nelle  regioni  agghiacciate  del  nort 

sterilità  d'invenzione,   inazione     progettato  dà   Inigo  Jones  dopo 

cpmpleta  delle  facoltà  immagina-   '  un  secolo  sono  ccfrrOsi  e  sfiaura* 

rive,  calcoli  di  metodo,  e  timi-   'ti .    A  che  servono  ^11  abbellii 

di  passi    della  più   fredda  ragior     menti   jiIP- esterno  delle   fabbri- 

ne.    Questo  è  costante.   V.  Co* 

future , 

Fra  tutfe  le  arti  queffa  che  ri- 
ceve più  influenza  dal  ftsina  è  1* 
-Architettura,   perchè  ella'è  urt 

bisogno,  e  i  bisogni  che/ più, im* 

pcrano  all'  uomo  dipentfono  *  dal 

ìclrms,  A  misura  che' P  A hrhitct- 

fiiia  Greca  ^*  i  tfaspi^htàt^  ia 


paese ,  e  al  biso^pfK)  dell'  uomo  • 
In  Italia  si  fabbrica  per  P  estate  , 
in  Germania  per  P  inverno  < 
•  Il  •ch'mà  si  oppone  agli  orna- 
menti degli  edifici .  I  '  capitelli 
di  S.  Paolo  in  Londra ,  i  festoni 
e  le  ghirlande  del  palazzo   reale 


the ,  dove  ognuno  ^r  il^gran 
fréddo  vive  rinchiuso»  f>Dve-non 
règgono  le  sculture  di  marmo , 
mo^o  meno  reggera^n^  i'colbri , 
e  le  pittate  '  the  -  àbbèlttscotio  e-* 
stern^énfe^g^i  ^edìficj^  li<»'  climi 
temperati . 
CLOACA.  Sfc  te^«ittènon  vo- 

giioRO  «t$0t«  poz2singhi}Mi  i>esti- 

fen- 


ini         età 

ienziali ,  hamo  d' airer,  clpoch  cht 
iiighiottanancaue  e  immotciÌ£Ì6>( 
JLé  dolche  di  Roma  sono-.  s$zt^ 
celebrate  da  tutti  pi  t  siorici  »  e 
post9  fra  1^  aianKvigli»  di  ^ueiif 

^.La  C/mot  M^shuf'  i'a^i  da 
Tarquinio  ^Pmscd  esistv  Mcò»  , 
e  fa  .i'amniiraisione  4i  tutti  -gH 
architem.  EUa.i  ài  gtfnài  ^*- 
tre  di  ..ta^lk»  eoa  voltai/triplice  a 
i«  ordini  di  ow^^  tw  vdggfift 
meglio  àilé  iwte^  delie  teire  e 
alk  scosse  delie  «ventare .  La  lar^- 
ghezla  intenna  è  di  14  piedi  ;  In 
alcupi  luoghi  è  dtvka  in  tto 
parti  i  due  per  le  Manchette  km- 
go  i  liairi  ,  ejina.in  mecn>  per 
là  scoilo  .  Al  Agrippa  si  «eoniTafd» 
distinse  pia  d'ogni  altro  in  chsr 
ێe  i  Magistrati  ragguardevoli 
vi  soprintendevano  •  ^    ^urautèi 

Soddisfatti  i  bistri  ptobblici  « 
1^  orgogiki  poòsfogiu-e  le  sMe  ric-^ 
chezze  in  nfarmi  i  e.  in^  ^i^i  e- 
diftc) .  Ala  nelle  <9ttà  ifiodertlttr 
qital  vergogna  hx  tutto  per  il 
lusso,  t  niente  per  il  bisogno^ 

Senza  chacké  una  cittì  ètut^a 
cloaca  i 

GOBARUBÌAS  C  Giorno  >  fu 
il  primo  a  introdurre  ini  Ispagna 
r  Architettura  Greco- Romana 
sotto<€arip  V^  il  quale  vt  con- 
tribuì per  i  .  suoi  viaggi  in  Ita- 
lia *  l}.  Ceòarubias.  fu.. architetto 
della  Chiesa  <di  Toledo  >  chieda 
aUtichissinAi  tàt\  587 ,  cJie  cadde 
in  iDOSGHea  »  .che  ritornò  in  ohic- 
sa  y  e  eh'  i  d' lia  gran  gotko'  lun- 
ga 404  {iiiedi ,  larga  '2p3  ,  alta 
léo  nula,  maggiore/  delle  sue  ^ 
navi,  con  So  colonne  o  fa^j  di 
COitanne..  Le  '£i6ciate  son  orna- 
tissiiiie ,  con  una  tom  aha  284 
•caliniy  vuota  tfo  piedi ,  e  aitret- 
tasto  glossa  «  E'  <x>sì  ricca  1  che 


il  créde  più  ficea  che"  tatto  1*tìr- 
Jédo  :  Nella  Stessa  Città  per  or- 
dine é\  Carla  V.  egli  fece  la  fac- 
ciata dell'  Alcaziar  i  o  sia  àei  pa-^ 
lazro 'regio,  e  l'atrio  abbellito 
di  colonne.  Questo  edificio ,  che 
soffrì  moltf^  per  le  truppe  Inglesi 
nella  guerra  de!h  successione ,  fa 
ristaurató  dall'  architetto  Ventu-^ 
ra  Rodrlguéz  .  A  Valenza  il  Co* 
•barubi^  edificò  il  Mdhisteror  e 
la*  Chiesa  di  S.  Michèle  :  opera 
grande,  in  cui  ebbe  mano  an* 
che  Vidanna ,  e  poi  Martin  d* 
OHado  . 

COCCEJO  Au^o  architetto' 
del  secolo  di  Augusto  fu  impie- 
gato a  traforare  il  monte  di  Po^ 
nlipo  ,  e  farvi  quella  strada  che 
in  Nàpoli  è  chiamata  la»  Grotta 
di  Pozzuolo.'  Quegli  avanzi  d* 
órdine  Gorintiov  che  veggonsi 
ancora  in  Napoli  a  S.  Paolo,  %ì 
credono  d' un  Tempio  costruito 
dalto  stesso  artista . 

,  GOCCQPANI  C  Gio.  )  Fitfren- 
tino  n.  tj82  m;  1^49,  ingegnere 
e  aKhitetto;  •  Fu  impiegato  a 
Vienna  in  diverse  auerre  i  Per 
il  Gran  Duca  fece  i?  palazzo  di 
Villa  In^riafle.  Feee  anche  il 
convènto  delle  Mon^^he  di  S. 
Teresa  eon  una  chiesa  esagona  . 
Fu  <;attedratico  di  Matematiche. - 
Anche  suo  fratello  Sigismondo 
fu  un  uomo  dottò  in  matematica 
e  in  Architettura  teòrica ,  e  fu 
stimato  dal  Galileo^ 

CÒECH  CPhtroy  Fìamingo. 
Apprese,  in  Italia  le  arti  del  di- 
segno. Ritornato  da  Tuaxhia  fu 
da  Cado  V  impiegato  in  pittu- 
ra f  e  in  afchirettura .  Vi  sono 
alcuni  suoi  trattati  di  geome- 
tria 5  di  prospettiva ,  e  d' archi- 
lettura  - 

COLA  dell'  Amatricc  pittore , 
sciii^ore  9  arehitecro  eresse  nell* 

A- 


cot 

Aquila  i\  città  vicino  ialla  sua  pa- 
tria Amatrice,  la  facciata  ddia 
Chiesa  di.S.  JBernaFdinonelxjajc 
la  porta  principale  iè  corinti^^  le 
laterali  «on  di  Girolamp- da  Norr 
fcia  .  Entro  la.  Chiesa',^  eh'  ìt 
grande,  sono  due  tpausoidi  sc^lr- 
piti  da  due  statuari,  lino  chia* 
maro  Silvestro  deir  Aquila,  e  1^ 
^Itro  Salvator  d'Ariscnia,  i  qua- 
li lavoraron  in  Napoli  il  portico 
di  Castel  Nuovo,  e.. In  Orvietcì 
quel  bel  diavolo  nel  frontespi* 
2ip  del  Duomo. 

COLLEGIO  ,  Edificio  grande 
con  cortile,  con  corridori»  con 
dormitori  ,  <:on  refettori ,  con 
celle,  co;i  cappelle^  con  libre- 
rie ,  con  .scuole ,  dove  si  costxin*- 
^ono  i  giovani  a  studiare  inezie 
per  abborrire  Jo^tudio,  e  per  in- 
tisichire .   . 

I  nostri  Collegi .  sono  nelle 
gran  città  ,  dove  per  più  ra- 
gioni non  dovrebbero  es&trs  ., 
specialmente  per  i'arìa  corrotta 
cittadinesca  •  Roma  ha  mold 
collegi ,  o  sien  prigioni,  e  quel 
eh'  è   peggio   mal  regolati  .  .  Il 

Slollegio  Romano    è  un  vasto  e- 
ifìcio,    internamente   «paveaie** 
voJe-.  .    .  *      ,  ,     ■ 

In  Inghilterra^  i. Collegi,  di 
Czvahridge.y  e  di  Oxford  «eno 
più  comodi  4  benché  alcuni  sien 
gotici  .  Quello  di  QbrisfTQhurgh 
?  magnifico  •     ,  >.        .  -. 

I  veri  Collegi,  <ran  quelli  xii 
Grecia;  i?on  in.  <edific>  chiusi., 
(dove  ja  giovjpntj^^  imprigionata 
contrae  tutti  i.  vijt)  della  ischia-^ 
vitu  e  .dell'  oziosità  j  oè  denisrc^ 
Je  città  ^ontami^te  dal  ^  iu«so  ,. 
^alf'  ignoranza,,  e  da'  pregiudizi  *, 
I  Greci  lìn^dal  temp^. di  PJiatoi^e 
davah  alla  '  gioventù  un'  educar.' 
zfone  (cainpfstrc  in  siar^iiH  $par- 
fi:ne'contqrni  d'.A;^Cj  o  a  alt 


COt  Y9f 

tm  città ,.  i6r  alH  ombra  del  ripo^ 

9Q  9:  lungi  dalk'ioipoctHnità  d«Ì 
yoi&o.  *  . 

.  Quando.  quWdie  oelebre  'Filo« 
sofà  i  cóme  Pcdemone ,  avea  tanti 
discepoli  da  non  poterli  ritenere 
nel  $uo  casino^  egiinovì  cosnai-p 
vano  ;ij9ioFii0r delie  .capanne^  -do* 
ve  gli* studenti  si  alioggiawno  con 
tutta  soddi$f4i&ionc  <,  capati -d' iii«- 
trapMnderev  e  éà  sofirir' tutto , 
per  -acquistar  t^h  che.  chiima«> 
van-  savieaza  ^  e  'anche  immorta^ 
lùà'.  Vi  si  fbtmaron  in  latti  tan- 
ti ;  gr^nd'  uomio  i ,  che  '  un-  soia 
può  iiius trace  tuttattnanawne  . 
Coȓ  quegli  uomini  /ecetto  sraa 
cose  'j  vai  le  cose  grandi  richìe^ 
dono  $forsi  iprodigiosi ,  e  sudori  % 
Era  dèi  pari  penoso  compire  un 
corso  di  filosofìa,  4sbe  dà^si  agH 
esercizi  dtl  pugilato  e  delia  lot^ 
ta  per  meritarle  corone  in  l&ìi'^ 
dp.o^  odio  %t2.àio  dì  Nifnca  • 

in  questo  ammasso  -  df  tugur  j 
s^  insegnava  la  morale  cóme  un 
roe9tiere,  cioè  colla  pratica  «  Si 
preservava  la  fanciuliezta  daliii 
corrueione  dellt  città ,  e  si  dì^ 
minuiva  il  -  dispendio  'deii'  eduea- 
.zione  pubblica  ,  che  ruina  tan*i 
terfamti^e  mediocfi .  Il  giardino 
di  Teoirasto  su  ie  '  sponde  dell' 
EJisso  avea  un  tempietto  consa- 
crato ad  Aristotele,  on  portido 
di  tavole  geogiaftcàc,  -un  museo 
di  storia  naturale,  r  e  diversi  ai» 
loggiamenti  per .  mólti  .filosofan- 
ti. ...  A  -gnisa  de'  nostri  *  -ermilì 
deVpeniténti  Camaldolesi  saraimcr 
stati,  i  Gfardini.  <ii  )^ue'  filosofi 

.  che  me^^vano^  ia  felicii£&  ne'  pia-% 
ceri  »  .  ^  GU  ;  .-Sltoki  J^  :  «lei^tlevanoi' 

.  ntlla  pjFivaziiHie  d^'maliu  M» 
né.  $t<QiQÌ^.  nè^J^iifiueei ,  .né  i»<4 

.  sties^'iaitrebbcso  msà  lannagnnBto 
poti^tij;.  dare  degli  uoowcbeiìtb*. 
cc^fl^o  «eossistiq;^  là  laavii^^ààì^ 

in 


/ 


*fd  CÒL 

Ì«  darsi  de' dolori  «  .T«ne«  sufaii^ 
mu\  era  riservata  4*  nostri,  mae? 
stri .  .     •   . .      .  > 

COLOMBAIA-  Torre  qua-. 
draagolare.i.  meglio  rotwida  »  ia 
una  casa  camorre  per  i  Colombi  9 
i  quali  perciò  dlconsi  torjrajoli  » 
D^ve  <sser  bianca,  ei^tro  e  fuo- 
ri: ^ue' volatili  aniaii  il  bianco.. 
I^  lorqi  cellule ,  dove  si  .ritirano 
e  fanno  i  nidi»  vogiion  ..essere 
xotonde,'.con  ui>a  mei^soietu  a- 
v^a ti  per  riposo  •  JL'iaterno.de-» 
ve  essere  b^  intonacato  «per  di- 
fenderli dai  iorci  y  .e  soprattutto 
ii  pavimento  >  nerchè  jil  loro  ster- 
co ruioa  i  fonaameati  é  Nettezza 
continua.  Le  finestre  debbono 
fiuardar.il  nieriggio^  e  aver  del* 
U,  tavolette  in  fuori,  dove  ixà" 
lombi  possaii,riposarene'iorO  Sku* 
dirivieni  •< 

,  COLONNA  <  fréocesco  )  . 
Fratfi  Domepicano  V/én«zisnò,deI 
secolo  XV  diede  fuori  un  grosso 
libro  su  le  belle  arti  intitolato 
Sogno  di  FoUph  , .  scritto  in  un 
Italiano  sì  ciafrugliato  di  latino 
e  di  greco  e  di  go^hi,  e  di  al- 
l^orle  che  per  iu.tendeirne  un 
periodo  vi  vogliono  gli  argani^ 
*  £'  illiegfiibile .  Frattanto  si  pre- 
tende che  al  suo  tempo  abbia 
fatto  prodigi  specialmente  in  Ar* 
dbitettura  più  che  Vitruvio  è  V 
Alberti,  perchè ^gli  metteva  tut* 
lo  in  azione  ,  Cioè  sognava . 

COLONNA  è  un  sostegno  ro- 
tondo ,  composto  d' un  corpo  ^he 
si. chiama  j(tfrroy  d'una  tes^à  cKé 
si  chiama  capitello  f  e  d'un  piede 
che  sì  chiama  hse,  .     .  * 

L'origine  4e\\t  colonni  .viene 
dj^'  tronchi  d' àlberi  ,  .brizói  sow 
stegni  delle  primitive  abitazioni  • 
Onde  fanno  l'essenza  della  bella 
architettura.         ^ 

a.  Rapporta  flgU  mdini.hk  co* 


eoi 

Jonna  dofk»  è  alta  da  ^  fin  a"^ 
diame,tri .  I  Greci  non  vi  poserò 
m^l  base .  La  ionica  fin  a^  ;  e  )i 
QQTÌ fitta  fin  a  lò .  L'  architettur4 
gòtica  iiòn  ha  Vere  colonne ,  ma 
pilastri  ro'tondi  talvolta  di  2ódia'<> 
metri  • 

itf  Rigijard^  alla  materia  le 
Colonne  più  belle  sono  di  inar- 
mo d^  un  solo  pezzo .  Scauro  nel 
silo  teatro,  le  vojle  dì  cristallo . 
Gli  antichi  ne  fecero  anche  di 
bronzo ,  t  se  ne  sono'  conservate 
quattro  neli'  aitar  maggiore  di  S. 
i^ia,  Lateraho  in  Roma.  Dove  i 
marmi  son  rari ,  s' incrostano ,  è 
s^ncrostano  fin  di  diaspro,  di 
lapislazzuli  ec.  Se  ne  fanno  di 
^roccaelia^  di  stuccò  ec. 

3.  La  più  bella  forma  AtWé  coi' 
lonne  consiste  nell'  essère  lisce  , 
é  diminuite  bei  bello  dal  terafo 
ili.  su  .  Le  scanalate  sono  intn 
belle •  Son  brutte  le  spirali,  le 
torte  e  le  contòrte  e  impampana- 
te  e  panzute,  come  le  bernine- 
schc  dell'altare  pontificale  di  S. 
Pietro.  E  che  sc^tegni  son  quel- 
li ?  Si  dite  che  neir  isola  d'i  D^ 
lo  vi  sieno  colonne  ovali  .  Ovali 
son  in  Roma  due  antichi  capi- 
telli alla  trinità  de' Monti,  e 
nel  palazzo  Massimi.  A  CoYi  e- 
Sistonò  colonne  poligone  .  Jh  E- 

fitto  si  vede  gualche  colonna  Ch* 
uh  fascio  ài  più  colonne  ,  co» 
me  un  fascio  d'^lber?. .  NiunO 
di  questi  'esempj  sednrrà  mal 
niun  a  dipartirsi  dalla  forma  cii^- 
colare  e  liscia  . 

4.  L*  unica  dispofi^ione  ragio^ 
fievole  d^lle  colorane  è  che  stenò^ 
isolate,  usuali',  e  ugualmente  ài* 
sxitiXÌ  fra  loro.  Le  addossate,  ÌH 
incìtstrate,  le  ari  nicchiata,  lebi^- 
nate ,  le  aggruppate  ^  e  jframmi'f 
ste  di  grandi  coti  piccole  >  sontf 
abusi  •■ 


tot 

"  j.  11  piincipal  uso  dcWe  colon- 
ne è  ne'  portici ,  nelle  ioggé  , 
nelle  basiliche,  negli  atri,  ne^ 
tortili .  Il  loro  più  beli'  effetto 
è  quando  sostengono  cornicióne, 
è  non  già  archi . 

La  colonna  serve  anche  per 
monumento  ,  cotne  la  Trajana ,  e 
r  Antonina  i  lì  monumento  di 
Londra  è  una  colonna  alta  ì^o 
piedi .  Ma  che  monumento  è 
quella  colonna  che  Paolo  V  tol- 
se dal  tempia  della  Pace  pereti- 
feria  nella  piazza  di  S.  Marur 
(agglore?  E  che  monumenti  so»- 
no  quelle  colonne'  che  con  una 
croce  in  cima  son*  piantate  avan- 
ti alcune  chiesa  ?  Era  un  degnò 
monumento  quella  colonna',  in  cui 
li  figlio  dì  Pisistrato  fece  ìtLcU 
dere  precetti  d^  agricoltura  . 

1COLONNA  ANTONINA  u- 
116  de'  più  rispettabili  monumenti 
di  Roma  antica,  eretto  da  Marco 
Aurelio  ad  Antonino  Pio  suo  suo*^ 
terò  .  Ma  siccome  Antonino  non 
àveà  fatte  grand'  imprese  milita^ 
ri ,  vi  furon  perciò  incisi  i  fasti 
df /Marco  Aurelio   vincitore    de' 
Parti  e  de' Germani  •  Quésto  mo- 
numénto trionfale  è  alto  z^o  pie- 
di .  La  colonna  ha  ^i  piedi  a*al- 
tezza,  il  basamento  25  ;  il  resto 
è  al  di  sopra ,  dove  Sisto  V  nel 
/istaurarla  vi  ìtce  erigere  la  statua 
di  S.  Paolo.  Il  diametro  della  co" 
lonna  è  di  11  |>iedi  .  La  sua  pro-^ 
porzione  è   corintia,    poiché    ha 
quasi  IO  diametri  d'  altezza .  Ma 
le  forme  dei  capitello  e  della  ba- 
se sono  doriche  :  dal  collarino  in- 
tagliato d'ovoli  dèi  capitello  di-* 
scendono  scanalature»  ^he  termi- 
nan  subito.,  come  sr osserva  nel- 
le colonne  Atl   tempio   di  Sege- 
ste  .  Il  basamento  non  ha  più  gli' 
ornati  che  avea   di  rlttone,  di 
trofei,  e  di  festoni^ 


(COL  t^ 

La  colónna  è  tu,tfa  d'  un  b|l 
ftTàrmo  bianco,  circondata  t$tt* 
riormente  di  bassi  ^rilievi,  Che 
fermano  27  spirali  Intórno  al  fu^ 
sto .  Internamente  è.  una  scala  éà 
ipb  gradini.'  Il  ftt$io  deMa  co- 
lonna è-ibrmato'  di  t^  mas^i  t^ 
marmo,  e  nel  massiccio  di  cia^* 
scun  ttiasso  è  intagliata  la  stala, 
che  riceve  lùme^  da  40^  Minestrine 
o  siene  fèritóje. 

La  proporzione  generale  e  V 
insieme  della  Colonna-  Jfntoniiìé 
ha  qualche  cosa  di  più  alto  e  di 
ìpfù  svelto  della  Colonna  Traja- 
na .  Ma  la  sita  cultura  v'  è  più 
rilevata^  è  confusa,  pesante,  e 
inesattamente  ideata  ed  eseguita  • 
Si  vede  eh' è  un' itriitazibne  della 
Trofana ,  e  ogn'  imitazione  resta 
inferiore  alH  *  originale  .  Senza 
un  tal  confrónto  ,  ella  è  perà 
nn  gran  monumento,  he  scul« 
tute  delle  due  suddette  colon* 
ne  $(mo  iitpresse  da  Santi  Bat- 
toli .    *  . 

Colotina    Antonina    fu   anche 
una    colonn^  di  granito  Egizio 
tutta  d'  un  jfezzo ,  alta  45  piedi , 
e  del  diametro  di  5  piedi  8  poi* 
liei .  '  L'  inginria   del  tempo  ro- 
vesciò questa  colonna  i  la  ruppo 
in  più  pèzzi ,  e  ÌA  rintanò  in  un 
cortile    a  canto    al    palazzo-  di 
Montecitorio,    Pa*a  Lamberti* 
ni  pensò  di  rimetténa  ia  piedi  , . 
e    a  quest'oggetto  fece   eri^gere 
innanzi  ad  esso  palazzo  il  piede- 
stallo 'dd  suddetto  *  monumento  ; 
Non  V  è  piedestallo  più  bello  di 
questa.  ^L' Aquila  la  ha  inciso  iti 
cinque  fopli .    In  un  fata  ha  là 
bèlla  iscnzione  Divo   Jmowna 
Augusto  Pio    Antonina    "Aubu» 
Et  US    tr  P'erus  AtfgUstuS'Fihi  . 
In  un  altro  lato   sono   battaglie 
in  basso  rilievo  .    Nel  terzo  ^  i* 
apoteòsi  d' Antottinot  e  di  Fan* 

«ti- 


\ót  '  CÒL 

fttina  partati  $U  Jc^l*  d'^w*  Ge- 
li iO"  toft^ndO  àtt  mvi9   "»*;gfo^, 
con  ¥aj«(5i5PQntc,  e  a'^woi  pvedi 
è  l' ipHBfeortimtà  ^I  simbolo   di 
.ìiiì:oq«[Ì'ìco.    Nel  qu^to.  u^  è; 
konift  fi«d«Ate ,  che,  bi^alU  ^e-. 
.«e Ri'  iok  «Jmo ^   iiji .  cui  -è .  rappre- 
seli t4l»k   k  Lupa  con  Kofitolo  e  , 
»&ta)0.  (^uesif'j^uperfad  pied«$tal- 
Jk)  >è'4|ata  ukimainf  ate  sbart>ka- 
to  da  Monte  Cìtojio),  é  tra^por- 
ÌM6  R^l  'Mos^   VaticaoQ .    La  , 
Cpionna'  poi  è  stata    interanien-  ' 
ts  distrutta    p^  rappezzare  altri 
fnar^i.     E  viv^    Sic  hw  .éd\ 

.  COLONICA  TRAJANAe  il 
.più  .pmtioso  monumentò  che  esi- 
4ttfL  iti  Roma  per  chi  vuol  sapere  ^ 
^H  tisi,  degli  aatichi  Roouni  *.  Le  \ 
scttltjiire. 5000'  pregevolissime!  e 
disposte  spiralmente  come  nella 
<IOioaBa  .Antonina  .  Il  basamene 
«Co  è  uo'^apo  d'opeca  di  gus^o . 
yChe  spicco,  non  ave^da  fare  que- 
sta Colonna  ,  quando  era.  nel 
mezzo  delta  gran  piazza'  Trapana 
«rcHitettata  da  Àpollodoro  , .  il 
4||ia|e  ;  fece  spianare .  il  monte 
adiacente  per  V  altezza  di  ^44 
Diedi  l  ,E  ;  tanto  è  alta  la  Co-  . 
J^onna  .  :  In  .  cima  en»  If  statua 
idi  Trajan^  con  un  globo  d^  oro 
iaUa*  d«5tra  9 .  entio  di  ciii  si  è 
supposto  che  fos$erqle  sue^ce- 
aieri  •  Ora  v"  è  la  statua  di  S. 
Pietro. 

COLONNATA  fila  di  colon- . 
ne  isolate^»  *  Gli  Bgizjj  ne^  fecero 
più  uso  di  qualunque  al<?o^popo7 
io  :  i  lóro  tempi  eran-  colonnati 
tutti  entro  e  fuori  .Anche  i  Gre- 
ci le.  usaron  molto  e  bene .  Pgni  . 
città  antica  ne  fece  f^xm»,.  co- 
me si  osserva  ^incora  in  Joalbeck  > 
in-  Palmira .  Gli  Arabi  le  profti- 
setp  ;  ia  chiesa  di  Cordova  h  una 
#«lvg  di  colonne  .  L'  ar$;hitettUK| 


<fOtica^on%  conóbbe  r'  X^^f* 
ciut^ttUra^n^eri^a  ^invece  di  co*' 
jonnate-ci^ìi^tta  di.  pila^tr^  • 

Se  y.  ItóÀhi , .  e  >  par ttcoIaiTuen  te 
^9té^.  ha  ddlle  chiese  vecchie 
jcpo  colQnnét4y'h  In,  grazia^ del  1« 
xGjonnfE  >tolfe:  ai  nKUiV<9^nti,,pn- 
•tieni  #•  I  ,  -•  '  «  /,  .1  . 1  .) 
.  L*  wnì^^ohmuta,  niodarno  ài 
Roma  :p;^ale  ^  queKp  delta  gran 
.pia$&za  Vaticana  architettato  4al 
JBernini. .  Consiste  in  4ue  ^ran 
s^gi^enti  di  circolo,  o  di  glissi; 
^ascuno  ha.  una  colonnata  con 
«jùatiró.fiie  ii  colonne  >  che  vi 
/provano  tre  anditi;'  qiiel  di  mez- 
zo, eh* è  più  grande  ,  è  a  volta, 
i  laterali  sono  a  ^cassettoni  «  the 
h^nò  la  larghezza  degF  interco- 
l(Mn;  •  ,  Ciascun  segmento  ha  24 
pilastri  f  e  Z40  colónne  dorichq 
«annotò  il  travertino  alte  40  pie- 
di, e  hanno  base  benché  sieno 
sopjra  ?  scalini  .#  Il  cornicione  è 
ionico  ,  coronato  d^  una  balau- 
strata ,  s(t  di  cui  sono  SS  statue 
di  Santi  e  di  Sante  alte  j$ 
piedi .  ,     ;        . 

Questo  CQhnfùuo  è  il  più  sta»*- 
de  che  siasi  fatto  nell' Archjtet-? 
tura  moderna .  £'  anche  v^tóso 
per  la  sua  forma ,  per  le  due 
grandi  fontane  •  e  per  l' Obejisco 
jn  mezzo,  col  prospetto  delU 
Ceciata  ài  S.  Pietro ,  cui  ^so 
cpl(mnato  si  unisce  per  due  por- 
tici ài  pilastri .  E*  altresì  in  bùo* 
na  proporzione  col  tutto.  Ma  è 
mancante  ài  purità .  L*  ordine 
dorico  v'  è  . imbastardito  col .  fo- 
nico .  Nell^  colónne  si  sono  m- 
telisi  .^pilastri  quadrangolari  per 
£ifvi  degjii'  avancorpi  magri  t  % 
inutili. 

COLOlll.  Per  imitare  J?  in» 
numerabil  ^variet^à  de*  colori  del- 
ia. Naj^ura ,  il  Pitróre  non  ha 
che  tre  coioy  prinitivi^^'*^*** 


COL 

/^/9  9  e  turchino  9  a'  quali  sj  Ur 
niscc  il  ^/i»^9  per  es[irini<r  la 
'luce«  e  il  ■««'ff  p«r  esprlinerne 
la  p^vaiione ,  I  Fittoti  antichi 
jion  impicgdroha  ^t  lun^  tem- 
po che  i  tre  colori  primitivi .  I 
moderni  nt  usiano  un  numero 
considerabille .  Ma  co'  soli  tre 
colori  unendovi  il  bUnco  e  ti  «le- 
ro  si  pòssòn  fare  819  combina- 
zioni ^  onde  A  pelle  e  Protogene 
potevan^ss^r  oolofi^ti  eccellenti 
al  pari  di  Tizi;>no  e  di  Correg- 
gio. Qualche  Pittore  moderna 
jioQ  ha  voluto  impiegare  che  i 
^re, colori,  e  combinandoli  va- 
-riamente  ha* colorito  a  narayif- 
glia . 

.  Il  Colorito  relativamente  all' 
insieme  consiste  in  una  condotta 
di  toni  legati  o  opposti  tra  lo- 
ro, e  degradati  cqn  giusti  sfìir 
fnamenti  a  proporiione  de'  piani 
cHe  occiipa,^o'  gli  og^ietti  .  La 
disposizione  de^ colon  deve  esser 
come  quella  delle  figure  7  una  fi- 
gurai deve  esser  la«  principale 
2iell^  composizione;  toA  un  co- 
lore vi  deve  esser  dominante^  e 
un  tono  esservi  generale-^  seni;a 
di  ciò  non  vi  sarebbe  armonia . 
Relativamente  %\ì^  parti  ìì  Co^ 
lorito  consiste  nella  variazione 
delle  tinte:    variazion  necessaria 

Set  giungere  al  tondeggiamento 
e'  corpi .  Perciò  ij  colorito  è 
subordinata  al  chiaroscuro,-  il 
Qua]é  dà  fa  scala  de'  toni  pei'  le 
diverse  tinte.  In  un  panneggiar' 
jnentq,  per  esempio,  turchino 
non  vi  ha  da  essere  uno  strato 
di  quei  colore 3   il  chiaroscuro  dà 

'  le  regole  di  tutte  le  d^radazio-r 
|ix  di  ^u^l  colore  dal  più  gran 
chiaro   fin    al;!' ombra'  e    al    ri- 

*  flesso. 

'    Le  tinte  principali    si  distin- 
xi|Ono    in     cinque    kradazìxMii  « 


COL  xg} 

fkisfo,^  cqlor  proprio  dèirog- 
*  getto ,  merx^  titfta ,  ombra ,  ri-, 
flesso.  Le  tinte  intermedie,  e 
^ì.  numerose  nella  natura  che  V 
arte  non  può  espriitierie  ^  forma- 
no i  passaggi  dai  chit^ro  al  color 
pYoptio ,  e  indi  al4  ntoì^x^  tin- 
ta y  sdVònthay  ;^  ri  fiosso.  Tutti 
questi  princijpj  risultano  dàìlA 
tHoriz  del  chiaroscuro ,  cioè  dal-  - 
lo  studio  della  degradazione  dei- 
1^  lucè  e  dell'  ombra .  - 

Per  farsi  una  idea  ckpli  affet- 
ti della  ilice ,  si  osservi  tin  cor- 
po rotonclo.  La  luce,  dove  lo 
colpisce'  direttamente ,  è  étlh 
maggior  vivezza;  scorrendo  poi 
obliquàrnente  su  le  parti  vicine, 
comparisce  ài  un  colore  «len  vi- 
vo ;  più  lungi  sarà  più  tinta  e 
diminuita  finché  succede  l'om- 
bra,  e  dopo  l' ombria  it  cprpo 
dove  per  la  sua  curvatura  sfll^^ 
gè  la  vista  riceve  da'  corpi  Vif 
tini  i  lumi  ridessi  che'sono  un' 
^Irra  specie  di  mezze  tinte  • 
Questo  h  1*  ordine  generale ,  in 
cui  si  oflFrono  alla  vista  i  colori , 
le  gradarioni  ,  le  tinte  ,  le  /wt^- 
t:*  tinte  y  le  ombre  ^  i  ri  fiossi 
in  tujfti  gli  oggetti  noft  piani. 

<iucst'  ordine  è  più  esatto  qvfinT 
tot  più  ì\  corpo  è  tondo,  è  in 
conseguenza  più  variato  e  interr 
rotto  n<:'  coiyi  di  sujpetfrci»  ir- 
rcgalari  per  le  loro  forme  e  per 
i  Toro  piani .  Con  ^u^nta  atten- 
zione SI  deve  in  ciò  studiar  la 
natura  ? 

^  ^a  stessa  coHflatta  di  toni  «he 
isi  osserva  per  ii  tondeggiamen- 
to  d*  un  solo  corpo ,  deve  fro- 
*/arsi  nell'effetto  del  tutto  insie- 
me. L'artista  dispone  nella isua 
composizione  una  massa  dì  cokre 
e  di  luce,  la  sostiene  con  lunii 
e  con  toni  subordinati  che  si 
prestano  u?  valor*  reciproco ,  la 


194  €OL 

richiama  con  tthi  che  risvegliai! 
le  masse ,  e  P  assortisce  còti  mfe?2fi 
ze  tinte  e  coVi  "ombre  degradate . 

Il  primo  tòno  d' im  quadro  è 
arbitrario;  non  ha  altro  valore 
che  quella  che  ricèv*  da*  contrasta 
che  gli ^i  SLppcm^ótìù»  Il  tona 
più  semplice  delJ&  tavolosizà  può' 
divenire  briilairtissimo^  e  un  co^ 
Jór  briliatfti^ffha  può  divenire 
grezzo  5  secco-' e  diséotdante  .  'I 
colori  morti  son-  vivificati  dall' 
arte.  "Un  biancastro,  ìin  gial- 
lastro prendono-  sotto  il  pennel^ 
lo  'Itf  splendore  dell'  argentd  e 
dell^'oto^  e  con  '  coloracci  si  crea 
la  catrfagione  di  Venere . 

Il  tonad'  un  'Quadro  ha  da  es« 
sere  con  vegliente  al  soggetto,  t- 
alla  sua' espressione  generale .  De- 
ve essere  ridente  in  un  aggetto 
che  respira  gioja ,  ierio  dov'  è 
malinconia <  Il  sole  rinculò^ 
fe^tan^  d' Atreo . 

•  Sé  la  scena  è  neir  aria  ,  il  tò-  ' 
no  vuol  esser  soave,  li}min090>, 
leggiero ...  Se  in  terra ,  cohvienc 
aver  riguardo  al  clima  :  il  tòno- 
sarà  più  caldù  nell'  Asia  meridio- 
nale ,  che  ne"  plani  della  Scizia 
che  non  ricevono  i  ta^gi  dèi  So- 
le che  obliquamente .  In  campa- 
gna aperta»  il  tono  sarà  più  vago 
■§ie  peir  in  terno  d'un  palazzo  ò 
di  un  Witipio.  Sarà  fresco  e  ver*, 
dastro,  se  la  scena  è  sùTatique. 
E  come  sarà  nelle  -  fucine  dell' 
Etna?  L'artista  finalmente  osser^ 
vera  che  la  natura  varia  '  i  suoi 
colori^  nelle  "diflferenti  ore  del 
giorho^ 

Ciascuna  tapprcsehtaiione  esi- 
gè uà  Stenla  differente  di  colo-*" 
rito .  De^rminata  il  tono  gcrte- 
rale,  prima»  di  metterlo  in  esecn-^ 
zione  conyien  jpensai;e  alle  gra- 
dazioni difFetèitti  che  richiedono 
gli  oggetti  iiivcrsi,  "Queste  gra?- 


COL 

dazioni  variano  indefinitamente 
ne'*  sessi  '  diversi  seconda  la  di^^ 
Vétsità  dell* 'età  ^' del  cliftia,  del- 
le professioni  ^  de' costumi^  dtb^ 
h  inanietfe  di  vivere  ♦  Queste  va^ 
rietà  éA  toni^ebbonoipcr  pa$sa^«» 
g}  tfortissitni*  ef  quasi  insensibili' 
concorrere  a  formare  la  tinta  gè»* 
nerale  ;,  con  passaggi  più  bruschi 
ìsi  possono  '  legar  fra-  loro  <torpi 
non  viventi^  come  metalli,  drapi- 
pi  ec.  Sempre  però  si  hari  da  eh 
vitap  le  distordanze. 
'  I  diflferenti  tonidr  due  ogéét* 
ti  pei-  quanto  sieno  dolci  e  legi^ 
gieri  possono-  esser  sensibili',  sé 
sono  trafrati  in  graif di  ìnasse  •  ' 
I  colori-  ch'ara  debbono  impieV' 

farsi  per  formare  le  masse  sran-^ 
idei  lume  ^  •  I  colori^  sordi  set^ 
vano  per  le  mezJre  tinte,  e  peri 
passaggi  da  un  i«eno' all' altro  /  £ 
colon  vigwo^i  servona  per  le' 
masse  di  ombre ,  è  per  regolairnt 
i  contrasti . 

•   Ciascun  corpo*  solido-  deve  te- 
nere la   sua    massa  di'-  colore  sul- 
suo  fondo ,  ed  esserne  staccato  a 
misura-  che  deve  spicicare  Seconda 
.  la  lontananza  dello  spettatore! 

IP  color  Bi-uno ,  oltre  al  servi- 
re per  le  ombre ,'  può  an^ihe  en- 
trare in  Una  massai  chiara,  pei^- 
che  esso  ha  i.  suoi"  toni  luminósi 
nella  sua  parte  illaminata.  Rei-- 
ciprocamente  i  colori  più  chiarì 
posson  entrare  nelle  masse  d'om* 
bras  ma  non  vi  hanno  che  urt 
vigor  subordinato  e  di  riflessor..  * 

Le  carni,  specialthente  le  car- 
ni delicate  richiedona  un  toffo 
soave  e  tenero  come  ha  pratifcafo 
Correggio.,  Tiziano  péro  vi  ittì-»-'* 
piegava  tìnte  solide  e  fòrti,"  Àa 
sopra  fondi- più  fòrtf .  ♦ 

Gli  effetti  de'  colori  deBbbh  • 
esser  variati- come  iqtiell ideila  lu-" 
ce.   Oggetti  stactati  iti  chiai-o 


CÒL 

•  »  * 

SU  di  un  fondo  brvoo  s'oppongo-* 
no.  ad  .oggetti  staccati  in  brunq 
sopra  un  tondo  chiaro;  figure  co^ 
lorite^  figure  iivide.c  grisastrc, 
gruppi  d'un  tono  so^do  e  viga* 
toso,  a  gruppi  d' un  topo  brillan- 
te e  argentino  « .  .  .  .  , 
.    Toni    colorati  .possono  usarsi 

E  ir  le  lontananze  9  ma  col  tego- 
re  le  opposizioni.  Un  terreno 
chiaro  fa  lontananza  in  una  for 
resta  oscura  )  un'ombra  forte  fa 
fuggire  un  tempio  luminoso;  un 
orizzonte  jche  al  tramontar  del 
sole  è  tinto  d' una , massa  di  fuo^ 
co  par  più  lontano,  perchè  gli 
o^tti  del  prin^o  piano  son  pri- 
vi di  luce.  Un  oggetto  colorito 
•  spinge  un  grisa^tro ,  e  jm  gri$a- 
^ro  spingp  un  <:o]otitQ . 

Ne%  soggetti  di  ^jotte  i  lumi, 
ristretti  e  acuti  non  sono  distri- 
buiti che.  a  scappate  e  .  ad  .echi  i 
le  ombre  sono  larghe  e  sorde ,  e 
i  riflessi  appena  si  scorgono.  l.a 
Luna  inargenta  dove  b^atte,  e  le 
parti  che  non  ne  son  illuminate 
r^stan  immerse  in  un'  ombra  ne-> 
jrastra  e  tagliente, 

.h^,  natura  riunisce.,  le  grada- 
zioni più  antipatiche-  L'firtesua 
imitatrice  aggruppa  le  discordali* 
ze  in  modo,  che  ìp  une  si  mirilo 
neJie  altre,,  c|ie  il  lume  presti  u-* 
lu  .gradazione  .quasi,  simile  ai 
primr  chiari,  e  cjbe  le  ombre  pre** 
s^titij^  uqa  massa  uniforme  nel- 
la sua  scurita  t.  benché,  sempre  vi 
si  riconosca, .  il  colo;:  .proprio  di 
ciascun  oggetto* 

Qgrvi  oggetto .  ha,  'A  siia  color 
proprio  cne.  si  distingue  sempre 
si  alla^  luce  C)|ie  all^  oipbra  ',  ,  Ar-> 
tisti,  attenti  a  questa  imitazione , 
C  .tanj^9  più  .attenti  che  la  ScupU 
Romana.  v\è  s^t^  negligente  •  .; 
.  Né  solo  fógni  oggetto  ha  il;  suo 
colpe  proprÌ9 ,  ma  anche  ciascuna 


«  I  '»  • 


\ 

COL  ipy 

delle  sue  parti  ha  il  suo  propr'o* 
Tinte  differenti  debbono  colorir 
le  .parti  esposte  al  sole ,  ai  calo- 
rie,, Mia  rig.idczza,  agli  eflPetti  d' 
unat  traspirazione  più  .abbondan- 
te,^ Certe  parti  sopp  poperte  d' 
una  pelle  più  HnS)  altre, di  pelle 
più  grossa;  il  grasso  non  è  ugual 
da  per  tutto ,  il  sangue  non  cir<^ 
cola  in  ogni  luogo  colla  st^s^ 
forza .  Tutte  queste  varietà  soo. 
osservabili  dall'  artista  per  altre^^^ 
tante  varietà  di  colori . 

Molti  oggetti  vicini  t  molti 
oggetti  aggruppati  si  sjjecchiafll. 
gli  uni  negli  altri,  ^.  riflettono 
scambievolmente  ^  i^  producono 
sfumamenti  più  belli  che  ìì  color 
proprio  d  i  ciascuno  ^  Ec^o.  il  r/- 
flesfa .  Di  due  toni  riflessi  il  più 
vivo  comunica  più  dcll^  sua  ^ra<> 
dazione  di  quel  che  non  a^  .rice-» 
ve .  Una  stoffa  gialla  da  ^lle  più 
Bbiìt  carni  un  dora  senza  ricever 
nientcf  dalie  carni  « 

li  color  proprio  di  ciascun. ogr- 
gettQ  è  .indebolito  in  ragione  delr 
la  lontananza  ;  a  que$^ta  dimiau- 
zjone  contribuisce  T  a.ria  frappon 
sta«  Questo  è  il  vero  color  Iq^ 
cale  ,  Non  bisogna  dunque  con- 
fonder l'uno  poir altro.  Cqlpr 
proprio  è  quel  che  j^ppartiene  a. 
ciascun  oggetto  i  e  il  color  loca-» 
le  è  quello  che  hanno  gli  ogget- 
ti nella  distanza  in  cui  sono  pó- 

^  V  esatta  imitazione  non  coa- 
sist^  sempre  nelF  e^egiiirlo  come 
è  in  natura ,  ma  nel  far  vista  di 
farlo  com*  è  in  natura  coli*  arti* 
flcio  delle  opposizioni  •  La  Pit-. 
tura, è  una  menzogna  lesta;  è  ve* 
ra ,  se  sa  mentir  $i  bene,  che  pac . 
che  dica  la  verità. 

Sicicome  il  tono  più  vivo  as- 
sorbisce il  meno  vìvpj,  cosi /le* 
riflessi  la  luce  assorbisce  il  coldc^ 

N    2  de- 


degli  og^etti^^,  ^  li  fj^^é'm  ^i^fVi  :  T^  s¥:^?  ^mé^^<tM  .«sfitr^f 

ftafl^,,  a^.   tq^np^  aciia  iucei  eoe  ii    _^  .  ^xqfti^a  i./ojiori  sugosi  e  tX9Sj^;r 
pa:pupte,  .*.yh,;{ono  vé^'m  ^^nU^W  sYpOti'.èbbe'  r^prescn- 


iole,,,  una  h^voIi.  inargentata  1&.  parti, ònìbfatV;   t  colori  'flialfncó- 

iWchjfc^  ^I,lume  d,vIrJJn^,,,i,lBnu  mei,  <aie,nqns<>p9,,nè  sugosi,  ni 

IO***   Mr^Wft  comwJ«ftfi.„^  .{fMjfarent/ ,  npn.  possono  irolfaTe 

i<*}»FW?;f. M"? M« . i  .;.  ,:,.'.,r.  .V?  oi?,?;*  r??le^..  |«rctè  fa  .luce 

j4., te. materie, <plpr?»nu  noin  ;y  à-  jjio^  y,  è  as^òrbva,   S*  rlnette  as 

t¥^*^  •fi9/«v^«^9  £''fllil<»JtfiW;  tft«?lte,»"PSW'> !r  ?•  '«  '"»EP|*«'5- 


^ 


tarkiièe  di  coìóti  còme  i  chiati 

Fcr  giunger. al  .^ran^efttìo 
del  vigore  convietie   ttov  jb^  4  a- 
ziòn'e  principale^ /sttì)ilire  il  lu- 
\faé   più   brillante'  e  *I* ombra  la 
più  Jptte .    Se  it  pitta  insieme^è 
ItrmoniosQ »jsar&  anche  vigoroso» 
perchè  il  pitfòce  Ira  ^npiirò  pas- 
sare dalla  luce   più  risplendhìte 
.alla  sua  intera  griyajÈiotié^^ 
'Quando^ùn  quadrò  è  ayahzaÀ 
a  segno  da  produrre  if  suo  eiifet[« 
tò  generare,^  resta  un  àltrd  lavo- 
]?0i  che  ^h  dra  la  vita  é  L  artista 
riposato  su  la  sua  operai  ?' ti  ve- 
dendola con  occhio  fre^a  fònfna 
con  tinJc  e  con   tocchi  l^jggie^i 
monti ,  alberi  9  ^le  ificchezze  del- 
ia lontananza  .Nel  mezzo  della 
scena  stabilisce  effetti  '  ch^  in^e- 
.  boliscond  quel(i  cief  fond^  ,  ,è  li 
spingono  al.  loro  sitò  ,  Già  con  i 
'  tocchi  finiti  gli  Oggetti   tfMidég- 
giapo  ,   e-  spiccano  le  parti  sa-» 
^Beati  >  lumino'se .  Gijunto^ alle  ifi- 
*gufé  del  primo  piano/tocca;>  fit- 
ta., é  batte  saviametite  di  ^ua  e 
:di  là.  Rinforza  {e  màssé^^  ravvi- 
va i'coloti,   liifina  i  coh tórni, 
Invigorisce  1  himl  >  stninìiisce  le 
omb?e .    U   rinf^scr  le  niezze 
tinte,  qui  rì^eglia*  iriflesi!,  àU 
^trpyc  con  velature  rialza  le.  xfett- 
*ac  tinte  troppo  'sorde  ;  più  ^éasso 
^  più  sensibili  x-  dettagli  ancora 
informi  ».  fiddoTcrsce  i  ^tratti  mi- 
^^ì,   variaci  troppo  uniformi,^  e 
.con  tocchi  ardin  e  caratteristici 
.Stacca  gli  oggetti  dal  lóro  fondo 
e  li  tira  fuon  del  ^tiadrò^ 

Ma  le  lezioiii^  scritte  servon 
P090  per  il  colorito;  vi  coglio- 
no, occhi',  per  divenir  colorista 
conviene  risuardare  spesso  e  con 
attenzione  le  migliori  ofere;dc' 
migliori  coloristi  ;  studiarvi  'il 
«jtiaoeggio  dil  pennello,'  gli  artifi* 


^    ,  COL  197 

^ij  ddle  Opposizioni ,  i  bei  partiti 
del  ìitiitìe-,  è  tutti  gli  spedienti 
ber' imitate  lia  bella  natura  <  Non 
b^si^  neppùrel  pestio  studio  ;  au- 
ti  può'  esser  dannosc^J,  ^é  non  si 
è  jprcparàio  a  farlo  bène  i  Si  cor- 
ni tiscHiO  dì 'perdenti  tó  rton  si 
■  éa  'distingtieiiB  t  opera  àilV  art?-' 
,  stk  ^dk  ffiiéllà  dei  di^périrtientto  : 

•  Si  ,lìa  da  cercate  in'  un'  quadf6 
yeocfiio  non  l^fuello'  che  è  ,'^mk 
'tqnéllo  che  fu  qi^àndo  tii^cì  diìlt 
mani  dell'  autore  ;  altrimenti  pàti 
il  Tisùftàto  deir'arte,  ma  gH'ef- 

^.fttti  d'una  vernice  ^^éctfiiàSdifl 
fuind  ,'  della  muflflì,  de*  colori  atti" 
hètìH  ,  .  deir  òlio  idgiallito ,  Ih 
bui  parola  gli  strazi'  dèlj'temjpj 
sono,  giotraui  dilefti  j  V  oggetto 
del  v6sttb  stiicfid .  I  Colòni  in  uh 
Quadrò  json  corife  l'è  corde  d^thfò 
strumentò,  diffìcili' ad  accordar- 
si, e  facili  i  scordarsi.  Il  iCoW- 
rito  còl  feihpd  si'  dfsactótda  o 
tiitto  iniiètrie  ,  6  in  paVté  '(  per- 
chè alcuni  colori  ^soH  pia  alte^a- 
-  bili  degli  ÙltTÌ  ,'e  vàrìamenié  «S- 
èérabill.  Quahdo  V alteteicÀe^è 
jgiunta  ad"  qn  cétìxi  segno ,  n'e^- 
'pùré  glf^Arèistì' più'' intelligenti 
possono  Indovinarne  Ìl  primo  ac- 
'  cordo.   >  .  \. 

\  Le  scuole  f  iil  celebri  per  '  ìl , 
Colorito  sono  ,  6  sono  sitate ,  la 
•"ifèneiiarik  e  la  Fiam'iriga  .    Ma 

•  s^  si  confrontano  i.loro  capì  ti' 
opera ,'  in  c|ascundi  si  scuopre  ón 

•  colorito  d irferen tè .  '  E  perchè  ? 
'Perchè  ninno  ha  imitata  la  vera 
'^attìra  J  '^Oènùncr  hi  mentito  'in 
una  jnanTeta  ièduccpte  ,  e  la'  Ib- 
i-ó  gloria  è- nel  piacete  cagfoitato* 
ci  eia  questa  innocente  seduzione  . 
^ive^se  stride  dunque  hanno  i 

Pittori  per  divenire   buoni  colo* 

risti .  '       '    '      \   :  ;  ' 

.  Che  il  bel  Colorito  pòi  sia  jr- 
Veconcjlialìilé  colla  serietà   dell* 

N    S  «• 


.?5l? 


COI 


rspressione  stotrica,  è  un*opinior 
ne  di  certi  bislatcFii,"  Costoro 
han  preteso  che  ii  colorito  èj><jr 
isoli  bechi,  abbaglia,  e'inspé* 
disceche;  le  ahre  essenziali  partì 
della  Pittura  vadano  al  cuore  t 
alla  tnenté.  Per 'risposta  vegga- 
no Tiziano  ,  CòrVeggio ,  ^  i^  Ca- 
racci  ,  Dòmenichino  ,  Guido  ^ 
IVlengs .  " 

ti  Cóidvitd  è  così  essenziale 
.alla  Pittur^;,  che  $en?a  il  Colo- 
rito la  Pittura  sarebbe  nulla .  In- 
vece di  quistiónai'e  s' ittipari  a  beH 
tólòrire. /     ' 

Eccovi'  un  bellissimo  Tiziano 
fatto  adesso  '.  'Chtf  fate  Voi ,  cari 
Giovinétti  ?  Lo  coperete' voì  piì- 
^i-amente  ie  semplicemente,*  met- 
'terido  dèi  'bianco  dov'  è  del  bian- 
co ,  der giallo  ove  "è  del  gialli) 
ec.  ?  Questo  è  fare  senza  sapere 
perchè  .  Ma;qUe'  bei"  colori  'Ti- 
2iah«;schi  tp'' innamorano  .  Me  ne 
rallegro  .  Fate  dUn-quc  un  qua- 
dro alla  Tizianesfcà'.'  '  E^  fàtt&y 
ed  è  im  orróre  :  perchè  qtte*. co- 
lóri ch^  fatano  \ìh  incanto  ì\ ,'  so- 
no orrendi  qua  .  ■'  '"  --^ 
.  Copiate  pur  un  Tiziano,;  ma 
immediàtameWte  copiate  là  'vera 
natura.  ConfVo/itate ',  allora  im- 
parerete a  conoscer  TÌ2^ràho . 

Per  ben  colorire ,  conviett  co- 
noscere r  effetto  che  fa  P  oggetto 
sul  fondo  dtl  i^uadfo.    ' 

O^nì  oggetto  tiene  tempre  fa 
^I3a  massa  sopra  il  suo  fondo:  Se 
si  dipinge  sU  d*un  fondo  scuro', 
là  sua  massa  è' chiara  ;'  bruna  «  se 
il  fpndo  è  chiaro.  Priitìà  ouri- 
quc  di  dipingere  un  oggetto ,  os- 
servate Jjual  effetto  fa  l'oggetto 
reale  sul'  fondo  de!  quadro  ;  e  re- 
golate il  color  del  fondo  a  teno- 
re dell*  apparenza  dhé  ha  d  '  ave- 
re r  oggetto. 

Si  rappresenti  j>er  esémpio  uq 


porcellàht 
Méttete  iti  confronto  sopra  uno 
stesso  foridò  tutti  questi  biah- 
ehi 'differenti  ^,  -  e  avrete  li  i;cn 
tinta  delPafìgento.  Come  è  d* 
tn  oggetto  ,  così  dr  quanti  oc*^ 
cotrònof  nellk  •  composizione  ;  E 
così  si  dà  a  ciascun'  oggetto  il 
^uo  vefo  color  pròprio  e  locaFc  • 

Quftidi  si  deduce  che  trn'òpfr- 
*rà  incominciata  da  un  Artista  si 
"tatto,'  non  può  essere  terminata 
diflun  altro  ,  ancorché  abbia- stu- 
'diata  la  natura  collo  stesso  me- 
todo. Ciascuno  ha  ii  suo  mòdo 
dì  vedere . 

Noii  ir'  è  oggetto  nella  natu- 
ra che  non  meriti  d*  essere  stu- 
diato col  inetodo  prescritto  .  Un 
mazzetto  di  fiori  bianchi  posto 
sopra  un  fondo  chiaro ,  dalla  par-< 
te  deir  ombra  'dà  sul  fondo  uìi 
bruno  fòrte,  e  <fellk  parte  del 
lume  si  staccano  delle  mezze-tin^ 
per  lo  più'  assai  chiare.  '  S6  a 
queste  SI  accorrà  il  bianco  dèlJi 
tdvolozi:a',  comparfscé  molto  più' 
bianco  .  Dunque  in  pochi  di 
que'  chiarf  "Va  usato  il  biahcb 
p«ro ,  il  resto  richiede  mezze 
tinte  larghe;  il  centro  delPofe^ 
'  braf  e  dove  è  mancanza  di  ri* 
Atski  vuole  esser  bruno  forte . 
Questa  è  là  cHìslve  della  magia 
dèi  colorito  che  fa  comparir  ^li 
oggetti  dipinti  come  se  fossero 
di  rilievo  t  natii;-ali.  -   ' 

Per  fare  pdi .  comparir  bene  gU 
oggetti  Su  diffbren  ti  piani  i  'coiw 
viene  studiar  -la  natura  per  la 
'distribuzione  de' fumi.  La  'Na- 
tura non  offre  mai  nero ,  se  nbh 
dove  è  privazione  di  luce ,  o*  in 
qualche  sfondo  prfvo  di  tiffessi'. 
Onde  co!  porre  una  massa  néra 
liei  primo  piano ,-   coihe  praticali 


-^ìcc^entc  tanti  ^^sti  per  aaVp 
ris^liq  4h  in?.ipagini>  ^tto, si, te 

ierp  ,;,c^i4g,  Mnneggiamejitìirt 
terr;^zc^;,.sidiftingRn  ppi^<;|u^ 
re  le  figure  del  seconio.  pupo  ',.« 
^queste  .rigi^ardo,^  qi^elle.il^l  pri- 
jOdO,  pja,ap  .cow*pfy:iscbn9,came  ua^ 
,truppì^  d^  £;uropeLÌ,a.q|u^to.ad^n4 
truppa  di;  Mqu,  ,      :   ,  >  ,     .    • 

f ijj  nelle,  cai?jpagf\e  ^ip^i-t^tj* 
impiegaa  ombri;  ^  ^  e.  ió  c^pipa^  na 
Ì9  grandi  masse  omVafe  nqn^sp^ 
fio  prodattp.^cbe  ,da  qpakl^c  ni|r 
vola.  La.  natu];a,4ion  /a  p^air  un' 
oscurità  seguita  ;  ..d^.pex  tuftg 
dQve,  sono  gr^di^  Jbcufii ,  ^aq 
anche 'Chiarì  grandi;  tu|ta.il  re*; 
sto  ^i  degradar  «eoa rfiuss^  variate 
«U  .colori,  ,  V 

,.  La  ^assa.  brunfi  ppsta,  nel  $67 
condo  piano  fa  staf^c^re  g^i .  9gn 
g^tti^  di  ^dietro  ^  e  i) gruppi  d'  a- 
vanti  a  portata  xli  ricever  iui^f 
divengono  d'  un  triJiante  arnmi-r 
labile,     ^  ,      •      ;■  .       , 

Si  studj  sempre  .la  , natura  io 
tutte  le  circostanze^  Jn  un  Tem?» 
pio' tutte  le  fifiure  $orjf  cpJoritA 
pella  nfassa  dell  Arcnì^tettu^a  ;.  M 
^tacpapo  in  bruno  $ul  pavjqientq^ 
«  compariscono, in  piedi  sul  pia^ 
no  ,  B\  dunq^  contro  naW^ 
farle  .comparire,  sdraiate  dal  ht^^t 
La.  natura npn  fa ,n\ai  vedere  pijcdi 
ben  illumii^ati  5ppra.  un  pavir^e^-t 
to  bruno  ;  ^pss^  aqche  oeri^sjmQ» 
j^ir|à.  sempre  massa  .^hi^ar^  con  esrj 
si  piedi,  i  quaJi  ne  ,sarebberq 
staccati  pct  il  lorOjCQlor  proprio , 
ipa  con  q^el^  a5:cof do  che  di  il 
iume,.ilqiiale battendo  $11  i.pier 
^  ,  b^tt^  ancJde  nel  ^uogc^  «Tqv^ 
$ono  pos^,..    . .  . , 

n  In  wi^  sejppj[ic^  W?:^za  figur* 
per  fare  spiccarp  1^  t^ta  i^.talMni 
^anpo  un.  colpp  chiaro  su'Ia  frpn-r 
te  e  sul  ti}p^to  y  e  cucHHfono  di 
bero  tutto  il  resto  del  qaadro  ^ 


COL  i^^ 

^^an<?») «propesi  •  La  jbiiip^  ppv  1Ì 
.^U9  jmfle-^Vi^inanzij.,  J^  spaile  p^* 
il  fir?n,  ne|ra  ^rjp  sFoi^date  j;  9.  it 
.r^sto  ,4(?1:.  PPrpo  i^d^nU'Q,  in  li.M 
•^is^janza  ^o^c:me  .  .  Se  fa^  festa  j& 
illuminata (  come  .puà  .il  bu^tp 
«sser  neiV^mVa  j  e  senza  iiftesi- 
si  ^,}peve  necessarlai^eQte  fare  uhp 
jnassa  chiara  cofla  testa  iQedesir 
jaBfi.j  .CQAsepjvando  p^tò  .is^nipre  i 
supi  iolp^i  Jpcaji .  '.   ;  ,. 

.^,Se  $i.  con^plta  I^  Is^atur^^  cps 
foi^  ìfi^  dpve  ^e«^i;e 'C9n?viji,tare  ^ 
ella  ci  dice  che  un  oggetto  noij 
^jjpiinatp  djaJi  sole  ^on  può,  ipiai 
èsser  cniaro  incontro  a4  rUn.cie^ 
Jci  xhjara.;.  ^sse  ^qche  bianchis- 


sjmp  9 .  ba  da  coi^p^rire  d'  una 
jmassa  colorata  per  mpn  dvro^  bru^^ 
na..  r.  Itrattanta  i  buoni  Maestri 
{lan  peccato  contro  natura»*  Sar^ 
jbjcnsì,  ch^Q  .quando  >  illurt^ìnato 
ijal  Spie,  .perchè,,  anche, ìi|c;el(> 
dilqra  ,^  chiarq  ,  pya^' un.flii^rq. 
senfipre  cploratp-,  ,.  \     ^ 

'  $e  ;filL  oeget^i  spn^illuipìfiatl 
dajla^  luc^  del  gipfnp.,  ;^  non  imt 
mediatamente  •dai  Sole  ^,l*.^o,  e 
flik  neir.pmbra  ^he,  i^I  4a  bUs^o^ 
pei^ch^  questp  rice^^J^. riflessi  .di^t 
5110I0 ,  ^e  viene .  più  rìseli ia^atp .  r, 

Quarilo.  piìi  si^  4;opten?i)la  J;^ 
N^^tura,  più  ella  ci  amtmaestr^  . 
EUa-ci  fy  €Qpiìsc^p^^  if.  pn^-^ 
bre  delle  fig^r^non  sorìfi.  sul  suo* 
{p  ^ell^ .stessa.,  loro  lunghezza  > 
Qj^  della,;fte§sa  inf^itk^  A^nik* 
^m^  che ;si -ai lontanano  .dal  iot;!9^ 
Bpn(;ijai9.  si^  f^no  i^nq  ^pf^i 
§€i  ja  Ti«^.vien  daJP  altoj,;  T.pnVt 
bi;^  deve  esser  piA^.c^?t4.^  -IJ  ^«^ 
^;di^  mezzo  giprno  §Ì  d^y^^-fi^r 
ratterizz^re..Goii,pjEQ}^,  coxter^^  n^ 
(quello id4^a:pi%tftina. '4;  cJflU"/,  ^r 
la-  con . pmbie  ly ngèft  nr      • .. . \>.  .  -. 

Difetto  grande  diggj^^  Artisti  A«Jt 

Of)a  composi  zifvif  di  v^pì^i^^ig^^'^ 
è  di  poirre  d*  avanti  in  una  stefr». 

N    4  sa 


^  4pV    ^  tòt  . 

sa  <ii$tai^zV;futn  i  mcktlìt'9,  ÌÌa 
40b^O4if».ìa^i^Ure  ia  pupi  .ditte-, 
»nti^  «r^  di^ltaftztf  divei^»  Da 
<ià  ri^a .  1'  a^OQvcti^iie'  che 

c0U^,«ie^9rJa ,  di ,  qiiel   diA  f ^  Ì 

s^i.  4i{  lalà^t^e ,  grigf  5  vlojjétr 
ti.    Il  vero  metodo  e  di  mctUvc 
in9lK)4^j^.ir)  yaràe,  4i«tanxc   con- 
v^Ai^ir  per  ^JUàtac  gilistameote. 
U*ii^o viivl^re  di  xjfa^euno^  Quch 

speltiv^-ifecca.  .-     . 

aicodff  .le  di^i^s^pi^J^  ^égUqjgii^èjCr 

ti.w«*ir§iii  ;-:  :•-'.       •  ,.    1/. 

Se  un  oggei*t^  à>  d^i  ^^^  vci 
dtitf^:  9|Q}^  iia  kngt  »  dtsqJBi^a  ifn- 
giaAdir}Q!,ii«a  ,yi4t^,  <&&,a^  sutì 
pillHPtdi:  Vj^dP^  J^otìi  coAiparisca 
ttjftll^ffi/éjXjjArJ^  ,pa,  d'i  ^nat^ra^ 
^apd^z;;^^  :,  .•-,  -       ..  ,  ,^ 

anche    r  arte,  iifv  fa^éii,,  quandid 

e  M9^.Vs  staffi  jlUo^. si,  ^e^er^et^s 
tese:. d':afce*ai?(i ila  f«ò.Q  in;  pi^ 
iU)..le  dixnj^n«ipoi^oatùfali«  .  Oi$^ 
^HsreVoiii ,  s0n  i  iàg^ffi,  «  ,r  gi, 
ganti  4;  »  .     , 

ijmta.d  .-^r^i^feutf ,  4^  a^lns^h  ^ 
fcgJi'Aremhn0O;Jiteral4  y.^  se?-,. 

ta^a:'^nii^oat{)é(ti;^eiSf!^à  i^&n 
«tfltóro  4Jojrt«)dr«^-;  Tatì  «>P9Ì^ 

<eMBUK>ttinÌBjettiv(  che  (Pcedpn  ^' 
teetréf.  ttttee- 1  ier  J^rs^^  ftc0liA  ^  (9 
lQbci;edQ6O'<^fì9S0i.  ;. 
0;<^  Ha  bl^on  fieiNk>^^i>n^»9 
cirnoiciiita.  iie'  limiti  deiU  natiin 

ate-aon  proprie   de' piccoli  talen-- 


h .  V"sl  sónd  itiòftip»«Ì!é  ** 
difètto  di*  cognitiotri  5  -  «tc0j^ 
idee  in  piccole  teste  itUMs^iàf 
plebe  degli  Autori  nelle  ^ù  l>Jc- 
coléminW.'^"  ^  '  ^'  ' 
^COLVO  D'  OCCMIO.  Wè  llf 
ri^a ,  né  il  (fonipas$dV>^S(mo  siip^ 
plire  a  qvc^  ^he  $i  chiama'  rd^> 
3*  p<f(?i^V? ,  cioè  a  ^qtiélfà  ftlkifà 
che  deve  av^r  1*  Artìsfà  di  c6* 
slierè  aHuiìia  occhiata  lai  fgafa  ^ 
6r  .^andczza  9  i  fappòtti  con  tut- 
ta.la  precisione .  ^erciò  Mfchelaii^ 
g^lo  diceVa  ehe  bii^ògn^  avere;  if 
compassar  nejgll  oéclii .  ' 

<£iéstQ  è  ììtC  donò  defTà  Hztti^ 
ti:  h'  una  felice  organizzazione 
di  qualche  ttìacchina  umana .  VI 
ha  Of  concoitere  ^erò  un  lùn«^ 
e!sert4:?5io  .  Wun  àt&frto  senK/f  ^-^ 
nck  ^  dlceVa  Àpéllé . 

;  Ala  'é^;tutV  ir  ijKj'"*stiatr<9 

esercizio  ixeppur  sf  acquista  il 
cQÌpo  d'oceiiQy  ié  non  si  hvctrà 
scxnpre  con  esattezza.  Chi  vudf' 
^r  Èrcsto' ,  fa  'ctfrt  negligenza  » 
crede  dT  correggersi  rfofi  ,  e  si 
a^nefà  scoVrett9>  né  acquista  rtiaS 
fl  colpo  d*  occhio  k  Si  osseina  che 
al  rinascer  defJe  Hèlle.Atti  qua- 
si tutti  gli  Artieri  efan  corretti 
ne^diseèno  .  Sono  srimabili  le 
prodiuioni'  di  Albértp  Durò  per 
la  gran  verità,  b'enchè  sehzà  scel- 
ta ,  Se  quegli'  artisti  avessero  sa- 
puto, cottkRalfaeilo,  fai'e  huon^ 
scelfe$  avrebbero  dìse^nafo  al  pa- 
ri di  lui.  Kòii  erano  disegnatóri 
ri  èl^anlf  e  mòVbidi,  m/>raif 
pivi  e  pi^ecisi.  Per  acquistar' dun- 
que ift  giu^te?:^  del  coipid  d*  oe^ 
chh'i  conviene  ittiirarli  ,'cìoè  di- 
segnar seinpre  Con  ^esattejtza  .  E* 
on  gran  progrèsso  ritoparate*  tf 
òtte  difficihtjente  :  ^  • 
:  COMODITÀ"  «  I?  «efcbrM'a 
Iterte  der  ^ArehitetOii'a'  CMle, 
Un'  abitazione'  per  qiiantd  sia  bei4 

la 


iftf  feiPt^.f,'3e.i?on   i  comoda  4 

^Hr^^awpqo,.  •':....  ,.  '^'^: 
ficitf  hil  tre  principali  ogge'm  3^ 
n«  deuc  «He  parti . .  v  oai  qìicsti 

..  coMPARpriM^f  I  4f  qìjar 

luoque  specie  sieho,»  ò  nc*gàvj^ 
menti ^  o  nellQ  facciatèj^,  p  he^ 
iwri  r^nfcw.  ,0  ne  sòmf H'  1  « 
aellc  volt^  ,^  o  he' tetti  <  débbdiib 
9empÌ£  xòrnspqndéré  alln  q|iafità 
«leir  cdÌHcio  e  dc^I^  sue'  ,|irti'  Jl^ 
pe;i;.l^  ibrma^  che  per  li   iftóté- 

?'i  •! ..  Ge^néralmenté  yo]^lìdti  esser 
ijegnatV  in  grà^cfe ,  è,  più.  in 
«P'wc  quanto  più  cfandi  jrrò^, 
Ziosi  sono  \  iiK^nidave  simpie- 

tano .  Un  pavjmento'  Ai  'm'ósàitcr 
no  convéri'à  in  iip,  éàtihettcj  e 
nm .  in  j  Uri  ^lone .  ;  Que^jgiccoli 
ornati'  iij  .pifcoli  fcòrtipàFtirfienfr 
he^pilcinK,  e  n^lk  i^i^ita  3el  sràn- 

tìi^nió  5*  Inietto,; -qùaì.effittdf 

pròdùcònC)  ?     Irtipfòcoliicó'nó    fi 

poi.  Dcstianii  ;n'  un  oavitiientó, 
Sgyg  "se  fossero  Jn  xéitik  sàrèbW- 
j9  nnbiràizintlj/è  Io  sffegso  co'-] 
me  porre,  Uo'ni  e  deffini  su'  tetti .' 

:  .:cbMéo$iT0  nph  è  die  f  ór- 

dide"  Corintio^  a(  qtìalè  i  Ròma-^ 
nr,ap?ijcar()nò  W  vplufé  lonkfie'^ 
t  ne  risultò  uri  Q^tinticf  goffo  . 
Non  niierita  pitelo  \à'  irtseté  àn 
ór^aioie.  distìnto^.  sicc<Jnlé  noii'  de-* 
yè  cisser  un  ,a/trq  órdine  '  Il  Tcifj 
sqano  /  il  (jùalè  rjcn  je  cThe  ff  bdf 
rico  ìt  più  sertiplice .  Vedi  0¥4im\ 
:^COWtPÒSIZlpfl^EV  Porte  in- 
iieme  più.  còse,  e 'ordinarle  cò^ 
^fato  efifelto/è  comporre.'  ^  ' 
Anche  m  una  sou  figu(;a  ^i  ab^ 
pjica.  {a  fqmfòtìz.ione^  £Ìo'è,la 
riiiniòne  i€ì\^  $ue'partf  coiiveiiién- 

t\  air>5SDnto .  ;  '   '  ^: 


^Jbomparre  non  è  siahciafsf  iTuò- 
ffìeMi  jjóttàta  tìe'àosérf  fcttisiv 
ó'^àto  d^'Iungi . ;i$ta-^AI^»iÌfé 
lè. nostri  tJetcKlòW^^  Wffteioif^JÉ^ 

iftóntÒ''pàsb-'tótdttid  a&?M^Ì'  tì» 
rtbf ,  fn^iòf  i .  fo>fe/><>«»'^'tìè^^fl#o 

gli  béchi  j  nvAscòbrirèf'mUée^tìé^ 
rt,-^?acc6rré','riuft1W^II  fììtA»^ 
t^r&'sahté  idepùi'^'  d'airi  àìf^^ 
tó  e'òfnit<^UPjra%!é^é^  bèflèC^ 
i^-ììMóvéL'  ^  '"?  '"•  '■^■'  -"^  ^i> 
•Non-è'  fftlj)bssfi)ttè  ì'  mii'ìHto- 
iMstfhi^;  fehe^Ia.^rfi^,  Jà'-^W^ 
Jay  la  sóréitieà  tri  bVelreiltfrto^^fmtu^' 
rufintift'e  Ù  bóÉéxohiff  é6ité>biè^ 
ro,  essere  ;  sempre . v^'^Mré  qtkrir ' 
cKe'dlféfto  ò  efceitó.^  ti•*à^^aà 
ìSfL  ^hìtc^ 'ftit&\  ^a»!'  '  ^rèdikNf  '1^ 
effetto  pròpostqisi  d'  iiitét«^te  ^ 
df  jpiaèéfe  ,^d"ist[<nlVd  .  '  '  •  >^  . 
'  ^ti  ^.dofi'è  :pià'  tàtó  •'  hetó'  »^|t- 
ifitfoWt*  è^fjrsèèltti\  ^£Ai'iwittirtff4ri 
jtósefiW  ?ì^'  tufttt:  *  tìltósik^WKh 
Sa  a^tutti'^lt'*cctef(^*ittà   .-.---• 


Là  bella  na,tura  non  è  (fi  ÌM0io 
^1  in  Uri  t^uho  y  fh  iiti  ApòNb  » 
in  link  Veheìre,"iA'^  iK%»  t^aiMA; 
Il  bello  ntià  stetìttWdé  i  '^òHap*» 
pd*ti-.  *<J.Hfll1  isorfo  $ 'tràt:^t^«n<» 
convengono  ad  un  belP  àlb^ro^ 
ad'  tifi  bèi  paesaggio t  'iLn  graiiè 
d^Iìi  ttat)iftt  in'fttlfiy^  b  naturai 
négl^ènsa.  ildù  haturàfe'^  A 
pfè^  semplice  )  }]  pia*  «oimmè  dta 
v&ff  bHlcy  ^^udMOi^'<intcrèsi^-j 
Ma'  t(kne  èìst'rn^vitfiiù^  bef>' Jung 
^f^rfo?  Derfr  kiàeiisfdttà^t^ 
Étìt  propost^v  'EctXiMtdfi»9ti^d 
Q.ùéFcfa''è'  bell<kza^  iriaieiino^l^ 
costanze  ,  non  ì&'^  jn^ltmM;  de* 
ve  eséer  betk^  itecOndò  r^  eneho 
che  %i  'tuoI  bròdnrt«< .  '> -lia  taxtk* 
ta  éì  nei'  fisico  «he  nflt  tiiomle  è 
toft^   ia^  f ^votava  dbl  -Pitfftre^ 


vi 


a»»  COM 

.fbprt  Ift  qnflle  i  colori  non  Mj^nó 
«è  belli,  ne  brutti.  I  rapporti  di^ 
gli  oggetpi  con  noi  stessi  «Otto  il 
principio-  e  J' intenzione  d^ìV  ar- 
tisffa  ì   ecco.  Ja  sua  tegola ,    e  i' 
.astratto  di  tutte  Je  regole  « 
,     Tutta  la  teoria  dell*  arte 'è  ija- 
.pere  il  fine  cui  si  vuole  giunge- 
re ,  te  qual  è  nella  natura  iastra^- 
da  cfie  vi  Konà\xct,'t^ol  mena  ot" 
tenere  il  pia  è  il  principio  di  tut- 
te le  arti  belle  e  meccaniche. 

il  fine  dell-  Artista  è  d'inte* 
Tessare  colla  imitazione .  Non 
.tutto  il  piacevole  è  interessan- 
te ;  noi  sono  neppure  sempre  le 
passióni  fottio  Je  quali  ci  trat- 
tengono i  ci  traggono  dalla  n>ò}à , 
ma  non  ci  mettono  in  attività, 
in  sospeso ,  in  «statico  ,  Commo^ 
verci  5  rapirci  è  quello  ciré  e'  in» 
teressa ,  e  tanto  piò  quanto  V  Ar«- 
tista  lo  sa  rendere  più  interessan- 
te .  Ma  per  interessarci,  con- 
vien  eh'  egli  s' interessi  il  priw 
mo. 

Scfe.Ito  il  soggetto  interessante  y 
con  vien  esporlo  in  un  tutto  riu- 
jiieo  in  un  sol  punto  di  vista  in 
maniera  che  tutte  Je  sue  parti 
concorrano  ad  uno  stesso  fine,  e 
formino  per  la  loro  scambievole 
corrispqndenu  un  tutto  semplice 
e  unico  *  Ecco  li  unità  della  com^ 
pùriijone^  - 

Uniti  suppone  uno  scopo*  cui 
Ogni  cosa  si  diriga .  Unità  d'  a- 
;tione ,  di  tempo  ,  di  luogo  ,  di 
costuml.jdì  disegno,  d*intcresse*. 

L' Azione  è  xtn  conflitto  di 
cause  tendenti  a  produrre  1*  av- 
venimento ,  e  di  osracpli  che  vi 
si'  oppongono  .  Una  battaglia  è 
wna,  benché  composta  di  molti- 
f  lickà'  di  oggetti  e  di  azioni  dif- 
ferenti .  L'azione  principale  è  il 
tiiuttato  di  tutte  le  azioni  parti- 
colari impie^te  tome  episodi  o 


come  incidenti  •  Fm  -gli  i^ìsodi 
e  il  s(»getto  principale  ha^da  ès- 
ser un  Tegame  sì  iatta  che  lion  ii 
posiSL  toeliere  una  soia  figura  sen- 
za che  r opera- cada,  o  se  ne  ri- 
senta. 

Una  contpotif^ione  può  esser  ricw 
ca   di   fìgute  t  poveta   d*  iàcG» 
Col  poco  far  molto  .  è  difficile  , 
richiedendosi  molto  studiò  e  ia^ 
^egno  nel  fare  ciascun  pezzo  dif- 
fifrentemente  beilo  ,  e  dififérente- 
men te  espressivo;  ma  tutti  necès** 
sarj ,  tutti  convenienti  al  sogget- 
to, e  tutti  conponcnti  imita.' 
'  In  certi  episodj  si  può  talvol* 
ta  usar  negligènza    per  dare  più 
risalto  al  soggetto  primario;  voà 
vi  vuoi  arte  per  esser  negligente  » 
L'interesse  o  sia  T espressione 
non  è  necessario  che  si  riunisca 
in  una  sola  persona  ;  devesi  anzi 
distribuir  gradatamente  dalia  prin- 
cipale a  tutte  le  altre  figure  su- 
balterne :    è  bensì  necessario  che 
si  riunisca  in  un  solò  punto.  Si 
ha  da  scegliere    un  sdlo  momen* 
to  interessante  dell*  azione  senza 
cubarsi  né  dcìV  antecedente  ,    né 
del' conseguente.  Dato  questo  i> 
stante ,  tutto. il  resto  vien  da  se  ; 
siegue  subito   la  convenienza  in 
tutto'. 

La  Convenienza  è  il  rapporto 
fra  le  parti  essenziali  e  le  acces- 
sorie d*  un  soggetto .  La  prima 
virtù  è  l'esser  senza  vizj.  Ma 
il  non  far  niente  invano  quanto 
è  raro  !  Jn  un  soggetto  serio  può 
entrar  un  fanciullo  a 'Scherzar 
con  un  cane  ?  B'  superfluo  ram- 
mentar la  necessità  aelia  Cpave* 
nienza  nelle  vesti  ^  nelP  archiret- 
tnra  ,  ne'  paesaggi ,  e  in  tutto 
quello  che  può  entrare  nella  Cam* 
pósi  fotone  d^  un'opera  :  tutto  deve 
esser  precisamente  relativa  alF 
«ssunto. 

Fi- 


/ 


cow 

C^mrpoat^f'afft  ÒV  òra^nw  ispido  \» 
Non  xialift  roniìisiooe  degii'ogget- 
riia'Uttati  Jà  dik  rinfusa ,  ma  daJf^i 
la  ioro  ben  ordinata  disposizione 
deriva  queir  effetto  grato  che  si 
sente,  .nei  vedere  una  Aioltipiicità 
dixose.     La  confusione    non  è 
'sokmente  un  vìzio    del  fa  compo". 
sditone ,  può  esser  anche  un  vi- 
2 IO   del .  chiaroscuro  ,   e  dei  co 
Jote.  Ciascuna  £^ura  ha  da  esser 
nel  posto  conveniente  : .  Ja  prima 
ha  da  primeggiare ,  e  le  altre,  in 
suf!iciente  distanza  da  potersi  cì^^ 
scuna  muovere   comodamente  se 
ne*  ha  V^gh'a,   e  da  esser  veduta 
con  distrtnzione)  e  si  ben  pro)eC* 
'  te  le  une  su  le  altre  che^  i'  immagi- 
nativa  le  vegga  tutte  intere.  Tttt- 
'  to  deve  comparir  disposto  con  fa- 
cilità :    allora,  lo   sguardo  dello 
spettatore  vi  passeggia ,   vi  rjpo» 
sa ,    vi  sì  trattiene  con  soddisfa- 
zione •  I      - 
"A     quest'effetto    contribuisce 
spectakneote  F  artificio  de^grup» 
pi  «. .  Dicesi  jE^ruppo   un  complèsso 
di  oggetti  diÒcrenti  neir  aspetto , 
nelle  posizioiì i ,   oe*  caratteri ,    e 
di^po&ti  in  modo  da  fissar  ^i  oc* 
chi.  de'  riguardanti  con   piacere  # 
Qui  entra  il  contrasto  ,  ma  sènza 
affettazione .  Da  tutto  ciò  risulta 
J'annonia  dell' occhio.  Vngrup^ 
pa  i  ben:  disposto,  Se  le  piarti  il-> 
iuminate  fanno  lina  nia$sa  di  lu- 
ne,    e  le  ombrane  una.màs&a  dì 
ombre   con   verisimiglianza   tale 
che    ogni  figura   t)esti  distìnta  e 
rilevata  come    in    un  gt^ppo  d^ 
uva  9  donde  forse  yien  gruppo , 

Mìolti  buoni  Artisti  ban  fatto  pi i^ 
abbozzi)  e  fin  i|iQdelletti  per  as** 
'sictirarsi  d'  una  buoi^a  Composi^ 
%hne,4  Le  r^ole  .  triviali  sonp 
inolte^  ma  sono  piuttosto  consi-< 
glj ,  il  genio  deve  far  tutto*  Dn^ 


disposiaione  di  lìgiire,  ì%:  lin^ 
cnKvsa  «riesce  Tncgl  io  in  un  ^nadro^ 
la  retÉa  v  ■  è-  dis|»ustosa..  - 

Nella;  Composizióne  si  è  p9n-. 
ttaddi^tinto  Raffaello;. egli  kjxàr 
rabile  nel!'  espressione  d'>ogni  suo 
assurtta  V  <ii .  ci»^uea  JgJJr^,  ;  di 
ciascun  .  acoeasorio  -;  Ma  cor\  <ju§' 
suoi  .Giuli  Jl  »  ,e  Leoni,  X  ^aiti 
intervenire  dove  »on  pojtevaii .  e^r 
'seffe  ,  Ila  i^gli  consei^vata  ja  con- 
venienza ?  E  V  unità  di  azione  i 
mawÉenuta  nella  Trasfigurazione, 
e  nella  Garcere  di  S,  dietro  ?  K 
dal  Parnaso  ^  e  dalU  Scuola  éC 
A  tenie  si  può  Xo^^^^  niente  ? 
\  Su  la  Còmpostz:,ipne  può  ìslt  ÌÌ 
'dottore  chiunque  ha  il-  senso  co** 
mune .  Se  V  argomento,  tj  k  ign<^ 
'to ,  guai  \  ma  via  renditelo  no- 
'to,  e  abbi  pazienta  se  vi  stenti  t 
'Mattiti  ad  esatninarte  se  l'^ione 
è  scelta  nel  momento  ii  più  ìr-» 
teicssante  i  colle  cir<y)stanze  le 
più  vant^giose,  co' carattej-i  ii 
]più  espressivi  e  convenienti . .  I 
dì^ttì  sono  in  tutto  eie  eh,' e 
contro  alla  natura*,  alla  verisimi^ 
glian^a ,  all'  unità  .  \  miscugli 
contraddittori ,  oscuri  >  ambigui 
offendono  come  gli  oggetti  st^ra-* 
hieri  »  oziosi ^  e  distraenti.  c(4. 
soggetto  principale  ^  ,     ^ 

chi  pov  è  erudito  e  di. gusto 
può  render  servizio  grande  agii 
Artisti  col  spmn^iini.strar  Iqtq  de* 
sQggjCtti  ricavati  da^li  avvenimen- 
ti più  rimaii^hevoli  cji'  egli  avrà 
osservati  ne' suoi  libri*  L'Artij 
Sta  però  si  guardi  d^'eruc^to 
pedante.  .  z^, 

CONFERENTE,  di  Artisti  tf 
ógni  grado  sono  importan,ti,  $e 
con.  metpdo  e, con  liberta  sono 
dirette  al;  progresso  dellq  Bell^ 
Arti,  .  .        ,.    i.  '    :    . 

Gli    oggetti  che  y\  &i  rpossprio 
trattare. spno  inesai^ribiÌÌÀ  e  ben- 
ché 


là»  -fcÓN 

'|Bè  in  ofeiiì  tnatèria  esisti^  un 
graif'  nunièro  di  libri  ,-  non  si  jRa 
•^«t^VllcòftipréàSò  ntetodficò  y  com- 
pito ,' -ed  e$«t(?; .  né*  si  ' piiò  à'^ere 
ttrè.a«'Sòéiétà  ^j  Acbdcifiici  «ì^ 
it'ihti'ché  cónUtUcsnò  èscriva- 
Md  ^  Jc"  barri  ,  alle  qnan.  si  so- 
no attaccai  c^n  pattrcolani:S  « 
tdS  suéfcéàsò..  Damafeffaii  sì" fat- 
ati,  dfscosii  /depurati.,  e  Scéon- 
^db'  nA  'piano  determiharcr  pósti  in 
tJrdJne  ddl'oftno  inaeiirra,  H'fòt- 
THeifdbb^uR  moniimenta  ^I^floso 
^ér'lia"1!Càzj6ne>  .e  litiliisùnòpisr 
le  Belle  Aiiì.  , 

;  La  Pi«9pctt1Va  ,  è  r  Anatomia 
*©«  ^(Vna  ancóra'  trattaffe  con 
qwillà''éLÌà\y:yiz  '  è  fàcifttài  <iotne 
^cértyJenè'^ngti  fArh'st'i .'.  Lo  siessb 
*  »  della  StoHà  ,  iella  "Morató., 
^ìh'  Wtwibifir ,  ;  del  Diségno'  ;, 
«a».^G6lòri-'i  ddl'  ,dtrfca ,  e  di  taù- 
ti'iffr'i  6g^r  che  'hanno  rclì 
itÌQti&'t($h  fidlc.Arti.  T^ttb 
merita  d* esser  brattato'   ccfh.prtf- 


o  proi 
•ifct9ii"'9ic»rèzzÌ'di'ltcona  è'di  prf. 

fkii-;.  '":■'•  ■•.'.■     •'  .     '■ 

trcSsflfe',  «na  è  dhrerscy  dell' ^i- 
TOtftbfdi  '^CHi  afea^deVè.  <io'niòscé- 
1h5 ,  ^  é-  ^hl  '  èotofosec  il  belld^,  Ib 
iltfja"/  Wjirf  ^tìf  può  csser'^ontJ- 
-s^éitòté"  denta  «iseré  grande  at- 
rifffa  4  dùh^  pòcKi  artisti  ^ho 
veri  cotójcitofi .  Si  è  conòscito- 
fè'li^  itmd.  atnatore  per  gtt- 
^éV  «nwió  fér  vanifà  . 

.  W  tea  'fiWdieai:t  de?le'  pfodt> 
^bÀi  <lell^ %cJ|e  Arti,  conviene 
idtencfcrhf  f'  prfhcipr,  il  Disé- 
^nè->  l^:ftrtat«rnia  ,*  Ta ,  Prdspettf* 
Va ,  ItfConvénienza' ,  l' Bspréssio^ 
tK  ,  In'  Gb^nposlzione ,  ir  Colòì- 
TÌttt ,  '  il  <]RÌàrosciiro  ce.  Signo- 
ri Conoscitori,   come  vi  sentite 


':iji  gamtt  ^su^  queste  eqgi'Kioai  ? 

M  cognizione  materiale  é  mer- 
cantile degli  autori  delle,  tpcrc 
cnpende  ti^tra  d^  una  lunga  <Qn^ 
paratione  di  molte  opere  dfcuN 
fcahiti  maestri .  ^ 

Un  fAaon  noinencjàrorc  di  qua- 
dri deve  sapép  distinguere.  Zq  itU 
le  gehe'rale' dli  ciascuna  Scuola  i  e 
lo  stile  pjtrticolare  di  ciascun  au- 
tore.  Non  i  facile  riè  Tuno,  né 

r aittó ..^ , .,  .^.  ;    ,/:      ' 

.  Alcuni  Artisti^  non  sono  <Ji  a|- 
curfa  Scuofa  .  Poussino  nona  cer- 
to déltó  Scuola  Francese  ^  ^  «i- 
co>  sSnó  ft  &ur,.  e  leBrnn , 
' ,  Pm  difficil"  è  conoscer  lo  stilè 
di"  Oiàscdho  Artista  .;  Molti  fp 
himìirf  variato  secóndo  i  sóggcm 
e  secòncfo'Tita^  Nel  principior 
*«uasi  tutti  fiàiìnó  Io  stile,  de*  ló- 
ro Macstó,  ecfè Bei  difficile  d{- 
sringner  éff  uni  iadll  altri .  Al- 
cuni vi  restalo  tartto  attacc^rl^, 
che  divengono  freddi,., e.  layoraa 
tutto  da^somiV.    "  '    •   ' 

-  CÒNTANT  dopo  la  tf ctì  & 
>estò'  secolo  archrtètt^.ft  rttr?- 
'ii'  la  djiesa  della  Mad^aWk 
^^rpiìe  làtma  coft^  tre  navate  ii 
'toldnhe*cdriiit«rìso?fate,  con  Ce- 
ciata ad  un  ordine,  é  cori  porti- 
co parimente  [d{ .  colonnje  corin- 
ti^. Ma  il  frontóne  fra  que''ba- 
laUstn  fiori  ft  ìierie  ;    /a  cùpp& 

COKT^Nto,  Si  guard!  uria 
Statua  Ita  un  '  luogd*  qnafun^ué*: 
il  sub  orlo,  che,ft  il  .contórno*, 
coèif  arili  dì  cbjdr  differ^fnte  dei- 
fa  stafóaf,  c?r  ^jù  .chiaro.  oV  p;à 
•oteurd  secondo  che  iì  ftndo  ,e 
Ipiù  cKard,  o  più  òscurd  .  Dovè 
il  fòrixJo  è  men  chiaro  ^^  ff'còri^ 
torno  par  the.spirìscii,  é  appar- 
tenga é  fondo':  perciò  ne*  dls<^- 
feni  v^è  taf  parte  dì  contorno  che 
non  è  detrsa  se'  non  dall'ombra 

del 


al  più  jki  ^iji  fon  trattp.ie^f ns-  ffetóqpq,  contrasts^c^ii^  Jora^.   ;, 

Il  Contorno^  ^ijnjtff  è   1-^tw-  c.n?  |uini^^  «iondc  Httjjtj^.j^ch^ar 

to  guardato  dft,  9u^cftc. nuntp jii  Jc  jjassipnjideUc^rwnii^.iie'rfliqr 

veduta.    La  giu&tézza»  !^  notil-  t;i -d^Ilc/fiijrerenn^figureji  #,  gftl 

cbhtòrni  ne'' disegni ,  De%  ditfn-  _5<;a,iaiji  CQnti;ajj^jgl/.iii,i,^gU  J- 

tè  ,  nelle  scu^ure  ./  ,,  fri^'c;  molto  ajqiiq  rj^fi;^r,vi  UWF 

*    Lo  Scultore  incontra    nel  con^  varietà  apff^U  ;  un^.ta^  c^#^tf<{r 

rorido  njaggidrc  diflScpltJd^iPit-  sia ,^iPiìi  V4510S9  dfJk.wfivuw^ 

tore-  ;  Nei  vcdef^  u^  guadrò  Ip  ia  •,  X^  na?P^  ^  vtfifl  ^n«|a  »^- 

jijpettatorc  ha^ìiii  ^atò.puiatp  di  fcttazione.  *  ^,   ,,  ..;   ^^ 

Vista;  se  il' contorni^  1^  còfffjt^a,  ,    Nqn  *i  Ii^nnpi.^jL  r4fipi««rMlc"V 

i^on  .esige  '  di'  j)ii  .  ^  J^a   p^  Ip  Utaniente,  :^isi .  orns^dt  di;  u^qs^- 

X.  fi. .  _  M -*.  „_jf„. _•  --- ^-»-  contrastjjrf  ^ife'dpRr 

Voggietià?  :  .invi,  bv 

é^r  tutp  1  puotj  dx  veduta  dellA  U  tr.escJ^ez^a  411  |Ì^Qa&«,La;£ÌQri^ 

'^a  opero; ad  .arblt^i^  dello  «ifi?-  Giunone , >  la  Itgff^  YW#r^> 

'ìUPfp  Ae  mjfl,  Sfìdetk'   9^9gf^i  fentrtnibe  belle,:  Q«ptra«.ang(>i|«Jlg 

'^'  Ct)^r^RAtmt1[ „o  \i^%\^  ,,.  %f"ò„r  ^^ ^deve,^z^  ^11^ 

WA^i  9  ft;wn^oIari  apj»ogg^fita  mì  dePi^  ^lirc.  ,E  .^lyM  Jp^  4^ 

,Jin  pjUtQ  5>r  sostcrierio  conip  la  ,cssjfr  jutte  e%ai«i?  .^^   |ia{i^|i 

'|pió'ta.9ac  riceve  da /jer^f   o.^  ne    fa   d'ogni    calibro,   era|s^^ 

4tWf?<?  -uft"*"^.^  y*W^^^h*^*VWr  ^e .;  |fnuaf  :  fa.  natvipa,  iiWJ,4.nMh 

:^,'WXM  «ondulo,    S'i«^Uin9..;tu^te    k 

«K0V^»r«>  che  si./aijon|;i;Q>iA]t?o  jjrojjprzioni  cjjc  n9n^f^w>  ^  ^ 
pìUTo'  per  foftincario  ,  ani^^i  d 

aocantq  ,t ., 


J^ok ,  n^.  vwOjf .  ,,Xa  «a^»  b 
^^i^Uezze  yer^  ne;!,  n;^ijiec<?.  vmlk 


^"H 


W51     .9^$^  /j^ijaf  I .  tup,^,4|%,3tei0JWsta  sft. 


\oS 


éOT* 


CONTUCCI  'C;  ^dr^»  5  ^^A 
Mónte  Sànsovino  in  Toscana  n. 
lif^o.  m.  1529Ì  Da'  pastore  diven- 
ne un  celebre  artista  .  Egli  fe- 
ce htolte  statue  a  Frren'ze  ,  a  Ge- 
nova ,  e  in  Roma  ,  dove  son6 
osservabili  i  due  sepolcri,  nel  Co- 
ro della  Madonna  idei  Popolo,  è 
in  S.  Agostino  i\  gruppo  di  ,S. 
Arnia  con  Cristo  é  còlla  Madon- 
na .  Egli  sì  Vese  illustre  anche  in 
Archi tettu'ra  j  come  si  può  vede- 
re 'nella  bella  CapjJcIIina  del  Sà- 
ci^afntìnto  nel  fa  Chiesa  di  S.  Spi- 
rito in  Firenze ,  e  nel  ricetto  di 
quella  Sacristia  di  ii  colonne  co- 
rintife^  ben  condòtte .  La  sua  fa- 
ma lo  trasse  fin  irt  Poffogallò  , 
dove  fra  molti  ediflcj  architettò 
un  palazzo  reale  con  quattro  tor- 
ri .  Ritornato  dopò  ^  anni  in  I- 
'tàfia,  fti  dà  Leon  X  Impiegato 
irt'  Loreto  per  compire  il  p^alàz- 
zò  dtl la  Canonica  incortfncia- 
fo  da  Bramafnte*,  e  per  farvi 
molte  sculture  .  Egli  Tu  uri  uo- 
ino'  morigerato,  amito  de'  dot- 
ti ,  e  lasciò  disegA'i ,  e  scritti 
su  le  lontananze  e  su  le  mi«^ 
sure.  ■      '  ' 

CONVENIENZA  h  la  rela- 
zione delle  pkttr  accessorie  colle 
parti  essenziali  dì  un  soggetto. 
Non  bastk  che  una  cosa  sia  es- 
senzialmente buona ,  bisogna  an»- 
Cora  che  quanto  le  $i  appone ,  1^ 
sia  adattato  e  conveniente  ,  Ec- 
co la  nece&sicii  della  ccrruèmen^d 
nelle  vesti ,  neli*  archìtettufa , 
ne'  paesaggi ,  e  in  tutto  ^UeHo 
che  jjuò  Alai  enfiare  nelh  com- 

f>osÌ£Ìontf  d'  un    soggetto    qua- 
unque. 

Peccatori  inconvenienti  iotìo 
stati  molti  Artisti  Veneziani,  e 
peggio  1  Fiamminghi.    Ai   loro 

Suadri  amnflrati  per  il  colorito,  si 
ice  sempre  ptotmtQ  the  'vi  imh 


caìpestìife   Tef    conveniente^   deltiìt 
stòria^  del   costume  ee, 

E  q'uel  Mosè  dì  Michelangelo 
non  è 'un  beccato  mortale  contro 
la  convemeK^a  di  espressióne  ? 
Quella  seùftura  può  dire  io  non 
sono  Mofi .  '     '  ' 

Anche  Guido  Reni^  ha  fndebo- 
Irta  l'espressione  delle  sue  figwtèr 
■per  timore  d'alterarne  la  tónez- 
za  :  come  se  la  bellezza  espres- 
siva non  iia  ta  pHma  delle  bel,- 
lezzc.  *  ^  '     ,     ' 

I  Greci  <iosti  hi  irono  la  supremi 
bellezza  dell'uomo  nella  forma 
del  suo  corpo,  e  inciamparono  in 
un  difetto' di  convenienzA  '  I-a- 
sciiron  hude  molte  figure  che  dò- 
veano  esser  vestite ,  li  sacerdote 
Laocoonte  poteva  esser  nudo  tri* 
suoi  figliuoli  e  fra  que'' serpenti  ? 
Alessandro' Magno  montava  nu- 
do a  cavalla? 

VittuVio  ■  prèscrivèf  tn  '  Archi- 
tettura tre  specie  dì  Convenien^^ 
*  Kà"  1.  Relativa  alla  datura  degl; 
edific} ,  e  alle  persone  cu]  spetta-  ^ 
no.  2.  Relativa  all' accòrdo  tìel  ' 
tutto  e  delle  parti.  J.  Relativa 
agli  usi  stabiliti .    Tutto  queitó  ' 

chiaro. 

CONVENZIONr.    Le\e^(e 
Arti  imitan  la  natura^    c'oh'iSl-  ' 
zioni ,  con'  illnsioni ,  e  con  do;»- 
ven^iont  piò  o' meno  segrete. 

La  prima?  Convenzione  écfiefo 
spettatore  ti  dimentichi  per  qual- 
che momento  che  il  "soggetto  di- 
pinto ,  o,  scolpito  ,  o  inciso  ^  h 
disegnato',  sia  una  imifà^ibrte'f 
Dair  altra  parte  f  Artista  intén-' 
de  di  re  allò  '  spctrarore ,'  '  qtteftà 
iUùriohè  che  'rt  sedvcv  ^  è  tfit^ 
to  defP  arte  y  V  operitmià  ;'pen^ 
sa  quanti  studi  e  qvamtilAvO" 
ri  mi  costa .  "Convenzione*  essenr* 
ziale,  e  fècontfa  di  piacete  è  c^ 
ammira^rottè .  Wì^fét^ifòté  te- 

stas- 


CON 

sfasse  irrevocabilmente  sedotto^ 
prènderebbe  U  natura  per  V  aT" 
te,  e  i'^arte  perderebbe  il  suo 
ipcrito.  la  qualche  circostanza 
è  permesso  ali^  Artista  ingannar  Ip 
spettatore  col  fargli  creder  natu- 
rale quello  eh*  è  artificiale  t 

E'  anche  una  convcntjone  che 
una  figura  di  alquanti  pollici  rap* 
presenti  un  uomo  o  una  donna 
dejllà  loro  naturai  grandezz;^ . 


ta  sceglie  i; 
del  moto  più  espressivo  ;  quel 
moto  passa  realmente  ef),  i  pro- 
seguito da  alt^i  moti  :  ma  lo  sget* 
tatore  se  Io  deve  immaginar  im* 
mobile  come  colpito  dallo  sguar* 

dò  di  Medusa  •     .     , 

Tra  le  convenzioni  è  l'omis- 
sione di  alcune  parti,  iion  essen- 
ziali .  H  perchè  esprimer  tutte  le 
grinze  »  e  fdttc  po^ert»  delU  n^^ 
tura  ?  .      ,      - 

Qjieste  ed  altre  Con;ufp^ioni 
sul  chiaroscuro  e  sul  colorito  ven-» 
soiip  dall'arte,  e  sono  giuste  . 
I^  quejlj;  che  si  fabbricano  iqi 
alcune  scuole  ^  e  da  alcuni  pro- 
fessori sono  Vizj  degli  Artisti  • 

COPIA.  Si  distinguono  tré 
sorti  di  copie  •         . 

la  Teddt  e  servili  .  Queste  sì 
conoscono  hcììm^tt  per  lo  sten- 
to sQf&rtovi  dal  copista ,  benché 
egli  vi  abbia  conservato  il  di-< 
segno  e  il  coloirito  dell' origi- 
nale . 

2.  Tacili  e,  infedeli  •  I^a  &ci- 
lità  dà^  loro  qualche  apparenza 
di  originalità,,  ma  questa  vicn 
subita  tolta  dalla  inesatta  imita- 
zioae  dello  stilè»  e  del  penncUor 
dell'agore  ^   .     , 

3*  le.  "fedeli  e  f^ilf .  Cpl  riu- 
niriC  la  f)^cJlità  ad  una .  imitazjo^ 
ne  j^recisar||ettjipo  nel  dubbio  an« 


COI»  *07 

che  i  pia  grandi  conoscitóri .  Si 
vuole  per  c^rtò  che  'Giulio  Ro^ 
mano  nei  veder.  1^  copia  c|ie. An- 
drea del  Sarto  avea  fatt;a  del  ri- 
tratto di  Leon  X  disdegnato  e  di- 
pinto da  Giulio  Rpihano  srcss» 
sotto  la  direzione^  di  RaATaello  , 
la  prendesse  per  il  suof  proprio 
originale*  ^       i'  ..,    ,  - 

Le  buone  Copie  ,  benché  privV 
delle  nnczze  aell'  originale  ,  é 
d^Wt  grazie  della  mano  maestra^ 
corxservan  però  la  composizione  » 
il  gusto  generale  dei  chiaroscu- 
ro ^  del  colore,  e  del  disegno; 
onqe  sono  pregevoli.  Sono  pre- 
giatissime aa^li  Amatori^,  se'  le 
hanno  per  originali,  e  rigettate 
subito  con  isciegno  .dacché,  sona 
avversiti  esser  copie  • 

Chi  non  sa  esser  autore  ,  fac- 
cia il  Copista  «Ma  i  giovani  cji 
buon  talento  copiino  poco,  e  il 
migliore  de'  capi  d' opere  :  sp  np 
facciano,  piuttosto'  delle  note  p 
Chi  va  molto  dietro,  ad  ialui  , 
non  s^prà  mai  andar  da  sé,  ne 
gli  si  svilupperanno  mai  le  sue  . 
facoltà  1  resterà  intrappito  . 

CORDONE  .  Tirar  a  corìont 
è  mettere  più  oggetti  ^a  una  lit- 
nea  retta,  o  in  uno  stesso  pia- 
no «  (ina  città  é  tirata  a  cordp^ 
ne  ,  .se,  le  sue  strade  sona  perfet- 
tamente dritte  :  tale  e  Torino  , 
e  Londra .  Questo  addrizzaménto  , 
si  fa  col  porre  alcuni  bastoni   o 

fiicche  m  maniera  che  mettendo 
'  occhio  presso  di  un    bastone  > 
gli  altri  ne  restano  nascosti ,   In  . 
questo  moda  si  mettono  a  cordai 
ne  inviali,  i  parterri ,  le  spallie- 
re, i  muri  ec.  Vi  vogliono  tre  o 
:  quattro  persone  per  portare  dess^ 
bastoni  ^  e  per  cambiarli  secqndo 
il    bisogno .    Nel    lavorare   non 
vogliono  és^vt  parole,   ma  segni, 
convenuti  i  e  per  lOje^io  dispera- 
ne- 


W^  COR 

fiere  i  bastoni ,    giQsra-  gu^rqirli 

Ì*un  pezzo  di  caru,   p  di   tela 
ianca . 

CORINTIO  è  r  ordine  il  più 
gentile  e  ricco.    V  altezza  fu  da 

principio  di  8  —  diametri ,  co- 
inè nella  Torre  di  Cf reste  in  A* 
tene ,  dove  è  senza  base  :  indi  si 
^  fissata  a  ^^  diametri  .  La  sua 
solita  base  iia  l'astragalq  raadqp- 
piatq  fra  due  cavetti^  ineglio  gli 
atarebbè  Tattica  con  un  astraga- 
lo fra  due  tori ,  e  con  un  cavet- 
to fra  due  listini .  li  Capiteilp  è 
grazioso  per  le  quattro  sue  parti 
^he  crescono  a  misura  che  vanno 
in  su ,  cioè  le  piccole  foglie  9  le 
foglie  grandi,  1  caulicoli,  Taba-. 
€0.  Alcuni  vi  hanno  effigiato  un 
canestro  di  vinchi  per  alludere 
sdV  invenzione  di  Callimaco.  Mf 
im  canestro  còkne  può  ^tar  colas- 
9Ù  ?  L^Arci^itraye  ha  tre  fasce  , 
ciascuna  cqI  suo  regoletto  .  Il 
fregio  è  suscettibile  di  ornati  cqnr 
venienti  alle  qccasiqhi.  Là  Cor- 
^ic^  ha  modiglioni  còme  il  Jopi- 
co  \  ma  se  il  Corintio  è  f)iù  gen- 
tile 9  abbia  modiglioncini  più 
Ijentili . 

CORNICE  è  un  ornao^entq  9 
che  come  ogni  altro  ornamento 
non  deve  nuqcere  a(  soggetto  or- 
nato. E  nuocerebbe,  se  per  il 
suo  ^troppo  lusso  y  e  per  Ja^olti- 
plicità  delie  sue  ricchezze  distraes- 
se T  attenzione  dall'oggetto  prin- 
cipale .  Le  bejle  Arti  sono  come 
le  donne' bellie,  che  cqlla  loro 
bellezza  danno  risalto  ai  Iqrq  or- 
namenti . 

Il  princi|>al  inerito  dell^  cofnt" 
ci  è  d' essere  proporzionate  ali'  o- 
pera  cui  servono  \  d'  essere  sem- 
plici 9  e  convenienti  alle  opere  e 
ài  luoghi . 

fornice  in  Architettura  h  lo 


C0& 

sporto  del  tetto  >  è  la  corona  del ^ 
la  fabbrica.  E'  il  terzo  membro 
dei  cornicione.  Deve  I4  eornic€ 
differire  secondo  la  difiP«tfenza  de- 
gli órdini  ;  cioè  deve  esser  pia 
o  meno  semplice  e  forte  secondo 
il  carattere  più  o  meno  robustq 
dell'edificio .  V.  Oriine. 

Si  applica  ia  ccrnice' saicht  per 
corqnare  ^ualunaue  corpo ,  a  zoc- 
coli ,  a  piedestalli  9  a  pòrte  ,  a 
finestre  ec.  Ma  tali  9  qualora  con- 
.veneaqq  9  debbon  essere  come 
quelle  de'  cornicioni  ?  Ognun  de- 
ve dir  di  no,  E  frattanto  si  ve- 
de spesso  di  si  «  Un  piedestallo 
non  ba  tetto  come  una  casa  ,  e 
frattanto  gli  si  applica  una  cor- 
nice con  modiglioni  9  con  dentel- 
li, con  gòccioiatdj  9  ^  con  rutti 
fr  ingredienti  del  tetto  d'  un*  ar 
itazione  . 

COR9  da  cuore  9  d^  cordialità 
•de'  fedeli  che  se  la  cantavano  d* 
accordo  e. di  cuore.  E'  uiì  gran 
disaccordo  col  resto  della  chiesa . 
La  taglia ,  e  ia  deturpa  co'  suoi 
stalli  di  legno .  Se  ancora  si  vuol 
coro  9  n^lla  chiesa  a  croce  si  metr 
ta  npir  iptprsezione  della  cror 
ce  ,.  nel  cui  mezzo  sia  1'  altare 
sopra  q[ualche  scalino  9  e  intorno 
stieno  1  sacerdòti  in  piedi  o  in 
ginocchioni  a  far  i  fatti  loro, 
senza  stalli  e  senza  sogH  9  e  sen- 
za altri  imbrpglj .  Chi  vuol  se- 
dere 9  si  faccia  portare  una  seg- 
giola ^  e  si  accopiódi  >  Nelle  chie- 
se a  Basilica  il  coro  sia  nell'e- 
miciclo in  fondo  sullo  stesso  gu- 
sto. 

COITILE  da' Romani  detto 
Csy^df'um ,  come  cavo  della  cs^ 
sa .  Vitruvio  ne  distingue  quat- 
tro specie  ,  che  riduconsi  a  cor- 
tili scoperti  9  o  coperti  di  tetto- 
ie sostenute  da  colonne  , 

C0SSU2I0  fu    uno  de'  primi 
/  at- 


C03 

€r«li{tttti  ftoavmi  clic  fabbricò 
«Ik  mtweci  Grecai  Antioco  il 
Grande  19^-  «ani  prima  dell'  E. 
•V.  lo  aerlse  per  pcosc^uirrii  teài» 
(^  ili  Giove  OllmpiCQ  in  Ate^» 
jie«  Ccmatiù  vi.  disBgQÒ  la  cella 
col  portico  diptpro  di  colonne 
corintie  ,  e  con  ornanenti  «f cu<^ 
i-ftci.  Eplf  ne  ^n^pose  anche  u*' 
ila  descrizione  ,  ^e^uendo  U  to" 
€txtme  degli  artisti  Gi:eci ,  i  ^uaii 
scrivevano  su  quanto*,  operavano  * 
Mfi  ^ncht  prima  di  Vitrario  ^uel 
Trattato  era  perito^.  ^ 

CQSTANTiNO  de' Servi  no- 
%ÀÌQr  Fiorentii^ocn..  1554  m.  lózz 
JPittoret  Ingegnere 9  Architétto. 
Viagei^  per  i' Europa  9  •e-ritcosae 
•grandi' onori.  Andò  fin  in  Perr 
^ia  richiesto  dai  Gran<^ofì ,  m» 
non-^i  «a  <:hè  cosa  vi  facesse  di 
bello.  Fu  chiamato  anche  in  In»» 
ghilterra  »  e  vi  ebbe  la  carica  di 
foprintsndente  di  diverse  fabbri- 
che cpir  annua  pcovi^ione  di  8oq 
scudi,  (^ipdi  passò  in  Olanda  , 
-dove  fece  il  disegno  d^  un  paiaz-' 
g&o  pubblico  da  erigersi  ati'Aja, 
na.acm  ebbe  esecuzione)  In  Fi- 
renze egli  ebbe  la  -^oprintenden» 
ZA  di  tutt4  {a  Maestranza ,  de' 
lavori dell4 Galleria ,  e. -della Cap- 
pella di  S.  Lorenzo.  ) 

COSTRUZIONE  è  l'arte  di 
disporre  i  materiali  nelle  fabbri-* 
che .  Onde  quo^t'  arte  ccvnpren- 
de  quelk  delmurstorg ,  del  faler 
^tisme  9  dell'  fisnista  ,  del  firraT 
jo  ec      • 

Le  regole  g«;iierali  sono ,  z*  che 
tutti  i  muri  Siena  a  livello,  e  a 
piombo  neir  interno ,  con  ritira-r. 
«eoa  scarpa  nei  di  fuòri ,  e  be- 
ne sqiiadrati .  a,  che  le  pietre* 
sieno  ben  collegate  colla  malta  9 
•  le  loro  giunture  sieno  si  bene 
unite ,'  che  la  fàbbrica  paia  tutta 
di  getto  .  ,3.  che  le  volte  >  e  le 
DsK.'B.  Arti  T.I. 


'   COS  Z09 

.piattabande  sieno  di  buoni  taglia 
4.  che  t^tto  abbia  un  polimento 
proprio  , 

CQSTIJME  equivale  alla  con- 
venienza .  -K  uh  rappresentare  gli 
oggetti  cqlle  loro  proprietà  essen- 
%ì^i  e  relative  ai  loro  tempi  e  ai 
lorf»  luoghi. 

.  Non  basta  che  nella  rappresen- 
ti|zione  d'  un  soggetto  non  vi  sia 
mente  contro  al  costume  ;  biso-  - 
gna  che  vL  sieno  anche  de^  se- 
gni partÌ6ola|:i  per  far  riconosce- 
re il:  luogo  dove  l' azione  accade  > 
p .  qpali  ne  «ieno  i  personaggi  . 
jConvien. anche  poetar  la  verosi- 
,nuglianza  a  quanto  si  sa  degli 
accessori  spettanti  ai -luoghi  e  ai 
tempi  deli'  argomento  .  A  questo 
efiètto  convien  sapere  la  Mitolo» 
già  e  la  Storia.  Ma  lungi  sempre 
dalla*  Pedj^nteria . 

E  i,  nostri  personaggi  si  efE- 
gieranno  al(a  moda  corrente?  E 
perchè  no  >  Ma  le  mode'^sono  in 
i^n  mioto  per|ietuo.  Sieno.  Sar 
rebbe  ugualiìtente  contro  al  co- 
sfutnf  rappresentar  Agamennone 
alla  Prussiana ,  che  Fraerico  alla 
Greca  r  L' Artista  sa  far  bello  qua«^ 
lunque  costumt. 

lì  costume  mix  importante  è  V 
osservanza  del?  àt>ito  ,  del  con- 
tegno 9  del  portamento  corrisponr 
dente  all'uso,  al  sesso,  alla  di- 
gnità 9  alle  funzioni  delle  perso- 
ne 9  ed  alle  circostanze  9  nelle 
quali' si  trovano. «  Una  donna 
Spartana  cl}e  incoraggisce  suo  A- 
alio  a  rhorn^re  collo  scudo  9  sts 
Io  scudif^  non  av.rà  gli  ornati  9 
nà  le  ^razi^  voluttuose  d'una 
donna  di  Jonia,  né  d'una  Siba- 
ùra.  N<^  i  Manl>9  né  i  Catoni 
spiegheranno  le  toghe  di  seta  co- 
me i  Sen4tor4  Veilerìani . 

Più  importante  è  ancona  chel' 
artista  .rispetti  i  i^uoné  costumi  « 

O  ni 


ZIO 


cor 


Ti  è  avvilisca  mai  ia  mente  e  la 
snano  a  corratnperli .  E  se  Mi-o 
chelagnoio  e  Giulio  Romano  sot 
caduti  in  qualche  oscenità  ,  non 
perciò  sono  scusabili ,  e  molto 
meno  imitabili.  Raffaello,  Pmssù 
no,  Rubens,  Domenichino  «e» 
non  hanno  mai  scandalizzato».  • 
COTTA  Cf<^9^erto  di')  Pari- 
gino n.  1^57  m.  17 jj  Architettò 
di  grandi  faccenda.  La  coIoana-» 
ta  ionica  del  Castella  dì  THanoti 
colle  sue  adiacenze  ,  la  Footanft 
in  faccia  al  palazzo  reale,  t  pa- 
lazzi d*  Ettees ,  du'  Marne  >  di 
Tolosa ,  il  portico  di  S.  Rocco  j 
sono  sue  opere  .  Molte  altre  egli 
ne  fece  a  Lyon*,  e  altrove  ,  co* 
me  i  palazzi  Vescovili  in  Ver* 
dun,  a  Metz,  aStrasbUrgv  Fu 
direttore  i^lì^  Accademia  di  Ar- 
chitettura 9  e  Protettore  di  quel- 
le ài  Pittura  e  di  Scultura .  Egli 
fu  un  artista  laborioso  e  di  pron-. 
ta  iif^maginativa  ,  e  quel  'che  piì^ 
importa  fu  modesto ,  obbligante-, 
conorato.  A  lui  si  deve  l'or- 
namento di  specchi  su'  CMsmini . 
Suo  avo  Fremin  di  Cotta  servì 
da  ingegnere  nel  famoso  assedio' 
della  Roccella>  e  fu  architetto  di 

Luigi  xni ., 

COVEY  (,  Roberto  di')  tguiitx. 
Ifi  Retms  compì  Ja  piccola  chie- 
sa di  Si  Nicasio,  molto  stìnAtz 
per  la  delicatezza  del  lavoro  9  e 
per  le  proporzioni  ;  li  suo  capo 
d' opera  fu  la  Cattedrale  ,  lunga 
4Z0  piedi ,  larsa  150,  alta  1089 
accompagnata  oa  due  torri  alte 
2&t  piedi ,  ed  ornata  d'  una  mol- 
tipHcità  di  colonne  9  di  figure  9 
e  d' ogni  opera  di  scultura ,  spe- 
cialmente- nella  facciata  princi- 
pale. 

C0Z?O  C  ^i^^o  di  C0KZ.0  )  da 
Limena.    Si  vuole  Architetto  di- 
queji  fam!D60  Salone  di  Padova , 


lì  più  gran  salone  del  mondo* ,  -t 
^i  crede  incominciato  nel  1172  -• 
.Nel  sotterraneo! sono  ^  pilastro- 
nr4n  quattro  &le  per  sostenere 
«rchi  ;  altrettanti  pilastroni  sont> 
nel  pianterreno,  dsi  cu»  si  aseen^ 
de  per.  4  sciale  ,  le  quali  sboccano 
di  qua  e  di  là  a  due  logge ,  lar^ 
ghe  17  piedi  9  e^  lunghe  quanto 
tutto  r  edifìcio  :  esse  logge  son* 
sostenute  da  colonne  ,  e  riparate 
da  ringhiere' di  marmo.  Il  StAo^ 
ne  è  cu  pianta  romboidale ,  >pa* 
rallelo  aireqmtore,  lungo  2^5 
piedi  9  largo  85 ,  alto  72  .  Fu 
terminato  neliaiS,  e  fu  nel  X30S 
coperto^  di  piombo  per  consiglio 
di  Fra  6io.  Agostiniano  9  ti  quale 
a'  ebbe  in  prendo  la  prima  copet<k 
tura  9  con  cai  egli  coprì  la  •  sua 
chiesa  degli  Eremitani  che  Un  al- 
lora era  coperta  di  paglia.  Vt^-^ 
se  questo  Fra  Gio.  ag^unse  ai 
Salone  il  palazzo  deglt  Anziani 
e  del  Podestà .  Nel  275^  fu  sman*^ 
tellato  da  un  turbine,  ma  riag- 
giustato subito  dal  celebre  Fetra-« 
cina,  ii  quale  vi  aggiunse  una 
Meridiana,  che  vi  sta  a  maravi- 
glia fra  qnelle  pitture  antiche  de* 
se^ni  del  zodiaco ,^  e  de'  pianeti. 
Vt  sono  altre  immaginr  di  Skhtì 
del  Giotto  ristorate  da  Giusto^ 
e  inventate  ,  per  quel  che  si  di- 
ce 9  dal  famoso  Pietro  d' Abano-  i 
di  cui  è  in'  esso  Salone  una  •itoe-' 
maria  onorevole  •  Vi  si  àmmitti-' 
no  altrcracmorxe  e  stafue-d'ilki-i 
stri  Patavini ,  di  Tito  Livio  , 
di  Speron  Sp<»:oni,  di  Lucrezia 
degli  Obizzi ,  di  Bianca  de'  Ròs-' 
si  ec. 

CRESCEN2JC<?^V>.  Bettina J 
nobil  Romano  n.  1595  m.  i6go. 
Per  la  sua  intelligenza  nelle  Bel- 
le Arti  meritò  da  Paolo  V  là  $0-' 
printendeQZB  deìlt  fabbriche  e' 
pittttrefPonti&ie.  Andò  inlspa*^ 


CRE 

gAa  «dl.Canltftal' ZafNftft^  t  fu 
tapicgato  ad  fìaAtcon  «:  e  in 
-f^ìi^  aU^a  vapora  ..dell-  fiscu^ 
naie  ^i^tìei.4i  condusse  ti  dc^na» 
oMute  che-  FUiipp^ilI  io*  di^nta^ 
vò  «tto  GentiJiiono-  dir  Camera-  4 
MarchtSQ. della  Torre  »  a  Qva^ 
iier  éì:S$  Giacomo «.  'Egli  archi* 
tettò  in-^  Madrid)  dove  tnòri  ;  Jb 
Cardare,  di  Catt«^»  ornata  di  co* 
IcHine  doriflw -lu   piedestalli,  • 

3 Ufi  xk' .è'. pèggio  ^  binate, .  Al 
i.sopra^  è  un    fronts^izio  co» 
atatue  .  ?  Le   finestre  vi  iono  bu« 

rate  f  e  due  torri  fiandhe^gian 
i fàbbrica  9.  che- ha  pocùoarattev 
te  ài  prigione  *'Si  ciede;  anche  di 
sua  disegno ilfCtfJVff.pceseo^al  pa« 
ieEZOi.del  Hiiott«iRitico(y  cdincict 
bea  'in teao ,  >  ^  ricto .dir  (nttuve  dei 
Giordana .     •       f.^      . 

.C&ifi£.  arckirefto^  d'  Ahmànk 
dria.  fu  inq^iesafio  da  duintnh^ 
aa  A  Darat  neila.Mesopotamiaa 
liberarla  dalle  iaondazioni  àci  fiu^ 
me  Corde ,.  enet^ia  iih^ò  con  u» 
aia- chiusa .  Fortificò  anche  quals- 
che 'Città  #  e-  apecialnieata  Amir 
eia 

CRISTÒBULÒ  fu  da  Maoibet^ 
to  IL  iaipiegatò  a  costruire  in 
Costantinopoli  una  Moschea  su 
le  mine  della  Chiesa  de' SS»  A* 
postoli',  aatica  opera  di  Teodo^^ 
ra  moglie  di  Giustiniani.  Bgli 
riuscì  a  farne  un  cdi&en  che  mol« 
.to  si  accosta  alla  sontuosità  ^i  S: 
Sofìa  .  Vi  aggiunse  anche  9  scuo* 
It  €  S  ospedali .  In  premio  gli  fu 
accordata  Quella  strada  che  restò 
alla  famiglia  di  Cristobolo,  e 
che  appartiene  ancora  ai  Cri<> 
ariani . 

CTESIFONTE,  odaCHER- 
SIFONTE ,  nativo  di  Creta  si 
tese  celebre  per  il  disegno  per  il 
famosa  tempio  di  Diana  in  Efeso  «, 
£gU.w  cominciò  T  esecuzione. 


CTE 


211 


Ccntiniift  V  opera  Mefagene  suo 
figlio ,  il  quale  ne  fece  anche  la 
cfescririonc,  e  particolarmente  del- 
le macchine  i^venti^te  da  lui  per 
trasportar  ipfKsi  enormi  .  Fu  ben 
aemplijCe  quella  macchina  per  tra- 
sportar, le  colonne  .  Alle  due  e- 
atremifià  del  fusto  della  colonna 
t' impiombaron  due  perni  di  fer- 
ra a^  coda  di  rondine  \  si  fecero 
indi  passare  i  perni  per  i. buchi 
di  due .  ttavicelli  larghi  4  dita  : 
alle  stremi tà  si  adattarono  dne 
altri  ttavicelli  della  stessa  gros- 
sezza, e:  lunghi  quanto  il  fusto 
della  colonna ,  e  ai  4  angoli  si 
posero  deUe  traveriMr  d' elee  per 
ttaet'  prà  fermo  il  telaio  :  i  perni 
eh*  encr^vati  i?e'  buchi  de' travi* 
celli  giravano^  con  tanta  facilir 
tà ,  che  ftl  tirar  de*  buoi  il  fusto 
sotoJava  continuamente .  Per  tra» 
aportar  cornici  si  adopraron  ruo«- 
te ,  nei  mezzo  delle  quali  s'  in-* 
castraron-  Ile  teste  delie  cornici  , 
le  quali  andavanid  per  as^i  delle 
ruote;  Queste  macc&ine  eran  hrì^ 
Je  e  buone ,  mi-  per  poca  distan* 
za  in  una  pianura  tignale^  com* 
era  quella  dalle  cave  al  Tempio-, 
ch^  era  di  8  miglia  ,  e  d.^  un  piag- 
no perfetto . 

Per  situate  ifuesto  Tempio ,  si"^ 
scelse  fuori  di  Efeso  un  luogo  pa^ 
lustre  a  piò  d'un  monte,  creden- 
dolo metfo  espósto  a,*  tremuoti  • 
Si  fecero  perciò  grandi  scoli,  e 
condotti ,  che  ora-  son  presi  per 
un  laberinto.  Contro  l'umidità 
si  pose  ne'  fondamenti  gran  quan- 
tità di  carbone  ben  battuto ,  e 
indi  molta  lana .  Si  ascendeva  al 
portico  per  so  scalini,  e  il  porti- 
co era  dìptero  oBaftih ,  cioè  dop- 
pio alato  di  S  colonne  alla  faccia- 
ta, e  doppiamente  porticato  pet 
tutti  e  Quattro  i  lati .  La  lun^ 
ghezza  oei  porrico  era  di  39S  pie^ 

O    2  di, 


ttt 


CTS 


di ,    e  la  larghezza  di  tf$ .    CV 

intercolonnj  eran  cji  2-*dtai|)etr̫ 

'4 
La  lunghezza  della  Cella  era-  di 

245  piedi ,  e  la  larghezza  di  53  • 
Le  colonne  eran  127  di  marmo 
pario  ,  e  d'ordine  Jonico  »  alte 
60  piedi  .  Di  esse  colonne  37  e* 
ran  donate  da  altrettanti  Re^  ed 
erano  incise,  e  tina  fìi  Javofata 
dal  celebre  ^copa  .  Bnfro  la  Gel* 
la  in  una  nit^hia  era  la  stfttuec* 
ta  d' ebano  d4  'Diana ,  che  si  ere» 
Yieva  discesa  dal  Cielo .  Per  que- 
sto mimcolontf  si  fece  il  superbo 
tem|JÌo  ,  al  quale  contribuì  tuna 
l^Asia  minore' .  Lavoro  di  circa 
aoo  anrtf,  terminato  dagli  archi- 
tetti Demetrio  servo  di  Diana  ^  t 
da  Paonio  d*  E^so  . 

Ma  appena  finito ,  fu  incendia* 
to  da  Epo^trato  col  solo  oggetto 
di  rendersi  famoso.  Fu  riedifica^ 
to  con  maggior  magnificenza  da 
Dinocrate  a  spese  del  popolo  di 
Efeso  .  Ma  nel  IV  secolo  dell' 
E.  V.  rovinò  per  sempre ,  e  quc' 
-iranmetiti  servqn  ora  d^  ornamen- 
to in  diverse  Moschea  di  Gost^iJQi* 
ìpinòpoft  • 


CUP 

CUPOLA  .  Una  volt^  emisfc* 
rica,  la  quale  cuopra  nn  edificio 
circolare  ,  come  nel  Panteon ,  non 
si  ha  per  Cupola  .  Ma  le  tutto  il 
Panteon  è  slanciato  in  aria  9  so» 
stenuto  da  quattro  piloni  aleissi* 
mi ,  allora  si  che  si  dice  Cugnh' 
U .  CJuesto  slancio  si  ha  per  il 
più  ingegnoso  slancio  deU^Ar-* 
^hitettura  moderna.  Gii  Arclii- 
tetti  moderni  di- niuna  cosa  tk 
pavoneggia»  tanto  cl^e  é^ihc  loro 
cupoU  ,  e  di  cupoU  dopfie^  .af- 
finchè sien  graziose  al  di  fuori  e 
ni  4i  dentro  .  B  qua!  è  Tcfi^-r 
XQ  ài  tanto  iujgegno  ì-  Al  di  ììkh> 
ri  una  massa  msuiaa  .  Al  di  den- 
tro un  vuoCD  apropesitaco;  ar  vi 
^t  è  sotto  e  si  voglia  guardar  ìa. 
eu  9  un  tòroicollo;  e  da  lungi  noai 
si  vede  che  un  muro  squarciato^ 
Un  buco ,  specialfliunte  nelle  Chie-- 
se  8  eroce  latina»  La  Reverencfaa 
Fabbrica  ài  S.  Pietra  Vaticano 
sfoggia  la  più  gran  cupola  ooft 
cupoiino^,  con  cupelette  9  con  cu** 
poiucce .  Chi  sa  se  da  queste  co* 
pole  provenga  i;i  fmse  Romana 
avere  in  ctipoUì  Significato  Ch 
Cile*  .      ^ 


«-  O 


DAN- 


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I  *    .^  fc^    .  _    >  * 


■       là      ili 


6ak 


X/àNCRERS  C  Caréiiifs  àtRy^ 
d'Amsterdam  n.  15^1  m.  1^34* 
JFigiio  d' Architetto  studiò  bene 
r  architettura ,  e  abbellì  la  sua 
'|>atria  •  Vi  fece  tre  chiese  ^  e  la 
Porta  di  Harlem  tutta  di  pietra 
viva  con  due  grosse  colonne  or<- 
ilate  di  due  teste  di  Lioni ,  e  nel 
ineazo  una  torretta  per  rorolo- 
f^o  «  Là  Borsa  è  la  sua  grand'  o- 
pera.;  è  lunga  250  piedi  i  e  lar- 
ga 1Ì40  :  tutto  V  edificio  è  soste» 
liuto  da  3  arcani  ^  sotto  ai  quali 
ccorron  canali  <,  Al  pianterreno  è 
-nn  jxrftico  intorno  ad  nn  gran 
cortile  t  e  sopra  sono  silc  soste- 
«ute  da  4,6  pilastri  4  Questi  san 
-tutti  numerati  e  assonati  a  mer- 
canti d'  ano  stesso. genere  .  Qui- 
ti  n  ufliscono  i  mercanti  jper  trat- 
tar ck'  loro  negoz; .  In  alto  è  un' 
altra  gran  sala  per  il  mercato  di 
irarie  merci ^  Égli  fu  l'inven- 
tore del  mod6^  di  fabbricar  ponti 
di  pietra  su  i  fiumi  senza  ristrin- 
-  ger  U  corso  dell'  acqua  ;  e  ne  fe- 
ce la  prova  suH'  Anistel  largo  aoo 
piedi . 

DANTI  (  Viriùenzfi  )  Perugi- 
tìO  tìé  1^39  m.  rs76  d'  una  fami-i' 
slia  feconda  d'uomini  illustri, 
fa  poeta,  pittore  e  scultore,  in 
età  dì  20  anni  egli  gettò  in  bron- 
zo nella  sua  patria  la  stataa  di 
Giulio*  III  Étaoko  stianta  ^  Fu 
anche  architettò  di   vivace  itt^*^-' 

r,    e  ì  disegai  per  l'£scuriaA» 
,  che  fi  Gran  DUca  Cosimo  g^i 
fece  fare  9  piaeqjuevo  ta&ta  m  Si- 


iippó  lì ,.  che  fu  chiamato  in  I^pa« 
gna  per  eseguirli  ;  ma  non  glie! 
permise  la  sua .  gracile  comples^ 
sione  )  e  la  sua  èranquiilità .  E& 
gli  ridusse  ingecnosaraen te  l'ae^ 
qua  sperduta  dei  iònte  di  Peru- 
gia $  e.  fece  alcuni  ajtri  lavori  « 
Sup  fratello  Fra  Ignazio  Domé^ 
nicano  dipinse  la  Galleria  Vatica- 
na in  carte  geografiche  i  fu  ma<« 
tematico,  &ce  de' commenti  alla 
Prospettiva  di  Vi^nola,  ne  scris- 
se la  vita  ^  e  si  fece  iar  vescovo 
di  Alatri.     ~ 

DAVANTI^  lì  davanti  In  un 
•quadro  va  lavorato  con  tutta  ^ 
sattezza  e  distinzione ,  perchè  &1Ì 
oggetti  che  sono  su  le  prime  ÌU 
nee  sono  i  più  esposti  allo  sguar-* 
.dò  >  e  colpiscono  più  . 

Non  né  siegue  però  che  i  lii» 
,  ni  nony  possano  partire  dstì^  fon- 
do .  Dx  Claudio  Lorenese  si  veg- 
còn  bei,  paesaggi  illuminici  nel 
Ibndò  dal  sxAe  che  tramonta  .  In 
tal  caso  non  conviene,  sforzar  ì 
bruni  ééì  davanti  ^  bisogna  -aazi 
scbiarirU  co"  riflessi ,  e  colla  ma»* 
.sa  d'  aria  impregnata  di  luce^ 

DEBOLE  non  è  cattiva v  può 
èssere,  il  prodotto  d'  nn;  taleiita 
che  si  nOette  nella  strada  dti  gran«- 
de  9  ma  oop  ancor  puro  e  fermo. 
Può  anch' esser  segno^  delia  cadu- 
cità degli  anni  ^ 

DECORARE,  ornate^  abbel^ 
lire  città  , .  tettip;  ,  case ,  appar* 
tamenti ,  vasi  »  mobili ,  uomin»» 
4oiine  9Qt 

O    s  I 


Zi4  ^^ 

I  popoli  più  amplici  9  6ti  i 
Selvaggi  decorano  le  lor  capanne, 
le  loro  armi  ^  1  Imo  c^rpi  stessi  » 
se  godono  gualche  calma»  qual- 
che momento  felice  •    .  «. 

La  d0cor09ci^»e  pFpvieoe  <k 
molte  cause  ;  dagioja^  tetayanità., 
da  lusso  »  da.  aoaore ,  :  da .  t eligio^ 
ne  ,  da  disgusto  per  l' uniformità , 
e  ^  piacere  per  «la  varietà  •  L' 
uomo .  non.  aonfce  V  inarioae  :  vuQJ 
«^ire  »  ru9J  imitace  ;  vede  la  do^ 
viziosa  varietà  di.cokci  '4di.lbr« 
•SBC  cbf  via -natura  Wf^v^\m  do» 
<orare  uccelli  ^  serpanti  i, -agate  i, 
<coachiplie 5. frutti,^  jBori,*  Jiuvo- 
Je-»  iridi  ec,  cesia- incantato  a 
tanta  beiissse ,  ie  frcnde  per  mo>- 
4eili  ^  <^ii  vuol  far  Komofoeres 
Ixnohè  wwcberati^  nelk^sue  stof- 
ie^  e  ne't8iioi  utensìli,  nelle  c(a« 
«orazioni. xh' egli-  ^tdc  inveli tt» 

<  Per  Ì>e»  decwtiàità  convione  aver 
tiguardo  alle  •  contreiirienze'  die  ie 
tose  hvumQ  fra  Jobo:  «  col  tntto^. 
-Coflvien.  ancke  -aver  rigiiaida  al^ 
•ie  conivenziont  >•  cioè  ai  oostumi 
e  agli  usÀ^sta^iliti .  Tuti»  ciò  <è 
-nulla  senzii  ia^  seiqplicilà  cPtle^ 
•gaDfpa.^  La  varietà  èm^ocsiarìa^; 
m»  varietà  uoiì  i  affollamento   e 
complicazioAe  di  «oggetti .  Lana* 
tuca  ^.  varia  e  seniplfce^  •  Sempli- 
ci fiienoi  aftcJie  ledecorasuoni  del- 
la sua  imìucric^,  e  indichino  il 
•loco  scopo,  r Più  belki  saia  la  de- 
corazione d' una  città  mianta|>fù 
«concorre  alla  comodità  de'  su^i  a*  ^ 
.  biCanti  ;.  un  .pen^onaggio  di  >  meri*» 
•to  sarà  veFamento  deiKKato  di  tìf> 
,tQÌi  e  di  distinzioni  i  .se  non  ne 
«C]licga  fasto  .^    :         •    .   , 

La  |H:i«icipàl:  decorazione  à  ne' 
-Teatri 5 ''dov«  rArtiata.*con  opo- 
•xaaiani»  ScometiScfa^  e^  certe  éììtf 
r&ee.  '  incHnate  inganna  >.  1^  oochio 
idellp  $^ttatoc«  4  piendczt  411CÌ» 


le  linee  per  oriiizontaii)  ^e  cdn 

diminuzioni  graduali- di  piani  dà 
air  estensione  di  alquanti  pi^mi 
un'  ampiezza  indefinita .  La  scien-» 
zadeiia  Prospettiva  lineare  ed  ae* 
rea  è  assolutMente  la  base  deU* 
arte  àtìì^  de^er^xjìoni  . 

J  mezzi .  che-  l'Artista  v'  im- 
piega» ^no  i  colori  a  temjm 
shji  i&on'.liinno.i  lucido  »  e.  i  lu*' 

•  - 

«mi  •  •  .'>•**!• 

Llumi  (del  dÉgm^toH  «ano  ^qui 
di  due  ..specie*  Uno  à  J^nllOvcb' 
«gii  sunpone  illuminare.'  gU'  9gT 
^etti  cn'ei^rappresenta .il La  sc^ 
na  à  quadro  y  ^i^  lume  finto  à 
«oggetto  alle  regole  genernli:  pitr 
4orichc  dtì  chiaroseuro  .t     . 

•  L'altro.. lume  è  nuello^  cbis  iU 
lumina  realmente  it  scene.»  In 
>ciò  il  decoratele i  bar 'UH- gran,  vai^ 
ta^gin  su  i  pitiioiiì  di  quadri  e  tr 
gii  può;  disporre. a  suo  arbitrio. ci 
lumi  per  dare  spicca  alla  suaconv» 
posizione  •  «Questa  risotsa  iH>nf>U 
dovrebbe  assist  contrastata  dogli 
-attori  e  dal  pubblico .  :  :; 

•  11  decoratore  per-  far  la  magr 
gior  illusione  impiega'  lumi,  nar 
scoiti  che  dieno   nei  fondò  .per 

:  fendere  ie  Jontananie  più*  va|^ 
e  più  vaste»  e  per  eccitar  idiead* 
aria  o  d'  acii|ua .  Ma  %\ì  attore  se 

-ne  lamentano t  e  specialmente  y 
Eroine  ^  cine'  non/  riscbiai:atissii« 
me  <|^  avanti. eredona. di  non  po^. 
ter  far  mostra  di  tutte  le  loro  più 

•  minute  grazie  .  Sguaiate  l  . 

Gli  Spettatori  t   le^Spettatrici 

.  vo^lion  goder-  dello  spettacolo  » 

e  farsi  speteaeolo .    £  coslr  le  d(^ 

•  cém^ìent  ;  della  scena,  .soao  ^sagei*- 
ficate  agli  attori  ,  e  gli  attori  ;e 
gli  artist*  aon  sacnificati  agli  spet* 

'  tafori  «    >  .- 

Se  si  vuob  cfaf  ie  decorazioni 
.acaniche.abbàm  tvttto  il  kxcef^ 
i^xmybm^m  die  A  d»TJi&ti  ^tì. 

pai- 


\ 


DEC        ^ 

pdco.sta  pQCo  illuminato ,  e-iìKri-« 
te  illitminata  lia  Issala.  Bisogna 
altresì  <ht  gli  ^Attori  agiscano 
sèmpre  sul  davanti-,  e  non  vad»^ 
no  mai  lun^i,  dove  comparireb- 
bero giunti ,  e  idileguerefabero  le 
illusioni  delie'  loatananze  » 
.  I  Decoratóri  debbon  anche  sa- 
per elGgiaré  sculture ,  architecw 
turet  Paesaggi  convenienti  al  sog^^i 
getto .  Color  brillante ,  buon  chia« 
roscuTO  i  maneggio  di  bèlle  mas- 
se d'  Ofxibre  e  di  lumi  9  sono  le 
sue  cuaiità  necessarie.  Egli  nonr 
ha  cne-  dilettar  la  vista .  La  sua 
gloria  è  di  corta  durata  come  le 
sue  opere  ;  i  suoi  pregi  dunque 
debbon  esser  vivi  per  riscuoter 
«tontamente  gli  applausi . 
-  DEGENERAZIONE  .  Fin- 
c^iè  ie  atti  sono  coltivate  e  pro- 
tette 9  dovrebbero  far  ulteriori 
progressi,  t  giungere  alla  peri^- 
9 ione  .  L*  esperienza  prova  la  fal- 
sità di  questa  speculazione  '. 

Accade  alle  Arti  quel  che  ac- 
cade air  uomo  :  nella  sua  vec- 
chiaia egli  ha  spesso  più  lumi  che 
nella  sua  maturìfà  ,  ma  non  ha 
più  li  stessi  talenti  ;  possiede 
più',  e  ne  fa  meo-  uso  di  quando 
possedeva  meno  ;•  raduna  ancora  > 
•  non  sa  più  impiegare . 
.  Artisti  mediocri  hau  delle 'par- 
ti ignote  «iRaffòclli,  ai  -Palla- 
tlj ,  ma  parti»  inferiori .  Air  in- 
contro quegli  eccelsi  Artisti  pos- 
sedevano i  .gran  capitali  dell'Ar- 
te ,•  V^espreffione  ,  is  hlh^^M  . 

Pre9tig>  di  colori  innaturali  ', 
rafFazon  amenti  dà  composizione  ,, 
imposture  di  chiaroscuro  ,  movi-  > 
menti  focosi ,  macchine  teatrali  ,* 
hanno  stupefatto  gli  amatori ,  e' 
assorbita  r  idea  del  bello;  Gli 
Artisti  sedotti  daNoro  ammirato- 
ri son  '  divenuti  artigiani ,  noìi 
kan   badato   che  a  dilettar . 


DEG  ai  5 

occhi,  né  hbnno  pia  studiato  di 
toccare  il  .cuore  e  di  nudrir  la 
mente  eh'  è  il  «fine  dell'  Arte  • 

Vi  vu6é«  altro  che  stimiottare  i 
più  celebri  Artisti  *  L'  essenza 
aelV  Arte  è  di  farsi  un'  ideackia- 
ra  della  .S^/ct:!:»  f  e  rappresene 
tarla  con  tutte  le  facoltà  ddV  in»* 
tendimento .  - 

•  Non  de^aererebbero  le  Belle 
Arti,  se  fossero-  essemsìalnMnto 
studiate  da  talenti  grandi  . 

DEGRADAZIONE  de'  colori 
e  de-  lumi  è  il  gran  mezzo  die 
impiega  l'arte  della  Pittura  per 
dar  rilievo  agli  oggetti ,  per  mO'» 
strarne  le  distante  ^  per  imlicar-> 
ne  i  piani  in  cui  cono  ^  e  per 
dare  iciea  dell'aria  stessa  che-  hi 
circonda  ^  la  qàaJe  ^  'bìbliche  icr- 
visibile ,  ne  modiftca  sensibiimen* 
te  le  apparenze.  ^• 

Tutto  quel  che  viene  alla  no- 
stra vista  ci  ofre'  conibiìnaziont 
di  colori  sfumati ,  cioè  gradazio- 
ni infinite  di  tinte,  dì  colori^  di 
lumi  e  di  ombre  .'Le  ieggfi  ictellc 
luce  non  atfmiettonO  ia  un  og^^ 
setto. illflinunato  che>  un  punto  « 
dove  la  luce,  batte  più  Arett-tf*- 
ménte.  Da  quel  plinto' partendo 
la  luce  il  e  il  colore  che  riceve  chi 
essa  le  sue  modifica^oni,  si  de- 
gradano secondo  i  piani  ton  pm^ 
gressioni  si  moltiplicate  e  sì^iniH 
percettibili  che  P  occhio  il  più  e- 
sercitato  non  può  fissarne.  »  limi- 
ti fra  loro  •  •      •   .    »^ 

•  Gii  Artisti  applica tr  inèèssftn- 
temente  ad  osservarle  ,  giuifgonò' 
insensibilmente  a  distineuerie nén- 
con  precisione ,  ma  tosi  a  <«a'dt 
presso  per  imitarle  .  .  ^  •  .. 

•  Ma  chi  «on  vi  6Ì>  «sercit«  a^. 
pari  di. loro,  non  «ne  ha: 'che  n^ 
tta<  idea  vaga  i  I  ^ià  ék^i  uomF«> 
ni  non  sfifnno  n^  vedere-^  né  «1 
dire  y.  e  molto  mei«b>  toccate ,  gu- 

O    4  sta- 


r 


21^  .  DEG 

stare ,  intendere .  Il  Pittore  ye« 
de  con  discernimentOt  il  musko 
sente    con    hntztà    il    passaggio 

a  nasi  incHscernibile  d'  ui^  suono  , 
cieco  ha  squisitezza  ai  tatto, 
k.  golosa  e  il  voluttuosa  liranno 
delicatezza  di  palato  e  di  odora- 
to .  I  nostri  orfani  si  rendono 
più  sensibili  a  misura  che. più  si 
€sercitanacon  attenzione  nel  con- 
fronto degli  oggetti . 

La  .  degradazione  dellaf  kice , 
deir  ombra  ^  che  n'  è  la  f>riva- 
aione  ,  e  de' color r»  è  in  natura 
progressi var  air  infinita  senza  di- 
visioni .  11  Pittore  vi  mette  delle 
divisioni  y  perchè  non  può  far  al- 
trimenti ;  JQA  4^anto  più  le  mol- 
tiplica ,  dopo  avere  stabilito  il 
punto  dr  lume  e  i  piani ,  più  si 
accosta  all'  imitazione  vera  del  ri-» 
lievo  de'  corpi . 

'  DEMETRIO  soprannominato 
9eruo  di  D$'anif' compì  il  Tempia 
di  Diami  Efesina  insieme  con 
Peonio  di  Efeso.  Peonio  poi  con 
Dafni  Milesro  fabbricò  in  Mileto 
ii  tempio  d^  A  polla  d'  ordine  Jo- 
bìco-,  tutto  di  marmo»  e  d'nna 
grandiosità  rinomata. 

DENTELLI  soa  le  punte  de' 
travicelli,  che  a  guisa  di  denti 
%ì  presentano  nella  cornice  dei' 
tetto  .  Son  così  minuti  che  fan- 
no minuzie  fin  nei  ^  Corintio  . 
Con  qual  ragione  noi  usarli  nel 
Dorica ,  come  ha-  fatto*  Vignola 
cu  r  esempio  di  alcune  antichi- 
tà? Poggiò  ancora  rappresentar-' 
li  sotto  ai  gocciolato jo  9  come  gp-^ 
iieralmente  si  pratica  •  Se  i  éieff^ 
telH  sono  gli  ultimi  travicelli  del 
tetto  »  questi  traviceli»  si  metton 
sempre  sopra  al  gocciolatoja ,  e 
Aon  mai'  sotto  •  Megjlia-  soppri- 
merli .  L^  Architettura>  grandiosa* 
non  soste  ptcciolezie  » 

DESGODETZ  C  Antomù  )  Pa- 


DES 


rigmo  n.  1^3  m.  172^ .  Ftr 
schiavo  in-  Barberia  %6  mesi  iii<' 
sieme  col  d' Aviler ,  dimorò  in 
Roma  ?  anni,  e  vi  eompostf  V 
operar  Edifices  antiqaef  deKome  * 
Opera;  esatta,  che*  dovrebbe  ri^» 
sparmiar  a&ii  wctìxtì  ii  tempo  di 
rmaisurare  le  ruine  di  Roma .  Ri- 
tornata in  patria  e^lì  fu  dichia- 
sata  Architetta  regio ,  e  diede  le- 
zioni ài  Architettura . 

DESSIFANfiCiprioeto  per  or- 
dine delia  famosa  Cleopatra  ri-* 
stabili  in  Alessandria  ^  Faro,  e 
con  argini  io  congiunse  al  con«- 
tinente .  In  ricomoensa  n'ebbe 
la  condotta  delle  faobriche  regie  . 

DETRIANO  ebbe  la  ditezio^ 
ne  delle  tante  fabbriche  ordinata 
daH'  Imperatore  Adriano  .  Ri- 
staurò  il  Panteon,  il  Foro  dr 
Augusto,  i  Bacni  di  Agrippina, 
e' molti  altri  edificj  bruciati ,  a 
minati .  Eresse  un  tempio  ma-* 
gnifico  a  Traiano .    Tra  le  sue 

£iù  grandi  o;>ere  esfste  ancora  la 
Iole  di  Adriano  coi  Ponte  E-^ 
Ho ,  oggi  ponte  e  C9&téi  S.  An- 
gelo ,  ma  in  ben  diverso  sta- 
to. Non'v'è  rimasto  che  il  sola 
maschia  rotondo  ,^  e  sì  grande  e 
fòrte  d»  servir  di  castello  •  Il 
suo  basamento  era  <]aadrato  ,  e 
tutto  era  rivestito  di  marmo  or- 
nato di  coloni^ ,  che  n  dice  fos- 
sera  da  Costantino  trasportate  a 
S.  Paolo.  S'innalzava  a  più  pia» 
ni  in  ritirata,  arricchiti  di  co-^ 
lonne  e  di  statue.  Ia->  cima  er« 
forse  quella  pigna  di  bronzo  con 
cme'  pavoni  cne  ora  sono  nei  giar- 
dina  di  Belvedere  .  Il  Ponte  a* 
vea  una  copertura  di  rame  soste- 
nuta da  40^  colon  ne,  che  avean  al 
di  sopra  altrettante  statue.  De* 
triana  trasDortò  il  tempio  della 
Dea  Bona  da  un  luogo  ad  un  al-^ 
tro .  Trasportò  anche  il  Colosso 

di 


DET 

di  Nerone  alto'  tzo  piedi ,  e  io 
ftce  andar  dritto  in  piedi,  tira- 
to da  24  elefanti .  Miracoli  del- 
la Meccanica  • 

DETTAGLI  ;  Le  piccole  par- 
ti diegli  oggetti  debbon  esser  ne- 
glette dall'arte.  L'artista  deve 
atar  in  distanza  tstìe  dal  suo  og- 
getto da  abbracciarlo  tutto  inte- 
ro ad  un  solo  colpo  d'  occhio  ; 
uè  deve  rappresentarvi  quel  che 
non  si  può  scoprire  che  coU'av- 
vicinarvisi  troppo. 

L*  Artista   deve  rappresentare 

1>li  ocgetti  nel  loro  »/«,  e  nella 
oro  bellezza  » 

Per  rappresentarli  nel  loro  u- 
so»  convien  dare  alle  differenti 
parti  quel  che  li  rende  capaci  di 
iàr  le  loro  funzioni .  La  mano 
deve  aver  quelle  parti  che  le  so- 
no necessarie  per  i  suoi  moti  9 
ma  non  già  quelle  piccole  parti 
che  non  sono  càuse  ma  effetti  del 
moto 9  quali  sono  le  rughe.  Que- 
ste d^radazioni  della  vita  non  si 
debbono  esprimere  che  quando  la 
vecchiaia  le  richiede  ;  né  vi  sì 
debbono  esprimer  che  le  grandi 
che  caratterizzano  T  età  9  e  si 
han  da  negligere  le  subordinate. 
Per  rappresentar  gli  oggetti 
nella  loro  feljezz^y  Conviene  che 
il  contorno  sia  in  una  linea  con- 
tinuata ondecgiante  ,  tendente 
sempre  a  tonoeggiare ,  senza  mai 
stiacciare  in  tagli  e  in  ango- 
li .  La  bellezza  ài  questa  lipea 
si  perderebbe ,  se  fosse  interrotta 
da  piccole  forme  »  da  piepucce , 
da  dettagli  f  che  gli  artisti  chia-» 
mano  povertà  e  miserie  della  na- 
tura. Infatti  Queste  prcciolezze 
xi  umiliano  coir  annunciarci  la 
nostra  miseria  e  la  morte  ;  lad- 
dove la  bellezza  delle  forme  gran- 
di e'  ingrandisce  coir  attestarci 
forzai,  agilità»  e  vivezza. 


DET  ai7 

Si  divien  freddò,  meschino^  0 
secco ,'  se  ai  vuol  esprimere  i  piUk 
coli  dettagli  che  non  si  posson 
vedere  che  da  vicino .  La^  oellez^ 
za  grande  vuole  forme  grandio* 
se  ;  le,  pìccole  forme  interrompo- 
no là  graRdiasità  ,  e  distruggono 
ìit  bellezza .  - 

I  dettagli  negli  accessori  nuo» 
cono  air  impressione  del  -sogget- 
to. Quanto  più  si  afltoeilanooiU' 
namenti  negli  acosssotj,  taatd' 
•pia  quelle  minuzie  ci  distraggo- 
no' dal  soggetto .  Ogni  porte  ac* 
cessòria  cné  si  fa  troppo  rimar-» 
carC)  mette  in  agitazione  la  .vi- 
sta ,  e  distrugge  Turiità  e  V  at^^' 
tenzione. 

Neil' iftfkazià  di  tutte  le  BeK 
le  Arti  si  è  dato*  in  dettagli  ;  t 
fancioIH  e  il  Volgo*  non  sanni»' 
ragionare  9  né  scegaene .  A  misucs. 
che  le  arti  si  sonò  avanzate  ^ 
hanno  espresso  il  grandioso ,  é 
han  saputo  omettefe  Ì€  picciolez« 
ze.  Se  le  picciolezze  ncomj)ari« 
scono  ,  gnai  ;  segno  di  decaden* 
za  j 

DIFÈTTO .  Chi  si  pioca  di 
scusare  i  sucri  difetti ,  può  facili* 
mente  trovarvi  deUe  autorità  ^ 
Quale  gran  maestro  e  quale  Qpe^ 
tB  grande  senza  difetti^  B.eosl 
un  pessimo  artista  potrà  psegiar«« 
si  df  non  possedere  che  tutti  t 
difetti  de'  valentuomini .  Ne  pos*» 
segga  le  b^llezte ,  e  gli  si  per-» 
doneranno  1  difetti . 
^  Il  difetto  è' sempre  r^rensìbi* 
le  per  quante  bell^ze  Jo  circon* 
dino;  e  la  bellezza  è  sempre  anw 
mirabile  benchà  frammista  a  óLf 
fitti. 

Giacché  non-  si  può  esser 'sen*» 
za  difetti ,  si^ ptocuri  d'avere  bel«t 
lezze  grandi .  A  questo-  effetto^ 
convien  -  tivolgere  tutta  V  actei»* 
ziooe  alle  parti  più  sublimi  étUt 


n«  DIM 

'iirte\  Chi  giunge  aDoseederne 
le  principali  »  occnperà  i  primi 
ranghi  9  e  si  consolerà  di  non 
posstdcre  cento  bellezze  inferiori 
-e  dì  non  essett  larrists  perfetto: 
imi  sarà  artista  eccellente . 

DIMENSIONI  .  Alcuni  ogw 
getti  possono  imitarsi  neJIe  ioio 
proprie  dimensioni  :  la  maggior 
-parte  no»  si  può  rappresentare 
che  rà- dimensioni  pin  jticcole. 
*  ^eglì  oggetti  che  si 'possono 
rappresentale,  e  si  rappresentano 
lieiie  loro  dimensioni ,  fanno  pia 
-effetto^  cioè fann»  più  illusione^ 
il  ritratto  delia  serva  di  Remi- 
brand  dipinto  da  lui  ^  nella  ivera 
di  lei  grandezza ,  ed  espósto  alla 
finestra-,  'ingannò ^chiunque  pas- 
sava .  Ma  è  Questa  illusione  che 
i»  il  merito  JieW  arte  l  Vi  vuol 
{>dCo  per/  iflcannare  rn  questa  ma* 
fikfa^  e  Ae^  tempi  più  roz2Ì  dell' 
:^rte  i.  più  mediocri  artisti  han 
-pftKiotto  di  queste  illusioni' voi - 
gari«' 

'  •  Il  volgcx  si  hudre  d' inganni  « 
perchè  è  ignorante ,  e  ignorante 
•ncHe  né*  tempi  piò  illuminati  « 
«osi  che  in  una  città  di  due  cen* 
fo  mila  abitanti  appena  vi  sarà 
uh  centina  jo.  dì  persone  /che  sap« 
piano  vedere  le  prodazioni  delle 
Belie  Arti,  e  valutarne  ii  me- 
fiti). 

'■'  V  isnoraiite  Hòn  istima  beliez^ 
xa  deir^arte  che  quando  n'è  in«- 
teramente  ingannato  ,  e  «i  felici- 
ta d*  èsser  ingannato .  Ma  chi  ^ 
SMtuito  considera  l' abilità  e  la 
«ftiènia  dell*  artista  per  metterlo 
in  4diibbf»  tra  la  finzione  e  la  ve- 
rità ;  vede  la  lontananza  degli 
•^^tii  mi^ggiòré  dì  quel  che  reaK 
mente  è  ;  osserva  un  picccAo  spa- 
lio reso  grandissimo ,  distingue 
V  effetto  de*  colori  4  1*  iiflusione 
èélla  pf ospettiva,  r  artificio  ditlb 


DÌM 

deeorazione  9'  considera  la  com<v 
-posizione  9  il  disegno  j  V  espres- 
sione ,  e  soite.un  piacere  che  gi* 
jncanta  gli  occhi ,  gli  tocca  3l 
cuore  )  e  gli  nudre  la  mente  ;  on* 
de  ammira  la  destrezza  e  la  scien- 
za deli*  Artista  che  ha  saputo  dar*» 
gli  taiTto  diletto^ 

In  un  Ritratto  gi'.  ignorasati 
non  chieggono  che  la  rassomi- 
glianza 4  Lodan  quella  testa,  se 
fa  testa  ha  ieadimensioni,  le  for- 
me, e  il  colorito  dell'originale'. 
L' intelliigente  ride ,  e  con  ragio- 
«e-;  poiché  un  ritratto  può  esse^ 
re  rassomiglian rissima,  ed. essere 
«ti  pessimo  ritratto.  £'  pesssmo, 
'se  non  ha  rilievo,  se  il  ^colore 
tion':è  trtramente>  naturale  ,  se  la 
testa  non  è.  viva ,  6  non  sembri 
pronta  a  dire  quel  che  direbbe  )!' 
orìginiale  . 

Il  grand^oggettor  delle  Belle 
Arti  è  d'imitar  la  bella  Natura 
non  per  ingannare  interamente  e 
a  segno  di  fÌLt  prendere  le  finzio- 
ni per  realità  ,  ma  di  finger  d' 
ingannare ,  e  di  far  conoscere  i' 
artifizio  dell'  inganno . 
'  Quegli  oggetti  che  si  postoti 
ra|>pre5entare  «elle  loro  natifrali 
ìdimensioftf  ^  Sono  più  fàcili  ad 
imitarsi;  fiori,  frutti,  comme- 
stibili ,  alcuni  utensili ,  alcune 
bestie .  Ma  la  difficoltà  è  in  quel- 
li che  hanno  àhnenthni  grandi  « 
come  ne*  quadri  di  storia ,  dove 
entrano  tanti  personaggi,  e  pae- 
saggi, e  bestie,  e  ardhitetture  • 
(^ivi  il  piacere  degl'intendenti 
^  più  vivo  ^  conoscon  che  tutto 
è  artifizio,  e  l'artista  si  rallegm 
che  l'artifizio  sia  scoperto. 
'-  E'  imporrante  scegliere  una  con^ 
formi  tà  fra  le  difneMioni  artifi- 
ciali e  le  naturali .  Ne'  primi 
piani  si  haa  da  metter  i  princi- 
pali personaggi ,  e  ae'  pumi  rem^ 

ti 


.fi  cupperce  ^tì  alberi  i  -de^jflnatl 
^ORoSii  possoA  imitare  che  gli  e{^ 
./etti  e  le. «Asse ^  .ei indicar  a  un 
4Ìi  prefso  h  ior  jiAtur^^ie  ii  loro 
.carattere-,  ,  -. 

.•  Riguardo  alie  dimensioni  che 
JBÌ  debboa  dare  agii  oggetti  situa» 
ti   su    di  altezze  considerabili, 
.convian: fissare  il  ponto  di  vedn* 
.ta  ,  ^  cui  han:da  comparire  ddf 
•la  {oro  naturai,  grandezza  . 
.    DINOCK  ATE  provilo  di  let- 
tere commendatizie   ai  paria  .all' 
ArvaxtfL    d'  Alessandro    Magno  • 
J  cortigiani  gli  fame  bella  eia** 
ra  e  promessele  gi' im^diacan 
i'  accfssp  al  Soyranoj.   Dinocrane 
'8Ì  spoglia  tuttp  nndo ,  s'  unge  d' 
olio  ,  »"' infronda   il.  crine  «u  ,£om 
§lie  di  pioppo,    si  getta  su  gU 
omeri  una  issile  di  Lione  ,  e  con 
una  clava  alla  destra  si  |n%senca 
dove  Alessandro .  teneva  .udienza 
pubblica.  Colpito  Alessandiv'^ii 
quell'  erculeo  oggetto  »  gli  ^9^ 
manda  chi  h^.x$9m  Divocnntjtt^t 
cbitetto  MéCfdime  ,  f  è$  reco  idee 
degne   di   te  •    Ufi   modeìisso    il 
monte  ^Ato  iniferm^./ii  gigéfme  ^ 
.tèe  in  iuta  manù  terre  uita  eittk  \ 
jb  nelP  altra  u»f  taz^  y-  per  ette 
^verserà  i  fiftmi-  raccolti   dal  suo 
dorso,.  Fi)Vf>]ette,.    Ghi  vuol  ve^ 
<iere  il  monte  Ato  convertito  in 
fgigante ,.  se  lo  goda  oeir  ArahV 
settuxa  Storna  del   tedesco  Fi»> 
scher.   Che    Semiramide,  -facesse 
effigiare  una  ^onta^na  in  usa 
statua   deila  aua  immagine  alta 
idtto  nvglia ,  i:ircondata  da  cento 
altre  statue  montagnaii  come  tanr 
te  dame  e  cavalieri  di  Corte  ^  e 
che  molti  monti  deUa  Cina  siane 
acolpiti  in  figttse  ài  nomini ,   di 
cavalli,  di   uocelli,  se   lo.  può 
credere  chi.  .è  assuefatto  a  cvedèi' 
te  ,  e  a  non*  mai  ugionare . 
Dinpcrate  &id»  Alessandro  up 


DIO  zxf 

tilsneota/ «npiegito  4ialfx  fonda* 
zione  d^  Alessandria  ,  k  più  gran 
città  deir  antichità.  \td.  4les» 
swmdf^a  •  Egli  ^vletesse»  anche  un 
tempio  in  onore  di  Arsinoe  so- 
rella e.  mogli  e 'di  Tolomeo  Fila<- 
delfo  .t  Questo  tempio  dovea  es* 
.aer  tutto-  incnostato  di  calamita  t 
afiinchè  la  statua  delia  Principes- 
aa  che  dovea  esser  di  ièrro  si  so*' 
stenesse  in  aria  nel  mezzo .  Coo- 
sim il  favola  si  narra  della  tomba 
di  Maometto.  Dinocrate  fece  il 
catafalco  d*  Efèstione  che  impo^> 
ttò  tesori .  Si  crede  ch'egli  rifab» 
•bricasse  il  tempio  di  Diana  in 
i£kso.*.  « 

.  DIOTISAL VI  edificò  nel  :t  i$t» 
ài  Battistero  di-  Pisa..  Vtdà  Bat^ 
insterà» 

DISCEPOLO .  Genitori  ,  me- 
410.  dispotismo  su'  vostri  figli  « 
ma  studiate  bene  ie  loro  disposi^ 
«ioni  prima  di  determinarli  ad  li- 
/«la precessione  ;  Maestri,  specolate 
bene  V  indole  de'  vostri  discepo- 
di  V  e  scartate  gP  incapaci  •  Vi 
«asanno  meno  artisti,  tanto>me- 
^lio  per  ie  Atti;  e  meglio  anco» 
•caper  i  mestieri  che  vi  'guadar 
•gneranno  più:  Artigiani . 
i  II  lasso,  la  moda,  ierlnsinghe 
di  ricehez^  seducono  molti  pa^ 
dri  a  destinare  i  loro  fighuoliad 
uno  stato  che  non  è  quello  de^ 
la  loro  natura  .  Quindi  uomini  in« 
ièlici,  quindi  ruiaa  di  arti.    ,- 

Giovani  >,  cha  volete  abbracciar 


«  costumatezza  per  rius€nrvi=<oti 
^norey  ... 

-  Nello  àtudio  dell'  arca  vi  sono 
tre  periodi'. 

-  Il  -.primo  è  d'  acquistarne  gli 
«tementi  col  disegtio^  co^ntt)dei- 
ii^  colle  regola  te  f>iù  sempliai 

del- 


della  coiHposisìone  .  Fin  ^ai  lion 
ji  t  che  come  un  bambino  che 
•  iitipara  a  cinaucttare  senza  aver 
idee  :  Mon  si  hanno  idee  ^  se  non 
si  acquistano. 

.     Nel  2.    perio«ìo  si  acqnistano 
4dee,.    Per  ao^istar  idee^  ^  biso- 
gna ^conoscerei  le  migliori  open . 
^e. prima   il  giovinetto  non   ha 
avuto -^clvs  un  anaestro,  oca  deve 
•«ver«.  per  maestri  tutti  ^li  artisti 
illustri  di  tutti  i  tempi  «  JLeloro 
pafticolarii   bellezze    sataand  gli 
.oggetti  de'  snai  stud)  e  delle  -sue 
meditazioni  4  Acquisterà  coisà  una 
nent«JEèconda.»  Maist  jricordi  che 
jincora  è  discepolo  di  tutti,  nOli 
.4Ja\ce  seguir,  le  tracce  d*  un  solo . 
-  .  Nei  3.  periodo  jl'  artista  è  li- 
bero dal  giogo  dell*  autorità ,  non 
ii»^  altro  mtisstra   che  la  sua  ra« 
|ùuie»  Av^do{)ara^onate  le  dìf^ 
terentrbellezzcae*  differenti  moe^ 
.stri ,  ■  si .  avrà   fornata  un'  idea 
compita  dt^  perfezione  dell'  ar* 
te .    E^li  non  paragona  pi^  gH 
artisti;  ira  loro*,  paragona  I'  arte 
colla  natura-,  gli  artisti  debbono 
.«sser  discepoli  della  natura. 

Discepoli  e  Maestri  non  abbia^ 
te  fretta  nalle  cose  vostre.  £s»» 
fCiinate.,  copiate  fedelmente  con 
«sattezza  9  e  lavorando  posatamene 
te  con  correziofie  9  farete  cose 
^he  paion  facili  9  e  saranna  vera* 
•jnente  belle  r 

.DISEGNO  è  Patte  d'imitare 
con  tratti .  le  forme  e  i  contomi , 
ohe  gli  oggetti  ci  presentano  alia 

.vista»  .  i  ,  . 
. ,  Principino  f  giovltaettr  a  dise* 
gnai^  le  figure  geometriche  sen* 
za  l' aiuto  della  riga  e  dei  com«s 
Missa<-  Acquisteranno  eosi  qùeU 
la  giustezza  d'  occhio  «  ki  -qttale  è 
r -unica  guida  per  disegnare  cor* 
rettaiaenlc^  Non  v' àvaella  natn^ 
la  ofgft(o>  .i  ^  evii  fipntorni  » 


form  non  sieno  compóste  éi  !}«• 
gure  geometri^  semplici  o'  M-* 
ste»  Giunto  quindi  T  allievo' « 
disegnar  con  giustezza  le  figuite 
geometfiche,  poca  diffictiiltà  iiN 
contrerà  poscia  per  disegnare  tor- 
te I9  forme  the  prescfnfa  la  nattf-' 
.ra.  Acquisterà  inoltre  il  grati 
•vantaggio  d*  apprendere  gli  el^ 
nienti  della  Geometria ,  non  dò* 
vendo  il  nwestro  trasCufare  di 
dimostrargli  le  proprietà  dtlle  li- 
nee e  delle  figure  che  délinefa  ^ 
.  Noh  v'  è  periooflò  che  con  qut^ 
-ato  metodo  si  dia  in  seeeà .  Ao^ 
«  si  acqttisterà'ekfgafita  .  E  dtnt 
«kra  è  J' eleganza  che  la  vsfrietà 
delle  liiiee  curve  e  degh  singoli  f 
JLa  Geometria  dà  ttttea  lir  facilità 
li'  eseguirle*' 

Dopa  che  V  sditelo  stTtk  spore» 
so  a  driinear  francamerftè  le  ftgu^ 
ce.geometrich4  9  si  mcftta  avanti 
iwani  disunì  y  e  ne  delinei  i 
«òntorni .  Nd  tempo  stesso  6tt 
s' ins^ninò  le  pitn>òr^ioni'  d<fl 
còrpo  um^mo  prese  dalie  migliori 
statue  antiche  ^ 

Quando  avrà  ito^oisfata  facili- 
tà a  disegnar  contorni ,  gif  si 
permettar  dì  ril^are  t  snoi  dise- 
gni e^l  chiaroscuro*,  cioÌ  di  ac-^ 
compagnarli  d' ombre  e  di  lumi . 
A  questo  efrettò  gìovst  eopiard 
buoni  bassirìlievi .  Nel  tempo 
stéssa  prenderà  delle  lezioni  di 
prospettiva  e  di  anatomia  per  pre"» 
pararsi  a  disegnar  la  natura .  Que^ 
ste.  due  scienze  sono  necessarie 
per  copiare  ri  modella  e  T  aùtl*^ 
co. 

>  La  Prospetthra  c^iAsegtfa  It 
causa  delìm  9f patente  de'VrOrpi 
nelle  digerenti  sifuaziokir  4n  cui 
si  poason  trovare  rapporta  all'oc' 
«hio  che  li  guard».  V  AnatO" 
mia  insegna  la  canssr  delk  forme 
eheprendon  ie^arnì  rappdc0O>  al-* 


DIS 

.hi*fi>niu)i  dùllt  os^  che  sonò  il 
.loto  sostegno,,  e.  rapporto  sàia, 
ifòrma  de'  muscoli  e  ai  loro  di€t- 
/enti  noti .   Se  non  si  cgaoscon 
.  le  cause ,  non  se  ne  fjosson  imi- 
tar gli  esetti  che  con  incertezza . 
I^elU  scienza  gli  Artisti  debbon 
cercare  la  vera  facilità  •   L' aria 
di   libertà   che  aflTetta  .  V  artista 
ignorante  non  è  che  una  ciarla-^ 
taneria  per  sedurre  altri  igno- 
ranti . 

Per  disegnar  una  figura  nelle 
sue  vere  proporzioni,  non  si  ha 
da  cominciar  dalla  testa,  per  fi* 
^ir  poi   alle    ultime,  estren^ità  . 
Oibò.    Convien  farsi  da  princi«> 
pio  una  divisione  metodica .  Con- 
vien incominciare  dal  tirare  una 
linea  a  piombo  di  tutta  la  figura 
che  si  vuol  disegnare  ;  fissare  in- 
di  con  linee  o  con  punti  la  gran* 
^ezza  che  si  ha  da  dare  ad  una 
delle  sue  parti .  La  proporzione 
di  questa  parte  servirà  di  scala 
o  di  pjuii to   di  comparazione  per. 
Je  altre .    Si   cercherà  poi  coli? 
occhio  la  proporzione  tra  questi 
parte  ed  .un'  altra ,   ^a  Ja  testa, 
j»er  esempio.,  e  il  petto.    Trova- 
ta che  sia  i  si  farà   una  secónda 
divisione  \    e  cosi  via  via  fin  al 
basso  della  figura .   La  linea  ver<- 
ticale  a  piombo  serve  per  assicu^- 
xarsi  di  non  far  perdere  alla  iga* 
ra  il  suo  equilibrio ,  e  jMr.  osser- 
vare quanto  k  digerenti  parti  si 
^lontanano,  da  essa  linea.   Si  asf 
siciirerà    ancora  della  situazione 
rispettiva  e  del  moto:  delle  difk* 
•  renti    ^arti  con   una  operazione 
meccanica;  cioè  col  tenere  il  por- 
talapis or  verticalmente ,  or  oriz?- 
irontalmente ,   chiudendo  un  jO&t 
chio  j  e  mirando  cesi  la  figura  • 
Convien  anche  marcare  bene   la 
£orma  dello  spazio  yuotei  che  la^ 
•tfla  »  j«r  %mi^t  ^^  braccio  al* 


DIS  air 

lontanato  dal  coipo ,  e'  a  qui! 
parte  del  corpo  corrispondono  il 
cubito ,  il  pugno  ec ,  e  marcare 
questa  osservazione  ton  punti  a 
con  linee  leggermente  segnate  • 
Con  questi  mezzi  riuniti  si  giun- 
se ad  assicurarsi  delle  forme  bel* 
k  della  natura  e  delle  statue  àu- 
riche più  belle  con  qiiella'  stes^ 
precisione  che  danno  i  quadrati 
su  le  immagini  che  si  voglicm 
copiare  • 

Come  d*  una.  sola  figura ,  così-di 
quante  entrano  in  una-  composi* 
zione .  - 

Dojpo  essersi  ben  assicurato  d^ 
luoghi  che  occupano  le  difiFirénti 
parti  in  altezza  e' in  larghezza,  e 
dopo  averle  determinate  con  linee 
e  con  punti ,  bisógna  badar  bène 
di  non  caricare  n^  di  alterare  il 
contorno  np\  delineat^o  ;  II  pti* 
mo  difetto  conduce  al'Ja  pesantez- 
za, il  secondo  alla  magrezza  :  di- 
fetti majuscdi  entranti ,  jpoichè  ' 
si  allontaitano  ugualmente  in  sen- 
so 'Contrario  dallji  correzione-» 
Corretto  è  uà  disegno,  se  è  fe- 
delmente imitata  la  naturi^  anche 
la  più  triviale.  Fer  giunger  poi 
al  bello  e  non  ai  corretto ,  si  ri>- 
forma  "il  modello  vivente  '  st!  le 
bellezze  dell' antico.  Rubens  bla 
disegnato  correttamente,  ma  non 
bellamente  ;  non  ha  conosciuto 
né  il  bello  ideale  degli^antichr, 
né  la  natura  scelta .  Noir  si'puè 
accusare  d' incorrezidne  neppure 
una  figura  deforme ,  ^ìULtiiòV 
artista  ha  avuto  intenzione  "iM 
esprimer  le  deformità  dtì  suo  mo« 
dello  •  Gli  errori  fanno  la  %Got^ 
rezione  del  dise^ino,  la  natura 
triviale  gP  impedisce  d' esser  beK 
lo,  le  povertà  della  natura  d' e»- 
ser  grande 4  i  difetti  di  sveltezza 
d' esser  elegante  ,  e  quando  mM^ 
«a  ia  cenfonuiti  col  ^iù  bellidi 


* 

dntl^  e  colle  più  scelte  bellezze 
jdella.  satura,  manca  il  beilo  i- 
deale .       ' .  •  ^  ' 

.    I  tratti  taglienti  e  forti  taglia- 

2p  ii  disegno  :    convien  dar^alia 
gtira  l'idea  drìV mi  9  delrmo^ 
to. 

^  Per  disegnar  le  figure  vestiti^., 
si  deve;  usare  la  stéssa  attenzione 
che  si  ha  nel  disegnar  U  pelle  . 
Non  si  disegna  .mai  pelle  senza 
rappresentare  quel  che  v'  è  di  soth 
to:  Cosi  sotto' i  panneggiamenti 
hanno  da  farsi  conoscer    lè  parti 

che  ne  sono  coperte  o  inviluppar 

---^  »       ... 

re» 

Anche  le  Bestie  vogliono  esser 
disegnate  correttamente ,  con  gra» 
zia ,  e  col  lojrp  particolar  carat* 
tere.  Vanno  dunque  studiate , 
specialmente  quelle  eh!  entrano 
frequenti  nelle  composizioni. 

n  Paesaggio  è  un^  altra  parte 
essenziale  da  studiarsi  bene  per 
disegnarlo  a  dovere.  Non  v'  è 
albero  che  si  possa  disegnare  delt- 
la  grandezza  naturale ,  come  un 
corpo  umano  ;  io  stesso  può  dir- 
si di  molte  bestie .  In  tali  casi 
noi^  si  può  imitar  .interamente  là 
natura;  se  ne  débbon  però  imita- 
re con  esattezza  le  masse  d'om- 
bre e  di  lume,  le  forme  genera- 
li, e  i  dettagli  de^rami  e  delle 
foglie  vagamente  disposte  . 

Ne' disegni  si  deve  star  assai 
attento  ad  osservar  la  corrispmi- 
denza  o  sia  1*  accordo  delle  dif- 
ferenti parti  d!  una  stessa,  iìgiura  ; 
Secondo  il  carattere  che  TArti-i 
sta  vuol  dare  ad  una  figura ,  egli 
può  scegliere  una  proporzione  al- 
ta 9  corta ,  mediocre ,  svelta  ;  nia 
fatta  la  scelta ,  bisogna  che  tutte 
le  parti  sieno  proporzionali  fra 
loro  •  Se  le  braccia  sono  musco-c 
lose.  Io  debbon  esser  anche  le 
gambe  ec.  La  natuca  offre  bea  di 


'rado,  questa  esatta  eòrrispònderi- 
za  y  e  perciò  l' artista  ha  il  gran 
inerito  di  cogliere  i  ditetti  del  hi 
matura,  e  sostituiirviòelleazé  che 
•sono  anch^  dslla  natara'.  Ma  le 
.bellezze  che  vi  sostituisce  debbon 
essere  convenienti  al  suo  ogget- 
to :  la  beila  mano  d' Un  adolescen* 
:te  noti  è  hellsL  ner^un  uamo  at- 
tempato. Se  anaassimo  nitdi.,  gli 
•Artisri.  osserverebbero  bellezze  « 
bruttezze  ignote,  e  V  arte  vi  giii« 
rdagnerebbe  .  V^  è  chi  non  capi- 
sce perchè  andiamo  vestiti. 

DISPOSIZIOJME .  Attitudine 
naturale  |ftr  riuscire  più  in  Ìuìm 
cosà  che  in  ìSLn^akvti  ^    *  ' 

•^  Non  bisogna  confonderla  colie 
inclinazjionfi ,  la  -quale,  Aon  h  oh^ 
tin  desiderio  più  o  meno  forte  , 
più  o  menu  perseverante  ài  oc- 
cuparsi sii  qualche  o||gettO,  see- 
:^  aver  sempre  le  dUposi^Joni. 
necessarie  per  riuscirvi . 

U  inclinstjitme'  nesce  talvolta 
da  cause  accidentali  \  da  esempio 
che.  porta  all'  imitazione,  da  isti-* 
gazioni,  da  disoccupazione  y  da 
noja ,  da  desider;  vaghi ,  Un  gió* 
vinetto  può  avere  wtC  incìina7:.iih: 
ne  accidentale  o  su^erita  9  e  noi^ 
aver  frattanto  gh  ;  qr^ni  della 
vista  e  della  mano  dbbidienti  air 
esecuzione  deirarté.  E  anctn^hè 
gli  organi  sieno  buoni ,  possono 
le  impressioni  che  riceviona  , 
scopar  presto  dalia  reminiscen* 
za .  Che  hanno  da  prodotte  tali 
ittclJn/rzìeni  ?  In  fatti  •  sòn  comli* 
ni  nella,  giovinezza  questi  dtsi^  . 
der;  sterili  di  fare  qnd  chevedd 
e  s^n  te  «  A  U '  incon  trù  si  trdVatf 
di  rado  le  vere  ^ir^o  <"/>:'<«/,  cioè 
kxteili|j;enz»  adattata-  per  ricevere 
e  concatenare  -certe  idee  e  -  certi 
concetti',,  e  organi  capaci  per  e^ 
seguire  ceni  moti  e  compiere  cet^ 
te  opecazioai;    Il  concorso  e  ti 

gin* 


ùti 

giusto  accordo  di  eufi^e  qualità 
l>ossoa  condurre  aid  un  felice  suc- 


DtS 


2X| 


In  ogni  sptcié  di  educazione  1' 

.«^getto   il  più    importante  e  il 

fila  difficile  è  distinguere   V  in- 

W«irir^#offe  Casual»   dalla  disposi» 

t,iane  data  dalla  natura. 

La  dfspofiz.ione  coltivata  con  in- 
•telligenza  m^tte  1^  uomo  nel  suo 
posto.  Conviene  condurre  con  cure 
seguite  t  ben  meditate  un  giovine 
olio  stato  che  gli  è  più  proprio. 
E'  di  gran  vantaggio  agP  in- 
dividui e  alla  socieS  determinar 
a  tempo  chi  non  ha  che  sempli- 
ce inclinMt^ione ,  e  fissarlo  a  qual- 
che genere  subalterno,  che  non 
riòhiede  il  compimento  delle  di-' 
fposix.ioni  necessarie  per  i  generi 
primari .     '  •  ^ 

I  semitalenti,  i  talenti  deboli 
e  abortiti  pregiudicano  alle  Ar- 
ti ,  e  rendon  più  generale  la  de- 
pravazione d^l  gusto. 

DISPOSIZIONE .  Ordine .  In- 
venzione  è  concepire  il  sogget- 
to 3  Composizione  è  eseguirlo , 
Disposr^ione  è  ordinar  gli  oggetti 
e  situarli  a  dovere.  Sé  la  composi- 
zione è  l'ordine  generale,  la  di" 
sposizione  è  I*  ordine  particolare . 
Per  ben>  dis|>orre  bisogna  ben 
concepire  .  Chi . concepiscie  bene, 
a'  esprime  con  chiarezza. 

Pria  di  par  larfi  le  par  ole  ina' 
stica  p 

Né  si  può  ben  concepire  senza 
meditar  mcOto.  Gli  Scultori  in 
questo  hanno  più  vantaggio  che 
i  Pittori . 

DISTANZA  .  Il  punto  ài  dfi^ 
atanza  0  di  veduta  in  Archi- 
tettura varia  secondo  la  ibrma 
degli  «dificj .  Se  l' altezza  dell' 
edificio  è  uguale  alla  lunghezza , 
il  suo  pvnto  di  veduta,  può  itu^'^ 


Wìm  al  «v<rtic^;  d' un  triangolo 
equilatero,  che  abbja  per  basC'Ja 
lunghezza  deir  edificio  <  Ma  se  V 
.altezza  non  è  uguale  ulUk  lun- 
ghezza, il  punto  dì  veduta  sarà 
al  vettice  d'un,  triangolo  isosoe^ 
le  formato  dalla  base  e  dall'  al^ 
tezza  dell'edificio.  Si  può  anche 
determinar  il  punto  di  veduta  al- 
la m£Ù  della  somma  dell'  altezza 
e  della  lunghezza  # 

DISTRIBUZIONE  in  Archi- 
tettura ha  due  rapporti ,  inferno  » 
ed  estemo .  La  dtstri^u^'one  in* 
terna  .riguarda  ìt  sUolo  ,  o  sia  la 
pianta  deir  edificio  ripartito  ne* 
suoi  pezzi  interni»  La  distri  tu* 
z.ione  esterna  riguarda  l'elevazióne 
e  la  decorazione  dtWt  facciate  .  Ì2 
una  e  l' altra .  distribuzione  deve 
esser  conveniente  al  carattere  delr 
la  fabbrica.  Sarebbe  ridicolo  un 
gran  palazzo  distribuito  in  cel* 
le,  in  finestrucce,  in ' ordinetti v 
Ridicola  una  casetta  con  un  gran 
salone ,  e  con  grandi  colonne  « 
L'  esterno  deve  accordar  coll'inr 
terno .  Niente  di  più  cliiaro  ,  ^ 
niente  di  pyvL  trascurata.  Nelle 
chiese  specialmente  ,  che  sonò  .e- 
sternamente  a  due  piani  ^  e  neU' 
interno  ad  un  solo. 

La  distribuzione  esige  le  parti 
più  nobiji  e  più  belle' ne' si  ti  più 
vistosi .  L'  essenza  della  distri^  , 
huKjione  è  che  ogni  edificio  cor- 
risponda nel  tutto  e  nelle  sue 
parti  al  fine,  e  all'  uso ,  cui  è  ds» 
stinato ,  e  faccia  unità  . 

DOLCE'.  Le  espressioni  dolci 
sono  più  dififìcili  a  rappresentar- 
si ,  specialmente  per  isfùggir  lo 
smaccato  hauseoso,  é  per  con- 
durre il  dolce  alia  soavità  .  Vi  . 
conducono  i  passaggi  insensibili  . 
de'  chiari  ai  bruni ,  se  tutti  i  co» 
lori  sono  ^mici ,  e  si  passa  da 
uno  all'  altra  per  isfunumenti  *.  1 

lì 


«24  ^ÓN 

Il  dolce  e  il  forte  sono  die 
mezzi  diBTerenti  di  piacere  .  Il 
dolce  è  oppostOKt  tflzIU  lMlSl*tlNf« 
rezza ,  e  afta  virtù  della  fortezza. 

DONZELLO  C  dietro  ^  e  Ip- 
polito del  )  fratelli  Napoletani , 
pittori,  e  arvhitetti  compirono 
sn  Napoli  le  fabbriche  principia- 
te dal  loro  maestro  Giuliano  . 
Fecero  inoltre  molte  cose,  di  lor 
disegno ,  fra  le  altfé  il  gran  Pa- 
lazzo di  Santobuono  a  S.  Gio.  a 
iCarbonaoi  •  Fiorirono  nel  seco- 
lo XV.  ^ 

DpRICO  è  il  primo  ordine  d' 
architettura  che  inventaron  '  i 
éreci,  e  applicaron  '  alle  fabbri- 
che più  sode  •  \^  altezza  della 
sua  colonna  non  fìi  da  principio 
che  di  5  diametri  r  «  talvolta  di 
4  •  A  tempo  di  IJeriole  si  portò 
a  ^  9   e   sempre   senza   base .    I 

Romani  b  inalzaron  6n  a  7  —  » 

«  poi  a  9  con  aggiungervi  base .  ^ 
Quanto  più  s*  inalza  ^  ^più  si 
degrada .  Q,"^^*  Ordine  maschio 
non  sofftip  sveltezza,  né  molti- 
plicità  di  membri,  .né  piccola  di- 
visione di  parti.  Onde  non  ha 
1>i||0gno.  di  Dase  .  Il  suo  Capitello 
non  ammette  mémbretti .  ne  inta- 
gli :  ha  da  esser  forte ,  ne  compor- 
ta'al  più  cl|^  tre  parti  9  coUartno^ 
ovolo  co' suoi  gradetti  \  e  abaco  * 
Il  suo  Architrave  deve  esser 
senza  fasce  »  al  più  al  più  am- 
mette un  regoletto.  Il  Fregio 
può  esprimersi  con  metope  e  con 
triglifi  strisciztì  da  gocce  d'.ac- 
ua.  I  triglifi  ^priqion  le  punte 
entravi  del  tetto,  e.  Je  metope 
I  intervalli..  £'  un  bel  vedere 
e  metope  quadrate,  uguali ,  è  fra 
loro  ugualmente  distanti  ;  come 
anche  1  triglifi .  corrispondier  nel 
mezzo  delia  colonna:  ma  questa 
bellezza  non  va  ecceduta  il  mt 


fé 


gore  •  La  sua  cornice  é  con  mu- 
re// ,  che  sono  le  punte  de'  travi 
<IW*^|iq8[Wf»»u  "^  tetto  %  colgoo» 
ciolatojo,  e  colla  cimasa . 

DOSIO  C  Cfo.  Jntonio  )  fu 
X533  Scultore  e  Architetto  Fio* 
rentino,  costrnì  in  Roma  alcuni 
edifici  9  e  in  Firenze  la  Cappella 
Nicolini  in  S.  Croce  ricca  di 
marmi  e  di  statpe  «  e  il  palazzo 
dell'Arcivescovado. 

^  DOTTO  C  Vincenza  5  nobtte 
Padovano  architettò  nel  1^07  « 
Padova  la  ^cala  nel  Palazzo  étì 
Capitano  ornata  Mi  colonne  '  ioni- 
che .  Diede  aiiche  il  disegno  per 
il  Monte  di  Pietà ,  fi  di  cui  por-- 

'  tone  é  con  4  colonne  doriche ,  su 
le  quali  sono  altrettante  compo- 
site. Puh. 

DUCA  QGiacomo  del')  Sicil&- 
no  e  discepolo  di  Michelangelo  • 
Le  sue  arcnitettuce  in  Roma  so- 
no orride  :  la  lanterna  su  la  cu- 
pola della  Madonna  di  Loreto  »  e 
le  porte  laterali;  il  finestrone  ne' 
palazzi  di  Campidoglio,  il  pa- 
isuLzo  Panfìli  a  Fontana  di  Tre- 
vi; il  Casino  Strozzi .  Si  fece 
però  onore  in  Villa  Mattei .  An- 
^o  a  Palermo  per  Ingegnere  mag- 
giore, ma  si  rese  còsi  odioso  , 
.cne  in  trucidato .  Fu  disgraziato 
anche  in  poesia . 

DURO  .    Un  disegno  é  duro  , 

f*{^  1^  parti  dtì  contórno  o  dell' 
interno  sono. espresse  con  trop|K> 
risentimento»  se  la  pelle  lion  ri- 
cuppre  bene  i  muscoli ,  né  i,  li-* 
camenti  ,  né  le  giunture  :  vizio 
Si  Jabi^  artisti  per  far  jsompa  del- 
la loro  scienza  anatomica.  Si  è 
anche  duro  ,  quando  le  cose  so- 
no marcate  con  lumi  e  tonom^ 
bre  troppo  forti  e  troppo  vicine 
fra  loro  ,  per  difetto  cfi  i^ue'  pas- 
saggi che  dolcemente  conduco- 
no da^  fumi  alle,  ombre  * 

ECO- 


ECO 


ELE 


225 


^y  I  tfi   II  II  I  II    I    II    ■ 


■  .■i'JJ  \  i.. 


3:cQ 


«31 


XLCONOMIA  è  lo  stesso  che 
ordinanza  .  Mettere  in  un'  opera 
ìt  parti  necessarie,   tralasciar   le 

-  inutili  9    fare  spiccar  su  tutte   la 

-  principale  »  costituir  le  accesso- 
rie abbastanza  belle ,  ma  non  da 
flistrarre  dall'oggetto  primario, 
impiegarne  un  numero  sufficiente 
<la  non  far  folla,  e  disporle  tut- 
te al  loro  luogo  da  non  nuocersi 
scambievolmente,  e  dar  a  cia- 
scuna il  moto  e  r  espressione  pro- 
pria subordinata  all'unità  del 
soggetto ,  far  in  somma  col  me- 
no .possibile  il  più  |>ossibile,  tut- 
to t]uesto  è  economia . 

EFFETTO  è  ti.  prodotto  d' 
una  causa ,  e  il  risultato  d'  un' 
opera .  Che  cosa  ha  da  risultare 
àa.  una  produzione  delle  belle 
Arti?  Dilettar  la  vista,  muover 
il  cuore ,  istruir  la  mente .  Se 
un'opera  produce  questo  triplice 
sentimento ,  il  suo  effetto  è  gran- 
de .  Il  volgo  sente  e  non  sa  per- 
chè ;  il  dotto  sa  la  ragione  di 
quel  che  sente  ;  sa  che  sono  ben 
eseguite  le  parti  principali  dell' 
Arte  ,  ciascuna  delle^quali.è  de- 
stinata a  produrre  uri'  impressio- 
ne particolare,  che'  è  IT  suo  ef- 
^tto  proprio  .  La  riunione  di 
tatti  gli  e&tti  particolari  cagio- 
na un'  impressione  che  è  V  ^et^ 
to  del  tutto  insitme  » 

Affinchè  un'opera  produca  uni" 

tà  d*  effetto ,    cojQvien    che  tutte 

le  sue  parti  tendano   ad  un  solo 

Usuato .  Questo  scopo  centrala  non 

Z)/^,  B.  Atti  T*  I. 

1 


si  può  fissare  senza  V  Invenzio- 
ne ^  in  cui  l'Artista  ha  da  crea- 
re il  s^o  soggetto  ,  e  .meditarlo 
attentamente  nelle  parti  e  nel 
tutto  prima  di  eseguirlo .  Per 
detémunarsi'  con  giustezza ,  vi 
vuol  un  ingegno  grande ,  che  nel- 
la scelta  abbracci  i  dettagli ,  e 
non  ne  prenda  che  quel  che  gli 
conviene ,  senza  farsi  sedurre ,  né 
perder  mai  di  mira  lo  scopo  cui 
tende .  Bisogna  .  aver  talmente 
pensato  all'  economia  dell'  opera 
che  sia  tutta  bella  e  fatta  in  te- 
sta prima  di  cominciare  a  met- 
terla in  carta,  cosi  che  quel,  che 
si  mette  in  opera  non  sia  che  un* 
opera  ài  quel  che  si  è  pensato  • 
'.  ELEGANZA  non  è  bellezza, 
non  è  grazia,    ma   un  misto   di 

frazioso  e  di  bello .  Se  il  bello 
ne'  giusti  rapporti  delle  parti 
/ra  loro,  e  col  rutto  ;  e  se  la  gra- 
zia è  in  un  perfetto  accordo  del- 
le affezioni  morali  co' movimenti 
fisici  ;  dalla  riunione  di  questi 
.due  ingredienti  C  evitanda  sem- 
pre il  serio  e  il  forte)  risulterà 
r  Ehgiint.a  . 

L' eleganza  dunque  non  è  nel 
secco;  neU'cfièminato,  negli  or- 
namenti inutili,  nelle  tncorre- 
xioni  affettate  de'  profili  ,  nella 
scelta  di  mode  strane  ,  ne'  con- 
torni ammanierati .  V  eleganza 
richiede  giasto  fino,  proprietà  di 
espressioni ,  e  vn  giusto  accordo 
di  queste  cose  col  carattere  àùV 
opera , 

V  V 


\ 


zzò  EME 

L'  eleganza  non  è  precisattCìT' 
^e  il  contrario  della  roz^zezz^;  vi 
sì  0|)pone  bensì ,  perchè  richiede 
gentilezza  e  flessibilità  .  Perciò 
M«ngs  r  ha  fatta  consistere'  n^lla 
varietà  delle  linee  curve  e  degli 
angoli,  perchè  la  flessibilità  d' 
un  contorno  ondeggiante  consi- 
ste nella  varietà ,  e  questa  varie- 
tà costituisce  r  elegtHu:^  di  Cor- 
reggio. 

.     EMERE,  (^Garz^U^  d'y  archi- 
tetto Spagnnplo  ìedific^  nel  1594 
la  Chiesa  parrocchiale  di  Valera 
.con    facciata:  di  4  colonne  joni- 
•cfae .  su  .piedestalli  «   e    eoa    un 
'popgio  ornato   di,  statue  ..  La 
icbiesa*  ha  dei   gotico  ^  V  aitar 
anaggiore  è  d'u»  altro  gusto:  ha 
4.'<mofificr  composite  coti   altret- 

urtante  corinti^ - 

^u  EMULATONE,  sorella  5%via 
"édìz  invidia;  ibaligna.-  E'  qna 
-*gara  virtuosa  che  .porta  alla  glo* 
Tia  •  Si  I  languisce'  senza  qucfstO' 
/stimolo  .di'  sorfiassare  t  più  eccel- 
«Jenti'.'   LMÀvtdia  è  un^  macello, 

-  «T  fntuhttfon^  è  una  corsa  per  sor- 
|xusace'  non*-  già  i  più  pigri ,  ma 

1  pia  valenti.  .  .  . 

~:  Pussioo-  prese  per  rivali  i  gnin* 
-«Baestri  .dell'antichità  Greca,.,  le 
^ueur  si  scelse  RaATaellapifr  riva* 
*  Je  ••  '  Chiunque  intraprenda-  qjQal- 

sisia  opera  ,.  si<  proponga  di  farla 
,  meglio*  di    qualunque  altra:  sia 

«tata  i'atiìi  ntWo"  .stesso;  genere  . 
'>Sv  figuri'  un  concorso*)  in  cui  sie- 
dalo: ^esposte    le  piùi  insignf^  opere 

del  soggetto  proposto.-    I)' .  con- 

-  coerente-  vr  esponga  la  sua ,.  e  con 
comma:  equità  sostenca>  le   parti 

-^  ^( stesso»  de*  rivali ,  e  di^gfu- 

«lice  »   Riconosca  pli*. errori^  per 

.  |.quadi<  non*  ha  conseguito  ii  pre- 

'iiiiO"^  nuora  i  al  secondò  con cor- 

ao*.-  Faccia  maglio  s  ai  Xoro^i  la 

più  graod*  idea   della  <ua-  «rt^  » 


.e. si  faccia  rivale  dell'afte  itfs- 
sa  t  ' 

ENCÀUSTO'  pittura    usat»^ 
d^a' Greci  con  cera,,  la  quale  sj[  ri- 
,  scaldava  fin  quasi  a  bruciàisi  >  e 
.bruciare  è  rencauKta  greco.    Di 
tal  pittura  parla  Vitruvip  p  Pli- 
nio .   E'  caduta  in  dimeaticanza 
.  fin  alla  metà  di   questo    secolo  • 
.  In  Fratxcia  ha  M.  (^aylu^  cer^a^ 
..  ta  dr  rimetterla»  In  Ijtalia^ó|»[  è 

itt  moda^     , 
.  ..ENTINOPO  di. Candii  con- 
tribuì  alla  fondazione  d^  uria  Cit- 
tà così  singolare  qual  è  Venezia  • 
,£gli  fu  trar  quel  primi    che    per 
sottrarsi  dàlie  crudeltà  de^Goti 
SA  rifùj^aronQ  nelle   lagune'  cfell* 
Adriatico^)  e  vi  fabbrico  iin^  ca- 
sa^ che  resrò  sola  pec'alcum  an- 
ni .    Indr  se  ne  /abbyrjcarQn  2^  • 
,  Ecco  il  germe  di  V ene;ciaj ,  Qpc.fle 
-case  s!  incendiarón  t^Jtt^'  fuorché 
quelja  di  Enf ioopo  j   Ik  quale  si 
.  convertì  .ppi    in ,  chiesa  r.  nella 
chiesa  di  S.  Giacomo    a  Rij^to  , 
•cih.'  è  il  quartier  ^piò  agtico^di  Ve- 
nezia.     , 
ENTUSIASMO  è. nelle  Belle 
.  Arti  una,  vìva  impressione*  ecci- 
tata dalla  bellezza,    (^esta  im- 
.ipré^ione  infiamma  kartista  a  ri- 
.vedier^  Incessantemente    le    pro- 
jwcfu^ìoni  bcUe  V  e  lo;  accende^  d' 
.amore r.. di  zelo,    dì   emulazione 
per  imitare, la  bella  natura,,  per 
.  lodare  f^uaato  ammira  di  hello  « 
.<€:  per  sorpassiire  >  più  eccelleati 
maestri .  h^ entusiasmo  è  Tcispres- 
«ione    infallibile' .  dell'  .ingegno  * 
£'  un  dono. della  natuiia,  grade- 
vole e  utile  pqr  chi  lo  ha ,«  é  pei 
chi  lo' cagiona..  a    '  ^ 

L' entusiasma]  Sicema  cou^  età^y 

e;  colla'  mancanza  della  riuscita  • 

.Se  allora  «r  vuole   aflfettarfo^  Zh 

nocivo,  e  ridicolo  • .        ^     ';-  - 

.  ^  Più  ridicolo  i  ia  ^hl^  nóa  l*' 

•ha 


'li  aiiai  avuW),  eirnoilè'dat  a  cré- 
derlo.   Vi  sono   gì'  i|H>criti 'ftn- 

'  .the  iti  questo,  t  qfièstit  ipocri- 
sia è  contagiosa  •-    Il  fatho  enm- 

\4iasltiD,  ch*è   tm' impostura ,    si 

.Conosce  subito  per  la  itio}ti|>]i€Ì- 

tà  degli  epiteti  disusi  e  nojosi , 

^ -e  per  le  esclatfiazióni  studiate  i 
prive  di  sentimento  ^  e  monoto- 

-lie.    t^hi   sente    s*  espriitic    con 

•  dirarez2ft  e%  tttz  maniera  sem- 
pre nuova  •  ^  Come  variano  Itf 
sud  ^nsàzroni  ^  intéressa ,  e  co- 
munica le  sue  ifripressioni .  Ma 
quando  V  emurfand  sì  ripete  ed 

-  e  oscuro: ,  raffredda  chi  io  ascol- 
. .  ta  ;  è  un  commediante . 

I  falsi-  etttuftafrm  sóhù  nocivi 

*  allcf  arti  piò  dell'  indifferenza  cf 
"  della  fredde^zfi  stessa  i  poiché  fan 

•  pas^arcf  ingiastimeRte   per    poco 
^,sensfbiii  Quelli  che  sefitonocome« 
".  itieritan  gli  oggetti ,  e*  ne  parlan 

m  tenore  delle  lot^-  imprésstonr  . 
^  Gì*  ipocriti  vogliono  tinmneg* 

giare'. 

EOS  A^7DER  architetto  del  sev 

;coJ[o  XVIII  ina{zò  la  nuova  ala 
*4iel  CaisteilodI  Kómgsberg,  e  il 

cortile  della  'Zécca  per  ordine  di 

f?ederico' tr  Re  di  Prussia. 
EPISODIO   non   è  tiecessacio' 

,àir  azione  principale  v  ma  néc'* 

*ve  esser  cosi  legato  che  concorra 
;  air  espressione  delP  assùnto.'  £' 

*  perciòt.dif^ttoW  se  nott  lega  y  se' 
e  contrario  air>espfessióné ,  se  è 
tias^o^  e  comico  ,  ^uìndo  P  argo- 

-mento  è  nobile  e  gentile. 

EQ.UESTRE  .  Le  statue  eqiie- 

.  «fri  sontf  le  opere  più  importanti 
Mlst  scultura  y  lì  per  la  gran* 
dezzat  ordinariamente)  colossale  y 
còme  get  esser  destftf^te  alle  per- 
ire più  celebri  f'dthhòiio^  riu- 
ikké  V  amifiiratefOtte  ddla*  poste- 
ahi  per  Peroe'  é  per  l'^artistii. 
^  SefAmvera^cheiAcittmf^ 


ÈQÙ 


iàf 


«'M9et<d'<uaa  statua  equestre  a  Cle- 

:  lia,   o  alla  £glia,di  Valerio  Pu- 

'  blicola  ,  converrebbe  dire  che  in 
Roma  Borissero  le  arti  prima  che 
inr  Grecia  ;  e  questoèinteramen- 

,  te-  fdlso  i   ' 

Vero  è  bensì  che  di  tarate  e 
tante  statue  Equestri  antiche ,  ce 
ne  sono  rimaste  ben  pck:he  ;  le 
principali  sofk)  quelle .  di  Marco 
Aurelio  e  di  Nonnio'  Balbo  ^  e 
^ono  del  tempo    della  decadenza 

'àeìk  Arti  i 

Si  ritilprOvér^r  alP  antichità  ,. 
épdcialmente  da' Francesi  ,*  il  noa 
aveft  saputo  capptesentiar  bene   i 
Cavalli  y  fórse  péf  fare  risakafre 

*  f»iù  k  bellezza  deli'  uomo .  Fal- 
cone t  per'^fiir  primeggiare  la  saa 
^fàtaa  Eduestre  di  •  quei  Pietso 
che  si  cniama  il  GratncJé.,  >ha 
dato  più  iielle  tròii^Sbé;  iacìà  con 
<|uanta  ragione  io  veggano  i  btt«- 
ni  Artisti  Oi8s«^vaeori  delle  tf* 
sfie  .  E"'béo  Osservabile  che  in 
q«iella  stàtiU'  equestre  là  testa  41 
:Vi€tm  il  •Grande  è^  di  Madama 
Collot  allievaf  époi  hùorédi  Fid- 

r  tonetv  .FU  anche  scultrké  Pfp- 
Mrzia  def  Rossi  Bolo^ese  liel 
jCVI  Utùtù  i  h  Qttjrk  peHe^ita* 
ta  e  calunniata  da  un  artisca  ge- 
loso ^hiainato  Ahiieo  i  àhbàndo^ 
ilo.  li  ptofessione  ^  mori^di  do-- 
iore» 
EQUÌLIBRtó.  Ógni  corpo, 

'  le  di  cui  estremità  non  sieno  n- 
ténftfte  d'ogni  parte  e*  biUncicte 

'  sul  lorc^  centrò ,  deve  ne<iesi«rift- 
ménte^  cadere  •- 
Nella  conìipósizioiie  P  eféifitf-» 

.  ért^  (t  Itf  p<mderàzione'  è  Pfrte  di 
distribuir  ali  oggetti  cOtf  disear* 
niajeritO  taie'^  ehe'  u<ia  parte  nOn 
resti  vuoti  Biòrti^  P  iltr**  fA)p- 

fo  piena  ;   tut^a  la^  dssfrlbuzIOtfef 
ève'  parer  naturale  ^  e  qd»  -mi 


JttS  EQU 

Per  J*  cfttìMrio  driJc  figur^che 
-  rappresoti ta»b  uomini  o  aitri  vi^ 
venti,  ; 'convien  consttltaPe' Leo^ 
nardo  -eia:  Vinci,  e  studiar  Ja 
Meccanica*  e  r Anatomia.  JL*>-  • 
quHibrio  dì  una  figura  è  il  rhtih* 
tato-  de'inezii  ch'elfe  «impiega 
pe4f  f^ostenersisì'nel  motO'vchè  nel 
•riposo*  '     '  '      ..■.;.. 

.  Neila  successione  de*  roomenh 
ti  ,  ne?  quali  il  corpo  tsi  muove  ^ 
^^\ì  spassai  :  dair  '  equilibrio  ^lU 
a;ottura  /dt  esso  «quilibrior*  «Onde 
dalia  TotnlrA  deir.e^uilibria  per^- 
^^tto  nasce  il  inoto ,  e  dai-  r^^tìt 
briimen to:  di'  essi»,  e^uiiibno  wtm 

il  riposali J:<  .'..,:-,    ...  ."•■ 

>    li  mbtiaijqiiasta.k'àiipiù   fbiisee 

ipromo  ^  con >  altrettanta  violenta 

■  e  proQtesza.'ii  còrpo   jEietierà^: il 

Jeso  da  una  parte  air  altr»  del^ 
tnea .  é\  .diròxJone  ^ .  k .  ^uale  >  ^ri- 
ma lo  sosteneva  .  ugùaimeiirei  v4a 
'.asnbeie  parti y  •>      •■  '.  t.  ^.  '-^  V 

4Ìij»endeiiite  tutta  daiH  artàtonttja 
.'«Italia  meccanica;  dascoKOi^He 

Arti  pric^ipj . celati»,  -cl»é.  produ-^ 
«cono  'Dell&.opete-i  qtielle  toUezte 
:  t^ere  di  ^e^essiooc  y  di  -varietà- e 
-  ìàì'^ycne  natiiéaliy. che  «itala  pro- 
'fposìto  hanoto  ila-^  denominaKione 
-'OSpira^di.sa»  :fa  che \.  .  '^  t- 

Il  minimo    cangiaimeuM^  nella 

:$ituazio^e  d' iln  meitibi-o*  Mda  la 

.  ci^posizione  negli  altri  v-  .^^sfi&'è 

>  determinacio  dalla  giusf!^»!  pÌMpd^- 

^  .zione  deUe  parti ,  e  dall'  ibitfidi- 

mede.'  moyimenti.  P)er<?rò*«e  uà  a 
s  iìgur»  ben.  confotniata>^agiice'  na- 
'  tantilnnente  9  '  dà  idea  di .^kciliti , 
odii  grazia  \\  e  dell'  espressione^  d^I 
% itoó^ itìtcono .'>  •••.-!  .  ..'  ('  -'4 
^  .  EQUI  VOGO  di  ^uahfttifwe'spe- 
V  ^è.  aia  ^  ,  e  *  vi;  /ne^sono  di  ^moke 
:: ^pircìco,    va  sempre .  atteticaiEtieaFte 

ERISICTX)!^  %liovdi  CtOfb- 


pe  incoTtilnelè  4i|\^i^iso)a  ^dé  Dcw 
los  il  téiì^io'  d'  Afoik)  9  '«iie  Ini 
noi  ingtiaiiditof  ^"Spetfe  di  fitte» 
la  Grecia,  e  d4v<^iie>oilode'*DÌÙF 
famosi .  Conteneva  fra  le  wtro 
rarità  art' altare  mirabile,-  tutto 
èk  c^rna  di  idìfTereitti  bestie  coff*< 
gegnat^  insième  senza  -  adcra  k*^ 
game  j  .  r    '.        ^  i     ,  : 

ERMODORO  di  Sallkinìnaée-» 

ce  pef  ordme    di  Po^^ttmio- Me« 

telio  al  Ten^^di  Gk>ve>Stato« 

re  ittn  >  portico  con -9  dol Oline»  ^' 

avan.ti  e  da -dietro,- e  con  liisai 

due- fanelli ,  e- tanto  lon^-Mè  dal 

MUK)  «kill£i  cella -^ttfifito  il' :Jovo 

4(iter«E>ioif«io  «  €li  4d  attnbaìMe 

anche  <  il <>  woti^w  di  -^MarM  >  lìbi 

Girco  Piaminio  i^^For^  di^ioim* 

^e*  ^artlar-<y>céroée->'éOkMenoiieM^ 

'  '  Atcbttettor'^rén  <cfi^aet«i  der  - 1«3  ^aa^ 

^miiiionii'  ck  tirr)  portt)i  di  ifianai  e 

"V  BRMp<StìNÉ  -d?;Alflb«id»Tfiw 

-ee^'liiii  lieo  uni  ioem^io'  ^di^Booto 

^i'tmo  -  colonna u}oh>fC|ie"'senaa 

Hktro  e^Mnza-^Uà'i   ^O"  restai 

ancorarle  mitfey^e  «r^^ìiiJosservaa^ 

4e  basi  seasa'plinto ,  e  l'eapitelb 

colle  volute^an^dliafi .-  I^gli  ère» 

.«e ;'in' Magnesia  hèirAI^Wiho- 

re'  un.v  «empio  a  Dianat'  pirinota^ 

'  te  'd^•òtKime' Ionico  con.poni^ 

.p^eMJodipitìro  V  dioè  him  dop^iib 

alaiO'  *.  'consÌ5rbttt4ir>$'  k^i^ontneid' 

avanti,   e  altrettaiire>^da  (da«!tro\, 

e 'in  t^  'pevQ^f  illatòV  ""^^o^^he 

e  guardato   df  ^cia'  '^  pa^  va  '  ^con 

^  akit^oppie'"^  menerò*  le  »reiL'iskm^ 

•  pjnnvLauiiMsIntJa  tt^^^e^e^otoH'- 
-'ne  '  ^eil  nniro-^ieUa^'iCeHa^^ra-  dà 
>  due  inttftcdonfij  u  '  '  Vhni^è  lotta 
.  molto* (Enae^tii»  per *) infilata»  io- 
^  vth zione:  eeonomioa .^  ionibdai' v  ^^ 
'  'maeÀtosa^  1  eri  looledb^wiclsie  ^v>  il* 

•  tve  dsspasiiioiiÈ^r'pèì  ie  ^qbatìrcgiU 
^  neser  èella^l'  avcbiiettàra:  nebsr^i- 

itemn^itacoca  della  i'$na>jpiàiQÌtà- 

scri^^ 


lei  toono  quasi  tutti  ^ii  artisti 
fatichi'-  Ognuno  $6rwftv&  0U 
guanto  avea  operai»  a  e  n«  dava 

conto. 

.  £ROI^più  clic  juofiùni»  Nel* 
la  ioro  gioveatù  non  .^no  Apoi- 
lini  i  ma  Antiaoì*  Nella  virilità 
non  Giove  Olìmpico,  ma  non  la 
cedono  che.  a  Giove*:  Diomede 
cozzerebbe  con  :Marte  ».  La-  loro 
veechiaia  è .  maestosa  senza .  verun^ 
segno  di  decrepitezaa  •  In  ogni 
età  le  ioro  forme  sono  grandi  ; 
r  artista  vi  njegiige  le  picciolez- 
wp  delia  debolezza  < .  Poreament^ 
semplice  $  ben  lontano  da  ogni 
affettazione ..  Statura  alta ,  dun* 
tfoe  testa  piccola  :  una  testa  gros^ 
sa  convertirebbe  Ercole  in  un  gb- 
gantfr .  Espve^one  senza  altera- 
zione; la  foro  collera  non  dege- 
isera  in  furore ,  il  dolore  di  Lao- 
coonte  non  defgrada  la  sua  bellez* 
sa  .  Se  4|uel  Sacerdote  presentas- 
se un  viso  orrendo  «  non  sarebbe 
|nùiun  eroe  «  ma  uno  schiavo  a- 
guzzinato  alla  catena  9  V  eroico  è 
ftl  diisopra  dell'uomo  « 

ERRARD  CCarlo  )  n.  x6o6m. 
31^89  fu  scelto  "per  direttore  dell* 
'Accademia  di  Francia  che  Luigi 
QCIV  stabilì-  in  Roma.  La  sua 
shiesa.dftll- Assunta  in  Parigi  è 
inarcJùtettonicA . 
-  £R WLNf.  di  Sceìmbach  m.  133$ 
ktyocò  2B  anni  continui  alla  Cat- 
•cedraie  «  alla. Tórre  diStrasburg • 
«Fra  le. opere  di  Gotico  moderno 
«questa. è  una  delle  più  strepito- 
-ms  .  La  facciata  è  alta  240  piedi  , 
ve  la.  Torre  vi  si  ^ergotsopra  334; 
londe  la  Torre  è  alta  574 .  Essa . 
'Torre  è  quadrata  in  tyttaiaiac- 
.'ciata  della  chiesa  ,  e  ai  tre  lati 
sporgenti  in  fuori  tutta  traforata 
-a*  ;^oeiio  ;  divien  pot  o^agona  a* 
^ota  :d^  ogtti  .dove  9  .e  iSceoropa- 


ERW  2i^ 

gàata  da  a  scale  esterne  forate  a 
giorno  ;  analmente  si  fa  conica 
con  una  lanterna  in  cima .  Le: 
colonne  e  le  sculture  vi  son  pro- 
fuse ,  e  fanno  della  fabbrica  un. 
merletto  . .  Entro  la  Chiesa  è  la 
atatua  di  Erwin  .  Gli  ornamenti 
dei  fregio  fan  conoscere  il  gusto 
del  secolo .  Un  porco  porta  V  ac* 
q'Ua  santa  seguito  da  molti  altri 
porci  ,  e  da  asini  vestiti  tutti  d* 
abiti  sacerdotali  ;  Viene  una  pro- 
cessioae  di  scimte,'una  Volpe  in. 
Ufi  reliquiario,  una  Monaca  par- 
torisce a  canto  a  un.  monaco.  £ 
fu^ti  altri  strambotti?  Ad  Er-. 
win  succedette  Gio.  Hiltz  di  Co- 
lonia ,  il  quale  prosegui  la  Tor- 
re r  che  fu'  terminata  àel  1449  da 
un  Architetto  di  Svevia  di  nome 
ignoto  • 

Si  crede  che  i  Uhrd  Muratovi 
^lerivino  da,'  veri  mufatori  della 
Torre  di  Strasbur^  9  i  quali  p£t 
la  loro  maestria  furono  consultati 
per  le  Torri  di  Coionia  9. di 
Vienna ,  di  Milano  éc.  Eglino 
fecero  óaìU  leggi,  e  formanmu- 
na  specie  di  tribunale  |>er  deci«- 
der  te  questioni  su  le^  fabbriche 
che  si  facevano  altrove.  Quiftdi 
•i  Murfto¥Ì  cerimoniosi ,  e  -  mi- 
steriosi ,  i  quali  vantano  ugua- 
glianza e  carità  « 
:  ESAGERAZIONE  è  viziosa 
tda  per  tutto^^  nelle  /orme  ,  hell* 
espressione  «  né*  movimenti.,  ne<i> 
gli  effetti .  Niente  dev'è  compa- 
rir esagerato  dal  punto  di  veduta  • 

ESCOBEDO  XGao.'):  monaco 
Gerolini^no  istruito  nella  Geonie- 
•tria  e  «eir  Architettura  riparò 
per  ordine  della  Regina  Isabeils 
li  famoso  acquedotto  di  Segovia 
sua 'Patria,  opera  Romana/  Egli 
Jk>  ridusse  a  tre  ponti  più  utili 
che  magnifici ,  per  i  quali  distri- 
fauì  i'  af  qua  nella  cittt  «. 

.  p  3        e- 


.  ESECUZIQNJS  ,  Non  barn  u 
dìtar  cose  Mie ,  JbisQgna  che  six^ 
no  ben.  fatte  *  Cosi  fissano  me- 
glio lo  sguardo ,  piacciono  jpiil  ^ 
interessano  f 

ESPOSIZIONE,  P^r  quanto, 
bello  «ia  un  oggetto ,  ^e  non  è 
ben  situato ,  non  spicca  '•  Onde 
gU  Artisti  debbono  bacare,  ail'^ 
ésposf^iofff  delie  loro  opere ,  p 
iàrl$  convenienti  al  luogo  e  ailt^ 
cir(postatize>i  Gran  vantaggio,  s^ 
^  può  sceglier  i(  ^to  •• 

£•  fspòstTjqne  delle  Opcw  ai 
gi\)dÌ2Ìp  del  pubblico  B^antiene  i* 
emuias^lone  degli  artisti .  In  questo 
occasioni^  1*. ignoranza  moltiplica 
r  giudizi  assurdi»  l'intelligen^ 
1»  e  il  gupto  rettifiea  :  dal  coi>^ 
corso  d<ìl  gusto  e  dell'ignoranza' 
si  foripa  quel^iiidizio  e  ne  #  ai 
talènti  il  Juògo  che  ttierìtano  . 
Queste-  f^^siìt/'oni  diverrebbero 
più  utili-,  se  vi  si  mettesse  a 
canto  qualche  capo  d'opera  di 
qualche  gran  s^aestro.  Che  fuoco 
non  aentirebbero  i  gicyvani- vederi 
si  rivali  un  Raffaello,  un  Palla* 
diol 

ESPRESSIONE  dègfi  affetti  è 
de'  sentimenti  interni . ,  Ogni  vi- 
vente :ha  sensazioni,  e- ogni  Ar* 
lista  è  obbligato  ad  esprimerle. 

Anche  pgoi  eorpQ  non  vivente 
h»  il  ^uò  particolar  carattere ,  « 
anche  questo  flève  esser  (espresso 
dali*  Artista  •  L*'  Arte  non  sqfh^ 
niente  d' insigirig^antc , 

L'Artista -m^n  può  dare  alk 
«uè  fi^pre  che  V  espressione  d*  un 
istante.  Non  può  fissarsi  questa 
xappresentazione  istantanea  ^nza 
Je  idee' del  passato  e  deiP  avve-; 
nire.  Lìì  mente .uipana  è  in  un 
irioto  perpetuo  dai  preterito  al 
presente ,  e  dai  presente  al  futu- 
ro. Questa  ondulazione  divien 
f\ii  rapida  quando  loegUo  ^ appc*^ 


jseatato  i  Pcjgg^tto  ^  D^ch^  |14 
eccitato  dalla  puipa  illusione^  ni 
concepisce  loegiio  il  jnovime^tqt. 
della  figura  ben.  iniitata.,  .  ^  ^ 
Deve  l'artista  osservare  conti-^ 
nuamenite  nella  natura  .vivente 
pitu  ie  gradazioni  relative  alle 
età ,  al.  sesso,  agli  ac^^identi ,  aj« 
le  circostanze  ;  deve  studiar  .gli, 
nomini  ne*  piomen ti  delie  affezio-* 
Ili  piii  dolci  e  delle  passioni  pi(i 
violenti .  Allora  sapra  rappreseaìf 
tare  la  vera  espressione  ^^lì^'% 

jgctti .  :  :       , 

Ma  non  Basta  die  V  espressici 
ne  sia  vera  ?  giusta^;  ha.  ^a  es-^ 
sere  in  tutte  le  parti  convenien.-^ 
te  air  argomento  dell*  opera .  T«tV 
te  1^  figuri;.,'  il  sito,  gli  episo-»^ 
di ,  gli  accessori  „  il  tono  gcoe^^ 
raje  ,  le  tinte  particolari ,  ,ii  co-j 
Jore  ,  i panneggiamenti,  tuxtode? 
ve  contribuire  a  fortificare  V^^ 
^pression  prindpaie  per  far.  pene-r 
trare  allo  spettatore  i-  sentimenti 
che  l'Artista  si  è  proposto  di  ce  t 
citargli .  I.e  bellezze  stessie.,  fie 
aono  contrarie  a  questo  scopo.^ 
divengono  difetti  ,>  perchè,  soa 
iuoii  di  luogo. 

Ma  per  comimicar  sensazioni;^ 
bisogna  riceverne  ;  e  per  ric<i- 
verne  bisogna  esser  sensibile  ,  itfa 
ben;  sensibile.  Ognuno,  è, scnsir 
bile ,  ma  rari  sono  l  ben  sensibi- 
li, perciò  rari  gli- Zittisti  eccelli 
•lenti,        •      •      . 

RaflEaello  sorti  dalla  iiaiura  Un 
na  sensibilità  la.più|>eQorgaoJ4« 
^ata  .  Egli  non  poteva  esser  tocr 
cato  che  da  cose  espressive^  Cof^ 
c:epì  le  prinie  idee  dell'  esprpfjip* 
ne  figurata  n^l  veder  le  opere  di 
Masaccio  9,  e  i  cartoni  ai  Leo- 
nardo da  Vinci^..  Studiò  poi  la 
natura  in  tutti  i  suoi  aspetti ,  « 
particolarmente  le  .aifezioni.  in*- 
i9(n£  «he  si  espiififooo  n^L  cqi^ 


<  ' 


èer:  Ha  stia  prima  «ura  Ael  còrri^ 
font  un  quadro  -fra  V  espressi o* 
ne  ;  cioè  esami narft  quali  |>assio« 
ni  doveano  aver  ie  persone  in  ge« 
Aerale  ;  xndi  'calcolava  il  grado 
di  queste  passioni,  e  determina* 
Va  le  persone  aUe  quali  con^cni^* 
ta  darle  ;  ^  quali  «pecie  di  £gùre 
dovea impregare,  in  qtial  nuÀiero  i 
é  in  <]tiaie  distanra  dall'oggetto 
^iaCìfzìt ,  affinchè  dessero  più 
risalto  ^m  assunto  .  A  questo  efr 
letto  concepiva  T  estensione  dejia 
sua  opera,  dejterniinaVa  la  gran» 
dezza  dtL  campo ,  i  rapporti  ^cam« 
bievùli  ^èir •espressione  ìdell*  og^ 
getto  primario  e  •  de*  principali 

f  ruppi .    Considerava  se  Fazione 
d^un  istante^  o  al<di)à  ,  se  ^ 
d'-un^ espressióne  forte",  0  debole , 
o  temperata;  se  è  preceduta    d^' 
flùalcir^  avvenii^ento ,  o  ^guita^ 
da  un  bitró;  se  k  scena  era  tran- 
quilla o  tumultitosa ,   lieta  o  te*' 
tra ,  ordinaria  o  singolare  9    gra? 
à^vcXt  o  lugubre  ,    Fatte  queste 
riflessiotri  sceglieva  il  piò  neces- 
sario per  disporre  il   ^q'  oggetto 
|tfrflcipalè ,   e  gli  dava  *  la   più 
grande  verità  e  chiarezza .  Met- 
teva poi  le  altre  cose  secondo  la 
Jòro*  importanza-;    le  meno   im- 
portaifti  eran  le  ultime  :  In  que- 
sto modo  le  stìeoper^  non  man* 
c^ron   mai   di^  parti    essenziali  y 
non  ebbero  niente   d'inutile,   e 
iJ  bello  vi  spicca  sempre  .  Quan- 
do passava  a  ciascuna   figm-a  in* 
particolare,  non- vi  cercava J*attì^' 
tudine  più  pittoresca,  ma  riffe t-* 
tavaquef  che  accade  enfro  un  uo-' 
ffio  iti  circostatiza  simile  ^  Pensa-' 
va  poi  a!l*  effetto  di  tale   o  tale 
passione  sul  personaggio  che  rap* 
jhtssntava,  e  qual  jatte  del  cor-- 
pò  dfivea  esser  mossa   per  espri* 
merla  "^  se  a  quella  patte  dava  più' 
atlonc,  le  altre  che  non  vi  tra^' 


ESP  a^j 

fio  ft^essarfe  dovean  esser  in  ri* 
poso.    Perciò  ne' suoi  quadri   ^i 
ammirano  belle  le  fig>ire  dritte  e 
IrafiqQtll^  come  quelle  che  sonò 
in  moto .  Egli  oflFre  varietà  senza 
contrasti  ricercati,  passioni ^vio* 
ienti  senza  amorfie  e   senza  bas* 
sezza  :    ha   talvolta  espresso    ut) 
affètto  coi  solo  movimento  di  ui^ 
dito  p    ^^ft  far  uso  dì  cose  ch^ 
non  eran  buone  se  non  perchè  a 
jpvoposko.   Niuno  ha  saputo  tro- 
vare al  pari,  di  lui  il  giusto  g^a** 
do  del  né  di  più ,   n^  di  mene  • 
Tanti  altri  per  espriniere  una  ^as-» 
$ioiie  forte  hanno  fatto  frenetici  ; 
e  per  rappresentare  soggetti   pla-r 
cidi  e  tranquilli  son  caduti  neli% 
iiKensibilifa.  gelata.    Egli  si  a- 
atesine  dì  rappt:eseatare  un^azfo^ 
Ite  terminata .  Chi  cammina,  fàt^ 
to  un   passo  posa  il  piede,    nè;^ 
può  far  àìtvo  che  ricominciarne', 
ifn  altro;    ma  questa   attitudine 
non  fa  tanto  efletto  quanto  quel- 
la che.  è  attttalnjen^  in  azione  f,  ' 
e  che  noit  ha  ancora  ^Inpito  il 
passo  {  con  questo^  mezzo  è-ahchéi 
in  moto   J'  immaginazione  d^lì» 
spettatore  ,  iaddoye  jfcsta  fredda, . 
se  la  figura  è  oziosa-, ,  Per  pvitar 
le  patti  oziose  y  égIÌeJ>t^q  r  ac*' 
cortezza-  di  nascondcf Ir  ;^  *^sC:Or'  « 
se  una  mano  ^   nn  piede  f  ^aflin*  . 
che  non  faeeian   cattivo  .cffetta. 
a   quella  che  haii  'da  coiripyfrjp  :^ 
m&  noa  ha  ciò  -praticato"*  *HeiIc 
sue  figure  ptkróipaliv  Si  trova  in- 
soakna  T  indolb  'jlJ  H^^acllo,  •  Jn 
ogni  -sua  ópei^,  in  ogni  gruppo  , 
ih-  ciascuna  *BgiH*a ,   in    ciascun 
membro -i  in*  ógni  articolazione-,  j 
e-  fin  ne^  Capelli-,'  <  nelle  vesti  , 
Sfi  fa  .paitlafe  'qualche,  sua  figura , . 
si  s<5nopre  se  sia  ia  .calma  o  agi* 
tata:   qàdlà,  che  pensa; par  vera- 
mente una  persona  pensietosa  :  yX^ 
si 'distinguono  tutti  i  ^fadi  étilt 

P    4  pas- 


f  a^gipnj'  ,,^  <^  n^4pto  d Iffcrciif f  sta* 
Ù^,^  principio  ,  dèJ  più  àlttìpe- 
ràc^ia  j^  1©  del  fiòe .     . .     / 

Ma  .piiinq  juò  d^are   ftucfl    che. 
non  ha .  Raftaellò  àvea  uh**  òrga* 
ntf:7^ion0^i€;e,  ndbiJi^ente  s^n- 
sjbye",.  Q-,  cpttQ^'piya  mttd  in  M- 
Jtj  j:  c^p  -jenergfa  -, -^  con  elcVi^ziÒT 
iw?  or|d§  coptturjcava  iè  sue  qu^- 
ii£à  <all«  5ue  produzìpni .   L'  au^ 
tore  si  maniresta  nelle  sue  Òpere . 
Dallo  stupido  che  ha  da  uscirei 
stupidezze  .  Artisti ,  giovani  ar- 
tisti ,  sperimemtetft»!'^  «QaQ«^.«l^r 
vi  :  se  non  vi  <sérif  ite'  ben  'sensi- 
biJi  per  esprimere  le  affezioni  de' 
viventi  ,  datevi  a  cose  inerti,   ji* 
mobili ,  a  vasi,  a  prospettive ,^a 
paesaggi .  Se  non  avete  vivezza , 
non  r  avrete    nemmeno  col    co- 
^ndans  ad  averne  •    Gli;  sforzi 
w^fc  artisti  non  pròdùcpno  'ch^ 
^pais tedile  caler  di  testa  . 
.:  JESTREMITa;  .  Le  mani  e  } 
4jJ^i  s^iji^f,  organi   ÒX   cspressio- 
j|^  ,.  c][^  ^ben  ;^ccordati  con  Quel- 
li» jÌl^X ji\sfì ,  contribuiscono  é  ca- 
|rM?«iri^ZAr.  le  figure  , .  $<jno   sif- 
fcct^ibili  di.grfzie,  di  gioia^  di 
^ojbre':.    U.LaocooBtie   n'è    una 
gran  prova'.  - 

jG11>  artisti  incontreranno .  con 
"dii6fìco}tà  piedi  belK  >  ^pi^cia^men- 
^  di  doline  ,,.gua$(ati  dalle  mo- 
de ideile  3carp&cQA  tanto  loro  in- 
.oomodp  * 

ETJERIO  Archit^lsto  del  Vi 
li^9oJi9  fnolto  favorito^  da  Anasta- 
sio!. Imperator  d'Oriente,  giun- 
gi fin  aa,.e9ierj|e  c^n^igliere^  di 
■St^lQ^  ,Eg]i  pdificÀ  nel  graii  Pa- 
.IttAQ  dì  Costantin0j(x)li  una  sala 
cbiiamaita  CalfiJ^^^^c  fece^ancfie 
iCQstcuif e  ^  màtàf^ii  'dal  mare  fin 
'.a  S.eiUB9ÌM:ia  peùc  impedire  le  scor* 
>cerie.jde'rBiilgarìy  e  degli  Sciti". 
J^ipai^p  mutile . 

E^PAUNO  daMegarà  trt* 


forò  a.  Sàinb'  unT  mbntt  )5ér*^ìf 
un  tnijlio  pet  fitvi  u»"  esitrmìtté 
largo  ». piedi  4  cosfcggiàtty  dà^ttm^ 
canale  proftmfld  fo  e  Ilirgc^3  ptì^ 
condurre  1*  ^tfua  in 'città  V"    • -^ 

EUPOJLEWO  d'Argtt  fèbbH^ 
co  nell*  Etibea  tinf  insigne  tem^pfci 
a  Giunóne  V  àttfcchito  di  coton-i 
ne,  disoultutes  fra  le  quali  sjpié- 
cava  la  statua  defla  Dea  di  ^tìirt 
grandeiìSa  5trttorc}iharia ,  tvttà  d* 
oro  i  é  df  àVdriò  j'  opera  di  Pò^ 
licjete 

.  EU|IIA|-Q;,  e  IPERBIO ,  due 
-ìratefli  5-4  primi  a  far  mattoni 
in  Atene,  e  a  costruir  case .  Pri* 
ma  si  abitava  nelle  capanne .  Ma 
Coloro,  come  tanti  altri  che  Pli- 
nio spaccia  per  inventori  d'  arti  ^ 
non  sono  forse  che  nomi  simbo- 
lici .  Euri  alo  significa  spaziosor'^ 
cioè  pribiadeTIe  fa^bri^^^kf  vi» 
vca  in  campagna  aperta  .  ^Péi^ 
fn  alto,  a!  dt  sopt^-dd  piatft&n» 
ten<y,  ecco  fa  casa.  - 

•  Inventor  della  malta  Dokie  &* 
glia  ài  Caeld.  Ihkroà  cemefffO'^ 
<:ae!o  è  cavèrna  ? 

Ginàn  C  aj^'tatttM  àel  fuot9^ 
figlio  di  Agrtopa  (  irefvàfgtVy^in* 
ventò  in  Ciprea  le  tegole  9  «  Ui 
fusione  de'^metalli .  Cadmo  C  ft»" 
pfdo'y  inventar  a  Tebe  iì  #agli5 
delle  pietre  ;  Tti^ont'(,yfcMtìfy 
inventò  le  munr.  Ciélopi  C  ^W'- • 
céro  )  Invéntaron  le  toirrì .      •  " 

Non  è  in  verisimile 'ishe  «fuesti 
nomi  ed  altri  d^'prinn  inventa- 
ri delle  cose  piò- utili ,  sieno'AO^ 
mi  di  cose  e  non  dipetsone*. 
Difffciiménte  si  sauna  gP  int«n~ 
tori  deltó'  cose  'più  imporftflHiy 
perchè  liiuna  1è  stata  •  idvekitttl^ 
tnttz  intera  dii  irti  solò?  ^Ità-'è 
ordinariatnetite  xin  Ètggntgm0  d' 
invenzTOttcelle  di  pie  pefsòAe  ^  % 
rultinià  maihyÀ  piò  imprei^l<MK 
della  pfiiàà  .  •  -'    ^'    -•  -      ^     '  . 

EU- 


'  EMRITMIA  è  la  corrispon* 
«kinzÀ  unifpcme,  ài  parti  simiti  e 
^atP  da.  un  iato  come  dall' al- 
tta  ,t  t  «ixnflinente.disposte .  Que- 
sta disposuioBc  ,piac6  ,  Derchè 
scuopi^  subito  r  insieme  deir  og- 
gjKtto^  Ma  ci  piace  anclie  ia  va- 
rietà .  Qtlde  r  Euritmii  non  de- , 
Vi(  aver  luogo  che  in  Quello  clie 
»i  scuopre  in  un  colpo  a  òocfaìo , 
ni  una  facciata  ^  in  un  parterre  . 
M%  ift  quello  che  si  ha  da  veder 


E2;q  aat 

successiyaincnte, .  ella  è  insotfri^ 
bile  :  ivi  sia  Varietà .  Bada  perde 
ai  disegni  :  incannano  ;  si  Védo^ 
no  ad  un'  occhiata  v  T  turhmié  vi 
sta  a  maraviglia ,  n^a  in  realtà  è 
il  contrario. 

EZGUERR A  (  dietro  y  )  m- 
ijjtft  architetto  Spagnuolo  di  mol- 
te chiede  considerabili ,  e  special- 
mente in  Malpartida ,  e  in-  Pla-^ 
sencia .  Il  suo  stile  fu  cotico  mo- 
derno . 


<  • 


''ttmit^mm 


m  h 


et   *i^w*<«»i 


J  1 


tAB 


j     • 


Fabbrica*  pivece  dì  fabbri- 
che regolari  e<di,palaj^zi  che  so- 
no gli  ornapiei^ti  delle  città  ^  la 
Pittura  ama  le  ruine,  le  capan- 
ne »  ie;  baracche  sì  per  oggetto 
principale,  come  per  luogo  della 
scena  ,  per  ornato  dti  fon  ciò  %  t 
per  abbellimento  de^  paesaggi -• 

La  causa  di  4iuésto  bizzarro 
igusto  èy'  che  una  fablfrUa  rego- 
lare per  quanto  sia  ricca  non  oi^ 
ire  c}ie.  uniiòmutà ,  che  ben  pre- 
-sto  6Ì  rende  inditfèrente  ,  e.  poi 
annoia  t  Laddove  le  distruzióni 
presentano  accidenti  it^numerabi- 
li ,  che  esercitano  il  talento  dell' 
artista  »  e  dannio^  allo  spettatore 
varietà  ililetti^voli^  In  fatti  è  un 
diletta  vedier  unione  di  pggetti , 
che  .'fiori  debbono  iacpntratstt  in- 
sieme* Alberi  e. piante  cresciute 
tra  ruderi  e  tra  macigni  fan  ven- 
der il  tempo  di  quél  disordine.^ 
$fiaìi/^  %xixstzt^  da,^  frammenti  <Jli 
colonne  9  di  ijol te*,  di  stàtue,  ri- 
AettoiK»  coloritila.. verdura»  tp- 
m  di  materiati  inveccJb^|)i  e:  ai;* 


ricc)iiti  di  una  varietà  éì  iìhìh 
favorevoli  alia  pittura*  Per  queste 
ragioni  vi  sono  Pittori  soltanto  di 
ruine  e  di  .capanne .  Per  ia  stes-> 
sa  ragione  il  lusso  affètta,  dtsoti^ 
dine  s  precipizi  e  povertà  ne?  già»^ 
diiìi  dttxì  ali*  Inglese  o  alla  Cr- 
«fj-f  5  ne'^qniiali  ti  rao^esentanza 
della  miseria  e  diM  irregolarità 
aguzza  d  ricchi  il  piacere  dellfe 
loro  sontuosità  -, 

Ma  qualunque  specie  di  fabbri'^ 
ca  il  Pittore  introduca  ne' suoi 
quadri,  gli  bisogna  sempre  po^ 
sedére  un  buon  capitale  -  di  Pro- 
spettiva ,  e  di  Architettlit-a .  -te 
arti  del  disegnò  sono^  {>uon e*  so- 
relle che  si  ajqtano  scambiWol-» 
mente.  •    -      i 

.FABBRICA  nert'. acqua.  Le- 
vato iìfànj^o  dal  fondò,  si  pian- 
tano due  nle  dì  pali  paralleli, 
distanti  a  propòr2i*bne  dell' ttkeì- 
za  del^acqua  ^  e  si  tìendono  s^bìili 
con  traverse/  Per  Uejscanalatuie 
di  essi  palr  «'infilino  favolerai 
pqntati  in  vgiù.  .QMCVto  incwsi^ 
-  ■  ■     '   •   *  '   -  ttieuL. 


4ff  FAft 

mtnta  tà  rieospi^  4i  Sirgìlh  farn 
0urgaU  da  sassi  «  d* arena,  e  si- 
batte 'e- ribatte  strato  per  strato 
finché  siasi  ^or  d^^oquà.  Que-* 
sto  iocassamento  è  impenetrabile- 
all'acqua  •  Lo  spazio  cosi  pircon'* 
dAlo  51  vqota  |  e  vi  si  ^bbrica  • 
-  FABBRICARE  QArfe  ds")  è 
V  arte  di  eseguire  ogni  sorte  di 
edifici  ,  e  di  wietter  in  opera  i 
/differenti  QUiiteriaJJ convenienti  al* 
la  ìqr  <:ostruzione  »  Uaru  di-  fab^^ 
brÌQ§re  è  disiata  dalj'  architetti-  > 
ra  t  e  dalM  scienza  delh  costru- 
zione ^.V arte  difahkrkfln  è  na^ 
ta  dal  bisogno»  l' architettura 
dal  piacere ,  h  scienza  della  cot^ 
struzione  dall*  uno  e  dall'  altro  ^ 
e  àsàV  applicazione  dei  calcolo , 

V  am  di  fabbricare  dovette 
precedere  T  architettura  ;  il  farsi 
ricoveri  sicuri  e  solidi*  nacquei 
firtma  deli*  arte  d' abbellirli  :  ìotf 
se  ^questa  nacque  da  quella:  da' 
nostri  bisogni  A^aiscono  i  nostri 
piaceri , 

'  Le  varietà  òtW  arte  di  fabbri' 
cave  provennero  dalla- varietà  de* 
fliateriali  n^essi  in  opera  .  Sicco« 
ine  i  digerenti  generi  di  costru-> 
zicoie  futon  i  primi  modelli  deli! 
architettura ,  i:osì  ie  diiTerenti 
specie  di  pietre  »  dì  legni ,  e  «d* 
altriNnateriali  fijron  Je  prime  ^au-» 
se  dell*  arte  di  fabbricare ,  > 

■  Ne'  paesi ,  dove  erano  »tWe  »  V 
Éru  d$  fabbricare  impiegò  ne' ri-. 
Goveri  dell'uomo  i  tronchi  degli 
alberi ,  e  i  rami  intrecciati  ;  1* 
arte  della  carpenteria  ne  ranaz- 
2»np  ben  presto  le  forme  »  e  tre* 
vò  i  mezzi  di  4ìs)^x\i  colla  mag* 
gior  solidità  « 

;  Gli   abitanti    delle   campagne 
non  tardarono  a  imitar  le-  caver-- 
se  scavate  dalla  natura  mettendo' 
pietre  sc^rà  pietre  .  L' industria  » 
Sglia  àtl  bisogno  e  dell' esperieiH. 


FAB 

•    ' 

za  9  itisegflò^ji  squadranie  per  per^ 
le  più  fàcilmente*  in  oper^ ..  Lc« 
differente  natura  dtW^  pietre  s^, 
condo  Ja  loro  grandezza  o  du^. 
rezza  sug^ri  ,.d'  impiegarle  io 
gran  massi  9  i>  di  tagliarle  ia^  qua«^. 
Brelli . 

Dove  i  legni  e  Je  pietre  eraa^ 
rare»  si  pend  supplire  colla  ter«^ 
ra,  e  si  tbrm^ron  le  pietre  £^tU: 
zie  dette  rtaattQni  f.  Da.  principio, 
i  mattg^  furon  crudi  seccati  ali 
sole  ;  poi  si  cossero ,  e  si  Kcero 
duri  come  pietre .; 

Dalla  combinazione  di  queste 
tre  maniere  digerenti  si  è  forma*:, 
ta  r  arte  di  fabbricare  in  pietre , 
in  mattoni,  m  legno.  Talvolta- 
in  uno  stesso  edificio  si  fanno 
entrare  (utti  e  tre  innesti  mat^* 
riali  ,  ^  *  .     j  " 

.  l  (nontyneati.  più  antichi  -che 
ci  sono  rimasti  o  riferiti  ^dallai 
Sitoria  sono  della,  più  ^tu|»eiid^. 
costruzione  in  pietra  ;  sia ,  che  i 
fragili  sono  obliati ,  o  che  Je  iso-. 
ciet4  nas(:enti  sono  più  portate  al 
grande  e  ai  maraviglioso^  come, 
più  vicine  alla  natura  che  ha  lorQ 
comunicate  le  sue  grandi  impresv 
^ioni)  e  le  ha  ^itkU,  a  vaste  im-. 
prese  eseguit^e  eoa  facilità  sor- 
prendente » 

GliEgizj  passan  per  i  primi  cbje. 
fabbricaron  i»  pietre  di  taglio  .  Le, 
immense  loro  carriere  di  maraai' 
li  portarono  wd  inalzare  que'mor 
numeqti  eterni  d'  orgoglio  dove, 
i  iore  primi  Re$i  seppellirono  cori, 
tutto  '\\  loro  nome»   Le  Piramidi, 
dopo  4  mila  «ani  esijiieoo  ancor^ 
ra  intatte!  -e  i  masrì    senza  ce-, 
meato  sono  ^  ben  connessi  che 
non  vi  si  può  introdMrre  la  più, 
sottile  lama*  V  arte  di  fabbrica^ 
re  consisteva  allora  a  trasportare 
e  a  squadrare  pietre  enormi  ^    II. 

^iìx  gran  merito  era  aoI.  pi^  gF^a^ 

vo- 


Finir 

vtAntaé.  Tutt»  é"  un  j^elo  em 
)ft  Cappella  del  tempio  ài  Lato-* 
na  a  Botti  ,  e  th-ava  per  ogni 
yetso  68  piedi.  Anche  la  coper- 
tura erA  d'una  sol j)  pietra  grossa 
7  ;  ^  Questa  mfti^s.9  fu  trai^portata 

5cr  600  miglia ,  e  tutta  vuota 
ovea  pesare  .più  di  zo  milhni  di 
libbre.  Che  cognizione  di  mecf» 
canica  si  deve  supporre,  se  sì 
cemfronta  coH'obehséo  di  Sisto 
V.  che  non  pesa  uti  milione  ^  e 
cigliò  «coglio  di  '  Pietroburgo  che 
non  pesava  che  3  milioni ,'  e  ii 
tragitto  non  ia  'pheidi  15  m-* 
glia? 

