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Full text of "Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni. Compilazione di Gaetano Moroni romano"

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DIZIONARIO 

DI  ERUDIZIONE 

STORICO-ECCLESIASTICA 

DA  S.  PIETRO  SINO  AI  NOSTRI  GIORNI 

SPECIALMENTE     INTORNO 

AI  PRINCIPALI  SANTI,  BEATI,  MARTIRI,  PADRI,  AI  SOMMI  PONTEFICI,  CARDINALI 
E  PIÙ  CELEBRI  SCRITTORI  ECCLESIASTICI,  AI  VARII  GRADI  DELLA  GERARCHIA 
DELLA  CHIESA  CATTOLICA,  ALLE  CITTA  PATRIARCALI,  ARCIVESCOVILI  E 
VESCOVILI,  AGLI  SCISMI,  ALLE  ERESIE,  AI  CONCILII,  ALLE  FESTE  Piu"  SOLENNI, 
AI  RITI,  ALLE  CERIMONIE  SACRE,  ALLE  CAPPELLE  PAPALI,  CARDINALIZIE  E 
PRELATIZIE,  AGLI  ORDINI  RELIGIOSI,  MILITARI,  EQUESTRI  ED  OSPITALIERI,  NON 
CHE    ALLA    CORTE    E    CURIA    ROMANA    ED    ALLA    FAMIGLIA    PONTIFICIA,  EC.  EC.  EC. 

COMPILAZIONE 

DEL  CAVALIERE  GAETANO  MORONI  ROMANO 

SECONDO  AIUTANTE  DI  CAMERA 

DI   SUA   SANTITÀ   PIO   IX. 


VCL.  XCIX. 
IN     VENEZIA 

DALLA      TIPOGRAFIA     EMILIANA 
MDCCCLX. 


La  presente  edizione  è  posta  sotto  la  salvaguardia  delle  leggi 
vigenti,  per  quanto  riguarda  la  proprietà  letteraria,  di  cui 
l'Autore  intende  godere  il  diritto,  giusta  le  Convenzioni 
relative. 


DIZIONARIO 


DI  ERUDIZIONE 


STORICO- ECCLESIASTICA 


vie 


V  IC 


Y  ICARIO  CAPITOLARE,  T'ice 
sacra  fungens  ordini s  Canonicorum ,  per 
fnterregnuni  Vicaria  potatale  fune liis, 
flcariw!  Capilulari'!.  L'eletto  dal  Ca- 
pilolo  [F.)  (Iella  Cattedrale  {T^.)  pel  go- 
verno del  Vescovato  [F.)  o  diocesi  Nid- 
lius,  vacato  per  rinunzia  ,  traslazione  e 
morie  del  l  escavo  (/^.)  o  altro  de'pre- 
iati  in  que'duearticoli  enumerali(ne"qua- 
li  tenni  di  nuovo  proposito  de'  Capitoli 
e  òt  Canonici,  e  della  Curia  e  Tribuna- 
le ecclesiastico) j  argomento  di  cui  ragio- 
nai ne'  voi.  Ili  ,  p.  7,  Vili,  p.  54  e  seg., 
XXVII,  p.  137  e  seg.,  LUI,  p.i4^>  "el- 
le due  colonne,  LXII,  p.  42  e  seg.  Laon- 
de mi  limiterò  a  dire,  che  vacandola  se- 
de episcopale  sia  per  morte,  sia  per  ri- 
nunzia, sia  per  traslazione  ec.  del  vesco- 
vo, si  devolve  la  giurisdizione  episcopale 
al  capitolo  della  cattedrale.  Questi  entro 
8  giorni,  da  detta  vacanza,  deve  nomina- 
re il  vicario  capitolare,  o  confermare  il 
Vicario  generale  (/^.)deirultimo  vesco- 
vo, o  altro  fornito  delle  necessarie  quali- 
tà, al  governo  della  diocesi,  e  nella  Spa- 
gna si  cliiaoja  governatore  il  vicario  ca- 


pitolare. Che  se  il  capitolo  iascierà  di  ciò 
fare,  il  diritto  di  nominare  il  vicario  ca- 
pitolare, o  confermare  il  vicario  genera- 
le del  vescovo  precedente ,  o  destinando 
un  soggetto  inabile,  si  devolverà  al  Me- 
tropolitano (V.)j  e  se  fosse  la  chiesa  me- 
tropolitana vacante,  e  se  la  chiesa  fosse 
esente  dalla  giurisdizione  del  vescovo  e 
del  metropolitano,  ed  il  capitolo  dell'una 
o  dell'altra  sia  stato  negligente,  altura  nel 
i.°  caso  il  vescovo  sufTraganeo  più  antico 
nella  provincia  ecclesiastica  o  metropoli- 
tana, e  nel  2.°  il  vescovo  più  vicino, eleg- 
gerà il  vicario,  e  se  fra  gì'  individui  del 
capitolo  vi  fosse  persona  idonea,  questi 
verrà  preferito  a  parila  di  meriti  all'e- 
straneo ;  non  è  però  di  obbligo  che  il  vi- 
cario si  faccia  di  uno  del  capitolo,  ma  con- 
senziente il  capitolo  stesso  potrà  assume- 
re un  estraneo.  Qualora  il  capitolo  d'una 
chiesa  suifraganea,  vacando  la  metropo- 
litana, fosse  stato  negligente  nell'eleggere 
il  vicario  capitolare,  spetta  l'elezione  al 
capitolo  metropolitano.  In  fine  dandosi  il 
caso,  che  il  metropolitano,  o  il  capitolo 
metropolitano,  o  il  più  aulico  de'sulfra- 


