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DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE
STORICO-ECCLESIASTICA
DA S. PIETRO SINO AI NOSTRI GIORNI
SPECIALMENTE INTORNO
AI PRINCIPALI SANTI, BEATI, MARTIRI, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDINALI
E PIÙ CELEBRI SCRITTORI ECCLESIASTICI, AI VARII GRADI DELLA GERARCHIA
DELLA CHIESA CATTOLICA, ALLE CITTA PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E
VESCOVILI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI CONCILII, ALLE FESTE Piu" SOLENNI,
AI RITI, ALLE CERIMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE PAPALI, CARDINALIZIE E
PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, NON
CHE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICIA, EC. EC. EC.
COMPILAZIONE
DEL CAVALIERE GAETANO MORONI ROMANO
SECONDO AIUTANTE DI CAMERA
DI SUA SANTITÀ PIO IX.
VCL. XCIX.
IN VENEZIA
DALLA TIPOGRAFIA EMILIANA
MDCCCLX.
La presente edizione è posta sotto la salvaguardia delle leggi
vigenti, per quanto riguarda la proprietà letteraria, di cui
l'Autore intende godere il diritto, giusta le Convenzioni
relative.
DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE
STORICO- ECCLESIASTICA
vie
V IC
Y ICARIO CAPITOLARE, T'ice
sacra fungens ordini s Canonicorum , per
fnterregnuni Vicaria potatale fune liis,
flcariw! Capilulari'!. L'eletto dal Ca-
pilolo [F.) (Iella Cattedrale {T^.) pel go-
verno del Vescovato [F.) o diocesi Nid-
lius, vacato per rinunzia , traslazione e
morie del l escavo (/^.) o altro de'pre-
iati in que'duearticoli enumerali(ne"qua-
li tenni di nuovo proposito de' Capitoli
e òt Canonici, e della Curia e Tribuna-
le ecclesiastico) j argomento di cui ragio-
nai ne' voi. Ili , p. 7, Vili, p. 54 e seg.,
XXVII, p. 137 e seg., LUI, p.i4^> "el-
le due colonne, LXII, p. 42 e seg. Laon-
de mi limiterò a dire, che vacandola se-
de episcopale sia per morte, sia per ri-
nunzia, sia per traslazione ec. del vesco-
vo, si devolve la giurisdizione episcopale
al capitolo della cattedrale. Questi entro
8 giorni, da detta vacanza, deve nomina-
re il vicario capitolare, o confermare il
Vicario generale (/^.)deirultimo vesco-
vo, o altro fornito delle necessarie quali-
tà, al governo della diocesi, e nella Spa-
gna si cliiaoja governatore il vicario ca-
pitolare. Che se il capitolo iascierà di ciò
fare, il diritto di nominare il vicario ca-
pitolare, o confermare il vicario genera-
le del vescovo precedente , o destinando
un soggetto inabile, si devolverà al Me-
tropolitano (V.)j e se fosse la chiesa me-
tropolitana vacante, e se la chiesa fosse
esente dalla giurisdizione del vescovo e
del metropolitano, ed il capitolo dell'una
o dell'altra sia stato negligente, altura nel
i.° caso il vescovo sufTraganeo più antico
nella provincia ecclesiastica o metropoli-
tana, e nel 2.° il vescovo più vicino, eleg-
gerà il vicario, e se fra gì' individui del
capitolo vi fosse persona idonea, questi
verrà preferito a parila di meriti all'e-
straneo ; non è però di obbligo che il vi-
cario si faccia di uno del capitolo, ma con-
senziente il capitolo stesso potrà assume-
re un estraneo. Qualora il capitolo d'una
chiesa suifraganea, vacando la metropo-
litana, fosse stato negligente nell'eleggere
il vicario capitolare, spetta l'elezione al
capitolo metropolitano. In fine dandosi il
caso, che il metropolitano, o il capitolo
metropolitano, o il più aulico de'sulfra-
4 vie vie
g8iiei,o il vescovo viciniore abbiano man- tliiedeil'esscr promosso, non sia slato al-
calo nel liir uso della podestà loro devo- lie voile ligellalo dal vescovo aiilecesso*
lutn, la s. Sfòe ad siijij Irnilam ncgUi^in- v*' qiiad niarex Ma ovest tratti di per-
//<v//»^/v7f//7/o/7<///,staljilisce il vicario del- suiie, die non sono aitate, nel modo so-
la chieda vacante. Il vicario così fdllo di- pi a accennato, non possono concedere let-
tesi capitolare, peicliè elello dai capilo- teie dimissoiiali n^\)\ì\ìve posi annuin ite-
lo. La sua durala i fino ih'è fallo il ve- f/»9 Ecclesinc, senza un'espressa licenza
scovo, \\ r|uale destina il vicario a forma della s. congregazione del concilio'". Mi
dell'istruzione di DenedelloXIV, /)ciSy- sta davanti un analogo dotto voto di co-
ciori. Dioec, lib. 2, cap. q. Alle volle ac- spicuo prelato, pel caso cbe vado a rife-
onde, cbe la s. Stde per amministrare una me, di chiesa non aecjfKf principaìiter,
qualche diocesi invia Sicari apostolici né sultVaganea, né unita ad una metro-
(/ .)jO perchè d piciprio vescovo non può polilana, ma amministrata da un arcive-
o non deve esercitare la giurisilizione per scovo; e pare avvenuto nel 1882, secou-
Dootivo di dinamazione per la «juale fin- do le mie congetture, eoinincia dal ri-
che non si è purgato non può utilmente cordare. La cura e il governo delle chie-
presiedere alla chiesa, ovvero perchè in- se vescovili vacanti, che nell'antica disci-
fermo, o avanzalo in età non può esercì- pliiia della Chiesaappai teneva al vescovo
lai e le sagre funzioni, e pascere con pio- piìi vicino, come quegli che poteva più
(ìlio il gregge afìldatogli, o per altra ra- comodamente provvedere ad ogni biso-
gionevule causa. L'estensione delle fa- gno, passò in forza del cap. C'«//< o/<>// t/e
colla di questi vicari apostolici è a se- m^yon'y, e/ o/'er//V'/i. al capitolo cattedra-
conda del breve pontificio che loro vie- le, che secondo il diritto comune poteva
ne rilasciato dal Papa, o delle istruzioni governare la chiesa per sé stesso, ossia
che loro da quello vengono date, e pe' collegialmente. Ma il concilio di Tieiito,
aioli vi che inducono ad inviarli al regi- sess. 24, cap. iG, Z^e /i(/òr/«., stabili, che
me d'una diocesi, come avverte Benedet- l'esercizio della giurisdizione vescovile in
to XIV, De Syìiod. Dioeces., lib. 2, cap. Sede ^'acaule dovesse commetlersi ad un
I. Il successore Clemente XIII, col bieve vicario capitolare, ila eleggeisi dallo stes-
Pa/ernac,óe'i'2^eoaa\oi'/6i,Buìl.Ixom. so capitolo dentro il detto termine d' 8
Itili. y t. 2, p. 49, contenente l'istruzione giorni dalla vacanza della chiesa, ec. ec.
sopra diversi provvedimenti pel governo Poi soggiunge. Prima d'applicare al caso
delie Cf/r/e /icf/(-s/fl.*^/r/i(' nel regno di nostro queste cos'i chiare leone (cioè lut-
Sarilegna, dispose nel § Xl. » Che ì vi- le l'esposte di sopra), è necesscrvio di pre-
cari capitolari non possano d'ora innan- mettere una cosa, vale a dire, se la chiesa
zi, senza il voto del pieno capitolo , da di J'iesù ha il dii ilio di ooiuinaie in se-
darsi nel luogo solilo capilolaie, per mag- de vacante il sio vicario capitolare. Al
gioranza di voti segreti, da calcolarsi se- che sembra potersi rispondere aiì'eimali-
condo il costume di ciascun capitolo, e vnineiite,dappoiclièiiella bolla diPio VII
da registrarsi of gli atli capitolari, conce- (Oc i<////o//^ espressamente si dichiara,
deie le lettere Dimissorie [P.) a' laici, che tutti i duini e privilegi, che compe-
benché siano arlati da benefizio, o da cap- tono alle chiese vescovili aeque principa-
pellania, nel modo spiegato di sopra, 0 Ider unite, sono comunicati e conservati
purea coloro, che avendo già lai.'' lon- alle chiese vescovili sottoposte alla per-
sura, sono piesentati a qualche benefizio petua amministrazione degli arcivescovi,
o cappellania, che actu requiratcerlum Ora secondo il gius comune le chiese ae-
ovdintni ; e coll'espressa condizione che que principaliler unite hanno la facoltà
M nell'uno, che ijell'allro caso, colui ciie di scegliere il proprio vicario capitolare.
vie vie 5
Né la bolla dello stesso Fio VII rispetto scovo. Tialtatidosi lUinijue d'nn caso, a
alla chiesa ili Trtja amministrata dalla cui il concilio di Trento , e in generale
ciiiesa arcivescovile ili Cainerino^ dovasi il «lirìttoconiune vigente non lianno [)rov-
dispone, die il vicario capitolare dell'una veduto, par cliiaro, die si debba ricorre-
e dell'altra chiesa si elegga dal capitolo re al diiitto antico, e in conseguenza, che
ujeiropolitano di Camerino (benché l'ar- la facoltà di scegliere il vicario capitolare
ci vescovo sia obbligato tenere un vicario ap|)arlenga al vescovo più vicinoi non già,
generale a Treia) , può in questa parte che ì canoni antichi parlino espressamen-
applicarsi alle chiese vescovili nmmini- ledi vicario capitolare, che in que' tem-
slrate nel regno di Nipoli, poiché il I*a- pi non conoscevasi, ma perchè stabilisco-
pa in questa bolla ha latto una dÌNposìzio- no la massima generale, che al vescovo
ne particolare per la difesa di Treia, e piìi vicino ap[iarliene di accorrere al go-
non Ila mai inteso di fare una legge che verno della chiesa piivata del suo pasto
derogasse al diritto comune. Posto ciò, si re ; nel qual caso può con^iilerarsi un;i
fa luogo alla questione principale: a chi chiesa vescovile, che per la mortedell'ar-
si devolve la facoltà di eleggere il vica- civescovo amministratore è rimasta •va-
rio capitolare di Viesti, mentre il capi- caute, né il capitolo cattedrale de[)0sita.
tolo di quest I chiesa non l'ha eletto den< rio della giurisdizione vescovile può am-
ilo gli 8 giorni prescritti dal concilio Tri- ministrarla per mezzo del vicario capito-
dentino? Sembra m \° luogo che tale lare, avendo perduto il dirilto di eleg-
scelta non potesse competere al capitolo gerlo in pena della sua negligenza a far-
itietiopulitano di ìManfiedonia ossia di Si- ne uso dentro gU 8 giorni stabiliti, l'er-
ponto, mentre Viesti non è di detta chie- lauto, s'è lecito esporre il [iropiio senti-
sa melro[)()lilana né sulFraganea, né ac' mento, dice il preopinante, in un caso,
qxif principnlilcr ad essa unita, essendo in cui a togliere ogni dubbio attesa lu sua
questi gli unici due titoli, che si conosco- novità è necessaria unadichiaraziune del-
no nel diritto, io forza de'quali si devo!- la s. Sede, proponeva rispondersi a' due
Te al capitolo metropolitano la facoltà di quesiti di iTig.^ nunzio di Napoli nel nio-
eleggere il vicario capitolare d' un'altra do seguente. Dubbio i."» Occorrendola
chiesa. Ma Viesti non essendo chiesa suf- vacanza d'una chiesa arcivescovile ammi-
fraganea, \\è acque principaliter unita, nistratrice perpetua d'una chiesa vescovi-
non si può neppur dire chiesa exeinpta, le, se quest'ultima trascurasse di deputa-
poiché è posta sotto perpetua animini- re e costituire nel tempo da' canoni [ire-
strazione dell'arcivescovo. Il concilio di scritto il vicario capitolare, si domanda,
Trento, e le dichiarazioni delle s. con- a chi devolverebbesi questa deputazione?
giegazioni di Roma parlano sempre di Al vescovo viciniore, oppure al capitolo
chiese o metropolitane, o suiFraganee, o della chiesa arcivescovile amministiatri-
txeinplae , da che ogni chiesa vescovile ce?" Prima di rispondere a questo dub-
generalmente appartiene ad una di que- bio il preopinante premise, cheTammi-
sle tre classi, e ili.° esempio d'una chie- nislrazione perpetua della chiesa di Vie-
sa vescovile data in perpetua amministra- sti è data all'arcivescovo, e non alla chie-
zione d'un arcivescovo è forse quello di sa, né al capitolo di Manfredonia ossia
Treia, che poi è stato imitato nell'ulti- Siponto, altrimenti lachiesadi Viesti non
tua circoscrizione delle diocesi napoleta- sarebbe mài vacante, perchè lachiesadi
ne. Fuori di queste chiese non v'è, alme- Manfredonia e il suo capitolo , quando
no presentemente, in tutto l'Orbe catto- non siano 60p[)ressi, non muoiono mai.
lieo alcuna chiesa vescovile addetta alla Ciòdichiarato. rispose. Z^f'/;»;^//o«ef« Fi-
perpetua ammiaislrazione d'un artivc- cara Capitularis in casii, de quo agi-
6 Vie
tur, spedare ad Episcopnni viciniorcin.
Dubbio 1.° " E nel caso, che la aoaiìna
del vicario, di cui si tratta, appartenesse
al capitolo della chiesa arcivescovile ani-
ininislratrice, se la deputazione del vica-
rio fdlta da questo capitolo fosse cadu-
ta sopra persona, che è inabile per qual-
che difetto canonico, si domanda, a chi
devolverebbesi il diritto di deputarlo, e
qual provvedimento dovrebbesi prende-
re per riparare ad un sì fatto inconve-
niente? Rispose. Jd s. Sederli , adeam-
niic recurrtndurn esse ". Bramoso di co-
noscerne il risultato , e non trovandolo
nelle ricerche fatte all' archivio della s.
congregazione de' vescovi e regolari, os-
sequiosamente ne interpellai il R.mo Ca-
pitolo di Viesti. A*a4 aprile i 860 grazio-
samente si degnò rispondermi il Kev.° d.
Matteo Nobile, che alla rappresentanza
di vicario generale , aggiunge quelle di
arcidiacono i." dignità e di presidente del
capitolo Vestano, » Non mai qui è insor-
to il dubbio in sede vacante di eleggersi
ii vicario capitolare , né mai il capitolo
di Manfredonia ha opposto difficoltà: sib-
bene lo stesso capitolo Sipontino in mor-
te del di lui arcivescovo, amministratore
di Viesti, è immediatamente subentrato
nel diritto di metropolitano , ricevendo
appelli, e discutendoli: diritto che non si
puòesercilaredall'arcivescovo,perchè in-
signito auchedell'amministrazione di Vie-
sti^ quindi in vita dello stesso, rimanendo
assopito il diritto metropolitico, perchè è
lo stesso giudice, gli appelli si deferisco-
no a Roma. Del voto favorevole fatto a
Gregorio XVI, sulla questione che accen-
»ate , ignoro ogni principio , e neanche
da'vecclii capitolari, che allora facevano
parte del capitolo, ho potuto ritrarre co-
t>a minima, assicurando non esservi mai
caduto dubbio, o questione ". Rimarrà
dunque il da me riprodotto, una erudi-
zione in casu. Il cardinal De Luca , IL
rescovo pratico, tratta i seguenti punti
nei Clip. 34". Della podestà del Capito-
lo della Cattedrale in sede piena 0 \-a-
Vie
caute , e del suo F'icario, ed altri uffl-
ziali e ministri in questo secondo tem-
po. i.° 11 corpo cattedratico si costituisce
egualmente dal vescovo e dal capito-
lo, a. ° Della giurisdizione del capitolo in
sede piena unitamente al vescovo. 3."
Del capitolo solo, e degli atti capitolari.
4.*'e5.°Della giurisdizione piena del capi-
tolo in sede vacante, ovvero impedita, pò*
tendo essere rappresentato anco da due e
da uno. Primamente fra' casi della sede
vacante, comprènde quelli se il vescovo
divenne servo degl'infedeli, ovvero fosse
di fatto impedito dal principe secolare
del territorio, di non risiedere e di non
amministrare la sua giurisdizione, oche
ritrovandosi assente in paese loutano mo-
risse, ovvero si partisse il vicario genera-
le, il quale si fosse lasciato in sua vece,
con casi simili, riguardandoall'elletto più
che alla formalità. In questi casi il capi-
tolo subentra nel!' esercizio della piena
giurisdizione vescovile, così ordinaria co-
me delegata, sicché possa far tuttuciò che
potesse fare il vescovo fuor de'casi eccet-
tuali; e ciò per la ragione che i giuristi
dicono del y'/ii accrescendi, ovvero non
decrescendiy cioè che per quella finzione
la quale si fa dalla legge ancorché con»
tro il corso naturale, queste forze e quel-
le operazioni, le quali risiedono in potere
di tutto il corpo quando sia intero e per-
fetto col capo e con tutti i membri, man-
cando il ca[)o si consolidano e risiedono
nel rimanente corpo, il quale può essere
rappresentato da alcuni pochi canonici
anco due o uno, in cui si consolida tutta
la giurisdizione e podestà capitolare. 6."
e 7." Dell' ol)bligo e del modo di depu-
tare il vicario generale capitolare e l'E-
conomo (V-). L' esercizio della giurisdi-
zione vescovile devoluta al capitolo e per-
ciò in potere di multi, cagionando disor-
dini, il conciliodi Trento vi provvide con
ordinare dopo 8 giorni dalia seguita va-
canza l'elezione d' un vicario generale,
voV^AìUìtnit AtHo capitolare , il quale sia
doliuie, almeno ne'canoui (dice il IN^idi,
vie
che se non vi fosse un dottore, il cnptto-
lo può eleggere im altro, assuineudo pe-
rò un assessore dottore), per l'ainmiDi-
Gtraziooe della giustizia e della giurisdi-
zione vescovile, ed anco un economo lul*
ramoiiiiistrazioue de'beni e delle rendi-
te della chiesa. Sull'elezione o deputazio-
ne occorrono molte questioni, e partico-
larmente sulla devoluzione di questa fa-
coltà che se ne faccia al metropolitano
nelle chiese suiTraganee, ovvero al vesco-
vo più antico della provincia ecclesiasti-
ca, oppure al più vicino nella chiesa esen-
te, nel caso che il capitolo trascuri di fa-
re tale elezione o la faccia male. 8.° e g."
Che cosa possa fare e non fare il vicario
capitolare. Egli può far tuttociò che fa
il vescovo o il suo vicario generale, con
l'una e eoo V altra giurisdizione ordina-
ria e delegata , non già per la speciale e
personale. Ed anche succede nella pode-
6(à e giurisdizione metropolitica, quando
si tratta della chiesa metropolitana va-
cante; e per conseguenza potrebbe anche
r.ir la visita della provincia quando non
vi fosse la proibizione , ed esser giudice
dell'appellazioni da'sutliaganei, e il di più
che occorra fuori de' casi eccettuati , i
quali sono molti. Printieramente, la ce-
lebrazione del Sinodo; secondariamente,
la collazione de' Benefizi ecclesiastici ^
mentre anche quelli, de' quali per altro
uè sarebbe la libera collazione del vesco-
vo, cadono in questo caso sotto le riser*
ve apostoliche; tranne la facoltà d* isti-
luue ne'beneflzi di padronato laicale, ed
ha anco la facoltà di tenere il concoiso
alle parrocchie; terzo, nel rilasciare le
dimissorie per la collazione degli ordiui
deatro il i .° anno, nel quale questa pode-
btà se gli è sospesa dal concilio di Tren-
to; quarto, sopra l'esercizio de'ponliflca-
li e delle funzioni primarie vescovili, oou
solamente iu quelle che ricercano l'ordi-
ne episcopale , sicché siano merameute
pontificali, ma anche nell'altre^ delle qua-
li sia capace ogni semplice sacerdote, ini
perocché queste uon vauuu culla giuiis*
Vie 7
dizione e non {spettano al vicario ovve-
ro ad altro, il «juale fosse deputato dal
capitolo, ma spettano alla sua prima di-
gnità o al più antico canonico, onde fac-
cia la prima figura nel capitolo. Il De Lii*
ca, cap. 37, n. L'i: Della distinzione delle
chiese unite in tempo di sede vacante,
dice che ciascun capitolo deputa il suo
vicario e il suo economo, e gli altri ufli-
ziali per la propria chiesa e diocesi, per-
chè solamente si dà il caso della loro u-
uione quando si abbia ad eleggere il ve-
scovo, perchè egualmente l'elezione spet-
ta all'uno e all' altro , cioè nelle poche
diocesi in cui sussiste tale privilegio, co<
me in Germania. Quando da'capitoli,ov>
vero da uno di essi si trascuri l'elezione
del vicario o si faccia male, alle volte il
caso porta in queste diocesi unite che la
devoluzione si faccia a diversi superiori,
cioè che una segua la metropolitana, e
l'altra al vescovo vicino se la chiesa è e>
sente, ovvero appartenga a due diversi
metropolitani se spelta a diverse provin-
se. E se in una di esse non vi fosse il ca-
pitolo attuale, subentra subito la podestà
del metropolitano e non quella dell' al-
tro capitolo, quando però l' antica e le-
gittima consuetudine, in vigore della qua-
le si possa allegare il privilegio apostoli-
co, non disponga altrimenti. Inoltre il De
Luca nel cap. i 3, o, 28 e 29: Della Visita
della diocesi, dice che questa anticamente
fu facoltà e giurisdizione dubitativa, pe-
rò è più ricevuta l'afTermativa, che il ca-
pitolo iu sede vacante possa visitare la
diocesi, per mezzo del vicario deputato,
secondo la disposizione del Tridentino,
non potendo il capitolo deputare un vi-
sitatore particolare. Ma nel farsi la visi-
ta dal vicario capitolare , ovvero anche
dal generale, non si può esigere quella
somma di procurazione per l'alimento o
altro emolumento, solita pagarsi al ve-
scovo in luogo del vitto, a seconda delle
convenute composizioni per una deter-
minata somma, moderata e proporziona-
ta solamente alla sua persona e famii^lia
8 Vie
necessaria, la quale dev'essere molto mi-
nore di quella del vescovo, ed il dì più
sarebbe estorsione. Finalmente nel cap.
28, D. I 3, dichiara, quanto al sindacato,
non esserne soggetto il vicario generale,
bensì il vicario capitolare , quando co»\
■voglia il vescovo successore, dal cui ar-
bitrio ciò dipende, perchè amministra
la carica senza la presenza e il freno del
vescovo. Il ^ardi, Dt Purrochi, ragiona
sulle seguenti materie. Il capitolo, sede
vacante, può accordare indulgenze (se-
condo il Barbosa e altri sommi canoni-
sti,perchè ['I/ididgenza non è potered'or-
dine, ma di giurisdizione, e la remissio-
ne o minorazione delie Pene ecclesiasti-
che era in facoltà anche negli antichi se-
coli óe'Presbiterii o capitoli, morto o as-
sente il vescovo; s'intende setnpre nel li-
mite di 4o giorni d' indulgenza. Ma il
Lambertini non vi conviene, perchè il
capitolo o il vicario capitolare non sono
Pcislorì); ese il vescovo è eretico può da-
re ledimissorie e fare altre cose come se
fosse sede vacante (e se fosse il capitolo
disperso, ciò può fare anche un canoni-
co), nella quale governava e governa la
diocesi , enumerandone le attribuzioni.
IVIorto il vescovo, 0 traslato o prigioniero
degl'infedeli, il capitolo subentra in tut-
ta la giurisdizione: ciò usava anche assen-
te lungamente il vescovo, polendo anco-
ra tenere il sinodo. Anticamente i cano-
nici reggevano da sé la diocesi, senza fa-
re vicario capitolare, poi prescritto dal
Tridentino. Pi ioja di Benedetto XIV, il
capitolo non era obbligato fare il vicario
capitolare inamovibile, e delegargli tut-
ta la giurisdizione e tutte le facoltà: ciò
però ancora si usa in molti luoghi, essen-
do vario l'uso nelle varie provincie della
cristianità, e continuandosi quello di pri-
ma, dovendo il vicario capitolare nelle
cose piìj ardue dipendere dal capitolo,
come la collazione de' benefizi , la cura
i\ft Seminari ec, oltre la riserva d'altre
cose, come nel Veneziano, e più comu-
nemente fuori d'Italia, ove in alcuni luo-
V I c
ghi il capitolo assegna al vicario capito-
lare alcuni canonici per assessori, senza
i quali nulla può fare. Dice il Tomassi-
ni, che la s. congregazione dichiarò che
il capitolo può rimovere il vicario capi-
tolare, purché entro 8 giorni ne faccia
un altro. Anche il concilio di Milano del
I 582 pai-la di questo potere del capito-
lo di mutare i suoi vicari capitolari, e di
far loro render conto dellopeialo. Oltre-
monte, da' capitoli si fanno ancora i vi-
cari capitolari adienipus, poi conferman-
dolo o facendone un altro, con diverse
riserve. Conclude il Nardi. « Oltre le fa-
coltà de'capitoli e vicari capitolari men-
tovate, è superfluo il dire che vi è quella
di assolvere dalle Censure ecciesiasliche,
conoscere cause ardue, far leggi, esami-
nar conti di luoghi pii, darò togliere la
confessione, sospendere i sacerdoti , dar
la facoltà de'casi riservati, approvar con-
fessori, dispensar da interstizi , esaminar
cause matrimoniali, celebrare o far cele-
brare matrimoni, dar quelle dispense che
può dare il vescovo; insomtna far tulle
le cose di giurisdizione come vero Ordi-
nario. Il capitolo, sede vacante, perse, o
per mezzo de'suoi procuratori (e non già
il vicario capitolare), ha volo decisivo ne*
concili! provinciali". Importanlie prezio-
se nozioni io argomento, contendono le
Dichiarazioni e Hilrattazioni dfgl' In-
dirizzi stampati inMilano nel 1811, umi-
liate a Pio f^IJ dagli arci\'esco\'i e ve-
scovi e da' capito li d'Italia. Di esse e del-
le gravi cause che le promossero, ragionai
ne'Iuoghi citati in principio e altri che vi
hanno lelazione, ed in diversi vescovati
riportai il testo delle dichiarazioni de'ca-
piloli e de' vescovi. Intendo ricordare, ciré
imperando Napoleone I, egli era sempre
agitato di vedere i f escovali di Francia
e d'Italia quasi senza Vescovi, per ave-
re Pio VII, dopo la violenta occupazio-
ne degli Siali di s. Chiesa, ricusalo ap-
provare i nominati dall'imperatore e dar
loro la canonica istituzione; anzi che tali
vescovi eletti, non fossero iutaoto scelti
vie vie 9
dt/capitoli a vicari capitolari; poiché se la hei» doviila sotltliiCazione, e non si li-
il Tiideuliiio prescrisse il modo di tiele- parava in (|iialclie luuiio lo scandalo da-
gnie la giurisdizione episcopale, in un ul" lo a tulio l'Urbe cattolico. Fu allora che
Jiziale o vicario , inlese sempre decreta- Napoleone I, per consiglio e insinuazio-
lo e prescritto, salva l'aulorilà della s. ne del cardinal yJ7</f(rj-(/ Ad (luale poi se
Sede, la quale esercitando in questa ma- uè vantò, fece insinuare (vocubulo sinoni-
leria la podestà da Cristo iinuìedialainen- ino di comandate, per (luell' imperatore
te ricevuta, secondo le varie circostanze, de'francesi), da'così delti ministri de'cul-
che nell'econoiniii dell'ecclesiastico regi- ti a'capitoli delle cattedrali delle chiese
me la prudenza le suggerisce, tanto è vacanti, d'eleggere per vicari capiiolari i
lungi, che possa essere incolpala d'atlen- soggetti da esso nominali a quelle sedi
tato, d'impedimento odi op|)Osizione, che vescovili, come (u (juasi generalmente e*
anzi ogni fedele è tenuto ad uniformarsi seguito. Pio VII subito previde le lune-
itile sue autorevoli disposizioni. Quindi sle conseguenze, con pretendersi spu'dia-
diveisi de' vescovi nominati da rSapoleo- le la s. Sede del diritto della coolerma
uè 1, cedendo agl'impulsi del suo gover- de'vescovi, ed apertamente dichiarò; che
no, si fecero investire da'cooiloli col li- la prelesa elezione in vicari capitolari de'
tolo di amininistratori spirituali e ne e- nominati a' vescovati, era iuteramenle
sercitarono le funzioni: con sì scandalo- contraria alle leggi e disciplinedella Chie-
sa condotta , essi riconobbero la dignità sa attualmente in vigore. Il perchè vuri
per sola elezione dell'usurpala podestà canonici delle cattedrali vacauti, io onta
temporale, reputandosi in tal modo in- a'rigorosi ordini e minacce del governo,
dipendenti dalla s. Stde. V\o VII ripro- non vollero riconoscere gl'intrusi vicari
volali vicari capitolari, per cui silfalte in- capitolari eletti per istigazione e iinpul-
trusioni furono ricusale da vari capilo- so de'ministri imperiali. Irritalo Napo-
li, e non riconosciute dalla maggior par- leone I , fece iatpiigionare 'ò cardinali
tede'fedeli. Tullociò produsse quelle gra- alcuni prelati, e vari canonici delle duK-
\i con>.eguenze , altrove /ipetutamente se d'Italia. Alle violenze, unì Napoleone
narrale e deplorate, li cardinal Pacca, 1 l'astuzia, per giustificar la sua condot-
ue discorre a lungo nella Relazione del ta, con esigere dulie chiese ilaliane una
viaggio di Pio Vii a Ceiio^'a, a p. c)6 solenne approvazione di sue operazioni,
eseg., oltreché nellesue ,17e///or/'e.Egli di- per rovesciare sull'oppresso e innocente
ce, Pio VII, confinalo e prigione in Sa- Pio VII lutla la colpa delle turbolenze
\'onaC\& Napoleone 1, fu da molti assalilo derivaleda quelle controversie. Fece usci-
percliè confermasse e desse l'istituzione re in campo la dichiarazione o indirizzo
canonica agli ecclesiastici da quello nomi- dal cortigiano capitolo metropolilano di
uali a vane chiese vescovili vacanti in Parigi (V.)^ in cui si esaltavano le mas-
Francia e in Italia. L'ottimo Pontefice sime della così della chiesa Gallicana,
credendo indegno di più godere d' una per sostenere fino alla morte le quattro
grazia singolare della s. Sede, qual è proposizioni del clero di Grt///a (^.), pro-
l'iudullo alla nomina tÌG rescovali va- clamate nel 1682 contro Innocenzo XI,
canti, colui che avea usurpato i beni e i da lui e da'successori riprovate solenne-
domiuii della Chiesa romana, e caccialo Uiente, difendendo enfaticamente il dirit-
con inaudito allentato dalla sua sede il to de'capiloli cattedrali, di nominare il
successore di s. Pietro e Vicario di Cri- vicario cajìitolare che esercitasse la giu-
sto, reslòfermoe costante nella presa ri- risdizione ordinaria durante la vacanza
soluzione, di non piti ammettere tali no- delle sedi. Appena pubblicala tal dichia-
niioe imperiali, se uon gli si dava prima razioue 0 iudiriizo, Napoleone I ordinò
IO vie
<li cosUinjrTisi i vescovi ecoplloli itaiwtni
di lare allicHanlo, eil otleone dichiara-
zioni e indiii/zidi molti vescovi e di mol-
li capitoli d'Italia, nc'quali o espressa-
meiiteoindirellaineute si aderiva a ciuci-
lo del cB|)itolo inelropolilaiio di Parigi,
adollandoue le raassiine e i delti 4 laiuo-
si arlicoli dell' assemblea gallicana del
1682. Tutti questi indirizzi furono pub-
blicati in una raccolta stampala a Mila-
no nel 181 I ,e desiarono deplorabile scan-
dalo e generale orrore. I buoni catlolici
di Francia e quell'illustre clero , ornoai
(luasi scevro da' pregiudizi nazionali ia
punto di disciplma, non polendo persua-
dersi che quegli indirizzi fossero opera de'
i?escovi e capitoli italiani, più volle se-
grelamenle ne consultarono il cardinal
Pacca, nella sua prigione, se vi potevano
prestar fede. Il cuore di Pio VII ne re-
stò profondamente trafitto, cos'j gli ani-
mi di tanti cardinali e vescovi strappali
dalle loro sedi, odeportati o chiusi in pri-
gione, lu (juesta persecuzione contro la
Chiesa, non mancarono alcuni vescovi ,
capitoli e sacerdoti italiani infelicemente
deboli, che aderirono alle seduzioni pre-
potenti del dominante, non vergognan-
dosi di riconoscere le deplorate proposi-
zioni gallicane; così calunuiauduil prigio-
niero Pio VII, quasi avesse voluto pri-
vare i capitoli del loro diritto, mentre e-
gli n'era il vindice e il difensore. Impe-
rocché, costringendo Napoleone I i capi-
toli a scegliere per vicario capitolare la
persona da lui nominala al vescovato, gli
spogliava realmente del diritto della scel-
ta, e il Papa li lasciava in piena libertà
d'eleggere qualunque ecclesiastico, ch'essi
volevano, munito de' necessari requisiti,
quel solo eccellualo, che non egli ma i
oagri canoni escludevano, cioè il nomina-
lo alla sede vescovile. Durò il dolore de'
buoni, e l'iocerlezza sull' auleuticilà di
({uell'iudii izzi, finché giunse il sospiralo
momento che fu reiid la pace e libertà al-
la Chiesa, e alloia si venne in chiaro di
quanto IdhdUicuU 6Ì ciu fallo ctedcie al
V I c
pubblico dal governo ilalico, che toma*
va in maggior disonore e discredilo del
clero itidiano. Appena si sparse per l'I-
talia la voce che Pio VII era io libertà,
e s'incamminava alla volta della sua sa-
gra sede, alcuni vescovi co'toro capìtoli,
«'quali fin allora avea tenuta chiusa la
bocca il terrore e la prepotenza, non in-
dugiarono di rivolgersi al Papa nel suo
passaggio per l'Italia, e di confessore o a
voce o in iscritto la loro debolezza e il lo-
ro fallo, d'implorarne il perdono , e di
manifestare le minacce, le violenze e le
arti seduttrici ed ingannevoli, che si era-
no messe iti opera per vincere la loro co-
stanza, e costringerli a quell'atto ripro •
vevole e scandaloso. Indi nel posteriore
viaggio di Pio VII a Genova, e nel suo
ritorno a Pt.oma traversando quasi tutta
l'Italia, 81 compì dalla Provvidenz^i l'ope-
ra così bene incominciata, e la massima
parte de' vescovi e de'capiloli spoutanea-
inenle mandarono le loro ritrattazioni e
dichiarazioni sugl'indirizzi; e solo a pochi
fu fatto insinuare un tal atto per ripara-
re allo licandalo dato all' intiero cattoli-
cisino. Li raccolta di tutte queste rilrat-
tazioai e dichiarazioni fu stampala in
Roma nel 18 16, ma con pochi esempi a-
ri, ed èia ricordala su[)eriormente . Non
essendo mollo nota, e possedendola, cre-
dei opportuno anche qui darne breve e
chiara contezz'i,|)ercompenetiarsi in que-
st'articolo. In essa pochi vescovi co'ioro
capitoti, con giusto rossore e rammari-
co, confessano il loro fallo e ne chiedo-
no perdono al Papa, assicurandolo alcu-
ni di essi, che nella loro mente e nel lo-
ro cuore non ebbero mai que'seotimen-
ti, che dalla loro penna avea strappati il
terrorismo e la prepotenza del governo.
Altri non negano d'aver sottoscritto e in-
viato un indirizzo al governo; ma conra-
gione altamente sì lagnano, che fu que-
sto o in parte mutilalo, togliendovi al-
cune proposizioni che modificavano la lo-
ro adesione a'principii adottati dal capi-
tolo tutti upulitano di Parigi, o travisali
V I e
o ralsificali con aggiunte di massime er-
ronee, scismatiche o lenilenli allo sci •iena.
Anclie nelle ritrattazioni e dicliiaraiiuni
ile'capiluli si trovarono le stesse lagnan-
ze e gli stessi reclami. La colle7.ione può
considerarsi come una solenne professio-
ne di tede, ed ìutitohusi la voce delle Chie-
se Itidiane, che altamente rigetta, ripro-
va e condannai 4 famosi articoli del gal-
licanismo, il rammurico de'traviati e il
loro sincero penticnento. Il p. Andreucci,
IJitrarchia ecclcsiu.stUa, tratta nel lib.
I, traci. VII : De f 'icario Capitulari.
VICARIO FORANEO. Finirius Fo-
ranetis. 11 Sicario del f^escovo in al-
cun distretto del yescovato (f.), nelle
vicarie foranee, così detto perchè eserci-
ta la sua giurisdizione yò/'i* et extra ci-
vilatis : iu moltissimi luoghi appellasi
Decano. Il Magri, nella Notizia de i-o-
caboli ecclesiastici, ìu quello di Ceiileiiu-
ritis, dice ch'era cosi chiamato il vicario
foraneo de' vescovi, detto da altri Cente-
nario, forse perchè soprastava a cento
ecclesiastici, ovvero si prende la metafo-
ra dalla milizia, ancorché fossero di mi-
nor numero i sudditi, come Decanus in
rigore è colui il quale ha cura di i o mo-
naci, e pure oggi tiene il medesimo no-
me sebbene i monaci siano di maggiore
o minore numero. Con <]ueslo medesi-
mo nome, in iscritture antichissime, e-
runo chiamati i vice-conti, il Vermiglio-
li, Lezioni di diritto canonico, lez. 28:
Dell' officio del Sicario, dichiara. La
vastità, il numero della popolazioue, ed
altri rapporti che necessitano in una dio-
cesi pel bene de' fedeli, autorizza il ve-
scovo ad inviare ne'Iuoghi della sua dio-
cesi de' vicari, che diconsi Rnrali o Fo-
ranei, perchè si deputano per fuori di
città e lungi dalla residenza del vescovo,
e questi vicari foranei si considerano sot*
to diverso aspetto, e dilieriscouo dal Si-
cario generale e dal Sicario Capitola-
re (y.J. Il vicario foraneo non si consi-
dera costituito in dignità, ma piuttosto
per r ullizìo che esercita. 11 vicario fora-
Vie il
neo non eseguisce i Rescriltt pontificii,
non precede i canonici, ed i iucer«toti
(sic): dice il Nardi che il vicario foraneo
precede i parrochi, i benefiziati e gli al-
tri saceriloti, per la sua giurisdizione di
mero uflìzio, per cui benché fosse un
semplice tonsurato, precede i preti par-
rochi e non parochi, i diaconi ec. ; ma
non può precedere nelle funzioni sagre
gli altri preti, benché fosse egli prete,
ma deve avere il posto ilell'anziauitìi di
ordinazione. Non forma un solo ed uni-
co tribunale col vescovo, ma dulie cau-
se di sua competenza si dà 1' appello al
tribunale del vescovo, mentre il vicario
foraneo a senso comune de* dottori non
ha la giurisdizione ordinaria^ ma sol-
tanto delegata dal vescovo, ed io adari
lievi, e di non gi'an momento, e tutto
deve al vescovo riferire, o ul suo vicario
generale, il quale può dare esecuzione
alle grazie pontiHcie. Altri canonisti so-
stengono, che il vicario generale ed i vi-
cari foranei, col vescovo compongono il
Tribunale ecclesiastico della Curia ve-
scovile (y.), ne'qiiali articoli parlai della
giurisdizione del vicario foraneo, come
nel voi. LXXX, p. 120 e 121, avendo
quasi tribunale. Di ciò meglio più avan-
ti. Ne' primi secoli della Chiesa, i preti
Mtssales o Episcopales, succeduu a'co-
repiscopi ed a'penodeuli, ricevevano dal
vescovo l'ordine e la facoltà di predicare
nei vichi e nelle ville, oltre altre maggio-
ri prerogative, accennate nel voi. XCV,
p. 254; lacevano da vicari del vescovo
alla campagna, come e pili degli odierni
vicari foranei , vegliavano sui preti e chie-
se rurali, non che sul popolo di campa-
gna, a cui insegnavano e confessavano. I
preti Missales erano succeduti a' Core-
piscopi (y.), prelati creati dal proprio
Vescovo, onde in tale articolo tornai a
ragionarne, in uno alle loro prerogative ;
furouo i primitivi vicari foranei de' ve-
scovi, la cui origine si confonde co' tem-
pi apostolici, muniti di grandi facoltà, e
pei CIO chiamali ministri de' vescovi, go-
la Vie
vernando i preti, le chiese rurali ed i
loio beni, non però nella cillìi residenzia-
le del vescovo, tranne alcun caso. Essi a-
veano de' vicari minori, che pur sopia-
stiivanu a' preti, chiese e coitomi. Inva-
nitisi delle loro moileplici attrihuzioiii,
ed abusandone, furono aboliti, non sen-
za diflicollà. Dalla loro soppressione de-
rivarono i Decani, i fliissi, o pnii Mis-
salfs, ^\\ A rei di ai Olii & ylrciprc li mino-
ri, i /^- icari foranei. Vicari vescovili fo-
rensi erano pure i Pcriodcnli, Jlsilnlori
delle dioceiij persone ambulanti, talvol-
ta corepiscopi, i quali nel proprio distret-
to erano puie periodeuti. I corepiscopi
erano perpetui, ed i vicari foranei che li
succeSiCro sono amovibili. Delle notizie
erudilamenle riporta sui vicari foranei
il Nardi, DtParrodii,^ dei ojinistriche
li precedettero, nel cap. 16: Sta Core-
piscopi, fd altri antichi Sicari Fora-
nei. Comincia dall' origine, con riferire,
the soppressi gli arroganti corepiscopi,
si andò introducendo altre persone per
rappresentare invece di quelli i vescovi
alia campagna, le quali chiamate con di-
versi nomi significano la cosa slessa, ver-
so la metà del secolo IX, per indicare i
presenti vicari foranei. Trattandosi di
cosa nuova, non poteva avere una no-
menclatura costante, imperocché andan-
dosi a sminuire i corepiscopi, per non
riainpiazzarsi, e mancando essi in vari
luoghi, i vescovi che non ponoo essere
da per tutto e abbisognano di ministri,
specialmente alla campagna, che invigili-
no sui preti, chiese e popoli, si videro co-
stretti ad affidare a qualcuno parte del
carico già esercitato da' corepiscopi, e
lab nuovi ministri furono appellali De-
cani rurali. Forse cos'i furono delti a
somiglianza de' decani secolari, impie-
gati secondo la legge civile a vegliare nel-
le campagnesui malefizi; ovvero cosi de-
nominati per aver dieci chiese sotto di
loro; od anche cosìcliiamali perchè scel-
ti dal vescovo tra' preti piìi maturi e an-
ziani dc'paghi: certo è che quegli subeu-
V I C
trai Olio, con minoii attribuzioni, nell'in'
combeiize de' corepiscopi. 1"2 siccome do-
vevano presiedere a chiese e |)reti, noa
era conveniente ch'essi non fossero sa-
cerdoti, e perciò si fecero in que' tempi
freipieiiti leggi, che non [lossa esser De-
cano chi non è Prete, come nell" 8176
iiell' 828, cioè nell' epoca appunto, in
cui andavano cessando i corepiscopi. An-
che nel caso però che non fossero preti,
i decani ed il preposto davano la bene-
dizione al lettore, e scomunicavano nel
furto occulto. Erano mantenuti da'preti
del loro distretto, i quali onoiavanli col
nome di Seniores, o sia loro Signori,
Essendo un sistema nuovo che amia vasi
a stabilire, avvenne che in un luogo a-
veano facolùi maggiori, in altro mino-
ri ; talvolta erano lìssi, tale altra invia-
ti, o ilJissi straoidinari, o anche in mo-
do regolare, avendo nomi diversi : Missi
Episcopales, Preti Missali o Missatici.
Questi non erano perpetui e non risie-
devano. Ilimasti i vescovi sbigottiti dal-
la temerità de' corepiscopi e della fatica
fatta per toglierli, procetleltero con mol-
ta cautela con quelli che loro surroga-
rono. In Oriente a' corepiscopi furono
sostituiti de' vicari campestri, col nome
di Esarclii. Come i Missi rc»ii, parlati
a' loro luoghi, contenevano gì' impiegati
civili ne' loro termini, cos'i i preti iìlis-
salcs o fliissi Episcopales conteneva-
no in dovere i preti di campagna, face-
vano le veci del vescovo fuori della cit-
tà nel foro esterno, come i vicari foranei,
con maggiore o minore podestà, secon-
do la concessione del pastore. Furono pu-
re appellali Crediti Episeoporum. Fun-
gevano udizi maggiori degli attuali vi-
cari foranei. Anche i decani furono detti
Jì/isu Episcopales, Ali ni siri Episcopo-
nun, T icarii Episeoporum, talvolta Ar-
chipresbyteri, spessissimo Archidiaconi.
A' vicari urbici per la campagna, di fre-
quente si die' il nome di Arcidiaconi
minori e di Arciprete, perchè facendosi
spesso vicaii forauei de'pievani, il uoiue
V I e
d' arciprele gli si uUuccò verso il f)o |.
Tilt' tlf«Meli ili Celestino ili ilei 1191
vetlesi fuori di conlioversin, die gli ni-
cipieli rurali erano i decani o vicari fo-
ranei. Già Reginone, alla fine del IX. se-
colo, chiama nrcipreli questi vicari fora>
nei : Decani iiItsL4rcìHjii'esl>yU'ri.\n una
costituz.ione del i334 tli lieneilelto XII
è dello: Decani ntiiilca^ qui in aliqui-
lux rcgionil'iis Artliijìiesbyteri \'ocaii-
tur. Di freqncnle si nominarono Deca-
ni Chrisiiunitalis, perchè presiedevano
olla popoliiiione rurale, e vegliaviino sul
rostiMiie di luUi. Questo nome de'secoli
hassi trovasi perdilo usalo nel sinodo ili
Camhray del i565: Decani aiUern ni-
rales , f/nos Clirislianitatis appeUant.
Dal quale concilio si ricava, che visila-
Viino le scuole e il loro vicariato a spese
de' visitali: così i parrochi aveano, olire
la visita e regime vescovile, la visita e re-
gime dell'arcidiacono maggiore, la visi-
la e regime dell' arcidiacono minore o
suo vicario, che comandava a'decani ru-
rali, la visita e correzione del decano o
vicario foraneo. Ultimi avanzi de' core-
piscopi si trovano nel ()32 e nel qSG, ed
essi finiti prevalsero in luogo loro i de-
cani lurali, e sopra di essi gli arcidiaco-
ni minori. I vicari orbici per la campa-
gna cominciarono nel 986 almeno, a'qua-
il spesso si die'il nome di arcidiaconi mi-
nori, a distinzione dell'arcidiacono unico
e poi maggiore. Erano canonici cattedra-
li e considerati come prelati: non sem-
pre erano preti, ma talora erano diaco-
ni. Ve n' erano vari per diocesi, aveano
molle attribuzioni. In Roma non vi fu-
rono mai. l^edicavano al clero e popolo,
scomunicavano, vigilavano sulle decanie
e prepositure rurali, e comandavano sui
decani rurali, istruivano ì parrocbi, di-
spensavano gli olii santi pel loro disti elio
o arcidiaconato, cioè a'decani, i quali li
ripartivano a'preti della loro decaiiia.E-
sainìnavano gli ordinandi e promovendi
a' benefizi del loro distretto, che visita-
vano a spese del medesimo, ma non pò-
Vie i3
levano avere piìi di 'j cavalcature, con
altrettante persone di servizio: talora fa-
cevano far la visita da altri, cioèda'Ioro
vicari e talvolta da qualche decano. I ve-
scovati o diocesi si iliviseroin arcidiaco-
nati 0 distretti, divìsi in decanie o par-
tiziuni rurali : ogni decano avea i o o 1 2
parrocchie sotto di sé, ed è quasi lo slesso
a'giorni nostri, come in l'ulonia i cui ve-
scovati sono divisi in decanali campe-
stri; anche alcune diocesi di rito greco-
unito hanno la stessa proporzione di de-
canali; e nel i5i2 le diocesi di Spagna
erano divise in vicarie foranee, ed i vica-
ri si dicevano vicari foranei. Laon'le la
giurisdizione ecclesiastica nella campa-
gna, dopo la (^pendenza in tutto dal ve-
scovo, era distribuita così: l'arcidiacono
maggiore sopra lutti, eh* era il vicario
generale del vescovo con sómmo potere ;
dopo di esso gli arcidiaconi minori; i
tnissi e altri uffìziali vescovili ; e i deca-
ni rurali, talvolta delti praejjosili,al/ba-
ti, e talora arciprctiy anzi appellali v/ce-
gerenti degli arcidiaconi minori. Scris-
se Incroaro: Morendo un decano in mi-
nislcrio vesti o, cioè nel vostro distretto,
o essendo negligente o inutile o incorreg-
gd)ile, riferite al vescovo, suggerendogli
chi si possa sostituire; ed essendo lon-
tano il vescovo, intanto eleggetelo, finché
egli i)oì lo confermi o muti. Nelle ville o
distretti, che i capitoli aveano nel IX se-
colo sotto di loro, i capitoli stessi vi mette-
vano i decani; e siccome è probabilissimo
che spesso in vece di eleggerli sul luo-
go, specialmente se questo fosse stato
subuibano, facessero decano un canonico
che avesse quell' ispezione, e tuttavia se
ne slesse in città, non è improbabile che
di lì nascesse la carica e dignità di deca-
no cattedrale ne' capitoli, uno de' quali
vedesi nell'ByS nella cattedrale di Vien-
na; e altri in altri luoghi ne' tempi sus-
seguenti: con loro licenza predica vasi nel-
le cattedrali, e scomunicavano in nome
de'capitoli. iN'el i j3o si trova un snhde-
cono cattedrale o capitolare. l'rima di
i4 vie
Inle epoca si legge die nel i i oo eranvi i
<^otlo-decal1Ì rurali; ed i primi potinvaoo
r anello, per cui poi incominciarono o
insuperbire, e già fin dal ioi4 il con-
cilio (li Ravenna avea proibito agli ar-
cipreti minori, o vicaii ffjraneì, di be-
nedire il popolo. Molteplici prerogative
de' decani rurali riferisce il ^ardi, ed il
concilio di Tours oidinò che il vesco-
vo non li rimuova senza il consiglio de'
suoi preti. I decani furono stabiliti tal-
volta in ciascun distretto o pieve, nel-
le quali dopo il looo furono erette le
parruccliie filiali, e talvolta un decano
avea sotto di sé piìi pievi. Si voleva poi
che i decani rurali fossero irreprensibili,
che acquistassero 1' uffizio per vie legit-
time, che fossero preti, giacché nel secolo
XI si stimava abuso che fossero in vii-
noribits. Trovansi questi decani rurali in
tulli i tempi posteriori, cioè ne' secoli
XII, XIII, XI V e seguenti. La scarsezza
de'soggelti fece si che si cominciasse a fa-
re talora decani, o vogliam dire vicari
foranei, i pievani, come nel 1262 e nel
1268, donde nacque che in alcuni luo-
ghi i pievani ac(]uistassero il detto nome
di arcipreti. 1 decani rurali non erano
prelati, né dignità, ma un uffizio con giu-
risdizione. Il vicario foraneo successe in
parte al corepiscopo e all' antico de-
cano ruiale, e non è perciò uè prela-
to, né dignità, ma un ufiizio con giu-
risdizione esterna alquanto piccola, sen-
za \\ j'iis giada, ossia il potere di ful-
minar censure, f'icarius foraneiis pro-
prie non dicitur oblinere digiìilateni:c\ue-
sta é avvertenza canonica. Raduna il cle-
ro e lo presiede, ciò che non ponno f ire
i parrochi. Ha il vicario foraneo un tri-
bunale separato da quello del vescovo,
poiché dalla sentenza del vicario foraneo
si dà appellazione al tribunale vescovile,
laddove non si dà dalle sentenze del vi-
cario generale, perché forma un solo tri-
buoalu con (juello del vescovo. Secondo
r attuale disciplina e le leggi ecclesiasti-
che in vigore, il vescovo oou può dispea-
V I c
sarsi dal tenere questi decani, o vicari
foranei (osserva il dotto Nardi : in qual-
che diocesi di Toscana non vi sono ; ma
é un'anomalia che non trovasi in lutto il
resto del mondo. Ne vengono de'disordi-
ni, sia sull'impediie un qualche buon ec-
clesiastico di dir messa di passaggio, sia
suir ispezione sugli ecclesiastici rurali, sia
sull'uniformità delle collette, sia per ri-
sparmio di noie al vescovo, che con po-
che lettere dirama gli ordini a tutti i par-
rochi, sia sull' adunanza del clero, e più
altre cose, che lungo sarebbe l'accenna-
re, e specialmente sul non avervi i par-
rochi rurali un superiore presente in cam-
pagna), a' quali debbono ubbidire tutti i
parrochi e altri ecclesiastici, qualunque
sia il loro grado o dignità. Uua volta al
mese il vicario foraneo raduna i preti del
suo distretto e vicaiia pel buon ordine
delle cose, per le soluzioni de'casi, e so-
pra tutto per vegliare all'osservanza del-
le leggi generali o sinodali, o comandi ve-
scovili; come da per tutto presiede e re-
gola le congregazioni mensili de' mede-
simi casi. Nelle cause civili giudica delle
piccole somme; nelle criminali forma il
processo soltantoinformativo: tiene il suo
notaro e cancelliere. Fanno gli attestati
de vita et nioribiis. Fuori d'Italia hanno
maggiore giurisdizione i vicari foranei,
tuttora in moltissimi luoghi chiamati De-
cani, ed anche nell' Irlanda. Il vicario
foraneo dev* essere un ecclesiastico ri-
spettabile, e se è possibile in dignità co-
stituito; e per quanto si può non dev'es-
ser parroco, poiché questi avendo dove-
ri da adempiere, non avrebbe chi lo sor-
vegliasse. I vicari foranei, secondo il con-
cilio di Aix del i585, dovranno avere
sotto di sé cftlo 0 dieci parrocchie, e de-
vono risiedere ne'paesi più grossi, secon-
do il concilio romano del 1725, Veglia
specialmente il vicario foraneo sul costu-
me de' chierici, parrochi e altri preti del
suo vicarialo, e vigila se osservino le leg-
gi, se il di vili cullo é ben eseguito, e deve
avvisare il vescovo de'parrochi che uiau-
V I e
c«no alla resitlenzu. S. Curio Borromeo
vuole die sorveglino gli ecclesiastici par-
roclii e non parrochi, e che luKi i A7-
loriis Fovaneis ijuos dixìmus ohieinpe-
reni; che per quanto si può, siano per-
sone in dignità, come arcidiaconi, prepo-
sti e altre idonee persone, ma ne esclu-
de i parrochi : vuole che i vicari avvi<<i-
no il vescovo di ciò che occorre; e che
in ogni annosi radunino presso il vesco-
vo per rendergli conto delle loro vicarie
foranee; ciò che ogni anno faceva anche
il b. Gregorio Baibarigo vescovo di Pa-
dova. I vicari foranei, come superiori a'
parrochi, e per la giurisdizione che han-
no, li precedono ne' sinodi, anche i par-
rochi di cillà, prima della celebrazione de'
quali sogliono i vescovi consultare i vicari
foranei per aver lumi, onde porgere ri-
medio a' disordini. JVe'sinodi devono ve-
stile il piviale per essere distinti, dopo i
canonici, dagli altri preti parrochi e non
parrochi. Sono interrogali dal vescovo
sui preti e cose del vicariato. Anticamen-
te i vicari foranei correggevano gli eccle-
siastici negligenti, ed i colpevoli, e si ra-
dunavano ogni tanto col vescovo, per
rendere ragione della condotta de' par-
rochi e degli altri ecclesiastici. Inoltre an-
ticamente i decani o vicari foranei am-
ministravano i sagraroeuti nel loro di-
stretto o vicariato come i parrochi : oggi
in moltissime diocesi amministrano i sa-
gramenti a'parrochi infermi, ed altri pre-
lati malati, fanno loro l'esequie, ed am-
ministrano la parrocchia finché il vescovo
nomina l'economo. Sulle facoltà de'vica-
ri foranei, dipende dal vescovo farle mag-
giori o minori. Nelle presenti patenti si
dà loro la facoltà di dispensare dall'opere
servili, e più altri poteri. Uno de' prin-
cipali uflìz! de' vicari foranei era quello
di visitare la loro vicaiia o distretto, ciò
che in alcuni luoghi usa ancora, e ciò che
sono pur oggi obbligati a fare. Dichiarò
il sinodo di Parma del 1602, che i vica-
ri foranei partein solliciliulìnis pastora-
iis (del vescovo) suslincnij e olire le so-
Vie i3
lite di vegliare sui parrochi, altri preti,
congregazione de' casi, residenze df' be-
nefiziati, condotta eninministrazionedel-
le confraternite, dispense dal lavoro ne'
bisogni, vuole, secondo l'uso antico, che
visitino ogni anno tutte le chiese, orato-
rii, compagnie e luoghi pii del vicariato
foraneo, come I' anlichis<>imo uffizio di
periodeuta o visitatore delle vicarie. Al-
trettanto vedesi nel sinodo di Fermo «lei
i^Sg, ed in altri; in quelli di mg.' Ca-
stelli, celebre vescovo di Rimini, si vede
una persona di grande importanza nel
vicario foraneo, con molle facoltà sui par-
rochi, i quali neppure potevano andare
in città senza sua licenza ; che il vicario
foraneo già come oggidì dispensava ne'
casi di mangiar di magro, e dal poler la-
vorare; che multava gli ecclesiastici, fa-
ceva provar loro 1' ufllzio divino. Il par-
roco ha l'obbligo d'avvisare il vicario fo-
raneo, o I' ordinario, de' disordini della
parrocchia. Fio qui il Nardi. Osservò il
cardinal De Luca, // Vescovo pratico^
che a' vicari foranei o particolari, circa
l'autorità di essi, non può darsi una re-
gola certa e uniforme, dipendendo iu
gran parte dall' usanze delle diocesi, e
dalla qualità de' luoghi, perle savie ra-
gioni che espone ; dovendosi conceder lo-
ro maggiore autorità, se residenti in gran-
di città, come Madrid e Brusselles, spet-
tanti agli arcivescovi di Toledo e di Ma-
hnes, ed anche per la lontananza de'luo-
ghi o per 1' asprezza del cammino, o per
altra notabile difTicollà. Che se il vescovo
risiede nel luogo del vicario foraneo, e
non nella curia, aPora il vicario dicesì
urbano, benché in sostanza è foraneo.
Scrissero sull'argomento : Giulio Marzi
vescovo d'Eliopoli, De Ficariis Fora-
neis j e il p. Andrea Girolamo Andreuc-
ci gesuita, Hierarcliia ecclesiastica, tra-
ct. vìi: De l'icario Foraneo.
VICARIO GEINERALE DI ORDÌ-
NI RELIGIOSI ECO>GREGAZIONI
REGOLARI. L' hanno in Roma i fra-
telli delle Scuole Criiliant, per diuio-
i6 Vie
rare il Supcriore i^eneraìe a Parigi. Or-
dinai iamenle ora l' hanno gli Ordini re-
ligiosi degli /l scosti ni ani Scalzi, e. de'
Hit rccHar ideila Redenzione dr^lischiii-
t»/, qual su[)enore generale. Quando il
Papa dà nn superiore ad un ordine o
Congregazione regolare in luogo del su-
periore generale, invece d'appellarsi col
rispeUivo titolo, s' intitola vicario gene-
rale, e di presente i Minimi hanno il vi-
cario genei ale, in luogo ilei consueto Ge-
nerale. Quando gli ordini o congrega-
zioni monastithe elessero un cardinale
niendiro dt-lle medesime, ad abbate ge-
nerale, quello noinint'i un p. abbate di
e*se a vicario generale : gli ultimi esempi
lì abbiamo ne' monaci camaldolesi. Le
riforme di diversi ordini furono presie-
dute da un vicario generale, per nspello
al piiniitivo da cui derivavano, ma in se-
guito la s. Sede concesse loro un elFettivo
superiore generale, con varie uomencìa-
luie, parlate a'Ioro vocaboli. Sono a ve-
dersi i ricordali articoli.
VICARIO GENERALE DEL VE-
SCOVO, ricarius gcneralis Episcopi,
Vicaria poleslale Anlistes, Pro-Epi-
scopns. Quello che rappresenta il / e-
scovo nell'amministrazione della giuris-
dizione volontaria e graziosa del Vesco-
vato (in questo e nell'altro arlicob ne
ragionai, ed ivi nuovamente della Cuna
vescovile e del Trihunale ecclesiastico),
peicliè la contenziosa è esercitata dai-
ì'U/J/'ziale. I canonisti però non osserva-
no esattamente questa distinzione; giac-
ché, nel diritto canonico, il vicario gene-
rale del vescovo è cliiamato ora Fica-
riiis, ora AJis^us o Missili Doniinicus,
ed ora Offìcialis. Nello stile della can-
celleria romana i vicari generali de' ve-
scovi di là dell' Alpi sono qualificali OJ-
fìciah'S (in Francia gran Vicari); e di
qua dell' Alpij Vicari generali. iNella
chiesa greca di Costantinopoli il Carlofi-
lace era il vicario del patriarca, con quel-
le prerogative e onorificenze riferite nel
\ol. LXXIX,p. I I ijuel riparlarne. No-
V I C
tal nel voi. LXXX, p, i 20, parlando del-
l' Vffniale, che trovandosi i vicari so-
praccaricati d'alfari per la giudicatura,
ne diedero 1' incombenza a' loro Arci-
diaconici'^ ^., ed anco a qualche sacerdo-
te : questa concessione però era revoca-
bile ad nultini: furono questi chiamali
Vicari o Ufjlziali, Vicarii gcnerales,
Offtciales. Divise poi le loro funzioui, si
dissero /^Vc^n g^e/zerrt/t quelli a' quaU i
vescovi commisero la giurisdizione vo-
lontaria; ed JJfJìziali coloro a cui affida*
rono la giurisdizione contenziosa. 11 prof.
Vermlglioli, Lezioni di diritto canoni'
co, t. I, lez. 28 : Deir Officio del Vica-
rio. L' Arcidiacono e l' Arciprete, che
il diritto canonico costituisce vicari nati
del vescovo, perchè non dal medesimo
destinati, ma dalla disposizione della leg-
ge, essendo presentemente l' uflizio di
questi ridotto ad un semplice diritto di
onore e personato, dietro questo soglio-
no i vescovi in loro aiuto assumere de*
vicari. Questi fanno le veci del vescovo
in tutta la sua diocesi tanto per quello
YxgiìdivAaXo spirituale, cioè di conoscere
le cause, che riguardano gli ecclesiastici,
la cura dell'anime, i benefizi eccle>iasti-
cij esimili. Il temporale, che si riferisce
air alienazione de' beni, a quella misura
di cui il vescovo ha le facoltà di permet-
terla, alla collazione de' frutti, e di altro
dello stesso genere. Se il vicaiio del ve-
.scovo è incaricato alla sola amministra-
zione delle cose temporali dicesi EconO'
mo (V.); se nelle cose solamente spiritua-
li, dicesi Vicario dello Spirituale, ed al-
lora non ha il titolo di Vicario genera-
le. Il vescovo, se la sua diocesi è augu-
sta, e tale, che gli affari della medesima
ponno completamente e senza alcun dan-
no e pregiudizio del suo popolo disimpe-
gnarsi dal vescovo stesso, non è obbligalo
e tenuto eleggere il vicario; dovrà e sarà
obbligato eleggerlo se il contrario avven-
ga pel bene della Chiesa e de' fedeli. La
vastità, il numero della popolazione, ed
altri rapporti che necessitano in una dio-
V I e
cesi pel bene de' l'etleli, autorizzò il ve-
scovo Oli inviare ne' luoghi del suo ve-
scovalo de'vicaii rurali che si appellano
f 'icari foranei [f^.) con giurisdizione de-
legala e limitata, i (piali tutto devono ri-
ferire al vescovo o al suo vicario genera-
le, il quale può dare esecuzione alle gra-
7ie poiitilicie, precede dopo il vescovo a
ipiniuncpie ilignilà, meno che se fosse ca-
nonico della cattedrale nel personato.non
precede le altre dignità capitolari, ina
ha il po>to, che gli perviene come seui-
plice Cctiioiiico nel coro, nelle processioni
e simili ftmzioni. Dalla sentenza denniti-
va del vicario non si dù appello al vesco-
vo, ma al metropolitano, o al Fnpa, es-
sendo il tribunale del vicario Io stesso che
quello del vescovo, meno che non fosse
del vicario sentenza definitiva, ma de-
creto interlocutorio, ovvero fosse senten-
za definitiva di causa specialmente al vi-
cario commessa dal vescovo, mentre in
tali casi il vicario eserciterebbe delegata
giurisdizione non ordinaria, ed avrebbe
luogo l'appello al vescovo. Quantunque
il vicario faccia le veci del vescovo senza
speciale ed espressa commissione di es>
so, non può occuparsi nelle cause crimi-
nali, annoverandosi queste fra le cause
maggiori cioè della vita, e della inflizione
di gravi pene. Le cause maggiori mai
s'intendono commesse tacitamente, ma si
devono espressamente. Questa regola per
altro solt're delle limitazioni. Se si trattas-
se presso il vicario generale di delitto non
criminalmente ma civilmente : se il vica-
rio generale procedesse per causa di de-
litto non giuridicamente, ma in via eco-
nomica, a correzione de' delinquenti per
impedire gli scandali, o per farne al ve-
scovo rapporto. Se il vicario generale per
lievi delitti injponesse pena mite, o pecu-
niaria o simile. JNon può il vicario gene-
rale senza espressa commissione del ve-
scovo privare o sospendere da' benefizi,
dagli uffizi, dalle amministrazioni, non
può riunire benefizi, dividerli, sopprimer-
li, e fare sopra di questi atcua alto, dod
V I r: 17
può conferirli considerandosi la collazio-
ne de' benefizi una specie di donazione e
di alienazione. Gli è permesso senza coiu
missione del vescovo istituire a'benefizi i
presentati da' patroni, gl'istituiti confer-
mare. iVon può rilasciare le lettere dimis-
serie, meno che il vescovo fosse assente,
e d'impedimento accedere al medesimo.
Non può assolvere da' casi al vescovo ri-
servali, dalla irregolarità, dalle censure
per delitto occulto derivante da emessi
voti, dalle leggi e da'giuramenli : non può
elargire l'indulgenze, congregare il sino*
do, visitare la diocesi, ed altro fare eh' è
di peculiare diritto e privativa del vesco-
vo. Tutto quello che richiede speciale
mandato deve espressamente e letteral-
mente esprimersi, ne è sufficiente neppu-
re la nota clausola » ancora quelle cose
che richiedono mandalo speciale" e mi-
lita in proposito 1' argomento desunto
da' procuratori, che questi costituiti ad
agire tutto quello potesse aversi da pro-
cura speciale, simile espressione e dichia-
razione ancorché generate non si ammet-
te per agire in quelle cose per le quali si
esige speciale mandato, e per quelle che
esigono un mandato speciale si esprima
colla clausola') ancora dell'altre cose che
necessitano di speciale commìs$ione'\ Al-
lora in vigore di questa dichiarazione il
vicario potrà fare gli affari minori ed e-
guali espressi, non i maggiori, poiché l'in-
dole e la natura dell'altre non s'intendono
comprese le cose maggiori, ma soltanto
le minori o l'eguali, meno che il contra-
rio sulla volontà del committente appa-
risse. Dopo il vescovo, il vicario generale
neir onore precede gli altri, e così deve
in esso far pompa 1' onestà di costumi e
r integrità della vita, deve esser perito
nelle cause forensi, deve essere laureato
ovvero licenziato, deve avere almeno an-
ni 25 incominciati, dovendosi all'autori-
tà congiungere la maturità dell'età. Non
può essere vicario generale un religioso
mendicante; dell'altre religioni può es-
serlo Bccedeodovi la licenza de'superiori,
VOL. xcix.
i8 Vie
e seco poilaodo un religioso, in tali casi
possono (noterò che ti. Leonardo de Fer-
rari monaco celestino hi vicario gene-
rale dell' arcivescovo di Milano Simone
Rnissiani; fr. Francesco da Creppa oli-
nole osservante, del correligioso fr. Fie-
li o Filargo, altro arcivescovo di Milano,
che divenuto Papa Alessandro V, nella
sua ubbidienza, Io nominò arcivescovo
della stessa chiesa; ed Urbano V, da mo-
naco cluniaceose, era stato successiva-
mente vicario generale de' vescovi di Cler-
inont e di Uzes). Non può essere né il
laico, oè il chierico coniugato. Sarebbe
cosa non decorosa, che il laico dovesse
giudicare gli ecclesiastici. Siccome il ve-
scovo e il vicario si considerano una sola
persona, ne segue, che se muore il vesco-
vo, o rinunzia, osi traslata, la di luì giù-
lisdizionecessa immediatamente. Anzi in
alcuni degli enunciali casi, il vicario non
potrà mandare avanti le cause, che aves-
se incominciate. Io ciò il vicario gene-
rale dilferisce dal giudice delegato, che
la podestà del delegato per morte del de-
legante, se l' aliare non è integro, non
cessa. Viceversa la giurisdizione ordina-
ria del vicario per coorte naturale e ci-
vile del vescovo, atFatto spira ; la ragio-
ne di questa ditFerenza si è, che la po-
destà e il tribunale del vicario è lo stesso,
come si è detto, che quello del vescovo,
onde dall' uno all'altro non si dà appel-
lazione, cosicché cessando la podestà del
vescovOjCessa egualmente quella del vica-
rio: al contrario la podestà e il tribuna-
le del delegato è distinto dal tribunale
del delegante, per cui se venisse il vesco-
vo scomunicato, interdetto o sospeso, re-
sta sospesa egualmente la giurisdizione
del vicario. Se il vicario venisse dal ve-
scovo rimosso, il che può fare ad ogni
cenno, deve denunziarla o per nunzio,
o per lettera, o per officio, poiché finche
il vicario l'ignora, le sue operazioni sus-
sistono, perchè la giurisdizione del giu-
dice fino a tanto che il giudice stesso non
ha la notizia della sua reraozioae, noa
V I C
cesta. Vacando la sede episcopale, si de-
volve la giurisdizione al Capitolo della
Cattedrale. Questi entro 8 giorni dalla
morte o cessazione del vescovo deve no-
minare il f 'Icario Capitolare {f"^.), o
confermare il vicario del vescovo defunto
o cessato, o altro fornito delle necessarie
qualità. Che se fra gì' individui del capi-
tolo vi fosse persona idonea, questa ver-
rà preferita a parità di meriti all' estra-
nea ; non é però di obbligo che il vicario
si faccia di uno del capitolo, ma consen-
ziente il capitolo stesso potrà assumere
un estraneo. Il cardinal De Luca, //
Fcscovo pratico, tratta nel cap. aS : Se
il Vescovo debba tenere uno o piti Vi-
cari, e delC uffizio e autorità di questi.
Comincia con rendere ragione, perchè
prer^so i canoni ed i concilii antichi non
si fa menzione del vicario generale del
vescovo, e ciò pel motivo che anticamen-
te erano suoi vicari e aiutanti nati ['Ar-
cidiacono e V Arciprete (/^.) della catte-
drale ; cioè il i.^per l'ainaiinistrazione
della giurisdizione temporale, e l'altro per
l'amministrazione della spirituale, e per
r esercizio delle funzioni ecclesiastiche e
divine, che però non avea bisogno d'al-
tro vicario. Ma perchè questi, come prò-
visti in titolo delle dignità dal Papa, ov-
vero dal vescovo predecessore, o pure dal
medesimo, per la sicurezza di non potdj'
essere rimossi, non volevano riconoscere
la dovuta dipendenza dal vescovo, onde
in cambio di essere ministri e aiutanti,
erano divenuti piuttosto perturbatori,
quindi ragionevolmente, coli' esempio
tiella Sede apostolica, nella soppressione
della dignità del cardinal Arcidiacono,
fu cocn inciato a moderare, ed in progres-
so di tempo si tolse affatto questo vica-
riato fisso, non sono più in uso, per vi-
CHri, l'antico arcidiacono e l'antico ar-
ciprete della cattedrale, ma quelli che
di presente godono silTatti titoli o digni-
tà sono piuttosto impropri e abusivi (sic).
E quindi segui, che s' introducesse Tuso
del vicario generale, il quale assistesse il
vie vie , D
▼e«ovo nel luogo della sua lesidenzi, et! io conceilerj»liela lata per iiing^inimeuie
sua vecereggesseil lribiinalevescovile,on- aile^ionailo al suo udiziu. Se il vescovo
«le non co<itiUiisca un tribunale (li verso, ma sin obbligato tenere il Ticario: legalmeu-
un tribunale solo, egualmente costituito le non lo è, non [)uò essere a ciò forzato,
dal vescovoe dal vicario generale. Il per- poichèquando voglia può giudicar le cau
elle, nelle sentenze definitive del vicario, se e reggere il tribunale da perse, come
non si appella al vescovo, né questo le se la diocesi è pìccola e la mensa è tenue
può ritrattale, ma solamente può mette- (secondo Pevret e altri scrittori, si pou-
le le mani, e rivocaree riforn>are quelle no obbligare i vescovi a stabilirede' vj-
co»e che giuridicamcntesi potrebbero ri- cari generali, quando essi sono fuori del
vocareo riformare d.il medesitno vicario le loro diocesi per un tempo considera-
o (hi suo successole, come sono le prov- bile; quando si parlano diverse lingue ne'
viste estragiudiziali o le giudiziali inter- vari cauloai delle loro diocesi ; se essi so-
locutorie, ed ancbe le definitive per ca- no malati, ovvero se hanno altri impe-
po di nullità. Quindi il De Luca discor- dimenti legittimi, che non lasciano loro
rei seguenti punti. Il vicario generale la libertà di adempiere alle lorofunzio-
dev' esser un solo, anche se siano più ni). Il vescovo non deve tenere per vica-
diocesi unite. Nelle grandi diocesi depu- rio il fratello, il nipote o altro stretto pa-
tandosi altro vicario parti«olare, si dice rente. Non si permette a' vescovi di pic-
f'icario Foraneo (^'•), cosi altri simili cole diocesi il far da vicari a'vescovi del-
vicari, propriamente essendo un solo il le grandi; è lecito farlo ìÌa' F escomi in
vicario generale, quello cioè che risiede parlibus, anche per l'esercizio delle fun-
presso il vescovo. Anzi nelle medesime zioni pontificali. Il vicario generale pre-
città o luogo della residenza del vescovo cede la i." dignità o il piìi degno cauo-
e del tribunale, quando si traiti di città nico del capitolo cattedrale, però se non
o diocesi vasta, si sogliono deputare di- parali delle vesti sagre. Il Nardi, De Par-
versi vicari particolari, oltre il generale, rocìii, dichiara che il vicario generale
cioè uno criminale, l'altrocivile (Ignazio non è pastore, benché ne fa le veci, ri-
Santamaria, nella Notilia Ronianae Cu- cevendo la giurisdizione dal vescovo, co-
riae, s'intitolò: Benevenli canssaruni me pastore, e l'esercita esterna, coatti-
civilinm judice seu Sicario temporali), va, estesa. Il vicario generale successe in
ed altro per le monache e simili ; però parte all'arcidiacono antico; lo rimpiaz-
lutti questi sono luogotenenti del vicario Z'i nella giurisdizione in parte, ma in nul-
generale, e adesso subordinati. L'auto- la negli onori capitolari. Imperocché, se
Illa del vicario generale è maggiore o l'arcidiacono è i.' dignità, a lui tocca
minore ad arbitrio del vescovo, ed a se- ministrare l'incenso o navicella al vesco-
condrt delle iliverse usanze de'Iuoghi. De- vo che debba turificare, e non già alca-
v' esseie chierico, e non può essere laico, ii'juìco diacono, o al vicario generale, o
e fornito de' requisiti necessari: l'assesso- altri. Secondo i canoni, il vicario gene-
re può essere secolare. Il vicario generale rale non può chiamare a sé il capitolo,
non soggiace al sindacato, al quale però il solo vescovo avendone il diritto. I di-
è soggetto il vicario capitolare, il quale ritti de' vicari generali sono onorifici od
amministra senza la presenza e il freno utili. I diritti onorifici consistono nella
del vescovo, il quale tuttavia può rive- precedenza o diritto d'anzianità su tutte
deie le azioni del suo vicario e punirlo le altre dignità ecclesiastiche nell'asseta-
se delinquente. Se al vicario si debba blee pubbliche dove hanno diritto di
dare molta, o poca autorità, acciò non comparire in qualità di vicari generali,
ne abu.^ì, sebbeoe altri opinioo doversi perché rappresentano essi il vescovo. Piti
2 0 V I C
Iinnno 1' uso fieli' abilo prelatizio nero,
ottenentlo il [ìiolonolaiialo ex Ira K/hrni,
ossia d'onore. I diiilli utili de' vicari ge-
nerali, che sono canonici, consistono nel
venire considerati piesenli al coro, e nel
partecipare di tutte le distribuzioni, an-
che allorquando sono occupati nelle fiui-
zioni della loro càrica, ed in servigio dei-
la diocesi, purché gli statuti delle chie-
se particolari non vi si oppongano io lut-
to o in parte, o che il loro uflicio non sia
gratificalo con soldo. I vicari generali
sono amovibili (ul iiutum dal vescovo,
qualora peiù il vicarialo non sia altaccato
alloro udJziOjCouie lo era in Francia quel-
lo di s. Germano a' Prati, il quale era vi-
cario generale nato dell'arcivescovo di
Parigi, e così dicasi di altri, come di dio-
cesi Nullius. 1 vicari generali ponno e-
sercitarela loro giurisdizione essendo fuo-
ri della diocesi; ma non pouno esercitar-
la prima che il Vescovo, il quale gli ha
stabilili, abbia preso possesso della sua
diocesi, a meno che l'uso della diocesi non
sia contrario ad una siffatta disposizione.
Anche il Sommo Pontefice lia pel proprio
vescovato della città diRoo)a e suo distret-
to un vicario generale vescovo, ed è il car-
dinal Ficario generale di Eoma(F.), il
quale, dice il DeLuca, tiene il suo vicario
generale chiamalo il Ficegerente (anche
f'icegerenle di Roma, e nominalo dal Pa-
pa, insignito della dignità episcopale), ed
altra specie di vicari particolari, cioè luo-
gotenenti e deputati. Notai nella biogra-
fìa del cardinal Torres arcivescovo di
Monreale, modello de'pastori, che avea
sulla lingua e mollo più nel cuore la gran
massima intesa da pochi : » Non già a'vi-
cari, ma sibbenea'vescovi posti dallo Spi-
rito Santo a reggere la Chiesa di Dio, in-
combe r obbligo della cura pastorale".
Trattano de' vicari generali : Giovanni
Piloni, Collecùo pro-Ficariis, Venetiis
1 7 1 5. Sbrozio, De officio et polesiale Fi-
carii Episcopi. I. Melilli, J'raclalus de
Ficarii praccedentia, ac de Synodo
Z)joeccóa/w, Yeoetiis i582. Aodreucci,
V I C
J/ierarchia eccl<Hasti(a,[iac[. vii; Di'
f {< nrio i^enrrnti Episcopi.
VICARIO DI GESÙ' CRISTO, //
cnriitni Cliristi Jcsu. Il Sommo Poiiiefì-
ce, Fescn\'0 della Chiesa iinii'ers(2le,e
vescovo di Jioina, ove risiede maestosa-
mentce impertuibabilenel Faticano, ie-
deiido nella s. Side apostolica maestro
di verità e guida di vita eterna, dalla cui
Cattedra e 7>ono apostolico ammaestra
Irbeni et Orbeni. Ne'ricordali aiticoli e
altri analoghi a' Nomi de' Papi ed a' Ti-
toli d'onore, riportai le tante sublimi de-
nominazioni, colle quali fiu dal principio
della Chiesa fu distinto dagli altri vesco-
vi il supremo di lei Capo, l'augusto Ge-
rarca del cattolicismo, il Santo Padre.
Parlando Cie^lriliunalidi /l'o/z/a, dissi col
cardinal De Luca, essere il Papa capo
della Curia Romana, che lo è della cri-
sliana Repubblica, e Vicario supremo di
Cristo, che ha tulio il mondo per terri-
torio. Nella chiesa greca si dice Proto Pa-
pa{F.'j,\n significato di primo padre, l'ar-
ciprete, ed anco ili.° dignitario d'una co-
munità religiosa, o d'una chiesa parroc-
chiale. Scrisse T. Morisani, De Protopa-
pis et Deutereis graecoruni, et catholi-
cis eorutn ecclesiis, NeapoliiyGS. Geslt
Cristo, capo invisibile della Chiesa, elesse
per suo Vicario in terra e capo visibile
della stessaChiesa, il Principe degli Apo-
stoli 8. Pietro, ed i suoi successori. Per
tale, nel 4^5 i vescovi della provincia ec-
clesiastica di Tarragona {F.), riconob-
bero il Papa. I greci nel concilio gene-
rale di P'irenze, facendo la propria e co-
mune Professione di fede , riconobbero
il vescovo di Roma per Pontefice Som-
mo, per vero Ficario di Cristo, per Mae-
stro e Pastore di tutti i Cristiani. Il s.
concilio di Trento (/'.) l'acclamò: Papa
e vescovo di Roma, vescovo della Chiesa
cattolica, cioè universale; Pontefice della
s. e Universale Chiesa. Colle simboliche
Chiai'i pontificie {F.), Gesìi Cristo inve-
sti s. Pietro ed i suoi successori d' apri-
re e chiudere i cieli; onde le chiavi di-
V I e
vennero il rexsillo (/'.) della s. Roma
ni) Chiesa e della Sede apostolica. Al nuo-
vo Pupa, nella sua consagiazioneo bene-
dÌ7Ìune,i due primi cardinali impongono
il Pallio (riparlato nel voi. LXXXI, p.
38 e seg.), insigne oi namenlo pontilioa-
le, che conferisce la pienezza della papa-
ie «lignilà, ed il Papa, pel suo Primato
(/''.) d'onore e di giurisdizione, è il solo
vescovo che possa usarlo in ogni tempo
e il» ogni luogo; e col pallio Gesù Cristo
iiiiuncle la divina virtù, che informa l'al-
tro [)olere concessogli, come a suo vica-
rio in terra. Nella successiva coronazione,
il cardinali. "diacono nell'imporre al Pa-
pa il Triregno ponli ficaie. {^.), lo pro-
clama in terra Vicariuni Sahaloris No-
stri JesH Christi. Parlando di Ronia,àe\
Primato e simili articoli, dissi pure qua-
lificar>i il Papa, Ficario di Dìo in ter-
ra, Ì'ice-Dio. ficario (li Dio lo chiama
il cardinal Pallavicino, anche Ficario ge-
nerale di Dio, nella Storia del concilio
di Trento, lib. i8,cap. io; dicendo luo-
gotenenti di Dio i sovrani, in quanto egli
è governatore degli uomini, secondo lo
stato naturale e terreno. Di più aggiun-
ge, nel lib. I 3, cap. g: « rimanersi cioèl'u-
inana sagacità ogni di più schernita io
quella grandissima azione, ove deputan-
dosi il Vicario a Cristo,egli ne vuole ed es-
sere ed apparire l'autore". Si vuole esiste-
re nel Vaticano un'iscrizione, che appel-
la il Papa, Ficarius Filii Dei. Clemen-
te XIII dichiarò io una costituzione, es-
sere il Papa anche Successore (F.) di
Cristo e suo f icario in terra. In quel-
l'articolo dichiarai, non potere il Papa e-
leggersi il Successore, e che neW Elezio-
ne de Papi, ta\yo\la Sì proclamarono col-
le parole : s. Pietro elegge N. per sue-
cessorej ovvero , s, Pietro vuole IV. per
successore. E che il Papa è successore di
s, Pietro nel regime della Chiesa univer-
sale, i Fescoi'i essere successori degli A-
postoli nelle chiese loro assegnate; e che
anco i Cardinali si considerano succes-
sori degli Apostoli, ezlaadio pel liferito
Vie 21
nel voi. XCV, p. i5i. Fu detto s. Pie-
tro: Proto- Ficario in terra di Gesti Cri-
sto. Il Zaccaria, Dissertazione, coman-
di chi può , ubbidisca chi dee , confuta
l'asserzione d'un certo progettista, che i
principi sono tanti vicari di Dio in ter-
ra, e doversi seguire il concilio di Tren-
to, il quale li chiamò Kcclesiae protecto-
resj poiché a'principi fu data da Dio la
podestà, non soluni adniuiuluni regirnen,
sedetiani maxime ad Erclesiae praesi-
dium, come scrisse s. Leone I atW Fpist.
82. A suo tempo venne in capo a qual-
che vescovo d'intitolarsi e di farsi da aU
tri intitolare, Ficario di Cristo; ed egli
contrappone l'autorità del dottore delia
Chiesa s. Bernardo, che né a'vescovi e né
a'principi die'silFatlo titolo, protestando,
scrivendo a Papa Eugenio 111, eli egli
era l'unico Ficario di Cristo. » Si con-
tentino i vescovi d'essere in qualche sen-
so vicaridi Cristo, comeiihannochiama-
ti alcuni antichi, ma non allettino un ti-
tolo, che da tanti secoli la Chiesa ha ap-
propriato con tutta ragione al solo Pio-
mano Pontefice, come a suo capo visibi-
le universale, supremo, e tale, che sopra-
stando a tutti i Fescovi, i Metropolitani,
i Patriarchi, nella podestà e giurisdizio-
ne forma un vicariato di Cristo troppo
superiore ad ogni altro , per non essere
al confronto di tutti a rigore , quale ce
lo dicea s. Bernardo, /m/co Ficario di
Cristo. Ma molto più si contentino i prin-
cipi di essere \.>eri protettori della Chie-
sa, senza dar retta ad un progettista mal
pratico , che non conosce la ditferenza
so&ima, che passa tra l'esser protettore
della Chiesa, e l'esser Vicario di Dio ia
terra, e per conciliarsi la loro benevolen-
za si fa strada al loro trono con un no-
me bugiardo di suo conio, e ignorato da
tutta l'aoticBità, se non nel senso, che
se ne glorierebbe ogni cristiano princi-
pe, anzi ogni uomo privato munito del
privilegio, che la fraternal carità in Ge-
sù Cristo ha dato anche al più meschino
tra gli uomini, d'essere riconosciuto co
ai Vie
me Cristo medesimo". Il Sainelli, Lel-
ttreeiclesinstiche^ l, i, lelt. 6, Della di-
gnità vescovale t: de'suoi /i7u//, <licliiara
che nel e. rniilier debet 33, q. 5, è scrii-
lo: k'piscopiis, ficarius Domini est ; e
che I vescovi iiell'anlichilà furono tnlura
iippellali Sonimi Sacerdoti e Sommi Pon-
tefici. In più luoghi notai, che tali e al-
tri titoli, co' quali si chiamarono diver-
ti vescovi, inseguito divennero riservati
esclusivamente al Papa, come ancora ri
levai nei citalo voi. XCV, p. 246 e 25 i .
Ragionando del Papa, cjual f'escoiodel-
Iti (,hif.ui iini\ ersale^ ivi dissi, i vescovi
esser vicari, non generali, di Cristo, tali
essere i soli Papi, il cardinal Pallavicino,
nella memorata Storia , lib. 7, cap. 4j
narra come il cardinal Del Monte (poiGiu-
ho III) interrogò nel concilio di Trento
l'ai dito vescovo di Fiesole Martello: s'egli
teneva, comeavea affermato, che i vesco*
vi sostenessero la vece di Cristo in terra.
Rispose: Il tengo, fìnchè non mi si dimo-
ili 1 il contrario. E qui s'intiomisea ra-
gionare l'arcivescovo d' Armach in dife-
sa di lui, mostrando che i vescovi pote-
vano denominarsi Vicari di Cristo nel-
l'ufficio d'asso! veree in altre funzioni; aia
non Vicari generali, qual è il solo domino
Ponlefìce;essendoeglinochiaraati io par-
tedella sollecitudine.Indi congravee tem-
perata maniera si frappose il cardinal Po-
lo, affermando che il fiesola no molle buo-
ne cose avea dello intorno all'ufficio de*
vescovi, ma con forma più di sedizioso
concitamento, che di sedato ragionamen -
lo, e più d'acerba invettiva, che di libe-
ra «sentenza; leiider esso a scemare l'au-
torità del concilio, con appellar da quel-
io, quasi da ingiusto, ai tribunale di Dio
(non mancarono audaci d'appellare, ol-
treché dal Papa al Sinodo generale, ap-
pellazioni condannate, dal Vicario al di-
vino tribunale, ed a suo luogo ne offersi
fili esempi. Qui solo col barone Reurnont,
Della dtploinatia italiana, rammento,
come l'ambascialore fiorentino. Donalo
Barbadori,nel concisloro d' Avigaone,uou
V I C
volendo Gregorio X I udir le difese di sua
repubbtiC'i,gi natosi inginocchioiiiinium-
zi ad un Crocefisso, esclamò: »♦ A le. Si-
gnore Gesù Cristo, appello io dall'iiigiu-
sto giudizio del tuo Vicario in quel teni-
bile giorno, nel tjuale venendo tu a giu-
{licaie, non vana appresso le eccezione
delle persone"). Del resto il Pallavicino
traila che a'vescovi non si appartiene ri-
lurniare il Papa; e nel lib. iq, ca|). 12,
non essersi lasciato il nome di Vicari di
Cristo a'vescovi minori, imperocché quan-
tun(|ue di tulli gli Apostoli la Chiesa, ni
parlando al medesimo Cristo del suo greg
gè nella messa, dica: i quali vicari della
tua opera tu hai voluto ad esso dare in
pas tori che gli sopraslino j e quantunque
alcuni [ladri anlichi abbiano cosìfavella-
lo innanzi alle sopravvenute eresie; non-
dimeno i padri moderni e ì loro disce-
poli non hanno poscia attribuita gene-
ralmente a'vescovi quella maniera di ti-
tolo, per f"ggir l'ambiguità che s|ìes-»o a-
limenta l'errore; peraltro, chiunque am-
ministra un Sacramento {^V.),Gi,e\ci\^-
le in quell'atto la vece di Cristo. Quin-
di nel cap. |3 è detto, dì doversi nomi-
nare il Papa non semplicemente, ^ica-
rio di Cristo , nia supremo P icario di
Cristo. Dappoiché anco i vescovi, ed e-
ziandio i semplici sacerdoti sono iu qual*
che modo vicari di Crislo , secondo il
cauoue mulierem nella causa 33.^ alla
questione 5.'^ Per ultimo nel cap. 16, do-
po essersi dichiaralo nel concilio, l'auto-
rità del Papa esser eguale a s. Pietro, e
non a Cristo, crescere poi 1' aalorità se-
condo la santità; espose il cardinal di Lo-
rena al Papa Pio IV. Sopra l'istituzione
de'vescovi, non poter egli consentire ad
alcuni i quali negavano, esser i vescovi,
e con loro tulli i pastori dell'anime, in
alcuna maniera vicari di Cristo; né a que'
che affermavano , aver Crislo ordinato
vescovo s. Pietro solo; dal qual fosse ve-
nuto il FescovatOavgW altri Apostoli. INel
testo appena ritrovarsi fra'padri del cou-
cilio chi nou cuiiveuisse lu tal forma di
V i e
cniioni e ili ilecreti, la ({iiiild ricliicdesse
iie'vescovi si passati e si futuri l'assiin-
tioiie o tacita o espressa fattane dal Ro-
mano l^oiitefice, e l'ubbidienza che a lui
da essi è dovuta: con limitare oltre a ciò
la podestà de'medesimi alle chiese loto
commesse. Con che non pur l'autorità
pontifìcia rimanere illesa, ma consolida-
ta. Anche il Cenni, Dissertazioni, Ois-
seri. 6, Dt^ osculo pcdunt Ronidui Ponti-
/i'ci.v,riconosce che comuni a tutti i vesco-
vi si furono una volta qiie'ragguardevo-
lissimi titoli di apostolico, di Pontefice,
di Papa,t Cui di f icari di Cristo come li
chiamò s. Ormisda Papa del 5(4i allor-
ché per ingerir somma attenzione in eleg-
gerli, a'vescovi di Spagna scrisse loro: Ut
in Sacerdotibus ordinandis quae snnt
a patribus praescripla, et definita cogi-
tttis ; q uim sicut estcaput Ecclesiae Cliri-
stus, Ckristi ameni P'icarii Sacerdotes,
sicut in eligendis liis curam oportct esse
perspicuatn. Benché la comunanza deci-
toli né accrescesse 1' autorità episcopale
eoa distenderla oltre a' limiti della prò»
pria diocesi, né punto scemasse la supre-
ma autorità pontifìcia sopra gli stessi ve-
scovi. Non così dell' ossequio col Bacio
de' piedi (^.), anteriore all'introduzione
della Croce sulle loro Scarpe [F.),^qi'-
che questo non divenne, come que'titoli,
una distinzione del Sommo Pontefice, ma
lo fu sempre, per dimostrare eh* egli è
Vicario di Cristo, il quale fu adorato coi
bacio de'piedi, non essendo anticamente
comune a tutti i vescovi tale ossequio. E
bene notare, che s. Pietro fu costituito
da Cristo principe e capo degli altri Apo-
stoli , e se in ciascuno di essi era eguale
fuori dei collegio apostolico, ossia ad ex-
tra , la giurisdizione e la podestà sopra
tutta la terra, quali Vicari di Cristo, s.
Pietro a vea questo di proprio, che la sua
podestà si estendeva ad intra, cioè al col-
legio stesso degli Apostoli, a'quali sopra-
stava come capo alle membra. Il Rinal-
di, AtinalicccU.siastici, anno "J^o, ripor-
ta l'epistola di $. liuuiiaciu apoììlolu della
Vie 23
Germania a Cutberto vescovo Dorouer-
oense.uella quale gli dice.»» Noi abbiamo
professata nel nostro concilio la cattoli-
ca fede, e stabilito di voler mantenere fi-
no alla morte la soggezione alla Chiesa
Romana, e stare sotto l'ubbidienza di s.
Pietro e del suo Vicario, e di couvocire
ogni anno il siuodo, e fare che i metro-
politani chiedano il pallio da ({uella se-
de, e di seguitare al lutto gli ordini di s.
Pietro, acciocché pure noi tra le pecorel-
le alla cura di lui commesse outnerati
siamo". Ove é da osservare, dice il Rinal-
di, che impropriamente si piglia in que-
sto luogo la voce f^icario, secondo il mo-
do di parlare di quel tempo, cioè che iu
luogo di Pietro, il Papa è f^icario di Cri-
sto in terra. Scrisse Santamaria, Noùtia
Ronianae Curiae, p. 7: Plures Ponti fex
Maxinms personas sustinet. In primis
euni esse Chris ti f^icariiwi,ac visibile Cu-
tholicae Ecclesiae caput , constans ca-
tholicoruni sentenlia est. Jus autetn sue-
cedendi Petro in Ecclesiae printatu u-
nus habet Ronianus Episcopus. Olini
Sunimoi Ponti flces Petri Wicàv'iosappel-
latos velerà monumenta restanlur.f^cn.
card. Baronius tV/improprie dictum pil-
lai. Sed pace tanti viri dixerini, prae-
fatum vocabulum prò Successore a pro-
batis latinae linguue auctoribus noti-
numquam f lasse usurpaiuni. Ila Cice-
ro, in orai. 6 in Verrem: Snccedam ego
Vicarius muneri suo. Id. in orai. 5 iu
Verrem: Unum et quinquaginta Arato-
res ita video dej'ectos, ut his ne P^icard
quidcin successerint. Horalius,lib. 3,0-
de 24''* <ls Getis, apud quos ad colea-
dosagrossingulis aouisalteraa vicealiia-
liis suecedebaot. - ZVfc cultura placet lon-
gior annua • Defunctumque laboribus : -
Acquali recreat sorte Ficarius. - Ve-
ruta quamvif Ponti fices revera se Petri
in suprema dignitale haeredes, ac Suc-
cessores probe intclligerent , quuni ta-
ntcn Aposlolorum Principem in Roma-
na Ecclesia perpetuo vivere, ejusquegu-
bernacula numquum reliquisse, crede-
24 vie
it/U liabtri se voluerunl (jiiasi Vicarios,
qui itifiiii illi ojìtram ccmir/iodarcnl.
l'etr. Coustanl. piaefat. 1. 1 , Epist. Uoni.
Poni., par. I, 5i2,i3,i4- •! P- Tamagna,
Originteprcrogallve de Cardinali^ par.
2, cap. 2: Del Uomano Pontefice^ olire
una ilicliiarazione de'vescovì radunali in
concilio a Tours nell'84c),in cui il Papa
viene designalo , J' icario cijìOsloUco di
s. Pietro, cui delle Iddio su lulta la ter-
ra il prinialu. JNella ricordala Diiserla-
zione il Cenni rileva, avergli sempre re-
cato meraviglia, che agli scrittori dotti
e di credilo sia caduto nell'animo con-
venirsi piuttosto al Sommo Pontefice il
titolo di f icario di s. Pietro, che quello
proprio e legitliinodi Vicario di Cristo.
E soggiunge: Certa cosa è, che s. Simma»
co Papa del 49^» o 'o movessero gli esem-
pi de'suoi predecessori, i quali consultati
da'vescovi di rimole provincie in cause
gravissime di fede e di disciplina, fecero
autoi e delle loro Decretali il Principe
degli Apostoli, o cosi gli persuadesse la
propria umiltà, e loro e sé chiamò Vi'
cari di s. Pietro. Laonde diceva al vesco-
vo d'Arles: Quanta enini f'icariis Bea-
tiss. Petri Ap.judicabitur esse revereii'
tìa, si quae in Sacerdolio praecipiunt,
eisdeni transeuntihus dissol<i>antur? Ed
all'imperatore Anastasio I, rimproveran-
dolo: Qui Pttrum Alejcandrinuni reci-
pisj B. Petruvi Ap. in suo (jualicumque
Vicario calcare contendis. Onde il Cen-
ni non trovò tino al secolo XI, ne' docu-
menti, espressione più comune di questa.
Ma è altresì certo, che prima di s. Sim-
maco insegnò pubblicamente s. Leone I
Papa del 44oj il valore di tale titolo: Bea-
tissimi dignilas Pctri , qui Sedi suae
praeesse non desinit. E così l'iotese sem-
pre chiunque 1' usò, come fin dal secolo
X, pieno di tenebre, se ne ha testimonio
in Raterio vescovo di Verona, il quale
dal suo esilio scrisse a Giovanni XI Pa-
pa del 93 1: Ejusque vice mihi vel vero
succurratis,cujus ideo sedeni obtinetisj
nt porlas inferi pvaevalere adversus Ec-
V I C
I le sia ni non sinatis. Per cui è evidente,
ilie ul diretto successore ed erede del-
l'autorità suprema conferita perpetua-
melile a s. Pietro dal Redentore, non si
conviene altro titolo, che quello di Vica-
rio di Cristo. Ed Innocenzo ili Papa del
I 198 disse: Queni constai esse Vica-
ri uni Jcsu dir isti, ovvero Dei in terra
//<Y2r//<»/, come lo chiamò il concilio Tri-
dentino. INel (jual 6en>.o, lu icitiodolto e
fu sempre inteso quell'altro meno pro-
prio di Vicario dis, Pietro. Egli è que-
sto un punto così indubitato, che non iia
inehlieri di nuove tesliiiionianze. L'avv.
l'ea, // diritto sovrano della s. Sede so-
pra le valli di Coinacchio r sopra la re-
pubblica di s. iMarino, p. 59, osserva che
né Pippino, uè Carlo Magno si riservaro-
no cosa alcuna negli stali ricuperati alla
s. Sede sui longobardi, o da loro resti-
tuiti B. Petro Apostoloruin Principi, et
vjus Vicario. Questo è un termine più
specifico [)e'Papi, sempre usalo nel codi-
ce Carolino da vari sovrani, e da tutta
I iintichitd fino al concilio di Basilea, pro-
mulgato nel i43i ; e ancora oggidì nel
Ponti ficaie Fio/nanum, alla consagrazio-
ne de' vescovi, bene illustrato dal p. Cata-
lani, Sacraruin Caerenioniaruni s. Eo-
nianae Ecelesiae, e dal Coustanl, nella
piefiazione aW Epist. Pont., per le ragio-
ui delle dal Fea slesso, a p. 5o e seg. 11
p. Passaglia nel ragionamento: Onde die
a Honia sia venuta e si addica l'appel-
lazione di Eterna, presso gli Annali del-
le scienze religiose del prof. Arrighi, t.
4» p. 3g3, osservò. Sebbene i vescovi di
Roma vengano talvolta ornati del titolo
di Vicari di Cristo, tutta voi la assai più
di frequente ne'monumenti dell'antichi»
là vengono delti Vicari di Pietro. »♦ E
Vicari di Pietro gli appella il Magno Leo-
ne, né diversamente li nominano Cìeiasio
I, Simmaco, Eonodio, Ormisda, Vigilio,
Duiiifdcio l'apostolo della Ciermania nel-
la promessa falla a Gregoiio 11, Nicolò
I, ed Ebbone Floriaccnse nella lettera
scritta a Gregorio V". Si può vedere A.
V I e
L. Nuzzi, Lettera sull'origine ed uso dtl
nome Pdfja, Padova i 79H. Ed il Cancel-
lieri, Storia de' possessi de Sonimi Poti-
le/iciy a p. 1 47 > ove osserva clieanco Dan-
te chiamò il Papa, f^ icario di l'ieiro. Il
baione Ilenriot], Storia de Papi, in quel-
la di Denedello III dell' 855, crede, che
quel Papa peli.° assunse il titolo di /'/-
cario di s. Pietro, imitato in ciò da al-
cuni de'suoi successori, finché dopo il se-
colo XIII prefeiii'ono quello di P icario
di Cesti Cristo. E ciò, secondo il IVIoret-
ù,Ri(its dandi Presbyteriwii,^. i 33, per
umiltà e ossequio a s. Pietro, si denomi-
narono Petri /'ìcarii. Quae vox simul
i'ice aut/oto Petri pi'ae»identeni,seu Suc-
cessorem sonat: anzi s. Leone IX del 1 o4o
si nominò Petri Seniim , ed altri Papi,
Sini s. J^ctri.K Paolo V, nell'abbellire
magnificamente la Confessione (A .) del-
la basilica di s. Pietro in Vaticano, e nel-
l'assegnare perpetua rendita per la sua
decente (uanutenzìone, nel corrisponden -
le breve è scritto ; Sacra D. Petri Con-
fcssio a Paulo V , eim Scr\>o exornata,
anno Domini 161 5. Irreligiosi scrittori
acerbamente biasimarono la condotta
d'alcuni Vicari di Gesù Cristo, massime
de'secoli più o meno rozzi, senza distin-
guere il Sommo Pontefice, indefettibile
e divino, dalla persona sagra, ma morta-
le e fragile, la quale n'è rivestita; dimen-
ticando allatto, che gli Angeli si ribella-
rono iu cielo, i nostri progenitori pecca-
rono in Eden, fra gli apostoli scelli dal
divin [Maestro prevaricò Giuda, e gli al-
tri l'abbandonarono nella tribolazione.
Nel voi. LXXXVII, p. 259eseg,, e ri-
petutamente altrove, riportai la distin-
zione sulla persona sagra del Vicario di
Gesù Cristo. Essere indefettibile e divi-
no qual Pontefice; mortale e fragile qual
uomo. Egli ha in sé un'originaria infal-
libilità nella fede. La sua infallibilità è
il fondamento dell'infallibilità della Chic
sa, ed insieme è indipendente da quella
della Chiesa medesima. Devesi distin-
guere nelle sue dogmatiche dcfìaizìoui,
V I r 25
l'essere di persona privala, e di Pastore
della Chiesa. Può divenire eretico in
c|uaiito alla sua privata persona, ma non
nelle sue pubbliche decisioni. La sua ca-
tliita non pregiudica all' inlàllibilità as-
sicuratagli colle divine i)arole : J'.^^o prò
te rogavi ut non di-Jicial fides tua. Sopra
sì gravi, ed altri analoghi argomenti,
dottamente trailo il venerando monaco
camaldolese Cappellari, poscia (lenissi-
mo Vicario di Gesù Cristo col noene di
Gregorio XVI, neiro|)era: Jl Trion-
fo della s. Sede e della Chiesa. Del
Vicario di Gesù Cristo, della sua sublime
e suprema dignilà, di sue eminenti pre-
rogative, e di tull'altro che ampimnen-
te lo riguarda, sia che risieda nell'iilma
lioma, sia altrove |)er ^ 'V7_%'/o (/'.) oià
ne trattai alle diverse ilenomiiiazioni col-
le quali viene appellato e negli altri luo-
ghi e articoli analoghi. Qui appresso dun-
que riporteiò alcune delle moltissime,
anzi innuraerabili, recenti e aulorevoli
definizioni e dichiarazioni falle da gra-
vi, alti e dotti personaggi, i\' ogni slato,
grado e condizione, eziandio in difesa alla
sua Sovranità temporale, cui fecero eco
i popoli, anche relative alla deplorabile
epoca io cui miseramente viviamo,tumul-
tuosa e disgregata, come la qualificò il
dotto p. Bresciani. Prima mi piao«, pure
qui, notare alcuni scrittori sul Vicario di
Gesù Cristo. Chronologia lìomanorum.
Ponti/'icuui,Joanne3Jarangono illustra-
ta, Romaei75i. Parallela .vAr memo-
rabilia de vita, et inoribus Potit. Ixont.
Chris ti P'icariorum,exempla cum ethni-
corani Principuni dicAis,factis(jne com-
parata, AmbergaeiGio, Angelo Uocca,
De Romani Ponti ficis nomenclatura, va'
riis vel obsec/uiis eidem praeslandisConi ■
mentarius, liomaej 7 ^5. jMicheleTafuri,
De auctoritate ss. Ponti ficis, Bononiae
1740. Fr. Torres, De ss. Pontijicis sa-
prà Concilia auctoritate, Florentiae
i55i. Fr. Leyla, fmpenctrabilis Ponii-
ficiac dignitatis Clypcus, Romae 1695.
Onofrio Panviuio, De Primatu Petn] eC
a6 Vie
^poslolicae Sedis palesiate , Veiietiis
I 5q I . Toniioaso Roccaberli, De uucto-
i itale Romani Poi, lifìcis y ■a\cnùa<ì 1 69 i .
Cario l'assaglia, Coniiiuntartus de prat-
rogali^'is Beati Pttri A poslolorum prin-
cipisi auctoriinte diviiiiirurn Ulltraruni
conipro!>a(is, Ralisl>onae i85o.
Diceva in una paslcnale del 1 85o lUfj/
Cullen piirnale d' Irlanda. E glorioso Li
privilegio di star congiunto cu'successori
degli Apostoli e col Vicario di Gesù Cri-
sto. E la maggior flji luna e consolazione
esser roenobii ili quella Chiesa, la quale
sotto riaj[)eid del Pontefice lloinano si
distende dal sole nascente al tramonto.
Quella Chiesa, sebbene incessantemente
combattuta dall'unile forze dell'inferno
e delia terra, sarà sempre trionfante, in-
fatti il capo della cristianilà possiede for-
ze superiori a quelle di tutti gli eserciti:
da una parte la venerazione del mondo,
dall'altra la stessa sua deboieza, lua che
regna sulle coscienze di 200 milioni di
cattolici, sparsi ne' f^escovati^ Vicariali
apostolici e Prefetture apostoliche [F.)
delle 5 parli del mondo. Di recente mg.*^
Fransoni arcivescovo di Torino dichiarò:
II Sommo Pontefice,alta qualità di sovra-
no temporale riunisce quella di sovrano
«pii'ituale, e sotto questo rapporto quan-
ti hanno la bella sorte d'appartenere uU
iaChiesa cattolica, tutlisono sudditi suoi,
ecome tali strettanteute tenuti a prestar-
gli insieme ubbidienza ed aiuto. INel 1 8 ^7
quando il regnante Papa Pio IX stava
per onorare di sua presenza Modena, il
che celebrai nel voi. XCVII, p. 247 e
seg., l'arcivescovo mg.' Cugini, facendo
plauso alla religiosa esultanza che preoc-
cupava i modenesi, diceva loro. » Il Ro-
mano Pontefice costituito da Dio suo Vi-
cario in terra, è rivestito d' uuu dignità
che non ha pari: e chi mai saprebbe non
che esprimere con parole, comprender-
ne col pensiero l'eccellenza? A lui nella
persona di Pietro aflidò Gesù Cristo me-
desimo le chiavi del cielo, e la podestà
di sciogliere e di legate; a lui lu cura di
V I C
pascere l'intipro suo gregge, e pecore e
agnelli , i pallori cioè non meno ciie i
Semplici ffd»-li; Ini costituì Capo visibile
di (|ue1ia Chiesa sì cara ai suo cuore,
ch'egli si era Hcqmstdla col prezzo iuesti»
inabile del suoSungue mede>iiDuiea reg-
gerla e a governarla in suo nome la so-
vraumana autorità sua a lui degnossi
comunicare. Perciò quanti sono fedeli a
Cristo,altrettantisenza distinzionedi luo-
go, né di condizione, né di età, sono sog-
getti alla podestàdel Pontefice; altrettan-
ti sono obbligati ad ubbidire alle sue leg-
gi, ad ascoltare la su,i voce: se la disprez-
zano pervicaci e superbi, Dio stes>o di-
sprezzano, e sé condannano. E qui eoa
grato animo e riconoscente ammiriamo,
odiletlissimi, i provvidi e benigni consigli
di Dio, il (|uale fra tanti pericoli in cui
versiamo di smnnire la retta via e di per-
derci, un mezzo sì facile ci somministrò
per tenerci sul sentiero della salute: a lui
teniamoci strettamente congiunti co' via-
coli d'una perfetta sommessione, e sare-
mo certi di non errare giammai. Imper-
ciocché all'autorità ilei comando volle Id-
dioche nel Capo supremo della sua Chie-
sa fosse congiunta l'infallibilità ne'giudizi
nelle materie che riguardano sì il dogma
che la morale cristiana, e così incorrot-
to mai sempre ed intero si conservasse il
prezioso deposito delle rivelate verità.
Perciò all'insorgere de'dubbi e degli er-
rori intorno alla fede, io ogni secolo e da
ogni partedel mondo all'iofallibilemagi'
stero si ricorse della Sede apostolica , e
quando essa ebbe [)ronunciata la senten-
za, questa qua»! uscita fosse dalla bocca
stessa di Dio venne dalla Chiesa accolta
e riverita qual nonna irreforinabile di
cristiana credenz». Che se consideriamo
quanti nemici da'pnmi tempi della Chie-
sa a'noslri giorni sono pur troppo insor-
ti a combattere la dignità del Sommo
Pontefice, con quuii'e maniere di lotte
e quanto diflicili l'hanno assalila, come
tutte le potenze della terra e dell'infer-
uu scatenale contro di es^u hauuo cos^)!-
vie vie 37
rato alia lua perdila, o almeno a meno- chìeisa questo grunde pulrìiirca, mn prcs»
niuroe i sagri diritti; se coiisideriaiuo co- cognizione ileirall'ue di PaoUi paliiarcu
inelaiiliassulti ftiiono vniti, meiilreil'oii» di Costanliiiu|)oli, lo ristabilì nella sua
tefici cotubattuli liaiino saputo resistere, sede. Il Ci isostonio patriarca della chie-
oppressi sono risorti con luag-^ior gloria sa slessa, allorché (u scelleratamente de-
e con maggior potenza, che altro possia- posto, ne scrisse a Papa s. Innocenzo I
luo concludere se non che(|uel Dio me- del 40*2 per annunziargli che innanzi a
desinio che a si alta dignità gli ha ele> lui porterebbt; il processu ch'era per in-
vati , ha proletto eziandio con vÌNÌbile tentare. E tulli (piesli casi in cui 1 Poif
provvidenza i suoi Vicari, ed ha voluto tefici Rouiani esercitarono nella Chiesa
che il n)oiulo in e$)i veneri e riconotca universale una giurisdizione inconlrasta-
l'opera del suo dito ? " Per la slessa lieta bile e incontrastata appartengono a'pri*
circostanza, e eoo pari eloquenza e dui- mi IV secoli della Chiesa ; e se la loro
Irina, mg.*" Arrigoni arcivescovo di Lue- autorità non fosse così chiara e solenne,
ca pubblicò una leltcra pastorale innnn- ci sarebbe facile addurre altri esempi ed
Il alla venuta del Papa in quella cillà, altre prove discendendo fino all'età uo-
che in breve accennai nel voi. citato, a p. slra. Ecco, miei ddellissiiui, per sommi
258, annunciandola a'suoi lucchesi. Do- capi accennala l'eccelsa dignità del Poli-
po aver mostrato col Vangelo e coll'au leflce che in breve sarà tra le vostre mu«
torità de'concilii la suprema autoiiiù del ru, dignità che non ha pari sopra la ter-
Vicario di Gesù Cristo su tutta la Cine- ra perchè organo della verità di Dio, Vi-
ja, disse: »• Questa fu la voce di tutti i se- cegerenza «li GcnÌi Cristo fra gli nomi-
coli cristiani, la doUiina di tutti i padri ni". iNel i858 mg/ IMoreno vescovo d'I-
e di tulli i concilii, e il primato del Ro- vrea emanò una lettera pastorale sul
mano Pontefice fu proclamato sempre Papato o Pontificalo (^^-j, dalla quale
Cornell principio e la cliia ve di tutto l'or tolgo (|uaoto siegue. » Dobbiamo ram-
dine geraichico, la Chiesa di Roma come meularvi che cosa è nel mondo il Papa-
la madre, le di cui sollecitudini abbiac to, contro del quale fogli pregni d'em-
ciano tulli i credenti. A questo dogmali- pietà, d'eresia, d'incredulità e di oorru-
co insegnamento fu eziandio conforme la zione si permettono, nella diletta e per-
pratica della Chiesa (ino da'primi tem- ciò infelice nostra patria, di vomUare o>
pi del cristianesimo. Papa s. Clemente I gni dì sarcasmi, calunnie, errori, falsità,
del q3, ricerca e corregge gli abusi della 11 Papato, carissimi diocesani, è la pietra
chiesa di Corinto ; Papa s. Vittore 1 del fondamentale «lell'opera di Gesù Ci isto,
in4, usa dello slesso diritto sulla chie^a autore della fede; è il principio vitale e
d'Efeso; il Pontefice S.Stefano 1 del iSj l'incaioazione vivente del cristianesimo;
adopera egualmente colla chiesa d' Afri- il centro di unità, che riunisce le ìntelli-
ca ; s. Dionisio Papa del 26 1, cita il suo genze per la fede agli stessi dogmi, e col»
ooioniiiio patriarca d'Alessandria perchè lega le volontà per la sommissione alla
debba coin[)arire dinanzi a lui alline di gerarchia de'poteri che stabilirgli Papa-
meglio chiarire la sua fede, e il venerando to nacque in mezzo delle tempeste, creb-
patriarca non esita un momento di ren- besotlote mannuiede'peiseculori,equaii>
dersì a quest'appello. Quandos. Atanasio do venne il giorno della sua virilità, si
fu dagli ariani deposto dalla sua sede a- rivelò al mondo stupefatto con una forza
lessandrina, il Ponletìce s. Giulio I del 336 in vÌDCÌbile,e con atti sovraumani. Senz'al-
citò ambe le parti a veoireat suo tribuna- Irò rappresentante che un povero vec-
le, e nell'una e nell'altra riscontrò eguale chio sacerdote, senz'altra difesa che l'a-
ubbidienza. Nou solo restituì alla sua more e la fede de'suoi sudditi, e solo col-
28 vie
l'armi della giustizia e del suo diritto ,
esso fece trionfale la verità, abolì il ser-
vaggio , emuiicipò nella donna la metà
del genere umano , difese la liherlà, e-
stese laci villìi, sostenne la morale, intro-
dusse per ogni dove la carità. Esso, il Pa-
pato, librandoci sopra le rovine de' bar-
bari, e perfino sopra quelle delle lettere
e delle scienze, creò la moderna Europa,
stabilì le leg^i , che la governarono per
secoli, pose il limite de' regni, fermò le
usurpazioni, protesse il diritto pubblico,
e consolidò fjue'dogmi sociali, a'qiiali i
popoli non attentano se non alla vigilia
della loro ujorle. Per volere de'popoli e
de'[)riiicipi, e più veramente per supre-
ma disposizione di Dio, donato di un re-
gno, i! Po|)ato fece in ogni tempo miglio-
re la condizione de' suoi sudditi, sovra-
namente fra essi promosse le lettere, le
scienze e le arti; governò paternamente
le popolazioni, ri>para)iando loro, non
nien delle guerre , le imposte di sangue
e le tasse, e dilfondendo, moltiplicando
di tal fatta le caritative sovvenzioni, e le
pubbliche beneficenze da essere in real-
tà ì suoi sudditi in condizione più prospe-
ra e migliore che non in ogni altro po-
polo dell'Italia e del mondo. Non sono
queste, o dilettissimi, vane parole; falli
sono, che constano dalle storie le pii^i au-
torevoli, e che i nemici slessi della reli-
gione cattolica riconobbero e registraro-
no ne'Ioro scritti; sono risultati che ci ri-
velano gli annali del mondo innanzi e
dopo del mille, i documentistatistici, che
si rendono pubblici ne'diversi Stati, io
che si partisce l'Europa. A. fronte però
di questi fatti manifesti irrepugnabili ,
che la malafede non può negare , e de*
quali non potrebbesi allegar ignoranza,
perchè non attutisce il livore, non cessa-
no gli assalti contro dei Papato ? Vi sco-
priremo, o carissimi fratelli, la vera ca-
gione di tanta mostruosità, qual è l'im-
pugnare, il combattere la verità cono-
sciuta. Una specie diocculta poteozaspia-
gc in quella fuue:>la via : essa è la logica
V I C
dell'errore. Coloro, che nelle nostre con-
tiiule con ibfacciatezza scrivono de'fogli,
od altrove debbaccano contro del Papa-
to, si sono posti, o volontariamente per
loro colpa, o per disgrozia della nascita
trovansi fuori della vera e santa religio-
ne : perciò bisogna di due cose, 1' una o
ch'essi giustifichinola loro ribellione, ne-
gando l'autorità, cui ricusano di sotto-
mettersi,oppure che abiurino il loro pas-
sato, rinunciando a'ioro traviamenti, e
che s'inchinino dinanzi al Pontefice del
Dio vivente. Ma per disgrazia l'orgoglio
non si arrende : la superbia, che sedusse
perfino in cielo le sublimi intelligenze,
che circondavano il trono di Dio, li serra
tra'suoi artigli, e strascina la debole loro
ragione. Sotto pena di rinegare sé stessi,
non vuol c|uesta lasciarsi convincere di
contraddizione llagrante ;ecosì ella assa-
le necessariamente l'autorità che la cod-
danna, e combatte le credenze, che, su-
perbia di mente, o corruzione di cuore,
non le consentano di professare. Di qua
l'incredulo, l'eretico e lo scismatico sono
condotti a combattere eziandio senza spe-
ranza di successo il Papa, supremo capo
visibile della cattolica religione. Epperò
ritenete, o carissimi , fermo indubitato
questo criterio di verità, col quale cer-
tamente non la fallirete mai : quelli che
parlano, scrivono o comunque operano
contro del Papato, sono nemici dell'uni-
ca vera B.eligione nostra santissima : ag-
giungete di pili colle parole del sapiea-
tissimo sommo Pontefice ; sono essi ne-
mici di Dio e degli uomini. I fogli, che
tutto di si spargono, e oltraggiano trat-
to tratto e di continuo i Papi, i sagri mi-
nistri della Chiesa, sono scritti da incre-
duli, da empi settarii, da ebrei, da ere-
tici, da barbetti, da scismatici, da uomi-
ni corrottissimi di mente e di cuore. Ri-
gettate, abbominate colali stampati, fe-
tida sentina di vizi , di ribalderie, d'em-
pietà, e non date ascolto, volgete le spal-
le a chiunque, voi presenti, parlasse coo-
Iro del Papato, e meno liveieateincale
V I e:
tlell'augnsto capo della Cliinsn. INIiscri e
ciechi tulli costoro I Assiso sui passati,
tenendo in mano sigillalo il libro de'teni-
pi avvenire, il Papato traversò dieciotlo
secoli e mezzo, quasi un giorno. Quanti
popoli esso vide crescere e morire! Quan-
te generazioni succedersi, e inchiriursi al-
la sua Sede ! Innumerevoli tempeste sca-
tenaronsi, e passarono sopra il suo capo
con i spaventevole fracasso: i suoi piedi
calpestarono i frantumi di cento rivolu-
zioni e cento, ciascuna delle quali, a det-
ta degli empi, doveva abbatterlo ... e
non pertanto esso è tuttora ritto, fermo ,
incrollabile, come le Alpi, che mae:>tosa-
niente torreggiano sopra le profonile no-
stre valli. Invano potenti superbi, diedi-
sponevano di centinaia di miile, di milio-
ni d'armati, vennero ad uitarlo colla lo-
ro possanza : esso iu invincibile. Invano
tutti i principi della terra si congiungereb-
bero per opprimerlo : come i flutti spu-
mosi dell'oceano si frangono e spengono
dinanzi all'arena delle spiaggie, cos'i rom*
perebbonsi tutti i loro colpevoli conati
contro la corona di spine, e lo scettro di
canna ch'esso ricevette dai suo DivinFon-
datore. JNon ha forse la promessa d* im-
fuortalitù ? Si certamente. A lui, a lui so-
lo fu detto : Tu es Petrus, et super liane
pelrnm aedificabo Ecclcsianimcam : et
parine inferi non praevalehwit ach'er-
sus eam (Mallh. xvi , 18). La tua roc-
ca starà ferma sull'onnipotenza di Dio
Altissimo : tutti gli sforzi più furiosi del-
l'inferno non la crolleranno mai 1 " Il p.
Felix gesuita è nel pulpito della chiesa
metropolitana di Nostra Donna in Pari-
gi il successore del celebre p. Lacordai-
re domenica no, ed è l'emulo della gloria
di lui. Benché egli nelle sue prediche ab-
bia adottata la fama (o forma) accade-
mica del suo piedecessore, pure il p. Fe-
lix si è conservato fedele alle tradizioni
apostoliche della Compagnia di Gesù del-
la quale è ornamento. Le sue eloquenlis-
sirae conferenze, in detta chiesa, di cui
feci ceuQO oel voi. XCIV, p. 3 10^ nelle
Vie »9
quoresime, sono divenute celebri, e va-
rie ne riporlo il Giornale di /ionia, co-
me a p. 307 del 1859 quella del grande
oratore intorno : L'yiuloritù del Pcipd-
to, principio di tutte, cioè dell' autorità
del padre, del sacerdote, del re, da lui
anteriormente trattale nella stessa con-
ferenza. Tra le altre cose, egli disse:» Per
compiere il prodigio, a dimostrale ri-
maneva queste tre autorità riunite e su-
blimale ili una sola : ed è ciò che ha fat-
to Gesù Cristo creando nel inoiulo (pie-
sta auloritù, a nessun' altra paragonabi-
le : il Papato, ch'è ad un tempo la più
alta paternità , il pììi allo sacerdozio e
la più sublime regia dignità. Immagina-
le lullociò che vi ha di più dolce nella pa-
ternità, di più venerabile nel sacerdozio,
di più augusto nella regia dignità; poscia
tullociò ponete sulla fronte d'un sol uo-
mo, tutta questa soavità, questa venera-
zione, tutta questa maestà, unite e fuse
iu una unità armonica per comporre col-
la loro totalità la grande figura del Pa-
pato, e forse potrete rappresentarvi qual-
che cosa di questo tipo di autorità , cui
Gesù Cristo ha mostrato sotto il cielo co-
me una compila immagine della sua. Sì,
esiste al f'atieano [P'.) un'autorità che
vi regna sotto forme mutabili con una
maestà che non muta, come la più com-
pleta personificazione dell'autorità di Dio
sulla terra ; un'autorità che, da una par-
te, tocca tutte le profondità dell'umani-
tà, e dall'altra per la sua elevatezza toc-
ca Iddio. Un'autorità, che ha diritto di
estendersi dall'una all'altra estremità del-
la terra, perchè le fu dato come suo do-
minio tutto l'universo ; un'autorità, che
dura quanto i secoli, e che passa, basata
sopra un'eterna parola, sulle rovine del-
le dinastie e lerivoluzioni del tepjpo ; un'
autorità che sottomette al medesimo scet-
tro il selvaggio e il civile, piega la fronte
del pastore e quella de're, senza che al-
cuno , per quanto bassamente o in alto
collocalo, possa legittimamente sottrar-
si al suo impero : un'auloiilà, che ub-
3o Vie
braccia ogni morlnle, come l'iiilfra uma-
nità in lulle le sue puleiize e le sue facol-
tà : l'iiitellelto coll'om.iggio ragionevole,
che o^ni vero fedele presta all'infallibile
nntonlà Ji lei ; il cuore coll'amoie ch'es-
sa chiede a'suoi figli per la sua paternità,
la volontà, che colla legge, a tutti i sud-
diti impone la sua divina dignità ; l'aiii-
noa tutta, col rispetto che da lutti richie-
de la incomparabile sua grandezza : un*
autorità (ìnalmente che compendia e ab-
braccia lulle le allre, perchè l'uomo, che
la porta, si è nel senso il più rigoro%o, il
rappresentante universale di chi gli ha
detto : — Ogni potere mi è statoconces-
so in cielo e in terra. — Sì , o signori ,
quel vecchio inerme seduto in Valicano,
protetto dalla spada e dalla divozione
della Francia, porta sulla sua fronte riu-
nite in una sola le Ire corone che abbia-
mo successivamente veduto in fronte al-
la paternità, al sacerdozio ed alla regia
podestà. Saceidote cattolico, egli ha la
pienezza del sacerdozio. Re cattolico, o-
gni podestà di governare le anime nella
Chiesa di Cristo da lui deriva per rimon-
tare fino a lui. Padre cattolico , ha tìgli
dovunque la sua paternità ha fatto sor-
gere la vita di Gesù Cristo ; e da'Iuoghi
più oscuri della terra, come dalle più e-
levate sommità, duceiito milioni d'ani-
me gli dicono : Padre mio. Sacerdote ,
e come laie apostolo e dottore cattolico,
egli parla, e il mondo cristiano china la
fronte alla parola di lui dicendo : Io cre-
do. Re cattolico , e come tale investito
del diritto di governare tutti ì cristiani,
egli stabilisce leggi, comanda e il mondo
bucia lo scettro di lui esclamando : Uh'
hidisco. Padre cattolico finalmente, egli
benedice a lulli i suoi figli sparsi su tutta
la terra, e l'universo cattolico prostrato
a' piedi di lui esclama ad una voce : Vi
amo. Che autorità non è mai questa I E
possiamo concepire in nn uomo qualche
cosa di più divina ? Signori, posiamo in-
tanto losguardosulpiù dolceepiùgrande
spettacolo di autorità (tentai nuovamen-
V I C
tedi darne un'idea nel voi. LKXXVIII,
p. ^29), che possa mai vedersi sulla ter-
ra. ÌVel luogo il più illustre della più ri-
nomala cilià, rt Roma, sulla piazza di s.
Pielro, unico teatro degno di lauto spet-
tacolo, in certi giorni solenni , una im-
mensa moltitudine sembra ondeggiante
come il mare, ma come un mare senza
tempesta, agitata da leggiero soflìo. Là
veggonsi rappresentanti di tulle le nazio-
ni della terra, e pare di vedere le popo-
lazioni assenti sorgere da ogni contrada,
per vedere da lungi ciò che va a com-
piersi su questa scena, dove sembra in-
vitata l'intera umanità. La folla raccol-
ta e lispeltosa sta nell' aspettazione, at-
tende in un misterioso silenzio qualche co-
si,che sta per discendere su lei. Ad un trat-
to si presenta sulla loggia della grande ba-
silica un uomo, un sacerdote, un re, un
padre, un vegliardo, che pare porti io
fronte tutta la maestà che Dio può im-
primere sulla fronte degli uomini : il suo
sguardo sollevasi verso il cielo, quasi per
pregare Iddio a riguardare quella solen-
nità ; il suo cuore s'apre nell'espansione
dell'amore con)e per abbracciare tutta
quella moltitudine , ove ciascuno è fi-
glio suo. Si stende la sua mano per be-
nedire con essa 1' intera umanità, a lui
dinanzi prostrata. E mentre 5o naila uo-
mini stanno in ginocchiocome un sol uo-
mo ; mentre solennemente tuona il can-
notie del Castel s. Angelo^ e tutte le cam-
pane fanno echeggiare il loro suono nel-
l'eterna città, la voce del Padre cattoli-
co esclama, e più che la voce il cuore:
Che l'Onnipotente vi benedica; il Pa-
dre, il Figlio, e lo Spirito Santo; bene-
dizione alla città, benedizione all'univer-
so. Urlici Orbi. No, o signori, non fuv-
vi mai sotto il cielo spettacolo di auto-
rità, come quello che si presenta a Ro-
ma , a mezzo le rovine di tante polve-
rizzate potenze e di estinte maestà : chiun-
que ha potuto vederlo senz'esserne com-
mosso, chiunque ha potuto udire cader
su lui questa benedizione del Padre cat-
V I e
folico, senzn portmr iiell' nniiu.i «ii« l>i
più granile immagine ilell'iuilorìlìi e nel
suo cuore la [)iù religiosa impressione ilei
rispetto, io gmro snU'aniaia e sul cuore
(li lutti quelli che hanno veduto questo
impareggiabile spettacolo , egli hu per-
duto il sentimento, quel sentimento che
fa o suppone le grandi anime, lia perdu-
to il sentimento della grandezza. E se un
uomo, cui Dio ha fatto vedere tuie pro-
digio, fosse così sventurato da non com-
prendere ciò che un'autorità, da orujai
ilue mila anni conseguendo tale rispet-
to, ha dovuto fare per rialzare le uma-
ne società, non vi sarebbe nitro da dir-
gli : non siete degno di aver occhi per mi-
rare il sole , e neppure siete degno che
si assuma di dimostrarvi (|u.dche cosa.
Ah ! cièche il Papato ha fatto fioU'ascen-
deote universale e perpetuo di sua po-
tenza morale per la vera grandezza del-
le società, nessuno la potrà mai dire. Que-
sto solo argomento richiederebbe più
d'un discorso : io non ho potuto f.ir bril-
lare su voi che un raggio staccato di quel
grande cumulo di luce : e tuttavia a'suoi
splendori avete potuto vedere quale im-
pulso ha dovuto dare di età in età il Pa-
pato al progresso de' popoli cristiani. Il
Papato non è soltanto la chiave della
volta del mondo sociale ; non è soltanto
il più forte baluardo che protegge l'or-
dme contro l'anarchia, e la società con-
tro la rivoluzione : il Papato sostenuto
attraverso i secoli dall' ubbidienza, dal
rispetto e dall'amore de'popoli cristiani,
è più che uu baluardo che ci difende, e
più che uno scudo che ci copre : è come
un carro, che vi trasporta ;è il carro Irion-
(ante che porta con noi slessi, da XIX
secoli, la civiltà e il progresso del mon-
do cristiano. Onde non esilo a procla-
mare: chiunque cospira contro il Papato,
cospira contro la stessa umanità: chiun-
que I' attacca, attacca voi che volete la
società, lordine, la civiltà, il progresso:
e ogni autorità sulla terra, che cerca av-
tiiu'lo e sradicarlo , oon fa che avvilire
Vie 3 1
e siadiraresè «tessa. Ogni |)0|pntato, tpia-
|iin(|ue sia, console, re o i(n|)erutore, tdie
oserà abbassare per ingrandire sé stesso
quest' alta maostà , sentirà le rappresa-
glie dell'ira divina e «lell'umano disprez-
zo ricadete sulla sua fronte. Al contra-
rio, ogni potenza che u <|uesta autorità
darà collo scudo di sua forza e l'allellfi
del suo cuore l'unore del suo rispetto e
della sua ubbidienza, sentirà scendere su
di <>è, co'prestigi della più granile auto-
rità , le benedizioni insieme unite della
terra e del cielo. iMglia di vota e rispetto-
sa ili (|uesta madre delle nazioni cristia-
ne , essa porrà la sua mano figliale in
questa mano materna e procederà con lei
uH'ingrandimento degli animi e al pro-
gresso delle socieià.Se volete saperecome
i più grandi uomini della nostra storia ed
i più illustri fondatori delle nostre dina-
stìe hanno trattato nc'secoli cristiani que-
sta maestà disarmata, e ciò che ella stes-
sa ha fatto nella sua debolezza per la con-
temporanea loro grandezza e perla glo-
ria futura, lasciale che io finisca citando-
vi un illustre esempio, che (|uantunque
porti a mille anni di distanza, è ancora
opportuno e sempre ci serve di ammae-
stramento. Un giorno Papa s. Leone III
espulso da Roma per qualche sedizione,
venne ad implorare l'aiuto di Carlo Ma-
gno, in allora a Paderbona. Il gran fno-
narca inviò dapprima ad incontrarlo un
arcivescovo, indi un grande di sua corte,
poi il figlio suo Pipino, allora vincitore
degli unni e re d'Italia. l'ipino slava al-
la testa di 100,000 guerrieri : e quan-
do quest'esercito vide il Pontefice segui-
to soltanto da pochi domestici, prostros-
si tre volte : il Papa tre volle lo bene-
disse, e Pipino andò a collocarsi a lato di
lui. Carlo Magno, avvertilo ben tosto, e-
sce da Paderbona accompagnato dal cle-
ro che portava la bandiera e la Cioce;
andò a collocarsi a mezzo un altro eser-
cito, formato di vari popoli, cui ordinò
in un immenso circolo rappresentante
una città vivente, a mezzo cui egli 8les*
32 vie
so oollocossi I ilto in piedi, soimontaiitlo
coi cnpo ditti coioio die lo circondava-
no, il l*,ip;) piesenlossi nel recinto, scor-
tnlo tla Pipino. In quel momento eser-
eilo, pojjolo, clero, e tutta l' immensa
Dioltiludine prostrossi, e Carlo Magno,
il padre dell' Europa , rimase inchinato
dinanzi a S.Leone 111, il pastore del mon-
do, il (|unle tre volle benedisse i prostrati
di Ini eserciti ed il popolo. Onesti tlue
uomini poi si accusinno e si abbraccia-
no piangendo i' un 1' altro : ed il Papa
alzando la sua voce intuona l'inno degli
Angeli : Gloria iti excelsis Dio. Carlo
Alagno e Pipino non si sentirono troppo
umiliati per tma prostrazione, che gl'in-
nalziiva piii delie loro vittorie : questi
fondatori religiosi della piii grande di-
nastia de're, non ebbero a pentirsi di a-
"vere reso un t.de onoreal rappresentan»
te d'una dinastia ancor piìa grande". In
più articoli dimostrai, che la residenza
pontificia in Uoma è tutela sicura d'ogni
grandezza dell' alma città ; ed essere di
grande importanza per ogni cattolico, e
«pecialmenle pe'romani, essere Roma la
sede del Vicario di Cristo e del Piipato,
il quale a mezzo gli urli ed i colpi che
gli sono lanciali contro dall'ignoranza,
dalla malizia e dall'empietà, anziché di*
niinuire sue forze, sempre più rigoglio-
so s' ingrandisce e dilata, come potenza
che vince ogni ostacolo e sempre trionfa.
11 eh. can. d. Felice Profilj rettore del
seminario romanoe segretario della com-
missione d'archeologia sagra, allorché la
pontificia accademia romana d' archeo-
logia neli86o celebrò il giorno del Na-
tale di Pioma, pronunziò un grave ra-
gionamento coiifacenle alle grandi ri-
membranze di quel dì, svolgendo con fa-
condia questi pensieri : Che la Roma an-
tica, sin da quando Romolo, sono ora
meglio che venlisei secoli, ne segnò col-
l'aralro le mura, fu dalla Provvidenza
divina destinala per sede de' suoi Vica-
ri in lena. Pensieri che venne dimostran-
do, col toccare rapidamente de'più gran-
V I C
di filli e de'piri grandi nomini della ro-
n)ana storia ; sicché vermto a quello che
a benefìcio della cristiana Religione e
per la Papale autorità operarono Costan-
tino 1 il Grande, e Carlo Magno, da
(|ue' memorabili esempi del passalo tras-
se argomenti di conforti per l'avvenire.
Replicatamente, pure in molteplici ar-
ticoli, provai la divina istituzione del
snpremvj Pontificato, e 1' aulorilà che
esso esercita per divino mandato su tut-
taquanta la Chiesa ; e 1' economia mi-
rabile della divina Provvidenza nel far
sì che la capitale del più grande degli
imperi divenisse la sede e il centro del-
l' unità cattolica, la patria comune di
tutti i cattolici. Roma cristiana e papale,
con ben più verità di Roma antica e pa-
gana, non ha regnato e ancor non re-
gna, che perla pace e la felicità de'popoli
soggetti al suo materno impero. Sfug-
gendo il dominio spirituale di Roma si
cade nello scisma, nell'eresia, nella ser-
vitù, nella barbarie. I popoli per lonta-
nanza la più remola divisi da Pioma, tut-
tavia s'illuminano della vita e della luce
di cui Ptoma è il centro, se ubbidienti al
Vicario di Cristo. Roma è l'unico rifugio,
il solo punto di sostegno della fede cat-
tolica, della gerarchia ecclesiastica, della
disciplina della Chiesa, della clericale in-
dipendenza. Essa é la patria vera della
scienza ecclesiastica e delle arti, non che
la custode la più fedele e intelligente de*
capo-lavori dell' antichità. La divina
Provvidenza col piantare la Calledra di
s. Pietro neir antica città de' Cesari, la
destinò a dilVondere dovunque la verità
e la santità della religione di Gesù Cri-
sto. S'è avventuroso e consolante per o-
gni cattolico il saper per fede ch'é nella
vera Chiesa di Cristo, quanto maggiore
lo é pe'romani per avere la sorte di tro-
varsi nel suo centro, e di esser governati
dal Vicario dello slesso Cristo ? Uno de'
precipui ornamenti dell'eccellente Epi--
scopalo francese, mg."^ Pie vescovo di Poi-
tiers, non guari dichiarò: » 11 goveroo ro-
vie vie 33
mano (temporale) nel suo Capo, ne'snoi lunf^idall'attencisi a questa tattica, i Pa-
alti iligiiilai'i e nc'suoi attuali rnpprcsen- pi T liauiio anzi comhaltiita di rroiile,
tanti, noti ù inferiore ad alcun altro go- come a' tempi di Arnaldo da Brescia e
verno contemporaneo, e che in ogni gra- di Cola di Rienzo, così ancora a' giorni
do dell' amininistriizione centrale, prò- nostri (come fece Gregorio XVI, contro
vinciale, municipale, può sostenere senza le seduzioni di Gioberti). Essi da 12 se-
rischio il coidrorito chesi farebbe di me- coli in qua non hanno allargiito mai il
rito con merito, di condizione con con- piccolo territorio di s. Pietro, ponendo
dizione,di uomo con uomo. Noi allérmia- ogni lor cura a sicurarne l'indipendenza,
mo infine che il ben essere generale de* la pace, la prosperità e l'integrità. Il pro-
popoli, posti sotto lo scettro paterno del prio carattere del loro temporale domi-
Vicario di Gesù Cristo, passò di molto nio è essenzialmente pacifico. I princi-
quello de'paesi eretici e non cede in nulla pi che signoreggiano l'Inghilterra e la
ad alcun altro paese del mondo". Roma Russia, sono capi della loro chiesa solo
•vive e regna potente nel successore di Pie- perchè sono Re; =:= il Papa per opposi-
tro, fregialo dell'autorità celestiale di Vi- to, dice mg,"^ Gerbet, è Re, solo perchè
cario di Cristo, capo e maestro infallibile è ilCapo della Chiesa Cattolica. Ora qiie-
della Chiesa, che siede sulla rocca Vati- sta ragione contraria del titolo del suo
cana. La presenza del Padre de'fedeli è dominio gli dà un' altra relazione col
per Romaciòch'èranima rispetto alcor- mondo.... L' unica sua forza umana,
pò. Senza il Papa, Roma sarebbe già da qual è l'opinione pubblica del mondo
molti secoli, come Babilonia, INiuive, Ec- cristiano,altamente proclama correre tra
batana, Susa, Palmira e Menfi, un am* il Papato eia guerra aggressiva tanto di
masso di rovine, che darebbero appena ripugnanza, quanto n' è tra la violenza
indizio ov'era un dì la conquistatrice e ed il Sacerdozio, i^:: Quindi il disaggua-
la imperatrice del mondo. La presenza gHo enorme dalla politica di Roma a
del gran Gerarca la fa centro dell' Orbe quella di Londra e di Pietroburgo. Lo
cattolico, e fonte vivo e inesausto di luce czar si travaglia a stendere sopra tutti j
che spande sulla terra i raggi folgoranti greci il suo temporale dominio, giacché
della vera fede, della vera sapienza e del- la religione è per lui un mezzo di con-
ia vera civiltà. Confutando, il eh. viscon- quista. I missionari inglesi ed americani
le G. De-la-Tour, Del potere tempora- sono più che altro i guastatori, che sgom-
lede Pflr/Ji, icapi d'accusa prodotti con- brano la via alle conquiste cooiraercìa-
tro di essa da' neiuici della s. Sede, ar- li e politiche de' loro paesi. Ora chi pò-
roge il seguente brano. » Ma è egli poi Irebbe apporre nulla di somigliante a'
vero in primo luogo, che il potere tem- missionari cattolici? Tutte le loro fati-
porale della s. Sede possa riuscire di gra- che sono volle alla conquista delle ani-
ve pericolo pel mondo intero? Ciò pò- me, né alcun di loro si prefisse mai d ac-
Irebbe farsi per avventura nell'ipotesi, crescere il numero de' sudditi pontificii.
che i Papi fossero stati perpetuamente La sovranità spirituale del Papa ottiene
invasi dallo S[)iiito di coiujuista ; se essi nel mondo intero il primato tra le po-
avessero aizzato le ambizioni degl'italia- teuze morali ; ma la sua sovranità tem-
ni e fatto opera per ristabilire il domi- porale ha sì poco dell'aggressivo e tanto
nio universale d'un nuovo impero roma- del debole, che le si fa un'accusa di noa
no. Queste loro tendenze aiutate dalla avere un esercito abbastanza agguerrito
podestà spirituale del supremo Pontifi- per difendere sé stesso (se poi si difende,
calo, avrebbero minacciata l'indipenden- ha torto, perchè allora si dice dee raa-
za delle nazioni straniere. Se non chci neggiare le armi spirituali ; e se raaneg-
VOL. XCIX.
3
34 vie
già, queste ha torlo, perchè allora si di-
ce die le profana a difendere il tempo-
rale. La Ci\'iUà Callolica ySene 4-*, t. G,
I). 249 ragionò suH'argoraento : Le ar-
mi spiriliiali a ilìfcsa del temporale). El-
la non minaccia dunque menomamente i
paesi stranieri". Si deve a'Papi, se presero
stanza in Rema le arti belle. Giù coi IVIaf-
fei, nel voi. XCIV, p. 274 e seg., ragio-
nai come Roma antica propriamente, se-
condo diversi gravi scrittori, non passò a
monarchia ; che l'imperatore era un ma-
gistrato, un luogotenente ; che Costanti-
no I veramsnte non trasportò l'impero a
Costantinopoli , riguardata non nuova
Roma, ma sua colonia, restando sempre
a Roma ; e che non potevano donare il
dominio di Roma, nèCostanliiio !, né Pi-
pino. Col JMafiei consuona l'avv. Fea, //
diritto soprano della s. Sede, p. 49 e seg.
Egli dice, che per dimostrare i diritti e i
titoli primitivi, immediati della s.Sedeso-
pra il suo dominio temporale, volle usare
altra maniera diversa da (juella degli a-
pologisli da lui ricordati ; maniera que-
sta da lui slimata forense, estrinseca, pre-
caria ; da intendere soltanto e soslefiere
le così dette donazioni, o meglio resti-
??/s/o/a (supposto che si credano necessa-
rie) in quel senso , secondo le carte di
Pipino, di Carlo Magno, dì Lodovico I
il Fio , e di altri successori. Questi non
{ixrotìo conquistatori, ma awocati^ Pa-
trizi di Roma (r.); in sostanza seuqilici
religiosi , affettuosi , disinteressati ausi-
liari, avvocati, protettori armati. Slabi-
htasi, dopo il 726, la Sovranità de' Ro-
mani Pontefici e della s. Sede (V.), nel
pontificato di s, Gregorio II, dipoi s.
Paolo 1 appena eletto nel 757 scrisse a
Pipino re de' fianchi. >■> Abbimi fede, o
Re Cristianissimo (f^-) J se ci avverrà
qualche disgrazia dì pericolare, tu io-
sieme co'tuoì magistrati dovrai render-
ne conto al tribunale di Dio : poirhè a
niun altro, se non che alla tua anialissi-
ma eccellenza, e a'iuoi dolcissimi figli, e
a tutta la uuzìonede'frauchì,per comao-
V IC
do di Dio e del Reato Pietro abbiamo
commessa la prolezione della s. Chiesa,
e del nostro popolo delia 1 epubblica de'
romani (cioc fin da quando s. Gregorio
III creò Patrizio di Roma Carlo Mar-
tello padre di Pipino)". INell'800 poi eb-
be luogo r elezione di Carlo Magno io
Imperatore^' Occidente , (alla da s. Leo-
ne III (V.),e nella Coronazione venne
acclamato dal popolo romano, nella ba-
silica Vaticana. Tunc universi fideles ro-
mani i'identes tantam defensionem, et
ddcctionem, quani erga s. Ronianam
Ecclesiam, el cj'us Vicariiini habuit^ ti-
nanimitcr, altisona voce, Dei nutu, alque
Beati Pefri clavigeri regni coelorum ex-
clamaveriint: Carolo piissimo aufiusto,
a Deo coronato. Magno pacifico Impe-
ratori vita,elvicloria.E dopo quesla,che
si chiama volgarmente traslazione del-
l'Imperio Orientale, per confessione di
Costantino VI Pcr/irogenilo imperatore
dei greci, i Papi cominciarono a gover-
nare lo slato di s. Chiesa liberi e indi-
pendenti. L'analisi, o sia lo spirito dato
dal Fea, della storia vera dell'impero ro-
mano, cominciando da Romolo fino al-
la sua decadenza , fa toccar con mano ,
che quest'alma città e questo suo iaq)e-
ro, il pili esteso, eroico, glorioso e stabile
d'ogni secolo, non è opera originale de-
gli uomini ; ch'è stalo crealo e diretto da
Dìo medesimo, profetizzato da Daniele,
e riconosciuto anche da Dante nelle sue
opere, per preparare il genere umano,
riunendolo e civilizzandolo, a riceverecon
tutta la facilità e prontezza la rivelazìo-
ne celeste dì Gesù Cristo. Quando non
ha bisognato piìi alla Provvidenza divi-
na I' impero militare, quella virga fer-
rea predelta da Isaia, alla quale fu detto
compelle entrare, perchè l'intento suo
precipuo era ottenoto colla propagazione
rapida della Religione cristiana in gran
parte deirOà he romano; in Roma per
diritto divino dì compimento sotlentrò
e si %\\\u\ì^hxììdii\o mano, fortiler el sua-
viter, iancàtaudu l'ulivo domestico sopra
V I e
il selvatico, per detto di s. l'aolo a'roma-
ni slessij il goveruo pacifico del principe
degli apostoli Pietro, il quale ci venne
a tempo ili Claudio e di Nerone d'ordi-
ne del suo maestro Gesù Cristo, fotida-
tore invisibile di Roma e dell' itnpero,
come disses. Lorenzo io un inno del poe-
ta Prudenzio. In lìoma, fissata centro
stabile, irremovibile delta Religione me-
desima, come doveva essere creile e pro-
pagatrice insieme della i." generale civi-
lizzazione, delle antichità e delle belle
arti, perciò detta meritamente ciltù e-
terna. La maggior parte delle provincia
dell'impero a poco a poco disciolte col-
l'impulso quasi contemporaneo delle na-
zioni barbare, venute per motivo appa-
rente a saccheggiare, a distruggere, a pu-
nire l'immoralità romana nelle Gallie e
nel!' Italia ; in fallo però tenute a civi-
lizzarsi e farsi cristiane, per divina dispo-
sizione tornarono a dividersi in regni o
altri modi di governi se[)arali, restando
a Pietro, ed a' suoi successori, un sudi-
ciente territorio centrale per sua dote e
immunità, e pel libero accesso aite sue
membra cattoliche dell'universo mondo.
L'antico amministratore e luogotenente
dell' impero, chiamato imperatore, Co-
stantino i Magno fatto cristiano, nel prin-
cipio del IV secolo, si allontanò da Ro-
ma per comando di Dio, come dice egli
stesso in una legge riportala nel codice
Teodosiano, e lo registrò pure Sozome-
no, trasportando la sede dell'impero, non
Pimpero stesso rimasto io R.oina, ov'era
stalo fondato per sempre, come dissero
Lattanzio, Pio II, Gravina e altri, in Bi-
sanzio detta da lui CostanlinopoU, per
difenderne i confini verso l'Oriente. Po-
scia nel V secolo un socio dell'ammini-
strazione venne a stabilirsi in Ravenna
(r.) coltilolo d'imperatore d'Occidente,
per opporsi a'barbari nelle Gallie, e spe-
cialmente nell'Italia. In Roma, soggetta
al successore di Pietro, Vicario di Cri-
sto, nessuno mai pili ci dimorò. Questa
cillù^ sempre capitale^ uuchc dcil'impeio
Vie 3^
rinnovato, detto sempre perciò romano
(poi abolito nel principio del corrente se-
colo, non potendo più sussistere), secon-
dando la sua destinazione divina, restò
di fallo in potere de'Sonmii Pontefici e
del senato, come fra tutti meglio lo pro-
vò il can. Muzzarelli coU'opuscolo postu-
mo, Del doiiiinio temporale del Papa,
Roma I 8 iG; restando, d'accordo, agl'im-
peratori la proteziooearmala, e parte del-
la giurisdizione politica, civile e ammi-
nistrativa, per cui davano eglino aoch«
aiuti e fondi di sussistenza al governo de'
Papi, cominciando da Costantino l. Fin-
ché quasi niente curandosi più di Roma,
anzi maltrattandola gVim paratori d'O-
riente, e Leone III V £s aurico anche col-
la sua eretica condolta e con attentare
alla vita di s. Gregorio li, ne fu scossa la
dominazione rinia^tiigli,ed unitisi al Pa-
pa i popoli d'Italia pel suo empio proce-
dere, da questi vollero dipendere. Inol-
ile avverte il Fea, che per Repubblica
(f.) deve intendersi Roma e il popolo
romano, sempre centro dell'impero, non
mai trasferito altrove , secondo la sua
teoria dell'impero romano e di Roma.
Ora si oserebbe pretendere di spogliare
la s. Chiesa e il Vicario di Gesù Cristo,
dopo XI secoli, del suo principatoterapo-
rale, manifestamente stabilito da Dio per
l'indipendente esercizio del pontific-5to
Le prove cui vuoisi assoggettar la Chiesa,
risvegliarono in tutti i cuori cattolici sen-
timenti dell' amor filiale il più puro e il
più divolo. Da per tutto si producono in-
cessanti proteste in favore della s. Sede,
da per tulio s'innalzano grida di ripro-
vazione contro la vergognosa pressione
enorme, di cui il governo pontifìcio è
l'oggetto. Si attenta di privare il Pap-i
di sua libertà e indipendenza nell' eser-
cizio dell'apostolico ministero, annien-
tailojalTinchè spogliala che siala Roma-
na Chiesa del suo pntrimonio, si possa
deprimere e abbattere la dignità e la mae-
slà della Sede apostolica e del Vicario di
Cristo, e più liberamente recare ogni grao
3G VI C
danno, e fare a'sprissima guerra alla nO'
stia ss. /;c%'0«(' (/ .), per gettarla del
tutto a terra, $e fia possiMIe. Fn (jiiestn
secolo di miscredenza e di riUeliione, si
abusa astutamente de' lusinghieri nomi
di progresso, d'indipendenza, di libertà,
ma per abbattere i fondamenti d'ogni le-
giltima'aulorilà, e per innalzale il vessil-
lo della licenza. Quanto agl'infelici tempi
cbe corrono, miscriveva da ultimo il cav.
Scolari: » iSon è egli vero, die. non credu-
ta Cassandra, bo sci itto indarno sino dal
1 85 1 (Roma e la s. Sede, 3Ieniuria con il-
lustrazioni a* luoghi relativi dellaDivina
Commedia. — Agli Italiani cattolici cjne-
slaMemoiia liverenlementeconsacrasi !),
ciò cbe si venne a disputare da capo nel
1860? Questa èia giustizia, che appun-
to attendo da Lei, mentre le porgo le
mie congratulazioni per ciò che lessi nel
suo magistrale articolo Fia^'^io, da Ella
itigemniato di tante e sì gravi conside-
razioni e notizie, circa le origini e l' in-
fluenza del dominio temporale dei Papi".
IVIa quanto agli strepitosi avvenimenti,
di cui siamo indignati e insieme consola-
ti spettatori, lungi dall'idea di darne re-
golare contezza, come delle mene usate,
onde la carta stessa ne arrossisce, man-
candomi lo spazio, ancorché volessi ten-
tarlo in breve, non comportandolo l'al-
ta impoitanza del gravissimo ampio ar-
gomento, appena appena mi limiterò a
riferirne un isfuggevole cenno, d'altron-
de indispensabile, dopo aver tanto scrit-
to sulla Sovranità dt Homani Pontefici
e della s. Sede, degli Stati tributari del-
la s. Sede (f''), dell' influenza politica
de' Papi, Yicaii di Gesù Cristo, in ge-
nerale sempre grandemente benefica e
conservatrice, la quale ebbe per iscopo
principale la pace e la prosperità pubbli-
ca. Su qnest' ultimo punto, bene scrisse
la Civiltà Cattolica, %e.iìe/i.'y\. 2, p. 286.
»> Ci fa meraviglia l'udire scrittori catto-
lici scandalczzaisi ancora oggidì dell'au-
torità esercitala da'Papi àeì A/edio Evo
sopra i principi cristiani, dopo le difese
V I C
lucnlcntisslme che ne han fatto i meile-
simi Protestanti (quelli di .senno, ormai
si nnnninno de' caiiibiain<-nti itilìiiitì e
«Ielle costanti inceite/ze del protestante-
simo, in cui le opinioui umane pigliano
il luogo della fede; laonde molti illiiini-
nali dalla divina grazia, abiurano i lo-
ro errori, ed entrano nel grembo dclbi
vera Chiesa, fuori della quale non vi è
l'eterna salvezza ; terribile e incontrasta-
bile sentenza ripaiLita a Vicari ai-osto-
Lici. Preghiamo lutti, perchè la buona
opera delle conversioni continui, fiDchè
non formiamo lutti più che un sol greg-
ge, ed un solo ovile del Pastore de' Pa-
stori). INè noi staremo qui a ri[telerne le
ragioni. Censì faremo una sola osserva-
zione, ed è, che quel diritto di arbitralo
supremo fu nel medioevo universalmen-
te riconosciuto come legittimo da tutta
la ciìslianilà; né solamente fu ricono-
sciuto, ma fu invocato, fu salutalo da*
principi edii'popoli come la miglior sal-
vaguardia, che ili rpie'leinpi di barbara
violenza il dirillode'deboli avesse contro
la prepotenza de' forti. Un tribunale su-
premo che in nome di Dio, nella persona
del suo Vicario in terra, esercitasse la
giustizia sopra 1 Popoli e i Pie, fu l'ideale
sublime a cui il medio evo si accostò,
mercè lo spirito profondamente cristiano
da cui la società europea era allora in-
formata. Che se ne' tempi moderni, la-
cerata dal protestantismo l'unità de' po-
poli cristiani, e scemato in questi, o piut-
tosto ne'loro governanti, il sentimento
cattolico, a quel tribunale si sono sosti-
tuiti i congressi, la diplomazia e il sem-
pre istabile equilibrio delle Potenze e le
pubbliche rivoluzioni e le segrete con-
giure, non sappiamo in verità quanto il
mondo ne abbia guadagnato; ma è certo
ch'egli non ha acquistato niun diritto di
sfatare il sistema politico del medio evo".
Printa colleautorevoli parole del regnan-
te Sommo Pontefice darò un'idea del-
l'iniquamcnte operato a danno del civi-
le principato de' Papi. Pel colossale com-
V I e
ple^^o del piiM)Iical<), poco poltò osser-
vare l'ordine logico; sarà un ceiilone,
colla riserva emessa uei voi. LXXXI, p.
455.
La cattolica Chiesa, fondata e istituita
da Cristo pei* relerna salute degli uomi-
ni, avendo forma di perfetta società in
virili della sua stessa istituzione, deve per
conseguenza fruire di tal libertà, che nel-
r adempimento del sagro suo ministero
non si,» soggetta ad alcun potere civile.
E perciocché ad operai e liberamente, co-
ni'è di dovere, ella avea uopo di que'
presidii che rispondessero alla condizio-
ne e al bisogno de'lein[)i ; la divina Prov-
videnza con consiglio al tutto singolare
ha disposto che, caduto il romano impe-
ro e divisosi in molti regni, il Pontefice
Ilomano, siccome quegli che da Cristo
era stabilito capo e centro di tutta la
Chiesa, conseguisse un principato tem-
porale. Con CIÒ veniva dallo stesso Dio
sapientissimamente provveduto, che in
tanta moltitudine e varietà di principi
secolari, il Sommo Pontefice godesse di
quell' indipendenza politica, la quale gli
è tanto necessaria pei* esercitare, senz'ai-
cun impedimento, a rispetto del mondo
intero, la sua spirituale podestà e giuris-
dizione. E così era conveniente del lut-
to; acciocché nel cattolico mondo non
nascesse mai occasione di dubitare, non
forse per impulso de' civili poteri o per
istudio di parte s' inducesse talvolta ad
operare ncll'universal governo quellaSe-
de, alla quale, per la suapììi alta pre-
minenza, e necessario che ricorra luUa
la Chiesa. Facilmente poi s'intende co-
me questo principato della romana Chie-
sa, benché per sua natura tenga del tem-
porale, nondimeno in virtù della sagra
destinazione e dello strettissimo vincolo,
onde si collega colle somme ragioni del-
la cosa pubblica del cristianesimo, rive-
ste indole sagra. Il che tuttavia non im-
pedisce che possano da esso procurarsi
tutti quc' beni, i quali menino alla feli-
cllù allicci temporale de' popoli ; ^iccu-
V 1 G 37
me l'istoria del reggimento civile, eser-
citato da' Uomani L'oiitelìci per tanti se-
coli, luminosissimamente testifica. Essen-
do dunque che il civil principato ponti-
fìcio mira al bene e all'utilità della Chie-
sa ; non r meraviglia che i nemici di essa
Chiesa abbiano sì di frequente letitalo di
crollarlo e abbatterlo con ogni genere di
sforzi e d'insidie; nel che i loru nefandi
conati, Dio aiutante la Chiesa sua, tosto
o tardi caddero in vano. Ora è noto al-
l'universo mondo come in questi luttuo-
si tempi, gl'infestissimi nemici della Chie-
sa e della s. Sede, resi abboiniiic\>oli ne'
loro disegni e parlanti rnenzogua nella
loro ipocrisia, conculcando ogni diritto
umauo e divino, si sforzino nequitosa-
mente di spogliarla del civil principato,
di cui essa gode ; e ciò procaccino di con«
seguire non, come altre volte, per mani-
festa aggressione e colla forza dell'anni,
ma per opera di falsi e perniciosi priu-
cipii, messi innanzi astutamente, e eoa
moti popolari inaliziosameule eccitati.
Imperocché non si vergognano di persua-
dere i [)opoli, contro i legittimi princi-
pi ; nefanda ribellione condannata dal-
l'Apostolo delle genti. Ma poiché questi
pessimi maestri di frodoleuza assaltano il
temporale dominio della Chiesa, e dis-
piezzano la sua autorità veneranda; giun-
gono a tal segno d'impudenza, che osti-
no vantare pubblicamente la loro rive-
renza e il loro ossequio verso di essa.
Ed è massimamente doloroso il vedere,
che di questa prava maniera di operare
siasi altresì macchiato taluno di quelli, i
quali, come figli della cattolica Chiesa, so-
nu tenuti d'impiegare a tutela e presidio
di lei, l'autorità che posseggono sopra i
popoli loro soggetti. In queste subdole e
perverse macchinazioni, dal Papa Pio IX
lamentate, ha parie precipua il governo
sardo,dal(juale uggimai tutti sanno quan-
to gravi e (juantoileplorabiliuUese e dan-
ni furono recali in «juel regno alta Chie-
sa, a' suoi diritti ed a' suoi ministri, di
che pi'lucipalmcutc ucU'ailocuzioQC eoo-
38 Vie
cisloiiale de' 22 geuuaJo i855 (riferita
uel voi. LXXVIl, [ì. 228), altatnenle il
Papa si dolse. Quiudi posti in non cale i
giustissimi richiami pontificii sopra cjue*
(atti, il inedesirao governo sardo giunse
a tale di temerità, che non si tenne pun-
to dal fare ingiuria alla slessa Chiesa u-
uiversale, pigliando a combatterne il ci-
vile principato, di cui volle Dio provve-
duta la s. Sede, per difendere e conser-
vare la libertà dell'apostolico ministero,
luiatli, tra'manifesti segni d'assalto, il i."
a mostrarsi palesemente fu quando nel
congresso, tenutosi a Parigi neli85G,da
parte del medesimo governo sardo, in-
volta fra certe ostili esposizioni (cui feci
allusione ne' voi. LXXIX, p. 225 e seg.,
LXXXIj p. 4G0), fu proposta una cola-
le speciosa maniera di debilitare il civile
dominio del Vicario di Cristo, e di atte-
uuare l'autorità di esso e della s. Sede (iu-
Irinsecamenleopportuno è ricordare con
ahi encomi l'opera dell'infaticabile dot-
tissimo prelato mg.'^Felice Peraldi di Cor-
sica ; Discorso sulla secolarizzazione
del Go\'erno Pontificio, proposta nel
congresso di Parigi per la pace de' 3o
marzo 1 856, Bastia 1 858. La CiviltàCat-
tolica ci die* un bellissimo articolo nella
serie 4-% *• 4» p. 1 4^ e p. 287 : La seco-
larizzazione del Governo Ponlijìcio).
Quando poi ne' primi di maggio 1859,
s'accese la guerra italiana, tra l'impe-
ratore d' Ausilia Francesco Giuseppe I
da una parte (come accennai ne' voi.
XCIV, p. 3 12, XCV, p. 3), Napoleone
III imperatore de'francesi e Vittorio Ein-
manuelell redi Sardegna tra loro allea-
ti dall' altra ([)er cui il Papa si rivolse al-
l' hpiscopalo cattolico per ordinare uni-
versali e pubbliche preci per la pace, con
enciclica parlata nel voi. XCV, p. 81 ),
dal governo sardo, niuua frode, aiuna
sicelleratezza fu trasandata, per sospinge-
re a tulio potere ipopoli degli Stati di s.
Chiesa a fellonesca ribellione. Quindi da
lai governo mandati istigatori, profusa
a larga mano la pecunia, fornite le a) mi,
VI C
aggiuuli slimoli eoa malvage scritture ed
elTemeridi, e posto eziandio inopern ogni
genere di frotli da coloro medesimi, die so-
stenendo io Roma il carico di legati sardì,
deposto ogni riguardo di onestà ed ogni
rispetto al diritto delle genti, abusarono
del proprio ufiìcio per ordire tenebrose
trame in detrimento del pontificio gover-
no. Scoppiala poi nel giugno 1859 la
sedizione, in Bologna a' 12, indi in Ra-
venna, Forlì e Ferrara, provincie dell'E-
milia, diedi lunga mano eravì stata oc-
cultamente apparecchiala, venne tosto
da'suoi favorilori proclamata la dittatura
del re di Sardegna, e prontamente dal suo
governo vi furono insediati commissari
pel reggi mento di quelle Provincie, in onta
allacouveuulaneulralita.il perchè i^io IX
con allocuzione de';2o giugno, e con let-
tera enciclica all'Episcopato, levò altissi-
me doglianze, protestò nel miglior modo
contro la violazione del ci vii principato
della s. Sede, ed ammoniti severamente
gli autori ei cooperatori tutti, li dichia-
rò esser incorsi nelle pene canoniche in-
flitte dal concilio di Trento. Quando pre-
cedette e accompagnò la usurpazione, no-
tificalo a tutto il mondo dalla voce apo-
stolica, commosse lutto quanto il catlo-
hcismo, che con islaucìo immemorabile,
si alzò come un uomo, altamente prote-
stando: Il patrimonio e principato tem-
porale della s. Chiesa Romana^ essere
patrimonio e dominio di tutti i cattolici,
il pegno comune dell'indipendenza spi-
rituale del Vicario di Cristo, e non po-
tersi attentare a tale sovranità senza fe-
rire nel cuore 200 milioni di cattolici.
La loro emozione rapidamente si diffuse
su tutti i punti della terra, per cui il ge-
neral De-la-IVIoricière,comaodanle in ca-
po le truppe pontificie, nel suo i ."ordine
del giorno alle medesime, per la difesa
de'diritti del Papa disconosciuti e rainac*
ciati, ecco come si espresse. » Ciò vuol
dire, che il cristianesimo non è soltanto
la religione del mondo civilizzato, ma sì
il principio e la vita slessa della civiliz-
V I e
za7.ione ; vuoi dire che il Pa[ìiilo è lu ita-
se tiu cui poggia il ctistiuitesiiiiu. Tulle
le nazioni crisliatie seaihiauo aver oggi
l'I coscienza di queste giuudi verità die
t;otio la nostra fede. La rivoluzione, sic-
come altre volte V Islanda ino , minaccia
oggi r Europa, ed oggi come altre volte,
la causa del Papato è »mclla della civi-
lizzazione e della libertà del nìondo".
^)5Servò poi il Giorn<ile di Ror/iaóti^i
maggio i8(3o. »'ll '/V/zze.?, per d'ordina-
rio avverso al governo pontillcio, nulla
ostanle in un suo recente articolo, discor-
rendo della parte militare del nostro sta-
lo, riconosce, che « il Papa ha adottato
una sagace risoluzione... Egli ha assol-
dalo un abile generale ( De la-Moricière);
ha permesso che la sua armata iia rior-
ganizzata ( nominando a pro-oiioietro
delle armi 1' energico, intelligente e ze-
lante mg."^ Francesco Saverio de Merode
cameriere segreto e coppiere del Papa),
e, se quanto ci si riferisce è vero, accetta
i servigi di tulli quelli che desiderano
comballere sotto la sua bandiera .... Il
Papa è al postutto un sovrano che pos-
iiiede lerrilorii e cinge corona, ed ha una
speciale facilità per conseguire al di fuo-
ri quanto gli manca a casa sua. In molte
parli d'Europa egli conta simpatie ed a-
derenze, e può trarre da esteri siali tri-
buti ed assistenza. Non va d' uopo che
di una risoluzione per profittare di que-
sti vantaggi, e la risoluzione sembra es-
sere stata presa. Evvi fondamento a cre-
dere che nell'amministrazione del dipar-
timento militare, il Papa ha consentito
a tutte le necessarie riforme. Sembra che
il generale (De-la-Moricière) abbia rice-
vuto pieni poteri alla condizione di sta-
bilire definitivamente l'armala papale, e
i risultamenti d'una tale politica saran-
no bea presto visibili .... Il Papa uoa è
un governante estero, 0 un despota fora-
sliero. Egli è un monarca assolutamente
italiano, e rappresentante in fatto di un
potere che fu un tempo il solo sostegno
della aaziouulilà italiana ". Queste veri-
Vie 3cj
là non hanno bisogno di commeoli.
Certo è un fallo, degnissimo d'esser no-
tato dalla storia ne' suoi fasti, l'univer-
sale conseiilimento, anche del laicato cat-
tolico, e qui può ben dirsi, l'o.t: pnjjtiU
i'ox Dei, nel protestare contro l'inva-
sione degli stali ponlifìcii, coll'esultan-
za dimostrata al vedere che ne prende
la difesa una delle prime spadeche splen-
dano oggi in Europa, il generale La-Mo-
ricière, comandante supremo dell'eser-
cito pontificio ; e l'emulazione destata io
molli, specialmente giovani generosi, al
vedere tal uomo sventolare il f^cssillo
delle somroe Chiavi. Bello e opportuno
sendjrò pertanto alla Cn'iluì Cattolica,
serie j."", t. 6, p. 4^B, l'articolo che l'e-
gregio visconto di Meaux pubblicò Del
CorrespoiuLiiit de' 2 5 aprile i86o, ce-
lebrante il prode La-lVIoricière,stralciaa-
done le principali sue notizie, ed offren-
dole con importante articolo intitolato :
La nuoi>aSpacla a servigio della Chiesa.
L'elo(|uente e dolio mg. "^ Gerbet vesco»
vo di Perpignano, nelle sue osservazio-
ni sopra gli attentati diretti contro la so-
vranità temporale del Vicario di Cristo,
informate alla grandiosità del sentimeo-
to cattolico, a' principii di suprema i^iu-
stizia ed a' vari interessi sociali, dichia-
rò. Aspettando che il termine di questa
situazione si manifesti, nella calma e sot-
to l'usbergo della nostra fede, seguendo
l'esempio de' replicali invili del Papa, e-
sorta a raccogliersi nella preghiera. Id-
dio non die' agli avvenimenti di questa
terra, e che più sensibilmente ci aflliggo-
no, il potere di turbarci iu quest' asilo.
E' forse troppo per noi cattolici una pro-
cella di più fra una tempesta di XVIII
secoli ? Crede con ferma fede e sulla pa-
rola di Dio, che il Papato sia la sola po-
tenza cui sia stato promesso di non esser
vinta dal tempo. Si sa, che ad essa, nel
corso de'suoi immortali de>tini, non ver-
rà meno, se ne abbisogni, la sua indipen-
denza. Giorno verrà in cui vedrassi so-
pravvivere a tulle le cose agitale o ini-
4o vie
mobili che ora ci allorniano. Il tempo
avrà stampate sugli odierni moDumeuti
le sue orme distiuggitiici, spariranno le
città, spariranno le dinastie; gli avveui-
nienti che ora sconvolgono l'Italia si ve-
dranno rincantucciali in una pagina o-
scura della storia ; ma allora eziandio
vivrà nella città eterna un uomo che si
chiamerà Papa, a custodire la tomba di
s. Pietro, ed a benedire la culla di nuovi
popoli. 1 legami che uniscono alla s. Se-
de le chiese delle diverse regioni del glo-
bo, vieppiù si restringono in ragione de-
gli sforzi fatti per abbattere una sovra-
nità che tutti sanno essere il braccio tem-
porale della Provvidenza nel governo spi-
rituale del mondo. 11 Papa è il solo re
pel quale di e notte s'innalzano voti, ed
oggi poi con crescente fervore, ne' san-
tuari dell'europa, nelle tende orientali,
uellecapannediquelleselvagge tribù che
a lui devono i loro apostoli, i loro bene-
fattori. Lo slancio cattolico, manifesta-
tosi ancora nel regno unito della Gran
Bretagna, fece ricordare al zelante e co-
raggioso mg.' Dixou arcivescovo d' Ar-
magh e primate d'Irlanda, come le male
arti di tanti perversi, tendenti a distrug-
gere il potere temporale del Vicario di
Cristo, mirino ad agevolar la via per ab-
battere la s. Religione cattolica, e ciò es-
sere il vero scopo de' loro conati. Essere
però motivo di grande gioia pe'buoni cat-
tolici il veder lo zelo de' prelati lutti e
del clero nel difendere il temporale do-
minio della s. Sede. Piarameutò le mene
d'alcuni notabili agenti inglesi, e il favo-
re accordato in Inghilterra ad uomini de'
quali il Papaerasi altamente ed a ragione
lamentato in un'allocuzione, però assicu-
rando che sarà per riuscirgli consolante il
vedere riconfermato, che se l'Inghilterra
lo avversa, l'Irlanda è per lui. Ormai con
meraviglioso e soiprendente spettacolo,
non vi è luogo nel mondo cattolico, dou-
denon siano giunti al Papa aflettuosissi-
mi indirizzi sottosciitli da migliaia di per-
sone, che tutti protestano contro quella
V I c
minorità faziosa che, a forza dì menzo-
gne e false arti, pretende farsi credere la
vocede'popoli. Kd è certo cosa da benedi-
re incessanternenle Dio, il vedere come le
mene de' ti isti che da tanti anni lavorano
a fabbricare una fìnta pubblica opinione,
siano in vece riusciti per ora ad ottenere
la pubblica e clamorosa espressione del
vero popolo cristiano, il quale chiede con
tutti i mezzi che sono a sua disposizione
che il Papa, secondo le parole d'un cele-
bre documento, sia rispettalo in tulli i
suoi diritti. 11 celebre nome di Poujoiat
si unisce iu Francia a quello degli altri
dotti scrittori difensori della sovranità
temporale del Papa. Nel suo scritto: //
Papa e la Libertà, osserva. »> La preghie-
ra pel Papa risuona nella Polonia e nel-
l'Irlanda, nell'Aletnagna cattolica, a Li-
sbona, a Madrid e nelle due Sicilie; ne'
santuari maroniti del Libano, sulle rive
del Cedron, sulle rive del Nilo, e sulla
collina di Pera; in mezzo a'uostri fratel-
li dell'Asia : essa ha passato i mari, e non
si è arrestata a' confini del mondo ; delle
■voci la ripetono sotto la cupola di s. Pie-
tro, nella basilica di s. Giovanni in Late-
rano, madre e capo di tulle le Chiese di
Roma e del Mondo, e il missionario la
recita nella capanna de' selvaggi dell'A-
merica. Ah 1 noi non siara soli, e la causa
che noi difendiamo è veramente cattoli-
ca 1 " Dice il Giornale di Roma, de'24
febbraio 1860. » Sulla necessità della
preghiera, nella gigantesca guerra mossa
alla Chiesa, credo di segnalare il manda-
mento del cardinal Sterchs. arcivescovo
di Malines. Il dotto Leclurer dimostrò
che lo scopo de'nemici del dominio tem-
porale del Sommo Pontefice è quello di
distruggerne il potere spirituale. Comin-
cia a citare il primo accanito nemico di
<juesto potere eh' è il Mazzini, il quale
(come molti altri) piglia molta cura del-
la sua propria resptctable carcase, men-
tre colle sue lettere spedite di qua e di
là eccita gli altri a giltarsi iu que' peri-
culi, da cui egli si tiene lontano ! " 11 con-
V I e
le Vt'iner ilo Merodc j)ul»Micò nell' (:-
iii\'vrs. Più hi legge quel che si piil)l)li-
ca oggi contro il principato civile liella
s. Sede, più si è nauseuti dalla mala fe-
de, dulia perfìdia, dalle coiitraddizìuni,
di die sono pienicjuegli scriUi. Gli uni vo-
gliono ingrandire la s. Sede, din)inuendo
gli slati della Ctiiesa; altri osano olIVire
dotazioni in cambio delle provincie ch'es-
sa possiede, ma ciò che veraiuenle vuole
la rivoluzione sotto cjuesti vani e perfidi
prelesti, si è di far discender il l'apa dal
suo Irono per trasformarlo in una s|)ecie
di patriarca stipendialo dalle potenze
temporali. Si vuol continuare, riguardo
al Papato, il sistema di spogliazione che
già in tanti paesi si è praticato contro la
Chiesa. I cattolici non ponno mai abba-
stanza protestare contro simile impresa.
Col sostenere l' integrità de' diritti della
s. Sede, essi difendono la loi o fede, la di-
gnità del loro Padre, la distinzione de'
due poteri; essi iinpediscouo all'Europa
di cadere sotto il giogo di poteri che di-
sporrebbero nel modo stesso delio spiri-
tuale e del temporale. Quesloèper quan-
to concerne gl'interessi nel uiondo inte-
ro, lu quanto all' Italia poi, il Papato è
il suo onore e la sua gloria, la vita anzi
della prima Ira le sue città ; ed i suoi a-
bitanti nulla certo avrebbero a guada-
gnare passando dallo scettio di Pio IX
sotto non so qual regime, inaugurato da
misoiabili dittature, da mute assemblee
che non compariscono se non un istan-
te per votare, senza discussione ed all'u-
nanimità, rivoluzioni pieparale nell'om-
bra. Si conoscono che cosa valgono i re-
gimi acclamati, senza discussione e sen-
za concedere libertà all' espressione de'
sentimenti contrari. G l'interessi del mou-
do, quelli dell'Italia esigono il manteni-
mento intatto de'dirilti del sovrano Pon-
tefice della Chiesa. 1 pei iodici d'ogni na-
zione pubblicarono e diffusero la dichia-
razione collettiva dell'Episcopato, e quel-
io di Ijrussellcs la dichiarazione dell' E-
pitcopalo tedesco, aualiiaco, belga, oiau-
V 1 C
4t
dose, irlandese, scozzese e svizzero, in là-
vore del potere temporale tiel sovrano
Pontefice. L'unanime sulhagio di tanti
prelati, corroborato da cpiello de'vtj^co-
vi dell' altre parti d' Europa, e di altre
più lontane contrade, tutti uniti di cuo-
le e di anima alla cattedra di s. Pietro,
equivalgono alla dichiarazione d'un con-
cilio ecumenico. La dichiarazione de've-
scovi , suona cos'i. Dopo tenibili com-
mozioni, il congresso di Vienna del 1 6 1 5
avea fondato un'opera di pace, della qua-
le per lungo tempo si sono provati i be-
nefici efìetti. inseguilo degli avvenimenti
del 1859, le potenze segiiatarie di esso
aveauo risoluto riunirsi a mezzo de'loio
rappresentanti, onde deliberare intorno
a'toibidi dellllaiia centrale. Il movimen-
to livoluziouaiio ha superato i liiuili
il'uno stato che trovasi in rapporti aliai
lo particolari vtrso la Chiesa cattolica ,
e verso i legitlimi interessi dell'Europa
intera. Da XI secoli , il successore di s.
Pietro ha preso posto fra'principi sovra-
ni ; egli però n'è il più antico. La giu-
stizia e la pace hanno presieduto allo
slabilimenlo del suo potere : la pace e la
giustizia ne regolano eziandio l'esercizio,
consagrato unicameute a soddisfare a'
veri bisogni del popolo. La conservazio-
ne d'un tale potere è d'una importanza
incontestabile per l'ordine politico dej-
l'Europa. Tutti i principi che hanno de'
cattolici per sudditi devono desiderare
cguaimenle the il Capo della Chiesa cai-
lolica non dipenda da alcun sovrano tem-
porale. Un partilo che pone la reaiizza-
zione dc'suoi piani al di sopra delle leg-
gi divine ed umane, ha saputo profitta-
re delle circostanze per innalzare il ves-
sillo della rivolta nelle Legazioni ponti-
ficie, e si adopera vigorosamente ad in-
vadere tutto intero lo stato della Cliie-
sa. Questo è un altonli aggressione con-
tro lutti i principi Sotto lo scettro de'quali
vivono popolazioni cattoliche ; è un at-
tentalo contro 200 milioni di cattolici,
conilo gl'inleicasi de'quali la cousetva-
4i
V 1 G
zione deli siali poiilificii si trova iiili-
mainenle legata. Ma questa è ezian.Iio
un'olFe-ia latta al dirillo delle genti, pei--
ch4 il dominio [iOiiliUcio non lia solamen-
te a combatlere con una fazione che si
sarebbe formata neU'mteino degli slati
della Chiesa. È pul)l)lican>enle notoiio
che il governo piemoiilese ha preparalo
da lungo tempo la rivolta, clie la sosten
ne, diresse e incoraggiò, ponendosene a
capo (così in Toscana, a Modena, a l^ar-
ina. Le pioleste di tali legittimi sovra-
ni , le olire il Giornale di Roma del
j 860 a p. 3 I 8, nel n.° 83, e nel n.° 86) un
di lui funzionario, e quindi invase il ter-
ritorio del Papa (dopo la famosa annes-
sione al regno sardo delle Provincie di Bo-
logna, Piavenna, Forlì e Ferrara, truppe
piemontesi l'invasero), per raanlenere i fe-
deli sudditi ponlillcii sotto il giogo della
fazione vittoriosa (Disse lord Nornian-
by al parlamento inglese a'i4 febbraio
1 860 : » Uno non v'ha tra'governi sorti
nell'Italia centrale che risulti da una e-
lezione del popolo; ciascuno d'essi fu
nominato ilal Wiemonte , che per mo-
do di dire, mesceva le carte. Ldjertà di
stampa, nessuna ; di parola, nessuna: di
persona, nessuna" I). L'Europa si trova
unita da legami d'uu diritto delle genti,
che ha per base il cristianesieno. Won è
potenza d'uno stalo, è il suo diritto che
deve prevalere : ciascuno deve riconosce-
re che la giustizia è superiore agi' inte-
ressi politici. Se è permesso *li rovesciare
il trono pacifico del Vicario di Cristo con
mezzi di tal natura , il legame del di-
ritto delle genti d' Europa è spezzato.
Del resto i principi! a* quali fa appello
la rivoluzione italiana, sono una dichia-
razione di guerra che non è diretta solo
contro gli siali di s. Chiesa. Ammettere
che le pretensioni che si sollevano a no-
me della nazionalnà debbano vincere
contro le leggi di Dio ed i doveri dell'ub-
bidienza civile, questo è un pronunziare
una sentenza di rovina contro gl'impe-
i i pili poleuli dell'Europa, la coaseiva-
V I C
zione integrale de'quali cessa in avreiil-
redi formare una questione di diritto per
non divenire che una questione di forza
maggiore e di opportunilìi. Levando a-
duiique la voce ilavanti all'Europa pel
manleiiìmento del diritto sovrano del
Papa, i sottoscritti i32 pi-imati, arcive-
scovi e vescovi, intesero difendere la cau-
sa delU Chiesa e gl'interessi più sagri di
200 milioni di cattolici ; difendere le gua-
rentigie della giustizia e della pace, e lav-
venire de' popoli dell'Europa, ti già no-
bilissimo diplomatico piemontese mar-
chese A. Drignole-Sale, nelle Considera-
zioni sopra la qua Lione Romana, con
argoiuenli che non ammettono confuta-
zione, pose in chiaro che il mantenimen-
to della sovranità temporale de' Vicari
di Gesù Cristo è voluto dalla più rigo-
rosa giustizia, non meno che da riguar-
di religiosi e politici di somma rilevanza ;
che i mestatori delle t)resenti rivolture, i
dilfamalori o prezzolati o passionati di
questa sovranità mirano, in verità, a spo-
gliare il Capo della Chiesa della sua in-
dipendenza spirituale, e perciò ne voglio-
no debilitata la potenza temporale, to-
gliendo con ciò all'Italia la principale sua
gloria ; che il loro scopo, al tempo me-
desimo, si è di distruggere le basi sopra
cui riposa la sicurezza de' troni ; e, vio-
laiiilo sfrontatamente neh' autorità del
Sommo Pontefice il sagro diritto di pro-
prietà, giungere più facilmente e più pre-
sto, col rovesciamento dell'ordine mora-
le e politico, a sovvertire da capo a fon-
do r ordine sociale. Nella mirabile Ltt^
tera pastorale di mg.* Gigli vescovo di
Tivoli, de' ai gennaio 1860, l' illustre
prelato esclama: Non sono i popoli che
hanno rotto ì vincoli dell' ubbidienza al
Sovrano Pontefice, ma una mano di tri-
sti e di faziosi, che quanto pochi di nu-
mero, altrettanto operosi ed arditi, abu-
sano dell' indole naturalmente pacifica,
della troppa indifferenza, e della sover-
chia timidezza degli altri. Chi è che non
sappia, come costoro si giovino a bello
vie vie 43
timlio ilei nome di [)0[)nlo [icr imporre ijucslo secolo svenliiralo, i.l»e Iciulouo a
al vero popolo il loro giogo «li terrò, e sciugliere i vincoli ilellu socielì», a Iravol-
coiuliirre iid elFelto i loro iiiulvagi divi- gerla nel diiìordine, e riportarla allo stato
sniueiiti? Sono essi i veri ribelli, che deb- della barbarie e del paf^aiiesinto. l^er (jue-
bono paventare i Ireineiidi castiglii «li sti fini si vorrebbe gettare il roiiiaiio
quello slesso sdegnato Signore, che già fra Punlefice nella condizione di privato, sen-
ti popolo d' Israele o opri voragini per za sudditi e senza regno ; si attenta per-
subissare i rivoltosi, o mandò fuoco per ciò al suo temporale «loniinio, e con arli
incenerirli. Inielici ! S'i sono uniti a «jue- le più nefande si cerca ora di riilmlo a
gli empi e miscredenti che a «piesti giorni più stretti coutìni, ma col fìsso intendi-
lanno una nuova guerra contro la Ghie- mento di distruggerlo allatto ed annieu-
sa di Gesù Cristo. IMa questa Chiesa «j tarlo. Non si fa conto dell'enoraje ingiù-
pur quella, che sa cres^cere ed abbellirsi slizia, che si commetterebbe contro un
nelle persecuzioni, che se non si gloria sovrano il più legiltimoe il più mite, che
nellecose prospere, neppur si abbatte nel- sia sulla terra : si fa mostra di discooo-
l'avverse, e s'è avvezza a combattimenti scere, o si disprezza 1' altissimo fine, per
ed assalti, è avvezza purea vittoriee ti ion- cui la divina Provvidenza badato un
fi. Mirano i suoi nemici ad umiliarla, av- trono al Piomano Pontclice, cioè per la
vilirla e renderla schiava; e peichède- libertà della Chiesa e per riiidi[)enden-
pressa la testa perdono vigore tulle le za di lui, che la governa. Torna inutile
membra del corpo, e percosso il p-.islore per costoro il dire, che la violazione de'
si disperde il giegge, si vtjlgono temerari supremi diritti del principe il piùaugu-
e sacrileghi contro l'augusto Capo di es- sloe il più venerabile, èiusieme un alien-
sa, il Vicariodi Gesìi Cristo, Ed oh! quan- tato sacrilego contro tolta la Chiesa, un
te amarezze ed allanni gli versano in se- insulto a lutto il caltolicismo, uu'iugiu-
no ! In quanti modi e eoo (juanlearli cer- ria che nel suo Vicario si la alla persona
cano di oltraggiarlo, reo d'una sola col- stessa di Gesù Cristo. E quale ragione
pa al cospetto de' suoi ollensori, quella può mai valere contra la forza e rinif[ui-
cioè di non averne nessuna ! Cospirano a là V Può rispettare S;ncerameute alcun
danno suo e della Sede apostolica, nien- diritto chi non rispella e non teme Dio ?
zogna ed ipocrisia, miscreoenza ed em- Ma questo Dio che spezza l'arco de'forli,
pietà, iudiilerenza ed ateismo ^ orgoglio calla cui voce si commuove la terra, tre-
e ambizione, JMa perchè tanto contro di mano i cieli, e s'inchinano i regni, saprà
lui fremono i superbi figli degli uomini, a suo tempo farsi conoscere e farsi teme-
figli di Belial ? Non sanno, che il Vati- re. Egli ha detto:» 1 desiderii degli em^
cano è uno scoglio, in cui non si urta im- pi periranno : io sperderò la saggezza de
puneraenteV Perchè meditano cose vane sapienti della terra, confonderò la pru-
ed ingiuste ? Vogliono privarlo della li- denza degl'intelligenti". Dall'alto de'cie-
berta e dell' indipendenza nell' esercizio li veglia sulla Chiesa, e se pe' giudizi
dell'apostolico ministero : non vogliono incomprensibili di sua divina sapienza
che sia più libera la sua parola, che sie- permeile, che sia combattuta e perse-
no liberi i suoi voleri , e che i fedeli di guitata, non può perraellere che siaviu-
lutto il mondo possano liberamente u- ta. E infallibile la sua promessa ; la sua
«lime gli oracoli per legge delle loro co- potenza è infinita :;;yr^;t; //(/èri /jo/i/^r^/e-
scienze. Vogliono in questa misera Italia viiLebunt. E non è il Signore che ha ec-
distruggere il più forte baluardo contro citalo si straordinario movimento e sì
dell'errore e la sfrenata licenza, contro grande entusiasmo in tutto l'Orbe callo-
quo' perversi piincipii lauto famosi \Vk lieo a favore del Papa e della s. Sede ?
44
V I e
Sol gono d' ogni parte in sua difesa ec-
clcsiaslicie laici, die ^jareggiando iiobil-
luenle di zelo fra loro parlano e scrivono
òenza posa, lo tutti i regni, in tutti i hiu-
glii, da ogni celo di persone gli si oliro-
no divotanienle le più calde e le più sin-
cere dimostrazioni ili venerazione e di
alletto. Un solo è il voto di tulli i vesco-
vi, un solo il grido di tulli i veri catto-
lici, die cioè rimanga salvo e iotallo il
dominio temporale del supremo Gerar-
ca della Chiesa. È già questo un trionfo
del diritto e della giustizia, ma nel lem-
[)0 stesso è un peguo sicuro d'un allro
trionfo più splendido e piìi compito. Ad
uu cenno del supremo Keggitore dell'U-
niverso, si calmerà la tempesta, spariran-
no le avversila, sarà fiaccato l'orgoglio.
iSaranno dispersi come nebbia al vento
i rei disegni de' perversi e degli erapi, e
la mistica sposa di Gesù Cristo, sorgen-
do vittoriosa dalla lolla, cingerà la sua
fronte di nuovi allori. li chi t di sì pocjiit;-
de, che abbia a dubitarne per uu isluiite?
Giova inoltre ripetere, colla dottissima
LtUtra naslovalf (tcU'arcii'csio^o e ve-
scovidi Spolt-Ao, Tirili, Foligno, lileii,
Nurcia,Civila CasltUaiui,AiiitUayNar-
ni, de' 2 febbraio 1860. Quanto sono in-
vesligabili e profonde le vie del Signore !
Sta scritto in molti luoghi di libi 1 ìufal-
libili, che Dio fa servile il male degli em-
pi a vantaggio della sua gloria,, e se ne
ha al pi esente una limpida prova sotto
gli occhi di lutti. Si è già verificalo da
un lato quanto scrisse il reni L^rofela.
Gli em[)i si sono congregali contro il Si-
gnore, e contro l'Unto suo, dicendo: V^e-
dicm)0 diromperei lacci della legge del
Signore, e del suo Vicario, vediamo di
scuoterci una volta da questo giogo. Ma
la parola di Dio non si adempie mai per
mela, neppure un jota ne va perduto;
e perciò chi abita nel cielo, deride gl'in-
kendiatenlide'suoi deboli nemici, e scom-
piglia i loro disegni, fosser pure di po-
tenti monarchi e d'intere nazioni. E di
tallo ijUdl è d iisullalu della picauule
V I G
guerra che si combalte contro il l'onte*
lice Ile ? Esso è evidente. Appunto per-
chè o|)pugnati i diritli del suo temporale
reame, sono stali discussi da'giibinetli e
da'parlamenti, da'vescovi e da' laici, da'
libri e da' giornali, dagli amici e da' ne-
mici ; e per questo slesso confliUo si è or-
mai arrivati a tal punto di lucidezza nel-
l'agitata ({ueslione, da essere siala eleva-
ta all'evidenza di un'assioma, la indispen-
sabilità dello scettro per l' indipendenza
della tiara. Che sì è ottenuto culi' aver
inliinato la guerra al Papa ? Stendete lo
sguardo per tutta iuluino la terra, e ve-
detelo. Un movimento universale di tutti
i cattolici, di cui la storia ci dà pochi, o
niiin esen)pio, i quali al primo sentore
della violazione intentata al territorio del
couutii Padre, si sono elevati come uu
sol uomo, e ad una voce han gridato: Ba-
dalle, che non si tratta del reame d'una
dinastia, ma di uua sagra eredità , che
tutela il più vitale interesse di oltre a
100 milioni che siamo sparsi sulla terra.
Badale, che noi noi periiielteremo giarn -
mai. Se si fosse inlenlala una violazione
di dominio S(jvriino sul teirilurio franco
o aiiglo, sarebbe avvenuto altrettanto V
Forse il resto del mondo non sarebbe
stato più che spettatore. Che si è dunque
oUenulo? Si è preteso minare il trono
del Papa Ile, per poi incatenare il Papa
Pontefice, e invece se uè lumeggiala la
sua gigantesca potenza morate; si è pre-
leso di dare un colpo decisivo alla radi-
ce del cattolicismo, e invece se ne accese-
ro vieppiù i sentimenti, collegale le forze;
si è preteso io somma di confondere 1 di-
segni di Dio, e si è i imasli confusi ; perchè
uou vie coiisigliocontro Dio. Egli èque-
slo un trionfo della Chiesa e del Vica-
rio di Cristo, che ha colpito persino il pro-
testantismo anglicano, per cui lord Nor«
mauby non dubitò di giudicare : Il mo-
vimenlo rivoluzionario, appoggiato da'
dissidenti, avrà, come accade sempre nel-
le persecuzioni, quest'unico elfetlo, cioè
di dduluic e idjjcrinarc il potere spi-
vie vie 45
tifunlf f tniilorilà ffinpnralrfìcl Papa- sloiirodel rnn':olntn e ifclV Tinpcrn fi aii
lo. l'j questo supremo Kappresenlante ^f?'',IVl/l hieis. m Ij'islitnzione.clieinan-
tli Dio , sogf>iunRe rfuconiiato lipisco- lione I' iirtilìi della feile, il l*apa custode
p«lo, liniaoeiulo stipj'iiore » lutlole lol- dt-irnoità callolica, è un'istituzione am-
ie delle pnlen/e Icneiie, lipeltiià iincoin niiiid>ile. Si ritnproveia a rpieslo Ga-
vina volta, rome i suoi prcdecessoii : a- pò d essere un sovrano straniero. Kgli e
filatevi puie, ma io non !eu)o, perchè stranieio. ma bisogna ri(i>;raziarne il eie-
io sono stalo costituito Uè non da voi, lo. Sarebbe mai forte la sua autorità in
ma da Dio, sopra il santo m«intedi Sion paese non suo, davanti al potere dello
per essere indipeiulcnte e bbefo di pre- slato? Il l'apa è fuor di Parigi, e sta be-
dicare a lutti, anche a' re, i suoi divini ne; ma egli non «'• né a Madrid, né a
piecetli. L'istituzione [)iovviilen7Ì;dK «lei Vienna, ed è per questo, che*noi sotlo-
civil principato del VicariodiCri-ilOjSlan- stiamo alla sua spiiiluale autorità. A
te la sua collegazione colla <li lui indi- Vienna ed a Madrid si avrebbe ragione
pendenza nella spirituale aulorità, non di dir lo stesso. Credesi forse che se fosse
è dogma, ma i- (pianto disse uno «le'piìi a Parigi, i tedeschi, gli spagnuoli si ac-
illustri canq)ioni del ciitlolicismo nella coruierebbero a ricevere le sue decisio-
crislianissima l'arancia, il conte di Mon- niV E un bene universale , ch'egli non
talemberl. » I cattolici non confondono sia presso di noi, né pressoi nostri riva-
gli il temporale collo spirituale, nia lutti li, ma nell'antica Roma ...Pel governo del-
credono necessario il potere temporale l'anime è la migliore, la più benefica isti-
del l'apa per 1' indipendenza spirituale lozione, diesi possa /mmaginaie. lo non
del montlo cattolico . . . JNon vedono in sostengo queste cose per fanatica ostina-
ciò un dogma, un articolo di fede, ma zione, ma per ragione"* Lo slesso opu-
semplicemente un diritto, umano sevo- scolo d'oltiemonle, di deplorabile fama:
lete, e soggetto alle peripezie delle cose IL Ptipa ed il Congresso , competente-
umane, ma provvidenziale, sagrosanlo, mente definito per un monnmenlo ìnsi-
e legillimo quanto ailio mai". Questo gne di ipocrisia, ed ìg^nohile quadro di
provvidenziale disegno di Dio, in voler contraddizioni, rese alla santa causa del
il Capo di sua Chiesa, e sono già oltre a Vicario di Cristo e del suo principato
mille unni che l'ha suggellalo, prosciolto temporale, eguale 0 maggior servizio che
e inilipendenle da ogni umano potere, gli slessi scritti callolici. La sovranità del
perchè possa libeiamenle promulgar la Papa non è a titolo di beneficio ecclesìa-
legge del Signore, acciò possa, eziandio stico o di feudo, ma è fondata sopra do-
quando quella si oppone alle vedute e nazioni libere e irrevocabili, sloricamen-
agl'iuleressi della politica umana,enes- le certe ed aulenliche , corroltorate da
sun polente della terra possa dirgli : Ta- non interrollo possesso per più secoli, ri-
ci, tu non sei che mio suddito. Giudichi conosciute dal diritto pubblico europeo
ognuno , se in mezzo al sovverlimento e da solenni Irallati. Onde si deriva an-
presente delle più evidenti delirine del cora ildirillo di lenerarmiciS'oWrzZ/ (A'.)
giusto e dell'onesto, se in mezzo a'prelesi e valersene a difendere gli slati di s. Chic-
principii d'un nuovo gius pubblico, e di sa, né più né meno di quello che compe-
iiiiova morale, che vien su adesso, sareb- te a qualsiasi altro sovrano. In altri lem-
be facile «pieslo conflillo, questo silenzio pi i reali di Spagna, di Francia, d'Austria
imposto al supremo Rappresenlanle di ed altri principi, si recavano a grandis-
Dio in terra, a cui è sialo aflidato il de- simo vanto di ricevere la Spada[J'.)àdi\-
posilo della fede e della morale? Per la le mani del Vicario di Cristo, e di por-
forza della verità, bene scrisse il celebre tare alla lesta degli esercili il f cssillo
4G vie
(/'.) di s. Cliiesa contro i nemici del rat-
lolicismo. Se la dignità di principe lem-
norale dìi al Pcjpa il diritto d'assoldare
eserciti, chi può vietare a'suoi figli di cor-
rere ad arrolarsi sotto le sue bandiere?
Questi senliinenli si sono destali fra'cat-
tnlici, e molli realmente vollero enlmre
nella Milizia pontifìcia, anche ulliziali
graduati, di più nazioni, hiìlxcgtneracion
spagnuola concludeva in un articolo del
gennaio I bOo. »> Padre Santissimo, fedeli
vostri (Igli gli spagnuoli, vi offrono quan-
to sono ed hanno per difendere i sagri
diritti della vostra sovranità. Non un pal-
mo cedete de' vostri dominii temporali.
Quindici milioni di figli ubbidienti ave-
te in Ispagna, pronti a perdere la vita
per vostra difesa. Casta un comando, an-
ri un cenno solo, e ci troverete nella mi-
schia ". I valorosi spagnuoli Aparisi-y-
GuijarroeGdlindo-y de Vera, nell'opusco-
lo di recente stampalo io Madrid : El Pa-
pa-y-Napoleoii, dichiarano: Eoina està
en Italia, mas parlenece al Unii'trsol
Fa a proposilo leggersi 1' articolo della
Civillà Catfolica, serie 4.'j '■ 5», p- 45^2:
De'doK'cri del popolo quando il sovra-
no e calunniato. Gli stati ecclesiastici si
dicono con tutta proprietà ancora Slati
della Chiesa, poiché quantunque sieno
governali dal /^'fi.scoi'or/i7?o/«(7,sono non-
dimeno provvidenzialmente costituiti a
benefìzio e tutela di tutte le chiese par-
ticolari e della Chiesa universale. Laon-
de egregiamente scrisse Papa Pasquale
II del 10993 s. Anselmo arcivescovo di
Canlorbery: » [^orlando la Chiesa Roma-
na cura e travagli a servigio di tutte le
Chiese, chiunque a quella toglie il suo,
non verso di lei sola, ma verso di tutte
le Chiese si chiarisce reo di sacrilegio ".
Il Papa Pio IX neirafTelluosissima enci-
clica diretta a tutto l'Episcopato, de' 19
geiinaioi 860, dopoaverlo altamenteeu-
comialo,per avere co'propri cleri e dio-
cesani presa tanta energica parte alla di«
fesa del leniporale dominio della s. Sede,
nel uolilìcaijjli il consiglio dell'iiuperato-
V I c
re de'francesi, di rinunziare al possedi-
mento delle Legazioni pontifìcie o pro-
vinole dell'Emilia, ribelli e usurpale dal
governo sardo, non potendosi nllrimen-
tì rimediareal pi esente turbamento di co-
se; gli dissepure avere risposto subitocon
apostolica libertà, non potere annuire al
suo consiglio, anche pe diritti della. •;. St-
de, i quali non appartengono alla suc-
cessione di qualche reale famiglia, ma.
bensì a tutti i cattolici; non poter cede-
re ciò che non e Nostroj non poter ri-
nunziare alle dette proi'incie dell'Emi.
Ha , appartenenti al Nostro ponti fiào
dominio, senza violare i solenni giura-
menti da' quali siamo legati , senza ec-
citare querele e mali nell'altre Nostre
Provincie, senza recare ingiuria a tutti i
cattolici j in fine senza debilitare i di-
ritti, non solo de' principi d' Italia , che
furono ingiustamente spogliati de' loro
dominii, ma ancora di tutti i principi del
mondo cristiano, i quali non potrebbe-
ro con indifferenza vedere introdotti cer-
ti perniciosissimi principii.k.\eìÌiì\.\o lut-
to queiio pel civile principato della Chie-
sa Romana , per mantenere costantemen-
te intere e inviolabili U sue possessioni
temporali e i suoi diritti, i quali inte-
ressano tutto l'Orbe cattolico; e provve-
dere altreà allagiu^ta causa degli altri
principi. E siccome l'imperatore credeva
doversi la cessione delle provincie pe'mo-
ti di ribellione ivi di quando in quando
suscitali, rispose a tal proposito: questo
arfiomento , siccome quello che prova
troppo, nonprova nulla. Imperocché- mo-
ti non dissimili sì negli stati d' Europa
e sì altrove accaddero spessissi/no; e nin-
no è che non vegga, non potersi da ciò
ritrarre motivo di diminuire il civ il do-
minio d'un legillinio principe. Termina
l'enciclica, con esorlare l'Episcopato, co-
sì emineiiteinenle benemerito , a conti-
nuare di propugnare la causa della Reli-
gione, della Chiesa e della s. Sede, e con
infìammare maggiormente alla difesa i
fedeli tuujuiessi alle sue cure, /;f/' la coti'
V I e
seivazlonc del cn'ilepriiicipalo della me
decima edcl palrimouio del Beato Pie-
tro, la tutela del quale appartiene a tut-
ti i cattolici. L' Episcopato pnissiano, in
nome di sette milioni di c.tttolici prussia-
ni, con beliissiniu documento i ileiito dal
Giornale di Roma de' i 8 gennaio 1 8Go,
pregò il principe reggente di l^ussia, ac-
ciò non consenta die vengo tolto o smi-
nuito al Papa quel dominio temporale
ch'ebbe da Dio, a cui è connessa la sua
libertà e indipendenza. E^seie in esso un
bisogno religioso, l'adempimento d'un sa-
gro dovere solennemente giurato nell'epi-
scopale consagrazione, come il non dover
consentire giammai, e in nessun mudo,
che al Papa, alia Sedia apostolica, e a'
suoi dirillisia fatto oltraggio. JlPapa sud-
dito di nessun monarca appartiene del
pari a tutte le nazioni, in cui la Chiesa
cattolica conta seguaci. £' tale esser pure
di essi, per riposare sidla s. Sede la pro-
pria fede dal Vicario di Cristo immuta-
bilmente custodita , ed essere appunto
questa fede che gl'imponeva qual dove-
re imprescrittibile, la fedeltà al principe
e l'ubbidienza in ogni cosa civile, w Que-
sta è la ragione perchè Ruma, e il donii-
DÌo soggetto alla s. Sede non sono per
noi uno stalo straniero. Ad entrambi real-
mente compete il nome che portano di
capitale del mondo cattolico e di stato
pontificio,perchèappartengonoallaChie-
sa e a tutti i cattolici della terra, i quali
in ogni età hanno concorso a fardi ilo-
ma la degna sede della Religione catto-
lica e del suo Pontefice ... 11 Papa non
potrebbe esser suddito d'un principe cli'è
suo figlio spirituale; il Capo supremo d'u
na Chiesa che abbraccia tutti i regni, non
potrebbe esser vassallo e suddito d' un
monarca. La sua Sedia, dalla (|uale con-
serva intatto e ddToude su tutti i paesi il
trasmesso tesoro della fede, della morale
e de' sagramenli, non può stare sopra un
terreno altrui. La sua lingua apostolica,
cui venne dato il potere di ammaestrare,
ammuuire t; correggere, dev'esser libera,
V I c
47
libero il suo braccio a governare la disci-
plina ecclesiastica, libera la sua mano per
benedire. E d'uopo, che nella sua condi-
zione sociale egli non sia minore de'so-
vrani della terra, e com'essi non dipenda
che da Dio, del tpjale per noi cattolici
esso tiene le veci". Imponente è l'artico-
lo: Pio I\ e la Ceriiìanin, pel gigante-
sco complesso di dimostrazioni di alletto
e di divozione pel Papa, pubblicato dal
Giornale di Fwma deliSGo a p. 887 e
39 1 . Meraviglioso l'indirizzo dell'lipisco-
pato di Spagna, che il medesimo olfre a
p. 3q7, e quanto mai affettuoso e gene-
roso quello delle dame di Madrid riferi-
to a p. 4i3. La Civiltà Cattolica, tanto
grandemente benemerita di tal difesa,
nella serie 4-"> t- 4' P- '^■l'^ì "^' credere
opportunissimo di pubblicare la magni-
fica e stupenda Protesta di mg.' Dupan-
loup ^escoK'O d'Orleans contro gli at-
tentati in cui il nostro Santo Padre e
la Sede apostolica sono minacciati e
colpiti in (/nesti momenti, dichiaiò. La
questione intorno al principato civile de'
Papi, la quale si sia agitando con tanto
calore, è questione che tocca si da vicino
i più cari interessi di quanti sono callo-
liei, che questi, secondo la facoltà di cia-
scuno, dovrebbero (are ogni cosa, percliè
non venga disconosciuta la verità e la
giustiziacalpeslata (altro autorevole mo-
tivo , che mi mosse a qui raccogliere al-
cune poche spigolature d' uti immensu-
rabile e fiorentissimo campo). Si voi leb-
be da una fazione scredente veliere il Vi-
cario di Cristo spogliato della più splen-
dida ed efficace sua prerogativa terrena.
« E noi che pur siamo duecento milioni
di cattolici, dovremmo vedere le nostre
coscienze dipendenti da un Papa suddi-
to, perdendo quelU dignità, quella sicu-
rezza, quel nobile sentimento che c'ispi-
ra il sapere, che Esso, Re quanto qua-
lunque altro, non dipende anche tempo-
ralmente che da Dio solo. La Chiesa cat-
tolica, quanto alla sua libertà, se non si
vuole e&posta alla persecuzione di paga-
48 vie
ni rrdivivi, fii vorrebbe ridurre a quello
r.b'(' la cbiesn greci a Coslaiitiiiopoii e
Pieh(j|)iirgo. Iti iBnla diflicoll;» di lenipi
ed in tanta foga di conati ostili, tiovca
tulln la cattolicità altamente comniover-
si; ma era naturale che i Pastori della
Chiesa levassero primi la voce, per aio-
tuonile del pericolo in che versa il gieg-
pe di Cristo; e da Inlte le parti della col-
la Europa lo liiin contincialoa fare (pai'-
lava a'iq ottobre i Sh)) con generosilì: e
francbe77.a degna della gran causa cbe
sostengono. Ma sopra lutti lo sta facen-
do con zelo caldissimo ed artetluoso l'E-
pisco[)alo (rancese; e non è questa la l."
volta die da (|uella nobilissima nazione
viene al resto del mondo l'ammonimen-
lo e l'indirizzo, per accorrere a'pericoli,
cui alcimi si avvisano aver avuto dal suo-
lo fianrese la prima mossa". Poscia mg/
Dupanlonp volle pubblicare il libro, lu
cui trasfuse la sua nobile anima e il suo
felice ingegno: La Sovranità Ponli/ica-
le, secondo il diritlo Cattolico ed il di-
ritto Europeo. Il Giornale di Roma de'
i5 febbraio 1860 cbe ne die'saggio, ri-
produsse le belle parole del celebre pro-
testante francese Guizot, sopra l'autori-
tà pontificia.» Quest'autoritàjda vanti al-
la quale s'inchina lo spirito senza diesi
abbassi il cuore, e che parla dall'alto con
l'impero non della forza ma sibbene del-
la necessità". Dichiararono i cattolici del-
la Danimai ca, commossi anch'essi dall af-
flizioni del Padre comune de' credenti.
Ferito il Capo, lutti i membri viventi del
mistico corpo sono feriti anch'essi: e l'on-
ta fatta al Santo Padre da'ribelli del suo
slato, i caHolici del mondo intero la re-
putano come fatta a ciascuno di essi in
persona. La Civiltà Cattolica, de'7 apri-
le 1860, serie 4\ ^'ol- 6, p. 4. "^' g'^ve
articolo : Le /annessioni ed il .suffragio
universale^ dice fra l'altre cose, sulla com-
mozione uiiivcisale. Deh I chi mai avreb-
be supposto in questa società decrepita
e mezza sceltica, per cosa che si attiene
quasi esclusivameulc al callolicismo, tan-
V IC
ta forza di conviucimenlo, tanto vigore
e diremo anzi tanto zelo di recarlo all'a-
perto V l''ppure tant'è! il mondo dovrà
meravigliarsi di se medesimo del trovar-
si tanto più cattolico ch'esso medesimo
non si pensava; ed i meno credenlt deb-
bono convincersi per nuovo argomento,
che la società cristiana è governata da ud
pensiere arcano, il quale spira quando,
come ed in cui vuole quella specie d'uni-
versale commovimento, ch'è foriero qua-
si sempre di grandi concelli e di più gran-
di fatti: lìlens a!^itat nioleni. Le associa-
zioni colle loro lettere, i meeting» colle
loro deliberazioni, gl'indirizzi, le condo-
glianze alli^ttuose, i conforti filiali, le of-
fei te di sussidii d'ogni maniera, pel rin-
novato Denaro di s. Pietro (dell' antico
ragionai in quell'articolo e descrivendo
gli Stati e lìrgni tributari alla s. Sede.
La pia opera del nuovo Denaro di s.
Pietro fu iniziala in Parigi nel Acem-
bre 1848, non appena si seppe la par-
tenza del Papa Pio TX da Roma per
Gaeta. Si propagò io un attimo nelle
altre parti del mondo : e tutte le nazioni
gareggiarono fra loro in offrire quest'o-
maggio al Capo della Chiesa. Nel medesi-
mo tempo il Santo Padre ricevette pur an-
co indirizzi, i quali in due voi. nel i85o
co' tipi di Andreosio vennero stampati
in Napoli col titolo : L' Orbe Cattolico
a Pio IX Pontefice Massimo esulante
da Roma), che affluiscono da tutti gli
angoli della terra al Valicano, sono og-
gimai cosa tanto smisuratamente vasta,
che il solo volerne trarre il computo
vincerebbe ogni pazienza. E che dire-
mo della stampa, la quale nella moder-
na civiltà è riputata essere la ministra
più legittima e più fida di quella regina
del mondo cli'è la pubblica opinione? In
tulli gl'idiomi, e massime ne' più cono-
sciuti, è sialo in quesl'ullimi mesi un tal
diluviar d'opeie,d'opuscoli, d'articoli d'o-
gni sesto e d'ogni stile, inlorno alla sovra-
nità de'Vicari diGesìiCiislo,chea memo-
ria d'uomo non se n'era mai veduto una
V I G
somiglianle. Ora, tranne buona parteel'I-
talìa, ili cui Ih sedicente libertà liberti-
na, ila (ulto n-^li onesti ogni facoltà ili
manifestale i propri pensieri , nel resto
ilei mondo sopra G scritti, almeno /) so-
no per la verità e per la giustizia; ed ap-
pena uno se ne potrà contare pe'Ioro con-
trari. Tra gli autori di quelli , sì nove-
rano gli uomini più cospicui per dottri-
na e per pratica di pubblici aifari , per
carichi sostenuti e per meriti, più insi.
goi; olii e le lettere pastorali (la stessa Ci-
viltà Callolica più volle ne die' contez-
za, e da ultimo nella serie 4-'i t- ^> P-
340, rilevando, che la voce dell'Episco-
pato cattolico fu unanime in tutto il mon-
do, a condannare le usurpazioni opera-
te a danno delia sovranità temporale de'
Papi ; e sebbene in Italia questa voce
iiou potè essere per tutto libera a farsi
udire, nondimeno sfidando pericoli, mol-
tissimi vescovi con fortezza sacerdotale
non mancarono con pastorali di prote-
stare e d' istruire), e i mandamenli de'
vescovi della cattolicità. Il Papa, l'Epi-
scopato, i cleri, quanto vi ha di più spec-
chiato, di più vivo, di più attuoso nel
mondo cattolico, tutti si sono dichia-
rati colle opere e colle parole. Questa
volta la Provvidenza ha risparmiato al
mondo quel silenzio innanzi alla forza,
il quale, fosse per impotenza o per co-
dardia, era sempre svilente. La terra non
solo non siluil, ma ha parlato e gridato,
sta parlando e gridando quanto non fe-
ce giammai; e, salvo i paesi, ne'quali una
mano di ferro ha imbavagliate le bocche
o legate le penne, per tutto, dove la pa-
roh cattolica non è legata, vi è un tale
accordo di riprovazione sopra rassassìnio
consumalo a danno della Chiesa, ed a vi-
lipendio della giustizia , che i prepotenti
un giorno ne debbono essere impensieri-
ti, né ponno alla nefanda loro opera au-
gurare vita più lunga di quello che può
avvenire ad ogni cosa non pur violenta,
ma riconosciuta universalmente per tale.
Soprattutto è da benedire la Prov video»
VOL. xcix.
Vie 49
za che l'iniquilà, balda e feroce dell'opi-
nione universale, di cui si pruless.i codar
damente ligia e idolatra, per venire a'
suoi biechi intendimenti sia stata costret-
ta di calpestare appunto (pieiruniversalu
opinione sulla ipiale pretese ap|)uggiarsi.