Gli  Assiri  gareggiaron  cogli 
Bgizi  per  r  antichità  'e  ptr  le 
fabbriche  .  Le  mur4  di  Babilonia 
e  il  tempio  di  Belo  furon  tra  le 
maraviglie  del  mondo  .  Ma  per 
mancanza  di  pietra-  ?  i  si  usaron 
inattoni,  e  per  cemento  s'impie^ 
gjò  bitilhne .  PefCÌÀ  duri^ron  pò- 
co )  perchè  il  bitume  fst  porj ,  ed 
è  diseiolto  dair  aria  e  dal  sole  . 
Nonr  ii  età  allora  trovata  -Parte 
di  ridurre  le  pietre  in  calce  per 
fat^e  maltji ,  che  indurisce  *  piò 
della  pietrai  ' 

La  scoperta  della  calce  ridotta 
a  malta  per  la  eostrukione  degli 
edifìci  di  mattoni ,  i^  una  parte 
essenziale  dell'  arte difahhrfcare , 
Questui  bella  invenzione  sarà  , 
come  tante  altre ,  venuta  dall'  az-» 
zzrèo  dì  ^u^lche  edificio^  di  pie-* 
tre  calcane  incendiato ,  su  cu^i 
si  sarà  gettata  iielP  acqua ,  e  si 
è  poi  osservata  che  alcune-  di 
quelle  pietre  •  si  ^toeliev^iio  in 
una  past^  bianca  e  fina)  che  ^ 
induriva- nel  rsKTreddarsi:  Il  pri- 
mo liso  fu  forse  d'intonacarne  i 
muri  di  mattoni  cnidi  per  me^^ 
glio^  unirti  :  coi)  fn  praticato  ne* 
regi  palazzi  di  Creso  ,  di  Atta* 
loy  di  MausdOf* 


J*1Y85  w 

'Illa  non  fu  mai  ii^jrlégatà  ctAt^ 
ce-  Bcllef  fabbriche  dì  grandi  pie*- 
tte  di  taglio.  I  Persiani  ftbbri-» 
caron  in  gran  massi  nIPusò  Egi** 
zio  9  come  si  vede  a  Suìsà  e  ^  Perse-* 
poli.  Questo-  gUisto  per  le  co^ 
struzioni  gigantescl^l  si  o^ervit 
in  nazioni  che  non'  ebbero  mai 
comunicafzione  fra  loro.  Al  Mes*' 
sic0  e  al  Perà  gli  edificj  eran  di 
gran  massi'  di  pietra  ben^  taglia* 
te,  trasportate  ben  de  lungi ,  e 
ben  'congiunte  senza  cemento*» 
La  natura  avea  ì^pinto  d^  per  tutf 
to  al  maraviglioso:  ondeMa  ittà*. 
niera  di  fabbricare  in  pieère  gtan^ 
di  precede  quella  ih  pietre  picco»» 
le  e  in  malta,  i    - 

I  Greci  fabbri earón  da  princi*' 
piò  in  legno  $  in  terrai.  Ma  non 
tardarono,  a  sostituire  pietra-  < 
marmò  ai  pezzi  di  legno  che  c<yi 
stituivan  i  loro  primi  edifici  «  D* 
questa  sostituzione  na(tq nero  gli 
ordini  d' architettura,  eun  sisttM- 
ma ,  che  assegnando  a  ciascuna 
parte  il  suo  luogo  e  iit  suo'  im^^ 
piego  ^  conservò  li,  suai  forala  ò^ 
rigi natia)  e  p^petuò  la  memori^ 
dell'antica  atte  di  fabhiiare.  Si 
puÀ  dir  che  Minerva  ■  loro  tute-s 
lare  me^amorfisò  i  loro  edifici  'di 
legno  in-  pietra  o  in  marino  pet 
renderli' più  durevoli  e  più  ma*^ 
gnifici  ,      • 

Gli  Etruschi  fab^ricaròn  anche 
in  gran  mas^;-  Ftartan td  a  lord' 
si  attribuisce  la  maniera  di  fab- 
bricar in  piccole  pietre  eoa 
malta  .  I  Homan'i  perfetiònaron 
questa  maniera ,  e  {*  usaron  anche 
nelle  volte';  non  impiegaròn  ìp 
pietre  di  taglio  che  ne' ponti  • 
Fu  Cossuzio  il  primo  Architetto 
Jlomano  100  anni  prima  dell'  R 
V.  ad  adottare  P  architettura  Gre» 
ca.  D'allora  i  Romani  impiegata 
r<m-  gli '.ordini  Giecì»  ma:pw*pe| 

dct 


%t4  VA»' 

fiecomeiorte  che  come  parte  piln*' 
«ipai«:  proseguitoli  a  fabbricar 
di  pietrame/ eoo  ttìaltfSi ,-  e  poi  ti^ 
vestivon  ài  «tucc<y  o  ài  marmo  , 
e  vi  aggiimgevati  colORne  con 
tutte  le  ricchezze  delia  loro  rtia^ 
gniiìcensa .  ' 

La^-miniera  dr  fabbricar  in  pìt-t 
cole  pietre  con  malta  è  la  più  fa* 
Cile  i  ia  più  spederà  e  rbìctìo  dfi- 
apcndiosa .  Perciò  i  Romaiir  fe- 
cero £ftbbriohe  grandi  ia  poco 
tempoV 

L*  stt4  .  di  fahbricwrt  subì  le 
«tesse  rivolincioni  dell*  Architet* 
fsrraé  Negli  ukiitii  stcoììdcW 
Impero  RornaiK)  V  architertara 
non  fu  che  un  ammasso  mostrno*- 
so  dì  frammenti  di  edifìci  anti- 
chi con.  profusione  Ai  materie 
preziose.  Queste  compilazioni  sre*» 
goiate  pK>da^ero  una  nuova  ma* 
oiera  di  fabbricarci 

.r  Goti*  imitaron  neil*  Italia 
queste  composizioni  informi  . 
JKeli'  ossatura  delle  loro  fabbri» 
cheimpiegaron  pietre^  cti  taglio  , 
onde  davano  tutta  la  solidità  ai 
sostegni  cosi  alti ,  leggieri  e  iso<- 
iati  4  Nelle  riempiture  poi  «  deve 
il^  massiccio  non  era  necessario  , 

fiettavan  pietrame  con  malta  • 
i^)  nanivaa  nei' loro  ediirò}  la 
solidità  air  economia  «  Niente  di 
tnappoy  né  d'inirtile;  ogni  parte 
«fa  esseozidle:  al  tutto.  Questa 
maniera  di  ^bbriciare  durò  dal 
X  ^Q  ftl  XI V  secolo;  V  Europa 
conserva,  ancora  moire  di  tali 
fabbriche.-  tati  son  le  chiesi^  di 
Simiglio,  di  Leoa  )  di  Salaman*- 
c«i  di  Pftrigi,  dì  Chartres-)  di 
Stvas^urg  i  di  WestmiiMter  ì  d* 
ADìfe?90vdi  Malioes,  di  Tteve* 
n,  di  Milano,  di  Bologna  ec. 

La  ditifereikia  fra  rarchitettu* 
s»  O^e^  «  la  <3otica  è  che  la 
jprima  par  immaginata  per  abbel»' 


lire  r  esterno  degli  edificjy  e  lìi 
seconda  P interno.  Nienre  dì  ti 
grandioso  e  magnifico  «jnaTitorl'"* 
esteriore  de*  bìji  teifipy  di  Greci*. 
E  niente  di  più  sgradevole  quan- 
to r  esteriore  dtììt  chiese  Goti-» 
che-.  La  foresta  de' contrafforti 
che  cfrcondan  T  estemo  dà  idea 
disgustevole  di  edificj  appùntcl-* 
ìtti^  e  mostra  tanta  thnidità> 
quanto  al  "di  dentro  spicca  l'ar- 
dire'. IlDitoitìo  di  Mflano- é  for- 
se un  de'  mcgffo  accónci  nell''  e^ 
steriore  ,  benché  intascato  di 
tanre  piramidi  e  dì  frontoni  a-^ 
cuti .  L*  architettura  de'  Greci  si 
adatta  meno  all'intèrno  'degli  e-^ 
dìficj,  la  cornice  disdicevole  vi 
anderebbe  soppressa .  Proveniente 
dall'imitazione  delle  costruzióni 
di  legno ,  si  adatta  meglio  co* 
soffitti,  che  rappresentan  tavola* 
ti  :  non  così  bene  colle  volte  * 
Così  i  Greci  eseguiron  i  loro  più 
belli  edificj;  Non  decoravan  V 
interno  de'  tempi  che  auandò  il 
mezzo  era  scoperto;  allóra  'non 
v'  era  'contrassenso .  Impicgavaii 
gei^eralmente- gli  órdini  nc'peri* 
stil)  intomo  ai  fempj ,  nelle  piax* 
ze  pubbliche  ,  né' cortili  o  nelle 
gran  sale  scoperte . 

Al  contrario  l'interno  dtWt  belfe 
chiese  Gotiche  offre  un  aspetto 
piùk  grande,  più  nobile,  più  uno\ 
e  più  variato  di  quello  dtììt  chie*- 
se  moderne;  (Queste  non  presen* 
tano'che  un  miscuglio  di  cosmi- 
xiofie  goffa  e  pesante  decorata 
meschinamente  e  ripiena  da  per 
tutto  di  menzc^ne  e  di  contras* 
senso. 

Se'  gli    ordini   d'  architettura 


opera 

spettatore  ragionevole  . 
Un  edificio  perfetto  sarà  quello 

che 


BAB 

che  riunirà  le  forme  le  più  beile 
«  le  piii  solide  con  tutte  le  parti 
fiecessaue  air  appetto  cui  $  de- 
stinato 5  e  in.  CUI  y  arte  d^  fabbri^ 
caW  sarà  dipendente  da    tutte  le 
parti  dcir  architettura  ,    le  quali 
<iebhon  anche,  dipender   da  que-; 
^.    Dal  rapporto    fpa  P  arte  e 
il  meccanismo  risai ta    ii  •  piacere 
che  dà  r  architettura  Greca .   12 
architetto  dunque  .deve    studiare 
a  ibudo  V  àru  dtfahbrMte  ^  che 
non  l  punto,  studiata  •    Ella  ha 
una  jcorrìspondenz^  necessaria  col^ 
la  distribuzione  e  colla  decorazio- 
ne^ L\  architetto  9   che  «on  sia 
che  decoratore  ^  inuru^inà  spesso 
cose  impossibili  ^  dispendiose  ,« 
coltro  1'  oggetto  proposto .  Que- 
gli che  non    è  che   costruttore  , 
compone  edifìci  solidi,  maoèccK 
modi  y  né  .|u^adevolÌ .  Chi  non  s' 
intenderà '(^he., di  distribuzione  , 
disportà  bene  eoa  comodità  tutt^ 
Je  parti  d'un*  abitazione.^   ma  1' 
insieme  dèlia  (:ost rw^ne manche- 
^  di. bellezza  e  di  foiidità  9   a 
j)e  risulterà  un  edifìcio  vizioso'. 
:.FACCIÌTA>  agli  edifici  co^ 
in^  la  £(^on;[fa  a^gli  uomini  •  Ma- 
le.se  non  &i.disrxn^uoAp9  peggip 
se  son    un    enigma,   e    nessime 
oiieUe  :  che,  contraddicono  ia  qua- 
^iLtà  della  fabbrica  .  Le  buone. lax;n 
ciate  debbono  colia  proporzione  9 
coli'ejirìjjtnia ,  cogli  ornati  «ispri^ 
mer^   la  distribuzione   interina  .  p 
la  x^ra  deir  edificio.  L' .archir 
lettura,  colle  varie   TaociAté  ,dieve 
kpiepr  r  indole  d^\\^  ysiiìn  Ab* 

'Ne  palazzi  pubblici  le  fa^iùate 
f  05^  ;  4^e|e  '•  un  ;^^.^  ordine  co- 
rintio nel  .piano  ^lo^ile  so$tenutp 
à^  piai;itcr,reno  cpjne.  ^^  'u^.w^ 
.  I^gsamen^o  ;  ,0  anch^'^^e  prdini  ^ 
uno  per  pfanb  »  cpa.wi  ^04^:01^. 


7xy, 


don  decorazione  relativa  i\ì^t/fym 
dizione  de'  persoa^gi^i  <  Tra .  )a 
montuosità  de'  palavi»  e  la  -sem^ 
pUcità  delle  oase-  pu^  spiccare 
una  decoi-azione  «leaia  ^diespres*» 
sione  ionica  per  i  cittadini  a'  uà 
ceto  medio  :  uno  stile  dert€0  pac 
confacentc  alle  faccia^  bielle  abi- 
tazioni .mercatitii i  :  le  case  piò 
tdvisiXi  se  <on  ben  propotzionat» 
e  nette ,  iranno-  belle  •  *  6  «he 
co^ta  quésto  abbellimento^  Aib» 
nunzia  comodità  interna.  Labd^ 
Jlezza  de'  paesi  è  deelsa  dalie  ^fkc- 
ciate  f  Per  le  facciate  de' gtaita)  » 
de'iempj.)  de'inacelli  et.  vedi 
questi  articoli  ^  ^  co.asMlf  a  la  Coiì^*- 
yenienza  •     -  --.*  •^ 

FACI UTA'  è  un'. orgtnkza? 
2Ìone  teìw  9  doAO  della  naturji  » 
Non  si  è  ancora  ^0pef-ta  l'itft^ 
di  modifìcare  a  npàlro  achitoib  t 
nostri  organi ,    ,  .     .  •    ^ 

La  F^a/V/V^  di«ltt4  dalia-rifles- 
sione conduce >  alpoffftto .  »  dù 
.  è  dotato. di  facilHà'^  Ma-scvitóo't 
-adiijfjcile  ]|egJì<  ittudi^»  ^e<>à<  i'  quiU 
prepara,  im^teriaii  delia  ^aiiii« 
presa  :  ma. issata  la  scelta  y  -at 
abban  dpni  a  qiieUa  J^i^'/^i  dt«^ 
seoizione  che  'ingemma  fotte  "  fo 
arti;    .  .'•-*:  ^. 

'  X4»  /àcilità  dà -ardire  ^nol  -mà^ 
negi§io  deiramatita,  dol  pertnel^ 
le,  dello  scalpello ,  del  bolia<r* 
.Questa  faalffi  suppóne  o^fHzi*» 
ne  perfetta,  di  ittmt^  di  font-) 
di  affetti  :  alttimenty  si  siné^Wr 
be  a  tastoni»'  L' arditezza  -éevo 
essere  accoy^pa^nàta  dalla  netlcz^ 
za  e'  <}aila.  preci^iaiiiB  <  •  La  ftteili^ 
^i  vetaAiMirQ  stimabile  è  quella 
«^e.  mette:4B  dopera  9  m^t  coapri^ 
cisione  ^  .qu^  cIm  tin*  ingegMi-.i^ 
str^^itahar.neft^ente  còiiccpitK>« 

Lasaia-^ci/l^  pi^od^aitìo- 
M  le  gra^e^,.«  flette  *egiigBo»a 
c{^jinnfijiyoygp<fc»;  '   *!'  *-'t    M«.> 

Con* 


Contraria  -  alla  fàcUhi  è  iai 
étentaKzzS)  per  cui  si  fa,  si  ciis- 
.  fi  ,  si  riti  senza  un'  intenzione 
ben  meditata  e  giusta ,  e  ne  ri- 
sulta un*  opera  stentata  e  senza 
freschezza . 

FALCONETTO    C  ^'o.  Ma^ 
.  rW)    Veronese   n.  I458  m.  1534 
fu  pittore  mediòQfe  come  suo  pa- 
dre «  e  come  altri  siioi  antenati . 
.  Stuoiò  morto  i^  architettura  anti- 
ca,  e  fu  il  primo  ad  introdurne 
.  il  gusto  nello  Stato  Veneto .  Lui- 
.  gì  Cornaro ,    celebrtf    per  la  sua 
kìUs  sohria ,   lo  volle  con  se  ,   e 
fin  nella  stessa  sua  sepoltura» .  Per 
^uel  Senatore  il  Falconetto  edifi- 
cò in  Padova  un    palazzo  vicino 
ék  Santo  i'  con  una   bella  Ic^gia 
in-  fronte  al  cortile^  dompostà  di 
cinque'  archi    in   due   piani,   il 
m^imo  dorico,  il  secondo  /onico. 
£gli  fece  anche  nella'  stessa  città 
.  le  belle  porte  Ai  S^  Gio. ,  di  Sa- 
'  vonarola^  la  Chiesa  delle  Grazie  ^ 
"  una  -porta  dorica  nel  palazzo  del 
•  Capitano ,  ef  lin  Odeo  per  la  M»-- 
«ica  chiamato  la  Rotonda  di  Pa^ 
'doyà^  Questo  edificio  àìtàc  for- 
«e  al  Palladio  V  ìé^sL   per  \i  Ro- 
tondai de' Capra   itf  Vicenza  .    Il 
Falconetto  tu  portato  per  il  no- 
bile i  e  ticiisò    di  far  '  case  vol- 
gari . 

FANSAGA   C  Cosimo  ^  Bersa- 
inasco'  n.  1591    m.    1678    stuaiò 
Scnltura  e  Architettura  sotto  Pie- 
tro Bernini  padre  del. famoso  ca- 
valiere^, e  acquistò  un  gusto  Ber- 
.AÌfi^sco.    Iif  Roma  non  fece  che 
.Ili  facciata  della  Chiesa  delloSpi-^ 
tite  Santo  de' Napofetani .  Lavo- 
.t6  in  Napoli.    Vi  fece  il  Chio- 
Mtvd  4i  S.  Severino'v  Itf  facciate' 
.della'  Chiesa  della  Sapienza  9*  di 
$•  Franciesco  Saverio,  df  S.  Te- 
iNjsa,  della  Ctfppelb  del  Tesoro, 


ToihtIhMi  Medina  ,  e  fra  ttnt^  W-* 
tre  cose  le  gUglie  èi  S.  Genita- 
Vo,  e  di  S.  Domenico.  Si  può 
far  di  paggio  ? 

FANTASIA  è  l'immaginario-» 
ne  abbandonata  a  se  stessa .  LFna 
testa  d*  uomo  ad  un  corpo  di  qtza- 
druped^  con  coda  di  serpente  ò 
una  fsntétra^  e   fantasticf   sono 

'  gli  arabeschi  y  e  i  grottesciii . 
%  Anche  l'artista  dì  fantmsie  h 
sottomesso  alla 'natura.  Le  paaci 
da  Dafne  ,  cb^è  ancor'  d<ixìnsL  , 
debbon  rapptesentate  una  don  a  a 
belk  ;  i  suoi  piedi  trasformati-  in 
radici^han  da  esser  radici  vere»; 
i-rami  di  lauro  che  na^con  dalie 
sue  mani  e  dalla  sua  testa ,  ve- 
glion  ugualmente  rapprtfsentiff  la 
natnra  .•  . 

Ancorché  si  scàprìccj  iti  fk»-> 
tasie  e  in  bizzarrie,  come 'di  fio* 
ri  e  di  frutti  che  non  esiistonor, 
t  loro  steli  però ,  e  i  calici  han 
da  prendersi  dalla'  natur^C.  Per 
far  cose  fantastiche',    bisogna  a- 

•  vcref  studiato  bene  U  cose  natu- 
rali .•  . 

•  Hànho  qualche  pregio  le  f»fi^ 
ufih  i  se  sono  ingegnose ,  coriie 
quella  d'.amore  che  nasce  dal  ea- 
lice d'  un  fiore . 

FARINA  pittura  d'una  biaa-» 
chezza  non  naturale .  Per  quantor 
bianca  sia  una^  carnagione,  ha 
un'  infinità  di  tinte  diflferenti!  ce-" 
gionate  dall'  impressione  deir  a-^ 
ria  r  dalla  traspirazione  degli  u- 
mori  diversi  ,•  dàlia  maggiori  o 
minor  grossezza'  delle  carnt,  o'dal 
soggiorno .  Un  quadro  insulso  con 
carni  ridotte  al  bianco  sì  dice  fa* 
rinofo  i     \ 

.  FEACÉ   costruì  molti  cdific} 
inf  Sicilia ,  soprattutto  in  Agri- 

.  gentc^  ,<  dove  impiccò  gran  nume- 
ro  di  Cartaginese  fatti  prigionie^ 
ri  dtf  Gàbnc  ir  àea  sòlo'*6«r  tk-» 


• 

'  hélit   l€  città,   mar  Anche  pef 
molti  condotti    sotterranei  y  che 
furoR  chiamati  Feaci.  Forse  tra' 
suoi  edifìc;  è  il  famoso  tempio  di 
.  Giove  lungo  340  piedi ,  largo  140 , 
'  e  alto  lao ,   con  colonne  straor-' 
dinarie ,  circolari  al  di  fuori  9    e 
quadrate  al  di  dentro,  della  cir-> 
•conferenza   di  ^2   piedi ^   e  con 
'  scanalature  da  starvi*  dentro   un 
;  tiomo  .  Resti  ^di  .tali  colonne  veg- 
gpnsi  tuttavia  in  Girgenti  * 

FECONDITÀ-  ^  U  albero  che 
àk  molti  frutti ,   non  dà  i  mi- 
gliori •  :  La  fecondità  di   opere  è 
osa   qualità  di  esecuzione*^    Gli 
arrèsti,  sav/  jqou  han   fatta^  opera 
:  senza  ponderi^rne  maturamente  il 
rSOggettp.,    senza^  ben  ragionarne 
•ogni  parte ,    né  si  sono  mai  se- 
gnalati per  la  fecondità  . 

«Disgrazia  per  i  giovani  clie  si 
■piccskno  jdi^fecondjta  invece  d'u- 
^0  studio  ostinato  :  sarà  stimaM 
Ja  loro  mano  y  ma  non;  ia  lorcr 


U  »ti>ik  iMitùraie,  ,e-n«Ue  scien-» 
ze.    E' ^cl^e   lodevole^^  in  que' 


j|iente« 

^   E\  ben  divepah  fecondità  deU 

ifc  idee  .  Chi  i  fecondo  d' idee  , 

Jion  è  fecondo  di  opere  «  Sarà  pia 

iltimabile    un**  opep   pia   abbon- 

4^ te   d' idee  su    1*  espressione , 

su  la  situazione  e*  carattere,  degli 

figgerti ,  ft  su  ^utte  le  sue  ,parti . 

r   Coir  assiduità  ai  lavoro  si  acv 

onìstsi  :  fecQndità  d'idee  e.  apche 

ài  c^re  «  Ala  bisogna  siempre  cor-" 

rfre  lentamente* 

.  FEDELTÀ'   ndlt  arti  i  una: 

sierità  d'.imitazione  ;   ma  questa 

verità  deve. esser  relativa   all'in^ 

ienzione  dell*^  artista  r 

;   Per  esser  yJ^r/ip  non  i  sempre* 

necessario  imitare  minutamente  i 

pia  piccoli, dettagli, 

,  Questa  sctupòlpsa  /è^i^ri  è  lo^ 

devole  neiia  rappresefUazioaè  di 

fiori 9  di  piante, d'insetti  V  e  di 

fg^nto  è  dtuijg^  ^d  istruite  nel^ 


***-.' 


piccoli  generi ,  ue'qu^Ii  si.  rap- 
presenta la.  natura,  morta  1  in  cui 
ÌQ  scopo,  è  di  far  passatie  per  ve- 
ro quel  che  si  rappresfeuta*  co- 
-  me  nel  r^prestfntare  utensili  , 
tappeti ,  medfaglioHi . , 

Ma  Jie' generi. Jiobiii  la  minu-r 
ti  fedeltà  dèh    psifti  è  un  erro-  . 
re.  La  fedeltà  che  r/Uatista-  deve 
ali*  nati|ra  è. di  eccitarci  le  prin- 
cipali sensazidni  e.  i  principali  ef- 
t setti  chp  la  natura  ci, cagiona. 
;     A   qUtóto  oggetto  gii   Artisti 
dcbbon  esser  fedeli  9\Ui.  forme  ,e 
agli  cretti  costituzionali  e  carat-" 
tcristiciy   p^r  esprimer  vivamen-  "^ 
te  i'oagetto  relativamente  ai  gè- 
nere  che  iì  tratta  i  aflÉnchè.  pro- 
duca   la   sensazione  d^sìd^t^tek  ^ 
Quindi  fedeltà  d'istoria,  dicon- 
venienze,   di  costume  y  «  andte  , 
dì  certe  convenzioni  ••-  ' 

FERMEZZA    è  oppò««a,alk 
jndectstone  *  Chi  possiede  bene  ht 
teoria  e^  \i  pratica  deli'  arte  »   s» 
quel  che  fa  ,    e  lavora  tutto. con 
y^rw^^^df.  Ciri  non.  ha  cognizio- 
ne profonda  deirartey    nà   delkr  v 
natura  va. a  tastoni,  e  lavora  iW 
defiiso.     Va   anche  indeciso  ctó 
non  ha  che  la  sola^eoria^  hfir^ 
mezxj^   nelle   operazioni   manuali 
deir. arte. suppone  abitudm  'di  o* 
petare.    Quanti. e  quanti  Artisti 
mirabili  ne'  loro  discorsi,,  e  òfir 
sprezzabili,  nelle  loro  opere  t       < 
Quanti  giovani  han    date  s|>è» 
lanze  grandi  nei  principio  ,^  e  poi 
sono  abortiti  ,  perchè  «on  «veas 
testa  abbastanza  ferma    peT'  ben 
prdinaryi    le    cognizioni    troppa 
moltiplicate  per  Torps  0n<k  «ra« 
no  imbarazzati  quando  ne  vole* 
vano  far  uso.  .  ^ 

La  reccliìata  ^puèr  toigliere   H 
fetmeXKjt^  della  mana^  tm  AOii 

^      del- 


240  Ito 

della  mente.  Pussino dipinse  con 
mano  tremolante  iì  suo  celebre 
Diluvio  ;  guardato  in  giusta  di- 
•stanza  móstra  l'ingegno  dell'ar- 
tista ,  ina  da  ykino  là   sua  vec- 

•  chiaia 

FIDIA ,  che  stabili  nella  Scul- 
tura uno  stHe  grande  e  subitile , 
gfandiositi  che  si    estese   anche 

♦nella'  Pittura,  e  ndl'^ Architettu- 
ra, fu  scelto  da  Pericle  per  so- 
prinl»ndere  a  tutte  le  fabbriche 
che  in  qà^  tempo  s' innal^róno 
in  Atene  .    E  quali  fat^rìche  in 

■quel  tempo ì  Le  più  Delle  che 
mai  siensi  fatte .  ' 

•  FIEREZZA  nttn    può  piacere 
-che  dove  conviene,    é   conviene 

•  nella  imitazione  delle  azioni  Mo- 
bili ,  e  lieUe*  grandi'  espressióni 
dì  passioni  eroicne  .  L'artista  de- 
ve adattarsi  al  soggetto,   non  il 

' soggetto, ali*  artista .  Ma  chi  non 
è  ffessibile-,  e  ha  un  carattere 
xlecisamente  jlero ,  non  tratti  che 
soggetti  fieri  che  esigono  atdi- 
tezza  di  pensiero   ^    di    es<ecu- 

"  'zione  .' 

FIGURA  .  Rappresentar  la  !i- 
|5ura  àtW  nomo  '  e  primieramente 
imitare  tutte,  le  forme  possibili 
dei  suo  corpo  ;  Secondariamente  è 
Imitarla  in  tutte  le  gi;adazioni  e 
combinazioni  che  vi' opera' la  !u- 
<ce.  Vedi  Armonìa  dei  Colorito  e 
del  OhiaroTcuro  .' 
'  In^  terzo  luogo  esptimcrvì  11 
tnotd  e  te  Sensazioni.  Vcìli  È* 
KpreTfhme  ,  Patti oni  / 

•  Qui  non  sì  tratta*  che  delle 
fjrme  apparenti  nelle  attitudini 
che  le  sono  proprie  , 

E'-  impossibile  rappresentar  a 
(dovere  una  fij^ura  mobile  sènza 
i}na  tintura  di  Anatomia  ;  altri- 
menti si  Va  a  tastoni,  e  non  si 
aa  ^ùd  the  st  fa,   né  perchè  sì 


Ber  r  Artista  non  si  richiede 

di  Anatomia  cne  un  «oàipendio 
della  struttura  dello  scheletro  u- 
mano  ,^  per  conoscerne  la  dispo- 
Siizione*  delle  ossa  ;  uno  studio  un 
poco  pia  profondo  de^  muscoli'  cbe 
cuópron  le  ossa,  roetto^n  in  mo« 
to'-  la  itiaccfaina,  sostengono,  la 
pelle  a  piegarsi ,  «a  gonfursi ,  e4 
a  stendersi .  Questo  studio  si  com- 
pie in  poche  }^fettimai?e,  e  a  (luon 
mercato  si  acquistano  cognizioni 
indispensabili  :  ^  , 

Dopo  cl^e  r  Artista  ^.ha   co^o- 
ìiciuta    la  conformazione ,  interna 
della  macchina  uma»a,  che  cen- 
siste   nelle  ossa ,   e  ne^mu^i 
che  la  mettono  in   oioio,   <tevc 
occultarla  allo  spettatore  iBon  q^wi- 
la  membrana  pieghevole  e  «enfi- 
DJlCj  che  la  vela  e  la  inviluppa, 
e  addolcisce   gli    effetti  de'n|u* 
scoii ,    doode  nascQUe    le  itraaie 
de  movimenti.  Quanto  più  P  Ar* 
tista  sa  di  Anaromia  ^  tanto  me- 
no deve  farne  mostra. nelle  sue  o- 
pere:  imita  la  natura  sempre  de- 
stra a  nascondere  il  suo  mecpanis- 
"»o.    L'esterno  è  il  suo, oggetto 
più  essenziale  .4    Contorni  nobili 
e  maschi,  non  pcrA  grossolani, 
na  esagerati.,  si  yeriiono  negli  E-    ' 
toi  i  un  insieme  -dalee ,  flessibi- 
te ,  morbido-  e   grazioso  ci  piaee 
nelle  donne  \    V  inptrt«zt»^deM» 
forme  fa.  il  gradevole  ne'  fepoiW* 

.li;  un. carattere  delicato  e  svtj*  ' 
to  conviene  aUa.  giovenca  d*~ìwii- 
bì  i  sessi  «Ecco  le' apparenza  in* 
cantatrioi,  sotto  le  .qu«li  la  w 
tura  savia-  e-  gradevole  ■  nasconde 
quelie  o$^a  e  oue' muscoli ,  iq«É- 
Vi  richiaman.-  r  idea   cieUa  nosoà 

.distruzione-  ♦     ..       i         •  •. .,  : 

Le  «ttitudifii  che  fanno  posn- 
dore  alla  filtra  umana-  i  .eueft'è4« 

^gni  t  le  sue  semaaibni ,  •  Jc,  sue    ' 

jrassioni^  dimiiniiaeMi)  o  fluoniK 

taa 


tiin  le  grazie,. delle  tfììàli  Iz  tp^ 
'struzionc  è  suscettibile^  V*in- 
fiuisce  anche  la  Mods  »  quella 
'moda  di  vesti,  di  cbntorsioai  e 
'éi  ornamenti,  eh' è  contraria  spes- 
so alla  natura,  la  maschera,  e 
fa  errare  gli  Artisti  nello  sfópo 
td*  imitarla .' 

Disegno  i  Pr^forzfottB  iCratJsy 

.  Per f ioni  j  Espreinpte  sqn  tutte 
cose  che' hahqo  Un  rapporto  im.- 
mediatQ  cella  J^rgùr^. 

FIGURINA .  Ci  sono  rima- 
ste'plù]^^irW»^  antiche  che  statue . 
'  ^rel  gabinetto  di  M,  Smcth.in 
-Atnsferdanysi' ammira /un  picco- 
^'btorizo  ìUto  cinque  pollici  rap- 
{nlesentaiyfe  11  Ilaòcoonte  hen  ai- 
ttei^o>daf'  thahlno  di  Belvedere. 
em  de»  d«'e  fìinciufli  ^  morto  ^p- 
<^^{Mtò  9b  la  coserà  del  padre: 
i^^alf^o'ifi'^rca^  anni  siede  àb- 
4MIS40  tf  sinf^trf  di  Laocoo^te ,  e 
'^o*  sudi  %mi  ^  sfbtkì    yupì  liher 

-  ^Mrfti  dflfi  ler&eHìb  thk  lo  Q\hgt . 
^Mh'cfmpòmiónt^  ^ben  e^egui- 
^Af  e  plÀ  urtata  della  famosa  in 

■  WLANDHp  C(?^,?//e*wb5  n. 
TÌ^5  W.'»$<^  Vu  uri  erudito' fran- 
che ehr«tU(lid  in  Roma  iti  buo- 
«a  Arehitiftura,  fc  fatto- Vescovo 
«h  Ròdi  eòmpose'ittiof  Gommen- 
«ir|  su  Vicmvio  ;  Fece  anche  de' 
teinm  va  la  sezione  e  sul  poii- 
Inentd  dei* fliarnii ^  sul' coioredeile 
yietrt  ^  s«  la  piftura ,  su  i  colò- 
ni, e  stt  le'ombre. 

FILARBTfi  iA0tomo^  Fio- 
•twitiiio'éb  Kttìtoft  infelice,  "co- 
ttw  ci  vede  «eUa:  tua  wrtA  ài 
Ivwizo  a  S.  PictNl  Vtfieiino.  Si 
-lece  ònore'in  Atchitettuiv ,  e  spe- 
cialmente nel  duomo  di  Bcàrga* 
mo^  e  neU'Ospcklaltf  di  Milano 
edimto*  nei  1457  ^  soetò  iì  Ducfa 
^asbesaoctSibri».   fi^  qbello  «rn 

mét  e 'OnaadO' edificio  taglila 

^^Dì^.B.Atù  TlI. 


'fo'^a' croce*,  luogo  pe^  ogni  lata 
x^o  braccia,  e  &go  z^«  Negt' 
intervalli  son  4  cortili  porticati 
con  camere  per  j^i  assistenti  • 
Un  altro  consioir  edificio  è  per 
le  dotine^  con  un  chÌ9«tro  fram» 
mezso,  e  con  una  chiesa  comu- 
ne «  Un  canale  scorre  i|  fianco 
per  portar  via  le  lordure  ,  e  pec 
iàr  macinare  un  molino .  Filare- 
te  i  aoclie  autore  à\  un  ìihr^  d' 
Arcbitettuta ,  illeggibile  « 

FILIPPO,  oMASTRQ  j?r. 
LIPPO  nel  1^12  rùtaurò  la  fa- 
-lóiosa  cattedrale  di  Siviglia,   una 
.  dejlJe  più  beile  opere  gotiche  in* 
cominciata   nel  X4P1  .    Kiim^ft 
'420  piedi  e  iàrga.z^g  ,  divisagli 
5  navi,   circondatala  cappelle, 
con  32  aitili  per  ogni  jato.  Tur- 
rito' ^Aì  .pietra  paonazzetta  ,^  e  in- 
.yccfi  di  t^tto  ha  una  gran   volta 
\À^  pianò  contornata\di  balaustri  • 
%"  ;/Juminata  da  .601.  finestre  Cfn 
vetri  dipinti.     *    ^    . 
FILONE  fu  ji^eombenzato  da 
netrio  di  Palerò',  il  quale 330 
«nni  prima  dell' jB.  V*  «vea  grand' 
inffuenza  in  Atene, ,  d' ìx^r^ndi* 
re  il   porto  e  V  arsenale  oel  Pi- 
rico ^  Filone  adempì'^  con  .tal  suc- 
ciso ,   e  descrisse  in  un'  as^^eni* 
bi'ea  pubblica^  con   tjile  eleganza 
quanto  avea  operato .  che  ìT  po- 
polo Ateniese  lo  acclamS  vglém 
architetto  e  facóndo  Datore  ^  £- 
gli  costruì  diversi  .tempj,  e  die- 
de il  disei^no   per  il  Teatro  Jiir 
Ati^ne,  di  cui,  si  veggono  ancó- 
ra ^  vestigi  .    Era  tutto  di  ma^ 
mo  bianco,:  il  suo  maggior  di^- 
metro  era  di  247   piedi  v   q^zello 
dtìiy  orchestra  Z04,  Qpesio.Tear 
troj  mostra  la  prima  origine  4ff 
teatri  :.  i  suoi  scalini  $ono. .  in- 
'gran  parte  appoggiati  al sassp  vi* 
va  della  Rocca  d^  Atene  .    Cosi 
queliq  di  Sp^ta,  e  d'Arg^^* 

Q  FI- 


\ 


J 


FINESTRE .    Se  li^m  in  seiw 

vite  per  l'uomo,  voglion  essere 
rettangole ,  e  alte  2  in  3  volte 
più  che  larghe  »  Qtiesta  forma 
con vien  air  uoma.  I  rapporti  del- 
ie finestre  debbon  accordarsi  al 
caraftete  dcU*  edificio-.  Li^  lar- 
ghezza delle  pili  grandi  finestre 
non  sarà  maggior  di'  é  piedi ,  né' 

2}xt\\z  delle  piccole  minor  di  4  • 
n  ogni  fabbrica  il  pieno^  deve 
essere  plùr  del  vuoto  ;  W  pieno 
deve  cadere 'sui  pieno  /  e  il  vuo- 
to d'ove  -esser  in  •  direzione  svi 
vuoto  •  Questo"  regola  la*  distribu- 
zione delj^  finestrevCh'  tWt  sie-' 
;iìo  ad  uguali -in  ter  vai  li  fra-  loro  ,- 
è  una.  leggr  d*  euritidiia  ••  Ed  è  u- 
n%  legge  4\  buon  gusto  che  sien 
Qrnate  coiV  semplicità  )  e  coKder- 
'cero'  convtffiiente  alla  qualità  àér- 
la  fabbrica  •<     • 

FINEZai^B  provengono  d»  ec- 
'celfenza;  ék  gasto.,   dac  delicatez- 
za di'  tatto  y  che   più  esercitato 
'e  pià'seUBibiJe  Valuta  più  preci- 
.  samente:  %  rapporti  deUé  pa^ti  » 
decompone'  le;  setfsazioniv  o  le 
ravvisa'  eo^  giustezza*  ^  ìperchèrne 
'  scuopre  t|itti  gli'  afumunenti  «  • 
.    Uh  pensiero  fifio  e.  un*  espres- 
sioite  fin»  nel   eiscorsot  *un^  ar- 
Itionia'  pf9é  ^t\\sL-  I^om  <y  nella 
poesia*  o'  nellir  musica  y  equfval- 
'^n.O'  ad  un  carattere  >Pf»»ne''det- 
'  taglie  ne*  ptofilr  d' unrx)pera'  di 
^Architettura,  ne* contorni  di  u- 
~n9  bella^  statua*-,'  e-  allei  fntKKe 
''  del  fono^,  dei: tocca,  de^  passaggi 
nel  colorito,,  nelle  tinte^  ne'tratt-- 
H- ddla  Pitturaci. 
^  La  fnezx"^  àìt  esecuzione  còn- 
vkne  «e-  generi  minori-.  Chi  non 
Isa  forza  ,  h»  in-,  con^nso  deli- 
'  cateztate  ^nsitiilità  »  ii  ^ran  ta- 
lenti hanno  energia  .<  Cost  i  pic- 
.  .coli  generi-  suscettibili  di  finezr 
'  xs  lusingano  i  sensi;  i  generi 


grandi  commovono ,  «tratcinanou 
Le  società  polite  e  ripolite  e 
ammollite  dal  lusso  hanno  più  i^ 
Mzx.e^  t  son  pie  portate  alia  de- 
licatezza che  air  energia.  La  fi^ 
ntzx'f'  ha  grand'' a£nità,  colla  de- 
bolezza ,  e  può'  applicarsi  a  tutte 
le  arti,  agli-  uomini  y  e  Torse  alle^ 
sajiiohr»' 

L»'  fnetXA  suol  passare  al  ma- 
gro e  al  freddo  ,  ma  fa^  anche  il 
tratto  corretto  e  vivo  ^ 
•  llipriocipat  merito  nelle  arti  ,, 
e  nel  mondo ,  è  il  vigore  e  1'  ^ 
nergia.  Un  talento  vigoroso  può 
divenic  fm:^-  aia  è^  iinpossibiie 
che  dalla  finezza  si  passi  alla  fpr- 
xa  .  £  chi-  non.  hsc.foxi^^  npp  V 
atfettr,  non-  V  acguisiierà  r  si  eo«^ 
tenti  delia*  sua^  deUcatie^za»  e. ai 
eserciti  ne^picobii  generi,,  €hes%- 
ranno  ^nche  belià^  se  il  suo  gy- 
^to  fino  sarà  raffinato  daliiV  ce* 
gione ,  e  àsdU^  applicapdcme  *  co- 
stante. 

FINITO.  .Un  quadro  ^nMf  » 
che  ha  da  esser  visto  da.lui)gi-9 
sarebbe. un  abbozzo  se  dovette  v^ 
detfi  da*  vicino.  LJnVopera  co- 
ioissaJe  èfinttéf^  quando  co^cooi- 
parìsce  dai:  suo  fMintor  di  veduta* 
Un  piccol  «quadro  ehe  si'  ha  da 
veder  da'  vicino  ,  ha  da  esser  /- 
Vitto  y.  perchè  quel  ^he  si  accosta 
sotto  r  occhio  non  ha  da  ìcobp^- 
rir  indicato.  M»  .fmto.  nop  è 
ieccatp .  Jl  laccato  è  freddo  9  aec- 
co, .e  ìì  finitj>  ha^.d'avec  ik  suo 
ietìlorc-.'e  if  suo  brio .  „ 
.  •  E\  contro*  natura  finire  secca- 
niente  dov'  ella  è  morbida  ;  e^n 
freddezza  se^  ella  ha  calore^  ùi$c 
spiccare,  gli  oggetrii  nelV  ombra 
comjs  quelli  che  sonoj  alla  im^ei.^ 
.  Aicunii  ritrattisti,  finitampt  piy 
le  ytstì  e  gli  accessori  che  il  \i^ 
so.,  perchè  chi  si  ia .  ritraile 
nqa>  aa  y\si  pazienza  4cl  fiuitop-^ 

ciò» 


^4  QiieétA  discordairea 'iieri^«- 
nit9  è  conno  V  arte  e>  Ja  na« 
tura*  •  '^     • 

*  'Si  ricordi  l' artista  che  un  grand^ 
effetto  è  il  prodotto  di  cochlmez'* 
zi .  Il  gran  inerito  è  ai  isti  mol'« 
to'  eoa  poco .'  Eccellenti  gii  Arti* 
m  come  quelli  scrittori  f  che-dan- 
no più  pensieri  che  parole ,  e  fan« 
no  pensare  più  di  quel  che  di-* 
cono  '4 

Ma  noti  bisogna  esser  intolle-i 
fante  *  Ha  il  suo  pregio  anche 
il  finito,  se  imita  bene  la  natu- 
ra •  Ma  è  sempre  preferibile  il 
bello  facile  al  bello  >?»/r(r  con  pa-* 
Yienza  *  . 

*  FIORENTINO  C  ^«««0  )  m 
^<f70'  architetto  Napoletano  co- 
'strui  in  Napoli  la  Chiesa  di  S^  Ca« 
^erina  a  Formello  con  cupola  « 
"Creduta  la  prima  cupola  di  quel** 
ia  Città-        ^  ^        . 

'  FIORI.  Dipinger /^rf' è  imi'> 
tate  le  opere  più  gradevoli" della 
«atura;  Al.colotito.' brillante  e* 
'-iTilriato  de!  fiori 'non  si.  può  para** 
^aàreche  Quello  di  alcuni  uc- 
celli  e  ài  "c^rtt  farfalle ,  che  si 
'potrebbero  chiamare  fori  viven-* 
t#  i  'siccome  un  parterre  di  fiori 
wi  potrebbe  diro  la  tavolozza  del 
-fittortf-  . 

*  '  Ma  tfwitt  tavolozza  quanto 
«ipera   quella   del  pittore  !    Le 

*  tinte  non  '  vi  sono  disposta  ton 
gradazione  metodiai  ^  non  vi  so-* 

'  lftoxK)lorr  nemici',  tutti  crescono 
^nza  offendersi  i  il  disordine 
«KMo  vi  fa  bellezza  r  Oh  pitto-* 
ti  )  che  li  osservate  i  che  studio 
lDOn<  vi  bisogna  per  j^prossimarvi 
a  quel  bello  che  alla  natura  non 
«costa  niente  f 

*  Chi  è  inclinato  a  dipinger  fio* 
W|  si  dia  pUFe«  questo  generTy 

"t-4ì  applaudisca  della  ^scelta  • 
'QMnI  genera  distata  ^ù  gia- 


llo u^ 

ziosor  e  più  bfllo  ?  La  storia  è 
iin /misto  di  vizj.  e  di  sciagure 
con  gualche  pocq  di  virtù  e  di 
felicità  .  La  natura  campestre  of- 
fre più  scogli  e.fiti  incolti  che 
vallt  fertili  é  paesaggi  arcadici . 
Le  burrasche;  e. i  hauiragj  fanno 
orrore  4  le  battaq^lie  sono  barbai 
rie  ,  i  ritratti . . .-  aiuna  cosa  iilr» 
somma  ha  le  grazie  ingenue  e  de* 
iicate  de'^ori  . 

-  Chi  si  dà  s^i  fiori j  àvrìuncolt» 
pO'd"  occhio  il  più.  giusto  per  41* 
segnare  e  colorire  con  orecisip^ 
•ne  4 .  e  eoa  pazienza,  iofati^ila 
i  dettagli  9-  dolcezza  di  carattc» 
t€<,  sereniti  e  uguaglianza  d*  a- 
more  per  $e^ire  sempre  la  stessa 
precisione  ,  il  colo»  senlpre  puro.*, 
e  il  tocco  ugtialBìen ce .  sicuro,  e 
leggiero  4  Tali  sono  stat^  i.Se- 
^her  I  i  Verendael ,  i  Mtgnoa^ 
i  Roepeli  $  i  Van-Huystìmj  Ge- 
rardo Docr  i  Mario  de'  Fio^i  ^  e 
Ja  celebre  Meriafi« 

Il  Fiorista  farebbe  molto  J^ena 
a  infiorarsi  di  un  poco  di  Bota- 
nica per  apprender  chp  i-fiori , 
pzxtcùipAno  d'alcune  sensazioni 
de'  viventi  ^  aman  la  luce  ,  hanno 
il  lord  sonno  ^  e  il  loro  orolo- 
gio ,  e  il  loro  Calendario-^;  hanno 
una  specie  di  pudicizia  y  e  soprat- 
tutto dell'amore^  Debbono  per- 
ciò esser  imitati  con  viv(izza9.che 
•dia  idea  di  movimento  relativo 
alle  circostanze  che  li  niodifica* 
no<  I  Frutti  sono  più  fàcili  a  di- 
pingersi 5  ma  esigono  uó  pennél* 
lo  più  forte  w  ,     .  :  ;ii> 

Non  ha  alcun  bisogno  di  quan- 
to finora  si  è  detto  ,  ^chi^  nelle 
suci  opere  d*  altro-^^nere  4nip^ 
ga  fiori  per  accessori  >  Sa«ta  al- 
lorar^ufl .  fare  largo  ^e  vivace  cho 
dia  iéet  di  fiort  senza  /faxiie  an 
ritratto  de ttaglÌ4to>o  finito  « 

KSC«BRS  iQiamÌ€rmMrÌaJ 

Q  a  n» 


»44  FIS 

m.  Ì724  architetto  Tedesco,  il 
quale  net  unti-  edificj  a  Vieana 
che  r  Impemtoi*  Qhjseppc  I  gK 
diede  k  SignaHa  di  Hrlachex)  . 
Le  sue  óoere'  pi^ifteipa!^  sono  :  Il 
palatzo  QÌ*  Sefieembrun  "per  Gasar 
di  Caccia  dei L^Ih^>etatòre:  fab- 
brica mal  intesa  .  La  -  Coionha 
Cocleare  nelfj^  piatza  dì  [Vienna: 
mente  di  buono.*  Le  Scuderie  im- 
periali pet"  ^00  cavalli  ;  «pera 
aemp^iee  t  &indt .  La  Oanceile-» 
ria  di  Boemia  ;  sttsittura  grandio- 
sa.  ^  Il  palazzo  del  PHndpc  Eu- 
genio  9  ''loco  architettonica .  Là 
Chiesa^  ài    S.    Carlo   Borroitieo 

Jirahdltfsa .  La  Cupola  della  Ma- 
òrtna  iti'  Salisbure ,  e  qn  ^alaz- 
.zo  di  delizia  5  molto  ingegnoso  e 
éorrcttdV.'  Un  4tto  trionfale  più 
cfee  B<Jtrórainesa3l .    Arcéirétturs 
SttfTiVé  d^lle'^ose  piò-kharaviglio- 
se  ?  opera  piò  curiósa  che'  utile . 
Suo  Figlio  Emanuel    proseguì 
le  fabbriche    non   fimtt  dal  pa-  ♦ 
dte'.    Questi   fu-  anche  'un  buon 
Me<^caflico,    fece  la  macchina  i- 
dràuHcà ,  eh'  è  e  Vienna  nel  giar- 
ditìodel.Priflòipe  di  Schwattzem- 
•bèrg,  e  quelle  a^fuocoperestrar- 
-re  le  acqiie  d^ìle  miniere  di  Kre* 
mnitz  e  di  Sehemnitz  . 

FISONOMIA  .  Sarebbe  una 
b^lla  scienza  leggere  ideila  faccia 
e  nel  portamento  estemo  dell* 
tiom6  tutti  i  suoi  intimi  senti- 
menti. L^uomo  crede  fattibile 
'Quello  che  desidera.  Dà  questa 
cebòléz^  sonò  nate  diverse  scien- 
ze' false .  Dal  desiderio  di  cam- 
histt  in  oro  i  tngtnUi  domuni  è 
iiata  r  Alchimia  ,  Dal  desiderio 
di  trcHioscet'e  V  avvenire  V  Astro- 
logia giudiziaria,  U  chiroifian^ 
zia ,  là  negromanzia,  e.  ogni  sor- 
te dì  'divinazione .  Così  dai  de- 
siderk)  dì-  potere  su  la  fronte  de- 
gli uomini  leggere  i  l<Ktùr ,  atTe^tr 


WS 

intèrni,  e  Ja  qualità  del  loro^a*' 
rattere ,  è  venuta  ia  scienza  dtl-* 
la  FisonomU  .  Fin  Aristotile  si 
àibbassò^  aqiiestaf  vailità,  liè  v*è 
stato  secolo  senza  ^uglche  tratta* 
to  to  quésta  pretesa  sciènza  .  B 
tht  hanno  da  fare  i  trìatti  del  vi** 
so ,  e'  i  capelli  ricci  o  distesi  coi- 
le  nostre  idee  e  t»'  nostri  aflfètti  Ì 
Chi  presta  cred!tto  alla  fisonomia , 
forma  spesso  su  gli  uomini  giu- 
dizi iniqui .  -s 

Ma  per  quanto  sia  falsa  la  $cìittt* 
za  delia  fisonomia,.  è  peto  certo 
che  le  nostre  passioni  abituali 
producono  de'  cangiamenti  nel 
noistrò  esteriore  e  Specialmente 
irei  voltò .' Se  rfn remo  è  turba* 
to  ,  V  esterno  '  come  ha  da  eiseré 
sereno  ?  L*  abihidké  dtWk  cairn* 
inferiore  sparge  un  *  dolce  rigoso^ 
m  tutta  la  fisokòmia  .  V  abitu* 
dìnt  del  dolóre  estingue  il  brio^ 
dej^i  occhi ,'  t  abbassa  la  galpé*^ 
bra  superiore  .  lì  riso  abituale 
rialza  ^\i  angoli  delle  labbra,   ^ 


per 
indelebili . 

Le  abitudini  nort  intuiscono 
^lam^nte  nel  viso ,  ma  anche  ne* 
gesti ,  e  in  tutto  il ,  portamento- 
dei  corpo  ,  e  specialmente  ntlls 
voce,  nella  favèlla ,  nelle* opet»* 
zionf,  ne' discorsi,  e  ne* rapporti 
cogli  altri  uomini:  amici,  vesti- 
to, casa,  "e  Qn  il  camno  ^  ^  il 
paese,  tutto  influisce  alla  lUono- 
mia^  Chi  crede  tutto  è  sciocco'. 
Chi  crede  iàcilmente  il  male,  e 
difficilmente  il  bene ,  e  discolpa  i 
maligni,  è  maligno,  tìii  non 
contraddice  mai,  e  loda  tutto,  è 
da  poco",  è  adulatore  .  Chi  con^ 
trwdice  sempre ,  e  con  amarezza^ 
è  bilioso-.  Chi  fa  subito  molte' 
obbiezibn?  su  cose  nu^ve ,  è  leg« 
'  gic- 


\ 


tà 

giérb;  chi  sogliigQa.  s^ssò,,  b4 
foc^  levatura  r.  Chi  pa^ia  assai  9 
Ila  poco  seano^  Chi  paria  disèf 
è  altiero .     . 

Ma  eoa  tutto^uestp  la  fisono-^ 
mia  seguita  ad  essere^  falsa  e  pec 
natura  e  (er  arte ,  principalmente. 
te  nelle  città  granai,  dove  *ì  va 
sempre  in  mascheca  specialmentti^ 
lie'palazri,  tklle  corti. zitto. 

Il  pittore  però  non  Jia  ^tti 
mezzi  jper  far  conoscere  i  cs^t* 
terl  dèlie  sue  figure  che  la  fiso» 
iK)mia  formata  4alr  abitudine  del*' 
le  passioni  •  Egli  non  sari  così 
dolce  4^  pasta  oa  credere  che  un 
(el  sembiante  abbia  sempre  un 
]bel  cuore  ;  ma.  nelle  rappresen- 
tante deve  supporlo  4  Una  faccia 
allungata  alla  pecorina  dà  fiso- 
liomift  di  uno  stupido  >  e  può  an» 
che  essere  d' un  .  uomo  di*  inge*, 
^no.  Ma  il  pittore  farebbe  nule. 
did  effigiare  un  bel  talento  colla 
£sonoraia  di  pnecorone  .  Egli  hsi 
4a  dare  un'arit^  aniabilb  al  per- 
sonaggio che  vuole  esser  d^,  noi 
amato 9  untarla  truce  a  quello 
che  vuol  rappresentar  feroce  « 
^ii^no  meglio  di  RaflTaello  ha  sa-^ 
puto  variare  i  caratteri  delle  fiso^i 
nomiè  >  senza  mai  .cadere  nel  bas-i 
90  e  nel  buSbndscJp .  ^  Air  incoà^i 
tp-i  gran  macchinisti  Cortonii^ 
sti)  quando  hanno  fatte  figure, 
lian  créduto  d'  aver  fatto  tutto  : 
9e  ile  vede  una  calcai  senza  os~ 
i^ervarne  nessuna  )  j)erchè  tutte, 
senza  fisonomia .  /  / 

Gli  antichi  per  caratterizzare 
a  loro  personaggi,  davan  loro 
gualche  ^osa  del  bestiale .  Giove 
ze  d^li  Dei  ha  del  tipne  re  dèU 
le  bestie  .  Ercole  Ka  del  toro  ^ 
specialmente  nel  collo ,  per  indi^ 
car  inegiio  la  sua  robustezza.*  U" 
na  faccia  troppo  jpiena  indica  pi-* 
grìzia  ,   goffaggine  ,  presunzio- 


pe ,  iibidine  ;  tale  era  Vieellio  . 
Un  viso  alquanta  «agro  manifé^ 
sti  attività ,  j»nid(inza ,  studio.  ; 
tali  eran  Cesate y  Cicerone,  è 
Newton ,  Pope  1  lilonteiquieu . 

I  fisònomisti  vogliono ,  che  M 
testa  puntata  sìa  segno  di  stupi- 
dità, conie  ^nche  un«  testa  pAC-i 
colà  su.  d*un  collo  lungo^  sasso^ 
migliante  all'  oca  stupida . 
'  n  pittore  deve  badare  non  so^ 
Io  ai#  tratti  e  alle  forme  ^  maan« 
che.  al  colorito  del  suo  personag-^ 

Sio.  il  pallido,  il  veraognolo  ^ 
terreo  provengono  da  bile  ne^ 
ra,;e  indicano  invidia  e  vendet- 
ta .  Cesare  non  t^ea  il  vermi* 
glio  di  Antonio  «  di  Dolabeila  , 
ma  bensì  i  pallidi  e  magri  Bruto 
e  Cassio.  I  capelli  mo5i;rano ibiK. 
za  scoraggio;  i  biondi  delica*^ 
tezza^e  dolcezza;  i  tossisi  hann 
no  per  cattivo- pelo* 

Per  quanto  sieno  in<;etti  qnest^ 
ed  altri  segni ,  V  artista  .però,  li 
ha  da  adat^re ,  e  applicarli  couf 
venientemente  per  caratterizzare 
le  sue  figiire  secondo  V  espressio> 
ne  richiesta  .dair.ang(»nento .  Un? 
graiji  personaggio  forte  e  valpro-k 
so  avrà  vita  ^ta  e. fritta,  spaile^ 
larghe,  petto  infuori,  <osce  e 
gambe  carnute,  braccia  nervose,^ 
testa  rotonda  jpiuttosto. .  piccola^ 
che  grossa ,  tinta  viva  ,  occhi  ' 
brillanti  e  .ben'  taaliati. ,  front^^ 
unita,  viso  di  belia  forma,  >ma 
éònveiuente  alla  sua  condizione  e. 
al  paese.  Ma  non.  più  eseixip>.r 
V  Artista  studioso^  dell'Antico  ^ 
di  Raffaello,  e  dj^ti  altei  buoni 
maestri  i  si  farà,  un  foodo  in^saot. 
ribile  di:  iisònomie.,  senza,  d»v^ 
tetta  alle  ciance  de^.  fisononiistì .  . 

FONDERE  i  colori:  è, unir  gli 
uni  JÉ^i  altri  ^n  un  modo  gratta 
alla^sta.. 

Per  far  V  anione  fra  due  colo^ 

Q    3  ri 


34^  .  FON 

ri  che  si  toccano,  ilpennelto  ha. 
da  passeggiare  dolcemente  dall' 
uno  all'  alfro  finché  nelle  stremi-T 
tà  non  resti  niente  di  duro,  nièn-; 
te  che  ferisca  la  vista,  e  ne  al-^* 
idi  r armonia.  La  degradazione 
dei  lume,  l'interposizione  dell'- 
aria,  e  soprattutto  i  riflessi  oj^^t 
rano  ai  nostri  occhi  questa  fn$io-> 
ne  nella  natura  colorata  .  ^ 

Questa  unione  di  colori  si  fa 
nella  natura  con  una  de|radazio^: 
iic,  con  miscugli  insensibili  e  sl^ 
dolci ,  che  tutte  le  tinte  e  tutti 
i  passaggi  pajon  fusi  come  diffe- 
renti  metalli  che  si  penetrano  per 
effetto  della  fusione* 
.  Questa  fusione  perfètta  di  co-, 
lori ,  da  cui  riceve  la  natnra  tut- 
to il  suo  incantésilno ,  ,è  il  iho** 
dello  che  V  artista  ha  dao$serva-' 
re  con  incessante  studio  •  ^ 

Colle  continue  osservazioni  esf 
gli  vi  scoprirà  le  differenti  tin- 
te i  delle  qual)  è  suscettibile  lin 
ilggetto.  Ne  discernerà  innumen 
labili,  se  vi  eserciterà  l'occhio* 
Kon  basta  aver  buona  vista ,  coa- 
vien .  esercitarla  :  ogni  organo  e^» 
aercitato.  fa  miracoli . 

Chi  ^on  ha  1'  abito  di  vedere 
e  di  osservare ,  non  vedrà  in  un 
fogiio  di  carta  bianca  niente  al- 
tro che  bianco  ,  Ma  il  pittore 
col  pennèllo  alla  mano  gli  mo- 
strerà che  per  imitare  esattamen- 
te questa  bianchezza,  ha  da  da- 
xe  oioltie  gradazioni  differènti ,  e 
che  il  bianco  puro  della  sua  ta- 
volozza non  ha  luogo  che  in  al- 
cuni tocchi ,  dóve  si  richiede  il 
j>iù  grande  splendore  che  la  luce 

fuò  spandere  sopra  una  superficie 
lianca^ 

.  Se  il  Pittore  avrà  ben  osserva- 
ta la  natuca ,  baderà  a  no& /^n- 
dere  troppo  ,  caderebbe  inf  una 
mollezza  innaturale*  Baderà  an- 


che  di  non  fonder  pocf>;  darebbe 
certo  un'apparehza  di  forza  al 
suo  colorito ,  ma  non   darebbe, 
quella  dolc^  armonia  che  pres^*^ 
ta  il  gran  J^uadro  delia  natura >» 
:  FONDO  è  il  Campo  ,   in  mi 
sono  gli  oggetti  d' un  quadro  • 

Quel  che  fa  distinguef  gli  og- 
getti gli  uni  da^Ii  altri  ^  è  4'  op- 
posizione de'churi  e. degli  scu-. 
ri.  La  gradaaiione  che  presenta 
il  lato  chiaro  d'un  corpo,  ^^ 
comparir  più  tinto  •  quello  che  gli: 
è  a  canto  .  La  parte  on^rata^ 
produce  il  contrario  ..Senza  gue^. 
9ta  legge  non  si.  distinguerebbe^ 
più  il  ntittQ ,  che  è  la  linea  chia* 
ra  o  oscula,  ohe  ci  dà  l'ideadel^. 
là  forma ,  ^  Un  fiocco  ài  aeve  si^ 
stacca,  in  bruno  su  la  tinta  lumi-, 
uosa  del  cielo  ;  ma  se  il  fiocca  pas-; 
sa  avanti  una  nuvola  scura ,  coa>-) 
parisce  bianco ,  e  tanto  più  bian-%' 
co  quanto  più  scuro  è  il  fondo  ^ 
Un  ramo  d' albero  comparisce,  pià[ 
vplte  in  breve  tempo  al ternativa-^ 
mehte  chiaro  e  bruno  secondo  chi^ 
il  vento  ijli  fa  cambiar  fond^  % 
Queste  varietik  insegnano  all' A  r-» 
tìsta  come  dalle  opposizioni  abv 
bia  da  trarre  armonia*  i      • 

E^Ii  conoscerà  che  certi  dolori 
si  distruggono,  e  altri  s'invigp^ 
riscono .  L' incarnato  divien  palr 
lido  sul  fondo  rosso  ;■  11  rosso  pai? 
lido  si  fa  vìvo  sul  fondo  giallo  • 
La  natura  de'  fondi  è  ad  arbitriQ 
deir.attista  :  p^ò  dunque  sceglier-* 
li  a  suo.  talento  per  renderli  f;|r 
vorevoli  agU  oggetti  de'  syoi  pri- 
mi piani .  •      ' 

I  'Fonde  poi  ^he  sono  gli  ulti'v 
mi  piani  delia  co|njK)sizione ,  deb- 
bono esser  convenienti  .al  sogget- 
to.  Ad  un  Solitario  fra  scogli  » 
rocthe ,  pini  «  querele  «  conviene 
un  cielo  tagliato  >  à»  nuvole  scu^ 
re ,  e  di  m^sae  caglienti  >  .  Rose 

e 


FON 

e  mirti  abbeHisoon  la  ctmpagna 
abitata  dalia  Madre  d' Amore ,  o 
dat  teflere  paatorel/e.  lì  fondo  de** 
ve  contribuire  come  tutto  il  re* 
sto  dell*  opera  a  sostener  il  ^atAt* 
tere  dtì  soggetto .  Ogni  ppera  ha 
d'  andar  sempre  al  sup  fine  ^p^ie 
iia  proceduto  dal  principio^ 

Il  fondo  taglia  sfosso  ia  scena, 
«  vien  avanti ,  e  così  ravviva  il 
soggetto,  ^li  di  riposo  e  ne  ^n* 
dica  ì  piani .  Se  il  pi^no  geùe-* 
tale  della  disposizione  delle  iigu» 
re  è' parallelo  al  bordo  del  qua- 
dto  ,  bisogna  che  ti  piano  dei 
fondd  sia  circolare  o  triangolate  • 
Ma  se  il  piano  deile  figure  è  on-^ 
deggiato ,  il  piano  del  Jòndo  vuol 
«sser  semplice /e  grande^ 

Lo  stesso  contrasto  d^vesi  os* 
servare  per  i  jumi .  Il  fondo  pre- 
senti masse  grandi  di  ,lumi  «  di 
ombre  9  se  nella  disposizione  del- 
ie figure  sono  più  fochi  di  Jume  ; 
é  al  contrario  .        - 

Il  fondo  determina  spesso  l'ef- 
fetto generale  dell'  opera .  Dal 
^ro  d'ujia  rocca,  o  ai  un  inter- 
colonnio esce  un  tratto  di  fiims 
che  conduce  l'occhio  dello  spet- 
tatore dove  V  artista  vuole  pia 
interessare .  ^  L' incantesimo  J' ur 
USL  composizione  pittoresca  dipen- 
de dall'  impiego  variacro  is  con^ 
trastato  dcìlt  masse  subordinate 
alla  massa  generale  « 

Anche  un  busto  di  un.Ritrat-' 
to  esige  un  foodo  ragionato^ 
Rubens  a  chi  io  ^onsigiiavìi  di 
far  eseguire  il  foskdo  da  un  suo 
allievo ,  rispose  :  cifi  /#  fsr  un 
fondo y  sa  far  la  tona.  Inatti 
<|ual  moto  ,  qual  aggetto ,  qual 
brio  non  acquista  una  testa,  se 
.  il-  fondo  è  fatto  da  tnano  intelli- 
gente .  Se  la  testa  ha  diversità 
di  tinte  ,  ne  ha  da  aven»  anche 
H  fondo.  '•£  se  il  colorito  della. 


FON  ^7 

testa  k  «^mplice ,  io  sia  anche  il 
fondo.  Se.  non  regna  un  gran  rap* 
porto  di  colorito  fra  il  soggetto 
e  il  find»  ,  il  ritratto  satà  sen;E9 
accordo.    ; 

JL'^rt^  .d'e^  bei /o«//i  non  è  sta* 
Ca  .favorita'  da  gi:an  maestri ,  nep<^ 
pur  da  Dowenichino ,  né  da  Raf- 
taello  (  aveanò  .a  cuore  cose  più 
essenziali  ^.  All'  incontro  è  stata 
ben  manc^ggiata  ,da  Pietro  da  Cor* 
tona ,  e  4:^  iLuca  Gipr^dano  cor* 
ruttori  ^eila  Pittura . 

FONTANA  CDomenico')  Cot 
masco  n.  1543  m.  1^07  architet- 
to pontificio  operò  foolto  Ih  Ro- 
piSL  sotto  Sisto .  V .  Le  sue  pria*» 
cibali  opere  sono:  La  Cappella 
Sistina  in.  Sk  M^ria  .Maggiore .  II 
palazzo  nella  villa  Negroni  «  Lz 
tacciata  laterale  ^di  S.  >Gto.  Late- 
rano.  La  Sca/^ Santa.  La  Biblio- 
teca. Vaticana .  il  Palazzo  Ponti- 
ficio a  S.  Ciò.  Later^no  ,  e  quel- 
Jio  d'Albani  alle  qugttro  Fpnta^ 
ne-  Slargò, la  piazza ^ Quirinale  |' 
e  vi  situò  i  due  Cavalli  £o*  due 
Colossi  eh.' erano  nelle  Terme  di 
Costantino,  Ristaur'ò  incolonna 
Trajana  e  Antonina  .  Costruì  ì* 
Ospizio  de'  Cento  Irretì  a  Ponte 
Sisto  .  Diresse  il  condotto  deli* 
Acqua  Fel ICQ  lungo  20  miglia  ;jc 
ne  fece  }a,gran  i-pnfana  ^,Tcr* 
mini..  Fra  tante  op^re  là  pi^ 
strepitosa  del  .Fpntana  fu  V  ere-, 
zione.  d9lV  Obelisco  Vaticano  , 
e  poi  di  tre  altri ,  a  $>.  Gio.  La- 
terano ,  a,  S?  Maria  Maggiore ,  al 
Popolo-,*  IVi^ntre  il  Fontana  er^ 
occupato  alla  .costruzione  del  pon- 
te di  Borghetto  verso  la  Marca, 
|gli  sì,  suscitò  in  Roip^  uffa  tenr»- 
pesta  tale  che  Papa  Clemente 
yiILgli  tolse  .la  c^ricad*  Archi- 
tetto, pontificio ,  e  volev;^  anche 
rendimento  di  conti  su  tante  fab- 
briche.  Andò  ?gli  perciò* ji  Na- 
Q   4  poli, 


FON 

poli  i  dove  fa  dichiarato  Archi* 
ttttO'  Regio  è  •  Ingegnere  mag- 
gióre.' In  Napoli  il 'Fontana  li- 
vore ad  alliicciare  le  acque  del 
elenio  \  tf  sia  Cagno  ;  aboellì"^  1« 
stifada  'di  Chiaja,  di  S.  Lucia  ^ 
del  Xargo  di  Castèllo.  La  sttà 
prand*  opera  in  Napoli  fu  il  Pa- 
lazzo Reale.  li  Ton tana  ebbe 
deìV  Ttigeg^  titìh"  meccanica  » 
ma  il  suo  ^sto  neir  architettura 
lù  iniputo  »;non  osservò  il  csiràt- 
rerc  degli  ordini ,  né  evitò  gli  a- 
buisr;  d>bè  però  del  merito  nelle 
invenzioni .  ' 

Sub  figlio  Giulio  Cesare  archi- 
tettò Ih  Naj^li  la  fabbrica  degli 
Studj  disattiva' pianta  ,  e  dipeg^ 
gior  fàtctiata.  Ora  le  si  dà  altra 
&rma .-    '  ^ 

Giovanni  *  Fontana   ajtitò   suo 
fratello  Domenico ,   e  costru)  ià 
Roma   il  Palazzo  Giustiniani   di 
mediocre  gusto .  La  sua  maggior 
perizia  fu  nelP  Idraulica .  Spurgò 
il  Tevere    ad   Ostia ,   regolò   il 
Velino ,  trasportò  a^que  a  Civita- 
vecchia e  a  Velletri ,  a  Frascati 
per  le  Ville  di   Belvedere  e  di 
Aloiidragone .    R  istaurò  Pacqiie- 
dotto  d'Augusto  per  condurre  V 
acqua  Paola  dftl  Lago  di  Braccia- 
no* ài  fòntanoài  di  S.  Pietro  Mon- 
toriò ,  le  indi  far  quella  cascata  a 
ponte  Si^o.    Le   decorazioni  di 
queste  fontane   non   sono  esenti 
di  difetti .    Egli  condusse  acque 
anche  st'  Recatiati   e  a  Loreto  • 
Stabilì  in  Tivoli  il  ritegno  alla 
cascata  del  Téverone. 

<ìarlo  Fontana  n.  16^4,  m.  17x4 
fil  anch*  egli  Comasco  9  e  apprese 
r  Architettura  dal  Bernini .  Ec- 
co il  catalogo  delle  sue  architet- 
tare bern  inesche  «  ó  bernesche , 
fatte  in  Roma.  Cappeila  Ginet-> 
ti  in-  Si  Andrear  della  Valle .  Cap- 
pella del  fitttistero  in  S;  Pietro. 


FON 

Cappella  Cibo  al  Pòpolo,  fa  Man 
donna  de*  Miracoli  al  pc^o^ 
la  Chiesa  di  S.  Marta  ;  Je  fac- 
ciate della  Beata  Rita,  e  di  S^ 
MarceH6  al  Corso  ^'  ^1  Deposita 
della  Regina  Crjstma  in  S.  Pie- 
tro.'Il  palazzinGrimani  t  strada 
Roselif  •  Il  Palazzo  Bolognetti* 
La  Fontana  in  Trastevett  «  Tea* 
tro  ài  Tordinona ,  poi  incendia*  • 
to,  e  riedificato.  Il  compimento 
del  palazzo  ài  Montecitorio.  L* 
ospizio  immenso  di  S.  Michele  • 
Ripa .  I  Grana)  a  Termini .  Il 
portico  éi  S.  Maria  in  Tràsteve» 
re.  La  Biblioteca  della  Minerva -• 
In  queste  e  in  altre  fabbriche  il' 
Fontana  ha.  fatto  conoscere  il  suo 
^usto  inarchitettonico.  Di  male 
in  pèggio:  i  suoi  scolari,  ilBiz* 
zaccheri  nel  palazzi  Ntcroni  »  di 
S.  Luigi  de'  Francesi  ;  Alessandro 

Secchi  nel  palazzo  incontro  a  S. 
zrcello  diedero  in  masgiori  biz- 
zarrie .  Per  ordine  d' Innocenzo^ 
XI. 'Carlo  Fontana  fece  una  gran 
descrizione  della  Basilica  Vatica* 
na  •  Vi  si  scapriòciò'  .in  piani  per 
acce^torj  non  mai  fftti.  Calcolò 
la  spesa  della  Reverenda  Fabbri- 
ca ad  una  cinquantina  di  miiio- 
ai  di  acudi . 
FORME  .   La  vist^  distingue 

Sii  <^getti  gli  uni  dagli  altri  per 
s  loro  forine .  Le  fwmt  non  so- 
no apparenti  che  ner  V  eflRstto  del- 
la luce  ,  e  de*  colori , 

E'  dovere  essenziale  dell'Ar- 
tista rappresentare  con  esattezza 
le  ^me ,  affncbè  gli  oggetti  sie- 
no  ben  caratterizzati .  Le  pro- 
duzioni delle  Belle  Arti  aono  es- 
poste Inogo  tempo  allo  spettato- 
re, il  Oliale  scontento  della  defor- 
mità MXt:  fwmt  condawietà  T 
artista  4 

Per  fàppiesentare  le  fórme  eoa 
precisione  >  conviene  i.  mirare  • 

ri* 


FOR 

tìnlraite  attentamnte.  gli  ogg^t* 
ti  :  i^wte  di  pia  importante  ,  e 
niente,  più  trascurato  in  fisica  e 
ili  morale;  a.  esercitar  la  mano 
^m  ubbidisca  eoa  fedeltà  alla 
mente  V  3.  ricordarci  .4eU<)  idee 
principali  e  >  caratteristiche  degli 
oggetti  ntir  atto, che  tappnsftn-^ 
tano  •  F«  fi<W  c/hv  fui  i  nxy  a  mas^ 
sima,  ck9  ben  seguitatile  rende* 
rebbe  inutili  molte  ^Itre^^ 

Le  belle  firme  .ìui,nnf>  seinpre 
jfT  baae  le.propo»tioaì ,  le  diimen*. 
sioni  3  le  cMnreniense  ^  ma  la  lor 
ra  perfezione  è  Dn  capo  d' operai 
raro  della  njatura  »  come  raro  è 
mirabile  è- il  dono  del  taUntp.  di , 
sentirle ,  di  concepirle ,  e  di  rap^ 
presenfarle.     >  :  -  .    - 

Fcorma   in   Scultur^^  serve  |»ei: 
ripetere  e  per  moltLplicare  ia  ce*» 
ra^  in  gesso»  in  bronzo  nnasta"  . 
tua,  o  un  modello.. 

lì  profilo  Greco  dà  forme  del^^ 
la  maggior  bellezza.  Descriva 
una  linea  fUasi  ^ttjr.  coi^  una 
dolce  inflesaione  ^  Ne'  gjoyani  e 
nelle  donne  questa  lin^  disegna 
la  fronte  e  il  naso  «  Questa  &r* 
ma  bella  per.  la  sua  semplicità  e  , 
unità  h  più  rara  ne'  climi  aspri 
che  ne]  temperati .  Questa  j^rma 
costituisce.il  grande,  e  icontor<- 
ni  scorrevoli  e  delicati.  Quanto 
più  si  va  lungi  da  questa  linea  , 
più  si  dà  in  brutto  :  più  infl^s* 
sSone  che  si  dia  al  naso,,  più  si 
allontana  dalla  bella  forma  • 

Gli  antichi  facevano  basse  le 
fronti ,  perchè  i  giovane  le  han- 
no basse  i  e  la  ^llttzi  è  nella 
gioventù  :  la  fronte  alt;^  è  della, 
vecchiaia  »  della  dc^radazipne  dei* 
la  natura  . 

Ovaie  il  viso,  ovale  laftonte; 
dunque    i  capelli  non  hanno  da-^ 
far  una  punta  nel  mezzo  j  f  due 
seni  aUt  tempie* 


Qlì  ocehi  gr;indi  son  beili ,.  vfa 
per  alcune  perone  imponenti^ 
per^  Giove,,  per  Idiaerva ,  .^r . 
Pailade.  Ii^a  .certi.  Occhietti  9ol-^ 
laipaij^ebra  inferiore  ìegficrmenaé 
tirata  m  ffa ,  che  ian^»ezza  sra^ 
ziosa  non  danna  alle  Venerile!-' 
le  ? .  Sppmciigli  £ni,  arcuati  »  e 
cpA  piccòi  intervallo . 
^  XI  labbro  inferiore  vuol  e^ser  pie 

f>^eno  dti  /superiore  per  tosi  oare 
'inflessione  che  .finisce  api  meii? 
to.  Sia  chiusalo  aperta /a  bocca  a 
non  mtKtrerà  1  dènti  che  >ne' sà- 
tiri e  ne'  bufoni  • 

B  perchè  iJ  mento  che  deve 
tonneggiare ,  si  hiforpa  ton  una 
fossetta?  Perchè  cosi  ià  talvolta 
la  natura.  Ma  la  natura  fi{vanchf 
la  gòbba .  L' arte  ha  da  imitare 
la  h^ìì;^  natura,  e  h  bcU»  nat,ul> 
ra.non  soilre  fiÀsitte  jnè.tH  nmi* 
to ,  né  alle  euancé  .J 

I  bei  capelli  vojglfon  esser  ina»- 
ndlati  e  fluttuanti»  Nelle  Vergt^ 
ni  antiche  son  annodati  dietro  la  ' 
testa,  e  tutta  la  «^hioo^a  à  a  oi^ij^*. 
de  ,^  che  /ormano  «avita  coix&id^. 
raball)   e  colla  loro  varietà  prò* 
ducpn  hdlì    effetti    di  chiaro^» 
scuro,  -ó    ,      ^  * 

Le  beile  mani'  hanno  un  ton« 
darello  moderato  .  Que^  forellini 
nelle  giunture  deUe  dita^  danno 
un*  on^ra  dolce*  Le  ditaaAisel; . 
late  Jlon  hanno  d^  indica»  le  ar*- 
ticolazioni  «   .    - 

L'articófazione  dcL  ginocchio, 
non  vuqI  ^essere  che  accennata 
con  un^ eminenza  doke  e  unità*. 

II  petto  defili  uomini  è  grande 
ed  eleya^o^  U  seno  delle  donne 
non  deve'  essere  troppo  ampio 2 
il  verginale  specialmente  nbayi|o-^ 
le  gnmd' elevazione,,  né  le  sue 
mammelle  han  d'  .aver  un.  cap^V^ 
zolo  rilevato  ,•  questo  è  proprio 
di  quelle  che  nanno  allattato .. 

In 


»je  FOR 

In  Architettiira  ai  &  ti*  ogni 
forma  geometrica  e  mistiJinea.  Si 
b^  €oA  eleganza  e  varietà .  Ma 
la  varietà  non  deve  slanciarsi  in 
stravaganze  ;  ^eve  anzi  conciliar- 
si col  .comodo ,  colla  solidità ,  fi 
colla  convenienza .  La  forma  cir- 
colare è  graziosa,  e  |a  più  capa- 
ce ,  e  la  più  forte  ;  ma  è  fasti:* 
diosra  per  V  apparecchio  de'  piate- 
riali,  per  la  distribuzione  inter^* 
Ila)  «  per  le  arcate;.  Perciò  «ss^ 
conviene  ai  tetnpj  i  ai  teatri  9  al- 
le f^iazze  ^  fl^  qualche  gabinetto 
ec.  11  triangolo  può  servire  in 
alcune  ^ngnstie  di  scale  »  di  riti- 
rate ec.  I  quadrangoli  9  i  poli-» 
goni ,  e  i  mistilinei  hanno  il  mag- 
gior uso . 

FORM^NT  C  Daml^no^  ar- 
chitetto e  scultore  fii- Valenza  fe- 
ce in  Saragozza  ia  facciata  ^l  S* 
Engracia  larga  ^o  piedi  e  altft 
305^  tutta  d'alabastro,  'Compar- 
tita  in  4  <}rdÌQÌ  di  colonne  con. 
Statue  entro  nicchie .  Nel  i<20, 
nella  cattedrale  di  Huesca  Mce 
anche  un*  opem  '  d' alabastro  in 
tre  ordini  con  alti  rilievi  », 

FORZA  .  Chi  non  ne.  ha  non 
V  acquista  per  quanto  v(^esiderio 
ne  abbia .  Un'  insieme  grossola- 
no, fina  figura  muscolata  con  af- 
^ttazione  non  rappresenta  Erco- 
le .  Bisogna  che  la  itgura  di  que- 
sto eroe  faccia  pensare  che  la  sua 
:6>rza  è  più  nel  suo  intemo  che 
nella  sua  ossatura  e  nelle .  sue  forr 
me.    •  •     • 

La  forz.a  del  tocco  non'  è  nell* 
apparenza  risentita)  ma  convien 
cne  sia  risentita  fi^l  suo  giusto 

Il  colorito  non  è  forte ,  perchè 
è  caricato,  è  fcrte  se  si  accosta 
più  ai -naturale,  e  se  è  accordato 
C.  armonioso . 

Le  ombre  nere  non  sonooiqbre 


FOR 

forti,  ma  pacchie  scure  ispiacr- 
voli. 

La  vera  for^a  dunque  è  là  ve- 
ra imitazione  espressa  dall'arti- 
sta che  ha  mente  vigorosa ,  Egli 
non  ha  da  rappresentar  la  sua 
for%n.f  ma  quella  della  natura.» 
iche  ne  ha  seippre  quanto  cpnvie«- 
ne  alle  circostanza ,  e  la  comuni- 
ca liberalmenjce  a  chi  la  sente  ^ 
p  sa  rappresentarla. 

Per  esprimer  .  qùpst^  for^s  il 
pittcue  us^rà  degli  stratagemmi. 
Accomoderà  panni  i  ^iù  oianchi 
al  tono  di  carne  }a  più  coforata, 
una  s.tofGi  bruna,  ad  .una  carna- 
gione fresca  9  soffra  un  ibndo  bril- 
UnXe  di  r^g^  rilaverà  oggetti  à\ 
ombra  sensibile.  ^  L'armonia  vi 
guadagna  con  tali  licenze .  Mft 
bisogna  farne  uso  a  proposito,  e 
disporli  con  giudizio ,  af^nchè  la 
dolcezza  de'  toni  e  l'equilibrio 
non  si  alteri  cjis  per  dare  più 
vigore .  Se.  un'  opera  non  ha  que* 
sta  forz,*  y    pon  ia  ammirazione  • 

f'oryfto  peggio  che  esagera- 
to. Si  può  talvolta  esagerale» 
non  mai  firmare  il  disegno,  il 
moto,  il  tono,  l'espressione  . 

FOY  C  Lù/gi  de)  ^chitetto' e 
ingegnere  Parigino  dimorò  lun- 
go tempo  ifj  Ispagna  per  la  fabn 
brica  dell'. Escu riale .  Otturò  in 
Francia  l' antico'  canale  prèsso 
Ba^ona,  e  yi  costruì  un  nuovo 
porto  nel  1579^  Eresse  }a  torre 
di  Corduan  ^pra  imo  scoglio  al- 
j|e  foci  della  Garonna .  £Ua  è  un 
JFanale  rotondo  alto  180  piedi  ; 
nel  pianteri:eno  v*  è  pna  sala  a 
volta  con  gabinetti  e  guardaro- 
be  ;  e  al  4i  ?Wo  jon  cavp ,  grot- 
te e  cisterne.  Al  primo  ptanov* 
et  un  appartamento  nobile.  Al 
di  sopra  una  cappella  ricca.  In» 
di  uiv*^It(a  torre  di'  minor  dia* 
metro,  e  finalmente  ia  l;^tj;rna«. 


FRA 

I  navicanti  non  conos<!ono  un> 
Faro  fi  magnifico  come  questo  , 
eh' è  ornato  d'ordini,  di  fron- 
toni 9  di  cupole }  di  sculture  >  e 
sta  in  un  luogo  orrido  fra  yco-  ' 
gli. 

FRA  GIOCONDO  Veronese 
n«  .X4^«  Frate  Do|nenicano  era** 
dito  y  sp^cialinente  in  Architettu- 
ra .  In  Roma  egli  fece  una  rac*- 
colta  di  ynonumenti  antichi,  e 
se  fece  un  dono  a  Lorenzo  de' 
Aledici  il  Magnificò.  In  Vero- 
na su^  patria  rifondò  il  pilone 
*di  jnezzo  del  ponte  di  pietra  pii^ 
volte  ruinatO)  fasciò  il  pilóne 
con  travi  lunghi  dopp)  ben  coni> 
ficcati  neir  acqua  ;  con  questo 
semplice  riparo  l'acqua  non  potè 
più  sgrottftre  il  terreno ,  e  jl  ni-» 
Ione  stette  sempre  saldo.  Illu- 
strò Cesare ,  Vitruv io.  Fronti- 
no, e  altri  autori  Latini,  onde 
sì  acquistò  tal  credito  che  Luigi 
JCll  lo  fece  venir  ih  Fi'^n<^^^5 
dove  fra  le  altre  cose  fece  due 
ponti,  con  botteghe  sopra.  Per- 
ciò il  Sannazaro  ìq  chiam'ò  Pon» 
teftce.  (Jupsto  Fra  Poptcficc  rc«» 
se  un  gran  servizio  a  Venezia 
coli'  impedire  che  <]uelle  Lagune , 
chei  ne  fanno  la  principal  fortez- 
za ,  non^  6*  interrissero  per  le  de- 
posizioni della  Breiitg  r  Furon 
varj  i  progetti ,  pia  prevalse  il 
suo,  che  fu  di  condurre  la  mctk 
della  Brenta  verso  Chiozza  :  d' 
allora  un  buon  tratto  di  mare 
verso  Chiozza  si  è  convertito  in 
terreno  fertile,  e  1^  Laguna  è  ri- 
masta Laguna;  onde  il  celebre 
Luigi  Cornaro  stimò  Fra  Giot 
conno  il  secondo  fondator  di  Ve- 
nezia .  Ma  il  buon  Frate  si  di- 
sgustò di  Venezia,  perchè,  in- 
cendiatosi il  quartiere  di  Rialto, 
fii  al  suo  disegno  anteposto  quel- 
la d'un  certo  Zainfrigntno ,  «  le 


FRA  »jr 

n'  atidò  a  Roma ,  dovefìi  dichia-» 
rato  architetto  di  S.  Pietro.  E- 
gli  vi  fece  rifondare  i  fondaméni* 
ti ,  che  Bramante  })er  la  fretta  di 
Giulio  II.  avea  lasciati  deboli  •  Si 
fortificarono  collo  scavare  de'  poz- 
zi profondi,  che  si  riempiron  di 
piur^tura  fatta  a  inano ,  e  tra  T 
uno  e  i'  altro  si  voltaron  degli 
archi  fortissimi  sopra  il  terreno  : 
così  la  fabbrica  ebbe  una  bast 
sojida  .  Quanto  ingegnoso  e  dot^ 
to,  altrettanto  fu  egli  morigera^ 
to,  e  ben  voluto  dagli  eruditi 
sttoi  contemporanei  •    Cosa  rara  • 

FRANCESCO  DI  GIORGIO, 
fi.  1423.  fn.  i,^70«  delia  famiglia 
nobile  Martini  di  Siena,  Sculto- 
re, Pittore,  Ingegnere,  Archi-» 
tetto  ,  Gli  si  <ittnbui$c^  il  pa- 
lazzo d'  Urbino ,  grande  e  soli- 
do. La  facciata  manca  di  eurit^ 
mia;  il  cortile  è  d'archi  su- co* 
lonne  composite^  e  ai  di  sopra  di 
pilastri  corinti  •  La  scala  e.  spa^ 
ziosa,  e  la  distribuzione  interna 
è  ben  intesa  .  Anche  il  Vescor 
vato  di  Corsignano  o  sia  di  Pien- 
^a  è  di  suo  disegno. 

FRANCH  COto.-)  architetto 
Spagnuolo  edificò  nella  cattedra^ 
le  di  Valenza  la  Torre  incomin* 
ciata  nel  1381  e  finita  nel  1414  * 
E'  tutta  di  pietre  di  taglio ,  di 
forma  ottasona ,  alta  20^  palmi , 
e  tanta  è  la  sua  circonferenza. 

FRASCHERIE  ornamenti  fo» 
tili  impiegati  in  architettura  o« 
ziosamente  e  come  piante  parassi- 
te •  L'  ^/rchitettura  Greca  non 
ebbe  quéste  impurità,  la  Ronia- 
na  cominciò  ^  patirne ,  la  Goti- 
ca e  l'Araba  ne  furono  infette,  in 
Ogni  membro  9  e  la  nostra  moder- 
na e  modernissima  ne  ha  tante  < 
tante ,  che  non  si  accorge  d'  a« 
verle.  Vasi,  bracieri 9  inccnsie<» 
ri  p .  cinferi  $  candelabci  sfiori ,  fio« 

ro- 


foni,  festoni,  conchi^Ht,  'ghir- 
latìde ,  cartocci ,  fantdcci';  t  tan- 
ti iftrr'  Ittoglii'  combni  '  cne  cosa 
àlito  sòiìO  che  motiumentì  j>erpe- 
tui  della  {foraggine  cJegU  arti- 
sti ,  i'  quali  fanno  senza  '  sapere 
i^uel  eitc  fsmtiol^'    ' 

Pét  purgafe  di  frascherie  Tar- 
cbitettiita ,  con Wene  che  o^ni  or- 
aamentò  ùxsc^  dal  carattere  deU' 
«li^io,  e  faccia  armonia  colta 
▼iita .  E^  mejplio  non  dir  niente 
«he  dir-  de^ nienti;  peggio  dire 
spropositi . 

'FREDDO.  Un'  opera  è  fìed" 
iiUi  «é  h  mancante  dr  quello  che 
tJe>e  avere.  U  distgna^  fredUoj, 
se  le  linet  non 'sono  variata;  it 
colorito  iè  freddo^'  se  è  debole  ; 
fiìfddu  è  r«spt'essione,  se  ìt  d-^ 
gurt  noè  mostrano^  alcunft  sffen 
liotte  Ritenta/  L'artista  noA  sa- 
rà hiai  fitd'do^^  se  yftòt  't  sent« 
tutfo  qiidlorche  àtrt  rappresen- 
tai^. Kgn no' bensì' più  the  flsd- 
éò  taluni  che  s*  infreddiscono  al- 
k  opere  antiche ,  e  iì  quadri  d{ 
Raffaello.  '  Spesso  il  calor  d'uà 
artista  éon  è -che*  nell'arditezza^ 
e -ndr abitudine  dit\h  sua  mano: 
i  sedotti  lo  tfoyano  ardente ,  per* 
che  egli  esprime  con  facilita  i 
suoi' concerti  fteddi. 

•  FRESCHEZZA  di  colorito  ha 
»er  opposte  Toiscuro  i  il  sordo  , 
lo  s^rco.'  Il  meritcr  della  fres* 
chei^a  è  nel  brillante,  è  tin  me- 
rito digerente  il  tono  dorato  • 
Tiziano  V  Vandick ,  Rerabrande 
^no  fteichi  ; 

-Ptr  colorire  yr^rro  vi  voglio- 
iio  colori  buoni  e  solidi  «  olj  pu- 
trì imprimiture  ben  fatte  .'affitir 
che  il  tempo  non  V  ingiallisca  e 
V  insQidicj .  'Non  basta  :  ì\  pen- 
sieflo  ha  dt'usar  toni*  e  tinte  lé 
più  precise  riguardo  alla  loro  op- 
jiotiìioiie,  ha  dft  impiegarvi  me- 


\  A 


tXi  colori  elle  può,  Iia4^fiC|$glÌ9-'' 
re  i  più  brillanti-,  e  bada  uqìjfIì 
con  un  tocco  senza  altf rame  aù 

FRESCO .  PJttura  ■  ch^  >si  fa 
suir  intonaco  ancpr  tresoo .     <    . 

E'  la'pjù'antica  ,  là,  più  dure* 
vole,  la  più  ^p^ditav^  U  pili 
degna  di  ornace  i  ^randi^  sdiA* 
e) .  E  percHè;  oi;a  ff  la  meqo-ia 
uso  ? 

f  et  la  maggipc  4^4^^..  ^^^ 
pitture  a  fresco^  T  esposisiione  a 
tramontana  è  la  jpiù  iavòrevp(e 
ne'  paesi  dove  ge&  di  »idai>  .« 
ne*  paesi  fréddi  a  poaen|« ... 

n  pittóre  (he .  ila  d^  aijpó^get 
i\x  d'un  intonaco  ^ncot  /rtf/^»^ 
ha  da  far  presto  ;  onde  ha  d'-a?- 
rivar  armato,  di;  t^tta  punto  ael 
campo  del.  suo  lavoro p^  Vi^icalca 
subito  i  siioi  cartoni  con  ùo^ 
puntla  di  ferro  che  ne  imprimui  i 
contorni.  Colorisce  poi  ^^condq^ 
il  colore  che  ha  dato  ai  capitoni  >, 
0  al  bòztetto  già  preparato  «     ^  * 

In  questa  Pittura  noa  entra 
gentilezza  di  mano>  ;iè  delica** 
rezza  di  pennello  ^  •  Taato  me- 
glio :  fé  belle  forme  ben  espres- 
se ,  le  ahitudini  vive  ^  tutto  in-^ 
somma  quello  che  può  scnotet  i 
sensi  e  n$isar  T  attenzione' è  {>rcK 
prietà  dei  fresco.  Quii'  Artista 
invéce  d^lla  mano  fa  spiccar  1* 
ingegno  .  Michelagnolo  tec^  |Bba<*^ 
razzare  dàlU  Cappella  SMoa 
gli  apparecchj  ad  olio  fatti  .da 
Barroiommeo  del  Piombo  >  sjgri^ 
dandogli ,  clie  le  pitture  acl  oiiflh 
sono  per  le  dame  e  per  i  z^rbi? 
liotti  che  sì  piccano  d'  elegaa^. 
dì  mano  »  ..•  •        * 

La  pittura  a  frefco^  è  incontfa-. 
stabilmente  più  vigorosa  >e  piti, 
brillante  di  qualunque  altra  spe- 
cie di  pittura ,  e  si  fa  anchevire^ 
derc  più  da  lungi,   onde   è  pii^ 

con- 


FRO 

conveniente  negli  edific)  vasti. 
Se  <(l|inc|ue  ora  non  è  molto  usi- 
tata  «  fa^  ^iò  onore  agl'indegni 
cteli-  artisti  ? 

FROJ^TESPIZIO  è  rincli- 
«azione  che  il  tetto  di  un  edifi- 
cio fa  di  <ìua  e  di  ìk  per  lo  sco- 
lo étlk  piogge .  Dnnque  li  F/ott' 
T0spt$^t9  è  11  hnimento  superiore 
étìì*  fabbrica .  £  quante!  altre 
conseguenze^  t.  In  una  facciata 
non  può  darsi  cbe  un  fiùntesft^ 
,K,^if:  2.  Niuno  entro  le  ^bita? io- 
ni.  }.  La  forma  non  può  esser 
ctie  triangolare .  4.  Non  inai  a* 
perto  in  cima  «  5.  L^  fabbriche 
curvilinee  non  ne  comportane)  • 
^..Noa  comporta  né  modiglipni, 
o è  mensole ,  né  dentelli  9  né  goc- 
cioLitoio. 

- 1  Greci  fecero  i  lorà  Front esp$r 
'  ^/  poco  acuti  j  perchè  il  loro  cli- 
tri^'h  benigno.  ;i  Romani  li  fe- 
cero più  acuti,  perchè  il  loro^cli-, 
mite' esposta  g  qualche^  neve  . 
Per  la  -stessa  causa  son  più  acuti 
nel  settentrione  .   , 

Il  rapporto  medio  nel  Fronte 
spPzjiùh  che  la  sua  altezza. sia  fra 
il  quarto  e  il  quinto. della  ba$<  ; 
e  r  altezza  de!  timpano  tra  il  se- 
sto e  il  nono  della  base. 

n  Timpano,  se  è  grande,  è 
cuscettibife  di  qualche   scultura ,. 

Sopra  i  tre  angoli  del  frontespì" 
K'o  '  si  possono  erger  tre  piede- 
stalli i  '  wcroier'f ,  per  mettervi  su 
qiialdie  ornaménto  adattato, 

In  oérée  fabbriche ,  dove  la  par- 
te' ài  mezzo  supera  le  laterali  j 
onde  tfn  tetto- compito  è  nelm^' 
zo,  e  un  semitèttò  è  per  ciascun 
fiancov  si  può  fat  in  mezzo  un 
frontefptTJn^  sotto  dì  cui  vadano 
a  inrepRarsi  dì  qua  e  di  là  due 
mez^i  frùnrerpszj .  Cosi  ha  pra- 
ticato ragionevolmente ,  I^alladio 
in  alcuiie  Càiese. 


FRO  %%t 

FRONTINO  ebbe  dall' Iq^if. 
rator  Neryia  1*  intendenza  gwie- 
tale  degli  acquedotti  di  Roma  9  « 
ne  compose  im  libro  incessante 
apche  per  altri  ediBc>-. 

FUCCIO  architetto  e  scultore 
Fiorentino  fabbricò  a  Firenze,  la 
chiesa  d{  S.  ,li4aria  su  TArnot;  e 
a  Napoli  termipò .  la  Vicaria  >  ^ 
Ca^teX  dell'Ovo  principiati  òm 
Buono .  Fece  in  Capua  le.  fOxH 
sul  Volturno,  e  due  parchi  per 
la  caccia  >  uno  f  Gsavjiia  9  l' al- 
tro a  Melfi  .  • ,.  1 
.  FUGA.  C  Ferdinando!)  .p.,rtf99« 
ax;chicet.tò  Fiocfiutino  di.  cattiti» 
gustò  nella  declorazione  •<  Pecca* 
to  !  X^  sue  &bbricfae  ^no  molr 
te  e  grandi .  In  Roma  ,  la  Scu- 
deria .a  Monte  CavaJlo  ;  il  Pa- 
lazzo della-  Famigli^  pacale  ;  ^  il 
Palazzo  della  Consulta  ;  Jk  Caie* 
se  della  Morte  «  dvì  Banibin  Gè* 
su  è  deir  ApoUinaire  v  h  facei^tn 
di.  $,  Maria,  Mageiore  v  ir  Palasi* 
zo  Corsini;  1,1  Palazzo  Petroni  ^ 
Gesù .  .  In  Napoli ,  ^il  Reclu^ojcio^ 
il  Cimitero  per  1!  Ospedale  ^  a 
Palazzi  di  Caramani  9  e  di  Gior« 
danfl  ;  la  ViìU  di  Ja^i  <a  Poeti"» 
ci  ;  i  Granai  al  Ponte  della  Ma-» 
dalena.        .        , 

FUGA  Idee  che  scappano  da 
una  mente  fervida  >  e  fuggono' 
senza  mai  ^ssere  esaminate  a  te-* 
sta  fredda .  Le  mgAe  sono  se^ui-^ 
te  da  dìtxefuMfic^  o  da  sterilità  « 
còme  nell'ardbr  d'una  feòlnre  ai 
deliri  succede  l'abbattimento,.  L' 
artista  focoso  non  può  fare  che 
schizza  informi  di  <>p<!re  abor- 
tite . 

FUGGENTl^i  ^  9u«lja,ijart^ 
^  che    sfugge  all'  ^chio^.  non  ^l 
vede  che  m  scorcip^  -e  i  rfiggi  vi- 
suali '  vi  iormaa  un  angolo^  aGii«>. 
tissimo .  ,        . 

l^er  pxodMfre  ^e^^to  .  efieit^ 

noa 


V. 


ts4  TUL 

fton  bisógna  impiegar  mai  i  più 
gran  chiari  »  né  i  più  gran  bru- 
ni ,  Ecco  là  un  cartoccio  dì  car- 
ta bianca  posto  perpendicolar* 
mente  ,  e  in  modo  che  riceva  il 
Inme  di  fianco  rispettò  allò  spet- 
tatore .  Se  gli  si  oppone  un  fon-* 
do  bruno  9  si  vedrà  un  chiaro  as- 
sai forte  sul  bordo  del  cartoccio 
^dal  lato  del  lume  ^  ma  se  vi  si 
mette  un  fondo  più  bianco ,  V 
'  orlo  sarà  bruno  . 

Questo  principio  h  applicabi- 
le a  tutti  ì  (uggenti  de'  corpi 
tondi  5  tanto  divisi  e  aggruppati 
come  un  grappolo  d*  uva  o  le  fo- 
glie d*  un  aloero  9  quanto  uniti  e 
solidi  comtf  una  colonna  ec. 

FULBERTO  Vescovo  di  Chat- 
ti«9,  e  intendente  d' Architettu- 
'  ra  9  rifabbricò  nel  iozo  la  sua 
-Cattedrale  i  li  pia  grande  e  la 
•fid  bella  di  quel  genere!  diH>eK 
'lezta  ch«  non  ha  da  fai*  niente' 
«ol-tero  belio.  Vi  contribuirono 
ì  più  gran  signori  « 

FUMO.  «I  suoi  var;  accidenti 
^|>rodotti  dalla  agitazione  d^V  a- 
-  ria  9  e  le  sUe  ombre  possono  som- 
-^ninistraro     effetti    piccanti    di 


chiaroscuro,  diflTerenti  tòni ,  belli 
effetti  di  color  proprio.  Il  fumo 
non  ha  color  determinato  ;  cam- 
bia secondo  le  diverse  sostanze 
fumanti ,  e  secondo  la  quantità  e 
oualità  della  fiamma;  quello  del- 
la paglia  è  colorato  dal  fuoco  a 
gtancie  altezza  i  ed  è  leggiero  ; 
quello  de^  grandi  incend;  è  denso 
e  colorato  di  tatti   i    toni,   che 

.  somministrati  alla  fiamma  le  ma- 
terie eterogenee  4 

•  FUOCX>  non  suppone  •neeesta- 
riamente  lume  e  bellezza  <  ma  vi- 
vacità ,  e  affollamento  d*  idee  e 
di  figure  é  lì  fu909  non'  fui  meti^ 

•to  che  quando  è  4>eR  eòndotto . 
Talvolta  il  fuoco    nonr   è   che 

-prestezz*  dì  composizione  e  dì  e- 

secuzionei  assenza  di  riflessioile 
e  di  giudizio,  una  turboleazs 
puerile,  una  petulanza  insensata • 

•Non  di  rado  il  fuoco  più  subii «• 
me  C  sinonimo  dell' entusiasmo 0 
non  ^  che  fìiiore  ^  14  fuoco  di  Raif^ 

-faella,  di  Palladi<^y  di  Canov», 
è  la  ragione,  e  quello  di  Miche- 

'  laogelo  ,  de'  Cortonisti ,  de*  60^ 
romineschi^  de*  Bcrninisti ,.  jj^.i** 
irragione voìezaa ^  U  follia».    . 


GÀ* 


«A« 


QAir 


*ti 


assist 


dAfl 


G 


GABINETTO  piccolo  came- 
rino- con  alcune  belle  produzioni 
della  natura ,  o  delle  Belle  Arti . 
Tale  Hi'iì  princi'i^^  Il  lusKO  poi 
ila  rìpieno»  di  ^  triyialiti  palazzi 
inteti  9  e  a  tali  pobipé  di  ciarla- 
taneria la  vanità  ha  tuttavia  con- 
servafff  il  modesta  nome  di  gs^ 

^   una    collenioné  qualunque 
'fosse  da    un    ficco   intelligente 
"(tèrmini  ^uasi  contraddittori   ) 
fatta  a  doV^eV.  sarebbe  un  tesorov 
vn^  scublal^  péi^  "ì  ^eri  dilettali- 
ti  ^  e  per  f  professori  .  Vi» si  stif- 
tNetebbe    il  genere  e  fo  stile  de' 
cHArenti  ihaéstri  ^  e  vi  ^sr  con- 
fronterebbero^ V  capi   d*^»  opera  * 
Qtial  gloria   per'  il  personaggio 
«olletfoire'y  e  per  la  sua  famiglia 
con  servafr  ice  i  .Ma . , .  w 
'^  A  qualunque  uso  si  destinino^ 
i  Cahinetti  ,  la  principale  atten- 
zione dell'*  Architetto  è  d' impie^ 
garvi  eleganza  Ai  proporzioni ,  e 
lumi  vantaggiosi  ••    Per  un  gobi" 
netto   di  quadri    e  di  sculture  ii 
lume  più  vantaggioso  sarebbe  dair 
alto,    La^  varietà   delle  forme y 
quadre»  circolari y  eliftiche,  po^ 
Jigone  r  dà  anche  brio  y  purché 
esse  forme  non  sieno  tormentate 
da  centinature  y  dii  contorsioni ,, . 
da  risalti,  e  moltor  meno  da  acu- 
tangoli ,   Per  le  dimensioni  poi  , 
va    sfuggita    quella    picciolezza; 
tanto  contraria  alla  salubrità.    ' 
^   E'  ben  raro  quel  Gabinetto  che 
comporti  decorazione,  di- ordini 


»  » 


architettonici  reali  o  apparenti  , 
sieno  di  colonne  o  di  pilastri . 
Ne  rimarrebbe  più  impiccolito  e 
imbarazzato  senza  esserne  più  a- 
domo  .^  ' 

Gli  ornamenti  di  stucchi  »  di 
legni  )  di  metalli  ^  di  dorature  , 
faranno  uo  gabinetto  ricco  ric- 
chissimo ^  wlÀ  non  bellcr,  e  spes^ 
-so  bruttiìssimo  j  I  matmi  potran- 
no ornarlo,  qualora  vi  convenga^. 
'HO ,  e  yt  sieno  benef  abortiti ,  e 
tiisposti»  oppoi^unamei/tev  .Per 
'ben  adornare  ti  voglioM  pochi 
«ornamenti  9  ma  conl^enithti  al 
Ìo0^o  e  air  usò.  Sd^njétà*e  con* 
veniehzaf  sono  i  due  essenziali  in- 
gredienti dellaf  decorazione.. 
-  Lii  convenienza!  saprè  anche 
trovare  if  luogo  dove  néli^  abita- 
Gioite  «t  hanno  st  disporre  i  Gyf- 
ài  net  ti  ^  Ogni  appartamento  ne 
ha  d'aver  qualcuno,  o  diètro  o 
a  canto  alle  camere  $  ma  con  u- 
scita  liberar  e  coir  qualche  ritira- 
ta f  se  si  pud  •  E  se  si  può ,  gio- 
va che  'aprendosi  tutto  V  ap- 
partamento '  in  qualche  occasio» 
kie  et  kstsl  ,  si  veggano  anche 
i  gfhinettr  che  vi-  Sono  an- 
nessi •• 

Net  Gahinefti  per  libri  ^  per 
scritture,' per  medaglie  ,  per  sto- 
ria naturale ,  le  scansie  rienfedona 
tuttff  la  semplicità ,  e  af  di  so- 
pra^  comportano  qualche'  ornato» 
allusivo^  alle  materie  che  cònten- 

foho .   Esigono'  essi  inoltre  delle 
uone  tavole»  o  de' tavolini  per 

CCN 


t 


comodo  di  posarvi  tutto  il  f|UK 
negcevole. 

Cne  i  Rostri  celebk'i  Antichi 
avessero  gabinetti  ^^  i  quali  aita- 
vano il  nomib  di  cuH ietti f\  di  {«- 
èlini ,  di  pinacorecSe ,  di  essédfe , 
se  ne  consplep^nno  ^li  anti<][Ua- 
rj  •  Ma  pe^  più  consolarsi ,  dica- 
no un  jjoco  tottie  erano  que'bci 
eh  inetti  ,  e  come  'er'an  dccbfati . 
^^iie  le  pitture -d'Ercolano  d  pfc- 
seitinò  un  patnaso ,  '  cioè  Apòllo 
colle  sue  nove  Muse,  e  ci  si  di- 
ca che  questa  era  una  decorazio- 
ihe  di  '  un  ;gaBinérto  da  studio  , 
questo  è  qualche  cosa  ^  nu.  ben 
-piccola  cosa .  E  più  piccola  aù- 
corft  è  quei  che  si  rìci^va  da  Vi- 
truvio,  da  Plinio^  e  dagli  altri 
scrittori  antichi. 

GABRIEL  C  tSiéCùtHO  )  ti. 
t667  ip.  1742  architetto ,  Pat;igì- 
^b*  Diede  disegai' per  i  piarri.  di 
Nantes  ,  e^  di  Bordeaux  ,'  delia 
Corte  def  Pxe^dio  e  della  Torre 
di  Renncs ,  della  Casa  di  campa- 
gna di  Dijon  ,  della  Sala  e  della 
•Cappella  degli  Stati ,  e  dcHit. Fo- 
gna di  Parigi .  La  sua  grand*  6- 
«era  è  la  Scuola  Militare  ,  e  la 
Iella  Piazza  avanti  le  Tuillerie  . 

GADDI  iTaddeo')  Fiorenti jio 
4.  1300  m.  X350.  Superò  in  pit- 
tura Ciotta  suo  maestro ,  e  in 
Architettura  Andrej  da.  Pisa  . 
£gli  ristabilì  a  Firenze    le  fon- 

S menta  deHe  Lóg^e*Or-/«»-m<- 
p/«,  e  vi  fece  «opra  delle  volte 
per  pum^i .  Riedificò,  il  ponte 
vecchio^  il  Castello  di'S?.  Gre^ 
jgorio  i  e  proseguì  il  cam^nile 
di  S.  Maria  dei  Fióre . 

<5AINZA  C^^rtino  di)  ar- 
chitetto della  Cappella  Real  di 
divisila  straccarjca  di  ornati  f  fu 
continuata  da  Ferdinando  Ruiz^t 
è  compita  da  Afonzo  de  Meida 
^  "^fTS  •  U^fabbrica  i  di  pietra 


da  ta^jjo  ,  e  1^'  online  Composi- 
to, cioè  composto  m  intani* 
cherie. 
GÀIO  MUZIO  costruì  fitRo- 

^  mt  il  Tempio  dflflf*  Onore  e  della 

'  VJrrii  pretóo,  f  iTrofci  di  Marfó^ 
che  si  crédono  quegli'  ftntidii 
mirri   vicinò  a  '  ^.  Eusebio  .    11 

'  tempio  era,  p^ritrerò  9  ciòè^con 
colonne* doppie  intorno,  ma  ntm 
avea  portico    al  di    cfietro.    Vi 

,  spiccavan  in  tatt;o  le  regole  dfll* 
arte  .^  Forse  quesfq  teiióno  era  i^" 
viso  in  due  V  se, è  lo  stesso  idea» 
to  dal  gràtù  Marcello,  Q  qusLÌc 
volle  che  SI  pacasse  per  iMTeiti- 

fio  della  l^Vf^,  per  .giuogerc^a 
liefló  dell*  ()«irf .  IS  che  altro  è 
J'oaore  ette  il  premio  deflat-^per* 
Detua  virti^?  In  quésto  temòto,il 
Senatq  decretò  il  néhiam^  di  Ci- 
cerone  :  Nel  Timfto  idf  Onore 
'e  della  Virìi  ti  è  mó  hmrt  M0 

.GALILEI  i  :àitss0ùdkoy  'ar- 
chitetto jfiorentino'  n.  i^^T  m. 
1^37  manifesta,  i^  si^a  abilità  in 
kbma  nella  iacciata  di  S.  Ciò.  ^' 
.Fior^^inij  ctandìòsa^  e  ricca  9 
ina  a  due  ^qr((ini  di.coloniie  coriù-' 
èie  su  alti  zoccoli  >, ,«  a  risaltt . 
Non  troppo  felicj^  è  la  gran  fat-^ 
crata  eh  egli  fece  a  S.  Gio.  La* 
tetano  con  portici  l'uno  su  la- 
tm  1^  con  colónne  compòsite  mài 
distribuita'  su  altissimi  piedestal« 
li,  con  ii^terruzioni,  ^e,  con.co- 
|onnett^,  e  c0n' colossi  c|i  ftatiie 
in.  tiin;^,  Fa  mailto  onoiré  a.  que- 
sto Arénitettò^'la  Cappella  Cora- 
ni entro  ^  Giovanni  Latetanq|: 
gli  otnsiXi  vllspno  .  ben.  disposti  j 
ma  que*  piid$stal/i  au  Wcdc^^aili. 
VI  fan  6qr  pial^ . , 


l^aisimiste  dr  oggetti  pt«ii(kt  e 
rari,  richiedon lume  cfairaltoin 
j|lodo  che  i  quadri  non  si  nuo- 
canò  scambifvolniente  con  oppo- 

V     •  •         f'*-       7*1"  '  Al     ■>  * 

sizioni  di  stili  »  di^  gc'^cn  '  ® 
i^eciaimenteL  di  colori .  Gli  og- 
.gètti  ijualuhque  sieno  po^no 
perdere  nelJla  comparazionj^,  e 
affinane  ciascuno  taccia  il  suo 
^j>icco.  ^  JQon  va  esposto  a  parago- 
m  tròppo  svantaggiosi:    ,   , 

'Ma  cjhi  la  tali  .raccòlte,^  non 

JBa  in  inira  che  H  fasto  di  po^e- 

•dere  fj^uel  eh?  altri'  npn  hai .    V' 

entfSL  spcfsso, ùnf  vaniti'  pueriljp , 

^hc  scuópfc  ignoranza ,  e.cphvcr- 

,  te  le  ^hne  yo<  ^^igazzin^   oi 

'jmerc^flti..  .,  ♦./-      > 

-    ^ il  .vergi  jorn ametto  di,  un^  gifl^, 

\-J^ìf,  è,  U9  ,poéina^||Utorésco^  di- 

.  fiso  2i  yarìp  patti  con    brevi* 

Chiare  iscuzioiii.  Le  llirme  dell^ 


OÈL  ijr 

lista'  dé^'rabbiosi  di  geh^ia  è  lun« 
sa.  Dalla  Woi'/^  si  passa  ali*  in- 
trigo. E  ^*  intriganti  per  guan- 
to riescano  ne'  loro  intrighi  re- 
kan  sempre  inferiori  alle  loro 
vittime  \  ^     „\ 

Sono  pii^  infelici  t  gelosi  cKe  t 
perseguitati,  II  perseguitato  si 
consola  £ol{a  sua  innocenza  ^  P 
studiando  sèmpre .  di  far  megSo 
giunge  alla  gloriala  dispetto  de* 
suoi  persecutori' .  Air  inconttP  il 
geloso  ha  i  serpi  in  coj;pPi^  è 
tormeiitato  da,  ^el  martirio ,,  da 
Quella .  frenesia  »'  .de  quella,  r^bbiji 
detta  gelosia  •  ,  ^  ^.    - 

.  Se  n  gehsQ,  in^ieg^^e^  a  far 
bene  tutto  il  jliem^  cVegli.pe;r- 
de  iti  fai-  male  ad  altri  ^  si. prò* 
caccerebbe  più  Inoro  i  <t  .pia   o^  . 
J^x^^   ,  \  '  .,  ,    ■   ,^_   .    ,"-    ..:% 

'Se  il  fe/(7i?0; pensasse  clif  la  sua 


cniarf  iscuzioni.  i.e  w/uie  acu^  ^i    w  u  ref  <>i?(>  ;  pensasse Xttf  la  «Ma 
gallerie  roglion  essere  qua^rìl»|ì-     |?fWi  i  manKesfa  a<futti^  e. che 


» 


chitetii,  MI  AviK  fi 


GaIzIA.  C^/w*9  v:«C  N,. 

'i^arra  aréh{tetf6  w  Avil*  *iCat- 
«dràl*  ipotla  Torw"  ■  è,  juh»  '/«ir- 
terza  cTifi  servi  di  palazzo  per,  i 
Re,  :  ^dific j  del  sepdo  Xlt  »\  di 
jrtètr^  di  sedgUo^  ^\di  spp^ie'di 
iabBxIcbe  Ramane' .  ^     ^ 

^ttftqca  fiefraàierité  gH  artfsti  con 
4CbmpHcazi6rre  di  càtise ,  ,per  gQ« 

dfer  soli; della  gloria',., «9  pct  wc 
ijiaggfòr lucro,    ' 
'J'  Valènti  artisti  sono'  $tatt   in- 
-^fti  di  oùèst^  peste;  eh' è  piut- 
tosto^ utofspecif  di  rabbia";  Mi- 
<thétagrtofò  >ritBbì^  '^  '  morsica 
Leonardo  da'  Vinài]  f!  quale  non 
•jpotendó.  piTregg^^  lai  morsi  Mt- 
-IhelaénòJeichi  sfat^Jà  V  Lo  stesso 
«rabbjato  bajò  ìLtiche  cfontro  Raf-' 
Mìa  ,  m  fe%flò 'lo^tocià'ba- 
:jarè Ve  prokegura  faìr^ipèglio .  lì 
*Boméni*hino  m  vltthha 'd^*  ge- 
'Ì(HÌ  '  tànSHncò  €  Spagftoléno .  Lk 
tó^.  B.  Arti  T.  L 


tvitM  la  detes^^inPr  aqa  ili  direb- 
be inai  geloso p.^.p  si  sgehsirehh 
sùbito^;  ;  1     *  .       .  , 

„  ;Se,|queste*xicettp-,'noJV'.  bastai|o 
contro  questa  rabbia^  ^  voi  ge- 
nerosi Artisti  i  rapprpsentat^la^VK 
e6Figie  spaventosa  ,.  e  x»i?flrerT«te- 
la  esposta  nell^  vostre. scuole ^  « 
nell$  yost;'e  accademie,  per-  .pre- 
servativo» delle  .vili  *  piccole 
nien'|i^  ■      '    >.*'".'...    .  ..  /, 

sono  quelli  che  si  ^anno  pattKo- 
Jarmente  a  rappreseiitafe.cer^.f^- 

0iì  abfbraVcia  e  rielsce  kf^V 
len temente  in  tutti  \  $^»?^*'>-  à 
pittore  "di  Storia  •  Altri^  $jl  dj^nj^ 
*^  P««|S§J,,  .e  chi. ai  tìmifi.,  t 
chi  ai  non  >  e  chi  .alle  beM^r»  « 
chi  alle  architetture-        .    . _,   ^ 

E^co  la,, il  palazzo  di  ArÀiaa. 

X'.. artista  che  a' è  incantjUp,   Ip 

dipinge  %   e  si   applica   a  ^esto 

gènere  cbl' successo   ^c' Pennini, 

R  e 


c'< 


25g  GEN 

e  de'  Servandoci  ^  facéhdbvi  ri-, 
saltar  gli  ornamenti  colla  scelta 
%  de'  lumi  e  de'  chlarosfcuri ,  e  coU* 
accennarvi  gli  accidènti  dcìlt^  pian- 
te  e  delle  acqiic  che  vi  aggiun- 
gon  bellezze»  e  alterano  le  mae- 
stose ruinc  \  ina  senza  cSe  questi 
accessori  offuschina  il  soggetto» 
principale  .  ^ 

Biitra  l' Artiista  nel  soggiorno? 
ihagico,  e  resta  sorpreso  alle  ae- 
corasiioni    immaginate    dall*  arte 
per  sorpassare  la  natura .  Ne  di- 
pinse i  più  ricchi  mobili»  i  qua- 
li soli  fanno  in  Pittura  un  gene- 
re che  rio»  attrae  ammirazione  . 
Più  attraente  è  tutto    l'intcrpo 
deir  edificio  colle  sue  decorazio-* 
ni  \  là  effigia  j)erciò  coli'  intelli- 
genza della  Prospettiva    lineare 
ed  aerea ,  !'  ^  ^^^^'  imitazione  più 
esatta  def  chiaroscuro^    Ma  aù- 
che  qnestQ^enére   d'Architetti!- 
la  ha  del   freddo  ;,'  ed  è    perciò 
|joco  frequentato  .  Chi  ha  voluto- 
esercitarla  con    esito,    ha   scelto 
Chfese  Gotiche ,  le  quali  ammet- 
tono una  grsLn  varietà    di  colon 
e  di  lumi  degradati ,  specialmen- 
te se  vi  si  rappre'sentanò  delle 
««rìmonie  ,    Per  questa  ragione 
può   rendersi  interessante  anche 
1*  interno  d'  un   pakizo    in  oc- 
casione   di   quàlch'e  festa   prin- 
cipesca .   Ma  ir  palazzo  d' Armi- 
da è  solitario  ,  e  1*  Artista  tt'^ 
«ce  fuori  :- 

PoÌQèi  passar  gli  avviluppa^ 

in  vago  aspetto  un  bef  ^tar- 
din  s' aperse  y   _  . 

Jicque  siagnantt ,  ffqusdt  cri- 
'.  staiti  y 
IFior  vari  ,  varie  piante  ^^  er- 

Se  diverse^ 
apriche  cothnèttej   mhùie 


GEI* 

'  S^lve ,  !fpeloncIfe  in  «ii<r  vi^ 

sta  t^erse^ 
'  E  quel  cée"  fi  raro-  e  il  belht, 

éccresce  alP  opre  , 
JL'  arte  cBe  tutto  fa  f  nuU0 

si  ìcàopré . 
*  .  .  é  Sì  misto  è  il  colto  col' 

neretto.  ' 

Son  naturali  gli  ornamemr 

t  i  siti .  •         ' 

Di  natura  arte  par  che  per 

diletto 
V  imitatrice  sua  uiets^findm 

imiti  * 

Ad  linai  tal  vista  il  giovane  s'in-^ 
canta,  e  si  dà  ah  genere  de- paor^ 

saggi .  ^    ' 

Ma  il  ^lardiiror.d^  Arfiiid*è 
H  giardino  di  Flora,,  e  abbdndtf 
di  fiori  i  più*  scelti .  A  queste^ 
tante  grai^ie  della  natora  ricc». 
V  artista  prende  il-  delicato  pen-* 
n^lo^  e  abbraccia;  il  gentre  de* 
fioristi  •  ^ 

Fra  V  èrbe  e  f.  fióri  e'  gli  albe-« 
TI  scirerzàno  farfalle,  e  uccelli  y 
che  pajoiio  fiori  volanti ,  e  giraa 
in  qilà  in  là  quadrupedi  ec.  E 
questo  è  un  altras^e^^rr  di  piN 
tara .    » 

Finalmente  tra  tante  delizie 
della  natura  e  dell'  arte  T  Artista 
scuopre  i  dmt  amanti'  che  ardono 
di  tatti  i  fuochi  d'amore . '  AlloJ» 
ra  1'  Artista  nonr  Vede  più'  gli  al- 
beri che  rn  iiiAssei  le  acque  e  i 
fiori  non  gli  «dtio  più  un  oggetto* 
di.  attena:i©ite  ,  no»  gaatda  più  il 
palatelo'  che  da-  lottt4no»y  sentir 
nel  cuore  te  passioni  de'  belli  «* 
-maiirti^  e  si  scorza'  di  rapptesen*< 
tari!  -  Quesito  ^  il  gran  gonefa 
della  storia.-  *• 

Ma  se  qtialdir  Fittole  alla  vii» 
àtaf  di  quelita,  sce^-  non  prenda 
per^'suo^ggetto  quasi  nnicO'^ 

fiellcizA  portata  m  fBmtì^  tréà^ 

ne* 


ftc^  ctu6  MSSii  )  «  oraata  <lt  grazia 
ravvivate  dall'  amox^  ^  e  sfumeg- 
giate  dalla  vi>2uttà  ^  egli  non  sa- 
rà che  un  debiì  pittore .  del  pri- 
ttio  ^''generi  t  Sarà  anche  infe-" 
riore  ^  se  seguendo  le  circostanze 
che  il  Tasso  ha  latto  succedere 
F  una  air  altra  »  non  .giunge  ad 
esprimer  le  inquietudini  .  di  hr^ 
mida  lasciata  dal  suo  amante,  il 
di  lei  doJore  per  la  di  ini  fuga,  i 
suoi  sforzi  per  corrergli  appresa 
aO)  per  raggiungerlo  I  .^ei*  fermar'^ 
lo ,  per^  intenerirlo  e  ripondurlo  i 
e  i  varj  gradi  di  turbamento,  di 
disperazione  9  .  e  di<  furori  che  a« 
gitano  la  sua  bellezza  i«  .  .■ 
Se  r  artista  non  sa  perder  di 
mira  «gli  aoiessorj ,  d'un  foggior-' 
no  iopantato  I  ■€  vuol  mantenerne 
sempre  ^  V  idea  n^ìù,  *  spettatore  ^ 

fli  abbisOgoa  alloca  un'  arte  in^ 
nita  .fxér.jUré  che  quegli^  acces-* 
sor)  non  òi%tù\%Sino  dall'oggetto 
interessante .  Ma  se  queste  diifir' 
colta  lo  sbigottiscono,  ritorni  iti-* 
dierro  f  si  attacchi  agli  oggetti 
particc^ari  « .  e  scelga  qualche  ge'> 
^ere  secondario  il  più  confacene 
te  alle  sue  disposizioni  * 

I  giovani  Artisti  debbOn  solici 
citarsi  a  prender  il  loro  partito, 
€  rasiegnacsi  alle  volontà  della 
natura  5  contro  .di  cui  non  siptuò 
lottare  con  ^successo^  Faccia,  cia- 
scuno ^  come  nel  teatro ,  il  per-^ 
aonatfgio  in^  cui  pia.  riesce  ;  chi 
non  è  rùuKito  a  far  da  re^  è  cof 
Stretto  di  gitido  in  grado  a.  far  Je 
farti  di  subaltetno.  Lo  .stesso 
«arebbe  in.  tutti  gì',  impieghi  del^ 
Ja  sooietà,  se  ognuno  sapesse  a* 
narsi  ^  Chi  ai  sa  amare.,  sceglie 
^uel  genere  che  gli  è  più  -confor- 
aie  9  Q  vi  riesise  sempre  con  onore  * 

Chi  si. attacca  al  gran  genere 
ideila  Scoria ,  non  ^disdegni  ninno 
*iii  aJ^ri'jwwri  •,      '    «  .  ^     : 


GENf  i.^^ 

'Molto  più  son  obbligati  i  pit-' 
tori  di  qualche  genere  a  fare  deir 
escursioni  ne' paesi  che  sembran 
ad  essi  vietati  <  Il  Ai ttattista  stu- 
di là  figura ,  se  vuol  ben  figura- 
rie  i  suoi  ritratti .  Studj  la  hgura 
il  Paesista,  altrimenti  i  sudi  pae- 
si s;^tan  deserti  ^  o  abitati  da  stor* 
pj .  Così  il  Fiorista  farà  fiori 
morti,  se  lion  \ì  frappone  ad  es- 
seri viventi .  Tutti  i  generi  si 
àvvicihan  tanto  óit  ^  penetra-^ 
no  .  Son  cóme  le  gradazioni  d'' 
un  colore^  in  cui  ciascuna  par* 
tecipa  delle  vicine  «  Chi  si  limi- 
ta ad  un  sol  genere  i  vi  resta  im- 
prigionato é  X 

GENGA  CGW^wò  d'Urbi- 
no n.  i4j6  m.  i5|i  •  Fu  posto  da 
fanciullo  a'  lavori  di  lana  5  ma  la 
natura  ^  Io  volle  non  artigiano, 
ma  artista  «  Per  il  Duca  d'  Ur- 
bìnc^  t^ìì  .  architettò  sul  monte 
Imperiale  pressò  a  Pesaro  Un  pa- 
lazzo con  colonnati  ^  con  logge , 
Con  fondane  ^  con  giardini,  che 
era  V  ammirazione  di  tlxtti  *  '  In 
Pesaro  ristaurò  il  cortile  dtì  pa- 
lazzo,, edificò  la  chiesa  dì  S*  Gio. 
Battista  4  la  più  bella  di  que' con- 
torni A  Diecfe  ì\  disegno  per  il 
Convento  de'  Coccolanti  di  Moit- 
te  Baroccio ,  e  del  Vescovado  di 
Sihigaglia^  A  Mantova  abbellì  il 
palazzo  Vescovile  ,  eres^  la  fac- 
ciata del  Duomc^  molto  ben  in* 
ttsÀ  4  Egli  fu  anche  pittore ,  t 
scultóre,  e  intendente  dì  Must»> 
ca,  ^,e  quel. che  più  importa,  a- 
mabil  uomo.'  Da  lui  ebbe  onora- 
to principio  la  famiglia  Genga 
nobile  di  Spoleto.  "^ 

Suo  figlio  Bartoldmmeo  n.  1528 
m.  1558  fu  anche  un  biión  af- 
chiterto  < ,  Pece  in  Pesaro  un  bei 
palazzo  |«r  ir  Duca  d'Urbino,  e 
vi  diede  il  disegno  per  il  porto 
che  non  fu  eseguito  •  .Elesse  1» 
R    »  '  chic- 


26o  GEN 

chieda  di  S.  Pietro  in  Mondavxo, 
coM  pioods ,  nu  Mkt  figti  tfal 
anche  tn^gnere  «  «  in>  tal  quàiì'^. 
ti  andò  a  Maltfei ,  do^e  dÌ9dt  il 
itHKieilo  d' noA  cittadella ,  >  d*  al-  < 
cune  chiese 9  <e  .del  Mlazflo  del^ 
Gran  /Maestro.  Fu  aRitel  inten*^ 
tOK  idi  ntticheGes  «- idi  «celie  ^  ^ 
dilettahfie  di 'poesie.  > 

<3EMJDO  «•  Ingdgnoy  ifama^M*^ 
2ióne^  perepicacia  j .  mar  ìtt  grsir 
dose^eeon  gttfetezaai  «onky  gì* 
ingt<edìeiiti  dol;  QétUù^    Questa 

Ap  <in  ;ddRt>  della  notata ,  •sonò' 
un'  organiu^iohe  lèHicedi'^aal^ 
che'iHà&tMTia  ntt^nr^  stiano  "inge- 
nite /  Doaae  ifSg^jg^ò .  Qttestt».jb^ 
no  scttt^uto  da  itadjo  cotitiiHKy 
e' reg«W« \  «^da- pratlia  làsc^chi^ 
e  l>eii  iflt«sa:,'^ffOaucé^d]e>^ 

sempre  ammirate  graackttteni^  da 

Idyioae^  i'  ImAe^nìàSiónerap^er 

senta  con'  vivez«^  gli'^^^étn  V 1^^ 
taf^sibHità'De 'Sente pté$t(&Iè  giit^ 
fife  ilki^èÀsio^l-9'  Ih  perspicacia 
;^bfAc^  tttah  )iunie)!6M<{i' osgefw 
^ ,  'nfe'^wiei' rapporti,  è  i  Tega^^ 
Ikti^^  iiSr'  ()ualf  li  eon^teti^  a  ttiN 
tè  le  fàjtti  della  tdhéposi^ione  > 
ipt^  fatti  oontribtìifé  "iW  espressio- 
Ite  gentile  •  E'  T  espressione 
€ht  coitituisae  il  genÌ9  nelle  ar- 
iti i  '^  Il  disigilla  saf 4  ing^gHorù 
quando  sarà  espressivo  .*  Co^V  il 
^iamsciiro>,  s#  sar^adàtfacò  air 
«sp^ione  geiiei^le  per  j>lt}  inri^ 

.  L' originaliti  è  un  caratlei^ 
1iiA'geMÌ9X  carattett  xaro  guanto 
ib^/*0'«t«iS!Ov  Non  ^olo  è  ttt^ 
fBt  latv  è  0uast  impot$l>i]«r  esset 
<nigÌB^  .dÌMO*d'atFere  studiate 
«ante  opete  d'altri  «  BieegaèfeK^ 
Ile  flOB^  ^avet  ii»m^{fi ,   e'Mti^ 


■♦» 


(  »• 


GER 

memoria  non  s!  i  persona  •  Tro> 
i^ap  in  sé  solo-)  a  da  £k  «okk-ca^i^ 
VK> ioiofì  eosé  nnbve '^he ianiett^^ 
te  -rassomiglino  aHe  lidfrui-,  «xdi^ 
èraif),  è  sophiftnatutav  L^ciigi<* 
lUilkà  detfK  ftttilsri  è  di  iHidmas. 
delitf  imfglieif i  coté^  già  ftftte>j^di4 
getitfte ,  appropi^ikrsète  h  coatfft  £mm 
nDrle^  api  che  saltano  convfrfiir  im, 
ntelaéVcera  quel  cÈe  tiaira^ 
tt«^  ^arso  tif  q^a  ili  Jà  tti'  iieg^ 
tali.-  •      '  •    '•'  ■  »  •.:.-.;». 

■  €hi  Sf  sfenfe  étll^fngexnp'i  M 
laem^  sAh  provis  di  ^ttrdl  kù^hf 
e  diflfidli.  Sfe tri  regge^  W*M 
*à  ifelice  ^- cose -grandi.  ^Stf  sfc 
riletta ,  ^b^^lscfeT;  Ottanti  ^  ^^ 
borti  nella  gioventù  ?  TaIv<oltl 
pér'difprtò  iSniaestrt;  AWèan* 
che  f'inA^m  »d'  ilhteire .  ff^l*^ 
dar  tròppo  /?  -YiVaiii .  «wee  •  l|ttain-A 
td  '  il  riprender  i  "  f hn^t  *;  ** 
pW  nijcèe  'la  manéaitta'  d^•/iftc;^ 
tòda.'V  <■..•.    ■!'•♦ 

GEWBTEHj     ly  <jiuvimm 

C:B0liiitrfarreyn.  l^^T.  m.  l<6a» 
pittore,  e  arclttitcttò  Fiamingo- fe-^ 
ce  foittnia»  ih'  rtighlltérrai  dov» 
piibbii€ò  nn  cattivo 'Hbrb-l'/*^ 

yut  hranierty  e  ker  i fitte  h  tc^'énn 
^^^  è  peri  mbiPi'rstr€Ìt.f.'  DtÌ<«* 

fnd  aréhi- tribnl^li  per  Carl^IH 
ece  anche  un  libro  sti  le  Ft)^* 
tifieazioni  «  >e  un*  discotso  sd  Itf 
fabbriche  magnifiche. 'Af eh iMtt& 
una  Camera  ^la  porta  della  ftf 
rtosi  ««dinata  di  Jortk  ^ì  Ta* 
ihigi:  essa  è  un  qìf*drato-^^  ^ 
t^iedi,  «'siile  pere >bflla.  £^li 
jbttMoseal  PàHameAt^  <fì' ti^lm 
te  it  strade. di  Londra  ^ > dJ'.W» 
^re  una  porta  sotiiiwisla  a  TM»* 
|le-bar  ^  '-  t'ultimi  su*  tSf^k-i» 
Avvk9"0>*-  TirijhieéteÈri^  -^Bgll  4j»t 
•ieaP  istituite  in  Lof^ra  vktitkVS^ 
defnja  d'Arti,  di  Scièifiktf.>"4)i 
iiniucV.  t!-'!»  «fNiK*«ni  'ad««àt5> 


*,  *    I 


iorìtoliitsi  Gentiluomo*  Si- beli* 
istituta  «ndò  subita  Àn  fumo  %. 
Ia  scìMz^  e  lie-arti  dovcobl^em 
lendèf  ^ehtiie  ,  V  uomo  «  S^$$<» 
io  irmvjdiscono ,  lo  tii$up<rbi$cOh 
3M>f  ^  iftfienscQao»  lo  àtr4bil«« 
Bó ,  «  4^ffl  ^h''^  peggio  lo  ioiipe*» 
«batiscon».  Tutta  cólpa  de' mae^ 
sti>i  ^.  i  U*'^!  dovri^bbero  insegnan- 
te con  mansuetudine  e  sen2a  or-^ 
^g(io«  .Ivpiù'gran  maestri  do* 
vefbbero  sapere  di  saperae  ppco-; 
essere  perciò  modesti  «  umiia  «  %. 
gentili  iKunini.  W  gentiluomo  ^ 
spesso,  agli  ahtjpodi  delP^KH^a 
gekif  ile  • 

<^ERMAIN  CT9»Mfa)  tt.  xS^^^ 
tm>  1748.  nacque  a  Parigi ,  studiò 
r  architettata  in  Roma ,  diede  di«- 
tegni  per  una  chiesii  di  Livorno, 
e  costruì  la  Ciiiesa  di  S.  Luigi 
del  Louvre  9  la  quale  è  di  buoti 
gusto ,  ma  ha  tfoppo  risalti . 

GEROGLIFICO  voce  Grecri 
significante  sj^cra  scultura.  Vxu 
WA  della  scrittflra  alfabetica  si  ef-r 
figiavano  delle  cose  per  ^ssare  i 
pensieri  fuggitivi  •  Tutti  i  ^ 
poli  Jbaniio  avuta^  la  scrittura  ^t-^ 
togUfica^  cbe  ^i  divenne  inin^ 
telHgibile ,  enigmatica  dopo  1' 
invenzione-  delle  lettere-  •  i  Prer 
ti  d*  Egitto  conservarono  molto 
la  scrittura  geroglifica^*  per  riset<» 
vsr  a  loro  so^i  \ì  segreto  dell' 
impostura  ch'era  la  b^i^  della 
loro  autorità^ 

'  La  Pittura  9  e  la  Scultura  è  u-f 
US  specie  di  gero^ffico  :  ma^ialo 
itteno  che  può  ;  «  meno  ^àncora 
sialo  r  Architettura  ..  Ciascuna 
opera  si  «a  da^jflesar  subito  per 
^llo  che  è.  E  perchè  la  gnuKT 
qpera  della  società  laaatta  è  ia 
gemlilìci:? 

.GSSSl  rap&sesèntazioni  '  fedeli 
di.  «tatue  >  e  di  bassi  rilievi .  la* 


,       .  GES  iitft 

Ve<i2ibne  px^eì^ft^  Le  belle  scul- 
tute  an tiene  sono  in  Roma  9  a 
Firenze ,  .  *  •  Napoli .  E  le  loro 
tfpetizioni  esattissime  sono  per 
tutta  r  Europa  ;  e<>gni  artistane 
ha  in-  casa  sua  >  il  fiore  .  Mi(ch#- 
kngeio ,  RaAeilo  ^  Passino  deb* 
bono  la  loro  ecceHen^a  allo  stu^ 
dior  delle  scuHuce  ..antiche .  Que* 
sto  studiò  ^  adesso  molto  pià-fa-^ 
Cile  che  allora»*  Frattanto  Astì*^ 
sti  •  ecoellentissimi  i  dove-  sono  t* 
eccellenze  vostre  M^òrse  P  antica 
è  meno  pregevole)  perthè  si  è^ 
ceso  comune  «o'  Gessi  f 

Si  è  tr-ovato^  qual^  inconve>- 
niente  odio  studio  delle  antichi^ 
tà  «  Sia .  Ma  un  giovane  artista 
vorrebbe  divenire  un  Passino  -co* 
suoi-  dxiettì  statuiffii  ,  ovvero  ,es<* 
ser  senza  quV  difehi  e  senza  queiw 
I^ bellezze?  ' 

Certamente  che  11  solo  studio 
dell'antico  non  può^  dai^  £e  fre* 
s<ìhczze  del  >  modello  vivente  »  ch[e 
diversificano  secondo  Tetà,  se- 
condo: le  passioni  ).  e  secondo  tan-* 
te. altre  circostanze»  Ma  <hi  ti^ 
mai  det;to  che  V  antico  debba  «%• 
sere  T  unico  e  solo  studio?  (i 
deve  studiare  la  natura  «vivente 
per  molte  ragioni ;.tf  specialmeii«> 
te  per  il  colorito  ;>'Mft  la  hatu* 
ra  v^iveote  non  dà  mai  ^uejla  ve<> 
ra-bellej^za  di  forme,,  Jb  purità., 
la  grandezza  sublime  che  ci  dà 
i  antico,  f  . 
.  Onde  i  ^mi  sul  hiioi^  antica 
vagllono  più  di  tutti  i  modelli 
viventi  tormentati  nelle  accade» 
mie,  i;qusli'non  ^sson  dare  che 
attitudini,  violenti^  esagerate  e 
appassite  ;  piene  di  difetti .  Noi> 
pare  dse  sii  artisti  antichi  sm*. 
aliassero  il  nostro. modello  viveo» 
te  contorto  nel-  Citiso  ^->un»  ca^ 
mera. .  La,  Ic^  t^ura  vive^teffc- 
i>  negli  itadj,  ne'gttiocfa'  gjiii«i 
R    3  Bi^ 


j&astid)  dove  si  spiegavano  -con 

naturalezza  e  con  ieggi^clria  le 
•più  beile  foiTBe,  e  le  azioni  più 
espressive  >  favorite  dal  clima  »  e 
•da  una  costituzione  la  più  feli- 
ce.  Da  ,  quella  bella  natura  la 
^ilezza  ideale  9  la  sublime  bel- 
Jezza  delie  Sculture  Greche,  e 
de'  loro  gessi , 

Lo  studio  de'  Gèssi  è  necessa- 
rio ai  provetti  :  Anhibal  Caracci 
'era  pittore  fatto,  e  andò  sRoma 
espressamente  a  studiar  T antico. 
iL' antico  è  indispensabile- a^  prin- 
cipianti .  E  come  altrimenti  g«ua- 
•gere  alia  precisione  ?  La  natura 
vivente  è  sì  mobile  da  non  poter- 
si imitare  con  esattezza.;  mentre 
r  imitatore  abbassa  gli  occh4  y  il 
•inodelio  respira  j  né  quegli  ritto- 
•va  più  l*forn)a  incominciata:  lo 
stesso  muscolo  nella  copia  incer- 
ila dà  movimenti  contraddittor)  . 
•Ali'  incontro   il  gessò'  testa  seili- 

Jire  immobile,  e  di  tempo  a  qua* 
unaue  correzione.  :, 

-  Cni  vuol  ewijere  vero  artista, 
;ikve  studiare-  il  belloantito;  non 
•potendo  aver  questo  supplisca  co* 
'gessi*  facili  a  procacciarsi . 

V  Architettura  fa  uiso  deK?^- 

so  cotto  pe^  cemento.  ^ Stemprato 

•coir  acqua ,   e  adoperato  subito , 

'fa  pronta  presa  •    S' impiega   per 

lo  più   n^r  intonachi,  e  negli 

stucchi . 

CIACCIAJE  e  NEVIERE 
«-TOglion  esser  in  'terreno  asciutto , 
.non  pietroso,  né  arenoso,  «  ripa- 
orato  dal  sole .  La  fossa  sia  a  co- 
*no  rovescio ,  profonda  xS  pttdi 
•  in  circa,  rivestita  d' un  muro  ben 
intonacato,  o  di  iegname,  o  al- 
.inend  ben  foderata  di  piglia.  In 
^iù  sia  un  pozzetto  «on  una  gra- 
.  ricci  a- per  io  scolo.  La  copertu- 
ra di  sópra*  sift  piramidale  ^i  ow- 
^Y0  o  ^  vtofpìA  con  na  canaletto 


<HA 

air  intorno  die  porti  lun^  h 
acque.*  Le  porte  debbon  sigillar 
bene.  Non  è  bene  che  .le. nevi 
.o  i  giacci  sieno  sotterra  ;  vi  $i 
squagliano  più  presto  :  onde  le 
giacciasi  ^ì  posson  fai;e  i  pian- 
terreno . 

CÌIÀRDINO  a  orto,  a  frutti  , 
a  vigna ,  a  botanica  ^  a  delizia  , 
a  niente*  Quanti  giardini!  La 
natura  è  il  gran  giardino  che 
.coiì^rende  ogni  sorte  di  giardi- 
ni .  La  natura  ricca .  d^^ni  va- 
rietà ofFi;e  piaceri  à'  ogni,  specie , 
di  voluttà,  d' una  dolce  maliaco- 
■jiia ,  d^ ammirazione,  di  stupore  , 
di  rispetto,  e  anche  d^K^n'cdleva* 
alone  maestosa  «  Chi  ha  ben  os- 
servata la  natura.,  può  ricorrere 
air  arte ,  ma  servirsene  discreta- 
mente per  riunire  questi  divèrsi 
sentimenti  e  legarli  in  uà  insiè- 
me* Un  buon  giardino  dunqne 
non  è  ohe  un  .cantoncelio  xielU 
natura -abbellito  dall'arte  per  ria* 
.  forzarvi  r  ef&tto  naturale  ; 

L'  arte  non  ha  mai  da  contra- 
riar 1^  natura ,  -  ha  da  secondar- 
.la»  Seguendo  •  ia  natura,  ella 
.  presenta  var)  cantoni ,  che  sono 
.altrettanti  caratteri  particolari  di 
giardini 4  i«  ga)  e  ridenti,  a. 
«dolci,  malinconici.  3.  romanzés- 
'Chi,  magici.     4»  gravi ,>  subiùai 

•  e  maestosi. 

1.  I  gof  e  r/i^i9t#  JKono  compo- 
sti d' una  sucosssioiie  variata  di 
piccole  vallette  e  ,di  alture.^   di 

.  eirfuositA ,  e  d*  iae&uaglionze ,  di 
priaterie ,  di  «espugii;,  di  boscfaet- 

.'  ti ,  di  fiori  ,  di  acque  e  di  colli- 
nette.riunite  in  una    maniera  li- 

-bera  e  seducente.*  Le  rocche,  le 
montagna ,   k  grandi  cascate  , .  i 

*  precipizi  son.  esclusi  dal  loro  ci- 
cinto  e  dal  loro  punto    di  vedu- 

.  ta .  •  L' incanto  è  maggiore  rqu;(h- 
to  più  gii  oggetti  r$4ioti  soaa 

va* 


GIÀ 

Canati  e  frammisti  .  La  nalitra 
li  somministra  in  sovrabbondante 
diversità  di  grandezza  >  di  foj-- 
tne,  di  colori,  e  di  combinazi*^ 


MrV  son   più    rari  nella    fi^tura  , 
ma  più  energici V  fissano,  assor- 
biscono.   Questi  ^eludono  •  Jon- 
tananze.    Esi^n  fondi,    cespu- 
gli ,    boschi  folti   che  dieno  un 
cordo  muggito  i  <  acque   dormenti 
nascoste,  d' un   mormorio  sórdo , 
^glfame    d'  un   verde  nerastro  ^ 
ombra    da  per   tutto  -con  pochi 
raggi  da  imjsedir  k  teapbrt  »  Un 
tal  sito  non  è  che  per  certi  bi«- 
sogni  del.  cuore   e  della    mente , 
;  per  il  riposo  e  per  la  solitudine , 
per  ricrearci  da' f asti dj  dei  mondo . 
*    3.  I  siti  romgntfscifi  o  magni 
risultano  dallo  '  straordinario  che 
domina  nelle  forme  >   nV  contra- 
sti ,    ne'  legami  •    S' incontrano 
tali  siti  fra  le  moniisgne ,  fra  sco- 
^i ,   ^  deserti ,   dove   l' attività 
AclV  uomo  non  è  ^cor  -  penetra^ 
t».    Il  roOT^i7^tfxcy  fa  ammirazio- 
ne, sorpresa,   e  un  grato  stupo- 
re ,   un  asilo  voluttuoso  *    Ma  V 
arte  non  ardisca  imitarlo;  è  ini*- 
nitabile .   E  qnal  arte  pu^  imita- 
re,   neppur '^scrivere'  la  varietà 
di  quelle  bizzarrie   e  -de'  contra- 
sti ?   Scogli  enormi  minacci an  di 
cadere,  e  hanno  una  base  sol idisr 
sima  sopra  caverne   oscure,   óve 
penetrano   raggi  per   fare  ómbre 
incerte,  con  tante allte  stravagan*' 
te  che  non  sono  immagihffte  che 
da'  romanzisti .  , 

4«  I  riti  gravi  ,  fuMmi  e  m^- 
stori  sono  prodotti  dalla  gran- 
dezza é  dalla  oscurità  ,  Catene 
di  montagne ,  scogli  calvi ,  o  im- 
bruniti ,.  foreste  o  gruppi-  di  al- 
beri alti-,  rapidi  torrenti  y  ionea* 


4ianze^  che  pre^ntanr  oceano  , 
.tutti  questi  oggetti  piì^ .  o  meno 
riuniti  insieme  compongono  un 
<sito  del  >  genere  maertcsò^  G{i 
^etti  sono  ammirazione  ,  ..epa- 
tcipplazionr. 

«  -Qu^ti  caratteri  naturali  ^le'  si** 
ti  pQsson  esser  rinforzati,  in  va- 
rie maniere  dajla  fuano  dell' uo- 
mo *  Un  sito,  tidMfe  con  una  ca- 
panna o  poo-  una  £asg  campestre» 
11^  ^aiiuconicoi  éson  un'  urna  o 
con  un^sepolcto,^  un  romAOK^rco 
con  ruine  ^  un  maestoso  con  i)n 
tempio»  guadagnan  molto  i^ell' 
-impressione.    . 

L' arte  può  anche  trasformar  il 
<arattere  4' un  sito  in  un  altro 
carattere  ^ .  Un  sito,  mAlinoMnìeo 
può  divenir  ridente ,  se  gli  si  à- 
prono  lontananze  >  sedisi  ^chia- 
riscono i  boschi ,  se  si  d^  più 
pendio  ali'  acque  per  renderle 
jsonnoranti,  e  se  il  silenzio  è 
ihcerrotco  <ial  Jselamcnto.  delie 
greggi  Vicine,  .  ^     .  -    • 

> Anche  un  sito  .  iosignifiegnte 
può  dair.arte,  acquistar,  sìgnifi- 
«ansa  »  Un  toéreoo  piano  %^  infor- 
ine ,  stenle;^  brutto ,  *  divien  r/- 
dent€*  se  si  adorna  con.  un  mon- 
«icello  coperto  di^  gas^ti^  »  e  di 
^rbósceUi  gaiv     . 

Si  poò^^oOiporce  un  gran  giar- 
dino di  Biw>lti  ^ì  d' im  carattere 
deciso;  la  successione  e-st'lega^ 
ne  àtìÌM  loro  inmresstoni  avran- 
IK>  una  grand' iaflnenzav  >  Ma  X 
artista  sacjt  ben;'  attenta  di  non 
impiegare  successi vam^ate^  o  in 
4ina  volta  ique|^;^ratteri  che  si  di- 
straggono orsi  cOntradflicono  ,re- 
ciprocanieote  ;  Li  hi|  da  metter 
in  armonia  e  tale*,,  cha  formino  un 
tutto  insieme  r  Senza  unità  ogni 
-varietà;  è 'opprimente  e  .insignifi- 
cante. Si  .ricordi  che  Paradiso 
tion  VHOl  dijr'xha  GiA^ino^*- 
R   4  riù 


\ 


&iarfl»«i.9  ciìàscim  <ic'  ^ua^^  afahk 
S  890  c^ra^tin^  semplice  r^- ben 
ikttsfmiiifttcr  \secoiido  ii  suotsitt 
p«rticohi«e  «  ^  Onde  M:  saranti» 
giardHiii  soltanto  ^4fy%  altri- lioils^ 
«omenti  m^inòùnm-^  non- sana* 
i»f^  flJtri^ebe  ir^m^n^ficiii^  né  iari»^ 
tf»  ^5atmaBO<;  che  tnaeFfcai».  La 
yarjetà  de'  siti  .aatnrali  ha  da 
detieroHnare  la .  ?  «riera  : .  de'  !gìai»»> 
<^iii)  ,  y  arte  nott-iiar  che  ai» 
Aifoimmì  aUa  imiiira'»:^  e  seGcov 

>  4^i4^'  buoni  cittadinr  c&raina» 
Ilo  la  aukifM^gasre  il'.  gimii|i^* 
fijo  Cdébboni0.àvfcrqiiefctoiimòiie) 
le{egecàftno»  >cDn  j.  fiacere  Hitscfe» 
mi)  e  "si  tsttniraanà .  - 
^'  Un  Gitftdòio»  scttxa  carattf rt 
«oii^  giahiiaOi.  il  caiattere  ha 
<bl  essere  relativo  i»  allò  stato  de* 
pfoptìttar)  y.-  |r.3.  al  destino  par-* 
tieolare  •  de^  ciaidnìi  *. 
.  SÉ»^  ìl>Giaroioa  dev«  prendere  ii 
caratteoe  \  detì'ediiicta  che  vi  -è 
contenuto  o  annesso.  I  giardini 
veali^  inpfcdàli,  pontifica  esi- 
gono, estensioiia  9  wosxpsi  ^  ni^nì« 
Scienza .  Le  eonohe  e  i  triregni 
sono  coctdàniMti  alla  nagnificen-^ 
uà  »v  I  patchi  de'  ^ndi  ontano 
li' paesaggio^  i ^Tdinide^cirta^ 
4&&i' aettpUoi  ^aobeilisaòno  e;t[r- 
idkchiscdlió  '  i*  contotìii  !delle>  ext^ 
tè.'  La  Val  d' Ataó^xivconda  Fi^ 
xenae recar  un  anfiéettco  di  .ooUi^ 
ne  fertilt  coorte?  lii"  case  campé*^ 
«tri  e  di  giardini,' d*^  ogni  specie^ 
TlfMk;.  Il  giardinai  caflopastré-  dei 
cittadina  'modesto  non.i vitdìs  eliv 
imicbsria  ^  senmlicità  ,  e  an  gr»« 
devole  in  negligenza  :  la  poma 
IttaYTeknerebhe  i^Jhgnrdìno  de' 
villani  -non:  puòseaser  div  nastiob 
l:on'>et!baggi.  buoni  '>  e  eoa  bnonr 

frutti  •    :-/•        '  •      i    ■  >-•:    • 

:4^^igl^sdo  ibiUestìno^pgriAt 


date  i  og^  giaidiao  ia^é*  aver  3 
ano  tc«»ttere  •pfcte^rio  •  ' 

.1  Giardini  pubblici  d4>bon  con* 
aidecsrsi  jiameiun bisogno  inipoì<^ 
/ante  per.  gli  abitanti  delle  citeil  ; 
JLaisituaziame  de««  esser  all'  aijeiv 
Ito  ma  loataasiHce  ridenti  t  ^a^ 
di  voli.  L'paibraviè  néoessat^ 
ili  fttteq Jeiofs .  Oltiie  i^ran  na^ 
loo^,  alcuni  suradelli  tctfttìosi^con* 
duofttti.aibasctMstti',  lÌMitaae ,  sé^ 
diii^' 'gualche  :statua^.'pr;ìticelii'« 
rìvolettl ,  '  variano  e  ravvivan  1a  . 
SQena. 

.,1  Giardini  Aoi^eaiic},  -6  ag^ 
giunti  agii  edifici  destinati  alla 
cidlùra  Mie  sciensè  tf^all'^educa* 
alone  della  gioventù  '^  sichiéggiK 
ao  una  piantarne  iddenttt  ega-* 
ja.  I  becchetti  oansaarati  j^  A^ 
pollo  e  alle  Mnse  samalN^  ^tìit^ 
gnati  caratfierÌBdcainenrev  e  d)eco^ 
rati  di  sculture  <de'  Val^eùomi^ 
ai .  Qui  han  luogo  le  iseriskmiì 
msk  corte  t  chiare  ^  e  con  sobrie-^ 
tà.  L' ordinaqaea  deU'  jnéiemé 
deve. esser  serapii6e  ,  wttvnfalcf  ^ 
nobile  9  esegiiif a  con  gustò  t  còti 
delicatezza  f  ma  senta  spiedfi^ril-» 
lanti  e  senza  sontuosità  . 
:  I  Giardini  per  i  bagni ,  «  pe# 
gli  ospedali  iian  d' avere  passeggi 
Qpmodr  e  asciutti)  ben  ariosi  1 
con  beh  vedute  y  con>  piante  éi 
grato  txiote)  con  ombva  di  grup^ 
pi  liberi  senta  umidità  »  Oltre  sii 
nequenti  sedili ,  vi  vogliono  atM 
che  deUepfcugeette  t  qualche  salii 
per  riposo  e  per. trattenersi  iit 


.  Niuttji  oaaion»  si  è  sfegata  tli9'> 
to'  a  gjtaidins:quauto  la  Cinase^ 
V  hr^tÈot  ^cheou  i  il  Nereatf 
delia  €&a  9  zatocaimi  prima  dell^^ 
£>.  y«  se  ne  feèe  una  del  luttdv 
il  piò  ToinosO)  rii^chiudendoH 
camot^  mònti^Btoncagne,  esea*^ 
v^naovì  haciai .sqnMti  conia»» 

gini 


^kL^en^mi»  e  ooit  quanto  può 

imnxiginare  tm  Ai$to  insensato  cti 
}M(bizsi>»  .ir  di  piante .  le  >  piÒT^cel- 
t^y  Qu^^ta.'iìtqftsia  (,ebbs  k  «i<» 
«c^Qfla  44ìh  gHcrre .  è  <Ieiia  pace  • 
Sul  initt  ^m  tecBO  secolo. prima- 
dell*  £•  V«  V  lo^eratoce 'ne-jvolle 
ivi^  dei  circuita  dir  pìÙL  di  ^o  le^ 
^9 1  ripieno  d' ogni  sMtie  ék 
i^iftdrHpeaK  di  srolatili ,  dl«cqiHi« 
tki ,  4v  piftP  te  »  •  di  /finti  .,i  onx  & 
diiìcj.  d'c^ot/ante^.icon^iapfaif 

so  crebbe.  L' Imperator  Ou<«l^ 
àt$  Hall  ki«;&ce  4in>altro.  di  50 
Jleghe  di  i^rD,  ;tiftfioi  stìa^gtt>iìi 
^pmw  »,  di  «tse^  di  ^Unetti  4 
4i  ^9<7Ìtf  e  di^  tocne  .aiCennti? 
:v^  livocayaii'  dà  coatisiio  3»4kiy» 
le^s^ieyi,)^  e  tutto  l'in^r/o  vi 
tcibmtAva  i>giii  unità  *  lì  mofbq 
fu-  ^p^einiep^»  otttiocà*  r  catta»  Ja 
Sigiipria> Cinese.  SLùoik  dbttase 
^ontjto  la-  aejtura/»  ^  e  .ia  .più  ;aspra 
leiuli^cja:  deJiziosar^&k  a  diixiccar 
IS9fl(ùgne  ».  Alta  Tollero  aver  un 
«ompeodtpr  di'^nttaia  aatsra'io 
MQ^.i^GÙMio,  ma.  questo  rt^ioto 
erpt.^Mt^i  d'.  «ne.  provincia  *  Gl^ 
Imperatpn  camhiaion-  ;dì  gusto^ 
«Qp -più  netterà  9  ma  tutto  k^urti 
beaceli tr«rono  bc;'.  Icq-o  Aiaidìni  r* 
ÌPitture  )  acultarev  arofiitettuce 
p;|r  ^Uéjrie^  per  tom^  pep.salò«> 
ni)  fGit  g$kÀttottà-^  con  .tutti  gli 
^natidi  Jtfjpni'odorifen,  dijnarw 
mi  pxn%Ì€mh  idic.jPdreeliaiiei)  é} 
«r8fi»t{tfc;jd[!(ira«  ifìx  ^esti  edifi^ 
fi:  al$Hoi>i^i  aipf rdìta  «di',  irìsts^ 
altri  sospesi  su  precipizi  9 'ipnèE* 
yifiifii  V  e^aii  lioittttni  in  ^ospet* 
fi^e  ^i^ecte^.Ci^tiiitKigiafkeK^ 
T^^^om  tUfRfasàM  Ycasf^Ty  fu 
^r^tìA  a'iaegiKt,cdic  si^sàipmvè 
^m  fo^ifi  0  coafioTK^fiitti  «fi  se* 
fa  9^  tt  «òA^profHmi^o  qaaudQ  ìk 
naKttira  ^aoq  inendavai.  SànaBmn^ 
tct.:qMfitfai»oi)igisù^ditaon  eìi»^ 


BBio  di^sten^liv  t'd  «rudiò  d' 
anrer.giatdiAi<4^evi  di  piacere.  .', 
.'  Si  stadia  Jar  caitiv^»0kme  ^(k 
fOMite.}^  e  si  giaotea  formar,  ddr 
•cbe.in.  arbusti^' e  sii  «atbusti  in 
aièostDelii  vivaci  m  Mìi  fiori  i 
cdb; 'taata;  varietà»  d^  avere  in  un 
«bló spazio  time  ie^eliezie  spar-> 
«0  altrove»  Siivblle  aver  o^i 
flKseula  i.pfitnavevti  *  '  Gli  alberi 
pa  gtafldisi  ddflssero  nani  di 
l^ute:  biasaror  r;  fin*  i  cedri  e  gU 
abeti  si^TinapiooolimiK)  là  alcuni 
pollici  di  altezza .  Le  font^e  si 
conficuhirdno  in  patterri  di  fio* 
ri  ^  smaltati  ài  concii^rgiie ,  e  di . 
sabbia  scelta»  Boackerti  con  ne- 
c^  de*  più)icaw)ri  .e.di  piume Je 
pi ù  vaghe . .  Le  «olitnc^  i  e  i  pre* 
dpiztvidiirsitÌKro^erfacòlo,e  il 
fiazcne  stesso,  hi  cui  ^n^cammins 
hft.  rimaccbevole  per  Iff^suaiverdu» 
sa  >  «  per  Jl .  sizo  ockre  «  Vaili  ^^ 
oro^  profumo  idi^pfimmmra  ^  par* 
ìtm  y  irnffwt,  èirséiiM'pe^cèe  , 
teatri  ^-pmrhtaxèe  ^^trwa^  '  i  ^wk 
tóEde'^giàrdint  di.tiehzàiv«  v 
'  ?  i giardini .cr^npailaCisa  <}uar» 
tto.iSsooU  ^.rni  actkoio  .di  tale 
iiDQfltfitanza'^  xbe.nei. tempo  ciie 
iTaÌ!Ìx]:iiaifeaiio  conqniscxto  mez« 
so.impero^y.una  tasiQÌrxm%sir$carÌ9: 
ecar-un^^and^avvenimento  nellii 
capitale .  Si  Jttoiètfa  più<xinàr  teniff 
pestajfatale  ad^àicuni  alberi/  alfa 
iiiQda;.t3lier:ii3ettd|òiìb  é'  àoa^pro» 
cincia  ;>i^oavdi^8ttanfion  si  een** 
t-ka  sconmlamiDsi  > .  in  ^di^te  su 
k  pMiioettEà  .dl^'^«trd  di  fìo« 
si;.  -Si:  afabajxdooayaBo;  ai  soldato 
t«tta9i9iiSranaj ,  ma^viin  \\  re  ciu 
tà^.  purché,  nspettasse   i  ^mm 

dipi.      ';      '  ■     »'    .•/♦'l'^i 

'e  Ftnàfineiitei  '  sotfto:  k  ';4ÌBÌ|t|(i 
de^Mingà  g^ppdini  si  ristrinsero 
fti  jotti  giarwiii  >;<.e.si  nv^ke.  ogni 
vigilanza  all'  agricoltura  ^  ;  bate 
dfittk  <£4^iaà..pubi>iìteu,-«;9pécialw 


'^ 


«ente  in  wn  oa^iane  ia  <piè  po- 

fo]«e4iieI  m9Ado«  I  ^igrdiiii  <kU' 
mperacore ,»  e-  ^'  pruicipali  <ieU* 

.  Is  priacipai  co^a  ch«  i  Cinesi 
ricercano  nella  situazione  de'  lo- 
ro, giardini  ^  è  aaiui^riti  d'  arja^ 
fertilità  di  terreno ,  bontà  di  es- 
|)Qsizioni  9  «  nn  misto  gradevole 
«li  floanticeili^  .di  coste ^  di. pia- 
aure  »  di  vftlii  9  di  boschetti ,  di 
prati)  d'acque^;  e  di  ruscelli. 
JE^iio  aman  di  veder  montagne 
jdaUa  parte  settentrionale  «  tper  ri>- 
cbàamarvi  il  fresco nell-  estate  «  In 
mtto  r  anno  vogiion  che  il  sole 
vi? mostri  i  suoi  primi  e  ultimi 
raggi .  Ma  r.eviotfe  che  i  loro 
giardini  sien  Montinari  dalle-  ter^ 
le  vicine  e  aperti  agli  is&iiardi 
della  curiosità  pubbiicai  e  una 
.  |)iceialez«ft>  E^in»  conoscon  be*^ 
ne  le  scene  ridenti ,  le  grandie*^ 
te  9  le  incantale  o  ^ieno  Je  ro* 
maazesche»  e  le  .sanno  maneggiar 
con  sorpresa  e  con  diletto-. 

La  gratid'  arte  de*  Cinesi  è  di 
copiare  ne'  loro  giardini  la  natu- 
ra in  .tutta  la  sua  semplicità .  La 
natura  non  conasce  euritmie,  né 
livellamenti  i  né  parterri^  né.  ba- 
cini f  o  canaU  regolari .  Irregola- 
rità dunque  »  e  varietà  son-  i  pre^ 
gj  de'  loro  giardini . 
,   Le  t  colline  e  le  coate<  vi  sono 

Sitasi  aemj»re  coperte  d'alberi  dif- 
rrenti  «  piantati  ora*  vicini ,  ora 
dispersi ,  or  isolati  »  La  lotto  v^r« 
elitra»  freschezaa.^  forma ^gros- 
aestta  »  akesza  «  è  appropriata  al-» 
la  loro  situazione  ael  meriggio , 
del  set|earri«ne  ,•  della  cimi ,  del* 
Je  gole  ec« 

;  Qiiesta  distribozione  fa  it  capo 
d' opera  del  gusto ,  perché*  deve 
fea^are  i  soverchi  aggetti ,  eo* 
«teaett  aufl  eh*  é  tr^o  iaejato , 
iURConclere   gli  ^pm^oiuunxi  ^ 


^*'  t  . » 


•e.  iàre.xiicospettivc  vicine  e  Im* 
tane .  vi  fa  spiccare  ciascuna  sta- 
-gijooe*  Gli  alberi  dicirie^ie  f  di 
pesche  co'  loro  bei  Aoti  formano 
anfiteatro  per  la  primavera  ;  ie 
iicacie,.i  frassini  per  Testate;  1' 
nu turino  ha  i  suoi  piòppi ,  e  i 
suoi  salci,  a  rami\pendenti  ;  e  V 
inverno  cedri,  cipressi»  pini. 
Arboscelli  per  i  pendi»  e  arousti 
aggruppati  ne'.precipizj  discpgli . 
f  Le  vallette  sono  ti^nti  paesaggi 
-ridenti ,  variati  guanto  più  vario 
é  il  loro  ricinto  irregolare  e  tor- 
tuoso .  Quanto  più  vasto  é  un 
giardino ,  più  vallette  ha.,  l'.una 
differente  qair,altra,  I  passaggi 
vi  SODO  sì  negligentemente  trat- 
^ti  che  ogni  scp])erta  fa  socpie- 
sa.  .1  cangiamenti  delle  stagioni 
accrescono  l'incanto  con  praterie 
smaltate  di  fiori  »  con  campi  co- 
perti di  messe ,  .con  pezzi  di  ter- 
ra lavorjata ,  con  fossi  bordati  di 
cespugli.  Bestie,  .e  uccelli  d* 
>ogni  ,fipcci<;  ravvivan  le  scene  • 
Se.  $'  incontra  ^qualche  quadra  o 
bordura  di  fiori  coltivati ,  si  ha 
per  una  licenza.  I  Cinesi  non 
voglioino  brillante  ^i  decorazioni 
studiate .  Il  loro  studio  é  di  irav- 
vivare  i  giardini  colle  acque . 

Se  la  sorgente  d'un  ruscello  è 
elevata,  e  domina  una  valle  ,  lo 
fan  cadere  per  rupi  in  cascate  che 
si  sperdono  per  ricomparire  dove 
pieno  si  pensa  •  Si  servono  d' ogni 
pendio,  per  le  cascatelle  -  rese  pie 
strepitose  con  d^iuse»  e  condotte 
a  precipizi  •  Non  mai  figM^^e  rego- 
lari ne  bacini  d'  acqu4  e  ne'  ri- 
voli, perché  la  natura  non  cono- 
sce questa  regolarità  Burt)pea. 
Il  corso  d'un  ru^o^llQ  in.  un  gi^- 
dine  é  uno  spettacolo  de' più  di- 
lettevoli pe^  le  sue  cadute-,  per 
Ì..SUOÌ  franpimenti,  peri  suoi  er- 
rori, per  1  suoi  gim  é  la  vera 


«A 

tmmagiht  delle  vafiazkmi*  étìh 
vita .; 

Gli  ornamenti  delle  àcaue  sono 
sàbbie  )  ciottoli  )  conchiglie ,  cri- 
stalli  )  grosse  pietre ,  scogli ,  ter^ 
re ,  sazoni ,  giunchi  f  canne  sel- 
vatiche, rutto  disposto  natural- 
mente senza  affettazione  d'  arte  • 
Iso^tte  di  prati  *  o  di  verdure  9 
argini,  chiuse,  ponti  rustici  d' 
ogni  forma ,  campi  stffondttì ,  ter- 
re aride  ,  sabbie,  fòssi ,  piccole 
siepi,  grotte,  antri,  gabinetti  di 
stoppie,  di  A>glie  di  palme  ,  a!- 
tri  di  g^An  sassi ,  tutti-  di  fórma 
differente,  ma  gaja  è  campestre, 
■rér  i*  inonticelli  predpizj ,  gole, 
terrazze ,  belvederi ,  rampe  e  sca- 
lini in  agresto  naturale ,  ma  pro- 
prio e  grazioso .  Dà  per  tutto  ana- 
massi  di  rocche,  di  j>etrifieaziò- 
ni ,  di  fossili  d' ogni^  forma  e  d' 
•p^ni  coldt^  .sei^inati  qua  e  U 
come  dalia-  mano  delP  azzardo . 

Essendo  caldo  il'  clima  della 
Cina ,  ^li  abitanti  mettono  spes- 
.  so  il  giardina sott'acqua,  ne  vi 
.  compariscon  che  isolette  e  scògli . 
Molini,  macchine  idrauliche  e 
barchette  sono  per  i  laghi ,  e  per 
i  canali.    . 

Hanno  edifici  d'ogni  genere. 
Saloni  con  volta  rappresentante 
il  cielo  di  notte ,  traforata  d' ii- 
lia  infinità  di  finestrine  di  vetro 
.colorato  figuranti  1»  funa  eie 
stelle .  TaWoIta  il  soffitto  h  in-- 
crostato  di  fiori,  e  talvolta  ha 
fontane  che' lo  mettoa  in  acquai, 
in  cui  nuotano  isofette  ornate  di 
mense  e  di  orchestre  per  festini . 
Sì  farti  edifici  sono  per  Testate: 
ogni  stagione  ha  isuoi;  L' au- 
tunno ne  ha  de'  ruinati  ^  romito- 
ri, ospedali  per  i  vecchi  e  fedéli 
-  domestici  -  che  paasan'  i|i  pace  il 
resto  di  loro  vitk  fra'  sepolcri 
dc^Ì6rapa(irii   "  * 


'  OiBsènmtòri  asf ro^omki ,  t^m*' 

pietti ,  archi  di  gloria ,  ^'cùìùm  , 

e  statue  d*  ogni  latta  sonò  in  qua 

in  là  con  tal:  gusto;  che  abbellii 

scon    osai  punte  di-  vista  senza 

chetar  r  insieme .  P0f  quanto  un 

gran  giardino  abbia  deihs  fabbH- 

die ,  «on  se  ae  veggon  che  due 

o  tre  ;  ma  si  i^sta  sorptieso  qu^ti" 

do  da  un  òerto  sito  si- scuoprdn 

txitte .   Il  piacere  cresce  allo^od^ 

•prhe  gli  Oggetti   che   son  <^iori 

del  disttvtto .  Hglin^o  sanno  tràt- 

re  tuttO'il  vantaggio dàil*  esterno^. 

Se  i  Cinedi  sono  tortuosi,  ndtt 

-perciò  rigcttan  le  linte  rerté  nt' 

terreni  uniti*.  Sembra  loro  assur- 

'  do  che  una  strada  serpeggi ,  cfUao- 

'do  si  può  Andar  dritto.  L'uomo 

•quando  pàò  va  dritto ,'  ma  non 

Sempre  può>  ■•     *■ 

-Si  coofmnti  ora  qatÈtk  nat«« 

•  ralefcza ,  eh'  è  purle  artefatta ,  cof- 
Ja  naturale^:»  de'  giaftfitoi  d'  Eu- 
ropa tirati  4  cor£>ni  V  a-  linee 
eternamente    regolari  ;    pettmati 

rche  niost!rànose^;^e  r^ttes  e  si 
vedrà  chiaro  che"  il  metbdo-  Oi- 

•  nese  è  degno- d*  esser  da  noi  imi- 
'  tato .    U  ver«  metodo  è  preifcter 
>ia  natura  per  modellò,  «'non  cer- 
care che  dtiiUt  decorazioni  che 

•  fanno  le  delìzie  de*  soggioirrti  cam- 
pestri .  .      ..       >     .4' 

Il  giatdfiio  deve  esser  adattato 
al  clima ,  ai  sito',    al  feuolo  dei 
^  paese  :    è  luui  puenlità   vol^f  «ti 
'  giardino  inglése ,  tùfco  %  einesè , 
o  tiittr  treansiciite^* .  Lb  fontane 
"soit  beile*  in  Italia ,  ma  in  Oku- 
'  da  4cerescerebbeto  oiù  V  aoquoeir 
tk  .Un  Danese  paòtftrfft  un  ea- 
sino sul  lido  del  mat  glaciale? 
Né  lo  Spagnfrolo  si  darà  pena  di 

•  chiuder  m  giardino  gieli^  àran- 

•  ci  9  lauri  «  rose,  e  tante  beile  piafi- 
te  aromatiche,  clfe  da  per  tutto 
iri.  «M»  ^pQHiAiiee^    «  v  1     > 

GIBfiS 


V. 


'  OIHftS  <t?;>d^(^3  tosinA  ììit 
MrtUr  thcmìé'iz  librerìa  R'i- 
éltUffà^  per-^W  ti  Dottor  Gior 
tCi^Akltmt  lasciò  ^  inila-lrr<*sf^- 
lind^.  Elhènnarototicfa,  che  ha 
un  basamento  rustico  ton*.  porte 
e  «(M  «kfclne',  $ir  dii  s^ergeiin 
«otmifidPto  ixifrìfitia  di  colonne  ìA- 
9MÌ r^ c^n  éiìé  Ofdhìi  di* finestre 
alternate  con  nicchie  :  il  cpfiu- 
ciotit  ka  al-  disopra  una  tralauìrtra- 
ta  arricchitsr  di  vasi  ;  e  finafme^^ 
f*  fi  ^jMpe^gii  una  cupola  iv^i- 
fii  «  SME^»kée.  L' internò  ha  fflbj- 
ti  ;eOitlddi  «er  pianterreno  ;  e  so- 
lerà k  ima  i^ran  sala  rotonda  c^ 
pilastri  ionici ,  fi*^'  quafi  sono  disV 
posci  i  ììM  in  due  ordini .    Di 

SttMt*  4»|i((»i  'Gibbà  pubblicò  uhà 
éàC»izfoi)d  V  ^ediiié  /kcevan  ^i  ar-' 
tisti  tfnH«hi ,  t  eoihe  dovtebb^o 
6r  i  moderni.  E^^H  pubblicò  an- 
<^  an'  Sfosso  tomo  ìAì  disegni' 
delle  opciref  i  fi*a  le  girali  è  ii  Tem-' 
piò  di  8» 'Martino  in  Londri. 
-'01L'X&^^  ^tfk  il  disegnò 
per  la  Cattedrale  di  Salamanca , 
.#^  ApprtìViàto  dà  ovatttro  Archi- 
tetti ffiOHii^r  tire  furono;  Alòn- 
À>  di'Cobarrubtiis  architetto  dì 
Téitdo  f  ì^utstto  Filippo  di  Si'- 
Ttglia;  G4<:)i9  Badalo»  digurgos, 
•  <Sl6fi- SnUestt^ .  Là  thfesa  è  a 
cinque  nic^  tòta  colonne  »  etot- 
fa-i  a  V^dlta  di  pietra  di  tactio, 
ctm  wia  gran  torte .  Sud  figlio 
R^i^igé'  ^  Gii  la  cominciq  nel 
r^x),  e  <fu  t|>ros»gulta  da  Giò: 
Rivem  Rada  architétto  di /ama  t 
che  fece  la  Chiesa  df  Stgp^ia' 
mólto' fAMOfiiigHan te  a  queUa/di 
Sakànaata ,  ise  iM>n  che  qUe^t^  è 
più  semplice,  e  sì  rftentc^  del 
Gi«eo.    '  .  •,  .•••''■ 

GIOTTO  m.  1)94  chi  fanciul- 
lo ^wiftiava'  pecore  nel  cdh'tada 
di  Fire^M,  e  ti  diverti  va  ^^^  come 
fimno  finiti  t%iui  f  a  djsegjiàr 


III*  j^IéttÌ!*  d  111  tef^a  9uaJ^0  sog^ 
èetto  che\pijJ^Paceya^,Cihìa# 
bue  Io  vide  ^  Io  eawò ,  lo  istruì-yr. 
e  Giotto  riuscì  pittore  -t  sdxì^ 
teho  •  E'  di  suo  disefioó  ii  Cam», 
panile  di  $*  Maria  .del  Fiore  ir^ 

•  Fit^en^e  •  Dipinge  in  Nafoli,  do^ 
ve  il  A  e  Roberto  volle  daziai 
un  quadro   del  tlegno.    Giottp> 

'  gli  .dipinse  \m  asino!  imbasteto  <« 
che  fiutava  uà  filtro  imbaato.auo.^. 

,  v'o ,  faceàdq  sembianza  d*  averlo, 
in  cambi<^  di'quello  cbc^avet^  in« 
do$so.  'Il  Re'itrovò  giusta,  Tide^ 

.dei  plètore^  lippticabile a  tutti  i^ 

.  popoli  ; 


del  seqoj6  XIV.  Architet^  nù^ 
Ik  stra  p9tua  il  Campo  >^iita^ 
v$di  X^irtittero ,' .  tvi.  Ivapòli  per 
ordine,  di  Carlo  t*  i'  Aojgiò  xck-, 
struì  il  Castel  Nuòvo»  e  la  Chirf^' 
sa  di  $•.  Maria  la  Nuova  «  Qpe«« 
rò  morto  in  Perugia  ^  in  Atezio». 
in  Orvieto,  in  Pistoja*  t'a^efa. 
sita  mù  magnijica  h  la  facciata- 
dql  Duomo  di  Siena.  .iPacciata 
deUe  più  trite  di  ornati  ;  lia  w 
porte  frapposte  a  colonne  spirali  t 
tettarelle  di  pilastri  Jcon  un  in^ 
zeppamentò  di  capitoiii  >  cordoni 
con  triancoH  a  merletto  che  vaà" 
no  a  tagliate  un  aborto  di  corni- 
cione ,  due  pilastrini  con  cayWH 
e  con  buoi.j  un.  campanile  di  ^0% 
lònnette,\di  pil^strucci*  di  fine-i 
strucòli;  di  piramidi,  di  guglie» 
di  torrette ,  e. tutto. in. merletti  .^ 
in  bambocci.  Questo  è.  nei.mea« 
20.  Ai  fianchi  son,  altri  campani^ 
li  più  alti  con  fronti  triangolari^ 
m^tlettate  e  òon  statuette^  in  puO'^ 
ta .  6  <ìbi  ha  lena  dSkié  di  più  2 
Agli  estremi  della  piazza.,  pendile 
sono  dui(  colonne  4ii  ^anito  eoo 
Lupe  i  acme  déHa  città  •    L^io- 

ter- 


JWO  m*^           taf 

t«nio  è  ■  tre  navi  a  croce  gntca,  nir  fccM ,«  copwe  in  up*  pUira 

]]in;go  41O  palttii ,'  e   largo  241 .  qualche  ^|I«  tosra  fOTUmesit»  r»* 

Lt  colonne  »i  sono  «  faicj,  cfa^  precn .  (  Aria  pauar»  pcT'Hltir 

acìtno  df  4'CÓfonnene^e  cosi  ài-  ca  :.nu  la^ù  d'usa  gìonini]* 

tiMfi^  che  il  lartrcajmetlo  li  va  bellezza  ideala  ti  «^uoprt  subilO 

g  ^raet  tid  corti iciofre •  Gli  ar-  fer  copia. 

dq  «tw»  cJi.sesto  acuto  ;  ma  jiet  ClUDIXlO  :  non  «  raocontfi- 

un-  malinteso  abbellirqcD  to  sì  son  da  altro ,  it^'  giudi^  ,  «  pa<9à 

£lÌKi'  ciieolari ,-  e  frotiteibiz)  cit-  ne    fuDn9  ;   «  sprc^iìti  a.  hxim 


U  .   La  naania  di  rimodernare  le.        Vtx  vi^  ^ìtidizio  ,  bj^oéiiA  rc4 

COK  antiche  ,  i  come  meltcì  una.  qut^rlo .  Si  acquista,  cóli  ohcc^ 

dbnna  veccliTa  alla  moda.  vare,  e  rioasccvara  un  o){gM&»ì» 

GIOVENTÙ'.   La  bellezxa  è  nif'ie  lé  stiepani,  esanìaaalo ton 

ìnogeieti,   ma  i)  tuo  tremo  è  attenzione, cooftoprweleauBjpar- 

nella  gimtntà  ;  qui  è  il  trionfo  '■  i^^  loro,  e  iltuttoinsiomaco» 

dell'aite.  ...  altri  oggetti  ^naimìU  « dntkinì- 

~  La  Alice   unione .  delle  -forme  lì.,    li  rùulcaira'  di    tutte  .qU«n 

gitntMtttii  proJace  quel^a  Mrietta.  Ofservaudtti.r  di  tvtfi  .questi  art-, 

aribonta  etié  consìste  jiqtia  udu-.  ini ,  e  dì  tutù  ^uitftì.  confnnlt* 

fione  d>  nic>'ti'''SB"''  all'uniti,  è.  q.uet  che,  li.ch»^  £iiM<«iC^  . 
te  forme  d^Uagroventii  sono  va-  Se  iì^tuiii\ia  fi  a9g)iÌMit  4oIlV 

rhite,  ma  si  uniscono  le  une  alle  applicazione^ìTdp^ica^onei  ooih 

atti^  .  ton-passaggì  sì  dolci  che  quali-'owui'si^cqaista^  Cojl'd»- 

abh  quasi- impercettihilf.  Quindi^'  siietai$j-pet  t^^mpo  a  liguiKdlH  gli; 

il  diseei^o  de>lefòrav  siovanjli  ì  Ogsetti  con  iatnsazioareeop  ibe- 

bètt  più' drflìdle -di  quello  delle,  rodo.    ,        ,t   '''■■■■  - 

ftmie  dare  :e  risentire  d'  un  uo-  '  Dunque  -fec  aver  ^tidìajp  'Vir 

tho  vigoroso,   o' di  un  veccltlo^  vuole    una    buona    4duiMa^»e  a 

If  di  cui  tuiné  offrono  tracce  pio-  fletta  è  la  gran    ftuim  d*eg»i" 

finìde  della  stinge  del  temj^o.  bène,  eancJietTogni  nnle.  Tut^ 

..Itr  uii  corpo  fof^emsn  te  musco-  to  ciò  non  basta  apcac*.:  Vivud-- 

foìò  ET  pudarbìtrate-qùalché  isì-,  le  un  dono  della   madie  -  naturi  ^ 

geraiini)».  Ma' in  im  bel  giavt'  una  buona.  ùTgtjti%,t,»>:f*vi  ■'■■ 
ffit-DDnè  permessa  alterazione  al-'         Du^iqùe  ay/lpiiìgiildwio,,  clù> 

cunai'tutto  vi  è  [vefiso  .  sari  meglio  organizza»  «-adunar- 

■L'artijta  Biasirs  jiiu  il  fbo  sa-  to  con  mptodopei  of»«»ai(flN«tnt« 

fière.  neHéfi^>:;<-  lobinre;  'i}ia  nel-  taroaniQ,  csamisare-,  e^paragona- 

ìe  gio^nfh-  M    vede  V  egli  '  ha'  re  un  ó^gettp.^nabuqiie-iift  turai 

■enttmtntodeiisbcilei.la.  UCio-  lé  sue  Eehzioni .  ~  •' 

eoonte-èttn'-cpcr.i  pi.iAMta  dell'      -L'Aitata  die  vomuttr  gÌ4**- 

ApolloV'ma    \' \\-!i\''ì    \    opera  J(V«(e  f{)voM>'()lwnt*  dagÌV>»teÌ- 

é^'xm  enote   pi^i  b.r!io.',;Si  vegr  I»g#nti,, .saii  iJ  primo  a.^W<'f4i*- 

^Oa   va    la  Terra   itlaiaì   Ìfl)]BÌnì  Stveraineiite  là  suaoptra  .  Giv^f^ 

(be' si'acccstano  al  LaotOMite  i  ciejtì  ««  il  soggetto  iii>»fw»«»n- 

i^a-il  modello- d",Aiii%>Mt(pter  tfl,..qaj^i,  ffgiue.vi  dfbtM»'"^ 

io  nfcr ciélO'.-    --■■-'      ■     .  .  trare  eguali  «a,  fA. qw^a-ftiv^ 


^rer  tutte  uW  «s^rcssjooef ^^e^ 
tale  y.  air.unttA.4.  Giudicherà  ^wdk 
iipii,  quali  colori  t  quali  apoe^son 
riconvengano.  ^  ^irà  itf^9c>>: 
e  tu  come  entri  quii  m^rcip.; 
févorise»  quesi  altro  4  n9fpt$ff  %v, 
ia/  ttai  kene  ,*  fi^//'  altro  i\  *  Mi 
au0»t4  iicelta  è  tutta  ancora  entro 
U  $ua  te$t^ .  Se  egli  adopecasae 
la  mano  per  buttar  giù  quel.  ch4 
g)i.4etu.  la,  fantasia  ^  $eozflt  a/er 
pj-iniat  giudicato  5  non  fardbbeffibd  ■ 
sjtrambotteiie ,  le  quali  non  sono 
X)ai:is«ime  .«  Spesso  si  fa^naapen'i 
^Q  a, quel  che  si  fa  .  3  gli  a-* 
ifuitori,  e  i  curiosi  ,.ei  dilettan-^ 
ti  trinciar)  .giudiz.)  ^$enza  cognin 
zione  f{i  CAU^a  ,  cioè,  senza  giuii^ 

GIULIO  ROMANO  di  civs*-; 
tO.  Pippi  p.'  *49^  m.  iS4^.'  il  più 
e^ce^ente  pittore  della  Scuola  ài 

Sj^faéllo  .  V^^  SquqU  *  Fu  an^ 
e  grand' architetto^    In  Ronrà> 
egli.  £Bce  Vilh  .Madama  ^  Villa. 
|«an^e  -a,  $*  Pietro  Mo»torip  ^   la* 
Chiesa  .  della  Madonna  dell!  Otti 
to -9  .il  bei  palazzi  Cicciaporci  a 
Ranchi  ^  ,  il   palazzo  Cenci    a>  S*. 
Custaclvio.  vln  Mantova  egli  o^ 
però  molto:  v*è\ famoso  il  pala^-> 
za  del  T  j   il  .palazzo  a  Marmi^ 
tMolOy  ingrandì  e  rimodernò   il 
palazzo    del    Duca  »   ristaurò   la< 
Chiesa  di  S^  Benedetta  «   riedifi-. 
cìk,xl  Duomo  1  fece  una  casabiz-*; 
zarra  ^er  «ò  ;    costruì  argini ,  e 
yi.fece.  tante  opere  ii^i^ni ,.  che 
il  Codina!  G|onza$tf.  diceva,  che. . 
Mantova  apparteneva. -a  Giulio v 
U  ,Ott«a.  fece  un^  editto '  che  <  niu«. 
no  potesse  fab^bricarasiensa  il  cón-« 
sigilo -di  Giulio  IUiniaA0.f  li  suo 
gHstf  «r^i^ttonico  ^u*  veramente 
de!  pia  '  J&ài  e«  sempiici  »•    li  suo^ . 
<iist^M^i  pei?  ia  facoiata  di  S»  De- 
troniOiAp  Boioguft  ^  molt«  ben 


UH'  eeirta  fwe^  tra  il  69tk<»>  erii 
Grecp  per  meglio  adattarsi- acquei* 
la  chiesa. 

.  GOLDMAN  C  J^icola  )  n.  tSzf 
si<  x66^  Tedesco  autore  di  ope* 
ve  d'  Architettura  >  inventò  it 
modo  di  descrivere  ÌA  Voluta  Jo* 
»ica  . 

GOTICO  k  una  toztxtu^  in* 
Prodotta  nelle, arti  dopo  la  mina 
deir  Impero  Romano  distrutto  da' 
Goti  9  e  perciò  detto  ^otic^. 

La  rozzezza- e  fa  ntagrezaa dei* 
le  forme  costituiscon  il  carattere 
della  Scultura  ^otica^  Per  h  Pk« 
tura  co'nvien-a  ouessi  vizj  àggiun* 
gere  i  toni  crudi,    i  co(ori  iate<» 
ti,   e  ia  dimenticanza   assolvttf 
delia  natura^  Figure  corteesen-^ 
%3L  moto ,  morte  ;  capelli  grosso* 
lani«   panneggiamenti    inflessibi^ 
li;  alberi  non  alberi ,  ma  bastoni 
con  alquante  foglie  in  eimft. 
j  S^ì  fatte  Sculture  e  Pittivi  pa- 
jono  dell^  infanzia*  deW  arte  ,  a 
òirse  tali  saranno  state  anche  nr' 
primi  tempi  di' Grecia  # 
'  Di  questa  secchezza  si  vede  afl« 
Cora  qualche   resto   in  Leonardo 
da  Vinci ,  nei  Peirugino  ^  e  nel^- 
le  prime  opere  di  Raffaello  »•  Ma 
si  conosce  ^meglio  nelle  miniatu-' 
re  de'veiGchi  manoscritti  . 
-  Michelangelo  fu  il  primo   ch« 
interamente  lo   abbandonò  ;  mar. 
da  un  difetto  passò  ad'  un  ecces^  * 
sQ^  ^  Per  istijggire  la  mé^reitzge^ 
tìca  9  caricò  le  ibrme  ;  per  evitav 
li  inflessibilità  «  eocedette  i  movi^ 
nienti  ;.  se.pr^a  ninna,  rapprese»*^  • 
f&nza  di  muscoli  f  egli  espwsse 
fisrtemente.  6n.i  mugoli   crsiosi  • 
Abborrendo  un^  vizio(  s' incone  nel 
contraNo;   questo  è  il  -proceder 
Ordinario  «dell'  uomo  ;.  e -questa  ^  * 
r  unica    scusa   per    Michelagao-. . 
Io:  magra  som.» 

una 


IHft-  kfigcnzza  h  pia  «rditi  /  tur- 
t»  traforata  e  metlettata  ,  ha  le 
sue  bellezze.  Se  ne  attribuisce  1' 
invenzione  ai  Saraceni  .  Infatti 
imka  ffiitìk  coperture  d'alberi 
fronzuti  elle  son  proprie  de' paesi 
caJdi  ;  ma  sono  altresì -proprie  de' 
paesi  freddi  abbondatiti  di  selve 
e  «piovisti  di  pietre  *     -  - 

.  ÓRACILB  è  il  vizici  delld 
avielto. 

Il  gradii  f  il  iiijigro  9  èaccom«* 
]iagaat(>.  da  secchezza  e  da  durez- 
xa^  perchè  volendo  pervenire  alla 
Ic^eréz^a  si  toglie  «ile  difTeren-* 
ti  parti  più  di  ^foei  che  rithiede 
1'  eiegatiza  ^  e  si  perdono  «quelle 
linee  ondeggianti  che  esprimono 
il  moto  .  Cosi  'U  Gotico  e  gatcì-^ 
/r*«  <(uto.  '       ^  . 

Si  può  impiagar  il  gtocUesoW 
tanto  dove  il  soggetto-  rickied* 
espres^aitiente  un  f^utcilcé 

GRADAZIONE  è  in  qoalun^ 
que  opera  uua  ditferenza  gradua- 
ta in-  >ciasci»]ia  delle'  sue  parti  per 
giunger  finalmente  al  pia  -mò 
grado  -JìkWa  coftiposizione  é  \n 
qualunque  opera  dell'arte  è  ne^ 
cestaria  la^r^i^i^foi'^^  dilcchè  la 
iiatura  la  niostra  dit  per  tutto. 

Ndla  disposizione  '  delle  figure 
e   de'  gruppi   il  '  più   knporfan-- 
te  punto  è  la    degntdsz^one  ì  «da  * 
questo  dipende   laf   chiarezza  del 
soggetto  i'  Per  condurre  1'  ocehio' 
dolo  spettatore'  sul   personàggio 
principale  deUa  sceAa,   convien- 
che>  tutti  i  gruppi  à  tutte  le  fi- 
flafir'glfeiO''<oiiciucai)o  pét  i  gra^ 
di  de^loro^jptani ,  déUé  lóro  fbr^ 
me- generali  ,  e  •ékìlt  loro^iz-ioni  » 
Si  eiietdiiMi  attentamente  le  ope- 
re de^  buoni  Artisti  >  è  vi  si  am-' 
mirerà  l'^osservansa  della  gradai 
jcnwic%-'-  ••  •''    '  • 

Si  richiede  gT&dat,hm  nelle 
foone-^Jétìa  ccMipasieidne^  e  self*' 


6tlA  «Tir 

\€  f^rmtf  di  «ìateuna  figura .  ^&e 
forme  dtX  corpo  uimno^onod'^il^ 
na  gradazioìne  sentile  ^  conie  ei' 
Veggoao  iiiRafaeilò'^  nelle  sqvi^ 
iite  sculture  antiche  <  Il  corpo 
di  Laoc<k>n te  ^  di  Atitinoo  ,*  di 
Venere,  dì  Giove  ec- mostrano 
in  qua!  proporzione  di  gradtiin^ 
fornia  deve  odndurre  ad  un' altra.* 
La  gf»da9:ÌBn€  d' una  ibrma  rise»» 
tira  9ià  una  delicata ,  e  akernati-* 
vamente  dalle  dolci  alle  maggÙH 


gUre.  Si  osservino  le  nozze  di 
Psiche  rappresentate  da  Raffaeli» 
nella  Farnesina*  Vi  si  riconosco* 
no  tutte  le  differenze  de'caratte* 
n  ;  da  Ganimede -semplice  e  natu- 
rale si  arriva  alla-nnestà  terribi^- 
le  di  Giove ,  f  da  -Flora  rìdente' 
fin'  a  Giunone  sostenuta  :  quanti' 
generi  di  bellézze  f 

Lo  stesso  magistero    di  ^adit** 
4|^/o»f  si  ammira  helle  espressioni - 
di  Raffaello  •  E  dove  non  la  si  am- 
mira ?   La  si  trova-  da  per  tiitto\ 
£  da  per  tutto  si»  ha   sempre   » 
trovarla',  neìhdtsposizfiMey  nel*» 
lefi^meftie'caratferfy    nelle   f-' 
sprefsioni  ^  ne^  *nov*fnentf  i  tielìù' 
p*€ghf  delie*  vesti ,   nelle    tintt  ^ 
ne'  toni  eo.  Nel  colorito -la  iiatu-; 
ra  fonde  le  tinte^còn  passaggi  in** 
sensibili  :   non-  mette  su  li  pellet 
d'una  persona  sana  macchie  se*» 
parate  €U  digerenti'  colori  le  une 
a  canto  alle  altre  ^  ma  vi  spargo 
tùt  varietà  dt  toni  $  che  l'occhia 
più  sottile  <  non  può   scuoprirncp 
né  il  ppincipio  v  nV  il  fine  .■  "     ' 
•   La*  gréOa^iéitie  nelle   diverse» 
parti  deiP^Atte  serve  acoiidiifi» 
pet  grjKli  dflf  un 'pnnto  all'altt-o' 
Uff  «fio»  seòpo>  interesaantei  pt^fis*- 
so'dair  autote  ^  Queato'  è  ben  dW^^  ' 
ferentc*daUa~  v^/Wdie  auimetfti 

tut- 


Ivtto ,  {foiJAè  ftienre  sì  nusomi- 
^ .  JLa  fffads9:ieft9  mette  accor- 
3ó  fcst  gli  oggetti  differenti .  El- 
la è  poaderata  ,  e  a  giusti  passi 
va  alla  pernione  •   ' 

GRANDE  .  La  moltipiicità 
delle  parti  »  delle  atìoni ,  d^ll 
«mameati  ,  degli  accessori,  e 
sempre  in  qualunque  opera  d^n* 
trarla  al  grstfde .  Il  grande  è  sem- 
plice ,  e  tende  all'  unità  dell'  ef- 
fetto. 

-  La  semplicità  deve  osservarsi 
in  tutto  ,  .  nella  composisione  , 
nella  distribuzione,  nelle  attitu- 
dini ,  ne'  moti ,  neìl' espressioni , 
nel  disegno ,  nel  colorito  •  Al- 
lora lo  spettatore  scorre  il  suo 
eguardo  con  fKÌÌitÀ  ,  trova  ri- 
peso I  fissa  la  sua  attenzióne ,  e 
eómprende  piacevolmente  V  ogget- 
to dell'astone  principale.  All' 
incontro. tiit<o  quel  eh' è  compli- 
cato, esopcacc^icato,  si.aUoAt^- 
»a  dal  gr^»^.        ^  ^ 

La  gfandioTità ,  io  sfile  gr^n^ 
de  è  scegliere  parti  ètsndi  e  prin- 
cipali ,  e  omettere  le  piccole  e  le 
mediocri.  Il  viso  MrtiQgop  è 
compósto  di  fronte,  di  sopcacQÌ- 
gli,  di  naso,  d'occb»  «  di  gnau* 
«e ,  di  mento ,  di  barba  .  -  Que-^ 
ate  sono  le  sue  parti  grandi)  eia- 
0ma^  «e>  rinchiude  molte  altre 
più  piccole'»  Lo  stile  grkinde  è 
trascurare  le  pi^colc^,  e  rappre- 
sentar le  principali»  Chi.  Vuol 
rappresentar  anche  le  secondurie) 
avrà  uno  stile  mediocre»  «se  di- 
scende fin.  alle  mitiuaie ,  h  stile 
aatà-  meschina  e  ridicolo.  Si. può- 
cadére  nel  meschiiio  n«Ue  /opere 
eolossall ,:  «^  si  pa^  mofittarer  stile 


grande  ne'  piccioli,  ^pogfttiv. 

Lq  >scopo  delle  4i<JS^  Am  è  S 
Tcndef  l' appaisenzà  yisìbUe  delie 
cose  iniina  certa  distanaa.  Qt» 
«•rr^oiio  U  hto  im^^^t  seo^pt» 


Gkk 

cde  daranno  un'  idea  chiam  obt 
non  iistanca  la  mente .  Q^to  è 
che  fa  grande  lo  stile ,  e  lo  fa 
anche  bello . 

Chi  va  per  vie  tortuose  e  in» 
tralciate  ,  non  ha  idea  della  gtan« 
diòsità.  MichelagnoJo  col  «io  a» 
gctifià^tt  e  colla  sua  lunga   rit» 
avrebbe  corrotto  il  |ttsto  del  su» 
secolo ,  se  .non  vi  si  K>sse  oppo- 
sto colla  sua  purità .    Cokti  noa 
fìice  mai  ^leun'  opera  còlla  mira 
di  piacere  ,  ma  soltanto  per  fare 
mostra  di  sua  scienza,    e  la  sUa 
scienza  ignorava  la  beUezaa.  In 
tutte  le  sue  ligure  le   attkndini 
sono  sforzate  per  dare  spictea  al- 
ia sua  anatomia .  Egli  oredfeva  a-» 
vere  uno  stile  gratA  ,  e-  lo  ave- 
va t»en.  piccolo  ,   poichà  dava  ia 
tante  nunuzie  die  dovea  neglù^*» 
ne  )  e  per  iàfsi  f  ispettabile,  si  te- 
ca stravagante  •  Le  sue  opf  re  deb* 
bon  pein^  essere  guardate. per  co- 
noscer Jts  correzione  del  «uo  dise- 
gno,  e   per  imparare  covxie  ^  coii 
tanta  seiensa  e  correzione  di  di- 
seeno  si  fa  un  disegno  contrario 
^Ik  bellezza  e  alia  graadsofhà  . 

.  La  gran  fabbrica  e  il  Colossei, 
ma  non  ài  cdrtam^te  grande  .; 
,  non  è  gf0HdÌ9sa  p^  ^ue'  tanti  or- 
dini con  ^ue'  tanti  ^ Jiiembri .  Fa* 
lazzo  immienso  .  ^  fi^lo  di  Ca- 
serta,  ma  ridotto  ptfic(;4<>  P^  ^^ 
moltiplicità  delle  divisiofti  • , 

GR  A  PIGLIA  dueFrateljKbùo* 
ni  artisti  dsl.  secol(>  XVI  •  Gi- 
rolamo diede  i  dise^  perjl  mzu- 
saleo /^'M/9^l»ah|  nella,  ^iuesx 
d\  S.  Gio..  ePaoio  in  Vea^a^.e 

.ano,..^e  nell^  geenfia  di 

ijayt^^prffif^  X  fiigJi  e  .ff^tan-' 

ze  j^pjàSes%  d4la  pseriat  .««-' 

sto  è  d'ordine  composito >*^*^^* 

int^rcoiotfpr^Joji  fronf^WziOi   e 

|.sqftliflir;\iJ<;{HK> 


in  mei^ansa^m- 


>-v 


^Aiftiìto  ttàh^\  Iralrre  std- 
tbe  ^tniidono ,  ina  itf  titigma  i 
^rih A^ight  d' allora . 

Giovanni  ,  altro  fratello  ^  àr<^ 
diltèHS'  in  Venezia  la  chiesa  di 
9.  Pfetro^a  Casùéllo  sul  gusto  di 
Scam(tezi\ 

GRAPPOLO  ^  d*  UVA'  seryr* 
*!Piztano  [ter' isviluppare'  le  sue  ^ 
dèe  e  tomunicaple  a^sddi  allièvi  p 
<)sservàndò  gli  éfllìlti' del  lune  e 
dell'  ombra  5  e  le  gradas5t<»ii  in 
co  mccolb'sj^ano 9  qual  'è "guelfo 
-degli  >  atini  xòni^netlti  ìiit  gràp^ 
polo  <f  icvtf  .  C6rt  ^uesio  «airago- 
1^  egli  H^o^^iif  «n  dBLitìpo  più 

?  rande  ^éttì  cMtitfifi' sir  i'Com 
i  diversi.  ' 

Egli  osseine  e*l*«ggetfò  d^%- 
lla  <hf|raer«fci%oe  di  fòttné^qi»^  kf* 
'0Hi^ue;  «  Ijlti^tnAtieìirì  ^4i4^ 
Ami  -é  ca%\<mtr  dvlla  lotdnditfc 
degli-  acini  ;  t  thr^pIMre  degt^ 
dazioni  pàrzlaii  sono  vutordinète 
dilà  degi^dazkM  pìò^  «fetcsa  ^1 
grappo^- inWt^*'  Qotl  elle  è  n«l 

fiittòi  ^  in  cia^cuiftì  ddl«'  >tfUo 

parti .  .     ..    •       -...-. 

Da  ^oeàifé  )&sse^rfttifimi  tHttc 
dkì  grafpot0  d^^tf>us'^ìi  ei^trava 
in  tutti  lì  dftrogli  dell' «ecordkr 
<lè' groppi;  rt  dell*  sfiAònIa  del 
colorito  è-' delHNkiaR>$euro . 
'  L'appKcaifofte  ^ì  q»eMe«  leggi 
è  ftd^iÀenti  <5Memta  nelle  ope- 
re di  'Tìtkmó  ìì  jpfò  infeHigettte 
Colorisi^'  éhè  fnai'  abbia  avmo  la 
Pittura .  Ma  bisogna  a,véf  os^r* 
"^ato  e  t9gk»9ttf  teolto^Mf'pofè» 
intendere  e  ptofitfate  disile -lezio» 
ili  pi-addie  w  ^arf-  m«e^ .  A 
futt!  i  giovani  er  |)i«dj«ìft  Feth- 
te  le  Opere  di  Tétt^^^i  di  Cer-r 

tutti  ie'^veggono  i  e'  pdehi  le  San- 
ilo vedere..  " 

GRAZIA  è  «no.  dentami  del 
«usto,  per^'Saquafel^attiìita&itta» 
^  -  DfK^  B.  Arti  T.  I, 


g^^'l^aeere  Mi  motld  più  dolce^ 
e *^ù  gradevole/    ••  • 

<L»  gratis  ho&st  acouista  ;  noQr 
cenòstfe  né  ptincipf  t  né  conve»-  • 
zioni .  Ogni  nattnlie-'pttè  aVere^tl 
suo^  f^ere  cii-  bellA:ea  9   ma*  la 

S'éK^a  ^  una  PCF  'tutti'  i'  paesi  1 
Ila ^indìfr  {mò  de^efiversl^,'llèfti«o 
snrarsi  ^  uè  de<(e#mittar»i  ;  '  è  pia 
fihìt  5'pià  fiiggitiva',  ^pià''4inivct- 
sèrie  della  bèHezza:  ^'  > 

Piace  e  rapisce  senza  la  prtci» 
IstMedelle^mlDtf '^doHMe  dagli 
artifv^per  espriiHét^  la-  l>€^l«zz«rv 
Là;)b«lit3^a  per^^uafito  biraoHiv»»' 
rabiile^  non  atffae  nè-intanta^e 
m:  la  gi^stis ,  la  ^iflillf'talvoita 
p^otfompagna,  e  sola  la' rende 
-ceofpite  ;  'speCfàltteAfe  nelPanls* 
te^,  cVè  IMo^rèssiorfe-più 'j^Mh* 
é^oh  e  più  sen^ibik-^  MVOUùtaei 
<blla  natura  .•  Pereiò'  Venerò,  A- 
tÈvBÌirt^  e  le^r»^>iioii  ydnn^ai^  tiai 
éiigimite  v  e-i^iielli^'^miilSft  eimof^ 
fs  di  Venere  non  '  à^  %1k  *U'grM* 
tf^i^  ^be  ie  dava  •  Uf»  ÌHcanlesi* 
mO)  che  lÀ'isolìr^ltìKà  IKm  pote« 
yst'^é^hi         •■••'  '-   -  . 

Là'grsf^iì^  ì  ppi^   kelh  iM« 
Mtei^Ui  ' 

'  La  «afuraltòz^  ,.clie  di  la^H»** 

*^rji  alla  natiitias  p4ò  s«kt4^oda»- 

là' nell'arte 'ianémce.  Ma  come 

si  fa  per  aver    naturalezza-?  ^Al 

miminb  noto  pci^  comiple  appies* 

so,  la  se  ne  «ola .  Ella  ^qi^l  va» 

ga  nen  se  eke  ^   che  si  pi)À^  ben 

sentita,  ma  nen-eir  ^  tìdika.5  « 

moko^  meno  procaMiarsi  \       ^^ 

"^^  Taiunr  han  "fatto  consiitef  la 

g^KÌ»  ^11'  accordo  delk  s^nsà* 

9Ìofti  iatérnèco'inovxifieiiti  ester-* 

-ni  pndùfti  dalla   bellezza .    Hs^ 

la  teileasarQ^n/^-stBìipteaeceila- 

'  ria  alla»-  ^»KÌ*'9'Ccatìt'"W  vede 

-épe^  •nf'iaafiiulli  .  *  WRCOtdo 

tra'  dKMriMcAti  estemr  e  le  sensb-i 

aloni  interne» cdntieiie  tantOi  ialU 

S  c- 


/ 


274  GRA 

•u>rc8$iotte  ctettf  di  tuttt  le  pts« 
sìolii ,  quanto  alle  grs^te  •  Né  il 
movioicato  è  sempre  necessario 
alla^rtf^M;  la  natura  lamette 
anche  nell*  inazione  >  e  Tarte  ha 
saputo  ben  rappresentarla  ne' fio* 
ri ,  ne'  j>aesaggi  i  nei  dormenti , 
ne'  morti  :  la  S*  Cecilia  spirante 
del  Domenjchino  ha  gr^zjm  • 

La  sola  e  sicura  maniera  di 
spiegar  la  gratji^ ,  è  d' indicarla 
dove  si  trova. 

La  natura  dona  gtét}^  all'  in-» 
fanzia  e  alla  gioventù  ne'  moti  9 
nella  gioja  %  nel  riso ,  nella  cu- 
riositi) neJla  tristezza»  nel  do- 
lore 9  e. fin  nelle  lasrime.  Ma  la 
ritira  subito  daccnè  gli  stessi 
giovani  la  ricercano  ;  e  quanto 
|>iù  la  ricercano  »  più,  divengono 
sgrazj^ti.  Quel  che  si  chiama  bd 
mondo  è  un  móndo  di  affettiti^ 
e  ìì  kel^  sesso  a  forza  di  studiar 
le  grazie  al  suo  specchio ,  s' im- 
bruttisce .  La*  natura  è  franca  e 
libera  ,  si  compiace  di  dispe^isar 
le  sue  graKjif  a  suo  arbitrio  alla 
gioventù,  ma  non  alia  maturità  « 
e  molto  meno  alla  vecchiaia  • 

Nell'Arte  poi  la  Venere  de' 
Medici  je  di  Campidòglio,  la  Ve- 
nere accovacciata  ,  l' Ermafrodi- 
to ,  V  ApolJine  sono  veri  modelli 

óÌÈràzJéf. 

lì  Corfeggict  ai  ha  per  il  pie-* 
tore  delle  grazio  ^  e  lo  è  per  .  V 
esecuzione;  ma  le  sue  attitudini 
sonp  un  poco  ricercate ».L'Alba<' 
no  che  non  ha  mai  pensato  a 
gfS9:,ie ,  le  ha  poste  in  tutto  • 
All'incontro  Carlo  Maratta  ne 
andava  io  traccia  5  né  le  rinven* 
ne  mai^ 

Pochi  artisti  han  potuto  dar 
gf»z,ié  vera  alle  Jor. figure  »  Raf- 
faello stesso  Jia  piò  sentito  labei^ 
lezza  che  la  grat/^z  il  suo  pen« 
nella  sficcOf   e  h  severità  delie 


611A 

sue  forme  jgfi   eran  d^  ostaeob  • 
Il  Panneggiano  ha  dato  in  tmor* 
fiè.  La  vera ^r4(^i#. risiede  nella, 
scelta  delle  attitudini ,  e  nel  ca- 
rattere delle  forme. 

GRAZIOSO  si  prende  per  ge« 
nere  di  opere  opposto  al  seuero  , 
come  il  delicato  al  robusto .  Que* 
ste  distinzioni  nuocono  al  pro*>' 
gresso  delie  Arti .  Non  merita  d' 
esser  distinto  che  quello  che  è. 
compreso  dalla  giusta  oonvoniero-» 
K»  e  dalia  verhk .  Non  vi  'sono 
che  due  generi  nelle  héiìt  Arti  9, 
il  buono  e  il  csttt'vo.  Osservino 
gli  Artisti  che  chi  bì  vuol  fare 
gTSK^ioso  si  rende  ridicolo ,  come 
si  fanno  ridicole  quelle  donne  che 
si  comandano  un  sorriso  concer- 
tato allo  specchio  )  e  un  frasario 
estratto  da  canzoni  e  da  roman* 
zi»  Molti  giovani  per  farsi  grs" 
z,J05$  si  rendono  smorfiosi  al  pa«. 
ri  delle  donne .  Gli  Artisti  hait, 
da  conservare»  almeno  nei  mon- 
do eh'  eglino  creano ,  la  fran#« 
che^za  9  u  ^ntimentp  $  e  le  ve- 
rità della  natura. 

GRECI  primi  nostri  maestri 
in  tutto,  e  specialmente  nelle  Bel- 
le Arti. 

Eglino  non  si  scordarono  mai  di 
questo  gran  principio ,  Che  h  Ar» 
ti  sono  por  .'  /'  Uomo  »  r^  cùo  V 
Uomo  riforisco  tutto  0  sé  stèsso  % 
Dunque  ìì  loro  principale  studio 
fìi  VUomo  •  G.  perche  V  uomo  va<« 
le  più  che  le  sue  Vtsitì  9  studiato-» 
no  con  più  attenzione  V  Uom» 
mudo  •'. 

Osservarono  iiell*  Uomo  V  ar- 
monia della  atruttura*  e  la  pro- 
porzióne de'  suoi  '  membri  •  Stu- 
diarono tutte, queste .  parti .  Vi- 
dero che  la  for^a  risultia  da  duo 
movimenti  principali  »  dal  pieaa^ 
te.  e  dall' aHontanure  i  membri 
verso  il  toqpò  che  èr  il  lorovcen» 
...  ..    tra 


GRA 

tio  comune  d^'graviti.  S'impe* 
gnacono  perciò  a  studiare  V  Ana* 
tomia  9  cbe  diede  loro  la  prima 
idea  della  siguificuione  e  dell' 
espressione  9  e  più  impararono  da* 
loro  costumi»  e  da' loro  usi  de' 
giuochi  ginnastici  9  dove  osserva- 
vano uomini  nudi  di  varie  belle 
forme  in  ogni  azione.  Così  sco-* 
prirott  .la  causa  de' diversi  movi- 
menti umanV. 

.  Scelsero  finalmente  le  parti  pi& 
Ùle  de'  corpi  più  belli  nelle  a- 
zioni  più  bttle  9  e  ne  formarono 
^elle  bellezee  ideali ,  che  riser- 
barono per.  rappresentare  i  -  loro 
Kumi  ideali .  Tra  questa  bellez^ 
sa  aopramana  e  la  umana  stabi- 
lirono una  mezzana  bellezza  per 
rappresentare  gli  Eroi . 
.  Dopo  queste  tre  differenti  bel- 
lezze 9  unn^naf  troica  ^soprumé» 
ffn  9  trovarono  nelle  forme  e  nelt 
le  attitudini  tutte  le  lespressioni 
caratteristiche  del  buono  e  del 
cattivo*  E  finalmente  pervennero 
agli  accessori  delle  vesti  9  dMt 
bestie  9  delie  piante  »  degli  edifi* 
tìé  Ecco  r  Arte  al  suo  colmo . 
.  Al  suo  colmo  si  mantenne  V 
^rte  finché  fu  esercitata  e  diret- 
ta da  menti  generose  •  Ma  quaU'C 
do  vi  s'ihtnisero  piccole  teste  vcf 
naii  9  e  ne.^judicarono  non  i  fi- 
losofi 9  ma  1  ricchi  «  i  cortigia- 
ni 9  t  Re*  l'arte  andò  giù  ^n, 
alle  bambocciate  e  ai  grotteschi  • 

.  GRIMALDI  C  Framesco')  fra- 
te Teatino  Napoletano»  Edificò 
in  Napoli  nel  1^90  la  Casa  de' 
SmiT»  Apostoli  9t  e  la  Chiesa  diS. 
Maria  degli  Angioli,  ài  buona 
proporzione.  *  Gli  si  :  attribuisce 
ancora  la  Cappella  del  Tesoro  di 
S»  Gennaro  di  buona  pianta  a  cnn* 
ce  greca  •  E  altresì  e  creduta  ^ 
suo  diatano  dt.  chiesa  di  S.  An- 
drai del»  V9U»  in  Roma . 


GRUPPO .  (.a  vera  dottrina 
de'  gruppi  risulta  dall'  osservazio- 
ne aella  natura  «  dalle  leggi  del 
chiaroscuro  ,  e  dalla  licita  dell' 
interesse  che  deve  regnare  nelU 
composizione  • 

Si  osserva  nella  natura  che  se 
molte  persone  si  trovano  insie- 
me 9  alcune  si  separano  per  s^" 
grupparsi  con-  altre  secondo  ri- 
chiede r  età  9  la  condizione  9  i* 
inclinazione ,  qualche  negozio  ec. 
Cosi  la  natura  forma  quadri  «  L* 
artista  sappia  imitarli  ; 

Le  leggi  dèi  chiaroscuro  pre** 
scrivono  grandi  masse  di  ombra 
e  di  luce,  ma  queste  masse  non 
possono  stabilirsi ,  se  gli  oggetti 
non  sono  ammassati  in  gruppi  i 
come  la  differenza  tra  un  grap- 
polo d'uva  e  ^li  acini  dispersi  • 
^  V  unità  d' interesse  esige  che 
i  personaggi  d'un  quadro  pren- 
dano parte  all'  azione  ,  non  sie^ 
no  slegati  9  e  si  presentino  tutti 
Mio  sguardo  dello  spettatore  ,  il 
^uale  non  ha  d'andar  cercandoli 
in  qua  9  in  là  • 

I  gruppi  non  sono  sempre  ne- 
cessari 9  come  si  osserva  ne'  pae- 
aaggi .  Spesso.la  natura  è  contra- 
m  a  questa  affettazione  « 

Che  i  gruppi  poi  abbiano^  dà 
essere  in  dispari  9  e  in  piramide  9 
non  è  che  opinione  di  qualche 
^artista.  E^  bensì  ragionevole  9  che 
i  personaggi  non  sieno  in^  fila , 
né  formino  linee  rette  orizzon- 
talmente 9^  verticalmente  9  tih  ob- 
bliquamente  ;  che  niuna  testa  in- 
contri un' altra  ^  che  niima  estre- 
mità fàccia  con  altre  figura  re- 
golare di  triangolo  o  di  quadra- 
to )  che  non  vi  sia  ugual  distan- 
za fra  diie  membri  ;  che  le  due 
braccia  o  le.  due  ga^be  d' u^^a 
stessa  figura  non  sieno  nello  stes- 
so scorcio;  che  non  vi  sia  lipe- 

S    2  ti- 


17^  èUA 

tizione  MÌh  àisposizidnef  dei* 
membri  da  un  lato  all'  altro  ;  che 
.compariscano  le  parti  fio  belle 
del  corpo ,  quali  sono  te  giuntu« 
re ,  il  coJlo  ,  le  spalle ,  i  gomi- 
ti 9  i  pugni ,  le  anche ,  i  ginoc<' 
chi  9  il  dorso ,  il  petto  ;  in  ^ue- 
|te  parti  è  più  espressione»  e pift 
massa  ;  che  nelle  donne,  do^ve 
tutto  è  bello ,  si  nascoada  qual* 
che  porzione  per  dine  più  bellez- 
za e  grazia  a  quél  che  resta  seo* 
petto  ;  e  che  la  figura  ptiticipale 
si  contraddistingua  a  prima  vi« 
Srta. 

GUADAGl>rO  .    U  amor  del 

/guadagno  è  stato  sovente  funeste 
agli  Artisti;  li  ha  distolti  dslla 
barriera  gloriosa  ,  che  avrebbero 
percorsa  per  le  loro  disposizioni 
felici  e  per  i  loto  buoni  stud; . 
L' amor  del  ^uada^no  moltiplica 
le  produzionr  indigeste  ,  rigettji 
£!i  studj  lunshi  e  dispendiosi  » 
Ì2  lavorare  di  pr^iea  e  di  'n)a^ 
niera,  e  fa  preferir  la  moda  aS 
bello. 

Ma  lo  stesso  amor  del  puàda* 
gno  ha  f  sudi  vantaggi  ;  e.  uno 
sprone  al  lavoro",  la  povertà  dì^ 
scaccia  la  pigrizia  ,  nella  -  qu^e 
fanno  languire  anche  le  ricdiez^ 
2e. 

Certamente'  che  T  artista  ha  bi- 
sogno 'di  vivere ,  ma  non  ha  già 
bisogna  d'  essere  ricco  .  Bi  prq^ 
ponga  r  esempio  di  Passino ,  il 
quale  non  ebbe  in  mira  che  po^ 
chissimo  guadagno  e  moltissima 
gloria .  I  ricchi  potrebbero"  spec- 

,  chiarsi  in  Rubeiù ,  il  quale  fra 
ricchezze  e  onori  dipinse  più  cht 
mai . 

GU A HINI  CGf/»r#VfO  di  Mo- 
dena Teatino  n.  1624  m.  1683 
dotto  in  Filosofia  e  in  Matema^ 
tica  ,  come  lo  attestdn  le  sue  o- 
pere  :  Plétfta  P&ihfopÀìcs  .   Eu" 


GVA 

tUdet  adanàùt .  Calesttt  MàtJh^ 
noètica:    Erudito  ne^  migliori  au-^ 
tori  d'  Architettura ,  studioso  dì 
Vitruvio  ,   d'  Alberti ,   di  Palla- 
dio ,  come  ti  rileva  dai  suo  trat- 
tiito  di  Afskitettmrs  Civile  .•  Con 
tanti  buoni  capitali  egli  riusci  un 
Borromineteo  de'j»iù  strambalati  •- 
A    Torino  egli  fece  moiri  edii- 
cj.    X.  La  Porta  del  Po  concavs 
convessa,  a.  La  Cappèlla  del  Su-* 
dario  rotonda,    ornata  dì  stram- 
botti .    3.  La   chiesa    dì  S.  Lo-* 
renzo  tutta  centinata .  4.  La  chie« 
sa  dr  S.  Filippo  imboscata  dico«^ 
lonne  e  dì  pilastri  4  5.  Il  palazzo 
dtl  Priocipe  Filiberto  di  Savoja 
a  due   ordini ,   il  primo  Dorica 
che  abbraccia  duo  piani ,  il  se- 
condo corintio  ne  aobràccia  tre  | 
ma  che  ordini,  che. finestre,  che 
ornati  f    6,  1  Due  ^palazzi  per  il 
Principe  di  Carrgnano.    Quante 
altre  fabbriche  altrove  !    In  Mo» 
dena  la  Chiesa    ài  S,  Vincenzo  ^ 
a  Messina  la  chiesa  de' Somaschi^ 
a  Parigi   qnella  di  S.  Anna,  Jà 
Praga  quella  di  S.  Mark  .  d' Eù 
tinga,  e  fin  a  Lisbona  la  chiesa 
di  S.  Maria   della  Provvidenza» 
Tntte  opere  bisbetiche.  Bisogna 
die  il  Guarnii  fosse  stravolto  d" 
tfndar  a  costruir   a   Vicenza  1» 
chièsa  d'  Araceli  tutta  al  rovescio 
dtl  Palladio ,  Colonne  torse ,  pi<« 
lastri  scanalati  a  bisce ,  frontoni 
spezzati ,  contorcimenti ,   tìssAti  ^ 
ghiribizzi  d*  ogni  spetie  eran    le 
delizie  di  questo  Frate.   Egli  a*» 
vea  letto  in  Vrcruvioi  che  7' Or-i 
dine  Jonico  è  preso  dalle  propor*^ 
zìoni   della   Donna  :•  dunque   il 
buon  Frate  infiora  il  Jonico ,  lo*, 
ingemma,  gli  fa  1»  toletta  con 
tutte  le  pompe  nmliebri  •  E  viva; 
>  matti  • 

GUAZZO  è  una  pktunr  f^t» 
con  colori  macifiati  e  stemprati 


f' 


mìii'  IcqUa  etnea  più  o  ueno  di 
gomma  arabica  • 

..  Questo  modo  di  dipìngere  ha 
dovuto  essere  il  primo ,  pere  Eli  è 
il  più  (emplioe  .  Nieate  di  più 
MD^ilìce-cne  polveriaztr  terre  co- 
JoratCì  e  scioglierla  oeU'ac^u», 
«  cosi  dipìitgere .  Accorgendosi 
che  presto  si  fatte  pitture  cade* 
j^ano  T  la  facile  per  tenderle  con- 
■itienti  r  aggiungervi  delle  dm^ 
tetie  vuooM  t  quali  toBti  le  ^oii> 
me,  cln  gli  alberi  loiDiBiniatia- 
no  in  abbondanza  . 

Qnetts  torre  di  pittura  ti  ado- 
pera copra  qualunque  corpo,  t 
special  niente  su  la  tela«  cu  la 
pergamena  ,  su  la  carra ,  ni  T  »•' 
roTio. 

I  colori  poco  ìngobiBMÙ  ctidota 
in  polvere  ,  e  troppo  jnsoaunati 
te  ne  vanno  in  tcàglie .  L'uso  4 
il  maestro  jper  cvitartf  questi  itì- 
convenfenti  . 

II  guMKV  t  ben    proprio    pA 


.  Questo  modo, di  dipingere  è 
pronta  e  spedito,  tea  da  un  po- 
ea  nel  secco ,  e  nel  dÌKOrdanie  i 
All'  incontro  la  Mitumttir»  dà  nel 
molle.  Il  brtfvo  artista  tapri  co- 
glier il  metzo . 

.  GUiDOTTI  CP*iJo)  Lucche- 
se n.  1x6^  m.  z6af .  Srudtò  in 
Jlonu  il  i^Mgaa,  e  divenne  un 
jusiafail  pittore  .  Dipinse  molto 
giiaii  in  tutti  gli  edifici  di  Sista 
V,  taa  quasi  tutte  le  sue  pitture 
iutono  cancellate .  Si  diede  alla 
Scultura  ,  e  per  UB  gruppo  di  sei 
Jgure  in  BtatiDo  donato  «1  Càr- 
dual  Scipione  Borsliete  fu  da 
.raola  V  fatto  Cavaliere  e  Gon- 
scrraton    di    CaHpidt^i 


COf 


Ì7? 


. .  Jììk..  B.  Atti  1 


ditto,  _     

servassero  le  leggi  dell'  Accado- 
niia,  venissero  castigati  dal  Se- 
nato Romano  •  Un  tal  dCcreto  a- 
vrelibe  dovuto  comprèndere  tutti 
gli  Artisti.  Ma  bisognava  tro- 
var il  segreto  ,  non  ancora  sco- 
ferto,  di  farlo, sempre  osservare. 
1  Guidetti  fece  anche  i'atchitet- 
tOr  ma  non  manifestò  questa  sua 
Scienza  che  in  un  apparato  di  Ca- 
nonizzazione in  5,  Pietro  y  dove 
riesce  sempre  insalia  qualunque 
decorazione  si  faccia  per  le  Ap»-' 
tcosi  ;^  e  pur  si  seguitano  a  fare . 
Il  Guidotti  ràbe  smania  di  sapet 
di  tutto,  di  Matematiche ,  di  A- 
nrologii  ,  di. Giurisprudenza ,  di 
Musica,  dì  Poesia.  Fece  un  poe- 
ma, la  GirutfUinme  Distruu» 
coli'  obbligo  di  lìnir  ogni  ottava 
colle  stesse  parole  della'  Genuar 
Itmou^Lìberaia  det  Tasso .  E 
pure  questa  idea  avrà  incontrato 
qualche  prinegirist»  . .  Non  ancor 
Contento  df  tante  scienze  egli  si 
abbandonò  furiosamente  all'An»^ 
tomia,  fin  ad  andar  di  notte  « 
«cavar  morti  dacimiteri.  Siccome 
il  Guidotti  saltava  di  pdoin&a^ 
>C3,  cosigli  venne  fantasia  divo- 
tate  :  si  accotaodò  un  bel  pa^  d' 
ale  d' oiaa,  di  balena  ,  ii  spiccò 
da  una  torre  la  più  eminente  di 
Lucca,  e  volò  in  pubblictìi  cioi 
andò  *  cadere  su  d'  un  tettò , 
io  sprofondò,  e  ti  ruppe'  unfc  co- 
scia .  Lo  sfesso  accadde  a  GÌO. 
Battnta  Dante  di  Perugia'  i  a 
Olivisro  MalmAbury  Inaiéte  ,  a 
Bacville ,  a  un  Gesuit»  ib  Pado- 
va, a  lió  Teatino  in  Pttigt ,  e 
a  tasti  iltti  che  hanno  voluto 
far  i  volatili  .  Peggio  per  i  vola- 
tili morali,  spectalmente  nelle 
Cotti.  Questi  voli  non  sono  vo- 
li »  ma  cadute  dall' sito.  Volo 
S    ì  »o. 


veramente  ^olo  fu  i)uello  del  P. 
Andreil  Grimaldi  44  Civit$vec* 
chia ,  il  quale  «u  d'  un'  aquila  d^ 
lui  artefatta  volò  nel  17^1  dfilk 
Indie  Orientali  fin  a  Calais  e  a 
Londra  9  facendQ  7  leghe  per  or 
ra ,  or  su ,  or  già  ,  di  qua  9  di  là 
a  suo.  arbitrio .  La  Storia  Modera 
tm  ha  registrata  questa  volata  ,  e 
icon  serietà .  Posteri ,  posteri  ?  I 
VfLÌÌonì  4^ùnattd  sono  st^ti  ài 
corta  vit9  . 

■  GUGLIELMO  architetto  Te- 
desco, insieme  con  Bonanno  e 
fcon  Toinaso  Scultori  Pisani,  e- 
resse  nel  1 174  il  faiaoso  Campa- 
pile  di  Pisg  alto  ft$o palmi ,  gros^ 
fo  230 ,  circondato  da  200  colon* 
ne  di  niun  ordine  ,  con  archi  su 
pipitelli .  Il  suo  vanto  è  d'  esser 
inclinato  17  palmi  fuori  del  suo 
miofnbo  •  La  causa  di  questa  in- 
citnaxione  fii  la  debolezza  del 
«uolo  ,  che  non  fu  ben  palificato  : 
%ì  avvallò  da  una  parte,  non  cad- 
de ,  perchè  la  linea  di  direzione 
Don  usci  fuori  della  baise  ^  n^  gli 
«tipiti  e  i  corsi  deJk  pietre  vi 
testarono  spezzati  e  fu  pendio. 
"Qìmi  tutte  le  antiche  torri  di 
Pisa  9  e  i  piedritti ,  e  i  contraff- 
arti della. Cattedrale,  e  V  Osser- 
vatorio, inclinano  verso  il  me- 
tigl^io,  eh' è  verso  PArno,  do- 
ve il  suolo  i  più  debole .  Lo  stes- 
so k  Mh  Torre  di  Rolc^na .  An- 
che ^  il  Cai|ipattile  di  Roterdaiio 
«ra  inclinato  ;  ma  un  architetto 
lo  raddrizzò  • 

GUMIEL  C  Pmro  )  a^itettb 
del  Monisttfrò  di  S.  Engracia  ih 
Saragozza  y  cop  facciata  di  pietra 
di  taglio  .  Nel  14^  egli  princi- 
f  io  il  Collegio  d' Alc^ri ,  uno  de' 
•più  famosi  inonti^enti  deirarchi- 
tettura  Gotica  :  tntto  di  gMn  pier 
'tré ,  Min  tre  vasti  cortili  ;  -il  pri- 
vino |iQ!rtxòfto  di  colf^e  iforidle 


épn  ardii ,  con  due  ordini  mpe^ 
t\tn  di  logge  1 .  una  di  coloime 
doriche,  r altra  di  jonich^*  ini 
tutto  96  colonne  ;  il  secondo  corf 
tlle  è  di  32  colonne  composite  ^ 
e  tra  gii  archi  son  delle  4«ste  di 
carattere  grande  \  il  terzo  è  di 
36  colonn*  ioniche.  Indi  ^  UA 
Teatro .  La  chiesa  è  parimente  di 
colonne  ioniche ,  ricca  di  scuftov 
èe,  fra  le  quali  è  il  mausoleo 
del  Cardinal  XilMenes  fbndfatore  \ 
ouest'opera -è  del  Vérg^i^a. 

GUSTO  è  propriameirte  h 
sensazione  della  lingua  e  del  pa- 
lato .  Il  senso  del  fustc  gitraico 
de)  sapore  degli  alimenti .  Si  i 
imprestato  questo  nome  all'  in«> 
tendimento  che  sente  e  giudici^ 
del  merito  delle  0{>ere  naturali  t 
artificiali  •  Da  principio  non  ài 
ebbe  gusto  che  pA  giudieailtdelr 
la  bontà  del  cibo  ;  si  ebbe  pò? 
pusto  per  giudicare  della  bontA 
d^'  libri ,  delle  statue  ,  de'  qu^ 
dri  ,  degli  edifici,  de' mobili*» 
delle  vesti ,  delle  carrozze ,  e  aii«> 
che  di  tutte  le  inutilità  ,  dello 
bizzarrie  fantasticate  dal  lusso  % 
dalla  moda»  e  sp^so  dal  gurih 
depravato . 

Applicato  il  gusto  a  tvittOi  eh 

§nuno  s' è  piccato  d' averne  .  Ony 
e  questa  parola  si  è  tanto  a|v 
plicata  e  m^l  appliofta  9  che  d 
stenta  a  conoscerne  il  ssgnifir 
cato . 

Il  gufto  non  è  alffo  che  il  sen- 
timento delle  convenien)iie .  Se 
Suaiche  cosa  Aconviene ,  se  he  h$| 
isgustè.  Le  scarpe  a  barca  de* 
nostri  arcavoli  éran  di  cattivo  gtt^ 
sto^  perchè  i  nostri  piedi  non 
terminano  in  punta  agun»  rivolu- 
ta in  su,  e  tutte  le  vesti  debbcm 
esser  oonvenienti  ai  membri  che 
cuoprOno.  "SaM  di  enttho  j^uft% 
«ma  atoffa  tn/pfo  carìcg  »  perchè 

*  la 


GUS 

la  confusione  è  ^sconveniente.  Su- 
ranno  rfi  cattivo  gurto  i  colori  d' 
nn  apparato  »  dacché  vi  spn  (Co- 
Jori  ckenop  convengono  fra  loro^ 

S^  il  '^uftv  k  ilsjsntiipentQdel- 
Jl^  convenien^  neJi*  insiernc ,  n^^ 
dettagli  9  e  npjr  espressione  9  che 
còsa  ptet^nrfono  Ìire  coloro  cKe 
chìaman  ìlgutro  V  assassino  iclV 
indegno  >  K  for$ip  V  innegiip  ne» 
Riico  dèlje  convenienza  ?  Taluni 
icòl  bel  titolo  d' ingegno  voglign 
decorare  le  lom  kit:K,0rrse  • 

L'  autore  di  gusto  giudica  délr 
le  convenienze  del  suo  soggetto  « 
/s  le  TTsserva  ;  l'uopno  di  gusto  ap? 
plaudisce  P  osservanza  01  queste 
convenienze  9  e  condanna  1*  auto- 
re se  non  h  ha  osserviate  • 

Un*  opera  è  di  citttivo  gusto , 
se  il  soggetto  è  sconvenevole, 
Tifli  sono  quelle  di  oggetto  ir 
gnobile  o  osceno  »  che  non  posr 
con  piacere  che  «IJe  genti  cor- 
rotte •  1  dettagli  sòn  di  cattivo 
gusto  ^/i^  n^ancano  alle  conve* 
niente* getterai!;  o  senza  esseii^ 
in  loro  stesse  vizip^e  non  conven? 
||bno  al'soggettp.  Cosi  igran  mo» 
vigenti  e  le  ficure  ardite  netrorar 
roria  e  liell'  ^ita  poesia  tanto  pro- 
digalizzate ne'  soggetti  ciie  esigor 
ho  sei^plLqtà  9  sono  scenvenevoli 
t  dtsgutténiti .  Finàlmente  Vtr 
(pressione  h  di  cattivo  gusto  9  se 
»ion  conviene  fd  aoggttto»  o.pcr- 
tì^h  *^  tropdo  alti^s  o  troppo  basr 
sa  9  troppo  '(orita,  trpppo  sei^^ 
plice,  troppo. ricercata 9  seippre 
Xtlm^nifiitiit^  al  soggetto . 

La  delicatezT^  e  la  finezza  9  se 
non  sono  convenienti  al  soggetr 
to  9  ^no  eontriarie  al  buon  gusto . 
Sconviene  In  finezza  dove  si  ri- 
chiede nótdltà  9  forza ,  grandcz* 
za  *,  e  la  delicatezza  disdice  ^o- 
ve  fa  chiarezza  è  necessaria  • 

Il  bnono  ttil^  sari  sempre  4i 


avi  %7Ì 

buon  gttfto^  perchè  iJ  buono  stì« 
le  deve  sempre  accordarsi  colle 
convenienze  di  ^ualpnqire  seg«» 
getto , 

Un  disegno  sarà  d' accordo  col^ 
le  convenienze  generali  9  9e  è 
conforme  mi  un  bel  oiodellò 
scelto  nella  natura  ;  ma  può  mam* 
egre  alle  convenienze  del  soggetr 
to  9  se  per  esempio  la  figura  cT 
Èrcole  è  d'un  disegno  svelto'^ 
se  quella  ni  Apollo  e  d'un-dise^ 
gno  muscolato  .  Il  disegno  allo^ 
ra  buono  in  s#^  sarà  di  catti- 
vo gusto  relativamente  al  sog*> 
getto. 

Il  colore  sarà  di  catti vo^cr/r^» 
se  spira  allegria  in  un  soggetto 
di  mestizia ,  di  pietà 9  d'  orrore; 
o  se  è  fl^alinconico  in  Ujasoggi^T 
to  ilare  • 

Tutto  quello  che  nella  coalpo- 
sizione  può  offendere  h  convey- 
ni^nze  general}  e  particolari  idei 
soggetto  9  costituisce  itna  tóm^T 
sizione  di  eattivo  gutto^ 

Una  drapperia ,  indip^ftfriefiti^ 
ìnente  dalle  convenienze  del  co- 
stume 9  sarà  di  cattivo  guito ,  te 
non  convien  ^\  soggetto  o^  ài 
personaggi:  còme  le  stoffe  gaje'e 
orijianti  in  un  soggetto  lugubre  ^ 
ad  un  vecchio  rispettabile  «  aVl  Oa 
Wlosofò  grave  9  «a  un  magistrato 
austero .  '  '~ 

/Tutti  gli  accessOr;  si  possdfi 
éiudicare  cogli  stessi  principj  1 
La  prodigalità  delle  ficcnez^fe  né* 
dettagli  e  df  cattivo  gusto  ^  perr 
'ch^  pecca  cóntro  una  delle  prìttit 
convenienze  dell' arte  f  eheè,  d' 
attrarre  V  attenzione  #{1' legger* 
to  principale  • 

Difficilmente  ti  ttàva  Octed 
ke^a  ^gusto  vynpo  «  purché  "non 
sia  d'un*oiiganizzazione  aisaolu« 
fsta^etfte  viziata .  Mk  s' è  d^>i{ce 
di  i^tirt  -alttiiie  MtVeftiénzr^  t 


giudicarne  i  mk  in  quelle  il  iuo 
gusto.    . 

.  Più  diacilitiente  si  troverà  cbi 
khhuLùa gusto  universale,  perchè 
il  circolo  delle  convenienze  ab- 
braccia tutto  ouel  ch'esiste  ,  né 
V  è  persona  che  pòssa  pcrcoirrere 
tutta  (|UestQ  circolo, 
.  Si  dice  che  ilguste  sia  2nnat(^V 
e  che  non  si  'possa  acquistare . 
Questo  è  falso  tn  generale,  ed  è 
Vero  in  particolare.  Chi  ha  per 
tscmpia  un  temperafnenta  freddò", 
avrà  /iUTto  jpcr  gli  ogsetti  seve-» 
ri,  de' quali  sentirà  le  conve- 
nienze ,  ina  non  sentirà  quelle 
delle  ^  passioni  impetuose  e  d'  un 
jbntusxaSrfio  ardente.  E'  dunque 
vero  che  certuni  non  acquiste- 
ranno mai  il  gusto  per  alcune  o* 
pere,  perchè  non  hanno  gli  or- 
gani di  quei  gusto  i  come  un  cie- 
jCò  noA  |>u$  sentir  le  convénieaze 
de'  colorii^  ,^ 
,  Le  9r^anizzazioni ,  o  sienò  le 
idisposizidni,  sono  un  dono  della 
natura ,'  e  si  posson  chiamar  in-^ 
tzte ,  ma  non  perciò  il  gusto  è 
innato.  Se  Raffaello  fosse  nsttò 
ih  un  villaggio  ,  e  condannato  ^ 
lavori  rusfif i ,  non  avrebbe  mal 
acquistata  la  minima  idea,  delle 
Convenienze  pittoresche,  ch''egli 
Ila  saputo  sì  ben  osservare  ed  e^ 
aeguire. 

Non  V'  è  d*  innato,  che  Jé  dU 
èp(ttiziòni  per  .acquistar  gU^to^ 
Ina  il  gusto  si  acquista  coli'  espe^ 
rienza ,  co|fa  pratica ,  cojlo  stii^' 
<Ìio^,  eoirahitudinedi  comparai 
re  ,  e  colla  riflessione . 

II  gran  principio^  il  principior 
universale  delle  arh  non  è  aitrcr 
f he  quello-  it\\t  convenienze  os<^ 
servate  negli  oggetti  che  cadono^ . 
sótto  n  sènso  dtUst  vista.  C^ue- 
stò  jprincipiQ  delle  convenienze 
tatkmkt  gli  Artiàti  alla  bellezza  » 


6ÙS 

noichè  Ja  natura  etoa  éfesìèk 
bella  ,  se  rigetta  le  convenienze . 
{.a  bellezza  consiste  nella  giusta 
còrrispdndenza  t  nefl'  ^satta  pro^ 
pdrzicfne  dtìXé  parti  ;<  e  per  con- 
seguenza non  è  altro  che  la  per- 
fetta conveniènza  di  quelle'  parti 
fra  lóro*.  Un  naso  troppo  grande 
o  troppo  picédlo  ,  gli  occhi  trop- 
po in  fuori  o  troppo  jn  dentro  , 
Un  fnentcr  troppo  lungo  6  troppo 
corto ,  guànce  tròppo  incavate , 
bocca  troppo  larga,  ìahbra  trop-^ 
pò  spianate,  o  trobpo  grosse,  so- 
nò tanti  difetti  il  conveniènze 
che  cpstitttiscctoò  ia  bruttezza . 

Conoscer  là  natura  è  conosceif 
la  bellezza  :  kt  scopo  dell'  arte  è 
imifar  lat  natura ,  e  imitar  la  na- 
tura è'itnitar  il  bello.  Le  defor- 
nìità  tpti  soìi>  la  natura,  sono 
gli  scarti  della  natura.  Raffael-' 
Io  ha  dipìnti  ia  natura..  Rem- 
brandt  non  ne  ha  spésso  dipinto 
che  la  degradazione ,  almeno  nel- 
le forme  ;  i^  ne  imitò  le  bellez- 
ze nel  colorito .  La  natura  quan- 
do si  allontana  dalla  bellezza, 
fa  i  suoi  primi  passi  verso  là 
*  bruttézza  f  La  bruttezza  è  for- 
mata dall'  eccesso  o  dal  difetta 
di  quél  che  la  natura  esige  per  sé  . 
.  Il  buon  gusto,  nelle  belle  ^  arti 
può  trovarsi  ne' generi  inferiori  , 
se  vi  sona  ben  osservate  le  con- 
v'ehienze  •  Una  fè^^ta  campestre  , 
un  matzetto'  di  fiori ,  una  cesta 
ài  frutti,  può  èsser  ^  buon  gu- 
sto •- 

Le  Imitazioni  di  scene  ignobi- 
li son  di  cattivo  gusto  per  la 
scelrà  dèi  Isòggètto  che  ferisce  le 
cóVivenienze  generali  ^  nba  posson 
e&ser  dì  buon  gusto  per  1  osser- 
va^n^a  delle  convenienze  partico- 
lari. . 

Il  gran  ^sto  suppóne  uii  gran 
gienéi^  ^  Genere  grande  è  sceglie- 

fe 


.Gì» 

fé  le  grandi  e  principali  parti 
dell'  uomo  e  di  tutta  la  natura , 
t  rigettare  tutte  quelle  cne  sono 
deboli  9  subordinate  ,  quando  non 
tono  necessarie  • 

,  Gusto  meschino  è  occuparsi  in 
tutte  le  piccole  parti  »  t  preferi- 
re le  povertà  e  le  debolezze  alle 
forme  grandiose  che  costituisco- 
no la  forza  e  la  bellezza  della 
natura  • 

li  ^stù  determina  l' artista  a 
scégliere  un  ogeetto  pnnci|jale  9 
e  a  prendere  il  buono  ^  e  a  riget- 
tare il  cattivo.  La  scelta  del 
pittore  decide  dello  stile  dell'  o- 
pera  9  ^  come  anche  del  colorito  -, 
del  chiaroscuro  ,  dei  panneggia- 
menti ».  e  di  tutte  le  altre  parti 
della  Pittura  «  Se  tali  ha  il  pii^ 
bello  e  il  più  grande  in  ciascu-* 
na  parte  »  la  ina  opera  riuscirà 
immancabilmente,  dei  più  gran 
gusto  *  ^  .  ^ 

Convien  dunque  studiare  cia- 
scuna cosa  per  isceglierne  il  nie^ 
glio,  e  per  rigettarne  il  cattivo* 

Nell'esame  delle  cose  ti  trova 
r espressione.  Niente  è  espressi*- 
vo  f  se  non  è  r^ippresentato  coU 
le. qualità  che  naturalmente  lo  ca- 
ratterizzano .  Il  Intono  è  quel 
c'he  ci  è  utile  e  ci  piace:  il 
cattivo  ci  disgusta. 

Noi  ci  disgustiamo ,  per  ttitta 
quel  che  non  è  d'.  accordo  colla 
sua  causa  e  col.  suadestino  ;  e  al- 
lora non  sappiam  concepire  per- 
chè quelP  oggetto  abbia  tale  o  tal' 
altra  forma .  * 

Tutto  quel  che  colpisce  troppo 
fortemente  i  nostri  occhi  ofiènde 
la  vista  ;  perciò  ci  dispiacciono 
i  lumi  t  le  ombre  tropjx)  taglien- 


«tremi* 


GUS  iftr 

V  arte  della  Pittura  i  si  difli^ 
cile ,  che  non  v'  è  ancora  statd 
Pittore  di  gusto  ugualmente  per*» 
fetto  in  tutte  le  parti .  Chi  ha 
s<:elto  bene  in  una  parte,  è  riu- 
scito spesso  male  neil' altra  »  e  in 
alcune  non  ha  fatta  veruna  scelta. 