4  vie  vie 

g8iiei,o  il  vescovo  viciniore  abbiano  man-  tliiedeil'esscr  promosso,  non  sia  slato  al- 
calo  nel  liir  uso  della  podestà  loro  devo-  lie  voile  ligellalo  dal  vescovo  aiilecesso* 
lutn,  la  s.  Sfòe  ad  siijij  Irnilam  ncgUi^in-  v*'  qiiad  niarex  Ma  ovest  tratti  di  per- 
//<v//»^/v7f//7/o/7<///,staljilisce  il  vicario  del-  suiie,  die  non  sono  aitate,  nel  modo  so- 
la chieda  vacante.  Il  vicario  così  fdllo  di-  pi  a  accennato,  non  possono  concedere  let- 
tesi capitolare,  peicliè  elello  dai  capilo-  teie  dimissoiiali  n^\)\ì\ìve  posi  annuin  ite- 
lo. La  sua  durala  i  fino  ih'è  fallo  il  ve-  f/»9  Ecclesinc,  senza  un'espressa  licenza 
scovo,  \\  r|uale  destina  il  vicario  a  forma  della  s.  congregazione  del  concilio'".  Mi 
dell'istruzione  di  DenedelloXIV, /)ciSy-  sta  davanti  un  analogo  dotto  voto  di  co- 
ciori. Dioec,  lib.  2,  cap.  q.  Alle  volle  ac-  spicuo  prelato,  pel  caso  cbe  vado  a  rife- 
onde, cbe  la  s.  Stde  per  amministrare  una  me,  di  chiesa  non  aecjfKf  principaìiter, 
qualche  diocesi  invia  Sicari  apostolici  né  sultVaganea,  né  unita  ad  una  metro- 
(/  .)jO  perchè  d  piciprio  vescovo  non  può  polilana,  ma  amministrata  da  un  arcive- 
o  non  deve  esercitare  la  giurisilizione  per  scovo;  e  pare  avvenuto  nel  1882,  secou- 
Dootivo  di  dinamazione  per  la  «juale  fin-  do  le  mie  congetture,  eoinincia  dal  ri- 
che  non  si  è  purgato  non  può  utilmente  cordare.  La  cura  e  il  governo  delle  chie- 
presiedere  alla  chiesa,  ovvero  perchè  in-  se  vescovili  vacanti,  che  nell'antica  disci- 
fermo,  o  avanzalo  in  età  non  può  esercì-  pliiia  della  Chiesaappai  teneva  al  vescovo 
lai  e  le  sagre  funzioni,  e  pascere  con  pio-  piìi  vicino,  come  quegli  che  poteva  più 
(ìlio  il  gregge  afìldatogli,  o  per  altra  ra-  comodamente  provvedere  ad  ogni  biso- 
gionevule  causa.  L'estensione  delle  fa-  gno,  passò  in  forza  del  cap.  C'«//<  o/<>// t/e 
colla  di  questi  vicari  apostolici  è  a  se-  m^yon'y,  e/ o/'er//V'/i.  al  capitolo  cattedra- 
conda  del  breve  pontificio  che  loro  vie-  le,  che  secondo  il  diritto  comune  poteva 
ne  rilasciato  dal  Papa,  o  delle  istruzioni  governare  la  chiesa  per  sé  stesso,  ossia 
che  loro  da  quello  vengono  date,  e  pe'  collegialmente.  Ma  il  concilio  di  Tieiito, 
aioli  vi  che  inducono  ad  inviarli  al  regi-  sess.  24,  cap.  iG,  Z^e /i(/òr/«.,  stabili,  che 
me  d'una  diocesi,  come  avverte  Benedet-  l'esercizio  della  giurisdizione  vescovile  in 
to  XIV,  De  Syìiod.  Dioeces.,  lib.  2,  cap.  Sede  ^'acaule  dovesse  commetlersi  ad  un 
I.  Il  successore  Clemente  XIII,  col  bieve  vicario  capitolare,  ila  eleggeisi  dallo  stes- 
Pa/ernac,óe'i'2^eoaa\oi'/6i,Buìl.Ixom.  so  capitolo  dentro  il  detto  termine  d' 8 
Itili. y  t.  2,  p.  49,  contenente  l'istruzione  giorni  dalla  vacanza  della  chiesa,  ec.  ec. 
sopra  diversi  provvedimenti  pel  governo  Poi  soggiunge.  Prima  d'applicare  al  caso 
delie  Cf/r/e /icf/(-s/fl.*^/r/i(' nel  regno  di  nostro  queste  cos'i  chiare  leone  (cioè  lut- 
Sarilegna,  dispose  nel  §  Xl.  »  Che  ì  vi-  le  l'esposte  di  sopra),  è  necesscrvio  di  pre- 
cari capitolari  non  possano  d'ora  innan-  mettere  una  cosa,  vale  a  dire,  se  la  chiesa 
zi,  senza  il  voto  del  pieno  capitolo  ,  da  di  J'iesù  ha  il  dii  ilio  di  ooiuinaie  in  se- 
darsi nel  luogo  solilo  capilolaie,  per  mag-  de  vacante  il  sio  vicario  capitolare.  Al 
gioranza  di  voti  segreti,  da  calcolarsi  se-  che  sembra  potersi  rispondere  aiì'eimali- 
condo  il  costume  di  ciascun  capitolo,  e  vnineiite,dappoiclièiiella  bolla  diPio  VII 
da  registrarsi  of gli  atli  capitolari,  conce-  (Oc  i<////o//^  espressamente  si  dichiara, 
deie  le  lettere  Dimissorie  [P.)  a' laici,  che  tutti  i  duini  e  privilegi,  che  compe- 
benché  siano  arlati  da  benefizio,  o  da  cap-  tono  alle  chiese  vescovili  aeque  principa- 
pellania,  nel  modo  spiegato  di  sopra,  0  Ider  unite,  sono  comunicati  e  conservati 
purea  coloro,  che  avendo  già  lai.''  lon-  alle  chiese  vescovili  sottoposte  alla  per- 
sura,  sono  piesentati  a  qualche  benefizio  petua  amministrazione  degli  arcivescovi, 
o  cappellania,  che  actu  requiratcerlum  Ora  secondo  il  gius  comune  le  chiese  ae- 
ovdintni ;  e  coll'espressa  condizione  che  que  principaliler  unite  hanno  la  facoltà 
M  nell'uno,  che  ijell'allro  caso,  colui  ciie  di  scegliere  il  proprio  vicario  capitolare. 


vie  vie                         5 

Né  la  bolla  dello  stesso  Fio  VII  rispetto  scovo.  Tialtatidosi  lUinijue  d'nn  caso,  a 
alla  chiesa  ili  Trtja  amministrata  dalla  cui  il  concilio  di  Trento  ,  e  in  generale 
ciiiesa  arcivescovile  ili  Cainerino^  dovasi  il  «lirìttoconiune  vigente  non  lianno  [)rov- 
dispone,  die  il  vicario  capitolare  dell'una  veduto,  par  cliiaro,  die  si  debba  ricorre- 
e  dell'altra  chiesa  si  elegga  dal  capitolo  re  al  diiitto  antico,  e  in  conseguenza,  che 
ujeiropolitano  di  Camerino  (benché  l'ar-  la  facoltà  di  scegliere  il  vicario  capitolare 
ci  vescovo  sia  obbligato  tenere  un  vicario  ap|)arlenga  al  vescovo  più  vicinoi  non  già, 
generale  a  Treia)  ,  può  in  questa  parte  che  ì  canoni  antichi  parlino  espressamen- 
applicarsi  alle  chiese  vescovili  nmmini-  ledi  vicario  capitolare,  che  in  que' tem- 
slrate  nel  regno  di  Nipoli,  poiché  il  I*a-  pi  non  conoscevasi,  ma  perchè  stabilisco- 
pa  in  questa  bolla  ha  latto  una  dÌNposìzio-  no  la  massima  generale,  che  al  vescovo 
ne  particolare  per  la  difesa  di  Treia,  e  piìi  vicino  ap[iarliene  di  accorrere  al  go- 
non  Ila  mai  inteso  di  fare  una  legge  che  verno  della  chiesa  piivata  del  suo  pasto 
derogasse  al  diritto  comune.  Posto  ciò,  si  re  ;  nel  qual  caso  può  con^iilerarsi  un;i 
fa  luogo  alla  questione  principale:  a  chi  chiesa  vescovile,  che  per  la  mortedell'ar- 
si  devolve  la  facoltà  di  eleggere  il  vica-  civescovo  amministratore  è  rimasta  •va- 
rio capitolare  di  Viesti,  mentre  il  capi-  caute,  né  il  capitolo  cattedrale  de[)0sita. 
tolo  di  quest  I  chiesa  non  l'ha  eletto  den<  rio  della  giurisdizione  vescovile  può  am- 
ilo gli  8  giorni  prescritti  dal  concilio  Tri-  ministrarla  per  mezzo  del  vicario  capito- 
dentino?  Sembra  m  \°  luogo  che  tale  lare,  avendo  perduto  il  dirilto  di  eleg- 
scelta  non  potesse  competere  al  capitolo  gerlo  in  pena  della  sua  negligenza  a  far- 
itietiopulitano  di  ìManfiedonia  ossia  di  Si-  ne  uso  dentro  gU  8  giorni  stabiliti,  l'er- 
ponto,  mentre  Viesti  non  è  di  detta  chie-  lauto,  s'è  lecito  esporre  il  [iropiio  senti- 
sa  melro[)()lilana  né  sulFraganea,  né  ac'  mento,  dice  il  preopinante,  in  un  caso, 
qxif  principnlilcr  ad  essa  unita,  essendo  in  cui  a  togliere  ogni  dubbio  attesa  lu  sua 
questi  gli  unici  due  titoli,  che  si  conosco-  novità  è  necessaria  unadichiaraziune  del- 
no  nel  diritto,  io  forza  de'quali  si  devo!-  la  s.  Sede,  proponeva  rispondersi  a' due 
Te  al  capitolo  metropolitano  la  facoltà  di  quesiti  di  iTig.^  nunzio  di  Napoli  nel  nio- 
eleggere  il  vicario  capitolare  d'  un'altra  do  seguente.  Dubbio  i."»  Occorrendola 
chiesa.  Ma  Viesti  non  essendo  chiesa  suf-  vacanza  d'una  chiesa  arcivescovile  ammi- 
fraganea,  \\è  acque  principaliter  unita,  nistratrice  perpetua  d'una  chiesa  vescovi- 
non  si  può  neppur  dire  chiesa  exeinpta,  le,  se  quest'ultima  trascurasse  di  deputa- 
poiché  è  posta  sotto  perpetua  animini-  re  e  costituire  nel  tempo  da' canoni  [ire- 
strazione  dell'arcivescovo.  Il  concilio  di  scritto  il  vicario  capitolare,  si  domanda, 
Trento,  e  le  dichiarazioni  delle  s.  con-  a  chi  devolverebbesi  questa  deputazione? 
giegazioni  di  Roma  parlano  sempre  di  Al  vescovo  viciniore,  oppure  al  capitolo 
chiese  o  metropolitane,  o  suiFraganee,  o  della  chiesa  arcivescovile  amministiatri- 
txeinplae ,  da  che  ogni  chiesa  vescovile  ce?"  Prima  di  rispondere  a  questo  dub- 
generalmente  appartiene  ad  una  di  que-  bio  il  preopinante  premise,  cheTammi- 
sle  tre  classi,  e  ili.°  esempio  d'una  chie-  nislrazione  perpetua  della  chiesa  di  Vie- 
sa  vescovile  data  in  perpetua  amministra-  sti  è  data  all'arcivescovo,  e  non  alla  chie- 
zione  d'un  arcivescovo  è  forse  quello  di  sa,  né  al  capitolo  di  Manfredonia  ossia 
Treia,  che  poi  è  stato  imitato  nell'ulti-  Siponto,  altrimenti  lachiesadi  Viesti  non 
tua  circoscrizione  delle  diocesi  napoleta-  sarebbe  mài  vacante,  perchè  lachiesadi 
ne.  Fuori  di  queste  chiese  non  v'è,  alme-  Manfredonia  e  il  suo  capitolo  ,  quando 
no  presentemente,  in  tutto  l'Orbe  catto-  non  siano  60p[)ressi,  non  muoiono  mai. 
lieo  alcuna  chiesa  vescovile  addetta  alla  Ciòdichiarato. rispose. Z^f'/;»;^//o«ef«  Fi- 
perpetua  ammiaislrazione  d'un  artivc-  cara  Capitularis  in  casii,  de  quo  agi- 