Inoltre la Ci^'illà Callolica,» p. ()3, nar-
ra che i giornali cattolici ipiotidiani non
bastano a pubblicare (|uaiito si faceva,
con insolita, anzi non mai vis^a, unani-
mità, da tutto il mondo cattolico in os-
sequio del Vicario di Gesù Cristo, con
indirizzi individuali o collettivi, offerte
di denaro e ogni genere di proteste di
devozione e segnalate dimostrazioni d'os-
sequio: fra'periodici che olfrirono ed of-
frono tante molteplici e svariate dimo-
strazioni, oltre la Civiltà Callolica stessa,
ed il Giornale di Roma, tra gli eccellenti
lia il primato r^rmo«/rt di Torino con uu
coraggio costante, mirabile e veramente
singolare. Anche i protestanti mandaro-
no al Papa un gran numero d'olìerte di
denaro a protesta di loro ammirazione e
venerazione. Un breve scritto, in cui sto-
ricamente si discorre intorno al Denaro
di s. Pietro {f^), fu inserito nel fascico-
lo del gennaio 1860 nella Revite Calilo-
liguedi Lovanio dal prof. Feije, che dopo
aver mostrato quando e come opportu
namenle le largizioni de'fedeli vennero in
soccorso del Capo della loro fede, e men-
tre Pio IX era profugo a Gaeta, la no-
bile oblazione era tornata in vita, conclu-
de con queste parole. » Non vi è stata al-
tra epoca nella quale i cattolici abbiano
circondato il Vicario di Gesù Cristo di
più alFettuose dimostrazioni di amore e
di devozione, né mai i diritti della s. Se-
de sono stati con tanto calore sostenuti.
Dio solo possiede il segreto dell'avveni-
re; ma r istoria ci attesta che la Chiesa
cattolica prospera eziandio in mezzo alle
avversila ed alle sofferenze". Chiunque si
piace di tener dietro allo sviluppo che si
porge magnifico e imponente dalle ma-
nifestazioni cattoliche fatte al Romano
PoDtefìce con soloia Europa, ma nelle
4
5o Vie
legioLi [liìi lemotc JcU' nltre pnilì del
iiioitJo, iioii polla non trovar vere le rì-
fciile p.'ii'ole <1el professoi di Lovanìo, e
<|iie.srallre. » Quanto siane consolalo Co-
lui ili' i fatto iìol<ilissituo scopo a laute
piclosc siguirica7Ìoni, i fedeli lohannoap-
pit.'o da quelle solenni paiole registi ale
lu docunieuli che hau fallo il giro dei
mondo, dovunque ascoltate co'segni del-
la riveienza piìi profonda, e ijpelule col
Lonvinciruenlo dell' ossequio. Ma quello
ilie fa crescere la meraviglia e lende più
singolare il carattere delle premure di-
mostrate al Papa, e dell'interesse posto
alla causa de'dirilti della Sede apostolica,
t- che gli slessi dissidenti da Iloma, chia-
li o per ingegno o per altezza di sociale
condizione, non si slannu punto in forse
di sposai la e difenderla". JNè queste pro-
teste sono vane parole, ma corroborate
con quelle di denaro , per cooperare a
linfiiincare il Papa delle [lerdite che la
ribellione gli ha fallo toccare. Casti per
lutti, ihe io ricordi l'esempio di Meck'em-
huigo (nel cui granducato nel i844 si
Lontavano circa 5oo caltolici), da dove
furono mandali al Papa 3, eoo fiorini, i
cui soscriltori, tranne uno, sono tulli pro-
U'Stanli che vollero dare questo segno
di venerazione alla tranquilla ma incrol-
labile costanza colla quale il Papa, sopra
ogni altro sovrano, sa opporsi alla rivol-
ta e alla violenza. 11 celebie storico ingle-
se, testé defunto, lord IMacauIay, nella lìi-
visla (rLdimliirgo,ìtseurì bell'omaggio
al Papato, quantunque, come anglicano,
lo avesse consideialo come istituzione pu-
ramente umana. » ^'on esiste, e non ha
mai esistilo sopra la lena un'o|)eia del-
l'umana politica, the sia tanto degna di
considerazione e di studio, quanto la Chie-
da cattolica romana. L'istoria sua abbrac-
cia leduegiandi epothedella civiltà. Nes-
sun'allra istituzione può fare iisos[)inge-
re il pensiero a que'iempi, ue'quali il fu-
mo de'sagrifizi sollcvavasi nel Pantheon,
II. enti e i leopaidi e le ligii infierivano
nell'aufileatio Flavio. Le più illustri fa-
V IC
miglie reali non sono clie di ieri, para
gooale alla successione de'Romani Pon-
tefici,che per non ìnterroUaseriedal Pa-
pa che incoronò Napoleone 1 nel XIX
secolo, risale non pure a quello che con-
sagrò Pipino nel secolo Vili (cioè Stefa-
no 111 nel 754, in unoa'suoi figli Carlo
Magno e Carloaianno), ma si spinge an-
cora molto più addietro. La repubblica
di \>nezia,che in fatto di antichità di 0-
rigine vien dietro al Papato, è assai mo-
derna al suo confronto^ ma la repubbli-
ca di Venezia non è più (dopo resistenza
di XIV secoli) , ed il Pontificato esiste;
ed esiste non nellostato di decadenza, non
come una mina , ma ripieno di vitalità
e di fiorente giovinezza (si può vedere il
bell'articolo della Civiltà Caltolica,<>eiìe
4-', t. 5, p. 4'7: L^ morto il rapato?).
La Chiesa cattolica manda ancora fino al-
le più leinole regioni missionari che .so-
no così zelanti come (]uelli che (inviati
da s. Gregorio 1) sbarcaiono nella con-
tea di Reni con Agostino; missionari che
hanno il coraggio di parlare anche oggi
a're ostili, con la fermezza da cui fu ispi-
rato il Pontefice Leone I alla presenza di
Attila. Il numero de'suoi figli è ora mol-
to più grande che non sia stato ne'secoli
precedenti. Leconcjuistcche ha fallo nel
nuovo mondo l'hanno ampiamenteconi-
pensata delle perdite toccatele nel vec-
chio. Il numero de'membri della sua
comunione supera di gran lunga (juel-
lo di tutte le selle riunite insieme. Sin-
tomo non ^i ha che indichi vicino il ter-
mine di questa sovranità: essa ha veduto
il nascere di tutti i governi che oggi so-
no, e non dubitiamo affermare esser de-
slinat'j ad assistere al loro tramonto. Età
giii grande t rispettata questa sovranità
innanzi che i sassoni avessero posto il pie*
de sul suolo della Gran Bretagna, pri-
ma che i franchi avessero passato il Re-
no, (piando l'eloquenza greca fioriva an-
cora in Antiochia, e quando gl'idoli era-
no odorali alla Mecca". Il piott'stiinle te-
desco Menzel Qel^uo gioruale di lettera-
vie vie 7i
liii'fl, ecco come si espresse sul dominio eil appartengono n qneiriinilà iricrollii'
leuìporale «Iella s. Sede. »' Qualunque sia bilt-; perei») lo slato della Chiesa conti-
l'opinione che si possa avere sul governo nuerìi ad esistere ad onta dell'idee ... a<l
ecelesiastico nello stato della Chiesa, non onta di tutti i con;;ressi, ad onta di tulli
si può tuttavia negare il (iitlo ohe da ol- i Mazzini e i («nrihaldi, e ad onta di tiit-
Ireniilleaiini lutti gli sforzi e tulle le lot- le le lagnanze degli acattolici tedeschi e
te «le'bizanlini e longobardi, degl'inìpera- inglesi". I giornali di Germania sono ri-
lori di GernianiH e ile're di Francia, de' pieni di giudizi somiglianti sul principa-
Crescenzi (d' Arnaldo da Crescia) e de' lo civile della s. Set\c, di un numero as-
Cola di Rienzo, tutte le occupazióni di sai considerevole di scrittori protestanti.
Roma fatte da eserciti stranieri, tulle le Meetings furono temili anche in Londra,
rivoluzioni aristocratiche e democratiche focolare degli attacchi contro il Papato,
succedute in quella città , e gli esilii e onde esprimere pubblicamente il loro al-
gl'imprigionàmenli e le uccisioni de'Pa- taccamento al Papa de'catlolici inglesi. e
pi , non hanno airecato mutamento ra- l'indegnazione su c|ualun(pie tentativo tii
dicale allo stalo del patrimonio di s. Pie- spogliamento del suo potere temporale.
Irò; l'hanno anzi aumentato, non già di- f|ualincato sorgente di numerosi benefi-
ininuito. Questo cotanto mirabile carat- zi per l'umanità, per l'estensione della
tere delloslalo della Cliiesa si spiega mol- fm\e cattolica, la diffusione dell'istruzio-
to facilmente mercè del carattere storico ne, lo sviluppo delle scienze e dell' arli;
ed universaledella Cliiesallomana. Que- e ritenere, che l'indebolimento del prin
sta Chiesa non può mai esser dipendente cipato civile è dannoso e pregiudizievo-
da un monarca laico, come lo è la chic- le agl'interessi della religione. L'indiriz
sa bizantino-russa. Accadde da ciò che zo fu poi presentalo al Papa dal cardinal
durante il medio evo, fintanto che non Wiseraan, colla colletta raccolta nelfa-
v'era che un solo imperatore, essa si tro- dunanza. Altri meetings ebbero luogo in
V ava in opposizione con esso. Ma dacché altri punti del regno unito, come a NewcT-
accanto dell'impero Germanico la Fran- slle e Gatchead, ove nell'indirizzo fu di-
cia, e più tardi la Spagna, si elevarono chiarata la venerazionepel Vicariodi Ci i-
al grado di grandi potenze calloliche in- sto, e l'iodegnazione dell'ingiusto e scel-
dipendenti, egli divenne alfalto impossi- leralo attentalo per lo spoglio della ifede
bile di secolarizzare lo stalo della Chie- di s. Pietro, protestando in faccia avul-
sa e di far del Papa un suddito d'un to il mondo, contro l'alienazione di qual-
principe laico, perchè se l'uno avesse leu- siasi parte degli stati di s. Chiesa, come
lato di renderlo suo suddito, gli altri non un furto saciilego, che deve avere ila Dio
l'avrebbero permesso. Né lo stalo Ponti- il meritato castigo. Quindi fecero un'of-
ficio può essere essenzialmente diminuì- feria al Papa in danaro. Il Giornale di
to e circoscritto alla città di Roma e con- lìorna del 1860, a p. 127, riprodusse la
torni (secondo l' utopia dell' autore del l.ellera d'un Anglicano, in cui traila la
tanto riprovalo opuscolo : // Papa e il causa del pontificio dominio. Riconosce
Congresso), perchè allora sareijbe asso- ch'è più aulico di Carlo Magno, e da
lulamente ti oppo debole riguardo a'suoi quell'epoca essere slato considerato co-
vicini. Ora siccome tostato della Chiesa me legittimo. JNoii potere il Papa ceder-
è una condizione dell'esistenza dell'unilà lo , [lercliè lo ha pel bene della Chiesa,
cattolica; e poiché alcune grandi poten- essendo il custode de'suoi interessi. Sece-
ze, e i po[)oli latini quasi senza eccezio- desse le Romagne, tosto gli si domando-
ne, i tedeschi in gran parte, e gli slavi lebbe un'altra parte, e si ariiverebbe a
benché in minor numero, sono caltolici spossessarlo di Roma stessa." intanto io
52 vie
donicuido, cou quale scopo fu intrapresa
la giunii tli Crinieii? M«nilest«nieiile per
coii>oli<lare e preservare 1' inlfgrilà del
sultano conilo i piani della Russia, e per
jiiantenererintegiilàdella 1 tirchia [/ .).
]*ei- questo solo scopo è sialo versalo tiin
lo sangue in Crimea. I^erchè non si eb-
be allora ribrezzo di gìllare nel lutto mi-
gliaia di famiglie, e di sperperare tanti
milioni? IS'on si Iraltava certamente di
stabilire allora un principe crisliano in
quel trono, né di rialzare colà la Croce
di Ciisto, ma per difendere la fede di
Maometto. INon sì Iraltava più, come al-
tre volte, d' intraprendere una crociata
contro gl'infedeli e le loro infami dottri-
ne, ma s'j di conservare il governo turco
neir interesse di mantenere l'equilibrio
delle potenze europee. Non voglio io di-
scutete se fosse giusta o ingiusta la guer-
ra intrapresa contro la Russia; ma io di-
co che ciò die fu fatto per l'uno si po-
trebbe fare per l'altro. Per fermo clie i
padri nostri, del cui sangue fu rosso il
suolo di Teriasanta, trasecolerebbero per
sorpresa ed orrore, se potessero vedere i
popoli dell'Europa combattere per ras-
sodare gl'infedeli a Costantinopoli eslriu-
gere accordi per tutelare il territorio del
sullano,allora specialmente che per un al-
tro sovrano, ch'è Capo della Chiesa cat-
tolica romaua, non si alza neppure un
braccio per spegnere la rivoluzione nel
suo territorio, benché la sua capitale sia
occupata da un'armata francese e catto-
lica. Ed il sultano non ha perduto un
palmo del suo territorio, mentre il Papa
si vorrebbe spogliare delle Romagne, sta-
le a lui assicurtite da qùe' trattali , che
furouo ottenuti a prezzo di sagrifizi gran-
di di sangue e di denaro. JNon è questo
UD tristo spettacolo dato all'Europa, e
particolarmente alla crisliauilà? " L'an-
glicano,testimonio oculare della rivoluzio-
ne romaua del i84^) dopo a ver ragionato
dell'istituzioni dello stato pontificio e del-
le sue coudizioni, non si ritiene dal di-
luoslraile superiori a quelle di molli al.
V I C
Ir! slati, i lamenti de' quali non furono
esauditi. Su tutti i punti del globo avvi
un mistu di bene e di male. In Ruma i
cattolici inglesi formaliiM^ule espressero
i loro seutimenti al Pap^, con ossequioso
indirizzo letto dal cardinal Wiseman: ne
fecero parte i rettori de' collegi Inglese,
Pio e Scozzese. Tra le parti del mondo
cattolico che hanno dato pili ampie di-
mostrazioni di riverente filiale alletto, va
meritamente segnalata la caltulica li lan-
da, che ora, come sempre, si mostra si
generosa e costante nella sua fede. Impo-
nenti furono i suoi meetiugs, mirabih
gì' indirizzi, riverente e copiosa, ad onta
della sua povertà, l'oflérta del denaro di
s. Pietro. Indi anco gl'irlaudcsi che sono
in Roma volleio fare speciale mostra di
loro divozione al Sauto Padre, recandosi
al Vaticano, numerosi d'ogni classe e con-
dizione. Pio IX mauifestò commosso il
suo gradimento, per quanto gl'irlandesi
operano a favore della s. Sede. Poscia
nella festa del loro apostolo s. Patrizio si
recò nella chiesa del collegio irlandese,
ricevuto e festeggiato al mudo celebrato
dal Giornaledi Roma de'24 niaizo 1 860,
ed ingiunse agli alunni di significare a'
loro parenti , amici e connazionali d' Ir-
landa, quanto il suo cuore sia penetrato
dalle solenni dimostrazioni che si fanno
in quel reame alla sua persona e alla s.
Sede. 11 celebre Villemaiu, segretario per-
petuo dell'accademia francese, nell'upu-
scolo: La Francia, V Impero e il Papa-
to, questione di dir ilio pubblico, che ot-
tenne uu istrepitoso successo, tratta della
questione romana, in cui principalmente
è da notare la couclusione : Che sarebbe
un' inconcepibile anomalia attentare al-
l'integrità degli stali della s. Sede, dopo
aver preso le armi per conservare inlat-
to l'impero di Turchia. Nel nostro secolo
che vide molte contraddizioni e scanda-
li, masse di cristiani, fratelli secondo il
Vangelo, perirono afiìne che non fosse
attentata o minacciata l'integrità d'una
domiuaziooe caduca, ikoalica e baiba<
V I e
rn ! M.1 se trattasi ilei potere tempoiale
di OiieUd di cui soiiosi lìn dol piìi remo-
lo tempo riconosciuli i diritti e f^aranliti
ilerritoni pacifici e neutrali, basterà una
sommossa locale, o la voglia d'un vicine»
ambizioso per autorizzare il loro smem-
bramento , e la decadenza parziale del
sovrano V »» Pensate forse che la posterità
non abbia a trovar strano (juesto cori-
trasto? Allorcliè l'anacronismo tlegl'in-
ifasori musulmani, degradati dalla loro
stessa conquista, ma possedendo per tol-
leranza quanto deperisce nelle loro ma-
ni, sarà per cessare nel mondo, non temete
die l'avvenire attonito non abbia a do-
mand'Uvi: Come, nella stessa epoca e pe'
medesimi consigli, poteste vedere questa
integrità barbara ardentemente protetta,
e quella degli antichi e non raaiampii stati
del Capo della vostra religione mutilata
sotto i vostri occhi e colla vostra sanzio-
ne?" Altre contraddizioni di slealtà si
ponno leggere a p. Sg e 63 del Giornale di
Roma del 1 860, e nella Ch'iltà Cattolica,
serie 4-', t- 5, p. 4^3, che ne diedero con-
tezza. Anche i cattolici del Portogallo si
associarono dichiara tameotealle proteste,
che per ogni parte d'Europa si fanno a
fjvorede'dirilti del Vicario di Cristo, so-
pra le provincia che ne costituiscono il
temporale dominio, con indirizzo che co-
mincia colle parole. » Roma non è di sé
stessa, è <li tutto l'Orbe cattolico. Questa
verità, che uscì dalle labbra d'un profon-
do oratore e scrittore, soo già due lustri,
naeritò ognora gli applausi dell'Europa.
Non esiste sulla terra sovranità più ben
fondata, né piìi legittima di quella della
s. Sede: non vi ha sovrano più degno, né
più benigno del Romano Pontefice. Ciò
che si dice rispetto a Roma, deve dirsi e-
gualoieate rispetto alle Romagne . . . Nes-
suno contrasta i diritti, né il potere del
Vicario di Gesù Cristo, se non la malizia
degli empii. Questi diritti non emanano
da un ingiusto possesso acquistato colla
frode della politica, o colla violenza della
spada, la loro oiigiue è pura e santa co-
V I C <i
me la persona che li possiede... La ri-
bellione non può distruggerli, né crearne
de'nuovi : essa può essere appena un tri-
sto documento tl'ingratitudine, un'igno-
minia per (pieslo secolo... Creiliarao che il
potere temporaledel SommoPonteficesia
una delle necessarie condizioni per l'indi-
pendenza del potere spirituile. Crediamo
che coMibatteudo per esso, combittiamo
per lo splendore della fede e pel benedell.»
religione,ed auchedella patria nostra. Se
pertanto fa di mestieri che i soldati del
Papa riacquistino i suoi dominii e li man-
tengano nell' ubbidienza della s. Sede,
voleranno soldati dal regno fedelissimo,
andranno a Roma portoghesi a migliaia,
cavalieri della Croce, come ne' tempi del-
l' antiche crociate, per riscattare e difen-
dere il patrimonio della Chiesa . . . Per
la fede e pel nostro sovrano Pontefice, se
sia necessario, offriamo le nostre sostan-
ze, il nostro sangue". Nella Spagna an-
cora molti furono gì* indirizzi, spiranti
singolnie e cattolico affetto, degni di quel
cattolico regno, ed il giornale EL Hori-
zonte, non dubitò di dichiarare: IVon po-
tere Pio IX ammettere la cessione delia
più minima parte de' suoi stati, non a-
vendo il Papa facoltà di privare i suoi
successori de' diritti alla pontifìcia sovra-
nità inerenti. Che l'Europa intera ap-
plaudirà alla fermezza di Pio IX e gli
offrirà soccorso, afllnché in caso di biso-
gno, possa rintuzzarle forze rivoluziona-
rie, che osano minacciarlo, e soggiogarle.
Non si potrebbe neppure per un istante
dubitare che possa esservi anche una so-
la nazione cattolica, la quale voglia ab-
bandonarlo nelle sue tribolazioni. La dif-
ficile situazione che sta attraversando la
s. Sede, servirà per far conoscere all'Eu-
ropa e al mondo, il grado di rispetto al
diritto e all' autorità pontificia, che pro-
fessa ogni paese. Da questa lotta ritrarrà
la corte di Roma grande prosperità per
l'avvenire, e la sicurezza di poter tenere
in seguito il suo territorio libero dalle
minacce, che oggi lolurbauo.U Pieinoote
5.; V I e
sollevò le Iloiniigiie, per aniietleile al suo
f^overno. L'Euiopa, e la Francia soprat-
lutto, iiuit vuriaiino consagrare in piena
pitce ijiieilo, che non potrebbe tollerarsi
in uie77.o ad nn rivulgmiento di guerra.
Il Papa è il solo sovrano de'suoi sudditi,
è l'unico giudice de'suoi diritti". Il Por-
tafoglio Malicse fece gravi considerazio-
ni sul potere temporale del Papa. »> La
Chiesa cattolica non crollerà gianifnai.
Chiunque vada contro di essa soccom-
berà. Il Papato è uno <le'piìi giusti gover-
ni. La potenza spirituale che regge tutto
l'Oibe cattolico, divinamente istituita,
rappresentante il Vicarialo di Cri.sto in
teira, deve godere sotto ogni aspetto una
supremazia pur anco terrena, una prero-
gativa di superiorità e d'indipendenza,
che superi le attiibuzioni di lutti quanti
gli altri sovrani, un douiìnio terrestre,
una padronanza mondana più nobile,
piìi sublime di tutti quanti gli altri re. E
»nai possibde che il Vicario di Cristo,
che il Uappresentanle di Dio umanalo,
si assoggetti al capriccio di desp<jti,al vo-
ler de' tuulini, ed al ludibrio di chi, sa-
lendo per scale straordinarie, tocchi col
suo dito il aiondano Olimpo? " Altri
giornali di Spagna pubblicarono il se-
guente indirizzo al Papa, coperto di fìr-
iTie a Madrid. » Santissimo Padre! Gli
spagnuoli, vostri fedeli figli, vi olirono
quanto sono e quanto hanno per difen-
deie i vostri sagrosanli diritti di sovra-
no. Kon cedette un palmo de' vostri do-
aiiuii temporali. iNella Spagna avete quin-
dici milioni, e nel mondo duecento di fi-
gli ubbidienti, pronti a perder la loro vi-
ta a vostra dilesa. Comandate, insinuate
soltanto, ed entriamo nella mischia". Ciò
ilichiara vano gli spagnuoli^ mentre arde-
va la loro guerra col Marocco, nella quale
erano assorti tutti i loro pensieri. Cotue
nel Belgio, eziandio nella S vizzera, avver-
sai i tristissimi e intolleranti del caltolici-
Muo, provarono di rappresentare la con-
tlulla de' cattolici, in favore del Papato,
come conUaria allo spirito dcU'istituzio-
V I c
ni del paese,conteslando a'iìgli della Chie-
sa il diritto d'alzar la voce per chiedere
il mantenimento della sua sovranità tem-
porale. Ma i cattolici della Svizzera, forti
che il diritto pubblico europeo guarenti-
sce agli slati pontifìcii egualmeule che alla
confederazione elvetica I' indi|)en(lenza e
la neulralilà, nella grande famiglia eu-
ropeaj anch' essi fecero il loro indirizzo
al l*upa. Riconobbero in esso, che gli
sforzi tie'nemici di nostra s. Pieligione per
la rovina del potere temporale, sono nel-
lo scopo di attentar poi pure al supremo
spirituale. La causa dell'indipendenza
della 8. Sede, si collega colla libertà sviz-
zera e di tutto il popolo cristiano. » Se
i diritti del Vicario di Cristo, diritti i più
legittimi, rispettati, garantiti, consagrati
da più di X secoli, avessero ad essere vio-
lati sotto i più ingiusti pretesti, chi potrà
garantire e proteggere d' ora innanzi ì
diritti, le istituzioni e le libertà d' una
nazione (|oalunque contro l'arbitrio e il
capriccio delle opinioni umane? " Com-
movente e pieno d' alti e magnanimi sen-
si, fu l'indirizzo de' cattolici del cantone
del Dasso-LInterwalden Sotto-Selva, cui
fecero eco que' dell' Alto-Unlerwalden.
Si può gustarlo nel n.° 120 del Gior-
tuilt di Roma del 1860. \ cattolici del-
l'America in più modi fecero eco a'
loro fratelli dell'Europa. I vescovi del
Canada mandarono un indirizzo al Pa-
pa, nel quale si legge. » Non v' ha al
mondo governo che più del Vostro sia
dolce, paterno e meglio desideroso della
vera felicità d'un popolo. 1 Vostri slati
sono quelli dove i sudditi pagano minori
imposte, dove la giustizia è piìi paterna-
mente amministrata, e dove i Po^'cri
(f^.) sono meno oppressi e abbandonali,
I secoli hanno creato il dominio di s. Pie-
tro per dare alla Chiesa la maestà che
deve avere cpjesta Regina Augusta delle
nazioni. Crediamo dover adempiere ad
un sdgro obbligo, esprimendovi, in unio-
ne a'voslri figli del resto del catlolicismo,
la vivo riconoscenza che vi dobbiamo per
V 1 e
l<i fermezza vcramenle apostolica che
spiegale nel difeoclLMe iiitegia la Vostra
sovranità temporale, poiché Voi clifciulete
così la causa nostra e quella del popolo
cristiano, e poiché alla Vostra indipen-
denza si lega indubitatamente la vera li-
berta de'popoli ". Il domale di Rima,
de' i4 marzo 1860, tolse dal Chroni-
queur de Fribotiri^ le seguenti : Opinio-
ni circa il potere, temporale del Papa.
Se v'ha il diritto di togliere al Papa una
parte della sua sovranità temporale, v'ha
quello ancora di togliergli il tulio. Luigi
Napoleone nel 1849 candidato alla pre-
sidenza della repubblica francese, scrive-
va al nunzio pontifìcio di Parigi. » La
sovranità temporale del venerabile capo
della Chiesa è interamente legata allo
splendore del cattolicismo, come lo è alla
libertà e all' indipendenza d'Italia ". Do-
noso Cortes ragionava nel modo stesso
dinanzi le cortes di Spagna. « Il potere
spirituale è senza dubbio il potere prin-
cipale del Papa; il temporale non è che
accessorio, ma quest'accessorio è neces-
sario. 1 1 mondo cattolico ha il diritto d'e-
sigere che l'oracolo infallibile delle sue
credenze sia libero e indipendente. Il
mondo cattolico non può giudicare se
quesl' oracolo è indipendente e libero,
quando esso non è sovrana; perciocché
non evvi che il sovrano il quale non di-
pende da alcuno. Ne consegue che la que-
stione di sovranità che per ogni dove é
politica, a Roma éuna questione religio-
sa. L' assemblee costituenti ponno esiste-
re in ogni altro paese, ma non a Roma;
a Roma non può esistere potere costi-
tuente eccello il potere costituito. Né Ro-
ma, né gli stali pontificii appartengono
a Roma o al Papa; essi appartengano al
mondo cattolico, e il mondo cattolico ne
ha riconosciuto il Papa possessore affin-
ché sia libero e indipendente : né lo stes-
so Papa potrebbe spogliarsi di questa so-
vr.inilà e <\\ quesl' indipendenza". Il già
allegalo ^1/ Thiers, che non si accuserà
certamente d'oltrauioutauismo, a'20 ot-
Vie ^~
tolne iS\c) facevi ij suo rapporto all'as-
semblea legislativa di Francia, in cui si leg
gè. »>!ii fitto, senza l'autorità del sovrano
Pontefice, l' unità cattolica sarebbe di-
sciolta; senza questa unità il cattolicismo
finirebbe per dividersi in sette innume-
revoli, ed il mondo morale, già sì poten-
temente scosso, rovescierebbe da cima a
fondo. Ora, l'unità cattolica, la quale e-
sige una sommissione religiosa nelle na-
zioni cristiane, potrebbe appena sussiste-
re se il Pontefice, che n'é il depositano,
non fosse assolutamente e completamen-
te indipendente ; se nel mezzo del paese
chei secoli gli hanno assegnato e che tut-
te le nazioni gli hanno conservato, sor-
gesse un sovrano, principe o popolo poco
monta, in cui fosse il diritto di dettargli
la legge. Pel Pontificato, oltre la sovra-
nità, non v'ha altro modo d'indipenden-
za. Ernesto un interesse universale del-
la pile grande importanza, dinanzi al
quale gl'interessi particolari delle na-
zioni debbono tacersi, siccome nello sta-
to l'interesse privato si tace dinanzi l'in-
teresse pubblico ". Disse il marchese di
Landowsoe nel parlamento inglese, a'2 i
luglio 1849- " ^o"' p3^se che ha suddi-
ti cattolici romani hi interesse nella con-
dizione degli stali vomìn], e dee veglia'
re che il Papa vi sia sovrano e possiì c-
sercitar la sua autorità senz'essere at'
traversato da alcuna influenza tempo-
rale di tal natura a intaccare il suo po-
tere spirituale". Il Journal de Francfort
fece questi gravi riflessi. » Non si pou
mente però che col lasciar cadere in ro-
vina lo stato della Chiesa si pronuncia nel
tempo slesso sentenza contro ogni ordi-
ne sociale, e che ammettere per principio
che una somiuossa è sufficiente per isbi-
razzarsi de'sovrani legittimi, è quanto di-
re annullare ogni dominio e causare ef-
fetti deplorabilissimi che in seguito di ta-
le massima non potrebbero a meno di
[)rodursi ". Il Payi journal del' Eiipirc
franoamenfe ci disse. Il Papa è sovrano
uè' suoi stati assululainenlc, coiuo la re-
5G Vie
ginn tl'Ingliillerra e l'imperatore di Rus-
sia (ambocnpi delle loro chiese) lo sono
i)c' propri; e nessuno di retto senso po-
trebbe mettere avanti le pretese sia di
detronizzare la regina Vittoria o l'iinpe-
ralore Alessandro 11, sia d'imporre loro
modi di governare o nninistri. Quindi è
ingiusloeindiscreto ogni attacco lanciato
contro la vegia autorità del Papa. Coloro
che foroiolano tali attacchi, in qualche
giornale, non voi rebbero certo spodestare
il redi Portogallo o il red'Olaoda, i quali
non sono che sovrani. Il i^apa invece non
è sovrano cotne un altro : egli come Som -
nio Pontefice esercita inoltre un' influen-
za religiosa e immensa, senza rivale, sul-
r anime in tutte le nazioni cattoliche.
Sotto quest'aspetto, agli occhi di esse, è
il pili inviolabile esagro; e non si potreb-
be toccare la sovranità temporale della
s. Sede, perchè agli occhi loro è il pegno
della piena indipendenza e della completa
dignità di sua religiosa autorità. Ciò che
r interesse politico fa valere a' sovrani e
alle nazioni cattoliche, il buon senso e il
sentimento religioso lo fanno valere per
tulli i membri del catlolicismo. » Questi
membri sparsi su tutta la terra sono in-
dividualmente interessati a volere e a de-
siderare che si mantenga l'autorità tem-
poraledelPapa.il voto,se non la speranza,
d'ogni cattolico, si è di visitare un giorno
la città santa, ch'è Roma, e non può es-
sere che Roma, perchè là è stabilito il
centro e la sede della Chiesa: là le dottri-
ne si sono fecondate e sviluppate dalla
pietà e dal sagrifizio. Non è possibile sup-
porre e concepire che andandosi a visi-
tare la Città Santa e gettarsi a'piedi del
Rappresentante visibile di Gesù Cristo,
i cattolici di tutto il mondo non volesse-
ro sentire e non fossero veramente a ca-
sa loro. In fatti R.oma non è soltanto di
sua natura la capitale del cattolicismo ;
è ancora in equità e io buon senso la
proprietà del mondo cattolico". Giova
qui notare, che la Civiilà Cattolica co'
suoi nitidi tipi ci die' nel 1860 anche a
Vie
parte : Del diritto de Papi e de' Catto-
liei inforno agli Stati della Chiesa. Dite
articoli drlla Civiltà Cattolica con ap-
pendice.Né l'Italia restò al disotto di nes-
suna dell'altre nazioni nel protestare sul-
l'inviolabilità e integrità de'dominii poo-
tificii, con pastorali dell' Episcopato, eoa
opuscoli, con indirizzi, con offerte di de-
naro, distinguendosi Torino, oltre altre
solenni e pubbliche dimostrazioni. Roma
profondamente commossa da tante ma-
nifestazioni, e penetrata dall'alto destino
riserbatole dalla Provvidenza, anch'essa 1
fecesolennidimostrazioni, celebrate pria- I
cipalmentedal Giornale di Roma e dal-
la CivUlà Cattolica, messimele pubbli-
che ne' giorni della Cattedra di s. Pie-
tro, ne' venerdì di marzo, nella festa del-
la ss. Annunziata, ed a' 12 aprile, anni-
versario del ritorno da Gaeta e Portici al-
la sua sede del Papa,e dello scampato pe-
ricolo narralo nel voi. LXXIII, p. lor,
con generale e magnifica luminaria ;oltre
i molteplici indirizzi della prelatura, del
clero secolare e legolare, del senato, del-
la nobiltà, delle corporazioni e civili isti-
tuii scientifici e letterari, con attestazioni
di fedeltà e di amore. Innumerevoli poi so-
no gli opuscoli e le pubblicazioni del mo-
vimento cattolico, imponente e consolan-
te, a favore del dominio temporale della
s. Sede e del Vicario di Cristo, e de'Ioro
incontestabili diritti, non che per ram-
mentare gì' immensi servigi resi da'Papi
alla civiltà, riferiti dall'y^rmo/zjVz di To-
rino, dalla Civiltà Cattolica e dal Gior-
nale di Roma, e di molti anche ne ra-
gionarono. Disse VJvìi de la Religion.
» 11 numero considerevole di scritti, che
da qualche tempo si vede comparire per
la difesa de' diritti temporali della s. Se-
de, è un' eloquente testimonianza dello
spirito di fede e di divozione, che regna
in Francia. Questi lavori non sono com-
pilati solo con convinzione e ingegno, ma
sono ispirati ancora da principii generosi
e da sentimenti elevati, e trovano do-
vunque un eco degno di considerazione:
V I e
se ne Tendono a migliaia, vengono letti
con favore, e si spargono con eiititsiasroo
neir interesse della giustizia e della veri-
tà". Molti periodici dell'Italia, della Sviz-
zera,d'Ingliilteiia, della Spagna, del Por-
togallo e d'altri paesi, riproducono con
elogio i più pregevoli degli scritti che in
Francia sono pubblicati. Onde, soggiun-
ge V Ami eie la Rcligion. >» li questi
giornali sono segnalati per moderazione
e imparzialità. Anzi dobbiamo far cono-
scere che porgendo queste scritture, si
pro[)ongouo di olhire a' loro lettori non
già opuscoli superficiali, ma lavori nobili,
elevati e degni di considerazione negl'in-
teressi cattolici. Sitialte riproduzioni mo-
strano aperto l'importanza che all'estero
si annette a' lavori deirEpisi;opalo e de'
cattolici francesi. Alla Francia conver-
gono gli occhi, ed in Francia si ricercano
le più nobili ispirazioni, quando si tratta
della difesa della grande causa del catto-
licismo. Questi omaggi luminosi e disin-
teressati ci sembrano assai acconci a com-
pensare i nostri vescovi e i nostri valorosi
scrittori degli amari insulti e violenti at-
tacchi onde sono fatti bersaglio da alcuni
giornali di Parigi", Il Giornale di Ro/na,
de' 28 febbraio 1860, trasse e pubblicò
àaW ^pologisla di Torino, del conte A-
•vogadru della Molta già deputato al par-
lamento, l'articolo: Ttioiifo della s. Se'
desidia Ideologia Socialisdca. Soltanto
riprodurrò. « Un'occhiata però a Pio IX
sedente tranquillo sulla sua navicella, pic'
nodi coraggio nel presente e di speranza
nell'avvenire, perchè si sa che la navi-
cella cede alle onde, ma non può esser
sommersa ; e sa per esperienza propria che
i giorni di prova sono forieri di giorni
di gloria ; e poi si dica se il suo trionfo
non è già cominciato, e se il cattolicisrao
non ha a consolarsi già fin d'ora di bel-
le speranze e d'importanti acquisti. Si,
il sole della vittoria per Pio IX, per la
s. Sede e pel popolo fedele già spuntò,
e sale maestoso a ricreare e illuminare il
mondo, a fugar le tenebre, a confondere
Vie Sj
l'errore e l'oltraggio. Son di certe e[)oclia
nel nioridu, in cui per la Provvidenza
divina fra mille sconquassi si discutono e
si risolvono questioni importanti, rimaste
per secoli in silenzio; noi crediamo che
({uesta sia l'epoca, in cui la questione
della legittimità, necessilà, utilità del re-
gno temporale del P.ipa riceve nel coi so
della storia de' secoli la più splendida ed
ampia soluzione. Si potranno contrappor-
re in avvenire passioni o fatti, ina lu ve-
rità ègià splendida e in sodo, coronata dal
fiufiragio universale della cristiana repub-
blica. Tutto questo è la soluzione d* un
più ben vasto dramma, che non sia quel-
lo iniziato da Mazzini e soci nel 1848, ri-
cominciato nel 1839 da uomini cui si h
notte innanzi sera. E' la conclusione del
gran dramma che fra svariate peripezie
procede da secoli: è l'assoluzione dalle
calunnie contro il Papa-I\e ed i suoi di-
fensori ; è la dimostrazione della giusti-
zia, innocenza, sapienza colla quale i Pa-
pi salirono al trono, ressero i loro popoli,
difesero i propri diritti ogni qualvolta fu-
rono assaliti. £' la vittoria morale del di-
ritto sul fatto, delle basi della civiltà vera
cristiana, su tuttociò che di eterogeneo e
di mentitole si vuole appiccare daile ri-
voluzioni del pensiero e dell' idea, spu-
manti rabbia contro Pietro e la su?, roc-
ca, e la verità immutabile eh' egì» rap-
presenta. Tutto questo è opera del dito
di Dio, del dito che da tutti gli avveni-
menti e le contrarietà umane strappa
un'attestazione alla sua verità, una lodea
sé ed alla sua Chiesa". La Civiltà Callo-
lica, che nell'articolo: Ragioni e diritti
de' Papi al Principato, sentenziò: Egli è
dovere di chiunque ha in mano la penna
per la difesa della verità e della Religio-
ne, di non obbliare quest'argomento, poi-
ché in fondo l'odio non è che a Dio e
alla sua Chiesa. Ed essa Civiltà Catto-
lica, fin da' primordi del suo aureo pe-
riodico, mai sempì e lo propugnò, come
colle trattazioni : // Principato civile de'
Papi, liilela della dignità personale:
58 Vie Vie
Cti Stali i!ell<t Chiesa e il loro cibile ir.u-oi'o ^//'M>i7/Vr.v(sonoal(nnìen»en(l en-
rrg^iniftito. Nella conente serie poi co- coruuirsi anco le |)ul)l)lica7.ioMÌ ileli'allio
{)iusa(nenle lo clisciissee difese, o con prò- illustre e tiotlissiino francese mg/ P. L.
pri arlicolio trallati inagnilìci.o con ilot- l'arisis vescovo ti' Arras. Si può vedere
te riviste, o con gravi confiilaiioui, ed e- il n. 5i del Giornate di Roma (\e\ i 8Go),
ziandio con riprodurne co' suoi tipi edi- Risposta del tonte Solaro della l\lir-
zioiii a parte, a lievissimo prezzo per la gherilaall'npificolo : fi Papa ed il Con-
dilliisioiie. INIi piace ricortlare precipua- gretsn; con Appendice d'alcuni opusco-
mente i seguenti. // Debito pubblico pan- li di altri deputati al parlamento sardo
ti fido, lettera al conte J. Costa della sopra il go^rmo temporale del Papa
Torre deputato al parlamento di Tori- (meritò ristampa. Quesl' illustre publ»li-
no, del marchese Gioacchino Pepali di cista, ed eminente uomo di stato, dotto,
Bologna. Risposta alla lettera diretta saggio e religio^o.già valente diplomatico
dal marchese Pepali al conte Costa del- e i.° ministro dell'infelice redi Sardegna
la Torre snl Debito pubblico pontificio. Carlo Alberto, di cui disse : » È lo stesso
Delpotere temporale de' Papi pel K'iscon- Dio quello che regola adesso gli umani
te G. De-la- Tour deputalo al corpo le- eventi. Deli protegga 1' augusto fìllio e
gì slativo di Francia. Risposta al iMe- successore del venerato mio sigtioie Carlo
morandum indirizzato dal preteso go- Alberto! Aucire^li amò l'Italia, combat-
verno delle Roniagne alle Potenze e a' tè per l'Italia, tuur'i.puòben dirsi, vittima
Governi dell' Europa [i.' edizione note- del suo amor per l'Italia. Ma Carlo Alber-
volmente ampliala in più luoghi. Credo to,pel suo spirilo lo giuro, non avrebbe vo-
iooltre opportuno di far menzione del ri- luto mai un palmo di terra tolto alla Cbie -
prodotto dal G/ora^/fi<-///ìoma del 1860, sa!" Ora pubblicò il uuovo opuscolo, ra-
co'n. 33, 3 4,35 e 36; IL Governo tempo- gionato AdW Armonia di Torino, col rife-
rate di Pio IX giusta documenti ufficiali rito dal Giornale di Roma, de' i 2 aprile
</e/5/^'.^/cCora7/<', già rappresentante di 1860, Opinione del conte Solaro delia
Francia presso la s. Sede. lìgli è questo Margherita suW annessione d' alcuni
l'estratto di un' opera mollo eslesa im- Stali alla Monarchia Sardi j e sulla
pressa a Parigi, dall'autore donalo al pe- cessione di Savoia e di Nizza fatta da
rioilico: Le Correspondenf,e diviso nel- littorio Emanuele II alla Fraicia. Ri-
lecalagorie: Delle finanze pontificie; Ri- guarda pure il principato civile de' Papi,
forme finanziarie degli Stati pontifìcii j clie nuovamente e poderosamente difen-
accresciinento de gC introiti. Quadro ri- de, esclamando: » A. noi non apparlen-
stretto sui conti). Scritture varie di IV. gono gli stati pontificii, non apparleugo-
Tommaseo, R. d' Azeglio, E. Ugolini^ no al Papa, ma appartengono alla Chie-
conlro la sovranità temporale de' Papi sa uni vei sale, cioè a tutto d mondo cat-
pubblicale nel 1859. Esame d' un opu- tolico. Non seuipre sorgono all'istante i
scolo francese intitolato: il Papa ed il propugnatori de'diritli conculcali; vi so-
Cungresso fìubhlicato a Parigi d 11 di- no epoche, e questa è forse una di quel-
cembre 1 85() (Questa sgraziata scnUura le^ in cui si lascia che gli av venimeiiti si
ebbe tosto nel periodo d'un mese più di compiano ; qualche sterile prolesta è la
1 20 rispcjsle, tulle dirette a riprovarla, a sola opposizione the si mostra; e nessu-
couibdllerla, ed a porne elo(|uentemeiite no se ne spaventa; ma il diritto liiumie,
111 mostra gli errori). Origini della So- e in qualunque siasi tempo uni Poten-
vranila temporale de' Papi (prezioso za o l'altra può volerlo rivendicare, non
trattato storico, critico, diligente, erudi- per utile propiii*, il che sarebbe delillo,
limino). Maudarncnlo di mg.' L. O.Pic ma per icslitmie uua ul Papa, uia ucl-
V I e
la siin persona n tutto I' ()rl)e cfiltnlico
i doDiinii die ;^li furono tolti ". Inoltre
nega il preleso potete ile'modenesi, par-
niegiani e toscani ti' aggregarsi al Pie-
monte, ed a (piesto di accettarli. Deplora
con dolore la cessione della Savoiii e di
Nizza, qnal atto funesto all'Italia, il più
impolitico e imprudente che siasi com-
piuto dacché esistono scienza di stato e
diplomazia, e di cui funeste ne saranno
le conseguenze, dando un commovente
tenerissimo addio a Nizza ed a Savoia,
non senza soggiungere: Spero che non sa-
rà separazione eterna! Le sorti de'pupo-
li non essendo in mano degli uomini, ma
in quelle di Dio. Dice V /irinonid : I pie-
inontesi, nel giorno del disinganno, leve-
ranno un monumento al conte della Mar-
gherita; ma il monumento più bello, <7e-
re percnnius, l'avrà egli elevato a sé
stesso co'àMoi discorsi e co'suoi libri ! Me-
rita leggersi la bella rivista fatta dal-
la CU'illà CattoUrn , serie 4-' > t. 6, p.
3 1 8). Esame critico dell' ojìuscoIo : il
Papa ed il Congresso (Siccome a tale
malaugurato opuscolo seguì la lettera di
ÌNapoleone III al l'apa, ed a questa la cir-
colare degli 8 febbraio i8Go, dal i." mi-
nistro imperiale Thouvenel spedita a'
rappresentanti della Francia all'estero, 3
documenti a cui il pubblico attribuì un
cai attere egualmente ulFiziale: egual nes-
so d' idee, di piincipii, di desiderii, non
può disconoscersi. V ha sol di diverso,
che le due prime scritture figurarono co-
me aggressive, mentre la 3." vuol portare
un colpo pili gagliardo mettendosi sulle
difese. Eil avendo il ministro confuse le
basi della questione, tramutandola da
politica in religiosa, da temporale iii ispi-
rituale, ha tiadolto la Chiesa innanzi al
tribunale della diplomazia ; ma siccouie
non sarà questa per la s. Sede l'ultima
tenzone, né sarà l'ultimo alloro, così fu
tosto pubblicalo in Roma l'opuscolo: La
Chiesa al Tribunale della Diploinaziti.
Osse.ri'azioni sulle teorie e sui falli espo-
sti dal si^.' iìliniilro de^li cslci i a l\i-
V I c
0
ri gì nelle sue Noie, circola ri degli S e.
iiJeòbeaioi^Go relali^'c all' Jùicii licit
poniifìein de' \C) gennaio, col testo della
medesima in calce. Egli è questo un o-
puscolo del pili ^'rande interesse, ebnlhi
di franca verità e d'invincdiile logica, fra
gli eccellenti innumerabili pubblicati a
poder(jsan)ente propugnare l.i suvranità
temporale del Papa, (jual valido baluar-
do di sua indipendenza spirituale; alta-
mente reclamata dalla grande famiglia
cattolica con mirabile unifoi mesentiinen-
lo di carattere eminentemente religioso;
e gli facciamo eco noi sudditi pontifìcii,
che fummo, siamo e vogliamo essere sol-
tanto sotto il paterno e legitlimogoverno
della Sede apostolica^ di cui n gran van-
to ci gloriamo d'essere doppiamente
figli! Già la Civiltà Cattolica ci avea
dato : La Civiltà appiè della Croce:
La Libertà al tribunale della Chiesa).
Risposta del /'escovo d'Orleans all'o-
puscolo: Il Papa e il Congresso. Scritti
vari in difesa della s. Sede e della so-
vranità temporale del Papa, pubblicati
da Ntltement, Poiijoulat, De Guiraud^
Zinelliy ec. Il Papa, Questioni odierne
pi r mg.' de Segue. Osservazioni fli mg.''
Gerbtt vescovo di Perpignano intorno
agli attentali diretti contro la sovrani-
tà del Papa {la più com[)iuta e forse la
più eloquente scrittura che sopra que-
st' argomento siasi pubblicata in Fran^
eia). Lettere apostoliche del SS. N. S.
Pio IX per divina Provvidenza Papa,
colle quali s'infligge la pena di scomu-
nica maggiore agi' invasori ed u^urj>a-
tori d'alcune provincie dello Slato Pon-
tificio. Furono spedite a'26 marzo 1 860,
non senza ripetere il Papa, anco in esse:
Che, spinto da triste necessità, nell'adein-
pire con dolore cpiesla parte del suo uf-
ficio, non punto dimentica di sostenere
al tempo stesso qui in terra le veci di Co-
lui, il quale non vuole la morte del pec-
catore, ma vuole che si converta e viva^
e che nel mondo venne a cercare ed (i
fiir salvo fjiuicliei a perito, ludi l'otti-
6o Vie
inogioruale di Torino, il Campanile, sul"
h\ Scuniiiiiica (/'.) pubblicò; La Sco-
iimnica, piccolo catfiliisnìoKd in Roma
]ii lipogralia Aurei) nel 1860 cominciò
a pubblicare : La Sovranità temporale
dr' Papi : Raccolta d' opuscoli diversi,
preceduta dalla storia degli Slati della
Cliiesa dalla 1 .' rivoluzione francese fi-
no a' nostri giorni, e da altri docunien-
ti i/nportanli\sinii. Meraoiabili inoltre
sono le seguenti altre parole del grande
uomo di stato, qual è l'encomiato conte
della Margherita, suir annessione sacri-
lega alla monarchia sai'da delle provia-
eie pontifìcie." La spogliazione del l^a-
pa, condannabile comeogni altra di prin-
cipe legittimo, è inoltre condannabile per-
chè oilende la gran famiglia cattolica, a
cui è indispensabile che l'autorità poo-
tificia abbia dominio tea)[>orale . .. Sa-
na pohlica è il fondare cosa che duri;
durare non può ciò che non ha per base
che uu' idea d'ingrandimento e di unio-
ne contraddetta dalla storia e dalle con-
dizioni intrinseche dell'Italia. . . A dura
sorte duiupie espongono la patria gl'ita-
liani; e ben lo sentono que' medesimi
che vorrtbbono, privandolo de'suoi do-
niinii, il consenso del Papa ... è un pre-
sentimento interno che mancando quel
consenso si edifica nel vuoto ". Quanto
alla cessione o vendita della Savoia e di
ÌN'izza alla Francia, disse il conte Mamia-
ni nel parlamento torinese: » Che il fine
giustifica i mezzi". Onde il Diritto esda'
ino : » Orribile dottrina, degna di orri-
bili tempi ". Confessò il conte di Ca-
vour. » Se si volle Milano, farma, Mo-
dena, Uulogna e Firenze, si dovette cede-
re Nizza e Savoia, per condizione assolu-
ta. Se avessimo ricusato di cedere Nizza
e Savoia, non solo avremmo perduto tut-
te le recenti conquiste, ma avremmo e-
sposto la causa d' Italia a pericoli ed a
rovina evidente". L'altro filosofo pub-
blicuta sostenitore dell' ordine, conte E-
nnhano A vogadro della Motta, Una que-
sUone preliminare al parlamento tori'
V IC
nesc, ricisamente ci ha detto. »> Ingiu-
sfizm violare il diritto di legittimità; sa-
crilegio romperla con la s. Sede, calpe-
standone i sagri e incontestabili diritti;
ignobile sagrilizio e lagritnevole vendere
Savoia e Nizza, possessi antichissimi e
certi, per ìa precaria sovranità dell'Ita-
lia centrale. L' improvvida perilita, l'in-
giusto acquisto potrebbero dirsi un ca-
stigo [ìiuvvitlenziale: noi imponiamo al
Papa un nuovo trattalo di Tolentino u-
surpandogli le Legazioni; enei uiomea-
to medesimo quasi per taglione sottostia-
mo alla capitrjlazione di Cherasco, per-
dendo i due nostri baluardi dalla parte di
Francia. Ma la perdita l'acconsenliatno
per trattato legittimo; gli acquisti gli ac-
cettiamo da chi non ha diritto a donar-
celi, richiamante tutta la diplomazia eu-
ropea. Olfeiuliamo il diritto nel ricevere
gli stali altrui, svigoriamo la forza per-
dendo i guerrieri savoini, mutiliamo l'i-
dea itali ana, sagri ficando Nizza alla Fran»
eia. Qual rimarrà cautela a noi per assi-
curare gli acquisti? Quale speranza per
ristorare le perdite?" Più giornali e più
scrittori rilevarono gravemente, aver Na-
poleone III promesso di venir in Italia
senza nessun fine d' interesse, e per und
idea; ed aver finito poi col pretendere
la già pattuita cessione della Savoia e di
Nizza ! Tutto questo rilevò la Civiltà
Cattolica nel quaderno i^3, e nel se-
guente aggiunse. >» Chi avrebbe detto
che questo secolo era destinato a vedere
la vendita della Savoia fatta da Casa di
Savoia che vi ebbe la culla e vi ha le
tombe? " Riferisce il Giornale di Ro-
ma, de' 16 aprile. Il generale De La
Moricière, comandante in capo delle
truppe pontifìcie, ha ricevuto alcune
somme che sono state inviale a lui per
essere impiegate a prò de' bisogni delle
truppe e delle spese di difesa reclamate
dalle attuali circostanze. Egli ha pregato
il Papa a voler nominare una commis-
sione che riceva questo genere di offerte.
Il Santo Padre apprezzando la delicatez-
V I e
la del generale e voleiiduseconJaie i suoi
desiJeiii,noii>rijòa lalnopoicaidiuiJi VN'i-
8eiuaii,Villecoui le Pieisachjentj^.' Feri ;>-
ri tesoriere generale. Tulle l'oblazioni |«)i
pervenute finora in Uocuadu tunti |>ii cat-
tolici di tutte le uazioni, nella (|i)antil:i di
scudi trecento mila (ora superano d' as-
sai i cinquecento mila, e si auinenleran-
uo piogressivainenle), dal Papa fu falla
versare nel pubblico erario, i di cui bi-
sogni nell'attuali circostanze eccezionali
sono evidenti. » Evidente del pari è lo
spinto di tanti iiulioni di cattolici iigli
della Chiesa e del suo Capo che s'iinpe-
gnauo ad alleviare, per quanto loro è da-
to, le pene del Padre cuiuune de' fedeli,
ed a sostenere e difendere .u'a coli' offer-
ta di denaro, sia colla t-sibizionc del-
le proprie persone, \ diritti della Cìùcsa
callolica e del Palrìmonio di s. Pielro.
Il Santo Padre è veramente commosso
iieir osservare questo slancio d'alleilo
de' figli suoi, col soccorso de' quali, ma
priucipaltuenle coli' aiuto di Dio, spera
che questi diritti saranno mantenuti ille-
si, e saranno sostenuti come debbono es-
sere. Egli attende il proseguimento di
questo cattolico fervoie, e non dubita,
che benedetto dalla destra dellOnnipo-
tente, non debba conseguire il nobile sco-
po al quale è diretto". Non la finirei più
se tutto volessi appena ricoidare. Nondi-
meno trovo meritevole di rimarco il ri-
portato da'o. I 06 e I 08 del Giornale di
Roma del 1860. In essi è detto. I catto-
lici dell' arcidiocesi di Lione sì propon-
gono oflVire al Papa 600,000 franchi, af-
finchè abbia mododi completare e mette-
re in buon ordine le fortificazioni d'Anco-
na, ed in pochi giorni si raccolsero 1 20,000
franchi. Ciò destò l'emulazione de'cat-
tolici d'altre diocesi, onde si vollero as-
sociare a quella generosa offerta. Ed ol-
tre a ciò l'opera del denaro di s. Pietro
ècostiluila in quasi tutte le diocesi della
Francia : da per tulio le popolazioni si
fanno premura di dare quest'offerta, cb'è
divenula una professione di fede, una
Vie fii
protesta, ed un sagrifizio, che %' impone
da sé slessa la pietà liliale. Per ricevere 111
Loniira simili ollerleju aperta una con-
tabilità. Per tutta Italia la nobile gara
vieppiù crebbe, per teslinioniare al Papa
attaccamento e ilivozione colla ollertu del
denaro di s. Pietro: Venezia, ^u[)oli, la
Toscana, Modena, Parma, Bologna fece-
ro altretlaulo, e quest' ultima con indi-
rizzo edilìcanle pubblicalo dair.V/7//o/nVz
di Torino. Gli edificanti sentimenti de*
Zif/Ort/ bolognesi, e le loro ollertc, anche di
Castel Franco e di Castel .s. Pietro.si ponno
ammirare nc\G iemale di Roma ùA 18G0
ne'n. i o6e 1 22. Energico e mirabile,pie-
uo d'allelluosi senlimenli fu l'ìndii izzo de'
cattolici svizzeri residenti in Roma, eoa
proteste contro la violazione de' diritti
temporali delia s. Sede, presentalo per-
sonalmente al Papa. Altro gli venne da
Genova e dalla Liguria con 12,000 fir-
me, pieno di nobili sentimenti, ramme-
morandole testimonianze d'aQelto per la
s. Sede, date in piti epoche da'genovesi e
da' liguri : le dame genovesi ne rasse-
gnarono altro a parte. 11 n.i 19 del Gior-
nale di Roma del 1860 offre altro in-
dirizzo de'mallesi,dopoaver riferiloquel-
10 eccellente del clero e popolo di quel-
r isola tanto religiosa, degna figlia dei
Dottore delle genti s. Paolo, nutrendo
tuttora, in generale, que'senliroenti pro-
fondi di religione che le infuse. Imperoc-
ché quegl' isolani non si stettero paghi
alle sole espressioni d' affetto e di rive-
renza verso il Papa, ma anzi amarono
renderle piìi significanti con secondare la
colletta che il zelante mg.' Pace-Forno
loro arcivescovo-vescovo avea promossa.
11 comitato eletto dall'illustre prelato a
raccogliere le obblazioni, accompagnò la
somma di franchi 54jOOO col memoralo
indirizzo. Questo e quella furono quindi
umiliati al Santo Padre da mg.' Anto-
nio Grech-Delicata-Testaferrata prelato
domestico e referendario, canonico della
cattedrale di Malta, insieme al prof. d.
Pielro Pace, ed a Giuseppe Calamala,
Gì Vie Vie
rlie rireviili in pnrlu;olare udienza, fu- relerare le funeste e>i|)an<«ìoni. Onesta è
lono lieti ili venne nccultiantoievohneii- »-7.iauilio la spiega/ioiie tlellii i iseiva ei|ui-
te da Sua Santità, e di andare conlùiiatì voca e della freddezza, alcune volte iiiale-
«leir apostolica benedizione per sé epe' vola, de' governi conservatori e non cat-
luio concittadini maltesi. Il cattolicismo tolici dell' Europa. Temotto essi di pre-
nc(jnislù inunenNa forza, quando tutti i stare delle for7e all'anarchia attaccando
fedeli riS[)osero unanimi al sospiro colla un potere regolare nel seno di (jiiesl' Ila-
preghiera del loro Pontefice. Il eh. Sau- ha, ove lo spirito rivoluzionario ha C(jn-
zet, antico ministro e presidenledella ca- centrato il suo focolare per fissarvi pei*
mera de' deputati di Francia, nella sua alcuni giorni il suo trono. E ciò non o-
Jxoma davniili all'Europa, il cui saggio stante essi vorrebbero rimpicciolire i|ue-
rifer'i a p. 4<)5 il Giornale, di Roma ilei sta Chiesa rivale e temuta, la grande fi-
18G0, dichiara sulle ccjrrenti circostanze, gin a della (|U3le ciascun giorno s'innalza
Si traila per 200 milioni di cattolici del vicppiìi nel mondo trascinato all'unità
loro Padre e del loro Pontefice, della lor per la dolorosa memoria di tante prove e
capitale e della loro indipendenza; è que- per l'aspetto terribile delle continue vi-
sta per loro una questione di coscienza cende della società. .Io vengo dunque ad
e di famiglia. Llla è per loro santa come imire i miei sforzi a quelli di tutti 1 figli
i'una, cara come l'altra, inlima come lui- di voli della s. Sede'. Mi gode l'animo
le e due. Cos'i ciascuno deve alla difesa nell'apprendere dalG/c>r«<2/<; c/t 7iowj,z,a
comune il tributo de' suoi voli e de'suoi p. 44'^i che in Roma e co' tipi della Ci-
sforzi. Alla città eterna, all'ospitale e gè- viltà CaUolica si sta imprimendo una
nei osa Roma sono fissi gli sguardi di tul- grande raccolta destinala a perpetuare il
ti gli amici della storia e ilell' arti, so- vero e ragionalo sufìragio universale in-
pratlullo de'fedeli servi della fede e del- torno la sovranità temporale de' Romani
la Chiesa, co' loro cuori commossi. » E Pontefici, col titolo: La sovranità leiii-
dietro il potere temporale de'Papi,oggi porale de' Romani Pontefici propugnala
attaccato, altri più astuti ancora voglio- ncllasua integrità dal suffragio dell' Or-
no colpire il potere spirituale. Piivan- he caltolico, regnante Pio JX Vanno
dolo della corona, della sua e^terior mae- x/r. La raccolta sarà divisa in 7 par-
slà, della sua sovranità regale, si lusin- li comprendenti: La i.' 1' Italia. La 1.'
gano di snervare la sua forza morale e di la Francia, il Relgio, la Svizzera. La 3.'
minare la sua supremazia religiosa fino l'Austria, 1' Alemagna e l'Olanda. La
a quel punto in cui loro sia permesso di 4-" l^ Spagna, il Portogallo, 1' America
distruggerla. Questo è il segreto dell'odio meridionale. La 5.' la Gran Bretagna,
peiseveranledell'Inghillerra,laqualenon l'America Settentrionale. La 6." Il resto
terne di alfrontare 1' opinione del mondo dell' Europa ^'crdica ed Orientale. La
discendendo sovente ad ingiurie indegne 7.' L'Asia, l'Africa d'Oceania. Ciascuna
della fama de'suoi uomini di statu^ o a parte conterrà le manifestazioni fatte non
minacce indegne della generosa libertà di solo per mezzo della stampa, ma anche
sue istituzioni. Questo è il movente con- per iscritti indirizzati al Vicario di Gesù
fessalo presso a poco dal ministero pie- Cristo dalle regioni ad essa parte attri-
monlese, che si è lasciato così deplora- buite ; manifestazioni che costituiscono
bilmente trascinare su tulli i declivi irre il grande e singolarissimo avvenimento
ligiosi nella speranza macchiavellesca di del nostro tempo, e le quali ad ogni vero
meglio allontanare dal trono le correnti cattolico devono essere un conforto. An«
anarchiche, di cui la cieca sua compia- drauno innanzi gli atti Episcopali, poscia
cenza non ha fdlto che accrescere e ac- verranno gì' indirizzi, forse solamente 1
V I e
(olledìvì ; ila iillìnio gli opuscoli più rile-
vanti, pubblicati iie'rispcUivi paesi. Tut-
lu si liprocliiirà nelle lingue uriginali.niu
Kuld si aggiungerà la versione italiana alle
sciillurc teilcsclie, all' inglesi, eil a (jual-
(Iie alila eli lingua meno nota.
VICAUIO DLLL' IMPERO, lua-
riiiin Jmpeni. Luogotenente dell' Ini-
lieraloie (/ .). Nell'antico inipeio roma-
no il Sicario (/ .) eia un luogotenente
die riu)peiatore mandava nelle piovin-
cie, nelle quali non eianvigoveinaloii. In
(juesta guisa erano vicari dell'unpeiatore
medesimo, col nome digovenialure. Sci is-
se il Cujacio, che si chiamarono anco vi-
cari, ma di rado, i luogotenenti generali
de' proconsoli, ovvero 'govertiiilori delle
PfOi'incie romane. h'Italiti (/ .) In go-
vernata da due vicari: uno era il fica-
rio d'Italia che risiedeva in Milano, e
l'altro il vicario della ciltù, che risiedeva
in tloina, detto Vicario Urbis, ed am-
bo amministravano sotto il Prcjèlto del
Pretorio, l'Italia avendo X Pio^'incic
o diocesi. Fu Costantino I il GrandecUe
divise l'impero romano in XIV Diocesi
(/'.), compresa quella di Roma eie città
iV^^/j/7'JfrtnV,contenente ciascuna parec-
chie Provincie e parecchi governi, e cia-
scuna diocesi avea un vicario dell'impei o
nella cillà principale. Va tenuto presente
il riferito nel voi. LV, p. i i5 e seg., e
nel voi. XCIV, p. 267 e seg., massime
quanto riguarda i presidi residenziali nel-
le cillà, vicari o Preftlti. Ivi, e nell'arti-
colo precedente a questo, nolai che il
IMallei, il Fea ed altri gravi autori, non
liconobbcro negli antichi imperatori ro-
mani, che ammiuislrnlori e quasi vicari
dell'impero romano. Mutali i limiti, l'I-
lalia fu divisa in XVII provincie poste a
disposizione del Pretorio d' Italia: VII
Provincie furono suddite al vicario d* I-
lalia, e X addette al vicario di Roma, e
regioin iirìiicarie sì dissero quelle poi
asseg' ale al Prefetto di Roma. Queste
nou sono the nozioni generali. Meglio è
leggere gli arlicuti ciluli^ ed il Castella*
V I C CA
no, Pidii;iie<!Ìa, parte 1.", p. i Ty e seg ,
sui diversi limiti eh' ebbe 1' Italia diillii
natura e dal diritto romano, e de'di versi
cui gli furono pieposti. l' irariits TJrhi'i
fu (incile deiiiiiiiiiiato il Senatore di Ho-
ma, diversi de' (|uali iunseio la carica a
mez70 de'loio vicari. [Nella Chiesa, il vo-
cabolo di diocesi fu adottato pel /'esco-
vato, laonde in tale articolo ne riparlai,
poiché l'ordine ccclrsiastico fu in (|uesto
regolato sul governo civile, per cui cia-
scuna diocesi o provincia ecclcsinslica eb
he ili principio un vicario ecclesiastico o
Primate. Uipristinato dal Papa s. Leo-
ne Ili, nella persona di Carlo Magno,
r impero Romano, detto d' Occidente, o
Gernianico, nella vacanza dell' im[>ero
spettava 1' amministrazione (U questo,
qual vicario dell'impero, aireleltoie di
Sassonia, tranne nelle provincie spettanti
all'elettore Pr/Z^z/mo dell'alio Palatinatn,
poi riunita la diguilà a quello di Baviera,
il quale pretendeva d'esser vicario nelle
parli del Reno, della Svevia e della Fran-
conia,ciò che gli veniva conteso dall'elel-
lore Palatino del basso Palaliiiato. Me-
glio è vedere i ricordati articoli, ed i voi.
XXI, p. 184 e i85, XXXI V, p. i3G.
Papa Clemente V, per morte dell'impe-
ratore Enrico VII, nella vacanza dell'im-
pero, nominò nel 1 3 1 4 Roberto re iìi-Si-
cilia vicario d'Italia, sinché durasse j ed
anche vicario di Romagna e senatore dì
Roma. Indi il successore Giovanni XXII
gli confermò il vicarialo d'Italia. Dappoi-
ché, avendo gli Elettori del s. Romano
Impero, parte eletto Lodovico V il Ihwa-
ro,e parte Federico I o III il Bello duca
d'Austria, colla bolla Sifratrnniel Coe-
piscoporian nostrorum, de' So marzo
1817, Bidl. Rom. t. 3, parte 2, p. i44:
Qtiod, vacante Romano Imperio, nullns
assinnat nomen l'icarii ejnsdenì, ciuii
id tantumniodo ad Romanuni pertinral
Ponti ficeni. Avea già vietato a Lodovico
V di trattarsi da imperatore, dovendo a-
spettare la coi;sueta pontificia confeima,
lìachè la s. Sede esaminasse jjli alti del-
C4 V I e
l'elezione, citantlolo, in uno a Federico I
olii, a comparire avanti di lui per deci-
dere le loro ragioni, a chi de' due appar-
tenesse la corona imperiale. Ma il Bava-
io non valendo assoggettarsi a questo
giudizio, divenne scismatico, prese a pro-
teggere gli eretici e fu scomunicato da
Giovanni XXII. Il successore di questi,
Benedetto XII, procurò di far sottomet-
tere Lodovico V, il quale invece si culle-
gò con Edoardo III re d'Inghilterra, che
fece vicario dell'irapero, onde il Papa sco-
tnunicòambedue, dichiarando \\ i. "usur-
patore dell' impero. Avendo poi Bene-
detto XII timore, che nella vacanza del-
l'impero, la cui amministrazione per la
questione gli apparteneva, fosse l'Italia
assalita daqu ilche nemico forastiere, nel
1 338 costituì alcuni vicari, feudatari del-
la Chiesa, cioè per Milano, i Visconti,
coll'annuo Irihutodi 10,000 fiorini d'o-
ro ; per Verona e f'icenzay gli Scaligeri,
coll'annuo censo di 5,ooo fiorini ; per
Alantova e Reggio, i Gonzaga; per Pa-
dova, i Carrara; pev Alodena e Ferra-
ra, i d'Esle, e siccome Ferrara era do-
tnioio della Chiesa romana, perciò gl'ini-
pose il tributo di 10,000 fiorini. A tutti
questi vicari, dich'arò Benedetto XII, che
durerebbe il loro vicariato nella vacanza
dell'impero, ed a beneplacito della s. Se-
de. Solevano gl'imperatori dichiarare vi-
cari imperiali quelli i quali investivano
de'feudi imperiali, cioè ne'leudi stessi, ed
alcuni esempi ne riferirò all'articolo che
sono per citare; poiché Lodovico V per
vendicarsi de'Papi, nello stato pontificio
nominò vicari diversi signorotti, che do-
minavano in parecchi luoghi. I Papi co-
stumarono dichiarare Vicario tempora-
le della s. Sede (f^.), quello che infeu-
davano delle terre della Chiesa romana,
ciò nel vicariato delle medesime. De'no-
minali vicari imperiali parlai io piìi luo-
ghi. L*im[)eratore Ottone il Grande nel
693 fece Azze II signore d'Este, vicario
dell' impero in Italia, e tale fu suo figlio
Tedaldo sigoure di Ferrara, per iu?e«
Vie
stitura pontificia, la cui figlia gran con-
tessa lì fa tilde (a da* Papi fatt» vicaria
d'Italia. Ottone III imperatore fece suo
vicario perpetuo d'Italia dell' impero e
luogotenente dell' imperatore nel 999,
Beroldo conte di Maurienne, da alcuni
creduto stipite della real casa di Sai'oia
(V.), o meglio Umberto I Binnaunano.
Anche i Visconti signori i\\ Milano, ed al-
tri principi d'Italia furono vicari ilell'ini-
Peronella bella regione. Vicari dell' im-
pero, e per tali dichiarati dagl' impera-
tori, lo furono ancora talvolta i vescovi,
come il patriarca à' Aquileia, del quale
meglioa UdinEjÌo parti determinate. De'
vicari perpetui ereditari e de'procuratori
del collegio degli Elettori del s. Romano
Impero, trattai in quest* articolo. Nelle
Solennità imperiali sid'atti vicari suppli-
vano pegli assenti elettori. Questi vicari
e gli altri vicari dell'impero cessarono
dopo lo scioglimento dell'impero Roma-
no Germanico, e dopo aver Francesco li
rinunziato alla dignità d' imperatore de'
romani a' 6 agosto 1806.
VICARIO DEL PAPA. V. Vicari
Apostolici, Vicario ge\eraie di Roma,
Vicario temporale della s. Sede.
VICARIO GENERALE DI ROMA
DEL PAPA, Vicariai Domini Papae;
Cardinalis Ficarius Urbis j Siinimus
Ponti/ex in AUnae Urbis, suhurbium et
districtus Vicarius generalis in spiritua-
lihus. Cardinale vescovo che rappresen-
ta il Papa e fa le sue veci nel governo del
vescovato particolare di Roma e del suo
distretto, con giurisdizione vescovile; per
cui , come dice il cardinal De Luca , IL
Vescovo pratico, p. ^^o, tiene il suo vi-
cario generale <:[ì\ama\.o Vicegerentef V.),
e altra specie di vicari particolari, col ti-
tolo di luogotenenti e deputati, cioè in
civile e criminale, e lo qualifica Magislra-
tiis magnus, supremiis magistratus pria-
cipis. Devo avvertire, che sino al 1 7 1 7 il
cardinal vicario nominò il vicegerente,
ed i due luogotenenti civile e crimina-
le, con approvazione del Papa , il qua-
V I e
le li' allora in poi nomina tali 3 mini*
siri, eii alili aiicuia dello slesso vicaria-
to. Il vicegeicnlalo cotniiiciò nel vicariato
del cardinal Savelli, d (joale fu tallo vi-
cario nel i 5bo, secondo il Ponzelli. Inol-
tre il cardinal De Luca ne traila nel lib.
i5, par. 2/ , Helatio Ilonianae Curine
forensis, ejttsniic 1 vibnnaimin, el con-
grtgiitionntiì, disc. 1 3: De Cdrilinali Vi-
cario , tjus(jiie Tiiliiiiiali. lin[)eroccliè
({ueslo cardinale è capo del Vicariato di
lioma, tribunale suo proprio, ed uno de'
priniai'i Tribunali di Iloma, ai liccio da
dolersi tenere sempre presente in (jue>lo,
per compriielrarvisi inlerameule. quale
'Triiiinalt (l- .) ecclesiastico e vescovile.il
gesuita lMeltei)l)erg,nella.Vo^///rt6'o//i,'re-
galionitm et Tribiinaliiiìii Curine Ilo-
manne, (.Wce t primnrii in Curia Romana
jjvncfìositi sunt ofjìciis : {'ice- Cancella-
ri US, Catti erar insania /or Poenitentiarius,
/ icarius Papae, Dibliollucariiis, Ptae-
posiuis qfìicio sacrne ^eneralis Inquisi-
lionis, ainque. ludi traila nel cap. 4: De
Tribunnli / icnrii Sninnii Ponti/ìcis. Il
Morcelli dice Ialinamente il cardinal vi-
cario di Roma , Cardinalis vice sacra
j4nlistes irbis, T ice sacra Atilisles re-
ligiotìutii Urbis, Cardinalis f ice sacra
fungetis. Il Coliellio, Nolitia Carditiaia-
(US et fìomanae Aidae offìcialiuiti, cap.
Lv: De l icario Papae, lo appella Fi-
carius perpeluus Papae, cui è data fa-
cultas deputatidi sibi coadjutoreni e-
piscopuni sub noiinne Vicesgerentis , il
quale ora è nominalo dal Papa, f^eil'epi-
talìlo del i.° cardinal vicario slabile, cioè
del cardinal Ilosariospolelino, fu scolpilo:
SunimiPon ùfìcis perpetuo Ficario.'La n •
lo il cardinal vicario che il vicegerenle
sono perpetui, se non sono promossi 0 non
rinunziano. Il cardinal Petra, Commetit.
ad Consti t. Aposl. l. 5 ad conslit. I Pan-
li II, n. 5o, rilevando le prerogative del
cardinal vicario, ecco comesi espresse: Et
maxima ratiotie, quia agitur de prae-
darò officio habente atn piatti poieslateni
in Urbe, in qua adsuiilipsafamilia Fa-
V&L. \(AK.
Vie 65
par, S. /?. E. Cardinales, Oratorcs Re-
gniti, Principes, Praelali, ac tot viri il-
lustres. L'Auiidenio, De Pictate roma-
na, ()ar. 4'>cap. vii: Dr Card. D. PP.
ì icario, diiliiara che dttos habct prae-
cipuos in munere aujciliares substitulos,
pritnuiii f'icesgerentis vocabulo notante
alterutnjudiccm vicariidicunt: hosprae-
ter vieni ius tertiutti habet j'udicein, vide-
licct tnale/icioruiii. Ijenedelto XIV nel
suo Bullariuiti, t. 4> coosl. x.i, Ad ait-
dicntiam, diretta al suo vicario cardinal
Guadagni, di nuovo riconobbe: " che il
cardinal vicaiiosìa l'Ordinario di Roma,
né di ciò può muoversi conlroversiaj rap-
presentando la persona del Papa, non co-
me Papa , ma come vescovo di lìoraa,
giusta ciò che da noi si è dimostrato nel
nostro trattato, De Synodo Dioecesana,
lib. 2, cap. 3, n. I e 2, e sarà forse anco-
ra più ampiamente posto in chiaro nella
ristampa ...Fra gli atti concistoriali del
i558, noi ritroviamo, che nel concistoro
tenuto a' 18 novembre, il Pontefice Pao-
lo IV unì al Sagro Collegio de'cardinali
l'uffizio di Vicario di Roinaj ed essendo
reso più illustre il detto uffizio per l'an-
nessione predella, non è meraviglia se
l'uflìzio sia di poi stato decorato con al-
cune particolari e illustri prerogative. Noi
qui non intendiamo di riferirle tutte, do-
vendo bastare il far parola di ciò che
riguarda la collazione degli ordini, e spe-
cialmente iu ordine a'suddili de Vescovi
Snburbicari (V.f. In quest'articolo ra-
gionai del motivo della costituzione Ad
audientiani, per la questione: Se a'cardi-
naii vescovi suburbicari non sia lecito il
conferire, oltre la tonsura, gli ordini mi-
nori o sagri, a'Ioro sudditi diocesani nel-
la cappella del proprio palazzo di Ro-
ma, senza aver chiesta e ottenuta licen-
za dal cardinal vicario di Uoma. Laonde
Denedello XlVdecretò, poterei cardina-
li suburbicari nelle cappelle de' propri
palazzi iu Roma dare a' propri sudditi
la prima tonsura solamente. Ignazio San-
tamaria, JVolilia Romanae Ci<n«e, cap.
5
G6 Vie
3: Dt Cardinale l'icario r';7^/.T,tlic!iia-
la: Vicnrius Urbis vices agii Pouti/icis
niaxiini idpolt Roniac lìpiscopi, eiiiscu-
palcni jiiriuUclioucm cxerct/iclo, aUpic
mimerà ad Kpiscopuni speclaulia ohetm-
do. Adunque tulli i ricordati scriltori, e
(juelli che io progresso ramiuentcrù, dif-
fusaiseale Irallarono della cospicua cari-
ca ed iruportanlissimo uHìzio del cardi-
nal vicario di Roma e suo dislrellu, iiiti-
lolaudosi : N. della S. II. C. Cardinal
N. della Santità di A\ S. Vicario ge-
nerale, della Romana Curia e suo di-
stretto giudice ordinario ec. E sottoscri-
Tendosi: /V. Card. Vicario, il quale tito-
lo viene preceduto dalle altre dignità che
riunisce, come il [)ieseiile:Costantino per
la misericordia di Dio Vescovo di Al-
bano della S. R. C. Card. Patrizi, ar-
ciprete della patriarcale basilica Libe-
riana ec. Parlando del J icario dell'Im-
pero, dissi dell'antico Vicario di Roma
uel civile, e tale fu pur detto il Senato-
re. Non si devono confondere i vicari di
Roma de' Papi, co'Ioro vicari o Legati
(V.) nelle legioni, né co' Vicari /aposto-
lici, nel quale articolo tornai a ragiona-
re de'prnni, e de'quali anche ne'vol. LI,
p.GojLV, p, 202, venendo loro concesso
il pallio quando era poco comune, tran-
ne i patriarchi. Né co'vicari o legali di
Roma {V.), nominali nell'assenza de'Pa-
pi che intrapresero alcun Viaggio {V.),
per tali avendo deputati, Pioli il cardinal
di Cusa, Sisto IV il cardinal Cibo, Ales-
sandro VI il cardinal Pallavicino , Cle-
mente VII il cardinal Del Monte, Vao\o
III il cardinal Cirafa e il cardinal Pio
diCarpi, Clemente Vili il cardinal à'A-
valos. Di tali vicari o legati, di ce il Pon-
zetti, angusta eral jurisdictio, qnae ex-
tra Urbis pomerium non protcndebatur
secundum decrelalem anni 1206 Inno-
centi IIIPP., cap. Sua nobis: De Offi-
cio ì icarii. Inoltre nell'assenza de' Pa-
pi, massime que' residenti in Avignone,
crearono Vicari generali di Roma e del-
lo slato di s. CUicsaj accordando loro
V IO
Potere spirituale e temporale, benché la
somma dell'amnìinistiazione temporale
risiedesse nel cardinal Cdincrleiigo di s.
Chiesa, e li notai parlando del Segreta-
rio di Slato (/ .), cardinale succeduto al
soprintendente di tulli glialì'aridello sta*
10 ecclesiastico, che soleva essere un Pa-
rente {V.) del Papa. Si può vedere il car-
dinal De Luca, Relatio RonianacCuriae,
disc. 6 : De Cardinali Superinlendcn-
te generali, seu primo niinistro Papaej
disc. 7: De Secrclarius Status. Osser-
vando il Nardi, De' Parrochi , t. 2, p.
202, che neh 14B trovò il vescovo d'Al-
bano, Vicarine Domini Papae, dichia-
ra di non essersi mai [)rima di tate epoca
incontralo in simile carica. Probabilmen-
te devesi intendere il vicario o legalo a-
postolicu ne'regni scandinavi diDanimar-
ca, Svezia e Norvegia, per esaminare lo
stalo di quelle chiese e stabilirvi i prov-
vedimenli opportuni. Tale essendo il car-
dinal Brekspear, poi Adriano IV, allora
vescovo d'Albano, il quale non è regi-
stralo Ira'vic .ri di Roma, ncWElenchus
del Ponzelli. Il cardinal Camerlengo di
s. Chiesa {V.), successe al cardinal Ar-
cidiacono della Chiesa Romana {V.)^
ch'era pure vicario del Papa, il quale car-
dinale restò Priore (/ .) de' diaconi : in
questo e nel 1 .° articolo riparlai del gran
potere del cardinal arcidiacono, che fu
d'uopoaboliilo, per averne abusalo. Nel-
la sua prima introduzione il camerlengo
successe a\ Vice-Domino {V.), ed al /'e-
slarario delia s. Romana Chiesa {V.).
11 Galletti che trattò di quest'ultimo, ci
disse a p. 24. Nell'antichissimo Ordine
Romano /si vede aver l'arcidiacono l'in-
combenza e la giurisdizione sopra il Cle-
ro di Roma, dicendosi ivi, che in morte
di qualche diacojio iegionario,i]nf^^^èiion
fosse sui'rogalo il successore, gli acculili
dovessero ubbidire all'arcidiacono. Era
dunque l'arcidiacono il vicario del Papa
in queste materie, ufficio del lutto diver-
so dal vestarario. Anticamente nella Se-
de apostolica vacante [V.) e fino alla
V I e
coiisagrazioue ilei niiovu l'onlrlice , ei\
ili «ssenr.a de'Papi di» Ruuiii, il governo
della CIticsii si devolveva al triumvirato
apoijlulìco, cuinpostu del cardinal /irci-
prclfy o pili aulico de'caidinali preti, del
cardinal Arciiliacono, o vicario del l'a-
pa nelle cose ecclesiastiche e civili, e del
Primicerio della s. Scile [F .),o '.\ccauo
de' Prolonnlari apostolici. Pitiuleva il
J." luogo l'arcidiacono, se il Papa viven-
te, il 2." se defunto, il Magri, NuUziiiile
i'ocaboli ccelesiaslici, in (juellodi Carlo-
pltylax, ch'era il vicario del [lalriaica
di Costantino[)oli e lo serviva d'arcidia-
cono nella messa, ed esercitava la carica
di .sommo penitenziere, riparlato nel voi.
LXXIX, p. I 1 I, rifai isce che nella Chie-
sa romana era quest' ufficio chiamato
diartii/arins, ma non di tanta autorità
come il carlolìlace della Chiesa greca.
L'udìzio di cartulario l'ebbero ancora le
corti secolari, e si dava tal titolo al giu-
dice delegato dall'imperatore, come au-
che al custode dell' Arclin>io ^ onde gli
y^rc/iii7s7/fuioiio detti carlularii. Il Nar-
di, Dc'Parroi hi, p. 343, osserva che an-
ticamente ne'capitoli canonicali, i cano-
nici preti attendevano alle sole cose spi-
rituali in chiesa, o ne' bisogni estremi, i
canonici diaconi erano destinati alle ca-
1 iche esterne che davano più nell'occhio,
come il carlofilace corrispondenle all'ar-
chivista o bibliotecario, detto anco car-
tulario. Questi, cou alcuni diaconi, a vea-
1)0 ispezione ne' beni delle chiese, ed era
necessario il loro permesso e consenso iu
iscritto pe'conlratli. Giorgio Fisida ce-
lebre poeta sagro nel G4o era diacono e
cartofilace della chiesa di Costantinopo-
li, della quale era bibliotecario nel se-
colo XIV il dotto storico greco JNiceforo
(jregora. Nel i oyS e neh 2 i j trovasi uu
diacouo bibliotecario nella chiesa di De-
neveuto , e tuttora esiste. Altri diaconi
cartoillaci della chiesa di Costantinopoli
li riferisce a p. 36o dell' aano 68u, del
787 , olile lo scevofllace , forse cartula-
rio, che nel 1027 a\ea i>|>eziouc sui beui
Vie 07
di cliiess. Diaconi cartofìlaci di Costan-
tinopoli trovò pure nel ioli?,, neliof)<)e
nel I 143. Oggidì nella Chiesa greca il
Prolosinetllo (/'.), capo iltt' Siine Ili, è il
vicario generale del vescovo. Un teiupo
il vescovo di /*or/o()^.) esercita va in par-
te di Uoma la giurisdizione vescovile, pe*
vescovati subuibìcai i a lui uniti, poi con-
cessa pienissima a'vicari di Uoma. Il ve-
scovo di Forto estendeva la sua diocesi
e giurisdiiione nel Paone di Trastevere,
alla (|uale unì quella della Città Leoni-
na, dopo che divenne vescovo anche di
Selva Candida o delle ss. Uufloa e Se-
conda , al <|uale vescovato apparteneva
quella parte di Roma, già suo suburbio.
Nel 1774 '«J pubblicato in Roma: Lo sta-
lo presente o sia la Relazione della Cor-
te di Roma [coolro il qual vocabolo, ol-
tre nel silo articolo, dissi altre parole nel
voi. LXIII, p. 153), ^ià pubblicata dal
cai'. Lunadoro,ora ritoccala, accresciu-
ta e illustrata da Francescantonio Zac-
caria. Si tratta nel l. 2, cap. 22 : Del
Cardinal Picdrio di Roma. Lo ripro-
durrò, eoo giunte e schiarimenti. Presen-
tandosi quotidianamente al PiomanoPoU-
teflce premurosissimi e gravi aiK'ari lu
sempre maggior quantità, secondocbè ri-
chiedono le varie dignità , ed i quali A
lui solo competono qual f icario di Gè-
sii Cristo (^.) in terra, è necessario che
raccomandar ne debba la cura di molli
a diversi abili personaggi, onde provvi-
damente supplire ad ogni cosa. Al car-
dinal vicario pertanto commette di fui'
le sue veci di vescovo di Roma e suo
distretto, e di esercitare vescovile giuris-
dizione (se non è Vescovo, tale si con-
sagra, anche cou titolo di Vescovo iit
parfibus, per quanto dissi in quell'arti»
colo). Paolo IV prima d'ogni altro vol-
le, che l'ufììzio di vicario di Roma pro-
prio fosse .soltanto de' cardinali vescovi
lor vita durante. Iinpcrucchè innanzi il
i558 il vicario di Roma non sempre fu
cardinale, ma talvolta semplice vescovo,
td anche ubbale, per aver Douifacio IV
ns V 1 e
dento suo vicario di Roma l'abbate del
monnsleio lienedelliiio di s.Mailinodio-
cpsi ili A ilei ho (ma il Ponzelli dice che
lo fu di Giovanni ^ XI 11, e nonifiicin 1\
fece vicario l'abbate di s. Paolo fuori le
mura). Alloicbè il vicario di Roma non
era cardinale, i cardinali liilfi, il Go^-er-
Tintore di lìnnia, Vldilorc della Came-
ra, e rZ di (ore drllr Conlraddellf (/'.),
aveano postoa lui superiore, benché non
insigniti della dif^nità episcopale (Noterò,
che fu Clemente XI. che pel F.°non)inò
il cardinal vicario con breve apostolico).
Ora, riaturalinenle, qual cardinale e per
la dignità della carica, è sopra di tutti
loro , e nel Sagro Collegio prende il
luogo d'anzianità che gli spelta, nell'or-
dine de'vescovi suburbicari o de' preti,
secondorbè egli appnriiene (Anco quan-
do il vicario non era cardioide, godeva
la parte dal Palazzo apostolico, di pa-
ne e vino, considerandosi facente parte
della Famiglia ponti fida, cotncìe^^o ne'
ruoli di Paolo IV, innanzi che attiibuis-
se l'onoi ificenlissimo e autorevole ufl'izio
al sagro collegio; e continuò a fruirne
dopo tale disposizione). Il cardinal vica-
rio non si può destinare altro vicario,
poiché se partir dovesse da Roma, altro
caidinal pro-vicario, deputato dal Papa,
supplisce alle veci di lui, essendo titoli e
iiflizi propri de'cardinali il vicariato e il
pro-vicarinto di Roma, siccome attesta
il cardinal Petra nel luogo già ci tato (Suo-
le talvolta supplirvi il prelato Ficegeren-
te, o altro destinato dal Papa: l'ultimo
esempio che nell'assenza del cardinal vi-
cario di Roma supplì il presente vicege-
reute mg.' Ligi-Russi arcivescovo d'Ico-
nio in parlibus,^M\tnen\\ con iodferno
cardinal Patrizi vicario di Roma, avven-
ne quando questi neh 856 fu nominato
dal Papa Pio IX legato a Intere a Pari-
gi all'imperatore de' francesi Napoleone
III, per rappresentarlo e nel di lui pon-
tificio nome far da Padrino, nel compi-
mento delle solenni cereraonie del batte-
simo del suo primogenito principe iiu-
V I c
periale; legazione che descrissi nel voi.
LXXIX. p. 280 e seg. Quanto agli e-
seoìpi (Il altri, non vicegeienti, che fun-
sero l'ullizio del vicarialo di Roma , ini
occorrerà ricordarli nell'elenco cronolo-
gico de'cardinali vicari di Roma,delPou-
zelti, da me continuato , che esibirò iu
fine. L'ultimo esempio accadde nel lut-
tuoso 1849, quando costretto ad ascon-
tiersi mg.' Canali f^icegerenle, come nar-
lerò alla sua volta, facoltizzatu lo supph
mg/ Giuseppe Angelini, allora e adesso
luogotenente civile del vicariato e cano-
nico Valicano). La giurisdizione del car-
dinal vicirio abbraccia ora la città di
Roma ed il suo distretto sino a ^o mi-
glia (Del distretto o Comarra di Roma,
riparlai nel voi. LVIII, p. i i5 e seg., e
descrivendo le Parrocchie di Roma e (.\el
suburbio, però essendo ora amplissimo,
secondo l'attuale riparto territoriale, gli
altri luoghi appartengono alle diocesi che
dichiarai. Anticamente il distretto di Ro-
ma si prolungava nel raggio di 100 mi-
glia, spazio di già soggetto al Pnfllo di
noma, come rileva Santamaria a p. iSy).
Su di che è bene vedersi il Petra, Co'«-
menlnr. ad Consti t. .4 post., t. .5, n. y5.
Ne' tempi andati era incerto fin dove si
stendesse l'autorità del cardinal vicario,
poiché altri pretendono che si restringes-
se soltanto a l'ioma e suoi sobborghi, ed
altri volevano che si dilatasse per tutta la
provincia di R,oma, comesi può riscon-
trare nel Gonzalez, cap. tua dtoffìc. Vi-
car.,\ì. 1, e nel Mandosio, ad Reg. Can-
celi. i4) qu. 6, u. 5. E quantunque nel
distretto di Roma ci siano sei vescovati
suburbicari e cardinalizi, pure l'autori-
tà del cardinal vicario, un tempo si esten-
deva eziandio su quelli, ed oltre alle cau-
se d'appellaziotie (nel 17 18 fu stampato
in Roma: De piaerogativa j'iirisdictio-
7iis Eminentissimi Virarti Papae in di-
strida Urbis circa Appellationes. Dis-
sertatio historico-canonica CajetaniL'o-
nes promotoris fiscalis tribunalis ejns-
dein Emine ntissimi Vicarii), riconosce-
V I e
vfl ancora le colise ilii/ istanza ciirnnla-
ti viiiiienle coj^li slessi orilinai i ilei (li«itret-
lo; poiché qnc'vescovnli non si leiievnno
allora c|i»ali separali dal vescovato ili Ro-
ma, ma i loro vescovi erano coopeiutori
ecolluterali (.lei Romano Ponlelice, e in
ili lui vece da ciascuno di lot'0«0{<ni set-
timana a vicenda si facevano i pontifi-
cali nella Chiesa patriarcale e arcibasi-
lira Lateranciise, madre e ca[)o di tutte
le chiese di Roma e del mondo catto-
lico, qiial cattedrale citi Papa. Di che
rai^ionai in più luoghi, ed il Tomassini,
nella l'et. vi nOi'. J'crles. (liscipl., t. i,
par. 1 , cap. i'^3. l'eiò Benedetto XIV
decretò colla bolla i i5, t. i del suo Dui-
la riunì ^ ile' 2 i dicembre i 744> lioinaiiae
Ciiriac jìracstaiiliiiin (ricordata nel voi.
LXXX,p. I 38,con l'altradel l 'jf^T.^Quan-
(uni ad procuraiidam), che non vi cora-
petessej^iurisdizione veruna ini. istanza
al cardinal vicc^rio, in riguardo alle dio-
cesi de' vescovi nel distretto, ma che vi
si potessero solamente eseguire le di lui
citazioni, e i mandati colà speditivi con-
tro i chierici a lui soggetti, o per ragione
di r)a>cita o di benefizio. INon ostante può
il cardinal vicario permettere a' cappuc-
cini impiegati nell" uflizio di cappellani
nelle pontificie galere e nella dar->ena di
Civitavecchia (forse ces^ò l'aulorità dopo
la ripristinazione del suo proprio vesco-
vato. A vveil'i il Santamaria: /^^«/«^//l'f'r-
(ai^ hii/iisz/ìodi j'itrifdiclionein non ha-
bcie cardinaleni F icariani intra cì\>ila-
tem Ccnluni Cellarum^quaeaddioecesini
[''ilcrlienscin per linei. Potestas f'icarii
l rln<! anipUor ci'àdeni esl ca, qua. Epi-
scopi cuyusquc f^icarius Generalis pal-
let. Nani acquimi esl, ut suprcniae Se-
dis Vicarius a celeris inferioruni Epi-
sroporuni qitoquo modo di feri mine tur.
Idque non soluin rationeniuneris Fica-
riiilis. scd eliani quia l icario Urhis a
Ponti/ice pcculiarilcr nonnullae facul-
latcs coiìcedtinlur, qtiae generali sub dc-
jjulalione non comprchcndercntiir), che
ascoltino le confessioni de'guleolli, secou*
V 1 C G.j
do il Lambcrtiui, De Synod. Diacci. ,
cap. 5ji. Il cardinal vicario del Romano
Pontefice ha maggior potestà d' ogni al-
tro vicario generale, ed esercita giurisdi-
zione vicariale, ma nello stesso modo che
mi vescovo nella propria diocesi esercì*
ta la vescovile , continuando la di lui
autorità in leiupo deWa Sede apostolica
l'acaule e del Conclave (nel modo cioè
descritto in que'diie articoli, continuan-
do a intitolarsi: J icario generale della
Romana Curia e giudice ordinario, la-
sciando le parole, r/i /Vostro Signore. Im-
perocché dichiarò Pio IV nel 1 562 colla
bolla In elige/ìdis, che in detto tempo il
Camerlengo di s. Chiesa, il Penitenzie-
re maggiore e il Vicario di lìo/na, po-
tranno continuar le loro funzioni, doveu-
do gli altri Tribunali di Roma e dello
stato cessare interamente. E Clemente
Xn nel I 7 32 colla bolla Aposlulatusofjl-
cium, decretò, che oiorendo in tal epoca
il cardinal vicario, il vicegerenle resti col-
le facoltà di lui). Si può consultare il
Barbosa, De j'ure Eccles., t.i,cap. 5, n.
48. L' autorità del cardinal vicario (a
soggetta a più variazioni, e trovo >rel
Buliiriuin Komanuni le seguenti bolle
e disposizioni. Di Paolo li, Licei Ecclc-
siaruni, de' 16 settembre 1464= t- 3, par.
3, p. 117. Jiirisdictio, elfac.idtates Vi-
card Papae , in Urbe, e/usque ilistri-
clu. Di Giulio II, Decet Ronianuni Pon-
lifìcein, del i5i2 : t. 3, par. 3, p. 333.
Declaratio jurisdiclionum Vicarii Pa-
pae, Giibernatoris, Auditoris Canieracy
Senatoris , aliorumque jadicwn Curiae
Capitola^ ac Marcscalli Urbis. Di Pao-
lo III, Licei Ecclesiarani omnium, de'3
novembre i^\i: t. 4. pai", i. ,^■'ìy^-
Jurisdiclio,elfacldtates Vicarii Sumnii
Ponti fìcis, in Jlnia Urbe, ejusquc di-
slrictu. Di Giulio III, Cimi siciU accepi-
inus, del i55o: t. 4> pa''- '> P- 2G0. /«-
risdiclio Eicarii Papae in causis /le-
bracoruin da Urbe. Di Paolo V , Lni-
rc/'i/ </gr/, del I 6i 2 , ricordata nel voi.
LXXX,p. t35.Woterò,cbe Urbano Vili
70 vie
con deci eie de' 7. 7 aprile 1626, concesse
al cardinale primo prete, altri dicono a'
cardinali vicari /jro tempore^ almeno lei)
bero o da quel l'apa o poi, la facoltà ili
(are i processi, e di pro[)orre w Conci-
slori segreti le cliic'^e de' sei / escovati
suburbicarifquantoalla provvista di nuo-
vi vescovi, vi è alcuna analogia colle pre-
rogative del carlofdace discorso, per I ac-
cennato nel voi. XCV,p. I -26. Inoltre Ur-
bano Vili neh 633 allidò la cura de'sei
vescovati suburbìcari vacanti per morte
de'vescovi, o assenti o i»npediti, al cardi-
nal vicario, perla vicinanza a Roma, con
flulorità, riferita dal Ponzetti), ma non
s\ esercitò da' cardinali vicari esclusiva-
mente (come può vedersi ne'vol. LXXV,
p ''24, XCV.p. 225), continuandosi prò
miscuameole a proporsi da' Papi , con
Proposizione concisloriale, finclièdopo
il I 7q4 non vi è più esempio che i car-
dinali vicari esercitassero più tal facoltà,
ad onta dell'istanze del cardinal Soma-
glia e del successore cardinal Lilta, men-
tre dal 1 63o al I 7f)4 si conosce, che pro-
posero 98 chiese. Bolla di Clemente X,
Ex conimissae, de' 1 3 gennaio 1672: t.
7, p. 161. Diversa e or cUnaùones circa
extraclionem Reliquiarum ex Coeme-
teriis Urbis , et locoriini circiimvicino-
rjini, illaruìnqiie cuslodiain^eldistrihu-
ticnetn. Quanto riguarda le ss. Picliquie^
le Catacombe e Ciuiilvridi Roma,'m que-
gli articoli ne tenni proposilo; e quanto
alla^e/7o//»rt7(/'.),ancbe ne'vol. LXX I II,
p. 34q; LXXV, p. 22.5. D'Innocenzo XI,
Dccet Romanum Ponti/ìreni, óe\[6Sg,
ricordata nel voi. LXXX, p. i36. Non
trovo nel Bullaritiin la bolla di Clemen-
te X de' i 2 agosto i G7 1 , colla quale com
part'i a' cardinali vicari la facoltà cumu
lativa di giudicare tutte le cause che ap
parlengono al loro tribunale, come gli al
tri giudici ordinari della curia romana,
l'cncli»' fossero laicali o meramente prò
fané, indi ristretta da'successori, partico-
larmente da Innocenzo XII, colla bolla
ricordata nel voi. LXXX, p.i3ft, Ad ra-
V I e
7/V//»;, del iO()2, colla quale aboH i fi-j.
bunali egiudici particolari. !M 1 lietiedetlo
Xlll decretò colla bolla In supremo A-
jìostidalus soiio, de' 17 agosto 1724,
Dtdl. Roni. t. I t, p. 336: Res/iticilitr
Card, f icario Urbis jurisdictio cumu-
lative in omnibus causis. Inoltre Bene-
detto XIII istituì il promotore generale
nella Curia ecclesiastica (/ .). Dell' ope-
rato da Benedetto XIV, già notai ove ne
parlai. SuU' insegnamento della Dottri-
na cristiana [J\)nQ\\e chiese parrocchia-
li, ClementeXIll emanò il moto-proprio,
Per quanto sia grandi-, de'26 settembre
1759, Bull. Roin. coni., t. i.p. 2'jÌ2, con-
ferendo al cardinal vicario l'analoghe fa-
coltà. Clemente XIV a' 5 agosto 1760
con suo chirografo prodotto coll'altro che
dirò, dal Ponzetti nell' Appendix, con-
cesse al cardinal vicario, al vicegercnte,
al luogotenente civile, ed a'Ioio uditori,
la [xivativa economica e sommaria d'e-
saminare le cause di ricorso delle persone
d'ambo i sessi miserabili, oper infermità
o per età avanzata, o impedite o in islato
pupillare, afllnchè conosciutesi con prove
le ragioni della parte ricorrente, ordi-
nasse a chi n'era in obbligo di sovvenir-
le, per prossiniità di sangue, con uno sta-
bile assegnamento per gli alimenti, finche
durasse tale stato, a misura della possi-
bilità. Dipoi, venuto il Papa in cognizio-
ne, che tali persone, ignorando il suo chi-
rografi*, convelli vuno le parti a trattar le
cause in altri tribunnli, e clje per l'impo-
tenza di sostener le liti, gemevano per
non poter ottenere ciò che ad esse com-
peteva, per e(|uilà caritativa con altro
chirografo de'7 marzo 1 772, concesse al
cardinal vicario l'assoluta privativa della
cognizione di tali cause, ritnuovendole da
qualunque altro tribunale, da qualunque
appellazione, ed inibizionedotale,chenon
si dovranno attendere in modo alcuno,
dichiarando di niun valore i privilegi di
ufficio, di familiaiilà, di lettere patenti
e altro, con piena autorità di risolvere al
solo iribunale del vicariato. Ma ora è da
vie
tornare al liljio : Lo stato presente del-
la Curie (li lloma, riservandomi poi eli
narrare il principale operato da'Papi nel
secolo corrente. L' autorità duncfue del
cardinal vicario fu ristretta e ampliata a
beneplacito de'l'api, a seconda delle cir-
co>lanzede'tem[)i, fìocliè Benedetto XIV
volle che l'autorità del canlinal vicario
si riducesse allo stato, in cui si trovava
prima della ri torma de'tribunali fatta da
Paolo V. Dice il Coliellio, il cardinal vi-
cario ha diritto speciale di convocare i Sì-
nodi. Egli qual vescovo, destina i confes-
sori s'i secolari che regolari, ed anco fuor
di città, per privilegio particolare (cioè,
dirò con Santamaria : Excipt tres Ur-
bis hasilicas ; niiniruvi Lateranensem,
/'alicanani, et Liberianani^ qunrnm
Pociiitentiarii approbanlnr a cardinali
Pocnitentìario Majori). Dispensa, in uno
al vicegerente, i sagramenti del Battesi-
vio e della C/'e^/'/za (rammento il privile-
gio del cardinal arciprete delia patriarca-
le Chiesa di s. Pietro in f^aticano, così
per le ordinazioni ; e le facoltà concesse
dal cardinal vicario di amministrare la
Confermazione a feseovi, residenti in
Roma, specialmente inpartibiis), fa le sa-
gre Ordinazioni (su di queste e sulle di-
missorie, riguardanti i forastieri, egregia-
mente ne scrisse il dotto Santamaria :
imWa IVotitia Romanae Cnriae, opera pre-
ziosa restata incompleta), nelle Quattro
tempora dell'anno, conferendo gli Ordì'
Ili sagri non solo a' romani, ma agli o-
l'ienlali medesimi che dimorano in Ro-
ma, ed a quegli nitri estranei che hanno
la Diniissorid del proprio ordinario, non
potendosi conferire i detti orilioi in Ro-
ma da verun altro Vescovo (ma in que-
st'articolo, ne! § VI, De^ vescovi di riti
diversi, e ne' propri articoli narrai, che
in Roma vi sono vescovi orientali residen-
ziali di rito greco, armeno e maronita,
per la celebrazione de' pontificali e per
le sagre ordinazioni de' loro riti, ed in di-
versi tempi ve ne furono pure d'altri ri
li), nemmeno n'propri sudditi a seconda
Vie 7t
della discorsa lettera decretale di Bene-
detto XIV, in cui dimostra, che senza il
consenso del cardinal vicario, eccettuata
la i." tonsura, conferir non si ponnoda'
cardinali vescovi submbicari gli ordini
uìinori e sagri, e ciò a norma del concilio
di Trento (Ma il cardinal vicario non ha
giurisdizione sulle chiese cardinalizie di
Roma, cioè le arcipretali patriarcali, i
Ti/oli Cardinalizi, nel (piale articolo
termi pure proposito delle precedenti, le
Diaconie Cardinalizie. Ma vacanti i ti-
toli e le diaconie, come afferma il Ponzel
ti, subentra la giurisdizione del cardinal
vicario, per disposizione d' Eugenio IV
del 1 43 I. Notai nel voi. LXXV,p. 234,
che il Papa nel 1847, P^** la solenne fe-
sta Iridiiana celebrata nella chiesa del
seminario romano, concesse all' attuale
caidinal vicario, di farvi le sagre funzio-
ni collo stesso ceremoniale che godono i
cardinali ne'Ioro titoli. Avverte il Nardi,
De' Parrochi, t. 2, p. 196. I cardinali
nelle loro arciprelure, titoli e diaconie
hanno giurisdizione episcopale. Quindi
il cardinal vicario del Papa per la diocesi
di Roma non vi ha giurisdizione. E tutte
le facoltà di detti cardinali arcipreti, tito-
lari e diaconi, non spirano in sede vacan-
te, ma leesercitabili si esercitano da'Ioro
vicari). Egli approva le persone elette a'
benefizi ecclesiastici, cui va unita la cura
d'anime, ed ha la facoltà d'esaminare a
mezzo de' suoi esaminatori apostolici del
clero romano, i concorrenti a detti be-
nefizi (quando si tengono i concorsi di
Roma v'intervengono il cardinal vicario
a presiederli, mg."^ vicegerente, mg."^ se-
gretario della visita apostolica, mg."^ de-
cano de'chierici di camera, mg."^ avvoca-
lo generale del fisco e della r. camera a-
poslolica, il luogotenente criminale e il
segretario del tribunale. Il p. maestro del
s. palazzo apostolico interviene o manda
i casi per l'esame. Vi assistono pure due
esaminatori estratti a soi te pe'casi), la
quale congregazione si tiene in occasione
di concorso alle parrocchie di Roma. E
rj-t Vie Vie
gli, o il vicegerenle per lui, accorda licen- vengano fdUe l'esecuzioni de' raandili
za agli stampatoli, dopo averla concessa spediti ila' giudici in delti giorni festivi,
il p. maestro del s, palazzo apostolico, di poicliè com fu risoluto dal Inhiin^le del-
poter imprimere taluii libro (per (pianto la segnatura di giustizia nella Romana
lio detto ne' voi. XLI. p. 2o3, LXIX, p. Ciippellnnia 2G agosto i^oG. Lo slesso
220). A lui ancora ricorrono le cause cardinal vicario è il giudice competente
d' obblighi odi contralti legati ancora al degli El)rei[f'^.), dopoché Giulio 111 proi-
tribunale della camera, per quello che ri- bì a^li altri giudici della città il fram-
guarda i luoghi pii, o a persone ecclesia mischiarsi nelle cause spettanti a quella
stiche (Gregorio XVI col breve Elsi Ho- naziciie, sebbene era pur giudice compe-
inani Ponlificis, ót'18 novembre 1^34) tenie degli ebrei il cardin.d camerlengo
Bull. Rota, coni., I.i9,p. 670: Confir- di s. Chiesa, unitamente allo stesso vi-
inalio privilfgii concepii Eminenlissimo cario. Egli è giudice fioalniente delle Me-
Cardinali Sicario, Jjrbisvisilandi uni- rclrici {f"^.), ed è uno degl' inquisitori
versus Ecclesia^, vionasteria et loca del s. Lffizio di Roma, assisteva al tri-
Pia in Roniae districtu cxislenlia, et bunale della Segnatura di Grazia, pre-
proi'idendi eoriiin icctae adminixfralio' siedealla congregazione criminale del suo
//o^/jj- siccome pure a lui ricorrono per tribunale (e fa parte dell'altre primarie
le controversie sui matrimoni della cit- congregazioni cardinalizie). Egli qual
tà e del dislrelto;e le cause de' chierici prefetto della cardinaliiia congregazione
romani per ragione d'origine, o di bene- per la Residenza de' f^exr.ovi (y.}^ può
fìzi ; e nelle cause contro i luoghi pii ha accordar la facoltà, concessa da Urbano
giurisdizione cumulativa col sol ti ibiina- Vili, a' medesimi di restare per giusti
le dell' A. C. (ossia dell' Lditore della o)otivi lontani dalle proprie diocesi gior-
Caniera, ora tribunale civile di Roma); ni 4o, e Benedetto XI V nel 174G emanò
gode egli poi privata giurisdizione sulle apposita costituzione. In fine il cardinal
liti per l'istituzione d'alcun beneficio ec- vicario e il vicegerente sono ordinari ese-
clesiaslico. Inoltre il solo cardinal vicario cutori della cardinalizia congregazione
può interporre decreti ne'conti alti de'/u'- della l^'isila apostolica {f •) e adempi-
golari dell' uno e dell' altro sesso, e da mento de' legati pii di Roma e suo di-
lui ponno esser giudicali, come pure dal stretto (n'è sempre prefetto il Papa, e pri-
governatore di Roma (cioè quando esi- ma le incombenze della congregazione e-
steva la carica e il suo tribunale); tulle rano [)roprie del cardinal vicario, come
le cause di mercede (del suo speciale giù- si trae dalla bolla di Paolo 1 1 de' 1 6 set-
dice tratlaine'vol.LXIV,p.5 i.LXXXII, tenibre i4^4- L'odierno n'è presidente,
p. 177), e quelle tulle, che non eccedo- e nel 1842 a'i5 settembre emanò colle
110 la somma di scudi 25, sia se Ira per- stampe le Istruzioni circolari sulle pre-
sone secolari, sia se tra persone ecclesia- scrizioni da ossen>arsi dagl' incaricati
sliche, o abbiano ancora annesso qualsi- dell'esigenza e dell'erogazione delle
\oglia obbligo canterale. rseilaUredioce- rendite delle opere pie. e legati pii ani-
si altro dintlo non ha, che di far esegui- ministrati dal cardinal %<icario pro-teni-
ve le citazioni, ed i suoi mandali contro yvor^', d'alcuui de'quali parlai all'articolo
a'chierici romani, come si è detto. Di più Povero). Ne tratta il Petra, t. 5, n. 78.
il medesimo cardinal vicario può conce- Il cardinal vicario ha, per cosi dire, la
deie a' debitori, benché obbligali came- stessa autorità pontificia in riguardo a
ralmente, grindultl tiel c^ip. Odoardus ciò, eh' egli agisce qual vicario del / e-
di' Aolutionibiis j e permellere ancora di sio\o di Ronìa,c\ì'é pure f^esro\n del-
lavorare i giorni di Festa; non però che la Chiesa universale (f^')j aelV Ldien'
vie vie ri
za sente r«»racolo della viva voce del P,i- Ifiio im|>ie^o, fu pt-r iillio irniiluto divcM--
j);i (della CiaM; ^•n-ac vocia oniciili). ve.- so d.ill' iilii/jo del imiIsmo, i\.ì\ o.irdiuul
SI iiigione nel voi. L\X1V, p. l'i"). Cle- D^ Luca, Rei. /Ioni. 6'f/r.,<lisc. i3, ii. 20.
inenle XII, col Ijievq l\oinann<! Ponti- Vi sono aiicoia due mandatari (o Cur-
fex, de' 12 febbraio 1732, Bull. Roni., *o/-/,de'(pi,ili e del loro deciini) parlai an-
t. 12, p. 2i5: lin'ocantur (ii\'prsac fa- cunei voi. Lll, p. 2(So), 1 (junli vcNtili di
citltaifs^a llnnianis l'ontifìcilius per co- color lionato (ossia di nero, con l)ia''iiif)le
nini i'i\'ae vocis oraciiltun, vfl lìescri- econsoprana o zimarra di saia paonazza
/;^/,('0'^rr,?^Y^r. La disposizione prohabii- con mostre di seta simili), e (eiiendo in
mente derivò dalla facililù delle conces- mano lecbiavi(o /I/as^^^; noterò col .San-
sioni del suo predecessore), ed a Ini viene tamaria, quanto a' mandatari. Ifi d<l'<;-
preslala piena credenza in tiitlociò die runt ( laves arp^cntcas non lamen n/n-
nvela, siccome ancora ni vicegerenle die qiid locornm, seti tantnnunodo in basiti-
con Ini formano un solo e medesimo ca Laterancnsi, atqnc in pithlicis Sun-
tribunale. Quindi nello Stato presente pliralionihus, intra seti circa eanidcni
(Iella Corte di Roma, si descrive il tri- luisilicain ductis. E ciò forse come cal-
Ininaleilel vicarialo, come segue. Il car- tediale del Fapa, e pel riferito nel voi.
dinal vicario lia piìi ministri, onde pò- LIV,p. i 6 i ) d'argento, assistono alla ba-
ler speditamente dar maiioagli ailliri del silica Laleranense, ed a tutte le proces-
suo tribunale, ed in i." luogo di mg/ vi- sioni die vi si fanno (in fiiiella della do-
cegerente, e di due Lnos^olenenli civile e menica dell' H.' del Corpus Domini de-
criininale. 11 luogotenente civile è prela- .scritta uel voi. IX, p. 6j, porta il ss. Sa-
lo, ed è un 2.° giudice delle cause civili gramento il cardinal vicario. In quella
competenti al tribunale del carduial vi- poi Vaticana della festa, descritta nel det-
cario. 11 luogotenente criminale è togato, to voi. a p. 44,'' njandataio o cursore
spedisce le cause criminali, e stabili.sce del cardinal vicario, le^^e il rotulo de-
gli atti necessaria seconda de' giudicati gl'iiitervenienli alla processione acciò in-
della congregazione criminale, cui egli cedino al loro posto, e con altro compa-
preventivamente dà le esatte notizie e giio vegliano al buon ordine, prevenli-
lelazioni. A questa congregazione crioui- vamenle avendone pubblicato i regola-
naie intervengono il carduial vicario, il nienti il cardinal vicario. Dopo i capitoli
vicegerente, il luogotenente civile, l'av- ilei le Co//ei,'/(7/c /^// /^o^a, procede in col-
vocato fiscale, il fiscale generale, il so- la collo stolone il Camerlengo del cle-
slituto, lutti con intero voto deliberati- ro, e dopo le basdiche patriarcali m"."
•vo, fuorché 1' avvocalo fiscale e il liscale vicegerente, co'mmistri e i componenti il
generale, che ne porgono mezzo soltanto: tribunale del vicuruilo, dopo aver vedu-
assistono pure a delta congregazione, il to, in appositi sedili e in luo"o conve-
luogolenente sostituto, il sostituto li- iiieiile, fuori del colonnato Vaticano a
scale, il promotore fiscale, senza diritto destra defilare fino a quel punto la pro-
di volo. Il luogotenente criminale segna cessione). I nominati componenti il tri-
ì decreti ordinari; ed il No taro , che pa- buiiale, il cardinale, il vice"eiente e il
limenli è tenuto ad esservi presente, li luogotenente civile, presiedono all'alira
registra ne' destinati libri. Tale cungre- congregazione detta de'/;/r/(Y//, alla qua-
gazione si aduna nelle camere del cardi- le intervengono inoltre il segretario del-
iiale il mercoledì, eccettuate le feste. V'ha la vi>iia, l'elemosiniere del Patia il luo«
inoltre 4 notari civili, e il cancelliere goteneiite criminale, e l'uditore del car«
chiamato segretario, e quantunque uno dmal vicario, i| presidente de'mi-sionari
de' civili notali ammiuisirasse alle volle il camerleugo del clero, il promoloie fi-
74 V I e
scale (lei lril>iinnle, ed il segrelniio del
medesimo klie sottoscrive tulli i bandi,
le notificazioni, e gl'inviti sagri stampa-
ti, che pohbl\ca il caidinal vicario; delle
quali stampe aflisse da'cuisori o manda-
tari del tribunale, feci parola anco nel
Tol. Lll, p. 280); vi assistono parimenti
14 /'^//o*///, che riferiscono alla congre-
gazione que' sconcerti die fii d'uopo eli-
minare dalle parrocchie. In (piesta con-
gregazione si assegnano le materie da
spiegarsi nelle conferenze morali, che si
tengono in diveise chiese della città, e vi
fii fÌM,a la lassa del mosto giusta le re-
gole de' canoni. Inoltre in delta congre-
gazione interviene il segretario della me-
desima, a coi incombe formare un ac-
cui;ito registro delle risoluzioni emesse.
Abbiamo: Praxif! Sccretariae Trihnna-
lis Em.ì et Rti'.i Donìini D. Cardina-
li'; Urbis P^irarii, pernlilis, non modo
dictae Secretariae minixtris, verurn e-
tinnì ordinandi'!, confessariis, parochis,
ar /'.piacopontni cancellariis, auctore
lìomiialdo I/onorante eie. oc in rjnt-
ilein Secrclariat niitncre per plttres an-
nos versatos. iSVciindii eflilio[\a i.^èdel
I "46) novis additiombus ancia, et illu-
strala, Romae ijGi. Elenchus Clironi-
{■US Vicarioruni Urlns in spiritualibns
flJaxx. Ponliflcwn Romin. ad Jtdiitni
I\l ariani Della Snina^Ua amplissiinuni
S. R. E. Cardinaleni SS. D. N. in Ur-
ie ricarium, auctore Hyacinto Pan-
zelli ad sacris donius ponlificalis, Ro-
mae 1797-
Pio VII nel 1800, pel riferito nel voi.
LXXX, p. 14 I e altrove, nel restaurai e
il regime pontificio, colla bolla ivi di-
scorsa Posldudurnas, riformò molte co-
se nella curia romana e le giurisdizioni
de' tiibunali. Dispose col n. 4^: Sarà
composto il ministero particolare e cri-
minale del vicariato, d'un luogotenente
criminale, di 3 sostituti e di 3 notari ; e
col n. 54 ne stabilì gli stipendi mensili. Ed
.ivendo il Papa, col n. 53, stabilita una
rongiegazione touiposta dc'^copide'ti i-
Vie
bimali orclinnri, cioè cardinal vicario, n-
ditore della camera, governatore di Ro-
ma.senatore di Roma, del decano ponen-
te di consulta, dell'avvocato de' poveri,
dell'avvocato fiscale e del fiscale genera-
le, gli concesse di conferire in ciascun an-
no gratuitamente due dottorati ad ho-
non-m per voti segreti, a due soggetti
forniti <le'reqni<iti che prescrisse, previo
esamr; rigoroso avanti detta congregazio-
ne. Nel citato voi. p. r4oe f44*'^o'°"^'
della Pratica della Curia Romana del
Villelti, ristampa del 18 1 5 con aggiunte.
Ecco come descrive il tribunale del car-
dinal vicario, uno de' 4 ordinari, eserci-
tanti la giudicatura ordinaria, par. f,cap.
5 ; Del Tribunale del Cardinal Fica-
rio e sua giurisdizione. » Il tribunale
del cardinal vicario ha per capo lo stes-
so cardinal vicario, ed ha 3 specie di giu-
risdizione, cioè cii'ile, criminale e spiri-
tuale economica. All'esercizio della civile
presiede, r." Lo stesso cardinal vicario,
per mezzo d'un suo uditore abbate. 'a.'Un
prelato col titolo di vicegerente, quale
parimenti esercita la giurisdizione per
mezzo d'un uditore abbate, 3.° Un altro
prelato col titolo di luogotenente civile.
L' uditore del vicario tiene l'udienza in
3 giorni della settimana, cioè il luoed'i,
il mercoledì e il venerdì mattina, purché
non siano feriali ; e tiene l'informazione
il dopo pranzo in que' giorni della setti-
mana, ch'egli stesso stabilisce, allorché
vi sono cause, nelle quali le parti siano
unite per informare. Giudica come giu-
dice ordinario ; e come capo del tribunale
deputa i giudici, ed ammette i ricorsi da'
giudici dello slesso tribunale nelle cause
che non superano li scadi 25. Il vicege-
rente per mezzo del suo uditore tiene l'u-
dienza nelle (ìroprie camere la mattina
ne' giorni non feriali, e 1* informazione
similmente a suo arbitrio, quando le par-
li sono unite. Il luogotenente del vica-
rio cammina collo stesso ordine accen-
nalo, ed ha la giurisdizione cumulativa
col viccgorente. Onattro sono i notari ci-
V I e
Vili del liiliunale, die servono a'giiiilicl
r ritengono gli nflìzi nt;lla sUailojclie lU
Cam|)0 INlarzo va a ftlonle Cilorio (cioè
a destra , e perciò la via prese il nome
degli L//!zi dell' Jùii." y icario. Trovo
nel f'ernardini , che nel \'j^'\ pnMjlicò
Iaì (Icscrizioìie dt' llioni ili Rouiii^ die
gli uHl7.i de' notari civili già esistevano
in della strada). In essi ogni giudice do-
vrebbe avere il suo Droliardo e Manua-
le eonlrassegnato col nome di quello per
cui serve. Vi è siuiilrnenle il libro At-
t ntnp/i/ilorii//i, ed il hbro Rrccjìloruin,
ili cui sì notano tulle le spedizioni. Que-
sto tribunale, come gli altri 3 tribunali
ordinari, ha i suoi cursori, che stanno in
un luogo contiguo agli ullizi, ed esegui-
scono le citazioni , gli alti delle subaste
e ilelibere, e tnll'allio che porta il loro
ullizio, e che ha relazione cogli alti Qilli
in questa curia. A questa giurisdizione,
die si estende al ricinlodiiQ miglia tuo-
n di Roma, sono soggetti i soli chierici
e luoghi pii, eil anche i laici nelle cau-
se che passano il valore di scudi i5. Il
ti dmnale del vicario, come gli altri due
dell' A,C..(ora civile) e ilei governo (non
' più esistente), è soggetto alla Scf^nalii-
rn (li giustizici (J'^.). Quanto alla giuris-
dizione criminale , questa risiede presso
lo stesso cardinal vicario, di mg."^ vicege-
renle, e d'un luogoleiienle criminale di
cappa nera, che nelle cause criminali fa
la ligure di giudice ordinario, e come ta-
le sottoscrive decreti, sentenze e tutl'al-
tro che occorre per l'esercizio della sua
giurisdizione. A «piesta sono soggetti gli
ecclesiastici di Iiouja e del suo recinto
delle dieci miglia, ed anche i laici, riguar-
do a que'delilti che sono meramente ec-
clesiastici, o di misto foro, ne'qiiali si dà
luogo alla prevenzione, ed in (jnesto ca
so esercita la suo giurisdizione cumula-
li «amente co' tribunali dell' A. C e del
governo (quando esistevano, ed ora co*
Tribunali di Roma, civile e criminale).
\'i è ancora un sostituto luogotenente
criminale, ed alcuni sosliliiti, i quali lui'
V I c 71;
ti nnilamrnfe col cardinal vicario, co'
due [)ielati vicegereiite e luogotenente, e
col luogotenente criminale costituiscono
la congregazione criminale, la quale si
aduna ad arbitrio del cardinal vicario
in alcuni tempi deiraniio, coH'assisteiiza
solila de' mg.'i avvocalo e procuratore
fiscale. In rpiesla lo slesso cardinal vica-
rio, i nig.ri vicegerentee luogolenente, il
luogotenentecriminale,ed ilsoslitutoluo-
gotenente hanno il voto decisivo, rego-
landosi la risoluzione delle cause dalla
pluralità de' voti. Magli altri sostituti
non vi hanno alcun voto, ed in essa si prò
pongono e risolvono le cause più gravi
del ti ibunale. A difesa de'carcerati v'in-
tervengono mg.' avvocato, ed i procura-
tori de' poveri, i quali assistono, e colla
scriltura se occorre, ed in voce alla dife-
sa de' rei. La 3.'' giuriodiziotie economi-
ca, ch'è quella che riguarda la correzio-
ne del costume tanto rapporto agli eccle-
siastici, quanto a'Iaici del vescovato di
Pionja, l'esercitano economicamente, e di
concerto fra loro, il cardinal vicario e
mg.' vicegerente, che senza strepito e fi-
gura di giudizio prendono all'opportuai-
tà que' provvedimenti che credono ne-
cessari. Mg/ vicegerente ha altresì la fa-
coltà di procedere economicamente nel-
le cause di alimenti, che si devono fra
parenti 7'«'"« sangiuiiis j come ancora è
giudice privativo nelle cause de Neofiti
( f"^.), nelle quali cause si procede per gli
atti del Monti, uno tlegU odierni 4 no-
lari del tribunale del vicario. Ha anco-
ra questo tribunale una particolare se-
greteria, ove si spediscono le dimissorie^
ed altre simili licenze e fedi; e vi è un ca-
po che soprintende a queste cose, e che
si eleggedalcardinal vicario". Narrai nel
voi. LXXX, p. 14'') che Pio VI! col mo-
lo-pi o[)rio Ou/tndo j)er ninmiialiilt^ di-
sposizione, ilei 1816, pubblicò la nuova
organizzazione dell'amministrazione puh
blica , e mantenne la giurisdizione del
tribunale del cardinal vicario nelle cause
di iiliiucnli , e la criminnle , rimanendn
^6 Vie Vie
pure fciine le allre giiiiistìiziniii. Leone Nel piecedenle olli;Iiip, Leone XII etna*
Ali col bieve lìvcoltnles auiìiio^ «le'() a- nò iilcune iifui n)e e jiiowidcn/e ^e'/Vv-
pi ile i 8241 ^'"//- lioiii.conl. t.i(i,|). 4o, biiiKilì di Tloiitn, accennale in tale aiti-
ti.ispoiiò il AVmm(7r/o /ìomr7//o (/'.) nel- colo. Poscia col bieve Paslomtis curae,
l'aolico vosto locale (lelCo//r;^'ù>-6\'r///a- de' 1 7 nprile 1 827, Bull.cxì.^ 1. 1 7, p. 1 o i,
iiico- IJni^arico (f^.), e gli assegnò la con- esenlò i Consen-ntori (fi Roma ( /^.) dai-
lig(«a Cìiicsn (li v. Aj>olUiuire per ulli- la ginri>dizione del cardinal vicario. Il
ziarla , avendone riparlalo nel volume prof. Veroìi^lioli, clie nel 1 83 J pubblicò
LXXXV, p. I I 7, 1 3o, I 3?.; stabdenilo la le f.fZO'ti ili diriilo caiwiUrn , lez. 28,
residenza del cardinal vicario e de' suoi Dell' Ifjicin del Ficnrio, volle dire al-
udizi nell'altro propintpio e grandioso cuncliè del vicario del Papa in Roma e
palazzo, die ha il maggiore ingresso nel- della sua podestà.» Se si ha riflesso al
la via della Scrofa. INotai nel voi. LIV, dirillocoinune.d vicario delSoininuPon-
p. 3 i4, elie nel palazzo pro[iin(pio a quel- lelìcc; come vescovo di lionia, cli'è ordi-
to già tiella l'usta Pontificin a piazza Co- naiiamenle un cardinale, non [)ih) eser-
loiìoa, un tempo vi fece stallile residen- citare alcuna giiuisdizione fuori di Itonia
za mg.' vicegerente , msieme agli nfllzi se non con ispeciale concessione, cosicché
del ti d)nnale del cardinal vicario, peroni la sua giui isdizione alla diocesi di Roma
si dis>e volgarmente: /7^///^/-zo<^//'/»è'.' ' '' *'' ^^^••♦^"de (Cos'i rispose Innocenzo 111 :
CfgTfììfe. Nell'invasione degl' iu)peri;ili Quorum jiirisdiclio f'icarii, qiiatii Ro-
francesi , la segreteria tifi vicarialo fu iiumiit l'ontifrx in Urlie rclif/iiil, non.
trasferita nella casa della congiegazione extenditnr extra ilLimnisi ei spt^cialilcr
della /l//.vi/o«(%eslanziònellesaleHl 2.°pia- sii couccssuni). Quantunque la giurisdi-
no. Secondo il nari alo nel voi. XXXV III, zione del vicario del Papa per diritto co-
n. 66, il Papa assegnò nel dello palazzo mime non si esercita alla diocesi o pro-
i'abilazione anche a mg.' vicegei enle,ma vincia romana, oggi ciò non ostante col
per poco la godetle. Per l'/^///K) AW'/A:» (nel fallo l'esercita non solo in Roma, ma an-
quale articolo ho riferito qoanlo riguar- cora in tutta la romana diocesi ue'chie-
cla il cardinal vicario in tali anni)del Gin- rici e religiosi non esenti, il cui potere
biieoU'^.) 1825, Leone XII colla bolla dipende dalla volontà e commissione del
y/iinuniauspicalìssiniuuiniagiìiJubiLiei, Pontefice. Tuttavia non può il vicario
de' 2 I ollfjbie 1S24, /ìidl. Roni. coni., del Papa conoscere le cause de' sudditi
1.16, p. 273: /linpliatiofdcnllaleni con- tle'cardinali nelle rispettive chiese de'lo-
(■t'ssaruiii Poenitenliarìis,etronfe.ssariis vo titoli (e diaconie, spesso confomleiido'
Urbis tempore Jubilaei. Col §2,5 prov- si queste con quelli, anzi aggiungerò, e
vide all'elezione de' confessori secolari e delle arcipreture cardinalizie, come feci
regolari da farsi dal cardinal vicario. In- di so|)r;t), siccome in queste chiese eser-
di colla bolla tS'tiner universani , del i ." citano ijuasi episcopale giurisdizione. Co-
novembre 1 824, B(dl. cit., p. 255: A^ova sì entro tion)a non può conferire lienefl-
Pnroeciaritni Lrbis distributio, et ardi- zi, ancorché il vicario sia cardinale, sen-
«^//o. E col breve y^rf/ioc ^fz/^rcMirtre, de' za l'espressa licenza o speciale mandato
2'' dicembre ! 824, Bidl. cit., p. 2f)5, di- del Pontefice, ^on può promuovere agli
retto al cardinal Zurla, 3"os/ro in alma ordini quelli che sono soggetti ail altri
Urbe P' icario in spiritnalibus generali, vescovi, senza le loro lettere dimissorie,
Leone XII ampliò la dotazione alla ca- né queste può dare a'chierici non sog-
.sa delle /Mis.uoni (A.) eretta sul monte getti '. Intrecciandosi con questo artico-
Ks(|uilinod;d marchese Lercari-lmperia- lo, come superiormente rilevai, l'altro
II, delia quale anco nel voi. LXlVj p. 16. òtTribunali di Roma, in esso dichiarai
vie vie 77
!t* f^ranili hencmerfiizt* del glor!o<;o Ore- orditimi; i." le muse lin meri Iniri , (i
quiio \ \' I c(j'infilfsimi, lix-coiitHiidi) d roiitio n»eii luiri, che ihjii eciedoru» il
MIO tiiolie|>lice 0|iei'nlo COI) iiidefesso 7.e- valore di scudi veiilicinque , senza biso-
lo, eziandio per la |iro(:ed(irn ciimiiiule gno del formale consenso ricljiesto diil §
per norma delle curie ecclesiosliclie, e de' 318, n. 7 (Necondo la prescrizione dell»
tiihiinali t-cclesiitslici e ili giurisdizione hiA\i\ lloniniinc Ciirìm- ninf\lniiliiini^ò\
niisla. Laonde le provvidedisposizioni dì Ilenedello XIV, nel ^ ./iirisdiclio/irin re-
(ì|•e^ollo XVI riguardarono pure il tri- rnl. § !5()6. Il cardinal vicario conosce e
l>unale ortlinario ilei vicarialo, e trii)»- giudica, in 7..' istanza, per mezzo anco-
naledel Papa qual vescovodi /ìow/rt. Nel ra del suo privato uditore, e cumulati-
lìci;olainfnto organico ilcf^iuclici e tri- Viiuiente col prelato uditore della caine-
ì>iiiiiilit/i /ionia, i\e ~ì iiHobit iiì3 i . \Mes- ra , tutte le cause non n)aggiori di cin-
so la lÙKcolln <lcllc tci^gi e (ìispcsizioiìì (piecento scudi roavaiii giudicate in 1 ."gra-
(It niiblilica ainniintslraziont: iifllo sitilo do da'due [)relati vicegerente e liiogole-
poiìti/iciOj t. 5, p. 2, si contiene ancora nente. Conosce pure e decide, comegiu-
il Hegol amento per le cause civili nelle dicedi 2." istanza, anche in virtù delle
Carie ecclesiasliche, e Del Tribunale del speciali facoltà che gli vengono coufer-
J'icariato di lìotnn. In esso .".i dice coni- ajate,erpiaiidooccorrn,nuovamentecon-
posto il Irilionale del caidiual vicario, e cedole colla piesenle dis|)Osizione, tutte
de' prelati vicegerente e luogotenente ci- le cause non superiori alla somma di
vile: i line prelati, anche per nìezzo d'nu cinquecento scudi, che saranno decise in
privato uditore, conoscono e giudicano i." istanza dal prelato uditore della ca-
in prima istanza: il cardinal vicario iu mera. § 367. Gli uditori privali del car-
seconda istanza cumulativamente all' u- dinal vicario, e de'prelati vicegerente e
tlitore della camera , e [larlicolarmenle luogotenente, potranno conosceie tutte
altre cause. !Mg/ vicegeienle e il suo u- le cause lino alla sentenza tlie dcciile il
tlilore esercitano la giurisdizione volou- merito esclusivamente. La sentenza che
t.iria anco Degli all'ari Ira meri laici, cu- decide il merito sniìi sottoscritta dal car-
DMilritivamente cogli altri giudici desi- «linai vicario, o dal prelato vicegereole
gniiti nel ^ 88 di detto lugolaniento or- o luogotenente, previo il visto dell'udito-
fauico. Di più, nel luogo rammentalo, re che aMÙ conosciula la causa. § 368.
diedi un sunto tlel ce\thve Re^^olainenlo La giurisdizione privativa del tribunale
legislativo e giudiziario per gli aj/'ari ilei vicarialo, per le cause di alìtuenti, a
civili, pubblicalo nel 1834 col moto prò- forma de'chirograli della sa. me. di Cle-
piio, Elevali appena per divino volere, mente XIV de'5 agosto 1 760) e 7 marzo
d dettaglio avendolo 1 iferito a'propri ar- 1772, per le cause non commerciali de-
ticoli. Quanto a quello che scrivo, èdet- gli ebiei e deneoflli, e per le altre che
lo nel til. 3, sez. 2. »> Del tribunale del sono al medesimo riservate dalle costitu-
f icario di Roìiia. § 364- Il Tribunale zioni apostoliche, è mantenuta". Noo si
del Vicariato di liouia è composto: del deve dimenticare il riferito nel citato
cardinal Vicario di Roma e suo disti et- articolo, o voi. LXXX, p. i57, riguar-
to, d'un prelato vicegeienle, d'un prela- dante gli appelli al tribunale del vicaria-
to luogolenentc civile. § 365. Ciascuno lo. Nel l. iq della memorata /irt(ro/<<7<^/f /•
de'diie prelati vii;egereiile e luogoteneii- le leggi e disposizioni di pubblica animi-
le, anche per mezzo d'un privalo udilo- uislruzionc, del pontificalo di Gregorio
re, conosce e giudica ini." istanza: t.°le XVI, a p.i44 *' ''po''^ '' cl>iiogiafo di
cause di Roma e suo distretto, che nelle tal l'apa, Co/i (/j/z'o^'/vt/ò, de'26 dicem-
diocesi si conuicono e si decidono dagli bre i84i, conleneule le uonue e disci*
78 Vie
jjliiie per proccdeieecoiiotnicameule nel
le cause lehilive a'ilelilti die ollemluiio
i cusluiiiì. Segue il successivo lici^oLi-
iiit nto pro^'^'i^orio di proccditrd vnini-
naie jn-l Irihimnle dd Vicarialo, de' 9.0
gcniidio I ^^lyptr procederi: economica-
inentt nclltcduse de deliui lesivi il liiion
coslunie. Il chirografu e il regolauiculo
liabbiaiiiu uniti e stampali a [>a(le. luul-
tre nel t. io di tletta Ilaceolt/i, a p. (ìy,
si oOie la nulilicazione ilei canlinal l'a-
trizi vicario ili Iioina,(Je'22 marzo 184^1
la quale contiene le Disposizioni da os-
5;ei varsi da'notari e cancellieri del tribu-
nale dell'Eni." Vicario, e dirette alla re-
golaie e sollecita procedura delle cause
civili che si attitauo nel medesimo tribu-
nale. La celebre arciconfralernita della
ss. Annunziata, eretta in lìoma dal car-
dinal Turrecreniala (f^.) \\e.\ 1.4^0, si
dedica con mollo vantaggio della cri>Wa-
na Diorale alla dotazione delle povere zi-
Ielle, e meritò che il Fapa Urbano ^ Il
(f .} la dichiaras<ìe sua erede , e molli
benefattori l'arricchissero. Essa soddisfe-
ce per più secoli mirabilmente al religio-
so e sociale suo scopo. Per le triste con-
seguenze degli sconvolgimenti che olllis-
sero Pioma al principiar del uoslro seco-
lo, PiO VII temporaneamente nel 1819
sottopose il beneiicentissÌD\o e pio stabi-
limento ad una visita apostolica, accioc-
ché lo riordinasse. Però Gregorio XVI
accogliendo benignamente le rispettose
suppliche de'conservatori del popolo ro-
mano, con breve de' 12 giugno i838 si
degnò quello di restituire all'antica sua
amministrazione, ed una scella ùeputu-
zione di specchiati ecclesiastici e carita-
tevoli patrizi, sotto la protezione del car-
dinal vicario, tosto uè assunse le ledioi,
con ubertosi e felici risultati, che ripelu-
tanieule celebrai. Un confronto l'esibisce
il domale di Roma deli 85o col n. 68.
l'uichè nel i83i)si poterono conferire 3G3
doti che impoiiaiouo scudi 1 1,798; nel
1840 doli 372 che impoi taluno scudi
1 2,0 1 C.Cou queste propurzioui si dispcu-
V I c
sarono 4^8 doli nt^l 1 84 i ; nel 184?. iloti
438;nel 18 j3doti 4? ' ;nel 1 844 doti '^' ^)
nel i84'> doli liOinel 1 84G doli ìi^G; nel
I 847doli()o5;nel 1 848 doli G24;nel i84<)
doli G27; nel 1 8^odoli 632, che importa-
rono 20,020 scudi. L'incremento fu noln-
biioienle progressivo. Neli85o si suddi-
visero le doli in '.'o di nomina per dispcj-
sizioni degristilutori; 5') per nomina di
vari liioglii pii in virtù di pontificie pre-
scrizioni ; Go di nomina del protettore,
deputati, segretario e magistrato roma-
no) 7 a zitelle di Loreto e di quel coii-
servatOiio; 2 5 di bussolo per oionacazio-
nej 465 di buisoio comune pe'maritag-
gi. llr<'gnanle /Vo /.Y, nell'ottobre 1 847
ripristinò il municipio di Roma con con-
siglio; di questo doveudone far parte 4
deputati ecclesiastici, ne concesse la no-
mina di :'. al cardinal vicario, e degli al
tri 2 all'autorità governativo. In tale in-
dicato articolo ricordai pure, ciie nel
dicembre attribuì al cardinal vicario la
nomina delle zitelle romane alle doti de'
lotti, e meglio lo dissi nel voi. LXXIV,
p. 34'- 1)' piò liei medesimo artic(jlo, e
altrove, dissi del nuovo metodo introdot-
to pel saggio della cognizione della Dol-
trina cristiana^ da tenersi avanti il car'
dinal vicario, invece dell'antico della di-
sputa generale. Raccontai ne' voi. LVII,
p. I 2o,LXI V, p. I G5, che il Papa nel 1 85::?
nominò una commissione di archeologia
sagra, col cardinal vicario per presiden-
te, onde meglio regolare gli scavi nelle
catacombe crisliaue- Neil 853 il Papa isti-
tuendo il provinciale Seminario Pio (^f^.),
dicui anche nel vol.LXXXV, p.i 93,193
ed altrove, in parte del locale del semi-
nario romano, ne concesse la definitiva
ammissione degli alunni al cardinal vi-
cario. IVeli85G con breve de'20 marzo,
avendo il Papa riaperto 1' ospizio eccle-
siastico, nella pia casa delta de'Cenlo pre-
li, a rifugio de' poveri sacerdoti cagione-
voli o maiali, e provetti romani, e fora-
slieri , i quali abbiano slabile domicilio
legale lu i'voiua da almeno oltre 10 au-
V 1 e
ni ; eil ivi istituita niicuin la pia o[)eia
tlellu culluia spiriltiale ilcH'Agio IIuujìì-
iio, per le inissiotii a'colont dispersi iil-I-
la cumpagiio roiuaua, li vulie presieduti
dal cai'iliual vicario, in un n\ legiiue e
aminiiiistrazione dell'opera pia, non clic
diretti da una coinoiiasiuue di 12 eccle-
siastici, nella cpuile avratiuo seinpie luo-
go 4 paiiochi. Su questo spedale edospi-
tio, si [)uò vedere il n. iiG del doma-
le (li ilotìia del i855. We ragionai ne'
voi. LXXVIII, p. 6G e seg., LXXXIV,
p. 60 e i3G. Il Papa visitò il beiitlico
slabilunetilo a'2tì agosto i85C), ricevu-
to dal cardinal vicuiio, il (piale giù per
incarico pontifìcio, con sua notiiìcazioue
avea fatto invilo a' fedeli, specialmente
ecclesiastici , a concoiiervi con ollerta
mensile, da farsi a'deputali colleltoii ed
all'esattore della stessa opera pia. Le 44
regionarie iSf/zo/c di lìoiiia (/.), dipen-
dono dall'iiiuriediata superioi ila del car-
dinal vicaiio. lìiferisce il n. '2 i5del Cior
naie di Roma deliBSg, che da «jualche
anno costumandosi dar saggio dagli sco-
lari di esse del piofilto negli studi , con
solenne distribuzione de'[)reaii in meda-
glie d'argento, quella ebbe luogo nell'am-
pia chiesa di s. Andrea della Valle a' i5
settembre, per le mani del cai dinaie, do-
po aver d. Gaetano Mulini con elocjuen-
le orazione dimustialo, come l'istruzio-
ne della gioventù debba over specialmen-
te in mira la buona educazione, llagio-
nando della Predica, dissi che in lloina
la benedizione a'pauochi per la piedica-
zione catecliistica, ed a'predicaloii ptr la
predicazione maggioie la dà il Papa pri-
ma della Quaresima, introdotti da mg.
vicegerenle e ilal segretario del vicariato,
con analoga esortazione^ ovvero supplisce
il cardinal vicario, ne'modi che descrissi.
Il cardinal vicario è Piolelloie àx molti
luoghi pii, sodalizi, ordini religiosi, mo-
nasteri, opere pie ec. Spelta al cardinal
vicario l'ordinare le preci pel prospero
/ 'V/gg'o (/ .) del Papa, e quelle di lin-
graz,iuuiculu dopo luiualu iu ivumu. Delie
V 1 C
79
sue molteplici prerogative trattai ne' «e-
lulivi al lic<j|i, come di sue disposizioni,
massime |,el iliviii culto,!'/ ffìzialura di-
i'iiia, ec. ec. Per la venerazione che si deve
alla casa di Dio, ma.^sime in una Rumai
insisterò sempre per 1' esalta (jsservanza
ilelle Scinte prescrizioni emanate dal car-
dinal Patrizi, riguaidiinli la Musini sa-
gra (f-) nelle chiese di lìoma, come per
ultimo feci ne' voi. LXXXll, p. 3iH e
seg., XCVl, p. q3, ullidalc alla sorve-
glianza del zelo religioso dell'accademia
ponlilìcia di s. Cecilia di Iloma, tanto o-
notata dal Papa che regna, come rilevai
a suo luogo. K siccome mi onoro appar-
tenervi, COSI mi sarà condonalo se qui
aggiungo altra delle pontificie muiiiiì-
ceiize colla medesima. Il Papa Pio IX
istituì una decorazione a' 17 luglio 1847,
stabilita con lesciitlu de' i5 del susse-
guente novembre, che vuuKi denomina*
re : Ordine di s. Cecilia. La concesse per
segnalare i componenti il banco dell'ac
cademia omonima, cioè i 4 guaidiani
presidenti, il segretario e il camerleiign
prò tempore. Consiste in una Croce di
decoraziolu- e(jueslre, di smalto bianco
e biforcala, filettata d'oio. E sormonta-
ta da una corona di lauro smaltala ver-
de, intrecciata da una fettuccia d'oro, e
sostenuta da diverse catenine dello stesso
metallo. Nel centro di detta Croce vi è
una medaglia in ismalto bianco, avente
nel mezzo un triregno in oro, cerchiato
di smalto azzurro, su cui sta scritto a
lettere d' oro : Pins IX Poni. Insliluil
anno 1847- Nel rovescio di tale meda-
glia, parimente smaltala di bianco, si ve-
dono nel mezzo gli emblemi musicali in
oro, e nel cerchio azzurro, che lo contor-
na, sono scolpite le parole: Sodatila^
et Acadeniuic j)0/Uifu'iae S. Ce.ciliae
Urbis. Della gloriosa s. Cecilia non poco
riparlai nel voi. LXXXl V, p. i 4'.) ^ ''^S-
L' attuale vicario cardinal Patrizi, nel
1860, invece del cardinal Ferretti Peni-^
ttnziere lìla^^iore^ impedito da maial-
ila, si pollò kou lieuu, uccuinpa^ualu dal
8o Vie Vie
liihunale della s. Penilenzleiia, ail nscol- pianto dal clero romano, pc'tnolteplici
lare If sagrniueiilaii conlessioiii, nell'ole e ilelicati incai iclii da lui con zelo dÌ!<ini-
pomeiidiiine della domenica dille l'alme pegnali. Il P(jn/etti lipoiia il seguente e-
iiella basilica Laleratiense, in «pielle del lenco de'set^i elari del Vicariato di Uotua,
inercoledì santo nella basilica Liberiana, che compitò colle Notizie di Roma. Il
ed in quelle del giovedì e venerdì santo cardinal Millini fallo vicario di Roma
nella basilica Vaticana. Secondo 1V/////»'Z- nel 1610, pel i.° elesse il segretario del
rio potiti/icio jfl I y(jo. si cotnpone il tri- tribiinaledel vicariato in'l i G^^x, nella per-
Liinale del vicarialo de'seguenli peiso- guna di Odoaido Tibaldesclii chierico di
naggi , la segreteria ora essenilo situata torcia, (jueni deiuccps iiisKciuuntur ad
sulla piazza di s. Agostino al n. 7, nel lo- uominationtin Cardi/wliitm Ficario-
cale di s. Apollinare. Mg/ vicegerente, rum. Ne furono successori nel segreta*
U)g.' luogotenente civile, nig."^ deputalo riato : i. Giuseppe Salamoila calabrese,
a'nionasleri, due prelati assessori, l'avv." lettore nell'università romana. 2. Ralfae*
luogolenenle criminale, il segietaiio del le Fabrelli uibinate, poi [)re(elto dell'ar-
Iribiinale, il promotor fiscale per le aia- chi vio segreto ponlificiojsegretariode'wie-
terie ecdesiasliche, il deputalo a'nialri- nioriali di Alessandro VUI. 3. Alessaa-
mnni, il difensore delle professioni reli- dro Bonaventura d'Urbino, indi e/e//i0.vj-
giose e de'malriinoni, il custode delle ss. ni(^/t; di Clemente XI. 4- INicola Antonio
r»eli(|uie, il sostituto della segreteria, ed Cuggiò, canonico di s. Maria in Trasle-
i reveiendissimi esaminatori apostolici vere. :">. Gaspare Ori romano, arciprete
del clero romano. Il tribunale criniiiiale di s. Maiia in Cosmedin. 6. Romualdo
del vicariato si compone, dell' avv." luo- Onorante della diocesi d'Ascoli, canonico
golenente, dell' avv.° sostituto luogole- de'ss. Celso e Giuliano, autore dell'opera
nenie, del capo notaro. Nella Slatistica già lodala, y. Luc'Anlonio Caselli roma-
di tulli gli iifTicii ed impieghi del do- no, canonico di s. Anastasia. 8. Filippo
minio della s. Sede, co' rispeUnd asic- Liberti romano, canonico di s. Anastasia,
gni annui, pubblicala nel i849> S' '^8' eloquente, dotto e virtuoso. Trovo nelle
gè quello del cardinale in scudi 2,100, Notizie di Roma deliSoS che lo era an-
del vicegerenle 100, del luogotenente cora. In quelle stampatela i." volta nel
civile 120, del notaro 120, del luogole- 1818 si legge: Antonio Aquari cauoui-
nenle criminale 840, del suo sostitu- co, segretario del tril)unale e pro-depu-
to 540, de'giudici ij200, de' nolari lalode'monasleri. NelleiToZ/s/e^eZi 82 i,
1,1 52, dell'ispeltore 2i6, degli esplora- vacava il segretariato, lu quelle del 1822
lori 240, de'portieri 444»*^^' segretario è riportato il canonico Antonio Argenti,
240. del suo sostituto 1 80, degli scrittori e tale si legge anco in quelle del 1828.
.596, del novizio 24: ili lutto scudi 8,1 12. Però narrai nella biografìa del cardinal
Quandoesislevano gli óZ/Z/t/, il tribunale Luigi Frezza, che rinunziate le sedi ve-
avca la sua squadra e il proprio bargel- scovili diTerracina,Sezzc e Piperno, Leo-
Io. Nel Giornale di Roma del i858, a ne Xll lo dichiarò segretario del vicaria-
p. 1067, vi è la Necrologia del can. d. lo; indi a'i5 dicembre 1828 lo Iraslalò
Fiancesco Anivitli promotore fiscale del all'arcivescovato di Calcedonia, ed al se-
viciii iato benemerito, prefetlo e dilettole grelarialo degli affari ecclesiastici. Nel
primario di tulli gli Oratorii notturni 1 829 fu ommesso, e nel 1 83o è registra-
(riparlali meglio a Uiviversita' artisti- lo il can. Giuseppe Canali, da Gregorio
CHE, e del primario di s. Maria della Pa- XVI fallo vescovo di Ferentino a' 1 4 di-
ce, anco nel voi. LIV^, p. 17), sacerdote cembrei84o,e poi /^/^'^«/^«/«•(^./Nel-
operùso, pio, fedele, disinteressalo, couu- le Notizie del i84i trovasi il segueule.
V IC
Mollo neliS^c) d. Giuseppe Tni-nnssi ca-
nonico Lateianense, segretario del vica-
riato per 1 8 anni, regolatore primario del-
la pia unione di s. Paolo, superiore del-
la pia casa à' Ewrcizi à\ Ponte Rotto (di
tali due eccellenti opere pie, riparlai ne'
vol.LX\XIV,p.io7,i4i,?.i8, XCVII,
p. 2f), ove notai die la delta pia unione,
da s. Maria in Cappella riportò nella cliie-
sa di s. Maria del Buon Viaggio la sagra
immagine omonima, e vi trasferì pure la
divozione del Sagro Cuore di Gesù e l'o-
pera pia de" Marinari. E qui trovo op-
portuno aggiungere, acciò si compenetri
col luogo citato, che Della Daj a di Rio
Janeiro o s, SchasLìano del Urasile, nel-
r America Meridionale, vi è il convento
di Kostra Signora del Buon Viaggio, ò\
cui parla 1' Album di Iloma, t. i3, p.
i^y, olTrendo pure la veduta dell' edi-
fìzio e delia chiesa), e il più antico de-
putato di quasi tutte l'opere pie di Ro-
ma; uomo insomma vissuto alla gloria di
Dio e al bene dell'anime. 11 clero romano,
cui per tanti anni fu guida e padre, gli fece
solenni esequie nella chiesa di s. Apollina-
re del seminario romano, avendone letta
l'orazione funebre il facondo mg/ Vincen-
zo Anivilti,ora chierico segreto del Papa.
Cantò la messa poutifìcalerag.'^Ligi-Dussi
■vicegerente di Roma, coll'assistenza del
cardinal Patrizi vicario, e fra gì' illustri
personaggi che v' intervennero nelle tri-
bune è da segnalarsi il cardinal Falconie-
ri. Ne produsse l'edificante Necrologia,
il Giornale di Roma deli85q, a p. 199.
Quindi annunziò lo stesso Giornale del
1 .° marzo 1 859, avere il Papa con bigliet-
to di segreteria di stato, nominato al po-
sto di segretario del vicariato di Roma,
l'attuale can.d. PaolinoDeAngelis, J^m-
ino scrihae sacri trihunalis Rcligìonis
Urbis curandis. Ora col romano Poo-
zetti (che qual cappellano segreto sopraii-
numero seguì Pio VI a Vienna) ripor-
terò l'elenco de'vicari di Roma. Le noti-
zie di que'the divennero Papi, o cardina-
li , e tali essendo ebLcio il vicariato, si
VOI. xcix.
Vie Hi
ponno leggere alle loro biografie, che in-
dicherò in corsivo: altredi essi e de'vesco-
vi vicari, sono nelle diocesi di cui furo-
no pastori. Per le vicende de' tempi in
cui vissero, è intrinseco riportarsi all'ar-
ticolo Roma, ed alle biografie de'Papi di
cui furono vicari.
FAcnco cronologico de Vicari generali
del Papa qual Vescovo di Roma.
I vicari del Papa in Roma comincia-
rono dallo stesso primo suo vescovo e
primo Sommo Pontefice s. Pietro, prin-
cipe degli Apostoli e Vicario di Gesù
Cristo in terra (di sua venuta in Roma
va letto il detto nel voi. XCVII, p. GG),
quali Episcopi Adjulores, et Vicarii
Coad/utores, per le necessità del popo-
lo cristiano, in che fu imitato ne' primi
secoli da' successori a motivo delle Per-
sedizioni della Chiesa; siccome i Papi
erano coslrelli a stare ritirati nelle Ca-
tacombe e Cimiteri di Roma, ed anche
obbligali ad esulare, ovvero per infermi-
tà o vecchiezza , o per dover subire il
martirio, deputandoli ad Vicariae pò-
tesialis officia episcopalia in Urbeexer-
cenda. Inoltre s. Pietro, quando partì da
Roma, per fondare altre chiese nell'Oc-
cidente e nell'Asia, governò il vescovato
di Roma per vicari, Adjulores et Vicarii
del Papa. Fino al 4o.™o Papa s. Siricio,
ioclusivamente ad esso, eletto nel 385,
tranne s. Vittore I , s. Zeferino, s. Fa-
biano, s. Dionisio, s. Eulichiano, s. Caio,
s. Marcellino, s. Marcello I, s. Giulio I e
s. Liberio, tulli gli altri Papi erano stali
vicari e coadiutori nel vescovato di Ro-
ma , ed alcuni erano arcidiaconi della
Chiesa Romana. Inoltre forse in tali epo-
che, e duranti le persecuzioni e dopo di
esse precipuamente, furono vicari de'Pa-
pi di frequente i Vescovi Suburbicari e
viciniori, di Ostia, Velletri , A Ibano , Sel-
va Candida, o delle ss. Ruffìna e Secon-
da, Porlo, Tuscolo, Palestrina e Sabi-
na, e talvolta anche altri vescovi liroitro-
6
82 ViC
fi, pr !■ cui «eonero appellali Fpìscppl Ro ■
inani. Prrpi Ixomnni, ì-'piscopi I. alerà
ncnscs. Collaterale^, 1 tehdoniadarii ò.\
tiella basilica in cui ponlificavanopel Pa
pn,r.onianoPonterice.l'apa Anastasio IV
Uri 1 1 .63 chiamò i cardinali vescovi sub-
iiil>irai'i : Cooperatore: ci Vicarii no-
■'■tri. Fino da'primitivi tempi della Chie-
sa, i vescovi suburbicari consagrano il Pa-
pa. Anche nell'altre chiese fin da' primi
secoli furono eletti i coadiutori con futura
successione, ma il Papa non può elegger-
si il Successore (y.).l\esl'ìlu'\\{\ la pace
alla Chiesa ne' primordi del IV secolo,
secondo i bisogni, continuarono i vescovi
suburbicari talvolta ad essere deputali
da'Papi dell'ufTicio di vicari. Neil' Vili
secolo e seguenti non si trovano i vicari
de' Papi , e fu allora, anzi pure prima,
che il cardinal ^arcidiacono della Chie-
sa Romana ne suppliva le veci , poiché
secondo la disciplina della Chiesa, natu-
rale Vicario generale del vescovo era
l'arcidiacono , ed avea cura del clero e
delle monache, onde il cardinal arcidia-
cono della Chiesa Romana fu appellalo
J'icorius Ponti ficis, per cui, come ho det-
to in principio, nell'assenza del Papa da
Roma e nella SeAt apostolica vacante e
sino alla consagrazione del nuovo Ponte-
fice, l'arcidiacono coll'arciprete e il pri-
miceiio de' notarì reggevano la Chiesa
Romana. Ne'secoli successivi, i Papi nuo-
vamente affidarono a* cardinali vescovi
suburbicari la vicaria dì Roma, nella loro
assenza dalla città, ad altri comunicando
altresì l'autorità civile di legati a latcrc.
Dipoi i Papi stabilirono un vicario ve-
scovo d'alcuna diocesi, ad nutnm admo-
vihili, ed ar)co un cardinale vescovo, con
facoltà e giurisdizione a beneplacito pon-
tifìcio. Ripeterò, che finalmente Paolo I V
pel I .° costilm permanente nel sagro col-
legio la cospicua carica del vicariato di
Roma nello spirituale , io un cardinale
vita ejiis naturale durante, e quale Or-
dinano di Roma e suo distretto, Ordi-
narius Urbis etHomanae Curiae ejuscjuc
V 1 C
territorio, et judex , rappresenlante la
persona del Papa qual vescovo di Roma,
con piena e ordinaria giurisdizione epi-
scopale, tanto presente quanto assente il
Papa, etianiÀposlolira Sede vacante. Ha
il cardinal vicario di Roma molteplici
prerogative, le quali non hanno i T ica-
ri generali dc\'esco\i, inclusivaniente a
quella di adunare e celebrare il sinodo,
come si trae dalle bolle di Paolo 111 del
i535 e deli545-, ex quo constai annis
i384 eti2)C)i in aede sacra nwnastcrii
Dotninae lìosae, et in ecclesia s. Tmu-
rentii in Damaso, atque anno i4Gi in
aede s. Eustaehii accedente universi cle-
ri romani illic synodaliler congregati
consensu a Vicariis Urbis nonnullas san-
cliones promulgata fiàsse, qiias in vero
dioccesana synodo fnissc conditas ani-
higendnm non est, ci quas ibidem legen-
das proponOj' et qtiamvis hac facnltate
usi non sint a tribns, et amplius saecii-
lis Urbis Vicarii, nidlus didfilat, posse
nnnc eani valide erercere. fide Bene'
dictuin XIF, De Sinodo Dioccesana, lib.
2, cap. 3. n. 3 e 4- Ux doctrina Jo. Fr.
de Pavinit s, Palatii apostolici and il.
de Ofticio, et polestate Capitoli Setle Va-
cante, 1. 1 3, par. "?., tract. Mag., p. 43o,
n. 4o, habel quoque potestatem, et jn-
risdictionem ordinariamin scìiolares^et
sliidentcs Urbis ad instar aliorum pre'
latorum Ordinarioruni in aliis Univer-
silalibus,eliam quando scholares cleri'
ci homicidinm in Urbe perpetrarent, co-
me narrai descrivendo la storia dell' U-
nivcrsità Romana {^V.). Spettava al vi-
cario di Roma, alla testa del clero roma-
no, di presentare a'gradini della scala del-
la basilica Vaticana, a're ed altri sovra-
ni che venivano in Roma, la Croce pel
bacio, innanzi d'entrare nel tempio. Ec-
co dunque l'elenco de'vicari di Roma, e
di quanto riferirò, le prove copiose, eru-
ditissime, storico-critiche, l'olfre il Pon-
zelti, col quale procedo; importantissimo,
massime per Roma e sua illustre dioce-
si, per coinpreudere que'persooaggi che
V 1 G
la governarono nello spirituale, come .il
(reltanti vescovi, in nomee vecede'llo-
mani Ponlefici. — A' 1 1 giugno dell* anno
qf), s. FAno ili Volterra fu ordinalo ve-
scovo , insieme a s. Ciclo , da s. Pietro,
Hi ministeriuni sacerdotale cxcncnl,
ricariamque potestà (cm in IJrbem ad-
vnnistraret vice Principis /ipostoloruni
alìsen lis, provinci as Occidcntales longin-
fiiias visìtantis et J\pisropos per cik'ifales
instiluendis, veleidcniìn II rbepr aden-
ti, ut opilidaretur, et euni ad/uvaret in
nnincrcpontiJìccdi.Dopo il glorioso mar-
tiriodi s. Pietro, a'^c) giugno del 6c), non
vacò la s. Sede, e divenne Vicario di Cri-
sto 6 2.° Papa lo stesso s. Lino. — A' 1 2
giugno dell'anno 56, s. Cleto romano, or-
dinatiis episcopns a s. Petra, cnj'us in
Urbe Coadj ulor fui t^otqiie Vicarius, suc-
cesse a s. Lino nell'anno 8o, senza vacar
la s. Sede. — Nel luglio del 64, s. C/e-
niente I l'omaDOy post redi t uni Principis
Apostoloruni ad Urbeni ex Occidentali
itinere, et ex Britannia, Nerone in chri-
stìanos saeviente paulo ante suuni niar-
ty riunì ordinatur episcopns a s. Petra,
qui successoreni eum eligendum coni-
niendai'ìt Ecclesiae, etianisi Liniis , et
Cletus Ficariatu jain perfuncli adhnc
essent superstites: prima enini illa aclas
Ecclesiae Romanae foi'enda erat insti-
tutis viroruni apostolicorum, qui plnri-
munì consuevissent cnm Petro sedis il-
lius fundatore: Vicariatu quoque Roma-
nae Uvh\sfunctus. Nell'anno gS, dopo
20 giorni di Sede vacante, s. Clemente I
successe a s. Cleto. Conviene tener pre-
sente la Cronologìa de' Romani Ponfe/ì'
ri, equanto riportai nel voi. LXX,p. 3o2;
e quanto a s. Clemente l,il riferito nel voi.
XCVII, p. 70. — Circa l'annoSy %.Àna'
c/etó d'Atene, Ficariuss. Cleti,\ni\\ dopo
4 mesi e g giorni di Sede vacante, fors'an-
co per essersi tardato a conoscere il marti-
rio patito in Crimea da s. Clemente I (del-
la cui basilica ove fu deposto, riparlai nel
voi. XCVF, p. 269 e seg.), gli successe
l'aoDOioS. — A'25 marzo dell'anno gS
V I C \^^
s. Fvaristo *\\ Betlemme, T^'ìcarìus s. A-
nnclili, a (pio ordinatur /Cpiscopus, vi ■
caria potestnle auctus, ut qundani pa-
storali tyrocinio/ani rvercilatnrn adpa-
sccnduin totiu<i Ecclesiae gregetn osfcn-
dcret fìomano Clero expedile rligrudum
illis diJJlcilUniis temporibus a quo deiii -
de commnnibus votis Suniniiis Pontiffx
declaratur, cioè dopo 1 3 giorni di Sede
vacante nel 1 1 2. — A'27 settembre 1 o(»
s. Alessandro I romano, canlinale prete
(riparlai di lui ne' volumi LXXXVIII,
p. 8G, XC, p. 202, dicendo della rinve-
nuta basilica e sepolcro di s. Alessandro
I, e della nuova chiesa in costruzione, col
le pie offerte de'fedeli del mondo catto-
lico, la cui i." pietra avendola gittata il
Papa Pio IX, in memoria del solenne at-
to la congregazione di Propaganda, pio
prietaria del latifondo ove sorge l'antico
e il nuovo tempio, fece coniare una me-
daglia di gran dimensione, coll'iscrizioni"
riferita dal n. 22 del Giornale di Roma
dell 858), in persecntione Tra/ani a. s.
Evaristi exemplwn Principis Apostolo-
rum, suique decessoris Anacleti seqnen-
te ordinatur Episcopus Adjutor sma, et
V icarius in Urbe,cujus deinde ad Calìic-
dram,et successionem tolius cleri suj-
fragiis evectns fuit, nel i 2 1 dopo \ 8 gioj'-
ni di Sede vacante. — A' i4 dicembre
1 16 s. Sisto I romano, cardinale prete,
Episcopali ordinatione insigni tur a s
Alexandro I PP. Nani ingravescente
magistratnum persecntione per abscn-
tinnì Trajani imperatoris ab Urbe, Ale-
xander T PP. carceri inclasus per Ati-
relianunijudicem,cnniprohiberelurani'
plius numera ponlificalia exercere, eli-
git suni Episcopum Adjutorem et Vica-
rium Sixlum, qui deinde a clero roma-
no ad Sunimuni Pontificatuni exaltatur
nel 182 dopo 25 giorni di Sede vacan-
te. — A' 16 settembre 12G s. Telesforo
greco di Turio prete, ordinatur Episco-
pus^et Vicarius, et Coadjutor nontinatur
a Sixto I PP. in persecntione Hadria-
ni imp,, postea digitar Ronuinw; Pon-
84 vie
tifcx, nel L'i', tlopo 'j gioinitll Sede vn
caiìie, et f>iiiiì US flLìr/ynini n s. Innaco
ad coiliirn cvoLwit. — A'3o selleinhie
i37 s. /^'//lo d'Atene, a s. Tltchsphoro
J'P. c.xcnipln (Icressoruni, causa t.rci-
lalae persi'ciUionìs, marlyrio proxiino
Vicarius dclecttis est^ctad Kpìscopalum
promoi'eliirj deiiidc Ponlìfex Romanus
dfclaraCtis, nel i 54 dopo 7 giorni di Se-
de vacante. — A' I o aprile i4i s. Pio I
d'Aquileia, s. I/ygini Vicarius, e Core-
plscopo , dopo 3 giorni gli successe nel
I 58. — A'i5 dicembre i49 s. Aniceto
siro cardinale prete , ordinatur Episco-
pus Adjutor, ef \\c9ivm9, Ponti ftcwn ITy-
gini t't Pii /, indi nel 1^7 dopo 1 3 gior-
ni del martirio di s. Pio I fu dal clero
romano eletto Papa. — Il i.°gennaioi6 e
s. Solerà di Fondi, Vicarius .9. Anicetì,
nel cui luogo, 17 giorni dopo il martirio,
fu sollevato al pontificalo. — A'22 gen-
naio 1 70 s. Elenlero greco, ordinatur K-
piscopui- Coadjutor, et Vicarius in per-
secutione quarta suh HI. Aurelio, et L.
fero cocpta a s. Solere in dictae perse-
cutionis discrimine posito satis recepta
consuetudine in Urbe in persecutionibus
prowei'endi T'icarios, ad eumdem Sote-
rcm adjui'anduni. indi io giorni dopo la
sua mortegli successe. — Circa il i 85Caio
dottissimo e chiarissimo cardinale prete
(non conosciuto dal Cardella, nelle lìlc-
tJìorie storiche de' cardinali, né pare ilPa-
pa di tal nome eletto nel 283) Pontifici-
bus Fictore I, et Zepherino (del 194 e
del 2o3) ordinatur Kpiscopus gcntium,
iit in aliqua natìone eo officio fungerc-
tur, isque in Urbe rctentus per aliquot
menses ad Vicarii muneris o/77aa Epi-
scopalia implenda, donec daretur op-
porlunitas expeditionis. — A' 29 luglio
2 I 7 s. Calisto I romano, cardinale pre-
te, ordinatur Episcopus, et a s. Zephe-
rino PP., in carcere detcnlo, ante ej'us
martjriuin\\c?iv\u% r/ Coadjutor decla-
ratur , a cui successe 6 giorni dopo nel
221. • — A' IO giugno 221 s. Urbano I
tomaiio , pronioyelur ad Episcopaluni,
V I C
ef a Callisto f in carcere incluso, priu-i-
quani marlyrio coronarctur destina-
tur ad Vicariara potestatem agendani in
Urbe vice ejus, apostolìcuni thromini e-
letto dal clero romano nel 22G dopo 6
giorni di Sede vacante. — Circa il 23o
s. Ponziuno, Vicarius s. Urbani 1 PP.,
e 29 giorni dopo il suo martirio fatto Pa«
pa nel 233. — Circa il 232 (questa da-
ta fa anacronismo colla precedente: deri-
va dal sistema cronologico seguito dal-
l'autore; io adottai quello di Novaes, pe-
rò non senza critica) s. Antera greco, Vi-
carius s. Urbani £ PP. 3 poslea Eccle-
siae Homanae cleri rem. votis suscepìl
administralioneni , tìe\ 237 passati i3
giorni dal martirio del predecessore. —
Circa il 24q Prcsbyleri et Diaconi S. R.
lì. praefuerunt Ecclesiae post s. Fabia-
ni marlyriuni patito nel 2 53. — A'3o
novembre 25o s. Lucio / romano, or-
dinatur Episcopum in saevissimae per-
seculionis Decii in clcrum praesertim di-
rcctae discrimine a s. Cornelio PP. pul-
so in exiliuni Cenluincellas, ut fidelibus
christianis proxinic adesset Episcopus,
quia ej'us vices irapleret, et ex proprii
pasloris absentia Ecclesia Romana ni-
hil detrimenticaperet. Mailwizzaìo il Pa-
pa s. Cornelio (ciica all'esilio e luogo del
suo martirio, può vedersi il voi. XCVII,
p. 70) nel 255, dopo uu mese e 5 giorni
gli successe. — A'23 maggio 253 s. Ste-
fano /romano, arcidiacono della Chiesa
Romana, fu insignito della dignità vesco-
vile da s, Lucio I, concio esulare ab Ur-
be in persecutione Decii, eique concedi'
tur omnis polestas Romanae Ecclesiae
Vicario nomine gubernandae in absen-
tia ejusdevi s. Ludi /, e 6 giorni dopo
ilsuodecesso, nel 257 gli fusostituilo. —
A'2 settembre 255 s. Sisto II ò.'k\.ttxt^
arcidiacono della Chiesa romana, fu or-
dinato vescovo coadiutore da s. Stefano
I nella persecuzione, acciò nella sua as-
senza ed esilio fungesse I' uflizio di suo
vicario, celebrò le sagre funzioni di Pa-
squa nel 2.5(jf egli successe nel 2G0. —
V I e
A'28 luglio l'ì'j ,Pi'esbyter'i Ires S. R.F.
(jiiihiis forlassc. ima rum .v. SLtlo Arcìii-
diacono fi /'icario s. Stephanus I PP.,
commisil ICS Ecclesiae, aule sex dies sui
rnarfyrii. — A'6 agosto C4 58, Preshy ie-
ri S. lì. E., y^ipraefeiuntur Ecclesiae ro-
manne, cjus susccpta cura curii ad niar-
ty ritmi ducerelur s. Sixlus ff PP., et
ejus sede vacatile wsque ad diern i 7 kal.
augusti an. 2 5f). — A'28 dicetubre 268
s. Filice I romano , vicario di l^apa s.
Dionisio, e nel 272 gli fu dato a succes-
sore. — A'23 maggio 3o8 s. Eusebio gre-
co orduialo vescovo per supplire al mi-
nistero vescovile, Ficario nomine, inve-
ce di s. INIarcello I in Calahulo dclenti,
dopo il cui martirio nel 809 fu eletto Pa-
pa. — A'i4 gennaio 3io s. Melchiade
africano fu ordinato vescovo da s. Euse-
bio, e dopo il suo martirio i suffragi del
clero nel 3i i l'elevarono alla cattedra
apostolica. A suo tempo l'imperatore Co-
stantino I divenuto cristiano, restituì la
pace alla s. Chiesa, e concesse a'cristiani
il iiiiero esercizio della religione. Alcuni
affermano, ch'egli nel 3 i i facesse in Ro-
ma pubblica professione del cristianesi-
mo. — A'i4 giugno 3 12 s. Sili'esCro I
romano fu ordinato vescovo da s. Mel-
chiade, e nella persecuzione del tiranno
Massenzio, ad esempio de'predecessori, lo
dichiarò suo vicario e coadiutore, indi
eletto successore nel 3i4- — A'20 gen-
naio 336 s. Marco fu ordinato vescovo
da s. Silvestro I, e nella sua estrema vec-
chiezza dichiarato Eicarius et Adjulor.
E morto s. Silvestro Ia'3 1 dicembre 335
(secondo Novaes), 1 7 giorni dopo gli suc-
cesse. — A'i 3 agosto 355, s. Felice lE
romano cardinal arcidiacono della Chiesa
romana, indi prete, a persuasione di Papa
s. Liberio fu ordinato vescovo ad suas
vices obeundas,curn ipse sub Conslanlio
itnp. in cxiliuin deportareiur,fpiod no-
luisset haeresì arianae consenlirey tan-
dem sedit Pontiflcatu Romano sub nomi-
ne Felicis ff, nel 355, e ne riparlai nel
Tol. XCVII, p. 71 e 72. — Nel 359 s.
Vie 85
Damaso f portoghese cardinale prete,
Ficarius Lilicrii f PP., dini extra l/r-
beni niclu linercticorum moraretur lem-
poribus Juliani intp., dcindc. in ejusdeni
Liberii calhedrani ascendi t, nel 3G7. —
Circa il 374 •• Simpliciano prete roma-
no da s. Damalo I inslilnlnr dalus b. Ani-
hro<iio elc'cto Episcopo Mctliolancn'ii, et
anleafortasse etiani Urbis Vicarius ejus-
dcni s. Damasi f Papae. — A' 24 set-
tembre 383 s, Siricio romano, car<.!ina-
le prete, ordinato da s. D.tmaso I, per la
sua età e notabili incomodi, fu deputato
di lui vicario per supplire all'uHìzio epi-
scopale, e 3 I giorni dopo la sua morte gli
successe nel 385. Al Ponzetti non riuscì
trovare, ne'posteriori 25o anni vestigi di
vicari de'Papi in Roma; nisi dicere veli'
mus, horuni numera impleta lune lem-
poribwifuisseab aliquo Episcopo Subur-
bicario, vel ab aliquo S. fi. E. Cardina-
li,/orlasse Archipresbytero, vel Archi-
diacono, ut probaluni est innostra prae-
fatione; auare ut haec vacuitas ab aliis
diligentioribus viris implealur vehe/nen-
ter et opto, et rogo. Noterò, che vuole il
Novaes, nella Storia de' Sommi Ponte/l-
ei, che Papa s. Zosimo del 4' 7 fi> ili.",
che al titolo di F'escovo o di Papa ag-
giunse il nome di Roma. — A'22 novem-
bre 537 Vigilio romano, cardinale arci-
diacono della Chiesa romana, apocrisa-
rio di s. Agapito I a Costantinopoli , fu
ordinato vescovo, calhedramque Roma-
nani administravit in tutto il tempo del-
l'esilio diPapas.iS'i7i'eno(si tenga presente
il detto nel voi. XCVII, p. 75), e 6 giorni
dopo la sua morte, col consenso e suffragio
del clero, nel 54o divenne legittimo suc-
cessore. — Nel 547 Ampliato prete car-
dinale della Chiesa romana (non cono-
sciuto dal Cardella) e Vicedomino di Pa-
pa Vigilio, qui cum Byzantium profici-
sccretur,euni Catanae in Sicilia presby-
ter uni ordinalum , Romani transmis'U
cum Falcnlino PJpiscopo ss. Rufinac cL
Sccundae adcaslodiendum fjaicranunt^
ov'era il Patriarchio residenza de'Papi,
,sr. V I e
clf^ultinandumclcrutn. — Nel 547 ^'*
leiitiiiu vescovo siiburbicurio delless.Ruf-
fma e Seconda (di cui nel voi. LI V, p,
225), inviato a Uoina col cardinal Am-
nlialoda Papa WgAiO, ad giibtriianduni
Jxoinaiium cleruni, e di abitare nel La-
ici ano : quando Totila re de' goti prese
/'or/o gli lece troncare le mani, e poscia
si recò a Costantinopoli, ove si trovò, nel
concilio, presente Vigilio, alla condanna
di'leodoro ili Cesarea in Cappadocia, al-
tri sottoscrivendo per lui. Qui s'incontra
ultra lacuna di loo anni, uella quale il
l'onzelti non riuscì trovare clii fungesse
ìu Hoo)a il vicariato episcopale. — A' io
agosto 654 S- Fai^ciuo I romano, [)rele
della Cliìesa romana, fu ordinalo vesco-
vo, ad exerctnda miincra poiilifica-
lia in Urbe, s. Martini I Pl\ in exi-
Unni dcjjorlato ad Chersontni , atque
certo nuntio de ejusdan IMarlim lohitn
Romani allato, accedente totius cleri
romani consensu eideni successil, et le-
gitime sedere coepil, nel 655. Oltreché
vanno tenute presenti le biografie de'
Papi, di cui vado ragionando, ed il voi.
XCVII, p. 76 e 77, si può vedere il Ma-
rangoni, Chronologia txonianornm Fon-
tijiciun, cap. 6 : In assignanda epo-
cha sedis s. Eugenii I , successoris s.
Martini Un Pontificata, cnrpotius Da'
ronii^cjuam antiquoruni scriptoruni,non-
nulloi unujue ex modrrnis criticis sen-
lentiae adluierendnvi sit. — Nel 7 i o Pao-
lo cardinale diacono (non conosciuto dal
Cardella), vicedomino di Giovanni VII,
e vicario di Costantino quando parli da
Roma perCostantinopoli;/iO///rtfe^yort/i-
ne Patricia j et Jixarclio jtigulatnr, quia
irruenti tyranno, etjura s. Pelri laur-
panli ausus esset verbo resistere. — Nel
7 I I Sergio Ordinator (vocabolo di su-
periorità, altra spiegazione non trovando
nel Glossariuni del Du Cenge) S. Fi. E.,
quo tempore Constantinus PP.j preci-
bus Justuiiani II inip. Constanlinopo-
lini proficiscebatur, lìonia exiens, ju-
gnlalusfuii a Joannc Palricio, et Exar-
V I C
(7(0 Hoinani aihcnienle. Dopo il quale
per 3^0 anni altri vicari spirituali di lio-
lua non rinvenne Ponzelli. — Nel 1075
s. Jnselino vescovo di Lucca, nipoled'A-
lessaniiroll. confessore della gran conles-
sa Matilde marchesana di Toscana, ri
mosso dalla sua sede da Lnrico IV per-
secutore della Chiesa, il gran Papas. Gre-
gorio 1^ II l'elesse a suo vicario, e mori
in Ma.ilova nel 1086. — Nel iou8 circa
Bono vescovo di Labico,(.\\ cui anche nel
voi. XXVII, p-196, Pasquale II lo fece
suo vicario. ■ — Nel 1 i i i circa lo slesso
Papa fece vicario di Roma il cardinal
Ciovanni de'Conli di Marsi vescovcj Tu-
sculauo. — Verso il 1 1 1 8 il cardinal Pie-
t'o romano, arciprete de' ss. Silvestro e
Martino, vescovo di Porto, fu vicario di
Roma Sotto Pasquale II, e Gelasio 11
quando si recò in Francia, quo niunere
vicario duni vixit , seniper est funclus;
sunni dccus foedavil adhaerendo anti-
papac Anacleto II pertinacissime usqne
ad ulltnium spiritum. — Circa il i i3i
il cardinal Corrado della Suburra roma-
no, abbate benedettino, vescovo di Sabi-
na e nipote d'Onorio 11, divenne vicario
quando il predecessore abbandonò Inno-
cenzo II, il quale nel rifugiarsi in Fran-
cia, constiluitur in palatio Laleranensi
ad cleri regimen Urbis vicarius , quo
ìHuncre quoque functus est sub PP. Coe-
lesti/io II, Lucio II, et Eugenio III, e
quindi neh i53 divenne Papa col nome
i\' Anastasio IF . — Nel 1 1 5o Ubaldo di
I*rato fatto vescovo di F'erenlino nel 1 1 4^
da Eugenio III, cui era famigliare e suo
vicario, legalo all'ipaperalore Federico I,
nel I 169 abbandonò Alessandro III per
seguir l'antipapa Vittore V che consagrò,
e morì nel 1 161. — Neil i6i circa il car-
dinal Gù<Ao dell'ordine de'preli fallo vi-
carioda Alessandro III (]uandosi ritirò ìu
Francia, e merilòche per la sua morie nel
1 1 64 il popolo romano col pianto vestisse
per 3 giorni diluito. — 'ìs^\\ 1 64 gli suc-
cesse d cardinal Giovanni Conti dello ili
Sulii,aiciprele Valicano. — Ncli 174 'I
V I e
cMnlitial Guiillieio vescovo J'Alljauo, da
AiessuuJru 111 nei suo ritorno in Francia
eligiCur f^ic(irius,/4()Oslolii'iiòque f'iccs-
gercnx y fu diletto al popolo romano e
morì neh 178 con rammarico universa*
le. — • Trovo nel Novaes, che Alessandro
III nel I 179 fece suo vicario il beato car>
dmal Enrico di Marsìaco cislerciense e
vescovo d'Albano, clie i cardinali in mor-
te d' Urbano MI volevano sublimare al
papato , da lui modestamente rinunzia-
to. — Circa neh 182 il cardmal Pietro
di Pavia benedettino, vescovo Tuscula-
no, creato da Alessandro 111 vicario di
Roma, e lo fu pure di Lucio III , Urba*
Ito HI, Gregorio Vili e Clemente 111. — ■
Secondo \\ IVovaes, Clemente III dichia-
rò vicario di Roma il cardin^«l Bobone
Orsini romano, morto verso ih 189. —
Neh 189 il cardinal Ottaviano Co*Ui ro-
mano, vescovo d'Ostia e Velletri, elet-
to vicario da Clemente III, proseguendo
nella carica sotto Celestino HI e Innocen-
zo III suo afiine, il quale Io deputò a
consagrare alcuni altari nella basilica Va-
ticana. — ■ ^>i\i if)i), probabilmente par-
tito da Roma per legazioni il cardinal
Conti, Celestino III dichiarò vicario di
Roma il cardinal Giovanni Colonna ro-
mano, vescovo di Sabina, quod illuni lo-
co sito constitucrat ad omneni offlciuni
suuni cxcquendum, et insuper niorilu-
ras curavit vehenienter, ut cardinales a-
gerent de successore eligendo, atque e-
tiam voluil s6 abdicare, siJoanueni suf-
ficereiU in locuin suuni. — Nel 1217 O-
Dorio 111, dimorando in Rieti, notninò
vicario di Pioma il cardinal Pietro Sas-
so d'Anagni, arciprete Liberiano di s. Ma-
ria Maggiore — • Circa il 12 27 Gregorio
IX elesse vicario di Pioma il cardinal Ro-
mano Bonawnlura vescovo di Porto e
arciprete Liberiano. — Nel 1228 circa
Gregorio IX gli sostituì il cardinal Gia-
como da Pecoraria piacentino cislercien-
se, vescovo di Palestiiua e penitenziere
maggiore: fu poi pure vicario d'Iunoceo*
zo IV; et lanlu illuni \cncralioiu jnosc-
V I C 87
(juutus est prtptdus rontanus cclchruii-
ttm, et [jrdedicantein, ut e coelo niissuni
Angeluin audire videretur. ObiitRouvie
anno 1 2 44i <-'' "i ejus ohitu fantus nioe-
ror rornanoruni aniniis iultaesit , ac si
corani ffuiliòct proprio fuisset genitore,
privatus. — NehaSo Gregorio IX fece
vicario di Roma il cardinal Stefano Con-
ti romano, e lo fu pure d'Innocenzo IV,
il quale lo deputò a ristabilire la disci-
plina ne' canonici Lateranensì e Vatica-
ni. — Nel 1251 circa, Innocenzo IV tor-
nando da Lione iu Italia, nominò vica-
rio di Roma il cardinal Riccardo Anni-
baldi o AnnibaUlescIù della Molara ro-
mano, arciprete Vaticano e i ."diacono. —
Il Novaes dichiara il cardinal Stefano de
Norniandis romano, vicario di Gregorio
IX e Innocenzo IV, il quale anche a lui
alfidò la riforma de'capiloli Lateraoen-
se e Vaticano. — Neh 260 fr. Tomma-
so Fuscoui de Berta nobile romano e do-
menicano, vescovo di Cefalo e fors'anco
di Siena, vicario di Roma per Alessandro
IV. — Nel 1262 fr. Giovanni Colonna
romano e domenicano, provinciale della
provincia di Roma, arcivescovo di Nioo-
sia e di Messina , vicario di Roma per
Urbano IV, e neh2G3 ins. Sabina con -
sagrò l'altare di s. Pietro Martire. — Nel
1272 fr. Aldobrandino o Ildubraudmo
Cavalcanti fiorentino, domenicano insi-
gne per integrità e dottrina, vescovo d'Or-
vieto e vicario di Roma, atque lolius di-
tionis ecclesiasticae creatur in spiritua-
libus et teniporalibus per Gregorio X nel-
la sua andata a Lione, e rinunziato il ve-
scovato morì iu Firenze nel i ■271). — Nel
1280 beato fr. Lt^iKìao Frangipani Ma-
labranca Orsini romano, cardinale do-
menicano e vescovo d' Ostia e Vellotri,
iuquisitor generale di tutta la repubbli-
ca cristiana, fallo da Urbano IV , dallo
zio Nicolò Ili nominalo f^icarius et He-
ctor Urbis nella sua assenza, col seguen-
te cardinale, sì nello spiriluale e sì nel
temporale. — Neh 28u cardinal Jacopo
Colonna roiaauo, da Nicolò UI uelldju i
88 Vie
assenza ila Roma, col precedente dcpiila-
lo l'iciirius ti Reclor Urbis, mollo iu/i-
vi^noiit nel i3i8. — Circa il 1288 fr.
Cuitolunieod'Ainelia francescano, vesco-
vo di Grosseto, nunzio in Inghilterra, ed
a Costantinopoli per trattar l'unione del-
la Chiesa greca colla Vdima, Assistens et
f icurius di Nicolò IV. — Verso ili 290
Ir. Salvo de Salvi romano, domenicano
e vescovo di Recanati, al cui tempo pel
ministero degli Angeli la Santa-Casa fu
ti asportata dalla Dalmazia nel Piceno;
vicario di Roma per Nicolò IV , morto
nel 1 3oo. — Nel 1 294, al dire di Novaes,
il cardinal Derengario de FrccfoZ france-
se e vescovo di Beziers, fu fatto vicario
di Roma da s. Celestino V, che poi fe-
ce la solenne lìinunzia del Pontificato
^/ ^, — Circa iliagyfr. Angelo vescovo
di Nepi e di Rieti, nunzio in Germania,
e vicario di R.onia per Bonifacio Vili,
morto nel 1 3o2. — Nel i 298 fr. Lamber-
to francescano, vescovo di Veglia, indi
d'Atjuino e amministratore di Palestrina
per morte del cardinal Beaulieu, vicario
di Roma per Bonifacio Vili, morto nel
, 3oo. — Nel 1299 fr. Nicola Alberti o
Albertini o Martini de' conti di Prato,
domenicano e vescovo prima di Spoleto
e poi d'Ostia e Vellelri cardinale, A'/tvz-
rius ti Ficesgerens ìd Roma di Bonifa-
cio Vili. Severamente rampognato, iu
uno a Clemente V, per iniciui patti pre-
lesi d'aver concluso col re di Francia Fi-
lippo IV il Btllo, riguardanti la disastro-
sa e deploranda traslazione della residen-
za pontificia da Roma nel contado /'e-
naissino (F.) e in Avignone {P'.), mi go-
de l'animo d'aver potuto chiarire tali ca-
lunnie e confutarle poderosamente nel
voi. XCV 1 1, p. 1 23 e seg. — Circa il 1 299
fr. Alemanno francescano inquisitore e
legato di Sicilia, arcivescovo d'Oristano
e poi di Tiro /// partibus, vicario di Ro-
ma per Bonifacio V 1 1 1 , ivi morto nel 1 299
slesso. — Neli3o3 N. N. ficarius Ur-
bis, al quale Bonifacio Vili die'facollà di
procedere contro i chierici studeqli ucl-
V I C
V C/iivcrsìtà Piomana, nel quale artico-
lo narrai l'ingerenze del vicario di Roma
colla medesima. — Neli3o5 avvenne il
funesto, strano e già lagrimato trasferi-
mento della n- si (lenza papale in Provea-
za, operata dal francese Clemente V, con
doloroso ed estremo stupore di lutto il
mondo cattolico, nominando il Papa tre
cardinali, colla qualifica di senatori, per
governare Roma e fltalia, provvedimen-
to che non ebbe effetto. Quanto al ve-
scovato d'Avignone, oltre il vescovato di
Roma, l'assunsero i Papi dimoranti in
y^t'/g//o/j^,facendoloammioistrare da spe-
ciali vicari generali riferiti io quell'arti-
colo, e riparlati nel voi. XCV, p. 1 1 5, ove
notai i Pupi che col vescovato di Roma
ritennero quello che prima di loro esal-
tazione governavano; cosi delle abbazie
da loro ritenute o assunte nel pontificato,
ragionai, a p. 160. Scrive il Ponzetti: Iti-
(lem Ficarios Romani Ponlificis dielos
fiiissescimits, etqmdcni in spiri tua libus^
cjuos habiterunl nonnulU Pontifices A-
venioue sedentes, et sili reservanlcs Epi-
scopatuni Avenionenseni, ulfuilJoannes
A' A' //(successore immediato di Clemen-
te V neh 3 16, mentre era vescovo d'A-
vignone: fu proposto a Giovanni XXII
d'assumere il patrio vescovato di Caliors^
ma fece la risposta esibita nel volume
LXXXVIII, p. 216), f/ui Guasberlnni
I'"/)iscopum Illassiliensem, camerariuni
sunm, ficariuni generalem in spiritila-
libiis prò dictae lìcclcsiae Avenionensis
adminislratione creavit anno iZi-ij al-
fjuectiain Gerardumde Campi nulo, qui
concilinni anno i Zidapuds. Rufnmpro-
pe Avtnioneni habnit: idemjtcerunt Cle-
niens F [, Innocentius VI, Urbanits V^
qui quoque creanlur vlcarìos gencrales
prò Ecclesia Avenionensi, quani ipsi re-
linuerunt. — Neil 307 Guitto de'nobi-
li Farnese vescovo d'Orvieto, vicario di
Roma di Clemente V. — Circa il 1 309
fr. Isnardo o Isuardo Tacconi di Pavia
doaieiiicano, arcivescovo in parlibus di
Tebe, vicario di Roma per Clemcule V,
V I e
ìnJi pjitiiarca d' Antiochia in partiùiis,
uiortu nel i37.() (meglio è vedere il voi.
LX.VII, p. 17). — A'22 a|tiile i Ji4 li'.
Ituggiero ili Cusole sanese e ilunienicatiu,
vescovo di Siena e vicario ili Uoina per
Clemente V, morto in Rouìa nel 1 3 1 7. —
Verso il I 3 I 7 fr. Giovanni francescano,
vescoTodi iVepi, vicario di Homn per Gio-
vanni XXII. — Mei i3 18 Angelo Tigno-
si romano, vescovo ili Vilerho e Tosca-
nella, legato aposlulico di tutta l'Italia,
iu([uisitore sui miracoli di s. Tommaso
d'Ai|uinn, eletto da Giovanni XXII f'/-
carius gencralis in Lrlie, e con bolla ilei
I 3 I 8 gli concesse facoltà di esaminare e
laureare gli studenti dtll' universitìi ro-
mana nel I 3 iq consagrando nella basili-
ca Liberiana la cappella della D. Vergi-
ne: fu anco vicario di Benedetto XII. —
Verso il I 32 i Andrea vescovo di Terra-
cina, vicario di Roma per Giovanni XXI [,
Del 13^4 consagrò in Roma la chiesa di
s. Lorenzo, ed anco a lui fu commesso
l'esame de'miracoli di s. Tommaso d'A-
quino per la sua canonizzazione. — Cir-
ca il i325 M. Bertoldo Orsini romano,
arcivescovo di Napoli, da Giovanni XXII
fu fatto Romanae Ecclesiae Praesidens,
et fortasse Clini oniniinoda facullale Vi-
carii Fapae in spiriluahbus. Morì in R.o-
ma nel detto I 3^5. — Verso ih 3x6 Rai-
mondo vescovo di Rieti, vicario di Roma
perGio vanni XXII. Imporla vedersi il voi.
LVII, p. 235, col. 2.^ — Circa il i 32S fr.
Matteo Or.s//j/ romano di Campo de'Fio-
ri domenicano, vescovo di Girgentj, indi
arcivescovo di Manfredonia, da' romani
inviato con altri oratori in Avignone a
Giovanni XXII, per restituirsi a Roma,
sua propria e vera sede. Il Papa lo creò
cardinale, indi vescovo di Sabina, e suo
vicario iu Ronia con pienissima facoltà.
Morì io Avignone neli34o, e gli scritto-
ri domenicani lo qualificano per bea-
lo. — Nel i334 Benedetto XII fece vi-
cario di Roma fr. Giovanni Pagnotta a-
gostiniano vescovo d'Anagni (e neli33>
gli oi'dmò chu procedesse coulru alcuui
V I C
8<
sacrileghi, i (|uali facevano da interpreti
nel loculi Icssionide'pellegri ni divulgando-
ne i peccati, onde (piegli stranieri col dena-
ro erano costretti farli tacere; non che gli
ordinò nel i33G di vegliare contro gli
erjori degli eretici Fralicdli), indi cou-
Iribuì all'erezione dell'ospedale di s. Gia-
como di Rotna, fundato dal cardinal Gia-
como Colonna. Benedetto XII gì' inviò
5,000 scudi d'oro per l'annona di Uo-
raa, a sollievo de'poveri. Pare che fosse
pure vicario di Clemente VI, morto ia
Roma nel 1 343 circa, e sepolto in s. Ma-
ria sopra Minerva. — Nel i 34o fr. Nico-
la Fucci o Zuch d'Asisi francescano e ve-
scovo di tal città, fu costituito da Bene-
detto XII vicario di Roma a suo bene-
placito , morto nel i348. — Nel i343
Raimondo d' Orvieto, vescovo prima di
Rieti (nel 1342 e non nel i3f)2 come
con fallo tipografico si legge nel voi.
LVII, p. 235, rilevandosi pure dal con-
testo) e poi d' Araiens , vicario di Pto-
ma di Clemente VI, morto nel 1 348. —
Nel I 348 Ponzio Perotto francese, vica-
rio di Roma per Clemente VI, il quale
nel 1349 P*^' giubileo del seguente yJii-
no Santo i35o, gli commise d'apriie la
Porta Santa (alni dissero, e lo riicrii io
tale articolo, che questa funzione sagra
cominciò nel i5oo da Alessandro VI, o
almeno fu il i." Papa ad aprirla, nella
basilica Vaticana, ed a deputare cardina-
li legati per le altre basiliche. Imperoc-
ché Alessandro VI deputò per quella di
s. Paolo un arcivescovo, un cardinale a
s. Giovanni, ed a s. Maria Maggiore il
suo arciprete cardinal Orsini. Né tacqui
la fondata opinione della preesistenza del-
le polle sante, avvalorata dal presente
caso del 2." rinnovalo Anno Santo, per
l'asserto del Poozetti, e del p. Valle nel-
r Istoria del duomo d'On'ieto, p. 37),
concedendogli podestà di abbreviare a'
pellegrini il numero delle visite alle ba-
siliche (il Papa, come meglio dirò, man-
dò iu Roma (jual suo legato con eslese
facoltà, il cardinal Aoaibaldi da Cecca-
f)u vie
no). — Circa il iS/jS fv. Giaconio il.i
Ruma vescovo di Capri, Urlìi s- Prof^i-
cariiis,.sii'c IjUCitiiiU-itfHs in Urbe, ejiis-
que StihiirbiiSy et Distrìctii, in CUrislo
Palris, et D. 1). Potili/ /\j)isco/n brbe-
vtlaniD. PP. Clenienlis l^I in .yjirilua-
libus f'icarii generali.'! ; fuit quoque
ijjse subsequenliitiii Poutificum Iiino-
centii l [ et Urbani A', ì ' icari us ^enc-
ratis. Obiit I 3()3. — Ntil i 348 cariliiial
Aniiibaldi Gaetaiii ila Cccrano, arcive-
scovo di Napoli e vescovo Tusciilanu, da
Clemente VI costituito legato di Houia
e vicario, acciò in suo nome e vece pre-
siedesse l' ,//</io Santo i3jo, Pioniant
miltitur cHiii cardinalibus Guidone de
Loulogne, et Petro de Ciriaco, ab eu-
deni Clemente PP. 11^ Vicari us, lie-
clor, et Legatus Urbis, cum potestale
furiasse quoque in spirilualibus tempo-
re (lieti anni jubilaei, et cnin otiinibui
facuUatibus abbi c\'iandi spaliuni A/^
dieruni ad indulgcidiae aequirendns
Jinnatunt, et contrakendi ad I^II[ dits,
Obìitprope Neapolini i 35o. — iNel i 35o
il cardinale Pietro Ciriaco, Fiearius et
Legatus Urbis, tli Cleujeiite VI col pre-
cedente, ìd tempo del giubileo i35o,
morì nel i35i. — Nel i35o il cardinal
Guido de Doulogne, Vicarius et legatus
f^VZ/zV, di Clemente VI col precedente;
indi da Urbano V dichiarato legato per
tutta l'Italia, morì in Ispagna nel i373.
• — Circa il 1 3G3 Giovanni vescovo d'Or-
vieto, nunzio apostolico nel Patrimonio
di s. Pietro e in altri luoghi dello stato
di s. Chiesa, atqne deciinaruni colle-
clor, P'ìearius Urbis d'Urbano V, morto
nel i3G4. — Nel i364 Giacomo de Mi-
litibus romano, vescovo di M.usi, indi
il' Arezzo, f'icarius gencralis in Urbe
d'Urbano V, Gregorio XI (che nel 1377
restituì la Pontificia residenza in Uoma,
lasciando in Avignone per vicario il car-
dinal lildiidiacu) e Urbcuio VI (al cui
tempo insorse il treniendo Scisf/iu d'Oc-
cidente), luurlo nel 1 38 | e non prima
come vuole Ujjheili. — Nel 1 365 Pietro
V I C
Boerio francese benedettino, vescovo
d'Orvieto e poi di Vaisoii, e nuovamente
d'Orvieto, vicario di lluma per Urbano
V. Ma tlipoi seguendo lo scisma dell'an-
ti|>a|»a Clemente VII, che portatosi in
Avignone, vi stabilì una calteiira di pe-
stilenza, onde si l'urinarono V Ubbidìen^
za di Ruma e l' Ubbidienza [/'.) d' A-
vignoue, fu privato della dignità vesco-
vile da Urbano VI nel i 378,6 morì sci-
smatico.— Nel I 372 Giacomo Muti Pa-
pazurri romano, vescovo di S|)oleto e vi-
cario di Gregorio XI, morì nel i374 e
fu sepolto nella basilica Vaticana di cui
era vicario. — Nel i375 Luca Gentili
lUdoìfucci cainerinese, vescovo di Nocera
e vicario di Iloma per Gregorio XI, e
di Urbano VI che lo creò cardinale; al'
que buie Lucae Vicario Romano, for-
tasie Gregorins XI an. 1377 canierae
apostolicae collaterali mandai, ut ter
mille florenos persohuit prò s. Mariae
flla/oris, per rifare la Torre Campana-
ria. — Circa il 1 377 Stefano Palosio o
Palocci Norinandis romano, prima ca-
merlengo del clero patrio, indi vescovo
di Todi, vicario di Roma per Gregorio
XI, e di Urbano VI, il quale Io fece suo
confessore, cardinal camerlengo e arci-
prete Liberiano. — Nel i383 Gabriele
Gabrielli di Gubbio, vescovo patrio, gM-
bernator et Ficarius perpeluus in spiri-
tualibus, et lemporalibus in Urbe d'Ur-
Lauo VI, morto nello stesso i383. —
Nel i388 circa Lorenzo Egidio Corvini
romano vescovo di Gubbio, Ficarius
Urbis in spiri tualibus et temporalibus,
d' Urbano VI, e probabilmente anche
di Bonifacio IX, che lo trasferì a Spoleto
nel 1 3qo, morto in R,oma nel i4<^3 e tu-
mulato nella basilica Lateraneuse. —
Nel i3()0 Giovanni benedettino abbate
di s. Paulo fuori le mura di Roma, indi
di Grottiiferrata,da Bonifacio IX fatto in
Alma Lrbe,ejnsijiie Districlu Fieiirius
generalibics in spirilu(dtbus. — Circa il
i3f)i l'rancesco Scaocani di Nola, vesco-
vo di \>KXix palna, di Bouifucio IX iu Ru-
V 1 e
tua, suo snlìiiibio o disti elio, nello spi-
lìttiulc vieni iu generale, inoitu in Nula
nel i4oo. — Verso il i 3f)a Antonio Ar-
thioni rotuano, prima vicario geueralc eli
IVIonle Cassino, e ile' vescovi ti' A(|uiiio,
Ascoli ed Arezzo, nel 1 4^4 creato cardi-
nale da Innocenzo VII, / icdiiiis Lr-
bis in spiiitittiUbiis et teiiiporotibus sol-
to Donifiicio IX e il dello successole In-
nocenzo VII, inorla-tTÉT i4<>5 inlloniae
deposto nella basilica Lateraneiise. —
Circa il 1407 Ir. Paolo Francesco fran-
cesciino romano, priore di s. liusebio de'
celestini di Uoina, vescovo d'Isernia, vi-
cario generale nello spirituale e tempo-
rale di lloiua per Gregorio XII, indi ar-
civescovo di Monreale, amministratore
di Tebe, e quindi arcivescovo di Tessalo-
nica. — Nel 1 4o8 cardinal ì^ìtUu A /mi-
baldi SlffanesrhiòeW» iMolara lomuno,
vicario di Roma per Gregorio XI 1 (nella
sua assenza, nello spirituale e nel tem-
porale, colla mensile provvista di 5oo
scudi), poscia fatto da Giovanni XXllI
legalo a Intere^ vicario generale di Ro-
ma e nelle proviucie della Cbiesa Ro-
njaua, nello spirituale e nel temporale
( con 4oo scudi al mese ) , morto nel
1417 0'^' ^°'- LXIV, p. 214, dissi cogli
sciillori de' Servi di 3/arìa,cUe fr. An-
tonio Guasco d'Alessandria, di tale ordi-
ne, teologo d'Alessandro V nelsinododi
l'isa, fu vescovo di Fondi, vicario del Pa-
pa e governatore di Roma ; e che Gio-
vanni XXIII voleva crearlo cardinale).
— Nel i4i I cardinal Giordano Orsini
romano, arcivescovo di Napoli, peniten-
ziere maggiore, deputato da Giovanni
X X 1 1 1, //i Urbe t^'icariu.s\el vìsìlalor Ec-
clesiariun, nionasteriorufit, et loconini
pionitn, ut inquireret, et corrigeret,ffuae
(lei)ravuitu, et cornipla eraiit (come al-
trove, a cagione del turbolenlissiino sci-
sma, clic funesto perdurava). — Neli4' ^
Francesco abbate beiiedetliuo di s. Mar*
tino, della diocesi di Viterbo, eletto da
(ìiovanui XXIII vicario generale di Ro-
ma nello >piriUialf. — Nel \\i'i l'icUo
V I C <,i
Sacco canonico Viiticaiio e cubiculario
di Giovanni XXIII, die lo lece in Urbe
sui iu si>inlii(ih//us- f'iiarii fjontnifC'
iicns, deptitaliir ad smini beneplaeittim,
Clini pluris et libera facullate faciendi,
gerendi, et exerrcudi omnia, et singula^
(juae f''icaiii if)si per Sci lem apostoli-
cani in dieta Urbe hiiclenns deputati fa-
cere, gerere, et cxercere consuc^'urunt.
— Circa il i4i(> cardinal Jacopo fsolani
bolognese, fallo da Giovanni XXIII (al-
tri dicono nel i4>4 *^ P*^'' ''' ^*^'* ^issenzu
da Roma) di Roma e suo contado, terri-
torio e distretto, nello spirituale e tempo-
rale, e nelle provinciedi s. Chiesa, legato
e vicario generale (il Novaes lo dice con-
feruiato da IMartino V, eletto 1' 1 i no-
vembre 1417, che eslinse l'orribile sci-
sma , anzi tale storico riferisce pure, che
Innocenzo VII nel i4o5avea fallo vica-
rio di Roma sua patria e arciprete Late-
ranense il cardinal Oddone Colonna, poi
AJarlino /'). — Nel 14^3 Santi o Santo
da Cave di Falestrina, canonico Latera<
uense e vescovo di Tivoli, vicario di Ro-
ma per Martino V, ivi morto nel i ^ij
e tumulato in s. Maria Nova. — Verso
il i43i Daniele Gari de Scotti di Tre-
viso vescovo di Parenzo, commissario di
Bologna e tesoriere generale d' Eugenio
IV, e suo vicario di Roma, per la riibnna
del cui clero proinnlgò salutari e lodevo-
li costituzioni e ordinamenti, approvali
dal Papa^ nella lettera indirizzata al vi-
cario che segue, morto in Padova nel
1433. — A'27 dicembre i43c Gaspare
de Diano, figlio del conte di Celano, ve-
scovo di Teano sua patria, indi arcivesco-
vo di Gonza, deputalodabugenio I V a suo
vicario di Roma, per la riforma del clero
romano, governatore e amministratore
nello spirituale e nel temporale de' litoli
e diaconie de' cardinali vacanti, moria
in Napoli arcivescovo nel i/\.^o. — Nel
1437 Andrea de Castro (o lìroglio) di
Moutecchio vicario nello spirituale di Ro-
ma d'Eugenio IV, mentre dimorava iu
Firenze : dc^^iadù 1 aaerilci^lu pi eilalori
ga Vie
ileile gemme che ornavano le ss. Teste
ile' ss. Pietro e Paolo (/^.), nella chiesa
d'Araceli, severamente puniti con sua
sentenza. Nel i44' ^^'a amministratore
conitnentlaturio di Paleslrina e sua dio-
cesi, e vescovo di Fossombroiie, morto
nel 1454. — Nel i445 circa, Giosuè
Alorniile napoletano, vescovo di Tropea,
fililo da Eugenio IV, assente da Roma,
di (|uesla suo vicario generale nello spi-
rituale. • — A' i5 luglio 1446 Onofrio
Fiancesco tli s. Severino napoletano, ve-
scovo di Melfi, vicario generale di Pcoraa
d'Eugenio IV, morto nel i45o (notai
Del voi. LXV, p. 20, che il suo cognome
era Stueilucci, e non napoletano ma di s.
Severino nella Marca. Il p. Faotoni, Isto-
ria d'Avignone e il:L contado FenesinOy
Stati (Idia Sede apostolica, l. i, p. g3,
lo registra nel i432 qual rettore del Ve-
uaissuio. Per ultimo non voglio tacere,
che talvolta la città e diocesi di s. Seve-
liua nel regno di Napoli, fu confusa con
quella di s. Severino. L' Uglielli, Italia
sacra, l. i, p. 987, riporta Ilonnphrius
Franciscus de s. Sci'erino neapolitanus,
che intervenne nel i438 al concilio di
Ferrara, e che Nicolò V con diploma da-
to in Kieti a'i5luglio i447>d'' confermò
il governo e dominio del castello di Sai-
suia.qual vescovo di Melfi). — Nel 1448
l'ioberto Cavalcanti vescovo di Volterra,
vicario di Nicolò V. — Nel i45o Ber-
nardo o Berardo Eruli di Narni vescovo
di Spoleto, vicario di Nicolò V, poi car-
dinale. — INel 145S Francesco de Ligna-
mine padovano, già tesoriere generale e
vescovo di Ferrara, da Pio II fatto suo
■vicario, e nel 1460 traslato a Feltra e
Belluno. Nella chiesa di s. Eustachio, alla
presenza del clero romano adunato pel
sinodo.celehròsoleonemente la messa del-
lo Spirito Santo, e le costituzioni che vi
si fecero, le promulgò nel i4tì '> premes-
sa una lettera pastorale diretta al clero
di UiHiia, in cui s'intitola: Franciscus
ile Padua,Dii et Aposlolicac Sedisgra-
Lia E/Hscopiis Fcllretisis, SS. Domini
V I C
Nostri Pii divina Providentia PP. 11^
Urbis, cjitscjne Di.strictii in spirilualibiis
f'irarins gcncnUiS. Morì in Uoma nel
i4'Ì2. — Nel i4<J2 Giovanni Neroni fio-
rentino, vescovo di Volterra, poi arcive-
scovo di Vweme, giibi-rnator ct/'icarius
Urbis i\\ Pio II, morto in Roma nel i^j'i
e sepolto in s. Maria so[)ra Minerva. — •
A'i(j settembre 1 4^)4 Domenico de Do-
miiiicis veneto, vescovo di Torcello, indi
eli Brescia, aggregato al patriziato roma-
no, vicario di Roma nello spirituale del
veneto Paolo II e di Sisto IV, morto in
Brescia nel 1478, eruditissimo letterato.
— Circa il i470 Nicola Trevisani pado-
vano, vescovo di Ceneda, vicario di Roma
nello spirituale di Sisto IV e Innocenzo
VI II, nel 149^ morto in Padova. — Nel
i486 Giacomo Botta di Pavia vescovo
di Tortona, delcgatur vicariatui Urbis
d' liinoceuzo Vili. — Circa il 1496 Ja-
copo Serra spagnuolo, vescovo di varie
chiese, ed arcivescovo di Cagliari in Sar-
degna, di cui era oriundo, vicario di Roma
di Alessandro VI, che nel i5oo lo creò
cardinale, indi vescovo (diAlbanoepoi)di
Palestrina (Aggiungerò coll'Ughelli, Ita-
Ha sacra, t. 7, p. i 74: Antonio Ci Valeria
d'Aragona, nel i499 ^* Alessandro VI
fatto vescovo di Venosa e nunzio di Na-
poli, Urbis Ficarius erat rt«.i5oo, mor-
to nel 1 5o I sotto tal Papa). — A' i 2 giu-
gno i5oi Pietro Gamboa spagnuolo ve-
scovo di Carinola, vicario di Roma per
Alessandro VI, di cui era confessore e
prima di morire gli somministrò i sagra-
menti, secondo il Poazetti (ma io oel
voi. LXKXVII, p. 2.62, col Rinaldi, dis-
si che altro Pietro e vescovo Gulraense
suo confessore, gli soramioistrò i sagra-
menti); ed aggiunge il medesimo Poozet-
ti, che cessò di vivere nel i5o4 ( ma il
May\n\, Archiatri Pontificii, 1. 1, p. 244>
che ne olfre le notizie, assicura che nel
1 5o8 viveva in Valenza). — Circa ili5o8
IV.IV. Flcarius Urbis dì Giulio II, senza
il carattere vescovile. — Verso il i5io
Pietro .</tco/^/fior€ulioo (aretiou), vesco*
V I e
vo d'Ancona e viraiio di Giidio H, rlie
nel I '» I I lo creò cardinale vescovo (di Al-
bano, poi di l*a!c'stiina,f|iiin(ii) di S;il>iiia.