Il  Gusto  ha  per  basi  non  ioìb 

le  com;iHieut,é  9^ ttUi  anche  le  coé- 
venìjoni  i 

Le  convenienze  nascono  dalla 
natura  steisa  delle  cose ,  softo  es^ 
senzfiali  ^  e  sono  nell'  Ordine  ge^^ 
neralci 

Le  cem/ent/W  hod  sono  nel- 
la natura  delle  cose  ,  nascono 
dall'  arbitrio  de^i  uomini  ;  sono 
perciò  variabili  come  varia  la  lo-^ 
ro  volontà ,  e  come  variano  i 
climi ,  i  fioverni ,  ì  coitumi ,  i 
capricci  9  le  mode  i 

Il  gusto  fondato  su  le  conve-^ 
nhìSKfi  è  costante  e  universale  ; 
il  gust^^ìX  ht  fOMveutiSoni  è  va-' 
rio  e  arbitrario  •  lì  gusto  della 
Corte  non  è  quello  della  Capi- 
tale ,  né  questo  è  quello  delle 
Provincie  ;  e  ^euo  osni  quar- 
tiere ^  opni  bri^a  hai!  tuo  ^»» 
sto  particolare . 

Bene  spesso  il  gusto  su  le  eo»"' 
ifons^ot^  k  in  batti^lia  ec\  gusto 
su  U  .eotivetttenK,e  »  Guai  a  quegli^ 
artisti  che  si  lasciano  imporre  da* 
ranghi ,  da'  titoli ,  dalie  riechez-* 
ze<  Il  vero  gusto  è  fondato  su 
le  ionvenhuK^j  e  queste  hannop 
il  legittimo  impero  dèi  mondo. 

Per  conservare  la  purità  del 
gusto  vi  vuole  studio  di  buon* 
opere,  meditazione  tu  le  vere  con* 
venienze  ,  conferenze  ed'  maestri 
di  sana  teoria  e  di  pratica  giù* 
sta.  Se  la  gioventù  si  avvezza  a 
rispettar  oneste  guide  ,  questa 
guide  regoleranno  i  suoi  costu* 
mi ,  la  sua  condotta  ^  il  suo  talei»» 
to  ,  e  fiorirà  sempre  il  vetagusjca  « 

HER- 


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HBR 


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ERRERÀ  (^Gto. </*)  m.  i^ff 
discepolo  di  Gio.  Battista  di  To- 
ledo fa  suo  successóre  nella  fàb* 
hÙCSL  dell*  Bscurìale  •  Fu  d*  un 
carattere  serio  e  gcaode  «  come 
si  osserva  nella  Chiesa  dell'Off 
dine  di  S«  Giacomo  jniesso  a 
Cuenca*  e  nel  ponte  di  Seeovia 
in  Madrid.  Egli  architetto  an- 
che la  delizia  d  -  Aranjes ,  in^  cui 
la  primitiva  pianta  del  palazzo 
Al  un  quadrato  con  un  cortìi 
quadrato  nel  mezzo.  Vi  si  son 
fatte  posteriormente  varie  affiiun- 
Se  con  varie  deoorazioni .  Vi  so^ 
no  riunite  pianure  t  colline,  vai* 
lette  ,  fontane  >  parterri  «  viali  9 
xuscelii  fra.  campi  coltivati ,  e 
fra  giardini  9  un  fiume  grande 
serpeggiante  s  è  una  para  fra  T 
arte  ^  ìst  natura  :  è  il  sito  pih 
ameno  dì  Spagna;  è  l'opposto 
di  Versaglies* 

HIRAM  fu  da  Salomone  Atta 
venir  da  Tiro  a  Gerasalenjiiiie  j 
tonxc  un  uomo  ripieno  di  sapien- 
za >  di  scienza,  e  d' infeUig^nz* 
in  o^ni  sorte  d' arte  f  per  fabbri*' 
carvi  il  gran  Tempio.  Ci  dice 
Giuseppe  Ebreo,  cne  le  colonne 
«ran  alte  iS  cubiti,  che  avean 
il  diametro  di  4  cùbiti ,  e  il  ca- 
pitello a  forma  di  giglio  alto  5' 
«ubiti  é  Che  ordine  era  questo  i 


Ci  si  dice  altresì  che  la  fabbricg 
era  lunga  tfo  cubiti  0  larga  ao, 
con  un  portico  lungo  20  e  lar- 
-go  IO  •  Distrutto ,  si  riedificò 
pia  piccolo.  Non  se  ne  sa  di 
più  .  Ma  alcuni  eruditi  vi  hanno 
Fabbricato  gran  sogni . 

HULPA  RIMACHI  YNCA 
architeteo  e  in^gnere  America- 
no con  tre  altri  architetti  Inca« 
Maricanchi.  Acahuana  laca,  e 
Calia  Cuncnuy  costruì  a  Cusco 
capitale  dei  Perà  e  del  Chili  U 
fortezza  maravigliosa  che  consi- 
steva in  tre  fortezze  una  entro  T 
.altra ,  e  in  mezzo  il  palazzo  degl' 
Incas  tìì^tto  incrostato  d' oro  ci- 
seliato  a  fiorami  ,  a  beitiami  • 
Anche  i  siardini  eran  di  tegeta- 
li  d*  oro  lavorato  all'  eccellenza  • 
Ma  il  pregio  non  era  nell'  oro  ^ 
era  nelle  pietre.  Pietre  lunghe 
nià  di  40  piedi ,  trasportate  da 
«luoghi  lontani  più  di  zzoo  mi- 
glia. Il  piò  mirabile  è,  che  colà 
non  v'eran  bestie  né  da  soma  , 
né  da  tiroy  né  macchine  di  sor- 
te alcun* ,  e  v'  era  ignoto  il  fer- 
ro .  Dunque  tutte  quelle  grandi 
ap9K  sobo  uscite  dal  cranio  de' 
nostri .  viaggiatori  :  quanto  più 
grandi  viaggiatori  9  pia  grandi 
inentiton  • 


FINE  DEL  TOàtO  PRIMO , 


•  « 


DIZIONARIO 


OELL& 


BELLE  ARTI  DEL  DlSEGiNO 


ASTRATTO  IH  GRAN  PARTE 


DALLA  ENCICLOPEDIA  METODICA 

DA    TRANCÌESCO     MILIZIA. 


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70^0    $mconJ>o. 

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DIZIONARIO 


PELLE 


BELLE    ARTI    DEL   DISEGNO. 


JAN 


J  ANSEN  C  Bernardino  )  Fiam- 
mingo  grand'  imitatore  di  Diet- 
terJing  famo^  architetto ,  costruì 
verso  la  m^ti  del  secolo  scorso 
in  Inghilterra  Audley^inn  in  Suf* 
folk)  immenso  edificio  con  vaste 
gallerie,  e  con  camere  non  alte 
a  proporzione.    Fece  anche  gran 

5iavte  della   casa   di  Nojrtumber- 
and; ,   ma  la  facciata  è  opera  di 
Chrismas  . 

ICNOGRAFIA  ddineazione 
dei  piana,  o  sia  p/4»r a  di  un  e- 
^ftfio  qusilunquè  . 

ICONOGRAFIA  descrizione 
deir  immagine.. 

ICONOLOGIA  discorso  con 
invnagine .  V  è  una  specie  dt 
linguaggio,  che  per  farsi  inten- 
dere impiega  immagini ,  o  simbo- 
li .  E*  una  scrittura  geroglifica  , 
che  f  capita  da  mttù  le  nazioni ,  ' 
benché  differenti  dJ  lingue .  Una 
donna  col  manta  a  fior  di  gigli 
die  faccia  U  riverenza  all'  Apol- 
lo di  Belvedere ,  s' intendeva  da 
Cadice  fin  a  Mosca ,  che  signifi- 
cava la  Francia  che  pregia  le 
Belle  A^rti.  foxse  non  s'intcnr 
oera  più . 

DfK^  B.  Arti  T.  IL 


Questo  linguaggio  iconologico 
non  vale  niente  se  non  è  chiaris- 
simo ed  elegante  .  £  per  esser 
tale  non  v'  è  bisogno  di  ricorrer 
sempre  all'  antichità  come  Vor- 
rebbe V  antiquomano  Winckel- 
man.-  le  cose  antiche  non  sono  . 
tutte  belle ,  né  chiare  a  tutti . 
Anche  i  moderni  hanno  dellq 
bellezze . 

Nella  Iconologia  del  Ripa,  ch* 
è  la  migliore,  v'è  poco  di  buo- 
no .  E'  impossibile  far  nn  dizio- 
nario compito  di  immagini .  Ogni 
artista  ne  può  dar  fuori  -  seconda 
il  suo  ingegno.  Una  buona  scel- 
ta sarebbe  poi  utile,  e  ciu:io$a  • 

V  Abbondanza  con  un  cornor 
pieno  di  frutti,  di. fiori,  e  di 
ricchezze ,  mostra  una  mente  ste- 
rile ,  ancorché  quel  corno  sia  di 
queUa  Capra  Amaltea  ch^  aUat* 
tò  Giove.  Le  nostre  corna  non 
danno  né  fiori,  né  frutti.,  se  non 
a  certi  mariti . 

Amore  fanciullo  cieco.  I  ftn* 
ciulli  non  fanno  all'amore. 

Canto  de'  Poeti  ttn  Cigno  che 
non  canta  ,  o  canta  male. 

Fortuna,  cieca  su  d' unii  ruou  « 
A  An- 


2  ICO 

Anzi  tutta  occhi,  in  mare}  e  in 
farfalle,  e  in  bolle  d'aria. 

Silenzio  il  lanciullo  Arpocrate 
con  un  dito  su  le  labbra.  Vera- 
mente i  fanciulli  sanno  star  zit- 
ti, e  perciò  detti  zittellr* 

Sareobe  una/noia  farne  un  ca- 
talogo .  Niente  di  più  ridicolo 
'  che  rappresentar  le  Grazie  senza 
grazia,  la  Fort»  senza  carattere , 
ìsk  Saviezza  senza  Fisonioaiijr  »'  Bi- 
sognerebbe- esser  ben  sobrio  di  al- 
legorie.. Si  BM)stri  1«  cosa  inire- 
ce  dt  datcene  V  enrblelna  é-. 

iCTINO  insfemecónCallicra- 
te  fu   da  Pericle   impiegato  all' 
erezione*  del  Tempio  di  Minerva 
Partenone,  cioè  tergine  ,    entra 
In  Rocca   diAdDsne  nei   sceo' j>iù 
elevata  che  dominava  tutta  ia  «t- 
tjk  4.  La-  pianta  era  un  -rettangola 
fan^  aax  piedi  e  largo  97;    età 
p9fnt9r9  9&astiio^    cioè  circon- 
dato' d»  UD  portico-  di  colonae  y 
«on*  8  colonne-  per  facdata.^  ..Vi 
si  ascendeva  .per  Jcaliar  larpki  %6 
pollici  e  aiti  79»  Parche- 1  pre- 
ci proporzionasseror  gii  scalini  alia: 
grandezza  delle  fabbriche  ti  1^  tem- 
"  pio  dr  Tesea  eh  \er»  Ja  metà  più 
piccolo   di  questo»  di  Minerva  y 
<avea.  gii  scalini  la.  metà  menaal- 
.  ti  »  60 1»  scalina^'a:  eranJe  colan- 
^  Br  doriche  isolate  y  che  formavan 
•  il  portico* ,.  edr  eran  senza'  base  y 
'  tòme-  usaron  sempre  i  Greci  :  gli 
scalini  servivan.dr  base-»    L' al- 
tezza- dr  esse  colonne  4!r»  <)i  32 
piedi  V  e  il  ioradrémetro  $  piedi-  S 
poUici  f  vale  a  dire  iVaitezza  era 
'  idi^  é  diametri'  V    Qqts^  è   il  se- 
:  «ondch6tato**dr  ila.  pto}K>rzione  del 
Dorico  presso- i  Grecfn.  ertale  si 
incntenne?  fin'  ar  Roman r  t  .  Dal 
poréica  ^    eh'  era*  awinti«  alle^ue 
facciate  ,  si  passava»  ad  un  secon- 
do pdcdc»  attche  di  colonne  do* 
tidie  iaolat»  su  dite  scalibi  pia 


icr 

alti .  Indi  entrava  nella- ^OZ/ir.^ 
che  non  avea  altrQ  lume  che  dai- 
la  porta  ,*CAm!.er^J'  uso  Greco - 
Qpqsta-  CelU  er»;  dentro  circon* 
dat^  da  due  ordini  di  colonne 
doriche  isolatele  une  all'altre. 
Tutta  redi£cia  era  dì  mariaa 
bianco .  I  capitelli  erano  con  po- 
chi membri  senz»  i^stvàgalo  \,  1* 
ovah  poco  aito,  e^on  poca  agget- 
ta per  non  coprir  parter  del  capi* 
tello  ;  e  l' shAco  sen^a  cimaccfo  ^ 
perchè-sarebbe  divenuto  meschino 
in  un  oTiUne  sì  maschio  ».  Il  cor- 

nìcfone  era  il  —    della  colonna» 

Il  Fregio  era  ornata  nelle  msto^ 
pe  con  bassi  rilievi  rappresentali' 
ti  il  combattimento  degli  Ateni^ 
si  contro  t^ Centauri^  ma: ben'  rj-^ 
levati  per  potersi  distinguer  da 
lontana»  E'  osservabile  che  le 
metope  erai^  più  alte  che  larghe  » 
cosi  .guardate  dai  inngi  compari^ 
van.  quad re .  £'/  anche  riman^he-r 
voie  che  agli  angoli  eran  ttif^li^ 
fi  t  coti)  praficaroino  semore*  i  Gce-* 
fi;,. -e  con-  piì^n9;ÌQ]ie  de?  Roma* 
ai  che  >  vi-  mettevan  nmtqpei  ^ 
pi^  r9gionc^oìe  cher  alJ'^angQto' 
sia  un  trave  »  Il  FrontesjHzia  ava 
pocaaltc^v  comesi  praticava  in 
Grecia  di  clinÉia  dolce ..  Ictinb  fe- 
ce ia  descrizione  ,<ii  questo  edifi-*^ 
eia.  Egli  architettò  anche  il  fa* 
mosa  tenopio  dorico  ^r  Cerere  t 
di  Proserpina^  }n<  -Ekusinsi.  La 
Cella- era  captice  di  3a  mila  .per-^ 
soner.tl  S..  Pietro  ne  può  conte- 
nere appena*  ia  metà  ,  Fra  gli 
^\txr  Tenppi  eretti-  da  Ictino  fa 
insigne  <^eilo»  dì  Apollo  Epicu-^ 
rio  ,;  cioè  d<R\  soccorso,  presso  ài 
monte  QQÙÌio-^tì^ì*  Peloponneso. 

IDEALE,  è  ia>  riunione  .delìe 
parti  scelte-  come  le  più  beiir  che 
sono  dispec^e  0ella<  naturar  •  ^ 

Noi   non   possiamo-  farci  4111'' 

idea 


HéiL  éé\U  fn&ggi'or  bellezza  delta 
ttètiwa  vfventé  che  col  contcm- 
plftfe    la  stessa   nattira   vivente  < 

'Ciascun  ^uo  nfiòdcHo  per  quan- 
to sìa  scelto  avrà  qualche  difèt- 
tb  fra  molte  sutf  bellezze)  *  Col 
jparagonare  un  'gran  ftumero  di 
inodelli ,  acquistiamo  V  idea  d* 
tina  bellezza  che  non  è  in  veru-' 
mo  ài  loro  .  «  Assuefatti  a  consi-^ 
derare  le  stesse  parti  in  itiolti 
é^sseri  vi  venti  ^  giungiamo  a  di-' 
^cernere  il  bello  ^  iroomfine,  e;- 
fi  deforme;  e  rigettando  le  de-» 
formità  ,  il  triviale ,  le  minuzie  i 
t  scegliendo  e  riunendo  insieme 
le  t)'arti  più'  belle ,  ci  formiamo 
tiella  -nostra  mtfnte  il  bello  tdes- 
h  é  Ciascuna  delie  sue  parti  è 
nella  natura ,  ma  il  modello  non 
è  in  natura ,  è  nel  nostro  inteU 
letto  4  ^ 

'  Studio  lungo,  difficile^  e  quasi 
impossibile  'per  la  nostra  manie-* 
ra  di  vivere  .  Noi  non  possiamo 
-fèdere  iì  tmdo  che  in  qualche  mo- 
dello rhèrCentirio.  E  come  para-< 
gottatìo  con'  molti  altri  nudi  « 
•per  segfej^are  le  belleZ'Ze  dà'  àì^ 
tetti ,  e  formarne  un  tatto  per- 

-féttóMtit^  bello  >  , 

'  Ci  cc^nviene  tttfces^àriamente  ri-' 
<lorrere  ai  risultati  che  di  questa 
^udio  ci  sonet-  rimasti  de' Greci . 
Viventi  m  un  paese^  dcrve  la  na^ 
tura  tra'  difetti  è  generalmente 
bella ,  «otto  un  clima  dolce  die 
iton'  htf  fai^gno  ài  ttmto  inviiup-' 
pò  di  vest^ ,  con  costumi  ispira* 
ti  dal  clinfa'tttAso  che  permette-* 
vati  aglitiomih'i  di  comparire  spes-' 
t&  nudi  ne' giuochi  e  m  altre  oc- 

•  xàsiòni ,  gli  artisti  abittiati  a  ve-< 
dcf  it  nuda  in  differenti  forme  , 
t  in  azioni  diverse,    crearono  la 

'  httìtltk  rdeàle ,  Noi  non  possia- 
mo che  prenderlo  in  prestito  di 

*lbr^r  '     •  '       '  '    ■. 


ÌDÉ  ì 

f  Ma  come  formarsi  un'  idea  de/-» 
la  bellezza  generale ,  se  nel  ge- 
nere umano  vi  sono  tante  specie 
di  bellezze?  Quella  d'Ercole  non 
è  quella  d^  Apollo ,  né  di  un. 
Gladiatore  * 

U  idea  della  bellezza  umana  per- 
fistta  è  presa  dall'  età  perfètta  dell' 
uomo  ^  cioè  quando  egli  ha  preso 
tutto  ii  suo-crescimento  e  tutta 
ia  sua  beHezza  i  senza  aver  pro- 
vata alcuna  degradazióne .  Da 
questo  primo  modello  si  può  par- 
tire per  trovare  le  akre  diverse 
specie  di  bellezìa*  che  gli  u(5ihinì 
possono  avere  per  le  loro  abitu- 
dini i  per  le  loro  affezioni,  per 
le  loro- fatiche  w>  La  bellezza  d' 
Apollo  sarà  quella  d'  un  uomo 
esercitato  con  dolcijzzai  lai  bel- 
lezza d'Ercole  sita,  d'Un  uomo 
che  ha  esercitato  continuamente 
tutte  le  sue  forze  con  Viol;enza  « 
ma  '  non  con  eccesso^  V  eccesso 
^arà  in  Vulcano,  se  Vùlcafto-può 
èsser  belia*  Dr  queste  tre  sorti 
di  belie^a^'  U  prima  sola  avrà 
il  suo  compimento.^  Così  è  deDe 
diffei-enti  età\» . 

.  Dailsl  bellezza  compita  dell' 
Homo  i 'Greci  estrcssero  una  bel- 
lezza pia  compita,  1'  eroica  ^  e 
da  questa  un  altra  ancora  più 
compita  ,  la  celestiale i  E: come? 
Nelle  parti  dell'uomo  sòppresséto 
Je  pia  voluminóse,  le  più  debo- 
li, le  meno  utili  < 

Questa  soppressióne  dblle*  parti 
Subalterne  è  anche  nella  natura. 
In  nnit  certi  distanza  spariscono 
Je  vene  (ponfie'f  le  crespe ,  i  pe- 
li tf  Perciò  il  disegna  vùof  esser 
Grandióso  ,  e  sarà  grandiosa  se 
i'' artisti  engià  le  parti  come  np-* 
patiscono  dal  iorO  pulito  di  ve-* 
dota- 

'   V  ideate  tsotì  solo  è  nelle  fòt" 
ine  Atl§ìi  fioiliini:^  ma  in  tutte  ^ 

A    2,  jpar- 


4  IDE 

pairì  dell' «Tte^  nell' invenzione  > 
nella  composizione  i  nell'  eiptes- 
sione  ,  nel  colorito,  nel  chiaro- 
senio  ,  ne' panneggiamenti .  Edo- 
ve I'  Artista  ha  veduta  Socrate 
bere  la  morte  con  indifferenza, 
e  il  prigioniere  porgergli  la  ci- 
cuta tremando?  Questo  i  idetli, 
come  è  ideale  la  distribuzione 
delle  figure,  i  loro  aggruppamen- 
ti,  la  scelta  de'  caratteri  ,  h. 
massa  dell'ombre  e  de'lumi^  la 
varietà  e  l'arnionia  de' colon  ec. 
L"  Ar£e  non  è  la  natura  ptcci- 
Mi  i  una  magia  poitcnte  che  re- 
gola la  natura  a  suo  talento  .  Se 
si  vuole  elle  1'  a.rte  .  non  ci^  che 
natura,  non  sati  più  arte:  non, 
darà  che  upa  imitazione  fredda, 
e  niorta,,  Videa  creatrice  dà 
tutte  le  grazie  che  danno  la  vi- 
ta  alle   ùpefs   che  incantano   lo 

Ciascun  aitLsla  ha  U  maUea-, 
h,  e  ne  ptiita  il  germe  dalla  na-' 
scili ,  tjioì  dal  s'JO  tenipcramen- 
to^,  dalla  sua  orgaitiiaiione.  Fe- 
lice chi  ben  (Umanizzato  e  ben 
educato  sa  stvìBinie  ed  eseguire  il 
vero  bello  ideaU  .  '  , 
ILLUSIONE.  Le  »rti  d'imi- 
ttjiine  hanno  per  Odetto  /a  ì^i- 


.  Debbono  i 


t  la 


sca  che  imitano  .   Imitate  la  ve- 
rità, non  è  (are  Ift  verità  .   Sei* 

mjniera  che  sembrasse  vero  tuo- 
no, ognuno  ne  (entìrcbbe  $bi- 
Sotliinenfo  invece  di  diletto,.  Se 
pit'orerayiprcsenfasse.un  Ilone 
da  vf  ro  {ione  >  lutti  scapperebbe- 
ro. La  i'tiiiaziene  durique  non 
ha  da  giunger  (nai.alla.  tUaiione 

Chi  non  ha  conosciuto ,  ni  co- 
nosce r  aVte  1  ne  ha  liiàsa  lapet- 
wziooe  nella  illutipae  perfetta', 


ILL 
Quindi  decantato  Zeud  pr  Is  siu 

uva  beccata  dagli.uccelli,  e  Farra-' 
sio  per  la  ^ua  portiera  chein^ao- 
oò  Zeusi  stet^o .  Anche  Annibal 
Caracci  irasecolÀ  nello  studi» 
del  Bassano  ,  dove  egli  diìdi  pi- 
glia »A  un  libro  ,  il  quale  non 
era  Ijbro ,  ma  pittura  . 
.  In  alcune  cose  non  semoventi , 
come  frutti ,  mobili ,  rilievi ,  or- 
nati d'architettura  j  può  iJ  pit- 
tore poitar  la  imitaaione  alla  '/- 
tutioui  compita,  coinè  anche  in 
alcune  iijimagiiii  di  donne  .e  di- 
uomini  ,  di  svìzzeri ,  di  camerthti , 
poste  solitariamente  edistaccale  ^ 
Janna  una  sorpresa  !il' illusione,  e 
saranno  mal  dipinte.  Ma  che  un 
quadro  di  piani  variati  e  d'  un 
certofondo  possa,  fare  una  vera 
itlttiione ,  è  impossìbile  «  e  sa- 
rebbe contrario  alla  bellezza  delle 
arti.  Le  ìlluiìoai  perfette  posso- 
no farsi  .da  mediocri  artisti ,  ma 
gli  artisfi  di  prima  classe  che 
maneggiano  i  soggetti  classici  di 
storia  imiteranno  la  verità  per 
dilettare.,  per  istruite  ,  e  non  mai 
per  ingannate,, 

IMBIANCARE  si  jà  In  M< 
modi ,  Il  primo  è  dì  raspai*  L 
muri,.e  pulitli:  modo  dispendio- 
so, efficace»  ma  dannosow'mem-, 
bri  delicati  dell'  arclfitettura  », 
specislmente  ti.  praSlJi.q  alla  de- 
licatezza degli  ornati-|.'         ^ 

L' altro  i  dt  dv  più  nani  ^ 
latte  di  calce  e  a  coUaj," Questo 
modo  i  il.  più  ordiiiarip  ,  e  il  pii 
spedito,  ma  in^rossajgji  lornatift 
i  membri  architettonici .  E'  butf- 
no.per  !  muri  semplici..  .  . 

La_  bella  Architettura  non  per- 
de piente  al  t«ono  «he.  .le  impri^ 
me  la  vetustà,  anu  la  rende.piu 
rjspettabile.  Ella  non  1^  dunqup 
biseco  di  bianchetti .  Ma  flefr- 
pure  tu  bisogno  di  polvcr^^.jli 
mui-' 


IMB 

«ujco ,  di  muffe  ,  che  la  deturpi- 
no. Se  r  Architetto  pulisce  ogni 
giorno  il  suo  corpo,  pulisca  an- 
che di  tempo  in  tempo  i  suoi  e- 
dific]  che  vagHono  più  del  suo 
corpo  ;  così  manterransi  propr j , 
e  SI  prevengono  le  imbiàticàture  • 

IMITAZIONE.  L'artista  si 
dà  ad  imitare  o  la  natura  y  o  al- 
tri artisti. 

I.  Imitaz^ione  della  natura.  U 
artista  ha  da  osservare  e  da  stu- 
diare la  natura ,  ma  non  ha  da 
imitarla  servilmente ,  se  non 
quando  Jia  l'incombenza  di  co- 
piarla fedelmente  per  qualche  uso 
delle  scienze .  Copiare  non  è  /w/- 
tare.  In  alcune  cose  la  natura  è 
superior  all'arte,  come  ne' lumi, 
ne  colori ,  nel  chiaroscuro  ;  e  per 
quanto  r  artista  la  imiti ,  reste- 
rà la  sua  imitaKJione  assai  al  di 
sotto  della  natura  .  Ma  in  altre 
cose  r  arte  supera  la  natura  ,  e 
la  supera  specialmente  nella  bel- 
lezza. 

La  natura  nelle  sue  produzioni 
è  soggetta  a  molti  accidenti ,  che 
ftli'  uomo  sembrano  difetti .  JL'  ar- 
tista rigetta  i  difetti»  sceglie  le 
bellezze  disperse  in  qua,  rn  là ,  e 
ne  formi  un  tutto  compitamente 
bello ,  che  in  natura  non  è .  Non 
ogni  fióre  ha  mele,  né  un  solo 
fiore  ne  ha  abbastanza;  onde  1' 
ape  va  a  raocorlo  dove  lo  trova. 
Così  l'artista  sceglie  nella  natu- 
ra quel  eh'  è  più'  bello  in  ciascu- 
na'parte  degl'individui,  e  ne 
forma  un  tutto  più  bello  che  la 
natura  non  dà  Qiai  compito.  In- 
fatti dove  si  trova  riunita  in  uno 
stesso  soggetto  1'  espress?one  gran- 
de degli  affetti ,  fa  giusta  prò-» 
porzione  de'  membri ,  ri  vigore 
congiunto  colla  flessibilità  ,  U 
fermezza  unica  all'agilità!'  v^ial 
individuo  è  in  una  sanità  perfèr«' 


IMI  i 

ta  non  mai  alterata,  e  che  non 
alteri  mai  la  bellezza?  L'arte  sa 
rappresentare  quel  tutto  che  non 
si  trova  insieme  nella  natura  ; 
regolarità  ne' contorni,  grandio- 
sità nelle  forme ,  grazia  nelle  at- 
titudini ,  bellezza  ne'  membri , 
forza  liei  petto ,  agilità  nelle  ^am- 
be ,  destrezza  nelle  braccia ,  ftan- 
chezza.  nella  fronre,  fuoco  negli 
occhi,  sanità  su  le  guance  ,  sS* 
fabilità  su  le  labbra.  %  quel  eh' è 
ancora  Superiore  a  qualunque. com- 
binazione della  natura ,  V  arte  sa 
comporre  una  moltitudine  di  og- 
getti diversamente  belli,  e  tutti 
tendenti  ad  una  bellezza  Compita  ' 
dell'assunto.  Questo  k  imitar  1^ 
natura;  questo  è  ìì  bello  ideale,' 
che  fu  lo  scopo  degli  artisti  Gre-' 
ci ,  e  che  deve  esserlo  degli  artisti 
moderni,  che  aspirano  alla  g^o» 
ria  e  non  al  lucro  .  Chi  non  sa** 
pesse  che  imitare  la  natura  me-  ' 
ramente  Com'è^  sarebbe  un  abile 
artigiano,  ma  non  artista .  L* 
artista  è  Un  osservatore  ,  è  un 
ragionatore  su  le  opere  della  na- 
tura, per  riunirne  insieme  il  più 
bello,  che  diletti  Ifi  vista,  vada' 
al  cuore,  e  alimenti l'inrèliette. 
L'artista  ha  due  mezzi  per  imi» 
zar  là  natura ,  e  formarne  il  bel- 
lo ideale .  L' uno  di  raccorre  e 
riunire  insieme  le  parti  più  belle 
che  sono  disperse  ne'  var j  incji- 
vidui .  L'  altro  ^  d' itpitare  un 
individuo  bello  ,  ma  cóli*  dmet- 
terne  i  suoi  difetti ,  e  coir  in- 
grandire e  nobilitare  le  sue  for-* 
me  caratteristiche. 

Quindi  sijfjuò  stabilire  per  mas- 
sima,   che  fa  perfezione    è  nella' 
nktufa  ;    là  deformiti  è    indivi^ 
duale  - 

Ne'  ritraiti  si  richiede   imitar 
iiofte  iffdivfduale .    Ma  ^  guai  se 
questa  si  ravvisasse  in   un  %as^ 
A    3  dro 


6  IMI  • 

dro  di  storia.'  Le  àtotìt  di  fio*' 
lo  Veronese  non  sono  che  titraf- 
tì .  Si  può  anche  nell^  storia  i- 
mitaire  un  bello  individuale^  ma 
conviene  spogliario  di  tutti  ì  suoi 
difetti  )  ingrandirlo  e  nobilitarlo 
in  tutte  Je  sne\parti .  Se  sì  vo- 
lesse supporre  cne  la  testa  di  A* 
pollo  sia  presa  da  '  qualche  bello- 
individuo^  converrebbe  dire  che 
tutte  le  parti  ne  sieno  state  gran- 
4iosamenre  abbellite. 

.  2.  lmirat:,iofte  de"  tnaesiri .  Si 
deve  imitare  ì  piti  classici  pro- 
fessori come  ^*  imita  la  natura  9. 
Hóp  si  han  da  copiare ,  né  da /- 
nthare  a  puntino .  Sii  hanno  da 
imparare  le  massime  disi  ttiaestK)) 
e  Qon  il  suolare.  Si  hadapren- 
dìere  dal  più  valentuomo  quello, 
por  cui  X  superiore  agli  altri  * 
Ratfaello;  s' è  contraddistinto  nèll' 
espressione,  Correggio  nell'ara 
monia,  Tiziano  nel  colorito.  B 
IVifcngs  //  pia  bel  fior  netogUe^^ 
Raflfhelio  ittesso  né  diede  1'  e5ein<>-* 
pio;  prese  dal  Perugino  il  mec-* 
canismo ,  da  Masacci<»  la  r^ima 
idea  deir  antico,  da  Michelangie- 
fo"  la  grandezza  del  tratto ,  1  da 
Ffa  Bartolommeo'di  S.*  Marco  V 
impalato  .  C^osì  «i  diviene  ofigi* 
rialè  e  valentuomo. 

'.Chi  copia  divien  Copista .  rus- 
sino stddtò  moho  la  natura  ,  1' 
antico ,  \\  modi^rno ,  ne  iect  de^ 
gli  schìzati  ,'e  non  copiò:  imhò 
n  più  bella^  è  ìt  lo  ktt  suo 
proprio .  Cosi-  1%  im'ita^J'ùnÉ  è 
creatrice  i  w  prende  il  carattere 
di  enitilazionfe . 

t'uòmo  dh'icju/mto  lè  similissi- 
mb  allft.  irurpisiima  scimià  .'  Gio- 
vani ,  badatc'a  non  far  i  scimiot-' 
ti .  Pipggio  se  sarete  ladri  •  Se 
volete  rubate,  rubate  alfa  >SpaN 
t^ana ,  non  £ate  mni  scoprire  il 
lurto:  dicevi  ppoyecWoth^  %u4n»-' 


do  s^  itmolB-^  cìffptfien  uecsdere  i4- 
stA0  Home  .    Anche   RafFaello  ru- • 
bò  ;  ma  ognun  sa  quanto >  era  rie» 
co  d' invenzione  ,   4;  se  talvolta 
prese  qualche  cosa,  da  altri  ^    la 
rese  più  bella  .  > 

IMMAGINAZIONE  è  forma- 
ta dà,  immagini ,  cioè  da  idae  le^ 
gate  fra  loro  »    Se  le  idee  ^  o  sie«  . 
no  le  immagini  si  succedono  con 
impecuosità    da   non    legarsi  tra  > 
loro ,  e  formarne  giudizio ,  i\im^^  • 
magitM^i^ne  diviene  follia . 

Una  grande  vivacità„d*  immth» . 
gìnatjom  non. giova  all'artista  :  ' 
gli  darebbe,  più  di  quel  eh'  egli 
può  esesmre .  .Tormentato .  dalla 
folla  delie  idee  non. potrebbe. fa- .7 
re^che  schixzi^  e  nel  mòmentQ. 
ci^  valesse  delineaidi ,  etcod  uh'. 
altra  calda  àx  nuove  idee^  edee^. 
colo  paxp;^  come  artista  .- 

Vuol  esse»    nettezza  -  d' imm^t*. 
gina^iaue  soda  che  dia  idee  chia^ 
re  e  convenienti  al  soggetto»   e> 
rigetti   qiwlle    che  disconvengo^ 
no  ;  oaae'  il  giudizio  .^ia  ilsso  m 
esaminare  quanto  è  convenevole 
a  ciascuna  parte  e    al  tutto  dell', 
assunto .       ^    ;    . 

Se  l'artista  vede  le  sue.  idee- 
che,  ha  da  eseguire  nella  .  sua  o» 
pera,  come  sono  in  azione  nella 
natura^. egli  dari  loro  vita^  mo- 
to, espressione,  e  darà  ùuttogiu* 
stOk  e  precisamente  come  debita 
essere  i  personaggi  nel?  azione 
suprposta«  Tal  era  1!  immagi t^a^. 
Z.fone  savia  di  Raffaello ,  ben  dif-». 
ferente  dalia »/7tw»4^tov</owtf  vi* 
va  e  abbcHtdante  di  tanti  altri . 

La  rMiii/f  immagi ng^ittse  è.  il 
frutto  d' lin  Jungo  studio  ben  re* 
solato..  Per  aver,  immagini  di 
belle  forme  ^  •  bisogna  conoscer 
queste  forme,  e  in.  coosegjuetiza 
posseder  ben  iidiec^no.  Perjnet«» 
t^ii»  iJi'aziont<o&veBÌentialsQg4 

gct- 


Sfa  leAptìe  nella 
giuftì  espressione T  convieo  aver. 
osservata  i  cangùmentf  <be  tutte 
Je  affezioni  operano  ne"  tratti  t  in, 
turca  le  parli  del  co[j>o  ,  Qosì 
per  rappresentarle  ben  illuciiioalft - 
e  colante,  si  iia  cjc-.couoscere. 
tBtti  flli  effetti  deli»  luce  e. tic'" 
colori.  Ma  tutti  .gli  itudj  più. 
ostinali  e  niModici  .taeanno  sti- 
lili, se  tran  si  è  dalla  natuusor" 
tita  un'organizzaiione,.  ■=('3'  '^ 
V  ìmmagiitKjcnt  convenieolf  all'^ 

.  Iniprffvrkitaii  pre  cen  dotto  esse-f 
re  ticiitii  fittoci  j  ccme  «rii  PUt» 
ti;  «  lieEcaniT  i^ualtnents. a  ^si, 
BtiuaK'iiagl'igiiotaQti  V  giunto. a., 
ittii'di^rwZ7.m  ita'  doni.. . 

Mctasiawi  da  f^tovinetiO'  iih< . 
pnnrvisaita ,  .sei  fteTamBisrieò  per 
tutto  il.tempo  di'  aiavtia,  <!:• 
csndo  Epesio  d'  jvere.  stentato' 
RiOliB  per  (fistrifggei .  J'^bitD  dii 
n«|;)ig«liaa  e  d' in cqirtz l'ode  coan: 
tratto  dalia  impud)u)za<l''iiiiptov-. 
vliace'ioioiccherie,       -  ;  .  i 

INCISIONE,  Fra  tutto. laai^., 
ri'd'  inùtasione.itiuiiK.è  sligene- 
ralraente    utile    quanto    i' .  r'neir  • 

Con  lina  ttsmp»  accompagnai  > 
te  da  una  corta  spiegazione  si 
OMMuoicano  e  li  dilfondono  ^li. 
oggetti  visibili. t-.  »  si  .risparmia^. 
Jungliie  -e  inviluppata   desctizio-. 


di  AfeJIe  ec.  Le  sttmpt  parlano 
agli  .occhi'.     ■ 

Le  jiMmf  r  conservano  i  capi  d* 
opeta  c^e  il  tempo  hi)  guastati  , 

,,r<i  mezzo'  A^iizitsmpe  si  ren- 
da, palese  «  comune  à  tutti  quel- 
lo,chiè  d' un  solo  ,.ed  è  rin- 
chiuso e, spessq  invisibile  ,  o  inac- 
cefisjbile,,  .    , 

.Scfiz^iprendersilapenadi  viag- 
giare, SI  può  co\\e  ii'atipe  gode- 
re in  .iin  .gabinecto'quanto,  sì  i 
fatto  di  pili,  bello  ed.  i  .disperso 
per  twio  .il  mondo .^  '  ."  ' 

JDa  una  colle^ituie.b^n  ordina- 
taci'.apprende  a  conoscere  Jii  sti- 
le, di.  ciascup  Mac-ìiron  >-'  Inno  il 
suo  an4»^"Ti>  ptoj;if5sivo  .  Si 
(aragoii^O^'"^'!  i  differenti  sti- 
li de'id^eren.":  Maestri,  e  si  v^- 
iMUn  ombJìo  itie  per  i  loto  ori-; 
fiinali  già  d.;;;r,»,fMÌ.  E  .ijUalfi 
Glilleria",  .C.qi.r.'.;  t.'ittà  per  jjuW„ 
to  .SÌ4.  rie»  (li  'tculrnrc,  di  pilnt- 
ro,  e  di,cidÌ!!-i  soiitucsi  pijò,of-, 


IH. 

Co  I  la'  moItipUcazIoi]  «  de  II  e  AC«m< 
pe  si  conosce  ficiljnuitaie  da  pct 
tutto  quanto  hanno,  piodatta  di 
più  rimaichtvolt  le  Belle  Arti  del 
ditegno;  e  siiconoscon  mtgiio, 
ctie  colie  deECniioni  sempre  va- 
ohe  s  inttillicienii ,  camesonqiwU 
Jé'cbe  ci  rstune degli autotiGteM 
fi^  Latini  SII  k  opere  «lì, Zelisi, 


sì.ìCnmpitapente/'.-.   .. 

Sfl.-j  irivcdiione,  delia., SwmM-, 
h»  pcodptfo  ne)  iiy(ido,,una  deliiA 
più'  griirwiì  rivplu^KjBii  e  J)a  fa- 
ciliHI'  i.  ptogr^i  4eir  intendi- 
mento umano ,, la  .'W'-ì'w  ,"  li'* 
molto  .C<uiffÌbBtt!)i,.|E  f«t  M.Afti 
poi  I%j'iw«(flne.  i  guel.  .phe.Ja. 
Stamp»  è.ger  le  Sflwpi^,  _  .,  1..,^ 
.il  piu  ,,ii^We(fw  tutti 'l,gen;eT., 

ti  d'  i«ci'./^rt»  6^  il,  g^netfl  .fjellf 
Storia.  „J^p(i  yi  M-  pilo  (jiiscì.re. 
sen^Mlft  ailstOi«ai^Iente,,^nja. 
una  grande  abilità  .,n(J,,(fì«guo» 
e  sanza:  U  pìiy -Et\ìfit,\ti^cm^OT»:  • 
Co»,  tuttaiiia,  dg^rtzj^.dijn^noa 
se-l' InciscrjS  npn  .senta,, la  vera 
bslleiza  .de'l'<>tigisaU,.,i}oi|  tarA 
che  opere  fredde  ,  («inMiate  .di 
i)D  Javota  fi|iÌ!KÌBte.'4  nw,  Semp.te 
fttdd^  «  iiwpj^'  che  nw  c*p,P- 
A    4  mOR 


«                 INC  INC 

mori    r  otrgihalìtà.    V  ineisione  eia  rfial  ieffneare  sul  rame  i  con-' 
non  è  un  mcsti'ere  ,    è  un'  arfè  ,'  tcfrnf  e  U  fotme  del  stfjggetto  eoa 
e  l'arte  non    è    servile,   né  j^r  una  strumento  ben  acejajato  e fa« 
balórdi .  L'incisore  nofn  ha  à  af-  gliehte  dettcy  puma    secca  \   poi 
menticaVsi  dì  'conservar''  fò  stfld*  col^  bolìnó  ,  a/tro  struménto  d'ac- 
delP  Autore,   e  molto  bi^  gò'ar-  eia  jd  taglientissimo  a  quattro  Fac- 
darsi   di    non  appettai^Ii   la  sua  ce,  s'intacca  ì\  rame  e  vi  si  deli- 
maniera  .   Se  V  f nòni  ohe  si' 'VMÓÌ  ncan  de' solchi  detti  tagli  più  a 
paragonar  ad  nqa  còpia ,  sia  dun-  meno  larghi  e  profondi .               * 
que  uiia  belh  copia;  t  se' ad  una  Spésso  si  riuniscono  insieme  i 
traduzione,  quanto  aifireili'  e  ra-  predetti  due  modi  ^  'cioè  dopo, d* 
re  le  belle  traduzioni  degli  auto-'  aver   prima  lavorato    coìr  acqua:' 
ri  classici  !    Chi  vuol    godere   e  forte ,  si  ritocca  col   bolinO:   si 
apprèndere  la*  bella  incisióne  ,  le  dà  così  ali*  incisione  più  accordo 
jnim/^e  di' Gerardo  Audfan   sono  e  morbidezza^. 
i  più  'bei  modelli .  Z-'  incisione  alta  maniera  nera 
V incisione-  si  può  definire  un*  è  così  detta  per  il  suo  difetto  ca«- 
arte  chfe  per' mezzo  del  disegno  e  pitj^Ie,    e  non   è  coltivata   con 
de' tratti  delineati  e  incavati   sa  successo  che  in  Inghilterra ,  dov* 
materie  dure  imita  le  forme  ,    le  ,  è  chiamata  M€Ziz:,o  tinto,  fu  in-  ' 
ombre,   fiumi  deg^f  oggetti  vi-'  ventata   da  Luigi  Sieehen    o  Si- 
sibili,  e  juò  iHoltÌDficarne^rim-  chen  tenente  colonnello  dellan- 
prdrt  ti -per  mezzo  aeil'impressio-  gravio   d'Assia-Cassel .    La   sua* 
«e.                              ^  prima  Opera  pubblicata    nel   1^45 
Sul   rtnitf  s|  incide  «oir  acqua'^  fu  i]  busto  delh  Langravina  A- 
forte  ,  cpl  bolino,  in  colare  9  aj-'  malia  .  Egli  ne  insegnò  il  segr^- 
la  ^liniera  nèfa;  to  a  Roberto  di  Baviera  Platina 
U incisione  cofll' acqua  forte   Ì\  del  Reno  Ammiraglio   d'Inghil-' 
quella-  doift  >' impiega  uuesro   li-  '  terra  sotto  Carlo  I.    II  Palatina! 
quoT' corrosivo  ?  Dopo  d'  aver  in-  comunicò  la  scoperta  a  Walerant 
tofiacatcrtìti  rame"  ben    preparato  Vaillant  pittOr  Fiammingo,  e  ìV 
d' un  leggiero  strato  ài  vernici,  gran  segreto  si  divulgò.  GÌ'  In- 
e  d' averlo  a^  ri  erito    al   fumo  d"'  glcsi  han  portato    questo  genere 
una 'torcia',   vi  si  dblitìea'il  sog-  quanto  più  in  su  può  andare, 
gettar  con    tma'  pr^ìita  d' acciajo  Questo  modo    d  incisione  d^if» 
prù  o  itièno  Rna  ,  la  quahs  toglie  ferisce  intei'amentiè' da  quello  zMT 
nel  tempo  stésso   la  ternice  per  acquaforte  e  al  botliho .  In  quell^ . 
dt)ve  passa^:    onde   quei  che  sarà  ^i  passa  éz^  lumi   all'  omlifie  dan- 
bi^nca.  nella    stampa,  'conserta  do  a  poco  a  poco  del  colore  ^  e  dell*  • 
$w  ratae'il  nero  deìla  vernice  ;  e  effetto  al  rahie.  In  qiiesto  !sl  pas« 
satànero  quello  per  dóvelapun-  sa  dalle  ombre  ai  lumi,   e^  pò* 
ta  ha  scoperto  il    rame  .   Poi   vi  co  a  pòco  si  schiarisce  il  rame  • 
si   Versa    sópra  dell'  acquaforte ,  Qtii   ri   rame   è   prejjaratò  tc|tal*  r 
che  morde  e  intacca  ìì^  raìne  ne*  mente  in  nem;   vi  si  d^Iii^ca   il 
luoghi'\Usciat! scoperti  ìialia  pun-  soggetto,  e  con  strumenti  sì  to- 
ta, ghe  a  poco  a  doco  il  fondo  se- 
Neil' iwfc'mow  ce?!' bolrno $•  im-  guendo  i  luoghi,   é  a  prdpofzio- 
fiega  irboiìnoix)lo*  SMxfcomin**'  ne  che  sì'vhqI  daìt'piu  o  mena 

lu- 


INC 

lume  alla  stampa .  Questo  modo 
è  qUasi  sempre  molle,  né  può 
rappresentar  bene  che  Ife  carna- 
gioni e  i  panneggiamenti  per 
quanto  abile  sìa  T artista. 

Questo  modo  è  quasi  la  base 
dell'altro  d'incidere  ^  colori. 
Giacomo  Criflofòro  le  Blon  .di 
Ftancfbrt  fu  uno  degli  scopritori  di 
^uefto  genere  di  ine/ f  ione  j  e  pub- 
blicò un  Libro  int.  Hsrmonie  du 
coloris'dans  la  Peinture  ec*  4.  Lon- 
dra 1730.  in  cui  dà  delle  regole 
da  artista  industrioso .  I  Francesi 
hanno  adottato  il  suo  metodo  con 
mediocre  successo^  ma  glilngle^ 
si  lo  haAtio  a*  nostri  giorni  assai 
raffinato . 

Per  incidere  ad  imitazione  de^ 
disegni'  fatti  coli*  araatita  »  ne 
diede  occasione  Giovanni  Lutma 
di  Amsterdam  verso  la  voriìl  del 
passato  Secolo  che  si  servi  d'un 
martellino  per  investire  nel  ra- 
me la  punta  con  cui  incideva . 
Quest*  Operazione  si  chiama  Opus 
MaHeij  ed  è  stata  conosciuta  an^^ 
che  dagli  incisori  antichi.  De^ 
marteau  eseguì  questo  modo  per 
mezzo  d'  uno^  strumento  a  pia 
punte  di  varie  forme  «  che  pas- 
sando invarj  sensi  sul  rame  imi- 
tan  bene  la^granatura  e  la  mor* 
bidezza  del  disegno  a  lapis  •  Bi- 
sogna servirsi'deir  acquaforte  per 
abbozzare ,  e  pòi  si  ^ritocca  co' 
suddetti  strumenti  per  dar  accor- 
do è*doIcczza  al  hyoxo . 

Si  chiama  incisione  punte^is'^ 
t»y  e  volgaripentc  a  granito^  quel-  . 
la -consimile  all' antecedente;  ma 
lo  strumento  ha  più  punte  che 
tagli .  S' jmpiega  ordinariamente  • 
per  hx  le  carni  e  i  fondi  :  vi 
sì  può  itnpiegar  T  acquaforte , 
ma  non  vi  s'  ijttipiega  .  Da  al- 
dini anni  questo  genere  d'ùi ci- 
clone si  è  rfm^sp  in  moda  spe^  : 


INC  9 

clalmente  la  Inghilterra  , ,  pro« 
mossovi  molto  da  Ryland,  e  da 
Bartoloiti . 

Su  i'rami  incisi  in  auesto  sno- 
do si  è  pensato  .d«  pòcni  anni  in 
qua  di  farvi  itnprimere  de'  colo- 
ri •.  Qtìesto  è  un  affare  dello  stam- 
patore» che  prepara  i  colori  a 
tempra  o  ad  olio  9  e  li  sten^le  su 
di^renti  ,parti  del  rame ,  e  foì 
imprime^  t>  poi  iie  risulta  Un'  in- 
sulsaggine dì  corta  vita . 

Si  e  voluto  imitare  anche  il 
disegno  all'acquarella  col  molti- 
plicar i  rami  per  una  medesima 
stampa  4  e  sopra  ciascuno  mettere 
i  colori  convenienti  al  soggetto . 
V'è  riuscito  Janninet»  Dubucourtt 
e  Descòunis ,  ma  non  altri ,  per- 
chè bisogna  esser  incisore  e  pit- 
tore, né  bastai  si  richiede  uno 
stafnpatore  intelligente  per  riu* 
nire  esattameli  te  i  differenti  ra^ 
mi  differentemente  coloriti ,  on-t  ^ 
de  non  comparisca  commessura  aW 
ciina.  ^  .    ^        • 

Tutti  i  suddetti  modi  d'  /»«- 
signi  sono  molto  inferiori  a  queg- 
li   air  acquaforte    e   a    belino  ^  ^ 
Quanto  più  facile  è  1'  incisione  ^  - 
meno   durevole  è    il  fame .    V*  • 
vuole  più  tempo  per   incider   a  , 
bulino  e  all'  acquaforte ,   e  se  il  • 
rame  è  di  buona  qualità ,  dà  pia. 
stampe  che  in  quegli  altri    npdt 
dove  il  lavoro  è  più  spedito .  Pec  ' 
far  prestp  molti  giovani  si  sono  ' 
dati  a  que'  generi  con  poco  000*^ . 
re  dell*  arte .      .  '     ' 

L' incisione  sul  legno  è  la  più 
antica  di  tutte  .  I  suoi  principi 
sono  oscùrissipsi  *^  Si  vuo)e  che 
abbia  .avuta  origine  dalle  carte 
da  giuoco  inventate,  secondo  al-< 
cuni  in  Germania,  nel  z|oo  «  e 
secondo  altri ,  e  più  probaoilmen-^ . 
te  9  in  Italia  avanti  (]ueirepoc^. 
L' imjpressioae  delie  iminagini  .era . 

co*^' 


!•  INGi 

cfloio  ^Ha   delle.  ciitte<«   >X)((po, 
aver  caricata  di.net:0  JLarts^vojadi. 
'le^o  9  osi*  la  forma  )>  vt  si  ap- 
.   plicava  un  ^glio  di-c^cta  «  cHe  le 
si*fftrofiaftT»^opra  con  strofìnaglio 
di-crine.,  o  di^paiino;  e.rin^rqQ- 
to  deil'  iniQagine  com^riva-^u  la, 
ctrt».  Dopo  Te  immagigti  de'  Saor: 
ti,  s'incisero  nella  stes/sa  naatiie-. 
ra  i  aeggerei  di   storiai^i .  Da  pò 
si  crede  che  Guttembecg  inven- 
tasse V  arte:  tipografica.  Trovata 
la  scampa  ie  incisioni  it^  legno 
senvirono   par   adornar  i  rlibri  « , 
Il  nome  de'  primi  incisori  in  quer 
stO'^nere  è  ignoto ;.tr^  &  pri^i 
ha-'ioogo  Wolgeiotttli  Maestro  di 
Duter  ,  ie  tra  i>  principali  e  pia' 
celebri  Alberto  Durer  «.  Cranach  , 
Akdorf  er .  LTgonc  da  Carpi  >  All'-  > 
t»nio  da  Trento  ^  Pomegiqo  Be<> 
cafumi   si  distinsero  in  seguito  ìa 
unUuoTO  genere   d' incisione  in 
l9gnQ  conosciuta   col    nome    di 
cAiarorcttro  ^  arte  choj  fq-  poi  tra- 
scorata-^  ma  fatta  ai  nostri  giorni 
rivivere  con  x>nore  da  Antoaio  M. 
Zanetti  verso  il  ^730  ♦.  L' asprez-* 
ztfdeir  incisione   in   legno  T  ha 
fatta  ondar  ora.  in  disuso ,  e  non 
n^è  rimasto  <;he  .qualche  uso  per 
ornamenti  .tipografici  »    Per  stiiiQi. 
rjncisiona  in  Jegno  è  pii^  dure-, 
vele  che. io-  rame«  sud  quale*  non 
si  poe^on  tisare:  che  alq  uà  nte  cen  ^ 
tinaja  di  stampe  9  e.  sul  legnQ«e 
ne  dran  «li^liàia  e  migliaia  sem- 
pte  te^eic  tresche;,  Qimsca  /w/n 
Sfotte  si  fa  col  .disegnale  goìV  in> 
cbÌDctiwtstil  lag  DO  il  soggetto  »  e 
— i  vi  s' incava  co'  strumenti  di 


^n 


iion>t»glic]f:  tnttOMqnel  che  resta 
incavato  deve  ibrmar  i  lunai  su 
Ja^stanpa;.  i  tratti  aalientf  danr- 
n»  |e  •QaÀre«  iejjQCXze  tinte 9  i 
movimeiiti  ;  e  finila.  T  incisione 
si;  stampai  torchio'.  Le  antiche 
siBnipe  itt'itagtift  Bt  ihUtQfoufQ  x 


A.'i 


sano  fatte  di  due  1  tre,  fc  sjna  a 
quattro  legni  incisi  impressi  sue-* 
cessi vam^n te  ^  lo  stésso  foglio  .' 

JpitQchè  V  incisione  ali*  acqua- 
forte vC  a  boline  è  la  più  riraarv 
chcvolp,  conviene  conoscerla  be- 
ne. 

JI.  taglio  principale  deve  essere 
nelle.  ca;;|^i  secondo  \ì  senso  el 
muscolo ;^  ne\panneggiamenti  ha 
da  seguir  le  pieghe  ^  ed  esser  o- 
riiiontalc;,  ,  incTinato  ,  Verticale 
secondo  ie  differenti  inuguasliah* 
zc.  de*  terreni  ,  e  nelle  colonne 
deve  andare,  per  la  loro  lunghez- 
za e  non  per  il  diametro  , 

Se. una  iabhrica  è  vista  di  fac- 
cia ^  i  tagli  posson  essere  orizzon- 
tali,, ma  s*  e  vista  fuggente  ,  ì 
tagli  debbpn. seguir  la  linea  pre-a- 
scritta dalla  prospettiva  e  tender 
re  al  punto  di  vjsta.  '    , 

.  Se  .ne*  panneggiamenti  la^piegà' 
èlunga.e  s^rettai,  il  taglio  prin-» 
cipale  deve  seguir  la  lunghézza 
della  piega  e  ristringersi  aTla  ^ua 
origine  ;  deve  tendere  al  per|^en- 
dicalare  nclle^pieghe  cadenti  y  e. 
seguiicne  la  grandezza  se  sqnO  atn«, 
pie. 

Talvolta  tìMq  carni  dell'  ùo^, 
mo  il  taglio  principale  può  segui- 
re la  lumghezzadeliiiuscolo,  spe- 
cialmente versò  i Contorno:  que- 
sto, lavoro  esprime  bene  la  fòrza 
dtìV  azione  ;  ma  ha  d^l  duro  ^  e 
non  convien  abusarne  •       i 

Negii  sf orci  il  taglio  deve  sQr\ 
gulre   il    senso   impostogli  ^  dalla 
Dr|0spettiva  ;  s^  il  membro  fugge,* 
è  ben  ridicolo  il  farlo  avanzare  • 

Aiidran  è  il  gran  maestro  de' 
tagli  principali ,  e  Agostino  Ca- 
racci ,  Vi  sì  son  presi  qualche 
licenza  Castiglione,  Rembrandt, 
la:  Bella ...;.. 

J  lavori  de' primi  piani  debbon 
esse^  più  iiuduti  che  ne*  piani. re- 
mo- 


mò^i  9  nelle  ombre  più  fbi'ti  cKtf 
nelle  mézze  tinte  ^  più  nelle  ter-' 
re  che  nelle  carili  «  ne*  drappi  . 
In  im'ppera  dunque  non  sihada 
fldoprare  una  stessa  puma  ;  dove 
si  ncliiede  più  forte  >  e  dove  più 
delicata  .^ 

Un  solo  rango  dft a^Ii  non  b^;* 
stape;*  rendere  tutti  i  toni  che 
dèbbon  entrare  in  una  stampa .  TI 
primo  vuol  esser  traversarp  spes^' 
so  da  un  secondo,  e,  talvolta  da 
un  tento  e  c)a  un  Quarto .  Qiiin- 
4ì  i  digerenti  grani ,  che  '  danno 
varietà  e  carattere  sigli  oggetti  •' 
Il  sQCQndo  deve  esser  più  lonta-* 
no  e  pia  fino  del  primo ,  il  tcN 
Z(f  più. del  secondo,  e  il  quarto 
più  del,  terzo ,  L' accjua  forte  pc-i 
rò  non  he  comporta  tariti , 

Nelle  carni  e  ne*  panneggia- 
menti »  ^  e  in  tut'te  le  parti  tra-'  - 
sparenti  e  riflesse  il  primo  e  il 
secondo  taglio  han  da  fòhnare 
rombi  e^ non  quadrati.  Il  qua- 
dratp  sì  riserbi  per  le  materie 
inflessibili .  Le  carni  morbide'  del- 
le donne  richieggon  rombi  -per- 
fetti,  quelle  degli  uomini  $  ac« 
costino  un  tanti  no. al  quadrato.. 
Il  rombo  perfetto  non  conviene 
ne' toni  vigorosi  . 

Abbozzate  le  Ombre  delle  car- 
ni con  tagli  profondi ,  e  le  mezze 
tìnte  co*  più  leggieri  ,  bisogna 
un  lavoro  as^ai  più  leggiero*  per 
giungere  dolcemente  al  lume  . 
Quesfo  lavoro  <Jonsiste  in  punti. 
S' incominci  più, da  lontano  con 
lineette,,  e  si  termini  in  pnnti  ton- 
di ,  Anéhe  le  'più  on  mcn  dtliatc 
sì  han  da  tratteggiare  con  piccole 
linee  rette  o  debolmente  curve. 

I  punti  rotondi  -  vanno  situaiti 
con  ordine  in  continuazione  d^ 
tagli  I  non  gli  uni  ai  di  sopra 
degli  altri  ;  cfascun  punto  d' un 
taglio  punteggiato  corrispcmda  ad 


uii^bfanco'dttl 'taglia  pnnicsgkt» 
superidt'e  o  inferiore  w  Sipno  non*'' 
dii!nerto  trattare  ^uakhe  parte  soa  • 
punti  impastati  in  disordine  w.  • 

I  taali  corti)' tQemolanti.9  in» 
terroftii ,  inug^ali,  che»  ora  V  in-i 
codtranO)  ora  no.,  convcngoDQ. 
ai  tuguri  >  alle  capahiley  Me  xntobr 
ze  tinte  ,  ai  riAesù* 

Nelle'  bestie  di  pelo;  rasp  «>  Un 
scio  )  come  i  cavalli ,  ii  debboQ 
trascurar  i  dettaseli  <,  fuorché  sm*. 
crini  e  nella  coda»  Le  beatie  di 
pelo  Inngo  e  riccio  richirdom  1! 
acquaforte  *    •  •      ;.  ^j;*  *  »' 

Le  piome  esigo»  lavori  Ie»eif«! 
ri  e  brillanti  ;'  ma  ckive  soii-fles« 
sibili  vi  vuole 'l'acquafoste^  ■-.  >n 

L* acquaforte  conviene  •  alle. eil* 
vole  )   agli  steli  nodosli  degli  aL 
beri  ,   alle  cortecce  setépoiatc  e. 
coperte  di  muschi . 

/I  metalli  voglioniun  lavoro  fèr» 
mo  e  brillante,  e  perciò  di  boltno  « 

In  generale  i  loaii  e  le  mezza 
tinte  dcbbon  esser^  poco  caricate  ^, 
di  lavoro  •  ed  eseguite  con  punta 
fina  e  tagliente  ^       •  '    / 

I  fagli    fra  loro-  pù  .Tistretti 
spingon    avanti   gli  oggetti  ^^  e 
perciò  Vanno  /fn^ie^ati  W  primi 
pi'ani ,  e  '  i  più  '  larghi  ne'  fo«di  -o^ 
nelle  lontanante;  Ma  anche, ila-, 
vori  larghi  e   tcneii  possofl.fag^- 
gire,    e  i  ristretti'  ma  vif^ofosi 
pOsson  avanzare  •     .t 

Tutti  i  generi  «ii  pittura  si  posir 
sotìo  incidere  betie-ootia: ptt0r#v 
o  eoi  bolino  i'^mr  niegliof  coli'  u» 
nione  di  uuesei  due  strunenti-; 
V.  jÌc^a/ofre  ,  e  iMino  t    ; 

Si  ricordi  sempre i '  iJiiiWr ch\ 
egli  noA  è  «rrigiano^'ina'.mrtir 
sta.  Egli  ftaduce  ;  Per  .tfadurre 
bene,  non  bawa  Seguite icoator* 
ni ,  e  rappresentar  'le  ombre  e  i 
chiari  deir  originale  ;  .dew  farne 
anche  conotcett  ilC'CDiorito  le*  ii- 

pem- 


ine 


ir  basta  ; 


Einnello.  Ni  «jui; 
gli  deve  cambi...  _  .  . 
cambiano  di  stile  gli  ariginAli. 
Non  fi  iu  più  da  riconoscere  II 
«tjlc  dell'  incisore  ,  ma  quello  de 

niMltra.    QjWJ  modo  i'  ìncisiant 

che  conviene  ad  un  RafTaelIdi 
non  conviene  ad  un  Correggio . 
Una  itamfa  hi  ài  KspKinKn:  il 
diaegno,  il  carattere,  il  jsre  dvl 
pittore  . 

Questa  parte  eì<cnzlali^iitna 
dell' incisione  i  stata  lungo  tempo 
ignoran.  Rubens  diresse  gl'/w.v'- 
lerr,  e  li  costrinse  ad  esser  pifto- 
rìi  e  le  loro  stampe  fiiron  quadri. 
GY  litcittri  non  impiegano  che 
nero  e  bianca  ,  e  con  gutsto  non 
poHOn  fare  il  giallo  ,    il    rot;o , 


INC 
11  verde,  il  turchino;  oa^' co- 
lori diflèrenli  «i  ha  da  comervar 
il  valore ,  cm)  che  il  nero  sia  tu' 
espreision  vigoitMa  che  sostiene  e 
prolunga  una  mana  oscura  ;  e  il 
chiaro  sìa  d' Un  color  dolce  che 
estende  e  continua  una  aiaasa  o- 
scura. 

La  stdria  d'un' arie  t  quella 
de'  suoi  artisti  i  che  dall'  origine 
han  contribuito  ai  suni  prostesaì . 
Onde  la  stOrìa  dell' miV>W  « 
nel  seguente  catakfia  degl'  Inci- 
sori più  illustri .  ^Ksto catalogo 
è  cronologica,  come  tieve easere ; 
ma  è  preceduro  da  una  tavola  al- 
fabetica ,  in  cui  ogni  nome  ha  a- 
na  cifra  corrispondente  alU  cro- 
nologica . 


Tavola  A^abet'tca  de^  piU  celebri  ìrtctsm . 


J\,GaitìBO  Veneziano  9. 

Alberto  tf. 

Aldamet  147. 

Aldegtaver  11. 

Altdorfer  14. 

Antonio  C  Mtre'  3  t 

Aquila  rotf. 

Audran   C.  4«. 

Andrai!  G.  loi. 

Audran  B.  no. 

Audran  J.  iti. 

Aveline  141. 

Baldini  i. 

Balechou  141. 

Ballili  69. 

Battoli  CPiftre  S»ntt^  go. 

Baudet ,  49. 

Bauduin  100, 

Beauvaìs  ta]. 

Bella  Cd««')  3?. 
Berghem  Sa.    ■ 
Bloemaert  47. 

Boitweit  M. 


Bonasoni  S. 
Basse  41. 
Botticella  t. 
Boulanger  S71       •  > 
Bourdon  4j. 
Bcebiette  37, 
Bruya  a$. 
Bry  II. 
Callot  34. 
Caracci  C  Jtg-^  ^ 
Caracci  C  -^n-  )  aj. 
Cars  u». 
Castiglione  44. 
Caylus  II*. 
Chasteau  jj. 
Chasrillon  96. 
Chaùveau  46, 
Chereau  P.  11S. 
Chereau  J.  1*7. 
Cheron  lOS. 
CIercC;o«. 
Cochin  114. 
Cornei!  le  ioa. 
Corn.  Cort  iS. 
Coypel  lOj. 


INC 

Dauble  237, 
i>es|)laces  lao. 
2>>rigny  M<  79.- 
Dorigny  N.  107V 
Drevct  P.  ttj. 
Drsvet  P.  19^.    - 
Duchange  ii2r 
Dttpuis  III. 
pupuis  N.  129, 
Durer  6. 

DyckCW«i>35, 
£deliiick  X04. 
•Febrr  99»        >  * 
Fenoni  zx^.     - 

Finsguferta  i^ 
.  Fiey-  X19U 
Galle  aa** 
Gaultier  30*  - 
Gesner  149. 
Ghisi  16. 
Gillot  1x7,.  , 
Goltius  xó, 
Hainzelman  jd» 
Hollar  38. 
Hondius  ^7* 
Horteiòeis  ia9« 
Hortemeis  m.  x29« 
Houbracken  ift. 
Huret  77. 
Jode  59- 
Koniek  76.    • 
Lairess^  98. 
Lanfranco  '3^    • 

Leba^Xfs^ 
Lievens  75, 
Lojr  97. 
Lorain  CI.  3^. 
JLorrain  J.  L^-i^^ 
Luca  di  Leyde  9. 
Luiken  203.  ^'  ^ 
Lutma  78V  -     • 
Mantegna<  'f, 
Maratta  83»      ^ 
Idasson  9i«.\> 
Mazzuoli  25.  ^'^  • 
Mechcin  3.  - 


INC .  t% 

Mellan  70^^ 

Mitelli  85, 

Morin  86. 

Muller  17 

Nanteiiil  8t;«      , 

Natalis  5P,        . . .  ^ 

Oudry  222.  ^    . 

Tcns  jjo» 

Perellc  94,.  .  .  » 

Pctief:/33* 
Pesne  81. 

Picard  À.  89,  , 

Picard  B.  214,^  .    . 

Piccoli-Maestri  7*  xi.xzai.ì4» 

Piranesi  239,'  .    ♦ 

Pitau  54. 

Pitteri  238.  i 

Poilly  S3,  .  ,. 

Pollàjuolo  x«  -, 

Ponzio  6y 

Pètre  45» 

Raimondi  7.*" 

Ravenna  (.da')  Marca 8. 

Rembrandt  72» 

Rosa  X.  S.')  42». 

Rota  27.     .  « 

Roullet  $8..     . 

Rousseiiet  52^ 

Ryland  248«  '    * 

Sadeler  22.  ^  . 

Schmidt  24|p.         .   .  •    / 

Schoen  2.     , 

Schuppen  105* 

Schut  32.  i 

Silvestre  80. 

Simonneau  95* 

Snyers  68* 

Sompelen  6u 

Soutipaf  60^  r 

ISpicr  57.  ,  i. 

Stella  9**     .'  :        > 

Subleyras  23^* 
Tempesta  ao. 
Testa  P.  4». 
Thomassin  2:^  .    •      v 
Thourneysea.7Sb,    .        • 
Vallct  52. 


•       Vani-Vofcrvt  ^^#-    , 

'  Vivarex  t^óé    ^■ 
Vorstifitian;  ^^       ^ 
Wargner  kyj.- 


'.^ 


.  LtKigkifóidio  tempc^prtttia  che  si 
coaosoesse  T  incisione  (kife^tam*- 
^r  '  8^ i^  apristi  «W/^^4*o  o  intaH 
giia^ano  pietre  ;  gli  -orefici  incide-* 
iMii^  cdl  boliaafìgiiré  e'Orirati  so- 
^'iìDetaiJi/L>  dirigine  di  questi 
|[enerir  d^  iti  ciclone  si  p«rde  biella 
'liortr<:lel  tempo  *  £^  iaten  verosimì- 
jd  che  gli  orefici  chef<icfdevan  col 
boJino  i  loro  metalli^  abbian  VO" 
luto-  rirarAe  deììti-  prove  su  qual** 
tktt  carta  j^mettota-.  Ai  loro  la*« 
^ùti  ài  ^le/io  (da^li  'antichi  tu" 
geikurt  >>fii  attrt^uisct  Ja  scoper- 
ta dtìV  incifi/ftte  •>*  Maso  i^iniguer^ 
fa:  orefice  Fiorentino  .  deik  metà 
del  Sec<do  -  quiato^decimer»  atera  il 
costume  di  tlrace  in  pasta*  di  tek* 
t9  o  yi  solfo  gV  impronti  d&Jle 
^oe  inetsioni  su  ì.  metalli  ^  $i  ac^ 
corse  che  il  nero  rimasto  nel  fon-» 
do ''de*  tai^i  s^'  imprìmev^  nelle  sae 
fsaste^  VI  provò  deila^  carta  utni« 
^y  calcandola  cOa  un  cilindro  li-w 
scio,  e  vi  riuscì  •  Altri  vogliono 
che  tal  pratica-  fosse  tenuts  non 
d»  lui  solo,  o  dalla  sua  scuola, 
ma  «2Ìandio  da. 'a;ftti' argentieri 
Italiani  t  ed  offrono  stampine  an-« 
tiehissime  Lombarde  e  Vènete , 
tratte  da  lavori  niellati  f  •  e-  chtf 
al  conservano  ne  ;Ga2>i netti  degli 
Amatoria  Del  FinigueTta  non  re^ 
ita  alcuna  Stampa  con  nome  ,  ma 
gH  vengono  attribuiti  due  piccoli 
pezzi  di  fagìisani  marcati  M*  F^ 

.  L*^ Alemagna  pretende  alla  glcv 
ti»  del  .ritrovamento  deli'  incisio^ 
1319 i  £'  poco)  probabile  che;  V  Ita*» 
lift  >  e  Ift  Germani»  abbiano  tro- 
vMor  r^tc  «eas»  cognizione  i' 


Wattelet  14^. 
Wierfcs  ad; 
Wisscher  84. 
WolsenHith  4* 
Wollét  5t  joj  "^  . 
Worlidge  «^4. 


;sl 


M-       » 


urrà  ddV  altra',  essendo  falso  té^ 
me  s'  è  iroluta  far  credere ,  che 
48  que' tempi  vi  fosse  poca  coma^ 
nicazidne  tara  le  due  contrada  ^ 
Se  h  Germania,  a  forza  di  con- 
getture pórtil  V'  ÌDYenziOne  delU 
Stampa  al  i4$o  j  T  italia^  la  fa 
salire  alimen  a  quell'epoca  ap^ 
poggiata  dalk:' Storia»  Comincia 
da  Maser  ^  e  presenta  monumenti 
sinceri ,  prove  di  ttielli  i  e^^uel»' 
lo  eh' è  più,  sag^i  de'* progressi 
deli^arte  dall'infanzia  àllst  ma« 
tur  ita  ^  I  Tedeschi  non  prodiif- 
4cOfìo  che  tre  SeanfTpe  ^  una»  coll^ 
dn.  14^5  <f  e  due  cOiran;i4tf'^^  ler 
quali  sospettao  eSsi  che  sienodal 
Mastro  Ai  Sdioen  per  li  sola 
ragionef  che  sono  roz2e  \  ma  chi 
assicura  che  Schoen  non^^abbia  a^ 
vuto  un  contemporaneo  ahinoi,  ii 
quale  fece  l<^-Stampe  brutte  per-' 
che  non  sapea  farle  berle"?  Dopo^ 
r  Heinechen  ,  M.  Huber'  tratròf 
ùltimamente  la  causa  per  V  in« 
venzione  in  Germania  C'Notì(M& 
des  Graveurs  8.Dresdei787)  ;  e 
l'Ab.  Lanzi  C  Storia  Pittorica  deli" 
Italia  S.  t.  i.  Bassano  1795  — '918  ) 

f>er  il  primato  d' Italia  .  Vada  sr 
eggere  quc'  due*  Libri  trhl  vuql 
più  oltre  'impactiatsi.'irf  qWt» 
questiona  ,-  'oi'  io^  comincerò  il 
mio  Catalogo*  •♦  •  ' 

•  t,Ma^»  Ftnigaèrtif^  Séirdrff  Bot^ 
ticelli  f  Baccio  Bliliinl ,  jfntonitf 
l^olUfudo  ^  Tatti  ijostOTO  si  esóP* 
citarono  ntlV  incisione  ceti  f»* 
ma  d' ingegnor^  e  P  epocj^  di^*^£c^ 
la\rori  è  dkvet$o  il  14^0  sino  iA 
X4)?3>»  ■anno  in  cui  questa  iiltittiiy 

tto- 


me 

morì  in  Roma.'I.  IorinkVi>ri  so- 
no debolmente  eseguiti ,  e  mo* 
stran  T  infanzia -deii'^rte  ^  eia 
poca  pratica  nel  maneggia  dello 
strumento*  Il  Mante  Cantai  di  Dio 
fol.  Fir.  1477  k  il  primo  lóro  la^ 
vero  che  additi  una  data  sicura  • 
Di  Baldini  si  oredona  le  due  Vi-' 

f  nette  sgratiRgnate  con  bolino  in^ 
essibile  nelk  Edizione Tarissim» 
di  Dante  fatta  in  Fir.  nel  1481  » 
Vi  sono  le  iì^uce  del  TV)iomeo 
di  Eohogmz ,  di  quello  di  Roma ,  e 
del  Beriinghieri  di/ Firenze y che 
•sono  opera  di  altri  attisti  ante- 
riori y  o  contempomnet .  ■  . 

2r  Séartituf  Sc^r»  detto  anche 
Bmnértino  ài  Culmbach  in  Al» 
savia  )  mbcta  a  Colmar  nel  \^^ 
ai  ha  per  .ài  prima  incisore  di 
Stampe  nella- Germattia.  Egli  era 
anche  pittore ,«  ed  orefice .  La  sua 
Stampa  di  S.  Antonio  battuto  dai 
demoni  è  assai  famosa- <« 
..  9.  Israele  voh  Me.cMn  padre  e 
figlio  orefipi  i  nativi  dr  Mekenen 
tn .  Wcstiaiia  ^  I!  padre  incise 
fdopo  la  metà  dei  secolo  XV  y 
e  il  figlio'  fu  Goa temporaneo  di 
Alberto  Durer  ^^  e  jiKr  nel*  1523 . 
'  44  Mi^Me  l^4lgemurh  pittore 
e  incisore  n«r  in  Norimberga  nel 
X4B4  m.  nel  isi9<  Alberto  Durer 
£a  sao  allieva,  e  copiò  molte  del*« 
le  sue  StuìO^Q  *  '  Wolgemuth  ha 
rnciso  in  legno  ^.  ma  preferiva  V 
incisióne  tn  rame.  • 
i  ,5*  Andrea  Mamegna  n.  in  Pa-» 
dfwa  nel  1430,  e  m.  in  Mantova 
nel  mese  di  Settembre  dell*  anno 
1505 .  Fu  eccellente  pittore  ,  e 
in  eonaegueiua  1«  sue  stampe  so- 
no pregevoli  pef  il  disegno  cor-^ 
retto ,  e  per  .falche  principio  dt 
laeil  ita  »  Si  atrrì  buiscono  a  questo^ 
vaiente  artista  le  cin^^oaiHa  car-» 
te,  che  volgaoncQte  si  dicono  il 
Qiwxo  del  ìààttt£gnu^   Debb^e»» 


sere  questo  un  lavoro  della  suai- 
gioventù  )  essendo  le  Stampe  da 
uomo  inesperta,  oiintUtlr  tìntz 
azzurrina  ,  che  colora^  la  •  mag" 
gior  parte  delle  pia  aiitich^»  tira- 
te a  rullo ,  o  torchio  imperfetto , 
Il  Lomazzo  chiama  il  Mantegna  > 
pififno  fnpa^iat9re  delh  Stam" 
pe  in  Jtah'^'.  Non  è  da  mtnar»' 
gli  buon^cos^  facilmente  questa 
gloria  y  Ida  par  da  scartare  V  as- 
serzion  d^  Vicari  ^  che  la  vuol 
dedicato  -all'  incisione  soltanto 
circa  il  1490^ ,  cioè  quando  avea 
60  anni.  Come  potea  -da  teecfai^ 
intagliar  tanti  rami  così  graiidi.^ 
così  piatii  di  figure,  così  studia**' 
ti  ,  come  sono  qvielìi  che  ancora 
«i' conservano?  Per  lo  più  il  Maiir 
fegna  incise  sullo  stagno,  riietaill^ 
per  la  sua  mollexza  contx^r'uy  i 
render  le  stampe  nsibte  e  lapide,  li 

6,  Alberto  Ùurer  n.  in*  Nocim* 
berganel^z470*,  m.  nel  15&8  <  B<n*T 
che  si  vicino  alla  culla  del r  arte t 
le  itce  fare  progressi'  tali' che  in 
certe  parti  non  può  esser  sorpassa** 
ta .  Ved*  SeuoU  »  Egli  ncin-  ibcìs9 
che  i  suoi  propri  disegni  ^  1  Per 
quel  che  spet<ta  all'  operar  dì  ma* 
no  '  è  mirabile  k  fine2£a' ^  '  la  yst-^ 
rietsà  de'  cokfri ,  la  netfezza  ,41 
calore  del  suo  òolino^v  E'  <Un 
portento  eh*  egli  solo  trovlassor 
quel  che  richiede  il  concorso  dA 
molti  zhilì  artisti  in  lungo  tem^ 
po<.  Egli'  non  tix>vòi  tutto  quel 
che  conviene  aW  incisorie  Jarg^ 
e  fiera  per  esprimere  r  gtanr  qua* 
dri  di  storia  y  ma  riunì  tutte.  i« 
parti  per.' incider  quadri  fini  n 
preziosi  *  Il  susr.S.  GiroIamapub<« 
blicato  nel  .rpt4  è  uir  capo  a'  o<» 
pera .  Egli  incise:  talvolta  ali'  ac» 
quaforte  y  e  in  legno ,  ma  riuscì 
meglio  in  questo  che  in  quella^ 

Raffaello  orvò*  il  suo*  gabinetl 
to  colicise^iDpe  di  Durer;.  t  Cvij^ 

do 


i6  INC 

do  le  consultò  spesso ,  e  gli  run- 
provera   d'averne    qualche  yolta 
imitato  i  panneggiamenti  »   pu- 
ter  avea  formio  moki  allievi ,  e 
sopratutto  quegH  incisori'^  in  pic- 
colo ,  conosciuti  dagli  Amatori  col 
nome  di  Piccolì-^Mdertri .  Il  pri- 
mo idi  questi  in  data  ,•  ed  in  me< 
rito  è  Giorgio  Pens,  vedi  n.  io. 
7.  M^rc'Afttoniò  Raimondi   n. 
in  Bologna  1488  m*  154^  da  ore- 
fice divehne'  incisore  per  aver  vi- 
ste le  stampe  di  Outer,  che  co- 
piò ,    e  si>acciplle  sotto,  quel  no- 
me ;  ma  fu  costretto  a  cancellar 
queir  inganno  alle    istanze  delP 
autore  .    Egli  e  il  Mantegn^  fu- 
sono   i  primi  Italiani   che  pose- 
ro  (gualche   arte,  nell*  incisione  . 
Egli  •«' celebre   per    essere    sta* 
to  r  incisore  di   RaflTaelioi.    Le 
^e  slampe  sona  copi<p  esattissi- 
me ,  fredde  però  e  timide  y  rigi- 
de )  magre ,  sen^^a  grazia ,  e.  Sen- 
za varietà  di  ^ratteri  proprj  se- 
condo 1  diversi  oggetti .    Ma  il 
primo   taglio  specialmente    nelle. 
carni  è  nel  senso  il  più  con  veti e- 
vole,  e  i  tratti  son  puri  come  se 
Atti  a  penna.  Talvolta  il  primo 
tratto  e    correttp   ds^  secondo , 
Ibrse  ad  insinuazione  di  &aflfael- 
lo .  Egli  incise  anche  le  politure 
fische    descritte   dal r  Aretino   e 
disegnate  da  Giù  Ho  Romano.  Pa-? 
p4  Clemente  VII  lo  voleva  mor- 
to,  ma  la  sua  eccellenza  neir  ar- 
te lo  salvò .    La  sua  Strage  degli 
. .  Innocenti  di  RafTaello  è  una  delfe 
sue  stampe  capitali  ;  fu  comprata 
per  60  fiorini  da  Berghem ,  cui  sua 
moglie  lasciava  poco  danaro    da 
spendere  • 

8.  jfgortftt»  ypite^Utio ,  allievo 
di  Marc'  Antonio  .  Il  suo  nome 
di  Famiglia  era  de  Musis^  e  tnt- 
vagliava  in  Roma,  verso  il  1^20. 
I^  suf  Stampe  soiio  ass^i  ncer* 


INC 

tate  e  si  trovano  difficilmente  • 
Marco  da  Ravenna  è  un*  altro  al- 
lievo di  Myc'  Antonio ,  ma  iak- 
riore    di    merito    ad    Agostino. 
QitMo  Bonasoni  Bolognfise  morto 
verso  il  1554  segui  la  maniera  del 
Raimondi .'  Incise   molte  Opere 
de'  gran  Maestri  del  suo  temfio,^  e 
molte  di  sua  propria  invenzione ._ 
9.   huca   Dammem  o  Luca  di 
l^eiden ,   o  Luca  d^  Olanda    nato 
a   Leiden   nel  54541,  ìnorto  nel 
Z533  ,   fii  il  prinio  pittore  9   e  il 
primo    incisore    nelle    Fiandre. 
VediScWif.  Imparò  r  acquafòr- 
te da  un  armaiuolo  che  la  usa  vii 
per  le  sue  corazze .  Egli  disputò 
la  palma  a  Marc^Antonio ,  e  ad 
Alberto  Duro^  il  quale  ben  lun- 
gi   d*  averne  |nvi,dia  >  andò    es- 
pressaiTiente  a  ^eyde  por  vederlo 
e  per  facselo  amico  •   Malgrado  il 
suo  stile  gotico,  e  il  suo  disegno 
scorretto,  le  .sue  opere  hanno  del 
merito  per  la  finezza  del  lavoro^ 
e  per  j'  espressione  delle  teste. 

IO.  Giorgio  Pens  ^  pittore  e  in- 
cisore di  Norimberga  0.  nel  1500 
m.  nel  15$^  •  Passò  in  Italia  e 
studiò  in  Roma  le  Opere  di  Raf- 
faele, e  fu  anche  discepolo,  di 
Marx:' Antonio  Raimondi.  Si  con- 
serva un  numero  ragguardevole 
di  piccole  Stampe  di  sua  inven- 
zione .  Pens  portò  in  Germania 
il  buon  disegno ,  che  non  era  noto 
che  in  Italia  .  Al  buoo  disegno  e- 
gli  aggiunse  finitezxa^e  nettezza^ 
Quest*  Incisore  »  e  i  quartro  se- 
gueiui  sono  della  Classe,  de'  Fice 
coli'Maestri . 

IT.  Hans  Stbald  Beham  di  No- 
rimberga n.  1500  m.  X550,  dise- 
gnò la  natura  con .  precisione  e 
con  espressione,  ma  senza  scelta* 
1^2.  Enrico  AÌdegraver  n.  i.$oa 
m.  I55S  fu  anche  pittore  dibuoa 
colorito  «    . 

13- 


INC 

ti.  Jtìhtrtù  Ahdorfet  chiamato 
Wpiccolo^Alberto  ra.  1536)  fu  an^ 
che  pittore,  e  aleuni  suoi  rami 
Ifafono  attribuiti  al  suo  maestro. 
Ha  inciso  anche  in  legno. 

14.  Teodoro  de  Bty'tKkto  a  Liei- 
fii  nel  x<a8 ,  e  stabilitosi  a  Frj^nc- 
fert  nei  1^70.  Va  con  ragione 
nella  Classe  eie*  Piccoli-Maestri 
perchè  le  sue  Opere  sono  fatte 
nella  loro  maniera ,  e  molte  in- 
cise su  quelle  di  Sebaldo  Beham . 
11  suo.  bollino  ha  molta  dslicatez* 
xa,  ma  è  alquanto  secco. 

15.  Francesco  MàKX^oli ,  detto 
il  rarmegianino  pittore  ,  e  inci- 
sore tt.  a  Parma  t$o^ ,  m.  a  Ca(^ 
«ai  Maggiore  nel  1540.  I  veri 
conoscitori  di  stampe  sì  formano 
iSA'a  delizia  delle  incisioni  all'  ac- 
qua forte  di  questo  grazioso  imi- 
tatdr  di  Correggio .  La  facilità 
de^  concorni  ^  la  precisione  de' 
tratti ,'  'il  gusto  naturale  de*  suoi 
disegni  danpo  alle  opere  sue  un* 
of igmalitià  che  invita  a  studiarle 
conprddiiezìone .  La  Collezione 
di  Stzm^  da  lui  incise  è  vasta, 
bisogna  badare  di  non  confonder- 
ie con  quelle  tratte  da*  suoi  àìw^ 
«gni  ,  e  intagliate  da  altri  . 

té,  Gtor/jio  Gèi  fi  detto  il  Man" 
tovsno  figlio  di  Gio.  Battista  Ghi- 
si  da  Bertano  incisore  e  allievo 
di  Giulio  Romano ,  fa  epoca  neir 
incisione,  almeno  in  Italia.  II 
liolino  duro  e  inflessibile  di  Marc^ 
Antonio  ^  SI  rese  nelle  mani  del 
Mantowtnó  delicato  e  morbido . 
JBgli  seppe  variare  i  suoi  lavori 
secondo  i  piani  e  ^i  oggetti .  La 
sua  nascita  di  Memnone,  e  la 
Scuola  di  Atene  ne  sono  riprove  . 

«7.  Martin  Rota  da  Sebenico 
in  Dalmazia  fioriva  verso  il  1570. 
Fece  la  bella  stampa  del  Giudizio 
éi  Michelangelo,  e  molti  de' suoi 
oroprj  disegni  pon  molta  finezza, 
£>/^.  S.  Arti  T.  II. 


ÌNC  17 

'z8.  tlomelio  Cort  n.  in  Hors 
Deli*  Olanda*  J<i6  m.^  in  Roma 
1578  è  «tato  il  primo*'  ad  incide- 
re in  grande .  Fin  a  lui  T  inci- 
sione era  in  lavori  £oi  e  ristret*^ 
ti .  Egli  &  il  primo  a  Aratagli 
larghi  e  beo  nudriti  »  e  ixovÀ  un 
buon  »ai^  per  i  panneggiamenti , 
e  col  bohno  tratte  bea  il  paesag- 
gio .  Di  tutto  auesto  era  causa 
1a  sua  facilità,  dalla  guaie  deri- 
vò la  sua  varietà,  t  uo  progres- 
so alla  |>erfezione  *  £gii  fece  an- 
che i  primi  passi  per.  esprimer  i| 
coJbrito  ntW  incisione,  -  come  si 
vede  nella  sua  stampa  del  mac- 
tirio  d^rinaoceoti  di  TtptOr 
retto:  scoperta  importante,  che 
fii  poi .  estesa  sotto  Rubens . 
19.  Cherubipo  Alberto  da  Bor^ 

fo  San  Sepolcro  n.  15$^  m.  1^15 
a  il  merito  d*  avere  colie  sue 
stampe  eoBservatt  i  fregi  di  Poli« 
doro  .da  Caravaggio  dipinti  sui 
muj'O,  e  distrutti  d»l  tempo^ 
.  ZQ>  Antonio  Tempesta  pittoc 
Fiorentino  n.  1555  m.  1^30  deve 
la  sua  riputazione  air  iic^»d|/òirre. 
£e  Alberto Durer ,  Luca d'Oianda* 
il  P^^rmegiaoino  lavorarono  all' 
acqua  ibrte ,  non  ne  trassero  pec^ 
gran  partito,  come  il  Tempesta v 
Egli  vi  ti  segnalò  per  la  sifiUfea^ 
za  del  tratto ',  per  la  vivacità  del 
tocco  i,  e  per  la  fecondità  della 
composizione  »  Perciò  -  i  Pittori 
ricercano  le  sue  cacce  s  e  i  ttora» 
battimenti  di  ca.valkria,  ^mm* 
tuoque  la  sua  maQOvra'  sìb  rpoco 
rimarchevole. 

21.  Qio.  Sadeler^  ft.  Rafàeilo 
Sadeler ,  nati  a  Bruxelles  verso  la 
mctk  del  secolo  XVI^  e  morti  in 
Venezia  il  primo  nei  x<oo ,  V  al- 
tro nel  iéi7y  fecero  insieme  il 
viaggio  di  Germaaia  ^  e  ù  fis* 
sarono  in  Italia»  dove  «sorpassar 
lono  neir  incisione  tutti  1  loro 

B  prc- 


/■ 


i8  INC 

predecessori ,  né  posspno  in  al* 
cune  parti  essere?  sttperati*  da*  lo^ 
ro  successori .  I  pezzi  del  Bas- 
sano  incisi  daxquj:st£  artisti  so* 
no  eccellentp  ;.  niente-  db  più  a- 
mabiie  del  Cristo' af  sepólcro  di- 
pinto da  Gip^  Von-Achen  :  vi  si 
fmò  criticare  il  pittorey  ma  non' 
'incisore.  Fa* maraWsIia  la  faci^- 
Iltà  de'  Sadeler  d' incider  il  pae- 
saggio  €oi>^ parer  bolino'.  Eglino^ 
fàrona  entrambi  sorpassati  dal  lo- 
ro nipote  e  allievo^  Egidio  Sade^ 
ler  m.  a  Praga;  1629.  Lavorava 
di  bolino  e*  di*  acaua^  forte  secon^ 
do  il  bisogno:  nel  suo  Cristo. del 
Barroccio  non  si  desiar»  che  uir 
poco  più  d'accordo.-  Ler  stampe 
ae'  Saaeler  arrivano»  alméno^  a  dué* 
rnifar*- 

zz*  Cornelio  GsHe  incise  il  pae-- 
saggio  a  bolino  puro.  Gli  scolii 
sono  fermi ,  il  fogliame  è  leggie- 
ro ,  il  colore  è  vero  e  grato ,  ogni 
oggetto  ha  il  suo  carattere ,  e 
tutto  il  lavoro,  è  largo-  e  pastoio  •- 
Sono'stàtiure  Galle. 

zy^jf/B^ostina  Csrgccs  n.  a  Bolo- 
ena  nel  i^p  m:  a  Parma  nel  x6o$ . 
Vedì'ScuoU.  Ora  si  cerca  il  fini-- 
Co,. e' le  stampe  di  Agostino  inve- 
ce del.  finito  hanno  irifierito  d' es-^ 
aere  stabilite  con  saviezza  ;  e  xfeb-' 
l^n;  servire  di  studio  agl'incisori  .* 

24;^  Anche  le  incisioni*  di'  An- 
fsfM  Carmcci ,^  sebbene'  non  gu-' 
stose V  sona  istruttive'  per  i  trat- 
ti arditis  sicuri ,  e  intelli^ntt . 
L»  sua^  Castv  SiTsanmt*  merita  d* 
esser  imitata  .■ 

GfMe  Réfif  suo»  allievo*  rncise* 
annacquar  fòrte  d'un<  modo  pii^' 
'  amabile. 
•  2 j.  Francesca  FilUmena  d*  As-- 
sisi  H.  1585  m.  1626  allievo  del 
predetto  Agostino  Caracci  ,  è 
.  neschinelfo  e  ammanierato  r  ha 
però  qualche  veaunà** 


me 

'  %é.  Enrico  Qolt^  n.  iyfl  nel 
Ducato  di  Giuliers ,  m.  1617.  Fc* 
in  Italia»  vide  l'antico*  e  Ra^ 
faello ,  ^  riportò  in  Germania  il 
gusto'  teutonico'  credendo^  d' imi- 
tar Michelagnolo  ••  Con*  tutto  il 
suo<  grand'  ingegno"  e  con'  tutte  le 
aue  cognitionrdi  disino  ^.  le  sue^ 
stampe"  son-  d'un^taglio^bizzarro^ 
e  affèttatcTt  senza"  accordoV'  esen-* 
za  hitelligenza-  di*  chiaroscuro  • 
In?  tutti  questi  difetti  si^  vede  del 
graziosa^  e  una  prodigiosa  varie* 
tà  dì  lavoro  •  Egli  eobe;  il  ta«- 
lentor  d' ingannare  gir  amatori 
coir  imitare  Alberto*  Durar  e  Lu« 
ca;  di  Leyde  ;  e  questa  inganni 
gli  furon*  lucrosr  ;•  '  gir  amatori 
spendono  all^ramente'  per  esser 
ingannate  9  •  r  comprano^  quel  clie 
sentono'  lodare*.'  Goltr-  ebbe  \» 
pazienza  di*  far  a*  penna^  uà*  dise* 
gno  di  figure-  grand^  al  naturale  9 
e  vi  ritiscì'  con  morbidezza  ;-  cosa 
ben  dififìcilr»> 

»7;.Giùi-Mttll'er  Ofandése  alile* 
va  di^  Goftz  maneggiò'  ih  bolino 
con  un'ardire'  insuj^rabile •  '  E^ 
impossibile  tagliar'  il  rame  con 
trid^  facilità'^  ed"  impiegar  meno- 
lavoro-  in'  ometti  differenti .  Uno- 
stesso^  taglio  gif'  serv)  dt^  primo  e 
di'  secondo  per  rappreientare  una 
-figurai  intera  .Per  questa^  econo** 
mia'  non  gli*  si  pu^  rimproverare' 
uniformità  neli'  effetto  i^enerale  , 
né' nella>  inanovr»  .>  Egli^  inten*' 
deva'  il  disegno',  ^enza  di  cui  noìi' 
avrebbe  potuftp«egnire  quello'sti*' 
le  .•  Gli'  si  rimprovera*  il  manie-^ 
rato*  nelle  estmnftà'.  Nota*  usan- 
do-punti' per  impastale ,  quei* dna 
soli*  taglf'fòrmàno  spesso*  de*  rom- 
bi' eccedènti'^'  chesonosi  rassotm- 
gliati  ai-  dòrsi'  di'  sj^^beri  .  <  ' 

28:  Girolamo  Wtery  Flanom- 

"gO)   fu  così  fino   ne' suoi  lavori 

^uantd  ardito  Miiller.   £'  «ceti» 

ieo'* 


tKC 

Ifiittf  in  pitcolOi,  ma;  écccó  net 
grande  ^  Nel,  suo  Cristo  dì  buon 
gusto  vi  fece  entrare  V  ac<]uafor« 
te  contfa  l' uso  di  quel  tempio  • . 

zpé  NUglé  Ai  Brujffi  d' A^ver-* 
aa  si  scelse  per  oiodelll  Ajibertd 
Durerà  eXoica  di  Leyde  «  odia  per* 
feziono  il  gotico  <  Non  conobbf 
il  chiaroscuro,  e  amò  la  sècchez^ 
za.  I  suoi  panneggiamenti  han* 
no  della  graaia*  t  alcune  %\xt 
donne  dell^  bellezza  •  ^    . 

I  Francai  riceverono  tardi  r 
incisione <  Il  loro  primo  inciso^ 
re  fu  Gio»  Duvft  óDttntt  nativo 
di  Langres  che  incideva  a  Parigi 
Bel  25so.  Si  cita  anch<ì  Natàl  Gar-' 
nier  i  e  Stefano  dm  JLaulne . 

ao.  Ma  Leonardo  Géultitr  me*' 
rìu  d^  esser  distinto  por  aver  in-* 
fisp  il  Giudizio  di  Micbelangelo 
meglio  di  Martine;  Rota  «  Egli 
lavorava  vetso  il  principio  del 
•fecolo  XVII  i  quando  T  acqua^  fpr^ 
te,  fin  allora  negletta,^  divenne 
irn  passatempo  di  alcuni  artisti  y 
f  poi  la  gloria  di  molti  f 

3t«  Oh*  tanfiramo  allievo  de^ 

Caracci  n.  a  Fatma  nel  xs8x   19^ 

.^  (Lorna  nel  1(^47  «  Buotf  pittore  y 

ina  tra  gì'  incisori  n^n  è  di  quelli 

.che  maH^giatOQ  bene  la  puntai 

sa.  Carniléo^  Sehut  d' Anveria 
O*  t^  m^  t6y6i  pittóre  e  poetai 
incise,  air  acquaforte  le  fua  com** 
fOsizioai  dì  apparato  con  inalza  * 

a$.  Fr4HceTco,feffer  di  Macon 

9»  IS90  ni*  a  Roma  x^^o  fu  di- 
fcepolo  di  JLanfraoco  i  •  incise  ajr 
ACqufiforte  gran  numero  di  scul" 
tute  antiche  f  ma  le  sole  attitu^ 
dini,  senza  curarsi  del  disegno  e 
liei  carattere^  L'incisore  na  da 
copiare  i  capi  d'ope»t  dell'arte 
con  pieciaione  e  colla  pi»  esatta 
AdeM. 

..  34.  GUeomo  Crilot  gentiluomo 
Lorcnese  n*  a  Nancy  t59d  Jn« 


I14C 


t^ 


l43$'ftt  il-  primo  che  si  diede 
tutto  air jicquafortc ."  ^gji  scap- 
pò dalla  casa  paterna,  e  andò  a 
Roma  per  abbandonarsi  intera- 
Olente  al  diségno/.  .Passò   a  Fi- 


renze 9  e  vi  prese  la  maniera  ca- 
ricata dì  Michelagnòlo  colà  do- 
minante *  Tratto  .  cori  *  forza  le 
piccole 'figurd  9  è  si  fece  l!?'*5^^^ 
e.  fréddo  «  Le  sue  òpere  migUori 
sono  la  Tentazione  ci^  S*  Antonio, 
là  strada  di  N^iites  ^  l0  fiere  »  le 
loiserie  delU  guerra  i  U  passione  » 
il  parterre  i  la  Veduta  '  del  ponte 
nuovo,  il  ventaglio.  Nòiì  vofìe 
incidef  li  presa^di  Kà^ficy  fatta 
da'Fraridésì,  e  rispose  al  Cardi- 
.nal  di  Richelieu  che  si  farebbe 
tagliar  il  pollice  piuttosto  che 
impiegar  la  sua  inàno  cóntro  I' 
onore  della  sua.  patria^ 

j^i  4ntonÌQ  rdri'-Djfcli    d'An- 

yérsà  U'  1^9^  nf.  x^4X^  ,p|ttt>/c 
celebre  speciallivente  ne*  ritratti  • 
Incise  air acquatò^té  con.  entu- 
siasmo, con  tòcco  nia$cbio  e  si- 
curo, sènza  C^ràtsi  della  proprie- 
^^  Le  sue  Uste  dì  Vorsterman  , 
gi  Frank,  di  Snellinczecf^  respi^ 
rano  ^  quelb  di  Melléry  Ì  tutta 
Hi  carne  * .  .  ^  ' 

..  $6,  Claudio  GeUe  dcit0  il  Ip- 
fettese  nato  in  Champagne  i6oo 
m,  tsSi,  in  ^  om^  ,  ha  incìso  col- 
lo stesso  effì^ttò  che  metteva  uè* 


•  4  '  k 


^uoi  paesi  i^ 

"37.'  Breblétn  ^ax\  Verso  H  16^6» 
jLa  iiua.punta  nop  è  molto  grata  • 
.  38,  /'/ ncidào  I^olhr  da^  Praga  tu 
1607  Itti  1677  di  famiglia  nobile 
rovinata. dalla  guerra*.  I  suoi  tagli 
sono  TÌstritti  e  aspri  •  E'  stima- 
to il  ritrattò  di  Alberto  t)urer  • 

,  Ì9-  Stefén^  della  Bella  Fioren- 
''  jtino  n*  i5iO  m.  1664  è  il  princi- 
pe degl'incisori  ih  piccolo,  co- 
me. G.  Audrari  lo  è  degl'incisori 
di  storia .  /Le  sqe  incisioni  ga- 
B    a*  JOrt 


20 


INC 

hn  dipinte  colla  punta .  V  >  u- 
na  certa  negligenza  nitforesca  più 
gradevole  de'  tagli  I  più  esatti  ^ 
Tocco  piccante,  color  soave,  e 
àmabìl  varietà^  benché  i  suoi  la- 
vori Steno  quasi  semtpre  gli  stessi; 
piccole  linee  diversamente^  incli- 
nate] incrociate,  riavvicinate  e 
confuse  insieme . 

40.  Pietro  Tetta  n.  a  Lucca 
16 IX  s^  affogò  nel  Tevere  1^49  . 
Vivace,  e  alquanto  m^gro.  Il 
sruo  5.  Girolamo  del  Domenichi- 
no  è  d' una  bella  acqua  forte  • 

41.  Àbramo  Rosse    m.  1687   in 
Parigi    fu  ^  imitatore   di  Callot . 
La  sua  Carità  ,  e  le  nozze  di  Lui- 
gi XIV.  son  pregevoli  .    Egli  s* 
impegnò    a   imitar  col    bolino  V 
acauafortc,    e    l'acquaforte    col 
bolino.    Ma  a  che  servono   tali 
impegni  ^  Crearsi  delle  difficoltà 
per  il  piacere  di  vincerle ,  è  una 
IrittOFia  vana ,   che  darà  sorpresa 
e  niente  altro.    Dacché  si  han- 
no deglr  strumenti ,    si    adoperi 
quello  che  più  conviene  per  ese- 
guire con    facilità    e    a  dovere . 
E^Ii  scrisse   su    1*  Architettura  e 
^u  la  f  ros|)ettiva  .    Là  sua  òpera 
su  la.  maniera  d^  incidere   air  ac" 
quafarte-  e  a    bolino  è   stata  au- 
mentata da  M.  Cochin . 

.  4*2.  SalvMtor  :  Rosa  Napoletano 
n,  i6t$  m.  1^7 j ,  pittore  ,  poeta , 
incisore  magro  e  trascurato,  ma 
vivace . 

43.  Sebasti àwf  Bourdpn  n.  a 
^Montpellier  1616  m.  1671  più  ri- 
marchevole^ per  la  composizione 
che  per  il  lavorò . .  ' 

44.  Benedetto  Castiglione  Ge- 
novese n.  1616  m.  r^TO  pieno  di 
gusto,  tagli  corti,  scherzi  di 
punta,  graff}  che  incantano,  co- 
me la  Bella .  ' 

45.  Oro.  le  P^tre  Parigino  '  n. 
tóij  m.  làSiy  di  gusto  )  ma  non 


INC 

semj)re  di  buon  accordo .    Fu  d' 
una  famiglia  feconda  di  srtisti. 

45,  Francesco  Cbattveau  Pari- 
gino n.  1^20  m.  nSjó  lavorò  ia 
piccolo  con  dolcezza ,  ma  col  bo- 
xino fu  freddo. 

47.  Cornelio  Bloemaert'  n«  in  U- 
trecht  1^03  m.  in  Roma  i58o  . 
Introdusse  una  nuova  maniera  d* 
incider  a  bolino .  Egli  si  segna- 
lò per  la  bellezza  de' tratti ,  per  il 
talento  ancora  ignota  delie  de-^ 
gradazioni  insensibili  de^lumi  al-» 
le  ombre  ,  e  per  la  varietà  de* 
toni  secondo  la  differenza  de* pia- 
ni ;  ma  non  variò  i  lavori  secon- 
do la  varietà  degli  oggetti.  Il 
s^o  grano  tende  sempre  al  qua- 
drato ,  ha  del  riposo  e  della  tras- 
parenza, ma  non  ha  merito  che- 
quando  è  ben  situato,  né  con- 
viene a  tutto.  Il  suo  tratta  ten- 
de al  circolare .  Ptr  tutto  que*- 
sto  egli  cadde  in  mollezza ,  e  nel 
freddo.  La  sua  migliore  stampa 
é  ìi  Tabita  de\  Guercino. 
.  48,  Carlo  Audran  Parigino  n. 
1594  m.  1^74  fu  dello  stile  di 
fi  loemaert . 

49.  Stefano  Baudet  Francese  n. 
1598  ni.  idyi  incise  sul  gusto  di 
Bloemaert,  e  vi  unì  i^acquafor- 
te,  che  esige  maggior  purezza. 
Ha  qualche  merito  il  suo  Vitel- 
lo d'  oro  del  Pussino  • 
'  50.  MicMe  Natalis  esagerò  il 
grano  di  Bloemaert . 

51.  Egidio  Kousselef  Vòxi&ino 
n.  2^14  m.  1^8^,  benché  fòsse 
nella  maniera  di  Bloemaert,  va- 
riò più  i  suoi  tratti .  Le  sue 
ouattro  Forze  d'Ercole  di-Gui- 
ao  ,  e  il  Cristo  di  Tiziano  sono 
d*un  lavoro  soave  e  piccante. 

52.  Guglielmo  Vali  et  Francese 
lavorò  verso  la  metà  òt\  secolo 
scorso  in  uno  stile  largo  e  colo- 

*^ato. 

53» 


N 


r- 


INO 

53.  Tranteno  Posllf  Francese  m 
t6z2  m.  1593  disegnò  bene,  ma 
incìse  con  freddezza  .  La  sua 
migliore  stampa  è  S«  Carlo  Borro^ 
mèo  che  comunica  gli  appostati  • 

54.  Nicola  P/tau  Parigino  n. 
2^33  m.  i6y6  andò  sul  fare  di 
Foilly,  ma  con  t;^Ii  più. forti. 
£'  un  capo  d'opera  la  siua  Sacra 
Famiglia  di  Rafraellò  * 

55.  Guglielmo  Chasteau  di  Ot* 
leans  n.  16%'^  m*  ztfSj  .^  Incise  a 
liolino  molte  opere  di  Pussino 
sulld  stile  Poilly  •  Son  preferibili 
ie  sue  stampe  air  acquaforte ,  ch^ 
è  la  vera  pittoresca  • 

55.  Elia  HainKjslmàn  di  Augii* 
Sta  allievo  dell'  antecedenèe  e  Ai 
Poilly  .  Gio.  Hainzelman  suo  fra^ 
rello  fu  pure  incisore  a  Parigi . 

57.  Francefco  Spier  dì  Nancy 
n.  1^43  m.  x6Èx  é    Ninno  ha  sa* 

Jiuto  variare  il  bolino  meglio  di 
ui.  Il  ritratto  del  Conte  MàN 
sciano  è  bello ,  e  bellissima  la 
Madonna  dèi  Correggio  :  fu  ven- 
duta per  50  zecchini  nella  ven- 
dita di  M.  Marietti . 

$8.  Ciò,  Luigi  Routtet  d*At- 
Jes  n.  1^4$  m.  1^99  .  Purità  -di 
disegno,  espressione,  bellezza  dì 
lavoro .  La  sua  stampa  delle  Ma- 
rie d^Annibal  Caràcci,  i  ammi- 
rabile * 

Bióemaerf  co'^oi  imitatori  in- 
trodusse nelle  Stampe  il  chiard- 
scuro,  che  è  una  degradazione 
seguita  del  lume  il  più  t)uro  all' 
ombra  la  più  forte.  Cosi  T  inci- 
sione acquistò  la  perfezione  delia 
pittura  a  chiaroscuro .  R uberi s 
inscenò  agl'Incisori  a  fare  stani- 
pe  che  imitassero  le  pitture  co- 
lorite .  Questa  scoperta  diede  uh 
gran  pregio  all^ incisione  :  le  som- 
ninistri  il  mazzo  di  esprimere 
non  già  il  coloxv  stesso  ^  questo 
%  impossibile  t  col  bianco  e  col 


INC  14 

nero  9  ma  il  valóre  e  V  effetto 
de' colori  proprj.  Così  gl'Inci- 
sori son  divenuti  Coloristi .  Col 
chiaroscuro  non  potevan  prima 
rappresentare  cne  quadri  della 
Scuola  |(omana9  e  dopo  Rubens 
f  Vandick  possono  esprimere  il 
colorito    delia  Scuola  Veneziana 

e  Fian\minga  •  ^    .        ,    ' 

GÌ*  Incisóri  che  layoiàròho jsbt-s 
to  Rubens  e  Vandick  sono  i  se- 
guenti. , 
59*  Pietro  de  Jode  d' Anversa 
n*.  1^02  *  Gustò  e  fittezza ,  ma 
talvolta  secco .                        '    , 

60.  Pjetro^  ioutman  .  Nelle 
parti  è  disordine,  l' insieme  è  bel- 
lo si  nel  boiinò',  che  all^  ^eanz* 
forte  i  Nelle  sue  stamjpe^  égli  i 
pittore.  '  •) 

61.  Pietro.  Van-Sothpel^n  allie- 
vo dell'  antecedenfe  .  ebbe  finezza 
di  punta  .]  Bella  è  la  stampa  de^ 
discepoli  in  Ematis  di  Rubens.. 

62.  Gio.  Sujfderoef  piccolo ,  du* 
ro ,  seccò,  ma  fermo  ,  ben  im* 
pastatò  ,  espressivo ,  colorista . 

dj.  Rohrto^  Fatt'P^oeerst  *  tsudi 
ritratti  d' Inigo  Jones ,  del  Coih 
te  di  Pembrock  «  di  Vouet ,  e  ai 
se  stesso,  fatti  da  Vatidick  ,  so- 
no incisi  che.pajdn  coloriti*   . 

64.  Luca  P^orstermàn  .  Boiinò 
pittoresco ,  Ina  un  pò*  sècCo  ne' 
contorni  .  V  adorazione  deVM^- 
gi  di  Rubens  è  una  l>ella  &ta[|\- 
jpa  -  con  tuf te  le  varietà  conve- 
nienti .  < 

6^,  Paolo  Ponici Q  prediletto  età 
Rubens  s*  immòrfalò  nel  Torna- 
ti «  e  ne^  ritratti  del  Marchese 
JLegànes  «  del  Marchese  di  Santti 
Cruz  ,' di  t).  Carlo  Colono»  ,  ÌX 
Steenvick  ,  di  Rubens . 

éé,  Schelte  Bohvoert,  dlCrii^i^, 
altro  prediletto  di  Rubens..  Ma* 
neg^io  il  bai  ino  atf'  uso  delP  ac- 
quaforte ,   e  fece  le  belle  stampe 

B    i  di 


/ 


\ 


22 


INC 

Ai  S.  Cecilia,  dì  S.  Paolo ,  Acir 
Assunta.,  la  caccia  de^Lioni ,.  V 
educazione  di  Giove ,  la  motte  di 
Ar^  ec.  '  RUbeos  ritoccava  col 
lapis  le  pròve,  e P incisore  ritoc- 
cava i  rami  •  Dovrebbero  |1*  In- 
cisori farsi  docili  ai  Pittori  e  ^i 
Disegnatori* 

67^  Guglielmo  fìondio .  (Jnodé^ 
inigifori  alIìévi'^  di  Rubens  «  Il 
suo  ritratto  di  Franck  dei  Vali* 
fiick  è. uno  de^più  beili. 

6^^  ttendrick  Sh}erf  d*un  la* 
XOto  htgo  e  pastoso ,  ma  non 
COSI,  pittoresco  cornei  precedenti* 
'  6^,  pietra^ ÈalUfiu  d'Anver- 
sa non,  riuscì  benissimo  he'  ri- 
tratti, tna  diede  buon  eflTetto  al- 
le, sue  stampe,  fra  le  quali  spie* 
caS.  Atat}asio  di  Rembrandt* 

GP  Incisori  fbitnati  da  Rubens 
non  ebbero  successori  degni  •  Le 
opere  furon  disprezzate  in  Italia, 
Mrcbè  il  di^<^no  non  era  scelto, 
ne  puro:  s9nts]ya  HFiaiAmingo, 
JLa  Francia  fece  èco  :  poi  lodò , 
ma  non  imitò  • 

70.  CUudio  Mèllan  di  Abevil- 
]le  n. itfox  vfL  x6ZB,  è  l'idolo  de- 
gli amatori  ^pet  la  deistrèz^a  di 
rappièsentat  le  fo^mé  e.  ì  cbìi^ri- 
ecuri  con  un  sol  rango  di  tagli 
^onf|  9  diminuiti  siecondQ  fi  bi* 
^gnp  *  Qv^ta  siugolariti  i. tut- 
to il  suQ  ferito .  Egli  j^tò  noii 
vi  metteva  alcuna,  pretensione . 
In  questa  economia  di  lavoro  e- 
^li  pose  della  forza .  Con  onesta 
manovra  )è  sue  stampe  avrebbejco 
avuta  P  apparenza  di  acciajo ,  èe 
il  suo  taglio  fosse  stato  nettò  e 
brillaÀte  ,  come  amano  ^li  odier- 
ni Ai)iatori  cl^e  preferiAicono  Ja 
manovra  alP  essenza  :  de)!*  Arte  . 
la  sua  Figlia  di  Jctro ,  il  S. 
Francesco,  il  VpJto  Santo,  ilri- 
tratto  di  Peirese  ,  nahnp  Stl  pre- 
gio.  Egli  ebbe  là  fleibma  di  &r 


INC  \ 

due  Volte  a  penna  il  disegno  4el 
Volto  Santo  .  ' 

71.  Gto.  trUcùtnó  TboUrnejtteh 
di  Basilea  n.  16^6  m.  ijt^  snl  giH 
%to  dì  Mellah  . 

7!,  Remhattdt  Van^Rhtn .  V. 
Scuola.  Libertà  vagabonda  ,  dU 
sordine  |fittore$to  ,  tocco-  facile  ^ 
^ara  iiiteliigenzà  di  chiaroscuro  , 
tratti  air  azzardo,  caratteri  diA 
ferenti  èc.  rendono  le  sue  stampe 
Hi  una  grazia  che  incanta  .  La 
indesfrezi^  in  aguzzar  la'puinta 
f  a  maneggiarla  gii  fu  felice  peè 
t  toni  pittoresche  .  Di  rado  usò 
il  bolino  ,  né  si  curò  di  renderlo 
hetto  ,  ma  stemj>re  pittoresi^  • 
Fece  anche  delle  acque'forti  gros- 
Idlane,  ma  sempre  vivaci .  Rin- 
toccava ancóra  in  vàrie  maniere  9 
come  si  osserva  nel  suo  cento  fith- 
tini  ^  eh*  è  un  Cripto  che  sana 
ammalati .  La  fiiniosa  stampa  dd 
Banchfei-e  Wtenbogard  e  stila 
*fufita  secca,  A.  B^tseh* pubblicò 
il  Cataloeò  di  tut^te  le  stampe  di 
Kembrandt  ,  e  dò' suoi  allièvi, 
4.  Vienna  17^7.  . 
.  fra  i  molti  imitatori  ér  aMif^i 
di  Rembraodt  si  distinguono  i 
seguenti 

73.  terdhénde  Boi:,  74. -^Sf». 
Giorgia  Van-'Vliét ,  7J.  pio.  I/f- 
tifnj,  y6.  Seismo»  Kóniek^  tuffi 
jregevoU  nella  manovra . 

^77*  Gregorio  tlurn  di'  Liott  é* 
t^to  m.  1^70.  Incise  i  suoi  dì*- 
segni  come  se  fossero  dipinti  ; 
effetti  larghi  e  piccanti  ,  ttstt  é- 
'  spressi  ve  ,  panneggiamenti  ben 
disposti,  accessori  ricchi  i  té^ 
senza  lusso,  bolino  ben  manejÉ- 
giato  senza  rièercatezza ,  facib 
e  pastoso.  Merita  più  fama  • 

78.  Gio.  Latma  a' Amsterdaili  • 

E*  noto  wr  Quattro  ritratti  iwd- 

;  si  o  cifeJfstf  còl  martèllo  :    ùpmr 

ìÀéHei  j  bpkri  di  martello ,  e^i 

vi 


INC 

^i  lìiettevji  sotto .  Stoo  puUfei^ 
^iati  con  dolcezza  •  Se  e^li  a- 
vesse  latto  impcimere  i  suoi  rami 
•con  polveie  di  amatìta  fo^sa,  p 
«li  lapis  nero  stemprato  ^M^a^ 
ììD  9  «vrebbcEO  imitato  il  Japis  , 
iiyvenzione  vanamente  «disputata 
fra  Francis  e  Desmori^au  ^ 

79*  Msckel  Dpn^njr  <i.  :z5i7  «9. 
.z66$  •  Le  sue  acqu^orti  son  dure.. 

80.  Israel  Silvestre  di  Nand 
ji,  lózx  nv  ló^x*  Le  sue  stampe 
cono,  sui  jgttstQ  di  Cailot,  e  della 
Bella. 

.  8z.  GJo.  Ptsne  di  .Roano  0. 
.7623  m.  2700^  Le  sue  cat^ive  in- 
»ci&iopi  .hanno  il  merito  di  espri- 
mer i  caratteri  degli  Autori .  hgli 
•incise  molte  iopere  <di  Pussino  . 

82.  NicoU  Berghem  d' Harlein 
ji»  x6a4  m.  xù^i'  buon  pittore  di 
paesi ,  e  buon  incisore  ali*  ac- 
.iquaforte;  specialmente  titììt  be- 
stie può  servir  ài  modello  « 
'  83.  Carlo  Maratta  da  Camerino 
<i.  1^25  xtL  Tjx^  ,  incisore  magro. 

84*  Cornelio  IVisschet  Olandese 
fìdrì  nel  1660  .  Gli  artisti  ^i  ao* 
^cordano  la  palma  dell'  incisipne^ 
(Maneggiò  il  bolino  poro  con  tut- 
ti  gli  scherzi  pittoreschi  dell'  ao- 
/quaforte .  Il  \  ritratto  di  Celio 
JSouma  è  sorprendente:  tutto  vi 
^  esploso  con  ^  verità  delicata*^ 
mente .  Coli'  evitare  V  apparenza 
dell'  atte  giunse  al  colmo  ^tìV 
Arte.  I  suoi  due  fr^^telli  Gio.^  9 
Lamberto  furon  ^nche  buoni  in- 
cisori . 

.  85.  Ciuteppe  Maria  Mitelli  I- 
laliano  incise  all' acquafòrte  con 
^usto  la  Galleria  d'  Annibal  Car 
«acci  «  La  sua  Notte  ^^l  Correg- 
gio ha  più  M  Correggio,  dell' 
laltca  4>ostiriormente  incisa  nella 
galleria  di  Dresda , 

8^.   Gio,    Morin    Parigino    m. 
%66% .  Softo  Stimati  i  suoi  ritratti 


INC  »3 

colle  cyrni  pnn tergiate  alP  acqua* 
forte . 

87.  Cio^Baulaager  die  fiori  ver» 
^o  la  metà  del  Sec  :XVU  pun-* 
teggiò  a  bolino  jenza  accordo. 
«Questi  due  .Artisti  sono  gP  in-  ^ 
ven.tori  dell'incisione  punteggia'^ 
tz  ,  che  è  ora  alla  moda  in  In- 
^iiterra  e  in  Fraqcia«    -      * 

8S.  Roàerto  I^anteuil  ài  Reims 
n,  zd30,m.  2088.  E'  de' più  m- 
inabili  incisori  per  la  varietà ,  per  '^ 
,  la  morbidezza ,  e  per*  il  valore 
de'  toni  differenti  per  esprimer  i 
colori  4  ma  egli  non  fece  che  ri- 
tratti. Ne  fece  de' grandi  al' na- 
turale .  Quello  delia  Regina  Cri- 
stina è  tutto  di  punti ,  iguello  di 
Mole  è  tutto  di  tagli .  €  suoi 
capi  d'opera  sono  quelli  dell' 
Avvocato  di  Olanda  »  di  Pom- 
ponne^  di  Miliard. 

S^,  Andrea  Picard  Parigino'  n. 
^6^t  m.  172»  .  Frappose  V  acqua- 
forte al  bolino .  Incider  Correg- 
gio il  più  armonioso  de'  Pittori 
-in  una  maniera  secca y  dura,  -e 
senza  accordo ,  è  un  delitto  di 
lesa  Arte. 

90.  Pietro  Santo  Bartoli  da  Pe* 
rugia  n.  1^35  m.  1700  .■  Il  -simo 
merito  è  d'  aver  incisi  i  nv>nu- 
menti  di  Roma .  li  suo  diségno 
però  non  è  l'antico >'  è  amniia- 
nterato,  è  suo  proprio  «  ne' con- 
torni è  più  tondo  che  fiammeggia- 
to ,  Lq  sua  acquafòrte  è  r^olatà . 

$1.  Antonio  Massott  d'Orleans 
41.  x6Ì6  tn.  1700  celebre^  per ,  la 
pieghevolezza  dt\  bolino:,  é  j>er 
la  giustezza  de'  toni  neli'  espri- 
4ner  i  toni  e  gli  effetti  della  na- 
tura .  Egli  era  stato  armaiuolo  > 
ciseilatore  ,  pittore .  Sarebbe  sta- 
to, competo  ,  se  ttoir  avesse,  avuta 
la  piccoft  pretensione-  di  stupe- 
fare il  volgo  degli  amatori  con 
-tratti  bizzarri .  11  ritratto  di  Or- 
B    4  mes* 


«f  INC  • 

nttsson'-è. bello,  ma  ne' capevi 
spicca  r  affettazione  «  Quello  di 
Federico  Gu^lieliw  ha  il  Aaso 
tagliato  in*  fono»  di  pera  «  e  il 
nentOt  ta  spirale  .  Qaello  di  Car- 
lo'Patio  respira ,  4>rrlla  colia  jf»ià 
mirabii,  verità  ^  e  colla  maggior 
itibertà  di  iavoro  y  ma  -  ivtagift  s6n 
bizzarri . .  La  sua  piir  grand'  ai^ 
fettazione  £u  in  distaccar  i^ca* 
•  pieili  e  i  peli  per  readerli  'volair- 
tr.  'Nelli  sua  Ànidsa  atamjxa  de' 
Discepoli  iti  Emai^s  di-  Tiziano  9 
quel"  cane  co^  peli  rizzati  pare^un 
cane  di  paglia.  Non  è  già  vero 
che'lVIasson  incidesse 'colla  sini- 
stra, e  colla  de^Fa  girasse*  il  vra« 
me  :  egli  incideva  eome  sii  al- 
tri ;  e  ognuno  che  abbia  da  fare 
in  tagli^  rotondi  le  prundle  deI4' 
occhia.^  ha  colla ''sinistra  da  girar 
il  rame ,  e  scolla  destra  spinger  il 
«bobino  verso  la  sinistra  %  •  - 

92.  Qlaudinj^  Bcutsonet  Stella 
nata  a  Lion  16^6  m.  1^97,  nipo- 
te di  Giacomo  SttìlsL  buon  pitto- 
re, meitta  fra  le  donne 'il' prù* 
mato  neli'  incisione ,  dì  cui  ella 
^^os:itàh  la  yeca< scienza.  £  nian 
uomo  njeglio  di  ìm  ha  saputo 
esjprimer  il  carattere  delie  opet^e 
di  russino.  Ella  superò  Pesne,  e 
indicò  ri  colorito  anche  meglio 
di  G.  Audraa.  Ne  Ànnotiprova 
le  sue  stampe  de' zoppi  al  Tea»* 
fio ,  il.  Calvario  ,^  Mote ^vator^ 
il  Coìfbi  aUa  sci^iìo  ,  €  altre,  in^ 
«isioni  ch'ella  fece  «de*  quadri  di 
Pussinor.  £>hi  avanzava  coaside- 
labilmonte  i  suoi  lavori  -  all' ac- 
^quaforte ,  e  non  v'impiegava  il 
bolino  che  per  accordare.  A'nto- 
itina  sna. sorella  incise  storie,  nai 
-  con  jffiinor  ^successo  • 
'  f^  Saìuattìako  U  &erc  m,  a 
Metz  2^37*  ob  1714  uomo  di 
^enae,  e  neil' ineisione nobilitò 
in^^e  diCaiiot*  Mam^idèe- 


INC 

ne-  V  acqpdaforte,  né  sì  servi  dcff 
bolino  che  per  rendere  più  gra^ 
devole  la*  punta .  L' fngresso  d' 
Alessandro^  in  Babilonia,  T Acc»-. 
denota  delle  screnie ,  il  Louvre  » 
r  paesi ,  le  fabbriche ,  le  acque  so« 
no  d' un  eusto  squisito .  La  sua 
incisione  e  spesso   d' un  solo  t»- 

gio,  non  della  grazia  sciierzevo» 
di  Stef.  dtih  Beli»,  mafèrim 
e  conveniente  ai  i^ggetti  n^ili  • 
-  94;  Adattò  Perell§  Parigino  n. 
1^38  m.  ,^^95  celebre  per  i  suoi 
paesini  ornati  pittorescamente  di 
làbbriehe,,  e  incisi  con  grazia . 
Nicola  Perelle  incise  ri  Pussino 
coft  durezza  e  senza  accordo*,  sa 
P  andare  di  Dorigny  . 

95.  Carlos  Simonneaa  ài  Or- 
leans n*  1^39  m.  172S'.  Faceva 
kvorarmoito  la  punta  su  le  me2P* 
ze  tinte  e  su  i  piani  remoti',  e 
-rkervava  il  bolino  per  k  parti 
più  vigoro^.. 

>5.  Luìgf  Ckastillon  diChanK 
pagna  n.  %&^  m.  1734',  pitto» 
a  ornale»,  e  incisore  senza' dol« 
cezza,  e -senza  accordo. 

97.  Akstio  Loir  Parigino  li» 
1640.  mw,  17*3  ,  largo ,  facile  ^ 
espressivo  ,  variato  •  La  sua  Stra^ 
gè  deglMnnocenti  dì  Le  Brun  ^ 
la  Deposizione  sono  stampe  pre- 
gevoli .  Ma  la  sua  acquaftnte  è 
troppo  quadrata  esserla,   • 

^ìL  Gerardo    Lairtsie    Liegese~ 
ii.xtf40  m.T7ii ,'  vario  nellacom'» 
posizione  ,    incisione-  mediocre', 
disegno  scorretto. 

o^.  i^éAentino  le  Fehre  di-Bru*, 
mi»  .   Indicò  bene  la  composi>- 
zione  Romana..  Ma  i  suoi  Paoli 
Veronesi  ohe  cosa  sona  senza  co^ 
iore  ?  . 

100.  FrjtnceTcc  Baudainmmtm 
d'  essere  studiato  nelle-  sue  foglie 
cPaiberr. 

'  ao^.  Garsrdo  Jtadran  di  Lio» 

.  a. 


"i. 


ING 

Ut  iSMf  m*  2703  •  La  sua  fami- 
glia ni  d*  Incisori  1  e  egli  ia  im- 
nortalò  »  Eccellente  gusto  di  dì» 
vegno  fin  a  mi^iorar  ^lio^igin»* 
li  Y  e  frattanto  imitarli  fedelmen* 
te»  Se  una  figura  ^neir originale 
è  IO  volte  maggiore  di  quello 
cbe  ha  da  essere  nella  stampa  y  e 
se  un  membro  di  qliesta  ^ura  è 
troppo  etagerato  aeir  originale , 
per  renderlo  elegante  nella  Mtm^ 
pa ,  bisogna  rientraroe  il  contor- 
no -^   parte  della  grossezza ,    e 


IO 

questa  correzione  diviene  --^i'»* 

parcettibile  9  e  più  Impercettibile 

ancora  se  è  —   .  Cosi  lin  inciso- 

19  abile  nel  disegno  può  cOrreg« 
gere  il  pittore  senza  offenderlo'^ 
ftl  contrario  l'ignorante  di  dise- 
gno può  guastare  senza  che  ti 
maestro  si  accorga  come  sia  sta^ 
to  contraffatto  ^  e  Copiato  con  fe- 
deltà .  Air  intelligenza  del  dise- 
gno Audran  uni  il  maneggio  del- 
la punta  e  del  bolino  :  con  que^ 
Sti  strumenti  egJi-  dninse  i  suoi 
Tami*  Beile  serie  di  tagli  corti 
in  una  negligenza  apparente;  la- 
vori grezzi  ali'  acquaforte  pum 
€  a  bolino  purO)  punti  all'azzar^ 
do  fanno  la^magia  delle  sue  stam- 
pe .  Egli  non  può  avere  imitato* 
le  V  per  incider  come  lui ,  biso- 
gnerebbe esser  lui  stesso.  L'  E'- 
nea>  e  laSt  Agnese  del  Dome* 
nichino,  la  Donila  adultera,  il 
Tempo  e  il  Pirro  deiPussino  9 
le  Battaglie  di  ie  Brun  ec.  sono 
eapi  d'  opera  d' incisione  .  Ora 
gli  amatori  amano  il  leccato* 
•Onde  se  Audran  rinascesse ,  a* 
vrebbe  da  distrugger  Ut  sua  ar- 
te ,  per  trarne  ia  sus  sussistenza  » 
X02.  Michele  Corneille  Parigi- 
no a«  1^42  m.  1708^.  LavoKÒ  di 


INO  ir 

gusta  e  con  morbidetta^  acqua» 
forte ,.  e  accordò  bene  col  bo»» 
lino. 

103.  (Ho,  Lushen  d^  Amsterdam 
a<  1549  m.  17x^9  •  labbondantea 
ricco  di  comfKteiziane>  ma  non 
ài  accordo  e  di  varietà  • 

X04.  Geré^rdo  BcMJnek  d'Aa«- 
versa  ^1^49^  m.  1700  .  Gran^ 
in  tutto  ^  a  d' unir  facilità  sor- 
peftdtente .  La  sua  Madalena  di 
le  Brun  ha  iia  colorito  che  a 
desidera  lieiU*  originale  •  LaSL 
Fam^a  di>  Raffaello.,  la  Fami^ 
glia.  di.  Dario,  il  Cristo  cogli 
Angeli,  i  ritratti  di  Dcjardin, 
da.  Te  Bnm  9  ài  Rigaut ,  di  Gharn*- 
pagne^  sono  stampe  d' una  vives* 
za  e  d'un  lavorò  insuperabile.. 

loj.  Pietro  Vaa*S^Ì<»ppm'  d* 
Anversa  ài.  1702  uno  dtf '  migiicN' 
ri  incisori  a  belino^  è  cotrettoi 
nel  disegno  •  La  sua  Vergine- 
di  Kaffadlo  9  e  i  ritratti  isonoa»^ 
sai  belli.-  «  ^ 

19^,  I  due'  fratelli  Pietro  e 
Francesco  AquiU  t  di  I^alerrtio  st 
contraddistinsero  nel: line  del  a»* 
caio  scorso  neW  acquaforte  ndie 
opere.de'Caracci,  e  di  Maratta* 
Sono  rtimroverati  di  magrezza. 

107.  Istcola  Dotignji  '  figlio,  di 
Michele  ,n^  2^47.  m.  1741^.  Uni 
la- punta,  «al  boliMO  con  facilità  y 
ma  con  )dise^no  non  puro .  Lm 
sua  Deposizióbe.  del  Volterra  9  Ja 
Trasfigurazione  ài  RaflTaeli^  ,  e  I 
di  fui  Cartoni  coaservatti  a  Baàt^ 
ptoncourt  gli  dan  no  ■  celebrità  . 
Le  sue  acqueforti  sono  men  che 
mediocri . 

ioSé  Luigi' Cheto»  Parigino  a. 
t^o  m*  1723 .  .La  sua  incistomr 
è  di  buon  grano,  ma  i  toccM 
son  poco  vivi,  e  le  masse  poco 
incavate.  Sua  sorella  Elisabetta 
incise  mediocremente ,  fu  mràsiM 
trice,  muaica>  poetessa ,  e  imiia*» 


/ 


rò  r  Ebaì^  fex  meglio  potktn 

U  Bibbia  •    .  .  •    *  .  . 

Z09.  Antonia  Cofpel  Padgino 
il.  i66z  ni  ..1722,  primo  pittore  del 
Ke  ,  e  buoq  ipdfsore  airac^iUK 
forte,  II.SMO  pcmoctiip  è  pieno 
di  gusto.,  <U  vita ,  «  di  ùalità^ 
il  disordina  apparente  de'  tagli 
ne'  paniKggJiaiVipnti  i»pn  toglie 
niente  9Ìh  beilf^^a*.  s 

iiQ,  Be^dm»  i4i*dr§nÀì  Lìop 
n.  x^dx.  «u  %y^i  y  sen^a  aver  pos- 
.sediito  \\  gusto  di  suo  2io  Gerardo 
fa  un  buon  >  imoìss^ìct  »  «ome  sì  ve- 
de nel  j^uo  AJes»«adro  aipmaiato 
di  le  Seur  r  - 

xzx,  éiuQ  ì  fratello  Qh.  n.  i66n 
n*  <75f  «sp^e  beQ«  il  Ratto  d^i- 
le  Sabine  di  Pulsino  •       1 

i|2,  G4fp4ra  pucèst^e  Parigi* 
no  n.  jt^AftO?»  »754»  Niuno  me*- 
glio  di  Im  k^  acc^rd^to  con  più 
tnorbidez^  ie  proprietà  i  iavori 
di  punta  con  quelli  di  bolino^ 
senza  cadere*iid  freddo^  Egli  ha 
trovato  il  grano  pi  lai.  favorevole 
jpet  le  carnagioni  4^1  bel  sesso, 
^attò  a  postar  p^r  incider  Cor*- 
f^gio  )  di  c^i  «QUO  bellissime 
Je  stampe  di  Io  ,.di  hsdzy  k  di 

.  113,  H.$hmo  Van^AudenrJiert 
ài  Gan4  n*  iti^^ì  tn*.  ly^i  v  <2uan- 
fào  imitò  Bioeqaett  «11'  acqua- 
forte,) non  ffce  il  'giusto  tjsparmio 
«del  stiano 7^  il  i^aie  lesige  la  pu«> 
l'ita  del  bolino  puro*  (ncise  me- 
filìo  sul  fare  di  Carlo  Maratta  . 
La  morte  delia  Atfadonna  ,  il 
fnartiriQ  di  S.  Biagio  ^.ono^  buon^^ 
Mampe# 

114.  Bernardo  Picsrd  Parigino 
fi*  t66z  m.  X743 .  Ebbe  flessibili- 
ita  9  e  poi.  diede  nel  lecci^o^.t  La 
«Ita  migliore  stampe^  .^  il  Dario 
di  le  Seur  su  io-  s%iW  •  Ài  Au- 
4ran  ♦  ^  , 
".  xi^.  F,l€$r9  Dr9V^  il  Poidre  di 


INC 

Lion  n.  *xtftf4  m.  .271^  èuoiì  ;  in**  \ 
«isore  •  . 

ZIO.  Cirolamo  Ferroni  Italie» 
«o  9  punta  magra  9  poca  sperien*- 
%9f  di  bolino  per  impastane  i.lap- 
"vori  preparati  all' acquaforte ,  .ma 
corretto  nel  disegno '^  e  lodevole 
^elia  disposisione  » 

Z17.  Claudia  Ciilot  di  Lao^res 
n.  ^^73  fn.  xj^iz .  Ha  maneggiati» 
la  punta  con  finezza  e  con  effet- 
to senza  ricorrere,  ai  toni  vigo- 
rosi 3  f  ai  g^an  mez:^i.del  chui* 
ro^uro  . 

-  -xiS.  Frapcoscp  Cbeteapi^  di  Blois 
n.  i^^f  m.  172^*  Risparmiò  t 
•punti  nell«  carni ,.  risparmio  .giu^ 
dizioso  ,  poiché  ae  9Qi^  un  .  po^ 
lunghetti  9  coirono  rischiò  di 
comparir  peli*  Masson-ne  facem 
fiso  per  legare  le  più  deboli  «eai- 
2e  tinte  co'  lumi  •  Sono  rimarcher 
voli  i  ritratti  di  Eouma  ^  delCar*» 
4inal  de  JFleucy ,  e  di  PqJignac  • 
>  119.  CiacontQ  F.nejf  di  Lucernm 
n.  i68i-m.  i7fo.  Per  le  carni  e 
per  i  drappi  trovò  un  ^rano  pi»- 
<evole  .  Il  rombo  domina  nell« 
combinazione  de' suoi  lavori;  i 
pmrti  ben  riaentiti  nell' acqua- 
fòrte disposti  come  tagli  incrQ* 
ciati  e  accompagnati  da  lavori 
«piti  dolci  9  danno  morbidezza  ai- 
'le  carni  a  alle  mezze  tinte.'  Le 
•ane  stampe  danno  buon  colore  e 
«rmonia.  La  sua  manovra  è  sta- 
ta adottata  da  ICilian  ,  e  da  Stran- 
ie 9  e  da  Wagner  »  9.  da  fiarto- 
Jozzi.  ,       ^  ^ 

■  'x^.  Luigi  Desplàces  Parigino 
il.  x^9z  m-  1739  «.  ^Andò  pre^sp 
.  Audran , .  ma  i>e  reato  lungi  :  non 
.n'ebbe  T  impasta  pittoresco.  •   • 

121.  Carlo  Dtfpuis  Parigino  a. 

.«^8$  m.  k74z^    allievo  del  Du- 

diange  riuscì    valente   incisore ., 

come    si  scorge   nello  Sposalizio 

della  Madonna*. 

xzz. 


IKC 

122.  Gip,BMttistA  Bkdet  Pari- 
gino n.  i6Ì6  m.  Z755  ,  celebre 
pittore  e  incisore  di  béstie  . 

123.  Nicola  P§uphin  Besu* 
vàis  Parigino  n,  %6>9>;  m.  1763. 
debole. 

z%4.  Curio'  NitoU  Cockin  \ì 
padre,  Parigino  n.  ttfSS  m.  1^54 
buono  nelle  figure  ài  medio- 
cre grandezza  9  non  nelle  gran* 

di  • 

125.  Simon  Enrico  Tèéniàtsi^ 

Parigino'  n.  itftó  m;  tf^t  $  sor- 
passò suo  pad»  Simone  t,  11  suo 
lare  libero  e  pittorcM^o  si  osserva 
nel  ritratto  dei  Cardinal  de  Fleu- 
ry  sostenuto  da  Diogene  che  ha 
trovate  un  uomo» 

126.  Annà^ClàUàio  FiUppé  de 
Tuhieres  Conte  de  Caftuf  il.  *é^% 
in.  i^ói  Parigino.  A  tbi  noti  jt 
còito  il  suo  merito  ber  V  erudi- 
zione ,  e  per  i'  intelligenta  delle 
belle  Arti  ?  Egli  si  dilettò  Anche  df 
incider  all'  acquaforte  ,  e  benthè 
ritoccate  d;^  artisti  le  aue  stampa 
non  hantKT  altro  pregio  che  ài 
conservare  qualche  pezzo  di  ani- 
kicbiti. 

1x7.  Ci^omo'  Céereau  di  Bloia 
SI.  1^94  OD.  1799-  fratello  di  Fran- 
ceaco  0  Mollo  belli  $oao  1  ritrarr- 
ti ch'ali  intke ,  fra  gli  altri 
anello  di  Gio.  Soaneiil  Vescovo 
i  Senez ,  e  il  sit0  David  t 
.  128.  y odorilo  Horfemeif  st  con- 
traddistinse per  la  morbidezza  > 
<^esto' prigi»  itnpoptane^  si  fa 
raro,  perchè  si  vuol  esser  A^yxtC 
eccessiva  pr^ietà,  t  ai  ha  th- 
tnore  di  guastarla  collo  slaraar  -i 
tagli  •  V  mcuioM^  non  può  es- 
ser morbida,  se  i  tttgli  nonvsont) 
larghi  9  come  il  pittore  tiojÉ  puÀ 
dare  morbidezza  «e  man  carie»  ai 
^òre  il  pennello ,  -  Gli  ai'  rim- 
pvovem  d^  aver  «iaci  f^i  tondi 
groppo  giowi  ftdte'cgffeii  «   Mar 


iNd  17 

ria  Maddalena  sua  figlia  sposa  di 
Carlo  Nicola  Cochin  il  padre  'è 
tra'  buoni  intisori. 

t29.  Nicola  Dupuis  n.  i5^5  m. 
ifyo  fratello  di  Carlo ,  e  allievo 
ài  Duchàtrge ,  '  incise  prima  di  bo- 
lino  e  di  punta,  e  pòi  di  bólino 
^uro,  in  cui  conservò'  la  libèrti 
deir  acquaforte .  Il  Sub'  Enea  cdS 
Anchise  è  una;  buonissima  stdm«> 
pa  .  "Rappresentò  con  forza  i 
piani .  Soleva  modellare  i  lavod 
de'  stioi  rami  •       ' 

xjOi  Pietro  Drèvet  il  figlio  , 
Parigino'  n.  1597  m.  1739  eccel- 
lente in  caratterizzare  ogni  so^- 
Sbfto.  Non  afiPettò  ilitiàneggio 
el  bólino  :  questo  non  è  }o  sco- 
po dell' arte,  ma  Un  liìézzo  per 
arrivare  alla  perfezione  dell' arte. 
E  tanti  e  tanti  si  ferman  al  meif- 
zo  come  scopo.  !  suoi  ritratti 
di  Bossuet ,  e  di  "Simon  Betnatd 
sono  perfetti. 

•  1^1,  Giacomo  HouhackenOlsLh" 
"desc  n.'  tó^^  m.  vecchio.  Noli 
la  cede  a  Dtevct,  t  lo  stìpera 
ti  el  l'arditezza  del  raglio,  e. nella 
tbtza  del  colore.  Il  suo  Tomma^ 
^  Moro  d' Holbein  n'i  lih'esem^ 
pio .  Peccato  che  non  fu  sehiprie 
iQguale  .  •  Lavorò  molto  per  la 
Collezione  de*  ritratti  degli  Uo- 
Ihini  rnustrl  d*  Jnghilterha  ;  il 
primo  volume  uscì  in  Londra  nei 
^743^  e  il  secondo  generalmente 
inreriore  nel  17  $2; 

^32.  Lorenzo  Cars  m.  a  Parigi 
Ilei  17^5 .  *  Uno  de'  migliori  in  el- 
isoti di  questo  secolo ,  ma  tròppo 
molle,  il  suo  Ercole  in  conoc- 
ìchia  n'^  una  prova . 

J3J.  Pietro  Subtefra^  dì    Uzes 

n*  ià^%  m.  1740   pittore  di  isrd- 

Ifessiòne  ,'  incise    ali*  acquaforte 

-con  qualche  gusto .    *         '\ 

134.  Tornato  Worlidge   di  Pfe- 

trobùrgo  n.  1700*111.'  t^tf»  si  pro- 

po- 


io  INC 

(làsjMnéfitQ  n^Ucoi  indi  ur  fxdit 
ne  j<|i^ico ,  e  '  pgi  un  composito 
ucon  un. gtticp  balaustrato.  Qùe^ 
sto  non  è  che  il  padiglione  d' ui) 
pj^ls^o^  iinoK^sp  con  sette  cor- 
tili 9  rufn.tfài.  eseguito  «  Nel 
^arcq  di.  Green wjch.  un  palazx^ 
con  basàmenr^  rustico,  che  «Or 
stiene  una  loggia  di  coljcmne  jo^ 
nlche  architravate. cdn,  ringhiera 
sopra,:  v' è.  una  salf  cuha  di  49 
pi^di  «  Ne*  giardini  dì  Sommeri* 
^et  un$  gran  galleria  eoa  ar« 
^atè  «.  Il  palazzo  di  Gt|niieher2 
presso. Bi:entford  .  cQn  loggia  cu 
coloiine  corintie  troppo;  larghe «r 
}1  palazzo  Ifindsey  a  Londra 
con  bas^n)fn to  rustico,  su  cui  è 
un  jonicQ  ^on  attico  balaustrate^» 
'adorno  di   vas,i  #    L' Ospedale,  di 

5yreenwich  per  i  niarina;.    in  va?' 
idi  i  édlQcio  della  /niaggior  son-» 
tuosità-;  014  era  destinato,  per  pa-f 
lazzo  remile ,  e  fu  creduto  convei» 
'niente  per    U  marine  che  arric-* 
chisce   r  Inghilterra  ^    La  Cìdc'- 
^a  di  S.  Paolo  a  Coven^Jardin  d' 
^Ordlntf  dorico  in  una  piazzai  qua-» 
jdra   porticaja  0    L'  Bfi;^dn/^e  >  or 
sia  iji  Borsa  ^  spese  di  Gresham  y 
opera  grande ,    e   poco   corretr 
ta  •    Lia  Porta  e  la  Scalinata  di 
Joffk  .sul  Tamigi-  in  Londra  pet 
'il  Duca  di  Buckin&am;   colonne 
't>ugn«r^9  con  conchigije  ^a  per 
ifiitto  *    \\   pala;(ZQ  ai  PtmàrQc-^ 
he  a.Wilton  ,pa^a  oér  un  capa 
d'  opera  d\  sonxufi^ità  #     Il   pa* 
ia^zcr  AiQb^r$bury  per  Carieton 
Ita  ^ppt;»  uif^  bel  basainenta  una 
ì<^gia,.  jsrchitruyat^  di    coloniir 
'con9P<^te  :  la  scala  contiene  enr 
trq  di  se  m^  altra  scala  <     Mol-^ 
te  altre  furon  le   sue  fabbriche  ^ 
e   decorazioni    per   (tsit .    £gli 
i^ndò  sul.  gMsto  di  Palladio»,  aie 
<xd  fece  delle  osservazioni ,  pubi- 
^Ì9ate  dal  LcQni*  Egli  fece  aa« 


iJie-una  dissertazione  sop^a'  5r0w 
nehenge ,  mucch)  di  pietrp  che  ti 
trovano  in  varie  contrade  del 
Nort)  e  che  si  atfrfbuiscdno  agii 
aborigeni  dello  nitòioni  per  ma* 
ninnenei;  di  fani  riftiarcftevoli  • 
Nelle  pianure  di  Salisbury  se  ne 
veggono  molti  ^  fra^  qi;alt  unqr 
gcande  e  di  pietra  sì  grandi ,  che 
fippena  ^5^  buoi  possono  tirarne 
.una .  Esafera^ione  y  che  ha  fat« 
txt  intcttaginare  esser  quella,  opera 
di  eiganti,  o  <di  maghi.  Jones 
fu  disinteressata^  a  segno  di  ri* 
nunziartf  ai  suoi  appuntamenti  ', 
^iffinchè  si  levassero  i  MÀti  del«^ 
la  Corona  i 

INTER COLtìNNf  aonù  gli 
sj^az)  fra  It  colonne.  Qùest^spa*- 
z^^debbon  convenire  alla  scrlidità> 
alla  comodità  r.  «  alla  bellezza  '• 
Dunque  non  mai  sì  Sf^azidsi  che 
la  aoUditi'  ne  soffra  nemmeno  ià 
apparenza;^  né  si  angusti  cilesief 
no  Imbaraetand  e  inservibiir .  Se 
colonne. grosaèstf no  troppa  vici- 
ne, compariscon  più  grosse  v  e  le 
colonne  delicate  troppe  distanti 
sembran.  troppo  delicate.  Onde  T 
intercolonnio  e^Mtimté^puÒ  farsi  ai 

>  diaiftetriy   il  /omcff  di  z-r    e 

il  dortco  di  i^* 

*  L*  Uguaglianza  degl'  imert^hn^ 
nf  è  una  bellezza  •  I  moderni 
pajon  poco  sensibili  a  quesf if  beli- 
iezza.  Al  pii^  al  più ^uel' dimaz- 
zo. puÀ  esser  un  tantino  rtiaggiò^ 
re»  come  nel  pdetiioo'  de)  Pan* 
tedif^  ma  è  ihfpercettibile  ^ìtocf 
chio«  Le  coloime  angolati  ééim 
bon  esser  U0  pò*""  piò  grassette, 
non  solo  per  la  solidità  9  nm  ali» 
che  per  comparir  ugcrali  alle  al« 
tre^  perchè  ali'^aria  aperta  coai« 
pariaconor  più  sotriit. 

Che  cosa  sono   dunque  ié  eo« 
lonne  sccoppwf  i   Disp:ibttzioae 

vi-  * 


viziosa»  Si  PQSSOI10  soltanto  u^ 
sare  in  hq  eaificia  isolato  ,  non 
secondo  la  lunghozza^  ma  seconr 
tìo  la  larghete  dei  mura,  dove 
sia  questo  tanta  eilosso  che  una 
fola  colonna  non  9asti  a  prender- 
lo. Così  è  nel  Mausoleo  di  Bacco 
s  S.  A^iese  fuori  di  Roma  * 

INTERESSANTE  deve  essere 
ogni  Oggetto  che  si  rappresenta  » 

Osni  bellezza  è  émness^nu^ 
perchè  è  h^liezza  é  Dunque  im 
soggetto  $nttf€fsént9  non  può  esr 
$er  trattato  da  uà  artista  medio* 
ere» 

Un  soggettò'  pei'  ìnteresrsrcf 
deve  essere  generalmente  ben  no- 
to V  si  ha  da  spiegare  da  per  se 
atesso .  Dunque»  Pignori  Artisti  -, 
atudiate  ,  e  scegliete  4  Dunque 
lungi  le  allegorie  ^  Se  la  figura 
allegorica  e  >  sorprendentemente 
bella  9  intererrerà  per  la  sua  sola 
bellezza  «  ma  io  le  volto  le  spai** 
le  impazientata  del  suo  enigma» 

Vegso  uo  bambina  alla  mam* 
ìBcìlìa* una.miadre  pugnalata ,  e 
«ni  scappai»  le  lagrime  ^  Né  cer*^ 
co  di  sapere  sa  è  per  assassini  ^ 
^Qi  per^i  irencticide  laSantaBar^^ 
telemf. 

Ecco  li  una  bella  ragazza  che 
spira  in  braccio  ad  .un  bel  giovi^ 
notto  »  Me  ne  intererte  »  ma  assai 
più  quanda  so  essére  i  due  inna- 
Aiorati  Piranxr  e  Tisbe^ 
,  Un  s(}ggetta  semplice  interessa; 
.pui  df  un  soletta  complicato  » 
Ne  faccia  testimonianza  i'Apok 
io  9  ìa  Venere  y  il  Giove ^  il  Ola* 
diatore  ec;-.  Una  Madalena  tratta'-' 
ta  da  Correggio  a  da^Mengs  m* 
teressif  più  dr  tutte  le  macchine 
di  Lanfranca  e  dr  Pietra  da  Cor*» 
tona.  Se  f  questa  Madalena  si 
unisce  una  matrona  consolatrice  > 
r  interesse  si  debilita  )  è^  diviso  ^ 
k  distratto  ^ 


INT  stf 

.  Entro  in  una  numerosk  àssenw 
blea»  e  non  veggo  cheunaiblls 
di  differenti  fi&vre  #  Quanta  gen- 
te /  Ne  adocchia  qualcuna  che 
m*  interessa  y  e  m|  attacca  a  lei  1 
•vorrei  esser  con  hi  solo,  e  m 
indispettisca  cOilCM)  coloro  che 
yengono  a  seccarci  4      •  - 

Quanto  mena  figure  entrano  in 
un^  opera  ,  i*  ìnteretse  è  più  vivo  » 
La  grande,  opera  è  di  far  molta 
col  poca  /  Che  cosa»  sariinna  dun* 
que  le  battaglie?  ^ 

Un  ritrattadi  Tiziana,  di  Van« 
dych  interesse^  perchè  è  fatto 
da  mano  maestrjt .  Ma  interrsTt* 
ti  pii^  se  è  dì  qualche  soggetta 
munortale  ;.  e  niente  se  è  di  chi 
porta  tutta  sé  nella  tomba  ^ 
.  I  paesaggi  9  le  feste  campestri  » 
gli  ammassi  di  fiori  f  e  ti»  frutti 
possona  anche  interefrsn  f  se  sie-* 
no  espressi  con  eleganza  dilette» 
*  vole  ^  '  Ma  straccioni .,  pipanti  ^ 
ubriachi,  deformi  qualiirrrrrxxsi^ 
han  da  produrre  f 

Gli  artisti  dovrebbero  r/guar^ 
dar  V  inttretsw  come  il  prima 
mezza  diellaf  loro  riuscita  }  e  frat- 
tanto è  lì  piì^  negletta  ^  Ma.^ue*' 
st9-  imtftsTf^  non  ha  dft  far.  meni» 
te  còif>  a«|^la  della  monéta  .  ^  L*^ 
artista  aeve  esseie  im§r9tsi$ni9  ^ 
no»  interessata.        •    ^ 

INTONACO  ^  Gif  antichi  vi 
usav^na  molta  cura  •  Se  io  avear 
na da  impilate  sol  pianterreno* 
ftiguagliavana  primn  bel»  bete  ti 
snolOy  e  lo  assodbvano  ^  Indi  sui 
sodo  stendevano  ima  strato  di 
pìetriicce ,  e  sir  questa  un'  altra 
atrata  di  j^iù"  piccole  impastate 
jcon  tre  quinti-  di  calce  se  esso 
pietrame  era  df  fnésco-  trattò  dal*- 
le  cave,  e  due  quinti  se  proveni- 
va da  vecchie  demolizioni ,  Si 
batteva  poi  con  mazzapicehj  fin* 
che.  ii  tutto  9  chedovta  csses  alta 

uà 


lan  piede ,  fosse  VidottQ  a  K  poi* 
Jici .  Su  questi  dtfe  'ftt^ti  se**fe 
metteva  un  altra*  ài  tre-  ^tft^'^di 
tegole  peste -«iftnt^nite  tron-'irtrti 
^arte  di  dìtei  sd«^t-l«'a1te2A 
«ii  6'dkk'^  '^ttM^àf^'nkimo  stra- 
to bene  spianato  e  livellato '^ii 
snettera  il  paViìtiìei^rb -Dt^  marmo , 
0  di 'mitico  )'  o  d' iitéotiFaco  ;  sc^ 
fVà  ài  cnì  sispai^^à  del^arilib 
ffiivtrizt^tq  fihtesimo.*  '-*■  ^*  • 
•  'Se  V  t'Hto^afff  «i^aveit'-'^^fife 
sópra   tifi  iM>1ai<),   blrfkvan^  b^ 

SI  afltichi^,  ^he  9di«t^^  ditM'^- 
Ìo'nMi*vi*^se/ak!ttmyiMd'b}^ 
lo  ttMM«sse^|  alrr^^fAeriri  )»iega^db 
il  fit^^'fra  «Atiti-p  l*t)éni^ìifca'éi 
ftudere^bto^v  «dadavAilo 'antlMf' di 
non  im^iegat''  fav0le  di- divèrsa 
8]»Mi»  id»i)ueiK:e:  seegl^flrfio  afi^ 
zÉ  livelle  ^ki-'3tes$a  isp»:ir^'  be^ 
iRTstBigkuiate^j  i4t  iim^tàtìéàffàm 
aodB|H«nte'4Mi^  tmN^iy  Itldi'^to;^ 
vafto^-i^tft^olatv  itiéui'pj^ia',-  'ò 
eon  fekov^^^*  i^Kèse^aMo  d^!i 

scèndivafnftU'-ittttonadò  nleiHi  ìtra^ 

^<Mkgg&^rtf  ^«»eeàuzk>iie-|)i^ndé^ 
vmh)  pd*  i^  Juc^i'  scoperti ,«  ^s^ 
cijdaMité  '  9r*'  ersmo  •  ^i  Itgn^étìì  i 
Inchiodavano  sul  primo  tav^o^tor^ 
jjn  «^'«UtOi  clib  «:i»ia«cla^  «i^'p^i- 
mo  .  i  £ •  operando >' nei'  ^ùà&'  p^e-' 
àcit»'  aggmngeVAiio  <sa  F  nltimcr 
intonaco  {ùco^lt  pea^  ili  msttè^ 
mie: cubici  di  due  <lita  "^r'ogflf 
«ei«>9  mùìdaiH'  ^dxt»*ik'^tìm&ì& 
ogni. co  pie«fti .  Ctì&ìi  In^vcmit^^' 
età,  fra  ie<giiui^aré  dì  k}ae^icc<K 
ii  pcMifi  non  96^i4v%  41'  gm;   r 
per  iliegiio^4i^d«rpla'^  (%nfi'anmr 
«II'  tvvicifidrM   «ieir  intimo  '  ift' 
«MhnAtfWiM»'   di'  'UMrga-  tP  olio. 
Talrolta  >|Kr>reM^9re^|^^^ldKde' 
queste    terrazze,   mettevano  ràf- 
eecottift  stvtto  4Éiaciim  di<  x'^piè- 
^  itt  ^uiÉMUMMli  MvCiKti  tesoti*  - 


nessi  insieme ,  e  s*  incavgv'a  !fon> 
;  «ter  do  'u^CCauafe^larèo  e  pròfoM^ 
tl9  u?  tfito^  e-  ^i  tiempivaf  di  taf- 
x:t  utemprstta.  *nèfr  olio .  '  Indi  «ì 
procedeva*  rial  Inódo  ^solito V'fe  H 
^«òpra  si  fewVa'  Uh'  ^pàvimeufb 
tdi  «làtfonr  a  «pica  .  '•  -  *  .'  '• 
*  I  paviménti' afla 'Grefca',  chi  "i 
Kbhi«ritìsavatfa  inelfe  cSitìete'd* 
ìn-owwoVe'  spcdSlmfetlte*^etìesàp- 
le  da  mangiare  a  pianterreno ,  'e^ 
if*tk>":t)iircbrtìòdi'  c'he  .bfellr;'  Si 
lkceV>à'i^^estavàzibfìe  ^frftfòntfa'i 
fiedi'V' '  s?  batt^^à  'i>^ft  *ij'  *fotìdo;; 
Vt  'si  steitde  vi  ;  Sopra  lifri  'impastb 
di  -Mglie'df  prctrfe  V  Ài  ì^gólc^ 
e' «li  talchi  e  gH'  sì'dkVà  un  yeH- 
riio'-clie'  ténnivàVa *  ad  v^ri  ^  ca^ef- 
«ò  .^Sopràa  questo  si  metteva  uno 
màto'oi'caAone  pesto  e. ben  bat- 
tuto ;  indi  un- jJittp  di  nC^ikè ,  di 
sabbia  €fta>  edi/cetnert,'  impa- 
state'idsìemè,  alto  ìnèzzo  piede '^ 
si  livellava/^  e. quandi HM'aTr^eil 
s(rcc(5,''si  metteva  'i  porimento. 
QtKsftO' rntohaar  cbftipati^à  fteto. 
ma  '  età  comodo  •  nelle  '•  sale  ;  <ftf 
pratlri ,  dove  cadendo  àcqlui^'ó  v^ 
n^ ,  n*  era  subito^àssòrbttb  ;  e  te^ 
fiftava^  «r  asoiuttrt ,  '^t^e  i  Ùaptfeti'.j 
i  quali'  «servivano)  btdlhariàmen^ 
té  SL  '  piedi-i  riild?  ,^  ilon  vi  ptov^ 
van  g!*  incbnveTiJenxi  della  umjfr 
àitkV  ••  •  •  '    '.  •     '  ^' 

i-a  durata  degr  fétotidckt  ant& 
chi  è  miràbile.  Bista.ye4firlfr?i 
Kx>ma  ,  e  a  Pompei .  distrutti  i 
legnami  si  maijt^gan  tut{a.yi;| 
%vihtoncfchi  '  che  V  txixk  [  d{  sco- 
pra ,  e  'senibraftdi  vèlfe.V  ,vi.«i; ^^^ 
servìanó'  le  impressioni^  delj^  pa* 
gfie  e'i^eMè  fefci  ^ivi  si  distìngue 
(^ui  strato .  Ctuiesta  durat^^  ^u^f 
sta  solidità'  dipende  \  ik.  cJàlU  cu^' 
>k  di' farri  bene.,  n,^  wh  ,mànie-. 
ra'  d*  impiegar  là  cal^e  •  ■  3«  diHa 
precàntione  i&  batter  bene 9  e: di 
maèsicLdarfif .  ogni  s t'ira^ta  ".  La^.  ca&' 


•v<* 


INt 

et  vuoi  esser  glutinosa  e  grassa, 
r  arena  esposta  Inngo  temep  gif 
«ria  e  al  sole  ;  se  invece  d  arena 
tei  mette  polvere  di  ittanAo  ,  si  a- 
vrà  un  intonaco  msrfnorsto  •  Non 
si  deve  eoffapporre  V  intonaco  « 
se  il  Qttiro  non  è  asciutto  ;  né 
si  deve  metter  ^  uno  stratp  su  V 
altro,  se  non  sia  ben  asciutto  1' 
antecedente. 

Ne'  Bj^cini  cenvien  fj^r  un  mas- 
siccio alte  un  piede  di  calce  j  di 
cemento,  di  ciottoli,  e  con  uno 
strato  di  argilla  al  di  sopm.  Que- 
sto è  il  fondo  del  Bactopi  e  V 
intonaco  vi  ai  conlserva  ^  lungo  9 
se  la  superficie  dell*  aci^ua  acola 
facilmente  per,' un  buon  tubo  di 
scarico .  Se  il  tubo  è  troppo  mir 
liuto  y  r  acqua  superflua  rigurgi- 
ta su  i  labbri ,  stempra  il  terre* 
]iQ,  su\:ui  è  U  IféKém^  e  lòde» 
creda .       . 

INVENTORI.  E*  ben  diffi- 
cile sapere  i  primi  inventóri  deU 
le  cose' più  importanti,  perchè 
ninna  h  stata  inventata  bella  e 
intera  ^a  un  solo .  Un'  invenzio- 
ne è  per  lo  più  un  a^gr^ato  d' 
iiivenzioncelle  provenienti  da  piti 
mani .  V  ultima  è  la  più  str^^i* 
tosa.  $ono  ignorati  anche  gP 
inventóri  de^  nostri  grandissimi 
'mientif  benché  r^pKMhicanii  ciar- 
nalmente  sorto  i  nòstri  ocelli  • 

INVENZIONE  «elle  arri  non 
è  una  .scopetta ,  ma  una  scelt0 
che  1*  artista  fa  degli  oggetti  con- 
venienti al  suo  argomentò  • 

Il  Pittore  e  lo  Scultore  non 
inventa  cose  nuove  ;  le  prende  C  ^ 
mò  intercssanri  )  dalla  Storia  ,' 
dalla  Favola ,  dalla  Natura  ,  e  le 
traduce  nella  sua  arte.  In  questa 
traduzione  consiste  la  sua  inven- 
Zjl9tie .  Egli  deve  perciò  model- 
larle nella  sua  immaginazione, 
oer  farle  jtune  tendere  ad  ima 
jW^.  B,  Arti  T.  II. 


INV  33 . 

aeopo.  .<lut«iU  V  inventatone  ab- 
braccia tptte  le  laltre  parti  deli' 
arte ,  comfK>Sìti^M ,  4istribuzio^ 
ne ,  ^fttà$knà ,  cbiarq^iiro ,  co- 
lorito,  panneggiamenti»  accesa 
sorj  • 

'  £'  l'VMc^<f<«0ipec&ecaratter«E^ 
za  r  artista  ;  se  ella  è  perfetta , 
egli  è  perfetto .  La  perfezióne 
condiste  neir  uniti .  Per  ^quanto 
vari  Steno  gli  oggetti  in  un'  ape- 
xai  dairii»fi|no  jfil  maséimo  deb» 
bon  tutti  coocorreré  a  formar  uji 
tutto  semplice  ed  uno ,  elle  dilet<> 
ti  la  vista ,  tocchi  il  cuore,  e 
nudriaca  la  '  mente .  Dunque  si 
ricorra  sempre  a  RztfMh  •  £gli 
è  il  gran  maestro  dell'  int^nrjù-' 
n€.  Niuao  altari  di  lui  ha  pos» 
seduto  le  parti  jprifttipali  dell' 
inveoEione  •  -  E|h  ha  saputo  me>- 
g^lio  di  chi  si  sia  dare  l' espees» 
eione  conveniente  a  ciaseun  og« 
getto ,  e  al  tut«o  insieme  *  L» 
sue  figure  sono  vivebti ,  aono  in- 
0|Oto  :  vi  ^  scorse  quel  che  fa» 
cevan  prima  de.  toro  stato  atluaw 
le ,  e  si  prevede  quei  che  han^ 
no. da  fare  dopo^  perchè  no» 
preseatAKi  m/ii  un  moto  tetmi-' 
aato , 

Affinchè  il  sog^tto-  interessi  ^* 
Cse  non. interessa  non  vai  nieo-» 
te}r  I*  artista  no»  ^Ve  aetende- 
te  che  $à  gr^de,  e  dar  un-  ctri'^ 
eie  Ai  dentagli  «  agli  laecessor^ 
non  aeceasarjw  E  fra' dettagli  son 
compfesi  i  pì€js^òii  accidenti  dr 
hicCf  le  tinte  troppo  ^arie^  e  le 
afTettote  v«u:ietà  defle  drapperie  < 
Fin*  ne*  Ritrat-tl  -la. grazia*  e  i«' 
rassomiglianza'  consiste  più  aelt^ 
aria  geoerak' delk  fisovomia  dif 
nella,  scrt^eloaitè  «d' ogni/ lineai 
mento, 

11  grand' og^to  deli*  0t^  è- 
di  colpirei'  imnagiaacioiie  .-Dutt^ 
qua 

C  V 


34  INV 

V  arte  cbe  tutto  fs  ^  nétittt 
si  scucpra, 

L'  Arte  non  è  la  storia  che  de» 
ve  esporre  con  fedeltà  le  cose  co-: 
me  realmente  sono  state.  L'  Ar- 
te ha  da  abbellire .  L'  artista  non 
può  dire  come  lo  Storico  »  il  mio 
eroe  era  gobbo ,  ma  eca  un  vg- 
Jentuomo;  T  artista  nonpu^rap^ 
presentare  la  grandezza  <  morale 
che  colla  grandea:za  esteriorer^ 
Kon  perciò  si  farà  bello  Socrate  v 
a  suo<  ritratto  è  talmente  noto, 
che  se  si  facesse  d'  ^Ocviso  mae^ 
stoso  non  si,  ricoooscercbhe  più-* 
£  se  di  Esopo  aon  si  ht|  ritrat^ 
to,  la  general  ^tradizione  della 
sua  defoonità  v^  pec  tutti  i  li* 
tratttv  '     .     .      .       . 

Fìnaimente  oaer  ch^è  più  con- 
trario alia  granaiosità  dell'  inveri' 
^icne  è  la  moltÌDlicita  delle  figu- 
re :  è  impossibile  che  .  una  non 
distri^Cft  V  altfa  f  e*  chr  i'  inte- 
resse^ dt\  tatto  ifiskmer  non  Ae 
s^ra.^  In  fìsica  molti  piccoli  fan- 
no un  grat»tu»x>:  TBeirsrte  mol- 
ti picooli  fanna  uà  gusta  infitti-^ 
tamente-  piccolo,  niente.. 

JONICO.  Quest'ordine. ebbe 
•éz  prihci{>io  la  colonna  al  tu  8 
éìvaoftni.  l  Romani  raccishbera 

fin  tt'j9;».  *. 

.  La  base-,  assegnatagli  da  Vitru- 
Wi.  è  alla  rq^vescia-  di  quel  dhe 
^eve*  esser  ogni  base  9  in  cui  i 
luemBrr  hàn^  da-diminnire  di  for- 
ila, ed"  aggettio.a  mìfiur^  chevan- 
il4'in  «uri}BÌ.e  tutto  il  contea- 
tio  9  il  -gMisso  è  sul  piì^  debole  . 
^tìV  antxcjiitìà  non  «rsizorge  que- 
sta: moettoosici^  L'k^po  bensì 
^alioata  akani  aiusriernì  su-  T 
iMitòricà  <ii*Vitnivio^  il  .qsale 
tifrik  '  avrà  forse  scfii^cr.  mai  tale 
•pfojiosifOy.^pcopOfiitQ  appioplìa- 
tóglid^le  ingiurie  delh  vetnsflà  • 
I  Ore^inon  si  .posero  pìàsm  • 


JON 

lì,  suo^  eapìtcUo  antico  i- «ordir 
nariameole  ,di^  due.piumaccj  o  cu** 
scìbì  paralleli, >  ciascuno,  legata 
fiel  mezzo  t  onde  vsngon  .due  fac^ 
ce  x>rnate  di  voijitt .  Questo  capir 
telk}  ha  l' ìciconTeBientf  nelle,  coy 
lonneioogolari  di  presentar  di ^Ct 
eia  UQ  aspetto  ^lifl&Fente  da  queir 
Ip  di  fianca. .  Per  evitar  questa 
tiifetto',  gli  antichi  nsaron  nelle 
colonne  angolari  i  cuscinetti  aoqì 
paralleli y  ma  riuniti  all'angoli 
mterao  9  .  e  poserà  air  angolo  e* 
stcttto  una  volala  di  sbieco  »  Uii 
altro  capitello'  antica.^  c«lla  v0r 
Jutadisgiuate  a  ciaaBuni^defquat*' 
tco  angoli^  come  nel  taapiotxielr 
Li  Conoordjav.  Scaoioazi  loiu  m^ 
^liorato-  co{,  lasciar-  vuote  ts^ 
volute  ^.arnavKJole  eleganfemen^ 
con'  un  filetto^.  -Sì  àttribuiace, ft 
Micfaf  langelo  uo  .  alirb^  xapiteU» 
ionico  iR)rmatò  di  dne^  piumaccj« 
campaocr,  con  due  Àcice-^  con  un 
abaco  incavato  pesantemente*  in 
due'  .  festoni,  sospesi  «agli-  occhi 
delle  .vbhitcf  4  €.  \n'  qniailtra^n^y 
scherani»  Qfe  che  inveniiooisf 

L^  architrave  joniciystatme^U» 
con  due  fasce  che  $on  tres  k  tf^ 
sr  riseiiiino  <per  il  corintio^  per 
dare^Hcosì  agli  ordini. ia  Ibro.coh- 
ttenienie  gradazione.  Perciò rjl 
fregio  jipnico. vuoJ  esser  liscio>j)^<^ 
con-  rarissimi , ornari *  ■  . .:, 

i>^  Alia  corpice.'si  sono  affèttati^  i 
più  leggieri  pc^zi  dilegaame  ^e 
sì  è  caracterizzalia  con  érmìallim  Se 
questi!  vi  avessero^  Aoogct^.  diùtr^ 
ber4r  averlo»  non'  s^t(»?aFigDciiio- 
latojo:»!  masri^Fa  «^dsott  ìsosa  xi^-^ 
mente  i  aanconCeiliriapplpesantati 
dà'  dsnmli  •>  >  ^camoEza^  ìi  faa-.o* 


'  -?.'h  -1 


-  messii,  f   .:j-.i     .  .  •:• 

.  Il?PiAjè  sinj^annnftr^  leaao* 

miato*'pdr  Fsiwitd  illf..'<:ostfiHre 

edifìci  dflstifltRts  aiM%{H^t>JicaciSB* 


m 

#  iiièeresiàiit*  :  abbttem  ba$ni  j 
«pedali  9  tribunali-,  saloni  di-aa- 
cemblee  $  teatri  ec»  Ippia  sapeva 
situar  tali' edifici  vAntaggiosajaien» 
tt ,  distribuirhè  ben  le  parti ,  e 
decorarli  cOnv6Qtentèiiiente ,  onde 
risultava  comodò,  salubrità ^  di* 
letto .  E  che  altro  bau  d'  airer  in 
tnira  gli  architetti  ?    ' 

/  IPPODAMO  dà  Uiletó  co- 
fettoni  il  portò  éi*  Atene .  «La  sua 
grand'  <^ra  iti  Ròdi  y  una  delle 
più  c<SspKU& città  antiche^  ^tspch'' 
«la  a  fcnrma  d' jlnfiteatro^  ornata, 
di  fabbriche  magnifiche '4   di  ani'' 

5ie  strade  ^  di  piazze  ^   di  viali  4 
i  boschetti^   e  d'ogni   delizia. 
In  Rodi   avettt   luogo  tutd  sii 
Idei.    Fra  taisti  iempj  quello  del 
Sole  età  uno   de*  pia    strepttxxsi  -4 
•Quelio  di  Bacco  era  decorato  di 
quadri  delia  sCiiola  di  Pròtogene  4> 
'Quelli d^  Iside.»!  di  Jì)xana  ec;  e-^ 
san  capi  d'0{>er4  d'  architettura-  • 
Rodi  aveà  pitture  e  scili  ture;  d* 
un  valsente' superiore  a  «tutte  le 
eittà  deli^  Grecia  unite  '  insieine . 
Avea  il  suo  Colosso  fatto  in  tré 
HMDÌ  dAi<2h^T€S   di  Lindo  disce^ 
vjpoio  di  Lisippa^ 
.:  ISCAtóI0^3E.  Far  uscire  dal^ 
Itt  boecà  dèlhij  immai^ni  le  paro* 
le'iscricte  in*  una  striscia  fu  una 
'  gagliotferia    de-  C^imabue  >  e  di 
^ue'  Pittorasitri  ehe  non  sapevano 
idcrìnenti  esprimere  i  li^o-togget* 
'  ti  '^'  Simone  9   verseggiato^  pro&- 
•flaatameatei 'dal  ieratica  f  dipinse^ 
il  Diavolo  che   avexra  tentato  i- 
iiutili&èBte  S^  Ranieri  4   onde  al 
'  povero  diavolo  stracco    inortd  u« 
'  "MVf  di  booc^r  la  seartoccio  éèi-i 

•  9nèii  ^om-  P9UÒ  piùi  £  un  Sig. 
Francese  della  illustre  fatniglia 
h»^ì ,  discendenteinèontràstabil- 

-  Mente  ^iàUi  Tribù  di  Lwi  ,  e  da 
4RMMegueA«a  parente  stretto  della 
Msdcmttaiy  SI  JSM  dò>i«gcre  gc* 


ìntftMso  avanti'la  sua  parente  Vé^ 
gine  Madre ,  dicendole  Buon  gior^ 
n»  ^  Maria' \  ed -eila<  rispondeva 
Buon  gÌ9rno  9  Cugino  *rù^  \ 

Per  tali  straniarti  ì^'istrÌ9:Joz 
^1  si  sono  bandita  dulk  Pittura. 
Da  un  estremò  all'  altro  «  Ma  ^e 
le  iscrizioni  fanno  bene  9  se  sono 
brevi'*,  alle  stampe  ,  àgli  edifici  9 
alle  sculture  ^  perchii  non  staran- 
no -bene  anche  ne'  quadri  ì 

Vi  stanno  a  maraviglia  »  sorto 
ànsi  necessarie  :■  Ramatilo  le  ha 
tisate'y  come  han  ftftto  altri  Pit- 
tori .  Basta  adattarle  id  sitocon^ 
ventent^.  Nellil  délidosd.  Arca- 
dia- del  Russino  un.  pastóreìlo  my* 
stra  ad  una  coppia  d*  alnanti  una 
lapide  sepolcrale  coir  iVcr/tr'oise  : 
Aneli*  io  vifsi.  in-  Jtf^àdié  •    ' 

Molte  opere  non  cfalnhò  qtifel 
diletto  che:  darebbero  4  sé  fosse 
ben  tiota  i'  idea  dell'artista  per 
mezzo  d' ìinà  chiara  e  semplice'  f- 
scrÌK.foneeUa  ben 'coiiòcatii  ••  Alla 
iifiatua  equestre  in^  Pietròbtirg  è 
nello  scolio  che  serve  di  lusa- 
inento  Perrp  i  Car&enÌMd  11  i  Àgi' 
invalidi  dì  Berlino  Léf^  &  ift^ 
^iB9  MidJti  ^  Ecco  il  hiodello 
'  delle  iatrittioni  grandi  4>  Ma  ^r* 
che  in  iarino?  Il  pédantisiDo  da<* 
rà  molte  risposte  i  Li  tagicàie 
non  né-  dà  <cne . iina  ,  ed  è-  die  a' 
viventi  si  ha.  dà  pàriara  in  lingua 
vivente .  ,    ^ .      .  -^ 

ISIDORO  da  Mileto  fu  com* 
pàgno  d'Aneemio  nelU  fabbrica 
di  Si  Sofia ^  e  io  altre  sotto  CUu- 
stiniano.  Queir  lai^ratore  teao- 
Va  in  moto  più  di  500  ardiiftt- 
ti  j  Questo''  Isidoro  ebbe*  un  ai* 
pone  chiainato  Isidoro  da  Bisan- 
zio) il  ^uale  con  Gim  da  Mikto 
éi  fece  grand' onoiv  nel  àbbriipar 
iHikttak  di  pianta  la  -cìXÈk  ^i  Zeno- 
bla  nella  Siria  .  - 
.  iSTICU^iONE  .^4ei«U^;A|ti. 
C    2  sti 


sii>,  e  specialmente  i  Pirtod  yo^ 
gliono  una,  copiosa  istcuzione  «u 
ia  l'ittura  ricorrano  a  Gerardo 
Lairesse  le  grand  liiiic  Jes  Pei»~L 

La  miglior  istruzione  è  «Jiifn 
Mguir  quejla'  eh'  è  cDmHaeaieate 
ptaticaU. 

Si  prafica  di  mandar  i  giovani 
al  MuddU.  Ma  il  rpodcllo  è  di-' 
lectoso  ,  fteddoi  Costrelto  e  sfot-i 
7Mù .  Se  il  cgpisla  è  ieiiele,  di-, 
„~..ì  ,.^  Ji..«r,t„.^.  ,^^,rerto;  6. 
j    diverrst 


li  fan» 


iti  i  randelli  si  dacno  al  gio^ 
vnae  lìi  copiajc  le  opere  del  mae-. 
\tio .  Gli  il  ta  vedere  un  pocodlf 
Antico..  L' J>criniotie  è  cn^1pila^ 
E  costili  un  secolo  fra-  ip  mila. 
Arlitt'i  ùn^  nazione  appena  ne.ha, 
una  mena  dozzina  dì  mediocri  ;' 
a  te  ne  scappa  qu^lcfac  cardio, 
i  perchè  è  uiiiitd  fiiora  dal  me- 
todo consuato.^eha-QfMd' da-^-' 
II  ttKtodo  difettoso  fa  dilettosi 
gli  allievi  ia  qualunque  pto/èssior 

Pet  avvezzarsi  al  disegno  cott 
tetto  si  copino  le  migliori  scuIt 
tur*  antiche.  Per  unire  molte  E- 
giue  ioaietiB,  »i)tiKvino^  fa»o^ 
ni  li^i  uUivj  d^'  ai^tichiti,  m 
Wtefvi  Rikffaelli)  .  Qopo  «ver  aor 
quutata  tutta:U'^wi&ionei,iSÌ 
jiud/aUora  ivirar  ]«  iM^ua-  ìb 
moviovento  .  Coq  questo  ipttoda 
«DUO  drvcnpù-yaleptiiomini  i  V:ia' 
ci , .  i  &iu)^^<»i  fi.  Raffaelli,  ■  * 
-DoQwpichjni  ec.  ., 

Se  i^ -Ma^ù  vogliona.aUtcM-] 
^  sposino'  del  diq)o(Mint>'>.  Jaui' 
no  Ae  ^JAMiino- vada,  «Mcòuìa 
'.lidia  sua.^iH:iiii«aionaT.' ■■•<1>  <^ 
sempio  fle'  buoni,  rviwiqi  Uodiv 
<i,    KMuidina  U naturjta'il^.^ 

^^ón  si  può  t^  ni^D^  4>  W^ 


IVA 
ne  acNT»  Itbatti  ,  Escile  uKbl» 
Rivenuto  ir  leggiadro  Guido  ._  a» 
tosse  stato  (ourctto  4  imiiul^ì^ 
cfielagnolo  ?  Paolo  Vatonefcu*' 
rtbbe  crepato  al^  riBeuìoDÌ  .dì 
Rafaello.  Si  divièii  origli  naie  còl, 
seguic  il  suo  g'enio  ;,  e  «ti  .Óiig^ 
«ale  per  quauio.  .mediocre, 'ril]» 
pìi}.  di  lutto  il  ta^o'  delle. scj..^ 
mìe  ..'Il  buon  maeitro  non  'épva 
cbe  faciiilare  f  JntlÌna4Ìpn~e^(^ 
discepolo,  e  teaetlo-IooRtao ^agj^ 
scogfì  ,  ^é  da' pMcijiifJide' (isitìnu^ 
eaclbsivi,  Pet  MUq^  Ui#!le  A~ v)f 
alia. gloria.  .-• 

.  lVARA.CF»7y.poÌ7i.;iù8j;  m^ 
1735^.  JtlàcqMc  »,  Mentina  ii\  i'»-^ 
miglia  antica,,  mai  pavera,  pustev 
il  collaiinò,  .GtU{li$  '^ctiJtEiiuq^ 
in.  Boma^  fu  dal  Re  «'Safijlfg«ia; 

ebbe  una  ricca  badia,  u  sue 
principali  opere  sono  ìn  Piemon* 
te .    A  Tonno  la   facciata  delia. 

'Ctiìe«h  '^^Is'Canlnclìiane  a  due 
ordini,  con  centinature,  con  ri- 
salti, con  frontoni  spezzati.    La 

''  scala  superba  del  Castello  ;  ma 
dov'  i  il  palano  di  essa  scala  Ì 
All'incontro  dov' ^  la  icala  del 
palazzo  regio  ?     Sul    colle  di  Snp 

Crga.ciessEiun,  nixpia  ^cofi.falf. 
iene  annessa.;  i)-  tsnpi^  è^:CÌc« 
<wla(e  caa>%  pilastri  tUty^ti.  da| 
"IBUiO;!,  («jDi?"  8  cplona*  .incastra^ 
te,  che  sostengon  la  ciipoJa.i<$ 
buoii^  )otlna'iiui;W^7X),a  mit  cam- 
panili sv*lri._  te  cappalle .i(i  m* 
ilo  cestinatile,  qentioui^a  è  0$ 
SCfJioata  etwna-xUi  ifa^if»  (ut 
aa  -poitico  ^i.^toiotin^cqriiiliet 
.ctisugualnie  itCe..  spai  iau  -  pKr>tend^ 
«nolto  magoiorc  1'  ÌBt«r.coIoni)i9 
Ai  mMZO  :  ai  di  p*pca  i  up  ttmj 
TOiÌe.chc-iatunMSM'b  t)àU%t>r 
la.  j^lla. . villa  .<^n  V^^iia  fet;)^ 
J?  CarocIla^.ia.M)jd«^i*„>'«*lÌ 
ÌDQ»-,  ì;j4iaDWÌ4r''M.<W«^^  ' 
Catr 


C^tfrìfftcr-pa:  i  Vàm  M'Órh 
ift^ip  im  tóoadHb  JJèr  rifabbricai' 
la  Ibrd  tliitóa  ;  MÌPafazi^ò  di  Sto- 
jmiigi  j^er  h  tàccia  ^  con  un  sa> 
fòlle' bKZàrrò  che  ha'Stammftii  ^ 
^11  ,<|^"a{»arfainenri  in  crace  jpbr 
r 'mwci|n ,  con  altri  appartaméri* 
friàteralf,  i  tbn  quanto  otìCofrre 
pèt'I^usb  d'iMia  taccia  che  non- 
ò  ^elogiò  deir  liotiitf  :  V  Ivarà 
id  xJìfòìnìrtb  daf  Re  di  PcrrtogaU 
là,'  't  dfcbènò  a  Lisbona  il  temi 
fte- patriarcale  i  il  fésuza  ttgià. 
KittìtnMW  ^  Tòrind  v!  fece  ifpat*- 
lazzo  del  Cqnte  Birago^  stimato 
fa^Ié  «  biiomjr/  Aù^  a  M^Atova 
per  hi  iitxpbìn;  di  Si  Andrea,  V 
&ytiiò  per  qttcila  delfà  cattearft^ 
le-,  à^ìland Jbcr  la  facciata  del 
Bttèftitf.  A  R6ma  lanciò  un  mo- 
dellò per  lar  Sàcristìa  di   S^  Pie^ 


IVA  §7 

trt),  e  un  dwegnaper  la  scalinata 
della  Trinità  de' Monti  ;  inese- 
guito l'uno  e  r  altro.  La  sua  fa- 
ma lo  sbalzò  a  Madrid  per  riedi- 
ficarvi il  palazzo  reale  ,  che  si  e- 
ra  incendiato  ;  ma  appena  termi- 
nato il  disegno  mòri.  L'Ivarafu 
un  architetto  rinomato,  sprezza- 
tore  delle  picc<Jie  fabbriche ,  vo- 
Icta  sempre  il  grande  più  dispen- 
dibsb;  ma  .poco  amante  dell'uni- 
tà ^  della  correzione  i  delia  sem- 
plicità .£  pure  H  suo  maestro 
Fòntamo  non  gli  avea  raccoman- 
dato altro  che  la  setnpUchài  e 
che  ndn  temesse  mai  di  peccare 
pet  difettò,  1  peccati  degli  archi- 
tetti moderni  sono  serapi;e  per  ec- 
cessù ,  Egli  èra  di  buon  lanore, 
^mico  de'  divertimenti  |  e  d!el  da^ 
riaro; 


•■        •         •  *■      i      * 


tAB 


.»  >  -  « 


t 


__jAB£RmTÓ.  ''EdiUcio  i:al- 
«lente  intricato  che  difficilmente 
M  ne  ttcyva  il  treii'ttò  è  i^  uscita  . 
L'antichità  «bbè  qimetr»  famosi 
labcrìi^ti.. 

X.  Il  labenìito  d^Egittacra  un 
ammasso  di»i palazzi^  Ifieinti  da 
tm-solo  murò  éohtinvatò^  è  ri- 
j^iirtiti  in  trémifa  '«^partamenti , 
tatto  totefhiite  e  eo^rrò  df  mur- 
ino' .-  N6&  t*;i^ra  che  un  ingresso  v 
chépòrt^ka  divèrse  riè,  perle, 
^uali  j^i'  fiasskya  fe  wpiass*rÉ  ,  irf 
TI  tornava  aiicrs^esàólòdgty',  cnòtt  . 
ti  trovava  l' ùscTta,.-  Avea  ^oion^ 
|it"d'  una'  gt0ssìszt»stfiitAiìihé:iàf 
^hehidnj  féumUii  tempi  €^à 


.,> 


un'infinità  dMdoii:  èra  nrf  pan^ 
tèoR'.  Vi  si  vede  ancora  una  voi* 
tè  grandissima ,  non  arcuata  ì  nk 
piana»  i^  e'sf  àonserva  intatta  nbri 
(franteti  gran-npeso  di  fabbriche 
thè  h»  soptà  .    / 

a;  Quèllb  dèil'isoià  dì'  Greta 
fatto  in' tètopò-di  Mìnos  per  &- 
jpera  cii  Dedalo  ^  hòn  ctacheurf* 
'iitiittólibne  dctfa*  ccnttìjiitvr  parte 
di^éllddi  Egitto^  è  si  creéé 
^è'fi^sè  scoperto  ;  Nob  né  restii 
yiìt  tèstigio}  Qcrèllb'  che  vi  dè-- 
aèrìVè  Totjrnìèfoft  non*  è  che  Vm 
«ondòttó  sotterraneo  *  naturale  ; 
che,  con  mille  tortt]ési(f&  ;$' i&tethft 
ilibélo^l  ^jefnte  Iiiav  >  -  -  ^ 
C    5  ». 


38  LhC 

3.  Per  qtiéllo  di  Lfinno»  Vétfl 

Teodoro .         " 

4.  Il   laberinto    fatto   edificar» 
da  I^orsenna  vicino    a  Clusio   in 
Toscana  era  di   masi)  di  pietra 
enormi  :    ciascon  lato  era   largo 
ioo  piedi  e  aito  jo;   ael   mei^zo 
era  il   Uhrinio  ^   ^  sopra   eraa 
cinque  piraoridi   di   75    piedi  di 
larghezza  nella  base,  e  alte  $<r.' 
.  Anche  noi  ci  dilettiamo  di  t^ 
berinti^  cioi  di  piccoli  boschetti 
tagliati   in  viaieui   intricati  per 
ornamento   delie   ville  .'  Quésti 
eiiiocareili  si  posson  ornar -di  se* 
dili  1  di  figure  ,  -  di  fontane  )  <ii 
portici,  di  una  bella  torretta  nel 
mezza  9  per  "così  temperare  T  im^ 
|>arazzo  «  Ma  debbon  esser  gran** 
<i ,  aflinc(iè  la   vista   non  msa 
penetrate  nelle  piazzette;  e  biso- 
gna che  r  entrata  serva  anche  %U 
la  uscita . 

^  LACERO  ce   Chlio)   fiotl 
in  tèmpo  di    ^rajàno,    in  onor 
di  cui   edificò    nella  Spgna    un 
tempietto  elefante ,  ci»e   ancora 
sussiste  sotto  il  nome  di  S.  Giu- 
liano, E'  all'ingresso  del  fainoso 
Ponte  di  Alcantara  .  li  tempi^- 
'  to  alto  23  piedi ,  e  lar^o  14 ,  tut- 
to di  sranitoV  ha  Jafacciata  com- 
posta di  tee  sole   pietre  >  ^  dee 
colonne  appoggiate  con    mio  sti- 
rpi te  y  in  coi  è  una  eelc^re  iseri- 
'.zione  per  Lacero  ;    lì  pcoite  foì 
è  elevato  dall'acqua  209  pi^, 
longo  ^o,'  con  6  archi  >  cmscu«- 
-ao  di  949   ^  i  piloni  son  larghi 
'a8..  Nel   metto  del  ponte  è  un 
ayo  trionfale .    Tutto  è  di  gm- 
'  mio  ',    Un  tal  ponte  si  ccfnkerva 
per  le  ristaurazioni  che  iti  si  do- 
so .fatte  •  '£eso  ha  é^tò  iì  nome 
uì  ysasè:  Aià^nféffs  in  Arabo  si- 
,  ^ninca  ponte* 

Rassomiglia-  molto  ad  tssio  pon- 
te {[Hello  di  Merida,:  4m^^0 


zfm 

Enterite  ^  fèmdsktà,  dk   Aw^taito  \ 

Questo  è  àtt  la  Guadiana^  tutto 
di  grandi  pietre,  luiigo  t^5pie« 
di ,  largo  7^^  alto  33  ,  con  ^ 
arcììi .  Quivi'  sono  ruine  strepi* 
tose  di  acquedotti  ,  di  naums* 
chia^  di  terme,  di  tetftro,  di 
circo,  d'archi  trionfali ,  di  tem»- 
p}  ec.  Si  vuole  quella  città  ibssf 
del  ciìxuito  di--s8  mi^ia-,  e  che 
mettesse  iv.piè  90  miìw  nomini, 
.  LAMBAKDO  CCarhy  d' A«* 
rezzo  n.  X5$9  nv  i^zo  architela 
tò  in  Roma  il  palazzina  A  idei* 
.l^raodini  sul  QùiriniUe',  la  facci»* 
ta  di  S«  francese»  Romana:  né» 
sta  di  dorico  e  di  ompposieo,^  e 
4a  villa  Giustiniani  fuori  di  .poi^ 
ta  del  PopoJo  ;  Oasposee^anche 
-un  libro  su.  le  inondazioni  del 
Tevere  ;;  libro  povero  di  à^kfi  ^  < 
d' idtosratica  .- 

LAMBERTO  dì  Kenlenelse* 
colo  XIII .  Una  serie  di  abati  Cit* 
sterciensi  edi^aron  nella  Fiandra 
ta  Chiesa  e   il  monistero  di  Dn- 
nes*  Sette  Padri  Abati  Reveren- 
dissimi ,   r  oltimo   de'  qaali   ià 
Lamberto,    e  Teodoro,  ne  furo- 
no gli  architetti .    telanti    kltri 
artisti  e'  artigiani    richieggooii 
'  per    costruiee  •  e   per    ornate*  un 
grand' edificio,    ^lon   tutti  oso- 
•  naci  <à€ÌÌ9  '  stesso  monistero ,  il 
rituale  oe  conteneva  più  ài  400  . 
Una    gtan   famigliai  bàftta    a   aè 
•'  Ktes».  ■ 

LAPO  Tedesco  m.  iiéz  si  m* 
-quietò  fam»  nella- Cfcieaa  e  nel 
.  Convento  di  Astisi .  '  Egli  divise 
'  Ja  Chiesa  in  tro  piani rli  sotter*» 
iraneo  per  il.  corpo<  di  S*  Fiianee- 
'.  $ùo  inaccessibik.  m-  pro^i  ;  il 
■'pianterreno  cqtìj  porticoj  iniociio 
'  serve ' come  di  piazza  alia  chiesa 
'  di  sopra  per  colmode'  acale .  Cia- 
.  scutt  piano  h  sostenuto  da  gioesi 
>  pikMU  di  piel^a  •  In  Fittazt  ^èce 

di* 


LAR 

ditffst  fìbbciche  ;  ai^  oojt  nsi» 
che  parte  della  faéciaU  dM  Af- 
oivesGov«doy   e  1»  casa  del  fiac-^ 

fello . 

LARGO  è  lo  ftesso  che  gmn- 
de,  ed  è  eoo  erario  al  magro  e  al 
Ineschino  •  La  natura-  ci  è  piace- 
jvok  per  k  sue  grandiosità  e  noa 
»r  i  isnoi  mccoU  dettagli  0  II 
i^rg^dì  il  diletto  delia  laoijiti  . 
Quandi»  si  veggono  in  grande  le 
idtrnte  e  gii  eff<^ttì'^  rì  opoTJ^  in 
4argo« 

I  capelli  ^òoo  d' una  •  fioezea 
^he  afugee  la  vistk.  Ma  il  loro 
insieme^  loniia  masse  hr^e  «  che 
debbono  esser  inùrate  aaii'anv- 
^ta.  ' 

?    Così  i  psAB^giafli^nti 'debbono 
«kser  in  pJegbe  larghe.  Una  folla 
idi  pieghe  strette  è  coatro  T  uni- 
tà, e  produce  una  molticudln^  di 
-pédcoli  Intdi  e  dt   p^ecile'  Ombre 
-che  stabcanp  in  vista .  £'  ^fe-^t  è 
«bbli^to   a   far  pjctx^Ie  pieghe, 
cóhvien  distribttiille  in  uBa^se  lar- 
-«hervil   lume  dbminatia  alcune 
di  ^oest^  massa,  e  V  ombra  nei-r 
le  alere ,       .<  >    -    - 

V  opera  intera  >  va  distribuita 
in  masse  iérgkt  di  chiaro  e  di 
bruno..  In  Questo  sojp  modo  tìliL 
ia  effetto  9  e  chiama  lo  s|iettato- 
re,  il  quale  da  lungi  non  vede 
che  le  masse»  Se  fosse  composta 
di  |>icco)0  parti  di  ombre  e  di 
lumi,  non  vi  si  vedrebbero  che 
snacchie. 

V  ètfetto  lgrg9  è  il  rknlueo 
delU  tnalse.  grandi  « 

Anche  il  disegno  si  &  Urgo. 
tetciò  si  adopera  l;<pis  non  acu« 
to  i  ma^  smussato  che  Àccia  tagli 
bea  nudriti  ;  e  poi  si  stebiiisco- 
nb  masse  larghe  di  ombre  a  di 
lumi,  lavorando  poco  queste  ul* 
fitaief 

Affinchè  Ja  /«r^i^e^c'  dd  di* 


LAZ  ^9 

segno  sia  corrispondente  al  tratto, 
vogliono  essere  forme  grandi ,  in 
cui  sieno  omesse  le  piccioiezze . 

Ma  dal  Urgo  all'esagerato  non 
i  che  un  passo .  Alla  perfezione 
è  sempre  vicina  V  imperfezione  . 
È'  però  preferibile  il  troppo  /«r- 
^9  che  iC  magro  ;  è  migliore  il 
txoppa  grande  che  il  piccolo,  il 
trop^  semplice  che  ix  ricercato  • 
JMa  il  in^glio  di  tutto  è  non  ec- 
4;eder  niente  , .  e  conservarsi  nel 
bel  mezzo  « 

LAZZARETTI  son  cdificj  per 
Ja  (quarantena  -delle  persone  pro« 
fVen;eati  da  luoghi  appestati  o  so- 
spetti di  pé$te .  Vanno  perciò  si- 
4uati  lungi  dail*  abitato  in  qual« 
xke  àsole tta  o  penisola  •  Debboo 
essavi  più  appartamenti,  distac- 
cati) comodi,  sani ,  con  bei  gisttp- 
dm*-  Si  può  .conseguir  la^  sicu^ 
rezza  pubblica  senza  discapitp  dt* 
privati  ; . 

.  LECCATO  .  Quell'artista  che 
^nonsa  lasciar  la  jua  opera  a. pro- 
posito ,  par  ch^  si  diverta  a  Ce^ 

Il  hcc^t^  h  sempre  opposto  al 
&ran  '^usto,  alla  grandiosità  ,  al 
•largo  y  alia  liberti ,  alla  facilità , 
•alla vivezza.  £'  condannabile spe- 
cialmente  nelle  opere  grandi  •  Chi 
ama  il  leccato ,  ama  pia  il  mestie- 
re che  Tarte.  La  natura  ci  sor- 
prende per  la  sua  grandiosità, 
non  ci  attrae  colle  sue  minuzie . 
Il  finimento  prezioso  non  dà  mor- 
bidezza f  come  credono  i  leccan-' 
ti  *,  dà  un  lustro  com^- d'avorio. 
Le  leccatura  Olandesi  sembrano 
meoo  £ntt^  de'  quadri  Veneziani , 
che  paion  (atti  à'  tratti  di  pen- 
nello gettati  air  azzardo . 

LEGGIERO,  I   soggetti  che 

richiedono  particolarmente  legge- 

re^z»  nel  tratto ,  nel  tocco ,  nel 

colorito ,  sono  i  cieli  ^  le  acqoe., 

C    4  •    i 


■4b  ^^&S, 

i  fiori  ,'le  JTrspperw  fin^  de' ve- 
li ,  i  capelli,  e  lutti  gli  oggertl 
di  mohiiità  . 

il  pesante  o  il  grossolano  è  1' 
opposto  dd  Uggiero  .  Ma  nel!'  i- 
mirare  oggetti  fisicamente  grc^o- 
latii  ,  non  è  permesso  all'  artìsCa 
impiegar  un  pennello  f;rossolano, 
né  un  tocco  privo  di  Ugget^^z' ■ 

il  /e^^/ero  decade  in  tfrvolo  , 
La  h'ggeyezK'  i  della  gioventù  . 
Sia:  cfnì  vuol  la  natura.  Ma 
non  impedisca  d' esset  corretla 
nel  disegna,  e  nelU  morale. 

LEGNAME  è  stato  1"  origine 
t!  eli  a  bella  Architettura,  e  le  ha 
dato  il  sistema,  d' iraitaiionE .  Se~ 
l'archiceno  noi  perde  di  vista, 
avtà  un  preservativo  contro  gli 
«rrori  ,  e  contro  i  capricci .  Il 
legno  è  indisiiensabile  nella  mag- 
gior parte  defle  costriiittMii  . 

11  legno  è  composto  in  tutti 
h  Sìa  lunghezza  di  filametifi  u- 
niri  tbrteitìenfe  da  un  gli^tine  . 
Tagliato  traverialmcnte  un  tron- 
co d' albeto  o  a»  ramo  ,  si  veg; 
gono  essi  filamenti  in  forma  di 
circoli,  il  niimeto  dt' quali  mo- 
stra gli  anni  del  legao'. 

Un  seme  piantato  in  primave- 
ra produce  tra  poche  ietiimane  uà 
aetto'Moero  erbacptt,.  cbesi  *ten- 
Se ,  «'*  ingrossa  e  indurisce  ,  e  al 
fine  dd.pfiiBO  ahno  cahijeóe  un 
fiterto  legnoso  terninata  da  un 
Itonóne.  (;^esto  bo;toh«  si  apre 
jPanno  seguente  ,  e  iftun  secon- 
do geito  consÌBule  ^  piivaa,  ras 
più  viUprasò  che  sì  stende  o'ù  < 
pii»  pftsto  ,  E  così  via  via  fin  ài 
.iaà  cOtiipi mento-.  Onde  un  albe- 
■HO  di  .loo. piedi  èfanatOo:..  «tagli 
accrescnienti  sutcessivi ,  il  pwgr 

got  de' quali,  non  pasà  »  pifdi; 
II'  JtéefisdBle'rttl  eonserwan  sem- 
Jire'le  stesse  dtpKnsioni  •  s'indur 
tucano  HeaA  .   la  un  aìlMto  ta- 


glhrt»  lonjitudiD^thtó  ^,  »#^ 

rno  degit  étranéoiaiBentì  vei^ 
cuàré  ,  e  gitott  sono  gli  acctw 
'scimentt  annuali  in  alteiza.'  ;^ 
W  ijonofle  dW  pii«(J  Cresci- 
nionlo  trae  )«  sua  sostuztf  da  cv 
naii  o  <fa  fibre'^ljo  stelo.  I  ca- 
qftii  che  coaduco^o  il  sugo  ,  soafy 
"na  la  scatn  e  te  strato  Jeènosg 
erodott«  ^rfianno.  Itstìeijnelf 
andar  in  su,  forma  etse  Sfire,,  e  - 
ft  ogni  anNo  uno  strato  di  più 
intorno  alla  parte  inferiore  .  dell' 
^btva  .  GiuMo  il.si30o  al  ÌMtta^ 
ne  vi  fo^tta  .più  .getti  r  donde  ri>- 
sulta  l' alreiza  annuak  .  Ood^ 
qel  secocoi»  anno  iin  albani  conr 
tiene  nel  mez£o  un  filetto  legno* 
so  prodotto  nel  primo  aiino ,  e 
uno  sttato  legnoso  ch«  iiivSIiippa 
esso  primo  Sletto ,  e  iì  piii  Ui) 
altro'  filetto  eli'  è  il  cresciment? 
del  secondo  anno;  EcOslde'crc-  , 
scimenti  suceeflìvi .  Ciascuno  di 
essi  strati  è  un  cono  incavato 
cbe  Fkuqpre  le  produzioni  lagno- 
se degli  anni  preeeitenti  «  e  fa  al 
di  sopta  uno  .o  pii^  getti  <  .che 
aumeutan  l'altezza,   e  ptoducoq 

I  citcolf,  die  si  dist!neuan«r 
Begli  ftlbeì  tagliati  ttavers^mepr 
te  ,  sono  le  ^i  di  ciascun  co- 
no .  Negli  alberi  resÌo<wi ,  eom»  - 
il  pino,  la  paitr  cM  aepua  dar 
ICUQ  cono  è  Olii  tenera    e  .*P0^ 

SOM  .  la  alni  ,  come  negli  emù  , 
porosa; .  In  ilcuni  *  più  unifbr- 
■H  c.a.pdB«4Ì.distin^e:<<k*eer- 
chj,  tali  song  i  pìof^i.»  f  qlia4 
Oittl  i  fniKr&ri.  ; 

Per  i  legni  da  CastrUiioita  U 
più  forte  è  la  Quercia  ,  di  cut 
sono  pii)  specie;  Rovere,  Èlce^ 
Certo,  Escblo.  Se  si.ìoEtbligato 
impifcgaltlo  ancor  verde.  »  cqnvìen' 
enerlo  prima  lìell'  ' 

poni  via  11  nigo  : 


tfftl^  i  né  ^ytrminìSce  »^  È\  ìt^^ 
tile  si^gerire  che  se  hf  tolga  Sa 
parte  esteriore  >  o  sia  V.alkurno» 
Questo  olbumg  pere.  pOn  va  tol- 
to »  se  r  aloero  prima  di  tagliarsi 
sia  stato,  scorticato^  pilota  P  air 
burno  s*  iiydurisce  ^  ed  %  ÙAt^  ^ 
,pàri  del  legno  ..  ^ 

ta  forte^a  deVIegni  t  p  r^« 
^ione  del  ^  loj:o  peso  9  e  il.  lo- 
ro peso^  in  ragione  qeljla  dura- 
ta del  crescimentp  degli  alberi.. 
Più  presto  gli  ..aligeri  crescono, 
mena  pesante  e  mtti  solido  è  i) 
loro  Itfgnd,  .  Perciò  la  Quercia 
loqseva  è  più /forte*  E;  perciò 
nello  stesso  legno  la  parte  inf^- 
rioret  \,  più  sotida  di  quella  dj 
mezzo  9. e  c^uesta.  più .  di  quella  di 
cima  4  t  .quella  verso  il  cuore  più 
éì  quella  alla  circonferenza .  Que- 
sta diirezzf  i  in  proporzione  a^ 
ritihetiea  •  Negli  alberi  perfetti  4 
cioi  in  qucslli  pervenuti  a. tutto 
t!  loro  crescimento,  la  durezza 
àsl  centro  alla  circonferenza  è 
quasi  uguale  ; .  ma ,  in  Quelli  che 
comincian  a  deperire  s  11  cuore  i 
tnén  duro  d^Wa  circonferenza.. 
Dunque  cénVieiie  tagliar  gli  zi* 
l^d  giuo^i.alla  loro  crescenza. 

fi  peso  pedio  ò^ììtL  Quercia 
abbattuta  di  fresco  è  di.  70  \\\>, 
per  pie  cubo.é    E'  buono  na  im* 

fnegarat  \Èt  iia  plinto  il    «^   del 

silo  peso  ^  c{o^.  sé  pesa  60  lib.  J! 
iuQ  mag^ioi;  disseccamento  ì^  djl 

penferne  il-ì  -^  cioè-ePeAer  fì« 

4ottò  a  fo  n().'  Troppo  secco  s( 
spacca  «4  y  x^xìq  forte  •  Tx<ìf$6 
verde  si  DÌegJi  t  <l  corrompe..  ^ 
ì , legni  nella  costruzione!  agi- 
rono 6  per  for^j^  érs^turat  o 
net  forza  rehffv^^  ^  Forza.  #Jtx<M 
luta  è  qaancfó  son. tirati  per  li 
liinghezzf^  <telle  loro.^t)re:   gue^ 


st«  di^iXle  dalia  sola  .  grossezU 
oel.  i^gno',  Q  ntiQnte'  dalla  lun^^ 
shezza  ;  cosi  che  vi  vuol  u^ual. 
loR^a  p«r  romper  .d*uej  leani  u* 
Éuàlniente  grossi  tirati  Hi  ikn^o  9 
penchè  sieno  di  lùnghespa.  di^e^» 
;rénte .  Dalle  sperien;]:e  risulta  che 
la  forza  'jtssolùtff,  dkl  le^o  di 
quercia  e.  di  circa  lóz  hb*  per 
una  linea,,  superficiale  .della  sua 
g.ros.sèzza..  .   /  , 

l^  (ortz  reUtiva.icl  legno  di-' 
pendei  dalla  $uà  posizione.  Posto 
orizzontalmente  su  diiie  .appoggi 
_si  rompo  più  facilmente  ctur  m*. 
dinato  o  in  piedi.  AUota.è  mer' 
no  forte  quanto  è  più  lungo  i  I9 
^Ua  forza  \  in  ragion  invera  .del- 
la sua  lunghezza  -  ^    „    _,  '  .  . 

La  forza  de' legni  postf  iP  pkf 
di  è.  proporzionale  alla  ioi^^grosf^ 
sezza  e  alla  loro  altezza  ;.^n;ia  jpiu 
cresce  Jl  altezza  «  più  diminuisce 
la /orza*  (jiuesta  forza .aiipinuiscf 
in  ragion  .inversa  della  diagonale 
del  rettangolo  che  forma  la  base 
Paragonata,  all^  altezza .  Se  un  tràr^ 
ve  eTgrQSso  6  pollici^  e  Jungp  li 
piedi  pssia  144  pollici  y  molt/pi^l'' 
candp  144  p^r  .loz  eh'  i  la  forza 
di  ciascuna  linea  .{iuperncxale  ^  si 
ha  14  ,  é^  .  Moltiplicando  M  % 
688  per  .3^  5  <he  sono  i.  P9lli<g| 
quadrati  della  base  ^  si  'ha  S^p 
708 ,    Diviso  questo  numero  piei: 

?7.  <^V  '^.•*^  numero  di;  q^janlj 
voltò  la  ^  diagonale  della  .  h^  è  "- 
con  tenuta  nell*  altezza  ,  si  ha  ^  k  ^ 
.904 .  Tanto  può  sostener^  iin  le? 
gno  di  guercia  delle  djite^diiBf n j 
Jionj,  pnma  di  rompersi^  Dun^ò  ^ 
aH^chè  non  sr  t&n^  ihai  9  noA 

bisógna  caricarlo  che' di  r-^  ticiè 

di  10  mfla  lib.        /        ; 
.    ^.  ^fgnG^  posto  orizzdntalmeiiti 
su  dui  appoggi  non  ha  là   metà 
^ella   for^a  ^  quando,  è  verticai. 


4»  W 

U  .   Ma  4i|esfa  forza  (limìniiist^ . 

quanto  più  cresce  là  lunghézza ,« 
Qncle;  se  si  motirij^lica  la  superi!* 
eie  per  I4  meti  della  forza  asso* 
luta  s  e  il  prodotto  si  divide  pec 
il  numero  aelle  volte  che  la  gros- 
sezza verticale  è  contenut;^  nella 
Idaghezza}  si  avrà  la  forza  x^U^ 
ti  va  "del  kgno.  Per  T  unione  e 
perla  di^posizpne.  de'jegni  ad 
Uio  d^ll^  fabbriche .  V.  Di^ionr 
«tf/ff  dff  Art^  tst  Mftiers  ,  ^ 
J^rittcipi  éP  Architettura  QivUe , 
Dopo  il  legno  di  quercia  è  buo« 
no  per  la  costruzione  auelio  di 
abete  >  e  degli  altri  aloeti  resi- 
nosi .  I!  castagno  >  T  olmo ,  la 
noce,  il  cijpresso,  il-  larice  ec,, 
io;io  meno  torti ,  e  si  spaccano  * 
In  Afì'ica  si  us^  la  palma  ^  \  T  ^- 
eacia  ,  la  ceiba* ,  il  paobad  .  Iii 
America.il  cedrq  ec  Ma  i  legni 
di  Eurppii  SQn  migliori .  Quella 
ti'  Asia  tropjpo  ?»ecchi ,  quelli  d^ 
Africhi  mola ,  quelli  d*  America 
troppo  umidi,  il  legno  buono  ha 
d'  avere  i  fili  coippattl ,  uniformi , 
coperti  di  vernice,  senza  nodi , 
ienzj^  fistole  ,  senza  ti?fnori  e  ro- 
gn4,  senza  fenditure  prodotte  da 
geli  o  dal  sole»  e  senza  forami  fatti 
da  vexmit.  Il  color  buono  è  il  gial- 
la pallidp  .  I  migliori  legni  j$on  t 
più  pesanti,  non  pieghevoli,  e 
rompendosi  isi  rompano,  in  ^cheg- 
gft  :  bene  stagionati  per  4  in  5  ^^ 
ni  9  si  han  d^  far  g^lìeggiare  nelP 
iu:.aua  chiara,  a^chè  perdano  i 
xughi  grossolani ,  e  mal  digeriti, 
e  conservarli  al  coperto,  l  \tgnì 
mgliou  son  quelli  che  vengono 
4a' terreni  migliori^  in  climi  teni- 
oerati^  in  situazione  alquj^nto  «^-i 


conynicia  a  diminuite ,  e  neU'  in- 
verno. 


L6a 

,  tEilONE  , .  Prima  di  ^ar  J^ 
fcioni  di  disegno  ad  un  fàncfiif- 
lo  ,  convien  esplorare  attentai 
mente  le^ sue  qualità ,  (Jiè  sono 
perspicacia ,  pazienza ,  atté'qzio- 
ne ,  quadratura  di  mente  ,  sensi- 
bilità .  Si  badi  a  non  lasciarsi 
abbagliare  dal/a  sua  vivacità  :  la 
$i  prende  per  ingegno  ,  ed  è  con- 
traria air  insegno  \  ell^  è  un  0^ 
^tacolo  a  riflettere  ,  e  a  comj^ren* 
•rfer  gli  ammaestramenti. 

]L*  infanzia  è  portata  ad  imi^ 
tare  quanto  yede^  e  sente .  Qua- 
si tutti  i  fanciulli  fatino  bambOc« 
cj  o  .col  carbone ,  q  coir  inchio- 
stro ,  o  con  carte  9  o  con  terra  • 
S^  ingannerebbe  '  spasso  chi  prìsn- 
desse  quella  ^inclinazione  ,  come 
una  disposizione  decisa  p^t'  le 
Belle  Arti  .^  Se  poi  $i  osserva  una 
piustezz^  di  (olpo  d*  occhio  che 
imiti  il  vero ,  si  posson  allora 
concepire  speranze  oi  \^\\òn  ac- 
cesso. Dunque  alle  kz^ionil 

Quanto  più  tenero  è  il  fanciul- 
lo, più  facilmente  gU  s*inipri« 
inono  i  buoni  principi  ?  ^^  tem- 
po' è  prezioso  :  di  4  in  5  anni  e- 
gli  è  capace  d*  istruzione ,  purché 
gli  sia  fatta  in  giuoco .  Quanto 
più  presto  egli  esercita  bene  i 
suoi  membri,  più  destrezza  ac- 
quisterà ^  e  acquieterà  a  buon**or(( 
quella  giustezza  d^  occhio  e  di 
pano  che  fa  V  essenza  delle  belle 
Arti .  I  più  grandi  Artisti  fuToa 
firtÌ6ti  da  giovinetti  «  Michelan^ 
gelo  di  iC(  anni  maneggiava  lo 
scalpello.'  Raffaello,  Cor.regjgio, 
Mengs  moriron  gt^vaifr,  é  avean 
fatto  prodigi.  "Ma  cotòró  eran 
gcnj  straordinarj  ,  ,  M^  senza 
grand*  ingegno  non  si  possOn  fa- 
re cose  grandi*  Ma  con  tutta  la 
graAdé:^zà  .d"*  ingegno  non  si  fk 
niente  di  grande,  se  dall' infan- 
zia non  simefte  su  la  buona  strada  • 

La 


LEZ 

Xa  fhiglioi;e  strada  è  incomiri* 
'  ciar  a  copiare  figure 'igrometriche 
sema  riga  e  comjsasso,  per  me* 
glio  acquistare  giustezza  d*  oc- 
chio e  di  mano .  La  bellezza  de' 
contorni  delle  figure  umane  di- 
pende da  una  n^bltitudine  in  nu- 
merabile di  linfe  differenti  e  di 
forme  interrotte,  le  qusili  com- 
pongono insieme  figure  geometri* 
che  miste  e  variate  in  maniera 
eh*  ^  impossibile  al  fanciullo  for- 
marsene un'  idea  distinta  .  Co- 
minci dunqye  da  quel  eh'  egK 
può  distinguere  ,  cio^  dalie  senv 
plici  figure  geometriche ,  da*  trian- 
goli ,  da*  quadrati  «da'  circoli  ec. 
Principio! secco,  E  qual  princi- 
pio non  è  seccante  .  Convien  ren- 
derlo ameno  con  qualche  giuo- 
cherello  di  Qualche  uso  ,  e  condir- 
lo di  utilità  e  di  4dttto  a  por- 
tata dell'  infanzia , 

Dopo  che  r  allievo  saprà  fran- 
camente delineate  le  figure  geOf 
metriche  senza  ^ttnmenti  ;  si  pas- 
si a  metterlo  a  delineare  i  con- 
torni di  buoni  disegni ,  sempre 
con  precisione  e  cpn  esattezza  ^ 
fin  alla  facilità. 

Frattanto  pii  s*  insegneranno 
le  proporzioni  delle  statue  anti- 
che •  Insegnare  è  far  imparare  . 
11  ragazza  avrà  imparato ,  se  col 
suo  occhio  giusto  disegnerà  il 
contorno  delU  belici  natura  coq 
mano  ferma  • 

ET  tempo  che  studj  gli  effetti 
de'  lumi  e  delle  ombre  •  E  si  av** 
vezzerà  ad  adombrare  colla  stes- 
sa purità  e  diligenza-  AfiRnchè 
gliene  venga  più  dilette  ,  a- 
dombrerà  co'  lapis  di  più  co- 
lori -         I 

Passi  Indi  alla  Prospettiva,  eh' 
è  una  preparazione  hecessaria'  al 
disegno ,  come  quella  che  Àk  la 
vera   iateliigenia   deglr  adorc}. 


de*  var^  pWhi ,   étlfnXnìo  ^ì  iu 
sta  ec.  i    ,  » 

Più  che  necessaria  gli  è  *VA^ 
natomia,  e  quanto  necessaria',  aK  ' 
trettanto  facile ,  perchè  V  artista 
non.  ha  da  conoscer  del' corpo  ehc 
•te  parti  estetibri. 
^  Dopò  tutte  queste-  cognizioni 
si  appHchi  finalmente  ai  drsejgno 
prima  della  natura,   e  'poi  VKBt 
miglioti   sculture    antiche  ;   'Dal 
moaelio  vivente  conoscerà  i  ce* 
Jori  e  i  moti  naturali  ;  dalle  sta^ 
•tue  la    maggior   bellezzi   àiììe 
'forme . 

LIBERTA' .    Alessandror  Ma- 

:gno  volle  che  i  soli  nòbiJi ,  cioè 

gli  uomini   //^m  esercitassero '}e 

Arti  Liberali.  La  ragion' è  eh ia-^ 

ra .   I(  nobile  deve  ^sstt  edixtca^ 

•  nobilmente  ,  cioè-  ben  i^trnito  ne* 
doveri  étìV  nomo  ,  e  in  tuifo 
qu^l.  che  conduce  alla  l>enefieeii«' 
za  pubblica  e  privata  »  lungi  éu 
osni  miseria  che  lo  sottometta 
all'  altrui  dipendenza  .  '  E  '  quale 
stupido    porrà    la   nobiltà  '  nelle 

■pergamene,  nelle  carrozze,  ne' 
palazzi  abitati  da  ricchi  oziosi  o 
viziosi?  Il  più  nobile  è  il  più 
ricco  di  co&tiìzionì   utili  ,'  e  il 

'  più  fecondo  di  utili  azioni  • 
Non  si  può  far  bene  senza  '//• 
hrth  ,    *  * 

I  Greci  tiheti  porhkrono'  le 
Arti  Liberali  ad  nn^  eminenza  ^  ila 
cui'  non  han  potuto  mai  decade* 
te;  r  Romana  agrèsti  le  riguar- 
darono come  futili ,  e'  le  getta- 
rono ai  loro  schiavi ,  e  non  tb- 

'  bere  niente  di  bello  '  se  non  da* 
Greci  ;  versp^nandosene  -  poi  -e 
sottomettendosi    alla    Grecia  ds 

*  loro  ingiustamente  soggiogata 
grecizzarono  ,  e  più  per  fasto  che 
per  sentimento  accordarono  /ì- 
berth  alle  Afti  Libérsii  yt  a-cW 

nobilmente  le  esercitava  »  e  tnol« 

ti 


4^  ^tB 

Wno' i!hi'«a  tome  / 

:  lai  titf&tÈ  è' ntctiiarià  inkùt" 
ie\  E'iatjiltò  vìvtT  aH^-óscum', 
che  Wbtt-dkart  f  subì  talétó  a 
j*òt€!ftoi'r  inciti  t)-  Hfanulcl .      . 

'  T*rtm»i  "«óho  atichr  i  Maèstri 
ffcè^'tortiin'amettttr  eòsfriit^oiio  là 
fiioventà  a  ^guire  serv|lxràX7tè  ^lé 
iota  ptxtkhct'' fTtèthc  pet  Ip 
^lù'^rnzft  reotia  /semai  radòrrd- 
fiietjt«^.  Chi  ragionar,  Vuole  che 
altri  t^fòiii  V  KscoJta  fé>  itàgìotiì 
«HHil,  .le  ciònftofiita'^CoÌJc  jitt^- 
l^rie,  éìstvne<t  e  ^^ròvaùdofè  ìqk 
gliori  eWle  èrJei^leadtftrì^-  per- 
e^iiìòm'lm  il  «àjo  pieno  cfi  sèi 
m^sò^  ^  vi  ^iìr  saputo  serbare  qval- 
é^re,  spazk»  dà  farvi  entrare  i 
bsoni  mziocin^l  alrrtii,   t   $lòg^ 

finite  ie^^'faNaciè.    Chi  lama 
'^i^ttiliré  9  iìon  ciOmkmik ,  espone' 
ìh^él:  iìpnx  ton  ilarità  e  con  doi- 


K   I 


Alf^  épUHzzk  de!  Maesrrd  òifel 
Méténrfte  corristìomhi,  là  di)Cifità 
et*  giétràtji  ;  liiimà  i  XX  ^io}ra!ùì  ^ 
iidn'  è  UHtrtfntt^tt.  ^Ltifertà  « 
Ar  ttttttf  tallii -che*  le  IbrcF  adft 
tìetsntf .  Ulil>tdiénza  cor'di^é  alfa 
ihaestà  delle  Lcfegi  è  Ja' base  del- 
h  iihn^i  Le  fc^i  sonc^  '  per  il 
ben  pu^bncor  e 'ptivfito ',  é  sòHó 
opcfrà  oi  tutta  la  tocsetà  .  A  chi 
jioÀ  fUééianO ,  e^cà  dallfi  ibcie» 
#4  9  iion  k  pernarbi . 

la  mena  ét^ìi  Artisti  è  tà 
ùsétxri^ttìe  leggi  del  Buoti  Ci^' 
atò'.  I  tefhittar;  sfeiio  esiliati  dal 
budn  GH$te .       •  . 

Là  lf4ertè  fatta  l^Artkta* 
Ofelia  facilità  d'eseÈJizioné^  ch«r 
a  tanta  SKitia  alle  ^ere .  Que- 
sta'fteiUtà  proviene  dalla  prari- 
ca  V  ^^*  deistrez^a  ài  iHaha  ,' 
dalla  vivaipità  .dell' ingegna ,  e 
dA'tidn  soikla  teorìa.  Dimqt^e  tiòo 
è^'pti  j^ofiAtttì:  siaém  toro' 


«8 

liineséa  ;  ke  naturàZmeih'te'  U  j^- 
sedessero^  é  si iascias^ero  sedare 
dalle  ìoSi  9  'senjtà  &^i  irti  capi« 
tale  9  come  si  i^  espocto  ali'  attic^ 
lo  ùvoni .      '  ' .'    '  * 

LIBONE  tttnt  U  famósa  tcra^^ 
piò  di  Giòve  Olfmpjco  iji^tl  Peto-' 
pónnesOy  dove  (fsrii  4f  anni  ceJc-' 
Wavartsi  ì  giuochi  olìr^picié  il 
temi>io  èra'  ITorico,"  Ìi^b^q  a-^o 
predi,  alto  tf?,  e  largo  95^  cir- 
coi^dato  da  gran  numero  di  col^^' 
ne ,  è  CDpert<;f  ^ttMt  di  jjar- 
iho  5,  jnventione'cjj  Bisa^  d^  Na»^ 
so  .  li  irottirèspizio  davanti,  e  di 
dierró  def  feit>^i<)  èra  orbato  dì 
.scultiirtf  .>  ,V  itìt^rijo  ;  era  '■  ^  .^fltó 
ordini  di  cbfòane^itosteiiìenh^^^ir 
leriei  Nel'  meizp  era  la^cranìdg 
jtituà*  Giòve  p. li  ca^^o  adope- 
ra di  Fidia  ;  Htz  69  piedi;  »  %tti 
assisa  vs€  toccava  quasi  il  tettai 
se  si  àh:avd,',là  Wbndaviif,  Em' 
d*  drò'  e  d' avòrio ,  stjiva  ia  lirt 
trono  tutto  di  ora^  '#  ^  ^f imne  ,' 
e'  di  sculture  ;  nel  j^iedcstaMo  e- 
rano  scolpita  molte  deità  in  òróì, 
I  calzoni  e  \l  manto  di  Giove 
.  eran  ciscllati  ài  bestie  e  di  fio* 
ri:  il  capo  era  cotonato  d^ olivo; 
alla  destra  Yeìieva  urta  virjtorii  d* 
avorio  e  d'orò,  alla  sinistra  uj£d 
scettro  d' Ogni  xt^tt^Wp  con  Un'' 
atfuila  in  punta.'  Sii  per  la  t(;sta, 
gli  ivo)az:£avanb  le  sue  0glie ,  te 
tre  Grazie ,  e  le  tre  Ore .  C^e- 
^à  Statua  era  dunque  un  misto 
d*'òroVd*àvorip9  di  gemme,  di 
sculrura,  di  pittura  «  e   d'ioghi 

f enere  di  metalli ,  di  bestie»  è 
i  vegetali ,  E  fìurc  T  abilità  di 
Fidia  vi  fu  approvata  àz  Giove 
stesso,  poiché  hnita  1', opera,  I^ 
artista  pregò  il  Dio  che  gli  mb- 
itrasse  il  suo  feradinJénto  -  Subi- 
to cadde  un  fulmine  nel  temr^ 
pio  :  ifofitriflsegno  incoptrastabit 
a'  ap^rovatioìaic.    Par  Che   ffiT 

an- 


«nttcbi  f<M«H9  alla .  xov^cU  di 
pai. 

'  E'  anche  bctiibilé  che  per  pre- 
servar queir  avòrio  cTail' umidità 
di  QDcl  sli6  palustre,  ;i  umeilar 
va  d'olio  il  pavimento.  All'ia- 
coptro  ■  pet  còrts^T^ir  dal]'  arsÌC7 
ciò  la  Minerva  tu  la  tocca  d'A- 

3 ne, .>' inaiava  (f  aCqua  i  Me- 
_  io  in  Hpidatitó  ,  ti  piàiità'  il 
rro'bo  d'Esculapialppu.  ua  foi-. 
za'..  ■  '",         ■  -   •  ■ 

tatst  l«  st^  Llbone  arcHi- 
tett6  ìrtèmpfo  si  Giunóne,  an- 
foepòfjca,.  cir^ndato  di  colon- 
ie ,''ufla  Jelle  duali,  era  dì  óuei- 
ctì,  cM  sa  petctià  - ,  Quivi  era 
htttdia  per  'la  cofsa'.del  bel  ses- 
to, ■eìai  ditìe  'aiklte  rjpartite'  io 
tre  classi , .  fanciulle ,  ragazze  » 
gfovanl  :  to^reVa^Q  in  gonaellino 
(he  non,  arrivava /che  al  ginoc- 
dhÌ9  :  la  'giirrohe  )>resedevano  .. 
fit    che  gli  aucictij  iòssero  più. 

tìSREttb .  ■  Ógni  ,  Artitn 
hi  à'  averne  un9  in'tasca  perno- 
farri  qUaifto  osserva  4i  rimarche- 
vók  dovunùue  egli  va.  Questa 
i  il  più.  bai  modo  di  divertirsi ^ 
C,  cosi  si  divertiva'  e  si  arricchì- 
vi  Pussino  ispcciiatote  .dalla  ne-.. 
thme . 

Disegnare  il  modello  nelle  Ac- 
.  ^etnìe  ,  i  d's$enare  la  sfanchez- 
ia  (  J'^iflatione  ,  e  in  un  anad 
sé  '  ne  pouono  fare  appena  conto  , 
«',!  rnb"ììii(n tj  dell' uomo soQo  d' 
U«  numero  indefioilo.  Il  model-, 
ih  i  s' 

U.nnn      ,■  .-:,..  .i;.,.^a 

rteap[-.cc   icnia    ch'elìa    .sene 

■It  li hY et  1  ù  ifìii.  un  tebocetto,, 
per.lin  oswtvatore.che'v]  recislci) 
lh''stfiu?.i  (jiiaofo  scoile  cfi  più," 
pregevole  in  aMliitec(uta,.ìr]  avi-: 
ut^t  in  pobili,  in  piodiuioni  na-^ 


.turali ..in  cohuir  ^  V>-.t&»Ì  é* 
luin<  è  di  «nibre,  j>),gni{>pi>  pà 
in.^ta^ti  altri  oggetti  edatEidpn- 
tt,  che  iglì  Wvjranno^pòi:'  nella 
conppsizicine  deJlc  sue'apcsc. 

Chi  lavora  ha  bisogno  dì  «olr 
Ucvo.  Prezioso  wlliew»,  ricfea- 
xibne  vera  uccoire  U  jùn^  ji 
litrttci, 

.  LICENZA  •  Fu  dóraapdato  i 
Vaolo    Veronue     dóade    '^udl* 

tund'  ombra  tu-ua  sùoquadro,-* 
gli  ritMte  i  una  umibJk  __Ìi$ 
pitia .  Cosi  pus»!»  tante  tiftn^ 
V  che  non  sono  che  dì&iti . 

L'  arti&ta  si  preo^e  lietntA  ài 
q^mmecier  ditèlli  per  tiaiaa  vnì^ 
bellezza  .  Dunque  «glì  i  m.  ai-, 
foglioso  che  lipresunu  abile  di^ 
riparare  ai  tuoi  dìtéttì  con  .  W" 
Ince  su^ecìari .  Vp<£9gIÌo  à  pa- 
gacò  di  dispietao  .  .ff  vero  heU^^ 
Tsanaa  difillo  aiwno '-  Ma  1« 
narura  di  un  misto  di  be.lla^^V. 
diicttqsa.  Ma-I'  Aitc.txiii  à  na- 
tura ,  i  imitazione  della  Iwlla  tuM 
tura.  Ma  il  diferto  dil  cifaboirii 
bello.  Oìbà.  Si  dice  «pa$soP»T, 
Mia  che  tjMtl  bil  viti  nan  *kU_» 
umttliiKcima.  PàccaMino»  senàt 
tutte  le  liitnxf- 
■  LIGQRIOCP'>"J  nofjifaNav 
poletano  m.  ijSo  ,  Ar<^tBtto,  d>' 
S.  Pìerro ,  fece  i}  deposito  di  Pao- 
lo IV  ,  il  Casino  .nel  boschetto 
del  Vaticano*,  il  palaxzctto  di 
i^ncellotti-a  Piaxza Navona  afa 

Skiccagna:  ..ojMre  di  'buona  «f- 
litettura.  D^pinsejMclMaehia- 
roscuro.  Fu  ingegnere.  .£.a  «i«i, 
Pfin(;i{al,.  appli^^oee  Sa  si) '.la 
antichit^i.^ie-Jntsutc  «>n  E!0rr: 
co  fedeli ..  Queste  su«  operfi-di;^- 
segnaie  ài  tua  mano^ono.in.ffl'aR 
patt^:i)eIIa.T4gif  libraria  di.  To> 

;  LINEA  ©'APE^LE.  Jfiìfm' 
gfanaa  ^^k*  lintt  t,j^  il  09^0' 


4<  UÒf 

ilei,  dia  gDUi  fittm  dèli^Cncnì\ 
Cioè  >  niun  •  giom^i  ssàtz  dflfnisé 
re  ^  o  sia  svasa  studio  v 
•  Plfoia  rtferisQtf  die  Apelle  és4 
sendo  a&dato.  da  Protò^ae ,  non 
ve  lo  tcoYÒrf  e  per  farsi  tonocce^ 
te  prerr  .  um  ffemmelh  ^  tondasté 
$ol  €olore  roprà  uub  tàvèU  Una 
Une»  di  somma  tenus$k*  ProtCH 
gene  ritomitty  a  casA^'  «  vedutxl 
^uel  tratto  ^  penaè  subito  che  non 
poteva  essere  auto  altra  che  À-^ 
jttUe;  ma  egli  cén  altro,  calore 
sondt^sr  ìfi  qailU  stuia  Und  li** 
»e^  pia  .tenute  ;  e  poi  disse  alii 
aaa.'iràcchia',  sé  ritorna  *  colui  ^ 
mosttaglieia ,  Ritoraò  h^\t<t  e 
vergogftmffdrsi  jii  vgdei^si  sorpas^ 
sgto  $.  fo0  um  ietto  colori  stgb  le 
linee  i  «9»  ^0jciànde  pià^  lùego  à 
iettigliene^  Prdtogene  ai  diede 
per  vintOi  PUnid  avea  visto  que' 
eoi  Uvoia  éhe  ai  brucia  poi  nei 
palazzo  di  Cesare  sul  Palatiao^ 
e  V  avfg  considerata  con  avidità  ^ 
benché  r  npii  contenesse  heila  sua 
fpajliosaiac^heaza.  che  iinee  ap-* 
pensf  visibili  «  e  comparisse  un 
jiientu  i£a  tante  opere  ecceiieatt 
di  mpici  «rriati  4 

Gli  eruditi,. ndri  gii  sii  Arfi<4 
atj  f  (i  aoìnof  lanibiccati  B  cerrel'* 
4o)  pec  léf^i^gare  queste  linee  te** 
niii  €  piùr  tenui  segate  àst  una  pid 

Snuissioia.  M^  derPiks  non  voi«i 
;  impazzire  à  sciògliere  il  n^ 
dOjy  h  téglia  i  intécpcetando  ^uel<4 
le'  lipfèf  per  ddineaiHénti  di  coii-^ 
tfltoi(  .ini  .e  cocretti  j  Queata^  in* 
tfiXpUUizim^  è  la  ptùsfinsata,  mi* 
è.<9<9ntrikrùt  ^HefipariQlebdi  Pliirtoa 
Ma: se  Piinio  si-  èiispie^ato^  ma^ì 
le,  suo  damiO.  ^Ji  non  ecta  a» 
Vàu^ì  nia  amato»  ^  e  coche  taltf 
lodava  tutte  le  secchezze  delpé»^ 
nelli  lottili»  le  fineaze  de*i2i^K 
li  ejde'.pdli»  >e  atemirava  ^uei 
di-  efei  JUlQ  «nnwratp  di^^m 


*■*;- 


ématòrs,  eìie  fanno  tra  lord  fià» 
sare  P  ammirazione  di  mano  ia 
mano.  L'  O'di^  Ciotto  non  ^era 
che  utf  trattd  di  mand^  ^Come  hi 
linee  d*  Apellr)  «  se  ^pieU'O  ea-« 
stesse  Ancóra  ^  fiiontef  ebòtf  in  una 
yenditjl  ad  alto  prezzo  j  ma  gP 
intelligenti   io  vahiterebbero  pea 

2 nei  che  val^  un  d  ^  Se  quella 
fnei  -d'  Apelle  -«  di  Pfotogentf 
fbsserd  state  iiWer  oonie-  le  vuole 
PìiàiOy  il  Vinta  consisteva  a  chi 
^  avèà  il  tratto  più  fino .  -  Il  che 
prdvdriibbe  ch^  il  j^usto  di  qué* 
famosi^  tempi-  fosse  durcTy . secco  '• 
meschino,  óomdfQ|>oi  il  gotico  « 
Ora  ai  fa  cdh^^ter  il  pregiò  del 
tratto  lìelltf  larghezza^  «  nelle 
masse  ^  ^.  si  d^ce  «ntf  helU  mmn^ 
chi  e  uria  barba  ben  dipinti  «  Pro» 
lOgend  i Impiegò  sette  anni  sona* 
ti  per  far  un  quadro ^ d'una  sohi 
figura  i  bisogna  dire  eh'  egli  «ves^ 
se  gran  gusto  Rileccarsi/  -  •  1 
LINBA  DI  BELLEZZAr.^  Pa^ 
féot  ha  fatto  cònsiséerd  ia  bellezi^ 
za  in  una  linea  tlitticdi  Ffogarf 
pittóre  inglese  i  Oravo  nello  .Ca- 
ricature y  ha  voluto  prdvaie  chtf 
la  linea  deUa  belkaza  -  è  oudeg* 
giente^  e  simile  alia»  ietterò.  S  ^ 
tf  perciò  il  ragno  tài€.  non  hm 
niente  di  ondeggiai)  ^  non  Onè 
esser  b^llo.  Ma  ^ìi  si  potrebbe 
dire  che  il  ragno  è  bello j.  perche 
ha  deli^  ondeggiante  .•  Falconai 
ha  riposta  cotal  linea  nel 'r«rsbydS# 
e  nello  ft  idee  iato  ìì  Altri  Ithan^ 
■c^  .pretesa  nel  fianmeggddSrfe  ,  ne 
Menga-  nel  -serpeggiàntse ,    InauW 

,  £  che  lined  hr  il'aver  iihA^ 
/éztà  ?  .  Ninna:  La.  bellecfa  s» 
StìtmgL  d^itfma  Successione  e  d^iu» 
ac'ciordo  di  linee  ihfinite  «Htfmni 
ti  fra  lòto,  Diae^ar  la  belieazli 
ìr.S,  in  oer^j^junirfv  ta'^^Mde^ 
giMfin^  itt./fpwn4>>aito  ft  èjm* 

di- 


j&troe  Dscttransnte  J«  .doio^en 
e.  la  piegiievoikezft*)  Chi  vuol 
parlar  di  Iìmc€  f  dica  che  la  ret-» 
aa  lande  alia .  rigidezza  antica  « 
che  le  forme  ccjuipQ^te  di  linea 
che  si  tagtiaoo  ^ngohmfcnte.  so- 
no dure  i  che  la  ciicolare  è  pe-* 
aaQ  te  ;  x  che  la  vera.  bdle:9sa  del-» 
Jb  fórme  è  prodotta  da  iia  gtaa 
unacni  di  lince  diffareAti ,  la 
«inali  .par  che.  tutte  tendano  a 
fondegéiArsH  «  non  si  (rìtoadano^ 


•  JLeonardo  cb  Viaeì ,  Ra£&ello  f 
Coraggio.,  Caracci  ec.  hanno 
fatto  «pere  ocoeUeoti  senza  par* 
]ai>  mat  di  tìntt  di.  bellezza .  Sa 
a'.è  parlato^  molto  quando  V  arte^ 
«boKiuta;  ma  eoi  parlarne  fkoitsi 
ò  liinessa  #  . 

^^  LINGUAGGIO  d^W  Atta  pit^ 
lOnca  è  il  talento  41  comporre  >  di 
«Usegnar«t  di  colorire .  £^  una 
preparazione^  «htfpottata  aqual^ 
che  esattttza  ai  .deve  apfflicare 
ai  soggetti  ohe  ti  hanno  da  e»« 
ptimere ,       .        . 

Qualuaquo  Ungué  .  non  h  cha 
«na  chiave  pei  aprire  un  tesoro. 
Fjrattanto  .molti  non  fanno  che 
pvOvista'di  chiavi',  anche  irn^giT* 
■itct  aenzamai  aF^ice  alcuno  scri^ 
gno.  Am:he:i  alcuni  Artisti  si  eoa** 
tentano^  Ai  p^ssedttt  il  lipgu^g^ 
flio  tMl^ wt9f  a  Olente  altro.  L» 
Scuola  .Veoeziaiiar.  ha  avuto  spen 
alaknnte  untai  goato,  unican 
BHSDtét  inteiw  a  cattivar  glioc^ 
chi  r-t.Metehins  eloquen^  queUè 
di  paÉDle  e  di  fiaaiaeikxa  soetan^ 
aa .  Poesia  meschina  quella  jd^ 
ba^ìtcelle  oattom  «  di  vessi  po^ 
veri  di jocsé .'E  chct.piMure soao^ 
•uelie  :;  cti  ^  Paolo  ».VeH«ieae  y.  éàs, 
TistòroBtQ^y  e  di  tanti  nltrfjifotk 
Veneci  ?  .Si  «(pattai  Tiziano  • 
A,hhoadaaza<  aenaa  «celta  i  iussa 
eaoft  giiidÌBÌtt.s>€oa^^xuqpi:bisa. 


-iv 


toc  0 

xarre^xonttasti  brillane  aflféttat* 
ti 9.  e  piùaéFettatà  pompa  di  drap^ 
pi,  tumulto  e  £racas80  di 'ColQrÌ4 
to  . .  E  r. interessa y  e  la  conve* 
nienza  ,  e  iLdiSegno  ^  a  J'  esbi«s^ 
sioae  ,•  e  y  e,  e  ?  Cerchrnsf^  a!&roA 
ve  V  si  troyana  i«  Correggio, ^naf 
Caiacci  i  in  Idomenichino  ^  e  sa 
le  vuoi  mtté  insieme  eminands^ 
aime ,  eccola,  in  RaAelkr .  La 
scuola  Veneziana  n^poOra  in  sa* 
gfio  Ijtf  mai  pensato  a'.iateressac 
£r  mente  a  il  cuore.  Reynòlda 
la  paragona  a  quel  cha  dica  SM'* 
kespear  ad  una  favola- raccontata 
da  un  pazzo  ,' piena  di  tridofidan-* 
ze  e  di  gran  parole ,  ma  cho  nel 
fondo  non  significa  niaofe  , 

LOCALE  .  Il  rosso  ^  uà  «o-» 
lor  propria  d'  un  oggetto  rosso  • 
Ma  questo*  rosso  degradato  dall' 
iaterposizione  d' una  quantità  pii| 
ó  meno  grande  d^  aria  r  h  il  ao« 
|ore  hodle  * 

Questa  degradaziona  che-  ai  os<» 
ierva  nella  natura,  è  ciò  «he  si 
èbianxa  priUpenitféf  it&réa-,  Ella 
non  a  soggetta  #  regole  fisse*  co^ 
ose  Ja  prospettiva  irnèat4  w  La  de^ 
gradazione  è  piùr  o  meno  rapida  9 
secondo^  che  Paria  è  ^ì^  o  -men 
carica  di  vapori  •-  Varia  anch^ 
seconda  r  oi^ano  Mi»  svista  i  chi 
ha, la  vista  pia  corta,-  veda  i  to^ 
lorr  pia,  degradati  ^  Variai  alttttsi 
secondo  le  ote  del  gioriMy,:a  se^ 
eondo'  i  varj"  «coi<fenti  da^  pòlve^ 
tK  dsauvoléf  di  stremfi  «cr^  che 
diradano  oaddenaaner  divMamen*J 
te  r  atawsieta  »  V  artkoa  devtf 
tj^er  conta*  di  tutti  ^esti  can^ 
eiameotf  f  pep  dare  ar  sUoi^  qa*^ 
ari  il  ^iusio'  odor  lóggh  ^    '      ^ 

la  ÌA$stkt^  è  la/^ialiti-  ch^ 
non  appartsene  al  %a^té0ì  ma 
80Ìtanco>  ad  uii>^ta  hfiicfé  li  na** 
iop^  una.  Imdità  ^dagfi  ^firécani  ^ 
la  JbniCtewi'  h  .MmA  rl0ùàlM,  diff 

Cai* 


4B  IIM 

Calmucchi)  a*  qutlì  disdiivbiie 
molto  la  bellezza  ideale ,  Fin  qui 
la  località  va  bene,  ^  necessa* 
ria . 

Ma  vji  motto  male ,  ed  è  un 
difetto  ,  se  è  in  quelle  figure  che 
debbono  essere  belle  da  per  mt^ 
to .  L;  Apollo  j  il  Lao^onte ,  le 
Veneri  •  i  Raffiielli  ec.  sono  d' 
«na  -bellezza  universale;  -sono 
belle  dovunque  ài  ha  idea  giusta 
del  beilo .  Ma  Id  figure'  de^  Pit^ 
tori  Veneziani  sonò  figure  mera- 
mente Veipezìane  ;  ie  figure  '  di 
Rubens  noti  sòtK>'éKe  Fiémmin- 
ghe  .  L9€éìiti>  disgustose  • 
•  Per  iscaiisar^  si  fatte  località^ 
che  sonò  meschinità  individuali , 
bisogna  operare  non' di  pratica, 
ma  sceigliete  le  parti  più  belle 
della  pwbell^  maturi,  prenderne 
le  ibrme  ^incufiaN  «•  grànifi ,  ed 
«seguitali  tièffo  idialè.^  ^    r'  " 

Anche  il  Paesaggio  ,*  benché  slìa 
«n  genere  subalterivo  alla  Storia , 
ileve  uscir  fuori  dafla^  Uealiti , 
come  han  fatto  Passino^  Tizia- 
no  ,  Domenicbino  ,  Claudio  Eo^^ 
TCneseee.  Ma  i  Pianai ngbi  non' 
iuinao  Copiatp  ch6.  bei  siti  di 
Fùmijlra .  Un  paesaggio  hetUe  è 
Il  lavoro  d'  una  veduta  unica  • 
Il  bei  paesaggio  è  il  risultato  é^ 
«n  gran  numero  di  sttSdj .  - 

Il  Ritratto  piar  d^ogni  «Itro 
«enere  è  soggetto  Mi  ìifcmiità  : 
Sa  da  r4ppreiMntare  ledéiniefttè  1* 
ibdìVidiio  còlla  iocMità  dèèdénu-^ 
mt  »  L*  artista  però  devie  tacer- 
ne quanto  più  può  i  difetti-;  Ka 
da  farne  1*  elogio  e  non  la  ati- 
ra v  ha  da  ipettemi  del  grande , 
jha  da  sbandii'ttd  le  aifèttaziòni , 
e  tutte  le  fut^ità  delle  mode , 
che  divengOR  di^rtnabfli  subho 
che  cessano  di  esser  mode .  Il 
yitratto  ha  da  generalizzarci  aU 
pieno  collg  scn^cità  del  porta* 


LOM 

mento  naturale.  Perciò -piaceraii» 
no  sempre  i- ritratti  di  Tiziano  « 
e  di  Vandick  \  e  perciò  quelli  de* 
Francesi  dei  secoia  XVlil  sono 
ifisoffribili  . 