6  Vie 

tur,  spedare  ad  Episcopnni  viciniorcin. 
Dubbio  1.°  "  E  nel  caso,  che  la  aoaiìna 
del  vicario,  di  cui  si  tratta,  appartenesse 
al  capitolo  della  chiesa  arcivescovile ani- 
ininislratrice,  se  la  deputazione  del  vica- 
rio fdlta  da  questo  capitolo  fosse  cadu- 
ta sopra  persona,  che  è  inabile  per  qual- 
che difetto  canonico,  si  domanda,  a  chi 
devolverebbesi  il  diritto  di  deputarlo,  e 
qual  provvedimento  dovrebbesi  prende- 
re per  riparare  ad  un  sì  fatto  inconve- 
niente? Rispose.  Jd  s.  Sederli ,  adeam- 
niic  recurrtndurn  esse  ".  Bramoso  di  co- 
noscerne il  risultato ,  e   non   trovandolo 
nelle  ricerche  fatte  all'  archivio  della  s. 
congregazione  de'  vescovi  e  regolari,  os- 
sequiosamente ne  interpellai  il  R.mo  Ca- 
pitolo di  Viesti.  A*a4  aprile  i  860  grazio- 
samente si  degnò  rispondermi  il  Kev.°  d. 
Matteo  Nobile,  che  alla  rappresentanza 
di  vicario  generale  ,  aggiunge  quelle  di 
arcidiacono i."  dignità  e  di  presidente  del 
capitolo  Vestano,  »  Non  mai  qui  è  insor- 
to il  dubbio  in  sede  vacante  di  eleggersi 
ii  vicario  capitolare  ,  né  mai  il  capitolo 
di  Manfredonia  ha  opposto  difficoltà:  sib- 
bene  lo  stesso  capitolo  Sipontino  in  mor- 
te del  di  lui  arcivescovo,  amministratore 
di  Viesti,  è  immediatamente  subentrato 
nel  diritto  di  metropolitano  ,   ricevendo 
appelli,  e  discutendoli:  diritto  che  non  si 
puòesercilaredall'arcivescovo,perchè  in- 
signito auchedell'amministrazione  di  Vie- 
sti^  quindi  in  vita  dello  stesso,  rimanendo 
assopito  il  diritto  metropolitico,  perchè  è 
lo  stesso  giudice,  gli  appelli  si  deferisco- 
no a  Roma.  Del  voto  favorevole  fatto  a 
Gregorio  XVI,  sulla  questione  che  accen- 
»ate  ,  ignoro  ogni  principio ,  e  neanche 
da'vecclii  capitolari,  che  allora  facevano 
parte  del  capitolo,  ho  potuto  ritrarre  co- 
t>a  minima,  assicurando  non  esservi  mai 
caduto  dubbio,  o  questione  ".  Rimarrà 
dunque  il  da  me  riprodotto,  una  erudi- 
zione in  casu.  Il  cardinal  De  Luca  ,  IL 
rescovo  pratico,  tratta  i  seguenti  punti 
nei  Clip.  34".  Della  podestà  del  Capito- 
lo della  Cattedrale  in  sede  piena  0  \-a- 


Vie 

caute ,  e  del  suo  F'icario,  ed  altri  uffl- 
ziali  e  ministri  in  questo  secondo  tem- 
po. i.°  11  corpo  cattedratico  si  costituisce 
egualmente   dal    vescovo  e  dal  capito- 
lo, a. °  Della  giurisdizione  del  capitolo  in 
sede    piena  unitamente  al   vescovo.   3." 
Del  capitolo  solo,  e  degli  atti  capitolari. 
4.*'e5.°Della  giurisdizione  piena  del  capi- 
tolo in  sede  vacante,  ovvero  impedita,  pò* 
tendo  essere  rappresentato  anco  da  due  e 
da  uno.  Primamente  fra'  casi  della  sede 
vacante,  comprènde  quelli  se  il  vescovo 
divenne  servo  degl'infedeli,  ovvero  fosse 
di  fatto  impedito  dal   principe  secolare 
del  territorio,  di  non  risiedere  e  di  non 
amministrare  la  sua  giurisdizione,  oche 
ritrovandosi  assente  in  paese  loutano  mo- 
risse, ovvero  si  partisse  il  vicario  genera- 
le, il  quale  si  fosse  lasciato  in  sua  vece, 
con  casi  simili,  riguardandoall'elletto  più 
che  alla  formalità.  In  questi  casi  il  capi- 
tolo subentra  nel!'  esercizio  della   piena 
giurisdizione  vescovile,  così  ordinaria  co- 
me delegata,  sicché  possa  far  tuttuciò  che 
potesse  fare  il  vescovo  fuor  de'casi  eccet- 
tuali; e  ciò  per  la  ragione  che  i  giuristi 
dicono  del  y'/ii  accrescendi,  ovvero  non 
decrescendiy  cioè  che  per  quella  finzione 
la  quale  si  fa  dalla  legge  ancorché  con» 
tro  il  corso  naturale,  queste  forze  e  quel- 
le operazioni,  le  quali  risiedono  in  potere 
di  tutto  il  corpo  quando  sia  intero  e  per- 
fetto col  capo  e  con  tutti  i  membri,  man- 
cando il  ca[)o  si  consolidano  e  risiedono 
nel  rimanente  corpo,  il  quale  può  essere 
rappresentato  da  alcuni    pochi  canonici 
anco  due  o  uno,  in  cui  si  consolida  tutta 
la  giurisdizione  e  podestà  capitolare.  6." 
e  7."  Dell'  ol)bligo  e  del  modo  di  depu- 
tare il  vicario  generale  capitolare  e  l'E- 
conomo (V-).  L' esercizio  della  giurisdi- 
zione vescovile  devoluta  al  capitolo  e  per- 
ciò in  potere  di  multi,  cagionando  disor- 
dini, il  conciliodi  Trento  vi  provvide  con 
ordinare  dopo  8  giorni  dalia  seguita  va- 
canza l'elezione  d'  un  vicario  generale, 
voV^AìUìtnit  AtHo  capitolare ,  il  quale  sia 
doliuie,  almeno  ne'canoui  (dice  il  IN^idi, 