— A' r4 agosto i5( i Uomenico Juro-
bazzi de Facesclii romano, vescovo di più
ciiiese e di Wocera de'Pagani, vicario ge-
neiale di Giulio 11, e di Leone X,il rpiale
nel iSiy lo creò cardinale : intcsveime
al concilio di Laterano V, per la cui os-
servanza a'i3 ottobre i5i6 pid)hlicò nn
edillo in nome dei Papa. — A'3o luc'io
iSiQ Vincenzo vescovo Ollocrin^i.i a
Leone X (lesignatiir yintisles in lioina-
na Cnria,e(/)('r (ria vìilliaria extra L'r-
hein, ut xacros ordine; conferrc possit,
praevio rigoroso exainine, faciendo in
Camera aposlolira per prncsidenUs, et
clericos (notai di sopra, che tuttora ne'
concorsi in Roma intervengono il de-
cano de Chierici di Camera e l'avvocalo
generale del Fisco), non solnm de mori-
bus, idoncilate, et siifjicientia, ac lille-
raliira personae, sed de ùluli hencficii
eie. — Circa il iSso Andrea Jacol)n7zi
romano, fratello del suddetto cardiocde e
com'esso vescovo di Nocera de' Pagani,
dottissimo canonico Vaticano e insigne
per pietà, vicario generale nello spiritua-
le di Roma di Leone X, Adriano VI e
Clemente VII, morto nel i524. Confer-
mò gli statuti del sodalizio pel ss. hialico
{y.) di s. Lorenzo in Damaso, ov'èda no-
tare i vocaboli y/rciconipagnia venera-
bile e purissima, coquali si qualificò. —
Wel I 52 I IVl.PaoloCapizucchi romano, ca-
nonico Valicano, decano degli uditori di
Rota, dipoi vescovo di INicaslro neh 533,
poiché non era insignito del grado vesco-
vile quando Leone X lo deputò vicario di
Roma, e lo fu pure di Adriano VI, di
Clemente VII (e perciò si sarà trovato al
crudelissimo sarco di Roma, incancella-
bile grandissima sventura, che piansi e
riprovai in tanti luoghi) e di Paolo HI,
morto nel i 539 ^ sepolto nella basilica
Liberiana. — ÌSeliSaB Pietro Andrea
Gambara bolognese, vescovo di Faenza,
fallo da Clemente VII f'icarius perpt-
V I C f)ì
tniis TJrhis, morto in Viterbo nel 1,598
slesso : SCI isse De ofjieio nlipie alidori-
tate fjci^nti a l.alere, Vonrtiis i5o|. — ■
Circa il \'^'^'ì Paolo III deputò il cardi-
nal Paolo Kinilio Cesi romano, con altri
due cardinali, corrector, et reformntoi'
mnritni ttnii'ersi eieri romani : morì iit;l
1537. — \' 7.f. marzo i537 il cardinal
Gio. Vincenzo C^7r/7/^/ a ici vescovo di iNa-
poli sua patria e poi vescovo di Palestri-
na, dopo la morte di Leone X, seguita
il I. "dicembre i59. i , deputalo nella Sede
vacante dal sagro Collegio, Urbis re-
etor, ef moderatnr j indi nell'assenza di
Paolo III ila Koinn, di( Inarato dal P.ipa,
toliiis l ibis adminislrator sul' legali ti-
tillo ei demandavit, ipsnmqne siium et
s. Sedis Icgatiim n Intere, in spiri liiali^
bus et femporalil'us, P icariuni genera'
leni in Urbe, ejusqne territorio^ et di-
striclu, ac terris, et locis illi adjaeenti-
bii.s usqiic ad smini beneplacilum, vel
ad eamdem Urhem redilitm suiini con-
s'itnity et depufavit. Morì in ^'apoli nel
I 540. — Nel i538 Pomponio Ceri de
Lellis romano, canonico Laleranense, ve-
scovo di Sutri e Kepi, da Paolo III nomi-
nato vicario di Roma nello spirituale,
creandolo cardinale a' 2 giugno i542,
morto a' 3 agosto susseguente e deposto
nella basilica Laleranense. — A' ìt. di-
cembre i53f) Rartolomeo Guidicrioni
vescovo di Teramo, in dello giorno da
Paolo 111 creato cardinale e vicario di
Roma, indi vescovo di sua patria. — Cir-
ca il i54o il cardinal Uberto Gambara
bresciano, vescovo di Tortona, vicario
di Roma per Paolo HI. — A' 3 novem-
bre 1542 Filippo Archinlo milanese, già
f"' ice- Camerlengo e governatore di Ro-
tta, vescovo di Borgo s. Sepolcro, vicario
di Roma per Paolo III, e poi di Giulio
HI, Marcello II e Paolo IV, morto iu
Cerganvo del i558 arcivescovo di Mila-
no. Nel I 545 pubblicò un libro per istru-
zione del clero e popolo romano, in cui
s' intitola : Paiili III in alma Urbe, ac-
que ej'us dislrictu in spiriUialibus fica-
04
V I e
riit.<! {^rnerrtlis iinh'crsì's, et .<:inf;rili'! clii'i-
slifìilcliliu 1, rrìiginxis^ S(7eciil,iri/nisffitr
nnstriir curnccnniiìn<;<iì<; fiftlutem in Hn
mino senijnlernnniy Clirislianuni dt fide,
et Sacranìenlis cdictnm, Pioinae apiul
Anlonium lilailiiin (i in piessorem Carne -
lalem), anno a Christi iVatalihiis ì5/\.^
mense primo. Fu assai oo'JWTjendato pel
suo governo, per la parie di' el)be nella
lifalibrica del tempio l'alitano, ed in
.'litri gravi all'ari. — Circa il ili^H Rlar-
c'Antonio Majffci romano, avvocato con-
ci<itoriale e canonico Laleranense, sotto
Paolo III Papae flrarii i'ice gessit ad-
modnni fiivcnisj poscia arcivescovo ili
Cliieti, legalo in Polonia, fatto da s. Pio
V datario e cardinale ( anche vicario o
pro-vicario suo, secondo Novaes e Car-
tlella). — Wel ì55i il cardinal Sebastia-
no Pi^liini di Reggio, da Giulio Ili de-
putato Lrhi'iy et onininiii Tribuiialinm
l'icarÌHS. — Versoi! i 555 Lodovico T>ec-
ralelli bolognese, vescovo di favello e
Prato, arcivescovo di Ragusi, nunzio in
Germania ed a Venezia, Giulio III lo di-
cliiarò vicario di Roma, e lo fu pure di
Paolo IV. Morì in Prato nel 1572. — A'
O.C) novembre 1 558, come superiormente
indicai (mentre il suddetto Aicbinto era
vicario di Roma), Paolo IV nel conci-
storo segrelodecrelò, (yfio VicarintH<! Ur-
bi.'; ofjìcium, et pracfrcturain in S. Col-
ìrgiuni S. R. E. Cardinalinni primo re-
diixil, priniHinque onininni dicbiarò il
cardinal Virgilio Rosario di Spoleto del
titolo presbiterale dì S.Simeone e vesco-
vo d' Ischia. Così rc'-.tò in perpetuo sta-
bilito il vicariato di Roma in un cardi-
nale. A'iS maggio I 55c), al cardinal Ro-
sario, nel palazzo Valicano gli sì ruppe
ima vena io pellOj e tosto ne morì, tu-
mulato in $. Maria sopra Minerva. — A.'
iG novembre i55f) il sagro collegio es-
sendo in conclave per morte di Paolo
IV (.ivvenuta a' 18 agosto, e sembra che
si trovasse vacante la caricaj, in congre-
gazione generale deputò Pietro de Pe-
li'is aretino da Monte s. Savino, aflìne di
V I C
Giulio in, vescovo di Nocera de'Pagani,
ut oljirinni T^irarii lJri>isn<:qite ad crea-
fionrrn nrn-i Pontifìcii (che seguì a' 2()
dicembre) ita r.ieneat, siriit alii Fica-
rii a Smanio Pontifìce deputali exerce-
re consiieverunt, atqne eideni plenain
pntc.statem et anetoritatem concedit.
Morì nel i 58o. — A' 9.G gennaio i 5^0
il nuovo Papa Pio IV fece vicario gene-
rale di Roma il cardinal Giacomo Sai'rl-
li romano e arcivescovo di Benevento, e
lo fu pure di s. Pio V, Gregorio XI II e
Sisto V. Divenne successivamente vesco-
vo di Sabina, Frascati e Porto: fu a 7
conclavi, e morto a* 5 dicembre i587,
intervennero alle sue esequie 3f) cardi-
nali e 5o prelati. Del suo zelo pastorale
vi sono ollimi documenti stampati ne-
gli editti e lettere pastorali, ^ro r/eri ro-
tnani morii/n instaiirafione, et prò re-
formando Ecclesiaruni parocliialinni
regimine. Nel suo vicariato cominciò la
serie de' Vicegerenti di Roma, delti al-
lora Suffraganei del cardinal vicario
di Roma. — Nel i56i Sebastiano Por-
tici di Lucca arcivescovo di Ragusi, e
poi vescovo di Foligno, pro-vicario di
Pio IV. — Verso il I 569 s. Pio V depu-
tò Giovanni Oliva perugino arcivescfjvo
di Chicli, Rcformator nionini in Urbe.
— Nel 1." maggio I 585 cardinal fr. Mi-
chele Bonelli i\eUo l'Alessandrino, per-
chè di Bosco presso Alessandria della
Paglia, domenicano e nipote di s. Pio V,
fatto da Sisto V, Ficarius Papae cnm
pleniasimapotestatein rebus ecclesia.^ti'
cis, et temporalibux Urbis, et Status Ec-
clesiastici (Nel i5c)i divenne vescovo
d'Albano e morì nel i 598). — Nel i 587
il cardinal Girolamo /ì»sZ/t»rc/ di Fano,
vescovo di Sinigaglia, vicario di Roma
per Sisto V, Urbano VII, Gregorio XIV,
Innocenzo IX eClemenleVIll (nel 1598
divenne vescovo d' Albano, e poi di Sa*
bina e di Porto, e f u a G conclavi. 11 pa-
lazzo da lui edificato in Roma, die' no-
me alta Piazza Rusticucci. A suo tempo
Sisto V emanò il breve Quae ordini ec-
V I e
clfsia<.lìco, de' 4 scUembre i 'IcSf), /??///.
lìOnt., I. 5, par. i, p. 77: Confirnialio
vendi lioni'! loci prò fahricntìdis carce-
ri/ni': in L'rhe, iti clerici ft, reli^insi<;^hc-
hracis, ci christìanis dclinqiienlibn^ di-
sti/icliis career ci'!''ignari fìoxul. In esso
si dice, che avendo rappresentalo il car-
dinal Rusticucci la grave indecenza, di
dovei si i cliieiici e religiosi delinquenti
porre in comune co'Iaici nelle carceri di
Roma, e lo scandalo che nedeiivava da
Jnle mescolanza e convivenza, anco cogli
ebrei, ad eliminarne le conseguenze, ap-
provava la vendita falla dalrellore del
collegio germanico ungarico, d'un locale
situato sulla riva del Teveie presso le
carceri di Tor di Nona, per incorporarlo
adesse, e formarvi separale prigioni par-
ticolari pe'nominali. L'ai). Evaristo Fran-
colini suo concittadino, da ultimo nel-
r Allntm di lìomcJ, t. 2 i , p. 8 1 , ne piih-
hltcò la bella biografia, col ritrailo e lo
stemma gentilizio. Egli rilevò, che il car-
dinale studiò di ricopiare in sé, ciò che
Sdisse s. Bernardo nel libro De Consi-
derafione, cap. 4i ^^ l^^' piesentalo al
già suo discepolo Eugenio 1II.»> Chi e-
(elto chiamasi a sostenere pasloral cu-
ra o legazione di Cristo, nulla speri tran-
ne da Dio, nulla paventi fuori di Dio,
non miri alle mani di chi viene, ma al-
le sue necessità : sia cattolico nella fe-
de, fedele nella dispensazione del mini-
stero, concorde nella pace, nell'unità con-
forme. Usi industria nel regolare, valore
nell' agire, modestia nel favellare: nelle
cose avverse sicuro;nelle prospere pieto-
so. Amabile non nelle parole, ma nell'o-
pera'; nelle azioni e non nel fasto vene-
rabile". E tale tnostrossì il cardinal Ru-
sticucci nel ministero eflìdalogli, conci-
liandosi a un tempo il rispetto e l'amore
di tutta Roma. E l'esempio di lui ne sia
ad altri nobile incitamento a tener la via
della sapienz.i e della giustizia). Morì nel
i6o3. — INel iGo3 d cardinal Camillo
Borghese tornano, fu deputato da Cle-
ineDle Vili vicaiio di Roma (chiamato da
V I C r,"
lutti, lo dirò anco ima voUn^Volllinn Car-
dìnttle, sempre vestendo al)ito talare): a'
iG maggio iGol fu eletto Papa, e prese
il nome di Paolo /^, ed ì: un elogio. —
A*2g maggio ifio:'» Paolo V fece vicario
di Roma il cardinal Gii-olamo Pamplù-
Ij romano ( tosto orduiandogli d' inli-
mare a lutti i vc'^covi dimoranti in Ro-
ma, il pronto ritorno alle loro diocesi ),
morto nel iGio. — A' 1 4 agosto iGio
cardinal Gio. Garzia Rldliiù romano,
creato da Paolo V vicario di Roma, e nel
iG'X?. pel \ ." elei^il secrclarìmii sui tri-
hunnlis /'icarialiis (come di sopra ho
dello, nomina che ora fanno i Papi); fu
eziandio vicario di Giegorio XV e Ur-
bano Vili, morto arciprete Liberiano e
vescovo Tusculano nel 1 C'ir), dopo aver
piipeggialo nel iGaS. L'Amidenio chea
suo tempo stampò: De pietalc roiiiann,
scrisse di lui. f iriini in Inenda cccleaia-
alica dìgnìtale, et disciplina slrenuiini,
doc trina et pie tale exirnium, in negotii':
gerendis, ut plures difjicillimae, quas
obiiit, legationes ostcndinn, solertissi-
miim. — A'3 ottobre iG?.C) cardinal Mar-
zio Ginetti di Vellelri, nominato vicario
da Urbano Vili, quod mutiiis magna,
laude obii'it ne'seguenti Papi Innocenzo
X, Alessandro VII, Clemente IX e Cle-
mente X. Divenne prefetto di undici con-
gregazioni, e mori vescovo di Porlo (ve-
.scovato ricevuto nel 1666, dopo essere
stalo vescovo d'Albano dal i6")3edi Sa-
bina dal 1 663), a' 3 marzo 167 e d' 86
anni. — Wel iG3o per 1' assenza da Ro-
ma del cardinal Ginetti per la legazio-
ne di Germaniaa procurare la paced'Eu-
ropa, e per rpiella di Ferrara, Urbano
Vili nomino pro-i'icariu.s il propio fra-
tello fr. Antonio Barberini fiorentino e
cappuccino, e continuò sino al 1642. Vi
è una collezione stampata de' suoi editti
e decreti, quale Pro-f'icarius Urbis. —
A'?, aprile 167 1 cardinal V»\ììiio Paluz-
zi Albertoni, dallo zio adottivo Clemente
X Altieri dichiaralo vicaiio di Roma,
carica che funse per breve tempo, fallo
ff, V 1 e
cnmei lenf^o di «. Chiesa, e poi moiio ve
scovo «li l'orlo. — A'i?. agosto iCì" i
caiiiinnl Gaspare (Mrpiguai ornano, per
la riiiiiiizia ijfl carcJmal Paluzzi-Allicri,
Cleiiienle X suo parente l'elesse vicaiio
generale ili Roma, dignità che funse an-
cora ne' pontificali d'Innocenzo XF, A-
lessandro Vili, InnocenzoXile Ciemen-
le \ì, nfl'nir/ìhili priiilf/ìtia, i-igilantia,
ac ilcxleritnlf j maxima mornm gra-
vitale, et sapientia priiicops fidi, ac pie-
nns mcrilis Rornae vwrlalilateni exiilt
die 6 aprilis 1714 (d' anni SU e 4^ di
vicariato, vescovodi Sabina. Osserva No-
■vaes: soleva a tutte le suppliche rispon-
dere col no, sebbene poi lutto accordas-
se! De' celebri suoi museo e biblioteca,
formati nel suo Palazzo Carprgna <li
Roma, in quest'articolo toinai a cele-
brarli, mentre di sua anticbissitna e no-
bilissima fìifiiiglia, da cui derivarono i
possenti conti e duchi tVUrbitio, in tpie!-
r articolo ne ragionai). — A' 25 aprile
1682, per l'assenza del cardinal Carpe-
gna, recatosi al suo feudo di Carpegna
per alcuni mesi, Innocenzo XI deputò a
Pro-Ficarins di Iloma il cardinal Gi-
rolfluìo Casanala napoletano. • — A' j8
dicembre 1 7 i 5 il cardinal (tale creato a'
1 6) Nicola CrtrrtTr/o/o napolelano,arcive-
scovo di Capua, FirengercU'; curii omni-
hw; facultahhus Sicario Papae conce-
di solitis a Clciiienle AT (narra il con-
tejnporaneo diarista Cecconi, che dopo
la morte del cardinal Carpegtia, il vica-
riato fu dato per interini a mg.' Carac-
ciolo vicegerente, e l'assegnamento del
■vicariato fu concesso a' vescovi di Catania
e Girgenli , per le ragioni che descrissi
nel voi. LXV, [). 260 e seg., mentre que'
due prelati a difesa dell' immunità ec-
clesiastica, nelle gravissime vertenze ivi
narrate, aveano dovuto abbandonare le
loro sedi),rt quo defunclo card. Carpi-
neo consti liiiiur eliamPro-T icarius Ur-
i':y (notando altrove il Ponzelti che i
Pro-J icarii, gnudere solenl onini jure,
omnibusque fncuhalibus ipsi Card, ri-
V I C
cario conipetentibns)^qno niuneretribn'i,
<t ainplius annis dili^fnlis^inie, todus-
que ljrl>i<; plau<!U functus est; e posci.i
si restituì alla sua chiesa di Capua. —
A'f) dicembre 1717 cardinal Domenico
Paracciani rumano, vescovo di Siniga-
glia, fatto vicario di lloma da Clemente
XI, ivi molto a'f) maggio lyxt.nel dì
seguente all' elezione d' Innocenzo XIII,
essendo uscito per malattia dal conclave,
lodalissimo per avere facilmente ammes-
so all'udienza, come per la sua integrità e
diligenza neldiflicile magistrato, non che
carità co' poveri. — L' 1 i tnaggio 1721,
il cardinal Fabrizio Prto/t/cciforli vese,ve-
scovo d' Albano (che per 20 anni era
stato segretario di stato di Clemente XI,
e nel conclave ricevette dall'imperatore
X E^cliisi^'a al pontificalo, della quale av-
vertenza pacifica non poco riparlai nel
voi. L X, p. 2 I 3 e seg.), a vendo rassegnalo
la carica di penitenziere maggiore ad In-
nocenzo XIII, perchè bramava conferirla
al fratello cardinal Bernardo Conti, che
inoltre voleva creare cardinale, il i'apa
lo fece vicario di Pioma, quodonus quo-
que snhstinuit sub Beneduto A ///(col
vescovato di Porto, nuovamente col se-
gretariato di stato e la ritenzione del vi-
cariato, morto in Roma l'i i giugno i 72G,
decano del sagro Collegio, vescovo d'O-
stia e Velletri, encomialissimo e munifl'
co co'poveri. — A' 1 3 giugno i726car«
dinal l'rospero H/arefo^chi di Macerata,
uditore di Renedello XIII, il quale colla
ritenzione di tal carica lo dichiarò vica-
rio di Roma, ed in ambedue gli ufTizi
continuò col successore Clemente XII,
morto a' 24 febbraio 1732 assai lodalo
(altrove il Ponzelli celebrò Denedelto
XIII per aver rinnovato l'esercizio in-
cessante delle funzioni episcopali, nelle
01 (linazioui e amministrazione di altri sa-
gramenti, e nelle consagrazioni, di che in
più luoghi trattai). — A'2q febbraio 1 782
cardinal fr. Gio. Antonio G uadagni fio-
renlino, carmelitano scalzo, vescovo d'A-
rezzo, dallo zio Clemente XII fatto vica-
V I G
rio ili Roma, e continuò ad esserlo sotto
Ueiiedetto XIV e Clemente XIII, morto
vescovo (li l'orlo (liaslato da Frascati, e
di tal santa vita, che nel i yG.l si comin-
ciò il processo per la sua bealilìcazione).
— A'9.8 settembre i 7 jc) cardinal Anton
Maria Erba OJcvr/i/c/i/ milanese, crea-
to vicario di Iloraa da Clemente XIII
(dopo averlo egli slesso consagralo in Ca-
stel Gantlolfo arcivescovo tli Nicea in
pnrtiliuif fiinrione che descrissi nel voi.
XCV, p. 325), morto d'anni 5i, a' 28
marzo 1 7 G 2, loia Urbe proplcr ejus in-
sìgnes virlutes nioerente : priiiceps ma-
gni nontinif, et prohilnte, modestia, lui-
ìiuinitaic, aitine Hhcralilalc in paiipe-
res ila cchl/iis, ut ab omnibus magno-
pere, et diligentur et colerelur. — A'20
settembre 1762 cardinal Marc' Antonio
Colonna romano pro-I\Jaggiordonio di
Clemente XIII, il quale lo promosse a
vicario di Roma ( ma siccome era del-
l'ordine de' diaconi, lo trasferì a quello
de' preti, e come dissi nel voi. XCV, p.
326, lo consagrò in arcivescovo di Co-
rinto in parlibus, e poi fece arciprete Li-
beriano, nella quale patriarcale nell'an-
no santo 177.^ fu legalo a latere per a
prire e chiudere la porta santa: inoltre
per la sempre malaugurata soppressione
della benemerita Compagnia di Gesù, il
cardinal Colonna fu fallo da Clemente
XIV prefetto nello spirituale del CoZ/eg^/o
Romano e del Seminario Romano, un
altro cardinale deputandosi all'economia.
I cardinali vicari successori continuaro-
no nella duplice prefettura, finché Leo-
ne XII restituì il collegio romano a Ge-
suiti), ufficio che continuò ad esercitare
sotto Clemente XIV e Pio VI, morto ve-
scovo di Palestrina a'4<J'cembre 1793
(e non i8o3, com'è dello nella biogra-
fia, per fallo mio o del tipografo), lauda-
to per dollrinn, integrità e grande elo-
quenza. — L'8 dicembre i 793 cardinal
Andrea Corsini romano, vescovo di Sabi-
na, da Pio VI dirhiarato vicario di Ro-
ma (e arciprele Liberiano), morendo pò-
voL. xnx.
V I e
97
co dopo a'iq gennaio 1795. Fuil ^'itae
splendore, probilate, alque comitale
clarissiinus. — ■ A" 22 settembre I79~'>
cardinal Giulio Maria della Snmaglia
piacentino (già patriarca d' Antiochia i/t
parlibus), per l'eccellenti doti celebra-
te dal Ponzetti, nella dedica dell' /iVe/t-
rlms, ed a suo luogo; Pio VI col bre-
ve Snpremae 3Iajcslalis praesidio,c\ìe
oHre il Ponzclli, lo fece vicario di Roma,
nel qual documento sono espressi i pri-
vilegi, le facoltà, le preminenze, le giu-
risdizioni, e quanl' altro è inerente alla
primaria carica conferita. Seguono, del-
lo stesso Papa, il breve Cumnos hodie^
dello stesso giorno, onde il cardinale po-
tesse prender possesso del vicarialo, an-
che per procuratore: il chirografo y//?7/i-
chc i'oi possiate, de' 1 2 novembre 1 795,
concedente le singole facoltà, giurisdizio-
ni e autorità concesse a' predecessori : il
breve Qnanu'is Ecclcsiaruni omnium,
de'25gennaioi795(ma deve direi79G),
concedente le facoltà, privilegi e giuris-
dizione, per fungere il vicarialo in Roma,
suosuburbio e distretto. Qui terminaudu
ilbenemei ito Ponzetti (poi cappellanose-
grelo sopranno ni ero di Pio VI, fai io quan-
do lo accompagnò nel i 782 nel viaggio a
Vienna, di lui confessore, e funzionando
da caudatario; soprannnmeralo ch'ebbe
anco da Pio VII; custode delle sagre Re-
liquie e visitatore de' sagri Cimiteri),
subentra la mia pochezza, oltre il no-
tato fra parentesi. Piipeto, che nelle bio-
grafie de' cardinali vicari narrai il prin-
cipale di quanto li riguardano. Per legra*
vissime vicende di Roma di Pio FI e di
Pio FU, d'invasione e di raanumessione
straniera, per questo vicarialo sono in-
dispensabili tenersi presenti que' 3 artico-
li ancora; non che il patito dal cardina-
le, e le missioni distinte ricevute da'due
Papi. Non ostante la esorbitante pace,
imposta da' repubblicani francesi a To-
lentino (F.), con nuovi pretesti, nel gen-
naio 1 798 consumarono la prepotente
occupazione del rimanente degli stali di
7
fjS vie
s. Chiesa, e Ji Roma sfessa l'i i fchbiaio,
indi pioclaniala la sedicente repul)l)lica
Til)erina o Romana, cosliingendo il vi-
cegeicnfc mg.' Passeri a' 18 fcbbiaio, a
inluonare un solenne Te Dcimi, con in-
lervenlo de'cardinali. Detronizzalo il ma-
gnanimo Pio VI, i francesi a'20 di dello
mese lo condussero prigione in Francia,
morendo poi gloriosamente in Falenza
(/'.). Imprigionali i cardinali, in uno ni
Della Socnaglia, furono poi espulsi da Ro-
ma. Ivi restò mg/ Michele di Pietro av-
civescovo d'Isauria inpartibua, qual de-
legato apostolico con pienezza di facoltà,
e vi rimase pure il vicegerente mg/ Pas-
seri arcivescovo di Larissa in partibus.
Oltre il riferito nella biografia del dele-
galo di Roma, e in quest'articolo, narra
il contemporaneo Renazzi, Storia del-
l' Università degli studi di Roma, t. 4,
p. 25q. « Quando sopravvennero quel-
le pubbliche funeste vicende, che astrin
sero Pio VI a dilungarsi da Roma e dal
suo stato, egli vi lasciò mg/ de Pietro
depositario della suprema sua spirituale
podestà,col titolo e facoltà di delegatoapo-
stolico.Ma la probità sua, la sua prudenza,
e il savio contegno non lo liberarono da
Tessazioneìn tempi sì torbidi, irreligiosi e
Tiolentijonde non fosse astretto più d'una
volta a provvederecelandosi alla persona-
le sua sicurezza". Imperocché mg/Di Pie-
tro, mg/ Luzi facente le funzioni di pro-
datario, e mg/ Z^;ì//, poi cardinale eserci-
tando la podestà del penitenziere, furo-
no imprigionati. Generale fu la dilapida-
zione, massime delle cose ecclesiastiche,
perseguitalo il clero secolare e regolare,
oltre le monache, sopprimendosi molti
conventi, monasteri e sodalizi, e dichia-
randosi i loro beni nazionali. Nel tram-
busto di tutte le cose, si tentò di creare
antipapa mg." Emanuele de Gregorio
[T.) di Napoli, ch'era luogotenente civi-
le del vicariato : il prelato abborrì a sif-
fatto disegno, e Dio non permise il mo-
struoso scisma. Nel declinar del 1 798 riu-
scì a' Dapoletanij d' ordine del re delle
V IC
due Sicilie, di far uscir da Roinai (nin-
cesi, per cui mg.' Pn«isrri (sultamlo per
la molta speranzr» che fos^c ormai (ìinlo
il tempo della sovversione, ordinò che a
Dio si tributassero solenni azioni di gia-
zie, e fece altre cose che (juanlunque pio-
prie del suo uITjzìo, pure gli avrebbero
procacciala fiera persecuzione, se i re-
pubblicani fossero tornatia dominare, la
fatti, i napoletani eli' erano entrali a'-i'j
novembre in Roma, avendo dovuto la-
sciarla a' i 3 del seguente airimprovvi.so,
mg.' Passeri non fu lento di fare altret-
tanto, lasciando iu suo luogo in Romu
mg.' Ottavio Boni arcivescovo di Na-
ziauzo, urbinate, deputalo de'monasleri ,
il quale perciò ebbe titolo ed ullizio ili
pro-vicegerente di Roma e suo disliellu.
Il contemporaneo mg.' Bakbissari, He-
lazìone dell' avi-cnità e patimenti di
Pio VI, l. 3, p. 192 e seg.,a lungo parla
del suo operato, ed a p. 3oG e 307 cor-
resse gli errori del Botta, cominciando
dal dire : » Questi non era uomo da se-
dere nel detto posto in giorni pieni di
tanta dilllcollà, e Pio VI quando seppe
di lalesurrogazioue, non gli piacque pun-
to, e disse: /l/o/is/i;/eo/' Doni!' Troppo
buono, tre \'olte buono ! Ma la surroga-
zione medesima fu necessaria o quasi ne-
cessaria, perchè dopo la dispei.sionc del-
la Curia romana, ivi non rimanevano
pili uomini abili a portare come si con*
veniva il peso del |)refato uffizio". Avea
Pio VI vietato il Giuramento (/^.), d'o-
dio alla monarchia e di fede alla costitu-
zione e alla repubblica, come illecito, in-
viando a mg.' Passeri la formola di altro
giuramento, e questi nel fuggire lasciò a
mg.' Boni analoga istruzione, il qual pre-
lato in principio vi si attenne fedelmente,
con istruzione diretta al clero di Roma
a'2 gennaio 1709- Ma Pio VI venuto ia
cognizione, alia Certosa di Firenze, ch'e-
ra stato chiesto 1' iniquo giuramento a'
professori dell* Università Romana (V.)
e del Collegio Romano {F.), temendo
prevarica/ioni e scandali, a' iG gennaio
V I e
sLiis-ie il uif^.' rioni, confèi alandolo nel
r ufficio (li Vicc^crintc di Roma e suo
(lis/relln, inculcandoceli 1' osscrvnn/.a di
5(in apostolici dccisioMe. Fatalmente, rag-
j^irato mg." Doni da que'tristi che crede-
vano lecito il f^i ma mento, fece t.ile una
dichi-iiazione elio fu vera pietra di scan-
dalo, intitolandosi /Vo-/7rc^'er<'///c. Ad-
dolorato l'io VI dell'avvenuto, a'3() gen-
naio lo disapprovò con grave ammoni-
fiooe al prelato, il f|tiale pentito pubbli-
cò la pontificia dichiarazione, e cos'i la ve-
rità fu promulgata, onde seguirono ritrat-
tazioni. Frattanto per morte di Fio VI,
adunatosi il conclave in l\'iiczin {f-)y
mentre da lloma erano stali espulsi i
francesi, mg/ vicegerente fece eseguire
le processioni e preci proprie di tal tem-
po, e ringraziamenti a Dio, quando a'i4
marzo 1800 fu eletto Pio VII, il quale
inviò a Roma 3 cardinali legati a Intere^
compreso il cardinal Della Somaglia, per
ripristinare il governo pontificio; indi il
Papa fece il suo solenne ingresso in Ro-
ma a' 3 luglio, e poi promosse mg/ Di
Pietro a patriarca di Gerusalemme in
parlihus^ e nel 1802 lo pubblicò cardi-
nale. Mg/ Boniritornòad esseredeputato
de' monasteri di Roma. Non andò guari
che cominciarono nuove vessazioni con-
tro il governo papale e la Chiesa, pero-
pera dell' incontentabile Napoleone 1 im-
peratore de'francesi, e finirono colla rioc-
cupazione degli Stali di s. Chiesa e di Ro-
ma, con l'arresto e deportazione de' car-
dinali, de' prelati e altri ecclesiastici. Il
cardinal vicario Della Somaglia fu depor-
tato a Meziers e Charleville; ed il Papa
dichiarò pro-vicario di Roma il cardinal
tiaiomoDtspnig-y- Dumeto ma,\ovc\i.\xiOi
arciprete Liberiano, già patriarca d'An-
tiochia in parùbus. A' 6 luglio 1809 fu
detronizzalo e imprigionato Pio VII, in
presenza del cardinal Despuig, che inco-
raggiò, e fu condotto a Sai^ona{^V.). Pio-
ma desolata restò a piangere, e da metro-
poli del mondo caltolico degradata a città
provinciale dell'impero francese, lascian-
V I C «vj
do il Piipi suo delegato apostolico con ani -
plissiinc fucollà il cardinal Di Pietro, si
per la città e s'i per lull.i la Chiesa. E lo
sto anche il cardinale nel i H i o (u rilegalo
in Francia a .Semur, delegando a rappre-
sentarlo in Roma mg.' Emanuele de
Crci^ario, allora segretario della s. con-
gregazione del concilio, colle opportune
facoltà, il quale do[>o 4" g'C'U' uel 1810
fa chiamato a Parigi, e quindi posto in
carcere e rilegato a Vincennes. Essemlo
autorizzalo mg."^ de Gregorio ad elegger-
si un successore, colla comunicazione di
tutte le facoltà, egli prima di partire da
Roma nominò delegato apostolico il na-
poletano mg/ Domenico Attanasio ch'era
luogotenente civile del vicariato e pro-
vicegerente di Roma ; però, non essendo
insignito del carattere episcopale, le or-
dinazioni e la consagrazione degli olii
r eseguirono mg,' Menochio vescovo di
Porfirio in parùbus e Snc^ristadcl Pa
pa (^.), ed il vescovo di IÌIold(i\'ia mg.'
Carenzi, eziandio nella casa della I\Jis~
sione e nel Palazzo Caniurcini[f^.) : di
tultociò riparlai nel voi. LUI, p. i4i-
Anco il cardinal Despuig fu deportato a
Parigi, indi rilegato a Lucca ove mori.
La persecuzione degli ecclesiastici seco-
lari e regolari, e delle religiose, la deplo-
rai descrivendo le miserabili condizioni
di Fiorna, insieme al preteso Giuranii-n
to, anche da' laici. Segui la soppressione
delle corporazioni religiose d'ambo i ses-
si, e gli ecclesiastici e monache non ro-
mani si rimandarono alle loro patrie. Si
soppressero vescovati, compresi i G subur-
bicari,e tulle l'abbazie, i beni de'quali, e
delle corporazioni religiose s'indemania-
rono. Tralascio il racconto luttuoso e sUa^
zianle del resto della generale persecuzio-
ne e distruzione, esaurito a' suoi luoghi^
solo ripetendo la sentenza d' un cardinal
Consalvi : Fu un vero diluvio universale ^
Tramontata la fortunata potenza di Na-
poleone 1 e vinto, liberati il Papa, i car-
dinali, i prelati, gli ecclesiastici dalle pri-'
gioni 0 riicgazioui, duranti le quali ?1
loo vie
carilinal Di Pielro era stato fatto peniten-
ziere maggiore, resfiluita Rooia e le pro-
Tincie a Fio Vlf, tulli vi fecero ritorno,
COH il cardinal Della Somaglia, seguen-
do r Inf^resso solenne del Papa in Ro-
ma {T'.) a' 24 maggio 18 i4. dopoché
mg. 'Attanasio delegato apostolico e pro-
vicegerenle, fino da'G aprile ne avea an-
nunziato il desideratissinio ritorno agli
oppressi romani, come notai nel voi. LI II,
p. i55, e mg/ Rivarola qual delegato a-
poslolico vi avea ripristinato il benefico
e paterno governo pontificio. Il cardinal
Della Somaglia riassnnse 1' esercicio del
vicariato e lii nominato segretario /lei s.
U/lizio, arciprete dell'arcibasilica Latera-
nense e vescovo di Frascati ; mg.' Atta-
nasio fu fallo uditore del camerlengato;
•vicegerente rng.' Fraltini arcivescovo di
Filippi in partihus; e mg.' de Grego-
rio fu poi crealo cardinale. Nel i8iài
minacciando IMtirat di marciare su Ro-
ma,b" 11 marzo Pio VII ne parli, affi-
dandone il governo, in uno a quello dello
stato, ad una reggenza o giunta di Sfato
presieduta dal cardinal Della Somaglia,
composta di 5 prelati, compreso il segre-
tario mg.'^Rivarola : per gli aifari ecclesia-
siici ordinari nominò ilcardioal Di Pietro,
io qualità di delegato apostolico. Dissipata
la tempesta, Pio VII felicemente rientrò
in Pioma a' 7 giugno, e nel seguentean-
no preconizzò vescovo d'Albano sua pa-
tria il cardinal Di Pietro, traslato poi a
Porto. Inoltre il Papa nel fine di settem-
bre 1818, per averlo annunciato il Dia-
rio di Roma del 2G, avendo conferito la
dignità di Vice-Cancelliere di s. Chiesa
al cordinalDellaSomaglia,qneslisi dimi-
se dal vicarialo di Pioma, e piti tardi morì
d' 86 anni decano del sagro Collegio, —
A' 26 settembre 1818 riferisce il Diario
di Ronia,avereV\o VII nominato vicario
di Roma il cardinal Lorenzo Lilla di Mi-
lano, vescovo di Sabina, ch'era prefello
generale di propaganda fide, morto loda-
tissimo il 1 ." maggio 1 820 in Monte Fla-
vio, luogo di sua diocesi, e trasportato
V IC
nel palazzo da lui abitato in Roma. Ri'
ferisce il n. 87 del Diario di Roma de!
1820 : w E dopo essere slato esposto il
cadavere per un intero giorno, nel palaz-
zo di sua residenza, coli' intervento del
clero secolare e regolare, e del reveren-
do collegio de' parrochi, che per tre
giorni hanno applicato, com'ì- di cosln-
me a' cardinali \'icari, l'incruento sagri-
ficio a suffragio di sua anima, venne fi-
nalmente trasportalo per li solenni Fu-
nerali [V.) nella basilica de' ss. XII A-
postoli, ove si è tenuta la solita cappella
papale". — Pubblicò il Diario di Ro-
ma de'io maggio 1820, essersi degnato
Pio VII, con biglietto di s. M-eteria di sta-
to, conferire la carica di suo vicario e
quella di prefetto dell'immunità eccle-
siastica, al cardinal Annibale della Gen-
^^,nato inGenga (egli però si disse da sé,
di Spoleto), e quindi lo fece arciprete Li -
beriano. Meritò di succedergli nel pon-
tificalo a* 28 settembre 1828 col nome
di Leone XII {V.). — Tosto dichiarò
Pro-Vicario mg.rGiuseppe della Porta
Rodiani romano, patriarca di Costanti-
nopoli, che era vicegerente. — Notificò il
Diario di Roma de' 3 gennaioiS24> ^'
vere Leone XII nominato suo vicario il
cardinal d. Placido Zurla cremasco, na-
to in Legnago, camaldolese. Quindi il n.
G di detto Diario annunciò, che nella
domenica 18 dello stesso gennaio, nella
chiesa di s. Ignazio, allora ufììziata da(
Seminario Romano, il cardinal Della So-
maglia decano del sagro Collegio e se-
gretario di stato, consagrò arcivescovo
della chiesa di Edessa (nel quale arti-
colo, per una svista, dissi nel 1823, la
quale ripetei nel voi. XCV, p. 184, onde
vanno corrette ; ed ivi notai ancora della
convenienza di conferire a'cardinali crea-
ti vescovi r assegnazione d' un titolo di
Vescovo in partibus, necessario alla con-
sagrazione vescovile, dignità indispensa-
bile a'vicari di Pioma perle sagre ordi-
nazioni e altre funzioni pontificali), coo-
perando quali assistenti alla solenne or-
V 1 e
Jinaz-iorie, cui mi liovai presente, mg.'
Della Polla Iloiliaui pali'iaica di Coslao-
tiuopoii e vicegeienle di Roma, e mg/
Loreuzo Malici patriarca d'.Vntiocliia (e
siccùiue di tale dignità giù era stalo insi-
gnito il cardinal So(uaglia,CLi>i il cardinal
Zni'la fu consagrato da tre patnai'clii,anzi
il consagiatore era stalo suo predecessore,
e l'assistente vicegerenle ne tu poi suc-
cessore e cardinale, la quale dignità fu
pur conferita al Matlei)e segretario della
visita apostolica. Numerosa moltitudine,
e personaggi della più alta distinzione,
intervennero alla sagra e decorosa fun-
zione. Inoltre Leone XII fece il cardinal
Zurla presidente della visita apostolica
straordinaria; quindi fu pure vicario di
Pio Vili, die gli conferì la prefettura
della congregazione degli studi, e di Gre-
gorio XVI ch'era stalo suo vicario gene-
rale, come abbate generale del loro or-
dine camaldolese. Morto in Palermo a'29
ottobre i834j imbalsamato il cadavere
col nuovo metodo incorruttibile dal prof.
Traiicliina, fu trasportalo iu Roma dal
conte Giacomo Filippo Pizzorno console
generale ponlilìcio iu Sicilia residente iti
Palermo, e tumulato nella cliiesa de'ss.
Andrea e Gregorio del suo ordine. — Si
trae dal n. c)3 del Diario di Roma del
i83fj aver Gregorio XVI a'2i novem-
bre, con biglietto di segreteria di stato,
nominato alla carica di suo vicario il
cardinal Carlo Odcsc.alchi romano, ve-
scovo di Sabina e arciprete Liberiano,
prefetto della congregazione de'vescovi e
regolari e vice-cancelliere di s. Chiesa, le
quali due ultime cariche allora avea ri-
nunziato, poscia conferendogli il gran
priorato dell' ordine Gerosolimitano iu
Pioma. Tante dignità per nulla eslinsero
iu lui la costante vocazione di entrare
nellaCompagniadi Gesù, e Gregorio XVI"
non polendo più resistere alle reiterale e
caldissime sue suppliche, noalmente con-
discese, che il cardinale a' 2 I novembre
i838 rinunziasse la Porpora cardinali-
zia (uel quale articolo descrissi Jeforiua-
V I C 101
lilà come fu accettata dal Papa nel conci-
storo de' 3o), il vicariato ole altre cari-
che e dignità, restandogli il carattere ve-
scovile, per non avere il Papa acconsen-
tito che anco di (pieslo si simigliasse, con
istuporeedilicantedi tutto il mondo, «t to-
sto prese l'abito del venerando istituto di
s. Ignazio, col (pale santamente in buon
odore, modello d'ogni piìi bella virtù,
morì lietamente a' 17 agosto iS4i. A.-
vendo il servo di Dio raccomaiulato a
Gregorio XVI la sua famiglia domesti-
ca, il Papa benignamente pose a di lui
disposizione una somma ragguardevole,
acciò ne assegnasse i compensi e le giubi-
lazioni a vita. — Abbiamo dal Diario
di Itonia, dell'i i dicembre iB3i) (laon-
de va corretta la data i83r) che scrissi
nella biografìa, secondocliè apparisce dal-
le Notizie di Roma, che in tale anno per
la I.'' volta lo qualificano vicario), che
Gregorio XVI, con biglietto di segreteria
di stalo, nominò vicario generale di Ro-
ma e suo distretto il cardinal Giuseppe
della Porta Rodiani romano, sunnomi-
nato, con generale plauso, per aver per
molti anni egregiamente esercitato la ca-
rica di vicegereute ed essere stato ezian-
dio pro-vicario. Poco visse, morendo a'
18 dicembre 1841, il seminario roma-
no celebrandogli solenni esequie, col-
i' assistenza del tribunale del vicariato,
pontificando la messa di espiazione mg.*^
Vespigaani vicegerente di lloma e arci-
vescovo di Tiana, descritte dal n. 104 del
Diario di Roma del 1841, nel quale so-
no pure rilevate le benemerenze del car-
dinale per r istituto delle Scuole di Ro-
ma notturne, oltre la sua Necrologia.
— A'22 dicembre 1841 Gregorio XVI,
con biglietto della segreteria di sialo,
conferì la carica di suo vicario generale
di Roma e suo distretto, all'attuale car-
dinal Costantino Patrizi romano, già suo
H fai; gior do/no (V.) e arcivescovo di Fi-
li[)pi in partibus^ alloiaabbate commen-
datario delle Tre Fontane, e prefetto
della s. cougregìzioue de' vescovi e re-
103 Vie
golaii, carica che rinunziò, poscia nel
1845 lo fece arciprete della paliiaic'ile
basilica Liberiana, assistendo alla pianta
«ti lui morte, come narrai uel voi. Lli,
p. Gf). Del suo vicariato, che con zelo e-
sercila, di sua onorevole carriera eccle-
siastica, di sua nobilissima famìc^lia, die
f;ode il dislintisijimo ufiìzio ereditario di
f^'essillifero di Santa Roiìiana Cliitsa
(/'.), in niollissimi luoghi ragionai. Qui
.'solamente ricorderò, che il Papa Pio IX
nel concistoro di Gaeta de'l caprile i84'J
10 |)reconizzò vescovo d' Albano, e nel
i8;>4 dichiarò prefetto della s. congre-
gazione de'Piiti. Come vicario di PiOma è
poi prefetto della s. congregazione della
residenza de' vescovi, e presidente della s.
congregazione della visita apostolica ; ap-
partiene a 12 altre congregazioni cardi-
nalizie, è visitatore apostolico dell' arci-
confraternita di s. Rocco, ha molle pro-
leltorie, riferì te àA\' Annuario Pontificio
ne/ 1 860, alle quali si deve aggiungere la
recente del nuovo seminario francese di
lloma, il che notai nel voi. XCVIII, p.
25. E suo uditore civile Tavv. d. Ales-
sandro Farricelli dottore in ambo le leg-
gi. Nel declinar dell'infausto 1848, do-
fuinata Roma (/'.) dalla demagogia, que-
sta dichiarò aperta guerra a' ministri fe-
deli del santuario, ed accerchiato da furi-
bondi il Sommo Pontefice Pio IX (^.).
Bella slessa sua residenza del palazzo Qui-
rinale a' iG novembre, lo costrinsero,
per impedire più enormi atlentali,a par-
lire occultamente a' 24 di detto mese, e
far Viaggio ( / .) nel pacifico e sicuro rico-
vero de'dominii del piissimo Ferdinando
1 1 re delle d uè iS7c/7/c (/'.). Lo segui il sagro
Collegio, e con esso il cardinal Patrizi vi-
cario di Roma,dopo aver il Papa, lascian-
do la curia in Roma, commesso alle di-
verse curie opportuni delegati pontificii
(per la dataria nominò m^.' Garbòlani
sullo-datario, chepoisuddelegùii i." feb-
braio 18T0 mg.' Bruti, ora reggente
della cancelleria apostolica, onde oe par-
lai diccudo altre parole sul ficc-Can-
VIC
ccllit II), ed a mg."^ Canali patriarca (ii
Costanlioopoli e vicegerente, non solo
le ordinarie sue facoltà, ma altresì rpiel-
le assai estese, di cui in que' travaglio-
sissiroi tempi era stato dal Papa rive-
stito, compresovi ancora il suddelegar-
le ad altri. In sì gravi e pericolose circo-
stanze, mg.' Canali ii diportò con singo-
lare avvedutezza, prudenza e zelo. Aven-
do il Papa col moto-proprio, Da questa
pacifica stazione, dichiarata in Gaeta il
I ° gennaio 1 849 la sentenza di scomuni-
ca contro gl'invasori degli stati di s. Chie-
sa, fu dessa proclamata in Roma rapi-
damente, e di tale divulgazione venne in-
colpato mg.' vicegerente. Pertanto il fa-
mosoagitatoie popolano Angelo Brunet-
ti, detto Ciceruacchio, si recò nell'abita-
zione dei prelato a rampognarlo ne'n»odi
più acerbi e villani. Indi ministri, depu-
tati, giornalisti e altri faziosi con impron-
titudine egualmente lo minacciarono, on-
de non facesse più di tali cose. Continuan-
do apertamente gl'insulti, e facendogli sa-
pere l'intruso governo di non potergli ga-
rantire la vita, si arrese al consiglio de-
gli amici, cercando sotto mentite spoglie
un asilo. Delegò prima con suo biglietio
le facoltà e la giurisdizione all'esimio e
dolio mg."^ Giuseppe Angelini luogule-
nenle civile del vicariato (ed ora anche e-
saminalore de' vescovi tanto in s. teolo-
gia, quanto in s. canoni), il che saputosi
a Gaeta dal cardinal Patrizi, uditone il
Papa, ap[)rovò l'operato e gli concesse o-
gni autorizzazione, anche straordinaria.
Inoltre mg.' Canali pregò mg."^ Gio. Fran-
cesco Cometti arcivescovo di Nicoraedia,
a tener segretamente in sua casa le sagre
ordinazioni, ed il prelato per lutto il tem-
po anarchico, con suo gravissimo rischio,
coraggiosamente vi corrispose, senza po-
ter essere scoperto. Mg-' Canali 1' 8 feb-
braio, giorno precedente alla proclama-
zione della repubblica romana, si ascose
nella villa Laute, da dove scampò quau
do ilmonleGianicuIo fu occupato dall'or-
de del Garibaldi, presso uucuugiuulo, e
V I e
poi ncir 05[>lzlo ili s Aniouio ile'Poilo-
gliesi. Ma csseiulosi tlal circolo popolare
l'ivoldzioriariu proiucbso il premio di -'"joo
sculli a cliiun(|Lic 1' avesse scoperto, non
vi si tenne più sicuro, e dopo aver vaga-
to in più luoghi, volle ricuvrarsi sotto la
bandiera ottomana, come aveano f'dtto
altri ragguardevoli prelati, che con lui no-
uiinai nel voi. LXXXI, p. a5o.Imperoc»
che recossi (và'moaacx A ntoiiia/ii armeni
presso il Vaticano, ricevuto alTettuosa-
oientedal virtuoso p. aI>.Angiarak.ian(ora
arcivescovo di Neocesarea, come narrai
ne' voi. XCVI, p. 18, XCVIIF, p. i2),eda
lui assistito cou amore filiale, essendosta-
bilimeoto monastico abitato da sudditi
ottomani e protetti dallo stendardo del
sultano. Sebbene fu precipuo motivo di
tale risoluzione, la fede vivissima a s. Pie*
tro, presso le cui ceneri voleva morire o
essere da sì grave pericolo scampato. Non-
dimeno narrai nel voi. LUI, p. 209, che
quando il repubblicano ministro dell'in-
terno decretava l' inventario de' beni ec-
clesiastici con circolare, il prelato altra ne
inviava a'superiori delle chiese,monasteri
e luoghi pii, per manifestar loro la condot-
ta da tenersi. E quando seppe violali i
claustri e tratte via a forza le sagre ver-
gini, non indugiò a condannare l'atto
saoi ilego e crudele, con solenne protesta
de''2G marzo indirizzata al comitato ese*
eulivo, a mezzo dell'eccellenle periodico
V Armonia di Torino, la quale fu segno
a'viluperii de'circoli, e di altri democra-
tici, ed articolisti di giornalacci. Quanto
a mg. 'Angelini, egli procede nello spinoso
e grave incarico di pro-vicegerente con
alacrità e circospezione, con piena soddi-
sfazione del Papa e del cardinal vicario.
Finche non tu proclamato il governo
provvisorio, tenne l' udienze consuete, e
quindi esercilò l'autorità puramente ec-
clesiastica, per cui a lui facevano capo tut-
ti gli ecclesiastici ministri degli all'ari spi-
rituali. Allorché riceveva parecchie cir*
colari, le faceva pubblicare intuite lesa
gvcbUc e dilioudcrc pei Uouia, spedai-
Vie io3
iiicnlc redltlo del cardinale, a nome e-
spresso del Papa, contro gli empi che a-
veano osalo in una Roma aprire alcune
scuole protestanti I Minacciato mg."^ An-
gelini da'tristi, tuttavia non mancòall'ui-
fioio suo. Quando fuggiva o si occultava
qualche parroco, il prelato subito sosti-
tuiva altro degno sacerdote, alliuchc Dou
restasse mai interrotta la legittima cario
oica missione. Né si risparmiò più volte
di recarsi travestito pe' bisogni, sia per
infonder coraggio o dar consiglio ngl'inti-
midili, sia per ammonire alcun traviato,
sia per salvar la vita di alcuni designati a
perderla. Entrate in Roma a' 3 luglio le
liberatrici armi francesi, d'ordine di mg.'
Canali, in nomedel cardinal vicario, a' 1 5
si cantò solenne Te Deuni nella basilica
Vaticana, di ringraziamento a Dio pel ri
stabilimento della sovranità pontifìcia,
nel modo descritto nel voi. LUI, p. 2i3,
ove notai che il i." cardinale a restituirsi
in Roma fu il vicario di R.oma, rientran-
dovi a' 25 dello stesso luglio. Intanto il
clero romano deputò a fare in Gaeta al
Papa le sue congratulazioni, e rinnovargli
ubbidienza e venerazione, il benemerito
rag."^ Angelini, mg."^ Nicola Redini rettore
del seminario romano ( ora vescovo di
Terraciua, Sezze e Piperno), il cau. Gio-
vanni Nina parroco di s. Lorenzo in Da-
maso, e il suUodato cau. Anivilti promo-
tor fiscale per le materie ecclesiastiche del
vicariato. Il Papa benignamente accolse
la deputazione in udienza a' 28 luglio
1849, ^ ^S"" ^og^Ynù pronunziò il se-
guente discorso, che ad onore dell'esem-
plare clero romano mi procurale con pa*
tria compiacenza rendo notorio. » Bea-
tissimo Padre. I vivi alletti di fdiale sud-
ditanza, ed i sinceri rallegramenti, che
noi, deputati del clero romano, umiliamo
a' piedi della Saolità Vostra per vederla
ridonata al libero esercizio del suo tempo-
rale dominio, partono da animi commos-
si da esultanza insieme e da dolore; con-
siderando rinnovata nel suo Vicario una
immugiuu dclNoiIiu Redcalorc. Il (|uulc
104 Vie
dal lioppoamare che fece gli uomini ri-
porlo la più nera iugiutitudine ed i più
acerbi strazii ; ma ne riscosse iuHnita glo-
ria inenarrabile, senza che Ei potesse a-
verii perciò meno cari al divino suo cuo-
re. E poiché i tea) pi delle persecuzioni
sono quelli, in che la Chiesa trionfa, essa
porrà i presenti fra'piìi gloriosi nella sua
storia. Per vero il consenso, con cui le
nazioni cattoliche hanno voluto riportar-
vi, o Padre Santo, sul più augusto e le-
gittimo seggio della terra; mostra e la
giustizia della causa, e la venerazione che
esse nutrono alle provate cristiane virtù,
onde Vostra Beatitudine è ricolma. Io
poi essendo stato ne' cinque ultimi scorsi
iijesi,l)enchè immeritevole, destinato a te-
nere la precipua parte dell' ecclesiastica
giurisdizione, sonoben lieto didover con-
fermare a Vostra Santità, che il clero ro-
mano de' nostri di ha emulato quello de'
primi tempi del cristianesimo. Ed in ve-
ro, se pressoché tutti rimasero saldi alle
minacce, al carcere e ad ogni sorla di ob-
brobri, io porto sicura opinione, che a-
vrebberoanco sopportalo la morte; come
fecero taluni prescelti da Dio a certificare
col sangue la fede e lozelo,clie aveanco-
mune cogli altri. E noi, pregando Vostra
Beatitudine a confortarci dell'apostolica
benedizione, porgiamo i più caldi voti al
paterno vostro cuore, aflinchè piesto ci
consoliate della sovrana vostra presenza,
necessaria alla felicità di Roma e deglista-
ti della Chiesa". Il Santo Padre sentì al-
tamente la verità di questo riverente in-
dirizzo, e colla sua consueta all'abilità, ri-
spose parole di gradimento e di consola-
zione; avvertendo special mente, che fra il
traviamento e l'ingralituduie di molti
suoi sudditi, era stato per lui di sommo
conforto la costanza del clero romano nel
softViie con animo forte ogni maniera di
persecuzione. Dopo ciò mg.' Angelini, per
comando del Papa, continuò a fare da
pro-vicegerente, a cagione dell'infermila
dell' ottimo mg/ Canali, liuchè morto
questo, assunse il vicegereulato l'attuale
V I C
degnissimo mg.' Ligi-Bussi odierno Fi-
ce^erente, come dirò a tale articolo. A'
12 aprile i85o, Pio Ì.Y gloriosamente
tornò in Roma, ove siede in Praticano,
tra' trionfi e le tribolazioni, qual Vica-
rio di Gesìi Cristo, pel narrato in quel-
l'articolo.
VICARIO TEMPORALE DELLA
S. SEDE, T'icarius GcncraUs Suiictae
RonidnaeEcclcsiae; VicariusCcueralis
in ttinporalilnis Sanclae Roinanac Ec-
cU-siae; f^icarius, Gubernatorc; et De-
feiisore^ Snnctae Roinannc Ecclesiae
Principi e baroni feudatari de' ducati,
marchesati, contaili, baronie, ed altre si-
gnorie composte di città, terre e castella,
npparteneuti al diretto dominio, ed alla
piena e alta Sovranità (/'.) temporale
della Chiesa Romana, mirabilmente dal-
la divina Provvidenza formata e stabili-
ta al f icario di Gesù Cristo [F.) in ter-
ra^ pel libero e indipendente esercizio di
sua spirituale podestà suprema. Nella so-
vranità del Papa non si riassume l'esi-
stenza temporale d'un popolo, ma sì l'e-
sistenza di tutti i popoli cristiani, e i de-
stini di tutta la società. E' dessa il prin-
cipio medesimo sul quale liposa tutto
l'edifizio della società cristiana. Tali si-
gnorie con Investitura (^'.) si concedeva-
no quali Feudi {^r.) in vicarialo e governo
teuìporaneo ad alcuno, o finché durasse
la discendenza maschile legittima dell'in-
vestilo, con annuo Tributo (^•) o Censo,
oltre altri obblighi, da pagarsi ordinaria-
mente per la festa de' ss. Pietro e Paolo
alla Caiìiera apostolica, econ giuramen-
to di fedeltà ed omaggio di Vassallo{V.),
al Papa e alla Chiesa Romana. Tali vi-
cariati e infeudazioni pontificie, princi-
palmente concesse in forza di circostanze
politiche, per le quali non infrequenti fu-
rono le condonazioni de'censi, interamen-
te cessarono nell'odierno pontificato, pel
narrato ne' ricordati e altri articoli. Fu
intendimento precipuo de' Papi, raas-
si(ne in tempi turbolenti o pe' bisogni
della Sede apostolica, assegnare mol-
vie vie
IO »
le parti tic' loro (.loininii in vicariato, lei e (lis[)oslo un giorno dell' ////O'/o, la
acciò die si governasseio e reggessero be- dignilù ilei <|iiale riveodicarono all'Occi-
iie, da clii apparteneva a' luoghi o per- denle,con inveslirne s. LeonellI nell'Soo
fellamente ne conosceva i bisogni, ma Carlo INLigno, trasferendo in lui e succes-
sempre nell' ubbiilieiiza della sovranità sori i diritti e gli onori (le'monarchi "re-
suprema della s. Sede e ile' l'api. Qiie- ci. Lil in quest'allodi assoliit;i antontJi
sle signorie del principato civile della si rinviene la causa vera del diritto de'
s. Sede, non si devono confondere cogli l'api di eleggere c,Vlrn/)eralon'. E inen-
stali oblati e censuali pure tributari al- Ire Gregorio V decretava ne dovesse a'
la Homana Chiesa, cioè gli Stali e Re- soli germani spettar l'elezione, da confer-
};ui IribuUiri ulli s. Sede (Z^.), ofTerti Diarsi dal Papa, isliluiva gli IClclluri dtl
&A Sovrani a s. Pietro e sua Sede npo- s. Roniano Impero (K), in numero in-
ilolicd , per divozione e per metterai e- tlelerminalo, cIk; Imiocenzo IV ridusse a
ziaudio, mediante la prolezione dell'una .sette. Cliesele bolle il'lnnoceuzo III, Ur-
e dell'altro, al coperto dell' altrui usur- bano IV e Clemente V rendono testimo-
pazioni, i sovrani ed i loro popoli, pari- nianza di questo diritto, lo conflissano "li
menti con annuo tributo o censo, da al- elettori stessi scrivendo a Nicolò III. Il
coni denominalo Denaro dì s. Pietro potere de'l*a[)i risulta da tanti altri ful-
(/'^.), egualmente con giuramento di vas- ti, se non piì^ gloriosi, egualmente aut<j-
sallaggio; taluni però non erano censuali, revoli, e di non minore importanza. Il f)ii-
Kel primo de'ricordali articoli avendo ri- vare delle denominazioni i regni, fi eia-
ferito il nome degli stati tributari e de' i e de'Ioro yZ/o/tVcHore {/^'.), infeudarli,
non censuali, se ne ponno vedere le loro decidere delle loro sorti, furono alti di
specie. 1 sovrani e i popoli olfrivanoas. così illimitato e sovrano potere, che nella
Pietro il proprio stato, ed il Papa ricevea storia non hanno chi li pareggi, ove quel-
questo e quelli nella prolezione della s. li degli antichi romani non si mettano a
Romana Chiesa, e ne allidavanoil gover- loro confronto, meno però ammirevoli,
DO e il dominio alla prudenza de'sovra- perchè essi furono il risultamento del po-
ni stessi olTerenli, ed a'Ioro legittimi sue- tere dell'armi, questo tiella forza morale
cessori, quasi vicari temporali della s. Se- che regina dtd mondo prevalendo sull'o-
de, divenuta suprema signora dello stato pinioni trionfiva senz'armi. E non pri-
e de' popoli. L'archivista della s. Sede varono forse i Papi la Polonia i\t\ i\lo\o
m^J Marino Marini, Diploiiialica Fon- di Fiegno, e non lo hanno ad essa rendu-
tificia^ossieno osservazioni sulle bolle de to quando giudic-irono bene il farlo do-
Papi, presso le Dis<;er[. d-lli Pont, ac- pò 240 anni, nel decorso de'quali i suoi
cadvinia ronianad' Archcoi)gLa,\.\i,\s. reggitori piìi non si appelUrono /?r, ma
t), dichiara risultare da esse che erano Z-^^cv;.' E non accaddecin allorché i polac-
i Papi che stabilivano i Sovrani (/'.) e chi riconoscevano particolarmente l'au-
i potentati sui troni, siccome erano essi torità degl'imperatori? E pure né Enri-
che distribuì vano reami ed imperi a nor- co IV, allora regnante, nemicissimo dei-
ma della religione, e della coerenza che la s. Sede, né i successori di lui osarono
hanno con essa. Imperocché Giustino i rnai contrastare a Papiquesto diritto. Ne'
nel 525, sebbenecoronatoimperatore dal gravissimi di^sidii fra're di Spagna e di
patriarca di Costantinopoli, volle esserlo Portogallo (f.), pe'dominii scoperti nel*
anche dal Papa s. Giovanni I in quella \ Indie Orientali e ueW A nieriea,\nlan-
metropoli; esempio memorando ne' fasti lo bollore di quegli animi anelanti anuo-
poniificii seguilo da 2.S I*api, che presa- \e glorie e conqinste, fu estinto (juasi nel
giva com'eglioo avrebbero a proprio vo- eiio nascere da Alessandro VI con unirai-
loG Vie
lo ili penna, die segnando la famosa li-
nea ili tliinarciìzione^ lipailiva lia loro
il nuovo nionilo, assegnandone a ciascu-
no i confini di sua dominazione, grande
alto die nuovamente celebrai nel voi.
L-VXXVII, p. aGi. Arroge, anzi ù in-
Irinseco, il tener presente il voi. XCVIII,
a p. 235 e seg. Tale e così grande fu
sempre la riverenza al Pontefice Roma-
no, che gli alfari di grande importanza
si agitavano alla corte papale, e soltomet-
levansj al pontificio giudizio, che quale
irrefragibile decreto del l'icario di Gesìc
Cristo (^.), era da'popoli ricevuto. Oltre
AlessaiidroIII nel secoloXH.nel seguente
fu il Papa Onorio Ili che ordinò a'rettori
della società lombarda d'inviar procura-
tori alla s. Sede, a stringere amistà fra i
lombardi e l'imperatore, il quale pure a
tal fine avc-a diretti suoi ambasciatori al-
la s. Sede; e volle che l'imperatore resti-
tuisse INIdano alla medesima società. Il
successore Gregorio IX, dall'altro canto,
lichieslo da Federico li, inviò legati in
Lombardia a tutelarvi i diritti dell' im-
pero. Senza il beneplacito apostolico non
si mandavano vicari imperiali io Tosca-
na e in Lombardia. Clemente V ordini^
a Guido della Torre di cedere il domi-
nio di Milano a Enrico VII re de' roma-
ni; ordine, non conosciuto o taciuto dal
Muratori. Più volte alla vacanza dell'im-
pero nominarono il Sicario dell'Impe-
ro {/^.) medesimo. Sempre i Papi ebbe-
ro a cuore il maggior bene e vantaggio,
unche temporale, de'priocipi e de popoli.
Veri padri, discutevano le aziende, le li-
ti, gli affari de' prelati , de'priocipi, de'
regni, delle nazioni, delle città, delle l^t
miglie illustri e private, e lo slato delle
chiese e de'monasteri. L'incremento della
religioue, il propagare principii di sana
morale, la pace de' potentati, la felicità
de'popoli, il bene universale erano moti-
vi ohe eccitavano i Papi a prender parte
a tutto quanto potesse a fine così retto,
proficuo e glorioso cospirare. Tutto l'ac-
ccuuulo bi prova calle bolle e l'epiblule
V I c
pontificie de'Regesti Vaticani. Io qui non
posso seguire mg.' Marini, che in ogui
genere ne ricorda i precipui esempi, a-
vendone con dilfusioae trattalo ne'ricor-
dati e altri articoli, e debbo contentarmi
di questo cenno, anche per non allonta-
narmi dall' argomento. Il Borgia, ZJrt'i'c
isloria del dominio temporale della Se-
de apostolica nelle due Sicilie, a p. rjQ,
volle dichiarare i vocaboli l^icariatio e
J icariare, in significato ^\ pennuta, co-
me chiaramente apparisce nelle carte de'
bassi tempi. Quest'avvertenza, l'offre par-
lando della cessione fatta da Enrico 111
imperatore e re d'Italia, de' diritti della
sua corona sopra le terre in ultra roma-
nis partibits, ossia il diretto dominio sul
ducato di Benevento , già dominio della
s. Sede, a Papa s. Leone IX nelioSa in
Worms; la ([uale cessione fu vera e rea-
le pennuta e non vicarialo, come pre-
tesero alcuni. Poiché l'imperatore rice-
vè dal Papa, tra le altre cose, Fulda, i
beni che la Chiesa P».oraanaavea in Ger-
mania e in Sassonia, ed il censo della
chiesa di Bamberga (/^.). L'aver Leone
Ostiense usato le pavoìeincariationis gra-
lia, e ripetute dal Sigooio e dal Mabil-
lon, fece porre in campo la difficoltà, mos-
sa dagli avversi al principato civile de*
Papi, con ispiegarle, quasi che s. Leone
IX fosse stato da Eurico III costituito
suo vicario in (jue'dirilli che gli cedette,
e non già li avesse egli pienamente con-
seguiti a titolo del narrato concambio^
come scrive Ermanno Contratto, o com-
mutazione , come pili latinamente dice
Pietro Diacono. L'archivio del monaste-
ro della ss. Trinità della Cava contiene
monumenti del secolo IX e X, che pro-
vano l'uso di que' tempi di chiamare vi-
cariala la pennuta. I\ il suo archivista d.
Salvatore De Clasi, nella Series princip,
Longobard. aetatc Salcrni inipcranlur^
JVeapoli 1 785, appunto porta il vicariarti
pev permutare. Il Borgia io ulteriore pro-
va , che pcrniu/^ significava vicariare,
uell' Appendice di documcnù ri^ioi ta il
V I e
n." «lei I I 2f), e con ullie Icsliinonlanzc
die i leimini ili barbara lalinità spiega-
no assai beue il valore tiel vocabolo, da
non lasciarne oiruUo dubbio. Oltre nel-
l'ailicolo Sovranità de' Ilo» ani Ponte-
fici E DEiXA s. Sede , trattai a parte di
tutti i Palrhiioiii (Itila Chiesa lloìiiana
e di tutti i don)inii temporali della mede-
sima , ragionando a ciascuno delle loro
infeudazioni e vicariali teniporali, comu
delle leggi emanate da'Papi [)e Triljuna-
li (li lluiiKi [y.) in freno de'baroni vica-
ri, ed a vantaggio de'Ioro vassalli, suddi-
ti della s. Sede. Nel voi. LXVII, p. 3 io,
ragionai col Garampi, della libertà in cui
dice vasi vivere quelli ch'erano soggetti al
dominio temporale della Romana Chie-
sa, per l'indole materna, benigna e soave
di essa. Diverse città lurmanti il medesi-
mo dominio, si posero all'ubbidienza im-
mediala e sotto la difesa e protezione di-
retta della s. Sede, però dichiarando il
suocorauneo municipio, ritenerne in per-
petuo il particolare dominio della CitUÌ
o Terra, oifrendo a' Papi annuo censo,
inclusivamente a Bologiir^y e lo ricordai
pure nel voi. LXXX, p. 1 85, e descriven-
do il Piaggio (/ .), che ad essa fecero i
Papi. Il che dicevtisi in liberiate retine-
re, perchè la città e la terra non perde-
va né 1* amministrazione delle proprie
rendite, né quella della giustizia, con me-
ro e misto impero e col j'us gladii, ed e-
ziandio talvolta col diritto di far guerra e
pace. In tale senso duntjue dicevasi liber-
làiW vivere,da'soggelti immediati al do-
minio della s. Sede loro signora. Dice il
Culucci, Anùeliità Picene, t. 20, Tolen-
tino illustrala, p. i8: il governo feuda-
le introdotto in Italia al principio del re-
gno de Longobardi, fu continuato anche
dopo l'esliuzioue di esso per ben lungq
tempo, avanti che leciltàe le piLu'agguar-
devoli terre si eleggessero i consoli pel
governo del 3IunieifJÌo. ìa diversi luo-
ghi non fu di molta durata, massime do-
po the il Papa Alessandro III e l'impe-
ij lui e Federico I ordiuuruuoulle Cutnu'-
Vie lu/
nil.) {r.)h sctih.ì òu Po(ìeslà{f''.), i (pia-
li anch'essi godevano non solo il mero e
misto impero, cipjivalente a signoria, ma
pure il diritto di far la guerra e la pace.
Imperversando poi sempre più le liizioni
oc Guelfi e Ghibellini (/'.), ogni cillà e
ogni terra (di (juelle specialmente, che
non si trovavano soggette ad alcuna del-
raltre vicine e più potenti) ebbero biso-
gno d' un capo militare, il quale a Dor-
ma delle rispettive aderenze si procurò
la conferma o pontificia o imperiale del
dominio, che assumevano col titolo |)iU
comunemente di icario. Assicura il Mu-
ratori, che tranne Ftnezia, appena vi
fu città libera la quale qualche volta, o
spontaneamente non ricevesse un Signo-
re, o per forza un Tiranno (^.). Cosi l'I-
talia si resse, e specialmente quella par
te, che costituisce lo stalo ecclesiastico,
fino alla legazione del celebre cardinal
Egidio Alhornoz, inviato da Avignone
in Italiada Innocenzo VI neh 353, di cui
riparlai nel voi. LXXVI, p. 2G4, per ri-
cuperare idominìi usurpali da'liran netti
e signorotti, il quale molti ne spogliò, al-
tri dichiarandoli vicari temporali con an-
nuo censo. Ancheil Santini, Memoriedei-
la città di Tolentino, p. i3i, rileva co-
me tal città si fosse conservala sempre li-
bera, a riserva dell'alto dominio, che se-
condo le circostanze vi ebbe ora il Papa,
ed ora l'imperatore a norma del parti-
to, che da lei si abbracciava; cosa solila
da praticarsi allora dalle città, ed altri
luoghi della provincia della /Varca. Tut-
ti gì i scrittori narrano, coinè i Papi, mas-
sime nel medio evo, secondo l'uso di quo'
tempi feudali , invece di esercitare , co-
me oggidì fauno, direttamente il domi-
nio sopra le loro provincie e luoghi, so-
levanodarne l'investitura a qualche vas-
sallo, che ne diventava signore con ob-^
bligo di fedeltà ed omaggio al sovranoi
e spirato il tempo del vicariato, essi o i
loro successori ne domandavano la con-
ferma, o colle anteriori condizioni, o con
altre che ]>iaccva imporre a'Papi: all'è-
io8
V I C
shiizioiie della linea mascolina legilliraa
degl'iiivestiti, alla s. Sede riloniavano i
Ticariali, e la signoria inniiediala e di-
retta, per naturale devoluzione. Molte u •
surpazìoni si legiltiraarono co' vicariali
investiti. E se lo erano dall' imperatore
abusivamente, i l'api dicliiiiravanli sciol-
ti dal giuramento l'alto ad essi, esurtan-
doli ad esser fedeli sudditi e vassalli del-
la s. Sede, Questi vicari beaefìcali non
sempreosservarono verso di essa il debito
tli vassalli, poiché piìi volte le furono n-
perti ribelli; e la spada, che secondo le
convenzioni doveano porre a servizio del
P.ipa l(jro sovrano, ingratamente spesso
agli altri suoi stessi dominii rivoltarono,
ora seguendo la parte ghibellina, ora ade-
rendo ad altri nemici de' Papi. Di qui le
Scoi II un te Ile, s,\' Interflelli de'Iuoghi, e le
confìsche, ond'essi furono percossi, e (juan-
do queste non bastavano a richiamarli al
dovere, li punirono colle armi tempora-
li, delle quali i l^api in qua' secoli turbo-
lentissimi e battaglieri dovettero loro
malgrado far uso non infrequente, per
difendere da esterni nemici o da' ribelli
interni i dominii della s. Sede. L' Acqua-
cotta, Memorie di Mnlelica^ p.'4o, pai'-
lando della 1/ investitura pontiticia di
Ulalelica fatta agli Ottoni da Bonifacio
1 X nel I 3q |,fa considerare. Conosceva ab-
bastanza il Papa l'indole de'tempi, ed an-
ziché perpetuare l'inquietezze nello sta-
lo, ed esporre i sudditi ad ulteriori di-
sgrazie, stimò meglio in sua saggezza di-
chiarare ricari temporali della s. Sede
qne' nobili che già esercitavano la loro
possanza sui popoli, e nella patria spes-
so, e che senza questo legittimo titolo li
governavano da padroni. Cos'i praticò eoo
Matelica, cos'i con altre città e paesi sog-
getti allaChiesa romana. Moltissimi quin-
di furono i vicariati e i vicari temporali
nel principato civile della s. Sede, come
Jiai-enna, Ferrara, Urbino, Foligno, I-
mola, ForCt, Cesena, Riniini, Faenza,
f'rbania, Pesaro, Sinigaglia, Perugia,
Ciuàdi CasLeUo, e molle altre cillà e ter-
V I C
re, il tutto descritto a'propri articoli. Non -
dimeno eccone alcuni esempi. Primiera -
mente mi piace ricordare i Rellori o Di-
fensori co'quali la s. Sede faceva gover-
nare, sino dal IV secolo circa, i patrimo-
ni del'a Chiesa romana, esercitandovi i
diritti superiori della Ri-g<dia[F.),e per
ciò anche la piena sovranità. Fu dopo il
7 "2 6, e nel pontificato di s. Gregorio II,
che cominciò la s. Sede ad avere un prin •
cipato civile, inclusi varaeote a Romi^f^ .)
e suo ducato, che fu il nucleo dell'attuale
stato di s. Chiesa. Dopoché 1' Esarcalo
di RiVi'nna spontaneamente si pose sot-
to la protezione de'Papi, sempre più ne
sperimentò i benefici eliciti, con maggio-
re ragione difendendolo dalle molesti e de'
greci e de' vici ni longobardi che Io tra va -
gliavano. Ma nel 7?2 Astolfo re de'lon-
gob-udi di viva forza s'impadrom di Pia-
venna, costringendo allaf'uga l'ultimo E-
sarca Eutichio. Laonde Papa Stefano
Il detto ///implorò e ottenne l'aiuto di
Pipino re de'franchi, che costrinse A.stol -
fo ad abbandonare le terre usurpate, le
quali in perpetuo dominio restituì (do'
natio, resti tulio, confinnalio, sono spes-
so nelle vecchie carteadoprateindistinta-
mente, come si trae dal suaamentovato
Dorgia), cedendo il diritto di conquista,
a s. Pietro. D'allora in poi, i Papi eser-
citarono la piena amministrazione e il
dominio assoluto, sì io Roma e suo du-
cato, che nell'Esarcato, soltanto tdvolta
interrotto parzialmente e impedito per
le ribellioni de' popoli, per opera delle
fazioni, la tirannia de' capi di esse, e le
prepotenti usurpazioni, anche straniere.
Indi Slef.iiio //detto F[[, concesse l'am-
ministiazione e commise il governo di
/i<7i'e/i/i(7 all'arcivescovo, e al senato com-
posto da'3 tribuni della città, onde gli ar-
civescovi s'intitolarono esarchi, I quali poi
ricorsero a Stefano III detto IV , poscia
ad Adriano I, quando Desiderio re de*
longobardi assalì l'esarcato. Il Papa si ri-
volse a domandare l'aiuto di Carlo Magno
re de'iìauchi,il quale calalo in Italia ne!
V I e
773 , sconfìsse Desiderio e pose fine al
legno longobarilo, restitueiulo al l'npìi le
licuperale lene, eil altre ne aggiiui^e in
dono per ain[i|ìare il principato lenìpd-
lale (iella Cliiesa rouiuna. Allora (u clic
la provincia di Ravenna prese il nome
di provincia voìiiana, tlie poi coi rotta-
me nle Ikrnaf^im in «Iella, l'apn (iiovan-
ni Vili nell'hJS?. donò a Doiibile ed a
Giovanni suo figlio, tinelli o ipali (nella
corte di Coslautinopoli sì dissero ipnti
i consoli di puro titolo, allriiuenti cliia-
raati onorarli o codiciliarii) di Gaeta, e
loio successori in pei peluo, tutto l'incli-
to patii monio di Tiaello , e la città e
territorio dì Fondi , acciocché guerreg-
giassero i Saraceni , come poi fecero.
Traello e Fondi erano dominiì e patri-
moni (Iella s. Sede: egualmente Gaeta
era patrimonio di piena sovranità della
s. Sede, e siccome Giovanni Vili ne avea
concesso l'alto dominio a Pandenulfo con-
te di Capua, Docibile essendosene lui ba-
io, il Papa per placarlo gli fece i detti do-
ni. Tuttociò prova la pienissima sovrani-
tà de' Papi, esercitala liberamente, in si
remota anticliità. Papa Giova tini XV det-
to XVI del c)85, die'ìl dominio di Fer-
rara(f^.) in fèudo duca le, con annuo <en-
so da pagarsi alla Chiesa romana, e tra-
smissibile a'discendenti,e Tedaldo d'Esle,
avo o bisavolo della gran contessa Ma-
tilde marchesana di Toscana (F.),\\ca-
ria d'Italia e generale di s. Chiesa, benché
donna, ma grande eroina. Notai nel voi.
LXXXI, p. 32, che il (loca d\ Modena,
rappresentante l'augusta casad'Este, per
essere stato il più antico vicario tempo-
rale della s. Sede, inquarta nello stem-
ma, oltie le incrociale Chiavi pontifìcie^
che formano parie precipua del Fessillo
(V-) della medesima ; anco il Triregno
pontificale, distintivo che non gode al-
cun' altra famiglia. Ricordai nel voi.
LXXX, p. I 84, clie ne'secoli Xll e XIII,
sia per la prepotenza di diversi impera-
tori, sia pcgli scismi, sia per le fieqnenti
fazioni e commozioni di Ecnia. molti Pa-
V I C I of)
pi furono coslrelli ad esulare, anche eoo
lungo / lai^fiio. IVr tanleralamilà, con-
venne Imo di aecoi ilare lieciuenti inve-
stiture feudali con 'J'ribulo, de'vicariati
delle terre della Chiesa, riservandosi la
suprema sovranità; e per tal mezzo si tro-
vai 0110 pure co>tretti di riconoscere le
usnipnzioni di signorie falle in m luttuo-
si lem[)i. ."^ebbene il grande Innocenzo
Ili rivendicò i di ritti sovra ni de' Papi e del-
la s. Sede, pure anch'esso concesse itivc-
slilnre di vicariali temporali. Il successo-
re Onorio III concesse in feudo la Marca
d'Ancona al marchese d'Lste, coll'annuo
tributo di 100 libbre di rnonela provi-
sina. La Civiltà Cattolica, serie 4- , t. 5,
p. 348 e seg., compiendo la rivista della
slampa italiana sulla Storia de' Conti e
Durili d'Frlino di Fili/ pò Ugolim\Fi-
renze i85q. gravemente rimarca la se-
guente notabile ommissione dell'autore,
poiché narrando egli le origini del domi-
nio acquistato da'conli Feltreschi in Ur-
bino, tacque altamente dell' investitura
datane tlal Pontefice, benché da essa so-
la abbia potuto quel dominio acquistare
ed acquistasse inlàtii sanzione legìttima.
Pei tanto, riportata la disinvolta e lesta
maniera in cui l'Ugolini si sbriga del fat-
to, donde il lettore potrebbe ci edere fa-
cilmente che Vi bino o non sia stato mai
sotto il dominio de'Papi,o solo fosse a bre-
ve tempo; credei à che all'età de' Comu-
ni (quando cioè acquisiate franchigie e
privilegi municipali, si governavano a li-
bero I eggimeuto) ella acquistasse inleris-
sima balia di sé, e che in sul principio
del secolo Xlll se ella avea qualche di-
pendenza, l'avesse piuttosto dall'inìpeia-
tore, il quale la regalò a'Fellresthi , che
non dal Papa, del quale non si fa ninna
menzione. Quindi é che il medesimo let-
tore, quando nel procedei e della storia
vede i conti d Uibino apparile vassalli
del Papa, e come tali chiedere a lui l'iu-
vestiliiia e pagargli l'omaggio, re>la a ra-
gione meravigliato, non sapendo il cerne,
né il perchè, uè il quando lai vassallag-
Mo Vie
aio nascesse, l'er cui la Civillù Cnlloli-
rn credè opporUino tessere in breve la
vera storia ilrll' f)iif;;ine del dominio del
la >-. Sci\c sopra di Urbino, che risale al-
la prima mela dell' Vili secolo, dicendo
the nelle lotte degl'iuiperatori col l'apa-
to, quelli sovente se ne arrogarono e u-
stii'parono il diritto, ma I' usurpazione
loro non mai cancellò il diritto de'i*api,
i quali non cessarono di combatterla: al
leujpode'Comuni anche Urbino acquistò
franchìgie e privilegi municipali, ma non
perciò si tolse alla sovianilà de'l'api, i
fHìnW quelle franchigie confermarono sal-
vi sempre i diritti della Chiesa; e quando
Innocenzo III nel ì'ìO'j convocò in Vi-
terbo /'pisropos ci aììhates^ comilcs et La-
rones, polestalcs et coiistiles cU'ìLatiim ...
ad jnrisdiclionem Sedis apostolicaeper-
tìiìcnies , et... inni Kcclesiac Koinanne
propositi t^ omninoab iini^'cr.si'i laicis iti-
rainenta rccipìens quodeius doininalio-
nis partniit, non è punto a dubitare che
fra questi laici non si trovassero anche i
rappresentanti di Urbino. » Quindi allor-
ché Federico 11 la diede in feudo nCuon-
conte, non solo diede ciò clic suo noncra,
come confessa il medesimo Ugolini, ma,
dovea egli soggiungere, ciò che era dtl
Papa; e se il Feltrcsco si fosse contenta-
to di quell'infeudazione imperiale, la sua
sarebbe slata fuor d'ogni dubbio una u-
snrpazione. Ma non fu, appunto perche
il Pontefice Onorio III, pregatone oda
Ijuonconleo dallo stessoFedericolI quan-
do ebbe da lui nel 1220 la imperiale co-
rona in Roma, sanò colla sua sanzione
quanto v'era d'illegale nell'atto di Fe-
derico 11, e conferita a Buonconle l'inve-
stitura «li Urbino, rese legittimo il domi-
nio che da indi in qua i Feltreschi vi e-
sercitarono. Cos'i vengono chiarite le ori
gini di questo dominio ; ed è veramente
strano che l'Ugolini le abbia esposte in
njoilo sniionco e confuso, trascurando fin
dal principio della sua storia un punto
COSI rilevante ... Le cose qui da noi ac-
ccnnatCj e dall'Ugolini porle omracsse,
V IC
parie alterale , il lettore potrà vederle
minutamente esposte dal eh. cav. Moro-
ni nel voi. LXXXVI tlel suo eruditissi-
mo Dizioiuivio, p. aliS -275, dove colla
scorta di ottimi autori illustra lutto quel
tratto più oscuro della stoiia di Urbino^
che precede l'avvenimento della signoria
Fellrcaca". Non per vanità, ma per gra-
dimento di sì autorevolegiudizio, all'in-
con)parf>bileC/\'/7/(/; CaUolicci rendo qui,
per l'onorevole conforto, affettuose e ri-
verenti azioni di grazie, anche per quan-
to in (jiiesto i)unto leggo, singoiar coin-
cidenza, in im'amorevole lettera del mio
onorandissimo amico il eh. cav. Scolari,
scritta a Sati Hriison presso il Dolo. >» Spe-
ro le sarà giunta l'ultima mia, alla rpia-
le fo soltanto questa breve Appendice^
per provarle che da per tutto e sempre
vivo con Lei , e con quel suo stupendo
Emporio d'Ei udizione , che ornai vedo
spogliato da lutti, e tanto ingratatnente
citato da pochi, sebbene senza raggiun-
gere il line di farsi riputare eruditi, da
quando il gran Dizionario !\Toroni i già
fattola notizia proverbiale di tulli, ond'ò
certissimo che per tutti i tem[)i avvenire
in esso i posteri troveranno il pane di
cui cibarsi a buon mercato, e come del
suo poema disse Dante: ne avanzeranno
sempre le sporte piene (di cui ognun co-
nosce quanto il cav. Scolari è benemeri-
to illustratore)". Tutto questo, in buona
pace, lo sappiano que' rari colali, che ridi-
colosamente pretendono far credere, che
io non sia sialo sempre esia tuttora il solo
e l'unii o autore di questo mio Diziona-
rio. Inoltre potrà rannodarsi, a quanto
di aualogo per la Storia, a confutazione
di sì maligno mendacio e triviale calun-
nia, scrissi altrove, e per ultimo nel voi.
XCVII,p. I 2 3. Riferisce il Reposali, Del-
la zecca di Gubbio, e delle gè sic de' Si'
gnori della Ro^'cre duchi di Urbino, I.
2, p. j44) descrivendo una moneta del
duca Francesco M.' i coniala iu Urbino.
)' Neh.'' parliraento dello scudo, si vede
V iosegm di Monte Feltro e di Urbino ;
V I e
nel '."gli ornanienlidflln «ì. Sc(lc(lef:lii(i
*i incrociato) postivi non so «e per I iif
fizio o carico ili {^ran Gonjalonk.i e di v
Chiesa, goiliilocla Guiil'Ultiildo I suo pa
(Ire adottivo, o per insegna di capitano
Gencitilc (li .?. Chiesa, o piuttosto per
dimoiitrare, che il ducato d'Urbino ò un
ficarit] lo (Icllit Chiesa Ilorna Ita". \\A)'\a-
mo dal Borgia, Difesa del dominio tem-
porale della Side apostolira nelle due
Sieilie, p. 264, che l'apa Innocenzo IV
dopo nver privato del regno di Sicilia e
deposto doll'in)pero Federico II, questo
morto, volle reggere il regno per sé sles-
so e piendervi in persona elletlivo pos-
sesso, onde confermare latto di devolu-
rione, recandosi a Napoli nel 17.54- I^'^"'
fredi naturale del defunto, dal l*apn ri-
conosciuto principe di Taranto e di altre
terre, e fatto con buono stipendio vicario
pontificio per il temporale governo del
reanie a Faro laf/ue ad /lumen Siles,
conti ibuì alla solennità del suo ingresso,
essendosi recato incontro ad Innocenzo
IV con copioso accompagnamento di ma-
gnali, quando passalo il ponte di Cepra-
no entrò nel regno. Quivi gli baciò i pie-
di, e ne addestrò il cavallo per un tratto
di strada. Papa Clemente V nella vacan-
za dell'impero nominò vicario dei mede-
simo in Italia nel 3 i4 Robei lo re di Si-
cilia, confermandolo il successore Giovan-
ni XXII: quindi Benedetto XII elesse a
l'icari dell' fnipero i notali a quell'ar-
ticolo, anch'egli ricusando di riconosce-
re [ler imperatore il pretendente Lodovi-
co V il /;<7i77/'0, eletto da una parte del
collegio degli elettori, sostenitore degli
eretici e fautore dello scisma dell'anti-
papa Nicolò V. Ria Lodovico V, come al-
tri imperatori, largamente dispensò feudi
per farsi partigiani, ed essere sosleuutOj
colle comuni pretensioni che quasi tutte
le terre d'Italia appartenessero all'impe-
ro, e fossero suoi feudi. Narra d Borgia,
DJemoric islorielic di lìenaenlo, par. 3,
p. 309, che fin dal I 353, d'ordine d'In-
nocco7o VI, comparve iu Italia suo le-
V I C II I
gnfo e vicario generale in (empoinlihiis
in Terri'. lùu lesine ae Vrovincii'i eju^-
dem, il sopraddetto cardinal Albornoz,
per ridurre io dovere i tanti usurpato-
ri, clic [)rofitt:indo della lontananza de'
l*api residenti in Avignone, a verno pre-
so a tiranneggiare gran parte del ponti-
fìcio dominio. I nomi di tali lìraiiiii oc-
eupatori de' luoghi di s. Chiesa sono i
seguenti. Ma prima è da sa[)ersi, che Lo-
dovico V il DiU'aro, allora già morto,
per vendicarsi delle scomuniche fulmina
tegli da'l'api, i quali non lo vollero rico-
nosceie per imperatore, e de' vicari co-
stituiti a nome della Sede apostolica va-
cante Imperio, in Milano e in altre cit-
tà possedute dagl'imperatori in Lombar-
dia, si rivolse pur esso a creare come im-
peratore per suoi vicari nelle terre della
Chiesa que'medesirni signori, cheribella-
tisi al Papa ne aveano già usurpato il tlo-
minio. Adunque dichiarò Giovanni da
Vico prefello di Pioma, vicario in Viter-
bo, città dove avea precedentemente si-
gnoreggialo Silvestro de'Galli; Galeotto
e altri fratelli Malatesta;, vicari iu llimi-
ni, Pesaro e Fano; Antonio da Monte
Feltro, vicario in Urbinoj Nolfo e Ga-
lasso nipoti di Guido da Monte Fi^ltro,
vicari in C^g/Zy Alberghelto Clavelli, vi-
cario in /^rt/'r/V7Hoy Bulgaruccio Ottoni,
vicario in Malelica(^[>oì da'Papi la fami-
glia ebl)e il vicariato, così altri); Isn»educ-
ciò, vicario in*, Severino jGeulWt da Va-
ranojvicario io C«r//icW«Oj Michele, vica-
rio in Monte Milone (di cui nel voi. XL,
p. 273);Pagnone di Giovannuccio di
Piuggiero Cima, vicario di Cins^olt (que-
sta famiglia nello stesso secolo XIV lun-
gamente contese il principato della pa-
tria, di cui poscia furono costituiti vica-
ri della s. Sede i nipoti di J^agnone, la
cui discendenza maschile terminò in Cin-
goli nel i4^.3); Nicolò da Boscareto, vi-
caiio di Vcy/; Guido da Polenta, vicario
di Ravenna; Francesco e Sinibaldo de-
gli Ordelafli, vicari in Forlì e iu Cesena,
e Giovanni Manfredi, vicaiio in Faen-
Ili vie
za. Olire «juesli vicari cobtilulti dal Ba-
l'aro, soggiunge il Borgia, un documen-
to Vaticano ci raniinenla Gentile da Rio-
gliano tiianno di Fermo j: e Fredo de'
INJulucci signore di /l/rtte/w/^z, acclamato
du' macerateci, poscia confederatosi con
Giovanni Visconti arcivescovo di Milano
iu Sarzana a'3i marzo i 353, e con vari
signori e comuni della Marca, llcanlinal
Alborrioz, d'animo invitto, felicemente
riuscì nell'inipresa ; poiché pacificata la
Campagna di lioma , ricuperò da Gio-
vanni da Vico l'Orvietano (già occupato
«Ja'Mnnaldeschi), e il Palrimonio ossia il
yUerhesej obbligò i popoli del ducalo
di Spoleto di rendersi o a palli , o per
ispoutanea dtdizionej riacquistò colla for-
za la contea di Cilià di Cartello j e [al-
ia lega co'Trinci di Foligno, co' Varani
di Camerino, cogl'lsmeducci dis, Sei-erì-
no e co'conli ò\3Jontc Feltro, scacciò nella
Marca dalla città di Fermo Gentile da
Mogliano con tanto prospero evento, che
in breve ebbe da Fredo Macerata, da'
Maldlesta Jncona, Ascoli, Jesi, Osinio,
Eecanati, Sinigaglia, Umanaj e strel-
li poi essiMalatesta in Uomagna, per me-
ro atto di sua geoeiositàconcesse loro per
un decennio iu vicariato il governo del-
le città di nini ini, Pesaro, Fano e Fos-
somhrone coll'annuo censo di 6,000 fio-
rini d'oro (al dominio di tali città, poi
confermate da'l'api in vicarialo^ eglino
aggiunsero Cesena, Sinigaglia, Cer\'ia
tolta da Galeazzo Malatesta nel i383 a'
Polentani di Pia veniia, e ^erOVioro infeu-
dato nel I 3q4 ^ Pandolfo e Carlo figli di
Gale&zzo, avendo allora pure il vicaria-
lo di Todi: Gregorio XII gli concesse
il vicariato di Saisina^ Martino V quel-
Io d'Ov/mo , oltre il vicariato di s. Leo
ron altri luoghi di Monte Feltro ec. Eu-
o
genio IV confermò a"MaIatesta i vicaria-
ti, e vi aggiunse quella di Penna Billi e
di Mond;tvio, parlati nel voi. LXXXVI,
p. 101 ei85; Paolo II gli die'il vicarialo
di Meldola, di cui nel voi. XXV, p. 1941
ec). luoliialosi quindi iu della proviu-
V I C
eia, ridusse nll'id^bidienza di s. Chiesa i
Polentani signori di Ravenna e di Cer-
via jloUe a'iManfredi /''^f/i";?, rilasciando
loro il possesso di alcuni castelli; e passò
poi a domare gli OrdelalFi tiranni di /«"or-
Zi, Cesena, Forlimpopoli , Castrocaro^
Meldola e Berlinoro. Ma richiamato in
Avignone, mentre assediava Forlì, nel-
l'agosto 1 3 jy dovèadidare ad altri il ca-
rico dell'ardua impresa. Nella sua lonta-
nanza ripullulai Olio nelle terre ili s. Chie-
sa i semi delle primiere discordie, onde
Innocenzo VTve lo rimandò con pienis-
sima podeslàj e nel 13^9 con l'aiuto de'
Malatesta e degli Aliilosi d'f/nola, ridus-
se all'ubbidienza gli Ordeladì, a'quali ri-
lasciò in vicariato ForlinipnpoU e Ca-
slrocaro{\\c\ 1 SyGSinibaldo Ordelafil tor
nò a signoreggiare Forlì, con occupare
poi Sarsina e altre terre, sebbene di al-
cuni di questi luoghi presto gli Ordeladl
ne perdessero il dominio; ma non glàdi
Forlì, dove eglino noti senza varie vicen-
de si mantennero per più lungo tempo,
avendone conseguito il vicarialo dalla s.
Sede, alla qualesedendo Eugenio IV, An-
tonio Ordelafll pagava r 000 ducati d'oro
d'annuo censo). Nell'anno appresso riebbe
da Giovanni Visconte da Oleggio la città
(.W Bologna da lui tolta a' Visconti, a'qua-
li l'aveano venduta i figli di Taddeo de'
Pepoli, questi già investitone nel 1 34o da
Benedetto XII col censo d'8, 000 fiorini
d'oro, dopo la nioite del padre seguita
nel r 347, riportandone l'Oleggio dal car-
dinale il dominio di Fermo e vicariato
sua vita durante; chiamandolo il cardina-
le, Marchiae Anconitatiae Recloreni ac
Civitalis Firmi et sui Districtns Vica-
ritim. Neil 362 il cardinal Albornoz ob-
bligò i romani a restituire la libera si-
gnoria della città ad Innocenzo VI, il cui
successore Urbano V lo deputò legato a
Napoli, nella quale occasione acconciòan-
cora le cose di Benevento, molestalo da'
circostanti regnicoli nel suo lerrilorio,on-
de avea ricorso al Papa suo apostolico si-
gnore (Bene vento era governalo dalla s.
vie
Sede, come altre provincic ili cssn, di un
Ixiilore, al quale si iipparleneva il dopti-
tare il vicniio osnÌo assessore per le giu-
dicalure di Henevenlo. a beneplacilo pe-
rò de"l*.i[)i). IC (piando Urbano V si re-
cò in Italia neiiSGr-jil caidiiinle l'accol-
se in Cornelo e servi fino a Vileibo, Da
r|iiesta cillà, Amedeo VI conte di Sa^-nla
accooipagnò il Papa nel suo Ingresso so-
lenne in Jlortia, addeslraiidogli il caval-
lo, per onorare il /icario di Grsìi Cri-
.slo, mentre sul capo di questo portava il
1''essillo o gonfalone di s. Chiesa , col-
l'insegna delle chiavi pontificie, Ridolfo
Varano vicario di Camerino. Ma il rista-
bilimento della residenza papale in Ro-
ma si deve a Gregorio XI e neh 877, il
quale nel 137?. avea fatti vicari di Ferra-
ra, durante la loro vita, Nicolò II e Al
Vie I I 3
dando piinclpio al Ingrimcvole, grande e
lungo Scisma (l.) d'Occidente, e alle
due IJlihidicnzc (/'.) di Roma e A vigno
ne. Nella lotta fra'Papi e gli antipapi, pa'
ttirboleatissiini tempi , non mancarono
di nuovamente prodllarne gli ainhi/iosi
prepolenti, con altre usui[)azioni a dan
no del patrimonio della s. Sede, onde si
trovarono coslrelli i Papi di riconoscerli
quali loro vicari temporali, ovvero ne'
grandi bisogni in cui versavano per rice-
vere una certa corrisposta, diedero in vi
cariato molte città e terre, il che osarono
fare anche i lontani antipapi , con que'
che ne seguivano lo scisma, sebbene in
poco numero. Urbano VI investì diversi
de'vicariati pontificii temporali, parlali a'
loroluoghi,eil simile praticòConificioIX
suo successore. Di questi dirò solamente.
berlo d'E'itej non ostante che fino a quel clic neh 3q2 concesse varie città e luoghi
tempo i Papi non aveano dato quel g-o- in vicariali a' magistrati, cornea quello
verno se non per 9 ovvero io anni, obbli-
gandosi pagare alla s. Sede annui 1 0,000
fiorini d'oro, e di manteneie a spese lo-
ro, per servizio di essa, i 00 cavalieri nel-
lo spazio di 70 miglia. L'assenza dunque
di Z?o/o^^<^, questa e altri luoghi pei 1^
anni, coli' obbligo di contribuire alla s.
Sede 5,000 scudi d'oro annui. Sembra
che peli. "Bonifacio IX investisse de'feu-
di, che la s. Sede tuttora possiede nel Pie-
de'Papi da Roma, cominciata neli3o5, monte, con Massernno per capitale, la
tra le tante malaugurate e fatali conse- nobilissima famiglia Fiescbi. Inoltre col
guenze, portò pure quella di fare in bra- tributo d'un cane da rete e d'una rete,
dì il principato temporale della s. Sede, accordò a Marino Dongiovanni, Rotella
con tanti vicariati pontificii. Imperocché d'Ascoli (di cui nel voi. LXXIX, p. i-So,);
vivendosi in molte città e luoghi, anche e col tributo d' un cane da caccia d' uc-
celli e di lepri, die'a Paolo Orsini in feu
do Canino nella provincia di Viterbo:
ciò non deve sorprendere, se si legga l'ar-
ticolo Tributo. Onoiò col titolo di con-
te della terra di Gonzaga (ora cospicuo
nell'ubbidienza della Sede apostolica, di borgo del ducato di Mantova, che die' il
che tratta pure queldocumentodi cui ra- nomeallacelebreepotentefamiglia Gon-
giona il Leopardi nella l'ila di Nicolo zaga) , Francesco I Gonzaga signore e
Bondfi de, a p. 188. Morto Gregorio XI vicario imperiale di flJanlOi'a). lunocen-
del resto d'Italia, in detta deplorabile e
poca, con grande licenza e sfrenatezza, si
trovarono costretti i Papi avignonesi a
costituire de' vicari temporali pontificii
che le governassero e le reggessero bene
nel I 378, gli successe Urbano VI; però i
cardinali francesi, vagheggiando le deli-
zie di Piovenza e il ritorno in Avignone,
da Gregorio XI lasciato al governo del
vicario cardinal Dlandiaco, si ribellarono
al legittimo Papa, ed elessero l'antipapa
Clemcute VII, che tosto y'i si condusse^
VCL. xcix
zo VII fece governatore di Fermo Lo-
dovico Migliorati suo nipote, e marche-
se della Riarca; ma perchè il successore
Gregorio Xll lo privò della Marca, esso
col favore di Ladislao re di Napoli, nel
1407 s'impadronì di Fermo e d'Ascoli.
Pacificatosi poi con Gregorio XII, rilea-
8
1 1 4 vie
De Fermo col suo contado iu vicariato;
pel quale, sì esso che Gentile Dotnioelli
Migliorati, come pure perle terre di Mon-
te Granare, Monte Piubbiano, Monte Fio-
re e Monte Cosaro, questo della provin-
cia di J\liicerala e gli altri di quella di
Fermo, ebbero da Mai lino V il privile-
gio di non legistrnre nel libro n catasto
della Marca d' Ancona le giazie ad essi
concedute pe'Iorovicarioli. Adoperando-
si egregiamente Ladishio Vredi Polonia,
per l'unione della Chiesa greca alla lati-
na, Martino V lo dichiarò vicario della
Chiesa romana nel suo regno, ch'era uno
de'tanti tributari della s. Sede, anche per
propagar l'Evangelo tra'barbari. Bene-
mei ito della s. Sede, Alfonso V re d' A-
ingona, per aver contribuito al ricu[)ero
di buona parte della Marca d'Ancona,
occupato dallo Sforza, Eugenio IV gene-
rosamente gli condonò, per le spese fal-
le, 5o,ooo marche, che qual figlio adot-
tivo di Giovanna li regina di Napoli, gli
dovea per l' investitura del regno , per
l'annuo censo d'8,ooo oncia d'oro; ed
inoltre ottenne il vicarialo in tcmporali-
hus di DtncK-enlo e di Ttrracina , sua
■vita naturale durante, ina restituendo al
Papa il castello di s. Felice, da lui occu-
pato. II re accettò le coudizioni di questo
vicariato, con bolla d'oro data in Napoli
neh 445. Morto neh 458, il suo figlio e
successoreFerdinando I, continuando que-
sti a ritenere il vicariato di Benevento e
Terracina, Pio II ne esigette la restitu-
zione; tuttavolta si contentò di quella di
Ijenevento, concedendogli in vicarialo
Terracina, in annos clccem sub censii :
ma quanto a questo e alla durata del vi-
cariato, meglio è vedere quell'articolo.
)l censo per Alfonso V per Benevento e
Terracina fu di due sparvieri; quello per
Ferdinando I per Terracina fu d'un ca-
mallo bianco, pretendendo poi d'offrire in-
vece uno sparviere. Retrocedendo d'al-
cuni anni, ricorderò che Nicolò V, dive-
nuto Papa neh 44?) trovò la repubblica
cristiana assai sconvolta, anche per lo sci-
V I C
smn dell' ontipapn Felice V giù duca di
Sm'oia (F.). Nello stalo di s. Chiesa, i
baroni che da essa neaveano i vicariati
temporali, n'erano divenuti tiranni, laon-
de concesse il governo di Paaro m vi-
caiiato ad Alessitidro vS forza, che l'avpa
comprata con dolo e senza l'assenso pon
tiflcio, coll'obbligo dell'annuo censo di
y5o fiorini il' oro, da pagarsi nella festa
di s. Pietro. Dichiiiiò Antonio Ordel'iUi
vicario per la s. Sede al governo della eil-
tà e contado di Forlì, con annuo censo
delerniinato. Vicariali e condonazioni di
censi non pagali , concesse a' Malatesin,
stabilendo il censo perlNIonte Marciano
e IMonte Cassiano , in un annuo pi.Tlto
d'argento di 6 oncie. Die' in feudo a"Ba-
glioni la prefettura o vicariato di Spello.
E morto il marchese Leonello d'Este, vi-
cario perla s. Sede della contea di Fer-
rara^ costituì successore nel vicarialo il
fratello Borse d'Este e suoi figli, coll'an-
nuo censo di 5oo fiorini d'oro, altri tri-
buti dovendo pagare per altri vicariali,
l'aolo II nel i 4? ' dichiarò duca Borso,
pi evie il suo giuramento di fedeltà, gliin-
pose la Corona ducale in capo e gli do-
nò la Rosa d'oro bcnedetla (F.)j eresse
Ferrara in ducato, e gli die'facoltà di di-
sporne in favore di sua legittima succes-
sione. Morto poco dopo , gli successe il
fratello Ercole I, a cui Sisto IV nel \ \']T.
rinnovò l'investitura, col titolo ilucale,
anche pe'discendenti legittimi di retta li-
nea fino alla 3.* generazione, col censo
annuodi y,ooo fiorini di camera perFcr-
rara, salva la ritenzione tliiooo a titolo
di provigione, non compreso il dovuto per
gli altri vicariati, con facoltà d'usar nel-
lo slen)ma le chiavi pontificie, come vi-
cario temporale della s. Sede. Già Euge-
nio IV circa il 1443 a'ea dichiarato duca
e coronato colla berretta ducale Odd' An-
tonio conte di Monte Feltro e d' Urbino,
vicario lem poraledelia s. Sede; ed il nuo-
vo duca dopo aver prestato il giuran)en-
to di fedeltà, e promesso di difendere la
s. Chiesa e il Papa, e di daic ogni anno
V i e
nel giorno di s. Pietro una chinen I)Ì9ii-
oa decentemente bardata , a' l'api. Ma
siccome il fratello e successore, il celebre
conte Federico, non era fregiato (Iella di-
pnilà ducale, quantun(jne Eugenio IV
l'avea conferita pure a'discendenti d'Od-
d' Antonio; perciò Sisto IV nel i474 ^^
dichiarò duca ó'Urln'no e Gonfaloniere
di ,v. Chiesa, consegnandogli il Fe<!sillo,
imponendogli la l)errelta e il manto du-
cale; poscia oltre la Uosa d'oro, gli do-
nò lo Storto e lìerri'ltonc ducali !>ene-
^/<///{ A''.), facendolo nuovamente capitan
generale di s. Cliiesa: così Urbino fu ele-
vato a ducalo. Ed ecco due vicariati lem-
[lorali della s. Sede, onorati del titolo e
prerogative di Ducato, le loro corti di-
venendo tra le più celebri e splendi-
de d' Italia, nelle quali diversi principi
e signorie tenevano i loro ambasciato-
ri ; i loro duchi essendo eziandio auto-
rizzati, ne' loro stati, a couceilere subin-
feudazioni. Quando il ducalo d' Urbi-
no nel 1 5o8 passò in Francesco M.' I
della Roi'ere, nipote di Giulio II e Pre-
fello di Roma, il Papa nell'investitura
stabilì l'annuo censo a i 3oo fiorini d'oro
di camera. Questo tributo fu da Paolo
III aumentato nel figlio Giiid'Ubaldo II,
in annui ducati 2190, che altri dicono
2240. INel voi. LXXX, p. 186 e seg., ra-
gionando del Tributo, riportai un bel nu-
mero di bolle pontificie riguardanti l'in-
feudazioni e investiture, il pagamento de'
censi delle regalie spettanti alla camera
apostolica; quelle contro le violenti inva-
sioni, dette cii^'alcale,c\\Q si facevano ar-
mala mano di prepotenza in diversi luo-
ghi per danneggiarli e spogliarli, e con-
tro gli occupalori de'medesimi. Narrai ne'
voi. LI l,p. 1 40, LXV I, p. 244, LXXXVI,
p. 3o5 e seg., LXXX VII, p. 2 5r) e seg.,
1896 seg., LXXXVIII,p.i3eseg.,XCII,
p. 263,264,269,27 i,emegIioneglispe-
ciali articoli che ricorderò in corsivo, non
senza difendere Alessandro VI e ricor-
darne le benemerenze, che egli frenò l'ol-
tracotanza de' baroni e vicari feudatari^
Vie I I 7
per cui moltissimi vicariati temporali d(d-
ln 8. Sede furono tolti a'feudatari, onde
formale uno stato potente in Italia al di-
letto figlio Cesare Borgia , ex-cardinale,
capitano generale di s. Chiesa. Si prese
motivo, nel procedere airoccupaziono de'
vicariati, da sospetti di ribellione, da'tri-
buti non soddisfatti, dall'esser terminata
la legittima linea degl'investiti, e perciò
devoluti alla camera apostolica, ed anco
perritenersi alcuni vicariati indebitamen-
te posseduti. Le ambiziose aspirazioni del
bellicoso Borgia, e l'eccessivo alFetto pa-
terno, i baroni, i vicari temporali, i prin-
cipi italiani , tutto aveano penetrato fia
dal 1497, ed eransi posti in guardia pel
succeduto spoglio de baroni romani, fra'
quali i pili che solTriiono furono i Colon-
na,'\ Caclani,^\'\ Orvm?, tenendo un par-
lamento alla Magione pel reciproco aiu-
to e federazione. Essendo in cima de'pen-
sieri di Luigi XII re di Francia, il conqui-
sto del reame di Napoli e del ducato di
Milano,volle guadagnarsi l'animo del Pa-
pa, e dichiarò il Borgia duca del Valen-
tinois. Quindi entrò in lega collo stesso
Alessandro VI, e la repubblica di Vene-
zia, nella quale tra loro si divisero buo-
na parte d'Italia, coll'annuenza di Ferdi-
nando V re di vSpagna. Si convenne, che
l'Umbria, la Marca, la Romagna sareb-
bero fatte conquistare dal Borgia per
formargli una ducea possente, da posse-
dersi da lui in nomee qual vicario tem-
porale della s. Sede ; a tal effetto Luigi
XII lo fornì di 3oo lancie a proprie spe-
se, e di 4ooo svizzeri al soldo pontificio,
alle quali forze unironsi le milizie papali
negli ultimi del 1 499) ^P^^^ '" ^"' '' ^'^v-
già cominciò gli spogliamenli. Questi ven-
nero preceduti da monitorile da promul-
gate scomuniche contro i vicari tempo-
rali disubbidienti all'intimazioni di de-
cadenza e devoluzione, onde si diraelles-
sero da'vicariati che tenevano per la s.
Chiesa. Le imprese guerresche di spoglia-
zioni del Borgia, quando non si cedeva
prontamente coD violenti patti^ nella più
iiG Vie
parie colla forza, furonn nccompngnalfl
tln quelle l)Oiljarie, ciiidcltà, sacclipgi^i <•
alti e iniquilà, <lc[»!orale nel desciiverc i
vicariali conquistati e invasi, anrlie col
r uccisione a tradimento di diversi Uaro.
ni e vicari, cioè i vicariali di Spoleto, di
Iberni, di Periis^ia, di Cilti) di CnsUllo,
di Came/ì'iio. ili J'cniìo, di Urlino, di
Pesaro, i\i Sini^o^lia ,(\\ /ìiniini,(\\ Far-
lunpopoli, dì Fori), di Cesena, d\ Faen-
za, d' Imola, ed aiti i ancora. La Fran-
cia impedì e vietò di marciare nel duca-
to di Ferrara, in Bologna e in Tosca-
;jrt , contentandosi Cesare di molestare
Siena e d'impadronirsi di Piombino: Ra-
venna e altre città e liiofjlii erano occu-
pali da' veneti. Quindi il Papa diclnarò
Ijorgia duca di Romagna, e glie ne die'
l'mveslilura. Mentre si trattava di con-
cedere al Borgia il titolo di re di Roma-
gna, Marca e Umbria, e mentre Cesare
proseguiva le conquiste e usurpazioni
neir Umbria, morì Alessandro VI a' i8
agosto i5o3, onde presto crollò la poten-
za del Dorgia, spogliato di tutti i vicaria-
ti e fortezze occupali, dal fortissimo Giu-
lio 11. Diversi vicariali furono restituiti
agli antichi vicari pontifìcii, altri s' inca-
merarono al dominio diretto della Chie-
sa romana, così le terre occupate da' ve-
neziani. L'ultima infcudazionedi provin-
cia della Sede apostolica, l'eseguì Paolo
III con l'annuo tributo di gooo ducati
d'oro, de'ducati di Parma e Piacenza,
a favore di suo figlio Pier Luigi Farnese
e discendenti. Finalmente s. Pio V ma-
gnanimo propugnatore del principato
temporale della Chiesa romana , e della
conserva'/ione integrale de'suoi civili do-
luinii, di cui i Papi sono custodi e am-
minislralori, colla celebre bolla Aclnionet
ìios, de'29 marzo 1567, che sottoscrisse
e giurò, facendo altreltanto 89 cardina-
li, proibì severamente qualunque infeu-
dazione, governo e vicariato di qualun-
que luogo de'dom ini i ecclesiaslici,a chiun-
que, sia a vita, sia a 3.* generazione, ed
in qualsiasi modo che implichi pregiudi-
V I C
zio nll'intera sovinnit,'» della s. Sede e de'
Papi; come pure vietò ogni alienazione
di f|ualsivoglia terra, che appartenesse o
ritornasse alla signoria della Chiesa ro-
mana,temporaneamente o perpetuamen-
te. Perla sua rigorosa osservanza, fu pre-
scritto a'cardinali di giurare tale bolla, e
quelle confermatorie de'Papi successori,
prima di ricevere \\ cappello cardiiìali-
zio, e nuovamente innanzi di procedere
all'elezione del Papa, dovendol'eletto to-
sto giurai la, eseguirla e farla osservare;
essendo pur vietato il promuoverne la
deroga, e il prosciogliere dal giuramen-
to. Della qual bolla, e di quelle che la
latincaronojede'giuratuenti, riparlai ne'
voi. LV, p. 282 e 283, LXXX, p. 1 87 e
seg. Il successore Gregorio XIII, confer-
mò le bolle d'Innocenzo Vili e altri suc-
cessori, sui pagamenti de'ti ibuli nella vi-
gilia o festa de'ss. Pietro e Paolo, e sul-
le proteste da emettersi contro i morosi
e decaduti, le quali tuttora si rinnova-
no dal cardinal camerlengo di s. Chiesa
e dal Papa, per la festa de' ss. Pietro e
Paolo. Nel suo pontificato per niQrte di
diversi vicari temporali 0 per essere ter-
minata la loro infeudazione, o per non
pagato censo, riunì i vicariati devoluti
al diretto principato della s. Sede; e col-
r aiuto dell'armi del duca di Savoia E-
manueleFiliberlo, GregorioXIII ricupe-
rò alcuni de'ftìudi che la s. Sede possiede
in Piemonte, per morte de'vicari e occu-
pati dalla contessa di Stropìana che vi
pretendeva. Sisto V ancora fiaccò l'orgo-
glio de' superstiti baroni e vicari tem-
porali , proteggendo i loro vassalli dalle
prepotenze e avanie colle quali li tratta-
vano, a tal uopo istituendo la cardinali-
zia Congregazione soprd i Baroni dello
SlaloEcclesiaslico.T)\ pili die'stabiJimen-
to alla cardinalizia Congregazione della
sagra Consuka, la quale fu un Tribu-
nale di Roma, BDCO pe'ricoisi de'vajsal-
li contro i vicari e baroni de'feudi.e lo-
ro ministri, reprimendone gli arbitiii e
l'estorsioni. Procedeva anche in Sede va
V I e
caute, perdio yli alTaii talvolta abbiso^na-
Viino tli ^)roiilo rimedio, come per l'ap-
pello ilalle curie ile'feudi baronali: si ec-
cettuava ì soli giorni, martelli ultimo di
carnevale, e venerdì santo, onde fu detto
argutamente il riportato nel voi. LXXX,
p. i(35. Morto Alfonso 11 d'Este, iluca e
vicario di Ferrara^ la s. Scile ricusò di
riconoscere la linea di Cesare d'Esle du-
ca di Modena , per cui Clemente Vili
nelijqS dichiarò il ducato devoluto al-
la Pioiuana Chiesa; lo consegnò in perpe-
tuoal patrociniode'Pi incipi degli Aposto-
li, e VI si recò a prender solenne possesso
del dominio diretto; avendo già istituita
la cardinalizia Congregazione del Buon
Goi-tnio, per quello economico delle cit-
tà e terre di s. Chiesa, e per vegliare sul-
la giurisdizione de'vicari temporali di es-
sa, e altri baroni tributari. Urbano Vili
confermò la celebre bolla De non alie-
«/t/ir/«,eJ estinguendosi in Francesco M.'
li il ramo mascolino de'duchi d'Urbino,
tal feudo e vicariato ducale della s. Se-
de, a t|uesla lo dichiarò devoluto; ed an-
nueoleil vecchio duca, a' 18 ottobre 162G
autorizzò il proprio fratello cardinal fr.
Antonio Barberini a prender possesso del
ducalo d'Uibiuo. Wel pontificato del suc-
cessore Innocenzo X, vacarono altri vi-
cariati temporali, che il Papa per devo-
luzione riunì al diretto dominio di s. Chie-
sa; ed incamerò pure il ducalo di Castro
e Roncìi^lione, devoluto da' Farnese al
diretto principato della s. Sede; e di tutti
fece prenderne possesso a nome della ca-
mera apostolica. Io tal modo a questa
sempre più si diminuirono i tributi, per
la cessazione progressiva di tanti vicaria-
ti feudali, ma ad un tempo V Erario e
Tesoro ponlilicio fu impinguato colle
rendite de' luoghi ricuperati, e ciò che
più interessa, felicemente cessarono le
contestazioni e inceppamenti all'azione
governativa del Papa. Ilo riferito ne' voi.
XLIII, p. 238, LXIX, p. 278, come A-
lossandro VII nel 1 G'S'ò ricevè dalla fami-
glia Ficsclu la icsliluzioue de' feudi del-
Vie 117
la s. Sede, che (|ual sua vicaria godeva
per investitura nel Piemonte q Monfer-
rato, cioè il principato di Masserano e
il marchesato di Crevacuore, e li solto-
[)ose alle disposizioni della bolla De non
alienandis. Ma poi un membro di tal fa-
miglia, avendo venduto senza il consen-
so della s. Sede tali e altri feudi ad es-
sa appartenenti , a Vittorio Amedeo II
duca di Savoia , Innocenzo XI dichiarò
nulla silFatla vendita. E bene [)rendere co-
gnizione del breve di tal Papa, Cam si-
cut accepimus, de' 1 2 aprile 1G77, /?////.
Roni.,\. 8, p. i^: Coniinittitnr Episeopo
Alexandrino causa inter prìncipeinMas-
serani Sedis aposloUcae Feudatariunt,
et conirnunilates die ti loci Masserani^
Crei'fltoreetc. N'era allora principeFrau-
cesco Lodovico Ferreri Fieschi. Queste
dilferenze tra la s. Sede, ed i duchi di Sa-
voia, divenuti re di Sardegna, furono
terminate da Benedetto XIV nel 1741,
eoo dichiarare il re Carlo Emanuele III
vicario apostolico ?/2 te/nporalibns dn'liio-
ghi e feudi che la Chiesa romana posse-
deva in Piemonte e nel Monferrato, col-
le condizioni e clausole, che l' investitu-
ra fosse a favore della linea mascolina,
dehitae fidelilalis , ac de bene et fideli'
ter exercendo dicti ficariatus ofjìcuiiii^
praestanlijuranienluni,co\\' Amxwo e per-
petuo censo o tributo di scudi 2,000, os-
sia d'un calice d'oro con patena simile di
tal valore. Pio VI nel 1 786 elleltuò il pia-
no, immaginato da Benedetto XIV, col-
lo stabilimento delle Dogane pontificie
a'confini dello stato di s. Chiesa, elimi-
nando quelle confuse e che davano luo-
go ad abusi de'barooi, fra feudo e feudo,
pe'pedaggi e gabelle interne, il che ricor-
dai pure nel voi. LXXX, p. 163,191. Ri-
conoscendo Pio VII che i superstiti diritti
baronali de'feudi intralciavano la pubbli-
ca amministrazione civile e criminale, nel
1816 ne sospese la giurisdizione, facol-
tizzando i baroni a rinunziare alle loro
curie civili e criminali, solo loro conscr-
vaodo i titoli ouorilìci: co»! u poco a pò-
ii8 Vie
co molli baroni feudatari vi rinunziaro-
uo , e defiuilivameule i pochi feudi re-
slati iieir odierno ponlincalo cessarono
dei lutto per rinunzia de'baioni, il die
notai pure ne' voi. LXVll,p.325,LXXX,
p. i63. Come i vicari temporali incede-
vano nell'ingresso de'Pupi nel loro vica-
riato, lo dissi parlando de'loro alaggi,
ossia nel voi. XCVII, p. Gì. Raccontai
nel voi. LXXX, p. 197 ei()8, die il re-
gnante re di Sardegna avendo sino dal
1 85o interrotta la prestazione annua del
tributo di scudi 2000 pel calice e pate-
na d'oro, dovuta per la vicarìa tempo-
rale per la Chiesa romana, di molti fon-
di e terre del Piemonte e Monferrato, il
Papa Pio IX the regna, nel i854 solen-
Demente protestò contro tale operalo, in
guarentigia de'dirilti sovrani della s. Se-
de, che qual supremo capo della Chiesa
è in dovere di conservare illesi, anco pel
riferito nel libro, celebrato altrove: Del
dirìtlo de Papi t dt Cattolici intorno a-
gli Stati della Chiesa, 'Roma co'lipi del-
la Civiltà Cattolica 1860.
VICARI oVlCCARI. r: Vaccarizia.
V1CE-CAMERLEl>GODI SAìNTA
ROMAINA CHIESA, rice-Camtrarias
Sanctae Romanae Ecclesia e. 11 più de-
gno de'cjuattro Prelati di fiocchetti { /' .),
ragguardevole per grado e per preroga-
tive , facente parte della reverenda Ca-
mera Jpo.stotica (A ), qual primo suo
prelato, dopo il cardinal camerlengo di
s. Promana Chiesa, onde interviene quan-
do si aduna, come per il ricevimento de'
Tributi (f^.), e quando pe'non soddisfal-
li alla sua presenza il Papa pronunzia le
solenni proteste. Gli era unita l'eminen-
te carica di Governatore di Roma [F.)
e direttore generale di polizia , ma per
disposizioni del Papa Pio IX [f.) deli."
ottobre i 847; gh f" tolta la prefettura de'
Pompieri di Roma (/^ .), e sottoposti al
Senato di Fioma (f .)j indi a'29 dicem-
biei847 ebbe cambiato il titolo in quel-
lo di Ministro di Polizia, dopoché nella
riorganizzazione de' J'//6j*/2fl// di Roma
V I C
(K) a'i6 giugno il tribunale del gover-
no, di cui era presidente, prese il nome
di Tribunale criminale di Roma, di que-
sto piiredivenendone presidente; e poscia
a' 18 settembre 1848, colla soppressione
del ministero di polizia, e riunione delle
attribuzioni al ministerodeirioterno, ces-
sò l'ulìizio ilei governatorato. Ripri^tina-
tasi a'7 novembre i85o l'importante ca-
rica di Direttore generale di polizia di
Roma e dello Stato pontificio, come dis-
si ne'vol. LUI, p. 228, LXIU , p. 290,
accennandone le attribuzioni (le anterio-
ri le notai nel voi. XXXII, p. 1 3 e seg.,
e 16), ad essa fu unita la dignità di vice-
camerlengo, nel giugno i853. Laonde
latinamente viene denojuinalo, dall' an-
nuo foglio de' componenti la Camera
apostolica, intitolato, CuriaUuni, et li-
ligantinm cnmmoditati : l'iceCame-
rarius ac pnblicae securitatis in Lrbe
et tota Pontificia Ditione moderator
stipremus. Questo prelato, come vice-
camerlengo, nelle tre solennità maggio-
ri dell' anno, cioè Pasqua di Piisurre-
zione, Assunzione della B. Vergine, e
s. Calale, fa con tutte le consuete for-
malità la visita graziosa nelle Carce-
ri Nuove, ed in tulle le altre Prigioni
di Boma, della quale è a vedersi il voi.
XXXI I, p. 21 e seg. Qual direttore ge-
nerale di polizia, è capo del corpo politi-
co de'gendarmi pontificii, costituito a'iD
luglio i85o, e de Presidenti (ìe'XW Rio-
ni di Roma {r.). Ila la suprema vigilanza
sui Teatri, Spettacoli e Feste pubbliche
di Roma e Comarca, e fino dal i855 è
presidente della municipale deputazione
de'pubblici Spettacoli e Teatri [f.). E-
gli f;i parte del consiglio de'miuistri, di
cui è presidente il cardinal Segretario
di Stato {/^), ed ha l'ordinaria Udien-
za (F.) dal Papa due volle la settimana.
Dell'antica polizia riparlai ragionando
oc Pompieri, e del Prefetto di Roma, di
cui scrisse il Cohellio, Giibernatoris Ur-
bis, Praefecti Urbi siinililudineni geni.
11 vice camerlengo direttore generale di
vie vie ifQ
polizia npre insieme col Senato Ro- i83j, e ilelle posteiiori disposizioni", li
inulto il ilivetliiuetito nella via del Corso col ^ XXIV: »> Mg/ governatore di Ro-
iitil I ." sabbato e nel gioveilì del iJarne- ma pro|)orrii le nomine de'presidenli, vi-
valc ili fioiiui, 11 niedesiino prelato pre- ce-presidenti e segretari di polizia ne'rio-
cede la detta magistratura col nobile tre- ni di Roma, dell' assessore generale, de'
no co(uposlo di 3 carrozze, servitori a direttori e segretari nelle provincie, de'
piedi, nno de'(|uali porta l' Ombrellino, capi sezione nel suo ministero, de'comin-
e due sipiadroni di gendarmi a cavallo e danti e iilUziali su[)eriori dell'armi poli-
dragoni colle rispettive murielle, tutti in ticlie"'. Lo stesso Pa[)a, col moto proprio
alta uniforme. Nella i.^ carrozza è mg/ Quando co'due. moli-propri^ de'^t) di-
vice-camerlengo e direttore generale di cembre 1 847, pj'i'uenli sul consiglio tle'
polizia, mg.' procuratore generale del Fi- ministri, decretando il ministero di poli-
sco, ed il gentiluomo di spada. Nella 2.* zia, ne dichiarò le attribuzioni col titolo
un sostituto della procura (iscule, il can- IX: »> Il ministro di polizia dee preveni-
celliere del tribunale criminale di Roma, re i delitti, e reprimerli. Per prevenne
ed un cappellano. Nella 3." i camerieri, i delitti dipende da tale ministro tutto-
Indi a poco viene seguito dalla magistra- ciò die riguarda, i. La polizia generale,
tura summentovata, col suo nobile cor- la tranquillità e sicurezza interna della
leggio composto di 7 carrozze» di molti stalo. 2. La statistica delle popolazioni. 3.
Fedeli a pieili, di 8 a cavallo portanti i La repressione del vagabondaggio. 4- La
pallii del premio di ciascun giorno, non sorveglianza de' condannati liberati dal
diedi tuttala guardia da esso dipendente, carcere, e delle persone non munite di
cioè de' /^om/;/tf//, e loro musica. Lo stesso regolari ricapili. — Per reprimerli, i.
prelato, colla prefata magistratura, tro- L'arresto de' delinquenti da consegnarsi
vasi nella loggia del Palazzo di Fene- immediatamenlea'tribuualicrimiuali. 2.
zia (l''.) per aggiudicare il premio nella Le misure che siano alte a ricondurre la
corsa de'cavalli al vincitore nel carneva- quiete, la lran(piillità e 1' ordine ue'Iuo-
le di Roma, nei quale articolo riportai ghi ove venga turbato. — Son ) sotto
altre notizie analoghe a quelle prodot- l'immediata dipendenza di lui. i. Le pre-
te descrivendo le preuiioenze del Coi'er- sidenze regionarie. 2. Le direzioni , se-
iialore di Roma. Il Papa Pio IX, il i." greterie, ed altri udizi politici di tutto lo
gennaio 1 847 concentrò in un solo tribù- slato. 3. I corpi militari politici, e g'i a-
nale, quello del governatore, e que' cri- genlidi sicurezza pubblica. Rilascia i pas-
minali dell'uditore della camera e del se- saporii all'interno, e le carte di sicurezza
ualore, facendolo presiedere da mg.'^ go- ec." Molerò, che abbiamo il Regolamene
vernatore, i quali due ultimi Tribunali to di Polizia sugli obblighi che incombo-
^/i /ìOw<z resfarono so[)pressi; però in ta- no a' viaggiatori che vengono a Roma,
le articolo n<jtai, che il Papa dipoi col ed a tulli coloro che alloggiano foreslie-
«noto-proprio sul con>iglio de' ministri, ri, de'9 giugnoi84i- W Regolamento di
Come r- nostro principale desiderio, de' Polizia ne'dominii della s. Sede, de' 1 7
12 giugno 1847, nel comprendervi mg."^ marzo i85o. La Notificazione dcli."a'
governatoredi Roma, togliendogli lagiu- prile 1802, con disposizioni per la for-
dicalura civile e criminale, per a vere isti- mazione del ruolo slalislico della popo-
luilo un nuovo tribunalecriminale dillo- lazione di Roma. Della statistica parlai
ina, dichiarò nel § XII : ». Conserva la nel vul. LVIII, p. iGi e seg., ed altrove,
direzione generale di p(jlizia per tulio lo come nel voi. LXXXI V, p. iG, parlando
stalo, a termini del regolamento de'23 diquellacoinpilata dal miuislrodel com-
oUobrei8i6, del chirografo 20 febbraio meicio e lavuri pubblici, dcll'ialero sia-
.io vie
tu papale , alla (piale segui la pubblica-
/luue falla dal ntiiiìsleiodeiriiiterao: tSV^z-
tiitici numeiati^'a delle poiwlazioni del-
lo Sialo Fallii fido alla (ine del i853
lul riparlo tcrrilorialc modificalo .se-
tondo i cambianunli cui ì- aiidalo sog-
gcllo dopo il i833 fino all' epoca pre-
itiile, Itoma iSJy. lu lale anno il n. i 72
ilei Giornale .di Roma pubblicò il Re-
i^(diiinento della direzione generale di
Polizia, sulle veLlurc e allri mezzi di
trasporlo. Ivi sono assej^nate le piazze
per le sUizioiii delle vetture di traspor-
to a ilue cavalli, compresi gli omnibus,
a le vetture ad uu cavallo, introdotte
verso il i85o ad esempio di Napoli, e
buccessivaiueiile copiosamente accresciu-
te. Già a' 2c) novembre 1849 erasi pub-
blicata io Roma la Slatislica di tulli
gli u(Jìcii ed impieghi occupali nell'ani-
minislrazione temporale della s. Se-
de, co' rispellivi assegni annui : ne ra-
gionai nel voi. LVIl, p. i35, ed in al-
tri luoghi. A p. 22 della medesima vi è
la Pianta del personale dipendente dal
Ministero di Polizia. Ma oggi la pian-
ta del personale è tutta variata nelle
classi, ne'titoli, nelle attribuzioni, nelle
località, iie'soldi. Sugli albergatori e lo-
candieri, si può vedere il voi. LXXXIV,
p. 64: sui viaggiatori, il voi. XCVII, p.
34 e seg. Quanto alle Carceri di Roma
(f^.j e Prigioni [P'.),& la nuova direzio-
ne generale delle medesime , delle case
di condanna e luogiii di pena, con pre-
lato direttore generale, ne tenni propo-
sito anche ne' voi. LXXX, p. 164 e seg.,
LXXXIV, p. 27 ei49- Interessa che io
qui aggiunga riportare il Giornale di Ro-
ma del i855 e la Civiltà Cattolica^ che
il Papa Pio IX a' IO ottobre visitò il car-
cere e casa di correzione io sulla Piaz-
za di Termini^ aflìdate alle suore della
Provvidenza, le quali formano in quel
luogo di pena una scuola di educazione
religiosa, morale e civile. La nettezza
delle sale e delle abitazioni, e la decenza
e pulizia della persona^ v' è curala con
V IC
diligenza lutto particolare. Il vario la-
vorare di opere donnesche, e sopra lut-
to ne' merletti di molte fogge, quantuQ-
que da breve tempo cominciato, porta-
va già belli fruiti. L' ordine della disci-
plina, r istruzione, gli esercizi religiosi
sono i mezzi eiììcaci co' (jiiali mentre si
allevia in giusta misura la durezza della
pena meritata, se ne cambiano non che
1 costumi, ma fino i cuori, e si spera ot-
tenere che da quel carcere, ove entraro-
no viziose e colpevoli, escano donne ti-
morate di Dio, utili alle famiglie, edifi-
canti pel pubblico. Ora volendo il San-
to Padre accertarsi di propria vista del
bene cagionato da questa nuova orga-
nizzazione di quel carcere vi si recò di
persona : visitò le diverse parli dell'edi-
ficio ; si trattenne nella sala di lavoro,
benedisse le detenute. Non è a dire la
gioia mista di meravìglia delle 60 rac-
chiuse; tacquero confuse tutto il tempo
che si trattenne nella sala, e partilo pro-
ruppero iu pianto, che fu certo di con-
solazione e di compunzione insieme. A.'
25 poi dello slesso mese, il Papa si con-
dusse alla visita delle Carceri Nuove,
consolando cosi colla sua presenza colo-
ro che, quantunque sotto la legge della
giustizia per le loro colpe, non cessano
di essere cari al suo paterno cuore. Ac-
compagnato da mg.'^Mertel ministro del- ,
l'interno, percorse in ogni parte l'edifi-
zio, ed accuratamente visitò la cappella.
Neil' infermeria accostatosi al letto de'
malati, benignamente interrogando o-
gnuno intorno alla causa di lor prigio-
nia, air andamento del processo o alla
sentenza avuta, e al modo con cui erano
trattati. A tutti si degnò rivolgere paro-
le di conforto, assicurandoli che avrebbe
loro fatto sperimentare la sua clemenza,
laddove fosse stata compatibile co' do-
veri della giustizia. Recossi ancora nelle
stanze destinale alle visite graziose, ed
a' membri della benemerita congrega-
zione di s. Girolamo della Carità. Pe-
ndio nelle segrete, indi nelle carceri lai-
V I e
glie, non lascialo inosservato Io stesso
pailatoiio. Passato nella cucina, forinos-
si ad esaminare il pane, cui volle assag-
giare, indi il resto del vitto, cioè la mi-
nestra, il vino e la carne, bramoso di co-
uoscere in quella visita inaspettata co-
m'erano trattati i detenuti. Si compiac-
que eziandio visitar la prigione delle don-
ne, poste sotto la cura dt- Ile sullodate suo-
re della l'iovvidenza, che dalla casa di
correzione di Termini lo stesso Santo Pa-
dre avea da alcuni Djesi fallo collocare
in una parte separata del locale. Colà si
trattenne ad esaminare le celle destinate
alla notturna separazione, visitando inol-
tre il lavorio e l'inferme, a cui volse pa-
role di pia consolazione. In ogni parte
del vasto edilizio, il Papa fu accolto con
tali segni di gioia, chea frenarla ne'de-
tenuti a stento valse la legge della disci-
plina : e dopo d'aver graziati diversi col-
piti da breve condanna, e palesata la sua
soddisfazione per randamento di quelle
carceri, se ne partì.
Nell'articolo Governatore di Roma,
descrissi l'origine della carica e le sue
grandi prerogative, in uno alle medesi-
me del vice-camerlengo di s. Chiesa, luo-
gotenente del cardinal Camerlengo di s.
Romana Chiesa. IMa siccome nel ponti-
ficalo di Pio IX, si operarono molte va-
riazioni di titoli, di prerogative, di resi-
denza, riguardanti oltre tali diguitari del-
la s. Sede, la Sovranità della s. Sede^
Roma, ed i Tribunali di Roma, ad evi.
tare ripetizioni , è indispensabile tenere
presenti i ricordali articoli, per compe-
uelrnrsi con questo, cuisi rannodano que'
che iu seguito rammenterò, anco per a-
vere in essi tenuto proposito delle nuove
disposizioni governative, esuccessive mo-
dificazioni, onde potersi rinvenire le op-
portune nozioni, per la dignità, autorità
e prerogative del prelato vice camerlen-
go. In essi pure narrai le vicende politiche,
inclusive a (|uelle sino ad oggi, non meno
il recente operato iniquo e vergognoso,
coutjo il falcar io di Gcsii Cristo (f.) iu
Vie .2,
terra, che Piijm e Sovrano, irn[)avido re-
gna ili /'alitano Ira'lrionli che deriva-
no dall'unisona voce di lutto (juanto il
caltulicismo, e Ira le perturbazioni che
gli producono le incessanti jneiie ilegli
empi , delle Sette (A.), del Socialismo
(/'.), che pure riprovai nel voi. XCIV,
p. 3 IO. L' Uditore del Camerlcngato^
facendo parte di questo, prolitlai del suo
articolo, per descrivere le diminuite in-
gerenze del Camerlengato di s. riomana
Chiesa, tranne quelle spettanti ali" Uni-
i'ersità Romana (della (pjale, annunciò il
Giornale di Roma de'3() aprile 1 8Go,pei-
rinunzia di mg.' Campadonico, il Papa
nominò rettore il Rev." p. Bonfiglio Mu-
ra generale dell'ordine de'servi di Maria,
già professore e rettore deiruuiversità di
Perugia),aJ pagamenlode' rz/T^^^/^al tem-
po della Sede apostolica vacante (f^.)^
ed altre, e quale sia lo stato presente del
camerleiigatoj avendo nolificato il n. 6^
del Giornale di Roma del 1857, avere
li Papa, nel Concistoro de'iq cnarzo (in
esso, con allocuzione , e inlerpellazione
del parere del Sagro Collegio, il Papa
promulga ancora il cardinal Fice-Can-
celliere di s. Chiesa, e non altri ; come
speciali e soleimissimi erano i Funerali
d'entrambi), conferito l'amplissimo ulU-
zio di camerlengo di s. Romana Chiesa
al cardinal Lodovico Altieri romano, in-
di essendo stato trasferito il segretariato
del camerlengato ia Piazza Navona al
n. 97. Per vacanza, assenza e impotenza
del cardinal camerlengo di s. Chiesa, ne
fa le veci in lutto il cardinal Segretario
di Stato, eà eziandio Io dissi, ne' voi. VII,
p. d^, LXXX, p. 197 e ,98, LXXXIll
p.179. Anticamente, talvolta suppliva il
cardinal camerlengo, in detti casi, il pre-
lato decano de' Chierici della Camera
apostolica {F.\avem]o\o rilevato ne' voi.
VII, p. 6 1 , XI, p.i 88. Nou mancarono
cardinali prò camerlenghi, deputali da'
l'api, ed il Sagro Collegio, nella sede a-
postolica vacante, per voti elegge il car-
dinal pro-camerlengo, se io quel tempo
.22 Vie
muore il cardinale che ne (ungeva l'uf-
llzio (altrellanto si pratica per morte del
cardinal Penilciizicrc iiiii^giore, poicliè
i loro tribunali non cessano colla morte
del i'apa,co-'ì quello del Ficario di llo-
nia, che morendo restano delegate le fa-
collà a mg/ Ficegerentc). Mi piace ri-
produrre quanto nel Fiorino cV oro illic-
strilo, p. Ì79, scrisse il Vettori, sulla pa-
rola prò. In lìotna molle dignità pare
che sleno limitate, quando risiedono in
persona del collegio de'cardinali, eserci-
tandole essi col \iif e col prò aggiunto
al titolo, le quali cariche ne'prelali paio-
no piìiiini[)le e meno ristrette. Cos'i, per
cagione di esempio, il governatore di Ko-
lua, essendo talora cardinale, si dice Pro-
Goi'irnalore, il datario siaiihnenle Pro-
DaUirio, dovechè, quando sia destinato
alle medesime cariche un prelato, si di-
ce lihera mente g'nrruatore e (Lilnrio.
Per lo contrario CdinerU-ngo di s. Chie-
sa e Penileiìziere maggiore, si dicono i
cardinali che occupano quesl' im[)ieghi,
i quali si nominerebbero Ficc-Canitr-
Iciigo (([ui erra il dotto scrittore, de-esi
t\\ìc prò, poiché il vice-camerlengo è di-
gnità prelatiitia), e Pro Pfnitcn-iere,f>Q
lusserò dell'ordì ne de' prelati. Questo, cre-
ile il Vettori, che nasca sem[)licemenle
dall'uso, cioè che essendo sta te lunga luen-
le conferite alcune cariche a' cardinali,
perciò si danno co\ prò a'prelati; ed al-
rincontro [)er la medesima ragione, al-
tre solite a darsi a' prelati si conferisco-
no col vice e col prò a' cardinali , e ciò
per mantenere le cariche nella loro ge-
rarchia. Osserveiò, che il titolo di Can-
celliere della s. lloiiiana Chiesa, per a-
vere esercitato la carica un prelato , si
converti iu quello di Fice-Canceltierc,
per le ragioni che addussi in quell'arti-
colo, benché ne sia sempre fregialo a vi-
ta uu cardinale. Inoltre il Vettori illu-
stra, a p. 355 e 5 i o, la frase prò tempo-
re.L'onox evoìniìoio ufìizio di Camerlen-
go dì s. Rùinuna Chiesa, opinò il Co-
belliUjChe fu&se (ino al 1 000 esercitalo du'
V I C
magnali di Pkoma, e poi trasferito a'car*
dinali. Altri, me^lio lo faimo derivare
dall'antichissimo/' tee- 0(;//i//;o, primario
ufllziale della s. Sede, soprintendente al
Patriarclùo Laleranense (/^.), dimora
de'Fapi, ed alla Famiglia pon(i/icia{F.),
già esistente nel IV secolo, il quale fa
succeduto dall' /^/v:/V//aco/iO della Chie-
sa romana (F.), Ficario del Papa [F.)
e Priore [F.) de'cardinali diaconi, ed al
F eslarario della s. Romana Chiesa {F.),
per l'amministrazione delle Rendile del-
la medesima e del Tesoro pontificio ( F.):
in somma ebbe la soprintendenza di tut-
ti gli alfari, stabilendone la carica a vi-
ta. iVel patriarchio o PaLrzzo apostoli-
co {F.), collannuenza de'l^api, il camer-
lengo assunse a coadiuvarlo il Maestro
del sagro Ospizio [F.) , carica laicale,
cui successe la clericale di Prefetto del s.
Pidazzo apostolico , chiamato Maestro
di Casa del Papa, e poi Maggiordomo
( F.). Nell'amministrazione delia Rendita
ecclesiastica e ùtt Tributi {^F.), il camer-
lengo con pontifìcia licenza cominciò a
prevalersi dell' aiuto de' prelati Chierici
di Camera, a'quali pure distribuii diver-
se altre delle sue molteplici e gravi in-
combenze, che vadoa riferire, presieden-
do egli al governo della Camera aposto-
lica, pel regolamento governativo ed e-
conomico delle pubbliche cose. Succes-
sivamente, per r amministrazione delle
lentlite e custodia dell'erario, s'introdus-
se l'ullìziodi Tesoriere generale [nt[ qua-
le articolo parlai di parecchi camerleo-
ghi di s. Chiesa, e di diversi loro luogote-
nenti 0 vice-camerlenghi, oltre la serie
che ne formai al proprio articolo). E sea-
za dire, che quasi tutti gli altri mìniste«
ri derivarono altresì dal camerlengo, io-
clusivamente a' soprintendenti generali
dello stato ecclesiastico, poi denominati
Segretari di Stato, siccome esercitava
ancora nel suo Tribunale di Roma, col
governo particolare di questa e suo di-
stretto, la giurisdizione civile e crimina-
le sui secolari in Roma e suo distretto^ e
vie vie 123
nel limaneiile ilello stalo di s. Chiesa il cnlrare in essi non si dovesse ricliicde-
diiillo deira[)pt;llHzioiie alla (iiopria cu- re be noni soli meriti j>er!>onidi, anzi re-
ria, anche dagli ordinari, cosi prese per stilm lesoinnae shorsaleilaglialluali. Do-
assislerlo un udiloie prelato, per le cau- poche il Papa lia prochunalo in concisto-
se civili, che poi sì disse L di ture genera- ro d cariIiiiidciMnerlen;^o ili s.Chiesa, epic-
he della lì. Camera aj)ostolua[ut\ ipia- sii gli gioia fcdellìi, e dalle sue mani il
Je articolo espressi pure le giurisdizioni cardinale prende il /jV/.9/o//r- (/'.) del co-
dei ministro che vado a nominare) , ed mando, e lo consegna al prelato vice-ca-
un prelato / /ce-C<7»itf/7f//go per gover- inerlengo, colla formolu esibita ne' voi.
Dare Roma e il suo distretto , colla so- VII, p. 67, XXXll, p. 17,19 eseg. (uien-
pi intendenza alle cause criminali, mini- tre, come col hacolo incedeva il vice-ca-
stro che si denominò pure Coveniatorc nierleogo ne / i(igi>{ de Papi, lo narrai
di llofua: altro prelato col titolo d' Ldi- in quell' articolo, come nel voi. XCVII,
tore del Ca/nerlcngato, fu assegnato al p. 54). Allora il prelato, s'è nuovo nel-
camerlengo, pel disbrigo degli all'ciri che la carica, s' intitola : Camera apostoli-
direttamente dipendevano da lui, oltre ca /'ice-Ca/iierarins, et Caincrarii Lo-
due privati uditori Lnogolenenli pel ci- cumtencns j qualifica cominciata sotto
\ile e pel criminale, ed il segretario gè- Eugenio IV, ne* governatori di Roma,
nerale del camcrlengato. In |)rogresso di Quanto in vece ultimamente si prillilo
tempo, a varie vicende soggiacque Tarn- dal Papa nel dare il haslone del co-
pia e sterminata autorità del cardinal ca- mando al presente vice-camerlengo, lo
inerlengo di s. Chiesa, secondo il volere dirò in fine. Nella serie de' cardinali ca-
de'Papi e le condizioni de'tempi, per cui nierlenghi di s. Chiesa e de' cardinali
Tenne gradatamente ristretta, n)assiuie pro-camerlenghi, parlando del prelu-
dal secolo XVI in poi, quando pe'biso- lo carnei lengo (poiché anticamente non
gni della camera apostolica e del suo e- era sempre cardinale) Conzy o Conzié,
rario, gli uflici camerali divennero ve- dissi (e meglio ripelei nel voi. XXXII, p.
naii, ossia vendibili, detti impropriamen- 7), che per recarsi egli al concilio di Co-
te anche Facabiii (l^.); ed allora cjuel- stanza, nel luglio 1417 dichiarò suo luo-
li che gli acquistarono, però riconosciuti gotenente nei camerlengato, durante la
idonei ad esercitarli, cercarono a poco a sua assenza, il nipote b. Lodovico {f".)
poco, per via d'esenzioni e privilegi, di Allemand, ed eletto Papa Martino V nel
togliersi dalladipendenza delcardinalca- concilio l'i i novembre, a'2 i lo confer-
merlengo, i Papi avendo già da notabile niò colle inerenti prerogative, indi a'27
tempo principiato a direttamente nomi- maggio 14*24 l'inviò governatore a Dolo-
«arli, per l' autorità a cui erano perve- gna,già essendoarcivescovod'Arles;crea-
nuti, e per la figura che facevano nella to poi il b. Lodovico cardinale a'24 mag-
C'iria Romana. Anche la carica di ca- gio 1426, vacò la carica che esercitava
merlengo di s. Chiesa, sino da'primi an- temporaneamente, egli furono surrogati
ni del suddetto secolo, si ac<(uistava da' altri soggetti, col titolo di Luogotenenti
cardinali con ragguardevole somma, ri- del Camerlengo odi f^ ice- Camerlenghi.
ferita pure nel voi. LXXIV, p. 2c)3 e Non devo tacere, il' avere anco riferito
294, ove altresì narrai che per altrettan- nel voi. XXXII, p. 6, e n)eglio alla sua
tosi acquistava il vice camerlengato, cioè volta dovrò ripetere, che Martino V già
5o,ooo scudi d'oro, come sotto Sisto V, nel 14^4 avea dichiarato Guidalolti, in
finché Innocenzo XII sapientemente nel luogo del camerlengo, vicegereute del ca-
i6()2 proibì la vendita degli uHizi della mcrlengato, Vicc-Camerarii LocunitC'
camera apostolica, prcscrivcudo che per uciis. Continuai la sctie de'oardiuult ca-
i^\ vie
mei lenglii di s. Chiesa, nel voi. LXXXH,
p. 181, e I Ilo compita coii'attuale sun-
iioiiiin.itu. Sipuò vedere ilColieliio, IVo-
lilia Canllnalatus, et Rouianac Aulae
ofJìcUilium. Gap. 3f). De Card. Came-
rario^ ejns<inc dì grillate, officio elfacuL-
latibns. Gap, 53. De ìis, qui S. R. E.
Camcrarii nmiins exercuerunt, et quo-
rum noli Lia lia'iere poluit. — Nel descri-
vere l'origine ilei pieialo Governatore di
/io//<^z, narrai in (jueirarlicolo, cliecomia-
ciaodo da lli>(uulo primo re di Roma, il
Prefetto di Roma primario magistrato la
governava col suo distretto (cioè nel rag-
f^io diiO(j miglia gli anliclii prefetti, di
4o i posteriori), massioie nell'assenza de*
re, de'consoli, degl'imperatori, con varia
autorità, secondo i tempi, però maggio-
re durante l'impero, avendo pure cura
della polizia. Divenuti i l^api sovrani tem-
porali, nella prima mela del secolo Vllf,
ne' primordi di tal principato civile fe-
cero governare Roma dal Patrizio di Ro-
ma (1^.), da loro eletto; indi si ripristinò
l'anteriore prefetto dell'alma citlù, ma
maggiore fu il potere del cardinal camer-
lengo di s. Chiesa, primario ministro pon-
tificio nel politico, nell'amministrativo e
nell'economico, in Piomae nel resto de*
dominii temporalidella s.Sede. iVotai col
Garampi, che anticamente il vice-camer-
lengo cessava dall'unìcio colla morte del
Papa, il nuovo eleggendo altro; enume-
rai (]ua!i erano le sue prerogative , che
talvolta fu di verso dalgovernatore di llo-
ma , finché ad esso si riunì la carica. A.
rendere il vice-camerlengo superiore nel-
la giurisdizione delle curie al Senatore
di Roma, ed al Maresciallo (f^.), fu mu-
nito di più estese facoltà, col titolodi Go-
vernatore di Roma (titolo che io spero
vedere ripristinato nel vice-camerlengo,
e di poterlo riferire altrove, com'ehbi la
compiacenza di farlo pel Tesoriere gene-
rale, mmislro delle finanze, dopo pub-
blicalo(|uell'articolo,cioènel voi. LXXX,
p.199), da Eugenio IV nel i434 o me-
glio uel i43G: per allora fu magistrato
V 1 C
straordinario, poscia divenne onlinario,
diminueiidijsi la giurisilizione del senato-
re e del maresciallo della curia, mentre
la carica di prefetto di Roma si ridusse
più onorifica che autorevole. In sostan-
za, il |>relato governatore di Roma e vi-
ce camerlengo pervenne ad essere in Ro-
ma il primo personaggio dopo i cardina-
li, come lo è tuttora il vice-camerlengo.
In principio i ministri del camerlengo,
da lui scelti a coadiuvarlo , poi furono,
come dissi, nominati da'Papì, cos'i il go-
vernatore di Roma pel governo della cit-
tà e suo distretto, e vice-camerlengo nel-
la camera apostolica, con opportune e
ampie facoltà, traeiidolo da'piìi beneme-
riti prelati della s. Sede, e anticamente
spesso dal collegio de'chierici di camera,
e da amovibile divenne carica cardinali-
zia, come lo è il vice-camerlengo diretto-
re generale di polizia, l^erò nella Sede
apostolica vacante , il Sagro Collegio
confermava 0 rimoveva il governatore di
Roma (oltre gli altri principali ministri:
dalla metà del secolo XVII in poi, nou
trovai che uu solo esempio di remozione
de'governatoridi Roma, nella persona di
mg.*^ Ariberli, per morte d'Innocenzo X,
e lo notai nel voi. XXXII, p. 44 > •' so-
stituito venendo fatto dal nuovo Papa se-
gretario di stato, e fu poi Clemente IX ;
e per morte di Denedello XIII, nel cui
pontificato vari ministri abusarono di sua
buona fede, furono sospesi il tesoriere e
il commissario dell'armi, ed i sostituiti si
confermarono dall'eletto Clemente XII,
come rilevai nel voi. XVI, p. 29^), do-
vendo giurare fedeltà il confermato 0 il
sostituito. In tale epoca, i governatori fa-
cevano coniare medaglie, per l'accesso
al Conclave, coll'epigrafe : Praef. Urb.
et P^ice-Camerarius. Ne parlai ne' voi.
XV, p. 3o7 e 3o8, XLI V, p. 78. Nel ri-
cevere il bastone del comando, il gover-
natore vice-camerlengo faceva al Papa
il giuramento di fedeltà, che riportai a
suo luogo. Indi passava il prelato uel
tribunale della camera apostolica a rìce-
V I r
vere tlal caidinnl camerlengo il locrliot-
lo e la cappa (come si piatirà uh nuli-
quo con riidilore tlella camera e col le-
soiieie,secomloil riferito ne' voi. LXXl V^,
p. 9.80, e altrove, LWXll, p. 178, in-
veslilure che dà il camerlengo, dopo ri-
cevuto \\ giuramentodall'in vestito), ipiiii-
di sedeva presso di lui. Altrettanto pra-
ticò l'odierno m^.' Matteucci vice camer-
iengo e direttore generale di polizia. A
lui si conservarono l'intervento e la pie-
niinenza nelle Cappelle pontificie ed al-
tre solenni funzioni , e quali le descrissi
Dell'articolo di cui laconicamente ragio-
no, ed il suo l^veno è eguale a quello de'
governatori di Roma. Coni'e<si, il vice-
caraerlengOj vn a prendere il l'apa nelle
sue stanze, e l'accompagna «ielle cappel-
le del palazzo apostolico, facendo dopo
altrettanto nel ritorno alle pontifìcie ca-
mere. E se le cappelle celebransi in al-
cuna chiesa di Roma, il vice-camerlen-
go incontra il i^apa alla carrozza , e lo
riaccompagna quando vi risale. Nel Pof-
sesso del l'apa, preso da Innocenzo Vili
neli484,dice la storia, cavalcò J ice-Ca-
nicrarius baculuni in rnaniiporlans, sen -
7.8 nominarsi il governatore. Nella caval-
cata deliS4G pel [ìossesso del Papa che
regna, mg."^ Marini governatore di Roma
e vice-camerlengo cavalcò innanzi la Cro-
ce pontifìcia, al modo detto nel voi. LV,
p. I 48, avendo due staflleri a'Iati con li-
vree di gala. Finalmente cominciai la se-
rie de' vice-camerlenghi governatori di
Roma, con Gildo de Varris 0 Poccio di
Genazzano del 1 4^8, oltre altri nomina-
ti innanzi, che poi doviò ricordale, sino
e inclusive a mg.' Zacchia. Si può con-
sultare il cardinal De Luca, Rclalio Ho-
tnaitne Cniiac forensis, ejuscpic. Tribù-
ìialium. Disc. XI. De Cardi/ioli (Came-
rario, cjitsque OfTicialibus, et Tribuna-
li. Disc, xxxin. De Tribunali Camerae
j4postolicae. Disc, xxxvi. De Guberna-
tare Urbis, ejusque JlJinistris, et Tribù-
iiali. Santamaria, Kolitia Ilomauoc Cu-
riae^ cap. w.Dc Cubcìualoie Li bis, in
V I C lot'i
nclntenoUrn l'icc- Coviernrii nnnipti 1 e-
tinet. — Descrivendo il l'rcjrtlo di /io-
ma, la dissi in (pieli'arlicolo, autorevole
e primaria (li;^nil.i di Roma, istituita dal
re Romolo, fondatore di Roinn, prima del
Senato /io////7//0, dichiarandone la digni-
tà e l'autorità , e che diveimla soltanto
onorifica, non ces>ò propriamente con d.
Taddeo Raiherini nominato dal pro-zio
Lrbano FIfJ(T'.),\)0\cUì: questi l'intro-
dusse nella sua famiglia, a cui la conces-
se a 3.' generazione; latjnde Innocenzo X
nel creare cai dinaie Carlo Rarlieiini, pri-
mogenito did. Taddeo. non piìi dal 1 647
vivente, lo facoltizzòdi poter ritenere la
prefettura, alla (|iiale successe il fratello
secondogenito d. Maifeo, che morto nel
1 685, divenne prefetto il di lui fìj^lio ti.
Urbano, in cui si estinse la linea masco-
lina, e lo era vivente ancora il cardinale
defunto nel 17041 che l'avea ceduta al
fratello e al nipote. A d. Urbano nel 1711
nacque d. Cornelia, che nel 1728 si spo-
sò a d. Giulio Cesare Colonna de' prin-
cipi di Carbognano , il quale lasciato il
proprio cognome, assunse c|uello di Bar-
berini, per cui la prefettura non venen-
do a lui conferita, restò sospesa , e non
si estinse che di fatto. E già essendo
morto d. Urbano a' 27 settembre i 722,
questa propriamente è 1' ej)Oca del ces-
sato prefetto di Roma, non essendosi più
rinnovato. Quanto alla serie de' prefet-
ti di Roma, dopo avere discorso di quel-
li dell'antica Roma^ per le relazioni a-
vule co' Papi, descrissi il loro succes-
sivo intervento alle pontifìcie funzio-
ni, con distinte prerogative, più volte
donati della Fiosa d'oro benedetta (F.),
precedendo il Gonfaloniere o f'essil-
lifero di s. Chiesa, e talvolta pure il
senatore di Pioma. Dello quindi gencii-
camente de' primitivi prefetti di l\oma,
dopoché i Papi erano divenuti sovrani
temporali, e che nell' 800 era Costanti-
no Orsini, nel 9G5 Rolhedo, indi Pietro
nel r)GG, di cui anche nel voi. XCVII, p.
88; poscia nei C)t)4 (e non 794 comesi
.7.0 vrc
ìep,2,e nel voi. LV, p. t23, per fullo lipo-
f^iafìco, sel)l)ene il coiiteslo lo leltiliolii)
Cie^ceiizioNomeritano, rìpailato nel voi.
XCVII, p. 9?. e qC). Decapitato nel r)f)8,
rilevai nel voi. LXXVII, p. 7.88 e 7.8f),
che gli successe nella prefettura il figlio
Giovanni, che assunse il titolo di Patrizio
ili Roma e ne nsnipò il dominio : vivea
neh COI. Indi col Contel()ri,nel ricorda-
to articolo, proseguii la serie de' prefetti
tli Roma, ed aggiunsi a d. Taddeo, i suoi
due figli e nipoti sunimentovati, non sen-
za onimettere il ricordo, che ne'prinrii an-
ni del corrente secolo tornò R.onia ad a-
vere altra specie di piefetti, cioègl'irape-
riali francesi, tra'quali a cagion d'onore,
pe'suoi studi, ricordai il Tournon, e do-
\rò riparlarne con osservazioni. Alcuni
anni addietro fu stampato in Roma in fo-
glio volante; Scric de Prefetti ser.olari
diBonia, e de' prelati Governatori dal-
l' anno mille di nostra redenzione fino
ali S^6, formala da Giuseppe Marocco
iniolese, che ha scritta la biografia di
ciascuno di essi in sei volumi mediante
la fatica incomparabile di anni xxrr,
manoscritto esistente presso V autore.
Precede ad ognuno 1' anno, segue il no-
me e il cognome, di molti anche la pa-
tria, di altri le dignità , e di ve'^covo o
di governatore, da Giovanni de Vico del
loco, sino e inclusive a mg."^ Grasselli-
ni. Notando, che d' allora in poi »» tolto
il titolo di governatore, si crearono i mi-
nistri di polizia , scparanrione anche le
attribuzioni, e furono secolari (negli ul-
timi anni anarchici), meno gli ecclesia-
stici mg/ Udebiando Ptuffnii romano e
r odierno mg. "^ Antonio Matteucci fer-
mano, che oltre di essere direttore gene-
rale di polizìa, è anche vice-camerlengo
di s. Chiesa, personaggio vigilante e dot-
to". Dopo aver io compilate e pubblica-
te le serie de' Camerlenghi di s. Chiesa,
de'Governatori di Homa Vice camerlen-
ghi di s. Chiesa, e de' Prefetti di Roma,
procurai raccogliere altre notizie sui per-
sonaggi che furono camerlenghi e vice-
V I C
cancellieri di s. Chies;», il perchè intendo
intrecciarli nella seguente rifusa serie, ag-
giungendo alcuii'altra nozione a' di già
pubblicati, notandolo alla loro volta, e se
li conobbi per l'asserzioni del Marocco,
non mancherò dichiararlo, tacendo se a
lui furono ignoti, benché pare che siasi
piofittato della mia serie pubblicata nel
1845. !Ma a non ripetere in tutto il già
pubblicato, riprodurrò quasi i soli nomi
e l'epoche, tranne alcune eccezioni: altie
notizie di ciascuno sarà agevole di rinve-
nirle riscontrando gli articoli de'Ioro ve-
scovati e quelli dell'altre cai iche da'me-
desimi esercitate, se ne formai la serie.
Gli elevati al cardinalato e al pontifica-
to avendo le biografie, li rimarcherò in
corsivo.
Serie de Prefetti di Roma, e de' fice-
Camerlenghi di s. Romana Chiesa e
Governatori di Roma.
Anno I 000, o dopo la morte del padre
Crescenzio I Nomentano, già ricordato
con altri prefetti, Giovanni conte del pa-
lazzo Lateranense e palriziodi Roma, vi-
vea nel I o IO col figlio Crescenzio II, pel
riportato nel voi. LXXVII, p. 288 e 789,
ove osservai che il Crescenzio di Berar-
do de'conli di Marsi e pel riferito detto
de Turre fu diverso, come anche dissi
nella serie. Il Marocco riporta pel i." Gio-
vanni de Vico nel looo^e Crescenzio
della Torre neh ooS.Inveceio.dopoCre*
scenzio di Berardo, registrai Crescenzio
conledi Sabina, favorito da'Papi e morto
nel I o I o, da cui si crede discesa la nobi-
lissima famiglia de'Cre5re«s;,ch'ebbepiù
cardinali, propriamente succedendolonel
I o I I Crescenzio della Torre. Il Marocco
offre: nel ioao Costantino Gaetani, nel
io7() Adolfo Caifarelli, nel io4o Bene-
detto Gaetani, neho5o CenciodeCinciis
romano. Io registrai, neh 060 Giovanni,
neho(3i Stefano, dal Marocco cognomi-
nalo Cenci, ma al io64- Neh 076 Cen-
cio oCiiuio, oltraggiatore di s. Gregorio
V I e
/'//, e punito. Nel i uSo Riccnido de Vi
co. ^ello85 aluo Cincio, vuole IMuioc-
co. NelioJ^B l'enedetlo. NcliO()() l'ielio
de Vico: forse (jnello il di coi sigillo lo
divenne della prefettura di Uoma, come
nel de'^criverla dissi nel voi. LV, [). i2i.
Gli successe il Hglio l'ietto de Vico vio-
leuteinente neli i i G. Ma l*a[»a Pastpiale
Il confei'i la prefettura a l'ierleone de
l'ieileoni louìano. Il Marocco, n Pietro
de Vico seniore, nel i i i 5 die'in successo
re Nicolò de Vico. Pulìellatosi nel i i i8
Frangipane a i'a[)a Gelasio II. l'ierleone
10 hherò, ma poi nel i i?.3 Pa[)a Calisto
11 [)er abusi depose Fierleone. Invece Ma-
locco, neh i 18 ci dì» Crescenzio nipote
di Gelasio li, neh i 19 Pietro di Vico e
Stefano Normanno: inoltre il 1° il Ma»
rocco lo chiama Pietro <7"/«to, perchè nel-
la sua serie l'aveano preceduto 4 di egual
cognome, ma di nome un solo. Nel 1 i3o
t!go Frangipane, seguace del parente an«
lipapa Anacleto II. Nelloslesso annoMa-
I occo ne registra, oltre Ugo, Pietro sesto
de Vico, e Giovanni. Neh 1 84 Tebaldo
de Vico e Pietro Latroni. Quest'ultimo,
Marocco cognomina de Ladroni di Alteja;
e quindi riporta, neh 1/(6 Giordano pa-
trizio, equivalente a preletto, e neh 1 5o
Pietro sesto de Vico; secondo il suo siste-
ma sarebbe stato l'ottavo, avendo già
chiamato sesto Pietro del i i3o e senza
luiiiiero Tebaldo deh i34- Ria io, dopo
Tebaldo e Latroni, narrai l'insurrezione
romana, fomentata da Arnaldo da Bre-
scia , eresiarca e caposeltadegli odierni ne-
mici della sovranità papale, pel ristabi-
limento del municipio e del patrizio, ri-
muovendo il prefello; dunquequestonon
equivaleva a quello, per cui fu elevato
da'faziosi al patriziato Giordano. Il pie-
ftlto soltanto fu ristabilito nel i 1 55, con
Pielio del l*apa e Pietio Frangipane: è
inutde il due ch'erano tutti romani. Nel
I i5f) registra iMarocco il cardinal C»a/-
fiero governaloi e: tutl'alho; egli fu fatto
l icario (li lumia nel 1 i 74. Indi Maroc-
co, eoo incialte numerazioni, ulhe ucl
Vìe 117
I iCìO Pietro Vili de Vico, neh ir»*) Gio-
vanni Il de Vico. L'antipapa Pasquale
III nel I iGG elesse prefelloGio vanni Fran-
gi pane figlio del precedente. Nel 1 1 70 Ot-
to o Ottaviano del Pnpa, fatto dall'im-
peratore Federico I , m » Papa Alessan-
dro III rivendici) il diritto di nominai lo,
e vedendo pentito Giovanni Frangipane,
lo perdonò e confermò. Non ostante Ma-
rocco riferisce nel i 1 7T Nicolò di Vico, e
neh 187 Giovarmi patrizio; imperocché
nelle nuove tiu biilenze era stato ripristi-
nato rnllizlo; e quindi nomina nello stes-
so 1 187 Pietro nono de Vico. Nel i 190
Piet ro Paolo Angelo AndreaMaltei. L'im-
peratore Enrico VI tornò a usurparel'e-
lezione del prefetto, esigendo da Pietro il
giuramento; però Papa Innocenzo III
obbligò Pietro di prestarlo a lui nel i 1 98.
In questo frattempo JMarocco nota nel
I I 93 Manfredo de Vico e neh ?. 1 G Gio-
vanni di Poli. Nel 12 19 Teobaldo de Vi-
co, nel 12-24 Goltofredo suo figlio e le-
galo ponlifìcio; neh23o il detto Giovan-
ni di Poli conte d'Alba e senatore. Ma-
rocco riempie la seguente lacuna : nel
1235 Giovanni, neh 240 Oldrado Ruf-
fìni romano, nel i 25o Campulo, nel 1 2G3
Giovanni IV de Vico, nel 12G8 Pietro
XI de Vico, nel 1278 Ildegardo Conte.
Trovo nel Marini, Degli archiatri pan-
tiflcii, l. 2, p. 325, Pietro da Montebru-
no carnei lengo di s. Chiesa, cui successe
Guglielmo da s. Lorenzo mandato arci-
vescovo a Narbona, e stette in questa di-
gnità a tutto il [)apato di Gregorio X,
terminato nel i 276 a' io gennaio, da cui
ebbe la chiesa di Ferrara. E nel t. i, p.
23, rinvengo il r." vice-camerlengo Beren-
gario de Securreto , luogo del contado
Veoaisino nella diocesi di Vaisoo, prevo-
sto di Maisiglia, chierico della camera e
vice-camerlengo del Papa a' 19 luglio
1274. Questo titolo gli dà Gregorio X
nel 1 274, essendo camerlengo Guglielmo
da S.Lorenzo. Berengario già era nel 1272
Custode della Camera. Le notizie del
Marini , ddigentcraeute sono tratte da
I as vie
(luctimenli itr(Trap.il)ili deirarcliivlo Va-
ticano. Soldjeiie l'ho rileiilocol tucclrsi-
nio, nel voi. XXXII, p. G, essendo il [)iìi
antico vice-camerlengo clie rinvenni, con
altre parlicolarilà, qui niiovanienle cre-
dei parlainc. Dallo stesso Marini , t. 2,
p. n e i3. apprendo ch'era camerlengo
eli JN'icolò 111 ntai^i^lcr Raynaldus /Udr-
ei Domini nostri Pfipne Canicrarins,
redimens Criiceni slationariani, ctfa-
cìens fieri campanani, nomine Canurn-
rianiy sua propria pecunia. Orate gratis
(si tenga presente il \i\o\o(\t\\^ famiglia
di Nicolò III. che pubblicai nel voi. XX Ili,
p. 4^ e seg., in cui figura pel i ." il camer-
lengo,sul quale dissi altre parolea p.4^^)-
Sembra che si parli della basilica Vati-
cana, ed era canonico della cattedrale
di Parigi. Di più, trovo che gli successe
Angelo de Vezzosi camerlengo di fSico-
10 111 nel I 278, e canonico Vaticano, fur-
.se fiatello di Martelluccio domicello di
quel Papa, morto l'S setteoibredi detto
anno, Domini Papae Camerarius. Kel
1270) trovasi camerlengo Bernardo cap-
pellano apostolico, tesoriere di Tours e
canonico di Yoik : fu pure camerlengo
di Martino IV, Onorio IV e Nicolò IV,
esercitando ancora l'unìzio a' 18 gennaio
1288. Ma 1*8 luglioi28q già si legge ca-
merlengo Nicolò illustre e reverendo si-
gnore/A quale si disse de Trebis, primi-
cerio di Metz e notaro apostolico. In que-
sto secolo i chierici della camera non e-
rano più di tre o quattro, e quasi tulli
iiotari pubblici. Il Marocco nota nel i 2'74
Berengario di Segur gov. vescovo di Ni-
mes; nel 1280 Giacomo Colonna e Lati-
noA/f^/f/ir^/icr/ governatori card ina li; nel
] 281 de Brion francese poi Martino lì"' ;
nel 1286 Gaetani poi Bonifacio P'JH;
iieli2t)G Paudolfo Savclli romano gov.
11 Cardella nelle Memorie storiche de'
Cardinali, soltanto dice il Colonna e il
Malahraiica, rettori di lìoma; nulla li-
ferisce del governatorato del Cric o Brion,
uè del Gaetani. Il Savelli era fratello di
Onorici V, e nella sua linea entrò laca-
VI C
rlca di A/nresciallo, non ppvò fu luijeil
«vendo proceduto collo storico Ratti, in
tale articolo, nulla trovai del governato-
rato, vocabolo allora inusitato; lu beuM
senatore sotto il fratello, e ne'pontifica-
li di Nicolò IV e bonifacio Vili, anzi nel
I2f)i senza collega, e si In una sua mo-
neta senatoria, prodotta dal Vitale nella
Storia diplomatica de' Senatori di Ro-
ma. I senatori li eleggeva il popolo ro-
mano, che per tali elesse gli stessi Ono-
rio IV e Bonifacio Vili. Nel 1297 pre-
fetto Pietro de Vico, nel i 3o4 Giovanni
de Vico: il Marocco al 1 3o2 riporta Gio-
vanni II de Vico pref. Ricavo dal Marini,
nel I 3o I Giovanni camerlengo pontifìcio;
e nel 1. 1, p, 379, Pietro di Accorambo-
no da Gubbio era chierico di cameia nel
i3o4- e vice-camerlengo del Papa nel
i3()8, quando con tutta la sua famiglia
ebbe la cittadinanza di Perugia, dove tro-
va vasi in detto anno e ne'precedenti, co-
me già rilevai nel voi. XXXII, p. 6. Il
Maiocco nel i 3o8 lo dichiara gov. eccle-
siastico. Qui è bene rammentare, che e-
letto Clemente V, nel i 3o5, tosto fissò in
Provenza la sua residenza, e Roma era
governata da^senatori e dal prefetto, e da'
vice-senatorielelti da'Papi residenti \x\A-
vignone ( l^.), come fi\ trae dal Vitale. Ma-
rocco registra: nel i 309 Manfredo de Vi-
co, nuovamente [irefetto; neli3i2 Gia-
como de Stefanesclii romano gov.; nel
i322 Giordano di Poncello Orsini ro-
mano; nel i33i Giovanni de Foschi di
Berta gov.; neh 337 F'aicescode Vico;
neh 338Giovanni giuniore de Vicog')v.;
nel 1345 Cola di Rienzo romano tribu-
no. Di questo fazioso agitatore riparlai
nel voi. LXXIll, p. 3o2; egli depose dal-
la prefettura neh 346 Giovanni de Vi-
co, ma fatta a lui sottomissione ne fu rein-
tegrato, ed in seguilo giurò ubbidienza al
celebre cardinal Albornoz legalo d'Italia
e vicario generale di tutto lo stalo ecclesia-
stico,massime in temporalihiis, per ricupe-
rarlo da'tirannetli che l'aveano usurpa-
lo, abusando della lontananza de' Papi;
V I e
riparlai di Giovanni nel voi. LV, p. i 22.
(ila «i^nteniL* die il Marocco ci dà il car-
dinale per/jor,, ossia governatore di Ilo-
ma, titolo da lui prodigato eccessivamen-
te, mentre il cardinale s^nlilolava, .Ipo-
stolli ae Sedis f.cg{7litni in paillbus l(a-
liac dira rcgnuin Sicdiaeel ch'I tali s Bo-
nonlac , Flcarìiun gtneraltin In Tcrrls
]ù'cltsiae.,nc Pro^'incllsc/ustlcin. Poi re-
gistra neh 3 73 Bertoldo Orsini romano
e Francesco Uaroiicello tribuno: ina Ber-
toldo era senatoie con Stefano Culonna,
e il rivoluzionario tribuno non era pre-
fetto. Nel 1 3()2 Marocco registra Giovan-
ni de Vico, ma dev'essere il già nomina-
to: Gentile Varano gov. IMa se il Papa iu
tale anno avea eletto il senatore Lazzaro
Cancellieri, ed il cardinal Albornoz con-
tinuava nella legazione, anzi i prefetti di
Roma prolltlando delle turbolenze, man-
cando a'ioro giuramenti, vollero perpe-
tuarsi nella carica, che spettava al Papa
di conferire, non pare che potesse aver
luogo lu destinazione d'un governatore,
ed il Varano era piuttosto P'icario tem-
parale {T.) di Camerino. Indi il Maroc-
co olhe: I 363 Taddeo de Vico pref.: i Syy
Francesco de Vico pref. Io dissi France-
sco prefello (ino dal i 36g, e benché u-
surpatore di Viterbo, quando Gregorio
XI nel I 377 ristabilì la pontifìcia residen-
za in Roma, si pacificò con lui: tuttavol-
ta Francesco perseverò nelle prepotenze,
e (juindi segui l'antipapa Clemente VII,
restando ucciso nel i 387.Non ostante Ma-
rocco continua la serie; 1378 Paolo Orsi-
no gov,: 1377 Giacomo de Vico di Ve-
traila: 1 383 Gabriele de Gabrielli eugu-
bino ecclesiastico gov., vescovo di Gub-
bio sua patria (questo lo dissi nella se-
rie de' /'icari di Roma, gubernalor et
vicorius ptrpetiius in spiritaalibus , et
teìnporalibii.^): i 384 Augelode Vico (che
io notai altro seguace dell'antipapa, di-
cendo pure d'altro ribelle prefetto Pie-
tro de Vico): i 385 Raimondo Tolomei
senese gov.: 1 388 Gozzadino di Semoli-
no bolognese gov. luianlo, come ho ri-
SUL. xcix.
Vie 129
ferito a suo luogo, il camerlengo Pietro
Cros o Cross aderì al pseudo-Papa, ed
a'23 dicembre! 383 fu successo da Fran-
cesco Con/.iè vescovo di Grenoble, se-
condo il Marini, e lo era pure nel i 388.
Tornaniloa'prefelti, Giovanni Sciarra de
Vico del I 3i)0, fu altro ribelle e usurpa-
tore de' dominii della Chiesa. Nel i3r)2
registra Marocco , Corrado Caracciolo
ua[)olit. gov. poi cardinale. Nella serie de*
cameilenghi e nel voi. XXXII, p. G, io
dissi che a'3o marzoi 3q5 oi3f)6 da vi-
ce-camerlengo diventò camerlengo diBo-
uifacio IX, e lo era ancora nel i4o4, ve-
scovo di IMileto, e arcivescovo di Nicosia,
poi cardinale. ScriveMarocco: 14^4 ^go
de Vico: i4o5 vari governatori secola-
ri. Narrai ne' voi. XXXII, p. 7, LVIII,
p. 3of), che in conseguenza del capitola-
to e pace conclusa a''27 ottobre i4o4> t''a
gì' irrequieti romani e Innocenzo VII,
si eleggessero 7 riformatori fedeli a' Pa-
pi, col nome di Governatori della Came-
ra di Roma, cioè la municipale, poi delta
Camera Capitolina, Governatori della
libertà della RepiihhlicaRomana,reggcn'
ti l'ufficio Senatorio secondo la forma
de' capitoli di detta libertà, e non mai
governatori di Roma. Segue il Marocco;
i4o6 Pietro de A noi baldi romano; i4'4
Palozzo degli Albertoni gov. romano:
i474(<^o''"^'^''"^' 4 '4) Pieli'o Malici ru-
mano gov. :i4i 5 Lodovico A la mandi poi
cardinale: 1 4i6 Fiasco de Manezp:i4i7
Giacomo cardinale di s. Eustachio gov. :
i4i8 Pietro Uamponi prelato bolognese
gov.: 1420 Pietro de Vico pref.: 14^2
Giovanni Colonna romano, poi cardina-
le, gov.: 14^5 Giovanni de Vico pref.:
i429BenedettoGuidalotti perugino gov.
vesc. aprutino: i 43 1 Pietro de Vico pref.
Penserà 1' autore nel suo mss. a provare
tanti governatori egiustiflcareledale. Ma
intanto io debbo retrocedere, prima av-
vertendo, che Roma ne'primi anni del
secolo XV, sino alla venula iu essa di
Martino V, fu governata nell'assenza de*
Papi da'cardinali legali o Vicari di Ro-
9
i3o Vie Vie
W//7, tifi me lipnilnti neMiie indienti arti- «lei ramerlenqo, Ueiìcifirlu.^ de Girtff7-
coli, nolln Storia ; come G\i\como Isola- ìollis ìep^mn rlortor, npn'^irlirne Cninc-
ìli diacono di s. lùislacliio, nin non però rae clfric.ux{<:\r\n (\»\\ .\ì i) Lnr/oi'iri ar'
il Colonna rlie non fu mai cnidmale, ma rhiepi'^copi yJn Infrnsis , rirrsgen ntis
mi usurpalore del potere, il quale snc- Fratìci^ri (Conziè) arrJn'epìscnnijVarho-
cheggialo il palazzo Valicano, doi nù nel- uen<:is Cnnicrarii, nunr nì>sciì(iuiiì in Ca-
ie stanze papali facendosi cliiamnre Gio- merariatus officio Lonn/ìfeiiriisa D. N.
vanni XX II, nel la suddetta ribellione con- Papa lìcjìntaiiis, t crei) il officio Ì'icc-Ca-
tio Innocenzo VII, e vi dimorò 20 gior- inerarialtis f.acinnlencnliac sitac felici'
ni. AflVrmail Coppi nelle belle Alcriiorie /rrsat'rrerr.ll Gnidalollineli4'2 1 ei4'^3
Co/o/2//r4J, clic Giovanni diPalestiina mo- nvea fatto da commissaiio e da colletto-
1^1 neli4i3 in Frascati; ne parla «li altro renella provincia del Patrimonio, ed era
GiovanniColoiina vissutonel i4'22.Io non iiotno di molta abilità esperienza, fallo
intendo in tutto rettificare il I\larncco,al- vescovo successivamente di Valve, di Te-
trimenti audrei assai per le luuglie. Uo- ramo, di Macerata. Ritenne però sem-
mo d'ingegno, facile scrittore, buon poe- pre la della luogotenenza sino al i4^B,
ta, onesto e religioso, sovente [trese equi- nel qual anno coslietlo ad assentarsi dal-
Toci. Cogli sciittori de' Scr^i di /Ilaria, la camera [ler affari commessigli, et prò
nel voi. LXIV, p. 21 4) parlai di fr. An- hona convalcsccnlia , a G aprile fu co-
tonio Guasco d'Alessandria di tale ordi- mandato ad Oddone de Varris o Poccia
ne, teologo d' Alessandro V nel famoso di Genazzano, '/C.^orÙTc ponliilcioe am-
»S"///or/o pisano, vescovo di Fondi, vicario ministratore del vescovato d'Anagni, che
del l*a|)a e governatore di Roma, morto n'esercitasse l'impiego. Tornato poco do-
nel I 4i 0 sotto Giovanni XXIII, die lo pò il Guidalottial 1 ."maggio, eseicitò l'uf-
voleva proDJuovere al cardinalato. L'U- (ìzio sino al 1." giugno i4^9? moiendo
ghelli, in l'^indani Episcopi. \\o\ conob- dopo due mesi in Perugia, liugenio IV
be. Il Papa Martino V neli4'*o condo- neh 43 i fece il nipote Francesco Con-
nò i orinimi commessi dal prefetto Gio- dtilniicri \env7n\no vice-camerlengo, ed
vanni de Vico. Ed ecco che romiuciano a'aS maggio i432, per morte del Con-
notizie più certe e cronologiche de' vice- zie. camerlengo di s. Chiesa, e siccome
camerlenghi, talvolta quaiilìcati vicege- già Tavea creato cardinale, non s'intito-
rcnli del camerlengalo, e de'governatori lava più 1 ice-Caiiierai ius ^ ma Cainc-
di Roma. Per la serie che scrivo, devesi rain oposlolicani regens. Oddone da al-
alquanlo ripetere il detto di sopra e nel- cuni fu dello nuovamente vice-carnei len-
le serie de'camerlenghi e governatori. A' go, ma non pare: il Marocco lo rcgìsli a
28 agosto 14 I 5 era stato nominalo vice- erroneamente ;di43c>. e lo vuole vesco-
gerente carnei lengo «li s. Chiesa (iiovan- vo di Tivoli, e noi fu mai, come avvertii
ni patriarca d'Antiochia, indi deposto da nel voi. LXXIV, p. 280. Siccome dis>i
lai giado. ^el «4 I 7 il camerlengo Conziè, con alcuni che fu fallo imprigionare da
nel lnglioi4i7 nominò suo vicegerenle Eugenio IV, meglio è rilenei e che ciò se-
nel carnei lengato il b. Lodoi'ico Alle- guisse in suo nouìe abusivamente, pel ri-
mand, esimio professore di decreti, costo- ieiilo ne'vol. XXVIII, p. 220, LXVI,p.
de della chiesa di Lione e arcidi-icono di if)3. Neh 43^ A ngelo Cavacela vite-ca-
Valenza, deputazione approvala da M. ir- n»erlengo e luogotenente del Tesoriere,
• ino V a'7. 1 novembre, indi arcivescovo carica che poi funse, con diversi vescovati
d'Arles. Poscia il Papa,a'2 7 maggio 1424 e per ultimo di Tran. A'st) maggio i434
l'inviò governatole a l'iologiia , e nello i Colonoesi commossero Jlonia, ed Eu-
slesso giorno uomini) alla luogoleneuza geuio IV ne fuggì nel seguente mcie a'
vie vie i3i
i4 in Firenze; e siccome gì' insorti im- 3Frzznrnta ScarampoUx camerlengo nel
prigionarono il nipote cnmerlengo, per- i44o. K quanto al Vilelleschi, n quell'e-
ciò costittù un vice-cninerlengo , die si poca era Io stesso sunnominato; mentro
appellò Gnlx'ntator in alma llrìx- rjiis- nel i433-44il suo nipote Piaitolonieo fn
que territorio et. dislrictn. Tal è 1' origi- frtlto anticardinale dall' nntipapa Felico
ne dtllo stabile Goi'ernatore dilxoiiia. Il V di Savoia, e ne riparlai nel voi. IV, p,
Garampi ritarda la destinazione al 1436, i6f). Nel i443 vice-camerlengo Tom-
e dice che Eugenio IV costituì per go- maso Parenlucelli di Sarzana, poi cardi-
verna tore.^'^/j Cantera apo<:toHcn lice- naie e Papa Nicolo f . Nel i44^>""'f> ^^'
Canicrarin.i^et Camerarii Tonini f e ne u-^, rocco, GiovanniPoggi bolognese. Nel r 44^
Giuliano Ricci fiorentino arcivescovo di Giovanni Carvajal spagnuolo goveina-
l*isa;carica Irnppouecessaria per la quie- lore, cardinale nel r 44^^' Inquesto Aslor-
te pubblica di Roma, onde 1' udJcio da gio Agnensi o Àgnesi napoletano , nel
straordinario divenne ordinario, con pò- 1 44'^ ^^^ premiato colla porpora^ per «-
lere superiore «1 maresciallo e al senato- ver quietato il tumulto di Porcari. 1 4^9
re, le giurisdizioni de'quali cominciaro- Nicolò de A migdanis cretnonese vescovo
no a diminuire. Contemporaneamente i di Piacenza, poi trasferito a Milano: nel
romani, dopo aver deposto il senatore, 1 453 d'ordine di Nicolo V si recò col
8*23 luglio gli sostituirono un magistra- iVoW(7/?o (^^.) o prefetto delle carceri, ail
to composto di 7 cittadini col titolo di arrestare il Porcari che congiurava nuo-
Guheriialores libertalisromanoriivi^Se- vetrame. Il Vitale, Storia diplomnlicit
natoris officiarli rxercenlcs, con arbitrio dc^Seiintori di Roma, p. 4'^7) pai'Iando
della morte e della vita. Dopo circa 5 di Giacomo Lavagnola veronese, senato-
mesi, trovandosi i romani molto più ma- re di Roma, e tale lo dissi nella mia se-
lamente governati, tornarono all'ubbi- rie neli452-53, Io dice vice-camerlengo
dienza del Papa , che vi spedì il prode di s. Chiesa ; e che fu caro a Nicolò V,
Giovanni Fitclleschi cornelano oriondo per essere stato liberato dalla morte, ad
di Foligno, arcivescovo e poi patriarca e esso e a'c^rdinali macchinala da Stefano
cardinale, il quale nominato governato- Porcari nobile romano, il quale erasi pro-
re e vice camerlengo, soggiogò le fazioni, posto di ritornare Pvoma nell'antica li-
entrando trionfante in Roma -.il Coppi berta. Registra Marocco: 1453 Galeazzo
dice a'2g agostoi437, altri dicono il suo Cauriani vescovo di Mantova (ma <pie-
governatoralo anteriore al Ricci, ed il sto fu fatto da Pio 11 a' 1 5 gennaio 1459,
Novaes che Eugenio IV a' 1 novembre e 1' afferma Vitale a p. 4o^> ^ P^' moti-
1435 nominò maresciallo di Pioma Ga- vo cheindicai nel vol.XLlI, p. 208): 1 4^3
spare di Lello Petioni , pe' servigi pre- Giovanni de Vico piefelto per pochi me-
stati nella licupera della città e' libera- si (non ci convengo; non era piii tempo
zione del camerlengo. Il Vitelleschi nel de'de Vico): i 453 Giorgio de Saluzzi pie-
T435 avea punito molti coll'eslremosup- montese: i 356 (dovrà dire forse i456)
plizio, in uno al prefetto Giacomo de Vi- Giacomo Mucciarelli arcivescovo di Bar-
co e altri di sua famiglia, il Papa conce- cellona (non fu mai arcivescovato, ma
dendo la prefettura a Francesco Orsini, vescovato): 1 257 (dovi à direi 4 '»7)ljorg'0
Il Marocco registra: i433 Giacomo de Rorgia spagnuologov. Nel i45G Gio. Ari-
Vico pref.: 1 434 V'pereschi romanogov.-. tonio Orsini prefetto. Nel i457 Pietro
1 434 Francesco Orsini pref : i 437 Gian Borgia spagnuolo, fatto prefetto dallo zio
Vitellio Vitelleschi di Corneto cardinal Calisto 111, cui successe nel i458 Anto-
gov. ; i44" card. Scarampo ^ov.-.i^^o nio Colonna, fatto da Pioli governato-
Giuliano vescovo di Pisa. Veramente re di Roma nel partire per Mantova. Re-
1 3?. Vie
gistiai nella scriede'governaloii.nel i /j Tq
Galeazzo Cavriani vescovo della patria
]Mantovo,goveinaloie,e Pier Antonio Co-
lonna piefelto; ma nella serie tie'prefet-
li Pier Antonio lo dissi più lardi succes-
so ad Antonio suo padre. Si tenga pre-
sente il detto nel voi. XXXII, p. 87, fn-
vece il Marocco registra nel i 45if) Luigi
Cesarei sanese arcivescovo di Benevento
gov. (trovo nell'U^helli diesi chiamava
Alessio, Vict-Cainerariu<;r(ferrnclarhis
oposloliciis , el Pracnestini episcopati
coiiinìeiìdalnriits. Il Sarnelli, nelle Me-
vwrit degli arcivescovi di Benevenlo, p.
1 38, ignorò tali notizie, bensì ci disse, che
nel 1 460 daChiusi fu trasialo a Beneven-
to e morì nel 1464)= '4^0 Giuliano Ric-
ci fiorentino vescovo di ÌNIantova (questa
è una confusione fra l'ai ci vescovo di Pi-
sa e il vescovo di Mantova, già parlati).
A'26 o 28 agosto 1460 (Virolamo Lan-
dò arcivescovo di Candia, da Pio il fu
fatto in Siena vice-camerlengo: gli suc-
cesse l'i I gennaio 14^2 Stefano i\(rzrf/f-
?ii arcivescovo di Milano forlivese, poi go-
vernatore, il cui palazzo fu assegnato a'
governatori di Roma, onde dicesi, colla
V\a,del Governo f'ecchio. TommasoPic-
colomini vicegereule del camerlengo, il
quale col tesoriere Antonio da Forlì e
con Nicola Luca chierico di camera, 1*8
luglio i463 riceveronoin Tivoli, ove tro-
vavasi Pio 11, il giuramento di perpetua
fedeltà a s. Pietro pe'sindaci di Ponlecor-
vo (/^.), stabilmente incorporato al pa-
trimonio delia s. Sede, al modo minuta-
mente riferito dal Borgia, Difesa del do-
minio temporale della Sede apostolica,
p. 36o. Quanto a Tommaso, sospettoche
uè sia il riparlato nel voi. LII, p. 290.
Inoltre neh 463 divenne governatore il
suddetto Alessio Cesarei; ma in Ancona
Pio II nel luglio i4G4) per di lui morte,
ristabilì nella carica il Landò. Prima di
lasciare Pioli, devo licordare Alessandro
IMirabelli-Piccolomini napoletano, di cui
ne'vol. XXVII, p. -208, XLI, p. 247, da
quel Papa fatto nei 1 458 prefello del pa-
VI e
lazzo apostolico, e secondo Renarzi, De*
Maggiordomi Pontifìzi, p. 4o. senatore
di Roma e vice camerlengo, i quali uf-
fìzi eserciti) insieme alla prefettura pala-
tina. Il Marocco nel pontificato di Pio
11, nomina; 14^2 Nicolò Fabri bologne-
se; e Giovanni ^eroni fiorentino vescovo
di Volterra: 1 463 Lodovico Albergati bo-
lognese. Mi limiterò, d'ora in poi, della
serie del Marocco, a semplicemente ag-
giungere ad ogni pontificato, que' vice-
camerlenghi o governatori da me non
conosciuti, senza risconlrai'nedi tutti pro-
priamente la veracità. A'otg agosto 1464
Paolo II dichiarò vice-camerlengo Via-
nesio Albergati, e nel 1 47 1 luogotenente
del camerlengo. Inoltre fece Stefano JVar-
dini, già vice-camerlengo, governatore di
Roma , dai successore crealo cardinale.
In detto anno, per la diminuita giurisdi-
zione del senatore, anco per avere i Pa-
pi resi privilegiali l'itti gli addetti alla
Curia Romana calla Famiglia pontifì-
cia, col sottoporli alla privativa giurisdi-
zionedel maresciallo della curia; nascen
do tra questi e il senatore infinite con-
troversie nel riconoscere quali erano i cu-
riali e cortigiani, fu fatta la divisione tra
essi e i cittadini, e 1' afferma il Vitale a
p. 463. Divenuto Sisto IV Papa, nel con-
cistoro de' i 3 febbraio 1472 abrogò il pre-
fetto Pietro Antonio Colonna, e gli so-
stituì il proprio nipote Leonardo della fio-
vere, ed a questo neh 47^1 l'altro nipote
Giovanni della Rovere signore di Siniga-
glia e generale di s. Chiesa, il cui figlio
Francesco M." I duca d'Urbino lo diven-
ne nel 1 5o I : lo furono i suoi discendenti
interroltamente, finché passò a'Baiberi-
ni, e questi sino a' 27 settembre 1722
pel già riferito; così ho terminato di ri-
cordare i prefetti di Roma della mia se-
rie, dovendosi non dimenticare il de Me-
dici deh 5 16, il Varano del i520, il Far-
nese del I 538 e l'altro Farnese del 1 547,
come notai nel voi. LV, p. 128, i quali
prefetti interruppero la serie della pre-
fettura de' duchi d' Urbino. Successiva-
V I e
mente Sisto IV lece governatori e vice-
canierleiigUi, .iuxia di Poggi" valenti -
no, poi cardinale: Galeotto de Oildis pe-
rugino: nel i47 i Viancsio Albergali già
vice carnei lengo, governatore di Roma,
morto ilopo l'ottobre i 4? '^'- 3 7 dicembre
gli successe Lorenzo Zane arcivescovo di
Spalatro, secondo il Garampi , vescovo
di Treviso e patriarca d'Antiochia, teso-
riere, e nel gennaio i477 luogotenente
del camerlengo, morto il i /ottobre i 4'^4-
nel i.|'-8-''9 Giacomo Vannucci di Cor-
tona, vescovo di Perugia, governatore e
vice-camerlengo : nel i48o Bartolomeo
Maraschi; mantovano, vescovo di Città
di Castello, tesoriere e maggiordomo, di
cui meglio ne' voi. XLI, p. 249» L.XXI V,
p. 284: nel 1482 Domenico Albergati, nel
1483 anche maresciallo della curia: a' 1 6
giugno 1484 Giovanni Alimento de Ne-
gris e vescovo di Città di Castello. Nei
voi. LXlV,p. 21 4, cogli scrittori de'iSer-
i't di Maria, notai fr. Adeodato Bocconi
di Genova, procuratore generale di ([uel-
l'ordine, vescovo d' Ajaccio, donde Sisto
IV lo chiamò in Roma e lo fece gover-
natore, e poi legato apostolico, morto nel
1472. L'Ughelli non dice l'epoca del suo
decesso, e tace tali cariche. 11 IMarocco
nota; I 473Galeottodegli Oddi perugino:
147 + iMareschal francese: i 47 3 Gio. Bat-
tista Cibo. [ìo\[iinoc<iiizo VILI (cioè car-
dinal legato di Roma nell'assenaa di Si-
sto IV): 1473 Lorenzo Zane veneziano
arciv. di Spoleto (che allora era vescova-
to, e nella serie de'vescovi spoleliui allat-
to non trovasi, perchè era arcivescovo di
Spalatro): 1482 Uoderico Borgia poi
Alessandro f'L Nel pontificalo d' Inno-
cenzo Vili, Antonio Umeoli di Gualdo
Tadino ueli48G vice-camerlengo: Gio-
vanni Borgia il seniore spagnuoloj arci-
vescovo diMonreale, governatore, poi car-
dinale. Bartolomeo de iMorenis manto-
vano nel 1 487 governatore e vice-camer-
lengu. Il Marocco riporta: 1487 Vignola
bolognese gov. : i4o' Bartolomeo Mori-
no. iNcl pontilìcalo d'Alessandro VI, elet-
Vie i3S
to l'i I agosto I ì()i, tosto elesse Gondi-
salvo Heredia spagnuolo arcivescovo di
Tarragona;Gio. Andrea Sacco arcivesco-
vo di Ragusi prese possesso a' 2 settem-
bre 1 4o4) lonzio inb rancia nel 1 4o^"-^"'
drea de Spiriti viterbese fin(Iili4<)2 "'"
cegerente della camera e neh jc)J> insie-
me al precedente vice-camerlengo, nel
i5o3 imprigionato in Castel s. Angelo:
nel r 496 Giovanni de Valles canonico di
Messina e protonotario: nel 1497 Pietro
Jsiialles arcivescovo di Pieggio, poi car-
dinale a'27 settembre i5oo, ed era an-
cora governatore a' 1 6 novembre (ilice il
rVIarini : veramente nella bolla la emi-
nenti, de'22 settembre! 5oo, di Alessan-
dro VI, Bull. Rom.y t. 3, par. 3, p. 244»
trovo che ne fece esecutore il seguente
protonotario noxlro , prò nobis , et Ilo-
inana Ecclesia Urbis Gubernatori,et in
Camera cardinaliCamcrario nostro Lo-
cunilenens) Francesco Remolino di Leri-
da, cardinale nel i 5o3: GasparePou fran-
cese protonotario. Morto il Papa a' 18 a-
gostoi5o3, nella seguente matliua il sa-
gro collegio elesse Giovanni arcivescovo
di R.agusi, forse il già governatore. Il Ma-
rocco registra : 1 493 GiacomoOrsino pre-
fi;tto:i498 Giorgio: i 499 Giacomo Ser-
ra spagnuolo, poi cardinale (ma (piesto
fu vicario di Roma):i5oo Rodericu Bor-
gia spagnuolo prefetto: nel i 5o3 Giovan-
ni della Rovere prefetto (era morto nel
i5oi,e Alessandro VI avea confermato
il llglio Francesco M.'' I della Rovere).
Pio ///appena eletto a' 22 settembre
i5o3, pel narrato nella sua biografia, e-
les->e governatore il celebre uomo di sta-
to, quanto alili mai abilissimo ed ener-
gico, mg."^ INicolò Bonafede da s. Giusto
uell'arcidiocesi di Fernjo e delegazione di
IMacerata (per l'avvertito nel voi. LXIX,
p. 22), coufermato da Giulio II quando
il I .'^ del seguente novembre fu creato Pa-
pa, pel narrato eziandio nel voi. LIX, p.
I I , ed altresì furono suoi governatori :
ueh5o5 Marco f^ì^evio à\ Savona de*
iiiinori cuaveutuali e vescovo di Siuisa-
i34 vie
glia, pocodo[)0 caiclinale: IMichele Clau-
dio vescovo di Poligiiaiio, poi di Muiiopo-
Ji, forsepriu)a del piecedeule, e poi imo-
vaiiieule nel i 5 1 2 pel riferito nel voi. Lll,
p. I t)8:a'3o novembre i5o5Loreiizo Fie-
scili genovese, e io era ancora a'3o di-
cembrei5i2, vescovo di più ciiiese. Ma
tu'isUuisce il llena2zi. Storia dell' Uni-
versità degli studi di Roma, t. 2, p. 49»
thecirca il 1 5 1 i eia vice-cainerlengoGiu-
Ilo de Medici, poi Clemente VII, e con
esso allora entrò Paolo Giovio, che fatto
Papa De divenne medico: però il Marini
rileva non risultare la sua arcliìalria dal-
ie bolle. Morto Giulio li a' 2 i febbraio
IDI 3, il camerlengo di consenso del sa-
gro collegio die' il bastone del comando
al vescovo di Treviso Deinaido Rossi da
Panna, didl'elello Leone X mandato pre-
side a Bologna. Il Marocco aggiunge a'
governatori di Giulio II: 1 5 1 2 Carlo Ro-
sario di Asti , vescovo di Monte Reale
(cioè di Mondovi, avendo italianizzalo a
suo modo lìJontis Rcgalis, che può indur-
le ad equivoci con IMonieale, in Ialino
pxxve Mo/ilis Regalis: anche l'Ughelli ri-
ferisce, che intervenuto neli5i2 al con-
cilio di Laterano V, ffuo ipso anno cimi
esset Urbis Gubernator , \ir egregius
falò funclus est augusto mense, non si-
iie Ponti ficis dolore, et catleroruni inoe-
rare, oh tj'us nohdes nuiini dotcs). jNel
pontificato di Leone X: Amedeo Berutti
di Monte Calerlo vescovo di Aosta nel
1 5 I 5, poiché sembra che il Papa ritenes-
se il Rossi, peritissimo giureconsulto, or-
iiatodi egregie virtù, Lrbis Gubernator,
dice lUghei li, intervenne nel concilio La-
leranense V, acerrimo propugnatore del-
la libertà ecclesiastica, e tornato alla sua
chiesa mori in un borgo di quella d'Ivrea
nel 1025. Inoltre TUghelli riporta Pietro
Fieschi genovese, Ro/naeGitbernalor,ùl-
lo vescovo di Cervia da Leone X, ed an-
ch'esso fu presente al detto concilio ecu-
menico : lua pare doversi ritardare il
governatorato al i523 almeno, e do-
\iò riparlarne, ^'arra il Marini, ArcluU'
V 1 e
//•/, l, I, p. 23i, che Leone X a' 2 di-
cembre i5i7 consagiò ve>covo il suo
cugino cardinal Giulio de Medici vice-
camerlengo (il che conferma il riferito
eoo Renazzi), insieme col cardinal P<»n-
zelli suo tesoriere. Imparo dal can. Ri-
ma, Serie cronologica de' vesco'^ù del
regno di Sardegna, che nel 1 5 1 7 fu go-
vernatore di Roma il prelato conte Gio.
Giacomo Gambarana di Pavia, fatto ve-
scovo d'Albenga nel i5ib: tale lo lioo-
Dosce purerUghelli, Gubernator Rotnae
a Leone X , ecclesia m suam egregie admi-
nistravit. Morto il Papa nel i ." dicembre
1021, il sagro collegio elesse governato-
re Gio. Vincenzo Caraffa arcivescovo di
Napoli, poi cardinale, il Marocco registra
per governatori : i5i6 Lorenzo Rledici
lìoienlinu (era nipote di Leone X, che lo
fece d u ca d' Ui I)i no e pie ft 1 1 o d i R o m a , per
deposizione di Francesco M .'' I della Rove-
re), e diversi ilegli altri con esso già riferi-
ti. Nel pontificato di Adriano VI, finché
almeno dalla Spagna non sì condusse iu
Roma, ove fece il suo ingresso a'2q ago-
sto I 52 2, pioba bill ne (ile continuò nel go-
vernatorato il Caraffa per un tem()o, sic-
come scello da' cai tliiiali e pel rilevato
nel voi. LX, p. 204. Tutta volta leggo nel
Bonoli, Storia di Forlì, t. 2, p. 35 1, che
Gio. Rullo de Teodoli forlivese iJiudeu-
tissimo ed eccellente letterato, già vesco-
vo di Derlinoi o, come notai nel voi. LXI,
p. 2i4> e arcivescovo di Cosenza, anche
vescovo di Cadice e nunzio di Spagna per
Leone X, ove l'avrà conosciuto Adriano
V l, nell'assenza di questo governò Roinu
e fu fatto cit ladino romano, poi tesoriere
di Clemente VII. Divenuto il quale Papa
nel i523 (pel governatole nella piece-
dente sede vacante, si leggali vo!. XXXII,
p. 4o, ove dissi ch'era allora governa-
tore di Roma Pietro Fieschi sunnomi-
nato, fatto governatore del palazzo a-
poslolico ossia del Concla\'e ), dichiarò
governatore il vescovo di Chiusi Nico-
lò Bonafede àullodato, le cui grandi ge-
sta pubblicò il conte ^Monaldo Lcupai-
vie Vie 13.
ili T'ilti di iVi'colo lìonafctlc; til il eli. </« opriis rerum Gfriiuinicaratii, ilice il
;tvv. Gaetano tic ìMinicis eruclitumeiite Vitalc,e>i.seresciillo:/»t>^//fZ('S«/Kn(;/' (ja-
iie ragionò nell' illustrare ejjreijiainerilo bcriitilor vsl Doniiiìis de f^ainotu nepos
un (.lipinlo di Loieiuo Lullo, CDHimeS'ii) Burlioiù Sc.iiitlor^ /Irchivid, suprcmuni
tl.il prelato die vi e elligialo, iiellVi//'»//» iudiliiim, Camera [iiipcriitlis^iinae di-
<ìi lloinn^ì.. 2 I, p. (il e>eg., e 6(j. A le(u- cilxKitr Camera ^Jposlolicit, et fuilus
pò (li Clemeule Vile in cpiello ilei san- tpiidcm Cuesaris vicein in Camera gè-
guiiioso e lUsastiosissimo sacco ili Rouia, re/tv eie. E bene coiisullare il oav. foni-
che tornai a coiupianj^ere nel voi. Xdll, pilj ()\\s\e\\, [IScnalo Uoniano^fx^ì Zi^.
p. 3i5 e ìef". , fui OMO ^ovci naturi Gio, iVel i 5'28FiancLSCol*e'>aro veneto aicive-
Ciirolauìo ile Rossi ila l*arina, vescovo ili scovo ili Zara: a'28 selteinbie i^ac) gli
Pavia, i! quale arringò il popolo nella fu sosliluilo il yià mentovalo n>g.' Cioc*
chiesa d'Araceli a'4 '"''So'" '^'^yi esor- clii del Monte, invece nominando il L'e-
tanilolo all'ubbidienza al capitano gene- saio goveinatore generale della ernia di
rale Renzo da Ceri, ed a farequanlo li- tulli i luoghi che avrebbe poiooi^o nel
cliiedevasi per la difesa della patria, ba- suo / ia^'J^io (/'.) a Bologna, per la co-
stando solamcnle difendere la città due lonazione di Carlo V, laonde lo seguì nel
o tre giorni , (ìnchè comparissero le ar- viaggio e intervenne all'augusla funzio-
mi della lega a discacciare l'esercito uè- ne. Ne trovo la conferma uel diario del
inico di Carlo V iujperalore. Rappreseli- M ulinelli, pubblicato dal p. Gallico, Da
lo a'roniani le minacce dell" esercito di iliiieribus Roin. Poiiii/icum, p. 1 54? iu
Borbone, il bisogno delle loro spade, la cui noverandosi i prelati presenti dicesi,
ditiesa della patria, i sentimenti dell' af- et primo Fraiicìscus JadreiisisGuherna-
ilillo Clecnenle VII; ma più d'ogni altra lor Curiae. Dunque non pare che vi fos-
Cosa il coaiun liiuore risvegliò uell'udi- se ancora nig."^ Ciocchi del Monte, come
torio immenso un lacilo moraiorio di si legge a p. 124 «Jella inagninca Cro-
approvazione e di concerto, come ripor- /tacu di tal coronazione^ magistralmente
la ti p. Casimiro, Dleinorie d' Araceli, illuslrata dalcav. Giordani. Nel i j3a lial-
p. 4^4- l'idi gli successe, con gravissimo dassaredel Riospagnuolo vescovo di Sca-
pericolo di morte, Gio. Maria Ciocchi la, notato nel voi. LXll, p. 52. Neli53A
del iMoute, poi Giulio ///, il quale lo governatore Gregorio iMagalutti romano
era giù stato, ovvero tornò ad essere go- vescovo di Lipari e poi di Chiusi, ili cui
vfinatore nel i52g, come dovrò dire, anco nel voi. LXKX, p. Gì. Gli succes-
JNeUcspugnazione della ciUà, ucciso ilsu- se bernardino della Rarba vescovo (non
premo comandanle duca di Borbone a'5 mi è riuscilu trovarne la diocesi nel p.
inaggio , il lulerauo Filiberto principe Le Quien e uell'Ughelli; ed il p. Gallico,
d'Orange soUentiò al comando; restan- Diaria Caeremonialia, p. 33o e 44^»
do commissario dell'esercito il celebre mentre dice esser stato elello governalo*
Girolamo Moroni,che poi ìavoi'i la libe- re del conclave o del palazzo, Gambara
razione del Papa; e fu fallo governatore vescovo di Tortona, di Rernardino ne
di /ìo'/ia o senatore La Molle nipote del ignora il titolo vescovile), e morto Cle-
Rorboue (un Fery Guyou la Molle di mente VII a'2 5 settembre i534> '1 sagro
Bletleraiis in Boi gogna, luogotenenledel- collegio lo confermò. Il Marocco regisU'.i:
l'esercito imperiale di Carlo V, si trovò i3ì.'ò Cristoforo Paiiigarola milanese ar-
aba presa e saccheggio di Roma), dopo civescovo d' Olranto (non esiste nell' U*
che lo era slato Aldclio Placidi. Neil'///- ghelli): i 52i) Giovanni da Vileibo chie-
iluria dtexpuguiilione Urbis anno IJ2J, rico ih camera: i 1130 Benedetto Con ver-
ucll'oj^tcra di Jimuue SchaiUio^ llisloii- alno «c^covu di Jc^i ^-^e era Roventalo'
i36 Vie
re, non eia vescovo, e tosto lo proverò) :
i534 Carnai clino della Daiba tiingo-
rese, vescovo di Scnla (ripelo noi conob-
be I' Uglielli, Scalenses Episcopi). E-
JeHoPaoloIII nei i 534 f<^ce governato-
re Giovanni Guidicoioni lucchese e ve-
scovo di Fo^soinhrone. Indi Benedetto
Conversino di Pistoia, nel i537 vescovo
di Berlinoro, e nel i 5^o lo traslalò a Je-
si: ne riparlai nel voi. LXI, p. 2 i 5. iVel
i538 governatore e vice-camerlengo Fi-
lippo Archinto della curia clie dovea se-
guirlo nel f iag^io a iNizza, conservando
il Conversino nell'udizio: indi fu vescovo
di s. Sepolcro, di Salnzzo e poi arcivesco-
vo di sua patria Milano, nel iS/^o. vica-
rio di Pioo)a; laonde lutto nel ponlifita-
to di Paolo 111, e come dice puie il Ci
ma, vicario ài Roma sotto (jiialtro Papi,
compreso Paolo III. Pietro Antonio de
Angelinis o de Angelis nobile di Cesena,
e poi vescovo di Sutii e Kepi, nel i54i
governatore e vice-camerlengo, (une Ilo-
mae Gubernator et fìeclor, dice l'Ugliel-
)i: promosso a tali vescovati, a' 12 luglio
gli successe Michele Pranzino sipontmo,
che nel 1 556 divenne vescovo di Maisi,
chiamandolo il Corsignani Pranzino Mi-
cheli di Manfredonia, nella Reggia iMar-
sicana, t. 2, p. 5G4, tiaslato neli54B a
Casale, dove il can. Cima lo denomina
Francesco de Micheli; rinunziò neh 5ì)5 ,
e non volle accettare l'anlioa carica ofTer-
tflgli daPaolol V.llMarocco riporta: i 535
Lgo Pvangoni modenese vescovo di Reg-
gio:! 536 cardinal Agostino Spinola ca-
merlengo, e governatore (meglio di Pe-
rugia): I 536 Rodolfo Pio de' principi di
Carpi, poi cardinale (cioè lale fu crealo
in quell'anno, e poi legalo e pielelto di
Roma quando Paolo III viaggiò nel i538
n rSizza e nel i 543 aCusseto): 1 546 Fran-
cesco Micheli vescovo di Carrara (non è
stata mai vescovato, mentre il vescovato
di lìlassa di Carrara lo istituì Leone
XII; ed è piecisamenle il Pranzino me-
morato). Nel pontificato di Giulio III,
3 giorni dopo la sua coronazione, segui-
V I C
la a' 22 febbraio i 55o , Filos Roverella
ferrarese vescovo d'Ascoli nel Piceno, il
quale poco visse: a'aq dicembre 1 55oGio.
Michele iV(7rc;fe^j/ arcivescovo il'Aceien-
za, e cardinale nel novembre o dicembre
I 55 i;a'22 novembre I 55 1 nuovamente
Gio. Girolamo Pvossi vescovo di Pavia :
a'2 I gennaio 1 555 Girolamo o Gio. Ma-
ria Cutinoni milanese vescovo di Sage-
na. Morto (iiulio HI a'23 marzo I 555, i
cardinali deputarono governatore Auni-
baie /?oz3»/oarcivescovod"Avignone, na-
poletano, che congiungeva nel dire alla
brevità una eloquenza che rapiva, pregio
di pochi. L'eletto Papa Marcello II visse
22 giorni, onde il sagro collegio di nuovo
l'elesse governatore. Il nuovo Papa Pao-
lo I V nel I 55 p dichiaiò governatore Sci-
pione Rchi/m messinese, già suo vicario
generale a Napoli e vescovo di Motula,
e nel i 556 arcivescovo di Pisa: a'28 feb-
braio di lideanno d'ordine del Papa spo-
gliò del chiericato Ji camera , pagalo
20,000 scudi, Alessandro Sforza {f.},
ed a lui ne furono attribuiti i frutti, e a'
IO luglio conferito in proprietà, di che
mi fa certo il Ratti, Della famiglia Sfor-
za, t.i, p. 2C)6, Dipoi il Cozzuto fu car-
<Iinale. Inolli enei i 555 Carlo Grassi bo-
lognese, vescovo di Monte Fiascone e Cor-
nelo; però l'Ughelli lasciò scritto, Roniae
Guhenialor sub J^io /'a'4gi"'gnoi56f).
iVarrai nel voi. LXVI, p. 61, col Pecci,
Storia del k'( scovalo di Siena, che l'arci-
vescovo Fiancesco Candini Piccolomini,
portatosi in Roma, ebbe molle cai iche e
fu fatto vice-camerlengo e governatore,
con tanto credito e riputazione, ciie se
non fossero state le contrarietà degl'im-
periali , certamente avrebbe ottenuto il
cappello cardinalizio: morì in Ron)a nel
i5 88 arcivescovo di Siena, e fu sepolto
presso Pio II e Pio III suoi consangui-
nei. L' ho qui registrato, ma reputo più
tardi abbia disimpegnato il governatora-
to. Il Marocco ritiene l'annoi 556, e poi
legistra: I 556 Camillo Orsini secolare e
governatore (nel descrivere col Carrara,
V ! C
Storia (li Paolo lf\ nel voi. LXV, p.
234 e st'g-j ^^ gncna degli spuyiitioli con-
tro (|uel Papa , soltanto li ovai rOisini
capilaiio delle milizie pontifìcie ; ed il
Co[)pi nelle fl/eniorie Cotoitncsi, ci dice
cli'ehbe l'incarico della difesa di Roma,
pei coi oidiiiù la demolizione di molli a-
Lituri, palazzi e giardini intorno alle sue
inma): i557 Sidvalore Pacini da Colle
\esco7o di Chiusi (nulla dicendone i'U-
glielli, solo vicelegalo tlell'Einilia); 1 ^^y
Virgilio Rosario (<piesli fu ili." caiilina-
Je / icario di lìonia slahililoda Paolo IV,
e non governatore): Antonio Paga nel lo
da Rlalelica di Camerino (nelle Memo-
rie di AJafeiica deirAcrj'.iacolla, soltan-
to trovo die un Caldo Antonio Paganel-
li nel 1545 congiurò contro la signoria
degli Ottoni vicari tetu potali per la s. Se-
de; se Matelica avesse avuto un gover-
natore di Roma, lo storico, per gloria pa-
tria, non l'avrebbe taciuto): 1 558 Cesa-
re Rrancacci napoletano. JNel pontificato
di Pio IV, riportai nel voi. LX, p. 1 Sq,
Girolamo Federici, e secondo 1' Ughelli
figlio di Margherita Cutinoni milanese,
nipote di Giovanni Maria sunnominato
e come lui vescovo di Sagona, traslato
poi a Maitorano nel i562, fu fallo go-
vernatore di Roma nei i5Go, e fece il fa-
moso processo contro i Cartijfa (/'.) ni-
poti di Paolo IV: dovrò ri[)ai larne, per
ini conllitlo di asserzioni. A' 26 aprile
1 5G3 governatore Alessandro Pallantie-
li di Castel Bolognese , procuratore fi-
scale, per avere calorosamente contribui-
to a (piel de[)lorabile processo; anzi fu pu-
re confermato dal sagro collegio nella se-
de vacante; durò nell'uflizio lino alle ca-
lende del gennaio 1567 , come dirò. II
IMarocco pie lentie che neh 56 1 fosse go-
vernatore il vescovo di Segni, ma nulla
potei dirne nella sei ie de' vescovi. Eletto
s. Pio V nel I 5()(i, neh. "del seguente an-
no rimosse dalla carica il Pallantien, e 6
giorni dopo lo fecegovernatoredella Mar-
ca, ove aumentò il numero di sue colpe;
pia poi lithiumululo a Ruma, fallo esa-
V I C
.37
minare rigorosamente il processo de'Ca-
r>illa, meritò la decapitazione, della (jou-
le anco nel voi. LI, p. i32. Uaccontai nel
voi. LXIX, p. 47, che Raldo Ferraliui
d'Amelia vescovo patrio, e già di Lipari,
fu governaloiedilloma pers.l^io V, com'è
celebrato neire[)itHllio di sua tomba, mor-
to nel 1 56?. (non mai vescovo di i'iimini
cocne pretende Marocco , che lo riporta
neh 567 erroneamente). Già di sopra no-
tai, che rS giugno I 5()() s. I^io V nuova-
mente dichiarò governiiloie Carlo Gras-
si. Anche nel voi. LXXX,p. (Jo, feci me-
moria di Monte Valenti da Trevi nel-
l'Umbria, tatto governatore a' a maggio
1 570 da s. Pio V, il f|uale morto nel i ."
maggio I 572, fu confermato da'cardinali
e dall'elello Gregorio XIII. Questi gli so-
stituì a'28 agosto 157 3 Lodovico Taver-
na milanese, indi tesoriere , poi vescovo
di Lodi e nunzio a Venezia. Descrivendo
gli arcivescovi di Sorrento, dissi che Giu-
seppe Donzelli procurator fiscale e nun-
zio di Firenze, nel i574 ebbe quella se-
de e divenne governatore. A'aq dicem-
bre 1 57G Corrado Asinari de'conti di s,
M.irzano d'Asti, poi neh 58f) vescovo di
Vei celli. Nel 1 58 1 Vincenzo Portico di
Lucca, che lUghelli erroneamente chia-
ma napoletano vescovo di I\Iono[)oli, de-
posto da Gregorio XIII pel riferito nel
voi. XLIX , p. I 5q. Fra arcivescovo di
liagusi,ed ha comune in patria l'epitaf-
fio onorario col fratello Sebastiano : fu
pure f'icegerenlc (f' .); ed anche il ha-
tello fu arcivescovodiRagiisi. Di Vincen-
zo e dell' indicalo motivo, pei cui Cu ri-
niosso dalla carica, parla ancora il [).Maf-
fei, annali di Gregorio XllF, I. 2, p.