LOMBARDO  Q4»ietro')  archi- 
tetto e  scultore  Veneto  del  seco- 
lo XV  •  Il  deposito  di  i>inte  in 
Ravenna  è  opera  su^t  '  come  la. 
Chiosa  di  S.GìOf'é  Paoiò^in  Vene- 
zia%.  k  chièsa  de*  Certosini  ^  la 
Torre'  déW  Orokgio  in  piazza 
S.  M^rco ,  il  sepolcro  del  Cardi- 
nal Zeno  in  S.  Marco,  il  Fon- 
daco de-  Treschi  a  Rialto,  la 
Chiesa  di  S.  Maria  Mater  Do- 
mini ,  la  Scuola  della  Misericor* 
dia  ,  il  Chiostra  ^i  &  Ciusdna 
a  Padova  :  opere  ^cc  ^emigoti- 
ohe .         ' 

-  Mattinò  della  famìglia  del  sud* 
detto  fece  in  Venezia  la  Scuola 
di'  S.  Marco  'consistente  in  due 
an^pié  pÀt  '  '  ben  ^decorate  *  W^^isit 
è  anche  «uà 'la  .chle^A  di  S.  Zac* 
caria  colla  facciata  w  ckie ordini  •• 
A  sup  figlio  si  attribuisce- la  chie*^ 
éa  di  S.  Gio:  Crisostomo . 
'  Figli  di  Pietro  furon  Tullio  e 
Antonio  ,  che  fecero  i  pregevoli 
bassi  rilievi  nella  Cappella  dei 
Santo  a  Padova.  Tullio  architet- 
tò iii  Treviso  la  chiesa  della  Ma- 
^nna«  e  in  Venezia  la  chiesa 
del  Salvatore  a  croce  di  tre  tra- 
verse con  tre  archi  fintai  tetto. 
*  Sante  Lombardo  n.  1504  nu 
z^tfo  della  stessa  famiglia  edi^ 
fico  in  Venezia  la  Scuòia  di  S. 
Rocco ,  e  il  palazzo  Vendra* 
mini ,  il  quale  è  ben  propor«> 
zionato ,  ha  un  bei  cornicione  ^ 
ma  i  a  tre  ordini  corinti .  Sì 
crede  Anche  suo  il  palazzo  Tre» 
visani ,  e  quello  di  Gradenigo . 

•LONTANO.  Le  figure  iomé^ 
ne  mostrano  sovente  la  mano  e 
il  tttlento  deir Artista,  il  quala. 

vi 


«i  lit'  messo  meno  stiidio  >  e  pia 
libertà  di  esecuzione.    •  ^ 

Non  si  possòiì  dare  metodi  pre- 
sisi per  trattare  i«  JoatanéntKje  • 
Sono  sogsette  alJe  diverse  circb>» 
stanze  de  climi,  delle  stagioni , 
delle  ore  9  dello  statodei  cielo  ec. 
B'  ben  ordinario  che  gli  oggetti 
più  vicini  compariscano  più  soli- 
di di  ìxiasse,  più  vivi  io.  colore , 
più  netti  hefr  e^ressione  dtlh 
ioro  .forme  che  quelli  che  sono 
l»iù  lontani  «  Ma  se  questi  rice- 
vono più  gran  luo^,  e  quelli  ne 
scino  privi  «  allora  i  l<pus^$  deb« 
jbon  ^sser ,  più  decisi ,  ma  oon-  me- 
glio dettagli  •  .  ^f  ^, 
^  «Per  ilare  fuggic  gli  oggetti^, 
jnon.è  necessarioi  impiegar,  tinte 
grigé  nelle  hmansiuie^  e  riser- 
vare i  colori' brillanti  pier  il  da- 
vanti. Si  posaon  usar  i  colori 
più  ricchi  anche  nel  k^ntiMo^  se 
la  verità  io  ^ci^gt  ^  come  se  il  So- 
le è  air  orizzonte!,  e  pure  gii  o^ 
^etti  fuggiranno.  La  giustezza 
de*  toni 9  ^.90in  la  lettura  delle 
tinte,  è  la  sola  che  faccia  fuggii 
•1%  gli  oggetti.  .      ...     « 

Per  r.esecttzioiie ,  ti  coknoide^ 
la  perfezione  è. conservate  in  hnr 
ja»{/  la  franchezza  de'  colori  aa- 
joegandoli  gli  uni  negli  altri ,  e 
dar  quella  indecisione  di  forme 
che  la  natura  per  lo  più  ci  mò» 
£tra  negli  oggetti  ben  lontani  ,'^ 
.  LORME  i^iliJftnB  dey  m. 
t%77  '  architetto  Fta»iCfse  studiò 
in  Italia ,  e  introdusse  in  Francia 

Gualche  gusto  ^  Il  suo  ^palazzo 
ella  Tuilìerie  ha  un  basamento 
continuato  beo  intaso;  ma  quelle 
folonnc  ioniche  ricinte  da  cinr 
que  bande  scolpite  a  capriccio 
sono  strane .  La  fabbrica  non*  fu 
proseguita  da  Lorme .  Il  suo  gu- 
4CO  ne*  profili  fìi  secco.  V*è  di 
lui  un  trattato  della  maniera  di 
i)/<.  B.  Arti  T.  II, 


LOR  49 

-fiibbricar  bene  e  a  jioche~«pese  , 
e  un  altro  su  T  Architettura .  E- 
gli  fu  il  primo  a.  scriver  sul  ta- 
glio delle  pietre»  ma  assai  in 
confuso. 

LUCIDO.  E*  un  inconvenien- 
te de*  quadri  ^  olio«..  quando  i 
raggi  luminosi  e  i  vlsualiTomia- 
no jin  angolo  retto  colla  super- 
ficie dipinta  »  Questo  lucido  spa^ 
rjsce  quando  essi  raggi  cadono 
obliquamente.  Deve  perciò  una 
Pittura  ad  olio  posta  verticale 
mente  ricever  W  lume  costan te- 
mente obliauo,  o  venga  dall'air 
to  o  lateralmente . 
^  (Questo  lt$cfdo  si  perde  quahdo  y 
rar^  ne  ha  Aìswxttst  la  vernice 
prodotta  dalP  uscita  de^Ii ,  olj  ^ 
Ma  ne  siègu^  presto  la  distruzio- 
ne de*'<;olori. 

Nelle  altre  specie  di  Pitture 
questo  lucido  non  ha^  luo^«  per*, 
^hè  le  superfìcie  porose  vi.  assor- 
biscon  la  luce.  Ma^^ quella  ad  o- 
lio.  indurisce  quando  e  secca  ^   e  - 

Jirende.  un ,  polito^  che  rifiette  là 
uce  córoiì- la  vernice  .  ! 

1  Per  evitare  questo  jAconveni^nr 
'te  9<  9Ì  pot re bb^.  mescolale  cssenzi^ 
di  trementina  con  i  colori  stenk^ 
ji^ati  ^eJi'  olio .  Quel  liquore  di- 
HiàeìL  cprpo  grasso,  e  ne  ìmpe- 
disce  il  coagulamento  ,  donde  il 
fufido.  Ma  tal  pittura  non  è  di 
moiu  durata,.  .Si  adopera  non^ii^ 
i)neno  nelle  pitture  di  decorazio^ 
ne  esposte^  var  j  Jumi  .  »  ' 

LUME-^  Si  consideri  prima 
quello  dfl  Soie  nelle  sei  divijjio- 

ni  |>rincipali  dell' W^if ,  dd  né" 
scer.e  /  deU|  mattina ,  del  tneK.tfi- 
dì ,  ^^1-  ^iorft9^^  dei  tramontare . 
In  questi  sei  tet^i  .il  Inms  va- 
ria, e  prende  Ufi" carattere  si  di- 
j^tinto  , \  che  influisce .  iqpltissimo 
in  tutte  .le  cose  della  nattKa  ,  « 
merita  V  attenziono  degli  A^^ 
D  '  sti  • 


so  LUM 

sti .  Gli  Arrìsti  saranno  ricchi 
d^immaginazioni ,  e  sapranno  far 
buon  uso  dell&  Ìoro  ricchezze , 
se  contempleranno  Ja  Natura  do- 
viziosa ugualmenteL  che  savia.. 

Alba.  ì>el  giorno. 

L'  A  urora  colorisce  dolcemen  te 
le  estremità  de' corpi,  comincia 
a  dissipar  le  tenebre  della  notte , 
e  r  aria  pregna-  ancora  di  vapo- 
ri ,  lascia  gli  oggetti  indecisi . 
Se  i  vapori  soiio  meno  densi,  gli 
oggetti  sonOi  più,  distuitr..  Il  So- 
le però^  non  è  comparso ,  dunque 
le  ombre  non  possono;  esséi^  mol- 
to sensibili .  Tutti  i  corpi  deb- 
bofìo  partecipare  della;»  freschezza 
deir  aria  yi  e  restar-  ih  una  specie 
di  mezza-tinta  .<  Il  cielo  non  ha 
da  esser  carico 'di^  nubi;  e  se  ve 
De  sono-,  noa  hanno  da  esser  lu- 
minose che  agli;  orli ..  >  Il  fondo 
del  cielo  vuol,  essere  d*  un  azzurro* 
spuro,,  pili  chiaro  però  verso  le 
sue  parti  orizzontali  ,  affinchè 
spiccai,  meglio  la^.  volta  celeste  ,. 
e  comparisca.!* origine  della-  lu- 
ce r  quivi  il  cielo^  s^  colorirà  ì*' 
Un  incarnato-  vermiglio*  fin  ad  u- 
na  certa  elevazione  eoa  >  bande  al- 
ternati vamen  te  [  dorate  e:  argenti- 
ne, le  quali  diminuiranno  in  vi- 
vacità a  misura,  che  si  allontana- 
no dai:  sito  «donde  esce  la  luce. 

Tempo.  Opportuno  è  questo  per 
V  Artista  che  abbia  da  rappresen- 
tar- caccie  V  amori ,  accampamen- 
ti,, presedi  fortezze.  Aurora  ra- 
pì Cefalo ,  Paride  Elena- i;  Ado- 
ne si  separò'  da  Venere  per  insel- 
varsi,  Meleagro.si  pose  ad  inse- 
guire il  cignale  di  Calidonia  . . . 
quando  ?  AJKAlba ..  Al  lume  dell' 
Alba  Alessandro'  nelle  campagne  - 
d'Arfaele  M.  le  Brun  Io  fa  com- 
parir vittorioso  di  Dario;. 


LUM 

Nascer  del.  Sole  • 

^  AI  sorgere  del  Sòie  la  Naturi 
si  abbellisce  di-  colorì  vivaci  e 
brillanti,  la  gioja.  rinasce,,  tutto 
si  rinvigorisce.  Il  Sole:  slancia 
i  suoi  priniF  raggi-  s\r  le  cime  de' 
monti,  degli  alberi  e  d'egli  c^ificj  e 
tutti-  gif  oggetti  si  rilievanàsot- 
to  un  bel  cielo  :.  le  ombre  si  al- 
lungano,  e  le  ^rojezionf  e  i  dif- 
ferenti piani  dii  tutti  gli  oggetti 
sono  più  distintamente  sensibili  • 
Si  suppone-  ih  Ciclo  sereno . 
,  Questo  è  il  momento  il  più  fa- 
vorevole per  i .  Paesaggi ,  Paulo 
Bril,.  Claudio  Lorenese  l'hanno 
saputo  cogliere  a  maraviglia  j.  t 
Nicola.  Poussin  V  ha  saputo>  coti 
felicità  introdurre-  in-  tanti  sog-p 
setti  di  Storia ,  nella^  Guarigione 
de' Ciechi,,  ntl'  Mosè-  salvato  « 
nel  S.  Gio.  Battista  neiP.acqur 
del  Gjordàn&.>. 

Matti  K  A . 

Non  di'  rado  accade  che*  la 
mattina  il  Cfelo  s' intorbidi  ,  e 
che  sorgano»  venti  e-  temporali  . 
E  difHcil  rappresentare  questi* ac- 
cidènti di»  tristezza  ..  Convengo- 
no però-  molto  ai  soggetti*  diurne- 
stizia .  Càracci'  suppose  un-  cielo 
coperto  e' tenebroso  nel  suo  mar* 
tirio  di  S..  Stefano  per  ispirare 
più  orrore  e  afflizione .     ^ 

Mezzodì".. 

Può  il  Pittore  imitare  le  vivez- 
ze del  meriggio  che  abbaglian  là 
vista?  No  \  dunque'  noi  faccia  . 
Non  si  faccia,  mai.  quel  cher  non 
^i  può  far  bene . 

Se  converrà  talvolta  trattare 
qualche  fatto  avvenuto  a£  làtzzx^ 

d^, 


dì)  si  nasconda  il  sole  tra  nubi, 
tiberi',  monti,  edificj,  e  s'indi- 
chi queir  astro  per  alcuni  rag^i 
the  scapitano  da  quelle  interposi- 
zioni i  Sì  badi  che  allora  i  corpi 
ìion  danno  ombra  j  o  poca ,  e  che 
S  colóri  per  la  troppa  vivezza 
della  kice  compariscono  men  vi" 
vi/ che  nelle  ore  quando  la  luce 
è  più  temperata .  ^  Vi  si  applichi- 
no dunque  colori  rotti ,  e  non 
mai  colori  brillanti  e  interi ,  co- 
me si  avesse  da  dispular  coltole 
per  eclissarlo. 

Si  osservi  ancora-  che  ciascun 
tiggètto  in  questo  tempo  ha  il 
«uo  lume  partrcolarè,  e'  h  sua 
^Mnbra  ,  la  quale  non  arriva  agli 
aggetti  vicini'v-il  che  huocc  mól- 
to alla  formazione  de*  gruppi .  Si 
eviti  dunque  più  che  si  può  il 
ìneriggio ,  d  quando  vi  si  è  ob- 
bligato ,  s*  impieghino  poche  fi-  ~ 
^ure .  I  soggetti  che  più  vi  qua- 
drano son  quelli  di  riposo. 

Giorno  . 

Le  variazioni  in  questo  tempo^ 
sono  più  considerabili ,  special- 
•mente  Testate.  Il  Sole  è  più  ar^ 
dente  nel  giorno  che  nella  mat- 
tina, indora  mirabilmente  le  nu-' 
vole ,  vi  si  dipinge .  Se  ha  pio- 
vuto ,  e  il  Sole  ricomparisce  ,  la 
■natura  si  riveste  ài  bei  colori ,  e 
tutti  gli  oggetti  carichi  di  gócce 
d^  acqua  divengono  tanti  specchj 
che  si  rimandano  e  moltiplicano 
i  colori  degli  oggetti  vicini .  Che 
scena  incantatrice  per  i  Pittori  ! 

I  pia  gran  Coloristi  si  sono 
npprofhtati  di  questo  tempo,  il 
quale  permette  d'ordinare  il  cie- 
lo e  i  lumi ,  come  più  piace  al 
Pittore  ingegnoso ,  e  di  fare  om- 
t>re  fiere,  donde  spargansi  riflessi 
tensibiii  per  far  risaltare  tutto  H 


quadro  con  vigere*  Prova  mara- 
vi^liosa  ne  danno  ì  Baccanali  di 
Tiziano  • 

TrÀMOICTAR  DSL  SOIK  . 

L'orizzonte  è  infuocato,  e  quan- 
to quel  lume  incontra  è  tinto  di 
color  di  fuòco  :  in  certi  t^mpi  t 
quasi  TOSSO  o  d' un  arancio  vivo  ; 
talvolta  le  nuvole  sono  violacee . 

Quanto  più  bizzarri  sono  que-» 
sti  accidenti,  più  debbonsi nota** 
re ,  per  farne  giusto  uso .  Sono 
ben  diversi  da  quelli  delP  alba  s 
i  colori*  sono  più  risentiti  e  più 
secchi  • 

CONSIDEHAZIONI 

Sopra  i  Lumi  é 

Il  Zumè  si  comunica  in  quat'-^ 
tro  maniere  differenti . 

1.  Dair  alto  cade  a  piombo 
sopra  un  oggettb,  e  ne  iiluminsi 
la  parte  eminenre.;  Questo  lume 
supremo  deve  dominare,  ma  non 
Tipetersi  :  si  richiama  soltanto 
con  èchi  su  le  diverse  parti  del  hi 
composizione» 

2.  Il  lume  può  strisciare  su  gli 
-oggetti:  questo  va  d'una  tinta 
più  gaja  del  lume  supremo. 

3«  A  misura  che  il  lume  si  -al- 
lontana dal  principio  che  M  pro- 
doce,  s'indebolisce  ,  si  confonde 
nella  massa  dell'aria,  efinalmetf- 
te  si  ha  per  perduto. 

4.  Vn  corpo  senza  essef  diret- 
tamente illuminato,  può  riceveve 
il  lume  da  un  altro  corpo  vici- 
no ,  che  glielo'  riflette .  •  Questo 
rifieiso  è  luminosa  a  tenóre  del 
c<ixpo  che  lo  ribalza ,  e  ài  fì^^Wo 
che  lo  riceve  *  Quello  che  lo  ri- 
ceve, riceve  anche  /^  gradazioni 
deir oggetto  che  lo  comunicar-* 
Da  Si 


5^  LUM 

Si  deve  anche  considerate  il 
tume  reiativaa^ente  all'espressio- 
ne del  soggetto.  Vuol  essere  ri- 
splendente 9  moderato,  oscuro, 
se  il  soggetto  è  ilare  ^  tempera- 
to,  o  tristo . 

Il   lume  partecipa  del  colore 

fir  Ojjgetto  che  lo  produce .  Se 
ene  iipmediatamente  dal  Sole , 
d^  un  bianco  dorato  ;  se  dalla 
luna,  d'un  bianco  argentina;  se 
da  una  face  o  dal  fuoco,  è  ix>s- 
so  .  Il  lume  è  ancor  di^reate  » 
se  emana  dal  Sole  puro  o  invi^ 
iuppato  di  vapori  ^  se  da  una  fiac« 
cola  chiara,  o  da  un  incendio 
fumoso. 

Quando  il  corpo  luminoso  è 
uguale  al  corpo  opaco,  la  metà 
di  Questo  è  illuminata  dalla  me- 
tà ael  corpo  luminoso,  e  l'om- 
bra è  uguale  al  corpo  opac^.  Il 
corpo  opaco  dà'  un'ombra  piik 
piccola  di  se,  quando  è  men  gran- 
de del  corpo  luminoso. 

^  Il  còrpo  iilunvinato  dà  più  om- 
bre differenti,  quanto  più  sono 
i  corpi  luminosi  che  io  illumina- 
lo. Ma  la  più  oscura  vien  dal 
corpo  luminoso  più  lontano . .     . 

La  lucè ,  che  si  riflette  da'  cor^ 
pi  duri  e  levigati,  se  ne  slancia 
ristretta  e  risplendente .  Più  lar- 
^a  e'  meno  brillante  sì  rimanda 
da'  còrpi  molli .  Perciò  è  più  dol- 
ce il  Itfme  che  si  sparge  su  le 
carni,  di  quello  che  va  su  le  os- 
sa *  Le  terre  lavorate  non  com- 
pariscon  sì  chiare ,  come  i  ciot* 
fòli ,  le  sabbie ,  gli  scogli  •  La  par- 
te superior  delle  foglie  è  più  ìh- 
r  stra,  perchè  è  più  Tìscia  dell' in- 
feriore .  Le  stoffe  di  lino  e  di 
\^ótòne  fer  la  stessa  causa  non 
sono>  lucide  come  quelle  di  seta  » 
Le  statue  riflettonp  luce  più  vi- 
va, e  fanno  ombre  forti  ;  .onde  se 
«ono  buone  per  la  bellezza  delle 


LUM 

forme  ,•  noi  sono  certe  x  per  tra»* 
portar  i  loro  effetti  di  fumé  alle 
ligure  de'  viventi . 

Gli  oggetti  colpiti  dal  lume 
rimandato  Ha  .  altrr  oggetti ,  ne 
prendono  il  colore,  che  si  mes- 
cola col  color  proprio.  Chi  pas- 
seggia per  un.  prato  >  sembra  a- 
vere  dei  verdastro  » 

Il  lume  cambia  il  color  prò* 
prio  d'un  o^ge^io,  ma  partecipa 
di  qiiel  colore.  E'  dunque  un 
difetto  spinger  la  luce  fin  al  bian«- 
co ,  e  r  ombra  fin  al  nero . 

Gli  ometti .  sono  più  distinti 
in  un  cielo  nuvoloso,  perchè  lo 
sguardo,  non  è  abbagliato.. 

Le  ombre  per.  il  Tume  del  sole 
sono  più  decise  che  per  qualun- 
ijue  altro  lume  ^  frattanto  sonò 
^nza  durezza,  purché  non  sieno 
in  luoghi  coperti ,  dove  il  lume 
iristretto  fa»  gli  oggetti  più  di^ 
stinti:-  . 

Per  avere  una  dimostrazione 
sensibile  della  degradazione  della 
luce,  si  osservi  un^  galleria  u--, 
gualmente  ben  illuminata  eador<- 
fìsi  di  statue  di  marmo  bianco 
collocate  in  distanze  uguali.  Là 
statua  più  vicina  sii  'sarà  più 
chiara,  e  le  une  si  distaccheran- 
no in  bruno  svt  le  altre,  la  srr 
conda  su  la  prima ,  la  terza  più 
in  bruno  su  la  seconda  >;  e  cqsì 
via  via .  Le  ombre  all'  incontro 
s' indeboliscono  quanto  sono  più 
lohtane^  così  che  se  le  statue  fos- 
sero di  basalto ,  la  prima  si  ve^ 
drebbe  staccata  in  nero,  su  la  se- 
conda, e  la  più  lontana  gli  com* 
parirebbe  la  più  chiara. 
T  Regola  generale  è  che  il  più 
gran  lume  deve  colpire  nel  me^- 
zo  del  quadro.  Non  ne  siegi^e. 
però  che  debba  essere  un  lume 
solo.  Rembraqt.. ha. praticato  co- 
sì :  ma  è  pericoloso  imitarlo .    I 

mi- 


LUM 

rnlgliori  Coloristi  hanno  imitata 
la  natura,  la  quale  Éon  è  prodi- 
ga di  lumi  subordinati .  I  mae- 
stri Veneziani  han  dato  un  tjuarto 
del  quadro  al  iui>ie  principale^  e 
ai  secondar)  >  un  altro  quarto  all' 
ombra  più  forte,  e  il  resto  alle 
mezze  tinte .  I  Fiamminghi  han 
dato  meno  spazio  al  lume ,  per 
tenderlo  più  vivo ,  e  hanno  fatto 
Je  ombre  più  spaziose  e  piò  for- 
ti .  Ma  con  questa  pratica  non 
6Ì  tondegpian  le  figure  ;  pare  an- 
zi che  5  incrostino  nel  fondo . 

S'  imiti  attentamente  la  Natu- 
ra. La  Natura  opera  in  grande; 
Ecco  il  grappolo  d' uva  di  Tizia- 
no :  ciascun  acino  ha  il  suo  lume 
e  h  sua  ombra,  e  il  suo  riflesso  , 
ma  tutti  insieme  formano  una 
snassa  grande  di  lume  e  di  ombra  • 
Non  ne'  dettagli  dunque ,  ma  nel 
carattere  generale  dell'  opera  s' 
impiegherà  la  mano  maestra  . 

E*  importante  la,  scelta  de*  Lt^- 
tni ,  lì  più  favorevole  è  quello 
che  viene  dall'alto,  sì  per  l'ar- 
tista che  per  gli  spettatori  •  Quel- 
lo^ che  viene  dal  meriggio  è  più 
vivo  ,  iQa  più  vario  j  quello  del 
'settentrione  è  più  costante  ,  ma 
'più  tetro  .  ■ 

L' intrigo  degli  artisti  è  dipin- 
gere in  luogo  chiuso  soggetti  rap- 
presentati all'aperto.  Rubens.fa- 
'ceva  come  i  paesisti ,  dipingeva  i 
modelli  illuminati  ali*  aperto  dal 
'  lume  generale ,  e  anche  dal  Sole  . 

LUMEGGIARE  è  una  specie 
*di  pittura  fatta  su  le  stampe  con 
colori  sciolti  nella  gomma. 

Si  lumeggiano  stampe  di  vedute 
per  la  camera^ottica . 

Si  lumeggiano  anche  cattlVe 
stampe  d' immagini  pef  il  volgo . 

Ma  lumeggiare  a  caro  prezzo 
.  buone  stampe  di  quadri  ccceUen- 
'  ti  è  imbruttire  il  bello  i  ' 


LL'M  53 

La  lumeggiatura  è  utile  alla 
Storia  Naturale ,  per  far  com-  ' 
prender  meglio  ^li  oggetti  co' 
colori  proprj .  L' incisione  in  tal 
caso  non  deve  esser  fortemente  e- 
sprèssa,  e  il  tono  delia  stampa 
va  tenuto  assai  dolce  . 

LUNGHI  C  Martino-)  archi- 
tetto Lombardo  del  secolo  XVt 
operò  molto  in  Roma .  Le  sue  o- 
gere  sono  la  Chiesa  Nuova  ,  le 
facciate  di  S.  Girolamo  degli 
Schiavoni ,  della  Consolazione  , 
delle  Convertite  ;  il  Campanile 
di  Campidoglio  ,  il  Palazzo  Bor- 
ghese .  '  lì  suo  '  stile  fu  piuttosto 
grandioso ,  buone  modanature  , 
ma  non  senza  difetti . 
'  Suo  figlio  Onorio  fu  bisbetico  « 
come  si  osserva  nella  Chiesa  di 
S.  Maria  Liberatrice  in  Campo 
Vaccino ,  nell'altare  di  S.  Paolo , 
nel  Cortile  di  Verospi ,  dovje  fe- 
ce ^nche  la  galleria  e  la  loggu  , 
é  nella  Chiesa  di  S. trarlo  alCotT 
so  .  Egli  fece  anche  il  legista  , 
e  il  letterato. 

Ancora  più  strambalato  fu  suo 
figlio  Martino  m.  1657 .  Basta 
vedere  S.  Antonino  de'  Portoghe- 
si, S.  Vincenzo  e  Anastasio.  Ma 
r  aitar  maggiore  in  S.  Carlo  ai 
Corso,  e  la  famosa  Scala  Gae- 
tani ,  ora  Ruspoli ,  sono  anche 
'di  suo  disegno  ,  e  di  uno  stile 
più  sodo  .  Irregolare  ugualmente 
m  architettura,  e  in  morale. 

LURAGO  (Rocco')  m.  1590 
architetto  Lombardo  edificò  in 
Genova  il  palazzo  Doria  Tursi 
in  strada  nuova  ;  edificio  vasto  ^ 
sontuoso,. d'un  aipctto  teatrale', 
poco  comodo,  e  ai. gusto  impu- 
ro. Pio  V.  gli  fece  ^bbricore  la 
Chiesa  e  il  Convento .  de'  Dome- 
nicani al  Bosco  sua  patria  :  oper^ 
jqolto  iodata  • 


D    3 


MAO 


J4 


MAC 


MAC 


MAC 


IVxACCHIE  .  Se  alcune  parti 
di  colore  non  sono  d'accordo  con 
quelle  che  son  loro  vicine  ,  fan- 
no macchie  in  un  quadro.  Se  ne 
veggono  spesso  in  Rubens ,  il 
eguale  non  fondeva  i  colori ,  ma 
li  metteva  sovente  l'uno  a  canto 
all'altro.  Su' muri  si  veggono 
macchie ,  che  pajono ,  specialmen-' 
te  agli  artisti ,  figure  e  gruppi . 
£  pare  che  parecchi  artisti  ab- 
bian  preso  per  modelli  delle  loro 
composizioni  le  macchie  de'  muri . 
;  MACCHINE  .  Si  crede  che  i 
Pittori  antichi  non  conoscessero 
le  macchine  pittoresche ,  dove  tut- 
to ha  da  essere  in  moto  e  in  gran 
moto.  Peccato  .'  Eglino  certa- 
mente conobbero  laDellezza,  il 
carattere ,  l' espressione ,  la  gran^ 
diosità:  e  conobbero  queste  cose 
nel  grado  supremo  *  Ma  le  idee 
delle  grandi  macchine  ripiene  di 
figure  in  grandi  movimenti ,  non 
^no  entrate  che  nella  te$ta  de' 
moderni  \   non    già  di  Michelan- 

felo  9  di  RafFaelTo,  de'  Caracci , 
i  Guido ,  né  di  Domenichino  : 
eglino  non  ebbero  questa  gloria. 
Questa  gloria  fu  riserbata  a  Cor- 
tona, e  alla  greggia  de' suoi  i- 
mitatori ,  Giordano  ,  Solimena  9 
Corrado  ec. 

Par  che  Leon  Batista  Alberti 
AtI  secolo  XV  prevedesse  il  re- 
jgno  At* macchinisti  9M0X  che  dis- 
se 99  che  i  pittori  per  comparir 
'„  ferrili  non  sieguono  regola  ntU 
9>  le  loro  composizioni  »  e  metton 


„  tutto  a  caso  e  in  tumulto  » 
,9  riempiendo  ogni  cantone  :  meo- 
99  tre  che  quegli  che  vuol  metter 
9}  dignità  nella  ^ìua  storia ,  deve 
9,  cercar!  la  semplicità  .  Un  prin- 
99  cipe  $i  mostra  maestoso  coli'  e-  « 
99  sprimer  i  suoi  ordini  iti  poche 
9*9  parole  9  ma  con  tutta  V  autori* 
99  tà  .  L'abbondanza  nuoce  alla 
99  dignità .  Io  amo  i  quadri  co- 
99  me  i  drammi  9  che  imj>ieghino 
9,  meno  personaggi  che  sia  possi- 
,9  bile  ". 

MACHCA  edificò  per  Carlo 
V  il  palazzo  di  Granada  9  tutto 
di  pietra  di  taglio  :  la  facciata  è 
a  bugne  con  8  colonne  doriche 
su  piedestalli  stonati  in  bassori- 
lievo, il  secondo  piano  è  di  8  ' 
colonne  Joniche,  e  al  ài  sopra 
sono  pilastri .  V  atrio  è  circola- 
re con  portico ,  con  loggia  di  co  «* 
lonnè  9  ma  con  archi .  Dtì  resto 
Ja  fabbrica  è  ben  intesa  . 

MADERNOCCi»r/a)  n.  ijj^J 
m-  1^29  da  stuccatore  Comasco 
si  trasmutò  in  architetto  Roma- 
no.  Le  «uè  prime  architetture 
furono  la  chiesa  di  S.  Giacomo 
degl'  Incurabili ,  la  Cupola  di  S. 
Gio.  de' Fiorentini  9  la  facciata 
di  S.  Susanna  .  .Da  queste  inar- 
chitetture passò  al  compiniento 
di  S.  Pietro  Vaticano ,  dove  non 
restava  da  far  altro  che  compire 
il  braccio  d' avanti  come  eraji 
gli  altri  tre  già  belli  e  compiti  • 
Il  Maderno  volle  slungar  questo 
braccio,  e  coli' ingrandire  guastò 

tui* 


MAD 

tutto,  impiceoIi<  Da  croCe  gre- 
ca ne  scappò  croce  latina)  e  ne 
uscì  un  ailuvio  di  stroppiature  ; 
navette  meschine,  la  gran  cupo- 
la occultata  ,  non  pia  punto  di 
veduta.  Egli  s^iiabro^iiò  nelle 
ruine  della  chiesa  vecchia,  onde 
non  seppe  tirar  la  nuova  giunta 
a  dirittura ,  la  inclinò  al  merig- 
gio. Nel  portico  poi,  enellafacr 
ciata  egli  sepjie  inzeppare  «fuanti 
più  spropositi  si  posspn  fare  in 
una  gran  fabbrica.  £  pure  ne  ri- 
portò tal  grido  che  non  ai  ardi- 
va di  porre  pietra  itk  Roma  sen- 
:ta  il  suo  oracolo .  Terminò  il 
Palazzo  Quirinale ,  vi  fece  la  sa- 
la,  e  la  cappella  •  Trasportò  dal 
tempio  della  Pace  la  Colonna  eh' 
«gli  eresse  C<^hi  sa  perchè)  a  S. 
Saria  24ag^iore  .  Fece  la  chiesa 
della  Vittoria,  di  S.^  Lucia  in 
Selce ,  di  S.  Chiara ,  il  coro  e  la 
cupola  di  S.  Andrea  ideila  Val- 
le :  rimodernò  il  palazzo  Stroz- 
zi ,  e  Lanceliotti  ;  compì  quello 
di  Borghese  jdalla  parte  .di  Ri- 
cetta. L*  unica  sua  opera  buona 
iu  il  Palazzo  Matiei,  trattato 
con  grand  iotiti,  e  con  porte  e 
finestre  ben  profilate .  Diede  aq? 
che  principio  al  palazzo  Barba^r 
Tini . 

MAESTRO.  I  morti >aono  i 
gran  maestri  de  Vivi .  Gli  anti- 
chi ài  z  mila  anni  fa,  e  i  mo* 
derni  da  a  secoli  in  qua  ammae- 
strano egregiamente  e  gratis  « 
Tutta  la  difficolti  ò  di  saperli 
consultare .  .    . 

Consultare  le  opere  de^oreder 
cessori  non  significa  copiarle  ,  e 
rendersi  loro  schiavi .  Conviene 
studiarle,  e  farsi  emuli  a  loro. 
Ma  questo  studio  non  può  farsi 
-se  non  si  è  prima  studiata  ben 
Ja  natura. 

Senza  que^gran  Métstri  ^^  so- 


MAE  5s 

lo  studio  della  natura  ridurrebbe, 
l'artista  al  punto  in  cui  si  trovò 
il  primo  inventore  deir  arte,  e  i 
suoi  progressi  non  sorpasserebbe- 
ro quelli  dtì  primo  inventore  . 
Convien  coir  esperienza  apjprofit-» 
tarsi  di  tutti  i  secoli  passati  .  L' 
esperienza  c'insegna  a  veder  la 
natura .  Questa  si  scucire  a  tutti 
^li  occhi  ;  ma  gli  occhi  debbono 
imparare  a  vederla.  Ella  ci  offre 
io  spettacolo  delie  più  htììt  for- 
me,  ma  i  maestri  e'  insegnano  a 
discernerle. 

Nel  considerar  le  opere  de' 
Maestri ,  convien  ricercar  i^  prin« 
<ipj  per  i  quali  hanno  operato. 
La  loro  arte  è  nascosta,  T os- 
servatore r  ha  da  scoprire  •  £ 
meglio  la  scoprirà  coli  es&iiie  suo 
proprio ,  che  colle  parole  d*  altri . 
Col  suo  discernimento  distìngue- 
rà in  quelle  opere  l'eccellente, 
l'ordinario,  il  difettoso. 
^  Chi  si  sarà  più  arricchito  de' 
tesori  antichi  e  moderni,  avi:à 
più  invenzione,  purché  abbia  qual- 
che t^sta  .  Chi  r  ha  debole ,  re- 
sterà oppresso  da  quelle  ricchez- 
ze .  E  chi  r  ha  storta ,  non  saprà 
ordinarie,  neppur conoscerle.  Ma 
chi  ha  succienti  disoosizioni ,  e 
si  è  ben  alimentato  delle  cose  mi- 
gliori delia  madre  natura,  e  d&' 
principali  maestri  antichi  e  mo- 
derni ,  e  ha  preso  V  abitudine  di 
continuamente  nudrirsene,  sapr^ 
httk  inventare  • 

.  V  invenzione  è  la  facoltà  d\ 
unire  in  una  maniera  nuova  je  i- 
dee  ricevute  •  Da  niente  niente  , 
da  po^o  poco.  In  ogni  genere  si 
spn  vedute  sempre  montagne  par^ 
torire  sorci,  non  già  per  man>- 
canza  d*  ingegno ,  ma  -  di  buona 
istruzione . 

MAGAZZINI   per  i  grani  ri- 
chiedqn   esposizione   fresca    e   a- 

D    4        sciut- 


i^, 


MAC 


sciatta.  Per'gli-oJf  temperata. 
Per  ledila  iun^iddll* umido.  Cia- 
scun di  qìitstf  edifici  ylior]  csiser 
isoiato  9  e  remòto  ^alle  abitazio- 
ni. Più  refl^dtl  i  F€rtili ,  e  le 
-Polyerietc  .  Décora^ioive  $emp}i- 
cissimji  che  abnunzj  la  solidità  ^; 
accessi  facHi ,  scale  agiate  . 

MAGIA  nel  senso  proprio  è* 
ancora  intanata  con  altri  errori 
in  alctifìe  té&te  M  volgo. •  Nel- 
senso  ftsttrata  fiorisce  per  le  sco-* 
perte  ddlei^Scienze  9  e  per  il  prò- 
gre^o  delle  Arti . 

La  mag$0  della'  Pittura  9  della 
Scultura ,  dcIJ*  Architettura  9  deli* 
Incisione  ,'.  incanta  la  vista  ,  co- 
rne  ìsi*magÌM  deli'  EkMjuenz^  , 
deila'Toesiay  e  «iella  Mùsica  in- 
canta r  udito. 

Ogni  arte  liberale  ha  la  sua 
magia  .  La  Pittura  è  la  più  se- 
ducente colie  sue  illusioni ,  e  se* 
duce  per  V  ordinanza  9  per  la  bel- 
lezza e  per  la  correzione  delle  fi- 
gure 9  per  le  espressioni ,  e  spe- 
cialmente per  il  vigore  del  colo- 
rito .  Dalla  vivezza  del  colorito  9 
dair  armonia  e  dall'accordo  de* 
toni  vicini  9  dalla  distribuzione 
de'  lumi  e  delle  ombre  risulta  la 
TTitigia  dì  dar  rilievo  adìm  ogjget- 
to  che  non  ne  ha  veruno  9  e  di 
farlo  come  staccare  dal  quadro .  > 
'  La  regione  dtìlt  Belle  Arti  è 
il  paese  de*  prodigi .  Gli  artisti 
con  sq^nadre  e  compassi  9  con  pen- 
irelli  e  scalpelli  9  sono  i  maghi 
che  incantano  dolcemente  ^li  oc- 
chi 9  muovono  il  cuore  ,  istrui- 
stónò  ih  mille  maniere  ,  sommi- 
nistrano deliziee  comodità  9  crea-' 
no  ^  ricreano  ìjuei  che'  vogliono , 
fin  a  risuscitar  morti ^  è  immor-' 
talizzare  Immortali  »  e  farli  com- 
parir vivi  e  attivi .       - 

'  Ogni  Artistti  'si  creda  mago  9  si 
lasci    andare  alla  illusione  fin  a' 


MAO" 

crec|lilK^  destinatio   d*  operar .  pf(V 
dig<f .  Chi  non  istima  la  sua  ar- 
te superióre  a  tutte  le  a)tc«9  re- 
sterà confuso' nella  fo]l«.  Riguar-^  • 
di  pure  con  occhio  di  compassio-  ' 
ne  chiunque  è  ih  altra  professiò* 
ne .  Nella  repubblica  delle  Arti  » 
eh' è  un  paese  d' illusiofii ,  gode 
ctaMAino  dell'  error   seducente  di  ' 
erodere  eh'  egli  porn^^^la  testa  su- 
periore «  qtudunque  iìd'tro  con.  cut. 
si  misura  .  Ma  rari  sono  i  gigan* 
tr  :  e  que'  rari  si  sona  tn^iganti-^ 
ti  perdiè  si  sono   creduti  nani  • 
Cht  hehìk  msgUi 

MAGRO  9  secco  è  opposto  al 
largo  9  al  morbido ,  al  gr^ndio* 
so .  Chi  vede  1*  nstura  in  gran- 
de 9  non  la  vedrà  mai  magra. 
Nella  ittfaaaia  dell' arte  9  tutto 
era  magro  ;  si  andava  a  tastoni  e 
con  timore.  Il  timore  e  l'inespe- 
rienza generaao  necessariamente 
magreKK»  .  La  mégreKK»  à  da  per 
tutto  un  dnktto:»  W  però  virtiV 
impiegar  a  proposito  qiralchetEat- 
to  fino  •  La  haensa  non  è  mi- 
griKXA. 

MAJ^VlOCCéuh'stfoJa')Ttia^ 
remino  n,  1377  m.  1^447  sculto- 
re e  architetto  4  Per  A  Hbnso  Re 
di  Napoli  fece  il  palàzio  di  Pòg- 
gio Reale  9  di' era  degno  di  con- 
servarsi .  Era  un  ouadrato  con 
portici  di  pilastri  jonici  al  prr*^ 
mó  piano 9  corinti  al  secondo,  e 
senza  risalti  di^ustosi .  Anche  ri 
cortile  era  quadro  con  belle  logge 
all'  intomo>9  e  con  sontuosa  sca- 
la nel  me%zo«  La  porta  del  Ca-» 
9tel  nuòvo  a  gmsa  d'arco  trion- 
fale è  ancora  mirabile  .  In  Roma 
egli  fece  il  palazzo  e  la  Chiesa 
di  S.  lyiarco,  il  cortil  diS.  Da- 
maso  nel  Vaticano .  Egli  mori  » 
Napoli ,  e  il  Re  Alfonso  volle 
che  cinquanta  persone  vestite  d'i 
hitto  assistessero  alle  sue  esequie  > 


MAL 

«  che  fili  81  erigesse   im  monu- 
mentò di  marmo  • 

MAITANI  (.Lorenzo^  Sanese 
artista  del  secolo' XIV  eresse  la 
famósa  facciata  del  Duomo  d' Or- 
vieto del  gusto  che  si  dice  go- 
tico . 

Malta  è  impasto  di  calce 
con  arena,  o  con  altre  tnaterie 
consimili.  Dsdh  malta  dipende 
tutta  la  bontà  delU  costruzione . 
Per  aver  buona  malta  ,  vi  vo- 
gliono buoni  ingredienti  «  in  gìu-^ 
sta  dose,  e  stemprati  col  sudor 
della  fronte  ^  cioè  per  lungo  tem-  i 
pò  invece  di  molta  acqua..  Cosi 
lisaron  gli  antichi,  e  l'effetto 
chi  ha  occhi  lo  vede  •  La  miglior 
arena  è  la  foKKolana  :  è  eccellen- 
te aixche  il  mattone  pesto,  o  te- 
gola, o  scorie  di  ferrò .  Con  que- 
ste materie  mescolate  coti  calce  e 
con  olio  di  lino  o  di  noce  si  fa 
tiha  malta  impenetrabii  all' ac^ 
qua  .  V.  Prìncipi d*  Architettura* 

MANDROCLE  si  rese  cele- 
bre per  quel  Ponte  di  barche  sul 
fipsroro ,  o  sia  sul  canale  di  Co- 
stantinopoli ,  su  cui  sfilò  dall'  A- 
sia  in  Europa  la  grand'  armata 
Persiana,  con  cui  Dario  voleva 
ingojarsi  la  Grecia .  Per  conser- 
var la  memoria  di  questo  avveni- 
mento singolare  ed  efiimero ,  Man- 
drocle  stesso  né  fece  un  quadro  » 
e  lo  appese  a  Samo  nel  tempio  di 
Xiiunone  coli'  iscrizione  :  „  Man- 
'„  drocle  dopo  d*  aver  costruito 
„  un  ponte  di  barche  nel  Bosfo- 
^  ro  per  ordine  del  Re  Dario, 
^,  dedicò  a  Giunone  questo  mo- 
'„  numento,  che  fa  onore  a  Samo 
^,  sua  patria ,  e  gloria  al  suo  ar- 
„  tefice  " . 

MANIERA  ,  stile ,  o  caratte* 
te  di  ciascun  artista  è  la  parti-» 
colarità  che  io  singolarizza  e  lo 
distingue  da  un  altro. 


MAN  57' 

Il  gibvane  facilmente  s^  ìngan* 
na  col  creder  gìoriosn  Jz  maniera 
del  suo  maestro  :  lo  imita  per- 
ciò ,  e  imita  ,un'  difètto  •  Lo  sco- 
po dell'  arte  è  la^  bella  natura,,  e 
la  bella,  natura  si  deve  ricercare 
nelle  ^oduzioni  delie  Arti  ,  e 
non  già  la  pratica  particolare  dell' 
artista  • 

La  maniera  d*  un  grand' arti- 
sta, per  quanto  sia  bella,  è  sem- 
pre difettosa,  perchè  non  è  esat- 
tamente mai  la  bella  natura  ;  si 
risente  sempre  del  suo  carattere 
personale  dipendente  dalla  sua  or- 
ganizzazione .  A  questo  difetto 
il  servile  imitatore  aggiunge  il 
suo  proprio  proveniente  dal  suo* 
carattere  particolare .  Ed  ecco,  di- 
fetti sopra  difetti . 

Per  preservarsi  da  questo  con- 
tagio ^  convien  riflettere  che  i 
maestri  non  sono  grandi  per  la  lor 
maniera  »  ma  per  le  bellezze  che 
sono  nelle  loro  opere .  Pet  me- 
glio conóscer  le  bellezze  non  bi- 
sogna attaccarsi  tenacemente  ad 
un  maestro  y  e  prenderselo  per  u- 
nica  guida .  Gli  si  rimarrà  molto 
inferiore.  Non  si  diviene' gran- 
de che  Coti*  osservare  le  cose  mi- 
gliori de'  più  grandi ,  e  convertir- 
sele in  sugo  e  in  sangue.  Raf- 
faello. 

Dalla  maniera  sempre  più  o  me- 
no difettosa  viene  il  vizio  delP 
Ammanierato .        % 

Si  dice  ammanierato  l'afFettas- 
to.  Affettazione  è  una  pessima 
imitazione  della  semplicità ,  della 
naturalezza,  della  nobiltà,  delle 
grazie 


o  per  improprietà  di  ibrme ,  di 
disposizione,  di  espressione^,  di 
colori  ec. 


5?  MAN. 

Si  è  anche  ammitmetéto  ^x  ri- 
petizione  frequente    delle  stesse , 
cose .    La  natura  è  infinita  nelle 
5ue  modifìcazipni. 

Giovani ,  osservare  V  amm^Mh^' 
Ysto  in  Quanto  disprezzo  egli  è 
nel  nnondo.  Osservate  i  belli  ori- 
ginali nella  loro  semplicità  quan- 
to sono  stimati  in  ogni  genere . 
I  nobili  personaggi  di  Raffaello  » 
le  sue  savie  disposizioni ,  la  sua 
correzione  elegante  ;  il  colorito' 
vero  e  forte  ai  Tiziano,  le  gra- 
zie di  Correggio  e  di  Guido ,  1' 
espressioni  oi  Dom^enicbino.  £c« 
co  le  belle  maniere  che  incanta- 
no ognuno  9  né  possono  prender- 
ai che  per  preg j ,  come  ouelle 
<  che  più  si  accostano  alle  bellezze 
della  natura. 

MANLIO  (i^terdinando*)  ar- 
chitettò ^^apoletano  Atì  secolo 
,ÌVL  costruì  l'Ospedale  della  Nun- 
ziata ,  aprì  Je  strade  Ai  porta  No- 
lana, e  di  Montoli veto,  ingran- 
dì la  grotta  di  Pozzuoli  y  dise« 
gnò  il  ponte  di  Cai>ua,  è  pro- 
sciugò diversi  terreni  palustri  • 

MANO  mAenrà  ,  di  buona 
«  mano  •  Raffaello  adoperò  più  la 
testa  che  la  mano  ;  in  molte  sue 
opere  si  servì  delle  m^»/ de' suoi 
allievi .  Ma  senza  destrezza  di 
mano  la  più  gran  testa  rimane 
inerte.  £e  Arti  sono  nulle  sen— 
za  r  unione  della  teoria  colla 
pratica  '. 
In  OJanda  Cornelio  Ketel   do- 


se còlle  dita  della  sinistra,  pun- 
que  giunse  a  dipinge^^  co^  piedi . 
Questa  bizzarria  non  mostra,  al- 
tro se  non  che  si  può  coiìdini- 
coltà  far  male  q.uellp  chi  facil- 
mente si  può  far  benp .  Egli  pe- 
rò diceva  ibenéji   die  tutto  serye 


MAN 

di  strumento  quando  si  ha,  inge- . 
gno.    Ma  ebbe    torto    a  lasciare 
uno  strumento  Tacile  per  un  al-  ' 
tro  più  difficile . 

£'  difficile  lavorar  bene  colle 
manfj  e  colle  altre  estremità  del. 
corpo . 

MANEGGIARE  il  pennello  , 
Io  scalpello ,  la  riga,  e  il  compas-. 
so ,  è  un  mestiere  »  o  la  parte  ma- 
nuale àdÌQ  Arti  • 

I  maestri  della  Scuola  Romana. 
e  Fiorentina  non  ftiron  eccellenti 
in  questo  meccanismo  ,  il  quale 
fece  g.ran  progresso  nelle  scuole 
inferiori .  L  arte  ha,  degenera- 
to ,  quando  questo  mestiere  è  di- 
venuto più  seducente.  Non  però. 
si  deve  trascurare;  è  anzi  neces- 
sario al  piacere  degli  occhi .  Per 
il  piacere  degli  occhi  l'arte  eser- 
cita il  suo  impero  nel  cupre  e 
nella  mente  « 

MANSARD  C  Frjtncefco  )  n. 
1598  m.  1666  uno  de'  pàù  rino- 
biati  architetti  Parigini ,  laborio- 
so, e  di  talento.  Fece  in  Parigi 
molti  palazzi ,  di  Conti ,  di  Boufl- 
lon ,  di  T0I0S3  ec.  Tra  le  sue 
,  opere  principali  è  la  facciata  de' 
Minimi ,  in  cui.  impiegò  il  do- 
rico colle  metope  perfettamente 
Quadrate ,  compenetrò  basi  e  ca- 
pitelli .  Egli  è  r  inventore  di 
^ueir  appartamento  sul  tetto,  che 
i  Francesi  chiamano  alla  JMan^ 
sard  :  invenzione  non  felice  ;  met- 
ter una  casa  su  1'  altra  è  contro 
1'  uniti .  Questo  architetto  non 
era  mai.  contento  de' suoi  dise- 
gni, disfaceva,  rifaceva,  muta- 
va ,  approvava  ,  disapprovava  : 
cjifetto  di  testa  non    perspicace  ; 

Giulio  Arduino  n.  1^47  m,  1708 
prese  il  cognome  di  Mansard  per 
esser  figlio  d' una  sorella  del  pre-O- 
detto Mansard.  Forse  niun  ar- 
chitetto  ha   fatta  tanta  fortuna 

quan- 


MAR' 

oiianta  m  f«ce  Arduino  sotto  Lul^ 
gì  XIV  ;    Tutte  le   fabbriche  di 
^uel  sontuoso  Re  furon  sue  *,  Giu- 
gni,  Trianon ,  MarJy,;   Je  piaz- 
ze di  Lui§i  XIV,   delle    Vitto-   . 
rie  ;  S.  Ciro ,    S.  Cloud  ec.    La 
graridissima  fu  VersagJieS)   defi-' 
nito  Favorito  sen^a  merito  :  non 
ha  di  bello  che  T  Argncerig   de- 
coratsi  di  colonne'  doriche  .    Né 
Arduino  ebbe   altro   merito  che 
del  fuoco  d' in^maginazione  ;  dei 
resto  era  scorretto  ^  e  prodigo  di. 
ornati. 

'  MARCHIONE  sciiltore  e  ar-, 
chi  tetto  d' Arezzo  del  secolo  XIII. 
Fu  scelto  d4  Innocenzo  III.  per 
fare  |  rn  Rotna  Y  ospedale  ,  di  S. 
Spirito,  la  chiesa  di  S.  Silvestro v 
ia  Cappella  dtl  Presepe,  Torre 
de*  Conti ,  la  sola  fabbrica  tutta- 
via esistente .  In  Arezzo  egli  e-* 
resse  la  Chiesa  della  Parrocchia 
colla  facciata  a  tre  ordini  di  co- 
lonne ,  ^uali  minute  tuète  scolj^i- 
te ,  quali  a  spira ,  altre  accoppia-» 
te  a  due  a,  due ,  altre  isflTasciate  a 
quattro  a  quattro  su  mensole  ef- 
figiate in  bestie.  Tal  era  ij  gu- 
sto di  quel  tempo,  in  cui  T ar- 
chitetto scultore  impiegava  scul* 
tura  invece  di  architetture  :  ' 

Confonde   le   due   hggi  é  se 
mal  note  • 

*  MARGARITONE  d*  Arezzo 
pittore,  scultore,  architetto  del 
'secolo  Xllt.  fece  in  Ancona  il 
Palazzo  de' Governatori ,  e  la  chie- 
sa di  S.Ciriaco.  Nella  sua  patria 
proseguì  il  puomp  disegnato  da 
Lapo.  Egli  mori  di  77  anni  con 
piacere ,  indispettito  di  vedere 
scemato  il  suo  credito  s^  misura 
che  cresceva  quello  de'  professori 
giovani .  Vizio  generale  de-  vec- 
chi, nc'qukli  tutto  è  duro.  Con- 


MAft  %% 

tra  questa  durejzza  il  preservativo 
è  lo  studio  continuo,  e  star  al 
giorno  delle  nuove  scopate  9  le, 
quali  dimostrana  che*  la  ragion 
umana  fa  sempre  qualche  pro- 
gresso. 

MARmA  degli  Anticlii.  N05 
dispiacerà  '  ai  giovani  artisti  il  ( 
trovare  in  questo  Dizionario  al- 
quanti articoli  principali  spettan- 
ti al  costume  degli  Antichi .  Vi 
troveranno  come  in  abbozzo  Ma^^ 
fina  1  Milixjia ,  NoK.7:,e ,  Pompt 
funebri^  Ri  pi  Religiósi  ^  Trio»» 
jj,  Presti,  Queste  nozioni  prelif 
niinari  serviranno  al  giovane  ^tu« 
d^oso  per  meglio  erudirsi  còlle 
sculture  antiche,  colle  opere  de^ 
moderni  che  hanno  studiata  Tan»^ 
tichità  t  e  cqlla  lettura  degli  au- 
tori che  la  trattiene  e$pr^ssamfj;)7 
te .  *     . 

E'  pìi^  che  vano  cercar  T  ori- 
gine della  NnvigaKJ9ne  •  Ella  \ 
inventata  da  tutti  i  DopoU  chf 
Itbitano  su  le  sponde  del  mare  . 
I  Selvaggi  veggon  fluttuare  degli 
alberi ,  e  ne  incavano  qualcuno 
per  farne  un^  canòtto  \  ovvero  n^ 
riuniscono  più  ,  e  ne  formano  u- 
pa  zattera .  Ecco  per  1*  artista  *i 
soggetti  della  prima  indusitria 
nautica .  * 

I  Greci  ebbero  m'onojfls, ,  cioè 
canotti  ihcavatl  in  un  albejro .  t 
Romani  li  chiì^navano  tra/tari  ^ 
perchè  fatti  d* un  solo  trave.  Se 
Plinio  dà  M  Gem^ani  canotti  di 
30  uomini ,  bisogna  supporre  c^ 
gli  alberi  allora  fossero  d^  una 
grossezza  enorme. 

Ciascun  popolo  si  faceva  i  ^4- 
notti  de' materiali  del -$up  paese . 
,1  Bretoni  li  costruivano  di^  ran^i 
' flessibili  9  e  li  copri vau  di  ciio- 
;jo ,  altri  dì  vinchi  ,  q  altri  di 
scheletri  di  pesci  cetacej^.  C^li 
Egizi  ur^bb^ecq  di  papiro,  e.an- 

clic 


^6  MAR 

tht  di  terra  cotta  bella  e  dipin- 
ta :  bisogna  dire  che  ^rimassero 
ben  poco  la  loro'  vita  . 
'  Omero  fa  navigar  il  Re  Ulisse 
in  nna'ffrertf  costruita  coHe  sue 
proprie  mani  regie .  Sì  p0Ò  cre«^ 
dere.che  tutta  la  flotta  Greca  di 
mille  vascelli  condotta  *  da  Aga- 
inenAone  Re  de'  Re ,  se  non  ers 
di  zattere ,  non  sai'i  stata  che  di' 
battelli ,  o  al  più  al  più  dì  bar- 
the  pescarecce .  B  una  barca  pe- 
scareccia'  sarà  stara  la  nave  Ar- 
go, in  cui  pli  Eroi  manovravano 
li'ella  spedizione  degli  Argonauti 
famosa,  e  pecorescamente  famo- 
sissima ancora  più  delle  nostre  di 
Cristoforo  Colombo  ,  di  Aason  , 
di  Cook  •  Poveri  antiquomani  f 
'  I  Romani  non  conobbero  la 
Inarina  cltr  nella  seconda*  guerra 
Cartfl^nese .  Le  loro  navi  o  bar- 
èhé  erano  a  remi ,  e  là  battaglia 
navale  era  come  la  terrestre,  poi- 
ché una  batta  si  abbrancava  coli' 
altra  ^  e  si  battagliava  su  le  pan>> 
che  come  in  terra  . 

La  Poppa  era  alta  ;  arcuata  a 
guisa  di  tenda ,  variamente  or* 
nata,  «  coli' ittimagine  del  nVi- 
me  tutelare.  In  poppa  stava  il 
tromandantt ,-  e  anche  11  fanale . 

La  Prua  era  a  testa  d'  uccel* 
lo;  e  perciò  rostro,  il  becco,  a 
livello  dell'  acqua ,  armato  di  ra- 
ne o  di  ferro;  Qualche  prua  a- 
vea  più  rostri ,  ma  non  tutti  a 
becco;  alcuni  erano  a  teste  dì 
varie  bestie,  per  impedire  che  il 
■  rostro  non  si  impegnasse  tanto  nel- 
la nave  nemica  da  non  poternelo 
più  trar  fuori  ;  il  che  avrebbe  ca- 
gionato il  naufragio  di  tutti  i  due 
bastimenti .  Anche  la  Prua  era 
ornata  di  pitture  o  di  sculture , 
e  dalla  immagine  principale  pren- 
deva nome  la  nave . 
'    Le  navi  da  guerra  |  cioè  h  ga- 


MAR 

lete  eran  a  più  ordini  di  reali  ì 
come  si  vede  nella  Colonna  Tra-" 
jana  e  'in  altri  monumenti ,  e  nel- 
le^ medaglie .'  E  benché  questi  or- 
dini non  fossero  perpendicolari 
Puno  su  r altro,  ma  a  scacchie- 
re ,  nondimeno  erano  imbarazzan- 
ti .  Perciò  sotto  Augusto  non  si 
facevano  che  a  3  ordini ,  e  poi 
ad  un'  tiolò  .  ^ 

Le  navi  pia  grandi  non  avea- 
no  che  Un  albero  con  un^  antenna 
e  con  una  vela  di  forma  e  di  ma- 
teria diversa  .  La  vela  de*  Greci 
e  de^  Romani  era  di  lino ,  e  tri- 
angolare ,  vela  latina  : .  talvolta 
mettevan  altre  piccola  vele  a  pop* 
pa  e  a  prua. 

^  Le  ancore  fUrono  gran  tempo 
ignote  :  '  le  barche  si  tiravan  in 
terra.  I  naufragi  eran  frequen- 
ti, ancorché  le  navigazioni  fos- 
sero ben  corte. 

Nelle  battaglie  le  navi  alzava- 
no ripari  e  torrette  per  i  com- 
battenti ,  e  si  abbassava  P  albe- 
ro .  Si  combatteva  con  tirtfr  pie- 
tre, dardi,  falci,  fuochi,  e  mas- 
se di  metallo  a  foggia  di  delfino. 
Si  veniva  finalmente  al  rampag- 
gio,  e  uncinatesi  le  navi  vi  si 
gettava  un  ponte ,  e  si  combat- 
teva come  in  terra.- 

MARMI  quanto  più  puri  ,  e 
d'  un  grano  più  fino ,  più  duri 
sono ,  e  resistono  più  alle  ingiu- 
rie dell'  aria  . 

La  parola  Marmo  sienifica  lu- 
stro ;  onde  gli  antichi  davan  que- 
sto nome  ad  ogni  pietra  che  ac- 
quistava lustro .  Ora  per  marmo 
s^  intende  quella  pietra  calcarla 
eh' è  suscettibile  di  pulimento  . 

V  origine  de'  marmi  vien  dal- 
la decomposizione  de' corpi  orga- 
nici marini . 

L'  architetto  usa  i  marmi  per 
decorare.    Decori  pure",  ma  dove 

e 


MAR 

e  «come,  con  viene,  .e  ^r  T'atmo- 
nia  de'  colori  impiegando  varie 
sorti  di  marmi ,  consulti  quella 
parte  di  pittura  riguard4nte  il 
colorito.  .^ 

Lo  scultore  non  scolpirà  che 
marmò  bianco .  Di  rado  farà  uso 
del  nero,  del  rosso:  mai  de' mar- 
mi misti  per  statue ,  se  non  fosse 
per  qùalcne  panneggiamento . 

MARTINELLI  C  Domenico  ) 
Lucchese  n.  1^50  m.  171S  .  In 
Roma  fu  lettore  di  Prospettiva  e 
di  Architettura.  A  Vienna  die- 
de il  disegno  per.  il  palazzo  di 
Liectenstein ,  e  accudì  a  molte 
fabbriche  di  ponti,  di  fortifica- 
zioni, e  di  palazzi  per  la  Ger- 
mania. Acquarellava  con  finez- 
za ,  architettava  passabilmente  ; 
ma  era  avaro  e  insocievole. 

MASCHERINO  C  Ottaviano") 
architetto  Bolognese  compì  sotto 
Paolo  V  il  palazzo  Quirinale  col- 
la scala  a  lumaca,  fece  la.  chiesa 
di  S.  Salvator  in  Lauro  in  risalti 
e  con  colonne  mal  impiegate  . 
■Cqn  più  semplicità  trattò  ia  Fac- 
ciata del  palazzo  .  e  della  chiesa 
di  S.  Spinto ,  ma  non  così  quel- 
le della  Scala,  e  della  Traspon.- 

tina . 

MASSE  d*  ombra  e  di  luce  so- 
no quelle  grandezze  che  fissano 
.lo  spettatore. 

In  un  quadro  però  una  gran 
massa  di  lume  non  deve  esser 
cagliata  da  un^  sola  gran  massa 
d' ombra ,  Questo  efTetto  è  vivo , 
perchè  è  raro,  né  deve  diventar 
la  maniera  costante  d*un  arti- 
sta. Non  accade  che  in  un  luo- 
£o  rinchiuso  illuminato  da  un 
lume  che  passa  per  un'apertura 
ristretta ,  o  da  un  lume  artificia- 
le .  Questi  etfétti  singolari  sono 
stati  ricercati  dalla  Scuola  Olan- 
4ese)  la  quale  anche  in  questo 


,  MA5  4» 

ba-.M^retlo  r  liipiti  «dell'  ac|e*i 
Se  qualche  volta  ^  peri^csso  di 
rappresentar  la  natura  nelle  «uè 
singolarità,  molto  più  si: deve 
rappreseniDaria  nella  dolce  aroio- 
nia  che  fa  il  suo. .  carattere  prijir 
cipaJe.       -^  '  .     . 

I  Veoeziani  .sono  at;ati.  i  p}k 
gran,  maestri  ^  nell'  attv  d' inipie*- 
gar.i  lumi  e  le  ombre,  in  grandi 
masse  ,  senza  comparire  di  cercar 
opposizioni  vibienti  ;  .  RaiTaello  , 
Correggio,  .  Pulsino  non  hanno 
mai  affettato  questo  artificio  di 
grandi  lumi  e  di  grandi  ..ombre  # 
Ne'  loro  quadri.,  gli  oggetti  sono 
nella  grande  aria,  e  in  campa- 
gna aperta,  dove  non  si  veggo* 
no  queste  parti  forti  di  luce  e  di 
oscurità .  Molti  non  affettano 
tali  contrasti  che  per  occultare; 
le  scorrezioni  del  disegno.     « 

Se  questi  sono  eccessi,  è. pere 
vero  che  la  natura  colpisce,  i  sene- 
si per  le  mass^ ,  e  non  per  i  det- 
tagli :  onde  convien  imitarla  ne) 
grande  e  non  nel  piccolo.. 

MA  SUCCIO  n.  1230  m.  1305 
architetta  e  scultore  Napoletano 
terminò  nella  sua  patria  Castel 
nuovo,  la  Chiesa  di  S.  Maria  la 
Nuova .  Eresse  V  Accivescovado 
in  gotico ,  ma  in  0.  Domenico 
Maggiore  diede  qualche  lampo 
di  gusto,  più  ancora  in  S.  Gki. 
Maggiore.  Tra  gli  altri  palazi^i 
egii  Kce  anche  quello  di  Colom-^ 
brano .  ^  ^ 

Stefano  Masuccio  suo  discepo- 
lo m.  i-a^S  ebbe  un  poco  più. di 
gusto  «  Fece  la  Cer;tQsa  di  3. 
.Martino,  il  Castel  S.  Ermo,  k 
Chiese  di  S.  Lorenzo  «  e  dì  $. 
Gio.  a  Carbonara*.  La.  sua  ope- 
ra più  rimarchevole  è  iil  Campai 
nile  di.S.  Chiara^  da.  lui  dise,- 
gnato  a  cinque  piani,  come  elv 
meati  ai  cinque  ordini   4'  archi- 

tet- 


-fètrtìra;  ma  ^è- rinUsfb   àf  tet^o 
'ordine.  '    * 

MATERIALt  ^  La  solidità 
'^eli^  £ibi»riche  dipende  t,  dalli 
scelti!  ét^  iha^trkihy  i,  d&l  lóro 
impiego  « 

2..  Per  la  scelta  T  artista  lià 
t)i$c%no  di  FisiVa  »  e  più  ancora 
"di  quel  che  si  chiama  onerta , 

i.  Per-  riftipiego  convierie  a- 
lf^  riguardo  i.  aiix  Ifuamhà  :  un 
Tispàrmio  mai  a  propositi  caglio- 
ina  «fel^olèzza  e  rutna  ;  T  eccesso^ 
pòrta  dispendio  >  e  offende  h  vf- 
sta.  t»AHa  diftrtéuttf'one:  ipiù 
deboli  s' impieghino  dóve  si  ri- 
ciiiede  meno  forza .  3.  Alla  co^n- 
flessione  j  h  quale  consiste  ad  u^ 
^i^  i  materiali  fra  loro  che  ne 
risulti  -un  giusto  equilibrio  di 
4orze.      "  1^ 

Vi  Són  de'  pesi  che  agiscono 
Tnerticalm^te  da  so  in  giù  v  tali 
sono  i  muti  dritti .  Altri  spin- 
gono a  destra  e  a  sinistra,  e  per 
osni  verso,  come  le  Volte,  Per 
calcolarne  k  pressione  r  bisogna 
àìisurame  la  curvatura  ;  quanto 
^più  questa  sarà  abbassata,  mag- 
giore sfttft  la  spinta .  Altri  han- 
no ima  pressiome  orizzontale  ^ 
come  i'SOfaJv  i  tetti  ^  e  alquanto 
in  linea  obliqua .  Convien  dun- 
qiKf  calcolare/  Dunque  l' archi- 
tetto ha  necessità  di  Matemati- 
che -  .' 

MATTONI.  Pietra  fattizia 
composta  di  argilla  stemprata , 
impastata  ,*  che  si  mette  in  una 
foima  di  iegnó ,  e  si  cuoce  al 
forno,  dove  diviene  rossastra  y 
e  ben  consistente  per  la  fabbri- 
ca-.• 

La  bontà  de'  tnatfoni  dipende 
dalla  qualità  dèli' argilla  ,  dal 
nettarla  d^opni. sassolino  e  d^ al- 
tra materia  impura ,  dallo  stem- 
prarla ben  bene  j  iair  rmi^asrari' 


*iAT 

la  k  dovére  ,  e  dat  darle  un  giu- 
sto srado  dì  cottura. 
•  L  usò  dì  fabbricar  con  matto- 
ili^h  àntichistjjmo ,  Le  nlàravigFie 
di  Babilonia  %||an  dì  mattoni  « 
'Mattoni  anche  in  Egitto,  e  in 
Grecia ,  é  in  Roma  ^ .     .    ' 

Ma  si  uisaron  prima  msttoni 
crudi  '  sccòàti  al  sole  ^  E  se  ne 
fecero  de*  s)  grossi,  che  aveàn 
cinque  palmi  per  ogni  verso .  E- 
tan  cuoi.  Ma  non  si  potevati 
'àdoprare  che  dopo  cinque  anni  : 
tanto  tètnpo  vi;  voleva  peV  sec- 
carsi *  Se  he  facèvan  anche  d' 
lina  pàffvere  dÌ4)òmice  sì  leggieri 
ì:he  galleggiavano  liell*  acqua .  Ma 
que  buoni  antichi  si  accorsero 
che  i  mattoni  crudi  doravan  |)o^ 
co .  Infatti  non  se  n'  è  mai  ve-^ 
duto  uno  nelle  fabbriche  antiche  , 
Pensaron  dunque  di  cuocerli. 

I  mattoni  torti  noti  'si  stabilr- 

rono    veramente    in    l^oma    che 

sotto  aP  Impetatori .    Se  ne  ùsa- 

tono  dì  tre  diniensioiii .    T  j>iC- 

I        '  \' 
coli   quadrati  di  7'r  pbHici^   e 

grossj^   X-  ,   I  mezzani  i^^  ,  e 

grossi  20  linee.  I  gfrandf  22 pòl- 
lici ,  e  grossi  22  linee.  Se  he fècef(> 
anche  de*  triangolari  •  I  /rian- 
golari si  atioperaVana  per  fivestf- 
re  i  muri  dì  pietrame ,  mettendtx 
la  piulfa  in  aentro  per  fare  ^ìvi 
lega  cfoi  massiccio  .  '  E'  per  legar 
meglio  1'  internò  còli  esterna 
mettevano  ogni  quatf'ro  piedi  u- 
na  o  cfue  file  d\  mattoni  quadri. 
I  mattóni  grandi  servivano^  per 
gli  archi  e  per  le  vòlte.'  Gir  an- 
tichi non  usaròn  mai  de'  nostri 
mattoni  lunghi . 

La  fabbrica  di  mattoHì  si  sri- 
•ma  la  più  forte  dì  qualunque  à?- 
tra ,  perchè  attrae  più  il  ceftifcni- 
to,   e  nefbrma  viià  Sotò;' nlaSsa '<. 

Que- 


tìoecto  è  ben  comprovato  daRe 
fabbriche  antiche ,  Je  quali  dòpo 
tanti  -secoli  sono  pia  forti  cne 
inai.  A  quest'effetto  mettevano 
i  Romani  molta  dili^^za  in  tar 
ì  mutroni ,  Vi  frammischiavana 
lina  polvere  H'im  <?erto  tufo  pe- 
sto»  che  ora  si  chiama  rperone  . 
B*  giallastro ,  e  al  fuoco  diviene 
Toissigno.  V  impnmevano  anco- 
ra i  nomi  di  quakhe  persona^g- 
^io.  Il  che  è  ima  riprova  delk 
cura  che  si  prendevano  d'una 
materia  cos)  interessante. 

MAUSOLEO-  La  vita  de' mor- 
ti è  nella  memoria  de'  vivi  .  Per 
questa  memoria  si  son  inventati 
sepolcri  grandiosi .  Il  più  gran-^ 
dioso  fu  quello  di  Mausolo  Ke  di 
Caria ,  donde  'MauTohf  ^ 

Ne'  mavfoiei  antichi  la  parte 
essenziale  era  T  Archirettura  ;  ta- 
li le  Piramidi  ,  e  le  Moli  di  Au- 
gusto, di  Adriano  9^  di  Cecilia 
MetelJa  ^  Ai  Plauzio  ec.  Ne'  bas- 
si tempi  un'urna  col  cadavero 
distesovi  sopra  r  Noi  altri  mo- 
derni abbandoniamo  tutto  allo 
Scultore.  Egli  ne  fa  un  poema  : 
vi  métte  l'urna,  e  sopra  il  pef- 
aonasgio  in  piedi ,  o  a  sedere,  a 
genuflesso ,  con  molti  simboli  Su  > 
giù>  df  qua  ,,  di  là  . 

II.  far  degli  antichi  era  più  na- 
tuiaJe  e  più  grandioso .  Il  nostro 
è  più  conveniente  per  entro  le 
chiese  ,  dove  ordinariamente  si 
mettono  i  mausolei .  Ma  perchè 
ficcarli  entro  chiese  ?*  V,  Monu^- 
?  fnento-\.    ' 

•  MECCANISMO.  La  parte  in- 
^telfettuale  dell'Arte  conserverà 
sempre  il  primo  rango  ^  ma  Car- 
rista non  può  esprimerla  senza 
in  felice  mecantitmo^  y  cfoè  senza 
'  opera  dclh  mano  ,.  I>er  il  senso 

idevoie  della  vista   han   le  sue 
da  passare  al  cuoit  ci   alla 


MBC  *fe 

mente  dej  riguardanti .  La  tz^ 
nresen razione  àdÌA  natura  visibl^ 
Je  è  il  mezzo  ch'egli  ihipiegk 
per  parlare  al  pensieto  ^  deve  ega 
dunque  possccfcre  tutti  i  mezzi 
heccanici  conducenti  ad  una  bel- 
la rappreséhtazione  delia  natura 
visibile.. 

^  Tutti  questi  mezzi  meccanici 
st  riducono  in  rappresiehtar  un 
oggetto  qualunque  in  ttanieta  che- 
se  ne  concepisca  ìV$utto  insienie 
senza  che  le  sur  parti  subalterni 
ce  ne  distraggano.  - 
.  Se  i*  artista  cspritee  pteziosa» 
mente  ciascuna  piccola  patte  d' 
oggetto  y  ciaccóna  piccora  parte 
CI  distrarrà  y  e  coS?t  dfstìatti  pet 
ogni  verso  ,  non  védreuio  nien*- 
te  ;  come  niente  si  ascolta  ,.  se 
20  persone  parlan  tutte  in  tin 
ct>lpo.  Tali  dmrationi  i^n  sof- 
no  semplicemente  inutili  ^  sonò* 
pregiudizievolf  • 

Si  abfao-accia  ad  un  colpo  d^o^- 
chio  una  scena  che  offre  la  iiatu* 
rav  ma  vi  sono  mille  particolari- 
tà che  Don  si  rimarcano.  Nelhi 
ste^a  scena  vi  sono  cose  carat- 
terrstiche,  e  queste  fi  fanho»  im- 
pressione .  Or  questo  auad'rO'  della 
natura  è  qbello'  che  ratte  dcvfe 
imitare  .  La  natura  grandemente 
osservata  dettst  ie  leggi  de!  tnéc^ 
canismo  dell'  arte  <-  , 
•  L*  arte  non  deve  esprimere  che 
r  effetto  generale ,  e  le  cose  ca* 
ratterrstiche^  perchè  noi  non  Ve- 
diamo che  queste  è  il  tutto-  in- 
sieme ,  U  arte  si  ha  da  prestare 
alla  nostra  facoltà  di  vedere  . 
Onde  il  pittore  non  tratterà  uìi 
paesaggio  come  lo  scrutatore  Bo- 
tanico. 

La  perfezione  ih  tutte  le  parti- 
e  in  tutti  ì  generi  della  Pittura ,. 
dallo  stile    il  più    sublime    della 
storia  fin  air  imitazione-delia  na- 
ta- 


tvir$  morta  9  dipende  dulk  £ipoJ* 
tà  d' abbracqare  id  un  colpo  d' 
occhio  il  tutta  in f teme  dèlia  com- 
posizione, il^^r^r^^  insieme  deìV 
espressione  ,  i^tutttt  imiemè  del- 
lo stiìt  generale'  dtX  Colorito  ,  il 
tutto  insieme  étì  chiaroscuro  ^  il 
tutto  ii»>/eM^  di 'ciàieuii  oggetto^ 
il  qvtefe  pnso  separatamente  può 
esser  J' oggetto  principale  dell  ar- 
tista .'  Questo .  i  il  gran  mecca- 
nismo diKafiTaello ,  di  Correggio , 
di  Titiaoe  ,  di  Dpmenichinò ,  di 
Ifengs.  , 

/Non  ai  è  mai  grande  sènza 
-negligere  le  picclolezze  .  E'  un» 
.perdita  di  tempo  finir  preziosa- 
mente le  parti  subalterne  p  me^ 
schine . 

Chi  sa  generalizzare  e  riUnirjp 
4|rahdi  idee. per  forarne  un  iut- 
'to ,  esprimerà  verità  grandi  i^ 
.poche  linee.  Non  perciò  si  deve 
essére  inesatto  .  Ma  V  esattezza 
deve  tendere  al  tutto  e  alle  paliti 
caratteristiche .  La  ricercatezza 
ne*  dettagli  è  on  veleno  per  T  ef- 
fetto generale,  • 

E'  meccitnismo  falsò  il  ;  delica- 
to 9  il  finito,  il  brillante.  Il  vé- 
ro meecanirmo  è  ncJla  verità  , 
nella  semplicità  ,  neli'  unirà  del- 
la natura  .  E  il  massimo  meeca^ 
nismo  è  ne'  soggetti  più  ènt9fe^** 
ssnti  , 

MECENATI  ,  protettori  , 
prpmotori.  Intelligenti  ^vano;, 
ma  .  ignoranti  nuocono  moltis- 
«imo  9  e  tanto  pii^  quanto  più  so*^ 
00  Signorazzi  • 

,  Per  lo  più  si  giudica  legger- 
mente, in  bene  de'  talenti  >  e  Teg- 
jieimente  in  male  de'  talènti  for- 
mati. Di  questi  due  giudizi ,  i 
primi  aoa  nilsi>.  i  secondi  in- 
giiisti. 

.?  Ma  donde   jfaesta   fo^   degli 
lipqMai  potenti   a   decider   cosi 


senza  co|»iizione,  e  sen^  giusti*' 
ziV?  Dalla  stessa  loro  potenza. 
Là  superiorità'  solleva  an\ih/aJli- 
bilità  :  infallibili  non  sonò  i  soli 

Papi.  '     ': 

^  Protegger  talenti  perchè'  si  pa- 
gano ,  e  vanità  ;  e  la  vanita  ^ 
debolezza  di  spacciajr  viraggi 
!che  ci  mancano .  Proteggere'  per 
titoli  e  per  ranghi  è  orgoglio;  e 
r  org^o^IiÒ  è  xli  credersi  possedere 
pregj  che  non  si  hanno, 

C^i  si  lajgna  di  mancanza  (fi 
mécetiati,  si  lagni  piuttosto  dell' 
eccesso    di  mecenati   ignoranti'.. 

MENSOLA  é  come  una  tavor 
letta  che  sporge  dalla  fabbrica 
per  sostenere  cornici  ',  .figure  >  .va- 
si ec.  La  mèmoU  stessa  è  so* 
stèntìta  da  un  piede  ^  che  non  i 
piede,  ma  è  un  cartoccio  in- 
cartocciato in  volute  d'  ogni 
razza .  E  tutto  questo  si  crede 
^i>rnamento  .11  Borromini  ere* 
'dette  di  adornare  S.  Gio.  La- 
terano  coir  impiegar  mensole  per 
sostener  le  colonne  delle  nicchie 
nella  navata  m^giore  .  E  quelU 
navata  maggióre  è  creduta  bella 
da  chi  non  cQnosce  il  bello .  £ 
qual  bellezza  in  tali  sporti  pò; 
sticcj ,  dbe  non  sono  in  n atura ', 
né  nascono  dalla  fabbrica  ?  An^ 
che  nel  Palazzo  Farnese  'le  inu- 
'tili  colonne  alle  fintòtrc  sono  so- 
stenute da  mensole  sempre  ridi- 
cole .       ' 

MERCIER  C  Giacomo  7^  )  .  A 
che  serve  numerar"  le  sue  opere 
architettoniche .  ta  principale  ^ 
la  Sorbona:  orditfatkgli  dal  Cardi**; 
nal  de  Richéi^eq ,  e  formica  di 
tutti  gli  abusi.' 

MESCHINO  è  il  disegno  se  è 
di  piccole  e  strette  fotme  .  La 
composizione  $  mesthina  ,  se  non 
spiega  tutte  le  ricchezze  àtì  sog- 
getto ,  MescbinM  è  {'esecuzione; 


se 


tàtS 

«e  l  trmìdta  e  secca .  '  ]ll(efcJSiÌH9^  è 
fo  stile,  se  è  piccolo»  freddo, 
leccato .  Il  genere  è  meschino ^^ 
fte  piccolo  in  se  stesso  non  è  jri* 
levato  dalia  bellezza  dell'  esecu- 
zione.  La  scelta  può  ^essere  sì 
mescIfmM  da  non  potj^r  essere  so* 
«tenuta  da  vepina  risórsa  delPar- 
te.  Tal  è  quella  di  certi  Pittori 
Olandesi  che  si  sono^  avviliti  ne' 
più  sucidi  sospetti  di  pidocchio- 
«i  e  d"*  abriacm .  Frattanto  quel- 
le abiezioni  si  comprano  a  pe- 
io  d'  oro.  Che  direbbero  i  Itaf- 
laelli  e  '  j  Pussini ,  se  vedessero 
questo  oh  raggio  dhè.  la  ricchez- 
za fa  all'arte?  ^  - 

MESTICRH  è  ogni  arte  inec- 

•canica  e  manuale^  Anche  le  Ar- 

•  ti  Liberali  hanno  il  loro  mecca- 

nismo:  ma  questo  loro  meccania- 

<jno  ricniede  del  talento. 

W  mestiere  dtììsk  Pittura  non  ai 
ristringe    al   solo   manc^iò   d^ 

{lennelio  .  Abbraccia  aircora^il  tir 
éntù  di  ben  dis^nare,  di  ag- 
(^rup^are)  di  di^rre  ì  colori  ^ 
vii  cniaroscuro  .  Chi  possiede  qu^^ 
«té  parti  ùtì  mestiere  pittorioo 
js^rà  uq  buon  pittore.  Ma  noa 
perciò  sàr^   un   arttttJi  d' ing*- 

La  bellezza  e  l' espressioiie  cor 
stitttiscoQo  r  arte .  Ca  bellezza 
non  può  sussistere  senza  V  e«»iei- 
sione.  La  sola  espressione  oà  la 
vita  ;  e  la  bdllecza  non  pi|Ò  es- 
ser bella  se  non  i  vivente  :  eUa 
è  il  prodotto  d'un  corpo  beilo, 
'intelligente,  e  senaicnte. 

Air  incontro  1^  espressione  può 
«issistere  se^za  bellezza  •  Quindi 
non  può  ricusarsi  il  titolo  d'  Ar- 
tiata  ad  Alberto  Duro ,  e  a  Rem- 
brandr  «  i  quali,  fecero,  cose  es- 
•ptessive  y  ma  non  belle .  Raffael- 
la uni  r  espressione  alla  bellez- 
vM>^  ed  è  il  principe  dell'  arte  • 
Di^  B.  Arti  T.  IL 


MET  é< 

fi  tanti  Pittori  che  posseggono  il 
solo  mestiere  étlU  Pittura»  sono 
«rtiei,aiii  buoni  e  anche  eccellen- 
ti,  ma  moh  artis€i% 

METIGO  fece  in  Atene  una 
piazza  che  portava  il  auo  nome  ; 
e  lo  stesso/nsnie  «vea  «a  altro 
edificio  dove  si  ten^a  tribunale . 
£  qnal  più  grand'  onore  si  può 
hvt  ad  un  artista  di  merito  } 

MICHELOZZO  Micheipsai 
neultoiie  e  architetto  ^Fiorentino 
fu  iàtk  artista  di  «erito  nel  secoi- 
ÌQ  XV  4  Le  opere  sue  in  Firenze 
sono,  il  Palazzo  Riccardi,  gtsn- 
4lmo  palazzo ,  >ia  la  finestra  dnl 
primo  piano  non  è  a  piombo  del 
portone  9  e  il  cornicione  è.  riem- 
po g&^ve  *  La  ristaurazione  dtl 
Palazzo  Vecchio  .  Il  Convento 
de^  Domenicani  ,  il  Noviziato  di 
-S.  Crocè,  il  palazzo  Corsi ,  ^ 
okn  palazzi  a  Mugello ,  a  Car^r 
^,  a  Fiesole:  tutte  opere  ben 
intese  . 

MILIZIA  •  I  aecoli  eroici  prer 
cederono  l' assedio  •  di  Troiai  « 
furo»  il  prittcìpki  della  vita  so- 
ciale nella  Giieci^,'  quando  gli 
uomini  laapiarono  la  vita  sei* 
Taggia .      • 

•  No'v  tempi  eroici  si  eokivava 
pQ^  la  terra  ;  gli  -uomini  erano 
più  pastori  che  agricoltori,  cioè 
erano  più  barbari  che  colti.  Po- 
chr  cacone  in  vaat^  solitudini . 
i  mostri  ciascevan  in  pay«,  e 
quakhe  eelva^gint  era  uoasto  an- 
cora neir  indipeodtaSNi  abusando 
della  sua  ibaa  a  r^are  e  ad  uc- 
cidere* Quindi  le  gesta  de'  primi 
eroi  iurono  dì  dtfemder  la  socie- 
tà, distr^isgendo  fiere ,  e  feroci . 
Apollo  uficisie  il  serpente  Pitone, 
Ercole  T  idra  ,  Perseo  Torca  mar 
rioa  che  voleva  divorarsi  Andc^ 
mada  ,  Bellorofonte  la  Chimera , 

Te&eo  il  Minotauro .  tt  lorQ  ar* 

£  me 


/- 


66 


kiL 


»« 


me  erano  sas^ ,  ;  fxKce  ,  dardi , 
bastoni .  Ercole  fece  Je  ^uc  fo«c  , 
colla  sua  tèrribil  clava;;  egli  era  , 
un  eroe  ben  .aelvatjico  colia  sua 
pelle  di  Lione  »  colla  sua  vora- 
cità, ^rpssolanoi  dt  passioni  in- 
domabili ,  e  di  m  C0cs^i»  fe- 
roce. •  ^  .  .  '^  ... 
Con  questi  eror  diistraftori  di 
mostri:  le  focietà  si'  rìnforearona 
a^pipfe  più  »  'Ma  le  città'  non  e- 
.mno  ctr/Btpanne.  Ciiascona  c«- 
. panna  conteneva  un  popolo  inte- 
ro, che  avca  il  SUO"  Re ,  i  suoi 
ir^ochirOnsagistrKtiy  e  la  sua  ar- 
.tnsta.  era:  di  tutti  gir  atti    alle 

^tmì^  .... 

U  sentimento»  ^i  ciascun»  so- 

detà  era  di  viver  in*  pace  n^l  sua 
*«cnav  e  dì    guardar  in  cagnesco 
•le  altre.    Quindj   coraggio  deli 
^ne  contro  le  altre ..  Ciascuna  an- 
dava contto  gli  assassini ,  ed  era 
«ssassihr.    Chi  non  «ra  abitante 
della  sua-  capan»?,  era  straniera, 
«ibè  barbara,  ostile-  I  trofei  del 
vittoriósa  eran  di  portarsi   via   i 
-buoi  e  le  pecore-  altrui .  Si  ruba- 
va |>er  terra:  ugualmente  che    in- 
tnare^.  e   la- .  pirateria   era  anche- 
-  «roicav  Si  rapivan' anche  I?>on ne, 
ie  il  i^rttod'  Blèna ,  che  volle  es- 
^re  rapita^  produsse  .la  coajecfe- 
i^aiione  di   tutti   i    regoli  Greciv 
«cr  di9trusf?er  Troia  .  . 

.     Le  i^rmi  difensive  erano   x.  L 
Bkfio  detto  c/ww,.  perchè  m  o- 
"rtgine  era  di  pelle  di  cane  mari- 
no.    Ilmefalìo  più  usitato  dagli 
^ticlii  èra  ir  ramc^  L«:  natura' 
iabbondrpiù  di  ferro,,  ma  l'arte- 
ì!on  sapeva-  ancora  lavorarlo .  Poi 
ftiron  di  pcMé  di  toro,    e  poi  di 
^ame  coOCTta  d*  pcHc  pclow:  per 
^ar  ài  ^guerriero  wì?  aria'  pi«  ne- 
«I  :  e  ^per  più  fitrSira- w  sormon- 
tato da  pia  «wi(fw  di  crinite  dr 
«•de  di  cavallo  a  sventolarsi^  i. 


MIL 

elmo  sì  attaccava  sotto  aP 
con  coregge.    Avca  anche  I9 

z^  Le  CoraK.K^  erano  per  Io  piA 
di  rame,  af?une  a  maglia,  altre 
di'  grossa  tefa  .>  Su  la  corazza  si 
metteva  un  manf<jllo  di  pelle  di 
lione,  o  di  toro,. od' orso,  odi 
liopardo  .  La  .  Corazzar  venivua 
stretta  da  ona  larga  cintura  guar- 
nita di  metallo.  - 

Anche  le  gambe  cfaff'difese  qa 
piastre  di  metallo  ^  Onde  un  guer- 
riero Greco  er»  tutto  df  ramer* 
Figura  sfavorevole  alle  belle  "at- 
ti ,  Tuttói  questo  merallo*  non  bij- 

stavar .  ^ 

y.  Lo  S^ctidh   coptiva*   rotto   11 

corpo.  Era  d»  pjì^.  <^«oJ  ^y*»»* 
coperti  di  rame  .  Si  maneggiava^ 
colla  sinistra  infilata  ìn^  una'  co- 
reggia . .  Dal  mezzo  iiscfva-  una- 
punta- offensiva .  Su  jgli  «cudi  i 
Poeti  hanno  effigiato*  ^ocl  chr 
han  voluto.       ,^       i        • 

Le  ^arme  offensive  e™b'  1.  La* 
JL^nff'a  ben  lunga ,  cfi  lé^no  ,  coft 
punta-  di  rame.  Ai^che  f  altra 
stremi tà  era  puntuta  per*  confic- 
carsi in*  terrea  quando*^ il  guerriero 
voleva  riposarsi',. 

2.  ri'  Dtr/do  era  iitta'  lancia  cor- 
ata che  ri  lanciava  in  poca  distan- 
za. *  Lanciato^  il  ;da^dò;^  si'  veniv» 

alla* 
5";  S>»tf^i  ò  Tf;/i^7i  Jehdénte'da 

un  bodricré  alia  cosciili  sinistra . 
l  Romani  Tavean  alfa  destra,  ed 
era  corta .  AHa^  spkda  si"  accom- 
pai8ȓava  il  fupnale',  ovm  coltel- 
laccio ».  che- serviva  anche  per  le 
vittime ,:  e:  torse:  anche  ih  "ta^*- 

4.  Le' P¥eccé  cranv  arme"'  degli 
Arcieri?  ,.  truppa  le^gjerav .  -Le- 
Frecce*  eran  rinchiuse;  in  uh  Hir»- 
-casso  attaccato-  alla*. .  spalla-  "sini-»^ 
strà .  V  ateo  df  coìno  d*  eti^ar 

il 


,  ì^  i*ài)f tetfp  che  riccjrèv^  U  ftec- 
<;la  era  di  meùiro'.»  je  la'  corda  di 
^e;:va  di  bue .-  Si  tirava  ik  corda 
fin  alla  maoliriellà  ;  perciò  le  À-^ 

'  toazzoai  ^i  iruci^rono*  quefl'  im- 
liaraiio  ^  jpa  potevano  risparmiare 
^  quell!  incombd^O  ^oll'  alzar   la 

;  l)alesti:à  i  e  tirar  Ja  còrd^  all'  o- 

'^ccHio^^  conie  fu  poi  |)raticator 
g^t  colpire  mcfgiio  ^      .  / 

.  $.  La  Tiondd  éxi  hótà  ali*  as- 
sedio .^i.  Trójai ,  ina  vi  ^  fece  piìjt 
Uso  dellff  Duré  nai^hi  a  tirar  ^as- 
ii-    cfiit^lKe  de",  Re;  faceva  j* 

.  j  ài  Chvé  di  i^^tàlld  .   Tutte  Jé 

4rmè   de]  Capitani   Gitcji    ejanof 

Qrnate  di  eisellatùxe^.    ^  ^ 

.  Nella  é"^rf^  5^*  Troja*  non  si 

pAxli  4ì  cavalleria  V  .1  cavalli  hon 

^  <r3|aó  chtf  per  i  Carri  .•  Il  carro' 
eira  montato  dfì  due  guerrieri , 
ùnó  per  guidare ,  l' altra  per  cqwi- 

.  battere',:  e  talvolta  si  cfavàno  1* 
skérnàtivìf  .•  Vi  si  éntrjKv^  oer  di 

.   ^i^trp  :  il  davanti  erai  tondo  cott 

^  tipà^Q  fen  all'  appòggio' ,  Era  sen- 
..    ^  sedile,    oìide  vi  sì  cotribdtte* 

.y^  jrt^piem  .'   Questi  carri   eraa 

.  i^ariqlii  -  4i  ornamenti  y  e  .  aveani 
^nche'\  delle  tende^  per  il  sole .; 
Àkìiniex/^^  tirati  eia -4  «cavalli 
i^'l  [iònie  .*  ' .  .  ^.  ' 
,  ,  Ne\teilip/  eroici  non  v'era  tat-- 
Jficà  ;  tanto  meglio  per  &li  ^rtw 
m^.Px^erpJ^  ceprio\  deUa  Far: 
^Qgé.,  t^tò  famosa  pbr  presso  i 
Macedoni  :    <jicc'  il  Poeta  che  If 

\'i^^t  «rano  sostenute'  dalle  lanv 

-  ^.^,uìi ,  scudi  dà^j  scudi y   gli 
elmi  dagli  elipi  ^  gli  uomini  daglj 
^  ^loipihi.         ,  ^.    ^       .. 

Prima  dì  venir  al  combattjfnen- 
,    tói  i   soldati  mangiavano  ;   sui 

,  punto    di  <pói^l)at^eré,  praVano  y 
_   e  i  preti  .consa(cravatìp,:  e  coro- 
nati ^i    allpro   jijiiajcci'ayanp    con' 


MtL  ^' 

4dr  esercito  »  I  Generali  arrin- 
gavano ,  combattevano  i  primi  y 
e  spesso  si  staccavano,  e  sisiid^- 
vahd  i  singol^r  tenutone ,  e  pr^ma 
ai  còxfaificiar  iJ  due|ljà( 'faceva  ciar 
scùnò  iin  liiDgo  pànegitico  della 
sua  ph>sapià  jllustr^^déi^uo  va- 
lore/ingiutLihdétei  'l'im'j' altro . 
Lo  stéssa  ft^njià  i  Selvaggi , 

teli  Eroi  Greci  intì^ofliVana 
^ù  i  morti,'  e  intornP  a  tilt  mor- 
to si  faceva  comb$rttimeiito  fiero 
tra  ^|i  ornici  pet  sdtttàrld,  d  tra* 
neinicl  per  itra|iii(rlp,  e  darlo.»* 
Cani.-  "      i 

QjÀ  isspd}  ìi'er  ténipi  eroici  còti-* 
^i^evano  in  devastare  il  cdotor-; 
00  d*  un$  città  i  é  in  bloccarla  ^ 
Gli  àssedianii  si  mutavano  il  io* 
id  taaipd  i  òr(dé  incontra  aiU  citr; 
ti  aisedif^t^if  era  iun^  nùòvaf  citr 
ti  à^sédiante.  Le\teàde  éran  ca^ 
sé  di  légho  cdper^e  di  ^iosfiii  • 
Perciò  ^Ti  flissed)  er;w  iiiìngnii  i 
òombattimeliti  si  riducevaoo  à 
sóttìtf!  ;  e*  quelle^  db  Troja  ^:>cht 
ìa  qliantd  avrebbe  durato  óltre  | 
to'  anni ,  sé  ^peó  non  aves^'  in.f 
yén|fatO  tjùel  C^v'ailo'^  clié*.  pi^at 
la  pranci^  di  guérriéii  fu  iiiérodot«>* 
ta  itì  Trofa  i  o  chd  non  fdìise  .éfié 
una  nìaceliina'  a  4:esta  di  cavAllp 
per  batter  lemuri^,  coirne  poi  fu* 
rdn  gli  Arieti  v  cioè  travi  àrsòa- 
^f  con  ptuità  di  metallo^  ìq  £^rmàì 
di  testi  di  montone .  Gli  a^sfd^ 
di  <^ue^  tempi  e  de'  tempi  posteri 
erano  meno  sfrépitósi  de'jnostri.^ 
Ina  più  iàiciìcriali  ;  *  Eran  lùiiglìf^ 
pèrenè  li  sorte  degli  assediati  e- 
ra  mot^e,^  6  schiavitò.^I  djfen- 
.sori'giiiiigevah  a  nùdrirsl  de' lo* 
.to',  éi^veri  ^  h  jnadri  si  di  ^prai- 
M^àkóVl  lord'  baahbinr.-  Le  iortifv 
;tazicfni  érah  inùrar  allie^  è  JfXKse 
con-  torri  e  6on  fòissf  •  *  I  dik;iB«a> 
ti  gètiUkX^^ii  i}^  <[ù6l  che  poteirar 
ilo  i  fin  acqu^  e  olip  'bol^^nte^ 


f 


69  MIL. 

Gli'àssecffimti  inlpiegavan  le  loro- 
mitccbilieV'-^^pa^atoo  il  terreno 
coperti- «òttQ  speck  ^garitte?' 
lìionta^mno  alla  s,calata  facendo 
co' 'IdfO  jcndi'ttfia  te  ft  uggì  ite  :  co^ 
smiivan  torri  nlobili  da  pal^g-' 
gìir'le  Biiirà ,  ptt;  gettarvi  ponti 
dì  coftinfticiazionc  ^  • 

•Gli  Ar4tdt  per  le'eonVehtioni 
ndrir  erako  trombétti  ,  ma  perso- 
ne rnviohbiM'  e  satfrc  e  cerimo-- 
niose»  Cevimóniosr  a^nò  altresì 
i  Xjehet^li'  in  consacrai'  vittime  « 
irttibar  virtò 'è  sgocciolarlo  «»! 
fuoco  acceso  sniriira. 

^  il  Càvaliotìi  Tto}a  non  fu  * 
cbè  una  inacchina ,  le  ahre  m»c- 
chine  militari  de'  secoli  p^stetìto- 
ri  non' 'ftìròtao  che  Arieti^  Bali-' 
sre^  e' Cafapulre-^  t  le*  Hltre  ar- 
me furono  pre*ò*'à  ptìcò  le  stes- 
se» Ttì^'béh  diversa  si  è  fttta  poi 
r-artfe  di  cémbattéréi,  >ioè  la 
gfèrtd^'dkrte  nfidistri^g^rti  per  ea^  • 

^ricp|.  ■'*•     •  •■'  • 

AquJìffefó.  Alfiere.  LMrfsegna 

tìe^'Homahi  «Va  nri' Aquila.  '  L^ 
«Miete  portavain' festa  una  Jellc  di 
iiotfétfte  gli  iscerideviaper  xe  spal-^ 
le,  ^  cestiva  magliài  ai  metallo . 
*  Arciere  '  vestito*'an<*he  df  ma^ 
glift-,  SLvest  'stivahitft  la^  gamba  ^i^ 
nhtra,  t:he  metteva  avanti 'fér 
tirare  toh  piò  hrzs. 

jfwffe' trave  «rinato  d'urt'énòr-' 
tale  m^rtcHò  '^i  hictàllo  a  fbrtni 
dr  testi  cK  montone  s  cospetti  dia 
<oxé^  su  d''ttft  Cavalletto  ,  ù-ich, 
prà  uh ^catro- mobile'.  Pbstb'vtìil 
in  'bHiéo ,  J  idWati  'h  «fafvano  , 
e  "fó  TaWii^vanó    andare  'a  batter'' 
nePiWirè^' della^  città  assèdio .  - 
SirìVaftegjgiavà'ar^Ae  cete  girelle.' 
Chi  faceva  gitiodaV  questa  tcì'riW' 
^H*  iftaéehfea  V  stava"  •  iA  <?opertb 
irf  ^n*  garitta  di  Te^o  cbptrta  ' 
éf^jpéììi  Js^ortieàTcf  di  Itcsco  ,  ih-* 
't<ftft?cai**  e»  crrta  .   *    '"'•^^■'-    '-^  ' 


1.1 1  UJU 


1 1« 


Mir. 

'Ascia  si  'us&  per  lungo  tempo 
alia:  distruzióne .  ' 

Asta  picca   lunga    armata  dt 
ferro ./  .    * 

'Balista  macchina  per  lanciar 
d9  lontano  tratti  pesanti ,  e  tal- 
volta armati  di'tuochi .  Specie 
di' balestra  con  arganetto  per  ten- 
dere la  corda  deli*  arco  di  metal- 
lo ,  e  scoccar  poi  tratti  in  gran- 
de distanza.'  Qùe$ta  macchina 
alle  -vòlte  sopra  un  'cavaRetto  a 
^  ruote  .  Ne  durò  T  uso  fin  sày 
invenzione  tieH'  artiglieria . 

Campa .    I    Romani   appreserof  ; 
da  'Pirro  Parte  dì  accampare  .  Se 
li' campo  avea  da  durar  poco  , /cfiie"  ' 
linee  deH*  armata  restavano  iii  or-' 
dine  di  bàtt^lia,  e  la  tèrzaf  sca- 
vava un  fosso  5  piedi  hrgò,  e  3^ 
profondo  : -la  terra  scavata  forma- 
va tin  rampalo  che  si  copriva  dì 
gazone,  e;s?  fortificava  di';^alii-  ' 
zate  .'  ^fe^seT  accampamento  a-  ; 
véva  da* essere  ''pév  qtiakKè  fiém-^* 
pò ,   diVefiivà  tma  *  Ibiteijkà  cotf  '. 
rampari  di  terrà  coperta  di  fi^'ci-  * 
ne  e  cH  jgazòhe,  con  iin  fòsso;' 
laTco  12 piedi ,  e  profóndo  apro-'  ' 
ptffeione,  -fiancheggiato  da  torrf  , 
ogni ,80  piedi' guarnite'  di  tìàra- 
petti  é  di  mefJi.  Titttt  i  s^oìd^ti  ' 
eran    obbligati   a  questo  lavoro  * 
senza Ja^ciàtMe' armi,  Aìh  testa 
dèi  campo  s' intìklzkva  la  tendd  ' 
del  Genetale  "  nel  ttìtitp   d^  una  / 
piazza   qtladi-ata'*!  \dP  altrq   fóro 
eri  l*alloggiarte'nto  dèi  Questore^' 
cólta  tassa  ^nilir^re  .   I  Qvlarìrieri-  ' 
erano  i-ipartttl  'in  'cinque  straaè  ] 
dritte  e  larghe  5a'p'ièdi,'ia  quin-  ; 
ta  intcrsécafva  ad.  angoli  retti   le  ' 
altfe  qÉrattrt^.  Tutti  vi  alloggia-  * 
■vano  à^ftitamehré?  dùéfihtr.avea-  ^ 
no t^tHerfì  ài  spaisit>;  la  ekV'ii!-  * 
leria  loo  in  qtfadrp-per  ^ogof  fw^  ' 
•ma  di^o  cjivam:  '  ta'fòimV.dtfl 
^a^cf 'tfa  per  Iq  più  {k'tfuàdt^ 


'to 


MIL 

to  9  con  una  porta  a  ciascuna  fao«; 
eia;  se  ne  usaron  jk>ì  d^  al  tre 
forme .  Cura  dtl  Generale  era  f  h4 
il  campo  fosse  provvisto   di  k« 

Sna  e  d* acqua»  e  in  mancanipa 
ì  $i)me  ,  VI  si  scavavano  po2z j  « 

Calce^ntenti  placche  di  ciiojo 
ferrato  per  i  |>iedi^  per  le  gam- 
be »  per  le  ginoccinia,  e  per  le> 
cosce»  legate  con  strisce  di  cuo-. 
jo .  Gli  Alfieri  par  cte  andassero 
a  gambe  nude . 

Carri  armati  d'  ogni  baqda  di 
falci ,  con  una  gran  punta  di  fèr- 
xo  al  timone)  tirati  da  cavalli 
coperti  di  ferro  ^ ,  furon  it^  uso, 
presso  i  jfersiani ,  e  disusati  9  per»; 
che  sbigottiti  i  cavalli  si  rivolta* 
y^ho  in  danno  pròprio . 

CtfMpef/fjmacchina  per  lanciar 

{ dette  enormi  fià  di^  ^op  libbre 
ungi  un  quarto  di  miglio  :  qu^-"' 
sta  specie  di  bomharda  ha  durata 
anche  qualche  tempo  dopo  Tusa 
fàtlV  artiglieria ,  ^  Consisteva  in 
un  cucchìarone,  il  d^  cui  manico 
era  impegnato  in  una  matassa  di 
cord^ ,  che  io  tenevano  perpendi* 
colare  fortemente  attaccato^  con- 
tro il  pezzo  traverso  dove.avea 
da  battere .  Quando  si  voleva  lan* 
dare  >  si  abbassava  a  forza  d' arr 
«ano  il  cucchiarone^'finchè  s'in- 
castrasse nella  ràoitz  che  dovea 
eòa  tenerla.  Si.  métteva  la  pietra 
nella  cuccniaja,  e  xon  un  cqJdo 
é,y  martello  su  la  molla  «  sgrilfa- 
^a  n^  cucchiarone ,  e  battendo 
con  violenza  sii  la  travèrsa  che 
ftvea  un  cuscinetto  pieno  di  pa- 
clia  9  la  pietra  se  ji'  andava  para-; 
Soìlican^fnte  con  fracasso .  Si  lapr 
ciavaiìo;  anche  palle  di  piombo 
e  dardi .  Vi  eran  anche  catapul- 
te di  c^n>pagna  su.carre/ti. 

Cfiv0jler{a. .  Presso. alcuni  pOf 
jjofi  il  cavaliere  Do'rtava  due-  car 
vatli  .e' saltava  aair  uno  air  al- 


tro  •  I.  Romani  -  usavano  eavalli 
bardati.,^ W4^>^rtf£f/,  coperti  di 
più  pezzi  di  cuoi  ^A  fronte  e  il] 
petto  j  e  con  valdrappa  di  pelle  ,' 
senza  sella  9  e  siinza  staffe .  Aveà- 
no  anche  i  drfgotU  che  combat-' 
tevano  a  piedi  e  a  cavallo  é  ca- 
valleria leggieri  di  atjcieri  è  di 
astati  come  la  fanteria  .  L  arma 
particolare  della  cavalleria  ^ra 
Una  mazza  corta  con.  una  gran 
palla  *di  metallo  in  punta».  La 
sua  insegna  era  il  laiarum  ,  cioè^ 
una  picca  con  bandieret^a  con' 
un'  aquila  e  con  un  drago  e  V  io^ 
sàgnà;  della  cavalleria^  diitériva 
da  quella  deir  infanteria  nel .  co^  ^ 
lor  turchino  e  nelle  bandjSruole .: 
La  Cavalleria  Greca  avea  stendar- 
di grandi  colle  immagini  de'  nu-' 
mÌ9.f  co'  nomi  e  titoli  de'  Generali.^ 

Clàmide  mantello  che  si  attac- 
cava alla  spalla  sinistra  con  un*, 
aggrappa.  . 

Cara^f^a ,  lorsca «  composta. a  un 
corse'  diviso  in  due  pezzi  t  Uno, 
pel  davanti  9  l'altro  pei  di  die^.- 
tro 9  imiti  insieme  con  ag^rappe,.  • 
Vi  si  ^giustava  un  collarino  per 
difender  il  .petto  e  le  spalle  .  .1 
capi  avean  corazze  di;netalÌo  ci- 
sellate.^  Pendenti  dalla. corazza 
erano  i  lambrechini  còm^  falba-r 
là  9  e  poi  la  giutBa ,  un  gonnelli- 
no simile  a  quello  de'  lacchè^.    .. . 

Elevami ,  Gli  Asiatici ,  gli  A*^ 
fricani,    é  po,i^  i  Greci  9..e^  poi  i,  > 
Romani  portavano  Elefanti  .cari*-^  ; 
chi  di  torri  con  soldati .  X.  jora 
denti  eran  ferrat\,  e  la  proposqir  ! 
de  armata,  di  $pada  .  o  di  falce  ., 
Anch^  queste  bestiacce    si  adde-^"; 
stravanò  alla  distruzione  . 

lErqmholieri  che  tiravan  la  fion-t*,^ 
da  9  eran  vestiti  di  /onica  senza, 
maniche^»   portavano    ii   pi^cplo  , 
scudo  pilta^   l'elmo  r.  Ci  tó  ^]^- 
stivaletto  alla  sinistra .. 

•      E    3  -  W    ' 


MtL 

InfàntèrUi  Df  tre  ffKCie  «*  t. 
fetèntemente  armata  di  corazifi  f 
Jjl  feudo,  di (toitelbcctOy' dilun- 
ga lancil.  2:  JJfiff'eré  tenzft  scii^ 
3o ,  sttìi^  (Cima  )  e^^scivta  sfh^ 
lètti  j'CóriibattéVa  «  tirar  frette ^ 
pietre,  dardi ,  è  ticfnéc .  ^5.  Me^ 
sNtfii  Verità  icòiiifd  la  prii^ ,  e 
dfiVa  dardi ,  vetutìf .  Si  d jftfn^ 
a^utfv^  atithe  in  veteran»  ^  t  ii> 
kifr/eiff  •  àuestft  avean  per  acma 
offensiva  Ù  pilo ,  dardo  pia  pi^ 

^"fnft^he  iTòn  tfhind  ^Q«e  se*  tem4 
^l' eroici  :  '  I  Greei  vr  portavario 
2n  ^rifcté  ili  una! "clamide  in  et» 
ihk  ^d  itA^am.  I  flomani  fio  a 
Ilario  'rtl^n  ^avearÌQ  per  insegna 
che  un;  |KScnó  di  fieno  ;  m»mpit^ 
ii  •  L' àquila  poi  divenne  ia  prinV 
f,ìpsì  in^gna  delledégioni;  alctts* 
i^ei'h'albefavano  un  iupo,'  im  cr- 
*gnsle  4  Un  càvalto,  ti'n  pànfotau^ 
rp  .  QueAe' figure  «rai^Qt  ia  piat- 
"tb  ^stf  d'una  ^cia,  U  di  cui 
fusto  6r^  puarnWdi  Éaedafilioiti  • 

•  Tiilvp/ta  In*  ci|n4  y*  era.  riserìa 
«ibnfg  S,  P<  Q.  H; ,  Sematus  Po* 
pptìuì^ù^  ^makuf.  t 'ca  toanó 
^nloxtìkh  d-  aliòro  èra  un'  tnse- 
•%tik  ifomunn  ai  Crécte  ai  Roiqa* 
"Hi:  Uti  C}vttra  ^onsatcaca  a  Mi* 

^  iSMva  ^ra    V  inkc^na    d^  Atese  > 
Caitore^  PeHuce  de' Ladfcdemo- 

'■«ri.    «■  " 

^     iMCfTftM  ^antelloampio ,  die  cor 

'  ^ma  hif  èo  il  soldato  Rt>mano . 
Littori  ébitri  vestiti  da  Jolda« 
ii^m  attuti  di  fisci  Hi  verghe 

'  é'di  ècuri  :  Quaédo  avean'  a  tare 

3\iktché  esecuzione,  slegavano  i( 
i£5cicr,"'5ba66lietravanfì ,    e    con 
''Wlpi '^d^'ascia    mózza van   teste: 
'  fest^  Irt faitir  (|iielie   che  sahavan 
•]Per  liscia';    Tesser-  dccotlato  da 
lina  6Ciii^  era.  onorificà^.   I  Lit- 
iòti  dà*  trionfi  a  rtdavan  '  a  caval- 
la»  .Quelli  ahf'accoifipagnavanp 


ì*Sac^rdott  n  le  Vestali  àvean  jfiX 
sci  seni'  liscie ,  l  i#sci  che  ^i  40*^ 
cordavano  fd'  trionfanti  di  primgf 
fcrlasse  ^  erah  iptrj^cc^ati'  d!  ailofo  ^ 
f^nui  i  mobili  pia  pr<:(iosi  délU. 
famiglia  9  ma  non  ^ra  perme^s#^ 
decorarsene  in  pubblico . 

L' erudito  cachinnérà  per  ^iié^ 
s^e  storpiature  ielle  $ue  antica- 
glie •  jCivegga  ìì  titolo.  f}i  (|uesf<| 
Bbro  j  e  si  scachiniii ,  .   *  '  ' 

, MINIATURA  ,  Genefc  ^d^ 
pittnr^  in  piccolo  ,  in  ciii  s^  im- 
piegano su  la  pergamèna  q  su  1^ 
avòrio  fòiori  stemprati ,  neil*  aJC^ 
4ua  di  gomma.  Si  punte^^glàrid 
^i^meatf;  ^le  carni  t  t  si  dipini- 
gooo  a  guazzo  i  fbndi  e  i  pan^ 
neggiam^nti  .  Si  fanno  ahcfi9 
d^Ie  •  ntini^tiir^ .  .tutt(\  |)unteg^ 
giatc.     .      ,     .  : 

Questo  genere  è  statò  molto  ii| 
vóga  qu^indo^  |a  pittura  era  màU 
io  depressa*.  $1  V^g^QQ  codici 
antichi  ornati  di  mtn/4ture  pid 
ticcbe  ò\  orp.  è  di  colori  vivi  i 
cne  beile  per  il  disegno': .  eccet'* 
tuati  ^cuni  ritfatti  ^  i|  les^tà'  k 
gotico,  '     '   ^       » 

.  Questo  jpiecófo  gcw-e  '.  ^  (r'àS^ 
do  >  se  h  leccato .  La  vivezza  d^ 
^ojori  avrà  merito.se  verrà  «soste» 
H^ta  da  Mn  buon  disegno ,  e  d^ìì^ 
ibleeanza  .  '  ^ 

MINUTO  .  EccQ  U  un  filoso*fc 
io  t)arbuto:  mettigli  If  .lente  à<f* 
dosso,  e  gli  conterai  tutti  i  pe^ 
Hi  og^i  grinza,  ogni  poro^Af- 
lonfanati  t  dal  ^'usto  putitò.'clf 
veduta  vi  vedrai  1*  eflfettc  '  ìSél 
;.  buon  insiease  9  e  spariscono  tutf^ 
,  ìt  mtnuKje  ^  ,0\^  lì  raro'^alentb 
dell' arti$ta>r  Questo  è  imitar  H 
fiatura  ;  .  •    .  .       -  j 

•Ha  la  prima  regola- dejP  ar^e  è 

iche  n? Ha  copia  d'  un  qgg^ttQ  da 

•  fjguatdarsi.  in  giusta  distanza .  la 

sma  totalità  sia  abbracciata  adititi 

soIq 


MI» 

•altr  cólpo  (inocchio  .  Quésto  og- 
getto deve  esser'  visto  come  a 
ttaverso  d'un  teJajo  ;  Se  queste 
leggi ,  léggi  della  Prospettiva  son 
ì^ere  ,  le  wi.>ra^»  non  si  veggon 
più  nella  giusta  distanza ,  lìè  con 
quel  traverso.  Dunque  i^  ai^tista 
minuto  ha  per<juto  il  suo  tempo 
in  vincere  la  difficoltà  con  una 
pazienza  che  si  pòtrebbie  dare  pef 
penitenza;  \\  di  cui  risultato  sa* 
rà  un'o|>era  ridicola.. 

Infatti  è  ben  ridicolo  chi  'pre- 
tende conservar  V  insieme ^  dal 
giusto  punto  di  veduta,  e  pre- 
tende anche  conservarlo  approssi- 
mandosi tanfo  da  distinguerne  o- 
gni  pelo.  E  quanti  saranno  allo- 
ra i  punti  di  veduta  ?  Tanti 
guanti  i  punti  di  distanza  . 

Il  minutò   non    ha-  luogo  che 
Belfiori,   e  in    altri   piccoli  og- 
getti   delicati  .    Norf    mai   però 
nella  Scultura.  Merletti  e  ricami' 
'  minutamentt  traforati    sono   mi- 
nuzie disprelzabili.  ' 
'  Lo  scopo  deirarte  non  èd'ift- 
'^ cantar  T occhio  ih  fJue^ilità.*Per 
il  diletto  della  vista  si  ha  da  toc- 
care il  cuore ,  e  si  ha  da  istiiiire  . 
E   ciò  ntfii'  può  conseguirsi   che 
col  grandioso  e  coli* espressivo  . 
MITOLOGIA  ,     o   teologia 
pubblica  degli  antichi ,   o  storia 
de* secoli  anteriori  alia  scrittura, 
.  cioè  fàvola .  •        *    . 

lì  racconto  de*  httì'  si    altera 

gassando  da'  bocca' ili  bocca ,  e  si 

,  riempie  di  menzogne'  paìssahdo  dà 

étrtcraziftni  fn  generazioni'. 

1  j'oeti  r  impadronirono    di 


Io  svilupparne  i  dettagli .  Questo 
è  quel'- che  si  chiama  stovia  de* 
tetnf^'-èroiti  ;  e  the  si  deve  dire 
fifvohy  Jiojckèè^v'è  4iralehf!fon« 


'4    ì 


dò  di  verità  9  '^  ben  difficil  a- 
scoprirsi  -a  traverso  a  tante  men- 
zogne. 

-  Q]feesto  ammasso  di  favole  apre 
agii  artisti  un  campo  vasto  e  fe- 
condo di  quei  che  si  chiama  /'- 
desle  nelle  arti .  Gli  uomini  d^I-^ 
la  storia  non  sono  che  uomi- 
fti.  (Quelli  delia  mitologia  sono 
celesti,  o  quasi  celesti  s  onde 
^H  artisti  nel  rappresentarli  s* 
inalzano  al  sublime ,  alla  ùèlleK* 
^a  ideale^ 

Gli  artisti  non  hanno  da  stu- 
diar la  ntitoìogit^  ne*  Dizionari 
che  non  sono  che  freddi  reperto- 
ri. L'hanno  da  trarre  da'  Poeri 
antichi  ,  e  specialmente  da  O*^ 
mero ,  dove  gli  Eroi  sono  in  «a- 
:£Ìone  viva  .  Ovidio  ne  fa  belle 
descrizioni ,  ma  non  infiamma  ; 
egli  è  un  poeta  grazioso  ,  e  po- 
trà fare  graziosi  artisti  ;  mfi  Xì 
grazioso  non  è  la  grazia  ^  ^^  U 
^azia  è  la  bcilezz*-*'  -• 

II  catalogo  seguente  non  è  ^he 
per  la  memoria .  \.  :'    ^ 

Amazzoni  donne  celebri  per- il 
lóro  valor  guerriero.  La  loro 
liisfatta  illustrò  il  coraggio  d* 
•Ercole  e  di  Teseo .  Più  celebri: 
per  la  ioro  verginità  sempre  ri* 
nascente  per  quanto  la  perdesse- 
ro.  E  più  celebri  ancora  per.  i 
1or6  piaceri  amorosi  senza. v^ru* 
na  degradazione  fìsica .  La  Ipro 
frisatura  era  verginale  >  cjoè  a 
corimbo ,  cioè  i  capelli  di  di^c^ro^ 
annodati  con  quelli  del  'Comi^n\>- 
io..  L'  altro  lor  segno  verginale 
è  il  'Oipezzolo  delle  mammelle 
«on^svilnppato»  £lle  sòUf  han^ 
no  la  cintura  alla  virile ,  cioè 
nUe  reni.  Tutte  le  altre  .donne 
i'  hanno  sotto  al  seno-.  Nft.àn'- 
che  le  Sabine  di  Polidoco  ié  (jìau- 
no  alle  reni  ,  per  meglio  fi«>pri- 
mer  il  disotdine-di  qaeliè'^nnt 
E.  4  '  ;  .^    9h« 


7*         mr 

de'  hoto  Yti^itùti  «!éÀ€Ì  Ronuiiii  «^ 
Apollgi  if  simbolo  ckl.Sok  ; 
dunque  riscalda ,  vivifica ,  ^^- 
lisce  ;  -ma  pF0ckzee4»n(K>ra  f^rmc^" 
tazione  e  putrefkzìrtttc  ;  PftJft&t'y . 
e  coi  cah>r^  ecec^yo.colpiseé^'ti^  ' 
peste^  e>^i  tnorbr  morèali  %  Con" 
duce  le  Muse  e  le  Grazie,  suonila 
U  iira^  e^tlra  d*arco\  <yorfe-4N 
na  gioventò  eternai  un'  e^ma 
velocità  .  ^  La  veloce! ti  è  prege- 
vole^ in  'tisica  e  in  morale  :*  colla  ' 
ftòtìU^SL'  ^  "fkiino  cose  grandi 
in  pòco  tèmpo.  Tutti  gli  Apojv- 
libile  ci  SÓ1Ì0' rimasti  <kir  anti- 
chità ,  sono  della  maggior  bel- 
Je^^a  ideale ,  qfuale  pìi> ,  qual  me^ 
no  wr  L^  testa  àtlV  Apollo  di  Bel^ 
vedete  "^  più  niaeatosa  e  imponen- 
te cite  minacciante;  la  collera 
non  le  toglie*  la  Areniti  della 
l'tonte  V  a  che  artìttiatti  il  serpen- 
te ditone  >,  o  che  darrf^ci  i  figli 
dr  Niobc,  è  sicure  della  vitto- 
ri*, la  dispreiza;  V indegnaxio- 
ne  è  accennata  nel  na^  colgon- 
iiafflento  dtUe  narici  ;  Io  sdegno 
si  ccuopre  néir  elevazione  dellai- 
bro  infferipre^.  Ad  Apollo  ^  con- 
v€fì^ort&  varj  abbigliamenti  leg- 
giadri, e  talvolta  tìcchio  Xa 
.sua  capellatura  èf  a  Cróhìh ,  cioè 
i  capelli  di  dreW  attaccati  alla 
sommità  della  testa,  sul  gusto 
d.e'  Corimbi  .delle  vergini .  Ma 
talvolta  Apollo  Ea  i  ca]^11i  che 
discendono  gii^  per  le  s|»àlié?  e-» 
gli  e  Bacco  son  i  ^diì  \iumi  coft 
questa  ca^diatiìra .  * 

Bbcqo  sèmpre  bèi  18  ,  sempre  giot* 
vi  ne  9  e,  sempre  allegrò .  NW  èi 
un  vero  ermafrodito ,  ma  ha  deli' 
erttw^toicfito ,  cìóiL  de'  tratti  ma- 
schili e  mtilicbri  :  egli  fu  alleva-- 
to  Ha  'dònna ,  e  vestito  dà  Venc- 
je  ;  .Onflc  pare  ima  vergine  tra- 
vestita :'  le  forme  de'  suoi 


bri -SMo  delicate  «  e  morb&l( 
mt  fatte  -èol-iìato,  senza  indica-- 
zióne  di  ossa  e' di  muscofi:  è  un'* 
giovinetto  che  entra  nella  prima-^. 
vera  della  vita:,  e  sente  11' germe 
della  voluttà .  Conquistatore  dell'' 
Indie  %ìì  spunta  h.  barba ,  e  co^* 
ronatp  di  edera  «  Viaggiando  per 
spargete  !e  sue  beneficenze,  por-; 
ta  addosso  una  pelle   di  Leopar- 
do ,   e  monta  Yin  tarro  tirato  dir 
tigri ,    p  da. pantere   amanti  del; 
vtiìp  si^eoiidò^  queli^  Oppiano  che 
per  ogni  suo  cattiva  verso  ebbe 
uno  scudo  d*  qfo  dall'  Iraperatdr 
Caracalla   amatore   dtì  cattivo'  <•  . 
Di  ghirlande  d'edera  son  le  re- 
dini per  guidar  quelle  fiere  9  e  di 
edera  è  coronato  fi  tirso,   ch'j^  ' 
lo  scettro  o  la  lancia  dì  Bacco  •  . 

i^eianauri .  Testa  e  busto  d* 
uomo ,  tutto  il  ré^to  cavallo  * 
Nàfr  dal  ^'commercio  d'  Issione' 
con  Una  nuvola  effigiata  in  Giu- 
none ?  Piuttosto  dair  unione  dì 
Filiiride  con  Saturno  trasformata 
in  Cavallo.  La -parte  unoanasuoi 
esser  beila,  muscolata,  barbuta, 
colle  orecchie  iht  hanno  delP 
uomo  e  del  cavallesco  4  La  parte 
cavallina  non  subì  ^  esser  troppor 
ben  intesa.  Forse  i maestri ore:^ 
ci  lasciavan  le  bestiéf  ai  nofi  niae- 
stri.  I  Centauri  di  Furietti,  ài 
fiorghese  \  d' Ercolano  sono  ipi^ 
famosi .  La  Centauressa  di  Scu- 
si,  -  che  allattava  due  gemelli  9 
peti  nel  mare  quanao  Siila  ìx 
mandò  a  Róma .  Neil'  Ercolanc^ 
ve  ne/ sono  due;  una  con  una 
baccante  in  groppa  v  i*  altra  ton 
una  lira  e  con  i^n  cembalo  ^  « 
con  un  faìiciullo:  entrambe^ra*' 
ziotSe  e'  d'  una  felice  semplicità, 

Cfrerebelfa,  con  velo  gettato' 
in  dietro,  coronata;  di  spiche  % 
di  foglie,  con  diadem;» alto^:  es- 
pelli   in    «iisordSnr  p^er    1^  afa. 


liuentf  Ad  ratto  di  :Dai  .figluv, 

Cfciopi  figli  della  vTcrra  «  ciio)r«> 
superbo  da  .smuover  gutrra  al  (ti9r 
lo  «  e  perciò  /uJminati,  e  petciò 
giganti  eoa  u<i  sol  oeehiò  inirQft<i( 
t».  Meglio  il  Poliiemo  d*Brcp«^ 
ìtnoi  chenoo  è  un  bruito  aigan*. 
te, .ma. è  un  Uomo^i.grapdf  n*» 
tura,  di  forme  virili,  e  ioveic. 
d'Un. occhio  sdIq^  ha  il  vaiiltac- 
9Ìo.d! averne  tré»,  due  come  ^j, 
altri  uòmini ,  ed  uno  pìccolo  oel . 
mezzo  della  frante*  Meglio?  s^, 
dietro  la  tè^ta  ne  Avem  tr^.al" 
tri .  .  • 

Chce  figlia  del  Sole;  dunque* 
bella  9  capelli  elevati  a- ricci  f,  <^^ 
a  raggi  solari  9  vis^  brillante  d' 
Ardore* 

DÌ0nif  verdine  perpetua  non  0- 
stante  che  si  lasciò  deflorare  di 
Endimion^:  Arco^  frecce»  veste 
fingile  ginocchia ,  carro  tiraiy:! 
da  cervi  :  eccettuati  i  cervi ,  tut- 
to questo  arnese  era.  d*oro,  co- 
ne  conviene  alla  ];e6Ìpa  delia  cac«- 
eia.  Svelta»  e  leggiera»  Nelle 
òpera  antiche  non  si  vede  mai 
colla  mèzza  luna  ifi  tpfj^'^  nelie- 
moderne  a)  9  e  a  maravigltà  ,  sul 
fondamento  ijon  degli  artisti» ima 
de'poetl  AOjtichi , 

Eèe  si  distlQBue  alla  veste  rial- 
zata a  guisi^  dei/e  giovani  yittl^ 
marie ,  e  de'  garzozu  che  servono 
a  tavola  tj^ 

Ercole^  giovinetto  ^.si. bello 
che  fa  dubita^  de|  suo  sesso»  X 
giovini  sono  Belli  finclìè  rassomi- 
gliano alle  donne  «.  NelT  e|à  vi- 
file  spiegate  Je  sue  forze  erculee 
contro  i  mostri  e  1  giganti  »  Ì 
nerboruto»  muscoloso»  coi  collq 
taurino ,  co' capelli  jicci  tirati  su 
ia/fronte:  tal  è  f  Èrcole  Fame» 
ce.  Ma  le  vene  e  i  muscoli  rad? 
dolciti  convengono  a  questo  Eroe  . 
purificato  delle  ^arti  ^^  grqiso^ 


Jiflef  fiMidó^i  JMruciò  tal  ioon* 
t?  £u.«.;llrTAi»Pi4i  Belvedere, 
è  Ercole  jissuatp'  in  Cielo . 

Un  £r9è''^/VUQjJB.  celestiarsi 
ha  piò  da  jwki».fib^  f  acqui* . 
sta(c;.A»da  p^r4ei((l;j  séeni  deh* 
là  siu  iòrsa  9  .e  ritoruave  <  oel  bel*    . 
la  alU  sua  gimneii^^aidietalnento 
bella ^       ,  • .  ..      *  .^^i ... 

Estui^pto  Q^^,fSfpeUhalzati  aii 
la  fronte  i(0me  .JH^e  di-Qkve  à 

Futit^*   Gli  anpciii  fedeli  sem-* 
pre  al.lorq  Sistema  iftjifccip -rap*, 
presei9;are.'«he  .be|IesiM9«  UJoKO- 
t>elle  apche  le  JR^riè^  Ma  hrìf^.^. 
ra  Fjdvìn^0rAtH>.EumMf9f4f\.  cij^è^ 
béoefatulci  *    Q!|tUe  beoefa^viìii 
per  quani^  belle  e  giov^iii  ..ve^»; 
ginelle  avean  la  testa  t.i^ii^tt  di> 
serpenti-, ^ed  èra^  A^mMXf  di  ^«Wi 

I»enti  e  di  torce   ^i^oti  ^  €rwi$ 
e  ^^di^m-Uj^  terribili  di^'n?*,.,. 
altri  uQminapci  pi^c^itprs  r  e  FWh?^  \ 
ciò  lfàntfMtxù^,i,^fOfni^  tali'Vlx*-. 
nò  rappresentate  belle  .e  tcemefr.. 
de  ;  trefpende  per  1  vizi<>si.»^  belkf 
per  i  vìrtup^x,^   J.jiòsjr^.virjtuasi,', , 
fratl;ai^to   le  rappresentano^ -deJU^. 
più  disgustevole.  I^id^a»  ye*-,^ 
chif^scheletre^  giallastre,  verda^. 
stre^  ^heraiì^^^  mfunmelle  livide^i^v 
rilasciate ,  /erribiimente  orrei^fe:»  ^ 
Tanto    orrpre.  jper  la  ,^j^tl^ì^. 
che  .  punisce    i  iQal/attor|  !  .Chi  » 
vupl  rappwi^entar  bene  i  n^^^Jfàtrtt,.. 
tori ,   il  faccia  /w»«  all^i  .imoder-»..  j. 
na,   e  jpiu  che  furie  feaunioixM(  , 
farà  fur^  n^asoalini . 


ma&^ior  bellezza.,  .  ,  -  .  ,ì- 
G^ave  si  trova  lemprf .  .d' li^o^,, 
sguardo , sereno  e  con  un^  firia  •  ^  ^^ 
cleDiientd.  Ma  alla  clen^ntisìt^./;, 
ma  sereniti^  ^  ^otrelibe;  irrise /,f 
qualche  pò*  òx  brusco  quando  seno*  ^ , 

tt  |'pl.imi?o>l'uu  wptQ  ae'.««r 

prac» 


ptA&eiyli  9  ^Uftndo  h  tramar  Mud". 
,  fintimi  »  '  qnaiida  fi'  inri^stiaiisce- 
contro  ijuella  pttttegok  di  sua.- 
niojglie  1  e  quando  f lumina  i  niòr-^ 
tali^  L*  sua  capciiaftm-s  è  Kìoi'^' 
ta  a  onde  coote  ia  giubba  del 
Jio«« .  ,     •  . 

ìGm»m9  0(^thi  erandty  bocca' 
imperiosa ,  diadesui  a  cresta-  La* 
tiìò-  beila  iCriuno^ie  ^  nel  ^alazzo^ 
Barberini^  Lsk  più  htih  testa  è' 
noHa  Vilia  Lodovici  ^   tf$^  co^ 

iottale-f'' 

'  Gr0^Uf  €0Q  all'  E^i^usCa  queJIe 

V      et  Valla    Borghese  •     Iklle    $oa 

tfudie    éel   Palazzo  Ru^Ii:    la 

fero  beliezza.  non  è  g^ja ,  ma  dol* 

ce ,  e  di  quella  soddisfacente  tran- 

quJUìni  cb' è  jpropria   dell' ÌBno<^ 

céh^a  giovanile  ^  sen^c*  ornamen«« 

ti;  naa>  ba  i  caipeMi  attaccati  coìi 

itfta*  bendella,  e  1^   due.  altre  li 

kaano' annodati  sul  collo  v 

"M^^^tf  da  giovane  ^nza  barba 

e  sen^a  fierezza  ^  con  una  beilez- 

Hi,'  più  masclii;^   dh  qudbl   di  A« 

poi  IO)   è  rappresieq  tata   in   Villa 

Itodovisi  a  federe  con  un  amori-» 

..ao  ai^  Jjicdi  9   e  nel  Palazzo  Bar^ 

bérini  in  piccolo  sopra   una  base 

de*,  due  bei  candelabri  di  marmo  ^ 

•  Medusa  la  più  brutta  testa  che 

»  moderni  sappian  fare  •    Gli  an-« 

tìcbi.  la  fapevano  beila)  m%  crini-' 

.  ta  di   serpi  «La:   più    stimata  i 

itfudila  cbe  tiene  in  mano  Perseck 

m  una' statqa  déj  I^alazzo  I^anti , 

,  M'^T^urJo  giQvanc  9  ma  dì  forma 

llden  delicata  d*  Apollo ,    cbioina 

.  fiotta  e  frisata^  e  d^una^  fisono* 

tùaidi  l^ingolar  finezza.  Là  Mor^ 

te  si,.À  sempre   rappresentata  in 

liao  scheletro ,  il  quale  non  è  la 

À)orte  }  ma  J' effetto  della  morte  • 

Sé.  la  morte    h  gemella  del    aon- 

sto* ,  e  j^t  la  morte  fq  da'  Romani 

.    chiamala  teto^   e  9t    il    morir  è 

tH0hi  e  «e  hto  è- -vicino  «  lit^ 


t0^  e  ietslf  A  Iwylf  l  èffftqtét 
nwru  sia  una  bella  figura  impara* 
rata  che  chiuda  glicccfiài  /     -S 

Nettuno  non  difiTerxsce  da<7{cK 
ve  suo  fratello  che  nella  barbai' 
crespa  9  i  ne'  capelli  'gettati  sa 
la  Fronte.  Ve  n'era  una  beM^ 
statua  a  Vil^a  Medici,  ora  è  M 
Fircniic#    .  ^ 

Paihde  savia ,  Dttnque  occhr 
bassi  9  testa  inclinata ,  seno  có^^ 
petto  9  capellatura  ^unga,  coh«e-« 
gno  grave>.  Ma  in  qualche  citM 
co^an^a  ella  ha  d'^iUir  là  resta  j 

Vane  colle  orecchie  puntute  ceni 
barba  e  con' piedi  ca{iriiìi  ;  figlio 
della  casta  Penelope,  innamorato 
iifiWt  ninfe  selvatiche  . 
.   barche  belle  e  brutte  colle  ale* 

?lutùHe  rassomigliante  a  suo 
fratello  Giove  >  mk  terribile . 

Pros^rpin^  bella  C(n:dnara  di 
spighe.,  '    ^      ^ 

Satiri  o  Fauni  meno'  bellt  di 
Apollo  f  ma  caprigni ,  cofla'  barba 
agli  orécchi  ^  ne'  piedi  9  e  con  ttn 
po'  di  coda  <  Ass«i  bello  è  quel-* 
lo  di  Villa  fiot^ese .  Quello  di 
Villa  Albani  se  la^  fide  .  Quelli, 
di  'Ercolano  si  vorrebbero  godere 
lilla  ermalVodirà .  I  Sàtiri  eran 
chiotti  di  ninfe  e*  sjpeclaimente 
delle  ermafrodite,',  ch^  erano  in 
abbondanza  nft  tempi  d' igncw 
fanza  •       •    ' 

Sileno  Satiro  attempato ,  cor^^ 
pacciutoi  ubriacone)  ma  balio  di 
Bacco.  » 

Stagióni ,  e  Ore  :  dàntanò  sneU 
le  insieme  colle'Grazie ,  epronate 
di  p&ìta€.  Ve  ne  *  Sono  de*  bassi 
rilievi  nélte  Ville  Borghese  e*  AU 
banì.-  .  *  y  .  /,  ' 
'  Tr/>o«/  uomini  marini  Con  ta* 
pelli  e  con  barba  a  pinne  di  pe* 
sce;  Se  ne  veggono  due  teste 
colossali  in  Vitia*  Albani.  » 

-re«*re  è  ai  modello  de/la   bèi* 

lei- 


ffiik  f  '   ^ccfii'  piccoli  "  e'  dólci  } 
palpebra  inferiore   tirata    ih  su  ,* 
sguardo  tenero  e  la'ngliiido  ,    npn*  ' 
ftìàii'l^civo;    ella    è   II   simbolo 
della  Voluttà  I  non  d'ella  impudcn- 
2a ,.   Dunque^  vada  s^ftipre  nuda  . 
Se  talvolta  sì   ylioJc   vesHtC»   si 
laietta  dùe'fcfntì,    tino   sotto  le 
ftapiJTi^lle  I  h  V  altro  nel  bei  r^ez- 
20  ;dov9  j5Ì  concc^Yrj^no    tqtfè   le 
delizie  f     Quèè'to   secondo   cjnto 
pr?se  ad  fniprestitb  Giitnonc  co- 
^li  occhi   spalali catj  jfcr  placare 
suo  maifro  GJov^.'   Mi   quando 
Ven/cre  Jf  veramcntj*  Venere,  tloè 
jauda  ,  subito'  che  vede  '  qdalcuno 
ritira  indietro   Je  sue   grafie  M 
ytiezzoy    le  occulta  doti   una  |na-> 
00,  e  coll'aìé^a  c^rcà  coprile  ìé 
superiori^ .  Quante  Veneri ,  quan» 
te  Veneri  !  Mediqea, 'Capitoline  , 
Vaticane  ,  Fafnésiané  dalle  belle 
.Ébiappe ,  f0flfpfg^ecf   E  in  quan^ 
.limodi  f^  iiélrp^cir  dgl*  ^à^no  , 
ifcovacciatf,  •  vplanfi    sii    d' utl 
itarrb  tiraW  aa  colombi  »'  E  quan^ 
ié  Veneri  Hjhch'rfef   di  'tiunòne 
é  di  Pallfide  ^r  quel  famoso  pò* 
modella  aiscord^'a,  <!i  Martfc/e 
.  de'  Cesari  per  le  vittorie  cH'eHà 
.  Jorq   accordava?'  GiufÌQ  Cciar'e, 
the  si  faceva  discéndente  d*  Ènea  | 
ch'era   figlio*  di  Venere,    eresse 
un  tempio  a  Venere  Genitrice  ar- 
mata di  lancia   e, di   scudo.    Sé 
^li  antichi  féùerq'  tahté^Veneri , 
1    moderni    li    hanno    kòrpassati 
nella   moftrpJiciti   itlU  Madbn» 
ne ,  .  .       •       '* 

Ml^EStCLÉ  architetti  per  or^ 
dine'  di  P^f  jtle  i  faziosi  Prop/ìet\ 
cioè  i  portici  magnifici  che  ser- 
vivan  i'  ingressa  alla  Rocca  d' 
Atene.  TpttQ  T edifièio  era  di 
marmo  bianco  con  colonne  dori- 
che, fronteggialo  dfa  dhquc  por- 
te .  La  facciata'  era  *  decorata  di 
Itatiie' equestri  isolate,'      , 


fu  airésfrctno  pressfS'^H  atiltehP»  ' 
specialmente  ^es*è  Jti-  fK'sìsctìéi^ - 
Un  u^.kió^^  •l^sfbiloivia  per  «0*.  • 

fti\%  \llT  Jfet-ttyo^  ttWa   l^s^  'si  «fi* 

tfvava  a  f^àga^é'f retarla  «t«dl  J  Lf 
tatppez^erie  di  Attaio  f  e  dì  P^p* 
gtiAìò  erano  mésse   in  otO',-  ^  di 
tale  soht'ùóàrità^ic^  ^e  fc^  «ped^ 
i'KoAiatif";    Ma''iI'^"«tb;dè?"R«^" 
mafii  fa  di    arijnfioSii ilare    |é  love 
a%ftazi(5!tf  cot^jiitrareS  ^  etìn  bw*"- 
^i.ri lievi,  e  con  marmi  .  La^sM^ 
nia  p^r  i  marmi  lece' 9m:\|)iàr^-l ii- 
hh,    irqualc  itt¥ibttì;Ja  pttì^itf 
de'  cosftiiioì'ai  tfiMportò  «he*  R^do 
mai  prese  per  i  ttianj^  .•  Né^bftssi 
tempi  invece  di  inarrij?  l^  tappe**» 
ieri^  noli  flirofi^  Ishè  ft^ì&  reaf 
pìté  tri  ittiérre.  -Oragli  •m^Wli^ 
è  d*  ^na   ricchetza  '  in   Ha^  InoM 
pei^petuo^di' fantasie  é  drtèpric* 
t}.    NOn-ftevè^eiscr  ttibìkwckt 
dal  i:om6dò ,  '  ^  dalla  cOD^eiien^ 
za.  ■      •'    ••-  -  •      ••      -"•      ^ 
-  MODA .'  Lt  tìtòéé  éi  «vestir* 

^nb  si  bizziiffrès  che  na»cOWe> 
^esso  e  ^foTiùTtna  la  ttì^m^\ 
pn  a  pervertirla ,  da  non  rkof**- 
sfcérla  piò,  /  -  *  "  - 
^'  r  piedi  ée  tithidM  tteré#li 
fn    scarpe'  artiliate    r   tJnhttite , 

•  nòri  sono  pih  i  piedi  ;  Per'  hiii 
imitare  cfuesti  piedi  def6tìJkiJRÌ 
dalla  modià ,  Ita  V  artista  'da  ri- 
correre in  càrfjpagiia  iA  ^i^i-<ifc- 
fòmiatf  daflé  faticht  r-    *    - 

La  natura  Vuol- èhe  lé'' dénne 
$ienó  madri  ^  e  petéW^lè  hi'ftittc 
'di  ancJ^e  slattate, ^hta  Iort>  d»- 
to  mi  vasto  éacino.  Donqért  i' 
'incassiiiò  e  èì  coiit^imaflo  ^utfi^ 
to  pila  i  possibile  ih  tki  htisiHi  d* 
t)ssl  e  di'  ferri  i  ^aflflnthè  crcpino 
di  dolori,  e  T artista  fiori  veggli 
tona!  la'  natura  éétìà  dòfina  & 
'    Ttstà  afta ,  jwtftd  elevato ,  pi^ 

'  dr  iii'-fuori^i  ^mòcdtt  iit  dei»t#oi| 

ma^ 


/ 


9^  V(^ 

inani  $l^te»utet  prescjrivona  i 
laaestri-  dì  ballo  • .  Ma  i  maestri 
deli'  art«  fecero  ie  te&tt,  iegger- 
itcnte  inclinate f  ptx^hè  la  gcan 
madre  natura  cosi  ie  fa  p^r  aver 
cosi.disposte  le  vertebre.  SoUe- 
v,af  il  petto.)  k  un  iorzare  la  re* 
sfVfsìtiovi9'  Torcer  piedi  e  brac* 
eia  e  nanis  i  ùa  guas|aroe  tutta 
Jav  muscHlatura ,  .e  i  jpMgni  non 
tondeggiano  più^  ';£  clie  altro, 
è .  a  guisa  d^;  Qigan ti  pugnar  con- 
tro gli  Dex^  se  n^o  se  ripugnare 
^ia  <H^ra?  ,    ^ 

JLa  mm^ùont  più  cpmodà  di 
cìaaciina  parte  acne  diFerenti^po« 
dizioni  dei  corpo,  è  la  situazione 
la  più.  iiaturale..  Dunque  è  la 
più  graziosa  :  .ia  vera  grazia,  con. 
PUÒ  escere  cue  nella  sola  oatura* 
iezza»  ,   '    .. 

La  .natura  i  una.9  una  i  la  ver 
j.itkr  una  è  Ì4  ragione ,  il  codiO-^ 
do  è  jjno  :  e  U  MaJo^  tanto  ohÀ" 
tissime  quanto  le  follie  •  Queste 
follie  rcbe;  stprpjaopt  e  incacheti- 
cbisconid^  e  incarogniscono  gli  af«. 
ferrati»  iofetràna  aoiche  gli  ar- 
tisti*.       I      *i       4         V 

Niente  di  più  dijSEcile  per  t 
artista:  quanto  il  clistinguere  il 
fiftCMraie  dall' artifìaàle  *  Bisi^oa 
cjbe  FÌo^rra  alle  sc;ulture  Greche, 
se  no»  vuol  aborti  per  modelli . 
Bisogna  cb'egli  rinunzj  .al  suo 
secolO)  e  a  tutta  ia^ua  bella  Eu- 
ropa» e  a-  tutte  le  Tar^llaggini 
delie  modg^  se  vuoi  £1^  cpsa  ene 
piaccia  seoipree  a. tutti.  La  m^ 
iià  è  efluoera.  L'.  artista  ba  a 
dire:  a  aè  stessa  come  Zeusi  9  .U 
ìfvor$  p9¥^  P'pffrMfi^  :  sì  avrebbe 
'a'a^giunglBre,  $,per  Qhmnque  b^^ 
«i^in  1»  foa;cbe  «I^M  .imparato  a 
/ame  Uióa  uso.  •     . 

MOt>BUiAfiH  ifi   cretti  ben 
lavata^  ben  purg^t^t  «  bene  stette* 
jpr^ta*   $i   «tenipni  ^  Vin^aa^. 


Moti 

ancora  più   quando  si  maneg^£|it 
colle  dita  per  farle  prendere  quél-» 
la  figura  cne  ie  si  destina . 

I  modfUi  dtWe  .figure  grandi, 
che  han  da  essere  gettate  i(i  bron<>^ 
ZO9  si"  fanno  di  ^éssOr* 

^  Per  mod^JUre  in  cera ,  ad  oén! 
lìbbi-a  vi  si  mescola  mezza  libbra 
di  colofonia  6  di  .trementina V 
fondemlo  tutto  con  ^Iso  d'òli*< 
va.y -e  pcsr.  darle  un  color  gratd 
vi  Si  aggiunge  un  po'  di  mi-» 
nio  » 

'  Colla  cera  bianta  %\  fanfid  de* 
bassi  rilievi  a  $uisa  di  cammei  cof 
fondo  éi  ardesia  9  o  di  ebano  •, 
Picooli  lavóri,   j^iccol^   merito. 

Quanto  sia  utile  a'  pittori  il 
saptt  modellarti  oÉavm  la  vede. 
Posson  dispórre  a  Tor  f alento  de^ 
loro  mòdèUétti  ^  niettedi  in  aria 
fra  le  niiVoIe  »  ciov^  1  viventi  noa 
possono  stare  9  e  situarli  fra  mol-* 
ti  altri  comepiù  loro  aggrada  se-^ 
condo  richiede  il  so|jgettd.  Gli 
Scultori  preferiscono  1  moJellidi 
tèrra  ;  i  Pittori  dovi:ehrf«ro  pre- 
ferir là  cera  die  sì  duo*  riammoni- 
re per  cambiarne  le  parti  »  e  t 
moviménti  :  là  terra  odi  non  può 
più  mangiarsi  q^ndo  è  seccata  . 

MODELLO  di  uomo  odi  don- 
ila nvdà  ^ad  oggetto  ,di  studiar  la 
natura  vivente ,  di  tender  V  oc- 
chio giusto ,  e  di  avvezzar  la  ma- 
no per  eseguire  fedelmente  quel 
the  V  occhjo  ha  beo  veduto  nel- 
le differenti  forme  ,  e  ne^  diversi 
inotj . 

Nelle  Accademie  si  sceglie  un. 
él  modello  »  ina-  è  ftmpit  queir 
Io  «  Dunque  i  Signori  Accadetàici 
non  voglio?  dare  àgli  studenti 
che  r  idea  d' una  sola  natura .  £ 
pure  ognun  sa  \che  la^  natura  è 
varia  secondo  i  yarj  individui . 
Dunque  se  non  m-^' vuole  che  T 
artista  rie«<^  ammanierato  ,  studj 

'  quan* 


MON 

i^uaati  pia  modelli  pud«  Come 
sj  può  far  un*  opera,  di  più  figu- 
re 9  se  non  si  è  stuclùtq  che  un 
solo  modefhì  E'  ben  riditolo  c)ie 
lo  stesso  facchino  abbia  <^a  Ar  il 
Ciovi;,  il  Ganimede,  T Apollo, 
it  Marte ,  il  Saturno  ;  e  che  una 
sfe^sa  dònna  abbl^  a  tra^forpi&tsi 
in  Venere  \  in  Giunone ,  in  Te* 
sifóne?  Zeus!  riuniva  tutte  le 
fc^He  del  pa^se  net  fare  una^ella. 

Le  studio  dtì  modèlìof  cioè  di 
molti  modelli  vivi ,  è  uno  stu-^ 
«ilo  preliminare  per  giungete  a^a 
^ellezla  ideale  che  nsiede  nell^ 
scelte  Sculture  del P antichità. 

Giova  perciò  mettere  i  modelli 
viventi  nelle  attitudini  delle  bei- 
ie  Statue  Greche,  e  farne  poi  il 
cSnfì-onto  . 

MONOCRONO  d»un  8<^o  co- 
lore ,  come  è  il  chiaroscuro ,  la 
start^pft.  '  Co»ì  nominerò  W  ftt^ 
tura ,  '      • 

I^oye  manca  una  cosa ,  supplii 
scb  Taltra.  Qpi  fianca  T incan- 
to del  '4k>lorito  :  cupplisic^  dunque 
re^trez^A  del  disegno,  deire- 
sptessione ',  r eleganza,'  la  grazia, 
e  «gni  altro  j)r<fg!o  dell*  arte  • 
Chi'^on  riesce  nel  colorito,  non 
co)Qri$ca,  fàccia  chiariscurì .  Co- 
sì si  rese  faniosò  Polidoro,  uno 
de*' buòni  discepoli  dj  RaffkelJo. 

MONOTONO  d'un  solo  to- 
no j  niniforine  •  Dalla  uniformità 
nac^ne  un  giorno  la  noja .  Se  1* 
arte  è'tlnitatrice  della  natura,  la 
natura  è  varia;  dunque  T artista 
salisi  variare. 

Se  un  toiore  predomina  in  un 
quadro ,  •  bì  dira  che  dk  nel  ros- 
so, nel  jgiallo  ec«^  sarà  mono^ 
tòno .  ■  ' ' 

Ma  lo  splendor  eccessive  deT 
colepi,  le  tinte  troppo  Vatiate, 
il  lucido  esagerato  non' è*  sa^ 
;p^r  variai^ ,  'è  unfar  tnniulto^  V 


nM  cònfliàìoite ,  che  io^^  il  riJ^ 
poso  rea  forza  ^i  Varietà  no»' 
si  distingMe  )>iù  nieitée^  e  si  ti'^ 
^t  nel  m<moi^no  peggiote   dei 
primo.  '  r-  ■  •   -    i  \ 

MONTI  C  GlA  Oiaoomo^y  ^-^ 
tore  e  architetto  Bolognese  tfi: 
^e^z  ;  Iti  Modena  ^ce  \tt  '  €lik« 
SÉ  di  S.  Agéscino',  in  Bologna! 
quella  del  Corpus  pémini  y  l^  la 
grandiosa  galleria  .del  fidiate 
Monti .  La  sua  grand'  opéfa  fii 
il  portiebfo,  die  in 'fioik^ha  da^ 
la  porta  Saragozx.^  conduce  '^it- 
mónte  *  della  Guardie  jper  dtie  «H7 
glia  e  R^ezzo.  Fu  vtn  buon  ar-^ 
tista 

MONUMENTO  è  ogni  operai 
per  conservar  'a  meinória'cnrgli 
aoniini  illustri,  0  di  avvéniménti 
grandi .  Da  principio  i  moinu» 
nienti  non  fìiron  'l^e  liiwfehi  Ai 
pietre  ammassate  nelle  campagne  é 
L' industria  ^i  ne'fece  Tirami^' 
di  ^  obelischi  )  coloifìrne,  «  ^cuU 
turò  d'ogni  specie.  Atene  ne  »-•■ 
vca  t^ntì ,  che  «ì  camminava  sili 
la  Storia.  ÌM.  ne siàino  ricchis» 
sipii,  ma  nelle  chiejfe  ,  e  vi  si 
cammina  su  nienti \^  '  IV  più  me* 
gnifico  ''monmmeìHo  fti  quello  di 
Temistocle,  ch^-ebbe  per  monu* 
menta  tutta  la  Grecia .  Non  ai 
deve  eriger  ^monUhemó^  se  non  a 
chi  se  lo  ha  prima  eretto  da>è 
$tess6  colle  sue  opere  grandi  im- 
beneficio  grande  cìel  pubblico  # 
Allora  il  monument^^tark '^  pe^ 
renne  del  bronzo,  più' alto  delie 
piramidi ,  -e  braverà  i  teinpi .  L^ 
artista  in  -Queste  -rara  ouei^c  farà 
camp^glare  nella  semplicità  il 
carattettf  d^ì'  éto^ ,  <:ioè'  dèl-^b»^ 
netattorCfc^  Per  «tti  avvemmeai^ 
memoi^andi  i  sìmboli  vogiion  «s#- 
«er  -chiiri,  e  intelligibift  ad  un^ 
ocdtiattf,  I  Meffàummti  étkhoa 
esser»  i.  direni  ai , beo  pabblijc«^ 


soce-d'Herrérai  nella  fabbrica  cUIl' 
.  JteiìDÌato<«49yiiat.c'osfeMèaf;lÌt  ytiU 

flio  sempJice  .  e  gr^^adioi^a  .  ^Jti 
[j|fi(ct4  egti'tfr^ss^.ii  palaia  del: 
QDasie(c0..y  MìAcicfdft  più  gran-, 
<li  4elTii  ci  tri  < .  £:,  siur  ancae  il 
Cihiostrp  di .5^, Filippo*  tutto  ài 
gtsiiittf  .ai  4ui[  prdmi  <i#  '  porrici  ^ 
Ì!»]niòataa9  in.  jriezzQi« 
.  .SCORA  C  e^..(?«w«i  5  edifici 
m.  A4aid  in^  ChiessL.c  il  CoU<;gÌQr 
.4e^  Gesuiti  f  tutto  grande  e  prp- 

rn:ti0n$^¥  ^*  i-n  iaeciata*  della 
Mes*  ^  4i  8;;a9tto  a  due  ordin 
9I ,  uno  Ài ,  Pjill^ri  ,1  J'  ,^cro  di 
colottpe  dgtioie  »  La  piazz^mag-' 
àiot^dx  -Madrid  fu  apc^  diretta 
3tf  <9iiest<ì  arcin^y  o^  nóa  ha  al- 
tro pr^i$>  {:ÌT<  i'iMQjpiezza  e  J'u^ 
gtuìgli^mpa  d^lU  /abbriciie  •  £ 
2t  •  $udi  disegno  è  ia  canr  realc^ 
detta  la  PMÌderJd,i^  U  ConveUi' 
to  degli  ^goffijiiani.  Scalzi  .-> 

MOEBIDOiT   Qkì  diU  morii-: 
Jpf  dÌQe  dolce  a^  gradevole  •    Xa 
fnwhièfKK*  ià!^l^9.  Pi  tt ù  ra  y  pella' 
ScttltN(r«  9.  e  odU'  Incisione ,«  è  uà 
.  nei&eo  pejr  esprimi^r  \t  grazia,  e 
>  anchiéi  !#>  belleaaa  ••  Qucato  è  tut-r 
•M  itteritcf  della,  loang,  cioè  dell' 
.  esecuzione  #.  .  . 

.  II  troppo  fuso  e  vaporoso  è  r 
édeessodeil  moìféida.,  lì  molle  1  e' 
i'iùdccfso  <è  ui^^ltro'  fiifècto.  li 
idì£tttm  confrarior  alla  morf^JdfKK^ 
è  àt  leccaro  f  il  .Jiscio,>  il  idea- 
te .  Caimoci  e^  Correggio' .  spno* 
••tati'  maréhdi  y  <xùBBe .  aoofae  i4 
^iaautòùgóf  e  il  Beroiài  •-  Se  gli 
Aaticfai  o  AaéfaoUe  òoa'  sr  yt^' 
ì^fi  M»^/V#  .^  sii  Vepgon  aublioM» 
Cfiiofioosee  lisikUuner  oon^ptiif' 


■i  ■ 


,JtótìRlV|ANDO  C.qip,jrr4mé* 
fCQ  )  0.  I45S-  m.  ^,js*f  architetti 
tipreoliao,  edificò  in  Napoli* la 
Chieda  dì  S^  beverino  y  Ja  Ctóe- 
^tù.  d^Ì4  Steila/.  il  pitlazzo  d^' 
.I>rin<:ipi  ^efl^J&Occa^  cf  quejlbdi 
Cafttalupp  rf..PosiJipo,  Tjitte  o- 
pere  socie  .  '  $gii  av.e^  .stìjdiata  T 
Architettura,  j^tfS  V  Alberti  ,  qT 
oe'  juigUori  miawfxénti  di  Ro- 
ma.. Eù  da  Fjerdinaado'  il  Cat- 
tolico chiamato  ia  Ispagna , .  do- 
te non  lece  che  cantare  tf  suona- 
re il  Liuto.  J 

.  MOSAICO',  Specie  di  pitturi 
fyt\aL  di  pietre  cojojate  naturali  9 
0^  artificiali  /      . 

,  CJke  Mosè   ne  sia  stattf  V  ìb« 

.  VentQre^  lù  créderà  qualche  spre- 

puziato.    Anche   le  Mosche  pò-] 

iranno  pretendere^  d' avervi  ,dattf 

U. loro  nome;  e  taluno  3', i tonai 
gini  che  alla  loro  fotnitf  si  xxs^ 
somiglia!  quella  de'  tassellini  che^ 
0stitiusconn(  il^nfo/aìcof  Si  sa 
di  certo'  V  che  1.  Grecj.lavorardii 
di  Mosaico  f  jche  vicino  .ad  Atene 
$0  il  Colle  Museo  dóve  iusepol*^ 
to  il  poeta  Museo 9  e.  ehe  le  Jior 
ve  Muse,^  ch'.eran.le  ra^preisen- 
tanti  di  tutte  le  scienze  e  le  «ct 
ti ,  eranf  sì  care  ai  Greci  ^  che  ne 
formàroìi  le  denoìEQinaziò&r  di  Mu- 
sei y  e  di  mosaici  .^  SìììxSx  il  pri* 
'  iteo  che  iatcòduase  il  mosàico  in 
Roiua^ ,  e  pe  fece  £ire  un  pavi- 
mento a  Paie^trina/  Nelle  ruine 
Roncane  non 'si  %ùnti  mai  ttOVàti 
0^os4ic(  che  ne'^pàvinlentx  ,v  e  Ce- 
sare nel  ^i^uo  bagàglio  .ne  /aoèvy 
/tras^rta're  de\w«zi  ioiiuttis  ie 
Sue  spedizioni  militari^v  Noi  ij 
otettiaièo'  in  quadri  •• . . 

là  quadri  e  inf/ Wte'  furoV  ò- 
«ati-^Ae'  i^cnpi  basai; vuoràle  tù^to- 
•;^a>  ai  ossenr». -nelle  chiese  antl* 
;libe>^  e  jssr  Ip. pia  messi  ìtt  evo. 
:.  fitì 'Sftiltuig^k >Pitt^  -di^i 

eia  f 


iM»  4  Retisi ,  ^i  Ap^tli^zi^nstra 
ifoMO  M  Mof4tM  le 'loro  op«r«,, 
«ooif-  la  ora  Roma  Ssinta^  noi 
godcneoniao  }4  loro  Pitture.,  «  l* 
.«rte  4H>i»  sarebbe  stàt$  ^o^getta 
^t  bnitct  vierndf  5  te  airrisorgi^ 
amento .  ^  Si ,  sarebbe  ^onseìrvata 
.sempre  am^iacoiata  * 

.Ma  i  nostri  ^an  Musaici  V^-» 
•;wticaiìi  nim^soito  che  copiacele. di 
wcopit^  J4aie  grande  che  si  paò 
^  turac  con  |>of  o .  Sasta  ^  i  più 
. abili  Artisti  ^  ae faCcfànodiretH 
tori  ^  Dovrebbe  pronere  zW  arti- 
ata  la  maggior  durata  pdssibile 
delle  sue  opere*  SeTi^tianO)  Ca- 
iacci ^  Correggio,  si  avessero  da«: 
ta  questa  premora  ,  noi  ammire-^ 
jremiHQ  aaccnr^  taote  loitr  belle 
produzicmi ,  che  pia  nOir  esistp- 
Jid.  Si  bada  lavorare  p^r  V  eter-' 
Atta  ,  ma  bene#  Il  Moséieg  bea 
diretto  .non  sarà  eterno  ^  che  pei' 
•approssimazione. 
*.  £'  però'  men  difficile  far  un«f 
indila  copia  che  un  buon  mopai' 
X9*  Diipqae  si  fapcian  èuone  00^ 
-  «pie  )  e  poi  altiv  buone  co^ie ,  e 
»noi  altre  «  a  ifiisuray  che  degra« 
ms  giiofriginalt  i  -e  le  cc^ie  sttc*- 
cessi  ve -^  e  sr-  lascimi  ì  Motam 
|>er  i  f^wàìf  cioè  per  i  pavimen*' 
fi  y  come  li  usarono^  i  magfùfi^ 
dtomani-*'  * 

V  MOTO  i  un  attriSutcr  essente 
fùi^e  .^  tutte  le^perp  deli'  Aj^M  v 
sihe  Aa»  por  <$getr9=  l' imitazione 
étLÌA  natura  vivente  .^  No^^sif  può* 
d'ar  vita -senta  moto*.  Qualunque 
|(roc&i2ione  dell'  arte  ha  da  com- 
parir: vivace  in  conseguen^  ha 
ék  aver  mnto  •< 

Nella  Scultura^  $f  di  vitaermo^- 

t9  ad   una  fìgnr»  ancorché  sia 

Éi  rnia^  siruadone  tranquilla  y  se 

1»  dìnposizianr  genetale'  è  ^ia-- 

^stz  ed  eqyiessiva^  «r  i   piani 

-mvQf  j>e«p  messi  wH' insieme  e 


nelle  partii,  ^se  è  he»  ei{KSsCa  fi 
lume. 

In  Pittura  gli  effetCE  del  cfiia-' 

roscuro^  J'esfensrpòe  de' piani, ,' 

^  le  varietà  de*,  colqiv  y  '  le  risorse 

imiumerabtli    della   prospettiva  y 

danno  mota  e  vìt»  a,  tutte  le  A- 

-     Gr  Incisori    dmtió    vita'*  al{e 
^stampe  colia  .varietà  e  colla  iles-^ 
•sibiiità  de*  tagli  #  \      : 

.  Il  mezzo?  più  :  grande  e  xiti  ài* 
curò  di  dar  la  Vita  ad  un^Dper«, 
è  dispotne.  tutti  gli  oggetM  con 
giustezza  «  Dunque  non,  sforzi, y 
non  opposizioni ,  nda  contrasti^,* 
,npn .  attectationè  j  non-.calere  :  ai- 
.ateiiu  perfidi .  Le  sculture  di  Bex> 
jiini  sono  ^  tìitte  -contette  is-  vi\i 
iracassO  di  paoni-  volaptj  v  e  .  ^ 
j^orza  di  moto  non  haniicr  né  ma-^ 
,t0,  né  vita..  Questo  è  coti  mol* 
ftì  non  far  niente  t  i  il  par^pr 
«Iella  ftfontaj^na  .  All'  inContto^ 
neir  Agrippina  sedente  y  neilj^ 
Gieoikati».sdRijaii^,  neiV  Àpolia 
ee«  che  vita^  clie  moto ?.  C^nesto i^ 
cOn  poca  far  moito^,-  anzi  4utto  «^ 
Tnttoùquel  che  passa -la  Jinea  del 
.vero  ,-  è  ccmtra  senso  y  11  V4r4».« 
il  heJJo  è  nella  sempUciil  t.     ,  -; 

Il  S^  Andrea  del  Domenichài^ 
i^a  per  tutto  è  vita  e  motov<^'d^ 
per  tutto  è  tranquillità--  li  Bufr 
eino^  jn  ^v^  suo  celebce"  p9taig<^ 
^ió  mette  un  uomo  inriinppat^ 
m  un  ^ifierpen  te  enorme,  e  ilterr 
rOre  si  comunica  negli  astifnti  jmi 
diversi  gradi  secondo^  1»  loro 
distanta,,  e  vr  st  spatge*  come 
per  eco^  "  . 

Ciascunr  Artista^  spiega  il  sua 
talentcf  nel  mota  che  dà  alle  sue 
figure*.'  Michelangela  bisogna  che 
-^Mse  ben*  fieroy  daccìhè  le  sue  aa;- 
'Vie  figure  non-  spiran  ehe-  fierez** 
za  ••  Corre|p2Ìb'  ed  Albaino  eran 
portati  per  U  graKÌ0i9^«>  KaAdk 

lo 


ih 


MOT 


lo  seppe  con  ghistómòto  caratM* 
rizzare   tutte  le  azioni   deiruo- 


1 


'tno,  seppe  scegitcffe 
più  convenienti  9 '^  èSDVe^SS^<i!b'^ 
una   stupenda  verità   le  paìssioni 

J)iù  veementi  fin  ^He  più  tranqiri|l^ 
e»  e  tutto  con  una  facilità  ntà- 
ravifilipsa  9  SÌ  negli  oggetti  prin- 
cipali  che  ne^Ii  accessori  \  ne* 
panitBfgiattie&tt ,  >  ne*  fimi^i  ^ 
neffe  ¥iatk  :  clasciina  coca  ha  «1^ 
'svef  ^  suo  mor^'eonvpnimte  a 
sé  e  aK'  argomento . 

Per  i  méff  che  h:  fnaslont'pto- 

^«iueooo  a»rf  corpo  v^*  Artista  non 

si  stanchi  inii  d' osservar  *  1»  na^ 

turav  Se  delie  faraone  «si  battono; 

in  uni  straditi  osservi  gH  >€tìc^ 

disila. coilera  V  osservi  i  var|  eiRit^' 

^ì  dello  spavìMitOy  deli'  agttàkio^ 

'ne,  e  ti  contegno  de*  rignardantt 

'diverso  aeèoncfo  H  sesso,  'i'  afa v 

la  *  «oiidi:^tone ,  ^  1'-  iàdole  ^    Un» 

ttegina  nOn  sì  "afliggerà-  come 

"umi  bottecaìa. 

LeFancmlie^tnqdesfovo  gi;«KÌo« 
«e  h^no  un*  aflUone  più  trao^tl» 
la  che  agirata  .  '    > 

I   gtovsani   'hanno  'mvititnemi. 
anelK'  é   liberi.  'Gii    a«tanspaci. 
kan  da  esser  più^^ntrì  e  più  pò*" 
kati  •    Le-  vecehie    soglion  -  esser 
audaci  «  ^rqlite  ;  ma  i  insocin  len^ 
ti  e  tardi . 

'    Finalmente  per  il  ìnae»^  per^ 
«ni  i  carpi  non  abiianoiso  e  cà«» 
^noi  vedi  Mmililfm  t  ftindef^^ 


t    . 


UtJk 

Ma  in  Architettura  che  coAi 

è  quel  che  i  Francesi  chiamami 

iweM?  Riaalti,  zigzag, 'borromW 

'mite ,  tirèt'ahò  per  gli  occhi  • 

'     MUET  f,  Pietro^    n.  1591  au 

xé6^  architetto  Francese  versa» 

'    tò  nelle  matematiche ,  tradusse  e 

^  commentò   Vignola   e  Palladio» 

diede  un  trattato   d*  Architetto^ 

va,  ^flia^el^ esecuzione  Wiit&* 

ninesto ,  e  herttinesete  son*  Itao^ 

lofine*''dèl  ^0  baldacchino  tuffai 

Chiesa  di  Valdegrace  in  I^aiéei»; 

JiU^R«NA  <yQàfU^  <  n.  ^  a^z^ 
m,  if6^  amiticoiro>||QaNmo»'4aM 
telli^éntev  votf'  infangato  «egli 
alKSi  édt  «rchitetiitril  R«maii^ 
aca,  «onfe<si'può  4Wsep^«ni'nelJn. 
fitta  tiecn  eabpcll»<  2^mttai  '  ^9» 
Antonino  de-  Portog|ieaK   * 

MORI  dirqualtiaqueipeeie  afe- 
lio, o  di'piétnioie  «oaidM  ,  f>^i-: 
colmi \'n^<éi  gran  pietre  ir^égola*» 
ri,  f»eèrté\  t  di  mattoni rO"  di» 
^rat^  pietre  Staglio ^  l'^mpor^- 
tansur  è^s.  che  «i«lio^gi«M8t<'eoni<« 
venienteasente  v<he,  •' r*  maMitlali^ 
aienO  ben  ^s^m^  e  «ooea(;^MII' 
fra  loto^  e"  càtf  ^ìoxè  fpeilbcn$^ 
mente  a  pihmhéy  ^e  inMzortdetfl- 
ci  -esaotsifilifto  ^graiidatiÉteiive  ^^'- 
qua  e  di  li,  q  tutto  dalla  piit^^ 
esterna  ^  i  '.      *:- 

MLJSTIO  ^eoicrtiì  ^à'-spwtt'^m^ 
PUaió  il  gèp^me  un  «émpki  M} 
Cerere  ,'*aonhiOio^i<ieolènnei^M'' 
statue,  e  di  'altyé  OMbntehif  '  éi* 
marmar  '•        •  •.   -   «'  *'-  •^'*  ^^^ 

:      .     -    •  '*  1.  •.  j  •  '  ;   "li  'j 
.  e  .  .    ...    .1  ..ic  :.   ''•♦  ,'^:»i  rri.-i/sn 

••    r  o,!.^.f    :f' 'i      ti;.'.;    •   e     '>..   .:»5^ 


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ATURA  p«r;  sii  Anisti  i^ 
sittto  <i4iel  eie  è  vislbik  •  Il  vi<* 
«ibile  è  ToggiCto  Mk  loro  imi- 

>  NÀab4fit4 vedere,  bisogna  stu- 
cli«re ^uei  che  si  vede.  NelJ'in* 
iiiazia  ddl*  aite  neppur  et  iiubi* 
xa^va.ch»  fosse  necessario  studiar 
]g  «»ft«r#f  onde  veniva  rapprer 
Stntata  come  grossolaoainpiitp  s> 
offriva  allo  «guardo  . . 

A  vaoabatasi  pia  V  arte , .  si  co- 
nobbe 1j|  «ecessiità  .di  studiar .  la 
matura ,  Mfi  ^  pfimo  modello  che 
9Ì  offefìf^  iu  preso  per.  beik>  :  ba^ 
9iÒ'  ugcttaro  il  decorine  •  Noi| 
si  pensava  ancva  »  distinguere 
^a  5ell4  tutturs  d^Ia  n^t$r0  ^o* 
tmuy^j  Questa  siecoada  epoca  deÙ* 
arte  m.  luaghissii^a ,  e  Forse  noi| 
juai  rimpiaai^ata  da  ultra  miglio?. 
te  ii«Ua  oaggiofr  p^te  flel%  nat^ 
«ipai .      . 

.  Le  ^ti  ^osì  debolpKnte  ^pltir 
vate  per  lun^o  te;pipo  ^é^  Oriefi* 
te  e  peli'  Egitto,  passaroao  final- 
mente  ,ia  un  |)^)ojo.  scn^ibjiie  » 
CQiticuito  p^  seniore  ii  bollo , 
per  amarlo,  e  per  ricercaiio  ii> 
tutto  :  ecco  i  Greci .  Egano  da 
principio  coltivarono  le  arti  bar^ 
baramentc  ^  come  succeda  .sf Appre 
in  ogni  princioio  .  '  Le  ipigliòra- 
ron  poi  a  quél  grado  che^  npn  Hi 
mai  sorpassato  dagli  Egizi .  Ma 
presto  superarono  i  loro  maestri  ^ 
e  divennero  i  maestri  i|Ìi  tutti *i 
secoli  venturi  e  di  tutti  pl'^inge- 

5 ni  [>iù  subiinu.    Noi  siamo,  e 
obMatto  essere   i  loro  umilissi- 
P/^.  R  Jrp  T.  II. 


t 


?      rS 


l>'. 


mi  dttcfppH  .nella  porci  captttu 
deir  arte,  cioè  nell;t  baliossa  dei- 
k  fòrmCf  enellji^§ran4ezzà  dell' 
espressione  . 

I  GMfli'Conobbefio  que^  che^t^i 
E^izj  non  seppero  nt^pur  inifo- 
vinaré:  conobbero  che  la  n^tritrm^ 
ka  nM>to  ed  e^resstone.  Tardi^^ 
ron  poco  a  sentife  ch^ella  ha 
beUetziiv  P  c||«^la  Mlezta  fa  il 
carattere  della.  ;f«r»r«,  fuxì  .che 
mancando  la  beUeeza ,  ia  tunurm 
cessa  d^  esser  oiatura  *  Onde  per 
{or4  imitar,  la  naturs  ed  esprimec 
la-belletza  era  lo  stesso*  ferci^ 
anche  nelle  maggiori  pe^torbazior 
ni  ^lla  natura  sotfe«<Qt«  .eglino 
fvitav.ano  contoi^inenti  e  sibrzi 
ch^  Qfrc;ndessero  la  decenza  ;  fio-^ 
ine  al  cospetto  di  personaggi  au- 
gusti ciascuno  si  sostiene  compot 
sio  per  qOanti  bulifami  si  senta 
in  corpo .  £  frattanto  molti  ar-. 
tìsti  moderili  par  che  abbiano 
studiato  di  mettere  in  pompa  que? 
sti  difetti  abbbrriti  da' Greci .  ' 

La  -m^ufà  è  la  prima,  maestra 
ògXV  ^trista  pei  k  iorme ,  .per  la 
proporzioni,  per  T espressione.. 
sAsL  dopo  ch'ali  da  scolaro  do- 
cile ce  ha  imparate  )e  lezioni, 
concepisca  l'orgoglioso  progetto 
di  sorpassarla .  Ed  egli  la  soroasr 
sera  col  riunirp  in  uno  le  bcllcz<> 
ze  che  la  natura  non  gli  offre 
mai  riunite  insieme  hi  uno  steK; 
so  modello  .  j-^ 

Anche  nel  colorirò  e  nel-  chi«^ 
roscuto  la  natura  è  la  prima  gui«. 
da  i  ^la  V  artista  poi  sceglie ,  e 
"      F  '  rii»- 


fiunisce  insieme   le  bellezze  dis- 

La  disgrazia  Heir  artista  i  d' 
aver  giudici  che  non  conoscc^ho 
le  beflezze  ch'egli  loro  presenta . 
Avranno  qualche  piacere,  se  a* 
yranno  qualche  sensibilità  ;  ma 
non  ne  hanno  uq  giudizio  moti- 
vato. Il  volgo  vede  la  naturt^^ 
e  non  la  sa  vedere  ;  né  là  sa  ve- 
dere ,  peirchè  non,  ha  imparato  a 
vederi^  :  .non  s' imj^ara  niente  sen* 
sa  grande  esercizio:  quanto  più 
r  occhio  è  esercitato ,  e  ben  eser<i- 
citato  9  più  sa  Vedere ,  e  più  bel-' 
lezze  scuopre.  Perciò  il  Pittore 
Vede  più  dello  Scultore  né^  colo- 
bi »  nelle  mezze  tinte,  ne'iifles- 
sf,  ne' chiariscurì  :  e  io  Scultore 
yede  più  del  Pittóre  nelle  forme* 

A  ranche  1'  arte  sì"  perfezioni , 
vi  vilolè  una  serie  di  generazfoni 
d' artisti  che  s' istruiscano  success 
sivaiiiente  a  veder  bene  la  nitU" 
ra  •  Nel  principio  eglino  non  là 
videro  che  come  il  volgo  •  Poi 
là  tidero secca,  intjrizzitìi  e  mo* 
tiotona  9  alla  gotica  •  Finalmen- 
te pervenhero  a  vederla  bèlla  » 
I  tìostri  Pittori  tioA  han  pomto 
vederla  iella  che  nelle  statue 
Creche .  Ma  ì  RaflTaelli ,  i  Cor- 
Kggi,  iTiziani  seppero  sceglie- 
re bePezze  nella  natura  colorita . 

NEGLIGENZA  è  ìin  difètto 
di  attenzione  »  di  studio ,  ài  eser- 

•     •  •  .        '  é     ^        •    ,        • 

OZIO. 

^   yi  sono  degl!  attrsfi   cfit  tst'^ 
jguiscono  neir  istante  èhe  conce- 

S'  ìscono.  £  quanti  parlano  prJma 
''aver  pensato?  Pensare  dovreb- 
'  be  esser  lo  stesso  che  pesare . 

-.....'  9tfs  di  p&felmrt ^  U  pmote 


mi4sttc§,  /-. 


NEGT 

più  importanti  sono  le  parti,  clie 
non  debbono  tatr^nevlette  ;  e  ta* 
li  sonò  il  disegno ,  le  proporzio* 
ni ,  r espressione ,  il  colorito,  e 
quanto  è  pia  esposto  allo  sguarcb  , 
*  e  air  intelligenza  dello  spetta* 
tore. 

Il  peggio  per  ì  «f^//;? f iff /  èthK 
teiApre  più  ncglrgentt  sVfamrc^^ 
Chi  è  negii gente  per  femperafneii^ 
to,  lo  sari  in  perpetuo^  Dire  m 
bisbetici,  siate  flemmatici,  è  éÀ* 
ré  ad  un  epilettico ,  cammina  so- 
do. •       , 

Chi  è  negifjgeme  per  presi»* 
tione  del  suo  itftélletto  esagerati» 
si  specchi  nelle  opere  de  gran 
maestri  diligenti  diifgentissimf*  - 

Molti  sono  "negli gènti  per  ìn-^ 
téresse .  Strapazzano  il  mestiere 
per  far  molto  in  poco  tempo  ,  tt 
per  guadagnàt  mcdto;  Cos^hro 
dunque  sieno  artigiani  y  t  non 
mai  artisti .  V  artigiano-  non 
pensa  che  ài  lucro.  L'Artist» 
non  deve  avere  altro  ogjgctrocfce 
la  gloria  ;  e  per  div'enir  glorioso 
bisogna  esser  drligenrè ,  'la  glò- 
ria attfaìe  hecessarfame'nte  gt^aéa* 
gno ,  é  col  dfsi^  t^resse  si  sto  me* 
filib  che  coir  avarfzii .  Guài  ìd^ 
la  nazione  dove  fntt&  è'mercan* 
tile. 

Il  trasporto  per  tpfisceri  è  un* 
ultra  catrsa  di  n€j^rgknz.é.  ^T^p^ 
un  Raffaello'  o^i  artista'  può  dai^ 
si  aJia  voluttà. .  Niente 'tìi  pia 
facile,  toa'Oiin&m):sia  'R'a'fHcJ/o, 
'e  àiuO;a  ancSe  a-^-Wm'.  *M« 
tf'pì  Arristt  WHtitìòtr&  godere  il 
masshnéd'e* piaceri,  lavori^'-  eom 
d'iigentfy  rè  sf  periiwttano  aftre 
negìigenketìit  ^oellé'èfiè  riclfie* 
^de  ilioggetto  stèsso,  in' cut  * 


.    CU  artisti  focqsi  sòglion  éare* 

Ìiù  in .  neglfgénzie  .    Le  lóro  »f- 
If^tnKfi  siko  più' gravi 'guanto 


ì  ir  f*egligen^  h^  sqmq  #rw 
NICCHIE  .    F  liea  Hitnii^ 


c)(e  gli  «jornini  pet  tifiAr«rsi  à^ 
temporali  si  ànn/cchino  i  Ma  non 
è  beilo  di. metter  Mie  statue  en- 
tro nicchU  :  il  bèlla  d*  una  sta^ 
tua  Ba  44  vedersi  d'ogni  jntor« 
nò.  La  più  grande  nfcUia  cho 
itiai  ^iasi  fatta  è  quella  di  Bra* 
Alante  in  Belvedere  al  Vaticano» 
ma  non  ptv, anni ccéisrvt  statue  s 
è  un  ediacio  a  forma  di,  m'ociia. 

.  che  spicca  da  lungi  miglia  e  mi- 
glia. .  . 
,  NICCOLA  DA  PISA  statuario 
é  architetto  di  grida  dtì  secolo 
XIII  *  i^elh  sua  patria  fece  moU 
te.  fabbriche  solide  »  fra  le  «lu^li 
U  Campanile  degli  Agostiniani  i 
ottagono  ai  di  fuidri  «  rotondo  al 
di  dentro ,  con  una.scala  a  chioc- 
ciola che  si  vede  tutta  da  fondo 
in  cima  «  «Vi  fece  anche  SI  Mo* 
nistero  e  la  Chiesa  di  S.  Miche*» 

.  te.  In. Bolosnii  (resse  il  Cdn- 
v^n^o  e  la  Cnièsa  de'  Domenica^ 
ni  •    In  Padova  la  famosa  cbiest 

.  del  Santo .  In  Firenze  si  lodala 
aua  Chiesa  di  S«  Trinirai  nud« 
d*  ogni  ornato  9  ma  così  jmaesto- 

^  sa  per  le  sue   proporzioni  che  il 

.Buonarroti   la  chiamava  la   sua 

.  Vama^ .  A  Viterbo  egli  architet'» 
tò  non-,  so  Qual  chiesa  de^  Dome-  . 
nicani .  Nel  piano  di  TagJiacpz« 
xo  eresse  una. Badia  magnifica  in 
memoria  delia  vittoria    riportata 

.  da  Cario  I.  à!  Angiò  sopra  Cor* 
xadino« 
^  NIGETTl  C  ìdénteo  )  Fioren- 
tino m.  2^49  scultore  e  archi tet* 

.  to  esegui  gran  f  arte  del  palazzo 
Strozzi,   e  architettò  il, chiostro 

.  àlegli  Angeli,  e^ le  chiese  de'  l'ea- 

.  tini  e  de^ii  Osservanti  .  Fu  da 
lui  eseguita  la  ricca  mole  in  te- 
sta alla  chiesa  di  S.  Lorenzo  se- 

.  contiò  i  dis^i  >A'D.  ^'ovanni 
de*  Medici  illustre  idla  guerra 

^,#  «^e  l)ciiearti« 


»  »       * 


firn         |g 

.  HINUVB  Iàtt4.edi6face  dafirt» 
so  «  di  figura  rettangolare  t  del 
circuito  di  7%  miglia,  tutfa'  tmi« 
tata  di  mura  alte  iqo  piedi,  • 
Urghe  d'andarvi  tr«  carri ^i 
frpn^te  ^  difese,  da  t^oo  torri  i 
ciascuna,  alta  xo6  piedi.  Ch« 
tutta  questa  bagattella  fosse  hu 
U  in  15  giorni»  V  Alberti  se  1* 
ha  bevuta.  I  creduli  fanno  pto- 
6ssione  di  creder  1*  incredibile  •* 

NOBILTÀ^  h  un  complesso  di 
virtù  sublimi  •  Virtù  è  beiieficen*^ 
za .  Onde  nobile,  è  chi  ha  fatto 
sran  bene,  senta  mai  far  male  «. 
L' onore  .che  si  dà  a  Questi  no* 
bili  è  un  premio  alla  loro  perpe*^ 
tua  virtù  cublidie,  colla  quala 
hanno /Onorata  T  umanità  .     - 

IJa^  Artista  ,  che  faceta  opere 
insigni,  k  nòbile  .  I  suoi  figli  ^ 
che  non  fanno  ni^té  ,  sono 
niente . 

Se  l'Artista  vuole  nobilitarsi  « 
tratti  bene  la  Storia ,  la  quale  è 
il  genere  più  nobile,  ndìchèrap« 

Sresentà  le. azioni  più  geoerose 
egli  uomini  grandi . 
Gli  uomini  grandi  ce  li  figu* 
riamo  di  iorme  grandi ,  e  di  Jia 
portamento  corrispondente  alla 
loro  interna  grandiosità .  Quindi 
diciamo  fi/^ure  nobili  quelle  che 
hanno  r  apparenza  de*personag« 
gi  nòbili^  Anche  le  Donne  so* 
no  nùb'li  e  nob'dftiitne  quaedo 
aonó  benefiche,  cioè  dotate  della 
virfù  muliebri  ^  quali  sono  il  pu* 
dorè ,  la  castità.,  k  dolcezza , 
la  grazia,  e  special^ieate quando 
sono  buone  madri'  di  famiglia. 

Fspressione  nobile ,  ofontimen^ 
to  flebite  ec.  non  significa  che 
maestoso  ;  e  tale  èquwwique  og^ 
gerro  che  sia   gteadiaee  e  scm^ 

piicc»  . 

Ter  averli  e  per  eseguire  idea 
nobili^  convien   osservare  quel 

F    A  ,che 


«4               MÓ»  WÓf 
file   v'i'  Ai  {più  ìgCAniitì^  oefTa  ^ÒK'  Olahìtei  è  i  Fiainfnlng^t  '. 
natura  e  ntH^arte>  sécgtiet^%ocM  si  sono  dèftìittti   inoltó  ili  ouésro, 
ni  autori,  nudr  irsi, del  JoFog^an-s  '  gènere.  Inetfmpàvihit  è  Raffaello 
dioso  y  n'yWBÉirùtiàw  «dfli  '-kvàiti  nella  prigione  Vii  S.  l^étr^.    Le  . 
fUkmMii  £  ftùP'aÌ€itr«  di  tfo«  '  «»^f/  di  Correggio^  e'  di  l^oga  : 
vare  ifluièr stette  una  sorgènte'dt'  ^noj>orten ti  dell'arte.      '' '  ^ ^.    '^ 
if«i/MichÌLttO0>fi  lascia ^t'O'ilìre        )NOVEtLÒ  dk  S.  Lucano  ar- 
dala's^kiutà  <  dall' orgoglio  Bè^  clnterto  Napoletano  '  del    specolo  ^ 
diéè^.fiè  degH  altri.            '      '  XV    tevtò  ài    toglier   il  gotico 

•  J^CNSlTlJMBeftLAND  COcà^  alla  chiesa  di  ^.  Do&ienicpiviag.  ' 
te  iiiyin^ìfnsk  aiut  villa  pressò  a  gteire'.  La  sua  '  grand*  of^rk  fu  il . 

•  *'        *'    *    --Ll--^^^     -  --  palazzo  bugnato  a  punfa^df  dia- 


Londra 'ìegii  si*  avchi|f0ttò  vtn  pa- 
laua.alk  tgvcica,  <ok  tribune,^ 
cail  «alfàdicke ,  «^  eont  altte  iiiB^ 

giùfipeiiM«.di.giistoantito.  Egli 
à  niuio  superba  raccolta  «li  qua^* 
drt ,  tra'^iiali  iù  dunoso  4)iia(Ìkty 
di.  Tirnana  déila  ^Famiglia  Cor- 
nalo i  e  i  fìà  èQtjquadrrdi  Ro*, 
ma.'fiOfdau*  d».  O^tanzo>  ^  da 
'M^sgAvrda  Battola  te  '  -  ' 
>  HO'VTK.  l  hmi  divoesi  6(^ 
froit  iài  notte  loccasiohi  brìUafiti 
di^/ar. use  dei xolòcàtff^del ehia^ 
rosolio  nella*  noanera  pia'  seduci 
eeote'.\:.  Ma*  non -.  si  -pub  ■  far''  niHla 
aeBS^'jst^o  ooaOBQte)  «e  serii^if- 
osservazioni -precide.  •  •  ,  -  '  *  '• 
DtL»«i^''lei;^ta'  8«niy  varie 
seeofltdo' ih  tóbote  dé*^»!' ,-  da' 
<}iudi  eitianano  ^  *  Lai  niKWit'  Luna 
all^oriazohtetoolora  gli  oggetti 
d' Ha  |fli|o  dorato  v  *■  «  gkinti  iti 
zepitndà^una  Jt»n«a  aTgeffimna  e 
viya>  Aii'mctmttoi  fuocki  )dèl« 


/ 


mante  "pel»  Kofcrto'  «nsevcrino  , 
Princfpe  di  Salerno,  «donato  poi  '. 
ai  Gesuiti  da  Donna  ìfsabella  Fel-  ' 
tri  deMa  Roveri;  Principessa  di', 
Bisignano .  I  Gesuiti  yi  castrili-  . 
roiìb  sórto  ia»^  direzione  del  loro 
P.  Proveda  la.  Chiesa  :del   Gw4# 
mfà^àij-ìk  'pjtH  ricca  chiesa  di  Na- 
poli *  -Morti  iCesuitì ,  è  c^ta  de*  , 
Zoecf^anri.       •   * 

N0ZZ  E .    Ne'  tfcufpi  0%ici  *  ; 
loSpaso"  ctMìriprava   la  .Sposai- e   . 
se  la  con  duceva  a  ca^'éopria.,ùa   ' 
carro:  0*  ì^i^df  bòn  'gran  cQrteg^.,^ 
cio",  acéotóagnarà  dalla  ^a  w«*^ . 
Jtntrh  s' t^o    spòso' dal  iup  pir'^ 
TMhinfo  s^Wt  totct  ac'coàe  dàlia  , 
m^dfedelfo  spòso,   fra    canzoni 
inlòdédelP-Imeheo.;    '         '     '"  i 
Là'  gala  ,  Ve,  ghSrlaiide  son  c6-'  I 
se  the  <f  vanmo;  L /federa  entrar  r, 
va  BficHe  ttt^v  Oriiiti  •  in.  sègnp'  ' 
di'imióiie,;  •    -  /     ;^         ^   >    •  . 
Le  f^o^tf- sr  'ciàebi'ivaijci'  coA.  1 
d' .^n.^MosD  siàUanroi  .'  'Bra^     un^  /^sca  di  b^llo  : 'e  cbi^  un  ban-  ^ 
quali' aititfa^  che'«i>^  nnéMrd^t^     chl^tain  onor  'derìitaì  che  prc-^ 
Sii  lumi  ili  contrasto  <tAU  tHtte     sedevan  ^aife- in^ze  •     '  ^ 
turaUnelDe  tfìh  fosacke  ^  piò  vr^   ,     Lé-Spò&à  avea,  una  .cintura  Pejr  ^ 
ve vdcl^l' astro. ctella#a»rr.  I  qtia^    ■  sim^òfò  dì  sua  verginità,  e  do-'  ; 
dri-.tieUv  ;i9ati9'  deiibotf  «saer'  la^-  -.veà-etóerè  snodata  dal2ò«p^$t)  sul  .^ 
vorati  Ja  flotte  •;  .  Il  lutile  d^  uaa     lerto  mJtia^e  :  -       .        :     .  ; 

candela  '^  rossaano  digi«rno  i^  ed  La  ^  %dsa  p/ima  AtWi  'c^lebra^  . 
è  Qhiftr^.<^«bloe  la  >tone  i  QiìnLiì<kf  '  zicnfe ,,  sac^ifita va  alte  t)ee  v^rgi-  ; 
duB^oe  sk>Tegf;on '^liadri  di^qti^^  ni  tm  riccio' dttlfà  $ua  tjliioi^a  14  ,  \ 
stor^g«ie£ei»ti*aa  YOMa.v  »{  puè  aei^Hi  che  rinandav'à  agli  at^eU'\  ' 
dìX9  sàsHiK  iJtyorati'di  gkitilov  --  pimenti  per  dacsi  tutta  alle 'cure 

do- 


ùLÌa  era  destioarò  1  altare  che  si 
Vede  nella  j^ittura  aelie  Nozze 
^ldó$rdnd/m  ;  dov^  è  anche  una 
patera  pef  sparger  le  libazioni  S14 
i  mobili.  ;  ^       • 

La  eposi  tòmpaui^ii  h  pria» 
volta  Velata  ayanti  Io  sposa  ^  ìL 
quale  le  alzava  il.  velo  «  e  le  fa« 
ceva  un  dono.  Un  altro  don  pie 
&ceV4  dopo  il  conìpifnento  delle 
ìsofczè  »  . . .  -^  '  ^ .  ' 

Quando  ti  sposa  si  tonituceva 
al  Ietto  nuziale  t  un  aimco  dello 
Bposix  si  jiietteva  ayanti  la  porta 
di  casa  per  tener  a  dietro  le  don-i 
ne  che  gridando  fingevano»  accor** 
rere  ^er  difeildeie  la  verginità 
della  sposa . 

Pressp  i  Roniani  la  Sposa  poti 
fava  un  anello  di  ferro,  (anche 
ne*  secoli  del  maggior  lusso  >  al 
dito  anulare,  perchè  si  credeva 
che  dk  ^uel  dito  andasse  una  ve- 
na dritta  al  cuore..   . 

I  Romani  aveano  tre  maniere 
di  Contrarre  matrimònio  «  Per  vm 
«Oj  per  farina,  e  per  Compra*  • 

Per  uto  era  un  ratto  concerta-* 
to  in  memoria  del  ratto dèileSa^ 
bine  •  Lo  s|>oso  con  molti  amici 
tutti^  armati  fingeva  d' entrar,  eoa 
'violenza  in  casa,  della-  sposa-,.,  e 
di  $trapparla  dal  seno  delia  ns^ 
dre,  e  fra  schiamazzi  portarsela 
via,  ma  dia  si  lasciava,  rapire 
riccatnenfe  vestita,  Un  anno  di 
coabitasUone  in  xasa  dello,  sposo. 
oonsacràva  la  lóro  unione  .    . 

Per  ferina  detta  cQnft^rre^zÀp^ 
fte:  gli  sposi  si. mangiavano  in- 
sieme un  piatto  di  polenta  o  di 
gnocchi ,  spargendone  sopra  «{e 
vittime  9  in  presenza. di  lotest^^ 
nonjy  che  ooyeano  esser. Ponte**. 
£ci.  Alcuni  antiquari  ccedopo 
che  i  soli  Pontefici  spósasserp per 
enocchi  - 


fiOt  Si 

.  to,  empn^  :  gli  ispos^  si'  dav^^ 
no  scambievolmente':  una  monetai 
di  rame ^  -,)>■>  i  '«  .   ^  -  • 

Nel  giorno  dello  s^imlitio  ier  > 
sposo  eon  un  ferrò  di  Ìancl«'se*> 

Sirava>ÌAeapeiii;ideihi   ^ose'r  ì 
omani  erano:  guerrieri  »  jPal  hi 
sposa  .s' ÌAcoronava   di  verbena  ^i  ' 
81  metteva    una  tonica  semplktf  > 
con  nna  dotnra  diiahaì  ched(i* 
vea  sciogliersi  dialio  sposo .    Dr  ' 
sera  la  si  .conduceva  a  casa  à^ìù 
sposo  coperta  la  testa  d'un*  veto 
gialio  9  o  rosso  per.  nasconrdcit  hi^ 
sua  rubicohdia  •    £ra  aceompa^ 
gnata   da  tre  ragazzi  i  uno  de*  - 
quali  portava  una  t&ce  ^  e  cinque  - 
altre,  iaci  segui van  dì  corteggio  ^ 
in  cui  intervenivano  i  genitori  .^ 
Si  portava  in.  pómpa  una  conoc* 
chia  carica  di  lana  .còl  suo  tìaso^ 
e  un  cagazzO  portava  ià  un  j^sì*. 
so  coperto  gli  arnesi  donneschi  «^ 

La  facciata  della. casa  maritale 
era  ornata  -  di  fiatoni  •  Air'in<« 
grcsso  d^la  sposa- si  ungevanle 
bandelle  con  grasso;  di  lupocon^ 
tro  i  malefici.  La;i sposa  non  a*- 
vea  A  toccase  la  soglia  della  por* 
ta,  né  ialtarlii  col  pie  sinistrO'i 
la, si  menava  iti  braceio  alla  Sè-^ 
bin^^ .  entrata  poi  le  si  cot)^- 
gnavaq  le  chiavi ,  e  T  acqua  e  ìi  -- 
luoco  in  segno  di  vita 'Comune-; 
toglier  l'acqua  e  il 'fuoco  eea 
condanna  oi  'morte  ^  Banchetsdr 
sontuoso  COU'  suoni  e  cant>:  lo 
sposo  gettava  noci  ai  ragazar,  e 
buona  notte. 

NUDO  è  operai  e  k  fià  be^ 
la  opera  della  «atufa .    Le  vesti. 
.  noa  sono  che  i»vilup{ii  ln^ó»t««    ' 
'  ti  per  bisogno  <r  per  vanità. 

£,'  artista  ndEn  fari  «ai  txnA  f>^ 
gura  vettka  si   bella   come  nna 
nud0.   Si  a|pfbliebÌ!  dmvqué'prM^  ' 
cipalissimaiiiente  .al»  nmdo^^   ese  ' 
Jha  da  iar  fi^Mre  vestkè,  le  dise^'* 

F    3  va 


95  NUD 

^ni  prima  nude^  e  poi  le  TCifa 
in  modo  conveaiente  da  coprire 
sì ,  ma  da  far  conoscere  le  iorme 
coperte. 

Ala  r  ignudo  è  osceno  •  B  m^ 
•eceno  è.  anche 'il  irestito.  L  o- 
4cenità  è  nèir  intenzione  •  Onde 
vi  ^OAOiiir^Vi  .  innocentìfisioie  t 
fome  vi  sono  ^  conerture>  oscenia- 
cime  «  L5  frasi  più  coperte  e  rag-' 
girate  si  rendono  per  prava  in« 
tenzione  pia  indecenti ,    che  le 

Juroie  più  semplici  che  indican 
a  cosa  com'è.  L'anatomia  e  la 
fisica  ha  un  linguaggio  nudo  che 
Sion  offènde  la  modestia;  ed  è 
immodesto  il  frasario  coperto  de' 
calanti  che  non  sono  sempre g^ 
lantuomini^ 

Se  l'Anatomico  aanegeia  ««- 
V« .  il  sesso  bello  •  perchè  noi 
mane^eri  anche  rkenuu  ? 

NUOVO .  Ogni  cosa  nuovm 
dà  qualche  incomodo'^   hx  biso- 

fno  dtl  tempo  che  la  stagioni . 
Inn  Scultura  nuova  acquista  col 
tempo  una  patina  gradevole  ^  Il 
tempo  dà  alle  pitture  un  accor- 
do che  non  aveano  sul  cavallet^ 
io  ;  sui^HMto  però  <^e  V  artista 
abbia  ben  conosciute  le  sostanze 
eh'  egli  vi  ha  impiegate  9  e  ne 
abbia  preveduti  elt  ^etti ,  altri-» 
loenti  a'  egli  vi  na  adoperate  tin^ 
te  9  alcuM  4àk  quali  si  cstia* 


NUO 

gfiMio>mefrtfe  le  altre  al  anneri- 
scono «  il  tempo  distruggerà  1* 
accordo  eh'  egli  vi  avea  dato  . 

La  voglia  ai  far  novità   è    un 
veleno  per  le  arti  e  per  gli  arti- 
sti .  Per  non  rassomigliare  a  ve* 
runo  de'suei  predecessori  ,    non 
si  rassomiglia  più   alla    natura  9 
che  si  ha  aempre  da  imitare  ;   si 
calpesta  la  verità ,  e  per  fare  dfd 
puovOf  non  si  fa  che  delie  stra-- 
nezze .    Niente  di  più  fàcile  chir 
fare  tàali  novità.   Chi   trede  di- 
stinguersi con  questo  nti^v9  ^  sapr 
pia  che  egli  è  uno  sifontato  chf 
mettt  alla;  luce   quei    che  mille 
volte  si  è  rigettato  da'  sav}. 
.  Ciascun  uomo  èa  iisuo  caratr 
tere  particolare,   e  il  suo  niod<i 
ài  pensare  ,  di  veésre  ».  di  senti- 
re  »   di  eseguire  9    come  i   traaé 
del  suo  viso .   Onde  se  un  Arti* 
sta  vuol  esser  buono  »  sia   suo  « 
siegua  lì  suo  carattere  $  ^  ma   ab- 
bia sempre  per  oggetto  il  verp  % 
e  sarà  nnovo ,  non  rassomiglierl 
a  nessun  altro.    Una  bella  figtf* 
ra>  un'espressione  ben  sentita  # 
un  pensiero  di  grata  semplicità  , 
la  verità  ben  ingressa  in  -tutto  « 
ecco  un   nuovo  sempre   glorioso 
per  r  artista .  Ridicolo  all'  incon- 
tro, se  per  essef  nuovo  $  faatn^ 
vaganze  • 


OBE- 


OBB 


<3|BB 


•  • 


ft  r 


^^^^«^2 


OBE 


O'^ELISC'HI  t  Guglie,  specie. 
di  piramidi  quadrangolari,   lun- 
.ghe  9  it^  IO  volte  piìì  della  loro 
.grosse2;za  inferiore.  I  soli  Bgizi 
•e  ne  ^iiettarpno  ,   e.  v'  inciaf  ri^- 
gliaronp  quel  che  loro   venne  in 
cafjOj  per  lambiccar  il  ci^o'a' nò-, 
stri  antiquari ..  I  Romani  nf  tr^- 
«portaroa  parecchi  per  fasto .  O- 
rà  Roma  sola  è  egiziacamente  o- 
beliscata .  In  m.ezzo  a4  uno  spiaz^- 
zp  vasto  ,  ne  .mostrano  il  centro  i, 
e  niente  altro .  Se  sono  grandi  , 
e  tutti  d' Ufi .  pezzo  «    si   dice  :. 
t<)h  * ..  per    la   pri|na  volta  ,   .e 
poi  niente  di  più.  A  quella  mas- 
sa siemplice  pqn  conviene  che  un 
^mplice   smoccolo  sepiplicissimo.» 
.e  non  mai'.  |in    piedestallo  com-. 
{{osto  di  molti    membtetti  «  Ni- 
ppli Sii  is^  fatte  .  dflle  .  Guglie , 
,  ma  se  le  ha  ìfatte  alla  covieTU  •  . 
,  O  DI   GIOTTO .    Un   Papa 
Olanda    uà   suo    Monsignore   in 
Toscana  a  prender  .disegni    de' 
ipigliori  artisti  per   Aon  so  qua! 
ornato, del  suo  S.  Pietro.    Giot-. 
to    quando  '  sentì    la    domanda  y 
prese  un  foglio  di    carta  ,   e  co! 
pennello  vi  delineò  ad   un   trat- 
to  un  O  9   e  lo  diede   ai   Mon-c 
signore,.    Costui  non  sapeva  che 
Éirsenp',    ma   nop    potendo   ot-. 
^ener   altro   dovette  portarlo  al 
^a^a  come  una  buffoneria  «    Pe^ 
un  capo  d' opera  fu  queir  Q  am- 
mirato  dal  Poatefice  e  da   tutt;^ 
M  sua'  Corte  pontificie  «  quando 
1^  seppe  com'  era  fatto  »  e  quanto 

Jp  jrecisame.nte   O,   che  se  ne 
ormò  U  proverbio  tstr  fsù  /««• 


do  delPO  dtCiotffij  per  $igniS« 
care  un ^ tonto. 

Tonto  è  certo  clii  trasecola  4 
queste  destrezze  di  mano  ;  ciome 
alla  lìnea  d*  A  pelle.  La  destrez- 
za dì  mano  ,'  la  giusteaiza  delP 
occhio  sono  certamente  pregj  dell* 
artista  quando  abbia  piena  la  te- 
sta della  sua  arte.  Ir  mestiere  1^ 
iitìlt  mani ,  l'arte  è  nei  capo  , 
Pussino  lavora  il  suo  gran  qua- 
dro del  diluvio  colla  mano  tre- 
mólante  , 

OGGETTO  è  quanto  si  cspoft- 
ne  air  occhio .  E  anche  il' noe 
proposto.  Il  grand' cp^eftodelr 
arte  è  d' istruirè^col  diletto  del* 
la  vist^. 

Un'  azione  nòbile  ^  grande  e 
virtuosa  è  un  oggetto  d' istru- 
zione per  'imitarla .    ' 

Un  ritratto  d'un  valentuomo 
che  bcir  e'scmpfo  da  imitarsi  !  * 

Un  paesaggio  ben  rappresenta- 
to ispira  gusti,  semplici  e  puri  pec 
la  campagna  nudrice  delle  città  • 
^  I  siti,  le* bestie,  i  vegetabili, 
gli  strumenti,  T anatomia e£.' so- 
no oggetti  d' istruzione  per  i  na- 
turalisti ,  per  i  dotti,  e  peit  gli 
artisti  . 

Magri  quegli  ogfttti  delusolo 
piacere.  Più  magri  quéllt  d'ui} 
piacere  istantaneo. 
.  ^  OX-INDO  C  Martha  )  archi^^ 
tetto  Spagnuolo  del  secolo  scorr 
so  ,  fece  in  Liria  la  chiesa  par- 
rocchiale a  due  ordini.,  il  .primo 
dorico ,  il  'secondo  corintio  :  che 
salto  !  In  Valenza  fece  la  facciata 
delia  chiesa  di  S.  Michele  a  tr^ 

F    4  o^- 


OLÌ 

oxAtii^i  <ìoloììtié;'*B  ècrthè  lion 

delie  cofònoe  i<ks^  i  Dentttj  ^ 
non  vi  S(Mi  toldnne  . 

i<5x  ni'  t%9^  Kòntànc/  diedé^  if 
dKegbd  delia  chièsa  di  S.  Andtetf 
detm  Valle  af  trocè  làticfa  d'  una 
gn^n  'navata  con  cappelle  tfonda-  ' 
te,;  e  con  cóto semicìrc^at-e •  La 
chies^  è  gr^hde^  e  grandi  vi  iù* 
nò  gh  abusi  efiOT  e  fuori  .*     '  - 

^  0L0T20G A  C  <?/>-  i/i?  )  at- 
cBiwttò  Jpagnuòfó  del  sec.  a  VI , 
it  di  suo  disegnò  la  cattedrale 
di  inesca  ,  dov'  ei^a'  k  MdscHea 
di  iViislegda .  E^  a  ti^é  navi  di 
iwoiYa  proporzióne  .  Lii  facciata 
è  caridsa  )  ai'  lati  delia  Potta  so- 
no lA  statue  niaggiori  ad  nattf- 
ràfé,  t  so|(Va  tre  ne  sono  48  ahe 
un  piede  in  var;  ordini .  Su  la 
pòrta  è  fa  Madonna  fxanchqgg^a- 
tk  da  altre  s.tatQe',  e  con  un  fron<i' 
ttepizio  in  forma  di  baldacchittcl 
dSina  «ola  pietra*.  È  tutto  quev 
sto  per  Rappresentar  al  éì  roòri 
rfnterno  del  ténrtìo.     '* 

'  OMIfRA  non  è  tenèbw  ,'  «cl- 
Jìb'  «juali  tutto  è  nerd,  e  niente 
I  ^ì  vede  i  questa  ridrczza  perfetta 
fviò^  ittpiegarsi  in  certi  sfóndi  im- 
penèh^pili  alfa  Itfce  .'Uomàra  è 
una  i^rivàzióne  della  lue^  ìóime-  , 
diata,  ma  le  parti  ùfnh»tt  ri-< 
nìangocro  sc&iarfte  dalla  hice  spar-> 
sa  per  Ilaria  e  da' riflessi.  Chi 
passeggia  al  Sole  ,  vede  oscure  ì€   . 

Jarti  ombrate i\^9Èstg%ì  éV om- 
rtf  •  la  vedrà  senza  oscmrità.  V  ' 
émità  durique  ft  c^ome'  ona'AWO^ 
fa  lé^giein  cbe  toglie  solala  lu* 
ce  pitf  rlspiendifin^e  •    ' 

Le  ombre  dunque  dM)00O  ttskt* 

Tarsi  d*un  tono  vago  9  con  mas^ 

se  piatte,   e  con  pochi  dettagff  ^ 

degli  o&gefti  che  iesse   Velano* . 

^Questa  T  una  legge  détti  natura  » 


ÒUt 

la  qirater  non  mostra  inai  tiétif 
dMlV4r  que'tletta^  che  «  scuo««r  ^ 
ptdaci  al  lume  vivo**  •  ' 

lÀ  ombre   debbon  esstf  varie» 
in  cagione  della  vaghezza  delle* 
mesza  tinte  ;  ^  '  le  Ineaze  <■  tinte 
non  debbano  «sse»  sorde  chxi  v^ 
radotte  àdhi  vìtacitÀ  1^' chiari  * 

vi  hanno  dà  essera  delie  om-'- 
bf9  oritteipaii ,  e  AtU^'ontbre  de^' 
gtadate  nrlativiuDèàre  gi  Iota  ti-r 
ti  9  6  agli  og^iti  éheli  €itcdnM 
danò  »  Le  più  vigotòse  satannor 
vicine  xslÌ  iumi  pii^  brillanti ,  tf  il  ' 
qni^  aiti  ehe  han  liieno  riflessi  .    . 

L'  andamento  ddit  cmbrédtvtf^ 
sfl|ùir  quello  de^  Inmf . 

La  qualità  delie  ontkte  dipèn- 
de dall' devaztone  dei  iitó  doB-^ 
de  viene  U  liimi,'  e  iiàìh  pros-^ 
si  Aiti  dèi  corpbF  chéicrpsoducìBs' 
ondb'sono  più^rti  in  nniutiea 
chioso  ciove  il  lume  Vien  ddl^ 
alto,  còBse  ihunaciriesa,  che 
in  tanipagn;^  aMta  dove  soncT 
radffólieite  da'  riverbèsi .  Le  om- 
bre ptojef te  debbon  esse;  più  fior-^ 
ti  di  quelle  th^  'vtfnnd  su  i'  cor-* 
pi,  dove  s': illangùrdiscono  inra-' 

fione  de'  loto  éolori*  {rq»j ,  e 
e*  riflessi  *,  I  Veneziani  sonò  beit* 
liàsciti  nel  mi^neggio  delie  om-^ 
bue^  per  cui  han  dati  arteohist^ 
al  colorito .  Rubens  raccomand«^ 
di  non  Airvi  mai  seerrere  déft^ 
Inaneo  * 

.   ONORB  è  un  premio  allaf  vir-^ 
fa  costante . .      ' 

V  onore  dell  artista  è  d*  ésse-^ 
re  eccellente  neiraYte  ;  e*  per" 
riuscirvi  etcelieace)  òoovien  |a-* 
vorat«,esfti<&r  sempre.  Chi  sIf 
Alette  in  ^116  a  brinar dnvi^/»  per«<: 
de  il  tempo  e  si  (nsonf:yra  .  Gli 
onori  hanno  d' andare  a  trovar  i* 
Artista ,  e  se  non  vengono*,  noor 
se  ne  cari:  sf  omsiì  &  sé  stessa 
eèileaue  «pcte.     - 

Sa 


on6  ORff  tr 

• 

%k  gli  oaoii  tono  jdispénAta  a  to^  f  p{t4  <Ii,2iniJa  4«^iupi  fii$e^ 

valentuanittl  ^  It  arti  Anno  gran  gni  passaron  in  mano  dlHuq^ier'^ 
brògressi,  come  atcadde  in  Gr«->  *.  QRDIMX  d'Architettpra  Gre- 
cia .  In  Roma  i  pattìzi  e^eicita^  '  ca  provengono  da  i  jsùstcànì  del"' 

tm  k  beile  arti ,  e  aHora  J'iié*  la  prjmitm  costruzione  ideila  C««>'' 

HA  onorava-  l'atte^  Jaddove  ìa  p^nnk  \,  sìyf  primi  sostegni  honf 

Grecia  l'arte  onorava  l'uomo  »  furon  che  tronchi  d'alberi»  txir^ 

Al  ristabilimento  delieArti  Leon  vi  dritti  e   drittamente  piantati' 

X  ottotÀ   RaflSnUOy   Giulio   II  verticalmente .  Indi  Co/ffi»f[ . 

Michelangelo^  il  Re  di  Erancia  ^  Sono  4nnque  gli  Oratiti  jparti 

Leonardo  da  Vinci,  Tlmperator  essenziali  della  fàbbrica/    l)uit* 

MasidHflliano  Alberto  Duro;  fin  que  non  ai  possono ìnìpié^re per 

il  rrettiéado  Enrico  VUl  onoA  »  meri  4>mamenti ,  coitae  accessori  « 

Holbeen^  dicetado  ad  Un  Lordo  F/mno  ben^iornanjeuto  e  beJlez- 

ài  99ttt  Compsdìfii ,   #'#  poho  fsv  za  quando  sono    impiegati   come 

sttt9  Conti  coms  te ,  ma  di  uttt  parti  principali  jt  necessarie  del« 

Conti  ih  non  paste  f f  TÉ  un  Holbetn^^  la  costruzione»  Questo  è  Un  ef^'. 

Ma  se  gli  onori  -son  mal  di^  fètto  6A  buon  ust>;  coihe  le|aln- 

strifaaiti«. l'arte  te  ne  risente.  E  bey  neceuarie  per  sostegno  deir. 

se  i  riccni  è  t  grandi  sdman  po^»  nomo  .^  gli  danno   bellezza  ;   ma 

co  1'.  arte  e  gli  artisti  9  che  cosa  non  già  se  gli  si   mettéssiero    in' 

vi  guadagnano  questi  coli'  anda*  pt tto«^r  ornamento  » 

re  ad  incninarsi  a  quelli?  L'or*'  Non  ifi,  4;^ano  che   tre' specie^ ^ 

goglio  si*  batte  còli' òrmglio  .<  Ai  Ordini ^  perchi  non  si  danno. 

Per  rendersi  egregio    nella  sua  che  tre   toàniere   di  fabbricare^' 

pi^ofessiòne  i  si  stia  allo  studio  ì  che  sopo ,  soda  ,  mezzana  »  e  de^ . 

ivi'^Bcg^tivt.^ trono  supcrio^  licata.  A  queste  tre  maniere  cor* 

re  a  tutti  i  troni.                      \  rispondono  i  it^ ordini i  tìUori-* 

>    OPPENORT    C  Egidio  >   m^  co  54^0^  ^aiplice  :  iijjìnko  men 

Ì733  «urtfhitetto  Francese  idi  gri*^  it»bust^,  e  con  qualche  eehti!ezza;> 

do  ;  La  Chiesa  di  S^  Sitlpizio  la  il  Corintio,  svelto  e  adornò  x  l?ia 

Parigi  è  in   gran   parte  decorata  in  su  del  .C<>rintio  ^  e  [)iùih^itf 

da  liti  ,  ed  è  contro  gusto  ;  An>^  del  Dorico  non  si  vede  pia  gratia^^ 

che  la  GaUeria  del    palaazò  tfa^r  .  Il  diametro  rinferior  dèlia   qo^ 

Iti,  il  salone^  e  irTeoipio  /urotf  loiuia  riguardo  alia  sua  artez;u  i, 

ornati  da  lui.  Egli  disegna  flol*  nsAlre  ordini  nel  lapportòseguipntv' 

Dorico  *  Joiiieo'         ''"        Corft^tjo    *    ■"  '^; 

X  .        t     ••    •    •  "    '^    '     .    'i*     ?    r:    ...   '•.; 

g  a    .  10 


17    w  aoBtegno   pi 

Dorico  Tonico  '  '  Corintio» 

a  •  a     •   •*     '"'*'»       ''.  »'•- 

,9  io 

Questi  rapporti  pai^  aoaoals    ^uantA  aAttiabili  eeioi^  M  Va) 


i^ie  circostanze*  «Ile  jguali  |If^ 
inolto  badare  V'attistk  '  di  biiba 
seaso  .  Quanto  pi i^ /le  colonna 
apno  fra  loro  vie;  ne,  più  sembran, 
grosse  :  quanto  più  ?pno  in  aito , 
meno  lunghe  compariscono  ;  ali 
tri  a  aperta  >  Q  sopi'a  un  fondo  o- 
^uro,  pajon  più  sottili .  C^ue-* 
ste  ^  e  molte  altre  consìcfeiazionj 
locali  dannò  qualche  fritto  all' 
architetto  d'  ingrassare  o  di  di- 
minuir gli  ordini*^  paz  un  tal 
cangiamento  sarà  sobrio  e  giudi-. 

2Ì0S0  ,  ^ 

Ciascuno  de'. trf  orJftti  ha  ijai 
conservar  sempre  il  suo  caratte- 
re .  Un  dorico  cojla  cornice  co^ 
ìtintU  ,  o  un  coftntip  coi  corni;» 
eioiie  dortcQ  5  sarebbe  un  aissur* 
4o .  Qual  i^odo  di  fabbrica  rap«> 
prese nterebbesi  allora  ? .  Pure  di 
ouesti  assumi  T  architettura  mo« 
Q^rna  no^  e  scarsa . 
1^  Gli  architetti  moderni  hanno 
fognato  anchf  or4f»f  nuovi  «  cioè 
liuovi  spropositi*  Alterar  i  rap- 
porti ,  ca|;i>biar  la  disposizione 
ae'  membri ,  non  ^  dar  un  ordtnf 
^uovo.  Metter  pennacchi ,  yoUn 
tili  9  Quadrupedi  ,  arnesi  ec.  ne- 
^apiteui ,  e  (caricar  il  resto  di  fo« 

Sitami  ^)  di  conchiglie  «  di  stelle  f 
/i  armi  eie.  come  nan  fatto  ^ìta^ 
iì  Francesi ,  s^no  deliri .  Fin- 
ché non  s' inventa  una  nuova 
3 laniera  iii  fabbncare.  %  l^oiv.  %i  puè 
ar  ordine  nuovo  .  E  ancorché 
si  dasse,  karel)be  ì)eIlo  ^  * 

Il  prlncipal  'uso  degli  ordini  è 
per  r  esterno  Ve  non  ne  con  vie-» 
Ue  che  'Un  solo  :  il-  comic  ione-  Io 
Rimostra,  Se  si  han  da  impiega? 
re  neir  interno ,  la  cornicjB  va 
soppressa  «  perchè  quella  indica 
lo  scolo  dèlr  àcqu'a  ,  e  al  coper- 
to non  ha  dst  piovere  .  In  uno 
stesso  piano  nofn  si  può  impiega- 
n-cbfi  im  sqìq  §r{tfn€i,^  tifiUa» 


atessa  gund^za  y^  altyijiQ^tr^  h 
dissonanza,,  e  ditettò' di  ùnjtàv 
Il  più  bell'uso  ch'e*  J' Architct» 
tura  possa  fare  delle'  colonne  ,  -^ 
di  metterle  isolate,  e  £en  isol^« 
te  ,  perifti/j ,  d^  girarvi  d*  oga? 
intorno  j  jQ^uante  mosse  vi  fa  Jo 
spettatóre  /  tante  scene  diéerenci 
e  belle  egli  vi  gode  .  fC,  Mtmp^ 
rie  degfi  4rihitf$ti  snttcéi  9  nw 
derni ,  '  • 

ORIZZpPJTE  è  la  linea  doi^ 
Te  si  rmniscc.il  ciclo  colla  t^r» 
^a .  Questa  linea  orii:,t,ontah  riu^ 
nisce  i  raggi  visuali  ^  e  si  chiv 
ma  punto  ai  vista  • 

Questa  iinea  deve  essere  H 
prospettiva  a  iiveilo  il  pia  .  e^ 
sattQ  secor^do  il  sito  delio  spet<* 
tatòre  ,  specialmente  nella  r^ppre* 
sen  tanza  delle  cose  immobili ,  co^ 
me  di  case  »  di  paesaggi  ec.  M|i 
ne!  quadri  di  stòria  può  mettersi 
un  poco  ^bbasfo^  ,t^ntopiù  se  ì^ 
quadro  ha  da  star  in  aito,  sen« 
za  perà  farla  uscire  dalla  scena  • 
L' arte  di  dipingere  è  V  ar|e  4i 
piacere ,  e  si  fhio  sacrificare  qualr 
che  legge  rigorósa  da  chi  sa  be- 
ne di  prospettiva  •.  Il  vero  puft 
talora  non  esser  verisimile. 

ORNAMENTI  in  Architet» 
itUE;^  flebbon  nascere  dal  necessa^ 
rio.  Quanto  è  in  rappresenta^* 
S^ion^  deve  essere  ingiunzione*: 
questo  è  per  l'uso  degli.ordtoi • 
Più  in  generale:  non  si  é^  nmi 
-i/s  far  co  fa  di  cui  non  si  possMn 

'.  rendere  èuent  ragioni  .  Le  ragio^ 

*  ni  si  debbon  dedurre  dall'  analisi 
della  primitiva  archiftettura^.  Tut- 
to l^a  da  esser  fondato  sul  yero^ 
o  sui  verisio^ile .  Gli  es^mg)  e  1^ 

.  àutorìtà  non  sono  ragioni .  Gli 
accessori  in  qualunque  opera  non 
saranno  mai  ornamenti  ^   se   non 

'  convengono  al  carattere  del  tur-* 
tO  :  vi  twk  da  iac  unità  e  s^kw 

pli. 


/9I 


ORN 

pljcità  .  Perciò  voglion  esser  sen- 
Z^  folla,  e  con  grand' in tervalio 
fra  loro,  aflìnfh^  l'occhio  si  ri* 
rasi,  e  bei  beilo  li  distingua  « 
li  goda. 

ORNAMENTI .  Sobrietà  ,f  . 
convenienza .  Quanto  meno  «« 
ne  impiegano  ,  [)iù  adorneranno  , 
e'Si  lasceranno  più  godere  :  quan* 
to  più  se  ne  affollano,  meno  a- 
dorn^uiOv  A^incliè  facciano  il  Ìò-* 
ro  spicco^ ,  han  bisogno  d*  interi* 
valli  lisci  ^.  nudi  che  dieno  ripo* 
jbo  all'occhio. 

l  Se  un  soggetto  richiede  orns^ 
pienti ,  li  vuol  certo  convenien* 
ti  al .  sup  carattere  y  ;^  li  vuote 
^ubordinjiiti  da  non  distrarre  P 
Attenzione  ph^  richiede  tutta  per 
sé .  Sono  accessòri  che  han.  da  na^ 
«cere  dal  soggetto  stesso,  e  gli 
banda  esser  necessari,  noa^uper-^ 
flui ,.  ne'wperbi  • 
.  ORO.  I  Mida.per  la  sacra  fa*» 
sue  deir  orp  perdono  ogni  gusto  « 
jk^Sj^Ui  dipinse  in  «r^  «ella  Cap^ 
pella  Sistina,, e  Sua  Santità  coli' 
aurefi   sua   corte   ae  n*  andò  -in 

¥uaz:iet;to,  Pinturicchio^  Pietro 
[eruginQ  ^raronq.  i.  lorapeoocl-* 
li .  £  dn  Raffaello  che.avea  ao 
snoi  nella  sua  Teologia  :  fu  co- 
stretto a  permettere  che  gli  An« 
geli  -e  i.  Cherubini  spargessero 
ijLggi  d' joro.  su  que'  santi  Teolo- 

Si .  6'  rimasta  ^ncor  la  barbarie 
i  dorare  .alcuni  fondi  di  pitture 
e  di. bassi  rilievi,  O^oi  bottega^ 
jo  sa  ammucchiar  ricchezze  fier 
abbagliare  gli  sciocchi*  .La  tic* 


<>R0  fi 

chczza  non  ha  da  fax  niente  col 
bello ,  gli  è  piuttosto  contraria  • 
Quei  che  nelle  btìic  Arti  ha  da 
comparir  argento  ,  oro  ,  gemme , 
non  ha  da  esser  né  gemme ,  né 
oro  ,  né  argento .  E  quante  voi-, 
te  si  ha  da  ripetere  che  V  ogget- 
to dell'  arte  è  imitar  la  natura  i 
Artisti  ,  imitate  la  bella  natura  § 
e  non  badate  a  oro  :  V  oro  vi  ver^ 
rà  dietro  • 

OROLOGIO  negli  Kdific;  pub:^ 
blici  si  métte  per  comodò  pub* 
blico ,  e  richiede  qualche  orna- 
mento. La  Torre  de*  y£nti  in  A^ 
tene  era  im  gran  bello  inohgio  ^ 
e  insieme  bussola .  Se  ne  potreb* 
èero  far  de'  belli .  Se  tab  sienQ 
quelli  che  ultimamente  ài  son^ 
impiastrati  in  Roma  a  S.  Pietro 
Vaticano  ,  lo  dica  chi  ha  occhi  » 

Se  vi  ha  da  entrar  archi tettu^ 
ra,  h  chiaro  che  debba  essere  re*» 
lativa  al  resto  delia  fabbrica  • 
Qqì  je  colonne  isolate  sostenenti 
un  bel  cupolino  con  una  ventai 
rola  in  cima ,  sarebbero  ..  d*  u^ 
beli'  eflTetto .  .  .  ^ 

Anche  ^li  ornamenti  di  scul- 
tiira'-e  di  pittura  vogliono  essere 
corrispondenti  e.  allulivi  ali'  edÌM 
ficio ,  e  air  orologio .  Ma  non  sì 
perda  di  vista  il  punto  di  vedu« 
ta ,  da  dove  tali  oggetti  hannb 
da  guardarsi  • 

OSPEDALI .  Felice  ^uel  pa6» 
se  che  ne  potesse  star  «enita  »  La 
loro  miglior  forma  è  ^ueUa  di^ 
Coaventi  di  FrtSit* 


l>A& 


VAK 


XAESAGGI  ,  unitatiani  cani-  chi  tp<rga  felici  «ciileiitl  di  ,bH 

putrì.'  Si  póisonò  rùfuiVe  a  .trq  mi  e  di  ambre.  . 
pcinci^ali  specie .               i          '        A  queito  «iFecto  h  «seaziale  la 

I.  Si  pAifOaa  uppies^tue  gli  studio  del^  Cielo  .    U  ma  .colate 

«tpetti  d«Ua  iìanip3gn.a.come.TU^  uzufrp  4'vieae  più.cliìaraquaii- 

neaté  wgft.    Queste  Viiute  io-  .  to  più  si  avvicina    ali»  tetra   a 

no  come  i  ritratti  ',  non  intarés-  causa,  de*  vapwi  frapposti  ..    A' 

sano    (be  chi   conosce'  que]sìtl  tramoatAT , del  Sole.  la    luce   è 

pattìcjart.    Rìchiedomi  variti  .  alalia  o  rOuigna,  t  tingri  in  «cr- 

Diverrebbero  anche  iiliutiivi ,  se  daitio . 

■i  adornassero  di  uomini ,  di  he~        B  k  nuvdle  qual  vatiet'à  4Ì  «^ 

•tie,    di  .ibi  tal  ioni ,    di  ordigni  lori  e  di   fornienon   kanao  ss* 

secondo  r  uso  di  ciascun^  p*et* .  condo  la  ystiet^  dV*    ote  e  de' 

Una  collezione    ben  .ordinata  dì,  tempi?  L'Artista  osservi,  ascei* 

■)  fatti  ptersggi   sarebbe  curiosa  sa .  .        .     '      - 

e  utile  per  I  (foooraiai  pEr.l'a'  Le  lOntfnsnlf;  EtHiò  jliùtcuit* 

EiColtuta,  p«  Ij  Italia  natura-  quanto  più    tarico    t  il  Cielo. 

,    e  per   molti   bisogni  della  Le   mogiàene  danno    grandi  ef- 

vita.'  .  ÌKti,  e  riSeasi  di  lucf  ;  na   pec 

1.   Si  pOutind  i  à\l  tealt  ab-  ranpresentatli  »  bisogna  oi^tvar'. 

fcellìre  conimifaiioni  della  bella  li  bene .   -,         '  .-   . 

natura  ,  In  guesii  pic'tggi  'u'jtr        iLgaiOQe  Compatto  di  ikhotei 

si  sono  applicati  specialmente  gii'  diSètenii  .samministra  al  pittore. 

Olandesi,  e  i  Fiamoiingiii  ;  ^ta-  forando  «agetd  di -tinte. .La  V»* 

te    flemmatica   e   sediniaria  che  riCtà  ctesce  colla  virietì  de'attoi 
•  ive  in  meiio  A.  praterie  popola-'   li,  de' «/^U  delle  rdect,   v-àv* 

te  di  bestiami  e  d'ogni  iorte  dì  gif  alijeri  d/versi',  -e-*l»ltOr  f\it 

oggetti  campestri  e  acquatici .  colla  diVenitì  delle  fabbtlclie  in-    - 

3-    Tutto    ideale.    Questo  ri-  tiche  e.  nwderBfl,-  rusticbe  e  si- 

chiede  Inpegno ,  e  perciò  ha  pr6-  '  gnorili.;,  ^elle  tuin*  ■  «  da'  nw 

doCto  i  più  bei  uiiadri   della  na-'.  jiumtuti  fruumisti  in  qua ,  io  U ,. 

tura  campestre.   Vi  sono  riusciti,'  .e  Intarucail  ,da  ac^ue  iti  riDcèl- 
grluliani,    Tiiiano,    ì  Catac-;  Ji,  yi.  fopTi,,  in  9umi^,  .in  laglli. 

,  ci ,  e  Pussino ,    e  CJaudio  Lorér  .  in  i)óari,.con.  veduta  di  nw  e',rfi  , 
nesÈ,  e  Vernet  ec,                        ..acaglf.-    ,,. 

Per  bsn    riusdryl ,  xoDvIeiie',        L;,,fifture. degli  uomini  4  delle 

fir^  ftella  del  aito  «atjalòV  vca  ,  beiffc  sqno  .tic^hasta  .de'  pteif^ 

bait'legaCa  selle  sue  |>art)f  affio-'  ;i  ;  ma  se aosa maltrattate,, w-;:   , 

'  ,  „  •  bruì- 


pae 

bruttiscono  piuttosto  che  abbellì- 
Sono  però  accessorie;   onde 


re 

non  debbono  disttaeré^iafi'^t^o^* 
mento  principale:  dunque  non 
vogliono  esser  fatte  da  altra  ma- 
no; non  accorderebbero  ;y  disQor* 
derebbero ,  se  fossero  troppo  gran- 
dì,  poiché  farebbero  comparir  pie* 
cole  tutte  le  altre  parti . 

Che  ciascuna  pianta  sia  rap«' 
presentata  di  forma  ,  di  dolore , 
di  portamento  come,  richiede  la 
fiUa  spetij^)  e  la  stagione  9  ,o^V 
principiante  ne  sarà  facilmente 
persuliso  .  >  Ma^teo^na  osservar 
molto  k.  natura ,  Tiziano  osser-^ 
VÒ9  che  fili  steli  degli  alberi  vp- 
scendo  dalla  terra  ne  consetvano 
per  qualche  tempo  il  colore  ,  .0 
non  pren4ono  il  proprio  che  in^- 
sensioilmente  a  misera  (he  sf  at* 
lontanlmo  dal  .suolo:  ;    ^ 

'  li  p4ù  osservabile  è  cjte  fi  pae» 
saMif  non  è  che  un  accessorio' 
della  Pittura  •  H'  il  campo  di  un 
iljuadro.:  I  più  grai^PitrtR-i,  Ti- 
ziano t  russino,  Cetacei,  t)o- 
menkhino^'Metigs  ec.  hàn  ht* 
toecc^l^cntif  pfet^i  ssnzk  esser 
paesjstf  »  E  aiun  gran  Paesini 
è  pittore  ;  non  dico  grande,  m^ 
n4>p»r  mediocre ,  Chi  nonj)ui^ 
es«r  pletore ,  «ia  pdetrtt»  ,  frutr 
tista ,  fiorista  t  ^è  meglio  fare  qua)- 
die  x»sa-'che  niente.  '    ' 

,  PALAZZI .    Vt  si  ha  da  riu-' 
oirè  qonV^ienza  I  eurjttuia  ,>imr, 
metrici  V  solidità  .    La  convefiieh^^ 
ti#  -^t' consìste '  ne*  var;  ^tadi  di- 
magn-ìficenzn  secondo  là  '^ig^hirà 
del  <  Jlirtttnaf^o ,'  -  ò  delP  lisò'  ctìf 
è   dewiflatd;  -iielhi'  ijisposiXicrrUJ 
de'jndmtìri'  priiiéijSif  '  pitf  ò.ntV- 
no  spatiosJ^^'  libch ,  lUtnintÀiSydi 
varie  forme ..  L'  tumm^a  richiettd; 
una'Tégbl«rPt<|-k1ii>bf(li'a[  n<^'ibem-^ 
bri  opponiti',   péteéne  Hclwéziò*' 

e  tai»e  fi«Hf$rtt  di  ^«fehé'di  JS  i^ 


-  » 


<u 


VAL  H 

i)  salone  fiosto  ordinariamente 
nel  centro  sia  nella  direiione  dell' 
Infilata  di  tutto  T'edifeio^  cor- 
rispondenza di  porte  e  di  fine- 
stre .  La  simmetria  vuol  prooor- 
^iqine  nel  tutto  insieme ,  e  delle 
parti  fra  loro  e  col  tutto;  vuole 
dimensioni  e  rapporti  grandi  in 
un  edificio  ^ranaioso,^  e  in  ra- 
filone  della  su^grand^o^à^^.  Jpel* 
la  saliditi  é  superfluo  il  4ii^e' che 
sia  ben  calcolata,  .'bjffn  ej^ejguita 
per  rendere  un  edificio  sontuóso 
della  pie  lung^  durata;         .,  .^ 

la  facciata  ha  44  *>  esptimèr  \ì 
carattere  della  fabbrica .  Un  pa- 
iaiSLO  magnifico  ridii^é  f^tfciata 
magnifica, /^ioè  ripartita Jri  po- 
che parti,  ma  grandi,  e  sepsui 
tritumi  di  ornati..  Un  gran  ba- 
«amfentò,  un  gran  pian  terréno'^ 
e  un-  piano  nobile,,  al  pi^  4i|e» 
'  un  gran  cornicione .  E  ordini'  di 
Architettura  ì  Mi  pajr  di.  no^ 

Le  coifonne  isplatjf  «rchiti:ava- 
te  si  tisérbino  peri  il  vest;ibòlQ^ 
e  per  il  cortile .  Così  si  avrà,  u- 
n^  progressione  di  riccheiza.. 

Il  gran  coitile,  sa|à   fianeìieg*. 
giato  dar  altri  cortili  per  scnder 
rie,  per  rimesse,   e    pir  cucine. 
Igigortà   mólto  che7.|  portili  aie- 
no  ariosi  è  bàttuti  dal  spie*;  .mtt 
ciò  le  fabbriche  sienb  meno  alte  \ 
delle  •esteriori ,   e  ri  cupprano  a 
terrazzi  ornati  di',  statue  •  di  rin- 
ghiere ié  di  orfi  peijsili ,    che 
imbalsaman  J*  arja  :    e  4^°nq-  un 
prospetto   rWerife^  all'^  ingtesM  ^ 
alle  IjAéstie  interiiej  t  lìii.àjl^ 
strada .    Ivapoii  :  rfelfe^,  strade'  sugl.: 
più  strétte  e  più  ^s^ure  ha  di  %v^  ^ 
sti'corttK.  ajpe^ù  (^  ameiii..,for 
h  ittr'e  pint  4el  pAl^zsjt^^i^i  f^ 
-rispettivi  articoli  ^ 

fondjimenti.  ne' luoghi  ^c^uw  «.„ 
|jalu$rd'.  f^t  farl«  a  dovere  con- 

viea 


r 
-> 

.'t 


siohi  de'  pali  9  che  sieno  i  pezzi 
pie' ei^dssi  degli'  àlberi  ,  senzd 
s^usiorituta  ,  cdllai  puntò  brustd-^ 
lita  jt  o  SFOIarà  dì  ferro ,  còm^  là 
lèti  i  òtdìnzììiìAttìtè  d  dannd 
Id  jbòllki'di  grossezza  ^  i8  pie« 
Hi  di  lunghezza;  ^  Alla  16x6 
posi^ioht  Iti  squadra  j  a  piotnbo  « 
tnà  gli  esterjoti  alquanto  obli-^ 
JDuaifienté  .  3*  KiV  intervallo  ita 
jforó,  che  dipende  dalla  loro  gro$^ 
fej:za  ,  e  ordinàt'iamente  è   di  jf 

J'n  4  piedi  ,  4»  Alla   feianlera  di 
atìèrlii  cónvien   ricorrere    iWz 
meccanica  é  $.  Prima  di  posar  i^ 
IhurdtHtasopr^,'  cpnvien  recide^ 
re  le'tesfc  de^  j}ali ,   per  ugua-» 
gliafli ,  C'  riempiere  gì  intervalli 
itan  scaglie  di  pietrai  viva ,  e  spia- 
BarVi  sopra  liiio   strato  di  Isuoii 
c^bone  beit  battuto  =,  ò  dì  ftitn- 
iatxiti  dì  piccole  pietre  cotte .  SI 
anrrà  ct>A  un  buo«  fondamento  4 
PALLADIO  C  ii'wi/rfd  )  Vicen* 
tltio  il.  ipi   Iti.  f  ^Sò  i    Ecco  il 
j^iù  grand'  Architetto    da  Augu- 
sto in  ^ua.    Egli  studiò  Tanti- 
co,  tV  aorico  iù  il  siiò  mode  Ilei. 
La  $u$  patria  e    tutto  Io  StitO 
Vènìjtcr  è  abbellito  Mìt  sue  àr- 
chitettut'e .  Jn  Viéèhia  i  suoi  «- 
dific}  Wnd  ;   la  Basilica  o  sia    lì 
palazztjl   della  Ragione  :    edifìcio 
fiotido  vis    ìm   saviàiiiétite  rimo- 
derniti é    li  palazzo  Trissino  A 
Cricoli,  11*  palazzo  Tiene  ,  il  pa- 
lazzo Vàlikìaitana ,  e  <)uelli  di  Bar- 
barano  ^  éì  -Portò  ,  di  Chierica 
tf ,  de*  FftBcé»chibi ,  é  la  fatóo* 
^   Rotonda  di  Capra  topra  un 
'<Wire  .  'Fece  anche  tinà  casa  per 
^.  E  n-a  tanti  altri  edific; spar-^- 
s!  pi'r"  ìì  Vicentino  è    famoso  il 
Teatro  Olimpico  sul  gusto  anti- 
co :' IfìUdfne  ì\  paUzzo  del  P«iA^ 
'^//roT  Alfa  Malcontenta  il  pàlaz- 
^  lineari  «  In  Fcltre  U  paiattO- 


iti  Pubbikd.  Is  Bassind  Uàà 
porta  ad  arco  trionfale»  A  Maséir 
'  nei  Trevigiano  il  palazzo  Barbaro 
tón- un  tempio  rotondo.  A'Moo« 
ttfgnana  il>  palazzo  Pisa&L  Iti  Pà^ 
dov«  un  bel  Catino  ìa  borgo  S;. 
Crocea  Molti  ètfiolti^altr]  edificj 
Palladiani  sond  tparsi  per  «ifielJtt 
belle  Provincie .  In  Veftezla  poi 
90n6  ài  P^UJàdio,  il  Mofiiatero 
della  Carità  ^  ia  chiesa  dìS.  Gièt-* 
gìó  Mfiggjòre ,  la  facciiarà  di  S« 
Francesco  della  Vigna  «  la  chk* 
$à  d<;l  Rfidentore  ad  ina  soia  na^ 
vata  corintia  cOÙa'  làcckta  in  cui 
i  frontoni  laierak  vanno  a  per-* 
dèrsi  in  quel  -dì  mczaO  .il  fìà 
beH*  Ornaiuento  di  Ve«elEÌa  8am<* 
be  stato  il  Porité,  di  Rialto  prò* 
gettato  da  questo  Artista  9  ma  h 
liftiasto  soltanto' ili  disegno.  L^ 
insegno  di  Palladio  spiccò  ancho 
nella  teoria  pet  il-  soo  -^fondo 
studia  su  le  ahttctiità  .•  Eglf  spie« 
gò  a  Monsignóre  Ra'rbaro  la  ve-« 
tà  forma  del  T«eitró  Latino ,  gii 
delineò  V  antita^  voiaut  Jvhies  f 
e  le  figure  di  Vitravio .  Illustrò 
i  Commentar)  di  Cesate  con  tà 
tudizione  e  con  41  tavole  *  La- 
vorò anche  sd  Polibio,  ma  quese* 
opera  è  rimasta  inedita .  Egli 
apprese  fin  li  tztticB  antica,  6 
ne  fece  una  pubblica  prova  con 
alquanti  galeotti  in  Venezia  - 
Stampò  i  suoi  quattro  libri  i  che 
fanno  un  trattato  compitoci  Ar* 
chitettùra  Civile*^  Egli  scrinsé 
molto  su  gli  ^f6c)  ant^hi ,  'mi 
^uerdisegni  andare^  In  dispet^ 
sion^  ;    ne  futx>n    raccolti  alcutit 

fizzj  su  le.  Termo  da  Milord 
urlington  pubblicati  in  nn  vO» 
lume,i  Patladie  tutto  «o  V  antico 
Volle  le  sue  fàbbriche  tutte  ói 
fiiaftp'.i  ,  ossetvando  che  gli  aii- 
ticbi  tdific)  dì  mattoni. sono  mè^ 
Ilio  ruiaàti  di  ^aelH  dì  .pietra  vi^ 

va. 


fi ,  per  la  ragione  c&è  »  <natfou 
ài  son  pia  porosi ,  attraggon  me< 
gho  ia  C8lc\(9  si-GÓUc^nr  sì  be- 
ii€'fra  iòro  che  nt  formano  ttiN 
to  un  masso  .^  Reggono  indltrr 
«gì*  incelici; ,  e  aon  iepgieri.  Per 
la  comodità  àtgli  edinc)  Palla- 
diani ,  è  stato  detto  etfer  una 
delitti f  wéstwit  ih  nnm  ewfà  ftan'^ 
€^e^imcontr6tki  "ima  di  PalU» 
dio  «  ^  I  comodi  di  adesso  eran  i- 
gifoti  allora  :  o&ni  secolo  ha  i  suoi 
UBÌ,  Per  ia  bellezza -archit^ettoni-^ 
€k  merita  Palladio  d*ìessere  riguat'» 
dato  «  «nidiaro .  il  suo  carattere 
è  semplice  e  maestoso ,  conservò 
j^Ii  ordini  il  loro  preciso  distin- 
tivo ,  non  mai  risalti  9  non  ca* 
nriccj  f  varietà  ben  intesa  nelle 
mme  i  eleganza  di  profili  i  Ma 
lìeììt  su»  fabbriche  vesgotisi  del- 
fé  scorreiioi»!  »  Sì .  Alcune  «mo 
manifèstametite  degli  esecutori' ,. 
sono  contro  i  suoi  principe.  Al* 
tre  soft  sue  proprie ,  turche  anch' 
«gli  erauomb.  Fgfi  studiò  pii^ 
ad  imitar  V  antico  che  ad  esami^ 
naf  se  T  antico  è  esente  di'  viz}. 
Eflii  ni>n  «bbe  che  nn  barlume 
dd  bello  architettonico ,  né  ginn* 
ne  il  veder  «hiara  l'origine  àéìh 
«uà  professione  .  Se  P  avesse  ben 
coifoeeittta'^  *tìòh  «avrebbe  ttsato 
tttnt»>  piedesfailéi''  soth^  t'Ie"  tiòlon^ 
ne  9  colonna  di  diversa  afltezta 
sn>  mio  :  stesso  piano  )  frontespizi 
-tfUe' lìnestfs  e  alle  poKe,  cornU 
et  fieir  interno  eb.  Con  tutto  (ciò 
egli  è  -ii  i  più  iiltiltre*  architetto 
delJn  moderna  età  .  Con  ragione 
Vicenza  ^i  k  gmtas  e  gli  ha  e- 
vsrro  tin^  gr«i  monuttento  per  ia 
eontnesai  opera*  di  i^Uattrd  Vottf- 
mv  in  '  foglio  V  in  tvA  Ott^t^ 
Berfoftt  Scamozii  ha  taecof tò  tnr- 
ti  i  disegni  defle  ^fabbriche  -di 
^ìlùdio  :  ifpm  che  ftt  onore  i 
Vioemn  «  «IT  j^ia  i  ali'  B«ro^ . 


^.v 


Quanto  Palladio  fil  valente' arti* 
sta,'  altiettanto' fu  galantuomo y 
gioviafe  4  rispettoso',  discreto  ^ 
disiti  teréssrftd  i  ainorosò  vèrso  gU 
òpera; ,  buon  padre  di  faihiglia  a 
Sillk  suo  figliuolo  fa  anche  ar>> 
chitetfo  *  / 

PALMIRA,  eBAL&BIC .  Chi 
vuol  vederne  le  strepitose  ruine^ 
^ò  fàcilmente  godersele  in  que': 
viaggiatori  che  ne  han  dato  tan-* 
te  vedute ,  è  forse  senza  mai  a-^. 
verle  vedute  .  In  BalBek  vi  go^ 
Atti  un  tempio*^  rotondo  di  Co- 
lonne corintie  ;  un  altro  graik 
tempio  rettangolo  anche  di  co*» 
hmnp  corintie  alt^è  54  piedi  ,  e 
del  diametro  j>iù  di  6 ,  con  ogni 
specie  di  sculture  eminentissjme  \ 
V'  è  aktesi  im  gran  palazzo  deì«( 
h  màssima  grandiosità ,  con  tre 
pietre  lunghe  183  piedi .  C«i  va 
più  in  ià  ,  più  stupisce .  Istupi^ 
disee  più  iti  Palmira  :  vi  vede  fin 
cupole  sterminate  tutte-d'uft  pez- 
to  fra  migliaia  di  colonne .  Chi 
sr  diletta  di  architetture  risibili 
Vegga  Malaga  y  o  siajeropo^i^  o 
siaja  città  santa,  é  vi  y6drà 
Prtupi  alti  4  in .  cii»quecentó  pie« 
di ,  ma  tottili  che  un  uonio  pq^ 
fé  va  abbracciare  e  Uno,  émontaT'* 
vi  bravamente  ÌìA  in  tima  »  ed  i« 
vi  farvi  il  nido  per  sette  giórni 
lenza  ttiai  dormire  in  mètnoria 
del  diluviò  d'un  cirtó  Deucj^« 
lionfe. 