vie 

che  se  non  vi  fosse  un  dottore,  il  cnptto- 
lo  può  eleggere  im  altro,  assuineudo  pe- 
rò un  assessore  dottore),  per  l'ainmiDi- 
Gtraziooe  della  giustizia  e  della  giurisdi- 
zione vescovile,  ed  anco  un  economo  lul* 
ramoiiiiistrazioue  de'beni  e  delle  rendi- 
te della  chiesa.  Sull'elezione  o  deputazio- 
ne occorrono  molte  questioni,  e  partico- 
larmente sulla  devoluzione  di  questa  fa- 
coltà che  se  ne  faccia  al  metropolitano 
nelle  chiese  suiTraganee,  ovvero  al  vesco- 
vo più  antico  della  provincia  ecclesiasti- 
ca, oppure  al  più  vicino  nella  chiesa  esen- 
te, nel  caso  che  il  capitolo  trascuri  di  fa- 
re tale  elezione  o  la  faccia  male.  8.°  e  g." 
Che  cosa  possa  fare  e  non  fare  il  vicario 
capitolare.  Egli  può  far  tuttociò  che  fa 
il  vescovo  o  il  suo  vicario  generale,  con 
l'una  e  eoo  V  altra  giurisdizione  ordina- 
ria e  delegata  ,  non  già  per  la  speciale  e 
personale.  Ed  anche  succede  nella  pode- 
6(à  e  giurisdizione  metropolitica,  quando 
si  tratta  della  chiesa  metropolitana  va- 
cante; e  per  conseguenza  potrebbe  anche 
r.ir  la  visita  della  provincia  quando  non 
vi  fosse  la  proibizione  ,  ed  esser  giudice 
dell'appellazioni  da'sutliaganei,  e  il  di  più 
che  occorra  fuori  de'  casi  eccettuati ,  i 
quali  sono  molti.  Printieramente,  la  ce- 
lebrazione del  Sinodo;  secondariamente, 
la  collazione  de'  Benefizi  ecclesiastici ^ 
mentre  anche  quelli,  de'  quali  per  altro 
uè  sarebbe  la  libera  collazione  del  vesco- 
vo, cadono  in  questo  caso  sotto  le  riser* 
ve  apostoliche;  tranne  la  facoltà  d*  isti- 
luue  ne'beneflzi  di  padronato  laicale,  ed 
ha  anco  la  facoltà  di  tenere  il  concoiso 
alle  parrocchie;  terzo,  nel  rilasciare  le 
dimissorie  per  la  collazione  degli  ordiui 
deatro  il  i .°  anno,  nel  quale  questa  pode- 
btà  se  gli  è  sospesa  dal  concilio  di  Tren- 
to; quarto,  sopra  l'esercizio  de'ponliflca- 
li  e  delle  funzioni  primarie  vescovili,  oou 
solamente  iu  quelle  che  ricercano  l'ordi- 
ne episcopale  ,  sicché  siano  merameute 
pontificali,  ma  anche  nell'altre^  delle  qua- 
li sia  capace  ogni  semplice  sacerdote,  ini 
perocché  queste  uon  vauuu  culla  giuiis* 


Vie  7 

dizione  e  non  {spettano  al  vicario  ovve- 
ro ad  altro,  il  «juale  fosse  deputato  dal 
capitolo,  ma  spettano  alla  sua  prima  di- 
gnità o  al  più  antico  canonico,  onde  fac- 
cia la  prima  figura  nel  capitolo.  Il  De  Lii* 
ca,  cap.  37,  n.  L'i:  Della  distinzione  delle 
chiese  unite  in  tempo  di  sede  vacante, 
dice  che  ciascun  capitolo  deputa  il  suo 
vicario  e  il  suo  economo,  e  gli  altri  ufli- 
ziali  per  la  propria  chiesa  e  diocesi,  per- 
chè solamente  si  dà  il  caso  della  loro  u- 
uione  quando  si  abbia  ad  eleggere  il  ve- 
scovo, perchè  egualmente  l'elezione  spet- 
ta all'uno  e  all'  altro  ,  cioè  nelle  poche 
diocesi  in  cui  sussiste  tale  privilegio,  co< 
me  in  Germania.  Quando da'capitoli,ov> 
vero  da  uno  di  essi  si  trascuri  l'elezione 
del  vicario  o  si  faccia  male,  alle  volte  il 
caso  porta  in  queste  diocesi  unite  che  la 
devoluzione  si  faccia  a  diversi  superiori, 
cioè  che  una  segua  la  metropolitana,  e 
l'altra  al  vescovo  vicino  se  la  chiesa  è  e> 
sente,  ovvero  appartenga  a  due  diversi 
metropolitani  se  spelta  a  diverse  provin- 
se. E  se  in  una  di  esse  non  vi  fosse  il  ca- 
pitolo attuale,  subentra  subito  la  podestà 
del  metropolitano  e  non  quella  dell' al- 
tro capitolo,  quando  però  l'  antica  e  le- 
gittima consuetudine,  in  vigore  della  qua- 
le si  possa  allegare  il  privilegio  apostoli- 
co, non  disponga  altrimenti.  Inoltre  il  De 
Luca  nel  cap.  i  3,  o,  28  e  29:  Della  Visita 
della  diocesi,  dice  che  questa  anticamente 
fu  facoltà  e  giurisdizione  dubitativa,  pe- 
rò è  più  ricevuta  l'afTermativa,  che  il  ca- 
pitolo iu  sede  vacante  possa  visitare  la 
diocesi,  per  mezzo  del  vicario  deputato, 
secondo  la  disposizione  del  Tridentino, 
non  potendo  il  capitolo  deputare  un  vi- 
sitatore particolare.  Ma  nel  farsi  la  visi- 
ta dal  vicario  capitolare  ,  ovvero  anche 
dal  generale,  non  si  può  esigere  quella 
somma  di  procurazione  per  l'alimento  o 
altro  emolumento,  solita  pagarsi  al  ve- 
scovo in  luogo  del  vitto,  a  seconda  delle 
convenute  composizioni  per  una  deter- 
minata somma,  moderata  e  proporziona- 
ta solamente  alla  sua  persona  e  famii^lia 