358. Imperocché nella grave zuffa avve-
nuta in Ronia nel i583, Vincenzo inli-
uiorilosi si pose in luogo sicurr; |)ercui
il Papa, per dare qualche soddisfazione
a que' che ne patirono, per non avere
Vincenzo moslrato energia, lo de|)ose, e
sostituì nella prefellura b'rancesco lìlaii-
diala (/^.)de'couti di s. Gioigio, poi car-
diuale di Cleiuculc Vili. Ucl suo gover-
j38 Vie
natoralo puild pure il Uuiidiiiìiii, De s.
Clemente ly'iistf ne basiliciJ, p. 38G, dicui
fu tilolaie. (diluiamo Federici, p^'ilx ricor-
dillo, non (Il Tieviglio diocesi di ftldauo,
come vuole l'Uglielli, ma di Terni se-
condo l'Angeloiii, /Ustoria eli Terni, p.
i()0, luogotenente dell'uditore della ca-
mera e ve->c()vo di Sagona, non di Savo-
na siccome scrive, ti alialo nel ijGa a
Mailurano, e nel i ìyG passalo a Lodi,
morto nel 1379, ^'dne dell'Ughelli, die
ne ollìe 1' epitcìllio. Essendo in (uassiina
eslimaiiunedi lutti e di Gregorio Xlll, di-
ceiululorAugeloui due vollegovernatore
di Rouia e vivo neh 583, fpii credei regi-
strarlo, sebbene rilenga anteriore questo
secondo governatorato e morto nel 1 ^JCf.
^iel I 5t)4^'<^'^'''"Ocescode'coolidis.Gior-
gioe Blandrala dì Casale, ^onesse^dolo
il uouiinato poc'anzi, credo che non sia sta-
lo interi olio il suo g(jveriialorato, per cui
il Federici devesi anlicipareanco al Porti-
co. Quanto alBl-indratii, morto Gregorio
Xlll a' IO aprile i585, il sagro collegio
lo coiileruiò, ed il successore Sislo V a' 1 2
agosto lo fece vescovo d' Ac(|ui, più tar-
di curcliuale. Aggiunge il Marocco, nel
j583 Teodosio Floreiui ormano vesco-
vo patrio. Sisto V tosto citiamo in Iloina
il vescovo di Martorano Mariano Pter-
bentdelti caiuerinese, e lo diclnarò go-
vernatore e vice-camerlengo, creandolo
cardinale a' i 4 dicembre 1 :j8(). Pare che
botto Sisto V l'ulilcio del vice-camerlengo
lemporaueamente fosse separato da quel-
lodi governatoredi lloma, pel coalenuto
del breve Roinaiius Ponti/ex , de' 1 5
loglio iSgo, Bull. Roiìi. l. 5, par. i,
p. i45: Confinnalio ficultatis f^ice-
Ca/nerario concessae super coguilione
causar Hill appellatoruiiiilainiioruin da-
loriiin òuper suinniani dcceni sctiloruui
III Iota stalli ecclesiastico interpoiiea-
daruiii. luollre si legge in esso, eh' era
allora vice-camerlengo Alfonso Guevara
chierico napoletano referendario delle due
begnature, in iovza à' alias nostras lite-
vai cicctionis oj//a/(tiot iu ullizio vendi-
V I C
bile, la carica già esistendo) f-^icc- Carne'
rarialus, ci coiicessionis de ilio dileclo jl-
lio .llphonso, sub datum 1 ." agosto 1 589.
Lo comprova l'altro breve Cum le nu-
per Almue Urbis noslrae GuberiialO'
rem, de' io marzo 090, Bull, cit., p.
29.): Gubcmalori Urbis reòtituitur fii'
cullas co^nosceudi catisas- ci^'iles iind
rii'ii f'ice-Ctimerario. lid è diretto :
/ eii. fralri [[leronyino Mtitleucci ar-
chiepiscopo Ra^usiii. Almae Urbis No-
strae Gubertiatori. Quindi è dello chia-
ramente. IVos, qui prideiii certis suadtn-
tibus causisab ipsoQuberiialoris officio ^
ejus(jue tribunali, causas oiiines civiles,
(pule aniea ab ipso Gubernatore,e/uu/iie
ininistris, et judicibus, cog/iosci, dcculi,
et terminari consueveraiU, et debebanl
separavimus, et officio ViceCaintrarii
lune a nobis erecto applicavimus, tuae^
ac Ini officii liii/usmodi digniliiti, nec
non cullitiganliuni coniniodilali, ac ci-
liari causar uinpraediclaruin expedilto-
ni consulere volenles, molti proprio, ci
ex certa scientia fralernilali tuae, cau-
sas onines civnles corani le, luisque j'ii'
dicibus, et ministris intruducendas per le
ipsuni, \'tl eosdein j'udices, et minisi ros
audiendi, cognoscendi, decidendi,fine-
cjue debito lerminandi. Ncc non tinuni
ex ditobus notariis eausarum civiliuni
hujusinodi ad luuni tribunal, rei>()candi,
et retinrndi j'acullatein cumulative cn/n
ipso Fica- Camerario, ila ut lo'us de-
tiir praevealionis, auctoritate apostolica
tenore praesenliuni concedimiis, et indul-
gv//itiv. Girolamo M.itteucci di Fermo,
lo celebiai in quell'articolo, iu uno a'
personaggi più illustri di tal nobile fami-
glia insignita del grado di marchese, in
CUI [)i'iuieggiò il prode Vincenzo detto
Saporoso, capitano condottiere di Lui-
gi XII re di Francia, della repubblica di
Venezia e del duca di Firenze, sempre
valorosamente distinguendosi ue'cooibat-
timeuti, e del Papa Giulio Ili nell' ioi-
presa di Mirandola e in altre; fu pure
sci^cute geuerulc del duca di l'uiaia,
V 1 e
ecoluiiiielluclclle inili/ie poii lì (loie, (pan-
ilo k. Più V gli adìdò Ancona; »eigtfiile
maggiore di Carlo IX re ili Francia nel-
le guerre contro gli ugonotti; generale
della repubblica di Ilugusi, la (|uale dal
Tinlorello fece dipingeie 1' allo in cui
l'arcivescovo ilella cillìi consegnò a lui
il bastone del comamlo contro i torcili e
lo stendardo della repubblica, quadro
tuttora esistente a Fermo nella tdnnglia
Mdlteucci. Gregorio Xlll l'inviò in Avi-
gnone geneiale di tulle le anni ponlilì-
eie, ove morì nel 1078 universalmente
tiinmirato e compianto: deposto nella
cliiesa de'tninori osservanti, gli fu eretto
onorevole monumento, al Irò innalzando-
gli nella patria melropulitana ì congiunti,
die meritò 1' illustrazione l'el sullodato
De JMinicis. ^el ricordalo articolo parlai
pure degli scrittori della famiglia, e del-
le gesta del prelato Girolamo, e meglio
Della serie de'governatori, e negli articoli
die lo riguardano, eziandio (piai nunzio
di Venezia, vescovo di Sarno, e di Viterbo
e Tuscanella, nella 1/ delle (piali ullime
città lini isuoi giorni nel 1609 nella cer-
ta e giusta espellaliva della romana por-
pora. Essendo governatore di R.oma di
Sisto V, e immediato successore del Pier-
benedetti, morto il Papa a' 27 agosto
I 5qo, i cardinali lo confermarono nel-
r ullìzio. A' i5 settembre eletto Urbano
VII, questo fece governatore Borsino.
Morto il Papa dopo i3 giorni, a' 5 di-
cembre dello slesso 1 5go gli successe Gre-
gorio XIV, il quale immaulinenle ripri-
stinò nel governatorato Girolaiuo INJal-
teucci, che intervenne alla cavalcala del
possesso, incedendo coU'ambasciatore di
Francia decorosamente: il diarista Mu-
canzio ceremoniere lo cbiacna, [Jitroiiy-
iniis 3Ialt!iejus arcliicpiòco/jus /{agiisi-
nus Urbis Cubernator. Ma Gregouo
XIV volendo aiutar la lega de' callolici,
contro gli ugonotti, onde impedire che
sul trono della cnsliduissima Frauda a-
scendesse Enrico 1 V, allora calvinista, a'
.2.\ JplilciJ(ji colie dUc milizie luviò lu
Vie 139
(|uel regno commissario generale delle
medesime il valente prelato Malteucci,
col (jual grado serv'i pure Cleiuenle Vili
nel lìelgio, contro il turco, e pel ricupe-
ro di Ferrara. Difatti il i\].illeucci andò
a pienilerne possesso per il Papa. L' U-
ghclli, Italia sticra, t. i, p. 1 4"^ •*> riporta
la seguente lapiile posta nella cattedrale
di Viterbo sul suo sepolcro. D. (). AI.
Ilitronynio /ìLiUUcuccio Firmano Ra-
gitsiuo R. Arcliupo Priiimni Deinde
•^(irneiì Dtintini filcrbiriì l'ipo Lega-
tioiw .Ipud f'tnetos Urbis Priielnra
SunitiKi Exerciluù EccUcor /lilmini-
slralione In Galliti El Bc-lgio Panno-
nia /le Ferrarieusi Bello Maxima Ctiin
Laude Probilalii Et Induslriae Per-
Jtiiicto Animo In laboribiis Ac Rcbiii
Adi'rrsis Perjereiulis In Fracto la Se-
ctindìs Qiias f/i Fix Unquani Aspexit
Moderato ObÙL XUt Kal. Feb. MOCiX
Aelatis Sitae lkv. Secondo il Marocco,
gli successe nel governatorato Desiderio
Guidoni ascolano. Per morte di (jrego-
rio XI V a'i 5 otlobie 1 09 i (e non 1 5qo
coni' è impresso nel voi. XX.KII, p. 44)
i cardinali confermarono Cordino: dun-
(|ue nuovamente fungeva 1' uQlzio, e lo
allesla il contemporaneo diarista Alaleo-
na ceremoniere, presso il p. Gallico, Dia-
riti Cuerei/ioiiialia, p. 4^4- E'eletto In-
nocenzo IX fu preceduto nella cavalca-
ta tiel possesso, preso all'B del susseguen-
te novembie, dal Gubtrnator Urbis ,
proceilendo in mezzo agli oratori ili Ve-
nezia ediSavoia,e probabilmente sarà sia-
lo ing.'^Borsiuo.ll Cancellieri nella Storia
de' possessi, p. l5o, non ne olire il nome,
ed inutili riuscirono le mie non poche ri-
cerche. Morto il Papa a' 3o ilicembre,
quindi a' 3o gennaio i^g'i iu eletto Cle-
mente Vili, e ne furono governatori:
quedo che intervenne alla cavalcala del
possesso: nel i jqS Domenico Tosclii di
iìrggio vescovo di Tivoli, nel 099 pub-
blicalo cardinale: gli successe Feidman-
do TtH'erna milanese, caidinale a'9 giu-
gno iùu4< beiiedeUo Ala di Cicmuna.
i4o vie vie
Inolile IMnrocco legislia: i 592 Gugliel- Camerlengo; Co poi uditore della camera
nio Distolti di Bosco vescovo di l^avin e cardinale. Nel 1 G:ìS Gì miWaltisla Pai-
(fcillo nel I 593, ma l'Uii^helli ne tace il lotta di Caldrirola, consagralo dal Papa
f;overnatoral()): 1 "jg^ Annibale Uuceliai aiciveicovo di Tessalonica e ouiizio a
fiorentino vescovodiCarcassona(divenne Vienna, poi cardinale. Nel iGaSGirola-
poi lì/aggioriloiiio, nel cui articolo lo rno Grimaldi \\ giuniore genovese, nun-
clissi nel 1597 Iraslalato ilal governa- zio a Vienna, più tardi cartlinale. Cesare
torato): i6o5 mg.' Lapis pro-governa- R^ccagna di linsighella, già rettore del
loie per infeiniilii ileil" Ala ( probabil- Venaissiu(j e cominendalore di s. S[)iri-
mente Tommaso (jorenlino e vescovo di lo, era governatore di Roma, rpiando a'
Fano, patria di nascila di Clemente Vili 29 settembre i632 fu fatto vescovo di
a cui era familiarissimo, luogotenente Città di Castello, ma per la bolla di resi-
tlell'uditore della camera, e [)eruntera- denza, nel i635 lasciò IiOQja e recossi
pò vice uditore, come alFertuano l'Ughel- iitrll.i sua diocesi, come insegnano le dot-
li, //<7//rt 9dc;v7, e l'Amiani, Me/norie di le Mt'/inrit Ecclesia itiche di Città di
/^rt/?o). Leone XI eletto il i.° aprile i6o5 Casitl/o, di mg."^ Mu?j, 1.3, p 106. Gli
confermò il governatore Ala, cavalcando successe Gio. Battista Spada lucchese, e
nel possesso. Altrettanto fece Paolo V lo- con singoiar esempio anche canonico Va-
sto assunto al ponlific ito a' 16 del seguen- licano, secondo il Cardella (essendo io-
te maggio, piecedeiidolo nella cavalcata compatibili i canonicati a' Prelati di
del possesso, promovendo l'Ala nel i6io fioctUctti, tranne indulto apostolico co-
all'atcivescovato d'Uibino. Gli succose me ora lo gode l' Uditore della Carne-
GiulioMooterenzi bolognese, fatto vesco- ra). e patriarca di Costantinopoli; nel
vo di Faenza nel 16 i 8, leggt-ndosi sul di 1 643 segretario di stalo, e nel i654cai-
Jtii sepolcro: Urbis Fiomae Gtibernator dinale. Tuttavia cooliauò nel governa-
el /'ice-Canieruriiis. Nello s!e»so 16 1 8 lorato per altri due mesi, onde atteudere
Paolo V dal vescovato di liimini chiamò il seguente. I\el settembre dello slesso
a Uoma Berliiigltiero Ce.y*-? bolognese, e 1 643 Francesco Vitelli da Città di Castel-
gliene affidò il governo. Morto faolo V lo arcivescovo d'Urbino: belle notizie ri-
«' 20 gennaio 162 i, il sacro collegio lo ferisce di lui il lodato mg.' Muzj nel t. 5,p.
confermò. Il nuovo Pipa Gregorio XV 21 4, chiamandolo Decio Francesco, e lo
lece altrettanto, e in pari tempo lo elesse crede creato caidmalee riservatola petto
inai-gioidomo. piìi tardi cardi naie. ILMa- da L'i ba no Vili. Nel 1 644 ^'O- Girolamo
rocco pretende governatore nel 1623 Lomclliui genovese, ch'era rcsoriere
Giovanni del Benino: questo fu solian- (nel quale articolo lo dissi con altri erro-
to Maggiordomo, e nell'iscrizione se- ueamente morto, e poi uè riparlai): pa*
jjolcrale e dettagliata, esibita dal Pienazzi, re che fosse confermalo dal sagro colle-
IVotizie de' Maggiordomi, p. i 1 1 , nulla gio, quando Libano Vili moiìa'29 lu-
dicesi del governatorato, ma Cam. ap. glio di dello anno. Il iMarocco conobbe i
c/en'fo. Governatori per Urbano Vili fu- discorsi governatori, mi scrivendo: iGiS
rono: nel 1623 appena eletto Domenico Taddeo principe Barberini prefello, si
Marini, già vescovo d' Albenga, arcive- deve emendare coi i63i. Eletto a' 16
scovo della patria Genova, edopo la ca- settembie 1G4.4 Innocenzo X, confermò
valcata pel possesso, assunse il piviale e Lomellini, e lo trovo nel Cancellieri ca-
la n)itra, e si collocò tra'vescovi assiileu- valoaie nel possesso a' 23 novembre; il
li al soglio ; nel I 635 patriarca di Geru- Cardella lo disse fatto prima governatore,
salemme in pariibus. Forse nel 162.5 indi tesoriere, e poi cardinale nel i652.
OUaviauo Haggi vice-camerlengo 0 [no 11 Vilaie, Memorie deLaoi ieri generalit
V I e
lo rcgislra Inle nel 1 642-43, e nuova-
iiienle nel i(ì47, g'ì» f^ovei nature. Nel
1647 Alessiiiìdio Villiici I umano, asses-
sore del s. Odizio e vescovu irAlatri.nlIo-
ra vicegerenle di Roma, morto nel iG5o.
Trovo nel Dicci, Notizia della famiglia
Boccapadiili, p. 3 1 p, che il vescovo ala-
trino Villnci nel 1G4G divenne vicege-
lente, nel 1647 governatole di Iloma, e
nel 1648 ebbe un canonicato nella basilica
Vaticana. Pare che gli sia succeduto Giro-
lamo Farnese arcivescovo di Patrasso in
partii/US, poi maggiordomo d'Alessandro
VII e cardinale. IN'e' [)i itnorcli del iG53
Lorenzo Jnij ei iali genovese, ed a'2 mar-
zo 1 654 cardinale. Gli fu surrogalo Gia-
como Francesco Aribei ti (che il Maroc-
co afl'ernia patrizio veneto), e morto a'7
gennaio i655 il Papa, mal veduto sicco-
me divoto di d. Olimpia IMaidalcliini, fu
deposto da'cardinali, sostituendogli Giulio
Rospigliosi di Pistoia arcivescovo di Tar-
so : il quale fu dall'eletto Alessandro VII
promossoa segretario di stato, poi alcardi-
nalato,e ne fu successore col nome di Cle-
niente IX. Tosto .Alessandro VII neh 655
dichiarò governatore Carlo Bouelli ro-
mano, indi arcivescovo di Corinto, nun-
xio in Madrid e cardinale. iNel 16G6 Fe-
derico Borromeo milanese, già intrepido
segretario dell' immunità. A'22 maggio
1GG7 "'0" Alessandro VII, ed il suc-
cessore Clemente IX, confermò il Rorro-
meo, il quale fu alla cavalcata del posses-
so. Avanti di procedere cogli altri, noterò
che il Marocco registra governatore d'A-
lessandro VII, anche Francesco M.' Ba-
lanzone di Modena nel 1657, Lorenzo
Imperiali per la 2.^ volta nel J 660 (fu
prima, benché cardinale, cioè nel iG56
e in tempo della Pestilenza, e lo notai
nella serie de' governatori), Nicola Conti
romano vescovo d'Ancona poi cardinale
(cioè Nicolò in seguilo vescovo d Ancona
ed L'niana). Cletnenle IX commise al
Borromeo la nunziatura di Spagna, car-
dinale a suo tempo, e nel iGGfc) lo fece
succedere da Ponjpeo Varese ion)ano.
Vie 1 4 '
Passalo a miglior vita Clemente IX, il
()ili(:embie iGG(), narra il diarista I''ul-
vioSei van/io, presso il Gal lieo p. 4 7 3, che
ì cardinali confermarono il Varese, un-
de questo genuflesso avanti al caidinal
decano, rassegnalo bacnlitm juri.sdiclio-
nif, giurò la seguente furmola, toccato e
bacialo il s. Evangelo, nelle mani di det-
to porporato. F^o Pompejw; / aresiits
Giiberiiator Urbis et i'ice-Camerarius
spondeo, i'Oieo, et j'ui o,r/tiod /ìdelis ero
B. Petra Apostolo, Sacro Eniinentis. et
RR. Dotninorum S. R. E. Cardinaliuni
Collegio, futuro Pontifici, ejusiiit^ Sue-
cessorilus canoniceinlrantibus, et fide.'
liter exerccLo off/cium Gubernatoris
Urbis, elf icc-Cnmerarialus mihi corn-
missiini : Sic me Deus adjuvet, et haec
sancta Dei Ei'angelia. A'sc) aprile 1670
eletto Clemente X, lo confermò nella ca-
rica, cavalcò nel suo possesso, indi spedi-
lo nunzio a Parigi, ivi morì. Gli successe
a' 4 marzo 1671 Luigi Bevilacqua fer-
rarese, nel iG75nunzioa Vienna. 11 so-
stituito Gio. Battista Spinola il seniore,
arcivescovo di Genova sua patria, presto
vide morire Clemente X a' 22 luglio
1676: indi il sagro collegio loconfejmò,
e cos'i Innocenzo XI, che lo creò cardi-
nale nel 1681, continuando a ftingereTuf-
fizio qual pro-governatore nel resto del
pontificalo, nella sede vacanlee ne! pon-
tificalo d'Alessandro Vili, finché gli suc-
cesse il nipote. Fu questi Gio. Battista
Spinola il giuniore, nel iGf) I Alessandro
Vili lo fece governatore o meglio Inno-
cenzo XII, certo cavalcòa' i 3 aprile 1 692
nel suo ritardato possesso, creato cardina-
le nel 1 6c)G. haiìuiicw PallrA'icino di Par-
ma sullentrò nella carica, confermato da*
cardinali in sede vacante, e poi da Cle-
mente XI, trovandone riscontro nella
relazione del possesso che offre Cancel-
lieri, e nel quale mg.' Pallavicino caval-
cò alla destra del contestabile Colonna,
Principe assistente al soglio pontificio;
e quel Papa finalmente lo creò cardinale
nel 1706. In questo e colla rileuziotie
ì\7. Vie vie
dell' iijiloralo (li Piola, Fifinre<:r:or,o(T,i- li, sempre coi titoli di goveinntnre dì
rclli romano : moiloa'23 dicemljrpr7i r Roma e vice-camerlengo, cardinale a'i o
gli furono celebrati i funerali descritti aprile i 747' Cosimo /«j/7enrt/« genovese,
nel voi. XXXII, p. 33. Indi Bernardino cl>' era chierico di camera e presidente
Scolli milanese, uditore di Rota colla ri- dell'annona, cardinale n' ?.G novembre
tenzione di tal carico. cardinale a'ar) nia^- i '753. Alberico ///rA/«^o milanese arcive-
gioì 7 I 5, perseverando (Incanni nel prò- scovo di Nicea in pariilins e già nunzio
governatorato Nel r 7 i 7 Alessandro /•'(?/• di Polonia, cardinale a'5 aprile 17 56, e
ronicri romano, egualmente uditore di poco dopo vice-cancelliere e segretario di
Rota, ed abilitato a continuare, e prò- sl;ilo di Benedetto XIV. Questi, e non
segm in ambo gli ufTici in tutti i pontifi- Clemente XIII, che solo lo confermò, co-
rati e sedi vacanti di Clemente XI e In- me dissi nel voi. XXXII, p. 4^) '^"^^'''^
nocenzo Xlll,e sempre compreso rudi- gli surrogò Cornelio Cnprnra o Monti
torato, confermalo pure da Benedetto C7/;r/ir/7 bolognese, già uditore di Rota,
XIII; questi poi lo fece cardinale nel cardinale a' 23 noveodire 1 76 e. Enea
1 724. In esso Antonio />^«r/i;Vr/ pistole- Silvio Picroloniini Rit< tìchini f^anese, già
se segretario di considla, colla rilenrio- dernuo de'cbierici di camera epi'esideute
ne del consullorato del s. Ufìizio, fu fatto dell'armi, c-iidinale creato da Clemente
governatore e vire-camerlengo, e cardi- XIII a'aGsetleinbre f 766. Quel Fapa ini-
naie pubblicato a'3o aprile i 728. In que- mantinentegli sostituì Antonio Casali ro-
sl'anno Gio. Battista Spinola ^enovc^ey mano,promovendoloda segretnrio di cnn-
già segretario di consulla, confeimato da sulta, pubblicato cardinale a' i5 marzo
ClemenleXIl ecreatocardinalenel 1733. i 773 da ClementeXlVjcootinuò da pro-
Quel Papa gli sostituii Pompeo /^hlo- governatore sino alla morte del Papa
vraudi bolognese, essendo decano della avvenutaa'22 settembre i ■■ 74 (nei 1744
Rota epatriarcadi Gerusalemme, e |>er- come impresse il tipografo, ed io non
ciò col litolodi luogotenente della s.Rola, m'avvidi, nella serie, che vado rifonden-
enei r 734 •i''24 n^'ii'''' lo creò cardinale, do, rettificando, ampliando e coinpien-
facendo"li ritenere il profrovernatorato do sino ad o"ni). Il sasro collegio nella
per 3 mesi. Allora gli surrogò Marcelli- sede vacante deputò governal'ire di Ro-
no Corio milanese, chelasciò l'uditorato ma e vice-camerlengo Giovanni Poten-
di Rota patrio, e ritenne il consultora- ziaui realino, già maestro di camera del
to del s. Udizio, crealo cardinale nel 1739 Papa defunto: l'eletto Pio VI lo confer-
n' r 5 luglio. Verso il fine di settembre mò, e poi morì a' 7,2 novembre 1773»
dello stesso I '-3(), Clemente XII elesse de' funerali avendone parlato nel voi.
Fdqipo Bondelmonte fiorentino, già vi- XXXlI.p. 34- L'uditore di Rota veneto,
re-legato dAvignone dal i73f al fj^q, Giovanni Cornano, gli fu dato a succes-
icduce dalla nunziatura di Parigi: devo sore, cardinale il i.° giugno 1778. Pio
correggermi nel voi. XXXII, p. 4'^, pc VI nello stesso giorno gli surrogò Ferdi-
averlo dello /JO//jm^.'o, in vece di fo/?/('r- n-mdo M.' Spinelli na[)oletano, essendo
7;)fl/odaljenedeltoXl V nel I 74o;e niorlo cliierico di camera e commissario gene-
a' I f) giugno I 74 1 , ne descrissi il funere a rale delle armi ( il Marocco introduce
p. 34del voi. citato.BenedettoXI Vsubilo nel 1 78 i uu pro-govemalore iu Luigi
gli sostituì il pre>idente dell'armi France Rnffa Scilla poi cardinale : era egli allo-
SCO Bica romano, ed a'9 settembre 1 743 ra 2.° assessore del govern Uore e ponen -
lo creò cardinale. Tosto gli successe Ra- le di (^onoulta, onde può e>sere per indi-
iiiero Sinionrili d' Osimo arcivescovo di sposizione o breve assenza del couciltadi-
Nicosia /// parlihn<:^ già nunzio di Xapo no; inoltre eia reggente della camclleria
vie vie I i 3
npo"!l<ilira).rrcnn(lolocnrtlin!t!ea' l'i Tel) mitato piowlsni io di 5 frnnco-ronìnni,
|)iaio 1785(6 11011(1 serie la sinmpa errò sotto In piesidenzri del francese Peiillier;
col 1^55: ne'la biografìa ripoit.ii due qnitidi capitolando col mniescialto Tiour-
nungenli molli, dettisi fia lui e I ante- cliard.a'So sottendile iisc'ida Roma, en-
cessoie). Ignazio Busca milanese, tic- Irandovi il maresciallo colle troppe na-
■vandosì nunzio a Brnsselles e arcivesco- poletane, ed a' 3 oltobre nommh una
vo d'Emessa in parlìhits,\\ Papa l'nvea ginnta suprema pergovernnrlain nomedi
licliinniato per conferirgli il governato- le Ferdinando IV. Però nella melàd'ot-
rato e il vice-canicrlengato, e poi Io creò tobre giunto in Uoma il tenente genera-
rardinale a' 3o marzo 1789, e quindi le Diego iNaselli, conservata la giunta, etl
Segretario di Stato, ^ell' aprile gli suo- assistito dal consultore Tommaso Fram«
cesse Giovanni ^/'//f/rri/// fiorentino, die marino, esei citò il comando politico di
fungeva col cbiericalo di camera la pre- Roma e delle provincie occupate dalle
sideiiza della grascia, e poi a*?. 1 febbraio milizie napoletane. Fletto in Venezia a'
i7qC) Pio VI Io creò cardinale. In tempi 1.^ marzo 1800 rio T'II, a' io maggio
miiKicriosi gli fu dato a successore Car- sul Castel s. Angelo sinalbeiarono i ves-
lo Crivelli nlilane^e arcivescovo di Pa- siili pontificii, ed a 22 il Papa nominole»
trasso in pnrlibiis, c\\ era allora cliieri- gali a Intere i cardinali decano, pro-da-
ro di camera presidente degli archivi, tario e vicario di Roma, afìincbé riceves-
Deplornndo le avversità die amareg- sero la consegua della città e province, se-
piarono il glorioso pontificato di Pio l'I, guita a'a-? giugno : ritornò in Roma il go-
e le luttuose vicende di A'o;;?-7, nariai in vernatore vice-camerlengo ("rivelli, e Pio
nue'diie'articolijche i repubblicani bau- VII vi fece il suo ingresso a'3 luglio. Indi
cesi occupato e democratizzatolo stalo il Papa creò il prelatocardinalenel 1 80 le
pontificio, comandati dal generale Ales- lo pubblicò a'aS maggio 1802. Allora gli
Sandro Berlbicr, a' io febbraio 1798 co- sostituì Francesco Guidobono Ca\'alclii-
minciarono pure a invadere Roma; nel dì niù\ Tortona. Intanto la repubblica fian-
seguente, con altri prelati, mg.'^ Crivelli cese divenne impero e piorlamò impe-
fu condotto in Costei s. Angelo, ed a' 1 5 ratore Napoleone I, il quale non lardò ad
proclamarono la repubblica Tdierina o impadronirsi dello stalo pontificio e dei-
Romana con f) consoli, indi ridolli a .5, la Sovranità della s. Scdri^V.). ed a'2
72 tribuni, 32 senatori, e altri ministri, febbraio 1808 fece entrare in Roma il
quasi lutti demagoghi. Pio VI (utietio- general Alessandro Seslio Miollis, che
nizzalo e condotto prigioniero a f'alen- l'occupò militarmente, esercitandovi di-
za di Francia, ove poi morì 8*29 agosto verse violenze. E siccome avea l' ordine
1799. Al r.eilbier, successero nel co- di disperdere i prelati e ufTiziali della s.
iiiaiidc di Roma i generali iMassena, Dal- Sede, ed i nativi del regno Italico ritnan-
leniagne, Saint Cyr, INlardonaid; finché dare alle loro case, fece arrestare pure
i napoletani, d'oidine del re di Sicilia mg/ Cavaltbini, lo mandò prigione in
^/'.j, comandali «lai maresciallodi Ciunpo Castel s. Angelo, indi alla fortezza di
Rourcliard, sloggiarono i bancesi a' 27 Fineslrelle e poscia venne rilegalo in
novembre i 798, ma dopo il 1 2 dicembre Francia. Sebbene il potere fosse inaia-
vi rienlrarono. Declinando nel 1799 le no di RlioUis, nondimeno Pio VII ili-
cose d'Italia pe'friincesi, mentre il gene- chiaro pro-governatore il siciliano Tom-
lal Dufresse comandava Roma, i colle- inaso ylrczzo arcivescovo di Seleucia in
gali progredendo, gli successe il geneial parlihvs, \(jvm\o dalla Russia ambascia-
Garnicr,il quale l'i i luglio sospese icon- lore stiaonliuario a Pietroburgo; ma col-
soli, i ieualcri, i tribuni, cieaiìdo un co- lu sleSH» pieteslo fu carcerato jutco d"p",
Ili vie
rilegato in l'astia, e più lardi cardinale.
Indi nel giugno seguì l'aire^to dello sles-
so pio segretario di stalo cardinal Gc<-
hrielli. Finnlrnenle, averulo Napoleone I
decretalo prepolenleniente la riunione
degli stati di s. Chiesa all'impero, a' io
giugno iHof) allo stemma papale fu so-
stituito il francese anche in Roma, da do-
ve a'6 luglio fu strappalo Pio VII e con-
dotto in deportazione a Sii\'oiìa. Uoma
rimasta a gemere solto il giogo imperiale
di I\li(jllis, dichiarato governatore gene-
laledegli stali romaui e presidente della
consulta straordinaria di Roma, v' in-
trodusse gli ordinamenti francesi; malo
statuto particolare decretalo da Napoleo-
ne I, che si dovesse promulgare in Roma,
da lui dichiarata hbera e imperiale, non
Mi comparve mai. Indi prefetto di Roma
il harone Camillo deTournon (come pu-
re notai nel voi. LXXXV, p. io5, con
nozioni diesi rannodano all'argomento).
L' ab. Cancellieri, sommo ed onesto eru-
dito, ina talvolta elastico,, seguendo la
corrente, pubblicando nel i8i r in Ro-
ma : // Mercato ed il Palazzo Panfi-
liano, a p. ^yq e 282, celebra il Tour-
non pel suo sapere, e in questo siamo
d' accordo, avendolo fallo anch' io per
verità storica. Ria perchè dire? » Ora il
rispettabile e autorevole impiego ( pro-
prio questo vocabolo ! ) di PreJeUo ili
Roma (^.) è egregiamente sostenuto dal
nobilissimo sig.' barone Camillo deTour-
non. che coll'eNenipio luminoso delle sue
singolari virtù, ha f'illo rivivere in B.onia
la memoria de'due insigni cardinali de
Touriion.Presidenle^je/y;e<»o dell'utilis-
sima società dell'agricoltura e manifattu-
re di R.oma, che dopo aver tenuto le sue
tornale nel palazzo della prefettura, a' 1 (3
maggio 1 8 1 I cominciò ad unirsi nel Pa-
lazzo Pam più Ij". Non intendo censura-
re il grande erudito, e l'onorevolissimo
Tournon, ma il paragone della dignità
non mi pare giusto, per tanti riflessi. Or-
mai crollala la possanza di Napoleone I,
già Roma era siala invasa da'napolelaui
V 1 C
di IVIurat re di Sirilla, con politica ver-
sipelle, ed a suo nome il general coman-
dante Lavaugoyon ne avea assunto il
provvisorio governo a' 1 c) gennaio 1 8 1 4i
con un consiglio generale d'amministra'
zioiie presieduto dal cav. Luigi Macedo-
nio, dopo aver Miollis sgombrala Roma
tranquillamente, per debolezza di forie.
Napoleone I non potendo più ritenere
Pio VII, né dominare ne' suoi stati, a*
IO marzo di questi decretò la restituzio-
ne e la liberazione di quello. Rientralo
Pio VII gloriosamente ne' suoi dominii,
giunto a Cesena a'4 maggio deputò mg/
Agostino RU'arola delegato apostolico a
ripristinare in Roma e nelle provincie il
governo pontificio, terminando il napo-
letano a' IO maggio, e dichiarando [)ro-
goveroatore di Uoma il cav. Giacomo
Giustiniani, come l'altro più tardi cardi-
nale, ed il Papa fece il suo Ingresso so-
lenne in Roma [F.) a' 24 oi^ggio. Indi
nello slesso i 8 i4dichiarò pro-governato-
re di Roma il prelato Stanislao Sanse-
i'erino; finché tornato io Roma nel set-
tembre il governatore e vice-camerlengo
mg."^ Cavalchini, riassunse tali luminose
cariche, pubblicalo cardinale a' 6 aprile
18 I 8: riparlai di lui nel voi. XXXVIII,
p. G6, [)er rettificare alcune dicerie. Al-
lora Pio VII nominò pro-governatore
Tiberio Pacca di Benevento, e poco do-
po ( come leggo nelle Notizie di Roma
del 1818, s' intende pubblicale dopo la
promozione), lo promosse a governatore
di Roma, vice-camerlengo e direttore ge-
nerale di polizia; ma evaso da Roma nel
1820, il Papa dichiaiò pro-governatore
mg.' Gaspare Bernardo Piaoelli,qual i ."
assessore del tribunale del governo: ora
cardinale vescovo di Viterbo e Tosca-
nella. Annunziò poi il Diario di Roma
de'7 giugno 1820 : Per organo della se-
greteria di stalo la Santità di N. S. ha
promosso a governatore di Roma, vice-
camerlengo, e direttore generale di poli-
zia nig."^ Toujfnaso Bernetli di Fermo,
già assessore della congregazione milita-
V I e
re. Indi li ferisce il Diario <ìe' i o, che Oìg^
Bernetti nella mattina de'y recatosi al pa-
lazzo Quirinale, ila tlue maestri di cere-
monie fu introdotto avanti l'io VII, ege-
nullesso prestò il giuramento di (iedellà,
ralini:ato col tatto e bacio de'ss. Evange-
li. Quindi il Papa gli consegnò il basto-
ne del comando in segno dell'autorevole
giurisdizione conferi tagli, recitando la con-
sueta formola. Furono presenti il mag-
giordomo e il maestro di camera, anco
come testimoni a ciò rogati, ed altre per-
sone della corte. Ritiratosi il Papa, nig."^
Bernetti accompagnato da'delti ceremo
nieri,si porlòalla stanza ov'erano espres-
samente riuniti tutti i preiati cliierici di
cauìera e altri componenti la rev. came-
ra apostolica; ed esibito il breve aposto-
lico di deputazione del nuovo uHìcio di
governatole e vice camerlengo, si lessedal
DOtaro della stessa rev. camera la fede del
vice-prefetto delle ceremonie pontificie,
relativa al prestato giuramento e tradi-
zione del detto bastone di autorità, e ven-
ne mg."^ Beinelti installalo nel tribunale
della medesima rev. camera, da mg.' Or-
fini decano di essa, per mezzo di procura
a ciò deputato dal cardinal Bartolomeo
Pacca camerlengo di s. Chiesa, per tro-
varsi nel suo vescovato di Frascati. Par-
tito il prelato, in treno si trasferii al pa-
lazzo del governo, ove nell'ufliciodi (jue'
giudici e nolari prese formale possesso
della carica. Finalmente nell'ore pome-
ridiane, mg.' Bernetti si recò con egual
treno alla visita della basilica Vaticana,
ed al ritorno andò ad ossequiarci! cardi-
nal Della Somaglìa decano del sagro col-
legio. Dovendosi Nicolò I coronare impe-
ratore delle Russie a Mosca a'3 settem-
bre 182G, Leone XII inviò ad assistervi
mg.' Dernetli, in qualità d'ambasciatore,
e ne ricevè quelle onorificenze riferite nel
voi. LVIII, p. 317. Prima del suo ritor-
no in Roma il Papa lo creò cardinale a'
2 ottobre dello stesso 1826, e narrai nel
voi. V, p. iG3, che gì' inviò la berretta
cardinalizia a Parigi (ove pureprecedea-
VOI. xcix.
Vie 14 >
temente sped'i la guardia nobile conte
Giuseppe Gatti, per recargli la notizia
di sua promozione e il lieti cllino canli-
nnliziu), a mezzo deirablegatomg."^ Cor-
della pro-vicario generale del di lui zio
cardinal Brancaduro arcivescovo di Fer-
mo,coll'ingiunzioiiedatlendci lo in (|uel-
la metropoli nel suo ritorno dalla Uus-
sia; ma per alcune circostanze gliel' im-
pose lo stesso Papa in Roma nel 1 827, e
lo fece Segretario di SliiCo, e tuie loda-
lissimo fu pure di Gregorio XVI , che
inoltre lo dichiarò vice- cancelliere di s.
Chiesa. Per la sua assenza, Leone XII no-
minò pro-governatore mg."^ JNicola Cla-
relli-Paracciani, come i ."assessore del tri-
bunale del governo, ora cardinale. Inol-
tre Leone XII nello stesso giorno 2 otto-
brei82(3, della promozione del cardinal
Bernetti, dichiarò governatore di Roma
e vice-camerlengo mg."^ Gio. Francesco
Marco-y Catalaii spagnuolo, uditore di
Rota, e colla ritenzione dell'uditorato, e
poi a'i5 dicembre 1 828 lo fece cardina-
le. Tosto gli sostituì mg.'^ Benedetto Cap-
pt'UtUi di Rieti, il quale trovandosi de-
legato apostolico d'Urbino e Pesaro, sol-
lauto giunse in Roma a'5 febbraio 1 829,
e presto ebbe il dolore di veder raovto il
Papa a' g; il sagro collegio lo confermò,
e nuovamente permorte di Pio Vili, fin-
ché Gregorio XVI lo pubblicò caroina-
le a'2 luglio 1 832. Quindi quel Papa fe-
ce i seguenti governatori: Nicola Grimal-
di di Treja , già segretario di consulta,
ed a'4 gennaio 1834 cardinale. LuigiCiac-
chi di Pesaro, già delegato di IMacerata,
ed a' 12 febbraio i838 cardinale: funse
alquanto il pro-governatorato decorato
della s. porpora, che ancora indossa, come
lo funsero il predecessore e il successore.
LuigiVannicelli-Casoni d'Amelia, già pro-
legato di Bologna, [)ro-governatore, cou
biglietto della segreteria per gli affari di
slato interni, il che annunziò il Diario
di Roma de'3 marzo, mentre quello de'
i5 settembre dello stesso 1 838, riferisce
COD bigliello di detta segreteria averlo il
IO
j/jr.
V 1 e
Pana nominalo governatore di Romn,tli-
lellore generale di polizia e vice-camer-
lengo della s. Romana Cliieso; pubblica-
to cardinale a*24 gennaio i8^?. : da' io
maggio I 8jo è zelanlenicivescovodi Fer-
vala. Toslogli successe Giuseppe Antonio
y.acihiaò'x Castel Vezzano, essendo udito-
re di Rota, pubblicato cardinale aa i a-
prile I 845:funse potbi gioì ni il pi o-gover-
iialorato, finché [)iibblicò persuccessoi eil
n. 35 del Diario diUoma .iDgJ V\t\.\o IMa-
lini remano, già uditore di Rota; nella
mattina de'28 aprile si recò privatamen-
te al palazzo apostolico Vaticano, men-
tre con nobile treno vi si portò il cardi-
nal Zacthia. seguilo da'distaccamenli de*
corpi de'poropieri e de'carabiniei i. Pie-
scnlalosi il cardinale a Giegoiio XVI se-
dente in trono, con brevissimo discorso
gli restituì il bastone del comando; ed il
l'apa nella lisposta espresse sensi di pie-
na soddi'-fazione per l'eseicizio della gra-
ve carica da lui occupala, e quindi lo le-
ce sedere. Allora il prefetto delle ceremo-
nie iolrodus<;e il novello governatore, il
quale pievio il bacio del piede, pronun-
ciò ilsolito giuramento e ricevè dalle ma-
ni del Papa il bastone del comando , il
quale gli diresse parole degne d'un sovra-
no die tanto caldeggiò e fu amante del
bene de'suoi popoli, e d'un padre che
non miravacontinuamente se non a'van»
taggi de'suoi figli. Dopo di che, il cardi-
nal Zacchia tornò privatamente alla sua
residenza, e mg.' Marini condotto da nìg."^
ceremoniere nel tribunale della camera
apostolica, cui presiedeva ilcardinalTom-
maso R^iaiio-Sforza camerlengo, presen-
tò r atte>tato del prestato giuramenlo,
letto dal notare, e poi gli fu imposta la
cappa; e ricevuti all'abbraccio tulli i pre-
lati del tribunale, si pose a sedere a sini-
stra del cardinale, partendo colla pompa
propria di sua nuova carica e col segui-
lo theavea accompagnato il predecesso-
re, dopo aver ossequiato il cardinal Mat-
lei segreta! io per gli affari di slato inter-
ni, lecaudosi a pialicare altrellaolo col
V 1 C
cardinal Lambiusthini segretario dista-
to. Giunto al palazzo del governo, assiso
su distinto seggio, indirizzò al tiibunale
un ragionato discorso proprio della cir-
costanza, visitando poscia gli uflizi. 11 l'<i
pa Pio I\ (articolo in cui raccontai i
principali fasti e vicende del suo ponti-
ficato, proseguendoli a'Iuoghi loro, mas-
simei iguardaiili Roìnn, la Sovraiiìlii del
las. Si'(fe,e lasublimedignilà di f icario
di Gesìi Cristo, articoli perciò da tenersi
presenti a quanto appena accennerò, on-
de non ripelermi) a'2 i dicembre 1 84(j lo
creò cardinale, ed è al presente pieletlo
di segnatura. IL con biglietto di segrete-
ria di slato gli su ri ogò mg. "^ Gaspare G ras -
sellini di Palermo decano de' chieiici di
camera, presidente dell' acque e strade,
prò presidente del censoj e delegalo apo-
stolico straordinario d'Ancona, da dove
porlalosi in Rom.a a'?X) ricevè il bastone
del comando e prese possesso. Dipoi si ri-
tirò nel principio di luglio 1 8.^7 (restan-
dogli le prerogative di pi elato di fiocchet-
li, come notai nel voi. LV, p. i j/j, ben-
ché senza il vice-camerlengalo; ed in se
guito,nel 18 32 fu fòlio commi-sario pon-
tificio straordinario per le quattro lega-
zioni e pio legalo di l'ologna, crealo car-
dinale a'i 6 giugno 18)6), ed il Papa no-
minò pro-governalore di Roma e diret-
tore generale di polizia mg."^ Giuseppe
Morandi di Sinigaglia, rilenendo la cari-
ca conferitagli ne'piiiiii di gennaio delio
slesso i847>di procuratore generale dei
fìsco e della rev. Camera Apostolica. Ri-
ferì poi il n. C)3 del Diario di Roma òt\
1847 aver mg.' Morandi rinunziato il
pro-governatorato e direzione di polizia,
esercitali per quattro mesi, onde con bi-
glietto de'i3 novembre il cardinal Fer-
retti segretario di stalo, in nome del Pa-
pa, gliene dichiarò piena soddisfazione. E
che lo slesso cardiuale con altro bigliet-
to nominò mg.' Domenico Savelli di Spe-
loncalo nella Corsica, ch'era chierico di
camera e già pro-legalo straordinario di
Forlì, pro-goverDalore di Roma e direi
V I e
lore generale tli polizia, il quale entrò io
esercizio di lale carica a' 17 dello stesso
novembre. Dissi in principio, che aiq di-
cembre 184" venendo istituito un mini-
stro di polizia, senza il titolo di governa-
tore di Roma, ne fu investilo il medesi-
mo n)g/ Snvelli. Contemporaneamente
nìg/ Savelli fu dichiarato vice-camerlen-
go di s. Chiesa. Annunziò poscia la Gaz-
zella (li lloma ile' 12 febbraioiS /{S, che
per la spontanea rinunzia di ministro ili
polizia di nig/ Savelli, tal ministero il
l*apa lo confeiì a d. Michelangelo Gaeta-
ni romano principe di Teano. Anco altri
ministeri furono secolarizzali. IMg.' Savel-
li, come vice-camerlengodi s. Chiesa, con-
tinuòa sedere in cappella pontificia sopra
l'uditore della camera, ed a guderegli o-
nori de' prelati di fiocchetti, e lo rilevai
nel voi. LV, p. i 54 (■'''•ettanlo avvenne
a mg." Morichini già Tewricre genera-
le, e lo notai nel voi. LXXIV, p. S^'j).
La Gazzella di Roma de' io del succes-
sivo marzo pubblicò ministro di polizia
l'avv. Giuseppe Galletti bolognese, con-
fermato nel cominciar di maggio, allor-
ché si cambiò il ministero, il quale però
sempre veniva presieduto dal cardinal Se-
gretario (li Slato, cioè da que'porporali
notati in quell'articolo. Nel ministero for-
malo a'6 agosto, in assenza del ministro
di polizia, il Papa nominò a fungere l'uf-
fìzio interinalmente l'assessore generale
della medesima Francesco Perfetti di Pe-
saro, finché a' 18 settembre fu soppresso
il ministero di polizia e con diminuzione
di attribuzioni , vennero te altre riunite
al ministero dell'interno. Equi fo sosta,
rimandando il gentil lettore a' nominati
articoli, ove deplorai l'insurrezione di Ro-
ma, iniziala a'i5 novembre 1848 e com-
pita nel dì seguente, per opera di fazio-
si, onde il Papa si trovò costretto porsi
in riaggio (/'.) per Gaeta la sera de'24:
l'anarchia sempre crescendo, a'g febbraio
1 84o ^^ proclamata la repubblica roma-
na con Triumviri residenti nel Palazzo
della Consulta, ed a'26 aprile venne e-
V I C .17
Ietto senatore di Roma l'avv. Francesco
Stui binetti romano (compii la mia sena
i\e Senatori di Roma, nominali da'Papi,
nel voi. LXXX, p. i 1 , pel ripristinato
principeOrsinil'i 1 febbraio 1 8 Tyjilfpiale
tornò a rinunziare a'20 maggio i8ji8;e(l
allrove dissi, che l'odierno marchese Anli-
ci !\Ialtei, ricordato pure nel voi. XCVIF,
p. G7, gli successe l'i i noveuìbre i8'>8,
giurando al Papa fedeltà a' j del seguen-
te dicembre). Terminò l'usurpato dotni-
nio e la repubblica, quando a' 3 luglio
1849 entrò in R,oma coll'esercito france-
se il general Vittorio Oiidinot di Reggio;
il quale concentrati tutti i poteri nell'au-
torità militare, emanò disposizioni per la
sicurezza pubblica, occupando anco i din-
torni ; ripristinò la sovranità pontificia,
ed i presidenti regionari, nominando nel
dì seguente governatore di Rotna il ge-
neral di divisione Rostolan, indi deputò
una commissione provvisoria municipa-
le. A'3 I giunsero io Roma (ove già eravi
ritornato il vicario cardinal Patrizi) i car-
dinali Della Genga-Sermattei,Vannicelli-
Casoni, ed Altieri, dal Papa cjsiituiti in
commissione governativa di stato, con
nig."^ Milelia per segretario (ora presi-
dente dell' ospizio apostolico e chierico
di camera), la quale nominò il sunno-
minato mg/ Savelli ministro dell'in-
terno e polizia, come annunziò il Gwr-
naie di Roma dell' 8 agosto 1849. Già
il prelato era slato commissario straor-
dinario delle Provincie d'Urbino, Pesa-
ro, Macerata , Ancona , Fermo, Ascoli,
Camerino e Loreto, per la restaurazione
del principato della s. Sede. Quindi il ge-
neral Rostolan, con manifesto de'24 di
tal mese, dichiarò a' romani che doven-
do assumere il comando in capo dell'ar-
mata del IMedilerraiieo e di guarnigione,
cessava dall'esercizio delle funzioni di go-
vernatore di Roma. Laonde mg. "^ Savelli
nella notificazione de'3 settembre si sot-
toscrisse; Vice-Camerlengo di s. Roma-
na Chi?sa,mini.slro dell'interno e polizia.
Neli85o il Papa ritornò felicemente in
i48 vie
Roma ù'i7. aprile, e slabiPi la residenza
del ministero di polizia a I\Ioiite d'Iorio,
nel Paliìzzo della Curia //inocenziana
(A'.) , come dissi ne' voi. LIV , p. 3i4,
Ì,\XX1I, p. 178; e nell'antico Palazzo
(Iti Governo o /Madama vi trasferì il
mini siero ilelle finanze, con quelle ridu-
zioni descritte nel voi. LXXIV, p. 3()0
e seg. Si leg^e nel n. 258 del Giornale
di Rotila del i85o, avere il Papa ripri-
stinata r importante carica di direttore
generale di polizia, nominandovi a'7 no-
vembre mg/ Ildebrando Rufìni romano,
già procuratore generale del fisco, ed al-
lora prelato domestico e presidente del
1° turno del tribunale della s. Consul-
ta, Mg/ Savelli restò ministro dell'inter-
no e vice-camerlengo, ed a'y marzo i 853
renne creato cardinale. Avendo alcuni
censori periodici veduto di mal occhio la
separazione della polizia dal ministero
deil'inlerno, furono confutati egregiamen-
te dalla Cu-illà Cattolica, seì\ei.\ì. (i, p.
278 e seg. Il Giornale di Roma deli 852,
col n. ^56, annunziò la morte dell'egre-
gio mg."^ Rufìni, avvenuta in Roma 1' 8
novembre ; e con quello de' i 3 dicembre,
d'aver il Papa nominato alla vacante ca-
rica di direttore generale di polizia l'at*
luale mg. "^ Antonio de'marchesi Matleuc-
ci di Fermo, della famiglia sullodata, con
dichiarazione d'aver luogo nell' adunan-
ze del consiglio de'ministri per prender
parte alle relative deliberazioni, autoriz*
zandolo a ritenere fino a nuova disposi-
zione il segretariato della s. Consulla, il
quale cessò quando pubblicò il Giornale
di Roma de' i o marzo 1 853, avere il Pa-
pa con biglietto di segreteria di stato no-
minato vice-camerlengo di s. Romana
Chiesa rag.' Matteucci. Finalmente, nar-
rò il n. I 38 dello stesso Giornale , che
mg."^ Matteucci si recò privatamente con
una sola carrozza al Vaticano. Da due
maestri di ceremonie venne introdotto a-
vantiii Santo Padre assiso in trono. Quin-
di genuflesso prestò il giuramento di fe-
deltà ratificalo col latto e bacio de'ss. E-
V IC
vangeli. Poi il Papa gli consegnò il ba-
stone del comando in segno dell'autore-
vole giurisdizione conferitagli, recitando
la consueta formola, e pronunciando bre-
vi ed espressive parole relative alla rag-
guardevole rappresentanza di detto pre-
lato. Furono presenti il maggiordomo,
il maestro di camera, il prefetto delle ce-
rimoniedel Papa che rogò l'alto, nonché
altre persone della corte pontifìcia. Dopo
il bacio del piede al Santo Padre, mg/
Matteucci accompagnatodai predetti due
ceremonieri si portò nella gran sala ove
suole adunarsi il tribunale della R. Ca-
mera apostolica. Quivi trovavansi riuni-
ti il cardinal Piiario Sforza camerlengo
di S. l\. C, ì prelati chierici di camera,
e tutti gli altri che fanno parie di dello
tribunale. Esibito il breve apostolico di
deputazione del nuovo ufìicio di vice-ca-
merlengo e di direttore generale di po-
lizia, dal notaro della stessa Pt. Camera
si lesse questo non che la fede del prefel-
lo delle ceremonie del Papa relativa al
prestato giuramento e tradizione del del-
lo bastone di comando. E qui è beire
di avvertire che il breve spedito a mg/
Matteucci per delle due cariche è simile
inluttoepertuttoaque'chesi rilasciavano
a' governatori di Roma, sostituendosi sol-
tanto alle parole Praefcctunt f/r^/.v, quel-
le di Moderatorem supremuni publicac
securilnlis in Urbe et in loto, Pontifìcia
dilione, come si vedrà nel lesto del breve
che per erudizione esibirò. Dopo la indi-
cata lettura il cardinal camerlengo impo-
se a mg.' Matteucci il rocchetto e la cap-
pa,lo ammise al suo abbraccio, ed a quel-
lo di tulli i chierici di camera, e poi lo fe-
ce sedere alla sua sinistra. Preso in tal
guisa il suo possesso^ mg.' Matteucci si
recò ad ossequiare il cardinal Antonelli
segretario di stalo. Sortito dal palazzo
del Vaticano visitò la sagrosanta basilica
di s. Pietro, e poi con nobile treno di due
carrozze, con servitori a piedi, e scorta-
to da un distaccamento di gendarmi pon-
tifìcii a cavallo io grande uoiforme, si por*
V I e
lo ad ossequiare il cardinal Macchi de-
cano del sagro collegio, e quindi si resti-
tuì al palfuzo di sua residenza in Monte
Citot'io , dove fu ricevuto da' presiden-
ti regionari, dallo stato maggiore de'gen-
darnii, e da lutti gl'impiegati del suo di-
castero, ed ove fece alcuni rescritti per
costatare l'atto del suo possesso, anche ne-
gli uflìci di sua giurisdizione. E non sarà
poi sgradevole se rimarco, che mg/ Mal-
leucci fu canonico del Il.nio capitolo di s.
Pietro in Vaticano per 3 3 anni, ma appena
elevato all'onorifìceuza di vice-camerlen-
go dovette lasciare, secondo le antiche re-
goledellas. Sede, notale nel voi. LV,p. i 54
e nel voi. LXXXII, p. iGi, il detto cano-
nicato perchè incompatibile con la pre-
latura di fiocchetti, qual canonicato ven-
ne conferito a mg.'Melchiade Ferlisi de-
cano del supremo tribunale della Segna-
tura, ed oggi patriarca di Costantinopoli.
Altrettanto avvenne co' canonicali della
slessa basilica Vaticana, a mg."^ Odoardo
Borromeo A rese quando nel d ìi 6 giugno
i85G divenne maggiordomo, ed a mg.'
Giuseppe Ferrari allorché ebbe il titolo
di tesoriere della R. C. A. Per altro il
canonicato di questi fu conferito dal San-
to Padre al fratello d. Ciriaco Ferrari
già canonico dell'arcibasilica Lateranen-
se. E qui mi piace inoltre avvertire che
mg."^ Matteucci prima di ascendere al gra-
do di vice-camerlengo e direttore genera-
le di polizia, eziandio fu economo e segre-
tario della 11. Fabbrica di s. Pietro, cioè
innanzi d' esser segretario della suddet-
ta s. Consulla. In questi due uflìzi addi-
mostrò sagacità e prudenza, gentili e no-
bili maniere, non che franchezza ed e-
nergia , non comuni doti, sperimentate
ripetutamente nel crocinolo de' difTicdi
tempi che corrono, come per pubblico
consenso nell'altuale eminente carica di
vice-camerlengo e direttore generale di
polizia. Trovo opportuno ed interessante
riprodurre, non solamente il breve pon-
tificio di nomina, ma altresì gli atti del
prestalo giuiameuto al Papa, e del pos-
V 1 C I i.)
sesso preso nella Rev. Camera apostoli-
ca, e debitamente registrati in Iloina nella
direzione generale ilei bollo e registro. —
Plus Pl\ f\ Dileclt Fili snlttlftm, et A-
postolicam BeniuliitioiH'iiì. ./nìptissirna
inunera eoruniinie procuratioiieni iis vi-
ris deniaiidnrc solcniw:, qui ca et suis <•-
gregiis dotihui e.xanll(ilis(juf lahorihus
meriti fuisse i'ideaiitur, tt alioruni of'
fìciornin esperimento probayerint , se
illa rite intcgreqiice^scgesluro'!. Tain VC'
ro Clini te, dilecte fili, de eo numero esse
noveriinus, qui ab religione et pittate e-
grcgie formatui, alqtie inlegritate, fide^
Consilio, prudcntia, ac di'Xterilale eia-
ras, alia j'am munera tibi coniinissa na-
viler et cimi fide exercuisli, idcirco ad
gravissimuni offìcinni. qnod nobis prae-
cipue cordi est riee-Canierarii S. R. E.
et Moderatoris supremi publicae seca-
ri tali s in Urbe, et in tota Pontificia Di-
iionepromoi'cre censuinius. Peculiari er«
go honore te aligere volenles, et a qui-
bu svis excomniunicationis ,siispensionis j
et interdicti, aliisque ecclesiasticis seri-
tenliis, censuris, ac poenis quovis modo,
vel quavis de causa latis, si quas forte
incurristi,hnju<i tantum reigratia absol-
i'entes, et absolutnni fore censenles, au-
ctoritate Apostolica tenore praesentiunt
Litteraruni l'^ice-Camerarium S. R. E,
ac 3/odc rato rem siipremum pubficae
seciiritatis in Urbe, et in tota Pontificia
Ditione eligimus, atqne consùtuimns cuni
aiictoritale , ac jurisdictione consueta,
nec non ciim omnibus et singulis hono-
ribiis, praerogativis,praeeniinentiis, in'
dultis, facultatibus, et oneribiis, previ-
sione et emolunientis solilis, et consuetis
juxta Consliiutione ,siveStaluta Praede-
cessorum Nostrorum Romanorum Pon-
tificuni , quibus tamen non sit vel par-
tini , vel omnino sive per suhseqiientes
Praedecessores Nostros, sive etiam per
Nos ipsos derogatitm. iMandamns prò-
pterea Di ledo Fi Ho Nostro S. R.E. Car-
dinali Camerario, etdilcctisfiliis Prae-
sidenlibus Clericisdictac CantcraCfaliis-
I :o V I e
que ad (juos special , ut Te ad praedi-
tttiin ofjiciuiii ì ice-Carnerarii S. R. E.,
et Moderatoris jmldicae securilatis in
ljrbe,ac loia Pontificia Ditionc,ejiiSfiue
liberuni exerciliiini recipiant, ci admit-
tant, libique faveant , ac praesto sint^
Aerarii \'ero Pontificii PraeJ'ccto, cete-
risqne ad qiios special, ut libi de proi'i-
sionibus, et cf/iòlnriicntis solitis, et con-
suclis suis tcniporil'tis respondcant , et
responderi cure.nl, ac facianl. Folunms
auteni ulpriusquani dicluni niuniis exer-
cere incipias in nianibusNostris^\xl prae-
fati Cardinnlis Canicrarii,de co reale e-
xercendo dcbilum praestcs informa soli-
ta juranìenluni. In contrarium faci eiilibus
non obstantibus quihuscumque. Daluni
Roniae apud s.Pelrum sul AnnuloPisca-
toris die xrJprilis anno moccoli ii. Pon-
ti fìcatus nostrianno seplinio. — Pro Duo.
Card. Lanibruschini. •»|f Jo. B^ Branca-
leoni Castellani Subslilutus. — Dilcclo
Filio Antonio Alatteucci PraesuU No-
stro Domestico. — Registrai, in Libro
Strum. SiSmi. sub fol. i 6g. — In No-
mine Do/nini Amen. Ego infrascriptus
Aposlolic. Caereni. Praefeclus et Sedis
ApostoUcae Protonotarius ftdem facio:
Die decima celava Junii anno i853.
Pontificatus SSmi. in Chrislo Palris et
Domini Dni. Nostri Pii Divina Providen-
iiae Papae /A. Anno Oclavo. Illum ac
Rnium, Antonium HJatleucci novum Vi-
ceCamerariuni S. R, E. et Moderato-
rem Suprcmuni publicae securilatis in
Urbe, et in tota Pontifìcia Dilione cle-
ctum alque constilutum, ante Sanclila-
tem Suam in gciiiia provolulwn consuc-
Inm fidelilalis juramenlum de rccle ac
fideliler exercendo munerc l ice Carne-
rarii S. R. E. et JìJoderaloris Supremi
publicae securilatis sibicommissodemO'
re emisisse, ac laclis elosculalis Sanctis
Dei Evangeliis raluni habuisse, alque
inde Eidem a SSmo. Dno. Nostro Bacu-
lum in commissae sibi Jurisdiclionis et
Auctoritalis leslimonium ac signum tra-
ditum fuisse. Quae omnia pcractafue-
V I C
runl in consueto secreto Cubiculo Pala-
ta Apostolici ì (ilicani^praesenlihus ibi-
dem Ilhnis. ne Rmis. Dnis. Eramisco de
jVedici di OUnjano Ponti/iciae Domus
Praeposito,el Edoardo Borromeo yirese
ejusdemSSmi. Dni.NoslriCubiculi Prae-
fedo, Teslibus ad haec specialilfr adlà-
bilis, vocalis alque rogatis, flJeque in'
frascrìpto Ajw^t. Cacrem. Piaefeclo,
ctearumdcm Cacremoniarum Alagistris
Jacopo f'olpicellielJoanne Corazza. In
quorum fidem leslimonium hoc meama-
nu firmatum, et consueto sigillo muni-
tum dedi die mense et anno supra enun-
ciai. 4|f LudovicHs Brancadori Apost.
Cacrem. Praefeclus. — In Nomine Do-
mini Amen. Eidem facio per praesentes
Ego Rev. Camerae Aplicae Secrelarius
et Canctllarius infrascriptus, qualiter
die decima ocla\'a mensis Junii anni
i853 hahita flit Piena Camera in Pa-
latio Aplico l'alicano corani Emo. et
Rmo. Dno. Thoma Card. Riario Sfor-
za S. R. E. Camerario, Decano, Cleri-
cis Camerae, aliisque Cameralibus, in
qua Excmiis. et Riniis. Dominus Anto-
nius Rlatleiìcci admissusfuil ad officium
V ice-Camerarii, clìSIoderaloris Supre-
mi publicae securilatis in Erbe , et in
tota Pontifìcia Dilione ad formarn sii'
pradictarum Litleraium ApUcarum in
formaBrevis,omni eie. In quorum fidem.
Romac his die, Mense et Anno praedi-
clis. -^ Ila est Angelus Testa Rev. Ca-
merae Aplicae Secrelarius et Cancel-
larius. — Assessore generale di polizia,
è il conte Feidinandu Daiidini de Sylva:
aggiunto all'assessorato generale 1' avv.
Agostino Pasqiialoni. L'assessore genera-
le fa parte della congregazione speciale
sanitaria, come dissi nel ricordato arti-
colo, e I iparlandoue nel voi. LXXX, p.
i63 e i64-
VICE-CANCELLIERE DI SANTA
ROMANA CHIESA ESOMMlSTA, li-
ceCancellarius Sanclae Romanae Ec-
clesiac, et Summalor. Il cardinal capo,
presidente e prefello della Cancelleria
vie vie ,T,
J.lla s. lìomana Ciucca (^.), la quale è cl.e dicesi n.W'.lrt d. .crìfier Ics djcl,
dopoqnel acle.I.s. /V,n/.,..,emz aposto- a ,>. 3o,cl.e I.. clignit.^d,. ChanccUicr de
luay.) .1 pn.nanode 1 nbunaU di Re CEglisc nomarne lui scpp.im.ie sous le
'na{/ .j.quesla e il cardinale residenti nel pontificai du Coniface Vili qui a dil le
montuosa proprio Palazzo della CanccL docteur Tabarelli, CaucellàrL de na-
lena aposlolun. Antichissimo, «oLilissi- ri certabat rum Pana. Il n'y eut plus de-
n,o e autorevole udUio a vita, neh." de' sonnais qu'un nLchancdvJ. L'ani-
..cordati articoli descritto , insieme alle piezza e varietà deirargomenlo, già Irat-
sue prerogative e ingerenze del tribuna- tato in altri moltissimi articoli, mi fa li-
le, ed eziandio colla serie de'cancellieri e mitareappena ricordarne i priucipali,ne'
vice-cancellieri di s. Chiesa. Vi è qual- quali gli altri sono richiamati, con tutto
cl.e esempio eh arc.cancellieri, come l'ar- quanto riguarda la Cancdkna apollo ■
c.vescovo di Colonia Ermanno o Eri- Uca, il suo eminente preside , ed i suoi
manuo o Artmanno sotto s. Leone IX, numerosi e ragguardevoh ufficiali. lu
li quale destinò o confermò a lui e sue- quello notai i discrepanti pareri suli'ori-
ce,sori la propmqua canonica e Chiesa gme del nome Cancelliere^ ViceCan-
di s Lio.anni a Porta Latina, per loro celliere, il quale ultimo prevalse dopo
residenza nel recarsi in Roma, ut te Pe- essere stato conferito a persone non fre-
trumCancellarium habcat Johannes ho- giatedella dignità cardinalizia, e reslitui-
spununprarbeal, dice la corrispondente to l'amplissimo uffizio al senato apostoli-
bolla del , o j . , Bull. Rem., t. r, p. 38 i, co del Sagro Collegio, si continuò e tut-
con udicio di cancellieri o arcicancellie- torà s. prosegue ad usarne la denomina-
n della s. Uomana Chiesa. Da quanto dis- zione, dicendosi pure Fice-Cancellarius
SI negli articoli menzionati, sembra che Papae, ed il Morcelli, Praep. a Diplo-
sitialta qualifica degli arcivescovi di Colo- maùs Pont. Max. Al magniaco , solido
x^^a,tltlton del s. Romano Impero, fos- e vasto palazzo, descritto nel suo artico-
sedise.np.ice^//o/o.ro//ore.AnziilCiam- lo e riparlato altrove, è contigua la C/t/e-
?i'^' ,, ^'^ ^' ^''^'^-^^'^'•^^^«'■'o. ^t sa di 9. Lorenzo in Damaso,basilica eoa
Ul/ieialibus Cancellariac Apostolicae, capitolo e parrocchia (F.Y ed anche Ti-
asserisce aver veduto due diplomi di s. toh cardinalizio {F.), Diaconia cardia
Leone IX del iodi, ui uno de' quali nalizia {F.)\ o Commenda , a seconda
Artmanno si legge col titolo di CanceL cioè dell'ordine a cui appartiene il rar-
liere della S. R. Chiesa, e nell'altro eoa dinal vice-cancelliere; vale a dire, è tito-
quello di Arci-Cancelliere. Si può vede- lo, se egli è dell'ordine de' Preti, diaco-
re .1 Crescimbeni, Istoria della chiesa di nia, se di quello de'Z)/^co/zi, commenda.
.v^ Ciovann, a^'anti Porta Latina titolo se Fesco^-o Suhurbicario, come di pre-
Cardinalizio, p. 287, ed il Cancellieri, sente. Papa Clemente VII colla bolla £-£
òtona de possessi de' Sommi Pontefici, siadsingula Romanae Ecelesiae oTicia,
p. Joy, ove aggiunge, riferire il Villa- de'25 luglioi 532, 5/^//. /ìo/«., t. 4, par.
IH che 1 cancellierato di Roma nel pon- i, p. qq: De Officio Fice-CancelUera-
l.hcato d. Nicolo III del 12 77 era eredi- tus Papae, cum annexione curae,etli.
tarlo nella casa de lìrancaleooi. Ma que- tuli ss. Lanrenti et Damasi de Urbe
«ila canea sotto Bonifacio Vili del, 29^, Dell'insigne basilica mmore di s. Loren-'
iitorno al Sagro Collegio, in persona zo in Danjaso, ohe nelle Processioni s^o-
del cardinal Riccardo Fetroni sanese,au. de l'alternativa coll'altra primaria della
tore del Sesto delle Decretali (vi contri- Chiesa dis. lilariain Tra^le^'ercnetov
bunono anco altri) pubblicato nel , 2yS, i.ai a parlare in più luoghi, e da ultimo
d quale si appellò Ficc-Cancelliere. E ne' voi. LXXIII, p. 47 e 83 XCVIl p
.5a Vie
•i-q e '>()o, non che per le molteplici sue
cinese liliali esistenti o soppresse; e nel
^ol. LXX V, p. 24 ^riportai la ilescrizio-
iie del possesso non formale, ma privato,
preso a' 16 novembre i83o dal cardinal
Arezzo, qual vice-cancelliere e sommisla
di s. Romana Chiesa, e qual commenda-
tario di s. Lorenzo in Damaso. Vi si ce-
lebra la CapptlLi inrdinalizia coli' espo-
.sizionc del ss. Sagramento nel giovedì
ili Sessagesima (/^.), e poscia viene vi-
sitata dal Papa, essendo la splendida e-
sposizione a forma di QuaranCore. Del
palazzo, egualmente ripetutamente ripar-
lalo, nell'ottobre 1 856 essendo cessata la
Congregazione del Buongoverno, e per-
ciòanchelasuaresidenza trasferita in esso,
nel medesimo vi furono trasportale e de-
corosamente stabilite quelle Segreterie
della s. Sede nominate nel vol.LXXXlI,
p. i5o, con quanto riguarda l'utile e lo-
devole provvedimento, e della visita fat-
tavi dal Papa ordinatore,ricevuto dal car-
dinal vice-cancelliere e da' rispettivi car-
dinali prefetti e prelati segretari di cia-
scuna. Ed alla soddisfazione provata, po-
tèaggiungerel'altra di leggere laseguen-
te monumentale iscrizione, collocata in
cima alle scale dell." piano. Providentìa
Pii L\ Ponti/. Max.- Jnn.Chr.MDCCCiyi
Sac. Princ. Ejus X - Ut CivibusEt Adve-
ììis Facilitaiein Procurarci- Quuni Ca-
llìolicae Ecclesiae Negotia Sunt Pera-
duri - Adjuiores A Conimentariis Sa-
vrorum Consilioruni - Romano Pontifici
Adstantium - In liane Curiani - Aedi-
bus Cuique Conditis Adlributis • De Sua
Pecunia Coegit - Curante losepìio Fer-
rario Anlisl. Aerar. Praef. Deplorai ne'
voi. LUI, p. 202, LXXIV, p. 246, il tra-
gico avvenimento dell'uccisione del conte
Pellegrino Rossi di Carrara ministro del-
l'interDO e per interim delle finanze, a'
i5 novembre 1848, nell'alto che comin-
ciava a salune le scale, per la riapertura
delle camere costituzionali, nell'edifìzio
stanziale ; e fu il segnale luttuoso della ri-
voluzione furiosamente scoppiata nel di
V I c
seguente , per opera demagogica , inizio
d'una lunga serie di disastrosissimi mali
per Ruma e per Io slato di s. Chiesa.
Narrai pure, che fu tumulato nella pro-
pinqua basilica, ove il Papa gli eresse un
monumento , e l' illustre concittadino
comm. Teoerani vi pose il di lui busto.
La cancelleria apostolica ha le sue rego-
le, chiamate Regole della Cancelleria a-
posloUca {f.), le quali ogni Papa appro-
va, ovvero estende o modifica; alla cui
rinnovazione intervengono que'personag-
gi nominati nel ricordato articolo. Nu-
merosi ne sono gli ulFiziali , considerali
appartenenti alla Famiglia pontificia, ia
passato fruendo più prerogative, e peli."
dopo il cardinale, il prelato Reggente del-
la Cancelleria apostolica (^^.), i prelati
Abhreviatori di parco maggiore (^.), e
prima eranvi pure quelli soppressi di par-
co minore, formanti collegio, co'Ioro so-
stituti, ec, oltre gli uflìzi de* collegi de'
J'acabili[r.), ed aìtri vacabilisti, tutti in
quell'articolo ragionati, sebbene abbiano
i propri articoli, i quali collegi hanno i
loro segretari delti cappellani. INIoIli uf-
fiziali e vacabili non più esistono, come
il pielato Uditore delle contraddette, il
correttore delle contraddette, eziandio
parlato in quell'articolo, con altri uffìzia-
li scelti dagli Scrittori apostolici (^.). Il
grado di Cancelliere dis. Romana Chie-
sa, capo degli Scriniari{^F.), quandogli
Archivi della s. Sede (F.) erano uniti al-
la Biblioteca Apostolica {V.), ora Fa-
ticana , e perciò riuniva le cariche di
Bibliotecario di s. Chiesa {F.) , e di
Prolo-Scriniarìo {F .). si reputava anti-
camente il primodopoilPapa.Sebbeneda
secoli abbia il titolo di Fice-CancelUere,
nondimeno è cancelliere del Papa e di s.
Romana Chiesa. Il solo suo uflizio, equel-
lo del cardinal Camerlengo di s. Chiesa
(riparlalo nell'articolo precedente, anzi
vi esposi l'opinione del Vettori, sul vice
e sul prò), vengono dal Papa promulga-
ti con allocuzione in concistoro, interpel-
landone i cardinali, e creandolo con so
V I e
knne foi mola, Rifen il CiornaU' di Ilo-
ma tlc'23 {;iugiio i81i2,con biglietto di
segreteria di stato essersi il Papa (legna-
to allìdare al carilinal Luigi Aiiiat di s.
Filippo e Sorso ili Cagliari, benemerito
vescovo snbtirbicariodt Faleslrina, l'eser-
cizio della carica di /^ice- Cancelliere. i\\
s. Romana Chiesa, e di soiurnista delle
lettere a[)ostoliclie. Ed in quello de' 27
settembre, in cui il Papa tenne il ( ." con-
cistoro, dopo la nomina, mediante allo-
cuzione conferì nelle solite forme al car*
dinal Amat i nominati due ullizi, asse-
gnandogli in con)menda la chiesa di s.
Lorenzo in Damaso ; quindi propose le
chiese vescovili vacanti. Anche nel voi.
LX, p. 218, col cardinal De Luca, dissi
segretario degli atti del Concistoro {f^ .),
il cardinal vice-cancelliere; e col Ciaujpi-
ni, intimo notaro maggiore del concistoro,
chiamando il suo sottosommista, rerum
Consisloralinnia secrelisj rettificando il
detto descrivendo la Proposizione Con-
cistoriale,coWa quale si provvedono i be-
nefizi concistoriali vacanti, qualificando-
lo soltanto notaro del concistoro, perchè
altri dicono segretario del concistoro 1' U-
dilore del Papa (V.); il sostituto o udi-
tore del quale, nelle materie concistoria-
li, nel giorno innanzi al concistoro porta
al cardinal vice-cancelliere i fogli o pro-
posizioni concistoriali, onde rilasciare gli
attestati de'decreti pronunziati dal Papa
nel concistoro. Di più il De Luca quali-
fica il cardinal vice-cancelliere, segreta-
rio legale del Papa, di quanto si tratta
in concistoro, per gli attestati che rilascia
dell'operalo in esso, e quindi per mez-
zo suo e de'suoi udlziali spedire le Bolle
e le Lettere apostoliche (f"'.), col Sigillo
(P'.) apostolico, come pubblico e solenne
segretario e cancelliere del Papa. E be-
ne leggere la bolla di Martino V, fn Apo-
stolicaedignifalis, del i ."settembre 1 4 ' "^j
Jjitll. Honi., t. 3, par. 2, p. 4^8 : De of-
ficio, et quali talibus Scriptoruni,et Ab-
breviatoruni literarmn apostoUcarnin,
custodisqHc Cancellariae, ac examina-
Vie i53
tonim Jiul la lorunijCt registra tor(im,an~
dituruiiKpie, prncitratoriu/r, et uolario-
rum liottie, et adx'ocalorutnronsisloria'
liuin. li cardinal vice-cancelliere è anche
sommista, con ulliziali (larticolari subal-
terni, quali sono il sotto-sommista e il
sostituto del sommistato. Abbiamo le se-
guenti costituzioni apostoliche. Di Sisto
IV, Divina aelernn Dei sapientia, degli
I I gennaio 1478, Bull. Boni., f. 3, par.
3, p. i()5: [nnovatioeollegu Abbreviato-
rum Literarum apostolicaruni, cani as-
signatione inditttornni et emolninenlo-
rum. Di Alessandro VI, //i eminenti zi-
poslolicae Sedi s, eia' ■21 settembre 1 Too,
Bull. Boni., t. 3, par. 3, p. 244: Inslìtu-
tio Offlcii Summatoris Literarum apo-
stolicaruni,iii ofjìciuut p,'rpctuum vaca-
bile, cum indultorunt, et gratiamm con-
cessione. Era allora sommista, fatto dal
predecessore Innocenzo Vili, maestro Lo-
dovico de Panafid, decano della chiesa
d'Oviedo, scrittore e famigliare del Pa-
pa, e lo fece abbreviatore di parco mino-
re, ed ostiario della cancelleria apostoli-
ca. Di s. Pio V , Pontifici dignuni est,
de'24 giugno 1570, Bull, cit., t. 4, par.
3, p. I I 0: Innovalio O/JIcii Summatoris
literarum apostolicariim, uni ex S. R.
E. Cardinalibuò de coetero confereiidi\
cum indultorwn, gratiarum, et jurisdi-
ctiones in suos OJ'fìcialcs concessione.
Era allora vacato per l'esaltazione al car-
dinalato di Pier Donato Cesi romano. Gli
concesse i privilegi degli scrittori dellelet-
tere apostoliche, per essere il [tiù antico
collegio della cancelleria, ed altri indulti.
Costituì un presidente del sommistato,
per fare le veci del sommisla, per sua as-
senza o impotenza, però ad arbitrio del
sommista di rimuoverlo; uHìzio detto an-
co prosommista , e poi riunito al sosti-
tnlodella sonimislcria apostolica. Istituì
4 revisori delle lettere apostoliche, per e-
saminarle, in aiuto del sommistato. E
decretò che l'o/licio del sommista si fun-
gesse da un cardinale, e lo divenne il me-
desimo vice-cancelliere di s. Chiesa. Di
J J-l
V 1 e
Sisto V, Cimi prò supremn, de'iD gen-
naio 1590, BitU. cil., l. 5, par. i,p. t)j:
y/iifiintiones Offìciorum, seit juriuni et
finoliif/ienlortiin, of/icii.i tliain ma Jori-
bus S. R. lì. annvxorum, ab Officiali-
bus coiilra fot Ulani eoruui priiiiac\'aet-
reclioiiis factae resciuduutur, ti in pò-
sUriui) furi proli bculur. Si'cjuilur dccla-
raliu, ci confinnaùo Offìcioru/n Vicc-
CaucelLirii S. II. E. Il coi ris[)oncleiile
i\\oìo-^vo\\ì\oCuiiiStiìiclacl{o!iìnnac Ec-
vlcsiiie f'icc-Canc't liirius^ pubblicalo a'
3 iiprile. Ili esso cliiaiiia il nipote C'ndi*
iiai Alessandro MonlaUo: iS". A*. E. Fice-
Cancellarii, accliam Lilcrarutn aposto-
licaruiii Suniinatoris. E tale ancor lo
lessi nef>li anliclii ruoli del palazzo apo-
stolico di vSisto \', perchè fu (|ue^lo l'a-
pa ohe um il sotniiiistato al vice-cancel-
lieralo. Questa congiunzione riconobbe-
ro e coideimarono Gregorio X V e Ui ba-
no \' 111 nel conici ire la Ctuica a'Ioro ni-
poti, i cardinali Lnduvisi e Barberini, e
così restò st-iiipre unito il soinini^tato al
vice-cancellieraio. Di Innocenzo W, Mo-
ta-proprio, de'i4 diceinbrei679, Bull.
«;it.,t. 8,p. I 27: RcvocatnrconcessioJacUi
f^icc-Caacellario (juainpluriuin officio-
rniii K'arabiliitm, nane deiiuo Canicrae
apostoiicac rcsliluunlur. Di Alessandro
V Jll, Creditaenobis, de' i 5 marzo i 690,
Jjull.c\\., I. q, p.23: Confiriìianlur voluni
cougrcgalionisparticitlaris, et chirogra-
pliuni super rcslitulionc frucluuni Fice-
CanccUario et Suuimalori. In breve, di-
siueinbrò parte de'provenli del cardinal
vice-cancelliere e soniniisla delle lettere
uposloliche, e l'altrilìui al luogo di mon-
te vacabile detto Religione. Traila il Co-
liellio, XoUdn Cardiiialatns , et Roma-
nac Aulae Of/icialihus,cn\y. 36: DeSuut-
laatore Lilerariiiii aposlolicaruni. 11
cardinal vice cancelliere riceve i giura-
menti di fedeltà de' nuovi dignitari f'c-
scovi e altri ordinari, nominali in conci-
6lorOj se predenti in PLonia, digli Ldilo-
li di Rota , degli /Ibbrtvialori dei pari o
maggiore , osaia di maggior presidenza,
V I C
degli Aw.xali coiicisl(ìrinli,e%c\et\n\ e-
rano le Loiu tutioul ( r'.) cUe si facevano
dagl'individui de'dtie ultimoe aotipenul-
lituo Collegio, riparlale ne' loro articoli,
nell'aula della cancelleria apostolica, oltre
il giuramento del Rfg^enle di essa e di
altri. In poche parole, non è possibile
tracciare l'ampia giurisdizione e le pre-
rogative del cardinal vice-cancelliere di
s. Romana Chiesa, sommista delle lette-
le apostoliche, sulla Cancelleria Aposlo-
lica: in cpiest'arlicolo, lo dico ancora una
volta, e negli altri che vado lamnientan-
do, tutto ho ri por la lo, così dell'ullìziodel
sommistato. E siccome questa è carica
primaria ed a vita, nondimeno devo ram-
mentare che l'esercizio resta sospeso nel-
la St'de apostolica vacante, Prima i lo-
ro Funerali (^.) si solennizzavano con
cavalcata. Quando il Palazzo apostoli-
co distribuiva le così dette parli di pa-
lazzo e pan d'onore, mentre i cardinali
ne aveano una, distinguendosi il deca-
no, il camerlengo e il segretario di sialo
ciascuno con due, il vice-cancelliere e
sommista uè godeva tre, come ho letto
ne'ruoli palatini. Dopo il cardinal vice
cancelliere e somoiista, presiede la can
celleria apostolica il prelato Redigente
colle qualidche di presidente della me
desima e di luogotenente del cardinale
avendo anch' egli distinte prerogative; e
quanto alle T^esti (^.), ha quella di pò
tere usare, come i vescovi, il colore »er
de al cappello semi-pontificale, e la lìt
tuccia e fiocco di seta di tal colore al
cappello usuale; nella cancelleria poi il
reggente è il solo prelato che indossa il
rocchetto, benché gli altri ne abbiano l'u-
so ordinano. Notai nel voi. LVII, p. 23,
che i prelati abbreviatori di maggior [tre-
sideiiza, nelle speciali funzioni del colle-
gio, usano tin cappuccio di saia paonaz-
za, ciré l'insegna che loro s'impone nel-
l'anunissione al collegio. Ad onta che il
cartlinal Segretario di Sitilo supplisce
alle cariche de'cardiiiali vacanti, assenti
o impoleuti, iuclusivameute al cardinal
vie vie I vi;
cnnieilengo di s. Chiesa, bencliè questi ah- pnstnlici eia Dd tarla a/ìoslnlica ( /'.) e-
bia il Idoguteiictile il pieiiito ili lioccliclli ratio iii nriiicii)iu una nieilesiina ciiriu e
l iccCanici Iciigo (li \.CIiit'S(i_;\iì\ìavu\iiì tril)uiiale «Iella s. Si'de, ma in piogiesso
i reggenti delta cancelleria apustiiUca, in di len)i)o la molteplicità digli uliari ne
tali circostanze, diversi ebbero da' P,ipi consigliò la se|)Hra7Ìone, restumlovi mol-
la facoltà di segnare le commis^ioni, siip- le allinità fra loro. Iinperoccli'^ nella da-
plendolo in tutto. Ne die" reiente eseni- lai ia si otitNigono e pa^sallo le concessio-
pio l'attuale reggente monsignor Ste- ni; la cancillci la (piindi atleitdc ;iil,i .'■pe-
fano Bruti. Egli per morte ilei cardinal dizione delle medesime; hioiide la daia-
TommasoBernetti vice-cancelliere e som- ria ripete la sua etimologia alla data, an-
mista (era succeduto al cardinal Pedici- notamento e registro degli alti; la cau-
iii, defunto a' 19 novembre i843 , e col celleria l'ha nella custodia e spedizione,
quale io era giunto nella mia sei ie de' die munisce di sigillo. Avendo riferito,
^ice cancellieri, conn)iendola col [ìiesen- die mg.' Bruti, qual reggente della cau-
te e col detto predecessore, anche nomi- celleria a[)ostolica sujìpPj al cardinal vice-
nati nell'articolo del pielato in discorso), cancelliere, già av.inli che fosse iiomina-
già benemerentissimo Segrelariodi Sta- lo a quell'ullizio, nella dataria apostolica
io, avvenuta in Fermo sua patria, sup- avea esercitato altro distinto incarico che
pli all'eminente dignità, non solamente vado a riportare. Tale anterioritii è lu-
iiel tempo di sua lontananza da lloma, Irinseco di rimarcarci; poichèdi ciò a veu-
ma nella vacanza della carica, espressa- dune dato un cenno nel voi. XCVll, [i.
mente autorizzato tlal Papa regnante, e 5o, lin. 3, dopo la parola .sudch-lego il,
dopo la morte del cardinale, previo so- per mancare le i)aiole^;r<7,/7o /jriUi poi,
lenne alto possessorio, e continuò sino al- senza questa retlKuazioiie sembrava the
la destinazione del cardinal Amat, allo- allora fos«e reggerne, menlre lo divenne
ra percependo lutti i redditi ed emolu- poscia. Il Pu[)a Pio I\, prima della sua
menti delcardinal vice-cancelliere. Ilreg- segreta partenza da lioriia per Gaeta,
gente in cancelleria apostolica pone la avvenuta la sei a de'24 novembre 1 84^,
mano in calce alle bolle de majori, seri- per (|ue' gravissimi motivi accennati di
vendo nel mezzo: Slephanns Bruti Zìe- sopra, e che tanto deplorai in tali due
gens L. C. A. Queste iniziali significa- articoli e negli altri relativi a ipiel f idi^-
no: Lata Correda Ahyiiius.iìxìtW no- gio, siccome volle nell'alma città la-
me proprio del sullodato cardinal vice- sciare la sua curia, con diversi delegali
cancelliere; le quali 3 lettere iniziali chiù- pontificii oe'vari ministeri ecclesiastici pel
dono la scrittura della bolla. Uno de'pre- disbrigo degli all'ari spirituali del caltoli-
lati abbreviatori può fare lo stesso seri- smo; così trovandosi assente da lioina il
vendo : Lcnuder Citi/Jd />. C. /l. Qiie- cardinal Ugo l'ietio Spinola suo pro-da-
ste iniziali egualmente significano: Leda tarlo, con pontificio cliirogr.ifo de\» t di
Correda Aloysiiis. Nel tempo della va- detto mese, registralo nel libro dello </e
canza per morte del cardinal vice cancel- 3Jissis, presso l'omonimo ulliziale di da-
lieie, come fu nel caso ricordalo del car- tarla, elesse |)er le materie di questa a
diiial Beriietli , si scrisse la iniziale del delegato apostolico mg.' Alberto Barbo-
nome proprio del reggente, S. cioè Ste- lani de'conii di .Montauto suo sotto data-
j'hamis. Due prelati abbreviatori pongo- rio, onde concedere ex apostolica dele-
110 la loro mano a tergo di tutte le bolle s^atione le provviste e grazie beneficiali a
(le mnj'ori e de minori. Parlando dello ledispense matrimoniali,nonche«'j^/^(2/•-
^Sy;(Y//s/o'</t'/e <^/e//c; Lettere apostolicìie, ne le yeìnùve suppliche in forma, le ipia-
ivi pure rimarcai, che la Cancelleria a- liservonodi baseallespedizionidelle rcla
i5(S Vie
live bolleebievi pontificii. Dipoi tng/Car-
bolatiifu cliianiJtto ilal I*apa a l^orlici nel
gennaio I 8 jo. E siccome neirestesissirne
facollà al dello prelato accordate, non era
compresa f|uella di siiddelegaie altri a ta-
le ullixio, perciò il prelato richiesta e ot-
tenuta l'upportiina autorizzazione di so-
stituire altri, pei lenipo che sarebbe dii-
inta la sua assenza, innanzi di partire da
Roma conferì la facoltà di segnare lente-
inorale. <!iippliclie, a mg/ Stefano de'oiar-
chesi Druli prelato ilooiesticodi SuaSan-
tilà, al quale mg/ Barbolani partecipò la
notizia, e insieme trasfer'j la pontificia de-
legazione col seguente biglietto. »j llUn. e
Kev." vSigoore. Per venerato comando di
Sua Santità, dovendomi io assentare da
questa capitale, onde recarmi a Portici, ed
avendo dalla stessa Santità Sua, per mez-
zo di lettera tli Sua KmJ-^ Rev/ il sig/
Cardinal Antonelli in data del 2g prossi-
mo passato gennaio, ricevuto istruzione
di ordinare nella Dataria quanto occor-
re, allinchè durante la mia assenza non
rimanga impedito il corso degli alfari re-
lativi a questo trdjunale; in forza di ciò,
nel contare sulla gentile di Lei adesione,
per uìezzo del presente foglio vengo a
suddelegare V.""-^ Sig." III."'' e Rev/, alla
segnatura per via di Concessimi delle con-
suete suppliche e schedole della Dataria,
solile a firmarsi dal vSanto Padre, tanto
per le provviste ecclesiastiche, e conces-
sioni di grazie beneficiali, quanto per
le dispense luatriuìoniali de' gradi supe-
riori, secondo le norme, che le saranno
indicate ne'fogli formati a tal elFetto da'
rispettivi udlziali della Dataria. Voglia
couipiaceisi di f<*re registrare questo fo-
glio nel libro de Notabili della Dataria,
esistente presso l'ufllìziale chiamato il Mis-
sis, e gradisca intanto che con distinta
stima e considerazione me le rinnovi. Di
V.ra Stg.' 111." eRev/DallaDatariaapo-
stolica il i.° febbraio i85o. Ura.^Dev."
Servitore A. Barbolani Sotto-Datario ".
(^)ueslo biglietto fu registrato nell'uffizio
de flJissis della Dataria aposlolica nel li-
V I C
Lio 3.° Nolahilìnni, fol. 77. Conviene in-
oltre sapere, che mg."^ Barbolani segnan-
do le suppliche, dopo il lorot.'' interval-
lo, usò la formula: Concessuin ni pctilnr
ex -Ipo^lolicadelegaùone. A. Barbola-
ni Sub - Datarius.'Sià lato: Concessnni A.
Barbolani. Mg/Bruti firmò le suppliche
colle parole : Concessimi ut pelilur ex
spcciiill subdelegationc Aposlolica. Sle-
phanus Bruii Praetalus Domeslicn% . -
Concessimi Slephanns Bruii. Noterò, che
la formola delia segnatura delle suppli-
che della Dataria, cioè Concessimi ut pe-
tilur ex Aposlolica delegalione eie, vie-
ne usata allorché il Papa è assente da Ro-
ma. Quando però il Papa, per causa di
malattia o di altra straordinaria circo-
stanza non può segnare le sup[)liche, e a
tale incirico deputa qualcuno, in tal ca-
so il deputato alla segnatura usa la for-
mola: Concessuni ut pelilur de speciali
mandalo SSnii. IV. ]V. Quelle suppliche
poi relative a grazie pontificie, solite se-
gnarsi da qualche cardinale, 0 da qualche
prelato palatino, hanno la formola: Con-
ce isnni ut pelilur in praesentia Dai. Nri.
Papae (per esempio) f^. Cardi nalis Mac-
chi, o J. Arpi. Che se il Papa fosse assen-
te da Roma, in tal caso la formola della
segnatura dell' ultime nominate grazie,
sarebbe: Concessimi ut pelitur ex Apo-
slolica delegalione, come praticò rag/
Barbolani , e rag."^ Bruti col subdelega-
liane. Della segnatura del Papa alle sup-
pliche di Dataria, parlai in quell'artico-
lo e altrove, così delle forraole adopera-
te da' delegati.
VICE-CONTI, r. Visconti.
VICEDOMINI DE VICEDOMINO,
Cardinale. F . Gregorio XI Papa, non
contato propriamente tra' Pontefici per
la brevità della vita,
VICE-DOMINO e VISDOIVIINO,
T'ice- Dominus. (Jffiziale e dignità del-
l' antico Patriarchio Lateranrnse (^'.).
Dignità d'alcune Calledrali (F.), Difen-
sore della Chiesa (^.), avvocato ed e-
conomo delle càlledrali e del palazzo del
V I e
f escovo {/ •), cliiuiiiato aUeniitlivarncn-
te yictdomino e f'isdoniino. Il ikjhu; di
7 ìceiloiiiiiiiis trovasi adoperalo con di-
verse significazioni non soUunente presso
gli scrittori sì ecclesiastici, che profani,
tua ancora da' sagri canoni. Spesse volle
per viceilomino intendcvasi un difensore
ovvero avvocato de'Z?rn/ e delle Rcmlile
ecclcsiasliclie [f^-j, che sisoleva ilepnl.ire
per garantire le chiese cattedrali^ ed i
contigui /y)iscopii e Canonii ìie, dalle in-
vasioni che fre(]iienteinenle accadevano,
come notarono Hofmann, ed il Du Fres-
ne nel vocabolo f ice- Domi mi.'; ; e di
questo gius di avocazia parlasi nel capo
praelerta de jtire palronalus, nel cap.
general, de elect. ìu 6. Inoltre col nome
di yice-Domino si denotava un Giudi-
ce deWe cause spirituali, cui pure era com-
messa la cura delle cose temporali della
chiesa, il che rilevasi dalla decretale d'In-
nocenzo III riportata nel cap. ea.rt//z///<l-
ta de judiciis. L'Altaserra nelle noie ad
Anastasio Bdaliotecario, in i'it. l igilii, e
nel cap. examin., a tale specie di vicedo-
mini ha prudentemente scritto potersi
in cjualche guisa assomigliare gli odier-
ni l'' icari generali de' l escovi (^f\). Fi-
nalmente il vice-domino prendevusi per
quella persona, che in luogo del Signore
o padrone regolava l'azienda domestica,
presiedeva a* famigliari del medesimo,
quali appunto erano i vice-domini del pa-
triarchio Lateranense, edora \\ M aggior-
domo del Papa, articolo che si com pe-
netra con questo. E ad esempio de'l'api,
anche altri vescovi costumavano tenere
tal primario ulllziale per soprintendere
all'episcopio, e sovrastare alle persone ad
esso addette. Quindi s. Gregorio I del
Sgo, fece ingiungere a Pascasio vescovo,
di destinare un vice-domino, che potesse
adempire tutte queste necessarie incom'
Lenze, come leggesi nel cap. volumuSy di-
slindion. 8g, Piesa dall' imperatore Co-
stantino I la pace alla Chiesa, libero e
pubblico cullo a'cristiani, la fede de'qua-
11 professò io Koma uel 3 1 1 iu faccia al-
V I C i'^7
l'ancor potente paganesimo, assegnò reu-
dile pel decoroso mBnteiiiinentoile'l'iipi,
e il Palazzo /Mleranrn.^({r.) per loro
ordinaria lesidcnza. Divenne tosto il pa-
triorchio apostolico , e dimora del fiore
del clero di Roma e di molte persone al
servigio personale del Piip.i , colle quali
si formò la l'aniiglia pniiUficia (/ .), e
di ministri e uHiziali maggioii impiegiili
negli alfari della s. Sede. Occupati i Ro-
mani Pontefici nelle gravissime e svariate
cure della Chiesa universale, deslinaroiio
un vice-domino, o primario ulliziale per
soprintendere e presiedere al paliiarcliio
e alla loro domestica famiglia, e lo scel-
sero fra' più cospicui del clero romano,
talvolta insignito della dignità vescovile.
Se ne ha riscontro eziandio dal Cuhellio,
Notiti a Cardinalaliis et Honianae J it-
ine Officia libns^ con dire a p. 8: Nani et
si omnes Cardinalcs exstant Jposlolo-
riini successore s , nihilominus Episcopi
Cardinalcs niagis pracnotant priniarios
y4postolos, Preshytcri septuaginta duo-
rum Discipidorit/n personani qfferunl.
Diaconi vero scpiein Diaconorum spiri-
in, et sa pieni ia repletoriun speciem ha-
hent. Et injlntre Cardinalts P^piscopoa
non modicam in eoruni ministros hono-
ris praerogativani, nani ipsornm Vicarii
"Vicedomini vocantur,.vcr/7'// lìlanfredus,
De Card, decis. 8i, post Tloslicnsem, et.
3/artini Laudenscni in locis ah codcni
JlJanfredusrelatis. Quidaiileni haec di-
elio, Eicedoniinus, indicet, qui glossa-
rum apparattis composuit,ca\). volumus,
verb. Vicedominum 89 dist., his verbi.s-
exponit Yicedomious, idest Aeconomus
rerum Episcopalium. Episcopus enim et
Vicedominum, et Majorem Domus ha-
bere debet, cuni nonpossit omnia per se
ipsimt tractare, cap. quia Episcopus, e.
q. 3. Laonde tosto primeggiò fra gli uf-
fiziali maggiori della Chiesa romana e del
sagro palazzo apostolico Lateranense, a
motivo dell'importanza della ragguarde-
vole carica e dell'eminente suo rango. E
siccome la loro coulinua residenza face-
i58 Vie
vano nel paIiiari.hio, la pnrie che occii-
pavanosi tlisse I icc' Dominio, f iccDo-
rniniuni. Il Severa no, HJ tutorie sagre, p.
508, (iescrivenilo l'iciiogiana clt-l p.ilaz-
r.o ili Lateiano, soggiunge: Nell'istesso pa-
linieiili f(J il rice-JJoiniiiio, Cioè l'abita-
zione o appartamento, doveslava il vice-
tlomino, (piallo che ora chiamiamo T^/-
ciirio di Roma e del Papa {f'.)j ma di
rpieslo luogo non si vede più vestigio al-
cuno. Il l\as[^on\, De Uatitica el P/ilriar-
rliio Lateraiitnsi, cap. i 8: De aliis Dasi-
licìs, et Oratoriis Lateranensis Pnlaliì,
ci Ila detto : In hoc Palalio locus eral,
(jiiotì f'ieedoiniiiìum iiiinnipalmlitr, in
(jno \ ideiicel rwinanoruui Ponti/iciiin I i-
ledoìiiini, Wta\ 'xos.qiios nos appellannf--,
voininorabuìiLur. Quindi nana le testi-
monianze di sua antica esistenza, e che in
esso a'5 luglio yGy vi si fece consagrare
l'antipapa Costantino, poiché parteggia-
va per lui il vicedomino Teotloro vesco-
vo. Donde si trae, che fosse il f'iccdomi-
nin luogo sp.izioso e decoroso. E ripor-
ta le notizie d'alcuni vicedomini, comin-
ciando da Ampliato preshyUruin et Ti'
cedominum di Papa Vigilio del 54o o
.144, da me parlati tle>crivendo l'odier-
no l\la<j;giordonìo del Papa, dal Poiizet-
i\,De P icoriorum f//^/"v,riconosciutoper
tale; non che delle Celle o Celiarli esi-
stenti nel patriarchio, per servire ancora
ad uso di carceri, le quali dovevano es-
sere a dis[iosizione principalmetitedel vi-
cedomino, per la sua grandissima auto-
rità. Nella Cavaleata del Papa (/^'-), su-
bilo dopo cavalcavano il Ficedoinino, il
T eslarario [P .), \\ Nomenelalore ed il
Saeellario (^.), primati della s. Se(]e. Il
vice-domino dal proprio notaro faceva in-
vitare quelli che nelle festività dovea con-
vitare nel vice-dominio, altra prova di
sua vastità, cioè gli ulìiziali maggiori. Pre-
siedeva poi al solenne Pranzo (/'.) del
Papa , i cui convitati venivano avvisati
dal nomenclatore. Altro uffiziale princi-
palissimo del palazzo Laleranense era il
SiiperiiUi (/'.), e presiedeva a molle co-
V I e
se riguardanti il patriarchio e la famiglia
papale, non meno consigliere pontillcio,
iNelle Di<;seilazìoni delL\leeade;nia ro-
ninna d' Anlieolooia, \. ■}., p. x'y.'j, vi è :
In K-elerein f)eniclrii Snperistne Inseri-
plioneni Coininentarimn,a JouplioMel-
cluorrio socio ordinario. Illustra l'iscri-
zione il vocabolo Superistae, eoa i.\\9,cìe-
p.Miti opinioni se fosse laico od ecclesia-
stico, y4pof /olici Palata Praesideni, seii
J/oderalorc Jiiissej che, secondo il Ma-
gri, nel ///r/o/(M'/co//, viene anche detto
esercitatore di ulllzio eccle^iaslico, con vo-
cabolo Sphorrista , il quale nel palazzo
pontificio avea cura d'esercitare il clero
come maestro; voce greca, che scorretta-
mente '"i ìe^^c Sipcristaui. Riporta le no-
tizie de'superisti anche da me conosciuti,
e vi aggiunge Demetrio, dimostran<lolo
superisla di Furmoso Papadell'Hc) i. Co-
gli esibili supeiisti, crede avere riempito
la lacuna di circa due secoli, de' vicedo-
mini, seii Sacri Paiatii Praefectorum.
Laonde, a parer suo, prima governò il
patriarchio il vice-domino, poi il supe-
rista, e quindi nuovamente il vice-domi-
no. JMa ripeto, tranne Demetrio, gli altri
già erano conosciuti pel Galletti, massi-
me a p. q6, Del Prinn'ceroj ma egli avi à
inteso di ciò dire, per non averne ragio-
nato il Renazzijche ci die'la serie de'vi-
cedomini cono^iciuli , e quindi de' mag-
giordomi.senza ti altare del superisla, ben-
ché mostra di conoscere la delta opera.
Alcuni opinarono, che al superisla, il
lìfaeslro del s. Ospizio [P.) successe, il
quale altri lo fanno derivare dal vicedo-
mino. Notai a suo luogo, col Galletti, D< l
Priniicero della s. Sede e di altri ujfl-
ziali maggiori del sacro Palagio Latera-
nense^ eh' egli è di parere che il vicedo-
mino era diversodaL'J7(7g^ij/or^/o«iO,e che
la di lui incombenza era di ricevere e di
trattare gli ospiti, laddove quella del se-
condo era di provvedere a' bisogni della
casa, fondando la sua opinione ncir/sy;/s^
71, lib. I I, di s. Gregorio I del 5qo, ad
AutemiosuddiacODoe rettore della Cara-
V I e
piigiio, a cui scrisse, pei' aljhoniie l' ii-
iiione eli più caiiche nello stesso sog-
gcllo, di cosliitigeie il vescovo l'ascasio,
il (piale esercilava da se le due cariche, a
deputare due che l'occupassero, f oluniiis
aiileni, ut metnoralns fratcr nnsltr Pa-
scliiisìHx et T iccdoiìiiiniiìi sili ordiiicl,
tt Mnjorein Doìiiw, qiKitfiiw: possit vel
Itonpilibus supcr\'eiiicnùbusy vcl cansis
(juae d'cniunt idontns^clparalus cxiste-
re. Qui osserva Galletti, è adunque erro-
re il confonderlo col Mnf,gior(lot/io, co-
me crederono i Maurini nelle note alla
leti. I I del lib. I, ed il Vignoli nelle sue
ad Anastasio Dibliolecariojd Pienazzi, die
dopo ilGalletli pubblicò la sua opera, par-
la solonou del vice-dominato di L*ascasio,
oltre di Anatolio altro vice-domino di s.
Gregorio 1, ma che Pascasio ebbe inca-
rico da quel l*apa di destinare un vicedo-
mino per esercitarne tulle l'incoinbenze,
mentre egli dovea conoscere ihe il testo
dell' /"/j/i/. esibilo dal Galletti dice lut-
l'altro. Dichiara inoltre Gallttlti, cpialche
volta, presso lo ste>so s. Gregorio I, si ve-
de che il vice-domino avea la lolalc cura
tiell'episcopio edellesue rendite, ma non
per questo dovea essere lo slesso, che il
JÌJagginrdomo, il quale poteva aver sola-
mente la soprintendeoza alla famiglia del
vescovo o del Pontefice. Dal discorso mo-
numento si vede l'antichità del vocabo-
lo e dell'ufllzio del Major Doiiius, quin-
di ben a ragione ne' posteriori secoli fu
aggiunto a'prefetli del palazzo apostolico,
successori del vice-domino. Il Nardi, De'
Fui roclii, t. 2, p. 202, pare che creda il
vice-domino esser pure cancelliere , cui
successe il Vice-Cancelliere (^'.). " Che
dirò del Cancellario, e del Ficedoiiììno,
carica grandissima, cui erano aHidati gli
affari temporali nell'assenza del Papa '("
Indi a p. 3Go, ragionando Snl/e antiche
cariche Capitolari, riferisce: -•' Kel con-
cilio romano deirSGi si nominano l'^r-
ciprele, V Arcidiacono^ il Vice-domino,
Y Arcai io o Tesoriere, \\ Maj'orem Cu-
biculi^ Cariuliiiiuin^Sci iniariuiii^Defiu-
sores, Ciibìrttlariiiin dell'arcivescovo ili
Ravenna". Il Magri, Notizia dc\'oeaho-
ti ecele.siasliei, in (piello di J in -Daini-
nuf, lo definisce : Ulfiziale e dignità del
palazzo pontificio, il cpiale abitava in es-
so nel yieedoininiuni ; avea cura di tut-
ta la famiglia, e [)ai licol.innenle in rice-
vere i forestieri e provvederli. Avea gran-
de autorità, u»a^silnesnl elero Lalerauen-
se, laonde per 1' ordinario si conferiva a
qualche vescovo. Lo stesso carico si da-
va ad un chierico pruilenle , ne' palazzi
degli altri vescovi, oggitl'i (ossia a suo
tem[)o)comiinemente chiamalo maggior-
domo, Mnjnrdonms. Abbiamo: Giorgio
Enrico Ayieno, Diatriba de f iccdomi-
nomili formula velere, Lipsiae i ySG.iVb-
tizie storiche dc-gli antichi Fìce-Domini
deiPiilriarchio f^aterane use, e de' moder-
ni Prefetti del sagro Paliizzo apostolico,
Oi'iero Maggiordomi Poni i/izi , [\om!ì
1 jcj \. Questo scrittore rileva, non trovar-
si dopo il io44 fatta menzione d'alcun al-
tro vice-domino Laleraiiense,(|uindi non
potersi dubitare che le sue finzioni non
si assumessero dal Camerlengo di s. Ro-
mana Chiesa, il quale in tale epoca co-
minciò a comparire qiial primario mini-
stro de'Papi; ed il quale era slato sosti-
tuitoal J^eslarario della s. RomanaCliie-
sa, cui era allora alfiilata 1' amministra-
zione delle rendite della medesima e la
custodia del pontificio tesoro, ed anche
avea surrogato aW'A rei diucono, ch'era il
Vicario di Roma del Papa. Quindi niu-
no più di esso opportuno a prontamen-
te supplire le veci e ailempir e l'incimi-
benze del Viee-Domiuo ; con eziandio,
cojne precipuamente erasi fatto dal vice-
domino, vegliare sulla domestica eccle-
siastica disciplina de'chierici, i ([uali par-
ticolarmente addetti a preslarcontinuo os-
sequio al Pupa, conducevano Vita conta-
ne e quasi monnslica nel patriarchio La-
teranense. Aumentati i carichi del camer-
lengo, come pel governo temporale dovet-
te destinare de'Iuogotenenli, com nel pa-
lazzoapostolico si fecccoadiuvdrciIaU/tZC-
iHo V I C
òlio (hi sagro Ospìzio, al quale succes-
se il Prefetto del s. Palazzo apostolico,
volgninienleappellato !\Iacstro di Casa
del Papa, H/agisler Doinus ponli/ìciar,
questo e ili." lilolo prevalsero ne Mag-
giordomi, sussistendo i quali, nel i84<S il
Papa Pio IX nel i.°uoveu)bie nuovameu-
tedivisei litoli,e lasciato al prelato quello
ili Maggiordomo, assegnò l'altro di Pre-
fetto de' ss. Palazzi apostolici, a cui con-
ferì la suprema autorità.
Dal vice doniino del [)aIazzo apostoli-
co derivò il f'ice-DomiiìO o J isdomiiio
delle cattedrali e del palazzo de' vescovi.
Vicedoniino e diacono, lo era stalo della
cattedrale di T'erona sua patria \' Anti-
papa Onorio II [y.). Nel Possesso del
Pescoso, riparlato nel voi. XCVI, p. 3,
il vice-domino addestrava, dal suo in-
gresso nella città sino alla cattedrale, il
cavallo su cui incedeva, ed a lui resta-
va colla bardatura. E siccome i vice-
domini erano anche ereditari, qui rile-
vo, che a l icenza {l •), la famiglia de'
conti Bissari lungo tempo esercitò il
■vice-dominato, e sempre ebbe il caval-
lo bardato servito nella solenne funzio-
ne. Qtialche cattedrale tuttora ha la di-
gnità del ficedoniino, come Piacenza;
e Ira le dignità della metropolitana di
Milano vi è il vice-domino : ma le lo-
ro attribuzioni non sono più le anti-
che. Eccone r erudizioni in globo, che
ini riuscì riunire. Il Chardon, Storia di'
Sagranienti, t. 3, lib. n, cap.iG: Degli
yivi'ocati e Visdoinìni , che succedettero
a Difensori in ritolte Chiese d' Occiden-
te, e de' loro vari uffizi. Abusi che fecero
del loro potere. Sono aboliti (juasi da per
tutto. Comincia con dichiarare: Nell'Oc-
cidente la Chiesa romana conservò piìi a
lungo d'ogni altra i denominati Difenso-
ri della Chiesa Romana (f^.), e ne ripar-
lai nel voi. LXXXII, p. 2 16 e seg., come
succeduti dagli y^vi'ocati Concistoriali.
Papa s. Gregorio I ne avea creati sette
per la città di Roma, che si dicevano Re-
gionari, e ciò ad esempio de'suoi prede-
V I C
cessori, i quali aveano istituito sette Sud-
diaconi e sette Notari regionari, ciascun
de'«|uali era fissato a due delle Rei^ioni
(f-) o quartieri della città, pel servigio
che ne ritraevano la Chiesa eil i Papi.
Il [)erchè durarono più lungamente d'al-
trove, sussistendo neh 1 63, col suo Pri-
micerio e scuola , ed intervenendo alle
Cappelle pontifìcie e altre funzioni pa-
pali. Questi Z>//è/i.?ori!'( A.) nell'altre chie-
se si chiamavano avvocati e tutori , lai-
ci incaricati alla difesa di esse non solo
ne'giudizi, ma eziandio colle armi, in per-
sona e per mezzo de'Ioro soggetti, come
fecero più volle, per la Regalia (^y.)i\e
feudi che godevano, e quali Vassalli ( F.).
I\la decadendone! secolo IX l'impero de'
fianchi, i signori e nobili diventali indi-
pendenti, colla loro prepotenza riempiro-
no di confusione l'Italia, la Francia e la
Germania. Pertanto fin dall'BiS decretò
il concilio di ìMagonza: » Ordiniamo a tut-
ti i vescovi , abbati e clero, che abbiano
/ isdoinini, Tutori o Difensori, che sieno
persone dabbene". Altrove tali visdomini
furono chiamali con altri nomie Vidami,
come poi riferirò, ed anche / ice-Domini.
Essi alcune volte si chiedevano a'princi-
pijCome prescrivono i Capitolari. » Si do-
mandi no al principe gli esecutori, avvo-
cati o difensori, quando sarà di bisogno".
Talvolta i principi li assegnarono da per
loro. Li davano eziandio da'fondalori del-
le chiese e de'monasleri. Al principio del-
l'islituziouede'visdomini o vice-domini,il
vescovo e il clero, ovvero l'abbate e i mo-
naci d'ordinario eleggevano il loro tuto-
re, onde le cliìese e i Dionasteri fossero
provveduti di buoni visdomini e avvoca-
li. IMa poi nella maggior parte divenne-
ro ereditari in molte illustri famiglie, che
ne portavano il titolo o lo traevano da*
feudi loro dati dalle chiese e da'mouaste-
ri per gratitudine della loro assistenza.
Avverte il Marchesi, Galleria dell' onore^
1. 1 , p. 2 I 5, parlando della nobii prosapia
i\t P ice domini, essere controverso se tal
cognome derivò dall'uflìzio di ViccDo-
V I e
»>///o , o tifi Ila vicegerenza »le' principi.
D'ordinario gli avvocati eri i visdomini,
the in Fraiicia signilìciivnno lo slesso (al-
meno dopo il X secolo), riconoscevano per
loro signori i vescovi e gii abbati, anche
l'abbiuiesse, in virili de'feudi da loro ot-
tenuti, con obbligo di render loro omag-
gio, ricevendone nuova investitura ad o-
giii mutazione di carica, purché essi me-
desimi non fossero i fondatori delle chie-
se e monasteri. Questi Difensori, come
con altre noeioni riportai a tale artico-
lo, essendo pure deputati n render giusti-
zia a' sudditi de' prelati , le loro sessioni
.si dicevano Pt/icilì(.\e\ visdomino. Piaci'
tunif'icciloinìtiatum. Uno de'preciptii do-
veri de' visdomini era 1' impedire che in
sede vacante fossero saccheggiati i beni
e mobili del /'esrot'O defunto, ed il suo
episcopio. I\Ia sovente essi erano i primi
ad impadronirsene, come fecero poi i re
e altri sovrani, i quali col pretesto di sal-
vaguardia e custodia de' beni della Chie-
sa , sen/a scrupolo se li appropriavano,
tollerando che i loro unÌ7Ìali ne asportas
sero i mobili e imponessero tasse a'sud-
diti delle chiese. Non senza grande didì-
colta, pel zelo de'Papi, dipoi a poco a po-
co si ottenne dall'equità de're e de'prin-
cipi,di astenersi da sì manifesti abusi, l
visdomini però, ed i sedicenti tutori, non
contenti di appropriarsi tali beni io sede
vacante, con audacia e viventi i vescovi,
costringevano i sudditi a pagar certe im-
posizioni inventate dalla loro ignobile e
ingorda avarizia; ciò che facilmente con-
seguivano, siccomearmati, e perchè i sud-
diti delle chiese e monasteri erano costu-
mati a ubbidirli. Colorivano queste impu-
denti vessazioni con vari fallaci titoli, di
cui parlano le pontificie decretali, massi-
me di Lucio III; e sotto pretesto di tal
gius, vendevano e alienava no in altro mo-
do le tutorie, ossia i Tributi [P'.) detti^ò-
dnwi e albergias^ vale a dire i diritti di
foraggio pe'cavalli ne'viaggi, e d'esser al-
bergati negli episcopii col proprio segui-
to. Questi oppressori, o pretesi difensori,
VOL. xcix.
V I C iGt
non solo lullociò esigevano quando di per-
sona si r«;cavnno ne'Iùoghi, ma si faceva-
no pagare coi rispon<lenli contribuzioni
senz'andarvi, e in denarii Tante insolen-
ze indussero filialmente i prelati a disfar-
si di silfatti voraci protettori. Cessarono
i visdomini, gli avvocati, i protettori, ed
i sti[)erstili non conservarono che il no-
me; ma pili tardi sottentrarono con vari
pretesti gli stessi sovrani a spogliare le
chiese, e metter loro bavagli, e in vece d'in-
cremento d'opulenza, impoverirono i lo-
ro regni. Il Chardon chiama anche visdo-
mino il vice-domino del patriarchio Late-
ranense. Alcuno volle distinguere i visdo-
mini, dagli avvocati delle chiese, a'quali
era appoggiata la cura temporale de'be-
ni del vescovo, quasi maggiordomo, eco-
nomo, maestro di casa, i quali ultimi sus-
sistono. Spettava adessi giudicar nelle liti
o delitti de'sudditidellechiese emonaste-
ri. Anticamente si scelsero i visdominidal
solo clero secolare, ma col tempo succes-
sero i laici, laddove propriamente gli av-
vocati difensori furono sempre laici. So-
levano le chiese aver un solo visdomino,
ma l'Ughelli neW/talia .v/scrn, offre una
carta del 1084 del vescovato di Firenze,
ove con raro esempio sono sottoscritti tre
visdomini. Molte notizie de'visdommi ci
diedero il Tomassini, De vetiis et nova Ec'
clesiae disciplina, e il Du Cange, GloS'
sariiini ad scriplores mediae et in/ìmae
lalinilalis. Quanto a' vicedomini e loio
uffizi ne'vescovati, se ne legge la descri-
zione in Costantino Ruggeri, Disquisitio
de Arnaldo de Faugeriis^ Petra Go-
inesii de B arosso y Bertrando de Deiicio
Episcopis Sabinensis S. R. E. Cardina-
libusj qid Synodicas constitutiones eie,
presso il Calogerà, Raccolta d' Opuscoli,
t. 20, p. 56. Nel patriarcato d'Aquileia,
dopo la morte del patriarca , i canonici
adunati capitolarmente , eleggevano it
vice-domino per amministrare la onensa
durante la sede vacante. Il Bor^xa, Isto-
ria della chiesa di Felletri, p. 247 eseg.,
narra che quando il vescovo cardinal Al-
1 1
i62 vie
Jucingoli nel I 1 8 I divenne Lucio III, vol-
le rileneie il titolo e l'unicio di vescovo
di Velletri, sostituendo alla cura del ve-
scovato con titolo di /'ice-Doniino, Ru"-
gieroprimiceiio della callediale.a cui ap-
plicò le rendite. Poi dice, che l'ullizio di
vicedooiino era di supplire alle veci del
■vescovo, e può rassomigliarsi a quello del
Vicario apostolico ( K), che suole talvol-
ta il Papa deputare nelle chiese cattedra-
li vacanti, e però nel concilio di Leone
II, tenuto da Gregorio X nel i 274, il car-
dinal Pietio vescovo Tusculano si chia-
ma anco l'ìcc Doiuinus rraenestinii^.
JMa il Petrini, nelle Mcìuorie Prenesline,
p. 187, m'istruisce dell'abbaglio del Bor-
gia, quanto alla chiesa di Paiestrina. E-
gli airerma,cheneli 274 Gregorio X creò
vescovo di Paiestrina il cardinal Vicedo-
mino de Vicedominis piacentino; laonde
era nome e cognome, non qualifica. Al-
trettanto leggo neirUglielli,echenon tu
mai vescovo Tusculano. Ben«ì Gregorio
X fece vescovo Tusculano nel 1278 il car-
dinalPietro di Lisb()nn,poi(>i(>vanniXXI.
Apprendoitioltredal Petrini, a p.i34,che
nel 1232 il vescovato di l'alestrina avea
il suo vicedouiino Amato, ossia prefetto
della mensa episcopale, Mg/ M117J uelle
belle lìh'inorif ecclesiastiche, di Città di
Castello, di cui fu vt^scovo, t. 2, p. 87,
offre un istromenlo del i 077 in cui sono
sottoscritti Gerfirdo f'ireclotiiinieGcvav-
do Avvocato, dandone il consenso. Indi
dice, per più secoli essere stati in uso i
visdomini e gli avvocali nelle chiese. E-
rano persone distinte e perite nella legge
civile, l'uHlzio delle quali era il difendere
Je cause della chiesa, e d'aver cura delle
rendite ecclesiastiche in tempo di vacan-
za. Era quest'uffizio molto onorevole e
proficuo ancora, perchè dava adito ad
ottenere benefizi ecclesiastici, e a godere
molte esenzioni e privilegi. Il Nardi, De
Parrochi, t. 2, p. 80, riferisce il capito-
lare d'Aquisgrana dell'S 1 6, dal quale si
ricava, che l'arcidiacono e il vicedomino
aveauo cura di tulli i beni eccIcMaslici.
V I c
A p. 3)1 osserva, aver avuto anco la
chiesa di Costantinopoli la carica di pi i-
mo Difensore, ed era uno degli Exoca-
tarneli, che sedevano orgogliosi sui ve-
scovi, con immense attribuzioni. Che in
Occidente il difensore era il canonico che
sovrastava all'osservanza delle leg^i e
conservazione delle cose. E che nel con-
cilio di Seleucia del 4 1 o, si nomina il HJa-
jor Domus, il quale avea le chiavi di'^pen-
sationis et adininistrationis, ed al termi-
ne di sua carica posava le chiavi sull'al-
tare, da cui le ritirava il successore. A p,
354, dopo aver detto che nel 5^o, quan-
do dolorosamente fu strascinatoa Costan-
tinopoli Papa Vigilio, egli da Sicilia ri-
mandò a Roma Ampliato suo vicedomi-
no per le cose temporali; aggiunge,! vi-
cedonjioi, avvocati e difensori aveauo cu-
ra del sagro patrimonio; lo custodivano,
lo difendevano, lo amministravano sotto
il vescovo. Si trovano: Radolfo era vice-
domino e avvocato della chiesa di Reims
nel IV secolo: il viccdomino l'avea pure
a tempo di Carlo Magno. Anscrinus dia-
coniis et ricedoniinits della chiesa di Pia-
cenza neir877. Donino diacono e vice-
domino di Piacenza. In un diploma del-
l' 8i5 di Rataldo vescovo di Verona si
mentova il vicedomino tra le dignità ca-
pitolari; e neirS jo riccdnminus Doiniis
s. fcroiìcnsis Ecclesiae. Neh igS un ca-
nonico diacono era vicedomino di Mila-
no; e nel 1223 lo era un canonico prete.
Nel concilio d'Auxerre del 695 si licor-
da il vicedomiiio. Era l'economo della
cattedrale, che dava Io stipendio ex Do-
miiìico cellario o cattedrale al clero di
essa. Cariche minori, dipendenti dall'eco-
nomo e fors'anche dall'arcidiacono e dal
vicedoiuino,erano ne'capiloli gli e/'o^^/^/Z^-
r/ed e/tv/io.9//;rtr/,che distiibuivanoa'biso-
gnosi i soccorsi. Il vicedomiiio, stima il Nar-
di, era carica che avea grandealfioitàcol-
l'economo e col difensoie; crede che co-
minciò in tempi più bassi, e riconosce ch'e»
ra di sommo potere; ma nella Chiesa 10-
niann, e in qualche {dio, fu tibbuslciuza
V I e
antico. Ti'ovavasi tale cinica niico in O-
riente, poiché nel concilio {^eneiale di Co-
slantinopoli ilei ^HG si fa menzione di
Leone vicedomino della città di Sozopo-
!i. Nel V secolo era vi, giacché il vescovo
di Le IMans mandò il suo arcidiacono e
il suo vicedomiiio, persone nobili a lalc-
rc sito,a s. Benedetto. IVel concilio diRouen
del 682 o Gq2 è nominato il viccdomi-
no di quella cattedrale; come sono ricor-
dati i vicedomini nel concilio di I\Iagon-
za deU'SiS, nel concilio di Reims dello
stesso anno, il vicedomino di Ravenna nel
concilio romano dell'HGi, e il vicedomi-
no di Leon in questi stes»i tempi. Si tro-
vano i tocoposili, che. secondo Narili, forse
sono la stessa cosa de'vicedomini. ^el Da
Gange, vei bo Locoposiliis, le^^o: Diici-
bics, Comitihus, Locoposilis, (i\ce il Tega-
no. Nelle leggi longobarde trovasi, Scul-
dasiì, Decani, Sallarii, i-c/ LocoposìU.
Neino Comes, neejiie loco cj'its posi Ins.
Il vocabolo T'idaino, derivante dal fran-
cese fidarne, significò un titolodi signo-
ria che davasì ad alcuni gentiluomini;
P^ice-Doniiiìtts,Pro Dominus, FI) podi-
nasles. Originariamente i vidami furono
istituiti per difenderei beni tetnporali de*
vescovi, mentre i vescovi occupavansi del-
l'orazioni e delle funzioni spirituali. Con-
ducevano allres'i le truppe de' vescovi
quando erano obbligati ad andare alla
guerra. Difendevano le loro cause in tri-
bunale ; impedivano che non fossero sac-
cheggiate le case e Palazzi {^V.) de' ve-
scovi decaduti o in sede vacante, come
anticamente eravi l'abuso di fare. Eran-
■vi altres'i de' vidami nell' abbazie tanto
di uomini, quanto di donne. Negli anti-
chi diplomi sono chiamali Avi'ocali. Col-
l'andar del tempo i vidami diventarono
proprietari delle loro cariche, deilequali
fecero altrettanti feudi di[)endenti da've-
scovi; quindi le i'/V/(7////r diventarono ere-
ditarie. Prendevano lutti il nome del ve-
scovo dal quale dipendevano, com'erano
que'di Reiins, d'Ainiens, di Le Mans ec,
e J. Pillel scrisse il Trattato sui ridami.
Vie iHS
VICEGERENTE DI ROMA E DEL
CARDhNAL VICARIO, Fictsgerens
/ìlniae Libi'!, Vices^crens [■rbis , / »•
Cf^gcrens I icarii l-rhis: il Ponzelli la-
tinamente lo chiama, f'ictsgereiis Cai''
dinaliuin Urbis Ficarioniin; ed il Mor-
rei li, Prarftctus Ficariits, Praefectus fu-
ri diciiiido. l'ielato prin)ario e autorevo-
le in Roma, insignito del grado vescovi-
le, Assistente al soglio pontificio (V.).t<\
n vita vicegerente e ausiliare del cardinal
l'icario generale di lioina del Papa ( /''.),
e insieme della Curia Boniana e suo di-
stretto giudice ordinario; il quale cardi-
nale rappresenta e fa le veci del Papa
(f-), nel governo del I escovato di A'o-
irta (f.), con piena giurisdizione vesco-
vile, come un Ordinario, con autori-
tà civile , criminale , e spirituale econo-
mica. Questo prelato, vicegerente (ì\ ii e-
minente dignitario e niagisliato, nel T"/'!-
banale di noina[F.),(iet\om\un{o\\/'ica'
rialo, forma col medesimo cardinal vica-
rio un solo tribunale civile e criminale,
in cui dopo esso occupa il i° luogo, ed
ha il proprio e paiticolare uditore civile
togato, col quale esercita la sua giurisdi-
zione ini.' istanza, e come tale, l'uiliiore
è autorizzalo dalla legge a fungere ajico
gli atti della giurisdizione volontaria. E
in somma mg/ vicegerente, quale già nel-
la piecipua parte lo descrissi nel 2. de
citati articoli, per unità dargomen'o, per-
ciò a questo interamente si compenetra,
laonde é indispensabile tenerlo del tutto
presente, per evitare minute ripetizioni:
il suo ullicio è laboi iosissimo, ed in con-
tinua attività. Ne'primi tempi di sua isti-
tuzione si denominava: Urbis f icarii
Siiffraganeo. Quanto al vocabolo / ice-
gercnle, generalmente parlando, secon-
do il Focaholario della lingua italiana,
T iceingcrens,è quello che sostiene la ve-
ce, die opera invece d'altri; Luogotenen-
te, che tiene il luogo d'alcuno, ed eser-
cita in sua vece, /'/tvirùfiy dicendosi Luo-
goienenza l'esercizio dell' uffizio, Pica ria
potcitate. E dunque ìd Roma e suo di--
iGi Vie
sfi elio, il prelato vescovo vicegerenle,vlca-
rio'del vicario generaledel Sommo Ponlc-
Jìcc, qual vescovo di Roma , eh' è pure
rescovo (Itila Chiesa unh'fr<;ale (/'.) e
Vicario di Gesti Cristo {f .) in terra.
Cencliè ih." cardinole vicario di Roma,
stabilito nel Sagro Collegio, fosse il car-
dinal Eoiario nel i558, lultavolta pri-
ma e dopo il vescovo o cardinale che e-
sercilò l'ufllzio di Vicario di Roma del
Papa, s'intitolò P icesgerensj ed il car-
dinal Gualtiero, nell'assenza da Roma
di Alessandro 111, dalli 74 s> denominò
Vicariiis, /Iposioliciisnite l icesgerens^
munito d'ampie facoltà. In alcuni di altri
vescovati, il vicegerente è il giudice eccle-
siastico stabilito per adempire alle ftmzio-
ni òeW'U^ìziale [f .), in caso d'assenza,
di malattia o altro legittimo impedimen-
to di quello. Però, una dispensa della s.
Sede, essendo indirizzata all'ufllziale, pen-
sano alcuni, il vicegerente non potrebbe
interinarla in sua mancanza, tranne il ca-
.<oche il vescovo creasse il vicegerente uf
fiziale^f/ZiocVicegerenti de' Fescovi^F .)
antichi erano i Corepiscopi (f'.j; ora lo
sono i Sitffraganei e gli Ausiliari (/'•),
di che tratto, ragionando di tal vescovo,
colla distinzione dal sulfraganeo provin-
ciale. Il titolo di vicegerente fu dato pure
a quelli che esercitarono gli uffizi e di-
gnità di Cancellieri di s. Chiesa, poi de-
nominati ì^ice- Cancellieri { / .), come al
presente, a* Camerlenghi ó\s. Chiesa (/^'.),
come sono i Vice-camerlenghi di s. Chie-
sa (V.), ed altri ancora, che facevano le
veci nella Carica o Uffìzio. Promosso un
Uditore di Rota {V.) alla dignità vesco-
vile, se piace al Papa conservarlo al tri-
bunale delia s. Rota, non più uditore si
chiama, ma luogotenente o vicegerente ;
e nell' uditorio rotale egli cede la prece-
denza al decano del Iribimale, quantun-
que non chierico, non però fuori di es-
so.Giovanni XXill nel I 4'2 istituì il tri-
bunale delia Vicegerenza, in Avignone
(/'.), dominio della s. Set\e, colle facoltà
deìV Uditore della Camera, pei ^U oltra-
V IC
montani, che Sisto IV um poi aW Univer^
sita d'Avignone (V.); indi Alessandro VI
tornò a separarlo da quello studio gene-
rale,coslitueiuloun particolare vicegeren-
te. Di quel tribunale tratta il Fantoni,
Istoria d' Avignone e del contado Vene-
sino, Stati della Sedeapostolica, a p. 3o.
Ma è da tornare al prelato vicegerente di
Roma e del cardinal vicario. Questo por-
porato, per assenza da Roma o impoten-
za, non può deputare il pro-w/rrtr/o, il Pa-
pa nominando a tal carico altro cardina-
le, ov vvero autorizza il vicegerente a sup-
plirlo, come fecero, Leone XII , quando
nel 1 823 da vicario di Roma divenne Vi-
cario di Gesù Cristo, col vicegerente mg.'
Della Poita, e col titolo di pro-vicario; e
Pio IX nel i856, quando inviò a Parigi
legalo a latere l'odierno cardinal Costan-
tino Patrizi Vicario di Roma, coll'attua-
le vicegerenie mg."^ Ligi-Russi , pel rife-
rito in queir articolo. Altri esempi li ri-
portai nel medesimo. Dice in proposilo
Santamaria: Animadvertas, cardinalein
Vicarium deputare. Quare is , dum ab
Urbe abest, uti Pro-Vicurius implet ejus
partes alter cardi nalis,(^u\alam Vica-
riatus, quam ProVicariatus muiiera, ac
tituli sunt proprii Cardioalium , inquit
laudatus Petracmincntissimus scriplor.
Trattano del preiatovicegerentegli scrit-
tori della romana curia, principalmente:
il cardinal De Luca , Relatio Romanae
Curiaeforensis, Disceptalio 1 3 : De Car-
dinali Vicario, ejusque Triunali. § r 4.
De Vices Gerente, ejusque rnunerc, et
jurisdictionem.^ \ 5. De cura, et custodia
Reliquiarum.^ 16. Deejus jurisdiclione
in impressione libroruni. § 1 7. Est Prae-
latus in ordine Episcopali. ìgnaz\o San-
tamavìa, Notitia Romanae Curiae: cap.
3. De Cardinali f icario Urbis. Unoldo
Pletteiiberg gesuita , Notitia Congrega-
tionum et Tribunalium Curiae Roma-
nae,p. 166, 7 1 9,741 -Dice pertanto:» Jam
vero tribunal Vicarii ex pluribus consti-
tuilurOlIicialibus. PrimusestViceg^rens,
(]ui a pluribus jam aanis Episcopus est
V I G
ti((ilai-ìs(pubblicù la bell'opera nel 1 683),
ine parte;» gerit Vicaiii generalis nun so-
luin, quoad exercìlìum jdi'isciicliotiis E-
piscopalììturdiuai'ìaeet delega tacili caiisis
civilibus, criiuìnalibus et inixlis ad hoc
fui'iKu «pectaatìbus , sed eliaiu (|uoad
exei'cilìuiu Foulìncaiium, ìu collalione
oi'di(iuu), cuusecratione licclesiaium, A.I-
tanuQi et sacrorurD Vasoriioi, et in ad>
uiiiiìslraliuueSacrainenliCoiifiiniatiouìs.
Ad Vicesgeieiitein (|u<)c|ue special cura
Reliqiiiaruin exisleulìuiii iti catliacuiu-
bis, etcoeiiiiteriis,earu(uquee(Iossio,con>
cessio et autiienticatio. Lied uutic etiam
peculiai is liac super re iiistituta sit cou-
gregalio,de qua infra. Ilio facultatetu con-
cedil imprimendi librusin Urbe, et extra
per auclores iu Urbe existeiiles eoinpo-
silos". F.irlatido della cardinalizia Con-
gregazione dell'Esame de' f 'escovi, dice,
suole appartenervi il f^icesgerens, E de-
scrivendo la cardinalizia Congregazione
della Tisila apostolica^ dichiara:» Fi-
xuu) iu eacoiigregationera locuin habeut
Vicarios (anzi ritenendo la prefettura il
Papa, il cardinal vicario o'è presidente),
ejusque Vicesgereus, qui ordiuarius est
judexet executor decretoruu) congrega-
liunis, proceditque forma extra jadiciali
et suin maria, ac ooinis gralisellicit. Quan-
doque cliam commitlitur Vicesgereuli,
ut iu forma judiciaria, auditis partibus,
prucedal". il Lunadoro, con illustrazio-
ni del Zaccaria, Lo sialo presente o sia
la Relazione della Corte di Roma: cap.
22. Di nwnsig. f'ice-Gcrtnte^ riferisce.
11 cardinal vicario ha più miuialri, onde
potere speditamente dar mano agli alfa-
ri del suo tribunale, ed io primo luogo
il vicegerenle: egli e il vicegerenle forma-
no UQ solo e il medesimo tribunale. Il
vicegerente di Iloma è sempre un vesco-
vo (ordinariamente in purliùusj.Es^W suo-
le eseguire nella basilica Lateranense, cat-
tedrale del l'apa (madre e capo di tutte
le chiese del mondo cattolico), (|ual ve-
seovu, iu luogo del cardinal vicario, tutte
le fuuiioui e Ordinazioni (^ •), the di-
Vie itì5
pendono dalla podestà dell'ordine. Egli
è uno de'giudici delle cause civili del car-
dinal vicario; privativamente giudica le
cause de'catecumeni, Nco/ìti (/'.), é de'
luoghi pii loro annessi , procedendo an-
cora Sommariamente, conosciuta soltan-
to la verità del fatto. Egli e il cardinal
vicario sono ordinari esecutori de'decreti
della congregazione della s. / isita (f.):
dal cardinal vicario e dal prelato vicege-
rente si ripara in gran parte agl'introdot-
ti abusi intorno alle sagre Reliquie, senza
ricorrere alla congregazione omonima;
ed entrambi provvedono parimente alla
distribuzione delle ss. Reliquie medesime.
11 vicegerente interviene alla cungregazio-
ne dei tribunale criminale del vicariato.
Anche in quest'articolo ricorderò, che
l'Houorante ci die'la Praxis secretariae
tribunalis d. Cardinalis Urbis Ficarii.
Il prelato ebbe origine poco dopo, allor-
quando fu stabilito che il vicario di Ro-
ma dovesse essere sempre un cardinale.
Non si conosce chi lo fosse col cardinal
Rosario; si sa però che l'immediato suo
successore cardinal Savelli neliSGo, no-
minò il vicegerente. Quindi sino al 17 17,
il medesimo cardinal vicario continuò a
nominare e ad istituire il vicegeretite»
come un suo ministro e sulfraganeo, on-
de coadiuvarlo nell'amplissimo e onore-
volissimo udìzio. Inoltre il cardinal vica-
rio nominava i due luogotenenti civile e
criminale, di autorità ordinaria, facto
verbo cani Sanctissi/no, ossia il Fapa, il
quale approvava o'uominava il vicegeo
reiite, per aiutare il vicario nell'esercizio
della carica, il che si ricava dal cardinal
De Luca citato. Fu Clemente XI che pel
i." nominò il cardinal vicario per breve
a* 9 novembre 1717 nella persona dei
cardinal Paracciani, e fu allora o prima
che nominò pure il vicegerenle. Moren-
do il cardinal vicario, cessano le facoltà
del vicegerenle, per quelle a lui concesse
e suddelegatu dal defunto, laonde gliele
deve conferire il Papa, e provvisoriamen-
te fìuo uUa nomina dei uuovo vicario, il
.G6 Vie
quale poi le comunica al vìcegerenle e
l'auloiizza ad esercitare la carica; come
prescrisse a'nostri giorni Pio VII, quan-
do pfomosso il cardinal Della Somaj^lia
a vice cancelliere, previa rinunzia del vi-
cariato, nominò il cardinal Litta, a cui
iliresse il chirografo: Attesa la (liiiiisùo-
ne fatta iti nostre mani del cardinal Vi'
cario, in data de'^D settembre 1818. Giìi
Clemente XII avea provveduto, che mo-
end») il cardinal vicario nella Sede npo-
Lolica vacante, il vicegerente resti colle
•'acollà di lui, colla bolla Jpostolatiis Of-
(iciiim, de'5 ottobre 1732, Bull. Rom.,
1. 1 3, p. 3o2. Eccone le parole. Et si Vi-
cariuni Pontificisin Alma Vrheejusque
distrìctu inspiritualihns generaleni, Se-
de vacante, e vÌk'Ìs quoque decedere con-
ti gerit, ne animae chr isti fi de li uni Urbis
oc districlus praefatorum aliquod inde
accipiant in ìpsis spirilualibus dclriincn-
tuni , tunc existenti r^icesgerenti dicti
Vicarii,qHamdiuSedes \'acai>erit,onines
et singulas facultatcs, auctoritatem, et
potestalem, quae eideni T'icario prò e-
xercitioofjìcd Ficarialw; quoniodoUbet
competcbant, quasque Pontifex ipse oc-
currenle vacalione Ficarialu, Sede pie-
na y Vicegerenti praedicto quandoque
per aliquod tempus donec scilicet Sue-
cessorem ficarium deputaverit,attribue-
re solet, tenore praesentium concedinius
ac ìmpartinius. Dal 1717 dunque, diret-
tamente il Papa nomuia il prelato vice-
gerente, a mezzodella segreteria di stato,
cui segue la spedizione del breve aposto
lieo; che se lo scelto a tanta ragguarde-
•»ole carica non è fregiato del carattere
vescovile, il Papa lo preconizza arcivesco-
vo o patriarca in partibtis, e gli fa com-
partire l'episcopale consagrazione. Del-
l'autorità e giurisdizione del vicegerente
di Roma e del cardinal ricario, ripelo,
ne ho ragionato io questo articolo, il qua-
le integralmente si rannoda con quello.
Laonde nel ricordare le principali delle
molte prerogative del prelato, se vi com-
prenderò alcuna delle già discorse nel me
V I C
desirao, vi aggiungerò qualche dichiara*
zione. Anticauiente, cioè sinoa che il Pa*
lizzo apostolico compartiva il pan d'o-
nore os->\a parte dt palazzo, la consegui-
va anche il vicegerente, considerato fa-
migliare del Papa, come ho letto ne'ruo-
li palatini. Anzi trovai, che sebbene non
si soleva d ire altra parte a ohi ne gode-
va una per altro ullizio, tultavolta Cle-
mente XIV ne concesse altra al viceré-
rente mg.' I\Iarcucci,essemlo pure vesco-
voassistentealsoglio |)onli(icio,a'28 giu-
gno? 774. Dice Santamaria: » Mabet car-
dinalis Vicarius ndjuuctos sibi ministros :
videlicel Vicesgerentem, alque in civili-
bus, et ciiminalibus locuuitenentes. Vi-
cesgerens Episcopus est. Is quae ad po-
testatem ordinis spectant loco cardinalis
Vicarii implet apuli basilicam Lateraiien-
Sem, cathedralem Papae t niiquam Ro-
mani Episcopi, canouicis cjusili^in bisili-
cae ministraiitibus, atipie assistentibus.
Is etiam est judicum in civilibus caussis
tribunalis Vicarii, atque interest congre-
gationi criminali. Auditor est alter jndex
civilis, obsignatquecediilas seiilentiarum,
ceteraque acta judicialia. Olim quum ea
congieyalio (ciiuiinale) , sublato e vivis
vicario Urbis cardinali de Carpineo, ha-
bendi esset in aedibus Vicesgerenlis, du-
bìtatum fuit, quonam ordine sedere de-
berent vicesgeiens, cui Poiitifrx commu-
nicaverat fdcultates Vicarii, locuiutenens
civili», et advocatus (iscilis cauierae apo-
stolicae. Porro hi postremi imligne fere-
bant, sìbi anteponi vicesgerentem <lomi
ejusdem. Quum uollet alter alteri conce-
dere, controversiam Clemens XI pruden-
ti;» , qua praeslabat , diiemit. SujLiidein
sellam elaliorem prò cardinali Vicario,
licei piaeseijs non adesset, poni jussil, et
manda vii, ut sedereiit exlaleribus primo
loco vicesgerens , altero alii successive.
^ulli lypis mandari possunt libri in Ur-
be, et Agro romano sine facultate cardi-
nalis Vicari i,seu vicesgerentis,(juemadino-
dum alibi sine facultate Episcoporum, et
catholicae fìdei quaesitorum, quae tamcu
vie vie 1G7
non conceJitiir, nisi piins eos iiispexc ril, Interviene alle mensili conferenze de'casi
et [iiobaveiil iMiigisler sacri Palalii, De- ili coscienza cle'paii-ochi eli Roma, delle
inutnoardinalis Vicaiius estorgcinuinPa- quali riparlai nel voi. LI, p. 24? ^ alti'u-
pae in his, (|uae geiit uli Episcopus Ur- ve. Interviene «'concorsi alle parrocchie
I)is, ejusqne liabet vivae vocis oracnlum, di Rotna. Ragionando della /Ver//Vaqua-
Btque ei creditnr, ([ueniadniodum vices- resiinale di Ron)a, nel voi. LV, p. 70, rac-
gerenli, quuni uninn sii IriLninal '. II coniai come nel giovedì che precede la
>'icegerenle ne'tempi andati avea 1' Udun- (piaresiina, accompagna e presenta al Pa-
za i^f .) dal l'a[)a l'gni mercoledì e sabu- pa i parrochi di Roma, ed ì predica-
lo, tranne se festivi, poi 1' ebbe sollantu tori destinali a fare il quaresimale, do*
il mercoledì, ed ora la domanda e ottie- pò avere ricevuto da loro la professio-
ne al bisogno. Clemente XI, consideran- oe di fede. Il Papa gli esorta con bre-
do essere di lui pi imo istituto apostolico ve discorso di parole amorevoli, ecci-
la protezione de'Uioghi pii fondati in Ro tandoli a raddoppiare lo zelo nella sa*
ma per la propagazione della fede, se- lutare loro missione e nel bandire la di-
condo il costautemenle praticato dalla vina parola; raccomandando loro la ca-
Chiesa romana, col chirografo, Zly.ve/u/o- rilà da cui dev' esser animalo ogni sa-
ci stato rappresentalo , de' 2 i gennaio cerdote dedito alla cura dell'anime e al
I 705, Bull. Ho/Il. ,\. IO, p. 1 39, diretto a ministero della divina parola; ed a sein-
iiig,"^ vicegerente, gli allidò la privativa pre più compiere il loro santo minisle-
giudicalura delle cause de' catecumeni, ro, che quello di provvedere colla paro-
neofiti, e dc'Iuoghi pii loro annessi, fon- la, co'sagiaraenli e con altri mezzi al he-
dati per la conversione degl'infedeli, prò- ne spirilualede'fedeli. Quindi il Fapaain-
cedendo ancora sommariamente in tutte mette al bacio del piede e benedice i par-
ie cause sì civili e criminali, sì miste, che rechici predicatori. Tanto riferì il Gior-
atlive e passive; ciò per avere Innocenzo naie di /ìo/?Jrt del iSj-i-Col n.45,deli856
XII abolite le giurisdizioni contenziose col n. 27 , del 1857 col n. 4^. Talvolta
de'cardinali Protettori de' luoghi pii, e il cardinal vicario si unì al vicegerenle
soppressi molti particolari giudici e Tri- nell'introdurre dal Papa i parrochi ed i
hunali di Roma; estendendo la giurisdi- predicatori quaresimali, e tale altra in di
zione ini.' istanza ei.° grado, a'mariti e lui vece pronunciò l'eroi tazione e li be-
fjgiie delle neofite, tanto al prelato d'ai- neJì. Per l'esercizio delle funzioni, che di-
loia, quanto a'di lui successori, come /IO- pendono dalla podestà dell'ordine, Cvime
stro 1 icegerenle di Roma, con piena, am- per le ordinazioni sagre, riceve dal palaz-
pla, libera e assoluta autorità, comedi già zo apostolico le vesti e arredi sagri. Oltre
narrai ragionando de'/jeo/ìZi. E inoltre il le ordinazioni Extra tempora ^ che nel
vicegereute /jro tempore protettore e su- decorso dell'anno fa nella propria cap-
periore della pia adunanza de' composi- pella, l'eseguisce nella basilicaLateraneu-
lori della Stamperia camerale, sotto il se nelle ordinazioni generali delle Quat-
titolo della B. Vergine Consolatrice degli tro Tempora, quando non le celebra il
afflitti, udlciando nell'oratorio, già della cardinal vicario. Nell'ordinazione gene-
confraternita delss. CrocefissoAgonizzan- rale del sabato santo di Pentecoste del
le (di cui nel voi. XCVll, p. 284), di che 18^9, mg.' Ligi-Bussi conferì i sagra-
Irutlai nel voi. LX.1X, p. 242. Consulto- menti del battesimo e della cresima al
re della s. Luiuisizioiie Romana o Con- catecumeno maomettano Kuscin-K.au di
gregazione del y. IJ'/ìzio, e di altre con- Scio, di 9 anni, co'nomi di Giovanni Ma-
gregazioni. Presiede all' annua elezione ria Filippo Andrea Adori, facendo da pi-
del Camerkn^o del Clero Romano [r.). diiuo d ^riucipe d. Filippo Andrea Do-
i68 Vie
ria-Painphilj, e per lui come procurato-
re il sacerdule d. Carlo Morelli. La ma-
dre del ragazzo, di SJaiiui, vedova del
turco Mebem Med Agii, ricevè pari aleu-
te il sagrauientodel batte$iu)o,e poi quel-
li della cresima e dell' Eucaristia: chia-
mala prima Falmù Kanim , le furono
imposti i nomi di Maria Margherita Eli-
sabetta, e ne fu madrina Marianna Pia-
centini. Neli'ordinatione generale del sa
bato santo 1860, il cardinal Patrizi con-
ferì il sagraniento del battesimo , e poi
quelli della cresima e dell'Eucaristia al-
l'israelita d'Urbino Sabatino Moscati, ce-
libe dell'età di 24 anni, figlio di coniugi
ebrei. Lo tenne al s. fonte il can. Grego-
rio Mei di Cagli e gl'impose i nomi di
^iicola M.' Giuseppe Gregorio Mei. Tan-
to e meglio riporta il Giornale di Ilo-
ma deli(S59,col n.i33, e del 1860, col
n. 82. Trovo poi nel u. 28 del Diario
di Roma del 1829, che autorizzato dal
cardinal vicario, mg. "^ Lorenzo Malici [ìa-
triarca d'Antiochia e canonico della ba-
silica L'iteranense, tenne in questa la ge-
nerale ordinazione nel sabato Silitnlcs.
10 essa furono promossi 4 ^1'^ tonsura,
] o all'ostiariato e al lettorato, 1 3 all'esor-
cistato e air accolitalo, 7 al suddiacona-
to, 4 al diaconato e 3 al presbiterato. Sic-
ché gli ordinati furono in lutto 4 ' • ^^g'
\icegerente funziona per la processione
delle Lilanie Maggiori (^F.), in piviale e
luitra recandosi dalla chiesa collegiata di
s. Marco alla basilica Vaticana, col clero
romano. Con questo funziona pure e segue
in piviale e mitra le tre processioni delle
Lilanie Minori[f^ .) delle Rogazioni{f^.),
11 Moretti, Rilus dancli jìrfshylcrinni^ p.
1 56, produce l'ordine del cardinal Pnol oc
ci vicario di lioma, emanato in nume di
Benedetto XI II a'2 i aprile i 72 JjConpre*
bcrivere al clero secolare e regolare l'in-
tervento a'25di tal mese nella chiesa di
s. Marco per la solita processione, e che
ciascuno de' due cleri dovevano passare
avanti mg."^ vicegerente. mentre sta con
piviale e mitra nel coro di s. Marco, e che
V I c
il dello ^re\a\.o ne mi ni assurga Ijeà inol-
tre, che tutti gl'intervenuti alla proces-
sione non ponno partirsi dalla basilica
Vaticana, se non dopo data la benedizio-
ne da quel prelato; ed un'ora prima si
troveranno nel luogo solito per le pro-
cessioni delle Rogazioni. Nel descrivere le
funzioni di queste, comincia colle parole:
» Quuin fere omnia parata, atqiie expe-
dita,acceditad Ecclesiam Episcopus, car-
dinalis Vicarii , seu Lateranensis Eccle-
siae Siiffragancus, modo appellari soli-
tus l-'icesgerens ob annexum eidem Vi-
cesgerentis distinclae quondam dignitatìs
munus; sivealiquis alius ex ejus placito,
atqoe exorditur ad aram majorem mis'
samsinecantu".Eche assistono » ad cor-
nuEvangelii,praelato loco ni tenente, aca-
liisnobilioribusonicialibus tribunal iEmi.
Vicarii;ad cornuEpistolaecapitulo s. Mar-
ci".Nota poi sulla delta appellazione, La-
ttrancnsis Ecclcsiae Su/fraganens, le se-
guenti parole. » Legatur, Rtlalio Rom.
Ciiriae Cardinalis De Luca, ubi de Of-
ficio Vicesgereotis eie. In ipsi lileris, qui-
bns deputatur eliaca nuiii lllustris. Vi-
cesgerens, eadem exprimitur duplex di-
giiitas, sicut ipsi obiervari in regestis car-
ihophylaciiEini. Vicarii. Sed circa hoc in
opere de Ilierarchia eie. dilFusiu»". Ecco
il testo del De Luca. » Plures (|uoc|ue a-
djutores, ac odiciales, Vicarius habet ex
quibus ejus tribunal, seu Curia Episco-
paliscunstiluitur.Quorum primurn est il-
le, «jui dicitur Vicesgerens. Iste enira (fin-
gendo cardinalem Vicarium lamquamE-
piscopum) gere dicitur parlesejus Vica-
rii generalis, tam circa exercitium juris»
dictioiiis Episcopalis, ordinariae, et dele-
gatae, in omnibus causis, civilibus, cri-
minalibus, et mixtis ejus fori, quam etiam
circa exercitiuin ponlincalium, in colla-
tione 01 dinum, in cunsecralione ecclesia-
rum, et altarium, et sacrorum vasorum,
et in administratioiie sacramenti confir-
inalionis, dura omnia haec munia exer-
cet vicarius per hunc ministruiu majo-
ruoiàcuacoeraleoi". Nelle Brevi i/idica-
V I e
zioiiì per le altribnzioni (l'esercizio de'
cerimonieri ponlifìcii, trovo piesciilto al
prefetlo delle cereiuoiiie, per Inpontilìcìa
Processione (/'.) elei Corpus Domini:
» Vada il'intelligenza con in^.' vicegcreei-
te, perchè ì cursori (o mandatari del Vi-
cai iato) facciano il loro dovere, speltan-
doa'niedesiini, dal [irincipio della proces-
sione sino a tutta la basilica dis. Giovan-
ni , presso del cui capitolo prende luogo
mg/ vicegereiite e suo trdjiinale, di bat-
tere conliiiuainente la strada, perchè la
processione vnda uinta, sotto la dipenden-
za de'cerenionieri ponlilìcii". Nel descri-
vere tale processione, se si celebra in tem-
po della Sede apostolica vacante, nel voi.
JX, p. 64, rilevai, che do|)o il capitolo
Laleranense, incede il vicegerente (egual-
mente come descrissi nella pa|)ale, in a-
Lito prelatizio e con torcia accesa in ma-
no), co' ministri del tribunale del cardi-
nal vicario. Di più il vicegerente , nelle
annuali Cappelle Cardinalizie o Cap-
pelle Prelatizie (^.), di frequente suole
celebrare la messa pontificale; e q(i:)l ve-
scovo assistente al soglio pontificio, secon-
do il turno, fa altrettanto nella Cappella
Pontificia. In Roma, unicamente mg.'
■vigerenle col Treno {f'.) nobile, è il solo
■vescovo o arcivescovo (i Patriarchi aAo-
perandoli di color paonazzo), che può u-
sare ed usa le seterie, i ciuHi e flocchi di
color verde a' cavalli della sua carrozza.
Gli altri vescovi e arcivescovi che si ap-
propriano tale particolare prerogativa, il
segretario della Congregazione cerenio-
niale pili volle li ammonì dell'abuso, che
si potrebbe eliminare. Però a' vescovi, in
Pionia, l'uso delle seterie, ciuflì e fiocchi di
Color verde a'cavalli della carrozza, sola-
mente è permesso nel giorno di loro con-
sagrazione. 11 funerale del vicegerente de-
funto, io descrissi nel voi. XXVIll, p.66,
notando quelli che v' intervengono e io
qiial modo. Tuttavolta riprodurrò l'ul-
licno esecnpio, che olìie il n. 4 del Gior-
nule di Roma deli85i. Le mortali spo-
glie di mg.' Giuseppe Canali , paltiarca
V I C 16;)
di Costantinopoli e vicegerente , la sera
de 1 gennaio vennero colli pompa <la lui
prescritta portale in s. iMaria della l»a-
ce , dell.i quale chiesa era stato in ogni
tempo benemerito e zelante. Dopo gli a-
lunni del ven. Seminario /iomano, col-
la Croce astata, venivano i sacerdoti ad-
detti a queiroratorio notturno, quindi il
collegio iìe Parrochi, tutti con accesi ceri
e cantando lugubri salmi. Gli olìlciali del
tribunale del vicariato, e non pochi altri
divotamente se^'uivano il feretro. Nel se-
guente mattino, la solenne messa venne
pontificata da mg.' Morichini arcivesco-
vo di Nisibi (ora cardinal vescovo di Jesi)
e assistente al soglio pontificio, cui inter-
vennero il collegio ile /^escoi'i assistenti
al soglio pontificio, quello de' parrochi,
gli alunni di detto seminario, e gli ullizia-
lidel memorato tribunale. Moltissimi fu-
rono i sacerdoti, che andarono ad olFrii-
vi l'incruento sagiiflzio, ed i fedeli d'o-ni
classe, tutti gareggiando in suffragar l'a-
nima dell'esimio prelato. Nella seguente
sera fu, secondo la sua testamentaria di-
sposizione, il cadavere trasportato nella
Chiesa di s. Teodoro, al Foro Romano,
per venir sepolto nel cimilerio di quel-
l'edificantissima 4 rciconfralemila lei ss.
Cuore di Gcsìi, presso le ceneri del Fon»
zileoni suo amico e compagno, luminari
ambedue del clero romano. Ma la pia
società degli Oratorii notturniin s. Maria
della Pace, ottenne di tumularlo in que-
sta chiesa, avendo errato il Giornale di
lìoma, con quanto ho riferito, eri'^endo-
gii un'iscrizione di laude, e decretando-
gli perpetui sulFragi. Oltre a ciò gli fu
eretto elegante monumento marmoreo,
col di lui busto e stemma gentilizio.
Serie de' Ficegerenti di Roma e del
Cardinal Sicario.
L'archivista della s. Sede, Gaetano Ma-
rini, nell'opera documentata e preziosa,
Degli Archiatri pontificii, t.i, p. 284 e
seg., riferendo le notizie di Giovanni lio-
I70 Vie
dici' Ji Le^Ians, medico insigne e archia-
tio di Giulio 11, che forse per conseguir
l'abbazia di s. Sebuslianu fuori le (uma
di Rortia, si rese cislerciense, narra pure,
die il nipote suo Giovanni Lunello o llu-
uello lece alttellauto ceilamenle, quan-
do lo zio a'22 aprile 1 5 1 3 gliela rinunziò.
Questo Giovanni er.i famigliare del car-
dm.il Lorenzo Pucci, e fu eletto abbate
del monastero cislerciense de Fruliaco
iieUrticldiocesi di Sens, con indulto di ri-
tener la badia di s. Sebastiano. Indi nel
febbraio i 537 fu fatto vescovo di Seba-
ste ili partibus, consagrato dal prelato
Gaspare ilei INIoiite vescovo di Civitate (il
CUI cugino pili divenne Giulio 111). In Ro-
ma esercitò la carica di Viccgerentc del
l'inumatissimo vicario del Fapa (Paolo 111
ì\t\\S^i, indi di Giulio 111, Marcello II
the visse 22 giorni, e Paolo IV, aia ia-
lerrollduiente), Filippo Arcbinto già ve-
hcovo di Dorgo s. Sepolcro, quando era
*tato traslato a Saluzzo nel 1 546, e poi
lo i\i a Milano nel i5)6. Il vicegerente
Lunello consagiò vescovi,uel 1 54? di Tri-
[joli Tunioiaso Fideline, ueIi55o quello
di Gioveuazzo, oltre l'arcivescovo di Fi-
lenze nel precedente anno, rinunziando
a' 16 si^tlembrei 556 la badia di s. Seba-
aliano, nella basilica della quale avea po-
fito neh 538 l'iscrizione marmorea in o-
iiore dello zio, esibita dal Marini. Il be-
nemerito deli'£'/e/Jt7H/A' Clironicus Fica-
j iorurii Lrbis in spiriliialibiisMax. Pont,
fiotn,, Giaciuto Ponzetti, e del quale lar-
gamente mi giovai nel compilar la mia
feerie, nel corrispondente articolo, sempre
uvverlenilo, che desso non può esser di viso
dal presente, scrissea p.481 Paolo IV a'ag
novembre I 558 decielò, in perpetuo at-
tribuire al Sagro Collegio V ullizio del
/ icariaUis Urbis, e pel i. "nominò il car-
dinal Virgilio /Jo5(ir/ospo!eiino, cui suc-
cesse a'26 gennaioi56o d cardinal Gia-
como Savelli romano, sotto il quale la-
cifjit scries Ficesgeren liuin Cnrdinaliuin
Lrbis Ficarioruin , quain lue servato
ardine iempore subjuimus, cioè cou or-
V I c
dine progressivo privo di date, riportando
il numero cronologico dall'I al XXXIX,
inclusive a mg.' Passeri, col nome, co-
gnome, patiia e vescovato soltanto, ma
alcuno senza nominarne la patria e il ve-
scovato, come si rileverà dal testo di lui,
die premetterò a ciascuno. M'industrie*
rò ad accennarne l' epoche e le notizie,
che accuiatametite ricercale, non sem-
pre ne ottenni lo scopo ; (piinJi coin[)le-
leiò la serie lino ad oggi. Però il Ponzetti
non conobbe Giovanni Lunello, e non gli
riuscì assegnar l'epoca a'due seguenti vi-
cegerenti. Ilis Ficesgerenlibus acìjugeii-
distilli: Melchior Pclleita Aslensis,epi-
scopus Clirisopolilaiiusj et Jo. Baplisla
Scannarola, episcopus Saloniae, alii-
(jne^ rffii fuerunt duinlaxal suffraganei
cardd. Ficarioruin, Del Pelletta nulla
trovai nell Ughelli, Italia sacra; nel p.
Le Quien, Orien; cliristianui; nel Ter-
zi, Siria sacra, né in altri autori; essen-
do Crisopoli o Chrisopoli tuttora vesco-
vato in partibus della Celesiria, nel pa-
triarcato di Gerusalemme, nella 2.' pro-
vincia d'Arabia, già sulTraganeo della me-
tropoli di Roslra, da' I o marzo 1842 por-
tandone il titolo mg."^ Pietro de Souza da
8. Mdi ialina. Compensò per questo le mie
ricerche l'eruditissima opera, falalmenle
non compita, di Gasparo Al veri: Roma in
Ogni stato, par. 2, p. i 36, che descrivendo
la chiesa di s. Marta deila Purità in Bor-
go,data da Paolo \\\b,' Candalari (\fkÒQ-
scrissi in quest'articolo, ma nel vol.XCVI,
p. I 52, notai che di recente cpiel collegi o
la lasciò, ed è passato nella chiesa di s.
Salvatore in Campo), vicino al Palazzo
//rcorf7Mi/;o/?/,fal)bricato dal cardinal Ru-
sticucci vicario di Roma, riporta 3 iscri-
zioni sepolcrali. Lai. "posta dalla parte del
Vaiigelodi Leonardo Lilii, caudatario dei
cardinal di Teano, morto nel i 593, Coli,
Candì. Pos. La 2.' vicino alla porticella
coll'epitafllo: Sepnlchruin R. Socictatis
CaudalarioniniS.R E. Cardinaliuni, co-
struito dal priore di essa d. Roberto Pi-
no caudatario del caidiuul Gaeluui de'
vie vie 171
ducili ili Sermonela, neliSJy, con quan- rKJoico di esso Sigismondo Spada roiria-
tosoinininisliòd.Gio. Rallista Lanci cau- 00. Muri lo Scanarolo in delta cas;i reli-
dalaiio del cardinal diacono di s. Gioifjio, giosa d'HG anni, a' io selleinhie 1G64,
ed ivi tuinulato. La 3/ nel mezzo del dispaiiendo esser se[)olto nella basilica
j)«vimento, di questo lenore. D. (). M. Laleranense, ove nel portico Leoniano,
Mclchiori Pelctlue Astcn. ChrysopoU- vivente, già erasi posto la seguente iscfi-
tanoruni Antistiti, S. R. E. Cnrilinalis zione. D. O. M. Jonnacs Baplistii Sca-
Btisticucii Urbis T'icarii Suff'ragnneo, narolus Miitini'n<ìix, Sidonioriiin finisco-
anno saliitìs AfDXcrri, nel, itii iriit. f^i- pus, in Urie SiiffrnL^ancnSy sibi posuit
l'I fune lo unii'cr.'ii Patrimonio jyic distri- vivens\ an. sai. itfocxxxri, actalis i.vii.
i»/o.Piobabilmenleabilavii nell'adiacen- Per l'inginria del tempo deperito il mo-
ie, e fors'anco nel palazzo del cardinale. nu(uenlo, nel 18 4.1 lo ristabilì l'arcicon-
Quanlo allo Scanurolo, non «nai vescovo fraternità di s. Girolamo della Carità^
di Sido/iiae, ma bensì di Sidonia ( ' •), con l'elogio: Ah inopia caplii'ii- jnvandis
lo celebrai in tanti luoghi, che non ini è conlcgae benemerenti , honoris et grati
possibile ricordare, tranne i voi. XXXII, animi caiis sa. C\o Ceca ad istanza del-
p. 21, LXVI, p. 5: che fosse vescijvo di l'uvv. Oreste Raggi, che \\q iMonntnentl
Sidonia in partibus, lo dice apertatnente sepolcrali eretti in Roma agli uomini ce-
il cardinal De Luca, a p. 96 : De Con- lebri, da lui visitati e illustrali, ne olFra
gregatione risilatioiiis Carceralorwn, la bella biografia, col ritratto di cui di-
nell'opera Relatio Romanae Curiaefo- rò, e le due iscrizioni. Imperocché isti-
re/j.«.v. Gio. Ballista Scanarolo nacque a luito quel benemerentissimo sodalizio ,
Rlodena nel i579, dolalo d' ingegno, di specialmente per aiutaree difenderei pò-
•virtù e pietà nel 1.598 si recò in Roma, veri carcerali, lo Soanaiolo vi si ascrisse,
e recatosi a Macerala, fu laureato in giù- ne fu ornamento, gli fece vane donazio-
rispruilenza nel 1 604. Tornalo in Roma, ni, e riuscì portento esemplare a vautag-
per la valentia cui difiindeva le cause nel gio degl' infelici, coli' opera nel patroci-
i(3i3 fu fatto cittadino romano; e dive- nuli elficacemente , e singolarmente col
liuto avvocato de'poveri carcerati^ venne famoso e grosso libro, che lasciò ali'am-
consagratosacerdote nel 1622, e neliGSo mirazione de'posteri : De \'isii,itioiie Car-
vescovo di Sidonia in partibus, per vo- r.eralorum^B.omiìeiG'ii. Egli locliiaina:
lere d'Urbano Vili, il cui nipote cardi- parto di mente sende, nato tra'ceppi de'
naI Francesco Barberini arciprete della carcerali, e fuggendo la luce della popò-
basilica Vaticana, lo nominò in questa lar gloria, non amare che le tenebre de'
suo vicario a' 17 marzo 164^, ma giù poveri, e non ambir loile che solo da es-
era stato promosso a vicegerente di Ilo- si; mentre nella carità veis(j loro.doman-
nia, poco dopo la sua elevazione all'epi- da immortalità, non nella memori. i degli
scopato. Il vicariato del capitolo Valica- uomini che in un col suono perisce. Co-
no cessò a'3o gennaio 1646, perchè il sì da Roma, pel celebrato sodalizio e al-
pro-arciprele cardinal Giustiniani nomi- tri corrispondenti; per le Carceri di Ro-
nò altri. Però tornalo a Roma il cardi- via (A'.) fabbricale da Innocenzo X, pri-
llai Barberini, a'i3 maggio 1647 'einle- me ammirale in Europa per forma, so-
giò loScanarolo. Negli ultimi annidi sua lidilà e salubrità; per recoellente operu
vila si ritirò nel noviziato de'gesuili, che dello Scauarolo, che servì di face alle pri-
lli già sua stanza appena era giunto in gioni, avendo peli. ° trattalo di tanto im-
Roma. Consunto da infermità, il cardi portante materia; si potè in Italia e al-
iial Barberini Ì'S febbraio 1664 costituì trove migliorare le P/7,:,'/o/2/(/'^.), e la con-
|)ro-vicario del cu^iilulo Valicano il ca- diiiuiie de' carcerali: di quelle alluali ui
171 Vie
Romn, ne celelnai i miglioramenti par-
laiiilu ilei J icf-Caiiivrleiìgo direllore
geotinle di polizìa. Nella l)ella stanza
tielle calceli liiriocenziane, die si usa 3
\olle l'anno per la visita graziosa , è il
quadro in tela del benemerito prelato,
eiipiesso al naturale in abito prelatizio,
con quest'epigrafe: Gio. Dal* Scaiiarolo
da Modfiì.i, dfllii carila de' carcerati,
da'qiiali cìvedt oralioni per relrihutio-
ne. Tanto il Pelelta, quanto lo Scanai olo,
procurerò poi di collocarli a'Ioro luoghi.
5eiiza più, comincio col Poiizelti a regi>
strare il suo primo. Alpìionsus (Jo.) /Ila'
ria Binarini bononiensis, s. Hotae audi-
tor, et episcopus Rea tiniis, deinde Carne-
rinensis. Lo tro»o fallo uditore di Rota
nel 1 5'jo, nel i 57 2 vescovo di Rieti e nel
1.574 di Camerino. Fu zelantissimo pa-
store, e mori nel 1 58o. L'Ughelli non co-
nobbe l'uflicio in discorso, che probabil-
Djeute avrà esercitato dal i56o in poi,
perchè il cardinal Savelli a' 26 gennaio
di tale anno ebbe il vicariato. — Petrus
Taro. Wulla rinvenni. — ^'inrentius Por-
tico lucensis arcìiiepiscopus F\.ngusinus.
tra stato /'ice camerlengo [f''.) e gover-
nature di Roma dal I 58 I in poi; fratello
di Sebastiano, che neh 56 1 era slato y^ro-
/ icario di Pio IV, parlato nella serie de'
y icari di Roina,hi'se in assenza del car-
dinal Savelli,anch'egli arcivescovo di Ra-
glisi, traslalo a Foligno nel i555. 1 due
halelli ebbero comune un epilallio ono-
rano in s. Romano di Lucca , riferito
dall' Ughelli. D. O. HI. - Sebastiano An-
cona Guber. Episcop. Fulgin. - Arclve-
pis. Ragusino, et f ìucentio Portico - Ar-
ckiepis. Ragusino Urbis- P etcris- Canipa-
niac, Piceni, Anconae, Almae Urbis Gu-
ber. • et Ficegcrenti tot. Status Eccles.
Visitai, gener. ■ apud Maxiniil. II inip.
Sigis. II Polon. regem - Pii If^ et F,
Greg. XIII, Sixti f^ Pontif.-jussuNun-
cio. ilorunìque duor. consult.fralri - bus
ainaiitiis. palritiis Lucens. longe niajo-
reò-lionoruin gradus nisi immatura mor-
te obiis - seni consecuiuris : Hyeroni'
V I c
mus Port. frater - pondi ni mentis
aiigust. - Anno mdxc. Opino, che Urbis
Gulier. F'icegerenli tot. Stat. Eccles. fi-
sitat. gen., riguardi il governo tempora-
le non lo spirituale, quanto a Vincenzo.
Era governatore diRoina nel 1 583,(|uan-
do per una zuit'a tra Riiinondo Orsini e
il bargello, insorto tumulto, con uccisio-
ni , per non averle impedite il Portico,
Gregorio XIII lo depose. — ■ Segue Ale-
xander Frumenti. Non mi fu dato cono-
scerlo.— Juliu<! Ricci firmanus,episcopus
Muranensis, deinde Gra^'inensis, et A-
prutinus. Divenne vescovo, nel 1572 di
iMuro (non di Marano, come è detto nel
voi. LXXIV, p. 68), nel 1575 di Gravi-
na, nel 1 S'Òi di Teramo, loullre dice l'U-
glielli, da cui presi tali date: Synoduni
celebravil, vir vitae venerabili , et onini
genere scientiaruni eruditus. Sub Sixlo
r. Urbis f^ice<:gerens. Decessit i5g2.
Ora Sisto V l'avea preceduto uella tomba
a'27agosto I 590. — HoratiusEpiscopus.
In prova delle tal volta inutili mie ricerche
per dargli almeno il cognome, la patria e
la chiesa, invece offro i vescovi che verso
quell'epoca vivevanoin llalia di nome O*
razio, cioè soltanto quelli di qualche pro-
babilità. Mattei romano vescovo di Gè*
race nel 160 i, morto nel 1622. Scifaai
calabrese nel 1591 vescovo di Belcastro,
morto nel 1596, carissimo a tutta la cor-
te romana e al cardinal Facchinetti , di
cui era famigliare, per cuiiS giorni do-
po la sua elezione l'elevò a tal sede. Ba-
silici d'Urbania nel 1 596 vescovo di Mi-
nori, morto nello stesso anno. Acqua vi-
va napoletano nel 1 5g2 vescovo di Cajaz-
zo, morto nel 161 7. Spannocchi senese nel
I 602 vescovo di Chiusi, morto nel 1 607.
Giraldi ferrarese nel 1592 vescovo di Co-
raacchio, caro a'Papi, luon nel 161 7. Ci-
ceroni frusinate, nel 1 59 t traslato da Se-
ra a Ferentino, mori nel i6o3. Moroni
milanese nel 1 58o vescovo di Nepi, mo-
rì nel i6o4 e fu sepolto in s. Maria so-
pra Minerva presso lo zio celebre car-
dinale. — Trovo qui d'aggiungere A-
V I e
less^nclro Liulovlsi bolognese , nnn co-
nosciuto ilal Poiizelli , ilal concilhulino
Gregorio XIII fallo i." giudice di Cnm-
piiloglio, da Cleinenle VII! irfereiidario,
luogolenenleciviledel cnidiiial Riisticuc-
ci vicario, e poi vicegercnte, el aliquan-
iliu f^'iccsgerenlis ejplere parle<!, scri-
ve il Ciacconio. indi nel iGoo nditore di
Rota, chierico di camera, oeliGi?. arci-
vescovo di Bologna, nunzio, cardinale nel
i(ìi6, Papa nelifi?. I col nome di Gre-
gorio XV {J"-). — rrlrns Jnioiiius (le
ficedorvitìis piai end nus, epi^copiix- A-
hellimis. Altri lo dicono di lU-ggio, forse
ivi nato , perchè la famiglia è di Piacen-
za; tua il Ma\che%\, Galleria dell'onore,
t.i, p. 2 1 5, parlando de'Vicedomini di
Como, dice f he Pier Antonio derivava dal
ramo di Re<jgio, signore del castello di
Monlecchio fin dal iii'ò. Pier Antonio
nel 1574 fu nontinato vescovo di s. An-
gelo de'Lorabardi, traslalo nel i58o ad
Avellino. Fuit aliquando in Urbe Fica-
riì Vicesgerens. Cessit oneri i ^9 1 , ohiit
j5q2. Laonde qui sembra doversi colio-
care MelcliiorrePelelta d'Asti vescovo di
Crisopoli e morto neliSgy, rome di so-
pra narrai. Poiché slato Lrhis f iearii
sufFraganeo del cardinal Ruslicucci. il vi-
cariato di questi, cominciato neliSSy, fi-
nì per morte nel i6o3. — flJarciis ^n-
toniiis Saloìnonio crenwnensis, ep. So-
ranus. Anche cittadino romano, nel i5gi
vescovo di Sora, morto in Cremona nel
1608 in grave età, tumulato in s. Lucia
de'somaschi, presso i suoi maggiori, con
epilaniio prodotto daU'Lghelli, pio, bene-
fico, generoso co'poveri, prudente, bene-
fattore de'somaschi; in uno ad altro elo-
gio onorario, eretto nella chiesa di s. Car-
lo della slessa Cremona, per aver contri-
buito al suo compimento e ornamento.- —
Franciscus AJandosiits ronianus.J^liì l'U-
ghelli, parlando di Tiberio ]V]nndosio ve-
scovo di Moni' Alto nel 1606, nobile d'A-
melia, nato in Roma, ove l'illustre fami-
glia si stabili e fiorì, eruditamente pro-
duce le notizie di diversi della medesima,
Vie 173
fra 'quali: Fahritiits Urli <: prò cardmalt
f'icnno F'iersgerens, tpii (rartalnnt de
Jnstitin dislnliiiliva oplinie srripsilXìun-
qiie non M chianinva Francesco, e lo con-
stata meglio il Marchesi, Galleria del-
l'onore, par. 2, p. 396. ragionando del-
le opere di Piospero Man(lo'«io cav. di
s. Stefano I (letterato mediocre, secon-
do i critici, certo eruditissimo e labo-
rioso biografo, fra le cui opere anche qui
ricorderò, per avere ragionato di lui nel
voi. LXXXV, p. 74: la Biblioiheca
lìomana, seu Eonianoruni Seriplorum
Ceiituriae, Homae 1G82, lodala e rara :
Theatrum, in quo maxinioruni Chrixlia-
ni Orhis Ponlificum Jrchiatros spe-
ctandos eahibet, Tiomae 1 G96, supplito e
corretto dal sullodato Marini. Olire altre
impresse, diverse perii ono mss., come la
sene cronologica de'senalori di R.oma,del
celebre Cartari, da lui corretta e amplia-
ta: morì neh 724 s f" deposto nella tora-
bagentilizia di s. Maria in Monticelli, nel-
la 3." cappella pationatode'Mandosii, sa-
gra al Redentore flagellato alla Colonna,
come imparo dal parroco di essa Orazio
Piselli Ciuccioli: Notizie isloriche della
ch'esa parrocchiale di s. 31arìa in Mon-
ticelli di Poma , ivi 17 19), e di quelle
pure dell' illustre famiglia ameiina, pa-
trizia romana, celebrando le gesta de'più
distinti, e fra di essi Fabrizio Mandosio,
nato dal gran lelleralo Quintiliano udito-
re di Paolo IV, e avvocato concistoriale
(o non conosciuto dal Cartari^ o non fu
tale), morto nel i SgS, referendario delle
due segnature, ponente di consulta, e vi-
cegerenle di Roma,in ogni genere di scien-
ze famoso , autore del mirabi\ trattato :
DeJtistitiadisinhiitii'a.Eò Urbano Vili
nel 1637 fece vescovo di INicastro Mar-
c''Anlonio Mandosio celebre avvocalo ro-
mano. — Paulus de Curtis neapolita-
nus, clerictis reg. (thealinus), episcopus
Bavellen.sis, el Jeserniensis, semel, et
ilernni Vicesgerens. Mirabile teologo, a*
26 api ilei 591 vescovo di Ravello, Lr-
bisq. P icarii Ficesgcrem a Cltmcnle
^'^\ Vie
f'ITI constitnhur, ab eodeni annoiGoo
traslato ad Iseinia a'20 marzo, che resse
lino al I G06, quando la rassegnò, pel go-
vernatoiuto di Benevento e poi di Spo-
leto,quindi vicario delldlìasilica Liberia-
na, sotto Paolo V. Ilerur/ujue sub Gre-
gorio Xf (il cui pontifichilo cominciato
o'c) febbraio 162 f , terminò 1*8 luglio
1623), Urbis f^ice^gercns, e luorto nel
1629 fu tumulato nella chiesa del ss. Ge-
sù. Lodalo per candore d' animo, scien-
za, prudenza insigne , eloquenza e altre
virtù. — Senza dubbio qui pos>o aggiun-
gere, a di lui successore, \\ celebrato Oio.
Battista Scanarolomotlenese,fatlo da Ur-
bano Vili nel i63o vescovo di Sidonia
in parlilus. — Derlitìgcrius Gyplius
bononienus, ep. Ariinintnsis^di'indt' cnr-
(liliali!;. Di Berlingbiero Gessi, non solo
Iralfoalla biografia, come eziar.dio l'iian-
no i caidinali stati vicegerentì , per cui
sarò breve parlando di loro; ma nelle mol-
te gravi cariche da lui esercitate : pare
che si debba anticipare il suo vicegeien-
tato, poiché nel I 5q9 promosso a luogo-
tenente civile del vicariato: eotiem anno
r icesgerentis parles ciiniidalissifue ges-
siti scrive Ciacconio, finché nel 1606 fu
fatto segretario de' vescovi e regolari , e
▼escovo di Ri/nini. Fu poi nunzio di Ve-
nezia, Governatore di Roma, e i .° d' Ur-
bino dopo la devoluzione alia s. Sede,
mentre era /)7 rr^g/orr/oz/jo, cardinale nel
1626. — Cornell US Sozomenns nicosien-
sis, ep. Polensis. A* 3i agosto i6o5 di-
Tenne vescovo di Pola,y«rr9 unii'ersi lati-
ream adeplus , ih idem Ficarii munus
per pluret annos egregie functus est :
hanc vero Ecclesiain non niinus lauda-
bililer annos 1 3 cum rexisset, nota il Lu-
cenzi , e nel moiire neli6i8 lasciò desi-
derio di sé. Anche questo deve compu-
tarsi prima de' riportali. — Caeser. Fi-
delis ep. Saloniae. Certo di Salona in
partibus, per non più esistere quella di
Daimnzia. succeduta da Spalatro. Non
posso dir altro di lui. — Alexander Bo-
scobononiensis^ep, Carinuìensis et Hie-
V I c
raccnsis. Fu fallo vescovo dì Carinola,
ora unita a Sessa, nel 1619, traslato a
Gerace nel 1622, protonolario apoitoli-
co,juris nlrinsque doclor,publiee in pa-
tria j'iis Ivimaiìtitn interprelalw;... SoUo
Gregorio XV e Urbano Vili Urbis l'i-
cesgerens fnit^ episcopale onus dimiu'l
anno 1624. Divenuto vicario apostolico
di Parma, ivi morì di 61 anni nel 1629
e fu sepolto nella cittediale, con onore-
vole iscrizione pubblicala da Ughelli, in
cui leggo Ficesgerentis in Urbe. Io se-
guo l'ordine cronologico di Ponzetli, per
cui anche di questo devo avvertire, do-
versi riferire innanzi ad alcuno de'nomi-
nati e di Scanarolo. — Antonius Rie-
ciullw: roblanensis^ ep. Belcastren'tis,
deinde archiepiscopo Cuscntiniis. Di Rij-
gliano arcidiocesi di Cosenza, dottissimo
giureconsuilo, nel 1616 ve«covo di Bei-
castro, traslalo successivamente: nel i633
ad Umbriatico, ove il capitolo pose nel-
la cattedrale onorevole iscrizione di be-
nemerenza; nel 1639 a Caserta, e supre-
mo inquisitore del regno di Napoli; ed h*
27 novembre i64i all'arcivescovato di
Cosenza, morto a' 1 7 maggio i643, de-
posto nella patria chie^a maggiore con
elogio sepolcrale. L' Ughelli non assegna
r epoca, ma solo dice in Urbe Ficesge-
rens, aliisqne inuneribus probatus. Filt-
ra sua iiigeniirelifjuit monumenta, quae
typis mandata teruntur a doctis : ernt
enini rebus forensibus siimnie erudilus,
probiis, et doclus vir. — Antonius Ter-
nielliis civis , et episcopns Novariensis,
Di nobilissima famiglia di Novara, refe-
rendario delle due segnature, segretario
de'vescovi e regolari, /iO'//(7e/7»e 7 icesge-
rens, ab Urbano T'Y// fatto vescovo pa*
trio a* I 5 dicembre I 636, morto in Roma
l'B marzo i65o e tumulato in s. Maria so-
pra Minerva. — Jo. Buptista Allerius ro-
maiiiis,ep. Camerinensis, demde cardi-
nalis. Canonico teologo della basilica Va-
ticnna, predicatore facondo nelle chiese
di Roma, singolare per erudizione, lau-
dalissijuo. Urbano Vili nel 1624 fece
V I e
Vj4Uitr![T'.) vescovo (li Catnei ino, e quin-
di sigillatole della s. l'enitenzierin, visi-
tatore apostolico de' vescovati subiitbica-
ri. vicegercnte di Roma, ed a' i3 liiqlio
1(143 cardinale; cede il vescovato al fra-
tello Emilio, poi Clt'ìuente \. L'Uglielli
sciive: iitoin;ito da Camerino a Ron;a,
Urbano Vili lodiihiiMÒ rices^^erens Lr-
hix. Ed il Ijicti, nella bella Notizia citila
famiglia Boccnpaduli, p. 287, dice clie
a'?. I sellenibre 1 G38 assistè con mg/ Ca-
rafia (dia consiigiazione falla dal cardinal
Cesai ini, di n)g/ Francesco lìoccapadidi
in vescovo di Valve e Snlmona. — Al-
plionsus Sacrati ffirariensis , cp. Co-
maclt-nsis. Fralello del cardinale di tal
cognome, nel 161 7 divenne viscovo di
Comaccliio, chiesa clierinnnziò nel 1 625,
per essere destinato precide in varie città
e Provincie dello stalo di s. Chiesa; po-
nente di consulla, segretario de've-.covi e
regolari, V rbisque vìsilalionis a secreti^,
inox Bomae Fire^^gerens Urbano FIH,
Innocenlioque X P. M. secfenlibus. el Ime
ìisqiie exlilit. (estaliiriis eliani deinct-ps
qnam in tot obeundis numenbuf, ordine
loto cotn'enialcum probità tt morum con-
jnncla majorum nobilUas. — Alexan-
der Vilrice ronianus, ep. Alatrinns. As-
sessore del s. Ulìjzio , Urbano Vili nel
i632 l'elesse vescovo d' A latri , pe' suoi
grandi meriti e modestia, Urbis F iees^e-
rens , pauloqut post vice-camerlengo e
governatole d'Innocenzo X. L'erudilissi-
noo Dicci, a p. 3 1 9, nlferoia che nel 1 646
da Innocenzo X tu fililo vicegerenle, nel
164? ^ice-camerleiigo e govtinatoie, e
neli64'S canonico Vdlici>no (01 a incom-
patibile a' Prelati di fiocchetti). — A.sca-
nius Bi\'aldo rejertndarius /'. S. Inle-
lamente sterili sono riuscite le mie inda-
gini pei' dirne alcunché. — Alexander
yirgoU romaniis, ep. Fendanus. Di Ta-
gliacozzoe di nobile famiglia marsicana,
prelato io curia e cittadino romano, nel
1 65o governatore di Cillà di Castello, a'
23 otlobrei65i Innocenzo X gli confe-
l'i il vescovato di Viroli, tsoito in Roma
Vie 175
nel 1654 ^ sepnltr) in s INIaria sopra Mi-
nerva, nel cui epitadio si legge;/j/«/es ui
di e tiene pontificia gestos niagistratus,
Fpiscojìus Uentlitnns et Urbi.'! Uicarii
J iccgeren'i in nia.xinia, qiiarn prohifas
et pi ndenfia c.ccitarenl.hniiìiinnn expe-
ctatioiie invidiar fati ce.'.sif. Il Dicci nella
sua opera docuMieulala, ci ha detto, che
l'Argoli nel i643 era uditore del Torrio-
ne in Bologna, neh 65 1 passò al vesco-
vato di Vfroli, e nel 16^3 venne vicege-
renle in Roma. — Marcelliis Anania
dice. Cathaccnsix^cappcllann.'! .lecrefus
Papae, et canoninis basilicae Liberia-
nae, deinde episcopus Nepesinus. Cioè
di Stitri e Nepi^ fatto ih." giugno 1 654,
morendo sessagenario nel 1670, dopo es-
sere slato Cardinali^ Ficarii in Urbe
Ficesgeren<:. — /\Jarcu.s Antoniiis Oddi
perusiniifì, ep. IlierapolilanWjdeiiide Pe-
ru.'>inu<!. Già referendaiio di segnatura e
poi di essa votante, abhieviatore di par-
co maggiore, preposto della cappella del
s. Presepio nella basilica Liberiana, ab-
bate comineiulalario di 4 ^^^l>'^""e> ì'ices-
gerens in Urbe cardinali^ ficarii. e
perciò vescovo di Geinpuli in partibus,
e dopo 4 an»" Alessandro VII a'23 giu-
gno i 659 lo trasferì alla patria chiesa di
Perugia, morlo nel 1 668. — OctaK-ianiis
Caraffa rrferendariiis F. S. Nobile di
Kaj,oli, lo trovo nel Dicci governatole di
Città di Castello, senza sa[)eriie assegna-
re l'epoca, la (|uale però rinvenni nelle
pregiatissime Dleiuorie civdi di Città di
Castello di rag.' Rln/j, t. 2, p. 225, cioè
neh 634, ma nel i636 avea ricevuto il
successore. — JlJarcns Gallio medio-
lanen<iis, ep. Ariininensi<;. Nato in Co-
mo, leferendario e poi volante di segna-
tura, protonotario partecipante, segreta-
rio de' riti, governatore di varie provio-
cie, a' I 3 gennaio 1659 Alessandro VII
10 fece vescovo di Rimini, e nello slesso
niin/io di Colonia, e poscia vicegerente.
11 Nardi, Cronolasu de'pn^tori della s.
Chiesa Rimiiie.se , p. 3o6, all'erma, che
era ancora nunzio di Colonia nel 1664,
I ^r, vie
eil ria lornafo in Italia neliGGS. Ma a-
Pendolo Clemenle X fallo riloroare alla
sua chiesa, il cardinal Pacca nelle Mr-
nin/ic sloricìie di sua nuiiziatuia di Co-
lonia, p. 243, riferisce essere sialo inler-
rotlo il COI so del suo ministero, perore-
rà di potente persona [)resso il Papa, e
dovè tornare a Bimini, e quindi a Roma
colla carica di vicegerenle; e poi, come
dissi , nuovamente rimandato a Rimini.
Il Colli (/ .) nel 1681 fu da Innocenzo
XI cieato cardinale. Su di che grave-
mente osserva il Pacca. »» Sogliono i Papi
successori rimunerare con larga usura
que'digni prelati, rhe furono da'Ioro an-
lecesiori, per invidia e malivoglienza cor-
tigianesca o dimenticati o negletti ! " —
Jarobiis De /4iig(li<i piiantix , arcìiit-pi-
scopiix Lrbinnlensis, dcindf cardiiialls.
^^ar^ai nella sua biografia che il de j4ii-
gelis prelato governatore di varie città,
ponente del buon governo e votante di
segnatura, nel 1660 fu nominato da A-
iessandro VII arcivescovo d'Urbino, ma
poco dopo recatosi in Roma, senza riser-
varsi pensione rinunziata quella chie^a,
divenne in Urbe f^ ice<;gfrens vigilanti.s-
sinnis di Clemente IX (fu Papa da' 20
giugno 1 668 a'g dicembre 1 66()),pei ò no-
tato di eccessiva severità. Eletio Clemen-
te X, Io destinò segielaiio de' vescovi e
regolari, ma si oppose l'onniposseote car-
dinal Paluzzi. Per altro, il successore In-
nocenzo Xi lo provvide e creò cardina-
le. — S/i pJiaiìus (Joseph) AJ( riatti cp.
Cyrcnensìs, cìeindc Cotnensis. Era cano-
nico Lateranense, votante di segnatura,
cnnsiillore del s. Uflìzio e di altre con-
gregazioni , Cardinali Ficarii in Urbe
f icfsgerens. Innocenzo Xll nel 1694 a'
I y settembre lo trnsfeiì al vescovato diCo-
mo, ove tosto mor'i nell'agosto i6g5. —
Iforalius Fortunati liicanus, ep. s. Se-
veri ^ deinde Nerilonensis. Il Coleti, con-
tinuatoree annotatoredeirUghelli,lo di-
ce di s. Arcangelo nella Lucania, vicario
generale di Monte Fiascone del cardinal
Paluzzi; Clemenle XoeliCyo lo fece ve-
V I C
scovo di s. Severo , e Innocenzo XI nel
1678 lo traslatò a Nardo, modello in lut-
to de'vescovi, morto nel 1 707; valga per
dettagliato elogio I' epitallìo magnifico,
che pose sulla sua tomba il cardinal Or*
sini, poi lìenedetlo XII l. Però il Coleti,
ignorò il vicegerentato di Roma, né a me
è dato precisarne I' epoca. — ■ Sperellus
Sperelli asislensis, ep. Inlerainnensis,
deinde cardiualis. — Insigne per virtù
e sapere, Sperelli {F,), auuniiato nelle
romane aule, a' io gennaio 1684 Inno-
cenzo XI lo promosse a vescovo di Ter-
ni. Inde Urbis Ficesgerens, tuni s. In-
(juisilionis constdlor, per Innocenzo Xll
del I 69 r ; che inoltre a' 1 6 giugno 1 698
lo elesse assessore del s. UHizio e poscia
cardinale. — Dnniiniciis Belisaritis de
Belli% baren-^is, ep. Melphilensis. Pro-
tonotario apostolico extra nnnieriini par-
lici pantium, vicario generale di sua pa-
tria, di Conversano e Monte Peloso, es-
sendolo diMolfetta, l'inoceozo XII lo vol-
le in Roma suo cappellano segreto, e poi
a' I 7 gennaio 1696 lo promosse a vesco-
vo di Molfelta. Mentre governava tran-
quillamente la sua chiesa , nuovamente
il Papa richiamollo a Roma, e conservan-
dogli la sede, vocatns Ficesgcrentis (an-
cora lo era il 1/ settembre 1699, accer-
tandolo il Ricci) onus subire Jubetiir,
gito in niunere subitanea morte ex his
hnrnanis ereptiis est anno 1701 die iSj'a-
niiarii. Cadai-er solenini pompa elaluni
sepultuni in Ecclesia s. Ulariae in Fia
ord. Sen orii/ìi j'acet, — Doniinicus de
Zaulis Jai'cutinus, ep. Ferulanus, dein-
de archiep. Tcodosiae. — Lo celebrai
abbastanza nel suo vescovato, come al-
trettanto praticai con molli de' nomina-
ti, quale muni fico e sollecito pastore. Cle-
menle XI lo volle in Roma vicegerente,
e già lo era a*2i gennaio 1705, come si
trae dal chirografo già parlato, a lui di-
retto'sui neofiti. A'28 aprile 1708 rinun-
ziò il vescovato, e fu fatto arcivescovo m
parli'.ius di Teodosia, e assessore elei s.
Uflizio. — Nicolaus CaraccioU neapoli-
V I e
tamil, nrchiepiscopns Capiiac. , deinde
cardinaLÌM. Da nunzio di Toscana e arci-
vescovo di 'Tessalonioa in parlibits, il Ca-
racciolo [/.) u'i3 aprile! 703 fu trasla-
to da Clemente XI airarcivescovato di
Capua. iì/unere pnstr/iodiini P'iicsgcren-
tis in Urbe, cninfdcnllatibus f icarii gè-
rifralis tyus(le/n Urbis laiidabililer gesto.
Ciò avvenne essendo vicegerente, (|uando
a'G aprile 1714 cuori il cardinal Carpe-
gna stalo vicario di Roma dal 1 (7 i d'Scj
anni, indi creato cardinale a'iG dicem-
bre 1715, ed a' 18 pro-vicario. Il Papa
fio da quando lo chiamò al vicegerenta-
lo, gl'inculcò di frenare reccessiva licen-
za de'costuini, ed egli vi corrispose ener-
gicamente, purgando la città dalle don-
ne scandalose e da'liberlini. — Thomas
Cen'i'ii Politianus ep. Heracleae. Fu
fatto vescovo assistente al soglio ponti-
ficio a' 1 8 geimaio i 7 i 7, e poi datario del-
la s. Penilenzieria. Siccome le annuali
Notizie di Roma, cominciate nel 17 16,
tosto si ampliarono, così trovo il Cervini
da Monte Pulciano arcivescovo di Nico-
njedia in parlibns, forse Iraslalo: polsi-
gillatore di detto tribunale e consultore
del s.UflìziOjpatriarca diGerusalemme nel
1734, presidente della dottrina cristiana,
deputato de'monasteri di monache, cano-
nico Valicano,segretario de'ss.Kiti. Colle
Notizie di Roma, d'ora ir) poi ricevo un
notabile aiuto, per 1' epoche precipua-
mente,giovandomi purede'Z)/<3rze Gior-
nali di Roma pure originati nel suddet-
to anno. — Nunlius Baccari dioec. Tri-
venlinae. Fatto vescovo di Bojano a' 5
febbraio 17 18, nelle ZVo/b/e deh 722 per
la I .^ volta, nel catalogo de'vescovi, trovo
ìi^^\\iu\.o,viccgcrenle di Roma, e leggen-
dosi essere di Capracotta diocesi di Tri-
vento, nato nel 1667. Poco dopo, nella
categoria di altre cariche o cariche di-
verse de' prelati, si nota il vice gerente,
con Nun?io Baccari vescovo di Bojano
(indi consultore del s. Uffizio, ed esami-
natore in ss. canoni de'vescovi, morto nel
1737), e d'allora in poi coslanlemenle
VùL xcix.
Vie 177
si è proseguito, finche si registi ò nel ti-
tolo di Tribunale dell'Eni." f'icario, e
pel 1 ." — Thilippus (Carolus Alalthia)
Spada s/)oleliittts,eiì. Pisaurensis, delu-
de arcìucp. Theodosuic. Già fiscale del-
la patiia s. Inquibizione , deputato del
conservatorio di s. Eufemia e del mona-
stero di s. Urbunodi lìoma, canonico La-
teraneuse, nel 1 702 fu fatto vescovo di
Pesaro e nel 1703 vescovo assistente al
soglio, nel 1738 vicegerente, e rinunziato
il vescovato, fu dichiaralo arcivescovo di
Teodosia in parlibns. — Ferdinando
ISlaria de Rubeis romanus , archiep.
Tharsi, deinde patriarcha Constantino-
polilanus, etcardinalis. Canonico Libe-
riano, nel 1739 fu fatto arcivescovo e as-
sistente al soglio, luogoteneule civile del
vicariato e giudice ordinario del s. I\Ion-
te di pietà, neli742 vicegerente. Bene-
detto XIV gli commise l'erezione della
Via- Crucis {F.)nd Colosseo, dichiaran-
do dell'arciconfraternita degli Amanti di
Gesù Maria, protettori i Papi, e il vice-
gerente direttore, poscia stabilendosi per
tale un cardinale e comprotettore. Il Ros-
si (F.) divenne patriarca neh 751 e car-
dinale a'24 settembre! y'jg. — Domini-
ciis Giordani dioec. Siponlinae archiep.
Nicomediae , postea patriarcha Aiilio-
chenus. Era arcivescovo dah755, e ve-
scovo assistente al soglio dall'ottobre
1758, già vescovo di Teano dah 749, e
segretario della disciplina regolare. Di-
venne vicegeienleneh759, patriaica nel
1766 a' 22 dicembre. Continuando nel
titolo patriarcale la piesidenza della dot-
trina cristiana, e le consultorio delle sagre
congregazioni (moiì poi nel 1781), trovo
nelle Notizie di Roma del ! 774, pio-vice-
gerentediRoma mg."^ FraucescoM.^Cioja
oriundo milanese, ch'era luogotenente ci-
vile del vicariato : poscia divenne segre-
tario di consulta. — Franciscus Anto-
nius Marciteci asculanus, ep.Montis Al-
ti, deinde patriarcha Coustantinopoli-
taniis, ctij'us insignes virlates suspexi in
itinere Findohoncnsi SS. D. N, Pii 1^1
12
lyS Vie
cui tiim ego Clini a sarris , itim a con-
feisionibtisinser^'ichont. Nato nella Mar-
ca nel r 71 7, non però religioso, sebbene
in tulli i documenti dello deli' imma-
colala Concezione, Clemente XIV lo fe-
ce vescovo di Alonlallo a'6 agosto i 770,
e colla ritenzione del vescovato, vicege-
renle nel 1774, ed a'3o giugno assisten-
te al soglio pontifìcio. Volendo Pio VI
Irasferiilo ad un titolo in partibu<;,àe'iì'
gnò vescovo di IMontaltoil vicario gene-
rale di Pesaro, Saverio Mai ini, ma il Mar-
cucci per amore alla sua chiesa, pregò il
Papa a rilasciargliela, onde il Marini a*
20 settembre 1 77q fu provveduto col ve-
scovato di Rieti. Intanto Pio Vi avendo
stabilito il f'inggio per T'ieniin (^/ J,e
divisando di portare per accompagno nel-
la sua propria carrozza il vicegerenle e
l'elemosiniere, in luogo de'consueti mag-
giordomo e maestro di camera,' prima a'
IO dicembre 1781 promosse mg."^ Mar-
cuccia patriarca di Costantinopoli //a ^)(^?r-
tibus, e lo dicbiaiò amministratore di
Moni' Alto. Cessò nel vicegerentato nel
1 786, e le Notizie di Roma del 1787 ri-
feriscono quello che segue, e di vivere nel
1700; fu sepolto nella chiesa del mona-
stero delle Concezioniste in Ascoli della
Marca, da lui fondalo e presso il quale
morì, cognominandosi dell' Immacolata
Concezione, soltanto per la speciale di-
vozione a quell'insigne e singolare pre-
rogativa della ss. Vergine. Un'iscrizione
che lo ri guarda, la riportai nel voi. LX VII,
p. 88. — Francisciis Jla^erius Passeri
firmanus, archiepiscopus Larissae, qui
gravi, et diffìcili munere priidenter , et
accurate nane defungiliir. Con queste pa-
role termina la sua serie il Ponzelti, che
vado a completare. Nato in Monte-Gior-
gio arcidiocesidiFermo nel I 744>6'"^ 1*^0-
gotenenle del vicariato, quando Pio VI
nel novembre I 786 lo fece arcivescovo dì
Larissa in partibus e vicegerenle, ed a'
28 di tal mese assistente al soglio, ^'el•
l'articolo Vicario generale di Uoma del
Papa, ricordando i luoghi ove deplorai
V 1 C
le vicende di Roma del i 7^8, narrai l'oc-
cupazione violenta di Roma de'repubbli-
cani francesi, la proclamata icpuliblica,
costringendo il vicegerenle a intnonare
il canto del Te Dcum a' 18 febbraio, e
come dopo due giorni fu strappato dal
Vaticano il gran Pio VI , e condotto a
morir prigione in Valenza di Francia.
Come mg."^ Passeri, restalo in Roma mu-
nito di facoltà vicariali amplissime, per
aver cantalo 1' inno della riconoscenza,
quando a'27 novembre i napoletani li-
berarono la città, indi ritornali i francesi
a'i3 del seguente mese, si pose in salvo,
suddelegando (|ual prò vicegerente mg.'
Ottavio Boni d'Urbino arci vescovodi Na-
zianzo in partibns , allora deputato de*
monasteri, in unoall'operato da quest'ul-
timo, confermalo nell'u^izio da Pio VI,
il quale morto a'2Q agosto! 799, indi a*
l4 marzo I 800 ebbe a successorel^io Vlf.
Il nuovo Papa, nel novembre i8on no-
minò mg/ Passeri amministratore d'An-
cona e d' Umana , e poi morì in patria
a'4 giugno I 808, d'anni 04- Annunciò ta-
le perdila il n. 48 del Diario di Roma^
con elogi qual pastore delle due diocesi,
e qual già vicegerente di Roma; le cele-
brate esequie nella collegiata, e la liiinu-
lazione nella chieda de'cappuccini, con ac-
compagno decoroso, del capìtolo e clero,
e del magistrato civico. Quanto lodevol-
mente fece nel suo pastorale governo in
quelle due diocesi , lo dissi nel volume
LXXXIII, p. 62, ove provvide i |>arro-
chi d'un comodo astuccio portatile, pei*
collocarvi il ss. Viatico {^V .),oì\i\e recar-
lo occultaroenle, ad esempio del dono si-
mile fallo dal cardinal Zelada alle par-
rocchie di Roma. . — Ueiiedello Fenaja
romano, de^signori della Alissiouc, valen-
tissimo e zelante predicatore, meritò che
Pio VI nel 1783 a' 16 agosto, si recasse
nel Palazzo Panìphilj , a piazza Navo-
na, per udire la predica delle u)issionl,
da lui ordinate al popolo romano, a cui
era amato concittadino. Il successore Pio
VII, a premio di sue apostoliche fatiche,
vie vie ,79
lo promosse alla carica di vie gerente di rontro il clero secolare e regolare, pre-
Roma, come nnnunziò il Diniio di Ho- lati e cnidimili; e mg/ Fenaja, imprigio-
f/irtde'23 novembreiSoo, quindi nomi- nato, fu deportato in Francia, morendo
nò arcivescovo «li FiWpiìMu parlil>tts, ed nell'esilio a Parigi nel 181 2. Se avesse
a'iS.ge.inaio 1801 assistente ai soglio, sopravvissuto a quelle luttuose vicende,
fra' quali cavnlcò nel possesso del Papa cerio sarebhe stalo elevato alla s. porpo-
a'29. novembre. Avendogli poi conferito ra. A' G luglio dello stesso 1809, ancbe
l'abbazia della patriarcale basilica di s. Pio VII fu delronÌ7zafo,e strascinato pri-
Lorenzo fuori le mura di Roma (della gionea Savona {/ .), lasciando nella de-
qualepatriarcaleriparlainel vol.LXXV, solala Roma suo delegato apostolico con
p. 2 i3, 2 i4 e 225), qua! provvista ec- amplissima autorità il cardinal Di Pie-
clesiastica, riporta U Diario di Iloma de' Irò, ma 1 ilegato ancb'esso, suddelegò nel
IO dicembre 1801 , che il prelato nelle 18 io mg/ Emanuele de Gregorio {F.),
ore pomeridiane dell'8 si recò nella ba- già slato lodevole luogotenente civile del
siiica, ricevuto dal p. ab. d. Vincenzo Ga- vicarialo, allora essendolo il successore
lofalo procuratore generale de' canonici lug.'Domenico Attanasio napoletano. Per
regolari del ss. Salvatore (che allora l'a- la chiamata a Parigi di mg."" de Grego-
veano in custodia, ed ora lo è de'cappuc- rio delegato apostolico di Roma, appe-
Cini, come indirai a suo luogo), e dal ca- na passati 4o giorni dacché fungeva il
nonico parroco d. Vincenzo IManzoli, con gravissimo uffizio, dovè lasciarlo e uel
riie-
altri canonici dell'ordine. Ivi il prelato, maggio giunse al luogo in cui fu ....-
premesse le consuete formalità eceremo- gaio. Innanzi di partire da Roma, per
me, prese il formale possesso di snnsigne l'autorità che ne avea, comunicò le sue
e antichissima badia (la quale, per l'or- facoltà a mg."" Attanasio, laonde questi
di nano, divenne la provvista de'vicege- divennedelegalo aposlolicoe pro-vicege-
renti di Roma). Kcl recarsi Pio VII a Pa- rente; ma non essendo insignito del ca-
ngi nel I 804, per coronare l'imperalore ratiere episcopale, le sagre ordinazioni e
Napoleone I, volle compagno del J'iag- le consagrazioni degli olii santi, le fé-
g?o (^^.) mg.' Fenaja; e poscia tornando cero i vescovi nominali nell'articolo,
a Roma , giunto a Firenze, il famoso che sempre devesi tenere presente. Keì
mg.' Ricci, già vescovo di Pistoia {F.)Je- 1 8 i4 liberato Pio VII e reintegrato nel-
ce .sapere al Papa ch'era pronto a ritrai- la sovranità, mg.^ Attanasio ricolrrò di
tare 1 suoi errori. Il Papa per mg/ Fé- giubilo i romani col notificare il di lui
nnja gli mandò la formola, che il prela- glorioso ritorno, efieltualo a' 24 mag-
io soKoscnsse. Qoindi Pio VII a' 0.3 di- gio con Ingresso solenne in Roma (K).
cen.bre i8o5 d.chiaiò mg.^ Fenaja pa- E poi il Papa, fece mg.' Attanasio Udi-
tnarca di Costantinopoli in parlihus. Ma tare del Camerleugato. — In più luo-
nuovi disastri doveano piombare su /?o- ghi parlai di mg.' Candido RI.' Frat-
n,a e sullo Stalo Pontificio. Li rammen- tini romano, flgho di Antonio Maestro di
tal, parlando del ricario generale di Re- casa de' ss. Palazzi apostolici e parlico-
ma del Papa, ove descrissi quanto ri- lare di Pio VI, a cui dedicò una Concia.
guarda il predente articolo, laonde baste- sione (F.), canonico di s. Anastasia, be-
ra un isfuggevole cenno. Per le innam- nef^cio che sempre ritenne,e pro-promo-
niissibil. esigenze di Napoleone I, questi tor fiscale del vicariato per le materie ec-
nehboS tornò a far occupare diverse prò- clesiastiche. Pio VII lo elesse vicceren-
vinciedelprincipalolempoialedis.Chie. te,' arci vescovo di Filippi m;,rtr//.W, indi
sa, consumando l'usurpazione nel . 809, assistente al soglio a'29 settembre 1814.
accompagnala da generale persecuzione Mori nello stesso giorno nel 1821 di 54
i8o Vie
anni. Riferisce il n. 79 del Diario di Ro-
ma. » La sera del 1 ." ottobre ne fu tra-
sportalo il cadnvere allo collegiata di s.
Anastasia, di cui era canonico: nella mat-
lina seguente vi ricevette i solenni fune-
bri onori con assistenz.a de' mg ri vescovi
assistenti al soglio pontifìcio, ilei collegio
de'rr. parroclii. e de'membri del tribu-
nale del vicariato di Roma. La perdita
di questo soggello, slimabde per le pre-
stantissiniesue(|ualità,ha oltremodo rat-
tri»tato ciascuno, e S|)ecialmente il clero
romano; e laClùesa è rimasta priva d'un
zelante prelato , il quale si rese di essa
benemerito col lodevole eserciziodella sua
carica, incuiha fatto costantemenlecara-
peggiore la mas$in)a rettitudine, e quan-
te altie virtù erano necessarie ali'onore-
■«olesua carriera". — Il luogotenente civi-
le del vicarialo e canonico Vaticano, mg. "^
Giuseppe de'conti della Porta- liodiani
(^.) romano, fu tosto fallo vicegeren le con
biglietto di segreteria di sialo, come si ha
dal Diario di Roma de'6 ottobre 1 821,
indi arcivescovo di Damasco in parti-
bus, a' ir) aprile 1822, e dopo due giorni
assistente al soglio, proraovendolo a pa-
triarca di Costantinopoli in parlibus a' 1 6
maggio 1 823.Celebrandol'esallazionedel
cardinal Della Genga Vicario di Roma,
al pontificalo col nome di Leone XII, se-
gui la a'28 settembre I 82 3, narra i eh e su-
bito lo dichiarò suo pro-f/rar/o generale,
e come tale il prelato ingiunse alle chiese
diPi-oma solenni ringraziamenti pel nuo-
To Papa. Esercitò l'ullizio sino a'2 gen-
naio 1824, rimanendo vicegerente, assi-
stendo quindi alla consagrazionedel nuo-
vo vicario cardinal Zurla. Dipoi Grego-
rio XVI lo fece a'6 febbraio i833 udi-
tore generale della camera, nel 1 83 5 car-
dinale e Ti I dicembre I 838 suo f icario
generale. — Notai nel voi. LXXIX, che
Pio \11 a' 19 agosto I 82 i fece consagra-
re in Frascati mg."^ Antonio Pialli roma-
no, nato nel 1782, arcivescovo di Trebi-
sonda in parlibus, e poi lo fece a'22 di
dello mese assistente al soglio, quindi se-
V I C
grelaiio della congregazione di-He ss. In-
didgen/e e Reliquie, e canonico Lalera-
nense. Gregorio XVI a'6 febbraioi833
lo pronjosse a vicegcreote di Roma, ed
a'2 ottobre 1837 patriarca d'Antiochia in
jìartihw;. Annunciò il n. i5 del Diario di
Roma del i84', esser passalo al riposo
de'giusti mg.' Piattia'if) febbraio.» La
di lui perdita è stala mollo sensibile a
tulli q'ielli che ammiravano le singolari
virtù ecclesiastiche di cui era adorno, ed
in modo particolare lo zelo che dimostra-
va per la salute delle aniu)e; onde presso
tulli i buoni rimarrà sempre cara e ve-
nerabile la memoria di questo zelante pre-
lato ". — Gli successe nel vicegerentalo
il canonico Lateranense cag.' Giuseppe
Maria de'conti Vespignani romano, con
biglietto della segreteria per gli affari di
slato interni deir8 giugno 1841, per di-
sposizione di Gregorio XVI. Questo Pa-
pa successivamente l'avea promosso a'23
giugno 1834 ad arcivescovo di Tiana in
parlibus, a deputalo a''rnonasleri, ad ab-
bieviatore di curia, ed a segretario delle
s. congregazioni dell'esame de' vescovi,
dell'acque, membro della prefettura gene-
rale d'acque e strade, ec. Poscia a'2 4 gen-
naio 1842 l'elevò a vescovo d'Orvieto,
che saggiamente governa; dicendo nella
proposizione concistoriale , dopo avere
enumerali i carichi dal prelato disimpe-
gnati: prò s. apostolica Sede Ecclesia-
stica munera tam laudabiliter obivity ut
digniis proplerea censendus sit^qui a di-
ctamEcclesiam Urbeveian. tran '•Jcralur.