PANNEGGI  ARMENTO.  Z% 
bcfllez^  dell'\)òmò  è  ilei  sud  cor-* 
]pó',  e  non  né'siùoi  abfci^^halh'eilti^ 
1  quali  non  gli  sono  che  itcces'sor J  ^ 
s^rvauj^f  ^erhìsoj^no  ó  percrtna- 
tò  .  E*  Vero  cMxglì  ^ma,  g/i  òr- 
nati  più  del  biséig^no  Stesso  V  m« 
pèf  quanto  gli  '  sien<i  caii'  nn  '  i 
sbaragliare  h  Sue  soStai^i^  e  Hi 
sua  wicità  jicr  pfòcgcciàrscnfe'  de* 
mptiAtà\  €fet  Ì6  più  iflooibòdl 


9*  rÀN 

e  ridicoli ,    chi  fero  avrebbe  un 

So  pÌM!e  pec  tuxie  le  itoffe  di 
bn ,  e  per  mtte  le  gjmmc  e  jier 
gli^ori  detit  Indie  ?  Ma  non  tut- 
ti i  corpi  si  posson  sempre  «ffi- 
S'u  nudi,  uè  da  por  mito  nu- 
.  L'abile  Artisti  II  sa  vestirà 
è  adnrnat;    secomlo    il    bisogno, 

me  principali  ;  sa  scegliere  le 
drapperie  convenienti,  «  sa  dis- 
pone come  richiede  la  conveniea- 

l  vestinienti  debbon  essete  a- 
dartati  al  corpo  ;  dunque  non  ca? 
pricciofj^  deblwno  coprirlo,  non 
oiculiarlo  ;  non  troppo  stretti  d» 
cMtringorlo ,  ni  troppo  Jair.hì 
di  imbaraiiarlo  ■  t  pannesgia- 
mcnti  debbono  esser  disposti  in 
modo  eh;  paiano  gettati  dalla 
natura  "stessa.^  Per  fare  ciò  «Ì  t'\- 
cfiiede  jnoHiaginaiione,  f;iisto,  te- 
sta quadra;  3jtrin;:nti  si  va. al 
tàntastico:  il  fantastico  non  puà 
piacer,  che  un  istante  per  la  sua 
novità ,  e  poi  disgusta  in  eterno , 
come  è  accaduto  a  Bernini ,  a 
Cortona  .  Un»  stoffa  deve  esser 
jgettata  in  modo,  che  se  ne  veg- 
ga rullo  il  suo  andamento,  co$ì 
cbe  presa  per  una  putita  par  che 
ce  ne  posa  spagliar  la  ligure . 

TI  getto  deve  esitt  ifcterniina- 
to  dall'azione  della  ngurà,  t 
dalle  qualità  delle  vesù .  Soao  ri- 
sibili que'eetti ,  ne' quali  si  scuo- 
Eroti  le  dita  dell'  artista  che  li 
a  maneggiati  n^f  tuo  tatitoccio, 
o  aacie 


PAN 

()ik)J«  litie  lodìcaaq  pttti  frìncU. 


ìsSì 


bile 


l-e  pieghe  grandi  vanno  3u  li 
parti  ^andi  del  corpp  ,  rè  van- 
no tagliate  da  piccgle  pJQRhc  su- 
bordiutte,  S«  la  natura  del  vestì- 
aicnto  esige  pieghe  piccole  ,  bi' 
hO}:na  che  queste  abbian  poco  ag- 
etttOj  alEncliè   cedan   lempre  i 


»'■         .    j.  .     j 

.Siaatj  tivf}  I  pann^giamentl 
s^za  pieghe  inutili,  ma  eoa  Gur- 
««tiire  idove  tono  le  ■Tti<iolau<h., 
nl.^  Cb  fbtBia  del  ttuda  ba~d«. 
ìadicar^ueUa  (Ielle  pieghe  s  •n-' 
de  so^fta  imiicafi  grandi  sòitstt 
grandi  ;  e  le  quatcne  o^iiabio  t 
in  iscorcio,  i>  tieoo  ucbe  te 
pieghe  che  Io  cutfprono. 

'  Alle  drà^pfrìe  volanti  che  bOÉ 
cuopiono  niente  ,  n^n  si  dia  inai 
la  toinia  o  la  grandezza  di  quaU 
the  parte  del  corpo:  vi  formereb^ 
bero  biTthi  grandi  e  profóndi  coii[ 
pieqhe    raisùmiglianrì    a  qujichi 

Non  pieghe  eleganti ,  ma  ne^ 
cei^arìi;  per  rappresentar  bene  Ifi 
parti  che  cuoprono .  Le  form^ 
«ieno  dilferentì  come  quelle  de* 
museali,-  dunque  ai  rotonde j  ni 
quadrale  . 

Alle  parti  ^allesti.  le  pìegha 
»lrnap;iù,  grandi f(Ae  «..«jiillS 
fche ,  fa0i>B<y\  ^  non  m«,  pieenb 
àgaaii  su  d' uàf  patft  nccofoj^. 
n,  , ai, piccole  £u.partft.4V]U|bp 
■pat»,!, ,_      :'..,  ^,   ...,  , 

Su  I^'  iaHessÌQni  j/»naif,'Jé  ptn 
ght^Àignde.  Due  nì«6^'<^detlk 
«M»a  fbni^.:e  gcatl^za  ^'*  & 
ìToviaó  nli  a  ca'wp ,  l' v^i  ^ 
.»I'3-i.--,  ,-'       .-■   V',;+,, 

,moto  dei  le- diapper'c.  volanti  ì  nob 
'debbono  dunqu^.  ettef .  «irate  ajr 
att  (e  «Itte,  .««piji^ijtc 'iUl  pft- 

<P  .      .  ,,..',!,■        ,...     ^    ',.1. 

Talvolta  sj,.IaaeiaA,  sc^Glk^-' 
;tmti.  Bci;.moitrar;che,ls''*a"» 


WCm.T 
«pan , 


.       ,   .,   il.pesq,d  .,,. 

fron  ««MT:  te  caiu«.<u^gstte  pia- 

■^e.-  .■.■,    =    ■         .     .     ^  ■  . 

Le  pieglie  ^Ilfivcaì  to>«  d» 

indi- 


iÌMlicAi!«qit|l  èra  un  ktmtc  fri- 
àia  r  attitudine  i)dla  figura  * 
Questa  espKssione  è  nella  natu-^ 
la  »  é  là  natura  va  studiata  con:: 
tinuamente .  Anche  nella  natura 
é  la  ibrva  triangolar^  delle  pie- 
ghe .  Ogni  drappo  tende  a  alar'» 
garsi  ed  a  stendersi  »  ini||^re  jX 
suo  proprio  jpcso  ,  1*  obbliga  a  rf- 

Slegarsi  sopra  se  stesso  e  a  steny 
ersi  dair  altra  parte  ;  il  che  for* 
sia  de-' triangoli.  Si  studj  la  nar 
fura  viva ,  e  non  |1  fantoccio  ^* 
Qerte  è  neddo .       ^ 

Quando  ìt  vésd  non  euoprooii 
interaq^ente  i  membri,  Ji  lascino 
Coperti  obliquaipente . 

i  morimei)  ti  del  corpq'  e  de* 
^uoi  membri  sono  le  cause  della 
situazione  attuale  del  panneggia* 
«lento  9  %  della  formazione  oelle 
sue  pieghe.  Artisti*  ecco  il,fon« 
damtntQ  di  tutta'  fa  Teoria  dc^ 
panneggiatneoti .'  Questo  prind* 
pio  è  stfto^escetiito  in  tuttfl  le 
sue  parti  d^  Ràmtelfo  :  il  contra- 
rio e  vtaiQ .  Merita,SDÌesazion<V 

Gli  abbigliamenti  debbono  es^ 
•er  conformi  ai  noti  delle  figure 
che  lì  portano ,  e  al  carattere  del 
tpsgctto  che  ù  tratta ..  Qutita  « 
la^ase  déil^^^sj^res^k^nc  d?  catat^ 
teri  e  delJe  passioni,  e  d^ll^àr«- 
JQonia  sì  del  coidtitQ  che  dcl^ 
composi^foiif  ^  /  '  ' 
/  E  .chi  pu^  negare;  che  i'  Te$tf^ 
^enVi  nò^-'cbntHbUiscfanò  all^esr 
pressione 'e  ai- carattere  degli  uó- 
mini  >  Se  id  ^iff  ministro  i^  t^<^ 
iigiortè  ^  tliol'^lare  vtt"  eipresslò^ 
ne  rispettabile,  sarà  vestittf  Iti 
inanlera  aie  1^  si^e  j^ieghe  stejfvci 
]}randi ,  nobili  ,*  maestóse  y  é  n^ó^T 
-se  da  uh  porratji-^fo  posato  -te 
graie .  ^  Le  -v^tt  de'  ^ch j  i|)rrafl- 
no  del  gros5iolano  per!  fl  toro  de* 
f>dle  movimento.  '  All'  mco'ntto 
i'.yeli  e   le  tocche  d'una  oiufr 


«4K 

chi  di  zemrOy  e  mostreranno^  co* 
toro  svolazzi  it  dt .  ^  iQamìninqr 
vivo  e  legato. 
V  armonia .  d.el  colorito  dipen^ 

de  daliéi  ^c^lta  de'.coloti  ckf  r 
artista  dà  ^  pan4e«i«nieal4  deP 
le  sue  nfutf.  B^li  na  I9  ^perrà' 
di  sceglier  colon  amici ,  p  4Ìs* 
porre  le  piegìie  in  wdo  .ebe  i 
buni  e  le  òmbr^  f  )  riflessi  àienp 
a  dovere  •  I  Colorj.  delle  vesti 
D<rò  debbon  esser  convenienti  aU 
la  gualiti  dellr  persona  9ffi|i^t«« 
^  foro  sesso»  a/l*}tà,  oJl^  ,con- 
dizioni  ^c.       ' 

Lo  s^^sso  k  dtlV  ^OAÌ#  àiild 
composizione.  I  pannegpia^ieaiti 
legano  l  fituppl  ;  rjenjpiono  de* 
vani,  e  Sanno  piì  iconfiste.nza 
<d  e^t.pnsi>n5 .  .  . 

t«  ricchezza  4e'  dr4ppi  f  <je* 
gli  ornati,  nè'qu^/  k^^  sfi>ggi$- 
tó  tanto  la'  scuó|i|  Veneziana,  y 
tioR  ha  da  f^r  nientf  colila  bellez» 
za  de^  panneggjao^enti  « .  La  va* 
hità  si  addobba ,  li  vera  grandezza 
è  semplice .;  la  ver^  grandezza  è 
^<%gc(to  qeli'attist^  :  Usuarne* 
i'ito  e  dr  faf  H/ena  ^^lla ,  non  rio» 
f^^.  Meno  ornati*  stranieri  avrà 
}^)»^^g©ettO,  sarà  più'  ^eÙoi  U»* 
«^  b^i|a  dònna, n^bi?«benré  iestl* 
ta  d*  Higa  st9fa  semplici^  s»^  oidi 
nObìl     '^  *  *   ^-^^^-^: 

^rei 

Ìa  sua  m'ttsià  i(iog^  t&hezzà 
noi  inviluppu'^  yt^go  n'è  abf 
'bagiiato;   r'ÀrtWa  horì'  volgare 
esprjpi^  W  Aiacstfà*m|  R'ecOllA 
maestà  personale . 
'-  fikuiSi  buohi  A>tistf  ,«^n 'j^ 
tato  nel  conumé  4i  v^tik  le 
gtsre  secondo  l^uio.drtuifipi 

3e' luoghi.  ÌAp^yjki^ftJì 
servarlo  col  dotpa^darne  'agli  ^i . 
M.'  .  Mi?  nprn/è  j^j,a^es$arS 
'M  "fa       ^       '  eM*  " 


4 


frovvisaiDMtf  .va    al  ^ift    qoa 

tie  éon»Me«Ìa   impiasiti  ni*-< 
leìifctfr',"-    ■'      1       ■ 
;  'Np«  Wo;  i  mtì  jpontMei  foN 

^imt\  v^  a^cne  i  a»tì  volonta- 
ri vi  ^figEungonó  licc^esza,  Pof 
^e[icare.,un^  CPU  ;ubHine,  ti  al- 
ian  le  V*1»  j  gli  occhi  i  t  ^utro 
il  corpo  ;  '  per  un  carattere  .c^ci- 
raPOi'  ti  tliingn  il  pugna,  e  s' 
ìj;rigi(lis«  il  corpo;  per  J'innor 
cifiEa,  ti  finge  uqa  i^vatina  di 
manj.  Gj' lyliaj\i  50110  i  pi4 
espressivi  in  ^esti  >  e  i  Napolc' 
.  tan;  tona  i  [iiù  gran  ^etticolator 
il:'  sarebbe  intcretsaiWe  un  Irat- 
tftlelio  di  ptniamtma  tcritlo  4\ 
ita  NapoU'*io  osservatore,. 

Fra  i  differenti  getti  v'èquel^ 
htr^^tna  K^&tts.'ionione ,  .'non 

Kctupiciai  nu  luii  nprestiv^  . 
Acgligeote  ,  a»  anDOÌato  » 
starà  immobile  rilisciatanicnfe  ; 
1'  ergogiioìO  rialzaiament;  ;  il 
ijiansiierc  ;picghevoImenEe  ;  un  pi- 
gro ,  un  injbecillc  inc[inaram;;n- 
te  ecjscante.  t'ultimo  termine 
dell'inazione  traoquiHa  è  disp  or- 
li piincipic  dell' siione  è  ri- 
dante, e  fissarvi  occhi,  e  orec- 
chie ,  e  bocca. 

L' andamento    deli' uomo    sarà 
libero    e    rapido,    le    es;!i    penis 
chiaro;  lento,    se  diffitilmcnfe  , 
ie    diibbJoi,irr.enie  . 


dal 


e  pili  eh.;  iimiuJni.iria  11 
della  cojcienia  rormcu 
viijo .  Il  giuoco  delle  ..,  .  _ 
niòdifieato  dall'  sndjimenlo  del 
cTji'pD .  JI  tnrp3  omliii  .coinè 
c^mbian  k'  idee  .  Ad  iina'.jdej 
fiji4,  1,1  fltorjomia  luendf  un'aria 
di  fincita  .    Ter  idee  (iy^iOi.^  si 


fanno  getti  di,  rigetto  <  <)aQi^■< 
dea  insomtna,  ogaìpcntien)  pto^. 
duce  setti  e  iqoti  parcict^r!  tpe-T 
cìalmente  net  vÌ«o, 'negli  pcc^i  ^ 
C  ne' toptacojgli. 

Ciascuna  passione  piacevole  O- 
dispiacevole  si  p^esaco'tuoi  nUK 
ti  partteolati .  \ 

II  Kjto  i  vario  secondo  le  Saé 
varie  cause,  d'^liegteiia^  di  dì- 
sprazzo,  di  sdegno t  d'ironia^ 
di  applauso,  dj  errori  ,.,dì  dil'et-ij 
ti.,  d]  orgoglio,  di  compiacenza  ^ 
di  contrasti ,  di .  sDi])re5%  .ec.  % 
seeondo  cÌMc^n^  caui^  .ha  .la  ^> 


gli  occhi  si  aproEv),  i  topraccigl^ 
s'. aitano,  la  braccia  ii.tcUdono, 
\  iratti  del  Viso  reitan  imiQabi^ 
lì .  T^tto  ciò  ha  v^tj  sradi  cdr- 
rìtpoadenti  ai  Stadi  dolrrimin/- 
rA^iow  'la  più_  .detole'  alla  pììli" 
(ubiimp,  che  giunge  pqi  alloSis- 
*«■<,  t  alla  Sarpri't.  e  a  pctri- 
focate  come  la  testa    a^  Medusa. 

XJ  Desidtrio  produce  t*nie  mó^ 
«jiGcaiioni ,'  quanti  tono  Ì  suoi 
gradi  gialla  maniera  vaga  So  alti^' 
ftrma.  Ma  l'arte  nfln  può  ci>'_ 
glitiiic  che  un  istante,  e  non  la. 
s.ucccsiiotie ,  La  pos^Iione  iocfi-' 
«atn  è  il  prime.  rì-arta.|inerale  e' 
connine  d(  funi  i  desicferj'  verso; 
r  og-e:Co  dei  il  («iato  :  tutto  Ìl  cor-  ■ 
pò  vi  si  porla  avanti^  "Tlitto  i( 
cujii,.;rio  ;^cadenell'<iJU,erf'»'rei^ 
Mliajwari,  a.el  tctrori  .^  '.. 

.Una  ddie  ,tegp!e  generali  del 
liiotc^  de' (ieéjderi  i  ,  che  V  oiea-' 
n((.'.destÌn«W'k  (<^iet  V pe^ta 
tìtti'fSmpre'a'  avvicinargirji  pi4 
di.qual^i^gue  altro  órflano,r  chf 
àcolta,  jpòif^àVvti.rbrec(bÌt>.' 
Cài)  «Ir.iìiìversJone  il  coraò  e-' 
vita  r  tegH«(  Che  fa'-qfrorCi'M, 
li  Mtt?|iS"i<iìn^efclji.ta  %'l^  p^ 
Dia  4  tim^trs),.  LagfadaiijHitRof 
"      ■  ""■'■■■'    w     ■ 


f\^                    ^  ^Àii    _         iàt 

fli*%  dal  ffiinimà  ti  itlissIitiO  éé'  fUtta   {Massiva    e    rilaìcìante  -,    ^ 

éidetiU  i  dal  disgusto  all'  Orrdr^  t  sìuntd   fili'  ultìmò   gMo  all'  «i- 

r'otii    un'indetennìnabiltf  grada-'  iattUìicnto,  rende  imitìobiie ,  co- 

iontf  di  ■noti  •  me    '!>*&  madrd  che    tutu'  in  un 

La  Caiterà  dì  fona  a  tvitte  le  colpo  Ha  vitto    tutti  i  .tuoi  Ugli 

iSattì  esterne  dclcotpo,  ma  ama  fiilmlnati:    Ecco-Nidtte 'di'sassa:' 

^TÌati^i\riita\t  ^wtie   che    ionO'  quitidd  non  sl'pins'ì  chlt'sCS  una' 

pròprie  ad  attaccare  e  a  dLttril^-  sola  cdsa,  ivi  si  penìa  fdrietDjèn*' 

gire  :  infuoca  il  viio ,  e  nietrtì  m  te ,  tutto  il  corpo  non  può  'iveréf 

Aidtd  tiianl  t  denti  .     Sfe  giunga  che  una  sola  attitudine,  t'inimo<' 

«Ila   wdtttf  ,   fa   {(bpairidict.  hiliti.' 

Imbruttisce  l'iumo,  e  lofi  con-  Lil  Cìtmen^a  diviene  Vìsiblie^' 

Aarld    dUa   Ite  Ila  naturi  ch'è  1"  se  un'aria  di    dolcezza  si  Iinisc4^ 

Oggetto  dell'artista.    P«rci&  egli  alla  graadiositì.                       . 

deve  étitare   di    ratJpresentartà ,  '  La  Cempassicne  \  dit  èoihptf 

putctii  noi  vi  Sia   obbligato  dal'  sto  di  dolore  e  dì  bollfì,  e  sit^' 

s&gg^tto.    Ma    chi    r obbliga  a  sprime  con  guardi  tenni,  e  egri 

ràggitti  brutti?  inarcamento  di  braccia; 

VOigogliodi  indvimentialffe-  La  Piè''^'*  *  dì    ^W  fialócdl' 

ri .  V  Inv'i'»  li  .dà  nascosti .  U  Slgnotl  ozioii 

SarPeTto  ii  di  fuggiischt  .'  Il  di-  -».    „.„    /•_,  ^i„.   .  >_■ 

V^morr  iIlangiiidEs«  li  tesf*  '    .  '^'^JL^JT*           "  '^'  '^ 

«legata  da, itna  parte,   accostai»  «■"««,                             ; 

palpebre,  fa  l'occhio  dolce  verstj  Lb    passitmi    fbrtl   'cagionìnol 

l'ftegetto  ^ato,  la  if  bocchino,  moti  fotti  e  yloletitl'  fino    à '^i-T 

tfal^nta  H  respìM,    e  cMcìa  so's-'  guràtc.'    Ad    una  collera  Vìcdcìi'->' 

"  '     Tutra.è  Itnguori'e  tifttórtf  rà ,  si  di  in  fmlè.    Ma   npn  yì 


t 


....  al  Rjccar  tremante   la  veste  j  di  T uomo' agei usta to  che  sa  tem-' 

ilii' dito,'  Ummo.     Più   ardita  peracsi ,   né  sì   lastia  trasjjortìtd' 

abbtacciìi ,  t  pia  ardito  stringe  rf"  di'  fprfentì  ni  del  mjle  ,  né  d4, 

Kcme  ìlcatobeneal  sucf  cuore,  S  bene.   L' Artista  dunque  .àiid<;o' 

nposali  suàteìta  ntì  di  lelseri*;  perpètua  del  bello,  nòti  degrader'^ 

La  Gratiiudine   k  fii   l'auBre"  fa  inai-tjaOi  personaggi'  (feó  es-' 

i  la  veiier4tiofte.    t.à    Sfer»n^4  pteìÉioiti  estreiìie.  ;&  setalvolt»' 

t  fra  'il  timóre  *  U  gioj*  •  '  l' ùrgoitfciìto  Jo  est«  >"  '  n6n  '  rapr'  - 

t*  Vtrgitgné    varia   seCOAdtf  le  presenti  che  quéglf  aSbielti  wr- 

<lrtM(«ilte -,  fttWi»,  inette   In  tifi,  fitti  pet  éssfte  scBiàvi  de-r^ 

fega,  di  taoti  in«erf!,  fa  b^bu-  gli  oggetti  e^tet^Knj  ,    t 'incapvt' 

^re,  arfosi&e,  Jttpanidife'i  irrì-  di  doiqinate  ne^  lóto  erojirio  iRi 

«idiré ,  c6pfire ■  '    '  ''      ■    ■    ■  -  remo.  '''\ 

n  Dffloréè  un*  jjaisìont  jtf^Jv?         PAOI.ETTI    C.^NUcoUt  Q0tfit-' 

Ae  di  tensióne  pi  i)*i5coi)i"Che'  vo  )  fece  in  Fircme  nel.  1773  iifl,. 

«.«toRaiio  a  discacciar  .il' dolo^'  miracolo  di  roeccatfiii.  TrasfOt-', 

A.. ,  &eitazìOai',    G<Mval itemi  84.  tò  tutta  sana    una  volta-  dieinCK 

4U)''llm>érJiÌDne. '  del  Pahrio  di  Poggio  InweriUe*^ 

'  l^Jiìétiìifmi»  tJrìattàtt^'X  ed  era  lunga  i>  bmccìa.',  ft  la^it 
■  C    3  pii^ 


piil  cji  €.'■  Lt'irabracd-  tut»  ea. 
tra  e  fuori  di  ItgnaiM,  ne  tagliò 
i  mitri  chi  Ja  sostenewno ,  e, 
poggiando  JU  «'  una  tTAyatura  ^ 
"  'n  Mrro  ,  U  traspor- 
>lle  .  Il  aaagaisn  - 
^  'Mte  imprese  e  1'  . 
e  degl'  igaoraatt  che  non 
vogliono  che  si  taccia  tiiente  di 
straordinaria, 

PARTI  principali  dell'arte. 
songr  i.  Composizione,  i.  Dìse. 
g'no,  3,  Chiaroscuro,  4.  Colori». 
to,  j.  Espressione . 

Un  -Artista-' eccellente  in  tutte 
queste eìnq uè  parti,,  non  ai  i an- 
cora visto.  Ranella  che  il'li»' 
perator  d*'  Pittori  ,  non  b  sta- 
to eccellente  nel  colotiro  e  nel 
chiaroscuro  conw    nelit  altre  Ir; 


Risegga  .che  una  sola  ^irte  ec- 
celle n  tementi' .  Tutto  if  predio 
di  Paolo  Veronese-noff*  che  nel 
colorilo,  it  ^uale  per  aftfo  non 
è  la  patte  pnmaria  . 

IVile  suddette  cinque  parti , 
■Ila  Scultura  mancano  due,  il 
Colorito  e  iiChiatoscuro.  Oun- 

?ue  la  Pittui'4  i  superiote  alla 
cultura  FÉ'  più  difficile  «tser 
Pittore  perfetto  che  perfetto  Scul- 
tore. Ma  se  niun  l'ictort  è  st<a- 
to  eccelletitc  in  tutte  J»  cinque 
parti,  esi  Jia  p«r ~ecc«l]enti«u- 
VBO  chi  ne  ha  possMute  tre  , 
merita  ugualmente  1'  eccellenza 
anche  lo  Scultore  the-  possegga 
Jt  sue  tre.  Dunque  se-ifaest» 
riflessione  i  giusta,'  le  du«  arci 
non  avranno  grande  disuguaglian* 

f  PASSAGGIO  ini  .andamento 
"  da  ua'effistto  ad  un  altro.  Nel 
disegno  ii  paSN^^Jo  del  iihmcoIo 
deltoide  «1  bicipit(.  dove  eiset 
pè;)iÌbiJe  |)ct.Ja  tinuakiiv  e -per 


PAS 

le  ibrme  ditfetmii.  'Rubea^phi^ 
maravigliosamente  espresso  il  pat- 
'Kgh  dal  dolore  al  piacele  di. 
Maria  de'  Medici  nell'  istante^ 
che. dà  alia  .luce  un  figliò. 

Nel  Chiaioicuro  e  nel  Calori--. 
ta  la  natura  fa  ptat^^^i  insensK 
bili.  L' Artùta  la  osservi  eoa. 
attenzione,  e^la  imiti..  I  FianiT 
minghi    e    ì-  Venciiani    vi  fOOO 

PASSIONE  i  qualunque  '  afFei. 
ijone  interna,  la  quale cc^ijnica 
al  viso  una  forma  caratteristica  *, 
Questa  forma  i  relativa  all'  alte- 
ticione  de' muscoli,  i  quali  si 
gpnlìano,  sì_  rìscringono,  s'irti-- 
lano^  si  rilasciano  secondo  Ut 
quantità  degli   umori  -  che  tice- 

Per  quanto  differenti  sieno  It 
pattìfnf  ,  si  possono  tutte  riièri* 
re  3  4  principali,  tranaaiile. , 
pJtuvali  f  disputoeveli ,  -vi^letiii  , 

Piima  d'esporne  ìf .dettaglio» 
convien  osservare  ilpijì  graa  prin- 
cipio dell'  espressione .[  Q^QSto  è 
negli  occhi  ene' sopraccigli.  Q.uir 
vi  le  paniant  si  caratterizzano 
in  una  maniera  la  più   sensibile. 

Nelle  passioni  tma^uìilt^  il 
topracciglio  s'  a'za  con  dolcezza,; 
nw  oells  ftTnci  s' inclina  con  foft-. 
Z3flf  11  sopncci^io  ha  due.  sot;(i 
di  elevazioni;.  SI  alza  net  mesto' 
nelle  .  passioni  /^sdevelì  ;  e  di 
punra  verso  la  troate  nelle-^Vd/f- 
fair.  Nel  dolora  e  nella  tristei- 
W  si  abbassa  fin  a  coprir.  Ja  pu- 
pilla- Nella  serenità  «  ne'  toi-. 
BMiiti  del  sopracciglio  si  legiio- 
no  i  sìnromi  del  diletto  e  def 
«ordoglio.    Lo  stesso,  si  può 


si  diro  de' 


,   hoc. 


^  .1.  Nelle  paitioi''  iraaquìile  le 
pani  dei  viso  restano  nel  .loro, 
KMQ  natntale  ■  né  sofftono  altf 


fMÌdnealeuna:  tutto  deve  aoniia- 
ziar^  la  pance  internft ..  Trg^i  syyu» 
V Ammirazione,  il  Desiderio, . Ja» 
Speranza  .  Cesare  tienetrato  4^ 
ammirazione  nei  veder  ia  status 
d*  A  lessandro ,  apre  ;ua .  poco-  pi  lì^. 
l'occhio,  vi  fissa. ie  pupille,  ì^ 
sopracciglio  s'inalza  un  tantino y 
la  bocca*  iegj^roicnte.  .si  apre  f 
ina  tutti  qtiest»  piccioJissimi  mon 
ti  non  alterano  jpunto  la  sua  fi-c 
sonoro  ia  «  La  freschezza  delle 
i4nte  non- soffre  alterazione,  e  il 
chiaroscuro  ^rà  d'«in  tonp  ttm* 
perato. 

.  2.  Nelle  passioni  piacevoli  tvit^ 
tt  le  parti  dtì  viso  s' alzano  ven» 
so  il  cervello,  base  dell' immagi« 
Inazione'  deliziosa..  I  moti  de' 
muscoli  sono  un  poco  più  vivi  )• 
Jc  forme  dei  viso  pia  risentite^ 
la  fronte  •  leggermente  aggrinsa*- 
ta ,  r  occhio  più  aperto ,  la  bocr 
co.  inalza  i  «ooi  .  angoli  iicersale. 
guance .  Cosi  Pigmalione  avrà 
mirata  T  opera  dei  suo  scalpello^ 
Il  colorito  deve  esser  vivo ,  -e  il 
chiaroscuro-vi  richiede  Jumi  doir 
ci  e  ombre* tenere»  • 

-  3.  Ntììc  p§sf ioni  fpiMcevidi  tnt» 
ti  i  musvoli  della  ciccia  .  s' iilan- 
guidiscono  neli'  inazione  •  Se  v' 
entra  ilidolore,  è  annunziato  dal 
tormento  dei  sopracciglio .  Se  il 
dolore  va  alle  lagnine ,  ecco  E-^ 
"paclito  che  chiuoe  gli  occhi  O'ii 
abbassa  ^  abbassa  il  sopcaceigiio  , 
gonfia  le'  narici ,  tutti  i  muscoH  , 
e  le  vene  della  fronte ,  ia  bocca 
M  pic^a  in  giù,  il  labbro  inferio- 
re x[uasi  si  xo vescia  ,  e  ii*  supe- 
riore si  pt^me.' 

•4.'  Le  pssùani -violenti  t  Cor- 
nbilf  tiranntzzano  i  muscoli  ,>  e 
Ji  abbassano.  Achille  in  coUera 
ingrossa  le  ciglia,  getta  ^oco 
<iagii  pedii,  ^ggrinza^  il  naSQ , 
mffj^'*^  mascoli,  fiDodiai»  vcncy 


RAS-'  xo| 

iiarici^  Jabbca».  tuirta'gU  si.gon* 
ita,  gli  si  eontrte ,  g^i.si  com- 
prime,, gii:  81  contratta.  Gli  so- 
90  ugualmenfie  in  contrasto  le^ 
tinte:  ia  parte  «uperioro  del  vjisó) 
Rinfiammata,.  l' iùieriQre  .è  4ivir) 
àtk^t  queJLla  dir  meeio  è  rossastra^ 
Dunque  sia  ibrte  il  colorirà  ».  ne^  / 
Ufi  sieoo.  le  ombre  per  iare  più/ 
risaltare  le  parti  delia  <te$fa  9  ^ 
ossa  ,  e  'i  musaci  principali  *> 
-  Cifaque  meeai  essenziali  con^^ 
corrono  all'  espressione  d' nna  ce^ 
sta .  I.  Il  ht\ìnÀn%Ì9mt ,  :2.  ^  i  di-, 
versi  tratti  eh?,  h  passione  im- 
prime nei  viso  4  3.  le.yAtipt^  d^" 
toni  che  vi  cagiona  ^  .4.-^  %xsfy 
dazioni  de'  lumi  i^  d«ile  4Wbre 
i^prrispoodenti.  alle  idiver^  pas^ 
sioni ,  s*  la-  cpn¥ent«n»«  -d^'  toc-j 
chi  secondo  i  differenti  graffi 
éiìh.  passioni. -I.  La  S<;ultura  al 
ccdor  Locate  suppljsceiiCoUUgg^t» 
tO' reale  e  colla  fìer^zz^  de;l  toci* 
«o.  •>  V}  k  /quadrp^  che  4ipi"S9 
;^n'  ospressione*  vivamente  fi^  che 
il  marmo  di  LaocoQQte? 
•  Citscunat  passione  principale  ha 
]le  sue  gradazioni;  e  aifv^un  a  era- 
dazione  esige  il  $110.  trattiunen^ 
particolare .      '         .  , 

Questo  gradazioni ,  •  isieap,  ra* 
911  '  e>  -ramuscelli  delle^  passioQÌ 
principali ,  i  debbono  firmare  il 
pcinoipale  flttidio.deir.Axtista  •  h 
qxmt'  effetto  egili  qs^v^rà  guan- 
to-:haff  caputo  far  di\  meglio  ^li 
Antichi  e  i.  JModeiQÌ^\  Consulti 
specialmente  il  suo  speèchi^  «  ^^ 
osservi  in  tqii  <  e:  tal*  espressioni 
come  i  muscoli,  i  tratti,. le  tiigi- 
te,-  gli  raccideiui,  [caratterizzano 
il  suo  stato  internò .  U  fHodel- 
ìf>^x%k  stessa  $;lt',insegtiei!^  più 
che  cento  freddi  modelli  àsììi^ 
-accademie  r.  Molti.  Abili  artisti 
ne  hanno  fatto  uso.  Map€;r^^- 
care  gU-  speCt^to^i ,  bi%:igA£^  f^^ 
G    4  1' 


tiskmon'^'  *  ■  '*'  ''^  '•••  •''>  '  -»  •  • 

c^  •  li  '  kà^m'  gii A>fe^èht^  •  tJi 
mUfe-^ ^«^ionl vl^iidi  delln  sniar 
lUBJriibrilÉy  reéktri'^^iMiilò'  òè^e^Va^ 
di  ^caMdéraf^e  t  *  fte^  ftdl^  ^s« 

cose  K^ilrf  «OÉte»  gli*  fèès6r6  tbC*-^ 
to  ^tkétthi .  Né'' it  wHiménd^i  ^ 
nmi'^  ch«  Ai^i  '  ^  DM^imeiitf  tèr^  ^ 
ri(n>r'tf  l^aroHf  viefenti  oi«g-^ 
fiiéti)  '"Abbonò^- eMr  ' sempre  f^ft-' 
tHltllfi'^é  «éyii)*e  «onfivcenti  all' 

Ma'  tviisi  di  ntìni  Cadere  Del" 
Titio  iH^Jfé  f^»f/<f;,  ì&  ^uali  nof^ 
sDi^  éii%  ''it^iB^gcfttttHHit  aifiouioié* 
i^tie^i'  Sjfjcwfrch'egli  èiùiifa- 
tori  ìàbt^' della  natuH,  tua  deils  ' 
Iwlhtiiattflhi*/  Dannile  toniervr 
sempre  il  Micr  amikc  ndle  p^^^ 
sidn^  prft  ^déroF&ttmrì  •  Si  ricordr 
«he ^06  pdtó  t%ìì  ha  dà  fut  giììtt 
cose .  DdH^e  lìè  «fì>rzi  ,^  ilè'eon^ 
toiéóùi  'fotisitt  i  Efii  ndéboli'^ 
refaibo  il  cai^àitere  d*  nlur  pa»ioil« 
fortini  st  faddo)«iise  i  tractr  rie 
TÌMe  dovt  t  ttìuseoli  sono  con*^ 
ttsHVv  ila  do^e  r  ifcìòne  è  ine^ 
ntf'Vi^y  -beeM  leggennente  r 
def^^'é  gK'a<cidtnti  ddJufne^ 
alBift^  y  ÒÈTtìjMn  nhtno  «iiht& 
Ti^iMrfTte  i^  Qiltoffl  Hsidte^k  ener- 
gia ét»zà  éUrtttA  )  taHIttétt  «eit'^ 
2a  '  Ijfiaii^itrr  v  topnÉAtlMé'^  aehta 
«Oiorfià.'^la  Hsét\^  deirè  essere 
fllk  i^r  qìeirf  <i»  il  j^ndoie  è  irJr 

PASTICCI  ''Mi  tóndi  n»  oirii 
ifttetttf'  ìrfittfjirtje  df  cfttay  di. 

1  Bassai^i»  i  facliVtfonM.  Lu^ 


«Al» 

feo^f  che  si.  rmat^QFftrtvtr  »  Gui««' 
dò9'  in  Nidi6laing6J<y,   j<ta   Raf^^ 
faeìio,  in  tutto,  cioè  in  niente «^ 
Tali  péFtk»Ì9n  h^tmd  Vénlità. 
deik'  scfoiie  ;  -  na  sonò  arristi  ^■ 
Pef  imitaire  i  vaientuomini  ^   b>« 
sogtttf   èanr  valentnoikyo .    p%mr. 
vaTcntuoMO    ha  la  oa  Inatiiera  y*^ 
e  4  èùdt  dì^tf  ;   t  ogni  buffone 
non    sa  contrafTare*  chi*  éifeni  e 
nsìnieré.  ' 

.'Sì  vantano  prodigl^di  tdntniS^ 
fasfloni  pittotkh«  &  ai  ^fhetttno  » 
caneo  all'  originale ,  i  pfodigy  apt-* 
Skiiooiio  ^  e  la  bulRMitna  stomaca^ 
£'  pefchè  pèrder  tale  aio -e  tenp9 
per  rendersi  rìdieolor  >  i 

FASTOSO  vlM'ga^,   movbido» 
opposto' al  secca.- /      •     ^  < 

i^A TERNO*  (,IgméKÌ0^  prfn-t 
cipe  idi  BiscàHy  n^h  SielJk^ 
nc^)  ha  «apote^  4f  bti^n  nsodelle- 
sue-mchezze  col  làM>Hcilre>,a  sue 
spese  e  con  sao-  disbgtl^  un  pon- 
te sul  SÌRieto  pr^so'  g  Otftaea  «. 
li  ponte  è  lungo  aeo  canne,  ha 
3s  archi,  e  Ai  di M>rà ha  un  we^' 
«juedotto  arenato  mngb'  canne 
9^*  La  maggior  alttfz^a  ài  duel- 
la costruzione  è  di  tótf  palmi  «^ 
Fu  snconunoata  nel  ti^s^  e  com<« 

Sita  nel  trj7  .    Ricchi,  imitate^ 
»,  ar  volete  iessd^  véMÉisnte  no« 
bili  -'    . 

PAVIMENTI.   A  piantemi 
no  se  è  umido ,  si  scai^'  il  suolo^ 
per  un  buon  piede  »    e  ^  si'  -batta  ; 
vi  si  ttSfta  sopriTun  letta  di  picr^ 
tré  ihifie  «ollogatc  cónf  ^idee  nnV 
sta  4èonris0drie  di  feltrò  f  ìndi  un 
altiv  >tfo  di   framthentì  di  pie-  ^ 
tro^ièbtt  'coM  e  con  arena,-  e  sì' 
bacm^beii  bène  ;  in»  fctL&  Uhv 
di'-)cal(S'  «B(k  pomrer  di  marmo^  e 
drptenv^d&rey  tnireo  ben  baitu^  . 
to  1   JPtiialiiieii«e  al  itìpt^pfóne  A 
mattoatt;6|r  o  il  lasctieaio,  -o'  tft 


Hitrtaà  mtatama-i  iNcondo  k^uft^ 
ìkhr  del  luc^Q ,    Ptk  ì  piasi  su*' 

PAUTRE  C  4nt^'<t  hynrchi^ 
tetto  Fr^cese  dd  Secolo  ^con^y 
^i4de  tifi  tir«mto<  d'Arcftitflttu- 
Ta«  edificò  k  CUesl  dì  PoftQ 
Reale  in  Parigi,  e  i  pdUzài  di 
GfVfes^  di  Beauraie  «c«  U  $up 
^(iie  è  pesante. 

PELL£  è  un  invilup^  dè'hVu- 
scolii  <he  prende  fòrqie  àeeideir-» 
tali  «econdo  la  Quantità  della  1ÌA** 
fa  e  del  ^ra^o;  «  secóndo  taten^^ 
aione  o  Ja  ìu^èiià  deìl^  fibra 
jielie  varie  paaaioili ,  nelle  malat-» 
rie,  tonila  vecchiaia'.  Le  fi^tshé 
«  Je  grinze  son  effètti  Heil*  ìm* 
pressióne  de'  muscoli  •  Li  kàl^ 
Jezxn  è  nel  vigore  della  giovane 
tu  beh  allevata ,  e  allora  nds  vi 
sono  nò  creipe,  né  rughe  .      \ 

lo  stile  ^ublim  degli  antichJ . 
era  di  mefteKs^  gran  nasse  di  for- 
fiKPf   («rchè  Je  Riinuzie  nooconó. 
Air  uniti  t  danno  un  carattere  di 
debolessn  e  d'indecisione. 

Sapevano -però  metter  delle  pie« 

et  dóve  convenivano  «  Si  viggn 
oeoonte. 

Chi  vuol  indicare  tutti  gli  àn4 
damanti  étìl»  pélk ,  ha  pMinte*' 
tia  «  é  ^Michelagaolo  n'  ebbe  • 
Chi  ha  Buktb  »  non  bada  alle  ni*' 
Auaie»  lavora  ih  grande  «  cgr|n« 
de  fo  RnAello. 

PELLEGRINd  PELLEGRI- 
NI  detto  TlbeJdi  Bolognese  n. 
t«Mi  In.  259a  dalla  pittura  pais^ 
«rr  archicetturA  •  Fece  in<  faitia-^ 
fa  del  Duomo  di  Militò ^iia  se^» 
mijBOtica  <    Quel  <hi«M)ne  aUbe. 

Srtneipio  nel  i^By  «oli  diatgad 
'4«n  «eitd  gamodia  T«jiseeKy  <» 
di.  ^el  Caporale  •  che  coùma^tò 
ViiruviOy  o  lece  in  CitttQee  di. 
fsififu^.    &ia.  di  chi  ai.  $q^^ 


qUéf  e^l^  ^òn  pùÀ'Va%nilt  a^'i 
tro  che  grandezza,  e^  sontuoi^ilifr.^ 
dì  ttarmi*^:  It  Pdile|rjni:.ebbe  vr 
n|  forati  questione    Coi  Emi  p^j: 
il  battistero  dello  stnssof  Dupmo^r^ 
in  tul  <«Ii   progettò   cati^e  41;' 
ferro  10  difesa  de'  suoi  largjhiffsi^  - 
mi  intercolonni  .    Sii   questo  il 
Vignoilìi >r<HÌi»nzió  la  graa  s|ir-.. 
tenz^,   che  le. fMrnèe  $9fin  JA 
hàmnP  dàtvSieneir  colle  stringiti  , 

Atchitettii  kbnétévela  a  ìnanté^n 
li  .Pri%riai   fece  k  AiUano  Jf^. 
chi^  di  S.  Lorenzo  9  é  de'  Qe«i 
suiti  ^9  in  Ancdna  là  I^Ciggia.  .|a 
Bologna  il  pàlaizQ  de  Celeti .  le 
chiese  della  Madonna  e  di  R ho  « 
e   il  Cortile,  dell'  Istituto  d'  uii 
Cattivo  dòrico  ;    in  Genova  J^ 
Qua  professa  d^ll  ora  sbppreìcj'. 
Gesuiti  .    Bs^i    andò  .in-.  Ispa*. 
gna>   e.  ne    hportò  mòito/iyaYi 
ed  ebb<i^  in    feudo  I4   suii  pattila  - 
Valsoldà  • 

PEMBROCKk  t  t<mtiiMÌ, 
ndla  su4  villa  di  Witon  si;.co^.. , 
struì  nel  priopi^o  di  ^uèitó  sé^,,. 
colo  con  stio  disegno  un  pón^^f^ . 
e  una  bella  loggia  jonica^         ■  "■. 

PENNA.    Gli  «biji Artisti  d|V  > 
segnano    aeherjtievolmehtie    coll^. 
pennift  fina  ó  grossolana  jaianegV 
giata  con  Una   specie  di  Jibéftì^  . 
naggio  pittoresco^  è  con  iin  fuò^  . 
co  senza  apparenza  d' arte^  pròdi^ 
galizzando   l'inchiostro  a  mac- 
chie>èstiéndepdòlo  fin  011^  dita^  . 
In  questa  màfiieta  app;^rén temente   ^ 
brutale  han  fatte  opere  mirabili  ^ .. 
Né  è  da  maravigliarstene. .  '  Chi  .,. 
lavora  così ,   sa  quel  che  fa  )  jea^,' 
è  sicurn  àil  fattp  suo  piiìnfi^cfiì  ' 
lavora  còlla  punta  alPac^ua  Ut-^   ^ 
te.dovenpn  si  >co^gc  óo:fi  fa»  ''. 
Ciimente   la    traccia   del  tratto  ^^^ 
non  ai  può^  ^^<^x^0iref  % 
molto  mena  si  può  'prevedere  j^„i 
effetto,  d^t^a^u» iòne;     .  .„,  ^i  , 

Co- 


tO(S  FEN 

;  Coloro  F^i  che»  daimo  lapa- 
irenz'a  d' imitare  colia  penna  i 
disegni  à  bolfno  paro ,  non  so* 
no  artisti ,  ma  artigiani  baJoiv 
di ,  che  s' imbalordiscono  a  supe- 
rare difficoltà  inutili .  Amnjazza^ 
no  crudeWate  il  tempo. 
'  PENNELLO  .  Il  maneggia 
del  pennello  è  un  mestière ,  e  al 
èiestieré  è  ben  preferibile  T  ar*» 
te  .  L' arte  deve  essere  il  princi-^ 
pai  oggetto  degli  studj  dell'  ar- 
tista e  dello  spcrjratore  /Ma  all' 
arre  è  indissoluLiìrpente  unito  il 
mestiere  ,  perciò  non  bisogna,  ne* 
gligerne  Io  Strumento  •' 

Conviene  render  oipaggio  all' 
amabile  ^jennellp  dell' Mbano,  e 
àel  j'armigiano  ,  ugualmente  che 
alla  fierezia  del  pe:  nello  di  Yc- 
lasqucz^  e  alla  leggerezza  di 
quello  di  Teniers  .  Il  ,Correg*f 
gio  trovò  le  grazie  nel  suo  pen- 
nello .  Quanto  più  da  vicino  si 
ban  da  vedere  i  .quadri,  tanto 
^iù  è  necessario  il  (Maneggio  del-f 

o  strumento^ 
Il  pennello  è  in    pittura  come 

la  iiizfone  nelT  eloquenza ,  dove 
la  principiai  cura  è  delle  coise, 
ma  non  si  hanno  a  trascuiar  le 
parole .  Le  parole  hanno  da  es- 
sere roh venienti  alle  cosip  ,  Cia-« 
$cuno  ha  il  suo  dire . 

.  Sienp  dunque  tanti  maneggi  di 

!|cnnelli ,  quante  le  mani  che  ne 
anno  uso  .  Le  buòne  maniere  di 
trattare  il  pennello,  sono  innu^ 
merabili^  e  la  varietà  deve  esse- 
re ispirata  dall^  varietà  degli  og-^ 
getti^  della  natura ,  Le  belle  car-« 
-ni  j  ie  \)cììe  yesti  richiedono  nn 
tid  pennello.  <^Ji oggetti  leggie- 
j:i_ .possono  soffrirne,  uno  grosso- 
lano ?  E  i  morbidi  uno  secco  ? 
Uno  stentato  nuoce  ai  toni  fran- 
chi.  Il  più  disgustevole  è  1' af- 
fettato vuoto  di  cose. 


l 


FEN 

PENTIMENTO  ^  .qunkhé 
cangianento  fatto  dal  pif^tore  ih. 
un  quadro  del  tutto  colorito  .'ff 
primo  colore  scappa  coi  teitipd 
sol'  nuovo ,  e  fa  conoscere  il  pen^ 
timento  *  Questi  pentimenti  sono 
buoni  segni  per  .distinguere  le  oo« 
pie  dasii  originali. 

PERbZ  C^Ptetrp')  izgo  archi- 
tettò la  Cattedrale  di  Tpledo  » 
cinque  navate  ,  tutta  di  pietra 
bianca',  lunga  404  piedi  »  larga 
^02,  alta  1x6,  -Ma  è  oscura* 

P'^RHAULT  iQfaudio')  tu 
1613  m.  i6^%  uno  de'piij  bene* 
ineriti  «architetti  di  Francia  in 
teorica  e  in  pratica,  uomo  di 
scienze  ,  pittore  ,  musico  ,  inge- 
gnere ,  fisico,  anatomico  .  Riu- 
scì bene  in  cose  tanto  disparate 
apprese  senza  maestro;  E  ,^ual 
maestro  per  chi  ha  ingegnò  ?  Lsi 
B^  prima  professione  fu  la  me- 
dicina.. D^lla  medicina  saltò  ali* 
architettura.  Allora  il  satiricsD 
Despreaux  cantò  ch^  il  nostro  àt'* 
Sfossino  ha  tinunzjuto  Alla  sua 
Arte  inumana ,  e  di  cattivo  nìt" 
dico  ti  fa  '  buon  architetto  ,  Pef- 
tault  ebbe  la  debolezza  d' andar 
a  querelarsene  da  Colbcrt  .  II 
Ministro  domandò  a  Despreaux 
come  andava  c[uesta  faccenda  : 
onesti  cavò  fuori  la  sua  satira  ,  e 
disse  averne  fatto  un  precetta 
che  invece  di  far  il  medico  'è 
meglio  far  il  mptr§tore ,  l\  Mi- 
nistro non  potè  far  a  meno  di  ri- 
dere ;  e  Perrault  Conobbe  che 
MU  satire  convien  ridersela,  s» 
dicon  il  falso  ,  correggersi  se  di- 
con  il  vero ,  e  non  prèndersi  tnai 
collera  ,  né  rispondere  :  ^  non  ri- 
sponder mai  alle  confutazioni ,  né 
attaccar' mai  brighe  .  Le  scienze 
e  le  arti  hanno  da  ingentilire  y 
e  d'^rrabbiaite  come  fanno  tant^ 
letterati  che   »i  mordono  fra  di' 

lo- 


/ 


PEit 

loro  9  si  dilaniano .  P^nault  fo 
ce  la  famosa  facciata /lei  Louvre  I 
Ja  più  beiropu  che  sia  a  l'arir 
gì  ^  Su  d' un  grande  basamento 
&'  erge  la  celebre  colonnata  co- 
rintia per  la  lunghezza  di  %z$ 
piedi  ;  ma  i^  colonne  vi  $ono  ap« 
pajate  9  scanalate ,  del  diametro 
di  ^'7)  e  sostengono  aichitravi 
Junghi  i^  piedi  •  Questa  colon-  ' 
fiata  ha  tre  avancorpi^  e  quel  di 
]uezzo  ha  un  frontone  formato  di 
pezzi  enormi.  Questa  facciata  hi 
poche  finestre .  Dello  stesso  ar- 
chitetto è  il  griind* -Osservatorio 
di  i'arigi  >  e  T  Arco  Trionfale 
pel  borgo  S.  Aiitonio,  non  più 
esistente  •  ^  E*  celebre  la  sua  tra- 
duzione di  Vitruvio .  Egli  ne  ic- 
ce  anche  uii  compendio  per  uso 
degli  artisti  ,  Egli  con  tanti  al- 
tri Francesi  s*  impegnò  neir  in- 
«venuon'e  ài*  ordine  nuovo  ^t  non 
ftct  che  guastar  il  corintio  con 
piume  ài  struzzo  nel  capitello  ^ 
Diede  alla  luce  una  raccolta  di 
macchine  per  trasportar  pesi  e 
per  altre  utilità.  Suo  fratello 
Carlo,  celebre  per  la  strepitosa 
Questione  su  la  superiorità  fra 
gli  Antichi,  e.i  Moderni»   eoo- 

Serò  molto  per  Jo  stabilimento 
elle  Accademie  delle  Belle  Ar- 
ti .  Ce  sue  Memorie  hanno  del 
curioso  su  Bernini ,  al  quale  egli 
fa  fare  in  Parigi  Una  figura  assai 
magra . 

PERRUZZI  C  Baipassare')  n, 
1481  m.  i$j6  ai;tlsta  Toscano  ili 
molto  merito  in.  pittura,  e  in 
architettura .  In  Kologna  è  di 
suo  disegno  la  bella  porta  di  S. 
Michele  in. Bosco,  in  Carpi  il 
Duomo,  e  in  Siena  le  fortifica-, 
zioni.  In  Roma  fu  architetto  di 
S.  Pietro,  ma  non  vi  fece  che 
un  disegno  riportato  dui  Seri  io  . 
Vi  edificò  bensì    il   deposito  di 


Adriana .  VI  ncik  Chiesa . .dell* 
Anima  :  la  Farnesina  ,  ableliit? 
anche  di  sue  pitture  a  .chiafoscu* 
ro  ,  e  di  prospettive  ;  il  cortile 
del  palazzo  AV^fnps  ;  e  il  palaz«» 
zo  gassimi  mpltò  ben  inteso JLa 
un  sito  angusto  e  irregolare,. 

PEHSEPPLK  11  suo  paiazzò 
reale  è  tra  le  sette  meraviglie 
dfil  mondo  1  La  sua  archirettur^l 
è  d'  un  ftusto  diverso  .dall'  Eu;» 
ropea .  Vi  si  veg^on  capitelli  air 
ti  quanto  la  mera  della  colonna 
con  un  faccio  d'  ornamenti  grosr 
sol-ani  .  Superbe^scalinate,  srs^n 
portici  colonnati ,  pone ,  fine- 
stre ,  nicchie  ^  sculture,  d'  ogni* 
$orte .  Si  dicp  che  le  mura ,  e  I9 
cupole  degli  appartamenti  foss^f 
ro  coperte  d' avorio  ,  d' ambra  ^ 
d'argento,  d'oro;  v'era  la  vi-i* 
gna  di  gemme ,  e  di  gemme  que^ 
platano  sì  grande  (Jie  C  secondo 
taluni  )  non  faceva  ornerà  neppU; 
j:e  a  un  grillo, 

,  PERSONAGGIO.,  In  Pittura 
e  in  Scultura  un  personaggio  sa- 
rà più.  personaggio  q^uanto  sarà 
più  bello  e  più  interessante  . 
Questo  è  incontrastabile  .  Dun* 
que  il  Personaggio  vuol  essere 
con  meno  accessori  che  sia  pos- 
sibile .  E'  chiaro  che  aflStiche  c- 
^li.  spicchi ,  non  deve  avere  d* 
intorno  che  il  mero  necessaria' • 
Dunque  immaginar  figure  e  ac- 
cessori,, per  formarne  gruppi  y 
per  legarli , ,  per  otturar  buchi , 
per  ammobigjiar  cantoni  ,  sono 
tniserie  degli  artisti  moderni ,  che 
distrùggono  P  argomento  del]'  o- 
pera«  In  un'anione  grande  chi 
vede ,  e  chi  racconta  le  minu- 
zie ì  Chi  bada  a  fanciulli ,  a  vec- 
chi, a  gatti,  a^  mobili  ?  Queste 
sono  meschinità.  Il  rUerirIe,4* 
esprimerle  è  ìniC  abbQndanKA .  si'e^ 

''^"      ■    '      •■•tiot: 


ìftà  TV.Ì 

Cà^gk$  una  ttia  ài  gtupfi  Im 
tMciciati,^  impirainiditi  «  in  oh 
denzaV  itL  centrasti ,  in  confort 
aiòni  i  ntm  k  atte  ,  è  un  mestica 
Yjs  de' Cortona)  rie'  Romanelli; 
<^*^LÉca  Gìotcùino  per  far  presto 
akoiri  •  scarabocchi  e  popolarne  i 
iòro  ^ai!H  w  Per  comporre  un 
èogl^tto  di  sole  ^td  grandi  ne* 
éesiarie  :^-  e*  piof  «sprimérìoi  i  dove* 
tCyh  lo'sfSrsò  d^uA  ingegno  su- 
bliiiie  ckeinedira  nóito ^  eoptra 
con  poncteraiionè.  Tsiìi  sonò  ira- 
ti ^  i  gran' Maestri  dcir^rte  iit 
Grecia  «  in  Italia. 

Ma' che  cosa  sana  uil  quadrò  f 
ae  non-  conterrà  «he  ìà  mtf  pic^ 
tiol  nùmero  di  tose  ^indì  es^ 
Séntialt  ?  '  Stitk  im  bel  ^iMdrò  . 
Ma  vi  resteriniio  de'  Vnoti  «  Vi 
testite  t  vi  sonb  andie^  heila  na< 
inni;  *  * 

P£SàNTÉ  i  quel  eh*  è  cof^ 
io»  èrosso  e  racxoleo  più  diouei 
«he  aere  jessere:  è  T  opposto  «el-& 
|o-€vaÌto  «dell' elegante  .  QUàa' 
iò'friù  «vesto  ci  piaee ,  al  frettane 
to^  ci  kpàcé  il  pétàntey  ti  |ifSé 
ftddoSsO  pei:  la  àtiìa  inadattecia  # 
}1  contoroé  pesmnte  è  go€b  .  I 
tòni  -grezzi  sonò  petènti ,  iàd^ 
Àove. I  Iwstri  sono' leggeri  ^  Pi^ 
*4mB  è  il  pànaeg^ariientòy  nOif 
^cfiè'  sia  di  panno  grosso  9  ihtf 
perchè,  invt<^  ài  nx»f rare  Jtf  fdr* 
faàe, deàe  snenifarff  chi  aatmré,  è 
formare  smaec^ie^di  siegHe  daU 
kItoOL  origine  Bn  atf ^  estremi^  » 
laviiiif^a  infipméniénte  e  in  pàc-^ 
ohettr.  II  G>elo'è./>i^M«rr  é  ftt 
H  oono^CnrO)  e^w-Jaibraìé  WJ^ 
lemilUo'  12  fq^ameè  ptsintv 
S^petr  iJie-  boti  pOsaé  ondeggiare 
al  moto  dell' arM;'  PetéHtt  i  ìà 
oohipdiicifline  se*^  «osi  cadoa  d' 
oggetti  ^  iché  lieppur  j'arMf  iSsfir^ 
bw'  pOsmi^citfCMftt  f  iS  p^iiit*<' 
sene  «Pesocuzsoflv  9  jo  H^  fOM^l^^ 


*fi« 


MA 

i  sMnt«t(i,  e  non  hifys^thìéhà» 
temente  i  cdiori .  Tutti  i  gen^ 
ri  di  t)esiri tetza  sono  sgradivo-* 
il ,  perchè  contrar;  dliar  bella  na^ 
hita  t  la  bdla  naturi  è  grindè  é 
non  perènte  é 

PIACERE:  L'Artista  pai 
j^idoere  senza  istruire,  afa  ifdil 
thìÀ  istrtHré  sénz^  piacére.  Un^ 
mruziflftie  senza*  duéttd  è' rìbutu 
tdnte  ^  non  è  istruzione .  Il  stfìé 
piacere  seniKa  Utile  èr  tc^e  hn  bet 
sognò  * 

e     '  •     • 

N09è  ^i  piacer  pia  é^h 
Che  étM  che  gi&u»  e  »Uettd  i 
iiuem  che  m  dileit» 
P'ero  pi%cei^  H<m  9«' 

Mortri  d' inge^gne  e  i^  èrte      • 
Quiridi  le  provef  éstrethe 
Cii  '/  dohe  seppe  insienie 
Hell^  kiih  iceoppiàt  ; 

11  gl'afide  òggéM  delle  BeMe  ai^ 
ti  è  d' istruire  dòl  biMeré  . 

P^r  cOttSégdire  i^^^iStd  éòfplé 
intento  ,  vuoi  cs^rè  ésj^ressioiié 
è  bellézza .  Chi  boni  he  il  iuìgii^ 
me  ingégno  di  ptì^éékr^  ^ue^ 
due  gran  liiezf i  Vi  èupptfsòe  tioì 
bef  colore,  eòi  buon  •  pénneHè  r 
óolìA  disposizióne  ^^etbppi*;  cck 
sé  tutte  se^^ndarie  «  che  costii^*^ 
Scònb  \iù  niestiere  pìicévéléi  md 
bòn  già  ratte i 

Colt  ^ualdmà  di  ^uesn^  parff 
secondarie  ,.e  con  ^alch«  ftoéèS'^ 
SÒriO'  anche  ozioso ,  si  strappano* 
degli  «l^ftuéi  passeggiéti' è  va- 
ni ,  che  prestò  ^franiscond  in  fò<^ 
ho  ,  come  è  accaduto^  ai  Soltmb^- 
niee;     - 

Il  pennèllo,  éìl  coIdre^òHoif 
mefttiéré  étìt  arte  di  dfpi hgere  / 
àottie  là  veMi^atiorte  4  if'nfe* 
stiére  '  dtiÌM  pòe&itf  .  QdaNdÒ  r(< 
pefetxtìì  pittore  àvtànndP  beàf, 
apprie»^  fa  aM>ria  ~deH*  aVtìri  im-- 

pa- 


FU 

jctrutrjtfiQq  coi|  èihtto  ^  , 
. .  PIANO  \  U  ri$i»lt4iti>  pioppeti 
libico  4i  <iiversi  iHipti ,  su'  qu^^li 
4^0.  ^Qillópati  cucti  gli  oggetti 
«:he  fsnrranQ  in  una  «€tn»;  «n^ 
iU  il  fri?n^^  il  sffottJ^^.  il  ter-- 
Jtf.s  il  ^u4rpikpÌ0f$o  4'  un  ^uadrQ 
i>  4'  U9  .l^ifiso,  tJJicvo^  fBpnmoQo 
il  maggior  o  il  minpr  grsdo  di 
prolbiiait^f  su  cmì  è  una. tale. <i. 
III1.4  ù(*  «^tra  par^  di  una  coinr 
posizioiie .  .       , 

Stabilito  il  pUno  geometrico  , 
si  d^ve  nietcei;e  in  ptp$yettiira  • 
Xa  ^ue^tQ  modo  ^  jsituana  con 
precisione  .tutti  gli  qggattÌ5<coiir 
do  le  distanze  cne  deObono  esser 
fra  loro. 

Dalla  cognizione!  cje^  piani  det 
riva  i«  Ij»,  giustezza  degli  effetti 
per  la  prospettiva  aerea  :  a,  V  al- 
tezza esatta  di  ciascun  fggetto 
sc^cf^Q.  If  ìproof^tivà  lineare  ; 
3.  la  ^ciiiu  del}'  esecuzione  » 
che  deve  variare  «epondo  i  pié^i . 

JU'arte,  deve  appoggiarsi  fU  cer^ 
$ezze  matematiche  ftt  produrre 
bellezze,  solide  e  durevoli  «  De-r 
t^  però  nascondere  le  $ue  pi'ocer 
fjlure^  regolari*  se  vuol  mostrar 
grazia  e.  y^gheziia  .  Sieno  piire 
«satti  i  pHM»\  e  le  disposizioni 
de*  plinti  «  onda  risultino  belle- 
forme  nell'insieme  generale,  e 
contristi  felici  ;.  99A  iungi  ogni 
aiPettazi^iie  «  wi  pocqpiù  ooa  pò* 
CQ.meno  di  elevazione  che  si  dia» 
ai  terpeni,  li  /n  ragioneìFO^i»  91^ 
v;^i  t.;ora<  eyidftati  %  9^ . nascosti  i»> 

m*js^mP»^f  chivi;  ^ .  ..  .  .  u 
L*  arte  ha  i  suoi  principi  det^i-n 
f^ipa^,  .ma  i  jsuoi  ,i«(|«Mf..  s^tio 
tfìc4f0  e&tevà  •  Ella  puA  iq^pìfìga^ 
re, ^u tre  le  6&^rt ^ffmtxiài^i^^ 
«^ij5  deUa,cQmjìQ|Ì^ictìe'vt  L'  g», 
Jipdoro  ^i  RaATaelIp*    il;ròarf;iiÌQ: 

di;.S.  jUdce^:  dci.iCNwiif|ikliii^^ 


fawtt»  ufttibrtta  gtnarato^^/^*^ 
NT,  eh' è  la  pitumidale^Ja^^pufi* 
t^in^pdo,  «  la.basrJ6uli-4'^ 
49«d:«^  Tutto  ail^oppoato  ^  iielU 
S.^Pctsonilla  del  Gueicioo,  KeiP 
finerguioeno'.cti  KaffiicUp  è  'Cir^ 
colare. <  W  è  in'  <difligomde:|i0lÌ9 
Deposizione  di- Danidlo^da  Vcdt 
terra>  .  Nelle  *  scene '.tnmwltue^pt 
fftfor  possono  esser  iree^oliri'^ 
^«stagtttrsi ,  cDihe  «c^'PnM:^  ,  -« 
sella  £fì ama  dei  PussinO'^r  .  v 
.Quindi. risulta.)  che  m  la  fèiM 
nm  dev»  esser»  speehtfe  otilla'  dÌHi 
sposizione  dc^  pismi^  la  scelta  a* 
à  arbitraria  ^  pnrcilè  ccpcoi^  al 
carattere  e  ali*  espiessions^  del 
soggetto;  '  • 

.  Dalla  sceha  de'^Hnw  dipenda 

3^  uella  édde  forme  neito  sdteùA 
iye^  degli  oggetti,  feimli^  nmì 
primi  p/«W  sono  figure  fìh  gfaM 
di ,  onde  le  fornift  più  m  saran«* 
qol  eul  d'avanti .  ^      > 

.  JLa  diminuzione  dtgH  V^/f^^ 
in  ragione  della  lontananza -del 
pianQ  è  un  effètto  rigpnc»o  dfHal: 
prospettiva..  Ma.se  si  voale- enfi 
un  gruppo  dtl  terzo  piano  dMir. 
qì  su  ^uel  d'avanti,  conviea.aK 
zar  il  terzo  piiano  o  anche  il 
iquarto-  Con  un  artificia  còiitra<^ 
rio  le  figure  si  possono  far  co»^ 
perire  più  iforti  supponendole,  v^^ 
un  pit^qo  molto  più  basso ,  opmcf 
ha  ]^etetto  P«  Veronesi^  ii^  pftt. 
lai^zo .  pucale.  in  Vmtf ta|  :         -.t 

,  La  .certezfco  de' /i/tfV  deDecmtM 
n$k  U  valore:  de'  toi^i  jielia.  pro>s, 
stp^ttiva  ^re^  ^^  E  ni^tio  V^bek- 
i«tipQrf«iite  .  ^e^eo^gett37  atifeà  » 
ceS»H^  altrimenti  non  più  gfj&is 
d^kiii  rcHiumi  e  dionifan9<'^t»i 
tgi  sar^^Mifi  ^nfusoi.  .  '  ■-■  ^     '  «^ 

^Chl  Aon  concÉKc»  t.grad^  c^ 
separano  i  pÀ«f». «Iella. sua  ofNqtìM 
niHi  può.  pro<htrÉe.apazr<eiatt|ped 
l«vp«)^dijtà  d(vtt6e^  dbe  danner 

i  tOir 


Càftia/^^nn  ttìa  al  ^ppt  hi^ 
toKCiati^'  impiramiditi  «  in  e»* 
deiizaVMii'Ccbtrasti,  in  contori> 
iiòni  i  ntm  k  ati»  ,  è  ud  méstie^ 
t>is  de'  CórfoDA  ^  ite"  Rdmanelli  ; 
ìde^^LÉca  GiaibcMnc»  per*  far  pmtù 
oKdH  '  scaraboethi  e  pópalame  i 
'léràf  jqtiìBàH\  Pe(^  comporre  uà 
èog^em»  di  sole  ^td  grandi  ne* 
éesìarie^  epia^  «spnoiério  a  doveri 
le  y  è  Jo^sf<$rzò  d^nJi  ingegno  su^ 
bliiìie  ckeniedira -nàtM^  e  opera 
t!Oft  pdndbtnuiioné.  Tali  ^onòita» 
ti^  i>  gran*  Maestri  dell'irte  iil 
Gradane  in  Italia^ 
.  Ma' che  tosa  sana  uil -quadrò  ^ 
ae  non*  conterrà  ahe  ti  solar  pie^ 
tiol  nùmero  di  tose  ^inài  es^ 
$àntklh  ?  *  )Sarà  ^  im  bel  ^iMdrò  . 
Ma  vi  resterinno  de*  Vnoti  «  Vi 
testitet  vi  aonb  andie^lieila  na< 

PESANTE  i  ^tiel  ch*è  cor^ 
io»  èrosso  e  raccolto  più  di  quei 
«he  deire  asterei  è  Toppotitó  «Tèi* 
lo'cYcJto  «  deli*  elegante  .  Quan- 
to *  ]Jiù  fttester  ci.  piace ,  al  frettane 
ttr  ci  àfnàcé  il  pelante^  di  ^^tMl 
aèàoéMó  per  la  ^Oa,  i^adattetia# 
Ih  cotttoroé  pe^mnté  è  gotfb  .  I 
tòni' 'grezzi  vmó  petènti  ^  ìi^ 
À0V6J  laatri  sono' leggeri;  ^r« 
HmtB  è  il  ^panaeg^ariicntcry  aòif 
^cfiè'  ita  di  panno  grosso  9  dtK 
perchè^  invt<^  jdc  nx»f rare  Jtf  fór*» 
air.  deàe  ibembrà  clè  cnimré>,  4f 
formare  «naec^ie^dr  si^e  daU 
kiéotiOL  orìgine  fin  ali^  estrtmìM  » 
Inviliu^a  infipnnéniénte  e  in  pàc-^ 
dwtt» .  lì  <G»ela'  è ,  pn*nr9  é  Jpar 
Il  ooao  sturo  ^  a^  CMB^ia  iònxisi  dtft' 
le  nubi  »'  Il  fc^ame  è  pitinfé^ 
a^'pai^  dkr  bob  pòi^i  ondeggiare 
ai  moto  deiracta;  l^etàHrè  i  ìà 
oobpdiicifline  sr^  icùsi  carica  d' 
oggetti  ^  iché neppuri^arìof  iMr^ 
bw  ptMm^cìtCMftt  »'  iS  p^an*^' 
«aaè>'^'>eHCuzÌ0flv  ^  ad  ti  pcìand'lcri 


«r.f 


*  • 

temente  i  cdori.  Tutti  i  gené^ 
ri  di  t)esàif tetta  sono  sgradivo' 
if ,  perchè  contrar;  dlia  bella  na^ 
itita  S  la  bèlla  naturi  è  grande  é 
ìtÒR  petènte  4 

PIACERE  i  L'Artista  pie 
j^iioere  senza  istruire ,  afa  tfcM 
nó^  istrtlirè  sènza  piacére.  Un^ 
létnitiofné  senza*  duéttd  è^'rìbue^ 
ùitiìe>f  non  è  istruzione.  Il  ^kl 
piacere  seniKa  Utile  è"  4:obie  nn  bet 
iògnò  é 

r-    -  .     .  .       • 

Nofi  v*i  piacer  pìh  Bette 
Cife-étM  ebe^rtfve»UHtéif 
Huem  che  m  dileìt» 
Vero  p$%€ei^  Hon  ^ 4' 

Mortri  d' tn^e^no  e  d*  èrte      • 
Quindi  le  proife  èftrefHé 
Chi  H  dolce  teppe  insietti^ 
Holl^  kiih  àveoppiàt  ; 

!1  gl'alide  oggetto  delle  Bette  v^ 
ti  è  d' istrmre  dòl  bì^^té  . 

Per  con^gitire  quésto'  dòjr^ic^ 
intanto  ,  vuol  cs^rtf  èsJM-eèsiolid 
è  bellétta .  Chi  im.  he  il  ìhWì^ 
me  ingégni»  di  p^ieékr^  que^ 
due  gran  liiezfi  Vi  èuppf  f&de  coP 
béf  colore,  Còl  buon  pénneHò  r 
tdllH  dispcMizióiiath^'atbpp.i*:  ccU 
se  tutte  sei^ndarie  f  ene  cosdhif*^ 
acònb  ìkì  ÉAtsikté  piltcévéléy  n^ 
bòn  già  r  tftte . 

Còli  ^ualdmA  di  tlufkte  partf 
eecondarie  ,.e  ton  qualche  itcceS'^ 
tfbrio'  anche  ozioso ,  si  ^trappiiHy 
digli  tippìitaii  paeieggiéif  è  va-- 
ai ,  'cbr  prestò  ^nmYsconò  in  fò>^ 
ho ,  còme  è  accAduny  at  Sb]ime>^^ 
n-f  «e:  • .'     "■  ■  '      •     ■  "^ 

Il  pennèllo  4  éil  céltkesóhàìt 
ttmurìéré  étìt  àrie  di  dfnijìgere  / 
àottiet  la  veMl^atiorte  le  linTe- 
stfére  dttìU  ptknià .  Qdstodò  if, 
pefeiti  t  il  pktùrt  àvtànfitf  bett^ 
appfiiè  la  tieoria  -dcH  *  eH^gf  kn<>  * 

9^ 


MA 

.,  PIANO  i  U  ri«yltJ|ti>  pfo$pet7 
tioo  4i  divet^t  jHintft  •  su'  qu^^li 
^^ofiolìo^iti  tutti  gli  oggetti 
«:he  fsnrranQ  in  una  «€tn»|  «n^ 
4*  iJ  frim^^  il  s^^etfJit^  il  ter- 
Jt9.3  il  qùiiérpikpi^no  d?  un  qfvadrQ 
i>  4*  U9  >l^iifiK>,  rili^o,  ffjirimoQO 

ìXì»^^^t  o  il  minpc  grsdo  4J 

Itfofbifdit^,  su  ci)i>  uiiftUÌ«.<l. 

ìàm  taX  ^Itxz  pdttf  4i  Ufln  icoinr 
posizione. 

Stabilito  il  pièno  geometrico  , 
si  Ài^vft  metc^ce  in  ptpij^ettira  • 
ì^  ^ue^Q  .modo  «i  ;»ituaAa'  con 
precisione  .tutti  gli  qggdttis^ohr 
do  le  distanze  cne  d^OboiiQ  esse]- 
fra  loro, 

Dalia  cogi^izion^  de^  piani  det 
riva  .1*  la.  giustezza  degli  eflPetti 
per  là  prospettiva  aerea  :  a,  i'  aU 
rezza  esatta  di  ciascun  fggetto 
sepo^do-  If  ìproH^tivà  lineare  1 
3.  la  ^ciiiu  del}'  esecuzione  % 
che  deye  variare  9i!wmà(x  i  pt^^i  • 

JU* arte,  deve  appoggiarsi  fucern 
$ezze  matem^ticiie  •  pei^.  produrre 
jbeJiezaEe  solide, e  durevoli  t  De* 
i^e  però  nascondere  le  sue  pjoce*r 
/  ^ure^  r^qlari ,  >e  vuoJÌ  mostrai: 
grazia  «  yaghcz^^  •  Sieno  pure 
c^atù  xpÌ0nf^  eie  disposizioni 
de*  plinti*.  oodQ  risultino  beller 
forme  p eli  '  i  nsienje  -  gen er^le ,  e 
contriti  ^lici  %  ma.  lungi  ogni 
atfwazi^o^V  lAn.pocqpiù  oiui  po-c 
cc^ ,  fneno  ài  elevazionft.  che^  si  dia^ 
ai  :terrpni,,  li  f^  ragiooev^i  »  91^ 
v;^i  i;<)ra.  evidftnf i  «.  ^r  .nascosti  > y 

w^i^^mprf  chiiiri> .  ;  ..  .    .     » 

L  arte  ha  Ì  suoi  princip)  dct^tr. 
f^ii^a^ ,  :m*-i  '^àuoi^  ^(|Z^  s^o 
nf^9  9^fl^*  Ella  fUà^  im&m^ 
re^jutte  le  m^HMI^ft^^txich^m\ 
W^.  Wla^  cQi||pO|i^io0^,  V  B^, 
Jipdoro  di  RaflTaeJlpw  >il,ir,arm*<>^ 


.fi 


HA  W9^ 

m.y  eh' è  la -pitBitudaleo jai^puoi' 
tain  ^pdo«  ^.iaibasrj6ul<t^4'it»' 
^49ti.é'  Tutto  aiPvOppoBto  ^  119II* 
S. ;PctfiQnifia  àtl  Gupmw ,  Keil^ 
finergumeno:  cti  KaffiicUp  è  ^cii)» 
colare  ^r  ^  è*  io'  «diagooKle  :|i0lÌ9 
DeposizioniT  di^  DaniSlo.tia  Vcit 

terra  ^  .Nelle- scene ^tutiwlmw^^ 
fftfof  possono  esser  irMgoliffi'>f 
^«stagttarsi ,  tomt  «ci  'Piiir^  «  ^ 
sella  ^ ama  del  PussinO'*  •  >•  «^ 
.Qiùndi.Rsultat  che  «e  la  fèiM 
nm  dtys  tsscr«  speehife  *Q«^a*  dini 
sposizione  dt^ptMm%  la  scelta  a^ 
^  arbitraria^  pnrcltè  xcpiDop^à  al 
carattere  e  ali*  «spiessions^  del 
soggetto;  M 

.  Dalia  scelta  de' ^Hnw  dipendii 

3'uelia  ééi€  torw  vMj9  alteatA 
irer^  degiioggeeti,  feimliè  ne* 
primi  p$4n$  sono  figure  più  gtan^ 
di ,  onde  le  tanm  piùiiaie  sarAn-» 
UOi  wl  d'avanti .       •  „      i 

.  JLa  diminuzione  degli  Q^g^M^ 
in  ragione  della  loittanansE^^el 
p/>if9  è  .tin  efetto  ri^noso  df  11^ 
prospettiva..  ÌAn.si  si  voale-  tM 
un  gruppo  del  terzo  piano 'd«àiir 
9Ì  au,  ^cl  d*  avanti ^  eonvisa.ak 
zac  il  terzo  piano  o  anche. ii 
quarto.  Con  un.  artificio  contrae 
rio  le  ^^9  si  possono  far. co»^ 
patire  pià^rti  supponcndpfe  4il^ 
un  piaqo  motto  più  'basso  j  opOMf 
\sL  pcaaKigta  P«  Veronefl|p  id  pat . 
lai,zo  .pùcalrin  Vmtffta- 

e  La  .certezti^  de'  /irtfurde^c&iM 
na  il  valore  4a'  tpi^tv  jieUa  prov;. 
apiettiva  ^re^  /•  £  .^^^do  i^faett. 
i^tportance  iraVao^getti'v^atifeà  tt 
<»^H4  èltrime^ti^non  più.  grj&is. 
c^iofti  rdiJuq»  e  diiomfan».  tpt^ 
Ufi  sar^^Mifi  infuso:.  .  •:  i   ^  ;  \  .^ 

;Chi  Aon.  coneisc»  i. gradi  <40b 
sepai:aRO  i'piaif^.slella.suaQ^eqi^ 
non  p<tò  proditctejSÌMizr4Eeiatt|ped 
l«J^Wtfoi|dk4  d^vofit^  cbe.datinqa 

i  to^  - 


idr«ppi>  Qpi^  por^  1*  ittq  «rd ina- 
tto :  nahno  piegato  -licff^  sul  cor- 
{>o  1  flbi ,  e  fcan  Itsciato  i  gr^i- 
•dtfini  p(it  i  maAti  )  e  bau  fona, 
una  faivia  propenpiQim  fr^  i<i  ph^^ 
àhe  meno  dcHcafe  e  i  m«ttbr4 
lolle  hffo  figure.  -^ 

Miehelangcjo  cqti  tutt^  il  Siiq 
gtacHo  suir  antkhità  v^stl  le; «uè. 
i^nre-fli  gmcsolaai  c«iie«aocir»!p 
di  euo|,  e  in  conseguenza  (e  aqe. 
pieghe  <^n<(  goift  e  grossolana . 

A^fac^rto  DuiQ  ptac  che  -flon  'a*" 
vessQ  in  mira  che.  harracant  po^ 

flessibili s  «Ackt  pi$gh  rotfe.  ru« 
fileni!  • 

Gli  angoli  vaiti  ^  «  la  forine, 
regolari  aono  contraiie  alle  pie^ 
gbe  f  e  agii  agjHtti  pittoraMhi  • 
Nelle.  yfeMh  è  indiapensabilt.  wni 
^iife»v«  die  faccia  cQqDaoere  chci 
fe  v^sti  aaparrengaBo  a  Una  yecr 
«ona  ;  on«e  9e  fossero  seocamente. 
interrotte  4a  unaparee  nuda^  in-r 
terr(t^to  pesterebbe  il  ioio.  priQci*^ 
pio  col  loro  fitte, 
'  Richiedono  anche  variati  ni^lt*^ 
inuguaglianza  delia  loro  gny^z<p 
xa  ,  della  ioro  aitueaione  ,  delle. 
loro  forn^e  ,  Ma  questa  inagnar 
glianza  ^uol  ^«ere  dolc9^  per  er 
vitare  \%  durez^  e  i  t^gìi  cQn«r 
trarj  ail*  ordina.  L'ordine  nitro* 
▼a  anche  nella  facilità  e  nella  ìix 
berta  di  disporre  le  phgke . 
*  Le.  pingh  non  hautno  mai  da 
^cttitare  If  str$n|itÀ  del  corpo; 
^  debbono  farne  conoscere  le  suo 
ptinqìpàli  articolaaioni^ 

hlelle  Piéji\t  ^i  conosce  V  iogt- 
gnq  dell  Artista ,  che  le  sceglie, 
e  le  dispone  secondo  rjcbi^e  il 
i;j^ra(tere  e  iì  moto  del/a  figura  , 
C  le  f^  contribuire,  ali' e^pres^iorte 
generale  Mr  la  scelta  e  per  gii 
affetti  del  chiaroscuro. 

|»IETRE.  P^  dipinReiì^  «d 
9^9  fu  Ijs  pie; re  |   Fr^  Ba^uana 


«E 

d^  Piombo  le  fece  ìotonacart^d' 
«n  misto  dì  pece  ,  dlniastfoe  ^V 
di  ealoe  Viva:  éoisk  ià|3tturaTt;g- 
se  «Ha  imiidità ,  t  si  mtntienn 
Sella  e  fresca.  * 

'•  QxKÌh  piettt  fine  che  si  dicd* 
MO  preziose ,  non  sono  preziose 
che  per  eli  occhi*.  Un  selce ,  ote 
tufo  èd^un^:  Btiliità  assolttta  • 
Ma  i  rubini  e  i'  diamanti  «ttto 
d'  nna  bellezza  ^bbagliàcnte  ;  Il 
bello  è  pia  raro  e  pie  prè^ioMi 
del  necessario.  -  -^ 

Su  le  pietre  preziose  è  ditte  si 
è  inciso  ab  immemot^bilì .  Gli 
Egiz)  saranno  stati  de' bravi  iis-* 
cisorì  :  eglino  hanno  inciso  in- in» 
cavo  basalci  e  graniti .  Tolomeo 
non  seppe  far  a  LucnlkrdonQ  ^iu 
nobile  ^t  uà  afoelb  <K  ^etaloo  > 
isi  cui  era  inciso  il  suo  ritratto.* 
Cleopatra  portava  in  dito  uli'  in-, 
eiaione  di  fiacco  .  Tutti  i  popoli 
più  colti  dell'  antichità  hanno 
avuto  tiegf.  incisori  in  p!bti!e  ^ 
Dunque  k  Grecia  ne  ha  dovuto 
avere  oegli  egregi .  Infatti  si  tix)^ 
van  incisi  in*  bdlé  incisioni  i  no- 
mi de' loro  famosi  autori  ,  Cro^ 
oio.t  Apollonide,  Dioscoridoee* 
Colone  ,  Hyllo  ce.  t  Romani  noti 
fibcéro  9  che  pavone^iarsi  df  quel- 
le produzioni .  Giunsero  a  ta}o 
morbidezza  eh*  ebbero  anelli  'da 
estate  e  da  inverno .  Chi  non  po- 
teva averne  iti  pietre^  fine,  se  no 
procurava  di  p^sfa  di  v^t'ro  colo* 
Qlto  con  p;irti  metalliche.' 

Queste  pietre^  incise  noo  «ervi-. 
Vjino  solamente  pe;  andli  e.  per 
sigilli,  ma  per  ornamenti  d*ogni 
<oi:tej  specjalmentft  muliebri  •  Nel 
foistiilh^imo  poi  fiiròtt  imjd«^-» 
te  negli  altari  e  ne' reliquiari  , 
niente  importando  che  rappresene 
tasserò  sogjgetti  profanissimi . 

{«(  incisioni  incavafe  nellt  pie^ 
tre  durt.  .fono   pr0geir.oli  «  noli 


Vie 

^anto  per  il  lavoro  »  cfcc  ìQosV  in 
jpiccolo.  non  può  essere^  g^iym  co- 
jsa>.  9U  per  la  consfryazma^  4»i 
lavoro.  Per  la  durezza  delie  pie» 
txc  e  pec  ie  indsioni  {jicavatevi 
si  sono  conBcrv^ti  ritratti  ^ii  419- 
paini ilUistri^moniimcnti ,  e  tcat" 
ti/cfi  mitologi^ ,   f;Ìt   gitr/miaii 

•  Al  rijorgimento  dfdle  ar:ti  [jc 
^etle  scienze  Risorse  aiv^he  ^esjca 
incisióne ,  sotto  Lóresizo  da'  ^ie- 
:^ici,  e  vi  si  resero  iilusia-i  .Gio. 
*dclle  CoénÌQle  fiprendn^j  b^^ 
ìneaieo  de'^Camnei  MiUoest  ^>xk€ 
furono  fuperati^  df  Pietro  ^aria 
4i  >Pe3eia  ,  e  da  MjlciieluiQ  ^  Cit^, 
JBetnardif:  Matteo  écl  N^sar^  , 
Ciacomo  Caràpjio  Veronese,  V^* 
Jério  yiqei^jtini  >  Luigi  Anichìw, 
Alc^antjro  .Cesari ,  Gaspare  Lee* 

yfuan  ,  Mitet^ni,  Coldorè,  Side- 
ri ,  Costanti  e):.  Ma  in  questi  Iq*- 
To  Morij^opsi  hi  a  cercaKi  né 

'«giueUa  an^^a  fii.  pensiero  j  , -ne 
quella  precisione  di.dtsegnd,  cke 
.iQQstitM wpoo  iJ^  cajratterp  jMa 
iielfezza  Gt(^a<.E  qu^^t&i  r,^' 
nico  vtro  d^^stJnjt^vo  fra   Jejac^- 

,/5Ìpi\i  antiche  e  >no<j^i:ne..  .Tutti 
gli  ai trr  contrassegni  sono ^i^cjj^, 

.  «ome.  la  x^Uj^Iità  dellf  pies^^  9  fi 
lavorò,  non  Hnito  'oegji  accfi^^Qr^y 
le  lettere  infortfìi  ,ee,  -  \\*    >  . 

,  Gli  antichi  e  i  ji^od^rni  Ìi»aK^ 
WCÌso.ii^^Qgni  p^tiVSaa^^.e,  a^- 
flie  preziosa.  JVfa  specunni^/ite 
iicUc  cor/iiote,,  9  nei)c . ^arrfoni- 
ifle^,  e.fleiiie  ajgatjB  pet. Je.  ii>cjsi^- 
*^".»;»!^»y*?<:i.:«ieJfqa^ate  owi  jifr 

.  1  rilievi.^    o  $ieflq  per  i  camÒK:/.. 

.gì  è  ardito  ancfe  d'iqckkife  ,nel 
diamaiTte  j  e.  /^ndirpa^^CpErhairo  ^^a 
pXWsq  d'^verpR  inp  .ai?tico..i:ap- 
presep tinte  ^cran(j.d.«I  valve  ^i 
•jc?4  ml^xscfùihì\^  m  ji  S(  per 

^x)pera  dirpostanzi  jjotojii  |[qiÌ^. 
iÌ<^.;/:errò  Cìtmehu  Blrago  ne 
£>/>;,  B.  ^rf/  T.  II, 


iic»  D-  Cari^  r^à^y^fm  !«,?<= 
-ipostr*  -«i«  alffO'rflii  Jr"^«n«o  J. 

j?ioni  non  #oi»o  iie«jpt^feqafi^\S« 

4en  espresse ,  n^ìsu  9(i^vas^U'ì^' 

ida  ^irnio^»  >ff a^lft  #ì4sa  w  w;« 

pifttA^diia  i  mo^^f^i  ^/cióè;  r^or4  > 

.stuwnienù  di  «fCdlKt»   «.  pofvete 

V  C^t4*e;  Pii(ii«|.liaflh«{«^^t0i«u4e 
pietre  inciie  Mflrietce,  .Wfttt^) 
«ievPoii^;  porwai-cc^^.— :jt  J:> 

Delle  pietre  ÌAcis»  si  so9t>l^ 
te  i:aci:oke  ^19^^  'M^oopn^^H- 

ii^acdo  Agosf^i:&in«9e  an- 

.^^  l.«  coiieti^/dcll»  inerirei  tn«i- 

.lie  deVDu<Jar  dj-*tolooto»8sh- v^è 

disegnata  d/i  €ìp9mÀÌ!^*4L  i«if»» 

.f}a- Bpftoloa^i  «.-"^^  P/ìr'-*  * -^  :.'    ^«r 

Gli  antishif  a^nam^  ctèAu/tì  «il 

xliissq  eÙero-gcMT  £^Uceit)ftj  di 

pierre  if9fcis^<  ^Mi^iSa^uto' teniviD 

.gì  $illa  ìm  il  prifrio^  9i:  fbwarq^ 

un  ^Mnmo^it-^ì^mpciid^fwnò 

«ei  C:^9ipidog^k>  tlitle^oMéli^xhe 

..,tp]s«  a  ^^4ridgf«4<-é:is&llo^oni!flh 

rproJts^Je  ^f: tempio T^^'Vérteve 

.(fe»^iri^|pe,:Wifrcfcsllo  «tfwierdi 

•^A^SAJft^.  jntf  AfWipwn'ial  tJia'.taa^- 

iW>^f*jdi^  $8f)€0arid  deif  «a^-d'  " 

Apollo  s\ilt^^f^iM'»  :-^  :..  tMf 

f.^,  I^jfMi^i  .;vi;  si.  fllcftcl  ^e«ipre 

;^^FÌ^..Ì€HpJiy«tat^  ;.i|to?[i  il*  èvSovtia- 

Ao  che  non  cjè  abbia   una  colie- 

H  zio- 


/ 


1X4  Wt 

zìone .^  Qnella  éel.GtVì  pwsk  di 
Toscarìa  eca  giunta  a  quasi  3 
/  miia  pietre.  -La  Facncsiana^uciita 
air  Ercqla^ae .  dovrebbe  essere,  ri- 
sfcttsAyiic .  I  ficchi ,  ^U  antiqua*- 
r;^  i.cDcioti  »  :i  fastosi  ne  hanno 
ancora  delle. belie.» 

Si  ha  «per: la  pàù  bella,  conaiola 
fra  quante  mai  ne  .produsse  la 
Grecia  nel  8W>  teoiipo  .più  bello  « 
ia  corniola  denominata  il  figHr 
lo,  di  Mtcj^eisftg^o  >  Di  mano 
la  mano  venduta  e  rivenduta 
giusse*  nel  fabioetto  del  Re  .  di 
Francia.  Questa. incisione  è  cetr 
tamente  preziosa  per  il  lavoro , 
ma  la  sua  singolarità  è  nella  :Com- 
posizione  9  l^^uale  in  piccolo 
s^zìo  contiene  una  molt&j^licità 
di  piccole,  figurine»  £  appunta 
per  questo. non.  può  esser^  .la  piì^ 
bella  ;  e  incp^nparabiloiente  più 
bella  sarà  qualche  altra  .d*  una 
-sola  figura .,  d*^  una^  spia  tes^a  ^ 
La  moltitudine  di  picciolissimi 
oggetti  sarà  mirabile  per  U  pa- 
zienza del  lavora  .  Ma  da  que* 
sto  al  bella  la  distanza  è  grande  • 

Le  pietre  per  V  Architettura 
lian  dT  avere  resisten?^^  da  ;  regge- 
re al  carico  soprapposto,  e  alle 
vicende  dslV  atmosfera  r  del  cal- 
do »  del  gela,  de^^ali»^  Le  pietra 
sarà  consistente  ^  se  avrà  un  co- 
lor uguale,  granitura!  finay  mol'^ 
to  pesa^  buon  suono ,  erotta  dia 
schegge  nette  ^  se  lasciata  allo- 
sxc^rta  in  luogo  umido  non  sof- 
'fra  alterazione  %.  se  esposta  al  fuo- 
co non  sr  fenda  y  e  se  immersa 
neìì*  acqua  non  divenga  più  pe- 
salate y  né  vi  lasci  fanga*  L'ar- 
chitettura esige  fisica.  La.princi» 
pai  cura  è  nelr  impiaga  delle  pici- 
tre  ♦_  di  connetterle  bene  9.  e  bar- 
dare che  non  si  disorlrna^ 

PILASTRI  sono  colonne  saua- 
dcate  >  e  i^.  conseguenza  debpon 


avc^e  quanto  convien  alk  ccion^ 
ne,  base  ,  rastremazione ,  cartel- 
Ja..  Ma  sono  menp  belli  deUt  co-* 
loiuie .  Dunque  se  ne  faccia  me^ 
,uso  •  Non^mat  isolati .'  Peggio  rL- 
durli  a  fette ,  e  metterne^  delle 
&ltje  negli  angoli» 

PINO  C  Marco  di  )  pittore  fi- 
architetto  Sanese^del  secolo  XVI 
edificò  in  Napoli  la  Chiesa  e  il 
Collegio  del  &CSÙ  Vecchio ,  ora 
Università  «  fabbrica  grandiosa* 
Diede  alla  luce  un  grosso  libr9 
.d'architettura»  e  ima  raccolta 
de'  professori  del  disegna  Napo^ 
letani^ 

PINTELLI  Q  Baccio')  arcfii- 
t^ta  Fiorentino  dei  secolo  XV 
costrulm  Roma  la  chiesa  e  il 
convento  della  Madonna  del  Po- 

I)olo  y  il  palazza .  della  Rovere  ', 
a  Cappella  Sistina  nel  Vaticano  ^ 
]'  osneoale  di  S.  Spirita ,  la  chie- 
jsai  di  S.  Pietra  m  Vincoli  ,  e 
Ponte  Sista.  In  Assisi  ristanrò 
la  chiesa  e  il  Convènto  di  S^ 
Francesco .  ; 

PIRAMIDE  vvfol  dirfuoco^. 
F^r  la  figura  creila  Eamma  si  so* 
no  nominati  piramidi  quegli .  e* 
nojrmi  e  inutili  monumenti  diE«* 
gitta..  .  ^ 

In  Pittura  sì  è  voluta  ptrami" 
dare  gruppi  e  .composizione  ;  e  si 
^, voluto  ancora,  decretare  per  rc- 

fola'  essenziale  il  pir  ami  dare  . 
)unqu^  Coypel  il  più  classiccf 
di'  parami  datori  sarà  al  di  su  àx 
Pussino  e  di  Rafiaello,  e  di  tut^ 
ti  gli  antichi  di  Roma  ^  e  d^  £r- 
colano  ,  e  d*  ogni  descrizione  di 
Pausania  e  di  Plinio  ch^  non  p/* 
ramidarott  ma^i  .  Il  piramidàre  io- 
pittura  è  ora'  dello  stato  maggio-' 
re  ,,  cosi  che  i^  paesaggi  e  le. 
bambocciate  sono  escluse  dalla 
legge  d*  andarsene  in  piramidi  ^ 
cioè  '    *" 


in  fiamme.. 


Gli 


<1 


^ 


Xli'AtchiMni  non  pinmideg« 
giano  che  dentro  le  chiese  in  cer«» 
ti  mausolei  9  quando  incollano  al 
ttturo  un*  apparenza  di  Piramide  « 
Recentemente  in  Roma  in  ung 
specie  di  villa  si  è  formato  un 
piramidino ,  non  fila  di  pietre 
vive  come  quello^  di  C.  Cestaio  f 
ma  d*un  materiale  di  corta  vita  « 
Chian to  siamo  piccoli  I 

PITEO  e  SATIRO  architcN 
tarono  H  Mausoleo  che  la  Regi«* 
tia  Artemisia  fece  costruire  in  A-* 
licarnasso  a  Mausolo  Re  di  Ca-* 
tia  suo  marito  *  Monumento  fra 
le  maraviglie  del  mondo  ^  dqnd^ 
aon  poi  stitì  chiamati  mfuitolet 
gli  altri  sepolcri  sontuosi  •  La 
sua  situazione  era  delle  più  van- 
taggiose ,  eminente,  aunteatrale, 
su  la  marina  :  una  gran  piazza 
col  palazzo  reale  da  una  parte  , 
dall^  altra  il  castello  col  tempio 
di  Marte  che  avea  un  colosso 
scolpito  dal  celebra  Telocari^,  0 
da  Timoteo  «  e  più  in  l^i  tem-^ 
l^i  di  Venere  e  di  Mercurio  coita 
fontana  Sainlacide  d*  un'  acoua  che 
faceva  innamorare  chi  ne  bevea  « 
In  mezzo  a  si  gran  piazza  era  il 
Mausoleo  quadrilungo  del  circui- 
to di  4SX  piedi .  Ciascuna  faccia-^ 
.ta  era  adorna  di  colonne,  e  di 
statue  de' primari  scultori  ,  di 
Scopa ,  di  Timoteo ,  di  Ltocare , 
di  Briassi  *  Su  questo  basamento 
s' ergeva  la  Pira^iidtf  composta  di 
04  scalini,  con  in  cima  il  carro 
del  Sole*  Tutto  il  monumentò 
era  di  marmo,  e- alto  14O  piedi  « 

PITTORESCO  è  quanto  con- 
viene alla  pittura.  Poche  cose  in 
sàtura  non  saranno  pittoretcke . 

Per  pittoresco  si  prende  un 
non  so  che  di  straordinario  che 
dà  subito  all'occhio,  e  diletta. 
Qiiesto  pittoresco  è  il  meno  ^\U 
torico  « 


PIT*  i\^ 

Nella^  età  belk  delia  Pittuf  j( 
Vitrei  9  Michelangelo ,.  Rafifasllo 
^c  non  conobbero  zitto- pittore- 
sco che  la  Storia  t  il  ragionamén- 
to, la  purità f  il  carattere,  i'  e*« 
j^pressione*  Decaduta  l'arte,,  e 
quanto  più  decadde,. più  si  sono 
neglette  le  sue  parti  ess^ziali  » 
pii^  si^  sono  accarezzate  le5li^K>t 
sizioni  manuali  in  eieganciT  Noi^ 
pili  ingegno,  non  più  riflessione 
lielis  disposizione  del  soggetto  « 
|ìon  niù  bellezze  di  forme ,  noa 
purità  di  disegno,  non  carat- 
tere ,  non  espre$$ione  •  11  gran 
pregio  de'  quadri^  è  divenuto  4x1 
^1  mestiere  di  aggiustamenti 
pittoreschi ,  ài  etfetti  pittore* 
scifi ,  di  tratti  pittoreseJki  •  Così 
i  pittori  hanno  acquistato  il  pri- 
vilegio di  non  pensare  più  t  ag- 
giustano ,  manovrino. « 
.  riTTURA  .  E  chi  non  resta 
sorpreso  nel  vedere  in  4ina  super «• 
fiele  piana  oggetti  in  rilievo  pec 
soia  virtù  di  tratti  e  di  colóri  ? 
Ognuno  é  Se  ognuno  che  vegcs 
in  un  quadro  i  capi  d^  opera  del- 
la natura  ornati  de'  colori  più  ri- 
denti ,  e  di^xssti  in  una  maniera 
incantatrice ,  è^  rapito  d'ammira- 
zione ;  e  se  gli  oggetti  ammirati 
per  li  loro  rilievo,  e  per  l'in^ 
canto  de'  colori ,  gli  toccano  il 
cuore ,  gì*  ispirarlo  il  gusto  de^ 
.piaceri  inndcentil  del  coraggio  , 
della  virtù  \  t  ss  m  quadro  ecci^ 
ta  in  lui  le  più  belle  passioni: 
%llora  >seli  diverrà  appassionato 
per  queiFsArte ,  la  anale  stabili* 

sce  uno  de  punti  della  sua  feiicir 
tà  nello  stato  sociale  *  Tale  è  Ul 
definizione,  tali  sono  gli  effetti 
deìlst  Pittura  4 

Ella  ci  decora  e  ci  abbellisce 

Case ,  teatri ,  palazzi ,    tempj ,  e 

ci   diletta  senza  ricerca,  senza 

SPidio  i  senza  fatica  •  Ciascun  vi 

li    a  tro« 


^ 


\ 


-^ 


suo  «èt>«:- chi 'è  «fusibile,  è'toc- 
catoldàir  é«ypes»foiie  ncfel  soggèt- 
to j  ^  drfl^figirtc  chc'ltf  «fcbmpón. 
gOi;ia:^'.<eh>r  è  éd(ikW  df'mémoi^a 
sì'cohìpià«^^rìvpdérvì  ^ùtl-ch'c'ha 
Jiniiaftffo  ''distótià  %  »cfti  ftVofa: 
Ufi'  V^-oéthìo  '^  ir  ^  pfò  gfrósiofanò' è 
-volgare  •saVà^'fìisaf or  dalfe"  Forme  e 
^^I  ofltere  li?^  ifrf<qtjadm''betI6  : 
' -'  L»' intéro  dfel tif  Pk ttfrà  S' cstett- 
^  pef  ttjtto  l^tìtìTVérso  pcf  hrtti 

*i  'ptèserffta''la  co^piu  'àtitfché  e 

te  p1ù>lontÀiie,>'fe-|3Ìtì' beHe,  e 
^el'nfkòdé  iijifà  bèlJò  .  In  qtte- 
.MO '  èli*  è  supcriore  allii  uàtàfa  ', 
Ja  ijftiflife^  nOfi  fel-reiicfe  vmbHé  che 
hi  i6t^  todé' pTc&éft ti  .  "P^r  V'iti- 
tsirkesimù  df  qfte^itte  J^  uom6 
^''tnnlià  ae^K^^h  V  f  eneM"  iiègK 
afferàsi  5  eVéde^c^ì  gjojà  ié  riilt 
tiidtii'di  CMftiiitipossIbili  -z  tro^ 
vàrrf'ìttsfertfe  <-'■•'•  '"••■'  V  '*» 
'  '  Sé  fe  Pìr>t»|taf'pijiò'ìstrùir  J'  uo- 
mo ne*  suoi-dòvert  ,  é  ip^kmxtìir» 
fò  delle  più  nobili  passioni  ,  può 
anche  ccciAnab  deJidcr;  àbbomi*» 
"nevoìi .'  Allora  cojivicn  reprimer- 
la .  E'  cdfee  r  orò  ,  cW  #  detesta- 
bflc  se  corròiWpè'  i/obs turni . 

L'  eccellei^a  della  Ff'tturà  non 

foasistc  in' «Una  perfetta  itii'ftazipT 

^ne'^déHa  nattn-a',  qosi*  che- li*  cose 

I  dipiiwesi  pWn'dsno  pi?r  reaJf.'Què- 

statith^ibnè  è  inipos*sfbiIe  ;  fnòr^ 

comi  vn-  aktt^i  è^^etti  inlmdUIfr  « 
W-di'^intè  èoi«fe  V  <l^Ji  fiirotìb^ 
uve  di  3?eusi ,  Ja  tendina d' A  jjfeOé'j^ 
•IRiaiwilitàwipidfe' .  Mà-néglt  ò^ 
UrtiiWbiil'e  di<ìin^'cMx'^y/ìÌ&; 
Vwte  hoin'faf^  far-iqttèsta  HHì^tó^- 
ner-  JVI^lm  iBén0  |MÌÒt  ftW*  ^efllf 
còte  grandine  in  |"rèff^/ldrrfafiàti-' 
t»  y  '  ppiehè  ftonr  ddf^pimfò;  irtii^ 
<o  di  veduta  lo  sjMfttatòms^thfe 
jii^  da'eseer  e»nd<nttK'  yt^^ùèàì  pthiT 


to' ,  sì  accòrge  '  òk\H  «fcfdrmfti' 
deirtirtc ,  confìe  atcade  tielle  Pto^-r 
pettive.        ■' 

^  Ù  eccenénzà  della  lanuta  h  di 
dilettar  la  v^sta  colla  '  bellezza 
delle"  forme  ,  e  tbììn  vìvente  de* 
ttìiìckì  fin  dowc  eWà  pi!Ò  arrivare» 
tf*  esprimer  le  passioni ,  e  di  toc- 
carti co^  sentimenti  più  nobili". 
X.a  Pittura  ,  come  la  Poesia  »  dà 
f- jmmaèine  dì  tiìtto  quél'  che 
cade  sotto  i  séVisj  della  visni  "io 
nitri  i  mbi^fmfenti  e  fri  tutti  i 
*ufit?  possibili  di  Vedtitd .  Jm«r 
Wasfini  '  non  sotip  còse  .  Le  ith- 
'inàgini ,  iguandò  ctìmpa)?isèbnd  cs-- 
sère  iipmagini^  et  piacciono;  ti» 
tìon  ci  piacciono    s'è ,  si  prendono 

•fer'  eoJe'trìiH;  'E  èlìi  poti^ebbte 
soffrire  V  aspetto  '  d^  tma  strage  , 
d^  u ni  t^gre ,  ' se  ti  tòmpaHsséro 
-effettive?"      ' 

^  Su  ie  >BfeiM  Arti'  si  sond  fabr 
bricati^graW^sbfe'itti.  ISfell»- ìhtèr- 
"no  d^lfSdrfrci  berchè  littóre  'ip- 
-d^c^ti  -àpbrfò'rjPerchè-  %  Pittu- 
ra iiOh  è  cosà\'*mià  «imhiaginè  ài^ 
cose  .  E  'per'  h  Stt^z  liagionc*» 
'ijb%tt'e i^ajtibt  sòfitoo  idi, coloro 
éhiéhon^Vbrrebb«?r8* finire  c^e-nOh 
yòssopo  tore  in  qbelPàtfbtìdinc 
thè  Mih  '  iStSnte .'  mìsioì  i  E*  ben»- 
Ù  ^^iònèvbk?' '<ifiè  •  Je*  pirturè  -sìe-- 
m^  qSfi^iiènri  al;  Ifiogo ,  '  «  da 
tpbWi?è<^erè' comodamente';  Per- 
ciò'queìfc  tfenè€dpóle  s^V^ssoa 
«ite  ttime  ii6n''fttrtV^E''cmpuò 
VedèVler*  ■"'■"-  ^  ,  •■'-^'  " 
'l^^raMivÈrsl  géhéi^  di^  Vhmrè 
)!Ì^o    e'  la'  frorJa;-  in  '  cui  ^ 


'ratppreienta^gwv 
ne  àtt'ìficta}cr  dtlfà  natura  ,  afta"  è 
àiìtKe  •uìi'a  rkfprtitHtkziàive^  pée* 
tìòA'\^  Sca^licr*éi?^|J.?;ettì'dha<iowi. 
Cdi'rQrftf  alla  stìtt  risecUziein,é  i'4^»  u* 
00  stile  sublime  per  caratteriMàt^^ 


\ 


nt 

Ji)^  e  spiega' gran  trjitti  di  imni^- 
j^inazione.  £lla  sa  adottare  tu^- 
ti  gli  e^eri  fn  qualunque  azione 
e  in  quaisisfa  circostanza  ,  B .  cò- 
si trasporta  ne^  cieli  i  corpi  to^- 
•  réstri^  fa  discénder  ie.n^voie  ih 
terra  4  realizza.'  gli  ^s^eri  mora- 
li e  ideali  «  intatta  là,  vi^ta ,  va 
al  cuore  )  i$tt;mi^e  e  sprona  il 
bene  ;   ,  _       .  ,     ,  .•-  i  « 

Dopo  il  gefierè.  priinacriq  aeì- 
la  Storia ,  vengono  i  generi^^  si^ 
baitecni  delle  h^ttagUe^  t  qelle 
tose  familiari  e  naturali»  do^esi 
xichiède  anciitf  qu^cliq  scèlta  t  nia 
il  principiai  tperitd  è  .nella  rap- 
presentazione viva^  e  jntere4an- 
té.  .Tutttì  piace  in, pijtwra;  né 
èérpénte ,  oè  niostro  è  pii!^  odioso , 
se  e  ben  dipinto.;  piàéciooo  aa» 
che  le  guerre  detestate  dalie  ma- 
dri .  In  questo  secondo,  genece 
s0n  Compresi  .i  pa^euggi  i  e  le 
vedute  di  giorno  ò  di  notte, .  r.  ^ 

Il  Ritratto  è  Hn.jgci^ére  che  ri- 
chiede poca  iinmaginazione ,  ina 
esige  verità  »  è  la  xerifà-  vuol  es- 
ser interessante  è  bella  « 

Dopo  I!  ud(no  li.  bfstia  più  het-' 
lA  è  lì  Cavallo,  i. perciò  dimci- 
Je  4d  essere  oen  dipinto,  ^ijpef* 
bo^  dì  pelo  corto  e  nno,  dì  m(v 
ti  eleganti ,  tfìS^mfest»  if  sue  prò-' 
porzioni ,  e  la  dìÀTerenza  dé^  j>aa- 
si  che  lo  producono,  la  nobilita^, 
ia  forza  ^  la  leggerezza .  Tutte 
je  sue  parti  .concOi:rpno(  alla  sua 
bellez£ir .  .  £  perchè  .  i nnbru ttiffio^ 
colla  mutilazione  de*  crini ,  del- 
la coda,  ddJe;  orecchie  ?  Invece 
dì  gusto  «  si  ha  dfiprtevazioné  ^i 
gusto .  .1  Cavalli  entrano  noti 
solo  i?4lle  battaglie ,  ma!  anche 
nelle  Storie ,  nelle  cacc^ ,  e  .ne] 
paesaggi*  .Quivi  entratio  anche.! 
cani'  e  tante  ^Itre  bestie  .  Onde 
l'artista  è  in  ,  obbligo  di  .stu- 
diatici 


s«       t 


.«  I  i|fts;:i^2  p^  dipjjmgere.  sono  a' 
fresco,  a  te^ipeeà^ja  guazzo,  à 
.sQinjiatara,,  a.  pa9^Il»  , ,  in  cesa,' 
.  |n .  m^o^ico  ,  ^Hi  fì/tìxe  di.  rappoi- 
,to  ^  in  tappea^^ia  i  in  «-a^Mi ,  j^ 
.yetrp,!  ^.  sn«>lta,;ifi  iaiìiiv(àn  iu- 
4^ggiare  y  ali!  incawslo  ,^ad  olio. 
Kelk.  Galleria^  dì  Vienna  si  m,o- 
itra  mh  qit^dro  j^  oliò  coll^  da- 
ta dèi  .1090 ,,  e  uq;  altro  del  x^^ 
di  Tomaso  di  Mpi^ufi  3^mò,»e 
a^uni  aldini  d^  secolo  XIV  ,  È" 
4iondi|tièno  ,  incontrastabile  >  che 
-Gio;  VanrÈyclà  di  Bruges  venip 
j\  £ine,del  sècolo  XlV.^i^e  confr- 
da  il  segretfi,  ad  Antonio  jda  Mf^ 
sjna  ^  peif  <^ui  $i  ^^^^^  in  Ijàljàv 
^  Se  è  y^tó^  come!  u  assf^rìsce/, 
che  i  Pittori  3  più  antichi  à>|òri^ 
sero  colia  spugna ,  i,  tratti  d«/(e 
Jorò  figure  ;  non ,  «vra^no  certa- 
mente ^VHto  esatteiiza., .  aè  deli- 
catezza. Dopo  il  pennello  iipn  si 
è  saputo  inven,tare  di, meglio.  : . . 
.  La  Pittura,  ^.spggett^  4  varie 
Ì3SÌ,  Ecccinc.u  Storia .      ..    ., 

STORIA     , 

DetiÀ  .PixTua>  nEctt 
.    .  Antichi  .    . 

•    ••■....■        .  A  -■    . , 

L'  uq^o  vuol  imitare  ,.  e    à^ia 
.{a  varietà  del^e  forme  e  dej  còlo^ 
i;i .  Da  quésta  piace»  è  ^r^e  la 
Pìùura,  Non    si  Jia  dunque  18 
cercare  qual  popolo    ne  sja  stato 
r^nventore  .  .Qi^esta  invenzione 
ùeUQ  stato  gro'ssolànó  è  stata  da' 
per.  tutto  -.  ,      ^  .'..,.    ". 

1  Selvagci,    c{ie  ^ppen»  sanno' 
nasconder  la  loro  nudità  i  hantn^ 
pittura  ,^    è,  /ai,  portano  dovun- 
que vaùno^^  se  la  iiqpi;impno  do*' 
jorosaiàente  e  indelebilmente  nei- 
if!  carni.    Questa  i   una  piKUJiflk' 
di  lusso..      .       .  .  .•   ' 

,  A  Questa  ptlfiu^fU^r^-di  lu^ 

li    ?  ^ 


\   J. 


ji8  hìr   ' 

%C)  sUocesse  Ja^  seconda  éi  biso- 
gno ,  cioè  la  delineazione  deììt 
'Cose  più  memoraffdqF.  L'uomo 
^ama  più  il  superno  che  il  neces* 
sario .  QiKSta  sua  seconda  pìttù^ 
rà  not  nata  «rata  che  di  gerogli- 
fici •  molto  finteriore  allascrittii* 
ra  lìfabetica , .  là  quale  non  è  che 
un' alibremit^ioae  di  quelli..  Ma 
una  tal  pittura  priva  di  colore,  e 
'di  rilievo^  non  fu  che  un  mero 
disegno  t  ^  disegno  anche  goffo 
(^informe  .  E  perchè  non  aven-^ 
^o  coloro. da  /are  altro 9  non  far- 
-lo  peifetto,  e  meglio  di -Raffael- 
lo ,  il  quale  era  distratta  hello 
stesso  tempo  dal  colorito  e  dal 
«chihirQséuf^  ^  Perchè  V  uomo  non 
fa  bene'  il  meno  che  quando  sa 
ftreyifpiù  , 

Dop<>  secoli*  e  secoli  di  sempli- 
ce di^ég^o  si  venne  àl^ colorito. 
*£  ij[' colorito   fu  di  gettar  masse 
di  colori  ;  '  tsxtto  gìaHo  >  se 
«ste  avéa^a  esser  gialla  ,  ros- 
so se  rossa ,    turchino  se  turchi- 
I.'    Questa,  'pratica,  grossolana 
on  fu  di  popoli' grossolani  «  ma 
i  popoli  industriosi,  degli  Egi- 
2J  9  o<^l*  Indiani ,  de*  Cinesi  • 

I  Greci  osservatori  più  sensibi- 
li e  più  fini  vedendo  che  Ip^na- 
i  tura  ofiffé  gli-  oggetti   iti  rilievo 
«  con  giuoco  diluce,  fecero  pit- 
'  ture  a  chiatoscuro  prima  di  far 
quadri  coloriti .   Laddove  gli  al- 
-  fri    che  fjitevan  quadri  colorati , 
'non  seppero  n^ai  lare  un  chiaro- 
oscuro  >  E'  ben   naturale    che    la 
maggior  parte  .delle  nazioni  non 
sfacessero  che  colorire  ;  il  volgo  è 
^Attratto  da'  colori  ^  t  preferisce  ad 
>uti  esatto  chiaroscuro  un  quadrac- 
*cio  >impiastrato  di  cofdri  a  plac- 
che brillanti   senza    Interruzione 
kIV  ómbre  è  di  riflessi .  Aw' incon- 
tro r  Artista  ha  più  bisogno  d* 
«inteìligenÈa  e 'di  studio   per  far 


san^ 
"la 


ùn  buon  thlaroscuro  che  p^ 
lorire  .        •• 

Prima  di  dipinccr  col  pe^nel- 
*Io,   si  è  {)ètQto  dipingere  in  co* 
lori  secchi,   cioè   col  connetti^ 
•re  differente  ^ezzi*  di  legni  varia- 
'mclrtc^loriti  )  intarTià^e.   Cdh 
.pietreaTìliverso  tolore  si  dipi4-> 
'gè  a  mosnho .  CÌtfir  ago  sì  dipin- 
ge^ a  rietino  su  le  teTe^^^^e^wIla 
spula  si  dipingono  stotfe  e  arstr 
zj  •  Molti  pòpoli  "non  hanno  ti- 
.s;^tQ  che  alcune  di  tfiieste  manie* 
ìf  e  di  dipingere  :  e  si  può  Sospet» 
tare  che  queste^  abbian  preceouto 
la  pittura  a  pennello  •  ' 

PltTUJlÀ  I)E01.t  Ecitj . 

~    Platone,    che   vivta  400  anni 
•prima  dell*  E.  V. ,  ci  attesta  che 

fikEgizj  esefcitaVìino  la  p/>#eir« 
aao  mila  anni',  che  ^nssisteTa» 
jio  t^ncora  opere  di  quella'grande 
antichità'.  Te  «juaH  erano  come 
quelle  che  vi  si  facevano  tutta- 
via a  tempo  suo.  Dunque  gli 
Egizi  per  tanti  gran  secoli  sfon 
^aveanò  nella  picturat.  httó  alcun 
progresso .  \        . 

Le  loro  figUre  scolpite  Ò  dipin- 
te erano  sempre  in  una  positura 
tesa.,^  gambe  unite,  braccia  in- 
collate ai  fianchi',  orecchio  pia 
in  su  M  n^so  ,  fatela  cif colate, 
mento  corto  e  tondo ,  guance  ro- 
totfde  , .  occhk)  troppOf  rilevato 
/nclf  angolo;  e  bocca  tirata  in 
' su  .  ■  ■        .    '  ^  j 

Molti  di  quésti  diJetti  nasce- 
vano dalla  conformazione  degli 
Egizi  )  <:he  non  erano  certo  bel- 
li he  di  'statura ,  né  '  Ai  forme  . 
.Av^an  però  la  conformazione  ne- 
cessaria alPuomo.  Dunque  tfnxA^ 
ti  difetti  provenivano  dall*,  igno- 
Tftnza  degli -artisti.  Ignoravano 
interamente  V  anatomia  • 

Tut- 


\ 


~\ 


PIT 

^  Tutu  V  anatomia  d*  Egitto  con- 
aistevaa  sventrare  per  far  Mum- 
mie .  Mestiere  consimile  a'  no- 
afrt  TllSfmittoni ,  i  qnsli  vuotan 
polii  e  capretti  senza  badare  alle 
iorme  e  alle  fu  lezioni  delle  ossa 
e  de*  muscoli .  I  Mun^miari  Egiz> 
potevan  conoscere  la/orma  de' 
budelli  ;  ma  questa  part|?  d*  ana-p 
fomia  è  estranea  alle  beile  arti . 

Gli  artisti  d'  Egitto  ignoranti 
^eir  anatomia  y  voinero  esser  igno- 
ranti delia  natura  vivente .  Se  V 
avessero  osservata  con  occhio  stii- 
dioso,  non  avrebbero  ra{>presen» 
fate  le  figure  com^mammie  infa- 
sciate « 

Forse  i  loro  Sacerdoti  li  obbli* 
^avano  a  quel  MuQiniismo ,  e  a 
innestare  teste  di  bestie  su  corpi 
umani,  e  teste  ugnane  su  corpi 
bestiali  •  E  viva  • 

Dunque  in  Egitto  non  artisti  « 
ina  artigiani .  Nelle  loro  pittu- 
re ,    che    si  veggono  '  nelle  fasce 


PIT  119 

no  prnafi  di  pefson^ggi  i  ricerca- 
tissimi come  t' Mago tti  della  Ci* 
na,    ^ '«^ 

Anche  i"  loro  Mosaici  furono 
dello  stesso  gusttì»  t- 

Sono  tuttavia  i  Piémam  come 
sempre  sono  stati  i  AH'  Impera- 
tor  Schah-Àb^a^  veni|p  ii  |rilÌo 
d' imparare  il  disegno ,  e  ricorse 
ad  un  pittore  o£)ndc50  cho  si 
trovava  colà. 

Pittura  oik*  Cimisi* 

Un  pittoricchio  Italiano  chia- 
nato  (jÌo.  Ghirufrdini  è  stato  al- 

ta  Cina ,    e  ci  ha  dato  di  quella 
ut  tura  una  cognizione  preferii»!- 
e  a  quante  ce  né  hanno  a^bbia- 
te  i  Yiaggiatori , 

I  Cinesi  non  hanno  mai  avu- 
to ,  né  hanno  la  minfima  idea 
delle  BeJIeiflrti,  neppure  de' pri- 
mi elementi  .-  Non  sospettano 
che  vi  sia   Prospertiva,    e  fan- 


delle  mummie,  e  ii|  alcuni  mu-    lìo  pae^gi  che  non   sQni9  pae- 

ri  nell'alto  Egitto,   i  colori  so-^ saggi.    \    - 

~'    •     •  •-.    i  .  La  natura  umana  colà   non  è 

bella:  ^  gli  Artisti  invece  di  ab-* 
bellitra  ,  studiano  di  deformarla 


90    impiegati   interi   senza  e^er 
misti ,  né  fusi .  Ignoranza  . 


La  grand*  occupazione  de*  pit- 
tori Egizi  -eriaT  colorare  Va- 
si di  t^rra  e  di  verro,  barche, 
metalli ,  téle ,  casse  e  fasce  di 
mummie ,  Anche  in  Grecia  '  at- 
tualmente si  dipingono  immagini 
ài  divozione,  e  sempre  in  un 
mòdo  ;  ma  non  perciò  vi  è  arte . 
Così  in  Egitto  artigiani  pitto- 
ri, e  non  pittori  artisti.  Forse 
fluesto  mestiere  vi  durò  fin  ai 
^olomei . 

•  Pittura  de*  Ve^sìasì. 

Scolari  degli  Egizj  disegnaron 
sempre  cornei  nostri  fancjulli .  - 
•  Celebri  i  loro  Tappeti  anche 
in  tempo. d' Alessandro }  pd  era« 


quinto  più  possono  .  Un  ventre 
grosso  e  per  loro  pna  sublime^ 
bellezza  .  Una  iìgura  corta  e 
panciuta  è  riservata  ai  loro-^roi. 
Le  loro  Eroine  han  da  esser 
secche/,  e  sperticate  cofiie  fan- 
(asme  . 

^  Non  si  parli  di  disegno.  Tut- 
ti gli  Orientali  non  <x>noscoDO 
che, un  piccol  numero  di  tratti 
che  ripeton  sempre .  Qualche  te- 
sta ha  una  specie  di  verità,  ma 
bassa  e  viziosia  •  Ampie  vèsti 
cùopron  ^utto  senza  indizio  che 
à\  di  sottb^-vi,  sieno  ik^embri  •  Le 
Stremiti  fanno  paura . 

Gl'ignoranti    vi   ammirano   il 
i:olorito  brillante:  merito  del  di- 
ti    4  1^  9 


N 


120         UT  ' 

pa,  i:iion  ^JÌ*  arte  che  yrt  io 
impiaga  >%oa  ^<dti2a  arte  . 

La  lorp   $tarQarfa  {>eT  quanto 
sìa  cattivi,  Jtó  è  jttj^fJo'  detfa  pie- 

iori  À  inalbato'  al  :^nf|ior  raif- 
^  «fi  t'ittor  4clla  Córte,  i  ^ 
^ccsef  ad  uóa^  glorila  superfor 'a( 
Rafaélla^  ;  Gtf  '  altri  Ctsurti  vi 
4iv«iyJ ero  pittori ,  «  ibandaroìiò 
A  Parigi  quelle  loro  briittc  bat- 
t«rlie  >  chefurón  pòi  corrette  da 
J^T' Cochin  prima  d' intiidem.. 

PjTTUlbE  Et&vsche  * 

«  •  ■ 

Cli  Efh/scht  passano  per  i  più 
antichi  jPittorf  a'  Italia^  e  anche 
per  i  pii^  brayi .  Sle  ne  railei» 
arcT.  Plinio  dice  iChe  pr^ma  del- 
h  fondazione  di.Romar  la  pittura 
in  Italia,  cioè  nella  Toscani ^, 
trst  Ritinta  aiia  perfezione.  Tan- 
to più  ine  ne  r^legro  co'  Signori* 
Toscaili.    Ai  fatti/  '    . 

I  fatti jsono  che  le  sole  pitta- 
te  Etrusche  che  ci  restano ,  sono 
lielJe  tomb^  dèfP  antica  Tarqui- 
stia .  W^clcelitian  ne  fa  una  de- 
cer isiione^  succinta,  mk  sin  l'art? 
ata  zitto  V   Briàvo* . 

IST^Il^  Ca^^pa^na  feiiKe.di  Ni- 
fioM.  e  pec  ^uasi  tutto  ..il  Regno 
di  Napoli'  si  scavano  f^af*  anti- 
chi di  cre^a  fina  ben'  tirata  e  di 
belici  forme ,  ma  di  cdlor  tietro 
con  deliheaxnenti  di  varie  figu- 
re .  li,  BnoiiarruotiS  e  il  Cori 
sono  siati  de'  principali  a'  descri- 
ver? q Mesti  vasi-,  e  perchè  q^ie- 
flH  scrittori  etano  ToJicani,  vol- 
lero pff  patEJdtisiéQ^  chiamarli 
ysff  Ètru^cksi  e  br^f  da  per  tut- 
to portano' questo'  falso    noiBC'. 


In  *I*tìicanà 'non  se*ne  è'n^arì  tW*» 
vato  neppure  ii.no/  E'  3Cc;tdirttfi 
a  quésti  vasi  cóme  ^  -hooW  ÌAws^ 
do,  che  pòrta  il  nome  di-  Aine^ 
rico  Vespuccr . 

Nel  Remilo   dr  Napoli  vi  son^ 
Stari  Grecr  .•    Dunque  sono*  Grew. 
che  le  pittura  de' v#iy  nori'  Eìtu** 
schi.    Dunqt/é   bcHé  bel^lissinie' 
fci*   ogni  .Grt€uIo,    il  quale  vi 
vede   quel   cHc   sf  vuai    vedete 
nelle  nuvole .    Una  còliexionie  dfc 
questi  vasr  è  per  S  Witiekeinvi» 
un  tesòro  dr  disegna^  e  per  chi 
lifi  i!  senso  ceiàùne  è  una  luatin* 
conia.    In  fatti  ttoii  si  trovano» 
^he  ife^  sepoleri ,  né  possono  pia-^ 
ceVV  òhe  ai  ihorti.' Nel  Regno  vi 
sono    stati  Cartaginesi*^ .  Sàrace-^ 
ni..  Normanni,  Xeotoiiiei,  Gai- 
li^  Ispani,  e  chi  non   vi  ha  fat-^ 
to    il  gallo  !^  Dunque  què' v#f# 
dr  qaan  inani  sono  ì    de'  hazio«' 
pali  no .-  . 

•f  ITtCRÀ   DE*  GaECI  • 

.  In  niuaa  parte  di  questo  Mon4 
do  le  Belle  Arri'  sono*  state  colj 
ti  vate  quantor  nella-  Grecia  .  L 
Arte  del  Disegno  ^vi  v^xixa  unar 
data  anteriore  alPasiedio-di  Trò«* 
ja^  cioè  più  di'  1300  anni  prikiw 
dell*  E.  V.;  Ma  1  Pittóri*  ci  co- 
minciano ad  esser  noti  lAoltopii^ 
tardi. 

T.  ^Ularco.  fior!  700  anni  in-» 
circa  prima  dell'- E.  V.  CFn  sUà 
quadro  fu  comprato  a  peso  d'oro 
i^al  ke  Catidaulc. 

a.  Lo  Scultore  Fidia ,  che  brili- 
,Iò^  nel/a  metà  del  tV  secolo  pri- 
ma dtW  E;  V.,  dipinse  in  Atene-' 
Pericle  Olimpico. 
^  j;  Panenò  fratello  S,  Fidfa-  di- 
jnnse  in  Atene  Atlante  che  so*» 
stiene  il*  thondo,  cfd  Ertole  ac-- 
compà^Qatd^dii^Teieo'e  da  Pirir 

too 


vtt  • 

personificate  Jia.Cz^^ia^  ^.Salamv- 
i9a  eoo. .rostri,  di  navji.  Oipinsf 
anche  la  lotta  d' Etcole^  xontrò 
il.LipQc  di  Kemef^.J^ace  che 
i»It7»8gjÌ4.  Cf^^indra  ,•  .  Ipgffdàjpà», 
con  ^ua  iVpaare.9  Pcpoieteo  caricp 
fìi  catene,  ,jed>£rc<>le  .accinto  a 
Jtberatnelo;  Pantesìiea  chf  spira 
in4>JCjiccip.di  Achilie  ve  aueJBf- 
^ridi.cQ,.ponpiL.  de  mo  gi^xéì- 
jo^n  ]Ln  Atene  dipiqse  ia  batta- 
glia^ di  Maratona  t  e  ^i  ^i  ric<> 
DOscQva.  .Milziade,  .  C^IIiinaco  9 
Ciflc^iro4  e  dall'altro  Iato  de* 
Persiani  £Hiti  e  Artaferne';  Ma 
In  Elide  egli  dipinae  ,11  xomhat-^ 
timento  c^^li  Ateniesi  condro 
ie  Amazzoni,  e  Io. dipinse  neU 
io,  scudo  di  Minerva  scolpitV 
da  Colerete  ;  f^olorire  i  macnii  ^ 
o  i  bronzi  non  pare  ,d^  tm  bel 
gustò,.  . 

4»  Polignóto  di  Taso  C  420 
anni  ).  AV)  ih  primo  che  ve- 
sti le  donne  di. colori  brillane. 
JMeglio  lasciarla  nude  ;  .  Fu  il 
primo  Ad  injcrqstarle  di  yarj  co- 
Jori  ;^  me^Uo  sejDza,;  Fu  anche 
41  primo  ad  aprir  loro  U  bocca  ^ 
|ie  poteva,  fkr  di  ipenò .  Ma  V  apti 
anphe  a^^i  uomini ,  e  loro  ,Me 
.niostrar  1  denti.  Dunque  prima 
idi  hii  i  Pittori,  erimo  arci^otici . 
£^  lunga  la  filza  de'  suoi  .qu»> 
drif .  £  che  Ofi  n'iftipòrt^?  Ari- 
^stotile  vijtroyò  un'eccellente  e- 
^pressiopo.  Si^  narra  che  per  é- 
sprimere  t  dormenti  Ai  Prometeo , 
.^v^se .  posto  jilia  .  tortura  uno 
schiavo  4  Alcuni,  pittori  modèrni 
sono  accusati  ^  d'  avfe^  crocifisso 
uomini  pe^  far  il  Crocifisso .  Quiù- 
t^jLliano  ^li  rimprotvera  debolezza 
di  ipplorito  :  ma  dopo  ima  mèzza 
doz2;\na  di  secò(i  non  so  òuid 
fcoloricò  il  mantenga  vivo,    lu- 


m 


siti 


jcjatia  se  ne.  y^-  io  estasi  per  Cà^ 

Sandra' nélT.atto  ch'^  violata  dà 
^JACCf  e  dke  cht.  si  vftd«va  la 
verecòi^ia.  di  quella  Principessa 
a  traversò  del  vékj'ioti  tuì  éi 
^priy d  il  .viso .  La  grande  ope- 
ra di  pòlignoto  A  'Kliaf taglia 
•41  Maratóna  dimìi  nel  "P^ile 
4'  Atené^i  ,Nd  davanti  ^li  Afi^ 
.nicai  ci  ,Pérsiàfti.:  tbrobattVyaniyi 
4'  u^ual  valóre  \  iitl  centtdi  hr- 
QJlci  prendete!)  h  fag^  t'apre» 
cipitavano  cbnfhsl  in  uH  ^ataf- 
so  j  nei  fóndo  i  vascéllf ,  da^  gita- 
li 1  nemici  fate^zna  precipitar* 
si,'  ed  erano  massacrati  da  Gre* 
ci.  Vf .  spiccavla  Mihtiade  con 
Téséò  che  pareva  uscir  .dftlla.ter<<' 
ra^  con  Pamde:Dea  ttitdat^d»^ 
eli  Ateniesi^  cdn  Brcòie  ^iikt^ 
loro  protettóre;  Fra  g>K  alfrf  V 
era  anche  P  Erotf  Echetlo  ,-  ti 
quale  nella  battaglia'  appaia  dk 
rustico.,  e  co^  ui!  vdmefò  d*^  aiti^ 
trq  iiv  mano-  fece  msttSìà  de'  he» 
mici ,.  e  poi  spar^  ;  h*  IhtewiJioWè 
è  bèlla  é. e  per  beila -passa  sTnché 
ÌSL  disposizione .  'Per  9:00  an^i  ^ 
mantenne  ques^  pittura 'in>  tì9i 
portico  a|icrfo  .-  ffèl  V,*  t^ecolò  ifi 
volle  traspòttatlk  a  CosrirantiiK*. 
poli ,  e  non  si  sa  c^ome  perì  '  ih 
quella  tomba  delie  belle  ^i^rtr'. 
rólignoto  amò  le  composizioni 
granai  d'un  igran  nomerò  Hi  fi- 
gure .*  un  tal  gusto  poi  cambiò . 
Egli  scriveva*  il  nome  sopra  cia^ 
scuna  delle  'sue  imnfaghti  .  M^k 
per  gli  érudièi,  th^'si  'diM'tano' 
•d'indovinèlii';' itia  è  i^n  Hbene  si»- 
per  subito  ehe^cosa  è  qoellft'li; 
si,  gu$ta  meglio .  Si  comprat^ut^ 
.talvolta-  di"  soggetti  gràdevow. 
Dipi'n^  àlP  cncausior ,  ttìmèÉÌ 
praticava  a  -Kodi .  E^i  fu  ^Cu 
iteroso  y  come  deve  essete  og^ 
artista  ;  fece  gratuitamente  mu^ 
itessó  Péciie  altri  -quadri  pere  |^ 


/ 


«/ 


JC9d 


TÌT 


pittor  Micon«  •  .  Q.u<^  sua  ^e* 
nevosità  i^rodu^e  generosità  ne- 
.gii  Anfizioni^  ch'erano  gli  Sta- 
iti Generali  della  Grecia  »  i  qua^ 
li  ordinarono  che  Poiignoto  fos* 
«e  da  per  tutto  alloggiato  a  spe* 
ce  pubbliche  • 

•  6,  Passone  dipinse  gli  uomini  9 
dice  Aristotile  ^  peggio  di  quel 
che  sono ^9  Poiignoto  migliori  9  e 
Dionisio 9  come  realmente  sono. 
Elia  no  poi  dice  9 .  che  Poiignoto 
li  fece  maggiori  dei  naturale  9 
.Passone  più  piccoli  ^  e  Dionisio 
della  gr^dezza  ordinaria.  Ma 
£iiano  dice  ancora ,  che  incari- 
cato Passone  a  far  un.  cavallo  ri- 
Volg(;rsi  per  terra  9  egli  lo  dipin- 
se correndo  ;  ma  essendone  scon« 
tento  chi  glie  lo  avea  ordinato  9 
il  buon  pittore  gli  rispose  che 
noiif  si  avea  che  a  porre  capo  in 
giù  il  quadro,  ed  ecco  rovescia* 
to  il  cavallo  »  Spropositi . 

$,  Apoliodoro  Ateniese  fu  po- 
co dopp  Poiignoto  9  e  fu  il  pri- 
mo gran  colorista .  Perciò  Plinio 
'  >iice  eh'  egli   fu  .  il  primo  a  fer- 
mare lo  sguardo .    Sarà  stato  un 
.Tiziano;   laddove  Poiignoto  sa^ 
I  ^à  stato  un  RafFaello/^  che   non 
£ssa  subito  i  dilettati  .9  ma  con- 
.viene  osservarlo^,  e   quanto  più 
si  osserva,  più  piacer  non  già  per 
i  colori  9  ma  per  il  disegno  9  per 
.  J*  espressione  ec.    Sotto  le  opere 
di  Apoliodoro  inscritto  sar^più 
invidiato  che  JmttMo.  ^ 

.  U.  Zeusi  d'Eraclea  più  giova- 
le e  contemporaneo  di  PoTigno- 
,to  .  Nella  sua  puerile  disfida  con 
Parrasio  si  dichiarò,  vinto  ;  poi- 
.chè  egli  col  ^>io  quadro  d'  uva 
'iion  avea Jpgannato' che  uccelli; 
jna  Parrasio  colia  sua  finta  por- 
jtiera  avea  ingannato  un  Zeusi  . 
Queste  piccole  illusioni  non  fan- 
leto  il  pregio,  dell' arte  r  II  merito 


ài  Zeusi  sarà  stato  molto  grair* 
de  per  meritar  elcgj  di  Apolio- 
doro,  ih  quale  co'  versi  si,  dole- 
va d' essere  statò   sorpassato    eia 
Zeusi  •  E'  dplce  la  lode  che  vici- 
ne da  un  artista  accreditato  ;  mst 
una  tal  lode  fa  più  ^rand'  onore 
ai  lodatore  .    Le  sue  opere  prin- 
cipali  furono  una    Centàuressa^ 
.Penelope  9  un  Atleta  9    Giove  in 
trono  9    Ercole  fanciullo  fra  «er- 
pènti  9  Marsia  ec,   1  suoi  quadri 
non  erano  di  molte  figure^:  tanto 
meglio.  Per  dipingere  Elena  nu- 
da egli  scelse    cinque  delle   più 
belle  Ragazze    di  Crotone  %   per 
la  qual  città  era  il  quadrò  9  e  di 
ciascuna  di  ouelle   cinque  scelse 
la  parte  più  bella  per  farne    un» 
bellezza  compita'.    Egli    dipìnse 
anche  a   chiaroscuro  ,  jnetteqdo 
del  bianco  sopra  un  fondo  nero  • 
Fece  de' modelli  in  cra^,   come 
dovrebbe  fare  ogni,  artista  •  Zeu- 
si acquistò' ricch^ze    grandi,   e 
le  impiegò  malamente  in  fasto, 
piede  in  orgoglio  ;  donò  qualche 
$ua  opera  stimandola  superiore  a 
qualunque  prezzo.    Donò   anche 
un  auadro  al  Re  Archel^ ,  ere* 
dencto  u*  imporre  riconoscenza  ad 
un  Re.  Non  31  deve  donare  che 
agi'  inferiori  „ 

IO.  Farrasio  d*  Efeso  figlio  e 
discepolo  di  Efanore  fu  il  primo 
a  contornare  con  eleganza  •  Co- 
llie egli  dipingesse  il  popolo  A- 
teniese  nel  contrasto  ai  tutte  le 
sue  differenti  passioni ,  e  chi  può 
indignarlo  ?  Si  sa  ch'egli  non 
impiegava  che  una  o  due  figure  9 
di  rado  quattro  .  Furono  celebri 
due  suoi  quadri;  uno  di  un  sol- 
dato in  arme  che  correva  àI  com- 
battimento con  tal  fuoco  che  gli 
si  scorgeva' il  sudore;  P  altro  c- 
ra  d'  un  altro  soldato  che  si  di-, 
sarmava  tuttofansante  >   Parrasio 

•b- 


nr 

^Isfee  la  malattia  della'  stfperbiii  : 
si  credette  il'  principe  de'pirtori  ; 
e  quel  eh'  è  peggio  elidette  d'  a- 

'ver  egli  portata  Ja'  pittura   alla 

'perfeiione  .  Sciocco  f    • 

11.  Tihiànte  di  Sidone  pei*  giti- 
dizio  del  ^polo  vinse  Parrasio 
'Iteli'  espressione .  In  un  quadruc- 
'ciò  per  far  comparir  grande  un 
!Cicropo  domiate  >  vi  aggiunse 
,  de*  satirr^pitr  piccoli  che  gli  mi- 
suravano il  pollice  co'  loto  titsi^ . 

j^cl  sacrificio   d""  Ifigenia  fra  gli 
astanti  ciascuno  nella  sua  rispet- 
^tivst   tristezza  »   Agamennone  '  il 
l'adre  ficcava  col  capo  copertoi 
^Invenzione  nobile  per  caratteri!- 
'lare  l' afflizione  di  un  gran  per- 
sonaggio ,   il  quale  piér  non  mo- 
strar la   sua  debolezza  si  cuopre 
|1  viso  ;    e  gli  antfcbi  se  lo  co- 
'jpriv^o  col    manto  ne' dolori  e- 
strciw  .  Frattanto  gli  Oratori ,  e 
^Cicerone  e  Quintiliano  hàn  cre- 
duto che  Timante  dopo  avere  e- 
'fiauriti'  tutti  i  gradi    del  rammà- 
rico ne^li'  astanti ,   noti  sapendo 
aiidar  piò  in;^  su  per  Agamenno- 
.se  y  eli  coprì  '  il  capo  :  e  lodano 
di  sublime  questa  in vent ione ,  la 
quale  non  sarebbe   che  un  ripie- 
go di  sterilità  .    Convien  fidarsi 
Soco  degli  Oratori ,  de' Poeti ,  e 
e' pedanti  ;  non  vanno  in  cerca 
del  vero,    né  del  giusto,  ma  di 
quello   che   toma   pia    ai    loro 
conto .'  , 

12.  Androcidb  si  rese  celebre 
'per  aver  dìpintO' pesci  intorno  a 
Scilla. 

13.  Eupompo  fu  capo  dell'a 
Scuola  di  Sicione  sua  patria,  e 
maestro  di  Panfilo,  il  quale  eb- 
be, per  disce]^olo  Apelle. 

14.  Eussenida  èrnoto  come  mae- 
istro  di  Aristide  di  Tebe  . 

ij.  Teone  di  Samo  si  distinse 
fer  le  ^e   espressioni  afforzate  , 


Plt  Hiz 

*%  coti  ragione  disapprOvafte  da^i 
antichi  ,  '  i  quali  non  soflfrivano 
bhe  un  pittore  rappresentasse  O- 
reste  nel!'  atto  di  scannare  sua  ma- 
dre .'  Teone  dipinse  un  guerrie- 
ro-accinto a  combattere,   é  non 
ùcoprì  il   quadro  in  piazza  che 
'al  suono  delle  trombe  ì    il  volgo 
•applaudì .  Questi  artifiej  non  pos- 
sono produrre  che    un  sUc&sso 
^tormentaneo  :  V  artista  non  ha  da 
fatie  uso  che  della  sua  arte  7     ' 
-     jS,  Panfilo  d'Anfipoli  «in  Ma- 
'cedonia  celebre  per  il  suo  talen- 
'^to,  e  per  essere  stato  maestro  di 
-Apelic,  fu  iì  primo  fra  gli  arti- 
sti a  Coltivare  le  Belle  Lettere  e 
'le  Scienze,  specialmente  l^e-Mà- 
' tematiche,  sostenendo  che  senza 
«pliegli  aiuti   r  arte   non    poteva 
far    progresso'.    Pensava  benissi- 
mo.   Cosi   avrà  ben  maneggiata 
»Ia  Prospettiva  ,   che  da*  moderni 
è  negata  agli  antichi .  Kgli  trat- 
tò argomenti  grandi  9  il  combat- 

•  timentb  di  FliMnte  ,  e  la  Vitto- 
^tia  degli  Ateniesi .    Dipinse  air 
'enCiiuSto  *   Egli   aprì  scuola  ,  vi 
itenev^  gli  scolari  per  dieci  anni 
-esigendo  per  ciascuno  un    talen- 
to ,  cioè  1800  scudi .  Puh .  Que- 
sto è  un  avvilire  una  professione 
nobile.  Ma  così  n' ^rano " esclusi 

•i  servi,  che  vi  furono  pòi  am- 
messi da'  Romani  .  E  tra  servi 
non  potevano  darsi  talenti  àdat- 
^Rti  per  le  belle  arti  ?  Che  false 
e*  odiose  distinzioni  di  nobili  e 
ignobili,  Nobile  è  chi  fa  bene. 

•  17.' Aristide  buon  pittore,  ben- 
'thè  Tebano:  la  gente  di  Beo- 
^ia'^  passava  per  balorda  ,  e  diede 
valentuoBlini  in  ogni  genere  , 
Pindaro  ,  Epaminonda  ,  Plutar- 
co. Egli  si  contraddistinse- per 
!'  esprèssióftie ,  rtia  fu  duro  nel  co- 
•lorito .   Mirabile  fu  il    suo  oua- 

Cit- 


dro  d'  un  saccheggio  d' una 


tà, 


ia4  PI* 

tà^  in  cui  un  bambino  si  kr«« 
àòinava  alla  mammella  ferita  4i 
Sua  madre  inoribodda ,  la  quale 
Apprendeva  ancora  ch«  il  bambi- 
no non  sucehia^se  sàngue  invéce 
dì  latte  i  Dipinst  anche  un  sup- 
plicante) cui  non  mancala  che 
la  voce .  La  sua  battaglia  èra  di 
100  figure  j  e  ciascuna  ^li  fu  pa- 
gata io  mine  j  cioè  iSo  scudf  ; 
ónde  tvitto  il  gu^dro  importcV  i8 
inila  scudi  ;  Quando  i  Romani 
presero  Corinto  ,  erano  il  gon- 
, .  zi  ^  ,cbe  il  Console  Mummio  ve- 
dendo il  Re  A  ttalò  comprare;  per 
6  mila  sesterzi  un^  auadrò  d'  A- 
Hstide  i  credi^tfé  cne  Contenesse 
èu^lche  virtù  ocptilra  9  e  glielo 
levò  ^  I.  soldati  Romani  gettkr^- 
no  confusamente!  per  terra  quella 
bella  qi^adreria  9  e  v|  giocavi» 
àopra  a' dadi  ;  •; 

1^8.  Apcile  d*  Efesof  j|  o  di  Corf , 
^/di  Coiqfone  ,  .è  il  /più  celebre 
de'  Pinati   antichi ,  kon  solo  per 
i  suoi  «quadri.^  ,  iha  -anche  per  J 
suoi  libri  su  .l'arte.    Anche    il 
suo  maestrd-Panfilo  scrisse  su   ib 
Pietra  A  sui  rittori  i-  Niitn  ar- 
tista studiò  mai  ouantò  Apelie.* 
Per  qualunque  affare   non  lasciò 
hiai  passare  giorno  senza  studiò  : 
quinci  jtl  proverbio    nt un  g forno 
f.f»^4  lineai   cioè  sénzii  lavoro. 
Benché  fosse  in  i^Ita'  riputazio- 
ne volle  pagare  il  suo  taient»   k 
Panfilo  e  mettersi  fra' suoi  disce*^ 
poli .    Per  far  tacere  i  malevoli 
bisognava  andare  a^lla  scuola    di 
Sicionè  i  come  adess^a  a  Roma  . 
Terminato, un   auadrO,-   egli  lo 
esponeva   al  pubblico,    non  pei 
Respirare  il  fumo  degli  elogj ,  Aia 
per  hiccorn^  le  crì tiene ,  e  fipprcr- 
fittarsépe.'  Un  cirlzòl^jo  gii  cen-^ 
curò  giustamente  un  calzare ,    e 
Apeile  io  raggiustò .  Il  giorno  ap- 
pxess9  lo  stesiso  artigiimo  gli  bia- 


Plf 

situò    usa  g^ba:    Apeile  sftw 
fuori  egli- disse  }#9rÌM0o  parli  eie 
del  suo  mestiere .    E|li  era  jpdf- 
tato  ^a  deridere  ,  specialmente  ^i 
amatòri  :    badai  disse  un  giorno 
ad  Alessandro  Magnò  che  ragio- 
nava di  pittura ,    hatiti  cbìs   quf 
ragàzxi  ^^^  stemprano   i  colffri^ 
non  ti  sentano\  e  ridano  ,  E*  unt 
elogio  del  Monarca    il    dire  cHe 
non  se  ne    Kìt^esé  ,    Ad  ulió  de' 
suoi  giovani  che  avea   fatta    ìin* 
Elena  carica  dì  ricchezze ,  disse^: 
/'  hai  fatta  ricca  ^  non  sapendo  far^ 
\  la  bella .   fi  ad  un  altro  che  gli 
mostrò  uti  quadro   vantandosi  d' 
avèrl^oiàtto  in  pòco  tempo ,   ri- 
spose :  io  vtggOi  .,e  m$maraviplÌ0 
che,  non  ne   abh  jvttt  d$  ptu.^ 
ApeUe  era.modest.o  ,  nna  non  d'i 
quellia  modestia  atfbttata,   di  cui 
si  fa  mostra  senza  ingannar  nes- 
suno. Egli  IpàstvsL  i^suoi  rivali^ 
ma  nella  .^i^/#  égli  ^  diceva    c{i 
sorpassarli  9  anzi  la  voleva  tutta 

f>er  sh  .   JJòn  contentò  di  tedar*"' 
1,11  proteggeva  |  li  soccorre vsl, 
tofìie  soccórse  Pcotò^enè  nuli  ri* 
còmpen$atoda' suoi  cittadini .  Ar 
pelle  gli  offrì  sominé  graiidl  dfi 
tnite  Te  sue  òpere  ,  é   a   somme 
Ìnag|(iori  furon  subito  comprate^. 
Specchiatevi ,  infriganti ,  crue  cer- 
cate denigrare  il  meritò    altrùi  , 
è  non  £tbDricate  che  su  le  altrui 
ruinè  ;   ^i  ;  acconta  che  il  mode- 
sto A  pel  le   ilei  ritrarre  una  bel- 
la innamorata  dfAlèssandfo  chia- 
mata Pan  casta  ».  sé   ne    in  n  amo-' 
fò  ,    la  dòfnandò ,    è  Alessandria 
glie  l'accordò  ;  6li  accordò. àn- 
cora là  privativa  di  far  il  di  lui 
ritrattò,  int  fece  molti..  Ilpiìir 
Stimato  de'  suoi  quadri  fu  il  Ite 
Antigono  a  cavallo,  èIJianà.net 
mezzo  al  còro  delle    sue  verdini 
che  le  tacevano  sacrificio .  $1  de- 
cant^  ^che  la  sua  Venere  «seen- 

do 


PIT 

,ì^  dàlie  acque  .  D* uh*  altra  Ve- 
.  pere  égli  no|i  terminò  phe  ia  te- 
^fiU  \  e  DJun  ^tro  pitpre  ardì  ter- 
fuinare  il  re^tb.  Egli»  come  al- 
tri pittqri  jf  lavori'  all'  encausto , 
e  non  impi^g;ò  fhe  quattro  colo- 
ri» Se  nella  ipcjsiòne  >  dove  non 
'sì  ha  chiaro  e  oscuro,  si  mette 
^anta  varietà  9  che  varietà  dì  ti nr 
'te  npn  risòlta  da  quattro  colori 
imiti  col  chiaroscuro  ?  Si  è  mol- 
to parlato  della  Irnea  ài  Amelie 
con  Protogenc  cji  Rodi .  Giova 
più  esporre  il  suo  quadro  della 
'Calunnia ,  Apelìe  fu  calunniato  ad 
un  Ke  \  (^  i  Re  non  sono  incre- 
duli*, punaue  sieda  in  trono  sua 
Maestà  Xf  la  Credulità  con  tan- 
to  d' orecchie  da  Mida ,  e  ab6i^ 
a'  fianco'  i  duet  suoi  consiglieri  ^. 
V" ìgnQranzJà  cieca  ,  e  3.  il  5o- 
xpett^  agitato  n'cir  interno  ,  ma 
]fe$terÌQrn^en te  allegro  per  qualche 
sua  bella  scoperta .  Il  crèauìo  Re 
porge  "orécchie  e  mani  alla4.'C4- 
lunnìah^X^si ,  astuta  9  furibonda  9 
Irata  »  che  eòa  una  mano  scuote 
una^ce  ,  e  coli' altr^  strascina 
la  :(•  lnnoctnz,(k\  giovinetto  ch^ 
alza  le  blani  e  gli  occhi  al  cielo 
e  fo  chjàma  in  testimònio  .  Ila 
Calunnia  è  preceduta  dal  6:  X/- 
vQre  pallido ,  deforipe  9  torvp  ^  ed 
%  seguita  dà^la  7.  hìudi^  ,  e  dal- 
la à,  ÀduÌ0zjone  9/  che  là  infio- 
rano e  V  adornano'^  Dà  lontanò 
viene  li  ^^  Pentimento  làcero,  9 
sucidoT^  lugubre,  if^uale  riguar- 
^anoo^tn  dietro  lagrima,    e  cojx 


9a  e  /jtnni^Qosa  ;  yuesro  quaoro  ao- 
vrebhc  essere  in  tijjtte  leRcggic  e 
in  tùttri, Palàgi.  Ma  perchè  la 
^(;rit(i\t  odips^' nop  è  in  ì^crua 
lUofiOyVIn'^dcnà  sx  crede  esse?- 
x^enc  un  diséjjiiò  di  Saff^eHo  ,  e 
ie  j^^  e  recentemente    fatu'  qual- 


chic  cattiva^  Incisione  .  Artisti  « 
non  calunniate  ,  ma  dipingete  la 
Calunnia  ,  che  tra  le  oèstie  più 
fiere  è  la  più. feroce  , 

19.  Pròtogeni:  di K odi,  povc- 
Tetto  tanto  che.  da  giovane  non 
dipingeva  che  barche .  Ma  la  su^ 
povertà  gli  siovò  per  indurirlo 
fih  allo  studio  .  Il  sijo  capo  d' 
òpera  fu  il  Oiàìiso  figlio  dej  So- 
le e  dcìlsk  ninfa  Kodi  ;-qnel  gio- 
'  vinetto  dov^a  esser  cacciatore  9 
perthè  un  cane  èra' dipinto  a  suo 
fianco  .  Che  per  questo  quadro  T 
artista  vi  avesse  lavorato  sette 
anni  mangiando  sempre  lupini^, 
e  che  vi  avesse  posti  quattro  cq^ 
lori  l'uno  su  V  altro  per  difen- 
derlo dalle  ingiurie  de|  te^ipo  ^ 
onde  cadendo  un  colore  succede- 
va subito  P  altro';  e  che  n^n  riuf 
scendo  a  rappresentare  la  bava  ò 
ja  spuma  del  cane ,  infastiditogli 
scaraventa  addosso  la  tavolozza^ 
e  il  caso  fece  qnel.che  rarténoà 
sapeva  farei^onodi  qvieije  favo- 

lettf'da  raccontarsi' 

»  ■        <  • 

StAndo  »l  fofo  0  fUr  h  ifede 
^fertile, 

'  * 

Ihrotogene  era  .  un  po\  lunghetto 
ìje'  syoi  lavori ,  e  Apcllc  gU  rìm- 
provcrava  di  non  sapere  finirla, 
tj] i  s i  rimproverò  anche  d*  esselc 
timido  9  stentato ,  e  un  poco  fred- 
do 9  ma  èra  purissiipò^  è  fece  mot* 
ift  opere  stimate  • 
•'  20.  Mclanto  pittore,  savio  s.cris-» 
se  $u  la  pittura  .  ' 

21;  ^  A  sclepiodoro  .con  tempora* 
rico  di  A  pelle  fu  esatto  neJ  dise? 
^no,  e  il  tiraojpo  Mnaspne gli  fe- 
ce dipingere  i,jr;t  Dei ,  .e  glieli 
pago  550' scudi  r  uno  .    *     .  .' 

22.  .Nfjfpfanc  .pitt;orc  elegante 
e  gioviale  ,  di  gran  .vivacità  nei 
concepir^  e  nélP  es^^^ire^^  si^i-i 
iettò  di  dipingere  cortigiane. 


v. 


ii4     ,       Ptf 

a?.  Kicopiftca  era  I^  oppóstoci 
Protogeae,  era  d*  una  kcilitk 
^rpreodente,  <;  tanto  più  che 
non  era  vizioso^  Ad  Un  censore 
che  spfiscicaira  su  r  Elepa  di.^^"': 
si  I  Nicomoco  dis9^  '^prendi  i  miei 
occhi  1  r  ti  péna  una  Ded  «  Ciò 
significa  che  p/er  .giudicare  bisa-^ 
gna  sapere  .  Sanno  benjs.  tutte  bs 
parti  deirarte  colóro, che  giudi" 
cano  su  le  produziouii  déglk  ar-< 
tisti  >        ,   ■■     ■  ' 

244  AntifiJo  nato  in  Egitto  la- 
voro in  grande ,  in  piccok» ,  e  in 
ridicolo;  onde  fu  posto- fra' pit-* 
tori  di  prima  e  di  seconda  clas- 
se.) e  intese  bene.il  chiaroscuro .< 
JLe  sue  opere,  serie  furono  Esio- 
ne» Minerva^  Bacco  é  Vollp  an*^. 
che  divectirsi  col  rappresentar  del-' 
le  donne  che  •  lavoravano  lana  .. 
Dipinse  innoltre  una  figura  ridi"  \ 
«dia  M^fllo^t  cioè  pòrco:  gli  an- 
tichi/chiamavaao  grilli  le  barn" 
bocciate  -  ,    ^     .  ,  ,    ^ 

2<^.  Pausia  di  Sicione  fu  il  pri- 
mo a  dipingere  soffitti  ;  ne  po^ 
teva  far  di  meno  4  Si  dilettò  à 
dipingere  fanciulli  ^  Il  suo  gr^ 
sacjrificio  di  buoi  ^  portato  a 
Roma  ed  esposto  nel  ^  portico  ài 
Pompeo  é  Egli  amò  Glicera  Inven-* 
trice  delle  corone  di  fiorii  I4  di« 
piiise  a  sedere  inshitlandata  ,  e 
JLutullo  ne  compro  una  copia  o 
tana  replica  per  due  talenti  ^  cioè 
per  ^600.  scudi  é 

26é  Aezione  fu  eelebre  per  il 
CUadro  delle  nozze  di  Aiessan-^ 
aro  con  Rossane  descritto  di  Lu- 
ciano» 0  imitato  dal  Sodoma  nel-- 
ia  Farnesina  if  Rdssane  sul  letto 
teneva  gli  occhi  -bassi  in  segna 
di  verecondia  e  di  rispetto  verso 
r£roe«  JDiécixy  a  lei  un  amori^ 
no  ridente  le  akava  il  irtla  per 
iscoprirla  ad  Alessafldro  «  Va  al- 
tro iy>glieva  i  sandali  allo  Sposo 


per  andare  «  ;  letto  ;  é  tiif  -atfr^ 
la  tirava  per  il  manto  per  accd^ 
starlo  alla  sposa  •  Alessandro'  ft^ 
jofTeriva  la  corona  ;  Efestione  te- 
neva la  face  kiuziale ,  e  si  appog^ 
slava  ad  un  giovinetto  bello  raf- 
figurante Imeneo.  La  scena  e- 
ra  tutta  giovialità  Ornata  ài  a^ 
mòrini  che  scherzavano  colle  ar'« 
;mi  del  conquistatore  ;  due  soste-* 
nevaa  la  lancia  pesante  per  loro 
.come  uà  trave  ^  due  altri  nestra-* 
scinavano  un  terzo  sdraiato  su  la 
scudo  come  se  fosse  l'eroe  trion- 
fante 'f  t  un  altro  per  far  paura 
quando  passavano  ^  si*  nasconde- 
va dietro  la  corazza.  Si  rimpnx* 
vera  che  ad  ogni  figura  v  era 
scritto  il  suo  nome.  Che' morta- 
lisaima  peccato  f  Questo  quadra 
fu  esposto  ne*  giuochi  Olimpici  ; 
Prossedine  che  n'  era  il  giudi- 
ce, ne  fu  talmente  incantato  che 
diede  sua  figliuola  al  pittóre . 

^.  FilossCnè  facile  come  il  suo 
maestro  Nicomaco  si  contraddi'" 
sfinse  nella  battaglia  d'  Alessan<« 
dro  con  Dario . 

28.  Perseo  allievo  di  Apelle  eb-^ 
be  il  merito  che  un  altro  insf- 
gne  pittore  gli  dedicò  degli  scrit- 
ti su  r  arte  .  Non  ce  n^è^  rima- 
sto^ neppure  tino  di  tanti  libri 
antichi  sulla  Pittura^  Possiamo 
legijere  i, principi  dtlh  Scultura 
antica  su  le  statue,  ma  le  pittu- 
re che  ci  sono  rimaste  non  sona 
che  della  feccia  de'  pittori . 

29.  Cte^iloco  altro  discepolo  di 
Apelle  si  divertì  a  dipingere  Gio- 
ve che  partoriva  fiacco  con  twu 
ti  i  dolori  e  con  tutte  jc'^^nior^ 
^e  delle  partorienti  f  e  le  Dee 
tnttA  occupate  a  farg/ii^le  mam-! 
mas6<   >       . 

'  30*  AtistolaO  figlio  e  allievo  i{ 
Pausia  fu  un  pittore  de'  più  pu- 
ri e  de*  più  semplici .  Non  voli^    ' 

di- 


/ 


WT 

4iping^  che  benefattori  »  Tcsec»  $ 
^amiiiond«)  Pericle  .  I  suoi 
<^uadri  non  contenevano  o/dinar 
riamente  che  ^una.  sola  figura . 
Niente  di  più  «Ufficile  e  di  più 
bello- 

.jz»  Mecofane  allievo  anchd  di 
Pausia  . .  Duro  nel  colorita ,  e?* 
satto  nel  resto* 

32.  Socrate  ebbe  la  grand'  ar« 
te  di>-{ùacere  a  tutti*  Oltre  il 
suo  Esculapio  colle  figlie ,  fii  ce- 
Jelire  il  suo  Indolente  ts^ppiestnt* 
tatp  in  un  uomo  che  fiilava  una 
•orda  9  ^e  Un  asino  la  rodeva  men* 
tre  egli  la  torceva  . 

^31*  Artemone  ^  La  sua  Strato-» 
ti  ice  ammirata  da  pescatori  «  la 
sua  Danae  ,  il  suo  Ercole  e  De« 
unita,  gli  rifecero  gi^nd^ Onore ^^ 
£  pdù  ai  tutto  ^uèOi  ehe  furono, 
portati  in  Roma  e  posti  nel  por-" 
tico  di  Ottavia:  vi  ii  ammirava 
Ercole  che  deposta  la  spoglia 
mortala  sul  mi^te-Etav  ascende^ 
va  in  Cielo  col  consenso  degli 
Dei;  6  la  storia  di  Xlaoinedonte 
con  Nettuno  e  con  Ercole  « 

^4.  Cliside  sdegnato  d'  essere 
st4to  mal  accolto  da  Stratonice  ^ 
la  dipm^^  ^A  atto,  di  {irostituirsi 
ad  un  pesatóre,  di  cui  era  fama 
eh'  ella  fosse  innamorata  «  Egli 
espose  si  fatto  quadro  nel  port^ 
di  EfesQ  »  e  s*  imbarcò  «  La  Re« 
gina  che  W  si  trovò  dipinta  bel-' 
la ,  non  vòl[e  che  il  quadro  si 
togliesse  via  «  Le  Donne  Regine 
e  non  Regine  preferiscono  la  Del-' 
lezza  alla  castità  « 

35*  Teodoro  dil>inse  bei  qua- 
dri trasportati  poi  a  Roma  per 
adornare  i  portici  di  Filippo  « 

t6.  Neacle  dipinse  una  batta- 
glia navale  tra  gli  Egizj  e  i 
Persiani  sul  Danubio ,  e  perciò 
vi  rappresentò  un  cocodrilli»e«UB 
asÌQo« 


^7«  Laontisco  è  neftó  per  du€ 
.quadri ,  uno  d' una  sonatrice  d* 
arpa  »  e  V  altro  di  Arato  vitto-; 
rioso  con  un  trofeo  • 

98.  Erigono  d^  ithacindtor  dt 
colori  divenne  un  buon  pittore  .w 
Dunque  per  esser  pittore  non  v' 
jè  -bisogno  di  oascita^  distinta  , 
ma  di^lento  •       ^ 

39«  Eufranore  di  Corinto  pit^ 
tote  e  statuario  di  primo  rango 
dava  alle  sue  figure  sveltezza  e 
grandiosità  »  Le  sue  opere  famo* 
se  furon  i  za.  Dei  5  Ulisrse  che  fa 
il  pazza  col  pOrre  All'  aratto  un 
bue  e  un  cavallo,  le  bravure  de- 
gli Ateniesi  a  Man tknea  9  iti  cui 
si  ammirava  la  cspellatura  di  Giu- 
none .  Il  suo  Teseo  si  diceva  nur 
d rito  di  rosev  e  quello  di  Parrà-* 
sio  di  ctarne*  Eufranore  scrisse  anr 
che  su  la  simmetria  e  su  1  colori . 

40*  ^  Cidia  di  Citno  aggiùnse 
alla  pittura  un  nuovo  colore  ros-^* 
so  per  un'ocra  mezza  bruciata 
ch^^cg]l_9sservÀ  in  una  bottega 
consumata  dal  fuoco  #  Usuo  qua- 
dro degli  Argonauti  fu  compra- 
to ad  alto  prezzo  da  Ortensio  » 
e  da  Agrippa  dedicaro  al  portico 
di  Nettuno  per  le  sue  vittorie 
navali  * 

4X\,  Di. Eraclide  Macedone  non 
si  sa  che  il  nome  •  E  niente  di 
più  si  sa  di         ' 

42^  Metrodoro  Ateniese  pitto- 
re e  Bìosofo . 

4S'  Antidoto  discepolo  di  Ea-^ 
franore  ebbe   più   esattezza  che 
•  fecondità  ,  e  il.  suo  colore  fu  se- 
vero*   Il    suo  sonator  di  fiautpr 
passava  fra'  migliori-  quadri . 

44r  Nicia  fu  eccellente  nel 
clùatoscuro  e  nelle  donne  *  .  La- 
vorava con'  tale  attenzione  che 
si  scordava  An  di  .mangiare  •  Per 
il  suo  Ulisse  evocando  le  ombisr 
ide^  morti  un  Re  gli  offri  60  ta- 
lea- 


.4«iti^  «M  i^  l»H«  icwK  i  :  Il 
^ttt^ro  thbe,  h  .gràcroshè  di  tkr- 
fiftrlo  iiit  jnn  -  ^u«  Aiitnt  ,*  It 
4}uaÌMÌi  4re«sr  un  flieinii||ciitcy''frft 
l{li  il&flri  parinoli .  ..Moitirnsii 

va  dj^  Augusto.  -'  s* 

.  4$.  OnfaHono  schiavo  pKcfiJeN 
to  di  Ni^i^  .  .,  Dtfttifttb'  anche  in 
Crecia  i  servi  si  aQimettevano 
nelle  actì  liberta-.  ^ 

4^.  AteoioiH!  cUtv  un  cnlerito 
austèro ,  ma  non  ingrato  .  In  A- 
tenei  dipinse  um  .  9vmde  jdiem- 
blea  di  éoi^Mix^,  E¥is  tinnirai  (tino 
Ulis»«  .che  <icu<|jpif«  ^Aichiile  tr^- 
vestito  da  dpaoft*(  *  e  pM^  ancora 
ti  suo  Palafreniorr-  cpn  snt  cavair 

47.  TÌAiom«eo;diilisanztf«eB<- 
teau»arafie^  >4i  Giulio  '  Cesate.^  li 
.«^iiaie  jgii  ^«cò  .par^r^tudci^So 
|ai«fit»  ,  eioe  7»  nlia  scudrr  «r 
no  rappresentava  A}aca  furio$Oi« 
,t  «  l*.airr4^  M^a*  -masBacrande  i 
$uai  irgli  \  0  questo,  non  era  ^ep* 
pure  terminato.  Unr  Gorgonarv* 
ara  rieuardata  per  uiì  capo  d\  o* 
pera  « 

PiTf'oai  J>i  Gassar. 

'  48v  Pireica!  Ai  l)ravo  ne^  so^ 
^rti  triviali ,'  come  h  sono  i  nn^ 
^tri  piantesi  *  I  ausai  -quadri  f»* 
xano^  f^omprad  a  caroi  prezzo  :  le 
flojtt  volgari  |>iaccioao  al  volgo , 
$  jl  volgo  s*  inalza  fin  entro  i 
palaci  *  l  quadri  di  qqetia  ge- 
nere DfedoniinaBO  nelle  óeàeci  di 
Ercolino*       • 

.  494  Serapioiie  ikvì  dipinse  dia 
Architetture  •  ^ 

50.  Calitele  400.  fece  dit  ^a* 
drcttini  ài  quattro  dita« 

5^  Caleda  dipinse  in  piccola 
^Oggetti  comici . 

;  f^k  Dionisio,  visse  naiT-ulfitiia 


.«a^oi»  plana  daif^BJ V.  «  «wf 
dipinse  ahe  yatowar  di  adr  isw 

^1i^Im^-■ 


;/•  ;  ■ 


Pfv tatto  IV  - 


V  .     '7 


f   ^  7ina^ett  dipìnse  «aa  liél« 
ia  Diani  iv  B€mr,         •  1       - 
•    94^  ireno  M»4li  enlfhé^ 
tare  e  comaiHwìàhfa  dipttte  una 
■fiutetpiiat/'         :>="»; 
'^  <f9.  '<?aiipsò  f^ee''  ^»  v^eaahla, 
«r  un  ciarlatane,         •   -  ■ 
"•  $^-A;kist«He'Ui»'telforinto\ 
'  *9^  Aràcafeté  iai*»8^ctflapid^^ 

fa  Anassand^a 'ttlintè  %  ^^ 
'r  i;9^  Ltela  ««rgiAe^^tpet«a^  ^b-r 
«he  «adita  teiliia  ^n^*  rtèràtti  ^  o 
«Itsc  al  peiiaeifo  maneggiò'  an^ 
«ili  1»  panta  so  l^a^ri^.'  - 
'  4ÒW  Dr  OliiHpfa  ^iscepoJa  iH 
Autobaio  non  si  sa  itiilfa.   ' 


« 


s.' 


-  'ili   H^óaia  #1  àf  tèmpordrTar-e 
quinio  IVisco  si  éltéis^  Sinn  9èè^ 
tua  ad-A^fo  Navio  tti^gare  ;  'poi 
in  t«mpo  della    Repubblica^'cm^ 
«kra  ^à  Oratlo'CoéJffe  ;ViNw»t- 
pade^Deeeinvlri  uttaad'Ecf|Mò- 
ro  494    prima  dell*  B.  V.    k^ft^ 
Claudio  CQnsacrè  nel   teAipla  di 
Ballotta  Uno  skoéo /^stticò  df   ri* 
tratti  di  sua  fajniglia  '.  ì^é^  lèLtai'^ 
«lia  nòbili  àveah  ^'knnÀgi^raf- 
nimicate  da*  lorè  ^Itetri' antena- 
ti.  Tufta  ^tieHe^imtttaghif 'non 
aaranno  arate  che  in-  basstrilf 6vi  • 
Dun^ae  j^omi  atrà^  fhmó  *  sofi- 
sti fin  dalia  su^i  origine .  Ma  ne 
Mie  para  é^rl  Efruéchi ,  ^re* 
ci ,'  Latini ,  »  €?ampàAT ,  è  ^cf^to 
ch'ella^  seanprè^  ignofétnfe  delle 
Wle'«rftv  e  delle  scieffi^  Bfi  a- 

f  li 'Ukimi  sospiri  dèh  sua  idt:t^ 
i^ììif^g^^  '#  ^uandii^  £p  91^  ^ 
'  '    '  ■  r»* 


k 


Sàfift  èilht  Gneù  «  *^'P^  Bt^ 
9'  non.  per  idKiflKBto  • 

6u  Fabio  450  anni  di  Rona 
e  303  prima  <kìJ'  E.  V.  fu  il  pri- 
mo Romano  che  oiaocfigiò  il  peof» 
«elio ,  e  perciò  fu  diénominato 
JssèM  Pj^tmt^^  Egjt  «ri  nobile» 
e  il  priipo  pit€ofe  0  il  primof  it- 
«torM^rafo  AotuaiM .  Dipiive  nel 
Tempio,  dell*  Salute  »   e  .le  me 

£itture  vi  d  conservarono'  fin  air 
i  distruajone  del  rettpio  iacen^ 
diato  sotto  ri^iper^tor  Claudio* 
6z»  Pacu?io  poeea  tragico  nir 
potè  dfl  poetn  KoAÌo*  un  secolo 
e  inezz9<  4op^  Fabio  dipinee  il 
tempio  dV  Ercole  nel  FórO'Boa^ 
rio  .  Ni^  Pacuvio.,  «è  Fabio  ebr 
|)er(^iniiutpri,  nèeefnaci.  Dun- 
que caaive  le.  loto  pitture  t  ibn- 
iQue  i  Romani  inifosibi£  s^  avt 

ti  di  g^StQ. 

tfj.  Arellio  in  tempo  di  Aug>u«> 
$to  non  dipinse  che  ..cortieia- 
ne«  e  a  cortigiane  rassomigliar 
vano  anche  1^  sue  Dee  . 

4^  Ludio  dipinaesoett^  AugU" 
sto  bambocciate  e  ;ràtwle» . 

^5-  Qm^a^o  Pedio  nipote  d' un 
uomo  Consolare  e  Trion^de  9  ^si 
occupò  alla  pirtur^^  peichè  to* 
Minuto  y  e  non  era  «1900  a  nien- 
te, \ 

66,  Amulio  lavorò  con  lutta  la 
foga  umilmente  nell'  jf«r«a  €490 
4i  Kfroj;ie,     ... 

67.  T;i|fpxlio  Cavalier  RoqMP 
di  V^(>f zÀa  dipinse  in  Verotti-co- 
ee  bèlle  .^o}l^  nitno  sinìacra , 

^9*  Antistio  Labeo  dipinee  quoi» 
dretti  che  io  reieza  dtfpfexzahir 
le. 

69.  Cornelio  Pino  dipìnse  aiii 
Tempio  dell*  Onore  e  della  Vin» 
fh  riedificato  da  V#spampo.> 

70,  Accio  Prisco  dipiue  nel 

Chlfbssr  il  gran  pinole  del 
Pi^  B.  Arti  T.  II. 


rttiefio  beeiMle  4i  fMow^  iHq 
tao*piedi  pvigiM ,  V  flOB  fi'  e« , 
Si  «a  bensì  ck  omdtaft  iì  prn 
no  gnedroin  te&r  E  «Mie  al^ 
trimenti  far  «n  qtMdniMie^l 'enoir<f 
ne  ?  B  si  se  «neon  «he-  fo^  Wie 
fejlia.  V  *  * 

.  .     .  ì    - 1 

.     CONSIDfiRAZIOMt    * 


»  »       »         ♦ 


Sulla  Pxi^crna  nvoLt 

.  BesnÉmpierebbechinon  dkesse 
ohe  la  Scultura  antica  è  smperio- 
xft  alla  teódcrna»'  Ma  per  la  Pit- 
ture- noi  ci  '  coneoHamo  *  colla  pre- 
tensione d'  esser  euperìori  agli 
antichi .  E  perchè  ?  Perchè  in 
^ftttlh  poche  pittate  d»  ci  sono 
rimeete^  dciPanfichieià  si  osserva 
ttna  <0mp9tiz,iiHke  àfkìpèke.  La 
nemplicità  dan(]ii^  sarà  un  àHèts 
te?'  Si  eaainioi '«    -^  '  - 

L'ocduo  abbraecta  «n*r  pittuh* 
m^  tutta  insieme  <  Nbn  è  come  V 
orecchio  che  ascolta  uiìa  cosa  do- 
^  V  altra  p  V  occhio  vede  tutto 
ui  un  colpo  un'immagine  «  e 
vuol  essere  fissato  ^a  Tei:  ella 
non  pnò  fissarlo,  perchè  S,  ao  ^ 
50  altre  figure  lo  richiamano  di 
^ua  e  di  &;  egli  fuoie  tfonoeeer- 
ie.tuitey  e  aon'Ue^oonoslee  pia 
nessuna.  Pbr /^u^ntoti agg^pjpi^ 
so  per  t  iìssare  l' attenfiónc-  Mi 
soggetto  principale,  lo  ìSpettsio- 
re  vuol  vede»  tutto  '^uei- «he  gli 
ai  meetra.  £  perehè  gli  si  no»> 
strana  ì  Se  l'opefa  è  buena  y  e* 
gii  ipon  le  scorrer^  senci  qoaÌ- 
che  ptaceìe;^  ma  questo  piacere 
sarà  nàito  di  péna  ssmile  a  qnel^ 
la  fuando  si  percorre  una  «lUe- 
tia  piena  ds  quaénc  si  vuole  ve^f 
des^  piti  ,  ei  yetrebbe  fermarsi 
e  qualcueó  ,  ma  si  è  chianete» 
4^i  9kó  ',  peff  ^uagt^  ài  f^itk 

I  per 


/ 


) 

I 

per  condiiderarBe  uno»  la  distra^ 
aione  non  si  può  impedire .  Che 
godimento  tranquillo  e  puro  aon 
.dà'  in  un  gabinetto  un  solo  qua«* 
dro  9  o  un  picciolissimo  nume- 
jp  ài  quadri. V 

L'artista  poi  che  mette  in  un 
quadro  molte  figure ,  può  mette- 
re in  ciascuna  tutta  1  esattezza  ? 

La  Pittura  può  far  illusione  , 
se  ,gH  oggetti  hanno  iino  o  due 
piedi  di  rilievo»  perchè J  raggi 
reflessi  venendo  tutti  in  uguale 
distanza  conservano  fra  loro  u* 
guai)  grado  di  fòrza;  Dunque  la 
moltipiicità  de'  piani  che  noi  li- 
siamo  per  U  moltipiicità  del-» 
le  figure  nuoce  ai.  loro  rilievo  • 
JOunque  la  semplicità  che  noi  rim- 
proveriamo agli  antichi  è  un  pre* 
gio  essenziale  dell'  arte  ^  ed  è  un 
rimprovero  per  noi  d'essersene 
aUontanati .. 

Gii  antichi  'vollero  godere  del-* 
le  figure  dipinte  come  delle  sta- 
t'ue^:  perciò  in  uno  stesso  quadro 
ciascuna  figura  era  distaccata  dal* 
ie  altre .,  Così  ciascuna  avea  più 
«lieve  ,  .era  fatta  eon  più  dili- 
genza,.e  si  gustava  più  distinta- 
mente .  > 

Gli  antichi  sapevano  anche  ag- 
gruppare ,  e  anche  con  leggia- 
dria* come  s«  osserva  in  alcuni 
quadri  d'  Ercolano  .  ' 

La  loro  Composizione  pittore- 
sca era  simile  •  a  quella  de'  loro 
bassirilieyi .  Il  bassorilievo  delia 
morte  di  Meleajgro  ce  n€  può 
dare  una  giusta  idjcar  vi  sono  ag<* 
gnippate  7  figure  in  un  modd  sì 
Sello  )  che  fu  imitato  dal^  Pussi-* 
Sio.  nel  suo  quadro  defJa  Estre- 
munzione ,  Peroni  riguardo  me*- 
rita  la  Compoaizione  degli  Anti- 
chi essere  acMttata  da'  pittori  mo- 
derai. .   ■ 

.  La  purità  del  disagno  «  1» 


PIT 

scelta  d^lìt  belle  forme ,  TespreS'- 
sione ,  la  •  «onvtnienza  sono  le 
parti  glandi  delV  arre  ;  e  perciò 
Raffaello  ha  lo  scettro  della  pit- 
tura. Tutte  queste  parti  si  tro* 
vano  eminentissimamente  «  ndllc 
belle  statue  antiche  •  Come  dun-- 
que  si  f>uò  dubitare  che  non  fos- 
sero eminentissimi  i  quadri  cele- 
bri de'  celebri  pittori  Greci  ?  Coli' 
attaccar  gli  antiche  si  detronizz» 
Raffaello ,  per  sostituirgli  mac- , 
chinisti,  coloristi,  decScatori  ^ 
apparatori. 

Il  Colorito  ài  tempo  di  l'ali* 
gnoto  avea  dcìV  aspro  ,  ma  il  di* 
segno  era  del  pia  gran  caratte* 
re  .  Nelle  età  susseguenti  ti  co- 
lorito acquistò  più  dolcezza  e  fit 
brillante',  ma  eoa  discapito  del  di- 
segno ,  e  de' requisiti  essenziali 
dell'  arte .  Appunto  come  a'  tempi 
nostri:  i  nostri  pittori  spiccano 
nelle  parti  subalterne,  e  Raffael- 
lo^ è)  sempre  superiore  a  Tiziano. 

Per  la  meccanica  dell'  arte  gli 
antichi  non  conobbero  certo  ìsl 
pittura  ad  olio  ;  ma  in  qualun< 
què  modo  dipingessero ,  maneg^iav 
reno  bene  il  pennello ,  coloriro- 
no con  vivezza ,  intesero  il  chia« 
rostura ,  e  la  prospettiva  lineacc 
e  aerea ,  come  tuttavia  $i  osserva 
ne' detrimenti  che  dopo  tanti  se- 
coli ci  sono  rimasti  di  qutllff 
pitture  ,  che  sicuramente  non  so^ 
no  de'.più  illustri  pittocr  del^ 
Grecia.  Né  sono  i  é^ìd^'O^er» 
de'  principali  Scultón  Greci  le 
più  belle  statue  antiche  «he  fan-» 
no  la  nostra  ammirazione .  B 
abbiamct  t\  ardire  di  esaltare  1% 
pittura  moderna  su  V  antica  ?  Que-' 
^o,  è  contro  ogni  fondamento  « 
Punque  è  una  follia . 


Va:^ 


Chi  non  sa  che  dipingere,  e 
^'pingeré  anche  bene,  possiede 
«n  mestiere  difficile ,  e  merita  la 
stima  della  gente  del  mestiere.  - 

L'artista  che  inventa  ,-com- 
f<»ne  e  colorisce'  soggetti  pura^ 
iMnte  gradevoli  che  dilettano  sol- 
tanto Io  sguardo  degli  spettato- 
ti i  abbia  il  primo  posto  fra  gfi 
ornatisti  % 

Chi  rappresenta  idee  nobili  e 
er«ndi  ;  disegna  con  purità ,  co- 
lorisce -e  fissa  invece  dì  abbagIia-«> 
re,' e  trasmette  ne'  riguardanti 
gli  itasi  affetti  «  gli  iiti^ssi  pén- 
«teri  de*  ^uali  egli  è  acceso,'  e- 
^  è  un  vero  artista  uguale  al 
yià -giaB>  poeta  .  Uiì  versfggiàto- 
te  anche  di  versi  Canori,  e  di 
^etzi ,  non  è  poeta  <  Neppure  è 
pittore  un  colorista,  un  macchi- 
Jiisca ,  uh  ornatista  *  Coloro  han-^ 
lìo  lar  Yanità  di  dirsi  artisti ,  e 
nòli  sono  che  artigiftr>i  ,  còme 
tmti  accademici  cu  Poesia  non 
•ena  poeti ,  ma  verseggianti . 
*  i  poeti ,  i  pittori ,  gli  sutUi-^ 
t]  meramente  urtistì  sono  feno- 
fteni  che  'h  natura  con  avarizia 
ytoducein  quésto  mondo.  Me- 
ditano perciò  tutti  gli  omaggi  che 
•i  debbono  ai  gènio.  Se  sono  su- 
borni,  innahBand  l'uomo.  Seso- 
Jici  ^olamenee  piacevoli ,  gli  prò-* 
corano  pi«eerj  :  il  niacere  è  un 
bisogno 'deir-uomò.  Ma  chi  non 
è  che  mediocre ...  ah  il  gusto 
imn  soffre  «lediocrità  .  Non  v*  è 

fradko  dal  mediocre  al  peggio . 
i  «fi>rzinò  pure  i  dilettanti  e  i 
ticchi  di'«sagetsre  le  bellezze  de* 
loro  quadri  :  la  p^ttum  è  eome  lar 
poesia  ,  il  mediocre  e  il  cattivo 
iti  getta  neir  oscuriti  .  L' Europa 
in  tre.sccpli  «via  dito  %o  milji 


ftr 


^jf 


pitfoti  é  3Pò  mila  ptreti,  -è   ^^ 
itiilioni  di  libri  ;  -e  appena  h#^i3b 
libri,  j;  poeti,  e  22  pittori.    E 
tutti   gli  altri }  «Illa  pedtttiteriau 
de**  nomettciafori  « 

lé  Pietro   Vannucci  'dà  ÌPeru- 
gia^  e  perciò  detto  il  Perugino^ 
m  X446   m.  1544  :   Conseryò-  1»^ 
la  secchezza  gotica  ,'ma  fu  preci»-. 
so,  semplice  ^  e  anche  cdn  quaK 
che  grazia  ^  ebbe  facilità)  e  suì<- 
Eciente  cdorico  ,  ma«enza  (jogni» 
2;ione  di  chiaroscuro .  La  sua  ifiag^ 
giore  celebrità  *  è  '  d'  essere  stato 
maestro  di  Raffaello  .    Fu  orgo»- 
^ioso ,  perchè  s*  in-alzava  un  tan^ 
tino  su  gli  altri  pittori    dA  suo. 
tempo  •   Dst  povero*  divenwe  tic-^ 
co ,  ma  avaro  in  furto  fuor 'che 
pier  sua  moglie  >   Per  1*  sa%  ava-, 
rizia  portata  sempre  in*  campagna 
lo  scrigno  del  suo 'oro  t   i    imi 
glielo  rapirono ,  ed  egli  ne  «chia«« 
rò  di  crepaoirote  • 

2.  Lednardd  da  Vinci  '  Pk)ren« 
tino  n.  1445  m.  ijfio  .  V*  Scuclé 
Fhrentinit .  Fu  il  primo  de*  mo- 
derni che  studiò  r  espressione  con 
esattezza.    Egli   osservò    che  là 
natura  è  varia  cóntinuamenle  a«^ 
suoi  prodotti  i  dunque  la  bellez« 
za  d' Mn  ■  quanro   deve  consisterò 
nella  gradevole  varietà  delie  fot* 
me  i  Su  questo  principio  per  rap 
presentar  un  convito  di  confadi« 
ni  allegri ,  fegW  ne  invitò  molti 
a  casa  sua,  e  mentre  coloro  man- 
giavano e  ridevauo  ,  egli  -studila 
Va  i  loro  gestii  e  poi  andava  nei 
suo  gabinetto  a  delinearlié    Chi 
vedeva  Qi|esta    sua   operai   biso«i 
gnava  eoe  ridesse  .Attento  sem^ 
pre   ad   osservar   le    fisonomie  ^ 
quando  egli  s' incontra  va  in  qtiak 
ehe  testa  di  carattere,    se  r  ab« 
bozzava  ^nbito 'fiel  sdo  taccuino» 
Seguitava   anche   i  Condannatr  ^ 
per  iissenrame  le  passioni  .    £ 
I   »  coa^ 


.ir-        ^r 

óóootor^i    4w)'t- dLtocolii,  di 

ttì«***«fcò*P«  WppqstilM»  il 
^ff^x.-M.c»  «Riè -iMftiraieDtà  I 
Ijtratti  colla  iri^gior?  r»tsooii- 
gtbUta'-"  ii»'*f»'^  --^  iMsta 
Bit  ^-^Uezxa^dqi^)  n'-i^e.tà 
ltiproliipin*l*i'p«  gkwgereaUa 
^Ù»  natura^  ^cnkn  priitift>ccn' 
.  tJMOkr  'i>nt*  U'  notorat.  bMnaHkk 
/  i^B  oavefabele-btl^bEBB  lublbu 
delfinticiiitÀi  e'nò  asnibatgiKi 

Xf  d»M*:eiawj-«B»n4à«ttà 
SUC'  Aprq.  I  siwi  catìoDjptt 
k  siuriM'"  iI<Lt:opB<glio  iniita.- 


teettW 


^ipqq^It  idi 'MIcheluigCF     nido  i. 


A^k  pura  O"»  iranw  4  «>  di  U 
prM^  dlMiSA^I»4l4BÌera  (b)t% 
«  secca  del  Perugiao .    Lcon^réi 

perrtato'corae  i  Oreé'i  per  la  sem- 
plicità ,  abbotti  la  confusiocr  : 
noi»  poso  che  il  puro  necessacio  ; 
né  deve  fare  alrtuiiemi  chi  i  sa- 
vio. Alcuai  icai  giiadir  sì  con- 
servano nncrn-  JTCSciji .  £'  cejebie 
U  sua  Cen'ài  Miiano  diu^nata 
-Ha Rubens  1  e  inciu  daSuurtoaD. 
L"  incisione  che  fece  Edcllnck, 
^'nn  combirtimento  di  quattici 
«valieti  d'un  canone  di  Firen-. 
''  te  1  non  È  d'uà  dise^ao  «satto • 
].  Andrea  Moatefin^  Padovana 
v.  '4ÌO  m.  i5ofi  lascia  di.  £ìk  il 
pauorello  di  pacqrf-  per  farsi  piji:- 
:  rore  .  Sotto  Squarciane  c|!Ìi  dl-i 
pinse  un  ijuadro  io  S.  Sofia  Jt 
|>adovacon  col  biavui^,  cliiì  Gij- 
.comò  BcUini  pittore  q^etirei'iaa 
twtà  moiBtato,  c'g^^galà^a 
figlia  ptt  Biii§lie~ .  '-Da  '-vlora 
Squatcìone  Àemico  di  Beljini  sì 
icce  deiràttore'' dì  .Maottgna ,  eli 
cui  lira  ptima  st^to  il  {une^iii- 


sta  ;  glt  rf^pTDMtiva  die^«aìfw4 
nella  ccocMxza ,  pirefeiitudmv» 
le  «atiK  BBtiche  e  negligeva  té 
■tatara.  MoBlegna-  n  approfittàf 
dei  riiiiinarntd  ;  stuttti»  i'  uno  ♦ 
lialtnv,  e  pereià  nnaifeti  .« 
Rqma>,«  dipinse  mil  Vstrntio.. 

ta  sua  opera  più  celtèn  fì)  '  il 
ttionfo  di  C;  Cesare ,-  che.  df 
MiBtovR  è  pMsitQ  in  lagtiìltcrta 
mlr  palano  <{'  Hauptancaùtb)  m 
gir.  stesso  ne  faM  uni  iflcìiioDS  f 
Egii  difpoEe  bene  }^  fiflOB)  le 
t«e  t^te  nnn  mdiili  ,  M  artitUT 
dini  pl^WiK  B-swaplkii^  la  pi»! 
■pG|CiTa  fmlter  iben  '  iotVfa  ;  ttUi. 
J^'^pieiglif  de'parHÌ  kaanoiltllK 
ngtdeiui  ebe^  tl'diep'  Rotia&i  >il 
nido  i.»aC4v  a  ìl'^ott^  nov 
aKfa.  L' esecòcione  p«T&'i'tÌTaÀ 
^il'  ultioiD'fiwtmentff,  'Cùater  itM^ 
ini n-ì atura..  -     >  -  ■       ■)  . 

.4-'  .Em  BattalomnED  4irS.  Hmt 
tB  ■  DovataictaKi  MoPBitisD..' fl- 
.'t4«9  m.  jj^p,  'a*pifà5  ((*m»f-' 

ìmJIo  U  PMMpeacin^  ed  qjUiftr 
.Mgaò  a  «affiidlQ  ititsloci»  a  il 


.  {Kf' iiCndì^re,  c-panii^tfMBSBtirt 
'L  ^uaJi'-qs^i.^getti'^òa.dt^fao* 
US  Kveri^Uflha  i»ppa4«ni.,  iiii 
.qpiEMw  oGe  js^ta;^/  EgUdrdìpit- 
'  sr  I  coB  !  morii  ìàfp»  :«  .cob  v  Tj^on  , 
,diaqii:&-con'  plndtì  ann  desu- 
'^v  e-iueglicir.aiireUiE  t^atKj^^fe 
.  pan  fdue  «Etfce  fr^tpfBatÒ  :  ^daUe 
.ùtfxiè  .ftatc^d^:,  :_.?  i  V  ,ti 
iV'*JbarO}.  .Diutsu^,i.Vu^  Sonia 
■.■■]fede*(B-,.<  .,  'V"..  ■■  .io;oi 
.'  pA  Illicli«lanseta'B«»nan»tkÌD. 
■,i4tì#.m.  t)rf4>.  Vb -Scuole £iAan- 
tio^'.>'  Coir  unta  ia  Aia  domina 
àoatpnica'e^  .è-si  «niùatotldut 
■  «euqido,  la,-«M  nwo^ra  ift  «tde- 
TeUbc  iiiliviuKi»  -  '  -.1  ' 
7.  Tiziano  VeceUi.  n;  ^1477  m. 

■    Ile- 


ut 

ilévS  ^e  BeUioi  r  èiHiiiò  H  Gior^ 
hiùnt  €he$6rp«ssò  bcnpissto'. 'I 
VenczMifi  dipihsèffòiiienate  prepai^ 
Catione  di  disegni  «  Ail*  incbntto 
i  Fiorèatiki-  e  i  Rolmni  pre|ia« 
tavutt  i  ctlségni  priwft  di  eseguir-^ 
Ji.'1%«tÀ  i  Veiie«i«oi  sòpo^rm 
sciti  gr«n  fioristi ^  «^nicàtc. al- 
tro .    'tiiiftdd  n*è  il  pattiàrtà  : 
tieì  éìki$tìù  piA  è  di féncgo-iàtt/i 
TU  ÈOéìté  di  H>rM  9  di  tspitssioÀ 
ni  ;  di  ■  idee  9   di   cdnvnienle  k 
Mirabiii  aoAO  i  aildi  faéiipet  li 
scélta  degli  oiigeeti  »    aet  U  vu^ 
lieta  déli(  fctmè^-pev  U^ngolà> 
tità  9  F^  ^<^  settipljcitA  )  per  la 
i^Htà ,  <  jper  k(  niorbidetfer.  Sai 
IBÒ  ùguàlméneè  stimaliili  i  saoi 
tirratti.  Nel  fai  quelM  di  Cariò 
Quinto^  caduta  p^r  terra  il  peiiA 
iiellGr'^^  Carlo  I9  raccolse  idiéendc»^ 
gli  che  un  Tifjdno  merita  d^€f^ 
sere   servite  éé  mìì  Impetdtéré  • 
Ciaf  con  arti^  vale  pia*  di'  tutti 
gii  Dei  e  de' Semidei .    Tn^ianò 
meritò   i  ihig^tori  oìporf  'pèr  hi 
sua  cccelleh2Ì  ntlVàdéi  ef^  pelt 
la  sur  lielk  indole  ;    La  fixputjr- 
sfatica  Vèneta  Io  esentò  dalle  im- 
poste, >  e  ili  fece  esequie  solènni 
nntorciiè  mottff  di  fHtc .    Egli 
'  visse  tròppo  per  la  pittura  •  Cam- 
fiiòhnille  t  vaUe  eseguire  eoa  (ffù 
t]ieditez2iir,  eTUppe  foni  taf.  Peg- 
gio quando  vecchióne  vùieva  n- 
totcat«  i  alM>ì  quadri^   àc  giiasfò 
*  VBoltr;  e*  piò  ne  avrebbe  guada- 
ti, sé  i  subì  allievi  non  V  ave»*' 
jxtd  fnìannàtó  colio-  srènptar  i 
colori  neirolió*  di  ólivtf^t  il  qua- 
'le  non  si .ditéecca-)  e  ci  Ibglfe 
Tia  fàcilmente.    Qiièf  lamé  lini- 
versale  «h*  egli  '  metteva  ^ul  jcorjk) 
'dièlie'  dowle  ^nse-aioliia  ómbra 
ifche  k  faòeftè  totodeggiàre ,  non 
è  imitabile  senza  .una  grande  di- 
ntcretezza .  ¥tM  h  «ne  mière  ìnsi- 
(ni  la  pnaeipaié'4^iii^.^We^* 


iiittìYé  'Mli  Ghiékà  ài  S.  Gio. 
e  Paolo  in  Venéiia  :  *  anooeohè 
annerito  je  scordato  cpnstsira 
hk^mo  iuAit^  'è  '  <]ni'  &ciiiià. 
^hs  incanta.'  i  sui»,  Petiegfifi^t: 
la  Bndaus  sofioì  tUtisi- dà  Màsy. 
son;  4a  Danae  e  la  Vefeiet»  «M. 
Stetagé:    .  

'  &:  Gio!:gio^  fittrbài^iilii  ikm 
Gidf^iofie  Vttaétianer  ni  i^  m^ 
tfii  .  Menate  ^ra  «discej^lo  de* 
Bdlìni  9  shidiava  i«  opere  di 
l2)soliardD  da  Vtfici^  dfti&  ^aH 
apptése  ihegl$»il  ^nktoscuro  9rÙ 
rnievdv  e  il  gf ^diosò^^  DivénaÉ 
fmtih  r  s0ite  -;  ma  disnnò  Sèttf» 
ta  eontsiDBeà  Bbbe  ia -dm^^zt^l 
d' in^f^liórsc  con  T^'^'^^  •  J^^t 
ix.  molti  rìtrafeti  ben  dispositi^  i 
^m  agginstaiti  i  il  btnijìQr^  S. 
Moror.  rHin()^«a  d^k'  v^à 
pastorale  ^cino;  incisi  dal  Jit\tp^ìd> 
'figli  ebbe  del  gUstfoift)^^  p«  la 
musica .      ..       •  /     .  , 

9.  Rateilo  Sahttò!  4  V.Seùok 
Rimana.  Allievo  d!  P^étr0  Pe^ 
higioo  abbandpnÒ  ^^Ik  minisi 
H  secex  subtoche  a-Fiiéate  vi* 
éklé  ópoìedi  Lconirtdo^  di.Mi<«' 
diélaOeUo  )•  e  di  f?i»é  Batiolom* 
laieó  ^  Chkmafo  a  Roitaa^  4a  B^* 
«anté^Àid  nrenfé^rfu  «impifgfl^' 
In  6fètt  gàftìds  i  Là^  prima  fn  Ik 
'Teoiqgi^y  in- otti  si  Vdde  a'nc^a 
'la  setciieata  dèi  àuo  pfiaK^  oiae- 
*ti!o.  Mar  fléllar.Sdiola  d' Aféae  • 
CK  in  tutte  b  àkH  Bbatfìiello  nò^ 
lar  per  a'nthé  avdto'  pari^^  Bg!x 
possedette;  ejgfej^aOBence  •  tùi^j^  4e 
•  patti  ùtincipdY  ;delk .  Pittmfa  ; 
non  gii  m^cà  thit  là  iélitì^.  il 
d&le;  a*ebb^  pérdr  qual^;Sta-« 
:  f  ore  ;  Irrieéoc^  f  e  V  dv^hne  tio« 
vati!  f>  se  tpn  fosse  ittoitò  ^più' 
h^àdtìh  giòfntveà.  •      >      ' 


.'» 


■a  fitif(  !    i-  •    ,,-t 


f 


1^  rtT 

Che  lunga  età  poyre  iti  nhtiè 

non  puote  • 

.\       . 

x|]L  Gio.  Ai^tonio  Kegillo  di 
Porxknóne.a.  T484  m«  1540  di^ 
venne  buon  colorista  sotto  Gior^ 

IX.  Domenico  Beccufomi  Sane* 
«e  dbtrq  il  Micarino  n.  1484»  m. 
7549 .  Da  guardiano  di  pecore  $i 
fece  artista ,  o  artìgi^po  sotto 
{1  Sodoma  .  jÉgli  dipinse ,  scoiai , 
incise.  La  sijta  celebrità^ è  nel  pav 
viniento  del  Duomo  di  Siena  . 
£'  una  specie  di, mosaico  a  chia- 
roscuro 9  composto  dì  diie  sorti 
di  pietre  )  alcuna  jbianche  ,  e  le 
jiltre  nere  ;  e  per  dare  più  riJicr 
vo  vi  delineò  delie  strisce  di  pe- 
ce con*  mastici.  Questo  lavoro, 
che  non  è  più  iq  uso  9  fu  nel 
;k35^  inventato  da  Duccio  pittor 
Sancse  3  e  fu  migiiorato  dal  Bec* 
cafumi .  . 

12.  Fra  Sebastiano  del  Piombo 
Veneziano  n»  i^t  m.  15^7  im- 
parò la  .pittura' dar  Bellini  e  da 
Giorgione .  Andò  a  Roma  9  ebbe 
Jla  carka  del  sigillo  dèi  piombo,, 
per  cui  dovette  portare  una  ^pe- 
de  d' abito  fratesco ,  e  perciò  fu 
^f enominato  Fr*  Sebastiana-  del 
Piembo  ,  Fu  impiegato  da  Miche- 
^Janeelo  per  contrapporlo  a  Haf- 

faelTo,  e  il  Fra  Piombo  si  cré- 
,dette  un  contrappeso  degno,  e  si 
trovò  leggierp  più  chi^paglia . 
Unito,  col  Fiorentino  egli  perde 
il  color  Veneziano^  e  diventò 
nullo ,  come  si  può  vedere  in  S. 
.Pietro  Montorio , 

13.  Apdrea  Vannucci .  é^ì  Sar- 
to- FiOlKAtino  n.'  1488'  m,  1530  , 

,^udiò  «o^to  Vinci ,  e  sotto  Mi* 
chelangelo^  fu  a  Roma  e  miglio- 
rò nefl*  osservare  Raffaello  .  Il 
sùd.foliptitò  è  passabile  ,  benché 
c^ia  nel  rosso  3   e  Iq  mezze  tinte 


skiio  d*uq  grigio  Verdastm one» 
rastro .  Il  suo  pennello  ha .  étl 
morbido  ^  il  disegno  è  grandioso 

-^nza  bellezza  ideale .  £'  talvolta 
un  pò*  ammanierato  :  buoni  ^an^ 
neggi amenti  ,  ma  com|]os{zionè 
fredda  e  poco  legata.  Riuscì  ns' 
ritratti.  E'  celebre  Ja  copia  cH' 
9gli  fece  àtì  ritratto  di  Leon  X 
fatto, da  Raffaello .  Giulio  Roma»»' 
no  la  prese  per  V  originale  •  Le 
^ue  principali  Opere  sono  la  vira 
di  S.  Filippo  Benizj ,  ei  ì^  M<a^ 
donna  del  Sacfo  nella  Nunziata 
di  -Firenze  %  Per  la  saa  modesta 
povertà  gli  fìi  pagato  qinest'  ulti* 
mo  quadro  con  un  sacco  di.  bia^ 
da ,  e  perciò  e^Ii  vi  dipinse  S. 
Giuseppe  appoggiato  sopra  un  sac»* 
co .  Il  Cristo  ch'egh  fece  per 
Francesco  I. ,  lo  trasse  dalle  mise* 
rle^  io  fece  chiamare  in  I^rancia 
trattatovi  signorilmente .  Ma  J^i 
soggiornò  poco,  immaginò  mille 
preresti  d' andar  in  patriii^  e  pr^ 
mise  di  ritornar  subito  .in  •  FraxU» 

•eia  con  tutta,  la  suai  famiglia  • 
Gli  fu  petciò  dato  molto  dana* 
ro,  se  Io  sbrego ,'  mancò  di  pa- 
rola ^  e  per  volere  star  a  Faen- 
ze, vi  morì  di  peste V  --  ' 
14.  Ciow  Francesco  Penni  Fio* 
tentino,  detto  il  FéttQte  perchè 

.faceva  gli  affari  di  Raftàeilo  n. 
2488  nn  l%^9 .  Ebbe  dell'  abilità 
nel  genere  della  stotìai  del  ritrat- 
to,  e  del  paesaggio  ;  RafFaello  io 
impilò  specialmente  ne"  fregi  9  -^ 

-ne' cartoni.  P^r  quanto  egli  sì 
sfondasse  d*  imitar  Raffaello ,  non 
potò  mai  abbandonar  la  sua  ma- 

.  ni€^  Fiorentina  secca ,  poco  gra-^ 

,  ziola ,  e  alquanto  gigantesca-.  £- 
gli  copiò  ia-TrasBgorazione  di 
RafFaello  per  il  Re-  di  Francia  , 
per  cui  era  fatta  T  originate .  L* 
originale   ò  rimasto    in-  Roma  , 

^    la    <opia^  sbalzò^  in:  Napoli 
'         •  ven- 


PIT 

veiduta    «I  Marchese  del  W 

sto  ,  .       !    . 

x^,  Francesca.  Primaticci  nobi- 
le •  Bok>giiese  n.  ^1490  m*  ^$70 , 
«cadiò  sotto  Iniioceazo  da  Imo- 
la ,  sotto  BagaacavaUo  >  e  sotto 
Giulio  Romano  •  Chiamato  ia 
Francia  da  Francesco  !•  s' imbro- 
gliò con  Mastro  Rosso  che.  vi  fa- 
4%a  il  protoquan^uam  •  Le  belle 
arti  debbono  far  belli  gli  artisti  ; 
e  non  sono  certamente  belli  gì' 
imbroglioni,  t  gi- invidiosi .  Di- 
fiaseeo  entrambi  a  Fpntanshiò  . 
Primaticcio  fu  mandato  in  Italia 
«  larvi  provisione  d'ogni  specie 
•^i'  rarità  9  e  ne  porrò  in  F.rancia 
il' ogni  specie  •  Così  il  gusto  si 
propaga  »  Egli  fu  dichiarato  so- 
printendente, degli  edifici  :.  carica 
4Ìa  non.  darsi  -che  agii  artisti  di 
rango  é  Egii  fu  •  buon .  composito» 
se*  e  passabile  colorista  t  maam» 
«naftierato  ^  come  accade  a.  chiun- 
x|iie  lavora  di  pratica  9  e  neglige 
la  natura^*  ,        - 

x(f,  'Giulio  Pippi  Romano  s. 
X4^a  mr  i$46).  Fu.  il  più  celehne 
discepolo  di  Rafl^ello ,  e  fu  suo 
«rode  insieme  -col  Penici  •  Ma 
Rafifaello  non  li  potè  far  eredi 
della  sua  testa.  Giulio  Romano 
riusai  durOf  nemico  delle  grazie , 
d'un  colorito  nero  e  atro,  timi- 
«ioy  i  leccato  1  e-  d' un'  espressione 
tsztnìte  affettata.  In  aual  cosa 
«dunque:  è  ia  aua^celehrita  ?  Nella 
stonai  nella  fàvola)  nella  pro- 
spettiva ,  neL  suo  <graa  talento  . 
E  con. tutta  :questa  grande  auppcl- 
Jettfcle  sotto  il  pia  gran  maestro 
della  Pittura  egli  non  potè  esse- 
•re  ohe  un  pittore  di  ^ran  nome , 
«na  non  ^ìk  un  gran  pittore  di 
fatto*  JBbbe  più.  merito  in  Ar- 
chitettura ^  è  a  Maatova  •  a 
-Roma  si  veggono  de' suoi  edificj 
di  buon  gusto  •  Egli  ebbe  la  ieg- 


P!T  xii 

Ifere^za  di  fare  i  disegni,  osceni 
incisi  da  Marc'  Antonio  9  noti 
sotto  il  nome  ài  positure  delV  A-- 
retsn», 

X7.  Antonio  .Allegri  da  Cor- 
reggio.. V.  Scuola,  Lombarda ,« 
Ecco  un  fenomeno  tutto  all'op- 
posto di  Giulio  Romano  »  Il  Cor-' 
leggio  sen;Ea  gran  maestro  y  senza 
erande  dottrina  ,'.  e  «epza  grani 
ira^asso  di  talento,  quando  vide 
iifl  quadrq  di  Raffaello  disse  9^0» 
pittore  sf$c/(f\$o'y  e  lo  fu  daddo- 
yero-.  Fu  il  pittore  delle  .grazie , 
il.  più  amabile  de' pittori  •  Un  sor 
Jo  quadruccio  di  Correggio ,  vale 
più  di  tutti  i  Giuli  Romani -fi 
di  tutti  i  Michelagnoli.  divini  • 
La  bellezza  del  chiaxoscuro  h 
tutta  di  sua  invenzione .  ^U  ha 
qualche  difetto  jiel^disegno,  noa 
conobbe  la  bellezza'  ideale .  Anr 
nibal  Caiacci  disse  -che  RaàTaeK* 
lo  ha  le  maggiori  qualità  e  ì  mi- 
gliori, difètti  ,  e  Correggia  difetti 
-prandi  e  qualità  le  più  .amabilii* 
Un  altro  artista  ha  4etto  che 
•Correggio  non  imitò  nessuno,  e 
nessuno  io  ha  potuto  imitare .  Le 
sue  opere  son  incise  v  lo^  Danae» 
Xeda  dal  Duchange  ,  S.Cateri- 
na dal  Picard ,  la  -Notte  dal  Sa- 
rugue  ;  la  Madonna  ,  la  Madda- 
lena ,  il'S». Girolamo,  l'Ecce-. Ho* 
mo  da  Agostino  Caracci .  & 

iS.  Giacomo  Carucci  Fiorenti- 
no ,  detto  il  BofttQrmo  9    n.  1493 
m.  15^5^.    Michelagnolo  nel  ve- 
dere qualche  operadiquesto^H 
vinetto  9    profetizzò    che   costui 
«porterebbe   la   pittura  al  cielo  » 
.profezia  come    tante*  profezie  . 
Riusci  :un  sofistico,  scontento  di 
^e^  stesso  cambiava   sempre  Stile , 
disfaceva.,  deceva  9  ed  era  sefta- 
pre  fuori  dì  strada  .    Lavorò  a^ 
che  suI^gssÉo  di  Alberto  Dnwv. 
D'  un  carattere,  selvaggio  «  hifi- 
I    4  zar- 


nMRR&i'^ber  fdtg^^      ^  'Telila 
12  anaf  ^' 


lift» 

roleóhy'^rill»fli)ì;ri7pti«o  M^  !$(#*• 
imAftf  ^  odale  ler-mottfmno-  i'fr^ 

serviiròTe  essltto  ilfel  còstuMV  li^)'^  ' 
bile  ixeUe-attitvdMf;  nd^em^»^  - 


disf«ctndò(v««lw<»nì^do^^^^mà$w     $ìenV4iéMar^c«ai))o&itioiHe;  INntf ' 
tt  tiMf^en»9Ì  ié^eapo^d^ei^mv^u;   ingegna  fu  pia  naturait ,  fiù  pìs^  > 


ie  4»  Mlegli^regbittb  di  i^tmoèi 
Giulio  Romana.  Per  ihidictò  ài 

d«^  fra  le^Ifitf  ctfce  <R))ìm^  uiy 
CiflMO'  d^' Wf  color  vigoroso^;  Oftf 
de  àappt^  «jUKShn  naiieg^iarei^oi^-^ 
ìion%^nm  fmieké  il  ehiaroscord^ . 
Didf«6to  dt  r^A«rt  a*  RoAur^ 
utt- saa  domèstico  M  tmcìdd  in 
hti!o>'fm-  denAmìb  v  A&  H^  sim^ 
no«it  'viftfà  Incperpehio^  £  ^ 
Óli^drfiftfl^lfeNe  hogge  Vaticane  aomi  di  tanti  Signorr  eSi)gnoit^ 
•ooó'iìltOioPdft  Udine^  di  curd  '  BÌ*«oéi  coniMiponriiei  e  non  co»«- 
nwéut^  cht^  avendovi  «ii^iteto  tin  temporanei  ^  à&ve  soiió  ?  £  anco^ 
ttf|ijpoéo.  Il  ^apaM»iplii^  luzatfo'cre-  ra  si  ka  da  bomptehdere  chr  1» 
daMto  obe'^tt>Wl  fow«<^khé  . nobifeà^  «lefia  ttj^ittf  ^  lìn  méto^ 
quadro.  Cosi  k  famosr  ìiHueésItì     niéife  ?  :Nén  V^è  <ahni  novità 


immiiitfaittfini^iiiiiato  y  4A)églinfe^ 
mo^dt^'cttjiàcQiii*^'-' '  '/-  ;"'  •" 
i^  Gkv>m'lJditt«>'li> ''^4^4  «é 
2Si4-  pa0t»^'cU|i-6ii^ona»  a«Ra!^ 
fadiloi;  MjrRatìF»efli^  sdaaié^litt^ 
to  il  ^siio>  ^alento^}  tot  iiijiiegd Hit 
paesattgktu;  Ha  '  fiori  ^  '^  '  Mtti ,  a 
l)eàtw  y  %a  ornati»  ;  >t  vftlusel; 
Folii' idi' Intoni»' ì»rebèe^  ifìiy- 
sci«b  ittrij^valbb*  4»ofi*,  "se  'Mi- 
clMÌagm>kl  «s^'éftito  Rafl&eticr'. 


dr^Eìmad^ttòn  tiakanO'  il  lìèFtRr 
d^^iin  aciiéta'àMio<ne^ 
^sAM  Ltam  di  t:«yde..  VaiiHSoJMM 

1*  di?  fikmd» . 

se»  )PolldM«»CaldMv^  Cam^; 
vafl^^kox4^  m  154^  (  NAt^ 
s^  feeete:^!  f6JK>i«  BUdòiimen** 
dkitodv  A'kÓHiav  É/kervi  a^lrr^ 
poetar maha'iialia  logjjie  Vàdca^ 
ntr^^^Mbèàà9vi  dibiiigeir  >GkK. 
da^^lMiiiè,^^  R^aM^iO'y  gli -m 
s«tki^pò«>il  jM^^tiitteì-isa;^  Ra^ 
iKdtb  védealdo  U  attàhttlsnx^ev 


che'il  >inériyorpém>ifakf  .•  Il  me- 
rito «omfsttB'noii  ftir)P<]!£i69  no» 
nelle  frivolénte^,  e  inolto'  Aen» 
nei  fat  m^ie  f  tonaste  ^1  far  be- 

tcfiÀt ,  Qlalfftx^ue  -  ^Itifbto*  f^ 
faffiigitmde.  E^lofo  dttt  s^i  di-*' 
coacfgriandi^àxi>vtìiitibet0  favsi  nMìP' 
simi  otiiA!«l,>«  sif'iibdAo'-iÉì'frifftt, 
■liflimiisiiiMi  v  '  '       '  '"  •  '   i' 

^loi  MaiBiro*  ^^oMtf  Floi^iifino 
ik<«4^  Mj>]>5k^Haaii  etrtxtf-àftrF 
maestri-  éht  k  «pere  di  Iffielke- 


ìo-muàttMmA^i  èà  ^•dhNeirab'^  k«g<la^4kl  Parinigianto.  Dls- 
tino  de'  suoi  più  abìlfilìtteìKiff  ì-  '  gustanniell'  Indi»iNidò<'iflr  ptafH- 
24M»  >MNHitlB  édk  grafie  '4«I  c^  cia^  ^  ^  e  «  «i  v«raPv6  fbrtuna^iKaiidtf 
Jovifov «i  dl)»)^ fu«fO «Uà  b^ftà>>  d»  FfaJiceaM3|<,  fi ^lé  sieòa^ 
delf  diaaiiio  !^  dèil«  l^rìlM^y  Mii^  '  piaemi ideila wai^hifafiìianHIi  ttél- 
di^lè  sioéM  del/ii  belk  antkfii-^'  leboHi^iiàtig  €gli  ftbMitè  ••dì^ 
tà4^  ^  wiMl^e^ioÉte  ìlei  «ha-    pinte^^la  gW«^  dì  -ikiattndM^, 

E- 


té,  ammanieratoci  ibooso.cscor* 
t9tta«  Scomti^  4ra  an«nè  la  «uàc 
taoralcf^  '4^u«^  dÌi^¥tO:  il  suo. 
amico  PeUq^rino^  ii^quak  fii  hvh 
haxuaenZt  ^ìh  tqi:tur#^  e  Tmìkà 
innocciatò.  MasH^^'R^M;-!»)!!' 
lròUe;SOpravvivei»a  quasn.itidtK 
gBJtà^pci^  4IQ  i^elano  po«e94e»);. 
fc  Ja  nui  •    j\        <  ^^-«    .  !  ;-   \v»' , 

a3.  Ciò:  HoJÌ|«tiu.iVetti^i|p'' 
1»  T«d€ac«^  .    .   V,    . 

iw|..Ma9tl90  H9inalc«rck  «.  «49S 
lihr  Z574  d«(la  scuola  .<lNObti4i^« 
Dopo  aveu  studiata^  scftm^  Sooo^ 
rei  andò  àKona^  cpsmcftMrMi* 
thelangelp ..  X.a  suammfic»  è.fit*' 
ci)a  e  dotta  i  ma,  Mante  i  «éoca 
e  ^nza  grava  •  £gU  ÌAcisfi?  ié 
sue. battage  di  Cik^o*  QMnti»:* 
le  V4ergini  paa«a9  rgii  iyòmwi  ìft*' 
du$trio>i/  ^  •    .  ;•   ..-.    ir-  ■ 

Vminéti  V^ga/ToscaqoGavsòiit- 
«•lio  d  •  nn4^;^Qv^Htdi  tohui  :tfb- 
be  occasione  di'  y«ier:  dEii^i«iif»f« 
mente  pittori,  ^^i  fiÙB4t   mtV ^ 
egii  aU' artt.iM>f^r«GiiMimd4;Q»4 - 
Andato  poi  a  K^pmrft€si^9mmn* 
dato  a  RaflTaaliAf  o«««tiv4o4ceil^' 
pò  con  Gìà:  da  MoiiMt  ^li:  ectia-^ 
ti.  JMentxe  «gU-^r^^poy^H»,  im- 
picgava  tra  giocni  ;  ^<tiia  eetiidu^ 
na.alla  pittura ^  e  lii  «tat^inlto. 
studio.  Niuno.ni^oiidlitti<^e9*< 
pe  eseguire  ile  idee  di.  IbifiMlios. 
Sotto  gli  ocelli  di  «nei^aftioiae-» 
stio  egli  4if  i«M/wMtLACgft  Va- 
ticane ilPass4(£gi'o7d(9ÌrQMirdfBO> 
Jacadiftì»  d^ie  Aiir«  diiCenfra». 
la  toniti  ^  il  «arre^iaio,   le  Ja- 
Cena .  •  MpttQ  poi  RaffinUó  «  Gin- 
Ita  Roi^QO,i.i>e;iLEatlD>e,  egli 
si  stimò  il  pi^iinD  pktosr  di  Ro- 
ma fin  M  .eieei.  getowadk  Tizia^ 
Ho  9  ii  ^ùak^fora  ^tatocfeiantetó* 
a  KoiHMrp$ff,4ciBÌj|^iimi|ii.ie^ 


«*  tndò  «vi^bfN.^t^.pe^iemftr 
discaeteez^rdi^PieiiSinQiv  .iC^o^ttvb^ 
abbagliaci)  daMatfUa  Jiomni^'t^ìpp , 
p«  «wi^uegauRdriilIrUrfftH^bbiiiir. 
àf^  Ik  friii^r««L«  «add»  ;i^  i 
i«MMera>  Àe:.auchCfer(i>ciiìiiUmi 
sono"  jn«Ut '€i»mi  ìM   Si  vfi^sDd  . 
RoS9lldòf\dclbiEJV^trvÌ9  -diiSrc 
AmbffOfeiQ^  dtfStsRImriJo»-.  .  : 
^  FjraiicM9sb(>^Mat«»v>^i  deitp 

I>a  ^miiH)Uo»aijpit4i;emào;iiii{^.^ 
do  cV  era  cliiaKiitOr>il'A^jflif^'r  • 
#i^«  yi^Jie^(ai«f(ttnBiiito>dÌ)R«^^ 
fiie)U<>{5'  di  -  Micftflagboiiek^  :e  M 

b«pe.  it  cì^ra|to,^#..ilKpaMSy|io.( 
(eppe/l9<iie  vioiihfttA^  ff it%ii'  * 
iavitatoMh  d'ificjdfr^  a(<]iitbrò«sii»  ^ 
ra.:C^  due jisfa^Nrher.di  ki^a^M  <£-. 
gli  ÀiKitK  .^«Ii•  4C«iia;:ibrtci.id<s(i}iue  . 
suei  .9iy^^:  i#  RefM»fzÌ9nà^a  i^.j 
Gi9di/rtarfj  UF^pMs^aggia^iOitlJbìui  ^ 
n«f»ir^Piogen|«^>SfviUetr#tr  Ow. 
Ras  >Co«rt»iM.jabÀiJlà  >si. «d^. 
àU')Aiciumi>i  liri^H^nò^ne  mm . 

M^  Apnii^iio.RiceltroUidii,  Vul*^  w 

terra  n.  ^S©}  «b^ ;|BJ^i*#HiwOnd*.» 

^^àisMjv^o^:Mom  «e  aianini»' 
rato  al  pari  del  inaeat»>c..<B  9»^' 
colorito  t^j^i0  ^(&s9$9$tó[i  le  jMe 
doJiQó..  b»n^(qjMialcb^.rbidicsM»v 
ta  iMia  fjmoaa.:£^>ò«tziàùi;',jd&.r 

T4:iftk4  Ìo%Rt«9*.T^*Jtow^?ddl:> 
I>ori6«l^*  ;m!Ì4.CiiippeUrdii^ 
Andrea  ^ojilpitlr  CaiìiilteAiipiè^,: 
g^csefjtf  aQQ4  »:>||gl|fi«AncfceAliik{A. 
tox^r  e  ri/i^^ieitectt^iacitotti»' 
e^uf|}^»'dt;I^|i.Xlu.  >fibe  éb:.. 
vatteFiulpnd^  èie  v^tea^sàbr^yK.:' 

.  ^  'JSust^cm^  Rtei  JFàMfiotte 

da  un  C^ifdtDal^.dii;.^  <ttQnit3  >^- 

CI  4t;de):.Rj|(^ci|i;,d»in»«e/U|ki 

di- 


ijJ  PIT 

disegnatore  elegante  e  corrttto, 
ma  un  po'  secco  ne'  coatorni  ;  ho 
sue  drapperie  eran  i&i^iie  e  leg- 
giere, le  carnagioni  tenere,  i 
suoi  concetti,  graziosi  •  Ma  sgra- 
fluatissimo  era  ti  suo  :  umore.  A* 
trabiiare  perfetto  non  seppe  vii«- 
-xe  in  niuna  città  d' Italia  3  sbal^ 
zò  in  Francia:  peggio  che  mai'; 
si  disgustò  col  Primatìccio,   il 

Suale  foavea  ben  ricevuto  ;  Mor» 
èva  rabbioso  tutti  gli  artisti: 
non  lodava  che  sé  stesso  ;'  ma  non 
prerciò  stava  bene  con  sé  stesso  : 
macerato  'd^ìV  invidia ,  tofmento 
a  più' crudele  d'ogni  tomento, 
mori  di  bile.  A  cne.senre  esser 
buon  artista ,  se  non  sb  fta  V  ar- 
te-di  viver  bene  con  sé  e  cogii 
altri  > 

29*-  Giorgio  Vasari-  d'  Arezzo 
fi.  «510  m.  i$78',  copiò,  copiò, 
copiò  r  antico  j  Miohelagnoio , 
Ramatilo  ;  studiò ,  arefaittttò  ,  di- 
pinse il  dipingibile^  e  iion  potè 
Inai  essere  artista-;  non  ne  avea 
ti  talento.'  Scrisse  le  vite  degli 
attisti ,  e  benché  inarti^amente, 
vive  ancora  il  suo  nome .  Lo  me- 
rita ;  erar  un  uomo  dabbene . 

90i  Giacomo  da  Ponte  detto  il 
<BsTrano  sua  patria,  n.  i^io  m. 
«$92 ,  fu  allievo  di  suo  padre  me- 
diocrissimo pittore,  e  delle  opere 
di  TÌEiano»  Non  usci  del  %uo 
•pansé  che  fier  andate  a  vendere  i 
«uoi  quadri  a  Venezia  «  il  suo 
piccolo  paese,  la  sua  casa  ^  la 
Brenta,  la  vista  continua  della 
campagna  9  io  poftaròno  ad  un 
^nete  di  pittura  misto  di  storia 
«-  di  campestre.  I  suoi  oggetti 
storici  sono  senza  nobiltà  e  sen- 
%a  espressione  :  disegno  scorretto , 
«  inelegante»  negligenza  ài  co- 
etumè ,  paone^giamenti  senza  gu- 
ato ,  composizione  bizzarra  e  iit- 
«àie  ^'Mi  bel  colorito  »  e  una  na- 


PIT 

turakzza  ditaste*  die  piàcaiéii* 
ancorché  non  belle;  l'i  paesaggio 
poi  è  eccellente  t  buoni  an^he  *i 
ritratti .  E  passabtH  pittori  ^r>- 
no  i  suoi  qaattto  fmi ,  iipe^ial* 
utente  Franceséo diflScil  a  diàri»» 
gttem  da  suo  padre  .  *  *" 

^1.  Giacon»  Robusti  dettt>  41 
Tìntofiitta  Veaexiano  n.  tft%  «u 
.  xi^  ;  Studiò  da  Tiziano ,  il  <fB$h 
ìt  per  gelosia  lo  scacciò  dalla  sua 
scuola  j  -  Egli  steppe*  ifendicfarsi  «ol 
fare  sempre  maggiore  iti nìa  del 
fixaiestro.  Pose  ^n  la  porta  dehmo 
studio  Diftj^no  di  Michektng^o 
r  Colorito  di'  Tfx/a90 .'  Fu  gran 
disegnatCfre  e  gran  colotlsta;  S»- 
l^a  dàxt  che  il  colore  ai  vende 
nelle  bottegàe  ^  e  che  il  disegno 
ò  ndda  testa  degl^i  oiomìni  gran- 
di .  Diceva  ahrtsi  che  col  bian- 
co e  coi  nero -si  fa  qualunque-  co* 
sa  ben  rilevata.  Fu  maravigiio- 
')a  la  9oa  celerità  nel  lavorare,*  e 
più  maiiavigliosa  ancóra  1*  inugua* 
glianza  delle  sueorodozioni  *,  ai^» 
enne  buone  e  beile,  AÌtvt  pessi- 
me e  scorrette  in  tutte 'le  parti . 
La  saa. Strage  degli  Innocenti-, 
il -suo  Angelo  al  sepolcro  furono 
incisi  da  Sadeler  ;  un  grandeCro- 
cifisso  da  Agostino  Caracci ,  Gia- 
cobbe' che  ^bevera  le  pecore  da 
Mellan.  Suo  TigKo  Domenico 
gli  ki  ìHfisriore  nella  Storia ,  Jaa 
non  -ne'  ritratti . 

32^  Francesco  dell'  Abate  Mo- 
danese  n^  ij^ti  fu  ^condotto  ib 
Francia  dair  Abate  Primaticd ,  e 
dipinte  a  Pootaneblò  d'uno  stile 
largo  e  facile^  e  di  buon  dise^ 
gno. 

•    ^.  Trance*»  de  Vrlcndt  det- 
tò Frtf^e-F/*rfd^' Anversa  n.  15I0 
-fai.  1570 ,  n'fpofe  d*  utio  Scultore  » 
•«he  gli  ditftde   1  primi  rudhnenti 
del  disegno,  pas^Hi  Liegi  neik 
-scttoia  di  Lannerta  Lombardo  pit- 
ta- 


toj^Q  ^  ttchitetto,  fottz^  (ilosQfe) 
U  ^uale  alla  maniera  gotica  fece 
succeder  oelia  sua.  patria  il  gusto 
Icaliaoo  • .  Fr0nC'FÌo/e  andò  anche 
ìa  Italia ,  e  vi  studiò  soprattutto 
Michclangeio*   li  suo  fare  fu  tec«< 
co ,  di  buon  colorito ,   e  di  esef 
cuzione  facile  e  spedita .    Egli 
guadagnava  molto,  ma  per  .sua 
moglie  dissipava  tutto  in  crapu*- 
U  e  •  in   vino .    Non  ostante   h 
fiue  continue  ubriackeT^se  egli  lar 
yorava  ogni  gioro.o  sette  ore  di 
seguito  •  Dipinse  gli  Avchi  trion» 
fali.pér  Carlo  V,  e  jper  Filippo  II 
quando   fptono  in  Anversa. .  Le 
sue  For^e  d'  Eicole  sono  incise 
da  CprneillerCort  ;  Salomone  »  À-* 
brando  «  Slcevola  da  Calle . 
.    34.  Paok)  Fario4ti  Veronese  n* 
z^z%  m.  i6q6 ,    Color .  vigoroso , 
ceste  d*  un  bel  carattere ,  immagi- 
nazione  viva  •    Era  portato  per 
soggetti  in  movimento, -P^  bat'- 
teglie,  per  ingressi  trionfali*  La 
sua.  Diana  è  incisa  daRousselet. 
•.3S«  Antireg  Sohiavooc   Veneto 
ji.  15221  m.  158^.  Per  la  sua  por 
,ver;tà  no«  potè  aver  maestro,  co^ 
piò*  di  qua  di  là»  e  vendè  i  suoi 
quadri.  4  vii  pces^zo  per  viver  sem- 
pre me^hinamepte  •  «Fu  scorrét'r 
to  nel  .disegno,  ma  bravo  nel  co- 
lorito .   Tintoretto  diceva  che  bi- 
sogna aver  sempre  avanti  gli  oc- 
chi un  quadro  di  -Scldavone  per 
sapere;  quel  che. si  deve  fare  e  non 
fare.    Jl  suo  Adone    è  inciso  da 
Boel  ;  e  Gi^ve  e  Io  da  A  veline. 
,   3^.  Pellegrina  Tibaldi  Milane- 
se n.  1522  m.  9592.  Si  formò  su 
le  opere  di  Michelangelo,   e  fu 
ai  pari  di  lui   terribile  pittore  , 
scultore ,.  e  ai'chiretto  4  NcU'Isti^ 
tuio  di  Bologna  dipinse  vatj  trat- 
ti deir  Odissea   d'  una   maniera 
^F^nde  e  ardita  , 
37*  Lucsi.  QuQbiasi  Geoovete 


m  'XJÌ7  m.  158^  «  Studiò  in  Ró>- 
ma  Michelangelo  e  RaUìiello,  e 
andò  in  Ispa^na  a  dipingere  neil* 
•Escuriaie.  Si  distinse  per  la  sua 
facilità ,  e  per  il  suo  colorito  va* 
^o;  fu  anche  corretto  nei  dise*^ 
gno  ,  e  abile*  negli  scorci  .  *  Lm 
«Ha  J3rima  maniera  fu  gigantesca, 
cioè  innaturale  ,  perchè  senza  stn^ 
dio.  La  seconda  fu  più  studiata 9 
6  più  passabile .  Ma  la  terza  non 
fu  che  di  pratica  spedita  e  am-' 
jnanierata . 

38.  Federico  Barocci  d'  Urbino 
fi.  ijaS  m.  sdx2 .  Si  applicò  spe- 
cialmente ad  imitar  Correggio,  e 
lo  superò   in  correzione  di  dise- 

fno  •    ^on  dipinse   mai   alcuna , 
gura   senza   averne   fatto  prinm 
un  modello  in  cera;  né  pose  mai 
modello  vivente  senza  domandar- 
gli se  stava  comodo  :  cosi  dovreb^ 
.bero  face  tutti   gli  artisti .   Eeli 
è   il   pittore  più  grazioso  delia 
Scuola  Romana .  Le  me  attitudi^ 
ni  son  gradevoli ,  •  le  sue   figure 
ben  disesnate  e  ben  vestite,    le 
pieghe  traiate  ■  con  rflnezza  ,   ie 
toste  delle  vergini  d' ana- dolcet-^ 
za  amabile  ;    le  sue  composizioni 
d'firui  semplicità  e  d'una  natu-* 
ralezza  che  innamorano.    Le-sue 
opere   dipingono  la  dolcezza  M 
.suo  carattere ,  e  laiyontà  del  sub 
costume .   Il  suo  colorito  è*  Top- 
posto  .di  quello   di  Rembranctt* 
.1  due  es^mi,   dice  Mengs,    il 
bianco  e  il  nero  s*  impiegano  ne!«> 
Ja  stessa  manieva   per  degradare 
rc  annicàilare  gli  altri  cokn-i;   e 
così  possono  servire  per- mavitafa 
(i  colori' più  disparati,  e   da'ne^ 
^nùci  renderli  amici.   Rembranlft 
maritò  i  colori  plùinoompatibìK 
•per  mezzo  delle  ombre  y  e  diede 
,  armonia.    Armonia  seppe  dare  il 
Barocci,    schiarendo  tutti  isuaì 
^oloci   col    bianco  V    RèmbraiiKk 

di- 


Spinte  :  tutti  ì  «wri  oggetti  eqtaiì 
vif [(  in  utia  cavg ,  dov*  Jion  pc> 
«età,  ^qrÙB:.dal>o>(«'[^ggÌD  tola- 


«pfttDn  doKe  4  «'("ini  pMW  Jiir 
jme,»  rifieisi  «enea  onttM;  4uia- 
^  I  luoi  quotiti  jcito  briiJàn(i'« 
ÀiMÙ  TÙflèMicntì.  Iv'ftbtìe  atti- 
nta, n  jjir jtM:  i)iilii<»ri  due  ittn- 
tM  secondo  ie  occocrf  tue .  Qu<'' 
Jo  di  Ruii|>T«]4t  i  fitl  nuural*: 
.^utUo  di EUn>f ci  è'aell'ii)HDa^t>- 
JHziflnf:,..!!  iiKLAmuarEiie^'Cbe 
*^v«  Ae^lM^e  .  *  ìbcìeo  da  Ago- 
MUB  Cvacciv  Ja  Vetgict;;  ula 
&vima  da  Core,'  tinji  S.  Fami- 

glia  da  Sadder, 

4f.  Giauwo  Afti>i«Tio  Vewta 
■..  tja^  m,  ijTO .  Studia  Tiiì«- 
Ro  a  Venezia  ,  e },' antico  ia  Ro- 
jÌW,  t  .ioquiàti  bu(m  ditelo. 
JwDR*«fpfci*ionev'  e  uà  vìgoToio 
Àulotito  •  .Fu  .anch*  buon  paesì- 
-ctB.  Coat j(iud,i. diserai  della  Cq- 
^nnit-MXtaiana  .iocomintiiiti.  Uà 
.GihilioRonwo-  .Egii  fii  l'in- 
Ttncore  4l("ostucc«  p,er  aK>)icat- 
ii  (I,h^ìcol.  ...  -  ■  : 
. ,  ^i£(ion  ,IS«biIi  t  il  Muiiana 
eu  ino|>ÌIe>t  ed  «KTcinnda  le  bel- 
U,  «tiiDon.  c'ieiu^iJitA  :  diven- 
■f«  più  ricco,  cr  un  carattere  più 
rffolce ,  »ÌMe  felice .       . 

,  40,  t-ui^i  Vargps  Spa'gnuolo.n. 
.7jaS  in-Sivic^ia  ni-rjTO.  Fu  due 
tolte  in  Italia'  per  osservar  ,i)ua- 
^ri,  e  ^ì  applicò  a.  Pieri n  de'l 
Vaga.  Ì.i  Sili  donmioot ,di  C»^ 
Stallino  i  incisi  da  Balljeu. .. 
..■,4f.  Taddeo  Ziiczm  *  Urbino' 
u.  x^ìf  m-  l'/'i  ,  fu  ijn  povero 
iUliavo  di  suo  pa.lie,'  eitir  gran- 
ai ^»ti<  scuiiiò  l'anducRaf- 
itella  fin  a  fai&i  pinpc«  dj. 'gri- 
da ,  Rn  ad  esse:  iopieuto^da 
,j?api  n«J  Valicano, f:(l«r,|C;ardi- 


nal  Farnese  a  Cerali  •  tii 
grande  nella  composìzicAé  ,  ivrpr- 
bido  e  vago  nal  colorito  'j  corriit' 


onci 


I  frin*  di 


affettar  gtaodiosit^.'  ffi  auuu4iiiE- 
raio  ;  Klcilte  tue  optte  Cdtaji  t^ i- 
i^iinate  da  suo  trdttntf  Federico , 
itneno  abile  di  lui  ,  itta  pfù  faci- 
le ,  «  piìt  ammanierato  :  Costui 
(o,  itfo?  lavorò  in  Ft^ncb  ,  ìd 
Ingbiiterfa  ,  in  Fiandra,  iff  O- 
iand^  t  >n  Iipagfi  j  ,  e  giìasì  iiì 
iQtta  l' Italia  .  I  Zuccaci  ebbero 
iin  trèno  di  seguaci  che  avrebbe- 
ro corrotta  la  pittura  in  Ifatii, 
sé  \  Qaracci    non  1'  ^vessiro  op^ 


IDI  iim  amen  re  rialzata. 

iji.  Paolo  Cagliari  deftff  Fw,- 
ntiè  V  rSJi  *■  '588  non  ebbe 
per  maestro  che  suo  Uà  gìttore 
Ignoto.  Dà  giovinetto  sorprese 
tutti,  è  in  Vénèzi<  rìpo'rtà  Ìl 
premio  In  un  concoì'so  pto^iostd 
dal  Senatcf  t  giudee  Tiziano  ,  fi 
dìciii  giudÌEio  fa  ap^audito  di- 
peli stessi  concorienct.  Il  Stm  té- 
ktito  fuperjBComposJiioni  ^an- 
Ài  ài  grande  apparato-  Andò  % 
Roma,  vide  i  antico  e"  Raffaét- 
Id]  ma  inutiimcnte  ,'  nda  ne  tu 
tocco,,  e  prostgol  à  fivòrire  se- 
condo il  suo  proprio sentiiHènto'. 
Egli  aOn  ebbe  Sensazione  che  [Set 
le  bellezze  È  per  le  magnifìoenìe 
eh'  egli  v«d4va  ili  Venezia  .  Di 
(inesco  genite  s'òno  le  sue'  quat- 
tro cene  sOntuole.'  QbeTIa  delle 
iioz^  di  Cada,  in  cui  sono  pia 
di  cènio  R^nre  •  t  nel  rtfettorio' 
di  S.  Giorgio,  e  pasta  pèt  il  suo' 
Capo  d'opera.  Qdalll  del'Lepfcf- 
sq  è  a  'S.  Sebastiano  ;  l'altra' étf 
Io  stesso  sOggetro  trattsto  drvtì- 
sdmente  fu  dàlia  Repubbli^d  dò- 
nata  al  Re  di  Francia,  ;,  éS_  un' 
aUtii  U'^ua  diSìmon  e  di  Le- 
vi. In  queste,  e  in  tutte  le  al- 
rre  operi  dì  ^aolo  Veronese  man- 


fi  I*  ÌDtcDiRnia  del  disegna  , 
gèl  bdfo  ideale ,  dell'  tsprtaio- 
lie  ^' Jclli  Ktufliciti,  della  cod- 
vènienia  sì  nelì'tssantQ  tln  ne* 
gli  accesior] .  .  Le  sue  tette  non 
M>no  die. litntti , 'belli  sletcel- 
ti ,  m»  rìiratii .  Si  pai  dire  che 
finti  i  suoi  quailri  non  sono  che 
ritrttti  ttùritti;  poiclii  le  figure 
^lle  me  stòrie,  sono  ritratti  ve^ 
ri.  Tettiti  e  aggiustati  cernie  eta- 
no i  nobili  ^Beziàni  a  teinpo 
109.^  Se  egl^  avesse  scelto- sog- 
getti (fella  stofia  di  Veneiia', 
non  poteva  far  meglid .  Il  qui' 
rfro  de'  Pttle^tini  in  Sni»Uf% 
un  ritratte  stotìato  di  tutta  la 
(Uà  ramiglb.  Egli  piacquèper 
le  sue  helie  patti  pittoresche  del 
poloriio  e  (iel  cliiarosciiro  ;  piac. 
,^iie  anche  ger  là  ricchezia  de' 
jp^nseggiametiti ,  per  il  fracasso , 
É' per  la  molripJidtà  degli  oeger- 
t\:,  the  fajinó  li  delizie  del  voi- 

«i  alto  e  bùto-  Che  distanza  da 
affaeljo  araoIoVeronese'^Raf' 
iaeìJo  non  puè  vtremenTt  pian- 
te che  ai  umìntclligenti;  entfr 
ciò  i  piQco  imitato  .'  Il  Veronese 
i^ilettfX "di tettanti  ^gl'ignoran- 
fl .  Egli  è  Jodevole  e  degno  d' 
;i(nrraiÌone  per   l'assiduità  alla- 


44.  HltdBtf'ds  Vm' Fiatnnilii. 
go  n.  i5id  b.  int4  et  nucMra 
nella  sm  t«trÌ«-Mdè-a  'Rona'k 
tafsi -discepofa'.  Andò  «VeMzi^ 
è  cofdrl  sotto  TlTiRtOtMtft.'A»- 
q^Ettd  bOon'^diseRMi  , 'Cftlorét* 
BtAéHMfte ,  ffuMitk  >df  pcnMnai 
le  siiefwte  soiKOfoeci  fatiate  itfa 
graiiosei  Ie'C0fnp»9Ì!iioni-fr<d(tt 
ma  nirWaJì ,  i  paAn  pianeti  ri 
ammanieialt  ì;  no»  bHIczxe  di  Mi-  . 
om'e^dìnei  ma  neMur  dilètti t^ 
liuMtnti.  FI  ■ptte'M  impiegato  « 
Pifénzé  da^Medici  prAtRoc! det» 
fc  Btlip  '  A«r .  -Feoif  ^icco  gra*. 
dtin  Anversa -saa  patria.-  t'W 
'teiera  HàOnb  incise'le^uC  ùfitt^j 
ed' i  malttt  rìccrcata  qbel^  de* 
Padri  del  desertai    - 

4^.Ciai'Bol  fiamaHi]^li.'tj34 
in.  ijSi  di^Hse  in  ogni  tnddo  • 
in  ogni-genftré.         ■    '- 

■4*;  Giuseppe  Patta  ^tfo '5*^ 
vÌ4H  pecebè'  fu -allitTO  def-Sd^ 
viaW  ,  B.  isjy  liv.  is«s  .  FeeeB* 
misto  della  Scuola!' Venexi'ana  « 
'delia  Scuola  Romana .  Bum  d^ 
t^Do  t  n^bfite  TÌget&o' ,- "ma- 
cntUnaata' nel  resta-.  flolV^'^ìl 
(  diede  mille  scudi  d'  «tò  per  bvee 


_       .     ttì- f  ed^erico  I  a' piedi  t     ._    . 

s'oro,   'e\pe'r  la  ìnorigerateaza' ,  'jandro  III-:  ttretie  per  guri' ten't 

(fecialmènte  pel    suo  dUint^tès-  'no,  ■nia-nonpet,  ^Isoègoitò'. 

'p..  'Egli  ^l^va   dire  che  i)  ta-  Le    principali  -  sQe  'wtfta  >soliQ 


'^■-•Egli  ,    ,.    -- 

fento   oùn^  vale   nulla  sema  la 

probità  .   'éi    attribuiscono  a  lui 

'aìcilni    miadr!    ttte    sono  Si  suo 
Jr-itelfo  Benedeno ,  e  de'  saoi  fi- 

^lì  Calilo  e  Gabrie'fi ,    che  \xm- 

rirono  nelU  Uw  manieia. 

43-    Ciò.    F'ernardr,    Xi^leiiis 

ile  Navarefra  de([o  il  JJnrj',  i)0- 
'bile  Spagn.iolii  n.   %-,yi  m.  IW*^. 

Sordo  e  muro    si    approfini-dÉl 
^Pomenichino   'e    di  ThiaDO-   ■» 

■ftfJwiftj', 


r  eqpreSiions_.e  As' 


ten^,  e- ft  •  Sno'  de*j#iìitìp*ti 
'inehibri"^  dtS' Aeeatftót  ■-  Suoo 
'dijegflanré  l  ma  un  pti'-gDlla"« 
Simiatirerato',  '-ftcondo'- e  Aicìte 

wta-cORiMsiziuRe  9  ntfll'^egteet»- 
"iioneì  d/Bufin  ctildfitd  ^-  ma  f^ 
i^inHf'if-fifwhiftastro'.',  Si  dist**- 
'K  '3}ietìiili|Mate  oe^  sagtetiL' di 


<4*  PIT 

^coia  dove  entrancr  cavalli  •  'In 
Venezia  e' in  Roma  sono  alcuni 

$tioi  quadri . 

48.  Dario  Varotari  n.  iti  Ve- 
rona 1539111.  1591^,  originaria d' 
ima  nobile  Famiglia  Tedesca  • 
Riusci  un  de* migliori  allievi  di 
Paolo  Veronese .  Vivo  e  fccort-» 
da 'd'idee  compose  bene)  aggrAp^» 
pò  bene ,  ma  scorretto  nel  dise^ 
gfio  ,'  di  buon  colorito.  Fu  an^ 
che  Architetto  .  Sua  figlia  Chia« 
jFa- si  distinse  ne' ritratti. 
-  49.  Francesco  Porbus  Fiam* 
/  jningO'  n.  1540  m*  isSo .  Fu  di-i 
\«  scepolo  di  suo  padre  Pietro  buon 
pittore  e  geografo  .  Buon  colori* 
sta  9  si  distinse  ne'  ritratti  e  nel 
paesaggio ,  come  anche  un  suo 
$gliuolo  che  parimente  si  chiamò 
ì?rancesco . 

jo.  Felice  Riccio  Veronese  éet* 
tb  Brusasori:t  n.  1540  *  Benché 
ibsse  stato  a  Firenze  per  appren-» 
dere  il  disegno,  volle  ad  ogni 
costo  andar  suia  maniera  di  Pao* 
lo  Veronese  . 

52.  Giacomo  Palma  il  vècchio 
Bergamasco  n.  1^40  m.  1^96 ,  ai-* 
tievo  di  Tiziano  dipinse  sempre 
su  io  stile  ^eì  suo  maestro . 

5».  Giacomo  Palma  il  giovane 
nipote  deli'  antecedente ,  n.  1544 
m.  ^6^2  fu  allievo  dz\  Tintoret- 
IQ..  In  Roma  acquistò  buon  di- 
segno :  Da  principio  fu  buon  pit- 
tore v  Ma. acquistato  grido  ebbe 
«tolte  commissioni,  e  strapaziè 
il  mestiere  vergc^nosame^te.  Fu 
si  laborioso  che  fa  trovato  di" 
fingere  méntre  si  portsva  a  sejp- 
iieifire  .sua  moglie  w  Ebbe  del 
f>tiet  9  e  fu  amico  dt\^  GUarini  ^ 
del  Cav«lier  Marini,  e  di  altri 
bèi  talenti .. 

'5)«  Antonio  Tempesta  Fioren- 
tino, m  t54$  m«  zdad,  allievo  di 
Sttadan»  preie  ancb' egli  fusfp 


per  il  paesaggio,  per  ta  Caccia  9 
e  specialmente  per  i  cavalli  \  ma 
vi  pose  dell' esageraz'ione . 