8  Vie 

necessaria,  la  quale  dev'essere  molto  mi- 
nore di  quella  del  vescovo,  ed  il  dì  più 
sarebbe  estorsione.  Finalmente  nel  cap. 
28,  D.  I  3,  dichiara,  quanto  al  sindacato, 
non  esserne  soggetto  il  vicario  generale, 
bensì  il  vicario  capitolare ,  quando  co»\ 
■voglia  il  vescovo  successore,  dal  cui  ar- 
bitrio ciò  dipende,  perchè  amministra 
la  carica  senza  la  presenza  e  il  freno  del 
vescovo.  Il  ^ardi,  Dt  Purrochi,  ragiona 
sulle  seguenti  materie.  Il  capitolo,  sede 
vacante,  può  accordare  indulgenze  (se- 
condo il  Barbosa  e  altri  sommi  canoni- 
sti,perchè  ['I/ididgenza  non  è  potered'or- 
dine,  ma  di  giurisdizione,  e  la  remissio- 
ne o  minorazione  delie  Pene  ecclesiasti- 
che era  in  facoltà  anche  negli  antichi  se- 
coli óe'Presbiterii  o  capitoli,  morto  o  as- 
sente il  vescovo;  s'intende  setnpre  nel  li- 
mite di  4o  giorni  d'  indulgenza.  Ma  il 
Lambertini  non  vi  conviene,  perchè  il 
capitolo  o  il  vicario  capitolare  non  sono 
Pcislorì);  ese  il  vescovo  è  eretico  può  da- 
re ledimissorie  e  fare  altre  cose  come  se 
fosse  sede  vacante  (e  se  fosse  il  capitolo 
disperso,  ciò  può  fare  anche  un  canoni- 
co), nella  quale  governava  e  governa  la 
diocesi ,  enumerandone  le  attribuzioni. 
IVIorto  il  vescovo,  0  traslato  o  prigioniero 
degl'infedeli,  il  capitolo  subentra  in  tut- 
ta la  giurisdizione:  ciò  usava  anche  assen- 
te lungamente  il  vescovo,  polendo  anco- 
ra tenere  il  sinodo.  Anticamente  i  cano- 
nici reggevano  da  sé  la  diocesi,  senza  fa- 
re vicario  capitolare,  poi  prescritto  dal 
Tridentino.  Pi  ioja  di  Benedetto  XIV,  il 
capitolo  non  era  obbligato  fare  il  vicario 
capitolare  inamovibile,  e  delegargli  tut- 
ta la  giurisdizione  e  tutte  le  facoltà:  ciò 
però  ancora  si  usa  in  molti  luoghi,  essen- 
do vario  l'uso  nelle  varie  provincie  della 
cristianità,  e  continuandosi  quello  di  pri- 
ma, dovendo  il  vicario  capitolare  nelle 
cose  piìj  ardue  dipendere  dal  capitolo, 
come  la  collazione  de'  benefizi ,  la  cura 
i\ft  Seminari  ec,  oltre  la  riserva  d'altre 
cose,  come  nel  Veneziano,  e  più  comu- 
nemente fuori  d'Italia,  ove  in  alcuni  luo- 


V  I  c 

ghi  il  capitolo  assegna  al  vicario  capito- 
lare alcuni  canonici  per  assessori,  senza 
i  quali  nulla  può  fare.  Dice  il  Tomassi- 
ni,  che  la  s.  congregazione  dichiarò  che 
il  capitolo  può  rimovere  il  vicario  capi- 
tolare, purché  entro  8  giorni  ne  faccia 
un  altro.  Anche  il  concilio  di  Milano  del 
I  582  pai-la  di  questo  potere  del  capito- 
lo di  mutare  i  suoi  vicari  capitolari,  e  di 
far  loro  render  conto  dellopeialo.  Oltre- 
monte, da'  capitoli  si  fanno  ancora  i  vi- 
cari capitolari  adienipus,  poi  conferman- 
dolo o  facendone  un  altro,  con  diverse 
riserve.  Conclude  il  Nardi.  «  Oltre  le  fa- 
coltà de'capitoli  e  vicari  capitolari  men- 
tovate, è  superfluo  il  dire  che  vi  è  quella 
di  assolvere  dalle  Censure  ecciesiasliche, 
conoscere  cause  ardue,  far  leggi,  esami- 
nar conti  di  luoghi  pii,  darò  togliere  la 
confessione,  sospendere  i  sacerdoti ,  dar 
la  facoltà  de'casi  riservati,  approvar  con- 
fessori, dispensar  da  interstizi  ,  esaminar 
cause  matrimoniali,  celebrare  o  far  cele- 
brare matrimoni,  dar  quelle  dispense  che 
può  dare  il  vescovo;  insomtna  far  tulle 
le  cose  di  giurisdizione  come  vero  Ordi- 
nario. Il  capitolo,  sede  vacante,  perse,  o 
per  mezzo  de'suoi  procuratori  (e  non  già 
il  vicario  capitolare),  ha  volo  decisivo  ne* 
concili!  provinciali".  Importanlie  prezio- 
se nozioni  io  argomento,  contendono  le 
Dichiarazioni  e  Hilrattazioni  dfgl'  In- 
dirizzi stampati  inMilano  nel  1811,  umi- 
liate a  Pio  f^IJ  dagli  arci\'esco\'i  e  ve- 
scovi e  da' capito  li  d'Italia.  Di  esse  e  del- 
le gravi  cause  che  le  promossero,  ragionai 
ne'Iuoghi  citati  in  principio  e  altri  che  vi 
hanno  lelazione,  ed  in  diversi  vescovati 
riportai  il  testo  delle  dichiarazioni  de'ca- 
piloli  e  de' vescovi.  Intendo  ricordare,  ciré 
imperando  Napoleone  I,  egli  era  sempre 
agitato  di  vedere  i  f  escovali  di  Francia 
e  d'Italia  quasi  senza  Vescovi,  per  ave- 
re Pio  VII,  dopo  la  violenta  occupazio- 
ne degli  Siali  di  s.  Chiesa,  ricusalo  ap- 
provare i  nominati  dall'imperatore  e  dar 
loro  la  canonica  istituzione;  anzi  che  tali 
vescovi  eletti,  non  fossero  iutaoto  scelti 