In Orvieto,decorosamente accolse il Papa
Pio IX, col riferito nel vol.XC\^n,p. 2(^0.
— JNarrai a' suoi luoghi, e principal-
mente nell'articolo Vicario generale di
Roma del Papa, diverse notizie riguar-
danti mg."^ Giuseppe (nome preferito da
lui all'altro di Gio. nattisla) Canali di Ce-
sano diocesi di Porto.Zelantissimoedotlo
sacerdote, nella succennala persecuzione
deliSog fu Iradollo prigione nelle famo-
se tontbeaux >\\\ìA%ùa. Liberalo nel 1 8 1 4,
fu dichiarato scrittore della s. Penilenzie-
V 1 e
fin, e poi suo archi visla; Leone XII lo no-
minò sostituio del concistoro; l'io Vili
10 volle suo confessore; e quindi lo no-
minò esaminatore del clero, C'tnonicodi
s. Eustacliio e segretario del vicariato.
Giegorio XVI lo prouio'i'ie a' i 4 dicem-
bre 1840 a vescovo di Ferentino, ed a'
11 ad assistente al soglio. Lo precedette
nella diocesi la fama illustre che gode-
va, per cui singolari furono le dimostra-
zioni che ricevette, descritte dal libro: Pel
iolcnric ingresso di iiìqJ Giuseppe Ca-
nali in Ferentino , ivi 184 i, V*^'^'P' *^^^
Ijono. In breve tempo, grande fu il be-
neche operò; restaurò la piazza della cat-
tedrale, eresse presso l'episcopio la log-
gia per la benedizione, ridusse a cappel-
la il carcere del patrono s. Ambrogio, a
lutto però contribuendovi il municipio.
Intanto Gregorio XVI nel concistoro de'
24 gennaio 1842 lo traslalò al titolo ar-
civescovile in parlibus di Colossi, e fece
annunziale dal Diario di Roma de' 2f)
di tal mese, averlo dichiaralo ficcgereii-
te del P'icarialo di Roma. I suoi dioce-
sani ne restarono inconsolabili. Inoltre il
Papa gli conferì un canonicato Latera-
nen-iC, ed a'24 aprile 18 43 lo trasferì al
patriarcato in parlibus di Costantinopo-
li. Ripiovai, nell'articolo tante volte ci-
talo, leiniqiiilà, per lequali a'24 novem-
bre 1848 il Papa Pio IX evase da Roma,
per la succeduta ribellione e per qiianl'al-
Iro maccliinavano i faziosi , accorsi da
tutte parli; e seguito dal cardinal vica-
rio, (juesti con annuenza pontificia dele-
gò al prelato le sue facoltà e altre am-
plissime, compresa lasuddelegazione. Ri-
provai pure le persecuzioni degli empi,
di cui mg."^ Canali ripetutamente fu ber-
saglio, e ciò per adempiere a'propri do-
veri ; onde si trovò obbligalo ad ascon-
dersi, suddelegando l'intera sua aulori-
tàa mg. "^GiuseppeAngelinid'Ascoli, ch'e-
ra ed è luogotenente civile del vicariato;
encomiando questo prelato pel saggio e
intrepido suo operato, supplendo alle sa-
gre ordiuuzioui mg.' Cornetti arcivesco-
V I C 181
vo di Xicomedia in partilms ^ in tempi
cotanto lagrimevoli, anarchici e repub-
blicani; e narrando che appena liberata
Roma, in nome del clero romano, si re-
cò ilal Papa in Gaela in deputazione, fe-
licitandolo con discorso, clic; riprodussi,
e rinnovando la venerazione di tutti, a'
28 luglio 184C). Mg.' Canali troppo avea
solferto, e lo spavento gli avea vieppiù lo-
gora l'allalicata vila, esoggiacque a mor-
te il I ."del 1 8j I tra l'universale compian-
to. I funerali li descrissi superiormente;
e quelli anniversari celebrati poi a'3 gen-
naio i853 in s. IMaria della Pace, per le
sue molteplici benemerenze con quella
chiesa e coll'oratorio notturno di cui fd
preside, colla necrologia, ne pubblicò la
descrizione il Giornale di Roma di det-
to anno, a p. 24- Sono dispensalo dire
altro con ricordare l'orazione che fu pro-
nunziata nel dì trigesimo di sua morte ia
delta chiesa, ed altro elogio, l'uua e l'al-
tro alFelluosi, forbiti ed eruditi, degni di
tanto prelato. Orazione funebre ia nior'
te di mg J Giuseppe Canali patriarca di
Costantinopoli e vicegerente di Roma,
recitala in occasione de^ solenni funerali
celebrati li 3o gennaio iS5i nella vcn.
chiesa di s. Maria della Pace, ove ripO'
sano le sue ceneri, ed ove e eretta V o-
pera pia degli Oratorii notturni, {Iella
quale fu zelantissimo direttore prima-
rio, dall' ab. d. Giuseppe Fcrmanelti se-
gretario della stessa pia opera, Roma
i85i. Elogio storico di mg.' Giuseppe
Canali patriarca diCostantinopoli e Fi-
cegercnle di Roma. Edizione 1.* rivedu-
ta, Roma 1 853, col ritratto. N' è autore
il benemerito scrittore mg."^ Francesco
de' conti Fabi-Montani. — Mg.' Anto-
nio Ligi-Bussi (questo 2.° cognome l'as-
sunse poi quando gli fa conferita la patria
prelatura discorsa nel voi. LXXXVI, p.
243), di Urbino, già parroco io Roma
nella basilica de'ss. Xll Apostoli, e pro-
curatore generale del suo ordine de'mi-
noricoiivenluali, il Papa Pio IX, con bi-
glietto della segreteria di stato, lo nomi-
iSi vie
nò alla carica di f'icrgereiile del rica-
rialo dì lìoina, come uolificò il Qior nu-
le di Roma de'y gennaio i85i; dicendo
<|Uclio del 3i averlo con altro sinjile bi-
};liello annoverato Ira'consullori della s.
Piomana e uni\ersale lutiuisizione. Inol-
tre il Papa nel concistoro de'i 7 febbraio
i85i lo preconizzò arcivescovo d'Iconio
ìiipartibus, con magnifico elogio, si [)er
la sua dottrina e perizia nella teologia e
nel )us pontificio, da lui insegnato nel
collegio di s. Bonaventura; sì per l'eser-
citate predicazione e cura d'anime; non
che pe' magisteri aflidati a lui dall' ordi-
ne, e lodevolmente eseguiti, e per averlo
GregorioXVI fatto consultoredellas. con-
gregazione della disciplina regolare. Con-
cludendo: l'ir gravitate, prudeiitìa, do-
clriiia,morum suavitale^rerumque expe-
rietitiapraedilus, et in ecclesiaslicisfun-
ctionibus appri/nc versatus, dignns pro-
plereaquiadarcìdepiscopatwnlconieii-
seni praefatuin protìiovealur. Indi lo no-
minò pure abbate commendatario della
patriarcale basilica di s. Lorenzo fuori le
mura di Roma, il cui possesso, preso a'
9 febbraio, descrisse il n. 36 del Gior-
nale di Roma del 1 85 i . Vi si recò io tre-
no, accompagnato da due prelati, orò in-
«anzi il ss. Sagramento, e nella sagrestia,
ove si lesse il breve di nomina, pronun-
ziò analogo discorso, cui rispose il p. ab.
Strozzi che 1' avea ricevuto. Poscia il n.
46 del Giornale ci disse la di lui consa-
grazionefattainss.Xll Apostolia'23 feb-
braio dal cardinal Patrizi vicario di Ro-
ma, coU'assistenza degli arcivescovi mg.*^
Morichini e mg."^ Lucciardi,ora cardina-
li; e due giorni do|)o il i'apa lo fece assi-
stente al soglio. Parlai dellilluslre prela-
to in altri luoghi, come ne' voi. LXIII,
p. 121 e 122, LXXXI, p.i34, XCVII,
p. 2C)3, qual presidente della pia opera
della s. Infanzia, e della pia unione per
r accompagnamento del ss. Viatico. E
«|ui aggiungo: essere il degno prelato
infaticabile, zelantissimo, di aifabili ma-
niere, ornalo di virtù, prudenza e felice
V I C
sperienza ; assai amato e venerato dal
clero secolare e regolare, benché per
l'ordinario il vicegereute suole scegliersi
dal clero secolare. E suo mlilore civile
r avv. Vincenzo Alfonsi dottore iu am-
bo le leggi.
VICE - LEGATO, Prolega tus , Fi-
carius , f'iie - LegaLus. Quegli che so-
stiene le voci del Legalo {F,), dicendosi
Ficc- Legazione l'unicio del vice-legato.
E più particolarmente il nome che nel
principato civile e Sovranità della s. Se-
de [F.) si dà a! Prelati, e talvolta ad al-
cun laico. Vice- legati apostolici de' car-
dinali legati, l'ebbero Avignone: e il con-
tado Fenaissino (/ .), altri dominii teoi-
porali della Chiesa Romana , Bologna,
Ravenna, Forlì, Ferrara, ed anche P'cl'
letri {F.). Cessarono , in Avignone nel
I 790 ; iu Bologna, Ravenna, Forlì, Fer-
rara nel i83i ; in Velletri nel 1848 e
definitivamente nel i85o, succedendo un
prelato Z?c7('g;ci<o apostolico. In tutti i no-
minati articoli ragionai dell' uffizio e di
molti de'prelati che l'esercitarono ; e nel
i.° ne riportai anche gli onorarli o sti-
pendii ; quanto ad Avignone, il contado
Venaissino ebbe anche un Rettore pre-
lato e talora laico. Tra'vice-legati apo-
stolici, il più autorevole fu quello d' A-
vignone e del Venaissino, vicario insieme
del Papa in tali provincic, divenuto nel
1774 presidente, come l'avea la provin-
cia d' Urbino (F .), e ciò per disposizione
di Clemente XIV, ma il successore Pio VI
nel 1776 ripristinò il titolo di vice-lega-
to. Il p. Fantoni ne olFre la serie dal i 235
al 1672, perchè nel 1678 stampò la sua
Istoria della città d' Avignone e del con-
tado Fenesino Siali della Sede aposto-
lica nella Gallia, cioè a p. 92 del t. r,
mentre a p. 21 trattando della legazio-
ne e vice-leg.'izione d' Avignone , riporta
la serie de'vice-legati cominciandola nel
1542, quando il prelato vice-legato ac-
quistò maggior lustro e autorità per l'as-
senza del legato cardinal Farnese. Io inol-
tre in quell'articolo la continuai dal 1672
V I e
al J 790. Coslumarouo i catilinali legati
d'Avignone, per lo più Purciili o nipo-
ti de' Papi, di risiedere in Roma, uias-
sinie per soprintendere al governo di lut-
to lo stato ecclesiastico , ed auciie dopo
che a (|uello fu preposto il pielato o car-
dinal Sfiorita rio (li Si, i/o. Laomle il pre-
lato vice-legato non solamente era auto-
rizzato dalle lettere patenti del cardinal
legato, ma da un breve aposlolico,col qua-
le il i'opa lo costituiva nelle proviucie
della legazione, suo vicario generale nel-
lo spirituale e nel temporale ; (]uindi de
jiirt le facoltà del vice- legato erano le
stesse del legato, riuneuilo ancora la so>
printendenza generale delle armi d'Avi-
gnone e del Venaissuio. Come vicari ge-
nerali del l'apa i vice legati, muniti di
corrispondenti facoltà, da per tutto pre-
ceilevano l'arcivescovo d'Avignone, fin-
ché insorte differenze verso il 1G40, gli
arcivescovi si astennero dall' intervenire
nelle chiese ove si recavano i vice-legati.
Per la stessa (lualilà di vicari generali del
Papa, neppure nel proprio palazzo e nella
legazione cedevano la mano a' vescovi ,
come nel restante della Francia, ma sol-
tanto agli arcivescovi. Nelle provincie di
sua giurisdizione , il vice-legato d' Avi-
gnone esercitava le facoltà del peniten-
ziere maggiore ; concedeva dispense e be-
nefizi, riservava pensioni, e queste riser-
ve soltanto esercitava ne'contadi del Ve-
naissmo, d'Avignone e di Nizza; regola-
va le controversie giudiziali ed ecclesiasti-
che ilella.dataria; ec[uantoal!a giudicatu-
ra ne' territori: d'Avignone e del Veoais-
sino, era il suo potere eguale a quello del-
le segnature di grazia e di giustizia di R.0-
ma, per cui due volte la settimana dava
udienza pubblica in trono sotto baldac-
chino, con mozzetta e rocchetto scoper-
to, assistito a' lati e sedenti dal proprio
datario e fiscale, circondalo dalla guar-
dia svizzera. Avea loo ducati d'oro di
camera mensili, e gli emolumenti del pic-
colo sigillo valutati circa 9 doppie al me-
se.Ulàitidevaucl puluzzo iipu&lulicod'xivi*
Vie i83
gnone, le cui porte erano guarnite da un
corpo di guardia di fanteria italiana -.nella
1. 'sala delta de'vicelegali stanziavano gli
svizzeri, ed i cavalleggieri in quella deoo-
niinala de'Iegati. l*er tutte (|ueste prero-
gative spiritualietem[)urali del vice lega-
to d'Avignone e del Venaissino, per lo
splendore della carica, la vice-legazione
era considerata maggiore agli altri gover-
ni delle Provincie pontificie d'Italia. Tro-
vandosi il prelato circondalo dagli siali
regi di Francia , sovente esporti a con-
troveisie di confini e di giurisdizione, ri-
chiedevasi che fosse esemplare, e fornito
di sagacia e talento, onde sostenere con
riputazione il geloso uffizio. Il tribunale
del vice legato si compenetrava con quel-
lo del suo udiloredomestico, il quale era
luogotenente generale del vice-legato e u-
diloie generale della legazione, presiden-
te della Rota d' Avignone, Uno di que-
sti, Giovanni Nicolai.compilò un ristretto
esatto di tutte le facoltà della legazione
d'Avignone, impresso nel i554 e ristam-
pato nel 1669 col titolo: Encliiridioiifa-
cidlalnni legati eie. Queste facoltà si e-
sercitavano nella di lui giurisdizione, la
quale si estendeva per la Provenza , la
contea di Nizza, il principato d' Grange,
il Dclfìiiato, \' Avignone se e il f^enaissi^
no. Anticamente non si registravano i bre-
vi e le patenti facoltativi de' legati e vi-
ce-legati per la contea di Nizza e pel prin-
ci[)ato d Grange, ma per la Provenza e
pel Delfinalo soltanto , poscia convenne
fallo ad ogni mutazione di legato o vi-
ce-legato, ne' parlamenti di Grenoble e
d'Aix, onde ottenere dal re le lettere pa-
tenti per l' esercizio di loro giurisdizio-
ne. Le facoltà de'Iegati e vice-legati d'A-
vignone erano modificale tanto in gene-
rale quanto in particolare nella stessa ma-
niera delle facoltà de'Iegati a lalere j ma
i parlamenliaveanoilelleformeedegli usi
differenti riguardanti silFitte modificazio-
ni. I poteri de'vice-legali d'Avignone e del
Venaissino, eguali a quelli de'Iegati, non
cessa vauu colla morte del Papa, cur/t Se-
i8.i Vie Vie
tic; apnstolica non ntoridir , non così messo all' Udienza ilei Papa, lo dissi io
nelle iillie A^pgrt^/o/// del ponliPicio sialo, quell'articolo, ove narrai che i primi e-
nel(|ual tempo i cnrtlinali legali dovevan- rano ospitjili 3 giorni nel palazzo apo-
si recaro in Uoina al conclave, il sagro slolico e Irattennli a Pranzo (/'.) pnb-
collegio sostituendo loro prelati prò -le- l>lico did l^apa. Della famosa gnerra dei-
gali, reslandoi prelati vice-legali nella prò- la Campagna Romana falla nel i5 jG-57
pria carica. In Francia non si riconosce- contro Paolo IV , dal vice-re di Napoli
vano i poteri del vice legalo d'Avignone Ferdinando Alvarez di Toledo duca d'Ai-
edel Venaissino, se non per rapporto ai- ba, ragionai deplorandola nel voi. LX.V,
la giurisdizione spirituale, e nelle 4 pio- V- ^34 e seg., ed analoghi articoli,
vincie ecclesiastiche di /^r/e.y, di /^/.r, di VICENZA. ( /^/cr/f///i. ). Città regia,
J'ienna e di Ebrun. Alcuni autori que- con residenza vescovile, antica e magni-
slionarono se la provincia di Narbona fica della J'enczia nella Marca di Trcvi-
dovesseessLMvi compresa ; ma non lo era 5o (^.), qualificata per antonomasia gen-
giusta la massima del regno. Quando tiU', cui la natura U ridente corona con
molli legati d'Avignone estesero le loro antenissiini poggi e colli, e tappeto di va-
facolth sulle diocesi di quella provincia, ste pianure biondeggianti di spiche, fio-
ciò non fu in qualità di legali d'Avigno- retili d'erbe e di frutti. E' capoluogo del-
ne, ma per una concessione particolare, la provincia e distretto del suo nome, es-
la quale dinava fincliù piaceva al re di sendo il Vicentino limitato al nord-o-
aulorizzaila. Questa distinzione trovasi vesl dal Tiiolo, al nord-est dnlla provin-
formahncnlespiegala nelle lettere paten- eia di Delluno, all' est da quella di Tre-
li del re Carlo IX de' 6 giugno i565, viso, al sud-est dall'altra di Padova,
sulle bolle della legazione d'Avignone del al sud-ovest da quella di Veronal. La cit-
cardinal Borbone, le di cui facoltà esten- tà poi trovasi distante i5 leghe all'ovest
devansi ancora sulla provincia di Naibo- da Venezia, e io all'est-nord-est da Ve-
na. Allorché i legati furono da'Papi sta- rooa. Giace graziosa e bella, malgrado
biliti in Avignone, e[)eli.° Alessandro V la sua montuosità, presso e al nord-est
nel 1409, oltre il rettore pel contado Ve- dille faUledell-i catena de'deliziosi mon-
naissino, la Provenza e il Delfinalo ap- ti aerici, bagnata e in riva al bacchi-
parlenevano a signori attaccalissimi alla glione, che qui accoglie il Retrone, e di-
s. Sede; que' signori sottomisero i loro venta navigabilealle piccole barche.llsuo
stati in una maniera particolare a'iegati circuito di 3 miglia, in figura di scorpio-
d'Avignone; e dopo la riunione di quelle ne, recinto da fosse asciutte in parte col-
proviucie alla corona, non fu mai cam- livate, e da mura antiche in più siti di-
biato quell'ordine, fino alla rivoluzione strutte, ha 9 ponti, 4 sul Bacchiglione e
francese, che occupò Avignone e il Ve- 5 sul Retrone. E una delle città d'Italia
naissino. meglio fabbricate, e più ricche di monu-
VICE RE, Pio Pwx. Quello che tie- menti architettonici; riè si può pronun-
ne il luogo del He ((^.), dicendosi vice- ziarne il nome senza associarvi quello
regina la di lui moglie e che fa le veci di del celebre suo cittadino Andrea Palla-
Regina {V ) , Regiiiae vices genere. Di- dio, il Vitruvio di Berga, cui si fece in-
cendosi Reggente quello che regge il go- damo rivale il pur grande, ma non al-
\eino pe\ le, Regens, Praesidens j e ri- trettanto dotto e virtuoso, Vincenzo
ce- Reggente, Legatiis,cW\ vej^ge e 0^0- Scamozzi. Resa famigerata dall'arte,
verna in vece d'altrui. Vice-re in morte pe'suni sontuosi edifizi, è chiamata da
del re, Lilerrex.Conìe il vice-re di Na- alcuni la l'eiieta Atene o V Atene delle
poli edi Sicilia, quando esisteva, era am- Venezie; tanto è leggiadra Ira legiUàdel
vie \' I e 183
Vendo, per rnHicJì I)ellezza di sue priva- in llonj.i, ed in alln hio^lii d'ilulia col-
te e pul)ljlii:lie (iiblji icIie, e de' suoi su- tremolile. L'Algarolli lotiiise il lutfj'ue-
peibi (nomimenli; laonde ivi si conosce le dell' ArchiteUiira. Va\\a(.\\o %\m\\ai\ùo
pili che allieve la patria del bello siile, in llotna rantico scelse le cose più belle
per r opere stupende derivale dal genio e di buon gusto, e saggiainenle leacco-
arcliilettonico della laudala sua gloria modo agli usi niodeiui dei teinni suoi
iiiiiiiorlale, cui va debitrice tlella ri- dai (jiiali scaddero tanto quelle dei gior-
pioduzidiie delle vetuste e della erezio- ni iio>lri,clie non sa[)eiido più gli uou)iui
ne delle moderne moli, clie le assicura- compiacersi della magnificenza di quelle
no perpetua rinomanza. Per esso risorse sale edicpiellestanze, in assai lu(t»lii "iun-
a maggior lustro la magna basilica, o vec- seroa dimezzarle. Semplicità eTaiuIezza
cine palazzo della liagione, colle ammi- eleganza, leggiadria, correzione conve-
levoli logi^e esterne, l'erezione delle qua- nit n/a, armonia, sono in tulle le sue olia-
li consolidò pi opriameiite la fama del vi- re. Ma il gran secreto di Palladio è (luello
cenlino architetto. Dalla parte superiore che sta negli occhi.theoonsi può trovare
di esso vi è 1' ingresso alla casa muiiici- nei libri, e che dà espiessione di vila e
pale, adornala di pregevoli dipinti, fra' d'eleganza a tutte le parti ; dico, la ma-
quali si distingue un gramlioso (|uadro di già delle proporzioni. Fu anche eccellenle
Giacomo tla Ponte di I5as>ano. Anche il disegnatore, e profondo in tutte ledisci-
p.ilazzo della delegazione fu comincialo I)liueallineiiti all'ai chilettura, come pro-
co' disegui del Palladio, ma iiell' esecu- va la sua edizione con figure de' Coni-
zione vennero trasgrediti. Architetture mcntard di Giulio Cesarej e discuò
portentose del Palladio sono i palazzi del pure le figure del Vitruvio pubblicato
leal Chiericati, del gigantesco Thiene, da Daniele Barbaro, co' commentari di
ove si trova adesso la dogana, del mae- tale artista. Il celebre Gio. Giorgio Tris-
stoso Porto-Barbarano, Porto Colleoni, sino suo compatriota, fu il suo xMecena-
e dell'erculeo Valmarana. Sorprendenti te, e lo condusse a Roma 3 volle ove
testimoni dell'antica romana magnifi. fece studi profondissimi, misurando e
cenza, sono nelle stanze terrene del pa- togliendo il disegno di tulli gli antichi
lazzo Chiericati, ora di proprietà del Co- edifi/i ili essa e de'Iuoghi vicini : nel Irar-
inune, e donali a questo dal munifico re le piante, riuscì eccellente. Il severo
conte Girolamo Egidio di Velo, nel qua- ]Milizia nelle l'ile de niìc celebri c.rchi-
lesoiio anche ad osservarsi parecchi pre- telli d'ogni ruizionc e d' ogni tempo eli
ziosi disegni autografi del Palladio, gene- rende i dovuti encomi. Egli rileva la i."
roso dono pur questo fatto al Comune fabbrica del Palladio fu rimodernare il
dal consigliere Gaetano Pmali veronese, palazzo del Trissino, a Cricoli vill.i ilei
cui la gratitudine vicentina diede l'alfet' Vicentino, decorandone la facciata: oue-
tuoso ricambio d' una medaglia conia- ra in cui spiccano egiialmeule il nobil
ta nel 1839 ad onore di un uomo tan- pensiero eia parsimonia. Die' il disegno
to benemerito degli archilellonici studi, e il modello per cingere di nuovi portici
Una casa di belle forme, è tenuto che la sala della Ragione di Vicenza, per cui
fosse l'abitazione del sommo architetto, era slato prima consultato Giulio Ro-
linperoccl-.è fece la sua ordinaria dimo- fuano. Consiste (jnest'edifizio, che al Pal-
ra in Vicenza, sebbene altri suoi capola- ladio costò gran tempo, in un ampio
vori eseguì in Fenczia, ove li descrissi, poi lieo, che d.i 3 lati circonda l'antica
ed ivi pubblicò il suo classico Trattato Jjasilica o palazzo della Ragione, E' tutto
d' archilcllura, ed altre opere in diver- di scelta pietra: il i° piano è dorico jo-
si paesi veneti di altissimo pregio, anche nico il 3.", oruali ambedue d'archi e co-
i8G Vie
lumie poste sul pìeilistallo, e vi si mau-
tengono sopra per prodigio. Sul corni-
cione si'alzti (in utlico con (ineslre qua-
drale e con delle statue. Il cortile è cir*
condato da [lorlici con colonne compo-
site alte quanto tutti e due i piani, e die-
tro a queste colonne sono pilastri, che
sostengono il pavimento della loggia su-
periore. La sciilac sotto il portico rispon-
dente in Olezzo al cortile, ivi situata af-
fjiicliè clii entra sia costretto a veder la
più bella parie cU'è il cortile; tua il rigi-
do censore, non lascia d'osservare, esser
troppo lontana dall' ingresso, e doversi
amiaie a cercarla. Il p.ilazzo de' conti ili
liene, sulla piazza de'Signori, quantun-
que non com|)ito, è un nobile edilìzio, sì
per la comoda distribuzione delle stan-
ze, le (|uali a' 4 cantoni sono ottagone,
sì per la bella euritmia della facciata. Il
I." piano è rustico, il 2.° è composito.
Sono osservabili le finestre del 2.° piano
con colonne joniclie intrecciate di rustico.
Tal bizzarria, sarà forse provenuta, aflìn-
cbè la gentilezza del 2.° piano non di-
stonasse dal 1." Il palazzo de'conti Chie-
ricati sulla piazza di Vicenza è a due pia-
ni : il I ." con ordine dorico, il 2." jonico.
Sotto il i.° è un basamento che circonda
tutta la fabbrica. Sulla facciata è un con-
tinuo loggiato dii3 inteicolonnii. I 7 di
mezzo risaltano un poco in fuori, ed han
di il onte una maestosa scala di io scali-
ni. Il soditto di questo loggiato non do-
\ea esser a volta com'è, aia a lacunarii,
jierciò il fregio fu adornato di triglifi e
nietope. Le finestre del 2." piano sono
con frontoni, ne'pendii de'quali giacciono
statue sdraiate, e su cpesle sono altre fi-
nestre incorniciale ad uso di quadri. In
•juest'edifizio molle porte interne sono
laslremate. Il palazzo de'conti Valmara-
iia è opera compita. La facciata è di due
ordini di pilastri, i quali son tutti e due
Sopra un piedistallo, che giunge fin sotto
le finestre del pian terreno. I maggiori
pilastri sono compositi e compreudono
tiut piaui ; i minori sono corinlii e arri-
V 1 C
vano fino al i.° piano, che ha tutto il suo
cornicione. Sopra il composito è un attico
con finestre quadrate e con delle statue
sopra. Nel complesso il Milizia DOit lo
crede di gusto puro, massime perchè al-
le cantonate non vi sono che pilastri co-
t'intii fino al 1 .°piano, e al 2.° una statua
di soldato colla schiena al muro. La sua
casa, Pallailio la fibbncò comodamente
ri()artitn, avendo moglie e figli, e decora-
ta al di fuori d'ordine jonico e corìntio
con attico sopra, e dipinta a fresco. Si
deplora, che molti edifizi eretti dal Pal-
ladio servono ora di case e di abitazio-
ne al bisso popolo bisognoso, che gior-
nalmente ne va distruggendo la bellezza.
Alcuni pretendono che Palladio avesse in-
sinualo a' suoi concittadini una certa ga-
ra di distruggere il vecchio materiale, on-
de aver egli piìr vasto campo di edifi-
care magnifici palazzi, quasi per ambi-
zione di rinnovar la sua amata Vicen-
za. Seciò è vero, deve perdonarsi al gran-
de artista. la Vicenza vi hanno ancora
palazzi del Serlio, delSansovino, del San-
micheli e di altri valenti architetti. Una
lettera d' un anonimo veneziano, presso
la Nuova Raccolui d' Opuscoli del p.
Ctdogarà, l. I I, p. 6f>, descrive una Sfe-
ra lavorata da Gio. Francesco Faccioli
in Vicenza, in cui non solo rappresen-
tò i giorni, le ore, i minuti, ma le mo-
zioni de' pianeti, il giro del sole e della
luna, con altre mirabili prerogati ve. Clas-
sico monumento però, che a tutti gli al-
tri sovrasta, è il rinomatissimo e incan-
tevole teatro Olimpico, così detto dagli
acciidemici che cominciarono a innalzar-
lo nel I 58o, e fra' quali lo stesso Palla-
dio sedeva. Fu quello il disegno, anzi
il capo d'opera, col quale compì egli la
sua gloriosa artistica carriera a' iq ago-
sto di tale anno ; (juaiido per altro non
sia, come pare, da dar lede al Teman-
za, ed anzi alle due iscrizioni nelle due
chiese di s. Giorgio IMaggiore e di s. Lu-
cia in /^e/ici/« (/^.), entrambe compiute
bciioì anni dopo la morie di Palladio, ma
V I e
creile entrambe ex PalLidii arche fypoj
(estiiiioiiianza pubblica, cui non v'è for-
za di critica, che possa osare due secoli
dopo di negar fede. — Ed oh pur trop-
po il pi ezioso tempio di s. Lucia (modello
di quanto poteva il £;euio d'un nrchilet-
lo per alzar un teiiipio nia-^nifico nelle
più penose condizioni di s()azio, e trar
una tacciata laterale dalla sola distribu-
zione dei fori delle finestre, con altre
molle bellezze che non è <li questo luo-
go descrivere) Ira giorni non sarà più,
essendosi nel giorno i i luglio 1860 co-
niiirciuta l'opera della sua decietaia de-
molizione a servigio della stazione della
sliada ferrata, con sonìuio dolore di tut-
ta Venezia, che lo espresse nella solen-
nissiina e commoventissima processione
colla quale il sacro corpo della santa fu
trasportato nella chie>ìa parrocchiale di
s. Geremia. • — L' Ughelli, Jùilia sa-
cra, t. 5, p. ioi5: Vicentini Episcopi,
scrisse: Exlat Ficcufiae Theatruin no-
hiiissiinuni ab Acodeiììicis Olyinpiacis
din aedifica luin, in cii/iis xiv f;radi-
basket orchestra plus Irta niilUa coinnio-
de sedent. In eodcni cxcipiunUtr Pria-
cipeSj et Urbis Prnelores, oralloncsque
hahcnliir ab Àcadenv'cis, rccitanlnrtjue
carmina cuni magno ìioniinum conciir-
sri. In fronte sccnae tali est inscriptio.
:=^ Olympicornni Acadcmia Thca-
truni hoc a fundamcnlis ercxit. Anno
MDLXXXir. Il Milizia dice 1 583, e vi ag-
giugne: Palladio Architccto. Di questo
monumento, unico nel suo genere, e ca-
polavoro del!' arte moderna, che ricorda
quelli de'be'tempi della Grecia e di Ro-
ma, dissi già alquante parole nel voi.
LXXllI, p. 149 e 181, rilevando che lo
condusse a fine il suo concittadino ed e-
luulo invidiosissimo Vincenzo Scaraoz-
zi. il Milizia non dubita chiamare il
teatro Olimpico, il più beli' ornamento
d'Italia, non che di Vicenza, per la sua
singolare struttura, fatto sul gusto degli
antichi, col solo divario, che in vece d'es-
ser uu semitircolu come quelli^ è una
Vie 187
mezza dissi, coslrctto il Palladio a que-
sta (igura per l'angustia del luogo. Ecco
come lodescri ve d Milizia. La scena è sta-
bile, e tutta di pietra a 3 ordini d'archi-
tettura, i due piimi corintii, attico il 3.°,
ognuno vnrianiente e con ricchezza or-
nato. Ha 3 uscite di fronte e due ne'
suoi lati; e ciascuna iia le sue interne
vedute in i scorcio, secondo le regole del-
la prospettiva. L' orchestra, il podio, ed
I grandi posti di frante alla scena per
comodo degli spettatori, rispondono tutti
alla struttura degli antichi teatri. Sopra
la sommità de'gradini vi è una loggia va-
gamente curva, conforme a tali gradi.
Questo teatro fu finito dallo Scamozzi, e
perciò nelle scene non apparisce quel fior
d'eleganza, e quella certa armonia tra il
solido e il vuoto, tra il liscio e l'ornato,
che dicano : noi siamo del Palladio; ma
ììn po' di pesantello e di affollamento ne'
membri accusano lo Scamozzi. Ne fece
ain[)ia descrizioneil conte GirolamoMon-
tauHri. Verso la metà del secolo passalo
insorse la questione, se il pulpito di que-
sto teatro dovea comparire copertoo sco-
perto; disputa che esercitò gì' ingegni e
le penne degli eiudili. Fu di sentimento
l'Algarolti, che dovea comparire scoper-
to , perchè tale era quello degli antichi,
sul modello del quale è l'Olimpico. Ma
troppe sarebbero le cose da potersi av-
visare intorno alle molte e grandi opere
dei due vicentini architetti Palladio e
Scamozzi ; e quindi vorrà il lettore con-
sultare per esse le Vite che ne ha scritto
il Teu)anza, ed a rettificazione ed am-
pliazione di queste, il Commentario del-
la i'ita e delle opere dell'architetto Vin-
cenzo Scaniozzi, giuntevi le Notizie di
Andrea Palladio, Treviso iSSy, tip.
Andreola, con Aj)pend/ce ìS3S, ivi, del
cav. Scolari ; e le ÌÌJcmorie intorno la
vita e le opere di Andrea Palladio ec,
dell' abbate Antonio Magrini, Padova
1845, tipografia del Seminario. Narra il
cav. Mulinelli, Annali delle Provin-
ce Venete, parlando degli ultimi abbel-
i88 Vie
linienti di Vicenza, che inletulemlo que-
sta a compir deguaineule la celebrala sua
Ua^ilica, oUeiine (.liriltoalla [lubLlica sti-
ma l'arcliitelto lìartoioineo iMulacariie,
che ini|iiese l'e»eciizioiio del lavoro, e da
uomo veraineiile di genio e studioso sep-
pe porlo in iiieravigiiosa armonia eoo
<|iiello tanto stin)alo di l'allodio; fece pu-
re il soppalco del teatro Olimpico, il qua-
le pure nieriiò l(nli, benché rimanga an-
cora a sa[)ersi,!Je il metodo usato nell'e-
seyuirlo convenisse flll'antico teatro. E
qui collo stesso annalista a<j;;iungerò, che
non fu meno applaudito iLMalacarne per
un ponte a porla s. Croce, vero modello
in (juesto genere d'opere; che volle Vi-
cenza abbellito il Cau>po Marzio con uno
stradone destinalo al pubblico corso delle
carrozze e al |)asseg2;io, e la porlaCaslello
con un nuovo ed agialissi(UO ingresso; che
intese ad avere un cimitero condegno,
di cui più avanti, fabbi ica d'uno side af-
fattograve e conveniente all'uso cui è de-
stinata, non senza alcuin difetti; e linai-
mente ch'egli s'adopròper la ricostruzio-
ne di molle strade, le (pia li più regolari, piìi
comode e più sicure sarebbero riuscite se
operatosi avesse con uniformità di lavo-
ro, e dietro un piano generale, e se uel
selciarle si avesse ommesso il ciottolo vul-
canico, sul quale mal si reggono in pie-
di le bestie, e violenti urti provano i coc-
chi. Ad ogni modo, soggiunge 1' annali-
fila, Vicenza in queste, ed in altre assai
vantaggiose opere, dal i 83 i al 1 840 im-
piegò la somma di oltre un milione di
lue. Le opere di Palladio desiarono io
Vicenza la massima emulazione fra' va-
lenli ai listi di sua scuola,e formano un ra-
ro complesso di bellezze i molti allri edi-
lizi onde per opera loro Vicenza va su-
però i. Degno di particolar nota è il pa-
lazzo Trissioo , opera di Vincenzo Sca-
mozzi. Ottone Calderari architettò i pa-
lazzi Losco e Cordellina. La gran piazza
de'òignori, e l'altra delle Biade, che ne
forma la continuazione, presentano som-
ma eleganza ne'fubbiicali onde sono re-
V I C
cinte, come le vie sono tulle comode e
belle, specialmeule quella del Corso. La
gotica torrCj chiamata ilell'Orologio (tor-
se quello di cui parla Cancellieri nelle
sue Caiiipatn',^). 82, dando notizia d'una
LelLcraiW anonimo veneziano,clieilescri-
ve la ricordata sfera, lavorala da G. Fran-
cesco Faccioli in Vicenza, in cui non so-
lo si rappresentano i giorni, le ore, ed i
minuti, ma le mozioni de'[)ianeti, il giro
del sole e della luna, con altre uiiiabili
prerogative). Della Piazza de' Signori.
a f^iccnzn, olfi e la veduta l' Album di
Roma, t. 4i p- ^'ìg, cou la detta torre,
e due colonne monumentali con gran-
di basi e capitelli, uno de'tfuali è sovra-
stato da una statua; il palazzo della R.a-
giuiK.', quello del Capitaiiio, pure situali
in questa gran piazza, quale è riputata
una delle più belle del mondo, essendo
di forma rettangola, lunga 120 metri e
larga 33, che congiunta alla delta minor
piazza presenta al riguardante uno spet-
tacolo di tutta maestà pel perfetto gusto,
e pe'belli ornati d'una eleganza degna del
Palladio. Insomma un Milizia, bensì en-
faticamente, non ebbe riguardo di asse-
rire, essere » Vicenza col solo Palladio
incomparabilmente più bella della gran-
dissima Roma (!), nonostante isuoi Dia-
manti, Sangalli, Duonarruoti, Peruzzi e
Vignola ( ! ) ". Notificò V Album di Roma.
de'6 marzo 18 58, che nel mezzo della
maggior piazza di Vicenza s'innalzerà a
spese del nobile vicentino conteFrancesco
Lressaa un colossale monumento in ono-
re di Andrea Palladio, ove si estolle la
Basilica da lui decorata, e vi sono tanti
edifìci da lui architettati. L'incarico di
scolpire (pjest' artistico e patrio monu-
mento fu dato al valente scultore roma-
no Vincenzo Gajassi. Il moniiioento ver-
rà composto d' un basamento ottagono
posato su 3 gradini, ed ornato di emble-
mi archilellonici e civiche corone; al di
sopra di esso sorgerà la statua dell' im-
mortai architetto vicentino: la sua allez-
ta sarà dV 26 a' 3o palmi lonaaui. Al-
vie Vie 189
Ireltanto rifeiì VE/itacorffn di lìonifì, il cessivamenle,iiicui rÌ5[)lcii(lerallarcnìng-
quale poscia in quello (Je'20 luf^lio 1 8 j8, {^ii>i e, ornato di (ini ninrcuij e per iiiolle
annunciò esser lielo di riloi naie sull'ai'- pitluie.Inliapreso nel 18 j 1 l'ulliinoi^ian-
gouiento, per avere il Giij;issi condolla a dieso ratlicale e dispendioso restauro, al
termine la statua del Palladio in gesso per quale Inigamenle concorsero il luuni-
poi scolpirla in marmo. E l'opera è tale ci|)io, il vescovo, i facoltosi citladini, es-
tl'aver richiamata la sua attenzione per sendovi stalo preposto il can. Giovanni
tesserne parole di lode. Alla la statua 1 3 donzatli.a'a'} maizoi8.|8, festa solenne
palmi, ritta sulla persona, è nciralleggia- della titolare, fu restituita al pubblico cul-
iBenlo di clii, dopo matura considerazio- to. ^'e die'diligenle ed erudita descrizio-
ue, ha scelto il soggello per la decorazio- ne e illustrazione il pr. d. Antonio Ma-
ne della Basilica, e [)iecisanienle (piando gì ini: Notizie storico-descrittile della
si persuade del pensiero di quelle arcate, chiesa Cattedrale di l'ìcenza,W\ 1848.
che tanto furono e sempre saranno in E l'ab. Cappelletti, Ta'. Chiese d Jlalia,
tutti i teuìpi di laude al loro aiihilello- t.io, p. 819, licenza^ le prese per gui-
re. E di fatti, mentre coll'indice della sua da di (juanlo si propose narrare sulla cat-
deslra vicino al mento e cou il guardo tediale , e dal quale ricavo il seguente
sicuro de'suoi occhi, e cou la vita data al cenno, prima con esso notificando quan-
suo volto ed alla sua calva fionle spiega lo l'ab. Magrini si è proposto pubblica-
la propria persuasione pel ritrovato sog- re, cioè nella i."" parte, lo Stato priniili-
getto , tenendo nella sinistra il disegno io della chiesa Cattedrale^ lo stato di
delle arcate, insegna a clii osserva ciò che mezzo, lo sialo attuale j e queste le ha
cercava, e che nella sua fervida eragio- date in luce ; nella 2.' parte, le Eeli(juie
uata fantasia ebbe trovalo. Il suo vesti- ì/isigni e le pratiche di cullo. Appendice.
re è del tempo. Ed il manto è così ben i "Vaserie cronologica de' l escovi, pre-
ripiegato, che non toglie alle fòroie del cedala da* cenni sopra le circostanze deU
bel corpo, e nel suo abbandono dà a ve- la loro influenza nella fabbrica della
dere la poca ricercatezza dell'abbigliarsi, Cattedrale^ 1." La serie cronologica de^
10 che è proprietà d'un artista filosofo. Canonici, premesse le notizie della loro
11 Gajassi è vero artista, educalo alla bel- dignità e de^pri\ilegij 3° Della cougrc-
la scuola che onora Roma sua patria, de- ga de'AJansionari; 4-° Delle Sagrestie
guo di trattare un'opera immaginala e e degli Ari kivi j 5." Degli Oratorii. Sì
condotta ad eternale la memoria del igiioi a l'epoca certa della primitiva tdifì-
grande architettore ; perchè è filosofo. cazioDedellacai.ledralediVicenza, laqua-
Fia' già accennali ponti, l'erezione de' le non cambiò mai luogo, ne mai fu dalle
quali appartiene ad assai diverse età, me- fondamenta rifabbiicala ; è pelò antichis-
rila osservazione quello d'un arco solo sima, come dissijCostalandolo documenti
gul Retrone, costruito solidamentedi pie- dal i oGG al 1 38G,anzi forse consagratadal
tra nel secolo XVII e denominalo di s. vescovo Pietro 1 del yoi,clie vuoisi de'
Michele. IN'el 1816 con altro ponte sul Scorpioni,© forse meglioPistore del 1 184>
Ketrone si volle unire il Campo Marzio epoca in cui già erano cominciati ad u-
alla via che posta alle radici del monte sarsi i cognomi. Ancorché s. Prosdocimo,
JJeiico, fin allora con incomodo gì ave de' apostolo di Vicenza , ivi abbia piantalo
cilladiniera per quel fuimedal deltocam- la i.' chiesa in onore della D. Vergine,
pò disgiunta. — Vicenza è doviziosa aii- non si conosce se in essa i vescovi vi sta-
che di edilizi sagri. La cattedrale, intito- biliiono la cattedrale; la quale, altri opi-
lata alla ss. Annunziala, è un anlichissi- narono, fosse a s. Stefano o a s. Leule-
uio edificio, restauralo e abbellito suo- rio, ma senza fomlamenlo. Certo è, the
1 1)0 vie Vie
questa callediale fu innalzala sopra suo- ro piìi dignitosa rufTiziatufa della calte-
lo romano, e forse sur un qualche prò- dralo, crescendo a un tempo eziandio il
fano o sagro eddìzio pubblico, come lo numero degli altari, a cui venivano an-
soiio altre chiese di Vicenza ede'suoi dm- nesse. l'er la vecchiezza dell'edifizio, eb-
torni. Anche la torre campanaria ilella lie bisogno di pronti ristanri, iuiche pc r
cattedrale fu eretta su base d'anteriore l'incendio del i 384, il quale distrusse la
costruzione romana. Neh 174 dalla con- loggia della facciata. Pertanto si ha nel
fessione di essa fu rapito il corpo del b. I4^4l '' leggilo d'un mansionario, per la
Teobaldo, d'ordine dell'abbate di Van- fabbrica nuova della chiesa, la quale pa-
gadizza, e dal racconto si trae che l'an- re si couipì neli4i^7i contribuendovi la
tica cattedrale avea il sotterraneo, in cui repubblica di Venezia ; altra rovina le
secondo l'uso de' primitivi tem[)i, anche cagionò impetuosissimo vento, a cui si
i vicentini nascondevano le sagre spoglie riparò alla meglio. NeliSoi ninrenilo il
de'martiri e de'santi, ed in essa è un alla- vescovo cardinal Zeno legò 5ooo duca-
re a lui intitolato con iscrizione riferita li, de'quali 1 200 pel suo anniversario, ed
da Ughelli. Qui infalli riposava nel X il resto per la cn|)pella maggiore, onde
secolo il coi[)o del vescovo s. Leonzio, ru- renderla la piìi grandiosa e bella del
baio nel 0)69 da Teodorico vescovo di tempio, prescrivendone la foi ma; dispo-
IVIetz; inoltre qui alquanti anni più tardi sizioni che per diverse circostanze si ef-
furono scoperti i corpi de'ss. Leonzio e feltuaronoassai più lardi. lutantoloscrol-
Carpoforo,e delle ss. Eufemia e Innocen- lo di due vólti del tempio, a cagione del-
za, seppelliti verosimilmente in tempo la superior parte della facciala, nel 1 58 [
non lontano dall'epoca del loro marti- caduta sul suo letto, .'endeva sempre più
rio, quando i cristiani erano solleciti di pericoloso lo stalo della fabbrica, benché
raccogliere le vittime della pagana per- alcune riparazioni di quando in quando
secuzione, per celarle all'indagini e per erano state eseguite da alcuno de' vesco-
sotlrarle a' rapimenti d'un divolo fiina- vi, per le contribuzioni di pii vicentini e
tismo. Più voile in seguito fu restaurata per le premure del capitolo. Crescendo il
la cattedrale, senza per altro toccarne bisogno di radicali riparazioni nel 1637,
mai le mur», nelle quali beiis'i fu schiu» fu chiusa la chiesa e trasferita l'ufilziatu-
so il vano per aggiungervi le cappelle, e ra iti s. Pietro, finché non vi fu rimedia-
procurarle così un qualche ingrandimen- to, sempre però paventandosi della gran
to. Avea essa la sua loggia , ove per lo volta. Nel febbraio i 83(") si mormorò che
più Iratlavansi affari appartenenti a'di- slava per crollare, laonde tornò a chiù-
ritti della chiesa, dalla quale fu inlima- dersi, e la predicazione quaresimale fu
la nel i 327 la scomunica al popolo d'Ar- trasportata in s. Corona. Tosto fu posto
cugnano. usurpatore d'alcune decime del mano al gran restauro notato di sopra,
capitolo.PerlaPenlecoste,comenel 1 379, con ecclesiastica magnificenza compilo
nella cattedrale avea luogo un curiosissi- nel 1848. L'altare che signoreggia la tri-
mo spettacolo per rappresentare la venu- buna, decoralo di 4 colonne, l'eresse il
la dello Spirilo Santo, dall'alto con fra- patrizio vicentino Aurelio dall'Acqua ,
gore discendendo ardente colomba arti- morlo neli53c), il quale istituì eredi de*
liciale, seguila da altre simili, su 1 2 per- fruiti del suo patrimonio le povere ver-
sone in figura degli Apostoli, e di 4 ™3- gi'ii di Cristo cittadine vicentine, prescri-
trone ra[)presentanti la B. Vergine e le vendo che in una delle feste di Pas([ua
altre IMarie. Strane rappresentazioni, che diPvisurrezione,sul suo sepolcro si eslraes-
raccontai pureallrove! Moltissime fonda- sero a sorte i nomi delle vergini di>[)osle
zioni di mansionarie e di prebende rese- a matrimoDio, dovendosi ripetere leim-
V I e
precazioni ili Iremeiule maledizioni, dn
lui prescritte, contro chi violasse le sne
disposizioni; ma al solito, di raro osser-
vandosi le testamentarie disposizioni, seb-
bene benefiche, dal i834 si fa l'estrazio-
ne nell'episcopio e consistono in doti, una
di 4o*^ ducati, altra di 3oo, e le allie di
200. Tra le varie cappelle che adornano
questa cattedrale, tutte fondale tla |)ar-
ticolarì faQ)igliP, meritano ricordo quel-
le de'Trissini, de'Froti, de'Tiene, e quel-
la di Maria Vergine coronata, in cui si
Tenera il corpo del b. Giovanni Caza-
fronte vescovo vicentino. Anche alti i cor-
pi di santi, ed altre ss. Reli(|iiie quivi si
veneriino, e vi è il batlislerio della pro-
pria parrocchia, la cui cura è afììdata ;i
due mansionari, secondo l'ultima propo-
sizione concistoriale. Si forma il capito-
lo di 12 canonici, comprese la I .■' dignità
dell'arcipiele (dice la della proposizione;
invece l'abbate Cappelletti scrive, due
dignità, l'arcidiacono e l'arciprete j ed al-
tri I I canonici), e le due prebende del
teologo e ilei penitenziere; di 3G benefi-
ciati o mansionari , oltre altri preti e
chierici aildelli al servizio divino. Rife-
risce l'ab. Cappelletti, essere 34 i man-
sionari, formanti la Congrega de' A'/».
lìJansi'ortari, compresi i due ceremonie-
li del capitolo e del vescovo, il maestro
del coro, e i due maestri di cappella. In-
segne corali ile' canonici sono la cippa
magna e in suo luogo la mozzetto, il 1 oc-
chetlo, la Croce [)eltorale, la sottana e
fascia paonazza; le quali insegne per la
I." volta le in)pose n ciascun canonico il
vescovo Cornalo a'4 giugno 1770 lu-lla
2." festa di Pentecoste nella calledrnle,
dopo aver bt- nedello le Croci, e previo il
canto del / eni Creator Spiritus, segui-
to da (jnello della messa e dall'altro del
7V Deiirn, un analogo discorso del par-
roco d' Arzignano ponendo tern)ine alla
funzione. Dalla cattedrale è poco distan-
te il palazzo vescovile, da'fondnmenli ma-
gnìficamenle restaurato. Oltre la catte-
drale, nella città vi sono altre 9 chiese
Vie ir)t
parrocchiali, tulle munite del ». fonte,
cioè: s. Stefano , ove trovasi la pih ma-
gnifica pillnia che si conosca di Oiaco-
mo l'alma il f'ec( li'Oj s. Michele, in s.
Maria de'Servi; s. Marco, ins, (iirolamo;
8. Croce, in s. Giacomo Mngi^iore; s. Pie-
ho apostolo; s. Silvestro, in s. Caterina;
ss. Vito e Lucia, in s. Miria d* Aracoeli;
ss. I''elice e Fortunato;». Marcello, in s.
Filippo Neri, perciòincorporala alla con-
gregazione de'filippini o pp. dell'Orato-
rio. Narra il Milizia, che la chiesa di s.
Gaetano, gloria di Vicenza e foniUlore
de' 7Vrt!//VH(F.),rart;hiletl() il p.d. Guari-
no Guarini modenese teatino, nel XVII
secolo. Nella chiesa di s. Corona vi è una
grande opera di Giovanni Bellino, ed al-
tra di Paolo Caliaii. A vendo s. Luigi IX
re di Francia neli2'>(") donato al vesco-
vo domenicano b. Diirlolotnco lìrngnn-
ze (/ .), legato apostolico nella Siria pei'
accompagnarlo nella crociala, parie del
legno della ss. Croce, ed una ss. Spina
della Corona servila nella passione del
Redentore, il vescovo nel 1260 donò la
I .' alla sua oatledrale, e per l'altra il co-
mune di Vicenza decretò l'erezione del
tempio, che da lei prese il nome di s.
Corona. Il vescovo principalmeule con-
tribtù alla sua fHbbiica , affidandone la
custodia a'suoi domenicani; inoltre com-
pose la narrazione, colla (|uale si formò
l'ufliziatura divisa in sei lezioni, in vene-
razione della ss. Spina, e con disposizio-
ne testamentaria prescrissed'esser tumu-
lato innanzi il suo altare, e tosto vi riceve
culto divoto dal popolo, onde poi trova-
to incorrono neh 35 i fu collocalo in al-
to nel mezzo tlella chiesa, rimpello al-
l'altare della ss. Vergine delle Stelle, e
sempre più crescendo per lui la venera-
zione de' vicentiid, fu qualificato beato,
ed in suo onore nella piazza di s. Coro-
na fu eretta nel 1 493 una colonna, sovra-
stata dalla sua statua e decorata d'ono-
levole iscrizione: sette anni dopo ne fu
posta altra sull'altare tlella ss. Spino,
a sinistra di quella del Pvcdenlore, per
ir)?. Vie Vie
formai e armonia a quella di s. Luigi IX roccliia della cillìi. Indi l'ab. Magi ini nar-
clìè a destra. La chiesa poi, lui vivente, ra, die l'isliluto delle niaeslie di s. Do-
fii coiisagiata nel i 26/|. da Giovanni Che- rotea, detto anche delle Fii:,lle de'Sn'^ri
ricalo vescovo di Cattare. Altre chiese C^on, ehhe i)rinci|)io in Vicenza a'2 feb-
haririn le conniMilà religione, una volta braio 1 82S, quando nella parrocchia si
numerose, ed ora ridotte a poche; e con- apriva una casa col titolo di Scuola di
sistono ne' lilippini, ne'francescani rifor- Carità^ con una sola maestra e 6 faa-
niali, ne'servi di Maria del santuario di ciulle povere, cresciute a 3o neh 833. La
monte Berico; nell'istituto delle datiie in- regia dclegazi()neprovincialea'4 febbraio
glesi, e in (jnello delle dorotee. Di fjuc- i834 partecipiiva il riconoscimento che
sl'uhime devo dire alcune parole, come del piano proposto per l'istituzione della
vanloper Vicenza, e perchè istituto di cui scuola avea fatto il superiore governo di
ragionai in pili luoghi. Posseggo rO/V7z/o- Venezia con decreto de'24 gennaio. In-
ììc peri' apertura dcUachiesn dell' insiiln- di il i.° noveudjrei83G la pia casa prese
to delle ììiaeslre di s. Dorolca, detta nel il nome che porta , e il novello discipli-
g'or no \G febbraio \% godali' ab. Antonio nare regolamento ottenne Ti mperiale a p-
BJa^rini maestro di leltereitalianee geo- pi-ovazione a" 17 ottobre iSSy. Con let-
grafia nell'i, r. scuola elementare /nag- lera poi de'4 novembre successivo, si fé-
giort, Padova 1 84o. Sull'istituto di s. Do- ce nolo a'direltori, che l'imperatrice Ma-
rotea (A'.) è dello nell'erudite ^/j/jo/<7- ria Anna avea accordalo in gnizia 1' iii-
zioni , delle case allora aperte da esso, vocato speciale suo patrocinio al nascen-
cioè : la centrale di Genova, e quella di le istituto, li Pa[)a Gregorio XVI emanò
liivaroló iieli838. In Venezia, come dis- il Decretuni laudationis et adprobaiio-
si nel voi. XCI, p. 43, 178 e 233, era nis memorali Instituli, confermando la
una casa filiale della centrale di Vicenza, decisiouedella s. congregazione de'vesco-
|>oi fiorendo con ricettare a convitto 18 vi e regolari, la quale il i.° marzo i83g,
fanciulle indigenti e 4o a .scuola , oltre in piena udienza, ad istanza di mg.' Cip-
1000 aggregate all'opera pia, il palliar- pellari vescovo di Vicenza (a cui i direi-
ca cardinal Monico nel i835 volle visi- lori dedicarono rO/-<7c/o/<<^, qual preside
lare la casa di \ icenza, ed il suo zelo per sapientissimo e padre amorosissimo del-
lale istituzione già si era palesato ahba- l'istituto che riconosce Vicenza per sua
stanza, nella sua lettera dedicatoria al- culla), avea approvatole costituzioni del-
l'imperafrire Carolina Augusta, del libro la novella famiglia. Quinili l'ab. Magrini
intitolalo: Pia Opera di s. Dorotea,\jcv- riporta l'iscrizione posta nella chiesa, e-
gamoi833. Indi nel 1840 la ca>a di Ve- dificaia dalla munifica imperalriceMaria
nezia fu dichiarata centrale. Schio accol- A una, e l'epigrafe collocata nella casa del-
se l'isliluto nel i 830, con casa filiale che l'istituto, al benemerito di esso, il defun-
dava scuola a 70 fanciulle, ed alla pia o- lo ValentinoPiccoll. Ilseminariode'chie-
pera della pai rocchia appartenevano4oo rici ebbe principio neh 566 per cura del
persone. In Vicenza la nominata clama- vescovo Matteo Priuli. In seguilo fu in-
dre casa centrale, la quale allora conte- grandito, restauralo, dolalo di proventi,
nevai 2 maestre e 4 novizie, islruemlo coll'applicazione de'benefizi ecclesiastici,
i3o fanciulle, di cui io4 ricevevano e- ulteriore miglioramento avendolo ricevu-
ziandio letto e villo, ed alla pia opera lo neh 738 dal vescovo cardinal Antonio
della contigua parrocchia n'erano asci il- Marino Priuli, (piando nuovamente riedi-
le 4oo; ed il consiglio municipale neh 83f) fico l'abitalo fin allora; ma riusciva non-
avea accettalo l'oUcrta fatta dall'islitulo, dimeno soverchiamenteangusto,incomo-
d'una casa liliale d'aprirsi iu alUa par- do e disadallo. Fin da quando mg.' Gio
vie vie 193
GiuseppeCappellaii nel 1 832 entrò in pos- quasi qualtroceiilo mila lire. Pertanto il
sesso della cattedra vicentina, il pensie- nuovo e nobile seminario giunse al felice
IO d'aprire al ^^iovane clero delia sua dio- suo com[)ÌMieiito, ed è riuscito uno dei
cesi uu vyslo e comodo seminario fu tra j)iìi cospicui eddìxi die in tal genere vau-
le precipue sue cure pastorali, come ri- ti forse l'Italia, sì per la siiumelrin, co*
chiedeva l'importanza dell'opera e la sua moditu e bellezza, come per l<i capacità,
necessità. Né parve al generoso suo ani- [)Otendosi in esso agiatauieiite albergare
n)0 [)u(ersi meglio correggete il difetto trecento alunni, e tutti con [)ro|)ria stan-
del preesistente altrimenti , che fabbri- za; e iddio concesse al veneramlo vesco-
candune di pianta uno nuovo in miglior vo di veder coronata la sua graniro[)era
luogo e con piìi ampio e ben inteso di- e di godere le gioie di quel giorno l\,\ lui
.segno. Formata ch'ebbe egli tale risolu- sì Itmgaujente desiderato, ma pure atte-
zione, pose tosto mano ad eseguirla, vin- sa la grave età (piasi più non isperato,
cenilo le molte dilllcullà dell'impresa col- nel quale il seminario venisse aperto al-
ia stessa magnanimità con cui l'avea ab- l'istituzione delle crescenti speranze della
bracciata, destinandovi tutti i fruiti del- sua chiesa ; anzi potè goderlo abitalo e
la sua mensa episcopale, dopo aver sup- fiorente per un buon lustro. 11 giorno 4
plicato e ottenuto dall'imperatore Ferdi- novembre (come festa di s. Carlo Borro-
nando I, quando rallegrò di sua preseu- nieor." istitutore de'serainari nelle pro-
sa Vicenza, non lieve parte de'redditi au- vincie lombardo-venete, e giorno di sa-
tichi della medesima; ed il clero accorse bato sagro alla D. Vergine sotto la cui
volonteroso a contribuirvi all'invilo del special prolezione sono posti i seminari)
zelante e amoroso pastore. Fu scelto il si- 1834 della solenne apertura del senii-
to del novello maestoso e vasto edifizio nario, fu parimente giorno di straordi-
poco fuori della città, in luogo per bellez- nart3 festa per tutta la città di Vicenza,
za, salubrità pienamente riconosciuta da' e tutti gli ordini del clero, del magistra-
medici, e quiete opportuuissimo. llcav. to^ cioè (col piacere del delegalo di essa
Francesco Lazzari professore architetto cav. AnloniodePiombazzi) il nobile Lui-
all'accademia delle belle arti in Venezia gi Piovene Porto-Godi podestà, e del po-
ne fece il dilìicile disegno, accollo da'voli polo, fecei'O a gara di espiimere all'acua-
unaninii de' suoi colleghi; e il 4 selteni- tissimo pastore il loro giubilo e la loro
bre del 1842 fu posala e benedelta so- gratitudine per tanto benefizio ed orna-
lennemenlc dallo slesso mg.' Cappellari mento da lui aggiunto alla loro pairia.
lar.' pietra. E già la grandiosa fabbrica I palazzi e le case furono messi a festa
era ita crescendo felicemente, uè stava addobbandone per lutto le finestre eoa
lungi dal compiersi, quando il turbine arazzi e damaschi, e (juando alcune ore
della guerra scoppialo neli848, che ne' irmanzial raezzogiorno,tng.'^vescovoCap-
campi di Vicenza imperversò così fiero, pellari uscì di palazzo per condursi al se-
conie dovrò dire alla sua volta, non so- minarlo a farvi le ceremonie dell' aper-
lo interruppe i lavori, ma li distrusse e- tura, egli vi fu accompagnato quasi ia
ziandio in gran parte; sicché, passata che trionfo dalle autorità civili e militari,
fu la furiosa tempesta, non si poterono da tutto il fiore de'più illustri cittadini
ricominciare senza un grave sopraccarico che lo seguivano in un lungo corteo di
di dispendio. Ma niun sagrifizio parve carrozze, e da un'immensa folla di po-
soverchio in sì bell'opera all'animoso ben- polo che gremiva le vie e non sazia vasi
che ottuagenario prelato, il quale, emù- di acclamare gridando: f^iva il nostro
landò la munificen/.a e l'acceso zelo del /^tscovo ! Nel seminario egli trovò, ol-
Laibarigo e del Borromeo, spese in essa lie il lellorecaD.Anlooio Oraziani e l'ani-
vot. xcix. i3
if)4 vie
miiiislralored. Bartolomeo MussoHn, ni*
la le^ta degli alunni , il cardinal Fnbio
RJ." Asquini , ed il vescovo di Treviso
mg/ Farina, venuti a crescere colla loro
piesenza lo splendore e la gioia di ciuci-
la festa, ili.° che da Roma erasi condot-
to alla sua Fagagiia (pel narrato nel voi.
LXXXII, p.i4i)' '' 2." dalla sua dioce-
si, i quali assisterono nella cappella alla
messa che ivi dal vescovo fu celebrata
dopo il solenne canto del J eni Creator
Spirilus, e poi nell'aula all'orazione che
dal sacerdote d. Lodovico Gallo prefetto
degli studi, eloquente interprete de' co-
muni sensi di giubilo e di riconoscenza,
fu recitata. L'oratore volgendo in fine il
discorso al cardinal Asquìni. lo supplicò
a narrare al Vicario di Cristo « che un
seminario, una città, un popolo, una dio-
cesi esultano, trionfano, cantano le glorie
del loro amorosissimo padre. Deh! bene-
dica il Paslor de'Pastori al nostro ama-
tissimo e veneratissimo Vescovo, perchè
Iddio giusto retributore gli conceda co-
piosissimo il frutto da lui cercato cou
tante cure e cou tanti dispendi di edu-
care in fiorente seminario i pastori, che
tutta la gregge di pascoli eletti nutri-
scano". A sera poi, lo spettacolo d'una
splendida illuminazione coronò degna-
mente la letizia universale di sì bel gior-
no. Non però si tenne paga a queste pas-
seggere dimostrazioni la gratitudine del-
la città di Vicenza verso l'esimio suo pa-
store, ma per eternare la memoria di sì
gran beneficio, il municìpio vicentino de-
cretò con voto unanime che si erìgesse
un monumento pubblico con iscrizione e
stemma municipale, e statua maestosa, la
quale serbasse presenti fino a'piìx tardi
nipoti le care e venerate sembianze d'un
padre e pastore sì benemerito. Questa
stupenda statua, opera del celebre scul-
tore veneziano cav. Pietro Zaudomeoe-
ghì, è già compiuta, ed ammirata da
lutti, e andrà fra breve a prender posto
nel monumento più degno della graud'a-
uima di mg.' vescovo Gio. Giuseppe Cap-
V I C
pellari, il $e(ninario di Vicenza. Mi sta
davanti la collezione delle slampe, delle
iscrizioni , delle composizioni poetiche ,
dell'epigrafi che si pubblicarono in sì lie-
to avveuiuiento, anco io forme decorose
ed eleganti, come il nobile libro intitola-
lo al prelato rUe contiene la \,'tm- randa
sua effigie (anche il disegno prospettico
del seminario) e il decreto del consiglio
cittadino cìie commette un monumento di
gratitud me al benemerito suo prelato: il
JìJunicipio in nome di tutta la città. Il
clero di Bassaoo, pieno di meraviglia e
di riconoscenza per una lauta opera, al-
l'atnatissimo suo padre e pastore, gl'in-
titolò: Della necessità della Dottrina
cristiana. Ricordo dell'arciprete aObU'
te mitrato di Bassano mg.' Domenico
Pilla a suoi parrocchiani pel ss. Nata-
le del lò^i ^^ais&no co' i\^'\ d'AntonioRo-
berli i854- lu Vicenza dalla tipografia
Tramoulini fu impressa: Perla solenne
apertura del nuovo seminario di P'icen-
za eretto dall' film." e Rev.° mg.' I^esco-
v'O Gio. Giuseppe Cappellari. Orazione
recitata il 4 novembre i854 dal sacer-
dote Lodovico Gallo prefetto degli stu-
di. Di tutto die'bella contezza la Civiltà
Cattolica,sev\e7..' , t.io,p.i 12. La CrO'
naca diMilano de' i 5 gennaio 1 855, pub-
blicò una corrispondenza di Vicenza de'
29 novembre 1 854» celebrante l'edifizio,
lo zelo del vescovo, l'ingegno dell'archi-
tetto, r inaugurazione. » Una lapide di
marmo nero a fregi d'oro, di fronte alla
scala maggiore del nuovo edificio, nomi-
na il Podestà ed il Vescovo; e perchè no
l'architetto? " Aggiunge, la città ornò le
facciate de' palazzi Palladiani ; presso il
ponte degli Angeli un grand'arco trion-
fale dava ingresso alla contrada di s. Lu-
cia. Quando la lunga fila di carrozze
traeva il prelato dall'episcopio al nuovo
seminario non mancò l'idillio: drappelli
di fanciulli e fanciulle in bianche vesti,
esprimevano gli evviva all' ottuagenario
pastore. Inoltre possiede Vicenza un li-
ceo, uuasocielàiulilolala Accademia de-
vie vie uj^i
gli Olimpici: un lempo n'ebbe tre, eia renile lestiinonianza il granilioso cimile-
prima fa quella i\t' Costanti, s\ cui cìecli- rio pubblico; fabbrica d'uno siile alLllo
co il llusceili neh 557 il Z^/rt/ogo r/t'/r/;,'- grave e conveniente all'uso cui è desli-
lo(iutnza ilei Barbaro. Al benedco sia- nata, ma die ()eiò, secondo 1' annalista
biliniento del monte di pietà, dona singo- Mulinelli, presenta alcuni diletti. Ne ri-
lar fregio la ricca biblioteca lìertoliana, cavo la descrizione del vicentino aiclii»
cbe vi sia accolla a pubblico vantaggio, letto Bei ti, da un suo libro, di cui do-
Mumerosi sono gli altri benefìci stabi- viò tener proposilo. Questa fabbrica, co-
limenti, fra' quali , oltre alcuni sodalizi, minciata neli^iy, è invenzione dell'esi-
due conservalorii, ortanotrolì ed ospeda- mio arcbilelto defunto Bartolomeo Ma-
li. Già decorsero non pochi anni, dacclie lacarne. Si dirige in un quadro, da cui
il sacei ilote di Vicenza Luigi M.' Fabris, è compresa la superficie di circa 4o,ooo
adunò CUI! giHudis^imo acnore tutti que' metri quadrati, giacendo gli angoli dcl-
giovaui guidoni che trovava per le vie, la fabbrica circuente il gran campo ri vol-
quindi li vestì, uudrì, egli educò oltreché li a'4 venti principali. Li pianta dell'e-
iiella religione e ne'rudimenli del sapere, difizio si dis[>one a una chiesa circolare
ne'niestieri [)iìi necessaii alla società, per- di ioniche forme per decorazione eslerio-
fino in quello dell'armi j ed ecco per il pie- re, e con volta emisferica per cope:cliio,
toso sacerdote conservati in questa guisa a due ingressi con abitazioni pel rettore
alla società uomini che diversamente sa- e pel custode, ornati a dorico bugnato, e
lebbero andati a popolar le prigioni e gli a 1 2 i cappelle a colonne ed arcate di sli-
ergastoli, ed ecco resa da lui alla morale le pur dorico, grave, caratteristico, e bu-
pubblica uu servigio di beo alta rilevan- gne vermicolale, con frontoni allamedie-
28, un verobeneficio, come osserva e nar- là de'Iati, eal luogo degl'ingressi. Delle
ra il cav. Mulinelli, che pure ricorda: IL cappelle le 4 sugli angoli vennero dal co-
piano organico fondarne nlale (hi pio raunedistiibuite pegliillustri nelle scieu-
Jslilulo ili educazione pe' figli dt poveri ze, lettere e arti, pe'distinti in pietà e fl-
scostuniati detti figli della carità, e di laotropia, pe' benemeriti della patria, e
correzione pe' giovani civili pressoché pegli eniinenti di grado » ed ahi! quanti
incorreggibili, aperto in Vicenza dal in breve corso di lempo non discesero in
sacerdote Luigi iV.^ Fabris l'anno ìS^G' quelle celle mute a ogni speranza di vi-
37, Padova 1840. Ma dopo i casi del tal" Le altre cappelle a[)partengonG a
1 848 questo istituto venne a languire, e private doviziose famiglie, e un sol 4* d*
\i successe quello del benemerito sacer- secolo le condusse a toccar d'ora in ora
dote d. Luigi Soave, che prosperò e il loro compimento ; tanto 1' inesorabil
sussiste. — Trovansi io questa città ma- Angelo di morte in poche ore spoglia-
uifatture di seta, di tele, di stoviglie, va di vite, nonché la capanna e il casale,
ed i due fjumi pongono in moto macchi- ma in uno i palazzi e le ville ed i fonda-
ne idrauliche d'ogni genere. Gli oggetti chi, per gettarne le fredde ossa in que'
precipui del commercio di Vicenza, sono tenebrosi sepolcri aspri di selce e d'ioob-
i grani d'ogni s[)ecie, i vini, le sete greg- bediente macigno ! All'interne pareti di
gie e lavorate, i drappi di seta, i velluti queste cappelle si adattano, varie d'orna-
lisci e broccati lavorati nella città, i pan- mento e di stile, dell' iscrizioni in cui la
ni, i cappelli di paglia, il berreltame, le pietà filiale, l'amor coniugale, il dolore
tele, la porcellana, la maiolica, il pento- de' padri, l'amicizia, la riconoscenza ri-
lame, la carta e il legname da costruzio- cordano i cari congiunti, gli amici i be-
ne. Al tuttor sussistente buon gusto, del nefattori perduti. V'hanno ancora pre-
pari che alla geoeiosa pietà de'viceuliQÌ, giati moumueoli d'iusigniscarpelli,e spe-
196 vie vie
cialmentede'Ticenlini padreefiglioFena- ma, avea fallo liailuri'e a Vicenza sua
1 i,perVelo.[)eiScioirii, perSaiigiovannie patria, e una gran parie de'quali con
pei Capra. La cap|icila insulmezzodellalo inuDifìco animo avea già prima donalo
opposto a quello della tliiesa venne desi- al comune, il che già rilevai più sopra,
gnala come a %estiljoIo del lem[)iello a Dispose ancoraj che il nionuinenlo si do-
J'alladio;giac(:liè essendoltingodesitlerio vesse collocare nel civico ciniilerio, sen-
de'\icenliiii the lereliquiedcigrandecon- za peiò alterarne in parie veruna la si ni-
ciltadinogiucenli in niiule tomba a s. Co- nietria originale, ed ivi fissero coinpo-
lona, venissero in luogo più dignitoso ste le ossa dell' insigne architetto. Tutto
tradotte, e che un simulacro formato da quanto venne magniflcamenle eseguilo
scalpro pali alla sesta di lui ne mostras- nel luogo anzidetto. Ma si ripienda il
se a lutti r efligie, e fdcesse cessar una filo interrotto della descrizione del cimi-
volta dal giuslu lamento il dotto stranie- lerio, dopo la quale olii irò quella del ino-
ro, il quale nell' entusiasmo di sua me- numento Palladiano. La forma del lem-
laviglia pe' celebrali porlcnli chiedeva pio, già proposto dal IMalacarne, e ap-
tosto di poterne baciare il sarcofago e provato dalla veneta accademia a' 1 y giù-
r ara ; ma non sempre^ anzi mollo di la- gno iSSy, e tale fedelmente eseguito
do è concesso all' uonio di poter com- (non potendosi ritenere rome innovazio-
picre ciò che vuole. Vicende politiche, ne la ihiusuia a mezza grossezza del mu-
asprezza di circoslanzCj controversie cil- ro dell' arcale laterali, e 1' introduzione
tadinesche,giavi spese indispensabili per in vece di due porte incluse in quello
ndaltamento di vie e riparo di perieli- spazio, e riparate da imposte di legname,
taali monumenti, e per oggetti di pub- avendosi con ciò cercato di compire il
blica beneficenza, d'istruzione ed allro, giusto de>iderio del nobile scultore del
tolseio al comune e a'piivali ogni modo monumento Palladiano, acciò non sue-
di supplire al volo uni\eisale, per cui, cedesse un contrasto di lume a danno
consideralo nel suo vero aspetto, si esige- del buon eflelto di tale opera), gira a 8
\ano de' mezzi non ordinali, né mollo lati circoscrilli .a un cerchio col diaine-
facili a rinvenirsi. Senonchè finalmente Irò di metriy,3oesi eleva a metri i 1,90
compariva a Vicenza un genio consola- fino all' intiodosso della cupola che lo
tore nel conte Girolamo Egidio di Velo, jicopre, volgendo in volta emisferica,
il quale nobilissimo come di lignaggio IS'e' 4 '***' principali dell' ottagono sor-
anche di cuore, dopoché scorsa presso- gono arcate eguali a quelle del cinjile-
chè Europa lulta, lasciando per ogni do- rio, conservandosi perlai modo savia-
\e luminosi saggi dell'alta sua mente e niente l'unità fra' comparli interiori ed
del suo amore pel bello, dopo scoperte esterni, e la giusta ricorrenza delle li-
con immenso dispendio alcune di quelle nee d' imposta. Dell' arcale surriferite
stesse reliquie di fabbriche dell'antica 1' una si presta all'ingresso, 1' altra di
Koma (quanto a' musaici ne feci parola fronte continua in gran nicchia a mez-
Bel voi. XLVll, p. i32), che già erano zo cerchio per dar luogo al monumento
stale argomento delle perquisizioni e de- Palludiano, e le due laterali comprendo-
gli sludi di Palladio, reduce in patria e no delle porle, dalle quali si può passare
trailo a immaturo fine de'suoi giorni nel alle gallerie de'coloinbai i, che andavansi
l83i, nella florida età di 38 anni, legava costruendo nel i8^5 per ampliazionedel
rilevante somma per l'erezione d'un ino- cimileiio, e che potranno comprendere
numento al grande inaeslio, assegnali- iii questa loro 1.' parte ben 700 sepol-
dovi anche que'mamii preziosi chcjSca- cri. ^e' 4 lali minori si sfondano delle
\ali e acquistali a sommo prezzo iu ilo- uicchiu secondarie} che invocano l'onore
V I e
di statue conisponilenli, diilla mmiin-
ceiizii (li qualche siltio ricco cittadino, a
coi si lev.i universale eccitamento, perchè
non attendi! (Ino all' eslrenio de'giorni a
compire il pubblico voto. Le decorazioni
generali prendono le sininielrie joniche
a corniciameiiti di marino hianoo-hnrno
ripetuto ad intonaco levigito sulle itM«-
li, neir atto che la cupola si dislinguj'in
5 ordini di 24 lacunari ornali a rosoni,
poiché il tempio non è pel sepolcro, ma
per l'apoteosi di Palladio ;ed d pavimen-
to è incrostato adopera incerta di prexio-
si marmi orientali, che il testatore traeva
dalle terme di CaracilL, e de' quali si
ravvisano anche de' grandi rocchi di co-
lonne disposti sugli angoli della cappella
d'ingresso. La struttura murale è tolta
di cotto anche nella gran volta, e venne
levata a solerte cura dell'intelligente ar-
chimaslro Negrini vicentino, colle prati-
che migliori dell'arte, talché l' edilizio
potrà slidar lungamente V ingiurie del
tempo e le vicende delle stagioni, con-
correndo pur mollo la scella qualità del-
le materie a stabilire la pei manente con-
servazione del fabbricato. È opera poi del
veroneseZanoui il bel cancellodiferroche
ripara l'ingresso, incoi spicca principal-
mente la ragione de'comparti e degli or-
namenlie la maestria dell'innesto del fer-
ro fuso al battuto. Il eh. Berli, di cui
mi vado giovando, ne olfre il disegno, in
uno a quello del vestibolo e tempietto,
di cui feci cenno e vado a riparlare. Il
conte di Velo delegò esecutori di sua vo
lontà due cittadini distinti per sapere,
per zelo e per tutta saggezza, l'avv. Ca-
millo Piadella e Gaetano Pianton, i qua-
li misurala f'jcilmente l' importanza del-
l'onorevole incarico, abilitati a nominar
l'artefice che conducesse l'opera, quin-
di con laudabile consiglio fidarono la
scella di esso alla veneta accademia di
belle arti, la quale nominò il vicentino
commend. Giuseppe de Fabris, nato a
Nove, delle cui principali opere ragionai
a luoghi loro, e del monumento a Tasso
Vie ,97
nel voi. LXXXV, p. 34. Avendovi cor-
risposto egregiamente, i due esecutori del
concetto del conte di Velo, intanto coa-
cepirono senza [)iù il divisamentoche un»
edicola siilovesse innalzare, e che in que-
sta un tale capolavoro dell'arte e per hi
preziosa materia, e per la celebrità dellu
scarpello, vi avesse ad essere collocato.
Ma quantunque la somma disposta fosse
da perse di non comune misura, ciò non-
dimeno il concepimento era sì grande da
non poterlo certo com[)ire, se i beneme-
riti commissari non avessero con onesto
profitto di molto accresciuto il valsente
stabilito dal testatore, secondati dalla non
comune generosità d' altro chiarissimo
personaggio, a cui era pervenuta una
parte della facoltà di Velo, il nobile Giù-
ho de' ScrolTa, il quale ardendo di pari
amore pel bello che il defunto cognato,
volgeva a prò della futura opera quel
fruito sopra il legalo, che poteasi consi-
derare piuttosto a lui medesimo devolu-
lo. Devesi encomio al commend. de Fa-
bris, anco perchè sebbene fermo in sua
mente di dare un'opera classica, quale
appunto poteva sortire dalla sua mano,
e sapesse quindi valutarne l'importanza
della materia, degli studi e del tempo,
ciò non pertanto, nulla guardando al
proprio interesse, ma infiammalo piut-
tosto dal vivo amore di patria e di glo-
ria, volle esser contento d' una rimune-
razione assai lieve, che ora tanto più si
risguardi per tale, in quanto che il la-
voro ebbe anche superata l'espetlazione,
quantunque essa fosse nel puliblico del-
la più grande importanza; pel pubblica-
lo dal n. 63 del Diario di [Ionia del
i8||, conlenenle la bella descrizione del
J\loiittnìenlo di Palladio, del eh. cav.
Luigi Grifi; e dal n. 6 f in cui è detto :
A' 6 agosto il Papa Gregorio XVI si re-
cò allo studio del eh. scultore cav. Giu-
seppe de Fabris, per osservare il monu-
mento da lui scolpilo per l'insigue arclù-
lello Andrea Palladio. Il Papa si Iralten-
ue a mirare la bella scultura, rilevau-
198 vie
tlone tulli i pregi con (juello squisito giu-
dizio e sommo «Tccorgiciiento, col (juale
}ia saputo oriliriare tante nobilissime o-
pere die haimo anicchito Roma e l'Iian-
no resa più cospicua nel suo glorioso
ponlilìcato. Seppe il Papa con amorevo-
lezza e cortesia inlertenere 1' illustre ar-
tefice favellando della difilcollà dell'ar-
te in guisa da mostrare quanto intendi-
mento ne avea, e (|uanlo innanzi senti-
va nel mirarne lebellezze. Ilparzialissimo
onore concesso dal sommo Gerarca al
cav. de Fabris, non meno che a Vicenza
ed a Palladio, il cui genio avea ripetu-
tamente animirato in Venezia, incorag-
gi l'egregio artista a supplicarlo di de-
gnarsi di osservare anche le altre sue o-
pere, fra le quali erano pure i due belli
e ornati monumenti ch'egli ha scolpito,
con edificante amor filiale, e per l'ami-
co d. Ermete Contri benemerito parro-
co di sua patria Nove ( mercè lo zelo e
operosità del quale fu eretta quella chie-
sa), e ad essa donati. Tutto riuscì di pie-
na soddisfazione del Papa, come quello
che sapeva slimare e conoscere le quali-
tà dell'animo, non che le bell'opere e gli
autori di queste. E quanto a'due monu-
menti palrii dirò. Recatosi ilcommend.
Fabris nel i844 ^ '^o"^) ''•''^''"po ^5 an-
ni rivide, fu giustamente festeggiato da
quel comune coli' offerta specialmente
d'una medaglia d'apposito conio, ed ac-
compagnato ad ogni suo passo in trionfo
dall'entusiasmo dell'ammirazione e della
riconoscen7a. Inoltre In patria con ono-
rifica epigrafe gl'intitolò ['Orazione det-
ta da mg.' Zaccaria Uricilo arciprete vi-
cario foraneo della regia città di Bassa-
no, poi arcivescovo di Ldinc (nel quale
articolo lo celebrai), impressa in Padova
nello stesso 184I- co'nitidissimi tipi del
seDiinario, con questo frontespizio: Per
la solenne inaugurazione di due nionii-
menti scolpili dal cav. Giuseppe Fabris
ed eretti in IVove sua patria. Compren-
de pure le Poesìe del prof. ab. Angelo
liellrauie, e di Gio.Toffònini, mentre d.
Vie
Paolo Bonato e Nicolò Carreggia co*lipi
di Rossano pubblicarono a parte un //t-
no. Del monumento Palladiano abbia-
mo: Sopra il monumento di Andrea
Palladio operato dal cav. Giuseppe de
Fahris e il suo studio. Osservazioni di
Paolo ciazio, Roma iS^^t. Ritpoita al-
la critica fatta dal noh. Pietro Selvati-
co al monumento Palladiano del cav.
de Fabris , con alcune osservazioni di
Paolo Mazio sopra la detta risposta^
Roma 1 845^. Pella solenne inaugurazio-
ne dell' iniigne monumento ad Andrea
Palladio, opcrafelicis9Ìma del sig. cav.
Giuseppe de Fahris. Ottave dell' ab. Co-
stantino Lupi rettore del cimitero comu-
nale, Vicenza tipografia Paroni. Quest'o-
puscolo, cheio uno a quelli che vado no-
minando ho sotto gli occhi, dal medesi-
mo rettore nel dicembre i844 ^^ dedi-
cato al sullodato nobile Giulio Scroffa.
Sul monumento a Palladio eretto entro
apposita cella costrutta nel cimitero co-
munale di /^icenza, opera dell' insigne
professore Giuseppe Fabris vicentino ec.
Memoria dell' ingegnere architetto vicen-
tino Gio. Battista Berli, accademico de-
gli Olimpici, de' Filo gioiti ec. Vicenza
1845 tipografia di G. Longo. Compren-
de ancora il disegno del monumento, il
quale l'abbiamo altresì in dimensioni più
grandi ; ed il di lui Sonetto olferlo allo
scultore del monumento, il detto patrio
stabilimento l'impresse pure a parte. Per
la descrizione del monumento , trovan-
domi nell'argomento Vicenza, io debbo
preferire nel riprodurla, anche per uni-
tà di artistico dettato,quella del eh. Berti
vicentino preposto ancora alla fabbrica
del Palladiano terapietto,airallre de'raiei
illustri concittadini cav. Grifieprof. Ma-
zio. Il ricchissimo marmoreo monumen-
to è alto palmi romani 25, largo 16. Si
eleva entro l' abside del tempietto , e il
di cui assieme si presenta meraviglioso
nel metter piede sul limitare della cap-
pella d' ingresso, e forma oggetto d'in-
canto a chiunque l'osserva eoo occhio di-
V I G
scernìtore. Sorge prima du terra un da-
do quadrilungo die si presenta a funzio-
ne di base per una grand'urna destina-
ta n raccogliere le ossa di l*Hliadio, suc-
cedendo poi, formato d'altri dadi con i-
steninii, iscrizione e bassorilievo, un graii-
diosocippo sorreggente un gruppo di due
statue in piedi, e più sotto ad ambi i lati
un'altra statua sedente. L'opera è di scel-
tissimo marmo di prima qualità nelle li-
gure, di seconda nel!' arcliiteltura. Nel-
l'una delle statue del gruppoa un sol pez-
zo si presenta Palladio, alto sopra il na-
turale più che tutta la testa, nell'altra
il Genio di Vicenza, un po' minore d'al-
tezza. III." personaggio con rigido aspet-
to in lineamenti d'uomo attempato, cal-
vo, barbuto, fa tutta travedere sulla fac-
cia una mente superiore all' umana, as-
sorta io pensamenti sublimi. Si leva da
canto un fusto di colonna con pergame-
ne aventi sopra una squadra, e una ghir-
landa all'intorno, simboli degli studi da
lui coltivati, e degli onori che ne riceve-
va. La persona, all'antica foggia del suo
tempo, è quasi tutta ravvolta entro am-
pio manto d'un piegare eccellente, mo-
strando non più discoperto che il collo
e poca parte del petto, mediante la ma-
no destra pur essa apparente, che divide
il lembo del panno gittato sopra la spalla,
nell'atto che la sinistra appoggiando sul
lìanco con leggero ripiegarsi del gomito
ti presenta la bella attitudine dell'Ari-
stide (di cui nel voi. XLVII, p. i 3o e al-
trove) con meraviglioso ravvolgimento
della veste alquanto raccolta sulla mano.
Alla maestà dell' aspetto e alla gravità
delle vesti nella i.^fìgura, oppone nella
2.' un ammirabil contrasto la molle leg-
giadria delle forme e la leggerezza del-
l'aerea tunichetta. Mezzo nude le mem-
bra, scoperte da quelle vestite. Questi è
il Genio di Vicenza, con clamide sugli o-
roeri scendente alle braccia,si leva in mos-
sa bellissima sopra il pie destro, e alzata la
mano, sta per porre sul capo a Palladio
ua'auiea coioaa d' alloro , lueotre Della
Vie 199
sinistra sostiene una fiaccola ardente ,
per dinotate come nel cuore generoso di
Berga arda sempre viva la brama di ac-
corre e onorare i grandi artisti ei valenti
uomini d' ogni maniera. Tale figura i-
dealeha un essere tutto celeste e altamen-
te dimostra quanto l'artefice conosca l'es-
senza del bello , e con quanta maestria
l'infonda negli animali marmi. Passando
alle ligure sedenti , quella dall'ispirato
seiiTl>iaiite, e dal turrito diadema sul ca-
po, alla parte di Palladio, elìigia la città
di Vicenza, coll'occhìodi balda compia-
cenza materna levato sul figlio, e intor-
no a lei si veggono simboli delle scienze,
dell'arti e della mercatura, e stretta una
ghirlanda nella mano sinistra, dal cui at-
to si accenna esser ella pronta mai sem-
pre a coronare qualunque degli altri suoi
figli, che per virtù e studi se ne possa
render più degno. L'altra figura, piìi mo-
desta nel volto, più delicata in bellezza,
esprime la storia, e tiene un foglio svolto
fra le mani, sul quale va delineando de-
gli edifizi. Si vedono in essolracciateuna
capanna e la Rotonda di Palladio , eoa
che viene espressa appunto la storia del-
l'architettura dalla primitiva rozza sua
origine fino alla maggior sua perfezione
all'epoca del grande maestro. Appresso
le stanno de* papiri ed una tromba, per
indicare come per lei si tramandino a'
posteri le insigni opere, e i nomi preclari,
e le cose tutte più degne di memoria e
di encomio. Queste due figure spiccano
precipuamente , per la grazia e maestà
de' volti, pel greco vestire e pel sorpren-
dente piegar de'panni. Nel campo, esisten-
te sotto il gruppo e frammezzo alle figu-
re sedenti, vie prima il bassorilievo, polla
tavola con l'iscrizione. Il bassorilievo pre-
senta alcuni avanzi delle Terme di Ca-
racalla , con uomini intenti agli scavi,
e un personaggio che li presiede, e ad un
tempo ricorda gli studi ivi fatti dal Pal-
ladio e quelli del di Velo figurato nel per-
sonaggio, il quale vi trasse que' preziosi
f ratumeali che deslioò al raoDumeato e
200 Vie vie
in parie clonò al comune vicentino. Tulio b. Isnardo domenicano. Francesco Car-
il lavoro è ragionevole, e condotlo con baiano cappuccino, clie scrisse la storia
amore artistico. Dice l'iscrizione die nel ecclesiastica di Vicenza. Palemorie dot-
1845 quivi da s. Corona furono traslate tis.^imo giamuialico, fiorilo sotto gl'im-
l'os«.a (Il Palladio, per disposizione del di peratori Claudio eTibei io. Onnibono re-
Velo. Magnifica è l'urna d'un solo pezzo, lore celebialissimo. Gallo poeta del tem-
icui pioiilie ornali sono ad imitazione di pò d'Augusto, Antonio e Bugauionle Lo-
quella di poi fido di Clemente XII, già sco. Gaetano e Ferrante Tiene prol'es-
di M. Agiippa. Gli stemmi a fianco di soii celebri di Padova, l'uno nella filo-
essa sono della città di Vicenza e della sofia, l'altro nella giurisprudenza. Leo-
famiglia di Velo, perfettamente iuta- nardo Porto autore d'un trattalo sui
gliali , come lo sono non meno i corni- pesi e misure de' romani. Gio. Giorgio
ciamenli accessori!. Il commend. Fa- Trissino filologo e poeta (fra le sue opere
bris si lusingava della giusta compiacen- il poema epico intitolato, fJ Italia libera'
za di poter dirigere il collocamento del ta da' goti, gli acquistò la maggior cele-
inonumento, ma il bastimento su cui era i)rilà; volea pur aggiunte varie lettere ai-
caricato notabilmente ritfirdò, e solo pel l'allabelo italiano. Il suo busto scolpito
Baccliiglione approdò a Vicenza nel no- dal commend. de Fabris a spese de'fra-
■vembrei844. e quando appena si com- lelli conti Trissino, è nella suddetta prò-
pivano le lavorazioni relative, per cui ne' loinoleca, come notai nel descriverla nel
primi di dicembre ripartì per lloma. L'i- voi. ALVII, p.8Q).GiioU)moGualdo pe-
uauguiazione del moiuimento Palladia- rilissimo nelle lettere umane. I medici
no seguì nel 1 845, ed al suo scuoprirsi il Fracassani, I\Jonti e ]Mas'«ari. Giulio bar-
clamore dell'entusiasmo si levò univer- baranogiureconsulloe autore d'un proD-
sale, e destò la musa dell'artbitello Ber- tuario d'ogni scienza. Nell'armi si rese-
ti a detiare il ricordalo sonetto. Noterò ro chiari, Aulo Cecina legato di Germa-
clie il gran Canova a sue spese fece scoi- nicOj vincitore nell'Alemagna de'cheru-
pire in marmo da Leandro JBigliosclii il sci, generale di Vitellio e console roma-
busto di Palladio, e quindi fu collocalo no; Perideo e Vestaro duci longobardi;
nella Protomoteca del Campidoglio ù\ Giovanni Traverli; Giovanni Chiericati;
Boma. — Un copioso numero d'altri il- Leonardo Trissino; Lodovico e Ottavio
lustri vanta Vicenza, olire i ricordati e Tiene; Pier Francesco e Ippolito Porto;
quelli di cui farò menzione nel decorso GiovanniTiene vicerèdi Napoli. Aggiuii-
dell'arlicolo, qui solamente limitandomi gerò Gio. Ballista Ferreto insigne patrio
a rammentare, non senza ripetere anco- storico e poeta, nato nel fine del XIII se-
ra una volta il glorioso s. Gaetano de' colo. Altro Gio. Battista Ferreti monaco
conti di Tiene, patriarca de' CVifVr/c/ re- cassinese eautiquario.VincenzoScamozzi
golari e istitutore de Teatini [r.),deUe famoso archiletlo, di cui abbiamo, oltre il
cui edificanti giste anche la patria fu citato Convncntario, anche \' Elogio di
testimone ammiratrice. L' Ughelli dice Pincenzo Scamozzi, letto il dì fj agosto
che illustrarono Vicenza molli personag- ìS36 nell'i, r. accademia di lielle arti in
gi celebri per santità di vita, per scienza, f'enczia, da Filippo Scolari dottore in
arte e valore guerriero. Ebbero la coro- legge ec.A.hv\ illustriarlisti furono Andrea
na del martirio i ss. Felice e Fortunato Rlicheli valente pittore, che dipinse nel
fratelli, i ss. Leonzio e Caipofoio, i ss. palazzo ducale di Venezia i falli più gio.
Donato e Solone fratelli, le ss. Eufemia rioside'veneziani,e nel secoloXVII man.
e Innocenza, s. Floriano con altri ss. Mar- tenne in onore la [littura veneziana. Hoc.
tiri. Vi fiorì, oltre altri servi di Dio^ il co da Vicenza scultore. Nicolò Boldrini
vie vie 101
degno ollievo di Tiziano eccelleiUe pit- allri, essa sola conta da 26,000 abita*
tore, ed anclie intugliatole. Gio. INìccjIò tori, diiuinuiti |)c'r le poliliclie vicende e
Ilossigliani intagliatore in legno. Luigi pel clioleia, puma eisenilo d'un nuaie-
da Porto storico, guerriero e novellalo- ro luaggiore. La su[)erlii:ie della provincia
re, di cui diceuituu in f^croiui {/ •) p-*''- di Vicenza nella niaggioi- parte è |)ia-
lando della novella (liGiulietla e Piunieo; na ; il nord però occupalo da elevale
ed Antonio deLoscUi, ilei quale è a slam- montagne, e vari gruppi di monti e di
pa r Acìullts Prololra^oeilia ad fidein colline sorgono al piede di quelle come
codicis sec. XIJ^, l'atav. i843.Co'>ì pu- in altre parti della provincia. Il lìaccld-
l'e il celebre medico d.' Tliieiie, gli ero- glione ne percorre un Ijuou tratto, e do*
ditissimi co. Leonarelo Trissiiio e marcii, pò unitosi al Uelione, conlluiscein esso
Vincenzo Gonzuli, il sommo filologo il.' la Tesina , nella quale perdono il nome
Francesco Testa, il grande latinista che le acque dei vasto torrente Aslico: laGuù,
fuab.Uologna, ed il geologo die fu di tu- che presìo le sue sorgenti ha il nome di
Dia europea co.lNhirzari Fincati. Un gran Agno, ioadìa l'ovest del paese; e nella par-
numero di vescovi, abbati regolari e al- te orientale corre la Urenta. Il suolo di
tri prelati, fra'quali Pietro Alenzi vesco- questa provincia è ferace di oiolti gra-
vo di Cesena e uditore generale della ca- ni, parlicolarcuente di frumento e maiz;
mera apostolica. Fra gì' illustri viventi il riso, i pomi di terra, i legumi vi ab-
Dominerò il cullo scrittore e poeta eie- bondano; produzioni però mollo più no-
ganle .Iacopo Cabianca, che diede non labili, riguardo all'esterno coniuiercio,
ha molto u stampa il poema : Torquato sono il vino e la seta. Molle parli della
Tasso, che se ne può dire la biografia provincia danno vini di scelta qualità,
descritta in bellissime ottave rime; il fra'quali si distinguono ipielli di Hregan-
dotlissimo co. Gio. da Schio, grande a- ze. Vi sono boschi e pingui pascoli, che
cuatoredì libri, iscrizioni romane e patrie alimentano magnifici bestiami. Vi si sca-
memorie, benemerito per le illustrazioni va del carbon fossile, della pietra da cai-
recate alle poesie delcelebre autore della ce, pietra da fabbrica e da macina, l'ar-
Poesia Fidenziaiia co. Camillo Scrolla, gilla noia in commercio col nome di ter-
ed ai fasti del glorioso tra' suoi antenati ra bianca di Vicenza, ed anche del mar-
b. Bartolomeo da Breganze. Del pari, mo : un tempo vi si scavava pure del-
per riverente all'etto, nominerò il dotto, l'argento. Le acque acidule di Recoaro
virtuoso e zelante nig."^ Pietro Piantou vanno rinomatissime per peculiari ma-
prelato domestico e protonolario aposto- latlie, ed è sommo il concorso alla loro
lieo, abbate mitrato di s. Maria della IMi- sorgente. Sono in questa provincia fab-
sericordia di Venezia, descrivendo la qual briclie di seta, di panni, di stoviglie, car-
badia nel voi. XCI, p. 77, celebrai la sua liere, seghe ec. Il Vicentino è popolato
profusa munificenza colla medesima, a- da più di 3oo,ooo abitanti , e divulesi
matoestimaloda unGregorioXVI.L'U- ne'distretti di Arzignano, Asiego, B.issa-
ghelli enumerò in Vicenza 200 famiglie no, Baibarano , Camisano, Cittadella,
nobili. La proposizione concistoriale del Lonigo, INLilo, Maroslic», .Schio, Tliieiie,
l832 disse aver la città bisinille do- Valdagno e Vicenza. Della /'la Ferra-
mus , ac viginli octomdle circitcr coni- ta parlai nel voi. XCIV, p. 25i e seg. (
plectens incolas. Ora sembra che con- luoghi subuibani di Vicenza sono oltre-
tenga più di So, 000 abitanti. Altri vi modo deliziosi: ha i3 parrocchie divise
comprendono i 10,000 circa de'popolosi in due pro-vicariali formanti il decanato
sobborghi e delle vicine ville aggregate suburbano. Un magnifico portone o ar-
dila città; lo quale fìualmeule, secondo co trionfale apre l' ingresso ul Campo
202 Vie
Marzio di molta vastità , die serve di
pubblico edelizioso passeggio. Fu forma-
to fuori della città per esercitare i soldati
nella milizia, pe'giuoclii e sollazzi della
gioventù, eil aiict) per pubblici aflari, ad
imitazione de' romani. L'arco fu pure in-
nalzato qiial ingresso alla via che condu-
ce al celeberrimo santuario di lìerico e
alle falde di sua beata collina. L'amene
vedute de' colli circostanti e delle verdi
campagne ricreano l'occliio non mai sa-
zio di conlemplarle. La vicina cavalleriz-
za fabbricata codisegni di Enea Arnal-
di, olire tulle le comodità [)er la sua de-
stinazione. Da un bell'arco corintio,erel-
to nel secolo XV, che dicono delle Sca-
lette, si ha fuori la porta di JMonle 1' ac-
cesso alla grandiosa scalinata di 200 sca-
lini per ascendere il colle di s. Sebastia-
no, coperto di giardini e ville, in mezzo
alle quali primeggia la famosa Rotonda
Palladiana, signorile edidcio costruito a
Spese di Paolo Almerico, ed ora possedu-
to dagli eredi de'marchesi Capra. La Ro-
tonda fu così delta, perchè il Palladio fe-
ce la sala rotonda nel mezzo, e 4 'ogg^ ' *"
spondenti a 4 facciate con maestose sca-
le di fronte, e con copia di stanze, le qua-
li formano quattro disgiunti e comodi
appartamenti. E perciò delta la quadri-
fronte Uolonda. Al monte Berico si ascen-
de per due linee di magnifici portici, che
ad ogni IO archi aprono un ripiano divi-
sorio, il quale, mentre serve di posa, por-
ge ililetlo colla progressiva dilatazione
del va"0 orizzonte. In vetta si ammira il
o
santuario eretto nel secolo XV, e gran-
diosatnente ampliato nel 1688 dall'ar-
chitetto Barella senza detrimento dell'an-
tiche memorie. Tra' molti dipinti, ijuivi
risplende un capolavoro di Paolo Vero-
nese esprimente Cristo pellegrino alla
mensa di Papa s. Gregorio I. iVeliSSy-
58 fu restaurato stupendamente e ritor-
nalo al primiero splendore dal valente
pittore Andrea Tagliapietra, e fra gli ea-
comiitliesi meritò, scrisse ildottocav. Ci-
cogua que' ver»t laliui che pubblicò la
V I c
Cronam di lìlilano , nella dispensa 7."
ilei i8ji8,la quale chiama il dipinto
fulgida gemma dell'arte. Mirabile è la
descrizione che fa dello splendido dipin-
to r eloquenlissimo p. Bresciani gesuita,
nella Cn'illà Ccillolica, serie i.\ t. .T, p.
77. Il santuario lungi mezzo miglio dal-
la città, è in cura de' religiosi servi di
Maria, il che già notai. Di esso molti
scrissero, eil il veronese ab. Zanella nel-
le a^-ie eiiìiiiìe /4d(liz'oni aW A ttnnlc. Ma-
riano ossia origine dell' irurnagini mira-
colose della B. ['ergine del p. Gunip-
penbcrgi^esuilaf t, 1, p. 268: Della Ma-
donna di monte Berico. riporta il titolo
di IO opere speciali, tutte riguardanti la
coslruzionedel tempioe l'apparizione del-
la ss. Immagine, ed io vi aggiungerò la
I i." di Filippo Antonio Disconzi: Noti-
zie intorno al celebre santuario di Ma-
ria tergine posto sul monte Berico di
licenza, ivi 1800 con rami. Sull'ori-
gine del nome Berico vi sono più opi-
nioni. Si vuole tratto dal borgo di Beri-
ca, o dal magnifico teatro detto di Ber»
ga, posti ambedue a pie'ilel colle. L'esi-
stenza di questo teatro chiaramente ma-
nifestasi per alcune reliquie che tuttavia
si vedono ne'palazzi dell'illustri famiglie
Gualdo. 11 p. B.irbarano, storico delleco-
se di Vicenza, crede che il borgo riceves-
se il nome dal colle, e questo da una fa-
miglia romanadettade'Berici, inviata da
lloma circa l'anno i5o prima dell'era
cristiana ad abitarlo; quando quella re-
pubblica spediva colonie a Vicenza , a
guardar le montagne, perchè i cimbri per
la via di Trento non calassero nel Vi-
centino. Anco l'ab. Zanella colla critica
Storia del celebre Santuario, dall'epoca
di sua fondazione i ^2^ fino a/ 18 36, Vi-
cenza i836, edizione 3.^, ne fa copiosa-
mente il racconto che in breve accenne-
rò. Flagellava Vicenza la peste per lun-
go lasso di tempo di 22 anni, quando a'
7 marzo 1426 sul colle di Berico la B.
Vergine, circondata da luce sfolgoreg-
giaule, appaive a Viocenza vecchiarella
vie vie 2o3
abitante della prossima borgata di Berga, abbondanti raccolte liinosine in altra pro<
e le impose ili recarsi nella desoluta cit- cessione, in cui convennero i 3, ooo per-
tà, ad annunziarle, che se voleva veder sone; e 3oo individui inferinicliebevelte-
cessare il contagio, costruisse in (juel Itio- ro l'acqua miracolosa, tutti ris.mirono.
go un tempio a lei dediciito, e die al- Compilo appena il tempio, intera(neiite
trimenti il malore avrebbe continuato cessò il contagio desolatore. l*eiò la sor-
ad allliggerla sino a quando avesserosod- gente si disseccò alcuni anni dopo. Oltre
disfatto il comando. E siccome la don- gli accennati scrittori, altri vicentini tut-
na fece osservare die non sarebbe slata to raccontano , corroborundo il prodi-
creduta, rispose la U. Vergine, che agl'in- gio la costante tradizione d'olire 4 seco-
creiluli promeltesse lo sgorgo d'un uno- li, e le innuinerabili grazie concesse dal-
vo fonte fia quelle pietre, che poi tosto la B. Vergine a quelli che ricorsero al suo
avvenne con prodigio, e quindi con un santuario, o l'mvocarono nel territorio e
ramo d'olivo fatto in forma di Croce, ne'luoghi piìi lontani; non ohe il giuri-
Iracciò sul terreno la pianta del tempio, dico processo, pubblicato dall'ab. Ziuei-
ed il luogo preciso ove voleva si costruis- la, da Giovanni di Porto giudice e oon-
fie il maggior altare, e ne delineò pure le sole di Vicenza fatto due anni dopo la
fondamenta, mediante de'solchi profon- meravigliosa apparizione, col com[)!e>so
di; ingiungendole per ultimo, di tutto de'miracoli che l'accompagnarono, sol-
narrare a'vicentini. Vincenza calala tosto toscritta da 82 testimoni oculari dell'av-
nella città del suo nome, fedelmenle ese- venimenlo, ed è l'inconcusso fondamen-
guì l'incarico, ma fu presa per zingara, to della divozione al tempio di Iberico e
non creduta neppure dal vescovo l'ietro di sua grande celebrità. Non fu angusto
IV Emiliani, e ritenuta visionaria esalta- il primitivo tempio, costruito in 3 mesi,
ta, senza alFallo porre ad esame le sue comechè formato in tre navi divise da
asserzioni. Intanto infuriò la pestilenza, due ordini di colonne di pietra, bens\
senza che i vicentini ponessero niente al successivamente ingrandito, e quindi re-
racconto della vecchia. Trascorsi due an- so magnifico e sorprendente. Il [iropin-
ni e mezzo, 1' 8 agosto i4'28 laMadon- quo convento poi nel corso d'un altro
na apparve di nuovo alla vecchia Vincen- anno, per la pietà de'fedeli, con graiide
za, mentre il morbo vieppiù mieteva stupore fu condotto alla massima sua per-
vittime, reiterando il suo comando. Cor- fezione, e primi ad abitarlo furono i re-
se la vecchia alla città, edovunque decla- ligiosi del ss. Salvatore fondati dj s. Bri-
mando ed esorlando, riuscì a scuotere il gida, a'quali successero gli attuali servi
•vescovo e il magistrato. Laonde il popò- di Maria neh 435. Cento anni dopo, con
lo si recò in processione sul luogo, trovò decreto ordinò la città una processione
i solchi del tracciato tempio, e mossa ivi solenne di ringraziamento per la cente-
vicino la terra, subilo ne scaturì il pure naria ricordanza della liberazione dalpe«
annunziato limpidissimo fonte. Allora slifero contagio. Nelle acerbissime pesti-
tulli pentiti di loro pregiudizievole in- lenze del i SyD,! 576,1577, Vicenza sola
credulità, fu comandala una solenne prò- poco ne solfrì, e gl'infettali implorando il
cessione pel i5 di detto mese, e con sa- patrocinio della Madonna di Berico , in
grò rito dal suddetto vescovo a' 2 5 ago- breve risanavano. Neh 632 desolando la
sto vi fu gettata lai.' pietra. Subilo con peste le provincie venete, ne restò libera
fervore si die'mano all'erezione del tem- Vicenza per intercessione della Madre di
pio, e coU'avanzarsi della fabbrica, la pe- Dio, onde fece due grandi statue d' ar-
ste andò di(ninueudo, per cui i vicentini genio, che processionalmente cifri per
inolliplicaroDO gli operai, oucUe per le gratitudine al tempio, in cui avea alza-
ao4 Vie Vie
lo un trono di misericordia, un inesau* rent j linde Galasius. - linee Senones
sto funte ili grazie, un porto tli consola- dixisse lince nomina no stris ^ - Antca
zioni. 11 sicuuiacro della D. Vergine, che Ficnnus fama vetusta cnnil. - Gallos i-
ivi è in somma venerazione, consiste iit gitur senones eam din leniiisse fama esty
una statua tli marmo vicentino, bellissi- illamqua ntnris, af^geribusnuemunitani
ma e di greche forme, con abito e man- romanis opposiiissc, ait ille. - Ilio tan-
to pur di marmo egregiamente dipinti a ttuii Galli viclricin bella gerentes - Tu
uso di drappo antico. Su questa cima il {•eteri fico moenin pnrva locant, - Quo
uobilissituo tempio innalza maestosa la se reciperent : si belli adversa fuisset-
Ironte, presso il (piale da ultimo fu edi- Fortuna^el Lalio gallica terga darent,-
fjcata magnifica torre; e sempre fii segno flinc rem Romanam, Latiumque^laces-
di sagli pellegrinaggi, visitato da grandi sere teinplant ; - Scai mare ^ seu terris
personaggi e sovrani, alcuno per divozio- bella gcreudaforcnt. - Ilaecque Roma-
ne aìbevgando nel convento. Ricchi teso- nas ad nioeniae vertere pracdas j - Ilic-
ri vi furono in vari tempi ollerti, ed io que promeritis, praemia digna viris. -
critiche circostanze tolti via. Famose so- J^ost victos hosles , libcrtatcmque rece-
no le pitture che l'adornano, innumera- plani - Haec Ficentinis nomina dieta
bili i monumenti e le tabelle votive posti viris. - Haec dieta sunt terrae praecla-
a ricordanza dell' infinile ^azie dalla li. ra notili nanos trae. - Il ine Vii entità no-
Vergine concesse. Ogni arte di bello vi mina clara lenenl. E conteso fra gli e-
sfoggia attorno le ricchezze meravigliose ruditi, se la sua fondazione si debba a-
<le'più cospicui ingegni d'Italia in opere scrivere agli euganei etruschi , de' quali
pure d'intaglio, di stui;co, di scultura, di riparlai nel voi. XCIV, p. 2^4, a' veneti
marmi, ili commessi, forniti d'ogni gra- dell'Asia minore, ovvero a' veneti delle
zia e beltà. D<\ quest' altura spazia ira- Gallie. Sembra la piia ragionevole opi-
mensamenle Io sguardo, da un lato sui nione, {|uella che dice Vicenza originata
colli Berici ed Kuganei, dominando le sog- digli euganei. ^el 1783 si pubblicò ia
gette vaghissime pianure, e torreggiar Vicenza del francescano fr. Gaetano Mac-
vedendoin distanza le moli patavine; co- cà,eriiditadissertazione,in fdvore di quel-
me dall'altro canto, a' villaggi, a'casini, li che la vogliono derivata da' jTojcii^ìi o
alle merlate castella segnano il lontano etrusci. Uno scrittore , presso 1' Albuni
confine le montagne trevigiane, vicenti- di Roma^iom. ^, p. 22g, ritiene la sua
ne e veronesi. Al disotto la nobile villa origine potersi direcontemporaneaa ^e-
Carcano abbellisce la minor collina. De' rona (V.), 392 anni avanti Gesù Cri-
Setti Comuni del Vicentino, avanzo de' sto, in seguilo della conquista fattane da*
cimbri, parlai ne'vol.XCI, p.464> -^C^» romani. In vece disse il Marchesi, Galle-
p. 181 (ove al XG va aggiùnto 1), XCIV, ria dell'onore,\.i, p. 358, che fondatori
p. 260 e 3oo. di Vicenza furono senza dubbio i tosca-
Wcema, Vicentia,VincentiafP'iceta, ni, circa due mila anni prima della re-
Vicelia, e più anticamente Ficania^tà denzionu dell'uman genere, ed ampliato-
anche Bitelia secondo Eliano , ed lice- ri i galli : scacciati costoro dall' armi fé-
tia presso Slrabone, può a diritto van- licissime de' romani, ubbidì alla repub-
tarsi d'essere una delle più vetuste città blica, e poscia alla monarchia di quell'in-
europee. Di questa nobile città scrisse rU- vitla nazione. Fu nobile municipio e co-
ghelli: Traxitautem Ficentiae^vel Fin- Ionia latina l'anno di Uoma 66g,che am«
centiae notnen, vel a l'ietortbiis j)opulis, messa alla romana cittadinanza, sommi-
le/ ab iis^ qui Fici diccbanlur, eiitn co- mstiòcliiari soggetti alle cariche della re-
euntes in unum civitaleni illam ìnsiilue- jjubblica « dell'iiupero. iXcl j68 dell'eia
vie vie 2o5
nosda grave ilifTeien/a insorse Ira Vi- compresa Vicenza, [)er avere AHioinolo-
cenza ed Este, a cagione de' coiilìni ter- slo occupata Vicenza e tulli gli altri luo-
ritoriali. Ciodispiaceudo al senato roma- glii aperti della Venezia e dell'Insubri»,
no, spedi a comporla Se^to Attilio Ser- Desiderio re de*loni>ol)ardi celebrò puh-
rano, clie terminò le dissensioni c(jl col- blici giuochi nel fiuuoso tealrodi Beiga,
locamenlo de' termini, avvenimento ce- un tempo situato fra il boi go omonimo e
lebratocon marmorea iscrizione, la (pia- iMìnme Reirone, presso il [)Hla7.7.() de'coii-
le si conservava in Lonigo. iVel declinar ti Gualdo. Eragli vicino un palazzo im*
dell'impero provò sorte comune colle al periale, in cui già avea pronudgata la
Ire città dell'antica Venezia, desolala es- lej;ge Dndiini , cap. de coni. F.rnpt. Pie
sendo più volte dalle barbare popolazio- Ueiiilerio usurpando le terre del princi-
ri che scesero d'ollremonle, e la domi- palo civile della Chiesa romana e minac-
iiarono successivametite. l'el i." Aitila re ciaiido Roma, Papa Adriano I implorò
degli Unni, se pur non sollri nella prece- la difesa di Carlo Magno re de' franchi,
dente invasione d' Alarico re de' Goti , il quale nel jjS sceso in Italia , disfece
nel /\.5i la sottomise ad un funesto sac- Desiderio, l'imprigionò, e s'impadronì
cheggio, con islrage : fuggemlo i popoli del regno longobardo. La parie d'Italia
del Vicentino, cogli altri delle venete prò- toccata a Carlo Magno l'eresse in regno,
vincienelle Lagune diedero principioalla e col nome dire d'Italia lo die nel 781
nobilissima repubblica e cillà di Fene- a suo figlio Pipino, consagrato dal Papa.
zia ('.). Pose fine a tante disastrose de Vicenza fece parte di questo regno, e re-
solazioni il magnanimo intervento della catovisi Pipino, ancor esso fece celebrare
presenza di Papa s. Leone 1 Muggito, \\t\ giuochi pubblici nel suburbano teatro di
Veronese o Mantovano presso Peschiera, Derga, il quale restò poi distrutto nelle
dopo il quale quel flagello di Dio si ri- guerre in cui fuiono involti i vicentini.
tirò dall'Italia da lui devastata. Scrisse Regnando i Carolingi, fu re d'Italia Lo<
Paolo Diacono: linde plurimi vicentini tario I, altro figlio di Carlo Magno, e co-
ad f'cnetas confugerunt insidas , insi- slilui inVicenza nell'SiS uno studio piib-
dentesque progenuerunt incoine ìpd ve- blico, al quale ordinò che concQne'i<ero
netos nohiles Grimanos, Aynio.<;, Gra- gli studiosi di Padova, di Treviso, di Fel-
donicos. Poscia Vicenza soggiacque agli tre, di Cenedae di Asolo. Ciò prova che
Eruli nel 4?^, ed al re Odoacre, il qua- ad onta di tutte le sciagure sollerleda Vi-
le nel 493 fu vinto e ucciso da'Go^/, por cenza,era es«a tuttavia incondiziouenon
cui il loro re Teodorico fu procla(nHto le infelice rispetto all'altre città della Ve-
d'Italia ; uno de'suni successori , Tolda, nezia. Dopoché Papa Formoso neir8q5
nella metà del V secolo la devastò, quiii- coronò imperatore il tedesco Arnolfo re
di nel 552 ucci»oda INarsete capitanodel di Germania, Papa Giovanni XII nel 96?.
l'imperatore greco, compiendo il ricon- coronando imperatoreOttonel rediCier-
quisto d'Italia, comincialo da Belisario ; mania, trasferì definitivamente l'impero
poiché Teia ultimo re de'goti, morì nel da'fiancbi agli alemanni, ed essendo egli
553 tra Trento e Verona, il cui arti- dal 961 re d'Italia, questa con Vicenza
colo, quanto agli avvenicnenti comuni passò nel dominio degl'imperatori rorna-
alia regione, va tenuto presente, dispen- no-gerraanici. Ottone I fu largo in con-
sandomi da replicai li in questo. Inaspri- cederle privilegi , la città cominciando
to Warsele dalla corte imperiale , chiamò ad usar le leggi imperiali , e pagando il
a invadere la bella Italia Alboino re de' Iributodel lodroairerarioimperiale.Nel-
Zo/i^oirtr^/, i quali calati in essa nel 5(j8, l'irruzione terribile degli ungari, essi nel
luuganieDte Dedotuioatono la più parte, qoS s'impadronirono di Vicenza , Tre-
2o6 vie Vie
\iso e Padova: deplorabili furono le lo- ti e ad intestine discordie. Imperocché,
IO stragi e rovine, rs'eiraiitio louo due essendo già più di 24 anni, che Vicenza
potentissimi capi di fazioni, Felice e Ma- era signorilmente retta e governata da'
l'io, benché congiunti io parentela, a vea- vescovi, sembrò molto strano a'cittadini
110 cotatito oppressa e occupata Vicenza vedersi privi dei loro ullizi e magistrali
che non vi era [)iìi sicurezza, né pace; di civil reggimento, comincialo circa il
perché divisi fra loro i vicentini, altri secolo X, e precipuamente che il patrio
seguivano Mai io e altri a Felice aderiva- consolato non avesse l'anlenoie dignità ;
no, onde fi equentis>ime erano le fazioni e tanto il malumore andò tra loro cie-
sanguinose e le morti; finché prevalen- scendo, onde rinnovar l'aulico civico go>
do iMario, a Padova fuggì Felice. Ma i verno, cherisolvetlero rivendicarlo. Ven-
padovani dubitando di lui , perché du- ne assalilo il castello di Brendola, pos-
ranle la sua dominazione in Vicenza, ne seduto dal vescovo, iodi fu preso e ripre-
avea ricusata l'amicizia e mostratosi anzi so da'Vivaresi difensori del vescovo. la
contrario, lo respinsero. Questo contegno seguilo seguirono zull'ti in Vicenza stessa
piacque tanto a Mario, che inviò amba- colla peggio de' Maltraversi capi-parte
sciatori a' pailovani per ringraziarli, ri- de'nemici del domiuio temporale del ve-
chiedendoli d'unione e di accordo, come scovo: fugati questi, e molli esiliali da'
segui ; restituendo i padovani a Mario seguaci del vescovo e da'suoi ministri del
il castello d'Oigiano del Vicentino, di cui fì>co, non si nconciliaruno con Torengo,
daqualche leinpueransi impadroniti. Po- che colla mediazione d'Enrico V, venu-
clii anni dopo cominciarono altre dilfe- lo in Italia nel i i 10, per ricevere in Ko*
lenze fra Padova e Vicenzn pe'conflni ter- ma la corona imperiale, onde i fuoruscili
l'itoridli, argomento di frequenti gare e ripalrìarono : il magistrato de'consoli fu
guerre municipali. Inaspritesi nelio49» rimesso nei suo vigore, restando al vesco-
scoppiò la guerra tra le due città; segui- vo gran parte di autorità nel governo
lono vari combattimenti, ed i padovani temporale. Inoltre Enrico V, trovando-
s'impadronirono di molti castelli e terre si in Verona, quietò le discordie insor-
del Vicentino. Talora fu Vicenza gover- te tra' vicentini e i padovani. Nel 1 1 i5
nata da duchi e da conti, per gì' irape- nuuvi contrasti ebbero luogo, per la oa-
ratori, i (piali concessero privilegi a've- vigazione dell Adige tra'viceutini e i pa-
scevi della città con regalie principesche, dovani. Si presero le armi, e in sul pun-
onde i vescovi goderono per lungo lem- to di combattere,! capitani padovani per
pò di molta influenza nelle cose civili ; e impedire 1' effusione del sangue e la ro-
secondo il citato Marchesi, per aver i vi- vioa de'luoghi circostanli, s'iutromisero
cenlini riveriti i loro vescovi per signori, per un compromesso nel doge di Vene-
essi s'intitolarono vescovi, duchi, marche- zia, e vi riuscirono. 11 doge compose la
si e conti di Vicenza; titoli che continua- vertenza, sentenziando : Che la naviga-
rono a ritenere cessata la dominazione zione da Drusagra^sa, sino alla Badia, fos-
temporale. Fra gli altri il vescovo Toren- se libera a tutti; e che lutti gli edifìzi e
go , nel I i 08 teneva il domìnio tempo- mulini de' dintorni , restassero nel loro
rale della cillà ; di che malcontenli pa- essere. Derivò la questione, perché allo-
lecchi de'vicentini, mano armala gli tol- ra il nobile castello di Cologna, il cui ter-
seroil castellodiljrendola,ch'egli poicolle rilorio arriva all'Adige, apparteneva al
iniliziericupeiò. Perciò molli nobili èva- Vicentino, ^on tardarono a insorgere al-
sero, ritirandosi i San-Bonifacii a Vero- tri dissidi, per l'acque del Bacchiglione,
na, i Monlecthi a l^aduva. Le quali cose Ira Vicenza e Padova, con funesta guer-
diedero occasione a molli cgiavisconcer- la , perché i popoli della Marca Trevi-
V I e
giano , con comuni diurni, seguivano le
parti dell'una o dell' ultra, liilunto nel
II 37 portatosi in Roncaglia l'imperato-
re Lolaiio II, e riuscendogli mole.sli tali
combatlimenli, quando gli atnbascialuri
delle due città si recarono a giurargli fe-
deltà , li pacificò interaincnle. Tuttavia
poco dopo per le acque e pe'conlìni nuo-
ve divergenze commossero i vicentini e
i padovani : n quelli si unirono i verone-
si, ed a questi i trevigiani, i cenedesi ed i
coneglianesi. ^)ì venne a battaglia, ed 1 vi-
centini disfecero i padovani. Continuan-
do le sanguinose ostilità, l'apa Innoceo-
zo 11 per troncarle mandò i cardinali le-
gati Guido di Castello e Allucignoli (poi
Celestino II e Lucio 111) nel i i 44) ■ <iuali
in Verona, col patriarca d'Aquileìa, ed i
vescovi di Verona, Vicenza e Padova, ri-
composero gli animi. l'ili tardi rinnova-
tesi le discordie fra il Sacerdozio e l'Im-
pero, massime quando l'imperatore Fe-
derico! sostenne colle armi lo scisma del-
l'antipapa Vittore V, contro il legittimo
Papa Alessandro 111 eletto nel i 1 Sc) , il
comune di Vicenza col magistrato civi-
co, indignato pure per la prepotenza che
vi esercitava, ne profittò per aumentare
il potere, dichiarandosi indifesa del legit-
timo Papa, cui ubbidiva fedelmente il
vescovo; e fu uno de' primi ad entrare
nella famosa Lega Lombarda per repri-
mere l'esoibitanze di Federico I, perse-
cutore della Chiesa. Ed ebbe poi ezian-
dio parte nella pace e concordia, segui-
ta tra il Papa e l'imperatore nel i 177
ìd /'eìiczia, e quindi nell'altra famige-
rata pace conclusa in Costanza nel 1 183,
tra Federico! eia Lega Lombarda. Laon-
de a tenore de' patti stabiliti con tale ac-
cordo, Vicenza si resse quindi a repub-
blica. Forse in questa o altra epoca bat-
ic la propria moneta , ed una ne trovo
descritta dal Muratori , nella Disserta-
zione 27.', da lui veduta nel museo Laz-
zara. In e.>sa si vede un'Aquila nel mez-
zo, e airintoruo la parola Cii'itas ; più
UQO scudetto eoo ai me ignota, r^iel rove-
V I C -107
scio è la Croce, colla parola ficiencie. E
nolo che l'odierno stemma municipale si
forma d'una Croce piana, lo scudo essendo
sovrastato dall'Aquila bicìpite. Ria quel-
la libertà, che allora Vicenza intese pro-
cacciarsi, le divenne assai funesta per le
rinnovate discordie cittudine, e per le fa-
zioni de' Guelfi e Chibrllini, che assai
la lacerarono, e per le lotte ancora che
quasi di continuo ebbe a sostenere colle
vicine città. Sul priiici[)io del secolo Xlll
si formò in Vicenza una università sor-
ta da uno smembiamenlo di (|uella di
Lologna , ed il capitolo della cattedrale
le donò la chiesa di s. Vito con tutte le
sue rendite : tuttnvolta essa prosperò
breve tempo, e [)Ochi anni dopo pel rin-
novamento di qtiella di Padova, a mo-
tivo de'privilegi che le concesse Federico
li nel 19,22, venne impedito alla vicen-
tina di progredire. Il prof IMercmi, nel-
1' opuscolo che dovrò ricordare eoo
riconoscenza , afferma che l'università
di l^adova tosto era divenuta una delle
più rinomate d' Italia , giacché la ce-
lebrità de'suoi professori per ogni gene-
re di arti liberali , vi chiamava scolari
da tutta l'Europa; ed inoltre aggiugne,
che verso il 1 2 1 9 già avea cominciato la
città di Padova a dominare in Vicenza.
Nel novembre 1236 l'imperatore Fede-
rico li, entrato furiosamente in Italia eoa
grande esercito, avendo osato resis'.ergli
Vicenza, nel novembre non solo con fro-
de se ne impadrom, ma la abbandonò al
saccheggio ed arse in parte; indi ne die
il governo al feroce Ezzelino 111 da Pio-
mano, come avea fatto di fcrona (^^.),
il quale quindi s' impadronì di Padova
(y.). Per la desolazione a cui soggiacque
la città di Vicenza, restò distrutta l'uni-
versità degli sludi e perì ogni scientifico
stabilimento ; così restando ancora pri-
vata del suo politico reggimento, laon-
de può dirsi che cessò 1' esistenza della
sua piccola repubblica. Tiranneggiata
dall'empio Ezzelino III, respirò alla sua
morte, avvenuta verso il fiue di seltem-
2o8 vie
bie I 2 'jq. E goilulo qualche anno appe-
na tl'i()i.li|)eii(Jci)za, si vide costielta a ri-
cevcMe «liilla ie[)ubblica di Padova i suoi
rettoli; la quale divenula polente, sein-
pie proletta dalla Cliiesa e dal partilo
guelfo, avea ricuperato , per la beiiellca
iiiMueuza d'un libero governo, quella po-
polazione e (jueile ricchezze , onde era
slata s[>ogliata da Ezzelino 111 comune
nemico. Vicenza erasi perciò sottomessa
a'padovanì, governata per essi da un pie
tore del consiglio di quella repubblica ;
e tutti i guelfi della Marca Trevigiana sì
dirigevano a seconda de' consigli di Pa-
dova. Non pertanto in seno a tanta pro-
speiitù l'interna pacetlella repubblica era
doppiamente minacciata.! vicentini ver-
gognandosi ormai di vedersi soggetti ad
una rillà lungo tempo rivale, oiliavano
assai più il governo di Padova, che il de-
spotismo : e anziché rimanere sotto lo
slesso giogo, erano disposti a porsi tra le
braccia del i ." tirannodi Lombardi.<i, che
fosse assai potente per umiliare 1 pado-
\ani. D'allra parie la gelosia della no-
biltà e del popolo erasi , come r.ell' al-
tre città italiane , manifestala anche in
Padova, e più volle il governo era ve-
nuto in mano degli artigiani, diretti da'
tribuni del popolo, detti ga.staldoni. Al-
lora lo stato perdeva in faccia agli stra-
nieri la sua forza e la considerazione, di
cui godeva : ed i padovani nel complesso
della loro condotid meritavano spesso tut-
ti i rimproveri , che sono slati fatti alle
assolute democrazie. Durante la spedizio-
ne in Italia dell'imperatore Eurico VII,
in più modi manifestossi l'inconseguenza
de' padovani : a vicenda or volevano re-
sistere, or far con lui la pace, gelosi di Can
Grande I della Scala signor di Verona, e
vicario dello slesso imperatore, ricomin-
ciando la guerra. Egli è vero che le pre-
tese d' Enrico VII erano propriamente
fatte ad eccitare la diiruleiiza della repub-
blica,e la sua condotta poteva averle da-
to giusto motivo di lagnanza. In mar-
zo o aprile del i3i i avea permesso ad
V I c
un YÌcenlino emigrato, che trovavasi al
suo servizio, di sollevare cogl'intrighi la
sua patria, procurandogli i soccorsi da Cau
Grande I, e istigando tutti ad un tratto
i vicentini a prendere le armi, a caccia-
re la guarnigione padovana e ad inalbe-
rare l'acpii le imperia li. Quest'av veni men-
to fu cagione d'una guerra tra Padova
e Vicenza, protetta dal signor di Vero-
na, il (piiile dopo aver aiutato con tulle
le sue forze Enrico VII, chiese ed ebbe
in ricompensa il governo di Vicenza col
titolo di vicario impeiiale : e sebbene a'
viceiiliiii dispiacesse di perdere così pre-
sto la libertà che avea no di fresco ricu-
perata , gli aprirono le porle e a lui si
sottomisero a' I 5 aprile i3i(. Allora il
signor di f'erona introdusse in Vicenza
i soldati mercenari , eh' egli avea assol-
dati di diversi paesi e lingue, e non ri-
sparmiò a'vioentmi le vessazioni che spe-
cialmente in (pieir epoca accompagna-
vano un governo militare. 1 padovani che
aveano ragione dì temere lo Scaligero,
il quale in virtù del suo titolo di vica-
rio i(nperiale nella Marca Trevigiana ,
non pretendesse di aver sopra la lorociltà
que'medesimi diritti che esercitava sopra
Vicenza, più non ascoltando che la loro
impazienza e la loro collera, armarono
le loro milizie e assoldarono mercenari
per intraprendere la guerra. Le pri-
me oslililà furono a danno degli abi-
tanti delle campagne; mentre su Vicen-
za lo Scaligero aggravò la sua tirannia,
per cui vi scoppiarono congiure contro di
esso; ed in Padova furono perseguitati i
gtiibellini,e Guglielmo Novello loro capo
venne trucidato. Il luogo in cui si veniva
più frequentemente a battaglia tra' due
popoliera quelloin cui il DacchigIione,nu-
meclie attraversa il Vicentino, si divide in
due rami, uno de' quali dirigendosi al
sud-ovest bagna le campagne d' Este, e
l'altro al suil-est quelle di Padova. L'ab-
bondanza deiraccjue raddoppiava la fer-
tilità di quelle ricche campagne, ed il
possesso del fiume, per tarue una minore
vie vie 209
omngqif.rpjii le dall'una odall'allra pjir- sef^'giare queir ncque. Il prof. Mercuri ,
le, era clellii più alta imporluuza pe'ilue culla sloria degli a wenimeuli, cui fauno
popoli, i (|unli altaccaroiiu, luvesciaronu, allusiuue i versi del soiuuiu |)ueti'i, inassi-
I ialzai niK) più volle le dighe, onde de- U)e del viceulinor'eiiello.ililuciila eclùa-
viaie il c<jr>r) dei fiume e lestrìngerlo iti lisce il vero siguincato de' medesimi, la
paltule : (pie>la è la spiegazione più nalu- queste zulfe i padovani ei ano sern[)re su-
lale e più vt-ia ilei Itizello ili Uaute ne' pcnoii di numero e di iiccliezze: ina lo
vei si 4(> e 47 del 0. IX ilei rara(li.so,Ciiìo- iìcaligero avea un'armata formata quasi
ra fot se non inlesi da'commenlalon ; sei)- esclusivamente di mercenari, accostuma-
bene non sia men vero, che appunto per ti dalla fanciullezza al mestiere dell' ar*
le zuffe accanite occorse pel corso di mi, laonde vinceva i padovani colla di-
tali acf[ue, esse più volte ebbero a ros- sciplina e l' arte della guerra. Avendo i
seggiare di umano sangue. Su di ciò padovani adunato le truppe sussiiliarie
merita di essere ponderata la dotta: di Cremona , di Treviso, del marche-
Niioi'issiiiia s/)iei;(ìzio/ie del tt'i zetlo i/tl se d' Este , e gli esiliati di Vicenza e di
canto fX del Panidiso : Ma presto ila Verona , foroiò lui esercito di 10,000
che Padova al ^a\iH\tì ec. E si fissa il cavalli e 4o>ooo fanti, armata for-
l'òo'Ò come ejwca dilla gita di Dan- midabile che pareva biislante a con-
te in J crona. Lezione IX del profes- quistare tutta la Lombardia. Pure s\
sore FilijìjiO Mei cnii, Roma tipografia grande armata, iu vece ili fare (piulche
delle Belle arti 1 853. Estratto dal Gior- strepitosa impresa, nou giovò ad altro,
naie Arcadico, t. i3i. Questa IX le- che ad attirare sopra la regione della
zione il eh. prof. Mercuri graziosameo- Venezia un altro flagello. Si tenne luogo
te si couipiacque intitolarmi, con dedica- tempo accampala, esposta all' arder del
toria onorevolissinia ed eminentemen- sole, iu riva a'fiumi, le cui torbide acque
le confollante, laonde penetrato d'inde* appena si muovono: le malattie vi pre-
lebile gratitudine, qui ne rendo soleu- sero piede, ed una crudele epidemia di-
ni e in)periture azioni allettuosedi gra- strusse nello slesso tempo i due campi e
zie. Avendo finora, quanto all'epoca, par- le due città. In Padova nel maggio insor-
lato colla pregevole e sapiente lezione, se tenibile insurrezione, trucidando ica»
conviene riportare i versi che ne sono in pi del governo e saccheggiandone le case,
parte il precipuo argomento. Illa loslo e per acclamazione fu dato lo stendardo
Jia che Padova al palude - Cangerà del popolo ad Obizzo Carrara. Poco do-
l'acqua che f'icenza bagna, - Per esse- pò i padovani, condotti dal podestà Pon-
re al dover le genti crude. Dichiara il ziiio Ponzoni, attaccarono Vicenza, da cui
prof. Mercuri : Padova cangerà alpa- erasi allontanato lo Scaligero, recandosi
Inde o in palude C acqua che Vicenza a Verona per soccorrere Matteo ViscoQ-
i<7i,'/2(7,nonsignifica,come S|)iegano icom- li; per sorpresa s'impadronì del sobboi'-
inentalori, c<//;ì^<'/yì (intendi di colore fa- go s. Pietro a' a settembre, egli abitanti
cendola col suo sangue rosì«eggiare) l'ac- sentendo guarentita la lorosicurezza, to-
(jua che licenza bagna (l'acqua del sto gridarono : f'iva P^f/oi'rt, desiderosi
Cacchigliune ), ma (juanlo con esso pò- di lornaresotto raiuministrazione repub-
c'anzi ho riportalo. Cui l'autore soggiun- blicana de' loro padri, e di scuotere il
gè: Padova volgerà al palude l' acqua giogo di Can Grande I. Frattanto i vi-
e/te Vicenza bagna, rompendo le dighe cenlini, permegliodifeodere il corpo del-
e deviandone il corso del Jlume Bacchi- la città, tentarono d'incendiare le case
g^//o«e. E così sparirà la quantità de'mor- del sobborgo più vicino alle mura; e quia-
li, che, secondo i commeulaloii, fece ros- di i lueiceaan si abbaudouarooo a sac-
VCL. xcix. i4
2IO Vie
cheggiìiie senza misericordia il sohlvir-
go, in onla al promesso di lispetlarlo,
non risparmiandosi né le chiese, né i mo-
nasteri, commettendo inique brutalità
contro le donne d'ogni età e stato. Tutto
saputosi dallo Scaligero, rapidamente cor-
se a Verona, e chiamati i suoi compagni
d'arme, per la porta Liseria, con loo di
essi pioml'ò sui padovani, i quali intenti
al saccheggio e sparpagliati, compresi di
terrore fuggirono, cadendo prigioni Van-
ni Scornazzano, Albertino Mussato di
grande ingegno ed erudizione, uno de'
più letterati uomini del suo secolo, Gia-
como e Marsilio da Carrara, con altri
22 cavalieri e 700 plebei circa, oltre 36
morti. Questo numero di uccisi, confer-
ma la spiegazione data dal prof. Mercu-
ri al terzetto surriferito. Ambo le parti
si prepararono a nuovi combattimenti,
ma V eccessive pioggie die inondarono
tutta la campagna, ritardarono le ope-
razioni militari, diedero luogo a propo-
sizioni di pace, e dopo armistizio, fu sot-
toscritta a' 22 di ottobre i3!4- La pa-
ce non ebbe lunga durata, per cercare i
padovani l'opportunità di vendicarsi del-
la disfatta, con deviar 1' acque del Dac-
chiglione rompendo le dighe, come fece-
ro, per inondare Vicenza, ond'è detto che
le genti, cioè i ^«c/y? padovani, sono cru-
di e restii al dovere, cioè alla soggezio-
ne di Enrico VII e del suo vicario Cane
dalla Scala. E questa è 1' ulteriore base
storica del terzetto in discorso, e non
cangerà 1' acqua in sangue, come crede
e spiega la comune di tutti gli esposito-
ri. Nel i3i7 molli fuorusciti di Vicen-
za, Verona, Mantova e Padova, senza il
consenso di questa, congiurarono per as-
salir Vicenza, che impaziente tollerava il
giogo Scaligero, e portatisi la notte de*
17 maggioad una porta della città, ven-
nero traditi; poiché Cane che li aspet-
tava, si scagliò su di loro, gli uccise, fe-
ce prigionieri e fugò gli altri. Indi gra-
vandosi con Padova della rotta pace, ne
guastò il territorio, impdronendosi de'
V I C
forti di Monselice, Montagnana ed Esle,
risparmiando le terre de'suoi amici Car-
rara, ne' quali i padovani ormai aveano
posta la loro coniìdenza. Finalmente,
siccome la repubblica di Padova soiVri»
va ogni giorno nuovi mali, fu piocla-
mato Giacouioda Carrara il solo cnpa-
ce di comandare alla nazione. Cos'i eb-
be line la repubblica di Padova e co-
minciò il principato de* Carraresi a' 23
luglio i3i8. Premesso dal prof. Mercu-
ri tal quadro storico de' fatti di Vicen-
za e di Padova, e delle guerre del 1 3 i i,
1 3 1 4 e I 3 I 7, ritiene che Dante scrives-
se i riferiti versi dopo il i 3 i i e 1 3 r 2, e
fors' anco dopo il i3i8. Dell'acquisto di
Vicenza fatto nel i3ii dal signor di
Verona,\o già avea pailato in quell'arti-
colo, in uno alle guerre co' padovani, che
egli sottomise nel 1 328, e nel seguente an-
no Treviso ; e del soggiorno che presso
di lui fece Dante (un suo insegnamento
morale, circa l'apparenza del vestito,
Io riportai nel voi. XCVI, p. 177). Nar-
rai pure, che nel i33q, per la vacanza
dell'impero, non riconoscendo la s. Sede
Lodovico V il Ba^'aro, P;ipa Benedetto
XII costituì Mastino II della Scala vica-
rio di Vicenza con annuo tributo, il qua-
le andò perdendo i suoi stati, nel i345
solo rimanendogli Vicenza e Verona,
Era signore e capitan generale d'ambe-
due Antonio della Scala, quando guer-
reggiando Francesco I da Carrara signor
di Padova, questi si trovò forzato a chia-
mare in suo aiuto Gian Galeazzo Viscon*
li signor di Milano nel i 387 ; a cui An-
tonio non potè resistere: a' 18 ottobre di
tale anno, alcuni traditori diedero Ve-
rona al Visconti, e Vicenza fu presa dal
Carrarese, a cui poi la tolse Gian Ga-
leazzo, e così cominciò il dominio de'Vi-
sconti su Vicenza, divenuti duchi di Mi-
lano nel 13^5. Morto Gio. Galeazzo a*
3 settembre i4o2, molle città si sottras-
sero al dominio Visconteo, retto pe'figli
dalla vedova Caterina, aspirando Fran-
cesco II da Carrara alla signoria di Vi-
V I e
ceiiza, la tjuale perù fu esortala dalla
reggente Caterina, die la «.lìcliiarò li-
bera, per suo bene a darsi alla possente
repubblica di /'fnezia{/ .)co\ territorio,
ilche i vicenliniest'guirono nel i4<->4i ^^^
dedizione spontanea, e di essa seguirono
le gloriose e tristi vicenile, e in fine la du-
ra sorte, dopo aver goduto i beneOzi di
quel regime. Con Vicenza fecero la loro
dedizione anclie i Scile Comuni dei Vi-
centino, i (piali pure ebbero dalla veneta
repubblica statuto e speciali privilegi.
Signoreggiata N'iceoza in diveise epoche
da' suoi occupatori, tali passaggi di po-
tere la fecero vittima e nido, come tutte
le altre città d'Italia, di dissensioni inte-
stine e di particolari vendette. Fu dun-
que allora, che stanchi i vicentini da tan-
te desolazioni, spontaneamente si diedero
al governo de' veneziani, con quelle gua-
rentigie usale io que'teuipi, e così respi-
rarono lunga pace, ed assicurarono la
loro tranquillità. Venne perciò Vicenza,
osserva il Marchesi, come primogenita
degli slati di terraferma, privilegiata dal
senato veneto con singolari esenzioni, e
sopra tutto colla conoscenza delle cause
civili permessa al collegio de' dottori, e
delle criminali al consolato, con amplis-
sima facoltà di bandire icolpevoli, di con-
fiscarne i beni, e di condannarli anche a
morte. Per l'alletlamento di queste e di
altre onorifiche dimostrazioni, Vicenza
professò una sincera fedeltà e ubbidien-
za alla serenissima signoria. Aggiunge il
Rlarchesi, nel iy35 contenere Vicenza
4o,ooo abitanti, in prova delio stato flo-
rido a cui pervenne sotto la protezio-
ne di s. Marco; godere un contado vasto
neiresteusione di miglia '5o in lunghezza,
24 in larghezza e 160 di circonlerenzaj
polendosi in esso enumerare 180 villag-
gi, i4 vicariali e due podesterie. Essen-
do il paese delizioso, ferlde, produttivo:
gli abitanti delle montagne essere forli e
bellicosi, capaci di difendere il contado
da' nemici assalti. Ria nello stesso anno
i4o4, in cui Vicenza cambiò in me-
Vie 211
g^io i suoi polilici destini, cominciò uu
coniugio pestilenziale ad afOiggerla, e
perduto (atulmenle sino al i4?H. Ad on
ta che Vicenza col suo territorio fosse
pervenuta in potere pienissimo della re-
pubblica di ^'enezia, Drunoro della Sca-
la si adopiò per ricuperare le signoriedi
Verona e Vicenza, ed entrato in grazia
dell' imperatore Sigismondo, questi con
diploma de' •22 gennaio i4i'2 lo dichia-
rò suo ^ icario imperiale di Verona e di
Vicenza; quinili nel i434 con altro di-
ploma gli confermò i due vicariati, esten-
dendoli al primogenito de'suoi figli ma-
schi in perpetuo, mentre non avea né
moglie né [irole, e in mancanza della li-
nea mascolina di lui, gli sostituì i figli di
Fregnanoe di Paolo fratelli di Drunoro.
Questi non furono che raeii titoli, per
nulla venendo alterala la signoria vene-
ta. Vicenza restò sempre fedelissima ad
essa, anche per le conseguenze della fa-
tuosa lega di Cambray, conclusa a danno
della repubblica di Venezia. Il collega-
to imperatore Massimiliano I, pretese \\-
cuperarla, con Verona e Padova, quali
feudi dell' impero; il senato veneto in
sì critiche circostanze gliele cedette nel
iSog, colla lusinga di guadagnarsene il
favore, e dichiarando esser pronto a ri-
ceverne da lui r investitura. Entrate le
truppe imperiali in Vicenza, vi cofomi-
sero riprovevoli enormezze,aggravaì?do3Ì
così l'infelice condizione della città, per
essere ancheallacciala dall'interdetto fui-
minato a' 27 aprile i 5o9 da Giulio li
contro i possedimenti veneti, per ritene-
re la repubblica varie terre di s. Chie-
sa; pena severa ecclesiastica, che quindi
tolse a'24 febbraio i 5i 0. L'imperatore
prima di tornar in Germania erasi riti-
rato a Vicenza nel precedente ottobre.
Gl'imperiali lasciata Vicenza, poi la ripre-
sero,commettendo quelle barbarie chesa-
grificarono piìi di Gooo donne e fanciulli
co' loro averi, pel uarrato con isdegno
nel ricordalo articolo Venezia. Nel mede-
simo i5io la repubblica ricuperò Viceo-
C112 Vie vie
za, Bassano, Cillaclella e altri luoghi del neto mosliò non più gradire in Vicenza
A'icentiiio, gl'imperiali imponetido a've- l'adunanza, percliè dovendosi probabil-
neti l'obbligo di li;dellà verso l'itnpera- mente Irallare d'una lega del cristiane-
tore, e di riconoscere the da esso tenevano simo contro il lui co, era un provocare
Vicen7a, Verona e Padova.' — Zelando Solimano 11, da poco pacificato colla re-
Paolo 111 la convocazione del concilio gè- publìlica, a nuove ollese, coiicedenilo una
nerale da teiicisia Maittovd, ma che lor ciltà per residenza d'un assemblea che
poi fu celebrato in Treiilo[y.)Jt<:e prò- macchinasse guerra a quell' orgugliuso e
pone nel 1 537 a'piiiicipi cattolici, in ve- polente sultano. Si disse, che alloia la
ce di IMantova, una delle città della re- città fosse infella di eretici, e realmente
pubblica di Venezia, e coll'annuenza di lo fu poi, massime verso il i5G3, e non
essa fu stabilita Vicenza, benché il sena- risiedervi il vescovocardinalllidolfi, mea-
to pre^ò per la dilazione. Il Papa pubbli- Ire non pure era necessaria la [ìresenza
co la bolla pel concilio ecumenico di Vi- del [ìaslore, ma che fosse un apostolo,
tenza r 8 ottobre iSSy pel i.°dimag- Tultavolla ne'tiattati per la celebrazione
giù del seguente anno, nominandone pre- del concilio, il legato ammonì che si ri-
sidenti i cardinali Campeggi, Simonetta prendessero gli abusi in universale, e nou
e Aleandro. Ma i principi di Germania si nominassero le persone in particolare,
non acconsentirono quanto al luogo, i acciocché il zelo non tralignasse in offe-
\escovi non vi si portarono, e l'apertu- sa. Con tuttociò i piesidenli, tutto rac-
ra non seguì. Laonde Paolo III, (|uanilo contarono al Papa, ed essere necessario
nel i538 si abboccò uel maggio in ^iz^a avvisare il cardinale perchè togliesse lo
con l'imperatore Carlo V e con Francesco scandalo. Si volle dagl'iniperiali pure al-
I re di Francia, li sup[)licò caldamente a quanto tacciare Paolo 111 perchè l'inli-
mandaie i loro vescovi nella comoda cit- mazioni di Mantova e di Vicenza erano
là di Vicenza per dar principio al conci- andate a vuoto; ma di questo era egli
lio. Essi peròsi scusarono con diversi pie- allatto innocente; anzi avea egli tenuto
testi, piegando il Papa a prolungar di i suoi legati in Vicenza uu mezz' anno,
più il tempo per cominciarlo, JNaiia il con invitarvi per lettere i vescovi d'ogni
cardinal Pallavicino, neir/5/or/rt del con- provincia, e con mandar nunzi speciali a
CìLio di 7 tento, the Paolo III nella boi- lutti i [irincipi per quell'alfire. iS'è giusta-
la di promulgazione lodò la pietà del se- mente si ascrivesse la mancanza del suo-
nato veneto per concedere Vicenza all'a- cesso alla condizione delle mentovale cil-
dunanza del concilio, e poi mandò a rin- là, quasi meno adatte al concorso di va-
graziarlo i vescovi di Regio Rangoni e di rie nazioni ; essendo noto che piuttosto
Verona Gibeiti,e insieme perdeputazio- per la comoilità de'luoghi, e per la fcr-
ne de' cardinali legati a fare in Vicenza tililà de' paesi erano assai migliori di
gli acconci apparecchi. Frattanto si con- Trento, che altri preferivano. Allieinve-
siderò, se conveniva the il Papa tosto vi ce furono le cagioni, e massimamente
si recasse in persona, come avea dichia- la guerra fra'principi cristiani, potissimo
rato al mondo cattolico, per autenticare impedimento al concilio. Dopo «he que-
r elllcacia del concilio; ma prevalse il sto erasi aperto in Ti ento, restalo sospe-
consiglio di attendere prima 1' effettua- so nel compimento, questo curando Pio
zione de' preparativi, e 1' arrivo de' ve- IV, disse uli'oialoie veneto Amulio, vo-
scovi e degli oratori de' sovrani; e piut- lersi da lui all'uopo Trento o altro sog-
tosto v'inviasse i suoi legali, e poi a se- giorno sicuro, tranne Germania , per
conda del risultato del congresso di Niz- ragionevoli molivi esposti dal Pallavici-
za, di là vi si portasse, ludi il senato ve- no; tua se si rilìutasse Trealo, l'interro-
vie vie ai3
co se la sua repubblica si piegliereltbe a no nel i5^o, o pocr) dopo, ne' contorni
coiiceilere alcuna tlelle sue cillà, come tli Vicenza una specie d' accaileuiia [)er
alile volle avea conilisceso intorno a Vi- cliicutcre sulle 0[)inioni rcli|^iose die iu-
ct'nza. Uispose l'Auiulio, piacer^li Treu- coniinciavaiio in que' le(U(>i a turbir le
lo, tua ignorare il pensare ilei seiiiilo; menti ; e Lelio Socino sauese, poi eresiar-
clie quando fu accord.ilo Vicen/a, la re- ca ecaposelta de'sociniani, vi fu ainmes-
pubblica non era in guerra Col turco, e so per sua sventura e di quelli die ne se-
invece allora ferveva, il che avrebbe ina- guirono gli empi errori. Sco[>ertosi dal
Sprito i sospettosi Inrclii a danno d' Ita- senato veneloiilenebrososegietodi (piel-
lia e del re^lo della crislianitìi, es><'ndo le adunanze, fece arre>lare e anche giu-
presso loro faina che ne' concilii si trai- sliziare i componenti, altri fuggendo, fra*
tasserò leghe contro Turchia, e posto a quali Socino, lasciandovi però fatalmente
gravi rischi la repubblica slessa. Il l'iipa il germe de'Ioro errori. E a proposilo ri-
capì, e dichiaiò non voler e<|UMre a tra- cordare: Intorno alla Hijorin:i ed a leu-
vagli la signoria. Allorché fu denunziato lalìvi per iiitroilniiit in Italia, avver-
il concilio generale doversi tenere in Vi- ti nienti del cardinal Gaetano Baluffi
cenza, la cappella maggiore della calle- vcscO'k'O d' Imola, ivi iSSo. Edil grave
drale, ordinala dal cardinal Zeno, esige- articolo che si legge nel n. 217 dei Giar-
da uno spazio pili an)pio e una comodità naie di Roma del lii^g, in cui sono ri-
più opportuna pel presbiterio ; per cui feriti diversi degli errori di Nocino, e la
fu d' uopo rimuovere l'altare già eretto, prelesj riforma che voleva introdurre ia
ed i suddelegali pe'[)reparalivi al miglior Italia ; lodalo con panegirico a'nost ri gior-
decoro e comodità del concilio, i sum- ni dalGioberli d'infelicefama,nelGe,f»i7<^z
nientovati vescovi Giberli e Rangoni, a- //JOf/cr/iO, con dire aver egli vendicalo al-
vendo considerato la condizione della la nostra penìsola l'onore di aver messo al
catledrale, in cui la cappella u>aggiore mondo il progenitore di Lutero! il vero
non era ancor coperta, fecero un con- creatore del lìazionalismo (^^.) moder-
trailo a' 5 aprile i538 con due maestri no, cioùdel moderno P/'0/ey^<'i«/;5wo(/'.),
scultore e falegname, percliè conducesse- il cnncilladino di s. Caterina da Situai
ro al termine, entro la mela del prossi- Giobei li inoltre accusa Dossuet e s.A.lfon-'
ino maggio, il coperto e il pavimento so di non esser arrivali a capire il loro se-
delia cappella medesima, pel prezzo di colo ; ma loda Lutero d'averlo pareggia-
700 ducali, e che alle finesire s: facesse- lo, e Lelio Socino d'averlo superato!
ro provvisoriamente tlelle impannate di " Nel 1 54o Socino assistè alla fimosa
tel.i, invece ilelje invetriate, per maggior conferenza di Deisti e di Ale.i(l'.), che
solleciludiiie. Que' lavori eseguili con si tenne a Vicenza, e nella quale si eoo-
troppa licita non furono di lunga dura- venne nel modo di spiantare la lieliglo-
ta. in somma il concilio non ebbe luogo ne di Gesù Cristo. A tal line Socino rap-
ili Vicenza, perchè, come disse pure il pe guerra al soprannaturale, negò tutti
Coleli, Tridentiini translatiini deinde i dogmi, e introdusse lart de decroire,
Juit, taniqiiani cxleri^ ab Italia natio- l'arte di miscredere, come osserva uno
niliiis coniniodioreiìi in locuiit. Ptiguar- scrittore francese. Ilsocinianismo è onaai
do alTeresia da cui venne infetta Vicen- lo stato piesenle del protesianlesimo. ..
za, essa óevwo tìa Sociniani. Raccontai llsolo mezzo concesso all'Italia di sbaraz-
in qiiell' articolo, che essendo fatalmente zarsi del Papato ( ! ), cioè del callolicismo,
penetrali anche in alcuna parte d'Italia senza fastidio e lolle, sarebbe appunto
gli errori perniciosissimi de' Luterani, quello di adottare la riforma italiana di
alcune persone ragguardevoli slabiliro- Sociuo. A questo si pensava fio dali84(ì,
ii4 Vie
quaiulolevavasi a cielo il Papato einneg
giavasi Pio IX!" Conlimiaiulo Vii;en7.;i
a seguire i destini della repubblica di / V
nezid, nel i 704 fu minacciata da 01 libile
teriemoto ; per cui con solenne proces-
sione votiva, a' 2 5 febbraio ogni classe
di persone recossi a visitare l'insigne san-
tuario della INIadonna di Gerico; e d'al-
tra processione per lo stesso motivo vi è
memoria anche due anni dopo. Nel i 782
reduce Pio VI da Vienna, nel recarsi »
Venezia, partito lunedì 1 3 maggio ila Ve-
rona, giunse a ore 18 a Vicenza, ove da
tutte le prossime terree villaggi era con-
corso un immenso popolo, venendo coa-
solato dal Papa con cordialissime bene-
dizioni, implorandogli dal cielo la pienez-
za d' ogni prosperità; massime quando
dalla loggia del palazzo del conte Chie-
ricato, compartì la solenne. Nel giungere
a Vicenza era stato incontrato dal vesco-
vo mg.' Gabrielli, dal nobile Zaccaria
Morosini podestà, e da tutta la nobiltà,
che dal Papa fu ammessa benignamente
al bacio del piede. Passato indi ad am-
miiare il celebre edifizio Palladiano del
teatro Olimpico, proseguì il suo viaggio
per Padova, avendo onoralo Vicenza po-
che ore di sua presenza. Tanto si trae dal
Dini, Diario del viag'^io failo a Vien-
na da Pio f^T^'^. 43. Quanto precedet-
te, accompagnò e seguì la cessazione del-
la repubblica di Venezia nt\ 1797, per-
ciò riguardante pure Vicenza, lo narrai
in quell'articolo, e ragionando di FerO'
na. Nel precedente anno e nel novem-
bre, le vicinanze di Vicenza furono il
teatro di sanguinose pugne tra' francesi
comandati da Bonaparte, e gli austriaci
capitanati da Alvinzi. Estinta la repub-
blica di Venezia, dopo alquanti mesi d'un
governo che si disse democratico, Vicenza
fu riunita sul principio del 1798 a'pos-
sedimenti austriaci. ^el marzo 1 800 eletto
in Venezia Pio VII, la città di Vicenza in-
viò in deputazione al nuovo Papa, per
tributargli ubl)idienza e venerazione, il
conteOrazio Porlo,il conte Paulo Valma-
V I c
rana, ed Antonio lìeiloni. Rotta nuova
guerra tra X An<lria e Honaparle, questi
divenuto Napoleonel icnperatoie de'fran-
cesi e re d'Italia, il gener-d Mas<ena co-
minciò all' Adii^e le ostilità, giunse a
IMontebello a'3 novembre, e nel seauen-
te giorno entrò in Viceuzaa forza, aven-
do la retroguardia austriaca opposta qual-
che resistenza. Indi in conseguenza tiel
trattato di Presburgo de' 2G dicembre
180?, la parte degli stati veneti che pos-
sedeva r Austria, fu ceduta a Napoleone
1, che r unì al regno Italico, compresa
Vicenza, il territorio della quale formò il
dipartimento del Bacchiglione, ed essa
il capoluogo. Questa aggregazione, la
città la celebiò a suon di trombe e fia
liete grida. Napoleone I nel ^\\m di mar-
zo 1 8o("i, tra' ducati che istituì, quali
grandi feudi dell' impero, v' incluse Vi-
cenza e Bassano, per essere trasmessi coti
ordine di primogenitura, mediante inve-
stitura, quindi dichiarò duca di Vicenza,
Coidincourt, suo ministro degli affari e-
steri, e duca di Bassano l' altro ministro
INIaret. Finalmente nel 18 i4 f" ripresa
Vicenza dall'Austria, enei 18 18 dichia-
rata appartenere al regno Lombardo-
Veneto, istituito da Francesco I impera-
tore, che la qualificò regia, e le concesse la
nomina di un deputato per rappresentar-
la nella congregazione centrale di Vene-
zia, la quale ora con ordinanza iraperia-
ledata in /'7e/<Ai^ ^/^.j a'3 1 maggio 1 860,
fu allargata nelle facoltà, per esserne sla-
to tramutato il voto consultivo in de-
liberativo. Nel seguente anno France-
sco I l'onorò di sua presenza ne'primi di
maggio, e vi si trattenne 4 giorni. I vi-
centini illuminarono sfarzosamente il
teatro Olimpico, profusero elemosine a*
poveri, dotarono i o fanciulle, oltre ^5 fi-
glie di artigiani bisognosi, e diedero l'an-
tico municipale bagordo della Kua ; ed a
ricordare in perpetuo l'avvenimento,
collocarono una monumentale iscrizione
sul nuovo ponte del Retrone: I' anno di
sua morte 1 835, fu contrassegnato dalla
V I e
reili'iciizaihì choleia, per la i .' volla pe-
uetralo anche ii» Viceir/a, e vi rapì non
poclie vitlirae. Grandi l'esteggiamenli fece
pure il comune di Vicenza nel 1 838 all'im-
peratore Ferdinando I, quando dopo es-
sere stato coronato in Milano re del regno
Lon)barclo-Venelo, vi si recò coll'impera-
trice iMarianna sua consorte, dopo essersi
portato a Verona a'iG settembre. Dispen-
sò Vicenza beneficenze a povere donne da
maritare, aprì il teatro Olimpico a scel-
te e nobili danze, fece splendide luminarie
e altre dimostrazioni di giubilo. E quando
il regnante imperatore Francesco Giu-
seppe I si recò a f^enezia, massime nel
1 8 5G, visitando anche Vicenza in compa-
gnia dell'imperatrice Elisabetta, ripetè la
città solenni feste, come può vedersi nel-
la Cwillà CaUolica,sev\e 3.', i. 5,p. Syo:
nella 4«*» *• i. !'• 4^7» annunziò la pub-
blicazione: Nella (la lungo tempo sospi-
rala venula in f'icenza delle loro Mae-
stà li. RR. A A. Francesco Giuseppe I^
ed Elisabetta Amalia Eugenia, Carme
del nobìl conte Francesco Trissino vi-
centino pastore d' Arcadia e del Tehro
accademico in Roma, Venezia i856.
Narrai in quell'articolo la generale eoa-
flagrazione d'Italia cominciata nel i847
e scoppiata apertamente nel 184B, col
pretesto della sedicente indipendenza ita-
liana, per la quale in Venezia fu procla-
mata la repubblica. Acceii gl'italiani da
spìrito d'indipendenza, assalirono le prò-
viiicie venete, e fra'corpi di milizie miste
di civici e volontari, ve ne furono anche
dello slato pontilìcio, in onta che il Papa
Pio /A(/^.) dichiarasse coll'allocuzione
de'29 aprile 184B, che Vicario del Dio di
pace, non poteva intraprendere la guerra
cogli altri priucipi italiani contro l'Au-
stria. Dissi pure in queir articolo, che
dopo diversi combattimenti, i civici, i vo-
lontari e parte delle milizie papali, furo-
no costretti a capitolare il io giugno
1848 a Vicenza, il 14 a Treviso. Ci die-
de la Gazzetta di Roma de' i5 e 27
giugoo j84*^» l' ttilicylo; Narrazione
Vie ai5
compendiosa della battaglia di Ficcn-
z-i, veduta dal monte Derico. Per darne
un'idea più critica converrebbe conosce-
re atiche la narrazione degli austriaci.
Laonde mi limiterò a soli cenni. I corpi
denominati degli stali romani, ed i civici
vicentini, anche questi con artiglieria, e-
rano comandati dal colonnello marchese
Massimo d'Azeglio, le artiglierie dal capi-
tano Lentulus: comandavano particolar-
mente, la 3." legione civica il colonnella
Gallieiio,i due battaglioni svizzeri il mag-
gior Calletla, i zappatori del genio l'aiu-
tante cnaggiore Cerroli. Tenevano essi a
posizione principale uno de' colli Cerici,
quello cioè del santuario della Madonna,
che la riempie del suo splendore, il più
vicino alla città, e il casino Cericocolo
presso il suo culmine, con 6 cannoni; più
la Rotonda di Palladio era occupata da
due battaglioni degli studenti, oltre le vi-
cinanze del monte. Cominciò il fuoco de*
gli austriaci ad ora avanzata della sera
de' 9 giugno, e fu ripreso al far del gior-
no, e tosto s'impegnò una zuffa generale
di bersaglieri, occupando gli austriaci le
alture del monte o Castel Rambaldo. AU
l'ore 7 antimeridiane fu attaccala la Ro-
tonda, superata dall' artiglierie, indi se-
guì il fuoco generale di tutte le posizioni
degli stessi austriaci, con gran copia di
razzi e granale, e cannoneggiamento del-
le porte di Vicenza. Aflìevoliti i corpi
romani dal combattere e venute meno
le munizioni, cominciarono a ritirarsi col
colonnello d' Azeglio, neirullimu ridot-
to, ch'era la chiesa della Madonna del
Monte (Berico, che tutta quanta si pro-
fanò e manomise, per quanto dovrò ac-
cennare) e sue adiacenze, e qui fecero
lunga resistenza, finché si trovarono co-
stretti rifugiarsi in città, sulla quale tosto
gli austriaci, dominatori di tutta la parte
montuosa suburbana, cominciarono a
lanciare razzi, granate e bombe, assai in-
quietando i difensori delle barricate. Ve-
dendo inutile ulteriore difesa, vieppiù
crescendo la scarsità delle aiuuiziuuij
2i6 vie Vie
verso l'Ave INIuia fu innalzala l)iiic1iera che poteva assalirlo alle spalle. ]\r.i non
l)ianna sul canjpanile della cillà ; tua es- posso si'giiiilo nel mirabile tlellaglio, nep-
sendo sliepilosauienle liscliiala da una para volo d'aquila potendo coo)[)etidiar"
parte di popolo riunito in piazza, che lo. Solutt>ente deploro, che il sanluai io di-
ie tirò più colpi, fu ritirala, per inalbe- venne campo di battaglia, la cisa di Dio
rarsi di nuovo poco dopo, pel rincalzo fu tutta snigue, e insozzatine gli altari,
delle artiglierie auslnaclie. Si venne a sui quali [)ure gli svizzeri si b ilìerono, e
trattative col general A<pre, alla [ìresen- le ss. Imuiagini lestarono lraf(Male dal-
za del feld maresciallo liadel7ky,e fu con- le [)nlle, scheggiale le colonne, e scalcina-
venuto in vista della bravura mostrata ti gli stocchi. L^ cappella della Madonna,
(si disse anche in ossequio d' essere cor- tixi'o ricca, preziosa e reverenda in tutta
pi romani e pontificii), di evacuar tutta la Venezia, divenne ridotto e bdoardo
Ja città, con areni, bagagli e b.uuliere contro g'i assalitori. Finabnente gli sviz
spiegale, insieme a (|ue' vicentini chea- zeri si ntiiarono perle minori porte la
vesserò voluto seguirli ; di ripassare il tarali, lasciando la l)asilica piena di mor
1*0, con obbligo di non più guerreggiar ti, di feriti, di sangue e di desolazione. Le
contro l'Austria. iNella mattina seguente infellonite legioni depredarono e dislrus
i corpi uscirono da Vicenza a suon di sere magnifici apparlamenli, S(piarci in
banda e tamburi dalla porla IMoiile, uien- do capolavori de' veneti pennelli, slrap
tre porzione d'austriaci vi entrava dal- pando nobilissimi diappi e tappezzerie
l'altra, al i .° miglio defilando innanzi le sfracellando ogni cosa : (piesto fu il licain
truppe austriache, che si mostrarono bio alle coi tesie de'vicentini. L'austriaco
cortesi. Dal rapporto poi del general L)u- general Culoz, impadronitosi dell'alture
rando si ricava, che la deficienza delle dello spianalo e del gran terrazzo di mon
munizioni dell'artiglieria provenne per te Berico, piantò in batteria 70 camion
fornirne i cannoni della cittadelle i cor- d'ogni calibro sopra la misera Vicenza,
pi romani sommavano a 10,000, gli au- piena di superbi edifizi, oltre il palazzo
striaci a 3o,ooo con cavalleria, 'jo pez- marmoreo della Signoria, il teatro Olun
zi di cannoni, oltre molti generali. Ne pico e templi di meravigliosa ai chitetlu
scrisse dettagliatamente anco la faconda ra, e altri monumenti d'arte. Di quelle
e meravigliosa penna del p Bresciani : bocche fu vomitato fuoco, palle, bombe
La presa di f'icenzri,ne\\'Ehreo eli le- e catrami, che recarono, oltre terrore e
rana, presso la CiviLlà Cattolica, serie spavento, gravissimi danni, desolando e
I ."^ t. 5, p. 66. Racconta episodi com- ardendo più d'una casa, ed un razzo uc-
moventi, di vicentine che fecero d'arti- cise il colonnello Del Grande. Furono i
glieri, e alcune ne rimasero vittima; che vicentini che vedendo desolare la città
la difesa di Vicenza valse mollo sangue, dille batterie sul Berico, inalberarono
e chi resse e ingagliardì la battaglia, fu bandiera bianca, econvenendovi ilgene-
)a prodezza degli svizzeri ; descrive le ral Durando, resistendo Galletti che non
molteplici fortificazioni sì del monte Ce- volea cedere, annuendo gli austriaci, si
rico, di cui e del santuario fa elegante venne agli accordi, fra'quali che la guar-
descrizione, e sì della città, difendendo le nigione non si battesse contro gli auslria-
poile s. Bartolo, s. Lucia, Castello e Pa- ci per tre mesi, e Vicenza fosse racco*
dovana, le legioni romane; descrive le mandala allagenerositàecortesia del ma-
fazioni che precedettero il grande allac- resciallo. Nel partire, agli svizzeri fu grida-
co,echeil feld-marescialloRadetzky,pri- to: Foì siete una falange dibravil~- Fra
ma di misurarsi con re Carlo Alberto, gli altri, scrissero di Vicenza: G. Marzari,
volle ter via la guarnigione di Vicenza^ I/istoria di p'iceiiza, ivi i6o4' Angelo
vie \' I e 217
Gnl)ricle ili s. Mniin, lìibliofeca e Storia iliie sommilìi coilnn mi Iftnpio alla lì.
df^^li scrittori vicentini, dcllit città e trr- N'eii^uM', lu>li) teiiitto in veiit^iMziotie .111-
rilorio (li f'iccnza, '\y\ lySi. Silvestro die ili'lontaiu.con pelli'^i i^i»^^i eziiindio
Cu^\t\\\\\\, /1 min li (li licenza. Vi'. '^om- «li servi tli Dk», la prodiitiosa iiuiuiii>ine
niaso llicciiidi, Storia de' vr<!co\'i viceii- clelhi Madie «li Dio «li^pens imld ni copi.i
/////'. Gin. lìatlista IJerli, Gnìld per I i- le sue gì r/ic. Dopo aver }ipp:ii leiuilo a'
venza, Venezia 1822; con n{;L;iunle,Va- conli (l(jii)iiiiiloruli \'iceiiz;i, coti lilolo «Ji
tlovai83o: Topografia (Iella regia cit prioialo passò nei! i f'nniglia Nog noia,
tà di f icenza con illustrazioni, Vicenza (incliè i vicenliiii nei i 4 ji olleimrio da
pel Paroni : Memorie storiche sul teni- JN'icoIò \^ che fosse dato in cura a' j^irula-
pio (hi monte lierico, Verona i832. mini «lei U. l'ielro il-i Pisa, i qnali nel
La fetle ciisliiina fu predicala in Vi- i "oo lifaijliricirono più ampia la cliie-
cenza nel!' anno yy circa, «la s. l'rosdo- sa e l'abbellirono, inassiine la principale
cimo discepolodell'apostolo s. l'ieiro, i ," cappella ove si venerava la miracolosa im-
vescovo di Padoi'n [F''.), fin «lalT anno mogine della ss. Verginecol «li vin Figlio
4^, e«l istiltitoie successivamente di al- in legno, nel lySo surrogala «la altra di
tre cliiese vescovili, come (Il (^7rr3o, 7Ve- niarino, <piesla ora essendo nella cliiCNa
ivvo, Felice, ljelln'io,/i<!olo[A> cui parlai di s. Oiso. e cpiclla nella chiesa di s. Au-
nel voi. XCV, p. i 5f), la coi diocesi si gelo di l*iyvene, dopo clie fu alterra-
congellnr.i dagli enidili, che da'monti si lo il lempio nel i 777. Taolo e meglio
estendesse alla via Pustn(nia,e dalla Pia- si legge nel ricordalo Atlante Mariano.
ve alla IJienla, comprendendo Cassano ed L' Uglielli registra per i.° vescovo di Vi-
i Selle Comuni iiconlali superiormen- cen?.a s. Prosdocimo, morto nel \\\ (a
te; negl'inizi del secolo X restala priva prima) di i i4 anni. L' ah. Cappelletti
del suo pastoie, la sua diocesi nella piìi non lo reputa tale, perchè il santo era
palle fu riunita a quella «h Treviso, del slato invialo da s. l'ietro a P.idova spe-
quale ora è parrocchia, il cui vescovo eb- cialmenle, perciò quella essendo la sua
be pure la signoiii della città e del suo cattedra, e tulle le altre città convertite
territorio, per concessione d'Ottone lini- colle sue apostoliche faticiie, non doversi
peiatore, coiiffnnando [)oi i' unione ca- ngiiard.iie che per «piasi filiali della sua
Donicamenle i l'.ipi Eugenio III e siicces- diocesi; alle quali in appresso, per la
sori ; però restamlo sempre, secondo gli grande distanza dalla primaria vesiden-
asolaoi, r essenza episcopale nella chiesa za, e perla molteplicità de' convftriiti al
parrocchiale, che ihcono cattedrale, con cristianesimo, occorse assegnare partico-
residenziale capitolo della già collegiata, lari e distinti pastori. Quanto a Vicenza
colle dignità del pre[)o-.lo e del sagiista, ciò avvenne verso la mela del se'^nente
ilteologoe il penitenziere,coii molli man- secolo, trovandosi nel i4o nomin-ito ne'
sonari e a'iri sagri ministri) e di altre sagri dittici il vescovo s. Leonzio I, il ;niale
città. Distrusse diversi lempli de'pagani, fu martirizzato in Aquileia, insiciiie a s.
dedicali a Marte, Venere, Diana e altre Carpoforo: nel 969 circa il suo corpo fa
divinità f.ivolose. A quello d'Apollo, sul portato a Metz, celebraiulosi la sua lesta
monte berico, sostituì altro in onore del a' i 6 novembre. Il vescovato divenne suf-
vero Dio, sotto r invocazione «li s. Apol- fraganco «lei patriarcato d' Aquileia, e
linare apostolo ei.° vescovo di Uaveona, quando quello nel lySi fu da lìencdetto
ivi ciiarlirizzato neir anno 74- Abbattè XI V soppresso, ed eretto quindi l'arci-
pure l'antico delubro di Sumuiano ossia vescovato ti' Udine, a questa uielropoli
Plutone sulla vetta del monte Siimma- venne soggettato; poscia Pio VII nel
uo, lau^i i5 miglia da Vicenza, e Ira le 18 18 lo sottopose al palriarcalu di Ve-
2i8 vie
nezia, e lo t^ liitlora, ed in pari tempo
disgiunse dalla diocesi 6 pan cecilie e le
uni a (piella di l'adova, dalla quale però
ne sepalo I o e con (pieste compensò e in-
grandì ìi vescovalo vicentino. Della si-
gnoria temporale de' vescovi già dissi
n!fpianlo,e doviò lip.nlaine. Scrisse TU-
glielli: l'piscopns /'ircntiiìW! a rcs;i/>us
lon^ohanlis, PoiUi'flcibu>, iinperalori-
Intsque aiiìplissiinis privilegiis, ac prae-
rogativis suffidtus, et exornalds, quip-
pe (]HÌ iliicis, priiiripis, luarchionis, ac
coinilix liUilo cii'itatis, cttin nlrinsnnc
glailii polesliitc insignìreliir. Il suo an-
notatore e continuatore Coleti aggiunse :
Hodic (juoque vicendmis Episcopus in
solcjiiniis donìinicae Restirrecdonìs^ et
J'enlfioslt's- tribiis singiilis feslivis eo-
riiiit dlrbiix, e purpura induilur more
S. R. E. Cardi/ialiufii, capitis tantum
cxcepto optritìK^nlo, quo vesliiim gene-
re lUiliiretiain infesto JSalivitatis D. N.
J. C. Dopo il vescovo s. Leonzio, sino al
167 non si conosce che Zaccaria; altra
lactMia è ha lui e il vescovo s. Teodoro
del 32(S, morto nel 382, dopo 54 anni di
vescovato. iNcl 8895. Apollonio, registra-
to nel Martirologio romano a' iq marzo.
Verso il 547 s. Leonzio II, indi nel 578
Enrico I,il quale ricusò d'intervenire nel
Syc) al sinodo di Grado, in cui si pub-
Micò la traslazione in quella città del pa-
triarcato il'Aquileia. Oionzio trovasi nel
590,che si rifiutò di partecipare al sinodo
di lloma convocato da s. Gregorio I, per
estinguere il funesto scisoia de' 7'/'e Ca-
jutoli, in cui erano pertinaci i vescovi del-
la Venezia, delT Istria e della Liguria, e
con essi Oronzio. Ataldo sedeva nel 6 16.
Zaccaria o Andrea I fu al concilio roma-
no del G80, denominato Episcopus Sa'
Inouensis, iinlius Sahlonensisjqtiodfuit
cppiduni K'icendno Episcopatu obno-
Atuiii. INel 701 Pietro I, e dopo non si
conosce die lieginaldo, che nell' 808 fu
ailaconsagriizioiie della chiesa di s. Gior-
gio (li Verona. Indi nell'809 Feliciano, poi
Andrea 11 uell'bao, iu cui solloàcrisse ia
V I C
Verona un placito a favore della badia di
Nonantola, contro ilcontediVerona Uch-
puldo. Neil' 8240 827 il vescovo Fran-
co o Francario o Franconio si portò al
concilio di Mantova. Poscia, nell' 84»^
Stefano; nell' 872 Sicardo o Aicardo o
Eicaiilo, fu al piacilo ticinese tenuto nel-
I 880 ila IJoderado conte palatino, a fa-
vore dell' abbate novalicese Ainbutfu:
inoltre venne deputato da Giovanni VIII
a uno ile' giudici nella controversia tra*
vescovi Adelardo di Verona e Aldechi-
sio di Trento nell' 88 i e 882. Eia ve-
scovo nel 90 I Vitale, come si ha dal do-
cumento che olire l' Ughellid' un privi-
legio da IJerengario I concesso alla ba-
dia di s. Zeno di Verona, io cui il pre-
lato fìgiua quale consigliere earcicancel-
liere di quel re d'Italia. Nel 926 ammi-
nistratore Manasse arcivescovo d' Arles:
ottenne in egual tempo i vescovati di
Mantova, Verona eTrenlo, siccome ghiot-
to di sill'utti benefizi, 2 l'ab. Cappelletti
lo dichiara intruso. Il vescovo Giraldo
nel qG5 intervenne con altri 1 i sulFraga-
nei alla consagrazione della cattedrale di
Parenzo, fatta dal patriarca Rodoaldo. A*
3 5 aprile 967 il vescovo Rodolfo trovos-
sial sinodo il'Atpiileia. Essendo ilsforina-
to d monastero de'ss. Felice e Fortuna-
to lo restaurò, e gli attribuì quello de'ss.
Vito e Modesto, colla chiesa di s. Pietro
de Viccarolo nel ()j5, e diversi beni: l'U-
glielli ne pubblicò il documento. Il vesco-
vo Ambrogio è nominalo in altri due do-
cumenti, pure presso l'Ughelli, del 984
e riguardanti la venilita fitta a lui daGa-
rimljerto arcidiacono di Verona, del ca-
stello di Sabbione nel contado vicentino;
e di altra vendila dello slesso castello,
fatta dal vescovo a Juuganio figlio di
Viiicardo da Parma. Ripugnano a l Co-
leti le date, e le rettifica. Il successore
Lamberto, già arcidiacono di Verona, si
trovò iu (jiiella città nel novembre f)f)5
al sinodoproviiicialetenulovi dal [)atriar-
ca d'A(|uileia. Nel 1000 era vescovo Gi-
rulamuj a cui nel seguente auuu rini|3U«
V I e
valore Ottone III concesse larghi favori
e privilegi, con esenzioni sui castelli ve-
scovili, e clonandogli il celebre e antico
teatro di Hergo, con facoltà a lui e suc-
cessori di farne quell'uso che loro piaces-
se. Il tutto conti?rmò s. Enrico II impe-
ratore nel 1008 al successore. L'Uj^lielli
oUVe due diplomi, e l'ah. Cappelletti al-
tro, di tante grazie. !Ma dopo (jueste, Gi-
rolamo si mostiò sleale e tjuale .iposlata
nel 1004 fu cacciato dall'imperatore dal
vescovato, e tutti i beni che possedeva in
Pavia li concesse al vescovato di Co-
mo. Nello stesso anno gli successe Liudi-
gero I, che ottenne la detta conferma, e
fecei:oncessioni al monasleio di s. l*ietro.
^'el I o I 3 Teobaldo assisteva in Verona
ad un giudicato in favore del monastero
di s. Zaccaria di Venezia; e nel 1 0^7 eia
in Roma con altri vescovi alla sentenza
pronunziata da Giovanni XIX detto XX
in favore di t'oppone patriarca d' Aqui-
leia, contro quello di Grado. L' Ughelli
esibisce il dqtlonia concesso alla fi. Chie-
sa di Vicenza dall' imperatore Corrado
II. Di Lamberto del I o36 e ili Teobaldo
del 1087, non parla il Cappelletti, se non
per escluderli; ma di Astolfo del io33,
che l'Ui^helli dice intervenuto nel i o j^i al
concilio di Favia : anch'egli fece concessio-
ni al monastero doppio di s. Pietro, abi-
talo da monaci e da monache. Nel 1 o53
era vescovo Liudigero II, il quale genero-
samente aiutò il detto monastero di s.
Pietro in Piano pel restauro, e viveva an-
cora nel 1066, rinnovando alla badessa
le concessioni del predecessore, il che con-
fermò due anni dopo. Essendo nominato
anche Sindicherio, die'motivo all'Ughel-
li, dice l'ab. Cappelletti, d'introdurre nel-
la serie de' vescovi Arnaldo del 1046, e
Smdicherio, che il Coleli chiama Litite-
rico, res'auralore nelio54 del ricordalo
monastero, ed anche un Bernardo nel
I o56, invece vescovo d'Ascoli. Dal 1 080
sino ali io4 si trova il vescovo vicentino
Ecceiinoo Azolino, che nel 1096 era a-
ilercDie all'antipapa Clemente 111, oltre
Vie ai9
l'esser seguace d' Enrico IV persecutore
della Chiesa, da cui ebbe privilegi e im-
inunilà , prùmisfjne fnit-, f/ni dticìs, cO'
ìiiilis , niarchionisfiiie inipcrialis tiliilo
ìnsi>^iiirefiir ; meriirn ri niixliiin itiipe-
rinin in ì iccntinn civitute, rjtisdcinqiie
roi/iilalu acccpit. liane </ignilalcin inni-
(liiam J^icarios inipcri'nles teitui'sse vi-
cciilinoxprncsulesndannutnnitjiieiiSG
idem asserii Jo. Daptista Palearinn<!
siiis- patrìae in his/oriis scriptum. L'tJ-
ghelli produce il diplojna cui risponden-
le d'Eiiricol V, eil altro di privdegio con-
cesso al monastero suburbano de'ss. Fe-
lice e Fortunato. Il vescovo Torengo se-
deva nel I I 08, e del suo dominio tempo-
rale parlai più sopra, in uno a'couibat-
timenti sostenuti pel castello ili Hrendola
co' vicentini suoi nemici, co'quali lo ricon-
ciliò Enrico V. Propinqua alla cattedra-
le edificò la canonica, acciò vi abitassero
i canonici con vita comune, come ne'lem-
pi antichi. Neil 1 1 () intervenne a Tievi-
so al giudicato d'Enrico V, ed ancor vi-
veva nel I I I 7. Croveruava nel 1 i 24 En-
rico 11, il quale con alto ilei 1 1 3 1 , presso
il Cappelletti, beneficò la chiesa e mona-
stero de'ss. Felice e Fortunato, Indi nel
I i34 Lotario zelantissimo nell'osservan-
za dell'eccleNiasliche discipline, e della ri-
cupera de'beni di Chiesa dagli usurpato-
ri; laonde Eugenio III l'incaricò co' vesco-
vi ili Padova e di Trento nel i 1 4'J a f**-
re restituir quelli de'canonici di Verona.
Venne poi nominalo in un diplonia d'A-
lessandro I II del ( I 68, da quel Papa e da
q cardinali sottoscritto, a favore del ce-
nobio Fortonaziano , in cui si apprende
la cronologica successione di vari vesco-
vi. Trovasi Lotario segnato nel docu-
mento della consagrazione di s, Giorgio
di Verona, seguita nel i i \o. Gli successe
Uberto I, di cui le notizie cominciano nei
I I 53, quindi implorò e ottennenel 1 1 5^
dall'imperatore Federico I la conferma
de'privilegi e diritti concessi alla s. Chie-
sa di Vicenza daree imperatori, l'Lgìiel-
li oUVendone l'atto. Nel 1164 fioriva il
aio Vie
vescovo Aiiberfo, già arciprete della cat-
leclialc, e viveva neh i7(). 1" tale anno
eli successe il I). Giovanni I Sordi riol)ile
cienionese, che dal cognome de! 2.° ma-
rito di sua madre è detto pure Caccia-
fioDle o Cayafi onte, già priore di s. Vit-
tore, poi aMiate benedelliiio di s. Loren-
zo neh i55, insigne [iiedicatore, propu-
gnatore dell'ecclesiastica libertà; assai pio
e dotto fu instancabile difensore d'Ales-
sandro 111, contro gli antipapi sostenuti
da Federico l,il quale silegnalo lo ban-
di da lutto il leriilorio cremonese, onde
SI rifugiò in una piccola chiesa vicino al-
rOgliu. Mauleniie il popolo vicentino e
alili circostanti, colle sue pieiliclie, nel-
J'ul'bidienza d'Alessandro II!; e quest'in-
formalo di tanto z(do, deposto Graziado-
10 vescovo scismatico di Mantova, lo fa-
ce aujininistratore di (juelia chiesa, e do-
po due anni nel i 179 lo dicliiaiò vesco-
vo di Vicenza. INel seguente, q«ial procu-
ratore del patriarca d'Aqudeia, sostenne
Je sue ragioni nella gravissima dis[)ula
agitata in Roma contro (piello ili Grado;
e hi ani he giudice nel i 1 83 nella lite tra'
canonici di Verofia, ed i cavalieri templa-
ri, anno che fu l'ultimcj di sui esempla-
re vita, imperocché sempre inlento alla
difesa dell'ecclesiastica lil)erlà e de' suoi
diritti vescovili, fu da un empio vassallo
di sua chiesa, die giustamente avea pri-
vato del feudo, sulla piazza della catte-
drale percosso con pugnale, e volò al cie-
lo a' 16 marzo, dopo aver pregalo pel
suo uccisore, e in segno di pace benedet-
to, in (uiel luogo i vicentini innalzarono
una colonna monumentale, che sussiste.
11 corpo del bealo mai tire fu de[)osl() in
nrca marmorea nel coro della cattedra-
le, con somma venerazione de' vicenti-
ni, come ne' versi scol|)iti e [)rodotli
dairU-helli, insieme all' iscrizione posta
al suo nuovo sepolcro, quando nel 1 4i ' 1
volendosi l'abbi icare la cappella maggio-
re, (11 ir^islerito in (juella della B. Vergi-
ne incoi Oliata, sotto l'aliare, il Papa Ono-
rio 1 V di sua sanlitù e martirio ordinò iu-
V I C
qiiisizloni nelle diocesi di Vicenza e Gre-
inolia. Scrissero di lui , il l*agliarini in
JJislor. J'icciiliiiis, e INI. Antonio Tiene
ili Cnlalogo Sa»ctoritnt, ac Beatoruni
rircnlin. We fu successore nel r 184 l^i-
slore canonico regohire di Porto, al cui
tempo l'imperatore Enrico VI recando-
si nel suo legno di Sicilia, passò per Vi-
cenza e fu regiamente ospitato nell'epi-
scopio. Si mostrò gejieroso col capitolo
della catìedrale,/jro rtinedioaniiiìae no-
slrae, noxtronunqneprnedeceswruin si~
inttl et succfs forum (si fecero pure dona •
zioni per renilere propizio Do anco ad
nitri, Sebbene non del proprio celo, né
parenti. Cosi Lupo duca di Spoleto nel-
l'ottobre y4^ ^*^^^ ""^ donazione a Far-
fa, ancUepro nìcrcedi-Domni nostri Rat'
cliisi lYi^ii lon^oììordoniiii. Insolito fat-
to ne'duchi di Spoleto, anco pel chiama-
re signor loro il re liachis); e dopo aver
confei malo i privilegi e donazioni degli
antecessori, fece diverse concessioni. Egli
patì gravi molestie per l'intestine tliscor-
die de'vicentini, da Giacoiio di Bernar-
do bolognese [)udestà tli Vicenza; e da
Ezzelino il da Uoo>ano (u mandato qua-
si in esilio dalla città nel 1 1 q^, come nar-
ra Geraldo Maurisì vicentino nella sua
Jfisloria. Pertanto si ritirò nel suo ca-
stello di Brendola, di che non contenti i
suoi nemici, volendo disfarsene, senza pe-
lò oUrjndei lo nella persona, alcuni isti-
garono due canonici vicentini a farlo de-
porre dal vescovato, accusandolo al Pa-
pa di molli enormi delitti. Ma esso si re-
cò tosto ili Roma da Innocenzo III nel
I 19S, e dimostrò la filsilà dell'accuse,
onde il Papa commise a 3 giudici diligen-
te inquisizione, e ne risultò la piena in-
nocenza del vescovo, il quale liberissimo
tornò al castello di Brendola, in cui rima-
se nuche ledue fazioni si pacificarono. Mo-
rì nel I -203, e attesta rUgheHi,/;/o/;e ca-
slriim Snlcdiisagillisronfossnin inprae-
lio cccidisse.j ejitsque corpus / icenliarn
rclalum in ecclesia s. Marine jnx la. siios
anlecessores scpuluini fuisse. Fir fuil
V IC
piane rnìlitaris^cl panini in quiete ecde-
siaiii .siili crcclita/n aibniiii^tiun'it. ^el
I2o4 gli fu sosliluito Uberto 11 o Oliver-
io, e si inusltò e^li niicuia btnefluu col
capitolo, al quuie Innocenzo III concesse
privilegi con iliplutn.i lìu Ini e dn i i cur-
dinali soltO'<cnllo, esihilu cLiU'L^lielli, ii-
nilaaiente ullaliro tlello sles^o l'iipn.di
ile[)Osizione de I vescovr), e di quello del-
l'imperatore Ottone IV di conferma di
privilegi di sua chiesa, enraanato nel 1210.
Altri docutnenti si leggono nelle Chiese
d' Italia deil'ab. Cappellelli, etl è in-
teressante quello che dtscrive lo stalo di
questa chie^a nel XIII secolo. Da esso si
trae, che caricato di debili il vescovato
vicentino, a segno di noD aver più il ve-
scovo di che sussistere, venne in visita il
patriarca d'Acpiileia, il quaìe, conosciuto
pienamente il disordine, deliberò che dal
vescovo Uberto, annuente \\ capitolo, si
vendessero alcune possessioni per pagare
i debili. Tutto venne eseguito, e stabilito
l'alimento e vestito del vescovo e de'suoi
famigliari, 1' alto venne pubblicato nel
1208 dal patriarca nella sala dell'episco-
pio di Vicenza. Nel seguente anno Uber-
to Il accolse in Vicenza i religiosi umi-
liati, ed i monaci camaldolesi : a' primi
concesse luogo il magistrato civico, a'se-
condi donò il vescovo la chiesa di s. Vi-
to, co'suoi diritti e pertinenze; dipoi i tuo-
naci si Ira^feriiono presso la chiesa di s.
Lucia e ivi ed idearono il monastero. Ma
nel 1212, Uberto 11, quale dilapidatore
de'beni di sua chiesa, fu deposto d.iUa di-
gnità episcopale per sentenza del legalo
apostolico Sicardo vescovo di Cremona,
confermala da Innocenzo HI colla me-
morata lettera. Inoltre con essa il Papa
ingiunse al legato d'intimare al capitolo
vicentino d' elegi^ere il successore entro
uu mese. Pare che il capitolo ciò non ell'et-
tuasse, per ricusarsi il vescovo dipartire;
e da altra ponlilicia epistola al legalo si
raccoglie che Uberto 1 1 a'26 aprile 1 2 1 3
continuava nel possesso della chiesa e al-
tiesi a dilapidaiue i beui, qua&i iuteolo
V I C 32 1
a consumarne il I Citante. Laonde Inno-
cenzo 111, cdu lettera riportata dall' U-
glielli, mandò a Vicenza per ainininislra-
toiee procuratore della chiesa vicentina,
iNico^ò I Mallraver-.o nobile vicentino, ve-
scovo di Ilf^i;io di Modena, e conlinuò
nell'ullzio sino al I 2 l(), d(jpo averj^etta-
ta lai." pietra per la chi«s-j di s. Hai to-
loineo, la quale lo divenne poi dello spe-
dai grande. Avea Onorio HI nel 1217 co-
mandato al vescovo di Padova d'obbli-
g.ire i canonici di Vicenza a procedere
all'' elezione del proprio vescovo, ma essi
noi l'ecero. Circa (|ueslo teinposembia che
sia passato per Vicenza s. iJoiuemco fon-
daloi e dell'oriline de'predicatori, il quale
in Padova ammise tra' suoi seguaci i S
vicentini poi elevati all'onor degli altari,
cioè il b. Giovanni da Schio, il b. liarlo-
lonieodibreganzeeil b. 1 snardo d.i Ghia m-
po. Finalmente (u dato il pastore alla
chiesa vicentina con Gilberto canonico
della cattedrale, eletto di fresco a'3 giu-
gno I 2 I f), (juando stipulò un alto per la
chiesa di s. Darlolomeo. Nel 1220 il pa-
ti iiuca d'Aipiileia confermò a' canonici
della calteilrale i privilegi e loro beni.
Verso tal epoca furono introdolli in Vi-
cenza i francescani, e si edificò la chie-
sa di s. Tommaso, a cui fu assegnata, in
separalo e distinto luogo, abitazione a'
canonici e alle monache della congrega-
zione di s. Marco di Mantova. Un docu-
mento del I 226 di nuovo fa palese lo sta-
lo deplorabile della mensa episcopale, ri-
tlolla all'estiema povertà, per le dilapi-
dazioni d Uberto 11. Intanto Ezzelino HI
da Romano im[>adi ondosi di Vicenza, pel-
le sue tirannie crudelissime, fuggi Gil-
berto, e per l'angoscia e tra\aglio che ne
sofferse mori nel 1227. Io questo gli suc-
ces>e il vescovo Giacomo; a cui nel 1282
il modenese Manfredo de' Pii , secondo
lab. Cappelletti, e non de'Tris>iiio e vi-
centino come con altii scrisse 1' Ughelli,
il quale con tale credenza pubblicò l'am-
plissimo privilegio concesso nel 1 23o dal-
l'imperatOLc Fedeiico il alld nubilissima
1^1 Vie Vie
famiglia Tiissino. Amatore degli ordini ss.SpInn.dellcquali reliquie ed usodigià
regolari, nel 1242 donò aliasiulcirltii con- parlai. Alessandro! V lo tiashilò a* i S gen-
giegazione di Mantova la chiesa e .-.pe- uaio dal vescovato di Niniosia o LemisJ^o
dale di s. Nicola di iN'iinlo, acciò vi pian- o Xnpoli (/'.) nell'isola di Cipro, par-
lasse un monastero di canonici e di me- landone il p. Le Quieo, Oncns ihristia-
nache, simile al ricordato, da pochi anni iiui,-, nel t. 3, p. i 2 1 7 e 1225. Ma avendo
eretto per essi in Vicenza. Nel 1 244 sciol- l'eretico Ezzelino 111, signore di Vicenza
se dall'episcopale soggezione le monache e della Marca Trevigiana, fatto di que-
d'Aiaceli, che di recente eiansi fabbrica- sta [)seudo-arcivescovo Geremia caposel-
ta la chieda e il monastero, solo riservan- la degli eretici patareni, edella stessa set-
dosi il diiitto della consagrazione della la intrudo nella sede vicentina il falso Vi-
cliiesa e degli altari, la benedizione della vianoD(;glo,il venerandoBartolomeo non
badessa e delle monache^ oltre l'annuo potè recarsi mai al suo vescovato finché
tributo d' una libbra di cera nella festa visse il tiranno; si trattenne in Padova,
delia Purificazione al capitolo cattedra- e quello morto, nel 1 260 porlossi alla sua
le; piìi concesse loro la metà de'mulini di chiesa. Dipoi nel 12G7 si trovò in Bolo-
Loitgaie. Fu anco benefico colle mona- gna alla 2.Mraslazionedel corpo di s. Do-
cile di s. Pietro. Quest'ottimo pastore in- menico,e concesse privilegi, decime egiu-
corse nello sdegno dell'empio Ezzelino risdizioni a'suoi canonici, ^ell26}:^ emi-
III, dominatore feroce di Vicenza, e fu se dichiarazione formale dell'episcopale
costretto /uggire nella sua patria. Inno- giurisdizione sul castello di Uarbarano ;
cenzo IV commosso dalla di lui sciagu- neli2(ì() investii delle decime del castel-
ra, ordinò che da tutte le chie>e d'ilalia lo di liiendola i frali e nioDache di s.
soggette alla legazione del cardinal Ubai- l]artolonieo,<]ella congregazionedi s.Mar-
dini, si pagasse determinala somma di de- co di Mantova; e d'un feudo i fratelli
naro pel mantenimento del profugo pi e- Corrado e Gimberlo da Seralico. Donò
lato; e perchè n'era diflicile l'esazione, il nel i 270 a'cavalieri gaudenti un luogo
J'apa nel 1253 incalicò il preposto di s. per fabbricarvi una casa dell'ordine a s.
Martino della diocesi di Modena a rimuo- l*ielro in Monte, nella quale poi sotten-
vereconeflicaciaogni ostacolo. MoiuMan- Iraroiio le monache; ed a'suoi domenica'
fredo in Modena 1' 1 i agosto 1 255, e fu se- ni della propria chiesa di s. Corona fece
pollo nella chiesa de'domenicani, coll'e- donazioni pel compiuiento della fabbri-
pigrafe theofl'ie l'ab. Cap[)elletti, il qua- ca, e per la formazione del convento, ove
le pure riporta della chiesa vicentina non fu posta da essi un' iscrizione a di lui o-
pochi monumenti che non si trovano nel- nore. Delle sue dotte ed erudite opere ra-
rCghelli, perciò anche in questo bene- giona il p. Angelo Gabriele. Morì santa-
inerilo delle chiese italiane. Gli successe mente com'era vissuto, e della sua toin-
iionmai Paolo, come vuole l'IJghelli, ma ba in s. Corona di sopra pai lai, con epi-
nel I25G il b. Bartolomeo de' conti di grafe pubblicata supplita dal Faccioli nel
Bieganze, nobile vicentino, diletto disce- iMiiseo lapidario ritentino, e riprodot-
polo di S.Domenico, illustre teologo, isti- ta dall'ab. Cappelletti con altra po-itavi
luloie de'frali cavalieri Gaudenti (^.), più tardi. Nel i 27 1 gli successe il suo vi-
per fieiiare le fazioni de' Guelfi e Ghi- cario e arcidiacono della c?.ltediale Ber-
Ltllini, già Maestro dels. Palazzo apo- nardoNuelli [liacenlino, eletto dalla mag-
òtolico (/ .), indi legalo apostolico nella gior parto de'ianonici , gli altri avendo
Siria d Innocenzo IV per accompagnare intruso Antonio Guarneiini padovano,©
nella crociata s. Luigi IX, il quale gli do- meglio, secondo il Campi, Gomberlo Pie -
nò palle del legno della ss. Croce ed uua dilegiin padovano, abbate beuedetlino di
V I e
s. Felice.ftivorilotla'suoi concilladinl; pei*
cui insorse scìsinn che dui ù io mini, ne'
quali s'intitolava eli Ilo, (jiicliè per mito-
rità ili Martino IV nel 1281 prese pos-
sesso di sua chiesa , colla reinltgra/ione
ili tutte le ville, boiglie e castelli, tle'cpia-
li era stato spogliato. I\Ia non cessarono
le sue amarezze e travagli, iinperoccliè
dopo essere stato perseguitalo , come il
predecessore, dagli eretici numerosi, e spe-
cialmente dall'intruso Coglo, che il ve-
scovo fece imprigionare, ed iiiutihnenle
tentando di fiirlo ravvedere da'suoi erro-
ri, lo condantiù: se non che coll'aiuto de'
suoi patareni gli riuscì fuggire; quindi i
suoi nemici con calunnie ne denigrarono
le azioni, imputandogli d'esser complice
d'una congiura ne\i2'jc), contro la città
e suoi governanti, per levarla dalla colle-
ganza o dominazione de'padovani; e fu al-
lora che gli avversali temerariamente in-
truseroii Guarnerini canonico di Padova,
col favore di Bellelano suo fratello podestà
di Vicenza, ma non tardò il perturbato-
re ad esserne cacciato. Altre molestie gli
produssero i fratelli Pileo e IMarcabru-
no de'Pilei principali cittadini, imposte?
sandosi dell'episcopio, cui non basii) il
braccio secolare ad espellerli. Il vescovo
ricorse al Papa, e il delegalo vescovo di
Padova pronunziò contro i i\i\e maligni
fratelli e loro aderenti le censure eccle-
siastiche. Tutlavolla fecero resistenza al-
cuni giorni, se non che atterriti da' ful-
mini spirituali, abbandonarono il palazzo
in cui eransi forlirioali. Non per questo
i suoi nemici lo lasciarono in pace, e viep-
più inviperiti lo accusarono alla s. Sede
qual fautore ne' patareni. L' umile e in-
tegerrimo vescovo, senza lagnarsi, non
pensò che a difendersi in Vicenza e a Ro-
ma, ma tosto resiò svergognata la perfi-
dia de' nemici, e trionfante la sua inno-
cenza. Altra controversia subentròad af-
fliggerlo, pel decreto del comune di Vi-
cenza, col quale si toglieva a ciascuno le
giurisdizioni civili nella città e nel conta-
do. Intraprese la difesa di sue ragioni, e
V I C 20.3
giunto il) Roma, il Papa, chi era nota la
di lui pietà e priuU'u/a, lo creò legato a-
poslolico per la Romagna e Marca Tre-
vigiana, e morì in Roma nel dicembre
I a8b. Onorio IV nel seguente marzo
trasferì da [Monopoli a questa sede Pie-
ti'o il Saraceni nubile romano, la cui fd'
miglia si propagò poi in Vicenza pera-
ver infeudato di Cassano il nipote (Vio-
vanni, il che confermò poi nel 1 iq^) Bo-
nifacio Vili. Altra infeuda/ione di ca-
stelli die' a' fratelli Gualdinelli conti di
Dissari, nobilissima e antica famiglia vi-
centina, con diploma presso 1' Uglielli,
già tiella patria chiesa difeiHori e A7re-
(loniini, per cui godeva il vetusto privi-
legio di condurre pel freno del cavallo il
nuovo vescovo per la città, recandosi a
prender possesso della cattedrale, ed in se-
gno tlell'avvocazia si ritenevano il cavallo
bardato. Pietro II concesse privilegi agli
umiliati, e fu rettore pontificio di Roma-
gna, ove d'ordine del Papa predicò una
crociala contro i ribelli in Ravenna , in
Imola, in Faenza e in Forlì ; per cui da'
Polentani e da'Malatesta fu preso e po-
sto in carcere. Morto nel I2f)5, in cpie-
sto da Firenze fu trasferito a Vicenza An-
drea Il de Mozzi fiorentino, cappellano
di Bonifacio Vili. Al suo tempo si for-
marono gli statuti del capitolo vicentino,
poi promulgati nel i3oq. Cessò di vive-
re nell'aprile i 2q6, e il suo corpo fu por-
tato a F'irenze nella chiesa gentilizia di
sua famiglia. Per l'elezione del successo-
re avvenne uno scisma. Poiché i canonici
e il capitolo elessero il priore domenica-
no fr. Giacomo o Guidone Bissali vicen-
tino, e Bonifacio Vili vi promosse il b.
Rainaldo o RinaldoConcoreggi milanese.
L' elezione di fr. Giacomo fu approvala
dal patriarca d'Aquileia, e lo consagrò;
laonde prese possesso, e in lutto cominciò
ad esercitare l'uflizio vescovile e prose-
guì per alcun tempo, malgrado le censu-
re inlimale e la sentenza di deposizione
del Papa, pronunziate contro di lui. Al-
fine, do[)o alcuui mesi di lolla, fr. Già-
2^4 vie y I e
conio rinuiiziò e si ritirò nel ino convento Permissione Dh'ina Episcopits J'icenti-
di s. Corono. Il b. RainalJo erasi (in al- mis. Cessò di vivere nel iSai, e nel ine-
loiu inlilolalo tifilo. benrliè<iuul rei- clesinio f^li fu sunoi^ato il veronese Fnin-
tore eli Romagna per lo piìi ne l'u ìm^hix- cesco I Temprarmi, allro abbate di s. Ze-
te, ed ai i () novetidìre i 3o3 Iti pronios- no. Intanto nel lZ^J. Papa Giovanni
so ad arcivescovo di Ravenna, nel (piale XXII riservò a sé 1' elezione de' vescovi
{irlicolo celei)raiidone le gesle , notai il della provincia ecclesiastica d'Aquileia,e
suo cullo imnicmorabile riconusciiilo nel perciò anco di Vicenza, il die non seinjue
i852 dal V.'.yin regnanle. Gli fu tosto osservò il capi lolo, come dovrò dire^ ed
sostituito Allogiddo Cattaneo ile'signoii anco il veneto senato se ne appropriò |)oi
di Lenilinaia arci[irete di Padova e ce- il diritte. iMorto Francesco nel i 33 5, l'U-
lebie giureconsulto, per disposizione ili glielli registra un Pietro, escluso dal Gap-
Ctnedello XI, il quale detei u)inando a pellelli, mancandogli luogo, poiché nel
IO il numero de'canoiiici, concesse i'o- dicembre di delloaimo già sedeva il ini-
zionealleprebende. D'animo eccelso e in- nonta fr. Biagio di Citta iNova, o meglio
limo amico ile'maulie>i d'Este, sommi- da Lionessa,cheanzi luHostesso mese rin-
nistioioro 1 5oo cavalieri conilo i veneti novo l'inveslitura a' bassanesi. Riasime-
ilie infestavano Ferrara , assediando il vole ne fu la condotta , e querelalo dal
niarcliese. Con pi udtnza sostenne litecol- clero e popolo a Beuedello XII, questi
la città per certi boschi, la quale sicompo- nel i 33() lo sospese (certo dopo il kj mar-
se nel i 3 i o mediante il compenso d'una zo, in cui nel castello di Brendola, alla
somma pagala al vescovo, per liuiuove- sua presenza, i nobdi Trissinosi divisero
le ogni futura pretesa , e ne fu scolpilii i feudi, secondo l'annalista patrio Castel-
niainioiea memoria sul muro della toi- lini, allegalo dall' Ugheili) dal governo,
le niaggioje di Vicenza, il cui tenore in ed i canonici elessero alcuni vicari per
uno a quell'accordo ollìe Ughelli. Nel leggere gli allari della diocesi. Però il ve*
i3o7 impose regole e discipline al mona- scovo rimase saldo nella sua residenza ,
stero ilopp:o di s. Riagio di poi la Nuova, alternandola con Padova,edtsercilaiido le
fondato dal predecessore Pietro II, appun- vescovili incumbeiize, come per l'aboli-
to per la separazione da'frali dellospeda- zione nel i 343 della dignità del prevo-
le, con muro, e che per mezzo della rota si sto del capitolo vicentino, questo conseii-
dovesse loio soaiminisliare ilquolitliano ziente, [ler togliere il disordine introdot-
villoedallio.iom èpiovnIodalCappelIel- tosi di [)rouiiiovervi persone laiche, ap-
li. Moii a Padova nel I 3 1 4 e fu sepolto in plicaudone i proventi in comune al ca-
s. Agostinocoll'epitc.nio datoci da Ughel- pitolo slesso ; finché Clemente VI nel
li. Gli successe nel i3i5 Speiandio ab- i347 lo trasferì a Rieli a'24 sellembre,
baie ili s. Zeno di Verona, che nel i 3 19 o\e in più modi lodevole , saggia e ze-
piesci isse le regole di s. Agostino e la for- Ionie ne fu la condotta. iNel seguente an-
ma dill'abilo ad un nuovo istituto leli- no Vicenza ebbe a vescovo fr. Egidio d«
gioso, plesso la ijiiesa di s. Agostino fuo- Roni di Coi Iona agostiniano, nunzio a
ridi portas. Felice, assegnandogli a prio Cailo IV imperatore, alle cui istanze, sc-
ie l'eremita U\ Gacomo, e inveslendolo condo il Gandolfì, nella Nulizia de Car-
coll'anello pontificale. Coopeiò pure alla il liih li del L'or ili ne ai^osli'iiano,(i\ cìnalo
ioiulazione d un pio luogo per accoglier- tale da Innocenzo VI, tua non lo Uovo
VI a penitenza ledomie traviale, ad islan- negli scnlt(jii de'caidiiiali. Fu pure min-
za della pia e zelante SoKlaiui da Gusto- zio al «e d'L'ngheria Luigi I, e per ter-
sa. Il dtpioma che leggo iiell'ab. Cappel- minaiecon arbitraggio le vertenze tra
letti comincia colle paiole : Sperandcus Bolusjua e Ruruabò Visconti signore di
V I e
Milano, oltre che ad altri principi e vesco-
vi (li Germania. IMoi lo nel i 3(5 1 , gli siio
cesse nel i 3(j3 il piacentino Giovanni l[
Sordi canonico di Verona, per i cui si-
gnori Scaligeri fu oratore in Avigno-
ne al Papa : costruì da' fundaaienti pe'
carmelitani lì chiesa di s. Giaconìo apo<
stolo di Galizia, ove fu [)osta l'iscrizione
riferita dall'Ughelli ; col consenso del ca-
pitolo della catteilrale ap[)licò alla sua
fabbrica i priorati di s. Stefano e di ca-
ste! Gomberto,di s. Damiano d'Altavilla
e di s. iS'icolò, e nel i 38G deposto in tale
ciiiesa, gli fu scolpito l'epitallio che olfre
il Cappelletti. Nello stesso anno ne occupò
la sede ISicolò II da Verona, già in pa-
tria arci[)rete e arcidiacono , ma al dir
dell' LJglielli sembra intruso , per avere
riconosciuto Tanti papa Clemente VII. Vis-
se pochissimo, trovandosi a' i febbraio
1387 vicario capitolare, in sede vacante
per di lui morie, l'arcidiacono del capi-
tolo Domenico Sossuolo. Nell'aprile 1 3(SS
vi fu traslalo da Piacenza il candioto (o
bolognese o d'altrove) minorila fr. Pie-
tro III Filargo : il can. Cima, Serie cro-
nologica dei;li arcivescoi'i e vescovi del
regno di Sardegna, lo dice trasferito nel-
l'istesso anno a Novara : dipoi nel i4<^9
nel famoso Sinodo ( !^.) di Pisa fu eletto
Papa col nome di Alessandro /^^, per es-
servi stato in esso deposto Gregorio XII
legittimo Sommo Pontefice. Nel iBSg in
questa sede venne traslato daCenedaGior-
gioTorti diTortona.enel medesimo anno
passò al vescovato di Cremona. Laonde
nel 1 3c)0 la sede vicentina ebbe a pastore
Giovanni llICastiglioni diiMilano, canoni-
co di ipiella melropolitana,r/t'C(;/^irt/j/'5(ile'
quali riparlai nel voi. LXXXVIII,p.258)
canonie is oliininus lo chiama l'Ughelli,
nelT umane e divine lettere coltissimo,
professore dell'università di Padova, con-
sigliere di Gio. Galeazzo Visconti patrio
duci, ottimo e prudente pastore. Pas/o-
ratibus virlutibus honorum titulo<> adj'e-
rit, Comilis scilicet, Marchionis, et Da-
cis Ficenlini, quibus voiuit insigni ri. In
VOL. XCIX.
V I e ■i-ì'i
Lonigo fabbricò una casa episcopale con
torro , fece nobili e ricchi donativi alla
cattedrale. ì\Iorto in IMilano a' 3 1 lu-
glio i4*^9> trasferito a Vicenza, fu tumu-
lato in detto tem[)io coH'epitaillo prodot-
to da Ughelli, cui poi fu sostituita sem-
plice inilicazione. A' i 2 del seguente a-
gosto Alessandro V nominò vescovo il no-
bile veneto Pietro IV Emiliani , giù da
lui fatto chierico di camera, peritissimo
nelle lingue greca e latina esommodot-
to. A suo tempo avvenne la già celebrata
apparizione della ÌMadonna, che die mo-
tivo alla costruzione del magnifico tem-
pio sul monte Derico, ed egli ne giltò la
I.' pietra. Morì a Venezia a' 4 '"agg'O
1433 e fu sepolto nella chiesa de'minori
conventuali con epitalfio io versi prodot-
to dall'Ughelli. Tre giorni dopo i cano-
nici elessero l'altro patrizio veneto Fran-
cesco Il Miilipiero, ch'era vescovo di Ca-
stello in Venezia , supplicando il Papa
Eugenio IV ad approvarlo , come fece.
Licenziati i religiosi di s. Brigida, cui d'ac-
cordo colla città avea afiidato la custo-
dia del santuariodi Berico, loro sostituì i
servi di Maria ; ed ammise in Vicenza i
gesuati,a'quali concesse il luogo per fab-
bricare il convento, e la chiesa di s. Gi-
rolamo in via Posteria, dove rimase.o fi-
no al 1668 in cui furono soppressi, suc-
ceduti da'carmelitani scalzi che nel 1720
costruirono la loro chiesa. Di più accol-
se iu Bassano gli agostiniani nella chiesa
della ss. Annunziata del Campo Santo,
già delle benedettine. Morto io Venezia
r 8 giugno i4^i> 1' corpo fu portato a
Vicenza. Dicesi che il capitolo designò
successore Giacomo Zeno vescovo di Fel-
tre e Belluno, ma PapaNicolò V non l'ap-
provò,destinandovi io vece il cardinal Pie-
tro V Barbo veneziano a' 1 6 di detto mese.