54.  fiartolorameo  Spranger 
Fiammingo  n.  1546  .  Fu  lunga 
tempo  a;  Ron;ia  ,  e*  riuscì  In  tut-» 
tò  perfettantenté.  ammanierato  ^ 
né  lavorò  che  di  pratica .  Ebbe 
però  un' immaginazione  àbbon-^ 
dante  e  facile,  una  composizione 
ricca ,  e  un  bel  maneggio  di  pcn^ 
nello .  Fece  gran  fortuna  sorto  i' 
Imperator  Ridolfo ,  e  per  un  ma-* 
trimonio  divenne  signorone  iit 
Praga  ,  dove  ornò  di  su^  pittU'«> 
re  il  suo  palazzo.       '     ' 

55*  Camillo  Procaccini  l^alo^ 
snese  n.  1546  m.  t6x6  ,  àlirevd 
di  suo  padre  Ercole ,  fu  d'  un*  e- 
spressione  terribile  e  gigantesca, 
di  colorito  vigoroso  ,  ma  qùal-» 
che  volta  scorretto  rtcl  dise- 
gno.  •  ^ 

^6,  Giulio  Cesare  PrOtaccinf 
suo  fratello  n.  1540  m«  161.6  fìi 
più  corretto  è  pili  furo,  e  taf-» 
volta  grazioso 'cercando  d^  imita- 
re il  Correggio.  Fu  capo  dell' 
Accademia  di  Milano .  Nella  gal« 
leria  di  Dresda  V'  è  utt  S.  Roc- 
co ,  e  una  S<  Famiglia  ài  buono 
stile. 

57.  Carlo  Van-Marfd<fr  Fiam- 
mingo n.  154S  m.  i6q6  i  La  sua 
prosapia  nobile  per  amba^sciai^ri 
e  per  prelati  non  gli  fu  di' osta- 
colo a  professare  le  belle  arti . 
Fu  buon  pittore  ,  buon  poeta  » 
dòtto  e  savio  critico ,  e  §pecial« 
mente  nomò  dabbene .  Compoise 
drammi,  e  ne  dipinse*  le  scene. 
Studiò  in  Roma,  e  riuscì  cor- 
retto nel  disegno,  inéepnòsó  nel* 
le  composizicrni  ^  e  brillante  ne{ 
colore  ;  «nelP  uhiÀo  dìVcìine  un 
po'  ammanierato  .  Riilut6  di  Met- 
tersi al  servizio  dttì'  Imperatore, 
e  preferì' ijì^uà  diletta  pàtria  a« 

ma** 


Tir 

tetto  da  tutti  i  suoi  •  Vlm  fe- 
lice ,  ma  ]a  guerra  V  obbligò  a 
iasciarla  .  Inciampò  ne^  soldati 
che  16  spogliarpn  di .  tutto  ,  ^  gli* 
massacrarono  i  suoi  domestici  ^ 
gli.  posero  una  fune  al  collo  ,  « 
r  avrebbero  strozzato  ad  un  al* 
|>«ro  ,  se  non  fosse  srato  ricono- 
sciuto da  un  offiziaie  Italiano 
suo  amico  in  Roma  .  Questi  gli 
salvò  la  vita  9  ma  non  siila  ro- 
ba .  Coir  assiduità  del  lavoro  e- 
gli  riparò  la  sua  perdita  a  Bru- 
ges •  l^ovette  però  abbandonar 
quest^  Asilo  per  fa  guerra  e  per 
la  peste  :  due  buone  amiche  .  H- 
gli  colla  sua  moglie  e  co' suoi  fi'- 
gliuoli  si  ritirò  in  Olanda ,  e 
colle  sue  fatiche  riparò  le  sue  dis- 
grazie .  II  valentuomo  ha  ric« 
chezze  0erenni  nel  sruo  ingegno. 
In  Harlem  eg^ìi  fondò  un'acca^ 
demia ,  cioè  introdusse  in  Olan- 
da il  gusto  Italiano  .  Oltre  i 
suoi  drammi  ed  altre  sue  poesie  , 
ejgli  pubblicò  una  spiegazione  del- 
le favole ,  e  le  vite  de'  rittoti 
Antichi  ,  Italiani  9  e  Fiammin- 
ghi fin  al  1^04  :  questa  è  un'  o- 
pera   d'un    giudizio  sano  e  im* 

{>arzialè  .  Il  suo  giudizio  di  Sst^ 
omohe  è  ihciso  da  Hondio  9  S. 
Paolo,  e  S.  Barnaba  da  Saenre- 
dam,  il  Perseo  e  la  Fuga  in  £- 
gitfo  da  Ghein  . 

58.  Cornelio  Ketel  Olandese  n, 
V54S,  fb  allievo  di  suo  zio.  che. 
lo  istruì  più  nelle  [  belle  lettere 
che  nella  j^ittura .  Egli  non  fu 
che  ritrattista,  e  nel  suo  gran 
quadro  degli  Archibugieri ,  tut- 
ti sonò  ritratti ,  senza  buon  di- 
aegno  9  ma  con  distinzione  .  £« 
gif  è  quel  pittore  che  volle  an- 
che dipingere  colle  dita*  e  fin 
co  piedi .  , 
59;  Enrico  VaórSteenvick  Fia^i-; 


FIT  t4t 

.prospettive  OOQ  veri tà^i  colore -, 

e  con  effetti  piccanti . 

60.  Paolo  de  las  Roelas  Spa- 
gnuolo  n*  1550  m.  lózo  t 'Fu  sot- 
to Tiziano,  e  dipinse  di  bel  co- 
lore con  disegno  corretro,  coh 
espressione,  e  con  composizione 
ingegnosa .  £'  vantata  la  sua  bat- 
taglia di  Clodoveo.  Era  anche 
dotto  nella  prospettiva  e  n^ir  aw 
natomia  .  Fu  fatto  Canonico  del- 
ia Chiesa  d'OUvares* 

^i.  CristoForo  Schwarta  Te- 
desco ».  1550  iB.  1594.  Fo  re- 
putato in  Germania  un  altro  Raf- 
faello 9  ed  egli  non  ebbe  in  men- 
te che  il  fare  Veneziano  ,  e  spe- 
ciaimente  del  Tintoretto.  Il  suo 
merito  consiste  nell' abbonda n zìi 
della  composizione ,  nel  colorito , 
e  nella  facilità  dtX  pennello.  Le 
sue  principali  opere  sono  a  Mo- 
naca, impiegatovi  dal  Duca  di 
Baviera  Alberto  V  protettore  dei» 
le  arti  . 

52.  V in cislao  Koerberger Fiam- 
mingo ,  allievo  dt\  Vos  ,  si  \i^- 
ce  in  Italia  un  pittore-  ragguarde- 
vole per  i\  disegno  ^  per  ii  colo- 
rito 9  e  per  la  displosizione  del 
tutto  insieme.  Ritornato  in  pa« 
tria  fu  anche  architetto  ^  fu  i-^ 
drostatico ,  e  diresse  le  fontane 
di  Bruxelles .  Fu  altresì  poeta  « 
e  antiquario ,  e  fk  di  qualità  a* 
fflabili  .    , 

53.  Matteo,   e    Paolo   BriI  ,• 
due  fratelli  Fiamminghif ,  buoni 
paesisti  9   che   lavorarono   molto 
Iti  Roma  nel  iecoio  XVI. 

64.  Dionigi  Calwart  Fiammin* 
^o  n.  2555  >n-  1^x9.  Da^prioci^ 
pio  fu  paesista 9  ma. in  Italia- ac« 
quistò  bt'one  idee ,  e  ia  B<i4ogna 
si  fece  gran  credito  per  f  suoi 
scolari  9  diido  \  Albani ,  Bone- 
nichino  .  Il  suO'  pennello  è  soa^^  * 
ve  f  morbido  «   ìX  wa  colore  *è 

•r-i 


pmmiùÈOf  e  grazioft  aono  h  Jiie 

.   6$,  l  Ctiracci  «  Vt  Scuola  Bo- 
lomsc  • 
Tintoretto  volea  distom  LuÌt 

I»i  Caracci  dal]a  pittura,  in  cui 
o  credeva  inabile  .  Avca  ngio»> 
ne  il  Tintoretto  :  ^ol  vedeva  inr 
(dinoto  alla  siia  maniera.  Noi 
(condanniamo  chiunque  non  èdeir 
Ja  nostra  opinione,^  e  ci  ctfdiar 
ino  ragionevoli , 

Chi  vuol  sodere  Luigi  Xarac- 
ci,  vada  a  Bologna  I  e  vi  vedrà 
un  disegno  grandioso  non  corretr 
rissimo ,  befle  attitudini ,  com- 
posizio|ii  ben  intese ,  gruppi  ben 
legati  e  ben  disposti ,  pann^giar 
inenti  di.  pi^he  grandi  e  ben  ag- 
giustati ,  donne  belle  e  grazio- 
se ,  scqrci  urditi.,  'e  colorito  catv 
tivo. . 

Agostino  benché  distratto  dal^ 
Ja  poesia ,  dalla  musica ,  dall'  in- 
cisione» e  dal  gusto  per  la-aor 
cictk  ,  dipinse  molto  •  Disegnò 
con  purità ,  compose  e  pannegr 
filò  con  saviezza;  ma  il  suo  oo^ 
Jorito  fu  tristo  e  monotono.  Non 
eeppe  convivere  con  suo  fratello 
Apnib^le  ,  n^  starne  separato  . 
Da  un^  vita  libera  passò  tutto 
jn  un  tratto  fr^  i  Cappuccini  di 
Parina,  dove  mori  di  malinco- 
|iia  •  Sono  curiose  le  sue  stampe 
della  Galatea  per  le  acque  »  del- 
la Venere  f  he  castiga  gli  amori- 
ni ,  deli*  Amore  vincitqr  di  Pa- 

Annibale  ebbe  in  dono  dalla 
natura  tutte  le  q|ualità'  pittori- 
che .  Ma  nemico  giurato  della 
lettura  I  e  perciò  ignorante  di 
storia  e  di  tavola  »  era  obbligato 
a  mendicar  i  lumi  altrui .  E  .co- 

{Dc  si  può  rappresentar  bene  quel- 
o  che  non  è  suo  .^  >Si  ha  da  sten- 
»rf  #(i  appropriarlo)  e  di^tlr 


\ 


MT 

meste  bene  .  Egli  si  distinse  per 
la  bellezza  del  disegno,  per  ù 
scelta  delle  attitudini ,  per  la 
giustezza  de*  drappi  y  t  per  uns 
certa  apparente  negligenza  cho 
seduce .  Ma  il  suo  colorito  h  per 
lo  più  ^igio  ;  le  sue  donne  nu-« 
de  sono  un  po'goflette  9  i  pUjSti 
sono  mignon  r  Volle  imitare  lo 
flessibilità  dfl  Correggio  ,  m« 
non  vi  pervenne  *  Il  rimarche-r 
yole  in  Annibale  è  che  giunto 
in  Koma  in  età  avanzata  >  in  cui 
si  sdegna  ogni  riforma ,  egli  stu-r 
dio  r  antico  e  RafFacIlo ,  modfrr 
rò  la  sua  ibjas  e  cercò  di  anda-* 
re  su  le  tracce  della  bella  aàti-i 
chità  •  La  sua  Galleria  Farnese» 
e  tante  altre  opcr^  f^nno.  il  suo 
elogio. 

Antonio  figlio  naturale  di  A«« 
gostino  morì  giovinotto  9  e  dav^ 
speranze  di  riuncita  grande ,  cov 
ine  indicano  i  suoi  freschi  a  S, 
JBartolommeo  ali*  Isohi  in   Ro« 

m4  • 

66,  Gio.  Van-Achen  n.  in  Co* 
Ionia  155^  '«  lì  suo  capo  d*  ope^ 
ra  è  il  ritrito  che  in  Roma  egli 
fece  di  sé  stesso  con  una  tazza  di 
vino  in  mano ,  e  «on  Donna  Ve- 
nusta a  canto  .  I^ipinse  anche  di 
storia  ,  con  buon  disegno»  e  con 
qualche  grazia . 

67.  Ottavio  Van-Veen  Olande^ 
se  n.  i$5^  m.  1^34  di  famiglia 
distinta,  studiò  molto  in-iioni* 
sotto  Federico  Zuccari,  e  acj^uif 
sto  disegno  corretto ,  facilità  « 
non,  so  qie  di  grazioso ,  qualche 
espressione  ma  non  pobile.  Egli 
fu  poeta  1  istorico ,  letterato  « 
ingegnere  in  capite ,  e  pri^ip  pit^ 
core  del  Re  di  Spagna  1  iqten* 
dentf  delle  monete  m  Bruxelles  , 
né  volle  mai  andar  in  Francia  , 
neppur  dipingere  per  Luigi  XIII. 

Le   suf  due  figlie  Geltrudo»   4 

Co> 


WT 

.Cornelia   furono  bupi^  ritr^tti- 

su .  La  sftta  S.  FamigUai»  e  «30I- 

te  sue  allegorie  furono  incise  da 

òisberto  suo  fratello .  Egli  ^be 

,Ìl  piacere  di  avere  per  suo^lie- 

*vo  Rubens.    ^ 

.  69.  Bernardo  Castelli  Genotre- 
se  n.  xfsy»  m.  1^29»  Su  la  ma- 
jìiera  di  Cambiagto  riMscì  perlèt- 
4amente  ammanierato ..  Gii  si  ar- 
.trit^uisce  deli*  ingegno  ^  come  si 
./attribuisce  a  chi  non  ha  giudi- 
'  zio  da  frenario.  Égli  fu,  amico 
'del  Tasso,  ,c  per  la  Gerusalemme 
Xibe^ata  fece  de' disegni  incisi 
da  Agosrin^  Caraccio  Suo  fra- 
jte(lo  Valeri  dipitise  anche  infeli- 
iem^n^e  di  mera  pratica. 

6g.  Andrea  Vàn-Ort  Fiammin- 
go n.  ZSS7  m.^i^4x.  Brucale  in 
tut;to;  ma  grazioso  ,nel  colorito, 
'<  iatelligente  nel  chiaroscuri, 

7o«  Enrico.  Golzio  ^Fiammingo 
a..  iJjS. m.  Jt^*:^-  Fox, pia  cele- 
Jbre  làcisòre  che  pittore  • 
,.  .7^'  i-HÌOi .  Cardi;  dctUi  Cigoli 
déU^  Scuola  Fiorentina. n..  ^559 
m.  1611  /Disfi^nq  bene^.e  colo- 
jfì.  con  gusto .  Porigny  incisa  il 
^uo  quaciro  di  S.  Pietrp  che  gua» 
fisci  uno  zoppo  nella  jbasilica  Va- 
tica'nà .  Cig()u  &  àf^ifetto»  mu; 
i$ico ,  poeta  ,  cruscante  *,  ne  mai 
felice  9  iqiorsicato  semprje^ja^r  in- 
vidiosi.,!^ rimedio  cor\tro  il  lo- 
ro velano  Jk  otturarsi  g^oi^ecchi  9 
é;  ridersene .... 

72.  ,Btnve^uto  Garofolo"  Ferra- 
rese n.  1^79  za,  i^s9  1  ^^  <ii*c- 
gno  imito  Michelangelo  >  ikI  fe- 
stante KafTaeliov  il^suo  colorito 
è^  chiaro ,  e  anche  v^oroso  •-  , 
.  73.,'Maria  Tintore^fa  n.  x%óq 
ro.  ÌS9P  figJJa*  discepoU,  «se- 
guace j^el  Tintoretto.,  lece  bei 
ritratti  .   . 

74.    Cristojfbro  Roncalli   detto 
ijf  Cavalier  Vomèrancso  della  Scuo- 
U/>>  B.  Arti  T.  II. 


*•  • 


la  I^iorentina  m.  in  Roma^  162^ . 
.Ammanierato  in  tinto  fuorché 
nel  colorito  e  nel  chiaroscuro . 
.  75.  Giuseppe  Cesare  4'  Arpino 
li.  jts^o  m.  <tf40.  Alli^vo^di^uo 
padre  pittoficchio    di   voti  »  se- 

fuace  dtì  bisbetico  Pomeraocio  9 
ivenne  ecjceliente  xìtXÌ^  s^ramba- 
jatezze .  Ebbe  il  cran  talento  dì 
lodar  ^  Kesso,  di  vituperar  tut- 
ti,  é  rinvenne  graziaNpresso  Ql^- 
tt»nx^  Vlfldie  Jo  fece  Cavalie- 
re 9  e  presso  EnHcp  I  Vr  ch^  lo 
rifece  Cavalie^o«  J^%^  ^valier- 
mente  verso  i.  suol  proiettori  sep- 
pe corrispondere' .  con  *  mormora- 
zioni) e  con  in^olepe,  li  rim- 
proverò di  non  avere  abb(|scaaza 
ricompensato  il  suo  inerita  su- 
i>lime.  Se  lo  meritarono.^  Ma  i 
morti  non  sanno  più  lodarsi . 
J4orto  lui  9  moriroa  <u^e  \q  lo- 

/di  delle  sue  «pere;,  non  ncrsoprav- 
;viyono  che  scempiatag^iot. 

. .    7^.  BartolommeoSf Sidone  Mo- 

. danese  n.  15^0  -m.  x6t6  ^  allievo 
de'.Caracci  .prescelse  lo  stilè  ^di 
Corregf^io,  ma  vi.  riuscì  un  pò* 
ammanierata t  o>«copretro  nel, di- 
segno* («e  «uè  te^te  son  elegan- 
ti t  .1^  «ya<  €ompo|i<.tone  è  gran- 

*  diosa  1  e»  il  colori to.à.seduceQte  • 
Sarebbe  forse  riuscito  meglio  9' se 
non  avesse^  avuto  il  vizio  del 
giuoco;  jl  dolore  di  ima. grossa 
perdim  lo  portò  tfUa  jtoiaba. 
.  yy^  Enrico  VailMBalen^^..  i$66 
m.  1632.  Uno  de'  migliori  pi^eo* 
ri.Fiamminghi^studlòia  Italia . 

.  La  sua  opttra;;pribcipale  ^•^.«Gto. 
nel  ^^r«^.  Disegno.  «Un  e^e^n- 
za  «  colori  lode yolmettte  «  comgo- 
se  ìmip..  I-C  averteste  imiBcacìO 
di  npbiltà .  ; 

•  78.  Leopardo  CoxpmiVenezia- 
oo  n.  X5^i  m«  t^^S   ^glio"  d' un 

Sittoredi  .  ^painiatiire  e  mercante 
i  quadri  9    imparò  dal  magazzi- 

K  no 


1:48  '   PIT 

rattere  férmo  ;  «  ma  le  donne  so^ 
no  piene  di  grazia  ,  e  i  putti  san 
d'  un'  amabire    naturalezza  :    le 
carnagioni    son   chiare  •    Ma   i 
panneggiamenti    hanno    talvolta  . 
del  secco  con  pieghe   rotte  .    L' 
espressione  è  spesso  negletta  9  né 
la  composizione  i  sempre  ben  in- 
tesa .    Talora  egli  cade    nel  po- 
vero ricercando  troppo  le  minu- 
gie,   p*  un'  indole   «oave   inca- 
pace di  passioni  violenti  dipinse 
d'  uno  stile  dolce   e  piuttostc^  d' 
un'  amabile    languidezza   che   d' 
una  fermezza  vigorosa .  Dipinge-* 
va  come  sentiva  :  per  questo  ca- 
rattere suo  particolare    égli  è  al 
di  sopra  di  coloro   che  non  ope- 
rano per  sentimento  interno  ,  ma 
per  il  solo  talento    d'imitar    gli 
altri .    Il  suo  primo    colorito  fu 
quello  de'Caracci  .    Quando  poi 
volle  imitare  quello  di  .Caravag- 
gio C  se  ne  lasciò   infettare   mal- 
prado  la    lezione    di    Annibale  ) 
lo    imitò    in     qualche  ^  parte    e 
con  qualche  effetto  ;  i  suoi  lumi 
però  furon  grig)  e  le  ombre   ne- 
re .  Il  suo  ultimo  colore  fu  chia- 
ro   e  vago  ,  le   ombre   tenere   e 
grigiastre  pendenti  al  verde ,  ma 
talora  argentine    gradevoli .    Le 
sue  opere  sono  moltissime  a  Ro- 
ma 9  a  Bologna ,   e  altrove  .    In 
casa  Sampieri  in  Bologna  si  am- 
mira il  suo  S.  Pietro  che  piange 
il  suo  peccato  . 

Quanto  egli  era  dolce  e  mode- 
sto come  uomo,  altrettanto  era 
delicato  e  fiero  come  artista  . 
Mon.  si  avvilì  mai  a  prezzolare 
su  i  suoi  quadri  :  li  mandava 
senza  stipolarne  il  valore  ,  con- 
tento di  quel  che  gli  si  dava . 
Lavorava  sempre  con  decenza  e 
con  una  specie  di  maestà  ,  co- 
perto d'  un  ricco  manto  ripiega- 
to sul    braccio,  sinistro  ;  servito 


-X 


PIT 

da*  suoi  allièvi  9    che  arrivavano 
alle  volte  a  zoo  ;    ma  non  voUe 
mai  servirsi  di  niun  di  loro  per 
metter  mano  a  qualche  suo  qua* 
dro  9  dicendo  che  un  quadro  non 
può  farsi  bene  che    da  una  sola 
mano .    Non  si  abbassò  con  co- 
loro che  si  dicono  grandi  :  visi- 
tato da  loro  non    lì  visitò  mai  r 
egli  diceva  che   andando  da  lui 
andavano  a  render    omaggio  all' 
arte  i  Che  omaggio  ?  Coloro  pre- 
sumono  di    non   onorar   che   sé 
stessi  9  e  quando  ^ar  che  si  uma- 
nizzino^ cogli  artisti  e  co'  dotti  9 
è  tutto  orgoglio  9    per    rendersi 
più,  risplendenti  s    I   grandi  non 
sono  grandi  9  che  perchè  noi  sia- 
mo   in    ginocchio  :    alziamoci  • 
Guido  neppure  si  alzava  quando 
era  visitato  da  costoro;   neppur 
si  scopriva  il  capo  9    e  iM'osegui-*' 
va<-a  lavorare  :    e   fece  lo   stesso 
trattamento    anche   al  Papa .    II 
suo  mobilio  era  semplice ,  dicen- 
do che  chi   andava    da   lui   non 
andava  pen  veder  ricchezze  9  ma 
i  suoi  quadri .    Chiamato  da  va- 
rj  Principi  non  volle  mai  aada- 
4-e  ad  abbiettarsi  nelle  loro  Cor- 
ti.    Fu  uno  scoglio  a  qualunque 
lode ,   né  mostrò    mai   lettere   o 
poesie    che    gli    si    dirigevano . 
Con  tanta  nobiltà   di  pensare  e 
di  agire  da  uomo  e  da  artista ,  e 
con  tanto  disinteresse  9  Guido  si 
degradò  colla  passione  del  giuo- 
co di  grand' interesse.    Si  giuo- 
cava  in  una  notte  il    capitale  d* 
un  artista  di  prima   classe  •    Da 
ricco  egli  si  riduceva  in    miseria 
di  mandare  a  vendere  furtivamen- 
te i    suoi   quadri  a   vii   prezzo; 
terminava  in  fretta  squadri  eh'  e- 
ran  comprati  per  il  suo  gran  no- 
me, e  che  erano  indégni   di  lui. 
Oppresso   da    debiti     sen^a   piil 
risorse  ,  molestato  da*  creditori  ,, 

cad- 


\ 


PIT 

cadde  in  uia  nera  tristezza,  e 
morì  di  febbre  maligna  • 
•  88.  Orlando  Savery  Fiammin- 
go n»  i$76  m.  1^39 .  Si  rese  fa- 
moso ne'  paesagfli  che  studiò  per 
anni  sepolto  nelle  montagne  del 
Tirolo . 

89.  Rubens.  V.  Scuola  Fiam- 
minga . 

90.  Matteo  Roselli  Fiorentino 
n.  Z578  m.  1660.  Uomo  dabbene 
e  pittor  mediocre  .  Le  sue  prin- 
cipali opere  sono  in  Firenze. 

91.  Francesco  Albani  Bologne- 
se n.  1578.  m.  1^80  discepolo  de' 
Caracci ,  amico  e  poi  non  più 
amico  di  Guido.  Égli  non  imi- 
tò che  la  natura  graziosa  e  ama- 
bile :  il  serio  e  il  grande  non 
era  per  lui  .  /  Lesse  perciò  i 
poeti  Italiani.  Amava  Correg- 
gio ;  venerava  Raffaello  ;  lo  ve- 
nerava da  vero,  così  che  quan- 
do sentiva  nominar  il  iuo  no- 
me, s'inchinava  e  si  sco^iya  . 
Frattanto  egli  è  ben  lontanissi- 
mo da  Raffaello.  L'Albano  è 
ammft-abile  per  la  finezza  del  di- 
segno ,  per  i  suoi  graziosi  visi , 
per  i  soggetti  ga;  •  per  i  giar- 
dini che  servon  di  fondo  ai  suoi 
auadri .  Ma  gli  ma^ca  il  gran- 
oioso ,  il  serio ,  V  espressione  ,  il 
colorito ,  il  chiaroscuro .  Si  ripe- 
teva spesso,  perchè  si  serviva 
degli  stessi  modelli  ,  che  erano  i 
suoi  za  figliuoli  tutti  belli ,  ai 
quali  la  bella  madre  si  compia- 
ceva adattar  drappi ,  veli ,  e  na- 
stri ,  e  metterli  in  attitudini  e- 
ieganti .  V  Albano  d' un  raro 
pudore,  laborioso,  sincero,  di- 
sinteressato, fu  minato  da  >un 
suo  fratello  forense,  e  per  raaV- 
ten^r  la  sua  numerosa  prole  fu 
costretto  a  lavorare  oppresso  da- 
gli anni,  e  a  lavorare  con  ne- 
gligenza y  fin  a  ritoccar  le  copie 


PIT  Z49 

de'*  suoi  allievi  e  spacciarle  per  o* 
riginali  o  per  repliche  .  Le  sue 
più  belle  opere  sono  a  Bologna  • 
Sono  celebri  le.  quattro  Veneri 
nel  Gabinetto  del  Re  di  Fran- 
cia ,  che  formano  una  specie  di 
poema  pittorico  diviso  in  quat- 
tro canti .  Nei  primo  Venere  ò 
ornata  dalie  grazie  per  adescare 
Adone;  nel  secondo  Venere  fa 
lavorar  gli  Amorini  a  nuovi  dar- 
di per  ferire  il  cuor  di  Adone  ; 
.jrel  terzo  Diana  sdegnata  del 
trionfo  di  Venere  disarma  gli  A- 
mori  mentre  dormono  ;  tiel  quar- 
to Venere  dorme  per  tendere  un* 
altra  insidia  ad  Adone  .  L*  inci* 
sione  che  ne  ha  -  fatta  Baudet 
non  fa  conoscer  le  grazie  deli' 
Albano. 

^2.  Francesco  Sneyders  Fiam- 
mingo n.  1579  m.  1657.  Dipin- 
se e  incise  bene  paesaggi ,  be- 
stie, frutti,  utensili,    f 

93*  Giacomo  Cavedone  Moda* 
nese  n.  1580  m.  i66o.  Incomin- 
ciò bene ,  come  si  può  vedere 
nel  suo  S.  Petronio  nella  Chie- 
sa de' Mendicanti  in  Bblogna  : 
vi  si  ammira  bellezza  di  disegno , 
dr composizione ,  di  colorito:  vi 
si  osserva  il  sugo  eh'  egli  avea 
saputo  trarre  da  Correggio,  da 
Tiziano ,  da'  Caracci  .  egli  era 
la  gloria  della  scuola  Bolognese. 
Ma  sua  moglie  accusata  di  sorti- 
legio, suo  nglìo  morto  di  peste  ^ 
Sii  scombussolarono  la  mente  ;  ,si 
iede  tutto  alla  devozione  ^iù 
stupida ,  e  a  non  dipinger  che. 
voti,  e  male;  finalmente  per  non 
svergognar  più  l'arte  che  ancora 
rispettava,  si  avvili  a  pitoccare. 
Ecco  i  bei  prodotti  della  supei>«^ 
stizio  ne . 

94.    Gio.  Monper    Fiammingo 
n.  1580 .  Ben  differente  de'  Fiam« 
mtnghi  che   finiscon   tuttoi   eoa 
K    3  sau- 


/ 


\ 


/ 


T50  Tir 

•erupolo ,  egli  neglesse  i  detti'^ 
gli  y  contro  deir  effetto  in  loa- 
tananza  •  Non  uscì  dal  puro  pa««« 
oggio  9  e  vi  fu  ammanierato  • 

p^.  Gio.  Wildens  Fiammingo 
impiegato  da  Rubens  ne*  suoi  pae- 
saggi .  Egli  ebbe  V  arte  di  ac« 
cordarli  M  soggetto  del  quadro  • 

96*  Gio.  Van^Ravestein  Olan- 
dese n.  1580  m.  1656  eccellente 
fie^  ritratti  « 

97.  Domenico  Zampieri  detto 
bomenrcèinù  Bolognese  n.  1581 
m.  1^41.  Dalla  scuola  di  Cai vart 
fissò  k  quella  de*Caracci .  £• 
^iino  proposero  ai  loro  giovani 
un  premio  per  un  concorso  di  di- 
segno :  Domenichino  senza  am- 
bizione «  senza  pranza  presen- 
tò il  suo  con  timore  tale  che  vo- 
leva ritirsrlo  .  Luigi  Caracca  di- 
-chiarò  vincitore  u  Domenichi» 
no,  41  quale  benché  giovinetto 
non  si  lasciò  corr9mpere  dalle  lo* 
di ,  fece  anzi  maggiori  studj  per 
diventare  grande  artista .  Col  suo 
collega  Albano  egli  studiò  le  <^- 
pere  de^  gran  maestri.  Annibai 
Caracd  gli  fece  dipingere  varie 
cose  ntella  Galleria  Farnese  in 
Roma  ^  e  fra  le  altre  la  morte  ^i 
Adone .  Quanto  piì!k  i  maestri  Io 
lottavano,  tanto  più  i  nqn  mae* 
stri  lo  beffeggiavano  9  e  vedendo- 
lo pensieroso  e  lento  >  lo  chiaista- 
vàno  ifriff  <.  99  Questo  bue  >  diceva 
^; Annibale  9  ivnderji  ben  fertile 
^  il  :caf&po  della  pittura  ^ ..Dò- 
ttièniehino  divemreuno  de' più  e- 
s^r^j  artisti  9  e  forse  dopo  Raf- 
IMJo  è  il  primo.  Austero  al  pa- 
ci «li  lui  é  ammirabile  nella  scien- 
za "e>neila  fiurità  del  ,  disegno . 
Sapeva  a  •mente  iì  Laocxx>Qte  da 
potérlo  disegnar  a  memoria  »  Al- 
ja  bellezza  delle  ttstt  univa  spes- 
«o  là  (glat^ia.  L^  espressione  sua 
èt^ramle.;  egli  sentiva  in  sé  quel 


PIT 


die  f;i^eva ,  e  si  penetrava  forte* 
mente  de'  sentimenti  che  voleva 
rappresentare  :  solo  nel  suo  stu» 
dio  rideva  ,  piangeva  ,  s'infuria4> 
va  ;  e  Annibale  io  sorprese  in 
Collera  e  in  minacce  quando  di- 
pingeva un  soldato  nel  martirio 
di  S.  Andrea  sul  monte  Celio , 
opera  giudicata  da   Annibale  su* 

Iieriore  all'altra  di  Guido  Reni, 
a  quale  è  anche  di  gran  pregio. 
Domenichino  è  ammirabile  in 
tutte  le  principali  parti  della 
pittura  9  nella  composizione  9  nei 

*  colorito  9  ne' panneggiamenti  9  ne' 
paesaggi.  Meditava  molto  prima 
di  operare  9  e  ai  Teatini  9  che 
gli  rimproverarono  che  da  più  d' 
un  mese  non  andava  a  dipingere 
nel  loro  S.  Andrea  della  Valle  , 
egli  rispose  9  io  ho^  mcho  Uvcrste 
per  vot  seH9:,s  avermi  visto  di" 
pittpere.  Sono  veemente  belle 
queJlf  .^ue  pitture  ^ICoro  e  ^ou 
to  lat.upoJa9  e  spiccano  ancora 
piò  in  confronto  Mìe  altre  che 
gli  usurpò  Lanfranco.  Di  ugual 
pregio  son  le  altre  sut  opere  in 
S.  Silvestro  a  .Monte  Cavallo ,  a 
Grotta  Ferrata ,  a  S.  Petronio  9 
a  S.  Lui^i  de' Francesi  ec.  La 
sua  Carità  di  S.Girolamo  stima- 

.  fa  dal  Pussfno  uno  destre  prin- 
cipali quadri  di  Roma,  non  sii 
fu  pagata  che  50  scudi  9  e  fu  da 
Lanfranco  calunniata  per  un.  pla- 
giato 9  perché  Agostino  Caracci 
avea  trattato  lo  stesso  soggetto  . 
Come  se  uno  stesso  soegjptto.non 
potesse  trattarsi  da  m<^ti,  e  va- 
riamente ,  e  meglio  .  Ma  i. mal  igni 
non  septono  ragione .  Non  ril«« 
vano  che  difètti.,  li  esagerano , 
se  l'inventano,  cercano  il  pelo 
nell'uovo,  e  tacciono  le  bellez- 
ze ^  malignmd  insomma ,  e  quan- 
to più  malignano  piò  «i  ranno 
scorgere  evitandi.    Pure  sono.,tt«.. 

scoi* 


PIT 

scolfati  e  cìeduti ,  perchè  il  voi- 

50  è  di  ghiaccio  per  la  verità,  ie 
i  fuoco  per  la  menzogna.  1^1 
Domenichmo  n*  è  un  gran  feno- 
meno, pittore  de' più  valenti*, 
architetto  ancora,  uomo  probo^ 
ritirato ,  piodlesto  ,  dolce ,  afiTabi^ 
ie  ,  benefico ,  fu  il  bersaglio  di 
rutti  gli  artisti  a  lui  inferiori  : 
io  perseguitarono  a  morte  ,  spet 
cialinente  -per  la  cappella  di  S. 
Gennaro  9  Napoli ,  «ove  sospet* 
tando  d*  essere,  egli  avvelenato , 
fìon  si  fidava  "epnur  di  sua  mor 
glie ,  né  de'  suoi  agli  ;  morì  di 
veleno  o  di  dolore  in  età  di  60 
anni .  Dunque  I*  unico  antidoto 
contro  r  invidia  non  è  che  la 
morte  ?  Morto  pomenicbino  fu 
trasportato  a  Roma»  e  l'Accade- 
mia di  S.  Luca  gli  rese  i  più  gran- 
di onori  con  esequie ,  e  con  elo- 
gi.  La  modestia  t.  di  silentio 
non  furono  bastanti  a  /difender Jo 
dalla  rabbia  degP  invidiosi .  Lo 
Soagnoletto  diceva  che  Domeni- 
cnino  non  meritava,  neppure  il 
Bome  di  pittore ,  e  biasimava  co' 
seguaci  le  sue  pitture:  e  allora 
Domenichino  pensava  die  fossero 
buone;  e  quando  sentiva  che 
qualche  sua  figura  era  lodata  ,  ar 
vea  timore  d'  aver  fatta  qualche 
sciocchezza .  In  Roma  entro  del 
Panteo!^  sono  de'  monumenti  di 
Artisti  non  tutti  degni  di  mo<r 
Dumento.  Ben  degno  ne  sarebbe 
il  Domenichino  con.  un' iscrizio- 
ne fiìJ minante  gì'  invidiosi  .  G« 
Audran  «  Pdiily ,  Aquila  ec.  han- 
no inciso  varie  sue  opere  v 

98.  Gio.  Lanfranco  ài  Parma 
n.  15S1  ra.  1^47»  Stidiò  Carac-^ 
ci,  Correggio,  RaflTaeilo  e  riu- 
scì niente  de' tre.  Fu  ardito,  fo- 
<^^  )  gigantesco  ,  cupoiante  , 
sfrapazjLaro  in  tutto  .  Può  sor« 
prendere  ,  e  niente  altro .  Fu  I' 


PIT  iji 

inventorq-'di  quel  genere  teatrale 
che .  ha  ^ijitto  fortuna  per  sfortuna 
delk  pittura  . 

9"^,  Sifiìoa  Vouet  Patriarca  del- 
la scupla  Francese  n.  i$9z  m« 
.2641.  Nonostante. che  fosse  stai- 
lo molti  anni  in  Italia ,  non  la- 
vorò che  di  pratica ,  e  in  conse- 
guenza difettosamente. 

ioo«  Gaspare  Crayer  Fiammin- 
go n.  .1582  m»,  i^^9  •  £*  cosa  ra- 
ra che  un  pittore  senaa  veder 
niente  di  buono  faccia  qualche 
cosa  di  buonoy.  Costui  senza  ur 
scirmai  dal  suo  passe,  senp  ve- 
dere anticaglie ,  né  resurrezioni  di 
anticaglie  9  fece  cose  sì  belle  eh? 
un  Kubsn$  andè  >  a  visitarlo ,  e 
un  Rubens  gJijsfibbiò  il  gran  c^mr 
plimento  Sig,  Cr^/tr,  niuf»Q  vi 
supererà  m»i  .  Ma  il  Sig.  Rubens 
era  profeta  ? 

loi,  Francesco  Hals  Fiammin- 
go n.  Z584  m.  i666.  Valente  riy  v 
trattista ,  e  sarebbe  stato  anche 
buon  pittore  9  se  non  si  fosse  im- 
merso nel  vizio  dell' ubriachei&T  * 
^^.  Non  lasciava  le  taverne. per 
prender  il  pennellcrche  obblt^a^ 
to  dall'  estrema .  miseria  • 

10^.  Guglielmo  Nieulant  Fiamr  . 
mingo  n.  1584  m.  i^is-  Avendo 
studiato  a  Roma  le  niins  aniir 
che,  xkoiì  dipinse  che  ruine  anr 
tiche  .  JFu.  anche  incisore,  e 
poeta . 

toj/Cornelio  Poelenburg  Olanr 
dese  n.  158^  m.  z^^o  .  PerquaBr 
to  egli  studiasse  Raffaello  m% 
giunse  mai  a  capirlo,  e  a  4ktr 
gnar  bene  .  Si  diede  alle  picf9^t 
hgiire ,  e  le  rappresentò  af  nacne 
raie  con  facilità  ,  con  leggerez- 
za ,  con  colorito  armonioso^^e  con 
buon  chiaroscuro  .  Fu  anche  in- 
cisore .  ,  > 

J04.  Francesco  G^ssi  Boloasfie- 
se  n,  «jj88   m.  i6zq,    Imirp  sei^ 
.     K   4  vii- 


1^2  PIT 

vomente  Guido  Renj  stu>  Éiae* 
stro  .  Chi  è  servile  iniettore  è 
scimiotto . 

105.  Gio.  Breughel  FiattiHringo 
n.  1599.  Celebre  piftol:  di  eaiÀ^ 
pagne*  Fu  chiaoiato  di  VHluto 
perchè  amava  di  vestire  riccaitaeii- 
te  ,  e  specialitiente  di  velluto  . 
Suo  padre  fu'  detto  il  Bujfone^ 
perchè  si  (vestiva  da  contadino 
per  intervenire  anch'  ^gli  nell< 
feste  campestri ,  e  dipingere  al 
naturale  .  E  soo  fratello  Pie- 
tro fii  soprannominato  dtWIn» 
ferno^  perchè  il  suo  ^usto  era 
dipingere  scene  infernali .  Un  al- 
tro Breughel  fu  àfttt^  il  NapoU-' 
tffio  per  la  sua  dimora'  in  Napo^ 
li  a  oipinjger  fiori . 

xotf.  Giuseppe  Riberà  éttto  Io 
Spé^mhtto  n.  1589  m.  16^6 ,  Po- 
verissimo dalla  Spagna  andò  a  Ro^ 
ma  9  dove  ricuso  le  beneficenze 
<r  un  Cardinale  per  meglio  stu- 
dlajre  nella  sua  povertà  •  Andò  a 
Parma^pet  mettersi  s»  le  tracce 
di  Correggicr.  Con  questo  buon 

Seosiero  prese  il  pessimo  partito 
i  adottar  la  maniera  di  Cara-» 
vaggiOf  tenendo  in  pugno  con 
questa  forza  esagerata  di  abbatte- 
te fa  riputazione  del  Domenichi- 
no.  Per  meglio  riuscirvi  si  fissò 
a  Napoli  9 'itove  trovò  grafia  pie-* 
na  presso  al  Viceré .  Si  sfq^ò  a 
dipingere  tormenti  e  martiri  , 
portando  il  terribile ,  ali'  orrore  « 
sènza  tcilasciare  d' esprimer  le," 
rughe  e  tutte  le  miserie  della  na- 
tura. II  suo  disegno  non  è  catti- 
vo ^  ma  tutto  il  resto  fa  ribrez- 
zo. Efili  stesso. s'  incise  il  suo 
S* Bartolommeo  scorticato»  il  suo 
Satiro  legato  a  un  albero  ^  il  suo 
S..  Pietro  penitente 9  il  «uo  S. 
Girolamo  in  meditazione . 

T07.  Gio.  Torreixtius.  Olandese 
n.   1589  m.  2^40*    Di   costumi 


PIT 

schifosi  noti  dipìnse'  che  lasci- 
vie ,  che  furono  bruciate  per  ma* 
00  del  bojft ,  e  il  briccone  non 
usci  dadlé  carceri  che  dòpo  20  an- 
ni a'  intercessione  dell' Ambascia-» 
dór  d' Inghilterra  .  A  Londra  e-> 

fli  visse  nel  disprezzor.  Che  a- 
uso  dì  talento  ? 
Z08;  Domenico  Feti  Roitian<» 
n.  1589  m.  t6i4.  Allievo  del  Cr- 
goH  andò  a  Mantova  a  studiarvi 
GiuHto  RoirranO)  ma  sènza  pren- 
derne la  fierezza  .  Il  suo  colore 
è  vigoroso ,  di  rilievo ,  ma  le 
ombre  sono  trom^y  nere;  verità 
di  tinte  9  novità  di  composizio- 
ni 9  espressioni  fine  sono  i  suoi 
pregr .  In  Venezia  si  diede  alla 
dissolutezza,  e  vi  morì  di  35 
anni  v  Cherean  ha  inciso  iì  suo 
David  colla  testa  di  Gol  hi  ;  e 
Thomassin  \t  Malinconia ,  e  la 
Vita  Campestre» 

109,  Gio,  Francesco-  Barbieri  , 
detto  il  Guerci  no  da  Cento  n. 
1590  m.  t666  .  Non  fu  discepo'^ 
lo  che  di  tè  stèssa.  Quando  vi-- 
de  la  |>rina  volta  un  quadro^  de* 
Caracci ,  ne  fu  incantato  •  Quan<- 
do  vide  Caravaggio,  quel  neru- 
me gli  tfndò  al  cuore ,  e  dipinse 
atramente.  In  era  piiu  avanzata 
rese  il  suo  colorito  più  chiaro 
per  adattarsi ,  diceva  egli  9  al  gu^ 
sto  degli  amatori  guantati  dal 
colorito  di  Guido  e  dell'  Alba- 
no .  InseQfato  f  Le  ombre  brunis- 
sime  con  Jnmt  chiarissimi  sono» 
menzogne,  ]»erchè  gli  oggetti 
ben^  illuminatf  ntì  jgiorno  noit- 
possono  esser  bruni  nelle  ombre  ; 
una  carne  bianca  non  riceve  che 
ombre  tenere  9  e  i  panni  illumi- 
nati non  possott  aver  ombre  a- 
tre.  Costui  non  conobbe  né  la 
bellezza  ideale,  né  la  bella  natu- 
.ra,  né  la  n€>biltà  delie  figure  « 
.dell'  espressione ,  de'  panneggi»-» 

men- 


PlT 

itaeiirì  «  Non  si  rese  celebre  che 
per  Ja  rabbia  del  suo  colorito, 
brillante  ne'  lumi ,  fresco  nelle 
mezze  tinte ,  nero  nelle  ombre  . 
•Scorretto  spesso  nel  disegno ,  per- 
chè si  piccava  di  facilità  .  Per 
certi  Frati  egli  fece  in  una  not» 
te  uh  gran  Padre  Eterno .  Oh  il 
portento  la  mattina  della  gran 
tèsta!    Ma  la  pittura  non   e  un 

tiuoco  di  mano ,  è  frutto  di  ri- 
essione .  Tocco  U  mano  cée  fa 
sì  ielle  cose ,  gli  disse  la  Cristi- 
na Regina  di  Svezia  ,  che  andò 
a  visitarlo  :i  Bologna,  e  volle 
prenderlo  per  la  mano.  Ma  il 
GiiercinO  non  volle  toccar  mani 
di  Monarchi»  né  abbandonar  1' 
Italia  9  quantunque  avesse  offerte 
magnìfiche  e  inviti  da'  Re  d' In- 
ghilterra e  di  Francia  .  Ebbe 
giudizio  •  Ebbe  anche  buon  cuo- 
re i  impiegò  molte  sue  ricchezze 
in  fwneficare.  Se  le  beneficenze 
sono  erandi  e  ben  intese,  il  jfx)- 
polo  dà  benedizioni .  Sta  al  ric- 
co beneficare,  al  popolo  benedi- 
re .  L^  opere  più  famose  Guerci* 
iiesche  sono  m  Roma  S.  Petro- 
nilla in  S.  Pietro ,  V  Aurora  a 
Villa  Lodovisi ,  la  Cupola  nel 
Duomo  di  Piacenza  . 

Ito.  Daniello  Seghers  Fiam- 
minso  n.  2590  m.  ztf^o.Ftt  bra- 
vo fiorista  .  Suo  fratello  Gerardo 
fu  Caravaggista  • 

III,  Gio.  Catione  Genovese  n. 
2590  m.  1^30 .  Mediocue  nel  di* 
segna  ,  e  nelle  grazie  :  ^nunanie^ 
rato  nel  resto . 

ZX2,  Giacomo  Fouquierea  Fiam« 
mingo  Bui6^9,  Paesista  passabi- 
le ,.  Ma  subiimissimo  ndk  vani- 
tà .  Dacché  LmghXin  Jo  di« 
chiaro  nobile  Ccome  se  i  Re 
possano  dare  nobiltà  ,  la  quale 
consiste  tutta  nel  merito  perso- 
lule  )  oostui  nfia  lavorò  t&  coiU 


ia  spadb  a  fianco  .  Anzi  non  ìà^ 
voro  più .  Si  diede  a  fantastica- 
re genealogie  delia  sua  prosapia 
derivandola  da'  Fuggers  d'Alt- 
sburg  ;  di  que'  Fuggers  fu  colui 
che  mori  ubriaco  a  Montefiasco^- 
ne  per  aver  tanto  trincato  da 
quelle  botti  dove  era  scritto 
est ,  f/r,  est .  Per  1'  ubriachez- 
za di  nobiltà  questo  pittoric- 
chio  si  ridusse  à  chieder  l' ele- 
mosina . 

X13.  Francesco  Perrier  France- 
se n,  X590 .  Incise  meglio  di  quel 
che  dipinse  . 

Z14.  Giacomo  Giordaens  Fiam^ 
mingo  n.  1594  m.  i6yS  •  Segua- 
ce dì  Rubens  dipinse  la  mera  na- 
tura con  tutti  i  suoi  dìfttti ,  ma 
la  dipinse  al  vivo  . 

11$.  Nicola  Pussino.  V.  Scuo«> 
la  Francese.  E'  egli  vero  che  i 
quadri  di  questo  eran  maestro 
non  debbano  prenoersi  che  per 
abbozzi?  Lo  ha  detto  un  cri-* 
tico  imponente .  Ma  vi  son  di 
coloro  che  per  comparire  sapien- 
ti danno  in  follie  .  lodano  il 
corvo,  e  biasimano  la  colomba  • 
Pesne  ha  inciso  molte  opere  di 
Pussino ,  e  Audran  il  Pirro ,  e 
la  Flora. 

1x6.  D.  Diego  Velasquez  de 
Silva  Spagnuolo  n.  2594  m;  x66o. 
Non  credette  denigrare  la  nobil- 
tà delia  sua  famiglia  ori^inam 
dal  Portogallo,  col  farsi  pittore. 
Seguitò  la  migliore  strada  per 
fiiungere  alia  imitazione  ptectst 
della  natura  :  copiò  qpantò  gl| 
veniva  sotto  V  occhio  .  Si  abitv^ 
talmente  a  questa  naturàleztv^ 
che  quando  venne  in  Italia  w>ii 
ebbe. più  la  flessibilità  di  pieéar*» 
si  alle  bellezze  antiche  e  moder-»/ 
ne.  Efili  è  sorprendente  nelJd» ^ 
forza  del  colorito ,  del  ch]ah>sQi^' 
ro,   e  nell'arte  di  rapf^esehàr  ' 

la 


Ja  natura  senza  scelta ,  ma  con 
tutta  la  verità  .  I  suoi  ritratti 
sono  stupendi .  Stupendo  è  il  suo 
Acquajuoio  di  Siviglia  •  Nel  sup 
Bacco  si  scorge  un  pennello  più 
facile  ,  e  piìì  facile  ancorj»  noi 
Vulcano  .  1^  sue  Filatrici  non 
pajono  f^tte  colla  m^no  «  ma  con 
un  atto  puro. della  sua  volontà  : 
questo  fu  il  sup  terzo  stile . 

^ty,  l-uca  Van-Vdcn  Fiammin- 
go n.  1595.  Buon  paesista . 

X18.  Leonardo  Brsmer  Fiam- 
mingo n.  1^96,  Gran  colorista 
di  accessori  ,  e  dj  piccole  &*. 
gure . 

119.  Pietro  Berettiqi  da  Cor« 
tona  n.  1587  m.  1669.  A  diffe- 
renza di  tutti  i  ragazsi  che  vo- 
si ion  tutti  scarabocckiare  ,  e 
fanno  spesso  concepire  speranze 
/aliaci  9  gli'  incontro  costui  mo- 
strò da  fanciullp  una  goffezza  ta- 
U  che  i  spoi  compagni  lo  chia- 
|i9avanp  tetta  d^  astno  .  Non  la 
fbagliarooo  assai .  £gli  rovesciò 
in  Italia  tutte  ht  idet  dtlV  arte  , 
f  creò  .de'  Borromini  in  Architet- 
tura e  in  Pittura.  Neglesse  ogni 
principio  fondato  su  la  ragione  , 
che  fin  al  suo  tempo  era  stata  la 
base  degli  artisti .  Epli  zi  limi- 
tò a  sedurre  gli  occhi  del  volgo. 
Questa  facilitai  gli  apportò  ap- 
plausi )  e  seguaci.  Composizione 
tfiTi  fracasso  di  $gure  senza  nu- 
n^ro  e  senza  bisogno,, con  pan- 
ai $vQl9Zzantì,  con  disegno  scor- 
retto,  e  s^nza  sre/ta  di  bello  :  es- 
pressione debole,  colorito  più 
belletto  xhe  veto  .  I  suoi  freschi 
sono  «dipinti  con  un  vigore  t^ìisir' 
si  ugugte  alla  pittura  ad  olio  .  Il 
Salone  Barbarini  è  un^i  delie  sue 
pjù  strepitose  macchine . 
,tizo.  Giacomo  Sttìisi  Francese 
»,  154^  m.  1657 .  Imitò  il  Pus- 
6inó,  e  p^ni  imitatore  resta  fred«- 


WT 

do .  Egli  è  freddo  e  fedele  ^  Le 
sue  opere  migliori  sono  ]}asror4r 
li ,  e  giuochi  fanciulleschi  .  Fu 
.anche  incisore. 

i-zi.  Giacomo  Van-Goyen  O*- 
iande.se  n.  x$g6  m.  i6^6 \  Paesi- 
sta *d'  una  bella  semplicità  . 

zza.  Teodoro  Romboutz  Fiam- 
mingo H',  1597  m«  1^40 .  Si  fece 
emuro  di,  Rubens.  Emulazione 
giovevole  f  che  gli  produsse  buon 
gusto  di  disegno,  espressione vè- 
va,  cplor  caldo  e  fiero,  e  tocco 
largo  e  làeile .  Per  divertirsi  dai*- 
le  opere  serie  delia  Storia ,  face- 
va qualche  bambocciata.  Guada- 
lo mojto.  Ma  avendo  sempre 
in  mira  Rubens ,  volle  fabbricar- 
si anche  egli  un  palazzo  sontuo* 
so  come  quello  di  Rubens  ,  e  ete- 
rne la  rana  della  favok  ,  sì  mi- 
nò senza  terminarlo,  e  crepò  di 
crepacuore . 

ta3*  Andrea  Sacchi  Romane 
n.  i$99  m.  1661  .  Fu  discepolo 
dtW  Albano ,  e  divenne  nel  dise- 

Sno  più  corretto  del  maestro  •' 
Ì9L  poco  laborioso ,  e  portato  per 
la  società,  osservò  poco  1' anti- 
co t  e  quasi  s^iÌ9,  maniera  di  Pie- 
tro da  Cortona  abbozzò ,  e  indi- 
cò le  cose  senza  dare  un  carette* 
re  deciso  .  Ciò  nondimeno  fu  un 
pittore  di  qualche  merito .  li 
suo  ivo  è  larpo  e  ardito ,  la  com- 

rsizione  è  piacevole,  il  colorito 
fresco  benché  seilza  vigore,  i 
suoi  panneggiamenti  sono  leggie- 
ri, ma  non  gettati  bene  :  piace 
insomma  per  la.  verità  dello  sti- 
le ,  e  seduce  per  un'  aria  di  sem- 
plicità .  li  suo  capo  d'  opera  è 
fi  5.  Romualdo  in  Roma:  Vi  so- 
no mirabili  sei  figure  di  Camaù 
dolesi  vestiti  tutti  di  bianco  « 
staccati  e  degradati  con  grand* 
arte.  E^li  andò  troppo  tardi  in 
Lombai]dia9  ma  ritornato  (in. Ro- 


ma 


y 


PIT 

ma  s  ^  riveduto  nel  Vaticano  il 
Miracolo  della  Messa  ,  disse  che 
vi  vedeva  il  Tiziano ,  il  Correg* 
fiio ,  e  di  più  Raffiielio .  Infatti 
Ra#aeUo  non  dipinse  mai  tanto 
meglio,  quanto  in  quel  quadro. 
Sacchi  fu^  un  pò*  mordace  verso 
gli  artisti . 

124.  Antonio  Van-Dyck  Pian»» 
mingo  n.  1599  m.  1^41 .  Stando 
alla  scuola  di  Rubens,  gli  scola* 
ri  scherzando   caddero  su   d*un 
quadro  del  maestro  assente  ,  e  ne 
iu  guastata  una  parte .  Van-Dyck 
la  ri^iece   in   modo  che  ritornato 
Rubens  la  mattina   susseguente, 
disse  questo  mi  par  nteglto  sJes» 
so  che  Ì€r$\  E  avvicinandosi  più 
si  accorse  della  mano   straniera» 
e  concepì  maggiore  stime  di  Van- 
Dyck  .  Infatti  egli  sorpassò  Ru- 
bens nella  delicatezza  àtììc  tin» 
I»,  nella  verità  del  colorito,  nel- 
le espressioni  più  fine  ;  nel  dise- 
gno di  miglior  carattere*  Sareb- 
be anche    riuscito   di  più   nella, 
storia,  se  non  fòsse  stato  distrat- 
to da*  ritratti ,   che  gliene  veni-» 
vano  richiesti  tanti  e  tanti,  che 
air  ultimo  li  tirava  ^'ù<,  abboz- 
zandone uno  la  mattina,   teneva 
alla  sua  tavola  la  persona  ritrat- 
unda ,    e  dopo  pranzo  era  belio 
e  terminato  .    Spesso  non  faceva 
cJie  disegnarli  sopra  una   carta  , 
li  dava  ad  abbozzare,  ed  egli  poi 
vi  dava  quattro  botte  .    JAsl  non 
sq,no  questi  che  pli   danno  npu- 
tazibne  .    I    suoi  buoni    ritratti 
non  la  cedono  a  quelli  di  Tizia* 
no ,    e  li  superano  per  V  elegan- 
za degli   accessori .    Espressione 
vera  e  in  erande ,  carattere  vivo 
senza  freddezza  ,  attiiiidini  sem- 
plici e  naturali  ;  le  sne  teste  pa- 
iono viventi  e  parlanti .    IJ   suo 
u^vo    merito   noi    preservò   dalla 
invidia  de*  pittoniBColi ,    anche 


PIT  iss 

Genovesi .  Hgli  lucrò  molto,  « 
spese  anche  molto  in  lautezze  t 
in  beneficenze  ;  e  per  aver  più 
da  spendere  cadde  ne'  prestigi 
dcW  Alchimia  ,  che  gli  sfumò  T 
oro  guadagnato  col  pennello .  E- 
gli  incise  alcune  sue  opere  \  il 
suo  S.  Agostino  in  estasi  fu  in- 
ciso da  P.  de  Jode  ^  1*  ammirabi- 
le incorohamento  di  spine ,  e  Gè» 
su  in'  Croce  da  Bolswert . 

125.  Gio.  Meel  Fiammingo  n* 
t^og  m.  16^4.  Ebbe  un  po'  di 
colorito  e  d*  espressio/ie  ,  ma  sen- 
za disegno,  senza  grazia,  sen- 
za nobiltà  ,  così  che  Ì9  sue  sto- 
rie pajono  bambocciate. 

iz6.  Alessandro  Turchi  Vtvft* 
nese  n.  ttfoo  m.  1^0  •  Buon  pit- 
tore sul  fare  de*  Caracei ,  e  tal<* 
volta  di  Guido. 

127.  Il  Valentino  Francese  a. 
x^oo  m.  i^jz  •  Studiò  in  Roma^ 
e  benché  amico  del  Pussino  vt 
diventò  tutto  Caravaggesco ,  co- 
me si  DUO  vedere  in  quel  suo  qua» 
drb  nel  Vaticano ,  in  cui  è  rap- 
presentato il  martìrio  di  S.  Pre- 
cesso e  di  S.  Martiniano« 

128.  Claudio  Gelee  il  Lorenest 
0 .  1600  m.  tóSz .  Poveretto  fu 
posto  per  ragazzo  d*  un  pastic- 
ciere. Andato  a  Roma  servendo 
Signori  i  si  accomodò  a  servire  il 
pi t tot  Tassi  paesista  allievo  di 
Paoio  Bril  .^-Gli  governava  il  ca- 
vallo ,  gli  faceva  la  cucina ,  gii 
macinava  i  colori  :  ^e  anche  dì 

iù  ;  vi  prese  lezioni  di  pi^ura . 
SHoi  principi  furono  dtftici'li  ; 
era  duro  di  testa  ,  i  suoi  progres- 
si furono  lenti .  Ma  da^Ii ,  da- 
gli <,  e  impanatosi  ad  uscir  di  mi- 
seria, •giunse  ad  esser  paesista* 
Il  suo  tarlento  grossolano  noi  po- 
tè innalzare  a  Uà  storia  ;  non  •- 
vea  letto  niente,  appena  sapeva ' 
scctyer^e  il  suo  aome  è  ^a  sape* 

va 


! 


xs^  PIT 

va  osservar  bene  gli  effetti  della 
natura  ,  e  con  tale  attenzione  , 
che  secondo  poi,  richiedeva  il  bi- 
sogno, li  rappresentava  come  se 
li  avesse  sotto  V  occhio  .  Quindi 
ì  suoi  paesi  soneria  stessa  natu- 
ra ,  ma  d' una  bellezza  ideale  . 
Vi  si  ammirano  gli  accidenti  del- 
le stagioni  ,  de*  giorni ,  delle  o- 
re  ^  i  can^amenti  dell*  atmosfe- 
"ra,  le  varietà  de*  vegetali  .  II 
suo  colorito  è  vero;  e  niente  vi 
è  afhmanierato .  Vi  faticava  però 
molto  ne* suoi  quadri;  non  avea 
facilità  d' operare  ,  e  impiegava 
più  giorni  a  aisfare  e  a  rifare 
Quello  che  avea  fatto  .  E  cosi 
iece  sempre  bene  . 

1Z9.  Giapomo  Blanchard  Fran- 
cese n.  1^00  m.  zó^S .  Fu  chia- 
mato il  Tiz.iàno  Francese  9  per- 
chè incantato  a  Venezia  del  co- 
lorito di  Tiziano ,  divenne  un 
gran  Colorista  ;  ma  niente  altro. 
Mori  giovane  per  eccesso  di  fa- 
tica . 

130,  Aniello  Falcone  Napole* 
tano  n.  i5oo  m.  16H0  .  Non  fe- 
ce che  battaglie  d' un  color  vigo<* 
roso. 

131.  Michelangelo  Cerquozzi  , 
detto   delle  Battaglie^  Romano 
n.  i6oz  m.  1660  .    Non  fece  so- 
lo battaglie ,  ma  anche  dtWz  barn-* 
bocciate  d' un    tocco  leggiero  e 
d*  un  color  vigoroso .  Egii  era  di 
buon  umore  ,  onesto  uomo ,  e  di- 
ceva bene  anche  di  colóro  che  di* 
cevano  male  delle  sue  opere  .  A- 
mava  tutti  «  ma  più    di  tutto  il  ' 
suo  danaro.    Volle  andare  a  na- 
scondere il  ^uo  tesoretto  in  cam- 
pagfMi^  vi   trovò  un  sito  oppor- 
tuno,! é'Ve  io  nascose  ;.  ma    nel 
ritòrflO  dubitò  chf  non  vi  stesse 
sicuro ,  vi  ritornò ,  e   si  scaleno 
tairto  cjie  mori. 

2JZ.  Filippo  de   Champagni^ 


pir 

Fiammingo  n.  i6oz  m.  1^74 .  I^ 
mito  ia  natura  senza  scelta,  sen-* 
za  eleganza,  e  senza  vivacità. 
Il  suo  disegno  è  corretto ,  il  suo 
colpre  è  buono.  Sarebbe  stato  un 
buon  ritrattista .  Infatti  il  ritrat- 
to ch^  ei  fece  dì  sé  stzsso ,  è  un 
eccellente  ritratto ,  eccellentemen- 
te inciso  da  Edelinck. 

133.  Giacomo  Van-Oost  Fiam- 
mingo n«  i5oo  m.  1671  .  Si  fece 
URO  stile  misto,  imitando  il  co- 
lorito di  Rubens ,  e  il  disegna 
di  Caracci .  Intese  bene  il  chia- 
roscuro ,  dispose  bene  i  panneg- 
giamenti» e  con  nobiltà  le  at- 
titudini .  Impiegò  poche  figore  9 
le  sole  necessarie ,  e  fu  semplice 
e  ingegnoso  negli  accessor) .  Non 
si  sentì  mai  gusto  per  i  paesi  , 
e  ne*  suoi  fondi  impiegò  archi- 
tetture con  giudizio  e  con  gran- 
de riuscita  .  Suo  figlio  m.  171$ 
andò  su  le  sue  tracce,  ma  più^ 
morbido»  più  franco ,  e  più  gran« 
dioso. 

134.  Rembrandt.  V.  Scuola  O- 
landese  • 

135.  Lorenzo  de  la  Hirc  Fran- 
cese n.  j6o6  m.  16^6 .  Male  , 
male  in  tutto;  a  forza  d* esser 
soave  fu  molle,    per  esser  fino  e 

Grazioso  fu  affettatissimo  e  fred- 
o . 

135.  Gioacchino  Sandrart  Te« 
desco  n.  i6o6 .  Dipinse  quasi  per 
tutta  r  Europa  ,  ma  è  più  noto 
per  i  suoi  libri  su  la  |>ittura  che 
per  i  suoi  quadri .  Scrìsse  in  La- 
tino e  in  Tedesco.  Il  suo  libro 
più  stimato  è  la  vita  de'  Pittori , 
pieno  di  parzialità,  e  di  errori 
su*  fatti  ,  e  su  i  caratteri  d^Ii 
artisti.  Giacomo  Sandrart,  che 
non  si  sa  se  gli  fosse  figlio,  in- 
cise il  suo  Zeusi  che  dipinge 
Giunone  tenendo  avanti  anqne 
belle  Giovanotte  di  Crotone. 

157- 


} 


\ 


137.  Gio.  Francesco  Grimaldi 
Bolognese  n.1606  m,t69o.  Buon 
paesista  )  e  incise  varie  cose  sue  | 
e  di  Tiziano. 

136.  Erasmo  Quellin  Fianminf- 
go  n.  1607  m.  tó^S .  Letterato , 
e  Fiiosofb,  abbandonò  Ja  catte* 
dra  per  maneggiare  il  pennello 
sorto  Rubens,  e  riusci  un  buon 
pittore .  Suo  figliuolo  Gio.  Era- 
smo n.  1629  m,  17x5  fu  anche 
più  bravo  ,  ma  imitò  troppo  Pao- 
lo Veronese. 

Z39*  Àbramo  Diepenbeke  Fiam- 
mingo m.  1^75 .  Allievo  di  Ru- 
bens perde  gran  tempo  a  dise- 
gnare ornamenti  per  libri  e  per 
confraternite  .  Là  stampa  4^1  suo 
Tempio  delle  Muse  è  ricercata  . 

140.  Teodoro  Van-Thuidea 
Fiammingo  n.  i6oj .  Infelice  di- 
scepolo di  Rubens .  Fu  anche  in- 
cisore . 

141.  Anna  Maria  Schuurmaas 
Olandese  n.  1^07  m.  1^78 .  Fu 
un'  arca  di  scienza  fin  da  bambi- 
na .  Di  7.  anni  traduceva  Seneca 
in  fiammingo  e  in  tedesco.  Sep- 
pe tutte  le  lingue  morte  >  e  moi- 
re dtlìt  vive  .  Fu^  poetessa ,  reto- 
richessa  ,  cantatrice  ,  sonatrice  9 
pittrice ,  scultrice ,  incisora  ;  e 
per  fare  di  tutto  feee  anche  la 
teologa,  e  seguitò  l'Abadie  in 
Altona,  dove  lasciò  le  ossa.  Si 
ha  il  suo  ritratto  inciso  da  lei 
stessa . 

I42-  Gherardo  Terburg  Olan- 
dese n.  z^o8  m.  16S1 .  Non  vi 
cercare  né  disegno ,  né  elejganza  : 
tutto  \\  suo  merito  era  m  una 
certa  finitezza  che  non  avea  nien- 
te ét\  leccato .  Amava  molto  il 
raso  bianco ,  e  ve  lo  ficcava  da 
per  tutto  .  Tutte  le  Dame  di 
Spagna  volevano  essere  ritratte 
da  lui  :  egli  era  un  bel  giovane , 
e  di  beli'  umore  ;    la  gelosia  de' 


PIT  ,57 

mariti  l'obbligò  ad  abbandonare 
quel  regno  .  La  sua  grand'  opera 
è  la  pace  di  Munster,  in  cui  so- 
no rappresentati  tutti  i  Ministri 
del  Congresso ,  E'  stata  incisa  da 
Suyderhoef. 

743.  Adriano  Brauwer  Olande- 
se n.  zdoS  m.  i6^p  ,  Di  poveris- 
fima  famijglia  s'industriò  dafan** 
ciulio  a  far  disegni  per  ricami 
di  contadine .  Francesco  Hala 
buon  ritrattista  lo  adocchiò  ,  lo 
tenne  con  sé,  ma  rinchiuso  in 
un  granaio  lo  faceva  lavorare  co- 
me un  cane ,  vendeva  a  caro  prez- 
zo i  suoi  quadri ,  e  non  gli  da- 
va che  tozzi  di  pane  e  cenci  • 
Brauwer  non  sapeva  ancora  d' a* 
ver  talento,  ma  quando  ne  fu 
avvertito  dai  condiscepoli ,  se  ne 
^uggì  9  €  ^ì  rifugiò  in  un  alber- 
go ,  dove  fece  un  €^zdto  rappre- 
sentante una  rissa  fra  contadini 
e  solditti  per  causa  di  jgiuoco  • 
V  Albergatore  mostrò  (i  quadro 
ad  un  amatore ,  il  quale  esclamò 
ecco  il  pittore  cAe  da  tanto  tempo 
io  cerco  %  di  cui  Hsls  tijì  ha  ven- 
duto caramente  i  quadri  ^  e  gli 
diede   cento  ducati .    Il  'povero 

fattore  ebbe  questa  somma,  e  se 
a  sbarai^zò  subito,  per  viver 
piò  allegro  nella  poverM  .  Egli 
volle  esser  povero ,  non  lavorava 
che  per  \\  mero  bisogno ,  vivea 
neir  osterie ,  e  talvolta  neXìt  pri- 
gioni ,  e  di  32  anni  mori  all'o- 
spedale di  una  malattia  vergo-, 
gnosa  .  Rubens  lo  fece  diseppel- 
lire ,  e  V  onorò  con  funerali  de- 
centi .  I  suoi  auadri  non  rappre*. 
sentano  che  i  luoghi  da  lui  fre- 
quentati ,  e  i  farti  ne'  quali  e^li 
era  attore  o  testimonio  «  osterie , 
giuochi  di  carte,  ubriachezze. 
Il  suo  pennello  era  largo  e  ^er-* 
roo;  la  sua  espressione  viva  e  ve- 
ra. Egli  era  anche  ineisQre.  Di 

al-* 


j 


Altri  ine&òri'sdno  le  stàrhpé  d«^ 
Contadini  di  buon  umore ,  di  un 
Vecchio ,  che  accarezza  una  gio^ 
vane ,  deli*  Orgogiiosit ,  della  Pi- 
gra» del  Ghiotto,  dell' Avard« 

144.  Gid.  Goeimar  Fiàmmin< 
gò .  Insigne  per  quegli  amatori 
che  non  vorlevtAo  nel  loro  g^bt^ 
«etto  che  uh  salo  quitdrOy^  ma 
che  vi  sì  contenessero  quanti-pid 
oggetti  può  offerir  la  natura  *^ 
Per  questa  strambalatez^  Gdei^ 
mar  fece  tin  gran  quadrò^  e  vi 
rappresentò  Gesù  in  casa  di  Mar^ 
ta  e  4f  Maria  ;  una  sala  di  qua  « 
una  cucina  di  ià^  con  quinto 
può  esser  in  una  sala  e  in  una 
cucina  in  gran  funzione.  Qjlestò 
ttrambor  to  fu  inciso  dal  celebre 
Bolswert  • 

345.  Giorgio  Andrea  Siràni  Bó^ 
lognese  n.  xdio  m.  ^^70.  Allie- 
vo di  Guida  giunse  al  rango  de' 
pittori  gradevoli  .  Fu  anche  in« 
cisore  .  Sua  figlia  Elisabetta  fu 
un'elegante  pittrice»  f  f&  t^vve^ 
Jedata  •  Bartòlozzi  ha  inciso  il 
suo  Fanciullo  nudo  addoriiient^* 
io ,  e  Vitthe  il  suc^  Cupido  che! 
brucia  le  arrtle  a  Marte . 

t4^.  Adriano  Van  Osfade  Te- 
desco n«  1^10  m.  t68$.  Itftelli- 
gente  nel  chiaroscuro»  Colorito' 
caldo  »  vigoriisGf»  trasparente ,  sen« 
la  disegno  :  non  prescelse  che 
soggetti  più  bassi  e  più  laidi» 
Ala  li  rappresentò  *l  vero. 

147.  Gio.  Both  Olandese  n^ 
nòto  m.  ^^50 .  Bno^  paesista  ^ 
Suo  fratello  Amfrea  gli  faceva  le 
figurine . 

149.  DavS4  Tenierà  Fiàfiiinin-» 
go  «1.  r^82  ni.  1^49 .  M^n  di'- 
pinse  che  soggetti  della  vita  co- 
mune 9  é  li  trattò  con  vivezza . 
Suo  f^iglio  David  n.  t6ió  m. 
s6go  ,  dopò  d' aver  preteso  d' i- 
Éiitar^  C  cofitrafTare  }  qualunque 


«f 

pittare,  ti  propoise,d*ihì]taré  ià 
vita  campestre  è  de' villagg) .  In 
questo  basso  genere  epli  ha  il 
primato.  Il  suo  colorito  è  de^ 
fiiii  9édìA<;énti  :  talvolta  è  tutro 
chiaro  séaia  alcun*  ombra  •  Egli 
fece  una  ftioltitudine  ài  quadri  ^ 
e  ne  incise  anc<3Fra  • 

249,  Alonso!  Cand  Spàgnóoky 
n.  16x0  m^  167^ .  ^lobfle»  Scolte^ 
re 5  Architetto,  Pittore  di  buoa 
disegnò»  di  bel  dòlorito,  dt  conrH 
posizione  inseenos^i 

i^ou  Nicola  Mignàrd  Francese 
n*  tóoS  m.  tóóé .  Studiò  in  Ita^ 
ìià  »  è  con  qualche  successo*  • 

Suo  fratello  Pietro  cfetto  il 
R^mintfi  n.  tótù  off.  2^95»  la£scid 
la  Medicina  per  darsi  tutto  alisi 
pittura»  per  cui  dimoVò  in  Re-* 
aèia  zz  anni .  Egli  andò  su  I4É 
stile  di  Annibal  Caracci .  Ebbe 
del  merito  »  specialmente  né*  rì^^ 
tratti . 

t$x.  Gio**  GvgitelAiò  Bavet-  Te^ 
dc^co  n.  i^òo'  tu,  1^40.  Bravo» 
nel  dipingere  a  guaczo  campa- 
gne ,  e  architetture .  Incise  aa-< 
che  le  Metamorfosi  cTi  Ovidio  «r 
e  fé  Battaglie  di  Fiandra  per 
Strada . 

JS*.  Giò.  Van  Bòrkhòrst  Te- 
desco' n»  x^òò  .  Compòse  e  dist-* 
gnò  bene:,  colori  con  vigore  0 
com  arftfònia .  I  suoi  ritratti  han-* 
noi  del  Van<Dyck . 

15^.  France^o  de  la»  Marinaa 
n.  a  Cadice  iBxó  m.   i6Bo  ,    Le 
sue  marine  sOno  d'  uùm    bellena 
vera»   site  le  figure  iscotré'tte  nel 
disegno . 

154^  Pietro  Testa  Lucchese  a.- 
tóit  m.  1^4^.  E  più  noto  per 
le  sue  incisioni  all'  acqua  forte 
che  per  le  sue  pitture .  Allievo 
del  Domenichino  si  fece  uno  sti- 
le grandioso  e  amabile 4  ma  nel4e 
compoiitioni  fa   capriccióso  Cn 


PIT 

tìh  bizzarria  9  e  spesso  còti  alle* 
gorje  satiriche. 

155.  Alfonso  du  Fresnoy  Fran- 
cese n.  téli  m.  x66^  .  Destina- 
to alia  medicina  da  suo  padre 
•speziale  9  studiò  ie  scienze  a  Je 
•belle  lettere .  Dalie  lettere  passò 
alle  atti ,  e  specialitiente  alla  Pit-^ 
tura.  Andò  perciò  a  Roma 9  do- 
ve per  vivere  dipinse  e  vendè 
Ruine  .  Si  unì  con  Migtiard  ,  al 
quale  egli  diede  buona  ^  teoria  9 
ma  queeli  non  potè  mai  dargli 
pratica  dell'  arte  •  La  sua  fama  è 
per  il  suo  poema  latino  de  Arte 
Grapéica  ,  opera  ttadotta  in  più 
linsue  e  commentata .  I  precetti 
su  la  pittura  sono  giusti ,  ma  lo 
stile  è  ruvido  è  oscuro.  Lana- 
tura  non  gli  avea  accordato  che 
^a  giustezza  di  ragionamento,  e 
fili  avea  negata  la  bella  facilità 
.wil' esecuzione . 

156.  Gasparo  dd  Ghet  figlio  d* 
nn  padre  Parigino  nacaue  in  Ro- 
ma ,  e  fu  allevato  dal  Pussìno , 
che  avea  preso  j)er  knoglie  Uni 
sua  sorella-,  e  perciò  detto  il  Pus- 
sino  f  n.  1^13  m.  1^75  ^  Egli  si 
diede  intéramente  al  paesaggio  ; 
t  vr  riuscì  a  maraviglia .  Da  prin^ 
cipio  fu  un  po'  secco  ^  ma  osser-* 
vate  le  opere  di  Claudio  Lòrené''^ 
se,  si  formò  uno  stile  grandioso. 
I  suoi  paesi  hanno  del  yivoy  fan- 
no sentire  X  vari  movifhenti  deU 
la  natura.  Egli  visse  sempre  ih 
Roma  .  Incise  molte  cose  sue . 

1^7.  Bartolommeo  Stefano  Mn* 
rillo  Spagnuolo  n.  z^x)  m.  t69$ . 
Fu  un  gran  colorista,  ardito  e 
fiero  9  e  disegnatore  corretto ,  ma 
senza  cognizione  di  bellezza  rdea^ 

t^S.  Bartolommeo  Vander  Heist 
Olandese  n.  x6i^  .  Ritrattista  de* 
prillar j  da  competere  con  Van* 
diek  * 


i^p.  Ottòue  Marcellié  Olande* 
se  n.  1^13  m.  1^73  .  fi'  celebre  per 
aver  dipinto  éòh  esattézza  i  più 
piccoli  oggetti  delia  nahifa.  La 
natura  è  infinitàinénte  vai^iài  nel- 
le Stfé  produzioni)  e  ttgìiàltotntti 
vari^  ne*  talenti .  Ciascun  talèn<' 
ta  può  giunger  alfa  celebt-ità  « 
ben  impiegato  che  sì%  nel  suo  gè- 
nere, quantiltique  piècòio. 

x6o.  Gerardo  DoVW  Olandese 
n.  tffi)  «  Fu  alla  Scuola  di  Rem^ 
brandt ,  rlia  si  fece  Uno  stilè  ben 
differente.  Si  diede  4(1  i>iccoJo» 
e  ad  una  precfslone  delle  più 
scrupolose.  Egli  è  àgli  antipodi 
della  maniera  strapazzata  di  Tin- 
toretto.  Per  fitte  una  ilianina 
v'  impiegava  cinque  giorni .  Nlu- 
no  era  capace  di  macinar  i  colo- 
ri,  e  di  far  pennelli  con  qiàella 
finezza  che  usava  egli .  Le  sue 
opere  sono  d'uA  finito  stupendo  9 
sono  la  mera  natura ,  itra  non  so« 
no  leccate. 

ì6u  Mattia  Preti  detto  il  C^ 
iahrere  -n.  1^13  m.  169^  .  Vi^- 
giò  per  tutta  T  Europa  pef  veoer 
oitture  e  pittori.  Il  suo  disegno 
e  grandioso  e  fiero,  la  sua  inven- 
zione è  ricca  di  varietà  9  ma  il 
Suo  colorito  è'  tetro  9  e  ^etri  i 
suoi  soggetti  alla  Guercinesca. 

162.  Pietro  de  Laar  Olandese 
n.  tSi^  m.  1^74.  Di  corporatu-< 
ra  inforéie ,  ma  gioViale  ^  fu  fa 
Roma  detto  il  B'amhoech  .  hJon 
dipinse  che  azioni  triviali  deila 
vita  privata  9  che  perciò  sonodet*^ 
\t  Bambocciate .  Egli  noh  sì  inet-' 
Tevà  k  dipingere  senza  aver  fatta 
prinrà  uiia  sfonatina  secondo  quel 
tuono  'che  avea  da  dare  alla  su4 
O^èra  •  Fertile  d' insegno  e  faci- 
le, seppe  dar  un  corore  vi|Ch:osQ^ 
e  vero:  anche  il  disegno  aVéla 
del  brio.    ' 

%6^  Giacomo  Van  Artoìs  ^i^at- 


tSù  PIT 

inìn^o  n.  161^ ,  uno  de'  migliori 
paesisti..  *     . 

164.  Bonaventura -Peter'i^  Fiam- 
mingo n..  1ÒX4  m.  ztf f2  .  f^  an- 
che Poeta  f  Non  amò  $èe  sog- 
getti di  ormr^ ,  fukniiti ,  naufra- 
gi t  butirasclie  :  dipinse  l^ne,  e  d' 
un  bel  &iito.  tìglio  stessa  fase 
è  anche  tu^  FratelJo  Giovanni . 
x6$,  Bartolommeo  Flemael  Lie- 
^«se.iit  1^x4,  m.  167$^  Di  buon 
cojpre,  di  buon,  disegno  9  osseiv 
vàtcu-e  del  costume .  Fu  anche  af- 
chitetto»  e  nella  sua  patria  diede 
i  disegni,  per  It  Chiese  de*  -Dor 
jnenicani  e  ós^  Certosini  .  • 

166.  Salvator  Rosa  Napoletano 
n.  161$  m.  1673,  Merita. qualche 
locle  come  paesista ,  e  una  tal  lo- 
de lo  faceva  dare  in  bestia .  Egli 
.si  credeva  glorioso  nel  gran  ge- 
jiere  della  Storia.  £  come  avea 
da  esserlo,  senz:^  aver  mai  volu- 
to studiare  n^  V  antica^ ,  né  il 
moderno,  né  la  natura?  Egli 
credeva  saperne  più  di  tutti  i 
inaestri  suoi  antecessori .  Tutta 
Ja  sua  scienza  era  in  bizzarrie  e 
in  capricci .  E'  un  barbaro  che 
stupeu  colla  sua  fierezza .  Qual- 
che^ cosa  di  agresto  domina  sem- 
pre^ in  qualche  parte  delle  sue 
oipere  .  Non  avea  altro  modello 
che  sé  stesso  ;  avanti  ad  uno  spec- 
chio si  flètteva  ntilt  gttitiMinl 
che  avea  da  rappresentare  .■  Per 
idare  sveltezza  alle  sue  figure ,  h 
ÉKeva  gigantesche  :  e  invece  di 
correzione  fuoco?  Si  piccava  del- 
la maggior  pceste^tza.  y  fin  4  far 
^n  .quadro  in  un  giorno;  e  iallo-^ 
^a  ne  giubilava  -,  e  allora  dovea 
fattristarsi ,  se^  avesse  aivuto  il 
l^enso  comune .  Éisbetico  is^  ^it* 
^ura,  de]. ^ri,  bisbetico  nèli^  sua 
coadp^a  civile,.;  Fu  anche  poe- 
ta ^  e  si  è  reso.noto.^  per  le  sue 
|U)ti):jicce  •  Sul^pualo  d»  morte  il 


PIT 

suo  direttore  lo  esorto  a  sposare 
la  sua  serva  ,  sgualàrii^ella  «caa- 
dalosa .  Il  moribondo  la  sposò  , 
•giacché  non  poteva,  disse,  anda- 
re in  paradiso  senza  essere  cornu- 
to ,  Egfi  incise  molto  ali*  acaua- 
forté  .  Strange  ha  fatto  i^na  (el- 
la stampa  del  suo  Belisario , 
.  lóy,  Gabi'iel  Metzu  Olandese 
Q.  1^1$.  Nobile  nella  scelta  del- 
le figure,  nel  disegno,  e  grazio- 
so nelle  fisonomie ,  d*  un  color 
finito ,  ma  non  tormentato  ,  Per 
distaccare  gli  oggetti ,  non  si 
servi  di  colori  opposti ,  ma  di 
gradazioni  di  colon  simili  :  arte 
bella  e  rara ,  che  richiede  studio 
grande  delle  differenti  densità 
dell'aria  secondo  le  distanze  di- 
verse. 

x^.  David  Rigraerr  Fiammin- 
go n.  161^  .  A  misura  che  invec- 
chiava migliorava  nel  colorito; 
il  che  i  contro  V  ordinario  .  Non 
si  pifcò  di  disegno.  Da  giova- 
ne fece  cose  ilari ,  ma  da  vecchio 
non  dipinse  che  diavolerie  e  stre- 
gonerie . 

xtf^.  Benedetto  Cas|tigIione  Ge- 
novese n.  z6i6  m.  1^70.  Buon 
chiaroscuro ,  e  color  vigoroso  ;  ii> 
tuttq  il  resto  triviale  •  Le  sue 
ojKre  mieliori  sono  le  scene  «ru-< 
stiche .   Incise  molto  ., 

X79.  Sebastiano  Bourdon  Fran- 
cese ,  n.  t6i6  m.  1571 .  Ebbe  una 
vivezza  e  una  facilità' straordina- 
ria ,  e  perciò  fu  scorretto  é  difett* 
toso  :  ma  ne*  suoi  duetti  si  vede 
una  certa  originalità  che^ seduca  ^ 
Mentre  era  io  .Rorpa  jivendo  ve- 
duto un 'ì|ùadro  che  staila  dip^iij 
gendo  Claudio,  torinese,  ,e..  che 
vi  voleva  ancora  molto,  per  ter- 
ninnarlo  ^  egli  ,sì  riura  .ja^Lsuo 
granaio,  era  poyeris^imà.^i  è.ia 
qiiattro  botte  diping^.vlo  stesso 
soggetto  ,  ^  e'  rcsjponc  al^j^ut^blio 


,* 


co 


PIT 

co.  Gli  amici  di  Claùdip  vaQti^ 
a  rallegrarsi  secQ  di  questa  nuc^ 
va  opera    la  più  ^dh  di  tutte. 
Claudio  li  accerta  di  non  ^verìa 
ancor  finita  ,  gliela    mostra  im- 
perfetta ,  e  ognuno  ne  resta  tra- 
secolato. Egli  dovette  ^ndar  v(a 
4a  Roma   perchè    era    un  liberp 
Calvinista .    Fu    in  ìsvezia    per 
primo  pittore^  della  Regina  Crir 
atina ,  per  cui  non  fece  che  il  di 
lei    ritratto    a  cavallo;    ma   nel 
portarlo  egli  stesso  come  inviato 
ai  Kt  di  Spagna,  il  ritratto  pe- 
ri ,    e  la  Regina  abdicarci  la  cq- 
foat^  e  l'eresia,  Bqurdo.n  si  fissò. 
in   Francia .    figli    incise   molti 
suoi  quadri ,    fra'  quali  sono  ben 
note   le  sue  Opere   della  Miseri- 
cordia :  vi  si  ammira  Pespressio- 
xe ,  lo  stile  grande ,  V  originali- 
tà,  e  un'  imitazione  del  Pussino , 
dei  Domenichino  ec. 
•  ^71.  Luigi  ^«aran^uccia  Perugi- 
no n.  iói6   m.  i6So  .    !Disc<!polòt 
di  Guido  ,  e  imitator  fedele  ',  Si 
Ita  di  lui    un  trattato  di  pittur^^ 
col    titolo   FinezX'f  de*  Pennelli 
ItalUni . 

17.2.  Gio:  Flinck  Tedesco  n, 
t6i6  m.  1670.^  lóiitò  Rembrandt, 
a  fu  buon  ritrattista;  ma  non 
voleva  esser  ^iix  pittore  dacché 
vide  Vandick  e  Rubens. 

173.  Francesco.  Romanelli  da 
Viterbo  n.  léxy  m.  z66z  è  su 
la  maniera  di  Pietro  da  Cor» 
tona. 

17^  Eustachio,  le  Sueur  •  Vedi 
Scuola  Francese . 

175.  Tomaso  Bianchet  Fran- 
cese n.  zdi7  m.  1699.  Praticò 
co'  migliori  maestri  d^  Italia ,  e 
ai  fece  uno  stile  buono  nella  coqi- 
posiziòne  ,  nel  colorito.,  nell'  es- 
pressione, ma  aan  nel  disegno. 
iy6.  Francesco  Ricci  Spagnuo- 
Jo  n.  1^17  m.  zd8l4.  ÌParte  neU' 
DJK^  B.  Ani  T.  II. 


espressione  t  ^t\  colorito,  e  scor- 
retto nel  disegno . 

\r7^  Pietro  Vander  Faes,  più 
noto  sotto  il  nome  ài  Leli^  Te- 
desco n.  itfi8  m.  i69o.  Fu  pae- 
sista e  ritrattista  insigne  •  Men- 
tre egli  in  Ing))ilrerra  ritraeva  il 
Re ,  soprql^giunse  Kneller,  il  qua- 
le compi  il  suo  ritratto  dei  Re , 
mentre  quello  dì  Leli  non  era 
che  abbozzato.  Questa  speditez- 
za incantò  la  corte ,  e  fa  corte 
<pi|tfntiò  che  l' artista  il  più 
pronto  è  il  più  eccellente  •  CWì 
ne  sentì  tanta  afflizione  che  se 
Ile  morì  di  apoplesia .  Egli  ebbe 
il  talento  raro  di  far  sempre  me- 
glio; e  non  cessò  di  far  progres- 
si che  col  cessar  di  vivere. 

178.  Antonio  Waterloo  Olan- 
dese n.  xtfi8  m.  1660  paesista  >  e 
incisore . 

179.  Gonzale  Coqucs  Fiammin- 
go n.  t6i^  m.  1^84.  Ritrattista» 
e  paesista  in  piccolo,  con  viva* 
cita,  e  con  esattezza. 

180.  Gio:  Goedaert  Olandese 
n.  T^i8  m.  i66S^  Fu  naturalista» 
e  da  naturalista  d^inse  insetti  e 
uccelli  coh  tutti  1  lojro  dettjigli 
al  vero .  Pubblicò  la  Metoimorfo* 
si  N0tuyah  . 

xHi.  Preti  Genovese  detto  il 
Céppuecino  .  Colorista  ardito ,  ma 
armonioso  ;  scorretto  u(J  dise- 
gno . 

x82.  Gio:  Spilber^  Tedesco  n. 
z^i9  n\.  1^90 .  &  stimato  un  buon 
pittore  .  Sua  figlia  Adriana  di- 
pinse ad  olio ,  e  supieriòrmente  a 
pestello. 

183.  Carlo, le  Bmn,  V.  Scuola  . 
France^  . 

184.  Ermanno  Swan^velt  Olan- 
dese n.  xtfao  m.  9^90.  Si  fissò  da  • 
giovinetto  ia  Roma,  studiò  sor- 
to Claudio  Loranese,  e  divenne 
insigne  paèsis^si ,   d'  un  colorito 

L  me- 


i6%  PIT 

meno  caldo  di  .quelle  del  suo 
maestro ,  ma  superiore  neVe  figu- 
re .  Incise  ben«  all'  acquaforte , 
285.  Bartolommeo  Beemberg  O- 
landese  n.  x6ao>  m,.'i66o^  Di- 
pinse preziosamente  in.  piccola 
paesi  e  ruine  ^  Fu  incisore^  . 

i85«  Filippo  -WouWcrmans  O- 
iaftdese  n..  x^2o  nu  x66Z .  Paesi- 
sta intelligente  nel  colorito,  no- 
bile neliacomposizionc^  ediiìuon; 
disegno  nelle  figure^. 

1 8>^  P JetDo  Francesco  Mola  Mi- 
lanese- xu  ^  i6%x  m*«  1 666 .   Studiò 
-cotto  i  più  xagfiMardévoli  j>ittori 
d' Italia  V  e-  kì  kWxA'  uno  scile  fi- 
aoi  nel  disegilo^  soave  e  armo- 
niosa nel  coTo£e>  elegante  ^  sem- 
Slicfr  nelle-cfigurie  •  Gio;  battista 
dola  fu  duro- e  secco.. 
x88».  Giacomo  Cortese  detto  il 
BùrgvgnoMe-  n».  tfi^x*  m»  .1^7^    Si 
&sòva'Rpm»9.«iiii  vederla  bat- 
taglia di  Costtantinp^,  si  diede  tut- 
to alle  battaglie- .  ,  Fu  sospettato 
,ci' aver,  avvelenata  sua  mogl'Wy  e 
per  ismentii«'  questa  incolpa:^ iope 
rsL  foce  Frate:  Gesuita  •  Seg^itò  a 
dipinger  battaglie  fratescaioentet». 
Sua  iWello.»  Guglielma  dtpin^ 
cortonescamente*. .  Un  .altro  ùz^^ 
tei  la  che  si  avea  anche  pec  pit^ 
^mt  »  si'ieoe  Cappuccino  .  ; 
.  .  %99^  Gior  Battista    Weenink 
Olandese  n..x6tx  m».  1660^  Stu- 
diò» Ih-  Roma  5  e  riuscì,  in  ogni 
^[Qoere*.  Fu  sorpassata  da  auo  j- 
:glio>  Gio:  n»  k^44  n^*  i7t9»-, 

z^a  Alberta;  Van*  fverdingeir 
Olandese  n.  1621  m«,  ^^5*  Pae*^ 
sisti^KflietJto*4\e  ìnMsme,^ 

;:'Ì9Xi^£nrieaÀoIoesc> Olandese  n>. 
xézi  m*^^9± ^.  Andai  fUl. guato 
«Icl'^.suo.  màesti»  Teniers  v.  Ma  ai« 
ia  morte  di  avo  padre  .batcajuolo.^» 
ali^ndonòt. la  ]lAltira2,..«.  si.  fece 
toèajuolOà 
^p2,  Gerbnmdt  Vanden  jBekhout 


Pir 

Olandese  n.  i<^2]^  ra.1^84:  Djscer 
p<^Io  di  Rembrandt  lo  imitò  Fct 
dielmente  nel  ritratto  e  nella  Sto- 
ria- Antonia  dipinse  £o^i.  e  frut- 
ti airttaJtiana^.  Fece-  un  ficco 
matrimonia  in  Portogallo»  e  vi 
'Hi  assassinata. 

,  19^^  (Giacinto  Brandi  n^  a  Poli 
vicino  .  a  Roma  lóz^-  m.  1^91  • 
Allievo  di  Laififranco  dipinse  eoa 
jfacilità  e  coir  negli^ensur. 

194.  Filippo  Xaurr  Romana  n* 
j,6z^  m.  Z694  •  Mediocre . 
,  loS-  Teodoro  Helmbreker   O- 
'  landese  n»  1(^24  m.  1^94,.  Si  fis- 
sò in  Roma»   e   lavorò  megli<^ 
in    piccqla  che  iir  grande^  ma 
paesi^.. 

T96.  Nicola  Loir  Francese  n* 
x6%4  m.  2^79 .  Studiò  ipolto  iiv 
&oma^,  e  «i  fece  uno  stila  lode- 
vole.. Le  sue  opere  sopo-  le  pià^ 
atampate..  ,    *  .^  , 

Z97.,  Nicola  Berghenr  Olande- 
se n.  zd24  nt  168^,.  Fu  up  fede* 
le  unitatore  della  qàtvrary ,  e  i  suoi 
modelli  non  erai^a che  glii^i^i* 
ti  eh'  egli  vedeva:  dalla  finestra  * 
Il  SUO' chiaroscura  è  eccellente^ 
il  colorita  Jum^ioso  e-  caldo  1  ìm 
ombre  giudizipsai^ente  rifl^  ,  £ 
suoi  bruni  traisparehti  ,^  iir  tutto- 
vivace,  Ecjfi  era  d'  un*'  ind^^ 
soave,  e  laborióso,  lavorava* cair*^ 
tanda«  Sua.  faglie  avara;  la  £1* 
(^eva.  lavorar  a  for.xa;.  quando  oat 
sentiva  caotarr».  ella  gli  picchia-, 
va  dalla,  camera  4i  soj^sl  dove 
ellar  stava  ,  e  ù  prendeva»  ^utto  il 
provento^  de' quadri .  Egli  zipa 
avea.  alta  passione  che  ^  per  le 
stampe,  e  per  comprarne nascoa^^ 
deva  .a^la  i;ao^lie  pontone  del 
prezzo  «jb^spot  quadri..  Ne  la- 
sciò» una.  rKca  collezione  .. .  I;i^ 
anche  ua^on  iiiQsare^IL''ac^a% 
forte  J 
198.  CarJo  JMara^ta  d^  Came-i^ 

ii^ 


'N 


tino  n.  161$  m.  17x3,  Discepo- 
lo eterno  di  Andrea  Sacchi  stu* 
dio  |»er  molti  anni  Raffaello .  Fu 
laboriosissimo  fin  alla  decrepitez- 
za. Con  tutto  ciò  epii  non  è 
che  un  buon  pittore  9  piacevole  sì , 
sna  non' interessa  punto  né  per  1* 
invenzione,  né  per  l' espressione , 
né  per  il  disegno ,  né  per  il  co-^ 
lorito,  né  per  Teifetro  generale. 
In  veder  le  cose  sue ,  si  resta  fred-» 
do.  Egli  fu  pittore  non  per  ta- 
lento, ma  per  fatica.  Lavorò 
gran  Madonne,  e  fu  perciò  det- 
to Csrh  delle  Madonne,  Fu  an-^ 
che  incisore  • 

199.  Pietro  BoeUPiammingo  n, 
x62$  •  Fu  in  It;^  •  Fu  paesi- 
sta ,  e  bestialista  . 

zoo.  Paolo  Potter  Olandese  n. 
2^25  m-  t6<4 .  Paesfsta  e  bruta* 
lista ,  e  colorista . 

20X.  Gio:  Lingelbac.  Tedesco 
n.  1625 .  In  Roma  prese  il  gusto 
di  dipingere  architetture,  e  por- 
ti di  mare  y  e  mercati  ;  e  tutto 
con  verità  piccante.  Incise  an- 
che arir  acquafòrte. 
.  ao2,  Gfacomo  Lavecq  Olandese 
II.  x52j  m.  1^5$ .  Ritrattista* 
Trovandosi  a  Sedan  fece  il  ritrat- 
to d'un  vecchio  ecclesiastico,  il 
^uale  gli  disse  che  un  altro  pit- 
tore sii  avea  fiotto  un  ritrattac- 
elo eh' egli  avesr  gettato  nelgra* 
najo.  St  andò  a-  prenderlo,  e 
Lavecq  restò  petrìfieato  in  vedere 
tsn  Vandiclt..  Artisti ,  non  vi  ar- 
rabbiate per  tali  incontri  :  ride-i 
tcv^ne  • 

'  20).. Samuel  Van  Hougsttraten 
Olandese  n.  115^27  m.  1*78.  Viag» 
giò  molto ,  fu  mediocre'  in  pittu* 
r^  ein  poesia.  Fece  un  tratta-* 
io  su  la  pittura  .  Suo  Catello 
Gio;  fu  anche  Un  pittore  passai 
bile. 
Ì04,  Enrica  Vcrdhtntring 


PIT  1(^5 

landete  ti,  j6z7  m.  1^90  .  in  l^ 
talia  dipinse  di  storia ,  ma  ritor- 
nato in  patria  non  dipinse  che 
battaglie  « 

205.  Carlo  Cfgf^ani  Bolognese 
n,  1*28  m.  171^  •'  '  Allievo  ddl' 
Albani  compose  bene  ,  e  con  fuo- 
co ,  ebbe  disegno  corretto  e  gran- 
dioso, e  un  colorito  di  vigore: 
le  sue  teste  hanno  dei P  espressio- 
ne e  della  bellezza.  Cerco  anch' 
egli  il  graz^ioso  ,  ma  v . .  •  Ebbe 
tanto  amore  f  er  la  sua  arte  ,  che 
ricusò  titoli  e  inviti  papeschi  e 
principeschi  •  Pre^Bri  la  sua  acco- 
demia  di  Bologna  a  tutto  il  vi- 
schio delle  corti .  Un  artista  me- 
diocre vale  più  di  tutti  i  gran 
Potentati  che^  fanpo  '  tremar  il 
mondo. 

zoo.  Maria  Van  Oosterwyck 
Olandese  n.  t^^o  nu  té^^.  Et» 
figlia  di  un  predicante  protestan- 
te, si  applicò  a  dipinger  fiori  i 
e  li  tinse  con  armonia.  Benché 
assidua  al  lavoro  lavorò  pocor^ 
perché  fu  tarda  di  moto  ; 

ac>7.  Guglielmo  Kaif  Olandese 
m*  16^$ .  Non  dipinse  che  frutti 
in  vasi  d'  oro ,  a  argento,  e  di 
conchiglie  :  dipinse  con  verità 
grande,  e  con  color  vivace» 

208.  Gio.  Enrico  Roos  Tede- 
sco n.  16x1  m.  1685.  Ritrattista  9 
paesista  ,  brutalista  ,  incisore.. 
Suo  figlio  Teodoro  ebbe  disegno 
più  corretto ,  e  color  ^iù  vi!§(y> 
roso.  L'altro  figlio  Fili^^a  &k 
itutìsde  di  costumi^  «  lion  dipin- 
se che  bestie  <  • .  w .  ; 

209^  Andrea 'Vauder  Kabel  O^ 
landese  n^  ipjt  m;  x6^$  ;  Paesista- 
non  su  la  maniera  d'Cwanda,  nu 
sttir  andare  dé^  CAmcci  ,.  dtl  Mo» 
Ui  mai  di  cOior  tetto*.  '> 

nio.  Laigl  Batòuyseo  Oiandé** 
se  n.  i6^x  m.  2700  .  Noo  cbbtf 
sAtio  macsm»  che  la  ìmxhé.,  vnè 

L   «  si 


^•» 


tÓA  PIT 

si  scelse  altro  oggetto  che  il  m^ 
re  in  qualunque  aspetto  •  AIU 
gran  verità  unì  lu^  .etceJ[ieiite>€o- 
iore .  I  fiorgpmasjtrì  di  ^mst^* 
dam  gli  oirdlnaron  una  cran  ma** 
rina    che  fu,  stitifiata  .(K^^oa  da 

mandarsi.  14  dpifO  a.JtfidV.^^V * 
Egli  A^  anc^'pòìstar  £gJLi~€Ì  pie-» 
co  altresLdi  scrivftc  ^n  bei  ca- 
ratterr^'si  i^mpiacq^e  ^^  darne: 
Iezio;ii,  e' ne  lissò  un,  n^etc^  , 
che  sj,  jitce.  tuttavia  in  usò  •  .  ' 

^i' I.  JLuca,  O^orda^o.  Napóìcta^ 
no  ù.  i^3Z,"in;  x^ò^  ;    Ipiscepolà^ 

di  R'ib.eV4  >  ' ^-  P9*{  *«g^^  ^\  ^i«*  ' 
tt<x^  da  Cortona  •  Vidi'  quanta  L'j 
Wlif^  contifGi^l}  di  ,pià  belV,  i^< 
pit|:jara.,.  ma^  sì  -rapicfan^ente  come 
sè^Aon  ^uf^se. veduta iifilla*  , l^;^^ 
presteza^a    era,  ii  '.sup;  paT^^^^-i^- 

sfp^,,    %  uft- ora  fo  cajpf^e  di  far 
una  fi^iirs^.  jben  g rande ^.iGiuosie^  a 
dìpìngece;jìn,  ^olfe.;dij^ .  ;Bbhr 
anche  il .  talento  d'  i«à  tare-  9 1!^}^ 
dico^traiRre  lo  stiJe  di  à]ualnn« 
que^  rnapstro  y  .perdo  fu  dec4nt^.^ 
tp  il»  PvQt^o  j  vaie  a  .dire,p<i/^r*-' 
«y^*  Spesso  ijl.yoigQ,  loda  gud- 
c}i&  jcealmpQfev^  jè  biasiaievole  ;   e. 
biasimevole   è  11  talento  di  c^on-' 
trafere>:  (a  ridej»^^  ^S^  r^de^i 
re.  non  si^  fa  stinjare  \   e  un .  buf-^ 
fone "1.^  ;  I^  inerita  di,  Gipf  Aino  fu^ 
oél^p^ni^ljo  oioriiii^ip  ^;  grandloq. 
so, , . -fléjll^*  flr>fif ^  ijjite. i  di.  bu(Mj| 

e  ,^©Il  at^ifipfl^f^ei,  t^tt^^^^ .  If  su^ 
oimbirei  sonp  un  po^  nere  ,    e  tà(-*^ 

vqlmiKtóJastr^jj.^M-^mgrtó'l^-^ 
Tastrc^.jf.,Ìe:^^  deije  ^^  doline, 

suf>i^pjjfttj,jhatwjalj»^mpyc2,:fa  con-.; 
veaientiS;aIÌ',^ta j, .;  la-  ,sua  ,gt!^: 
pV^tézzà  ^Ji  h^  f^ttij^  cpramette- 
W,  d^Ue  incoriezìoni.  iGeoiral- 
inen|;e  il  suo  dVegQp   non  è  vi-» 


zsc$o  ,"i|U|  è  senza  carS^tere  gi^iì» 
de  )  e  senza  fermezza  .  .E'  impps» 
sibiie  far  presto  e  bene.  Égli 
non  fn  vivace/che  neM^arte  \  nel* 
ia  società  fu  ugnale  ^  e  perciò  a« 
mato  ;da'  suoi  amici  ^  da*  suoi  sco^' 
lari  9  da*'  ^oi  en4uli ,  Fu  aiichck 
incisore  air  acqua  forte .  Barto- 
IqzzI  ha  incisa  la  sua  S.  Giusti' 
na  i^prièonda^  e  Venere  che  ac-<« 
carezz»  amore  .Sono  note  lequat^ 
tfos^auipe  incise  da  Beauvarlet , 
il' ratto  d' Europa,,  quello  delie- 
Sabine,  il;  Giudizio  di  Paride  9 
Aci  e  Gal^tea  .X 

ax2.  Isaja^Vanden  Y^^^^  Olan^, 
dese.<  Dipinse  l^ttaglie,  e  assas-;    \ 
sini  ^tfli  costuma  Spagn««>Jo  p-  Cu-, 
-gliclmo    n,  x^i^v    m.  1^9}  *^'^c» 
gifiò-  a  msr^iFtglia  marine,  navi  , 
ev  c^^ai^tifii^e^^U  navali,,  ma  non- 
dipinse  •    Gia^  fu  jdisegnatore  o. 
iacispre  di  ffaesii    <|i  lUratti,  e 
di  azioni  private.     Guglielmo  U- 
gicvvan^^  n.  > itf 3  ^t  ui«  1707  fu  buoii 
pii^orp  di  :marine .  .  Adrìai^o   ii>.. 
iij9  m.  ^67».  fu  un^^ffeije  paesis 
sta  ^  p05;$e4j^..^uri  colorilo  vivo  ,  « 
un  diiségop^upa.    Xuci^er  anche 
aUVacqua  forte  ^,  <  ■  r  ■.  \ 

21}.  Claudia  le  Fevre  F|ìj^ce«» 
se  n.  xiSa^  m.  ^(^75;,.,  fiùjd^  utra^\ 
tìsta«  C;,wi$0f e,; ^ 
^  214^  Cicp  |^/9rrr-  Romano  n* 
1^34  m. /?t489j->jCoaie  Cprtopwo!. 
occuga  uni r. rango,  distinti).  ^^ 
scuoia 'Rpoia^a  degenecutz.  Fu 
a,Pf  he._  iVKqiit^.tta    atì^  .Corto-  ■ 

AI  5.  Ajp^tosU'T  Fr^nj:<e«^o  Va^eiN 
Mcu \pa  t  iawmingc^  n.  ;«f  34    nr» . 
1-^90.  Fu  condannato  aagli  adula-t 
torid;i^^uÌ£Ìj  Xiy  41  far  i  ritratti 
d^kt^u^e  battaglie  -jìealt  ;  s(3iicre' 
di,  ai^omati  ija  lii^ee  secan do  la  tat- 
tici jp.Q«4ef-ivàV  ^yestiti  in  un  ilbr»  ^ 
me  . .  .'Povero  pittore {  E^li-pc^Ì 
rò  /ec^  spiccarvi   il  sua  tug^gao 

COi^ 


cori  (ili  Beleolorito  i  àón  un  imdri 
thixtàscUTO  ^  e  còlia  freschezza 
del  paesaggio. ,        .  ,    .      , 

atei,  Gtaconfo  Kulsdaal,  Omn^ 
dese  n.  i6$$  ih.  i6^  .  Abile  nel* 
Je  marine  è  ne^  paesi . 

zf/i  Francesco  "Mieris  Oland»»' 
se  n.  ztf35  m.  t6Ìi .  Dipinse  pasM> 
sabiimenté  in  piccdlo .  Sua  figliò 
Giigiielfnò  iii  dello  stesso  guKo  ; 
L'  altro  sud  figlfd  Gio.  dipinse  in 
grande  j  e  con  qualche  lode  ; 

liSfi  Gio.  ^attiita  Mònno^^f 
Piataiiiing^o  n.i^jjnf.  169^:  Fìd* 
rista  grazio^  e  fresco  4 

2x9.*  Rogierd  de  Vilés  France^ 
se  n.  ^6i$  m.  170^9 .'^Ritrattista, 
ma  come  amatcA'e  ^  Scrittore  di 
preeetti  pittorici ,  alcuni  bàc^i  ^ 
altri  no.  E  perchè  tutti  tutti 
hanno  da  esser  buoni  ?  E  dove  è 
il  bene  puro.  Anche  i  piò  gran* 
di  artisti  che  hanno  scritto  su 
la  Pittura  «  ban  datd  spesso  in 
aecco . 

aiOé-   Gio.-  Steeif   Olandese   tu 
x6j6  nr.   tSB9  .'    D'  una'  ubtia^' 
diezza  abituale  dipinse  ^  coti    vi- 
vezza le  cose   più  ignobili  ^^a- 
se  dipinse  anelli  dèlie  nobrii  .- 

2«x.'  Melchiorre  Hon de- Koettfr 
Olandese  n.  iff^^  m.  t69^  :  Non 
dipinse  che  polii  in  bei  paesini  .- 
Le  cose  piò  trivràK  acquistano 
pregio,  se  sono  ben  trlttate;  II 
falentO'più  mediacre  può  farsi  o^ 
«ore ,  se  si  applica'  a  uùèl  gènere 
per  cui-  si  «chte  portato  .•• 

2X2.  Già   Fórcst  Francese  Yt.' 
x6t6  mv  1712 .  Studia  bene  io  I-^'^ 
falla  jpet   divitair   colorista ,.  ma 
datosi    alla    Chimica  diede   iir 
jiero'.- 

2i3-  Gib;  Vàndc'r  Heyden  Qj 
latidesr  n.  x^^afj  ito;  1712 .  Non  dfi 
pinse  che  tase  e  casette  col  mas- 
giftre  strupolo  /  ma  còh"ùn  bella 
élHaroMfuro'  '        > 


ÌÌ4,  Abramo  Mignon  Tedescor 
ra.  1^79;  Fiatila  j'  e  bestiali- 
sta ... 

22^.  Pier  Francesco  Caroli  To- 
rinese n.  1538  m.  1715 .  Si  fissò  a 
Roma,  ebbe  là  vaniti  d* esser 
profesi^e  perpetuo*  deli'  accade- 
mia ,  ed  ebbe  la  piccioiezza  di 
non  occuparsi '<?hc  di  prospetti- 
ve,- specialmente  dtìV  interno  deK 
k  Chiese.  Bel  colore  ^  ennfìni-'. 
to  prezioso. 

22^.  Gasparo:  Néfscker  Tedesco 
n.  i6t9  Ttì.  Ì6S4:  Che  bella  cosa 
è  quei  fche  i  nostri  riveritissimi 
Latini  chiamavano  Bellum  ì  Per 
h  guerra  Gasparo  baàibinc^  di 
due  anni  fu  raccolto  e  adottato* 
dal  Medico  Tuilelcéns  iusieiire 
colla  sua  madre,'  cui  fliron  ant- 
mazzàti-  fra  le  su^  braccia  due  al- 
tri suoi  figli .  Quel  medico  bè-* 
oefattore  merita*  gloria .  Il  buotf 
Medico  volle  fstr  tnedrcò  il  sivx 
figliuolo  adottivo,  ma.  co^ui  di- 
venne pittore  ritrattista,'  e  fiori-: 
sta,  più  Bravo  in  piccole^  che  in^ 
gfànde  .'  Suo  figlio  Teoìcloro  si  di-^ 
stinse  tic'  ritratti  .•  E  Costantin'd' 
altro  suo^figlio*  nonr  ebbe  che  il 
talento  di  adular  le  donne  ne' ri* 
trjftti. 

227.  Giò'.  Battista  Cauli, 'det^ 
tà  Bàcipci  ^  Genovese  n,  16^9  ih. 
tyo^.  Protetto  dui  Bernini ,  che 
non  fece  iti  Roma?  Né,  dòV^va* 
farvi  nùlIaV  se  le  atti  non  vi  si^ 
fossero  corrótte  ..  Fuoco  grande  ,* 
e^aittmanierato -in  tutfo  é  per 
tutto j-    .  •  *  *'^ 

228.  Abt^mo'  Gcnóel  Piaiiiihih*-*' 
gò  n,  T640  ;  Paéstsì^^di'  brio  .• 

229..  Piietm  Van  ^^ìti%ìittdt  Ò^ 
lande$e  n.  1640  m*  ^9^  .'  Ilavotò^ 
in  piccolo  con  ui)a:  minutezza  che 
ooh  può  esser  valutata  che  dagli? 
amatori  di  miuuzie  .  '  ^ 

itso.  iSaspatp'  Lair<skr  JLiesese^ 
•ir    y  nv**^'* 


166  WT 

ti.  1640  in»  X711.  Gli  si  è  detto 
th*  egli  è  un  Pusssno  rnsl  glìe^ 
v0to  .  Egli  era  frettoloso ,  e  de-» 
dito  alla  crapniii  »  pu  anche  in- 
cisore . 

231.  Pietro  Nunes  Spagnuolo 
n.  1640  m.  X700 .  Imitò  il  Gùer- 
cino  » 

aga.  Gio.  d'  Alfaro  Spagnuolo 
n,  1^40  m.  léSo  .  Si  ha  per  il 
Vandick  di  Spagna  .  Fu  anche 
buon  paesista .  ,  ^ 
"  233^  Cario  Dùjardin  Olandese 
11 .  1^  m.  Z678 .  Colorista  alla 
Veneziana»  Incisore  all'  acqua'' 
ibtte  ;  •     .  \  ^ 

.  234.  Francesco  Van  Cuydc 
Fiammingo  t  buon  pittore  di  be^ 
%n!Cy  jftia.non  troppo  buono  ih 
ritratti» 

-  j»3$«.  Carlo  de  h  Fosse  Fran-* 
ocse  n*.  X(04Q  m.  1716.  Dall' Ìta« 
iia  non-  riportò  altro  che  un  buon 
colorito,  e*una  pratica  di  dipin- 
l^ere.a  tresco^^  nel  rimanente  fu 
tcorretto,  e  ammanierato.  '. 

2)5*  Andrea  Lucateili  Romano 
paesista  d' un  buon  chiaroscuro  . 
Testa  -bizzarra.*. 

'  i  217.  Andrea  Pozzo  da  Trento 
n.  164%  m.  1709  *    Pittore  e  Ar- 
-chitfttQ  :  né.  V  uno  ji^  l'altro  i 
Non  fu -che  Gèsiiità  » 

259»  Arnoldo,  de  Vuez  Fiam- 
mìfiso  n.  1^42  m.  i'^^. .    Studiò 
-Rmaeilo  »  e  ne  apprese  un  buon 
.disegno.;  jaaa,  il  suo  Colorito  è  in- 
solito r     ;  -        . 

239,  Michele  CorneiJle  Fran- 
cese n.  7^42  m..  i^oS.  In  Italia 
ai  .  iR»rmò  buon  .  disegn latore  ,  e 
»  milla  di  più  «  Gio..  Battista  suo 
Otello,  &  anche  passabile  .  En- 
trambi incisero . 

t  1240.  Eglon.  Vandér  «Neer  0- 
landese  n.  ^^43  m.  1703  .    Huon 
paesista ,  e  ri trii trista .  \ 
..«41.  Goffredo   Schalkén  Olan- 


l^IT 

dese  Q.  1^43  m.  1766.  tììnmhm^ 
va  i  suoi  soggetti  d'un  lume  vi* 
vo  come  proveniente  da  unafiac* 
cola  ò  dal  Sole.  Non  ebbe  altro 
merito .       .   '    •  •     '   ♦ 

242.  Gio.  Jouvettet  Francese  n^ 
1^44  m.  lyt^Z  Senza  uscir  di 
Francia  si  formò  un  disegno  fer» 
mo  e  fiero ,  un'  espr^one  forte  i 
e  uno  stile  austero .  Pare  un 
Guercino  innestato  \  in  Caracci  » 
Passa  per  un  capo  d'operata  sua 
Deposizione  della  Croce;  èinci* 
sa  da  Despla'ces  •  Anche  il  S.  Bru-^ 
hòne  è  per  l'espressione  stiiciata 
inolro .  '  La 'Resurrezione  di  -La- 
zaro  ^  ,  incisa  da  J.  Audran  .  A 
^9  anni  divenuto  questo  Pittore 
paralitico  alla  '  mano  9  sì  ajutò 
colla  sinistra ,  «  tanto  fece  che 
dipinse  il  Magne fi^t -^  e  •  altre 
cose .  "  '    ^  '       ^ 

aÌ43.  Francesco  Mile  Fiammin- 
go  n.  1^44  m,  x63o  .  J^e  sue  pit* 
ture  sono  un  misto  di  storia  e  di 
paesaggio.'  Per  la^'suà  gran  me» 
moria  non  dipinse  che  di  memo» 
ria  :  pratica  pericolosa  ;  perciò  ii 
suo  colorito  è  senza  varietà» 

244.  Arnoldo  de  Gelder  Olan^ 
dese  n.  1^45  m;  1727  •  Tn  sàìievo 
t  imitatore  di  Rembrandc.v 
•  24*;.  Gio.  Glouber  Olandese 
«.  1646  nt.  1726 .  Uno  de' miglio* 
ri  paesisti,  e-  incisore;  Anche 
suo  fratello  fu  buon  paesista  ^  La 
loro  sorella  Diana  dipinse  ritrat- 
ti e  qualche  cosa  di  stòria . 

246.  Gip.  Van  Cleef  Fiammin- 
go n.  tS46  m.  1716 ,  Disegnò^  be- 
ne) e  compose  senza  confusione  9 
ma  con  cattivo  colore . 

247.  Gio.  Van  Hugtenburch 
Olandese  n^  1^4^  m".  173^ .  Di- 
pin^  le  battaglie  del  Principe 
Eugenio ,  è  incise  afk  maniera 
nera. 

248;  Maria  Sibilla  Merian  Te- 
de- 


PIT 

écstti  n.  1^47  m.  27^7»  Celebre 
SftturaJista  dipinse  con  acciàratez- 
2a  insetti  e  piante,  che  servòQ 
di  loro  cudrimento  .  A^quest^og- 
{getto  ella  precorse  tutta  r£uro« 
p9L  1  e  aodo  fin  .a  Surinam  neir 
America.  Scrisse  ancne  su  Ja sto- 
ria dcgl*  Insetti .  La  maggior  par- 
te deli»  sue  opere  sono  a  Pie- 
troburg  neir  Accademia  dellt 
$denze  « 

•249.  Goffredo  Kn^ler.  Tedesco 
Hf  1648  tìL  jfzó  «  RitrAttista  xtit^ 
diocre. 

250.  Antonio  Francescliìhi  B07 
Jognese  a.  i^  m.  1720 .   Allie- 
yo  di  Cignani  tu  un  buon  pit- 
tor« ,   faa  ^11"*  ulciipyo  secco  e  de^ 
boJe*  Bartoiozu  ne  ba  fatte  due 
«tAmpe  di  giuochi^  di  fanciulli . 
-  251.  Giusqipe  ParjOGcl  France- 
se n.  1648  m.  1704.    Fece  gran 
battaglia   senza    averne-  veduta 
iKppui:  utaa«   Fu  aiiche  i^ci^ore. 
^nacto    fu  andiè  batlagliere  * 
Pietro  fa  seguace  di  Cario  Ma- 
ratta* C^rlo  figlio  'di  Giuseppe 
imitò  suo  padre  •* 

252.    Elisabetta  Sofia   Cheron 
jprancesc!  n.  tóéfi  m.  i^ix .  Dipin- 
se ad.  olio  I   a  smalto ,  è  in  mi- 
.niatura.  Incise  alPacquafbrte  e  a 
bolino;  disegnò  pietre  antiche  ^ 
e  ne  incise  .    Luigi  si{o   fratello 
studiò  Raffaello^  e>  imitò  fhdda- 
xnente  Caiacci  ti"        , 
•  253.  Gherardo    jFfoet  Olandese 
n.  1^48  m.  Z733  •  Fu  d' immagi- 
nazione jviva,  d'un'esattei&za  fa- 
cile, armonioso  nel  epiche  V  in- 
. t^liigen te  n^l  chiaroscuro .. 

2J4.  Luigi.  Bouiloghe  I^ra^iccsc 
n.  1^09  m,*  1^74 .  Mediocre  /  Bón 
a«o  fijglió  n.  ^649  m.  1717-,  stu- 
diò tu  Itaiia  ,  ac(]U!stò  merito 
nella  storia  »  e  dipinse  ritratti  &i 
<fDljle  dita.  Il  suo  combattimento 
d^£fcole  contro  i  Centauri  nassa 


PIT  J67 

?er  una  Mie  sue  migliori  opere . 
ncise  anche  ali*  acquafòrte  . 
Liiigi  suo  fratello  j>on  gli  fii  in- 
feriore* 

^SS-  Agostino  Terwestcn  O- 
Jandese  n.  15^9.  m.  171 1«  Da  ci- 
sei  latore  si  diede  a]la  pittura,  e 
si  stabilì  a  Berlino'  con  applau- 
do .  Matteo  suo  fratello  trasportò 
dall'"  Italia  all'Haya  molte  buone 
pitture,  •  ' 

"    ±^6.  Gio:  'Verkolie  Ohilidese 
n.  xó^ojxt,  x6^,  Riftflfttista,  e 
Incisore  in  nero.   "Nicola  suo  fi- 
glio m.  Ì7^6'i\x  buon  pittore ,  e 
ulfi  de'  ptfmi  incisori  alla-  tnatiie^ 
ra  net;!.  Fu  avarissimo  delia  coi 
io,  pi£r  preziosa  di  cui'  si  fa  tanto 
scialàcquo  ,  def  tefhpo .  ■  Qinmdo 
non  dipingeva ,  leggeva  ?  'leggeva 
anch^  quando  mangiava  .    "^  *  >-' 
2%7,  Pietro  Eyckens  Fiamimn* 
go  '.  A  forza  disrampi'è  e  dì  ges4 
«id*  Italia:  divenne  urt  buon  piu^ 
tore,  "1 

258.'  Camello  Haìie'  Francese 
ni.  1^74  'fii' mediocre.  Claudio 
suo  figfio  n.  liJ'jT  m.173^  fudol-  ' 
ce  seAtà  etevatione ,  ìe  ammanie^ 
jrato .  Natale  figlie^  di  '  Claudio 
n.r7rì  rfi.  1781  fu  imitatftr  di  Suo 
padre, 

159.  Ciò.  Battista  Santerrc 
Francese  n.  i^jr  "m.  1717»  Con 
poco  tahento  àfbr^a  ài  kvoro^  di- 
venne d'  tìna  ^ìvtstetzé  igt^ade- 
vole .  Noti!  si  sforzò  mai  a  'portar 
pesò  eccedente  ie  sue  spalle'*.  La 
sua  $.  Susanna  è  incisa  da- Roi>' 
potati;  •"        •    '  .^»  ^     . 

i5o.  feìo.  Conchìllos  FalcoSpa- 
«;nuoIo  n.  %6$t  m.  171X .  Pece  stir- 
dio  grande  di  statue  antiehe ,  ts» 
^i  dice"  che  tiiisCÌ  corretto^^,  'd«^-- 
b4do  e  leggiero  ..  .  •  •  "  •  r^ 
'  zéi.  Cornelio 'fitoyn'Olaftidese 
n.  16$%  paesista  ,  e/  ritraftista-*  ; 
^  2,61.  Riccardo  Van  Orley  FkWl-i 
il    4  iirin- 


.nmgo  fi*  xS^  m.  17Ì*  *  Fu  leN 
tei-Jito .,  e .  dlpmse  Ì2t  storia  in 
mìfliattt^  coF#éttamente  pi^  all' 
luJiana^  che  alJa  Fiamminga . 

z$Z'  Giuseppe  étì  Sole  Bolo* 
gncse  A/  1^54  m.  171 9 .  Ojpinse 
l^caderolmente  sai  gusto  di  Gui- 
00. 

2^4^  Carlot  ^  òt  Moor  Olandese 
^.  1555  ni;  1739.  Disegnò  ton 
correzione  ,  e  colori  bellamente . 
il  suo  giudizio^  di  Bruto  contro 
i  suoi  Agli  nella  «aia  del  Con s»* 
glio  d'Amsterdam  fa  spavento 
pet  la  verità  deSP  cif pressione  . 

"lAp  Luigi  de  Deyster  F>am- 
ikinngDf'  n.  nó^ó  m^  tjit  .  ^uon, 
pkttìtt  t  per  il  disegno,  e  per  il 
colèdcó,  e  per  il'ckiarosciirove 
per  :r  paitneggiamenti .  Incise  an- 
cbet  eoa  effetto  v>  ma  eoi  v0lèr  fà-^ 
re  altri  mestieri,  organi,  violi- 
ni^ 0rolo0^  peodòli ,  perde  gran 
tempo,'  si  ruinò,  e  per  ^ivef  fen» 
qe  quadri  stripazzati . 

7.66,  Francesco  Van  Bloemen 
Jìiamnitogo^^  ^  n.  t6^6  m.  X740  «■ 
Visse,  gréti  tempo  inRofiia,  e  fti 
buon .  jsftesista  •  Pietro  suo  A-atc^- 
io.  dipins^  battaipiie  ,  caravane , 
snercatr.  di  cavalli ,  e  feste  óritn- 
^lt.«  Norberto  aitfo  fratello  hte 
ritratti ,'  e  conversazioni  galanti , 

id'int^tuqiio  falso  e  crud6.' 

t^,  Nicola  Largilliere'  Ftan- 
n.  3^56  Tki,  174^  ^  Suo^  ri*< 
trattista^,  e.  paesista  «  •fiorista, 
«  fruttista,  e  bamboécJÉta.  Vol- 
le «lidie  diptagere  ctorie.  ^kit^t 
buon  colore-,  e  un  tratto  lir^o. 

va^..  Fetdtnando  Calili  Bibien» 
Bolognese  n.  %6^6  m.  17^9 .  At-* 
«hitetto  e  jpktor  teatrale,  eome 
ftttCJhe  suo  ./rateilo  >FFanceseo& 

7£^*  Ffances^^limetia  Napó- 
JgtoBO-  n.  i^^7  kt^  2^^-  Cortoai- 
Ma.,t  iGiord^ista  ^  -<evtorse  fam» 
grMrfé>-  v   '.•  ^ 


nr 

ÌI70.  Giuseppe  VivitsH  Frahctfe 
n.  x6f^  m.  ly^s  t'itfkttistsL ,  e  pa« 
stallista, 
,  a^i.  Francesca  Pietro  Varfaey- 
den  Olandese  >n.  i5$^  m.  i^n. 
Prima  scultore  ,  e  "poli  pittore  di 
(acce .  ' .    '  ■ 

272;  Giacomo  .  de  Heus  Olafl-^. 
dése  B.  1657  m.  X70T.  Ritratti- 
sta. ^ 

273.  Sebastiano  Ricci  Venezia-* 
BO<n^  16^  m.  ^734*^  Buon  pitto^ 
re  per  il  disegno  9  per  la  compo^ 
sizione,  ma  ammanierato  anche 
nel  colorito  «  .Lavorò  molto  in 
Inghilterra  •  Marco  suo^  nipote 
m,  ij7j$  fu  paesista  e  incisore, 

.  274*  Adriano'  Vander  WerF 
Olandese- n.  1^59  m,  ^72»,  Ce- 
lebre f>cr  il  difetto  dì  lavorar  in> 
piccolo  colle  maggiori  picciolez- 
ze  ,  e  con  una  finitezza  delle  pi^^ 
rtdicple  .  Per  questi  difetti  egli 
guadagnò  niolf&simO.  Ifu  anche 
Arcliitfetto,  e  la  Borsa  di  Rotcr- 
dam  è  ài  suo  disegno*  Pietro» 
suo  fratello'  m^  171$  lavorò  su  Jt- 
viStessa  maniera,  e  collo  stMSOsuc-' 
cesso. 

275, .  Verendael  Fiarmningo  m' 
^559*-  Visse  sempre  tra*  fiori,  e 
Ron  dipinse  c|ie  fiori. 

V76,  Arnoido  Houbraken  Gian" 
dese  n.  1660  m,  3^719 .  -Dipinse 
di  Buon  disegno ,  ma  vei^i  ihale 
le  sue  figure  ,  e  le  colori  peggio  < 
V,ìi  letterato  9  e  compose  le  vM 
de'  Pittóri  de*  Paesi  Qs^ssì  .^ 

277*  Gior  Branderber^  Svizzeitr 
u*  1660  tày  17A9 .  Seguita  lo  sti- 
le di 'GhiHo  Romano,  e  dipinse 
gualche  battaglia  ^ 
.  278.  Nunzio  Ferajoli  Napole-' 
tano  n.  .x66j  ^  Tratta  la  storia 
alla  mabiera  di  4'Uca  Giordana 
suo  maestro  ^  Si  éìeie  à  far  pae* 
ai  su  lo  stile  di  Claudio  JLore^ 
ncsc0  ' 

%7^ 


WT 

^7^  FrMMEciCo  Desp6ttes  Fran- 
cete n;  ^661  m,  .1743  .  iFu-  bravo 
a  dipingere  cacce  ,  e  ritratti  •  v 
.  aSo.  Natale  Goyfttl  Francese 
ii«  itfaS.  m.  3707 .  Buph  pittore  di 
atile  graadtoio.  Mentre  «gli  era 
in  Roma,  direttore,  ^ir  Accade- 
mia di  Francia  dipioic  per .  il 
Gabinetto  di  Versagiiea  quattro 
quadri,  Sdlone«  T/ajano,  Ales- 
aandra  Severo ,  e  Tolomeo  Fila- 
delfo:.  fuzpn  esposti  qelFaatflon) 
e  né  riportarono  «^iode  :  aono  in«' 
ci$i  da  puchangci»  e,ida  Dupiua.» 
Vi  è  fórse  troppa  arebiteltura.^. 
cbi,e  distrae  dal  soggetto.  AntOr 
nio  suo  figlio  a.  il&ói  m,  x^aa  sì 
attaccò  in,  Roma  al  Bernini  > ,« 
sfogò  in  tutte  le  aflTctta^oni.. 
Per  disgrazia  egli  ebbe  gran  vi- 
vacità, si  amn^Aìerò  piò  che 
mai,. fece  una  fortuna  brUiante  , 
a  appestò  là  Friincia.  Consulta- 
-va  il  teatran^  fiaron  per  je  attv-. 
tudini  delle  sue  figure  . .  Q|ie*  14 
Boggetjti  dell'  Eneide  eh*  ^i  éi* 
pinse  nfl  Palazzo  Reale  $  «nanco 
male  chci  sono  distrutta ,  ^  forma* 
vano  un'Eneide  travestita  alla 
l^raocese*  figli  ihcjse  iholto* 
Nicola  suo  fratello  m.  2735  fu 
meno  fantastico ,  benché  non  fo9^' 
ae  uscito  dalla  Francia  4  Carlo  n; 
xtf^  m.  J7$a  fece  pèggio  di  suo 
padre  Antonio  ;  e  ^anto  pclggio; 
perchè  non  area  talento  nemmé«v 
no  per  le  bambocciate. 

aoi.  Oregorio  Braadmulle  Te4 
desco  n.  j66x  m.  là^t  •  I  Tede- 
schi Io  hanno  per  un  attore  di 
primo  rango,  jggii  .dipinse  in 
Francia  sorto  le  amn  $  '  •  •■ 
.  281.  Gio.  Andre  ^raofésiS'.  sii 
X66z  m.  Z753  »  Frate  2Domeniea»i 
QO  stucUò  io  Roma  sotto  Cadoi 
Maratta,  e  ntìnk  imàk'€m\éi^ 
hplc.,      .  .^ 

at3«  Giacinto  Rigaua  Frani 


m  i8^y  m*  ,174$  *  Aifì'atthta  paa^ 
sabile  y  caricò  al  accessor j . 

284,  RobcctQs  Van  ^Oudenardd 
Fiammm|ao  n.  xóó^  >ai£  ty^^ .  Di«> 
scepolo  di  Cario  Maratta  i  e  poeV 
ta  latino  « 

a8f.  Gio.  Antonio  Vander  Lee^ 
pe  Fiammingo  n.  168^  tH.  2720. 
Dj|»inse  senza  interesse  con  assi^ 
duità  . 

9$6,  Raehek  Rnisch  Olandese 
n*  1^4  m.  xys^-  figlia  del  fanK>i> 
soJMedtco  Anatomico,  dipinse 
bene  ffìitti  ^  fiori ,  insetti . 

a87«  Giuseppe  Afarii  Crespi  det*- 
to  io  Sp0gmuch  Ji;  m  Bolpgna 
xtftfsm*  S747  w  Colorista  binar»^ 
ro ,  '  e  si  caricato  che  ti  diede' 
finaldiente  a  caricatore  4 .  Danki^ 
lo  detto  Gerjmo  fu  anche  fanflB**^ 
stieo ,  't'ammanieiato^  matbte 
facilità  .  »  .  j 
'  a89i  Comeliofda  Sart  Oiaadew 
se  n.  x^<5  m..i7f4 .  MediocreMMSl 
rappresentare  feste  Fiamminghe  y 
e  fiori  • .      . 

%Z$.  Benedetto  Luti'.  Fidrcnfi« 
no  n^  .i4é6*  m»  1724..  Sùibiiito- 
si  in  Roma  volle  esser  pia .  co[o<(' 
rista  che  disepoòaciMe^  e  fiii  Fran« 
«cse  che  Italui^ò.  Bartoioni  gH 
ha  inciso^  Atalanse  rippoÉtlene^ 
e  Napeis<)  -  .^        • 

^  990. , Giorgio  .Filippo  Rogèada» 
Tedesco  n.  làdtf  >miit74a<  'Dw 
pMise  battaglia,  ma.  le  vide.,*  e  li^ 
dipinse  eoa  disegno  aorret«>  ;  in» 
cise  air^actiuafoste  4  :  e  \\  -  -. 
:  %$^  GiùaeppeGabriélia  Imbctr^ 
Franccie  Pft  xi66  «nik  zp^^MU''  St  Iìm»' 
ce  Ottosino^  eaiguitd  ad. esser 
mediocce  pittare •/ ' 
•  apa.  Antonio  Bdcsira  Verone-' 
se  n.  ^é^  mi  i74f>*  Bum  cdh>«' 
flbtAr.e.hiimi  disuaaaore . 

«934  jAnrooip  Rrlvaiz  Ftaaets» 
a«:94^7'iak473S.Js  RoaM  si  finn 
mò    buon   gusto  nei   djUjwi^ 

d- 


X70  WT 

nella  conposizione  »  e  fiel  co- 
lore.. 

294.  Èia  Kupetski  Ungheron. 
X667  m.  J74P  •  Ritrattista  ^  di- 
pinse anche  •  delle  fantasie  con 
verità ,  ma  senza  scelta  :  ebbe  un 
colorito  vigoróso. 

295.  Nicola  Bertin  Francese  n. 
1^57  ffl.  ^7^6  •  .  Pittor  in  pic- 
colo. 

29^.  Gaspare  Pietro  Verbruggen 
Fiammingo  n.  166S  m.  1720.  Fio<^ 
rista  di  mìe  grande. 

^97,  Gio.  Ridolfo    Huber  Te- 

desco  n.  x66g  m.  Z74S.    E"  chia- 

inato  il  Tintoretto  degli  Svizze- 

^     ri ,   quantunque   nom  facesse  che 

«tratti. 

298.  Domenico  Maria  Viani 
Bolognese  n.  166S  m.  1711.  Vol- 
le imitar  Guido,  e  fu  sciapito  e 
monotono  •     ^  •   * 

•  •  199^  Fedéticb  Moucheron  O- 
hnde^  h.  1^33  ra.  16S6 .  Paesi- 
f  ta  •  Isacco  suo  figlio  ii<  1670  m. 
9744  studiò  in  f^oma  ,  e  diven-» 
ne  paesista  classico. 

ipo.  Luigi  Gailoche  Francese 
s»  1^70  m.  17^1.  Grande  teoria  9 
e  pratica  piccola. 

301.   Paolo   Farinato  Veronese 
fnenp  che  mediocrissimo . 
y      302,  Donato  Greti  Cremonest 
fi.  x^x  ijii.  J742  ,  facile,    fino, 
%  secco ,  di  mal  colorito  . 

305-  Roi»  Alba  Carriera  Vene- 
tian^  n..  1^72  in.  1757.  Dipin- 
se prima  ad  olio,  poi  a  minia- 
tura ,  e  a  pastello  con  purità  e 
freschezza /di  colorito  •  •  Guada- 

f  nò  molto.  Suonava  ben  il  gem- 
alo .  Wagner  incise  il  di  lei 
xi^ratto  ;  e  Smith  in  nero  la  Pri- 
mavera e  rinnocenza. 

3^4-  Claudio  Gillor  Francese 
«.  J^73  m.  1722.  Bravo  ne' Grot- 
teschi, e  perciò  stimate  le  sue 
sjtampe  per  le  favole  de  la  Motte  « 


305»  Gio.  Pietro  Zànotti  Bo- 
lognese n.  1^74 .  Disegnò  e  co 
ion  bene  ;  fii  poeta  e  letterato  % 

30^.  Thierry  Valkemburg  Ó> 
landese  n.  1^75  m>t7^t.  I^ayo 
ne'  soggetti  non   viventi . 

307.  Gio.  Antonio  Pellegrini 
Veneziano  n.  1675  m.  1741 .  Pas- 
sabile 9,  e  a  forza  d'  estender  i 
lumi  distruggeva  il  rilievo.    . 

308.  Pietro  Giacomo  Cazes 
Francese  n.  1^75  m.  17x4  poca 
cosa  • 

.  309.  Roberto  Toumiers  Fran- 
cese n.  x6y6  m.  1752  ritratti- 
sta. 

310.  Giacofno  Tonhill  Ingle- 
se n.  1^7^  m.  X732 .  Ecco  il 
primo  Inglese  Pittore,  che  per 
avere  suo  padre  ruinata  la  casa 
si  diede  all'  arte .  Studiò  in  Fran* 
eia  e  in  Olanda  ,  dipinse  molto 
in  Londra ,  ma  "difettoso  nel  ài* 
segno  e  nel  colorito. 

311.  Gio.  Raoux  Francese  n. 
i6^j  m.   1734 .  Ritrattista . 

312.-  Giacomo  Amiconi  Vene- 
ziano m.  X754  .  Mediocre  nel  di- 
segno, ma  nel  colorito  insipido  1 
e  sfarinato. 

313.  Koenraet  Roepel  Pìindc-^ 
se  n.  167S  m.  1748.'  Di  grad- 
lissima  complessione  fu  posto  io 
un  giardino,  si  occupò  V  fiori, 
li  dipinse  a  maraviglia,  e  invec- 
chiò .       . 

314.  Sebastiano  Conca  di  Gae- 
ta n.  KJ79  m.  17^4.  Discepolo 
di  Solimcna  si  fece  un  graq  po- 
me in  Róma ,  in  Italia  ,  e  do- 
vunque ..Tanto  l'arte  è  degene- 
rata i  Pei:  esser  grazioso  si  rese 
meschino  ,  e  in  cerca  del  grande 
s' impiccolì .  Per  farsi  un  colori- 
to brillante  divenne  ammaaic- 
mtp*         ' 

3XS,  Francesco  de  TroyFW'?" 
cese  R.  x^5  «!#•  X730.  ftit»*^^** 


PIT 

«m  favorito  dalle  Dame  9  cfie  ne 

faceva  belle  eroine  per  quanto  fos- 
sero sguajate.  Gio.  suo  figlio  il 
x68o  n£  X7$x  direttore  deiP  Ac- 
cademia Francese  in  Roma  d^  it*- 
na  maniera  arci  teatrale  ebbe  tut^ 
ti  i  difetti  dell'arte  da  appestare 
tutti  gli  artisti. 

3x6.  Gio.  Grimoux  Svizzero 
n.  itfSo  m.  .X740.  Senza  maestri 
atiidiò  in  un  magazzino  Rem- 
brandt  e  Vandick  •  .  Ritrattista 
bizzarro  non  volle  dipingere  che 
donne  in  busto  e  aggiustate  a 
modo  suo ,  ma  pittorescamente  9 
meno  di  bcio  >  e  di  un  buon  co« 
xorito  * 

3x7.  Gio.  Van  Huaysuiii  Olan- 
dese n.  t68z  m.  X749  ,  Fiorista* 
d*  un  colorito  sorprendente  9  t 
btavo  paesista. 

.  3x8.  Gio.  Battista  Piazzetta^ 
Veneziano  n.  1682  m.  17^4^.  In- 
tese bene  la  composizione  in' 
prande  %  ina  non  il  disegno ,  né 
li  colore  ;  fu  ammanierato  . 

3t9,  Gio.  Van  Breda  Fiam- 
mingo, n..  1^83  m.  X750  buon  pae* 
aiata. 

320.  Antonio  Watteau  Fran-^ 
cese  n.  1^84  m.  xtiz  . ,  Egli  si 
diede  a  soggetti  galanti ,  special* 
mente  campestri ,  e  vi  riuscì  con 
gusto  di  composizione  9  di  colo* 
TJto  9  di  naturalezza  . 

321.  Baitassar  Denner  Tedesco- 
ij.  i58j  m.  1747.  Nelle  sue  te- 
ste si  può  contare  ogni  pelo ,  o- 
gni  poro.  Dunque  lungi  dà  tale 
pratica  . 

3xa.  Gio.  Marco  Natticr  Fran- 
cese n.  1^85  m.  1776,  Ritéattt- 
sta,  e  trasformava  le  donrfe  in 
ninfe,  e  in  dee  con  ogni  iri>bet- 
limeato  • 

323,  Gio.  Batista  Oudry  Fraii- 
ccse  n.  itóSó  m.  175^ .  Riuscì  spe- 
cialmente nelle  bestie  • 


PIT  t^t 

324.  Antonio  Canale  Venezia* 
no  n.  1^87  m.  17^8  paesista  à^ 
una  b^lla  faciliti  . 

325.  Francesco  le  Moine  Fran- 
cese n.  x^8'8  m.  1737.  Scorse  T 
Italia  senza  frutto,  fu  portato  St 
grande  più  per  ambizione  che 
per  genio,  non  diede  tanto  nel- 
le contorsioni  conte  i  Coypel  e  i 
Troy ,  aggruppò  bene  ,  e  colòtì 
con  armonia  .  Il  salone  d'  Erco- 
le a  Versaglies  è  forse  la  piik 
gran,  macchina  d' Europa  :  egli 
vi  ficcò  14Z  figure.  Egfi  fu  di 
buoni  costumi ,  intollerante  però 
dell'  invidia  altrui  a  segno  che 
ne  impazzì  alla  frenesia  9  e  si  .aqi« 
mazzo .      ' 

325.  Francesco  Paolo  Fere  Vien- 
nese n.  1^89  m.  1740.  Paesisti 
di  mera  natura  • 

327.  Nicola  Lancret  Francese 
n.  x6gò  m.  1747  .  Discepolo  di 
Watteau,  ne  ni  buon  imitatore  ; 

328.  Franceschiello  de  Mùm 
discepolo  di  Solimene  9 1  al  pari  del 
maestro  si  scroccò  grande  fama  • 
In  una  Chiesa  a  Mantova  di|>in- 
se  la  Madonna*  che  si  fa  la  cioc- 
colata in  una  cioccolatifsra  d*  ar- 
gento fra  un  gatto  e  un  paj^pa- 
sallo  con  una  bella  sedia  di  vel<» 
Rito  trinata  d*  oro  .  Ba^ttelfe  a 
confronto  della  maniera  delle  par* 
ti  principali  dell'arte. 

•  329.  Gio.  Paolo  Panitini  Pia- 
ceiìtino  n.  X69X.  Allievo  di  Lò- 
catelli  dipinse  monumenti  di  Ró- 
ma. 

330.  Gio.  Restout  Francese  n. 
téfz  m.  X769 .  Ni|)ote  e  allievo 
di  Jouvenet  ebbe  qualche. grazia, 
'syi-  Gio.  Batista  Tiepoio  Vcr 
neziano  n.  1^93  m.  1770 .  Féli* 
ce  nella  composizióne,  e  .nelle 
teste'  muliebd  ,  nel  resto  falso  • 

332.  Cacio  Corrado  ì^fajJoleta- 
no  n;  zé^t  m.  1768  •    Più  '  am- 

ma^ 


taaniedlto  del  sno  ttòe^To  Soli- 
9iena ,  e  fortunato  ugualinente 
dipinse  molto  per  il  Re  di  Spa- 

f^3«  Pi^trol  Bianchi  Romano 
H.  j6^  ixK  1729^  Dipiiise  in  o» 
gni  gdn^ré»  e  ridipinse  da  gin* 
dice  severo  di  sé  sèesso  . 
•  3)4».Gioi  de  VlTit  Olandese  n. 
s^95.  Senxa  ustir  da}ia  sua  pa- 
tria Sttldi^  i  migliori  diségni  Ita'» 
iiani-,  studiò  Vandyck  e  Rubens  > 
CI -diireiine  nii  l^on  pittore»  iina 
d-  nn  disegno  debole.. 

335r  Luigi,  Tacque.  Francése m 
1^95  m.  a?:»*  ritra'ttista  ^ 
^33^.  Gio.  Girolamo  Servando* 
ftt  Fi<Kcntino  n.  1^9$  m.  1766,^ 
^ttorf  d*  Archiretture  , .  è  orna- 
tisi» dfc  stupito  a^eialmeote  in 
Francia't 

3e37/  Cornelio  T^ròòsf  Óìande- 
iflt^' 1(^97»  01^1758.  Ritrattista  f 

tipittOre  ài  jpi^coli  '  Oggetti  i  di 
lOKP,  colorirò, 

ii3$«  Pietro  Stòie^ ras  Fr«ncé^ 
ur.  n^  Jt^sf  Jfi»  z749:>  Stabilita 
m  Romarwe^in  S*.Pietr<r  il  qua» 
dro.'griad^  4^1  S*  Basiiii^.s  passai 

.039.  Giacendo  Nogarì  V^ezia-* 
^o  à>  .3f^99  ««..  vài  •  S^  applicò 
a  testardi  earjkttere  di  buon  di^ 
«•g«o.,V  dVua  color  brillante... 

040^:  Carlo  Nstoire  francese^ 
plmic^r»,  dell''  AcQAdemia'  di 
Fmeia  :J».  RiiQia'./oercòr-.di.por-v 
re    i  Francesi   nel  bi}0a  gusto  y 

S4f.  Gio:  1>i}f«oBt  Ftàncese  n.. 

X9Ptf:;«1..  X781  «     Visse:  Q>0it0,  C 

ILo^.  fecajiif^te  di  buono  » 
im^^ichfik  France^cOiD/wd„re 
Bildfiin  f  i:^6f(e  a«'i79PiiB>  \?^^  . 
K«a/|è4iotQiqb4  per  il,  SUO:  tran . 
fato  della  Pittura,  e  de' Còstijmi^  • 

dcfgli:  Afflai  i<it  .• 


n.  ijròi  ta,  i779-  Origlrtaile' ud» 
ha  imitato  che  la  naturai  in  pie 
colo  • 

•  344.  Pompeor  Battoni-  Lucchese 
Ili  1702  ffl«  1786  .  Visse  séiìipr^ 
in  Roma  ignorante  delle  cosebei^ 
le  di  Roma  e  di  Grecra',  e  gV  ii 
gnoranti  lo  pòVtaron  da  per  tut^ 
to- alle  stelle  incantati  dalla  &1* 
sita  dd  suo  cdloritcr . .. 

345-   PietnJ  Catlo  TueraòlKeré 
Francese  n.  1703  m,  1739»  No- 
'  bile  di  biKm  gusto  .  La  8U#  Dia- 
na. accónm^nata>  da  Ninfe  è  in-» 
cisa.da  Mailéef. 

34^-  Francòicor  Boìicheìt  Fran-^ 
cese  n.  1704  m.  1768 .  Niufto  sfc 
è  mar  abnsato.  dal  talento  cota^ 
costui;  falso  m  tatto,  andie'nel^ 
genere:  pastorale  .^  è  fu  primo  pit- 
tore del  Re  .  Non  ebbe  cKe  H 
solo  prègio  della  distribuzione  » 
-  Ì47'  Giacomo'  VanloOr  Olande- 
se n^  ■x^i4  m. -ztfyo'  di  booti  co*' 
lorito  •  Sì  fissò  in  Francia .  Gio.' 
Batista  suo  nipote  n.  1^84  nv 
if4i  studiò  in  Róma  sottfirLu-* 
tt^  e  divenne  biton' artista.*  Car-' 
lo  suo  figlio  n.ji705  nK  t76f^ 
studiò  anche'  sotto  Lutf ,  riuscì 
finche,  passabile.  Luigi  e  Affla- 
deojìglj  dr  Già  Battista  srfeteto' 
.anche  oAòrè.' 
...34*.  Van  Gtóot  Tedésco  h* 
dipinto  di  buóh  colore  e  ih  beile 
attitudini  le  bestie . 

,349-  De'  ls(.  Tours  Fifanoese  n,» 
*7o5  m.   1788  pastellista. 

3 jos.  Giuseppe  Vernec  .f fance-» 
se  n.  1712  m.  178^,  Studiò  ini 
R  orna ,  e ,  r;uscè  egregio;  nelle  ma- 
rine y  6  rie',  paesi . 

$ji.  Gio.  Battista  Pietre  Fran- 
cése n.  17*5  m  X7$9s^  Si^  .fece 
pittore ,  non  per  fare  fortutia ,  nc^ 
ayea  abbi^tabza  ^j  ita  per  ianiore 
dell' jirtCr  S^u^fiò.  in-Ronia,  « 
ne  riportò  buon^d^s^g^,  »  f^o-^ 


pir 

|4IH  ^{  stile  ;  nei  colorito  è  «•« 
^iocre  • 

$52.  Gio»  Battista  Deshays  Frtn^ 
<ese  n.  1729  m.  17^5  •  Gran  fbo- 
CQ  »  poca  eleganza  «  molto  drgraii- 
de  e  di  forte ,  e  poco  di  beiib  e 
di  soave  * 

9<3,  Antonio  Raffaello  Mengs 
Tedesca  n.  1728  m.  2779.  La 
sua  vita  i  stampata  alla  testa  det** 
ie  sue  opere  pittoriche ,  Egli  in 
Italia  si  scelse  quattro  maestri', 
V  Antico,  Ratfaeilo  , Correggio, 
e  Tiziaho  •  Il  metodo  col  quale 
Ji  studiò,  convien  osservarlo  nel-* 
la  sua  vita,  Il  profitto  che  ne 
ritrasse ,  bisogna  vederlo  nelle 
sm  opere  stampate ,  e  dipinte 
in  Roma,  in  Ispagna  ,  e  altro- 
ve •  '  Niun  pittore  ha  scritto  e 
dipinto  meglio  di  Mengs .  Si 
metta  a  confronto  con  qualun- 
que, e  si  conoscerà  non  esser 
questa  un'esageras^one  .  Ma  chi 
confronta,  chi  giudica,  vuol  es- 
sere intelligente,  e  denudato  di 
fn-evenzioni  .  Se  si  vuole  un  qua- 
dro giudizioso  su  la  Pittura  mo- 
derna 8i  vegga  Mengt  nel  discor-r 
fo  ceguente , 

CONSIDERAZIÒN'Ì 

Su  ;.4  Pittura  MopEaifA.^ 

Le  Belle  Art!  comincnirono  in 
Italia  a  dar  -segno  di  vita  nel  se- 
colo XI V  .    I  Pittori  si  occupa- 
rono a  dipineer  su  muri  di  chie- 
se, di  cappelle,  di  cimiteri,  im- 
magini   tetre  di   religione  :   chi' 
piò  ne  metteva,    era  il  più  brìi- 
vo;   Lavoravano  di  mera  pratica' 
senza  alcun    principio  di  scelta ,'  1 
né  di  bellezza  .  E -pfaccvàrtbf  :  ì-  * 
inoranti  gli  artisti' (t>  gli  arti-- 
giani),  fgnóratiti- ^spct'sato^' 


MT 


tn 


ti  »   Rimane  ancora  quetto  viziai 

<leir  ifflaaiia . 

-  La  vojglia  di  sor]>asiarsi  V  un 
r  altro  iece  sbarbarire  un  poco  » 
e  trovare  oualche  teotla.  l^pri^* 
ma  parte  che  ritrovarono  <  fu  la 
Prospettiva ,  nota  già  'at  Oreci  i 
Poterono  cofl  esprimere-  lo  scor^ 
«io,  e  dare  più  editto  e  più  ve- 
rità alle  loro  òp^ere . 

Domenico  Ghirlanda jo  Fioren-c 
tino  fu  il  priàio'a  migliorare  la 
stile  della 'imposizione  colVàg* 
srupparne  ie  figure  disirtbuendoW' 
Ut  m  ona  gradazione  di  plani  , 
per  cosi  dar^  qualche  profonditi 
ai  quadri  •        '• 

'  Sul  fine  del  secolo  XV  fiorirò*  * 
no  talenti  superiori .  Leonardi 
da  Vinci  inventò  emn  Aumetè 
di  dettagli  ;  Michelangelo  collo, 
studio  deir  anatomia  e  ^elP  anti- 
co ingcaodi  il  disegno  delle  fora- 
me ;  Giorgione  migliorò  '  PartO' 
in  generale ,  e  rese  il  colorit» 
più  briljante  ;  Tiziano  imitando  , 
diligentemente  la  natura  pose^  u»' 
na  mirabil-  verità  neuroni.  Fra- 
Bar  toiommeo  di  S.  Marco  adope-' 
JÒ  bene  i  panneggiamenti  e  il 
chiaroscuro  2  RaffaeHo  ,  genio 
trascendente  ,  ù  approfittò  delle' 
parti  migliori  'de' suoi  jA'edeces-r' 
sori  e  contemporaidei ,  ne  sefpe' 
fare  un  composto  fielice  ,*  e  si  for- 
mò UBO  stile  veron  '  universale  v 
6  superiore  a  quanti 'artisti*  fino^ 
ra  sona  stzti .  - 

Che  cosa  si  avea    d*ageiunger 
di  piìr  alla  pittura  ?  Dopo  i  Z«u- 
si  e  i  Parrasj ,  non  trovò  AptìUtf 
altro  d'aggì«ngereail*  arte  cha^» 
la  Jfr»t}s  »  fi  ìz  gra^ik  aggiùnto 
anche  Correggio  alla  pitturi  mo^ 
derna  portata  al  ecilmOk  da»Ral^^ 
fa^ov        •»•  V-  < .  »  h'        *.i'i 

Dai  colmo  di  tali  nùestri^  1^* 
ai¥r'd«Clxfaò*^lqttaatQ'«  1*  Carne» 

ci 


ti  la  sostevntrvoy  i  lero'seguabi 
Ja  rialzarono ,  speoiai  mente  Gui«- 
do  ^pììe  sue  leggiadrie)  e  Do- 
^oenichino  colla  sua  saviezza  •. 
Ma  Quercino  e  Caravjtggio  la 
p^uscarono  eoa  un  chiaroscuro 
d*  cvnbre  troppo  forti ».«  con  op* 
posizioni  taglienti .      >  • 

('  ^  Peggio  in  appresso .  Pietro  d» 
Cortona  stabili  il  pregio  ddi'aN 
t^  in  abbàgliajT  soltai>rp  la  vista 
per  qiezzo-  della  >^  composie ione  i 
cioè  di  un  fracasso  di  figure^  in 
contrasto,  di  gruppi  e  ai  jnsiii* 
bri .  Cosa  ben  conioda,  die  ri^ 
sp^iriiua  tanto  studio  di  tante  sAm 
tre  còse  difficili .  Basta  a0bllaB 
figure.)  coQvengana  o  no  che  im- 
porta ì  importa  colla  loro  molti« 
tudine  nascondere  ì  di&ttr.  Ad^ 
dio  bella  semplicità  d^' Greci  che 
Impiegavano  un  picciol  numera 
di  figure  per  rendeG^  più  sensibi- 
le la  bellezza  t  e  per  far-e  più  ri* 
«alto  al  soggetto  principale.  La 
scuola  del  Cortona  :fu  una  vera 
setta,  che  dividendosi  in  pia  rami 
ha  sfigurata  la  Pittura  •  Non  piò 
scelta,  Hon  più  esame  sui  .bello, 
m  V  loterassante ,  su  la  conve- 
nienza 9  SU  Tespressione  :  i  Cortout 
nistj  hanno  precipitata  T  arte  ini 
giù  (We  e)la  era  fra  tarimi  rì<» 
stauratori  moderni,  a^itingev- 
dole  solo,  contrasti  e  contersiow 
i^i  4  «  spampanamenti  • 

Fin9uaaa,tc   Carlo  Maratta  sì. 
aiede  ad  imitare  i  Caraoci^  fmi>^ 
tò   sen;^X;  Gioito  raeìonare .  ^  La 
sua  scubif ,  che  si  ha  per  l'ultimi' 
msL  3i  Aòma,  ha  un  certo  stilei 

>  accurato,   e  un.  pìoco  ammanio*- 
rato;         ^.      , 

Uh  Francia  fiorirono  anche  v»« 
lenti,  àttisà  9  specialmente;  nella 
Coò^sizione  ,'  Dopo   Raflàellor , 
niunasi  i^  accostato  più  a)  vefo 
b<{Qn  gusto  )^r«cOi^uaiit«r  P«ssf>« 


ìkO\  Le  Sueur,  k;Bnin  ,  «  a^td 
sì  sono  distinti  per  la  feconditi  ) 
e  finché  i'  Francesi  'Aon  si  sono 
allontanati  dalla  buona  scuola  I- 
taliana ,  iianno  avuto  qualche  me* 

Degenerata  la  scnola  Italiana 
in  Corfionesca,  in  Bbrninesca  , 
in  Borromineica,  la  scuola  Frao^ 
case  i.  divenuta  tutta  Francese  : 
i  suoi  modelli  sono  stati  i  Tea- 
tranti ,  e  i  Cortigiani  dell'  ar- 
ciafleteato  Versagliès. 
'  Pec  le  «altre  Nazioni .  V.  Scuo* 
to.       .     . 

Cosa  stupenda!  I  primi  ofae-* 
sttì  delle  grandi  some  drPfttu- 
ra ,  ciascuna  isoUto  nella  sua  pa- 
uia,  giunsero  alP  eccellènza  iof 
tutte 4e  parti,*  senza  altra  goida 
che  l'antico  e  la  natura,  e  so- 
stenuti solo  dal  loro  ingegna; 
'  I  loro  successori  riuniti ,  e  con 
tutti  ^ue'graadi  «semphiri,  noh 

rrveanero  a  quella  eccellenza. 
Canicci  co' loro  bravi  allieW  , 
Paolo  Veronesè^ ,  Van«dyck  ,  e 
qiunti  esercitaVott  in  quel  tempo 
la  pittura  in  Italia ,  In  fspagna  , 
in  Francia,  in  Fiandra,  in  O- 
landa  ,  sostennero  certamente  la 
pittura,  hia  un  punto  più -in  giù 
dal  colmo  dove  era  giunta . 

Ma  subito  ella  andd'  più  in 
giù,'  e  via  più  ^n  '^iù  a  |kècipi- 
zio.  La  turba  de*  pitto  ri  si  mol- 
tiplica ,,e  imitando  pecorese^lmeti- 
te  da  schiavi  gli  artisti  del  ac^' 
condo  ordine,  ite  risultarono  o- 
pere  da  artigiani  •  «  Chi 'non  vol-^ 
le  esser  che  coioristaf,'  diveitne 
ammanierato  ;  chi  voUe  csskr  pu-. 
ro>  4»o5ci  insolco  .-'Alcuni  pih'es- 
^esv  ociginali ,  diedero  un  •  caK 
ciò  ad  ogni  verità  ,•  e  sfioceato- 
naiik'UÉ  fasto  teatrale,  -fì  ad- 
diQPifcCara* 

Da  questo,  geaerale  smarrimen^ 

to 


^  h  sorta  M«ng$,  ti  ^ualè  coUz 
peno/ifcol  poB  nello  ha  riaperta 
la  vera  atrada  della  perfezione. 
Chi  sa  che  «ara  ì  .  ^ 

Dalle  Regioni  settentrionali  d' 
Europa  non  si  ha  da  sperar  nnl* 
ia  di  mediocre  nelle  arti  di  gu-« 
sto  per  qualunque  sforzo  vi  si 
faccia .  L  Inglultetra  non  ha 
mai  prodotto  un  pittoricchio  , 
non  ostante  le  grandi  ghinee  pro- 
fuse per  raccorre  opere  di  belle 
arti  del  disegno.  Giosuè  Rey- 
nolds scrittore  di  pittura  e  pit- 
tore vi  ha  fondata  un*  Accade* 
mia  •  Se  ne  desidera  9  ma  non  se 
ne  spem  buon  frutto.  In  Inghil- 
terra è  riuscita  V  incisione  ,  e  T 
incisione  sola  può  riuscirvi  :  non 
«chiede  vivacità  ci'ing^no.  In 
tutto  il  resto  si  oppone  la  natu- 
ra del  clima  9  il  qiuale  ha  tanta 
influenza  nel  carattere  naziona» 
le«  In  qualunque  contrasto  con- 
tro la  natura  9  la  natura  sempre 
vince  e  trionfa  • 
.  ^  La  naturai  sede  4Jelie  Belle  Ac«- 
fi  in  Europa  è  nelle- sue  contra*^ 
de  meridionali  •  Qjivi  si  fosso* 
no  rimettere  in  vigore»  e  conseiv 
varsi.  sempre;  v^eCe'9  se  vi  ss 
mette  un  generale  regolamento^ 
Eccone  un  abbozzo  «  i.  Si  formi 
un  piccol  codice  <di  pochi  pre- 
cètti su  r  eiaenw  delie  arti  a 
portata  di^ciifunque  .  sa  leggere^ 
e  inalf^mbiiit  mutersilt,  eter* 
ni  ♦    .  •     '  -,  '  •  "^  ■ 

.;(.  Scuflje  pubbliche  9  dove  Mi 
ogni  fanciullo  non  s\tna^at  che 
ii^ftu^nto  Codice^  .  . 

.^  Chi  vuol  OMicarevOpem  sni^ 
C(MÌice  w  .1  ^fucfici  e  fi.  maestri  $  * 
e  i  ^iie^tanti .  hab  da  mmàinat 
coi  codice  .aUa .mano*  . 

4n  Chi  escriéiDri  ilei  Codice 
esca  dall'arte  come  rea  di  Inm 


POE  ^y^ 

*5.  Niuao^  sia  dichiarato  Arth* 
sta ,  se  non  possiede  e  riunisce 
tutte  le  parti  essenziali  dell'ar- 
te . 

6^  Può  bensì  ciascuno  sceglie* 


re  un  genere,  per  cui  è  più  di- 

a  lo  ha  * 
tìstamente 


sposto,  ma 


da  trattare  ai** 


Il  buon  codice  formerà  buoni 
discepoli  9  e  buoni  conoscitóri .  I 
buoni  discepoli  diverranno  buòni 
maestri  9  e  ì  buoni  maestri  for* 
meranno  eccellenti  Accademie  • 
Tutte  le  Accademie  debbono  es- 
sere in  tale  •  corrispondenza  fra 
loro  da  non  formare  nei  mondo 
che  una  sola  Accademia. 
'  Ma  questa  sarà  schiavitù .  -  No . 
Sarà  anzi  un  riparo  otofro  il  àì^ 
spotismo  de'  foiaestri ,  e  tontrò  ìit 
ciarlataneria  ééiìt  mode»  e  de* 
capricci .  Ninno  più  comanderà  » 
fiiuno  sarà  più  servo^  li  solo  Co* 
dice  sarà  il  ^vrano ,  cui  tutti 
ubbidiranno  per  godere  dei  (moQ 
gusto  universale  e  costante  . 

POESIA  è  inventare .  L' arti- 
sta è  poeta  quando  inventa  ;  noà 
è  che  pittore  se  copia  -,  o  imita . 

JL' artista  è  poeta  >  se  vbde  il 
suo  soggetto  come  ha  dovuto  es. 
sere,  e. se  lo  rappresenta  con be/«^ 
lezza  'pum  e  con  espressione  pitjh 
viva  »  Egli  è  poeta ,  se  creato 
questo  quadro  vivente  nella .  sua 
immaginazione ,  ne  consèrva  for- 
temente ki  memoria  per  esporloi 
al  «vivo  in  tela,  o  iti  marmo. 

.  Dunque  la  pòéù»  dell'  arte  con*- 
sisté  nel  vedere  \  il  soggetto^  e 
neiresprimerio  •  L'espressione,^' 
r  espressione  che  (Caratterizza ^of- 
té  r  artista.  Eali  inventi  porr 
gn^i  9  masse  9  figure ,  e  quait-  , 
ti'  accessori  vuole,  i  non  perciò 
sarà  pMsmi  ioisaràf  see^rìmè^  ' 
rà  bene  V  inventato .  V  arti^'r^ 
che  txmtk  «ahel  soggetto,  cuòd;  ' 

sa 


17<  POE 

«A  esprimerlo,  non  h  poeta,  co- 
me non  lo  è  chi  hj|  trovato  i|n 
noggetto  di  tragedia  ,  «  non  fft 
là  tragedia.  £'  madre  colei  che 
6  aborti? 

•  ^  Per  esprimer  un  soggetto ,  con- 
vtene  rappresentare  i  gersonaggi  » 
f:he  han  dovuto  concorrervi ,  col- 
le fisQnomie  conveniènti   al  loro 
raii£>o  e  al  loro  carattere  ,    met- 
terli nell'azione  chelian  dovuto 
farvi ,   e  io   quelle  afl^zioni   che 
dovf&no  avervi;    fortificare  que- 
lita espressi<|»ne    col  sito  9   co*  lu- 
mi ,   cogli   accessori ,   e  scartare 
«guanto  può  indebolirei' assunto. 
Punque*  rari  gli    artisti   poeti  . 
Dunque  ^ran  poeta  RafiRiello. 
^    Se  le  idee  poetiche  bastassero  a 
f^T  poeti  gli  artisti,    potrebbero 
facilmente  im poetarsi  ad  ogni  li- 
bercolo di  poesie  >  ad  ogni  cife- 
'lata  di  pòetoazolò .  Ppr  conosce- 
re se  un  artista  è  poets ,   non  si 
jb^di    che    all'espressione;    poco 
importa  se  V  invenrionc  d^I  sog- 
getto sia  sua  o  di  altri  :   imporr 
fa  eh*  egli  lo  abbia  ben  espresse^ 
allora  egli  è  poeta.  Correggio nx 
tin  sì  gran   poeta  nel  suo  quadro 
di  Io ,  che  il  Duca  d'Orleans  lo 
|>ruciò  .  L'artista  vi  aggiunse  un 
Accessorio  :   per  esprimer  l\  ardo- 
re  de* due  amanti,  pose  in   uà 
angolo  un   cervo  morto  assetato 
che  si  disseta  ad  un  font».  Che 
ingegnosa  >0ef/tf  f* 

Tutto  ^quello  che  non  concor- 
re ali^tspressione  del  sp^^etto, 
è  niente.  Onde  n^oitiplicitè  di 
Ugure  9  aggruppamenti ,  macchi? 
iie^  ricchezze  di  acecssorj ,  non 
tono  che  imbrogli  impoetici  • 
Quanto'  era  poeta  quel  Greco  che 
creò  r  Apollo  di  Belvedere  1  La 
poesia  dell'arte  è  n^l'  espres- 
,  aione.  » 

'  V\ib  aafhe  la  tmsia  di  s0ih^ 


>0L 

che  censiste  iieli'i«ipiego  elegante 
«  pure  del  iinguagfiio  dell' arte. 
Questo  iingua^ioe  Ibrmato  dal 
colore .  L' arfista  che  pasaedessc 
la  paetia  d*  atpratsiane  sansa  la 
poetia  di  stila  ,  aaieiube  coiifc  il 
noeta  che  si  esprimesse  male  nel- 
la sua  lingua.  (Questi  rilÀittercb* 
bc  il  lettore ,  9  quegli  gh  spet- 
tatori. ',  I 

POLICLBTE  scultore  earphi- 
tetto  d^  Argo  edificò  in  Eptdau- 
Fo  una  rotonda-  dì  marmo  biaa* 
co  molto. stimata,  e  un  Teatto 
d'.una  belicKaui  singolare. 

POLIRE  quadri  è  quasi  io 
stesso  che  deformarli  •  Senza  una 
grande  intelligenza  «per  toglier 
a'  quadri  la  sporchana^  se  ne 
Dorta  via  alméno  almeno  la  v»* 
latura  e  le  tinta  che  ne  formava- 
no l' accorda», 'A  Parisi  un  cieoo 
poliva  quadri  *  e -molti  ciechi  ^ 
che  non  'si  «créievan  eieohì ,  gli 
day  ano  «^  ripoiire*  i  loro  quadri . 
^  POLLÀJfpLO  CSimoite.^  n. 
^4%4  nu  x$oi^  artista  FicM'entino  6i 
«oprannominato- il  Cronaca,  per« 
ch^  avea  studiato  molto  le  anti* 
chità  RomaneV  Sul  gusto  .antico 
di  Roma  egli  architettò  'U  cor- 
nicione corintio  al  palaaze  Sttoz^- 
zi  in  Firenze,  a  si  ha  quello 
per  il  più  magnifico  de'oomicio- 
ni .  Ma  quel  cornicione  corintim 
è  in  una  fàcoiata  d'  ordia.  dorica 
il  più  .siempiice  .'  Anche  nel  cor«> 
tiie  lì  Sig.  Cronaca  fi^ce  un  sal- 
to dal  docico  jn^  corintio.  La^ua 
Sagrestia  ottapona  di  S.  Spirita 
ha  proporzioni  eleganti .  La  cbie^ 
sa  di  S.  Francesco,  sul  pogfiio  di 
S.  Miniato  è  si  vaga  éheMiche<» 
langelo  la  dhiamava  la  sua  cara 
villanella  .  E'  anche  iodato  il  suo 
Convento  dè'Servi,  e  il  Salone 
del  Consiglio. 

POMPfi  Amebfi.    Alleportt 


/ 


POM   • 

del  maribondo  si  atraceavtno  ra- 
mi di  spini  e  di  alloro  :  forse  per 
recargli  buon  odore. 

Il  parente  pia  prossimo  incol- 
lava le  sue  lébbra  su  quelle  dell' . 
agonÌEzaote^  e  gif  chiudeva  gii 
occhi  subito  che  spirava. 

Sotto  la  lingua  del  morto  si 
metteva  un  obolo,  e  anche  tre^ 
Si  lavava  il  cadavere,  si  profu^ 
mava  ,  s' incoronava  di  fiori  »  Si 
copriva  d'  un  manto  di  porpora^ 
o  bianco  .*  Le-  mogli ,  o  le  figlie 
tessevano  questi  panni  mortua- 
ri, e  così  famfliarizzayansi  colU 
morte  ^ 

Si  guardava  il  morto  non  men 
di  3 ,  né  più  di  14  giorni  •  V  uU 
timo  si  esponeva  pubblicamente 
in  un  vestibulo  .co^  piedi  verso 
la  porta.*  I  ricchi  erano  su  letti 
di  parata  detti  Ittiche  con  rami 
di  cipressi  intorno:  i  poveri  su 
tavole .  Presso  alla  Dorta  era  un 
vaso  pieno  d*  acqua  lustrale ,  pre- 
sa da  una  casa  non  mai  visitata 
dal  morto.  Chiunque  entrava  a 
visitarlo  «  si  aspergeva  di  quefl* 
acqua  neir  uscire  per  lavarsi  dèli' 
impurità  cadaverose . 

La  famiglia  e  gli  ariiici  si  met- 
tevano intorno  alferetro :  i  can- 
tori i Intonavano  versi  funebri ,  t 
tifi  musico  accompagnava  con  u- 
aa  tromba  inclinata  verso  terra; 
per  i  giovani   si  suonava  il  flau- 
«p  invece  della  troinba  ;  Alle  don*- 
se  spettava  il   pianto,   è  le  la- 
tnentazioni .  E  si  affittavano  del- 
le piangenti  che  vi  andavano  a 
vcdder  le  loro  lagrime ,  e  n'  en|r 
pi  vano  talvòlta  die*  vasi  iacrima-r 
t§rj^  no»«eBta gualche  furberia. 
'   Non  bastava  u  pianto  :   si  fa- 
ceva anche  offèrta  di  c4>elli,    e 
•nche  lungo  tempo  ddpo  i  fune- 
rali  l'amico   o  il  parente  s|  ta- 
g<ltava  una  ciocca   di  capelli ,  a 


li  depositava  su    la  tomba   dtì 
morto  riverito. 

In  Grecia  il  trasporto  '  fune- 
rario si  faceva  la  mattina  prima 
che  uscisse  il  sole  ;  in  Roma  la 
notte  fra  torce  e  faci ,  onde  quel- 
li che  trasportavano  i  morti  dir- 
ttvvìsì  Vespilloni •  I  parenti  più 
inrossiml  portavan  là  lettica\  e 
gli  uomini  di  stato ,  senatori ,  e 
vestali ,  se-^il  morto  era  un  per- 
sonaggio degno:  allora  la -proces- 
sione er»  Itin^a,  e  v'  interveni- 
vano ballerini* e  buffoni  .  Gli  as- 
sistenti portavano  corpne ,  e  il  lo- 
ve hitto  era  bianco ,  o  nero  :  que- 
st'i colori  estrèmi  sono  stari  usati 
in  varj  tempi ,"        ^  ^ 

In  Grecia  i  cadaveri  si  brucia- 
vano :  in  Roma  chi  li  bruciava  , 
e  chi  li  seppelliva .  Giunto  il  cor- 
teggio nei  sito  del  rogo  o  della 
sepoltura,  si  chiamava  ad  alta 
vóce  il  xiiorto  per  il  suo  nome . 
{  morti  non  sogliono  rispondere  . 

Ih  Roma  il  morto  illustre  si 
passava  per  il  Foro  Romano  ,  e 
quando  era  ai  Rostri  si  fermava  9 
i  'penonaggi  si  mettevano  nelle 
stdit  curuli' ,  e  un  parente  mon- 
tava in  tribuna,  e  gii  scaricava 
ViiC  orazione  funebre . 

Il  Ro^  era  di  iotmz-  quadra- 
ta terminata  in  piramide  ;  e  le 
bocche  erano  alternate  in  ciascu- 
no strato ,  e  il  loro  aspetto  or- 
rendo era  ornato  di  ghirlande  di 
faglie  e  dì  fiori .  I  foghi  sipno- 
rili  eran  decorati  d' ordini  di  ar- 
chitettura d^  un'  ajj^parenza  di  e- 
difìc)  solidi.  In  cinta  era  un'A- 
quila legata  con  fili  sottili ,  che 
all'  iflteqdio  se  ne  volava  ;  e  co^ 
tt  andava  In  cielo  quella  parte 
del  defunto,  la  quale  si  simponfe 
senza  parti ,  né  rocca ,  né  e  toc^ 
cara  ^  né  occupa  atto .  ' 

Sui  rogo  ai  gactavaiìo  doni  gra- 

M  ti 


178  POM 

ti  al  morto  ,  il  quale  non  gradi- 
sce più  cosa  alcuna.  Ne' tempi 
^  eroici ,  cioè  barbari ,  per  pnora- 
re  il  hiorto  ^li  si  scannavano  uo> 
mini.  Achille  bruciò  sul  rogo  di 
Patrodo  4  cavalli ,  3  cani  r  e 
12  giovanotti .  Nel  Malabar  van- 
no volentieri  a  bruciarsi  Je  mo- 
gli,  non  già  per  amore  de' ma- 
riti ♦  ma  per  pompa  .  Per  pom- 
pa si  sbudellano  i  duellisti . 

Il  roga  s*  inaiava  di  vino  ,  e 
talvolta  di  latte  e  di  mele  ,  e  vi 
si  mettevano-  profumi .  Consuma- 
to il  corpo  ,  si  estingueva  il  fuo» 
co  col  vino.  Si  raccoglievano  le 
ossa  e  le  ceneri ,  e  si  facevano 
libazioni  di  vino  e  di  olia  odo- 
rifero »  Queste  care  relìquie  si 
chiudevano-  in  un'  urna  di  me- 
tallo a  di  marmo  .  Le  belle  for- 
me loro  debbono  esser  note  agli 
artisti .  Per  raccorre  tali  ceneri 
s' inviluppava  il  cadavere  in  te- 
la d'  amianto .  Quella  del  Va- 
ticano trovata  nel  1702  pare  d^ 
un  tempo  posteriore  a  Costan- 
tino ►  ^ 

Nc^  tempi  eroici  T  urna  si  de- 
positava in  terra ,  evi  si  soprap- 
pónevano^  alquante   pietre ,  o  Je 
riformava   sopra   un   monricello 
di  terr»,    o   vi   si   metteva  una^ 
colonna .    Indi  le  tombe  conser* 
varon  la^  figura  di    colonna  o  di 
torre;    spesse^*  divennero'  monu- 
menti^ decorati    della    maggiore- 
magnificenza  .    Le  cave  y  dove  si 
niettevano  le  urne  cenerarie  o  i 
sarcofagi  9.  erano  spaziose,  e  tal- 
volta eoo  appartamenti  vasti  »  [or- 
nati d|  que' vasi    che   diconsi^^- 
tjKUftÀfi  e  che*  sono  Napoletani ,. 
poicjhè'nop  $1  trovano  che. nelle 
tmbe  dtì  Regno  ^i  Napoli. ^  ya^ 
si  degni  di  oyorte.^    ,      - 
■  ^  Le  cerimonie  funebri  etano  se- 
guite  da  giuocU  ginoastici  ^ 


POM 

Grejcia  :    In^  Roma   da  spettacoli 

sanguinarjl .  ^ 

£'  inutile  agli  artisti  il  sape- 
re che  il  funerale  terminava  con 
un  gr^n  pranzò  *  In  alcuni  paesi 
$r  usa  anche  adesso  per  consola- 
re- i  viventi . 

POMPEI  C  Conte  Alessandro  J 
Veronese'   n.  X705  studioso  dclìsi 
buona  architettura  diede  alla  lu- 
ce un  buon  trattatcllo  de'  Cinque 
Ordini    dell'  Architettura  Civile 
di  MicMe  Sanmicheli ,  Egli  di- 
scese alla  pratica ,  e  architettò  i 
palazzi    Pmdemonte    nelia   vill^ 
del  Vo  y  Giuliari  nella  Villa  di 
Sessino,    una  chiesa   rotonda  in 
Sanguinetto .  In  Verona  disegnò 
la  Dogana,  il  pòrtico  deir  Acca- 
demia Filarmonica  ,    la  .  facciat^r 
di   S.  faolo  ;   e   in  6ei*gama  la 
libreria  de*  Francescani .  In  tutte 
queste  e  altre  opere  egli  ha  mo- 
strato gusto  e  intelligenza .    Be- 
nedetti que' nobili    che  impiega» 
sì  nobilmente  il  loro  talento . 

PONDERAZIONE  .  Per  berr 
rappresentare  Ja  situazione  de* 
membri ,  e  le  loro  differenti  a- 
zioni ,.  basta  osservare  quel  che 
la  natura  ci  fa  operare  senza  che 
nai  ce  ne  accorgianiQ . 
.  ir  mézzo  del  corpo  è  sempre 
sottomesso  alla  testa .  Chi  si  vol- 
ta e  si  sostiene  d'  un  piede  ,  lo 
stesso  piede ,  come  base  di  tutto 
il  corpi),  si  trova  direttamente 
sottp  la  testa  ..  La  testa  è  quasi 
sempre  dalla  parte  del  pie  che  1» 
sostiene  ,  almeno  nelle  azioni  or^ 
dinarie  che  non  esigono  alcuno- 
sforzo . 

Se, la  testa  sì  volta  da^un  Iato  , 
contemporaneamente  una  par- 
te' del  corpo  fa  la  stesso  moto 
come*  per  sostenerla  .  La  testa  - 
non  si, roryescia  tanto  in  su  che 
guanto  pei;  guardare  il  ni^zzodel 

CÌ€-' 


PON 

Cleto  '•  Non  gira  (k  una  parte 
o  dairaitra  che  per  toccare  col 
mento  V  osso  della  spalla .  Il  più 
grande  sfòrzo  per  voltare  la  par- 
te dei  corpo  superiore  allacintu-* 
ra,  è  al  più  cne  una  spalla  si 
nostri  in  linea  retta  su  i'  ombi- 
lico.  I  moti  delle  gambe  e  delle 
braccia  sono  più  liberi.  Le  mani 
non  sbalzano  ordinariamente  più 
in  su  della  testa;  il  pngno  pon 
più  in  su  della  spalla  ;  il  pii^de 
non  più  in  su  del  ginocchio ,  né 
un  piede  si  allontana  dair  altro 
che  quanto  è  la  sua  lunghezza  • 
Se  si  alza  un  braccio  ,  tutte  le 
parti  di  quel  iato  losieguono,  e 
sbalza  da  terra  anche  il  tallone* 
Qualche  pittore  per^  dare  un  bel 
moto  alle  sue  figure',  ne  ha  fat- 
to vedere  nel  tempo  stesso  lo  stor 
maco  e  la  schiena  j  coss^  stoma- 
chevole »  perchè  impossibile  in 
natura . 

-  Per  non  ingannarsi  ne' movi- 
menti del  corpo,  conviene  con- 
siderarlo immobile;  e  in  qualun- 
que attitudine  sia,  osservar  la 
sua  situazione  per  vedere  se  è 
ì)en  piantato.*  in  questo  caso  le 
sue  parti  sono  in  un  tale  equi- 
librio, che  può  star  fermo  senza 
ìforzo  ,  jt  agire  facilmente  senza 
dissestarsi . 

Se  si  ha  da  rappresentare  una 
figura  dritta  nella  pNOsizione  delV 
Èrcole  Farnese ,  si  consideri  sy 
qual  piede  posa.  Se  sul  destro', 
t>isogna  che  tutte  le  parti  del  la- 
to destro  cadano  su  quel  piede., 
e  quelle  del  lato  opposto  s*  albi- 
no a  proporzione .  La  clavicola 
del  collo  deve  corrispondere  al 
pie  destro ,  il  .quale  diviene  base 
di  tutto  li  corpo  ,  e  ne  sostiene 
tutto  11  peso . 

•  Lo  stesso  è  se  V  uomo  camini-^ 
àz.  Le  parti  appoggiate  su  t» 


PON  i^g    ' 

gamba  dove  posa  tutto  il  corpo, 
saranno  sempre  più  basse  delle 
altre,  come  v  vede  neil'Atalan- 
te  .  Ma  ne'  moti'  veloci  questa 
differenza  è  meno  sensibile  che 
ne' moti  lenti,  perchè  ne'  veloci 
il  corpo  è  in  un  bilanciamento 
eontinuo  e  quasi  impercettibile  . 
Infatti  chi  corre  appena  lascia 
impronto  nel  fan^o  .o  nelV  are- 
tim  ;  appena  tocca  terra ,  par  chu 
Voli  . 

Non  si  può  star  in  piedi,  se 
ttianca  l'equilibrio  .  Nel  moto 
le  parti  escono  d' equilibrio ,  ma 
non  tanto  che  l'equilibrio  ab- 
bandoni interamente  le  azioni  del 
corpo  .  Chi  alza  un  Diede  ,  non 
può  sostenersi  su  V  altro ,  se  in 
questo  non  si  fa  subito  equili- 
brio :  li  alzi  entrambi ,  cade . 
Chi  slancia  un  sasso,  mette  un 
|}iè  in  dtetra  per  acquistar  più 
forza  5  e  ir  centro  di  gravita  è 
su  ^uei  pie  c^  dietro  :  tira  ,  e  1' 
equilibrio  si  trasporta  al  pie  d' 
avanti.  Noi  non  possiamo  agire 
con  forza  ,  se  la  parte  che  so* 
stiene  l'azione  non  è  sufficien-^ 
temente  Caricata  9  altrimenti  sa- 
rebbe trasportata  di  qua,  o  di  là . 
Si  osservi  il  Gladiatore  combat*- 
tente  .  Si  osservino  i  facchini  ^ 
si  osservino  le  gravide  .  Chi  si 
piega  avanti.,  porta  avanti  Lt 
gambe,  e  chi  pende  in  dietro  lt 
ha  da  trarre  ih  àietró  . 
.'  Per  conoscere  tutti  ì  giuochi 
della  pofiderazjxine ,  non  si  ha 
che  Osservare  i  movimenti  òep\ì 
tibmini .  Ciascuno  può  osservar* 
sé  stesso  .  £  come  mai  tanti  WJ^ 
tisti  fanno  figure  che  non  possone 
reggersi  in  piedi  un  momento  I 
Perchè  le  sgambano ,  '  le  contor* 
cono ,  le  disnervano  contro  ogni 
verità  di  espressione'?  Tatara  i- 
irosservanza  è  stupenda  t  • 

M    z         PON- 


i8o  VON^ 

PONTE  C  Gh.  da  )  b.  iji2 
m.  1597  architetto  Veneziano  rii- 
staurò  molti  edificj  oubblici  a 
Rialto ,  il  Collegio  del  {>alMzo 
Ducale,  le  sale  del  Consiglio  e 
dello  Squitinio ,  "■  coprendone  il 
tetto  non  di  piombo  troppo  pe- 
sante, né  di  rame  che  troppo  fi^ 
Infuoca,  ma  di  latta.  Neil* A r* 
senale  fé'  la  corderia:  La  sua 
chiesa  di  S.  Croce  non  h^  akro 
pregio  che  la  solidità  .  La -fab- 
brica delle  Carceri  con  tanti  or- 
nati di  frontoni ,  di  eornici ,  jàì' 
balaustrate,  e  di  colonne  dori- 
che, ha  un  carattere  contrario  a 
cnrceri ,  lì  trionfo  di  questo  ar- 
chrtetto.fu  ii  Ponte  di  Rialto . 
FU  préseelto  il^'$no  disegno  in 
coifcorretiza  di  quelli  di  Palla- 
dio e  di  Scamozzt ,  per  la  ragio- 
ne ch^  era  di  minor  dispendio  . 
La  luce  di  esso  ponte  è  di  66. pit" 
di  ,  la.  grossezza  4 ,  I*  altezza 
21,  la  larghezza*  ^^5.  Questa  lar* 
ghezzà  è  divisa  in  sparti,  cioè 
in  3  strade ,'  e  in  a  ale  ài  bot- 
teghe, che  sono  24  «  Nel  mezzo 
sono  due  archi  che  con^inngon 
k  botteghe,  con  pilastri  dorici 
é  colf  'f rontespizj .  Per  i  lembi 
ricorre  una  cornice  con  balau- 
strata :  varie  sculture  sono  nel 
.serraglio  e  nelle  cosce  delP  ar« 
co  :  tutta  la  mole  è  di  pietra  d' 
Isttk .  ' 

PONTI .  V  importanza  de' 
ponti  è  tanto  necessaria  quanto  la 
comunicazione  comoda  e  sicura  . 
pi  qualunque  specie  sieno,,  la 
solidità  è  il  loro  primo  requisi-* 
to  9  la  comodità  ì\  secondo  :  in 
alcune  circostanze  richiedono  an- 
che bellezza  ,  speeialmente  se  so- 
no in  città  cospicne  ,  o  in  luo- 
ghi di  delizia. 

I,  Per  la    solidità,    la    prima 
avvertenza  è  di  non  ristringerti 


PON 

fiume  co' pilóni  ;  altrimenti  l'ac- 
qua ristretta  scava  il  fondo  di 
essi  piloni ,  li  sgfotta  ,  e  li  re« 
vescia .  A  quest'  eflPetto  conviene 
slargar  il  letto  del  fiume ,  e  im« 
pedire  la  rapidità  dell'  ac^ua  con 
palizzate  che  ne  taglino  il  filo . 
Convien  anche  sceglier  il  ^ito 
meno  profondo,  di  sasso,  di  tu- 
fo, o  d'altro  sodo  fondamenta, 
e  dove  il  fiume  abbia  il  corso 
dritta.  L^ altezza  degli  archi  vuol 
esser  tanta  che  la  chiave  sia  al« 
men  3  piedi  al  di  sopra  delie 
magipiori  escrescenze  .  •  Là  forma 
degli  archile  indiflferente.  La  loro 

grossezza  sì  fa  —  del  loro  dia- 
metro .  Gli  parchi  debbon'  esser 
in  numero  dinari  ,  affinchè  nel 
mezzo  della  corrente  non  sia  inai 
un  pilone  1  La  grx)ssezza  de'  pilo- 
ni   vuol   esser  il  —   o   il  ,-  di 

3  4 

quella  degli  archi .  I  piloni  deb- 
bon essere  a  scarpa ,  e  guarniti 
di  speroni.  La  costruzione  vuol 
essere  di  grandi  pietre  di  taglio 
ben  connesse,  (ihì  vuol  istruirsi 
su  questo  articolo  interessante  ha 
da  studiare  P  arc/^itenura  idrau- 
lica ,  e  /'  arte  degl  ingegneri . 
>  2.  Riguardo  alia  ^  comodità ,  t 
ponti  non  si  han  d'^aizare  punto 
o  poco  dal  livello  della  strajda  . 
Debbon  esser  larshi  in  ragione 
deir  affluenza  dei  popolo  ;  e  s' 
è  possibile,  sieno  fiancheggiati 
da  marciapiedi  per  comodo  d*, 
pedoni^.  I  parapetti  son  richiesti 
dalla  sicurezza  >  -  né  debboìi  ave- 
re risalti .  Debbon  altresì  aver 
incontro  strade  dritte  sehza  go^ 
miti  y  e  con  piazze  dì  qua  e  àx 
là. 

3.  Il  ponte  piò,  ricco  di  bel- 
lezze fo  il  pónte  Elio  che  A- 
driano  fecv  incontro  alla  sua  iilfl* 


POR 

le  »  Anche  idesso  Ponte  S.  An« 
gelo  è  il  più  bel.  pónte  cfì  Ro- 
ma .  Faboricar  case  su  ponti  è 
imbruttirli.  Gli  archi  trionfali 
vi  fanno  bene»  e  bene  vi  fanno 
le  colonnette  o  le  ferrate  ài  pa- 
rapetti ,  per  godere  il  corso  dell* 
ftràua . 

PORTA  COfSCùmó  delW)  ar- 
chitetto Milanese  del  secolo  XVII 
esegui  in  Roma  la  Cupola  Vati- 
cana ,  la  fabbrica  del  Campido* 
glio  9  e  la  chiesa  del  Gesì^ .  Fe- 
ce anche  le  facciate  di  S.  Luigi 
de'  Francesi ,  della  Madonna  de' 
Monti ,  di  S.  Maria  in  Via ,  co' 
soliti  abusi .  Meno  male  la  Chie- 
sa de'  Greci .  Si  condusse  meglio 
ne'  palazzi  Serlupi ,  Ercolani  , 
Niccolini  a  Piazza  Colonna  t 
Spada ,  all^  Sapienza  ,  Marescot^ 
si .'  Dsiede  disegni  per  le  fontane 
del .  Popolo  ,  delle  Tartarughe , 
di  Campidoglio ,  della  Rotonda 
€c  A  Frascati  architettò  la  Vil<- 
la  Aldobrandini ,  e  vi  si  fece  o- 
nore  . 

PORTAFOGLIO  tesoro  dc- 
^li  Artisti ,.  i  c|[uali  vi  depongono 
1  lora  più  belli  pensieri ,  le  loro 
più  interessanti  osservazioni ,  e 
quanto  altri  hanno  operato  di 
più  squisito  in  ogni  tempo,  in 
Q^ni  luogo,  in  ogni  genere  « 
Questo  tesoro  è  di  più  arricchi- 
to delie  cose  più  peregrine  che- 
la natura  e  l'arte  han  diffuse  pe( 
ogni  dove. 

Quando  l'artista  ha  determi- 
nato l'insieme'  della  sua  opera -^ 
e  l' attitudine  dell'  espressione  di 
ciascuna  figura,  apra  il  suo  te* 
soro  :  r  aprirà  con  *  profitto . 
*  PORTE  e.  finestre  servon^pev 
gli  uomini  ;  dunque  han  da  esse*^ 
re  rettangole  due  in  tre  volte  più 
alte  die  Targhe .  Le  porte  gcao^ 
eli  e  i.  portoni  si' posson  far*  -ar^ 


POR 


j9v 


cuati  per  maggior  fortezza  .  La 
larghezza  delle  grandi  porte  può 
andar  da  8  fin  a  20  piedi  ;  quel-^ 
la  delle  mezzane  da  4  fin  a  iz , 
e- quella  delle  piccole  da  4  fin  a 
4  .  L' altezza  deve  corrispondere 
al  carattere  dell'  edificio .  La  lo- 
ro decorazione  è  negli  stìpiti  ^ 
quanto  più  semplici ,  tanto  più 
belli  .  Le  colonne  di  rado  vi  nan 
luogo  .  Se  nelle  abitazioni  le  porte 
han  da  essere  in  una  stessa  linea 
retta ,  anche  le  porte  di  città 
han  da  infilar  dritto  a  strade 
principali . 

PORTICI  pubblici  o  privati 
non  sono  d'  assoluta  necessità  : 
sono  bensì  di  comodità  grande  , 
e  dalla  loro  maggior  comodità  ri- 
sulta- la  loro  bellezza .  Qual  por- 
tico più  bello  di  quello  del  Pan- 
teon ,  e  della  piazza  Vatica(na  ? 
Non  v'  è  bisogno  sempre  di  tan- 
ta magnificenza  v  Ma  di  colon- 
ne isolate  e  architnvare  saran 
'sempre  più  comodi  e  più  belli 
che  con  pilastri  e  con  archi  .. 
Nelle  piazze  specialmente  è  loi 
•picco  de'  bei  portici . 

PORTO  di  mare.  Si  ricordi 
il  lettore  che  qui  non  si  tratta 
che  di  helh  érti ,  l  porti  di  ma» 
re  o  di  fiume  spettano  alia  scien-> 
za  idraulica  e  degli  ingegneri .; 
perciò  ricorra  a  Belidor  ,  ^ounic 
ec.  Qui  non  si  considerano  i  porti 
che  relativamente  alla  comodità  , 
e  alia  bellezza;  e  ne jBono  moU 
to  suscettibili.  La«  loro  forma 
può  esser  regolare ,  poligona.,  mi^» 
stilinea,  come  fu ron, tanti* >^r^4f 
Romani  ^  .  Le .  scal inate , .  i  para-« 
petti,  i  «edili  ,  le  colon  nette,  ^ 
'tutte  di  pieCrame. solido,  pOssoi\ 
disporsi  in  modò^t  comodo  %  v'in 
stoso .  Più  vistosi  e  più  grati-  vi^ 
riiMCtran.no  i.  fon  ti,  1  viali  ^d'al- 
beri>  .•  gU  ;«rchi  trionfali  >  i  >|co« 
M    3  fei  , 


182  POS 

fei  ,  i  Casini  per  abitazione  de* 
custodi ,  e  degli  officiali .  E'  que- 
sto il  primo  pezzo  della  città 
che  si  presenta  a  que'petti  di  trt'^ 
plice  bronzo  ,  che  io  cercano  fm 
tànri  disastri  ;  è  il  loro  soggior* 
no;  è  la  delizia  e  la  ^cehexza 
de' cittadini .  Merita  dunque  tu t* 
ta  r  attenzione  ,  e  la  riunione. 
dcìV  architettura  idraulica  »  mi- 
litare ,  e  civile  ^)  affinchè  sia  si^' 
curo ,  .  comodo  e  beUo  .A.  que- 
sto dfetto'  eli  arsenali)  e  ma'* 
sazzini  $viedo^ane  ,  le  borse  deb» 
bon  esservi  adiacenti,  con  botte^ 
ghe  e  con  abitazioni  relative  a( 
servizio,  dei  la  '  marina  •      <"' 

POSI  C  PaoUy  n.  J708  m.  ^776 
architetto  Sanese  di  graw  taLen^ 
to  senza  buòna  architettura  «  Le 
sue  principaii  opere  sono  in  Ro- 
mas  1'  aitar ^  maggiore  dell'. Ani-* 
ma,  là  Chiesa  di  S..  Caterina  da 
Sienas  i  Mausolei  de'  Cardinali 
Imperiali  in  S«  Agostino  ec  bii^-^- 
beticherie  .-  Si  condusse  meglio 
nei  rifilar  cimento  del  palazzo  Co* 
lonna  • 

POSITURA  .  L'  artista  che 
,  cerca  grazia  .e  bellezza,  latro* 
"cera  sempre  che  farà  prendere  al 
5UO  modella  Isi  péifiturs  la.  più 
naturale  a  la  più  conveniente  air 
azione  che  ha  da  rappresentare  . 
Se  il  modello  «è.  forzato  e  fuori 
delÌ9  sua  positura  familiare,  non 
sarà  più  una  figura  in  anione  , 
sarà  una:  figura  che  contraffa  un' 
azione  i- e.  T  artista  invece  di 
bellezza  e  di  frrazia  non  avrà 
che  manieia  :  Che  bella  facilità 
nelle  positure  degli  antichi  ,t  edi 
Raffaello!  .] 

.  Nelle  V  moderne  accademie  si 
studia,  di  -porr^.  il  jnodello  tutto 
alia  roves<cia  del  .naturale .  tn 
vece  delia  positura  la'  più  «sem- 
plice •  e    la  più-  facile  ^er  dargli 


POS 

i  moti  più  dolci  ^  sLcostrin^e  pia 
che  si  può  in  moti  sforzati  •  Cosi 
i  maestri  istruiscono  i  loro  disce^^ 
poli ,  e  i  diacepoii  divenuti  mae-« 
stri  hanno  per-.b^lio  tutto  quél-* 
lo  eh'  è  etjigcrfit9  sf  fuor  di  natu^ 
ra  ,  Si  vuole  -  impastar  il ,  modeU  * 
lo,  come  gli  scultòri  impastana 
la  creta'.  Il  risultato  di  ouesta 
educazione  .  è  di  metter  .selle  o-» 
pere  quello  che  si  .ha  imparato  ^ 
niente  di   naturale  «     .     .    . 

Lo.  scc^  dejr  arte  è  imitar  1» 
natura  Jielle  poshurje  Jc  pia' fa-* 
miliari-,,  e  nello  sviluppo  delle 
sue  bellezze*  Dunque  scopo  dell^ 
artista  è  abborrire  J' aiPettàzio* 
ne  *  Come  dunque  per  l' espres^ 
sione  d' una  testa  pcenderà  la  rab* 
bia  d'  un  assassino,  per  F espres- 
sione de'  moti  gii  spasimi  étììt. 
torture  ^  e  per  lo  stibiio  de^a  nvH 
tura  gli  scarti  delia  natura? 
.  ^Sono  sì  fuori  del  comune  ìtpo^ 
f  sture  de^li  artisti  moderni ,  che 
i  non  wthtì  le  han  credute  beK 
lezze.  occulte  alla  loro  ignorane 
za ,  e  le  hanno  lodate  per  non. 
comparire  ignoranti  ,  U  artista 
lodato  non  si  corregge  •  Col  tem- 
po' si  è  infinocchiato  al  pubbli- 
co ,  agii  amatori ,  ai  dilettanti'  , 
ai  conoscitori,  e  ia  una. folla  d[' 
artigiani  9  che  la'  natura  dipin* 
ta  non  deve  rassomigliare  alla 
natura .  Vi  vuole  ancl»  del  tem- 
pp  per  sfinocchiarli  di  .questo  :er-> 
rore  . 

.  POVERO  è  un  panneggiamen- 
to che  non  corrisponde  alla  ric- 
chezza .  del  soggetto .  Povera  è 
un  disegno. piccolo,  meschino  9 
mancante  di  grandezza  nelle  forr 
me .  Sono  'povertà  le  minuzie  rap- 
presentate con  esattezza ,  che  vx-v 
Ste  dal  suo  giusto  punto  spari- 
scono eoa  danno.  dUla  grandion 
«ta.  . 

POZ- 


POZ 

POZZI .  I  pozzi  privati  deb* 
feon  esser  in  mezzo  de*  cortili': 
Ma  dovunque  sieno ,  '  debbon  es« 
ser  lungi  d' ogni  immondezza ,  e 
alla  scoperta  per  U  più  libeT9 
circolazione  del)*  aria  ..  I  poKK^ 
pubblici  ddbbon  esser  in  mezzo 
é^ììt  pitizze ,  e  sono  suscetrìbilt 
dì  decotsisioni  sontuose  fin  d' cr- 
eili trionfali'»  e  di  tempietti.  Il 
tempo  più  opportuno  per  cavarli 
è  Testate  ,  Si  scavi  finché  si  giun- 
%Qi  air  ac^Uji  9  e  se  ne  abbia  $ 
su  d  piedi»  Si  metta'  nel  fondo 
Hna  ruota  di  quercia  ben  grossa , 
e  si  metf^n-  sopra  alquanti  strati 
di  pietra  di  ttfgiio  murati  con 
nalra  e  collegati  con  rainponi  di 
ferro  :  s*  alzi  ir  resto  della  tnura- 
tura  con  mattoni  o  con  pietre  • 
Nel  fondo  si'  può  metter  un  buon 
piede  di  gbiara  piinuta  e  bran* 
ca ,  affinchè  j'  acqua  r^ti  chiara 
e  netta .  Le  acque  saranno  pi^ 
copiose ,  purgate  ^  e  fresche  ^ 
quanto  più  profondi  saranno  i 
pozx''.  Vi  soade'siti  in  Fian- 
dra ,  in  Germania  ,  in  Italia  , 
c4ie  basta  tr^^forar  il  suolo ,  p  si 
]ta  r  acqua.  Vedi  Belidor . 

POZZO  C  Andre»  )  n.  in 
Trento  1642  m.  1709  Gesuita  > 
pittore ,  architetto .  Chi  vuol 
conoscerlo  ,  vegga  ì\  ricco  altare 
di  S.  Ignazio  nella*  Chiesa  àt\ 
Gesù  in  Komn  •    Non  sì  duo  far 

fggior  abuso  della  ricchezza  . 
qua)  pessimo  abuso  di  stampa 
in  que'4ue  grossi  vplumi  di  Pro- 
spettivM  dei  Pittori-  e  degli  Af^ 
.  chi  tetti  >  E*  difficile  delirar  più 
d^i  Fra  Poz^o .  Fantasticò  fin  co- 
lonne ad 'anche  di  cane  . 

POZZO  (Conte  Girolamo  dal") 
n.  X7J8.  Ecco  un  altro  Nobile 
Verqnese  che  ha  saputo  vivere 
nobil^iente  colP  applicarsi  alle 
beile  arti .  La  villa  Trissino  del 


PRA  183 

Vicentino ,  una  Chiesa  a  Castel- 
laro  sul  Mantovano  ,  un  Teatri- 
no a  Verona ,  sono  opere  che  gli 
fanno  onore .  E  mol^o  onore  gli 
fa  un  trattato  su  gli  Ornamenti 
antichi  delP  utrchitettura  Civile  , 
^  un  altro  sopra  i  Teatri  degli 
antichi  ,  e.  su  P  idea  di  un  Tea^. 
fro  moderno . 

PRATICA  .  La  più  bella  teo- 
ria  à  nulla  se  non  è  secondata 
à?X\^ pratica;  \ò,  soh  pratica  ese» 

fuisce  quello  ciie  si  è  concepito. 
,a  pratica  è  la  facilità  d'  opera- 
re acquistata  da  un  lungo  Jifodi 
eseguire  le  stesse  operazioni . 

E'  lodevole  la  pratica  nelle  VAt^ 
ti  principali  dell*  arte*  E^  bia- 
simevole nella  s6ÌSL  CompoJiK,iont  ^ 
in  cui  Rafi'aello ,  Pussmo  non 
componevano  per  abitiidine,  ma 
con  profonda  e  laboriosa  rifles- 
sione .  Ma  gli  appar;itisti  ,  i 
hiacchinist'i  l>utt4n  giù  gruppi  di 
figure»  9  facilmente  le  compon-* 
gono  in  vari  ordini  e  disordini , 
e  le  variano  a  loro  talento  af^ 
finché  facciano  un  bel  vedere  , 
senza  badare  se  (ju^slle  attitudini 
sieno  convenienti  aH^  espressio- 
ne del  soggetto.  Luca  Giorda- 
no ,  Solimene  9  Coaca  ec.  sono 
Compositori  di  pratica  senza 
(eona . 

La  teoria  sena  pratica ,  dice* 
va  Apelle  >  è  un  sapere  inutile  • 
Pietro  Testa  effigiò  *  la  Teoria 
in  una  donna  celeste  colle  brac- 
cia legate  :  e  per  la  Pratica  sen- 
za Teoria  rappresentò  una  vec- 
chia cieca  sempre  sollecita  a  cor- 
rere air  azzardo  brancolando  e 
(adendp . 

La  pratica  è  anche  viziosa 
quando  non  si  consulta  più  la  na- 
tura .  In  questo  vizio  cadono  per 
lo  più  gli  artisti  accreditati ,  che 
per  il  gran  numero  dei  lavori  ri- 
M    4  chic- 


.*• 


iS4  I*E 

chiesti  tirali  giù  di  pratinA  sen- 
za osservar  la  natura . 

PRECISrON^  nel  disegno  è 
rappresentare  le  forme  principali 
comic  sono  nel  modello  >  in  gui* 
sa  che  il  braccio  non  apparten- 
ga ad  una  persona  più  magra  , 
né  la  gamba  ad  una  più  grassa  ^ 
Ciascuno  de^  principali  muscoli 
descrive  linee  rientranti  e  salien- 
ti, e  queste  debbonsi  delineare 
con  pr^ecisione  » .  Còsi  dielle  ossa 
prtnclpari.  Ma  non  così  delle 
picccde  parti  :  quéste  vanno  o- 
messe, 

.Una  figtita.  ràppresentat'a  con 
precisione  è  I*  apparenza  del  mo- 
cfellcr  veduto  ad  una  certa  distan- 
za, è  noti  già  da  vicinò  e  in  det- 
taglia da  ricercarne  scrupolosa- 
mente tutte,  le  minugie .  Non 
sarebbe  allora  che  una'imitazione 
servile,  fredda  e  magra.  Lapre- 
icisio'ne  nell''arte  Ì  un  misto  di 
menzogne  ardite  e  di  grandi  veri- 
tà ,  dondcT  risulta  Tappai'enla  del- 
^  natura.  ^ 

PREGltJDl'ZlÒ  i  una  predi- 
lezione fondata  ndn  su  la  ragio- 
ne, né  siif  k  natura ,  ma  in  favo- 
re di  un  certo  maestro  ,  o  di  u- 
na  maniera  particolare  .  / 

Niente  più  difficile  clìe  disfar- 
ai di  un  pregi'vditio  in  favor  de* 
maestri.  E  come  poi  sottrarsi 
^al  gi«^  (K  scuòle  intere  e  di 
tutto  un  secolo?  Pet  quanta  for- 
za d' ìngegito  abbia  un  giovane 
artista ,  pud  egli  solo  sc3levarsi 
contro  tante  voci  infiponenti  » 
contro  tante  opere  applaudite  che 
si  accordano  tutte  ad  ingan- 
narlo? 

'Dacché  egli  é  entrato  nella 
scuola  i  gli  si  é  intonato ,  che 
collo  studiar  'la  natura  non  si 
deve  studiar  la  natura ,  ma  si  de- 
ve acquistare  una  certa  maniera. 


PRE 

Che  P  antico  non  é  che  un'  oc- 
cupazione che  si  deve  lasciai^ 
p^r  disegnare  ìì^  modello  ;  per-» 
che  r  antico  ispira  m^iera  fred* 
da  e  rigida  ,  come  T  ispira  V  in^ 
salso  e  secco  Ratfaello  .  Che  il 
fare  ,  il  fare  é  il  pregk>  delle  o- 
pere  .  Che  la  pittura  é  èn  vero 
mestiere  che  non  ha  bisogno  né 
^  di  riflessione,  né  di  giudizio  , 
né  d' ingegno .  Che  il  gran  me- 
stiere consiste  in  accatastare  fi- 
gure e  gruppi  inutili ,  contorti  ^ 
piramidati ,  liapstruosi ,  come  sa* 
viament^  han  praticato  i  Corto- 
nisti  e  i  I^apoletani ,  -  veri  mae- 
stri .  Diiscepoli  dilettissimi ,  ^ 
andate  a  Roma  non  perdete  mol* 
to  tedino  a  copiar  V  antico,  né 
RafTaelio ,  stuoj  vani  :  per  vanità 
scarabocchiatene  un  poco>  cor- 
T^}%%^telì  anche,  e  state  forti  ad 
iihitare  Cortona  ,  Bernini  y  Bor^ 
romini ,  anzi  fate  peggio  éi  co^ 
storo  ,  se  volet^essere  vaientuo» 
Alini  e  maestroni . . 

Ma  si  é  mai  usato  questo  lin-' 
guaggiò  >  No  .  Si  sonò  bensì 
in  altri  termini  usate  queste  ìt^ 
zioni,  e  s' lu^nò tuttavia .  Io  che 
,  spdvo  queste  cose  ,  ho  vechito  io 
correggere  r  Apollo  di  Belvedere 
per  dargli  tutte  le  grazie  de'  piò 
sforzati  contorcimenti  come  esi- 
ge il  gusto  dtì  secolo . 

Come  dunque  ha  da  fare  un 
j)Overo  giovane  per  spregiuàtcttr^ 
iti  Niente  dì  più  iaci^.  Fac- 
cia tatto  l'opposto  di  qnetioche 
fa  •  Non  vada  da  nessun  mae* 
stro  >  lì  fugga  toitì .  Si  facci» 
discepolo  de' maèstri  di  Raffael- 
lo ,  di  Palladio,  di  Canova .  Chi 
sono  stati  i  maestri  di  questi 
maestri  ?  U  Antico  »  E  i  maestri 
deir antico?  La  natura  ,  la  ra-« 
gione  »  Maestri  universali  eterni  • 

PREMIO  al  più  valente:  no» 


PR£ 

al  "fi^  pretetto  »  al  pia  brigaiite  é 
B  così  ì  premi  invece  d'inco- 
irtggire.  e  di  promovere  hanno 
fatto  degenerare  le  belle  arti .. 
Questo  è  uh  fatto .  Dunque  non 
pie*  premi  sccsdemici  •  lì  premtQ 
^reaga  dall'osservanza  delle  leg- 
gi registrate  pel  Codice  9  tìlpre" 
mio  sia  r  applansò  pubblico  ,  non 
una  medaglia  • 

PREZIOSO  non  i  nel  gran* 
de  «  le  piètre  prtKJose  sono  pic- 
cole .  I  quadti  di  Raffaello  «  di 
TiziàAÒ ,  di  Correggio  sono  di 
gran  prezzo  9  e  non  sono  prexjlo* 
si,  QMelli  di  Gerardo  Do^^  e 
quelli  di  Vandet-Werf  sono  prt^ 
K'osi  ,  perchè  di  piccolo  stile  » 
accarezzati ,  e  quasi  leccati  * 

Chi  non  sa  far  coke  grandiose 
<  sublimi  )  Ciccia  cose  preKJose  , 
-ma  badi  di  non  cadere  nel  me* 
ichino  e  nell'  insipido  ;  e  per  non 
cadervi  «^  vuol  essere  finezza  di 
toni  e  di  disegno  ^  e  tocco  vivo  • 
Allora  il  frmioso^  ha  il  suo  me* 
rito,  mento  inferiore ,  ma  è  sem- 
pre un  merito  il  piacere . 
,  PRIGIONI .  Qui  le  belle  ar- 
ti han  da  sapersi  imbruttire .  Nel'-, 
Je  prieioni  civili  deve  affacciarsi 
la  malinconia,  nelle  criminali  V 
orrore.  Il  rustico  il  più  ruvido, 
le  proporzioni  più  mestine,  aper^ 
ture  ang[uste  e  anche  informi ,  in^' 
gressi  ributtatiti ,  tutto  deve  spi- 
rare spavento  per  freno  *alla  sce* 
leratezza.  hk  ioììóitk  apparen«* 
te  si  deve  unire  colla  reale ,  e  un 
buon  fosso  air  intorno  vi  sta  be- 
ne •  Ma  r  interno  deve  esser  net- 
to, e  salubre:  finché  fili  uomini 
son  vivi  non  hanno  da  star  se* 
polti .  Perciò  un  buon  chiostro  . 
sarebbe  il  mielior  partirò ,  con 
piante  aromatiche  nel  mezzo;  ne' 
portici  si  posson  disporre  i  lavo- 
ri ,  essendo  necessario  che  i  car- 


PRI 


ifi 


cerati  lavorino,  e  dietro  le  varie 
carceri  secondo  le  varie  classi  de* 
delinquenti  •  ^1  sito  opportuno  è 

Eresso  ai  tribunali ,  i  quali  deb* 
Dn  esser  nel  cuore  abitato .  Che 
contrasto  fra  hk  giuliva  apparen^ 
degli  edificj  adiacenti  e  V  orri- 
dezza delle  prigioni  ì  Contrasto 
corri^pondenre  alla  nastra  vita  * 

PRINCIPE  o  sieno  redole  deli; 
arte  sono  dimisi  per  gli  articoli 
di  questo  Dizionario. 

^  Per  principio  s' intende  anche, 
ciò  che  costituisce  una  cosa.,  e 
ne  fa  T essenza.  Ciascun  genere 
di  pittura  ha  il  suo  princìpio^» 
La  Storia  ha  1*  espressione ,  il  ri* 
tratto  la  rassomiglianza  v  il  pat* 
saggio^  e  la  natura  morta  hanno 
per  principio  il  diletto  delia  vi* 
sta  • 

La  Storia  non  può  aver  per 
principio  che  T  espressione ,  dac* 
che  ella  noli  ha  da  rappresentare 
che  esseri  sensibili.  L  espressio* 
ne  non  è  per  la  vista ,  è  tutta 
per  il  cuore  e  per  la  mente  :  sii 
occhi  non  vi  hanno  parte  cne 
come  mezzi  conducenti  allo  sco-( 
pò ,  eh'  è  la  mente  e  il  cuore  • 

^  Per  eseguire  questo  principio^ 
si  richiede  molto  studio ,  e  rn 
flessione  grandissima.  Scelto  il 
soggetto  interessante,  e  costituii 
to  il  pertonaggio  principale  d'  un* 
espressione  conveniente,  degli  aU 
tri  personaggi  deve  ciascuno  ave* 
re  fa  sua  espressione  particolsre  , 
e  ciascuno  deve  tenoere  af  cen- 
tro ,  e  far  uniti  col  principale  ^ 
onde  tutti  i  personaggi ,  e  tutti 
gli  accessori  toxmiob  ma  sola  es* 
pressione  che  tocchi  il  cuore , 
istruisca  V  intelletto  ,  e  sia  grata 
alla  vista .  In  óuesto  hanno  su-r 
dato  e  gelato,  i  RaAelli ,  i  Ca» 
racci,  Domenichino  y  FMSitno^ 
Mengs. 

Que« 


Questi  geli  e  quesH  sudori  dis- 
piacquero ai  CoTtonisti ,  ai  Gior- 
danjsti .  Dunque  non  più  espres- 
sione., ma  im  apparsco  di  hgurc 
insigaificaDti  e  iafbrini  Tariamen- 
te  aggruppate  e  confuse  per  sem- 
plice diJetto  degJi  occhi .  Gli  oc- 
chi .non  sdno  abbagliali  ad  un' 
otehiata  delie  opere  RafFaelIfsche-, 
dunque  non  più  di  queste  ;  guar- 
da e  passa,  e  imb^bioaati  ai  Cot» 

L'obJio  Aé" principi ,  o  rijjnp- 
Tsnza,  e  più  di  rutto  la  pigri- 
zia, hanno  privato  d'espressione 
il  sublime  siviere  ifcUa  Storia,  • 
I'  hanno  ridotto  a  un  capo  mor- 
to .   E  addio  Arte . 

PROFILO  è  i'aspetttt  che  pre- 
sentano i  contorni  d'un  oggetto 
veduta  di  fianco  . 
.  L'  uso  di  disegnar  le  teste  di 
profila  deve  essere  beo  antico  . 
Che  la  innamorata  Dibutade  nell' 
atto  d'esser  lasciata  dal  suo  a- 
manie ,  ne  delincasse  il  profila  t 
lume  d'  una  lampada,  niente  imi- 
porta  che  sia  storia  o  favola  . 

Imt>orta  bensì  che  ÌI  profilo  sia 
di  bella  forma .  La  sua  forma  beli 
la  consiste  neJJ'  ovali .  Nell'ova- 
le si  scuoprono  con  faciliti  i  pun- 
ti esseniuli  che  formulo  il  con- 
torno. Laddove  nella  linea  retta 
tutto  è  uniforme;  e  nella  cutva 
ehc  si  apinossima  al  cìrcolo  tutto 
si  raccorcia,  e  le  parti  t)  occul- 
tano le  une  nelle  altre.  Percià 
i-  profili  rotondi  e  concavi  sono 
deformi  e  ridicoli ,  e  cagionano 
-movimenti  più  ridicoli.  Quindi 
ie  maschere  da  far  ridere  sono  o 
ronde  0,  dritte .  A  misura  che  le 
fbime  si  allontanano  di  qua  o  di 
là  dall'ovale,  si  allontanano  dal 
bello  e  dal  arazioso  ;  e  passando 
per  ^radi  dal  convesso  al  conca- 
vo SI  giunga  fin  al  gtoitcseo,  <AC 


PRO 

i  V  opposto  del  grave  e  del  mio- 
^toso.  Così  è  anche  ae' profili 
dell' Arcfaiteitura,  ne' vasi,   ne* 

PROFUSIONE.  Dacchàkar- 
ti  li  sono  alzate  ad  un  grado 
eminente,  sì  attraggono  delta  sti> 
ma .  i.a  stima  ^joge  un  gratt 
nomerò  di  uomini  ji  cercarne  le 
produzioni  ,  e  un  gr^n  numero 
d' altri  ad  esercitarle  .  Eccone 
la  prufatione ,  La  profiiiiont  ten- 
de diflEcili  ,t  veri  prìncipi  d«ir 
arte.  S'imbrogliano  giudici,  ar- 
tisti ,  conoscitori .  La  saiietà  raf- 
fredda l'amore  dell'arie:  non  ti 
•ma  più  che  per  vanità ,  e  la  prò' 
fusione  porta  alla  dceadcnsa  e  al 
dis^sto  . 

Si  vada  in  un  Palazzone  Ro- 
mano  dove  lucro  i  quadri ,  scul* 
tute  ,  sontuosità  d'  ogni  specie. 
Vi  si  resta  stupido,  e  a  forza  di 

de  nessuna,  e  se  ne  va  via  con 
una  strepitosa  indigestione  d'  oc- 
chi. Per  godere  vi  Vuole  oalma 
e  silenzio,  e  non  quella  moltitu- 
dine dì  oggetti,  che  tociì  insie- 
me gridano  d'esser  veduti  tuta 
in  una  volta .  Il  mediocre  grida 
più  forte  perchè  si  pavoneggia  dì 
trovarsi  a  canto  ad  un  eccellen' 
te  ;  e  questo  vi  perde  di  tìpata- 
zione  per  la  vicinanza  dj  quello  . 
Eccettuati  i  protessorì ,  e  pochis- 
simi intendenti,  ogni  altro  dirà 
»tro  dì  si  :  come  mti  ti  ft  un- 
to canto   di  eott  nof»!t,ì    La  pra- 

niina  delle  arti,  perchè  è  caus« 
della  sazietà»  del  disgusto,  del 
disprezzo . 

Il  rimedio  è  facile  .  Un  bel  fa- 
lò di  tutto  il  cattivo,  di  tutto 
il  mediocre  ,  e  anche  di  tutto  il 
buono.  Non  si  lasci  che  il  so- 
lo- eccellente.   Ma-  questo    sati- 


PRO 

raro  t  tanto  meglio .  Non  ^élla 
IblJa  d*  ogni  genere ,  ma  nella 
scelta  di  poche  cose  egregie  s' 
istruisce  9  si  opera  ^  e  si  gode  a 
maraviglia . 

PROPORZIONI  sono  i  rap- 
porti  delle  dimensioni  delle  par* 
ti  fra  loro  e  col  tutto. 

La  figura  dell'  uomo  è  la  piilk 
interessante  per  Tuomo,  e  in 
conseguenza  vi  si  sono  f'uttc  mol- 
te osservazioni  ;  e  -  misurando  e 
comparando  un  gran  numero  d' 
individui  se  ne  sono  stabilite  lè 
froporfiioi9Ì  per  costituire  invaria* 
bilmente  )a  sua  perfezione  visi? 
bile  . 

La  testa  o  la  faccia  sono  stat^ 
le  misure  %ctìtt . 

La  tetta  ^  la  lunghezza  d^  una 
hnea  tratta  perpendicolarmente 
dalla  sommità  fin  sotto  al  men-^ 
fo  .  La  tette  ha  cinqne  divisio-p 
ni:  z.  dalla  sommità  fin  alP'ori- 

Sine  della  fronte,  2.  dalla  fronte 
n  alU  nascita  del  n^so,  3.  il 
naso  ,  4.  dal  naso  «Ila  bocca,  5-. 
dalla  bócca  fin  sotto  al  mento  ; 
Ma  <]ueste  elivisioni  non  sonò 
uguali  ft$,  loro  ,  onde  si  fa  uso 
di  altre  divisioni  piò  piccole  pef 
misurare  le  altre  parti  dtì  corpo . 
Si  fa  uso  della  lunghezza  del 
naso , 

La  testa  è  riguardata  da'  pit- 
tori come  un  ovale .  Essi  divi- 
dono quest'  ovale  con  uqa  linea 
che  ne  divide  la  lunghezza  in 
due  parti  uguali  ;  e  dividono  la 
larghezza  con  quattro  linee  tra-» 
versali  parallele.  La  prima  di 
queste  traversali  divide  in  due 
parti  uguali  tutta  T  ovale.  Su 
questa  linea  mettono  gli  occhi  co' 
loro  angoli.  La  metà  dell' ova- 
le al  di  sopra  è  divisa  traversai" 
mente  in  due.  parti  uguali  .  La 
più  alta  comincia  dalla  sommità 


PRÒ  i9y 

d^IIa  testa ,  per  tutto  dove  sor 
capelli:  la  parte  inferiore  occupa 
la  fronte  fin  agli  occhi.  La  par- 
te di  sorto  è  Ujgualmente  divisk 
in  due  parti  traversali  ;  in  una  è 
il  naso ,  titiV  altra  divida  in  due 
altre  piccole  parti ,  in  una  dell6 
^uali  è  la  bocca ,  e  nel!'  uhima 
fl  mento . 

La  faccU  è  una  linea  perpeK* 
dicolare  tirata  dalla  origine  diella 
fronte  fin  al  mento.  E'  divisa  in 
tre  parti  uguali  ,  fronte',  naso, 
bocca  col  mento .  Questa  misura  > 
come  meno  grande  della  testa ,  è 
più  adatta  per  misurare  tutto  il 
corpo .    • 

Di  dieci  facce  k  V  altezza  or- 
dinaria d' una  figura  intera .  Que« 
$ra  dimensione  si  sarà  certamen- 
te scelta  dopo  d'aver  confronta- 
to  i  più  scelti  individui  .^  Ciò 
nondinaeno'  alcune  immagini  sono 
più  alte  qùaldie  cosa  di  più  di 
dieci  fatce  ,  come  l'Apollo ,  e  là 
Venere.  Cosi  hanno  la  sveltezza 
che  loro  conviene .  Gioverebbe 
prender  le  misure  esatte  delle 
principali  statue  antiche ,  e  con- 
frontarle .  Questo 'lavoro  è  sfa- 
to fatto  impertèttamente  e  ribut* 
tantemente  da  Vinci,  e  da  Lò- 
mazzo.  Ne  ha  dato  un  saggici 
anche  Audran  ,  ma  senza  cri* 
ticà , 

Dal  mento  fin  alla  fossetta  del- 
le clavicole  sono  due  nasi  .  Dal- 
la fossetta  fin  alle  mammèlle  ùnà 
faccia  ,  Dàlie  mammelle  all'  um^ 
bilicò  un"  aftra  faccia  ;  ma  neli* 
Apollo  v'  è  tìn  naso  di  più  .  Dall* 
umbilìco  fin  ai  genitali  una  fàccia  ; 
anche  qui  V  Apollo  ha  un  naso 
di  più  .  Da*^  gtenitàli  fin  al  ginoC'* 
chio  due  facce  :  nella  Venere  de* 
Medici  ìì  mezzo  del  córro  è  *al 
di  soDra  de'  genitali  .  Il  ginoc- 
diio  ha  mezza  faccia .   Dà  sottar 

al  . 


tW  PRO 

al  ginocchio  al  piede  due  facce  « 
Il  resto  è  mezza  faccia . 

V  uomo  stefe  le  braccia  è  lar- 
go quanto  è  lungo  ;  Da  una  mam- 
mella air  altra  sono  due  facce  . 
V  omero  dalla  spalla  al  gomito  è 
di  due  facce .  Dal  gomito  fin  al 
nodo  del  dito  mignolo  due  fac- 
ce •  Dair  omop]  ata  fin  alla  fosset^ 
ta  delle  clavicole  una  faccia . 

la   piantji  del   piede   ^  il  ^ 

della  figura  «  La  mano  una  fac* 
eia;  Il  pollice  un  nato.  Il  brao» 
ciò  interno  dalla  mammella  fin  al 
mezzo  4  nasi .  Dal  mezzo  fin  al- 
la mano  5  nasi-.  Udito  niù lun- 
go dei  piede  un  naso .  Nàie  don- 
ne idufrcapi  delle  nummelle  e  la 
fossetta  fanno  un  triangolo  equi- 
latero. . 

Si  fanno  spesso  Mìe  figure 
maggiori  del  naturale  fin  aj.  gi- 
ganCBsco*  I  grandi  V  edifici  si  so- 
filionó  decorate  dentro  e  fuori  di 
^ure  ooiossali  in  tagione  della 
vastità  delle  Yabbriciie^»  e  del 
punto  di  veduta.  Ma  si  avverta 
che  noi  siamo  avvezzi  a  giudica- 
re della  grandezza  de*  neutri  si- 
mili-, sempre  a  un  modo  in  qu^* 
iwijue  (UstafBza  sieno.  Si  esa^ 
gen  pure  la  grandezza  ordinaria 
Sèlle  figure  y  ma  non  tanto  che 
ci  compariscano  colossali  »  e  «he 
impkcoliseaao  e  abbassino  V.  am- 
piezaa  degli  edificj  »  come  accade 
in  ÌS.  Pietro  .  di  Roma»  e  al* 
trove. 

'  PROSCENIO  i  la  parte  del 
tesero  dove  agiscono  gli  attori* 
Presso*  gii*  antichi  la  scena  era  d^ 
una  decorazione  permanente  ;  .-^n- 
de  ''il  iOBO  frttsfem'u'CTw  tutto  quel 
che-noi  chiamànao  .i«e«#'H'£ra  un 
ovadifilungachej'apfeescntava  ox* . 
dkianameiiire'ilm  duogv|»ioperf0  4" 
X  sMoi  àachi  esànàr  oasooeti.'da 


PRO 

privili  versatili ,  su'  quali  erro 
dipinte  le  decorazioni  corrispon- 
denti alla  decorazione  del  fondo. 
Questo  era  tutto  naturale  e  ra- 
gionevole .  £'  anche  ben  ragio« 
nevole  che  il  proscenio  sia  nobi- 
le nella  forjmk,  e  semplice  ne* 
suoi  ornati  •  Se  fosse  carico  di 
marmi  d'o^ni^  colore  f  e  di  oro, 
le  decorazioni  del  fondo  e  gli  at« 
tori  sarebbero  distrutti  da  quel* 
la  ricchezza  .  - 

Qj^anto  è  diverso  il  lidstro  prò* 
scenio  !  I  suoi  difetti  nella  for- 
ma sono  senza  numerò  «  Dav'  h 
curva ,  e  dov'  è  d*  una  lunghez- 
za estrema;  or  in  trapezio,  or  ir- 
regolare ;  ma  sempre  discordante 
colla  sala  delV  udienza  4  Alle  vol- 
te sporge  infifori  nella  platea, 
come  ne'  Teatri  di  Mihuio ,  di 
Ronu  9  di  Napoli  « 

Le  sue  decorazioni  sono  ridi- 
cole •  Mensple  ,  cartocci,  termi- 
ni ,  cariatidi ,  ordini  sproporzio- 
nati, frontoni ,  mostri  d'ogni  ge- 
nere che  sosten,tano  un  cornicio<^ 
nf  ,  e  che  non  sono  sostenuti  da 
niente  4  ^ 

Se^poi  il  proscenio  sporge  a- 
vanti  nella  '  platea ,  produce  una 
vista  orrenda  ,  4  gli  attori  si 
trovano  fra  gli  spettatori .  E  gii 
spettatori  che  si  trovano  in  quel* 
1*  logge  veijgon  male,  e  tutti 
odono  peggio  • 

PROSPETTIVA  lineare  è 
una  scienza  che  insegna  come  le 
linee  ,  che  xircpscrivooO  gli  0^- 

Setti,  SI  presentano  all'  occhio 
eljo  spettatore  situato  ip  distan- 
za di  essi,  oggetti .  Finché  que- 
sta scienza  e  ignota,  Parte  è 
neir  infanzia.  Xa  Prospettiva  so- 
la .  insegna  a  rappresentare  con  C" 
sattezza  gli  scorci  :  e  gli -scorci 
si  trovano Jielle  nositurepiì^ sem- 
plici,. Convienaelinc^c  .«cord  • 


PRO 

e  in  conseguenza  seguir  le  feggi 
«iella  protpettsvM  ,  per  nippresen- 
tkx  una  fipura  veduta  di  nccia  , 
die  posa  i  piedi  per  terra .  Il 
discepolo  ha  d*  apprendere  gli  e-' 
1  ementi  di  questa  scienza,  pri-r 
ma  di  dicegnare  il  naturale.  Niu* 
na  cosa  c^  inganna' tanto  quanto 
Ja  nostra  vista  :  per  poco  che  si 
cambi  sito  9  o  che  1  eggjetto  si 
muova,  si  (2  subito  una  differen- 
za considerabile  fra  1*  originale 
-e  la  copia  che  noi  ne  detiaeia? 
mo.  La  Prospettive  è  una  rego- 
la «icura  per  misurar  le  opere 
che  noi  vogliamo  rappresentare  , 
e  per  dare  la  vera  tonaa  delle 
linee  che  debbono  indicarne  i 
contorni .  E'  vero  che  non  è-sem- 
pre  facile  delineare  secondo  le 
regole  tutte  Je  linee  che  danno 
le  differenti  parti  dtl  corpo  urna* 
no  secondo  le  distanze,  e'secon- 
do  la  loro  posizione  .  Ma  vi  si 
perviene  coJla  pazienza .  La  Pro' 
spettivi  lineate  è  una  parte  delle 
matematiche  ;  dunque  ha  regole 
certe.  L'Artista  non  ha  bisogno 
di  saperla  in  tutta  la  sua  esten- 
sione :  gli  basta  sapere  il  piatio , 
il  quadrato  in  tutti  gli  aspetti , 
il  circolo,  l'ovale,  il  triango- 
lo, e  specialmente  ladiflTerenza 
del  punto  di  vista  secondo  si  è 
più  d'  SL^fxesso ,  o  da  lungi .  Il 
^usto  poi  deve  presiedere  all'al- 
tezza ,  in  cui  si  stabilisce  il  punr. 
to  di  vedutA .  Se  gli  Antichi  ab- 
biano conosciuta  la  prospettiva  -^ 
è  una  questione  insulsa  .  Tant<e 
loro  opere  danno  prove  di  s)  . 
Mz  tante  altre  dicono  di  no: 
tali  sono  i^  bassirilievi  della  Co- 
lonna Trapana .  Questo  non  vuol 
dire  altro  se  non  che  sono  opere 
quelle  d'  ignoranti  di  prospetti^ 
va  ,  come  tante  opere  ncHcfèrne 
MAO  impraspeaivicée  non  ostan- 


PRO  If^ 

te  che  ora  auesta  scienza  sia  più 
sviluppata  <tie  mai  • 
La  pfofpettiv0  Bgrem^  non  ha 

rrincip)  fassi  come  la  Liftnre^ 
nsegna  il  grado  di  lume  che  gli 
Oggetti  riflettono  verso  lo  spetta- 
tore in  ragione  della  loro  distan- 
za •  Ne  fa  conoscere  la  degrada- 
zione M  tono  a  proporzione 
dell'  aria  frapposta..  V  aria  è  pia 
o  meno  densa,  ora  più  carica  ,  or 
più  serena  :  onde  le  regole  di 
questa  prottettivé  non  sono  ctt* 
te .  Degradando  i  totii ,  i  contor-' 
ni  restano  più  indecisi ,  gli  an- 
goli si  cancellano,  e. le  forme  si 
rendono  vaghe  e  incerte.  Oisser- 
vazioni  dunque-  e  pratica  si*  ri<r. 
chieggono  per  questa  prospettiva 
éere0  . 

I  piccoli  pittori  che  si  danno, 
a  quel  piccolo  genere  di  pittura 
che  si  dice  di  prospettive  ^  non 
ne  facciano  mai  dove  lo  spettatore 
può  cambiar  di  sito:  poiché  ino- 
ri di  quel  sito  quelle  decorazio- 
ni sono  mostruosità  •  x 

PROVE  sono  saggi  che  T  in- 
cisore fa  tirare  mi  suo  rame  per 
vedere  1'  effetto  del  suo  lavoro . 
Pro^e  deW  acqua  forte  sono  ^uan* 
do  si  fan  tirare  alcuni  sagg).diH 
pò  adoperata  l'acqua  lorte.  Pr/V 
me  prove  son  quando  il  rame  è 
inferamente  abbozzato  . 

La  durata  dd  rame  è  secondo- 
la  qualità   del   rame,    il   lavoro 
dell'artista,   eia  destrezza  del- 
lo stampatore. 

Gli  Amatori  non  badano  tanto 
alla  stampa  «  quanto  a  certe  io? 
ro  inezie.  Voglion  le  prove  sen*» 
za  lettere,  perchè  poche  e  pri«> 
me  ;  e  i  mercanti  per  co<itentar«< 
li  ne  fanno  tirar  moire  ,  a  le  dan*. 
no  fuori  a  poco  a  poco-.  L'a^ 
varizia  ispirò  a  Rembrandt  la 
ciarlauneria  di  &r  a^  cuni  dopo 

aver- 


ftverne  tratte  parecchie  itsaao^ 
qualche  cangiamento ,  e  anche 
un  nuovo  eìjp^tQ  .  Nieote  di  più 
facile  che  correggere  neir  iscri- 
zione un  errore  lasciatovi  »espres' 
$amente^  o  con  pulire  il  margi- 
ne lasciato  apposta  difettoso  •  Gli 
amatori    compran  a  caro    prttzo 

fueste  vergogne  f  Che  bella  cosa 
r  esser(  amarore  di  tutto  T  ina-s 
«nabile  ? 

.  PTERA  è  creduto  architetto 
(della  Cappella  di  Delfio  che  fu 
(  dicesi  )  prima  di  rami  d' allo^ 
ro  9  indi  di  cera»  ^.poi  di  rame 
cisellato  con  immagini  di  vergi-* 
dì  d'oro  che  cantavan  meglio 
delle  Sirene .  Peccato  che  sì  bel- 
ja. rarità  fosse  stata  inghiottita 
sana  sana  dalla  terra  •  Gli  anti- 
chi ebbero  qualche  altro  edifìcio 
idi  rame  .    Di   carne  fu  a  Sparta 


WS 

li  tempio  di  Minerva  4  chiamati 
perciò  CffMkiaecot .  E  Acrisio  fe- 
ce costruire  una  camera  di  rame 
per  sua  figlia  <  La  città  di  Apte- 
r>.  in.  Creta  si  vuole  costruita  da 
questo  architetto  • 
.  PUJET  C  Pietro")  n-  i(J2i  ni, 
1^94  soprannominato  il  Micbehn^ 
gelo  della  Francia  per  essere  sta- 
to anch*egli  pittore  ,  scultore , 
e  architetto  .  Egli  precettò 
grandr  abbellimenti  per  Marsi- 
glia sua  patria  9  ma  restaron  pro- 
getti ^  In.  Genova  la  chiesa  della 
Nunziata  è  di  suo  disegno ,  e 
varie  sculture  in  quella  città  gli 
fanno  onore  .  -  La  sua  statua  più 
famosa  è  il-  Milone  Crotoniate, 
che  da  Tolori  Ìvl  ttasportato  a 
Versaglies .  Anche  il  gruppo  d' 
Andromeda  e  Perseo  è  molto  sti- 
inato. 


^ 


e 


Q.UA 


OuALITA' .  Niuno  nasce  p06» 
^**"  ta ,.  pittore ,  astronomo  ec, 
La  natnca  ci  fa  tutti  lavoratori  « 
Per  esser  Artista  nori  vi  vuole  che 
intellìgenxA  e  dfspof  igiene  di  wn- 

Ifamzginazioi^  ardente  e.  gm^* 
dizio  squisito ,  memoria  sicura  e 
timor  continuo  d' imitare  servii- 
tnente-^li  altri  ;  destrezza  di  ma- 
no e  diffidenza  d'operare  più  per 
ÌA  mano  che  per  i  suoi  occhi  e 
per  il  suo  cuore  :  sono  le  quaUr 
ti  i  quasi  ^incompatibili  9  per  for- 
care un  artista  eccellente* 

La  piì^  felÌQt  /acilità  ti'  inven- 
tare aoa  vale  niente.,  fé  la  piik- 


sana  ragione  non  dispone  e  noti 
eseguisce  ;  Coir  ordine  il  più  e- 
sarto ,  e  colla  imirazione  la  più 
precisa  si  darà  neir  insipido  ,  se 
non  v'entra  il  fuoco  dell'  inge- 
gno ... 

.  Oltre  il  giudizio  è  l' imtnzp' 
nazione  vi  vuole  la  sensibilità^ 
La  sensibiiirà  è  1a  sola  che  r' 
parlare  le  figute/  Ella  sola  sctio- 
pre  le  passioni,,  che-  T  artista 
vuol  effpriinere  per  trasmetterle 
;^Ji  spettuori  sensibili  «  ^^,^ 
questa  seitsibìlità  i  ragiortitori  e 
gì'  invettfori.d'  Apdllo  ,  ài-  Lao*^ 
coonte  ,  i  Raflfaelli ,  i  Bomtny^ 
chini»  che  cosa  sarebbero-  snu. 

Un' 


<1UA 

Va*  imn^ginsa^ione  fertilr*  un 
carattere  nervosa  e  fiero ,  un  sen- 
timento vivo  f  penetrante  ,  un 
coraggio  per  .  ui)  lavoro  indefes- 
so :  questo  aggruppamento  di  qua* 
Jita  è  in  un  aquila  che  si  slan-^ 
eia  a  voli  sublimi,  ed  ecco  il 
divino  Michelagnolo  9  il  quale  e- 
'  sce  fìiori  di  sé  sfrenato  di  savia 
riflessione . 

La  Riflessione  calcola  la  pre- 
cisione delie  forme  ,  de'  caratte- 
ri ,  de'  colori ,  degli  effetti ,  per 
esprimere  le  passioni  con  digni- 
tà come  ricniedono  i  difl^erenti 
soggetti  é  La  Flora ,  V  Ercole  , 
]*Antinoo,  il  Gladiatore,  l'A- 
pollo, Venere^  il  Laocoonte;  e 
lì  Panteon  ,  e  il  Colosseo ,  e  la 
•  Sibilla,  e  tanti  altri  xiionumenti 
dell'antichità  sono  capi  d'opera 
di  ragione  ,  di  scienza  ,  di  gur 
$tO  ,  di  sentimento  ,  come  altre- 
sì lo  sono  le  ìiclìe  opere  di  Raf- 
faello, di  Tiziano,    di  Correg^ 

io  ,  di  Mengs ,  di  Canova ,    di 
'alladio- 

Le  queliti  dtU*  artista  si  deb-' 
bon  esercitare  nello  studio  del 
bello  degli  antichi ,  e  de'  mastri 
moderni  ;  non  per  imitarli  ser- 
vilmente e  popiarli,  ma  per  con«> 
vertirseli  in  sugo  e  in  sangue  ,  e 
per  andatecostanteiliente  sUlelo* 
ro  tracce ,  come  regole  e  guide 
eterne  e  infallibili. 

La  destrezza  della  Inano  ha  it 
essere  serva  fedele  della  mente. 
Guai  se  $1U  pretende  indipen-* 
4enza. 

.  Oltre  le  suddette  fùaltfì  nti-* 
marie  ,  l' artista  ha. bisogna  di  e^ 
mulazione .  Raflfàelio  attruto  dal-» 
ia  voluttà  sarebbe  rimasto  nel  sec^ 
cvitoe.del  Perugina,  se -non  «wes^ 
se  avuta  la  bella  emuJaxioae  di 
sorpassare  Michelangciai.'  L'e-^ 
nulazione  sostieiir  il  coraggio 


I 


UVA  -^91 

per  superare  gli  ostàcoli  ,  e  prd^ 
duce  amore  per  il  lavoro .  Quic«« 
Jà  la  ^étftnK,»  9  senza  di  cui  non 
v*^  è  studio  . 

Il  complesso  di  tutte  le  sud- 
dette qualità  riunite  insieitie  fa 
eccellente  1'  artista  «  Qualche 
qualità  isolata  darà  qualche  lu- 
stro parziale,  che  per  lo  pia  di- 
viene nocivo  i  e  forma  più  no- 
civi sistemi  accademiiìi ,  e  par- 
zialità di  Scuole  ^  L' antichità 
non  conobbe  né  scuole  ^  né  acca- 
demie: volle  eccellenza  universa- 
le,  e  qualunque  mediocrità  fu 
nulla  . 

Presupposte  le  predette  quaìr^ 
tà  ^  i'  Artista  ^  proVegga  delle 
necessarie  cognizioni  di  Prospet- 
tiva, di  Anatomia^  di  Antiqua- 
ria ,  di  Storia ,  di  Favola ,  di 
Fisica  t  ^i  Mateiliatica ,  di  Chi- 
mica, e  specialmente  di  Morale 
chiara  e  pratica  . 

Felice  r  artista  che  inunito  di 
queste  cognizioni  piantate  sul 
basamento  delle  qualità ,  sa  ap-* 
plicarle  a  tutte  le  parti  della  sus 
professione;  e  ben  munito  di  os- 
servazioni su  le  opere  de'  gran 
maestri  antichi  e  mocferniy  sa 
scegliere  ciò  che  conviene  alsog^ 
getto  che  ha  da  trattare.-  Fles- 
sibilità dunque  ,  e  ttìedimìone 
profonda  .  Flessibilità  ^  docilità 
non  è  lo  sfesso  che  schiaviti!»  rP 
artista  docile  non  è  un  copista 
servile.  Quanto  pia  egli  s^tudie- 
rà  le  cose  itltrui ,  più  sarà  origi-» 
naie. 

Sarà  anche  tnoderato  ^  per  evi-' 
far  la  taccia  che  Apelle  dava  a 
Brotogene  di  fati(iar  troppo  Iti 
sue  opere  ^  La  mxìdefézitine  è  an* 
chff^imjiòrfante,  fier  non  cader 
nel  viaio'delliar  tnoltiplicità  deflè- 
figurct  degli  actessorr,  e  degli 
cenati  *  Col  meno  silis  il  pìà; 


V 


i^ft  QUA 

Le  belle  «rti  tono  un  continuo 
ragionare.   Dunque  Logica,  Si« 

Snori  Artisti  »    e  Signori  inten- 
enti , 

Il  dhintnftsi  poi  vuoi  essere 
r  ultimo  jMiiimento  che  ha  da  far 
brillare  V  artista  ^uslifiesto  •  lì 
dìtinmus$  io  preserva  dalla  in- 


QUA 

vidia  »  dalla  gelosia  9  dalle  bri- 
ghe ,  dal  vile  nercimoaio  per  le 
sue  opere,  e  dall' orgoglio  ver- 
so i  suoi  allievi .  De*  suoi  allie- 
vi egli  non  si  £irà  uìi  gregge  ^ 
ciechi  ammiratori  inceppati  ai  so- 
lo meccanisiiio* 


RAB 


X>.  ABIRIO  fu  impiegato  da  Do* 
iniziano  ad  architettare  molti  e- 
dificj ,  tra'  quali  il  gran  palazzo 
sul  Palatino,  descritto  dal  Bian- 
chini nella  sua  opera  intitolata 
PélétXfi  de'  Ceséri  .  Opera  |^  u- 
tile  fu  l'arginatura  e  il  ponte  sul 
Volturno.  Ma  Domiziano  vole- 
va in  tutto  una  profusione  di  or- 
nati ,  e  per  profondere  scorticava 
i  popoli  ;  onde  alla  sua  morte  i 
popoli  si  scatenarono  cqntro  i 
suoi  ornamenti . 

RAIKALDI  (.GirolMtno'y  n. 
1^70  m.  ;l6%^  architetti  Romano 
di  famiglia  di  Artisti .  Compì 
in  Roma  il  Campidoglio,  edin- 
cò  la  Casa  del  Gesù  ,  il  Palazzo 
Panfili  e  la  Chiesa  di  S.  Agnese 
in  Piazza  Navona ,  Villa  Taver- 
na a  jFrascati  «  In  Bologna  ì\  Col- 
legio di  S.  Lucia  .  Tutte  opere 
molto  mediocri. 