vie  vie                  9 

dt/capitoli  a  vicari  capitolari;  poiché  se  la  hei»  doviila  sotltliiCazione,  e  non  si  li- 
il  Tiideuliiio  prescrisse  il  modo  di  tiele-  parava  in  (|iialclie  luuiio  lo  scandalo  da- 
gnie  la  giurisdizione  episcopale,  in  un  ul"  lo  a  tulio  l'Urbe  cattolico.  Fu  allora  che 
Jiziale  o  vicario  ,  inlese  sempre  decreta-  Napoleone  I,  per  consiglio  e  insinuazio- 
lo  e  prescritto,  salva  l'aulorilà  della  s.  ne  del  cardinal  yJ7</f(rj-(/ Ad  (luale  poi  se 
Sede,  la  quale  esercitando  in  questa  ma-  uè  vantò,  fece  insinuare  (vocubulo  sinoni- 
leria  la  podestà  da  Cristo  iinuìedialainen-  ino  di  comandate,  per  (luell'  imperatore 
te  ricevuta,  secondo  le  varie  circostanze,  de'francesi),  da'così  delti  ministri  de'cul- 
che  nell'econoiniii  dell'ecclesiastico  regi-  ti  a'capitoli  delle  cattedrali  delle  chiese 
me  la  prudenza  le  suggerisce,  tanto  è  vacanti,  d'eleggere  per  vicari  capiiolari  i 
lungi,  che  possa  essere  incolpala  d'atlen-  soggetti  da  esso  nominali  a  quelle  sedi 
tato, d'impedimento  odi  op|)Osizione, che  vescovili,  come  (u  (juasi  generalmente  e* 
anzi  ogni  fedele  è  tenuto  ad  uniformarsi  seguito.  Pio  VII  subito  previde  le  lune- 
itile  sue  autorevoli  disposizioni.  Quindi  sle  conseguenze,  con  pretendersi  spu'dia- 
diveisi  de' vescovi  nominati  da  rSapoleo-  le  la  s.  Sede  del  diritto  della  coolerma 
uè  1,  cedendo  agl'impulsi  del  suo  gover-  de'vescovi,  ed  apertamente  dichiarò;  che 
no,  si  fecero  investire  da'cooiloli  col  li-  la  prelesa  elezione  in  vicari  capitolari  de' 
tolo  di  amininistratori  spirituali  e  ne  e-  nominati  a'  vescovati,  era  iuteramenle 
sercitarono  le  funzioni:  con  sì  scandalo-  contraria  alle  leggi  e  disciplinedella  Chie- 
sa condotta  ,  essi  riconobbero  la  dignità  sa  attualmente  in  vigore.  Il  perchè  vuri 
per  sola  elezione  dell'usurpala  podestà  canonici  delle  cattedrali  vacauti,  io  onta 
temporale,  reputandosi  in  tal  modo  in-  a'rigorosi  ordini  e  minacce  del  governo, 
dipendenti  dalla  s.  Stde.  V\o  VII  ripro-  non  vollero  riconoscere  gl'intrusi  vicari 
volali  vicari  capitolari,  per  cui  silfalte  in-  capitolari  eletti  per  istigazione  e  iinpul- 
trusioni  furono  ricusale  da  vari  capilo-  so  de'ministri  imperiali.  Irritalo  Napo- 
li, e  non  riconosciute  dalla  maggior  par-  leone  I  ,  fece  iatpiigionare  'ò  cardinali 
tede'fedeli.  Tullociò  produsse  quelle gra-  alcuni  prelati,  e  vari  canonici  delle  duK- 
\i  con>.eguenze  ,  altrove  /ipetutamente  se  d'Italia.  Alle  violenze,  unì  Napoleone 
narrale  e  deplorate,  li  cardinal  Pacca,  1  l'astuzia,  per  giustificar  la  sua  condot- 
ue  discorre  a  lungo  nella  Relazione  del  ta,  con  esigere  dulie  chiese  ilaliane  una 
viaggio  di  Pio  Vii  a  Ceiio^'a,  a  p.  c)6  solenne  approvazione  di  sue  operazioni, 
eseg.,  oltreché  nellesue  ,17e///or/'e.Egli  di-  per  rovesciare  sull'oppresso  e  innocente 
ce,  Pio  VII,  confinalo  e  prigione  in  Sa-  Pio  VII  lutla  la  colpa  delle  turbolenze 
\'onaC\&  Napoleone  1,  fu  da  molti  assalilo  derivaleda  quelle  controversie. Fece  usci- 
percliè  confermasse  e  desse  l'istituzione  re  in  campo  la  dichiarazione  o  indirizzo 
canonica  agli  ecclesiastici  da  quello  nomi-  dal  cortigiano  capitolo  metropolilano  di 
uali  a  vane  chiese  vescovili  vacanti  in  Parigi  (V.)^  in  cui  si  esaltavano  le  mas- 
Francia  e  in  Italia.  L'ottimo  Pontefice  sime  della  così  della  chiesa  Gallicana, 
credendo  indegno  di  più  godere  d'  una  per  sostenere  fino  alla  morte  le  quattro 
grazia  singolare  della  s.  Sede,  qual  è  proposizioni  del  clero  di  Grt///a  (^.),  pro- 
l'iudullo  alla  nomina  tÌG  rescovali  va-  clamate  nel  1682  contro  Innocenzo  XI, 
canti,  colui  che  avea  usurpato  i  beni  e  i  da  lui  e  da'successori  riprovate  solenne- 
domiuii  della  Chiesa  romana,  e  caccialo  Uiente,  difendendo  enfaticamente  il  dirit- 
con  inaudito  allentato  dalla  sua  sede  il  to  de'capiloli  cattedrali,  di  nominare  il 
successore  di  s.  Pietro  e  Vicario  di  Cri-  vicario  cajìitolare  che  esercitasse  la  giu- 
sto, reslòfermoe  costante  nella  presa  ri-  risdizione  ordinaria  durante  la  vacanza 
soluzione,  di  non  piti  ammettere  tali  no-  delle  sedi.  Appena  pubblicala  tal  dichia- 
niioe  imperiali,  se  uon  gli  si  dava  prima  razioue  0  iudiriizo,  Napoleone  I  ordinò 


IO  vie 

<li  cosUinjrTisi  i  vescovi  ecoplloli  itaiwtni 
di  lare  allicHanlo,  eil  otleone  dichiara- 
zioni e  indiii/zidi  molti  vescovi  e  di  mol- 
li capitoli  d'Italia,  nc'quali  o  espressa- 
meiiteoindirellaineute  si  aderiva  a  ciuci- 
lo del  cB|)itolo  inelropolilaiio  di  Parigi, 
adollandoue  le  raassiine  e  i  delti  4  laiuo- 
si  arlicoli  dell'  assemblea  gallicana  del 
1682.  Tutti  questi  indirizzi  furono  pub- 
blicati in  una  raccolta  stampala  a  Mila- 
no nel  181  I  ,e  desiarono  deplorabile  scan- 
dalo e  generale  orrore.  I  buoni  catlolici 
di  Francia  e  quell'illustre  clero  ,  ornoai 
(luasi  scevro  da'  pregiudizi  nazionali  ia 
punto  di  disciplma,  non  polendo  persua- 
dersi che  quegli  indirizzi  fossero  opera  de' 
i?escovi  e  capitoli  italiani,  più  volle  se- 
grelamenle  ne  consultarono  il  cardinal 
Pacca,  nella  sua  prigione,  se  vi  potevano 
prestar  fede.  Il  cuore  di  Pio  VII  ne  re- 
stò profondamente  trafitto,  cos'j  gli  ani- 
mi di  tanti  cardinali  e  vescovi  strappali 
dalle  loro  sedi,  odeportati  o  chiusi  in  pri- 
gione, lu  (juesta  persecuzione  contro  la 
Chiesa,  non  mancarono  alcuni  vescovi , 
capitoli  e  sacerdoti  italiani  infelicemente 
deboli,  che  aderirono  alle  seduzioni  pre- 
potenti del  dominante,  non  vergognan- 
dosi di  riconoscere  le  deplorate  proposi- 
zioni gallicane;  così  calunuiauduil  prigio- 
niero Pio  VII,  quasi  avesse  voluto  pri- 
vare i  capitoli  del  loro  diritto,  mentre  e- 
gli  n'era  il  vindice  e  il  difensore.  Impe- 
rocché, costringendo  Napoleone  I  i  capi- 
toli a  scegliere  per  vicario  capitolare  la 
persona  da  lui  nominala  al  vescovato,  gli 
spogliava  realmente  del  diritto  della  scel- 
ta, e  il  Papa  li  lasciava  in  piena  libertà 
d'eleggere  qualunque  ecclesiastico,  ch'essi 
volevano,  munito  de'  necessari  requisiti, 
quel  solo  eccellualo,  che  non  egli  ma  i 
oagri  canoni  escludevano,  cioè  il  nomina- 
lo alla  sede  vescovile.  Durò  il  dolore  de' 
buoni,  e  l'iocerlezza  sull' auleuticilà  di 
({uell'iudii  izzi,  finché  giunse  il  sospiralo 
momento  che  fu  reiid  la  pace  e  libertà  al- 
la Chiesa,  e  alloia  si  venne  in  chiaro  di 
quanto  IdhdUicuU  6Ì  ciu  fallo  ctedcie  al 


V  I  c 

pubblico  dal  governo  ilalico,  che  toma* 
va  in  maggior  disonore  e  discredilo  del 
clero  itidiano.  Appena  si  sparse  per  l'I- 
talia la  voce  che  Pio  VII  era  io  libertà, 
e  s'incamminava  alla  volta  della  sua  sa- 
gra sede,  alcuni  vescovi  co'toro  capìtoli, 
«'quali  fin  allora  avea  tenuta  chiusa  la 
bocca  il  terrore  e  la  prepotenza,  non  in- 
dugiarono di  rivolgersi  al  Papa  nel  suo 
passaggio  per  l'Italia,  e  di  confessore  o  a 
voce  o  in  iscritto  la  loro  debolezza  e  il  lo- 
ro fallo,  d'implorarne  il  perdono ,  e  di 
manifestare  le  minacce,  le  violenze  e  le 
arti  seduttrici  ed  ingannevoli,  che  si  era- 
no messe  iti  opera  per  vincere  la  loro  co- 
stanza, e  costringerli  a  quell'atto  ripro  • 
vevole  e  scandaloso.  Indi  nel  posteriore 
viaggio  di  Pio  VII  a  Genova,  e  nel  suo 
ritorno  a  Pt.oma  traversando  quasi  tutta 
l'Italia, 81  compì  dalla  Provvidenz^i  l'ope- 
ra così  bene  incominciata,  e  la  massima 
parte  de' vescovi  e  de'capiloli  spoutanea- 
inenle  mandarono  le  loro  ritrattazioni  e 
dichiarazioni  sugl'indirizzi;  e  solo  a  pochi 
fu  fatto  insinuare  un  tal  atto  per  ripara- 
re allo  licandalo  dato  all'  intiero  cattoli- 
cisino.  Li  raccolta  di  tutte  queste  rilrat- 
tazioai  e  dichiarazioni  fu  stampala  in 
Roma  nel  18  16,  ma  con  pochi  esempi  a- 
ri,  ed  èia  ricordala  su[)eriormente .  Non 
essendo  mollo  nota,  e  possedendola,  cre- 
dei opportuno  anche  qui  darne  breve  e 
chiara  contezz'i,|)ercompenetiarsi  in  que- 
st'articolo. In  essa  pochi  vescovi  co'ioro 
capitoti,  con  giusto  rossore  e  rammari- 
co, confessano  il  loro  fallo  e  ne  chiedo- 
no perdono  al  Papa,  assicurandolo  alcu- 
ni di  essi,  che  nella  loro  mente  e  nel  lo- 
ro cuore  non  ebbero  mai  que'seotimen- 
ti,  che  dalla  loro  penna  avea  strappati  il 
terrorismo  e  la  prepotenza  del  governo. 
Altri  non  negano  d'aver  sottoscritto  e  in- 
viato un  indirizzo  al  governo;  ma  conra- 
gione  altamente  sì  lagnano,  che  fu  que- 
sto o  in  parte  mutilalo,  togliendovi  al- 
cune proposizioni  che  modificavano  la  lo- 
ro adesione  a'principii  adottati  dal  capi- 
tolo tutti upulitano  di  Parigi,  o  travisali 