L'ab. Cappelletti nonconvieoeche ilclero
vicentino s'ingerisse più nell'elezione del
vescovo, perchè nella repubblica di t'ene-
zia, come notai iu quell'articolo, chiun-
queaspirava a' vescovati facevasi registra-
re tra'coQcorreulì, ed il senato per bai-
i5
226 Vie
lotlazione sceglieva ; e per questa vacan-
za olFie i nomi di 12 coDConenli , fra'
quali il 7aììo ; ma il I*apa elesse il car-
dinali Caibo, che a mezzo de'vicari suoi
\icegerenli governò la diocesi : tali furo-
no Marino Contarini vescovo di Calta-
ro, poi di Treviso ; Gio. Barozzi vesco-
vo di Bergamo ; Francesco Morosini ar-
cidiacono di Vicenza ; fr. Antonio da Fa-
briano minorità, vescovo Senloneseodi
Suacio ; Angelo Foscolo vescovo INIon-
tonese. A' io del seguente ottobre il car-
dinal Barbo fece il suo solenne ingresso
io Vicenza, ripartendo per Roma a'5 no-
Terabre. Nel 1459 trasferito a Padova da
Pio li, nel seguente anno cede il vesco-
\ato a Giacomo Zeno , e fece ritorno a
quello di Vicenza , o meglio questo ri-
tenne ne'7 mesi e giorni in che lo fu di
Padova. Scrisse il Novaes, clie gli abbre-
vialori o ufiìziali de'brevi istituiti da l'io
11, gl'impedirono di ritenere il vescovato
di Padova, e che perciò divenuto Papa li
soppresse. Restò dunque il cardinale ve-
scovodi Vicenza, e noi iu Gregorio Correr
come vuole l'Ughelli; ed intanto ne fu
luogotenente e amministratore il nipote
IMarco I Barbo {1'.) patrizio veueto,cliia-
ro per virtù e vescovo di Treviso, il qua-
le ne diventò ordinario pastore a' ly set-
tembre 1 464» dopoché lo zioa'So agosto
era divenuto Papa Paolo II {T^-). Prese
possesso con solenne pompa nel seguente
anno, iocuia'27 aprile nominò suo vice-
gerente Angelo Fascio vescovo di Fel-
li e, poi tesoriere pontificio, il quale eseguì
la detta funzione. In questa, Matteo e Gi-
rolamo e altri fiatelli conte Bissari, anti-
chi vicedomini della chiesa di Vicenza, ad-
destrarono secondo la consuetudine il ca-
vallo ornato di valdrappa fino alla cat-
tedrale, e quindi fu loro rilasciato. Di ciò
resero pubblica testimonianza, con atto
presso l'Ughelli, fr. Antonio da Fabria-
no vescovo di Suacio e sufiraganeo del
\escovo, e Pietro Morosini capilauodiVi-
cenza. Il vescovo Marco I, fatto dallo zio
cai dinaie a' 18 settembre 1467, dipoi nel
V IC
147 I rinunziò il vescovato pel patriar-
cato d*Ar|uileia. Gli successe il cardinal
Battista Zeno (^1 .) patrizio veneto, altro
DÌ[)ote di Paolo lì , veramente insigne,
abbate di s. Zeno di Verona, che restau-
rò ed ornò, e fu benefico pure col tempio
di s. Francesco di Venezia. A* 12 giugno
14B6 seguì il decreto, confermato dal
senato veneto, di espulsione degli ebrei
dal territorio e città di Vicenza, ivi abi-
liinli nella contrada dei Giudei; e Pie-
tro Bruto vescovo di Cattare e vigeienle
del cardinale recitò al pubblico grave o-
razione Ialina , in cui esorlò i vicentini
adessercoslanti in non più riceverli, ma-
gnificando con lodi il decreto. Delle be-
neficenze del cardinal Zeno fu scolpita
memoria in due epigrafi nell'episcopio,
l'una per ricordarne i lavori d'ordine suo
fatti, l'altra per commemorarne l'erezio-
ne da' fondamenti. Alla sua epoca Sisto
IV decretò, spellare la deputazione de'
confessori per le monache di s. Pietro, al-
l'abbate de'ss. Felice e Fortunato, il mo-
nastero delle quali già Pio 11 avea unito
alla congregazione di s. Giustina di Pa-
dova : poi Alessandro VI confermò tali
disposizioni, e l'esentò da qualunque futu-
ra giurisdizione non meno dell'ordinario,
che de'Iegati e nimzi, altrettanto poi de-
cretando il senato veneto. Benché il cardi-
nale si fosse preparata la tomba nellegi ot-
te Vaticane nel i 4<^4j morendo in Pa-
dova nel i5oi, il cadavere fu trasferito
a Venezia nella basilica di s. Marco,dicui
era stato munifico, edeposto nel sontuoso
mausoleo che descrissi al suo luogo, con
decorosa epigrafe che olfre l'Ughelli. No-
tai in principio, come per sua testamen-
taria disposizione nella cattedrale vicen-
tina venne alzato l'altare massimo. Ap-
pena giunta a Vicenza la notizia di sua
morte, il capitolo, per conservarci suoi
diritti, elesse a successore Leonardo Con-
tarini, vicario del defunto ; ma il senato,
eh' erasi assunto il diritto della nomina
de'vescovali dello stato, a'i4 giugno scel-
se Pietro VI Dandolo patrizio veneto e
V I e
primicerio di s. Marco, il quale lionato
olii! città mi notabile pezzo di legno ilelhi
ss. Croce, lo ripose con processione nella
cappella ili s, Gio. Evangelista della cat-
tedrale ; egli poi a'20 dioembie iSoy fu
trasferito a Padova. IN'ello stesso giorno
Giulio II gli sostituì il proprio nipote car-
duini Galeotto Franciotti dvlLi Rovere
(/'.) vice-cancelliere di s. Chiesa, morto
nel seguente anno l'i i ottobre in Pionia.
Il Papa tosto gli sostituì il di lui fratello
uterino cardinal Sisto Gara della Rove-
re (' .), eziandio nel cancellierato. Que-
st'operato del l'apa auuienlò le gravi di-
scordie e guerra ch'erano accese tra lui
e la repubblica di Venezia, la quale v'in-
truse Giacomo Dandolo patrizio veneto,
che ne godè le rendite come vescovo e-
letto, finché nel 1009 pacificatosi Giu-
lio II, rinunziò al vano suo titolo, e d'ac-
cordo colla repubblica , il Papa trasla-
tò il cardinal nipote a Padova. L'i i lu-
glio fu vescovo di Vicenza Francesco del-
la Rovere di Savona, altro nipote di Giu-
lio II e nato da una principessa Comne-
uo dell'imperiai famiglia di Costantino-
poli, già vescovo di Mileto e allora di Ca-
merino ; poi intervenne al concilio di La-
terano V, ed ebbe a sulfraganeo Marco
Sanulo arcivescovo di Lepanto. Poco do-
po la sua traslazione a questa sede, morì
di qi anni in Vicenza Lodovico Chieri-
cati nobile vicentino , chiaro per elo-
quenza, arcivescovo d'Antivari e primate
di Serviaj sepolto in s. Biagio con lapi-
de recala da Ughelli. Nel i5i4 Fran-
cesco passò al vescovato di Volterra, per
permuta col pastore di essa Giuliano So-
derini nobile fiorentino a' 1 1 giugno, che
divenne vescovo di Vicenza. Dopo due
anni, nel maggio 1 5i6nuovamente cam-
biò collo zio cardinal Francesco Soderi-
ni ( T\) vescovo di Saintes in Francia, alla
cui sede si recò (uomo di grandi spirili,
incitò Francesco I re di Francia , a cui
era caro, ad invadere l'Italia, ma inter-
cettale le sue lettere, fu imprigionato in
Castel s. Angelo per la tranquillità della
Vie i-ì-j
regione, finché diminuito il risentimen-
to del Papa, potè recarsi in Saintes, ove
morì nel l'J.j'i- e lu tumulato nella cat-
tedrale), il cardinale passando in questa
qualeamminìstratore,ed ivi morendo a'17
maggio iSi^, ovvero a' 17 giugno, come
vuole rUghelli, o secondo altri a' 17 lu-
glio, come avverte il Ciacconio, Vilae
Cardiiialinm^ t. 3, p. 204. Il Cappel-
letti, asserendo rilevarsi da un documen-
to, che a' 20 giugno del i^j.S nel!' epi-
scopio vicentino dimorava il magnifico
Tommaso padre del cardinale , ne trae
la congettura che ancor fosse vivente il
figlio amministratore. Certo è, aggiunge,
che non prima del i525, l'Ughelli scri-
vendo a'i4 marzo i524, d cardinal Ni-
colò III /i/(^o/yi(/^.) arcivescovo di Firen-
ze ebbe ancor questo vescovato in com-
menda, e sembra in seguito essere di-
venuto di esso solamente effettivo pasto-
re. Ne fu suffraganeo Francesco Varchio-
nensem episcopuni Crt?^re«?e/?i(diCaslro
ne'Falisci ; ma nel i532 ne trovo vesco-
vo Francesco de Boschensìs, morto nel
i535). Da'fondameoli restaurò e abbellì
repisco[)io nel i543, morto in Roma in
tempo del conclave per la Sede aposto-
lica vacante, a'20 gennaio i55o,o ilt.°
febbraio, al dire di Ciacconio , nel gior-
no in che i cardinali eransi determinati
eleggerlo Papa, per cui a' 7 gli sostitui-
rono Giulio III. Radunatisi i canoaici di
Vicenza per nominare il successore, divi-
si in due parliti, i più elessero l'arcidia-
cono Paolo Porto (dall' Ughelli chiaraa-
to Simone), gli altri Paolo Quarti. Però
Giulio III dichiarò irrita siffatta elezio-
ne, e preferì a'7 marzo fr. Angelo Bra-
gadino patrizio veneto e domenicano, e-
simio letterato e di rara virtù, nominato
e presentato dal senato di Venezia, ed egli
governò esemplarmente sino alla morte
avvenuta nel i56o. A* i3 settembre gli
successe il cardinal Giulio della Rovere
(/^'.), figlio di Francesco M." I duca d'Ur-
bino, quale amministratore : ebbe a suf-
fragaoei LoJovicoChiericali nobile vicen
228 vie Vie
tino e primate ilella Servia (mori di f)i il tempio della Madonna sul monte Heri-
anni a Vicenza nel i573 ), e Francesco co, ponendone la i.' pietra con gran pun>-
arcivescovo d'Aulivari de' niinori osser- pa alla presenza del nnnzio apostolico di
vanti. Il cardinale rinunziò nel i^G'ìjed Venezia Castagna, poi Urbano VII. A*
o'i3 settembre divenne vescovo Miilteo 3 agosto 1^79 rinunziò il vescovato al
Priuli patrizio veneto, già di Città Nova nipote Michele Priuli, il (pude, come lo
o Emonia, e prese il possesso solenne col zio, arricclù di vesti sagre la cattedrale,
cereiuoniale usato da' suoi predecessori, il cui letto e vòlto di detto altare ri[)arò
riferito dal Carbarano e riprodotto dal- dalla caduta; pel divin cullo aumeii-
l'ab. Cappelletti , in cui al solito fìgiua- tò i sagri ministri, nella visita pastorale
l'ono i conti Dissari , quali antichi vice- consacrò la chiesa di l'ojanelia , costruì
domini della s. Chiesa Vicentma, adda- nel i 584 l'ospedale de' |)overi presso la
slrando il cavallo turco leardo, cavalcalo chiesa di s Valentino, celebrò due volle
dal vescovo, per la briglia, fornito di vai- il sinodo diocesano, e intervenne a (|uel-
drappa di damasco l)ianco,essendoessi ve- lo d' Aquileia nel 1 5()6 , morendo nel
sliti di nero con ruboni : giunto il vesce- 1 6o3. ^el medesimo o nell'anno seguen-
vo al duomo, vestito pontificalmente, O- te gli fu surrogato Giovanni iV Z>e//f//a
dorico Cissari ebbe il cavallo colla vai- (/ .) patrizio veneto, indi cardinale, ri-
drappa e lo condusse a casa. 11 baldac- nunziando la sede nel 1 GoGal nipote Dio-
chino non fu squarciato, come l'altre voi- nisio Delfino, imitatole di sue pastorali
le, ma donalo a'bombardieri, per un'o- virtù. Consagiò la chiesa della ss. Trini-
peia pia. L'incontro fu nobilissimo, il ri- là in Montecchio maggiore, e d'Ognis-
cevimenlodecoratoconabbellimentoalla santi delle umiliate o benedettine, gillò
porla e arco trionfale, con istatue e pit- la i .' pietra per quella de' cappuccini in-
ture, invenzioni del celebi e Palladio ; un titolata a s. Gio. battista, donò l'iniina-
gran colosso esprimente Sansone, tu eie- gine delSalvatorealla cappella di s. Marco
vato sur una colonna nella piazza , ed il nel duomo, e convocò il sinodo nel 1 Gì (
vescovato fu ornato d'arazzi flammin- e nel iGaS. Da un decieto di quesl' ul-
ghi, festoni e verdure. Dopo la messa j il timo si trae il pio costume di Vicenza ,
vescovo convitò i rettori e deputati della di dare a baciare a'divoli la s. Pisside in
città, co'prelaticheraveanoaccompagua- cui si conserva la ss. Eucaristia, e di far
to, mail cardinal di Vercelli, eh' erasi custodire da sentinelle armate il s. Sepol-
porlato a Vicenza col vescovo in cocchio ero nel giovedì santo ; le(juali pratiche
(dunque nel i565, per questa ulterio- furono da lui abolite. Paolo V a'2 mag-
re testimonianza, già alcuni cardinali gio 161 6 gli die' a coadiutore con futii-
usavano le carrozze), mangiò separata- ra successione Giuseppe Delfino veneto,
mente. Essendo stato al concilio di Tren- vescovo di Pafu in pariilnis, ma non gli
to, pose ogni cura per riformare i coslu- successe. IMoiì il benemei ilo pastore nel
mi del gregge affidatogli, nell'emendare 1626, e fu sepolto nel sotterraneo della
il clero, nel dirozzare e coltivare questa cattedrale, avanti I' altare di s. Dionigi
nuova sua vigna posta in desolazione. A fabbricato a sue spese, qiial santo del suo
tal fine eresse il seminario, ne stabilì le nome, colla sola i>crizione sepolcrale Z>.
regole, elerenditeper alimentare unacin- O. yU. Z^., coH'anuo della morte, oltre lo
(|uautiua di chierici ed i loro educatori, stenima gentilizio. L'8 febbraio vi ftitra-
Due volteadunò il sinododiocesaoo; fece slato da Bergamo il cardinal Federico
la solenne traslazione delle reliquie di s. Cornnro (^•), che tosto fece costruire la
Leonzio martire, e le collocò nel principal facciata del palazzo vescovile, e nell'aula
altaredellacaUedralejedampliòneli578 pose iscrizione iu onore del vicario gene-
V I e
1-nIe Francesco Alzano canonico di Ber-
piicno e prolonolaiio apostolico: alla cut-
tetliile tloiiò i(i'iii;iii e ss. llelii|iiie, enii-
ineratc «lull'allo die olire l'Uglielli ; in-
sieiDC all' isciizione per la consagrazione
tiella nx-inoriila chiesa cle'cappuccini, fat-
ta consacrate da Giulio Saraceni nobile
vicentino e vescovo di Pola. il cardinale
a'3() aprile iG^c) da Urbano Vili In no-
minato al vescovato di Padova , ij die
non ebbe cllV Ilo per le leg^i della repub-
blica,accennale nel voi. XCll,p 49<^) ou-
de nel i 63 i passò al patriarcato di Vene-
zia, l^er tale controversia, restò vacante
la chiesa di Vicen7a da detto giorno lino
a' 2 5 diceiidire I (J32, in cui da Candia
fu Irasf'erilo Luca Stella veneziano, già
clneiico di camera. vSubito restaurò l'aula
vescovile, e vi fece dipingere Retinio, Za-
ra eCandia die l'aveano avuto a pastore;
quindi nel i63q traslato a Patlova, restò
ne' vicentini pia memoria di lui, poiché
benignaiuenteogni settimana nel venerdì
faceva distribuire a'poveri duo starla, ut
vocant, tritici, sin<^ulixque mensibus piis
locis earndem mensuram tritici inpanent
conversam crognbrtt, ut praedcrcssores
sui ab ìììinicniorabili tempore liberaliter
cgerant. A'3 ottobre da Ceneda venne a
questa sede il patrizio veneto Marc' An-
tonio Bragadiiio (f^.), poi cardinale, ni-
pote dell'invitto avo del suo nome mar-
liri7zalo dd'fedifraghi turchi. Per la sua
soinnia vigilanza, pietà e edificante esem-
pio, adunò due volle il sinodo, dopo aver
visitata la diocesi, consagrò la chiesa del-
le cappuccine sotto l'invocazione dell'I uì-
inacolata Concezione di Alarla, e quella
(Il s. Giuseppe de' minori osservanti ri-
formati, coitruila col convento da' conti
VaUnarana. Rinunziò a' 1 4 giugno 1 655,
e nel seguente ricordevole di sua chiesa
donò 8oo ducati a lavore de'mansiona-
ri cattedrali. In detto giorno gli successe
Gio. Battista IJrescia nobile veneto, re-
ferendario nelle due segnature , e tosto
intraprese la visita pastorale, indi rapilo
da morie iin matura a'aSDOvembre 1 639,
Vie 219
sepolto nel duomo avanti l'altare del ss.
Sagramento. A' -21 giugno iGGo gli fu
sostituito il veneto Giuseppe Civran, pre-
lato governatole di varie cillà lìonlilìcie:
tenne il sinodo e ne stampò le costituzio-
ni, fu benifìco in vita e morte della cat-
tedrale, del capitolo, compresi i mansio-
nari, ed istituì una mansioneria (|Uoti<
diana e un anniversario: 4 lapidi ce-
lebrarono le sue virtù e benemerenze
nel duomo, ove venne deposto presso
l'altare maggiore, essendo morto a' 17
maggio I O79, conipositis civiutn faclio-
ni/'us. Dopo lunga sede vacante, a' 19
maggio i6(S4 gli fu sostituito Gio. Bat-
tista Rubini [f"^.) nobile veneto, prelato
governatore ili più provincie pontifìcie,
poi nel i6qo creato cardinale dallo zio
Alessandro Vili, e legato d'Urbino, da
dove nel 1696 ritornò a Vicenza, da cui
non siallontanòche pelconclavedel 1 700,
rinunziando a'i^ marzo 1702 a favore
di Sebastiano Venier nobile veneto, pre-
lato domestico e referendario nelle due
segnature; il quale fu promosso a que-
sta mitra 1*8 del successivo maggio. Con-
vocò 3 sinodi, alFabile, vigilante, carita-
tevole e ottimo pastore, nel 1720 fece
la solenne ricognizione e traslazione del-
le reliquie de'ss. Martiri Leonzio e Car«
poforo. Innocenza ed Eufemia : pose di-
verse pietre a fondamento di chiede, e
da tutti compianto fiiù di vivere a' 23
gennaio 1738. In questo a' 19 dicembre
sollentrò il nobile veneto Antonio Mari-
no /Vz(///(/^.), preiato della s. Sede e ar-
ciprete della cattedrale di Padova, Fab-
bricò il seminario pe' chierici, consagrò
parecchie chiese di recente compite, cioè
s. Maria ^rae Coeii, s. Caterina, s. Pao-
lo apoitolo, s. Marco Evangelista, s. Cro-
ce quando già era cardinale, ss. Girola-
mo e Teresa, s, Filippo. Recatosi a Ro-
ma a prendere il cappello cardinalizio,
nel ritorno fu accolto da' vicentini con
gran pompa, a'5 novembre 1759, A'24
settembre di tale anno, Clemente Xll[
emanò la bolla Ecclesiasticae discipli-
23o vie Vie
nat consen'atione/n, pief,so'\ì Bull. Roni. callecliale di Vicenza, sottoscritlaclali'ar-
cont. t. I, p. 247: Binas Ecclesiasvide- cipreleeda altri 9 canonici. » Dealissinio
licei B. M. V. de Lonigo, et ss. Firmi l'ailre. Il capilolo della cattedrale di Vi-
ft Rustici castri Gcrnberti in territorio cenza animalo, come fu sempre, e io è
dioecesis J'icenlinae exiòtentes, et unti- preseuleineiile, dal più piofondoossequio
(jnitus subjecta pritts ^qiiilejensis Pa- ed inaiteiubile adesione alla s. Sede iipo-
triarchae , deiiide Episcopo Utinensij slolica romana, si presenta umilmente a'
ìiiinc Episcopo Eicenlino idi ordinario piedi della Santità Vostra, ed espone sin-
perpetuo suhiicil. Indi fu Irasfeiito a Pa- cerameute, che aire[)oca infausta in cui
dova a'6 aprile I 767. ^'ello stesso giorno un detestabile abuso di secolare autori-
gli successe ÌMarco li Cornaro, Iraslato là tendeva ad abbaitele, se [ìossibil fos-
da Torcello, veneto patrizio dotto e vir- se, i più sodi ed inconcussi principii della
tuoso ; fece la visita della diocesi, alFet- cattolica unità , segnò egli un indirizzo
tuosanienle rivesti delle nuove insegne all'imperatore de'francesi, cui precedette
corali il suo capitolo, tonsagrò la chic- il verbale processo, nell'uno e nell'alti o
sa pan occhiale d' Arsiero , e Hnì i suoi de'quali si approvava ed encomiava ciò
di a 3 febbraio 1779- Da Concordia a* che nieritavasi la più solenne disappro-
12 luglio passò a t|uesla chiesa Lui- vazionc, e si esternavano insieme senti-
gi Maria Gabrielli nobile veneto. Pro- nienti e voti , i quali sciaguratamente
mosse la beatificazione della b. Bonomo, condor potevano a separare i membri dal
la cui sagra spoglia è in Bassano, nella loro Capo, e i figli dal loro Padre. ISIen-
chiesa allora del monastero di s. Girola- tre il capitolo di Vicenza inoltra al tio-
noo ; e intrapreso il processo della bea- nodi Vostra Santità quest'umile sua con-
tifìcazione del predecessore b. Bartolo- fessione,esi accusa di non avere in quella
meo da Brcganze, lo condusse al termi- diOlcile circostanza imitali i gloriosi eroi-
ne. Consagrò la chiesa parrocchiale di ci esempi di vigore sacerdotale , che ri-
Trissino, ed altre 3 in Valdaguo, Ona- splendettero costantemente nell'ammii a-
ra e Fonlaniva. Deperito il seminario, lo bile condotta di Vostra Beatitudine, di-
i*estauiò,an)pliòegeneiosaaienlenepagò chiara nel tempo stesso, che il processo
i debiti; e con grave dispendio fabbricò verbale fu tutto esteso dalla prefettizia
la cancelleria vescovile. Morì lodato a' autorità, cui convenne usar forza, onde
19 luglio 1785, dopo avere ravvivalo la ommeltere espressioni più avanzate, e che
disciplina ecclesiastica. A' 26 settembre l'indirizzo fuanch'essoestortoiu momeu-
da Ceneda vi fu iiaslato il nobile veneto ti di confusione, ed in angustia di tem-
Marco 111 Zaguri, il coi vescovato fu a pò, ignorando il capitolo quale ne fosse
tutti i suoi perenne scuola di virtù, il finale oggetto, poiché fu esso sfortuna-
di zelo, d'afiabilità singolare e di carità taraente Ira'primi che vennero imperio-
con ogni classe di persone , massime se saroenfe eccitati a simili dichiarazioni,
traviate. Ne'dui i giorni delle politiche vi- Protesta il suddetto capitolo, che i sen-
cende della rivoluzione francese e cada- timenti espressi in quello scritto erano
ta della nobilissima repubblica di Vene- ben diversi da quelli del suo cuore, poi-
zia, brillò la sua meravigliosa pazienza, che nutiì sempre, e nutrirà sino alle ce-
frammista a dignitosa fermezza. Dopo ol- neri il fermo proposito d'una vera ubbi-
tre 3o anni di pastorale governo, riposò dienza e d'un sommo attaccamento alla
nel Signore nel 18 i5. Trovo nelle Di- Pietra fondamentale , ed al Pastore su-
chiarazioni e ritrattazioni degUIndiriz- premo della Chiesa cattolica. Il sincero
ZI stampati in I\lilano neLi'61 i, umilia- rammarico de'caiionici di Vicenza d'aver
le a Pio FJI^ la seguente del capitolo amareggialo l'animo di Vostra Santità,
V I e
l'ingenua confessione della loro debolez-
za, e le ilinicili circostanze di que' tein[ji
infelici, danno loro fondata lusinga d'ot-
tenere (lall'iuiiuio Vostro cleinentissicno,
come vivdineiite implorano , un pieno
perdono, il paterno vostro airello, e col
bacio de'Sagri pieili l'apostolica benedi-
zione". Da Cliioggia a'2G giugno 1818
passò in questa sede Giuseppe M.' Peruzzi
di Venezia, già de' canonici regolari del
ts. Salvatore, prelato di carità profusa, e
di esemplare pietà. Lui morto nel i83i,
Gregorio XVI Cappeliari di Belluno, nel
concistoro de' 2 luglio i832 preconizzò
Gio. Giuseppe Cappeliari di Rigolalo ar-
cidiocesi d'Udine. Denchè ne avessero co-
mune d cognome e lo stemma (soltanto
io quello del vescovo vi è una 4-' stella,
e queste ilisposte diversamente dall'arme
pontificia), luttavolta non apparisce, che
tra il vescovo e il Papa vi fosse parente-
la : Dia siccome le due famiglie trovansi
nelleprovincie veneleenon moltodistanti
tra loro, probabilmente un ramo de'Cap-
pellari di Belluno, in tempo antico, formò
quello di Piigolato, 0 viceversa. Disse il Pa-
pa dell'illustreprelato, nella proposizione
concistoriale, essere stato canonico della
caltedraledi Padova, dottore injuscaoo-
nico e in quella cospicua università pro-
fessore in sagri canoni; aver esercitato
vari ministeri ecclesiastici lodevolmente,
fra'quali quello d'esaminatore pro-sino-
dale, f'ir gravis , pvudens , reriimque
eaperientia praeditus , et in ecclesiasd-
cis fnnclioìiibus apprinie versatili j qua
propler digiius censelur, qui Ecclcsiae
f iccndnae in Episcopuni prae/ìciatiir.
Sapientemente, di fatti, e con soddisfa-
zione di tutto il gregge la governò. Nar-
rai m principio cU' ebbe la compiacen-
za di vedere intrapreso e compilo il
grandioso restauro della cattedrale, e vi
contribuì pure con oblazioni ; e come a-
nimoso e magnanimo , co' frutti della
mensa da' fondamenti eresse e perfella-
meute compì il vasto e magnifico semina-
l'iu, cuu trionfale inaugurazione aperto,
Vie a3£
onde la sua memoria sarà sempre in bene-
dizione. Annunziò il Giornale diRoma de*
2 3 febbraio i 8Go,clie mancò di vita inVi-
cenza, ed il luttode'sU()idiocesani,ed i me-
riti di mg/ Cappeliari trovarsi compen-
diati nella Gazzetta ufficiale di F'enezia
de' i4didelto(nese; la quale dopo la nar«
razione de'funerali in Vicenza il giorno
I 2 febbraio, dice del dolore di cui ognu-
no era ivi compreso, per essere stato 28
anni decoro e gloria della diocesi di Vi-
cenza, edificandola colla sua dottrina e
colla sua inesauribile carità.» Fra le ric-
chezze del suo stato , egli visse povera-
mente, privandosi fin anche delle como-
dità più necessarie alla vita onde poter
più largacnente soccorrere all'altrui mi-
seria. Il suo nome vivrà quindi eterna"
mente caro e venerato in Vicenza , non
fosse altro per quel magnifico seminario
ch'egli eresse dalle fondamenta a tutte
sue spese, ed in gran parte dotò, donan-
dolo poi a questa città che ne lo retribuì
colle più splendide e sincere dimostrazio-
ni d'amore e di gratitudine" ; e per dir
tutto, col decreto di una statua a lui al-
lora vivente. Ora la proposizione e no-
mina imperiale del sostituto è caduta
nella persona di mg/ vescovo di Treviso
Antonio Farina, al quale per successore è
nominato mg.' canonico di Verona Luigi
de' marchesi Canossa della gran casa del-
la celeberrima co. Matilde. — Ogni nuo-
vo vescovo è tassato oe'libri della came-
ra apostolica e del sagro Collegio in fio-
rini 1000, corrispondenti alle rendite di
89,560 Ubrarum monetae italicaeone-
ribu<! gravali, poscia aumentate.per quan-
to notai più sopra. La diocesi è ampia, e
contiene più luoghi. Descrisse la diocesi
rUghelli, eie corporazioni religiose che
vi fiorirono, nel citato t. 5, p. 1028 e
1029 ^qW Italia sacra. Lo stato presen-
te si ricava dalla laudata opera dell' ab.
Cappelletti. Delle parrocchie della città
e delle suburbane , già parlai, nel re-
sto della diocesi esistendone altre 189,
distribuite ne' seguenti 28 vicariati fo-
23a V I G
ranci , perchè ve ne sono tli rag<:;iiar-
devoli , ed esistenti in varie cill;>. Schio,
città capoluogo di distretto, assai mer-
cantile, in fertile pianura, vuol esser no-
minata prima d' ogni altra, poicliè nel-
la sua chiesa arciprelale nel i85o fu ri-
stabilita l'antica collegiata di s. Pietro,
con arciprete e 6 canonici. Vi è l'ospe-
dale, il monte di pietà, il monastero del-
l'agostiniane. Bassano, città regia , ca-
poluogo di distretto, vaga, gentile e bel-
la, popolata e commerciante, posta sulla
sponda sinistra delBrenta, che si varca sul
Lei ponte, rinnovato nel 1822 con opera
lodata dell'ingegnere Angelo Cesarotti,
la cui descrizione offre il cav. Mutinelli,
annali delle pro^'ince Fenett\ p. 262.
Il vicino canale da cui maestosamente
quel lìume discende, le ben coltivale nu-
merose colline, gli ameni villaggi che la
circondano, i comodi sobborghi , 1' aria
pura e sanissima, la vista dell'Alpi vici-
ne, rendono la sua situazione una delle
più deliziose e romantiche. Abbonda di
\ini eccellenti e di seta ; fra le precipue
sue fabbriche, la tipografia e calcografìa
Kemondiiii è rinomatissima anco fuor
d'Italia. L'illustre città è fornita di va-
rie chiese ricche di quadri rinomali : di
queir arciprelale della ss. Vergine in
Colle, di recente il Papa Pio IX decorò
l'arciprete coli' insegne abbaziali, il che
notai nel voi. XCV, p. 160 : vi sono i
cappuccini con noviziato provinciale , e
le figlie della Caiità. Il santuario della
]\Iadonna delle Grazie di Lassano , colla
prodigiosa immagine, in uno alle glorie
del bassanese martire b. Lorenzo Sossio,
è descritto nfW Atlante Mariano del p.
G umppenherg con ginn te dell' ab. Zanel-
la, t. 2, p. 3c)3. \ lè ginnasio, ospedale,
teatro. Durante la dominazione de'Car-
rara e de* Visconti, la città venne ornala
con nuovi edifizi, e difesa con forlificazio*
dì. Fu patria dì molti uomini illustri in
Ogni genere, de'da Ponte detti Bassano
celebri pittori, de'Euonamico, de'Verci,
de' Volpalo, del p. Uobeili, di Jacopo
V I C
Vittorelli, l'Anacreonte d'Italia, dell'ab.
Giuseppe Barbieri, e dei tanti altri uo-
mini insigni già ooverati dal pur bas-
sanese Bartolomeo Gantba nella JVtUTa-
zione de' Dassancsi illusivi. Altre città
sono Co/Oj^'»rt, capoluogo di distretto, si-
tuata sul FraSbioe che la divide in due
parti, unite da due ponti di pietra. Ha
belle chiese e l'arciprelale di s. INI.iria, e
le suore della Mi'^ericoidìa ; abbonda di
seta e di mandorlato ricercatissimo. E
Lonigo pur capoluogo di distretlosulfìu-
micello Brendola, in amena situazione,
nella più parte in pianura, con bellissi-
me e deliziose colline sparse di case; a-
vanzo di sue fortificazioni sono due for-
tissime e antiche torri, oltre altra sovra-
stante ad una specie di porla civica con
pubblico orologio : ha buoni fabbricati,
come il vasto palazzo de'Carcano, e l'e-
legante Rocca Palladiana posta sur uno
de'rideoti colli. Lonigo contiene 3 chiese,
cioè l'antica collegiata ora arciprelale de'
ss. Quirico e Giulilla, e quella di s. Da-
niele già de' conventuali , assai antiche,
oltre il santuario della B. Vergine di Lo-
nigo, particolarmente venerata dagli abi-
tanti e da'popoli circonvicini, la CUI imma-
gine, coronata per disposizione di Pao-
lo V d'una specie di triregno, tiene una
mano sul petto, l'altra sull'occhio per le
ferite ricevute da un diabolico empio. Ne
reca l'interessante storia ['Atlante jMa-
riano a p. 370. Inoltre Lonigo ebbe già
i ca[)puccini in bellissimo luogo, u\i mo-
nastero d'oblati Olivetani, altro di bene-
dettine , altro di religiose. Ha spedale ,
monte di pietà e teatro. Pioduce il suo-
lo feracissimo ottimi vini, e molli eccel-
lenti cereali , con fioritissimo mercato.
Tra^ suoi illustri vanta i celebri medici
JN'icola Leoniceno, Giulio Pontedera, e
Camillo Bonioliprofessorediquella scien-
za nell'uni versila di Padova. Altri vica-
riali foranei sono Arsicro,con chiesa arci-
prelale di s. Michele Arcangelo, cartiere
e cava di marmo venato d^un bel nero.
Barbarano, capoluogo di dislrello, già
V I e
signoreggialo da* Traversi , colla chiesa
di s. Maria e s. l*aiicr«zio in cura de'
niiuori osservanti. Drc^diizi-, con cliicsa
di s. Maria. Catni.uino, ciip(ilu()|;o di di-
strello, con cliicsa ili s. Mai ia e s. Nico-
lò. Castelimovo, con chiesa di s. Vilale.
Chianipo, con chiesa di s. Maria e s. IMur-
lino. Costozza o Costosa, con chiesa di
S. Mauro : nelle /\. sue grolle nalurali, o
anliche cave di bel marmo Manco, la piìi
riinarcahde è delta della Guerra , [ìtv-
che gli abitanti di Vicenza si nascosero
in e[)0che diverse, co'Ioro più preziosi el-
felli, e dove furono invano assediali. /''o/i-
tt7m\'{J,coiì chiesa di s. Bertrando. Malo,
capoluogo di distretto sulla riva siiiiNtra
dei Torlo, con chiesa di s. ftlai ia de Ma-
lado, fabbricato sulle i ovine d'un castello
costrutto d.a' goti. iMaroslica, capoluogo
di distretto, patria d'uomini celebratissi-
nii.fra cui Pietro d'Abano,con chiesa arci-
pretale dell'Assunta : si pretende il luogo
fondato dagli abitanti diVicenza persegui-
tati da Siila, per avere ilalo soccorsi a C.
Mario, e dal cui nome chiamarono Maro-
Slica ; altri ilicooo foiidala la moderna da-
gli Scaligeri. Vi sono cave di pietra da fab-
brica e di terra da stoviglie. jMontcbvl-
lo, in suolo fei tilissiiuo, e di gran passag-
gio,con castello: la chiesa titolare è s. Ma-
lia. lìJonlecchio Precalcino, con chiesa
di s. Maria de Moutecledo. MonC Orso,
con chiesa arciprelale di s. Biagio. No-
veiila, con chiesa de'ss. Vito e Modesto.
Piazzola, con chiesa di s. Maria e di s.
Silvestro. Quinto, con chiesa di s. Gior-
gio. San Bonifazio ,cdi^o\i\o^o ù\ distret-
to, con chiesa di s. Abondlo. Sandrigo,
con chiesa di s. Maria, e de'ss. Filippoe
Giacomo. S{int' Orso, con chiesa arci-
prelale di s. ÌMaria. Sovizzo, con chiesa
di s. Maria di Subilio. Trissino, con chie-
sa di s. Andrea, ^aldagno, capoluogo di
disirello, situato in n)olta amenità sull'A-
gno a picdel monteCaslellojOve Irovansi
pietre da opera mollo pregevoli ; ha vane
fabbriche, e vicino Kecoaro colle celebri
accjue miuerah : ha iuoltre la chiesa di
Vie a33
s. Clemenle. l'nlle de Signori, con chie-
sa arciprelale di s. ÌNIaria de Vallibus. /^/7-
lavtrLi , con chiesa tli s. Domenico. Si
legge ntW /Illa lite Mariano la (hbciizio-
ne cle'sanluari : della Mudoiiiia dell'Ol-
mo in Tiene, grossa terra del Vicentino
e capoluogo di distretto, i 5 miglia da Vi-
cenza, diocesi di Padova ; della Madon-
na dell'Isola, 8 miglia da Vicenza ; e della
Madonna di Reggio, in un sobborgo di
Vicenza.
VICH (Ficcn). Cina con residenza ve-
scovile di Spagna nel principato dì Cata-
logna, distantei i o piìi leghe da Barcel-
lona, posta in riva al Ter, cui soggiace
assai fertile pianura ondeggiala, lunga 5
leghe e 2 larga, ed è di lìguia irregola-
re: optinio sub din aedi/irata, ultra bis
ìnille coiitinel donios, atque a quindcciin
fere miliibus inhabilatur incnlis. Le
strade sono larghe, (|uasi tulle ben sel-
ciate, ma alcune ri[)ide; le case pure tro-
vansi quasi tutte ben fabbricate. La piaz-
za Grandeèquadiatae va adorna di por-
tici comodissimi, che sostengono abita-
zioni di buono stile; bellissima è pure
quella de^'M.utiri. La cattedrale è di me-
diocre e moderna architettura di s.lile co-
rintio, dedicata a Dio sotto l'invccazione
di s. Pietro principe degli Apostoli, ed ha
l'unico battisterio della cillà , can cura
d'anime. Tra le ss. Reliquie è in grande
venerazione il corpo di s. Bernardo Cal-
vo vescovo di Vidi. Il capitolo, per le let-
tere apostoliche Ad /" ic(triarn, dt'ì) set-
tembiei85i ,sicomponedi 5digiiità,cioè
il decano, ch'è la r /, l'arciprete, l'arcidia-
conOjil cantore, il prefetto della scuola; di
I I canonici de'quali 4chiainati <^^;o///c'/c>,
cioè magistrale, dottorale o teologo, let-
lorale e penitenziere, altri denominali de
grada, oltre 12 beneficiati, ed altri sagri
ministri addetti al servizio divino. L'an-
tico capitolo si formava di 4 dignità, la
maggiore essendo l'arcitliacono, di 9 ca-
nonici e più anticamente 22, comprese
le prebende del teologo e del penitenzie-
re, di 3 raziouari, di 40 beueficiati, e pri-
234 vie vie
oì:\ asceiulevano a 71 , per la decorosa foeil eminente pubblicista, e co'suoi scrit-
divinii uliicialuia, speltatulo ni capitolo ti tiailolli in varie lingue lasciò fama eu-
l'amniiiiistrazione ileilapairocchia, Fres- ropea. La patria, per voce del suo alca*
soli! caltetliale è il [)ala7zo vescovile, con- de e aggiuntamento, concordi col vesce-
veiiienteinenle comodo e decente. Vi so- vo diocesano, nello stesso 1848 intrapre-
no altre 4 chiese, tutte più belle e me- se ad innalzare un mausoleo nel pubbli-
glio ornate, ma niun'allra parrocchiale; co cimilerio di Vici», alla glorio del suo
3 nìonastei'i di monache, altra casa reli- illustrefiglio. Tutta la Spagna applaudisi
giosa, l'ospedale, diversi sodalizi laicali, pensiero qual dovuto omaggio, concui la
il seaiinario con alunni, desideranilosi il presente generazione trasmette a'posteri
monte ili pietà. Vi è vm collegio, ed altri la memoria del saggio e dello scrittore,
stabilimenti benefici. Prima enumerava 11 monumento funebre ideato e costrut-
1 u tra conventi e monasteri. Possiede fab- lo dallo scultore Giuseppe Cover di Bar-
briche di tele di lino e di canape, di pan* cellona, a cui per concorso di artisti la
ni grossi , di tele di cotone dipinte, di giunta allldò l'esecuzione di s\ beli' ope*
cappelli, di suole e concie di pelli. E al- ra. fu eretto mediante una sottoscrizio-
tresì tnunita d' importanti fortificazioni, netlii5oo persone d'ogni condizione,
e fu sovente negli avvenimenti posterio- cominciando dalla regina Isabella II, fi-
ri alla rivoluzione francese, che deturpò do all'ultimo cittadino appie/zatore de*
gli ultimi anni del secolo passato, teatro grandi meriti del Brilmes. A'3( ottobre
di scene sanguinose: segnalato fu il com- i853 ebbe luogo in Vich la traslazione
battimento de'23 febbraioiB I o, iu cui i solenne delle sue ceneri nel Oìngnifìco
francesi restarono vittoriosi. Nel 1823 poi mausoleo; inanguriiziciie accompagnata
il general Mina venne ad attaccarvi i fran- da (juella pompa e imponente apparato,
cesi, accorsi a difendere il trono di Fer- descritto dal Giornale di Roma di tale
dinando VI I,ed essi lo respinsero. — Vich anno, a p.io86, in uno al monumento
o riqne^ /liisoua, Vicus y^usonae,siic- e alle notizie biografiche del celebre ca«
cesse con Girona ad Ausona o Àusa, talano; laudato nella cattedrale, nel so-
antichissima città de' celliberi, edifica- lenne ullizio funebre, dal eh. oratore d.
ta da Ercole Libico. Vanta non pochi il- Erminigilo Coli di Valdemie, a mezzo
lustri, e da ultimo il sacerdote Giacomo un generale raccoglimento, come scrit-
Calmes, autore di quell'opere lodale dal- tore religioso, come scrittore sociale e
la Civiltà CaUolica, in buona parte nel come filosofo. Si forma il monumento
»larne contezza, fra le quali ricorderò: // di tre gradini di marmo nero , circon-
Proles tante siiiio comparalo al Catlolici- danti la base, eh' è di marmo bianco,
sino, nella sua influenza civilizzatrice: e su cui s'innalza un cpiadrato iocoroua-
Lellera ad uno scettico in materia di re- to da cornice. In cima al basamento si
ligione: Considerazioni sopra lo stato presenta di fronte un Genio che colle
di Spagna: Osservazioni sociali politi' braccia circonda 1' urna funeraria. Sul
che ed economiche sui beni del clero : quulralo è seduto e in aria meditabonda
La Religione dimostrata all'intelligenza Tillustre filosofo a cui il mausoleo è con-
de' fanciulli: Fdosofiafondamentale: E- sagrato. A'4 angoli sono corrispondenti
tica elementare: IL Socialismo: La Civi- epigrafi, pure riportate dal Giornale,
lizzazione, la Società, ed il Pensamento La sede vescovile fu eretta in Vich ver-
della nazione: FI Criterio. Egli nacque so i I V secolo, e divenne suffraganea del-
a Vich a'28 agosto 18 io, e vi mori a'o la luetrcjpolitana di Tarragona, eloètut-
luglio]8.^8. Fu giustamente ammirato torà. Il vescovo di Vich A<piilino nella f.'
come insigne letterato, [irofuudo filoso- metà del Vlsecoloiotervenuee sulto^ciis-
V I e
se a* concilii di Toledo e di B.ircellona.
II l'apa Giovanni III del 56o , secomlu
CoimiKiiiville, voleva tiosfeiire a Vidi i
diritti a>elro[)olilii;i diTiiriiigoiia.rna imi)
vi riuscì; forse allora eia lìorentc la cit-
tà, mentre Tarragona era stala (|uasi di-
strutta nel ^Gj da' goti invasori, [jer la
sua invitta resistenza. Non tardò mollo
a soggiacere ad eguale infortunio anche
Vich nel 6(j3, piohaljdnjenle dal visigo-
to e barbaro reViliza. lleslò il vescova-
to privo del pastore, (inchè neHHHG ri-
cominciò la seriede'suoi vescovi, pe'lrioiiQ
sui mori, soUentrali a'visigoli, d'Alfonso
III il Granfie, redi Leon e dell'Attui ie.
Fra'suoi pastori vanta alcuni cardinnli,
ed il vescovo Giorgio recatosi al concilia-
bolo di Basilea (/'.), fu uno degli àpa-
gnuoli checontribuì all'elezione nel 14^9
dell' antipapa Felice V, il quale lo fece
anli-cardinale ; ma il Fapa Eugenio IV
lo depose dalla falsa dignità , e lo privò
pure del vescovato. Ne furono ultimi ve-
scovi i seguenti registrali dalle Nolizie
di Roma. Neli 744 Emanuele Munoz di
Murcia. Wel 1 ySa fr. Bartolomeo Sarmeo-
tero de'nainori osservanti, di Vega dioce-
si di Palencia.Nel 1777 fr. Emanuele An-
tonio de Artaleso del rea! ordine della
Mercede, di Cienpozuelos arcidiocesi di
Toledo. Nel I 783FrancescoVeyna y-Mo-
la, di Famarili diocesi di Lerida. Nel 18 16
Raimondo Slraucli , di Tarragona. Nel
182 5 Paolo di Gesù Corcuera-y-Caser-
ta , di Cadice. Vacata per sua morte la
sede nel I 835,non fu provveduta che nel
1848 dal Papa regnante, nel concistoro
de'3 luglio, con mg.' Luciano Gasadevall
di Vich, già canonico della cattedrale,
segretario del capitolo, suo vicario gene-
rale capitolare e governatore ecclesiasti-
co in sì lunga sede vacante, dotto pru-
dente e [)robo. Visse poco, tuttavolta a
suo tempo il Papa Pio IX pel concorda-
lo concluso a'(j settembre i 85 1 colla re-
gina di Spagna Isabella II, olire il rior-
dinare il capitolo di Vich al modo sur-
riferito , in tal giorno unì a questo ve-
V I C ,.3T
scovato, già riconlato nel voi. LXVIII,
p. i<)9, l'altro che soppresse di Solsona
(^.), il (j Ila le da Clemente Vili nel 1 ')()3
erasi formalo con parte della diocesi
smembrala di Vich. E<|uaiilo al concor-
dato colla Siìaf^na, siccome di esso e del-
le cose della monarchia, descrivendo To-
ledo e T^alema ne riparlai, qui mi pia-
ce aggiungere colla corri»ponileiira della
Cii'illà Cattolica de'3 febbraio 1 -SGo... /V*
1 4 gennaio pubblicò in Madrid la Gace-
ta Officiai, la convenziono ultimamente
stabilita fra la s. Sede e la regina di Spa«
gna, adine di provvedere all'assestamen-
to delìiiilivo della dotazione del culto e
del clero in conformità del Co/icordato
fattosi nel i85i, e così scandalosamente
violato poscia nel i 855. Sembra che eoa
tal pubblicazione abbia il governo volu-
to dare una pubblica e solenne assicura-
zione, che esso non abbandonerà la cau-
sa sagiosanta della Chiesa minacciata,
anzi già vulnerata ne'diritti del suo Ca-
po universale. Una dinicoltà non piccola
pel ministero consiste ora nel modo di
conciliare l'adempimento de'suoi doveri
cattolici con le opposte esigenze della
frazione progressista che costituisce pei*
melai' U/iioiie Liberale, la quale non ce-
la il male umore verso la detta conven-
zione". La guerra d' Africa non ne fece
riparlare, e de'trionfi riportati da'valorosi
spagnuoli nel Marocco, ne dissi aujuau-
to nel voi. XCV 1 1 l,p. 3 1 6 e seg. Morto nel
1853 il vescovo Casadevall, nel concisto-
ro de' 22 dicembre fu promulgato suc-
cessore rog."^ Antonio Palau-y-Termens,
di Valls arcidiocesi di Tarragona, già pro-
fessore di teologia in quel seminario, ca-
nonico magistrale della melro[)olitana ,
grave, prudente e dotto. I>otai nel voi.
LXXVI, p. 254, che per la legge della
vendita de'beni ecclesiastici, fece il pre-
lato energica protesta, come altri colleghi
dell'episcopato spagnuolo. Dopo il decre-
to doginatico della s. Scàe, sull'Immaco-
lato Concepimento di Maria Vergine, il
vescovo diresse alla sua diocesi di Vich
236 V I C
una circnlnre pel i Sìb, acciò fosse solen-
nizzata in modo speciali: la festa dell'Ini-
inacolata Concezione. Indi a'ajt seltem-
I>iei8j7 l'u traslalo a Bdicellona.che go-
Teina. Nel concistoro de' 9, i dicembre
iH*^? gli fu stMi'ogaio r odierno vescovo
mg.' Gin. Giuseppe Castanei'-y-Ui*as, di
s. Pieli o de Toi rellò nella diocesi di Vidi,
licenziato in teologia, professore di (jIo-
sofia nel seii)in;iriodi Vidi, arciprete par-
roco in iMoya , degno del vescovato pel
suo sapere. |)i obilàe altre doti. Ogni nuo-
vo vescovo (j tassato ne'libt i della came-
ra apostolica in fiorini inno. La diocesi
è piuttosto vasta, comprende più luoglii
e 3?.o parroccliie, munite co'fonti batte-
simali, secondo rullima proposizione con-
risloriale. In quella deliHjS è pur det-
to, contenere 3 collegiate. Del monaste-
ro o badia nulliit^ di s. Maria di Rivipol-
lo nella diocesi di Vicb, parlai nel voi.
LXXII, p. 282.
VICH Guglielmo Raimondo, Cardi-
nale. Nato d' illustre [)iosapia in Valen-
za di Spagna, per l' insigne raorigera-
tezza, il raro accorgimento e la spec-
chiala nobiltà, venne riguardato come
l'eroe di quella possente monarchia. Es-
sendo protonotaiio apostolico, fu con ap-
plauso di tutta la Spagna da Leone X,
nella celebre promozione di 3i porpo-
rati, il I." luglio i5i7 creato canlinale
prete di s. Marcello, e nel tempo stesso
amministratore del vescovato di Cefalù,
die neh 52 j fu da lui rassegnato a fa-
vore di Francesco d'Aragona, ed egli po-
co appresso ottenne il vescovato di Bar-
cellona. L'Aymerich, autore d' erudita
opera sui vescovi di Barcellona, ci fa sa-
pere die il cardinale fu prima destinalo
coadiutore del vescovo iMartino Garzia,
(.iopo la cui morte ottenne cpiella chiesa
in proprietà a'2 i marzo i525, indi io
giorni innanzi la sua morte rinunziò il
gov^i-no di quella cattedrale, perciò con-
ferita al cardinal Passerini. Si tro\ò pre-
sente a' conclavi d' Adriano VI e Cle-
mente VII, contribueudo eQìcacedienle
V I C
alle loro elezioni. La morte lo sorprese
nella solitudine di Casamari, monastero
della diocesi di Veroli nel i52 5. Tras-
portalo a Lloma il cadavere, ebbe ono-
revole sepoltura nella basilica ili s. Cro-
ce in Gerusalemme.
VICL1£F1.STI. r. WlCLEFISTI.
VICO e PAGO, riciis, Pagu^. Bor-
go o terra o villa, dicendosi vico anche in
strada stretta, o vicolo, parK'Us vicus. Si
ilisse Pnt;o la l'itila (I^.) o il villaggio,
il Borgo (f^.ì o casale. Questo vocabolo
ha vari significati, e deriva da un termi-
ne dorico G%[)V\uicn\.t fonlana, pcjicliè, se-
condo Festo, i pagi 0 conterrieri, prentle-
vaiio dallo stesso fonte l'acqua di cui ab-
bisognavano. Il pago dilTerisce dal vico,
in quanto che il primo non richiede una
disposizione in forma di /^/rt, e basta che
le case vi abbiano un certo rapporto di
vicinanza fra di loro, quantunque spar-
se e collocale senz'ordine. 11 pago degre-
ci siguillca una collinp, e per questo non
è la slessa cosa de'Iatini. Si può vedere in
Aldo Alanuzio, Dt Qtiaesl. I. 3, ep. 7, la
dilferenza che, secondo lui, avvi fra'voca-
boli Cn<it(flluni, Pagus , Ficus , Oppi-
duiii. Uri) fi e Filla. Oltre questi due ul-
timi articoli, in questo mio Dizionario,
ragionando ilella Terra, deUì Torre, e
in altri relativi articoli, raccolsi nozioni
analoghe; né tacqui l'opinione di quelli,
che da pagi o castelli, abitati t\a Gentili
(/''.), si dissero Pagani {T.) quelli che
non si vollero convertire al crislianesimo.
Annibale degli Abati-Olivieri-Giordani,
a p 43 delle Memorie di Gradara, ter-
ra del contado di Pesaro, osservò: Che
l'agro, ossia il territorio delle Città[f^.)f
si divideva in pagi, ed ogni pago conte-
neva più vici o castella. Con questa divi-
sione si dava un'idea più distinta e più
[irecisa de'medesimi territorii, si sfuggi-
va ogni confusione, e maggiormente si
assicurava l'interesse pubblico e de' pri-
vati. Dimostrarono questa verità gli slu-
di degli eruditi, ponendoci in cognizione
del politico regolameulo di queste Conia-
V I e
fìilt) (F.) (lipentlenti diillf cill'i, n cni fu-
rono assegnati niaf^islrali i cui nomi va-
riarono secondo l'epoca, ora denotinnan-
cloci Priori-, Sindaco (A .) ce. Nel 1717
per la scoperta della gran Invola l'iacen-
lina, ningt^iornieiite resiò cliiiu il(ì rUieslo
punto. In essa, que' che ohlìlignnu i l(jro
predii pel denari» soniminislrntoda Traia-
no//i<i///y/t7i/(i de'l.niciulli di Veleia, pro-
fessano per dinotare la giusta situazione
de'predii obUligati, il fondo, il territorio,
il pago, alle volle anclie il vico e i con-
finanti.Questa foruia d'individuai e i pre-
dii, usala a'icinpi di Traiano, si conlmnò
per lunga età, onde nel Vi secolo, ne'/^<^-
/;///j pubblicali dal veronese Malfei, col-
ia sua Storia Diplomatica , si iia una
vendita che quel dotto giudicò dell'anno
539 di 20 jugeri d'un fondo. Il nome
peiòdi (picsto pago, die a'ieinpi del Maf-
fei non poteva più leggersi , vi era in
que'del Doni , cioè Pago Painace. Ma
avendo finalmente la nostra s. Religione
terniinnlo d' abbattere le relirpiie tutte
del gentilesimo, e portando moiti degli
antichi pagi nomi aijueireuipiociillorela-
tivi,conie oihe la tavola Piacentina, Pa-
co fiJincri'io, T irò Jununìo , Pago /'e-
nerio; e dall'iscrizione di Rimini presso
il Gruferò, finis Diauensis ; e dal Maz-
zocchi, nel Pagiscito del Pagiis IIcicu-
lantiis, Pagds Jovins; fu creduto bene
di sostituire il nome delle P/rt'/ ( /.J cri-
stiane, ne' confini delle quali erano i pa-
gi situati ; uso già stabilito nel i'esarese
in sul principio del X secolo, colla ple-
be s. Crislophori j anzi un buon secolo
prima nella contrada (e in altre assai pri«
ma)già erasi lalusointiodolto, comedel-
la plebe s. Sltjanie[fs\c). Così parimente,
per conservare quella maggior precisio-
ne, che potesse desiderarsi, al nome del
•vico fu sostituito quello della cappella o
Oratorio, o Parrocchia (A'.),cl>'era nel-
la pievania compresa, ed ud complesso
di esse formarono un /e5COi'<2fo, nel qua-
le articolo tornai a ragionarne. Or da
queste pievi, soggiunge l'Oiivieii,(u pre-
V ! C 9.".7
so foise il nome da individuare il p;»g<>,
in (juelhiogocioco presso (piel luogo, uve
raduna vansi i maestri o duumviri del pa-
go per le loro feste, pe'Ioro ludi e per
l'ultie funzioni delle proprie comunità.
Quindi trova, che la pieve di s. Sofia di
(ìradara è una dell' antiche ilei l'care-
se, e die il nome del pievalo di s. Suda
si usava sin dall'Xl secolo, per dinotare
quei che poi fu detto Curia o Corte (^ •/•
Il Malfei, nella J'vrona illustrala, p. 1 7 i
e 27.3, discorre de'vici o villaggi di Ve-
rona, notando che talvolta le >tesse città
furono denominate /'(t"/'. Il significato del-
la voce rico , nel buon secolo, e singo-
larnicule in Livio, che assai ne usò il vo-
cabolo , esprime sempre nel suo natu-
rai senso, tene e luoghi aperti , e così
vienili e iicalim. Talvolta un Iwogo, sia
città o terra grande, or viene appellalo
terra, ed or città. 1 oi4 luoghi degli A-
recomici sotto Nimes furono detti vici da
Strabone, eoppidi da Plinio. Scrisse que-
sti, che Pompeo professava d'aver presi
nella Spagna citeriore 846 oppidi. Anto-
nio Agostini, Dial. 6, nel riferire questo
passo ili i^linio , saggiamente disse 84G
vici. JNotòSiculio Fiacco, essersi detto ter-
ritorio ciò ch'era dentro i confini ne'qua-
li si poteva giudicare. Nelle fondazioni
delle Co/o7//e(/'.) dicevasi : abbia il gius
di far ragione e di castigare, in cpid trat-
to 0 in quella campagna ove foiuiavasi.
Le cause pecuniarie ne' territori! erano
giudicate da un magistrato della città, che
si chiamava difensore, del quale si parla
in più leggi. Ma vici e |)agi anche furo-
no, che SI distinsero tra gli altri, ed eb-
bero consigli e dignità e duumviri anco-
ra, come i triumpilioi e i camuni avanti
d'essere attribuiti a Brescia, ma perchè
componevanocon l'unionedi molti insie-
me comunanze tali, che si venivano ad
eguagliareallecittà nella forza. Nonraan-
cano luoghi, derivati dagli antichi vici, i
quali ponno far prova ili quella parte di
nobiltàjchedaH'autidiilà proviene.ll Co-
lucci nQii' AniicliiUÌ picene j t, 4- ^^'^i^
238 Vie Vie
fondazione, di /V?<7rOj p. S'JS, riprodiis- lontanava dal magtjior luogo, non per
se la parlala /l/fWJo/vVz col titolo: Depa- que^lo sì separava ci vilmente, o si consi-
gi e i'ici dell'antico Pesaro e prima del derava poi come aliena. Gli ateniesi dì'
pas,o che si pnh credere sia sialo in Gru- visero in Triliìi [/'.) non raeno la pro-
dara, con eruditissime dichiarazioni. Lo vincia o sia teniloiio, che la città: somi-
fece piecedeie dal §: La citlà di Pesaro gliante fu l' istituto de* romani, dividen-
era divisa in tanli vici come Roma. Si do in poche tribù urbane gli abitanti di
mo'ilra la distinzione di (piesli da' vici Rotna, ed in tribù rustiche ed in assai
r»r^///. Io mi contenteiò, per dire alquan- maggior numero qiie' del suo distretto,
te parole col Còlucci, che i vici furono compi endendo in (piesle il fiore della no-
di due specie, urbani, e rurali o suburba- bilia r:jmaiia, perchè il dare opera, anche
ni. Pesaro fu come Roma , e questa per personalmente, all'agricoltura, nobilissi-
urdine d' Augusto divisa in tanti vici e ino impiego sislimava iiiquetempi.Quin-
liegioni nel 747 di Roma , a questi e di in Gicerone e ne'cuUettori dell'antiche
quelli pssegnando annui magistrati da la[>idi, è fiequente il nome di l'/'ca/ziY'^i-
Irarsi a sorte dali'oriline plebeo col no- canns vici , habilator vici^ plebs vici),
me di maestro. Que' vici corri>pondono intesi per gli abitatori de'vici. 11 maggio-
ugli oilierni quartieri (o sestieri o rioni), re di (juesti vici denomioavasi pago, dal
prendendo nome, come oggidì, da qual- qual nome si dissero ne'secoli sussegueo-
die edifizio pubblico, dalla pro[)ria si- li i pag-ìui presi per i gentili; e per co-
Inazione, anlicameote da qualche tempio noscere dove esistessero in antico, e do-
della contiadaoda qualsivoglia altro mo- ve sursero le primitive pievi, le quali fu-
tivo, il che (a nolo la topografia di Ro- rono appunto erette da' primi cristiani
ma aulica. Le città d'Italia, in tutto rao- per questi pagi e vici, i quali passarono
dellandosi con Iloma, divisero le loro cit- coll'andar del tempo a formar de'castelli
tà in tanti vici; altrettanto fecero molte e delle terre tuttora sussistenti (diedero
citlà dell'impero nell'altre Provincie. An- pure origine a'castelli, 0 meglio ne au-
che il territorio delle città fu diviso in menlaroiio notabilmente il numero, le
pagi e vici, ma ben diversi da'vici urba- fortificazioni de'luoghi, onde munirsi dai-
ni. Era il vico uibaiio una serie conti- l'irruzioni de'barbari, specialmente degli
nuatadi case, che costituiva por/ione del- fy/j/j/^de'popoli d' L/ngheria e d'altre par-
la citlà; all'incontro i vici rurali erano ti, come notai in quegli articoli). Divisi
una congiunzione di case di campagna, i terrilorii in pagi, ogni pago conteneva
che ora si direbbero ville, e si dicevano più vici e castelli : erano una specie di
vici rurali o rustici. Questi però sono as- distretti. Conviene che io accenni di volo
sai più antichi de'v'ci urbani, poiché so- il trattato altrove. Per tre secoli non vi
no memorati da Cicerone nell'orazione, furono parrocchie di sorte alcuna ne'ter-
prò le^e Alaiiilia, e nell'epistole ad At- ritoiii, e nelle città cominciarono dopo
lieo. Ed anche in Ulpiano D. de Censi' il looo, ove in principio s'introdussero
bus,ì. 5o, 1. 1, I. 3o, il quale coosiderao- furtivamente, poiché parrocchia antica-
tlo la città e il distretto un corpo solo, mente significava Diocesi^ o Vescovato
scrisse: Chi è d'un vico, s'intende aver per (/^.), e parochianus significò diocesano;
patria quella repul)blica, cui quel vico anzi la Provincia pure fu detta parroc-
corrisponde. Poiché osserva il Mallei, /^e- chia. Le pievi rurali erano governate da*
rona ilUtstrata, t. i, p. 22 i: Nel primo Corepiscopi (/^.), i quali erano i Vicari
formarsi e distinguersi in membri i corpi Foranei [V.) del rescovo (^.)> "^' '^'"
civili, quella parte che per coltivare icam- strello loro assegnato, con molte facoltà;
pi e per comporre villaggi e borghi si al- erano prelati e tenuti in onore, ed avea-
vie vie ?.39
no i loro vicari minori. Vi fa eziomlio ni- sle e f;iitnrhi de' Compili, Pesaro i 8^7),
cun corepiscopo in città. Anche il Sar- tanto nelle città quanto nelle caiiipnj^ne;
neili, Ledere ecclesiasticltc, t.i, leti. ìi: quando Angusto divise ogni ref:;ii)ne di
/^^e'Corr/^/Vo/»', attesta ch'era loro asse- Roma in vichi (Vittore ne conta 4?-4> ^^*
gnato qualche terra 0 castello, come ti- tri ne contano meno), divennero in Ro-
cari del vescovo e parrochi insieme, ed tnuMai^is^tri ncoruin,e f^ico Magislri
ancora nelle ville, ne'vici e ne'casali piìi si dissero i ministri subalterni, come ri-
popolati, e cjuelli di questi siuiiii a'noslri levai parlandode'A'/o/Hr// A'oA/ir?, ove pur
arcidiaconi o arci[)reti. Erano delti Co- dissi del suo riparto civile ed ecolesiasti-
renisiopi, dalla greca voce Cliore, che co, de'vici, de' compiti, colle deuouìitia»
significa castello o villa, quasi vescovo di zioni dell'antiche vie; delle deità prolet-
•villa , e perciò in ischerzo detti vesco^'i trici delle vieeville,chiamate^/rt/to/7o-
iilliuii. Successero ne'vici e nelle ville, curi, e secondo lespecie de'transili, diffe-
a'corepiscopi, i periodeuta, i preti /I//v- reote fu il Tributo {f-) che si pagava,
sales o Kpiscopoles, i tiecani rurali, da detto comunemente pedaggio. Inoltre il
cui derivarono i delti /'icari foranei. A- Nardi nell'opera De' Parrochi, reca la
veano dal vescovo facoltà di predicare ne' distinzione del vico diverso affatto dal
\ici e ville, con altre maggiori preroga- pago, il quale era un tratto di paese os-
ti ve riferite in quell'articolo: facevano in sia campagna, che suddividevasi in vichi
somma da vicari del vescovo alla campa- o paeselli o ville. Che anticainenle le cil-
gna.llagionando della i^/rrtr/^, parlai del- tà erano divise in sette vichi o regioni.
le yie f icinali, che conducevano a'/^f- Che data la pace alla Chiesa nel 3 i i si
ras, e come descrisse i vici, i pagi, i ca- cominciò d'ordine de'vescovi a stabilirsi
stelli, gli oppidi, Isidoro presso il Sigo- de'preli in que'paesi di campagna che a-
iiio. llicordai l'opera stampata anche a veano un competente numero di fedeli;
parte: Sui \'ici delle città e segnalatiieii- ma non già in ogni paese che avesse fé-
te della splendidissima Arimino, Dis- deli ciò facevasi, soltanto nel vico piìico-
seriazione dell'arciprete Luigi Nardi, spicuo capoluogo del pago, in cui risiede-
eslralla dal Giornale Arcadico, Roma va anco il curatore profano, ossia picco-
1 824- Illese di correggereque'dotti, che lo magistrato secolare. In Oriente, dopo
illustrando l'anliche lapidi, con maiiife- il III secolo, in principio le parroccliie
sto errore cercarono nell'agro di Ilimini chiamaronsi Ecclesiae possessione^, c\\e
i vichi mentovati in esse, quando dove- voleva A\v& campagna, \)o\c\\k Isidoroed
vano farne ricerca entro la medesima cil- altri nel tradurre il 6." canone Calcedone-
tà, ove realmente esistevano. Provadun- %e,\' Ecclesiaepo!>sessiones\.i:dià\ìconoEc-
que che i selle vichi mentovati nell'an- clesiae Pagi, ch'è sinonimo. Così il ca-
liche lapidi riminesi non erano nel ter- noueio Antiocheno ha »059e.v9f0 pel ter-
ritorio di Rimino, ma formavano la di- rilorio campestre della diocesi, ^el vico
■visione di quella cillà, a somiglianza di capoluogo solamente ponevansi i preti :
di tante regioni o rioni, ciò che pur ac- ogni parrocchia adunque era vastissima,
cadeva altresì in altre città. Non esclude poiché avea otto o dieci e più tra ville e
i vichi dell'antico agro riminese, inten- paeselli nel suo perimetro, il quale sot-
dendo solo di parlare de' vichi ricordati losopra non era mai minore di 2 5 miglia
nelle lapidi riminesi, appartenenti alla quadrale, perchè negli antichi secoli, fino
città, non alla campagna. E che i prefetti e inclusive al IK , era vietato rigorosa-
de'vichi istiluili dal re Servio Tullio, nel- mente erigere nuove parrocchie, doven-
le rinnovazioni delle feste o giuochi com- do esser lontane tra loro almeno 5 mi-
pitali (sui quali loslesso Nardi ci die': Fé- glia, e le primitive pievi erano rarissime,
24o Vie vie
e non li)lie quelle tlie iiovansi ne'diplo» gione naturale, che gli uomini ridotti in
ii)i ilei medio e?o rimontano al iV seco* società, benché piccole, formassero subito
Io. Km il sistema di unità tanto vivo ne' una unione di case, e in qualunque modo
nostri padri , che avversavano il molti- le chiudessero per guarentirsi ila' danni
plicarle. IN'elie pievi vi dovea essere , ol- delle fiere, e dagli uomini anche peggio-
tie il pievano, un diacono equalche chie- ri di quelle nelle violenze e nelle rapine
rico; ma il pievano non era lorosuperio- e nelle guerre, non avendo mai veduto
re, bensì il coi episcopo, ^el vico princi- la luce del sole il favoloso secol d'oro. Tra
pale erigevasi la chiesa, e se in progres- le Di ssvrlazioni dell' Accademia Roma-
so negli altri ps^eselti e ville furono dal- na d^/Jrcheolo^itz, t.i, par. i,p. 544> ^i
la pielìi de'fedeli eretti degli oratori!, do- è quella di mg.' Nicolai; Protniio alla
tali a manleiiimento ile'[)ieti ed altri ec- storia de' luoghi una volla aiilali nel-
clesia^lici inservienti, se i nobili che in l' Jgro llumano. ISarra come >uma re
que'gioi ni stavano alla campagna eres- di lioma, legislatore savissimo, non tra-
sero vicino alle case delle chiesuole e vi scuiò punto l'economia rurale, e le sue
aveano un prete che diceva loro la mes- leggi furono appunto quelle, cheadogui
sa, ninno de' mentovali preti era parrò- ristretto territorio si convenivano. Uiflet-
00, niuno de'mentovali oralorii era par- tendo che V Annona è il primario ogget-
rocchia. Een lo divennero col tempo, cioè to d'uno stato ben ordinato, divise 1' A.-
■veiso il I eoo, in cui sur.sero le così dette grò Romano in altrettanti distretti, che
parrocchie figliali o Succursali {^V.), ma nominò paghi ^ e prepose a ciascimo di
prive del Fonte batlesimale [F.). Colnc- questi luoghi un magistrato coll'obbligo
ci nel 1. 1 7 óeW Anticliilà picene, a p. i 25, d'invigilare alla coltura de'mede5Ìmi,con-
producendo le iVemorie di Monte Ci- tiniiainente girando, e notando i ben col-
cardo, del contado pesarese, nell'illu- tivati ed i trascurali, e f.itlane relazione
strare l'antichità del castello e la condi- al re, questi con lodi animava gl'indu-
zione de'suoi abitanti, esaminando l'ori- striosiagricollori,econrimproveri e mul-
tine de'ca*telli in generale, riparla de'pa- le puniva gli altri, costi iugendoli a la-
gi e de'vici. Dice the i castelli devono ri- voiare con impegno. Wella sera gli agri-
conoscere un'origine molto antica, anche coltori de' vicini poderi si ritiravano den-
nel loro stretto significato, cioè per im tro le mura della città, onde non esporsi
mucchio e quantità di case circondate da alle frequenti e improvvise incursioni ne-
rnura, espresse in latino colla voce Ca- miche. Dilatandosi il tei ritorio, il como-
struni o C«.s^/(-//«//2 diminutivo della pri- do e la necessità richiesero che i colti-
tna. In tal significato litrovansi iti tein- valori passassero anche la notte ne' loro
pò della repubblica romana, secondo la podeii, e fu apfìunto per questo motivo
testimonianza di Cicerone uel lib. 5, e/ji"?/. che re Servio Tullio fece una nuova di-
adCal.: Oppìdum sexCastellis,Castris- visione dell'Agro Romano in 26 parti, e
(jue max sepsi. Riferisce Plinio, che si vi fabbricòinognuoo de'paghi, quali vol-
trovava Castruni Novuni non procul ah le che si costruissero in siti scoscesi, e dal-
osliis Tiberisj e g^W abitanti nominavan- la natura stessa muniti, acciò servir po-
si castellani, come riporta Livio: Dece/n tessero di sicuro asilo a quelPi che colti-
ìnilliapopulorum castellanisagrestibus \avano i ciiconvicini campi. Pvitiravansi
in arinis hahuil. Nondimeno n'è pili re- in questi luoghi forti i conladini, se ve-
mota l'origine, poiché la s. Scrittura no- nivano assaliti all'improvviso da'nemici,
mina i castelli che possedevano i figli e per lo piìi vi passavano anche la noi-
d Israele, Cartella et Oppìda eorwn : te. Avea ciascun pago i suoi magistrati
Castella et Tunes. Ciò richiese la ra- e sacerdoti , i quali presiedevano tanto
V I e
all'economin civile, die alle ceremonie re-
ligiose. JNe'tfinpi della lepublilica e del-
l'impero, oltre i paghi trovansi ezian-
dio nominali i vichi. Pretendono alcuni
che il vico non fos^e, che la piule d' un
pago, sicché vari vichi uniti insieme for-
n)a<sero un pago. Sia comun(|ue, tanto i
paghi che i vichi erano certaniente luo-
ghi abitati. Di tanti paghi o vichi giù e-
sistenti nell'Agro Romano, di pochi a noi
pervenne il nome, e di pochi ancora si
[)iiò indicare il sito prtciso. Tnttavolta il
prelato iNicolai, sia nella DisseiLizione
di cui ragiono, sia nelle successive tli Pro-
seguìnunlo della storia dei luoghi una
valla aitila ti ncW Jgro Romano l^xn buo-
na parte da me parlali a'Ioco luoghi, an-
co col Nibby, A nali <;i dtt' dintorni di Ro-
ma), ne rilevò l'antiche memorie, comin-
ciando dil Tiro Alasandrino, sulla si-
nistra riva del Z'ci'cre (/^.), contiguo al-
le ville e vigne snbuibane di Roma , al
3.° miglio della via Ostiense, essendo cer-
to che ivi un vico vi era ne'tempi anti-
chi, come una piccola città vi fu poco do-
po il i.° lapide ne'tempi di mezzo, cioè
Giovannipoli [f.), presso il Tempio di
s. Paolo, nel sito detto Prati di s. Pao-
lo, eretta da Giovanni Vili verso l'SSo
per provvedere alia sicurezza di quella
basilica, custode dell' insigne tesoro del
corpo del Dottore delle Genti. Declinan-
do verso li Slrnda Appia, olire il 3." mi-
glio si trovano avanzi d* antiche fabbri-
che, i quali sono avanzi di paghi e vichi
ivi già esistiti, come al 3." lapide era un
borgo o pago chiamalo Pagani cerealis
hopUaleni Triopae, non iscarso d'abi-
tatori. Nelle vicinanze fu il Pago Lt'
nionio, di cui tenni proposito altrove,
nel voi. LVIII, p. 139, e parlando del-
la T'illa ile' (h'i/itilii. JNella via Labi-
cana e ne' primi tempi di Roma fu il
Pago Sncusano, presso la Chiesa de' ss.
Alarcellino e Pietro. In certo modo, di-
rò io, successero nel Medio evo, dotni-
nanti i Papi, a'vici ed a'paghi degli an-
tichi (jue' fondi rustie: delti Fu/idusj l'ag-
VOL. xrjx.
Vie 24r
gregale di molti di questi fondi insieme
uniti e con abitanti costituirono una
Massa, e più Masse insieme formavano
un Patrinivninm. Intorno a Roma si e\>-
bevo Patrinioniuin /fppiae,v.\ìii compren-
deva le terre a destra dell'.Appia fino al
mare, a sinistra fino al tramite della via
Latiria; Patrimoniuin Labicanensc, che
eslendevasi fra le vie Latina e Prcnesti-
na; Patrinioninni Tiburtinnni, che com-
prendeva tutto lo spazio fra la via Pre-
nestina ed il Tevere; e Patriinonitini Tu-
sriae, che prendeva tutta la riva destra
del Tevere. I Papi zelarono la ripopola-
zione dell'Agro Romano, come ri[)eluta-
mente celebrai , ed anche nel volume
LXXXIX,p. 2 5: s. Zaccaria del 74 i fon-
dò 3 piccoli castelli o villaggi col nome
di DomocuUe, Doinns cullae, o->ia ag-
gregati di case rustiche. Lo stesso fece A-
driano Idei 772, e tal esempio fu imita-
to da diversi de' loro successori, penetra
li d'igl' immensi vantaggi che derivava-
no, bene dichiarati da ing."^ iNicolai nel-
le importanti Memorie sulla Campagna
e Annona di Roma. Da per tulio ne'
dintorni di Roma trovansi tali castelli, or
quasi tulli rovinali. Di questo numero
sono: Galera domus culla, fondati cir-
ca il 780 da Papa Adriano I sulla via
Portuense, poi sede di polente e prepo-
lente stirpe di dinasti conti di Gelerà ;
Capracoro, colonia e domucuita isltluila
da dello Papa, i di cui abitanti credonsi
trasferiti poi a Campagnano; Castel Giu-
bileo, l'ondato sul silo dell'antica Fidentì
da Conifacio Vili nel i." rinnovato anno
santo nel i 3oo;e tanti altri, di cui egual-
mente parlai in più articoli. Castelli e
domoculte formaiono e fabbricarono an-
cora i monaci, i capitoli, i signoroni.
Dapprima tali castelli sembrano destina-
li agli agricoltori di 1 icovero e di difesa,
ma in seguito per gl'incessanti politici e
fieri disordini delle fazioni, poco tempo
ci volle perchè ne mancasse lo scopo.
L'assenza de' Papi da lì orna fu fitide a
questa e al suo Agro, massime dimuruu-
iG
242 Vie
do in /ii'ii^nonc e ne\ coniai\o T'cnaissi-
tio, a segno che quando nel 1877 Grego-
rio XI vi leslilm la residenza ponlificin,
l'alma città coniava i 7,000 abitanti, se-
condo Cancellieri, cui tennero dietro cen-
l'altri, ed io ancora; però Matteo Villani
asserisce , che nel censimento fatto nel
i3G2 Roma contava 22,000 uomini a-
bili a portar le armi. Si può vedere l'in-
teressante Memoria della Campagna di
Roma diyJlfredoRcnmont,F'iiet)Zt 1 842.
Ora nella Canipagna Romana alle antiche
vie consolari vi è aggiunta la Fia-Fer-
rata (/ .). Varie ciuà e luoghi portano
il nome di lieo, ed almeno alcuno pro-
babilmente derivòda qualche antico vico.
VICO. F. Sagona.
VICO DELLA D AROMI A. T. Tre-
VICO.
VICO EQUENSE, T'icus Acquea-
sìs. Città antica e vescovile della pro-
vincia di Terra di Lavoro, presso Sor-
rento, onde pur dicesi Fico di Sorren-
to, capoluogo di cantone, che denomi-
nata anticamente Equa o Kqnana , in
quell'articolo ne feci cenno, laonde qui
riferirò altre notizie. Ha un castello mu-
nito ed un borgo, e vi sono diversi avan-
zi di monumenti antichi. E amena, uber-
tosa, d'aria perfetta. Abbondante n'è la
pesca, squisiti i frutti. La già cattedrale,
ornata da re Alfonso!, è sollo l'invocazio*
ne de'ss. Ciro e Giovanni, cou l'unica di-
gnità dell'arcidiacono, con circa 8 cano-
nici,ad uno de'quali èaflidata la cura del-
le anime. Ebbe vari monuNleri e conven-
ti, cora? degli Olivetani , nel suburbio i
teatini di s. Maria di Torà, i minori os-
servanti di s. Maria di Cliica, i celestini
col bel cenobio di s. Vito martire , gli
eremiti can)aldolesi in monte s. Maria
di Gerusalemme, e 3 confraternite. Pic-
cola era la diocesi, tenue la mensa di cir-
ca 5oo ducati. Fu patria d'alcuni illu-
stri: tali furono Gio. Batti>.!a Poi la sa-
pientissimo astronomo e benemerito del-
l'ottica; Gio. Vincenzo suo fratello, loda-
lo nelle scienze speculative; Auluuio A*
V I c
gelli teatino e vescovo d'Acerno. pcrili^-
simo nella lingua caldaica; Marco e In-
nocenzo Pariiscandoli teatini di santa vi-
ta; Juuipero Parascandoli, dolto ed e-
semplare minore osservante ; Baldassar-
re Parascandoli autore della Lettera sid-
l'anlica città di Aequa , Napoli 1782.
Dall'antica Equa derivò il moderno Vi-
co Equense, ed allernia Silio Italico, che
Acqua era già assai llorida in tempo del-
la 2.' guerracartaginese, onde potè man-
dare a' romani soccorsi e prodi soldati :
nella battaglia del Trasimeno combillè
il valoroso Murrano acquano, il qua-
le morendo desiderò trovarsi ne'terreni
equani. Tuttavia la città andò dislrutta
nel VII secolo diRomape'romani, come fe-
cero della vicina di Stallia {F.), oggi Ca-
slellainniare, da cui /^((yr/ddipendeva co-
me dalla sua metropoli; punizione inflit-
ta per esser entrale ambedue nella fimo-
sa lega sociale, la quale mise in pericolo
la romana potenza, benché ormai giun-
ta alla sua maggior auge. Dall'anticaglie
di greche fibbiiche esistenti nelle vici-
nanze, si congettura che i greci occupas-
sero intorno a quel tempo medesimo la
derelitta città di E(pia, e le altre città fi-
nitime sterminale da'romani, e che cam-
biando al loro solito gli antichi nomi in
altri dedotti dalla loro lingua, dessero il
nome di Tauiobola aWa città sin allora
chiamala Acqua. Imperocché da'versidi
Stazio si trae, che le pietre staccate dal
monte per la f<d)hrica chePollione fice-
va del leuipio d'Ercole, producevano di-
tes Caprae,virulesque resuUant- Tan-
roholac, et Icrris ingcns rcdit acquoris
echo. Ora ponendosi nel sito di Sorren-
to, ove fu il tempio d'Eicole edificato da
Pollione, che oggi Piiolo si dice, da un
lalo si vede Cajìri, e dall'altro non si tro-
va altro luogo uìeglio adattalo per Tau-
robola, se non che Fico ossia l'antica
Acqua. Dal principio dell'era cristiana
sino al secolo XII, non trovansi più noe-
uiorie di Acfjua, per averla devastata i
eoli. Solamente in detto secolo la storia
V I e
ccclesinsllcn cominci.) n far menzione de'
vescovi (li Equa, omle alcuni opinarono
non aver ella avuto per lo avanti vesco-
vato proprio, ma esser dipenilula dal ve-
scovo di Stabia,o dall'arci vescovo ili Sor-
sento. Però è certo, che re Carlo II d'An-
gii), avendo fatto fabbricare sul monticel-
lo posto all'oriente dfH'anlica //ryftrz, la
nuova città di / ico Eiiiicnst', cos'i deno-
minata perchè ivi fec'egli ridurre le spar-
se reliquie della popolazione equana, la
dichiarò contea, e inoltre ottenne poi da
Papa Bonifacio Vili, che in \'ico Equen-
se si trasferisse la catleiira vescovile, "he
in Equa sin allora era stata, cioè la par-
roccliia echiesa pi inciprile, divenendo suf-
fraganea della metropoli diSorrenlo. Gra-
vissimi danni gli recò il lerieraoto del
i6g4- Il Papa Pio IX, nel declinar d'ot-
tobre 1849, da Portici si recò a Vico E-
quense , e ne visitò la chiesa e il mona-
stero delle monache, come notai in quel-
l'articolo.
L'Uyhelli néW'Tlalia sacra.X. 6,p. 63o:
ytffjufH'iesseu Vici Jequenfiis Episcopi,
colle notizie ne riporta la seguente serie;
ed il Coleli nel t.io, p. 8: Jecfiiensis E-
piscopalus ^ parla dell'antica Aequa o
Acquana, di l icus Aequcnsis, volgar-
mente Vico di Sorrento, ed anch'egii di
Bartolomeo Aequensis Episcopns anno
i2.q^, cuj't fi i tei nm occurrit nieinona
annoile^']. Sci et Joanncs- Rnfali eral
Arqucnsii Ecclesiae arihidiaconns.cimi
a Ravellensi capitalo elee [ 1 t.i fui t Ras'cl-
Icnsis ami fles anno 11^6. Bonifacio Vili
verso il I Soofece r." vescovo della sua pa-
tria Vico, Giovanni Cimiiii Aequensis E-
piscopus. Benefico pastore, donò molti
beni alla cappella o sacrario della catte-
drale, onde la sua famiglia vi godè un
padronato. Fu tumulato in essa con epi-
tafllo esibito dalTLFghelli, in cui è quali-
ficalo f icani Epiuopi. Gli successe nel
i3oi fr. Landolfo 0 Rodolfo napoletano,
domenicano dottissimo , in grazia di re
Carlo II, alle cui istanze Clemente V nel
I 3o6 lo trasfeiì all'arcivescovato d'Ace-
Vie 243
renra e Malera. A'i3 agosto dell'istesso
nniio fu surrogalo di fr. Pietro d'Andiia
pur dofiienicano. flic prò dcriniis egil
cttni Contili Vici, qui coactus est solve-
re, quippe causa deciniaruiii al spiri-
tualis. Il vescovo Giovanni sedeva nel
i324' Tesselino Fontana abbate di s.
Pietro ad Curtim benedettino, di Massa
Lubrense, nel i33o fu eletto vescovo di
T'ici Aequensis: ebbe a vicario generale
Andrea Liparolo, e morì in Roma a' i5
ottobre I 334- Giovanni Epi^copus Vici
fini sua vita nel i343. Tosto a'i3 giu-
gno Clemente VI lo fece succedere da
Cesare Pianola canonico napoletano, do
pò aver annullato l'elezioni fatte d il ca-
pitolo, il quale parte avea eletto Pietro
Baja di Squillace, e parte Agostino cano
nico d' Ischia; bensì creò Pietro vescovo
di Castellaneta. Morto Cesare nel i348,
a'3 ottobre lo stesso Cernente VI gli so-
stituì fr. Giacomo di Sora minorità, le
cui notizie giungono ali 376. Fr. Lodovi-
co domenicano morì nel i3f)3. In que-
sto a'5dicembre Bonifacio IX elesse Ric-
cardo Gattula canonico Aequensis, mor
to nel i4'4- ^^'28 settembre Giovanni
XXIII nominò Gagliardo abbate di s.
Maria de Olcara benedettino, nella dio-
cesi d'Amalfi. A' 16 ottobrei422 Marti-
no V elesse Giovanni Longo cittadino di
Vico e primicerio della cattedrale, assai
dotto, governò 3o anni, laudato con ver
si che offre l" Ughelli, morto nel i4j'I-
L'i I ottobre gli successe Salvatore Mo-
sca di Tropea, e viveva nel i473- Mat-
teo era vescovo neh 494» ^^'^ a' 19 mar-
zo l'avea succeduto Tolomeo de Tolomei
nobile sanese, tesoriere di Lucerà, molto
prudente, morto nel i 520. L'8 agosto ne
occtipò il luogo Ferdinando Marchesi no-
bile di Graniano diocesi di Lettere, mo-
rendo nel i536. A' 2 giugno Nicola Si-
cardi di Stabia, che terminò i suoi gior-
ni nel i558. In questo gli fu surrogalo
fr. Domenico Casabianca diMessina, som-
mo teologo domenicano; intervenne al
concilio di Trento, defiiulo neli5G4- A'
244 vie vie
1 7 uoveinbie fi. Antonio Sagra o Z^ha- di Benevento , sagace , probo , virlnoso)
I a Oialtese, domenicano insigne, pei itola piofundo giureconsulto: zelaiile pastore
varie lingue orientali, commissario apo- lisloiò la disciplina nel clero, fu aceiri-
stolico nella Siria, Mesopotamia, Assiria mo difensore dell' inuuunilù ecclesiasti-
e nell' Egitto, ove persuase i cristiani a ca , abbellì Id catlediale , ne aumentò i
seguire i riti e gli usi della Chiesa roma- sigri ministri, olire due canonicali; cdi-
iia: tornalo a Roma, s. Pio V in ricotu- (ìcò il monastero alle carmelitane di s.
pensa de'suoi servigi gli confer"i questa Teresa, e benemerito di tutta la diocesi,
sede, elle governò egiegiamente, lasciaa- nioiì nel i688. In questo gli successe il
do nel iSS-i gran desiderio di sé: fuse- celebre Francesco Verde della diocesi
pollo nella chiesa della ss. Annunziala di d'Aversa,canonicu penilenzieiedella me-
Napoli, ove morì, dopo aver restauralo, Iropolilana di Napoli, poi vicario gene-
ampliato e abbellito l'episcopio, in cui fu rale della medesima, benché già avesse
posta un'e|)igrafe recitata da Ughelli. A' ricusato a Innocenzo XI ed al re Carlo
J 8 giugno il cassinese Costantino de La- ili vescovati di Capaccio, Piossano e Poz-
noy de'[)rincipi di Sulmona, che visse eoo zuoli. Era uno de'piìi dolli e virtuosi pa*
lode y mesi. A' i o gennaio i583 Paulo stori del suo lempo , governò la chiesa
Iveggio della veneUt gente Oiseolo, nubi- con mirabile solleciliidine , e adempì a*
le napoletano e vedovo, beu istruito nella doveri lutti dell'episcopato; pubblicò di-
teologia, nella giurisprudenza e nell'ero- verse opere che ottennero lode, il cui e-
dizione, pio e prudente: esemplare e ze- leiico riporta il Coleli colle sue dilTuse
laute pastore , scrisse molte opere assai notizie, nelle quali eminentemente lo ce-
slimale, il cui elenco si legge nell'Ugliti- lebiò. Rinunziato i! vescovato nel 1700,
li, insieme alle iscrizioni a lui erette, a- dipoi morì da tulli pianto, fulgido deco-
vendo nella cattedrale, in cui fu deposto ro dell'episcopato, a'2 1 gennaio i 706 in
Del 1607, eilificato il sepolcro pe' vescovi Napoli, e fu onorevolmente deposto nel-
e fallo abbellimenti, oltre la torre Cam- la Coslantini^ma basilica di s. Reslituta.
panaria. III." ottobre di detto anno gli L'arcivescovo di Benevento cardinal Or-
successe Luigi Franchi patrizio napole- sini, poi Benedetto XIII, grato per ave-
tano, chierico regolare tealino, eccellen- re il venerando prelato offerto duo au-
te pastore, Iraslato a Nardo a'26 gennaio reortun inillia, quando quella melropoli
iGi i. A'3i Girolamo Sarriano napole- fu conquassata dal terremoto, nel i6qo
tano de'couti Casalduni tealino, benefi- gli pose nell'arci-episcopio moiiumenla-
co colla cattedrale , in cui eresse nobii- le splendida iscrizione. A'25 maggio era-
mente e dotò la cappella di s. Carlo Bor- gli successo Tommaso d'Aquino teatino,
lomeo, riparando e abbellendo l'episco- nato in Caramanica principesco feudo di
pio: morì in Napoli nel 1627 e fu tumu- sua casa, patrizio napoletano, cospicuo
lato nel monastero di s. Maria. A'20 no- per pietà e dottrina, si studiò di seguire
vembie Luigi Ricci nobile e canonico di le magne vestigia dell'esemplare suo pre-
Napoli , pio e dotto nella scienza legale, decessore. Dispensò la divina parola al
inolio nel i643, dopo aver pubblicalo popolo nella cattedrale, fu strenuo soste-
qiiell'o[)ere riferite dall' Ughelli. A.'2'i nitore della disciplina ecclesiastica, bene-
febbraio AlessandroRaulianagnino, mor- fico co'poveri e con l'ospedale, assai spe-
lo in patria nel 1 645 e deposto nella cap- se nel restauro e 01 oamento de' sagri e-
pella gentilizia di s. Carlo nella cattedra- difizi, profuse pure le sue generosità nel-
led'Aiiagiii. A'27 maggio 1 647 Tomma- 1' altare maggiore della cattedrale e in
so Imperato napoletano. >el i657Gio. due cappelle minori, da'fondamenli eres-
Ballìsta Rapace! di Clausauo arcidioceii se due chiese, una in onore de'ss. Ciro e
vie V I D 2^5
Giovanni palvoni piiiiiiiriiliVico-Ef|iien primi teslimoni iIl'IIi rismiezione; poiché
se, r.ilti.i ;ill 1 ss. Tnnilà ptM le inoiiaclie ivi Irovarono un Angelo die le confortò,
teresiane, nf^-ce il palazzo ^escovI|e, co- anniinzianclo loro la seguita l'isurrezioiie
me si trae clall'epigraf'; data dal Goleti, di Cristo, e loro inginnse dirlo a'discepo-
il quale con e«so, neir7/.'7/^r sacra, ter- li, massime a Pietro, ed invitarli a Dor-
mirlo la serie de've«co»i vicuni, che com- tarsi in (ialilea, ove lo avrehliero certo
pii ò colle .yn//3/V<-///io'///7. Nel I 73-2 Car- veduto. Il Mazzinelli, (/^/ìzio dcUa Selli'
lo Cosen7a, di Stignano diocesi di S(|iiil- tiiiiiui sniita,\\i\\ ilivolo viaggio delle saii-
lace, Irashto da Lettere. i\el 174^ A^'- '^ «loiine al s. Sepolcro, credette che la
fonso Sozi Cnrafa snmasco, di s. Nicidò Chiesa volle ricordarlo colla processione
Manfredi femlo di sua casa , arcidiocesi che prescrisse nel dì della s. PdSfj<ia di
di Benevenlo. Nel lySi Vito Antonio buon mattino, o [)ri ma del A^cv^cro (^.),
Alastianiirea di Giovenazzo. Nel 1778 cantando raniifunai.V/irrc.r/^ C/ir/?^', ov-
l'uolino l'dce, di iMorinano diocesi di Cas- vero: Diate Discipulis-, o altre, come Re-
sano, il quale cessò nel i 79'2. Gli succes- ginn Codi. iMa io nel citatoarticolo,quan-
se nel [797 IMìchele Natale, di Cesapulla to a tale processione, ed a quella che si
arcidiocesi di Capua. iVIa infelicemente fa dal capitolo Vaticano, e riparlando
involto nella rivoluzione, che nel termi- delle /l/.jr/'e, ne resi migliori ragioni col
ne dt-l secolo XV III [)ose a soqquadro il Dionisi.
regno di Napoli, dal regio governo fu con VIDAMO. T"". Vice-Domino.
nitri alti personaggi giustiziato, con do- VIDMAN CRtsTOFORO , Cardinale.
lore di Pio VII, che ne fece gravissime De' conti d'Ortembergh, per antica di-
rimostranze e scomunicò i giudici; tutto scendenza alemanno, ma nato in Vene-
avendo deploralo anche nel voi. LXV, zia, uomo di soavissimi costumi e di sin-
p. 283. Restò vacante la sede di Vico E- golar prudenza fornito, e assai avaoTato
quen^e, e alllne Io stesso Pio VII nella nella scienza d'ambo le leggi, acquistato
circoscrizione delle diocesi del leame, nel un chiericato di camera, fu poi pronoos-
18 18 la soppresse, ed uiù con Capri a so a uditore della medesima, ed in età
Sorrento {!'■)• di 33 anni e in gi-azia della repubblica
VICTIMAE PASCHALI LAUDES v^uela, da Innocenzo X a' 7 ottobre
IMMOLENT CHRISTIANI. Una delle 1647 fu crealo cardinale diacono de'ss.
quattro principali .Vi^iy^^'/iZi^o /•'/•o.yf (^/-^.) Nereo ed Achilleo e poi prete del titolo
della Chiesa romana, il cui autore è sco- di s. Marco, e nel iGtì/j. legato d' Urbi-
nosciulo. Si recita o canta dopo d Gra- n-), dove si acquistò fama d' integro e
duale e V AlUluja, nella festa solenne di [nuilente. Dopo avere col suo volo >:on-
Pau/iia di Risurrezione e sua ottava. Inbuito all'elezione d' Alessandro VU,
Questo è un cantico d'allegrezza, che sì essendo già cagionevole di sdule, si tras-
unisce coir^///e////V7 (riparlato io più luo- ferì nel feudo di s. Martino della casa
ghi), per ispiegarc l'inelFabile letizia del- Pamphilj nel Miiute Cimino, per respi-
la Chiesa in tanta solenne festa della Ili- rarvi aria più salubre, ma la morte ivi
surrezione del Signore, da cui ne derivò lo rapì nel 1660, nella robusta età di
gloria a Dio, salute agli uomini. Celebra 4^ anni. Trasferito il corpo a Roma, fa
questa sequenza il divino Agnello vitti- sepolto nell 1 sua ch-esa titolare, dove sot-
nia per la redenzione del gregge, il qua to la nave destra, i fratelli e il nipote gli
le colla sua innocenza riconciliò col di- eressero nobile e mignifìco avello, in
vin Padre i peccatori. La lotta colla mor- cui sopra urna preziosa di marmo si e-
te, dalla quale ne uscì trionfante. Le 3Ia- le'a il busto del cardinale, a pie' della
/'ir, che recatesi al s. Sepolcro, furono i quale è sco'pito onorevole elogio. Nel
246
V I D
suo Icslamenlo lasciò .('vescovi dello sla-
to veueto, allorquando sono obbIig;iti
recaiai iu Roma alla visita de' sagri li-
mìni, una comoda abitazione con lui te
le suppellellili necessarie, che le vicende
de' tempi fecero sparire. Ne ragionai nel
voi. XCI, p. 391 ; nia l'ospizio non piti
esiste.
VIDONE, Cardinnle.y e<icovoò\ Sei-
va Candida e bibliotecario della s. Sedcj
fiorì uè' ponlincati di iMartino III, Gio-
vanni XII e Ceoedello V del 964, ed
intervenne al conciliabolo contro Gio-
vanni XII nel nel 9G3. Sottoscrisse a uu
privilegio da Martino III concesso a
INIonle Cassino, e ad altro accordato da
Benedetto VI o VII a Teodoiico vesco-
vo di Treveri e riportato dal Mansi, «5";//;-
plì inculo de' concini, t. i, p. iiySe
1 182 ; laonde conviene ammettere, che
visse anco ne' pontificali di Giovanni
XIII e Dono II.
VIDONI Girolamo, Cardinale. Pa-
trizio cremonese, dotato dalla natura di
raro talento e di maturo giudizio, atte-
se a collivarlo con indefessa applicazio-
ne alle scienze, prima nell' università di
Pavia, e poi io cjuella di Perugia, nella
quale ricevè la laurea di dottore e eoa
tal mezzo potè rendersi eccellente per
molteplice erudizione e dottrina. Porta-
Ipsi a Roma nel pontificato di Clemente
VII!, fu ammesso tra' suoi camerieri d'o-
nore. Paolo V lo destinò alla vicelega-
zione della Marca, e mentre governava
quella provincia, lo annoverò tra* chie-
rici di camera, carica alla quale Grego-
rio XV aggiunge la presidenza dell'an-
nona. Urbano Vili lo p^ornos^e succes-
sivamente alle cariche di tesoriere, di pre-
sidente di Homagna e di commissario ge-
nerale delle Djilizie pontificie ; incarichi
gelosi che esercitò con assiduità, dili-
genza e soddisfazione del Papa, il qua-
le con universale applauso Io creò car-
dinale diacono a' 19 gennaio i 626 e pro-
mulgò a' So agosto 1G27, conferendo-
gli per diaconia la chiesa de's-. Quattro.
V I D
Lo ascrisse quindi alle congregazioni de'
vescovi e regolari, del buon governo, del-
le acque e strade, e di rnolte altre. Scor-
so appena un lustro dalla sui elevazione
alla porpora, l'invidiosa morie gliela tol-
se colla vita iu Roma nel 1682, d'anni
5i, con fama d'insigne e cauto. La fred-
da sua spoglia fu accolta nella chiesa di
s. IMaria della Vittoria, nella cappella
dell'Assunta, da lui fondata vivente con
conveniente dola, dove sopra la sua tom-
ba il fratello Cesare fece scolpire sul mar-
mo in bassorilievo la sua effigie, con ma-
gnifica iscrizione. Altra simile gli fu eret-
ta pure in marmo, dal pubblico di Cre-
mona sua patria, nella cattedrale, accan-
to alla sagrestia minore, e riportata dal
Zaccaria nella Serie de' vescovi di Cre-
mona, dal Vairani ne' Monumenti Cre-
monesi, facendone pure menzione Vita-
le nelle Memorie de Tesorieri. Meritò
sino dall'adolescenza gli encomii e gli ap-
plausi di tulli quelli che il conobbero,
pel suo eccellente ingegno, e naturale
fatto per la virtù, le dignità ecclesiasti-
che e la gloria di Dio. In tulle l'incom-
benze aflidalegli da' Papi, die' le più lu-
minose prove di fedeltà, esaltezza sin-
golare, specchiala e matura prudenza ;
laonde si meritò l'ammirazione non me-
no de' Papi, che de' popoli da lui gover-
nali, de' quali si guadagnò la benevolen-
za. Lo stesso fece ne' tribunali in cui do-
vette giudicare, essendosi in essi regolato
costantemente colla noima delle leggi
prescritte dalla religione e dalla giustizia.
VIDOM Pietro, il seniore, Cardi na*
le. Nipote del precedente e perciò patri-
zio cremonese, eccitato da' luminosi e-
sempi dello zio, dopo avere apprese le
scienze gravi nelle più rinomate univer-
sità d'Italia, riportatane la laurea di dot-
tore, condottosi a Roma nel fiore della
giovenlìi, venne da Urbano Vili occu-
palo ne' governi delle città di Rimini,
Tivoli, Sabina, Orvieto e Spoleto, nella
vicelegazione di Romagna, nella vice-
prefeltura di Fermo, e nella presidenza
V I D V I D 2\j
dellii Marca, Promosso quimli dallo sles- ove di anni ^,o fu ninmesso nell'accode-
so UihaiioVlII neliC)4 i) '^1' ^4 ^""') ^1 miiì nol)iIe ecclesiastica da Pio VI, il qua-
vescovato di Lodi, e ricevutane l'episco- le lece a lui cedere l'apparlatuenliiio giù
pale consagtaz.ioae dal cardinal Giaui- abitalo dal proprio nipote mg.' lirasclii,
ballista Palletta nella cliiesa di s. Aa- poi cardinale, ed in essa compi il corso
drea della Valle, pagò del proprio i de- degli studi sagri, legali e teologici, poi-
bili da cui era gravata quella mensa e- che deci>o per lo slato clericale, amava
piscopale, ne risarcì l'episcopio, e com- porsi a disposizione della s. Sede. Il conte
partì altri considerabili benellzi alla sua Paolino Mastai-Ferretti, IVolizic stori-
chiesa. Mentre tutto intento al governo che. delV accademia nobile ecclesiastica
(Iella diocesi, ne curava il migliorameli- di Roma, a p. i4o riferisce, che vi eser-
to, fu richiamato in lloma nel i652 da citò il suo fervido talento, e non trascurò
liuiocenzo X, e spedito per nunzio a Gio. d'apprendere il gius civile da Giuseppe
Casimiro re di Polonia, dove per S an- Morelli avvocato concistoriale, che dovet-
tii promosse e difese con pericolo della te più volte ammirare l'acutezza del suo
propria vita, in tempi assai tuibolenti, ingegno ed il suo brio. Apprendo dal-
la cattolica religione, meritandosi i rin> le Notizie di Roma, che Pio VI lo no-
giaziamenli d'Alessandro VII. Sollecito minò cameriere segreto soprannumera-
(lel bene di sua diocesi, nel iGTy orili- rio, neh 781 prelato domestico, nel 1 784
nò che vi si celebrasse il sinodo benché vice-legato di Ferrara, protonotario a-
assente, e subito lo fece stampare. Insor- postolico soprannumerario, e nel 1790
le in Polonia gravi dillìcollà, che lo pò- ponente di consulta. Pio VII neh 801 lo
sero in cimenlo di perdere la bella ripu- promosse a delegato apostolico d'Anco-
tazione ch'eravisi acijuistala, si seppe oa e sue dipendenze, della quale ripar-
da esse con mirabile prudenza valore- lai ad Umana quali vescovati uniti; e
samenle cautelare, per lo che guada- nel 1806 il metlesinio Papa gli aggiua-
guatasi la grazia del re, per raccoman- se ancora il governo della presidenza
dazione di questo, Alessandro VII a' 5 di Urbino e Pesaro, per la sua lode-
a[)rile 1660 lo creò cardinale pretedi vole condotta imparziale nell'ammini-
di s. Calisto, protettore del regno di Po- strazione della giustizia, fermezza e sa-
Ionia e dell'ordine camaldolese. Lo de- gacità, non disgiunta da prudenza nel
sluiò legato di Bologna, dove die' eguali maneggio degli a(I«ri. Nella occupazione
argomenti di lode, sì per la sua interne- militare de' francesi de' luoghi a lui sog'
rata giustizia, che provvido governo. Ri- getti, generosamente del proprio salariò
uuiiziata poi la sua diocesi, intervenne i primari impiegati pubblici governativi
a' ciuciavi di Clemente IX, Clemente X della sua delegazione e presidenza; del
e Innocenzo XI, dopo il quale una pia- proprio sopperì agli straordinari dispendi
cidd morte die' fine a' suoi giorni in Ro- nelle militari esigenze di quell'epoca, co-
nia nel 1G81, di 71 anni, e fu sepolto me del proprio contribuì [)e' lavori di
nella chiesa di s. Maria della Vittoria, pubblica ulilità a sostentamento de' po-
presso le ceneri del cardinal Girolamo veri ne' luoghi da lui amministrali. Ma
suo zio, senza alcuna funebre memoria, ciò ch'è piij singolare, in tutta la sua ooo-
VIDONI Pietro, il giuniore, Ca/T/i- revole carriera prelatizia, oltre di esser-
luile. Nacque dalla nobilissima, enti- si scrupolosamente spoglialo di sue ar-
chissima e ricca famiglia De Soresioa in genlerie e altre cose preziose pe* bisogni
Cremona a' 1 settembre 1759.01630- della s. Sede, ooa percepì giammai gli
ni entrò nel collegio di Modena, e di io emolumenti annessi alle cariche da lui
passò nel collcijio Nazareno di R.oma. esercitale. Per la dclluilivaccomplela io-
248 V I D VIE
vasione frnncese delle Mirche avendo (lo- licolare metodo, e Iraltandosi decorosa-
vulo tornale in Roma, e nel iSof) per menlepiefeiì serviisi di cavalli storni, iti-
la deportazione di l'io VII restituirsi in vecede'iuoielli usali al presente dacardi-
patria, appena il Papa nel i 8 i 4 potè ri- naii. Di maestosa presenza e assai pingue,
tornare alla sua sede, fece richiamare il ebbe animocandulo, sincero, leale e Iran-
prelafo,nelcQncistoro degli 8 inaizoi 8 I 6 co; allibile e cortese, facile era in lui il
lo creò cardinale dell'ordine de' diaconi, proferire spiritose sentenze, molti arguti
e poi per diaconia gli conferì la chiesa e lepidezze piacevoli, ed un;i ne registrai
di s. Nicolò in Carcere; e riguaidindoio nel voi. XXXVIll, p. 64- Colto ed eru-
Pio VII con particolare benevolenza, gra- dito, gii piaceva d' essere istruito delle
ziosamente accettò da lui quel donativo notizie contenaporanee di tutto il oioa*
che i novelli cardinali solevano fare al do. Ne* conclavi per l'elezioni di Leone
Papa. Inoltre trovo nelle JVb//;''e c^/ Ro- XII e Pio Vili, potè vieppiù fir cono-
riin^ che il Papa lo annoverò alle con- scere quanto fosse in lui profonda la ret-
gregazioni della visita apostolica, de' ri- titudine, e quanto innanzi si estendesse
II, di consulla, della lauretaua e delle nella previdenza e accorgimento, per o-
iicque; ed egli e suoi successori lo dichii- pera tanto sublime e gravissima. Leggo
rarono protettore del collegio greco, del- ne' n. 64 e 65 del Diario di Roma del
la chiesa e casa degli orfani in s. Maria i83o, che assalito il i.° agosto da feb-
in Aqiiiro, in uno al monastero de' ss. bre continua, pertinace contro tulli i ri-
Quattro, ed al collegio Salviali ; del col- medi dell'arte medica, con somma edifi-
legio de' caudatari de' cardinali ; delle cazione richiese e ricevette con divozione
citlà d'Ancona e di s. Angelo in Vado; i ss. sagramenti che la Chiesa sommini-
delle comuni dell'Isola maggiore nel la- stra a' moribondi, testò traniuillainen-
go Trasimeno, e di Falconara ; di alcu- te delle cose sue, mostrandosi benefico
ai sodalizi di Ruma, come di quello del colla famiglia e amoroso cogli intimi a-
ss. Sangue nella sua diaconia, e di altri mici, e nella sera del io passò all'altra
dello stalo, delle canonichesse della Stel- vita in R.oma, di y2 anni meno 22 gior-
la di Spoleto, del collegio del ss. >oine ni. Siccome col palazzo avea acquistato
di Dio di Pesaro, e del cnpilolo di Ba- la cappella della B. Vergine della Po-
sila. Avendo colla eredità materna ac- rità nella vicina chiesa di s. Andrea del-
quistato in Roma il Palazzo Sloppani la Valle, cos'i preferì di essere tumulato
(/^.), celebre per credersi essere stalo di- in essa, in vece dell'altra gentilizia nel-
segnalo da Raffaele da Urbino, e con- la chiesa di s. Maria della Vittoria, ove
servandosi in esso 4 tavole de' Fasli sa- riposano le ceneri de' precedenti cardi-
gri di Q. Verrio Fiacco rinvenute nel- oali di sua famiglia. Pertanto il suo ca-
l'emiciclo del foro di PaU-slrina per le da vere portalo in s. Andrea, nella cap-
cure del cardinal Stoppani, il cardinal pella papale dell'esequie ponlificò la mes-
Vidoni dopo averle fatte ripulire, ed a- sa il cardinal Fransoni, indi lu sepolto nel
vere decorato la camera dove si trova- destro lato dell' ingresso della cappella,
no, nel 182.5 le fece supplire e illustrare sovrastato da lapide marmorea infissa
dal dotto archeologo Antonio Nibby, e nel pilastro.
le pubblicò con magnifica edizione di W^^loi^lFìcnnen.inAnstrinj.Ciiùi
caratteri rossi e neri : Q. J'errii Fiacri con residenza arcivescovile, celebre me-
Fantorum sacroriini reliquiae jain a tropoli del vasto e possente impero d'.-^M-
Fogi;inio lUustratae nuper i'elern/n sub- stria (V.), la prima monarchia di Ger-
Sidiis iiisiauratae,V\.uA\ii&\^-2.Q). Amò di mania (f.). bella e popolosa, non che
avere la sua corte eca»u ordiuatj con par- capitale dell' arciducato d'Austria. TrO'
V I E
V 1 E 2^9
vasi nel paese sollo clell'E.is, circolo in- totalmente .listini.-, ♦• so.,o li c.llii pro-
le, ice del W.ene.wald, una .Ielle due p. .a, e.l i suo. 3', s.l.bo.-lo «l.le,. da-ina
"landi divisioni di detto a.-ciducato o linea ,|, ci.cn„valla/.io..e. 1 p.mci.a U so-
Ijassa Ausl.-ia, l'altra fo.-.na.Hlo il paese no q.ie'di Wieden, .1. L,.o,H.!dsta<it, di
al di sop.-a dell'Ens o Alta Austna, cii- Land,t.-asse, di Ne.ist.ft o Obe.nenst.ft,
colosnoe.H..ed.\V.ene,w.ld,cUelv>pei- e di Alte.ste.-asse. L. atta, dice d Castel-
capoluogo s. l'olten o s. Ippolito. E si- lane, era già cinta d. basilo... e d. t..-
tuata sulla spo.ula me.-.d>o..ale e dcsl.-a pl.ce fossa, .na i bances, avendo .leniol,-
del Danubio, che quivi accoglie il liu.ni- lo nel .809 la .na-.o.- pa.te dell op.-.e.
cello di V.e..na, 1 P^ien, che dà il no.ne il gove.-no auil.-.aco s. e conv.nio dcl-
alla città, sceso dal W.ene.wald, ocate- l'iinpossibilità di n.un.ie una .Mila posta
na d, mo..tai:ne cope.le d. boschi, fo.-- in n.ezzo a'suoi nu.ne.os. sobbo.gln, ed
manleresl.em.i;vdell'AlpiNo..che;a.20 a.,zicbù i.npiega.-e le v.slos.sst.ne sorn.ne
k-he sud-sud-est da Hclmo, a3o est da occo.Tenli alla .■icost.-..j.o..edelt nnuie.i-
Pa.i"i 3.)0 sud-est daLond.a,42onoid- se foi-tificazion., ne abbandono .Ip.oget-
esl daVf.d.id. 3t5 noi-d-ovest da Co- to, e lo spalto fu convertito m deh/.oso
slantinopol.,45osud-ovesldaP.el.-obur- passeg^.o. Aggiunge, essere la s..pcM- .ce
00 .85 no.d-est da Ro.iia. Latitudine della cillà, .....ta.T)e..le a d. le. sobbo,-
nord dell'Osservatorio 48" 12 4o'; lon- ghi, presso a 6 leghe e .nezzo quad.a.e.
Ritud.ne est .4' 2 3o''. Altezza sop.-a il ilife.-i.cono altri geog.-ah, Vienna in ..no
mare «45 met.-i. E' pure .-esidenza del- a'suoi sobborghi ave.e un cucu.lo d. 4
l'impéi-alore d'Austria e della corte \m- leghe e .nezzo, la città prop,Ma.nente del-
pcM-iale, del nu.,zio apostolico e del co.-po ta occupando appe.ia iho. dello spazio
dmlo.ualico, delle supreme autorità del- co.npreso in questo nc.nto, .1 quale p..-
r.mpeio; della corte supeno.e d, giusti- ma deUBor) era formato da una forlifi-
ziaper l'a.ciducato d'Austria superiore e cazione militare, d. cu. in tal an.io s. le-
infe.-io.-ee pel ducato diSal.sba.-go; del se- ce saltar in aria una parte. Una o.rrie-
nato sap.-e.no d. giustizia; del tribunale ra, cui si dà il nome d, linea, spezzai, a
de'nob.l.; del tribunale d'appello; del gè- catena e tutte le parti della qua e dilen-
ne.-ale couìa.ulo milita.-e dell'alta e bas- donsi ,-ecip.-..camenfe, .n oggi chiude la
sa Austria; d' una soprintendenza della capitale, composta d'un ter.ap.eno ..ve-
coDfessione Augustana , di cui formano stilo, con fjss. davanti, ed appo;?giasi al
la -iui-isdizione 1' a.-ciducalo d' Austria, Danubio. Noterò, che intorno a urogetU
laSliria l'illiiia e Venezia; d'una sop.in- d'ampliamento della citta presentai, dal-
tendenzadellaconfessio..eElvelica,lagia- la relativa commissione al regnante im-
nsd.zioue delia quale estendesi sull'a.ci- perato.-e Francesco Giuseppe I, quest, a
ducato d'Austria. Giace questa città in 4 maggio .853 o.-dioò, che (|uel '.-allo
mezzo a fertile pianu.-a irrigala da una della spianata, che cominciando dall a.i-
diramazicie del Danubio e dalla picco- golo della Casa Ilossa tor.na p ..- dlela co •
la rivie.a Wien , conto.-nata da allure l' esistente fila di case de subbo.gh. (h
dell' aspetto il pia pitioresco. Passeggi, VVohring e Rossau fino al canale del Da-
sili svai-ialissimi, la vista d'u.. fiume su- nubio, fosse mutato in a.-ea da tabbrica-
pe.bo diviso in più b.-accia che circon- re, e <|uindi posto in vendila onde crea.--
dano isole imboscale , ne forme.ebbeio si un fo.ulo, .iservandone la desli.iaz.one,
un so-iorno magico, se non fosse.-o e il ed ... gene.ale da impiegars. in grandi
chma^variabile e il cielo di sovente neh- costruzioni tanto nell'.nlerno,.|uanlo nel-
bioso che le danno apparenza ahiuanto la cerchia della cillà propriamente del-
Uisle'e aiouotoua. Dividesi io due parti la,il q.iul fuudo piesenlaudo una cif.a di
25o VIE VIE
100,000 fiorini, si sarebbe proceduto al- e l'IIof in cui sorge una bella colonna di
la rico'ilru7Ìoiie della porta Stubeuthor. bronzo della D. Vergine Iniinacolala, e
Dispose inolile, che in seguito a questa dicni dovrò rip^ulare verso il (ine: al sud-
coslruzioiie si aprirebbero nell'interno esl è nn giardino i/nperiale vagliissinio.
nuove vie dn porsi con essa in relazione. Mei 18 58 si cominciarono i lavori preli-
Fia gli altri progetti vi fu pur quello miliari per la costruzione di 6 torri for-
tlell'aniplirtzione della porta Rarolitien- tificale sulla riva destra del Danubio iu
llior. i>cl iSjx, dissero i pidjbtici fogli, semicircolo intorno alla cittì;. I termini si
tbe oltre le grandi fortificazioni a'ba-itio- formarono d dia cittadella sul Laaherg
ni di Vienna e al nuovo arsenale, si a vea prosii ino all'arsenale e il forte [)re>>so lai-
intenzione di circondare la residenza ira- tuie del Rablenberg ; dovendosi poi io-
periale di forti slaccati nel genere della traprenderela costruzione d'un ponte so-
lorrc di Lintz. Le piazze si erano trac- liei» sul medesimo Diiiubio presso la lo-
dale e ove la strategica lo esige non si calità del Tabor, difeso il paesaggio coti
accordava più a'pro[)rietari il permesso due teste di ponte. Nella costiuziune di
tli fabbricare. Già nel i858 l'aspetto di quest'ojie.e forlifioaloriesievitarono, per
Vienna, spogliato il veccbio manto con quinto fu possibile , i difetti delle torri
nitro nuovo, era stato cambiato al lato di Uumarsund edi Lintz, non che de'furli
del Danubio, per la distruzione d'una pre>S') Parigi, impiegandosi invece i vau-
parle degli storici baluardi , bastioni e taggi de'furli stiiccali di Cracovia e Ve-
porte, poicbè si conobbero d'inutile di- roni. La città pro[>ria è divisa in 4 quar-
fesa allastrategia moderna i baluardi che tieri: lo Scbotten-wiertel, all'ovest ed al
nn uivano la citià, ed il largliissimoepro- nord ovest; il Wimmer-viertel, al sud-
fii.ido vallo a pie' delle mura venne col- est; il K.nrnter-wierlel , in mezzo ed al
malo, per non più separare la città da* sud; lo Stuben-wierlel, al nordest; visi
sobborghi. Una contrada larghissima si entra [)er 7 grandi porte e 5 piccole. Ir-
fece là dove prima si alzavano le mura e regolanssimo uè l'interno: le piazze pub-
i bastioni; cioè si fabbricò il Lungodanu- bliclie in numero di 8 grandi e 10 picco-
bio Francesco Giuseppe, che l'imperato le meschine, non compiese le esterne; vi
re inaugurò solennemente ili." di mag- si veggano i 10 strade anguste e tortuo-
f;io del nominato anno. Però la demoli- se (il Castellano le fa ascendere a 5oo),
zioiie delle mura della città eccitò molti ma ben illuminate la n(jtte, ottiinamen-
iincresciuieiiti;ei viennesi speravanoche te insiniciate , e tenute pulite mediante
il)Ssero loro lasciati, almeno in parte, i scoli sotterranei che comunicano col Da-
bei passeggi sui bastioni e lungo il fosso nubio. I diversi bracci di questo e la
della città, mentre dall'altro lato non di- Vienna sono trapassati da 4o ponti. Il
«conoscono i molti vantaggi che produ- più recente è quello fuori di porta Ca-
ceva r ingrandimento della città, massi- riiitia , solennemente aperto nuli' incon-
nie per olfrire aree per la fabbricazione tro dell'ingresso della regnante impera-
<li case, onde sopperire al gran bisogno trice Elisabetta di Baviera nell' aprile
di esse, e così poterne derivare più miti iSj^^'cuì sponsali descrissi nel voi.
pigioni. Separala lacittà da'sobboighi me- LXIX, p.i33. i\e fu architetlo Lodovi-
tjiante una spianata di Geo metri, forma co Forster. E' un' imponente e bella co-
mi ovale allungalo dall' ci all'ovest; è struzione. Al momento dell'apertura si
circondala in patte da un muro basilo- decorò col modello delle statue colossali
ìialo, alto da 4o in 5o piedi, lunghesso de'conti Salili e Siahiemberg, intrepidi
il quale dominano i delti ameni passeg- difensori di Vienna durante i due assedi
yi, fra'(juali si distinguono il Ivohlm.ukt de' turchi, rhe ricorderò alla loro volta.
VIE VIE aTi
SI dovevano convellile in marmo, insie- lo il monumento deirimperalore Fran-
mead allie G statue, lapprcseiitaiili i più cesco I, giorno aniiìvei saiio del di lui so-
giaudi eroi dell'Ausilia. Citupje teatri leiuie iiif^iesso in Vienna nel i 8 i /[, dopo
servono a'puhblici spettacoli. Le case in aver felicemente ricuperala all'impero la
generale massiccie, sovercliiamente alle pace, per la caduta della potenza di iVa-
e di antica taglia, hanno ^, 5 o G solai, e poleoiie I imperatore de' francesi. Segui
sono in numero di circa i3oo (ma l'ulti- 1' inaugurazione alla presenza ilei di lui
ma proposizione concistoriale del iSj3 fìgliorimperalorererdiiiando I, dell'iin-
dice (Icrciii niillc. conlinet /loino<;: vi a- pelatrice iMarianna, delia famiglia impe-
vrà forse comprese quelle de'soLborglii). liale e della corte. Tranne l'iniperalore,
La maggior parte delle case sono costruì- tutti aveano il capo scoperto. Il cancel-
le di mattoni e coperte di tegole, talvol- jiere di casa , corte e stalo, principe di
la di legno; generalmente poco eleganti, Rlettcrnich, avvicinatosi all' iuiperatore,
non sono molto spaziose; poco lusso vi si pronunziò il seguente discorso. " Grazio*
vede nelle suppelleltili , tianne i palazzi si^simo signore. L'imperiale e reale Mae*
signorili, e le case de'bancliieri e nego- sta Vostra lia scelto la giornata d'oggi
ziaiili. Le piazze principali sono, oltre per lasolenne inaugurazione e per lo sco-
rilof ricordata , nel nord est : 1* Holie- primento d'un monumento destinato a
Markt, nel nord, con un lepjpio corintio servire alla più larda posterità, come
di marmo, notabile per la singolarità del- prova di riconoscente venerazione del fl-
rarcliitelluia, ed accompagnato da una glio e successore al trono [)el suo glorio-
fontana le cui ac(|ue vengono da Otta- so padree predecessore. A'seutimenli dul-
krin, villaggio poco lontano da Vienna; |a M. V. eguali sono i sentimenti di mi-
la piazza di Giuseppe, al sud-ovest, ab- lioni di fedeli sudditi. E (piesto un gior-
bellita da una statua erpiestre di bionzo no, il quale ci rammenta il monarca, die
di Giuseppe ll,d.dla biblioteca iinpeiia- anco 1' impero tulio amava e venerava
le e dal museo di storia naturale; del Ca« qunl padre, e la cui memoria sarà una me-
stello o liurg-platz, presso ed all'ovest- uiuria di benedizione, che le future genera-
nord-ovest da quella; la Neue INIaikl, si- zioni erediteranno come un bene di pro-
tuata all'est della medesima, ed ornata prielà comune. Per li anni il defunto
d'una fontana, colla statua della Pruden- monarca sostenne la più didìcile lolla per
za; il Graben, pressoché nel centro della la giustizia e l'ordine contro le tempesta
città, più somigliante ad una via spaziosa d'un temp o, il quale, come non mai altri
che propriamente ad una piazza, e ritro- prima, aveva scosso la società fin dalle
vo ordinario degli oziosi e de' forastieri, fondamenta. Pio e credente, iidlessibile
e caffè assai brillanti la rendono dilette* nella sventura e moderalo nella fortuna,
voie: Leopoldo I vi fece erigere una co- il magnanimo imperatore vinsecolla sua
lonna di marmo in onore della ss. Tri- eroica perseveranza. Dopo che a lui, al-
nilà;aireslremilà di essa piazza sono due leato cou tutte le Potenze armate per la
fontaneornate di statuecolossali di piom- loro indipendenra. medianteil valore de-
bo. Vieppiù importanti sono 1' IJernn* gli eserciti e la fedeltà de'popoli, cou l'as*
gasse, continuala dallo Scholten-gas«e, sislenza del cielo riuscì di rialzare econ-
nella sua parte occidentale; la Kiii iiter- solidare l'Austria a rpiel grado che nella
strasse, e la Spiegel-gasse al sud;la Schu- storia del mondo le appartiene, l'impera-
ler-slrasse, eia ^Vollzeil all'est, ed illvohl- loie Francesco I rientiò glorioso , sono
markt, continuala dalia Splanger-gasse, oggi 32 anni, nella reggia de'suoi avi. la
e la Tuchlaube, in mezzo. A'i6 giugno questa stessa leggia tosto riunirousi ap-
1846 fu sulla piazza della Corte scoper- presso di lui i sovrani e i rappresenlan-
iTa VIE VIE
ti (lell'Euiopa intera, per istal)iliie quel- parlamenti la sontuosità più magnifica,
Ja pace, <Ji cui (in d'allora il rnonilo go- di cui l'ituppratore abita T ala chiamata
de noi) interrotta. La divina l'rovviden- Scliweizer-llof. La chiesa parrocchiale
zrt avevalo chiiimato a coltivare per una del palazzo fu falla costruire nel i44^
liinga serie d'anni i i)ei finiti della [)ace, dall'imperatore Federico 111, indi a' 2Q
e ad essere testimonio della felicità e prò- aprile i 449 'a consagiò il vescovo di Gurk
S[)erilà che le sue paterne cure avevano in onore ilella ss. Trinità, della B. Ver-
sapulodillondere su tutte le classi de'suoi gine e d'Ognissanti. Il correr de' tempi
.sudditi. In questo stesso [)aliigio, accessi- non avendo potuto permettere nel 1 8 40
bile a tulli, (ino all' istante del suo ulti- di celebrare la secolare memoria di quel-
ino respiio, ha vegliato al bene de' suoi la religiosa funzione, si pensò a supplir-
popoli, e non ha ne conosciuto, né bra- vi nella prossima 3.* domenica dopo Ra-
mato altro premio all'amor suo, che l'a- squa. Per la qualesoienne occasione l'im-
more ile'suoi popoli. Qin, in [)reseuza de' peratore Ferdinando I e 1' imperiitrice
luoghi, ne'quali l'imperatore Francesco I IMjiianna fecero eseguire un liceo pala-
in un tale spirito visse ed operò, ne'quali d-imento pontificale trapunlo d'uro. i\.m-
egli fu a lutti nobile esempio, qui la M. iniransi inoltrein questo palazzo^ reso più
V,, l'erede delle di lui virtù, ha stabili- ammirevoledagli annessi pubblici edifizi:
to il posto in questo monuineoto. Un al- il Museo numismatico antico, che vanta
tro monumento, quello della memoria e più di 22,000 rare medaglie (altri so-
di un'inestinguibile riconoscenza, si è e- stengono possedere nel i85i l'i. r. rau-
retla la INI. V. nel cuore de' suoi fedeli seo numismatico, 107. 000 tra monete e
popoli. Degnisi ora la Ì\I. V. di ordinare medaglie antiche , tra le quali 2 5, 000
che si scuopra la statua. Dio benedica e greche e 35,ooo romane: sotto quest'ul-
conservi l'imperatore". L'imperatoreFer- limo rapporto è probabilmente il più ric-
dinando I sidegnò graziosaiiìerite rispon- co del mondo), e superbe sctdlure iu pie-
dei e, colle seguenti parole. » Il regno del tra, fra le quali si distingue il gran cam-
inio padre e signore, che ora riposa in meo d'agata sardonica , rappiesenlante
Dio. è troppo profondamente scolpilo nel l'Apoteosi d'Augusto: il Museo numisma-
la stoiia, per non formarne in eterno un' lieo moderno, ove si vedono tutte le mo-
epoca. Quello ch'egli ha operato pel he- uete del mondo dall' oro sino al cuoio,
ne di lutti i po[)oli soggetti al suo scet- che furono coniale dal IX secolo sino ad
Irò, pel mantenimento della Religione, 0351, col massimo medaglione, che rap-
per l'amuiinistrazione della giustizia, per presenta la genealogia di Ab^burgo, del
l'incremento delle scienze e delle arti, e peso di 26 marche e 3 oncia d' oro col-
per la prosperità del commercio e del- legalo ad argento, il quale valutasi 6,000
l'industria, fu degno di essere scolpilo in zecchini: la Biblioteca imperiale somma
bioiizo. Era per conseguenza un bisogno a circa 600,000 volumi, e fra questi tro-
pel uno cuore il disporre che con soien- vansi 6,000 e più edizioni del secolo XV,
lillà si celebrasse questo giorno, lo sono e 12,000 manoscritti (al dire del Castel-
persuaso di avere cosi corrisposto a' de- lano; altri però alla sua epoca, cioè 2 5aa-
siderii ed a'seotimenti de'miei fedeli sud- ni addietro, registrarono 2.5,000 meda-
diti". Tra gli edifici pubblici, dislingue- glie d'oro e d'argento da'tempi di Carlo
vasi ini.° grado il palazzo imperiale, de- Magnoin poi; 3oo,ooo volumi, e i 5, 000
Donmialo Buig, verso 1' estremità occi- manoscritti, i quali certo si saranno ac-
denla'e della citlà; immenso t antico lab- cresciuti notabilmente), molti de'quali in
bi icalo irregolai issimo, privodi esteriore pergamena. Singolareè la raccolta di tut-
appaiisceuza, lua ofoggia uegl'iiiterDi ap- te le Mappe geografiche sia qui impres-
VIE VIE 2"3
se, laqunleinvanoricerchereUbeslin qua- dolf» IV V Fn^c^tioso duca ti' Austria, ed
Iun(|(ie altr.T paile; ne sono meno copio- i mia ilelle |)iù aiiticlie di Geiinntiìa, cori
se e prej^evoli le slacupe e riiicisioiii. l're- l'aiiloiilà poiililicia d' LJib;iiio V. Dipoi
ziosi sono i g;\l)iiielli tli Storia naturale, neliy >6 la reslumo e ampliò la grande
e di altri og^elli d'arie. Il tesoro della imptialiice Maria Teresa. L'università
corona contiene il famoso diamante di fu kingametite diretta da'gesiiiti, sino a
Toscana, appartenuto al duca di ijoigo- oltre il mezzo del secolo XVIll, quando
gna e conte di Fiandia Carlo il Ttiitt'- n'eblie la direzione il celebre Vaii-Swie-
ran'o, e toccato in sorte ad un soldato leu e vi fece grandi miglioramenti nel-
svizzero nella divisione delle spoglie, do- l'istruzione medica; ed oggidì Vienna
pò la battaglia di Giansoii neli47(^)del vanta la migliore scuola di medicina dei-
peso di i 3o carati e mezzo. L'antica Can la Germania. L' uuiversilà possiede uà
celleria dell'impero, egualmente fa parte prezioso orto botanico, un ossei valoi io,
del palazzo imperiale, ed è un edilìzio ri- un andtealro anatomico, nn g;d)inetlo di
niarclievole di Fiscber d'Erlacb, il quale storia naturale, ed una biblioteca di piìi
fu pure l'arcbilello della biblioteca, lun- die 100,000 volumi; contava da ultimo
go fabbricato. Altri magnifici edifizi so- circa 80 professori, e 2,000 sludenli.A'ao
no la Cavallerizza coperta d' inverno die aprile 1 847 se ne Solennizzò l' a uni versa*
tocca il palazzo imperiale, una delle più rio, collegandosi a tal festa quella pure
belle e pài vaste d' Europa, capolavoro della semisecolare commemorazione del-
del Iodato Fiscber (del Torneo in essa la brigata dell'universilà stessa, preseii-
celebralo nel 184^1 f*"^' '^^ descrizione talami davanti l'inimico nell'aprile 1 70)7
nel voi. LXXVll, p. 267, insieme al in uno co'volonlari viennesi. In tale ri-
carosello ivi tenuto neli853); il palazzo correnza si lecò in solenne corteo, dal
dell'arciduca Carlo fratello di Francesco palazzo della cancelleria aulica degli slu-
I, già del duca Alberto, celebrato anclie di, il conte Carlo de Inzagbi, qual rap»
per la ricca biblioteca, e per la rara col- pieseiilaule dell' iniperalore, per assiste-
lezione di stampe e disegni; la Cancelle- re al Te Dcuin e all' uilizio divino; ove
ria di Corte e Stato; la Zecca imperiale; pure concorsero, oltre a' funzionari del-
il palazzo del consiglio aulico di guerra; l'università, a' corpi insegnanti , alle Pa-
le Cancellerie auli(be di Boemia e d'Au- colla ed agli studenti, que' di Vienna e
stria, quelle d'Ungberia e di Transilva- allri espressamente venuti, die nel 1 797
nia: celebrai la stamperia imperiale nel fecero parte della biigata stessa, non die
voi. LXIX, p. 207. Vanno ricordati, fra molti uomini illustri di stato, e gran nu-
gli altri nobilissimi palazzi, i due Lidi- mero di scienziati. Compiuta la celebra-
tenstein, vecchio e nuovo, in ambo i qua- zione, si recarono nella gran sala dell'u-
li ammiraiisi gallerie supeibe di pitture niversità, ove il decano della facoltà me-
e d'incisioni, oltre la copiosa biblioteca dica d."^ Ernesto barone di Feudilersle-
di ben 3o,ooo volumi, che adorna il 2.°; ben, tenne nn eloquente discorso sulla re-
singolar pregio hanno le gallerie e le bi- slaurazione morale delle scuole superio-
blioteched'allii palazzi, e quanto alle pri- ri, cui seguì la distribuzione d'un poema
me, quelle di Hesterhazy, di Frias, go- dell'i, r. custode Gio. Gabriele Seidl, al-
duta già dal duca di Reichsladt 0 Napo- lusivo ad ambo i titoli di festività , poi
leoiiell, e di Schoenbornje raccolted'in- d'uno scritto del d."^ A. A. Schiddl aua-
cibioni Czei nin, Ilarradi, Paar, Wander- logo alla circostanza. A'cenni storici sui
Nuli, e la collezione numismatica di Hess. fatti del i 797, chel'oratore introdusse nei
L edifìzio dell'università degli sludi non fine del suo discoi so, l'adunanza pioiup-
va diaieulic.'ilu. La fondò nel i 365 Uo- pe in grida di festevoli augurii iillu luae-
2U VIE VIE
slù dL-ll'impeialoie e della sovrana sua prlncipnle essendo riccliisslma e f.imosn*
cavT, e Ira le lipetute clmiostrazioni cl'a- L'accadetnia delle scienze, di recente forr
inor di patria s'intoni) l'inno nazionjde. dazione, venne divisa in .\. classi: la 1/
^'el i85i venne decretata la fondiizinne pi-r le scienze naturali e per le scienze me*
d'un nuovo museo d'anatomia compara- diche, la 2." per la storia , la 3.' di lin-
la, e tosto si compirono i lavori prepara- goistica , e la 4-^ di belle lettere. O^ni
torii.La Ci\'illà CtitlnlicfU serie 3.', 1. 1 i, classe fu stabilita di 24 'Cembri residen-
p. /)o8, (là rai^guaglio della lettera scrii- ti, e d'un numero illimitato di soci cor-
la neliBuS dal caidinal Bausclier a! ve- rispondenti. I 12 membri residenti più
scovo di s. Ippolito, sopra i mezzi che si anziani d'ogni classe, col godimento del-
sono messi in opera per lare rifiorire nel- 1' annuo assegnamento di 1200 a i5oo
l'università di Vienna lo s'udio delia leo- fi.jiini; al qiial numero alla loro volta su
logia dogmatica, sia per promuovere l'in- bentranogli nitri 12. Tanto riferì il n. G3
telligenza della fede e della vita della del /-^/Vrr/o <^// /?o/;j(3 del 1 840. Meglio ri-
Chiesa, sia per degnamente rappresenta- porta il n. 22 delle Notizie del Giorno
ve sotto lutti i rapporti la persuasione <^^/ /ìo/zm del 1 847- L'imperatore Ferdi-
catlolica ; eil eziandio per farvi rifiorire nando I istituì l'accademia sotto la sua
lo studio del dii ilio eccloiastico, che col prolezione, divisa in due classi, materna-
tempo era stato ristretto, mentre lo sta tica e scienze naturali ; storia, lingue ed
lo facea più sentilo ed urgente il bisogno antichità, le quali classi ponno dividersi
della piena conoscenza del diritto eccle- in sezioni. La compose di 4^ membri ef-
siastico. L'imperatore fin dal i 856 erasi felli vi, di cui 24 con domicilio a Vienna,
compiaciuto di concedere, che nell'uni- presidente e due seg''etari da rieleggersi
Tersità viennese si stiibilissero alcuni prò- ogni 4 'inni- 1 membri onorari sono fissali
fessori che attendessero pi iiicipalmente a a 24, e spetta nUaccfidemia stabilire i so-
istruire più profondamente i giovani sa- ci con ispondeiili. Per dotazione si asse-
cerdoli nelle scienze teologiche e nel jus gnaroiio al più 40500*5 fiorini , di cui
canonico, necessaiie al recente celebre 3oo(> pel presidente, 1^00 al vice-pre-
concordato che riporterò verso il fine. Nel sidenle, 2000 al i.° segretario, i5oo al
i85c) si pensava alla fondazione d' una 1"; con facoltà di concedere 4 pi'emi aii-
università cattolica in Austria, per gio- nuali.CuiatoiedeH'accademiadelle scieu-
vare agl'interessi della verità e della scien- ze fu eletto l'arciduca Giovanni, e tra*
za; e si designava Salisburgo per sua re- soci elFctlivi si nominarono 7 italiani il-
sideiiza. IVeli'iiniversità di Vienna fu isti- lustri. L'accademia orientale vanta a fon-
luita rz/ysoc/rt-iofU' r/f' 5. GrCj^^or/o / // datrice l' immortale Maria Teresa nel
Giaiicìc,Ci%%\a.V Associazione (Ielle qnat- 1754, ed è una delle sue più belle isti-
tro nazioni acearleniirhe cìeir università tuzi(jni, itnpcrocchè sono in essa educali
di riennn per soccorrere gli .studenti molti allievi a spese dello stato nelle lin-
poverie meritevoli. Approvata nel i 8^4, gue orientali e altri idiomi, e nelle scien-
ha ancora il precipuo fine di adoperarsi ze [)oliliche e legali. Nel corso del tempo
con ogni potere alla loro coltura mora- niigli'jrnto, produsse abili agenti dii)lo-
le e religiosa, con ogni mezzo di consi- malici, interpreti e individui pe'consolati
gli, d'avvertimenti e d'istruzione. La lo- neh' agenzie austriache dell^ Oliente. Il
da la Civiltà Catloli( a, ^e\'\{i 3.',t.i,p. corsod'istruzionedura circa 6 anni e con-
242. Vari sonogli altri stabilimenliscien- tiene i seguenti rami d'istruzione, oltie
tifici e artistici. Il collegio Teresiano ha la religiosa nelle domeniche: la lingua a-
la biblioteca fornita di 3o,ooo volumi : raba, turca e peisiana; la lingua e lette-
•vi sono altre 5 biblioteche pubbliche, la jalura francese, inglese e italiana, e l'i-
V I E
(lioma greco moilernoi le scienze legnli e
(li ìtalo in tulle le divisioni, sulla bnse
(lei sistema emanato »lal minisleio dell'i-
stiuzione per le facollà giuridico legali;
la calligrafia tedesca e orientale; la geo-
grafia e la stona per mezzo di letture, ed
elaborati io iscritto; lo stile tedesco e il
diplomatico, in lingua fi ancese: nel cor-
so estivo ricevono gli alunni, dell' ultimo
anno, scuola di cavallei izza gratis. Que-
st'accademia, che va annoverala fia 'su-
periori istituii speciali d' insegnamento
della monarchia, conservò la secolaie sua
fama riconosciuta nell'interno e all'este-
ro, con chiari nomi che biillano ne'volu-
mi della storia e delle scienze. Dobbia-
mo ad essa, fra gli altri lavori, il Lessico
ili IMeoinski, tanto pregiato dagli orien-
talisti. L' accademia è provveduta con
lolla munificenza, e può servire di mo-
dello |iel suo interno ordinauìenfo. Nel
i83() Vittore Weiss di Ilaskeulels pub-
blicò a Vienna la descrizione dell' acca-
deu)ia e de'suoi lavori: nel gennaio i 854
se ne celebrò il centenario con un;» festa
religiosa, e mediante la coniazione d'una
medaglia monumentide, mentre dirige-
va l'islituto il colonnello de Roibcr. Vi
sono inoltre in Vienna l'istituto geologi-
co con ricco e impoi tante museo , però
limitalo solamente agli studi del!a mo-
narchia austriaca (i fossili del biicino di
Vienna fuiono descritti tlal d."^ Hornes,
direttore del seguente gabinetto); e l'isti-
tuto e gabinetto mineralogico con copio-
so museo , che riesce di decoro all' il-
lustre città, non meno per la ricchezza e
bellezza degli oggetti contenutivi, che per
l'istruzione scientifica e istruttiva a cui
serve, la biblioteca es>endo una delle pri-
marie, poiché comprende, si può dire,
quasi coujplela la letteratura riguardan-
te la mineralogia, la geologia, e la palem-
tologia di tutti i pae>i, olFrendo la crosta
terrestre intera di essi, colle seguenti ric-
che collezioni: i.° criltognostica, 1° col-
lezione di modelli di cristalli , 3." colle-
zione lerniiaologica, 4" collezione tecni-
VIE 27j
CI di minerali e roccie, j." collezione geo*
logico paleuìtologica, 6.° collezione geo-
logico palemlologica dell'Austria inferio-
re, 7. collezione pnleinlologica in gene-
rale,8.° collezione di meteoriti. Non man-
cano in Vienna altri musei naturali, co-
me di zoologia e di botanica ; gabinetti di
^I^ica, di meccanica e di antichità. Fiori-
sce l'accademia delle belle arti, né manca
di galleria di statue, gessi e quadri. Vi ha
diversi ginnasi, una grande scuola norma-
le, la scuola politecnica, e in ogni quar-
tiere scuole pe' poveri. vSecondo i pro-
spetti pubblicati nel (854) sulle scuole
popolari, pubbliche e private, esistenti in
Vienna, il loro numero ne'suoi nove di-
stretti, compresi gl'istituti di educazione,
ascendevano a 149- In queste scuole, a
(piell'epoca, si trovavano 87,95:) scolari
istruiti in 56o sale e da 8ìi3 maestri. Fal-
lo confronìo al 1849, ri^ulla unaumea*
lo di 7048 scolari, di i56 sale d'istru-
zione e di 283 maestri. Esistevano poi
53 scuole di lavoro per fanciulle , che
nell'inverno del [)recetlenle i853 erano
state fiequentaleda 27 J7 scolare. La Ci-
viltà Cailolica i\t\ maggioi 8 TG pubbli-
cò la seguente statistica de' collegi del-
l'Austria per la fine dell'anno scolastico
1854-55. Alla fine del 1 855 erano in Au-
stria i 46 ginnasi d'8 classi, 37 di G classi
e 68 di 4- " numero degli scolari salì a
48,747; tra'direttoii appartenevano allo
stalo ecclesÌ!isticoi8 I, e 85 allo stato se-
colare. Tra'piofessori erano i38og'i ec-
clesiastici, e 1 4 1 I ' secolari. La proporzio-
ne del numero degli scolari verso la po-
polazione è fragreci disuniti dita { 1 97;
tra'greci cattolici di 1 a 1478; tra'cattu-
liei di I a 692; tia'riformati di i a 6o4;
Ira'luterani di i a ^5i\ flnalmentetra gli
ebrei di I a 419- Allora quasi la metà de-
gli alunni apparteneva alla teologia, l'al-
tra alle altro facoltà; così nel 18)4 l'^
100 scolari 47 passavano alla teologia,
3i alla Ii'gge,i2 alla medicina, 8 alla i";
losofia. Perciò che riguardava la lingua
usala neirinse^nameuto eranvi 86 i^m-
2jG vie vie
nasi in cui si ndoperava solamente il te- giano risanalo proveg^a gratuitamente
tlesco, 66 iie'qiiali s'insegnava solameli- gli slrunienli cL-ll'aile su;i, e la materia
(e l'italiano, 89 in cui s'insegnava in te- [)iima atldltata, acciò coH'occupazione si
tlesco e nella lingua ilei p.iese;e lìiialinen- sollevi dalle cure che forse gli turbarono
le nell Ungheria vi erano de'ginnasi do- il cervello, e provveda cos'i coU'assidui-
ve non s'insegnava allrimenli che nella tà al lavoro, al inantenimenlo proprio e
linguadel paese. JNiinierosisonoin Vienna della famiglia, procurandogli altresì la
i pii ebeiielìci stabilimenti, 1 7 essendo gli società lo smercio delle fatture. Né paga
spedali, 01 (iiiintrofi e case di carità, com- di ciò, la società pensa inoltre ad alloga-
pieso lo s|)edale ouiiopiìtico in cura delle re il servo che non ha padrone, procura
sorelle della Misericordia, con 1 5o letti, il pai.e all'operaio, gl'invigila e prende
fin dal 1 838 diretto da un medico omio- cura a'Ioro bisogni. Era ben coovenien-
palisla, che vi professa ancora lezioni di- te che l'onore di presiedei e a tale socie-
iiiche. Vi è il monte di pietà, pili confra- tà fosse lasciato a chi la ideò, il quale
tcriiile, decoroso seminario con alunni, nella 2.' adunaiizr generale fece cono-
molte case di carila; e nel voi. LXlll, p. scere a'membri i grandi vantaggi che ri-
G8, celebrai i pii istituti chiamati prese- sultano da questo ingegnoso genere di
pii o ricoveri de' bambini, che poppano soccorso, e com'essa prosperava a van-
o già poppati, di poveii e buoni genitori taggio di qnegl'iiifelici, de'quali nel 1 8 T2
che lavorano fuori di casa, i quali depo- venneio con successo sussidiati 44 1 ^^''^
sitati la mattina, si riprendono la sera, risanati furono dimessi dui manicomio.
Clispedali vengono diretti secondo il mi- Avendo lodevolmente il consiglio co(nu-
glior spirito, ed uno è in cura de' frati naie, animato dal più puro patriottismo,
biufratelli. La beneficenza è esercitata richiamato a vita il fondo per gl'invalidi
con tant' ordine e sì grande generosità, col celebre nome di Radetzky, il feld-ma-
clie vi sono poche capitali in cui si tio- resciallo a cui onore era stalo intitolato.
Vino meno poveri. Questa nobilissima ca- nel i8 7G gli donò 5ooo fiorini, accoin-
pilale, che non la cede alle più distinte pagnandola largizione con lettera al bor-
d'Europa in fallo di pii stabilimenti, che gomastro di Vienna cav. di Sciller, pie-
iionmièdato tutti enumerare, estenden- na di generosi sensi degni di quel gran-
do le provvide e benefiche sue cure a'bi- de animo. Da qualche tempo si pensava
sogni svai iati delia sollerente umanità dal governo adidare le case di correzicme
dalla culla alla tomba, non conlenta da- nell'Austria a congregazioni religiose, e
ver fondalo da pochi anni un maestoso questo benefico disegno si cominciò por-
istituto per la custodia e cura de' pazzi re ad elfetto neh 856, ricavandosi dalla
nel sobborgodella contrada di Wahriog, Gazzella di /^iciina, giornale ufficiale,
che a ragione si annovera fra* piimari di de'3o aprile, per rispetto alle riforme da
questo genere, non abbandona questi me- introdurre in queste case.» E' cosa impoT-
schini neppure quando ritornati in sé li tante aflidaie le case di correzione a cor-
ritorna alla famiglia, a' parenti, alla pa- porazioni religiose; è un mezzo di resti-
tria. Il benemerito d."^ Viszanick, medico tuire al mondo i trasgressori delle leggi
primario di quest'istituto, verso ili 852 veracemente con etti e migliorati, ed è
lorniò il nobile pensieroderigere una so- mezzo adoperato in Francia col più fé-
città di soccorso a favore di coloro che lice successo. La religione e la carità cri-
»ie escono risanati, e trovò in Vienna laa- stiana ilelleccrporazioni religiose poiran-
ti generosi, che applaudendo a così san- no ipii oltenere i medesimi elFelti. Le per-
to pensiero concorsero con larghi sussidi! sone religiose, chiamate per obbligo di lor
a formare un fondo, che al [)Qveio arti' vocazione a lui minislero, si mostrerau-
vin
no non solamente i più alùli consolatori
di nomini nncoracn[)aci di emendazione,
ma i ■veri medici dell' oiiirae inferme.
L'Austria die si noma slato cattolico per
eccellenza.ecliehadatonon l»a guari (pu-
re coll'enccmiato concordalo) prove non
dubliìe elle tulio vorrà mettere in onera
per piopof^nre e mantenere la vera reli-
gione; l'Austi ia doveva almeno far prova
di tjuesto me7zo per migliorare le mem-
bra infei Diedella società umana". In Ger-
mania (piasi oì>ni gran città ha la sua
Vnioiif <(ìC!olict7, Lom\)os\a di sacerdoti
e laici, divoti alla loro fedo, d'ogni clas-
se, d'dgni proff. spione, d'ogni roltura; on-
de con edificazione si vede l'umile arti-
giano sedere a'fianchi del conte, il guar*
diano d'un convento presso un colonnel-
lo. Scopo di queste associazioni è conser-
vare la iVile cattolica , la mutua carità,
l'onestà del costume. Hanno i loro sta-
tuti, i loro luoghi di convegno, le stanze
dove raccolgono ne' di festivi e nelle lun-
ghe sere invernali i giovani artigiani, Irat-
tenewiloli con utilità e diletto, avvezzan-
doli all' ordine e al buon contegno , ri-
traendoli dalle bettole e simili ridotti.
Buoni libri e buoni giornali, in linguag-
gio facile e popolare; preghiere non lun-
ghe, ma divole; istiuzioni nelle cose più
necessarie alla vita, o ne'primi rudimenti
d'alcun' arte o scienza; soccorsi a'veri in-
digenti, visite a'malati, a'carcerati, agli
alflilti da qualche sventura; fratellevole
colleganza fra tutti; fiducia e intimità ri-
spettosa fra'preli e laici; ecco i mezzi di
cui si valgono queste unioni, e insieme i
beni che recano. A Vienna vi è quella
di s. Severino apostolo della regione. Fo-
gli propagatori del cattolicismo sono prin-
cipalmente l'/^m/co delpopoloe la Gaz-
zella lelleran'a di riennaj la Germa-
nia di Francforl, la Gazzetta delle Poste
d'Augusta ec. Veisoili855 fu introdot-
ta in Vienna l'associazione di s. Vincen-
zo de Paoli , che da ultimo conlava io
conlljrenze nella città e ne'sobborghi,a-
>eudo fondalo un asilo per l'educazione
VCL. xcix.
VIE 2^7
de' poveri fanciulli, la cui direzione il
cardinal llauscher alllilò alle suore del
povero fanciullo Gesìi venute a Vienna
da Aquisgrana. Una consolante prova del
crescere che fu in Vienna lo spirito reli-
gioso, sono le divozioni del mese di mag-
gio, che si celebrano nella maggior parte
delle chiese parrocchiali,col concorso d'in-
numerevoli di voti; nel qiial mese è assai
onoralo s. Giovanni ^epomuceno, in di-
verse chiese e cappelle private, persino
sulle vie e nelle piazze, mediante pie a-
dtinanze. Sono pochi anni eh' è nata in
Vienna una pia unione ili ferventi catto-
lici sotto il titolo di Società dell' Imma-
colata Concezione di Maria, per aiuto
de'cattolici dell'impero Turco e delfO-
riente,\a quale si propaga in tutta la mo-
narchia austriaca. 1 suoi membri oifri-
rono a'cattolici della Turchia e dell'O-
riente un doppio soccorso, l' uno tempo-
rale, contribuendo 5 kreuzer al mese, os-
sia un fiorino annuo, senza escludere al-
tre più ricche offerte; l'altro spirituale,
recitando per essi ogni dì un Pater ed
/4ve colla preghiera : Maria concepita
senza peccato, prega pc' nostri fratelli
cattolici d'Oriente. Un comitato centra-
le in Vienna, composto di soli I2 mem-
bri, sotto gli auspicii dell'arcivescovo e
principe della medesima cardinal Rau-
seller, tiene l'amministrazione della so-
cietà, e gli arcivescovi e vescovi dell' im-
pero furono invitali a prestare la loro au-
torità e iolluenza per fondare nelle capi-
tali delle singole diocesi altrettanti co-
mitali speciali, per trasmettere all' ordi-
nario le loro collette da mandarsi al co-
mitato centrale. Il cardinal Rausther fu
pregato di supplicare il Sommo Pontefice
per ottenere alcune indulgenze in favore
de' soci, tosto benignamente concesse; i
quali posti sotto il patrocinio di Maria
immacolatamente concetta, celebrano o-
gni anno la festa di lor fondazione 1' 8
dicembre, fin dal i858. Stabilimenti di
questa natura, per la propagazioneeman-
tenioaealo della fede, nou sono nuovi per
218 VIE VIE
Vienna. Nana il p. MjtfTei, Jn/mli di na pezza prima, novelle in Europa ani-
Cngnrio .Mfl, che a tale intendimeti- v;ite dello slato deplorabile de' cattolici
lo quel zelante Papa volle clie a'coiivit negli iV/rt/j'-L/j/// dell'America settenlrio-
tori solili tenersi in \ ienna nel collegio naie. Alcune rare anime s' andavano al-
de'gesiiili, se ne aggiungesse buona quan- lora accordando, doversi i confi atelli di-
tità a sue spese; ed avendosi perciò ad spersi in quelle regioni soccorrere, né >iof-
anipliar le stanze , concorse gagliarde- fi ire più oltre che afTlitta o negletta ne
mente alla fabbrica. Urbano Vili colla andasse la religione di Cristo, che piut-
Jjolla Quoniam clninnc , del i." giugno tosto vuol esser propagata. Idearono una
1627, Bull. Pont, de Propaganda fide, società religiosa, la fornirono di facili e
t.i, p. 44 • Instinuio nova, et Rtforma- piani regolamenti, che fossero ad intelli-
tio Colli gii Ponli/ìcii f ienneiisisin Gcr- genza d'ogni uomo; vi porsero per base la
mania. In essa si celebra Gregorio Xìll limosina e l'orazione, e dal nome della
priinus institutor, ov^erano ammessi an- defunta imperatrice Leopoldina, eh*- piis-
che giovani svizzeri per alunni, dal rei- sima era slata, l'intitolarono con a[)[)ro-
tore gesuita del collegio e dal nunzio apo- \azione di Francesco I, padre della lodd-
stolico di Vienna; pose il collegio sotto ta imperatrice, sotto la cui protezione fu
la protezione del caidinal preft-tto della posta la fondazione. La santa unione Leo-
congregazione di propaganda/ù/f.dichia- poldina si dilTuse appena nata dall'l^iro
randonevice proteltoreil vescovo diVien- al Tesino du una parte, ed al Nie<.ter dal
ra, e gli assegi.ò dalla camera apostolica 1' altra, ed i popoli sopra lutti dell' Au
annui scudi I 38o,concedendoal collegio, stria, della Stiria, dell'Ulirio e della Ile-
che elevò a studio generale, ed agli alun- zia alemanna fecero ben presto a gaia
ni, diversi privilegi. Celebrando la Pro- per aggregarvisi e rendere per un vero
paganda fide, ed i ìicariati apostolici, palese il loro amoie alla virtuosa estin-
parlai della benemerita Società Lcopol ta, e per l'altro la loro fed»; edicace nel-
elina di Vienna, a vantaggio spirituale le verità del Vangelo. Fo: mossi a Vien-
della religione cattolica negli Stati-U- na una direzione centrale, che vi presie-
niti dell'America settentrionale, da Leo- desse e ne dirigesse gratuitamente gli af-
re XII approvata, e col breve Quani- fari, aprendo fin dal 1 829 e mantenendo
tjiiani plura sint, àe' 3o ^eiM\a\o 1829, un carteggio sen)pre vivo co' vescovi e
Muli, cit., t. 5, p. 41, arricchita d indui- co' missionari d'America, le cui relazioni
genze; quindi da Gregorio XVI racco- furono da quelli in vari fascicoli pubbli-
mandala all'Episcopato cattolico, colla cale. La società formatasi col nome di
lettera enciclica. Probe nostis, de'i5 a- Fondazione Leopoldina, ha per iscupo:
gosloi84o, Bull. c\l.,{. 5, p. 209, som- i .° Il conseguimento d'un'alli vita più ef-
ministrando egli del suo peculio 3,ooo ficace delle missioni cattoliclii; in Ameri-
scudi al nuovo vescovato di s. Louis, ca. 2.° La partecipazione e l'edificazione
dalla società sovvenuto di 20,000 fran- de'fedeli nel propagare la Chiesa di Ge-
chi. Eccone l'origine. L'i I dicenibiei826 su Cristo in lontane regioni del mondo.
"Veniva a morte in Brasile, nell'America S.'La perpetua memoria dell'imperatri-
roeridionale,rimperalriceLeopoldina ar- ce del Brasile Leopoldina, nata arcidu-
ciduchessa d'Austria, moglie dell' impe- chessa d'Austria, morta in America. 1
latore Pietro 1 e madre del regnante Fie- mezzi scelli per conseguire lale iulento
tro li, principessa dolce, benefica, reli- sono l'orazione e 1 elemosina , la quale
giosa e tenerissima madre: meritava un da' raccoglitori si rimette alla dilezione
monumento degno di lei, e lo ebbe nel centrale in Vienna. Ogni membro della
cuore de'suoi. Erano dique'giorui,€ buo- società, fiachè vuoi farne parte, j>ì obbU
V I E
^!ì recitare ogni giorno un Pater ed .^l'f,
aggiungendovi: s. fjcojìoLh, pregale per
nnij ed a conispondere ogni scttirnann
5 centesimi austriaci, per la grand'o|)e-
la della propagazione della vera fede. La
direzione ceiilr;ile celebia solennemente
la festa dell' Initiincolata Concezione di
IMaria Veigine, equa! festa di fondazio-
ne quella di s. Leo[)oldo ! V (da altri det-
to III) il Margiavio dello il Pio, inorlo
neh i36, sepolto nel monastero di INeu-
Inngo da lui fondalo due leghe lungi da
A ieooa, per collocaivi i canonici regola-
ri, da innoceitzo \III cnnonizzalo nel
I 4»^'>, eletto patrono dell'istilulo, di cui
la defunta imperatrice portava il nome,
e nell'aniiiversaiio di sua n)orle, per es-
sa e pe'benefallori defunti si celebra una
messa solenne. Di tutto e del gran bene
operato dalla società dà contezza il libro:
Della Chiesa Cattolica negli Slati- Uniti
d'America, Memoria compilata da un
membro della Società Leopoldina, Ve-
rona 1 835. li concilio di Lultiraora nel-
l'America settentrionale, neh 852 dires-
se al pi incipe arcivescovo di Vienna, qual
presidente della società Leopoldina, una
lettera de' i o maggio, in cui vengono fat-
ti ad esso e alla medesin)a vivi ringrazia-
menti e sentile congratulazioni pe' suc-
cessi inaspettali del loro agire benedetto
nelle regioni dell' Occidente. E' dunque
questa un altro potenlissimoausiliaredel-
la divina Provvidenza, accordatoallemis-
sioni straniere. Vienna e l'Austria sono
anche benemerite delle missioni e del Fi-
cariato apostolico dell' Jf ne a centra-
le{K).
l'oche città, tranne quelle d'Italia, con-
tano più chiese di \ ieuoa, essendo più,
di 5o. Sopra tulle primeggia in mezzo
alla città, l'ampia e maestosa cattedrale
metropolitana , sagra a Dio, sotto l'in-
vocazione di s. Slef.ino protomartire. E
questa un'immensa mole di bella ar-
chitettura di gusto gotico, tra le più belle
di tal genere. Talesupeibo duomo fu in
principio erello fuori della ciltà, ed iu-
V I E 239
torno si estesero sempre piìi di secolo in
secolo I:; mura di cinta della città e de'
sobborghi, e si collocò come intorno ad
un vivo punto centrico l'unpero sempre
p ù crescente, pili grande, più forte e più
possente. Bisilica metro[iolitana d'Iljca-
piliile dell'impero d'Aiislria, mi c(jnvie-
ne esser ahpiaiito diffuso, e ne intrapren-
do la desci izione coli' opera classica: Le
Chiese principali cV Tùiropa, dedicate a
Leoiif XII, Milano 1824: L 7 basilica di
S.Stefano metropolitana di / ienna.L'au-
lore premette alcune osservazioni sull'ar-
chitellura di essq, del qual genere ragio-
nai in molli luoghi. E' naturale nell'uo-
mo la cupidità di sapere le cagioni di
quegli efl'elli che colpiscono i sensi, e di
cercare il principio e la fine di tulle le
cose, come sapientemente alFermò il con-
te Cicognara. Ma fra le cose la cui ricer-
ca stancò la mente di parecchi artisti e
scritlori, è la cagione onde mai alla soli-
dità e vaghezza delle forme gieche e ro-
mane siasi sostituito quel genere di ar-
chitettura che volgarmente si appella go
tica, e che il Cesariano con pài ragione
ha denominata ge/inanica. Varie cau-
se, non improbabili, furono da molli ac-
cennate, fra le quali mei) lungi d<il veri-
simile quella sembra che l'attribuisce al-
la particolare costituzione de'popoli set-
tentrionali, presso i quali poco 0 nulla
essendovi di vetusti avanzi della greca e
romana magnificenza, ed anche que' po-
chi perchè non furono edificati con ric-
chezza di materiali preziosi essendo in
gran parte deperiti o distruUi; allorché
quegli artefici dovettero costruire edifizi
coperti, non avendo né modelli da imi-
tare, né avanzi di marmi operati e di co-
lonne onde giovarsene, ebbero facile ri-
corso alla loro fantasia, ed assuefatti a
venerare le Deità del tenebroso gentile
simo entro i boschi, costruirono i Tem-
pli ra<.><oiniglianli a' boschi stessi , per
quanto l'arte edificatoria potè loro per-
mettere. Piegandosi così agli antichi pre-
giudizi e provvedcudu alla loro pra^eule
2Go VIE VIE
coovenienzHj crearono l'anT-'uleUo genere clescrÌ2Ìonp,principianilo dalla sua etlifj-
(l'archifettura al tulio nuovo, etl i cui razione, dello stalo allunio e de' monii-
principali caialteri sono l'ardimento, la menti di maggior importanza che rac-
piofusione. l'er conoscere con qnal arte chiude. Otteiuita dall' illustre casa de'
f successo, dice il Milizia, gli architetti conti di Damlicr^a^f.) o liahenherg la
germanici eseguirono sifFatto divisamen- dignità e il titolo di ìMdrs^raK'io e di IJ:l^
lo, basta osservare un viale d'alberi ben ca della regione, che Osterich o Oester-
cresciulo, che intralcino i rami loro alla reich (regnoairOriente)si chi<)m;iva,on-
cima, e verrà subito in mente una lunga de il nome le venne lV Austria j ed aven-
navata d'una gotica cattedrale. INiun os- do con paterna sollecitudine condotto
servatore entrerà mai in alcun grandioso questo paese, dapprima incollo e quasi
e svello edifìzio di questo genere che non tieserto, ;illa civiltà ed all'opulenza; Eii-
gli si rappresenti nell'immaginazione un rico II cognominato /<^i';o////ri,'0/f, fralel-
\iale d'alberi: formata quest' idea, ogni lo di Leopoldo IV o V e puie figlio di s.
parie, ogni membro, ogni ornamento Leopoldo III o IV , divisò di segnalare
della marmorea mole vi acquista la la pietà ereditaria nella sua cospicua pro-
sua ragione; ogni cosa è nel suo ordine, sapia, innalzando sulle rovine d'im'anti-
e nasce un tulio armonioso dalla medi- ca cappella un teu)pio a Dio, da cui ri-
tata applicazione de'mezzi propri e prò- conosceva il titolo di duca (peli.") con-
porzionali a tal fine, perchè gli archi non cedutogli non dall'imperatore Ccjirado
ponno esser altrimenti che acuti, quando III (suo fratello uterino), ma dall'impe'
l'artista vuole imitar quella curva che ratore Federico I, e quella fulgida scine-
forn)ano i rami colla loro scambievole in- ra di privilegi che nessun altro stato del-
tersecazione; le colonne non altrimenti l'impero aveaotlenuti prima di lui. Si;el>
che a fasci, se non debbono rappresentar se a (|uest'uopo nel i i44 ''^ichitello Ot-
che steli di gruppi d'alberi : sullo stesso laviano Wolzner di Cracovia, ed aven-
principioè formata la sparpagliata rami- dogliene aflìdala la costruzione, questi a-
fìcazione de'Iavori di pietre nelle finestre, nimosamente eseguì le grandiose ideedel-
e i\e' felri {f^,) coloriti negl' intervalli; l'ottimo principe, e ne sollecitò il lavoro
rappresentando gli uni i rami e gli altri di maniera, che 3 soli anni dopo fu la
le foglie nell'aperture d'un bosco, e con- basilica ridotta al termine di poter esse-
correndo sì gli uni, sì gli altri a conser- re consagrala da Ram berlo vescovo di
vare la fosca e misteriosa luce ispirante Passavia, e intitolata al glorioso proto-
quel religioso raccoglimento che tanto si martire s. Stefano, che Enrico II teneva
iiddice all'adorazione della divina Rlae- in grandissima venerazione. Il piovesco-
slà. Di quest'architettura ignota a' greci vo eseguila la solenne ceremonia, morì lo
ed a' romani, tutta originale, tutta rica- stesso anno ed ebbe per successore Cor-
vaia, per quanto pare, dalla natura stu- rado, fratello del duca. Tuttavia maleav-
diata nel suo grande, nel suo tutto, mae- viserebbe chi credesse la basilica attuale
sloso insieme e terribile, in Italia un bel- esser quella d' allora. A que' giorni essa
l'esempio olire il duomo di iVilano, cioè era fuori di città, né altro del i .° edificio
di quanto di più grande, di più ricco, di rimane che le due torri anteriori, e quel
più maestoso ci abbia lasciato questa va- corpo di fabbrica che comprende la por-
ga e libera architettura, ed un altro non ta principale, e che molto bene distingue-
xneno bello e grandioso presenta la ba- si nella tavola dell'opera di cui mi giovo,
silica di s. Stefano metropolitana di Vìen- che rappresenta i due lati di prospetto e
na. Kell'opera encomiata èdessadelinea- di fianco. Le vicende a cui Vienna dipoi
ta imo tavole, illustrale dalla seguente soggiacque pe' deplorabili incendi negli
V 1 E
anni i 2)8, i 'ìCì3 e i n^G, tanti guasti ar-
reccii'uiio specialmente ulla cliies'ii,clie tlo-
veuJusi lisUibilire peiilelle al tiilto 1' u-
riijinaria sua fui'ina. Vienna neli^yG era
duniinata dal bellicoso e potente Otltjca-
io il re di Bnt'iiìiti, il quale avea steso il
suo dominio da' conlini della Baviera al-
le rive del llaab iu Unglieria, e dal nia>
re Adriatico al Baltico. Co' soccorsi che
questo principe dic'a Bernardo di Bruni-
bac parroco di s. Stefano, egli potè ri-
fabbricando la cbiesa aui{)liarla ne' lati,
innal/arne le pareti e in (pialclie modo
abbellirla : anclie iu questa occasione fu-
rono i lavori eseguiti con molta prestez-
za ; mercè che l'imperatore Rodolfo I
d'Absburgoo IIal)sburg(anlicliissimù ca-
stello della Svizzera^ cantone d'Argovia,
celebre culla di sua prosapia, onde iu
queir articolo ne ragionai), capo-stipite
della regnante augusta casa d'Auslria-Lo-
rena, intervenne con tutta la corte al Te
Dcutìi quivi cantato nel 1278 perla vit-
toria da lui medesioio riportata suU' ao-
zidetto Ottocaro II, ripetendo la sua e-
levazione all' impero dalla venerazione
•verso il ss. riatico (^'.), onde poi diven-
ne ereditaria ne' suoi illustri discendenti
la particolare divozione verso il ss. Sa-
gracnento dell'aliare. (La Civiltà Callo-
lira, serie 3.", t. 1 i, p. Sgy, riporta le
disposizioni nuovamente emanate nel
i858 dal cardinal Rauscher arcivesco-
vo di Vienna, per promuovere la divo-
zione del ss. Sagramento dell'altare, i va-
si sagri che servono pel niedesimo , ri-
chiau)ando le prescrizioni de'suoi prede-
cessori, die almeno in Vienna e ne' sob-
borghi il ss. Viatico non fosse mai por-
tato agl'infermi, altrimenti che sotto il
baldacchino, anche per indurre i fedeli ad
adorare con maggior divozione il Signo-
re del cielo e della terra, la meraviiilia
del divino amore). Di più Rodolfo I pre-
se il Crocefisso per Scellro ( f^.) imperia-
le. In [)rogres>o di tempo la chiesa fu da
capo nulabilinenle;mi[ilidta. Imperocchò
il più CUV. Uincu Dirua, iusieuie a Dcr-
V I 1-: 261
la sua moglie, ad A.dele ed Elisabetta sue
sorelle, VI aggiunse nel i.'jjtG la cappella
detta della ss. Croce, oggidì del principe
Eugenio. Il duca Alberto II il Saggio vi
eresse la cap[)ella di s. Eligio: sono ambe
laterali alla porta maggiore, e dovrò rain-
metitarle piìi avanti. Allo stesso duca so-
no pure dovuti altri accrescimenti, e priu-
cipalmeule il coro eretto nel 1 33i); sapen-
dosi che ciascun suddito dovette allora
per questo edificio contribuire un grosso
d'argento, senza distinzione di sesso o di
età, e diversi vescovi concessero \o gior-
ni d'inilulgenza a' contribuenti. Per tal
modo il detto coro e l'aitar maggiore ia
brevecompirousi, e nel i 34.0 siconsagra-
rono dal duca di Saxe-Zeitz vescovo di
Passavia. L'architetto di cui A.lberto li si
servì fu Antonio Pilgram di Briinn, ilcui
ritratto offre una delle tavole, cavato dal-
la sua protome in marmo eh' è nell'in-
terno della chiesa a sinistra, presso ad
una delle scale che conducono sul tetto
della chiesa. Dopo 28 anni di regno Al-
berto II fluì i suoi giorni a' 16 agosto
I 358, e gli successesuo figlio R.odolfolV
V Ligegnoso e il Foiidalore,'\\ i ." fra'prin-
cipi della casa d'Austria, non solamente
secondo l'ordine di primogenitura, ma
eziandio pe'suoi rari talenti e per le bel-
lissime sue qualità. Mentre egli era an-
cor assai giovane, dimorando a Diessen*
hofen, città situata a'confiiii di Scia^fusa,
ed ivi esercitandola dignità di commis-
sario imperiale nella Svevia e nell'Alsa-
zia , e reggendo insieme gli aviti stali
d'Absburg, mantenne la pubblica pace,
frenò le ruberie de'ba uditi, protesse gli
studi e il commercio, e per agevolar la
coiiuinicazione colle vicine contrade del-
l'Alpi, fece giltare all'estremità meridio-
nale del lago di Zurigo il famoso ponte
di Raperswd, che ha quasi un mìglio di
lunghezza, ed il quale, comechè costrut-
to iu legno, venne considerato come la
meravigli.) di <[ue' tempi. Salito poi sui
trono paterno volle segnalare la sua pie-
tà uellu stesso }."auuu del suo governo
y.G-2. VIE VIE
col sorpassare i pieJecessori in ampliare trasfei^i nella basilica). Quattro mesi ei i
rinsigne basilica di s. Stefano. lu'aUi re- giorni dopo la fondazione del capitolo,
còredinzioal punto di chiuderne la voi- nioiì io Milano Rodolfo IV di -2.6 anni
ta, e di soprapporvi il tetto; allargò la (meglio di 22, come vuole 1' Jrle dì *r-
tbiesa dalla péute superiore, coslrusse le lificare le (ìaie,K. 1 7: De Mari^rm-i, Dii-
diie porte latendi, delle, una di s. Tecla, chi e Arcidinh'i d' /Jiistria), e fu sepolto
l'altra della Sagieslia, e gettò le fonda- nella basilica di s. Stefano. Gli successe
menta delle due torri, una delle quali a Alberto III detto la Treccili, fratello di
doma, o per meglio dire domina non me- lui, ed eglie l'imperatore AlberloII d"Au-
no il tempio che la ciltà, ed attrae anco stria continuiuono la grand' opera , pi-
ben da lungi gli sguardi dello spettatore gliandosi parlicolar cura della torre; ma
mera\iigliato. Tutti gli scrittoli rimem- sventuratamente i lavori furono dappri*
brano l'i i marzo e il 7 aprile deli o5g, ma sì mal comlolli, che dopo breve spa-
comegioroi in cui il duca Rodolfo IV pò- zio di tempo convenne distruggere l'ope-
se lai.* pietra di queste torri, ma sebbe- rato. Non perciò si desistè dall' impresa,
ne ciò si debba riferire specialmente al che anzi datane la cura ad Antonio IMI-
coro, tultavolta non si può dubitar che gr<iben(archite!toda non confondersi con
anco le torri non sieiio slate incomincia- IMIgrani sonnou)iiia!o), siccome idoneo di
te in uno slesso giorno negli anni i35f) seguir le traccie segnale dall'iinmagino-
o;36o(secondoil principeOdoardo Lich- soautoredi m gianmole, la rldussea ter-
nosìvki, Monumens d' an hilecture et de mine e la coin|ì il 4.° giorno dopo s. INIi-
sriilplure da moyen oge , i\\ Francesco rheledel i 433(il ricordatoZiska ne atti i-
Zi^ka e di altri egregi topografi di Vien- buisce il compimenti) a Pilgraro, ma que-
na. Ma Delaboide afferma che i fonda- sti era da n)oltissiiui anni defunto). OI-
menti della 2." torre furono giltati go tre il compimento della torre, ornò Pil-
anni dopo neh 4^0, e vi si travagliò fino graben la chiesa con un coro magnifico;
al i5i I. Vero è però, the il lavoro in- e morto egli verso il 1446, gli fu sostitui-
torno alla 2.^ torre fu preterito per rool- lo il suo allievo Giovanni Buchsbaum, il
lo tempo, e ripreso in quello dell' impe- quale indefessamente spinse innanzi la
ratore Fedeiico 111 a' i 3 agosto i45o; e fabbrica anche dalla parte superiore del-
(juesto è forse il motivo, per cui taluno la chiesa , e di più lavorò circa il 1460
credèche solo neli45io vi si dossecomin- sotto gli auspicii e co'soccorsi dell'impe-
ciamento). 11 merito d'aver ideato una ratcìe Federico III, anche intorno alla
mole di tanto ardimento viene attribui- 2.' torre, la quale però rimase imperfet-
to dalla tradizione a Gioigio Hauser di la. Essendo Cuchsbaum 4auuidopo pas-
Kloslcrneuburg presso Vienna, e si affer- salo all'altra vita, fu aflldala la direzio-
ma che sui disegni e modelli di lui anco uè della fabbrica a Giorgio Rlaig che
gli architetti che gli successero abbiano pocofeceper mancanzadimezzi e fors au-
continuata la fabbiicaOltre a ciò, aven- co d'abilità. NeliSii essendo Gregorio
do il duca Rodolfo IV a' 16 marzo i 365 Hauser architetto di s. Stefano, si conob-
installalo il preposto e 24eanonici, e fon- be esser difficilissimo il condurre a ter-
dato il presbiterio capitolare di s.Slefano, mine questa 2." torre, ijuindi lasciossi
egli fu a ragione appellalo il Fondatore, com'era. Da quell'epoca, tranne i vari ri-
econquesla denonùnazione è distintone' sarcimenti occorrenti io parecchi luoghi,
fasti della basilica e della ciltà (altri vo- e molti abhellimeuli dovuti alla sovrana
gliono, cheil capitolo esistesse nella cap- munificenza de' piincipi the regnarono
pelia della coite, e the con autorità di negli stati austriaci, ed a' magistrati eli
Piipa Urbano V, il duca Rodolfo IV lo Vienna , il magnifico tempio uou mulo
V I E
p'ìi forma e rìu)f»«e quale al presente sì
veile. Per dire d'alcuni adattninenti ù\l-
tivi , è da notare che nel i 7i j la cima
drlla torre fu perrossa dal fidmine e mi-
nacciò di cadere: si riparò, ed il Cuspi-
piano, che allora viveva, certifica che fu-
rono Leonardo Ilauiese il prelodato ar-
chitetto (he ardirono intraprendere ed
espgnire nn la voros'i peri j^h oso. l'assi asce-
sero «ino all'e'^tremilà della torre, rup-
pero in piccoli fiarnmenli la parte dan-
ne^j^iiita, che fecero a poco a poco di-
scendere senza che ne avvenisse alium
tianno, e con molti s'enti e lodevolissima
diligenza raddrizzossi la spranga di ferro
che ne tiene ferma la sommità. Neil 522
si costruì l'abitazione del custode, e nel
1 53o si riparò la chiesa in vari luoghi
ov'era stata danneggiata, nel precedente
anno, per l'assedio fa'toa Vienna da'tur-
chi. [Veli 537 si soprappose una copertu-
ra di legno alla toire rimasta imperfet-
ta , e su'la quale nel 079 l'architetto
Giorgio Saphey collocò una piccola cu-
pola coperta di rame per opera di Mi-
chele Schwingerikessel , e nel!' islesso
tempo assiemò la volta minacciante ro-
vina. Alcuni danni avendo solFerto anche
la gran torre pel terremoto del i 5go, es-
sa fu risarcita, e nel seguente anno vi fu
soprapposto un globo di metallo dorato
con una stella ed una luna falcata mobi-
le (cioè secondo alcuni, in memoria del
sostenuto assedio delioac), contro i tur-
chi), alla quale l'imperatore Leopoldo F,
ad istanza del vescovo Eraerico, che avea
trasferito la sua sede a Lintz, fece surro-
gare la Croce del Salvatore in memoria
della liberazione di Vienna nuovamente
assediata di'lurehi nel i(S83,e della ri-
presa di Buda nel 16S6, pe'quali avve-
nimenti furono coniate medaglie d'oro e
d'argento. Finalmente neli6f)() il magi-
strato di Vienna fece porre sotto la gran
Croce il grand'orologio, che oggidì è an-
cora in essere, e nel 1 70 r fu terminato
l'organo, opera di Ferdinando liomei". La
smisurata ampiezza di questa basilica, tuo-
V I E 203
numerilo insigne della religione e della
perseveranza alemanna , I' altezza della
torre tesiè ac<'ennata, la solidità invinci-
bile (Ielle sue pareti ornate con pr(jfusio-
ne dall'arte tedesi^a, pongono la metro-
politana di Vienna fia'piìi cospicui edi-
fizi della gotica architettura, e può giu-
stamente mettersi al paro delle celebra-
tissime cattedrali di Slra-'lmr^o e di Co-
lonia. Chi uscendo dal Kolmaikt entra
nella vasta piazza di s. Slefino, vedecana-
peggiar questa magnifica chiesa, quale l'e-
sibisce l'opera in discorso in disegno nel-
la tavola che ne mostra l'esterno. Essen-
do essa tutta isolata, lo sguardo dell'os-
servatore spazia per ogni sua parte eJ
ammira la colossalesuadimensione el'ar-
dita maniera onde fu edificata: special-
mente poi nelle notti serenejqiiando l'ar-
genica luna riverbera la pallida luce sul-
le sue torri, e ne disegna o sui tetti, o sul
suolo gli ornamenti coll'ombre, l'elfetto
non può essere uè più imponente ne più
gradevole. Maestosissima è la facciata di
lei, e la porta maggiore, unitamente a
quella porzione della facciata stessa che
runaiie compresa dalle due piccole torri
che la decorano, è un venerabile avanzo
della primiera sua costruzione fatta ne*
lem [li d'Enrico 11 Jasoinirgntl o Jochsa'
ììwrgnlt. Non fa d'uopo aver molta peri-
zia nell'arti per iscorgere nella porta due
stili diversi, o per meglio dire la riunio-
ne e il passaggio dalla maniera greca mo-
derna alla gotica ossia tedesca: mercè che
a sesto acuto è l' arco esteriore della me-
desima, distintivo caratteristico de! goti-
co stile, ma inlernandosi esso nella gros-
sezza del muro piglia la forma circolare
alquanto scema, ed è sostenuto da 7 co-
lonne per parte, sulle quali sono gettali
altrettanti archi scemi a guisa di liste liscie
e rotonde; oltre che tanto i fusti delle co-
lonne quanto i loro capitelli sono varia-
mente adornati sul gusto appunto delle
porte degli edifizi di stile bizantino. vSuI-
la p(ji ta vi è il divin Hei'entore in basso-
rilievo di pietra entro uno scudo soste-
ar.4 V I E
Dulo (la line Angeli non ilispregevoli per
quell'età; e nel coi pò della facciata altri
ornamenti statua! i,de'(]ualì tutti non può
darsi plausibile spiegazione, poiché in al-
cune nicchie quadrangolari si vede scol-
pito il domatore d'un leone, un mostro
a lato che allatta i suoi figli, un giovi-
netto che posa il [)iede sul ginocchio d'un
altro, parecchi animali, e via discorrendo.
Vi è pure un s. Gio. Battista nel deserto
coll'iscrizione in tedesco: Giovanni lì er-
iltr e sua moglie Js^nesf. hanno fallo e-
srgnirc nneslo s. Gio. Ballista, ed a ri-
scontro una volpe colla gola aperta ed
una catena intorno al collo, che sembra
uscire da un pozzo. Sugli angoli vedonsi
i simulacri di Rodolfo IV e di Caterina
sua moglie, figlia dell* imperatore Carlo
IV, cogli stemmi dell'Austria e di \ iea-
ra, ed al sommo della faccia su menso-
le, lestatue de'ss. Stefano e Lorenzo mar-
tiri, e dell'arcangelo s. Michele; lutti la-
vori commendabili pel tempo in cui si
fecero. La chiesa è iuleranienle costrut-
ta di pietre tagliate a quartobuono e col-
leqate con lamine di ferro che la rendo-
no solidissima. Le pareti hanno 4 piedi
di grossezza, ed è lunga 52 klafter(il klaf-
ler corrisponde a circa 2 metri); la mag-
gior sua larghezza fra le due torri gran-
die di klufier 87, piedi 4. oncie «); la lar-
ghezza della facciala di klafter 2 3, pie-
di 4 e oncie 5. L'esterna parete è alla dal
suolo klafter I 3, piedi i , oncie io; lungo
la quale vi ha 106 monumenti qui tra-
sportali dalla piazza delta delle Tom-
be, ch'era presso la chiesa (comunemen-
te i geografi dichiarano il tempio lungo
piedi 342, largo 222). Fra questi monu-
menti è notabile il capriccio d'un bizzar-
ro ingegno, che volle scolpito sulla sua
tomba il dislieo: Scnncrain qid lustra
(lecem sub Catsarc Trino - Aclcrnuni li-
bi mine sen'io Trine Deus. iNon meno
curiosa è la tomba di marmo del poeta
Ottone Fuchs soprannomalo Neidhard,
perchè serve a rinfrescarla memoria d'un
fattQ, che, ove sia vero, aiostru la scia-
V 1 E
plicità e la rozzezza de'secoli andati. La
prefita parete a determinate distanze è
rinforzata da fermissimi contrallorti, ne-
gl'intervalli de'quuli s'aprono fino al tet-
to 3i finestroui , i cui vetri erano una
volta dipinti per dono fattone alla chie-
sa nel secolo XVI dall'imperatore Fer-
dinando I, ina neliG4G furono loro per
la maggior parte sostituiti de'vetri bian-
chi. Si vedono la maniera egli ornaineu-
ti delle finestre nella tavola del fianco del
tempio, le quali ascendono sino a quel-
la specie di ringhiera di pietra assai bea
lavorata, donde comincia l'opera gigan-
tesca del do[)pio tetto, nella cui costru-
zione s' impiegarono più di 2900 gran-
diosi alberi. ili.° tetto, costruito da Ro-
dolfo IV, si estende dalla porta maggio-
re fino alle due grandi torri: esso è alto
klafter 18, piedi 4,oucie5,ed è coperto di
tegole verniciate rosse, verdi e bianche: il
2." fabbricato dall'imperatore Federico
III, è alto klafter I i, piedi i, e vi si ascende
mediante due scale di pietra fatte a chioc-
ciola. Nel 1490 i due tetti furono riuniti.
Questa copertura dell' edificio è merita-
mente riputata di tanta importanza, diesi
sonoprese tulle le precauzioni per rimuo-
vere il pericolo d'un incendio. Di coati»
DUO vi si mantiene quantità d'ac(|ua rac-
colta in due vastissimi serbatoi, cogli u-
tensili necessari, e con vane persone pron-
te ad estinguere in ogni evento il fuoco.
^ella tavola esprimente l'icnografia ge-
nerale dell'armatura del tetto, si può co-
noscere rin''e£;iiosa mauiera con cui fu
edificato. Oltre la porla princi[)ale, 4 al-
tre laterali danno accesso alla basdica j
due presso alla facciata , e due sotto le
grandi torri. Quella a destra presso la
cappella di s. Lligio, dicesi Siugerlhor :
la 2.%olto la torre condotta a termine,
appellasi Priinglòckleiulhor ed è ornata
di buone sculture, fra le quali un allo ri-
lievo che rappresenta Gesù Cristo, il qua-
le prende commiato da Maria Vergine
sua madre. Le altre due a sinistra sono,
una della Adlerthor sollo la lune uou
VII' V I lì 2(JT
lerniinnta, e 1' altiu e [nesso la c;i|)|)el- cannoni presi o'tui chi, ha grid(j fi a le; piìi
la lidia !>s. Croce, anch' e->sa ornali>biina giamli che ii c(jnuscauo(|)er alleslalo del
di sculture es[)riuicnti vari falli scrittura- (>. Keifeuslluil, chea'i J cliceuihre 17 i i
li, eseguiti in maniera ila meritare l'at- recitò una pieilicu in occasione che fu
tenzione dcgl'inlelligenli. Quello che |)iu benedetta, essa dovrehbe pesare /\H\ cen-
sorprende in questa metropolitana è l'ai- tinaia coni[)reso il hallaglio eie fcrramen-
tissinia torre, giustamente tenuta una del- la, ond' è assicuiata; ma 1 epigrafe che
le più robuste e meravigliose d' Europa, intorno vi è scolpila, dice che il metallo
INon èsu[)erata in bellezza che da quelle fuso era solamente poco più di 3o,o()0
di Strasburgo adi s. Martino di Landshut libbre, celebrando pure il duca Carlo IV
in Uaviera (Nli<nata forse la piìi alta di di Lorena supremo duce nella difesa di
tutta la Germama, essenilo di 4^^ piedi Vienna contro i turchi neliG83, e rain-
la sua elevazione, di gusto gotico). Si sol- mentandoi danni a cui allora soggiacqua
leva d.d suolo LIalier 72, piedi 3, once non menu la basilica che la città. La cam«
6, ed è costruita tutta di ()ielre lavorate pana suonò la i ." volta a'2G gennaio i 7 1 3
eoo vari e scelti ornameuti. \\ si asceu- (piando l'inìpernlore Carlo VI usci dalU
de per mezzo di 553 scalini dì pietra e basilica dopo la sua coronazione). Ap|)e-
20U di legno, senza tuttavia giungere si- uà si entra nella basilica, l'uscurilà che
uo alla cima , occorrendo per arrivarvi vi domina, le vane antiche pitture che
una scala portatile. Nella tavoladell'icno- ne adornano le pareti, la sua vastità, lo
grada dell'armatura del tetto, ed anche molle cappelle o edicolelle che vi si ve-
ineglio in quella dello spaccato della li- dono, soprattutto la maestà dell'aliar
Dea C D, VI è la dimostrazione de' i 7 or- maggiore, signoreggiano l'animo in mo-
dini che conducono all' ultimo piano; ed do che rimane couipreso da religioso ri-
in f[uella dell'elevazione geometrica del- spetto e da divozione. La sua forma, co-
la facciata l'intera sua forma (1 geografi me appare dalla tavola che ne mostra la
dicono alla la torre colla sua guglia piedi pianta , è di croce latina e dividesi in 3
43 3; ed il Castellano dice che dal Iato set- navate, gli archi delle quali a sesto acu-
tentrionale è inclinata di 3 piedi e uu to sono gettati sopra 18 piloni che s-epa-
pollice; altri dicono alta questa torrecain- raiin la nave di mezzo dalle due iatera-
panaria da 435 a 44^ piedi). 1 viaggia- li. Il pavimento è tutto di marmo, ed i
tcii cl.c 'li frequente vi ascendono, os>er- piloni sono ciascuno adorni di G staine,
vano curio$.<meute il sedile su cui il ce- e di molti cordoni sbalzali secu^jdo lo
lebre conte di 2'ahremberg, gran difen- siile tedesco. L'altezza d'ogni pilone è di
sore di Vienna nel tempo del 2." assedio klafterio e piedi 4 e niezzo; la distanza
de' turchi, soleva Irallenersi osservunlo loro, misurala da un centro all'altro di
il campo ottomano. In memoria di que- essi, è di klafter 5 e piedi 5 e mezzo; la
St'assediQ si vedono incastrate nel muro navata di mezzo è larga klafler 6 e piedi
in vari luoghi della torre delle palle ne- 5 e mezzo; le due laterali di klafleri i e
miche; e la famiglia di Stahiemberg por- piedi 4- La volta di queste navale fu ab-
ta ne'suoi stemmi gentilizi inquartata la battuta neli574) pn't^hè minacciava ro-
torre di s. Stefano. 11 ricordalo grand'o- vina; ma ri|>rislinandosi non si è nulla
rologio è lavoro di Giacomo Obeikircher mutato dell'originaria sua forma, onde
e di Giacomo Straising, e fu quivi posto Jhiò dirsi esser tale quale fu edificala da
ueliGyQ. Cinque campane sono su que- prima. Sebbene molte cose vi sieno ile-
sta torre , la maggiore delle quali , fu- gnissime d'osservazionequasi in oguiati-
sa d'ordine dell'imperatore Giuseppe I, g(jlo di <|uesla chiesa, ciò che chiama spe-
da Giuvuuui Acliamer, cui mclullu dii' Liulmcule ralleuz.iuiic degli uuialun del-
2Rr, VIE VIE
le l»elle arti è l'altare ma;»qiore tutto di sto sotterranpo, ed onlinò che l'umane
marmo nero di Polonia, fatto nel 1640 a <poi];lie de'prmcipi «i mettessero primie-
sne<e del conte Federico Dreuncr ve'^covo ratnenie in una cassa di quercia, dipoi
di Vienna, dallo scnllnre Giacoiuo lìock, entioalrra di rame;eda' 1 8 maggio 1 7 )J
il quale lo condusse a leruiine in 7 anni l'arcivescovo di Vienna vi celebrò l'ulllzio
e l'ornò diri belle statue sommatuente pe'defcuili. In questa basilica il cardinal
lodate dat^l'intelligenli. Tobia, fratello di Guido di /?orgo»/?a ('/^^, legato di Pa-
lale arlelice, dipinse il gran quadro dello pa Uri) uio IV, tenne un concilio proviu-
stesso altare esprimente la lapidazione di ciaie nel i ^t^^, che durò 3 giorni e versò
s. Stefano protomartire, ed ivi pure os- intorno parecchi alFari concernenti la ri-
servasi altro bel dipinto che figura s. Ma- forma ddHa disciplina ecclesiastica. Nel
ria (lelleGrazie, opera applaudilissimadel 14^*2 T'i'i •»' celebrò avanti l'altare d
Potscb. Alla sinistra dell'aitar miggiore s. Stef-mo il matrimonio d'Elisabetta u-
vi è la sagrestia settentrionale, sulla cui nica (ìglia di Sigismondo im[)eratore e re
porta di marmo nero è il busto di Papi trUngheria con Alberto V duca d' Au-
Pio VI, che nel soggiorno fa'lo in Vien- stria, il quale dopo la morte del suocero
na degnossi di celebrare un pontificale ia nel i438 fu eletto imperatore col nome
questo tempio , come dirò a suo luogo. d'Alberto II, restando nella sua casa l'im-
Nel coro poi vi sono da una parte i busti pero (tranne Carlo VI I dali y^"? al l 'J .\^).
dell'imperaloreFedericol 1 1 fondatore de! Otto anni prima l'università di Viennfi
Tescovato,e del Papa Paolo llclie l'eresse avea ottenuto la facoltà di conferire ia
canonicamente; e (lall'altra quelli <le' ve- s. Stefano la laurea «'candidati, l^d In
SCOVI di Vienna fino al tempo del vesco- nocenzo XIII nel lyzS innalzò al grado
vo Breuner, co'loro nomi, stemmi genti- di chiesa metropolitana la basilica, ad
lizi e l'anno in cui ciascuno fu innalzato istanza di Carlo VI. Indi il cardinal Kol-
alla dignità episcopale. Superiormente al lointz vescovo di Vaccia, che avea ammi-
coro vi è l'oratorio imperiale, ornato di nistrata la diocesi ne' 7 anni di sede va-
va"hissimi intagli in legno, costruito nel cante, e dal i.° maggio t 722 n'era il pri-
1647 e miglioralo nel 1799. Presso a' mo arcivescovo e principe della città,
gradini dell'aitar maggiore trovasi Tipo* ebbe la ventura di qui battezzare V au-
"eo sotterraneo ove SI cou'iei-vano le spo- gusta Maria Teresa a* i3 maggio 1727,
glie mortali degli antichi dui hi e impera- figlia e poi erede di detto imperatore. A-
lori austriaci, dopo che Rodolfo IV scel- gli oggetti accennati che fregiano la de-
se questo luogo per sepolcro di sé e de' scritta inMgue basilica è d'uopo aggiun-
suoi successori. Infatti venne a quest'uso geme alcuni altri meritevoli di più spe-
impiegato fino al 1576; ma le turbolen- ciale considerazione. Ed il 1° sia il mae
ze e le "uerre che travagliarono dipoi la stoso sarcofago ilell' imperatore Federico
monarchia il fec^ero obliare a segno che III, che oifie la tavola, diviso in 5 coin-
per qua-ii un secolo neppur sapevasi che partimenti. Esso è tutto d' un bel mar-
queste tombe esistessero. Avvenne però mo giallo e rosso delle cavedi Salisbur-
che Schnepf, cameriere dell' imperatore go. i\e fu abile artefice Nicolò Lerch di
Ferilinando III , volle avere ivi presso Strasburgo , che acquistossi per questa
una tomba per sé e per la propria con- bell'opera tanta celebrità , e se ne com-
sorle, e facendo egli tagliare il muro si piacqueegli stessoin maniera da voler che
scoperse l'an'ico ipogeo e le tombe allo- fosse elligiata in piccolo sulla sua tomba
gatevi.con meraviglia diquanti allora cor- a Neustadt. Prelemlesi che l'imperatore
sero ad ammirarle. Nel 1 7^4 '' '"^P^"'^' medesimo visitasse di sovente roKicin.i
Ilice Maria Teresa ffce ingrandire que- dello scultore mentre stava lavorando
VIE V I r: -xi^y
quelito fiinrbre niomimenfo , intorno al Iato il.il P.ipr» dello Stocco e Berrrtto/ie
qunle egli faticìj 4^ anniconlimii, ^o s(jt- durali hcneiLui (/'.), morto in Vienna
to Federico III e io sotto RLissiniiliano oeliySG compianto diill'impiralore, da'
I figlio di lui; costò 4o, ODO ducali, som- soldati e dal popolo, qnal vincitore di
ma enorme per (pieirelà. Vi si ammira- Turchia {!'.); vanti die gli meritarono
no scolpite 3oo figure con molta dt- lica- il titolo di eroe, e d'e>ser tenuto pel più
tazza nella maniera praticala di'pazien- fortunato generale e il pi ìi abile ministro
tissimi artefici del XV secolo. Entro un che abbia avuto la casa d'Austria da più
cancello marmoreo, tulio oi nato di sta- secoli. La principessa Teresa Anna di
tuine finitamente condotte, sorge l'avello Liclitenstein moglie del marescialluEma-
da un basamento sul quale posano siira- ouele di Savoia , nipote di si grand' uo-
iali vari aiiÌQ)ali feroci, quasi cusl(;ili del- mo, gli fece innalzare un illustre monti-
le spoglie the nell'avello son chiuse. Nel- mento nella cappella della ss. Croce ac-
le 4 facce dell'urna si vedono 8 ba^sori- canto alla porta maggiore. La forma di
lievi eoa i.scrizioni che ne spiegano il esso è piramidale, ed è arricchito di mol-
significato. Nell'altra tavola che rappre- li ornamenti maestrevolmente condotti:
senta i monumenti, il i.°chesi olire al- vi si legge una lunga iscrizione che tra-
lo sguardo alla destra di chi osserva il manda a'posteri non solamente la memo-
disegno, è l'epitadio di Giovanni Cuspi- ria delle rare virtù e delle azioni am-
niano, ornato del suo ritratto, di quello mirabdi del principe Eugenio, ma e-
dellesoeduemogli edegli 8 suoi figli, tut- ziandio rammentano le belle qualità che
ti in bassorilievo. Nacque il celi-bre uo- adornavano il maresciallo Emanuele ,
ino a Schweiiifurt nella Franconia nel e la virtuosa principessa sua sposa. Una
1473, fu medico, filtìsofo, storico e an- corrispondenza de'5 novembre 18 T2, ri-
tiquario di molta vaglia per la sua età, e ferita a p. 1 o4^ del Giornale di /lnrna,ci
gli si debbono applaudile opere; pel i.° disse: Il consiglio municipale di Vienna
co'suo'i cotamen\av'\InConsuli[)us Roma- ha deliberato di darcompimento alla cal-
norum, entrò nello spinoso ginepraio de' tedraledi s. Stefano, e ciò nel seguente rao-
fasti consolari. Massimiliano 1 il chiamò do. Inninzi tutto verrà compitala costru-
a Vienna custode della biblioteca cesa- ne d'mio de'comignoli, che giacciono vi-
lea, ed in premio de'suoi talenti e servi- cino all'alta torre alla destra del duomo,
gi lo colmò di ricchezze e di onori, di- a spese della città. A tal uopo verrà ini-
chiarandolo consigliere di stato, moren- piegato il restante della rendita d'esonero
do nel 1529. Pv.icorda altro monumento finora percepita, ammontante a 12, 834
uno degli architetti della basilica, Anto- fiorini. La costruzione nedovràessercorn-
nio Pilgrain,e consiste in busto marino- pila in due anni, e contemporaneamen-
reo, co'simboli dell'arte da lui professa- te incoata la costruzione d'un 2.° corni-
la. Il monumento di marmo del bene- gnolo. Inoltre ilconsiglio municipalepro-
raerentissimo duca Rodolfo IV, la cui in- gettò d' aprire una soscrizione pel com-
tera figura è eHigiata colla corona in capo pimento degli altri 5 comignoli incompi-
di metallo, ed un leone a'piedi ; accanto ti. Per raiitorizzazione ad eseguir que-
gli stala sua consorte Caterina. Altro mo- sl'impresa, il consiglio municip;de si pro-
numenlo è quello di Girolamo Franz ar- pose rivolgere le sue istanze alla luogo-
civescovo di Salisburgo. Finalmente, l'o- tenenza e all'arcivescovo. Dipoi lo stesso
norevole cenotafio innalzato alla glorio- Giornale a'26 aprile 1 858 annunziò. La
sa memoria del principe Francesco Eu- metropolitana di s. Stefano viene <in[n-
^ttàoiW Savoia ón'couù d\Soissoiis(/\), messa a nuove riparazioni, poiché l'iiu-
geiieralissimo dfgli eserciti cesarti, rtga- peratoresideguòaccordarea tale scopo uu
a68 VIE
annuo Ijenigiio assegno (Il fiorini 5o,ooo
per la iluiala di 5 uiiiii. Questo lein[)io,
per anni e per bellezza se^iio «.li tuiila
uiuniiruziotie, ioniia l'oi qoi^lio ilei cìtla-
ilino, la ineiaviglia ilei turastiere : inas-
fiidia pertanto la gratituJine per 1' allo
liberale. Inoltre la Gazzetta di yitiiiia^
l'iproilotta dal Giornale eli Roma lìs'ìo
giuf^no 1860, nnounziò die l'imperalo-
re Francesco Ciiuseppvi 1 si demiò a|)pro-
vare : Clieilietro i rilievi tecnici del comi-
tato per la t.ibbrica del duomo, la cu[)o-
la dell'alta torre eretta in s. Slehno sia
portala ad un'altezza di circa aS klaller
e sia fatta di pietra nella sua forma pi i-
iiiitiva. l'er tale motivo 1' imperatore si
coin|)iaccpie prolungare per altri 5 anni
la sovvenzione accoidala dallo sialo per
5 anni pe' rislauri del duomo di 1». Ste-
fano. In seguito a tale risoluzione, il co-
inilato della fabbrica delduomoriconob-
be intanlo necessario d' in Ira prendere
prontamente la demolizione della cupo-
la, in modo die si possano ancora in del-
lo anno compiere i lavori già cominciati.
Lo slesso comitato stabili pure, di solle-
citare il comitato esecutivo per la fab-
brica, ÌnIi lui lo [le'Iavoridiristauro, a pre-
sentare piontameiitei principali rapporti
per la demolizione e per la sollecita eie-
zione della cupola. Glie di restauri ab-
bia uopo questo moaumento di tulle le
forme , in cui ebbe a svolgersi il gotico
stile, dal pili rozzo al meglio disciplinalo,
fu riconosciuto per gli studi fallivi da
cummisìtiuni a ciò deputale. Quantunque
non condotto a finimento, secondo l'esi-
geva la prima e unica idea fondamentale
da cui derivò sue forme , pur gareggia
co'diKjmi di Colonia, di Ulma,di Fribur-
go, di ì\]uii>ler e d'altre stupende opere
l.iscialea'posteri in documento di fervida
fede e di profonda conoscenza nell' arte.
Nella metropolitana vi è la cappella o te-
sorodelle ss.Ileliquie,ornale da preziosi re-
litpiiaii ; la sagrestia è fornita di ricchi u-
leiiiili sagri e di iiiagnifidie vesti sagre. Vi
è li fuule bulle»i(uale, e la paiiucchia è aOi-
VIE
data a qitinqiif curali seniores ex nume-
ro (lictoruni quatiiorilcciin sacerdotuni
(di cui vado a far menzione), <y/;o/'M//i pri'
mns Cliori i/iagislercst,el iict'soljit paro-
chi prinvipalis. IVoi'eni rtdiqdi aiixilinin
pracstanl iili cooperalores. llcapitolosi
compone di 5 dignità, la maggiore del-
le quali è il preposto, e tra esse vi è pu-
re il prelato mitralo custode della me-
Iropolilaua, di 1 2 canonici, comprese le
prebende del teologo e del penileuziere.
Inoltre vi sono i nominati i4 sacerdoti
addcltialla ulliziatura divina, vi venti qua-
si in congregazione, co'cliieiici del semi-
Ilario arci vescovile. Ahpianti passi distan-
te dalla metro[)olilaiia vi è l'arci-episco-
pio, edilizio ampio e splendido. — Nella
citlàenel suburbio vi soni> altre 3o cliiese
parrocchiali tutte munite del battislerio,
ed una è pure collegiata con capitolo:
delle quali, 1 o sono nella città con 8 chie-
se succursali, le altre trovansi ne' sob-
borghi, i conventi ed i monasteri di re-
ligiosi ascendono a 1 5, i monasteri delle
njonachea 5. Sono i religiosi i monaci be-
dellinì, i gesuiti, i barnabiti, gli scolopi,
i redentorisli (de'quali riparlai nel voi.
LX\.X,[). 5G), gli agostiniani scalzi, i do-
menicani, i francescani, i cappuccini,! ser-
vi di iMaria, i carmelitani, i benfratelli ec.
Il monastero de'bmiedetti ni già degli scoz-
zesi,fu fondato a Vienna fin dal i 1 58, laon-
de ne'primi 8 giorni di maggio i 858,ce-
lebiò il VII secolo di sui fondazione eoa
gran solennità: ogni giorno vi fu predica
e messa pontificale, celebrate dal cardinal
Rauscher arcivescovo, da parecchi vesco-
vi, e dal nunzio apostolico mg.' De Luca.
Fra le altre religiose nominerò quelle del-
la Visitazione, e le suore dellaCarità. Per
decreto imperiale i gesuiti nel i S56 rieb-
bero la loro antica chiesa delta dell' U-
uiversità, magnifico tempio ad essi crei-
lo (I.iir imperatore Ferdinando II, in o-
noie (li Dio, della B. Vergine, e de'ss. I-
gnazio e Francesco Saverio : vi riprese-
ro possesso nella [.'domenica dell'Av-
vento, iu cui SI recò ad orare Qclla mal-
VIE VIE 2nr)
lina rarci(liu:lies«a Sofìa mndre ikll'im- tnl conmil)Io lernse ili Asl)iirqn-Lorena:
peratore.Nel vol.XLIV,]). ()4> •'ni'i>i I '"- f^iacc su licco lello, come fosse viva. In
troduzioiie in Vienna de' monaci armeni alliii parte *i è I' urna die conserva le
mecliilarisli della congregazione (Il Ti ie- ceneri ileirnltro Francesco I ultimo iin-
sle, e vi lianiio monnslero, eccellente slam- peratore del s. Romano Impero e i. im-
peria, e chiesa niagnillcn, da loro lablui- peralored'Ansli ia. lm|)eroctliè, conside-
cala, a'(jiiali spetta la dilezione del colle- lando egli, the Wapoleone I dominatore
gio armeno-ruteno di Leopoli. Altra ra- della Francia, a' 18 maggio nSo/J. avea
sa monastica eressero nel sohliorgo s. U- preso il titolo d'imperal«>re de' hancesi,
dalrico, la cui impietra giltò nel declinar imii volle l'i 1 del susseguente agosto as-
dt'IiSSy l'impeiatore Ferdinando I, con sumere il titolo e la dignità d'imperato-
pubblica solennità, ricevuto da mg/ Al- re d'Austria col nome di rranresco l,ri-
tieri nunzio apostolico e aici vescovi» il'E- nun/iando poscia a'() agosto 1 So() alla di-
feso m ^;/^7r//7yj/.v (ora cardinal camei lengo gniià d' in>[)eiatore romano germanico,
dis.Chiesa)e da mg/Aristace arcivescovo lasciando il nome di Francesco II. So-
di Cesarea e abbate della stessa congrega- vi asiano la sua tomba scettri, corone eal-
zione,al rjuale nel partire donò l'impera- tre insegne imperiali. Gli sono dappresso
tore un anello ed una preziosa Croce pet- le casse mortuarie di bronzo, con loro e-
torale, altro anello colla propria cifra pilatìi, della figlia ]\Iaiia Luigia duches-
all'architelto, una scatola d'ora al capo- sa di /V/r/»/7, già mogliedi Napoleone I, e
maestro muratore o ^o 2ec«.hini alavo- Napoleone li duca di Reichstadt nato da
lanli. Ora n'è abbate fin dal 1847 nig." tal matrimonio. Nel i852 una comuiis-
Giacoino Rosagi, parimente arcivescovo sione superiormenledelegala, esaminò le
di Lef,nrea in parlibits. Gli agostiniani tombeimperialide'cappuccini.acciòquel-
scalzi hanno in cura la chiesa parroc- le die avevano bisogno di rislauro qiia-
chiale di s. Agostino della corte, pres- Innijue, fossero aperte e le reliquie degl'il-
80 il pala7zo imperiale, specialmente ri- lustri defunti fossero cambiate di feretro,
marcabile pel magnifico mausoleo del- quando si trovasse il primitivo guasto e
l'arciduchessa RI.^ Cristina, eseguilo da consunto. Si apr'i per i."" la tomba tti Fer-
Canova (Quel Canova ininìorlal, che «linando 111, figlio dell'imperatore Fer-
indiilro lassa- U ilalìco scarpello e il dinando II, morto a'?, aprile 16)7. I se-
grcco arriva); della quale chiesa dissi polcreti deirim[)erial famiglia contengo-
parole parlando àe Precordi dell'arci, no f)3 tombe, fra le quali distinguonsi
duca Carlo, uno de' più gran capita- per la magnificenza del lavoro, oltre il
ni del suo tempo, ivi deposti nel 1847 monumento di Maria Teresa, quello di
nella cappella di Loreto, cioè il cuore en- Leopoldo I, e quelli dell'imperatrice E-
Iro cop[ia ai genlea, mentre le viscerecol- leonoia edi Carlo VI. 11 più antico èquel-
Iccaie dentro ui na si portarono nella me- lodell'imperalore Mallia, morto nel 1 Gif):
liopolilana di S.Stefano, ed il corpo nelle il più ricco è quello di Giuseppe I, con-
tonibe impei iali, nella chiesa de'cappuc- sistendo in una vasta tomba tutta d'ar-
cini sul IN'eue IVJaikl, che contiene gli a- genio e illustrata da caratteri gotici d'o-
vanzi mortali della famiglia impellale, ro massicio. La chiesa di s. Pietro, pres-
in decoroso sotterraneo. Quell'arche di so il Graben, è sul modello di s. Pietro
bronzo oh quante islorieci lammenlanol in N'aticano di Roma, con dimensioni
Sorgono sugli avelli i simulacri imperiali moltopiù piccole. All'eslremilà del Kohl-
come tanti fantasmi. Vi è quello di Ma- mai M, una ha le vie più belle e più fre-
via Tei esa al fianco del suo consoiteFian- qiuntale dal mondo elegante, e precisa-
Cesco 1 di Lorena, pel quale s'iuueslò con niente sulla piazza de'Rhuorili, sorge l'in-
270 VIE
Sifne cliie'^a di «. Micliele aicangelo, già
panoccliia ili coite, ed ora della nazio-
ne italiana. Nel principiar del secolo XIII
Josventura(oim[)pralore Alberto I d'Au-
slria^ ucciso nel i 3o8,edificòqiiesto tem-
pio, che per replic.ili incendii venne più
volte resiauralo. Un bel giuppo colossale
di marmo rappresentante il principe de-
gli Angeli e prolettore di s. Chiesa, scol-
pilo dall'italiano IMaltielli, in atto di cac-
cliir negli abissi Lucifero e gli altri an-
geli ribelli, sovrasta il nuovo portico del-
l<j chiesa e foi ma rammiraziune degl'in-
telligenli. La congreg^izione nazionale i-
taliana fu istituita in Vienna al finir del
secolo XVll, piotelta dalla corte impe-
riale che vi è ()ure aggregala. In falli ho
Sotto gli occhi il Caialjgo de' ninnhri
(iella Congregazione nazionale Italiana
creila pel vantaggio spirituale degl'ila-
liani cliinoranli in Pienna per il soste-
gno della loro cìiiesa nazionale ed al-
tre opere pie^ Vienna dalla stamperia di
Carlo Ueberreuter i84t>- In esso, dopo
il l'apa Gregorio XVI , sono registrali
r iraperalure e 1' imperatrice , gli arci-
duchi e l'arciduchesse, il nunzio aposto-
lico, r arcivescovo di Vieima ec. Giusep-
pe Il nel 1783 concesse la chiesa a'delti
italiani, e nel 184^ l'imperatore Ferdi-
Baiido I le donò il magnifico musaico e-
Sjjrimente la Cena di Leonardo da Vin-
ci. Nel celebrare Pietro Metaslasio poma-
rio, uno de' principi dell'italiana poesia,
ne'vol. LXXllI, p. ig-x e seg., LXXXV,
p. 70, narrai come il Gravina con voca-
bolo greco egli cambiò il cognome Tra-
passi e l'istituì suo erede de'beni di Ro-
ma ; come divenne per io lustri poeta
cesareo ammirato ed amalo pel suo ra-
ro ingegno, sommo poeta e filosofo, mor-
to in Vienna d"84!ioni a' 12 aprile i 782,
dopo aver imploralo ed ottenuto da Pio
\ I, allora in questa città, l'apostolica be-
nedizione. Fu deposta l'illustre sua sal-
ma nella chiesa di s. Michele de'barna-
biti, come lo è ancora, e da' quali era
Stato coufuilato ne^li cslreiui muuieuti
V I E
di sua gloriosa vita, secondo la sua dispo-
sizione. ^on mancarono italiani, anche
personaggi cospicui, di deplorare che in
essa ninna memoria affatto esisteva del
giand'uomo, e si diedero a promuovere
l'erezione d'un monumenlo degno di lui.
Ne caKIegi^iò l'elTcttuazione il nunzio a-
poslolico mg.' Altieri, per nazionale e
patrio decoro, invitando la romana ac-
cndemia di s. Luca a farne l'analogo di-
segno. Quindi a ravvivare l'omaggio, o-
norando l'allissiino poeta , nel 1847 il
marchese Vincenzo coni menda lore A nlici-
Maltei romano (ora presidente regiona-
rio de'rionidi Fioma, s. Eustachio e bario-
ne, e fratello del senatore della medesi-
ma),ne fece appello agl'italiani amanti l'a-
vite gl(jrie, con bellissimo ailicoio, puh-
hWcdlo ncW Jlbtau di Ronia,l. i4, p- 81,
e col disegno della eh e sa di s. IMk hele che
ne racchiude le ceneri. Altro efilcacc pro-
motore essendo stalo il prof. Francesco
Anibrosoli ; finalmente nel 18 >i il cav.