Carip  suo  figlio  mostrò  poco 
gusto  nelle  chiese  di  SS.  Apo- 
stoli ,  di  Ge$ù  e  Maria  al  Corso , 
di  Campitelli,  di  S.Andrea  del- 
la Vaile ,  nellf  due  gemelle  sU  la 
piazza  del  Popolo  ,  nell'  esterio«* 
re  settentrionale  di  S.  Maria  Mag- 
giore» e  aelDmsitodiCilcBica* 


te  IX  entro  la  stessa  chiesa .  Fe- 
ce meglio  nel  duomo  di  Ronci- 
glione,  nella  Chiesa  di  Monte- 
Porzio,  e  ne' giardini  di  Mon- 
dragone  a  Frascati,  e  di  Villa 
Pinciana.  Il  Palazzo  doil' Acca- 
demia di  Francia  sarebbe  ^Ho 
se  fosse  men  ricco.  L'architetto 
amava  il  fasto  ,  e  riusciva  bìent 
nelle  piante . 

RAPPORTO  scambievole  de* 
lumi  ^  delle  mez,K,e  tinte  j  e  delle 
ombre ^  quale  deve  èssere? 

Se  si  danno  6  porzioni  d\  lu* 
me ,  o  sia  di  chiaro ,  alla  mas- 
sa principale ,  bisogna  circondar- 
la di  9  porzioni  di  mezze  tinte, 
e  di  Z2  di  oscuro ,  o  sia  di  om- 
bre. Questo  è  in  natura,  e  Ru- 
bens lo  ha  sa^Mro  ben  imitare. 
Ma  qui  non  si  richiede  un'esat- 
tezza aritmetica  s  le  operazioni 
del  gusto  non  soggiacciono  a  cal- 
coli .  Questo  rjtppertg  deve  acco- 
modarsi alle  circostanze. 

Angaria  aperta  i  colori  chian 
e  brillanti  debbon  esser  estesi 
quanto  i  toni  scMti,  e  le  niezze 
tinte.  Al  sole  risplendènte  da 
per  tutto  le  ombre  sono  la  mag^ 
gior  pactc  riflesse  >  e  non  hànn» 

che 


RAS 

tlie  il  valore  delle  mezze  tinte  » 
e  sono  perciò  di  grande  estensiOr 
ne  V  Q^  restano  grandi  oscuri  che 
nfc*  luoghi  fattizi ,  dove  i  riflessi 
non  possono  giungere. 
•  Al  lume  artificiale  di  notte  le 
parti  luminose  sono  dd  più  vivo 
splendor^  rossastro ,  e  le  ombre 
sono  più  taglienti  e  più  unifor- 
mi, e  il  fondo  tenebroso .  Qui 
le  mezze  tinte  appena  sono  di- 
scernibili, onde  le  ombre  deb- 
bon  occupare  anche  il  loro  luo- 
go ,  cosi  che  se  la  porzione  iJiu^ 
minata  è  6 ,  bisogna  ai  12  gradi 
ddle  ombre  aggiungere  19  delle 
mezze  tinte,  e  far  che  le  ombre 
sicno  di  ZI  gradi  di  estensione. 

Ne'  soggetti  di  notte  illumina* 
ti  da  un  aime  artefatte ,  i  chia- 
ri comparirebbero  troppo  acuti , 
se  non  fossero  richiamati  dagli 
echi  che  li  sostengono  ;  e  gli 
scuci  saprebbero  tristi  se  non  fos- 
sero staccati  da  barlumi,  i  qua- 
li debbon  esser  disposti  diagonalr 
mente  in  distanze  ineguali ,.  co- 
me anche  gli  echi  •  In  questa 
guisa  il  quadro  *"  comparirà  più 
grande  della  tela  • 
.  Di  notte  i  colori*  cedono  in 
vivacità  al  lupie  che  li  produce, 
jaiia  superano  ia  splen'dore  per  la 
Joro  estensione  ,  e  pner  V  oppo* 
sizione  degli  oggetti  associati  . 
Queste  estensioni  e  questi  con- 
trasti sono  relativi  ai  locale,  e 
air  importanza  delie  figure .  Fi- 
nalmente tutti  i  corpi  veduti  ài 
notte  debbonsi  rappresentare  con 
molto  meno  finezza  e  con  meno 
àttiA^ìi  che  quegli  esposti  alla  lur 
jet  dtì  giorno  . 

RASSOMIGLIANZA.  In  ur 
Da  composizione  una  figura  non 
&\  deve  rassomigliare  air  altra  « 
non  solo  nel  viso  9  ma  neppure 
fiel  gesta  9  nei  portamento  >  6 
^/>;.  Bf  Arti  T,  IL  ' 


RAV  1^5 

nell'attitudine.  Cì&à  vuole  la 
madre  Natura.  E  così  ha  opera- 
to ii  suo  figlio  primogenito  Raf- 
faello .  E'  sterile  ^ueir  artista  che 
in  un  soggetto  ài  storia  fa  le  &^ 
gure  tutte  rasromi^lianti  :  allo- 
ra non  fa  che  la  storia  d' una  so- 
la famiglia  .  E  più  sterile  è  an- 
cora ,  se  ne'  varj  soggetti  egli 
sempre  ripete  le  stesse  figure. 

[La  ripetizióne  non  è  permessa 
che  di  uno  stesso  personaggio  ; 
rappresentato  una  volta  da  un  ar- 
tista in  un  modo ,'  deve  lo  stesso 
artista  riprodurlo^  rassomigliante 
nell'  altre  occasioni ,  ma  con  ^ual^ 
che  riguardo  all'età  e  alle  circo- 
stanze .  Nelle  avventure  di  Ulis- 
se ,  Ulisse  sempre  si  ha  da  rico- 
noscere ;  eccetto  quando  fu  cam- 
biato da  Minerva . 
.  RAVy  CCioysnni')  lavorò  -in 
Parigi  da  architetto  e  da  sci|Jfo- 
re  nella  Chiesa  de  Notre  Dffìne  y 
e  Ì9f  compì  nel  IJ5I.  E'  questa 
una  fabbrica  gotica  dtìlt  più  gran-i 
diose  e  ben  proporzionata,  tutta 
di  pietra ,  e  ricca  straricca  di 
ornati  d'ogni  genere. 

REFR AZIONE,  rottura  ap-^ 
parente  d' un  oggetto  passando 
tfaversalmente  da  un  mezzo  pi  A 
raro  a  uno  più  denso ,  dall'  aria 
nejr.acqua.  Un  bastone  dritto 
immerso  in  parte  neU'  acqua  ci 
comparisce  rotto .  Qualunque  cor- 
po che  sia  nell'  acqua  ci  altera 
la  vista  ;  vi  si  vede  una  moneta 
dove  prima  non  si  vedeva,  tutto 
ci  par  più  grosso ,  e  quel  eh'  è 
nel  ^do  ci  ^comparisce  più  vici- 
no :  ma  i  colori  s' indeboliscono  « 
Conyien  però  aver  riguardo  alla 
nat^ra  delle  ^cquoi,  alk  loro 
quantità  ,  alla  profondità .  L' ac- 
qua chiara  e  poco  profónda'  ik 
poca  alterazione  .    •  <  ^ 

.  jREGOLAMEKTav  Una  ck* 

N  tà 


X94  KES 

.  tà  ben  regolata  deve  regolar  an-* 
^  che  r  esteriore '^e' SUOI  edifici* 
' .  Non  si  ha  d' s^bbandonar  al  capric-^ 
'  ciò  de'  privati  quello  che  spetta 
alla  bellezza  pubblica .  i.  L'  al-^ 
tezza  dclU  case  deve  esser  prO' 
porzionata  aìh  larghezza;  delle 
strade .  Nelle  strade  pr^cipali' 
posson  le  case  psser  a  tre  piani , 
ma  nelte  minori  non  a  più  di 
due .  Questo  è  richiesta  dal  co- 
inodo  e  dalia  salubrità .  ar.'  Va* 
rietà  nelle  forme  »  nella  qualità 
e  quan-tità  degli  ornati,  e  nel 
moda  di  combinarli .  3.  Ogni  cit- 
tà jper  quanto  sia  brutta  y  può  bel 
bello  abbellirsi.  Si  faccia  un  pia* 
no  di  quello  che  è,  e  di  quello 
che  deve  essere ,  e  a  mfSura  che 
le  fabbriche  deperiscono  ,  ecco 
strade  nuove  spaziose  e  belle  ,  e 
piazze  frequenti  e  magnifiche. 
Bisogna*  volere  ;  non  sivuofe  ab- 
bastanza . 

RESISTENZA  è  ui  Architet- 
tura là  forza  che  sostiene  la  par- 
te che  fo  pressione .  Una  fabbri- 
ca avrà  tutta  la  necessaria  soli- 
dità ,  se  la  reriftenztf  supera  al- 
quanto la  pressione .  Un  muro' 
semplice  è  pressione  e  refisfen^a  : 
le  sue  |)arti  superiori  premono*  su 
le  inferiori,  e  queste  sostengono* 
quelle,  ma  la  reristenz,^  totale  è 
nel  suolo  :  questo  •  è  il  fonda- 
mento. Un  edifizio  è  composto 
di  più  muri  sostenenti  volte,  so- 
ia}, tetti,  che  fanno  il  peso  dell* 
edificio,'  e  i  muri  ne  sono  il  sor 
stegna  o  la  resistenza .>  L'archi- 
tetto ha  da  calcolare  esattamente 
Ja  pressione  de'  pesr  per  regolare 
con  sicurezza  la  forza  de'  soste- 
gni ,  o  sia  Jà  resistenza . 

Vi  son  de'  pesi  che  aglscona 
verticalmente  da  su  in  giù:  tali 
sono  i  muri  ,*  perciò  debbon  esser 
dritti»  Altrlagiscon obliquamen* 


RES 

te  ;  queste  sono  le  volte  :  -per  caU 
colarne  la  pressione ,  convieo  mi- 
surarne la  curvatura  ;  quanto  mi- 
nore è  questa,  maggior  sarà  la 
spinta.  Altri  pesi,  còme  i  solaj 
e  le  volte,  premono  verticalmen- 
te,  e  un  poco*  obliquamente  • 
Tutto  ciò  va  calcolato  ,  Dunque 
l' Architetto  deve  esser  provisto 
di  Matematiche,  senza  le  quali 
non  potrà  appronttatsi  de' buoni 
trattati  che  su  questo  articolo  in« 
teressante  vi  sono  di  Belidor, 
Riccati  ec. 

RESTREMAZrONE  è  l'as- 
sottigliamento*  della  colonna  dal 
fondo,  o  dal  ter^o  in  su.  Que* 
sto  è  ben  natura  :  i  fusti  degli 
alberi ,  donde  le  colonne,  si  as- 
sottigliano a  misura  che  s' inal- 
zana. Ma  il'  farle  panciute,  co- 
me pratrcan  alcuni  moderni,  è 
innaturale  e  brutto .  La  renremi- 
zjone'  deve  esser  maggiore  quan* 
to  è  più  svelta  la  colonna;  on« 

de  -3?  nel  dorico,  —  nel  jonico, 
o  7 

*r  nel  Corintio. 

REVESi  BRUTI  C Ottavio) 
nòbile  Vicentino  del  secolo  scor- 
so ,  architettò  varie  buòne  fabbri» 
che  in  Brendola^  £  diede  alla 
luce  V'  Are  Bisesto  fer  fornice  ft- 
cilmeme  gli  ordini  d*  ArcbitettU' 
ra .  Questo^  strumento  è  una  spe* 
eie  ^\  compasso  di  proporzione. 

RICCHEZZA  non  è  bellezza 
nelle  arti ,  né  in  morale  ;  anzi  è 
spesso'  contraria  alla  bellezza  e 
alla  bontà  «  Quanto  più  si  aggiun- 
gono* ricchezXt ,,  meno  si  bataa  al 
soggetto^  arricchito^  e  ne  resta 
corrotto. 

Tutto  quel  eh'  è  bello,  è  sem- 
pre ricco  nelle  arti ,  come  turtcr 
quel  eh'  è  buono ,  è  ricco  se  ha 
merito  personale .    Il  bello  deve 

sem- 


\ 


Rie 

tempre  esser  unito  al  convenevo- 
le «  al  naturale  .  Una  composi- 
zione è  r$cc§ ,  se  ha  ornamenti 
necessari  in  quella  savia  abbon- 
danza, che  ne  risalti  maggior- 
mente lì  soggetto,  lunci  dapro- 
f\isione,  e  eia  superfluità.  Quan- 
to è  difficile  l'uso  delle  ricchez-. 
ze  !  E  quanto  è  rara  V  arte  di 
godere  e  di  far  godere  ! 

RICERCATO  è  parentadi  af- 
fettato. L'artista  non  sia  ^iV^r ctf- 
to ,  se  vuole  che  le  sue  opere  sie- 
no  ricercate. 

RICHIAMI.  La  natura  inse- 
gna che  una  massa  principale  di 
lume ,  in  cui  si  mettono  le  )>rin- 
^ipali  figure,  deve  essere  come 
per  eco  ricbiéméta  su  gli  acces- 
sori in  Ufi  a  maaiera  meno  viva  • 
Se  non  vi  fosse  che  una  sola  mas- 
sa luminosa  opposta  ad  una  sola 
qiassa  d* ombre,  la  composizione 
riuscirebbe  insulsa. 
.  I  Veneziani  e  i  Fiamminghi  so- 
no stati  bravi  in  questi  richiami . 
Ma  non  si  debbono  usare  che 
per  accrescere  T  espressione  della 
$cena.  Onde  ne' soggetti  di  not- 
te, e  di  mister),  L richiami  vO' 
gliono  esser  rari.  Nella  sua  fa- 
mosa Notte  il  Cprreg^io  non  r#- 
^biama  il  lupe  ;  lo  fa  uscir  tut- 
to dal  Bambino  per  illuminare  la 
Madre  Vergine:  che  pittoresco 
vSttÌQol  Anche  RaflTaello  nella 
^arcerc  di  S.  Pietro  si  mostrò 
4nteiligente  in  questi  richiami, 

RIFLESSO.  La  luce  non  si 
ti  fette  da  un  corpo  senza  cari- 
carsi del  colore  ai  esso  corpo, 
e  portarlo  sul^corpo  vicino.  Su 
questo  corno  si  fa  un  color  mi- 
$to  òtì  color  proprio  e  della  lu- 
ce riflessa .  Le  Donne  sanno  a 
maraviglia  tali  riflessi^  e  perciò 
scelgono  sei^pre  vesti  di  colori 
che  riflettano  in  maggior  al>bel- 


RIF 


I9J 


limento  del  lòit)  viso^.  E  i  pit- 
tori ne  sapranno  menò  delle  Don- 
ne ? 

Senza  ri/lessi  le  fisure  non  pos- 
sono aver  rilievo*,  nS  leggerezza  , 
né  vaghezza,  né  armonia.  I  ri* 
fiessi  debbonsi  distribuire  in  for- 
za e  in  colore  a  proporzione  del 
lume  e  dell'  oggetto  cae  li  produce  • 

Il  corpo  luminoso,  il  lume  d^ 
una  face,  presta  il  suo  color  ros- 
sastro ad  un  corpo  vicino ,  sen- 
za ricever  niente  da  essO'  corpo 
illuminato.  Da  questo  bensì  si 
fanno  le  riverberazioni  in  qua ,  ìtk 
là .  L' arte  dé*ri/lessi  è  d'  impie«^ 
gar  le  riverberazioni,  e  i  colorì 
rotti  che  gli  altri  corpi  ricevon 
gli  uni  dagli  altri:  quindi  la  dol- 
cezza ,  la  gradazione ,  e  1'  accor- 
do delle  parti  e  dell'insieme  , 

^  Un  tempo  s' ignoravan  i  r//$fex- 
si  :  ora  sonò  tanto  alla  moda  che 
iion  si  distinguono  dalle  mezze 
tinte  ;  il  che  è  contro  natura* 
La  luce  rimessa  non  può  produr- 
re toni  sì  chiari  come'  la  di- 
retta* 

;RIGIDO.  In  natura  tutto  h 
di  apparenza  flessibile  e  ondeg-* 
giante.  Nelle  campagne  coki  vate 
&'  incontrano  delle  forme  dritte 
e  in  conseguenza  ripide;  ma  non 
mai  ne' siti  abbandonati  a  loro 
istessi  •  Il -terreno  è  solcato  dall' 
acque  «  da'  venti  $  dalle -tempeste  | 
se  nelle  foreste  àlberi  annosi  si 
erigon  dritti ,  la  lorO^  rigidiet,K/^ 
è  interrotta  da  piante  parassite  e 
tortuose;  gli  stessi  scogli  per  lo 
sforzo  de'  secoli  oflTrono  mine  si*> 
nuose  .  Da  per  tutto  è  bandita 
la  rigidetx^  9  e  la  fredda  regola- 
rità . 

L'uomo  che  si  abbandona  alla 

natura   non   è  mai  rigido  nelle 

sue  atdtudini.    Ha  bisogno  di 

sforzi  per  divenirlo,  e  a  forza  di 

N    2,  sfor« 


sforzi  ne  prende  T abito,  e  vin- 
ce la  natura . 

I^' oggetto  dell*  arte  è  la  natu- 
ra li(bera  9  non  la  natura  contra- 
riata .L'artista  che  imiti  la  na? 
tura  libera»  .sarà  libero  da  r/^/- 
deKX^  ;  e  se  nelle  sue  opere  s' inr 
cantra  qualche  cosa  di  rigido , 
egli  ha  fatta  un' imitazione  f^l- 
sa .  ..  ' 
/  RIMESSE  sieno  esposte  a  tra-r 

montana.  Ogjni  carrozza  ha  bi- 
sogno d'  uno  spazio  largo  9  pie-  ' 
di  e  lungo  zz .  Vi  si  fanno  del- 
le corsiere  di  pezzi  di  legname 
a  triangolo ,  per  cui  le  carrozze 
escono  facilmente,  e  rientrano  a 
disporsi  ciascuna  9I  suo  luogo 
senza  offendersi . 

RINGHIERE    son    parapetti 
traforati  per  riparo  a  finestre ,   a 
Ic^&e ,  ^  a  terrazzi  ec.    Fanno  al 
di  fuori  una  bella  vista ,  quando 
sona  ben  disposte ,    e  danno  ai 
di  dentro  comodità    e  ilarità  . 
Ma   invece  di   balaustri   C  sono 
pur  barbari  i  balaustri  ;  gli  anti- 
chi non  li  conobbero  )  si  potreb- 
bero, sostituire  colonnette  corri- 
spondenti al  carattere  deli'  edifir 
eia .   Ma  cosi  per  vedere ,  i^nno 
un    bei   vedere  le    ringhiere  su' 
tetti ,  e   fui  su'  frontespiz)  ?    In 
Roma ,  in  Roma  si  veggon  di  que* 
ste  mostruosità   per  la  manìa  di 
adornare  • 
1  RIPETIZIONE.    La  natura, 

è  tanto  variata  che  neppure  una 
foglia  è   interamente   simile  all' 
altra  d^una  stessa  pianta.    Dun- 
que Kartista  non  ripeterà Itstts^ 
se    attitudini  ,    gli  stessi  gesti  , 
jc  stesse  vesti  ^  i  medesimi  cplo- 
"ri  .     Certe  ripetizioni  però  sono 
eleganze  in  certi  casi.    Nell'E- 
liodoro di    RaflTaello    un  gruppo 
di  donne  con  dimostrazioni  uni- 
formi  tendono  all'espressione  d' 


HIP 

un  medesimo  sentimento  ^  e  vi 
fanno  bene . 

RIPOSO  .  Ogni  nostro  senso 
per  ^ver  maggiori  godimenti  » 
iia  bisogno  di  riposo .  I  più  vi- 
vi piaceri  ci  (stancano  e  si  con- 
vertono in  pene  ,  se  non  sono 
fi:aramisti  di  riposi. 

Due  principi  rendono  necessa- 
rio il  riposo  nelle  opere  delle  bel-t 
le  arti  ;  L*  unità  d' interesse ,  e 
P  armonia . 

_  L' occhio  trova  tranquillità  e 
riposo  in  un'  opera  dove  no;i  regn;i 
confusione  >  oove^  le  parti  sut^r- 
dinate  e  accessorie  lion  distrag-. 
cono  dair  ogi^etto  principale  ^ 
dove  ^li  ornati  non  ^ono  profusi 
gli  uni  sopra  gli  ahri  .  Il  Ri- 
pose esige  ancora  una  giusta  gra-r 
dazione  de^  colori  locaH ,  e  di 
chiaroscuro  .  Coi  riposo  l'occhio 
e  la  mente  comprendono  facile 
mente  V  idea  ddV  opera  . 

RISENTITO .  Un  principiane 
te  che  copia  iì  corpo  umano  ^ 
non  vi  scuopre  le  impressioni  mu- 
scolari ,  n^  le  esprime  •  A  misu- 
ra eh*  egli  sì  esercita  nel  dise- 
gno, e  fa' confronto  di  forme  « 
fa  sentire  nella  sua  opera  •  Di-* 
venuto  uomo  e  riscaldato  nello 
studio  de'  modelli  «  e  particolar- 
mente ,nel  moto  e  nella  situazio; 
ne  de' muscoli,  esprime  le  forme 
con  energia  ,  e  ne  fa  un  disegna 
risentito ,  Michelangelo  si  è  con-? 
tradd istinto  in  questa  risentii 
mento . 

Ma  la  natura  che  mostra  dsL 
per  tutto  forme,  non  le  mostra 
sempre  risentite  .^  Le  donne ,  i 
fanciulli,  e  gli  uomini  delicati  e 
d^  una  vita  oelicara ,  non  oflfrono 
che  muscoli  dolci  e  di  transizió- 
ni fine .  I  robusti  e  i  laboriosi 
hanno  con  tornì  risentiti.  Dunque 
xhi  disegnasse  sempre   fiftntiut-, 

men-r 


feif- 

4déni9  ciìsegnerebbé  Uixtpre  àmma* 
iiieratamente . 

Si  osservino  i .  c^pì  d*  opperà 
AeìV  antichità  ^  Ercole  ha  le  for- 
ine risentite  j  ma  non  già  Adti- 
noo  j  molto  mend  Apollo  ,  e  mol- 
tissimo meno  Venere;  Si  osser- 
vi RaflTaellò  :  ctfn  quanti  saviéz- 
za ha  variato  le  forme  secondo  il 
carattere  delle  diferenti  figure  ! 
L' artista  non  ha  d'àvei:e  iltro 
sistema  che  la  natura  t  la  bella 
antichità  • 

RITI  RELIGIOSI  i  t  Preti 
sono  della  più  remota  antichità  é 
In  Grecia  sotto  i  Preti  v'  erano 
miniltri  subalterni  chiamati  pd* 
tassiti  9  perche  partecijuvano  del- 
ie vivande  de*  sacrifici .  Iri  Ro- 
ma ^lìÈpuloféi  facevano  banchet-( 
ti  divini  . 

Nella  vita  privata  i  Pteti  Gre- 
ci e  Romani  non   par  che  aves-- 
sero  abito  distinto  ì  \si  contraddi- 
stinguevano Densi  ncllp  Idr  fun- 
zioni .  religiose  :   Neir  atto   del 
aacvifizio    si    coprivano  la  testa 
colla  toga  6  col  mantello .  Tal- 
ora si  mettevano  in  capo,  una  co- 
rona  di   (tori  o  di  foglie .    Mai 
^ue*  fiori  e  quelle  foglie  àvcÉa  da 
essere  corrispondenti  al  nume  >  cui 
si  sacrificava  :   di  quercia  a  Gid- 
-  ve  e  a  Diana,   di    alloro  ad  Ar 
pollo ,    di  pioppo  ad  Ercole  ,  di 
mirto  a  Venere,  di  olivo  a-'Mir 
nerva  ,  di  cipresso  a  Pktotie,  di 
narciso  a  proserpina  ec. 

I  Temjpi  eran  quadrilunghi ,  6 
rotoVidi  con  portici  d'avanti  od' 
intorno ,  e  con  ornamenti  di  sta» 
tue  e  di  trofei .  Gij  Altari  v'  era- 
no isolati,  e  ihpbili ,  di  figura  ro- 
tonda, ó  quadrata  ,  o  triangola- 
re, ornati  di  bassi  rilievi  ,  e  in- 
<!kvati  al  di  sopra  per  contenervi 
il  fuoco . 
i  Tripodi'  aervivtn  per  metter- 


vi  vasi  d' acfua  per  Itfvar  le  vi-' 
score  delle  vittime.  Quello  del- 
la Pitia  di  Delfi  era  à  fo'rtfia  di 
sedia  sfondata  per  Hcever  l  esa- 
lazioni profeticifè. 

Canestri,    incensròrj,  cucchia- 
rini,  vasi  dì  varie  forme,   erari 
arredi  sacri  ;  I  dicchi  eran  piatta 
pei*  mettervi  le  carni  v  Cofn  uri  a- 
spersorio  si  asp^rgé^a  V  acqua  lu- 
strale,  che  Si  tfantificavsf  con  e- 
stinguervi  un  tizzone   dell'ara  .' 
Le  Patere  erano  come    sottocop- 
pe per  far  le  libazioni   ia  la  te-^ 
sta  delle  vittime,  e  per  ricever- 
ne il  sangue  .    Quadrate  eran  le 
Gabbie  dei  polli  sacri .  Gli  Augu- 
ri usavano   un  bastone^ ,'    lituo  ^ 
simil  al  pastorale  de'  nostri  Ve-  ^ 
scovi  ;    Con   lin   martellò  Ovald 
<i  accoppavano  le  vittiMé,  e  si  ' 
scannavano  con  colteili  cotitènu- 
ii  in  un  fodero  ii\  format, di  U  i 
a  coh  un'  ascia   o'  sia  scure .    1 
Candelabri  erano  ornatissimi ,    é 
fifnivano  in  un  vaso  ad  urna  per 
contenervi  Vailo  o  il  sevo'. 
.    Le.dohnt  intervèn^van    d  sa-^ 
crific|  col  portar  canèstri  e  altri 
arnesi  ,*  e  a/uravauo  i  preti ,  è  per- 
ciò erano  grasse  ;  guazzavano  nel- 
le carni  delle  vittime  .  Ogni  sa- 
crificio era  seguito  da!  un  bkir- 
chetto . 

.  Le  Vestali  aveàno-  vtià  Veste' 
lunga  colle  maniche  apèrte' al  di 
sopra:  fin  al  gomito,  e  con  una* 
cintura'  a  mézza'  vita- .  Su  la'  ve- 
ste lunga  portavano  una  tùnica 
cortissima  .  In  testa*  aveanó  un 
velò  fluttuante .  La  loro  capelk^* 
tura  era  separata  ugualihehte  in* 
due  parti..-. 

Le  Deità  principali  àvéan  i  ló^" 
ro  Sacerdoti  distinti .  I  Salj  con- 
sacrati a  Giòve  portavano  un  ber-' 
i^tto  di  pdle  bianca  conformato 
a  fulmine  con  una  specie  di.di^ 
N     3^  mie» 


\ 


if8         «tir 

«iero  ,  .up'  fSastionevdì  netallo 
al  petto,,  uno  scudo  in  una  ma- 
no, e  aèil  altra  una  picca  o  uà 
coltello^  I  Lupercali  nelle  loro 
feste  correvan  midi  per  le  strade 
non  aitent^O  che.  una  pelle  di  Vit- 
tima fresca  dalle  reni  in  giù  ;  e 
portavano  in  roano  uno  staffile  di 
cuQJo  di  capra  per  battere  chi  in- 
contravano ;  le  donne  andavan  ad 
offrirsi  ai  loro  colpi  credendoli 
efficaci  a  fecondarla  .  Per  dive- 
nir Lupercali  }>isognava  soffrire 
molte  incisioni  jnella  fronte . 
.  A  ciascun  Dio  s'  immolava  la 
9ua  bestia  diletta.  A  Cibele ma- 
dre degli^  Dei  una  porca  pre« 
gnà ,  tori  ,  caproni  ^  A  Giove 
tori  Q  becjchi  »  A  <  Giunone  vac- 
che e  agnelle  .  A  Nettuno  tori, 
a  Piu(;p.ne  tori  neri ,  a  Proserpi-, 
na  vacche  nere ,  a  Beate  cani  , 
a  Cerere  porci ,  ad  Apollo  tori 
giovani,  capre  e  pecore  ;  a  Mar>* 
te  ^avalli;  a  Minerva  tori  e  a- 
gnelli;  a  Venere  tutto  fuor  che 
porci  ;  a  Diana  cervi  e  vacche  « 
a  Bacco  becchi >  a  Ercole. porci, 
ad  Esculapio  galli  -  Queste"  bet 
stie  siornavan  di  fiori,,  e  s'in<t 
doravano  ,  e  s' infettucciavano  • 
S' immolavano  anche  uccelli . 

Le  principali  feste  de'  Greci  c- 
rano  le  seguenti . 

Adonia  .  Le  donnei  andavano. 
per  le  strade,  piangendo  e  gamen- 
do,  ad  imitazione  di  Venere  per 
Ja  morte  del  suo.  Adone  ucciso 
da  un  cignale.  Fra'  pianti  can- 
ta vano^canzoni  lugubri  al  suono 
di  flauti  .  Dopo  aver  pianto  un 
giorno  intero  passavano  in  una 
grande  allegria  per  la  resurrezio- 
ne di  Adone. 

Ampitdrpnia  »  .  Festa  •  privata 
che  si  celebrava  in  casa  io  gior- 
ni dopo  la  nascita  d'un  fanciul* 
io ,  il  a^^ale  di  nptte  si  giravA 


RIT 

intorno  al  fuoco,  e  gli  s*  impo* 
ne  va  il  nome  .  I  parenti  e  gli 
amici  facevan  doni^  Finiva  1^ 
festa  con  un  sacrifizio  e  con  u- 
na  cena . 

ApaturÌ0 ,  Festa  di  j  giorni 
per  i  padri  di  famìglia  .  Nel 
primo  giorno  un  bel  festino  .' 
Nel  secondo  sacrifici  a  Giove  e 
a  Minerva.  Nel  terzo  i  padri 
iscrivevano  i  loro  figliuoli  alle 
tribù  ;  e  divenuti  cittadini  si  ta- 
gliavano i  capelli ,  e  cantavano 
e  spiegavano  versi  dei  migliori 
poeti . 

Aseòlsd  .>  Giuoco  in  onor  di 
Bacco  •  Si  gonfiava  un  otre  di' 
becco,  e  si  ungeva  di  grasso.  X 
ragazzi  vi  saltavano  sopra  con  utr 
sol  piede  :  cadevano ,  e  facevano 
ridere  . 

Caneforii^^,  Le  ragazze  prepa- 
rate a  maritarsi  offrivano  a  Dia^ 
na  ceste  ripiene  delle  piti  belle 
opere  à^ììz  loro  mani,  per  paci-* 
ficar  la  dea  della  verginità ,  e 
per  non  ostare  ai  loro  parti  . 

DaphntforsA. .  Durava  9  gior- 
ni in  onore  di  Apollo.  Un  gio^ 
vane  portava  un  ramo  di  olivo. ,  sa 
cui  era  una  palla  dì  metallo  rap- 
presentante il  Sole  ,  da  cui  pende- 
va un'  altra  rappresentante  la  Lu- 
na, 'indi  altre  ^  più  piccole  che 
rappttesentavan  i  pianeti,  e  lè 
stelle  fìsse  .  Questo  ramo  era  or- 
nato xli  nastri  ,  di  fiori ,  e  di  fa- 
sce cne  disegnavano  i  giorni  deF- 
l'anno,  e  l'ultima  fascia  gialla 
esprimevia  la  luce  del  Sole .  Que- 
sto stendardo  si  portava  in  prò- 
cessione ,  e  vi  concorrevanomol- 
te  zitelle  con  rami  di  olivo. 

Delie }.  Tutta  la  Grecia  ac- 
correva all'Isola  di  Delo  a  cele- 
brar là  festa  istituitavi  da  Teseo 
in  ongr  d'  Apollo  e  éi  Venete 
quando  approdò   colà    vincitore 

del 


RIT 

del  Minotauro  di  Creta  <  La  fè- 
sta consisteva  in  danze  a  tre  co- 
ri di  uomini  provetti ,  di  donne  9 
e  di  giovani  ,  e  si  eseguivano  in 
giri  tortuosi  ad'  imitazione ' defl 
I««i060  Laberinto.  E  quelle  dan- 
ze si  facevano  intorno  a  quell* 
altare  faÌ3bricato  tutto  di  corni 
•di  capra ,  e  di  corni  di  capra  era 
tutte  il  tempio^  ^  fip  j  foqda- 
menti. 

pionissa  .  «Baccanali  in  Imordi 
Bacco.    li  sacerdote  avea  nome 
di  Re  ,  e  &i  sceglieva  14  donne , 
<olle  quali  faceva   i    mister;   sa- 
cerdotali che  niuno  poteva  vede- 
re, né  sentire:  ciò  nondimeno  e- 
f^li  era  riputato  probo,  ed  erae- 
etto  da  probi .  i  gran  baccanali 
sì    celebravano   a   primavera  ;   i 
piccoli   in  campagna  neir  inver- 
no ,  e  gli  altri  in  autunno .  Tit- 
si ,   cembali,    ftauti,    tiippani  , 
crotali   erano  gli   strumenti  de^ 
baccantie  delle  baccanti,  che  di 
notte  con  faci   correvan  furiosa- 
mente per  le  strade .   Chi  si  co- 
priva di  pelle   di   tigre  ^   chi   si 
cingeva  il  capo  di  nastri ,   e  chi 
si  cinbondava  ii  corpo  di  serpen- 
ti,     Altri   su   carri    spiegavano 
sontuosità  di  vesti ,  e  di  vasi  d' 
argento  e  d' oro  :  altri  si  masche- 
ravano in  satiri  e  in  sileni  sopra 
Asini  tirando  becchi   per  i  sacri- 
fizi*  Gridi   e   atti  lascivi  senza 
fine.    Là  tumultuosa  processione 
erra  seguita    dalle    provisioni  per 
la  cena .    Le  zi/elle   nobili  por- 
tavano ceste  con  primizie  di  frut- 
ti,  altre    con  i  mister;.   Giovi* 
nastri  portavano  su  lunghe  per-r 
tiche  i  pialli ^  cioè  l'effigie  de- 
gli strumenti  della  generazione  . 
Tali  feste  per  eccellenza  si  chia- 
aiavano  Orgìe  ,  che  significa  qua- 
lunque solennità  religiosa  . 

Eieusintf,  Impenetrabili  sono 


RIT  199 

i  mister;  Eleusini  ;  ma  pubblica 
era  la  festa  che  si  faceva  nel  gran 
tempio  di  Eleusi  in  onore  di  Ce- 
reie  per  aver  ritrovata  la  sua  fi- 
glia    Proserpina  .    ì\  Jerofante 
rappresentava  il  creatore  di  tutte 
le  cose.  Da  Eleusi  la  processione 
andava  in  Atene  fra  canti  e  sa- 
crifici: ciascuno  portava  Timaginé 
di  qualche  deità  nella  piazza  d* 
Atene .    Le  donne   andavano  su 
carri  ingiuriando  chi  vedevano  . 
Efesia  -In  Efeso  i  giovani  d* 
ambi  i  sessi  facevano  processione 
.con  torce ,  con  profumi ,  Con  ca- 
ni ,  e  con  arnesi  da  caccia  in  o- 
nor  di  Diana .  In  questa  iesta  si 
sceglievan  gli  sposi . 

Camelia  cerimonia  delle  spose 
prima  dello  sposalizio ,  consisten^*' 
te  in  un  sacrifizio  a  Giunone ,  li 
Venere ,  e  alle  Grazie  nella  tribù*. 
Ecatena  ,  Ad  ogni  noyiluòib 
ì.  ricchi  jnettevano  avanti  la  por- 
ta di  casa  la  statua  di  Ecate  a 
tre  ttstc  ,.  e  davan  da  mangiare  ài 
poveri ,  cht  dicevatf  di  mangiare 
colla  Dea  . 

Lampt^doforie .  Chi  con  uria 
lainpada  accesa  correva  per  T  ac- 
cademia d'Atene  senza  smorzar- 
la ,  era  premiato  ;  ma  gli  assi- 
stenti menavano  su  la  pancia ,  al- 
le chiappe  • 

Panatenee,  In  onore  dì  Talla- 
de  ogni  paese  deli*  Attica  da>^a 
bovi  grassi  per  un  gran  pranzo. 
Le  zitelle  nobili  davano  stoffe  ', 
dove  eran  effijgiate  le  vittorie  di 
Pallade  sopra  i  Giganti .  I  cit- 
tadini principali  si  vestivano  di 
tali  stoffe  :  i  vecchi  più  belli  por- 
tavan  rami  d'  olivo  :  tutti  i  pos- 
sessori ecoitivatorid'  olivi  aveati 
'  da  offrir  olive  : 

Tesn^oforie .    Mister;   impene- 
trabili di  donne    a  Cerere.    Le 
.  più.  rispettabili   portavar^  ad  E* 
N    4  leu- 


zoo  liìT      , 

hmi  libri  sacri  su  la  testa)  e 
un  velo  copriva  tutto  agli  occhi 
profani  . 

RJf'TpCCARE.  Cke  1^  autore 
rittech'  là  àuz  Meta  ancor  fre- 
sca^ per  fierreggérlà  •  per  accor- 
darla r  ^ ,  un  dovere . 
.  Non'  deve  però  ritoccai  troìppo , 
se  non  vuole  far  éom^parire  un 
colorito^  stentato  . 

Ma  niét.^er  mano   nelle  òpere 
altrui  insigni  alterate^  dal, tempo, 
è  un  defornaarle' ,  il  che  è  pe^io 
che  distr^ggerle . 
:    Un  quaaro  dtfaccordato  e  gua* 
sto  dagli   anni    sia  ritoccato  da 
mano  esperta..    I^er  un  momento 
farà  buòna   comparsa ,   rna  da  H 
a  poco  diverrà  peggio  di  prima  9 
perchè   le  nuove   tinte,  jpambianp 
.e  discordano  colle  yecchie  •  Si  ri- 
corre perciò  ad  un  altro  .niedieo  > 
che  promette  più  roi.rs^oli  quan- 
.,td  piò  i  ignorante  ^costui  appli-^ 
ca  nuovi  topici ,  e  itidi  a  poco  V 
.,  Mtnalato^.  peggiora  .  .  Eccoci  al 
,  ciarlatano-,  il  ^uale  spietatamente 
seccia ,   impiastra  9   strofina ,  ra- 
.  schia  ,  lava ,.  rimpiastrg  ,  inver- 
•  nicia  9  e  addio  quadro  . . 
.,     Questa  bell'arte  ha  fattoi  pro- 
^^ressi  in  ragione  della  decaden- 
'" za  deJ/e  beffe  arti*     ^ 
s'^-'tt'^r^^  ^'^occare  pììi    utile  è  quel 
^yj^él  maestro  su  le  opere  de'  suoi 
\    allievi  9  se  accompagna    quel^la 
comparazione    dimostrativa   èon 
un'  istruzione    chiara  ^  cotta ,  e 
Appropriata  alk  capafCità  del  gio- 
'  v;^ne  »  li  ritocco  allora  è  una  le- 
zione 9 ''^he  per  gli  occhi  e  per 
^  ^li  orc!cchi    va  emcacissii^a  alla  ' 
.  mente  :  è  una  dimostr^ione  del- 
la teoria. 

RITRATTI.  Chi  è  miglior 
pittore  fa  mii^liòri  ritratti ,  Per- 
ciò bellissiini  i  rifritti  dì  Raf- 
iaello ,  di  Tiziano ,  di  Vandyck  % 


KIT 

e   di   tutti    gli  artisti   chtf  soM 
stati  gran  pittori  di  Storia. 

L»  perfezione  àtì  ritratto  ha 
da'  rapprescfntare  seniplicemente 
una  pèrsone  secondo  lar  più  gran** 
de  verità  ddla  natura,  nello  sta-' 
tà  il  più  ordinario  allaf  sua^  fisot- 
nomia ,  nelle  sue  attitudini  le  pia 
familiari  ,  c'oli'  abbigliamento  e 
C0)1  vestito  su»  solita.-  Salda que^ 
sta  definizione  ,  eccone  le  cons»' 
guenze .     , 

1.  Ha  d' aver  carattere  ed  é» 
spressioìie.  Har  d' avere  le  fórme 
principali  caratteristiche  della  tt* 
sta  umana  9  modificate  ddle  diF> 
ferenze  individuali. 

2.  Ogni  fisonomia  vivente  e* 
sprime,  sé  non-  uéapassiohe,  é" 
meno  un  Carattere.  Quella  chi 
non  esprime  niente  ,  non  esprime 
nemmeno  la  pt^senza  della  vita. 
Per.  r  artista  1'  espressioni  pie 
difficili  non  stfn*  le  passioni  vÌ(h 
ienti ,  che  arkerano  sensibilmente 
la  fisonomia ,  ma  le  passioni  dol«' 
ci,  che  si  accostano  alla  calma* 
E"  tfile  allora  lo  stato  di  chi  si 
fa  ritrarre  .  Ma  la  lunghezza  ^A 
lavoro ,  e  l' inazione,  gli  produ?- 
cono  noja  .  La  noja  rilascia  ì 
muscoli ,  e  invece  di  calma'  e  di 
vita  non  si  ha  che  una  languh 
dezza  quasi  cadaverica . 

3^  Dunque  V  artisti  sii»  spedi* 
tp9  e  per  esserlo  con  siucce^^, 
si^  familiarizzi  prima  col  suo*  oii- 
ginale  9  e  s' imbeveri  bene  étìk 
sua  fisonomia. 

4.  Non  è  in  ;frbitrio  dell' arti^ 
sta  ti  situare  a  modo  suo  il  rr- 
ttaendo.  Ciascuno  ha  le  sue  at-' 
titudini  abituali.  Chi  si  inette 
in  una  positura  StranieF»,  divie^ 
ne  straniero^  a  sé  stesso",!  si  eon-r 
traflrà9  non  è  più  quella  che  è-' 

$.  Il  sòrriiso  abbellisce  t  tratti, 
e  dà  vivezza.    Dunque  il Sij^o- 

re 


HIT 

te  ftòrtida.  La  hùttz  sorrìde, 
itM  gli  occhi  ditònò  noja.  Ad- 
dio accordo. 

6.  Si  tulorili  anche  la  Signorìa 
fetta;  si  liietta  di  gali.  La  na- 
tura Orbata  è  menò  natura  » 

7.  Si  arricchisca  anche  di  son- 
tuósi aecessdì'];  quant6  più  ri- 
cercati ,  tanto  nudcétanno  air  o- 
tiginalè .         ^ 

8.  Dunqtté  il  rikrmtto  storiato 
air  eroica,  ih  deità,  in  hinfe, 
in  cappuccini ,  è  uft  gènere  ba- 
staido  ii  più  Vizióso  k 

9.  Il  ritratto  ha  da  essere  una 
tappfeSentazione  precisa  dell'in- 
dividuo ;  t  ciò  Uondimenò  ha  d* 
aver  dell'ideale,  tome  ogni  AÌtto 
rakno  dell'  arte  .  Questo  ideale 
Consiste  nel  dare  alla  faccia  le 
parti  gfandi  caratteristiche  i  e  in 
ometter  le  piccole  che  non  han- 
no Carattere.  Lt  parti  grandi 
sbno  la  fronte,  gli  occhi,  il  na- 
so ,  le  guance  ^  la  b<>oca ,  il  men- 
to. Queste  forme  grandi  costi- 
tuiscono il  Carattere  personale^  e 
queste  deve  l'artista  esprimete 
con  fermezza  .  Vi  aggiungerà 
ancora,  ma  cOn  sobrietà,  qual- 
che parte  subalterna  per  dare  più 
Verità  e  ihoto  secondo  Che  V  età 
tichiede .  Non  è  la  faccia  ^  risulti 
Itnche  dalla  forma  ^  non  è  la  fac- 
cia che  ci  fa  riconoscere  una  per- 
sona; è  la  sua  apparenza^  il  suo 
effetto ,  la  sua  laea .  E'  questo 
Un  paradòsso?  Noi  è  la  più  e- 
aatta  verità.  L'idea  saviamente 
presa ,  e  artistamente  espressa  sa- 
rà d' una  rassomigiiania  più  viva 
e  più  sensibile  é  più  espressiva 
della  rappresentazione  che  risul- 
terebbe Qtlìt  fórma  stessa  w  Tut- 
to è  ideale ,  tutto  à  magico  nell' 
arte*  La  menzogna  entta  fino 
ntWt  espressióni  più  precise  della 
verità  «   V  aria  affascina  gli  9^ 


Ufo 


20f 


chi  degli  spettatori,  e  per  oflTrìf 
loro  la  rappreseUtazione  di  un  og*»* 
^etto ,  impiega  il  prestigio  della 
imitazione . 

IO.  Se  il  rittétto  stésso  è  uim 
menzogna,  non  può  esser  tratta- 
to mefilio  che  da  quegli  artisti  , 
i  quali  esercitati  nel  genere  della 
•  storia  sono  avvezzi  alle  grandi 
menzogne  dell'arte. 

Che  cosa  sono  dunque  gli  ar- 
tisti fitréttistiì  Artigiani  m«- 
sthini  che  sono  riusciti  artisti , 
e  per  vivere  si  dafino  a  maneg- 
giare il  pennello  còsH  all' azzardo 
copiahdo  freddamente  teste  vi- 
venti per  farne  tostt  mòrte ,  e 
talvolta  non  fanno  della  testa 
'  che  un  accessorio  del  qyadrò  « 
Preàso  ^li  antichi  non  si  troVa 
altro  rstrsttists  che  una  donna 
Lala  di  Cizico..  Gli  Apelli  fa- 
cevah  ritratti^  come  né  hanno 
fatto  i  RafFaelli ,  i  Tizianì  e  tan« 
ti  classici  pittori  di  storie  f  e  ta»» 
ti  scultori  insigni  i 

RIUNIONE  .  //  àeìh  di  riti»- 
nione  è  il  bello  composto  delle 
più  belle  parti  che  %ì  trovano  ne* 
gli  oggetti  più  scelti  •  La  natu« 
ra  non  riunisce  mai  tutte  le  sue 
bellezze  in  un  individuo  ;  V  aF>> 
tista  deve  cercarle  in  qua  ,  in  là^ 
e  riunirle  insieiAc  •  Così  Zeusx 
per  formare  un' Elenau.Qpmpit»- 
mente  bella  ^  scelse  le  più  oellò 
giovani  di  Crotone:  e  così  fece^ 
ro  gli  altri  artisti  Greci  per  fare 
opere  nerfette  • 

Dalla  riuniono  di  cose  iSttìt€ 
risulta  il  bello  non  soLà  m  ci»« 
scuna  figura  ,  ma  in  tutta  la  coiih 
posizione  •  Così  V  artista  riunii 
soo  quel  (she  in  natura  glamnudi 
si  vede./ 

Il  beilo  di  riunione  non  è  ail«' 
con  il  bello  ideale  •  Per  anivav 
al  belio  idaaJ^  cònvicii  aggiAw» 


HIV 

gerc  «llc'pard  belle  «cèke  delia 
natura  un  carattere  grandioso . 
Pe^  aggrandire  ie,  beIJe  forme  na- 
turali 9  convien  sopprimere  le  pic- 
ciole  parti.  £  se  si  vuole. giun^ 
ger  al  $oprumano  ,  bisc^na  ^sop- 
primen;  i  vasi  sanguigni,  e  con^ 
servar  solo  le  parti  grandi  necef- 
sarie  al  moto  e  ali  espressioner. 
Questo  è  al  .di  sopra  della  nacu^ 
ra ,  ma  non  conerà  natura  »  V 
artista  imiterà  la  natura  sempre 
che  r  abbellisce  :  se  M  CbQtraddi- 
ce,  la  imbruttirà.  ^ 

RIVENMTORI.  Cavesttm- 
ptor ,  «ir  erta  compratore .  Chiuno- 
que  rivende  fa  pfQÌès$io9e  d' in- 
gannare chi  compra,  e  chiunque 
Ìirofessa  un'arte,  ne  studia  tutte 
e  finezze.  Sono  innumerabiU  le 
frodi  che  i  r/ve»<^/r9r/ usano  nel- 
lo spacciare  le  produzioni  delle 
Belle  Arti  del  Disegno.'  Tutto 
h  bese»  Ben  se  io  meritano  gli 
Amarori  Dilettimti  ignoranti  pre* 
suntuosi  ,  che  comprano  nomi», 
€  sona  come  qué*  tanti  e  tanti 
che.  onoran  indegni,  e  inetta- 
nente  si  Igscisn  trasportar  dalia 
fama ,  e  stupidamente  adoran  ti- 
toli e  fasti .  Sparirebbero  &r  im- 
postori dove  gli  amatori-  fossero 
.intelligenti. 

ROBERTO  DE  LUSARCHE 
architettò  nel  1220  la  Cattedrale 
d'Araiens,  contiauatada  Toma- 
so di  Cormont ,  e  compita  da  suo 
figlio  Rinaldo  nel  %%6^  .  Poche 
opere  gotiche  possono  star  a  ftoa- 
tc  di  questa  per  la  grandezza ,  e 
per  il  lavoro  eccellente  .  Ha  il 
msLÌ  comune  ài  tutti  gli  cdificj 
di  quel  genetle  :  eccesso  dì  altez- 
za. La  gran  navata  ò  alta  1^2, 
piedi,  lunga  2x3,  e  larga  49. 

RODULF  C  Corrado")  architet- 
to e. fetóre  Tedesco  sbalzò  in 
Ispagn^jUel  .fine  dèi.  secolo  scor- 


V   ROD 

so ,  e  in  Valenza  eresse  nella  ri^* 
ca.C;^ttedrale  la  Ceciata  a  tre  or- 
dini ,  il  primo  di  6  colonne  09» 
_  rintie,  il  secondo  di  4  anche  co- 
rintie, e  il  terzo  parimente  co- 
rintio» £  viva»  L'interno  g9- 
tico  è  guastato  dagli  abbellimen- 
ti mo(&rni .  Malanno ,.  generale 
.fille  .opere  gotiche  . 

ROMPERE  i  colori  è  mesco- 
larli ,  onde  non  abbiano  più  il  to- 
|io  che  aveano  nella  tavolozza .. 

E'  Ui^essario  rompere  i  colori 
naturali  che  si  comprano  ^  e  che 
si  mettono  «u  la  tavolozza ,  per- 
chè sono  per  lo  più  ben  dinerea- 
ti  da*  colori  locali  della  natura 
che  r  artista  ha  ds^  imitare.  Mol- 
to j^ù  diflT^riscQno  i  polori  locali 
secondo  il  piano  in  cui  è  T  og- 
getto «  9  secondo  mqlte  altre  cir- 
costanze. 

Se  in  un  ritratto  d'un  oerso- 
naggio  vestito  di  nero  si  oà  p^r 
fbn%  una  portiera  rossa,  Questa 
deve>  esser  di  colori  rotti ,  i.  per- 
chè h  distanza  diminuisce  la  for- 
za del  (SUO  color  proprio;  a.  per- 
chè il  pavimen tq,  1  mobili ,  la 
figura  vi  spargoi^  ,^^^t^  stranie- 
re, e  ne  cambiano  il  suo  colore; 
3.  perchè  la  portiera  fa  pieghe  in 
difFerenti  piani  ^  e  dà  superficie 
diverse  di  lume  e  di  ombra.  Per 
tutte  queste  ragjoi^i  il  cqlore  lo- 
cale (fella  portiera  deve  ^sere 
rotto  ^  come  anche  qliello  dtlìt 
sue  differenti  masse  ;  onde  niuna 
delle  sue  parti'  conserva  il  suo 
colore  reale. 

ROSELLINI  C  Bfr«#r^(>  3  ar- 
chitetto  Fiorentino  fu  molto  in- 
piegato  da  Papa  NicolaoV.  a  ri- 
staurare  in  Roma  molti  edificj  . 
La  grand*  opera  dovea  ^ser  al 
•  Vaticano  .  Quivi  il  Rosellini 
spiegò  superbi  disegni  :  un  nuo- 
vo Tempio   di  S.  Pietro  il  pia 

ma- 


ROS 

tnftgnìfico  del  mondo  ;  tre  strado- 
ni dritti  vi  avean  da  condurre  9 
e  ttitri  tre  con  portici ,  con  log- 
ge 9  con  botteghe  per  artefici  di- 
stinti in  classi .  Finalmente  un 
Palazzo  da  abitarvi  il  Papa  cpn 
tutta  la  sua  Corte,  con  tutto  il 
suo  Sacro  Collegio,  con  tutti  i 
Cortigiani  del  Sacro  Collegio , 
^n  tutt^  la  Dateria,  Ja  Cancel- 
Jeria,  e  con  tutti  i  Sovrani  dell' 
Orbe  Cattolico  che  co*  loro  nu- 
merosi seguiti  potessero  venire 
tutti  in  una  volta  a  Roma  a  ba^^ 
ciar  i  piedi  al  Spintissimo  Padre. 
Ville,  Giardini,  Fontane,  Tea- 
tri, Musei.,  e  altre  delizie  erano 
in  abbondanza .  Morì  il  Papa 
Nicolao  ;  e  i  disegni  di  Roselhni 
svaniron  come  sogni . 

ROSSI  <  Gfo,  Antonio  de  )  ar-, 
chileCto'  Romano  n.  i6i6  m.  1^95 • 
Sono  di  suo  disegno  il  palazzo 
di  Rinuccini  al  Corso,  e  il  Pa- 
lazzone Alrìeri .  lì  suo  stile  è 
grandioso  e  sodo .  Ebbe  V  abili* 
tà  di  adattarsi  ai  siti,  e  di  ri- 
cavar^ bene  i  lumi .  Fu  altiero , 
e  disinteressato. 

RUIZ  C  Ferdintindo  )  acqui- 
stò'-gran  fama  per  1*  aumento 
di  quella  torre  di  Siviglia  chìa-, 
mata  la  Ciralda,  Questa  fabbri* 
ca  'singolare  si  ctede  costruita 
nel  secolo  XI  secondo  il  disegno 
di  quel  celebre  Geber,'cui  si  at*- 
tribuisce  l' invenzione  delV  Alge- 
bra 9  '  e  jl  disegno  di  diie  altre 
torri  consimili ,  una  a  Marocco , 
e  r  altra  a  Rabata  •   Questa  tor- 


RÙM 


aog 


re  era  alta.  250  piedi ,  e  larga 
50,  co'  muri  grossi  8  piedi,  di 
pietra  squadrata  fin  al  suolo ,  in- 
di di  mattoni ,  liscia  fin  a  87 
piedi  d'altezza,  e  poi  molti  la- 
vori. Nel  suo  centro  è  un'altra 
torre  erossa  piedi  23  .  NelJ'  in- 
tervallo è  la  scala  a  volta  sì  a- 
giata  da  and^i^l  due  a  cavallo»» 
-t  ben  illuminata  da  finestre,  cia- 
scuna delle  quali  ha  tre  colonne. 
Tutta  la  torre  ne  ha  140  di  varj 
marmi.  Finiva  in  cima  con  quat- 
tro globi  di  bronzo  dorato  posti 
r  uno  su  l'altro.  Questi  elobi 
Caddero,  e  perciò  il  Capitolo  di 
Siviglia  ordinò  a  Ruiz  d  inalzar- 
la 100  altri  piedi  .  Questo  inal- 
-zamento  si  va  ristringendo,  e  fi- 
nisce in  un  cupolino,  su  cui  è 
una  statua  di  bronzo,  detta  la 
Oh  al  da ,  banderuola . 

RUM  ALDO  architettò  •  sotto 
il  Re  Luigi  il  Pio  la  cattedrale 
di  Reims  servendosi  de*  materiali 
delle  mura  della  Città .'  Questa 
Chiesa  è  stata  decantata  per'ma- 
gnifica ,  e  tutta  ^a  sua  magnifi- 
cenza è'  stata  neir  oro .  E  che 
ha  da  far  V  oro  inolia  bellezza  ar- 
chitettonica ? 

RUSTICO  è  un  apparecchio 
di  pietre  ruvide  e  grezze ,  che  si 
dicono  hugne ,  b  bok.K.c ,  le  quali 
in  alcuni  edificj  convengono  '. 
Ma  non  converranno  mai  intor-, 
no  alle  colonne ,  e  a  colonne  jo^ 
niche ,  come  han  praticato  spesso 
i  moderai. 


\^ 


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SAC- 


itò4 


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BAU 


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Il  f      I  T        ■■— — <|N^  ■  I    I       {jfCi  l   I  iTfc 


SAC 


sts')  Torinese  9  discepolo  e  suc- 
cessore deir  Ivara  ii6iia  riedifica^ 
zione  del.  Palazzo  di  Madrid  « 
Non  vi  fu  eseguito  il  disegno 
dell*  ivara  ,  percnè  sì,  sproposita* 

Jo  ,  che  vi  volevan  più  di  aue  mi** 
a  colónne ,  e  altrettante  statue.. 
Ma  quello  del  Sacchetti  é  riusci'» 
to  pieno  ci*  inconvenienti  •  La 
facciata. ha  sette  oraini  di  fine- 
stre •  .Addio  grandiosità .  La  de- 
corazione  formica   de*  soliti   à* 

Sono  bensì  magnifici  gli  àn^ 
nessi  a}la  gran  piazza,  cioè  le 
Scuderie  e  l' Armeria,  architet- 
tate da  Gaspare  de  Vega  sotto 
Filippo  li.   ,. 

,  SALVI  QNicfiW)  n.  1^99  fri. 
Ì75X  4  La  sua  principai  opera  è  la 
t^ontana  di  Trevi  in  Roìna  stui 
patria  r  Fra  ie.  tante  fdntane  Ro- 
ttane si  ha  questa  per  la  i>iù  son- 
tuosa 4  Ha  non  so  che  A  viga , 
èrtale  era  iì  carattere  di  Salvi  , 
«omo  dabbene  •  oja  immerso  ne' 
pregiudizi  moderni ,  come  si  0$-' 
^serva  in  altre  sue  opere ,  nella 
<!!liiéscftta  Boioghétti  fuori  di 
Porta  Piar  »  e  in  quella  di  óradi 
A  Viterbo. 

SANCHE2Ì  C  Filippo  )  ttt. 
t6^  costruì  a  Guidalaxafra  nella' 
Chiesa  di  S.  Fifippo  il  célèbre 
Pànteon  sepctlcralejp^r  la  famiglia' 
cfeir  Infantando .  Es^a  cappella  è^ 
glittica  ;  -  vi  si  discénde  per  5$ 
ÈCiAìù  f  cotolietae'  2^'  urne  fra  8^ 


pilastri ,  é  ui?à  cappe/letta  cdn  4 
cplonne  di  diaspro  •  Si  dic^  <:hé 
vi  siono  stati  spesi,  doe  iirìlioni . 
£  più  trilioni  di  djstj^naa  è-  tra 
questo  e  .il  Panteon  4'  Agrìppa. 

SANFÉLICE  (,  Ferdinando) 
%  ^7^  nobile  Napoletano  stu- 
dioso cfeir  Architettura ,  ma  ^ì 
pessima  gusto,  e  c^ipriccioso  spe- 
cialmente nelle  sca^e.  in  Napoli 
sono  diversi  edific;  di  sW  elise- 
gi;io,'  tre.. palazzi  éà  sua  Fami- 
glia, quella  di  MoQteleone,  e  di 
$erra  ;  le  chiese  dielia  Ni^ziatel- 
la  ,  di  Keginacéli ,  lar  libraci  di 
S.  Gio.  ja  Carbonara  .* 

SAMGÀLLÓ  C  CsuUénù  di  ) 
fiorentino  n.  1443  m,  i^iy  ar- 
cnitettó  e  ingegnere.  A  Firenze 
le  sue  fabbriche  sono  il  mc/niste- 


ro  di  S.  MadaJenaf  de'  Pazzi ,  il 
palazzo  a  Poggio  a  Cajano,  e  ìt 
"   ó  a  Pógg^  Imperiale ,  il  Cotf- 
to  dì  S.  Agostino .  Anche  io 


altro 
vento 

Roi|ia;  fece,  il  palazzo  di  Sv  Pietro' 
in  Vincoli  y  e  la  facciata  a  tre 
'ordini  alla  Chiesa  dell*  Anima.  U 
suo  stile  architettonico  fu  secco. 
Grande  fu  iì  suo  disinteresse .  E^: 
gli  non  accettò  i  ricchi  donatici 
d' argento  e  di  danaro  fatti|[li  dfl 
iCe'  ai  Natpoli  per  non  so  ^Jiaii 
disegni  ,  scusatidosi  dì  itoit^po-' 
terli  ricévete  per  è&sér  al  servi/ 
zio'  di .  Lorenzo  de'  Medici  i( 
Ma^ni^co .  Prese  benil  alcuni  pex- 
zi  di  antichità ,  e  li  donò  ai  ^ì» 
Mégnipcé, 
Suo  fratetio' Antonio  5akigil£>^ 

rif- 


/ 


SAN 

ridusse  a  fortezza  la  Mole  di  A^ 
driano ,  che  oggi  in  Ronia  «i  chias- 
ma Castel  S.  Angelo.  Piantò  la 
rocca  a  CiyitacasteJlana ,  fece  a 
Montepulciano  un  bel  tempio  per 
Ja  Madonna ,  e  altre  chiese  al- 
trove .  Ma  dì^lV  architettura  pasr 
so  vecchio  ali*  agricoltura . 

Questi  due  fratelli  furon  foti- 
tati  per  1'  antichità ,  e  ne  fecero 
raccolta  • 

Un  altro  Antonio  Sangallo  m. 
^54^  figlio  d'una  sorella  de' pre- 
detti riuscì  un  valente  archlt^t» 
to.  Le  sue  opete  in  Roma  sono, 
la  chiesa  della  Madonna  dj  Lp^ 
reto  quadrata  al  di  fuori,  otta- 
fiona  al  dì  dentro ,  coperta  da 
doDpia  cupola  .  Il  bel  palaz^ino 
Palma  ^ìh  posta  di  Venezia ,  Iz 
Chiesa  di  Mons^ rrato  ,  il  Palaz- 
zo Farnese  e  il  Palazzo  Sacchet- 
ti .  Al  Lago  di  Boiseqa  due  bei 
tempietti .  Il  pregio  di  questo  ar- 
chitetto era  là  solidità ,  e  perciò 
fii  impiegato  a  rifondare  ipolte 
fabbriche  .  E'  opera  sua  quel  gran 
modello  di  legnò  delia  chiesa  di 
S.  Pietro  che  si  conserva  ti^  Va- 
ticano \  ma  fu  rigettato  da  Mi- 
chelangelo .  E'  anche  di  suo  di- 
segno li  famoso  pozzo  d'  Orvie- 
to con  due  scaie  a  chiocciola  , 
per  una  delie  quali  discendono 
fin  le  bestie  ,  e  per  1'- altra  sai" 
gono  . 

SANMICHELI  C  MicMe  5 
Veronese  n.  1484  m.  1559 ,  inge- 
jEinere  e  architetto  classico.  Il 
duomo  di  Montefiascone  ,  ì^  chie- 
sa di  S.  Domenico  in  Orvieto  , 
e  alcuni  palazzotti  in  quelle  cit- 
tà furon  le  sae  prime  ojjere ,  e 
molto  ben  intese.  Egli  fu  l'in- 
ventore di  quella  architettura  nti" 
litare  ,  promossa  da  Vauban  ,  e 
su  questo  nuovo  metodo  costruì 
in  Verona  cinq-ue  bastieiai ,    fece 


SAM  ju)} 

altre  fortificazioni  altrove ,  e  spe- 
cialmente a  Zara,  a  Corfò,  a 
Sebenico,  per  tutte  le  isole  Ve-* 
nete  ora  Turche ,  e  per  altre  cit* 
tà  di  terra  ferma  •  li  mirabile  di 
queste  fabbriche  è  la  solidità:  e 
questa  spicca  soprattutto  nella 
fortezza^  di  Lio  alla  bocca  del 
Dorto  di  Venezia,  sito  tanto  {>a* 
iudoeo  .^  Neir  architettura  civilo 
il  Sanmicheli  si  fece  grand'  onoro 
ne'  palazzi  Cornaro,  e  Grimani 
in  Venezia ,  e  in  quello  di  So^ 
rane«  a  Castelfranco.  Verona  por 
oLtr§  le  sue  belle  porte  vanta  la 
Cappella  Guareschi  in  S.  BernaN' 
dinò ,  la  facciata  di  S»  Maria  in 
Organo ,  il  tempio  della  Madon* 
sa  di  Canipagna  ,  il  lazzaretto  ^ 
i  Palazzi  Canossa,  Bevilacqua  « 
Pellegrini ,  Verzi .  Egli  intese 
assai  oene  1'  architettura  in  tutte 
le  sue  parti ,  e  la  esegui  con  u^ 
nità)  con  armonia,  con  conve- 
nienza .  Fu  troppo  amante  de' 
Ìriedestalli .  Q)uinto  egliftì  eccel- 
ente  artista ,  altrettanto  fu  ga* 
lantuomo  ,  galantuomo  davvero  , 
e  perciò  stimato  da  tutti . 

S  ANSO  VINO  (.Jacop0  Tstti 
tUtto  >  n.  1479  m.  1570 ,  •  scultò* 
re  e  arehitetto  Fiorentino  •  La 
sua  prineipal  opera  in  Roma  èia 
«chiesa  di  S.  Gio.  de'  Fiorentini , 
che  non  fo/idò  bene  dalla  parte 
del  fiume ,  e  fu  rifondata  dal 
Sangallo .  In  Venezia  egli  si  fe- 
ce onere  nel  bell'edificio  della 
Zecca  tutto  a  bu^&  di  pietra  d' 
Istria  ,  e  .nella  Libreria  d' ordina 
dorico  e  )onico  •  Ma  la  volta  ap- 
pena fatta  precipitò ,  per  essersi 
fidato  troppo  alle  catone.  Il  pa* 
lazzo  di  Cornaro ^a  S.  Maurizio, 
h  loggia  '  a  lato  al  oampanil  di 
S.  Marco,  «le  chiese  di  S.  Spiri- 
to  ,  di  S.  Salvatore  ,  di  S.  Fan- 
tino, di' Sr  Martino,  d^gl'Incu^ 


^o6  &AV 

t^ili  9  di  S.  -Geminiano ,  H  {sa-». 
lazzo  di  Delfino,  ie  Fabbriche 
nuove  a  Riaito  ec.  sono  sue  ope^ 
te  rimarchevoli  «  Il  suo  stile  è 
grazioso  mancante  talvoltadi  so- 
lidità .  Fece  grand'  uso  ài  ordi^ 
ni ,  e  di  ornati  *  Inventò^  uii 
.  buon  modo  d*  impalcar  i  solaj  col 
metter  le 'tavole  non  a  traverso 
ma  lungo  i  travi  ^  Così  le^^m^ 
missure  sono  su  i  travi ,  si  ha 
pìix  solidità ,  né  cade  giù  polve- 
te  •  Egli  fu  fecondo  d' invenzio- 
ni, allegro  e  di  bella. presenza. 
SAVIEZZA  è  nelle  arti  come* 
nella  condotta  degli  uomini  Tos-* 
setvanza  delie  leggi  prescritte  dal- 
la ragione  .  Dn  disegno  savio  è 
vn  disegno ,  in  cui  r.  artista  ha. 
^vuta  la  saVte^iza  di  non  aUon- 
tanarsi  dalla  ragione  e  dalla  na-; 
tura  •  La  composizione  è  sà-oia  , 
se  è  diretta  dalla  ragione.  Savia 
è  r  attitudine  d*  un  uomo  vera- 
mente ragionevole  e  tranquillo , 
che  non  si  lascia  balzare  da  pas- 
sioni iraf|etuose  •  Chi  noti  rispet- 
ta la  iasione  à  pazao,  e  pazzi 
sono  gli  artisti  «che  trattano  d^ 
insulsa  e  fredda  IsLsavie^t.^  •  Non 
si  può^  slontanarsi  dalia  saviezx^ 
che  quando  si  hanno  da  rappre- 
sentare confusioni ,  effervescenze, 

SBIECO  è  r  obliquiti  de'mu^ 
ti  delle  fabbriche  ne*  siti  obbli- 
gati. Sono  disgustevoli.  Dun-- 
oue  r  Architetto  abbia  i*  abilità 
ci  sfuggirli ,  p  di  farli  sparire  , 
o  di  convertirli  in  vantaggio . 
La  grandVarte  è  il  tràr  profitto^ 
da'  difetti  e  dalle  irregolarità  • 
Perciò  v  giovani  non  lavorino 
sempre  su  disegni  regolari  :  si 
propongano  irregolarità  i  e  ridi4« 
carile'  in  loro  favore.  . 
FISCAL  A  X.  dev'esser  situata  a 
vista  e  a  portata- di  chi' entra.  ^^ 


SBI 

Xarsua  miglior  forma  è  la  qua<Ìrjir-v 
golare  .  3.  Deve  esser  ^roporzio^ 
nata  all'  edificio .  Gli  scalini  non 
saran  minori  di  6  piedi ,  né  mag^ 
giori  di  15.  Ad 'Ogni  1$  in  20 
scalini  vanno  de*j:ipo$i,  o  ripia- 
ni .  U  altezza  delio  scalino  noa 
sarà  più  di  6  pollici ,  né  minor 
di  4  :  nel  primo  caso  la  larghez- 
za sarà  12 ,  nel  secon>lq  16  .  4* 
Sia  ben  illuminata,  e  perciò  il 
lume  venga  da  fronte  o  dair  al- 
t0  4  $.,La*sua  decorazione  com- 
porta colonne  ne^ ripiani ,  ma  noa 
nelle  rampe  .  6^  La  sua  costru- 
zione richiede  volte  eleganti  ^ 

SCAMOiìZZI  ^FincertKjo  )  Vi- 
centino n.  ,1552  m.  \6i6  àìeàc 
gran  disegni  di  fabbriche  «  Le 
principali  sono,  in  Venezia  le 
'  Ptocuratie  di  S.  Marco ,  il  palaz- 
zo Cornaro  sul  Canal  grande  9  il 
Casino  di  Pisani  a  Lunico ,  il 
Casino  ,di  Molino  pre^o  a  Pa- 
dova, ì  palazzi  di  Trento  e  di 
T rissino  m  Vicenza  ;  in  Geno- 
va il  palazzo  Ravascbieti,  a  Sa^ 
lisburg  la  Cattedrale. >  Del  suo 
trattato  Idea  delP  Architettura 
Universale  non  è  leggibile  che  il 
sesto  libro  che  tratta  degli  Ordì'* 
nij  meritamente  tradotto  dal  Da- 
viler ,  e  accresciuto  da  Ruy  ^  Egli 
diede  anche  una  deiifieazione  dei- 
la  Villa  Laurenziana  ^i  Plinio  il 
Giovane.  Compose  anche  «altri 
trattati  chr.si  sono  perduti  .  II 
suo  gusto  in  Architettura  fu  buo- 
no. Fosse  stato  buono  anche  il 
suo  cuore  :  pieno  d' orgoglio  dis- 
prezzò i  migliori  «rtisti ,  e  spe- 
cialmente Palladio .  Non  col  dis- 
prezzo, nè.colla  maldi<ren2a  ,  ma 
colla  stima  e  col  far  meglio  si 
diviene,  valentuomo .. 
.  Il  suo  erede.  Bertotti  Scainoezt 
ha  vendicata,  la  glori»  di  P^Ia- 
dio  colla  magnifica  .edixione  del- 
le 


SCA 

le  òpere  di  Palladio  ,-  e  col'  fà!^ 
bricare  aticlv'  egli  sul  buon  gusto 
Palladiano . 

SCANALATURE  delle  colon- 
ne ,  o  strie ,  provengono  da  stri» 
sce  cagionate  dalla  pioggia  ;  ma 
la  maggior  bellezza  delle  colon- 
ne è  cne  sieno  lisce* 

SCHIZZO  delineamento  rapi-' 
do  d'  un  pensiero  sopra  un  sog- 
getto 5  per  indi  giudicare  se  me- 
rita d' esser  eseguita  * 

Giova  agli  Artisti  il  naragona- 
re  i  digerenti  schizzi  cne  hanno 
fatto  i  più  insigni  maestri  per 
servire  di  preparazione  alle  lóro 
opere»  Se  il  primo  scBìkxo  ha 
più  fuoco  e  più  brio  «  avrà  anche 
1  difetti  della  rapida  immagina- 
zione ;  il  secondo  sarà  più  mo-> 
derato ,  e  gli  altri  di  mano  in 
mano  più  savj .  Se  «i  esaminano 
gli  studi  particolari  fatti  da  un 
grati  maestro  su  la  natura  per 
ciascun  oggetto,  per  ciascun  mem» 
bro  i  per  il  nudo,  per  i  panneg- 
giamenti^ si  tedra  ì\  camihino 
del  suo  ingegno ,  e  questo  può 
chiamarsi  l'essenza  dell'Arte. 
Così  gli  scarabocchi  d'  un  uomo 
celebre  posson  esser  più  utili  de' 
trattati  eloquenti  per  condurre 
al  perfetto .  Si  paragonino  final- 
^mente  tutti  questi  schizzi  coU' 
opera  finita  5  che  bella  lezione  f 

Si  scuopre 'talvolta  che  il  diw 
fttto  d'  un'  opera  non  è  difetto 
dell'  Artista ,  ma  dell'  ignoranza 
e  deir  orgoglio  altrui .  Nel  di- 
segno dell'Attila  di  RalTaéllo» 
che  era  nel  [gabinetto  dtì  Re  de^ 
Francesi ,  si  vede  S.  Leone  in 
lontananza  9  e  Attila  coll'appati- 
zione  degli  Apostoli  è  il  prima* 
rio  oggetto  dcir  espressione  inte- 
ressante* All'  incontro  nel  Vativ 
cano  Attila  appena  si  Tfova ,  e 
Ixon  X  io  pontificate  con  tutto 


SCI  ìwr 

it  suo  -numeroso  corteggio  fa  in« 
debitamente  la  ptincipal  patte 
delia  composizione  •  Non  Ranaelv 
lo  dunque  t  ma  .gli  adulatori  ser- 
vi han  guastato  la  ^convenienza  > 
il  costume,   e  le   bellezze  deli' 

Ma  per  duanto  utili  sieno  gli 
schJtx*  9  ^ii  Artisti ,  specialmen- 
te giovani ,  debbono  usarne  con 
sobtìetà ,  per  non  av^zzarsi  alla 
scorrezione  e  al  fantastico  *  Der 
ve  r  artista  cautelarsi  contro  la 
seduzione  delle  numerose  ìétt  va- 
ghe e,  poco  ragionate  de'  suoi 
scbÌ9:XÀ'^  Grande  esame  rigoroso 
èli  convien  ^re  delle  sue  idee 
libertine -quando  ha  da  stabilire 
la  sua  composizioi#e  .  Il  tribunal 
della  ragione  deciderà  del  merito 
de'^suoi  soifiz,zj  *• 
'  SCIENZA  *  E'  impossibile  che 
un  ignorante  divenga  un  buo« 
artista .  L' arte  ha  bisogno  di 
seéenK.a ,  ma  non  di  tutte  le  scien-' 
4ce ,  né  di  molta  scienza  .^ 
'1  Pittori  e  gli  Scultori  hannOr 
bisogno  di  un  poco  di  Aaatomia  , 
.e  d'  una  tintura"  di'  Geometria 
per  apprender  bene  la  Prospetti- 
va i  La  Filosofia  Morale-^  la  Sto- 
ria t  Ut  Favola  v<^lion  esàer  il 
continuo  nudtittiento  'del  loro  in^ 
telletto.  Questa  lettura  non  to- 
glie niente  all'esercizio  della  lo- 
ro professione^  giovvanzi,  liri<« 
crea  ^*lt  diverte  speeialniente  nel- 
'le  ore  di  riposo,  e  nelhr  aera  * 
Onde  h  gran  libreria  di  tali  Ar^ 
fisti  monteri  appena  ad  una  ven- 
tina di  libri . 

V  Architetto  non  ha  bisógno 
né  di  anatomia  ,  né  di  tante  fa- 
vole, ma  necessita  più  di  mate- 
matiche pure  e  miste  ,  e  di  Fi- 
sica ^ 

Niun  artista  però  si  metta  in 
capo  d' esser  dotto  .    JL^  Artista 

non 


w»  SCI 

non  ha  da  esser  dottore  9  né  caN 
tedratico,  e  mol  tesiamo  iuene  ^- 
é^te  .  Pochi  iJbrì ,  n^a"  buoni , 
«eiitivi  all'arte  •  •  Gran  tesoro  ne' 
jnortàifbgJi .  *  £  fraquenza- con  va- 
lentiiomitif  «nelle  ipcienze ,'  ma  che 
invece  '  di  pedanterìa  ,  àbbiarfo 
"^rftticjrdel  móndo f  e'  buon* gusto, 
cioè  discernimento .     •     ^         '^ 

SCÌIOGKAFIA  pittura  d*om- 
lire  9  o  8Ì«  di  cbtafosCui^ .  Apòl- 
lodòtx)  fu  it'  primo  tra*'  pittori 
Creci  a  romper^*  i  colori ,  cioè  à 
mescolarli  insieme  ^  per  fai^chia-» 
risrcuit ,  e  per  quésta  importante 
invenzione  aderirò  il  soprannome 
':ài  Siffoàrafo,       *  ^ 

SCUDERIE  debbon  sittiarsi 
in  modo  ehe  le  principali  foiestre 
«  porte  sieno  a  aèttentrione ,  e 
che  il  lume  non  bàtta  mai  in  fac«> 
da  a^  cavalli .  Debbono  esser  fre- 
sche 9  nette  9  luminose  9  '  ventila* 
ce  9  perciò  di  buoni  'muri  a  voL 
ta  9  spaziose,  e  con  opportune 
aperture .  Il  selciato  nen  va  con- 
tinualo-fin  alle  '  mangiatoie  ;  do» 
ve  batte  il  cavallo  deve  esser  S 
breccia 9  per  conservargli  i  piedi. 
Vi  deve  esser  pendio  per  la  sco- 
lio delle  orine  in  chiavichette . 
Xa  scuderia  p^r  i  cavalli  inermi 
^rùol  esser  a  parte  .  '  Una  Scud(^ 
•ria  semplite  può  esser  larga  16 
-fébài  •   Nelle  doppie  con  passag- 

Jio  nel  inezzo  st  posson  erger 
elle  colonne  o  de'  piedritti  per 
sostener  ia  volta.  Le  scuderie 
debbon  esser  d*  intorno  e  di  so^ 
pra  proviste  d'  ogni  comodità  per 
arnesi ,  per  sellerie ,  pet  palai re«- 
'fliieri  9  con  pozzi ,  con  fontane 
^e' cortili  adiacenti.,  con  fenili, 
xon  magazzini  ec. 

SCULTURA.  L' arte  di  scoi- 
pire  come  qatlìz  di  dipingere  è 
fiatA  in  ogni  popolo.  I/più  Sei- 
jraggi   hanno   le  loro  scultura. 


scu 

come  hanno  pitture  1  grossolane 
ed  agresti,  ma  le  hiinno.  Nelle 
cathpagne  i  fanciufli  rinnovano 
ogni  giórno  ]'  invenzione  di  que* 
ste  dqe  arti  colle  stesse  operazio^ 
ni  senza  che  sii  uni  abbiano  im-» 
parato  dagli  altri .  L' uomo  è  oor**- 
tato  air  incitazione  •  Ri&rir  aun« 
n^e  ad  un  certo  naese  t  ad  un 
tiomo  r  origine delr  Arte,  è  igno^ 
TKt  h  natur9  4tir  uomo ,  e  deir 
arte. 

'    ScUtT^JRA    DEGÙ    EqiZJ  . 

Gli  Egizi  9  che  vi^ntàno  ai^ti* 
fthità  di  'migliaia  dì  sepoli ,  v£in« 
terannQ  anche  antichissime  scul- 
ture .  Ma  non  giunsero  mai  at 
be(lo .  Eglino  sempre  brutti ,  don* 
de  avean  da  prendi^  bei  nsiadel* 
li  ?  I  Calmucchi  non  avranno  mai 
buoni  artisti  ^r  gli  occhi  del* 
le  altre  nazioni ,  Agli  Egiziani 
per  legge  e  ^er  consuetudine  era 
proibito  di->cambiar  lo  stife  de" 
Ibro  antenati  :  a\ean  da  èsser  imi-r 
tatori^  servili  e  senza  emulazio^ 
ne  .  Finalmente  era  loro  anche 
vietato  lo  studio  dell'  ans^tomia  : 
'coloro,  che  sparavano  i  cadaveri 
•per  esser  poi  imbalsamati,  avea* 
no  da  sottrarsi  subito,  dal  fucore 
dej  popolo  \^  interdire  lo  studio 
dell*  anatomia  è  abbatter  V  arte 
ne'  suoi  fondamenti . 

Perciò  tutte  le  Statue  Egizie 
furon  senìpre"  in  una^  posizione 
rigida  e  d!ura  colle  braccia  pen^ 
denti' perpendicolarmente,  e  col* 
le  gambe  tese  e  unite  senza  c^n* 
bra  di  flessibiTità  comp  i  morti 
su  la  bara .  > 

Nella  Scultura  Egizia  si  pos« 
sono  di^stinguere  due  stili  diflTe- 
rcnti  ;  V  antico,  e  P altro  sQtto  i 
Greci  che  dopo*  Alessandro  Ma-? 
gno  dominarono  in  £^ittp.^ 

*         .  Nel- 


scu 

Nello  stile  antico  il  contorno 
è  di  linee  rette  e  fi  po^  rìli«r 
vo  >  la  posatura  è  rif  ida  e  costcet- 
ta .  Nelle  figura  sedute  le  gam- 
be son  parallele  e  i  piedi  uniti. 
In  quelle  in  piedi  un  pie  è  più 
«vanti  delV  altro ,  le  braceia  son 
aderenti  alle  coste,  e  si  oppon- 
gono al  movimento .  Nelle  don** 
ne  il  braccio  sinistro  è  piegato 
sotto  il  sen9 .  Le  os^a  e  i  mn* 
scoli  sono  leggermente  indicati  , 
gli  ocelli  spianati  e  tratti  obli» 
quamente»  gli  orecchi  più  in  su 
dei  naturale  ,  i  piedi  troppo  lar<- 
ghi  e  piatti .  Questi  caratteri  co- 
scanti  delia  Scultura  Egizia  non 
derivano  dal  gusto  degli  artisti , 
tna  dalla  fisonomia  della  nazio- 
ne. I  panneggiamenti  poi  sono  sì 
fini  che  appena  si  distinguono, 
e  sono  disposri  senza  grazia,  e 
^enza  intelligenza  di' pieghe. 

Il  secondo  stile  1m  qualche  co« 
ca  di  più  espresso  sì  nelle  forme 
che  ne'  drappi ,  come  si  osserva 
in  due  statue  di  basalte  in  Cam- 
pidoglio ,  e  in  un*  altra  di  Villa 
Albani. 

Moke  altre  Sculture  Egizie  che 
mostrano  più  flessibilità  e  moro , 
sono  di  mano  di  Greci  che  la- 
voraron  sul  gusto  Egizio,  com' 
è  V  Antinoo ,  e  come  anche  ades- 
so qualche  artista  è  obbligato  per 
capriccio  di  gualche  ricco. 

Gli  scultori  Egi^  quanto  riu- 
sciron  mafe  nelle  figure  degli  uo- 
mini,  altrettanto  fecero  Mne  le 
bestie ,  sfingi ,  lioni ,  uccelli ,  co- 
me si  osserva  nepli  obelischi  . 
Lavorare  con  precisione  nei  ba- 
salto e  nel  ^ranfto  esige  pazien- 
za grande ,  specialmente  se  si  ha 
da  condurre  a  pulimento ,  com' 
eglino  praticarono . 

Si  vuole  che  gli  Egizj  usassero 
<ii  secare   in   fiue  parti  una  sta- 
JSiit'  B,  Ani  T,  II, 


SCU  ao9 

tua  ,  per  tsstta  p^à  ^speditamente 
lavorata  da  due  artisti.  Fissate 
le  regole  di  propoczioiie  in  quel- 
le figure  di  estreipa  semplicità, 
cessa  ogni  maraviglia.  Questo 
segan^nto  però  sarà  fatato  per  i 
colossi;  tante  altre  loro  statue 
«ono  tutt^  d' wi  pezzo  . 
^  Inserivano  talvolta  occhi  di 
materia  differente  e  più  preziosa, 
come  h^n  fatto  qualche  voìtgi  i 
Greci ,  e  ancore  fanno  gì'  India- 
ni •  Si  attesta  che  il  fazioso  dÌ2i* 
mante  della  Imperatrice  di  Mo- 
scovia,  il  più  bello  e  il  più  gros« 
so  de*  diamanti  fosse  un  Oj^chio 
della  statua  di  Scberingam  nei 
tempio  di  Bjama. 

Gli  Egizi  fondevano  aucbe  in 
bronzo ,  e  in  questo  mestiere  non 
la  cedevano  a  ninno .  Si  hanno 
anche,  delle  loro  sculture  in  le- 
gno ,  e  in  terra  cotra  coperta  di 
soailto  verde  . 

E\  inutile  parlare  dì  Sculture 
Fenicie,  e  Persiane;  non  ne  ab* 
biamo ,  e  forse  que'  popoli  non  n' 
ebbero  mai  delle  buone.  Eglino 
sempre  inviluppati  in  lunghe  ve- 
sti non  videro  mai  il  nudo,  e 
senza  la  cognizione  del  nu^o  noa 
si  possono  avere  buone  sculture. 
Anche  noi  altri  andiamo  vestiti ^ 
e  n^alamente  vestiti,  ma  abllfa* 
mo  nude  If  jSCuUure  Greche ,  sen- 
za le  quali  non  ci  saremmo  mai 
accorri  che  la  bellezza  è  nel 
nuda . 

Scultura  os^^i  Etiivschi. 

Il  primo  gusto  degli  Etruschi 
fu  quel  gusto  che  si  chiama  go^ 
tico^  Faccia  oyale  troppo  allun- 
gata ,  me^to  ristretto  e  puntato, 
occhi  piatti  e  tirati  obliquamen- 
te in  su ,  cpsì  anche  gli  angoli 
lieiia  bpcpa  ,  brac^i;^  pendenti  su 

O  le 


2IO  self 

le  coste  1  gambe  parallele .  Que* 
sto  fu  il  principio  della  scultura 
Etrusca  :  e  cosi  comincia  V  arte 
da  per  tutto,  ' 

II  gusto- degli  Effuschf  si  spie-.' 
fio  poi*  in  espressione  esagerata 
di  artico! aziènr  fortemente  indi- 
cate, di  muscoli  gonfiati,  di'  os^ 
sa  troppo  apparen Ti  :  la  maniera 
fu  tutta  dura,' forzata',  terribile. 
Apollo ,  Marte ,  Ercole ,.  Vulca- 
no.,. Venere ,  Ninfe*  furoh  turte^ 
disegnate  d*  uno  stesso  caratteri . 

Quésto*  carattere- dipendeva'  dal 
.costume  del  popolo V  L*  Etruria' 
era  dtira  e  fibra:  il  sao~ culto  su-^ 
perstizioso,  malinconico',  orren- 
do ,  I  Preti'  Etruschi  marciava- 
no SLÌl'st  tèsta  delle  truppe'  armati 
di!  torce  e  di  serpenti  ;  e  da  co- 
storo^ i  Romani  presero  i  giuochi 
sanguinar;  de'^gladiatori  e  delle 
Sere  .  La  dolcezza  djc'  costumi' 
ispira"  r  i^ca  della  bellleiza  .^  V 
asprezza  JEtrtisca  non  potè  senti- 
re il  bello  *,  non  potè  sentire  che 
fierezza  e  rigidezza  .  E  aspro,  e' 
rigido , .  e  risentito  ;  e  ammanie- 
rato* fu  anche'  il  divino- Miche- 
Jangelò',  benché  non  Etrusco*,  ma 
Toscano. 

Se  poi  gli  Etruschi    imitarono" 
iJGreci   (il  che  non  si  sa),   in 
tfl    caso*  non    si    tratta   più  di 
gusto^  Etrusco,     ma;  disgusto 
Greco. 

Scultura  de*  Greci  •• 

He  prime  sc^lfure  de'  Greci  non' 
.furon  c|ie  di  pietre  rotonde,  e 
poi' goffamente  sbo2;2»re  iri  forma- 
eli  teste' sostenute  da  cubi,  o  da 
colonne.  Questi  erano]'  i  lorp 
Hermi ,  .che  noft-  significavano 
ienipre  MerCUtJ':  Hèrtna  non  vuol 
dire  che  pietra  grossa . 

Qpeste-  prjme  te^te  erano  così' 


informi  ette  non  ^ceVano  distin- 
guere* se  appartenevan  a  uomini 
o  a  donne.  Si  pensò  po>  d'indi- 
car^ ir  sesso^  nel  mezzo  della  pie- 
tra' che  si'  suppóneva  rappresenta- 
te il  corpcr  della' stàtilar..  Ad  un' 
altra'  època  sì  pervenne  con  uà' 
incisióne  a'  indicare «ia  separazio- 
ne delle  cosce  e  delle;  gambe* 
Di  questo,  progresso;  si  di  V  ono- 
re a  Dedalo^,  e  Dedale  furon  poi 
denotilinater  Je'  sculture^  lavorate 
con*  ratto*  il  magistero  delV  arte . 

Se|)arate  le  gambe,  i'  Greti  Co» 
minciarono  a  lavorare  statue ,  non 
già'  di'  cotttornr  ondeggianti  e 
morbidi  come^  fa'  la  natura,  ma 
injiperfettamente'  squadrati ,  drit- 
te ,'  rigide  senta  aziohe  y  coll« 
braccia  pehdoloni,.'  colie  gambe 
parallele  ér  stfctire ,  e'  cògli  occhi 
piatti'  e  allungati ,  alla  maniera 
Egizia  y'  eh'  è  la  nianiera  Etni- 
sca y  eh'  è  la  maniera'  Gotica, 
eh*  è  la  maniera  di*  tutti  gli  ac^ 
tisti  principianti . 

Quanto* più  Parte  è  difiScilc,- 
più  si  cerca  nfateria  facile  9I  la- 
voro. Coihe  i  pittori  in  principiò' 
non*  usarono  che  urf  sor  <ro1ore  , 
così  i' primi' scultóri  non  lavora- 
rono-che  in  ai-fiilla"  facile' a' im- 
pastarsi e' a  modellarsi. ,  Indi  a- 
dòperarono' legno .  Capi  d*  opera 
saranno' camparsi  allora'  ^ne  la- 
vori ."  A  tempo  df  Pausania  si 
veneravano*  ancora  Dei'  di^leji^na- 
me'^  neMuofjhi  piùi  celebri'  della 
Grecia.-  Di  legno*  era*  1'  Apollo 
donato  da'Xretesi  a  Delfo  . 

Le'SratUe  di"  argilla^  etan  colo- 
rite digrosso",  spctcialmente  quelle 
di  Giove  ,  perchè'  origihariamen- 
te"^  si  tingevano'  dì  satfgue  delie 
vittifne  •     .         * 

Ne*  secoli  posteriori  HI  lussò  co- 
pi^ d'ofò'le statue  degli l>ei,  af- 
finchè gli^  Dei^  non  fossero'  nuaa-' 

già*- 


scu 

-giati  da'  vermi .  L'  amor;  deUfì 
ricchezze  depravi^  le  co$e  più  be^ 
Je  .  I  Greqi  sapevano  già  lavora- 
te in  marino  e  ip  bronzo ,  e  pos* 
sedevano  l' arte  a  maraviglia  *  Ma 
il  lusso  intarsiò  oro  e  avorio  ; 
materie  tare,  come  il  raro  fosse 
sempre  bello'.  Quelle  statue  d' 
òro  e.  di  slvorid  non  èrano  che 
intarsiature  soprs(  argilla .  Per 
.il  GioVe'  Olimpico  alto  54'  piedi 
vi  avrebbero  voluto  300  Elefanti 
per  farlo  tutto  d' avorio ,  e  allor' 
ra  r  avorio  era  ben  jpiì^  ciato  che 
adesso.  Ma.se  si  rimprovera  la 
prodigalità  io  quella  sorte  di  o^ 
pere,  si  pcisson  tacciar  di  lesina 
altre  9  doì^e  .  si  mettevano^  tester 
4àu6i y  e  piedi  di  marmo  in  .star 
4ue  di  légno'.-.  Tale  fu  anche  la' 
.Minerva  di  Platea ,   opera  d'  un 

•Fidia  .•  '.,»'. 

Véggio  iècero  j  Greci  a  vestir 
le  statue*  come  i  nostri  Frati 
veistono  le  Madonne. 

Né  mostraron.  buon  .  gusto  al- 
.dorchè  invece  del  marmo  bianco 
Jbello  impiegarono'  nelle  sculture 
jAarmo  venato  e  aùcchiato  di  più 
tinlle.  Dipinger  poi  le  vésti  del- 
ie statue,'  o  fare  statue   di  mar- 
mo' di    colore ,   e  lasciarne    T  e- 
sitremiti  di  marmo  bianco,  fu  un 
altro'  stravolgimene)   di  gusto  • 
II  gusto  ha  sofferto  da  per  tutto 
dissusti  peistiferi  dalla    ricchezza 
è  dair  amore  per  la  varietà  •' 

Questi  ,sono'  i  difetti  de*  nostri 
maiestri  :  giova  conoscerli  ;  ma 
giova  più  esaminar  i  loro  pregj , 
soggetti  della  nostra  riconoscen- 
za. 

.  I  Greci  amaron  tanto,  la  hi-' 
•/«<t^,  che  le  città  si  dispuraron 
l'onore  di  aver  le  ceneri^di  Lai- 
de ,*  la  òuàie  non  fu  che  una  schia- 
va Siciliana,'  ma',  ebbe  la  bella 
aortr  d'esser  bellissima-.  Ledoà- 


SCU  Hi 

àe  <di  Sparta  tenevano  nelle  loro 
camere  da  letto  le'  più  belle  sta- 
tue di  Eroi  e  dì  Dei  per  fàv  fi- 
gli belli  • 

,  In  un  popolo  innamorato  della 
bellezza,  gli  artisti  non  potéron 
tfvere  altro^  pjggetto  che  la  beU 
lezza:  e  le  loro  produzioni  ne 
son  divenute  il  modello  per  tut- 
te le  nazioni  future; 

Gli  statuari  inoltre  non  ebbero 
inai  tante  o'ccsjsioni  come  in  Gre- 
cia dà  sviluppare  i  loro  talentf*  ' 
e  di  raccorne^  la^  ricompènsa  .*  Ad 
ógni  uomo  di  distinzione  si  eri- 
gevano statile  V  era  anche  permes- 
sa che  ognuno  se  né  potesse  eri«- 
fere  a  se  Stesso  e  a'  suoi  figli. 
.a  gran  quantità  di  opere  sup- 
pone gran  numero  di  artisti,:  e 
in  conseguenza'  emulazione  e  pro- 
gresso' grande . 

lì.  prosresso  doveva  esser  feli^ 
ce  dacché  s' inalzavano  tante  sta- 
tue per  gli  Atleti  vincitori ,  i 
quali  dovendosi  mostrar  nudi  o 
quasi  nudi  ne'  giuochi  pùbblici 
doveano'  essere  di  bell^/^orpòra- 
tura .'  E  spesso  le  Città  per  vit- 
torie riportate  gareggiavano*  in 
.elevare  statue  ai  loro  numi  tute- 
lari . 

In  tante  opere  dell' arte  molte 
avean  da  esser  mediocri,  moltis- 
sime ancora  cattive  ;  ,ma  senza 
un  gran  numero'  di  artisti  cattivi 
e  mediocri ,  non  se  ne  possoh  a- 
vere  degli  eccellenti ,  né  de],  ca- 
pi d'opera.  I  talenti  eg'rejgjson 
da'  per  tutto  rari .  Se  un'  arte  è 
^  coltivata  da  pochi  ,j  un  ingegno 
"sjLiblinie  corre  rischio  di  restarne 
escluso*.  .  .  .   ' 

Alcuni  han  creduto  che  le  Ar- 
ti non    possano'  fiorire  che  dove 
fiorisce   la   libertà .    Questa  opi- 
nione è   distrutta   dà'  fatti .    La 
-più  bella  florescdh:ta  bielle  atti  m 
0   2  Gre- 


Grecia  fìi  «juando  la  CieiBla  nm 
ibbe  più  libertà  sotto.  Pende  s 
sóitcì  AtesìindrOj  cosi  in  Rama 
s-Dtw  A|j)jU5ro,  in  ttalU  «otto  .( 
Medici  ,  in  Frartcia  nel  dùpotisr 
mo  di  Luigi  XIV.  Per  il  pro^ 
pressa  Scile  belle  «ti  "vuol  essere 
iimnre  del  bello  ,  opulenu,  inco- 
laggimcTitQ  con  ticoinpense  pro- 
li inerito,  e  in  caoser 


àtì  Corpo    umano  nel    modo  se- 
euente . 

il  ptdfilo  ,  in  cui  i  il  bello  nsl 
stado  più  emittente',  descrìve  ìf 
m  linea  quasi  retta,  o'  segnata 
d~a  kgaiate  e  dolci  ^  inReuionì  ; 
]{iieaxbe  si.alloniana  jitenoch'i 
possibile  dalia-unità,  Ne'j{Ìo|^-, 
ni,  specialmente  der  »esso  bdlo; 
la  fronte  e  il  tiasii  fbrmàn  una' 
linea  che  si  scosta  ben  poco  dalla'. 
perpEDiìicoUte  .  Le  forine  dritte' 
costituiscono  il  guadJOM>,_ì!  de-i 
licato,  e  un  concoino  flessibile  £ 
scorrevole.  Queste  "forme  jjionó; 
più  comuni-  ne'  clinìi  Temperati' 
che  ne'  rìgidi:  rara  i  jieif  Ìò  la 
belteiza  ne'  p^esi  acpri,  '.'  '■ 

Se  la  belleiza  è  l'opposto  dél-r' 
la  bruttezza,  brutto  cara  il  pro- 
fila che  si  allontana    dalla   Jitiea 


del  naso,  più  ti  &> 
vanza  e  sì  abbassa,  cóf  desctivat 
linee  che  fra  di  loro  SÌ  contra- 
tiaiiC),  e  pili  si  scosta  dalla  for- 
ma bella.  Così  la -.frónte  petde 
-jiifi  belleua'  quanto  piil  devia 
■daltà'ìinea  reità..  J  , Greci  dun-" 
^e'trovaton  la  vera  linea  del 
<  pfìilìin  beUo .  Dutjifue  'chi  fascia 
Io  stile  tjteco ,  ^etipita  inbriit- 

I  Greti  tifarono  frónte  bassa, 
fercbi  Ja  m/ttlrc  'nam»  non  .us^ 


SCU 
che  franti  basse  nelle  b«^l^  twM 
giovanili .  I  J'rontaai  afioiituì 
tono  per  la  vecchiaia,  da  cui  1* 
fiBItira  ritira  il  bello,  evi  si  dev 
grada .  La  moda  modoroa ,  vale 
b  dire  Ìl  rovescie  del  suitO)  b» 
tfroatata  le  be'U  gioventà,  steiHr 
piandttla  a  strappi  di-  capelli  > 
imbiruttendota ,  itt*ecchÌaMols  , 
Affinchè  la  foriqa-dei  vislisia  d* 
accordo  con  -^  «tessa ,  e  d*scrìv« 
un'ovale,  i  capelli  debbon  coro- 
nar la  fronte  in  tando  e  tàr  ÌI 
giro  dell*  tempie;  altrimenti  che 
faccia  i  quella  terninat^  in  già 
ovalmente,,  e  poi  in  su  m  seni  f 
Scon  corda  naa.  Perciò  i  Greci 
hanno  sempre  tenuta  bassa  e  twi' 
deggiata  .  la  fronte,  parricolari 
mente  nella  sioventù,  «osi  bcK 
lo  ideale,  ne  mai  Jtanno  sguari 
nite  le  tempie  per  farne  angoli-i,. 
seni,  e.  punte;  deformità  mtv 
detae.  .'  ■ 

!.In.una  bellezza  ^ande.gJiioor 
chi  bellj  d^bano  eswr  gràtidi  •< 
ma  .non  prominenti  infumi,  il- 
iaco incaMameoto  deve  esser  gran-* 
de  e  prominente ,  aJBnchi  vi  giuovi 
chi  ii^lio  i-'-ombrat  e-^  ili  Jume  v 
I  Greci  diedero  di'  questi  '<K(;faì. 
grandi  ai  loro  Numi  ;  PalM* 
die  ha  occhi- grandi,-<$(MMCt vaia 
.sua  arU-  verginaltv  e  il<  >pudorc. 
colle  sue  [)xlpefare-abbaifsatP--Al« 
Venere  ha  occhi  pìccoli; -,faa  o«-. 
chletcì  Ogni  baileiza  v^luttuoea^ 
■  la  palpebra  intèrionr  tirata  uà  . 
(«tttiao  :n  su.  dk  «u  J^irgbasM 
piejia  di  grazia.  -: ,  ■  .  -  . 
Xo  Statuario,  non  cwa  la  fipv- 
Ka  de' peli  ne'sontacciglii.nw-a' 
espiline  l' effetto  col  tìsalto  jóà 
0  men()  fotte  dsU'^tuac^.-lì  sor- 

11  labbro  infctiotc  più  ^ian»d*l 

Elinninr*      Aà      uri'    ìnNaccHub»    a^. 


iofluiu: 


m». 


tento/  I  Greci  non  fecefo  ihai* 
inostrar  i  denti ,  neppure  nelle 
iMcehe  rìdenti  de'  Satiri .  Le  làb- 
bm  sono  sempre  chiose  nelJè  lor 
ligure  umane?  agli  Dei  Je  jkpriroi^'^ 
no  un  poco.  Non  Mai  fossette 
jiè  al  mento ^  né  alle  guance: 
picdolesze- che  interrompontf  la 
grandiosità  dello  stile;  HbbercT 
bensì  atfenzione  a  Jnvcfntr  cH  o- 
xecchi  i  tanto  trascurati  da°  mo^ 
cierni  • 

.  Utì  bel  tempo  di  CTecisi  i  cà* 
peUt  non  ermi  pia  trtfttatf  tatiì 
e  edknc  pettinati  con  nn  pettine 
largo,  ma  in  buccdi  fltouanti  •' 
>7die  donne  poi  erano  annodati 
<lietto  la  testa,  e  tutta  U  capel- 
latura andava  «  onde',  e  n^  ri- 
saltava varietà. d'^ombre  e  di  lu» 
jtti,  e  un  beireffi^ttoT  dì  chiaro-: 
ncuro. 

Il  totale  defla  teM  è  co^taffre- 
niente  ovale.  Una  croce  tirata 
in  quest'ovale  indica  il  pfano 
delle  parti  della  feccia .  Il  ramo' 
iterpendicolare  ddhi  cfoee  marca 
il' mezzo*  della  frolrte ,  del  naso  ,- 
della  bocca,  del  mento:  il  ramo' 
orizzontale  passa  per  gli  otéhr  ,- 
e  ferma  nna  Hn^  pataJlehi  alla 
hoecàf 

Allontanarsi  d^tf  ^esta  regola  è 
allontanarsi   dalk   bdlezz».    Sé 
Jn  fàccia  è  troppo  Ittnga  o  trop-^ 
po'  cortary  nàrr  sembra   più  rac- 
chiusa in  un'  ovale .    Sé  gli'  oc-" 
chi  sóh  posti'  obliquamente  é  ri- 
levati air  angolo   esternò^  all'E-^ 
J|izia,  sAji  Tartara';  distruggono* 
'  armonn  deM'  nnità ,    poiché  sf 
allontanano  dallaf  iiflea  òHz^on'-'' 
tale,  e  vr  fotmano  due  séiìoùi 
ebh  linee  tratvtrsàli':-   Se  1»  bdc> 
cir  è  ar  traverso',  ferma"  una*  Ifnea^ 
discordanfe  con  ^udla  de^H  oc- 
elli 7  discordanza'  è  défermità  ; 

Il  naso  ito  prbfiid'  ha  dr  seguk 


ré  là  airézìòn<<  de!fi  frotote ,  e 
farvi tina'ìstessa  linea.  Sesiallo'n- 
tah'^  da  quésta  liheay  e  va  pet 
un'  ahrà  prdlungata';  li  taglila 
travéi^^llmenté ,  o  per  (Mtife  ar 
gobbe  é  à  éénì  :  ih  là  piintz  al- 
zata ò  ibbassflfta  n^iil  é  nel  piancf 
delU  sua  radice ,  le'  linee  si  ìndi-  ' 
tiplìcano ,  e  distruggohò.  V  id^bx^/ 
do  della  bellezza  .  j^^; 

Lo.  «tesso  é  della  bócò'à;  Vi^- 
bocca  iponfia  come  qùe'ilà  jde^Ii^ 
Africani  é  una  tuÀiiaézzià  vìiK?-!, 
sa .  E  una  bocca  infossata  ki  op-' 
pbné  al  tofndeggiàthénto .  La  ndfr., 
filisi  sa  variare  dalla  linea  ré^ta\ 
alla  cifcdlire  ^'i^za  descriver  per-^' 
fettahienté  né  V  una ,  né  V  altra  ^  * 

^ali  ftfrorf  le  regole  de  Greci:, 
su  li  bellezza  della  faccia;   bel- 
lezza regolare,  nobile  é  rispettar* 
bile.    I  moderiti  Kan  cercato  pia. 
il  .ceqtile   che  il  nobile,  -più  i( 
Vòhxttuo'so   clie' rr    rispéttaDilé -^ 
Quindi  sì  sono  scostati  rfalFaf  rè-* 
gota'rità,-   é  ii  é^sto  é   divenuto"' 
irregolare.  L' irregolari tà'  del  g^- ' 
sto  suppòhé  irregolarità  di  co'sfur' 
mi .    I    giovan'i   specialmente  s£' 
lasciano'  trasportare  nel  voluttnó« 
so*,  e  là  corruzione  del  guifc»  df- 
vién    Òohta^ro'sa'.    Bernini  ha  e*^ 
stinto  il  bello'  ne'  sensf  grossola- 
ni y   còTlc  sue,  forine  trivldi  egli 
ha  créduto'  nobilitare^  ì«  natura- 
più  abbietta  l  G  éoihe  si  può  soffri- 
rli itfun  tèmpio  quella  su'?;  &.  Te- 
resa cori  queir  Angelo  iri  un'ès-' 


r  eistàsi    déir  azione   piti  lubrica^; 
irélT  i^ttfnté' cH' è*  cohsumata  :    T' 
espressione  contraddice  1*  aiione,' 
e'  la    cohttaiidice'  sporcamente  ,: 
Tutto'  air  ^po^b    si    cohdusfe' 
Mlchélangeh) ,    il    qualìe  còl  suo 
otpygiicf  distrtk«^  anche  lar  bellez--' 
O    5  n. 


ai4  SCU 

X»  .  Colla  sua  smania  anitomtcìf 
avrebbe  stqr|ieata  anche  Venete 
per  esagerarne  i  muscoli.,]!  (cr- 
ic e  il  terribile  erano  il  suo  bel- 
Ij  :  egli  avrebbe  trasfo^piate  le 
Grazie  in  contadine  lobu^te.'Le 
sue  /brine,  le  sue  csptessioDÌ>    i 

ni  contro  la  bella  natura'. 

1  Greci  pottarono  il  bello  ftl, 
tutte  le  pani  del  corpo.  Lg  ma- 
no aiovanile  t  tondaralJa  ,  e  quel- 
le ìossertine  nelle  articolazioni 
delle  dita  danno  l'ombra 'la  più 
dt)ke.  Il  fiisellamento  delle  dita 
è  gradevole.  Ma  i  Greci ,  non 
iòdicaiono  le  at licci nzioaì  ,  né 
incurvaron  innanzi  l'ullinu  far 
Jsnge  come  usano  i  moderni . 
Tpc^  indicavano  e  fon  JolcezM 
i.ìticuso'.e  T  artitojaiioie  '  del 
^nòcchia,  come  si  osservi  negli 

^Ilpetti»  de'^loró  uomini'  dà  la 
lìw  beila  elevazione .  Ma  il  ser 
tip  delle  Joro  doniie ,  speclalpen- 
te  delle  fctgìnj  e  delle  Dee  i  d' 
^n^  elevai  ione  ben  moderata.  Già 
si  .sa  che  le  donne, precbe  usava- 
mo (Ielle  precauzioni  affin<:hi  il  lo- 
fo  seno  noi]  si  'gonfiasse  troppo . 
Le  {nammelje  verginali  poi  non 
icostraap  inai  il  capezzolo  risaltato 
inconveniente  alle  donne  che  non 
hanno 'allattato .  'I  moderni  han- 
iu>  fr^ùcutata'  questa,  convenien- 
M,  e  il  Bernini  per  mammelle 
ajlé  clange  liji  dalo  fiaschi. 
i  Cteci  siudiarotio  il  bello  ne' 

£'ii  (lelli  individui,  e  neseelsero 
pani  pili  lieile,  tlie  accordas- 
sero perfertatnenle  tia  loro  per 
.Tjsultarne  un  tuiici  belli).  'SfU; 
,  diarqrio  la  beHezr.a  fin  negli  Bu- 
"  mieti ,  belle/!a  equivoca  fra'  i 
'  Aie  sessi,;  il  suo  taratare  è  la 
àfìiciaiìi  elfemtiuta  de'  mem- 
't^'i,  il  tondeggiamento  dellasta- 


fC6 
tur» ,  e  I'  ampiezza  delle  ancfae  ^ 

I  Preti  di  Cibeleetan  tali  :  quia* 
di  forse  ceHiota .  Non  molto  di»^ 
stmlli  fOTii)  i  loro  Ennaftqditr* 
ne'  qiiali  tuno  è  maliebrc  coli' 
sggiunts  del  sesso  virile  r  come 
inosttano  i  due  della  Gtlieria  dì 
Firenze  ,  que-'  di  Villa  Stirghece 
e  di  Villa  Albani.  ' 

.  La  proporzione  è  la  base  della 
bell^za^  ma  con  tn*ta  la  propor- 
zione un'oiwra  può  esser  pon 
bella'se  l'artista  non  ha  il  ten- 
tiuwiito    ddli    belleEM  j-  StaBA 

Coporzjonc  non  <t  puA  dar  bel- 
..ma  ilVlo  noa-i  nella,  ao^ 
proporxiènc. 

.1  Greci  lubordìnarono  la  pr^ 
porzione  naturale  a  quel  bello  i- 
^ale  ch'i  la  sornnte  del  ballq 
il  pib'  sublifue  T  r.  ingrandirono 
per  renderlo  pìjt  bello,  gli  dwr 
dero  un'  altezza-  'topi'annaiiirale  . 

II  petto  dalla  ksseUa  del  collo 
fin  a  quella  del  cuqre  aon  hk'Da- 

'tnralmente  che  una  fìKcia,  esK- 
no  spesso  gli  diedero  un  pollice 
^i  pili , .  ^d  accrescendo  cosi  'il 
testante,  .giunseroalla  sovruma- 
na  sveltezza . 

La  belleixi  divien  piik  beHa 
per  r  espressioncr  del  contento  e 
dell'amore,  siccone  i  diminuita 
dalla  collera ,  dal  'dolore ,  e  tao- 
io  più  qtipnio  tali  paisbRt  sono 
violenti:  la  calma  lascii 4  t»tti 
nello  sraro  di  natutS. 
.  Stabilita  la  bellezza  oer  il  ptì- 
mo  oggetto  dell'  arte  Jt'  Greci  , 
1?  espressione  dtivtti  esserle  subor- 
dinata. Ma  noivperft  sacrifica- 
vano questa  a  quella  ;  le  face»»- 
RO  andar  d'accordo^  e  peKÌò>e- 
viiarono  i  moti  videotì  deJle 
pùtloni  perturbanti.  Che  aTrab- 
pero  alterata  troppo  Ja  bellezza  : 
colla  beflecta  «eppeio  accordare 
la  verità.. 

Gli 


«cu 

Cli  antichi  conobbero  li  gran 
principio  di  far  neK>lto  cpl  poco  4 
Quindi  poche  figure  «..e  in  aiioni 
jnoderate)  sen^^a  afl^ttazioiM  di 
grufai  e  di  contr^yti^  Gol  meno 
possibile  fecero  opere  grgndioVe . 
•  NeU^  antichità  Greca  si  debbo- 
;io  distinguere  .^uat;ra  itiìjk  dif- 
ferenti .  X.  Lo  stiie  antica,  a.  il 
grandioso  istituito  xia  f  jdia ,  3. 
il  gr^ioso  introdotto  d»  Pj-assi- 
vele ,  da  Apeile  e  -da  JLisippo ,  4. 
lo  stile  d'  iqaitazione  praticata 
^agl'imitatori  4e'gran  maestri, 

z.  Dell' 4mtico  stile,  i  jQonu» 
menti  più  auteiitici  spno^Je  me- 
daglie colie  Ucrizipni  scritte  da 
jde$tra  a  sinistra .  Le  opere  di 
jquel  tempo  hanno  molto  deli'  C- 
gizio,  come  si  vec^e  nella  P^ila^ 
dt  di  Vaila  Albani .  L' espressio- 
jM  e  r  attitudine  v'.erano  sfprza- 
,  te .  Il  lavoro  ricercato  ne'  detta- 
j^i .  Lo  stfsfio  è  accaduta  nel  ri- 
sorgimento delie  arp  , ,  -quando 
jion  si  conobbe  U  bellezza,  e  gli 
Olandesi  $onQ  tuttavia  in  questa 
traviamento . 

Lo  stile  antico  ;può  suddivi- 
dersi in  differenti  stili»  Sì  può 
distinguer  il  periodo  della  sua 
iniànzia ,  e  .quello  del  suo  in^ 
grandifl^ento*  Quest' ultii^o  ^at- 
trista per  la  sua  aus^,erità  ,  può 
stupefare  *  ma  non  piacere  ;.  e- 
nerg^9'9  duro  ,  ma  ^enza  grazie , 
forte  d'espressione  t  sen%a  bel- 
lezza . 

Ma  lo  stile  non  basta  per  far 
-conoscer  i'rtà  d.elle  produzioni. 
Spesso  ne'  tempi  po9t.eriori  -si  so- 
no fatte  delle  op?rc  ad  imitazio- 
fi5  dell' antiche.,  o  per  renderle 
più  rispettabili.,  ^  per  orjgoglio 
de^li  amatori  ,  p  per  motivi  re<» 
iigiosi  •    .    "  *    . 

a«  Lo  stiU  gr0$fdiìffq  consiste 
jn  una    combinazioi^e-  del  bello 


col  grande  lungi  dalia  secchezza 
e  dalla  durezza ,  ina  con  espres- 
sione deli^  parti  principali  si  ben 
marcata  da  imporre .  Si  resero  ce- 
lebri in  questa  riforma  delV  arte 
Fidia  ,  Policlcte,  Scopa  ,  Miro- 
AC  ec.  Un'  ?Itra  Palladc  in  Villa 
Albani,  il  gruppo  della  Niobe 
sono  di  questo  stile  grandioso  , 
in  cui  regna  la  seipplicità  nell' 
aria  delle  teste ,  ne' contorni',  ne' 
panncjgpif  inenti  ;  je  iormesono  sì 
semplici  che  non  vi  si  ravvisa 
^cuno  sforzo  dell'  arte  ^  senibr;^- 
,AO  create  da  un  pensiero  istanta-' 
nep  .  Non  /nanca  loro  che  un  po' 
4i  morbidezza  e  ìii  grazia  per  aT 
vere  una  bellezza  compita.  Que- 
sta  felice  unione  fórma 
.  3.,  Lo  stile  bello  ha  per  carattere 
]a  grazj[a.  Banditi  gli. angoli  sa*- 
lienti .,  vi  furono  sostituiti  i  con- 
torni più  puri ,  Lisippo  aprì  questa 
Tiuova  strada  imitando  i^egAo  de' 
suoj  predecessori  le  dolcezze  del^ 
jfi.  natura  ^  la  purità^  la  morbi- 
dezza, il  gradevole.  Egli  evitò 
ie  forme  troppo  quadùtp  .e  im- 
ponente del  secondo  stile  \  conob- 
be che  lo  scopo  4ell*  .arte,  non  è 
,d'  imporre  ma  di  piacere  ,,  4t  per 
piacere  debbo n  le  figure  esser  di 
^contorni  dolci  ^  morbidi  j  p  non 
fieri  e.  urtanti .  Egli  però  rispet- 
tò la  bellezza  del  secpndQ  ^tile 
come,  fondamento  dcIP  ;^rte  ,  per- 
chè era  piantata  sQ  1^  bella  na- 
tura .  Onde  egli  npn  fece  che 
Aggiungervi  grazia  ,  '  é  togliere 
alla  grandezza  quellp  che  àveadi 
esagerato,    ' 

L4  .^grazia  Vuol  andate  unita 
colla  più  alta  bellezza  i  e  comu- 
nicarle il  fiono  di.  piacere  .  La  si 
;nanifesta  in  tutti  i  mpti ,  in 
tutte  le  attitudini^  &n  nella  im- 
mobilità ^  e  neir  andamento  de' 
papelli,  iq  .nel  g^t.tp  4el}e  vesti', 
O    4  '     La 


/ 


21^  ÉCVf 

La  gmìa  nasce  dalla  beila  naf  a- 
ra,  e  perdo  rìvbiède  stile  gran* 
dioM> ,  corttttOr  precisa.  I  pìN' 
tori  fnron  i  primi  a  coltivar  que- 
sta grazia  ;  Parrasio  ne  fa  il  pa^ 
dre,  e  la  cotfiunicò  senta  rii^erv» 
ad  Àpelle.  Gii  statuari  la  prese- 
ro da^pittGfri ,  e  Prassittfle  là  spie** 
gè  in  tutte  le  sue  opere . 

Lz  gratta  nóA^sa  combinarsi 
co*  moti  violenti  e  impetuosi .  Il 
dolore  in  LaocOonte  è  intènso,- 
fna  è  concentrato  ,  né  si  espande^ 
in  citazioni .  Così  là  gfoja  no* 
dà  Al  scoppi)  ma  si  TÌsttinge  i'n 
vx^  amabfle'  dolcez^,  cèrne  si 
vede  nel  viso  d' Una  Leucotdfe  $à 
Campidoglio.  ^ 

La  gnizia  piuttosto  clfe  unirsi 
colla  vi^ehzj^,  va  ad  accordarsi 
coTf  forme  no»  cothpitamente  bel- 
le y  er  ripara  ai  difetti  dclk  bel-* 
JtezTta.  Questa  grazia  non  etnica' 
si  tfova  in  alcuna  tefste  di  Fau- 
ni  e  di  fiaccatiti,  donde,  fotse 
provengono  le  gratibse  tisie  di 
Correggio. 

I  Greci  conobbero  tutte  le 
sorti  di  grette .  lì-  Cupido'  dor- 
mente di  Villa  Albani.^  it  fari- 
cmlld  che  scherza  con  un  Cigno* 
jief  Campidòglio»  ;  un  altro  ra- 
gazzo sopra  una-  tigre  con  dite 
amorini ,  >  un  de*  ^uali  con  utii 
maschera  vuole  fargli' paura-,  prò- 
vatfo  la  riuscita'  de*  Greci'  aefr  e-^ 
sprimer  la  grazia  nella  natura 
fanciullesca'. 

.  4i  La  grande  riputazione'  de* 
Prassiteli,'  e  degli  Apelii  nocque 
ai  loro  siiccessorì  .  Disperando 
costoro* di  sorpassare,  neppttr  d* 
v^ua^liare  que'gran  maestri,  ai 
ristrinsero  ad  imitarli.  Gl'imi- 
tatori, già  si  sa,'  resfian  ai  di 
sotto  degli  originali.  Ben  presto 
succèdono  imitatori  d*  imitatóri'. 
Finalmtntv^on   s'  imitatto  ^ù 


^i  eseinpfanri'  de*  gran  mMArl'f- 
si  va  dietro  alla  maniera  idi  qual-^ 
che  tfrtitta"^  subakernd  ceh' è  ia* 
vogit'per  la  degradazkmedelgu**: 
sto  f  e  per  i  capri^ccj  deUa^  me» 
da  V  Tali  sona  le  rivolmioDÌ 
dclV  afte  presso  igli  antichi  e  i  • 
ffloifetni  é  •   ■  -     * 

(^ando  gH  Artisti  Grect  jce»A 
saronor  di  cercare  più  il  bèllo  y 
yoileto'  distini^aersr  còlla  finitez-^: 
zk  de'  detta&li ,  e  per  evitare'  lat 
durezza  dello  stila  glande  «  si* 
diedera  sAbk  maniera  del  mòlle  m- 
dei  tondo. 

Altri  vollero  evitare  questo  di-^r 
fcrt0^  imitiirono  lo  stile  grande,, 
cioè  r  est&erazione  delk  forme  ^. 
e  invece  cn   avanzar  l'arte,    I» 
portaron  più  indietro  fin  alia  ma^  • 
niera  Egizia.  Maniera  speditiva  ,• 
e    fórse   quella  che  Petronio    e 
Plinio  chiamano   vim  compendia-^ 
r/#,.un  compendio  dell'afte,  iih^ 
abbo2Z9. 

Finalmente  T  arfe  sr  perd^ 
quando  il  gusto  drile  grandi  o-^ 
pere  fu  inghiottito,  dal  delirio  • 
de'  grotteschi .  Benché  fulminati 
da  Vitntvio  furono  rimessi  in  iu-». 
ce  dagli*  scolari  di  Rafi^llo,  e. 
più  indegnamente  sì  aono  pro-^ 
mossi  diagl' inaensati  modero  Ì8si«« 
mi .  * 

PecdutxrT'iLgusta,'  perduto  P 
amore  per  I'  arte,  una  statua  nont  - 
fu  più  che  unar  statua  •  La' sazie-'  ^ 
tà  non  cura  più  il.  bello ,  porta 
alla  indiiferenza .'  *  €>kide  ni  tolse 
spesso  la  ttsfm:ad  una 'Statua  pcF 
metteriene  un | altra.-  E  ava  .Ìor«> 
se' accaduto' di  porte  ad  una  ata» 
tua  di*  Lisippe  una  tcsnr  di  qual^ 
che  ridicolo  per  adulare  qualcètti 
altro  ridjcoio. 

La  moltkudlne  delle  statue  nonr 
produsse  più  statue ,   ma  busti  «e;  * 
ritratti  •    I  geneii.  lubaltami  a»> 

d»ir 


\ 


set; 

A^adittO)  qmmdo  ì  ^neti  su*' 
peribri  non  «òno  più  coltivati  ; 
uè  Verun  artista  pnò  riuscire.  n«' 
céneri  >Dfer<i«ri,  ^  ^on  Coltiva 
n  eendre  grande .  • 

B  qdsUé  gtafidiosità    ne*  secoli 
«MiibrÓBi?    (guanto   più   nel  bèi' 
tempo  gli  artisti  disprèzzftrond  le 
ftcdolesie  delk  nattua  »   akrct' 
tanttf  furono   rilevate,   nb'  .bas^i 
fenpì.    Nell'Arce»  di  Settimio. 
SSevér^  ftirooo  espresse  ìé  vene  £<• 
no  nelle  vistane  .  Triplice  èrroKi 
^  :  mintnie  ffìor  di  Tiste  in  -un' 
Opera  erandè;  mioniié  grosaola-*. 
ne  in  donile  delicate  ^  e  incdn-r 
venienti  in  deità ,  alle  quali  'gHh 
antichi  non-  diedero  naiapparenv 
±a  di  sangue. u  Tanto  ém  degras 
data  Tarte; 

Ma  per  quanto  lo  fosse  •  con^ 
aettò  tuttavia  aóa  so  che  ài  buo- 
no proveniente  dair.  '  eccellente 
dell'  eccéUenfe  atttichità .  I.  peg*: 
gidri  artisti  del  tempo  fiù  «M 
sauro  non  caddero  noi  ntìV  àf- 
fèttazionei»  oell'  esagerazione  ì'j 
e  nella  contorsione  de^  moder'^ 
ni  i  Sostennero  il  buono ^  a  ;  ftr* 
ttt  ài  copiale  la  .stile  ònono  i 
Anche  nel  secolo  terko  si  -  fece-^ 
ro  Mìt  opere  buone  ,  copie  di 
òpere  anterióri  :'  chlReriscooo  so» 
Jo  ai  Capelli^  , 

Riguardo  alla  ptatica  gK  St^^ 
toari  deti  iavotaron  in  argilla^ 
e  in  gesso.  In  «worio  e  in  argento 
nùh*  fecero  che  .  piccole  opere  . 
Le  grandi  furono  in  manòio^.l»» 
edato  talvolta  dfjscaipello  senza  - 
tikeridr  pttliniento;r  taie  è  il  Là<^ 
caantc^  e  sta  a  nuraviglta^  par 
che. il  marmo  conservi  S  sud  eét- 
pidevme.' 

Alle  statue  di  porfidv  fhcevait 
la  testr  e- le  strèmitÀ  dì  marmo 
bianco.  A-  >qudle>  di  ahbastioìpot 
le  facevtfin*  di  bcoBa».. .     . 


Le  sktuiài  Bronzo  9^i»  ^sé 
di  più  pezzi  saldati''  insieme  eoo 
iamine  e.^on  chiodi^  .  Incrostali! 
poi  d'nrjBento  in  aJoune  parti  lo. 
statile  di  bronzo^  .o  doiratie  ÌQter!. 
temente  *  non  pace  ili^vbi^fi  ^u^- 
sto.  Mólto  .meno  è  Uod4ivl>ie'fnn{^ 
doinie  le^statMc  di>  marieo  t  Jpn. 
verniciarle»  ^e  £icle^iColorirèi>4i|k, 
un  pittore..  Peggio  anioor^  porre"" 
nel  cava  degli  occhi  pietre  iu*r 
cidé  •'  ^  .    V.     ,       •.-.;.    ,, 

Se  'in  Koma  si.  fiionro  deJltf 
buone  stuitute ,  Don  furono  in . 
gran  .parte,  che  opere  di   artisti 
Gieci...£'  ben  verisimile  che  an-> 
che  de' Romàni  fòaseto  statuaria 
ma  su  lo  stile  Greco.  iAlpià  al 
piò  Ài  .Romano  vi  avrà  posio  \m 
pò*  dei  aue  narattere  »  «ideila 
durata  ^  ..come. ei  osserva  ne'^Jik* 
diatori^  e.ne'bnfti.di  Cesare,. e« 
ài  Augusto:.  J>i  ULtìte,  béììe  a^. 
tue..4^e  ci  nD0^5:imj»t6.deiraa-^. 
tichità,  .:fiti^Ba  èi delie ^rimnost^ 
nella  ntotia  anftìiPik;,  eninnaièdc'  ^ 

^  celebri  artisti  •  D^qjfir  ^ 
iez^a  di  qiielie  està  ataràiMol- 
to  snperiùre  ilh  bellezMi.  di  ^ue^.  -. 
ite.  In  queste.»  4>er  qoantó  s|eqo^ 
belle ,  $i  osserva  qnakhe  difettò  a 
Quindi  Mengs  ;Ie  sospetta'  Co^ 
pie.  Non,  è  in  verisimile^;  'UeMàK 
ré  è  invctisisfulc  «he  siéno'  fati-* 
tazioai^  .  .:  ^       '  *  . . 

L  Siciliani. ebbero  quakhe  co-t. 
sn  ddt.buon  «^usto  G^éco  ,  e  lo 
conservarono^  per  ìotisufi^,  tèmpo» 
senza  perventr  jmai  aiT/ecoellen-' 
za  »  Furono  n^no.cbiretti»  piì^ 
rigidi  i  pie  cari(tati\y  .né;  seppero» 
àfLfjt  nl.tturmD  ckganz»  èmcn^ 
deste if  '  1  .        .      *  ', 


SeÙSLTOKI  òtttin 


■1 


I  6oeci|:  sébbeo  recenti  rispet-l 
td  a^  Ii|gijft^«'agli  Aaiaticf  »  '|u-r 


ttxf         sax 

Recarono  ogni  nazione  nei  gusto 
ideile  Arti , .  e  sono  tuttavia  ^  e 
debbono  esser  sempre  i  maestri 
universali.  -, 

z.  Dedalo  13  in  14  secoli  «pri- 
ma   deir  era    volgare    nipote  •  di 
EretteQ  Re  di  Atene  Ai  il  |>rimo 
scaltòte  jche  staccò  i  membri  del- 
ie figure  e    aprì  loro  .gli  occhi  • 
In  Atene  si  conservò  per  molto 
ten|po  una  specie,  di  tronp   lavo- 
ra^Q  da.ijuesto  artista,   a  Corin? 
to  tm  Ercole  nucio  di  jlegjio ,  un 
altro  consimile  a  Tebe ,  la  statua 
lai  Trofònio   a  Lebadia,  la  Bri- 
romartide  a  Olinto  in  Creta ,  u*- 
na  Minerva  a  Gnosso,  dpve  an- 
jche  era  .un  coro  di  danza  per  A- 
jrianna  in  maimo .    Queste  .ed  ai- 
^re  sue  opere   npn   faranno  state 
.certo  capi  4' opera  ^  ma  fìirono  in 
«quel  tempo  sì  mirabili,,  che  De^ 
dale  furon  chiamate   .tutte   le  o- 
pere   fatte  cqn  arte:    ónde  si  è 
Incerto  st  Dedalq   abbisi,   dfj^to  ò 
ificevuto  il  nome  dair.  grte  »  B^li 
passò  ^r  pn  firaùdVingeeno,   e 
M  distinse  anche 'n^irarcqitettu- 
^  e  cella  meccanica.    Ma  postili 
junmazzò  4in  sug   nipotf ,    si  ri- 
£u^iò  in  Creta,   dpve  per  ^ttri 
cklitti  fu  carcerato  »  scapj>ò  dalla 
prigione  «  si  salvò   in  Sicilia  9   e 
suscitò  linf  guerra  fra*  Siciliani . 
Dunque  ouestQ  grand*  Artista  fu 
im  gran  triccone.' 

a.  Smilis  contemporaneo  di  De- 
jdaio .  Si  conservò  per  molti  se- 
eoli  419  Sfuno  un^  sua  ^tatna  di 
Giunone* 

%  Si  fa  menzione  di  alcune  sta- 
tue di.  ^ue*  ^empi»  ma  se  ne  i- 
^noranq  gli  autori.  Ben  «curiosa 
dovette  esser  in  Corinto  quella 
di  Giove  cqn  tre  occhi  in  testa 
per  esprimer  il  suo  triregno  in 
iCieJO)  in  Terra  e  in  ^are. 
.  ^.  Épèo  si  fa.  «cultore  dbl  fa* 


scu 

« 

moso  cavaUo  di  Troja.»  cbe  iie# 
£1  che  una  maicchina  da  espugnar 
mura,  coi^e  V  ariete,  ma  quella^ 
fu  a  testa  di  x;av^Jlo  •  In  CorÀn^ 
to  vi  fu  nn  suQ.  Mercurio  .* 

Delle-  statue  fatte  intorno  al 
tempo  della  guerra  di^X^^i^  ^f^ 
ai  hanno  che^  favole  . 

4.  Reco  di  Samo  si  ha  per  il 
più  antico  scultore  Greco  ^  eyis» 
s€  6  secoli  .prima  deii'B.  V^  E- 
gli  fu  il  priino  a  •mod.eil^re  in 
argilla^  f  a  fondere  in  hipnzo  • 
Si  ebbe  per  :sua  h  statua  àfsll^ 
notte  'in  jEièso«  Egli  fu  anche 
architetto ,.  e  edificò  in  Samo  Mr 
no  de'  più  vasti  tempj  della  Gre? 

,    5.  Teocbro  e  Tebecle  figli  dì 
Reco  per  imparar   meglio    l'arte 
andarono  in  Egitto,  p  fecero  jpoi 
jier  Samo  una  ^tatuar  di  A^ljo  9 
iàcendone  uno    una  me^à*  jn  Sa- 
mp,  e  l'altro  la  sua  qietà  in  £r 
jfeso .    Pràtica  Egizia  per  le  sta- 
tue Egizie .    Prqva  che   le  «cul- 
ture Greche  fin  ^lilora  erano  sul 
gusto  di  Egitto .,   Che*  Teodoro 
poi  si  avesse    &tto  in   brpnzo  i| 
suo  ritratto  al  vivo  eoa   una  li? 
pia  Iti    una    mai^o,    e   neir  altra 
pon  una  «quadriga   sì    piccola  dsk 
esser. tutta  coperta  da  un'  ala  di 
mosca,  è  uno  di  que'  racconti  di 
Plinio,  che  può  convenire  a  qua!- 
fh' altro   Teodoro  molto   poste- 
riore.  Al  suddetto  si  attribuisca 
^nche    la  costruzione  ;  dei   Labe- 
rinto  di  Samo,   e  V  inicisione  di 
quella  famosa  Corniola  che  Poli- 
prate  Tiranno,  di  Samo  gettò  in 
mare,  e  la  ritrovò  in  un  pesce  . 
■Si  fa  ^o^he  di  sup  lavoro  la  gran 
patera  d'  argento  donata,  da  Crcs- 
so  al  tempio  di  Delfi . 

6,  Dibu^tade  da  Sicione  lavorò 
in  Corinto  de'  ritratti  in  terra 
cotta .    L'origine  è  curiosa .  Sua 

figlia 


figlia  innamorata  dì  un  ^toVànr 
jche  stava  jjér  intraprendere  un 
Jtingo  viaegip  ,  delineò  sul  muro 
r  ombra  del  suo  amante  ner  isol- 
Jevarsi  dal  tormento  delr  assen- 
za. Il  padre  ammirandone  la  ras- 
somiglianza, vi  applica  1'  argil- 
la )  e  poi  la  fece  cuocere .  Que- 
sto pezzo  dicesi  che  si'  conser- 
vasse nel  ninfeo  di  Corinto  fin 
die  '.quella  cospicua  fritta  fu  di- 
strutta da  MumiAio* 

7.  Euchxn  di  Corinto  fu  pw- 
dellatore^  come  anche  Eugram- 
mo .  Entrambi  vennero  in  Italia 
con  Damareto  padre  di  'Tarqui- 
nio  Prisco,  e  insegnarono  agli 
Etruschi  a  modellare  ',  '  Si  vuole 
jdie  Euchjri  -  facesse  delle  statue 
in  bronzo  rappresentanti  ^tléti , 
p  cacciatori .  '        .    '  '  / 

'  S.  Mala  4t  Chio ,  «  Micciade 
suo  figlio  non  sono  noti  che  di 
nome.    Di    suo  nipote  Antermo 

vi    furono   statue   a   Delo   e   a 
Lesbo .  .->/... 

:  9.  Dedalo  di  Sidone  ebbe  per 
figli   Dipeno   e    Scilli  ;    scultori 

^utti  <e  tre;  né  se  ne  sa  altro. 
-  IO.  pipano  p  Scili;  di  '  Creta 
fratelli  stabilirono  una  scuola  in 
Sicione,  e  vi  fecero  ie  statue  di 
Apollo,  di  Diana,  diErcple,  e 
di  Minerva  ;  Per  altre  città  lavp- 
rarQnq  altre  statue  di  marmo  pa- 
tio. In  Argo  fecero  la 'famiglia 
di  Castore  e  Polluce  in  ebano  in- 

•tersiato  d*avofrio.  Questo  miscn- 
giìo  disgustoso  era  del  gusto  de* 
Greci. 

.11.  Tectefo  e  Angelione  della 
scuola  di  Sicione  fecero  le  statue 
di  Apollo  e  di  Diana  per  il  fa- 
moso tempio  di  Delo . 

12.  Learco da  Regio  della  seno^ 
la.  di  Siciorte  fece  uir  Giove  di 
bronzo ,  t  di  cui  pezzi  «ran  riu- 

'  niti  con  chiodi. 


SCU  ittr 

'  13.  Dbriclide  e  Medon e  Laccio 
demoni  dèlia  scuoia  di  Sicione  si' 
distinsero,  il  primo  per  la  statua 
di  Temi,  il  secondo  per  pna 
Minerva  arcata  , 

14.  Donta  Lacedemone  scolpì 
statue  per  il  tesoro  di  Olimpia  ; 

X5.  Teo.cle  Lacedemone  fece 
cinque  Esperidi .  Per  il  tesorqr 
d*  Olimpia  lavorò  in  legno  di  e»* 
dro  Atlante  sostenendo  il  Cielo , 
Ercole  ritornando  dair  Esperidi , 
e  il  Di;agone  che  inviluppa  V  al- 
bero. 

td.Bupafo  e  Ateni  di  Chio  fi- 
gli di  Antermo,  statuari,  pitto- 
ri, architetti.  Si  'racconta  che 
per  una  satira  fatta  dal  poeta  Ip- 
ponace  contro  di  loro  che  gli  a** 
veano  fatto  un  ritratto  orrendo  9 
sr  andassero  ad  impiccare .  Inve** 
ce  d*  impiccarsi  eglino  lavorarono 
molte  statue ,  una  Diana  a  Susi , 
una  Fortuna  a  Smirne  e  le  Grà-^ 
zie  in  oro .  ;Iit  Roma  fbronò  tra^ 
sportate  alcune  statue  ^ì  questi 
artisti ,  e  collocate  nel  tempio'di 
Apollo  edificato  ^a  Augusto .  In- 
ipiizio  del  pregio  di  tali  scultura. 
In  Chio  ST  ammirava  un^  lon» 
Diana ,  che  compariva  maliniconi- 
(Cà  a  chi  entrava  nel  tempio  «  e 
allegra  a  chi  ne  usciva.  Sarà 
favola.  Ma  se  ne  può  anche*  da- 
re una>  spiegazione  per  gli  a\^ci- 
denti  de  lumi ,  o  per  esser  fatta 
divetsamente  in  utia  parte  che 
neir  altra .  " 

27.  P^rillo  fece  per  il  tiranno 
Falari  quel  terribil  toro  di  bron- 
zo, in  cui  quel  mostro  faceva 
finchiudefe  e  conpuocetc  chiun- 
que non  gli  andava  a  genio .  ^  'Vi 
tu  concotto' finalmente  Palati, *'c 
iPerillò,  Si  "vuole  che  il  lavOto 
dcHa  bestia  "fosse  cctìellertte  '.  I 
Cartaginesi  espugnato  Agri||ento 
se  lo  portarono   in  Cak-t'agme  . 

Ma 


ita 

l^a  distrutta  Curtagìne  Selpimé 
Jò  restituì  ad  Agrigento .  . 

[  lÉi  Batkie  è  famoso  per  i  b9$4 
$ìrilievl .  dsl  trono  dV.Amilcaré 
neiia  JLaconia .  Vi  è  .jcensumta 
la  moltitiid'me  delle  '  figure .  Xa 
statimi  principale  al^a  ^  cubiti  t 
mm.  era  di  Héfkie  «  -  ma  moko 
più  antica  9  essendo^  neiiii  manie^ . 
r»  egizia  4  .< 

19.  Callimaco  è  telebre  pser.  V 
ipV^^Qziofdé  dèi  '  <»piteiid  Corin- 
tio: ifivèQzione.  do«jkita  9!  taso, 
coree  fante  aitre .  <  Egli  tro^ò  un  - 
€ft*nfstrGr  .^opra'  una  tòps^^^  ^^ 
Oliale  s*  erano  elevate  djelle  foglie 
di  acatrto  ;  io<  sdieode'  di  tiiiel  fi^ 
gliame  su  ^ijiei  canestro  gii  par-^ 
ve  elegante  y  t  Id  fece  servir  iii. 
ànoklello  aik  ^ccdoiine  ch'e^  e- 
téssé  ìq  CoHiìto;  Egli  ebèeul  ao^ 
pisanome  d'i^^e^iMf^  d  di  ^i(#«« 
sta^mew'ere,,  là  Aiene  avanti  ia 
statua /di  Minava  ereduta  .disoe- 
ia. dal. cielo  egli  fotcé  unaf  lainpa- 
da  d'or^cbe  ^eva  .in  perpetuo, 
tìon  bisognando,  tioiettem  ojgliò 
cte  una.yotltjr  l'anno»  kr.stqppi*- 
ho  era^  di  afiiianto  y  e  ai  di  só^ 
pra-  s' inalzava  una  pajina. di  tne- 
tallo  Èù  al/a  Volta  per  riceverncf 
il  fitnoib^.  In  Qlater  ir' era  ijna 
Àu# -Qittfipiu^  seduta  .•  Le-  sue  La- 
^ed^ilkoni  dausanti  avetfno  un  逫 
ttssó  di  finitezza  che  oedbtr^g- 
^eva  ip  grazia;-.  .  . 

■iZo.Lmé  jdì  Py«fltò.  fece  uni 

Escole:  di  "legnò  troppo  .  erculdo . 

,j(t.^ CM^tid'H^m  ia»Drèpér 

Amicie  i^na  stafu^  éi  Pnsserpin» 

t9pi^  li»  tn^iè  di  kttiitzo^ 

i£2.^CAiiaéo\/av!9ròJhjnarft]&  éi 

j>9aiMG^ei;Qi{i^  4liv.Naiipa0to.  « 
^Qi4<  m^cQ  ijiì.mc(  e^^  in  évàno\ 
ima^^^ta^  di  ^im»  66lht&u 
*«IJ»  'mm»ìku^.  JP^tìraasa .'  U  * 


sctr 

gu^  perle  ticchezie  tatitrois 
al    bao6    gusto  fx^  ^conttmiaré 
questo   insulso   fnÌ50itt^ior  aèche- 
noi  -^ià  bel  tempct  di  ^Kcia. 
.94^  Cadami  me  una.*  statua  dr 
Vefì0|tf  post»  a  iaa!»to  alla  li^toes-:- 
S9  et^tta  hi.  o^iìqéb' della /cblti*^- 
gtaaé  ìL^naK    (In'  olen  sua  st^^  ' 
tua  fu  da.Piiidatòr  ccAnaaratrtwI- 
teiHpfò  di  htìimattfs  * 
'  .  3^5.  Datnsa»  di^Cidtone  >  fece  iar 
statua  di  Milone  Crptomate,  st^ 
iet»  di  tanta  fyftzJaìidit  poVtò  egli 
stesso  lìar  «uà  stiatua  in  A^i^k^e 
fu  épHo0ac».  ,  ,  ,;     ,:     . 

a^  Iftcmtct  lavorò  la^a[tna  d^U 
la  lioites^  it  mesaoria  dsMtf  cor* 
tigiana  Leena  »  h  qtnde  'benché 
dona»,  none  v«3kfiÉai<  n^eimneBO" 
nella  .  tprtura  svdare  il  segreto^ 
confidatole  ;da  Armddio'  e  da  A* 
ristatone -cqspir^ori  cqpùo.  it 
tiraotto  Ipparco.  Gli  Ateniesf 
vollero'  perpetuarne  la  Aieaiorìir 
C9n.iinii  bestia  la  pia  écra  e  Ì9 
più  generosa  ^  E  r  artista  la  fe- 
ce, seaza  liRgua^  pei*  rilévitré  il  di 
lei  merito, 

47.  AgeMe  d'  àt^a  few  per- 
Taranto'  de'  6avjiiii  di  bron^,^^ 
delle   dotine    prisionieie^    Feee^ 
anche  il  ca!rradi  Clcosteoe  ette' 
avea  ripoirtata  viitrori».  . 

2È,  Miroiie    d'Etóucér?   fu  ec- 
cellente néiU  teste,  eseguite  coi^ 
dolc4fzza .   Moiré  .furoà'  le  sue  o-* 
pere;  n<rl|a  aittadìdlkd''Aieiieutt 
piovane  Lioitf  con   ur  tfspera6iri<y 
m  mano,  per  aspeiger  d' ao^a  lu- 
strile gli   assistenti,    un   Perseo^ 
coilr  te$ìz  di  Medusa^  in  £gtt>a 
und,  statuir  «f-Ecate  iti    legno. 
Nella.  GaUena^  teiìiicifcolai-e  dr 
Elidè  nel  OMeszo  Giovtf  ibe  rice-- 
vft  j«.  preghiere  d|  Aurora^  t-di' 
Teli,  ^  (Mosti  gtì  vai  agir  al- 
tri Greci  i»  straoierì  Aemicrr  A-* 
chtiie   a   $d4f»tioì»^,VH9m'  arf    . 


scu 


p 

/ 


-£l«no,  Menelao. a  Paride >  Bk| 
poede  a  Enea,  Ajacc  a  JDeifobo  • 
L^  più  ammirabil  opera  di  Mir 
ront  è  BaiccQ  a  Te»>ie9  e  Eri- 
cicoiii  Atene.  E'  nunosalasua 
Vacca»  L9  sua  statua  d'ApoJlo 
fu  tolta  da  Maicantonjo  agli  E* 
fosft  e  restttuitfi  dji  Angusto  .* 
dovette  esser  molto  stimata.  Sti- 
matissima fu  àncke  h  sua  Vec» 
chia  ubriaca  in  bronco  fatta  per 
Sipirne. 

29.  Policlete  di  Sidone  allievo 
di  Agelade  lavorò  con  molta  de- 
licatezza .  Gli  si  attribuiscono  le 
sculture  seguenti.'  Jl  Diadui^- 
ne  d^  una  morbidezza  giovanile 
piagato -ccn^  talenti.  Un  fan- 
ciullo rappresentante  il  vigoire  . 
li  oanonè ,  o  sia  la  rego^  per 
istudtare  il  disegno.  Uir  uon^o 
ch'esce  dal  bagno,  e  un  altro 
che  invita  a  giuocare  agli  «xrf^ 
^sli  y  ossetti .  Due  fanfiiulii  nu* 
di  che  giupcàno  agli  ossetti  :  que- 
sti furono  nel  paMzz0  di  Titp  •* 
Un  Mercurio  in  Liiimftchia  ,  e 
un  Ercole  in  Roma.  Un  Arte*» 
mone»  e  un  guerriero  che  prende 
le  armi  per  correr  al  combatti- 
mmin.  A  questo  scultore  si  dà 
il  vantor.d'aver  inventato  statue 
da  reggersi  'su  d' una  gamba  ;  m*- 
gli  si  dà  k  taccia  d'  averle  fatte 
i)Madyaie*>  e  auasi-  tutte  tassomi^ 
gltgnUr        »    '  • 

iP.'OMm  sl^^Efina  fèct  per 
pinomed»  u»earro,  ina  i  cavalli 
è  i  giovani  fùron  di  Calami .  tu 
b^asj*  di  Onata  la  statua  di  Di- 
nARBiede^  e  na- Mercurio'  «nn'ufi 
caprone  sotto  il  braccia,  vesifip 
d*  ona^canioa  f  d'una  clamide^ » 
con  MU  ..elmo,  ta'  testa*  Ma  in 
Pescamo  il.a^io  iApolioytr^rottzo 
^ccttò  PaitaiiwdnMer'UgraR'- 
dez99  e  pep  '-  V  arte .  Egli  '  ^f i^e 
pcK  FifftUaJneil^ikficvctiiirJa  "siattia 


ner4y  la  anale  «ssendó  dl^lègnd 
si  bruciò  ,^  ma  quella  gente  ve- 
dendo Cerere  sdegnata  contro  il 
paese,  volle  che  si  rifacesse*  La 
statua  rapDresentava  un^  donna 
seduta  su  a'  uù^,  pietra  collii  té« 
sta  di  cavallo,  con  un|^  tonica 
nera,  in  una  p^^no  un  serpente- 
e  ndP  altra  una  isoiomba  ^  e  il 
(còntprnò  era  di  serpi  e  d*  s^tvé 
bestie . 

37.  Egi^    Ateniese    fu    lodato  <^ 
per  la  sua  Minerva ,  «  per  il  suo 
Pirro.    Egli  fece   anche  Castone 
e   Polluce,    e  de^  giovani   a  caf 
vallo. 

S2.  Gallitele  lavorò  col  suo 
maestro  Onala  ;d  suddetto  Mer* 
curio. 

33.  Simon  d'Egina  fece  nir  ca- 
vallo tirato  da  un  uodiP'  per  lo 
briglia^  un  cane,  «un  arciere  in' 
bronzo .       '  * 

34.  Dionisio  d^Argo  fvcc  un 
consin^il  gruppo,  n^  il  camallo 
fu  pia  stimato  •  Fece  inoltre  un 
Giove,  na  £reole«  un  Orfeo.  In 
Róma  nel  Portico  di  Ottavio  spic- 
cò la  sua  Giunone» 

3;^  Glauco  d'Argo  lavorò Am4 
fitrfte  ,  Nettuno,  e  Vesta  . 

's|^.  Nicodamo  di>  Menale  scpU 
pi  una  Palladè,  Ercole  che  amV 
mazza  il  Lione,  ^dur  pancratiàr 
sti,  e  un-  pugilo. 

37.  Socrate  di  Tebe  non  Ì  nò» 
to  che  per  una  ^a  oj^era  in 
marmo  ^tta  con  Afisiodeilio  ;  • 
fu  la  madre  de^li  Dei  cpnsacr^tk 
da*  Pindaro .  ' 

38.  Elade'd^Argo  'fece' una  9fAr 
tua  d' Ercole .    Poco    illustre  ih 

.  st  stesso  ;   fn    ilìusttato  4ià  suo 
discepolo  •  • 

99.  Fidia  Ateniese^rì  in  teMV  ^ 
pò  di  Pericle  quattro  Heeoli  ptk^  ' 
ma  detr  E.  V.  Fu  qMfeUo  il^temr  • 
pò  della^magsfiof àontitositi  d'Air 

t?» 


4%i  SCO 

fcne,'  'é  il*  più  favorevolfr  per  le 
beile  Arti.  Fidici  v!  spiegò  un 
catattere  grandioso  e  fiero'.  TuN 
ti  r  antichità  ha  celebrato  il  suo 
Giove  Olimpica  ideato  dà  quei 
versi  di  Omero  cke  rappresenta- 
no il  Re  degli  Dei  scuoter  V  O- 
limpo  al  muover  i  suoi  neri  so- 
pracQÌgii .  Il  Dio' sedeva'  in  tro- 
no d*  ora,  d* avorio y  e  di  ebano, 
incoronato  d' olivo;  alia  destra 
«eneVft  una  vittoria  d'  avorio  e 
d^otó  con  nastro  in  testa  e  con 
Corona,  e  alla  sinistra*  uno'  scet- 
trp  brillante  d'ogni  metallo  con 
un'aquila  in  cima.  Il  m^nto  era 
tutto  d^ora  effigiato  a  gigli  e  a 
bestie  V  anche  i  calzari  eran  d' 
oro  .  L' avorio  dominava  in  que- 
sto» monuménto .  Il  Giòve  era'  sì 
grande  che  colla'  testa  toccava  la 
volta  del  tempio  ch'era  elevatis- 
simo, onde  se  a  S.  Maestà  veni- 
va voglia  di  alz>irsi ,;  avea  tla  tra^ 
gassar  la  volta  ^  grandezza  étìV 
onnipotenza  di  ""Giove  .  Gli  orna- 
menti di  pitturar  e  di  scultura  v' 
ctan  profusi .  In  quel  tempo  non 
si  era  ancora  scoperto  che  il  gran* 
de  s'iilgnihdisce  colla  sobrietà  e 
còlla  semplicità  degli  ornati .  La 
statua  di  Minerva  nel  Partenone 
d,'  Atene  era  anche  uria'  dtlle  gran- 
di pperc  di  Fidi»  r  anch'  ella  d' 
óro!  e  d* avorio  ;  il  cimiero'  era' 
formato'  d'uha  s6rige  e  di  due 
grifoni .  La,  statua  era  dritta  5  e 
il  panneggiamento'  discendeva  fin 
a'pfed!.  Sul  petto  era  la  testa 
^i  Medusa  in  avòrio,  e  una  vit- 
tbVia  alta  4  cubiti .  Quindi  si 
può  dedurre  l'altezza  ct)lóssale 
dtl  tutto.  In  uiia  mano  la  Dea 
ifeneva  una  lancia  con  un  drago-, 
ne  a  cantò.  Il  suo  scudo  era  a' 
iuoi  piedi-,  neUa  parte  convessa 
era  scolpito' ij  combattiménto  del- 
h  Amaz^toni  i  e   nel  concavo  la 


seu 

battaglia  fra*  gli  Dèi  e-i  6iga*iits 
ti  \  anche  la  calzatura  era  scol- 
pita di  Lapiti  cohibattenti  contro 
I  Centauri.  Fin  su  la'  base  era 
un  bassorilievo'  di.  20  divinità 
per  la; nascita  di  Pandora.  -Gli 
antìchi  han  lodatar  questa  prod^ 
galità  biasimevole  .  Un*  altra 
Minerva  di  Fidia  erètti  dagli 
Ateniesi  come  uh  trofeo  delia. 
battaglia  di  Maratona,  era  ^t 
gfande  che  i  naviganti  fin  da 
Sunnid  ne  scoprivana  il  cimiero' 
e  la  punta  dellaf  lancia .  Su  lo' 
scudo  cisellò  '  il  combattimeli- 
to  de'  Centauri  co'  Lapiti .  Nel 
tempio'  di  Vulcano  fece  una  Ve- 
netcf  df  marmo  pario  .  Delie 
stesso  marmo  fu  anche  la  sua  sta- 
tua di  Nemesi  a  Maratoha  .  t^ 
corona  di  questa  Dea  deìli  ven- 
detta erano'  cervi  e  altre  figure 
di  vittorie  ;  su  la  base  v'  era  Le- 
da che  presentava  Elena  a  Ne- 
mesi ,  perchè  Nemesi  fece  V  evo 
fecottdato^  da  Giove  ;  Lèda. lo'  tro- 
vò,  l&  covò ^'  e  ne, sbocciò  Eiena 
e  Castote  e  Polluce.  Questa  ba- 
se conteneva  gruppi  di. altri  sog- 
getti della  guerra  di  Troja  che 
non  aveana^  dsi^  far  niente  col  sog- 
getto: onde  il  disegno  e  il  lavo- 
ro vi  poteva  essere  stimabile,  ma 
Ron^  la  composizione .-  Mòltrssi- 
mé  furono  le  sculture  che  Fidia 
fece    per  varie   cittì  di  Grecia  , 

rcialmente  per  Delfi.  .Quella 
Giove^  Olimpico'  in  Megara 
non  fu  terminator:  era  d'oro  e  ci* 
avorio,  cioè  di  lamine  d'avòrio 
ed'  oro  applicate  ^pra  un  nucleo 
di  ar^illaf  a  di  gesso:  era  un' 
intarsiatura  penerà  e  disgus;tevo- 
le/  Fidia'  non  Ij^orava  di  suo' 
gusto  -  iff  queisteVi^c-,  cfà  obbli- 
gato a  sottomettersi  -al'  capriccio 
degli'  A'tetfiesi  /  Egli"  voleva  ftr 
ih  marmo  la'  Minerva*  d^  irtene  ^ 

ad- 


àdducemlo  molte  buone  ràgioBi;» 
ma  quando  poi  vi  aggiunse  il  ri- 
sparmio della  spesa  9'  JiOn  fu  più 
ascoltato ,  e  fu  costretto:  a  Are  a 
doglia  aJrrui .  £  per  ajtrui  vo* 
glia  avrà  dovuto  anche  condisceo- 
der  alla  superfluità  degli  ornati . 
£',  difKcil  ad  uà  artista  resister 
ad  un  erroneo  prepotente  .  Per 
quest'orcr  Fidia  ebl>e  delie  ves-* 
sazioni,  fin  ad  essere  carcerato, 
t  si  vuoie  die  morisse  io  prigio« 
iie  colie  mani  tagliate,  mentre 
altri  asseriscono'  che  ne  uscisse 
innocente  •  Staàco  Fidia  de*suQÌ 
Colossi  di  Giove  e  di  Pallade , 
sì  diverti  a  piccole'  figurine  di 
pesci ,  di  cicale  ,  di  mosche .  Ma 
che  queste  sue  .  bagattelle  venis- 
sero poi  encomiate  .  come  opere 
portentose,  è  una  prova  .cklla 
picciolez^a  degli  amatori  che' 
figgono  per  vanità  di  amare  il 
grande . 

.40.  Teocosmo'  lavorò  con  Fi- 
dia in'  quella  statua  di  Giove  in 
oro  e  in  avorio'  che  non  fu  ter- 
minata.  Scolpi  anche  la  statua 
di   armene    ammiraglio   di  Me^- 

4r.  Apelle  lavorò  la  statua  di 
Cinisca  figlia  dì  Archidama  Re 
di  Sparta ,  la  prima  fra  le  donnìe 
a'  maneggiar  cavalli , .  e  a;  riuscir 
vittoriosa'  ne*  giuochi  olimpie»  . 
Fu  poi  imitata'  da  molte  altee 
Lacedemoni . 

42..Stirace  di  Cipro  conservai 
la  sua'  celebrità  fin  al  tempo:  di 
PiiViio  per  una  soia  statua  d' un 
giovane.,  che,  arrosti  Vagella  trip- 
pa ,  e  soffiava-  nel  fuoco  colla  boc- 
ca «^  Quel  trivial  f^onfiametito  di 
gote,  face  va'  tutto  i).  motivo  delV 
applauso  ..  Coi^imjr  applauso  ha 
tipottato  un  consimile  giovane 
che  sodìa  nel  fuoco  nel  Sp-.  Paolo 
ÌQ'  Efeso  4ipiata  da'  le  Sueur^ 


Ai  volgo  piace  pia  uà  aoiegetl^ 
volgare  che  un  concetto;  de*  piji 
nobili  e  de'  più  degni  deU'  arte . 
£  spesso  ut^;  difetto  fa  lafòrtua^ 
d'una  buon' opera V 

43.  Mirmecide  Laàdemone  ebi-' 
he  la  presunzione  di  paragonarsi 
a^  Fidia  per  aver  lavorato  iii  )^ar- 
mo'  un  catro  a  quattro' cavalli  da 
potere  star  sotto  un'  ala  di  mo- 
sca ,  e  un  vascello:  dà  potersi  na- 
scondet  tutto'  sotto;  uà'  aja'  ai 
ape  ««.Queste  sorprendenti  li^eschw 
Ulta  non  sono  che  perdita  ai 
tèmpo  9  e  meritano  tutto  il  dis- 
prezzo., 

44»  A/camene  allievo  di  Fidia 
fu  celebre  per  il  suo  Atleta  ,  e 
più  ancora^ per  la  Venere  in. un 
giardino  d'Atene,  pei*  i'  Amore 
in  Tespt,  e  per  un  Vulcano^.' 
Molte  altre  sue  statue,  e  bassi- 
rilievi  ornarono  varie  città  ^i 
Qrecia^    ' 

.4$:  Agoracrite  di.Paros  allievo* 
di  Fidia  concorse  con  Alcamené 
a  far  vtas^  Venere  per  gli  Atenie- 
si *'  Fu  preferita,  quella  di  Alca-r 
j^ene,  perchè  era' Ateniese.  Ago- 
racrite in  vendetta  convertì  la 
sua  Venere  in  Nemesi  Dea  delU 
vendetta ,  e  la  vendè  a  Ramno» . 
Il  cambiamento  di  Venere  in  Ne- 
mesi proira  che  ^li  antichi  dava- 
no, la  bellezza;  anche  ^lìc  d^ivini- 
tà>  più  terribili  .  Avea  dunque 
ragione  ouel  pittar  d^U*  Ariosto 
a  far  bello'  il  Diavolo  « 

46,  Colote  lavorò  col  suo  mae- 
stro Fidia'  nel  Giove  Olimpico , 
Ebbero'  fama  di  bellezza  j  suoi 
dqe  fiio§ofi  ,  e  un  Escuiapio  di 
bronzo ...       »  .     ' 

.  47. .  Policlete  d' Atgò  si  rese  ce-' 
iebre-  per  la  sua  Giunone  in  Mi- 
Cene  di  puro  ^disegno  e  di  forme 
belle  :.  liell^.  «uà  corona  erano  in- 
^sc:  ifi  «tagioni  e  le  grazie,-  in- 

lin^ 


»* 


fina  mapo  teneva  un  graiiato  ,  e 
nell'  altra  lo  scettro  ;  ma  era  ao^ 
che  in  avorio  e  in  oro.  il  suo 
Ercole  che  ammazza  V  idra  fu 
ammirato  anche  a!  tempi  di  Ci- 
^cerone.  Le  sue  statue  di  Giove 
Cièmeott,  di  Apollo  ,  d{  Lato- 
iia  ,  di  Diana  ,  di  tenere  erano 
^i  ojarmo .  Gli  si  attribuisce  an- 
i:he  lina  statua  d^  Alcibiade.  Egli 
lavorò  due  statue  su  d' un  mede- 
simo soggetto ,  uria  '  di  nascosto 
secondo  n  suo  gusto  è  ìtfecondp  le 
rej^ole-  dell'  arte^  P  altra  in  pub* 
blico  secondo  i  consigli  degli  a- 
matori  :  compite  le  opere ,  le  es^ 
pose  al  pubblico/  questa  fu  bia- 
simata,  é  quelli  lodata.  Allora 
r  artista  diisse  ^,  quella  che  voi 
,,  lodate  i  la  mia  »  e  questa  che 
„  vituperate  è  la  vostra  *^. 

48.  Fragmone  fece  dèllt  Amit* 
ftoni  nel  tempio  d*  Efeso .  ' 

49.  Gallone  d'  Elide  scolpì  un 
Mercurio,   o  fuse   in  bronifo  35 

'giovani  Maoiertini  ijffogati  in  un 
liaufragio^  questp  statue  furon 
collocate  m  Olimpia. 

50.  Socrate,  il  gran  Sqcrate 
filosofo  I  figlio  di  Scultore  ,  ili 
Scultore  anch' egli;  ma  lasciò  da 
giovane  la  Scultura,  per  darsi  ad 
un  ragionamento  sì  disgustevole 
phe  fu  oondana.ito  a  morir  di  ci*- 
GUta  in  prigione .  Nondimeno  'Ai- 
|on  credute  opere  dj  sua  mano  le 
statue  delle  Gr^^zie  vestite  e  d'un 
Mercurio  poste  nel  Propileo  di 
Atene.  Ma  vi  fùran  j^tri  So- 
^rati  statuari  e  pittori . 

51.  Menestratefu  ammh'ato  per 
ti  SUQ  Ercole ,  e  per  ùn^  Ecàfe 
nel  tempio  di  Diana  in  Efeso.' 

51.  Pitagora   di  Regio  fece  ^n 
Olimpia   la  statua    dt  Leontisco' 
atleta  d'  una  forza  tale  <he  colle 
sue  mani  rompeva  le  dita  dt*  suoi 
f»vv«rsarj ,   Un  altra  Pitagora  di 


Leonzio  (tct  una  statua  d' unm 
zoppo  molto  espressiva  .  Uà  al*- 
tro  Pita^ra  di  Samo  fece,  altre 
opere  „  fra  le  quali  il  ratto  di 
Europa  .  Chi^  sa  quale  fosse  di 
questi  Pitaeori  che  rappresentasi 
«e  nelle  statue  con  più  arte  da' 
predecessori  i  capelli ,  le  vene  j 
e  i  tendini  ? , 

53;  T'rasimede  di  Paro  fece  ie 
•Epidauro  la  statua  colossale  a* 
Escufapio  in  oro  e  in  avorio  se*- 
duta  in  trono  con  un. bastone  in 
una  mano,  e  l'altra  appoggiata 
su  la'  testa  d'  un  dragone  ;  un 
cane  gli  cucciava  a  lato,  e  sul 
trono  erano  scolpite  le  gesta  di 
tiellorófonte  vincitore  della  Chi- 
mera, e  Perseo  levando  1^  testa 
4t  Medusa. 

^  Aristono  d' Egina  fec^e  in 
Olimpia  iki  jnofaumcnto  della  vit- 
toria'di  Platea,  offerta  deìl%  ^ih» 
tà  Greche . 

3^.  Atenodoro  d'  Arcadia    di» 

scapolo    di   Polidete    riuscì    in 

belle  donne.    E'  un    bel  tcionfo 

deir  arte  risaltar  il  maggior  piai- 

-cene  che  dà  la  natura  • 

'57.  Cfesila  seppe  dare  nobiltà 
ai  personaggi  distinti.  Il  suo  Pe- 
ricle fu  detto  Olimpico .  Fu  in 
^ran  pregio  una  sua  Amazzone, 
e  Ufi  Dorifero ,  cioè  una  guardia^ 
armata  di  picea.  Gli  si  attribuii 
sce  il  famoso  gladiatore  moribon- 
do di  Campidoglio  ,  la  quale  sta- 
tua non  pare  certo  un  gladiato- 
re, poiché  ha  un  corno  a  canto 
e  una  corda  al  collo:  può  esser 
un  araldo ,  un  cacciatore ,  cki  sh  . 
Opera  greca  è  sicuramente,  e  del 
più  bel  tempo  di  Grecig  »  e  la 
Grecia  non  ebbe  gladiatori. 
'  58.  Naucide  d' Ar^  ai  distinr 
se  in  un  Mercurio,  in  un  Disco- 
buio  ,  in  uno  che  sacrificava  un 
montone  3  in  up'  £^  d*  oro  e  <t^ 

avo- 


\ 


«ed 

'avorio  itt  Corinto»  dove  si  am? 
mirò  anche  una  sqa  Ecate  d' avo- 
ho  con  dita  statue  di  Chinyone 
lottatore  »  una  delle  quali  fii  dà 
Argo  trasportata  a  Roma  nei  tem- 
pio deHa  Pdce .  <ScoJ))ì  anche  la 
ctatiia  dr  Ennna  di  Letbo  poer 

tessa  illuscre  t 

59.  Dinomene  fu  celebre  per 
]e  statue  di  IVotesilày  di  ùt> 'Lot- 
tatore, e  di 'besanti  regina  da^ 
Peoni  ctfe  partorì  un  moro .  ' 

òo.  Prassitele  il  più  celebre  scul- 
tore ddr  antichità  fiori  tre  sècon 
li  e  nezxo  prima  dell'  B^  V.  Le 
sue  opere  sono  le  seguenti ..  In 
bronzo  il  ratto  di  Prostf^na,  Ui^ 
gruppo  di  Cerere  che  riconduce 
6ua  ngUa  •   un  Bacco ,  un  Satiro 
detto  il  /smos^  rappresentante  t 
ubriadiezzà ,  le  statue  nel  Ttf»^ 
pio  della  Felicità  in  Rpipa,,  unl| 
Vènere  bellissima'  che   »Ì  l^rucio 
n^l  regno  di  Claudio,  una  Opn- 
Ila  che  intreccia  corone ,  un|  Vecr 
i;hia  sucida  V  utiQ  Schiavo  che  por- 
ta vino ,  i   tirannicidi  Armodio 
e  Ai'istQgitone  t^lti  dà  Serse ,  e 
restituiti  da  Alessandro  agli  A.^é- 
irfesi'v  un  Apollo'  che  nsiira  con 
una  freccia  un  ramarro ,  una  M^-. 
ttQna  che  piange  è  una  Cortigia- 
na ^fae  ride ,  e  che  fors<  era  Frir 
ne  r  innamorata  di    Prassitele  • 
In  marmo/  Si  andava  apposta  a 
Guido  per  vedere  la  sua'  Vfnerf 
ìuyiù  bella^dj  tutte  I^  Veneri: 
vi  si  vedevaTuna  m.acchia  ,  segnò 
'  della  passione  d*  un  gióvant  che 
vi  sfi^è  H  suo  aftiore .  Lo  stesso 
d  racconta  d^'uii  ^uO  Cupido  i^ 
Paro .    Un   altro  Cupido   rapito 
da  Verre  fu  nel  f>Qi^ico  di  OttiU. 
vìa.  In  Roma  furono,  ancora  una 
plora  t  vHì  Trittòfcflio,  una  Cer. 
rerC)  ja  biiòria  Fortuna  n^^l  Cam-. 
fddoglio  y  le  Menadi  in  Cariatir 
di  9  tin  Aròjlo  e  mi  Méttuho  frsi'* 
P^  B.  Arri  T,  JL 


SCU  zis 

mònuQienti  di  Asinio   Pollioiie. 
E*  encor   più   lungo  .il  catalogo 
delie  opere  di  questo  insigne  ar- 
tista: ma  a  che  servo?  I  suoi  capi 
d*  opera  furono  il  Satiro ,  il  Cu- 
pido ,    e   la   Venere   di .  Gnido . 
Non   vollero  i  Gnidi   da»   que- 
sta Venere  .per  qualunque  tesoro» 
«  importava  •  lorci  certamente  im 
tesoro  continuo   per  la  fama  ^  e 
per  il  concorsole' forestiort.' Era 
tale  la  sua  bellezza  chonleust ^ 
artisti  dissero^  che  se  Gjuntaee 
iVIinei;;^^^  .  la   v^^^o,    non    Ik 
ix>ntrasterebbe4:o  .piij^  il  pomo  di 
Pericle.  Vi  siricoooxevà  non-eo 
fhe  tratti  graziosi  .idf  Ppm^^*^ 
un  sorriso  1  ncan  ratiere  .  di-.  Grat^ 
na,  due  kflk  di:Prasrfteiew  Gli 
artisti  hanno  il  privilegio: di' deir 
fi^l^reje  iorq  jlonfmopaio^  Biso- 
gna suppórre  che  Pcassitele  .  o^a 
nyfts^t. '^tio^r  lav^jàta  yuesta^jiua 
Vedere ,  quandoi  Frjwe,  irakmli^ 
zara  sì^,  la  zàe%  .d<rila.  .p&i  heii» 
statila  che  Prassuolt  1^  aqoMdè^ 
ord)  lo  stratagemma  dJi  fargit  'ili* 
re  che,ils^studio>Mwiiy«afivn- 
1^'.  Pra^Uelé  fulork  ^ttpc  vmat* 
Uto  si  raccomaa'df^  aiegii.-eiisaU 
^asse  almeno  il  Cupido  ;  e  il"Sa** 
tiro*    Compita  ia  «urlai,    Ff>>^ 
scélse  il  Cupido  if,M  lo  mandè;^ 
Tespi  sua  patria,   Anche  le  mo« 
retriei  i*  ixtfend^lio  dì -patrioti^ 
mo..         '         .  ,    •  '^  *• 
'  ^x. Cefisao(kfso  eadè^ttlctrac^ 
ce  di  suo  pa4r^  P,rassit^e  •  •^;Mdl 
suo' gruppo. ìÀ  ^Pergamo  si*ammi«e 
tu  la  qiorhidezta  ìielia  «Artiag^ 
Qe  ^  X^iesto  4ifrtigio .  MV  Mhe  vi»- 
ne  t^rdi;:  p^^  gl'ali  HmpoKgli  àv*- 
tifati  conservane  (Vi^ncfe -^lik'iatttfe* 
r^;.  PrAS^itèiè  jcnt9<^gjò  la^aBOiu 
bidezza  megUo  lie'iiuoi  ptUeccsA. 
sóriV  9  siio<,Sg/io .«ytafV' beacs»^' 
gpula  .  Io  tempo  duPli^ior^HN»* 
90  ih  Rofna  lUc'une  sue  statue^ 

P  una 


y' 


S.  '• 


zzò  SCV 

una  Latona  sul  Palatino  9  una  Ve- 
nere presso  Asinio  Pollione  »  un 
Esculaj^io  e  una  Diana  nel  tem- 
pio di  Giunone .  Vi  sono  «tati 
litri  Cefissodori  statuari- 

02.  Ipatocfora  fu  insane  per 
jina  &rsLn  Minerva  in  bronzo^  e 
per  altri  lavori  in  DM  . 

6^,  Pamfila  aliiero  di  Prassitet^ 
Je  fece  un  Giove  ospitaliere ,  che 
fu  tra'  monuiaentÀ  diAsiftiO'Polr 
Jioae  - 

.  44».  Eufranore-  fvt  ancfie  fittor 
re  •  Fu  stimato  il  suo  Parùie ,  in^ 
cui  Plinio  vedeva  tre  espressioni  9 
^i  giudice  delle  tre  dee  ^  di  aman-> 
te  d*^  Elenifc,  e*  d%  uccisore  di  A* 
chille  ^  Vedere-  in  un»  viso  di 
i>ronzo-  P  ariar  imponente  e  mae« 
lotosa,  d'  un;  giudice  ,,  V.  aria,  era-- 
2Ìosa  e'  appassionata  d' un  galan- 
te,.  r  Taria^  crudèle  d'  un  furbo' 
vigliacco ,  è  un  veder  cose  invi- 
sibili w  pi /Eufranore-  fu  in  Ro- 
ina^  la  Minerva*  Catulia  dedicata- 
ria Catulo  nel  Can^idògliov  la^ 
statua  del  Buon  Successo-  con  una 
coppa  in  una  mano^  e  nelP  altra^ 
una  spica  e  un  napavero».  una. La- 
tona con  Apollo'  e  con  Dian» 
sei  tempio  della; Concordia  9  qua-^ 
drighe  e  bighe  «  un  Plutone  di 
irara  belleua»  la.  Virtù  ela-Gra*» 
2ia  colossali .. 

.  6f,  Leocare  fir  tra  gli  artisti 
ragguarcfevolr  per  un  Marte  Co-> 
lossale  in  Alicarnasso  yr  per  Gio- 
ve 9.  per  il'  Popolo*»  per  Apollo- 
nel  portico* d'Atene-;,  per  Filip- 
pp  Macedone  t  Alessandro^,  Olim- 
piade, A  minta  y  Euridice»,  statue 
tutte  in  oro  e  in  avorio <  in  un 
tempia  presso  Altidè.  Il  suo.Ga*^ 
ninede  spiccò  per  laf  grazia  »  e 
per  la  morbidezza^ 

^tf^  Timoteo-  lavorava?  atlèti,., 
guerrièri,  cacciatori ,  sacrificato- 
ci •    Il  sua  E^ulapia  a  Ippolita 


.5CCJ 

in  Trezenè  fu  stimato  4  Sul  Pa- 
latino vi  fu  una  sua  Diana  . 
•  ^«  Policle  si  contraddistinse 
in  un  Ermafrodito  »  Io  altre  sue 
xjperé  egli  lavocò^  insieme  co'  suoi 
figli .  V  unione  de'^altnti  è  un' 
elogio'  delia  modestia  r  ia  mode- 
stia unisce»,  rorgogjlia  disuni- 
•oe  ^    ■ 

6B,  Briassi  lavorò  nel  Mauso- 
leo »  Rodi  era  ornato  di  cinque 
sue  statue  colossale  divine;  Gni- 
do  d' una-  Pasife ,  d'  un  Bacco  » 
e  d' un.  Bécttlapio-  colla  sua  figlia 
Igia*'  In  Dafne  fu  ammirata  ii 
suo  .Apollo  distrutta^  da'  un  fui- 
mine  m  tempo  di  Giuliana .  La 
maggior  lode  di  Briassi  è  ii  dub- 
bio se  il  Giòve  e  V  Apollo  in  Li- 
cia fossera  suoi  a  di  Fidia  • 

^^•' Scopa' di' Paro  contempora- 
neo di  Prassitele  lavorò  nel  Mau- 
soleo •  La'  sua  celebrità  è  ben 
nota  •  In'  Roma;  sr  ammirarona 
ie  sue  sculture  seguenti  »-  L^  A  pol- 
lo Palatino,  Vesta  ne' giardini 
dr  Servii  ia  con  due  sue  compa- 
gne che  le  sedevano;  »  canto. 
Nel  tempio  dv  Domiziana  presso 
ah  Circa  Flaminia  Nettuno  >.  Te- 
li ».  Achille'v  le'  Nereidr  a  sedere 
su  delfini,,  su  balene,  su  cavalli 
marini»  su  Tritoni*,  e  altri  mo- 
stri marini ,.  tutta  opera* stimatis- 
sima- di  sua  mana,  che*  v'  impie- 
gò tutta-  Is'  sua.  vita  ..  ^  Un  Marte 
colossale  nel  lastesso  Circa',  e  una 
bellissima  Venere  da  pareggiare 
con  quella  di' Prassitele ..  Un  Cu- 
pida fulminante  nel  portico*  di 
Ottavia ..  Moltissime  niron  le  al- 
tre sue  opere-  in  Grecia ..  Venere  > 
il  Desiderio,  Fetonte  eranp^  ve- 
nerate in  Samotracia.-  Minerva  e 
Bacca  erana  a*  Guida  oscurate 
dàlia  famosa  Venere  di  Prassite- 
le ,  il  quale  vi  fece  anche  la 
Persuasione  e  la-  Consolazione  i 

Sco- 


scu 

Scopa  vi  ffBCe  V  Amore ,  V  Appe- 
tito) e  il  Desiderio.  In  Conato 

.  uo  Ercole  «  e  in   Argo    Beate . 

.  In  Eli<k  Venere  popolare  in  bron- 
zo seduta  su  d*  un  caprone  lasci- 

.vo.  In  Arcadia  Esculapio  con 
Igia  •  A  Crisa   neli'  Arcadia  A- 

.  pollo  eòa  un  sorce  sorto-  il  piede 
in  memoria  di  que'  sorci  che  usci- 
ti dalla  città  rosicaron  in  una 
notte  tutte  le  armi  de'  Teucri . 
Celebre  fa  la  Baccante  furiosa 
di  Scopa ,  e  il  suo  Mercurio . 
Egli  fu  anche  architetto  :  archi- 
tettò e  ornò  di  sculture  il  vasto 
Tempio  éi  Minerva  Alea  -nel  Pe- 
loponneso d'ordine  Dorico  sor- 
montato da  un  Corintio,  con 
una  galleria  Jonica  .  Nel  fron- 
tespizio era  iin  bassorilievo  rap- 
presentante la  caccia  del  cignale 

.di  Calidone,  Da  un  lato  Atalan- 
ta»  Meleagro,  Teseo,  Telamo- 
ne ,  Peleo,  Polluce.  Joia  il  gran 
compagno  d'  Ercole  il  pose  nel 
mezzo;  dall'  altra  parte  Epoco 
sostenente  Anteo  ferito,  e  poi 
Castore  ,  Anfiarao  ,  Ippotoo  , 
e  Piritoo  .  In  un  altro  frontone 
della  parte  posteriore  del  tempio 
Scopa  effigiò  il  combattimento 
di  Telefo  e  di  Achille.  Scopa 
scolpi  anche  una  o  trentasei  co- 
lonne del  tempio  di  Diana  in  £- 
feso  dopo  il  famoso  incendio . 
Meglio  se  non  le  avesse  scolpi- 
te ;  le  belle  colonne  non  hanno 
bisogno  di  scultori. 

70.  Calo  è  noto  per  una  statua 
delle  Eumenidi.  in  mezzo  a  due 
altre  di  Scopa  in  Atene. 

71^  TeJefane  di  Focia  fu  liba- 
to per  la  sua  Larissa^  per  1'  atle- 

.ta  Spio  taro,  e  per  tin  Apollo.- 
Gii    fu    rimproverato    d'    esser- 
li messo  a  lavorare  per  i  Re  di 
Persia . 
»  7Z,  Alipo  di  Sicione  fece  mol- 


SCU  2Zf 

te  statue  di  vincitori  Olimpici . 
Lavorò  altresì  de*  monumenti  per 
Delfo  . 

7I.  Tisandro  lavorò  de*  guer- 
rieri principali  Lacedemoni  che 
aveano  combattuto  eoa  Lisandro, 
per. esser  mandati  a  Delfi  con 
quelli  di  Alipo. 

74.  Lisippo  di  Sicione  non  fu 
da  principio  che  un  semplice  ar- 
tefice di  metalli.  Volle  darsi  al- 
la statuaria  ,  e  domandò  al  pitto- 
re Eupompo  qual  antico  maestro 
dovea  prendere  per  guida  .  Eu- 
pompo non  fece  che  mostrargli 
una  moltitudine  di  gente  :  ecco 
il  maestro,  la  natura.  Con  que- 
sto studio  combinato  colle  miglio- 
ri opere  degli  sLTtisti  più  eccellen» 
ti  Lisippo  divenne  uno  sculto- 
re classico ,  ejper  la  fecondità  del  - 
suo  talento,  fece  più  statue  di 
chiunque  altro .  Il  suo  uomo  al 
bagno  fu  nelle  terme  di  M.  Agrip- 
pa in,  tale  ammirazione  che  Ti- 
berio lo  levò  e  se  lo  teneva  in 
(Camera,  ma  fu  obbligato  dal  po- 
polo a  rimetterlo  dove  prima  era . 
.Celebrata  fu  anche  {a  Senatrice 
di  flauto  ubriaca ,  e  un  gruppo , 
d'  i|na  caccia  con  cani ,  e  una 
auadriga  col  Sole.  Per  AleSSan- 
oro,  per  i  suoi  Cortigiani ,  e  per 
i  SUOI  guerrieri  fece  molte  statue. 
Nerone  volle  dorare  un  Alessan- 
dro giovinetto,  è  gli  si  conven- 
ne presto  toglier  ^quella  deforman- 
te doratura ,  e  la  statua  ricom- 
parve bèlla  ancorché  vergata  dal- 
le raschiature  di  quell'oro  insul- 
so. Il  Giove  colossale  in  Taran- 
to poteva  girare  a  qualunque  ma- 
no che  lo  movea  ;  ma  non  pote- 
va essere  rovesciato  da  an,  turbi- 
ne ,  avendo  in  un  sito  una  colon- 
na che  fomp^a  il  vento  ^  né  po- 
tè esser  levato  da  Fabio ,  che 
pure  ne  portò  via  l' Ercole  xhe 
P    z  rao* 


si  collocò  in  Campidoglio  •  Fa- 
ngoso fu  il  suo  Ercole  afBitto  per 
essere  stìnto  disarmatq  da  Ai|iQre , 
e  un  altro  Ercolino  alto  un  piet: 
de  .  Chi  sa  se  il  suo  Sperate  e 
il  $up  Esopo  fossero  si  bratti  co- 
me ci  si  dà  \ad  intendete  .  La 
$ua  Qccasiotne  era^^ui' adoiescei|te 
co' capelli  su  la;  ftonte ,  e;  4)tttro 
calyÀ  9  alia  des^^  ^rcz  un  rasoio  9 
c\  ai}a  sinistra  una  bili^ncia  »  e  le 
ale  .  ai  piedi  •  I  qudttro^  "cavatii 
fii  bronzo  su]a  Càiesadt  S^ Mar- 
co; a  Venezia  si  attribuiscono  a 
i^istppo,'  e^li  £icebb«rà  torfio 
•  se  fossero  suoi  ;  egli  era  obbii^^ 
to.  a  .^rli  meglio  dacché  avea>fat«^ 
^^.tant^  statuft  equestri  ?  ne  fece 
2^:p0t ^9^11e-. guardie  d^  Alessan^ 
4rQ  :che  pc^irotioi  ài  passaggio  dd 
Oram^Gk» -EgU  fece  tante  e  tante 
it^e.  i^he I PUmo .  it*  fs. montare 
a  .^(fctQ  « .  f^i^mt  mai  '  un  Artista 

{m.d.ia<t)ra!F: «tanto?  3/Isl  Lisippo 
avorò  j$Mipf9  ]ia:bròinzoy  cioè 
nQil>  f&09)  che  modellarla ,  altri 
fopdeyiSttOv.L'  ibilkà  d'un  arri^ 
$ta  non  è  ni^  ^tUimero  .'  Non  è 
«iep^rs  ih4  fasroèe  de'  Monarchi . 
ÀÌe9$«)doQ.QOn  volovaessete^  scbl- 
pitp  criQ^iLifiiinacb ,  né  d^into 
chedaApelie.  Ihinque?  AlessaOM* 
4rcki«ggÌva<assidiiameo  te.  Omero , 
«  ne.  tftnftva  t;fciH»^o>  in  unacaiset^* 
tajpre»ÌPsa..iiDtèoi  iicapiszi:àle^  A- 
']ts«ftii|dMt  dòvea  sxjptà:  piò .  ài  y^er- 
si  ndmt.  di  ipitttttàv  .e  Taf  .sctjrftut af  ; 
e  y  lo  { stesso  •'.  AJessancbo  -  i  pagaia 
VOif^ui^kffMàtc  i>vsisacci  dei  ;pòe<» 
tOi>zokx.jGherUoV  ^  ^à^è  :si  tfar"^ 
%fMd^M-Ì9iflQiertalatle(«^  -La  igIo»à 
da. i,Ì6Ìppo.it}r<'*l'  'dega^&ì'  e  t^ 
]|^gl$ìor  fàciJkài^  leggeitJBZ^  neil' 
<S5^a«on«i»f. 5:  :i\  ....%'  -  .■.'. i---/? 
"  f'^S^  'Ltatstràtot  fiateliA  di:  lAsi* 
maeof^fu^il  piitQit>^^moiÌdlare  il 
vÀipt^ì!Ì9Ìlev^SDfseo  per  fame  vi^ 
f««^tit>  ^pni^i  fef:ffui  rituttc» 


1} 


di  Mehalìppe  famosa  per  i  «uef 
talenti .     • 

76.  Stenid' Olinto  scolp)  C«s» 
rete ,  Giove ,  Minerva  )  <:he  ador* 
nafion  il  tem,pio  della  Concordi^ 
in  Roma*  JFece  per  Sinope  I4 
sftatua  di  Àn<iIoco  fondatore  di 
quella  città  ,  ma  LùcuHo  se  la 
portò  via  comò  nn  pezzo  prezio- 
so .  Fece  anche  h  statua  Ói  Pit* 
tato  pacificatore  d^  Arcadia ,  e 
molte  statue  di  Donne  plang^tir 
ti,  e  di  Sacrificatori . 

7f*  Sostrati  di  Chio  non  è  no- 
to che  per  .aver  lavorato  con  B* 
catodero  in  ^na  stàtuaf  di  Minerr 
va  per  la  città  di  Alifera. 

78.  Apollodorp  Amò  tanto  V 
e$atté^za  é  Ja  correzione  che  non 
•k  trovò  mai  conie'  se  Pavea  im^ 
maginata;  scontento  perciò  dti 
quanta  esisteva  di  pia  bello,  cer- 
cava distr.ugg^rlò  ,  e  distruggenr 
do  anche  i  suoi  stessi  modellt*^ 
facendo  e  disfacendo  non  fece 
mai  nulla  •    Fu  perciò    detto  T 

7^,  Silanione  d' Atene  fu  dagli 
Ateniesi  riguardato  per  ^^rtista  dì 
primo  rango;  Fece  il  ritratto 
celi'  insensato  Apollodoro  spiran- 
te .  Fu  celebre  11.  suo  Achille  ,  tz 
Saffo,  la  Corinna,  la  Giocasta 
moribonda.  E^lFnon  lavorò  che 
in  bronzò  .-'Gran  bronzo  impie- 
garonOr  gli  scultori  Greci  !  al  solo 
'BenìètrioFalereo  n'eressero  560, 
'^if?attàntó  rare  sono  le  stàtue  c^ 
•4>fonzo'  che  ci  «sorto  rimasite .  I>' 
ot)».  neppure  p^r  sogno .  E  pure 
gli-' Ateniesi  ne  innalzarono  d' 
òrb  avX)cnletrio  Poliorcète.'  La 
4:upidig^  &  ìì  bisogno  converte 
.  faci liiMif) té  qiiel  metano  in  altri 
usi.  E)ial- matmo  Dionsl  può irzi- 
»'.ch€^/calce  :  "    ■•       '  ••  " 

80.  Euticrate  figlio  di  Lisippo 
^e  t)nP^  Stila' contarlo  a  iuel- 


stru 

/lo  di  suo  padre;  invece  di  ele- 
ganza àt^  r  austerità .  Le  sue 
)>rinGÌpali  ststue  furono  in  Tes- 
bi  le  raixjK  e  un  Cacciatore,  in 
Atene  un  Ercole;  Trofònio,  mol- 
te Meduse  sopra  quadrighe  y  un 
««valla  muscolato,  cani  di  cac- 
tia^  la  cortigiana  Anita  9  e  una 
Ragazza  chiamata  Pànteuchi  in- 
cinta per  violènza  . 
.  Si.  Euticfaide  di  Sidone  allie- 
vo di  Lisippo  fece  opere  molto 
Stimate .  La  sua  statua  dtl  fiume 
Burota  era  scorrevole  come  il 
£uitré  stéssd  .  lì  suo  Bacco  fu  tra* 
monumenti  di  Asinio  PolUonè» 
La  Fortuna ,  il  Priapo,  il  Demo- 
ttene  dtfcòssero  lodi . 

izi  Lanippo  non  è  cògnito  che 
^r  là  bella  stàtua  di  un  uomo 
che  se  ne  va  in  deliquio . 

0$.  Beds  di  Bisanzio  allievo  di 
Gisippo  non  ^bé  fortuna.  FèCe 
Bn  uotao  in  adorazione . 

84.  Cefoodoro.  Altri  scultori 
'ftanno  portato  lo  stesso  nome. 

8}.  Piromaco  allievo  dì  Lìsh» 
pò  fece  unar  quadrfga  montata  da 
Alcibiade .'  Un  altro  Piromaco'po- 
stèriore  kvorò  ai  Combattimenfo 
d*  AttakT  e  di  Eumene  contro,  i 
Gali».  '  .    . 

.  se.  Calete  di  Linda  dlievo'  di 
JLisippo  fu  celebre  per  il  colosso 
di  Rodi  rappresentante  ri  Soie  9 
sdto'  70' cubiti  i  lavoro  di  ix  anni 
ùtto  deUe  macchine  martiali  hp- 
aciatevi  dal  Re  Demetrio'  dopo' 
un  lungo  aisedio .  Un  treiituoto 
tovesciò  il  ceiofSD  dopo  36  anni; 
ch^  età  ita  piedr ,  e  restò  atterrai* 
to  fin  air  imperator  Costante . 
Allora  fu  compra^o^ chr  un  Ebreo» 
die  ne^  caricò  960^  cammelli',  l 
^òdianr  amavano  i  fiolossi  v*  n' 
aiveano  cento*  in  città ,  mk  aoA 
così  bestiali . 

^«  Tisicrate  di  Sicióiie  andò 


IH  Io  itile  di  Lisip'pó  ,  e  r/ùsci 
àellò  iìQÌÌc  statue  d'  un  vecchio 
Tebano  i  dei  Re  Demetrio ,  e  di 
Peuceste  che  sàlyò  la  vita  ad  A- 
iessandro  ; 

88.  Pistone  allièvo  deìr  ante- 
cedènte è  noto  per  lin  Mart^  é 
per  un  Mercurio  ttasporfati^  in 
Rtfma  nèll^  Concordia: 

89.  Cantaro  di  Siciòné  non  fll 
che  mediocre .  In  Oliinpia  v'  eri 
una  sua  statua  d^un  certo  Ales- 
Sinico'  vincitore  nelle  pugne  de* 
fartciulli . 

90;  Agesindrò»  Polidoro,  Aie^ 
nodoro ,  tutti  e  tré  di  Rodi ,  lah 
vorarono  al  sruppo*  del  Lrfocoon* 
te  .  Plinio  fi  questo  gruppo  nel 
palazzo  di  Tito ,  é  quivi  è  sràt- 
to  ritrovato.  Plinitf  lo  fa  d' uà 
solo  masso,  ed  è  di  pii^  péìtzi . 
Plinio  lo  Idda  ì  mi  nàn  ne  Idtfi 
éhe  i  serpeA  ti  ,  che  soncf  i  latììd 
lodabili .  E'  nit  càpd  d'opera  ^ 
non  si  SV  dì  qua^I  tem^cT. 
•  ^x.  elicone .  Si  vide  mei^  ^ue^ 
sto  nomiB  ntìì'Ercdk  Farnese; 
e  fmré  un^mpo^m-à'.' 
'  92.  Senofilo  fece  pef  Argo  là 
più  bella  ^atifa*  d'  Escùlapio  se- 
duto/ e  la*  sua  figlia  Igia^  là  pie* 

di  •  , 

^3/ Stratone  lavorò'  col  prece^ 
déiite  i^elhi  suddetta  statua  . 

Qif  Apollonio  e  Tàiitiscò  frak> 
rali  fecero*  iiìsieme  il  gruppo'  d* 
Aofione  e  di  Zeèo  nel  móméhtó' 
ehe  attaecabo'  pei*  i  capelli  alle 
Corna  d*  uve  Toro  indbniito*  Ì0I  lo- 
ro madrigna  Dircè ,  che  aVéu  fò« 
fa  morire  la'  loro  madre  Atitib^ 
pe.  Quéisto'è  il  fattoso  T^mF^fr* 
mre  tUttór  d*  ùtì  pezZo  Che  da 
RodiRiporbto  in  Rolna  fta^iito» 
i^umelkti-di  Asinio' Poliione.  A- 
gli  amatori  moderni  non  è  i)ue^ 
sta'  sembrata  opera  dilU  Beiia^  an» 
tidiicà'  Greca*.  Véwimehte  di  an» 

9  ti» 


230  SCU 

fico  v^  è  ben  poco ,  il  ']>iù  Ì  ri- 
staurazione  moderna  d'un  certo 
Bianchi  Milanese  che  intendeva 
poco  b  niei|te  T  antico.  A  Dir- 
ce  egli  fece  del  suo  la.  test^  e  il 
seno  fin  ^11' umbilico  ,  e  le  due 
braccia  •  Ad.  Anfìone  e  a  Zeto 
iH>n  è  rimasto  d'antico  che  il 
torso  e  una  gamba .  Le  gambe 
del  Toro  e  il  tórso  sono  moder- 
ne .  Più,  modernissime  sono  le 
Sconciature  partenopee  .  Quel  po- 
co d'  antico  che  v'  è  rimasto  ,  è 
condotto  coi^  intelligenza  .  Gli' 
Scultori  di  quest'  Opera  si  credon 
tre' secoli  prima  dell' E.  V, 

95.  Damoibne  di  Messene  ri* 
staurò  con  grand'  oiiore  Giove  O- 
limpico .  Le  statue  intarsiate  di 
Janfine  d'.oro  e  d' avorio  eran  sog- 
gette a  degtadur^i  per  umidità  o 
per  secchezza:  si  adooeravan  ri- 
medj  contro*  la  seccncEza  con 
acqua  o  con  vapori  acquei  y  e  conr 
tro  r  umidità, xron  p\)  disseccati* 
vi  ;  m»  imtQ  decomponeyansi , 
Qltre  questo  ristauro  9  Damofone 
fece  una  Diana  per  i  Mcssen;,  i 
Ik  Madre  .deg|li   Dei    in  marmo 

Strio  •  A  Epio  neir  Elide  ilitia 
ea  de'  parti .  có*n.  un.  velo  tras- 
parente da  capo  a  piedi ,  con  iina 
mano  distesa  )  e  neir  altra  con 
una  face  >  ma  le  sole  estremìffi 
eran. di  marm<>>  pentelico  ^  11  re- 
sto di  lejgi^p  4  vi  fece  altresì  uà 
Èsculapio  con  Jgia .  Per  Megi- 
jopoli.  iavotd  un  ì^fercurìo  e  una 
Venere  in  legiio*  Celebre  fu  il 
stio. gruppo  di  PrOserpina  e  di 
Cerere  sedute!  si)  ,ài  un  trono 
tutto  d'un  spiò  nllasso  di  marmo. 
jCerere.  .teneva  alla  .  destra  una 
fecola  %  e  pòiav^  la  sinistra  su 
Proserpina  <  C^c^sta  ttheva.  nno 
scettro ,  e  appoggiava  l' altra  ma* 
hp  su  d*  una  cesta  che  le  stava 
in  ^grembo  •   Dà  un  lato  dei  tfo- 


SCO 

no  era  Diana  figlia  di  Céfere*» 
coperta  da  una  pelle  di  cervo» 
col  carcasso  alk  spaile,  con  una 
lampada  in  una  mano  9  con  due 
•dragoni  nell'altra,  e  con  un  ca^^ 
ne  a'  piedi  ;  Dall'  altro  canto  M 
trono  era  Anita  armato,  utio  de* 
Titani  che  nudrì  Proserpina. 

fó.  Eliodoro  è  encomiato  da 
Phnio  per  il  piò  bello  de'  groppi 
rappresentante  Pane  e  Olimpo 
che  si  disputavano  il  premio  del 
flauto. 

97.  Pasitele  nacque  nella  Ma- 
fina  Grecia  nel  ^.  secolo  prima 
Gdeir  E.  V. ,  lavorò  molto  ape» 
cialmente  in  bestie,  fece  un  bel 
Giove  d' avorio ,  e  scrisse  -  eia* 
qtie  libri  su'  capi  d' opera  del 
inondo.^ 

r 

•»  •      •  • 

ScutTom  RoMANt  . 

Il  Memento  de*  Romani  fii  sog» 
^iogar  popoli ,  e  lasciar  ad  altri 
il  gusto  di  effigiar  al  vivo  broa*' 
de  marmi .  La  tradizione  oMtte 
in  Roma  statue  fin  dal  tempo  ^ 
Romolo^  e  a  ciascuno  de' sette 
Re  si  eressero  statue ,  e  9Ììt  due 
Sibille ,.  e  ad  Atto  Navso  1  e  poi 
ad  Orazio  Code ,  e  a  Clelia  ,  e 
i  tanti  e  tanti  soìggetti  in  ogni 
tempo.  Ma  iRlMoani  non  co^ 
^obbero  sculture  Greche  •«  cioè 
buone  sculture  che  qi^ndo  Mar^ 
cello  vi  trasportò  quelle  ^  Sira- 
cusa cinque  secoli  e  meizb  dopo 
la  fondazióne,  dr  Roma*  Ira 
Roma  spogliò  tìitto  il  suo  inipe» 
h>  Romano.  Avrà  avoco  i  suoi 
scaltori  Romani  o  Romaneschi  % 
Ma  chi.  fossero  «  eie  ignoto  ^  né 
importa  saperlo. 


ScuL* 


scu 

Scultori  .M«i)£aifz« 

à  I 

Le  belle  Arti  -  perirono  in  Ita- 
lia a  nisara  che  vi  crebbe  il 
Cristiaaesiaio^  La  Pittura  spe- 
cialmente era  -del  iut%0  estinta  « 
Vi  si  chianarano  xialla  Grecia 
Pittori  9  «la  cke  Pittori  ?  ^  Non 
avean  ^da  trattare  che  tristi  sos- 
petti di  reiigione  Jungi  ilalla  bei- 
£i  natura,  e  più.lunei  dal  bcth 
ideale  :  non  ^rano  'Cne  manifat* 
tori  d' imnaginì . 

La  Scultura  però  si  conservipvaL 
in  Italia  e  in  Roma  .  Ma  ^u^f 
Scultori  dimentichi  4elJe  impa^' 
reggia  bili  opere  della-  gentilità 
non  sapevan  fare  che  figure  go- 
tiche sen^a  proporzione,  sen^ 
morbidezza ,  senza  «spressione  , 
^enza  intelligenza  «  li  mestiere 
della  Scultura  sussisteva  ;  manca- 
va r  arte .  l  nomi  di  ^ue^i  ar- 
tigiani si  sono  obliati,  e  meri- 
ovan  i* oblio* 

La. Pittura  risuscitata  ha  fatta 
risorgere/  V  arte  della  'Scultura  « 
La  Toscana  che  avea  veduto  rina- 
scere i  primi  pittori  artisti»  do- 
vea  anche  produrre  la  resurrezio-^ 
ne  de'frimi  Scultori  artisti.  Già 
Masolino  avea  data  una  specie  di 
grandezza  e  qualche  espressione* 
alle  sue  pitture;  già  Masaccio 
cominciava  a  dipingere  con  faci- 
lità ^  con  della  grazia ,  e  con 
•qualche  intelligenza  negli  scor- 
ci ,  4]U9ndo  lo  stesso  paese  vide 
nascere . 

'  i.  Donatello  Fiorentino  n. 
f^S^.m.  1466  non  sentì  -la  sua 
povertà  innamorato  delio  studio' 
■e  del. lavoro^  Si  applicò  anche^ 
all'Architettura  e  alfa  Prospetti- 
va* La  sua  prima  scultura  fu- 
una  Nunziata  in  pietra .  Qual^ 
stupore   tie.*  suoi  ;Con temporanei 


SCU 


231 


avvezzi  a  ansrmotte ,    in   vedere 
Ja  testa  d'>uiui  Vergine   d' un'e- 
spressione amabile  e  d' un  timido 
•pudore,  «  xon   tin    panneggia- 
anento  su   1'  ^^ntico  stile  Greco  ! 
<yli  .mancava  ancora  la  nobiltà  . 
Egli  fece  dojM»  uà  Cristo  in  le* 
^no  d'una  natura  rustica  ,  e  un 
j>ittbre  gli    rimproverò     d'  aver 
}àtto  un  -contadino  invece  di  un 
Dio'.  Questo  critico  -cortesie  Do- 
natello .    Egli  avea  per  capo  d' 
opera   il  suo  Vecchio   cahro  del 
<ampahi/é  dì  S.  Maria  del  Fiore v 
Sono  belle  le   sue  tre  statue   dì 
bronzo  in  S.< Marco;   i  Genove«» 
si  e    i  Veneziani    gli  offrirono 
sómme  considerabili:  il  S.<Gior- 
gio  è  .un  giovane  brillante  éi  co- 
raggio «  di  fierezza .  Del  S,  Mar- 
co si  racconta  che  Michelangelo 
in  considerarlo  esclamò:    Marco 
pcrchi    non  parli  ?      E-    altresì 
Iodata  la  sua  Giuditta  .    La>sua 
riputazione  io  fece  chiamare  dal 
^nato  Veneto  per  erigere  in  Pa-« 
4ov^  la  «tatua  equestre  di  Eras-4 
mo  Narni  detto  Gattamelata  ge-( 
nerale  della  Repubblica':  egli  he 
eresse  in  bronzo  avanti  la  Ghie-* 
sa  di  S,  Antonio •,*  «   dentro    ìk 
Chiesa  vi  scolpì    in    maraio  de^ 
bassirilievi  rappresentanti   i  fatti 
dcr  Santo ..  ji  Pado^faiii  !o  ammi-: 
sero  alla  citridinanza  Aiitenòreav 
<^  volevano    fissarlo   ih  Padova  ; 
Ma  Ponatello  volle  ritornare*Ììi 
pàtria  dicendo  che  Te  lodi  de^  Pa- 
dovana gli   facevano   negliger   1* 
^rte,    e  la  crit^a  de"*  ^Fiorentini 
lo  spronava  a  far  meglio  1  fìisin-^ 
teressato  teneva  il.suo'dapaVo  i|i 
gna  sporta  appesa    ^l  tnato  defla 
camera  >   ed  era   lì  a  ^discreziono 
d'ognuno  •    Le  porte  di  bronzo 
deli  battistero   di    Firenze,'   ch^ 
Michelan^lo  diceva  che  potevan 
servira  per  .porte   del  P.ara4isò  y^ 

P    4  so- 


ni         scd 

Sono  ittributte  d  Ócmgttììo  ^^  tOM 
Baldi Aneci  le  vuole  di  L«c«  del- 
la Robbia  « 

2.  Simone  frkt«Ilò  del  Dona- 
tello fu  suo  iimfatorè  ;  ìttTtitò  in 
JRbiria.  Sì  attribuisce  a  lurìl  Ve^ 
|K>lcrò  di  bronco  dì  Martino  V. 
m  'S.  Ciò'.  Laterano».  ^Papa  Marti- 
no n<)n  Vàie  iiit  quattrino  j  dice* 
va  PasquinóPi^r    "     ' 

^.  Andrea  Plsaiiò  ditto  il  Pl- 
lianello  laverò  In  medaglie  ^  è  ne 
-kce  una  per  Maometto  II  che 
prese  Constant inòpoli  nel  ^4fi' 

4é  AnéreMVttóchk}  fu  nMèatfè 
di  pittura  a  Leo^^dd  da  Vinci , 
e  vedendosi  lOrpassato  é^i  drscés 
fedo  abbandonò  il  pennèllo ,  e  si 
diede  alla  Scultura^  E^If  rinno- 
va T'uso  di  modellare  i  visi  ^r 
fiire  ritratti  raitemiglianti.  Chia*^ 
mate  a  Venezia  per  la  statuii  è» 
^uestre  in  bronzo  dì  BaréolotA* 
meo  Coglioni  di  Berg&mó  gene- 
rale ééìlst  Repubblica^  non  pé^tè 
soffrire  ic  briglie  di'  un  cerco 
•cultore  Veila(no  che  cabalava  per 
6re  la  Muttia,  del  generale  }  spez^ 
%ò  la  ttstà  del  suo  modellò ,  e  se 
ne  iìi|gg)  .'  Lk  Signoria  Veneta 
gli  minaéciè  di  tigliargli  la  te* 
6ta>^  ritornava  nel  suo  domr- 
Ilio»  Andina  rispose  cjhe  se  ne 
guafderebbe^bent  ^  jierchè  la  Si* 
gnoria  per  quanto  fo<se  bra^i 
non  era  capace  '4i  fare  una  festa 
come  h  isua,  ma  ei^li  'Capeva  fare 
te«t^  di  cavallo  miglior J  di  quel- 
la che  ayea  rotta.  Questa -ripo- 
ste diede  nel  ^ehitrs* Veneziani, 
ì  quali  iascia^rono  le  brutte  e  ri' 
cmàniaròfito  colle'  dàìti  Andrea  a 
fyt  jtutta  Vóperst .  Egli  la  fece  , 
e4iie!  ^: fonderla  vi  acquiSfà'  una 
|4etitfeia  che  gli  M^  ia  vita  • 
^  5.- Gio.  Francesco  Rustuci  ho- 
We  Fiorentino  m  14,70  m,j^^^ 
tffkepdla"  del  Verochio    e   dei 


sctr 

Vinci  divenne  uno  de*  piò  abili 
scultori  ;  li  suo  Mero^rio  in 
bronzo  volante,  da  un  globo'  z-^ 
^òrna  ia  fontana  eh'  è  nel  editi- 
le del  gran  paiazzd  di.  Firenze  • 
E  anthe  ^(imato  iì  rad  S.  Ciò. 
Battila  in  bronzo  ;  Ma  i'  arrisa:» 
mal  ricompensato  si  tiiede  ali*  o^ 
zio,  e  nelr  oziò  fece  una  Leda» 
un'  Europa  ^  una  Grazia  ,  na 
Vulcano,  un  Nettuno^  e  oh  no- 
mo nudò  è  cavallo  t  figure  tutte 
rimarchevoli.  Andò^  in  Francia 
chiamatovi  da  Francesco  L  per 
hitglì  una  statila  equèstre ,  va  il 
Re  titorì  ,  i'  opera  non  si  ternd* 
nòy  ed  éaìì  d  ripartii.  Ma  rro^ 
tata  insediata  FireD^t  ritornò  ia 
Francia  dove  morì  •  Egli  aves 
tre  massiibe  ,  t»  di  rMetter  Gioi- 
to su  P  opera  clie  si  ha  da  tare  ^ 
e  ùltne  prìinà  X  abbozzo ,  a.  di 
lasciar  nasate  iuirgo  tempo  V  ab- 
bozzo fén^a  neppdré  guardarlo, 
^.  di  non  lasciar  vedére  il  lavoro 
se  non  compito.  Non  so  se  questa 
ferzif  ntassinfà  sia  massima  . 
■  6.  Miclielangelo  Buonarroti  cP 
Arezzo  n.  14^4  rfr.  i^^4.  NeJia 
éua  prima  infanzia  maneggiò  lo 
scalpello  e  sbalordì  Firenze  con 
una  testa  di  un  vecchio  Fauno  ^ 
e  con  un  Ercole .  A  Boiogfta  fé-' 
ce  un  S.  Petronio  e  un  Angela. 
Ritornato  è  Firenze  vi  lavorò 
un  S.  Gio.  Battista,  è  qu^ir  A-> 
morino  che  nascose  sotterra  a- 
vendone^ prima  tolto  un  braccio^ 
affinchè  scavando  colà  ,  fosse  il 
Cupido  giudicato  antico  ,  -  e  poi 
tol  mostrarne  il  braccio,  andas- 
se alle  stelle;  Fece  inoltre  ìì  fk^-, 
inoso  Bacco ,  e  la  famctea  Pietà 
eh'  è  nei  Vaticano.  E*  noto  il 
suo  David  fiohdatrte ,  e  il  Mau- 
soleo (}i  Lorenza  e  di  Giuliano 
de*  Mèdici ,  e  quello  di  Giìitia 
II  coi  terribile  Moaè .  Terribyi 


«l 


jWa  tkité  k  coti  di  queste  àrJi* 
to  artistA^ 

f.  Giacomo  tratti  detto  Sansp- 
Mùó  dai  suo  paésetto  vicino  ad 
Arezzo  o.  1477  m.  x<(70  Ri  an- 
che At-cnitcttb .  Cbme  scuito> 
re  fece  iitià  Vérgilie  ih  Firén- 
ict  6  gli  Apostoli  in  S.  Maria 
del  Fior^  ;  La  sua  pìh  Beila  òpcf^ 
ra  fi]  il  Bacco  giovane,  distrut- 
to per  un  Incendiò .  In  Roma 
fece  delle  sbulmrè  nellfei  Chiesa 
degli  Agostiniani  ai  e  in  S.  Gia- 
como degli  Sl^aghiioli  «  A  V^ne^ 
tia  è  sua  òpera  la  Madonna  di 
luarmò  sii  la  facciata  di  S.  Mar- 
co con  tre  iltre  fiiure  id  bron- 
co •  Nella  Ic^gia  aeiiii  )>iaZta  io- 
fio  anche  sue  le  quattro  itatue 
in  brónzo  entrò  nicchie  »  Palia- 
te ,  Apollo ,  Mércutio ,  là  Péce . 
In  tutte  queiste  é  ih  altre  sue  ò- 
pere  ai  loda  V  atidne ,  è  la  legge- 
rezza de*pariheggiabenti;  ma  si 
nota  monotonia . 

9.  Baccio  Bandinélli  Fidreliti- 
ho  ti.  1487  m.  t5<9 . .  Fece  un 
Mercurio  con  un  flauto  in  mSnd 
jper  Francesco  I.  Il  suo  Ercole 
che  soffoga  Cacco  si  sostiene  a 
canto  il  David  di  Michelange- 
lo .  La  reputazione  degli  artisti 
firandi  faceva  il  suo  torlnentò^ 
'invidia  lo  macerava;  H  io  av- 
viliva in  intrighi  contro  il  mè^ 
tìtó  altrui,  fih  a  distruggere  i  cé- 
lèbri cartoni  di  MiclSlaogeiò  è 
di  Leonardo  da  Vind .  Hgii  eri 
dotto,  ffia  nòh  Originale,  e  la 
aua  maniera  fu  selvaggia  ^  bèhcbè 
il  suo  Bacco  nel  Palazzo  Pitti 
sia  d^  uno  stile  gratiOso  •  I  bas- 
si f ilievi  ne'  sepolcri  di  Leon  X 
e  di  Clemente  VII  sono  su0i  ; 

9.  Benvenuto  Cellini  Fiorenti- 
no He  2500  m.  tSTO  fu  gitt^'^é  « 
orefice  ,  scultóre ,  e  guerriero  an- 
cora .    Difese  Castel  &  Angelo  < 


Viti  Mii 

,  ^li  krisse  la  sua  vita,  ma  piti 
da  artigiano  che  da  artista. 

IO.  Propbrzia  Rossi  Bolcf^neée 
Ib.  z^o  .  I  sudi  nocciuoii  di  per- 
sico incisi  non  mdstran  che  pa^» 
iiénza  feinniiniJe.  Ma  iJ  suo  bu- 
sto del  Conte  Guido,  è  ì  due 
Angeli  di  sbariho  su  là  facciata 
di  $.  Petronio  le  fènnò  onore  . 
Maritata  c6hcepì  nna  |9assibné 
Violenta  pir  un  altro  che  non  gli 
era  marito;  cercò  di  dissiparin 
col  rtippr^tentare  in  un  basso  ri- 
lievo uha  còrisimil  ptotonè  deìh 
àioilie  di  Putifar ,  e  colli  i>if tu^ 
Ta ,  e  còlla  musica  i  tutto  in  va- 
no ;  Fu  calunniata  dia  iin  certo 
Ahiicoàl  ^  ed'  àfliiiidiic  inori 
giovahe  : 

XI.  Daniel  Ricciitrelli  di  Vol- 
terra n;  i<qi9  è  più  notò  nelTi 
pittura  chb  nella  schltura  ^  ili 
cui  pet  li  iua  icntetza  làscio 
quasi  tutto  imp^-fétto  • 

72.  Gio:  Gou^h  Parlgiho  ili* 
2572.  ^'  il  primo  «Cultore  di  cui 
si  gldrii  ila  Frauda,  dctvé  sodo 
stimate  mólto  ié  sue  operd ,  li 
'maggior  parte  in  bassi  rilievi  : 
Ufi  fiume  é  Una  nijidé  Sii  là  por^ 
tà  della  trodfb^  della  Madonna, 
nel  cortile  ^el  Louvre  -fanciulli 
tra  festoni ,  ih  un  frontone  Mèr« 
curio  è  r  Abbondanza  cdti  ^n). 
Il  suo  cipO  d' opera  sonò  le  nin-» 
fé  nella  fontana  de^l*  Innocènti  • 
Egli  infcise  aliene  medaglie  )  éd( 
ik  ricreata,  quella  di,  Citeriné  de* 
Medici.  Egli  era  Ugonotto ^  é 
teri  nel  massacrò  di  Sa  Baho^ 
lomroeo.    ^    '     ,  1       .     t 

13.  GimliehhO  delli  Porta  MÌ4 
lanese»  Bbcc  in  Ci^nova  t6  Pia* 
itti  ini&ezzo  rilievo  pe^  Ì9  Cstp^ 
peliti  dì  S.  Gìó. ,  Un  S.  ToanSfll 
con  Cristo  ,  itAa  $.  Cateti^a^^  è 
ima  S.  Barbara,  l^  Jloàur  ià^0# 
9Ò  le  dtte,ftalu«,sdcAJite^cIla  lam 


^  no  al  sepolf^  df  Paolo  III  •  Siv 
no  anche  suoi  I  quattro  Profe^ 
netta  prima  arcata  di  S.  Pietro. 
Egli  inventò  il  mewxlo  di  fon- 
dere dal  bacto  le  sta 
di  bronzo  j  per  così 
raFTteitclaincnto  Sei  mtmini-.  uiy_ 
lodo  luaro  anche  dagli  antichi 
secondo  Falconet - 

14.  Germao')  l'ilon  .  Parigino  , 
m.  iBos-  Si  ha  per  jl  Correggio 
della  Scultura  ;  pieno  dì  grazia. 


0  per  eccellenti 

sue  opere  sono  nelle  Chiese  di 
IMrigt .  H'  mollo  siiniato  il  mau- 

X-uigì-i  M9_  il  suo, capo  cToper?  i 
nelle  tre  virtù  teologali  in  ala. 
bastrosu  d'  un  piedejtaUo  in  Cor- 
ma  di  tripode  antico  :  le  teste  so- 
11^  beile ,  e  i  drappi  leggieri . 

ij.  Gio.  Bologna  n.  a  Dovai 
1514  m.  t6o8.  Eali  era  Fiam-- 
mingo  e  non  Bo^gncce,  coire 
alcuni  hanno  creduta .  E^tì  fg 
da  giovinetta  a  Roma  ,  e  si  con- 
sigliò spesip  con  Mtclielangelo , 
al  ^uale  avendo  una  volta  mo- 
strato un.  modello  terminato  con 
esattezza  ,  quegli  ne  cambiò  tut- 
ta  la  disposizione,  e  gli  disse  , 
che  bisogna  concepire  e  ra^iona^ 
molto  sa  l'opera  prima  di  pen- 
sare di  finirla  .  In  Firenze  egli 
iféce  una  Venere  ,  il  gruppo  di 
^nsone  chg  atterra  un  Filisteo  ■ 
li  ce/ebre  'Mercurio  volante  in 
bronzo  ,  il  Nettuno  Colossale  , 
il  ratto  d'ifna  Sabina,  e  le  due 
statue  equestri  di  :Francesca  « 
Ferdinando-  de'  Medici  .  Fra' 
modemi  egli  ba  fitto  il  più  gran 
Colosso.  E'  il  suo  Giova  ptovor 

a,  che  ha  io  testa  igna  cnjofn- 
3.,  e  nfl  corno  una  grotta  or- 
nata dì  cohcIiiBlié  e  di  getti  d' 
sK^iia .  ta  Genova  fècegtan  bron- 


scu , 

zi:  tei  angeli ,  sei,  vìrtiì  ,  uà 
Cristo  ,  sette  bassitilievi  .  Iti 
Venezia  ò  un  S.  Antonino  iit 
bronzo  nella  Chiesa  de'  Dorneni- 
cani .  E'  considetabjle  il  numero 
Je*Guoi  bronzi:  a  Parigi  v'i  nn 
suo  Escujspie  ,  e  a  Versaglies  un 
gruppo  d'Amore  e  Psiche  .  Il 
aug  stile  k  svelto,  ma  un  pò* 
ammanierato ,    e    affetta    scjcnza 

cfaelangelo ,    nu    non   così  in  a- 

16.  Pietro  Tacca  m.  164°  air 
lievo  di  Gio.  Bolf^n» ..  Le  sue 
^re  sono  la  statua  equestre  di 
Enrica  IV  ,  «  quelle  Ìndie  eque- 
stri di  Filippo  m  ,  e  di  Filip^ 
pò  IV  di  galoppo . 

xj,  Simon  Gnillain  Parigino 
n.  ijSi  m.  idjS  ,  studiò  sotto 
suo  padte  buono  scultore  per  quel 
tempo  ,  e  andò  a  studiar  meglio 
in  .  Roma  .  Fu  siimato^  il  suo 
Gruppo  in  bronzo  di  Luigi  XIv 
fanciullo  era  suo  padre  e  sua  ma- 
dre, come  anche  il  mausoleo  di 
Carlotta  delta  Trimouille  vedova 
di  Condè ,  Song  sue  anche  le 
statue  in  S.  Gérvasio,  e  nella 
Sorbona.  II  numero  de's^oi  la- 
vori ^li  ièce  una  ftirruna  consi- 
derabile. Egli  era  d'una  probità 
esatta  e  urtano,  ma  altrettanta 
coraggioso.  Parigi  allora  età  in- 
festato da'  ladri ,  ed  egli  n'  era 
il  terrore  :  portava  di  notte  una 
frusta  di  catene  con  punte  di  ac- 
ciaio ,  e  con  quest'  arma  bravava 
ì  perturbatori ,  e  salvò  molte  per- 
sone .  Per  il  suo  valore,  fu  fatto 
capitano  del  suo  quartiere . 

'  iS.  Giacomo  Sactastn  di'  No- 
jori  n.  t%ga  m.  ì6So  ,  Studiò  in 
Itoma  i8bnni,  e  vi  fece  l'Ar- 
lonte  e  ÌI  Poiiicmo  nella  villa  di 
Belvedere  a  Ficcati.  In  Parigi 
fono  in  pregio  le  su<  due  Caria- 


scu 

fidi  Colossali  nel  Louvre  «  il 
Ccisto  in  S.  GÌ2con|0,  il  mauso- 
leo di  Condè»  il  gruppo  di  Ro^ 
mplo  e  Remo  a  Versaglies  ,  il 
gruppo  di  due  fanciulli  e  d'una 
capra  a  Marli .  Egli  possedeva 
grandi  parti  dell'arte,  l'elegan* 
za  ,  le  graxie  ,  la  severità  ;  era 
però  in  qualche  cosa  ammaniera- 
to. Formò  scuola  di  buoni  ar- 
tisti.     ^ 

t^  Francesco  du  Quesnoi  det- 
to il  Fiammingo  D.  a  Bruxelles 
X594  m.  164^.  Studiò  in  Roma 
nella  miseria,  e  la  stessa  àiiserià 
lo  fece  amico  del  povero  Pussi- 
no  .  Entrambi,  lavoravano  p^r 
vivere»  ma  studiavano  molto  . 
Mentre  Pussino  era  tutto  inten-^ 
to  air  antica ,  il  Fiammingo  pro- 
curava di  dare  alla  scultura  t*  a- 
tnabiie  morbidézza  di  Tiziano  '.[ 
Modellò  i  putfi  del  grand\altaré 
di  S.  Pietro,  e  a  quest'oggetto 
Mtudiò  i  putti  deir  Albano  .Men- 
tre gì'  mvidioisi  io  tacciavano 
che  non  sapeva  lavorare  che  in 
piccolo,  egli  /èce  la  S.  Susanna 
nella  Chiesa  della  Madonna  di 
Loreto  a  Colonna  Trajana  :  ed  è 
«ma  delle  migliori  statue  moder-" 
ne .  Fece  anehe  in  S.  Pietro  la 
statua  colossale  di  S.  Andrea,  su 
cui  il^  Bernini  diceva  che  il 
Fiammingo  non  farebbe  che  un 
fanciullo  grosso;  mat  ne  risultò* 
una  figura  molto  bea  proporzio-* 
nata  ed  espressiva  ,  assai  miglio- 
re del  Longino  dell*  ammaniera- 
tissimo  Bernini .  Il  Fiammingo 
fece  poche  opere  grandi  ,  perchè 
vi  stu4iava  è  vi  rifletteva  molto . 
Faceva  modelli  non  solo  del  tut- 
to, ma  delle  braccia  ,  de'  piedi  , 
e  fin  delle  dita  .  Visse  sempre 
nella  povertà ,  e  finalmente  morì 
avvelenato  da  suo  fratello ,  il 
^uale  fu  per  altri  delitti  t)ruciato 


SClJ  I3J 

Vivo^  à  Gand.  Frattanto  la  ca- 
lunnia diffuse  che  il  Fiammingo 
morisse  bruciato  per  vizio  con- 
tro natura .  Egli  era  del  carat* 
ter  il  più  dolce,  della  fisonomia 
la  più  amabile,  ed* un* urbanità 
la  più  tenera ,  aihato  dil  PussiijiO 
e  dall'  Albano  per  il  suo  pudore, 
e  per  la  sua  intelligenza . 

ao.  Filippo  Bùister  Fiammin^ 
go  n.  159$  m.  i<$88.  Fece  a  Pa- 
risi in  S.  Geheviefa  il  sepolcro 
del  Cardinal  de  la  Ròchefaucaud  ; 
e  nel  parco  di  Versaglies  un  So^ 
liator  di  Ceinbalo ,  un  gruppo  di 
due  Satiri ,  una  Flora ,  é  un  Poe- 
ma Satirico  ec. 

21.  Gio.  Lorenzo  Bernini  n.  il 
Napoli  1598  m.  1680,  Figlio  dì 
Scultóre  fu  da  fanciullo  portato 
in  Roma ,  e  fu  nel  numero  d.^ 
fanciulli  prodigiosi .  La  testa  d* 
un  Faufio,  varie  teste  e  busti  di 
Cardinali  e  di  Papi  ,  un  S.  Lo- 
renzo ,  il  gruppo  d' Enea"  e  cf* 
Anchise,  il  Davide  ,  l'A|)olld 
con  Dafne  furono  opetd  della  suA 
rnfanzia.  Il  suo  fuocp,  il  sQof 
lavoro  gli  attirarono  protezioni  é 
ricompense ,  e  le  ricompense  Io 
eccitarono  a  nuovi  sforzi ."  Egli 
^ra  portato  jjer  composizioni  ric- 
che e  della  maggior  mag|nificen-\ 
za.  Ecco  la  Cattedra,  e  la  Con- 
fessione nel  Vaticano ,  e  il  Lon** 
gino,  e  i  Depositi  di  Urband 
Viri  e  di  Alessatidr'o  VII  ;  il 
Còstarttirto,  gli  Angeli  di  Ponte 
S.  Angelo  ,  sopra  dna  delle  qil^« 
li  statue  fo  dettò 

*  •  *  > 

Ride,  canta  e  hallsj   . 

E  pur  lerfttanca  una  spalla  d 

La  sQà  miglior  oper^  è  S.  Bibiàna  ; 
ma  la  S.  Teresa  nella  Vittoria  se 
ne  va  in  estasi  non  d'ai^or.  di- 
vino ,  ma  di  voluttà  umanissima  • 
Il  catalogo  delle  sue  statue  è  aii^ 

cor 


m       SCO 

Cor  bM  lungo ,  i  IbtA^s  anÀe 
Quello  ^IJe  sue  opere  d'Archi- 
tettura; Bgli  viìse  jnoltot  e  fu 
ieii>pt^  laborióso  ;  Dipio*^  aache 
nelle  a\e  dì  ricreazione.  Non  v' 
è  "itMo  iftiita  piiì.tifinoso  di  luì. 
Liiii;!  XIV  Id  volle  io  Francia  . 
E  Berniai  vi  andò  «Mie  ni)  uo- 
tno  che  «ndasse  od  Onorar  I»iFran- 
•Ì3<  Oltre  cinque  luigi  «1  gior- 
«6  per  11  toggJòrno  di  8  niesi  , 
«bbe  io  dona  jodòo  scudi  eòa 
fifi2  penelooe  annui  di  ao«a,  e 
un'altri  di  soo  pei  sud  figlio  i 
viaggi  pacati  profutnatantente .  II 
riiultf|to  di  quest*.  spedizione /ii 
Hit  disegno  per  la  facciita  del 
Louvre;  disegna  brillante  per  le 
olzurFia  è  ìncaeguito.  ,  Bernini 
Skc  in  Francia  molti  busti ,  e 
ritornate  a  Roma  lavora  per  gra- 
titudine una  statua  equestre  pA 
^uel  Re:,  ma. non  ebbe  questa  al- 
tro Dierìto  che  d'estere  colossa- 
le,, e  ,fù  poi  là  Francia  trasftlr- 
nata  in  un  Curzio.  Be^ini  c<^ 
me  sÈultOFc  cercÀ  H'nicmimtjl  d' 
'cbba^liJr  gli  ocelli ,  ria^uest'èt^ 
fetto  diede  nel  fantastico;  taCri- 
seÀ  (a  còrrtìione  al  brillante  ,  e 
«tteVÀ  rùtte  le  forme  y  amiàanje- 
utiasimo  specijilmetite  nelle  drap^ 
•cric,  e  pròdigo  ^uanttf  più  i 
Greci  le  .  rieparniavino  }  /e  ha 
•vOlaeittc  e  ripiegate  die  pa^o 

rù  scogli  che  drappi..  .Bernini 
a^Ii  antipodi  di  MicbelMigelcr; 
Questi  stu{)et>e  istruisce,  e  colla; 
ùi^  li^tetiti  ribètta  ;  Bernini 
fiatò  colle  sue' sanzioni,  attrae, 
«  attrae  in  errori.  CoAie  Archl- 
ftrto  fii  fngegrfoCo  e  lice^i^iofio  : 
le  tue  liceuie  gradeioli  faamio  a- 
perta  la  strada  ai  deliri  Borromi- 
seaebi .  Bernini  lìn  dilla  ìnfas' 
iì»  fu  tra'  capi  d' opera  dell'  an- 
ticbiti  esistenti  in  Rotna:  li  vi- 
<ÌB  per   tutto  il   tempo  dell*  sua 


àrù 

tunghisiima' vir»i  tilivedevifr 
gni  giorno  a  a  tutte  le  ore .  Ca- 
me  SE  non  lì  avesse  mai  vectiiti , 
tanto  se  ile  aUontioà  ■  Si  ^)oii- 
tana  da  quella  bella  scmpliciti  : 
la  calpestò  anzi.,  e  invece  ili 
Quella  adottò  I'  aftèttaziona  .  Cd 
suo  talento  abboìidante,  intpctuo- 
*o  sprézià  le  leg^i  stabilite  da' 
savi  .artisti  antichi  per  darsi  tut- 
io  a' suoi  capricci.  I  JuÒi  capric- 
BJ  piocouera,  ed  egli  tenne  nel 
tecDld  XVil  lo  scèttro,  delle  dua 
atti,  c|ella  Scultura  e  dell'Archi- 
tettura .  Qjiantd  fu  grande  la  sua 
faina,  ^iltrettantd  fu  nociva  alle 
arti._  Egli'lè  Corruppe,  <  la. sua 
»utorì(i  ne  cniònò  upo  sfaullo. 
Abbandonar  la. seinpiicìti  i  ab- 
faandoDfir  ìt  fiellezza,. 

n.  Alessandro'  Algardi  ÉtoIcH 
gneié  n.  x6ài  m.  i6j^  .  Perdi  ì 
più  belli  ajini  a  Mantova  in  pic- 
coli lavori,  e  venuto  a  Bonw 
lotti  mólto  centrò  là  poverti  < 
pin^ Iinente  fu  riconòsciiito  Ù  suo 
meritò,  e  fece  il  $.  f  ìlippo  ^jeri 
pernii  Stótistia  da*  PP.  dpll'  Ora- 
toTiy  )  il  famoso  bassorilievo  dì 
Attili  nel  .Valicelo,  Ja  statua  in 
brónzo  d' Inncnienzò  X  ,  fi  depo- 
sito di  ^eoh  XI,  il  celebre  Cro- 
cifi^a,  il  groppo  di  S:  Paolo  pet. 
ì.  Bfrnabiti  di  Bottina  eC.  W 
Attardi,  uno  de' principali  Scnl- 
tori  moderni  studiò  la  pitcun 
sotto  i  Caràcci  ,  e  forse  tenz» 
iccOrgersi  introdusse  nella  Scul- 
tura Io  stile  adottato  da' pittori  dd 
suo  tempo  ^  ciòi  introdussa  netlA 
^cultuta  gli  effetti  del  chiaroscuro^ 
ingrandì  cerre  parti  c^e  cdpi- 
«cono  la  vista ,  e  usci  da'  limitf 
della  scultura,  la  quale  ia  per 
ometta  d' imitar  le  ibrme  dell* 
natura,  e  non  l'apparenza  degli 
oggetti  :  questa  pam  spetta  «Tta 
pittura.    Cos)  (gii  iattodussf  lo 


SCO 

•tìU  arnmaiilier^c^i  ed  t§^iiUk  fa 
nelle  teste ,  e  specialmente  oc* 
drappi . 

23*  Francesco  Anguier  Norman- 
no p.  2^94  nj.  2^99  passa  per  uno 
de*  mì^Hori  scultori  Fravcesi  • 
Studiò  in  Roma»  e  t itornato  * 
f  arigi  vi  lavQi^  molto .  Le  sue 
principaii  opere  sono ,  il  sepolcso 
^el  Cardinal  Bfruile  gl'Orato- 
rio »  quello  de*  Thoir  in  S.  Anr 
deca  dcs  Arcs  9  U  Piramide  di 
L&ngueville  )  accom^agnattt  di 
statua  e  di  bassirtlievi,-  H  man» 
aoleo  di  Roba» 9  il  Cristo  de}la 
Sorbona  ec.  II  suo  iponumenio 
superbo  è>il  Monmoranci  deca- 
pitato a  Tolosa.  Vi  si  vede  su 
d*  un  sarccKfaga  il  Duca  mesto 
sdraiato  appoggiato  $ul  gomito 
<:on  una  mano  all'.elmo,^  e  Tal- 
fra  alla  spada  \  sua  moglie  Maria 
Orsini  è  a  suoi  piedi  y  velata  e 
in  manto  \  a  fianco  siedono  due 
figure,  I2  Liberalità ,  e  il  Valo- 
re d^  Ercole*  Precede  un  porti- 
co .di  4.. colonne  dm  un  fronto^ 
ne  9  9  negli  intercolonni  è  la 
Nobiltà  e  7a  Pietà  ;  nel  mezzo  è 
un'  urna  ceneraria  con  festoni  9  e 
V  armai  è  sostenuta  da  due  putti  ; 
A  qnesfa  «Dtibta  si  rimprovera  u- 
na  nUniera-  ai<^anto  pesante . 

24,  Egidio  Gu^rin  Parlino  nt 
xSoó,  nv  x^Tft  aon  ebbe  altro  ine- 
rito che  il  mastieie  di  scolpire  il 
marmo  con  eaattezza^ 

^S*  ^o«  -TeodoA  m*  2^80.  pEanr* 
eese  lavorò  ^  in.  Roma  «  dmtr  è  un» 
S.  Cio«  in  Lateraoib  9  la  F^dc  nell' 
altare  di  S^  Ign^izio  al  Gesù  v  il 
bassorilievo  al  Monte  delia' Pie*^ 
tà  9  e  U*  bassorilievo  ài  sepolcro^ 
della  Regina  Cristina  «  In  Ver> 
«ttlies  sono  due. terme  T Estate» 
e  p  Inverno,,  e  alla  Tuilierie  il 
gruppo  d'  Arria  e  Peto.  r 

2^  Michel  Anguier  fratelio.di 


Frayceaco  n.  téizmk*  ì4S6  stud^ 
in  Roma  sotto  l' Algardi  ,^  e  ri* 
tornato. a  Parigi  vi  Ij|vorò  molto 
acuitale  •  Unf^  statua  in  bromm 
di  Luigi  XIII 9  2 a  figure  io  broo-r 
zo  iper  il  tabernacolo  della  Isti* 
tuzione  ;  tutte  le  decorazioni  dell* 
4^|^f(rtamento  dalla  Regina  nel 
Louvre 9-  la  maggior  parte, delle 
sculture     di     V^-dcrGrace  9    il 

grand'  altare  di  S.  Z>ioniei  de.  lo 
hsattc  9  il  a^polcro  du  Mara- 
sciallq  de  Si|uvre  9 .  il  Cristo  al 
Ci|l vario,, le  stature  i  bassìrilie* 
vi  alia  pqrta  di  S.  DiouMi. 

27.  Luigi  Lerambert  Parigino 
n,i6x4  m.  7^70.  Non.  sono  chi» 
in  pietra  le  sue  statue  di  Pane, 
di  Fauno,  0  l'Am4driade«  Sono 
di  marmo  bianco  1^  due  sfingi 
montate  d9  putti-  di  bronzo  in^ 
ghirlandati .  Questo  ar|ist«i.  ili 
poco  artista  per  voler^  esser  pof» 
ta,  musico 9  ^  cortigiano* 

.  aS.  Pietro  Paolo'  Piiget  Mai>i« 
gliese  n,  962%  m.  2^944,  Pittore  « 
'  Arcbitetto  9  Scultore  9 .  studiò  in 
Roma  •  '  Le  prime  sue  opere  fu- 
rono- i  due. termini  colossali  che 
fiostengon  .a  Toulon  il  ba1cb«f 
dtì  piazzo  Dubblica.  A  I^arÌ£Ì 
^e  un  Efcoic  9  e  un  gruppo  del^ 
la  Terra  che  incorona  òiano.^ 
In  Genova  fece  un  S.  Sebastiano^, 
e  H  BtMto  Alessandro  $auli  1  % 
per  il  Duca  di  Mantova  un'As^ 
Minta  in  bassoriiievOv.  Per  Tou^. 
ion  ij  gruppo  d^  Alessandro  e  Dio«i 
gene*-^  Ritornato.  «  Parigi  vi  la^ 
vocò<  il  Miloné  -uier  VersagUes  , 
il  giruppo.  di  Andromeda  e.P^-» 
aeo*f.FAFae  dop^  Michelangelo^ 
non.vv^  ^tatoart^st^  più  t^glia^ 
tò-.per -la  scuitur^  di.  costui.  Mat^ 
egU  (^  aìi»  sfuoia  dol  CortoiUk* 
cjfu  mo  «ci^toiVCortonista»  x 

.  a^»"^  Ajitonio    Raggi    deCtO/  iJL 

pò-    . 


a3S  SCV 

«poco  sotto  r  Algardi f .  e  molto 
.>otto  il  fieraii^i..  Fu  .berain«s- 
.  co ,  e  divenne  più  ricco  di  quel 
..che  si  meritava* 

30.  Tomaso  Jlegnauldin  n. 
7627  m.  170^  ammanierato  e  pe- 
sante .  Studiò  in  Roma  arcipen- 
«ioonto  da  Lui^i  XIV  .  Fece  a 
Parigi  tre  ninfe  nel  bag.no  d'  A- 
pollo^pejT  Versaglies.  Il  gruppo 
jdi  Cioele  e  di  Saturno  è  ben  me- 
.diocre. 

31.  Domenico  Guidi  da  Massa 
di  Carrara  n*.  1^28  n).  1701 .  Da 
giovinetto   fu   nella    scuola  dell' 

rAlgdrdi ,  e  sarebbe  fra'  buoni  Ar- 
tisti se  avesse    più    amata  i'  ar- 
te che  il    vii  guadagno.    Dise- 
ignava,  e  faceva  eseguire,  da' suoi 
giovani .  La  statua   di  Ciem^n- 
A^  IX  jin.  Saqta  Marja  Jvfaggio- 
re ,    il   sogno   di  Qiusepf>e   alla 
.Vittoria 9  sono  opere  che  in  Ro- 
ma gli  fanno   onore .    Per  Luigi 
.XIV  mandò  a  Versaglies  un  grup- 
^po  della  FsLimt  ma  il  disegno  è 
;del  le  Brun ,   il  quale  voleva  es- 
.ser  r  imperatore  di    (utti.  gli  ar- 
tisti. 

32.  Gasparo ,  e  Baldassarre  Mar- 
.sy  fratelli  Francesi  lavorarono  in- 
sieme la  statua  di  S.  Dionigi    in 

.alabastro  nella  Badia  di  Mout- 
^martre,  e  in  Versaglies  le  statue 
di  bronzo  nelle  fontane  del  Dra- 
,gone,' di  .Bacco,  e  di  Latona,  il 
gruppo  afe',  cavalli  ne'  bagni  d' 
apollo;  e  nella  Badia  di  S.  Ger- 
•mano  la  tomba  di  Gip.  Casimiro 
«Re  di  Polonia  che  oÀrp  la  sua 
xorpna  a  Dio.  Di  questi  due 
«cultori  Baldassarre  fu  pieno  di 
fuoco  nella  composizione  ,.  ed  ese- 
:gui  .con  eleganza  e  con  fii;ez- 
.za..  .  > 

33»  Stefano  de  Hongre  Parigi- 
no li.  1^28  m,  1^90 .  Fece  in  Ver- 
saglies una  figUjra  rsppresentante 


sctr 

l'ariai  e  i  due  termini  Veftì»* 
no  e  Pomona.  Diede  anche  il 
modello  della  sO^tua  equestre  io 
.  brc^nzo  di  laùgi  XIV  eretta  9 
Dijon  . 

^  34.  Fmnpesco  Girgrdon  il  più 
rinomato  scultore  per  il  fasto  di 
Luigi  XIV ,  e  Ì9  coi^sì^uenza  il 

fiù  cortigiano  »  a.  1^30  in,  1715 . 
Igìi  fu  a  Roma,  e  ritornato  a 
Parigi  vi  fece  le  seguenti  opere . 
Due  statue  ne'  Cappuccini  ,  qoat- 

.tro  ne'' bagni  d'Apollo,  il  mau- 
soleo dd  Cardinal  de  Ricfaelieu 
alla  Sorbona'  secondo   il  disegno 

.  di  le  Brun ,  I4  statua  equestre  di 
Luigi  XI  y ,  la  tomba  della  Prin- 
cifiess^  di  Conti,  quella  di  Lou* 
vois ,  e  quella  di  Castellao  *  A 
Versaglies  le  sculture  della  vasca 
di  Nettuno,  T Inverno,  la  fon- 

.  tana  della  piramide  t  il  ratto  di 
Proserpina:  tutti  disegni  di  le 
Brun .    Lo   stile   di  Girardon  è 

..grossolano,  e  grossolana  è  l'e- 
secuzione . 

35*  Gio.  Battista  Tubi  Roma- 
no n.  1^30  m.  Z700 .  Si  trasptan- 
tò  a  Parici ,  dove  s' ammirano  le 
statue  della  Religione  e  dellsk  Im- 

.  mortalità  in  S.  Eustachio ,  i  due 

tran  bassirili'evi.alla  porta,  di  S. 
ernardo  ,  il  gruppo  del  Marc- 
scial  di  Turena  a .  S,  Dionigi . 
Per  Versaglies  fece  V  Apollo  ao- 
pra un  carro  tirato  da  quattro 
corsieri  cop  dotti  da  Tritoni  ,  la 
fontana  della  Fiora,  la  Poesia  li- 
rica ,  Aci  e  Galatea ,  Amore  con 
xtn  gomitolo  di  ^lo,  lì  Tubi  fu 
costretto  a  lavorare  su  i  disegni 
di  le  Brun ,  senza  di  cui  ninn 
artista  poteva  operare .  . 

3^.  Gasparo  Veirer  Proveozale 
n.  X630  m.  1699  •  Quantunque  non 
uscisse  mai  dalla  sua  patria,  vi 
si  rese  ragguardevole.  Si  ammira 
in  Marsiglia  il  Cartello  lyd  pa- 

laz- 


scu 

4àz«ypiMlko,  un  fanciullo  in 
bAdsonjievo;  ad  Aix  un  Crkto> 
'due  bassirrJmvi)  un  Mart6  >  un 
Fauno,  e  un  Lìsktiaco  iuoltopre» 
gUto  • 

37.  Martino  '  Vttucfeit  Bógaert 
noto  sotto  il  nome  Df)srdinr  O- 
iandese  n.  t^^  m.  1^94.  Da  eio-* 
vinetto  si  stabilì  a  Parigi ,  dove 
'lavorò  la  statua  equestre  di  Lui-^ 
gi  XIV  eretta  a  Lion,  sèi  ^rup- 

f»i  di  Evangelisti  e  di  Santi  per 
a  Chiesa  del  Collegio  Maza- 
rini^  lina  Diana  con  una  lepre 
pier  il* parco  di  Versaglies,  1*  Ar- 
temisia y  una  statua  pedestre  di 
'Luigi  XIV  9  e  il  famoso  gruppo 
della  Vittorini  nella  piazza  delle 
Vittorie  in  Parigi,  distrutto  nel 
-ty^  per  ordine  deir  Assemblea 
Nazionale*  Sono  sue  anche  le 
quattro  Virtù  Cardinali  in  bas- 
sorilievo in  S.  Caterina ,  e  la  Vi- 
gilanza in  bronzo  ne*Cappucci- 
'ni .  Per  tante  opere  egli  tu  ric- 
co . 