V  I  e 

o  ralsificali  con  aggiunte  di  massime  er- 
ronee, scismatiche  o  lenilenli  allo  sci  •iena. 
Anclie  nelle  ritrattazioni  e  dicliiaraiiuni 
ile'capiluli  si  trovarono  le  stesse  lagnan- 
ze e  gli  stessi  reclami.  La  colle7.ione  può 
considerarsi  come  una  solenne  professio- 
ne di  tede,  ed  ìutitohusi  la  voce  delle  Chie- 
se Itidiane,  che  altamente  rigetta,  ripro- 
va e  condannai  4  famosi  articoli  del  gal- 
licanismo, il  rammurico  de'traviati  e  il 
loro  sincero  penticnento.  Il  p.  Andreucci, 
IJitrarchia  ecclcsiu.stUa,  tratta  nel  lib. 
I,  traci.  VII  :  De  f 'icario  Capitulari. 

VICARIO  FORANEO.  Finirius  Fo- 
ranetis.  11  Sicario  del    f^escovo  in  al- 
cun distretto  del  yescovato  (f.),  nelle 
vicarie  foranee,  così  detto  perchè  eserci- 
ta la  sua  giurisdizione yò/'i*  et  extra  ci- 
vilatis  :   iu   moltissimi    luoghi    appellasi 
Decano.  Il  Magri,  nella  Notizia  de  i-o- 
caboli  ecclesiastici, ìu  quello  di  Ceiileiiu- 
ritis,  dice  ch'era  cosi  chiamato  il  vicario 
foraneo  de'  vescovi,  detto  da  altri  Cente- 
nario, forse  perchè  soprastava    a  cento 
ecclesiastici,  ovvero  si  prende  la  metafo- 
ra dalla  milizia,  ancorché  fossero  di  mi- 
nor numero  i  sudditi,  come  Decanus  in 
rigore  è  colui  il  quale  ha  cura  di  i  o  mo- 
naci, e  pure  oggi  tiene  il  medesimo  no- 
me sebbene  i  monaci  siano  di  maggiore 
o  minore  numero.  Con  <]ueslo  medesi- 
mo nome,  in  iscritture  antichissime,   e- 
runo  chiamati  i  vice-conti,  il  Vermiglio- 
li,  Lezioni  di  diritto  canonico,  lez.  28: 
Dell'  officio  del  Sicario,  dichiara.   La 
vastità,  il  numero  della  popolazioue,  ed 
altri  rapporti  che  necessitano  in  una  dio- 
cesi pel  bene  de'  fedeli,  autorizza  il   ve- 
scovo ad  inviare  ne'Iuoghi  della  sua  dio- 
cesi de'  vicari,  che  diconsi  Rnrali  o  Fo- 
ranei, perchè  si  deputano  per  fuori  di 
città  e  lungi  dalla  residenza  del  vescovo, 
e  questi  vicari  foranei  si  considerano  sot* 
to  diverso  aspetto,  e  dilieriscouo  dal  Si- 
cario generale  e  dal  Sicario  Capitola- 
re (y.J.  Il  vicario  foraneo  non  si  consi- 
dera costituito  in  dignità,  ma    piuttosto 
per  r  ullizìo  che  esercita.  11  vicario  fora- 


Vie  il 

neo  non  eseguisce  i  Rescriltt  pontificii, 
non  precede  i   canonici,  ed   i   iucer«toti 
(sic):  dice  il  Nardi  che  il  vicario  foraneo 
precede  i  parrochi,  i  benefiziati  e  gli  al- 
tri saceriloti,  per  la  sua  giurisdizione  di 
mero  uflìzio,  per  cui   benché   fosse   un 
semplice  tonsurato,  precede  i   preti  par- 
rochi e  non  parochi,  i  diaconi    ec.  ;  ma 
non  può  precedere  nelle   funzioni  sagre 
gli  altri  preti,  benché  fosse   egli    prete, 
ma  deve  avere  il  posto  ilell'anziauitìi  di 
ordinazione.  Non  forma  un  solo  ed  uni- 
co tribunale  col  vescovo,  ma  dulie  cau- 
se di  sua  competenza  si  dà   1'  appello  al 
tribunale  del  vescovo,  mentre  il  vicario 
foraneo  a  senso  comune  de*  dottori  non 
ha  la    giurisdizione   ordinaria^  ma  sol- 
tanto delegata  dal  vescovo,  ed  io   adari 
lievi,  e  di  non  gi'an  momento,   e  tutto 
deve  al  vescovo  riferire,  o  ul  suo  vicario 
generale,   il  quale  può   dare  esecuzione 
alle  grazie  pontiHcie.  Altri  canonisti  so- 
stengono, che  il  vicario   generale  ed  i  vi- 
cari foranei,  col  vescovo  compongono  il 
Tribunale  ecclesiastico  della  Curia  ve- 
scovile  (y.),  ne'qiiali  articoli  parlai  della 
giurisdizione  del  vicario  foraneo,  come 
nel  voi.  LXXX,  p.  120  e  121,   avendo 
quasi  tribunale.  Di  ciò  meglio  più  avan- 
ti. Ne'  primi  secoli  della  Chiesa,  i  preti 
Mtssales  o  Episcopales,  succeduu  a'co- 
repiscopi  ed  a'penodeuli,  ricevevano  dal 
vescovo  l'ordine  e  la  facoltà  di  predicare 
nei  vichi  e  nelle  ville,  oltre  altre  maggio- 
ri prerogative,  accennate  nel  voi.  XCV, 
p.  254;  lacevano  da  vicari  del    vescovo 
alla  campagna,  come  e  pili  degli  odierni 
vicari  foranei ,  vegliavano  sui  preti  e  chie- 
se rurali,  non  che  sul  popolo  di  campa- 
gna, a  cui  insegnavano  e  confessavano.  I 
preti  Missales  erano  succeduti  a'  Core- 
piscopi  (y.),  prelati  creati  dal   proprio 
Vescovo,  onde  in  tale  articolo  tornai  a 
ragionarne,  in  uno  alle  loro  prerogative  ; 
furouo  i  primitivi  vicari  foranei   de'  ve- 
scovi, la  cui  origine  si  confonde  co'  tem- 
pi apostolici,  muniti  di  grandi  facoltà,  e 
pei  CIO  chiamali  ministri  de'  vescovi,  go- 