Pietro Galvagiii vice presidente della na-
zionale congregazione, zelando la gloria
di Alelastasio, commise in Uoraa al va-
lente scultore friuliano Vincenzo Luccar-
di un marmoreo monumenlo, dopo aver
pubblicalo r Invito d' associazione per
un iiwnunienlo a Metaslasio, riferito an-
cora dal Giornale di Roma del i853 a
a p. 60, per offerte di 1 o franchi o 4 fio-
rini. Fu corrisposto per generosità di o-
blalori italiani e tedeschi, favoreggiando
l'impresa il celebre cardinal Viale-Prelà
prò nunzio apostolicodellas.Sede inVien-
na. L'inaugurazione solenne ebbe luogo
a'26 novembre i855,edil prof Ambro-
soli in tale occasione dispensò una sua dot-
la Memoria in onore di IMelastasio, di
cui fece onorevole ricordo il n.° 29 àt\-
{Eptacordo di Roma di tale anno, insie-
me ad un elogio biografico del celebra-
lo concittadino, ricavato da'concetti del-
l' encomiala memoria. In questa chiesa
talvolta vi funziona il prelato nunzio a-
poslolioo, e l'odierno nig."^ Antonino De
Luca arcivescovo di Tarso in parliùus ,
V I E
vi pontificò lai." volta a' I 5 m.irzorS'iiy
al modo nairatod.il n." 72 del Giorna-
le di Roma, con isplendida pompa, oltre
i) canto del Te Deìi'ii, in occasione del
prospero ritorno a V'ieniia de* legiimili
iinperntoie e imperatrice, reduci d.dle
Provincie Lonibardo-Venelc, coli' inter-
vento dell'arciduchessa Sofia, de'inìnistri
di stato, de'geneiali dell'esercito, e di al-
tri ragi^uai devoli personaggi delia corte
e della città. E qni ricordo, a ver notato
ne'vol. Ili, p. i3G. XLVIII, p. i(jo,iG2
e seg., che dopo aver la s. Sede varie vol-
te inviato Nunzi apostolici a Vienna, vi
siMbiPi nel iSSg, d'accordo coll'impera-
tote, la nunziatura apostolica il Fapa Pio
IV, nella persona di Stanislao 0',io(r.)
vescovo di W.irmii, e nell'esercizio del-
la nunziatura lo creò cardinale a'26 feb
l)raioi 56 1. E che Adolfo I conte d'Al-
thann boemo, maresciallo di Ferdinan-
do II, per divozione alla s. Sede gli donò
un suo pal.izzo in Vienna per uso de'nun
7Ìi pontificii ; i quali celebiMUo le prin-
cipali ftiiizioni nella ca[ìptlla imperiale,
alla presenza dell'imperatore, dell'impe-
ratrice, arciduchi, arciduchesse , e della
corte. Narra il Bernino, Illri'nin ile della
s. Rota, p. gr, che il lodalo conte d'Al-
thann, col duca di Mantova, implorò da
Libano Vili l'iippiovazione dell'ordine
equestre della lìJilizia Cristiana o Con-
cczìone della B. /'^ergine, dopo essersi
miracolosamente convertito dal lutera-
nismo alla religione cattolica, coll'eseni-
plaritìi della vita distinguendosi (|uindi
con rari esempi di virtuose azioni. Fro-
de in armi e famoso condoltiere di eser-
citi, dopo la battaglia di Praga, in cui
sconfisse gli eretici ribelli della Boemia,
in pa>sando il gran ponte di quella città,
senza salutar l'immagined'un Crocefisso,
in onta a' cattolici , si vide improvvisa-
mente rollo sotto i suoi piedi tulio il gran
masso de'traverlini, di cui era costruito
il ponte; allora tosto si tolse il cappello
per salutar quell' iinmagine fiellolosa-
Oteule^ e quindi licumpuslosi colia me-
V I E 271
d(;sima relei itìi il ponte, sorpreso al pro-
digio, adurò col cuore quello che prima
non avea voluto riverire colla mano: a-
biurala indi l'eresia e divenuto esempla-
re cattolico, si fece liiloie de'[)Overi e de*
pupilli, benefattore di 4 collegi e di 7 ca-
se ili Vienna, che ilnnò a gesuiti, e di al-
tre due alla s. S(n\e, che [iresciilemente
Servono di abitazione a'nunzi pontificii,
e largo dispensatole di sue argenterie e
ricchezze. Avenilo Pio IV donalo il Pa-
lazzo apOfiioliro di s. iM'ircofl.) in Ro-
ma, per residenza degli ////i/^rt.vr/V/fori del-
la repubblica di J'enczia (J .), in esso
lisiedonogli ambasciatori d'Austria pres-
so la s. Sede, ne'cui stali tiene Consoli,
come il Papa li tiene negl'imperiali. In-
oltre l'imperatore ha in lloina il cardi-
nal Protettore della nazione austriaca, e
due Uditori di Rota, di che parlai ne'
voi. XCII, p.421, e xeni, p 93. Degli
Uditori di Rola(r.)\.t<\e%c\A\ e ilei s. Ro-
mano Impero, riparlai nel voi. LX\ XII,
p. 212 e 2i3, la cui nomina spellava
all' imperatore. Ogni nunzio di Vienna
viene creato cardinale, ed il Papa gì' in-
via la notizia di sua promozione e il Be-
renino cardinalizio (f''-) a mezzo d'u-
na Guardia yobilc, e la Berretta car-
dinalizia (f.) per un Aldegalo aposto-
lico (il quale per l'ordinario suole esse-
re l'uditore della nunziatura di Vienna,
a risparmio di viaggio, e più esempi re-
cai o nelle biografie de'nunzi elevali alla
poipora, o in altri analoghi articoli), la
quale ultima insegna dell' emiueule di-
gnità l'imperatore im[)One sul ca[)0 del
nunzio, come discorsi «'luoghi ricordali.
L'ultimo esem[)io lo riferisce il Giorna-
le di Ilo na del i8^3 .1 p. 3o4, oveètlet-
lo. A'3o marzo l'imiieraloie Francesco
Giuseppe I si com[)iac(|ue nell'i. 1. chie
sa parrocchiale di corte d'imporre la ber-
retta cardinalizia al nunzio apostolico
cardinal Michele Viale i*i eia di Bastia,
aicivescovo di C.ìi\.ag\nt in partihus. A
tal uopo preceduto dall' im[)erial regiu
corleo, scese da »uoi a[j[)arlauit:uli uciia
272 VIE VIE
sntinposfa rliiesa, assisteltc solfo baldnc- bell'ordine scliierata. Qunndo fu alla
chino all;> messa solenne celebrata da presenza (lell'iinperaloi e Francesco Gin-
mg/ Zeiiner tescovo siiirmganeo , indi seppe I, mg/ nimz-o nel consegnare il bre-
fallasi leliiiia del hreve apostolico, ira- ve apostolico e le lettere credenziali, ten-
pose al cardinale l.i ben ella col cereoio- ne un breve discorso in italiano sidia mis-
niide d'uso. JJipoi in canlaloil Te Deiini, sione a Ini alDdata dal Papa IMo IX; e
ed infine il cardinale impartì la benedi- 1* iin[)eralore degnossi rispondere ned-i
7Ì<)ne papale. L' imperatore collo stesso medesima ftvella parole piene ili heni-
coileo ritornò ne'suoi appartamenti, do- gnità e di cortesia, incaricando il nuovo
ve lo seguì il cardinale \t\ porpora, che nunzio a presentare a Sua Santità i suoi
in udienza speciale gli rese le piìi divo- rispetti e figliali ossequi, e ad assicurarla
le grazie. Gli avcva recato il lierieltino che con viva ansietà attendeva frulli di
la guardia n(d)ile conle l'rrtncesco Anta- benedizione dal nuovo concordato. Dopo
moro, e la berrelta l'ahlegato mg."^ An- tal formale udienza ing."^ nunzio col me-
lon IVI." Yalenziani uditore tiella niinzia- desimo coi leggio fu ricondotto alla sua
tura, ora vescovo di l'^abi iaiio e Maleli- residenza ; indi venne ricevuto solenne-
ca. Noleiò, che quando l'io VII, perdi- mente dal ministro degli altari esferi , il
stinzione, inviò anche il CiippcUo car- quale pài lardi fu colle formalità d'uso ri-
(ìiiinlìz-io al cardinal Ranieri {l\)^ fra- ceviito dal medesimo nunzio apostolico,
lello deirimpeialoreFrancesco 1, in Vien- De' due trionfali viaggi falli in JJnt:^ìu'-
na glielo inipose il nunzio nig/ Paolo r;V/ e 7Vrt/i.9/7rrt/2iV2 a visitare i greci-uniti
Leardi di Casale di Monferrato, arcive- di l'nlacc}iin,ne\ i855dalcardiual Via-
scovo d'Efeso in partibìis. Successe al le Prelà pronunzio, eneli85Sda mg.'
cardinale prò nunzio, l'odierno e sun- De Luca nunzio, feci la descrizione ne'
nominalo mg.' Antonino De Luca già voi. LXXIX, p. ii3 e seg., LXXXIII,
vescovo d' Aversa e nunzio di RIonaco p. i^[0 e seg., XCVIll, p. 87 e seg. E
in Baviera, di cui abbiamo, in 20 volu- intrinseco pe'nunzi di Vienna, non meno
mi, la I.' serie de' preziosi annali delle pel presente articolo, il non dimenticare
scienze religiose, ÌXoma i835 45> di cui il contenuto in quelli in cui descrivo gli
lauto mi giovai e replicalameute con ri- stati e le città dell'impelo d'Austria, e la
vereiite grato animo celebrai. Il n. 260 geraichia ecclesiastica, oltre le principali
del Giornale di Roma del 1 8 j6 offre vicende politiche inclusivamenteallecon-
la descrizione dell' udienza solenne ac- tempoiauee ; così per gli Ainhnsciatori
cordatagli dall'imperatore il i.°novem- imperiali presso la s. Seile, mentre altre
bre, per la presentazione del breve apo- generiche nozioni sui diplomatici le ri-
stolico e delle lettere credenziali, colle portai nel voi. XCII, p. 680 e seg. Viso-
quali venueaccreditato nunzio pontificio no altresì in Vienna, una chiesa lutera-
della s. Sede presso la corte imperiale di na, due greche, una greca-unita calloli-
Vienna. Tre carrozze tli corte scortate ca, due sinagoghe degli ebrei,
da' domestici in lutla gala, andarono a I 34 sobborghi di Vienna, che in gran
prendere il nuovo nunzio al palazzo di parte portano tuttora il nome di Giiin-
sua residenza, ^ella i.' prese posto il ce- de (terreno), non offrono una pianta re-
remoniere, nella 2.'^ mg.' nunzio, nella 3.^ golare ; ma le larghe loro vie, i giardini
le per'^one addeltealla nunziatura. Giun- spaziosi, tanto pubblici quanto privati, i
lo al palazzo imperiale, mg/ De Luca sontuosi palazzi, ne fanno uno de'piùa-
venne introdotto negli a|q)arlamenti ini- meni soggiorni. Le strade non erano ul-
penali dal gì an cereinonieie di corte, fra timamente tutte insiuiciale e illuminale
la Oiilizia di diverso noiuc che slava iu la notte. Sono riparlili questi sobborghi
VIE VIE 273
in .S i;iicoii(Inri ili poll/.iii. II i ." compren- prrndnno una parie ;itlivn n questi» festa,
ilei si)l)l)oif^l)i (il LeopoMsladt e il'iager- cli'c in la Ih la lesta di lutti. La i^ente si al).
ZL'il, situali sili- un'isola del Danubio, al braccia per le vie, e si (anno reciprodie fé-
nord-esl della ciltn, col quale comunica- jicitnzionie inviti, comuni essendo i niazzie
no a mezzo d'un ponte: (|uest'isola è bas- le f^linlande di (ìori.da'quali il mese pren-
sissima ed esposta alle inondazioni ; vi si de d nome, e con essi adornano un ^lova-
vede iliinomato bel passeggio del Praler, ne pino, clie S[)og!ialo della coi lercia
fi ecpienlalissiino ilalla gente più elegante piantano nel mezzo della corteo avanti
di Vienna, ed i bei boscbi e delizioso giar- la casa. A Vienna puie è una gioia in-
dino sulla riviera, pianlalo dall'impera- credibile bagli abitanti: non v'ha popò-
loie Peiilmando ili , abbellito da' suoi lo al mondo che viva tanto fuori di casa
successori , e nel i"?) a()eito al pub- quanto il viennese. Sebbene la lempe-
b!ico ed attivato da Giuseppe II, de- ratina di Vienna sia più fredda di quella
nominalo l'Augaiten, ed il prato di s. di Parigi, eche le variazionirepentine che
frigida o Drigiltenau. Inoltre Giuseppe la città prova da un'ora all'altra talvolta
II sulla poita principale dell'Augarlen la rendano ingrata e malsana, appena è
fece collocare qiiest'iseiizione : Luogodi comparsoil i ."giorno di maggio i giardini
(In-crliinciilo consacralo a tulli gli no- deglialberghi si aprono, l'osterie tiel Pra>
ììiini dal loro apprezzalorc. La passeg- ter preparano le loro tavole, le orchestre
giala del Ptater ha in ampio verdcggian- all'aria aperta si organizzano, e tutti i
le spazio 6 grandiosi viali spalleggiati da- buoni viennesi lasciano le loro case per
gli alberi, e ad ogni tratto s'incontrano que'luoghi pubblici, ove corrono in folla
larf^hi quadrali con graziose capanne a a mangiare, bere e fumare. Le allegrie
pubblica ricreazione, concorrendovi le del i .° di maggiocomincianodi buon'ora,
persone d' ogni classe a godere i piaceri cioè a6 ore aiUimeridianecon corsea pie-
delia musica, della danza e di mille va- di. Quasi tutti i nobili opulenti residenti
riaii giuochi. Ma del Prater e dell' Au- a Vienna hannoal loro servizio unoo due
garien ne fece elegante descrizione M. U. lacchè, i quali nelle corse si disputano il
l^e\V Album di Roma, t. 20, p. 83, dopo premio : ma in quest'occasione i soli no-
averli goduti di persona, con l'articolo : bili dell'Austria ponno far correre. Lo
IL pii'ììo Mag'^io a ì ieniia , accompa- spazio da percorrere è considerabile. [
gnandolo con incisione che presenta una concorrenti devono seguire il viale piin-
vedula de'dintorni di Vienna. Ne caverò cipale del Prater, fino al luogo chiaoiato
un estratto. In quasi tutti i paesi dell'Eu- il Randeau, ove quel viale è tagliato da
ropa il primo del Me>c [F.) i\\ maggio, un braccio del Danubio, e poi tornare
è un giorno di pubblica allegria. Le na- addietro (ino al punto della partenza. An-
zioni del mezzodì che abitano un clima ticamente la corsa si prolungava fino al
dolce e caldo, si mostrano più indid'ei en- Lusl-haus, ove nel 1 8 1 f) i sovrani alleati
ti all' arrivo del precursore della bella riuniti pel congresso diedero un gran
stagione; ma quelli che vivono sotto un pranzo ed una festa militare alle loro trup-
cielo meno ()iopizio, ed hanno pricna a pe ; ma siccome una corsa così lunga oc-
solfrire lungo tempo de'rigori dell'inver- casionava alle volte de'gravi accidenti, si
no, l'accolgono e festeggiano con entusia- finì a diminuirla ilistanza d'un buon 3.
smo. In llussia, in Germania, nella Sve- Ancoqiial essa è in oggi non è meno spa-
zia,ili. °di maggio è celebrato ovunque ventevole, quando si pensa che per guada-
nelle grandi città come ne'più piccoli vii- gnare il premio non basta arrivare ili.
laggi, con una pompa e con un' allegria alla meta, ma bisogna anche correre sen-
sliaordiuaria. Nel Belgio ancora tulli za feruiarsi nò prender fiato uu islaule.
VCL. xcix. i3
274 VIE VIE
Dal soliborgo dello Lnntlstrasse, (love a- davano un trofeo composto di 5 l)an-
hilava l'autoie dell'ai ticolo, non avea da dicre ricamale d'oro e il'aigento e desli-
far che due o 3oo passi, ed il ponte Ru- nate a' primi 5 che arrivavano alla me-
zoumofTsky da attraversare per trovarci la. Delle reti di corda fermale a de' pali
nel l'rater. Dice quindi questa pa.<seg- formavano intorno ad esse un recinto,
giata del Prater una delle piìi helle che dietro il (juale stava una lolla cunipatia,
si possano vedete. I Compi Elisi ed il il minimo movimento della qualeavreb*
Dois de Cculogne di Parigi non polreb- be rovesciato tutto. Una baniera simile
bero esserle paragonati. E una gran fo- non sarebbe d' un gran ritegno inalili
resta che piincipia alle porte stesse di paesi, ma a Vienna è piìi che suilìcien-
Vienna, e si estende a lungi sulla riva de- te. Segu'i la corsa, ed il i." vincitore ol-
stra del Danubio. Ella è intersecala da tre la bandiera ebbe io sovrane d'oro ;
niagniGci viali che traversano ora de' tulli poi poi teci|)ai'ono ad una buona
cupi boschetti, ora delle ridenti prate- colazione. Dalle i i fino all' una il po-
rle, ove qua e là s'innalzano, come in un polo si radunò all' Augai leu, nel grati
parco inglese, degli antichi fnggi e degli giardinoall'eslremilà dellaLeop<ddstadl,
enormi castagni centenari. Il Danubio, formalo con lunghi viali di castagni e
che in quel luogo si divide in vari rami, di carpini a foggia di muraglie, di coni-
forma una quanlilà d'isole verileggiauli parlimeulo regolare, di Ieri azzi e di ha-
e coperte d'alberi, ove si radunano a cini. Quasi deserto in tulio il resto dei-
truppe circa 200 cervi domestici, che i l'anno, l'Augarlen il i.°di maggio divie-
custodì richiamano la sera col suono de' ne una passeggiata alla moda. In quel
loro corni per chiuderli (Ino alla punta giorno vi si può a[)t)ena entrare, lanla è
del giorno in eleganti stalle disposte lun- la folla, e vi si riunisce l'alia anstocra-
go il viale piincipale del Piater. Il de- zia viennese. Le donne in gran gala oc-
scrittore giunse sul luogo una buona cupano il viale piiucipale, e le seggiole
mezz'ora prima che cominciasse la cor- vicine all'orchestra, in onore della ii-sla
sa, mentre il sole dorava le cime del facendo mostra d'un abbandono allatto
Kanlenberg e del LeopoliUbeig, Irovau- campestre e sciolto, che fa contrasto col
do già molla gente nel viale in cui dovea conlegno freddo e posalo delle semplici
farsi ; e vide arrivare bentosto aSo.ooo borghesi. Dopo due ore di passeggio eia-
persone che procedevano in varie colon- scuno ritorna a casa, per lare una nuo-
De,veslile di variali colori e taciturne, da' va toletta; indi i grandi signori e le don-
diversi quartieri della cillù, per mettersi ne più eleganti vanno a pranzo all'ai ia
con ordine mirabile dalle due parti del aperta nell'osterie del Prater. Il popolo
viale. Alcuni soldati a cavallo erano dis- in folla circonda le loro tavole, a vederli
posti a lunghe distanze sopra tutta la li- mangiare e bere. Verso le ore 5 le dame
nea per mantenere libero lo spazio a' rimontano oe'Ioro cocchi, e passano nel
corritori. Si avvicinòalla mela, che nel- gran viale del Prater, ove comincia il
lo slesso tempo il punto di partenza, e passeggio. Due eleganti file di equipag-
vide i circa 12 corritori. Il loro vestire gi eleganti circolano nel viale, il mezzo
era composto d'una leggerissima giub- essendo riservato alle vetture a 4caval-
ba bianca, di pantaloni simili legati alla li, il contro viale a destra perle persone
noce del piede sopra stivaletti verdi , co- a cavallo, e quello a sinistra è pe' pedo-
peili di piccola berretta pur venie sor- ni. Ma quello che non è possibile imma-
mootala da un mazzo di piume di vari gioarsi senza aver veduto, è la bellezza
colori e adorua'd'uua [)iaslia esprimen- del luogo in cui si fa questa passeggia-
te l'arme de' loro padroni. Essi circou- la, la uaiibbìle verdura degli alberi e de'
V I E
prati che vi circondano, la fresctira im*
balsnrnnla dall'aria, e la qiianlitìi de'va-
li equipaggi russi, ungheresi, polacchi,
che vi passano continuamente davanti.
Al tramontar del sole ciascuno parte, e
il l'raler diviene a poco a poco deserto,
e la folla pedestre che lo riempiva si di-
rige verso le osterie di Vienna o de'sob-
borghi per finire lietamente col hicchie-
re il {."dì maggio così ifnpazientemen-
te aspettalo, e così cordialmente festeg-
giato. Il 2.° circondario de' sobborghi di
Vienna, contiene i sobborghi della Land-
strasse, de' Weisgiirber e d'Erdberg; vi
si notano il palazzo imperiale di Belve-
dere,bellissimo fabbricato eretto dal prin-
cipe Eugenio di Savoia, che serve al pre-
sente per contenere l'i. r. galleria de'qiia-
dri ricchissima, ed una dovizioNa colle-
zione d'armi e d'oggetti curiosi del me-
dio evo. Dice il Castellano : Termina il
giardino col Belvedere inferiore, ov' é
una celebre collezione d'antiche arma-
ture, tratte dal Tirolo, ma nel priacipai
palazzo ottagono, che dicesi Belvedere
superiore, si ammira la magnifica galle-
ria, ove tutto è radunato il sublime della
pittura, antecedentemente sparso in vari
punti dell'impero, e sono i capolavori col
miglior ordine disposti, secondo le varie
scuole europee, fra le quali primeggia la
veneziana per 5o classici quadri del Tizia-
no. Inoltre il 2.°circondarione'3 ricorda-
ti sobborghi contiene il palazzo ed i giar-
dini di Schwarzenberg; il bell'ostello de-
gl'Invalidi, fondato da Giuseppe II; l'or-
to botflnico; l'ospedale di s. Marx; la
scuola veterinaria. E all' estremità della
Landslrasse che la Vienna si scarica nel
Danubio. Pel flumicello Vienna, la città
omonima nel maggio i85i fu il teatro
d' un avvenimento fisico, che per buona
sorte fu meno importante nelle conse-
guenze, in pioporzione della sua terribi-
le comparsa. Il fiumicello Vienna si
gonfiò, a causa dell' antecedenti dirotte
pioggie, e specialmente dell' uragano che
durò 24 ore, iu uua maDÌera sì celere e
V I E 27J
f'ìitp ch'ebbe luogo uno slraripamenlo
dell' acqua e un'inondazione con tale una
velocità da non si poter prevedere. Le
rive in alcuni luoghi furono dilavate alla
lar'^hezza d' alcuni piedi, varie case dan-
neggiale f(jrtemcute,il lastricalo strappa-
lo dal suolo, menati via utensili dome-
stici, non senza qualche vittima utnana.
Ciò che colpì il [)iù, si fu 1' improvvisa
rottura de' più necessari mezzi di comu-
nicazione, de' molli ponti e ponticelli che
uniscono le varie [)arti di Vienna per
mezzo alle quali scorre il fiumicello del
suo nome. Ninno si ricordava che dal
I 795 in poi questo fiume fosse straripalo
in lai modo. Vali ponti furono distrutti,
e le loro macerie spinte con violenza con-
tro il nuovo ed elegante ponte di pietra
che dallaWasseiglacis conduceva al mer-
cato del fieno, rottosi 1' arco di mezzo,
precipitò interamente. Solo restarono in-
tatti il ponte allo Stubenthor, quello a
catene pe' pedoni prima d'arrivare al
teatro alla Vienna, e l'altro carreggiabile
che mantiene le comunicazioni fra' sob-
borghi Lehmgrube e Wieden. Le più
gravi devastazioni le soffrirono i sobbor-
ghi Rlargarelhen, Magdalengiiitid e Li-
chtenlhal, e nella prossima vicinanza di
Vienna fuori della barriera , Hernals ,
Neulerchenf Id, e specialmente Newal-
degg. Questi ultimi 3 luoghi per lo stra-
ripare dell'Alseibach. Multe rovina se-
guirono sulla strada di Lialz, ed altrove.
rs'el 3.° circondario Irovausi i sobborghi
di Wieden, Maigarethen, Malzleinsdorf,
Reinprechlstlorf, Ilundsthurm, Hungel-
brunn, e Laurenzegriind. Il Wieden pos-
siede la chiesa di s. Carlo Borromeo, la
più elegante di Vienna e de* sobborghi ;
uno de' primari teatri, il palazzo Estei-
hazy e altri notevoli etlifizi. Il 4° cir-
condario abbraccia i sobborghi di M.i-
riahilf, Lehmgrube, Windsmiihle, Gum-
pendorf,Magdalengrùnd,Reindorf,Fùuf-
haus e Seohshaus: distiuguonsi nel Ma-
riahdf il p-ilazzo di Kaunilz, enei Lehm-
grube i fabbricati del couvento di Sd-
27G VIE VIE
voia, clie oggi servono di scuola pel gè- sellano Giovanni Libi'nyidi ?. i anni.na-
DÌo e di caserma a'boinbardieri. L il 5." to in Csakvar nella contea d'Alba Reale
circondario furiuatQ co' sobborghi di s. in Ungheria, sarlo in Vienna, pessimo e
Ulrico, Spillberg, IN'euslift, Weubau e feroce fazioso, che propostosi liberar la
Scliollenfeld : devesi citare il casamento patria con regicidio, insidiavalu d<i 12
della guardia nnbde ungarese nel s. Ulri- giorni, in nn baleno gli fu addosso, di
to. Il 6.° circondano comprende, Joseph- forza vibrando al collo, con lungo col-
stadt, Stroitzischen-giiiiid, Alt e Keu- lello da cucina n-so a due tagli, un ter-
Lerchenfeld, col palazzo d' Aueisperg. ribile colpo. Sarebbe stalo Ducidiale sen-
Nel circondano 7.° sono i sobborghi d'Ai- za un repente movimento dell' inipera-
servorstadl, lireileufeld, Ilerrnais, NViih- tore, per cui iT pugnale nel ferire la nu-
ling e Michael Bairisthengiiiitd, dislin- ca non potè entrare profondo, benché si
guendovisi l'accademia medicochirur- torcesse per la veemenza delia vibrazio-
gica di Giuseppe, ed il grand' ospedale ne, nell'ostacolo che trovò per la flbbiel-
generale che conta 2,000 letti divìsi in la del collarino. L'imperatore tosto snu-
iio sale, e raccoglie annualmente da dò la spada a propria difesa, ma giù il
I 5,000 malati e pu'i. L'8.° circondario è suo aiutante erasi gitlalo sopra l'assassi-
composlodi Iiossau,Lichtenlhal, Tliui y, no, il quale caduto e rialzatosi tentò iii-
Iliinmelspforten gniiid, ed Allhauu ; vi damo nuovi colpi, poiché l'alteriò e di-
si vedono il bel palazzo di Lichtenslein e sarmò, con l'aiuto dell'accorso cittadino
la manifattura imperiale di porcellana. Bttenreich con pericolo della propria vi-
Al principio del XVlll secolo, parecchi la, e quindi consegnò alla gente radu-
sobborghi di Vienna erano ancora vii- natasi, la quale l'avrebbe fatto a pezzi,
laggi e possedimenti signorili, lontani da' se la voce dell' iuiperatore non l'avesse
veri sobborghi; ma avendo Giuseppe 11 impedito, finché il catturarono i soldati
abolito tutte le giurisdizioni particolari, del quartieredella ricoidata poi la. Quiii-
sono stali assoggettati a' magistrali della di l' imperatore insanguinato, si trasse a
città, e per conseguenza di tale misura si piedi coraggiosan)ente al non lontano pa-
scne veduti a crescere lapidamente. Ora lazzo dell'arciduca Carlo, da dove in
fa d'uopo dire alquante parole del nuovo cocchio fu trasportato alla lesìdenza im-
grandioso tempio votivo in costruzione periale. affidandosi alle materne e inces-
ìn Vienna, che sarà dedicato al Salvalo- santi cure di sua augusta genitrice l'ar-
re del mondo, presso lo Schotleulhor, chiduchessa Solia di Baviera. All'infau-
fuori dell'antiche mura della ciltà, di pe- sto annunzio Vienna tutta fu desolala
renne riconoscenza a Dio, in memoria eli orrore, per l'inaudito avvenimento,
duo ferro parricida ed esecrando di sua- L' imperatore rimunerò O'Donnel colla
tui alo suddito, il quale a' 18 febbraio decorazione di s. Leopoldo, ed Etteo-
1853 audacemente con niisfallo atroce, reich con quella dell'ordine da lui isti-
raro iu Germania e specialmente in Au- tulio e portante il suo nome di France-
slria, attentò a' preziosi giorni dell' im- sco Giuseppe L L' iniquo malfattore Li-
j)tralore Francesco Giuseppe I, se la di- bcnyia'26 febbraio fu impiccata, lii ogni
vina Provvidenza noi preservava. I\len- dove fu sentilo con piofundo stupore e
tre l'imperatore a ore i 2 e mezzodì sdegno l'esecrando delitto, e da per lutto,
dello giorno, slava appoggialo al mu« dopo Vienna, si resero solenni rmgrazia-
ro presso porta Carinlia, guardando nel mentiaDio,a cuifeceecoancoRoma ne'pii
piano sottoposlo certe evoluzioni di gio- stabilimenti austriaci ediGe/v/m//;V7^/^.^,
vani militari, avendo a fianco il conte per avere prodigiosamente preservalo
O' Donnei aiutante di can)po, il sicario una vita co?ì preziosa all' impero d'Au-
VI E
stria, all'Europa, nlh societ?i che confa
in lui un saldo a|)[)oj:;gi(), ed alla lleligio-
ue cattolica che in lui anitnirn il più fur-
ie e leale ile' suoi difensori e sostegni:
dioìosliazioni divote descritte e celebra-
te dal Giornale di lìniiin, e *\a ipielli
dell' iuìpero eil'allrove, le praticate nel
medesitno e all' estero. All'eroico difen-
sore del sovrano nel tremendo pericolo,
r illustre O'Doiiiiel, ed al suo cooperato-
re il viennese Eltenreicli, Vienna (ag-
gregandoli (piesta alla sua cittadinanza)
e alile città dell'impero tesliujoniarono
la loro pubblica gratitudine; e Trieste
olfri al (.°una spada appartenuta all'im-
peratore mongolo Akbiir, fiorito nel do-
minio settentrionale dell'India nel de-
clinar del XVI secolo, con epigrafi rela-
tive sulla lama e suH'impugnaluru. L'im-
periai fratello arciduca Ferdinando Mas-
simdiano, poi governatore generale di
l ent'zia e del regno Lombardo- Veneto,
a'28 del memorato febbraio, animato da
fraterno amore e da divozione di suddi-
to, pel i.° manifestò al pubblico la nobi-
le idea dell' erezione d' un monumento
di riconoscenza a Dio, che attesti insie-
me al mondo ed a' [)osteri la gratitudi-
ne a lui per lo scauìpato tradimento con-
tro Francesco Giuseppe I, e la gioia del-
l' Austria e de'tanti popoli del suo vasto
impero per la prodigiosa salvezza del co-
mun padre e monarca. Perciò invitò e
fece appello a tutti quelli che divideva-
no con lui tali sensi d'amor patrio e d'os-
sequio al sovrano, a render possibile con
ispontanee oirerte,anco lievi, che inVien-
na fosse innalzata una chiesa corrispon-
dente allo scopo, in istile gotico, come il
meglio adallo allo sviluppo e alla ric-
chezza dell' idea cristiana, un'opera che
corrispondesse alla granilezza del benefi-
zio e di chi l'avea ricevuto. Dichiarando
inoltre, che siccome è motto dell' impe-
ratore fratello : /^iribiii Unitis, senza
l'associazione della forza nulla può esser
creato d'importante. Le oblazioni furono
pronte, rapide, affettuose. L'arciduca
VIE 277
promotore fu dato a preside della com-
missione ilirigente la costruzione. Fra
75 progetti pervenuti dall' interno del-
l'in)pero e dall'estero, meritò di sce-
gliersi quello del distinto architetto Eu-
rico Ferstil, dopo l' approvazione del
tanto intelligente e canuto re Lodovi-
co di Baviera. Fu poi grande la so-
lennità colla quale a' 24 ^P''''<^ i8:j6,
festa di s. Giorgio cavaliere e martire,
l'arcivescovo cardinal IVauscher pose la
1." pietra ne' fondamenti del tempio mo-
numentale, opera di gratitudine a Dio
e della feileltà de' po[)oli dell' impero. E
siccome i vescovi di quello erano in con-
ferenza nella capitale, di cui in fine, cosi
Vienna forse non vide mai un'assemblea
tanto numerosa di principi della Chiesa,
carilinali, arcivescovi e vescovi, che vi
prestarono assistenza; né una pompa
ecclesiastka più sublime, la quale richia-
mò i giorni di Carlo Magno, che fondò
r impero cristiano e impresse il sigillo
del potente suo spirito in X secoli, come
si espresse la Gazzella ecclcsiaslica di
f'ienna. Vi assisterono pure, oltre l'im-
peratore e l'imperatrice, gli arciduchi e
le arciduchesse, colla casa imperiale, l'al-
ta nobiltà e il corpo diplomatico nei*
apposito invilo, in ricche vesti, ed i mi-
litari in piena parata, non che immenso
popolo. La magnifica pietra fondaojen-
tale era slata scavata in Gerusaleittme
in una grotta del monte Oliveto presso
la chiesa del sepolcro ilella 1). Vergine,
e l'orto di Getsemani, ove Cristo orò e
sudò sangue, per cura, come di farla la-
vorare, dell'architeltoEndlicher, il quale
vi era stato inviato dall'imperatore a co-
struire una casa nazionale pe' pellegrini,
poiché è antica la protezione anche del-
l'Austria sui cattolici che vanno o dimo-
rano nella y^rr/j/ci (/'.). Nella funzione,
l'imperatore penetrato di riconoscenza
verso rOnnipotenle, che manifestamente
lo prolesse nella grave ora del pericolo,
diede sulla pietra fondamentale i primi 3
colpi dì martello, invocando il patrocinio
278 VIE VIE
della ss. Trinità ; giorno a lui doppia- di nastri, di velluti, di guanti, di mer-
nieiUe lieto, quale anniversario del suo letti, di fiori artificiali alla foggia orien-
roatrimonio (celebrato al modo narrato tale, dì specchi, di carrozze in gran quan-
iiel voi. LXIX, p. i63), e per riconosce- tità, di lavori in legno, d' islrumenti di
re con benevolenza quanto seppe prò- fisica e di musica, di carta. Sono pure
muovere l'amor fedele d' un fiatello, e rami importanti le stamperie, l'incisione
il risultalo del rispetto de' sudditi ricchi delle carte e delle stampe, aiolte essendo
e poveri, già le oblazioni essendo giunte le sue tipografie in più lingue. Questa
ad un milione, e 5oo,ooo fiorini. Dopo città è il centro del commercio auslria-
l'arciducato d'Austria, si segnalarono gè- co, e la vasta navigazione del Danubio
nerosamente fra le proviocie dell' impe- (del quale ragionai negli ai ticoli che vi
ro, r Ungheria e il Lombardo-Veneto, hanno relazione, e nel voi. LXXXVIF,
Molti artisti si offrirono gratuitamente p. iqi), il principale ausiliario delle sue
alla nobile impresa^ furono spedili o prò- relazioni commerciali; ma non è che
messi arredi, vasi e vesti sagre ricchissi- piccol numero di strade che partono da
nai, statue, marmi, cementi e le campa- questa capitale, oltre le Vit-Fcrrale
ne: i patriarchi, i vescovi, ed i capi de' C^-)» ^'^ nnolli anni introdotte colla lele-
marouiti, non polendo olii iie oro e pie- grafia, 1 più rapidi servizi speciali e mo-
tre preziose, a mezzo dello sceik di E- di tli locomozione, organizzali con au-
den, inviarono una quantità di legno di mento di sorveglianza d'una quantità di
cedro del Moute Libano per la fabbrica precauzioni per prevenire qualunque in-
U' un aliare, notando neh' indirizzo, che cidente, si paragonarono a cavalli scap-
tali legni erano conservali con venera- pali e fecero celeremenle più di 3o le-
zione tra'maroniti, perchè un tempo a- ghe all'ora. Ora si è compiuta la ferro-
dornarono anche il tempio di Salomo- via tra Vienna e IMonaco per Salisburgo,
ne. Colla posizione della i.' pietra fon- e sarà quanto prima aperta colla mas-
damentale al superbo sagro edifizio, o- sima solennità. Gli è un fatto della più.
pera d'amore e di riconoscenza; spari alla importanza per la difesa della Ger-
j' ultima ombra d'un giorno tetro e fa- mania. L'apertura ed inaugurazione se-
tale. Le bandiere di tulle le nazioni del- guiià, dicesi, a'i5 agosto e in presenza
l'impero austriaco sventolarono in quel del re di Baviera e dell'imperatore d'Au-
fausto giorno, intorno alla futura nuova stria, entrambi interessali al suo compi-
thiesa, calcolandosi pel compimento del- meulo. Il canale di Neustadt, che viene
la splendida opera occorrere un decen- a metter capo nel Danubio, entro Vien-
nio, a»entre ne' remoli tempi si lavora- na, è utilissimo pel provvedimento della
va per secoli intorno a sillalli edifizi. — città. Vi è l'accademia di commercio,la
Gli arsenali di Vienna, compre?o il gran- quale nel iBSy pubblicò gli statuti, ii
de civico, sono sommamente curiosi per piano d'organizzazione, quello degli sta-
la quantità e varietà dell'armi che vi so- di, ed il regolamento degli affari pel
no adunale. Vienna è la i.° città mani- consiglio di amministrazione, il tutto
fattrice dell' impero, e la sua manifallu- colle slampe. L'insegnamento è diviso ia
ra di porcellana è una delle più celebri 3 anni, e l'accademia è fornita di biblio-
d'Europa. Vi è una fonderia di cannoni, teca, collezione di merci, gabinetto fisico,
una manifattura d' armi che conta più laboratorio chimico ec. L'anno scolasti-
di 5oo operai, fabbriche d' acciaio, di co principia in regola col 1.° ottobre:
fili d'oro e d'argento, di galloni e d'ope- l'annuo esame ha luogo alla fine di lu-
le di ricamo in tali due metalli, di otto- glio. Si divide in due classi l'insegna-
ne slimalissimo, di seta e slolfe diverse, lueulo^superiore e inferiore, suddiviso ia
VI E
3 classi. Nella i." s' insegnano la religio-
ne, il conteggiar meicaiitile, l'algebra,
la tenuta de' libri, il comporre in lingua
tedesca, la scienza del commercio, la
geografia, la storia naturale, la scienza
della natura, una lingua straniera e la
calligrafia. Nella 2." classe inoltre, atiche
la corrispondenza mercantile, il diritto
di commercio e di cambio, e la cogni-
zione delle merci. Nella 3." classe, la re-
ligione, il carteggio mercantile , la scien-
za del commercio, la geografia, la sto-
ria, la cognizione delle merci, la legisla-
zione mercantile in una lingua straniera,
e l'oggetto de' campioni. L'accademia si
aprì a'4 gennaio 1 858, sotto la direzione
di Francesco H;inke, uomo stimato e co-
me maestro, e come direttore d' un isti-
tuto analogo e direttore provato della
scuola reale superiore allo Schottenfeld.
Mediante questo benefico istituto, tanfo
importante pel commercio austriaco, fu
colmata una lacuna sensibilissima della
reale e pratica istruzione commerciale
nella capitale dell' impero. Già fio dal
1 855 era stato dal monarca istituito l'im-
periale Istituto di Credito per commer-
cio e industria. Quest' impresa comple-
tò le recenti misure finanziarie, e servì
di base alle governative recenti creazio-
ni, cioè quella d' innalzar la forza cea-
snaria del paese per accrescere gl'introiti
dello stalo. Coli' estinzione del debito
dello stato, verso la banca nazionale di
Vienna, viene guarentito il valore della
carta monetata in circolazione; colla fon-
dazione d' un banco ipotecario vengono
olferti al possessore fondiario i mezzi di
migliorare la sua economia senza cader
nelle mani degli usurai. Finalmente fu
fondato in Vienna il banco che deve ele-
vare il commercio, 1' industria ed i me-
stieri, emancipando il lavoro colla for-
za magica del credito. All'istituto di cre-
dito diedero il nome le famiglie più co-
spicue e più vetuste della monarchia au-
striaca, il che fa sperare ferace prospe-
ramento avveuire al nuovo istituto. — I
VIE 17.)
principali divertimenti de'viennesi sono il
teatro e il passeggio; e coltivano la musi-
ca con passione e biìon esito. Tia gli uo-
mini celebri che questa città in copia pro-
dusse, oltreché nella gerarchia ecclesia-
stica, citerò Gio. Battista AIxinger, C.
INlastalier, i due Collin, J. M, Schròckh.
La popolazione si è considerabilmente
accresciuta dopo la metà del XVIII se-
colo, per una conseguenza delle grandi
migi azioni che awetmero dall'Italia, da'
Paesi-Bassi, dall' Olanda, dalla Polonia,
dalla Svizzera e dal resto della Germa-
nia. Gravi diminuzioni d'abitanti ebbe
Vienna per le pestilenze: le maggiori fu-
nestarono gli anni 1679 e 1713, ed a'
nostri giorni il cholera. Dopo il i83o
Vienna contava circa 3oo,ooo abitanti,
superando le femmine gli uomini di qua-
si 6000, non compresi i militari di guar-
nigione. Rapido ne fu l'incremento. Se-
condo 1' anagrafi del 1843 gli abitanti
pervenneroa 575,834 { temo, per quan-
to dirò, alterata tal cifra), cioè nella cit-
tà propriamente detta 56,828, il resto
distribuiti ne' suoi 34 sobborghi, di cui i
piìi popolati ne contenevano; Landstras-
se 30,770; Leopoldstadt 3o, i4o; Alser-
vorsladt 22,036. Nella stessa anagrafi si
osserva, che nel iSjio erano gli edifizi
7560, e nel i843 erano cresciuti a 86go,
le cui pigioni si valutarono rendere
13,062,743 fiorini di convenzione, in
complesso pagando ogni abitante, in cit-
tà 95 fiorini e 2 ( ne' sobborghi. Indi da
un censimento eseguito d'ordine del ma-
gistrato di Vienna nel 1857, risulta che
il numero delle case della città interna e
de' sobborghi ascendeva a 9453, e quel-
lo degli alloggi a 89,449- Gli abitanti
nativi di Vienna erano 237,004, i fora-
stieri 234,438 ; laonde il numero tota-
le della popolazione di Vienna sommava
e 471)44^ anime, non compresa però
la guarnigione. I cattolici erano4i'2j207,
i greci non uniti 108 r, i protestanti
12,749, gì' israeliti 15,376, ed i turchi
33 La popolazione cnaschile ascendeva
28o VIE
a 235,223 anime, e la femminile a
236,2 ig. Pubblicò la Gazzella di f'^ien-
«rt,che nello stesso i 8 jy nacquero i i ,6G i
fanciulli e I 0,749 fanciulle, ed in conìples-
so 22,4 IO ; ^'"^ '945 nascite eli più del
precedente. Morirono.cGtnpresi vi c)4'f^Q'
ciulli partoriti morti, 20, 44° individui.
Come ne'nati, anche ne'tnorli, W ujaggioi"
numero fu del sesso ciascliile: le cause
principali della moitidilìi, furono i tuber-
coli, le malattie di cervello e il tifo. JNoo
vi furono casi d'idrofobia, né di assassi-
nati, né di giustiziali. 11 numero de raa-
Inmoiii fu di 4^0), cioè 188 di pili del
precedente anno. Quanto a'dati statistici
dell' impero austriaco, trovo che nel
1854 era popolalo da 39,i5i,4oo sud-
diti, cifra che sembra inesatta. Imperoc-
ché SI legge nella Gazzella ufJìziaL' di
f'icnna de'22 gennaio 18^9, 1' esleso e
autentico prospetto dell' anagrafi della
popolazione dell' impero austriaco in-
trapresa nel 1807, non senza l'avverten-
za di non potersi qualificare assolutamen'
te esatte le cifre, per doversi confronta-
re e completare, tuttavia io complesso si
constala che lutto l'impero austriaco
progredisce sì nella popolazione, si nella
statistica. Il numero complessivo delia
popolazione civile risultò di 87,339,0 i 2
anime, mentre l'anagrafi del i85o-5i
né die' solamente 35,700,620. Laon-
de aumentarono ne' trascorsi anni di
1,588,392. Aggiungendovi l'i. r. mili-
tare attivo e la gendarmeria, lo stato at-
tuale della popolazione era di 38 milio-
ni d'anime circa. Il numero degli stra-
nieri domiciliati in Austria , era di
133,87 6, quel lo degli austriaci dimoranti
all'estero i i4,888. Inoltre vi avevano
6,000 individui circa, che trovavansi al-
l' estero, senz' appartenere ad alcun co-
mune dello slato. Tale popolazione era
riparlila in 8, 184, 843 separale abitazio-
ni. Essa domiciliava in 877 città, 970
sobborghi, 2436 borgate, ']\,/\io vil-
laggi, e 5,720,640 case. Leggo in una
slalislica de' cattolici dell' iaipero au-
V I E
striaco, non compresi quelli del regno
Lombardo - Veneto (che ascendono a
5,370,000 circa, senza compul-ii vi gli
svizzeri apparteneoli alle diocesi di Mila*
no e di Como), ascendere quelli di rito
latino a 2 r, 420, 000 circa; di rito greco
unitooruleno a 3, 606, 000; di rito arme-
no a i4 000. Totale 26,804,000. La
Civillà Cattolica del gennaio 1 856 ri-
porta lo stato della Clnesa cattolica neU
l'impero d'Austria nel i852. secon-
do il suo corrispoudente. IN o vera va
80,833,729 cattolici, con r 7 arcivescovi,
67 vescovi, e 22 vescovi litolari, i quali
ultimi trovavansi in Ungheria. 11 nume-
ro del clero secolare ascendeva a 4j',8i5
preti, e que' del clero regolare a 9,772
religiosi, e 5,067 l'eligiose, divisi gli uni
e le altre in g64 conventi e monasteri.
In questo numero però non venivano
compresi alcuni pochi membri di tre o
quattro congregazioni religiose, che pure
aveano case nell' iin[)ero. 11 numero de'
cattolici va sempre crescendo, per le con-
versioni che v' ha di tempo in tempo,
notevoli sì per la condizione e sì pel nu-
mero, massime nell'Ungheria, dove si ve-
dono rivolgere alla Chiesa cattolica par-
rocchie e villaggi interi. Lo zelo e l'opera
de'buoni cattolici nell'Austria sono rivol-
ti al miglioramento morale della gioven-
tù che frequenta le università, poiché da
essi dipende gran parte della prosperità
avvenire dello stato. Molte sono le cure
che v'impiega il governo, sollecito com'è
che la dottrina insegnata nelle universi-
tà sia salva da ogni errore, e allargando
sempre più la cerchia dell'influenza e del-
lo zelo degli ecclesiastici. Interessante è
il riparlo della popolazione dell' impero
d'Austria, classificata per doininii e per
sessi, giusta la Corrispondenza Austria'
ca, ed esibito dal Giornale di Roma
del i855 a p. 1086. Mi devo contentare
di riprodurre le cifre totali, cioè che la
popolazione dell'impero alla fine del
1 8j4 numerava : maschi 19,272,6(0;
femmine 20, l38,699:tolale 39,411^309.
VI r:
li Giornali- di Roma del i 8 "7, a p. 0)7 8
riporta una statistica dcH' icii|)«ro ati-
Sliiuco del 18 55, ili cui si coiiUivaiio 455
opere periodiclie, cioè 78 politiche, e
377 sc.ientdiche e letterarie. Fra' 78 fo-
gli politici, ve ne aveaiio 4^ ii^ lingua
tede>ca, 18 in italiana, 4 '•> magiara, 1
in ruoien.i, 0. in tedia, 1 in polacca, 2
in illirica, 1 in armena, i in slovacca, ed
I in lingua ruleiia. L^ Bassa- Austria ne
conlava ?- 1 , e gli altri paesi ledeschi 18.
^iel 18 55 si ptiliblicarono, conj[)rese le
periodiche, 4^7-^ opere ripartite in vari
l'ami di scienza, di letteratura e belle
arti. Il Gioriudf di Rotila del i856 a
p. 488 olire le cifre degli esemplari de*
periodici di \ ienna spediti per le poste
dal 1848 al i855 inclusive, dalle quali
si trae quale sia lo slancio ora preso dal
puI)blicismo in z\.iislria; io mi contenterò
di segnaline, che nel 1848 furono s[)editi
1 , 1 8q,<p4 esemplari, e nel 1 855 giunse-
ro p|■ogre^sivamellle a i5,i I 3,588. Una
coriispondenza di Vienna de' 4 gennaio
i85c), riproilotla dal Giortiale di Ro-
ma a p. 39, dichiara: >> Nell'interesse ge-
nerale, crudo necessario di conslalare,
che da noi non vi è slainpa governativa
propi iauieiiie detta. Il solo iio>tro orga-
no ndlciale è il giornale che si pubbli-
ca alla mattina sotto il nome di Gaz-
zetta di f^idina. Insisto sulle parole: cÌki
si pubblica alla mattina, perchè il sup-
plemento che esic piìi tardi sotto il titolo
^iittndblat dcr II u-ncr Zeitung, non ha
alcun carattere ulìiziale o semi-uliizia-
le". Perciò il contenuto di quest'ultimo,
per niente impegna la responsabilità del
goveino austriaco. La Civiltà Cattolica,
sene 3.', t. 10, p. 252, loda il giornale
che già da molli anni si pubblica in
Vienna, Der Oe.stt-.rreicliisclie Tl^oiks-
frcnnd ossia 1' Amico del popolo au-
striaco, qual giornale cattolico di sane
massime in [)olitica e conservatore, per-
ciò ha contro di sé le opinioni de' gior-
nali di tutte le fazioni, i <pjali gli reputa-
no spebso per ei'iuii cose veiisaiine e giù-
VIE 28t
slisi.imo. IMa gli scrittoli dt-H' encomiato
pei iodico, gli sanno egregiamente lenei'
fronte, con mollo senno, pciutrazioiie e
grnn abilità. Uileva anco r////;V('/-,9, che
nell'impero austriaco molti giornali con-
servatori in politica, sono poco cattolici
in religione, per un resto degli antichi
pregiudizi da cui sono invasi. E siccome
molti giornali sono nelle mani di dii elto-
li israeliti (o venduti a loro favoie, come
in Francia e altrove, e ce lo di^se la stes-
sa CivilLÌ Cattolica, nel t. 12, p. 385:
Il piccolo neofita Edgardo /ì /or t ti ni), cosi
si spiega abbastanza perchè si levino eoa
faille 7elo a difesa della libertà della sina-
goga e de' rabbini, non curandosi poi
troppo di qiielladella Chiesa ede'vescovi.
Non cosi il 1 1 oll^sfrcund pienamenlee ve-
ramente cattolico, e che perciò non sepa-
ia,comef.innoalcuni improvvidi anche iiì
Italia, In causa dell'ordine da quella del-
la religione e della Chiesa. A p. 758 la
Civiltà Cattolica produce leseguenti pa-
role di sua corrispondenza.» Il giorna-
lismo di Vienna è veramente in uno sla-
to deplorabile: il suo contegno religioso
non meno che politico, è cattivo. Non
c'è un foglio politico veramente conser-
vatore. Solamente in una od altra occa-
sione i giornali trattano le materie poli-
tiche ora nel senso conservatore, ora nel
senso liberale, secondo che lo credono op-
portuno per piacere al governo oi^ a' let-
tori. In generale Sono servili qiia>i tutti,
ed amanti della rivoluzione moderata...
Il numero de' giornali che vorrebbero
distruggere l'ordine nello stato e nella
Chiesa va sempre crescendo. È veramen-
te cosa strana che, in un impero >i con-
servatore di sua natura e »"i cattolico per
tradizione slorica e, (piasi ancora, per
necessità politica, la stam[ia quotidiana
sia quasi tutta in mano o di liberali ca-
mudati o d'increduli sfacciati". Il Gior-
nale di Roma ripelutamenle pubblicò le
forze militali dell' iinpeifj austriaco, e
ragionò del formidabile quadiilalerostra-
tegico di /'t/o/ia ("/".j. Nel u." 43 del
1859 ci clie'il ragguaglio delle forze del-
l'Austria e delia Germania classitlcate.
Dirò solo, che calcolò le forze dell' Au-
stria oltre 600,000 uomini, compresa
la cavalleria, il genio, il treno, l'artiglie-
ria con i344 cannoni e obici. Le forze
della Confederazione Germanica sul pie-
de di pace, comprese tutte le armi, ascen-
dono a 6o4,65 1 uomini,ecl aggiunti i non
combaltenli, truppe sanitarie e impiega-
ti, cresce il numero con altri ^1,32'^ uo-
mini. L'Austria somministra il i°,i."e
3.° corpo, composto di iSS.ySo di fan-
teria, 26, 6c)4 di cavalleria, ic),35q d'ar-
tiglieria, 6,i3f) di truppe del genio: to-
tale I 98. 344- ^*'6 P*^' •'*' sommino le for-
ze totali che gli stati delia Confederazione
|)ouuo fornire, e quelle pure ch'essi ponno
impiegare fuori del paese in tempo di
guerra, si giunge a più d' un milione e
mezzo di combattenti. I principii della
marina militare austriaca, di cui trat-
tò la Jl'iener litogrnphite Zcitung Cor-
lesponclenz, e riprodotta dal Giornale
eli Roma del i858, a p. f)74> riuionla-
no a' periodi del governo di Ferdit:ando
11, Ferdinando III e Leopoldo I impe-
ratori. Eugenio di Snvoia però fu il i.°
che ne raccolse gli sparsi elen)euti, e che
fondò nel i 7 i 9 una flotta da guerra au-
striaca. Il I .° vice-ammiraglio di essa fu
r inglese lord Forbes^ che risiedeva a
A'ienna. Nel 1722 fu costruito a Trieste
(l-^.J, la Marsiglia Austriaca, un arsenale
da guerra. Già nel 1725 una flottiglia
era pronta ad uscire, ed essa ne'seguenti
anni fu aumentala ; ma negli ultimi an-
ni del governo di Carlo Vi andò in de-
cadenza. Lo spagnuolo vice-aramiragllo
cotale Lechoda, si dimise dal proprio uf-
fizio, gli equipaggi furono licenziati, ed
il reggimento de'soldati disciollo. A quel
tempo la flotta era composta di 3 vascel-
li di fila di 70 a 60 e ^o cannoni, di 2
armanizze. d' una fregata, di 4 golette,
cV uno sciabecco, d' una feluca, di molti
trabaccoli e pontoni, in lutto 5oo caa-
uoiii. Sotto Maria Teresa, allorché l'Au-
vr E
stria dovette rivolgere le sue forze con-
tro Federico II re di Prussia, la marina
militare decadde sempre più: alcuni na-
vigli furono venduti, altri disarmati, e fu-
rono conservali in servigiosoltanto picco-
li navigli come incrociatori. Venne final-
mente il tempo in cui la caduta della cele-
bre repubblica di f^enezia [f' .), diede alla
marina austriaca, profondamente deca-
duta, la grande eredità di quell'antica e
possente regina de'mari, sebbene la sua
flotta era notabilmente menomata pel
narralo in quel grave articolo. Il patri-
zio veneto Quirini ne assunse il comaa-
do superiore; l'arciduca Carlo era mini-
stro della marina. Ma la flotta rimase
inoperosa a Fiume ed a Trieste, fino al
1814, anno nel quale il governo austria-
co assunse la flotta del già regno d'Ila-
Un, della quale 1' Esperie ottenne il co-
mando. Nel i8i5enel 1817 ebbero luo-
go importanti riordinamenti, ed ilKoiii-
gf k ebbe il comando superiore della ma-
rina stessa. Gli successe nel 1824 il mar-
chese Amilcare Paolucci, sotto il quale
furono fondali e ampliali gli stabilimenti
d'educazione e d' istruzione, onde for-
mare gli udiziali di marina. Ne fa succes-
sore l'arciduca Federico, dopo la morte
del quale il Martini ebbe il comando su-
periore. Dopo terminata la penultima
guerra italiana, la marina stette sotto il
Comando del conte Gyulai: dopo questo
Slitto il Dahlerup. Sotto il conte di Wimp-
tten, successore di questo, la marina au-
striaca contava già 6 fregate, 3 corvette,
7 brik, 6 golelte, 34 peniche e barche
cannoniere, 5 scune, i ( piroscafi, 9 tra-
biccoli, I naviglio da trasporlo. Nel
1854 l'arciduca Ferdinando Massimilia-
no assunse il comando superiore della
marina. L'Austria non ha risorse marit-
Inne che sull'Adriatico, golfo o mare in-
terno, che coinunica col Mediterraneo e
che bagna 3 de' suoi più belli possedi-
menti. Il i.°siè il legno Lombardo f^e-
lieto (P^.j, paese abbondanlemeute ba-
gnato da fiumi, coufinanle all'est coll'A-
V lE
drintlco: il gran fiume Po ne l>agna il
confine meridionale e va a sboccare nel-
l'Acirialico, il quale riceve anche l'Adige
e altri fiumi. li 2.° è il regno d' Uliria
(V-), confinante al sud culi' Adriatico,
che vi forma due golfi, quello di Trieste
e quello di Quarnero. Il 3." è il regno
di Dalmazia (J-), il cui stretto litorale
si trova interrotto in due stretti. L' A-
driatico bagna al sud il litorale della
Dalmazia, e molti canali lo dividono dal-
l' isolej che sorgono presso la spiaggia in
gran numero. Quindi 1' Austria si pro-
pose formare le sue forze della marina
militare nelle proporzioni i\' una flotta
superiore a quelle della Sardegna e del-
ie òwe: Sicilie, anzi forse a quelle pure
che la Russia intendeva voler un giorno
mantenere nel Mediterraneo e nell' A-
driatico (onde poi si formò una stazione
a Villafianca nel i858, il che accennai
pure nel voi. XCIII, p. 207). Possiede
r impero d'Austria, come dissi, Trieste
col suo porto, dedicato egualmente alla
marina da guerra e alla marina mercan-
tile, e queste circostanze traeva seco gra-
vi inconvenienti, che l'imperiai governo
volle rimuovere con formare un porlo di
guerra speciale, capace di gareggiare co-
gli stabilimenti di egual genere che le
grandi potenze d' Europa posseggono.
Tale intendimento la corte di Vienna e-
rasi proposta da gran tempo, ma all'im-
peratore Francesco Giuseppe I era sei ba-
io effettuare l'ardua impresa, fin dal
1849 scegliendo Pola (^.) per servire
all' uopo e fondarvi un porto da guerra,
come voleva fare Napoleone I quando
signoreggiò le provincie Illiriche, per es-
sere il punto più vantaggioso di tutto il
vasto litorale Adriatico. Pola, città anti-
chissima, situata a circa i 20 chilometri da
Trieste, in un golfo sparso d'isole d'ogni
sorte, compreso fra la Dalmazia e il re-
gno Illirico, sotto i romani fu la più im-
portante dell' /s^/'jVz, ed a' tempi della
possente repubblica di Venezia ancora
ebbe una bella fase d'esistenza, lasciatasi
VIE 283
soltanto pressoché in abbandono ncll'ul-
tiojo secolo. Questa città, altre volte ric-
ca e possente, era situata sulla sponda
stessa del mare, ma gli arenamenti suc-
cessivi del Po ne l'hanno allontanata, e
la spogliarono del suo carati, re e de'siioi
elementi di prosperità. Pola possiede na
bacino naturale scavato nella terra e mi-
rabdmente protetto contro i venti, l'e-
stensione del quale è di circa 'joo ettari.
Il suo fondo basta alle più grosse navi
da guerra, che ponno starvi ancorate ra-
senti la riva. Vi si entra per un canale
aperto a settentrione e la cui larghezza,
ne' suoi punti più ristretti, è di 700 me-
tri. E raro trovare uniti sì pregevoli na-
turali condizioni. Vicino all' ingresso del
canale sorgono l'isole Orioni, che olfro-
no una rada esterna assai vantaggiosa di
circa 1200 ettari di snperhcie. Dentro il
porlo sorgono paiinienle le due isole di
s. Andrea e di Olivo, delle quali si pro-
fittò per la difesa. Si fece calcolo abbi-
sognare intorno a 80 milioni di franchi,
per lo stabilimento marittimo di Pold,
cioè a difesa della piazza^ e per l'arsenale
e cantieri di costruzione. Si stabilì mu-
nire la città d'una cerchia di \i chi-
lofnefri, ed il complesso della difesa fu
combinato in guisa da protegger 1' in-
gresso mediante fuochi incrociati, e di
fulminare colle dominanti artiglierie i
bastimenti che fossero entrati nel porto.
L' armamento di tutte quelle difese im-
porterà 400 bocche da fuoco, indipen-
dentemente dalle batterie di costa, col-
locate all' esterno, sulle circostanti isole.
L' arsenale marittimo di Venezia fu tra-
sportato a Trieste provvisoriamente, poi-
ché Pola è il punto in cui l'Austria si
propose concentrare tutte le forze marit-
time, e come saranno erette e armate le
fortificazioni, seguirà tosto il trasloca-
menlo dell'arsenale. Poscia nel dicembre
1806 l'imperatore, colf imperatrice, si
recò a Pola, a bordo del piroscafo da
guerra Imperatrice Elisahelta, seguilo
da'piroscafi pur da gueria Lucia e Pria-
284 VIE VIE
cipc Eiii;eiììo, ricevuli dal luogotenente gala T'enu.i. Ln sera fu illuminala splen-
dei litorale barone di INleiiens, dalle an- didaineiile la famosa e bellissima arena
toiitii di terra e di mare, e dal podestà di Pola, posta a 5o metri dal mare. Il
di Pola. A'f) di dello mese mg/ Fetea- Giornale di Roma óe\ i858 a p. 383,
ni vescovo di Parenzo e Pola celebrò col Monitcur de la FloUe^ riferisce l'e-
il solenne nflìzio divino, sotto apposita lenco con relative nozioni delle marine
tenda, e quindi l' imperatore procede al- militari degli Stati-Uniti d'America, di
la solenne inaugurazione della i .^ pietra Ptussia, d'Austria, di Prussia, di Spagna,
nell'i, r. arsenale della marina militare, di Portogallo, delle due Sicilie. » La ma-
per la fonilazionetl' una maggior forza rina austriaca è costituita d' un vascello
marittima delsuo impero, e per la costru- di linea da loo cannoni, 5 fregate da
zione della culla di essa, fra il tuonar de' 1 65 cannoni assieme, 3 fregate a elice
cannoni de' forti é de' navigli della flotta, da I2f) assieme, 5 corvette da ^4 assie-
Colla pietra inaugurale fu collocalo il do- me, i corvette a elice da 44 assieme, 4
tunienìoiiteriloap. I i6oei i64delG/or- corvette a ruote da 25 assieme, 8 stea-
7i(^/ /e (7/ /io//? /j del I 8 56, in cui è detto. Sono mers perla corrispondenza da 23 canno-
trascorsi XVill secoli dacché in questa ri- ni assieme, 7 brick da 16 cadauno, 52
va deirAdria,che congiunge tante nazioni cannoniere da 174 assieme, una bombar-
diverse, mille mani lavorarono a prepa- dada io cannoni, 12 navi d'ordine infe-
rare un sicuro e ben situato ridotto alla riore da 94 assieme, g trasporti. Que-
poderosa flotta di Roma e al Horente sl'elfetlivo dà un tolale di i oq navi e di
suo commercio. Quando si flaccò la pò- 95o cannoni, senza comprendervi 5 bai-
lenza di iioma, cadile con essa anche terie galleggianti per la difesa de' por-
Pola, Ma ora che dessa è ridivenuta ti. Il personale della marina austriaca
membro d' uno stato possente, si ridestò consta di 2 vice-ammiragli, 3 conlram-
l'antica o[)erositti e ritorna a vita quanto miragli, g capitani, i3 comandanti, 57
creò la chiaroveggenza di Ptoma. Rico* luogotenenti, 46 capi-manovra, e 83 ca-
iiosciuta dal sovrano dell' Austria 1' im- delti. L' ammiragliato (dal i854) è nel-
portanza del porto di Pola, per suo co- le mani dell'arciduca Ferdinando Mas-
niando esso spedirà un'altra volta in ogni similiano, assistilo da'contrammiragli de
luogo le sue navi a proteggere eincorag» Fautz, de Sepsi-Martonos, e de Baum-
giaie. Questa pietra narrerà a' posteri, berg ". Wello stesso Giornale a p. 973
come I imperatore Francesco Giuseppe I, è narrato, secondo la fVieiier lilogra'
pose ili questo luogo le fondamenta d'un ^>hile Zdtnng Correspondcnz : « Ora
grand'arsenale per la crescente flotta del la flotta è composta di un vascello di fi-
suo impero, e in pari tempo il germe la, 1 i fregate a vela, 3 ad elice, 5 cor-
che faccia rifiorire la città e il porto già vette a vela e 2 ad elice, 5 brick, 9 pi-
lauto invidiato di Pola, e divenga uno roscafi, 3 golette, 4 scune, 12 barche
Splendido baluardo per la potenza nava- cannoniere, i3 peoiche, 7 navigli da Ira-
le deirAiistria, sotto la direzione del co- sporto, 4 navigli per servigio nelle La-
mandante della flotta austriaca arciduca gune di Venezia, ed un j^cht a vapo-
Ferdmando Massimiliano. L'Onnipo- re". Di già uell' ottobre dello stesso
tenie protegga e benedica come il comio- 1 858, sul cantiere dello scoglio d'Olivo
ciamenlo, la fine. Caduta la pietra, s'io- a Pola, erasi varalo il vascello di linea
tuonò il Te Deuriiy e seguirono evohi- l'Imperatore, di 91 cannoni (la i.^ nave
zioni comandate dall'imperatore a bordo di tal ordine costruita ne'canlieri austria-
del vascello ammiraglio, la fregala Priii- ci), e vi si riunì a festeggiarlo la squadra
cipe di SchwarzeiiLergy e dall'altra fre- di riserva e quella di esercizio, enumera»
V I E
ta da tiello Giornale a p. 84G» ^"•'' P'*''
senza dell' impelatole e del suo lìalello
coinandante su[>renio della iiiurìna. Si
dispose ancora la cosliuzioiie d' un 6.°
vascello a 3 pouli, e quella d' nllro va-
scello di linea col nome d' ylustriaj di-
cendosi pure die l'iinpottantissiaio arse-
nale marittimo di / < nrzia doveS!>e rice-
■vere nuovi sviluppi. Un confronto [)0Ì,
de' progressi fatti lu Austria da qualche
anno, nella marina militare imperiale,
si legge nel Giornale ili Roma de'3o a-
prilei85f), e poscia fu ulleriormenle au-
mentala.— Sono ordini equestri dell'im-
pero d'Austria, oltre il ricordalo istituito
dall'imperante Francesco Giuseppe I, a'a
dicembre 1 849, tlie vadotostoa descrive-
re, quelli del To.son d'oro, à\ Maria Tere-
sa, di s. Su-fano I re d'Uii^htria, di s.
Leopoldo J/^ margra^'io d' Austria, di
Leopoldo li imperatore yùeWa Coronadi
Ferio, d'Elisabetta Teresa, della Cro-
ce vera o cavalieresse della Croce stella-
ta, dell'ordine Teutonico. Tutti hanno
articoli in questo mio Dizionario. L'AI-
manach de Gotha, vi aggiunge il Gero-
solimitano ('/^.J,pe'gran-priorali e com-
mende esistenti del medesimo nell'impe-
ro. L'ordine di Fraricesco Giuseppe I
è destinato dall'augusto suo istitutore a
compensare servigi distinti, senza riguar-
do alla nascila, religione e condizione.
Si divide iu 3 classi: grancroci, commen-
datori e cavalieri. La decorazione è for-
mala dall'Aquila imperiale bicìpite d'o-
ro a squamine nere, la quale viene ad
essere come divisa iu 4 pai ti dalle brac-
cia della Croce in essa innestala. La Cro-
ce è smaltala in rosso cogli orli d' oro,
ed ha nel centro un cìrcolo in fondo bian-
co colle iniziali F". J. in oro da una par-
ie, e dall'altra l'anno 1849 pure in oro.
La corona, che sormonta la Croce, com-
pie la decorazione. Sul diritto, cioè dal-
la parte dell'iniziali, pende da'rostri del-
l'Aquila una collana intrecciala nel mez-
zo colle lettere del mollo viRibUS UNi-
ais. La decorazione de' commeudalori
VIE 285
sì distìngue da (|uella de' cavalieri per
maggior dimensione; e quelln de' gran-
croci è incassala in un iniscià o raggie-
ra formala a 8 punle. Il nastro òdi seta
cremisi ondala. Fuori dell' occasioni so-
lenni, i membri dell'ordine, in abito ci-
vile, portano la decorazione in piccolis-
sima dimensione attaccata all' ocoliielio
dell' abilo mediante una catena d' oro
corrispondente al grado dell'ordine. Ec-
co poi la descrizione delle ris[)eltive ca-
tene d'oro di ciascun grado, nelle «piali
verrà portala in abilo civile la decora-
zione dell'ordine in pìccolissima propor-
zione. Catena per la G rancroccA^ntiiìa
è larga 3 linee, lu essa viene dapprima
la coronata Aquila imperiale (d'oro, nel
collo, come nelle ali e nella specie «li co-
da, smaltata di nero), con sopra il pet-
to l'arme Austriaca ; indi seguono in-
trecciale le iniziali cronogialiclie F.J,,
con al disopra parimenti pendente la co-
rona, la quale con due legami è ferma-
ta alle lettere ; poi viene di nuovo l'A-
quila, di seguito alternativamente le ini-
ziali in una immediala connessione. La
congiunzione viene operala per mezzo
di due membri della catena liberi al di
fuori, falli ud asticella, i quali sono fer-
mali da' becchi dell' Aquila a' tratti in-
feriori delle lettere, e dalla coda dell'A-
quila a' tratti superiori delle lettele. Ca-
tena per la Coiiìmenda. Questa e larga
linee 1 e mezza. In essa viene jirima la
coiona, ìndi l'Aquila (smaltala peiò di
nero solo nelle ali e nella specie di co-
da). ìNel bianco dello scudo del petto
dell'Aquila stanno le lettere F. J., poi
viene di nuovo la corona, e così di se-
guilo. La congiunzione è falla come nel-
le catene del primo grado dell' ordine.
Catena pt Cavalieri. Questa è larga
una linea e mezza. Dapprima viene una
linea e mezza dì diametro sostenente uno
scudo d'oro circolare, enlro il quale so-
no scolpile le lettere /'\ /., smallate ia
rosso ; indi viene uno scudo di simile
grandezza smallalo iu biauco colla coro-
28G VIE
na imperiale, di poi segue ancora Io scu-
do colie lettere, e così di seguito alter-
nativamente. La congiunzione fra que-
sti due scudi "viene compita per mezzo
di due appendici libere della catena, le
quali sono raccomandate ad orecchiette
intagliate sulla cornice degli scudi. Le
iiiedt)glie d'onore pel merito civile e pel
iDeiito militare dell' impero, le ricordai
nel voi. Il I,p. I 44-Q"*^s^' e altrisfuggevo-
li cenni, co'seguenti autori (co'quali v'in-
treccierò alcuni spettanti alla Germania
e ad altre sovrane case), insieme agli ar-
ticoli Au>Tr'.iA e Germania, ed altresì a
quelli riguardanti gli stati e le città ve-
scovili óeW Impero /austriaco, non meno
a'ricordati eche andrò rammentando, po-
trannosupplire, se non feci l'articolo eoa
lai denominazione, e con alcuni che scris-
sero di Vienna, verrà scusata la mia bre-
\ità. L' Indice riunirà pure le notizie
sparse in moltissimi altri articoli, riguar-
danti l'augusta casa d'Absburg-Lorena
e la monarchia Austriaca, massime quel-
li degli stati co'quali guerreggiò o fu al-
leata, sino a'ieuìpi più recenti. L'Episco-
pato dell' impero austriaco, senza com-
prendervi la Lombardia e la Venezia, le
quali liannoper metropoli l'arcivescovato
di iVilano e il patriarcato di Fenczia, o\-
tre l'arci vescovato d' f/rZ/Vj^^e (j uesto senza
sudraganei, si compone di i6 arcivesco-
\ati, di 4<^ vescovati, dell' abbazia Ntd-
liiis di s. Martino tV Ungheria, e del vi-
cario apostolico di Campo con carattere
■vescovile e insignito di titolo episcopale
in partiùus, Sidice di campo perchè pi ov-
\ede all'assistenza spirituale delle milizie
in ispedizione, esclusele presidiali di guar-
lìigione, e per l'autorità d'un breve apo-
stolico, temporaneamente è investito di
facoltà slraoidinariee di quelle pure pro-
prie degli ordinari. Sono gli arcivescovi
di rito Idlinoquelli di Vienna, Salisbnr-
go, Goriziae Gradisca, Praga, Obniitz,
ò'trif>onia, Eriauo Jgria, Colocza, Za-
gabria, Zara, Leopoli. Sono gli arcive-
scovi di lilo gieco-uuito o ruleuo cpelli
VIE
di Leopoli, e di Fognras nella Transiì-
Vania. Vi è ancora l'arcivescovo di LeO'
poli di rito armeno. In tutti i mentovali
articoli sono ricordati quelli de'vescovati
sulTraganei. Ecco un bel numero degli ac-
cennati scrittori. 0/v^;Vte e corsodclDa-
nul)io,con la cronaca Zingara e Turche-
sca, Norimberga i685. Francesco Wei«
stern, Topografia dell'Austria Inferio-
re, Vienna 1779- Francesco Ferdinan-
do Schroetter, CoUeclio Dissertati omini
liistoriain Iniperii Romano- Germanici^
Viennaei 776. Venceslao Hagek, Anna-
les Bohenwrurn diploniatibus i'ariisqiie
neri incisis, nionunientis aneti a Gela-
sio Dohner, Praga 1783, opera rara. Di-
ctionnaire abregé chronoUgique de l'hi-
sloìre et da droit public d' Alleniagne,
Paris 1754- Ill'itoire de la maison de
Brunswick, Genève 1767. Martyrolo-
giuni Eccleùac Germanicae: De ritu le-
ctionuni sacrarum, Augustae- Vindelico-
rum 1 687, alquanto rara. Giacomo Man-
senio, Anima ìd^toriarum hujus tempo-
vis injuncto Caroli V et Ferdinandi I
frairum Imperio, Coloniae Agrippae;
Germania Ululi a : De origine Gernia-
norum illuslriuni: De legibus veteruni
Germanorum: De re militari veterum
Germanorum: De nnptiis veterum Ger-
manorum: De studiis veterum Germa-
norum : De lingua veterani Germano-
rum: De religione gentili veterum Ger-
manorum: De religione Christiana ve-
terum Germanorum: De re nummaria
veterum Germanorum: Nolitia Germa-
niae veleris , Heidelbergae 1674- Sisto
Schier, Buda sacra sub priscis regibus,
Viennae 1774, rara. W^olfango Lazio,
Conimentarii in genealogiam Austria-
c<t/«jBasileaei 5G4: Rerum F ìennensiuni
Coinmenlarii , Basileae i546. Gerbertì
3Jart. Crypta nova s. Blasiana pria-
cip. Auslriae , Typis s. Clasianis 1772.
Giorgio Agricola, De melalUs Gerina-
nicarnm in Germanice lingua, Fran»
cofurti I 58o. Prevenhueber , Annales
Sijrenses^aliaquc adhisloriani Austnae
V lE
et Slyriae spectanùne , Noiirnbrrgne
in^o. Galles, Scrits Misiìens'uim Kjh-
jco/JorH///, Uatisbonae i ']5i:AiinalesAu-
slrìac veteris et iiovae, Vicnnaeiyoo.
Specimen j'uriitm lìlnf^untincnsiutn, Ibi-
dem I 753, Wigul IhìuiWyiMelro/ìolisSa-
lisbur^^ensìsf cuni notis Chi islopliori Gè-
woldi, Ralìsbonae 17 19. Antonio Slcy-
rer, Coin/nentarii prò historia Alberti
JI dueis /^»5/r/^ej Lipsiaei 725. Marco
Hansitz, Germnniae sacrae, in qua agi-
tur de metropoli Lauriarensi, de episco-
patii Palavitnd, ac de arcliiepi.uopalu
Salisbttrgensis, Aiigiislae Vmdelicoiuin
1727, rara: Analecla seti Collectanea
prò historia Carinthiac conci niianda,
Clagenfurli 1782, Non'mbergae 1793.
Francesco Wagner , Historia Leopoldi
J\J. Caes. Ang., ^uQU&lne VindeliCfii um
l 'jT.g. C!M\o'7^ìe\che\heck, Historia Friu-
singcnsif, Augustae Vindelicoruin 1724.
Pietro Borgbi, De bello Sveci co , Leodii
] 633. GiovanoiGiacotuoMa.scovio,Co//i-
Vìcntarii de rebus Imperli Romano- G er-
manici, Lipsiaei 757: Principia juris pu-
blici Tmperii Romano- Gcrnìanici,h\[)^ìae
1744- Giovanili Slainhauser, Commeii-
tationes ad Jo. Jac. Mascovi in Juris
^7f</'/«Vi eie, Salisburgi 1779. Diploma-
tarla sacra ditcatus Sijriae , Viennae
1 706. Topographia lìJ. regni Hungariae,
Viennae 1750. Giovanni Stliannat, Hie-
rarchia Fuldensis: Corpus tradilionuni
Fuldensìum: Historia Fuldensi.s: Codcx
probatioinim historiae Fuldensis: Clien-
tela Fuldensis beneficiaria: findeiniae
litterariae sii'e j\Jonumenta Gcrmaniae,
Francofurti i 729. Carlo Carafa, De Ger-
mania sacra ^ Francofurti 164»: Germa-
nia restauratasiib Gregorio Xct Lrba-
no F III Ponti ficibus^ac Ferdinando II
imperatori, Aaveisae i63o, rara. Bal-
dassare Postzmann, Conipendiuni vitae,
et miraculorum s. Leopoldi If^ Austriae
rnarchionis, Keuburgo iSgi. Guglielmo
Pex, Historiae s. Leopoldi IF, Viennae
Austriaci 747- Vi è pure la storia di sua
G&nomnixzìoaQ uegli Scriploies rcriu/i
V I E 2S7
Aiistriacarnm, ihWo stesso Pex. Guasco,
E^sai sur l'hisloire de la maison d Aii-
triclie, Pa r i s 1 7 7 8 . ///' stoire de Gustave
II Adolphe roi de S^'ede, Parisi 7(34.
Giovanni Mabiilon , V/er Germanìcum^
Ilatnburgi 1717- Nicola Wallliorn, Juris
piihiicix Austrìaci^ Viennae 1752. Ga-
spare Drusclii, C/iro//o/oi,'/c7ff Germnniae
nionasterioriim, Sulzbaci 1 G82. Adas de
l'Empire d'Allemngne, Parisi 744» Da-
niele Schoepiriu, Historia Zaringo-Ba-
densiscum codex diplomatico, Curolsru-
haei763. Ignazio Willielm , /'indiciae
arboris genealog. Angus, gentis Caro-
lino-Boicae, con tra sistema auctoris ge-
neographi, Rlonacliii 1720. Gerardo de
Roo, Annales rerum obAustriacis Habs-
purg gentis principiliw; gesinrum a Ru-
dul])lio 1 a Carolum / , Oeuipoitsi 592.
Historia ducuin Slyriae ab academia
graecensis iS'./.,Griieci 1 728. Enea Silvio
poi Pio lì, Historia rerum Friderici III
ìmp. cunt notis Jo. Boecleri; accedunt
Diplomata etdocumenla variale! aliiad
Germnniae historiam pei tinentes scriplo-
res , cura J. G. Kulpis , Argenlorali
I 685. FlorianusDallinian, Concilia Sa-
lisburgcnsia provineidlia et dioecesana^
Aiigustaei 788. Suppleto Lebmanni, ÈT/-
slorine diplomalieac Hungariae, Fran-
cofurti I 709. Gabriele Sclnvedero, Jus
publico fmperii Romano- G er manici, Tix-
bingae 1707. De Vallemonl , Lcs elc'
niens de l' histoire ou conlenanl : De
chronotogie j De geographie. De l'hisloi"
re uiiiversclle. De blason, De medailles
Jmperiales , Paris 1743. Giuseppe Ben-
ko, HJilkovia sive ejcplanatio antiqui E-
piscopatus Milkoviensis per Transilva-
niain olmi exporrecti, Viennae 1781,
Giuseppe Giovanni Schlikenrieder,67iro-
nologi a diplomatica, Vindobonae 1753.
Antonio Mari, De lege naturali posilio-
nes in usum auditor ii Findobonensis^
Vieimaei767, Constituliones et decreta
concinnata in pro^'inciali synodo Sali-
sburgcnsi, Salisburgi 1698. Gabriele Bu-
celiuo, Germania lopo-clirono-sleinina-
9.88 VIE VIE
tn-i^ranhìcn sncrn, et profana, Franco- op. varìorum, Basileae i ?4^- Concilia
filili ad Mo(Mium l 'iqq, raia. Gioigio Gernianiae collect. I. F. ScltaniKil.cl P.
l*ray, Annnles vetcrcs Hiiiiiioruin^ Ava- f.flcrlzlic.itn iS'./.,Colouiae Anj». Agripjii-
ria//, ci fliin^nroriiiii ah anno ante na- oaeiySc). Marcuardo Heigott, Gencalo'
(uni Cit li. ■{ tur/I 2 I Oj ad post Ciirishun !^in diplomatica /4iigu<!(ac gcnlls Ilabs'
qqj, Clini (lissfrl,7linliislriricocrilicisJo<!, bitrgicae , Viennae lySy: Monnnientcl
AVv/or/V, Viinldboiirie r 76 I. Aliai de Lt Aiignstae donins Anstriarac ^ Viennae
A/onarclìic Pm^xienne, Lontlres 1788. 1700. Pietro Lainbecio, Commentario-
G\o\anniìjoc\ì\, Yarratiokif^loricainau- nini de Augusta Bibiiotlieca Caesarea
gnriitlonìs Al'icrli, et fsabellae Austriae Fìndohonensis,\f\ennaei665. Kollario,
yjrcltidiicuin, i\iìlvievp\ae 1601. Corpus AnaLcta Aloniimenloruni omnis aevi
j'uris riungarici, aut Stepliano de TVer- Findo/iouensis, Vindobonae 1 66 i . T. A.
iocz , Tyinaviae i'j'^i. Francesco Wa- Tiioif, Blasone della.UonarcliiaAuf Irla-
gner, llisloi in Joyephi I Caesaris, cuin ca, Noiiiubeiga i 83 i . G. L. Freddy, De-
appendix usane ad paceni Baden^em, si rizione della cittù,sol/borglii e vicinanze
Viennae i 745- Codex Epistolaris Ru- di /'lenna, \v\iSoo. — I dinloini di Vien-
dnlplii I Rom. Rcgis comment. illuslr. na riescono fecondi e piUoresclii, ma u-
Fiisti Rndulphiiii^el Acluaria Diploma- midi ed esposti alle inondazioni. All'ovest
tunt, cura. Mari. Gcrherli, Typis s. IJia- sorge il n)aestoso monte Ivalilenberg, no-
sianisi772. Jus metropoliticnni Mogiui' niato |)nre J(j>e|>hsberg da una chiesa ivi
tinnm, INlogunliaei 734 Fromageot, yf/«- eddìcata nel 1G28 dall'imperatore Ferdi-
iialrs da regne de iMarie Therese, Pd- nando li allorché vi stabdì un eremo di
lis 1775. Concordala ìialionis Gernia- camaldolesi, dislrulloda'turcbi nel 1 683;
nicae integra, varìis addilamenta illu- ina da questo monte Giovanni III re di
tirata , et docnmcntorum , Francofurli Polonia, giunse in soccorso di Vienna da
^nn^. JMénioires pour servire ài' liistoire essi assediala e la liberò. Leopoldo I ri-
de la maison de Brandcbourg , Berlin costruì l'erejuo, poi soppresso e venduto
J 767. (iiovaimi Canzler, Z!r7Ì/ert« /i/^^o- da Giuseppe li nel 1780. Alsuddi Vien-
riquedcs afftiires politi(/ues et economi- na sono erte colline coperte di vigneti, e
nues de l Elccloratde Saxe, et des prò- montagne di vaste selve rivestite; all'est
vinccs Rennics, Leipzig i 786. Giovanni pianure sterminate. A mezza lega sud 0-
Heineccio, Elementa jiiris Germanici^ vest ilalla città è il bel castello imperia-
Venetiisi 7 5i. Scritti Germanici di di- le di Sclionbrunn. Sorge in riva al fiumi-
riilo criminale, Livorno 1846. iìleinorie cello Vienna, e contiene un bel palazzo
della guerra d' Italia degli anni 1848- imperiale, cominciato da Giuseppe I e
^()d'unveteranoaustriaco, yWUnoi'Ò^T.. terminato da Maria Teresa. E la resi-
Goargaud, La ballnglia di ffalerloo, denza ordinaria della corte durante l'e-
Kapoli i832. Antonio Cormastin, Des- state. Contiene pure un superbo parco
cription de la ville et residence impe- di animali, un orlo e giardino botanico
riale de f'ienne, et des ses Faubourgs, con ricca collezione di piante , che riu-
Vienne 1719. Giovanni Francolio, Re- nendo le più rare del globo, è la i.' della
rum praeclire ge<!larum, intra et ex- Germania. In questo magnifico castello
tra, et moenia iinuiitissiinae civitatis flsbò Napoleone I la sua stanza nelle due
/''j>«/jf/j?j?, Viennae Ilapliael Ilollbailer, occupazioni di Vienna, nel i8o5 e nel
saec. XVI. J. Eckel, Calalogiis Musaci 1809, ed in quesl' ultimo anno a' i4 ol-
CaesareiViiulobonensìs,Nuìnmorutnve- lobre vi si segnò la pace tra la Francia e
/e/f//;j,Vindobonaei779.GiustinoGoble- Y Austria , d\& Napoleone I ratificò Del
lo^ChronicorumVrbisLubecielalioruni, seguente gioioo, ed a'i6 parl'i per Pari-
V I E
gì. Si crede d.i molti, che l'atlenlàto ili
Feilenco Slapd d'Ei flirt, contro la sua
vita, onde fu giustizialo, lo determinasse
ad accelerare la conclusione della pace.
L'int[)avi(lo tedesco [)acalainente dichia-
rò , essere slato suo scopo chiedergli la
pace, iiidispensabde alla Geiuiauia, e ri-
cusando l'aviehbe ucciso, per riguardar-
lo oppiessoie della pulna e del mondo,
onde la sua morte essere necessaria al
bene dell' uoianilà. Le truppe francesi
sgoud)rarono (|uindigli stali austriaci ne'
tempi stabiliti, perdendo l'Austria 3 mi-
boni e mezzo di sudditi, per le dure con-
dizioni dell' accoi do. Indi Napoleone I,
fallo divorzio coll'imperatrice Giuseppi-
na, per la suo sterilità, senza curaisi che
il matrimonio [)e'cattolici è indissolubile,
il quale lu!<avia il tribunale ecclesiasti-
co di Parigi dichiarò nullo , perchè noQ
fu presente d parroco quando lo con-
trasse (nbbianio. Lettere di Napoleo-
ne a Giitsejpina, Basila i834). Po-
scia domandò ed oltenne in isposa l'ar-
ciiluchessa INlaria Luigia, bglia dell'im-
peratore Francesco I, poiché l' arcive-
scovo di Vienna, esaminato il processo
del divoizio di Giuseppina, gli sembrò
regolare. A II io caste! lo imperi a le, distan-
te 3 leghee mezza alsud-sud-e^t da Vien-
na è Laxemburg, Lajiei/ibiirgnrìi , nel-
l'antichissimo borgo conosciuto sino dai
I 276 sotto il noroedi Laxeudorf,che por-
lòsiiio all'ultimo secolo. E' assai ben fab-
bricalo e contiene due palazzi imperiali,
uno costruito con gotica architeltura nel
iSyy da Alberto III duca d' Austria, e
l'altro innalzato dall'imperatore France-
sco I, il quale vi passava una parte della
bella stagione, ed è frequentato dal suo
nipote che regna. Racchiude un bel tea-
tro, eil una cavallerizza, un giardino, ed
un [)arco di 2 leghe allraversalo dalla
Sclavaccha, il quale è aperto al pubblico.
Nel castello vi è una fabbrica di carta, e
conta ciica i eoo abitanti, pei ciò più as-
sai popolalo di Schonbrunn.
li luogo ove sorge la uobilissima capi*
VOI. xcix.
VIE 289
tale dell'Impero austriaco Vienna, in te-
desco / 1 ien, in latino f^indolona^ sot-
to quest'ultimo nome era il paese com-
preso nella Pannonia superiore o prima
Pannonia, Imperocché nella guerra che
Augusto portò a'gepidi e a'dalmali del-
rilliria, le anni romane per la i .' volta
penetrarono nella Pannonia, e Tiberio
incaricato del comando di questa contra-
da, ne fece una provincia romana; quin-
di i'\ugusto la divise in superiore e infe-
riore, che poi prese i nomi di Prima Pan-
nonia e di Seconda Pannonia, ed ebbe
diverse suddivisioni. Inoltre la regione si
chiamò Noriciini Ripense, che compre-
se gran parte dell'Austria e del Tirolo,
estendendosi il IVoricuni Mediterrancitni
verso l'Alpi. Abitata la contrada, in tempi
remoti, dagli Scurdiscie da'Taurisci, gau-
lesi d'origine, dopo la conquista romana
la parte occupala ora da Vienna fu per
qualche tempo una stazione delle legioni
dell'impero, le quali la chiamarono Fla-
vìana Castra, Julìohona secondo Tolo-
meo, Ala Flaviana per talune antiche
iscrizioni, ed anche Fabiana e Caesa-
rea. Alcuni attribuiscono la primitiva
fondazione della città, che piti tardi ebbe
il nome di Vienna, a Lucio Flavio, che
comandava nella Pannonia; ma propria-
mente non si ha nulla di certo su tale o-
piniooe, né manca chi dice erroneo l'es-
sersi appellala Juliohona, /'endtinn,Fla*
l'iana, Flavia, i quali nomi non convea-
gono che ad altre città. 11 vero suo no-
mepiìi antico è Fendobona, ovvero Via-
dobona, il quale trovasi nell' itinerario
d'Antonino e nella tavola Teodosiana os-
sia di Peutinger. Nella notizia delle di-
gnità dell'impero, è chiamala Vindoina-
na, e da Jornande, De rebus Gelli., è det-
ta Findoìnina. Nella vita di s, Severino
apostolo del INorico, scritta nel V secolo
da Eugippo (2.° abbate del monastero
che si fabbricò vicino a Napoli, ove i di-
scepoli del santo portarono il suo corpo
quando fuggirono da'barbaii, e da dove
fu irasierito 10 detta ciUà) è denominata
'9
290 VIE
Favinnes o Fiwiana; e nel XII secolo
Fai'in o FaAana: alcuni credono final-
mente, che a poco a poco fosse detta Fin-
na^ fiena e /ienna, ma non è che una
semplice congetturn. Dice \' Arte di veri-
ficare le dille, nella Cì-onologia storica
de'AIargravi, Duchlcd Arciduchi d' Au-
stria,che \'t\ai[iia auticainenle contenuta
nel rSorico, formava parte della l'aiinonia
allorché divenne preda degli Unni {^r.)Q
degli Abari, significfindo il suo particola-
re ialino nome di Austria, /Mese delMez-
zogionio. Separata dal fiume Ens in due
parti, quella che trovasi al di qua di es-
so soggiacque altre volte a' duchi di Ba-
viera, e l'altra situata oltre quel fiume
era compresa nella Pannonia. Vindobo-
na, pretende Castellano, risale probabil-
mente ad un mezzo secolo innanzi l'era
corrente, ma non era che stazione roma-
na 0 mediocre villaggio quando Marc'Au-
reIio,dopo l'inoltrala metà del II secolo,
inseguì i marcomanni. Dominata da'ro-
mani sino alia decadenza del loro impe-
ro, colla Pannonia fu invasa e assogget-
tala da' Goti e poi dagli unni , distrug-
gendo la colonia (uilitare che eravisi for-
mata, onde insieme ad altre fosse baluar-
do contro le orde barbariche. Verso il
434 soggiacque a'rugi, popoli germani
della Pomerania, onde 1* Austria allora
chiamossi Rugiland. Stabilitisi gli Bruii
sulla riva del Danubio, Odoacre redi es-
si, dopo esserlo divenuto nel 476 d'Ita-
lia, mosse guerra al loro re ^ il quale si
rifugiò nella Pannonia presso Teodorico
re de'goli o ostrogoti. Quantunque aria-
no, Odoacre onorando la virtù, mosti ò
benevolenza e rispetto per s. Severino a-
poslolodeiNoricOjche abitava sulle spon-
de dei Danubio presso Vindobona. Ma
nel 493Teodorico, vinto e ucciso Odoa-
cre, divenne re d'Italia e la sua monar-
chia giunse fino al Danubio; mentre al
di là dell'Ens posero sede i Longobardi,
i quali si dilatarono estesamente fino al-
la Pannonia, le cui terre cede agli ava-
li 0 abari o uuni il re Alboino, viucilore
V I IL
de'gcpidi, quando nel 5G3 calò in Italia
chiamato da Narsete. Carlo Magno re de'
franchi, dopo aver sconfitto e deposto
Tassinone duca di Baviera, nel 791 sog-
giogò quella parte della Pannonia ch'e-
stendesi dal fiume Ens a quello di Raab,
al di là di Vindobonn, sin dove inseguì
i fugij;i[ivi abari o unni. Il suo figlio Pi-
pino, nel 796 penetrò un'altra volta nel-
la contrada, e la spogliò di buona parte
degl'immensi tesori raccolti dar>li unni
nell'anteriori tremende scorrerie fatte in
Europa. Conquisi gli unni, il loro capo
si recò in Aquisgrana a ricever il batte-
simo, ed a giurar co'suoi fedeltà e som-
missione a Carlo Magno. Questi mandò
nello spopolato paese degli avari colonie
di franchi e di altri popoli; disgiunse dal-
la Pannonia 1' Austria attuale, e ne for-
mò con essa una regione di confine colla
sua monarchia, e la congiunse alla Ba-
viera , col nome di Marca Orientale o
confine Pannonico, facendola governare
da speciali conti di confine ossia margra-
vi, quali difensori della Marca, per repri-
mere l'incursioni barbariche, Furono suc-
cessivamente margravi Gontrano , We-
rinario, Alberico, Golfredo e Giioldo, i
quali assunsero il titolo di Margravi o
Marchesi della Marca della Baviera O-
rientale. Continuando la contrada a far
parte de' possedimenti dt-gl' icnperatori
Carolingi, Lodovico il Germanico, 3." fi-
glio di Lodovico I il Pio e i.° re di Ger-
mania, neU'Siy ebbe per sua parte la
Francia Orientale col titolo di re. Egli
regnò in Baviera, e Pialbodo margravio
d'Austria, non meno che i margravi che
gli successero, furono a lui soggetti. Nel-
r883 i figli de' margravi d'Austria ecci-
tarono una guerra civile in Baviera con-
tro l'imperatore Carlo III d Grosso, re
di Svevia e dalI'SyS di tutta la Germa-
nia, per averli privati della digmtà de'
loro maggiori. Essi col favore delle tur-
bolenze vi si mantennero; ed i loro suc-
cessori, dopo aver ottenuta la conferm-j
Ui tal di^tiilàj vennero riconosciuti pria-
V I E
cipi itnnipiliati dell'impero. Leopoldo l
\' /l/w^^trc, che vuoisi stipile de' mai'^^ravi
ereditari d'Austria, (u rivestito di tal di-
gnità nel 9"?.^, da Etnico I V Uccellato-
re re di Germania. Leopoldo I discende-
va dal conte l'oppone, che fu padre d'En-
rico duca (Il Turingia e di Sassonia, man-
cato nell' 886, mentre dilendeva Parigi
contro i normanni, e di Poppone succes-
sore al fratello nella Turingia, e poscia
deposto nell'Hq^. A c|ueslo Enrico na-
scevano dalla sposa Brunilde 3 figli, cioè
Adalherto conte di Bamherga, che ven-
nedecapitalo nel ()o8 per delitto di ribel-
lione; Adebaldo, che pet'i nei go2 nella
guerra contro la casa di Worms; ed En-
rico, che, rimasto estinto nella guerra
stessa, lasciava da Barbara sua sposa, fi-
glia d'Ottone duca di S.issonia , due fi-
gli, cioè il conte Bertoldo e il conte Ot-
tone, il maggiore de' quali fu padre di
Adelberto conte di Merlai , decesso nel
c)Ti4; di Poppone vescovo di Wurtz,bur-
go o Erbipoli , trapassato nel 961; e di
Enrico arcivescovo di Treveri, morto nel
9G4. U-civano da Adalberto 3 figli, va-
le a dire Leopolilo 1 ì'Jllnstre, d'i ca\ par-
lojBertoldo, istituito margraviodi Fran-
conia contro i boemi; e Poppone II ve-
scovo di Wurlzbnrgo. Tale, giusta Ec-
card, Origin. Sajcon. praef., è la genea-
logia de'margravi d' Austria, colla quale
però non s'accorda interamente quella
del conte di Bual. Leopoldo 1 difese la
Marca che gli era affidata, e non soffrii
giammai che si attaccasse impuneruea-
te: sicché essendosi Geysa re d'Ungheria
insignorito della fortezza di Meick, si po-
se in cammino contro di lui con un po-
tente eseicito,e postolo in rotta sulle spon-
de del Danubio, si ripigliò la piazza. Al-
tri vantaggi riportava sopra gli ungare-
si, a spese de* quali dilatò i confini del-
l'Austria verso l'oriente. Leopoldo I fu
dichiarato margravio ereditario nel 983
dall'iniperatore Ottone 11, morendo a' i o
luglio 9gi> e fu sepolto io Melck, Me-
</t7c7'Hm,dicuiiipurleiòpiìi avanti, loui-
VIE 291
ba de'margravi d'Austria, alla qual chie-
sa fondò un capitolo di r 2 canonici (Poi
la celebre abbazia di benedettini si fon-
dò nel I 0B9, e s. Leopoldo III detto IV
ne aumentò i ricchi possedimenti, anzi
ottenneda Pasqualell una bolla nel i i 1 3,
colla quale il monastero fu dichiarato e-
sente dalla giurisdizione del vescovo di
Passavia, e immediatamentesoggetto al-
la s. Sede. Occupa il luogo d'una fortez-
za romana, e rinchiude un ginnasio, una
bella biblioteca , un gabinetto di storia
naturale, una collezione di medaglie e uà
giardino botanico. Io quest'abbazia Na-
poleone I tenne il quartiere generale nel-
l'ottobre 180 5. Questo paese al di sotto
dell'Ens, è nel circolo superiore del Wiea-
nerwald). D' allora io poi la regione se-
guì i destini de' margravi, duchi e arci-
duchi d'Austria {^^.), la quale fu il ba-
luardo dell'impero dal lato d'Ungheria,
e si aumentò progressivamente il loro do-
minio, finché giunse al più alto splendore
e potenza, colla dignità imperatoria. En-
rico, I figlio e successore di Leopoldo F,
tenne la sua dimora nel castello di Melk,
e nella chiesa di s. Pietro depose il
corpo di s. Coloraano martire, a cui co-
struì una magnifica tomba, e poi fu se-
polto nello stesso luogo. Il margravio s.
Leopoldo III detto IV il Pio, addolcì i
fieri costumi degli austriaci con saggi re-
golamenti, purificando la loro religione
con abolire molte superstizioni a cui e-
ransi dati. Fu insieme pacifico e valoroso,
Seai ulò Enrico Vxoutro il padre, si fu per
vedere in quest'ultimo un persecutore a-
cerrimodella Chiesa ede'Papi; tuttavolta
poi ne fece penitenza. Il di lui figlio Leo-
poldo V nel I i4o fondò presso Vienna,
in RIosterneuburg, la badia de Canoni-
fi regolari d'Austria (^^.). Vuole il Ca-
stellano, che Vienna acquistò il nome che
porta, soltanto nel i i4o, perciò sotto il
margraviato di Leopoldo V(che altri di-
cono IV) il Liberale^'fì^Wo di s, Leopol-
do III detto IV, a cui e al fratello mag-
giore Alberto II il Divolo , successe ucl
293 VIE VIE
ii36 nel margraviato d' Austria e nel i re di Bnemia e Ungheria, violentò le
ducato di Baviera, il fratello maggiore viennesi, e spogliò i monasteri de* suoi
Enrico 11 (\e[ìo Jochsaniergolt, il quale stali: sollevatisi gli abitanti di Vienna, lo
nel I i54 abbandonò il ducato di Bavie- costrinsero ad uscirne, e ritirarsi al cnm-
la, dato al fratelloila Coriado 111, ad En- pò delle sue truppe, situato in poca di-
rico di Leone che glielo contrastavo qua- stanza. Pe'recliuni (btli contro di lui al-
le eredità patema , e (|uesti per incien- l'imperatore Federico 11, neliaSG fuci-
Ili^^o gli cedette l'Austria al di qua del- lato alla dieta d'Augusta, ma si rifuitò
l'Ens, che fin allora era stata soggetta ili comparire. Allora la dieta lo dichiarò
alla Daviera.L'imperatore Federico l,che in contumacia, decaduto dal dominio »le'
tullociò vide con piacere, con bolla d'oio suoi ducali; eipitsto giudizio fu applau-
etnanata a Ilatisbona a' l 7 settembre dito dalle [)rincipali città dell' Austria e
1 1 56, eresse il margraviato d'Austria in della Stiria, che ne scoNSero il giogo. Nei
ducatoeredilario, alla presenza e co! con- i 287 l'imperatore recatosi in Austria, se-
seuso de'principali signori dell'impero. Il guilo dal re de'romani Enrico o Enzo di
nuovo duca Enrico II neh iSSaccompa- lui figlio maggiore, da (|uelIo di Hoeuiia,
gnò l'imperatore nella suaspedizione d'I- dal duca di Ijaviera, nonché da altri priti-
talia, ove pine seco lui ritornava nel I 162, cipi, entrò a Vienna senza incontrare re-
prendendo parte alla presa di Milano. In- sistenza, ed ivi rimase 3 uìcsi. Durante
di Enrico 11 stabili la sua residenza a il di lui soggiorno nella città, questa pò-
Vienna, formandone la capitale dell'Au- se nella classe di quelle imperiali e libe-
stria: prima dimorava in Rahlenberg.Era re, le die'uno stemma particolare, vi fon-
Vienna poca cosa prima di lui; ma le cure dònna università, e i.el partire ne allidò
che si diede perampliarla e abbellirla, vai- la difesa ad un governatore. Piidotloal-
sero a ridurla una delle principali città la condizione di particolare e di proscril-
di Germania. Morì nel I 177 e fu sotterra- lo, Federico 11 ritirossi a Neusladt, ove
lo nella badia de'benedeltiui scappuccia- passò circa 4 anni; indi profittando del-
ti di Vienna, ossia de'beneiletlioi scoz/.e- l'assenza dell'imperatore, allora nella Va-
si, ila lui fondata nel 1 i58. Gli successe glia, fece leva di truppe, e data battaglia
il figlio Leopoldo VI detto V, che redu- agl'imperiali che si trovavano in Vienna,
ce dalla crociata di Palestina, collocò un riportò su di loro vittoria. In seguito as-
pezzo della vera Croce nell'abbazia di s. sediò la città, e la costrinse ad aprirgli
Croce presso Vienna. Ereditò dal suo a- le porte: alcuni altri prosperi eventi fe-
mico Oltocaro I duca di Slin'a quel du- cero rientrare sotto la sua signoria la Sii-
calo per essere senza figli, e fu sepolto ria e la Carniola. Alfine, recatosi in Ve-
in s. Croce. 1 mioì figli Federico 1 il Cai- ron j a placar l'imperatore, gli riuscì di
iolico e Leopoldo si divisero il retaggio piegarlo. Però durante la sua assenza, il
paterno nel i 1 94. ritenendo il i.° l'Au- re di Boemia Venceslao IH trovò mo-
stria , e lasciando la Stiria al 2,° IMorlo do, per le corrispondenze che teneva in
Federico I nei 11 97 celibe e deposto in Vienna, d'intiodursi in essa e di render-
s. Croce, il detto fratello Leopoldo VI il sene padrone. 11 duca Federico li al suo
Glorioso.^ e denominato anche il Padre ritorno, anziché avventurare un assedio,
de'Chicrici, utiì al ducato di Stiria quel- preferì di venire a patti col nemico, e per
lo dell'Austria. Il suo figlio Federico 11 una somma di denaro lo fece ritirare,
il Bclli(0''0, che gli successe, estese i suoi Qualche tempo prima di sua nitwte, fece
possedimenti alla Carniola, di cui èeapo- erigere la Carniola in ducalo, e l'Austria
luogo Lubiana, ed aggiunse a'suoi titoli in regno, ma quest'ultimo favo) e non eb^
quello di signore di Carniola. Guerreggiò be puato eiletto: a ciò si mosse l' impe-
VIE VIE 293
ratore Potici ico 11 nel I2/|'), per nver il dell' ullimo duca Ulrico IH , ir» prptjiu-
iliich respinto unnoiiibudi tartari Jiìon- dizio ile! proprio fratello Fdippo. Tro-
goli. M<\ perì a'i5 giugno is^Gin cou- vaiidosi vacante l'impero, i magnati di
seguenza della ferita riportala comhat- esso rivolsero gli occhi a Ottocaro li, tua
tendo contro gli nngari,senzci lasciar prò- egli rifiutò l'ollerta, contento de'suoi va-
le, l'iilliino inascliio dell'antica Cdsa di sii dontinii. Laonde il i .° ottobre 1273
Baniberga, e fu tuniulato nella badia di fu eletto re de'iouiani, per conipromes-
s. Croce. Aspirò alla successione Oertru- so in Luigi il Sc^'cro elettore Palatino del
de figlia di suo fratello Enrico 1' Zi'////7/o Reno e duca di Baviera, il di lui suoce-
duca di Medling,esposa d'Uladislao mar- ro Rodolfo II landgravio d'Alsazia, conte
clieseiii Moravia, figlio di Wenceslao HI d'Habsburgo e di Riburgo nella Svizze-
ra di Hoemia, attesoché i feudi d'Austria /vz, colle loro dipendenze, capo stipite dei-
e di Sliiia erano puramente femmuiili, la regnante augusta casa d' Habsburgo-
contrastati dalie sorelle dello zio. l'eiò Lorena, La stirpe di Rodolfo l traeva la
l'imperatore Federico II, bramoso d'ap- propria origine da Adalrico o Atico, ia
propriarsi sì ricca eredità, la pose in se- tedesco it^/i/cort, duca d'Alsazia, manca-
questro, e a nome dell'impero ne affidò to a' vivi verso il 690, da cui ei'auo di-
il governo ad Ottone conte d'Ebersteio. scesi: Alberto o Adalberto suo figlio mag-
Dopo aver Uliulislao soggiogato 1' Au- giore e di lui successore nel ducato d'Al-
stria, morì senza figli nel l'i.^J. Allora sazia, morto nel 722, il quale ebbe un
Enrico VI margraviodi BadensposòGer- fratello appellato come il comun padre,
Irude vedova, s'impossessò dell'Austria, dal quale si fa discendere la casa di Z^o-
e ne ricevè I' investitura da Guglielmo rena. Luilfrido I figlio maggiore e suc-
d'Olanda re de'romani, a raccomanda- cessoied'Alberto,trapassòpriuiadel769.
zione di Papa Innocenzo IV: visse poco, Luitfrido H di lui figlio minore, morì
e morto nel i25o, lasciò dal suo mairi- verso r8oo, col titolo di conte di Sund-
moiiio il figlio Federico d' Austria , più gaw. Ugo suo figlio minore ed erede nel-
tardi perito in Napoli collo sfortunato la contea di Sundgaw, cessò di vivere
Coiradino, l'ultimo degli nolienstaulfen neir837. Luitfrido IH suo figlio minore
della casa di Svevia , sul patibolo nel e conte di SundgaAV , mancò nell' 864.
1 268. Per tutto questo, Wenceslao IH re Luilfrido IV di lui 2.° figlio, e conte di
di Boemia, si adoprò perchè fosse duca Sundgaw, mancòa'vivicirca ilgio. Luit-
d Austria il proprio figlio Ouocaro mar- frido V suo 2.° figlio, era conte di 5und-
chese di Moravia , il quale recatosi nel gaw nel 912 e nel 923: ebbe due figli,
ducalo ne cacciò Gertrude; indi per co- Luitfrido VI, che gli successe nel Suod-
lorire la sua usurpazione, sposò Marghe- gaw , e quello che segue. Gontrano il
rita figlia del duca Leopoldo VI il Glo- Ricco, 2." figlio di Luitfrido V, era con-
rioso,e vedova d' Enrico o Enzo re de' te iu Argovia nella Svizzera, e possesso-
romani, benché in età mollo avanzata; re di ragguardevoli terre in Alsazia e nel
però la Sliria fu data a Bela 1 V red'Un- Brisgfìw, e lasciò il seguente figlio. Kau-
gheria. Divenuto nel I253 Ottocaro re zelino o Laotoldo conte d'Alsazia, mor-
di Boemia, col nome d'Ottocaro II, non to nel qqo. Radebotone, di lui 2.° figlio,
tardò a ricuperare la Sliria con 100,000 mancò a'vivi nel 1027. AVernero I il Pio,
uomini, sbaragliando gli ungari nel 1260; 3.° figlio di R.a(lebotonc, fu il i." conte
indi ripudiando Margherita, in onta al d'Abiburgo in Argovia, il cui castello e-
divieto pontificio, sposò Cunegonda ni- rasi fondalo da Wernero suo zio vosco-
potè al re ungaro. Lilanto il re di Boe- vo di Strasburgo, come dissi descriven-
mia ereditò la Carinlia, per donazioue do quel cautone svizzero, nel ricordato
294 V 1 E
articolo, in cui sono molte notizie degli
Habsburgo: morì nelioQG. Gli successe
il figlio Ottone nella contea d' Abshurgo
e landgiaviato d'Alsazia, ucciso 1*8 no-
vemhrei i i i.WeineiolI diluifigtio mag-
gioie, ed erede nella contea d'Absburgo,
e d' Adalberto suo zio nel landgravialo
d'Alsazia, viveva ancora neh 167. Adal-
berto I o Alberto il /ì/cco successe a Wer-
nero II suo padre nella contea d'Absbur-
go e nel landgraviato d' Alsazia, morto
neh 199. Rodolfo I \' Àulico e il Pacifi-
co, primogenito del precedente, e di lui
erede nella contea d'Absburgo e nel land-
graviato d'Alsazia, mancò nel \2Zi. A-
dal berlo li il Saggio, primogenito di lio-
duìfo le di lui successore, morì nella cro-
ciala di Sii ia verso il i 240, lasciando dal
suo maritaggio con Edwige, figlia dUI-
rico conte di Kiburgo, 3 figli maschi e
3 femmine. I maschi furono, Iiodolfo li
landgravio d'Alsazia, conte d' Habsbur-
go e di Kiburgo, che divenne imperato
re col nome di Rodolfo 1, Alberto cano-
nico di Basilea e di Strasburgo mancalo
neliiSG, ed Arlmanno: le figlie furono,
Elisabetta moglie di Federico conte di
Zollern e burgravio di iVorimberga, Cu-
negonda, ed N. che si fece domenicana.
Rodolfo 1 fu riconosciuto da Papa Gre-
gorio X, che ne avea promosso l'eleva-
zione, e da tutta l'assemblea di Francfort
con plauso; ma Oltocaro 11 fu il solo Ira'
principi che gli ricusò omaggio, quantun-
que l'avesse avuto a prefetto delle regie
scuderie, e ricevuto notevoli servigi nel-
la guerra contro 1' Ungheria. Pertanto
Rodolfo I nella dieta d' Augusta fece ci-
tare il re di Boemia, mosso dalle quere-
le che gli siali dell' Austria gli aveano
dirette sulla tirannide che il medesimo
esercitava in questo paese. Sdegnando Ot-
tocaro 11 d'intervenirvi, inviò i suoi am-
basciatori, i quali non conlenti di prote-
stare in di lui nome contro l'elezione di
Rodolfo 1, si dillusero in discorsi oltrag-
giosi alla sua persona. Sdegnatasi quindi
la diela, li scacciò iguoaiiuiosameute, e
V I E
dichiarato Oltocaro II ribelle dell'impe-
ro, autorizzò Rodolfo I a far leva di trup-
pe ad oggetto di perseguitarlo come usur-
patore dell'Austria. Nel 1275 Rodolfo I
marciò alla testa del suo esercito, prece-
duto dal figlio Alberto colla Croce inal-
berala, ed al grido di C/im^ffs degl'im-
periali. Inutilmente avendo intimato al
re boemo di abbandonar l'Austria, la Ca-
rintia, la Stiria, si venne a sanguinosa
battaglia, e Oltocaro 11 la perde colla vi-
ta. R.iferisce VArle di verificar le date^
che prima di quest'avvenimento, intimo-
ritosi Oltocaro II avea restituite le prò-
vincie occupate, e la pace fu consolidata
con doppio matrimonio fra' di lui figli e
quelli del re de'romani. Tuttavia non fu
molto durevole, poiché il re boemo, isti-
gato dalla moglie, nel 1278 ricominciò
la guerra, e vi restò vittima a'26 agosto
presso Marchfeld ; onde il primogenito
Weuceslao IV si alfrellò ad accomodar-
si col vincitore, col trattato d' Igiau, ri-
nunziando alle paterne pretensioni. Inol-
tre R.odolfo I volle quietare gli altri due
competitori, rispetto all'Austria, cioèMai-
nardo conte del Tirolo, marito d'Agne-
se sorella di Federico di Biden duca
d'Austria, decapitalo a Napoli, ed Enri-
co Vllliislre margravio di Misnia e ma-
rito di Costanza sorella di Federico II il
Bellicoso: il i." ottenne in compenso il
ducato di Cariulia colla marca di Tar-
vis, e stipulò il n:^trimonio di sua figlia
Elisabetta con Alberto, al quale Rodol-
fo I suo padre destinava l'Austria ; il 3.°
ebbe in pegno la città imperiale di Mul-
hauseu in Turingia , confermandogli il
paese di Pleisse , che conteneva la più
partedel principato d'Alteinbuigo.Q ni n-
di l'imperatore otlenne per acclamazio-
ne dalla dieta d'Augusta, a'27 dicembre
1282, di confermare a'suoi figli Alber-
to I e Rodolfo i ducati d'Austria e di Sti-
ria, e la signoria di Garniola , de* quali
stali l'investì insieme. Alberto 1 nel prin-
cipio dell 283 si recò in Austria, e f;i ac-
colto con grandi acclamazioni. Morto l'ini-
VIE VIE 297
peratoie Rodolfo I, la città di Vienna si pero (/^.), i quali f^li preferirono Enrico
ribellò contro Alberto I, e gli cbiuse in VII di Luxeiuburgo. Questi morto nel
faccia le porle; raa e^li la soggiogò in ca- i3i3, Federico I nuovamente concorse
pò a qualclie mese, intercettandole i vi- al trono ioiperiale, tna ebbe a competi-
veri. INel i2r)2 il duca concorse, con A- tore Lodovico V il Bavaro, die una par-
dolfo di [Nassau, alla successione dell'itu- te degli elettori elesse, mentre l'altra no-
pero, senza risparniiareeccitamenli esoru- minò il duca d'Auilria, il quale tosto fu
ine per acquistarsi i sulliagi degli eletto- messo al bando dell'impero dall'emulo,
ri; ma la sua potenza avendoli posti in e fra'rivali si ruppe guerra. Li generosi-
sospetto , gli preferirono Adolfo. Questi là di Federico I , che si restituì prigio-
in Oppenheim die'ad Alberto I una nùo- nierodi Lodovico V, non polendo sodJU
va investitura dell'Austria, colla confer- sfare alle convenzioni fitte quando fu
ma di tutti i privilegi che i precedenti im- vinto e preso, disarmò la sua collera, e
peralori aveano accumulati su questo concluse in Monaco a'5 settembre 1 322
ducato. Intanto manovrandosi la deposi- un trattato meno oneroso del r .° Per esso
zione di Adolfo, nel 1298 dedoitivamen- fu convenuto, che governerebbero insie-
te si decretò nell'assemblea degli elettori me l'impero; se non che gli elettori e gli
ede'priucipi contrari, tenuta in Vienna, e stati trovarono sigiavi dilQcoIlà nell'e-
cli surrogargli Alberto I; quindi aduna- secuzione di laleaccoraodarnento, cheda-
lisi in Magonza , a' 2 3 giugno deposero va loio due capi, chesidovèabbmdonar-
solennemente Adolf j, ch'eravi presente, lo. Federico I restandone persuaso, si eoa-
eleggendo in sua vece il duca d'Austria, tentò per amor della pace del solito tito-
Segu'i battaglia tra'due rivali a'2 luglio lo di re de'romaoi, del quale non fece uso
successivo, a Gelheim presso Worms, ove se non in qualche rara occasione e di pò-
Adolfo restò ucciso, lasciando Alberto I co riguardo, non che di qualche diritto
nel pieno godimento del trono imperia- onorifico, prerogativa da lui goduta sino
le. Alberto I durante il suo regno non si olla morte, avvenuta nel castello di Gut
occupò che di progetti d^ograndimento testein nel territorio di Vienna nei i 33o
per la propria casa; e mentre nel i3o8 tumulato nella certosa di Maurbach da
voleva invadere la Misnia e la Turingia, lui fondata. La moglie, Isabella d' Ara
e voleva assoggettare parte degli svizze- gona, vero modello di coniugale amore,
li, in questa spedizione venne assassina- lauto lo pianse, che ne perdette la vista
to ili." maggio in un battello, passando e dopo circa 6 mesi lo seguì nella tomba
la Pieuss, da Giovanni suo nipote figlio Dopo altri, nel i358 divenne duca Ro
di Rodolfo suo fratello landgravio d'Ai- dolfo IV V Ingegnoso, di sopra celebrato,
sazia, coadiuvato da alcuni gentiluomi- tinitamenle a' suoi fratelli Federico. Al
ni; in vendetta di non poter riavere il berlo e Leopoldo, principi che furono
patrimonio paterno, di cui era tutore. Il primi ad assumere il titolo d'^rc/f/«c^
di lui figlio e successore Federico I il senza però che alcuno de'loro stati aves
Bello, nel ducato d'Austria, non meno se il nome d' Arciducato. Al tempo lo
che nella contea d'Absburgo e nel duca- ro, avendo Alberto IV conte di Goerg le
to di Stiria, aspirò alla successione ezian- gali nel i 364 a' duchi d'Austria i propri
dio dell'impero, che gli meritava il suo dominii, fra cui Irovavasi qualche parte
carattere amabile e generoso; ma le ree della Carniola , furono essi totalmente
qualità del padre, e il risentimento de* congiunti air.\ustria,egualmenteche l'I-
molli mali che la di lui avarizia avea ca- stria e Moettling, che s'incorporarono al-
gionali alla Germania, la vinsero negli la Carniola, e col titolo a questa di du-
auimi degli Elettori del s. Romano Ini* calo. Nella guerra civile, insorta tra' fra-
29r) V I E
telli Leopoklo IV ed Ernesto W Ferro,
ne! principio del secolo XV, il r." fece
troncare il capo a 36 cittadini di Vienna,
che aveano preso le armi contro di lui.
11 loro nipote Alberto V nel 1/^3^ succes-
se al suocero imperatore Sigismondo, ne
regni di Boemia e d' Ungheria (^.), ed
anche nel!' impero col nome d'Alberto
11, restando nella casa d'Austria l'impe-
ro, al modo notato in principio. Nel suo
figlio Ladislao, nel 14^7 si estinse il i.°
ramo de'duchi d'^u9/nrt della casa d' Ab-
sburgo, ricadendo i possedimenti nella
linea Alhcrliiia-Sliriniia di Federico III
giàimperaloredal 1 44o,come ducad'Au-
stria Federico V, il quale eresse nel i 453,
qual capo dell' impero, in Arciducato
l'Austria , donde il titolo d' arciduchi e
arcidncJiesse a tutta la serenissima fami-
glia, e vuoisi che ili.° a portarne il titolo
fosse il di lui figlio ^Massimiliano 1. In pari
tempo Federico lil concesse agli arcidu-
chi il diritto di crear conti e nubili, d'isti-
tuire pedaggi, d'impor taglie ec. Da quel-
l'epoca in poi l'arcitluca d'Austria diven-
ne il I. "personaggio dell'imperodopo l'im-
peratore, al quale non si reputava inferio-
re, sebbene come membro dell'impero
riceveva da lui l'investitura. Infatti l'im-
peratore era obbligato ad eseguir questa
ceremonia entro i confini del!' Austria, e
l'arciduca l''incontrava a cavallo, vestito
regalmente, con in mano il bastone del
comando e sul capo una corona ducale
fiegiala di rosoni, e ferma in un berretto
a due punte affrontate e sormontate da
una Croce simile a quella della Corona
Imperiale (P'.).Fei\enco III,dopo la mor-
te del nipote Ladislao, volle impadronir-
sisolo dell'Austria, ma Alberto VI il Pro-
digo suo fratello, e Sigismondo di lui cu-
gino conte del Tiralo (sul quale occorre
notare l'avverlenya riferita nel volume
LXXXIII, p. 23 i), si opposero a tale u-
surpazione, e lo costrinsero a dividere con
essi l'ei edita del loro congiunto, l'ero Al-
berto Yl s'inleslòdi possedere inteioTar-
cidncato d'Austria, e prese l'armi per
V I E
ispogliar l'imperatore fratello della par-
te ch'era^li toccata. Nel i4^33 pose l'as-
sedio a Vienna per terminare la conqui-
sta dell'Austria interiore; ma accorso ia
aiuto di Federico 111 il redi Ijoeraia. li-
berò la piazza, dopo aver costretti colla
sola sua presenza gli assedianli a ritirar-
si. Morto poi Alberto VI in Vienna a'3
dicembre di detto anno. Federico IH e-
reditò i suoi slati. Indi cessando di vive-
re Sigismondo nel i477» ebbe la contea
del Tirolo e gli altri suoi stati. Tutta-
volta fu in procinto di perdere l'Austria,
cui Mattia re d'Ungheria, col quale era
entrato in ruggine^ corse tutta da con-
quislaloresino a'confini della Baviera; né
potè egli salvarla che con un trattato as-
sai gravoso di pace. R.0II0 questo, nel
\^'Òl\ il re Mattia co'suoi ungati s'impa-
dronì di Vienna, o meglio nel i." giugno
i4t>T', tiove stabilì la sua corte, e nel se-
guente anno compì la riconquista del-
l'Austria, e la conservò sino al 1490^ fi-
poca di sua morte in Vienna. Allora Fe-
derico 111, eh' era stato costretto per 5
anni a condurre una vita errante, con so-
le So persone di seguito, si restituì a Vien-
na , e fece rientrare l'Austria sotto il
proprio potere con tanta più agevolezza,
in quanto che non eravi più alcun nenti-
co che gliene disputasse la proprietà, fi-
gli prese per divisa le cincpie vocali : A.
E. I. O. U. che così spiegava: Ansliiae
est imperare Orbi Universo. Federico
III aumentò la grandezza di sua casa, e
la rese la più ricca e più possente di Ger-
mania. Imperocché, moi to nel i493, gli
successe, anche nell'impero, il figlio Mas-
similiano I, che avea avuto la ventura di
ottenete in isposa la più ricca ereditiera
d'Europa, cioè Maria unica figlia di Car-
lo il Temerario duca di Borgogna e
conte di Fiandra, ossia de' Paesi Bassi
(/'.), dal qual matrimonio nacquero Fi-
lippo il Beilo, e Margherita sposata a
Carlo Vili redi Francia colle contee
d'Arlois e di Corgogua per dote. Ancor
più fortunato Filippo il Bello , pose il
V I li VIE 297
colmo filln pntonzH (li sua cfna, pnirliè nel ppio, rinforzato nel corrente iBHo diil-
1 4<)<> sposò Giovanna la Puzza eitn\i\\o rnnperatore die rrgna. lì, siccome non
ra universaledell'imniensa nioiiarcliia di potè condursi a lìoina perla Corounzio-
Spcigna (^^.), di cui col nome di Filippo ne d' fiiìpcratore. (/ .), conlraslalogli il
1 divenne re: dal loro coniugio nacrpuio passo dalla repubblica di Venezia e dal-
li potentissimo imperatore Carlo V, che la Francia, per voler portar seco 1' eser-
formòla linea austriaca di Spagna, eFer- cito, allora ingiunse a tutti gli stati dt^l-
dinando I, allro loro liglio continoò (piel- 1' impero di conferirgli il titolo d' linpe-
la d'Austria, poi redi Ijuemia, tlUnglie- r(-z/o/((/'.)/'owrt/?oe/f/to, altrimenli do-
ria, de'romani e finalmente anch'esso ini- vea portar quello di Br. de' romani, pri-
pei atore (cioè dopo l'abdicazione di Car- ma della coronazione del Papa; titolo cui
lo V, della (jtiale essendosi pentito, e ipie- assunsero sem[)re dipoi i suoi successori
sti lentanilo invano ilal fratello Ferdi- all'istante della loro esaltazione, e Giulio
nando 1 die abdicasse il trono imperia- Il approvò tale delerminazione. Non ba-
ie, con ciò indeboh il vincolo che duvea stando a Massimiliano I tanta potenza,
unire idue rami della comune casa. Dal- nella vedovanza vagheggiò il [)Ontificato:
lora in poi cominciarono a riguardarsi perciò ne'suoi diplomi prese il titolo di
l'un l'altro con occhio di gelosia, o alme- Poiitifcx Muxinitis , ad imitazione de-
lio a non pii^i rifonilere i due racni iiisie- gl'imperatori pagani (su di che va tenuto
Die i loro interessi), restando sempre nel- presente il dichiaralo ne'vol. LI V, p. 1 oG,
la sua discendenza coll'impero i detti rea- LX, p. i3 i, LXX, p. 67). Egli introdus-
ini. Tornando a Massimiliano I, nella die- se pure nella cancelleria ititperiale qud-
ta di Worms, dopo aver vinto in certa- lo di re di Germania. Sotto il regno di
mesingolare il gentiluomo francese Clan- Massimiliano I, in Germania s'istituiro-
diodi Cattrè, ch'eravisi recaloa dislìdare no le Poste per le Slmile (f''"-)j e Vien-
tulti gli alemanni, istituì a y"/77//(/('/7 sul iia iliveniie la stabile resideriza abituale
Meno una camera imperiale per demde- delia casa d'Austria, e perciòeziandio del-
le sovranamente lecpieslioni ci vili che in- r im[)eratore , sovrana di vasta monar-
sorgessero tra gli slati dell'impero, e gin- chia, che le vicende de' tempi assai sue-
dicare di tulle ([udle cause criminali che cessivanienle ingrandì. Piegnando Ferdi-
si potevano considerare come alleile al nando I gravissimi avvenimenti cambia-
inantenimento della pace pubblica. Que- rono la (accia di Germania nel politico
sta camera fu poscia trasferita a Spira e e nel religioso, per l'eresia òq Liilcrani
india // >/s/rt/" (/'.), ove ha sussistito (/'^'.)ede'Pro?e5^(7«//(/^.).e peresseremi-
sinoali 806. Indi Massimiliano I nel i 5oo iiacciata pure da'turchi. lm[)erocchè fino
per morte di Leonardo, ultimo conte dal suo avvenimento all'impero di Tiir-
tli Go/'/r/rt (/^.), entrò in possesso di (pie- cìiìtt,\\ potentissimo Solioiano II avea
sta contea, tanto in forza degli antichi profittato della fatalissima rivalità di
pallidi famiglia, come ancora per la pre- Francesco I re di Francia e di Carlo V
logativa dell' imperiai sua dignità. Da imperatore, per rivolgere lesuearmicon-
quell'epoca in poi questa contea princi- Irò l'Europa: erasi impadronito di Dei-
pesca restò sempre soggetta alla casa grado, baluardo del regno d' Ungheria;
d'Austria. Nel I 5o I .sull'esempiodellaca- avea tolto all'oidine gerosolimilauo l'i-
inera imperiale, stabilì nella sua COI te uu sola di Rodi, baluardo della cristianità;
consiglio permanente pe'suoi stali eredi- avea preso e ripreso più volte Buda, ou-
tari, e gli affidò l'esercizio delle sue ri- de l'Ungheria eia Croazia erano rimaste
serve imperiali. Questa è la i." originedel sem[)re aperte alle correrie miisulmatie;
cousiglioaulicodell imperatore e dcH'im- e le discordie di Fciduiando 1, e di Giù-
29B VIE VIE
vanni Zfipoiski vaivotla di Tran<il?ania il conte P<il->lino del Reno, ed il forte e-
pretendente al trono ung^rese, e protei- sercilo condotto per soccorrere la sua ca-
to da Solimano 11, mossero questi a pre- pitale, da Ferdinando I, composto di te-
sentarsi a' i3 setteml)ie (altri dicono a' deschi, boemi e moravi. Il re avea domaa-
27)1529, alla testa di circa 200,000 no- dato l'aiuto di Papa Clemente VII, che
mini, alle porte di Vienna. Ferdinando ti'ovavasi in Bologna per celebrare la du-
J, favorito da pioggie abbondanti, avea plice coronaziotje del fratello Cai lo V;
avuto il tempo di mettere 20,000 uomi- mail Papa che giù nel i 526 gli avea man-
ni in citt.à, e di approvigionarla. La di- dato 5o, 000 scudi, non era allora in grado
fesa fu viva e valorosa , quanto era ar- d'aiutarlo, pel patito tremendo sacco di
dente l'attacco: i soldati veterani speri- /vj//Z(7, operalo barbaramente dagl'impe-
ruentatinelleguerredi Carlo V, ed un'ar- riali, per cui Carlo V pubblicamente in
liglieria ben servita, permisero al gover- Bologna innanzi di ricevere la Corona
natore della città conte Salm, di arresta- /''e/TC(7(^.), formalmente riprovò le sed-
ie per più d'un mese il feroce sultano, leraggini iniquissime da essi commesse,
avvezzo sempre a veder soccombere le come rilevai anche nel voi. LXX, p. 49-
fortezze sotto i suoi colpi. Intanto la sta- Tuttavolta, il Papa, gli concesse le de-
gione rendevasi sempre più contraria, i cime ecclesiastiche e altri sussidi!, scris-
viveri mancavano a'turchi; le campagne se premurose lettere a que' popoli inco-
devaslate non olFrivano più risorse; i sol- raggiandoli alla difesa, a mezzo del nunzio
dati turchi soccombendo alla fame, spi- apostolico Vincenzo Pimpinella, promul-
ravano nelle trincee. Quarantamila di gando con bolla a tutto il mondo pienis-
quesiijO secondo altri 80 mila, erano già sima indulgenza a tulli quelli cbeaves-
periti, in guisa che Solimano II fu ob- sero somministralo denaro o milizie,
bligato di levar l'assedio e ritirarsi a' 1 5 Giunta poi in Dulogna la lieta notizia
ottobre. Tale però era stata l'ammira- della fuga del turco, nell' ultima dotne-
zione del sultano, proteggitore delle bel- nici d'ottobre, in rendimento di grazie
Jearli, che gli avea ispirai* l'aspetto del- a Dio, per la liberazione de' cristiani da
la sontuosa basilica di s. Stefano, che a- sì fiero nemico, il Papa tenne splendida
vea dato ordine a'suoi cannonieri, di ri- cappella pontificia in s. Petronio. Sebbe-
spellarequestostupendomonuraentodel- ne Solimano 11 fosse tornato a Costanti-
la gotica architettiwa. Nondimeno, già nopoli e mostrasse non aver forze baste-
notai, resloalquanlodanneggiato.il con- voli a continuar la guerra; non ostante
te Salm fu denominalo il SaL'alore di temendosi che volesse vendicarsi degli un-
lienna contro i turchi, ma avendo poi garesi, e danneggiare i principi cristiani,
scelto a sua tomba la chiesa delle Doro- a' quali avea giurato odio e sterminio, a*
tee, questa vennein tristi tempi cambia- io dicembre il Pa[)a e Carlo V raccol-
ta in un magazzino del monte di pietà! sero a consiglio i ministri più abili, onde
Disse in proposito la Civiltà Cattolica: prevenire qualunque invasione, nella qual
» La maledizione di tali tempi non può circostanza valenti oratori rappreseuta-
più rinnovellarsi nell'Austria". La stella rono la necessità d'una lega difensiva per
e la luna falcata collocata per memoria liberare la cristianità da'minaccianli pe-
sul culininedellalorrecampanaria, fupoi ricoli; pertanto fu nuovamente esortato
rimossa da Leopoldo I per sostituirvi il Culo V a cooperare alla pace universa-
gloiioso vessillo della Croce, in memoria le. Laonde a'2G gennaio i53o Carlo V
dell'altra liberazione di Vienna deli 683, ordinò a Cesare Maggi napoletano, coo-
come dissi più sopra. Contribuì alla ver- dolliere dell'imperiali milizie italiane, di
gognosa e precipitosa rilirala de'luichi, marciare contro il turco pon grosso eser-
V I E
ci(/», qiidlora lentasso ritoinare soUo al-
lo lUiii-iì ili Vienna. Del (in (jui accenna-
lo, in buona p;ìt-le, i(n[M)rtanli nozioni si
legi;'ino nella Croiuim di Clciitiuift'. 1^ [[
e Carlo f^, illustrala dal cav. Giordani,
massime con notizie bil)!io;^ra(i(:!ie a p.
1 7 e 3 I delle Note. Solo rioordeiò : f^e
sirgc de la vdlc. de J'^icivit: cu Autriclie
temi par l'Emperciir de Turqute cu
i529, Anversi52Q. Ulloa, Fila del pò-
tciitissimo e chrislia/iissinio imperatore
Ferdinando /, nella quale i'eugoiio coni-
prese le guerre d Europa, comniciaiido
ilali 'il'] fino al \. 544iVenetia i 565. Dol-
ce, Vita di Ferdinando I imperatore,
ìii'lla quale sotto bra'ità sono l'historie
dal i5o3 insino ali5G^, Venetiai 566.
A Ferdinando I nel 1 564 successe '' '"'"
glio Massimiliano II, nato a Vietala, già
eletto re devoniani fin da'24 novembre
1 56'2, ed alla presenza del padre inco-
ronato contro l'uso a Franciorl a'3o del-
lo stesso mese. In questa ceremoniii non
fu odimessa alcuna delle formalità pre-
scritte da Carlo 1 V nella bolla duro. L'e-
lettore iì\ LI randebtirgo ,cuinc gì ande cop-
piere, montalo a cavallo si recò a pren-
dere da una mensa i(nbandila in mezzo
alla giau piazza, un bacino d'oro ed una
salvietta; ritornò to:»to nella sala del fe-
stino e presentò da lavarsi all'unperato-
re e al re de'iomani; la salvietta e il ca-
vallo furono poi consegnali al conte di
Zollern , cui appartenevano per aulico
diritto. L'elettore di Sassonia, come gran
maresciallo , sab pure a cavallo, e cor-
se a prender una manata d'avena em-
piendone uno staio d'argento. Lo staio e
il cavallo furono rimessi a Federico di
l'appenheim vice-granniaresciallo. L'e-
lettore Palatino, come gran maggiordo-
mo, si l'eco a cavallo nella cucina, prese
due piatti, ritornò nella sala della festa,
scese di cavallo, imbandi i piatti sulla la*
vola dell'imperalore, mentre l'elettore di
Sassonia gli presentava un grosso basto-
ne. Il cavallo e i piatti d'argento furono
dati ul vicariu del Palaliuo. 1 lieelellori
V I E S9()
ecclesiastici, nrci vescovi di Dlagonza, di
Colonia , di 7 ra'cri, si presentarono di-
poico'loro sigilli, come arcicancellieridel-
l'impero, e il re de' romani li [>assò loro
al collo. Per non trascurar nulla dell'an-
liclie usanze, fu arrostito nella piazza ad
uno spiedo di legno, un bove infircito di
molli altri ani iiìali. Ne fu deposto un bra-
no sulla mensa del re de'romani, e il re-
sto lascialo al popolo. Massimiliano II ac-
cordò a'proteslanli dell'Austria h liber-
tà di coscienza: da IMaria figlia di Cailo
V ebbe i5 figli, fia'(juali gì' immediali
successori Rodolfo 11 e Mattia imperato-
ri, ed Anna maritata a Filippo II re di
Spagna, figlio ed creile di Carlo V. Il di-
ritto di primogenitura nella casa d'Au-
stria, pare siasi stabilito sotto Massimi-
liano Il , non avendo avuto i suoi figli
cadetti veruna parte alla sua successio-
ne. Divenuto nel I 6 I 2 imperatore Mat-
tia, esovranodell'Austria, restituì a Vien-
na la sede imperiale, che Rodolfo 11 avea
fissalo a Praga. Mattia volendo limitare
r eccessive concessioni falle dal fratello
Rodolfo II a'proteslanli boemi, questi in-
sorti diedero principio alla guerra de'3o
anni, coWa ribellione de'?, 3 maggio! 61 8,
in cui dal palazzo di Piaga giltarono dal-
la finestra i ministri cattolici, senza die
ne ricevessero alcun male, certo per di-
vin prodigio. ]Nel 1619 a'20 marzo suc-
cesse a Mattia il di lui cugino Ferdinau-
do II, che avea adottato per successore,
cedendogli le corone di Boemia e d* Un-
glieria, mentre era arciduca di Gratz, e
duca di Carinlia, Carniola, e Stiriadi cui
è capitale Gratz. Ma eletto imperatore a'
28 agosto di detto anno, si opposero gli
stali di Boemia, rivocarono quella da es-
si fatta nel 1617 di lui a loro re, ed eles-
sero Federico V elettore Palatino del
Reno, capodel parlilo protestante in Ger-
mania. Questo servi di nuovo alimeulo
per la guerra già cominciala. In quel-
la ostinala, fiera e sanguinosa guerra,
tlie alterò e travolse vieppiìi le condizio-
ui icligiuse e civili UelJu Geruiuuiu, ijuau-
3oo VIE
do la lega proleslanle minacciava d'ali-
battere e sbarbicare dall'Ens all'Elba o-
gni vestigio <ii fede cattolica, si videro in
quelle nobili e generose nazioni alti si
magnanimi e prodezze sì grandi, e sfor-
zi così costanti, che meritarono agli ale-
manni callolici la gloria e il nome d'eroi
cristiani. Imperocché i cattolici doveano
resistere all'imptjto di c|uasi tutte le set-
tentrionali provincia, e alle simulazioni e
alle frodi e a'tradimenli di tutti i vili e
felloni che nelle terre cattoliche in occul-
to parteggiavano co'lulernni, e in mille
guise ponevano ostacoli al generoso ardi-
mento de'saldi e costanti loro fratelli. Ma
per saldi e costanti che stati fossero, a-
vrebbero didicilmente potuto tener fron-
te alla piena della lega luterana, dipoi ca-
pitanata dal fulmine di guerra Gusta-
vo li Adolfo redi S\'czia (^/^.),&e l'invit-
ta casa d'Austria coll'autorità e colie for-
ze imperiali non vi avesse opposto contro
quel valido argine, che ad onta dell'urto
gughaiilo e violento, non crollò né si
scosse; sebbene pressoché sola sostenne
<|uella lotta sì lunga e gloriosa, contro
il protestantismo incarnato nella furiosa
lega svedese. A tanta resistenza inveleni-
ti i luterani tedeschi, attizzarono gli altri
eretici ussiti, luterani e calvinisti boemi,
i (|uali congiunti con altri protestanti se-
diziosi ungheri, slesiain, moravi, auslria*
cidell'Auslria superiore è transilvani, fe-
cero sotto la condotta <lel ribelle conte
Enrico o Mattia di Thorn, unformida-
l)ile esercito, e marciarono serrati alla
■volta stessa di Vieiuia , per ischiantare
tlallefotulamentail trono imperiale. Fer-
dinando 1 1 non essendo preparato a quel-
rini[)rovviso assalto, e peiò non avendo
iorze bastanti a far testa alla moltitudi-
ne forsennata che l'investiva, fu costret-
to di ricovrarsi nella rocca; mentre i boe-
mi, come una furiosa fiumara , avendo
già traboccalo entro i sobborghi di Vien-
na, ponevanli a ruba e a fuoco spietata-
mente. Mentre essi baldanzosi e felloni
b'uccin^c vano all' assalto della rocca, i
VI E
prinripali di Vienna, parte sbigottiti del-
1 avvenuto e timorosi ili peggio; parte, ed
erano i più, segretamente collegati co'ri-
belli, pressavano Ferdinando 11 di veni-
re a patti co' luterani e altri eretici , o
d'abbandonar la rocca e ritirarsi in si-
curtà nelle più interne provincie. L'im-
peratore perì) conobbe, che s'egli uscisse
di quell'ultimo rifugio, d trono imperia-
le Sarebbe sovverso dalla foga ereticale,
e la parte cattolica vinta e contrita in
tutte le contrade alemanne: Uonde rac-
colta ogni virtù al cuore , e in tanta di-
sperazione di cose, levato l'animo a con-
fidenza in Dio, raccomandandosi a un
Crocefisso, esorlò i rappresentanti della
cillà a più generosi consigli, e protestò di
Voler sostenere e difendere la fede e l'im-
pero sino all'ultitna goccia del suo san-
gue. Intanto quella notte vigilò prostra-
to dinanzi alla s. immagine del Crocefis-
so, scongiurando le divine misericordie a
voler proteggere qucll' ultimo baluardo
della Chiesa cattolica in Germania, ne
permcllesse il trionfo de'suoi nemici. E'
tradizione costante, che il Ciocefisso gli
rispondesse chiaramente: Ferdinando, fa
cuore, ch'io non t' abbandonerò. Tutti i
jiarlicolari di quel memorabile fatto so-
no per minuto narrali dal eh. eav. Fe-
derico Harler, nella dotta e accuratissi-
ma storia che ha pubblicato di Ferdi-
nando II, in Sciaffusa nel i854- In essa
si narra, essere stato divisamento de' ri-
belli, chiudere 1' imperatore in un chio-
stro, educare il figlio di lui nel miseran-
do protestantesimo, e sottoporre a giudi-
zio capitale parecchi membri del consiglio
segreto; né tace lo storico de'conforti a-
vuti dal Ci ocefisso. A. quella divina pro-
messa Ferdinando il, [)ieno di speranza,
rizzossi, e tosto pose i soldati in ordine
di difesa. Già alla nuova alba i boemi,
piantale le artiglierie a battere in breccia
la rocca, e apparecchiale le scale all'as-
salto, movean rabbiosi alle fosse, quan-
do i deputali di Vienna , risoluti d'ar-
reudersi, ii luiupeudo senza alcuu riguar-
V I E
do nelle regie sale, si fecero Innnnzi al-
l'inipeiiitore pieni di mal talento. Ferdi-
uaiido II ij;li accolse nell'ani.) iniperìale,
e fiiron^li posti innanzi i patti di (pud-
linverccoiuU e codartla p.ice, Ira' (piali
ilovea l'nDperalore rinunziare il trono di
IJoeuiia e confejiuare a' luterani la Con-
fessione- yJtigustana.PveiììeHeW pio mo-
narca all'esecrabile convegno, e con in-
vitto animo, con grave e maestoso sem-
hianle, nbiillòquel foglio; ma il deputa-
to Tcliernenibel, pur incalzando di per-
suadergli l'istantanea necessità ti' accor-
dare a'ribelli le loro domande, fu si te-
merario d'alFerrargli il cingolo, cui lene-
ve appesa la spada, e scuotendolo disde-
gnosauiente, intimargli di sottoscrivere.
Ferdinandoll guardò l'audace con occhio
fermo e sovrano, né ponto si commosse.
Se non che, mentre il borgoiiiaslro di
Vienna, Agostino Thonradel, fra il timi-
do e il disperato, gli presenta la penna,
ecco s'ode nella piazza della rocca los(|UÌl-
lo delle trombe: ognun leva gli occbi al-
le finestre, e che vede ? Vede una grande
schiera di qoo cavalli conilolti dal pro-
de Sainl-IliUer, che spedilo dal lorenese
Dam|.ierre, entrava al soccorso degli as>
sediali, salvatore di Vienna. A quella
\ista sbaldanzili i facinorosi, e caduti in
uno sbigottimento mortale, s'accalcaro-
no gli uni sopra gli altri per fuggire e
mettere in salvo la vita. La nuova per-
corse in un baleno i drappelli boemi, i
quali lasciato il bagaglio e le artiglierie
si misero in fuga , sgomberarono i sob-
borghi, e furono inseguiti, sbaragliati e
uccisi dagl' imperiali. Vienna fu liberala
da tanto eccidio, e cantò giuliva le lodi
di Dio e il trionfo dell'imperatore. Di re-
cente l'egregio cav. C. AV orzi nger di Vien-
na, in Piomu slupeudau)ente in ampia le-
Ja dipinse al vivo con magistrale perizia
l'accennata grande scena, e l'inviò all'ina-
peratortFrancesco Giuseppel, degna pro-
genie di quel grande, e pel generoso suo
amore alla Chiesa degnissimo di quel jne-
seute. Meritò ii luaguìfìco dipìnto d' es
VIE 3oi
sere descritto dalla Civiltà Callolira,
serie 3.', t. 4, P- ^Sy, delle cui nobili pa-
r(jle mi giovai, tralasciando per brefilù
i singolari pregi ilei dipinto, pieno di a*
niuia, di vita, ili moralità. Vinto l'elet-
loie Federico V nella battaglia di l^raga
\'S novembre i G20, dagl'imperiali coman-
dali da Massimiliano duca di lìaviera, ca-
po della lega cattolica di Germania, <pie-
sli venne investito deirelellorato l^alali-
no, la cui famiglia segna ila (piesl' epoca
il principio disua grandezza. Soltanto per
la pace di ff'tslfaliaW b.isso Falatinato
ritornò a Carlo Luigi figliodi Federico V
nel iG/\S, ed allora in suo favore fu crea-
to un 8." elettorato, poiché il duca di Ba-
viera restò nella dignilà coll'alto Palati-
na io. iVe Ila gffc/rcz <^(V//('/j/,'(7/z/; /, la /V^/rt-
ciii e la Svezia aveano formalo il pro-
getto di abbattere la casa d^Anstria, per
arricchirsi delle sue spoglie. Vi pose line
i! doppio congresso di iMtìnsltrt d'Osna-
brtick, dietro i quali segui la pace di
n'es/falia,óa Papa Innocenzo X ripro-
vata e condannata nel i64>^, per essere
perniciosa alla repubblica cristiana e in-
giuriosa all'impero. Fatale all'Europa e
alla religione cattolica fu la pace di West-
falia. La Svezia e parecchi principi pro-
testanti dell'impero ottennero considere-
voli ilominii in Germania , la maggior
parte a spese della Chiesa cui si t«Uero
vescovati e badie che vennero secolariz-
zale. Si concesse alle città imperiali voto
decisivo nella dieta. Si ammisero le 3 re-
ligioni nell'impero, cioè la vera cattolica,
e l"'ei etiche luterana e calvinista, che poi
si suddivisero in molteplici mostruose al-
tre sette , con eguaglianza reciproca di
diritto. D'allora in poi fu piantato nel
grembo de' governi cattolici il seme di-
sti ultore dell'indifferenza in materia di
religione: si volle sejiarare lo Stalo dalla
Chiesa, cioè il corpo dall'anima e le scien-
ze dalla religione; e per opera simulta-
nea deir£/e.5/<7, ò\ Razionalismo e di for-
za si prelese rivendicare esclusivan)ente
a'goveriii un diiillo educativo, che Que»
3o2 VIE VIE
gli il qiinlo ?nlo Vìa, Ferita^ et Vìin r.rt, potè ci. Livio Otlc'ìcalclii con 10,000, on-
\olcva e vuole cleiiiaiidato alla Chiesa. E de poi ebi)e il principiilo del Sirmioi^V.)^
siccome rindilFerenlismo, la miscfedenza, da're di Spagna e l'orlogallo, e da altri
Io scetticismo in punto di religione sono principi, pel mantenimento dell'esercito
la quinl'essenza di tutte l'eresie unite in- imperiale composto d'8:4.,ooo uomini, o
sienip, cos'i l'Europa, che ti'è invasata, è come voj^lionoaltriSy, 000, tleVjuali 8000
lagrimevole vittima al dì d'oggi della più uniti a borghesi formando 1 3, 000 difen-
inostruosa confusione d' idee e di princi- devano l'interno della città; onde tutta
pii morali. A rimarginare tali piaghe e la cristianità stava sospesa e trepidante,
quelle prodotte dal Socialismo, altro ri- attendendo il risultato della dispari lotta,
medio non hawj ne'governanti e ne'ge- Essendo perciò debole la guarnigione di
nitori, che allidnre l'insegnamento della Vienna, costernati ne partirono Leopoldo
gioventù, pieno e libero, alla Chiesa e I colla mogliegravida, i figli e la famigliri
sopra tutto agli ordini religiosi. A questo imperiale, recandosi prima a Lintz e poi
intendimento prezioso mira l'aureo libro a Passavia nella Baviera, lasciandone la
pubblicato ora in Venezia dalla tipogra- difesa al governatore conte Ernesto di
fìa IMerlo: Accenni ad alcuni principii Stahietnberg. L' assedio fu posto a' i4
ntlla queslionc sulla riforma dell'inse- luglio. Il gran visir ordinò tosto 1' aper-
g/i/7//?t'/i/o. Dipoi Vienna corse grave pe- tura della trincea, e fece giungere agli as«
licolo d'esser espugnata, insanguinata e sedinti un inti.modi terrore, di cuieccone
manomessa da'turchì, assediandola anda- un brano. » Siccome egli è un principio
cemenle nel i6S3 con tutte le loro for- della nostra religione di spandere la fe-
ze, composte di ■?. To.ooo uomini, sotto de niusulinaun, noi vi esortiaino istaute-
it comando del gran visir Kara Mustafà, mente, prima di sguainare le nostre ter-
dopo averli passati in rivista nella pia- ribili scimitarre, di abbracciare la legge
nura d'Adrianopoli Maometto IV irape- del nostro profeta. In tal caso facendoci la
ratore di Turchia. Il Papa Innocenzo XI, dedizione della vostra città, noi vi assìcu-
venutoanteriorraente in cognizione delle riamo, che giovani o vecchi, ricchi o pò-
crudeli intenzioni de'lurcbi, mentre pone- veri, voi potrete continuare a dimorarvi
vano a soqquadro \' fJngheria e sparge- senza tema, continuando a vivere come
vano Io spavento da per tutto, sin da'3 i vivevate in passato. I\Ii nel caso che sia-
marzo erasi col lega tocoH'ira pera toreLeo- te ostinati, e che ci obblighiate a prende-
noldo I e con Giovanni III Sobieski redi re la vostra città a viva furza , noi noa
/*o/o/j7Vz, l'eroe del nord e della cristiani- risparraieremo neppure un di voi: giti-
la. Indi ordinò pubbliche preghiere in rando noi pel Creatore del cielo e della
R.oma, e colla bolla I/i suprema, dell'i l terra, che vi passeremo tutti a fil di spa-
agosto, Bull. Pioni. \.. 8, p. 28 i, pubbli- da, come ce lo impone la nostra legge, oc-
cò un pienissimo giubileo per tutta la ciqiando tutti i vostri beni, e menando
Chiesa, ed impose alla Germania e alla prigionieri i vostri figli e le vostre don-
Pclonia la decima sui beni ecclesiastici, ne". Gli abitanti di Vienna risposero a
e tre decime sul clero d'Italia e isole a- tale intimo a colpi di cannone. Eroica e
diacenti.coH'aulorità della bolla Cuniah perseverante fu la difesa, dirigendo le o-
iy?^o, de'27 settembre, Bull, cit., p. 28(1, peiazioni militari sotto il prode gover-
poscia anche prorogate, in aiuto dell'im- natore, il conte Danno e il marchese O-
peratore. Di piìi ad esso mandòtoo,ooo bi/zi padovano (essendosi ritirato nel-
scudi, ed altrettanti al re polacco, nella l'Austria per aver ucciso un infame geo-
qual generosità fu imitato dal sagro col- liluomo, il quale avea pugnalato Lucre-
legio con 3o,ooo scudi, dal proprio ni- zia aweaeulu e virtuosa sua raadre, per
V I E
avere resistito alle sue seiluzionl). Intanto
Kara Mustafà fece un'irruzione lenta ne-
gli stati austriaci, e (In dal pi-inci[)io (iel-
la campagna erasi recato nel centro del-
l'Austria, e quasi senza colpo fei ire era
giunto sotto Vienna, ove rimase Go gior-
ni senza elio alla città fosse giunto alcun
soccorso. L'inazione e la ciipiditù del gran
visir salvarono Vienna. Non ispinse con
vigore l'assedio, essentlo indeciso per l'as-
salto, nel timore che l'avida «oldalesca nel
saccheggio lo privasse degl'immensi te-
sori ch'egli vi supponeva rinchiusi; e men-
tre l'esausta città stava quasi per render-
si, die' tempo al re di Polonia di giunge-
re a soccorrere con 20,000 polacchi Car-
lo IV o V duca di Lorena cognato del-
l' imperatore, supremo comandante de-
gl'imperiali. Questi due eroi s' immorta-
larono a' 1 2 settembre, attaccando l' im-
menso e formidabile esercito turchesco,
che interamente sbaragliarono, e ne fe-
cero sì gran macello, che de' feroci gian-
nizzeri appena con precipitosa fuga se ne
salvarono 3o,ooo; laddove de' cristiani
appena perirono 3ooo tedeschi e 800 po-
lacchi. Quando il Sobieski ebbe osservato
il campo del visir, disse:» Questo è un
ignorante, noi lo batteremo. 1 miei prodi
che sono or qunsi nudi, non si vestono
d'altro che di spoglie nemiche, e nell' ul-
tima guerra erano lutti vestiti alla turca.
Così avverrà ora colle loro ricche e splen-
dide vesti". Così avvenne anche allora.
Sceso dalle montagne il i 2 settembre, al-
le 7 della sera Sobieski era nella tenda del
visir valutata un milione, e nel dì seguen-
te il campo turco fu saccheggiato dall'e-
sercito collegato composto di 6T,ooo uo-
mini. Immenso fu il bottino; e Giovanni
111, dopo aver egli stesso intuonato il Te
/-'e/i/» nella cattedrale di s. Stefano, man-
dò al Papa d maggior Stendardo, e n'eb-
be iu dono lo Stocco e berrettone bene
detti. Innocenzo XI, penetrato di gioia,
persi gloriosa vittoria, ne rese solenni gra-
zie a Dio, ed in meraoria della hberazio-
ut' di Vienaa, da lui predetta nel giorno
V I E 3o3
rhesegu^isliluì la festa del Nomédi Ma-
ria. L'orgoglioso gran visir, giunto a Co-
stantinopoli, fu deposto e strangolato, e
IMaometto IV pinuse vilmente l'iunilia-
zione ricevuta. Se la decailenza della pò-
ten7a marittima de' turchi cominciò col-
la battaglia di Lepanto da essi perduta,
quella di potenza militare e conquista-
trice, data dalla disfatta di Vienna. iVcl-
la biografìa del cardinal Leopoldo Kol-
loìiitz, lo celebrai pel suo operato nell'as-
sedio e dopo, onde il suo nipote poi ne
fu fatto vescovo e i." arcivescovo. Di que-
sto strepitoso avvenimento, con altre no-
tizie, e delle felici conseguenze, con più
diffusione ragionai negli articoli ricor-
dati in corsivo. Si ha di Giampietio Val-
cheran, J^ienna a Tnrchis olisessa , et
a Cìiristianis liberata, Viennae Austriae
1728. Leopoldo 1 voleva divider i peri-
coli e la gloria di quella giornata memo-
randa , ma avendolo distornalo il tuioi-
stro Sitzndorff, ritornando nel dì se-
guente a Vienna, lo rampognò: talmen-
te il ministro se ne afilisse, che morì nel
dì seguente. Giovanni III restò poco con-
tento dell'imperatore. Si è celebrata per
molto tempo nella basilica di s. Stefano
di Vienna, che non poco soffrì dall'arti-
glierie turche, la liberazione della città,
con ceremonia annua. La famiglia impe-
riale, accompagnata dalla nobiltà, >inda-
va in solenne processione, e riunivasi in
tale cattedrale per assistere ivi ad un uffi-
zio divino, in rendimento di grazie a Dio.
Continuò la guerra nell'Ungheria contro i
turchi, avendo Innocenzo XI fatto entrare
nell'alleanza i veneziani, con una serie di
trionfi, massime per l'eroismo del prin-
cipe Eugenio di Savoia , e di Francesco
ÌMorosini il Peloponnesiaco. Perciò come
la nobilissima repubblica di T enezia, di-
venne l'Austria il propugnacolo della cri-
stianità contro i turchi verso l'Oriente,
dopo d'aver anco prodigato il sangue de*
suoi figli per difendere il cattolicismo con-
tro i protestanti del settentrione. Cessa-
rono le ostilità nel iG(j7 per la pace di
3o4 V I E
RisAvick, in cui si conveiìiie ad unn tre-
gua leoiporanea , vaataggiosa per Leo-
poldo I più tli quanto dovesse sperale. E
lo fa ancora più di quella conclusa nel
i6c)q a CarloAvil-r: es^n gli assicurò lulla
Y Unglìcrin-A (li (|na della Sava,!a Tran-
sih'ania e la Scluavonia. Ma la repub-
blica di Venezia non vi laccolse i vantag-
gi che poteva sperare, dopo tante segna-
lale vittorie, lunghissima e costosa guer-
ra. Nel I ^06 Pa[)a Clemente XI, con bre-
ve de' 22 maggio, invocò dall' impelato-
le Giuse|)pe 1 l'autorità cesarea a favore
dell'iuternunzioapostolico di\ iennaJMar-
c'Antonio Snntioi, allineile a nornia del-
le sue prescrizioni, potesse costringere a
ritornare ne'chiostri que'i eligiosi che fuo-
ri di essi vivevano in \ leniia. Mentre ar-
deva la guerra per la successione di Spa-
gna, per morte di Carlo 11 1' ultimo del
ramo austriaco spagnuolo, morì Giusep-
pe 1 nel I 7 I I , eil il fratello Carlo VI ri-
conosciulo ihigli alleati in re di Spagna,
da Barcellona paitì subito pe'suoi aviti
doni inii.Q IR sl'av veni mento lece cambia-
re di sistema gli alleati, che non voleva-
no veder riunite sulla stessa lesta le co-
rone di Spagna e dell'impero. Nella suc-
cessiva pace, Carlo Vi solo vi guadagnò
il [ìldiinese^ le S|)iaggiedi Toscana, \ re-
gni di Napoli e di Sardegna, ed i Paesi-
Bassi spagnuoli. Si riaccesse la guerra
d'Ungheria contro i turchi, tra l'impeia-
toie e l'alleata repubblica di Venezia.
D/ille notizie di essa che da Vienna giun-
gevano in Roma, in questa ebbe origine
il Diario di Roma, poi divenuto Gior-
nale uHiziale: ili.° numero uscì a'5 ago-
sto ly 16, e conteneva, oltre le notizie del-
la guerra ungarese, quelle della corte im-
periale di Vienna e di Vienna slessa , e
colla sua data, per cui nel frontespizio si
leggeva : In J itnna ed ni Roma. Però
col n. 3io del Diario del 1718, si co-
minciò a pubblicarlo soltanto colla data
di Hoiìia. Essendo stalo dato il trono di
Spagna a Filippo V de'liui boni di Frao-
cia^ ed essendosi questo inipadronilo del-
VI E
laSardegna,edellaSicilia, la quale era sta-
ta data al duca di Savoia, Carlo VI si tro-
vò costretto a paciUcarsi co'lurchi a Pas-
sarowilz nel 1718; pace che fruttò alla
casa d'Austria il banato di Tenicswar,
Beli^rado, la Servia e parte della T'a-
laccliia, che avea conquistate, non senza
indegnazione del cristianesirao,contro chi
ne fij principale cagione, per aver tronca-
to il corso a Carlo VI di togliereairimpero
turco buon tratto di esso, e per esservi
stata sagri Ocata la repubblica di Venezia,
benemerita propugnacolo della cristiani-
tà medesima, perdendo essa la conqui-
stata Morea ed altro. Da Passarowitz da-
ta la decadenza della possanza veneta. In
Vienna a' 16 marzo 1781 fu concluso il
trattato fra l'imperatore, l'Inghilterra
e l'Olanda.
Carlo VI morì nel 1740 a Vienna,
l' ultimo maschio di casa d' Austra, la-
sciando erede la sua figlia Maria Tere-
sa, maritata nel 17 33 a Fi aiicesco duca
di Lorena e di Bar (figlio di Leopoldo e
nipote del celebrato Carlo V), che avea
dovuto cedere per la successione even-
tuale del granducato di Toscana {^^■),
che gli fu assicurato col trattato di
Vienna del i 735 e l'ebbe nel i 737: egli
così divenne ca[)o-slipile deda nuova ca-
sa d'Austria, Absburgo-Lorena che re-
gna. Imperatore fa eletto nel 174^ a'
24 gennaio Carlo VII elettore di Bavie-
ra, nato da Cunegonda Sobieski: fu uno
de'principali pieteiideutt alia successione
austriaca, e fu acclamato re di Boemia
col soccorso di Francia, ma presto mori
a Monaco a'20 gennaio l 'j^^. Indi a' 1 3
settembre fu eletto imperatore il gran-
duca Francesco l,a malgrado l'opposi-
zione dell' elettore Palatino e del re di
Prussia, che contendevano alla regina di
?7«g/zer/Vz Maria Teresa sua sposa l'uso
del dnilto elettorale nel regno di Boe-
mia. Clemente XIII riconobbe in lei il
titolo d' /apostolica, qual regina d' Un-
glicria. Morì Francesco I nel 1765, la-
sciando numerosa protese la memoria di
VIE VIE 3o5
benefico, mngnifico e d' uno de'migllori tanfo l'attuale governo della Chiesa vi-
piincipi chegovernarono l'impero, l'amo- zioso, tiranniclìe le leggi, snpersliziosi
re (le'Iorenesi. Il primogenito Giuseppe n)ol(i usi, esserabusiva la disciplina ede-
IF, già re de'romani, giunse all'impero a' formala la dottrina stessa ". I piincipii
18 agosto, gioì no della morte del padre, e eri enei in esso scsleniili, contro preci-
nell' anno slesso fu da sua niadie Maria (>uamenle il /'icario di Gcsìi Cristo
Teresa dichiarato co-regente degli stali f/ .j, e la s. Sede apostolica (f^.), seb-
eredilari austriaci, e morta la magna- bene da' suoi furiosi nemici taol' altre
iiima imperatrice regina in Vienna, da volle prodotti, ripetuti e sempre vitto-
Jei tanto abbellita, a' 29 ottobre 1780, riosamenle confutati, furono da molli
le successe. Finché visse la madre, la quasi nuoviadottali.elo spirito d'innova-
quale mostrò sempre rispello grande per zione sempre crebbe; ed in fine di esso
la religione cattolica, Giusejìpe 11 filosofo s' imbeveltero eziandio Giuseppe 11, ed
nulla potè innovare; ma alfine divenuto il fratello Pietro Leopoldo granduca di
arbitro d' operare secondo i propri vole- Toscana ('/^'.j, ove introdusse quell'iuno-
ri, intraprese tosto ad eseguire i progetti vazioni ecclesiastiche, che più volle de-
d' innovazioni, deplorabili e minuziosi, plorai e riprovai, anche nel voi. XCllF,
che da molto tempo avea meditato, IMen- p. i4o. Giuseppe 11 dunque erasi prefis-
tre io Francia i filosofi declamavano con- so d' unire alla podestà sovrana il più
Irò i principìì d'ogni religione, inGerma- che potesse della giurisdizione ecclesiasli-
nia la convivenza co' protestanti produ- ca. restringere l'autorevole e benefica
ceva uno spirito novatore, che biasiman- influenza della s. Sede Romana ne' suoi
do l'odierna Disciplina della Chiesa n'e- vastissimi dominii, diminuire il numero
saltava l'antica. Fatalmente a dilatare sì degli ecclesiastici, specialmente regolari,
erronei e fatali principii contribuì non in fine togliere dalla disciplinadella Ghie-
poco Giovanni d'//o«//ie/m ('/'^.J, vescovo sa tullociò ch'era di esterno splendore,
di Miriofidi in partibuse sulfraganeodel- Pubblicò pertanto nel 178 i: » f^oter o-
l'ai ci vescovo ed elettore di Trcveri (/'.J^ gnuno esercitar liberamente quella reli-
pubblicando col falso nome di Giustino gione che gli fosse |)iaciula. JN'essuna car-
Febronio, il peslifeio libro i^/^to^re.ve/z- la proveniente da Roma potersi eseguire
te della r/aV.fflf, condannalo da Clemente senza il suo sovrano permesso. Per le di-
Xlll, onde poi si ritrattò (si può vedere : spense malrimonali non si ricorresse più
Just. Febronii commcnt. in siiam retra- ai Sommo Pontefice, ma soltanto »' ve-
ctationem cdiluni anìinadversiones,'Ko' scovi. I regolari non dipendessero in ve-
uoae 1792), dopo aver intorbidato la Ger- run modo da superiori stranieri". Sop-
mania( F .) Qui soltanto mi limiterò col- presse dipoi molti monasteri e conventi.
l'annalislaCoppia lipelere.Egh sosteneva Disciolse pure le confralernile, Lisciando
in quest'opera: "Essere la Chiesa una spe- soltanto quelle che, nel suo falso modo
eie di repubblica, in cui l'autorità risiede di vedere^ avessero per istituto qualche
plesso l'intiero corpo dal quale se ne ri- opera giovevole alla società. Abolì le
mette l'esercizio a'pasloii. Fra questi il processioni, restrinse il numero delle fe-
Piomano Pontefice non avere una giù- sle, prescrisse la quantità delle messe, e
risdizione reale sopra gli altri, e perciò persin quello delle candele ne divini uf-
non essere che una usurpazione il potè- tizi e ne' funerali, e si diffuse in tanti al*
re che attualmente gode. Dover esso in tri piccoli oggetti che l'altro famoso fi-
molle cose dipendere dairautorità civile; losofo Federico 11 redi Prussia, col suo
ne convenire the alia digniià spirituale solilo motteggiare, talvolta lo chiamava
unisse un temporale dominio. Essereper- suo fratello il sagrestano, come ripelei
voL. xcìx. 20
3o6 VIE
altrove. Il Papa Pio FI(F.) addoloralo
per tante erronee novità, fece le siiepa-
leiue rappresentanze, prima per mezzo
del ceìebre mg/ Garainpi ( f\J nunzio
iu Vienna, e poi scrivendo egli stesso al-
l'imperatore, acciò lasciasse le cose come
prescrivono i sagri canoni e il Concordato
Germanico stipulalo tra Nicolò V e Fe-
derico III. Ma tutto indarno, restando
Giuseppe II fermo nell'adottato sistema
di pregiudizievoli innovazioni. Pio VI
poiché vide inutili le rimostranze fatte
per distogliere Giuseppe II dalle novità
ecclesiastiche^ pieno di magnanimo zelo,
risolvette d'intraprendere il lia^gio (T.)
per Vienna, lusingandosi che trattando
con lui personalmente, la sua maestosa
presenza e naturale facondia lo avrebbe-
ro forse indotto ad abbandonare le infe-
lici e rovinose innovazioni, e condotto a
migliori consigli, con ottenere un termi
ne a tante leggi ostili alla Chiesa (le quali
dopo aver tanto nociuto alla monarchia
austriaca, furono provvidenzialmente la-
cerate dall' imperatore regnante Fran-
cesco Giuseppe I col recente concordato,
di che terrò proposito in fine). Credeva
poi tanto più utile un abboccamento, so-
spettando che l'imperatore fosse indotto
a tali cose non tanto dal proprio spirilo,
quanto dalle suggestioni di qualche con-
sigliere. Non mancarono cardinali, mas-
sime De Bernis ministro di Francia, che
tentarono dissuadere il Papa da viaggio
cos'i clamoroso, col probabile pericolo
che riuscisse inutile: ma nulla valse a
distoglierlo dalla presa deliberazione, sic-
come animalo da magnanimi sensi. Parli
da Roma con seguito decente, ma mode-
sto, a'2 7 febbraio 1782, prendendo nella
sua carrozza mg."^ iMarcucci patriarca di
Costantinopoli e T'icegerente di Roma
(F.) e mg."^ Contessini arcivescovo d'Ate-
ne ed Elemosiniere del Papa (F.), e con
quel seguilo che narrai ne' voi. LUI, p.
94, XCVII, p. 2 I o, preceduto da'corrie-
ri di gabinetto Bartolomeo Rodovedo e
Viceozo Catenacci. Ke'tuemorati articoli
V I E
e altri relativi, di facile ritrovo, descrissi
tutto quanto il viaggio, col prefetto delle
ceremonie mg." Giuseppe Dini, uno del
pontificio corteo, che pubblicò io Pioma
nello stesso 1782 co'lipi camerali: Dia-
rio pieno e distinto del viaggio fatto a
Vienna dal Sonano Pontefice Pio FI.
Nel qual anno fu a Venezia impressa la
2." edizione da Vincenzo Formaleone.
Vinti ecciai altie notizie, riserbaodo per
quesl' articolo l'andata, il soggiorno e il
ritorno da Vienna, ed in esso pure pro-
cederò colla guida del Dini, e precipua-
mente fra parentesi con altre nozioni,
massime col Novaes, Storia de' Po/ilefi'
ci, e co' Diari di Roma. (11 Papa erasi
proposto alloggiare nel palazzo della
nunziatura, ma l'imperatore gli preparò
l'appartamento già abitato da IMaria Te-
resa, prima che restasse vedova, contiguo
al proprio, onde fossero ambo comodi
nel trattare. I prelati principali del cor-
teggio pontificio egli altri furono colloca-
ti negli appartamenti superiori. D'ogni
parte di Germania si recarono a Vien-
na personaggi ecclesiastici e secolari, e
nelle città si fecero preparativi). Pio VI
tiansitando il proprio stalo, e altri d'Ita-
lia, massime il Veneto e la Germania,
fu ricevuto da' popoli colle piìi vive ac-
clamazioni di venerazione e di gioia : fu
un Viaggio \.v\oufa\e. GiovecPi 14 marzo,
il Papa parti da Udine (ricevuto dal ca-
pitan Baselli ai confini, che 1' accompa-
gnò a Gorizia), e s'incamminò verso Go-
rizia [F.) capitale della bassa Corniola
(dice il Dini, ma avverte l'Arte di veri'
ficare le date, forn>are Gorizia la capi-
tale d' una contea, che i geografi erro-
neamente comprendono nella Carniola,
di cui non fece parte giammai, bensì a
levante vi confina) ne'dominii austriaci,
ove fu ricevuto da mg."^ Garampi e dal
conte Cobenlzel vice-cancelliere di corte
e di stalo,sceltodairiinperatoie a dovere
in di lui nome complimentarlo e servirlo,
non die accompagnarlo percorrendo i
suoi slati. Il conte presentò al Papa uaa
V 1 E
lettera di Giuseppe li, e fu accolto colle
più vìve iliinostrazioiii di gmilimento. Il
general Esterhazy, alla testa di tutta
l'iifliziiilità, gli fece i suoi ossequi, e il si-
mile piaticò tutta la nobiltà goriziana.
Nella piazza avanti al palazzo, fatto pre-
parare dall' imperatore per alloggio del
Papa, questi trovò schierata in armi una
compagnia di truppa regolare, clie a lui
resegli onori militari, con tamburo bat-
tente: il portone, i piani dellescale, gl'in-
gressi dell'appartamento ciano custoditi
dalle guardie. Altrettanto il Papa trovò
da per tutto, ove dovea pernottare, con
Httenzione e munificenza : ed un coipodi
truppa era in ogni posta pel buon ordi-
ne, con pronti cavalli, ovunque rinve-
nendo contegno rispettoso e nobilissimo
trattamento. Nella mattina del i5, il Pa-
pa proseguì il viaggio per Adelsberg,
castello costruito sur una ru[)e, presso il
lago di Lueg, capoluogo di circondario.
Yi giunse verso le ore ■24, ove fu inchi-
nato da molti ecclesiastici e regolari, ed
alire distinte persone, ivi recatisi da Trie-
ste col vescovo, e da Fiume. Sabato 16
maizo partendo da Adelsberg, prese il
cammino per Liihiaiia (/ .), ove trovò
pure l'arciduchessa Marianna badessa del
nobile capitolu di Praga, sorella dell'im-
peratore, proveniente dalia sua residenza
di RIagenfurt, accolta colle più espressi-
le dimostrazioni di pariicolar estimazio-
ne. Nella seguente domenica s'avviò per
Cilla o Cilly, di cui altrove, già capitale
della Stiriti orientale, e passato il fiume
Lintz, vi giunse verso le ore 23 : nella ca-
sa del suo alloggio ammise molti eccle-
siastici e altre persone al bacio del piede.
Nel lunedì si portò a Marburg o Mar-
purg, città della Stiria sulla riva sitìistra
ilella Drava, da alcuni creduta la Castra
liJarciaiia di Ammiano Marcellino: no-
bilmente alloggiato nel palazzo del conte
Biandais, o-^sequiato da mg/ d'Arco ve-
scovo di Secovia e da molti signori. Mar-
tedì ig marzo continuò il viaggio per
Gralz capitalcdclla Stiria e residenza del
VIE 307
vescovo di Secovia (/^ •), ove giunse dopo
le ore ?.2. Discese all'ospizio dell'insigne
monastero cislerciense di S.Lamberto, in-
contrato dal prelato di esso, dal detto ve-
scovo,e dal conte Pozlhazhy-Lichtenstein
presidente della città e capo del governo
dell'Austria inferiore, Stiria e Caiiulia,
non che dal general Rise alla testa di
molla onìcialilà, e da numerosa nobiltà,
tutti quanti accolti co' più singolari atte-
stati d' all'etto. Partito da Gratz a' 20,
proseguì il viaggio per Prudi o Bruck,
città dell'alta Stiria, sulle strade che da
Vienna conducono a Trieste e in Italia,
al confluente di due fiumi ; ed indi alla
villa Videndel conte Stubenberg, distan-
te una lega da D>utk, dall'imperatore sli-
mato luogo il più opportuno e comodo
per pernottarvi, il Papa ammettendo ia
esso alla sua presenza molti ecclesiastici
e regolari, il conte e la contessa Stuben-
berg, e varie dame. Giovedì 21 marzo
partì dalla villa pel castello di Stuppach,
smontando al palazzo del contedi Wurm-
brand. Si trovarono a ricevere il Papa,
il cardinal Migazzi arcivescovo di Vien-
na, gli ambasciatori di Spagna e di Ve-
nezia, il ministro di Portogallo e altri si-
gnori : per indisposizione di salute non
potè fare tale ossequio l'ambasciatore di
Francia. Tutti furono ammessi a parti-
cola!' udienza, e trattati con dimostrazio-
ni di stima e di amore. Nel seguente ve-
nerdì, ascoltata la messa nella piccola
chiesa del palazzo, Pio VI a orci 4 lipiese
il viaggio per Vienna. Mentre lo prose-
guiva, dopo cambiati i cavalli a Scholt-
vi^ien, presso Neukircheu, 5 miglia e
più distante da Neusladl (F.), il Papa
venne improvvisamente sorpreso dall'in-
contro di Giuseppe II, e del suo fratello
r arciduca Massimiliano gran maestro
dell' ordine Teutonico, coadiutore dell'e-
lettore arcivescovo di Colonia e vescovo
di Miinsler (accompagnali dal gran scu-
diere conte Dietrichstein), a tal fine aven-
do anibedue dormito nella piecedente
uollc a Neusladt. Pio Vlimmediatameu-
3o8 VIE
te scese dalla carrozza, con singolarissime
espiessioui di cordiale reciproco amore
ed aflelto, abbraccialo l' imperatore, e
distinto l'arciduca (il Papa non permise
che gli baciassero i piedi 1' imperatore e
il fratello, quando si presentarono alla
sua carrozza, il cui sportello aprì Giu-
seppe Il e aiutò a discenderne il Papa;
indi pregandola ad ascendere sulla sUa
a due luoghi, egli ponendosi a sinistra,
seguiti dalle carrozze dell' arciduca, del
gran scudiere, e del treno pontificio), a-
scese coir imperatole quella di questi.
Giunti a Neustadt, smontarono all' acca-
demia militare, e l'imperatore gradì che
il Papa brevemente vedesse quel luogo
ove si allevava tanta nobile giovenlìi,
tutta schierata in bella ordinanza. Pro-
seguendo indi il viaggio verso 1' augusta
residenza di Vienna, fra uno straordina-
rio inesprimibile concorso di popolo, scor-
tati (fin da Nendorir, ove alla carrozza
erano slalialtaccati i cavalli di corte, tran-
sitando in mezzo a due ali di piìi d'otto-
mila carrozze e calessi) dalle nobili guar-
die ungherese e polacca, alle ore io giun-
sero iu Vienna all'impei ial palazzo, nel-
lo stesso giorno 22 marzo ( nota il con-
temporaneo Ferlone, De f iaggi dei
Pontefici, \erìez\a 1788. In quest'in-
gresso spiccò più che mai la moderazio-
ne di Pio VI, poiché non sì udì né suono
di campane, né sparo di artiglierie; e si
declinò moltre la frequenza del popolo,
battendo una via infrequenlata e più
breve, per giunger più prestoal palazzo !),
i supremi capi del Sacerdozio e dell'Im-
pero. Ivi si trovarono i cardinali che poi
nominerò, i vescovi e altri prelati in gran
numero, il nunzio apostolico, tutte le
primarie cariche di corte, col gran cancel-
liere di corte e stato principedi Kounitz-
Piiltberg, la generalità delle railieie, e al-
tri della più distinta nobiltà. L'impera-
tore introdusse il Papa nell'appartamen-
to propinquo al suo, già abitalo dalla
madre, e l'accompagnò alla tiibuna o co-
ro lispoudente all' imperiai cappella di
VI E
S.Giuseppe, ove all'altare maggiore era e*
sposto il ss. Sagramento. Tosto da' mu-
sici della medesima si cantò il Te Dciun,
e in fine fu data la benedizione colla ss.
Eucaristia, dopo la quale V imperatore
lasciò il Papa nel suo appartamento. Iu
tutto il tempo che Pio VI fece [lerma-
nenza in Vienna, che fu d'un intero me-
se, Giuseppe II si mostrò piemciioso di
daie tutte le più opportune disposizioni,
perchè al Sommo Pontefice fossero prati-
cati tutti gli onori dovuti alla di lui su-
blime dignità, avendo provveduto con
precisi ordini a tutto l'occorrente, acciò
scrupolosamente fosse adempito. Stabilì,
oltre uno splendido trattamento, in 1°
luogo, che nella i .^anticamera pontificia
fossero sempre le guai die nobili tede-
sca,ungherese e polacca di Gallizia, iu e-
gual numero, e collo stesso metodo che
a lui prestavano servizio nell'imperial an-
ticamera, facendo sentinella i granatieri.
Prescrisse che nelle contingenze nelle qua-
li Pio VI fosse per sortire dal palazzo im-
periale, la sua carrozza venisse sempre
seguita e custodita da 4 di dette guardie,
cioè due polacche e due ungere col con-
sueto loro abito nazionale bello e ricco,
la guardia ungherese a cavallo portando
lunga lancia con piccola banderuola, co-
me i Cavalleggieri ù\ Roma. Stabilì pu-
re che nelle sortite il Papa fosse sempre
servilo da una nobile carrozza di corte a
Scavalli e da'palafranieri imperiali, e che
due altre carrozze similmente a 6 cavalli
dovessero esser sempre pronte, per servi-
zio del seguito pontificio. Ordinò che in
ciascun giorno dovesse esser destinato un
ciamberlano di corte, il quale assistesse
sempre nell' interna anticamera ponti-
ficia, nella guisa e modo costumato nel-
r anticamera imperiale. (A' aS il Papa
fu ossequiato dal corpo diplomatico; e
neidì seguente da'cardinali Aligazzi, Fir-
niian e Balhyan, e dalla primaria nobil-
tà). Lunedì 25 marzo, festa della ss. An-
nunzia la, a vendo de ter mi nato Pio VI d'u-
scir la I.' vulta dal palazzo, fu scortato
V I E
prevenlivamenle da un picchetto di sol-
dati a cavallo per leiideie libera la stra-
da, preceduto da uig/ Spagna facend oda
crocifero a cavallo colla Croce papale a-
stata, iu nobile carrozza co* mg. ri Mar-
cucci e Contessini, seguita dall'anzidette
guardie, e dall' altre due carrozze egual-
mente a 6 cavalli colla pontificia corte ;
nella i." delle (|uaii incedeva co' prelati
il ciuinbei lano assistente iieUanticaniera.
Si recò alla chiesa de'ca[)puccini, e cele-
brò la messa nella cappella della B. Ver-
gine. Singolare fu il concorso della no-
biltà e del popolo, etl appena fu sufll-
cienle un grosso numero di truppe, che
custodiva la piazza e la chiesa, per trat-
tener l'impeto della n)oltitudÌQe ansiosa
d'assistervi. Terminata la messa e ascol-
tala altra (di mg.' Giacinto Ponzetti
suo confessoie, fdcendo da caudatario :
vuoisi che talvolta fosse confessore pu-
re mg/ Marcucci), il Papa per la sca-
la che ha il principio nell' interno di
detta cappella, scese nel sotterraneo del-
la chiesa, ove si custodiscono le tombe
de'prioci|)i di casa d'Austria; ed ivi in-
nanzi al funebre altare, esistente avanti
alla grand' urna ove son racchiuse le ce-
neri di Francesco 1 e di Maria Teresa,
genitori di Giuseppe II, si trattenne a pre-
gare fervorosa mente il Signore insù ftragio
di loro anime. Asceso indi \ì convento, ed
avendo soddisfatto al religioso desiderio
de'cappuccini, e d' un gran numero di
dame e altra nobiltà, di potergli baciare
il piede, fece ritorno al palazzo imperiale
(ove il cardinal arcivescovo gli presentò il
capitolo metropolitano di s. Stefano; ne'se-
guenti due giorni il Papa ricevè i superio-
ri delle religioni, ed i generali delle trup-
pe). L'accennalo regolamento fu costante-
mente osservato nell'uscite per la città,
tranne quando il Papa uscì insieme al-
l' imperatore, per poter marciare con
tuaggiore speditezza (cioè senza il crocife-
ro a cavallo). Siccome poi Pio VI volle di-
stinguere gli arcivescovi e vescovi accorsi
iu Vienna ( i cui nomi pubblicarono i
V lE
3o
9
Diari di Roma) a prestargli il religioso
loro ossequio, da' regni di Boemia e Ua-
gheria, dalla Moravia e dagli altri stati
austriaci, scelse in ciascuna volta che
sortì dal palazzo per accompagno nella
sua carrozza, due di detti prelati, osser-
vando l'ordine d'anzianità di loro consa-
grazione. Giovedì santo 28 marzo Pio VI
discese nell' imperiai cappella di s. Giu-
seppe, celebrò la messa, e comunicò Giu-
seppe Il e il fratello arciduca Massimilia-
no, i quali l'aveano preceduto nella cap-
pella. Più tardi, nella stessa mattina,
pel corridore di corte, fiancheggiato dal-
le milizie, il Papa con l'arciduca INIassi-
miliano, e co'cardinali Migazzi, Balhyaa
viennese, ed Herzan boemo ministro im-
periale in Roma, vestiti colle loro cappe
cardinalizie, discese nella tribuna impe-
riale rispondente alla chiesa di corte uf-
fìziata dagli agostiniani scalzi, e dopo a-
ver assistito coli' arciduca alla solenne
messa celebrata dal nunzio mg."^ (raram-
pi, Pio VI assunti gli abiti sagri e la mi-
tra, assistito da' cardinali, e preceduto
dalla Croce papale portata da mg."^ iN'ar-
dini segretario delle lettere latine, facente
le veci dell' uditor di Ilota suddiacono
apostolico, discese nella slessa chiesa, e
col consueto rito processionalmente portò
il ss. Sagramento alla cappella destinata
per conservarlo per la sagra funzione del
seguente giorno, servilo da' ciamberlaui
di corte, i quali ancora sostennero le aste
del baldacchino, e custodito da tulle e 3
le guardie nobili. Deposti il Papa i sagri
paramenti, e fatto ritorno al suo apparta-
mento dopo qualche trattenimento, vesti-
to co' sagri ornamenti feriali, in compa-
gnia de'cardinali e preceduto dal prelato
Nardini colla Croce, passò nella gran sala
preparata per l'atto solenne della lavanda
depiedi a 12 poveri vecchi, giusta il costu-
me della corte iniperiale, avendo eseguila
questa sagra divota ceremonia alla pre-
senza di Giuseppe li e dell' arciduca
Massimiliano: a' delti vecchi, 1' impera-
tore, secondo il consueto, per mano di
3,0 VIE
wn/ Naidini, fece distribuire a ciascuno
una borsa bianca con entro 12 zecchini;
ed il Papa, seguendo il costume di Roma,
fece loro dare a ciascuno una medaglia
d'oro e altra d'argento. Dopo di che, il
Papa deposte le sagie vesti, passò in al-
tra vasta sala, ov' era imbandita la tavo-
la pegli stessili vecchi, cui servì sommi-
nistrando loro le vivande Anche a f|ije-
st^ atto si trovarono pie^enti rioi[)erato-
ve e l'arciduca. Venerdì santo 29 uiHrzo,
volendo il Papa unifornìarsi alla consue-
luiiine della città di Vienna e imperiai
corte, alle ore 3 pomeridiane, preceduto
da tutti i ciamberlani, e altri soggetti più
distinti della corte cesarea, e dalla papa-
le Croce portata dal crocifero, accompa-
gnato dall' arciduca Massimiliano, segui-
lo da'cardinali Migazzi e Bathyan, e da'
molti vescovi venuti a Vienna, fiancheg-
giato dalie 3 guardie nobili tedesca, po-
lacca e ungherese, fra un immenso popolo
trattenuto dalla truppa dis[)o>ta in tutte
le strade, si portò a visitare il ss. Sagra-
tnento espo>to colla rappresentanza del
Sepolcroincui fu racchiusoli Redentore^
avendo eseguito questo pio divoto eser-
cizio in 5 chiese preventivamente scelte,
cominciando le visite da quella della na-
zione italiana (quindi passò nelle chiese
de'conventuali, benedettini scozzesi de'
IX Cori Angelici, di s. Pietro, e di s. Mi-
chele de' barnabiti. Nel sabbato santo
nell'aulica chiesa degli agostiniani, il Pa-
pa assistè all'ufiìzio e messa celebrali da
mg."^ Garampi). Domenica 3 i marzo, so-
lennità di Pasqua di Resurrezione, all'o-
re 1 4 il Papa si recò nella metropolitana
di Vienna, in una più nobile carrozza a
6 cavalli, avendo seco i cardinali ÌNIigaz-
zi e Bathyan, servito da maggior nume-
ro di guardie nobili, eseguito dall'altre
carrozze colle mule a 6 colla sua corte.
Ivi colle consuete sagre ceremonie, e sa-
gri ministri latini e greci, pontificò so-
lennemente la sagra liturgia, assistito al
trono dal cardinal Miiiazzi arcivescovo di
o
Vienna, come vescovo assistente in piviale
V I E
e mitra, e da'cardinali Bathyan arcive-
scovo di Strigonia ed Herzan, benché del-
l'ordine de'cardinali preti, cogli abiti dia-
conali e mitra cardinalizia, e.segueudo il
ministero di diaconi assistenti, alla pre-
senza di molti vescovi, anche di rito gre-
co, e di molti abbati regolari co'loro ri-
spettivi Sagri ornamenti e mitre (oltre
il capitolo metropolitano ), avendo fatto
r ufficio di diacono e suddiacono nella
messa il nunzio mg."^ Garampi vescovo
di MonteFiasconeeCorneto,e mg.'d'Artz
vescovo /« partibu<! e sudraganeo della
chiesa di Vienna, come si dimostra nel-
l'incisione annessa al Diario, ove si vede
il prospello interno della metropolitana,
esprimente questo pontificale. 11 vastissi-
mo tempio, in sì singolare circostanza,
fu ripieno in modo straordinario non solo
dalla nobiltà tutta, sì della città e sì este-
ra ivi a tal fine venuta, ma da un im-
menso numero di popolo ansioso d'essere
spettatore d'una sagra funzione tanto im-
ponente e decorosa, avendo il Papa dopo
il Vangelo fatta una zelante e fervorosa
omelia ( col testo Pax Vobis), poi stam-
pata cogli Ani del suo viaggio (ricordali
nel voi. XCVII, p. 3 I 3). Non si può ab-
bastanza e>pii(nere quanto curò 1' impe-
ratore perchè questo pontificale fosse iu
tulle le sue parti accompagnato colla
corrispondente dignità, e fosse eseguito
con tutta la dovuta venerazione ; ed a fine
che nulla in ciò mancasse, destinò i prin-
cipi del s. Romano inipero Schwarzen-
berg e Auersperg,a ministrare l'acqua al
Papa, per la lavanda delle mani. Più
luminosa cerio sarebbe riuscita questa
solennità, se fosse stato libero 1' i(npera-
loie di potervi assistere formalmente, e
con tutta la maestà in trono, a tal ell'etlo
preparato, come vivamente avea deside-
rato; non avendo con sommo di lui ram-
marico potuto intervenirvi, per esserglisi
inasprita la flussione d'occhi, da cui era
alleilo, fin dal venerdì santo, ed essen-
dosi dovuto cavar sangue. Dopo la sagra
funzione, deposte dal Papa e dagli iillri
V l E
le sagre vesti. Pio VI col medesimo cor-
teo col quale etasi recato alla nietropoli-
laiia, passò al palazzo ilclla cancelleria di
guerra, ed ivi assillilo il piviale prezioso
e il triregno, assistilo da'cardiiuli in cap-
pe, preceduto da mg.' Nardini colla Cro-
ce, si trasferì alla gran loggia sovrastante
la chiesa sagra a Dio e in onore de' Cori
Angelici, nobilmente ornata co'più riccia
e preziosi ilrappi, corri>pondente sull'am-
pia piazza d'armi di IIolFj ripiena immen-
samente e in modo incredibile di popolo
(piti di 3o,ooo persone), rappresentata in
istampa quale l'olIVe il /^/rtr/o (con quelle
puredell'iiicuntro del Papa e dell'impera-
tore presso iN'eukircIien, e delle coniate
iiiedagl iem ornimeli tali, cioè (piel la esegui-
ci d'ordine di Giuseppe II, con l'epigrafe:
Josi'phi II Aiig. f'iiicL)l>. IIosjjcs. A die
XI kal. apr. Ad x hai. mai. mdcclxxku.
Kel rovescio col ritratto del Papa, ed in-
torno : Pius II Poatifex Mnxiinus. E
le medaglie coniale dal Papa in memoria
della messa solenne cui assistè nella festa
di s. Pio V in Angusta j e quelle coniate
da Dologna, da Cesena patria del Papa ;
dalla zecca di iNorimberga di grandissimo
diametro, allusiva al viaggio fatto ìa
Vienna da Pio VI, colla sua eOìgie e l'i-
scrizione: Papa Pius St'Xtus fama su-
per at'thcra iiotusj e nel rovescio: Pe-
rtgrinus Apostolicus. l'ieiinae mense
Rlarlio MDCCLXXXu. Vi sono pure le in-
cisioni col disegno del superbo calice eoa
patena, il tutto d'oro, donato dall'eletto-
re Palatino di Baviera; e della cappella
tenuta dal Papa in Venezia io ss. Gio.
e Paolo nella Pentecoste, coli' intervento
del doge e della signoria), ove premesse
le consuete sagre preci die* la pontificale
solennebenedizione,colla concessione del-
l'indulgenza plenaria, la quale già era sta-
ta annunciata con uotificazionestampata,
da potersi acquistare pure in tutto il cor-
so dell'ottava, da quegli abitanti di Vien-
na e de' suoi sobborghi, che presenti al
solenne atto, o genuflessi al rimbombo
dellarliglieria, avessero avutola dovuta
VIE 3.1
intenzione di conseguirla, con fare io uno
di delti giorni la loro confessione e rice-
vere la conjunione. Deposte poi le sagre
vesti, Pio VI si restituì alla sua residenza.
Sebbene il Papa con tal funzione soddi-
sfacesse alla divozione e desiderio de'di-
voti [)(i[)oli austriaci, ciò però non fu ba-
stante [)er pienamente appagar tutti. IVoa
vi fu giorno in cui sotto 1' imperiai pa-
lazzo non concorresse grandissimo nume-
ro di forastieri, che ivi si adunavano per
ricevere l'apostolica benedizione. Ma più
particolarmente il concorso era straordi-
nario e singolarissimo ne'gioroi di festa,
ne'quali anche dalle provincie più lontane
concorrevano a torme le persone a Vien-
na, essendosi più volte il Danubio rico-
perto con quantità di barche ricolme
straordinariamente di gente, che io Vien-
na con somma ansietà accorrevano, per
essere partecipi di tale spirituale consola-
zione (nella domenica io Albis si calcola-
lono esser in Vienna 60,000 forastieri);
onde più e più volte al giorno il Papa fu
in necessità di comparire io un gran bal-
cone del suo appartamento, situato ia
mezzo alla facciata del palazzo imperia-
le, e corrispondente alle linee e bastioni
della città, per soddisfare alla pietà di
tanto popolo, e paternamente benedirlo,
il che in non poche circostanze fu nel ca-
so di dover replicare sino a 7 volte il
giorno (perle voci di giubilo collcquali
veniva acclamalo), facendone pregare lo
stesso imperatore, mentre tant'oltregiua*
geva l'arfollaraenlo, che si rendeva chiuso
il passaggio pel gran ponte e per le porte
stesse della città alle carrozze, oltre l'es-
sere ricoperti di popolo tutti i vasti ba-
stioni e prati, sino fuori le linee della cit-
tà, a segno che fu dubitato talvolta man-
casse la provvista del pane. Martedì 2 a-
prile 2.'' festa di Pasqua, Pio VI col con-
sueto equipaggio e accompagnamento si
portò alla chiesa de' religiosi di s. Do-
menico, ove celebrò ildivin sagrifizio, ed
assistette ad altro; indi passato in una
gran camera del couvealo, ammise al
3ii VIE VIE
bacio del piede i domenicani, e un eoa- lievo della gioventù, ricevuto dall'arcidu-
sideievole numero di dame, che con ca Massimiliano e dal direttore; e per
premura ne aveano fatta istanza, molti portarsi a visitare varie chiese deili città
altri soggetti distinti, ed ecclesiastici (vi- e de' sobhorghi ; ed anche per osservare
sitò pure la chiesa presso l'università, le cose più rispettabih di Vienna, sempre
già de' gesuiti, e allora in custodia de' conducendo seco due de' vescovi venuti
benedettini spagnuoli. Passò all'imperiai nella città, col metodo già riferito. {A.'5
giardino di Belvedere, e nel castello os- aprile visitò la biblioteca imperiale, il
servò la galleria di pitture, visitando nel gabinetto di Qsica e di matematica, e
ritorno la chiesa (li s, Carlo Borromeo); quello di storia naturale. L'8 la chiesa de-
facendo poi ritorno al palazzo imperiale, gli ago'"tiniani scalzi, e la cappella della
(Nel dì seguente, dopo aver celebrato s. Casa fabbricata in cnezzo alla medesi-
nella cappella domestica, ricevè i ringra- ma. Nel dì seguente fu all'armeria, repu-
ziamenti del capitolo metropolitano, pel tata la i.^ dell'Europa, assistilo dall' ar-
pontifìcale tenuto nella sua basilica), lo ciduca Massimiliano: poscia visitò il pa-
tulto il corso de'3o giorni ne'quali il Pa- lazzo della nunziatura, proprietà della
pa fece permanenza in Vienna, raro fu s. Sede. Aggravatasi la malattia del poe-
il caso ch'egli non discendesse a celebrar ta cesareo Melastasio,ii Papa ne prese a-
la messa nella cappella imperiale di san morevole interesse. A'ro visitò la fabbri-
Giuse|)pe. Ogni volta ch'era terminala, ca di porcellana di Rossau, ed orò nella
dopoché il Papa ne avea ascoltata altra, cappella dis. Pellegrina de' servi di Ma-
le dame che avevano avuto luogo nelle ria. Il 12 onorò i nobili educandi del
tiibune o coretti corrispondenti nella collegio Teresiano;e nel giorno seguente
stessa cappella, discendevano nella sa- vide l'imperiali scuderie, sempre ricevu-
grestia,ove benignamente erano ricevute to dall'arciduca Massimiliano, ed ove tro-
al bacio del piede.Quasi in ciascun gior- vossi il conte Dietrichstein cavallerizzo;
uo Giuseppe II recavasi nell'appartamen- passò quindi all'icnperiale villeggiatura
to di Pio VI, ed alcune volle questi an- di Belfonle. Essendosi ristabilito l'impe-
dava nel gubinelto di quello, trattenen- rotore dal m de d' occhi, con pubblica
dosi insieme in colloqui, sempre per lo commozione si rivide in carrozza col Pa-
spazio di pili ore; i quali abboccamenti pa recarsi il i4 all'imperiai giardino
restarono solo sospesi quando si aumen- d'Augarten, e per la via del delizioso bo-
tò la flussione d'occhi patita dall' impe- sco del Prater, al casino di piacere da lui
ratore (vari abboccamenti ebbe pure il edificalo. Il i5 rivide la galleria del
Papa coll'arciduca jMassimiliano).Instan- principe Lichtenstein, enei dì seguente
cabile fu poi sempre Pio VI in accoglie- si condusse all'accademia Emmanuela
re all' udienza tutti, e di più in ammet- del geuio, accolto dall'arciduca. Quivi vi-
terecontinuaraente un immenso numero sitò la villa deli." ministro Rauoitz-
d' ecclesiastici e regolari, cavalieri e altre llittberg, e la scella sua libreria, trova q-
persone al bacio del piede, il che ordi- dosi a riceverlo 1' imperatore. A' 2 1 vi-
nariamente seguiva due volte il gior- sitò la collegiata di Klosteneuburg, Di-
no, sì nella mattina e sì nella sera, in cui cendo la i.^ messa uo figlio d'un citta-
sempre il numero era maggiore, essendo di no, nella chiesa di s. Paolo, invitato a
alle volte giunto ad ammettere sino a 4 recarvisi l'esaudì; mostrandosi con tutti
ovvero DOG persone seguilamente. Varie padre alFabile, cortese e generoso). Molti
volte sortì col consueto treno dal palazzo certamente furono i vescovi e abbati re-
imperiale, come per visitare la gran casa golari della monarchia austriaca e di al-
degli orfani, istituto molto utile per Tal- tri stati che portarousi io Vienna, per
VIE VIE 3i3
ossequiare il supremo Gerarca, i quali nn, a tal uopo iliciiiaralo cimeriere se-
furono coti segnalate tlistiiixioni ricevuti, greto soprannumero (con in^.' Sj)agua
ed ammessi anche a particolari replicate e (Ine palafienieri colle toicie), a'palazzi
udienze. La venerazione colla (juale era de' due cardinali i cappelli (urdinalizi,
PioVl universalmente riguardato da lutti colle consuete forinalità. (Donarono a
gli ordini di persone in Vienna, die'moti- mg/ Caleppi, il carilinal Firnuan una
vo di desiderare il poter averne sempre scatola il' oro co^itornata di hrilianli, ed
presso di loro viva memoria. Quindi si vi- il cardinal Dalhyan una ripetizione d'o-
derò formate ed esposte in vendita non pò- ro contornala di brillanti. Dipoi il Papa
che di lui eflìi^ie in cera, in porcellana, fece spedire dalla segreteria di stato di
in cristallo, in istampa con dm bulini, ed Roma, a' due cardinali, i biglietti per le
anco in miniatura, arricchite e ornate congregazioni cardinalizie a cui gli anno*
con sagri simboli e altro corrispondenti verava). Essendo ormai iaiminenle la
alla ponlificia dignità, con analoghi em- partenza di Pio VI da Vienna, l'impera-
blemi, dopo che lo stesso imperatore fece tore gli fece presentare dal principe Col-
coniare la uiedaglia di grande diametro loredo vice-cancelliere i(nperiale, il di-
surriferita. Da (|uesto riverente ossequio ploma di principe del s. Romano Impe-
derivaronoinnumerevoli elogi e letterarie ro, pel di lui nipote duca d. Luigi Bra-
prod(izi(jni.pubbIica!ecoIlest£:mpe in tot- Jc/zi-Onesli. L'accolse consensi di grato
te lelingiie.presentateeduffertea SuaSan- animo; ma recatosi il Papa nel gabinet*
tità. Venerili 1 6 aprile Pio VI tenne nel- to di Giuseppe li, rinnovata la sua rico-
la grand' aula imperiale il Concisloro noscenza, lo pregò d'un altro favore, per
pubblico, assistendovi i cardinali IMigaz- delicati riflessi cioè di dispensarlo ad ac-
zi e Herzan, alla presenza di Giuseppe cettare il diploma. JNe restò persuaso il si-
li e dell' arciduca Massimiliano, in cui re, con incremento di alta stima, per la
colle consuete cereraooie imposa il cap- moderazione e circospezione del Papa
pello cardinalizio a' cardinali Fiimian (iXel dì precedente alla partenza. Pio VI
lientiiio vescovo di Passavia, e Calliyan, ricevè i complimenti de' ministri itnpe-
i quali ncjii 1' aveano ancora ricevuto, e riali, del corpo diplomatico, e della no-
pronunziata indi una breve allocuzione, bilia viennese; e nel pomeriggio fe'je al-
fatta stampare in Vienna dall'imperato- l' imperatore la visita di congedo, ed ai-
re, assegnò ad ambedue i titoli cardina- Ireltanlo praticò coH'arcidoca iMassimi-
lizi (cioè dopo l'apertura e chiusura del- liano; ed ambedue gliela restituirono
la bocca, e dandogli l'anello cardinalizio: nella sera. Nel qiial giorno 8 volte il Pa-
nella cappella imperiale si cantò il Te pa si altacciò alla llfiestra a benedire il
Z?<';i/7^, ed i due cardinali si recarono a popolo, i soli furastieri calcolandosi
visitare la chiesa di s. Pietro). Il con- i 2,000). Lunedi 22 aprile, giorno desti-
coiso de'vescovi, de'ioinistri esteri, della nato alla partenza da Vienna, Pio VI a-
nobiltà più distinta, che istantemente n- scollata la messa, passò da Giuseppe II,
chiese l'imperatore di poter essere spet- indi insieme e coll'arciduca iMasMinilia*
tatrice di questo solenne atto, fu tanto no, percorsero le anticamere imperiali
grande,che rese quella vastissima e nobi- ripiene della più distinta nobiltà, ivi'ac-
lissima sala, lolla custodita dalle 3 diver- corsa per augurare al Santo Padre un
se guardie nobili, angusta a comprender prospero viaggio. Pio VI ascese nella
tulli, "quali in generale rimasero ammi- carrozza dell'imperatore e con esso par-
lali della solennilà e maestà della funzio- lì da Vienna circa alle ore 12 e mezza,
ne. I>ellasera il Papa inviò da mg."^ Ca- seguito dalle consueteguardie,ed inallra
Ifjjpi uditore della uuuzialura di Vieu- carrozza dall'arciduca, e da Lulle lecar-
3.4 VIE VIE
in/ze del pontificio accoDtpagnamenlo. vi fuiulai'ono un convento con magnifl-
Giunti alia chiesa di s. IMaiia Briiim ca chiesa dopo il 1689), hin<^i 6 migUa
(ossia del F(jiile nel delizioso Ijoigooino- da Vienna, discesero dalla cai rozza a ve*
nimo sollo 1' Ens a 3 leglie sud-est da nerare la miracolosa ss. Immagine. Nel
Vieima. iN'cll' Ailanle 3Jariano ossia o- sortire dalla chiesa segui la separazione
rigine dell' jt/iniagiiii miracolose della di l*io VI da Giuseppe li, in modocora-
B. f^ ergi ne del p. Guiitjìpcnberg gesui- movente per le scambievoli, tenere e si-
ia, coi santuari dell'impero austriaco, è gnificanli espressioni, e per le dichiara-
ile^crillo anche questo. Crede lo storico, zioui e seutimenli di filiale divozione co*
che nella chiesa i cavalieri templari vi col- quali l'imperatore si congedò ilal Papa, il
locassero la ^latua della ss. Immag ne, la quale nell'atto che quello voleva uiuiliar-
quale nel i485per l'invasione ungara il si per ricevere l'apostolica benedizione, lo
furore militare gillò in una funle. Morto sostenne e teneramente gliela com[)artì,
il re d' Ungheria Alattia nel \^(^o, l'iin- baciò e abbracciò ; non avendo tralascia-
peratore Federico Ili proponendosi il ri- to ancora di distinguere l'arciduca Mas-
coperò de'suoi aviti stali, ne pregò Dio simihano, con paterni modi. L' impera-
e la sua divina Madre. Mentre dormi va, tote volle quindi accompagnare alla car-
gli comparve la B. Veigine, sotto le stes- rozza il Papa, e dopo partito rimontò
se forme di s. Maria lìriinn, e gli mani- nella sua. Trovo nel Novaes la seguente
feslò essere stala esaudita la sua prece, e iscrizione, che l'imperatore fece collocare
che marciasse pure contro gli ungheresi nel santuario degli agostiniani scalzi,
e ne otteirebbe vittoria. In prova di che, scolpita con lettere d' oro iu lapide tur-
presso Vienna troverebbe la sua statua, china, in latino e in tedesco : Plus f^I
nelle forme colle quali gli appariva, dea- P. M. - Et Josephns II R.orn. Iinp. seni-
Irò una fonte, da dove dovesse trarla e per Ani;. - Cani Maxiiniliano Auslriae
lestiluirla alla pubblica venerazione. Fé- Archiduca Tauuiaturga Fonlenn de-
derico 111 pieno di fiducia uell'apparizio- i'0(V; salutata- liinc tenerissinios i/iter
ne, fece marciare le sue truppe, e nel se- amplexiis - Excllis adUatiùbus lacry-
guirle con occhio scrutatore andava cer- iriis-Sibi invicein i-ale dixerunt - X
cando il sagro sitnulacro. Giunto nel bo- kal. Mali. Anno MDCCLXXXir. Prose-
sco di Vienna, un di lui servo cercando guendo il viaggio, il Papa giunse al ca-
dell'acijua sidilungò dalla strada, e Irò- stello dell' insigne e già parlalo mona-
\ato un pozzo, con sorpresa vide il bellis- siero benedettino di Meick, ov' era stalo
«imo volto d'una statua della Madonna, preparato l'alloggio, ricevuto dal cardi-
li che venutosi a sapere dall'imperatore, nai IMigazzi, e da molti prelati d'altri
conobbe verificato il segnale di sua vit- monasteri e badie cospicue. Martedì 23
toria, Pielrocedeiid(j, la fece estrarre e aprile discese nella magnifica chiesa del-
con venerazione collocare nella vicina la badia de' ss. Pietro e Paulo, ricevuto
chiesa. Impadronitosi quindi di Vienna fonnalniente, ecome dissi nel voi. XLVI,
e di tutta l'Austria, colla cacciata degli p. 84, ascollò la messa celebrala dal car-
ungari, volle che il prezioso simulacro dinaie (narrai altrove, che detronizzato
fosse venerato presso la fonte in cappel- Pio VI nel 1798 da' repubblicani fran-
la che tosto edificò, e presto divenne un cesi, mentre trovavasi nella certosa di
Santuario, pei le grazie che la B. Ver- Firenze, il granduca Ferdinando 111 avea
giiie dispensava. Per cui venne affidala concertato colla corte di Vienna, di pro-
alia custodia d' alcuni sacerdoti, finché curargli un asilonella badiadiMelck,sop-
iiel 1 636 il vescovo di Passavia consegnò pressa da Giuseppe li ; mala rottura scop-
U iauluario agli agostiniani scalzi, i quali piata tra'francesi e l'iuiperalore l'impedì.
VIE VIE 3.5
(Deportatoli Papa in /^'rt/c/aa di Francia, a' 2 0» aprile, si diresse [)er Monaco, e
ivi gluriusameule nioih Tale e tanta ve- giunto a' confini deisti stali austriaci, al
Delazione avea l^io VI lasciato nella cor- fiume Ens, colle più vive tc'>liiuonian-
te inipcriale, the r imperatore Francesco ze d'alletto e di gradimento ringraziò il
11, bcncliè non fosse costume, ne fece conte di CobenIzeI, die d' ordine del-
sullragare la grand' anima a' 5 febbraio l' imperatore assiduamente lo avea ac-
iBoo nella metropolitana di Vieiuia; compagnato e servito in tutto il viag-
alla qiial solenne funzione, celebrata con gio ne' detti stati, incaricandolo di mi-
sovrana magnificenza, da u)g/ vescovo novare da sua parte all' imperatore, es-
vicario, vi assisterono il cardinal iMigazzi, sor egli vieppiù sensibile per le tante
che per la sua avanzata età e abituali in- attenzioni praticate verso la di lui per-
comodi non potè pontificarvi, e ne'rispel- sona, e di presentargli la lettera che gli
tivi luoghi lutti gli onlini della nobiltà consegnò. Descrissi nel voi. LUI, p. 94>
e magistratura di Vienna), indi il Papa i doni fatti da Giuseppe II alla corte pan-
ne parli verso l'Eus, per pernottare nella lifìcia del seguito di Pio VI, e promisi in
celebre badia di s. Florian de' canonici quest'articolo di riferirequelli dispensati
regolari laterauensi (che possiede una dai Papa alla corte imperiale, che rica-
bella collezione di medaglie, un gabinet- vo od' Diari dì Rama. Al conte di Ro-
to di mineralogia, ed uno de' più cele- sembeigh gran ciamberlano: Corona d'a-
bri organi dAlemagna), accolto con ogni gala orientale, con cammeo di diaspro col-
onore dal vescovo principe di Passavia l'edigie della D. Vergine e de' ss, Pietro
cardinal Firmian, e da molti signori ed e Paolo, contornata da 22 bi illanti, ed
ecclesiastici. Nsl d\ seguente mercoledì una croce puie di brillanti. Al conte di
24, ascoltata la messa nella nobile chiesa s. Giuliano ispettore delle cucine: Coro-
dei monastero, Pio VI riprese il viaggio nasimilecon cammeodi diaspro nerocol-
per Z//2/S, nel quale articolo descrissi il l'elligie dell'acce IIomo,catì goccie san-
decoroso ricevimento, smontando al pa- gnigue, contornato di brillanti. Conte di
lazzo della città. Dopo trattenimento, Dietrichslein cavallerizzo maggiore, eon-
coutinuò il suo viaggio, e giunto a Vels, tedi Kaunitz direttore dell'imperiah fib-
luogo considerabile e popolalo, per cam- biiche, principedi Paargran maeslrodel-
biare i cavalli, alle suppliche del zelante |e [)oste, ed altri personaggi, consimili do-
parroco, condiscese a benedirne il popolo nativi. Al direttore delle cucine Heufeld:
da una finestra rispondente nella piazza. Reliquiario contornato di brillanti. Al re-
preparato da acconcio e fervoroso discor- gio foriere di camera Neble: Reliquiario
so ìd tedesco fatto dallo stesso parroco, del valore di 200 zecchini. All'ispettore
Riassunto il viaggio, alle ore 24 permea- del castello e del giardino di Belfonle: Re-
ne al castello di Ried capoluogo de! cir- jiquiario contornalo di pietre. A'camerie-
colo deirinn, ben fabbricalo (ove poi nel ri e cuochi destinati a servir il Papa, 5oo
i8o5 i francesi sconfissero gli austriaci), zecchini. Alla gente di livrea, 1000 zec-
iiel preparato alloggio ricevuto distinta- chini; e 200 agli uomini e donne di bas-
ineote, e ossequiato da mg.' Gio, Nepo- so servizio. A tulli i reali custodi della
muceno de Unghelter vescovo di Fella gallerie, biblioteca, armeria, gabinetti e
in partiLus, sullìaganeo d'Augusta, ve- del real tesoro, parecchie medaglie d'oro
scovato amministralo dall'elettore ar- e d'argento; ed una medaglia d'oro u*
civescovo di Treveii, con lettera di quel poeti che presentarono compouimenli.
principe che l'iuvitavaa onorare tale cit- Donòal grande spedale degli orfani 1000
là, insieme a mg."^ Bech vicario genera- fiorini. Quanto Giuseppe 11 donò a Pio
le. Finalmente; parlilo Pio Vi da Ried VI, lo riportai nel voi. XXIX, p. 180.
3i6 VIE
^'el^acce(tarei ricchi presenti, il Papa di-
cliiarò all'imperatole, che non conside-
landoli qual sua propiielà , gli avrebbe
con bolla destinati ad essere della s. Se-
de, e monumento della munificenza ina-
periale, pregando i successori suoi a far-
ne uso nelle maggiori solennità dell'ao-
uo. Volle Giuseppe 11 la soddisfazione di
aver per meoioria il ritratto del suo ve-
nerandoo'ipilejecondiscendendovi il Pa-
pa, si preitò a varie sedute al valente pit-
tore Giuseppe Hickel, destinato a trarne
le sembianze. I pili eccellenti disegnato-
ri à\ Vienna si occuparono a rappresen-
tare le sagre funzioni celebrate dal Papa.
Ma, osserva il Coppi, mentre Giuseppe
II nulla otuniise di tributare a Pio VI
tutti gli onori possibili, nel tempo stesso
permetteva, e forse ortlinava, diesi spar-
gesse a profusione tanto nella ca[)italeche
nelle provincie, munito del sigillo impe-
riale,l'opuscolo che riprovai a Uro ve: Q;;;cZ
est Papa? di Eybel professore di dirit-
locanonico nell'università diVienna,som-
niamente insultante alla dignità pontifi-
cia. Dipoi il Papa lo condannò e proscris-
se col breve ^''(//jer.';o//V//Vrt^',siccome con-
tenente proposizioni eretiche e scismati-
che, già condannate dalla Chiesa. Inutil-
mente Giuseppe 11 ne impedì l'accettazio-
ne alle chiese di Germania e de' Paesi-
Bassi. Del resto il Papa mollo trattò col-
l'unperatore, ma nonconsegu'i cpianto per
avventura si era lusingato. Tenm; saldo
l'imperatore nelle sue biasimevoli deter-
minazioni il suddetto principediKannitz-
Potlberg, filosofo della schiera di que'del
secolu passalo, il quale osò f ir soitVire al
Sommo Pontefice alcune mortificazioni,
ed affetlòdi trattare con lui senza usare
que'modi co'quali anco per la sola civil-
tà si tratta co'regnanti. Però quando l'im-
peratore lo presentò a Pio Vi, questi do-
poaverio gu^udalo con occhio severo, gli
disse: Mi dispiace ch'egli sia così vicino
al sepolcro; e mettendogli la mano sul-
la spalla, soggiunse: E saremo ancora
ut tempo! lu tal modo die' a vedere io
V I E
qua! concello Io tenesse. Questo non è il
luogo di descrivere le conseguenze del
viaggio a Vienna, e sarebbe ripetizione,
per a vello riferito a'propri, come parlan-
do del Concordalo fra Pio VI e Giu-
seppe II [F.), nella biografia del Papa,
e ne' voi. XXIX, p.178 e seg., XCIII, p.
i4o, XGVll, p. 20S e seg., mentre a p.
2 I 2, diisi come il Papa pel Tirolo rientrò
negli stati austriaci, ecome rientiòin quel-
li della repubblica di Venezia, indicando
in corsivo i luoghi ove ne parlai. In ge-
nerale il Papa si chiamò contento del
viaggio e di quanto ottenne; certo da per
lutto risvegliò il sentimento religioso. E
sebbene Giuseppe II nel dicembre i 783,
all'improvviso e nel più stretto incogni-
to, si recò in liuma a restituir la visita a
Pio VI, poi continuò nelle sue deplora-
bili riforme religiose, ed a mettere il ba-
vaglio alla Chiesa. Non polendo descrive-
re i grandi avvenimenti politici che si
successero, citerò gli articoli ove ne ra-
gionai.