39.  Antonio  Coiseux  origina- 
rio Spagnuolo  n.  in  Lion  16^ 
*m.  1720  .  Per  la  statua  eque- 
stre di  Luigi  XIV  ordinatagli 
dagli  StSLtì  di  Bretagna ,  egli  le- 
ce un  profondo  studio  sopra  i  ca- 
valli, a  differenza  del  Bernini  e 
dì  altri  artisti  che  hanno  fatto 
cavalli  senza  studiai*  cavalli  «  E- 
gli  se  ne  hce  poiftar  t6^  de'  pifir 
belli  dalle  scuderie  reali  ,^  e  ne 
disino  i  var/  movimenti ,  ap- 
|f»ronttandosi  delle  istruzioni  ae' 
più  abili  scudieri  y  appoggiando 
tutto  su  \k  base  dtìV  Anatomia  » 
A  tali  stud/  si  d&it  W  successo 
delle  arti .  Si'  posson  far  opere 
brillanti^  con  meno  studio ,  ma 
non  saranno  che  passeggiere .  So- 
no mirabili  f  SUOI  due  cavalli' a- 
lati  alle  Tuillerie ,  uno  coi^  Mer- 
curio^  r  altro  colla  Fama  :   son 


SCCT  ^2^9 

osirrrabtit  per  in  ;  leggerezza  , 
quantunque  non  esenti  di  manie- 
ra .  Il  suo  FAuno'  ifautista ,  la 
Flora ,  e  V  Amaddade  haano  qual- 
che pregio.  Monumenti  più  au- 
ateri  sono  ìz  toihba  dei  Cardinal 
•Mazarini  alle  Quattro  Nazioni  , 
quella  del  Cardinal  di'  Fusten* 
berg  a  $«  Germana,  quella  di 
Mansard  a  S.  Paolo,  e  quella  di 
Colbert  in  S.  Eustachio.  A  Mar- 
i)  son  suoi  i  due  gruppi  di  Net- 
tuno, e  dì  Aufitrite  ;  e  a  Versa- 
glies i  due  fiumi  di 'bronzo,  T 
Abbondanza,  4!mo  Schiavò,  sette 
bassirilievi  nella  colonnata .  MoU 
te  sono  le  opere  di  questo  buon 
artista ,  specrafmente  di  ritratti  , 
fta*  quali  è  rimarchevole  la  statua 
dei  Gran  Condè  a  Chantill). 
*  39<  Cornelio  Vancleve  origina- 
rio Fiammingo^  n.  «r  Parigi  2645 
m.  iyi% .  Studiò"  in  Rotea ,  e  ri- 
tornato a  Parigi  lavorò  molto  : 
due  Angoli  di  bronzo  nella  chie- 
da de  Notte  Dame ,  un  Angelo 
•dr  marmo  nella  chiesa  della  Sor- 
bona,  tre  bassirilievi  in  quella 
degP  Invalidi,  un  gruppo  alle 
Tuillerie;  le  decorazioni  nella 
Cappella  dì  Versagliei  ,  e  ne' 
giardini  la  fontana  di  Diana,  e 
un  Mercurio.  EgH  fa  laborio- 
so,  e  studioso ,  proba,  e  di  dol- 
aci maniere '« 

40.  Sebastiano  Slod<  Fiammiii- 
go  n.  t6^<  m.  1725  si  stabilì  a 
'Parisi .  Si  ammiri  alle  Tuille- 
rie li  suo  Annibale  che  conta  gli' 
•anelli  de' Cavai ii?ri'  Romani,  o- 
pera  stimata  per  la  precisione  del- 
ie forme,  e  per  la  bellezza  del 
■lavoro,  ma  mancante  dì  nobiltà 
e  di   espressione.    E'    anche   in 

f»regio  n  bassorilievo  negli  Inva- 
\dì  rappresentahte  S.  Lui^i  che 
invia  Missionari  alle  Indie.  A 
Versaglies  è  il  gruppo  di  Proteo 


%^  SCI/ 

sd'Aiist»»;  «#Marn  il  Ver* 

4x.  Pietra  h'Cras  Parigino  «• 
t6$6  m>i7t9*  Il  tuo  spicco  è  in 
Roflaa»  dcii^  d^  giovinetM  fece 
due  gruppi  all'.  Altare  di  S/Igvap 
^io  nel  Geeù  •  Iodi  il  gran  buso- 
f iliero  di  S.  Luigi  Gonzaga  in  S. 
Ignazio  t  S  la  statua  di  S.  Stanis- 
J^.  In  S.  Gio.  (.aterano  i  due 
doJossii  S«  Tomaso,  e  S.  Barto- 
looinieo ,  e  ip  S.  l'ietto  V  altro 
Colossi  di  S,  Domenico*  Man- 
dò alia  Tuilleria  una  copta  d* 
una  Matrona  Renana  di  Villa 
Medici ,  pia  non  copiata  servil- 
inente  •  Ritornò  a  Parigi ,  ma 
disgustato  dall'Accademia  9  se  ne 
riveonf  in  Rpqia  «  e  non  ne  par- 
tì più  .  Vi  lavorò  il  bassorilievo 
di  Tobia  per  1*  Oratorio  del  Mon-» 
te  della  Pietà ,  la  statua  del  Gar- 
dinaj  Casanatta  nella  biblioteca 
della  Minerva  9  il  Sepolcro  dello 
atesso  Cardinale  in  S.  Gio.  La- 
cerano, quello  di  Pio  V  in  S. 
.  Maria  Mangiore,  quello  di  Mon- 
signore Aidobrandini  in  S.  Pie- 
tro in  Vincoli ,  e  quello  di  Grof 
gQcio  XV  in  S.  Ignazio.  Il  fa- 
nnsq  S.  «Ignazio  d*  argento  al 
Gesà  è  di  su^  disegno,  cofne  an- 
che il  gruppo-  de*  tre  Angeli .  La 
JS.  Teresa  De' Carmelitani  in  To- 
rino iè  fra  le  '  sue  migliori  o- 
pcre  ♦         ^ 

42»  Nicola  Cpu^tou  Lionese 
il*  XU58  m.  Z733  ,  Studiò  in  Ro- 
ma,  e  si  propose  di  fap  un  mi- 
lito di  Michelangeio  e  dell' A 1- 
gardi.  Mpglio  se  avesse  seguita 
la  semplicità  Greca.  Si  ammira 
alle  Tuillerie  il  gruppo  Mìa  con- 
4giunzione  della  Senna  colla  Mar- 
na 3-  accompagnate  da  fanciulli 
!Cf>*loro  attributi;  altri  jgiUppi  di 
JNÌnie,  la  stafeira  di  Giuiio  Cesa- 
rci e  ì\  Fetóre  cacciatore»    E\ 


scu 

biasimato  T  altro  suo  geappo  in 
Merli  d'un  cacciatore  cfie  mv-' 
maz^a  un  cignale  9  t  ài  nn  altr» 
che  tiene  per  le  coma  nn  cervo 
per  scannarlo f  All'incontro  ^^ 
•^noiato  il  igruppó  de*  Tritoni  in 
Vei^glies  *  L^Q^a  sua  più  prer 
giata  è  la  Deposizione  delia  Crov 
ce  nella  Chiesa  de  Notte  Dame, 
dove  è  anche  un  St  Dionigi  in 
marmo ,  e  un  Cristo .  £'  suo  il 
Sf^polcro  del  Princine  di  Confi  in 
Sj  Andrea ,  e  qneno  di  Crequl 
ai  Giacobini*  Per  Lion  fece  in 
bronzo  la  Saona.  L'opera  sua 
più  ragguardevole  i  il  passaggio 
del  Reno .  Questo  ScultpVe  si  è 
distinto  per  il  fuo4^  delle  sue  i? 
dee^e  per  resecugìone  gradevo- 
le 9  e  anche  per  la  purità  delle 
(orme  9  ma  noVgià  ^r  il  carata 
tere  savio  e  grandioso  della  semr 
piicità  antica, 

43*  Camillo  Rusconi  Milanese 
n.  16 fH  q^,  X72S  .  Studiò  mólto 
l'antico  in  Roma,  e  ne  cop^ 
mojte  statue .  Le  sue  principali 
sono  quattro  Apostoli  in  S.  Qio. 
Latetj^no,  S.  Andrea  ,  S.  Mat- 
teo, S.  Gio.  e  S,  Giacomo.  Fcr 
ce  i  scf>plcri  di  Pallavicini ,  e  di 
Fabretti  •  La  sua  opera  maggio-^ 
re  è  il  B^ausoleo  di  Greporio 
XlII  nel  Vaticano  ,  Bgli  ha 
fatto  onore  alle  arti ,  e  agli  ar- 
tisti :  non  fìi  mai  invidioso ,  n^ 
inteires^atq  9  lavorò  per  la  glo- 
ria ;  e  allora  si  è  t>uono  per  s^ 
e  per  gli  altri  • 

.  44.  Grinling  Gibbons  m.  1727 
Eneo  !'  unico  S(;ultore  Inglese 
che  fu  occupato  da  Carlq  li  a 
decorare  il  Palazzo  di  ^Vjndsor  • 
Gli  si  attribuiscono,  le  statue  di 
Giacomo  lì  ,  di  Prior,  e  il  mo^ 
numento  di  Newton:  non  gli 
fanno  gfand' onore.  Molto  meno 
i  suoi   u^?llh  ne*qiiali'si,pc9^ 

so- 


/ 


scu 

^ooD  contar  le  .piume  ;  e  inoItis-> 
cimo  meno  la  sua  crovatta  di 
merlecco . 

4$.  Marco  Chabrì  Lionese  n, 
n66o  m.  1727 .  Fece  per  la  Chie- 
sa di  S.  Antonio  nella  sua  Pa^ 
tria  la  pittura  9  la  scultura  delr 
aitar  maggiore ,  e  un  bassorilievo 
di  Luigi  XIV,  cui  mfindò  un 
Ercole.  Fece  anche  un  ritratto 
dcir  Elcttor  di  Magonza. 

4^.  dietro  le  Pautre  Parigino 
«j.  1660  «.  ^755  •  Figlio  d*  un 
Architetti,  studiò  in  Ropia,  e 
ritornato. in  Francia  si  rese  ri* 
spettaiytfe  per  la  sua  Clizia  con- 
vertita in  girasole,  e  per  la  S. 
Marcellina .' Ma  quel  che  gli  fe- 
ce più  onore  i^  il  gruppo  di  H- 
npa  e  d'  Anchise  con  Ascaqio  : 
non  vi  si  desidera  che  la  gran- 
diosità eroica  . 

47.  Gio.  Luigi  le  Moine  Pari- 
gino n.  i6$s  m.  V7S5  •  Lavorò 
molto  in  ritratti .  Fece  ancKe  in 
bassorilievo  la  deposizione  della 
Croce  ig  VcrsagUcs  ,  due  Ange- 
li,  Mna.  Diana. 

.  4^.  Roberto  LorenesjB  Parigino 
n.  i666  m.  1743 .  Studiò  con  fer- 
mezza r  antico  ita  tal  oggetto 
passS  iqolto  tempo  rinchiuso  nel 
Vaticano.  Assuefatto  al  ritiro 
non  cercò  tn^i  occasione  di  briU 
lare,  e  varie  circostanze  loattra^ 
^versarono  anche  dove  fu  chiama- 
to, li  suo.  talento  si  mostrò  nel- 
Je  quattro  Stagioni  nel  palazzo 
di  Soubise ,  nel  bassorilieT^o  de' 
cavalli  di  Apollo  ,  nel  Bacca  di 
Versaglies,  e  nella  Madonna  Ì9 
Marli . 

-49.  Angelo  Rossi  Genovese  n. 
xó'/i  m.  1715.  Si  contraddistinse. 
in  Roma  per  il  suo  S.  Giacomo 
in  S.  Gio.  Laterano,  e  per  un 
5a  ti  retto  che  si  mangia  un.  grap- 
polo d*  uva  .   Ma  il  suo  maggior 

.     Pt%,  B.  Jtrti  T.  IL 


SCU  %4i 

lustro  è  ne' bassirilievi ,  che  sono 
all'aitar  di  S.  Ignazio  al  Gesù, 
al  Deposito  d'  Alessandro  Vili 
nel  Vaticano  ,  della  Pietà  in  Ge- 
nova. Si  vuoici  che  in  questo 
genere  e&li  abbia  superato  -  rutti  i 
suoi  pr^ecessori.  L  Algardi  da- 
va un  aggetto  considerabile  alle 
fgure  del  primo  piano ,  e  faceva 
un  misto  dì  b^sso  e  di  pieno  ri^ 
Jievo  lodato  di  qxia  ,  vituperato 
di  14.  Air  incontro  il  Rossi  ha 
x>sservatp  un  mez;po  rilievo  che 
si  accosta  più  all'antLpo.  Egli 
era  di  costumi  amabili. 

50.  óuglielmo  Coustou  Lione- 
se  n.  z^^g  m.  174*$,  fratello  di 
Nicola*  Si  tipvò  a  Roma  in  tar 
li  miserie ,  che  se  ne  sarebbe  an* 
dato  a  Costantinopoli ,  se  le  Gros 
non  r  avesse  raccol tp.  Ritorna* 
to  a  Parigi  &ce  per  Mari!  Da^ic 
^  Ippomene,  due  gruppi  di  Ca- 
valli cq'  scudieri ,  e  yn  superbo 
gruppo  dtiV  Òcea^io  col  Medi- 
terraneo .  La  sua  opera  capitale 
è  il  suo  Rodano  in  bronzo  per 
ja  statua  equestre  di  Luigi  aXV 
a  Lion  •  In  V^rsaglies  h  un  suo 
Bacco  y  e  un  bassorilievo  .di  Cri> 
sto  fra'  dottori.  Egli  terminò  il 
famoso  bassorilievo  ad  passag* 
gio  dei  Rjeno  .  Negl'  Inv«ilidi  è 
un  altrq  suo  bassorilievo,  come 
altrove     sono    altre     sue    o|^re 

prodotte  dall'  adulazione  per.  & 
Monarchi  •  (Questo  arxista  «bbe 
uno  stile  grandioso  ti  espres- 
sivo. 

5j,  Giacomo  Bussi  Francese 
B.  24Si  OL  ^40  .  Fece  il  sepolcro 
d'  Argenton  alla  Madalena,  e 
quello  del  Cardinal  de  B^is  in 
<S.  Onorato;  e  nella  Chiesa  di 
Notre  Damf  S.  Maurizio  ,  S. 
Luigi  ,  e 'un  bassorilievo  di  Cri* 
sto  che  dà  )e  chiavi  aS.  Pietro. 
4.a  ^laggior  parte  delie  sue  ope- 

Q  re 


24»  SCÙ 

re   è  tfc  Madrid ,   dove  «gli  fu 
Scultore  del  Re  di' Spagna  ^ 

52.  Antonio  Vasie  Provenzale 
h.  itóSs  m.  1736^  Lavorò  in  Pa^ 
ligi  le  decotaziani  del  Coro  di 
Wotre  Dame^y  anelle  del  palaz*. 
xo  di  Tolosa  y  il  oassorilieVa*  dell' 

V  aitar  maggiore   della^  Metropoli  y 
e  della  facciat-a  de'  Cappuccini ,  e 

.  la  statua  della-  Madonna'.- 
.  5^  Francesco  DuiAont  Parigi-* 
no  n^  1^88^  m:  172^  »  Senz'  anda^ 
re  a  Roma'  egli  si  fece  onore  col-* 
ie  quattra  Statue  di'S*  Già.,  S. 
Giuseppe  ^^  S.-  Pietro^  e  S,  Paoloi' 
in  S.  Sulpiziov  II  sua  monumep-^^ 
to  priinario    fu'  il    sepol<5ro  del; 
Duca  di  Melun    ne'  Domenicana 
di  Lillr. 
:   54*  EcShe  fiuciiardon  Francese' 

■tt.  iS^S' mi  1762 ,  Si  fece  in  Ro- 
ma tanto  onore  che  fii  incarica- 
to del  mausoleo'  di  Clemente 
Xfir.   Ma  fu  chiamatola  Parigi 

•  dai'  Re'  pef  far  la  Statua  di  Lui-' 
«i  XIV"  eh'  è  nel  Santuario  ,de 
SfotrcDame.  Fece  poscia  in  S.' 
Sulpizro'  dieci  statue  ,<  cioè  Cri- 
sto e  la  Madonna  con*  8  Apo- 
stoli v«  il^  sepolcro  della  Duches- 
sa de*  Lauragaisr  consistente  in 
lina  donna^  araitta*  appoggiata  ad 
una-  colonnar..  La  sua^  principal 
opera*  è  la  fontana-  dV  Grenelle  , 
in^  cui  lar/città  di  Parigi  è'rap- 

presentata*  da'  una  dònna-'  seduta 
su  d''una<  prua:  di'  vascello ,  la- 
Seirna:  v'è  rappresentata'  da  un 
fiume*  robusto-  con  uii^  remo'  in 
manov  e*  la^  Marna-  da  una-  ninfa' 
càe  tiene  im  grancio  r  nelle  quat- 

r  tro  nicchie- sono' le  stagioni  ••  Il 
suo  Cupido  che' si'  taglia*  un  ar- 
co dalla?  ckva*  d'  Ercolev*  iè  un' 
opera  elefante ,:  ma-  enigutatita  . 
a'  stimattissima'  ÌA'  sua*>  stattta  e- 

^uestre  di  Luigr  XV .-  quel'  ca- 

'  vallo  i  il  più  béljlo  de'  oivaUi. 


SCU 

Questo  Scultore  è  passato  -pet  it 
più  puro  '  disegnatore  del  sua 
tempo ,  e  della  stessa,  facilità  nel 
grande  cóme  nel  piccolo. 
'  5^.  Lamberto'  Adatti  Lorenese' 
n.  1700^  m>  1759  ^  Studioso  dell' 
antico'  passava  per  eccellente  ri* 
^tauratore  di  statue^  antiche  ia 
Roma'  e  ^iffrove  ^  Diiìiqiie  avesse 
Sempre  fatto  degli  antichi,  e  non 
mai  degli'  Adami .  Nelle  sue  o« 
pere'  tuttcH  il  suo  tafentò^  è  negli 
accesisorj  lavorati  conr  estrema'  fi- 
nezzar.  Questi  trionfi  della  pa- 
zienza e'  d^  una*  niéschina'  aBilità 
sono' ammirati  dal  volgo:  e  non 
hanno  che  fare'  colla  bellezza  . 
Tale  è;  il  suo'  bassoVilieva  della 
Madonna  che  appariste  a  S.  An-* 
drea*  Corsini  in  S.  <ìio:  Latera* 
no.  Peggio-i  grtìppr  in  Choisì 
rappt^sentanti'  la'  Caccia  e'  ia  P&» 
sca .  .  Questo-  della*  Pesca  fii  da 
Luigi  Xy  mandato:  in  dono  al 
gran  Federico'  che  lo'  fece  collo- 
care a  &^soucì .-  Dello  stesso  gu* 
sto-  è  if  gruppo'  di  Nettuno,  e 
d'  Anfitrite  a  Vetsaglies'.  La  sua 
iriigliof  opera-  è  il  S.  Girolamo 
negl-  Invalidi'.  ., 

5^;'  Paolo  Ambrosio  Slioic  Pari- 
gino n,  1702'  m.  1758 ,  In  S.  Sul- 
pizio  .sono  molti  suoi  lavori  di 
qualche  pregio  ^  Zi  suo  Icaro  è 
stImato^ 

St.' Gioì  Battista  Le  Itfbine  fi- 
glio dr  Gio^  Luigi  n.  X704  m. 
Z778 ..  Suo' padre  per  una  tenerez- 
2a  mal-  intesa  iton  Volle;  che  an<» 
daise^a  Romav  Da'giovihettò  fe- 
ce la'statua  equiestre  di  £luigi  XV 
pet^ Bordò,  erpoi.vn  altro  monu- 
mento^ per  lo-^  stesso  Re  per*  la 
Bretagna .-  Ai  Giacobini'  di  Pari- 
gv  è  il  mausoleo^  di-Mignatd^ 
agir  Invalidi'  Ir  statua'  di  Su  Gre- 
gorios  e  di'  S.^Tetesa  ;  al  PaJazr- 
a». di  Subite;  è   la  t^oìitica  ^    |gt 

Pril- 


\J 


fhidenza,  It  Geoinètrì^ ,  1*  Astro- 
nomia, là  Poesia  epici  e  dram'» 
matica  .  Tutte  òpere  scorrette  « 
formate  su  là  maniera  di  qualche 
)>ittore  Francese ,  é  Oppòste,  allò 
^tiltf  degli  antichi . 
5S.  Michelangelo  Sldde  fratel' 

10  di  Paolo  Ainorosio  n.  170^  m^ 
17^4*  Lavorò  iiiolto  in  Roma^ 
dovtf  è  nel  Vaticano  uit  gruppo 
di S. BrunOné^  ilsefpolcro di Cap< 
poni  a  Si  Gio.  de'  Fiorentini ,  é 
iuelló  di  Wleughels  in  S«  Luigi 
de'  Francesi .  A  Liod  è  un  suo 
busto  di  Calcante  ,  'd  iin  altro  d* 
Ifigenia.  A  Vienna  del  Delfina^ 
to  è  la  tómba  di  due  Ardivesco-< 
vi  1  di  MontBforià  i  é  del  Cardi-* 
nal  d'Auvergne.'  In  Parigi  »  S< 
Sttlpitio  è  il  sepólcro  del  Curato 
Languet  é  A.Choisi  una  còpia  del 
Cristo  di  Miehelangdò  ch^è  nel« 
la  Minerva  tri  Ronia.  Questo 
artista  ha  peccato  contro  la  puri-< 
ti  delle  forme  ^  t  ha  trattato  i 
panneg^iitmettti  al  contrario  df 
gli  antichi  4 

'Ìl9.  NicóU  Sebastiano  Adant 
i^teliò  di  Lamberto  h.  1705  m. 
177^»  Studiò  molto  in   Roma . 

11  suo  g[nippò  della  Religione  in 
S,  Luigi  è  stimato  ar  Parigi  .^  A 
Nancì  egli  fece  il  gran  òiausoleò 
della  Reciftà  di  Polonia,  iriogìie 
di  Stanislao  r  E'  anche  in  credi- 
to il  suo  Prometeo.  Egli  fu  su- 
periore à  suo  fwelltf  y  iria  non 
fierciò  è  tra*  buoni  artisti . 

éó.  Gio.  Battista  Pegalié  Pari- 
gino ri.  1714  m.  i^S^  A  fótta 
di  lavóro  superò  gli  ostacoli  del-' 
la  sua  j>oCa  disposizione  per  Tar- 
-fe.  Ritornato  da  Roma  fece  in 
Lic/n  il  tviù  fariioso  Mercùrio  9  è 
poi  la  sua  Venere:  ijuestf.  due 
pesti  fìitóti  d^  Luigi  XV  donati 
ìà  Fedgrseo  ^unicù^  Vtr  Madama 
di  Pòflppadur ,  chef  diceva  4'  athar 


ttÌ3  i^i 

le  arti ,  fece  il  di  lei'  ritratto  in 
piedi,  il  Silendòy  il  griippo  d* 
Amortf  coli-  Amictaia  ^  e  la  sta- 
tua di  Luigi  Xy  situata  à  Mh-- 
vue  •  Gli  applàòsi  furono  grandi 
al  suo  Fanciullo»  cui  scappa  Tue- 
eello  dallal  gabbia^^  La  sua  grand' 
òpertf  è  il  mausoleo  del  Marescial- 
lo di  Saxe'  a  Strasbut^O  «  Altre 
sue  opere  jidomanor  altri  jfaési  ; 
IsL  statua  di  Luigi  JCV  a  Reiri)s, 
il  sepólcro  dtl  Colite  d*  Hardourt 
a  Notre  Dame  ec.  -Ma  ih  tutto 
v^  è  della  maniera  frjlitmiista  eoa 
delicàtezzi. 

.  ^  61.  Guglielmo  Coustòtì  figliò 
di  Gti'glielriio  tu  1716  m.  2777  4 
Studiò  bene  in  Roma  ^  In. fior-  ^ 
dearix  fece  l'Apoteosi  di  S.Fran- 
cesco Saverio .  Per  il  Rtf  dì  Prus^t 
sia  lavorò  un  Marte  e  una  Vene<« 
re  w .  Eresse  il  marisoléo  per  qnel 
Delfino  padre'  di  Litigi  /'  ultimo* 
Il  Bassorilievo  delk  Visitazione 
in  Versaglies  ,*  il  S.  Rocco  in  Pa^ 
rigi  e  il  BitssOriljevo  nel  frontó- 
ne di  Sj  Geneviefa  gli  fanno  o-^ 
rioré  •  Egli  era  poco  JabOriOso  9  ò 
commetteva  V  ésefcu2ióne  ad  abiii 
scultori  che  per  mancanza  ai  for- 
tuna véndevano  il  loro  tilento\ 
^à  Scultura  ha  per  '  priricipal 
oggetto  di  petpetuar  là  meriioritf 
degli  uoniini  illustri  ^  e  di  dtfrci 
modelli  efficaci  di  virtù .  V  altro' 
suo  oggetto  è  di  rcicafrcr  de^  pia" 
ceri  con  soggetti  di  decorazióne 
ò  di   tictcazióntfw   Lo  scultóre  ,- 

<òmé  io  Scrittore ,  è  lodevole  o 
riprensibile'  secondo  i  Soggetti 
che    tvÉtU,    Non   deve  trattare 

-  che  di  cose  istruttive  é  grate , 
che  ntidrìscan  Isi  riiente  ^  tocchi- 
rio  il  €uort ,  è  Siena  gradevoli 
alisi  vista  é 

Li  Scultura  he/proporsi  l'imt<- 
tazione  delle  supeitlcie  dtl  corpo 

'  umario  i  ùon  deve  ristringersi  ad 
Q   z  una 


»44  «CU 

una  raisO[|i!i]IÌ4nu  fìwkiR  :  Quii 
sensaiJQne  ecciterebbe  !  Ha  da 
Mp'Joicr  Ì«,ni|tur^  viv4  e  iniiu- 

riirr.1  quello  che  t>er  lo  Seul* 
toré  ì  un  oagecto  d' iinitazìone  * 
gì'  e  aiictia  UQ  sq^certo.  conti- 
CUn  rJi  studio  .  Studio  suo  priii- 
cìpaje  sarà  delle  statue  f>c«:he 
più  scelte  ,  dc^li  autori  più  dsi~ 
■tei ,  e  di  qufl  bello  ideale ,  che 
t  un  riassuntOL  del  bello  reale 
delU  natura . 

.  La,  r)ttu»  i  nemica  delle  atti' 
t u di ni^  sforzate  ;  dunque  dave  et- 
Si;rne  ikidìco  ancbB  lo  levitare  ; 
C  K  taluno  le  ha  us^te  per  t'tr 
BOmpa  di  dUepno,  ha  fatto  ma' 
le.  Ugualmente  neraica  deve  es- 
tere delie  bjziatiie  uE'panaeg-^ 
giftitviìti.  E  più  ancora  de'ciw- 
trasri  troppa  riceccati  nella  ctiin- 
posìiìoae  ,  e  nella  diit ri buz ione 
«flèttua  dielU  ooibic  »  de'  lumi . 
JQuaqtnpiù  sforzi  si  f«nno>,  me* 
no  si  muove  ^o  sp8t  rato  re .  Cella 
«emplicirà  si  ottiene  tutto:  nella 
jcraplicifà  È  il  picgi.0  de'cgpi  d' 

,  La  '^cultura  ahLtaeci»  man  obt 
gctri  delln  pircura.  Ma  quelli 
eli' eli  1  si  jitopon^.,  e<  eh»  son 
comuni  à. tutte  duf  ie  ^rti ,  tor 
.no  pi^  difficili  da  rappresentarsi  : 
.questi  sQno  r.esprNStone ,  i  con- 
torni, ìpanne^giamenti  cliedcb- 
■  bon  ^T  disti ngi)er  Udiveise  »per 
vCÌe.di  drappi. 
.  La  Scultura  ha  la  sue  ḍcoU 
,,tà  particQlaii ,  i.  Ha  tanti  pun- 
^. tildi  vi^ta  ,' ouaafi  punti  aono 
^dlo  spaaia.cnc  ia  circonda -,  de- 
.  .ve  perciò  jin!  <]fi«4  S«»  patte  assor 
_.h,eh.  intesa. --^t  Co  ^cultore  deve 
'.^wer  grande  tenacità,  d'ingegno 
,  jiic.  superare  .tutti  i  disgusti  del 
,s^«,j^to  meccanisgio .  L'inge- 
gpif  s(  fortifica  coir  ?sercijyioi  e 


SCU 
I«  scultore  ha  meno  (setciiio  M 
pittore .  3.  Mancando  alto  scul- 
tore r  incanto  seducente  .del  ta- 
lotito  I  qua)  precisione ,  guai  ve- 
nti, quale  scelta  d'asprcssiu! 
non  deve  metter  egli  nelle  m 
opere  per  attrarle  l' attemiou 
de'  riguardanti  ?.l.a  sua  opera  iiui 
i  per  lo  pili  che  una  «ola  lìguti; 
così  egli  non  dice  che  una  par»< 
la  sola  ;  bisogna  che  sìa  una  pa- 
loia  di  grand'  energia  .  4,  (h^ 
sia  gran  parola  non  si  può  dire^ 
senza  la  più  rigida,  esattezza  di 
disegno.  Le  mtture  di  Rubeni 
e  di  Reoibranat  piacciono,  ben* 
eh*  di  disegno  imputo:  qwi» 
difatto  è  conipensaia  dal  colorì' 
to .  ;.  Lo  Scultore ,  igrossato  il 
marBia,  non  puÀ  più  cotreg^t- 
si  :  i  suoi  peniitnenti  gli  MOO 
inutili  cTabbiost.  Frattaaio  egii 
è  obbligato  esprimer  le  focaie  od 
cotpo  e  univvi  il  sentimento  •  U 
iiuniotiediquesteclueparti(qiUD> 
.  to  i  difficile  !  >  ì  ìLsublime  dellt 
icahtir»  ,  \ 

■  Ter  quanto  sìa  difficile  Iaconi'     > 
fOsiaJo^ie  d'  una  sola  figura ,  noi-     j 
■  to  più  lo  è  oe'  grufpi  ,  e  pili  »»• 
«or»ne'0«rim/j'nji.  QuiitOlir 

tjplicità   deeli  t^gatti  diSèteati     | 
ilion  ha  da  rarmare   che   un  iole 
.  aigonenio    variato    nelle   pirli  > 
mi  semplice  e  uno .  Q,ni  concai- 
tono    le   stesse  l^gì  della  Pil- 
li tttrerilimo  i  una  Sptdf  ^     . 
.quadro ,  in  cui  Id  figure  del  pri- 
jno  piano  banna  da,  accordare  eòa 
.quelle. del  secondo,  e  /ani  iti»-    1 
Dia  .    I  )(ianì  vi  hao  da  esMc  *>*    | 
fiati  ,    le  ocnbre  e  i  lumi  distn- 
'^biùti   con    dolce  gradazione .  I'    ' 

■  principal  soggetto  »'  hi  da  OM' 
peegiare,  il   piìl    c<KpÌcuan)Hi(a- 
Illume  centnale  .non  vuol  «"^    1 
totert9^!0t  ^3    ilcofi  dettagli»  v 


ScO 

Dfhtstè  fhagre  e  dUr^y  té  quali 
j^roduF^ebbcco  macchie ,  e  distrug<» 
gerebbtfro  1'  accordo  >.  Lo  ste&o 
cattivo  èfttfò  pfodtirrebbero  ì 
fìécolì  ali  di  fintie  in  grandi 
masae  di  orrtbre.  Non  iscorci  né* 
(iàni  d'avanti;  cdMparitcbbèro 
Itecchi .  Le  figure  del  sttòndcl 
piano  debbono  esser  niend  risene 
tite  di  queik  del  primo  ;  e  così 
degli  altri  piani  «  misura  del  lò- 
to allontanameofo.  Col  tòcco  in« 
deciso  è  vago ,  e  colla  propòrzio* 
ne  diminuita  secóndo  le  regole 
della  prospettiva,  la  t cultura  a- 
vrà  r  accordò  eh'  eJU  può  avere 
dal  colore  unico  del  itoarioo  6 
del  bronzò . 

E'  da  evitarsi  soprattutto  che 
ihtornd  a  ciascuna  figura  non 
Tegni  un  orlò  ài  ombra  ugual- 
mente tagliata  :  svanirebbe  la  bel*< 
la  illusione  degli  aggetti  e  delle 
lontananze  9  le  figure  coniparireb- 
bero  schiacciate  e  come  incolli^ 
te  su  d*uria  panca.  Le  figure 
lianno  da  tòndeggiare  né*lóròr 
bordi ,  eoa  un  sufficiente  aggét'» 
to  nel  ibezzò.  E'  ben  naturale 
V  ombra  d*  una  figura  su  d*  un' 
ilftra,  qdaado  I  piani  ^offó^vici* 
ni  é  Ma  i  plani  delle  figure  prin-^ 
"Cipali  non  si  hanno  da  confonde^ 
te .  Se  Una  fisufa  è  isolata ,  ri-< 
chiede  un'ofhbra  opposta  distrò 
Al  fianco  del  suo  lume;  e  se  si 
può ,  Ufl  Chiaro  dietro  alla  sua 
•Ombra  • 

II  gretzq,  il  ptilitO,  ilgranel- 
laro«  ben  disposti,  hanno  quaìl-' 
che  pretensióne  al  coloritof.  I 
tifiessl  dd  fjQlifcr  datino  leggerei- 
fta  e  alimonia  ^ 

Questa  parte  defla  Scultura  i 
ÌM  pipva  men  e^i/hoca  della  sua 
amnòflia  còlla  pittura  .  Tranne 
il  colorito ,  il  èMSTùril/Mfó  è  un 
^ifadto.  Sono  soreik^  Siena  pur 


èorelld ,  ihi'ciascuna  faccia  il  sviò 
dovére. 

Il  dovere  della  scultura ,  è  là 
forma  è  il  carattere  i  cioè  V  esat- 
te:&za  àél  difegno ,  e  l' esp^essio* 
né  cÓTìVéniéntt  ài  togàeéto .    ^ 

La  scultura  noti  può  colorire  •*' 
Le  statue  colorire  non' Sono  pela- 
gli artisti,  mz  p^r  gli  artìgia* 
ni  è  per  ih  voJgò  più  gdflfb.  L* 
artista  deve  far  illuf/ette  non  fi»^ 
no  a  far  prendere  una  nfoduzio-c 
nd  delia  sua  atte,  per  /a  nafuta 
stessa ,  ma  di  mostrarla  -  taisomi-' 
gliànte  alla  bèlla  niitùrà ,  col  da« 
Tt  af  martiio  rapparèn:^a  delle 
lAorbidè  carfil)  e  de*  tendini  fer*» 
ifti. 

Se  1^  scultura  non  pbd  far  lisO 
di  colori ,  ncMimend  può  svòlàt« 
zar  panneggiamenti  atlà'  pittarti 
scà  .  La  ragione  è  chiara .  Se 
H  princlpalissimò  scopò  dèllcr 
Scultore  è  II  disegnò,  dùnque  il 
suo  scopò  è  il  nuJo,  E  ^e  non 
può  aeixìpré  laVoi'ar  w^^a,  lavóri 
ihen  ifistito  che  pò.  Onde  i 
panneggiamenti  aelk  Sculttira 
vc^Iion  essere  (rotile  li  ósaroila  i 
Btiòni  atfisri  Greci,  i  ^uali  co» 
privano  s)  delìòaramente  ié  là* 
rò  statua',  che  ne  appàrivan  sem« 
pre  It  béìU  fotnie .-  Perciò  le  v6- 
stivau  di  dtàppi  come  bagnati -,  e 
a  pieghe  minute  e  naturati  <  Li 
usaròA  talvòlta  in  grande  e'  get- 
tati, tome'  nel  Zenone  e  nella 
Flòra  di  Campidoglio  <  e  nel 
Mario  di  Villa- Ncferdni  .  All' 
inconfh^  gli  Scnltoti  moderni 
per  dar  dd  pittdrdTsco  ai  le  léiò 
ìcnlttire,  han  manifggìaro  le  drap- 
perie in  un  fiiodò  cne^  non  con- 
viene neppur  a'  pittofi ,  e  ne  so«- 
no  risnifati  sctì^ì ,  incartoccia- 
Aienri,  mostraosità '•  Il  Berni- 
ni speciaia^tite  vi  si.  scajjric-. 
ciò  4 


lì  Bertiinì  non  pé^cò  soIfàn'tQ 
ne' panneggiamenti ,  alterò  tutte 
le  forme.  Te  scqntotsc^  le  sniotR^ 
fio .    I  suoi  suc^f^ssori  di  male  in 

Seggio.    La  scultura  non  risorse 
ene  .     Gi^ibert0  «    Donatello  > 
che  fi^rpn  de'  primi  ^d  iipitare  T 
antico,  io  licitarono  in  .piccolo^ 
perchè  non  videro  il  grandi^ .  Mi- 
chelangelo lo  vid^ ,  ma  qqI  vid^ 
die  in  un^  sola  parte ,  nelP  «»«- 
tomh  r  %  difde  in  unj  i^fFettazior 
ne  fingtomicg .    I  -^uoi  seguaci  n^ 
seppisrp  ^en  di  llii ,  e  aodaroq  a 
tastoni.    Tutti  in  somm%  si  so» 
n^  pili  Q  a9enp   allontanati  dallo 
stile.  Criccò.    Chi  più  di  qualun-p 
que  v|  si  ficcQsta,   è  Pietro  Ca- 
nova t    II'  suo  Mausoleo  di  Papa 
Gjinganetli  in  Ronia^' SS.  Apo«>'/ 
stqlj  I  ^  quello  di  Papa  iCeztonicQ . 
in  Sf  PÌQtrò,  sono  Opere  greche  9. 
e  grecite  bellissime  soijuy  le  altr^. 
sue  sculture  eleganti  «  gtaciose  . 
Qifesto  valente  Artista  maneggia, 
per  divertimento  il  pennello  alla 
Tii^junescai    le   sue    due  Veneri 
.ipn#morano.    ^ 

lut  scuhtfire  sono  si^iso  .  a  éis^ 
pj^sizipne  dell*  Architetto .  '^§i^' 
non  può  disporne  ad  arbitrio .  E' 
obbligato  adattarle  al  tan^ttere^ 
de'suqi  edificj.  La  sodezza  dell' 
ordina  €hfi€0  i;icl|iede  sculturf^ 
so4p  9  sqnptici  I  il  iofttcó'  le  yuot 
le  più  eleganti,  e  il' r0*/W/o  più 
l^ggi^^C  e  più  ricche  .  Ma  dov» 
l'architettura  non  ammette  ihca* 
ro  xìè  traforo,  non  ammette  nep- 
pure que'  ^éfurilievi  a  più  piani 
.^hipresennno  sfondi .  . 
.  SCUOLA  in  Pittura  significa 
X  ufiionp  di  lutti  gli  Artisti  d' 
iin^  nasione.  Onde  tutti  i  Pit- 
tori d^Burop'^  dopo  i\  ristabilii 
m^ntp  deJIe  Arti  sono  classificati 
SQttp  k|-  divisione  di  Scuola  Fi^r- 
tentine  ^    Romàffs  ^   Fenf^ian^  ^ 


flCU 

Lmtirds  ,   FT0ncese ,  Ttd^ei , 
pÌ0mming0j  Olandese, 
,  Qui  §i  stabiiiisci?  il  c^r^tteredi 
que$tp   diifereati  Scuote  .^  e  de' 
principali  niaestri^   (phe   ne  spno 
st^ti    \  fondatori .    Un  inaggior 
numero  di  Artisti  si  troverà  a^Ii 
articoli  Architi^tti,  Incisori,  P)t« 
tpri ,  Scultori .        . 

ScudU    FJorentfna  •  .Questa 
Scuola  si  distingua  per  la  fifsrezr 
9UI ,    per  il  moto ,  per  ^n#  certa 
^stenta    n^aliuconic^ ,   p^q   un' 
espressione   di  fbr^a  ,c}ie  esclude 
forse  le  grazia,  «  p^r  un  disegno 
grande  ,^nasi  gigantesco  t  O^anf 
che  de{  pesante  t  ina  h^  parioiea' 
te  una  tfms,tà   ideaie   «he  iqalu. 
la  i^atura  umana  sopra  la  sua  de- 
bolezza .  Gii  Artisti  Toficaoi  soà^. 
disfatti  d' imporre   ^unmirazione , 
par  che  non  curino   di  if^^  9^- 
'^cre ...... 

.  Questa  seuoU  è  veneranda  )  k 
Iz  madre  di  tu^e  k  altre/ 
.  Le  Arti  degenerate  dopo  Ne-> 
sone  tov^ifciaroQQ  col  colosso  dell' 
ItnperQ  Romano  disfatto  da' Bar* 
^ri.  Trovarono  jn  Gr^qia  uà 
iniserabil  ticQvero^  npn  già  per 
protezione  di  Sovrani ,  e  per  gui>« 
sto  di  nobiii^,  ma  per  pi(;tà  reik 
giosa .  Gli  Artisti  ne  ir^evanot 
una  sussistenza  ineschina,  e  non 
mai  applauso.  <  Le  loro  immagini 
rusticamente  scatj^opchiate  erai^ 
coperte  d' oro  e^  di  geqime  :  k 
ricchezza  n'  era  tutto  il  b^llo.  ^  - 
.'A  quella  mterrabile -Grecia  ri* 
corse  l' Italia  più  miserabile  p0(. 
avere  qualche  miserabiJissiiQO  ar- 
tista .  Firenze  nel  1^40  da  colà 
fece  venir  alcuni  Pittori ,  tytta 
l'abilità  de'. quali  si  ridu^va  a 
far  un  contorno  goffo,  e  »sia-t 
frugliarvi  dentro  4el  colore  ;  f^r 
ccvano  anche  del  cattivo  mo$ai-i 
ff> 9  P  cosi,  ignor^nii  ;fra^  m^ 

mi"? 


SCI! 

mirali  dagl' Italiftni  pia  igno- 
ranti • 

Fra  gli  ammiratori  Cimabue  gìo* 
vinetto  destinato  da'  suoi  nobili 

Seni  tori  aiie  Scienze  più  barbare 
eiie  arti»  scappava  da'isuoi  stu- 
di per  andar  a  veder  que'  Greci 
che  spegazzavano  nella  chiesa  di 
Santa  Maria  Novella  y  e  $cara<< 
^occhiava  i  suoi  quaderni ,  iin* 
che  divennf  $lìitvo  fìi  qué*  gofi. 
maestri , 

Cinpaboe  fa  V  alba  della  Plttu* 
ra  sepolta  per  dodici  secoli  in 
una  •  nott^  Ja  più  tenjsbrosa  .  { 
dìù  dozzinali  artisti  arrossireb-* 
bero  oggi  di  far  opere  come  Ci» 
mabue*  Frattanto  le  sue  furono 
stimate  portentose*  Quando  egli 
terminò  una  Madonna. per  S.  Ma- 
ria Novella,  accorse  il  popolo  a 
prenderla  rispettosamente  dallo 
studio  del  Pittore  )  e  la  portò  in 
chiesa  a  suon  di  trombe  «  Gli 
applausi  sono  il  liittc  Mie  fitti 
bambinjp,  e  cogli  applausi  ci^con 
le  arti  »  fioriscono  ,  e  giungono 
alla  maturità  :  l' indifferenza  pùb^ 
hlica  ammazza  in^ulla  i  talenti» 
Se  Cimabue  non  avesse  trovato 
ammiratori,  Firenze  non  avreb- 
be fórse  avuto  Micfaelagnolo .  Ci^ 
mabue  mopì  nel  1301  ^  dipinse  a 
fresco  e  a  tempera  / 

Giotto  pastorello  di  pecore  fu 
trovato  da  Cimabne  nell  atto  chp 
disegnava  una  pecora  sopra  uà 
mattone ,  chvenne  suo  allievo  >  e 
léce  far  all'arte  nuovi  progressi. 
Fu  chiamato  a  Roma  da  Bonifa- 
cio Vili ,  e  vi  eseguì  la  n^vicelr 
U  nel  portico  di  S.  Pietro. 

In  poco  tempo  il  numero  de' 
Pittóri  divenne  sì  considerabil  in 
Flrence ,  che  nel  13 50. vi  -stabili*^ 
fon'  la  Compagnia  detta  di  .S. 
JLuca,  . 

Verso  questo   tempo  Paolo  U- 


•SCO  a47 

cello  fu  il  primo  ad  osservare  la 
Prospettiva.  Massolino  nel  prin- 
^cipio  del  secolo  XV  diede  più 
grandiosità  alle  figure ,  diede  lo* 
IO  anche  qualche  espressione  ,  e 
assestò  meglio  i  panneggiamenti  • 
Masaccio  sorpassò  questo  suo 
maestro ,  p  fu  il  primo  a  dar  for- 
za, moto,  e  rilievo  alle  pitture  « 
mostrò  gualche  grazia,  e  rappre-. 
aentò  gli  scorci  meglio  de  suoi 
predecessori  «  Per  lungo  tempo 
%  Pitjtori  pos^van  ie  figure  su  lie 
/dita  erosse,  perchè  non  sape- 
van  4isc|gnare  un  piiede  in  iscor- 
.cip. 

Andrea  Castagna  fu  il  primo 
Fiorentino  a  dipingere .  ad  olio  t 
invenzione  di  Gio.  Van-.£ick  più 
noto  sotto  il  nome  di  Gio.  di 
Bruges  «  Antonello  da  Messina 
avendo  veduto  a  Napo  un'  qua- 
dro ad  olio  di  Gio.  de  Bruges, 
andò  a  trovarlo  in  Fiandra ,  e 
ne  ottenne  il  segreto,  eh' egU 
poi  comunicò  ad  nn  suo  allievo 
^Domenico  Veneziano.  Il  Casta- 
gna lo  carpì  da  Domenico»  epei; 
gratitudine  .'lo;  massacrò  di  not- 
te. L' infelice  mprllal^èn te  feri- 
to si  fece  portar  in  casa  del  suo 
caro  maestro ,  e  spirò  ira  le  sue 
braccia*  Il  mostro  poi  sul  pun- 
to di  morte  confessò  il  ano  mis- 
fatto * 

Pisanel.lp  discuoio  d^H*  obbro- 
brioso Castagna  si  distinse  nella 
pittura,  nella  scultura.,  a  nelC 
incisione  delle  medaglie . 

G^irl9nd;|jp  prima  orefice  e  poi 
pittore    pòse   nella  imposizione 

3 palchi  intelligenza  ì  fu  maestro 
J  Mii:H4*ngeTo.\     .  . 

Andrea.  Verrochio  scultore  e 
pirtorfs. dipinse  con  purezza»  ma 
con  disegno  corretto ,  .diede  ^rar 
zia  alle  teste  delle  dopne-.,  fu  il 
primo  a  formare  in  g^ssò  i  vis} 
Q   4  del- 


24? 


scb 


somiglianti,  e  fu  maestro  di 

Leonardo  da  Vinci  n.  144$  Ri. 
ijao  fi]  dotata  ptofasatatntt  de" 
doai  deJU  natura  ;  bdlò  di  sta- 
■  ur*  e  di  viso'.  Cotte,  agi'ey  vi- 
vaccj  e  di  grsn  taltato.  Egli 
coltivò  tutte  queste  sue  buoué 
di^osiiioni  fia  ad.abbtacciaf  tut- 
te le  otti  con  tìuscita  grande; 
B^li  danzava  con  craiìa  ■  maneg- 
giava bene:  i  cavalli  ,  giuocava  a 
nuravigJia  n^Ii' esercii]  cavalle- 
reschi, tuonavi  b«ie  parecchi 
frumenti ,  s^>^a  dr  itoi-ii  na- 
s  turale,  ccienza  allora  nascente 
come  tutte  le  alfre,  e  sì  inietta- 
va taloMnre  di  Poesìa  Italiana 
che  ne  fu  uno  de'  (biidatort.  Non 
nascati  niuna  delle  arti  def  dì- 
sqgnO .  Studiò  l' Architetlura ,  e- 
letciid  h  Sculfuta ,  e  fece  della 
Pittura  fa  sux  prìncipal  profeS' 
aione ,  Per  tòndaAiento  del  dise- 
gno e||Ii  pose  Io  studio  delle  Ma- 
tematiche t  delht  Prospettivi  , 
dell'Ortica,  della  Meccanica,  e 
dell'  Anatomia  . 

Chiamato  a  Milana  da  Lodo 
vico  Sforza  detto  il  Moro  v'  eb- 
be la  direzione  dell'  Accademia 
di  PicMra  e  d'Architettura  fon- 
data da  quel  Sovrano.  A  Mrla- 
no  e^  ipiagò  un  faleBto'  di  graA- 
de  .Ing^nere  nel-  condurre  in 
quella  citii  \i  acque  deU'  Adda 
per  un  canale  à'  un'eseiwiióte 
crpdura  wpossibile .  Egli  t^tò 
tutti  gli  ottacdì  della  natura,,  e 
ièce  valicare  i  navigli  ]Mr  i  Biot- 
ti t  per  le  tMì. 

Applkà  alia  {'iinira  tDtta  la 
£«nsibi!tIìL  del  suo  cuore ,  e  vi  a'- 
piì  nell'esprcuione  degli  affetti 
uaA  it;»da6a  allora  ignota.  Die' 
d5.jnclìe  alle  sue  figure  piil  gra- 
;W--^-Si'il""yue  suo  aatecMsp. 
le^    Fu    ^rcfie    buon  coIomW  » 


>     se» 

benché  U  sue  tinte  fi'riiro  af  vio* 
lastro..  Puro  e  precisò  fii  tlsna 
diseg'no  ,  uè  senza  grandezza . 
Non  s' inalzai'  su  la  natura  ,  bis 
la  imitÀ  con  falche  scelta .  Nos 
vinse  affatto  Ja  durezza,  porche 
non  si  conosceva  aoctfra  quella 
linea  ondeggiante- che  seiobta  ten-- 
dere  alia  ietta  e  alla  circolare  , 
e  che  non  è  mai  ni  l' una  ,  né  i* 
^Ifra.  Le  ine  ojiere  eran  Gnite  4 
ma  non  esenti  di  secchezza  accre- 
sciuta dzl^  pratica'  di  (marcar 
troppo  que'  contoiD)  che  debboa 
in  qualche  maniera  perdersi .  La 
sua  secchezza  però  i  in  cotapa- 
razione  de'  buoni  artisti  che  aon 
venuti  dopo;  ma  era  morbido  e 
'  pastosa  riguardo  agli  anisti  del 
suo  tempo .  La  sue  opere  avean 
il  rato  pregio  dr  far  distinguer 
Je  figure  nettamente  da  lungi . 

Si  racconta  che  accompagnan- 
do da  Firenze  a  Roma  il  Duo 
Gialrano  di'  Medici  ,  egli  pei 
passatempo  fece  delle  fi)p)re  che 
volavano  in  aria  e  disceBdevaoo 
in  terra .  Gli  udmini  hsn  ten- 
tato spessa  di  volar*,  b  di  far  - 
volare  , 

EgM  avea  raot«  mwito'cbe  do- 
vette provare  i  (ratti  dell'  invU 
dia.  Si  disgustò  del  sogciomo 
di  Roma  e  di  Firenze  per  Te  per- 
secuzioni di  Michelangeli»  che 
gli  suscitò  i  nottegoi  £  tutti  t 
suoi  allievi  .  Se  Michelaiigela 
gli  era  superiore  pel  la  grandezi 
za  delle  sue  idee ,  e  per  la  au» 
profonda  Scienza  del  disino, 
gli  era  ben  inferiore  in  tutte  Io 
parti  amabili  deH'atte. 

Per  sottrarsi  ai  disgusti  che 
aofl^iva'  nella  patria  i  andò  iit 
Francia  invitatovi  da  Francesce» 
I ,  vi  visse  paco ,  •  mori  frm  la 
braccia  dì  quel  Monarca  . 

£*  iato  il  natta»  d4Ia  Piictu. 


H  di  Leonirdo  di  Vinci  colte 
figure  disegnate  dal  Pussirìo  . 
Nelli  Biblioteca  Ambrosiani  si 
^nservaao  molti ^uoi  scritti. 

MìclielangeJò  Buonarroti  n. 
t474  m.  Z554  malgrado  il  sub  nb- 
bil  parentado  si  diede  alle  Belle 
Arti  f  e  ne  ritrasse  un  nome  bril- 
lante, che  la  più  ilta  nobiltà 
non  sa  dare  , 

D'un  carattere  fiero  e  inflessi- 
bile ,  le  sue  opere  sono  riuscir^ 
più  terribili  cnb.  belle  «  Egli  ^i 
Jia  pet  di  priina  classe  nella  ScUlw 
tura,  nelu  Pittura,  e  nel? Ar- 
chitettura ,  ^  ili  tutto  si  itianife^ 
sta  sempre  la  viblenzi  del  suo 
carattere.  In  quel  tempo  lin  Ar- 
tista eri  pittore,  statuario,  ar** 
chitetto,  ingegnère ,  orefice,  e 
con  applicazione  indefessa  Volevi 
professare  «ogni  irte . 

Michelangelo  seppie  pto/ondà^ 
.mente  V  anatomia  ,  e  ne  fe«- 
ce  sì  grande  pompa  peilantesca 
che  oUiò  la  bella  naturi  .  Si 
dtmenocò  the  i  muscoli  sonò 
taddokiti  dalla  pelle  che  li  cw>i'^ 
pre,  e  che  sdn  ihenó  sensibili 
ne^  fanciulli  e  nelle  donne  che 
celli  virilità.  Le  articola^iohi 
delle  Sue  figlie  sono  grossolane  ^ 
.le  carni  troppo  rotonoe,  e  i  mil-^ 
scòli  troppo  grandi  e  d^ima  for- 
ai uguile  4  non  mai  itìusc(yli  €h 
.  ziosi ,  né  d*  ub  carattere  cori- 
veniente.  Del  colorite^  poi  noit 
ne  yòlìt  far  contò ,  e  quando  vi- 
de un  Tiziano  disse  che  qiiblli 
era  un'  occftpizione  da  donne  e 
da  fanciulli .  Trascurò  ancora  il 
chiarosctiro ,  il  costume,  la  di- 
batti buzione,  le  drapperie.  £  con 
tutti  quésti  difetti  massicci  im- 
pose >»  e  impone  incora.  La  sua 
ailterigia  sorprese  9  incantò  fio  ad 
esser  cantato 


icU 


M9 


ìlLicM  più  càt  mw$él  a/tget 

divino , 
ìdà  P  iiits^o  fnl  ,  .  spmif 

le  larve . 

Ebfte  il  lòdevdl'  metodo  di  mb^ 
dellare  in  tefra  o  in  cera  tutte 
le  figure  elle  tolbtra  dipingere  • 
Si  rende  cds)  !ih  cónto  più  ^eve^ 
ro  delle  forme  che  si  fiannò  di 
tippresenfàre .  Quésti  pratica  sì 
familiare  agli  irnsti di-quél tein*< 
pò  non  do^a  esser  abbandonata^ 

Scuola  Romina .  Gli  é^nntl 
greci  di  Rdma  sonò  gli  elementi 
delli  gloria ,  che  Roma  mode^tti 
ha  nefie  bèlle  Arti .  Su  lo  stù- 
dio delle  antichità  si  '  sono  '  fór-* 
mati  i  sudi  Artiiti  :  vi  hah  tro-^ 
vara  la  soiehzi  del  disegnò,  la 
bellezzi  supremi  delle  fothie  ^  ìà 
grill deizi dello  stilè,  la  gihstez- 
li  delle  espressióni,  li 'semplici^ 
tà  de'  ninneggiamenti ,  fa  mae- 
stà delia  cdmpdsizlontf .  QueslV 
pitti  principali  delKarte  tosti- 
tuiscond  il  m^itd  della  ScfMi 
"Rómafia .  'Non  si  è  molfb  applr- 
cata  al  .Colorito  :  que^  vien  V 
ultimò,  e  r^udmo  non  può  ab- 
bracciar tutto  in  tmi  vòlta. 

Pietro  '  Perugino  n.'  144^  «« 
1^24  è  il  pkrriirci  dtlh  Scuòli 
Rdmana .  '  Appresa  di  Lfonanfo 
da  Vinci ,  e  pirtieòfarmente  dal 
Verròchio  a  d;!r  della  gMh  alle 
ttóte  delld  donne  j  ma  si  conser- 
vò sempre  secco .  La  stfa  printi^ 
pai  gloria  è  d' ifsserè  itato'  ma6« 
stro  di 

Raffaello  Sintio  d'Urbino  À. 
X483  m.  Z510  dotalo  d$ll9  nattiita 
di  rotte  ìé  belle  dispo^rdrti  per 
riuscire  il  più  degno  p^dafbsòré 
dalle  belle  Arti.  Ni  sitò  padrtr 
pittore  *^òscnrò  ,  nà  Vhtfó^Pttù" 
glno^  ni  Miche%ngefo,.ni''lVfi-* 
satcio ,   né  %€6tmd0  dst  Vinci 


/iiròtiQ  i  suoi  yeri^  maestr;  .p  Le 
^culture  greche  -di  Roma  ^intica 
furono^  i  n^odejli  fhe .  gli  fecero 
ji^i^IIà  ^pressione  felice ,  per  cui 
egli  le  studiò  con  tutto  V  amo* 
re,    e  «eppei   inirab^lm^ipte   imi- 

A'^$Befatto  ;iid  iqiitar.la  natura 
con  {>reciaioQe  9  non  gli  fa  diffi- 
ciie  imitar  V  ^nticp  »  non  pratio 
camente,  ma  cqn  e^attezz^  e  con 
iliscernin;i(nto.  Egli  non  abbanr 
don^  la  natnra ,  ipa  inspirò  da- 
gli jintichi  conile»  doyea  iB^^^re 
;|celta  e  studiata .  Conobbe  che 
i  Greci  -non  V  aveano  seguita  ne' 
piccoli  dettagli ,  ma  cbe  ne  An 
vAn  preso  irpiù  necessjirio  e  il 
.  oià  bellp  i  e  phe  la  lor  principal 
bellci^za  consisteva  nejllg  ffsgola? 
rìtk  fhllc  proporzioni . 

Il  suq  pise^QQ  è  bellissimo  » 
laa  non  così. compito  come  <]uel* 
lo  de*  Greci .  Ranaellp  per  ouan«> 
fa  ammirabile  aQn|:pnobbe  lave- 
rà belle^^za.  Fu  eccellente  nel 
carattere  de'  Filosofi ,  d^gH  Apo- 
stoli, (s  degli  uoii|}ini  provetti  ^ 
ma  non  già  nelle  figure  ideali. 
Gli  mancò  ^ìtTesì  la  grandiosità 
e  la  nobiltà  degli  antichi.  Il 
ftio  Cristo,  è  un  morto  ordina-, 
fio,  il  suo  P^dr^  Eterno  mostra 
la  debqlezza  e  la  declinazione 
4élV  età ,  né  dà  idea  4cila  natu- 
ra incorruttibile ,  come  in  qual- 
che* testa,  ^ntipi  di  Giove*  Nel-. 
Je  donne  si  ^ abusò  de' contorni 
convessi  e  tondeggiati  «  e  diede 
nel  pesante:  e, per  evitar  questo 
4ìfcn&  ric^ade  ralvolca  nel  sec**. 
co  . 

Il  gusto  del  suo  disegnq  fa 
piuttosto  Romano  cheGrepc)^  Et 
gli  studiò  r  antii;o  ne' ba^sirtjie- 
vi^  donde  piesei?  abito  éi  fac 
nsentir  le  ossa  e  le  articoUzio*- 
rti*^  «  di:.làvor4r4Óeno  le  carni  > 


I  bassirllievi  $ono  stimabilr  fic| 

la,  conveni^za  dejle  proporzione 
reciproche  di  ciascun  membro  , 
ma  non  hanno  jguella  eleganza^ 
e  quelja  flessibilità  che  si  ammi- 
ra nel  Laocoonte ,  neU'  Apollo  f 
/lei  NGladiatpre  ec. 

RaBTi^ello  si  trpva  debole  dove 
gli  mancò  r;|ntico>  CQipé  si  ps*- 
^rv^  nelle  n;iani  ìcll^  sue  figu- 
re 9  perche  poche  manj  si  sono 
conserviate  nelle  jstati]ie  ;^nfiche  • 
I  ^uqi  fanciulli  son  troppo  sav) 
e  gravi  r  e  senza  quella  morbi- 
dezza e  quel  brio  ^pav^nii^nt^ 
^llst  Ipro  ridente  età/ 
,  Ma  se  eg)i  non  si  elevò^  alU 
bellezza  icte^le  deg/i  antichi ,  il 
che  di  ,r;i^io  gli  iera  permesso  da 
auoi  soggetti  e  dal  costume  del 
suo  secolo,  j$' inalzò  bensì  alla 
purità  deir  Espressione  •  Conob- 
be col  suo  sublime  ingegno  che 
I-  espressione  delle  passi^oni  è  u«> 
na  (Ielle  primarie  parti  dell!  Ar«; 
t^ .  .  Far  agire  persqne  »  jp  non 
rappresentar  i  loro  movimenti  e^ 
sterni,  non  è  metter^  in  «aziona 
viventi,  lina  automati .  Chi  tra» 
scura  i'  espressione  ^  nqn  r^Ppte* 
senta  che  fantocci .  Il  principal 
oggetto  di  RafiTaello  fu  V  Espres- 
sione» cioè  stabilire  secondo  1' 
assunto  U  passioni  convenienti 
fd  person^gi ,  e  far  tendere  tuu 
tp  le.  figure ,  tutti  gli  accessori  ^ 
1^  tMtte  le  parti  deila'composizio- 
nc'  ^W  espressione  generale  de( 
aggetto. 

La  composizione  e  V  insieme 
delle  figure,  è  il  raro  pregio  di 
RnflPjielio^  Conobbe  che  la  $ua 
•rte  non  è  iputii,  ma  che  ha  d^ 
pariate  dJla.  ipente;'  e  al  cuore  i 
per  farla  pf^rUre ,  Jha'da  dire  qual- 
che cosa  ; .  e.  c^e  hs^  da  dire  se  i 
soggetti  non  sono  espressivi  ?.  Sj^ 
Ridfaello  non   giunse  alla  subii* 


mi- 


miti  de^  Greci ,  vide  almeno  qwil 
che  h  natura  ha  d'espressivo  e 
ài  bello  •  I  Greci  volaronc^  con 
imifsti  fra  il  Cielo  e  la  t^erra , 
Randello  canimin^  egregiaipent^ 
su  la  terra.    . 

^  Egli  fu  sorprendente  nella  Com« 
^slzione;  egli  ne  fu  .i)  creatore 
senza  aver  ^vuro  alcun  gènere  di 
nodello  ne  antico  9  né  i^oderno  .' 
La  composizione  è  idi  due  spe^ 
eie:  quella  di  Ra^a^HQ  è  del  ge« 
ner^  espr^ivo;  l'altra  i  teatrar 
le  o  pittoresca,  consistente  in 
una  disposizione  gradevole  di  fi- 
gure ;  ai  questa  è  stato  invento- 
re Lanfranco  ^  Quella  di  Raf«- 
faelio  è  superiora,  poiché  richie-»' 
de  grande  raziocinio.  Ejgli  non 
si  lasciò  sedurre  dall^  id«p  comu^ 
ni ,  e  bs^dò  seippre  al  soggetto 
principale .  Esli  avrebbe  passa* 
to  i  Inoliti  déll;^  umaniti^  ^  se  a- 
vesse  posseduto  nello  stesso  gra- 
do le  altre  parti  dell'arte. 

'  Non  pen^ò»  niolto  alj'  armonia^ 
perchiè  non  pen^  al  delicato  9  n^ 
al'  grazioso  ^ 

.  Fu  debole  nel  Chi^aroscuro  ;  v' 
imitò  per  altro  la  natura  con* 
scelta  .  ^  Impiegò  masse ^  p  distri?-. 
buì  i  chiara  grandi  per  ile  parti' 
più  apparenti  ideìk  figure  .  Se 
questo  metodo  non  produce  quel  1' 
effetto  che  si  chiama  magico  9  dà 
almeno  quella  nettezza  9  che  f^ 
distinguer  le  figure  da  lontano» 
I  suoi  lunyi  sono  più  forti  nei 
davanti  del  quadro  9  e  le  ombre 
degradano  a  misura  che  ìt  figure 
^no  in  dietro  , 

.  Raffaello  non  fu  pran  colori-, 
sta  ,  perche  poco  dipinse  ad  oliow 
Nel  suo  colorito  però  si  osserva 
talvolta  una  gran  verità ,  e  vi  si 
vede  un  progresso  nell'  ukimo. 
tempo  della  sua  breve  vita . 

.  Ma  il  vivere  si  misura  dalle 


5CU  »5| 

operp  e  non  dagli  anni*  I  ^uoi 
talenti,  la  sua  urbanità  ,  la  suji 
eccellenza  peli!  arte,  lo  resero 
cosi  riapettabile  che  il  Cardinal 
ili  S.  fìjbiana  gli  ofifrl  $ua  nipor 
te  per  moglie:»  e.  Papa  Leon  X 
jgli  diede  la  sperana;a  pella  sacr^ 
porpora  ;  ma  egli  niori  d|  37  an- 
ni per  eccessi  venerai ,(  ed  è  pii^ 
(Celebre  di  Papi»  Rj$«  Imperatori, 
e  Cardinali,  f  Duchi  9  e  Graqi 
Signori.  . 

L»  Scuola  Venetjéns,  h  discC'* 
pola  della  natura  p  CU  Artisti 
Veneti  non  ayean  \sotto  gli  oc- 
chi come  i  Romani  i  belli  avati<- 
zi  deir  antichità  9  e  copiaron  \% 
natura  $enza.  scelta^,  ma  furon 
sensibili  alla  bella  varietà  de' 
suoi  colori  9  e  sì  contraddistinsero 
nel  colorito  9  senz^  ejsseriie  di« 
stratti  dalle  altre  es^senziaii  parti 
delP  Arte .  Non  si  contentarono 
di  caratterizzar  gli  oggetti  co'lo- 
IX)  colori  particolari ,.  ma  di<^crQ 
l^che  cpl  contrasfo  della  luce  e 
ii^ììe  ombre  un  v^or  piccante  da 
fissar  lo  sguardo. 
.,(^uel.  Domenico,  V)ènezifino  che 
fu  assassinato  ^  Firenze  da  An- 
drea Castagna)  e  che  fii^  il  se- 
condo Pittor  Italiano  a  dipingec 
^d  9IÌO9  fu.  maestro  di  Gi^om0 
Bellini  che  mori  ne]  1470  \  e  la- 
sciò due  figli  da  l^i  i^nmaestrat^ 
nella  pittura  .   ^  . 

.  Gentil  Bellini  non  d^pins^chi^ 
a  tempra.  Giovanni»  ch'era  il. 
fratel  minore  9  dipips^  ad  olio^ 
fu  buon,  colorista  »  introdusse 
dell'  armonia  ,  fu  1x9^  secco  di 
suo  fratello,  e  di  suo  padre  ;  nui 
il  àio  disegno  è  goùco  »  e  senz^ 
(espressione  r   . 

•«  Gior|;ione  suo  discepolo  fi», 
di  miglior  gu^to  nel  disegno, 
si  contraddistinse  per  la  facUi- 
tà  del    lavoro  >  e  per  H  prpgre«v, 

*0 


ijt        seti 

to  "M  tóìùvìtó  ;    Man  di  it 

•Uhi  ; 

Tiziano  Vecrili  tì:  1477  m,  di 
peste  t57^.  Gran  Pittóre  1  cioè 
gran  dòlòristi,  è  niènte  di  più . 
Quando  vide  i'  opere  di  Giorgio^ 
fie  coRiineiò'à  CerdUr  T  ideale  nel 
colorito,  e  io  trovd  coli  dipinger 
ad  ofid ,  còl  fare  ritrtitti ,  pari- 
neggiattienti  4  è  paesaggi  • 
'  Osselo  atéentadiente  i  più  bel^ 
Il  colori  della  natura  «  e  vid€  che 
In  ciascun  ogg<!ttb  v^è  Un'infi- 
nità di  itwtzt  tinte;  quindi  co- 
nobbe r-arftioriia.  Olsefvò  cfaè 
nella  natura  ciascftin  oggetto  ha 
Éin  accordo  particolare  di  traspa- 
renza »  dt  opacità,  di  rutidez^ 
za ,  di  ptfliménto ,  e  che  tutti  gli 
Oggéf ti  differiscono  tiel  gradò  deU 
le  loro'  tiifte  e  delie-  lorro  orflbrè . 
Prése  indi  il  piii  per  iì  tutto , 
tiòè  d'unii  carnagione  chtf  avea 
biolte  mézze  tinte  5  fdrtnò  una 
^la  ihezza  tinta,  t  dtfn  né  itti* 
fìègò  quasi  niunrin  quella  che 
tic  «véa  ptfcbe  4  Con  auesti  sti* 
à]  pervenne  ad  tin  Colorito  Mi- 
peridrnìente  bello.  Egli  è  t)  prin- 
cipe de'  Coloristi  t 

Ptt  iì  colorito  Tiziano  ìfAincfg-x 
giÒ  passabilmente  il  Chiai^scu" 
1^0 ,  ma  trasd^ur^  M  discgnd ,  1* 
éspréssidné",  la  còilipòsizione,  là 
tonvénienZa ,«  é  f  ua»i  tutte  le  al^ 
tre  parti  della  Pittura ,  totb€  tut-i 
ti  gli  artisti  della  stessa  Scuola. 

Mbstrò  del  guferò  neUe  rappte' 
Sèntazidhi'' delle  don'ntf  e  tfe'  fan- 
ehiìììi  Diede  «Uè  donne  attitu- 
dini seittpHcie  neglette;  quc»ttf 
tioh'è  graziar,'  ma  qualche  còsa 
éi  rastofintfglianttf.'  Seppe  abbi-» 
gliarle  con  eleganza  pittoresca . 
'  Dipinse'  atichè  belle  stoffa  ,  e 
di  buon  caraittere  ;  mai-  non  per^ 
ciò  iii  può  dite  fife' egli  disponeff- 
iV'bene  i  pciiiiieggiamenti  :  le  pie« 


ghe  Éot!6  spesaci  difettose.  Ci9p^ 
la  natnta ,  e  la  natura  non  è  éM 
pét  tuffò  bella. 

'  Nella  Composièiome  da  prìnti- 
piò  fiì  slmAetrìcd,  cOme^era  il 
metodo  di  ^utì  tempo.  LtL  su» 
seconda  maniera  fu  più  varia  e 
pifi  libera ,  ma  éiftttbn  e  stntsi 
ptincip) . 

Tra^  pittori  di  Stdrfa  Tiziaiier 
fa  il  miglior,  Paéiiiita  :  scelse^  bo-^ 
né  i  siti ,'  variò  le   fòriAe  degi^ 
alberi  i  espresse  bène  le  fòglie,  e 
per   render   fdà  piecanfi  i  ^oi 
paesaggi,  vi  rappreMtttò  qualche 
effètto  straordinarib  della  natura . 
'  L'impasto   de' suoi  colepi  e  il 
maneggio  del  suo  pennello   non 
iasdan  alcuna  idea  de'  c^^lori  del- 
la tavolozza  t    ì  suoi  quadri  pa- 
ioti    colorati    dalla    stéS«r  na- 
tura. 

'  La  Scuole  Lombarde  ^i  distiu'^ 
gue  per  la  grazia,  per  il  dise-- 
gno  gradevole  benchèr  non  *cov-r 
rettissimo ,  per  il  chitftosdiro , 
per  un  penneliò  morbido  ,  tf  pef 
un  beir  impasto  di  colori  • 

Antonio  Allégri  di  COtte^^o 
n/  14^4  m.  1534  n'  è  il  padre  6 
r  ornamento .  Incotti  ndò  coùmt 
rutti  gli  Artisti  del  suo  teìnpa 
dal  copiar  Ir  natura;  ma  porti" 
td  alli»  grazia  purgò  fi  $^oàise^ 
gno  di  tvitte  le?  parti  taglirtitr  e* 
angolari  4  Conobbe  che  neHe  fòr-' 
me  grandi  è  il  grazi&scr  ;  rigettò 
dunque  tutte  le  jficeole  jSrtl , 
ingrandi  ì  contm-ni ,  evitò  le  li" 
nee  rette  e  gli  angoli  aCàti ,  er 
così  -dìtdt  grandiosità  zi  ito  dì-^ 
segno  i  io  rese  elegante ,  candeg- 
giante ,  vario ,  ma  non  semptcr 
poro  e  corretto. 

Egli  non  sphndevn  come  Kaf^ 
^lio  il  lume  su  tuttoil  mikdr<r  r 
collocava  i  lami  e  le   ombre  do^^ 
ve  Credeva  che  facessero  il  mi- 
glior 


scu 

flliòr  effetto .  Se  il  lume  ea4ev8 
«tamrale  dove  jsgli    voleva  tener 
chiaro»   egli  lo  ipiitava  come  lo 
.vcdsva  ;   se  no  ,    vi  metteva  un 
corpo  chiaro  o  opaco  9    una  car- 
ne ,  un  drappo ,  o  qualunque  al- 
tro o&getto  che  ^producesse  il  lu* 
«D^   ch^  egli  desiderava  \   e  così 
pervenne  alla  bellezza  ideale  del 
xhiaroscuro  .  ■  La  sua  delicatezza 
gF  insesnò    che    T  opposizione 
trojipo  forte  di  lumi  e  di  ombre 
cagiona  ^ran  durezza»  onde  non 
pose  mai   il    nero    a    canto    al 
bianco ,  ma  per  insensibii  grada- 
zione pai^ò  da  un  colore  ali'  al- 
tro,   mettendo  il  grigio  scuro  a 
canto  al  naro»  e  il  grigio  chia- 
ro a  canto  al  bianco;  quindi  le 
^ue  opere  sono  d'  una  dolcezza  e 
d'un*  armonia  grandft  .Si  asten- 
ne anchf  di  metter,  insieme  mas- 
.se  forti  di. lume  e  di  ombra;   se 
^vea  da  fare  una  parte  molto  il- 
Juminata  o  ombrata  »  non  vi  met- 
teva immediatamente  a  canto un| 
ultra  della  stessa  specie»    ioa  vi 
lasciava  frammezzo  un  intervallo 
di. mezza  tinta  9  per  cui  ricondu* 
ceva  .rocchio  da  una  gran-  ten- 
sione al  riposo.    Con -questo  e- 
i9UÌiil>rio  di  colori  l'occhio  rice»* 
.ve  contiquamente  sensazioni    di* 
verse    seqza    restarne   faticata  « 
perchè  vi  conten^pia  sempre  nuo- 
,ve  bellezze. 

.  I  quadri  del  Correggio  sonod' 
■un  tono  morbido.  £gU  impiegò 
colori  U-aspar«nti  per  rappresene 
tar  If  ombre  al  naturale»  e.  a^ 
dottò'  un  modo  di  velare  che  fa 
comparir  realmente  oscure  le  pf^ 
ti  ombrate  ,  il  che  non  può  ef- 
fettuarsi che  con  colori  traspa- 
jr^ei  ,  i  quali  assorbendoci  rag- 
^1  4pllj(  luce  rappresentano  una 
,  ^uperGpie -oscura  »  tptto  ti  con^ 
|r/iri9  j^^i^no  i^.cólou  «fm^bi.pKr 


SCU  jftff 

quanto  scuri  sieno  «  S*  ay  vidf 
anche  che  la  luce  del  Sole,  non 
è  bianca ,  ma  eiallastra  »  e-  che  1 
riflessi  han  il  colore  de'  corpi 
donde  si  riflettono.  Ciò  nondi* 
meno  i  suoi  lumi  son  troppo  chia« 
ri  e  un  poco  grossolani  ^  ^  lecat* 
ni  non  tropjio  trasparenti , 

V  esprestione  di  Correc^io  k. 
tutta  per  le  grazie  •  Se  dipingo 
il  dolore ,  è  il  dolor  d'u.o  fan-r 
ciullo  che  passerà  presto  ajtriso; 
se  dipinge,  la  collera  »  è  quelU 
d'un  giovane  dol^e  e  amante* 
Perla  distribuzione  dispose  le  sufi 
£f  ure  per  produrre  piuttosto  gran** 
ài  masse  di  ombre  e  di  lume  9 
che  per  1'  eipressione  generale.. 

Anche  ne' panneggiamenti  ebbe 
in  mira  la  grazia  .<  Vi  cercò  pia 
le  masse  .che  V  espressione  »  i( 
gradevole  piò^  che  il  bello  • . ,  Sqn 
larghi  «  leggieri  i  panneggiam^n- 
ti^  ma  le  pieghe  non  sono  senw 
pre  ben  intescr  «  e  talvolta  nascqn^ 
<lono  e  taglian  le  .figure .  I .  cov 
iori  sono  Bene  scelti  »  e-^spcsfO 
rari  per  dat  alle  carni  più  spicco 
«e  delicatezza. 

Il  gusto  delicato  che  p^ti 
Correggio  al. grazioso  ed.al',gra- 
«devole  »  dovette  nec^sarìamente 
condurlo  all'  armonia  »  eh*  è  -1* 
arte  di, passare  da  nn  estremo allj 
^altro  per  insensibili  graciazioni 
.intermedi^.  iIhi-  att^onioso  nd 
disegno  »  tagliandoi  con  linee  ^urt 
ve  li  lineo-  t^te  the.  farebbero 
contorni  aneolosi ,  e  ondeggian- 
do sempre  il  suo  tratto*  Armo- 
nioso .  ne*  lumi  e  nelle  ombre  posf 
senipce  .tza  due.  estrenii.  un  intfVr 
>vaUo  p^r  servir -di  legamele  H 
passaggio  clair  unp  all'  fdtrp,.  Po- 
pò uoa  certe  tens io«i(  ^i,.i^phi 
lij^a  l^isogBO  di  ^>lipo90  r' pctciò 
acl  Mo^olor  dominante  .^èfè  rh 

gra- 


^4  tea 

.  {^adizione  insensibile  'guida-  lo' 
spettatore  ad  un^  altra  teh sione  • 
Così  una  Ausiea.  grata  e  meio»- 
ìdiosà  ci  desta  sì  dolcemeote ,  cke' 
sembra  più  un  incanto  che  un 
sonno  intetrottd. 

Gusto  dchcatd  nel  cóioré ,  per^ 
fetta  intelltgen£a  del  chiarosoi* 
txy  i  arte  d*  unir  xhistro  a  chiaro^ 
è  oaibrs  sid  ombra,  staccar  gli 
oggetti  dal;  fondo  ,  e  '  armonia' 
im^aregÉiabrle  ^  sono  le  patti  che 
Unire  alia  Grazia  rendon  Correg- 
gio superiore  4  tutti  gli  altri  Pit* 
tori  rf 

Della  Secónda  Scuòla  Lomiar* 
Jé  9  Boh^aere  sono  i  Caracci , 
ri«tauratori  della  Pitturar ,  la  qua^ 
le  s'era  rn  Itsilia  ai  quanto  oscu- 
rata dopo  tanto  splendore  di  Raf^ 
fkeMo,   di  Tiziano^  diCotreg*' 

'  Luigi  fil  il  maestro  de'  éue  suoi 
<ittgfni  Agostino  e  Annibale  ch^ 
eriff   fratelli .    Tutti  e  tre  nac*' 

J[tferc>  nel  Bdlognese  noco  dopo 
a  metà  cfcl  secolo  X VI.  Studia*» 
tón  tutti  kf  opere  de'  pluf  insigni 
Pittori  Italiani  ^  e  specialmente 
tquelte  di  Correggio  e  di  Tizia- 
no* ,  stabiHrcìno  ia  Bologna  uii' 
Accadettitf  «  dov«r  s' iosegnafóno* 
le  Belle  Arti  del  disei^no  con 
iliólfo  profitta,  e  ne  uscirono  va^ 
lenti  Artisti ,  Guido  Reni ,  Do-* 
ttenichinO,  Gnercino  y  Lanfran- 
co; Tutti  costoro' poi  s^udiaro/io 
in  J^otti^  i*  antico ,  e  Je  opacàà 
Raffaello. 

-  Lm^gi  Càracci  fu  iuon  cotori*' 
jM  i  e  si^pe  disporre  t  colori  d« 
esprimer  le  idee  e  i  sentinfenti  » 
come  itf  parole  esprinson  ilra^io^ 
namentó  ^-  Ebbe  a!nche  grazia  e 
grandiosità^  .     , 

Agostino  fa  lettenrTo  è  incisali? 
tei  ebbe  piìi  vivacità  di  concer- 
tiy  e  pi4  hiàiìdk  aeireaiecuzio». 


tea 

iìti  conie  si  osserva  nella  G^iéff 
tea  )  neir  Aurora  ,  e  nel  Cefalo 
deìltk  Galleria  Farnese  ^ 

Amiibale  si  caratterizzi  per  k 
•fierezza  y  per  un  disegno  pia.  pro» 
•fondo,  e  per  un' esecuzione  piò 
ferma  #  I  suoi  chiatisCUri  delia 
Gallerifli  Farnese  solio'  per  il  «li* 
segno  preferiti  ai  suoi  ,^adri  • 
Mtf  gli  si  rimprovera  d*aver  sa^ 
^uto  imitar  V  antico  neir  cster- 
tiO  f  non  già  AélV  intemov  cioè 
di  non  àv9r  Sa:putò  rappresentare 

Sueir  espressione  che*  e  lo  scopa 
el  disegno. 

Là  Scuola  Francési  i  secondi» 
i  Francai  un  aggregato  di  scuo- 
ce differenti .  Si  vedrà  meglio  or 
ora .. 

Niéola  Ihiisind  n.  i^94  oT.  i66^\ 
benché  Francese  ti   deve  tenere 
per  Romano  V  perchè  visse'  seniii- 
Ì>re.e  studiò  in.Romtf.    Fu  stu- 
diosissimo dell*  antichità  ^e*del* 
là.  natura ,  Malgrado'  la  snsf  indi- 
genza .-  Copiava  le  scultute  anti- 
che i  ìé  tOoàtMtì^É  y  le  misur j^ft 
con  accuratezza  y  girava   pet  \k 
campagna  Romana  osservando   e 
notando  ìt  yìstt  più  grate,  e  i 
-più  belli  eletti  della  natura  ;i  ab- 
4xizzavar  quanto  per'  le  strade  in^^ 
contravà  di  rimarchevole^  edifi- 
cjf  i  figure  i  fisonoinie,»  drappi  y 
#rme ,  utensili .   E   poteva   egli 
credersi  in  povertà  «    quamfo  o- 
*gni  sera  rientra va^  nella  sua'umi-' 
fe  casetta  per  '  ii^giOnget  -  nuove 
riechezze  al  t'eiwro'  che  .aéeumu- 
lava  ?   Cfli  r  avesse  veduto^  1'  a- 
'trebbe  creduto  infelice  <  e   tiìttC 
i  suoS    istanti   eìran  godiniéntì  » 
GeoYiiiétTia,    Anatorinav  StOtra  y 
liieditazione  su  la  teoria*  dell*  An*^ 
te  accrescefv^n  le  sue  delizie  Rat^ 
faelio^  che  metfeya  nel  primtfran-^ 
go  y   a  Domenichino'  Ìé9^  il  st^ 
Cfniid0f  js  studiava  t'iatantf  pef 


Stu 

t  cotorìto  •  Ma  non  si  curò  d' 
€S8er  gran  colorista.  Non  cerc^ 
dì  sedurre ,  né  di  piacere  agli  oc* 
chi ,  il  suo  intento  fu  di  parlare 
alla  niente,  e  di  variar  tuono  se- 
condo la  varietà  degli  argomen- 
ti .•  Non  ricchezze  grandi  ,  ma 
nobili  e  semplici  ^  bellcf  ifiasse  d* 
architettura  ,  e  non  ornati  in  det- 
taglio ;  paesae^i  superbi ,  e  non  , 
giardini  di  delilie  ;  non  gale  8i 
sfarzo,  nat  pan neggiamìenti mae- 
stosi f  ma  con  tropee  pieghe  ? 
tnttocra  per  l'esprelisione  del 
soggetto ,  osservando  sempre^  con 
esattezza  la  convenienza  e  il  co- 
stume. Ondcf  egli  si  può  carat- 
terizzare per  un  Pittore  Erudii 
to.  Con  tanto'  nireritor  egli  volle 
vivere  nella  mediocrità,*  ésigeVa 
poco  per  r  suoi  lavori ,  nìetteva 
dietro  al  quadro  il  prezzo  desti-» 
nato ,  e  sé  gli  sf  dava  di  più  lo 
•l'e^huiva ,  come  fece  pet  il  Rat* 
tìQf  dt.S.*  Paolo,  per  cui  ^li  fii- 
ronr  dati  cento  scudi  ,•  ed  egli  ne 
rimandò  indietro  citfquafnta;    e 

3tiel  eh*  egli  dava  per  sessanta  ,• 
a  lì  a'  ]X)Co'  era  vehduto?  per 
mille  «^  Ispirò  a  sua  morire'  il  di^ 
sprezzo  delle  ricchezze  y  né  ten- 
ne mai  un-  domestico*  in  suo  ser«^ 
vizio. 

Fnssino  lontanò  da  Frància  am-* 
mirato  e  non  imitato ,  non  ebbe  , 
alcu'nsr  influenza  allo  stabilimen- 
to d'ella  Scuola  Francese .  Ne  iti 
Bena  fotidatore  uno  de'  sapi  ne^ 
mici  Simon  Vovet  nt.  atf^'y'il 
Quale  sotprendevar  per  la  facilità 
di  dipingere  ;  con .  on'  solo  colpo' 
di  pennello-'  faceva  un  quadro: 
ma  the  quadro  ?  seiiza*  disegnò  , 
scn2»  espressione^  con  colore  fal- 
so, e  tutto  ammanierator  .• 

Carlo  le  Brun  n.  16x9  m.  xtfpò' 
suo  allievo  istituì  T  Accademia 
Keale  dellar  Pittur»  in  P^r^l  < 


SCÙ  %ii 

Fece  qualche  soe^torno  in  RomaV 
e  poco  si  curò*  dt  Pussino  ^  t  del- 
le grandi  opere  Italiane .- D' iiìi- 
mteinazione  feconda  e  bollente 
si  diede  a  quella  parte  di  pittu- 
ra moderna  che  éi  chiazna  ìsl  gftufi 
maccifin^^  e  che  è  una  composi^ 
tiòne  inz^pata  di  figure  d' ogni 
genere.  Sono  celebri  le  stampe 
delle  sue  opere,  la  famiglia  di 
Dario,  la  battaglia  e  il  triotify 
d' AlessjfadrOy  e  di  Cosàintino 
ed'  Ma  il  disegna  è  ^ol!b ,  i  parr- 
neggiamenti  soìi  mal  intesi  ^  e* 
^pressione  in  enigmi,  ammanie- 
rato in  tut1|o  e  confuso',  e  intri^ 
gató,  com'era  il  suo  carattere 
intricante  é  so^verchiatore  verso 
gli  altri  di  4u<dché  merito,  spe** 
cialmeìife  contro" 

Eustachio  le  Sueìir  lì.  Ì6Ì7  nr»' 
X655'  stimato'  in  Francia  un  «l-- 
tro  RafiTaelloV' di  cui  non  vidt 
che  le  stampe ,  perchè  non  fa 
mai  inf  Italia  .^  Fu  discreto*  nel 
diserò  y  nell*'  espressione  y  titL 
colorito  y  e  ne!^pànne^iankenti  y 
non  diede  in  c'ònfusiObi  teatrali  « 
e  fu  semplice  nella'  conUposiliònev 
Ma  le  Brun  diede  il  tuonò  allk 
Scuolj^  Francese,'  perchè'  egli  di^ 
jàttihnivà  {e  opere  e  le'  ^àrie;  t' 
tutti  adottatoti  la  sua  ihanierà  tcà^ 
trale'  e  strepitosa ,  t  con  imitar-^ 
lo  si  son  pii^  esagerati  i  sudi 
difetti .     ^  *  -  \ 

Scuole  T^edetcà  taón  ^  scuola  , 
ihaf qualche  A ttista  in  qua,  in  li 
di  stile  gotico^ . 

Alberto  Duret'  n.  ih;  Ndrrih«' 
l^erga:  ^476  m".  xfiy  fu  6'ravo  i^-' 
cisore ,  e  il  ristantatòre  deffa 
Pittura?  in'  Alethagna  ^  Senza  v<i- 
rUntf  coghizioue  àtlìt  bellezze 
antiche  e  moderne  egl;  spiegò  il 
suo  ingegno^  fecóndo  ijà  imitar  la 
natura  come'  la  trovava  .  Le  svte* 
conqmziotti  aott  variate»'  i  su^ft^ 

pcn- 


Msieri  ingegnosi  ^-tiì  «up  co- 
lorito è  brillanta .  Ma  «ecco  ^ 
ruvido  9.  senta  scelta,  sen^a  co-' 
ftume ,  senza  prospet ti vjl  4erea  ; 
osservò  bensì  la  prospettiva  li- 
neare, e  stf.pt  i*iDrphitettura(ni- 
litare  e  civile  ^  II  suq  li^o  dtUt 
propor^ijoni  del  corpo  nojàno  h 
«enai9  scelta ,  e  poco  utile  ;  non^ 
si  han  da  misurm  che  le  pro- 
porzioni btHf  .  ^ 

Giovanni  Holbe^in  di  Basilea 
n.  Z498  m.  1554.  Dipinse  in  ti)t> 
te  le  maniere ,  ^  fu  stimato  spe- 
cialmente ne' ritratti' per  il,  colo- 
re fres9o.  ^e  brillante..  Per  non* 
soffrir,  i  capricci  di,  sa^  moglie 
«ndò  per  consiglio  di  Erasmo  in 
Inghilterra  dove  '  fece  una  forni* 
na  c)}e  non  poteva  sperar  nella 
^ua  patri» .  ^      . 

Alla  '%cu9!a  FiamiptHgd  si  ^e- 
vt  la  pittura  ad  plio.  inventata 
da  Ciò.  V.aa-Eyck  detto  di  Bcu- 
ces  perchè  si  stabilì  colà  ,  essen- 
do n jito  a   Mknsey le    n^I  2370 . 
^nche  sua  Sorella  Margho'ita  fu 
pittrice ,   e-  per  maneggiar  seiiza 
distraziojn^  il  penne{lo  non  volle 
jmatitarsi .  Gi^Vamìi  pervennc;al- 
Ja  scopetta  di  dipinipere   ad   olio 
pqr  mezzo  della. Chimica,  di  cui 
cr^  dilettante  .  .  Per  dare  più  vi- 
vacità ai  suoi  .quadri ,    egli  avea 
trovata  lina  vernice,    ma  per  a- 
sdugarla  bisognava  metter  il  qu^r 
drO  al  iitoca  o  9I  sole  ;  un  gior- 
no  gli  $i  spacca  un   auadro   che 
gh   ftvea  costato   n^olta  fatica  . 
.Pensò  dunquf  di  adoperar  olio  di 
jnoce  e  di  lino  come  più  seccati^ 
vi ,  ,t  cuocerli  con  varie  ^roghe  9 
e  icomporne  una  vernice  più  beì^ 
■la,  della  prima .  Si  avvide  poi  che 
i  colori  si  stemprano  meglio  coir 
Mio  fihe  con  la  colla,  o  coj  bi^n^ 
fQ  d*iiovd^  come  faceva  prijjia  ,  tt. 
ti  «ònserv^np^  p  sr  a.sciugano  ^  p 


sctr 

Iifnno  lustia  senza. pie  bisofiid^ 
di  vernice .  Ecco  ifj^^ua  famosa 
scoperta ,  per  cui  i  suoi  ^quadri 
furon  subito  cichiesti  da  p^r^tut^ 
to;.  ^A  votone  uno  Alfonso  Ite  dt^ 
Napoli^  An^nello  da  .Mfsssina 
accorse  i(i  Fundra  p^r  proc^^ 
ciarsi  il  segreto  ec.  Qìo^'éd^Bnt* 

r 8. ebbe  gran  fecondità  4  nel  suo 
Gio.  si  contano  1^0  teste  tut« 
tt  difFereoti  9  ma  in  tutto, Ai  sec* 
co  e  crudo.  Egli  fu  ^n. Fiandra 
il  fondatore  del  mestiere  d&ll^ 
Pittura ì  iì  'fondatore  <leJr Ar<*< 
te  fu  ..... 

Pietro  «Paolo  Rubens  d*  Anyer*^ 
sa  n,  1577. m.  16 IO.  Viaggio mol« 
to,  e  siccome  era  di  famiglia no« 


suoi  quaciri  fece  fbrtuaa.,  grande  ^ 
e  si  trattò  alla  ^rand«  colà  e  da 
per  tqtto  >  Fu  anche  .oùniatro  di|i 
Scagna  ^  (.oodra,  per  un  trafugo* 
di  pace }  in  cui  riutici  a  par^vi- 
glia  i  onde  fu^fattp  cavalier  ia 
Inghilterra,  e.  il  Re  di  Spagna 
{6  creò  Gentiluomo  di  cuattai  cpU  ' 
la  chiave  d^'ofo  ^  Fu  altresì  In-r 
caricato  ,in  Francia  •  Era  clotato 
di  molte^  belle  qualità,  per  «per- 
suadere e  per  piacére;  nsonomia 
nobile  e  49ht ,  beila  statura  » 
tratto  gentile,  eloquente,  colto ^ 
vgenerosQ ,  benefico .  Ma  per-  quan- 
to fosse  carico  di^ricchezze  re  di 
onori  non  traiisciò  -  mai  .  dL  di^ 
pin^ere  •  .;Pipinse. moltissimo,  la 
ogni  genera ,  Eca  facile  in  xn^ 
ventare  e  io  eseguire»  e^  avca 
gran  fuoco,.  Ma  con  t^ttl  que- 
sti vantaggi  poteva  àsser  .^oj^r^t^ 
to  e  savio  .  Non  purità  9  né  €o^^ 
rezione  di  disegno  ,^on.sempi^ 
cita  di  CQn^posizionc  9,  :di  ■colori^ 
to ,  di  panneggiamenti ,  né  |K|r 
^i]tà  d' e^tfS^i^yìe  >  4ki  •  s^elta^cn 


scu 

l^riiie  J  B  pure  egli  avea  09ser* 
Tmce  le  nricUori  opere  antiche  e 
itioderne  .  Ji  suo  Aioc«  !•  sbal- 
zò 4  n  vna  grandezza  impetuosa^ 
in  una  varietà  di  hsto  e  di.ap» 
^arato  «  e  in  un  certo  lustro  cne 
«bbaglia  la  vista .  E  taie  i  la 
Scuola  Fianunioga. 

La  Sc^oUOhnJefeconsìsttge-» 
neralmente  neUatmi fazione  ftàt^ 
le  della  natura ,  nel  tolorito ,  e 
in  un  pannello  preeioao:  tutto 
il  ^asto  à  ignobile ,  pttjcolo ,  ab- 
bietto ;  è  la  natura  diradata . 

Luca  ài  Leyde  ne  ni  ii  capo 
iU.t494  nii>x5)3  9  ma  egli  ebbe 
più  lo  stile  gotico  che  l'Olande- 
se^ Egli  fu  un  buon  incisore. 

Kembrandt  Vanryn  m.  1^74 
figlio  d*un  mulinaro  ebbe  per 
studio  U  suo  mulino ,  e  ftr  mo- 
ditUo  le  persone  che  vi  trequen- 
tavano  •  Egli  studiava  un  Olan- 
dese grottesco  «  o  una  fantesca  di 
taverna,  come  a  Roma  si  studia 
r  Apollo,  o  la  Venere.  Fu  chia- 
nato  in  Amsterdam  ,  e  vi  naenò 
ia  stessa  vira,  imitò  sempre  la 
bassa  natura  9  e  i  suoi  capricc) 
furon  per  lui  V  ideale  dell'  arte»; 
non  conobbe  l'antico  che  di  no- 
XsÉf  ,  e  se  ne  burlò .  l^iitte  le  sue 
opere  sono  senza  nobiltà ,  pajot- 
no  mascherate  .  Frattanto  egli  ftt 
un  Pittore  insigne  per  il  colorii- 
to,  per  ij  chiaroscuro,  per  il 
manegiBiio  del  pennello,  e  per  1* 
espressione  non  nobile  ,  ma  vera 
e  viva.    Fu  anche  Incisore. 

Gio.  de  Laer  n.  161$  m.  xSyn 
detto  delle  Bambocciata  ^  perche 
a  Roma  per  la  sua  corporatura  fu 
chiamato  bamhoQ€Ìo .  Dipinse  cac- 
ce ,  fiere ,  iestt  »  assassin) ,  pae- 
saggi ,  marine ,  ma  in  piccolo  , 
con  buon  disegno,  e  con  color 
vigoroso. 

Xa  maggior  parte  delle  Scuole 
DiK»B,A¥ti  T.ir. 


Sopraddette  non  esistono  più .  Vi 
•fono  bensì  molte  Accademie  di 
BeUe  Acti  del  disegno,  vi  sono 
-da  per  tatto  moltissimi  Artisti , 
ma  rari  Tarissii|ii  i  buoni .  La 
Spagna,  «non  ebbe  Scuola  (}uando 
ebbe  Pittori  di  molto  merito'. 
V  Inghilterra  crede  d'  avere  una 
^uola  istitoita  nel  17^^,  ma  noft 
^  che  un^  Aocadenria ,  di  cui  è  sta- 
to Presidente  Reynolds  m.  1792  , 
e  tutta  1^  Europa  cerca  la  stam- 
pa ^ti  suo  quadro  del  Conte  U* 
golino  :  le  pitture  Inglesi  min 
sonof  note  che .  per  le  srampe.. 

Non  è  difficile  trovar  la  caii*  ' 
sa  del  differente  stile  delle  Scno^ 
le  o  delie  Accademie .  E'  tutto 
dipendeiKc  d:A  carattere  naiiona^, 
le  .  I  Greci  operavano  ài  beilez*  ' 
za  ideale ,  perchè  ideali  eran  le  ' 
loro  appikaztotti .  Roma  antica 
•non  fece  che  raocorre  le  opero 
Greche,  e  su  queste  si  som»  tbr*- 
mati  gli  Artisti  di  Roma  Pon- 
tificale ,  coir  aggi  unirvi  tutto 
quel  te^To  òsi  suo^  clima  .  I  Na- 
poletani sono  sesticulatori  e  ca^»* 
naroni,.  e-  le  loto  o^re  si  risen« 
tono  delle  loro  maniere  .  '  £  To- 
'scihi  sono  politi ,  ma  minuti  , 
secchi  e  malinconici.  Venezia  è 
isplendtda  ^  fastosa,  ridente  •  X 
jLòmbardi  cbinno  nello  smorfioso  ^ 
i  Tedeschi  son  duri  ,  i  Baravi  e 
i  Belgi  grossolani  e  veraci,  gli 
Spagfiuoli  orgogliosi  e  leali ,  li 
Francese  è  contorto  d'  un'  aflfet- 
tazione  teatrale ,  e  V  Inglese  è 
schietto  e  bilioso . 

SCURCIO ,  o  SCORCIO  è  1' 
apparenza  di  un  oggetto  cfaer  f  edu* 
to  di  faccia je  di  lungo  comparisoe 
più  corto  che  veduto  traversalia^a- 
te.  Un  uomo  sdraiato  veduto  d« 
pie ,  si  vede  in  scurch ,  compatisce 
più  corto  che  veduto  da  traverso. 

Lo  s(i$nh  è  naturale  >  e  iti  mol« 

R  te 


le  occasioni  tìievitabiìe .  'la  umt 
testa,  guardata  4i  faccia  «  ia  Jar- 
gh02za    degli  orécchi   è  necessa- 
riamen^fe  i»  settrcro  ^  L*  Prospet- 
tiva .dà  le  t^dle  sicure  '  per  ben 
eseguirlo .   Ma  tìan  t\xit(y  il  na- 
tfttf aie  è  bell<y.'    i 
'  '  Le^lét^fnè  softo-  |«è  -belle  iie^  ì&- 
■fa'  svitóppì  •  che  fjcgli'  ftttfd, 
Ddnqne  )  artiVea:  li  eviti  pia»  che 
può^  «péckloitiKe  nelle    Bgure 
tKttnctpalr  che  n  hartrio^  à  spiega^ 
le  in  tutta  la  loro  bellezza.  Raf- 
Hfiiefloe  Mehgs  ii^  hatrno' sfuggiti 
Ànthe  nètte  Voke.      • 
'^     Tutto-  al  contrario'  molt^  arti- 
-^ìv  di  sono-  piccatici  s  cut  ci  ,  e  di 
^§Hio  in.  SU  per  far  pompar  ti el  loro- 
-sapere»    -E  cbe'sa^rtr'  e  il. ^pèr 
fy^ ■  cose-' ^noTì' ^  belle' ,    ehè    non 
^soTjò  èsfeér  ìtt€^   che^  dasoli 
jiarend)b«iti  >  Lò-'icòpo  defle  belle 
arti  è  tCi  far  cose  bcHe  che-  piac- 
ék*«>>  tutti.    '  .       '•' 

SKCCO^i  Come^uit  terrena :f^ 

•#»  earido-,  <osl  ^d' imnìagihàzio- 

jje  secra-y^  tmo  etile'  ■  ùcc9  f  Offa 

composizióne  -  secca  i    tra  colorito 

^ecco  y*^  secco  e  ttìéo   tin  disfi- 

Secciai  $oi\o  r  prinii  sagei  dell' 

^-itrfej.  perchè*  ^i   cerca   afiora  d' 

''imitare  'rfe*^  più   piccoli-   dettagli 

%\f  oggettf  che  si  prèndono  per 

'«iod'elK  V*  Kaffacllc^imitandòr  ì  stibi 

^' maestri^  vicinf   al   risew  gì  mento 

•  rfell'  a^te  >  ebbe  nel! a  sua  prima 

maniera'  ^esto   difètto ,    ma  poi 

'se  t^  corresse  interamente..  K' 

'^ùm^è-.^uesto-ón  difetto  corrtfè- 

^g^ile 'iéoilà  riflessione^  e   col  là- 

▼orb  ?•  |»urchè  non  sia  inerente  al 

-^arrfittere  dèirarVistjr. 

.  "  •';^Jgknraitetti- che-  comindano  a 

^KspgnareitWtio  tìef  I<f  più  Come 

fé^rrazi^f  checdminèiano»  a  prar 

IttQiif-tt  attfTlsoho^rertiè/  .V  Akbian 

'dtia^é  f 'gnnraitetti  dalie!  ptitr- 


bipro  buoni  modelli   t!a  dbpfeftr, 
e ;Dbon«  isttvziiòdl  ,*  che  ^i  esen- 
tino dalla  iffiTi^et:^^  •.  Ndn  àgut- 
zino^  troppo  if  %»s,    ii^chè  il 
rtiatt<o  sia  i^ììt  grasse  j  v«^os(f^  t 
morbido..  Ma  qaaf  rimedia' cdiW 
tro»  il  cvcztterr "s ecco  y  e  tontto  Y 
immaginazidne  aridia  ^'  Cetile  ?  * 
*  SEMPLICITÀ^  Mmtz^ìz  htU 
Ittin  costttutsce' Sf  grande.  Daé* 
che*  si  va  htfijgt  Dalila  semplicirity 
si  abbandona  il  grande,,  e-  si  ca- 
4fe  neiP  apparato.  U  grande  sti- 
le  richiede  t^i^ttiti  itt  mttr  ìt 
^ti  ;.  nef  Sò^ett^v  ftofit  for- 
me-^   iièlle  attitudini^  ^egli"^ 
giustatifien  tà  V  n^llkcòmposfzfone^ 
nell?  ordfn'aiizav   ueglr  accessotf, 
wrtegU  effètti  4  neF  colore,  '  iir  tut- 
to..  k\V  incontra  niente 'dfi-rt»- 
^p/^rce  eh  fra  nelfa  sriie^  d' appitra- 
-foV  tutta  V*  è*  brillante j;  ricco', 
•fastosa./Lò  stlk-  remp/^Vè  Vgraji- 
de  stampone  lin  gtair  cuòre  frt*  eli 
fó  possiede  V  e  un  gusta  gnindb 
fn   chi'  Io  aò^faudisce»-  ^  La  stifc 
<l'ajyparato«d*  snccessi  pr6  iaèiK 
e^  pie'  generali^  m*  gforùi  meno 
dùrevofe  .-  In  Roma-,    dbve-sì  è 
conservato   piìj    il  ft usto- antico, 
le  còn^osrziènf  sona  più  semplt- 
•fci  ,11^81  ftt  gran-  Conto  df'  qnel- 
4a  vttrietà  di  oggetti,,  cite  ^er  £ 
loro^ldifférénti  colorì  sono-  tanto 
in  voga  altrove; 

SENTIMEN^TO  l  Vi  risulta- 
to- deWia   sensibifità  .    L' a'rtista 
che  «"«^f?  forremehte  i^\  che  si 
Wchitrde  per  espnìne^  bene  le  fer- 
me della  natura*,  cfà  loro  nn  trat- 
-tó  fifentft» ,  e  Cagiona*  fefjtf'mtfi' 
i9i.'  L^indecisfon'è  e  là  mollérza 
•sow  conttarìe  ^1  s-entintenrh  r  ti 
'  sen timen to  è- isempfe  accompa^a- 
- 1»  d'a  feriìicz Jrà .  Ma-la  ftrmezr» 
-deVè  rikulfare  :  éà  tìw»  sétìsazidne 
^^Yòitii^  ixttpréss»  éaWogtjeth)*  fmi- 
mto V  ecfa  ima  cùlfiiiitifat  «eco* 


t$tì^  di  es$o  oggeuc:  ainriaiaiitt 
^ai  9Ì  ecciterebbero^  che  s«nsa- 

iionì  ineerte^  o  nulle  > 
..  SEfU-IO  CSéhMtttSM^')  Bolo- 
^nese  m.  1552,.  studiò  le  antichi" 
ti  Roóiane,  le  misurò,  e. com- 
pose un  buon  libro  d'  Arehirèt- 
tura  Civile  .•  Il  suo  stile  fu  pu« 
ro,  ma  secco.  Fu* invitato  in 
^rancia  dfrl^r^ nf escoi ^  e  si  pc« 
eupò  nelle  fàbbriclie  del  Louvre, 
di  Fontenebleau  >,  e  delle  Torniel- 
Je.  Per  il  cortile -del  Loune  egli 
.ebbe  la  magnaniipità  di  pcèlèràr 
il  disegno  deir.Atoe  di  Cltif^ny 
al  suo  .proprio..  XI  superbo  patgiz- 
10  Malvezzi  in  Bologi>a-  s'k  attri« 
buisce  al  $erlip:.è  a  tre  ordini , 
ma  ciascuno  ha.  la  spa  cornice; 
.bastava  una  sola  •  io  cima  i 

'  $ERyAJVDONICiV>W-i)Fio. 

tentino  n*  1(^95,^  m.'  .176& ,-  Girò 

per  tutte   le  Coxti.  d^  Europa  ,a 

sfoggiar,  feste  le  più  sontuoi^^e 

j^l  ga^i^^fìò  ricchezze  e  decora* 

^ioni.   Egli  ijon  fu  .semplice  Òr- 

ftatist/fy,  fti^pittore  di  vedute-,   e 

4irchitetto  «  La  sua  principal  fab* 

brica  £a,  là  faccsatji-  diS.  SuJpi- 

2Ìò-in  r^igi;    ipaè  r«. tre  oFdi« 

Ili  ^    E*  anche  di  auo  disegno  la 

,rotoniia  dì  ■  zz  colonne   corintie 

■  £itta,per  il  Marescial  de-Ricfae-' 

lieu ,  e  non  serve  che  per  G/fùtC" 

éisja .    Egli   fu  suntuoso  in  tut- 

.  20  f  anche  m}  suo  • 

.  SFUMATO  -è  un  modo  di  di- 
pingere, che.  lascia  ima^ incertez- 
za qella^  terminazione  del  contor- 
no, e  n<  dettagli  delle  forme, 
.quando  si  jguarda  l' opejra  da  vi- 
cino; ma  m  giusta  distanzia  spa- 
risce ogni  indecisione  «  Questa 
JHanieta  è  gradevole  ;  à  naturale  : 
gli  oggetti  ad  una  certa  distan- 
jut  palino  indedsi ,  percjiè  invi- 
luppati pia   o  meno  ii^  vapori  « 

XfO  x/umffo^  ^9,v  eh*  «icliM*  ij  scp- 


èim«nto.  La- carriera  cbirarte  b 
t^  vast^  che  «i  giiinge  alla  gloria 
p^r  varie  strade .« 

SÈIRArF^FITO  è  naa  specie  di. 
pintura  chf  cpasi^te  in  dna  ptepa-^ 
ta^^ione  di  €tuc<^  ^^  un  ibddo  ne- 
ro, sùctii  si  aj»pJica'un  Intonaco 
bianco,  e.tagAieodadi  ^j^sttiih- 
.tonaco  con  una  punt^^cidi  ic^rrosi 
acuopcooo  de'.pea^Zfi.  néri  «^he  fiif - 
sUO  le  oinbre ,  e .  si, .  ha ,  uiia  specie 
di  chiaroscuro  ad  imìAzioiie  del- 
le stampe...    •  '  _   v'  T  •     ''      . 
Andrea-Cpsimo  n'.è  5  stata  Jors^e 
r inventore,    e.^óU4pro  d»;.C«- 
ravaggio ,  il.  promgiorf  <>  Questo 
genere  ha  molta  forza 9^.^  resi^^ 
.più  d'ogni  ajtro  alle  ùigi^irie-del 
teiiu>o ,   ma  i  disaggmdevole-ai- 
la  vista,   e- perciò  abbaad0naè<|. 
Se  una  incisione  ^^acta  dajoa- 
no  timida  ^i    dico   sffr^^f^fa^.'o 
sgraffignata 4,'    ^^-  -r-  -•.  ',.    J' 
SILÈNZIÒ  esprime  t  una  c^n^- 
.  posinone  saviaj,,  che  produce ^el--^ 
^  spettatore 'CiAÌnvi  a  ,cau^^  deU» 
moderazione^  de'.aiovin9enti\.  e 
delia  dolcezza  degli  ^^Tetti  «  Qu^- 
sfo   bei   sìU»kJ.o  .^  opposto  -.  ai 
fracasso  del  colorito  e  de'  movi- 
menti' «  .    .  / 

SIMMETRrA  per  1  Greci- «ra 
io  stesso    che  proporzione  «r-ln 
.  questo  eglino  furon  maostii  «  Dal- 
la giustezza  delle  proppra^ioni  de- 
riva la  grazia^  la  btllezza^y  e  la 
vita  delle  loro  opere .    I  moderni 
.  j5er  vmtnetrJM  intendono  quello 
che   i  Greci    chiainavano  Euris'» 
mia  j.  cioàxorrispondenza  di  par-* 
ti  ugnali  di  qua   e  di   U,  come 
,1  nostri  due  occhi,  le  due  brab- 
eia ,  le  ^ambe  ec.»  Questa  liost|-tf 
ft'mmetr/4  deve  aver  Jno^o  i  rr.  A  r^* 
chitettura  negli  /Oggettr   esposti 
contemporanealfiente  alla    vista; 
m^  non  già  in  quelli  che  si  tàn 
jh   v«der9    successi vanienu  r.txt 
R    a  pit- 


%. 
t 


269  9CU 

pittori  n^I  riDiscJinefftO  ipeU»^«t« 
ti  andaron  »u  Je  rr»«c<^  d^{i  Aiì:« 
chi  tetti .  Lo  stesso  A^i^b^lAMet^ 
nsl  suo  gran  (F/W/^^a  ((  j<4P^di- 

questa  *fcUaiÌ9W[.  ,  •;:,.•> 
Je-.^^uVi^**»  CQl9tfi:  belli  »  ^hfs 

^k^JP^¥<,J4:>>»W  oggetti   V^lv 

sono  .  Ciò  t^w^qiwQO'  »J>jitÌHfW» 
4f?«r^(ìiroq^un4  scekafwiPYAiÓWJ- 

contribuire  con  macere  ^ireriQth 
to  generale  ,^  e  .alla  moralità,  dell* 

I   giardini   d*  Armufi'  ciebbon 

^T«^,4V>n  ?an|^.«;Hr^:ra^cQjtc,  ^h 
Mcaauw  Mci«WG*fnaniW *  .QiltM^ 

Ma^^i4f>  wo^a^rc  ,i;;deM?  jriohi*!i 
mar  le  idee   trasmesseci  da  V^r; 

ftj^sin  Jfl^.^he   d>^,^mai^i.  11^ 
contrino  fra  lé^  loro  voluttà  i]  ^n, 

^ODO  d!;^^pB  <59M^^^  0«lHk»«H 

^Si  ff  -T^,  .4^siH^i^«yif;,|^c|j©raJe,ide!t 
4{f<?^*,P^v.«>  l^^rti4t*,ofliseHfiar?DÌ 
R^nj:  ;nrWfW=frìclif  l3leo4Mna»A 
sioni  de  terreni  e  degli  QggfllÀ 
iU^4^dichifto^doh4|)ft%ÌQK-  ^i4ffeJt?n- 

ssot^j^rw^ji  J^m^^  wl4  ^Pl*n 

gl^r>^,4^^  t«T^i\j ,  «^llw.  |:o4|i.ìr 
^?^  tèfif^'s .-;  (fin^ra^n  ;«,',  4émm^  t 


w.i-g  V  & 


>i 


fiitthtolM^riffti  «lb«fì^  (jrsll 
scogli  9  delie  cate  ec.  giusta  T.-rf^ 
fet tordella  (itriwpotiiva  •acfea».*!! 
qtMJb:  UAitQ  ali' ««itft«tML  dctij# 
pfQei|»«lti^(^  lianaie  laeioia  /vacki« 
tutta  l*fl$iìeQ«ior)e  4ÌeI  mp-.^  >  ^ 
^  .Nella  ricch0(zaii«'^l»'  p<ii^<«Q?; 
trar  mM^t  :ii»»jm.i.  aiPcÌ!Mrtti.«kd[ 
cifilo:,>gJi  eirfm.;.ficl  $UQ  lutile, 
k^ma  e.U  colpf  delte  ijuvoic) 
e  il  ttosMv  del  .quacho  r  ^atrilKiFt 
scovo^all'  effiaitc^  geoecalf  -  d«l« 
<;UArc0Qtm>  »  air  4ttn99nia  .ckl  co-f 
loric<^9^«'ftl  caiiattercttda^  sf$i^,fgi^, 
condo  le  «tagÀoni  «ilep^rti  «id: 
giorno  •  1>M  ^toreacjii  rbcDci 
acotei^^e  bs«:<€oii9P0$npol«QD0Ìa^ 
re  scusare  qualche  dlitMo•fleU^ 
clie<^z^c>fi<^  s  qe'  (ielta^i  v^  £kC0oie 
ì!jisQcua(en«^^::gW(tar<in;  tmtr  itt 
]farti.  pvà  dff^  nMÌiC0-.-a»:he  a^j 
^'««^•«omttAi  I  ^e^  mènoaott  di.cft« 

~  hk  '^fUi^iMi  ••3eaniaggiosEi:i<idi 
«ir,  oedilìfiot  o^alunque;  dinetidq 
daUa  bontà  ;f»r del  tsn[eBa>  fek<tii« 
9;^Ml<JOfy  ii^  <^rar«ai.Vefltéfait»  e^ 
Pftria<y3.  deli' '4l;^«ir)  leggiera  té» 
serri^oè .  44 ,  ddcl'.^sAoskidne  :>ofm^ 
«oj^oakvata  5. «ine  bau»^  $.  d^i't 
ag^Ojkà cfdi  yodtiit^ ^]Moif i'edcfiejt 
sqn  Ipùvi  adii^qve^tj^.iibryd^wt/  i^j 
«bpiurputf i  ui^i^nio   i:ifaèii^  ié 

Qmkfi  p9rQkè^:Àr{)SltJQ)fiÌ|À/ìd^ 

bvjifatfìi|>ei  oi^«siià|y|iet  IJìisét 
%m  \  3pe«^>vftu^  boéaaioai  ,.j«ì  àk 
rado  per  scelta  .  JU»4feUà  supjobK 

na  Imi^à  f«>it«»ocikfib~4  ]r4vii^  tn^^ 

,^MQ&F2A(  èomt^'queHo.,GbR 

i|0a  et.^^la  s^mpimfcà  nàtivak^ia 

£a  società  iè;^ft«Cta.rini!nm;^.wf 

^'sti  .rjilb  vw.^«pwcciwiQfl,«3|nprtw 

^«5  i^f i  Qf^maièi '«cliai  :^  tfcjtaiids^ 
lèa^ie  pia  di^ia^JPOQi^t  wenJro 

<Jaen3Ì|  ^«toiofi  ifttfit[ij5fentftb»riritt 
""  «cr- 


ie^rek  "imi  e  iuèiecevl  ìÌ^Jm^ 

BifOgtm  %pésparvtdsr  f 'difètti, 
mer'  sentir  Mglio'  le  Mìenc  •: 
^uéiifò  |»iÀ^i  è  disgustate  |bfl9 
affèttaziimi  degli  nomini'^  pili 
«losca  è  r*id«a  che  'Sf  i^^msta 
Mììé'hsw  sincere  aiesiòmi 

'Chi  vuol  cdnòseet^  questa  siit- 
cefc4tà ,'  la'  troverà  più  He'  ^tan 
nodelli  "dell' arte  die  «eNa'bitui* 
ni  stessa»  Le  buone  scukime 
Oiecha,  •  i  Raffaella  e  tan<i  akri 
iifsigtti  Artisti  hanno  -sempre  e^ 
spiessigli  afietn  veti  dell*  udkiio  y 
#  non  'maiale  i^ttationi ,   «olia 

3aali  €gl^  cetca  di  tn*sdieraH«t>  e 

SOAVE  l  fra   il  dolca  e  il 

Sratd  .Se  la*  oomposisioiié  ha 
elfo  espressioai  iottì  t  pie^anti-i 
aeii'coioie  è>  vijporoso,  addid 
soavità  .  La  soavità  urta  taegìk 
ièo#i  della  «ioliec2avd«ir  li£i-/ 
pidena.  Se  si  uaiseon  dae=esrre«» 
inivdi  coéor  »  dt' effetto  y  i'^rtty 
èr  aspfo*e-duro>4  Ma  et  siftas^ 
eia  Iti»  escrena»  mìV  aitto  pei*  ìm»i 
percercibiie  efìimaaiento  ^  V-€Ìktf 
to>'Sacà  rwve*  •  Se  'ti  ^aoeosta  >)! 
san»**  al  ia^anrco ,  V  imprassioive  sa* 
ti  forte  e  dura  ^  ma  •  se  tra  .r  u^ 
no  «.i'>altK>  si  mette  uh  graQd^ 
iatervallo  di  mezte  siatt^  vi-^»t» 
rà  dolcezza  i  «  se'fì-a  le*  tinte  sa^' 
|*à  una  iasensibil  gradazione  5  ri« 
auitecÀ  il  rmtvt* 

SOFFI  TTC  ^vo^lion  etset  a*^ 
domi .  Oli  aotkh^  di  cassettoni 
aeAiplici«  (>ttanto>  pia  semplice-' 
saente  si*  adotnana ^  tanto  fié 
coospariranno  carnati  « 

SOL  A/ .  Per  H  impitfktlfuta  d^ 
selsì  conyiefl  avvemt»  the*  x.  i 
kgnami  $iena^  della  stesfe  spiéCiéi 
mttì  ,  forti ,  asciutti .'  ai  I  tra'* 
viif^padan  da  dmifo  a-tturef  per  ìtt 
Jasghesza  della* stinga ^  t^gaa^» 


iòt 


'tói 


iHènTe' gròssi,^  ^stanti  fra  lord 
qUaot'iè  »la  l<ntj  grossezza ,  e  col- 
la  loto  lest^  afebracclno  tutta  la 
gfoMsèzta  def  mbrd,'  né  vadan 
mai^au  vuoti* di  porte  q  di  fl no- 
stre ;  le  lora  '  feste^  picnb' brusto- 
llifé  ,  '  o  fa$ciafe  dt  piombo  ;  afV 
fihcbt  'non  iktré  danneggiare  dal^ 
hf  cUke.  3.  Lungo  i  travi  vàtìno 
ie  tiirole  grosse  un  dito ,  bène 
squadrate  a  vena  dritta  peri(lb^' 
rò  verso .  Vi  si  stenda  sopra  iwq 
strato» di^rirfglià  odi  ftffcc,  fiid? 
iHsodi  maka  ben  bàttnro ,  pò)  lin 
^  altro  di  coeei  't  éalce  ,  é  finaU 
menta  llp^vittrentò  secondo  IH 
ootìdltioné  del  luogo.  *  '  '--^^ 
-SOLIDITÀ^.  E  che-Vèdì 
slftido'itt  qnesto  nostro  bel  mOn« 
do>'-  •-'  -'     ■  '  ■-* 

làuojoneticsiil^rm^hni 


•'.*• 


J^&f^  T 


MiiOjan  p^ire  .'Solrdirim  ùhbfti 
«he  ùùti  è^  iiftittòrtariti  ,"*  tba  -  It 
Idr  HMgaiOr  durab  possibile  :  ìi 
qtìest-ScMt»  Vuoi  essere  r.  sòel*^ 

ta  di  materiali  ^  '  2;  e  loro   hnatt 

USO.      ^        '         ^  .        .    ?i 

t.  Per  là  sfcfelta  df  ittaWrlall  d 

rkhiédie  '^ricia  ,*  fisica  ,  '  orre-< 

"2j.Pef  f^nebuòn-  ttsorconVien 
avef  riguardo^  u  sflhf  V^fuàntità  , 
cioè  impiegarne  a  sufficienza  'y  e-ì 
rittfndo  éecesscr  e  tifino .  ».  Di- 
sfribuite  i -pio  fòrti  éòv^e  tichie^ 
desi  t^ò'  forza*.  3.  Connetterli 
fra   loro  ch^'iìcdart'  tutto'  dli 

màstù^*    ■  '•      »         * 

GoftrtfftO  dh'edffirìo,  è  sem:- 
pf«  aerfeofoso  rltddc^àrlo  niilesOr 
p^  itsssentlalf  :  -La  grossezza- de* 
massicci  f^  spessOk  iilì^ifone  ;  si 
twde  potervi'  ifikrfe  im'puRcmcnte 
delle  aperture,  ò"  iopra pporvf  al^^ 
tra' Mbticé  >  e  ie  ne  vede  pei 
nn-àtMtom  teoncateaatnenM.  ^  * 


SORDQ  ia,piuiV4  i  (Ril  §!tr 
loie  che  non  ì^  lu«VP.«  <  /»,u^ 
lono  dolce  e  jic^go  -^Qm^i  4oo} 
sordi  Éaaa  fpÙXit^-l_mit»\brdj 

t^   at}zziaau ,    Qonfc  ^i .  osKtn 
■nel^e  facciate  Àh',«li    «reow-.in 

tn)[»'.a%  phicseroélla  .Vitt^tia.) 
S.  SjBaiHifc.  di .  S.  Gtesmot 
.^S,..Catla  ,1.  f^ìfwì,.,.  M  S^ 
GrisogÒQo ,  ifecoe  sì  ,  c^  nw 
?ltio.  -,  ..■*-   -,; 

SOSTRATO  costiuì  inGlnì<te 
sua  pairia  bellÌ5£Ìmt,pa»(g8Ì- 59^ 
ijenud  da  archi,  li  iii*  ^m^. 
opera  tu  il  t-analc  (i  Aif^F^o^Tia 
neir  isolelia  d:  Fatft  ,  clja.pee-ì 
sedtmend  dd  Nilo  non  è^.più  if 
fola  .  Qiielia  torte  era  ^ta  4S? 
fiedi  a  più  plani  decrescenti;  il 
piaDterreao  esagono «o"  lati  ^Uetr 
liacivamenle  concavi,  e  cofivessì, 
ciascuno  lun^o  uao  stadia^. della 
stessa'  forma'  era  li  secoi^do-  e  i^ 
f«?o  ;,  qv^ato.  (1  .qgaito  fian- 
^'eg^atò  da  4:  torti  .[^i>Bd(,;  .ii 
quinto  rotoòdo  riempo  4<  '9g8f 
CQQ  grande  lanterna-  in  cuna  *  e 
^che'coii  uao^  specchio  d' ac^ÌA- 

eper'  vedetVi  imbIjo  le  nayj.. 
na  _^r«ide  scaia^  e  mta:^  la 
fàbbrica  eia  di  pietra  di  tasltit. 
Era  flue^t'ijpfra-fi-a-qjwjl»  ene" 
(hiàtnao  ,.  le  ttue  fnarfaÌ£lfo.  , 
,  j.  Q,uesU,  maraviglia  non -«a  ufi 
seinplke  jfvialf  ,  Sfqviva  anch«,di 
J0fteiii9."à}^.jiato  t  e^ndo  ricjn- 
fa  (Tili)  jnuro  'i\il  declivio  .^1' 
j^it^p<^.  "Su.qucsio,  gran  OMMu- 
^^Dtò  y'«"^  J*,t'eJ'a  ìscriiiona: 
S^iiràlò.Ài]  Cni^o  fgUo  di  Bti- 
/ifkif'gii  D(i  tuntirv^tar-ì  ptr 
tii .ntviga.  ^jtb/,  m^rf..,.^li  Dei 
'Conservatori  er^bo  ,1  Toliwiei ,  i 
auaii  faceta  grapdi  beneficBnu.in 
Egitto  col  promuovervi  le  atti  e 


Sòl-  .  ^,  _^^ 
le  scienze.  Quindi  il  grafi, «^ 
p;^,^^i  Seumon«  ,  it  Mu'Alhv'  U 
Biblioteca  ai,, 700  mila  v^histi  > 
Totoineo,  %erg«o  vi  por^.zspy 
slatuc.j  •«.  suQ  £|glio-  ^iIopat«9 
spedi, cejito  architetti  .aj^o^i.^ 
^n  tremuoto  riiJnoso  . .  .  ..  -, 
■  SOTTERRANEI:  in.ftcuWBa 
per  Dresuvac'J^  cas«  4al^  ^Vh 
dita  ,  ;  e  cpinoiii  per  con*ecy#jt» 
it^li  ,  >,  legni-,  n .  v»rje  ,  pifwi- 
Ite,  -..     .,       .    ■  :  . 

.  Voglion  esftrc  a  volta  ^osfeaik- 
la  da  buqnj  to»fÀ  ;  «^  teè.sptf 
jipsa^i)(k  piloni»  Fwnofl  di  moi- 
(a.pt^Mi.aaùichè  .non  -4  dj^if 
^.U  .fresco,  ScaJ;  comode  .ad 
t^oa  rampa  ■  Molti,  spiragli  peii 
!^  c^rcoTazioBe  dell'aria ,  .  ttuoni 
|Wi5Fr»li,.4«  ppp  d«B'«i«tsi  all' 
udiido.  Il  suolo:  deve  esier  di 
l«tfagiia  wcca.bati  liatfuip  con 
cardar)  pesti).  I^e  aie^D  b«nJco- 
taoi  j.cQii(icy;ti  *  ,Jfi.fe»W.  sWI» 

SPECÒHIO  «nìiojWjslq-ch. 
nW}  Ii-adi(k,*  ti.  mom»  l»,.tu* 

cpetaj  affinchè  tu  k.  tÌ^edi...«:U 
esamini  .sftHMpr^vejiaiooe,-  ¥apf 
DO  anche,  nuelìo  gli  specchi ,<««- 
vesu  ,  Diuche  siena  d'.una.oiuii- 
.[3  suilficiepix^  quelli  d<  picco! 
diametro  cMNiiipoti il^  fotpifide- 

gUoMStti  .    :.:.    ..,1   ^     ■■  . 

.  SPfN-TARO-.dìhCorintp.  Tie- 
di&có  .il  tan]pipir,£;Difl^  >,ft^ttD 

da  Trolbnio.c  daiAgaftwclei-   X* 

S'ccola  cupola  vi  fii  poi,  jajf^.da 
etulow  Focio  .  .  Quqjto  iMipio 
il,  pai!  ,s3n0.  aelVantichiti.fia-il 
pitt-faccli*ggiaiij ,  <LeuM  jpiil  bpl- 
)e  rfc*heiiq  «ao,  la  scqHn^  <fc' 
SitfiB  S^f  e  delle  Atmzi)^!  ;  Cf- 
H»!fi  ,  T*  $«(»■«., ,  e  .gli,.,j4lffBi . 
f^iBitte -di  TfBppa-,^  .Piata  jiMmi 
giorno  a  ctss  guilcbe  Cast  ai^fto- 
..gp.  Nel  doiiio,  AstifMii  (iq 
SPIRITO,   vivacità,  brio,  i 


come  lo  spirito  cfi  vino  :  di  ràdo 
«  poco .       '  ' 

'  NcHe  A'rtf  è  if  talento  d'infff* 
care -quello  che  non  si  espritrie  .< 
i.e  opere  colossali  debbono  es^er 
fiere  ed  esagerate  ;  quelle  di  grati** 
dezza  naturale  han  da  e^ser  giu- 
.ste  e  precise  ;  i]uelie  x|l  j>iccolÒ 
cono  suscettibili-  di  brìo .  Le  o- 
pere  terminate  debbono  ossère 
compire,  le  abbozzate  posson  a- 
▼ere  de*  tratti  vivkci  :  V  Artista 
sia  pur  ingegnoso^  e  inventi^ 
ma  se  non  compisce-  le  sue  in- 
irenzioni  «  che  Artista  è  ? 

STENTATO-  L'arristt  lip. 
vota 'per  dar  piacere  ;  nra  non 
piacerà  4  se  lascia,  veder  la  pena 
che  gli  ha  costato  il  siio  lavoro^ 
Quando  si  è  ben  lavorata  ttn'  o*^ 
4jera;  r  ultimo  llvort)  è  di  f^Tvi 
.sparire  io  stento, 
;  STILE  è  la  riunione  di  tutte 
I^  parti  che  fornàano  un'  opera  ; 
<é  ne  costituiscono  la  sua  taàrHera 
d*  essere .  Tali  stils  sono  molti  t 
i  principali  sono  i  secuenti'. 

Lt>  stéh  sublhne  e  ftell*  tse^ 
<uzionc  di  «{uetle  grandi  id^  che 
rappreseli  tana  ogjietti-  soptumauì^) 
come  deità ,  «roi  9  genj  .  Qui  ¥ 
artista  innalza  le  ioriAe  óote  òA 
una  purità  9  che  in  natura  non  si 
vede  mai  •  Vi  omette  perciò  tura- 
ti i  segui  d'un  meccani^^/ioftf»- 
riore  ,  e  le  f:>rme  subalterne ,-  af- 
finchè non  intorbidino  le  iùitpfo 
principali.  T#le  è  T  Apojio  dì 
Belvedere.  •* 

Lo  stile  htlh  rappresenti  per- 
fettamente bella  h  natura , 'è  ptt- 
TO  9  sbarazzato  ài  tutte  {er  irfuti- 
lljtà  >  ma  non  s'ii^nalza  al  énbii- 
me ,  al  celeste .  li-  Laotodnté  9 
Mefeagrp.,  ApoJHn:e  \ .  ìì  OistàiA-- 
tore^  le  Veneri  ec.  sono  dér^^Mo 

Stile  .  .        ■  ■    V  '■    ' 

Lo  stile  igr^r/otti^ji,  wa.òvi" 


STI  263 

menti  facili ,  moderati ,  delicati , 
pia  ihoHeiti  che  fieri ,  d*  una  ese- 
cuzione soave  e  variata,  ma  sen- 
za cadef  iieir  atfettato  .  Apelle 
ne  fu  ii^^airitiaéfitfo.  Gli  anti- 
chi, facevano  consister  la  grazia 
in  render  graticvote  ia  bellezza^ 
coinè  ai'  ossene  nelh  Venete  de'* 
Medici  ,*  nelP  Ermafrodito ,  rfe! 
Cupido  "di  Villa  Borghese*.  Fra* 
moderni^  Conteggio- è  ^r«t^>f(r  ne* 
contorni  ,  e  uel-^  citiaroscuro  ^  ma 
ha  calqrjt  eccèduto  fin  ^uasi*  alle' 
amorfie.-     -  ^    t       -:  • 

L(f  stile  espressivo  prende  pet» 
^tìncipal  oggetto'  V  esptessiohe  . 
In  <{^tsxo  niun  de'mpderaf  èlb'a^ 
ragonbbile  a.  RafFaello  :  par  cfaf^ 
«gii  abbia  fatto  il  ritratto  de* 
personaggi-  che  .ha  posto;  in  t^i- 
ha:  igli  a!ti-i' artisti  noh'haniiò 
fiittoche  persone  ^ntt^  ^che  vo** 
gJiono  iftattarre'cjuefle  che  Vapprei 
sentano  ;  RjtffkeHo  stntivjl  gtili  • 
sto  ÌX  carattere"  'ài  'ciascun  per^ 
^britggio,"  é  io^  esprime vàr  eoi 
sittltezza.  ' '^ 

^*  Siile  Àaturàle^ h  qxixtìào'sì  tefi 
ta'df't^ppreteìftar^  lìi' natura  to^- 
ixC  è  senza  abbellirla ,  senza  db^ 
purarUi  I  pittóri' Olandesi'^'  spe- 
eiaimente  Rembrandf  /  Detìert^*, 
Gherardo  Dow  ^,  vi  -sonoibAi 
riusciti ,   YflJasqté:*  '  ancfc   rfie- 

*    %t\\vwi^(ni%ionoilà,6àt'iàhtd  ii 
Michelan^o  j     U    leccato;  di?' 
Lofuèlardi  ;  ÌXfìttàpMtiatì^i  Cor- 
tona i^'dì  Ltfca  <5iorda^  itV- 
STOR'IA^in  PHtura^  *^Uy)- 
ino   e  urkicipii!  jgeheté  lèhe  rdj^ 
presehti  tton.  ;là^storiàf  ;sofay  »an 
ogni  fàvola -atiticà  e   riiodenflf,  - 
o|ni  aJUgotéi  ^'qbaiuiifQire^ièhik- 
ginaz:»^!»;  •      :-  '      ■    ■•*.'•* 

lttytC^:4V^xà  gencrt  hòrìcà\ 
siavTebbte  d&vntó   énVcf^sre  ^ 
'  poiché  abbhicèia'  ttjtti^-'f  tirici  * 
'•    ••■'"••R  •4"'i    '''    •Set' 


>  » 


*^4« .        srte  'iinft 


R i^rvrei ,  de'  ^éimshi  :«ci  :)  t^tti  liaif  Q^ ^t^  ceiescr ,;  tc»\  «  la:  Hìb»: '. 

quosti  genm  «oa  oh»»  :  ^e .. ac«;  gip»*  t  itt  ;grAtMs]ia  tsÒBtiotta'  al^ 

messori  deliai  SiemtUx.  j    ^ .  -    .    h  ttoéo  dalia'  Prtìdéasn* •#'  cbdia-^ar'- 

-«Ogox  Pmore'^:Mkì't*s8lt&«>  '  viìnft«>ia3itèBg&Éri]a*giinidr*d^* 

«leote  un  oggotta^  ]èi>rèveV  Ma^'  Regtio.  .   :  -  -     '^^'      )> 
dò    non   bntai  |>tt:  HcaMit    vero»        Pussini>  fetoèsprìneré^  il  ppo*^' 

Pit^ttct .  .I>D-  seqpo^dtila  fi«tur»i  dt^k^'tleila  ll^foirita»  pet'  gì*  Israe^^^ 

è-  À^  imitar.  ìtl  jommbbsi^  .<Ik  'à  etK-  liti  -morti  'jdi  •  htmt  iid  '  d4S^^fefto  ^*• 

i|08pa*  ianàmitsiziane'y.  atcflvesta  u^  v' Àtiftrodiu:*  unir  %lia  xRé' ««Hr- 

raitazioiic'  ptaedia  *  «Ik  ^vkta  y  accortasi  ancora  ^l^immoeio' «I v 

toodii  il.- cuore,  .^^^nutlrbca'  la  latta  sua  madre,-  e!  doe  rigaasatì^: 

qttote^   X^sto^-è  Hiog^etto^'ddf?-  pis^m  ià'8Ì>iifàttoitai{«r  im:prz«<' 

PittoM  <ii;StonB^  eàepfoge^tfv  zo^^dt  .manaa*;    *:     -^V         .        *- 
cl»a.òc^iz9onK.evfshttlaéori«aon'^      -Fisa^  Pittori'  di  Storie    Itf  pre«e' 

gti>ai  mhórdono'li  cU  'Fitinve^dr>  niiisciit»  è'per^tlii'è^  eecelJetfte: 

Miattli  èifintioito;  ^i]»  «rsefior^  naà  dìse^^so*  e  neil' ie^ftiwflbiie  ^ 

^M  >  Ite  ;?  !  ùciaiats.  .j  S*.  ingaasaiia  '  p^  .  ^dattavH>  ^  «r  cartitteri  ,   »lt*  ^ 

molto  ^oioi.«hft4ttetfoaD^iesi''?  età,  si  luoghi)  e  alle  «j^otfta»^ ** 

«ctea libilo  Pmtipai  neli^^ingyft^''^  zr  dei  s^ggQtÀr^  e  tutto^^con  ^00^  ^ 

i!fi.r>  Uoar^jcs^nat^ijM  ^ipiv^ec  Ionici  eoicvenientS^ijrlltr  ioealM>' 

aupposta  attaccata  ad  nn^bìodo.  e  alle   fMotT)  * V  éogfr  §<bc^^l^' 

aiail^aiis^nitisr  jSfoi  iii|iaiiii»ie-«fik  degli  aittii  giiHftr  preifMmm^^k  '^ 
cfaedtlpiiìjgtBii  'pittore ^vjsfm^-     Ancbe^  r  Rin^at'tì  soho      "^  -  — 


ò^ì  Iadiiai2apàr^rauiearla.-Ma    ti^t^  isoadrih  taialcAr'atioms'  ìh 
^àstaiimi^aioMor^è  fftòtitt  nwb^     teressanee.^Cm  fidila  vtfmtà^^dì 


ctòcò  cbt  .da  attiita' »  ^     *  >-  *  it  fatai   irisno^,  >lia  afu^fuellft^*" 
Ji  PÀHim  éi\S9^sm  ha  darap^    di^rt^/arir*- £' .i^eoosiurlo  cW  J' 
pyonstaio  con  (slewbtiona  i  ip  óooii  "^  artiata  vt  riesca  ^'alffìnMmcf:^  H»'  • 
a(&a  ktastóor  e  'ir  iomni^a*  v  esce  «lia^  rìdioolerii^  coma  JMgt'" 
2iafii^;|^ià  JMtreksuttbui  k^imo^iìr^y  XIV  ih  un^eaprine  ^erroeoiilie  M". 
tildu^lac^Settot^^ve  la  gmndeazao  cor{x>'.ìdr  A^f^o*^  r  comt  «ncc 
dtii^^^tikijiM&oòaAàìihéitfttarefo^    Dam^cf; Pedale  in'  Véiffri,4n  ^ 
s^tiiio^ojFfmècraiUara^lai  d^o  Ebe,  e  in  FHire,  alle  ^uafi  ai  ' 
ai8»sbtina  tabraqposakkyiràyi^^SoAK  poè  attrenae^  ^dllt  Dee   <biMfér<» 
vtRtriMiGqs  (peffitd>  la  jptttiitìaiè:    aratSiOBSì'^  àlun  aÌQi%  «hrrtb^ÉV»'' 
Ufl^t{'Wyé#t»t«rA>.*'iH  Rittoiei-hc-^-awaii.    :.'■'■■    ••1  ."  ^    •■•.•• 
«Uc^ietìAìsèjstcaio.ii^'^niaèinen^fT      Irkmtisnanati'TitiH  OPtfwmU.  • 
9»(l0r)diviP^c#lo2^jBàinikiodo>i>io«  •  goiib  che  «,  pèrsoitk^i  di  S«fiM^- 
»t£«9ai  i|4eitt9i>di  flàèFtalB^:ikifmi>«  '  riav  ''a  ^^n^   n<»r«ot)iier^<^ft' 
svizerò   gli  uomini   aiuifì-  sbpm^^    qumo  «to-itaarha  d'«S6»^e''iMi'i^'-^ 
,, 4fiyiii»ljodiftM$ttf*:  GktórOra*     rata+pdèwtiBtàgnmcM:.  -*  *•  -^t 
2^^1Ò;i»  «i^tessois  i&M/ ipéfw' i     STJiA&Br  defaboii  'avett*<^iM('^ 
vt^  i9HiMmiiitmi)ul9i^  ìM.jomta  :  qualità  ;  toSdltà^  ^lorMdikà^^  >Se(L.»  • 


sana 

tenribu»  iiicoiit.  saaoti'ctbpò  «x)Q^ 

ti  I  Ronumi  séavmnA  frrdnv» 
IxBcd  jxirtllaie  qtfiERttt 'aorta  f»ii< 
ten  la  [àrgiiezzdi  dBÉirstroda  ^  e' 
scftvavaao   finehè   trSvai^ano '»» 
terteiiò  ìdcId  ^  cht^taàtnno  ^à 
sodò  e  uguale  col  batferio  iortse*-^ 
liientf  co  maùsKfikchi  ;  Su  quél 
fowio  '  mettevana  uHò  «rrÉto  •.  ir 
pietre  piane  cfoD^neifiè  ^eon  m&itar- 
stàtumén .  Ihdi  dncéeóoido  itera- ^ 
to  grosao  un  piede»  rtfi/«j  ^'Cann 
poafo  d'ojfni   pe  trame  y-  di  cìoìm. 
V  tois  t  e  di  wàkst .  *  Pòi    uà  terzo' 
strato,  nucleuTy  di diffirivoti fte^v 
twki  cK  cakttv^i  crefiarcn  glaa- 
ja^  battute  e:  impasfatririkieBieu'O 
fÌMMÌsnanti  if  Quarto  stcxe^^  iw»^< 

éran:<{»  cit^tMlt  eonfibgafii  Jtello^ 
strato  inferiore  i  ma  pei.  l<ypiùt' 
eca  éì  grandi  iddi,  kiìe^óiavi  uììk  ! 
spoote  cbn  regòk  tft  piaii^bdiii 
opctia  incàfUf^  -Ddt '  è  ibcca ,  ^'r^ 
scoglio»   ptff   praticarvi   stradaf, 
coiivieti  ncòrfére-  ai   fìifAro^    Vi  ^ 
si  fiiGctìriiioQò  <fr fascine,' e .quan« 
do  la  fcogfito* è  ben  infocato,  w},.: 
si  '  btittt ,  oon  aceto ,  come  dicono .. 
che  faeerae  Atinibaift  iù  ìt  Aipf^  . 
ftit'  «cqua-t   e  gii  *  scogli'.  ^ì  sca^ 
gliao  flUbtfo  .   La^itr j»a.  si  face-'  ^ 
va  fewrrai^irànti  piéfil  più  sA*^  . 
ta  dei.iWe^io  delie 'C8]ta|9ri8ne:^  <  s< 
talvoJta^fin  a  xj  e^c^pieiffi.    Se'-: 
riitfiaQ«aVa  perciò  di  ^atn  «assi 
di  pieifs  éà  faglio.  Non^^sr  po<«  . 
teva  fare    cosa  più    soJida,  .jpB<»  ... 
cialmaiice.  te  dal  meeza  er»  aK 
quaiDCO  in  Pendio  di  qua  «di  ià*: 
a  schiena  d^aainoi  coite  debbo-» 
na  essere  tims  le  strade  ectenie  ^^:> 
per  ì\  facile  scdot  .dèlie   acfiiie^^. 
TMSèo  il  con  restio  debbOhò  iàc^ 
re  i»  strade. «attitsio  deliri  c^teà  ;  > 
detibM  ^ver  un  po^di  ^oftesvkà>- 


laémtVÈXì^w&nckpb  le  sci{uescóf<^ 
ritto  ndickrlolacliev.e non  eiitri^ 
M^ìidlbicase^*  •.'-'•    *.. 

1B.  PefìMa^eeikiadièè  dslle  stfa*^ 
òk'i  Rottisni'  softe  Al  fatano  ^ua- 
lùoque.  *cistsedl6  r  rf  oner  ^  tvMtàA. 
dovunque  occotrcvateaV  tap}  ••. 
tifiiaàMi  laagitsgne»  cooieistve* 
dc.^ellavVia  J*'|ii»infa\,  a  '^iapo«w 
Ih  «;  a  CuB»  ;..fsGevaii  di  suttA? 
per  JibbteidM  e\iiep  ispianaee«:  "^ 

-Se  il  aeiciaeo.diQlie  vis' toma*) 
ile.  dc^.migliàirar  .d'^annt'.àoi»^' 
iivéonìòdo' <  ooi «cheVqglismaaiHr' 
dastvi..od}l0  nfGté  \  Aoi  ce  'Jotpo9«i 
sìMk>.  TOffederfe  ben  :  s^to  .<ovn 
CQfvirio- con  SUI  buoie  b^ittuftictiiH 
gbììaM  '* .;  E  se  •  quella  vip  aeiiibra4  > 
nò;a*:iRn  alauàntd.  -  straete  ^  inKd:s 
pOBSÌaitio  far  lar^li^ieiHDptee  quao*^ 
ra>rficliaieto .  •L'esmi^iaie-iè' còd-) 
stnurfe  fotti  éìia^ ^toliiaok*  «'iori 
ihoÉE^^.ffhe  .floft  i«ciiiad..snai.iiè.. 
poltseri^.^  iftè  AogOzi  QoefiSìsè  vera" 
coifaodlti-»     ..  .''^^  :         .. 

-Per 'comod^eà  le>^tvadff^ailsr6Ìitf'<: 
eraaor  gaamitr  di  paggtuolKjpeif^ 
diolitara'a  saralio^prcliè:i  G«»'> 
valiom  Rotti»  i  iném  >  -  sapevso  ]^it|/ 
cosa  /òtsseró  sjtatfr/  -Brad  sltiesl  ' 
gnatmiee.  sH  fioloono  soMiiiM'fe^* 
É^^rfa  ;gran'sa£2«eVii  per  eSi-ttria^t 
gia:si^  quante  .  ixB|^ut-  ha  lae^^ 
to^  quante  nt  kadaiKK^,  «^ouatv»  - 
to..  v'è  -  da<  urt  paes&^^^^H^  /- 
Sowo  peni  cortodet^Hè  ià^ 
éiìi^,  cfie  nelle  loiersaìiión^'  deM^ 
strade' indldlìilQr  qqàHt'  tOfld«Mf«' 
al  tai  paei^  ••  Gattoni  ^ulftMifé" 
sacebb^ó  di  hato  in  tuttsT^H^^ 
dilìge  òsologi  so&ri;.  -IMÌit^iX}*^ 
modiéàc  déUe  lilstf erié  è^  ^perflftl^  • 
fflràe>  denxai&  V 'Di  tutti  8^  iaffi  < 
cotoodi  rìbulhi   *  '   '^  :r 

3&^a  islleziii.  dette  eiMdeilu 

crea 'Xi^i^  viaggiai  e  fodi'ca  Udri^- 
dezt»vdki«a  .Atoidné  V  tÌol«9  M^- 
le  saraano  state  le   vie  HovianW 

boe- 


I£|>  SIS. 

bordeggiale  da  teiiipi<;tri ,  Ai  tiutu- 
àólci ,  da  (non  11  me  II  ri  U'  ogni  ge^ 
nére.  Anche \gli  Alberati  abbel- 
liscono molto,  purcfii  nnn  sieno 
uni  (orme  meo  re  pTotungati  aila  nD; 

(""a,  come  è  accatfiito  in  alcuni 
uoghi  che  per  tatìi  belli  si  son 
'fatti  injofftibfii  . 
;  STRAPAZZARE  È  far  male 
uer  '  negiìgenia  ,  a  per  affettar 
^Hcijiti.    Q.U3i]ri  artisiì  iirapa:^- 

STREPITO  e  1T*M«Ó  jonft 
le  pitture  de''COrtoiistì,  leicuU 
tuie  de'  Bernìnisti,'  le  architÉN 
^iire  de'  Borrommistì .  '  E'  '  ittx;- 
gionevoleziia  ìiizeppàr  ^^lire  ;  ar- 
jiesi -,  itiembri,  ornati  in  un  di- 
sofdin  tale,  die  ic  si  movessero', 
farebbero  un  gran  Traca^so .  Ih 
certi  .  sni;gerti  dì  battaglie  ,  di 
baecannli,  di  eiimdiil  di  fiere ^ 
par  chi  si  ricniee^a  fracasso  e 
strepito.  Ma  li  gloria  dell'arte 
.T'?ÌmÌti.V -la' natura  iieJla  b«^- 
]jem,  é  non  nelt' ubcìaclieizà  e 
^el  furofey   '  ■.'  '   '    '    , 

STUDIO  è  rescréizio  fagb- 
-nal6  di'tutt'e  U  parti  deli' Arte. 
L'atte  i  imit'aiione  della  nkdi- 
.ìt:  dunque  il'  principali;  studio 
i  quello  (Iella  natura  ^  Ma  la  iil~ 
tura  "offre  nel  fisico  e  rfel  morale 
t^IIeiie  'e  difetti ,  virtù  e  v'iij . 
Cotivlené  siegliert ,_  e  per  sapere 
scegliere  y'ì  .vogliono  principj  co- 
ii  sttlid"!  the   bettaHo  e   manten- 

S ino  nel  retto  sentiero  1'  Artista 
luminato  e  l'uomo  probo. 
Per  istudiare  le  racgliori  opere 
de'  maestri ,  non  basta  copiarle , 
bisogna  meditarne  i  principi  t  e 
considerare  i  motivi  che  han  con- 
dotto le  operazioni  del  maestro  . 
Chi  non  ne  considera  che  il  solo 
itile,  non  copierà  che  lo  stile  ; 
Ria  se  poi  vuol  operar  da  si,  te- 
tta senu  guida,  perchi  nontro- 


va  niente  nella,  natura  che  rasr 
sómìjjli  a  quello  stHé,  e  11  Wtt 
srudio  sarà  "inuri/e .'  AJl'  incon= 
tra  chi  studia  le  cause  ciré  liat 
^etermidato  il  mantto ,  può  ini- 
piegar. le  stesse  cause  perprodut< 
re  effetti  consIniiJi  .    '      ,  ' 

;r  incessante  lavoro  dì  mano  e 
di  mente  su  guaQtosi  o»erv;i  di 

{iù  bello  [  non  ininasb  che  pej 
;■  piccole  teste ,  che  vedort  le  co- 
se da  lungi;  si  sgomentano.  Pec 
i  bei  talenti  lo  studio  i  un  di- 
letto, e  il  prodótto  Ì  un  capa 
t!"  opera  .  ■'  , 

SUBLIME  grande  ài  Supren» 
grado  i  sempre-  semplice .  A'  P»- 
chi  i  concesso  sentirio,  C  a   beo 


1  arte  può  allora  imitarla  .  L' 
arte  può  anche  render  tublìme  Ift 
narura  colla    semplicità   d'  inteii~ 

^lonc ,  d'aitonc,,  e  «ie'  ineiii ,  t 
della  grandciia,  e  dell' enercìi. 
■  L'unitAd' intenzione  produce 
T  unita,  di  sentimento,  d'wìo- 
rie,  e  dì  tneiii .'  Un»  inteniionc 
sola  nredotninjnre  in  una  cOiA- 
pusizione,  impone,  e  cagiona  il 
sublime.  Quindi  pochi  ogeetri, 
niuna  CMSplìcazione  (Va  loro,  tin 

to  T  va  accordo  seinplìce  e  giene- 
ra)c,  una  figura,  nn  itatto  di 
carattere,  di  sentimento,  di  pai- 
siane  . determinante  tutti  gif  ulti 


.    i  a   pollata 


espressione,    d; 

né  di  tutti  i  CI  .  , 
le  menti ,  ni  di  tutti  gli  occhi  . 
A  quanti  e  a  quanti  la  semplici- 
tà e  l'unità  sembrano  aver  nteao 
merito  che  la  complicazione  ! 
Quanto  più  si  molliplican  le  i- 
dee 


sVfe 

4e€  <  i  lumi  >  più  raro  ^  e  u  /tf- 
^/iW  .  '  Ma  ^aoto  più  raro , 
pii>  stimabile. 

.SVÈLTOèla  riunione  d'c- 
ÌegA|itey  di  delicato,  di  leggiero^ 
V  infahzia  non  è  svelta  \  ha  bea- 
ci mollezza  di  parti,. ^mpyimen- 
Iti  craziosi  :  oà  speranza .  La 
sveUe^t^a  è  nella  gioventù ,  Nel- 
^  viriilicà,  la  syeltfitxÀ  «pàfisce  \ 
l^r  4ar  Imoso  aj  vigore  de*.mu-> 
scoi i .  iBi  naun^n  te  il  xiorpo  $].  in^ 
grossa ^o  smagrisce;  non  piii  ;f 
proporzione  ,  sìa  perchè  i  $iighi 
outritjvi  non.  avendo ipiù.da  pro« 
.^urre  sviluppo  si  méttono  dove 
possono ,  sia  perchè  il  deperimen- 
to deteriora  alcune  patti;  ecco  la 
veccbiflja.  La  yec^Wja  pe^ò  ha 
la  sua  bellezza  ^  ma  più  motale 
<2he. fisica.  Vn.  vecchio  .^tinzo. 9 
carnato,  cucvot  concilia  rispetto., 
è, creduto  savio,  biipno,.  e  si  l\a 
.  Mr  .un  bel  secchio  ^  La  caducità 
\  ributtante.  .Dunque,  Artisti  « 
l^m,^  tappresentatc  mai  L  senza  nt* 
gessiti  j|  gli  ^stremi  della,  vita  • 
flìcpr^atevi  anja>];a  che  nel  Vap- 
pre^eotare  Jo  ^v^Ui  non  oHtndia* 
le  {a'a)rreaipnedeld;segno9  cioè 
liggiero  e  pQO  debole ,  elegante  e 
OQii  ammanierato^  delicato  <&  non 
«aacro . 

SUGCERIQ  abate  di  S.  Denis 

pijtsi^   9  Parigi,    tifabbricò    nel 

.  1.149. U  chiesa  di   ^u^lla  Badia  , 

e  ne  fcceJa.die$criziQne.  Laluo- 


'Sdó 


%6y 


t    •       I      i     >         *.      ■     ' 


•     rr      i 


« 

I 


gliezzA  di  essa  Chiesa  è  'dfi  j^j 
piedi,  e  la  larghezza  ^0.  Cnt 
delitio  di  pipppfztene  !  L4.  vol- 
ta è  sostenuta/ da  ^Colonne  soj^« 
tilissime  9  e  da  cordoni  de''  pift 
(^elicati  »  .  E'  jllumihat^  d^  tre 
ordini  ài  finestre»  alt^;  ^o  Dalmi.9 
ma  strette  s^^te,  e  distauti  r 
una  dall'altra  tre  piedi.  Qu/PM 
tempio  passò.,  pe^'  s^pprbo  ^ ;  e^qi 
Monaco  per  un  mtenigeqtjLssi^C^ 
d'architettujra..  ,  -  ....  .'.:^ 
SUfiGETTp,  t'.unicp  ift<{r 
pò.  iiìV  artista  .^  d*  ès^rifner  \I 
suo  fuggettif,<y  e  rendfttio.  sen^ibi- 


«e  di  cl^i  lo  guarda  .  Ct^jpdi  f^ 
ra  più  effettp,  ^e  sari  semplice.,» 
e  .n^Ha  »  su;|  principal  cir<;ost^n^ai. 
Con  pocp  far  molto ,  ìk  U  4ÌYÌ^ 
del  ^rand;  g^tista  ^  . , 
.In  up  suggetto^  graffd/f^  tiitto 
deve  esser,  grandiosità  1  ii>  uiij» 
ridente  tutto  gajo,  in  \^jpiQ éf/fi/t^' 
(9  tuttQ  tri«ìtQ,ee.  X  11  .carcere, 
U  disegno  s  1,  prainafiza ,  il  sito  » 
l'effetto,  il  colore >  gli  ejpis,od|» 
lutto  la  da  cotrispoQder«  ai  sup-* 
Mpttv ,  tutto  hft  da  concorrere  à|l' 
lyaapressione  .che  deve  &re..  ^ 
;  L'artista»  pex  riuscir  bene  ^v* 
un  suggetto ,  se.  Io  ha  da  scegfi^ 
di  suo  ^?tQ,,e  ha  da  consioerai; 
l^ne  se  it  p«Q  ,pef  te  w  .spalle  • 


i           ^    r        11  »#•                     SU'"'         •          m' 

%            •  ^                        -                     ■• 

-^             t       J      t  .                                 •'                 «li 

,»»        '•  ■■,''                               ì     '  "  "  '            ''* 

<       ••  '             •     ,          ♦     f  —               .1  > 


TA- 


V. 


TA^ffi^n^•^fott^^  ria,  ulttm^,,   icWTort /"'gm,^  |^ 

éhenótt  stìrfó^conAòtfi  'èli-^pd  un  altro  apparfanieritdancké  iì<H 

v^rsd  éii' ijtn.pèrift'ietóbm  bile/    Laf  facciata  ha    lìn  tfi^l 

caiiofti.'   f  hitni  ta^hàn  fe  òm-  mento  bosnàto,  su  cui  è  un  oY-* 

--^.._  è^ 

Coronato'  dVna  balautóa^à  adór- 
na di  vasi.  I*erfin€*tre:56iiò  $cn|t 

èhc  'cbl^fa^oj^S,  j>ùVTrilé  sia  sécòj-^  DyrftaM,  ctfc  U  %xi%vQ  atótitet- 

«fato  ^a  dis!pd?rt loHi  tiàtntaii\i  ta  t#'  ìisc€  a  GJehicesfer  . 

Wffth'i^^hf  d^^^^  :t£AtTtALE .    te  raiwjcseìi-: 

éctnta^^ìfclW\^H'  tJud' bastare  a  ^^  tarrò'nl   teatrali   Ìi,ffu{ilcoSn«sfeIi 

t«tóftìt'''ètor««$   tò'Àttièfi,    ìé  «rristt  e  nelle  àrd/^.^^f 

«Ì?f «""<?.  fi  ^.  WBI^^^I  jt  „4«e|tf A'  rte^e^ri  mctton  un"  afferuiìòYKf 

p^rre  y  eUf.  e  «lUffiata  .  dafja  rta-  studiata   nei^e    lord   atfitudini  ' 


tffaf^iféWaVhédlótrltà:-^         •       '        TEATRO.    ,NÒi  .ppt,   ^M«t 
^A^mN?  «fcWtatio:  lA^leW    gH  antichi,  e >rciò^u  aSIS^ 
,  dF3>ucm  '^^tcr^^ costruì  nel  1^71     ms  ni  circhi,   ni  stadia  rrà  fcc^ 
il  Palavo  Tlìorby  nella .Coaiéa'*  me,  né  anfiteatri ,  he. teatri",    l 
^Ì^'^^^^^^C^^^X  ^^^P^   '^^   nostri  teatri  ^pn^  uqa    specie  dr 
GlnfKwórtlj  tn^  De^bc jr ,  il  \uale     al\^daf r ,  dove  si  va;  non   per  vìa^ 
^ ^^^^Ll  "guardi  è  uno  de^più'   dèr^è,  rtè  per  udire  draiiqn,   «i  * 
rfepertaBflf  pàlaizi  if  Europa .  Il     per.  farvi  un  pispfeam/orio  di  iS! 
pfàterrcnd  contiene  ie  officine,  V  lur^  iti  cèlfulL    slvòalW  r^ 
4i&lghiiisiifa',tìna cappella,  è" ha     f';jV'f^c<:iamocelo,  coiffe-  jns^'as 
in  ^i^^zQun  cortile  spazioso  coin     Vfertrviò,  e  Palladio^ e  r^atiaC 
doè  Ì?H<art%f;:  ^;OnJ>m^gnifida,.   tri;  che  hin^imo^b^Jo  Sf^eil' 
scà?à '  tonducé,  air  appàrtàmenro -   interna  deve  ii    teatro  es^er  pdr  ' 
Jiébi{^y^iac*'lia  gillèria,  -ii^ré-^  |[H  spettatori  gradinata   scmioir-' 


T8JU 

colarmentc;   e  air  esterno   deco» 
rato    ia  modo   che   si  ricòaosca 

subito  per  féfiroLf  Y       *^^.  * -^  .*- 

TELA   prima  ai  Ncroire  non 
fu  adoprata  nelle  pitture  .   Dopo 
il  ristabilimento   delle  arti    sj  è 
dipinto,  per  lungo  tempo  in  legna ^ 
o  in  rame.   Ora  Tuso  comune  ^ 
in  tela  fina  o  grossolana  secondo 
la  pratica  degli,  artisti ,  . 
^TEMPItìT  Ècfco  là  ia  fondo 
a  Ut\  dritt^o    stradone,  ip:  me;;tp 
ad*  una  Pjjazza  regolar^  un  Tem^ 
piò    tutto    di  grati,  plw^   di  tan 
glio  ,  declorato  d' ijn  sol  ordine ,. 
^U"d*  uri  basament;©  df  pochi  sca- 
lini^ ^  gì*  intercolónnj  ,son.  tutti 
u^alì ,  il  soprof nato  ricorre  con- 
tinuo senza  risalti,  un  sólo  froji«- 
twpizio    ne  fa   1*  augusta  fronte  >/ 
Lo  stesso  ofnatb'  e  ^1  il  fl\9tròi 
Tfdéì  CUI  me^zo,  s*  cj;ge  Hn  aUrJ. 
oTrrfìnejJCr  orologio  e  pcr.cnw^ir^ 
Qa  .  Si  entri  ^   e  41  scuopr^  fut^ 
tb\  Nott  cabÀelle  fondate ,.  non 
gcù^  pHoni,   ma  colonne  i^lar» 
te  dello  stess' ordine  pres^ntanq^ 
ad  '  ogni'  passo  una  .varietà  ^  che  ' 
incanta;      niente     di^oruv^e  j,, 
rriehfe  di    Cupola  > .,  altari  ornati. 
^  sempliciti ,    cioè  ^^n^a  pìede- 
fXkììf  \    scpza,    colonne.,    scDiZa. 
ftórttèspfejl    Qucsf^  è  quadrato* 
Viiì'jiì  là  -Ve   ne  sqno   di  àlp-e 

^  igfNERq.jYcolpri  tf^erisof^ 
délét  t  saiìvr'. "  Dipinger  tenera:-,, 
ntektei  ò  Vfi^fnger  ^ùfìspsmìtà.  4 
con  mdf^ldezia  .  La,  fener^s^^  , 
k  *  iiKfhc^heffe^  scu  I ture  e  nelle  in- 
citìonf  ^  GH,  statyarj  fiqijpntiq j, 
hàliho  a&àrb  iì'duro  .  "  ^ .  -,  ,' 
*FE©DOLf  C  Marchese  C/V(^;  : 

n>arté,  IhtélTigcntc  di  b'cltè  arti*  - 
archft^ett^  in-  R  bina,  la  "'Chiesa  dì  . 
S.'Weft^  e  MarccWind'ai^palssa-v, 
W)%U^-.  ^^rassati^JP  e  àncora  la. 


figura  del  suo  Teatro  é*  Argenti^ 
na.    Fece  anche   una  chiesa,  ia 
-VifiWa80w  I  Kftlj  '  fu  uà  rispetta- 
BiJ  uomo. 

TEODORO  in  compagnia  di 
ornilo  e  di  Polo  fece  m  Lemnc» 
fi  laberinto  sostenuto  da  50  co- 
lonne enormi*  così  ben  ^quili* 
brate  su  perni ,  che  un  fancii^^ 
l€,,A<:^vj^  giraw ,  «scoiare  J^^F 
c^  |c,;avoray^,,.,;iucstp  l^aV^i»?^ 
to  iu ,  <ra ,  Plinio  ,g;;efer«to,  a  ^wj-^ 
li'  di  Candia  e  4i^8/^f^-.  *fft 
smesso  artista  eresse  in  jUacedemq^^ 
ne.r'l^difi;tip  ^/:  Qi^^ra^,qhf^  fqxn 
se  sarà  stato  niji  po^ica^^^rUL  gii 
volta  era  sospesa  fa  l.ira  .  dijt}r 
mptfio-iiuiìitp  da'-  jLafiedeiponr RSì^ 
;yrp^.  aggiunto  <juattw.c9rdc,i}k^ 


scy^itoTf  ,   e^i  Sì  atmm^c  s*:, 
iQvcnz^^ope  d?lU.T^gpb-,-  dftl.Ut, 

c^di  icmdeyreil  fcrro^c.tope.sitajr* 
tye .  Ma  oqp  a.i  >i^  YfW«tat»?^' 

TljRMA,  <t  ERW A  4v  una  stf* , 
tua ,  h  4ii  ,ci|i.  pa4;tc,.in&ribr9  i^\. 
a  iorm|  d*  .i?|Wamid[c.,T:qv^i^faw 
Qpesto.richiaff^  T infanzia, deUf 
ar^c^,  qw^ndo  ,^i  cajitientava  ^, 
Wtteffj  qua  tcsta.su  (fu^cefifou. 
Si  destinano^  le  7,er4»ri  i^e'gia^ 
dihì,   e   talvolta,  iiiìii  corqj^wjjii». 

Ma..clw  sJg^<a;^  V  wmei^*^ 


sscre  tìe  trgppo.cprta^  «^Pj^S^PW^k 

amingata>  ..nè,ipp;xo,,4gp.z,%a5 Jft,^ 

su,jiè^  giù.,:  .p-   ...      -Tj,^  ,. 

Xe  ,t^i;e  Piccole  hfjwa4c}r^lf^,. 

lanino  .grey^f^.^  ^##P^?I»  a%*i 


HftfA  fet.mlswra  dclk  aknt  -par' 
ti  cfelcorpt»,  se  dia  è  grossa,  il 
xorpo  «ari  tozzo  ;  ma  «  è  picco- 
J(j|,  il  corpo  sarà  elegante.  Pe;r- 
ciò  Lisippo  iatrodusse  le  fene 
piccole  •. 

IJoa  ^onte  grande  indica  ia- 
^i^ti  del  steoyo  ;  ia  natura  prò* 
i^iga  capevi  alla  gioventù  .  I 
ÓFeci  st^tnaròii  le- ison ci  piccole, 
4ion  troppo  piatte  y[  ne  tr<H>|»p 
con^pe^sey  ma  dolceoie^nte  to^i€j^^ 
^p«ce  ai  d!'^  lati  . 
•  Gli  aatichi  diedero  {«i  pref^enr 
;(».  ai  capelli  bioadi,  come  pia 
tooTenieoti  ^^ìkt  gioyentà  y  e  aUe 
^'i^  •  1  capelli  ii«ri  p0tre^era 
«Uf  #ecezza  a  Giunone  e  a  P^U 
Jade.i.e  fanao  pift  spiccare  i$ 
carhagii^e .  t    « 

^  I:«Hpr^«igIiiion  troppo  gtC^ssi 
JH, .  arpr.^e^i<>creiBeàte  arcuato 
non  fiflp  ira  laro  n^  troppp  lort- 
Mii»  ni 'troppo  >ktni  . 

Gii  cK^ehi  déll^  bel^a  anricjbitè 
trn9t>  iat^sfgti  »  e  colia  i^tp*  in- 
^iBsait^iiga..  £>ti|iavaiio  vina  partf 
gtandio^  ^flla  t^Cas  cosi  ne  ri-* 

flccbiettf  nQn  dal  fletto  apctti.v 
allungati  hanno  dolcezza  Ven»* 
rea»  Gli  spaian^ti  banM  del 
fittili   é  M  at^dbuiseoo  «  Giv;^ 

.  JLe  pti^  mit  fiHince  ^ono  tonr^ 
ée  ,'«aa  .senEarcminctize  di  pàmn^ 
»r^  >  'né  %t^Z9  -bii5fi i.  di  {ontttù. « 
Lee  infesftJNf  mmxvn  pgriaieiito*  ^. 
Gli  orecchi  non  vogJjon  -càscr; 
teopp»  gr^ildiji.  n  p«r  toodeg^ia- 
le  in  varie  i^rmerf  icÀÀtsgono  del«^ 
Ici^tudlc^.    -  '  " 

wIZ  naso  .pressa- i  Gtt(ii  andava; 
dritiDo  ia  iÌBeft»$^eixrmtft.  léoiit 
fronte  . 

rLa  bocca  rii  grand^if  ^ni  piceo^ 
Il .  ,lc,  Iflbbca  né  piane  «'  né  -gros* 
ieri' i-inftdorr' più . ttmudettt^  dd^ 


T5T 

jupor/qre ..  Ndlle  situaz^i^^vb^ 
lenti  pi^ò  es^r  assai  aperta  •«  Tjà 
rado  mostrerà   i   denti  , .  benefit 
ciò  possa  piacere  quando  Tei^ptci^ 
Sion  lo  richiegga .  ♦        T. 

Il  mento  ha  dz.^nlc  dolcengiéiv 
te  in  tondo  ;  è  ingrato  se  i«ptm- 
^S^iJSv^  Cpoppo.  coctp  •  , 

TETTI.  1  tetti. ^  terrazza 
.son^  i  più  comodi.;, 4?  .daiHvo.OR 
bel  vedere  specialmente  .^e«aa 
/ciccpnd^i  da, ringhiere;  na-voa 
si  posson  face  che  ne' pimi. caldi 
o  temperati .  Il  lasjtricó  ,4cve  'Cs- 
ser  ben  sodo,  liscia,  ein'pcnff&i 

Nelle  regioni  fredde  i'^ttt  <(«h- 

)Kn)<  esser  Jn   pendio^,  p  tofù^  in 

pendio  quanto  più  vi  sHÓl-^»;^ 

neve,    ite  pri^ti^  coperture  furoii 

di  stoppi;^  e  di  cannucce  \    indi 

di  terra  «cr*,  e   di  cortecce    d* 

alberi  ;'  i^i  di  panche  con  pietre 

^pttL^  Q  inchiodate;    finalmente 

di  tegole,  'di  marini >  é  di  mgtal^ 

li .  Con  tegole  invernicf^te, c.va- 

yi^mente  colorite  ,^i  fdsoq  -far 

eoperture  di  i>eUa  apparptfta  ,  f 

Jipihe   di  molta  dutaw ,   perchè 

lineila  vernice  ie  preserva  ^fl^u* 

SCO  e  da  altre  pian terci le  che  fen-^ 

no  una  vera  carie  r  e  trattengona 

kt  jscolo. delie  piogge  *    t«  >lava- 

gne  o  ardesie   ben    inchioclate   e 

tn<;avalcate  fanno  una  buona  €o^ 

per  tura  y   «aa  tetra  .."  Ji    pioi«d«> 

screpola  ,  in  un  incendio^  è  ruv? 

noia  y  ed  è  troppo  pesantér*   Più 

Desadte  è  il  brónzo  ...^  Miglior  I» 

ttta.sc  non  irruggini^ . g^  j,cf-« 

fi^ribil  il.  ranie  .  Per  ^dibell/moii-^ 

tode*  tfra  si  mctton  b«pdtruole  f 

che  servon  :anchp..  per  jn^jicare;  i 

^9fìU>  ^i^m^tan^pdfc»  e  ^  ^op«. 

SOI..  c*gi*re  .  in   bei  volati Ifl,.-^^* 

CQ^  di  payxmi .  M^fiuel  .ch^  pie 

im^ta,  ^.adattarvi,  d^'  Com4ift^. 

toni  COSI  ognr  C^m  ^y^r^ 

di  Gi?i^  Tgaan;r.f>,jT   -c^fr-r    . 

Com« 


*Trti 

*^  "CàmptfM  h  fsbbnca  $i  centra 
^bito  colrtfrr»:  vien  così  chfè- 
sa  e  coocitenats .  Neil'  attnaftura 
del  tetro  è  regola  ^neraie  che 
nìun  deMegnì  spttoga  immeclìara- 
mente  contto  r  itmrì ,  ma-  tutti 
imieme  fbimfno  ^na  macchina 
che  graviti  veTti<:slmente  sa  de* 
mori  >  e  spinga  mtn  che  si  può . 
Tuttd  il  resto  spetta 'alla  Mec- 
canica ,       \ 

'  Le  Grondafe  invece  di  venan* 
^  acotn  '  a  canali  nelle  strade  ^ 
)^ret>béro  raccorJa  in  tubi  tirati 
<ia  cima  in  fondo.  Di  ^uest'ac* 
^ua  si  possott  fare  molti  usi  ; 

•  TIMIDO ,  L'apoarenta  diti»- 
aridità  dispiace  ancne  nelle  ope* 
re  baone .  fi^  contro  la  facili» . 

TINTA  è  una  porzione  dico^ 
lori  mescolati  fra  kko  per  imita* 
te  nna  parte  delle  diverse  .grada«^ 
lioni  della  natnra .  Qaeste  tj«re 
sfi  fanno  o  su  la  tavolozza  o  sul 
^tfà^dro. 

^a  trntm  non  va  confhsa  ce! 
^omff  del  quadro  .  La  tinta  si  ri*- 
Ibrisee  ai  soio  colorirò  9  e  il  ropn 
«1'  grado  dellirano  e  étì  chiarot 
con  i  fondi  di  Caravaggio  sott 
d' un  fsffo  troppo  nero  ,  il  dilir^ 
rio  dt  PussÌB0  è  d' una   Hntg 

~  Vf  "svno  oggetti  d' uno  stesso 
€dlòre>  che  danno  tinte  diflferen* 
ti.  Offrtun  $a  che  vi  s<nio  piò 
lorte  di  biancfff  ^  éi  neri ,  di 
malli  ec.  Per  farne  buon  nsoi 
bisogna  osservar  la  natura  •  La 
natura  detfa  le^gi  diverse  secoh^ 
do"le  diverse  circostanze  dcMu- 
mi'  che  ijlumìnan  ^li  (^gettt . 
Al  hime'  vivo  -.del  me  1  colori'* 
llscaii  spariicon  in  parte y  le  plb- 
cò*e  forme  perdono  dej'  lor- riHe-: 
vo^  e  le  rfHte  són  poco  variare. 
Il  contrariò  accade- se  ^f  ogget-r^ 
ti  non  soa  molto  f Hnmimiti;  *    *  '^ 


». . 


TTIN  ^r 

Ancftt  h  qUsLÌitk  Ìh0tfgè^H 
A' varietà  di  tifata  Ticorirt  TcW- 
e^^ri  riflettono  tintt  dfyèrsii:^  'i 
drappi  porosi  òibmanftKen-varl^ 
-tà  de^ comparti  e  delibarti  .     '  » 

Bisogna  dunque  impiegar  t^Hie 
diverse  secondò  h  ItìVerscr  circo- 
stanze  .Se  h  sceofà  /è  iti  pai'te 
-illuminata  -dal  ^ole  9  le  fìnte  aieh 
•vive,  maF  larghe  t  qurti  ugMdi^; 
'dovti  non  è  quesfo  gran  fum^ ,  le 
^énte  sieao  vallare  di  molto.    ^ 

Le  tinte  ad  oPio  defabdh  essefe* 
ie  piò  frasche  è  vive  r  gli  ol; ,  e 
la  composizione  metkllicti  de*  co^ 
lori  le  rcndon'luacettibUi  dittttìt^ 
giamentò.  Per  cbftseivarsr  belle 
e'  ftesche  j  debbon  esser  pct^  Jpoft 

Siustexza,  né  tomiéto'fite  su^òa** 
ro  dalla  mano  dei  pintore  .  '  -  > 
'  Le .  tiHH  à  frésco-  e  a  tèmpra^  r  ir 
driegijonó'  grande  spetiemn  V  parK^ 
chò  disseccate  ^rendon  d^tfèftnv 
rissimo  grado  di  quei  ehé  avstti^ 
qoando  cotateneva^o  acqda  ;    - 

TITO  Q  Santi  di)  ìi.  'ijjt 
«I.  ii$o9  pittore  Té^iifno  ^  •  Wò 
disegno  t  e  arehifetto  tteHìy  cht 
tnddiocre,  ^on^ìKbstra  il  Palaa» 
za  Dardinelli  ek'  «i  coéfniì  À 
f^irenze . 

•  TQC^O  éi'dha^  fino  ^^tos fui» 
^f  f^iiroii'^vàce  ec.  "^Sh  die* 
anche    roccsre  con  ffintimenPoi^ 

oon-fiittèt^^t  h  iorfiit^^'snSSe  te 
tufetns  mona .  QttcBfv4ot  eq^rts^ 
sioni  dfvoiae  JMrAmfdilllieftti  sU 
gnificati.  '^"  *•' 

Il  f4Hf€o  è  oomod^  di  distf?M^* 
ve  «>  di  dipingere' carie  «incestane 
ze  de'  corpi  prodotte  dalia-  loi^ 
■oetfta^  eattt  Iw»  pNcnzionì  ^  -  <> 
da"  loro  mor^  v  Qm  il  tooto  «si  rì« 
ferisce  all'  espressione  »  <  -  '  ^ 

'  Laresra  umana,  eh' è  f»  patte 
Mìr;^pressiva  dei  sii«idorpo<,   é 

gì» 


|!|Ii  artisti  moderni,  perchè*  ec- 
cettuate le  mani  9  le  Altre  partii 
.COBO  coperte.  Ma  quanto'  più 
il  tocco  e  energico  nel  vi^o ,  se 
le  altre  parti  del  corpo  non  cor- 
rispoadono,  la  figura  resta  f red- 
ola, e  in  contraddiuQne  :  questa 
contraddizione  distrugge  V  effetto 
che  si  vuol  produrre .  Come  ac- 
cadde a  quel  panton^imo  cfa^  con- 
craflfaceva  V  ubriaco  soltanto  col- 
la testa  n  Amico  mio,  gli  disse 
,,  Garrick  eccellente  óeirimita- 
,,  zione  teatrale  9  la  tua  testa  è 
„  veramente  ubriaca;  ma  le  tue 
^  mani,  le  tue  gambe,  il  tuo 
^  corpo  son  pieni  di  ragione  . 

II  tocco  non  è  arbitrario.  Ne- 
gli accidenti  del  chiaroscuro  si 
tocca  più  in  certi  luoghi .  per  romr 
per  r  uniformiti  del  tratto  ;  que- 
sto tratto  è  {ùù  marcato  dove 
li;|n  da  esserla  forti  gli  effetti 
^eir  ombra  :  allora  il  tocco  comin- 
cia 9^  dsT  carattere  al  disegno  • 
Di  più  :  il  tocco  sarà  ^iù  sensibi- 
ie,  quando  renderà  piò  sensibili 
i  moti  j^iii  caratterttsatf ,  e  gii 
accidenti  de' contorni,  e  taglie 
«agrezza  e  secchezza. 

Toccar  bene  le  carni,  le  pian- 
te, le  acque  ec.  vuoi  dire  ma^ 
li^gi^  ^nc  1^  punta ,  o  il  pen- 
«leUo  ^er  rappreseorard  l'apparen- 
;m  dique^li  oggetti  .  Ma  bisogna 
ricordurai  che  la  Pittura  non  è 
VII*  imitazione  completa  della  na- 
tura.! .  ma  un'  imitazione  Rnt^  . 
Non  imiu  il  rilievo,  come  la 
Scultura ;^ finge  solamente  d'imi- 
tarlo^. Fi%*  la  r4|ppreseiitazio^ 
ne  degli  oggetti  con  tutta  i'in* 
dusiria .  ^  Kt^l  f  spicca  l' iogi^o 
deli' artÌ4kta  y.  ^-nQn.oalic  niinub 
zie  ^  colle  .qua^i^è  ^possifaiie  ib- 
guagllar  assola tamea  te  la  njltil»* 
E  OMPto^  à  il  J^n^io  M-  sittce  '  le-. 
belici  arti  » .  JU'  artista  jdevc  txak 


TÓBT 

tneszi  magier  nchtàmtte  fvéftó^ 
sto  che  imitare  o  copiare  tnnm^ 
tamente .  Una  parola  interroctm  ^ 
il  silenzio  stesso,  una  colonna^ 
un  occhio ,  parla  pih  eloquente- 
mente di  tutte  le  tarraggini  •  !■ 
Rubens,  in  Rtmbrandt,  e  ne* 
gran  maestri  che  altro  a.  vede 
che  tocchi  masici  ? 

I  tocchi   d^bon  esser  variati 
secondo  la  natura  de'  corpi ,  ea&» 
condo  il  piano  che   gli   oggetti 
occupano  nel  quadro ,  e  seeondo 
ir  punto  di  veduta.    Si   danno 
tocchi  ài  color,  vergine  con  fran* 
chezza  dove  conviene  .   Ne^  Ino** 
ghi  rilevati    un   color  sodo  ;    in 
quelli   che  son  meno  rilevati  im 
color  fuso  ;   nelle  ombre  racchi 
poco  sensibili.   Ma  i  tocchi  non 
siano  mai   in  pregiudizio  delia 
massa .   Si  deve  sempre  consultat 
la   natura   dal    giusto  punto  di 
veduta . 

TONDEGGTARE.  E^  un' il- 
fusione  della  Pittura  per  far  com- 
parir di  rilievo  le  sue  figure  d^ 
pinte  in  una  superficie  piana  •  K 
tal  effetto  si  richiede  una  perfe^» 
ta  intelligenza  del  chiaroscuro, 
che  con  mezze  tinte,  e  con  afo- 
mamenti  di  toni  successivamente 
degradati  operi  il  prodigio  di  far 
comparir  tòndeggiati  i  soggetti 
come  sono  in  reiutà  e  della  iot^ 
pàrticolar  natura. 

TONO  da  tfndore^i  tensione, 

intensità   d'un  colore  ,    e  d*  na 

efi&tto  di- chiaroscuro .  li  fM#  in 

pretura   o  in  disegno  esprinM  1* 

intensità  del  chiaroscuro ,    a  del 

'  colorito  .    Una  stampa  è*  debole 

o  vigorosa  ,   se  l' intensità    del 

'*nen»-'e  det  Mance  h  debole  ekibr- 

'l^e  •  ^M«  siecome   qecsto  oere   e 

4>iaii€0  si  frammischia  come  iF  co» 

lore,  perciò  si  prendie  vc^garmen- 

*^e  tffjie  per  tintA  ^  e  tints  pet  rs^ 


4^;^  Lf»  tjm  gca«ral«  à\  un'  6|m»<- 
j^  foc^^n.  p4mQ  :-  se  la  tiiu.^ 
gviiJastr^.Y^  1*  iiUij^asirà  dell'  eflfetr 
.xo./q  m^  ii  i<'»<'  .^s4  giliilMtro, 

j4«.  1(^73 1  jio,bUe  di  Fiwo  »  «  Ai 
,g^  .talenta  pjsr  T «€Ìut<(MMra 
^c«tj:^UA  Pfr  cuL  FaaO:Y4P<«  «o?* 
xou  il  suo  T«4trp,.)Eglliii.l;' 
iucf otore  ^elle  t^ni^iicchiiK  sc«iìi- 
W».P«r'^«  quaJ^.ia.Veiieftù-tlf 
£uni  iavidiósi  lo  ^s^licOfi  4i  0Ot* 
^^t  •  e-.&Ii^t^hacóai  l|».idil;ft.4elJa 

f  rjincÌ4/irand*qop(«  a^aegiKii^ 

«^è'f^t^bi^^  ^^e^mHHH;.  07t.} 
è  ;  jarlcXefStarQ  ^jfk  milk  pmicion&.i 


sottile .  per  dividere  le  pitt»  cfì' 
Jin  ed tneto  comprese  tm^muri  ^n)^'*^ 
si.  Siedile  fiinnO'dipiò  specie.  ^| 
e.  De  .piecnr  4f'  tagH'd  «ottii^- 
per  i.  piaoterreniv  « 


•I  i 


t'   ^ 


s.'  lÀ  Jiuietoqi   p^Stì  à\\  piarti' 

ger  •gli'  ftf^aramiedti  SuperitJrtP 
e  sono  tfoppo  lurt^iiiv'  naiì'bi'^' 
sog4io  ;di  erftver^'  di.  l?gtfo ,  '     •»  * 

a.  Di  eiittt»  gets6>5'  doYf  h^  «* 
I^VbdbdAQzav  (MiHe  «>  ^afigfV^*  ^  ^ 

4.i(Di  l^aM^  •  che  «e:  iton^è  * 
béne^  staigioitftlo ,  tè^  utT'wa&Tmn  , 
e  '«nelle  scagiaifWO  è  '^iy^ti^-  n  - 
moiti  ÌQC0Q9aitièntr .   >      f*;*'   «t 

$.,  DiciaineM  acaiinsi;''Cféè^dì't 
caiyM  ia«i«aeiifee  ^^  e  inècMiicifit 
dii^oieilta  e  lii  fressèr  « . AYtdrr'^^"* 
StQ'ffiodo  ,è .  viiìiosd  r^itf 6  •  die ,  J^i '■  * 
tri^ip  desiderò'  i^eiifM'ltMsfie  nuS  " 
stetoiinveoraip-;  '   t    **     '-.:  *>■ 

rTRASPAItfiNTC  /^BiWosI  ' 


«tentata  cìie  lo  tormenta .  Stfwbt  ;  /r^pMinysi^ee'dì^érlìia^tallchlJ 


sixioni^.^  t4tniMì\t0ié^^*^  le^si^dè 
pi^  -^^^KÌmentO;  di^'^^  <k9:Ui . 
cofiviene  p.-  Amiche  l^  t^briehe.ai  : 
torment'sfto  da*  BorrQmineschi  •  '  .« 

TOaSQ  è  il  tronfio  4'  «»«:  4t^ 
'tu%.mutiUta».;Ck}  sa  v^devf  ^vati 
fÌc\,pcL^9rs(f.Jl'  B^hed^ti  un 
framoi^tc^'.d*.  Ercole  tutto  idi»" 
Je,  in^cui.son  riuaite  tutte  le 
t>euc2^de}re  piàÌ>ellea£atue  q#[«> 

i*.ft*?  «law^^* .^?p^^  «.^*  "« 

^occ^^tppé^ettibilev:  «l  piaai  i»oo  . 
3Ù  «oiK^  ^'n^ili  ch^.  ifì  «pnipatar.  > 
2Ìo{v>  «eV cr)fi vc^i. ,  ^  12À  à  ^ftv^si 
sono.  %Cfisìi>iJi,  chfi  ui-com^v^m 
inp  dc^pjaiUj.^,  .       ^      _    i. .» 


Diconsi  ztì^-f^fifptréjm  què? 
colorii caitiMali^-ché  lascian-  trà^- 

fM;irQ  ^eiii;^  che  vi  ^sì^nb-.-sott»  .  '^ 
i^it^^ri  V>n^tf«tji  'e^Fiamtmnf  ^ 
gKi  .Vi  soao  riUìciri  alf  cccel^  * 
ifiua*  ..  .  '  .  »*?••.-  '^  '^'  '  '• 
Nèik.  dccora^toai  ^MttUf ne ';!)'' 
fan«A  ideile-  ]»iei9re  'trarpànmf  '- 
d^' jiài  TÌspiandltfrti  cpt^ri  sii .  t€*  '* 
le£ne.,:,  «I  .€^rrè,'-o''ski'tàffet- 
t A         '       '.'Il    .    '  i  ,  '  • 

TAATTfiGCIARR  i  dkpori   ' 
re  iineevrrfrr/V-GQl  }»plir\  eùlni  ' 
puiit|i  ,0;  vpol  bollilo  )  per  ita  tKi^  "* 
to.  ar  dii&ratitiaeM^  ohèìd  han-  ' 
na  4a  oadnar%  «fl^Megrio  o  aeil**'  *  ^ 
Vicisiooi:.  -  .  :       *     *         j 

«i.  rsMS^^i>  4Ì0II  li^jéétaca  if  t«r  "^ 
(e  £pt  CHOC  I  o»  H)a«egB!aftii *  ' 

s      Trai- 


*7af  TRA 

Talvolta  si  combintno  insieme 
incrociandole  in  ronibi ,  o  in 
quadrati.  Qui  non  giuoca  I*arv 
bitrio  ;  è  tutto  regolato  dalla  for^ 
ma ,    dal  moto ,    dalla  durezza  , 

'  dalla  mollezza  del  sosgetto ,  daU 
Ja  prospettiva  .  Se  7'  oggetto  è 
tondo  %  i  tratti  han  da  essere  cir- 
colari ,  se  è  unito  piani ,  se  inu* 
puale  in  uguali .  Se  le  sostanze  da 
imitarsi  son  dure,  i  tratti  s'ini> 
crocino  in  quadrati  ^  se  molli  in 
rombi  •  La  grand'  arte  è  di  va^ 
riarli ,  aflSnchè  indichino  V  jn« 
flessione  e  ia  forma  generale  de' 
differenti  oggetti .  Se  vi  sono 
più  tratti  glicini  su  gli  altri,  il 
che  accade  spesso ,  bisogna  che 
quello  ch'e8j|irime  la  forma  dell* 
oggetto  sia  il  dominante  ;  tutti 
gli  altri  non  servono  che  per  ve- 
latura ,  e  per  dargli  risalto . 

TRATTO  è  la  linea  che  ter» 
inina  una  figura  qualunque.  Fa- 
re un  tratto  è  far  delle  linee  che 
descrivan .  una  figura  sopra  quel 
vChe  gli  serve  di  fondo  ,.  Mettete 
un  vaso  su  d'  una  tavola  contro 
un  muro;  delineate  su  d' una  car-^ 
ta  una  linea  che  prenda  la  parte 
del  muro  nascosta  dal  vaso:  se 
l' operazione  è  ben-  fatta ,  avrete 
il  tratto  del  vaso  con  tutta  giu^ 
stezza  .< 

Non  per  i  tratti  y  ma  per  il 
compre  '  gli  ogfFettl  si  distaccano 
gH  uni  dagli  altri  nella  natura  . 
Onde  il  pittore  imitator  della  na- 
tura- noli  fa  tratti ,  che  per  ren-^ 

.  4ersi  ragione  delle  forme,  né  li 
lasci»  p<ù  sussistere  quando  di- 
jnnges  col  colore  stacca  gli  og« 

;  ^tti  chr  egli  imita .-  Così  i  di'» 
acgni  ben  uniti  non  han  più  bi- 
0D(B|n»  di  tratti^  si  staccano  col 
chiaroscuro ,  e  S090  specie  di  pit-^ 

.    turjt  a  chiarostuHD  .    Cli  antichi 

^ti$tji^((oUe  sciiols  Romatta  c  Bio* 


TRI 

rentina  éran  più  disegnatori  che 
pittori  ,  e  terminavan  le  loro  fop» 
me  con  tratti  ben  risentiti , 

Benché  in  natura  non  vi  sieno 
tratti ,  neir  arte  però  si  ha  talo-* 
ra  da  tratteggiare  qualche  con-» 
torno  ;  ma  que*  tratti  presi  e  /a« 
sciati  son  come  tocchi  vivaci  e 
intelligenti]  il  che  conferma  che 
gli  oggetti  in  pittura  non  deb* 
bono  esser  terminati  da  tratti . 

TRIBUNALE  non  può  essere 
di  miglior  forma  delle  Banlieue 
antiche,  che  eran  pur  tribunali. 
Se  se  ne  vogliono  più  insieme ,  si 
^cian  più  basiliche  insieme .  Fé* 
liei  auelle  città  grandi  che  non 
han  bisogno  dìptibutfali  grandi , 

TRIONFO^on  é  un  sogget* 
to  da  pcesìcegliersi  troppo:  pecca 
di  soprabbondanza,  pecca  contro 
1'  unità .  L*  artista  di  gusto  ne 
sceglierà  la  parte  principale  ,  e 
n'  eviterà  la  lunga  processione ,  e 
la  calca  degli  spettatori  . 

TRIVIALE  s'incontra  ancbe 
nelle  azioni  più  nobili  de'  più 
nobili  personaggi  «  Ma  il  nobil 
artista  nobilita  e  abbellisce  tut« 
to  ,^  e  lascia  il  triviale  ai  pro/és* 
sori  del  genere  triviale,  Anehe 
qui  v'  è  qualche  specie  di  meri* 
to,  vi  sono  applauditi  gli  Hog« 
harth ,  i-  Teniers  ,  i  Brawer  ec. 
per  le  loro  bambocciate  . 

TROFONIO   e  AGAMEDK 
furon   i   primi   architetti  Greci, 
de'  quali  la  storia  fa  qualche  cen^ 
no  .    Entrambi  furon  creduti  fi* 
gli    di  Ergino    Re  di  Tebe    in 
Beozia .  Eressero  insieme  un  tem<* 
pio  d' Apollo  su  d' un  monte  del-* 
la.  Levadia  :  il  ricinto  era  di  mar* 
mo  aito  due  cubiti    tutto  ornato 
.  di  obelisco   di  bronzo .    Il  tem- 
pio di  Nettuno  a  Mantinea ,    e 
quello  di  Apollo  in  Delfo  furono 
40ch9  di  iQt  disegno  •   Compito 


TRÒ 

quesfo  edificio ,  supplicaron  Apol- 
lo che  accordasse  loro  quel  eh' è 
più  utile  air  uomo  .  Tre  giorni 
dopo  furon  trovati  morti .  Bel 
premio!  Ovvero  bella  favola.  Al* 
tri  la  raccontati  più  bella  .  Di^ 
eoa  che  costoro  costruiron  un 
edificio  per  il  tesoro  del  Re  Iri* 
co  ,  ma  vi  congegnaron  delle  pie- 
tre d«  levarsi  e  rimettersi  a  lor 


TRO  tys 

arbitrio  ;  e  così  entravan  e  usci- 
vano senza  che  niuno  -  se  tie  ac« 
corgesse.  Ma  il  Re  vedendo  sce- 
mare il  suo  tesoro  vi  pose  una 
trappola.  V  incappò  Agamede  . 
Trolbnio  non  potendolo  liberare,  -' 
gli  tagliò  la  testa,  e  se  h  portò 
via.  Subito  s' apre  la  terra 9  9 
Trofonio  k  ingojato  vivo. 


waianti    j    ti  ■.>!*  «i  -.  ..-i — sna 


VAE 


V. 


AESBRUG  C  Gio.  )  artista 
Inglese  di  cattivo  gusto  eresse  il 
palazzo  di  Blenheim  nella  Con- 
tea d' Oxford  ,  che  Ist  Nazione 
donò  al  Duca  di  Malborough  per 
la  vittoria  di  Blenheim  o  sia  d' 
Hocstet  neLT704 .  Questo  monu- 
mento è  imponente,  ma  ha  uà 
miscuglio  d*  ordini ,  di  cornici  , 
di  rustici ,  e  di  massicci  spropo- 
sitati .  I  giardini  son  grandi ,  e 
più  grande  è  un  ponte  d*  un  ar- 
cone  di  xoo  piedi  ,  sotto  di  cui 
appena  si  vede  un  filo  d'  acqua  ; 
onde  la  satira,  che  l'altezza  del 
ponte  era  l'ambizione  di  Mal- 
borough, e  la  tenuità  dell'acqua 
la  di  lui  generosità .  Forse  peg- 
gio si  comportò  lo  stesso  archi- 
tetto nel  Castello  Howard  nella 
Contea  di  York.  All'  incontro 
egli  era  elegante  in  Poesia  . 

VAGHEZZA  esprime  una  cer- 
ta leggerezza  o  finezza  di  tinte 
provenienti  da  un  felice  misto  • 
L' armonia  del  colorito  esige  un 
mistodi nuvole ,  di  tinte  ,  di  lu- 
mi »  di  riflessi  ,  di  ombre ,  che 
•«  non-vì  «i  discerÀontf  i   lega- 


mi ,  si  chiama  vagl^K,K>^  •  H  Cie« 
Io  è  il  più  vajp^o .  L'  artista  se 
ne  istruirà  coli' osservar  là  natu- 
ra,  e  i  buoni  maestri . 

VAN-CAMPEN    (,  Giacomo  y 
m.  i6i9  buon  artista  Olandese  ri- 
fabbricò in  Amsterdam  il  palaz- 
zo Pubblico.    Lo   piantò   sopra 
una  palizzata  di  14  mila  pali  :  in 
un  suolo  palustre  non  si  può  far 
altrimenti .     Nella    sua   facciata 
principale  è  \ina  pilastrata  corin- 
tia ,  che  abbraccia  due  piani ,  in-  ' 
di  un'  altra  pilastrata   anche  co- 
rintia   che   abbraccia  anche    due 
altri  piani .    Puh  .  Agli  àngoli  e 
nel  mezzo  vi  sono  degli  avancor- 
pi: in  cima  è  un  frontone;  e  piìk 
m  dentro  è  una  beila  cupola  per 
r  orologio .  Invece  di  portone  vi 
sonoseKe  porte  mediocri -indican*^ 
ti  le  Sette  Provincie  Unite.    Lft 
sontuosità  interna  è  grande  .   Si 
vuole   che  questo  edificio  abbi» 
importato   3F0  milioni  di  fiorini* 
Egli  architettò    àìtrt  fabbridte  9. 
teatri ,   mausolei ,  '  e   un  palazzo 
air-Hoyà  ^r  il  Principe  Alaurì*^ 
zia.   £gli*fte  dt^Attigiia  iiAi* 
Sa      •      Ux 


^yé  VAN 

le  ,  e  più  nobilmente  trattò  le 
beUjs  arti  :  •  donò  le  sue  pitttire  9 
€  i  suoi  disegni . 

VANONE  (^Andrt^^  artista 
Lombardo  dèi  secolo  XVI  edificò 
in  Genova  il  palazzo  del  Do^e-^ 
mole  grande  tutta  rinforzata  di 
occulte  catene  di  ferro  .  A  Sar- 
zana  spavò  una  gran  cisterni^  par 
uso  pubblico.  Fu  i||ipicg[ato «fal- 
la Repubblica  in  varie  fortifica- 
zioni .  Costui  era  alla  rovescia 
degli  altri  uomini  ;  tutti  s'inver- 
niciano di  politezza:  egli  negles- 
se l'esteriore,  b^dò  ali* interno, 
e  fu  buon  amico,  generoso,  o- 
norato  t 

VANVITELLI  (^Luigi'^yyi 
17QQ  m.  1773  Romano  prima 
pittore,  e  poi  architetto  W  più 
famoso  di  questo  secolo.  In  An- 
cona .  diresse  il  molo  >  e  vi  ^ìrh 
de  disegni  per  altre  fabbriche  , 
In  Roma  riedificò  ilConventene 
di  S.  Agostino,  e  fece  al  Cu|)0- 
lone  à\  S.  Pietro  metter  cerchio- 
ni di  ferro .  La  sua  grand'  opera 
fu  la  fabbrica  di  Caserta  per  il 
Re  di  Napoli .  Il  pi^lazeo ,  uno 
de'  gran  palazzi  ^^\  Mondo ,  noxi 
è  grandioso  i  sei  ordini  di  finer 
sti'e  scMio  per  ogni  facciata ,  e  Ot 
gni  fila  ne  ha  37  ^  Un  lunghis- 
simo andito  traversa  tutto  il  pa- 
lazzo da  un  portone  all'altro*,  e 
i  quattro  cortili  sono  uniformi* 
Il  grande  ài  quest'opera  è  nel 
Acquedotto  a  3  ordini  di  arcate 
«i'una  spaventosa  altezza,  e  dj 
.un  trattò  lungo  per  coagiunger  i 
dtjc  monti  Tifati  presso  le  Forr 
<fhe.  Caudine.  In  Napoli  egli 
lar'cliit-ettò  la  decorazione  Dorica 
cbtB*  non  decora  il  largo  dello 
Spìrito  SantO'^  le  (rhiese  di  S. 
^arcelUno  ^  eAfW^  Nunziata  ;  e 
.quest'ultima  è  forse  -la  cq^  mi- 
-gliore  di  Vaovùc^lli, 

'•         r  '  .  • 


VAR 

varietà;.  La  natura  è  co- 
sì vati  A  che  in  una  stessa  pian-r 
ta  non  si  troyan  mai  dde  A>glie 
perfettamente  uniformi.  Ma  T 
arte  non  deve  imitar  tutte  ì^W' 
rietà  della  natura  ;  non  deve  imi- 
tarne che  il  più  bello .  Perciò 
nelle  sculture  antiche  non  si  tro- 
va gran  varietà  :  sono  belle  ,  cjie 
hanno  fatto  uno  stile  beUo  .  l 
no^ftì  Bambocci sti  hanno  più  lar- 
go campo,  a  varietà  . 

La  varietà  è  un  dovere  special- 
mente per  rappcesentar  oggetti 
differenri ,  Si  ha  da  trattar  ti^ual- 
mente  Venere  e  Vulcano?  L^ 
^'ovcntù  come  la  decrepitezza? 
Una  stoffa  di  seta  cpme  una  ài 
lana  ruvida?  Far  tutto  a  un  mo- 
do ,  non  è  freddezza  ,  è  ghiaccio  . 

VARIETÀ.    Variare  ne' perr 
sofsaggi  4'"n  assunto  Taria,   1' 
attitudine ,  e  le  pas&ioni  che  so- 
no proprie  a  q uè  personaggi,  ri- 
thiede  diversità  nell'espressione. 
Vi  è  un'infinità  di  piaceri    e  di 
dolori  diflPerenti ,    che    l' arte  sa 
esprimere  per  l'età,  per  il  sesso, 
per  il  temperamento ,   per    il  ca- 
rattere delie  nazioni  e    de\ parti- 
colari ,    per  la  qualità  ééiìe  pcv 
sone ,    e   per  nulle    altri  mezzi . 
Ma  questa    diversità   deve   esser 
vera,  naturale,    e  legata  al  sog- 
getto ;  bisogna  che  tutti  ^iì  og- 
getti sembrino  essersi   ordinati  e 
posti  da  per. loro  stessi  senza  fa- 
tica e  senza  affettazione  •  La  di- 
versità della    natura    è  infinita; 
infinita    è    dunque    la    diversità 
dell'imitazione;  e  infinita  scioc- 
clfezza  sarebbe  darne  recole  •  Chi 
sa  vedere  Raffaello   nella    Scuola 
d' Atene ,  n^li'  Attila ,  nella  Mes- 
sa   di    Papa  Giulio  ,    comprende 
un'infinità  di  diversità^    ma    la 
maggiore;  è  quella  che   passa  tra 
R^aeFiiq  e  tutti  gli  ^Itri. 


ili 


VA  5 

VASANZIO  (G'^'Oda  eba- 
nista si  fece  architetto ,  e  archi* 
tettò  in  Roma  a  ViJla  Pinciana 
quello  straricco  •palazìind  vera- 
mente da  ebanista  .* 

VASARI  (.Giorgio^)  ti.  in  A- 
rezzo  Z51Z  m.  1574  si  è  réso  più 
celebre  per  le  Ftie  de^  Professori 
del  Disegno  (  piene  di  gran  su- 
perlativi Sdpra  soggetti  minimi  } 
che  per  lé  sue  pitture  fredde ,  e  per 
le  sue  architetture  pck:d  architet- 
toniche .  Il  $uo  miglior  edificio 
è  quello  degli  Offcf  in  Firenze  : 
la  facciata  è  cùn  portici  alterna^ 
ti  d*  archi ,  e  di  piàttabànde^  di 
pilastri  con  nicchie ,  e  di  colonne 
DÌnate  ;  sul  cornicione  è  dn  dò-^ 
rico  con  dentelli ,  e  un  àttico 
ben  alto,  su  etti  è  un  apparta- 
mento. Danqué  il  Vasari  noA 
peAetrò  nel  beilo  dclV  ArcKitet- 

tUCft. 

VEDUTE  belle  han  d' avet 
estensióne  e  varietà  •  Una  vedu^ 
té  ristretta  non  può  esser  molto 
variata,  e  dove  noin  è  Varietà  è 
tedio  i  Una  veduta  senza  lìmiti 
stanca  lo  sguardo  e  Timmagina- 
2iane,  e  coli' offrirci  troppo ,  noh 
ci  fa  veder  nulla.  E'  però  un' 
estensione  troppo  grande  preferì-^ 
bile  ad  una  tr<yppo  aAjgtista  ,  la 
quale  non  può  ampliarsi  se  è  bar- 
ricata da  montagne ,  mentre  quel- 
la può  con  alberati  ristringersi. 

Dove  si  pù^son  riunii-e  var) 
proisjiettl  di  mare^  di  monti,  dì 
prani,  tanto  piò  ameni  auàntò 
più  v^riameiMe  coltivati,  il  pra- 
terie serpeggiate  da  fiumi  o  dat 
ruscelli ,  e  fiancheggiate  ad  una 
certa  distanza  da  còlli  fèrtili  ; 
dove  al  rjdernté  si  unisce  anche 
il  terribile  della  natura;  e  dov€ 
uì  canpestrcr  d  condùnge  il  maé- 
stosor 'di  città,  e  delizia  d*  Archi- 
tettura y   quivi  è  quel  pittoresco 


che  più  incanta  se  è  ravvi vatcf 
da  varietà  di  viventi.  E'  difiìctl 
trovar  in  natura  Quanto  è  riuni- 
to nelle  vedute  di  Tizi«ino,  di 
Pussino.  Ma  è  necessario  con- 
siderarle per  giudicare  se  il  pre- 
gio di  alcune  cose  può  compen- 
sare il  difetto  di  khr^i 

VELATURA  è  uno  strato  ài 
color  leggiero  che  si  appi  Ica  spe- 
ciàlmente  alla  pitturai  id  olio  ^ 
per  -vélure  6  iar  ttaspàrire  la  tin- 
ta che  vi  è  sotto. 

Alcuni  pittori  veUtio  al  primo 
colpo;  cosi  pratitò  Rubens  e  la 
sua  scuòla,  in  questo  modo  le 
'telature  impiegate  sopra  un  fon- 
dò ben  asziutto  i  sono  durevoli  « 
leggiere  ,•  d  spingon  la  tinta  . 

Altti  ad  esempio  deli'  antica 
scuola  Veneziana  daftno  sul  pri- 
mo strato  la  velatura  con  tin- 
te diverse  per  accordar  l'opera^ 
e  rimediare  ai  difetti  scappati  nel 
primo  strato .  Questo  metodo  è 
funesto  al  quadro,  perchè  la  ve^ 
latura  impedisce  l' evaporationtf 
degli  olj  del  pritAo  strato  ancor 
fresco,  e  vi  si  fa  una  crosta  d' 
un  gìsiììò  Aero. 

Nelle  velature  tiblì  deve  mai 
entrar  Colore  d' alcun  minerale  . 
Questi  sòti  poco  trasparenti,  si 
alterano,  e  ingialliscono.  Anche 
il  bianco,  e  cerre  terre,  come  le 
ocre ,  producon  gli  ^tedsi  cattivi 
effètti. 

I  migliori  ingredienti  per  le 
velature  sono  i  colori  leggieri  di 
sughi 9  ài  resine,*  come  i  carmi- 
n),  le  lacche  ,  T  asfalto  ',  ia  m«- 
miti  còtnpostcr  di  resine,  lecene^ 
ri  d'  oltremare  stemprate  impala 
pabili.  Ma  bisogna  impiegarvi 
oij  seccati  bianchi  ;  e  se  '1«  srà-^ 
éiofte  è  AAiida  aggiungervi  òn 
po'  di  vernice.  I  Pittórrdovreb- 
oero  consultare  i  Ckimioi^  -  e  J% 
S    %  Chi-» 


1^»  VEJt 

Chimica  -acquisterebbe  pia  lustro 
le  s*  intèresstUse  per  le  BtìU 
Arti. 

Le  velaturt  sì  adoprano  anche 
'  heile  pitture  a  tempre  [e  a  guaz* 
zo.  ài  mettono  al  secondò  col'^ 
pò,  e  colla  loro  trasparenza  ren- 
dono le  tinte  ricche ,  Vive ,  e  vi- 
gorose . 

VERtTA'  nell'arte  non  è  che 
un*  apparenza  di  vetità  .  Per  of- 
frire questa  apparenta  con  vie  n 
ricorrere  a  inenisogne,  che  gli 
spettatóri  coftvengón  di  ricevere 
per  verità .  Senza.questà  conven- 
zione r  arte  non  esisterebbe .  £' 
una  specie  di  convenzione  C  P^r 
esempio  )  fra  lo  statuario  e  lo 
gettatore  che  una  figura  rappre- 
senti un  uomo  ,  e  frattanto  non 
si  veda  che  marmo  o  bronzo' , 
•Questa  verità  dell'arte  non  va 
fin  all^  illusione  . 

Questa  verni  (che  si  dovreb- 
be tìcUe  arti  chiamar  jxiuttosro 
HferisimigUanK.^  )  comprende  tut- 
te le  parti  dell'arte,  disegno, 
colorito, composizione,  invenzio- 
ne ,  convenienza ,  unità ,  .espres- 
sione ec.  E'  falso  quel  colorito 
che  non  rassomiglia  a  quello  del*- 
la  natura.  Falsa  è  quella  com^- 
posizione  in  cui  il  primo  perso- 
naggio è  in  terra  e  contempora^i- 
neamente  nelle  nuvole .  Posan  in 
falso  le  colónne  su'  vani .  Tut- 
to è  verità  nelle  nozze  di  Pli- 
che» E'  tutto  vero,  il  Laocoon- 
te. 

VESTI .  I  pittori ,  e  gli  scul- 
tori ,  sé  vóglion  trattar  soggetti 
antichi ,  debbon  aver  qualche  co- 
gnizione delle  verti  degli  anti- 
chi ,  senza  mendicarla  dagli  an- 
tiquari spinósi  i 

Generalmente  gli  artisti  anti- 
chi impiegaron  drappi  leggieri  , 
t  in  conseguenza   le   pieghe  riu- 


VES 

seiron  minute  e  spesse ,  ma  hen 
adattate  da  far  conoscere  le  far* 
me  del  corpo  che  coprivano  . 
Talvolta  però  usaron  panni  gros- 
si, onde  risultaron  pieghe  lar- 
ghe e  rare. 

Il  vestimento  delle  Donne  con- 
sisteva in  tonile»  y  in  vette  ^  in 
manto . 

I^a  tonaca  era  di  lino  o  di  ro* 
ba  leggiera,    senza  maniche,  at- 
taccata con  iin  bottone  su  le  spai* 
le  ,  copriva  il  petto ,    ed  era  più 
lunga  di  quella  degli  uomini,  la 
quale  non  arrivava  che  al  ginoc- 
chio :  era  una  specie  di  camicia . 
La  Flora  Farnese ,    le  Amazzoni 
di  Campidoglio,  la  Cleopatra  ec* 
son    in    tonaca .    Alle    figure  co-^ 
miche  e    agli    schiavi  la  tonaca 
avea  maniche  lunghe  . 

La  veste  età  dì  duepezzi  lun- 
ghi informi  cuciti    longitudinal- 
-mente,   e   attaccati   su  le  spalle 
con  bottoni.)  o  con  aggrappa  pun- 
tute.   Al  di  sotto  del  seno  se  h 
cingevano   con  un    nastro    più  o 
meno  largo ,  e   vi    facevano  un 
cappio .    Le  Amazzoni    si  cin^e^ 
vano  ai  fianchi,   come  i  guerrìb- 
ri .    Talune  non    usavan    cinto  > 
come  la  Fiora  Farnese   da  Win* 
kelman  creduta  una  delle  Ore ,  e 
come  le  danzatrici ,  le  afflitte . 

Il  manto  quadrato  o  rotondo  0 
d'  altra  forma  piò  volte  cambia- 
ta ,  si  attaccava  su  la  spalla  de- 
stra ,  passava  sotto  al  braccio  si- 
nistro, e  si  rialzava  d'avanti  e 
da  dietro  ;  ma  si  scherzava  an- 
che in  varj  modi .  Le  donne  a- 
veano  anche  mantelli  simili  alle 
mantiglie  odierne ,  ma  chiuse  d* 
avanti,  e  si  facevan  passare  per 
la  testa  . 

L'  acconciatura  della  testa  era 
varia .  Vi  si  metteva  talvolta  un 
velo  finissimo .  Si  copriva  anche 

con 


■;m 


ù» 


11 


VES 

con*  uaa  specie  di  cappelloni  po- 
chissimo fondo .  Gli  antichi  co- 
nobbero anche  le  ombrelle  «  Le  . 
donne  afflitte,  le  vedove  si  ta-  . 
gliavan  i  capelli .  Alcune  usavan 
reti .  Gli  orecchini ,  i  pennac- 
chi >  ^c  collane  y  i  braccialetti  vi 
furon  in  moda.  Anche  le  gam- 
be ebbero  i  loro  ornamenti,  che 
consistevano  in  un  anello  o  in 
una  banda  al  di  sopra  de' mal- 
leoli ,  su'  quali  faceva  più  giri  • 

Gli  uomini  avean  anche  la  lo- 
ro tunica  y  ma  piì^  corta  di  quel- 
la delle  donne .  La  clàmide  de' 
Greci ,  e  il  psfudamfmo  de'  Ro- 
mani, era  un  abito  guerriero, 
che  si  attaccava  all^  spalla  sini- 
stra con  bottone ,  o^coi^>  fibbia , 
o  con  aggrappa ,  e  air  di  «oyo  e- 
ra  toncSggiato  ,  M.  pallio  de* 
Greci  era  la  tuga  dfB'Ronwni, 
era  un  mantello  senza  ^Ihro  , 
era  largo,  lungo,  <  si  4ajerte va 
differentemente  En  a  .copf iiisene 
il  capo  nelle  cerimonie  s^cre , 
nelle  afflizioni,  e  controre  in- 
giurie del  tempo.  La^  t9gé  prt- 
testa  avea  unlembo  di  ponp^a  , 
era  propria  de'  fanciulli  .<i|ìLqua- 
lità,  e  poi  per  gl'Imperatòri . 

Le  calzature  furon  diverse  : 
scarpe  intere  ricamate  in  oro  : 
calzari  con  suola  allacciata  con 
strisce  di  cuojo  sul  colio  del  pie- 
de ;  altri  tessuti  ili  corda;  stiva- 
letti a  mezza  gamba  ;  sandali 
allacciati  con  coregge.  Il  cotur^ 
no  era  più  o  meno  alto ,  addetto 
alla  Musa  tragica  • 

Il  color  delie  vesti  degli  Dei  e 
degli  Eroi  era  appropriato  alle 
loro  rispettive  quaiità  :  Giove  in 
rosso,  Nettuno  in  verde  marei, 
e  in  verde  mare  tutti  gli  Dei 
marini  9  e  anche  Achille  come  fi- 
slio  di  Teti  dea  marina,  e  chi 
à\e^   riportata  vittoria    navale .. 


VES  1179 

Apollo  in  blò ,  Bacco  in  pai^x>- 
ra  o  in  bianco.  Cerere  in  gial- 
lo. Venere  in  cangiante.  I  sa- 
cerdoti sempre  di  bianco .  Il  lut- 
to età  aero ,  o  d' un  grigio  spor- 
co . 

VESTIBOLO  è  il  primo  luo- 
go  dopo  l'ingresso.  Era  dagli 
antichi  dedicato  alla  Dea  Vesta, 
e  di  là  s' incomiiTctava  a  lasciar 

fiù  lo  strascico  delle  loro  vesti . 
ono  suscettibili  di  varie  forme, 
-e  di  varie  decorazioni,  ma  sem- 
pre convenienti  al  carattere  deli'  ' 
edifìcio .  L'  essenziale  è  che  sie-  ' 
no  di  buona  pietra ,  come  ri- 
chieggono i  luoghi  aperti  e  fre- 
quentati .       '    , 

VIA  APPI  Ah  la  regina  delle  • 
strade  Romana  £itta  costruire  T 
anno  di  Roma  442  da  Appio 
Claudio  il  cieco,  ri  quale  la  tirò 
dalia  porta  Capena  fin  a  Canna , 
e  di  là  poi  fu  continuata  fin. a 
Brindisi . 

La 'Costruzione  di  questa  stra- 
da, come  di  tutte  le  altr&  vie  di 
Roma  antica,  è  un  massiccio  di 
più  strati ,   su    cui  era   posto  un 
selciato  di  enpVmi  selci  vulcanici 
in  opera  incerta ,    cosi    ben  con- 
nessi fra  loro,   e  così  ben  incas- 
sati ne'  rinfianchi  da  massi  gigan- 
teschi ,  che  niente   poteva  scom-  * 
porla.    La  larghezza   è  di  26  in 
.^6  piedi.     Di    tratto    in    tratto 
lungo  i  contrafforti  v'  eran  delle 
pietre    più  alte    per  riposare  ,    e 
per  montare  a  cavallo ,    perchè  i 
Cavalieri  Romani   non    conosce- 
vano staffe  .   Il  mezzo  della  stra- 
da  era  più    elevzto  per    il    facile, 
scolo  delle  acque .    Ad   ogni  mi-  ' 
glio  v'  era  una  colonna  millìaria . 
E  i  tempietti ,  i  mausolei ,  le  o-  : 
sterie  v'erano  frequenti  di  qua  e 
dilk. 
Pet  conoscere  la  grande  zza  dell'  * 
S    4  im- 


28o  VIA 

impresa,  e  rfnteiJigenza  neU*' 
esecuzione,  convicn  ctftasiderilr^ 
che  da  Roma  a  Capuà,  e  daCa* 
pua  a  Brindisi  fu  scelta  la  linea  * 
più  breve.  Alla  brevità  si  volle 
combinare  la  comodità  e  il  pia^ 
cere.  Quindi  si  spianarono  mon- 
ti, si  colmarono  valloni,  e  Bt 
•costririrono  molti  ponti  .  Tutto* 
con  solidità  da  bravare  i  secoli . 
Infatti  non  le  ingiurie  die*  tem- 
pi ,  ma  le  barbane  degli  uomini 
hanno  distrutto  questo  monumen- 
to indistruttibile .  Dove  gli  uo^ 
in*n»non  vi  hanna  imperversato*, 
si  conserva  dopo*  duemila  anni 
bello  e  sano  come  se  fosse  fatto- 
adesso .  E  accesso  ,  se  n'  è  di-' 
stratta  ■  una  tirata  df  30^  mi- 
glia per  mezao  le  Palucti  Ponti- 
ne. 

VIALI  quanto  più  luHghi  più 
noiosi .  Tutte  le  foritie  parallele 
e  simmetriche  sono  amiche  dell' 
occhio ,  se  sono  in  pianura ,  e  se 
cojichicono- ad  Un  oggetto  rintar- 
clievole .  Ma  troppo  prolungati 
e  uniformi  recan  tedio,  se  non 
ftono  interrotti  d»  qualche  varie* 
tk  e-  non  lasciano  scuòprire  di 
^ua<edi  JàdeNe  belle  viste.  Sa-' 
rebbe  innaturale  un  viale' dritto 
in  un  luògo  montuoso,  che  non 
otfre  niente  da  lungi*,  e«  il  di  cui' 
accesso  richiede  tortuosità  per 
rendervi  il  cammino  più  agévole. 
I  Cinesi' che  ne*  loro  giardini  e- 
vitano*  le  linee  rette ,  non  le  ri- 
.  gettan  però  quando  i  loro  viali 
han  da  far  vedere  qualche  ogget- 
to interessante.  Quando  il  ter- 
reno è  perfettamente  unito ,  sem- 
turerebbe-  loro  assurdo  farvi  una 
strada  sejrpeggiaotr.  E  chi  cam- 
mina mai  per  una  curva  quando 
può  andare*  per  linea*  retta  ì 

Ogni   viale  dritto  o   tortuoso 
deve  aver  un  caràttere  :  il  carat* 


VIA 

tere  iti  sito ,  0  dell'  oggett(t  d^^ 
ve  tdndùté\  Deve  esser  ò&brò^ 
so  d*  albèfi  £6hi  in  un  srto'  espo* 
sta  AÌì*  ardóre  del  ioìe-y  d'-aloeri 
poto  fronzuti  ne'  luoghi  bassi  e 
umidi.  Ne' luoghi  cfampfttri  per 
la  nneditazione  convengon  viali 
ineguali  cf  selvaggi.  Spaziosi  è 
d'alberi*  aiti  sieno  quelli  che  con^ 
duCon  ad  un' palagio,  ad  un  tem* 
pio  ;  oscQri  e  bassi  se  portano  acf 
un  eremo ,-  ad  una  g[rorta  .* 

I  viali  de'  grardini  pei'  un  co* 
modo  passéggio  esigotìo   una  su^ 
perfide  piana  e  compatta  :    onde' 
conviene  fortificarla  con  dnmas- 
siccior  di   i'rantuihi   cK  pietrattie' 
alto  otto'  in  nove  pollici,  o  bat- 
ter fbrtentente"  la  terra    dopo  A- 
verla  bagnata  ^^  e  spararvi  sojsra 
del  s^bibn^ ,  o  delta  graja ,  o  de> 
gazohiS .  Dessi  viali  vannd  téim- . 
tr  a  schtfbna  d' asino ,   affinchè  T 
acqt^a  .scòli ,  e  vada  invisibilmen" 
té  a^èi^rsr  in  condotti   sotter- 
ranei-. ■ 

I  viali  sémpHci-,  cioè  a  due 
fila  d'alberi,  debbono  avere  $ìn 
6  tes@^  larghezza  in  rocr  di  lun-' 
gheziaS^7  ili  9  per  3t>o*,  e'  10  im- 
12  pef  4Ò0 . 

Ne' -Viali  tloppj,    cioè  a^  quat- 
tro fì4a  d' alberi ,  convién  dat^  ar 
•vialetti'  laterali    il   qua^o  ddiaf 
larghezza^  di  quel  di  mèzzo . 

I  Viali  còpertf  sieno  più  alti* 
che  sia  possibile,  e  Tarte  non 
vr  si'scudpra*. 

Sopra  i  Viali  patailèli'si  è  fat- 
ta una  questione  curiosa*.   Ognu- 
no sa    cne   vedendo  dà  un  capo 
un  lungo;  viale  d^  alberi  plantari 
su  due   linde    rette*  parallele,    of 
un  lungo  corridóre'   di'  muri'  pf«-' 
ralldi'  col  soffittò  parallelo  al  pa- 
vimento-,   gli    alberi"  par   che  si' 
avvicinino,  e  nel  corridore  i  mu- 
ri   laterali    e  il   pavitóettto  e  ilf 

sof- 


vie 

soffitti^  ^it  che  fbrmino  vmz  pi- 
tatnidé  vbota;  e  ^uéstòr  è  più 
sensibile,  iquantò  più  lunèHi  so-' 
no  i  viali  e  i  corridori .  I  Geo* 
metri  hanno  ricercato  su  quale 
linea  debbano  disporst  eli  aiber^ 
per  Correggere  questo  difetfd  di 
prosperivi  9  tf  Conservarvi  il  pa-^ 
rallclisnk)  apparente?  Questo  non 
è  affare  di  bèlle  arti . 

VIGNETTA  incisióne  pe^  de- 
corar libri .  Una  verità  i  nbri  sì 
ornavan  di  riiiniatùre  >  iòdi  d'in- 
cisioni che  rapprtfsentavsino  vira- 
IÉÌ,  donde  vignette:  Questi  or- 
nati in  qualunque  parte  del  li- 
bro si  mettano ,  dovrebbero  al- 
ludere air  opera  9  e  dovrebbero 
ctser'  ben  e^pilessi.    Sì    ricordino 

J\\i  artisti  Cile  quanto  esce  dalle' 
6ro  mani  deve  esser  bello,  per- 
chè eglino  profetino  le  bélléf 
arti. 

VIGNOLA  QGiécoiho  BsroK- 
tj  da  >  n.  1507  m.  ^573  studia 
molto  le  tiiine  Romane,  e  il  ri- 
siilrato  fli  quél  ttàttatello  de]gli 
Ordini ,  eh  è  divenuto  V  abbiccì 
degli  architetti;,  ma  Con  ouérllo 
Micci  Credersi  iréhitèttó  e  una 
pretensione  ndn  rarissiiha.  Egli 
lece  anche  un  trattato  di  prospet- 
tiva, e  maneggiò  anche  il  peh-* 
nello .  Le  sue  fabbriche  son  rag- 
guardevoli. In  Bologna  il  palaz- 
zo Isolani ,  la  facciafa  de  Ban- 
chi i  il  Canal  del  Navilid .  A 
PiaCèn:fa  il  palazzo  Ducale.  Le 
chiese  di  Mazzano,  ^i  S.  Oì-ésttf, 
defili  Angeli  in  Assisi ,  la  Cap- 
pefla  entrd  S.  Francesco  in  Peru- 
la, de'  Paolòtti  in*  Viterbo.  In 
Roma  la  Villa  dr  Papa  Giulio , 
il  tempietto  di  S.  Anarea  a  Pon- 
te Molle,  la  ch^  del  Gesù 
malmenata  da  altri  ,^  le  due  cu- 
pole che  fiancheggianfo  la  jgran 
capolar  Vaticao».    Altri  edmc>, 


VIG.     .       iS/ 

e  molti  disegni  egli  fece,  jtsuo^ 
capò  d' opera  è  il  palazzo  di  Ca-' 
praròla  :  quando  Monsignore  Bar* 
bat^  lo  vide ,  disse  che  era  su- 
perior  alfìi  fama.  E  veramente 
lo  è  per  chi  sa  vederlo.  Va  ve-' 
duto  9  .  perciò  qui  non  se  ne  Ìm 
descrizione  alcuna .  .  Se  il  Vigno- 
la  fu  un  artista'  de*  più.  valenti»' 
fu  altresì  un  uomo  de*  più  mori- 
gerati ,  sincero ,  henefico ,  pazien- 
te, allegro  :  allegro  è  ogni  uomo 
dabbène  è  kborioso. 

VlGOkE  è  Vtketiiz  deir  uo- 
mo; come  la  grazia  i  T  essènza 
delle  donne.  Lz  gratis  di  Al- 
bano, il  ifigor  dì  Ri  Sera,  il  v/- 
gor  d'Ercole.  La  prima  manie- 
ra di  Guido  fu  vigorose  y  la  se- 
cónda dolete  Gio'rgione  è  vigo^ 
rute.  Una  ttiàhpà yiiprosd  è  for- 
te nel  bruAò  e  piccante  nell'  ef- 
fetto . 

VILLA  ADRIANA ,  ved.  A- 
DRIANA    VILLA. 

VITA .  Il  primo  jgradó  dell* 
espréissione  è  dar  la  vtta  ailè  im- 
magini .  I  pittori  che  a  dicofi 
gotici  non  sapev'an  c&è  còsa  fo^r 
se  apparenza  di  viti  y  e  dòpo  il 
gran  progresto  dèlie  arti  raro  ^ 
chi  sà  darla.  Per  dare  vit0  ri- 
chieddnsi  ire  cose:  diségno  che 
esprima  con  giusteizi  1  moyiiben- 
ti ,  céisroscuro  che  dia  rilievo  ?- 
gli  oggetti ,  tocco  intelligente  che 
còmpiécaf  la  creazióne:  così  acqui- 
sta vita  la  carta ,  la  tela^  il  màt- 
mo,  il  bronzò.  Anche  1  paesag- 
n  •  gli  alberi ,   gli  scògli  hanno 


! 


«  a 


ei  Vivo, 

VITKUVIO  POLLIONE  da 
Fórniia ,  òta  Mota  di  Gaet.a ,  è 
il  nostro  patriarca  deJr  Architet- 
tura .  Non  ci  è  rihiasto  dell'  an- 
tichità che  runico  suo  trattato^ 
che  ha  Meritato  tanti  qómmenti 
9   trazione.    Egli    visse   neir 

au- 


4». 


VIT 


ftutco  tecok»  di  Augusto,  e  si  la- 
gna deir  ignoranza  degli  artisti 
e  del  gusto  corrotto  .  Egli  fece 
in,  Fano  una  Basilica»  e  la  de- 
tcfive.  Non  se  ne  sa  altro.  Si 
rileva  da'  suoi  libri  ch^egli  fosse 
un  uomo  probo  • 

VITAUyiO  CERDCWE  e- 
resse  in  Verona ,  creduta  sua  pa* 
tria ,  r  Arco  de'  Gavj  d*  ordine 
corintio,  'e  nella  cornice  sono 
modiglioni  e  dentelli . 

VITTORIA  C  Alessandro  > 
Trentino  n,  1521  m.  1608  fab- 
bricò in  Venezia  il  magnifico  e 
scorretto. palazzo  Balbi,  e  duran- 
te questa  fabbricazione  il  Balbi 
abitò  in  una  barca .  Il  forte  del 
Vittoria  non  fu  V  architettura , 
ma  la  statuaria  e  la  plastica ,  e 
questi  suoi  lavori  sono  in  Vene- 
zia nella  libreria,  nel  Palazzo 
Ducale ,  nel  Consiglio ,  e  in  mol- 
te chiese  »  come  nel  Santo  a  Pa- 
dova ,  e  altrove . 

UNIONE  vedi  Accordo.  V 
unione  è  applicabile  specialmen-: 
te  al  Colorito  .  Ogni  oggetto  ha 
un  color  generale  che  gli  è  pro- 
prio; e  ciascuna  sua  parte  ha  u- 
na  tinta  speciale  .  In  una  carna- 
sione  lina  del  viso  il  color  della 
fronte  è  argentino  ,  quello  intor- 
lio  agli  qpchi  è  violastro  ,  quel- 
lo ó.ti\t  guance  è  diverso .  Que- 
sta differenza  varia'ancora  secon- 
do la  varia  esposizione  alia  lu- 
ce .  Se  si  colorisce  la  fronte  co- 
me le  guance ,  non  v'  è  più  unto- 
ne  di  tinte .  Questa  untone  è  ap- 
plicabile a  tutto  . 

UNITA*  richiede  che  tutte  le 
parti  d*  un*  opera  qualunque  si 
riferiscan  all'  oggetto  principale , 
e  formino  insieme  un  tutto  uni- 
to semplice  e  solo .  Altrimenti 
l'onera  non  interesse^  ,  non  pia- 
cerà .   Sul  cornicione  d*  una  casa 


UNI 

imialzar  un  altro  appartamento  9 
è  far  una  casa  sopra  T  altra  *    E"^ 
peccar  contro  T unità  metter  or-*. 
dini  diversi  io    uno  stesso  pi»- 
no. 

UNIVERSALITÀ'  deve  esser 
de'  rari    ingegni    sublimi  *    Ab^ 
bracciar  tutte   e  tre   le    arti  del 
disegno  y  ed  esercitarle  a  dove* 
re  ,    è   mcidec  ancora ,   sarebbe 
una  bella  cosa.  Michelangelo  fu 
maestro   nelle  tre  arti    sorelle  9 
ma  ....    Un  pittore  di  storia  ha. 
bisogno  d'una  universslità   pit- 
torica «   ha   da   saper  dipingere 
paesaggi ,  architettura ,  strumen- 
ti ,  bestie .  Raffaello  fu  uni  Versai 
pittore . 

UNI  VERSTA*  per.  gli  stud) 
può  aver  vicini  Collegi  e  Acca- 
demie •    Sia    dunque   una   ^raa 
piazza ,  e  alla  sua  principal  f ron* 
te   s'  innalzi    V  Università   con 
prospetto  serio  e  grandioso .  Nel 
suo  pianterreno  alquanto  elevata 
dal  suolo  intorno  ad  uno  spazio- 
so cortile  saranno  le  scuole .  Nei 
piano  superiore   anche  porticato 
saranno  1  varj  musei,  e  la  libre- 
ria con  tutte  le  macchine  scien- 
tifiche ,  Non  vi  si  debbon  omet- 
tere due  torri ,  una  per  V  orolo- 
gio  e  per   la   campana  ,   V  altra 
per  r  Osservatorio  .    Sarebbe  un 
gran  vantaggio  ,che  ne'  cortili  vi 
fosse  rOrto  Botanico.  Quali  or- 
nati vi  convengano  di  pittura ,  e 
di  scultura,. ognun  lo  vede:  tut» 
to  deve  esser  relativo  a  scienze  e 
a.  valentuomini . 

Incontro  all'  Università  puÀ 
situarsi  V  Accademia  per  la  arti 
del  disegno,  con  sale,  con  gal- 
lerie, e  con  abitazioni  al  di  so- 
pra per  i  poveri  alunni  di  buon 
ingegno  e  di  miglior  morale  •  Il 
V  ^contenuto  deve  esser  di  quanto 
han  di  più  prezioso  le  Arti  per 

istru» 


VCL 

istruzione  continua.  II prospetta 
merita  eleganza. 

I  Collegj  possono  esser  ai  lati 
con  decorazioni  graziose  conve- 
nienti a  convitto  di  giovinetti. 
.  VOLTA .  Le  pitture  che  si 
fanno  nelle  volte  debbono  nobi*^ 
litare  V  Architettura  .  V  incan- 
tesimo de*  colori  più  freschi ,  più 
vivi  e  più  ridenti ,  e  i  so&getti 
più  aerei ,  e  |>iù  adattati  debbo- 
no ingrandire  gli  spazj  col  mol- 
tiplicare i  piani . 

L*  essenziale  di  queste   pitture 
è  che  sieno  convenienti   al   luo-  ^ 
go ,  e  che  accordino  con  tutto  il 
testo  della  decorazione.» 

E'  più  naturale  fingerle  come 
tappeti  attaccati  nella  volta  9  che 
far  le  figure  di  sotto  in  su  ,  che 
non  vengono  mai  bene  .  RafFael«>. 
lo  avrebbe  saputo  fare  de*  sotto 
in  su  ,  ma  non  volle  saper  fiiire 
difiTormità  ^  -t  ornò  le  volte  della 
Farnesina  di  pitture  mirabili  po*> 
ste  colà  come  su  tappezzerie  • 

Ma  il  pittor  di  volte  si  ricor- 
di che  dipinge  per  gli  spettatori  • 
£  gli  s[>ettatori  non  si  hanno  da 
torcere  il  collo  e  stralunar  gli 
occhi  per  contemplare  le  volte  • 
Dunque  vi  dipinga  poco  e  faci- 
le; e  niente  9  se  il  sito  è  troppo 
stretto  e  alto  da  potere  guardare 
an  su  senza  stento  .  Per  il  mec- 
canismo delle  Volte  y,  de  U  Hi*- 
re  j  Belidor  ,  Cuplet  ,  Camus  , 
FreK.ier ,  Gàutief  9  Riccéti ,  Lam^ 
herti  ec, 

UOMO  è  la  cosa  più  preziosa 
per  I  *  uomo .  Egli  si  è  posto  fin 
suir  Olimpo . 

I  Greci  si  ristrinsero  ad  imi- 
tare colla  maggior  esattezza  l» 
figura  dell*  Uofno ,  e  trascuraro- 
no forse  gli  altri  generi ,  e  for- 
se forse  anche  il  colorito,  per 
mene  distrarsi  dall'  oggetto  prin- 


UOM  1^ 

ripale  .  Non  è  limitarsi  il  ri* 
stringersi  alla  imitazione  dell' 
uomo  ^  è  dare  ali*  arte  1*  ogg,etto 
il  più  bello  9  è  offrirle  lo  scopor 
dove  può  giungere,  è  presentarle 
la  palma  più  gloriosa  che  può 
raccorre  . 

Qualunque  rappresentatione  , 
sia  di  giardini  ridenti,  $i'a  di  bur* 
rasche ,  sia  di  tremuoti  e  di  fui* 
mini,  vi  si  ammirerà  il  lavoro,^ 
ma  ci  lascia  freddi ,  sé  non  vi 
sono  rappresentati  uomini  the. e* 
sprimano  le  loro  affezioni. 

Gli  Artisti  antichi  scelsero  la 
più  grande  e  la  più  bella  parte 
dell*  arte ,  e  se  in  questa  hanno 
sorpassato  i  moderni ,  si  deve  di- 
re ,  eh'  eglino  ci  sono  nell*  arte 
stati  .superiori . 

Se  gli  antichi  non  sapevano 
rappresentar  fulmini  cOsi  bene 
come  noi,  sapevano  rappresentar 
bene  Giove  fulminante  die  ci  fa 
fremere  al  solo  aspetto  de'  suoi 
sopraccigli .  L*  Artista  stud)  so- 
pra tutto  Vuomoj  se  vuole  eser* 
citare  su  1*  uomo  1*  impero  il  più 
potente . 

URIA  C Pietro  de')  costruì  i!: 
ponte  d*Almara2  sul  Tago:  o-^ 
pera  da  star  a  fronte  con  qua* 
junque  altra  di  questo  genere  • 
Due  arconi  gotici  formano  tutto* 
il  ponte ,  lungo  5^  piedi,  largo 
z$  ,  alto  ,z34  •  L*  apertura  d'  un 
arco  2  di  piedi  150,  l'altra  xt9« 
I  piloni  son  torrioni,  e  quello 
di  mezzo  è  sopra  Un*  alta  rupe  • 
Un  altro  pilone  ha  un  risalto  *se* 
micircolare  tra  gli  archi ,  e  for* 
ma  in  cima  una  piazza  •  V*  è  un* 
iscrizione  :  opera  fatta  nel  ij^x 
dalla  Città  di  Plasencia  sotto' 
Carlo  V.  da  Maestro  Pietro  da 
Uria. 

URTARE  passare  bruscamen- 
te da  una  tinta  ali*  altra .    V  a* 

ria 


^ 


VKf 


fu  frapposta  fra  il  <]uadro  e  lo 
ftpetutore  toglie  gli  urti  .  E' 
stàtd  detto  che  i  Fréschi  di  Lan- 
txaéco  vengono  finiti  dall'aria, 
e  che  in  una  certa  distanza  sya- 
iliscono  gii  urti  ;  cofsì  di  Tin- 
foretto  f  e  di  tinti  altri  Pittori 
értstors  •  Così  ^ià  •  Mi^  in  quale 
aistanza  spariscono  gli  urti  di 
j^embrandt  ,  il  quale  iti  una 
Étéssa  figóra  ferriiinavà  ià  testa, 
e  lasciavi  abbozzata  unst  mdAo ? 
I  primi  pensieri  degli  Arfisti 
non^  sono  cne  urti ,  urti  preziosi 
per  ci*  intendenti,  ricercati  an- 
che dagli  amatori  per  coitl'parire 
intelligenti  ,  e*  per  farvi  vedere 
mille  visioni  agP  ignoranti ,  ch'e 
éànó  i  lóto  aihmirato'ri . 

WIT  ^Pietro  de)  artista  di 
inerito  (fel  sècolo'  XVl  chhnfato 
in  Italia  il  Candido  ^  perchè  è 
lo  sfesso  che  Wit  Fiariimin&o  . 
In  pitfura  egH  disegnò  e  colorì 
Bie^io'  def  auo  maestro  Vasari  . 
£gTi  ebbe  gran  niano  ntìV  im* 
menso  palazzo  elettorale  dì  Mo-< 
Baco  architettatd  dal  Duca  Mas- 
similianp^.  La  scala  è  un  capò  d' 
òpera  d*  àrcliftet'tuira .  Un*  altra 
beir  opera  del  Candido  è  fi  Maù-^ 
solcò  di  Lodovico  il  Bavaró:*  ai 
4  angoli  so^o'  4  sfatue  gigante- 
sche rappresenta'nti  soldati  come 
guardie  ai  auell*' Iihperatòré ,  é 
altre  statue  ai  bronzo  coùipioti  h 
macchina  . 


tato  .  Seguito  nel  i666  V  incen- 
diar di  LoAdra,  Wren  pubblicò 
una  pianta  per  riedificare  la  cit- 
ti  con  regolarità  di   strade*»   di 


WRE 

piazze,  di  edificj  pubblici,  di 
portici .  Non  fu  eseguita ,  e  Lon-  ' 
ara  da  quel  ùiale  non  trasse  tut- 
to il  bene  che  dovea.  Tanto  né 
ricavò  un  vantaggio  ^ande  ;  sì 
liberò  di  quelle  epidemie  ,  cui  era 
priniia  sogsetra  per  la  strettezza 
delle  straae  ;  Wrén  fece  il  mo- 
numento del  addetta  incendio: 
una  colonna  dorica  di  grosse  pie- 
tre alta  200  piedi  e  del  diametro- 
di  ij  y  sopra  nn  piedestallo  alro^ 
^o ,  e  di  21  ih  quadrato .  Nef 
ai  deé^trd  è  una  scala  a  vi  re .  Nel 
piedestallo  sono  iscrizioni  allusi- 
ve air  incendio .  Egli  architettò 
il  teatro  d*  Oxfòtd ,  il  Coilegia' 
dì  Chelsea,  il  palazzo  di  Msd^ 
bòrougli ,  il  paiàzto  d*  Hampton- 
Court,  la  chiesa  degli  Archi ,  e 
Quella  di  S.  Stefano  che  vien  re- 


Pietro  di  Roftia.   La  pianta  è  a 
crocè   greca,    a   tré   navi,,  coinr 
<fappelle  sfondate^,  con  una  cupo- 
la in  hiezzo'  alti  338  pi^di  ;  tut- 
ta la'  lunghezza  delli^  chiesa  è  di 
576'.    LtL  facciata,  è  à  due  ordi- 
ni ;  il  j^rimb  di  éolonne  corintie 
isolate  con   intercolonn;  uguali  ; 
il  secdndo  i  cohipòsito .    Ai  lat^ 
son  due  campanili  di  Colonne  i- 
^òlite.    Non  vi  sono  risalti .    Se 
S.  Pietro  è  più  grande  é  più  ric- 
co,  S.  Paolo  è  meno   difettoso  f 
da  chi  fif  incominciato  nel  X67Z 
fu  terminato  nel  2710.    Wren  fiì 
d*  un  carattere  sì  modesto  che  si 
attivò  il  disprezzo  degl*  ignoran- 
ti ;  egli  era  veramente  cfoffò ,    é 
perciò  studiò  a  non    imparare  le' 
mutiliti  brillanti ,   e  perciò  nonf 
parlava  che  poco  e  di  rado . 


2EC- 


coUrmentc;  é  air  esterno  ileco« 
raro  in  modo  che  si  ricòqosca 
subito  per  iéoira^  ,.  ..  ^^,,, 

TELA    prima  dì  Neroire  non 
fii  adoprata  nelle  pitture  .   Dopo 
il  ristabilimento   delle  arti    sj  è 
dipinto  per  lungo  tempo  in  legno' 
o  in  rame.   Ora  Tuio  comune  è 
in  tela  finji  o  grossolana  secondo 
Ja  pratica  degli  artisti ,  . 
^TEMPIO.  Ecfco  là  in  fendo 
^  Ut\  dritto    stradone,  in.  me^zo 
ad' una  piazza  regolare,  un  Tem-i, 
piò    ttittò    di  gran,  piatte   di  tan 
glio  )  decorato  d*  i^n  sol  ordine  «. 
^ti"d*  u(i  basamento  di  pochi  sca- 
lini: ^  gP  intercolònnj  ,son.  tuttx 
u^ali ,  il  soprornato  ricorre  con- 
tinuo senza  risalti,  un  solo  fron- 
tespizio  ne  fa  1*  aug.usta  froate»/ 
Lo  stesso  ornato'  e  9I  ji  4ietrò«. 
i^d  di  cui  me2;zo.s*e:;ge  qn  altr.'. 
otdine  jser  Orologio  e  per  c^q^par.' 
oa  .  Si  entri  ^  e  <'i  scuopr^  /ut*' 
to .   Nott  cappelle  ti^ondate  9  noa 
grossi  piloni ,   ma  colonne  isfìh-, 
re  dello  stes^' ordine  près^ntanq^ 
aid  ogni   passò  una  .varietà ^  che' 
incanta:     niente    di\<;orn.5ice  j,, 
iriehte  di    Cupola,    altari  ornati 
(fi  semplicità ,    cioè  ^n^a  piede: 
STàllt ',    senza    colonne.,    scnz^, 
ffòhtèspiz}  1    Quesr4  k  quadrato , 
riti' in  là   ve   ne  sono   di  altre 
forme.  J      \ ..  ;  .      , 

^  TENERO. YcoloVì  teneri $on 
diéJcT'  t  soavr .  '  Dipinger  fenerd^,, 
fAfhte^  h  d^Thger  (0)1  sipav,irà  1^ 
con  morbidezza  .  La  ien^re^tf 
è'^nfifhè'.hcJle  sculture  e  nelle,  in- ^ 
ciiiionl  r  Gif.  statvarj  Fiqr^ntioi/ 
hMrno- aWiàrò  ii'^«r«  .  '' 

TEODOLI  C  Marchese  C freisa. 
mé'')'tiri6^^  m.  17^6,  nobile kò- 
n?aHé,  iti ténf gen re  cu  bel^è  arti, 
archifertA  In'  Roma  Ja'Chièijà  di 
S.'Wéf^ó  e  Warccl/ino'  <Ji-passft-v 
W)  'felibro' .  'Tassftbi'lp  e  àncora  'la 


figura  del  suo  Teatro  <!' Argenti^ 
na.    Fece  anche   una  chiesa,  ia 
.JI^À<avastt»*«SgU^u  uà  rispetta- 
bil  uomo. 

TEODORO  in  compagnia  di 
Zmilo  e  di  Folo  fece  in  Lemna 
it  laberinto  sostenuto  da  50  co- 
lonne enormi  I  cosi  ben  equiii* 
brfite  su  perni ,  che  un  fancii^^ 

ce  Jc-i^voTay^,  .>Ì"«ti>  liWriiV| 
tg  Iw.a^  Plinio  .greterito, a  qw^H 
li'  di  Candia  e  4i  Hglttq..  .Lq^ 
«tesso  artista  jcre^se  inXacedemò-t 
ne,r^difi;^io  Ml\  Qwi»*>»^.  che  fqr^i 
sé  sarà  st^o  up  poi;tjco ,  .afU  c^t 
volta  eri  sospesa  la  lira  di,,.Trf 
mgteq, i^unirq  4ji*  La«;edeiiioni  pei:. 
av^r.  aggiunto  .<iU4ttrq.  C9rdfs,^a>]a 
lira  antica  »^,jPecc^Q  grand^,jè  I^^ 
innovazioi^c  r  TeofipfO/tti^ohe 
scu^ltorj  ,  é^li  /5i  gtttiMsce.y 
iijveni^wpc  df lU..Tegok,:'  ^fjl ,  U^ 

e, di .idn(?iere  }\  ferro  e.tope  spi-^ 
tue .  Ma  ii£^  ^.i  iii^  Yn4«f*.Haf? 

Tl^RMA,  a  ERjM A  ijina  ^t^^ 
tua,  la  jl{  jCi^i.  patite. interiore  Ì,. 
a  fo/m^  fii  piramide  .rqir^i^UM 
Qpcstò.  richi^u  T  infai^zjui,  deUj , 
artCj  quando  .^i  o^tientaira  .  dV 
mcttey^  qna  testa  su  4^  ui}.' cè^foì^ 
Si  destinano,  le  j,erme  i  ije'gù^ 
dini ,  e  talv'ql^.  f^i  CQj:t\jif^ìpni  \^ 
M^cJw  signiiJcai^g  ^  terfm\jnti^ 


.La  sj4a  forw.pvalf.  MQi^^é'H, 

eSscr?  tìètrqppò  corta,  n$,Wpy^.. 

alliinigata>  ,nh  ^T^^]to ^j^i^i^  j^, 

.    su,  né  ^1  giù.    ..      ..'  _.,s;.«t  I. 

.Le .  jtesi^c  mc^o^e  h^tmsx  4e{r^Ic«« 

cànza   cV.del,  npt)ile,^;if  grow, 

.  lanino ^grevez^     JtffW«?l».fe*' 


aUS 


METODO 

PER  LEGGERE  I  PRINCIPALI  ARTICOLI 

DI     QUESTO     DlZlOMAR,I0  . 


Convién  prima  leggere 
Arte,  Artista  »   Natura*    Bel- 
io t  Gusto  ,  Genio ,  Unità  Y  Va- 
rietà ,  Convenienza ,    Euritmia  , 
•   Simmetria ,  Proporzione ,  Grazia , 
Eleganza . 

Architettura y  Architetti,  Fab* 
brica ,  Ordini ,  Colonna  ,  Base  , 
Cornicione,  Piedestallo,  Rusti- 
co , , Bugne ,  Intercolonnj ,  Archi , 
Basamenti ,  Frontespizj ,  Case  , 
Chiese,  Tempj,  Palazzi,  Faccia* 
te.  Porte,  Finestre,  Sale,  ec« 
Ornamenti ,  Monumenti ,  Città  , 
Strade,  Piazze,  Fontane,  Porti, 
Distribuzione,  Comodità,  Soli- 
dità ,  Materiali ,  Marmi ,  Pietre  , 
Mattoni,   Calce,  Malta,  Stac- 


chi ,  Intonachi,  Legni ,  Giardini . 

Pittura^  Disegno,  Proporzio- 
ni ,  Ponderazione,  -  Equilibrio, 
Anatomia,  Prospettiva,  Espres- 
sione, Composizione,  Invenzio- 
ne, Colorito,  Pannejsrgiamenti , 
Vesti ,  Pieghe ,  Pittori ,  Scuole  , 
Modello,  Stùdio^  Accademia j 
Antico ,  Copia ,  Universalità  ^ 
Fantasia,  Accessorio,  Stòria  , 
Generi,  Giardinaggio  ,  Paesi  , 
Ritratti  ec. 

Scultura ,  Scultori ,    Statue  E- 

guestri ,  Bronzo ,  Busti ,  Enne  , 
lassorilievo ,  Gruppo  « 
Incisione y    Incisori,    Stampe, 
Prove ,  Vignette ,  Acqua  Forte  , 
Boline,  Maniera  Nera,  Pietre. 


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A    447340 


Dun. 


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