Wel malaugurato 1789, scoppiò il fu-
nesto spirito d'iudipendeuza in politica,
come in religione, ch'erasi forlilicato iu
Francia (V), e gli ultimi colpi a quel
trono lo die'l'assemblea convocata a Pa-
rigi e fatalmente trasferita a Versailles
(/^), ove si converti in assemblea na-
zionale. In quella città dunque comin-
ciò queir iliade dolorosa che, trionfnn-
do la rivoluzione, pose a so(|quidio
l'Europa, abolì la tnouarclua, procla-
mò la repubblica di Francia, olTrì soc-
corsi a tutti i popoli che volessero ac-
quistare la selicente libertà, condusse
al patibolo l'ottimo re Luigi XVI e l'in -
felice regina Maria Antonietta d'iVu^tri a
nel 1793, ed abolì il culto cattolico. Nel
precedente anno la repubblica francese
avea dichiarato guerra all'imperatore
Francesco II, ed a Federico Guglielmo
Il re di Prussia {V.), tra loro alleati, e
la guei-ra fu portata anche in Gernianiii
(/^.), succedendo sul trono di Prussia Fe-
derico Guglielmo ili nel 1797. Io que-
VIE VIE 3i7
sto il prode arciduca Cai Io, fratello del- pensi colle piovinciesilnate snlln riva de-
rimperaloie, preseli comando dell'arnva- sii a nel seno (leH'iinpero.ieslaiidoDe per-
la austriaca in Italia, dopo la perdila di ciò spogliale le sovranità ecclesiasliclie. Il
Nanlova^ Iialuardo principale de' domi- trattalo fu sottoscritto a'g febbraio i 80 1.
nii dell'Ausilia in Italia. Eon.ipiirte co- In seguito alternandoci i clamorosi even-
mandanledell'arniala repnbblicaiiafran- ti guerreschi, ed i vari trattali, e tlive-
cese nella legione, aiilitanientc assali gli nulo Bonapaile imperatore de'francesi
stati austriaci, occupando Trieste, Già- nel i 8o4, col nome di JNapoleone I; Con-
disca , Gorizia e Lubiana, Eressannone, de, per tale esempio, dissi già che Fran-
Trenlo , penetrando col centro sino a casco II, volendo provvedere al decoro di
Knittelfcid e ludenbuig, luoghi distanti sua fiimiglia coli' aggiungere In dignità
non più di 1 00 miglia da Yieiina. Ormai im|)erialc ereditaria a quella elettiva, di
minacciala la capitale, poteva il giovane cui era peisonalniente insignito, 1' i i a-
arciduca arrestar la marcia di fronte al gosto prese il titolo d'imperatore eredi-
for lunato e valoroso Bonaparte, giunto lai io d'Austria, col nome di Francesco f,
a Klagenfurt. IMa di già Francesco II e per cui Vienna divenne la stabile me-
la Francia erano disposti alla pace, onde tropoli dell'impero d' Austria. Indi nel
a'y aprile si concluse una sospensioned'ar- i8o5 collegatosi coW li gliilterra {^'^•) e
mi, ed a'iB i preliminari di Leoben, che colla Hussia (/'.), contro ^'apoleone I, to-
salvarono Vienna dai pericolo d'essere sto si ruppe guerra, con piano di campa-
presa. Rolla poi nuova guerra, nella lotta gna stabilito in Vienna fia l'Austria e la
del 1800, Francesco II sostituì nel coman- Bussia ; quindi Francesco I lagnandosi
do dell'esercito, allo sforlunatoKray,rar- dell'insaziabile ambizionedi JNapoleone I,
ciduca Giovanni, ma gli austriaci passa- fece occupare la Baviera, e collocò un e-
lo rinn, a'3 dicembre furono inleiamen- sercito suU' Iller. Ma ^apoleone I battè
te disfalli ad Ilohenlinden, villaggio del- gli austriaci iu diversi punti, prese lil-
la Baviera, dal general Moreau, il quale ma, e spinse le sue truppe nel Tirolo e
vi avea riunito il prineipal nei bo del suo ntll'Àustiia ; mentre alili eserciti com-
esercilo. L'arciduca Carlo riprese allora battevano pres>o Verona {F.) e bìocca-
il comando dell'armala austiiaca, ma la vano yentzia {V-)- Inoltre i francesi a'4
disfalla era slata lale che non si poteva novtinbre passarono l'Ens, a'y respinse-
riparare dalla virtù d'un condollieroseb- 10 un corpo austriaco a IMai ienzelì, agli
bene prudenlissimo. Quindi i francesi es- i i batterono la relroguaidia russaaDurn-
sendosi avanzati vittoriosi sino a 22 le- slein, ed a' i 3 entrarono in Vienna. Non
ghe da Vienna, l'arciduca fu coslretto a avendo il principe d'Auersperg rollo il
proporre a Moreau , che minacciava la ponte sul Danubio , per aver supposto
capitale , una sospensione d'armi, di- falla la pace, passarono i francesi senza
chiarando essere l'imperatore disposto a ostacolo sulla sponda sinistra di quel flu-
concluder la pace qu alunque fossero le me,ed a'i8 novembieenlraronoinBi iinn
disposizioni de'suoi collegati. L'aimisli- capitaledella /l7orfl»'/V7 (^.). Francesco [
zio ebbe luogo a'25 dicembre a Sleyer. colle truppe che potè raccogliere, si liti-
Le condizioni della pace furono dettale lò ad Olrniitz, dove fu raggiunto da A-
a Lunevilie , e Francesco II conobbe la lessandro I imperatore di Russia, e dal
necessità delle circostanze, e fu costretlo granduca Costantino di lui fratello col-
a stipulare anche per Timpero e peprin- l'armata russa, che retrocedeva dall'Au-
cipidi esso.ieslandùspogliali in lullooin stria e con altri soccorsi di russi. Fral-
parte i dominanti d*^l!eprovincie esistenti tanto ad Austerlilz, presenti i 3 impera-
sulla rivasinislra dclReno, mediante com- tori, a'2 dicembre seguì la famosa balla-
3.8 VIE
alia combattuta Ja'dne eserciti, ciascuno
composlo da circa 00,000 uomini ^ ove
Napoleone I sconfisse gli austriaci e i rus-
si. Allora Francesco I domandò pace, si
abboccò con Napoleone I, e a dure con-
dizioni fu sottoscritta a Preshurgo a'26
dicembre. A'r2 luglio 1806 iNapoleone I
formò la Confederazione Renana, poi au-
mentata (disciolta nel i8i3 da'collegali
conilo di lui: neparlai nel voi. XXIX, p.
192 e seg.), dichiarandosene protettore.
Indi avendo Napoleone I nella dieta di
Piatislìona del i." agosto 1 806, dichiarato
non riconoscer più né costituzione né im-
pero di Geimania; e Francesco I veden-
dosi impotenlea sostenerei propri diritti,
persuaso che gli avvenimenti accaduti
nell'impero di Germania gli rendevano
impossibile di continuare nell'obbligazio-
ni contralte qual capo di esso, provvide
al proprio decoro rinunziando a'6 dello
stesso agosto alla dignità d'impera torePio-
roano-Germanico , dichiarando formal-
mente essere sciolti i vincoli che Tuniva-
no al medesimo. L' impeio Germanico
dunque cessò d' esistere dopo aver fallo
tanta guerra alla Chiesa: eppure il solo
Papa Pio VII protestò contro quella dis-
soluzione. Giàavea protestato ancora pel
trattato diLuneville che secolarizzò mol-
ti vescovati, le cui sovranilà si divisero
vari principi , solo conservandosi la di-
gnità elettorale di Magonza trasferita a
Raùsbona (''.). Tutto narrai nel voi.
XXIX, p. I 85eseg. Dipoi l'eminente pub-
blicista d.'^ Bus*, celebi e e benemerito pel
suo zelo e divozione nel ravvivare nel suo
paese di Germania la face del cattolici-
smo, e ristabilire l'indipendenza della
Chiesa sì profondamente compromessa in
causa dello spirito burocratico del Giù-
seppinisrao, mostrando i pericoli de'cat-
tivi rapporti fra'due poteri, varie opere
a tal fine die' in luce, di cui ne die' con-
tezza, coir Amico Cattolico di Milano,
il prof Arrighi nella serie 2.' degli An-
nali delle scienze religiose, 1. 1 3, p. 473.
liicordeiò soltanto: L'alto e ilbasso Ra-
V lE
dìcalìsmo nel suo odio contro la reli'
gione e la libertà. Comunanza degl'in-
leressi del Cattolicismo in Francia ed
in Germania. La lotta della Chiesa con-
tro lo Stato, per riconquistare la sua
libertà in Francia e in Alemagna. Del
dovere de' cattolici alemanni nell'attuali
circostanze. Storia autentica del Nazio-
nalismo e delTerritorialismo nellaChie'
sa Cattolica di Germania. Napoleone I
dopo aver dichiarato nel 1806 di soste-
nere la Porla contro la Russia; dopo a>
ver nel 1 807 blandito la slessa Russia sul-
l'espulsione del turco dall' Kuropa; nel
I 808 propose all'Austria la divisione del-
la Turchia, pe'sospelli che avea gli mo«
vesse guerra, ammettendola a parte del»
le spoglie. Realmente Francesco I nel
i8of) mosse nuova guerra a Napoleotie
I, per aver contravvenuto a'patli di Pre-
sburgo , non che geloso del progressivo
suo ingrandimento, e in apprensione per
la marcia de'frances' nella Spagna {^.)
e nel Portogallo (^.). e per essere i po-
poli tedeschi smaniosi di sottrarsi dalla
doo]inazione straniera e ricuperare l'in-
dipendenza nazionale. Nel principio d'a-
prile le due armate nemiche già erano
pronte a combattere: I' Austria contava
circa 33o,ooo uomini sotto il comando
dell'arciduca Carlo, olire la landwernel-
l'interno; presso a poco eguali erano le
forze di Napoleone I, e composte di fran-
cesi, assiaoi,badesi, bavaresi, sassoni, po-
lacchi, oltre I DO, ODO russi che doveaoo
operaie a suo favore, per obbligo d al-
leanza. Cominciò l'arciduca con invader
la Baviera, altri corpi altre parli. Ma Na-
poleone I si pose alla lesta d'una massa
di forze superiori, per battere separata-
mente le colonne nemiche, prima che si
unissero, cioéa'iq aprile, e guadagnò le
sanguinose b.illaglie di Pfallenliofeu e di
Tann, facendo da Davoust tener a bada
l'arciduca Carlo verso Ralisbona. Indi as-
salì con quasi 100,000 uomini l'arciduca
Luigi ed Hiller che ne aveano la metà,
ballendoli a' 20 ad Abensberg, ed a' 21
V I K VIE 3(9
li disfece a Lindshul. Lanciale ivi poche e menlre la ztiff;! era nel massimo calo-
Irnppeapersef^uilailijSi rivolsecolla rnag- re, il Da luihio crebbe improvvisamente;
gioì' parte roiitio lo slesso aicicluca Car- d'altroiicle gli austriaci vi misero dentro
lo, il quale intanto erasi impadronito di l)arclie cariclie di sassi e burlutti, sicché
Ralisbona, e congiunto con altri corpi, i ponti francesi furono rotti. Allora Na-
in lutto lornirindo il suo esercito <|uasi poleone I concenlrò 1' armata e neordi-
72,000 uomini. Con essi si disponeva a' nò la ritirata nell'isola di Lobiiu, dove
22 d'assalire Davousf, quando verso se- la radunò nella notte seguente, e nella
la si vide esso stesso assalilo da (|uelle mattina de'23 a grandi stenti ristabiPi il
truppe, e nel lato sinistro dall'altre con- ponte sul ramo del fiume che divide l'i-
tlolle da Napoleone !. Aspra fu la balla- sola dalla sinistra sponda , e altri ponti
glia, e l'arciduca perduti 6000 uomini e più solidi, per concentrare maggiormen-
oppresso da forze superiori, dovette riti- le le sue armate. GrossAspern, villaggio
larsi a Ralisbona. Quivi nella seguente di mercaiodell'arciducato, nella gran bat-
iiolle cominciò a passare il Daiudjio per taglia andò distrutto, o poi fu riedifica-
congiungersi sulla riva sinistra col corpo to. L'arciduca Carlo si ricopr"i di gloria,
di Dellegarde; ma raggiunto a'sS da Na- ed in seguito più volte tornò deguameO'
poleone I, che rimase leggermente ferito te a misurarsi con Napoleone l, come ri-
nel piede destro, perdette in nuova azio- levai altrove. In questi memorabili corn-
ile altrii2,ooo uomini. Dopo questi di- battimenti delti d' Esliug e meglio di
saslrosi avvenimenti , divisò l'arciduca Gross-Aspern, gli austriaci ebbero4>ooo
marciare per la Boemia verso Lintz, per morti, 3, 000 feriti e 83o prigionieri; ed
riunirsi ad altre truppe e difendere l'ar- i francesi peiderono da cii'ca 20,000 uo-
ciducalo d'Austria, Però Napoleone I col- mini, e fra' morti il maresciallo Lannes
ia sua celerità glielo impedì, e lasciato dùca di IMontebello, che ferito in una co-
Davoust a osservarlo, prescrivendo a Der- scia da una palla di cannone, spirò poco
iiadolle minacciale la Boemia, esso fiat* dopo in Vienna. Tuttora l'esercito au-
tanto marciò rapidamente in Baviera e strinco festeggia l'anniversario della bat-
in Auslria. A'3 maggiooccupò Linlz, bai- taglia d'Aspern, ed in (|uello del i 860 si
tè Hiller ad Ebesberg, ed a' 1 o pervenne pi esentò fra gli ufìiziali die locelebiava-
a Vienna, e la prese per capitolazione a' no limperalfiie Francesco Giuseppe I, il
12, entrandovi i francesi nel dì segiien- quale dopo averli felicitali dell'arder na-
te. Disciolse la landwer, e invito gli un- zinnale da cui erano animali e delibi mi-
gheresi a sottrarsi da casa d'Austria, ed e- rabile disciplina che mantiene l'armala,
leggersi un re particolare. Del resto, pa- disse loro che non larderebbero furse a
drone di Vienna, pensò subilo a passare dar prove novelle del proprio valore per
il Danubio ed assicurarsi una testa di la difesa degl'interessi tedeschi! Linguag-
pcnte, e costruiti ponti di barche, a' 20 gio, che si avvicinò a quello poc'anzi le-
e 21 maggio tragittò quel gran fiume nulo dal principe reggente di Prussia:
con circa 5o,ooo uomini, che schierò in Non si permetterà che un pollice di ter-
ballaglia, fissando il centro ad Esling e reno sia perduto dall'Alemagna ! (Quan-
la sinistra ad Aspein 0 Gross-Aspei n, do neli847 moi'i l'arciduca Carlo, il ai-
alquanto sotto Vienna. Incontrò per al- potè imperatore Ferdinando I, olire al-
tro immediatamenle l'arciduca Carlo, che tri imperituri onori co'quali celebrò la
gli fu a fronte con circa go,ooo uomini, sua gloria militare, dichiarò volergli eri-
Si combattè nella sera dello stesso 7.1 gere un monumento in Vienna per tra-
maggio con dubbio evento. Si rinnovò mandare a'posleri la celebre sua memo-
quindi ia battaglia nella mattina de'22, ria. 11 monumenlofu innalzato, ed il prò-
39.0 V I E
ripole P'rancesco Giuseppe I solennemen-
te l'inaugurò a'22 maggio 1860, quindi
fu cantato il Te Dcinn, intuonato dal-
l'aicivescovo cardinal Rausclier. Vi assi-
sterono pure l'imperatrice, il re Lodovi-
co di Baviera, i duchi di BrunsAvick e di
IVassau, l'aiciduca Lodovico Giuseppe
unico fratello superstite del defunto, e fra
lutti gli altri arciduchi, anche gli arcidu-
chi figli dell' aiciiluthessa Maria figlia
dell'eroe d'Aspern, l'altro figlio di esso
arciduca Alberto in tale occasione pro-
mosso al grado di feld maresciallo, l'im-
peratrice vedova Carolina, le arciduches-
se, Francesco V duca di Modena, l'arci-
duca Carlo di Toscana e altri personag-
gi. Le ultime notizie di Vienna recano,
che lo scultore Forukorn sta ora ivi la-
■voraiido al monumento the verrà eret-
to in uìeaioiia del principe Eugenio di
Savoia, nella piazza esterna della Burg,
dirinipelto alla statua dell'arciduca Car-
lo). Ripiendendoil (ilo del racconto, Fran-
cesco 1 dopo gli accennati vantaggi, non
ostante [)e'precedenti disastri dovette ab-
bandonare i suoi progetti d'invasione, di
rivoluzione contro i>Jiipoleonel e di rista-
bilimento dell'indipendenza europea, ed
invece volle concentrare le sue forze per
provvedere alla propria difesa; mentre il
principe Eugenio viceré d' Italia si recò
iieir Austria, e i5,ooo russi entrarono
nella Gallizia, per cui l'arciduca Ferdi-
nando d'Esle, che da Varsavia erasi a-
vanzalo sino a Thorn, dovette ritirarsi.
In tale sialo di cose la sorte della guer-
ra si ridusse ag'i eserciti accampati pres-
so Vienna sulle due sponde del Danubio.
Frattanto INapùleone 1 continuava a for-
tificarsi nell'isola di Lobau, e l'arciduca
Callo costruiva fortificazioni di campa-
gna per difendere i punti minacciali fra
Enzersdoif, Esling e Gross-Aspern, raf-
forzando il suo esercito con truppe di li-
nea e di landwer, sicché comandava a
quasi I 5o,ooo uomini. L'armata francese
era presso a poco eguale in numero, ma
superiore in forze di cavalleria e di trup-
V I E
pe agguerrite. Indi Napoleone I a* 2 lu-
glio fatto gittare un ponte dirimpetto ad
Esling, ed altri presso Wiltau a'4, tutta
l'armata passò in poche ore e si schierò
in battaglia; onde tutte l'opere di difesa
degli austriaci, divenute inutili.dovetlero
abbandonarsi, e schierarsi in aperta cam-
pagna in linea paralella a'francesi. Nella
seguente notte del 5 Napoleone I tentò
d'impadronirsidi Wagram, villaggio del-
l'arcitiucato sotto l'Ens, ch'era nel centro
dell' armata austriaca , e vi spedì Mac-
donald con 3 divisioni francesi e Berna-
dotte co'sassoni; ma tutte queste truppe
furono respinte e disfatte, anzi per l'oscu-
rità i sassoni presero per nemici i france-
si e loro recarono gravissimo danno. In-
tanto nella stessa notte, i due capitani di-
sposero i loro eserciti per venire a batta-
glia campale nel giorno seguente del 6;
coir intendimento. Napoleone I di rom-
pere il centro austriaco e dividere l'ar-
mata in due parti; l'arciduca Carlo di bat-
tere la sinistra francese e allontanarla da'
ponti per porre in costernazione tutto
l'esercito nemico. La battaglia micidiale
cominciò allo spuntar del sole con van-
taggio degli austriaci, ma l'arciduca Gio-
vanni avendo lardato a sostenere l'ala si-
nistra, Napoleone I ne profittò e vinse.
L'arciduca Cai lo si ritiiò verso la Mora-
via, e Francesco I temendo disastri mag-
giori, l'i I luglio fece proporre una so-
spensione d'armi per trattare la pace, la
quale tardò a concludersi sino a' 27 set-
tembre a Schònbrunn, dove d'morava
Napoleone I, e sottoscritta a' 1 4 ottobre.
Fra'patti si con venne Io sgombro di Vien-
na fra un mese. Con questo rovinoso
trattato la casa d'Austria perde 3 milio-
ni e mezzo di sudditi , onde colle prece-
denti cessioni, l'impero si ridusse a 20
milioni e 700,000 abitanti: i paesi invasi,
oltre il mantenimento dell'armata fran-
cese, pagarono 246 milioni di (ranchi per
contribuzione. Nel 18 io Francesco I con-
cesse l'arciduchessa Maria Luigia inispo-
sa a Napoleone I, e nel 1812 si collegò
V I E
con lui, nel quale anno l'ioiperatore de'
francesi inlrapiese la ilisaslrosa campa-
gna di Russia. Indi nel i8i3 Francesco
I offa il suo intervento per la pace ge-
nerale, si collef^ò coll'itnperatoredi Rus-
sia, e co're di Prussia e d'Inghilterra, sta-
bilendo con essi le basi dell'equilibrio eu-
ropeo, e finidmente con essi dichiarò guer-
ra a Napoleone I a' 12 agosto dello sles-
so 181 3. Seguirono le azioni guerresche
in Germania, Italia e Francia, discor-
se in più luoghi, e neli8i4 Francesco I
inutilmente trattò di pace con Napoleo-
ne I. Rinnovata a Chaumoiit la lega con
Prussia, Russia e Inghilterra, i loro eser-
citi cominciarono a operare in Francia,
ed entrai ono in Parigi a'3 i marzo. Di-
chiaratosi da' collegali di non voler più
trattare con Napoleone I, né con alcuno
di sua famiglia, il senato hancese lo pro-
clamò decaduto dal trono, per cui egli a'
4 aprile in Fontainebleau abdicò a'troui
di Francia e d'Italia, per sé e suoi ere-
di, stabilendo co'coHegali onorevoli trat-
tamenti per sé e gì' individui di sua fa-
miglia; cioè la sovranità di Parma e Pia-
cenza per l'imperatrice Maria Luigia e
pel loro figlio Napoleone II e suoi discen-
denti; egli ritirandosi nell'isola dell'El-
ba, nella Toscana {^■)>« '"' concessa ìq
sovranità vita durante. A' 3 di maggio
giunse in Parigi Luigi XVIIl Borbone
re di Francia, ed i collegali procurarono
di rassodarlo sul trono con una pace che
in quelle circostanze fosse perla Francia
onorevolissima, conservando l'integrità
de'suoi antichi limiti quali erano all'epo-
ca dell." gennaio 1792. Il trattato fu sot-
toscritto in quella capitale a'3o maggio,
nel quale fu pure convenuto: » Nello spa-
zio di due mesi tulle le potenze che a-
\eaiio preso parte alla guerra, mandas-
sero plenipotenziari a Vienna per regola-
re in un congresso generale gli accomo-
damenti che doveano compiere le dispo-
sizioni del concluso trattato". — Egli è ap-
punto, che dovendo riparlare del celebre
Congresso di Vienna del i8i4-i5, pel
VOL. xcix.
VIE 321
quale vieppiù acquistò rinomanza l'illu-
stre città, feci precedere alcuni sfuggevo-
li ricordi, poiché sebbene a' luoghi loro
parziali riportai individualmente l'ope-
rato, per istabilire i destini d' Europa,
dall'augusta assemblea e senato di sovra-
ni, era indispensabile descriverne breve-
mente il complesso, anco per averlo pro-
messo, non senza alcune altre nozioni sui
congressi stessi politici. Come si definisce
il Congresso politico, lo dichiarai in quel-
l'articolo, in uno al suo scopo, ricordan-
do i più celebri che l'aveano preceduto. In
generale qui ripelerò. Il congresso è il
mezzo di cui si servono gli stati per far
cessare le guerre, previa Tregua (F.) o
armistizio (magnifici e gravi sono gli ar-
ticoli della Civiltà Caitoliea, serie 4, t-
2, p. 529, e t. 7, p. i'29: La Tregua
(li Dio e la Pace Filantropica), e per
accomodare le contestazioni che riguar.
dano i rispettivi interessi; è un consi-
glio di Pace (F.) Europea. Quindi la
storia de' congressi è pure la storia del
sistema politico degli stati d' Europa
(r.), secondo le diverse epoche. A tal
uopo si unisce il cov^o Diplomatico {V .),
cioè i plenipotenziari delle parti, od an-
che solo quelli delle potenze mediatri-
ci, in un luogo determinato di comua
consenso, che d'ordinario è neutrale,
per condurre ad un accomodamento, o
per mezzo di noie o per quello di con-
ferenze. Si distingue il congresso prelimi-
nare dal congresso principale. Nel i.° si
determina l'ammissione e la rappresen-
tanza delle diverse potenze, il luogo e il
tempo del convegno, l'estensione della
neutralità, la sicurezza degli ambasciato-
ri e inviati, il ceremoniale e la maniera
di trattar gli affari. Il 2.° ha per oggetto
di concludere definitivamente l'atfare di
cui si tratta. Ordinariamente vengono de-
cise quelle trattative preliminari òa po-
tenze mediatrici per mezzo d'inviati di-
plomatici, e poscia si unisce il congresso
principale. Inoltre si determina dagl'in-
viati radunali per un congresso, in una
21
322 VIE VIE
C0Bfeien7a preliminare, il giorno che si ni. Ecco in proposito ciò che ne ìnsegna-
darà principio all' apertura, l'ordine da no lutti i rudimenti della diplomazia. Ma
tenersi nel ti altare gli all'ari, la forma del precisiamo anzi lutto quali fossero gli an-
trattato, il grado delle singole potenze ticlii divagamenti dell' arte diplomalica,
Ira di loro (dal i8i5 si stabih l'ordine in quanto riguarda la condotta abituale
alfabetico), ed il tempo delle sedule. L'a- ò'un congiesso. 11 corso de'negoziati che
pertura del congresso comincia colla let- precedono le conferenze rende primie-
tura e collo scambio delle credenziali in ramente necessario 1' assembramento di
copie vidimate, le quali, nel caso chele un certo nutrero di rappresentanti delle
parti avessero convenuto nella scella del diverse potenze interessale. Il numero di
mediatore, si consegnano al medesimo, (jue'rappresentanli varia a seconda i\e\'
Dopoquesta formalità gl'inviati diploma- l'importanza degl'interessi che trattano e
tici delle rispettive potenze trattano o di- delle questioni da discnlersi. E" rato che
lettamente tra loro o col mediatore , e vi sia delegalo un solo rappresentante,
questo, o in una sala comune ove si riu- poiché dillicdinente si ammette che 1' a-
niscono, oppure a vicenda per turno nel- zione plenipotenziaria ed incerto qual
le rispettive loro abitazioni, oppure, se modo responsabile, onde uno stalo si ob-
\'è il mediatore, nell'abitazione dello stes- bliga, sia esercitata da un solo individuo.
so.Queslelrattativesi continuanoiuiscnt- Le conferenze Ijanno luogo sia per iui-
to od a voce, finché si possa passare alla zialiva d'una poten7a neutrale, che pren-
soltoscrizione d'un trattato, oppure fin- desi a mediatrice od arbitra, sia per co-
che una potenza o l'altra sciolga il con- mone consentimento e per una specie di
gresso col richiamare il proprio amba- proprio molo fra |p potenze belligeranti,
sciatore. Osservava da ultimo il Memo- Il congresso di Parigi ([>er la Turchia, e
rial Diplotnati(jiie, che in un congresso descritto in quell'articolo) ritrae da qua-
interviene sempre il ministro degli allari st'ultimo caso, e può dirsi, che l'Austria
esteri della potenza che vi è rappresenta- ha interposto i suoi linoni ulllci, anziché
te, unitamente ad un altro plenipotenzia- in realtà una mediazione ulìiciale od uq
rio dello slesso governo: e che solo nelle arbitraggio. Quando le potenze contraen-
conferenze una potenza é rappresentala ti son messe d'accordo sulla necessità d'un
dal suo ministro accreditato presso la congresso e sulla scella de' loro lappre-
corte, in cui si tiene la stessa conferen- senlanli, si designa la città ove le confe-
rà. Da ciò il JÌIrtJìorial Diplomalique renze hanno a tenersi, e giusta le leggi
stabiliva la diversità che passa fra un con- della diplomazia, il luogo ove si tenguno
gresso e una conferenza. Il Giornale di k\)\e\e\\\.\\ari\tn\-Q dichiaralo neutrale;
[ionia del i 856, col n. 5o, riprodusse in- vale a dire che i rappresentanti d'ogni po-
lorno agli atti ed alle foi mole de'congres- lenza, inviolabili per principio, ponuo ri-
si il seguente interessante articolo pub- gnardaisi di fallo comeseciascuno sedes-
Llicalo dalla Presse. » I congressi sono se sul territorio suo proprio. La verifica-
in politica ciò che le accademie in ri- zione de'poleri si fa al principio delle con-
guardo alla letteratura, alle scienze e al- fereoze,come in tutte l'assendilee delibe-
le belle arti. Stabiliscono i precelli e re- ranti, ed il congresso é definitivamente
gole, secondo i cui principii pronunciano costituito. Le sedule si tengono a porte
i loro giudizi. Onnipotenti come un giurì, chiuse, e richieilesi il |)iìi sciupoloso se-
non dipendono da alcuna superiore au- greto da'membri che prendono parte al-
torilà,e non traggono che da sé medesimi le deliberazioni. Gli atti diplomatici ch'e-
ia loro sanzione. Soli, ponno rettificale mananoda'congressi sono comunicati per
i loro decreti e revocare le loro decisio- mezzo delle camere rappveseutative, uè-
VIE VIE 37.3
gli stati coslilnzioiiiili, altrove cla'fogli uf- ne del suo governo. E per fine Vulliina-
fìciiìli del govei 110. Codesti atti sono di di- (um sliibilisce conclusioni formali, da cui
vci^« specie. Eccone la nomenclatura più si è fermamente risoluti di non iscoslar-
in uso. Cliiamansi noie i'erbali, le spie- si; condizione sinc qua iion^ senza la pre-
gnzionichei membri il' un congresso sccwn- ve uliva accettazione della ijuale si dicliia-
biano Ira loro, sì a viva voce, sì periscili- ra die sarà impossibile inteudcrNi in al-
to, ma die non esigono sottoscrizioni. I tri termini, ciò che chiamasi un' ultima
diplomatici allunati in congresso od iu p^irola". Dacché cominciò a formarsi il
conferenze estendono talvolta in comune diritto pubblico europeo, già si sono te-
certe note cui danno il uouie di piolo- noti molli congressi , e diversi assai ce-
co///. Il protocollo altro non è che il prò- jebri. Prima però della succennata guer-
cesso vei baie d'una o pii^i sedule, e serve ra di IrciiCaiini, propriainenle noi» erasi
a dtlìnilivamente fissare i punii già con- lenulo verun formale congresso in Eu-
venuli, ma nulla ha di obbligatorio pe* ropa; quindi la storia de'congressi euro-
diversi stali. Quindi è che non si teme di pei comincia col parlalo di Mùiister e
abusare de'protocolli. l\ nieniorandii;ii è d'Osnabruck, da cui derivò la pace di
una nota firmata, nella quale si espon- Weslfalia, che fu base del presente siste-
gono le pretensioni ed i richiami d' una ma politico europeo, e agli altri che lo se-
potenza. All'ullimo congresio di Vienna, guirono sino a noi. Nondimeno a cono-
ogni potenza era armata del suo memo- scere l'origine delle monarchie tuttora e-
rdiidaiii o pro-memoria. Tali atti, quan- sistenli, le rivoluzioni ei grandi cambia-
do sono troppo assoluti fin dall' esordwe menti a cui andarono soggette prima del
delle Iratlazioni, formano spesso la pie- secolo XVII, gl'interessi che in diverse e-
tra d'inciani|)o e lo scoglio, contro cui poche l'unironoo ledivisero,conviene te-
rompono le conferenze. 11 ///rt/vc/ey^o è una ner pre-<euli i principali Irallati di piice
specie di proclama, che, più del inciiio- che furono falli, dalla divisione dell'im-
randuin, contiene dichiarazioni di prin- pero di Carlo Magno sino a quello di
cipii, ed è indirizzato non solo allo stato Westfcdia. Essi sono-, il trattato di Ver-
con cui si è in contestazione, ma anco al- don dell' 843 , di s. Clair-sur-Eple del
le potenze neutrali ed alla pubblica opi- ni i, di Bouue del g2 i , di Venezia del
nioiie, che si prendono a giudici, salvo a i 177, di Bietigny del i3Go, di Troye*
non accettarne le decisioni. l proclami del- deli420, d'Arras del i435, di Cracovia
riui[)eralore di Piussia, e i discorsi di Na- deli 025, di Crespy del 1 544) d'Auquiìta
poleone III, a'grandi corpi dello slato ed deli 555, di Wdna deli5Gi, di Slelliuo
all'esercito, le circolari che i governi in- deli 570, di Vervins deli5q3, di Lul)ec-
dirizzarono a'ioro rappresentanti presso ca del 1629, e di Praga del 1 63 ii. Diesai
le corti estere, sono veri manifesti. Il ne formò un quadro storico generale il
concliisiim è una nota firmata che rie- conte Giuseppe Galli: /iis^/e/^or/c//rt( ,s7o-
piloga le discussioni, e ne forma conclu- ria dc'principali irallati di pace, dalla
sioni a nome d'una fra le potenze delibe- divisione de il* impero di Carlo Magno
ranti. \\ referendum è il dispaccio che sino aqnello di PJ^estfalia, KoiuaiS'ì^.
un agente diplomatico invia al suo go- Vi sono 3 epoche principali nella storia
verno per chiedervi nuove istruzioni, de'congressi relativamente all'importan-
cpiando i negoziali lo traggono fuori del za della loro influenza sui cambiauienli
limile de'suoi poteri. In tal caso, e fino a e destini dell'Europa. Lai." presenta la
che egli abbia ricevuto la risposta , non fondazione del nuovo sistema degli stati
può negoziare che ad referendum, e sub europei per mezzo del duplice congresso
spe rati, vale a dire salvo l'approvazio- di IVlùaslei' ed Osuabruck, dielio i quali
324 VIE
segui la delta pace di Westfalia , e da
questa fino alla pace d'Utrecht nel i 7 i 3:
dentro il qual periodo si tennero i con-
gressi de'Pirenei del i65c), di Breda del
1 66'/, d' Aix la Chapelle nel 1 668, di Co-
lonia del 1673, di Nimega del i67<S, di
Piatisbona del i 682,diRysAvyck del 1 697.
La 2." mostra l'influenza sempre più cre-
scente dell'lngliillerra, potenza coloniale
e marittima, sullo stalo politico d'Euro-
pa, dalla pace d'Utrecht fino al congres-
so di Vienna nel 18 i 5: dentro il qual pe-
riodo si tennero i congressi di Baden nel
1714, d'Annover neh 7 i5, di Cambray
nel 1722, di Soissons nel 1728, d'Aix-la-
Chapelle nel 1 748, di Teschen nel 1 779,
di Parigi neh 782, di Versailles 0^1784,
di Rastadt nel i 797, di Amiens nei i 802,
d'Erfurt ueli8o8, di Chàtilloa neh 8 14.
La 3/ epoca palesa il ritorno al sistema
dell'equilibrio europeo ed ai sistema di
legittimità e d'ordine tutelare reciproco:
dentro il qual periodo si tennero 1 con-
gressi d' Aix-la-Chapelle nel 1818, di
Carlsbad e di Troppau nel 1820, di Lu-
Jiiana neh 82 i, di Verona neh 822, e di
Parigi neh 856. Tutti questi dunque so-
no i congressi principali , senza contare
Je conferenze. In ciascuno de'congressi dai
1648 in poi vi furono alcune grandi po-
tenze alla lesta dell'altre, le quali deter-
minarono in certo modo l'andamento de'
trattati, avendo fissato basi collo stabili-
re comuni principii. 1 popoli slessi venne-
ro presi in considerazione, ma solo dopo
il congresso di Vienna : in qual modo e
con quali elfetli, spetta alla storia impar-
ziale il giudicarlo. 1 congressi, anteriori a
quello di Vienna in discorso, diedero i
primi dati d'esistenza al diritto pubblico
d'Europa; questo di Vienna e i posterio-
ri compirono e attivarono regolaruieu-
te l'attuale ordine politico (che si è co-
minciato a terribilmente alterare,e minac-
cia tutta (|uanta l'Europa di calaciismo),
nonché paralizzarono ben molle ambizio-
ni edisordini a vantaggiodell'umana quie-
te e sua civiltà} e sarebbe certo slato, se si
V I E
fosse conservalo, un progresso nell'ordi-
ne dell'umano perfezionamento, il non
porre cioè le ragioni e i dirilli delle na-
zioni e de' potentati alla prova soltanto
delle baionette e del cannone. Allorché
nel gran conflillo dell'Europa, collegata
contro iVapuleone I cheagogoavaalla mo-
narchia universale, si sciolsero senza riu-
scita i congressi di Praga nel febbraio
181 3,e il ricordalo di Chàtillon nel mar-
zo 18 (4' ^ *^'*^ '^ suddetta pace di Pari-
gi de'3o maggio di tale anno avea intro»
doltonuovecombinazioni negli stali euro-
pei,venne determinato, puredalle potenze
interessate, il congresso generale di Vien-
na, onde dare compimento a quanto era
slato trattato nel congresso di Parigi, e
regolare delluitivamente le cose fra le
potenze dianzi guerreggianti , sulle basi
e conclusioni delie conferenze de'minislri
d'Austria, Ingliiilerra, Prussia e Russia,
col minislro francese duca di Richelieu.
L'apertura ch'era s'ata stabilita ah." a-
gostoi8i43 fu dilferita al i .° di novem-
bre. Frattanto recaronsi a Vienna molti
sovrani, fra'quali Alessandro I impercito-
re di Russia, Federico Guglielmo 111 re
di Prussia, Massimiliano 1 re di Bavie-
ra, Federico VI re di Danimarca e Fe-
derico 1 re di VViirtemberg , lutti ono-
revolmente ricevuti dall'iinperaloreFran-
cescol. Tranne la Porla Ottomana, tutte
le potenze vi mandarono i loro pienìpo-
lenzìari, e fra gli altri intervennero gli
eminenti diplomatici e uomini di stalo,
Mellernich per l'Austria, Talleyrand per
la Francia, Castelreagh per l'Inghillerra,
Hardemberg per la Prussia, e L>esselro-
de per la Russia, il Papa Pio VII man-
dò il cardinal Cousalvi (il cardinal VVi-
seman. Rimembranze degli ullimi quat-
tro Papi, p. 72 e seg., celebrando l'emi-
nente ingegno del cardinal Consalvi, di-
ce che fu il I .° cardinale cui dopo due
secoli fu permesso in Londra d'incedere
pubblicamente ornato delia divisa disliu-
tiva di sua dignità; la cui destrezza e per-
severuuz,a u'.leuue ia resliluzioue delle
V I E
più belle Provincie dello stalo pontifìcio,
e la precedenza de' nunzi fra gli ainba-
eciatori , spalleggiato sempre generosa-
ineitleda'rappresen tanti d' Inghilterra e di
Prussia : altri vi aggiungono l'imperatore
di Russia. Egli fu al congresso di Vienna
perfettamente al suo posto, fra'più sagaci
diplomatici dell'augusta assemblea. Disse
Casteireagh, ch'egli era il maestro di lo-
ro tutti in accortezza diplomatica. Ag-
giunge il dotto e avveduto cardinal Wi-
seman : il cardinal Consalvi dev'essere
stato il primo politico nel congresso di
Vienna); Genova, il marchese Brignole
Sale; Lucca, il conte Mansi; Francesco IV
duca di Modena, il principe Albani; Mu-
rai re di Napoli, il duca di Campochia-
loeil principe (li Cariati; Vittorio Ema-
nuele I re di Sardegna, il marchese di
s. Marzano e il conte llossi; Ferdinando
IV re di Sicilia, il cominendator Ruffo,
il duca di Serra-Capriola e il cav. Medi-
ci; Ferdinando ili granduca di Toscana,
il principe Neri Corsini. L'infanta di Spa-
gna Maria Luisa già regina d'Elruria, in-
caricato de'suoi affari Labrador plenipo-
tenziario di Spagna, e Goupy des Hautes
Cruyères. L' ordine Gerosolimitano fu
rappresentato dal bali Miari, e da'com-
mendatori Berlinghieri e Vie de' Cesa-
rioi. Il principe di Piombino spedì 1' avv.
Vera. Ed anche Bergamo, Como, Cremo-
na e Milano mandarono i loro deputati.
Lai.* discussione fu sul modo di tratta-
re, e dopo molte questioni finalmente
per opera di Talleyrand si stabilì, che i
plenipotenziari d' Austria, Francia, In-
ghiltei ra, Prussia e Russia formassero una
specie di consiglio che trattasse gli affari
generali, e chiamasse talvolta alle delibe-
razioni gl'inviati di Giovanni VI re di Por-
togallo, di Ferdinando VII re di Spagna
e di Carlo XIII re di Svezia. Le altre po-
tenze fossero invitate ad accedere a ciò
che loro potesse interessare. Per alcuni
alinri particolari si nominarono coinmis»
gioni incaricate di preparare le materie
da soltoporsi alle deliberazioni delle eia*
V I E Zx'y
que o delle otto principali potenze. Il
principe di Metternich fu dichiarato pre-
sidente del congresso. Ardue e dillìcilis»
sime erano le questioni da discutersi da
quell'adunanza. Imperocché doveva ri-
stabilire e perfezionare in Europa l'e-
quilibrio politico, e per tale effetto fra le
altre cose doveva riordinare la Germa-
nia, e specialmente il regno di Prussia.
Decidere della sorte di molti paesi con-
quistati, e tra gli altri del ducato di Var-
savia,della Sassonia, delle Legazioni pon<
liflcie Bologna , Ravenna e Ferrara, e
di Lucca. I Borboni ripetevano in Italia
il regno di Napoli, e il ducato di Parma
e Piacenza, ed erano in ciò di ostacolo
recenti trattati. L'ordine Gerosolimitano
chiedeva uno stabilimento per la sua se-
de. La Francia chiese che si fissassero
regole per la navigazione de'flurai. L'In-
ghilterra insisteva per unire tutte le po-
tenze ad abolire il commercio degli schia-
vi, che dall'Africa si vendevano per l'A-
merica. Molti desideravano che si frenas-
sero i pirati barbareschi. La Grecia in-
sorta contro il giogo di Turchia, doman-
dava un'esistenza naziona le e indipenden-
te; ma le potenze d'Europa non erano an-
cora disposte a riconoscere la nazionali-
tà greca, limitandosi a temperare le ire
ed a raddolcire gli animi, e disapprovan-
do l'insurrezione, interposero i loro ulfi-
zi per umanità. Finalmente chiunquiì era
stato leso dalla rivoluzione implorava giu-
stizia dal congresso di Vienna. Del resto
fattane l'apertura ili.° novembre, altri
scrissero a'5 e altri a'^S, i pleoipoteozia -
ri delle grandi potenze collegate stabili-
rono 3 basi per ordinare l'equilibrio po-
litico. Cioè distribuire primieramente la
possanza fra gli slati principali in modo,
che ognuno potesse bastare a mantenere
la propria indipendenza, ed a resistere
ad ogni possibile correria per parte de'
francesi, finché gli altri stati d'Europa
fossero in misura di proteggere la tran-
quillità comune. In 2° luogo ristabilire
te antiche potenze ne' loro possedimenti,
326 VIE VIE
per quanto però questo rislabiHmento ra a'G gennaio si collegaiono, pel mante-
non ostasse alla precedente base princi- Dimenio tlella pace, e per guarentirsi i
pale. Id fine poi se il ristabilimento fos- propri stati. Finalmente prevalse a' la
se impossibile o si opponesse alla base febbraio e fu adottata la pioposizione di
precipua, alloia la p'jteuza che perdeva Melternich , che la Prussia avesse paite
territorio avesse un'indennità presa sulla della Polonia, cii ca la metà della Sasso-
massa delle conquiste comuni. Adottate nia, e alcune provincie nella Germania
queste basi le principali potenze, a teno- settentrionale e sulla sinistra del Pueno.
re di quanto avevano concertato, sfabi- Piestavano a concertarsi altri adari d'un
lirono diverse commissioni per vari affa- interesse quanto grande altrettanto com-
ri particolari, ed una di esse fu relativa plicalo. Talleyraiid sosteneva, che la ri-
al Genovesato. Fu questa istituita a' i 3 voluzione erasi in fine ridotta ad un con»
uovpmhre, onde unirlo agli stati del re trasto fia le dinastie lei^iliime e le rivo-
di Sardegna, a tenore dello stabilito nel luzionarie; essa perciò non sarebbe finita
trattalo di Parigi, ma sopra basi liberali, finché non si facesse trionfare il principio
coi titolo al re di duca di Genova. Il pie- della legittimità. Quindi doversi allouta-
iiif)Otenziario genovese protestò contro nare Napoleone dall'Europa, e trasferir-
qualunque lisoluzione, contraria a'diiitti lo all'isola di s. Lucia, o di s.Elena;to-
e indipendenza del suo governo. IMa i pie- gliere il ducato di P.irma e Piacenza al
iiipotenziari delle grandi potenze a'io e suo figlio, e cacciare I\Iuial dal regno di
) 2 dicembre approvarono i progetti del- Napoli, restituendo questi stati a'Burho-
la commissione, per T unione del Geno- ni loro antichi sovrani. Si stabili di fatti
Tesato al le Sardo; il quale aderito pe' sul fine di gennaio di trasferire Napoleo-
suoi plenipotenziari alle condizioni, che ne a s. Elena, e le questioni de' Coiboni
si ponno leggere negli Annali d' Ila Un d'Italia, sommamente Jilììcili e imbaraz*
del Coppi, dipoi a'20 maggio 1 8 I 5 se ne zanti, furono dilTerite alla fine del con-
stipulò solenne trattato , avendone il re gresso. Talleyrand non erasi ingannalo
preso possesso sin da'y del precedente gen- neh' asserire che la rivoluzione non era
naio. Entròil 18 I 5, e il congressodi Vien- finita, poiché la Francia era tuibata da
Ila continuava a discutere il modo di sta- que'educati dalla ri voluzione,e altri assue-
bilire l'equilibrio politico in Europa: al- fatti a vivere a'danni de'popoli soggioga-
cuni punti presentavano difiicoltà così ti, mal soffrivano l'angustie cui erano ri-
gravi, che talvolta si temette di nuova dotti: i militari poi, fieri della gloria ri-
guerra; poiché la P».ussia dichiarò voler portata sotto Napoleone I, raramentava-
riteuere perse il ducato di Varsavia e le no con fanatismo l'antico loro condottie-
provincie polacche che avea acquistato ro, non tralasciavano d'ammirarlo nel suo
dalla Prussia colla pace di Tilsit e dal- luogo di ri legazione, e poco rispettavano
r Austria col trattato di Schòiibrmin. un sovrano non guerriero, e riconosciu-
D'altronde doveasi ricostruire il regno di to per la forza dell'armi straniere, non
Prussia, sulla base che avea prima del valutando il suo governo costituzionale
1806, e se doveasi contentar la Uussia, e liberale, col quale Luigi XVllI cerca-
compenso adatto era la Sassonia dal re va conciliare l'interesse di tutti. All'op-
richiesta, considerandosi stato disponibi- posto i danneggiati dalla rivoluzione re-
lè come conquista degli alleati; ina l'Au- clamavano compensi, e taluno anco gli
Siria si mostrò dubbiosa, e la Francia si antichi privilegi, quindi timori di rista-
oppose apertamente. E siccome la Russia bilimento de'feudi e di decime ecclesiasti-
si preparava alla guerra, per tale que- che, e d'annullaiuento delle vendite de*
àtione, l'Austria, la Francia e l'iughiltcr- beni nazionali. I faziosi non uiancavauo
VIE VIE 327
d' aumentare il puljblico coinmovimen- ma inulilmente;anzi quelle potenze, col-
to, e (la tultocìò uno stalo d' o|^itazioue l'Inghiltei ra e la Prussia aveano contrai-
prossimo nd aperte discordie civdi. IJ'al- lo in Vienna a'i^ maizo nuova lega, pei*
tronde IVapoleoiie in Toscana Siipeva le preservare contro qu.diuujue attentato
minacce del congresso, e ossei vando con l'ordine delle cose rislabdito in Kuropa,
piacere lecircoslanze di Francia, gli sera- e guarentirlo specialmente contro Dona-
brò opportuno il tentate il propiio rista- parte e suoi fautori, al quale elFelto cia-
bilimento. Avvertitone il cognato Marat, scuna di esse avrebbe somministrato
die (ino allora avea finto nimicizia per i 5o,ooo uomini contro l'inimico conJii*
conservare il suo trono, parli dall'Elba ne. La maggior parte delie minori po-
e audacemente sbarcò in Francia la sera lenze, dopo invito, accedettero alla le-
dei i.° marzo, per regnarvi nuovamente ga, obbligandosi metterne in campagna
I 00 giorni. Le prime parole che prò- 2 i 0,000. [Napoleone I, ad altVontare tan-
nunziò furono: // Congresso ì: disciollo. te forze, mise in opera il suo genio e l'al-
Ma rimasero vane. Indi proclamò il ri- ti vita francese per armare 900,000 uo-
stabilimento de'diritti feudali, invitando mini, e calcolava poterne disporre nel-
i n)ilitari a ritornare sotto le sue glorio- l'ottobre, fnfanlocon i 20,000 marciò ne*
se insegne; quiiuli modificò le sue costi- Pdesi- Bassi {^F.) a' 1 2 giugno: nel di se-
luzioni con principii liberali. Luigi XVllI giiente vinse circa 80,000 prussiani ra-
to dichiarò traditore, prese provvidenze, donati a Ligny da Bliicher, e quindi si
ma lutto inilarno. Le truppe inviate con- rivolse contro l'inglese Wellington pres-
tro Napoleone I gli si solloineltevano,on' so Waterloo, il quale accettò la balta-
de senza ostacolo entrò a Lione a' io, ed glia, avendolo assicurato Bliicher di sua
a' 20 a Parigi, donJe era partito il re: coopcrazione. A' 1 8 Napoleone 1 combat-
in breve tutta la Francia ritornò in di tè attorno al monte Saint Jean con mol-
lui potere. Appena giunse a Vienna la lo ardore e varia fortuna ; e Bliicher a
notiziadi taliavveniraenti, i ministridel- Belle-Alliaoce nella sera gli ruppe l'ala
le 8 principali potenze dichiararono a' 1 3 destra, mise tutto l'esercito in disordina-
marzo: Bonaparle col suo operato aven- la fuga, correndo pericolo di cader pri-
do rollo la convenzione che l'avea stabi- gioniero lo stesso Napoleone I, laonde
lito all'isola d'Elba, avea distrutto il solo a' 20 tornò a Parigi, avendo anco pec-
litolo a cui si trovava unita la sua esi- duto parte de'suoi equipaggi. Tale bat-
stenza; col ricomparire in Francia essersi taglia sebbene denominata da' 3 luoghi
privato della protezione delle leggi , ed ove fu combattuta, comunemente è chia-
aver manifestato all'universo non potersi mata di Waterloo (luogo non propria-
aver con esso né pace né tregua; perciò mente della strepitosa lotta, ma f|uartiere
divenuto perturbatore della pace del generale delduca di Wellington):essa de-
luondo, abbandonarsi alla vendetta pub- cise ilella sorte della guerra, di Napoleo-
blica. Napoleone I oppose altre dichiara- ne I e della Francia. I collegali raarcia-
zioni di quanto erasi discusso a pregiu- roiio direltatnente e senza ostacolo sopra
dizio suo e de'suoi, ed a'4 aprile scrisse Parigi, e Napoleone I perdette l'influen-
a lutti i sovrani d'Europa, il suo ritorno za colla stessa rapidità con cui l'avea ri-
sul trono di Francia esser l'opera d'una cuperata. Poiché giunto nellacapitale.vo-
potenza irresistibile, della volontà unani- tendo riparare al solferlo disastro, tosto
me d'una gran nazione, la quale gelosa s'accorse che la nazione non era più di-
di sua indipendenza, rispetterebbe quella s[>osta a secondarlo, e ad e^porsi a mali
ilell'allre nazioni. Tentò pai ticolarmente gravissimi [)ersosteuerlo a preferenza de'
accomodarsi coli' Austria e colla llussia, Borboni. Le camere de'pari e de'rappre-
328 VIE VIE
fcenlanli ile'coinuni, di recente da lui sia- interesse secondario. Si compilarono mol-
bijite, minacciaioiio di deporlo; ed esso ti trattali particolari, ed in fine l'Austria,
a prevenire tal nuovo scorno il 23 giù- la Francia, l' Inghilterra, il Portogallo,
gno dichiarò: di olTriisi in sagrifizio al- la Prussia, la Russia e la Svezia a'g giu-
l'odio de nemici della Francia; la sua vi- gno soltosct isserò un alto finale . in cui
ta politica esser terminata, ed annunzia- compresero i risullamenti di tutti i nego-
re il suo fig'iocol titolo di Napoleone li ziati anche relativi alle altre potenze, le
imperatore de'francei-i, allora colla ma- quali poi furono soltanto invitate ad ac-
dre in Austria. Ma le camere stabilirono cedervi. Primieramente furono stahiliti
un governo provvisorio, e invece di rico- 3 aiticoli concernenti il diritto pubblico
noscere il nuovo imperatore, misero sot- delle genti, e riguardanti: i.° L;\ naviga-
to una specie di custodia lo stesso Napo- zione de' fiumi comuni, i.° L'abolizione
leone 1, e l'indussero a recarsi a Roche- universale della tratta degli schiavi mo-
forl, collo scopo di portarsi negli Stali-U- ri. 3." La precedenza fra gli agenti diplo-
nili d'America. Giuntovi a'3 luglio e pas- malici: si convenne essere divisi in 3 clas-
sato nell'isolelta d'Aix per imbarcarsi, si, cioè ambasciatori, legali o nunzi, in-
avendogli negalo Wellington il passa- viali e ministri o altri accreditali presso
porto, si pose io mano de' medesimi in- i sovrani, ed incaricati d'alljri accredila-
glesi reclamando la prolezione delle loro li presso i ministri degli affari esteri. Gli
leggi. Essi però, d'accordo coli' Austria, ambasciatori legati o nunzi essere i soli
Prussia e R.ussia, lo rilegarono nell'isola che avessero il carattere rappresentativo,
di s.Eleua, per rendergli impossibilequa- e precedere secondo la data della nolifi-
lunque intrapresa contro il riposo d'Eu- cazione ulliciale del loro arrivo, senza re-
ropa, nonostante le proteste di Napoleone care innovazione a'rappresenlan ti del Pa-
1. Ivi mori neli82 t, enei i84o le sueceue- pa, i cui nunzi precedono a tutti i diplo-
ri furono trasportate a Parigi. Dipoi nel malici. Nella sottoscrizione degli alti, la
1857 la Francia acquistòil terreno conte- sorte decidesse l'ordine da osservarsi fra*
nenie la sua tomba, e la casa da lui abitata ministri. In quanto agli affari particolari
e ove morì a s. Elena, e ne diede la cu- di ciascuna potenza, s'mcominciò dall'as-
slodia ad un udiziale francese. Dell' ac- segnare all'imperatore di Russia la mag-
cennato ragionai a' propri articoli e ne' gior parte del ducato di Varsavia, eoo
voi. XXVII, p. I 38,1 39, XXXV, p. I 19 circa 2,800,000 abitanti, acciò lo posse-
e seg., L, p. 147, LI, p. 202. Si ponno desse come re di Polonia. Cracovia [\id\-
veóeie: B.Ci\ptiìgoe, L'Europa (hiran- chiarata libera e indipendente, sotto la
ts il consolato e l'impero dì Napoleone proiezione della Piussia, R.ussia e Austria
/, versione con noie di Gaetano Bar- (siccome a quest'ultima apparteneva, gli
hieri, ]N'apolii84i '• 1 Cento giorni, ¥'ì' fu restituita nel 1 846 per la convenzione
renzei 341. Montholon e Gourgaud, /I/c- di Vienna de' 6 oovendne , riferita nel
moires poiir servir à ihisloire de Frati- voi. LIV, p. i^5). Inoltre l'Austria ricevè
ce sous Napoleon, Paris 182 3. A'y luglio dal congresso 400^000 abitanti nella Po-
181 5 gl'inglesi e i prussiani occuparono Ionia, perduti neli8oq. La Prussia (dei-
di nuovo Parigi, e nel di seguente Luigi la quale anche nel voi. XCVIll, p. 69 e
XVllI vi rientrò. 11 ritorno di ^apoleo- seg.,e72),ricuperò nellaPolonia. Danzica
ne I in Francia accelerò il fine del con- e Thorn, provincie contenenti 810,000
gresso di Vienna, perchè il nuovo peri- abitanti: riprese nella Germania la mag-
colo comune rese le potenze più facili ad gior parte de' suoi antichi stati e ne ag.
accordarsi fra loro negli articoli piinci- giunse altri, fra'quali la Pomeiania sve-
pali, e l'indusse ad ommettere quelli d'un dese (avendone il re di Svezia in compeo-
V I E
so la Norvegia), una pai te della Sassonia
(con 85o,ooo abitanti, restando al re di
Sassonia , che perde anche il ducato di
Varsavia, Dresda e Li[)sia coni .cìoo,ooo
abitanti : riparlai del regno di Sassonia
nel voi. XCVllI , p. 78), il granducato
di Berg e il ducuto di Westfalia : ebbe
Sulla riva sinistra del Ueno,Treveri, Co-
Ionia con altre regioni contigue a' Paesi
Bassi e alla Francia: in tutto ebbe nuo-
•Vainente una popolazione presso a poco
eguale a quella che avea nel 180 5, cioè
di circa q niilioni e mezzo. Diverbi cani-
Lianienti eaccomodamenti poi furono (at-
ti in Germania, e fra gli altri l'eleltora-
todi Bruns-vvick-Luneborg, possedulodal
le d'Inghilterra, fu eretto nel regno d'An-
no ver (del rpiale e di lìrunsAvick riparlai
nel voi. XCVllI, p. 64 e seg. : l'Anno-
\er acquistò 25o,ooo abitanti ne' paesi
di Ovest, Friesland, Lingen ec, che con-
finanof^oll Olanda). La città di Franclort
fu dichiarala libera: co9ÌPhippsbourg,He-
lenbrenslein e Magonza, le quali fortez-
ze ebbero un comandante la i.' bavaro,
la 2.' prussiano, la 3." austriaco. Il gran-
duca d'Assia, in compenso della Westfa-
lia,ebbe un territoriodi 1 4o,ooo abitan-
ti sulla riva sinistra del P^eno. Lussembur-
go fu eretto in granducato, come una pos-
sessione germanica, e ceduto alla casa d'O-
range, cioè al re de'Paesi-Bassi (del qua-
le pure nel voi. XCVllI, p. yS e 75), inve-
ce de'suoi stati di Nassau. Ui più a tale re
fu dato il Belgio (dipoi slaccalo nel i 83 i
fu eretto in regno indipendente), con cir-
oa4oo,ooo abitanti dalla parte della iMo-
sa. Il re di Baviera aggiunse a' suoi anti-
clii stali, oltre alcuni distretti dell' Au-
stria, Wiiizburg e AschafFenburg. In fine
fu stabilito, che i principi sovrani di Ger-
mania, compresi il re di Danimarca per
rilulstein (di cui e della Danimarca nuo-
vamente ne' voi. LXll, p. 172, XCVllI,
p. 68 e 71), e quello de'Paesi-Bassi pel
Lussemburgo, non che le 4 città libere
Lubecca, Francfort, Brema e Amburgo
(delle qugli eziandio nel voi. XCVllI, p.
V I E 37.9
6G e 68), formassero una Confedei'dzio-
ne Cfrnianica, che descrissi, in uno allo
scopo di essa, nel voi. XXIX , p. if)8 e
seg. La Svizzera agitata da inleine di-
scordie, fu pacificata con una transaziu^
ne. Le si unirono, oltre Ginevra già as-
segnatale dal trattato di Parigi, il Valle-
se, Neufchalel, il vescovato di Basilea e
alcuiu distretti della Savoia prossimi a
Ginevra. Dipoi a'20 novembre fu dichia-
rato, che tutte le potenze riconoscevano
la sua neutralità perpetua, e guarentiva-
no l'inviolabilità del suo territorio, pep
essere questa inviolabilità, come pure la
sua indipendenza da qualunque influen'
za straniera, conformi a'veri interes>i del-
la politica europea. Fu riconosciuto giu^
sto e conveniente, che la Spagna resti-
tuisse al Portogallo Oltvenza e gli altri
distretti, acquistati col trattato di Bada-
joz; e fu stabilito che il fiume Oyapock
formasse il limile tra la Gu]ana francese
e la portoghese. Venendo poi agli all'ari
concernenti particolarmente l'Italia, il
congresso stabili che il re di Sardegna
cedesse alla Svìzzera la parte della Savoia
esistente tra l'Arve e il llodano, i confini
della porzione ceduta alla Francia col
trattalo di Parigi, e la montagna di Sa-
le ve sino a Veiiy; e di più (juelia eh' è
compresa fra la strada del Sempione, il
lago di Ginevra e l'Hermanance. Deter-
minò inoltre che le provincie del Chia-»
blese e del Faucigny, e tulli i paesi del.
la Savoia appartenenti al re di Sardegna,
i quali sono al settentrione di Ugine, fa-»
cessero parte della neutralità svizzera. Per
conseguenza ogniqualvolta le potenze vi«
cine alla Svizzera fossero in islalo d'osti-
lità aperta o imminente, le truppe del
re di Sardegna, che fossero in queste prò»
vincie, si ritirassero e non potessero en-
trarne altre di qualsivoglia potenza, tol-
te quelle che la confederazione svizzera
credessedi mandarvi. Ben inteso cheque-
sto stato di cose non impedisse l' ammi-
nistrazione di questi paesi, ne' quali gli
agenti civili del re potessero anche iin-
33o
V I E
piegare la guardia muaicipale pel maa-
tenimeulo del buon ordine. Indi col ti-at-
tato di Parigi de'20 novembre i 8 1 5, nel
reslituirsi tutta la Savoia al re di Sarde-
gna, oltre il dover cedere al cantone di
Ginevra il comune di s. Julien, fu estesa
la neutralità della Svizzera nella Savoia
al territorio esistente a settentrione da
una linea che cominci da Ugine, compre-
sa questa città, e quindi continui al mez-
zogiorno del lago di Annecy per Faver-
ges sino a Lacheraine, e da questo luo-
go sino al lago di Bourget sino al Roda-
no. E ciò nello stes«io modo con cui era
stata estesa alle provincie del Cliiablese
e del Faucigny. (Dipoi nel 1860 per l'an-
nessione di Nizza e di Savoiaalla Francia,
compresa la detta parte della Savoia neu-
trale, sulla quale altamente reclama al-
le potenze la Svizzera, per la violazione
del trattato di Vienna, poiché le provin-
cie neutralizzate della Savoia sono ne-
cessarie alla neutralità svizzera , per la
sua difesa strategica; rispose la Francia
a'7 aprile, pel ministro degli esteri Thou-
venel:Chei trattati del 181 5, violali tan-
te voI(e pel passato, non si vede perchè
debbano esser inviolabili per la sola Sviz-
zera ; e che quanto in essi trattati si sta-
bilì riguardo alla Savoia, non fu tanto
per amor della Svizzera, ma della Sarde-
gna. 11 consiglio federale svizzero smen-
tisce tali allegazioni. La questione tutto-
ra pende). Col Genovesato, i feudi impe-
riali e l'isola Capraia, fu ingrandito il re-
gno sardo, e formata la principale po-
tenza d'Italia, allìuchè fosse un piìi forte
antemurale contro la Francia (alla qua-
le ora, colla detta cessione, oltre il ceder-
le la culla e la tomba dell'augusta casa
di Savoia, le ha dalo la chiave d'Italia);
come avea divisato Piti fin dal 180 5, ed
a tale elFetlo si unì in alleanza coli' Au-
stria. Di più per l'equilibrio d' Europa,
l'Austria (egualmentecome pensava Piti)
dovea ts>er forte e in istato di poter fa-
cilmente soccorrere i suoi stabilimenti
d'Italia, Veneto-Lombardi, per oppoisi
V I E
da questa parie all'ambizione della Fran-
cia. Quindi si stabih, che tranne i Paesi-
Bassi, Cracovia, ed alcuni distretti della
Svevia ceduti alla Baviera, a Baden ed
a Wurtembcrg, ricuperasse tutte le pro-
vincie che avea cedute: perciò in Italia
avesse Milano, Mantova e tutti gli stati
veneti di terraferma; possedesse inoltre
qualunque altro territorio compreso fra
il Ticino, il Po e il mare Adriatico, cioè
alcuni distretti tli Parma e del Ferrare-
se, le valli di Valtellina, di Bormio e di
Chiavenua,ed i territoiii della già repub-
blica diRagusi. Laonde l'imperatoreFran-
cesco I incorporò tali provincie all' iai-
pero austriaco, erigendole in regno Lom-
bardo Veneto, tranne Ragusi ch'è circo-
lo di Dalmazia. Stabiliti gli affari del ra-
mo imperiale austriaco, il congresso prov-
vide a quelli de'rami cadetti. Determinò
dunque, che l'arciduca Francesco IV d'E-
sle, ed i suoi eredi e successori possedes-
sero in piena proprietà e sovranità i du-
cati (li Modena, ili R.e^gio e di iMirando-
la, nella slessa estensione in cui erano al-
l'epoca del trattato di Campo-Formio del
1797. L'arciduchessa di lui madre, Ala-
ria Beatrice d'Este e i suoi eredi e suc-
cessori possedessero in piena sovranità e
proprietà il ducato di Massa e il princi-
pato di Carrara, coin'anco i feudi impe-
riali della Luiiigiaiia, Quest'ultima po-
tesse servire a permute od altri accomo-
damenti (li comune gradimento col gran -
ducadi Toscana (nel qualearticolo li nar-
rai, e del l'arciducale casa di Modena ten-
ni proposito pure nel voi. XCVII, p. 247
e seg.), secondo la reciproca convenien-
za. Si mantenessero poi i diritti di suc-
cessione e di regresso stabiliti Ira' rami
degli arciduchi d'Austria relativamente
a tutti questi stali. L'arciduca Ferdinan-
do III fu similmente stabilito per sé e i
SUOI eredi e successori in tutti i diritti di
sovraiiiià e di proprietà sul granducato
di Toscana e sue dipendenze, come T a-
vea posseduto prima del trattato di Lu-
oeville del 1801. Si dichiarò poi essere
VIE VIE 33 1
pienamente ristabiliti a favore del gran* la sera cle'4 giugno, ma egli ricusò d a-
duca e de'suoi discendenti i patti del ti;il- derii vi, e anzi tlicliiaiò apertamente, vie-
tato di Vienna deliySJi, co'cpiali la To- largii le sue isirnzioni di solloscriveie al-
scana fu assegnata alla casa di Lorena, cuna convenzione condaria alla restiti]'
indi trasfusasi con quella d' Ausilia. Si zione inimediala de'3 ducali di l'arma,
aggiunsero quindi al granducato gli stati Piacenza e Guastalla. Quindi la Spagna
de'l'residii, già del re delle due Sicilie, i che avea lanlo contribuito all' abbassa-
giù feudi imperiali di Vernio, di Moiilau- inenlo della potenza di Napoleone, pra-
to e di Santa Alarla, la parte dell' isola dominante in Europa, si astenne dal sot-
deir Elba e le sue pertinenze cb'erano tosciiveie gli atli del congresso di Vien-
sotto la supremazia di detto re prima del na con cui si ristabiliva l'ecpiibbrio (dipoi
1801; e la sovranità del principato di l'arciducbessa Maria Luigia a' 1 4'ieUem-
Piombino e sue dipendenze, conservando brei8i5 rinunziò per sé e suo (iglio al-
ai principe Ludovisi-Boncompagni e suoi le pretensioni sulla Francia, e l'impera-
successori tulle le proprietà che vi pos- tore Francesco I nominò questo suo nipo-
sedeva, il titolo di principe di Piombino, le duca di Ueichstadt , e dispose che a-
con indennizzo alle rendile che percepì- vesse ih." posto dopo gli arciduchi. Po-
va. Tulli questi accomodamenti dell'Ila- scia con convenzioni del 1817-19 ^'^ '^*
lia furono falli dalle grandi potenze sen- goiato il regresso de'ducati in favore del
za gravi diliicollà; ma quando s'incomia- detto ramo cadetto di Spagna, che alla
CIÒ a trattare di Parma e di Piacenza, in- sua volta li ricuperò). L'ailicolo poi più
sorsero contrasti gravissimi , perchè es* didicile ch'ebbe il congresso relati vameu-
sendo slate date alla moglie (della quale te all'Italia era li regno di Napoli, iuva-
anche nel voi. XClll, p, 46) e al (jglio so da Napoleone I, e quindi nel 1808 da-
di Napoleone I, la Spagna le reclamava lo al cognato Gioacchino Murai, nomi-
pel suo raiDO cadetto che le avea pi ima, iiandolo pure re di Sicilia, il quale dopo
se pur non si voleva restituire l'Eli uria aver nel 181 3 inutilmente olferlo la sua
ossia Toscana; ed i servigi che quella pò- mediazione Ira' collegati e Napoleone I,
lenza avea reso alla causa comune me- e titubante trattalo con questi, che noa
rilavano molla considerazione. D'altron- voleva inimicarsi, e coll'Auslria per ea«
de la richiesla della Borbonica Spagna Irare nella lega, nel 1814 si collegò col-
era appoggiala dalla Borbonica Francia, l'imperatore Francesco 1, che col trat-
Finaluiente fu stabilito pel ramo Boi bo- tato di INapoli dell'i 1 gennaio, gli avea
nico già dominante in Parma, che l' in- guarentito il reame di Napoli, per parta
faiila Maria Luisa possedesse in piena so- di terra, con aumento di territorio (un
vranità per sé e suoi discendenti in linea 4<^o,ooo abitanti) da prendersi, come
diretta mascolina lo stato di Lucca erel- dirò, nello stato romano; il trattato pe-
toin ducalo, olire unarendiladi 5oo, eoo rò, con aggiunta, venne modificato dal
franchi da pagarsi dall'imperatore d'Au- ministro inglese Casleireagh, dovuta ac-
stria e dal granduca di Toscana, finché celiarsi da Murat, senza che Francesco
le circostanze non permettessero dare al- 1 fosse potuto riuscire a farvi accedere
l'infanta ed a'suoi figli un altro slabili- i collegali, com'erasi impegnalo. Nel cou-
niento,ed allora il ducato di Lucca si gresso i plenipotenziari oapoletaui esal-
riunisse alla Toscana, nel qual caso al- larono i vantaggi recati dal loro sovra-
cuoi distielti dovessero appartenere al no alla causa comune, dagl'inglesi qiia-
duca di IModena. Tutlociò fu comunica- lificali insignificanti. Ma i Borboni di
lo al plenipotenziario spagnuolo, unita- Francia, mentre chiedevano la lestitu-
njeole all'iulero allo finale del congresso zioiie del regno a Ferdinando IV Bor-
3'i2 vii: vie
bone, mosti-avallo (locumenli liovali ne- na. Ritiratosi a Miceiata, combattè con
gli ardii VI di l'ai igi, comprovanti la di lui succe-so a Tolentino contro gli austiia-
dubhia fede contro Napoleone 1 (li avea ci, a'2 maggio. Però nel dì seguente si
riconciliati tra loro d. Paolina Bonapnrte trovò a fronte di forze superiori alle sue,
sorella dell'imperatore e cognata del re), nondiineno le attaccò, ma parte del suo
proponendoTalleyrandsidovesseattacca- esercito sì sciolse presso Macerata, dopo
le per mare, oode salvare la compromis- perdite ; laonde ordinò la ritirata, e re-
eione dell'Austria, e riconoscere f'erdi- cossi a Cripua. Allora inutilmente divisiò
tiitndo I V per re di iVa[)oli; e al [liù prò- di promulgare una costituzione per gua-
curargli un compenso: anche la Spagna dagnare il popolo ; e vedendo disperate
insisteva al congresso per la reslittizione le cose sue, parti da Napoli verso i 20
di quel regno a Ferdinando IV. Da ciò maggio, ed a'25 approdò a Cannes sul-
a vveniie, die Murai incerto di sua sorte, le coste di Provenza ; ivi perseguitato pas»
inutilojenle avendo tentato di guadagna- so in Corsica, Radunati alcuni armati,
re Talleyrand, continuò ad armare e nel volle tentare il ricupero del perduto re-
lempo slesso a incoraggiare segi etamen- gno,e sbarcato in CaUbria a Pizzo fu ar-
te per tutta Italia i partigiani dell'unio- restato, indi processato e fucilato a' i3
ne nazionale, minacciando di spedire un ottobre. Frattanto Ferdinando I Vera già
esercito in Francia, ludi l'inviò verso il in possesso del ricuperato regno di Na-
Po, tentò inutilmente di fare arrestare poli, quando il congresso di Vienna a'g
Papa Pio VII, che si pose in salvo a Gè- giugnoi8 1 5 sanzionò, o per dir meglio
uova; si mise in corrispondenza con Na- pubblicò il ristabilimento ili bii^ suoi e-
poleone I, appena partito dall Elba, aii- redi e successori su quel trono, e ricono-
tiuiiziandogli che avrebbe attaccalo gli scinto dalle potenze come Ferdinando I
austriaci, e se la vittoria lo favoriva l'a- re del regno delle due Sicilie. E a' 12 i
vrebbe raggiunto con formidabile eser- plenipotenziari napoletani ed austriaci
cito : essere giunto il momento di ripa- sottoscrissero un trattato d'alleanza per
rare i suoi torli e mostrargli la sua di- I-a reciproca difesa del regno e degli sta-
vozione. Napoleone I ricevette questa co- ti imperiali d'Italia. Quanto al principe
iiiunicazioneinA.uxeriea'i7 marzoiS I 5, Eugenio Beauharoais, figliastro di Na*
e rispose al cognalo, di continuare i pre- poleone I e già viceré d'Italia, nella con-
paiativi, ma aspettare d'incominciar l'o- veozionedi Vienna de'^S aprile 1 8 1 5, gli
stilila (inchè glie ne avesse dalo avviso, fu assegnato un distretto nel regno delle
Ma questo consiglio era divenuto lardo ; due Sicilie, contenente una popolazione
poiché Murai nella metà dello stesso me- di 5o,ooo abitanti, ma non essendo ra-
se avea giù posta la sua armata in mar- tificata nell' atto finale del congresso, ed
eia su Roma, per impadronirsi del Papa e opponendosi Ferdinando I, ottenne nel
farlo condurre a Gaeta, e verso il Po, co- 18 17 darglisi in compenso 5 milioni di
rue dissi, non ostante averglielo vielaio franchi. Colla caduta di IVlurat restò lol-
l'Auslria. Rotta con questo conlegno da lo il parlato trattato di Napoli dell' ri
Alural la guerra, cessò l'ostacolo alla rico- gennaio, ratificalo dall'imperatore d'Au-
gnizione di Ferdinando IV in re di iVa- stria a' 24 ^''^bbraio.con cui gli si doveva-
poli. Intanto Murai occupò Firenze, Ra- no dare 4oo-ooo abitanti nella Marca ;
venna, Bologna, Modena e R^eggio; prò- quindi non vi rimase piìi alcun ostacolo
mulgò l'indipendenza e l'unione d'Italiaj che fossero restituite al Papa, sul terrai-
inarciò a Ferrara, e inutilmente assab nar del congresso di Vienna, le legazioni
una testa di ponte a Occhiobello. Iodi di Bologna, Ravenna e Ferrara, ad ec-
passò al Rouco, sgombrando la Tosca» cezioue della parte del Ferrarese verso
V I E
Rovigo (/'■), con diritto all'AusIrla di te-
ner presìdi! nelle piazze di Ferrara e Co-
niacchio ; inoltre si dovessero reslituireal
Prtpa le Marcile con Caraerino e loro di-
pendenze, il ducato di Benevento e il
principato di Ponte Corvo. Però colie
condizioni : gli abitanti dovessero godere
amnistia assoluta, come da [)er lutto ne'
paesi da altri principi ricuperati, secondo
il trattato di Parigi de'3o niaggio i8i4;
doversi liconoscere tutti gli acquisti fatti
legalmente da' particolari, e guarentire
il debito pubblico e il pagamento delle
pensioni. Il cardinal Cousalvi plenipoten-
ziario pontifìcio al congresso, con nota
de'i4 giugno, indirizzata a lutti i mini-
stri cbe aveano sottoscritto il trattato di
Vienna, espresse la riconoscenza di Pio
\ Il agli augusti sovrani, coir »ppoggio de'
quali avea potuto rientrare in possesso
delle nominate provincie ; ma insieme
essere nella necessità di guarentire i di-
ritti imprescrittibili della s. Sede, col
protestare contro la dismembrazione del
Patrimonio della medesima, cioè della
provincia d' Avignone, del contado Ve-
naissinu (riconosciuti appartenere alla
Francia nel suddetto trattato di Piuigi,
perchè si volle eseguito in questa parte
il famoso trattato di Tolentino, o mili-
tare estorsione o rapina fatta a Pio VI
da Bonaparte, qualifjcata in una sua let-
tera al direttorio di Parigi: la Coriime-
dia citi Papa! Il celebre contempora-
neo \eivì,f'icende nicniorabili dilli ySc)
al ìSoi, Milano 1 858, chiamò infame il
tialtalo di Tolentino. Si veda il voi. XC,p.
1 72),e della porzione del Ferrarese sulla
rivasinistra del Po, non che contro il dirit-
to di presidio dato all'Austria nelle fortez-
ze di Ferrara ediComacchio(ambeduegli
austriaci lasciarono al fìnedi marzo 1 84B,
e nel posteriore ottobre fu demolila quel-
la di Comaccbio. Entrambi gli austria-
ci rioccuparono nel maggio i 84g,e nuo-
vamente le abbandonarono nel giugno
1859, ed allora fu diroccata la fortezza
di Feri'ara).Protestò pureìlcardiuaiCoQ-
VIE 333
salvi, in nome di Pio VII, sopra lo spo-
gliainento de' domiiiii temporali della
Chiesa di Germania, e gli altri pregiu-
dizi recati ad essa, ed esposti dal cardi-
nale con nota de' 17 novembre del pre-
cedente anno, onde fosse tutto ristabili-
to nell'antico slato ; pel (|uale, o almeno
per un concoidato uniforme, e per la re-
stituzione de' beni non alienati, alcuni
de' deputati cattolici di Germania erano
ricorsi al congresso. Di tultociò, e col te-
sto delle proleste del cardinale, ripetute
tlal Papa in concistoro, ragionai ancora
nel voi. XXIX, da p. 202 a p. 208 in-
clusive. E siccome nella summenlovala
convenzione di Vienna de'aS aprile, fu
pure stabilito cbe al principe Etigenio
Beauharnais(di cui riparlai nel vol.XCllI,
p. 47), dovesse competere l'appannaggio
tl'un milione di lire, assegnatogli da iNa-
poleune I nel 1 8 1 o, e forniiito per la pài
p.irle co' beni ecclesiastici delle Marche,
e perciò dovesse conservarne il godimen-
to ; il Papa Pio VII, fisso nel principio
dell' inalienabilità de' beni ecclesiastici,
protestò di doversi opporre, e che se ce-
deva alia forza non si prestava che pas-
sivamente. Da ciò ne veune, che si adot-
tò il ripiego di conciliare il tutto cor»
un enfiteusi, mediante il quale nel 1816
Pio VII concesse al principe Eugenio
l'investitura de' beni dell' appannagi^io,
col patto che pagasse un laudemio di
160,000 scodi, e l'annuo canone di 4000;
riserbaiidosi la facoltà di redimere nello
spazio di 9 anni i beni concessi, sborsan-
do 3, 1 70,000 scudi (la redenzione fu poi
fatta da Gregorio XVI nel 184^, collo
sborso di 3, 750,000 scudi, come notai
nel voi. XXXII, p. 326ed altrove). L'or-
dine Gerosolimitano, avea chiestoal con-
gresso di Vienna un altro stabilimen-
to nel Mediterraneo in vece di Malta,
della cui isola impadronitisi prima nel
I 798 i francesi, quindi nel 1 800 gl'ingle-
si, questi non vollero restituirla, come era
stalo stabilito nel 1802 col trattato d'A-
uiiens. Ma neppure olleune garanzie al-
33
V 1 !•:
la sua itulipondiMiza e neiitrnlità, né la
ie-ililii7Ìone de heiii unii alienali, né coni-
nel)^() de' lascisiti in IMultu appi opriotisi
ilall'lngliillei ra. Nulla il cougiesso fece
a prò de' cnltulicì. IN'ulla sìiiiilinente il
coiigies»!) dispose sui fieno che geneial-
iiienle si desiderava che fosse imposto al-
le piraterie de' barbareschi d'Algeri, Tri-
poli e Tunisi (ma gli fu imposto dipoi).
Non era possd)declie il congresso di Vien-
na riparasse a tulli i mali tiella rivolu-
zione, e soddisfacesse a tutti i voli. Esso
si disciolse nel mese di guiguo i8 i 5. Da
questo punto la Chiesa Germanica inile-
Ixdiiapcl nazionalismo, fu poi abbattuta
dal lerritorialismo, doveiuh» subire lanle
burocrazie quanti sono gli slati limasti
indipendenti dopo la rivoluzione. Inoltre
fu completa la secolarizzazione anco de'
costumi e deltlirilto. Dagli slessi uffizi usci-
lonogli eilitli pe'proteslanti e pe'caltolici;
il clero fu riguaidalo come claisi di fun-
zionari. Vari Concordali vennero dipoi
a dare un ordinamento alle diocesi; ma la
serviìù dellaChiesa era posta iiiistato iior-
male, sinché non suonò l'ora della lolla.
L' allocuzione dell' imperturbabile e for-
tissimo Gregorio XVI a'cardinali, contro
la persecuzione della P/'«s5ta, scosse il si-
stema. In generale il trattato del congres-
so di Vienna ebbe a suo favore il sulFia-
j;io d'Luropa. Oltre Schoell, Coiigrì^'; de
/ icuiie,mo\ù ne scrissero, e fra'primi nel-
lo stesso i8i5 M. DePradt, già arcive-
scovo di Malines, elemosiniere di Na-
poleone I e suo ambasciatore a Varsa-
\ia durante i sei mesi della spedizione
di Russia, confutato dall'autore dell' y^-
nalisi ragionata del Congresso di Fieii'
na, Genova i8i8. Nella prefazione M.
Be Pradt ne comparisce panegirista, e
che la di lui opera ad altro non ten-
desse, che a farne conoscere parlicolar-
inente i pregi ed i vantaggi. Lo dice de-
stinalo a mettere un termine all' agi-
tazione dell' Europa, ed a fissare il suo
stato per una lunga serie di secoli. Par-
lando del genere del lavoro dell' illustre
V I E
assemblea, ne rimarca 1' estensione, di-
cendo ch'essa ha abbracciata una massa
immensa d' interessi. Né lascia altresì
d'encomiarne gli attori ; poiché, dic'egli,
ad altro epoche, più anni appena avreb-
bero bastato per isbrogliare questo caos;
il che suppone capacità e buona inten-
zione negli artefici, come pure metodo e
celerilà nelle loro operazioni. Soprattutto
poi egli tributa i più grandi elogi al con-
gresso pel vigore e la risolutezza dimo-
strata neir inseguimento del necuico che
nel marzo i8i5 era ricomparso. 11 con-
gresso quindi non ha mostrato un solo
istante di perplessità o di divisione. Ma è
molto tem[)o che i lettori sensati sono in
diilìdenza sulle prefazioni de'ltbii, dalle
quali tante volte sono stati ingannati, e
l'opera di jM. De Pradt é una nuova pro-
va della sensatezza di (juesla cattiva
pievenzione sul punto de'|)i oemi ile'libri.
Tutlociò che M. De Pradt nella prefazio-
ne dice in lode tlel congresso, non è che
un Velo per non dare subito a conoscere
il vero scopo della sua opera, ch'é di scre-
ditarne il lavoro, altrimenti egli avrebbe
sui bel principio alienali gli animi de'let-
tori. Iiifalli laddove scorrendo la prefa-
zi(Mie, sembra che l'autore sia favorevole
alla generalità delle operazioni del con-
gresso, e che solo in alcuni punti non ne
allotti le viste, all' opposto internandosi
nell'opera si vede che, ad eccezione di due
o tre oggetti, i (|uali ancora non sono de'
più imporlanli, in tutto il resto ne disap-
prova apertamente le operazioni. Il eh.
cav. Antonio Coppi, oltre il riferito ne-
gli Annali d' Italia, di cui mi sono gio-
vato, già neir Efftiueridl letterarie di
Roma, del 1 822, nel t. 6, p. 3'j^, ci avea
dato l'analisi ed i pregi dell'opera inlilo-
lata : Histoire ahregée des Irailés de
paix en'.re les puissances de l' Europe
depili sia paix de TVcstphalie par feu
M. de Koch: ouvroge. enlieremcnl re-
fondu, augmenlé et continue jusquau
Congrì's de l'ienne et aux traités de Pa-
ris en 1 8 1 5 par F. Schoell conseiller
V I E
d' amhassnde de S. AI. le roi de Pritxse
vres la cour de France, Paris chez (iilé,
voi. i5. Cristoforo Gu;^lieInio Koch pro-
fessore ili diritto pubblico nell'uiiiveisità
di Strasburgo, in precedenza avea pubbli-
cato in Basilea nel i 796: Abre^c.de L' Hi'
stoire des Iraiu's tnlrc les piussances de
V Europe depuis la paix de // cslphnlie.
Egli morì nel 181 3, e intanto la rivolu-
zione avea prodotto in poclii anni una
quantità ragguardevole di diplomi, e le
transazioni politiche del i8i5 (issarono
un* epoca insigne nel diritto pubblico
d'Europa. Fu perciòclieFederico Schoell
discepolo e amico di Kocb, e per altre
sue opere famoso, intraprese a rifondere
e ad accrescere l'opera del suo precettore
continuandola sino a'trattati di Vienna
e di Parigi nel 18 i5. Il Coppi oftVe l'e-
lenco di sue opere compresa questa :
Congrì'S de Piemie j reciieil de pieces
q/J/cielìes relath'es à celle assemblee,
dcs déclaradons quelle a piibliées, des
protocoles de ses dclibéralions, et des
principaiix ìiiéinoires qui lui onl élé
prtsciih's, le tool arianne, par ordre
ckronologique, Vavh i 8 1 6. Si propose
r autore di far conoscere i trattati cbe
hanno servito sino alla fìne del secolo
XV IH, e quindi i posteriori cbe servo-
no tuttora al sistema politico d'Euiopa.
Questo sistema ha per i>.copo di mante-
nere la tranquillila pubblica, di proteg-
gere il debole contro 1' oppressione del
forte, di opporre barriere a' disegni am-
biziosi de' conquistatori, e di preveni-
re le discensioni che cagionano col tem-
po le calamità della guerra. Riunendo
in un interesse comune i diversi sovra-
ni d'Europa, esso gì' impegna a sagri-
ficare al bene generale i loro particolari
oggetti, e ne forma per così dire una sola
famiglia. La pace di Weslfalia, conclusa
nel 1648, è considerala come il perno
della moderna politica; e questa rifles-
sione indusse l'autore a principiar la sto-
ria de' trattati da quell'accordo. Esso è
UD trattato fondameutale che, legando
V 1 E 335
gl'interessi di tutte le potenze, ha servilo
di base alle convenzioni posteriormente
concluse fra' sovrani dell'Europa occi-
dentale. Dipoi alterato 1' equilibrio, fu
ristabilito nel trattato d' Utrecht, e di
nuovo rotto colle guerre che precedette-
ro i trattati di Campoformio, di l^une»
ville, d' Amiens, di Piesburgo, di Tilsit
e di Sclioiibi unn, finché la pace di Pa-
rigi del i8i4 ridusse la Fraficia ne' suoi
antichi limiti. Frattanto il sistema poli-
tico d'Europa, rovesciato fin da' fonda-
menti, si dovette ristabilire su nuove ba-
si. Quest' opera fu aOidata ad un con-
gresso composto da tutte le potenze, il
quale si radunò a Vienna nel novenibre
1 8 1 4 e continuò sino a'2q giugno 1 8 1 5.
Gli atti da esso pubblicati, ed i trattali
che vi furono conclusi fissarono un nuo-
vo equilibrio delle potenze in Europa,
formando le veci di que' di Westfalia e di
Utrecht. Del congresso di Vienna, ossia
di tutto quanto vi fu slabilito, negli ar-
ticoli numerosi che lo riguardano aven-
done ragionato, a quelli mi rimetto : cosi
per quelli di cui debbo fare qualche cen-
no, siccome conseguenze dell'operato nel
congresso di Vienna. Oltre il discorso
trattato generale, furono quindi al con-
gresso di Parigi prese molte altre mi-
sure e determinazioni dalle 4 potenze
alleate, cioè la convenzione de' 2 ago-
sto 181 5, riguardante la rih'gazione di
Napoleone 1 ; il trattalo definitivo che
pose l'Isole Jonie come Slati-Uniti sot-
to 1' immediata protezione dell' bighil-
terra ; il trattato di neutralità della Sviz-
zera de'20 novembre i8i5, il quale fu
firmato anche dalla Fiancia ; il trattato
delle 4 potenze principali dal giorno che si
unirono per la comune conservazione del
nuovo ordine politico, per cui occuparo-
no alcuni anni con un'armata la Fran-
cia. Dopo la conclusione del congresso di
Parigi, furono conclusi 12 trattati tra di-
versi grandi e piccoli stali, negli anni
1816-17-18, i quali riguardano parie le
combinazioni della nuova ripartizione
33G VIE
tenitoi iale. parie i pagamenll a cui si era
obbligala la Francia, la restituzione di
Parma e l'abolizione della schiavilìi. Al
compimento dell' opera de' uionarchi
mancava ancora la totale pacilìcazione
colla Francia, mediante la ritirata del*
l'armata d'occupazione inglese-prussia»
na-austro-rus»a-tedesca di iSo.ooo uo-
mini; ed anche questa dietro sijorso che
fece la Francia del denaro a cui si era
obbligata, »» dietro mediazione del duca
di Wellington, fu decisa dalle 4 potenze
alleate,nl congressod'Aquisgrana in otto-
bre e novembre 1818, a cui si recò l'irn-
peiatore Francesco I ; ed a qiiest' epoca
entrò anche la Francia in lega colle po-
tenze principali d'Europa a conservazio-
ne della pace e manleniinento de'princi-
pii della legittimità monarchica, che ap-
punto nel detto congresso d'A(|uisgrana
le 5 potenze fecero la famosa dichiarazio-
ne, a' i5 novembie i8i8, colla quale
pronunciarono nello spìrito della santa
alleanza del 181 5, chele massime della
politica avvenire dovessero aver per isco-
po una pace durevole. In Aquisgrana pe-
rò si ebbe un poco per un verso, un poco
per l'altro dilliden/a contro le università
e contro lo spirito del popolo tedesco.
Per mala sorte quella dilliilenza ebbe la
sua giustificazione da particolari abusi
della libertà della stampa e dall'imma-
ginazione esaltata di gioventù fanatica di
pur volere ingeriisi di politica, in modo
tale che due giovani esaltali furono stra-
scinati a commettere gravi delitli ; ciò
che indusse a prendere generali misure di
polizia di stato. Queste furono decise al
congresso di Carlstadt, dove si unirono
in agosto 181C) i ministri d' Austria, di
Prussia, di Baviera, di Sassonia, di Wiir-
temberg,di Caden, di Sassonia-Wei-
mar, di IMetklenburg e di Nassau per de-
bberare sotto la presidenza del principe
di Metlernich, tanto sulla definitiva si-
stemazione di CIÒ ch'era stato deciso nel
congressodi V^ienna relativaroenteall'or •
gauizzazioue interna della Germania ,
VIE
quanto per le misure da prendersi rispet-
to alla situazione pericolosa della Germa-
nia, avuto riguardo a! suo spirito politico-
morale. Ciò che fu deciso si notificò legal-
mente allaConiéderazioueGermanica nel-
la dieta di Francforta'-ìodel successivo set-
tend)re,Furono quindi invitati gli stati te-
deschi ad occultarsi di spiegare iu senso de'
priiicipii mona! cilici, i 1 3 articoli per l'ia-
troduzione ilella composizione delle costi-
tuzioni degli stali. Tosto si unì a' i5 di-
cembre 1819 un congresso di ministri
a Viennn, per ultimare l'organizzazione
della Confisderazioue Geruiauica, ahpiale
intervennero ed agirono gl'inviati della
Confederazione sotto la presidenza del
principe di Metternich, sottoscrivendo
poi gli stessi, dietro le tenute conferenze
in Vienna, il i 5 maggio i 820, gli atti di
conclusione che riguardavano la forma e
solidarietà della Confederazione. Se que-
sti due congressi di ministri si opposero
soltanto all' invalse idee deuìocraliche,
toccando appena il general sistema del-
l'Europa, trattaron poscia importanti af-
fari generali europei i congressi tenuti
da' monarchi a Ti oppau, Lubiana e Ve-
rona, in tulli coll'intervento dell'impe-
ratore Francesco I, come ho avvertito
nel voi. XCIV, p. 3o8. Il congresso di
Troppau, il quale si tenne permanente
con conferenze dall' ottobre al dicembre
1820, ebbe origine da' cambiamenti di
governo cagionati dall'armate costituzio-
nali ili Spagna e Portogallo, e lo stesso
da Troppau trasportato a Lubiana nel
1821 per cagione de' torbidi de' settari
carbonaii di Napoli. La decisione del con-
gresso di Troppau del diritto d'interven-
to negli alFdii interni degli slati vicini (u
trattata diplomaticamente a tenore del
positivo diritto delle genti, nel congresso j
di Lubiana fecero sì, che trovati inutili i I
mezzi amichevoli le potenze alleate di-
chiararono venuto il caso dell' esercizio
del diritto d' intervento, e quindi venne
l'occupazione di Napoli, Sicilia e Piemon-
te per parte dell'armale austriache: si
J
VIE VIE 337
nbolì la co5lituzione spagnuola che i re di Francia colla Spagna nel 1 823. II ini-
eiano stali cnstretli ad nrcetlaie, si ri- nisteio inglese, clo()o che Caiioing ne
misero i governi sul piede aulico, e si faceva parte, prendeva una via opposta
consolidò il principio monarchico. Nel alla continentale politica, e sconsigliava
caso che all'Austria non fosse riuscito per mezzo del duca di Wellington qua-
l'operalo, sarebbe entrata in Italia un'ar- huu|ue forzosa entrata in Ispagna, allor-
raata d'80,000 russi, la quale crasi già che il re Ferdinando VII restasse illeso, e
posta in marcia per 1' Ungheria. Dopo che la Spagna non procurasse di propaga-
che r ordine fu slabililo in Napoli e in re la suacoslituzione. Ancheriguardoalle
Piemonte, risolvellcio i due imperatori domande turco-russe e turco-greche, la
d' Austria e di Russia nel congresso di politica inglese tentò d'impedire che si
Lubiana, per mezzo d'una dichiarazione ricorresse allearmi (continuando i greci
sottoscritta da'Ioro ministri e da quello la guerra d' indipendenza, poi interven-
di Prussia, a' il maggio 1821, che la nero a loro favore Francia, Inghilterra
giustizia e il disinteresse che avevano al- e Russia, e con protocolli stabilirono ì
loro diretto i monarchi, sarebbero state confini della Grecia, onde formasse uno
sempre le leggi della loro politica. Ma stato indipendente, e nominarono a re
intanto la rivoluzione degli albanesi era Ottone I di Baviera, per rinunzia di Leo-
scoppiata, e l' irritamerìto che ciò prò- poldodi Sassonia-Coburgo, per non aver
diisse tra la Porta e la Russia non potè ottenuto l'unione al nuovo regno delle
esser calmato dalla mediazione de' mini- sollevate Samos e Caudia). Ad onta però
stri austiiaco e inglese presso la corte di degli sforzi del ministro inglese, sbalor*
Costantinopoli. Nel n>edesimo tempo la dita la Spagna dall' irruzione e corsa nel
situazione della Spagna e del Portogallo suo territorio di 100,000 francesi, e troo-
dava luogo a temere per la sicurezza del chi dalla spada russai dissidi i d'Oriente,
governo monarchico, e particolarmente non che per le armi austriache ritornata
per la |)ace della Francia; finalmente l'Italia all'innocuo blandimento dell' a-
parve che le circostanze d'Italia richie- vile memorie dell'arti belle e degli sludi,
dessero un nuovo ordine di politiche com- le basi del diritto pubblico europeo for-
binazioni. Tultociò fece risolvere gì' im- mate nuovamente, venivano all' rmiso-
peratori d'Austria e di Russia, i quali già no de' bisogni monarchici e del riposo
aveano determinato in Lubiana di tenere de' popoli; quando lo spirilo del secolo,
un congresso in Firenze nel settembre propenso da molli anni a libertà, conli-
1822, d'unire un congresso a Verona^ nuando a minacciare gli antichi governi,
per raffermare il principio monarchico e a mezzo delle sette politiche de' libera-
r alleanza stabilita nel i8i5 a Vienna^ li, scoppiarono nel i83o nuove insurre-
e per voler la Francia combattere la ri- zioni.
volozione di Spagna, recandovisi ambe- Di recente provò il dotto mg. "^ Rendu
due. Durò il congresso dall'ottobre al vescovo d'Annecy, nella Leltera, a guai
dicembre 1822. Cinque piincipali punti punto sin laRk'olnzione, che in sostanza
vi furono trattati, i. L' abolizione delia dal declinar del secolo passato propria-
tralta de' negli. 1. Le piraterie ne' mari mente non cessò mai, o apertameoteo oc-
d'America o le colonie spagnuole. 3. I eultamente congiurando, poiché forse nel-
dissidii d'Oliente fra la Russia e la Por- la sua essenza non bene si conobbe, o si
la. 4- La posizione d'Italia. 5. 1 danni della volle disconoscere. Gravitando sulla mi-
rivoluzione di Spagna relativamente al- sera Europa, lauti disastrosi sconvolgi-
l'Europa e soprattutto alla Fiancia. Fu menti produsse, e tant'altri ne sta trion-
perciò seguito il congresso dalla guerra fante operando, altri ancora preparando
voL. xcix. 12
338 VIE VIE
e minacciando. In continnazionc dunque lalc, ciò die prlncipaNnente cliiamnr do-
tlella rivoluzione cominciala nella delta veva ratlenzione de' f^overni dopo tanta
infausta epoca, nel I 83o scoppiai Olio [)ii- commozione di popoli, veiligine d'am-
ma la rivoluzione francese nelle i^iornate bizioni, cozzamento di principii e d' opi-
di luglio, e poscia quella del Belgio, se- nioni. Fraltantosi moltiplicarono le selle
guile dall'insorgimenlo polacco, clie i isve- politiche e le trame contro l'ordine pub-
gliarcno in Italia rantiche idee di liber- blico, più o meno quasi da per tutto, in
là e di unione nazionale. Al grido del Italia, di cui si vagheggiava 1' indipeii-
nuovo re de' francesi Luigi Filippo I denza, nudrile da' così detti congressi o
d'Orleans, al principio di non intervento unioni di scienziati : il sagacissimoGrego-
negli affari interni de'vicini, di cui abbi- rio XVi, che ne conobbe lo spirito, fu il
sognava, ed al quale fecero eco gl'ingle- solo sovrano che non li permise ne' suoi
si, contro il principio opposto della san- stali, e fu lodato da'saggi. Morì Grego-
ta alleanza, la rivoluzione audacenien- rio XVI, il i.° giugno i 846, folte in po-
tè insorse, l'erlanto sotto l'egida del lenza materiale e morale, baluardo ine-
ncn intervento i faziosi d'Italia nel prin- spugnabile dell'ordine pubblico e quiete
cipio di febbraio i83i, mentie si eleg- contro lerivoluzionì, e quale in tanti luo-
geva in Roma Gregorio XVI, e credendo ghi colla storia lo dimostrai, come nel
conlinuare la Sede apostolica vacante, ri- voi. XCI, da p. ^28 a p. 5)3. iVuovo
"voluzionarono il ducalodi Modena, quel- l'icario di Gesti disio, fu eletto il re-
Io di Parma, e Bologna da dove la rivo- gnanle Papa Pio IX. ^e'due articoli, ne'
luzione si estese ad altre provincia delio molli relativi, ed eziandio nel voi. XCI II,
stalo pontifìcio. Allora il Papa, Fiance- p. 58 e seg., narrai quunlo successiva-
sco IV duca di Modena e Maria Luigia nienVe avvenne in Italia e in altre parti
duchessa di Parma chiesero soccorso ab d'Europa. Qui debbo limitai mi a Vien-
l'Auslria ; e siccome Luigi Filippo I in tia e genericamente all'impero d'Austria,
sostanza avea abbandonato o modificalo sui cui Irono sedeva Ferdinando I figlio
il principio di non intervento, gli au- del defunto Francesco I fin dal i835,
striaci occuparono i ducati e le Provincie tratteggiando un'epoca memoranda e
pontifìcie sollevate, e la Francia si con- disastrosa, che fece vacillare le basi del-
tenlò che l'occupazione fos>e a tempo l'umana socielà. I fautori dell'indipen-
determinato. Dipoi venne la necessità, denza e dell'unilà italiana cominciaiono
a risparmio d'umano sangue e di mag- dal fare ovazioni a Torino a Cai lo Al-
giori sventure, d' uno stabile congresso, berlo re di Sardegna, e con riva il re
quale in falli s' unì a Londra sotto il li» d'Italia, ed in Rema con Viva Pio IX.
tolo di conferenza, alla quale concorsero i Ciò riscosse gli avversi alla dominazione
rappresentanti delle 5 principali potenze straniera nel regno Lombaido- Veneto,
europee l'Austria, la Francia, l'Ingliil- ed amanti di veder l'Italia unita e li-
terra, la Prussia e la Russia. L'espresso bera, così in Milano e così in Vtnezia^G
inlendimento della conferenza era di dar con dimostrazioni allarmanti. .Si conob-
sesto all'amichevole agli allari delRelgio, he apertamente, che 1' odio all' Austria
ed impedire un' ulteriore elfnsione di derivava principalmente, perchè la sua
sangue, onde venne separalo da* Paesi- possanza in Italia rendeva vani i progetti
Bassi ed eretto in regno; ma nello slesso rivoluzionari. Lo spirito liberale che uu-
tempo si riuscì anche ad aver facile raez- dava agilaudn la bella penisola, si (O-
70 di comunicazione e disamina diquan- nuinicòo meglio risvegliò quello d'oltre
to potesseniai interessare realmenle l'av- Alpe, in Gei mania, nel!' l'ngìicria, per-
veuiie degli siali euio^iei e la pace gene- siuo uc'ducali di Schlcs^vig ed Ilolsl^in.
VIE VIE 33()
Qiiiiuli mi 1847 lo spirilo politico si di- te e ron cannoni a miccia accesa, schie-
luosliù (len)ocr(ilico, Socialismi, iini\ciì\e raiulosi lulla la guarnigione sugli spai-
e irreligioso ; il fermenlo, l'agitazione pò- li. Quinili confeienze fca'capi della som--
lilica, i tticnulti vieppiù divennero gene mossa e i signori degli stali : numeiosi
lali, e fjiiasi tulli i governi furono do- evviva all'imperatore e a Uilli i principi
minali da'liberali, pioctamanli riforme. della casa d'Austria, e in egual tempo al-
lo Francia lo spirilo popolare fece si- Irtllauli prr<</ al principe iMellernich e
luilmciite progiesso, così in Germania, al governo; |)oieliè quel sagacissimo l.
così in Ungheria, la quale era già agitata ministro, [irofoniio iliplomalico e mae-
da Rossulli. Nel febbraio 1848, a Pari- sUo d'esperienza, coglieva nel segno sulle
^7 fu detronizzato Luigi Filippo I, e prò- conseguenze del movitiiento rivoluziona-
claoiala la lepubblica. Ferdinando II rio, e Un dal priucipioconobbequelled'l-
re delle due iS/c/V/r, fu coslretlo a conce- talia, che rilevai nel voi. LXXVIll, p.
dcre la costituzione con sistema rappre- 2 34- liovina di finestie e di mobilia al
seiilativo ; adaltrelliinlo furonoobbliga- Reinuweg, alla Villa, alla Landhauss,
ti il redi Sardegna e il granduca di 7b- Herrengasse, con minacce al Bellplalz o
icona, ed il Papa accordò lo statuto fon- ministero dell* estero ; tulle le botteghe
dameiilale. Cosliluzioui dovettero dareil chiuse. Vienna, la città dell'ordinee del-
duca di Parma ed ilpiiociptdi INbjuaco. la tranquillila, a' i 3 in un punto si cani-
li duca di Modena Francesco Y non la biò tutta in piazza d'assedio e di orrori,
concesse, ma abilitò la reggenza, da lui come Parigi, che ne avea dato l'esempio,
nominala nel partire dal ducalo, a daila Da 100,000 abitanti de' sobborghi do-
a questo con islaluto rappresentativo, niandarono libera entrala per soccorrere
sulle basi di quello del re sardo, ma la il popolo. Come altrove si formò la guar-
nvoluzione ne impedì 1' eirelluaziooe. I dia nazionale. A'i4 deplorabile fu la ca-
«jiiali nominati, e ahi i siali, successiva- taslrofe, e la salvezza dell' imperiai fa-
mente furono in preda all' insurrezione, miglia, dianzi festeggiala, si dovette alla
come Veneziae iVlilano.e conesse il regno feiniezzn e al coraggio del ballaglione de'
Lombardo-Veneto. La Germania allon- granatieri italiani, i quali non pure im-
tauandusi dalla Confederazione, si solle- pedironoa'sollevali ogni accesso al palaz-
vò in gran parte per riunirsi in nuovi zo imperiale, ma dichiararonoche sareb-
modi; indi nella dieta di Francfort si ri- bero morti tulli sulle soglie da loro cu-
cosliluì in Impero Tedesco, e in Ccnfe- stodite, prima che un solo avesse jioluto
<lerazione >azionale con governi coslilu- penetrare all' interno. Ricusarono però
zioiiali. ed alìidò il potere centrale esecu- d'intervenire e di adoperare la forza delle
livo all'arciduca Giovanni, dichiaralo vi- loro armi contro le sfrenale dimoslra-
cario dell' impero, il (piale venne costi- zioni popolali. Il palazzo de! principe di
tuito nel lerriloiio della già Confedera- iMetlernich fu devastalo, e (juel sommo
zinne Germanica, comprensivamente al- diplomatico si ritirò nella sua terra di
l'Austria. L'imperatore d'Austria Fer- Koenisgralz in Boemia, i cui stali pure
dinando I non solamente vide insorgere i domandarono franchigie. A' i 5 1 impe-
suoi dominiid'Italiael'Ungheria, ma an- ralore soppresse la censura preventiva
Cora altri stali del suo impero, ed a' 4 della slampa, promii-e una legge per es-
marzoi848, per opera piecipua di fazio- sa, e di convocare gli stali delle provia-
si ungali, la slessa Vieima, che a'i 2 fece eie tedesche e slave, e le congregazioni
una grave dimostrazione a mezzo degli centrali del regno Louibardo-Venetojed
studenti dell'università, onde il Durgo pa- accordò la costituzione a'popoli austriaci,
lazio imperiale fu occupalo mililarmen- Clamorosi perciò furouo gli evviva del
•S:\n VIE VIE
popolo. A' 17 l'i ni pera loie ordinò la for- glio ulira-liberale. Generale fu quindi il
inazione d'un consiglio di minislii re- inalcontenlo contro gli autori e pioino-
sponsabili, eirellnala d^r. Anche a Der- loii della dimostrazione del i5 maggio.
Imo, capitale della Pruisia, si sparse san- Il reld-maresciallo/\uersp(-rgfu nominato
glie citlodino, e poi convenne al re dare comandante di tutte le forze delhi ca[)i-
Ja costituzione, cos'i altri stati tedeschi. E tale, ed il conte Rloiitecuccoli presidente
Lodovico 1 redi Baviera rinunziò il re- del comitato centrale di sicuiezza, per
gno al suo figlio JMassimiliano II. Un vegliare a questa sinché fossero compite
Duovo Miovimentp rivoluzionario e tre- l'elezioni de* rappresentanti del couiiiiie
niendo avvenne inVienna a' I 5 maggio.e di Vienna a tenore della costituzione, i
provocò nuove concessioni, un'assemblea quali d'accordo col ministero provvedes-
uazionale costituente, anche in favore del- sero alla pubblica tranquillitù. Nella se-
la guardia nazionale, colla dichiarazione ra del 18 fu notificato il giudizio stata-
che l'atto costituzionale de' i 5 aprile do- rio, e nella mattina seguente Vienna aii-
vesse assoggettarsi all'ÌD)minente apertu- davasi ricomponendo a calma. Ferdinan-
ra della dieta dell'impero. Laonde l'ini- do I a tranquillar pienamente 1' inquie-
peralore e l'imperatrice abbandonarono Indine de'suddili per la sua partenza da
Vienna, divenuta teatro di minacciosi Vienna, emanò un manifesto a' suoi po-
avvenimenti,ritirandosicollafan)igliaira- poli. In esso deplorò i casi di Vienna de*
periate e la corte ad lonspruck capitale 1 5 maggio, prodotti da una fazione anar-
tlel Tirolo, con dolore e abbattimento di chica, la quale adoperavasi a tutto pote-
molti pacifici cittadini, dopo aver 1' ira- re, appoggiandosi all'esaltata legioneacca-
peralore possibilmente provveduto al demica e ad alcune frazioni de' cittadini
mantenimento della quiete nella di lui e delia guardia nazionale, traviata dagli
assenza; confidando nelle truppe acciò si stranieri, e indotta a mancare all'usa-
inostiasseio saldo sostegno del trono con- ta fedeltà, pretendendo togliergli la li-
tro il nemico esterno e gli attacchi de' berla di agire per dominare le provin-
iiemici intei'ni, dovendovi cooperare la eie in generale sollevate per prelese par-
guardia nazionale e la legione accademi- ziali, e gli abitanti ben pensanti di sua
ca, ch'erasi assunta la custodia del paiaz- residenza. Rimaneva solo la scella di
zo in.'periale, contro quegli operai faziosi comprimere il traviamento colla forza
che a turbe volevano penetrarvi. L' inat- della guarnigione rimasta fedele, o di ri-
tesa partenza di Ferdinando le degli ar- tirarsi pel momento tacitamente in alcu-
ciduchi, anziché dar l'ultimo colpo, co- nedelle provincierimasteinallerabilmen-
mecredevasi, al discioglimento della mo- le fedeli. A tale scelta essersi deciso per
narchia, riuscì a suo prò. Imperocché la legione in qualunque epoca sperimen-
successe uno straordinario rivolgimento tata divola, e insieme per avvicinarsi al-
negli animi della maggior parte della J* esercito, che valorosamente corabatle-
popolazione: si vide allora chiaro 1' a- va perla patria. Non volere menomare
bisso in cui volevasi trascinare, manife- le concessioni fatte al popolo in marzo,
standosi una nonequivoca riprovazione, ma d'ora in poi proporsi i ragionevoli
che produsse una reazione contro gli au- voti de' medesimi ne' modi legali, e di
tori dell'ultime perturbazioni. Si fecero lenercontodegrinleressi nazionali e pro-
quindi vari arresti di persone che vole- viociali ; solo dovendosi guarentire que'
vano iniziare ammutinamenti democra- realmente universali, proposti in guisa
liei per proclamare la repubblica, prin- legale, da esaminarsi dalla dieta, per
cipalmenle d'alcuni giornalisti, fra'quali sotloporsi alla sua sanzione, e non pro-
Halìner redattore della C'o5a/»z/o/ic, fo- mossi lumuHaariamente annata mano
V I E
da iadiviilui senza inanJato; pronlu in
fine a liaccellaie fraTigli, anche i riputali
perduti, ritornando nella sua paterna af-
fezione. Indi invitò tutto il corpo diplo-
rnalico di Vienna, a rendersi ad 1 nnspruck,
e decretò la soppressione dell' università
viennese. A'sG Vienna fu tutta barricata,
divelti i selci dalle strade, suonata la
campana di s. Slet";ino, e poi quelle di
tutte le chiese, anche de'sobborghi e de'
dintorni, perchè il governo in esecuzione
del decrero imperiale voleva chiudere l'u-
niversità, e disarmare i faziosi studenti.
il conte di Colioredo, comandante la
legione accademica, le intimò scioglier-
si entro 24 ore, altrimenti ne deporreb-
be il comando: gli studenti si ricusarono
0 tale intimazione, ed a quella pure del
conte iMontecuccoli presidente del gover-
no al comilato di sicurezza, e del conte
Sardagna comandante della città. Allora
la guarnigione coU'artiglieria entrò nel-
la città , portandosi parte sul Glacis in
ordine di battaglia, e prendendo posses-
so di tutte le porte chiuse, i faziosi ac-
cusarono i nobili d'aver rovinato la mo-
narchia,e intimaronoandncemeiite a tut-
to il militare di ritirarsi entro 24 ore 4
miglia lungi dalla città, ed all'imperato-
re di tornare fra i4 giorni a Vienna, op-
pure nominare un luogotenente, essen-
do in tale città la sede dell'impero. Per
deliberazione del consiglio de' ministri,
lutto il militare si allontanò da Vienna,
e tralasciò d'insistere sullo scioglimento
della legione universitaria e suo con-
giungimento alla guardia nazionale^invi-
tandoli a dar garanzie che potessero ren-
der possibile la sicurezza e il ritorno del-
l'imperatore. 11 relativo manifesto porta
la data dello stesso 26 maggio, sottoscrit-
to da'uiinistri Pillersdorlì, Sommaruga,
Krauss, Latour , Baumgartner. In pari
tempo accordò i posti e le porte della cit-
tà alla guardia nazionale, alla legione ac-
cademica ed a' borghesi; e pose le pro-
prietà dello stato, quelle della corte e di
lutti i pubblici stabilimenti, sotto la lu«
VIE 341
tela della popolazione di Vienna, e della
formata commissione di sicurezza, com-
posta di cittadini, guardie nazionali e stu-
denti, dichiarandola indipendenteda qua-
lunque autorità, ma colla responsabilità
del mantenimento dell' ordine e pubbli-
ca quiete, sicurezza delle persone e delle
proprietà. Apertasi in Vienna la dieta
costituente, elaborò un progetto di dirit-
ti fondamentali , e insistette pel ritorno
dell'imperatore a Vienna, con indirizzo
presentato da'suoi deputati, onde poi san-
cire le sue decisioni, Ferdinando 1 I' ac-
colse bene e promise ritornarvi coll'itn-
peratrice, la famiglia imperiale e la cor-
te, e vi ['eoe il suo ingresso a' i3 agosto
fra le acclamazioni , ìndi passando a
Schònbrunn, senza poter impedire nuo-
vi disordini e turbolenze, anche per par-
te degli operai, e nello stesso agosto, mal -
grado che l'esercito d'Italia, comandato
dal valoroso feld-maresciallo conte Ra-
detzky, fosse vittorioso, ed avesse già ri-
cuperato Milano, e gli altri paesi della
Lombardia e del Veneto; non che i du-
cati di Modena e di Parma, ed il gran-
ducato di Toscana {^•). Ma a'6 ottobre
avvennero ulteriori scene sanguinose e
tragiche, senza rjuasi precedenti. Avendo
l'imperatore nel giorno innanzi pubbli-
cato un manifesto a' ribelli ungheresi, si
palesò in tutta Vienna un'agitazione ne*
gli spiriti, la quale derivava dalle simpa-
tie del popolo per l'Ungheria, e parte dal
risentimento destato da vari provvedi-
menti del ministero da lungo tempo a-
spettali, e riusciti di malcontento. Verso
sera si sparse la voce che alcuni battaglio-
ni tedeschi di guarnigione doveano par-
tire per recarsi in aiuto del banodi Croa-
zia barone Jellachich, nominato coman-
dante dell'Ungheria contro gl'insorti, per
essere stato crudelmente assassinato a
Peslh il tenente maresciallo conte Fran-
cesco Lamberg, mentre compiva una mis-
sione del suo sovrano pel bene e per la
pace dell'Ungheria. Ingenerale i soldati
musliarauo ripugnanza di partire > e il
34^ VIE VIE
2." hallaglione italiano dichiarò aperta- nomi di LtIoui- e di IJach semhiavano
jneiite non voler anelare in Unglitiia a esser peilulli la parijla d'ordine, ed una
rombitteie in favore de'croati del bano. rnollitudine di j^eiile accorse fm iosamcn-
Jl luinistio della guerra conte G. 13. La- te al palazzo del ministero della guerra
tour generale dicavalleria, insistette sul- in cerca dell'infelice Latour per m)pic-
Ja partenza. Di più egli fece avanzare cario. Al Graben, all'Holf e ne'contorni,
contro quel battaglione de' cannoni, del- il popolo e il ojdilare vennero in Siuigni-
Ja cavalleria, e due battaglioni di lru[)pe noso conflitto, i granatieri di giiarclM al
boeme e polacche. Aojbe le parli slavH- detto palazzo, siuip.Uizzando col popolo,
no di fronte per cominciare il combatti- l'edilìcio fu facilmente perduto. Le nias-
inento, quando si presentarono distacca- se di popolo armato, gli accademici eie
menti di guardie nazionali e la legione guardie civiche vi penetrarono a cercare
accademica, dapprima per interporre la lo sventurato Latoiu". Non trovandolo, i
loro mediazione, poi per prender parlito granatieri assiciuaroiio esservi assoluta-
a favore degl'italiani. Nel fiattem[)0 ac- mente. Piinnovate le ricerche, si rinven-
corsi Qiigliaia d'operai disarmali, circon- ne: prima mostrò coraggio, poi pregò per
darono da tulli i iati le truppe. Tutto la vita , ma ferocemente si rispose eoa
ad un tratto cominciarono alcuni colpi varicolpi, equindi fu precipitato dal bal-
di fucile dalle due parti: fu allora che il cone, e dopo alcune baionettate spirò La-
generale conte Braida, il quale comaiula- tour sulla piazza preiso la fontana. I for-
va a cavallo le truppe boemo-polacche, seiuiali non conlenti, empiacnt-nte lo spo-
die' l'ordine di far fuoco; ma tosto fu col- gliarono e l'impiccai ono ad una lanlerna
pilo dalle palle d'un granatiere e d'uno (poi rimossa, per toglier la memoria di
studente tecnico. Cominciò in quel punto tantoscem[)io)della piazza, spettacolo or-
formale battaglia. Essendo sfavorevole la ribile al popolo ir.ito, che ne fece segno
posizione delle guardie nazionali e della di ludibrio e di scherno. Il popolo pas-
legione, si ritirarono nel sobborgo di Leo- so all'arsenale imperiale , per ricevervi
poldstadt, seguili da alcuni granatieri. In- armi e munizioni, i bastioni furono occu-
lanto il popolo, dopo aver attaccato alle pati dalle guardie e dagli studenti. Tosto
spalle l'artiglieria, prese 4 cannoni, de' si formarono barricate per tutta la città,
quali due lecò in trionfo nella città, e gli e lulte le campane suonarono a stormo,
altri due giltò nel Danubio. Molte com- per cui vi accorsero in massa gli abitanti
pagnie delle guardie nazionali occupa- de'sobborghi. Tutti in aluto del popolo
lono la metropolitana di s. Stefano, e il sidiresseroall'arsenalejddesoda duecon»-
campanile per impedire che si suonasse pagnie polacche come leoni; e vedendo il
a stormo, inutilmente pretendendo il pò- popolo non poter prendere d'assalto quel-
polo e gli accademici che si aprissero le l'immenso edilizio, recossi a'cannoni con-
porle. Ebbe luogo un malinteso, e legnar- quislatieli appurilo dal lato della i." par-
die fecero fuoco, anco dal campanile, sul le dell' llohenbruche. Ma il militare dei-
popolo, ch'erasi armato ne'più strani mo- l'arsenale fece una sortita, e prese loro
di. Somma fu allora l' indegnazione di un de'cantioni. Le fucilate continuarono
questo, e cominciò sanguinosa lotta sulla e metili caddero. Si volle fare un altro
piazza di s. Stefano: abbaitele porle del- tentativo, Irasportando due cannoni sul
la metropolitana cogli studenti, e invi- bastione Schutteidiislel , e si sparò sul-
periti entrali nella chiesa fecero minu- l'edifiiio a mitraglia per piìi ore inutil-
ta ricerca delle guardie, eh' eransi ri- mente. Allora si appiccò il fuoco all'ar-
lirale. In questo mentre echeggiò da per senale, ma non si eslese. Respinti dal mi-
tulio il micidiale grido di rivoluzione: i litaie i parlamentari, ricominciò ilcauno-
VIE VIE jjn
npgginmcnlo con mni^i^ioi' acciiiiimciito, nile scissa per gl'iiidicati avvenimenti, si
anelli; pei- sapei visi iiluj^ifile delle gtiiir- riunì in fralellanzu. Nell'anarchia liella
die nazionali, che aveano f.ilto fuoco dal- ciltù e scioglimenlo dell' impero si creò
la chiesa e campanile di s. Stefano, e dti- in Vienna un governodi i 2 membri tutti
lò tutta la notte e sino alle 5 della niat- popolari. Il parlamento fece un indirizzo
lina seguente, in cui la massa del popolo u! l'imperatore pel suo ritorno, assicuran*
erasi in parte tlispersa, ed in cui il inili- dolo dell'amore de' popoli; domandò fi-
lare polè {inaitnente ritirarsi. In breve, ducia,ed'inipedire col restituirsi a Vien-
il po[)olo combattè colla civica, contro il uj, l'anarchia e la guerra civile; iudiriz-
inilitare e la civica, l'reso che fu l'arse- zo che non ebbe successo, come altri. Te-
naie, gl'immensi depositi d'armi, del va- niendosi oellacittù un prossimo sfato d'as-
Iure di molli milioni, divennero [ireda del Scdio, l'aristocrazia ed ognuno ch'era ia
popolo e se n'armò sino a'denti. Gli sfcjr- grado di partire, ne fuggì, onde 1' eini-
zi del parlamento per salvare i ministri grazione fu enorme. Il general Auersperg
ntinacciati,giiuiseroa farces>are la pugna, concentrò le sue truppe d'8ooo uomini
Inviò poi all'imperatole un induizzo a con 5o cannoni a Belvedere e nel palaz-
Sclionbrunn, per inftjrmarlo dello sta- zo Schwarzenberg; ed il bano Jellachicli
lo tielle cose e per la formazione d' un colle sue marciò sopra Vienna, alla cui
nuovo ministero populare, olire altre e- direzione s'avviarono altre truppe, fra
fiigenze, alle quali istanze accudì, per e- le (juali il reggimento di cui era pioprie-
\itare maggiori mali. Tuttavolta Ferdi- tario il disgraziato Latour, con bandiera
nando 1 giustamenle indignato, nello stes- nera e lutto per vendicarlo severaraea»
so giorno 7 ottobre subilo si allontanò da te. Kossuth proponeva alia dieta un-
Sclioiibrunn, e colla famiglia imperiale garica, che tutta l'armata dovesse soc-
e la corte partì per Liiilz ed lierzogeu' correre i fratelli di Vienna, la quale co-
biirg, ed a'14 giunse ben accolto iu Ol- me sede del parlamento, pretendeva il
iiiiitz, prendendo stanza nel [>alazzo arci- deputato Corrosch, non dover essere cu-
vescovile, ricevuto da mg."^ de Somerau stodita che dalla sola guardia nazionale
Betkh di Vienna arcivescovo d' Olmiitz comandata da Messenliauser. Il consiglio
(poi creato cardinale a' 3o sette{nbre municipale della città protestò contro il
i85o, morto ili." aprileiS^S inOlmiilz possibile blocco di essa, che se elfettuato
e ileposto in quella metropolitana). La- senza sanzione imperiale o ministeriale,
sciò l'imperatore un manifesto, in cui vi- sarebbe una lesione del diritto delle gea-
^ramente deplorando l'incendio, la deva- ti. Seguì la congiunzione delle truppe
stazione di Vienna e l'assassinio, si prò- d'Auersperg aquelledi Jellachich.ìl qua-
pose frenare la rivolta d'un popolo ingra- le occupò il palazzo imperiale di Schon-
to, dichiarando : Chi ama l' Austria, chi brunn e altre località; e quando il baoo
ama la libertà, si raccolga intorno al suo trasferì il quartier generale da Ausder-
imperatore. Anche il parlamento pubbli- JMauer a Uolhneusiedel, il general Auer-
cò un manifesto a'vienoesi e a'popoli del- sperg con tutto lo stato maggiore passò
l'Austria, invitandoli a rispettar le leggi nel castello di Schònbrunn, ponendo il
e la monarchia costituzionale, per innal- suo quartier generale a Inzersdorf. la
zare il durevole edifìzio dell'eguaglianza Viennasi fecero tutti i preparativi imosa-
de'diritti e di libertà per tutti, disponeu- ginabili per resistere ad un assedio, e per
do che intanto i ministri DobIkolT, Horii- respingere qualunque assalto eoa forti-
I)(/slel e Rrauss assumessero gli alTari di ficazioni munite di cannoni, e barricate
lutti i ministeri, per la cura dell'ordine e ne'siti più strategici, perciò tutto il lastri-
il disbrigo degli alfari. La guardia nazio- calo delle vie si distrusse, da molte parli
344 VIE VIE
ricevenrlo rinforzi di gioTenlù ardente: i pò, affidare il supreoio comando delle
viennesi calcolaroiiole loro foizea 100,000 truppe in viale sopra Vienua (si dissero in
combattenti, oltre l'esterna armata un- tutto ascendere a circa 100,000 uoniini,
gherese che sapevano accorrere in loro a- coni5o pezzi di artiglieria, oltre il patco
iuto, sperando presto passasse la frontie- d'assedio) al princi|)e Windiscligriilz, con
ra. La città verso il 18 ottobre era già pieni poteri, allineile possa nel più breve
tutta circondata dal blocco, e l'impera- tennpo possibile pacificare l'impero ne*
loreaveaaffidatoal feld-maresciallopi 111- modi clie giudicherà [)Ìli opportuni. Do-
cipe Alfredo Windischgiiitz il supremo vendo ipopoli da questa risoluzione scor-
comando delie truppe, tranne quelle di- gere l'unico mezzo onde preservare dal-
talia capitanate dal canuto Radelzky, con lo sf.icimeolo l'impero, ed essi dagli or-
illimitati poteri per alFionlare e reprime* rori deii'anarchia e dalla dissoluzione di
re colla forza dell'armi l'anarchia domi- lutti i vincoli sociali. Oltre a (jueslo ma-
nante in Vienna. Al parlamento giunse- nifeslo imperiale, un energico indirizzo
ro il 21 due deputati dell'impero Ger- avea da Milano inviato a' soldati della
manico, onde iiiterporsi a nome del vica- guarnigione di Vienna il prodelluletzky,
rio arciduca Giovanni, perollenere una addolorato delle cose inaudite successe,
pacificazione, assicurando le libertà co- per le quali la bandiera dell'Austria, già
stiluzionali , e disdicendo le notizie che senza macchia, fu conlaminata dal tra-
Iruppe germaniche movevano verso l'Au- dimento e dal sangue, onde l'imperato-
stria. A ig da Oiiniitz l'imperatore ema- re due volte dovette fuggire dalla sua
nò un |)roclama a'fedeli popoli, per cuuj- capitale, eil conte Latourfu baib wamen-
piangere i sanguinosi fatti che da"6 dello te e ignominiosamentetrucidato, disono-
stesso ottobre convertirono la sua capi- rato il suo cadavere, sotto gli occhi d'uà
tale e residenza di Vienna in teatro d'a- battaglione di granatieri diitientico del
narchici sovvertimenti, e campo delle più suo dovere, che con eterna sua vergogna
selvagge e disordinate passioni, gli autori fece pur fuoco sui compigni d'armi del-
della sommossa usurpando il potere me- la guarnigione di Vienna. A'restati fedeli
diaute un governo di terrore, estenden- ora spettare di proleggere il trono iuipe-
dosi oltre le sue mura la sciagurata in- riale, le sue libere istituzioni, la conser-
fluenza delle sue anarchiche tendenze, vazione dell'impero. Esigei lo [)uie 1' or-
trascinando il trono e la monarchia al- dine civile, la proprietà, la morale, la
1 orlo dell'abisso; la storia offrire un solo religione minacciata da rovina. A'20 ot-
esempio di tal governo, imposto alla cit- tobre il principe \Vindischgriilz ancora
ta, paralizzata parte dalla paura e parte da Lundenburg, diresse un proclama a-
invasa da selvagge ebbrezze. Per tutto gli abitanti di Vienna, manifestando Io-
questo, esserestato costretto a recarsi per ro l'incarico avuto da Ferdinando I , di
intanto alla regia capitale (della Slesia porre un termine allo stato illegale dei-
austriaca e già della Moravia), e trovar- la città, confidando nell'assistenza eiier-
si nella necessità di ricorrere a milita- gica di lutti i citladmi ben pensanli, eoo-
n spedienti per ristabilire l'ordine legale tro una piccola ma temeraria fazione, io
e proteggere i cittadini esposti agli orro- cui balia erano la vita e le sostanze di
ri della rivolta; ma solo per quanto farà tutti. Essere suo fine di liberarli dalle
di bisogno per ricomporre la pace e la violenze d'un pugno di malfattori, e di
sicurezza , ed a tutelare la dignità del ristabilir la pace e l'ordine. Indi dichia-
suo trono costituzionale; senza alterazio- rò in islato d'assedio Vienna, i sobborghi
ne de'diritli e libertà da lui accordati a* e le vicinanze, tulle rautorità civili sog-
8ugi popoli. Per conseguire questo scj- gcltaudo airaiUorilà uiililari. tntoruo »
V I E
lai proclama, b'^i dicliiaifj il pailamcii-
to viennese, il ristabilir i'orclinee la (|uie-
le, (juaiiilo fossero minacciali (!), spella-
re all' ordinarie autorità cosliluzioiiali,
noti alle militari , se non cliianiate dal^
rantolila stesse; l' agifa/.ione di Vienna,
non mantenersi die dalle mosse delle
truppe minacciose da cui era ciiconda-
la; sticnaiido illegali le misure di stalo
d'assedio e del giudizio statario, per cui
andava a inloicnarne ad Olinfil/. Wes-
senljerg ministro dell' iinpeiatore , ptv
aver (jiiest' idtituo nuovamente guaren-
tito il iqla conservazione delle libertà con-
fjiiistale. Egiial protesta, contro il pro-
clama di Wiiidischgiiitz, emise il comi-
tato coujuuale di Vienna. Invece il feld-
maresciallo rispose. Il trattare coll'assem-
blea eccedere i suoi poteri ; il ministro
Krauss in Vienna considerai lo non libe-
ro, ma prigiouieret riconoscere per uni-
ca autorità legale della città la munici-
pale, la quale essendo a lui soggetta, da-
va a Vienna 24 ore di tempo a risolvere.
La città circondata dalle truppe di Win-
dischgiiilz, d' Aueisperg e di Jellacbiclì,
ormai penuriava di viveri incaritisi, spe-
cialmente della carne, e i bisogni andava-
no crescendo per rinlenotle comunica-
zioni. L'agitaziune dfgli spirili cresceva.
Tutto il corpo diplomatico avea abban-
donata Vienna, recandosi in gran parte
a dimorare a Schoubrunn , lerneudosi
gravi disordini prima che le truppe co-
minciassero l'uso ilella forza. A'23 otto-
bre il feld -maresciallo Windischgriilz
pubblicò dal quartiere generale d'Heten--
zendorf altro [)ioclaina, prescrivendo de-
finitivamente, dover fare la loro sommis-
sione pronta Vienna, i suoi sobborghi e
dintorni; consegnare le armi, sciogliere i
club, i corpi armati e gli studenti, e di
questi consegnarne in ostaggio 12, olire
gl'individui che avrebbe richiesto (ileo-
mandante la guardia nazionale, ed i prin^
ci();<li capi e fautori della ribellione); so-
spese i giornali , tranne la Gazzella di
Vienna per le sole qolizie uUjiiali (ita»
VI E
31?
perocchèavantila rivolnzionede'i 3 mar»
zo non eranvi in Vienna propriamente
cheduefogli politici, edallora erano giun-
ti a i5o!). Nel precedente giorno avea
l'imperatore con proclama esposto, die
dovendo coll'armi repiiinei e l'aperta ri-
bellionedi Vienna,e perciòessentlo impos-
sibile alla dieta costituzionale di conti-
nuare in essa le sue discussioni, ne or-
dinava la sospensione, convocando i de-
putati della medesima pe' 1 t del seguen-
te novembre nella città di Rtemsier (di
cui nel voi. XLVIII, p. 3o5 : Irtjvasi ad
un 4-° <J' lega sud-sud-est di Olmiiti),
dove potrà tranquilla e libera dedicarsi
al suo mandato di compiere l'elaborazio-
ne d' una costituzione, che corrisponda
agl'inleiessi degli stati imperiali. I depu-
tali mostrarono ripugnanza a tale tra-
sferimento, adducendo vari pretesti e l'in-
salubrità dell'aria di K.remsier. Il aS il
feld-niaresciallo notificò agli abitanti di
Vienna 1' impossibilità d'accudire all'in-
vilo fattogli di entrare in città colle sue
truppe, per trattare una mediazione pa-
cifica, dopo essersi fatto fuoco sulle sue
truppe senz'alcun motivo, e prima che le
masse malintenziona le sia no disarma te,al-
trimenti sarebbero inevitabili sanguinosi
oombattimenli per le vie. Intanto fece
rompere i condotti deirilluminazioiie a
gaz, per cui nella notte squallido diven-
ne l'aspetto di Vienna. A'36 i viennesi
fecero una sortila vicino al cimiterio, ma
doverono ritirarsi dopo solTerte gravi per-
dite. Finalmente a'28 ottobre ebbe luo-
go il temporeggialo attacco generale con-
tro Vienna equalche boin.baidamento ne'
sobborghi. Ostinala fu la difesa , molto
il sangue sparso, molti gl'incendii: durò
il combattimento 9 ore, diversi sobbor^
ghi furono presi per assalto, giungendo
le truppe sotto i bastioni della città, ed
al Glacis. Windischgi iitz volle che si pro-
cedesse con moderazione, né si ubassero
i cannoni di grosso calibro e le bombe,
ad eccezione d'alcuna sui sobborghi: supe-
rate le liuce^ accoidò alla citta alcune ore
346 VIE VIE
di irciia per evitare I' a8<KiIlo e le «ne qnesl'iillima però da riorg«n'«7ar»i con
coiisei:uei»7.e. Il feMiDarescudlo lasciò pu- migliori eleinenli. Ordinò al consiglio co-
re Irascorrer <|nielo il iq, pei- dar lem- ininictle d'eseguire in 4<^ ove il j^enerale
pò agli esaltali di rinsavire. Nella notte disarmo. Ingiunse la chiusura de'ciri:oli
infiliti Vienna si sottomise a discrezione, politici, vietandogli assembramL-nti. Vin-
I\la tosto i viennesi avendo saputo il pros- colò la stampa. Ed oltre altre disposizio-
Simo «rrlvo dell'esercito ungherese, rup- ni proprie delle circostanze, dichiaiò il
nero la capitolazione. L'armata dell'in- general Gordon comandante della città
guirezione ungherese, fòrte di 3o,ooo uo- e governatore della lìassa Austria, lodi
mini, il 3o erasi avanzata lino a Schwe- l' iinperalore nominò il barone NVelden
chat, 8 miglia da Vienna, ma venne as- governatore, per dirigere tulle le dispo-
satila e re«[)inta con perdite a Schwa- sizioni necessarie allacillà e ilinlorni. De'
dorf, e inseguita: lasciò sul campo i5oo proletari e studenti ne morirono 5ooo,
morii, e copioso fu il bottino fatto da* e per tnalignilà de' primi, ed anco per
croati. Ricomini'iale, ancheper parledel- qualche bomba, arsero molle case, ed i
la cillà, le ostilità, il 3o stesso si riprese tetti del palazzo imperiale, tlella biblio-
il bombardamento; le truppe occuparo* teca, del gabinetto di storia naturale, e
no tulli i sobborghi, e s'inoltrarono sino della chiesi degli agostiniani. Però so-
a' bastioni interni della città. Si fecero praggiunte delle lru[)pe, coadiuvate da'
alili accordi , e tosto rotti ancor questi buoni cittadini, estin>ero U fuoco. I pa-
da'viennCNi, di sottomettersi a discrezio- cilici abitanti de'sobborghi accolsero per
re, inasprito il principe Windisuhgràlz, ogni dove con giubilo le truppe libera-
ordinò nuovamente l'attacco generale trici dal terrorismo tiegli anarchisli, e da'
(Iella città; ed allora dallo stesso consiglio loro strumenti i proletari armati. Essi
comunale fu invitato a [ìroteggere le per- soUVirono meno della città , nella cjuale
sone e le proprietà, la ribaldagUa essen- tutte le classi doverono deplorare rovine
do decisa diseppellirsi sotto le rovine del- in gran copia, incendii, saccheggi, ornici-
la città che voleva mettere in fiatoiDe. dii. La rivoluzione di Vienna si qualificò
A*3i pertanto il feld-raaresciallo fece a- democratico-socialista. Nessuiiostato,for-
vanzare maggior numero di truppe, e se, fu scosso dalle fondamenta nelle pro-
vienila fu presa a viva forza, entrandovi celle rivoluzionarie del i8ff5-4Q, come
le truppe imperiali con micidiale lotta, l'Austria. Il vecchio potente impero sein-
tlopoesser statala città tiranneggiata per brava crollare. Le più importanti prò-
24g'0'''"> ^ f^^^<i segno alle più sfrena- vincie agitate, il Lombardo-Veneto ia
te passioni. Nel dì seguente I." novembre piena rivoluzione, tutta l'Italia addosso
1 848, vi fecero il suo ingresso altre trup- alle poche e valorose truppe che sui cain •
ne, cioè dopo che il principe Windisch- pi italiani spiegavano la bandiera auslria-
uiii'zdal suo quartier generale d'Hetzeii- ca; un parlamento nel quale un forte par-
<loi f pubblicò un proclama, in cui lagnan- tito lavorava a tlistruggere la monarchia,
dosi della sottomissione fatta il 3o otto- un'amministrazione paralizzata che rac-
hre dalla città e poi violata con infame coglieva le vele ad ogni tumulto di slra-
tradimento, notificò tale ingresso con a- da, l'imperatore t^rdiuaudo I che si al-
iialo^he provvidenze, rinnovando lo sta- lontanò due volle ilalla cajiitale in pie-
Io d'assedio di Vienna, suoi sobborghi e na rivolta; l'Ungheria, il paese principa-
dintorni nella periferia d'8 miglia ("2 cui- le della monarchia, slaccata ed io guer-
glia tedesche), sottoponendo tulle l'au- la: tutte queste improvvise vicende nel
lorilà civili alle militari. Disciolse la le* breve periodo di due anni accompagna-
gione accadenaica e la guardia nazionale, le da crisi le più pericolose, coudotte da'
VIE VIE 3-17
netnici dell'Austria o ila amici infingar- fo^sc internnienle i.Tsciila «'vescovi, cos'i
cli.clieyuaitlavaiiocon Iranquillitìi e soil- anche la no(niiia tlc'professoii ili teologia,
(lisfazione la pugna mortale ilei leone. \i 5." Glie il cleio ahhi i la snpieoia ilnezio-
rlii non avrebbe detto die la stella del- ne delle scuole. Fiiiiilmetite l'Eoiscopato
l'Ausilia era per olluscarsi ? Eppure el- d'Aiistri.i [)iotestò contro l'ingerenza del
la reìislelle alle procelle , e risor-e da potere secolare nelle varie (|nesli(jni die
(jtiesle pugne terribili più splendida e soiiosen>plice(nente ecclesiastiche. L'uuli-
piìi influente di prima! Un'armata [)ro- rizzo concludeva, che la Chiesi sola ali-
de e irremovibile, che portò le sue bau* bia la libera amministrazione ile'beni ec-
diere vittoriose traverso a turbini delle desiaslici, e che i vescovi potessero con-
rivoluzioni e delle battaglie, e atterrò ferire i benelizi nel caso ov'ella abbia il
tutti gì* impediiuenti , e così pure la fé- diritto di padronato. Queste l'enne do-
deltà di (pielle provinciedie furonoinac- luande de' vescovi della monarchia aii*
ccNsibdi alle sedizioni della rivolta e con- striaca fecero nella dieta di Kiemsier una
servarono l'antico amore alla casa impe- sulliciente iinpre>sione, (lerdiè essa ab-
rante, furono gli elementi che salvarono bandonasse la materia delle questioni re-
l'Auslria dalle sfrenate bufere del lem- ligiose parziali, eil intraprendesse risolu-
po, non che l'atto magnanimo e di abne- tamente a discutere con ponderazione la
gazione di Ferdinando I. Imperocché grande questione della libertà religiosa,
narrai ne'vol. LXXXIII, p. 23o, XCIII, L'energico esempio de' vescovi dell' Au-
p. 78, e altrove, che dimorando Perdi- stria Sruebbe stato bene fjsse imitato
nando 1 in Olmiitz, volle rinunziare l'im- dall'Episcopato d'altri paesi, che si dice-
pero al fratello arciduca Francesco Car- vano più liberi e più religiosi della mo-
lo; ma questi non volendo accettare, di- narchia austriaca. Il clero di ciascun luo-
chiaiò maggiore il suo figlio priaiogenilo go ha nella sua aggregazione tutti que'
Francesco Giuseppe il I.' dicembre 1 848, mezzi che sono atti per mantenere interi
e nel dì seguente lo zio imperatore elFet- j suoi diritti, e fire rispettare la libertà
tuo l'abdicazione in suo favore, e si riliiò dovuta al suo sagro carattere. Questi fé-
cuH'imperatrice IMarianna a Praga, ove liei inizii furono fecondi a suo tem[)odi
dimorano. Il 3 seguì nella residenza ar- ubertose conseguenze, che alla sua volta
ci vescovile l' inaugurazione del regnante celebrerò. Intanto il parlamento di R.reni-
Francesco Giuseppe I, il quale tosto pub- sier, dopo molte iliscussioni , mostrando
blicò un manifesto, con cui si propose d'esser fedele a'suoi principii liberdli, a-
riunire tutti i paesi e tutte le stirpi del- dottò il § 1 3 de'diritti fondameiitaji con
la monarchia in un gran corpo di stato, qualche modifìcazione,dichiarando: .. Ad
e di rigenerarla per ripristinare l'ordine ogni cittadino austriaco è guarentita la
turbato, a guarentigia d'un felice e glo- libertà della fede. Essi non hanno nessua
iloso avvenire. Nel seguente anno il de- limite nell' esercizio esterno e pubblico
10 d'Austria cominciò a desiarsi in favo- della loro religione, semprechè non sia
re della libertà religiosa. Molti vescovi contrario al diritto (!) o a'costumi, o non
indirizzaronopelizionialladieladiKrem- distragga i cittadini di' loro doveri come
sier, colle quali domandarono: i ° Che il cittadini dello stalo". Frattanto avvenne
clero avesse la sua rappresentanza nel se- quanto si andava dicendo. Tutto il lavo-
no dell'assemblea. 2." Che la comunica- ro della costituente, per compilare la cosli-
zioiie del clero col Sommo Pontefice fos- tuzione colle migliorie (luliliche promes-
se libera. 3." Che la giurisdizione episco- se da Ferdinando I, fu inutile, perchè do-
pale e le leggi canoniche fossero maute- pò molti mesi di discussione, l'opera del-
iiulc. 4-° Che la diiejione de' seminari la coslituziooe non fu portata a condii-
348 VIE VIE
sioiie. Laonde l'iiuperatoieFrancescoGiu- della fede, della professione religiosa e di
seppe I coerenteiiieiite al <)uu maiiiftììto coscienza: il f^odimeuto de'diritli civili e
«lato nella sua assunzione al Irono, per politici, indipendenti dalla religione che
libero iiiipnlso del sno potere imperiale, si professa, non dovere recare scapito a'
in OlrmiU pubblicò ;i'4 marzo 1849, la doveri veiso lo slato. Ad ognuno il di-
Cosliliizione octroyi-e a tulio i' iinptro ritto di [)etizione, e la libertà della per-
d' Austria^ sotloscrilta da lui e da' mini- sona. Libertà di stampa, con leggi repres»
stri Scliwarzenberg , Stadion , K.iauss, si ve, libertà d'associazione e d' insegna-
Bach, Gordon, Bruck,Tmnfeld, Rulmer, raeulo. La completa esecuzione dell'eso-
i quali la manifestarono a' popoli il 6 di nei amento del possesso immobile verso
detto mese. La riprodusse pure il Dloiii- equa indennità, sotto la mediazione del-
torc. A'om^///o del i84o- '^ !'• 216. Il par- lo stalo. La formazione d'un'economica
lameiilo dell'assemblea di Kremsier fu in- lista civile, per alleviare più che sia pos-
leramenlechiuso e sciolto. La costiluzio- sibile gli aggravi de'cilladini dello stato,
ne fu tenuta da'costiluzionali liberale ab- guarentita mediante la pubblicità. Vol-
bdstaiiza. I molivi su cui si fonda l'impera- le porre io armonia l'unità del tutto eoa
tore e che lo determinarono agl'indicali l'autonomia e col libero svduppo delle
provvedimenli , furono il poco successo sue parli, mediante un forte potere che
di quanto fu fallo dalla dieta di K.rem- proteggesse il diritto e l'ordine, su tul-
6Ìer in proposilo, oltre il mal uso da es- lo l'impero, colla libertà dell'individuo,
sa fallo del suo mandato, e il dover essa delle comuni, delle provincie della coro-
costituzione servire anche perquelle [)ro- na e delle diverse nazionalità. La fonda-
*incieche nonerano alla cosliluenlerap- zioue d' una vigorosa amministrazione,
pre-entale. Sono pure compresi e nomi- che lontana tanto dull' angustiante cen-
ila ti ilre"iiod'Uii"heria ed il regno Lom- tra lizzazione, che dalla dispersione in par-
bardo-Veneto: Vienna essere la capitale ti minute, accordasse sulllciente campo
dell'impero. L'impero tulio essere un so- alle unite forze del paese, e sapesse tute-
lo territorio do"anale e commerciale. Si lare la pace all'estero e all'interno. L'as-
notò intanto la «aranzia delle nazionali- sicurazione in fine della vera libertà me-
tà r uniformila de' dazi, la successione dianle la legge. Questi furono i principii,
ereditaria nella casa d' Absburgo-Lore- da cui l'imperatore erasi lasciato guida-
Ila rmcoronazione dell' imperatole, che le nell'impartire a' popoli dell'Austria
a""iunse a'precedenti liloliquellidi gran- rallocostiluziooale. Si promiserodiverse
duca di Cracovia e duca della Bucovina, leggi relative allo statuto. Conservale di-
e il sno giuramento in tale occasione al- verse cosliluzioui delle parli dell'impero,
la costituzione, l'eguaglianza pel foro a che non erano d'accordo all'alto in di-
luiti i cittadini, libertà d'emigrazione. 11 scorso, dovendosi stabilire l'organizzazio-
parlamenlo da radunarsi in Vienna o in ne di diverse di esse. Uno statuto parli -
altro luo"o, secondo la convocazione del- colare stabilirà la costituzione del regno
l'impiualore. Due camere, bassa e alta: Lombardo- Veneto, e i rapporti di que-
nella bassa un deputato per ogni 100, OOQ sto paese della corona in faccia all'impe-
ciltadini: l'alta era pure eleltiva. Questa 10. Tutti gli altri paesi della corona ot-
doveva ele^nere peno anni^ l'altra per tengono costituzioni proprie e provincia-
5. La camera alla contenere il doppio li. Le costituzioni degli stati si dichiara-
de'depiitatidellabassa, perlai. "eleltidal- rono fuori d'attività. Si tracciarono in
la dieta provinciale, per la 2.' dal popò- una parola i confini di lutti i poteri del-
lo. La nobiltà venne conservala. Fra'di- lo stalo, e regolati i rapporti politici. Il
i ini foudaraeulali si deci elò: piena libertà potere esecutivo da esercitarsi dall'impe-
V lE
ralore , medianle uiinislri lesponsabili,
coadiuvatoilal consiglio (lell'impero. Que-
sti sono i punii principali della costilu-
zione impei'iale. La soddisfazione {gene-
rale cagionala dalla pioniulgazione del-
ta cosliluzione concessa dall'inipernlore,
trovò la sua espressione la meno equivo-
ca nel movimento rapido de' fondi pub-
blici, che subito si alzarono del due per
ice, come nel movimento relrogradode'
valori stranieri, e della moneta d'oro, la
borsa divenendoanimalissinia. ISellostes-
so marzo i84q, l'asseniblea nazionale a-
lemanna . cbiamala della Germania ri-
generala, sedente nella chiesa di s. Pao-
lo di Francforl, proclamò la costituzione
dell'impero Germanico. Quindi a mezzo
dello scrutinio fu dello imperatore degli
alemanni Federico Gtiglielino IV re di
Prussia, da 290 membri, mentre altri 7/^8
si astennero dal votare. Laonde abdicò il
vicariato dell'impero l'arciduca Giovan-
ni. Ma il re di Prussia ricusò il titolo
d'imperatore d'Alemagna, ed invece del
cessato vicario dell'impero, assunse la di-
rezione provvisoria del potere centrale.
Erasi proposto dal plenipotenziario au-
striaco Schmerling, che il capo dell' im-
pero fosse assunto alternalivamenle per
un anno di turno, tra l'imperatore d'Au-
stria e il re di Prussia. A'3 aprile i85o
pubblicossi in Vienna : » Tulli i vescovi
cattolici di que'paesi delio corona pe'qua-
)i hanno vigore legale i diritti fondamen-
tali politici, sono invitati ad un'assemblea
in Vienna dal ministro dell' interno, la
3.' domenica di Pasqua, onde consultar-
si seco loro sulla base de' §§ 2 e 4 <^'
quelli sullo futura coslituzionedella Chie-
sa callolica, e prendere in considerazione
le rÌD)0stranze delle provincte rispetto al-
lo sviluppo e movimento libero del cat-
tolicismo". Ecco i paragrafi, e vi aggiun-
gerò il 3 perchè dovi ò ricci darlo. »-•§ 2. O-
gni Chiesa e sotielà religiosa, legalmen-
te riconosciuta, lia il diritto dell'esercizio
comune pubblico della religione, ordina
ed aramiQislra i suoi affari da perse, re-
V I E 349
sta in possesso e goditnento dell'istituzio-
ni, fondazioni e de' fondi destinati a sco-
pi del loro cullo, istruzione, beneficenza ;
è pelò soggetta, come ogni società, alle
leggi generali dello slato. § 3. La scienza e
la sua istruzione è libera. Ogni cittadino
dello stalo è autorizzato a fondare de-
gl'istiluli d'istruzione e di educazione,
quando abbia giustificato in modo lega-
le la sua idoneità. L'istruzione domesti-
ca non soggiace a tale limitazione. ^ 4«
Per l'istruzione generale del popolo de*
vesi [)rovvedere mediante publilu he isti-
tuzioni, e in ispecie in que'pnesi che sono
abitati da una nazione mista, <li tal mo-
do, che, anco alle stirpi che formano la
minoranza, siano prestali i mezzi neces-
sari a coltivale la loro lingua e all' edu-
cazione, ^'ellescuolepopolari viene prov-
veduto ali' istruzione religiosa dalla ri-
spettiva chiesa e società religiosa. Lo sta-
to ha la sorveglianza superiore sulla istru-
zione ed educazione". Siccome le poste-
riori analoglie conferenze dell'assemblea
dell'Episcopato d' Austria, precedettero
e si connettono col successivo concorda-
to dall'imperatore concluso colla 9. Se-
de, trovo meglio, per unità d'argomento,
di ragionarne veiso il fine. — Ora fa d'uo-
po che io retroceda alquanto dall'epoca
che discorro. In conseguenza della rivo-
luzione di Roma de' 16 novembre 1848,
tosto propagatasi per tuttolo stato pontifi-
cio, il Papa Fio /A si ritirò presso il re
del regno delle óue S ici He j come nel feb-
braio 1 849 fece pure Leopoldo II gran-
duca di Toscana, questa divenula anar-
chica. Proclamata la repubblica in Fioma
a'c) febbraio 1849, il Papa domandò al-
l'imperatore d'Austria e ad altre poten-
ze l'inlervenlo ai malo, per comprimere
la ribellione demagogica, e ricuperare i
dominii temporali di s. Chiesa. Laonde,
dopo aver liberato da'demagogi i duca-
ti di Parma e di Modena, e la Toscana,
nel maggio gli austriaci occuparono Fer-
rara, Cologua. Ravenna ,Vo\ lì, J'ci ligia,
L rhino, Pesaro {^V.) e le loio dipeoden-
3io VIE VIE
76. Fiallanloil fclil-inaresdalIoRadefzìy, maggio i8":ì.» Il mondo è sfanco tli e-
chenel S'""'io, luglio engoslodcH'aiitcce- speniiienti in materia di icgginieiitn po-
(leiilei ìS4'^- 3^*^3 Irinnfttto e vinlo la ri- liiico. 1 prelesi frlicitalori (le'po[)oli lian-
voluzione nel regno Loinbai do- Veneto, no perduto ogni credilo: sloinacata è l'Eii-
e l'armala di Callo Alberto re di AV/;-- r()[>;» delle loro utopie. Anche (piesl'iiìi-
flfg'in , f|tiesti nnovamente disfece nei ptio (l'AusUiaco) il 4 marzo i84<) la fe-
niarzo 1H49. H le abdicala la corona a ce fìnila col parlamento acefilo di Krein-
suo figlio, il legnante Vittorio Enianue- sier, e il sovrano rescritto de'ai diceìn-
le II, part'i [m-.v Horto di Portogallo, ove biei55i riconcentiò nello slato quell'u-
mori di crepacuore. Indi nel maggio il nilà di poteri, che in tempi agitati e scom*
conte Piadelzky intimò la resa alla città po^ti è soia ancora di >alvezza de'popoli,
(li T enezia, che poi fece bloccare e botu- inallevaria indefettibile di prngresiivolo-
bardare, ed occupò nel susseguente ago- ro incrementn. A sfidare il turbine aitar-
sto. L'L'nglicrin vagheggiava, pe'suoi a- chico del 1 848 e duliuggere le speranze
gilatoii, la repubblica e il socialismo, e tle'congiurati a'danni dell' Europa, non
pe'inagiaii il feudalismo; anch'essa defi- ci voleva meno che la fedeltà , il valore
iiitivamente fu vinta in dello fiie«e, imino degli eserciti e l'invitta costanza de'prin-
alla rivoluzione, mediante eziandio l'in- cipi, i quali francarono dagli avversari
lervento della Russia (la quale per la pò- d'ogni ordine i popoli che ne languivano
sleriore neulralitii O'^servala tlall Austria, oppressi. Fra g'i >lati europei, iiiuu altro
nella guerra da essa sostenuta contro soggiacque alle Ieri ibdi prove di questo,
Turchia e gli alleati di questa, alterò le ma ninno risorse più [loderoso dalla sua
sue relazioni coll'Auslria, e finì con al- prostrazione. Le varie nazioni che Io com-
learsi a Francia che l'aven vinta in Ci i- pongono sotto lo stimolo dell'avanzale in-
inea, come ilovrò di volo riferire). L'im- dusliie, del tr-dllco e delle comunicazio'
peratoie Francesco Gi<,i>ep[)e 1 iieli85i ni più rapide, st-uli vano il pi epotenle bi«
visitò J eitezia e parte del regno Lom- sogno di ritemprarsi a vita novella. L'ini-
liardo-Venelo, e vi ritornò coU'impera- piego di mezzi seducenti e fallaci le sviò
Irice, come narrai nell'indicato articolo, lial raggiungere il fine desideralo. La col-
Quindi qual re d' C-»g//f//(7 (A.), nel di- lisione delle nazionalità minacciava di
cembre i8ji riprese il titolo di Macslà soppiantar dalle basi una monarchia, che
y4/)0''tolica. Nel fine di tal mese con pa- non ha mai atteiilalo riè a spegnere il
lenti imperiali pose fuori d'atlivilà la co- seiilinieiito,nè a cancellare il carattere di
sliluzione de'4 marzo 1849, da '"• con- sue varie nazioni, sì bene contribuito a
cessa, parlala poc'anzi, e i diritti fonda- promuoverli entrambi nelle diverse atti-
mentali che lo zio Ferdinando I era sta- nenze alla coltura. Il maestoso aggrega-
to costretto promettere pe'vari stali del- to di popoli, che chiamasi Impero d'Au-
la monarchia austriaca. Si può vedere stria, gode oggidì un benefizio , cui me-
la Cirilla Callollca, sei\ei .',1. 8, p. 22 5 dilava il governo già prima della rivolu-
e 36 1, in cui ragiona de'passi retrivi de' zioiie e che la vinta rivoluzione aitreltò.
parlamenti tedeschi di ftlonaco, Baden, L'Ungheria ch'era innanzi uno stalo nel-
Cellino, Annover, con tendenze di rilor- lo stalo, una parte della cui ca>la ma-
no agli antichi istituti, e de'motivi del- giiatizia invalidava con sistematica oppo-
l'oboli/ione della carta costituzionale del sizione i salutevoli eirelli, oudesser vole-
4 maiz(ji848, erronea epoca che io ri- va liberale il governo alle altre classi più
pelei nel voi. LXXXIII, p. 288 e qui ne numerose degli abitanti; l'Ungheria non
fo emenda, quanto all'anno. Scrisse pò- è p ìi diiiinpelto al monarca, che un do-
scia la Gazzella di /"e/it:ia nel finir di ujìuìo simile aiili alili della sua coroua.
VIE VIE 3 7 £
La prenainenTa tirannica, che iiiiqdnmea- forze, pmta in sé slesso i princlpii indis-
te arrogavasi la razza mngiaia sulle al- solubili e la sicurezza d'un gì amie a we-
Ire del regno, cessò. L' iinilà doganale, nire. Edi fatto l'impero procede c^n pie
proclamata ed estesa su Ititla rnmpiezza fermo, e le sue interne condizioni come
della monaicliia, apre nuovi ed utili ^prtc l'esterne autorizzano a que«ta speranza,
ci a'piodotti agricoli d' tm paese , dove Tutti i suoi paesi godono nuovamente la
1' ubertà naturale può vantaggiar di 3 prolezione delle leggi eseguite con vigore,
fjuinli il frutto dell'odierna coltivazione e quelle provincie, dove poco tempo fa
campestre. Regolato ilcorso de'fiumi suoi infieriva la guerra cittadina, procedo-
navigabili, bonificate e riusanicate regio- no rapidamente al loro sviluppo sanando
ni vastissiroe, dove esalano miasmi di pn- le piaghe del passato. Fiancesco Oiusep-
tridi stagni; inlrodollecolonieagricoleda pe I, la cui fronte è fregiata di tante co*
crescere la popolazione e fertilizzar tanto rone, ha assunto il governo d«l grand'io)-
spazio di suolo infecondo ; reticolata dì pero, per la conservazione del quale egli
/^'/('/èr/-/7 /e la sua superficie, ragguaglia- stesso ha sostenute tante battaglie sau-
té alla celerilà del baleno le comunica- guinose. Il monarca ha ripresa quella po-
zioni sue per telegrafi elettrici, e più lar- sizione ch''è disegnata all'Austria dall'e-
gamenle dilFusi i lumi del pensiero d'Eu- sperienza de'secoli, dalla natura delle cir*
ropa, l'Ungheria già coniincia a discer- costanze e da una storia gloriosa. Impe-
nere l'avvenire, che le si dischiude, già rocche l'Austria non ha aggruppati in-
saluta, da'saggi che pregusla, l'inìminen- sieme sì diversi popoli e preso un posto
za d'uii'eia di floi idezza unicamente spe» s"i eminente fra le potenze europee con
rabile all'ombra de'Cesaii austriaci. Le una costituzione di cai ta che non è pullu-
provincie italiane ubbidienti all'impero, lata da'bisogni del popolo, e ad ogni sof-
travolte ancor esse dalle vertigini del fio di vento può esser dispersa, ma uni-
1848, e sedotte dal fascino d'impratica- camente col cerchio della corona e colla
bili idee, alle sagaci liforme ilei loro le- forza imperiale. Coll'esonero della gleba
gittimo governo anteposero inraule ma in tutta l'estensione della monarchia, il
lusinghiere speranze, e dilungniulo i he- governo dell'iniperalorefece un alti*» pas-
ni reali, di che l'Austria voleva ricolmar- so ad un vigoroso sviluppo della vita ma-
le , con troppo sproporzionalo cimento, feriale, i cui frulli appariranno pel pros-
chiarirono il fatai disinganno. L'eioe vin- simo avvenire e col quale esso si prncu-
cilore e la clemenza del sire, tirarono un lò un titolo alla maggiore iiconoSi[:en?.a
velo al passato. Più favorevoli au«picii delle grandi masse della popola/ione,
mai non ai risero a'popoli, sui quali si e- CoH'tmancipazione dellaChiesa dalla pri-
stendeil formidabile scettro degli Asbiir- micia tutela, la Chiesa e lo Stalo, queste
go-Lorena ". — Sempre col protestalo due fondamenta principali della società
in tendi mento, di po«sibi Ini ente supplì re in e della costumatezza, sono entrale in una
qualche parte al non compilato ///ìpero posizione confacente l'una all'altra, furo-
d' Austria, benché, ripeto, gli articoli de- no tolte le cagioni di njolle giuste lagnan-
gli stali e citlà che Io formano , ponno ze e dissensioni, e la Chiesa può libera-
compensare, trovo a proposilo il lipur- mente e senza inciampi procedere colla
tare, quanto sulle condizioni dell' impe- sua attività nella religione e uell'educa-
ro medesimo neh 852 offriva il TìioLr zione del popolo e per la scienza prov-
^o//te presso \' Osscrvalore nomano col vede il governo come per le belle ar-
n,i85. Detto de'calamitosi anni decorsi, ti, e in ambo questi oggetti si sviluppa
soggiunge: 5» Uno stalo però che resiste a una vita |>iìi ammala della precedeule.
tuli urli, e risorge dalle crisi con novèlle JNessiiuo fuò aielleie indubbio che gra-
3.^1 VIE VIE
*i non fossero le fei ite recate al benessere lenza ed a un commercio omiclievole
generale tlngii uhinii scoiivolyimenli. ^è fra' popoli coperti tlallo scudo dell' Au-
sala meraviglia se una guerra condotta stria e spellanti alia sua coron.» ". Lo
con nemici inleniied esterni, e la perdila stesso Ossfn>alore Roinnno contiene nel
delle più rictlie Provincie nl)l)iann por- ti. i 25 nozioni sulle dogane tedesche,
fato un dissesto alleniinnzei Ma apj)nnto L'a^socia^ione doganale(Zo//>'^re///) non
nella crisi [tiìi accanita 1' Austria ha di- fu istituita per uno scopo politici), ma
mostrato che le sue risorse sono inesau- per l'utile dell'iiuluslria e del commercio
ribili; 1 impero, con gravi sagriiìzi bensì, di Germania (essa si compone de'segueo*
ha corrisposto onoratamente a tulli i suoi listali: Prussia, Lussenibiu-go, Baviera,
impegni ed havvi sicura fiducia di veder Sassonia re;;iio, Annover,Si;haumbourg-
piesto ordinate le sue finanze. Il mo- Lippe, Wurtemberg, Daden, Assia elei-
mento s'avvicina sempre più nel (jiiale lori»le,As>i^ granducato, Turiogia,Druns-
la rendita e Tuscila saranno pareggiate, wirk., Oldeinburgo, Nassau, Francfort
ed i ris[)armi portati nelle spese d'animi- sul Meno). Le barriere doganali chese-
nistrazìone del i85o, che aiiwnonlano paravano gli stali germanici Ira loro, e
ad olile i4uiilioni, dimostrano quanto moltiplicavano le dillicollà de' loro con-
il governo sia intento a risparmiare il tatti commerciali cjildero in forza di
paeseda'tribuli. Questi triboli sono per fpiell'associazione. La Prussia postasi a
certo gravosi, ma come potea avvenire capo della Zollverein ac(|uistò per essa
diversamente dopo gli avvenimenti del una grande influenza politica. L'Austria
passalo? Ala dall'altro canto è pur certo the non ne faceva parte sollecitava d'es-
ch'es>i sono ancora più leggeri che nella servi ammessa. Il padronato o protello-
m.'iggior parte degli slati europei; e così rato della Prussia verso i principati te-
pure il debito dello stato, senza parlare deschi aggregali nell'associazione dogana-
tlcir Inghilterra, della Francia e della le, cominciò bentosto a oesar loro. La
Spagna, è ancor minore della piccola O- Prussia ambiva di mantenerselo, mentre
landa, mentre le fonti di rendita sono 1' Austria era impegnata in una lotta
più ricche di rpialunque altra potenza, mortale colla rivoluzione in Italia, in
Le strade aperte in tulle le direzioni la- Germania e neli' Ungheria. L' Austria
sciano con sicurezza sperare un rapido vincitrice, V Austria fclix^ ricomparve
svilnppodel benessere nazionale. Inque- subilo nel consesso de'principi d'Alema-
slo riguardo basta riflettere a' dazi tolti gna più forte, più influente, più rispetta-
fra l'Ungheria e le altre provincie, alle bde di prima, e allora i piccoli slati sa-
vie ferrale che intersecano la monarchia, lutarono coti giubilo la vittoria dell'Au-
all'unione postale austro-alemanna, a' stria, ch'era sola capace di sottrarli dal-
lelegirifi, all' aumenlo sempre crescente l'assoluto predominio della Prussia. Al-
della flotta mercanlile, e al rapido prò- loia s'impegnò una lolla diplomatica,
gresso de'vapori sul mare, all'impulso tra le due grandi potenze della Germa-
polente che ricevette il commercio e l'in- nia. Per poco la lolla non fu decisa dalla
dusliia. Con essi vengono sempre più spada, e fu grande fortuna che la guerra
stretti gl'interessi de' popoli, legali da non iscoppiasse, perchè l'Europa ne sa-
una Sorte comune e da un passato co- rebbe andata a ferro e a fuoco. La Prus-
mune, e quell* odio cieco nazionale che sia cedette a tempo, le conferenze d'Ol-
fu suscitato da' mandalarii della rivolu- miitz salvarono la Germania e l'Europa,
zione e da essi alimentato, il quale j)orlò e l'Austria riebbe l'influenza che le è do-
la desolazione ne'[)iù ricchi paesi, darà vota, anzi ne ottenne una maggiore, a-
liiogo ad un convincimeulo di beoevo- vendo la rediviva dieta della Confedera-
V I E
zione Germanica falla abililà a' suol sol-
dati di contenere il nord dell'Alemagna,
dove non s'erano veduti più soldati au-
striaci dopo la guerra de treni' anni.
L'Austria, pai te imporlanlissiraa delia
Confederazione Germanica, giovandosi
del suo ascendente, volle entrare nell'as-
sociazione doganale, perchè non bastano
le armi per dare l'influenza, la potenza e
la piosperilà delle nazioni, essendo mezzi
di ben essere e di forza anche l'industria
ed il commercio.La Prussia coslanteraen-
le fie avversò sempre 1' anìmissione, pel
timore rlie 1' Austria acquisii anche nel-
le cose commerciali la preponderanza che
lia sapulo acquistarsi nella politica, ^el
dello I 802 r imperatore visitò r Unghe-
ria, e poscia vi tornò. Scoppiata la guer-
ra della Russia, coniro l'impero di Tur-
chia (r'.), questa ebbe alleati la Francia,
l'Inghilterra eia Sardegna.L'Austrianoo
ostante lo sollecitazioni della Piussia vol-
le restare neutrale, e sostenne le parti
di mediatrice. Ardendo la guerra in Cri-
mea, si fecero proposizioni di pace nel
declinar del 1 854, accettate dall'impera-
tore ^icolòI, convenendo che si discutes-
sero nella conferenza da tenersi a Vien-
na, benché vedesse con turbamenlo l'u-
nione dell' Austria coli' Inghilterra e la
Francia; ma mentre slavano per comin-
ciarsi, mor^i a'2 marzo i 855 e gli succes-
se il primogenito Alessandro II che re-
gna, tosto dichiarando annuire all'aper-
tura delle conferenze. Essa ebbe luogo
in Vienna, componendosi il congresso di
5 potenze: Austria, Francia, Inghilterra,
lìussia e Turchia, rappresentate da 8
ambasciatori, che notai nel descriverlo
nel voi. LXXXI, p. 439 e seg. Il con-
gresso di Vienna aperto nel i8i4 si for-
naò d 8 potenze, rappresentate da 20 mi-
nistri. La Prussia di fatto non vi fu am-
messa dagli alleati, per non volersi essa
obbligare a nulla ; e più avanti nel luogo
citalo, nel riportare il posteriore Irallalo
di pace concluso a Parigi nel 1 856, rac-
contai cerne fu ammessa a sottoscrìverlo.
VOI. xcix,
V I E 353
Per deferenza alla corte e al luogo della
celebrazione, i plenipotenziari esteri afli-
darono in Vienna la presidenza del cou-
gresso al conte Buol-Schauenslein, mini-
stro di Francesco Giuseppe I per gli affuri
esteri, e nell'apertura eseguila a' 1 4 marzo
nella cancelleria di stato, vi pronunziò un
dottissimo discorso,nel quale, giusta il co-
stume diplomatico, si congratulò co' ple-
nipotenziari esteri per l'alta e nobile mis-
sione aflidala al zelo loro e patriottismo,
missione atta a procurar loro la più viva
gratitudine de' contemporanei e delle
future generazioni. Gli altri plenipoten-
ziari presero successivamente la parola,
per esprimere quanto erano compresi
dell' importanza del loro mandato, e
quanto sinceramente i loro rispettivi go-
verni dividessero i voti esternati dall'Au-
stria, che cioè il presente congresso rido-
ni all'Europa i benefizi d' una solida e
durevole pace. 1 consiglieri aulici e mi-
nisteriali barone di Meysenberg ed Ham-
mer, furono destinati, il 1 ° protocollista
per le discussioni delcongresso,il2.°quale
interprete de' plenipotenziari ottomani.
Circa il regolamento, si convenneio gene-
rale d'osservare le norme tenute nel con-
gresso di Vienna del 1 8 1 4- 1 5, con tre se-
dute per settimana. Qui non è luogo di
riferirne le conseguenze, per non ripetere
il già dello in quello rammentato. Ri-
tornato io Ungheria nel 1857 l'impera-
tore Francesco Giuseppe I, coli* impera-
trice Elisabetta di Baviera sua consorte,
nel meglio de' festeggiamenti ede'trionfl
splendidissimi con cui l'Ungheria dimo-
strava la sua divozione e la sua gratitu-
dine al sovrano che la visitava colla sua
famiglia, la letizia si converti in pianto
e lutto; poiché la loro primogenita arci-
duchessa Sofìa, nata a'5 marzo i855,
moiì in Buda la sera de'ag maggio, gl'im-
periali genitori essendovi volali da De-
breczin a raccoglierne gli ultimi respiri.
Indi neld"ì seguente pai lironoperLaxem-
burg, r imperatore facendo percorrere
in sua vece il regno dall'arciduca Alber-
23
3?4 ^ ' ^'
to, per riceverne le domande; l' impera-
trice recandosi rapidamente alla cUiesa
de' ca[i[)nccini di Vienna, ov' era sta-
ta Ira'^porlntrj la salma della figlia, per
sliiiggersi in lagrime sulla sua tomba,
Altra perdila di poi commosse l'impero
nel i8:")8. A'j gennaio morì il feltl-ma-
lesciallo conte Giuseppe Radetzky, nato
in Praga capitale della Boemia, cessan-
do di viveie in'IMdano di 9'2 anni, ove
nella metropolitana si celebrarono son-
tuosissioji funerali, alla presenza di di-
tersi arciduchi e delle primarie dignità
dell'esercito, die lo chiamava padre, per
averlo formatoededucato valoroso e pe-
rito nell'arte della guerra. Il grand'uomo
era giunto all'apice della gloria militare,
ad ottani' anni essendosi cominciata a
divulgare la sua fama mondiale, quando
per l'ordinario gli altri generali non so-
no solleciti the di conservare la gloria
acquistata ; e ciò per le sue niollepliti
\ittoriose imprese, colle quali potente-
mente contribuì a salvare la monarchia
periclitante. Venerato da tutti, anco per
altre virtù, fu l'idolo de'soldati, l'amore
del suo sovrano e de'popoli del vasto im-
pero austriaco. Ammirato dagli stessi
suoi nemici, che Tinse in più combatti-
menti, tra' quali primeggianoque'di Cu-
sloza e Novara. Egli occuperà sempre
nella se.ie de' grandi capitani un cospi-
cuo posto distinto. Dispose d'esser sepolto
nel fondo d'un amico, Giiise[)pe Pargfri-
der, già provveditore dell'esercito, posto
nel castello di Wetzdorf sopra Stocke-
rau nella Bassa Austria, a lato del ma-
resciallo barone di VVimpHen, morto da 3
anni. L'im[)eratore Francesco Giuseppe I
ne restò inconsolabile, e tra le altre dimo-
strazioni di duolo, di somma stima ed af-
fetto, scrisse al di lui figlio conte Teodo-
ro, general maggiore in ritiro, di volere o-
norare la memoria dell'immortale e glo-
rioso eroe, coaipianto da lui, dalla pa-
tria e dall'esercitoche condusse alla vitto-
ria, con un monumento degno di trasmet-
tere a'posleri il rico t do de'suoi meriti per
VI E
lui, per la sua casa e per la patria. Inoltre
volle rim|)eralore assistere cogli archidti-
chi, i primari dell'esercito e altre notabdi-
tà, alla sua decorosissiinn tiimulazioue.
Il castello di ^\'^el^ilorf contiene ampi e-
difizi, magiufici dintorni e un parco, il
quale si estende sur un colle dolcemente
ascendente, e std più allo suo punto, che
presenta la più bella prospettiva, trovasi
r Ilendelberg o Manie dc^li Eroi, crea-
zione del già suo proprietario il suddet-
to Pargfrider. Sul limitare del parco sor-
ge un gigantesco obelisco, che s' innalza
sopra un vasto piazzale, la cui parte po-
steriore è occupata da un bell'edifizio di
stile dorico. E questa la casatlegl' inva-
lidi, fornita di tutti i comodi per un
udiziale e 12 invalidi, destinata ad acco-
gliere i guardiani de'preziosi avanzi con-
tenuti neir interno deirobeiisco, il quale
è coronato dalla statua dei genio della
Morte. B.acchiude l'obeliscoil mausoleo,
chiuso da due porte di ferro, e dove in
ciascuna delle due divisioni trovasi lo spa-
zio per 3 cadaveri. La tomba che a si-
nistra accolse le spoglie mortali del ba-
ron Wimplleii, è ornata di 4 cavalieri
armati di metallo: a destra è la tomba
in cui fu collocata la salma del conte Ra-
detzky. Nulla casa degl' invalidi trovan*
si i busti de* valorosi difensori di piazze
forti neijli anni 1848-49; e nel piano
superiore quelli di altri più antichi eroi
difensori dell'Austria, ed anco de' primi
anni del corrente secolo, in uno all'arci-
duca Carlo. Sulla grande piazza davanti
a detta casa d'invalidi, trovansi gruppi
di statue che rappresentano la campagna
italiana e ungherese di detta epoca. Nel
mezzo vi è la statua della i.' musa Clio,
che presiede alla Storia j di fianco al
gruppo della guerra italiana sono le
statue delle vittime Lalour e Laroberg.
Tale guerra viene pure rappresentala da
3o immagini di que'prodi che la sosten-
nero con gloria, mediante statue o bu-
sti, tra le prime essendovi quella di Pka-
delzky. Nello stesso modo e collo stesso
V 1 E
numero di statue e ili biisli, si preserila
lei ciirnpugiia ungarica. Alla sua de^liu
si giuuge al Ivaisergarleii, o Orlo del-
l' Ii/ipcratorc, dove sono rappiescnlali
mediaiile husli i 22 legnanli da Uadolfo
l lino a Francesco Giuseppe I : poi si
giunge ad un gruppo di 44 l^i^'sli, glori-
lìcanli (jtie' capitani che da Fruudsbeig,
litio all' epoca della grand' ituperalnce
l\Iaiia Teresa, dedicarono alla patria la
loro buona spada. E descrillo il lìloiile
degli Eroi, a p. 90 del Giornale di Ro-
ma del i858. La Civiltà Cattolica, se-
rie 3.', t. IO, p. 253, con un suo rag-
guardevole corrispondente, celebralo il
conle Radetzky, l'uomo della fedeltà,
ora rara virtù un tetnpocomutie, il (juale
forse tetuendo per le sue spoglie mortali
la sorte del conle Sala», lodato superior-
mente, preferì d'allldare all'amicizia i suoi
inorlidi avanzi; dice: » E percliè dovea
dun(|ue runiuizia sola possetlere quel cU'è
bene dell' universale? Avrebbe dunque
il popolo perduto i suoi eroi, che (juesti
cercano ricetto presso gli amici; o avreb-
bero gli eroi perduto il loro popolo, che
questo non si cura piti delle loro ceneri?
Se non che il delicato sentimento del-
l' imperatore avendo to>lo riconosciuto
la sconvenienza di tal pensiero, la corres-
sequantoera da sé, senza violare tuttavia
l'ultime disposizioni del maresciallo. Egli
chiese all' amico di lladelzky di vender-
gli il fondu; e l'amico si alfretlò d'olFrirlo
f: Sua iMaestd in dono. Così le spoglie
mortali del generale riposano in terra
pubblica, in suolo austriaco ed'imperia-
le ". Inoltre il Giornale di Roma, a p.
i 066, descrive la solentiissima inaugu-
razione del monumento innalzato dal-
l'imperatore al R.adetzky nella sua pa-
tria Praga, seguila a' i3 novembre alla
sua presenza, e a quella dell'imperatrice,
degli arciduchi, de' capi dell'esercito e di
gran numero d' altri [jei son.u^i^ì. Già al
lutto era subentrala per tulio l'impero la
gioia, e lasciamo nari arile il lieto motivo
dal corrispoudeulc della Civilià CaUoli-
V ! E 355
ra, serie 3.", l. 12, p. 374- '» 1 desiderii
bramosissimi e le [ireghiere ardenti della
coppia imperiale furono esauditi; giacché
la sera de' 2 1 agosto 18)8 nacque il
principe ereditario dell' Austria. Una
parte della popolazione di Vienna seppe
la lieta autizia la slessa sera. Ma i piti
non seppero il fausto avvenimento pri-
ma della mattina, quando alle 5 ore il
tuono de' cannoni si confondeva col suo-
no delle campane sonanti V Angelus Do-
mini. Allora le strade e le piazze empie-
l'onsi di gruppi numeranti i tiri, e quan-
do il numero non permise piìi di dubita-
re della nascila d' un jìrincipe, allora ge-
nerale fu la letizia. Alle f i antimeridia-
ne si cantò il solenne Te Denta nella
chiesa metropolitana di s. Stefano e nella
chiesa del castello di Laxemburg. Il bat-
tesimo solenne fu conferito al principe il
lunedì 23 agosto, dall'Em." principe car-
dinal Rauscher arcivescovo di Vienna,
in presenza degli Emi. cardinali de Sil-
vestri di Roma ( nato in R.ovigo, e pro-
tettore della nazione austriaca presso la
s. Sede), Schwarzeraberg arcivescovo di
Praga, Scitowsky arcivescovo di Slrigo-
nia, Ilaulik arcivescovo di Zagabria, del-
l'Eccell." nunzio apostolico mg/ De Lu-
ca, e di qualche altro arcivescovo e ve-
scovo straniero. II principe ebbe nel s.
battesimo i nomi di Rodolfo Francesco
Carlo Giuseppe, e fu nominato dall'im*
peratore colonnello del 19.° reggirtsenlo
di fanteria, (\t{\.o reggimento del princi-
pe ereditario, Q secondo l'usanza ricevu-
ta nella casa imperiale, l'imperatore gli
conferì subilo 1' orduie del Toson d'oro.
A' poveri della <;iltà furono distribuiti,
d' oiduie dell' imperatore, 20,000 fiori-
ni, ed inoltre l'imperatore fondò un o-
spedale per looo malati almeno, qua-
lunque sia la loro patria e la loro reli-
gione; il che anco si fa negli spedali esi-
stenti e duetti da frali o da suore della
Misericordia, ne' quali sempre sono stati
accolti gli ammalati di qualunque paese
u relìgìoue. Per l'eiezìoDe dello spedale
356 VIE
l'imperatore assegnò un hellissimo orlo
imperiale posto nel sobborgo Landitras-
se io una contrada saluberrima, e la do-
tazione ne sarà presa dal fondo dell' o-
spedale aulico, il quale è una fondazione
della famiglia imperiale. Il con>iglio iuli-
picipale della città di Vienna distribuì a*
vari spedali, nel giorno del battesimo, la
sooiuia (li 17,000 fiorini. La città era
splendidamente illuininala la sera del
l)altesimoj ed in ogni parte di essa si fa-
cevano brindisi al principe. In tutte le
città dell'impero si festeggiò pure lieta-
mente la nascita del principe ereditario.
Mala migliore maniera di celebrare que-
sto lieto avvenimento furono le nume-
rose distribuzioni di beneficenza, le quali
si fecero ed ancora si fanno in tutto
l'impero. Esaminando io la lista che ne
reca il foglio ulTiciale, 'rovo che la som-
ma totale spesa finora per atti di bene-
ficenza e fondazioni nell' occasione della
nascita del principe ereditario supera i
600,000 fiorini. Questa cifra è eloquen-
te, ed è buona prova della carità de'
sudditi austriaci e del loro alletto per la
casa im|)eriale. Le pie preghiere de' po-
veri sollerenti, i quali ricavano consola-
zione dalla nascita del principe eredita-
rio, procureranno la benedizione celeste
all'arciduca Rodolfo, perchè viva alla
gioia de' parenti imperiali, alla salute
dell' impero ed alla consolazione della
Chiesa. Faccia Iddio che il principe ere-
ditario segua le pedate del suo augusto
padre e di quel celeberrimo Pvodolfo di
Ilabsburg, di cui egli ha ricevuto il no-
me al s. battesimo ". 11 Giornale di Ro-
ma del i858, nelle p. 798 e 8o3, offre
il sovrano biglietto al ministro dell' in-
terno barone di Bach (ora ambasciatore
d'Austria presso la s. Sede), per la fon-
dazione del nuovo spedale in Vienna, a
favore dell' umanità povera sofferente,
per festeggiare la nascita del principe e-
reditario, col nome perpetuo di Fonda-
zione eli Rodolfo ; a tale eifello conce-
dendo la superficie di circa 880 klafter
VIE
quadrati di sua posNÌdenza, situata sulla
L4nd>trasse, detta il Giardino Imperia-
le, nella parte di quel fondo fra 1' llal*
tergasse e l' istituto di equitazione verso
occidente, con fondi pecuniari da prea-
dersi dall'ospedale di Corte. E" l'articolo
della Gazzetta Austriaca intitolato : //
Principe ereditario d' Austria, nel quale ,
espresse i più nobili sensi di patriotti- 1
smo, perla fausta nascita di esso principe,
novelU di pace edi prosperità. Lostesso
Giornidi' di Roma, a p- 9 1 o, descrive la
solenne i.'' tornata del 18.° congresso ge-
nerale de' filologi, instilutori e orientali-
sti dell'Austria e di Germania, tenuto a'
25 setteiribie nella magnifica aula del-
l' imperiai accademia delle scienze, a cui
intervennero meglio di 3oo membri, [)re-
sieduti dal prof JMicklosich, con 1' inter-
vento pure del minisli'o della [)ubbli-
ca istruzione Leone de' conti di Thim.
Il presidente, con eloquente discorso, fece
conoscere l'utilità di simili adunanze, e
poi magistralmente svolse la relazione
che passa tra la classica filologia e la mo-
derna. Il Giornale trasse la notìzia da
un carteggio di Vienna alla Gazzetta di
Venezia. Ma la Civiltà Cattolica, serie
3.', t. I 2, p. 63 I, e' illuminò sulla por-
tala di tal congresso, istruita dal suo cor-
rispondente. M vSi notò specialmente che
i convili de' congregati erano segnalati
per ilarità romorosa, piìi conveniente a
giovani studenti che non ad uomini gra-
vi. Tra'viva poi diesi portarono nell'ul-
tima radunanza, quello in onore dell'im-
peratore Francesco Giuseppe I è stato
soffocato. ìMa invece un signore di Derli-
no montò sulla tribuna e proferì qualche
fredda parola di riiigiaziamenlo, senza
menzionare però il nome dell'imperatore.
In premio di tutto questo, una sovrana de-
cisione, in forma di biglietto imperiale
aulografoal ministro dell'istruzione pub- 1
blica de Thun, ha proibito per tutto 4
r impero queste radunanze viaggiatrici,
eccettuate quelle che saranno segtiala-
tneute invitate di venire nell Austria. Si
vie VIE 3?^
diceva prima ch'era slato solo deciso dichiarò, die ricorreva alla forza dell'ar-
che le Cii'^'*e()ol)l)liche non dovessero piìi ini per ollenere a favore de' suoi popoli
spendere iinlla per tali radunanze; ma la garanzia di pace, dui cantosuo aven-
da persone informale apprendo che non do pure accettalo 1' ultima proposta di
solamente le spese, ma le stesse radu- mediazione dell' Ingliiltena. La corte
nanze sono slate proibite. I giornali le- Sarda avendo dato una risposta evasiva,
deschi ascriveranno, senza dubbio, questa gli austriaci passaronoil Ticino, per cotn-
decisioneimperialeal partitodalorod«lto battere il vessillo della rivoluzione, il
clericale ossia oltrniìionlaiìO^con\.i0 <^m\ cui focolare da lustri era in Torino, as-
da qualche tempo il giornalismo tede- sodato a (juelli della casa di Savoia e
SCO hit orgìnizzala ana vera congiura. Ma della Francia. Il coule Duol si ritirò dal
è nolo che questo partilo è una creazio- ministero degli all'ari esteri, e gli succes-
nedella scaldata immaginazione de'liber- se l'odierno conte di Rcchberg allora
lini, i quali chiamano ollraniontann e ministro plenipotenziario a Francfort
c/t'rù,v//<' (e più comunemenle per vezzo, presso la dieta Germanica e presidente
gesuitico) tulio ciò che è religione, cat- di quelTassemblea. Scoppiando la rivo-
tolicìsmo,e\'erapolil\caconservatricc\ lu^ione in Toscana, Modena e Parroa^
— Dopo dato un cenno,nel vol.XCllI, ne partirono i rispettivi sovrani, e Fran-
p. t)4» dell'insorta questione italiana, di ce<co V colle sue fedeli truppe ( perciò,
Nazionalità e Indipendenzn ; dipoi con ed anco pel soccorro da esse mandato al*
aver descritto il forniidobilequadrilatero le gravissime angustie dell'erario ponti*
dell'Austria nell'alta Italia, insieme alle ficio, altamente lodate e benedette dal
fortificazioni di /'ero/?(7, ossia nel voi. Papa Pio IX, con breve apostolico che
XCIV, p. 3 12 e seg., riportai il manife- olTre la Civillà Catlolìra, serie 4-\ t- 6,
sto dell'imperatore Francesco Giuseppe p. G3i);ed il governo pontificio, pel sua
I de*28 aprile iSiq a' popoli dell' Au- carattere speciale, si dichiarò neutrale,
stria, annunziante la necessità, per soste- condizione riconosciuta dall'Austria, dal-
nere i suoi dirilli, di dover prendere l'ar- la Francia e dall'altre potenze. Frattanto
mi contro la Sardegna, sussidiala dalla con tnanifesto dichiarò Napoleone III ini-
Francia, e di entrare la sua armata nel peratore de' francesi all'Europa: Io non
regno sardo, onde por fine all' ostilità e voglio conf|uisle, e rispetto il territorio e
nienerivoltoseper impadronirsi del regno i dii itti delle potenze neutre. Lo scopo
Lombardo-Veneto. Sperare nella pugna della gueria è quello di render l'il.dia a
non rimaner solo, avveiiendo la Cotife- sé stessa, e non di farle cambiar p.idro-
derazione Germanica sul pericolo comu- ne. Noi non andiamo in Italia per fo-
ne. Produssi purel'analogo proclama del meutare il disordine, uè per crollare il
conle Gyulai,supremocomandante, colle potere del Santo Padre, ma persottrar-
relative notificazioni, dichiarando nel lo a quella pressione straniera che s'ag-
vol. XCV, p. 3, affatto mancarmi lo spa- grava su tutta la penisola. La Sardegna
zio per narrare le successive politiche occupò i ducati di Parma e di Modena, e
■vicende. Qui appena dunque rapidamen- co' francesi il granducato di Toscana. Iu-
te accennerò, aver l'Austria inutilmente tanto a' 22 maggio moriva Ferdinando
acceduto alla proposta della Pi.ussia, di il re delle due Sicilie, virtuoso e insupe-
riiinire nn congresso delle 5 grandi pò- rabile baluardo contro la rivoluzione; e
lenze per cercare d'appianare le compii- gli succedeva il primogenito Francesco II,
cazioni sopraggiunte in Italia, sulla base «iato dalla ven. Maria Cristina di Savoia
di porsi l'eseicito sardosu piede dipace,e (di cui poco dopo s' introdusse la causa
del licenziamento de'corpi franchi;quiudi perla bealificaiioue), già sposato alla
VOI-, xcis. 23*
3^8 VIE VIE
principessa Maria Sofia di Baviera, so- roiia il i 2 luglio, rilevò die liovalosi san-
rolla dell'impeialiice d'Ausilia. Gli au- z'alleali, iiemiiieiio i naturali, su cui
biliari senz'aiuti combatterono valorosa- confidava, dovea cedere alle circostanze
mente con'ro due potenze, ed i francesi disgrariale della politica, per non versa-
munili de' terribili nuovi cannoni riga- re inutilmente il sangue de' suoi valorosi
ti; mala fortuna favoiì gli avversari soldati, che incrollabili corag-^iosi aspet-
precipnamenle a I\lonlebello, a Palesilo, lavano con gioia la continuazione della
a Tuibigo, a INLigenla, a IVIelegnano (ed lotta, con un nemico snpeiiore in nu-
;diora r;li ansliiaci abliandonaiono del mero. Uingraziò 1' esercito, per avergli
tulio ftiilano e la Loinbaidia, in quella tnoslratodi nuovo poter fidare su di lui
cillà facendovi l'ingresso gli alleali; per in una maniera assoluta pe'coojbatlimen-
cui gli austriaci lasciarono pure Bologna, ti dell'avvenire I Tornato in Austria, eoa
Ferrara e Ancona), e finalmente alla me- proclama a'suoi popoli, dichiarò la sua
Uiorabilc ballagiia di Solferino, cui fu riconoscenza a' medesimi popoli pe' sa-»
presente l'imperaloie d'Austria: vi peri- giifizi cui eraiisi sottoposti, sebbene il ri-
jono I 2,000 fiancesi, e 720 ufiizi ili posti suliato non fosse stalo corrispondente,
toori dicondiatlimenlo, di cuii5o uccisi; perchè la sorte dell'armi non fu favore-
e di sardi 5,52,5 compresi i posti fuori vole al valente esercito, che mostrando
di conibaltiniento; i creduti perdenti au- tutto il suo eroismo si meritò l'ammira-
.striaci solfriiono meno. Napoleone 111 zione di tutti, persino de'neniici, i quali
domandò a Francesco Giuseppe I, ar- soltanto a prezzo di enormi sagrifizi po-
uiislizio e pace, ed il i.° si convenne teiono ottenere qualche vantaggio e
1' 8 luglio fino a' i5 agosto. L'i i lu- giammai una vittoria decisiva ; la patria
glio SI fibboicarono amichévolojenle i doverlo ringraziare per avere portato sì
due iniper«l(iii a Villafianca, soli e sen- alto 1' onore della l)undiera austriaca. E
z' allri, e convennero alle Seguenti condi- rendendo ragione, per aver accolte le
xioni (li pace. Confederazione di tulli gli proposizioni di pace, soggiunse: » Mal-
stati d' Italia, Sfjtto la prciilenza d'ono- grado la calorosa e commovente simpa-
le del Papa. La Lombardia, tranne Man- tìa, che la nostra giusta causa incontrò
tova e Peschiera, ceduta alla Francia, nella più parte dell'Alemagna presso go-
per consegnarla al re Sardo. Tutta la Ve- verni e popoli, i nostri confederati più
rezia limanere all'Aostria, folcendo par- naturali si sono oslinalameiite rifiutali
le integrante della confederazione Italia- a riconoscere l'alta significazione che rio-
na. Sgombero dell' altre provincie occu- chiudeva la questione del giorno. L'Au-
pale da'piemonle>.i, e ritorno ne'Ioro sta- stria sarebbe stala dunque costretta ad
ti del granduca dì Toscana e del duca di alfiontar solagli avvenioienli, la cui gra-
Modena. Chiedete al l'npa l'introduzione viià cresceva ad ogni momento... Di-
ne SUOI siali di riforme. Amnistia gene- sgraziatamente fu forza separare la più
rale. Questi preliminari doversi ridurre gran parte della Lombardia (perchè gli
a Irallato formale di [lace da' plenipo- restò INlantova e altri luoghi, sino alla
tenziari d'Austria, Francia e Sardegna linea del Mincio ) dal resto dell' iinpe-
in Zurigo. Tosto la yquadia francese del io ". Questa pace cagionò dispetto e do»
Mediltrraneo levò il blocco di Venezia, loie a' rivoluzionari, non che all'lnghil-
ihe dovea assalire il 10 luglio, forte di terra per essersi conclusa senza il suo
43 l«^goi tlii gueiia;rome |)uie ne'porti concorso, ed alla Prussia per lo slesso
fiancesi si iol.se l'embargo alle navi au- motivo e per aver perduto una bella oc-
striache. Annunziando la conclusione casione d' ottenere influenza nella Ger-
delia pace Francesco Giuseppe I, a Ve- mania, che quasi tutta compatì l'Austria
VIE VIE 3 -re)
e lenne il liioncioalla sua rivale la Prus- anco per un'altra ragione, ciuè percliè
sìa. Frallanlo l'Ausilia si raccolse a prò- l'Austria si crede padrona di diritto del-
cmi-are il benessere dell'impero, ed a lor- la Lombardia, la cui cessione alla Sarde-
lificarsi pe'futuri eventi. A'21 luglio del- gna non conlerisce a q-iesta die un lito-
Io slesso i85c), il granduca di Toscana lo di possesso e di occupazione tempora*
Leopoldo 11 di suo libero moto abdicò iiea e provvisoria! Inoltre a Zurigo, i go-
la corona al suo primogenito principe e- verni di Francia e d'Austria s'intesero
l'editano Ferdinando IV. Dipoi nel de- per ollenere la riunione d' un congresso
dinar d'ottobre 3 trattati di pace si sol- per prendere comunicazione de' Iratlati
loscrissero a Zurigo Ira l'Austria, la Fran- di Zurigo , e per deliberare sui mezzi
eia e la Sardegna, con disgusto de'rivolu- più propri a fondare la pacificazione d' I-
zionari, essendo stati confermali i |>reli- talia sopra basi solide e durevoli. Ma nel
luinari di Villafranca, iti cui espressamea- Icrininar del 1 8 Jf) la pubblicazione in da-
tesi riservarono dall'Austriaedalla Fran- rigi del tanto riprovato opuscoloo libel-
eia, non solo i diritti del granduca di To- lo politico: // Papa ed il Congre'iso, il
scana e del duca di Modena , ma quelli congresso andò in fumo,il mini^lro frau-
piire del duca di Parma, e si rese solenne cese degli affiiri esteri conte Walewski ri-
omaggio alle generose intenzioni del /^i- nunzio, e gli successe il Thouvenel già
tario (li Gi'sÌL Cristo^ nel quale artico- ambasciatore a Costantinopoli. In Tori-
Io ragionai dell'invasione ilelle legazioni no tornò al ministero il fimoso conte di
di Doiogua, Piaveuna, Forlì e Ferrara o- Cavour, che pe'pieliminari di Villafran-
perata dal re di Sardegna, e susseguenti ca erasi dimesso. Osservò la CU'iltà Cat-^
annessioni, dall'imponente spettacolo col tolica, che al detto libello si diede il no-
quale tutto quanto il catlolicismo, ripro- me del Papa che si voleva spogliare, e
vando tali usurpazioni, vuole che onni- del Con i^r e s so c\\& non si voleva fare! Ne-
namenle sia reintegrata la s. Sede di sua gl'inizii di quest'anno 1860, per le pro-
sovranità nelle medesime, non senza toc- poste dell'Inghilterra, pel contegno della
care alquanto i grandi e deplorabili av- Francia, e per le operazioni del Cavour,
\enimenli che si succedono in quesl' in- anche contro la Vcjiezia, non meno per
felice epoca, de'quali vado a fare un gè- ritenere la Francia un intervento ^ìrtna-
iierico cenno più avanti. E' consolante, lo dell'Austria impossibile per la reslaa-
perseverante ed entusiastica la dichiara- razione de'principi dell'Italia centrale, i
zioiie d' unità cattolica e di attaccameli- Iraltati di Zurisio restarono di fatto aa-
lo al Sovrano Pontefice, la quale si elevò nnllali, massime per le susseguenti ali-
da ogni parie, eziandio di tutta Germa- nessioni al regno di Sardegna de' ducali
nia, con unisona e chiara voce, dall' E- di Parma e di IModeua, del granducato
piscopato, da'preti, da'religiosi, dal laica- di Toscana, e delle pontificie Legazioni,
lo d'ambo i sessi , romoreggiante come Laonde i sovrani di Parma, di Modena
quella d'ungran mare, l'onde gorgoglian- e di Toscana, oltre il Papa, emisero so-
li del qualesostengono e portano iu Irion- lenui [irotesle. Quindi il governo austria-
fo la navicella di Pietro. La Corona fer- co, vedendo uou eseguite le condizioni
rea, già propria del red'ltalia e poi del perle quali avea ceduto buona [)aite dei-
re del regno Lombardo Veneto, restò pel la Lombardia, riacquistandone il diritto,
trattalo di Zurigo all'Austria, per essere 3*28 maggio emanò una circolare, nella
rimasta possedilrice come legina ch'ella quale la denominazione della Vene.ziay
è ancora d'una parie della Lombardia e ch'era stala imposta a Villafranca, vuol-
di tutta la Venezia; ovvero come prelen- si sostituire dalla pristina di Regno Lo/n-
dono alcuni gioruiili, essere ciò accaduto bardo l^enctoj prescrivendo die tulle \z
SCo V I J::
aulorilà ten iforiali, eil in generale le an-
toritìi ed iiHlzi tiello slato nelle sue prò-
■vincie d'Itnlia, al)biano a intitolarsi //. rr.
Lombardo- Tenete, come pure la congre-
qa/ione centrale abbia ad assumere il li-
telo di Cnnf^regnzwne Centrale Lom-
bardo-Itneta; e siccome quest'ultima a-
Tea soltanto il voto consultivo, l'impei'a-
loiecon ordinanza de'3 I maggio Je con-
ferì quello deHheValivo in tutti gli affiMi
di pubblica amministrazione, meno quab
die eccezioneriferita dal n.i4i del Gt'or-
twledi /ìc;/?^del 1860, nel riportare l'or-
dinanra imperiale, con quanto rilevò la
Gazzella di f^enezia. Inoltre il Gior'
vale di Rniiia col n. 1 52 riproduce il ri*
feiito ila Ila Gazzetta nfjìziale di Vene-
zia^ nella quale si dà contezza della i."
seduta tenuta a'25 giugno in quella ce-
lebre città, dalla congregazione centrale
delle pro'iucie venete, dopo l'attiva-
zione di delta sovrana ordinanza, per la
quale in quel giorno entrava nella nuo-
va sfera di azione ad es<:a assegnala. Quin-
di riporta i\ verbale della relativa adu-
nanza e seduta straordinaria sotto la pre-
sidenza del luogotenente cav. Giorgio di
Toggenburg, il discorso pronunziato da
questi a' deputati cfnponenti la centra-
le congregazione, sul cambiamento fon-
damentale nella posizione di essa » che
da corpo meramente consulti vo viene e-
levata a rappi e'ieiilan7a autonoma, la
quale negli alfari contenziosi ammini-
strativi giudica in 2." istanza, e fuori del
contenzioso delibera sopra tutti gli og-
getti che eccedono le facoltà delle dipen-
denti congiegazioni provinciali . . . . loc-
che è (|uanto dire, che e<sa abbraccia
lutti gli alfari dell' interna amministra-
zione politica del territorio, ne'quali non
sonodireltaraenteinvolti gl'interessi del-
lo stato, e costituisce per gli affari in-
terni del dominio veneto un'amodnistra-
zione veramente nazionale". OHi e inoltre
il G/or;/rt/r, la risposta fatta all'i, r. luo-
gotenente dal deputalo anziano nobile
Taddeo coitìmendatore Scarella,piglian-
V I E
(lo la parola a nome e per incarico de*
suoi collcghi componenti la CentraleCon-
gregazione delle provincie venete ; di
ringraziamento all' imperatore per 1' e-
levate loro attribuzioni, e di assicurazio-
ne dell'ulteriore zelo e premura nel di-
simpegno delle mansioni ad essi incom-
benti, riguardanti le provincie da loro
rappresentale ; non meno per invocare
dall'i, r. luogotenente la continuazione
del suo benefico auspicio ne* bisogni del-
le provincie medesime. Seguono i sommi
capi degli affari da trattarsi in analogia
al mutato ordine organico, e le relative
norme pe' rr. ufììzi. Terminata la sedu-
ta, il cav. presidente luogotenente si re-
cò co'depulati alla vicina chiesa di s. Ste-
fano, onde assistere ad un uffizio divi-
no, e pregare da Dio lumi e volontà,
che li gui(iino e sorreggano al novello
cammino a raggiungere lo scopo del mi-
gliore ben essere, secondo le più larghe
attribuzioni e facoltà loro sovranamen-
te largite. Per questo tutto, e per le trup-
pe che r Austria tiene io Italia, oltre
quelle scaglionate verso le sue fron-
tiere, la Gazzetta di Milano espresse il
timore che l'Austria presto o tardi possa
minacciare il paese Lombardo. Napoleo-
ne III, che avea protestato di non com-
battere in Italia per conquiste, già avea
stipulato in compenso la cessione della
Savoia e dell'italiana contea di ^'iz^a (e
ciò mentre si grida y^iori lo straniero) che
la Sardegna gli ce(letle,ed egli riunì all'im-
pero francese, locchè diede luogo alla que-
stione franco-elvetica. E quando le ca-
mere di Torino fecero obbiezioni alle an-
nessioni di tali provincie alla Francia, ri- J
spo^e apertamente Cavour. che senza que' '
sagrifìzi non avrebbe la Fr.uicia permes-
so alla Sardegna le annessioni dell'Italia
Centrale! Quindi da'giornali di Parigi si
cominciò a qualificare il congresso di
Vienna ed i ti aliati del i 8 i4i 5, che sta-
bilirono i confini della Francia, un'ope-
ra di oppressione e di violenza, e che ne
furono gettali i fondamenti in mezzo a'
V 1 K
tumulli della coalizioDC europea conlro
la Francia; perciò non putitiu avere uà
carattere di solidità, ed esser necessaria
la sua generale revisione, bencliè tratta-
ti che servono di base al diritto inlerna-
zionaie. Altri giornali procurarono sniea-
tire tali proposizioni, ma i fatti che pre-
cedettero le ultime guerre di Crimea e
d'Italia sono troppo recenti per non dar
peso a tali pretensioni, per nioslrare pa-
cifiche l'inlenzioui del governo francese.
Il Su'clc, forse ispiralo dall'alto, mise in
iscena, contro la Prussiana questione del
lleno, coir articolo: I confini naturali.
Sentenziò: Uu popolo tende a'suoi confi-
ni naturali, come l'acqua tende coslanle-
inente a riprendere il suo livello! Conclu-
de: La Francia deve ricuperare le sue
frontiere del Reno, facendo perora ap-
pello alla revisione generale de' trattali,
e provocando una cessione monarchica e
il consenso popolare (al modo presente)
come per Nizza e Savoia! Dall'altro cau-
to il Co/25^/7M//o/i/ie/, coll'apparenle sco-
po di dissipare i timori concepiti dalla
Prussia, e quale una risposta al discorso
del principe reggente, che parlò del ri-
spello per gli altrui diritti riconosciuti,
deplora la preoccupazione ed i limoli da
cui sembrano invasati i giornali di Ger-
mania, e segnatamente della Prussia, per
riguardo alla Francia, ribattendo l'accu-
se che vorrebbero attribuire alla Fran-
cia l'idea di riprendere le provincie Re-
nane e il Belgio stesso, per fare un con-
Irappresoad una nuova estensione even-
tuale del regno d'Italia, nondimeno espli-
citamente concluse : » Bisogna che l'Ale-
magna, come il resto dell'Europa, si av-
vezzi finalmente alla legittima preponde-
ranza della Francia. 1 trattali di Vienna,
ch'erano stati la consagrazione diploma-
tica de'nostri disastri, furono virtualuieu-
te abrogati dalle due gloriose guerre da
noi sostenute contro la Russia e l'Austria,
iìollo Napoleone Ili, noi abbiamo ormai
ricon(]uistato il nostro equilibrio nei mon-
do. Ma questa siluaziuue, bcu luu^i dal-
VIE 36i
l'essere una minaccia pe'nosli'i vicini, è
una guarentigia per tutti gli stali, peroc-
ché Vitupero non poteva essere e rappre-
senlare la pace (couje anteriormente l'a-
vea (|ualiricaloiNii|)oleone 111), se non al-
la condizione di rappresentare in pari
tempo la potenza e la grandezza del no-
stro paese"! Rispose la Gazzella Prus-
siana. Dopo la manifestazione di questa
teoria, vieppiù generale divenne l'emo-
zione e la dilIJdenza che inquieta e tur-
ba l'Europa, poiché non si può riacqui-
stare ciò che non si è posseduto. E se
può ammettersi la preponderanza di cui
la Francia godè durante una parte del
legno di Luigi XIV e sotto Napoleone I,
bisogna pur convenire che di fililo sem-
pre provocò una coalizione dell'altre po-
tenze, io nome dell'equilibrio europeo.
Giammai una potenza in Europa ha po-
tuto possedere una legilliina preponde-
ranza. E se in taluni casi speciali i trat-
tali si violarono in forza di fatti compiu-
ti, per dichiararli legalmente abrogrili è
necessario il consenso dell'Europa. L'e-
quilibrio politico europeo consiste in ciò
che nessuna potenza possa ingrandire il
suo territorio a detrimeiilo dell'altre. Par-
lando la Civillà Callolìca , serie 4-\ '•
6, p. 533, della cupidigia ambiziosa e
codarda, per ampliare la propria signo-
ria, ghermendo più coll'astuzia che col-
la violenza a Francesco V l'ereililìi de'
suoi maggiori dell'italianissima casa d'E-
sle, ad una vedova principessa (la du-
chessa reggenlediParma)il deposilo ch'es-
sa custodiva nobilmente al pupillo ed al-
l'orfano d'un assassinato (pel deplorato
nel voi. LXVIII , p. 207), e ad un Sa-
cerdote pacifico e augusto il Patrimonio
della Chiesa (si può aggiungere, pel nar-
ralo nel voi. LXXVlll,p. 181, e lolla
la Toscana alla casa di Lorena Habsbur-
go, che avea ricevuto in compenso della
Lorena e del ducalo di Bar, incorporati
alla Francia), gravemente dichiara: » Se
è tuttavia un problema il costruito tira-
to dalla guerra aticidialissiua della Cri-
'SCi2 V I E
ii)e;i, è più che manifesto quello che sì è
voluto trarre dall' altra no» meno san-
guinosa combattuta uè' piani lombardi.
Colla prima, forsesì, forse uo, si èconcl uso
il grande intento di piolungare di alquan-
ti lustri (ora la Russia, che pare alleata a
Francia, è tutta intenta ad accorciarne
l'epoca) le turpi agonie dell' impero tur-
chesco in Europa; dalla secouila che do-
vea, non che beatiucare e glorificare, ma
creaie di pianta un'Italia che non vi e
mai stata, si è riuscito a gettar lo scom-
piglio nella media, ad all'orzare le insa-
ziabili cupidigie della fazione che tiran-
neggia la nordica, ed a mettere a repeu-
titglio la tranquillità della meridionale.
Intanto lo straniero, che veniva a schian-
tare lo straniero dulia nostra Penisola,
se ne è già presa una provincia, sia pu-
re che piccolissima (anzi ora che la Sar-
degna è inlenla, a mezzo del nizzardo
lianbciKli, dalla Gazzella di 3Jilano di-
L'hiaralo venuto sulla scena colla sua po-
tenza di prestigiatore politico-militare, e
de'suoi filibustieri, ad impossessarsi della
iìicilia, e fors'anco dell'altro regno di Na-
poli, per cui il re Francesco li è slato
costretto a dare la co'.tituzioue del 1848,
sono entrambi vagheggiati da due po-
tenze straniere per forse darli ad altri
ovvero annetterli alle loro monarchie); e,
quello ch'è più, se ne ha recato in pugno
le chiavi, Valea bene la spesa di versar
tanto sangue e di profonder tanti tesori I
Ma quello che più rileva è che tutta co-
desta incastellatura di cartapesta, fab-
bricala sull'arena, e che da lontano ap-
pena è vista, tanto è piccina, al primo
softloJi vento aquilonare un po'gagliar-
do, andrà in dileguo; echi sa se !e storie ne
"Vorranno tenere ricordo (altri dissero per
non insozzarne le pagine con narrazioni
■vergognose e vituperevoli) altro, che per
notarne la smisurata cupidigia dello sco-
po e la nequizia portentosa de' mezzi!"
inoltre la Cirilla Callolica, nella stessa
berle, t. 7, p. 5, ci diede l'articolo : An-
ncssioni e Scoimessioiii diipulate nei
VIE
Purla/nenlo Subalpino. Già nel prece-
dente t. (3, p. 73 I la stessa Civiltà Cal-
lolica, nel dare contezza delle Osserva-
zioni sloriche sulla unilà e nazionalità
italiana di Giuseppe Spada, Roma
1860, dichiara r egregio autore bene-
merito della storia contemporanea per
la cura veramente squisita colla quale,
a costo di gravissimi dispendi, ne va rac-
cogliendo i documenti d' ogni maniera
(cioè da molti anni, ed avendola io esa-
minata e ammirata, per gentilezza del-
l' autore proprietario della collezione,
questa trovai imponente, preziosa e tan-
to vasta, che credo niun altro possa van-
tarne una simile; e di più essa è dispo-
sta e registrata cou giudizioso e intelli-
gente metodo, che ne aumenta la singo-
lare importanza. Questo in somma è un
gioiello per la storia, da non lasciarsi
uscire da Pioma, e sarà un giorno per
chi vorrà scriverla veritiera, vero faro di
luce) ; e che credette opportuno di pub-
blicare alcune sue considerazioni sopra
r Unilà e Nazionalità Italiana, ap-
punto adesso quando queste due parole
stallilo scritte sulla bandiera delle fazio-
ni prevalenti » non sappiamo bene se a
maggior strazio della Chiesa od a rovi-
na della patria comune. Perciò lo Spada
cou induzioni storiche e col suIlVagio de-
gli stessi corifei della rivoluzione, pren-
de a mostrare che V Unità assoluta d'I-
talia, sotto un solo civile governo, tion
fu mai annata pel passato, e dillicilis-
sima a compiersi per l'avvenire, né si ot-
terrà forse mai senza rischio di perdere
r Unità religiosa, e la più bella gloria
d Italia, cioè la supremazia civile del Pa-
pato. Sembra eh' egli inchini a vagheg-
giare V Unilà federale : ma i fatti stan-
no presenti a mostrarne la morale im-
possibilità; e forse non larderanno a di-
leguarsi anche altre illusioni somiglian-
ti! " Inoltre trovo qui ricordare il libro
intitolato: Sopra la questione italiana,
sludi di Carlo Catinclli, Gorizia 18 >8.
Subilo dopold mela di jjiuyuo se^ui nel
V I n:
castello grnmlucale ili Uaden una con-
ferenza Ira' principi eli Germania, cioè
il principe reggente di l'mssid, i re di
Baviera, Sassonia, Annover e VViiilem-
berg, i grauduclii di Bailen e di Sasso-
nia-Weimar, ed i duchi di Sassonia-Co-
burgo-Golha e di Nassau. In Daden ti
recò pure Napoleone HI a visitare il prin-
cipe reggente, assicurando esso e tulli gli
altri sovrani ivi riuniti di sue pacifiche
intenzioni per l' integrità della Germa-
nia. Tutti i sovrani in questa riunio-
ne con unanime consenso dichiararonsi
pronti a difendere con tutte le loro for-
ze, all'occasione, l'onore e la dignità del-
la patria tedesca, e di mantenerne intat-
te le frontiere. Napoleone III dovette con-
vincersi dell' uniformità identica di tali
sentimenti, anche per manifestazioni in-
dividuali a lui fatte da ciascun principe.
La conferenza di Baden fu una solenne
provo dell'unione della Germania rim-
petto all'estero e al di dentro di sue fron-
tiere. Seguì pure il pieno e desiderato
ravvicinamento dell'Austria colla Prus-
sia, nelle relazioni alquanto alterate. Ad-
ti vuoisi tra toro fatla alleanza, in uuio*
V I E 3r.3
ne alla Russia. In tal modo l'Austria po-
trà allronlare ogni pericolo, ed ahhat-
lerlo enersicamente. L'accordo eziandio
dell' Inghilterra è fallo presentire dal
giornalismo. \' -ì/i luglio seguì l'ahboc-
caniento tra l'imperatore d'Austria e il
principe reggente di Prussia a Toeplitz,
accompagnali da' loro primi ministri i
conti di Rechberg e di Schleinilz, in so-
lenne conferma della concordia perfet-
ta, ristabilita tra le due potenze, ed a
completamento della politica germanica
poc' anzi iniziala a Baden. Si disse, a
Toeplitz fatto accordo su tutte le que-
stioni pendenti in Europa, inclusive a
quella d'Oriente, ed a' recenti massacri
de' cristiani fatti da' drusi e da' turchi
barbaramente in Siria ; e che sarà fe-
contlo di gravi risultali, in uno all'ener-
gica repressione di que' fatali principii
che attualmente sconvolgono lo stato
d' Europa, onde arrestarne il disastroso
progresso ; non che di combattere l'au-
dacia della rivoluzione, mantenere la pa-
ce e l'equilibrio europeo.
(La fine nel seguente volume).
FINE DEL VOLUME KOVAiNTESlMONONO,
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BX 841 .1167 1840
sncR
Moron i , Gaetano,
1802-1883.
Dizionario di erudizione
storico-ecclesiastica
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