la  Vie 

vernando  i  preti,   le  chiese    rurali   ed  i 
loio  beni,  non  però  nella  cillìi  residenzia- 
le del  vescovo,  tranne  alcun  caso.  Essi  a- 
veano  de'  vicari  minori,  che  pur  sopia- 
stiivanu  a'  preti,  chiese  e  coitomi.  Inva- 
nitisi  delle  loro  moileplici   attrihuzioiii, 
ed  abusandone,  furono  aboliti,  non  sen- 
za diflicollà.  Dalla  loro  soppressione  de- 
rivarono i  Decani,  i  fliissi,  o  pnii  Mis- 
salfs,  ^\\  A  rei  di  ai  Olii  &  ylrciprc  li  mino- 
ri, i  /^-  icari  foranei.  Vicari  vescovili  fo- 
rensi erano  pure  i  Pcriodcnli,  Jlsilnlori 
delle  dioceiij  persone  ambulanti,  talvol- 
ta corepiscopi,  i  quali  nel  proprio  distret- 
to erano  puie  periodeuti.    I  corepiscopi 
erano  perpetui,  ed  i  vicari  foranei  che  li 
succeSiCro  sono  amovibili.   Delle  notizie 
erudilamenle  riporta  sui  vicari    foranei 
il  Nardi,  DtParrodii,^  dei  ojinistriche 
li  precedettero,  nel  cap.  16:  Sta  Core- 
piscopi, fd  altri  antichi  Sicari  Fora- 
nei. Comincia  dall' origine,  con  riferire, 
the  soppressi  gli  arroganti  corepiscopi, 
si  andò  introducendo  altre  persone  per 
rappresentare  invece  di  quelli  i  vescovi 
alia  campagna,  le  quali  chiamate  con  di- 
versi nomi  significano  la  cosa  slessa,  ver- 
so la  metà  del  secolo  IX,  per  indicare  i 
presenti   vicari  foranei.    Trattandosi   di 
cosa  nuova,  non  poteva  avere    una  no- 
menclatura costante,  imperocché  andan- 
dosi a  sminuire  i    corepiscopi,   per  non 
riainpiazzarsi,  e  mancando  essi  in   vari 
luoghi,   i  vescovi  che  non  ponoo  essere 
da  per  tutto  e  abbisognano  di  ministri, 
specialmente  alla  campagna, che  invigili- 
no  sui  preti,  chiese  e  popoli,  si  videro  co- 
stretti ad  affidare  a  qualcuno  parte  del 
carico  già  esercitato  da'  corepiscopi,   e 
lab  nuovi  ministri  furono  appellali  De- 
cani rurali.  Forse  cos'i    furono   delti   a 
somiglianza  de' decani    secolari,    impie- 
gati secondo  la  legge  civile  a  vegliare  nel- 
le campagnesui  malefizi;  ovvero  cosi  de- 
nominati per  aver   dieci  chiese  sotto  di 
loro;  od  anche  cosìcliiamali  perchè  scel- 
ti dal  vescovo  tra'  preti  piìi  maturi  e  an- 
ziani dc'paghi:  certo  è  che  quegli  subeu- 


V  I  C 

trai  Olio,  con  minoii  attribuzioni,  nell'in' 
combeiize  de' corepiscopi.  1"2  siccome  do- 
vevano presiedere  a  chiese  e  |)reti,  noa 
era  conveniente  ch'essi  non    fossero  sa- 
cerdoti, e  perciò  si  fecero  in  que'  tempi 
freipieiiti  leggi,  che  non  [lossa  esser  De- 
cano chi  non  è  Prete,  come  nell"  8176 
iiell'  828,    cioè    nell'  epoca    appunto,  in 
cui  andavano  cessando  i  corepiscopi.  An- 
che nel  caso  però  che  non  fossero  preti, 
i  decani  ed   il  preposto  davano  la  bene- 
dizione al  lettore,  e  scomunicavano  nel 
furto  occulto.  Erano  mantenuti  da'preti 
del  loro  distretto,  i  quali  onoiavanli  col 
nome  di  Seniores,  o  sia    loro    Signori, 
Essendo  un  sistema   nuovo  che  amia  vasi 
a  stabilire,  avvenne  che  in  un  luogo  a- 
veano  facolùi  maggiori,  in  altro  mino- 
ri ;  talvolta  erano  lìssi,  tale   altra  invia- 
ti, o  ilJissi  straoidinari,  o  anche  in  mo- 
do regolare,  avendo  nomi  diversi  :  Missi 
Episcopales,  Preti  Missali  o  Missatici. 
Questi  non  erano  perpetui  e   non  risie- 
devano. Ilimasti  i  vescovi  sbigottiti  dal- 
la temerità  de'  corepiscopi  e  della  fatica 
fatta  per  toglierli,  procetleltero  con  mol- 
ta cautela  con  quelli  che    loro  surroga- 
rono. In    Oriente  a' corepiscopi  furono 
sostituiti  de'  vicari  campestri,  col  nome 
di  Esarclii.  Come  i  Missi  rc»ii,  parlati 
a'  loro  luoghi,  contenevano  gì'  impiegati 
civili  ne'  loro  termini,  cos'i  i   preti  iìlis- 
salcs  o  fliissi  Episcopales  conteneva- 
no in  dovere  i  preti  di  campagna,  face- 
vano le  veci  del  vescovo  fuori   della  cit- 
tà nel  foro  esterno,  come  i  vicari  foranei, 
con  maggiore  o  minore  podestà,  secon- 
do la  concessione  del  pastore.  Furono  pu- 
re appellali  Crediti  Episeoporum.  Fun- 
gevano udizi  maggiori  degli    attuali  vi- 
cari foranei.  Anche  i  decani  furono  detti 
Jì/isu  Episcopales,  Ali  ni  siri  Episcopo- 
nun,  T  icarii  Episeoporum,  talvolta  Ar- 
chipresbyteri,  spessissimo  Archidiaconi. 
A'  vicari  urbici  per  la  campagna,  di  fre- 
quente si   die'  il    nome   di  Arcidiaconi 
minori  e  di  Arciprete,  perchè  facendosi 
spesso  vicaii  forauei  de'pievani,  il  uoiue 


V  I  e 

d'  arciprele  gli  si  uUuccò  verso  il  f)o |. 
Tilt' tlf«Meli  ili  Celestino  ili  ilei  1191 
vetlesi  fuori  di  conlioversin,  die  gli  ni- 
cipieli  rurali  erano  i  decani  o  vicari  fo- 
ranei. Già  Reginone,  alla  fine  del  IX.  se- 
colo, chiama  nrcipreli  questi  vicari  fora> 
nei  :  Decani iiItsL4rcìHjii'esl>yU'ri.\n  una 
costituz.ione  del  i334  tli  lieneilelto  XII 
è  dello:  Decani  ntiiilca^  qui  in  aliqui- 
lux  rcgionil'iis  Artliijìiesbyteri  \'ocaii- 
tur.  Di  freqncnle  si  nominarono  Deca- 
ni Chrisiiunitalis,  perchè  presiedevano 
olla  popoliiiione  rurale,  e  vegliaviino  sul 
rostiMiie  di  luUi.  Questo  nome  de'secoli 
hassi  trovasi  perdilo  usalo  nel  sinodo  ili 
Camhray  del  i565:  Decani  aiUern  ni- 
rales ,  f/nos  Clirislianitatis  appeUant. 
Dal  quale  concilio  si  ricava,  che  visila- 
Viino  le  scuole  e  il  loro  vicariato  a  spese 
de'  visitali:  così  i  parrochi  aveano,  olire 
la  visita  e  regime  vescovile,  la  visita  e  re- 
gime dell'arcidiacono  maggiore,  la  visi- 
la  e  regime  dell'  arcidiacono  minore  o 
suo  vicario,  che  comandava  a'decani  ru- 
rali, la  visita  e  correzione  del  decano  o 
vicario  foraneo.  Ultimi  avanzi  de'  core- 
piscopi  si  trovano  nel  ()32  e  nel  qSG,  ed 
essi  finiti  prevalsero  in  luogo  loro  i  de- 
cani lurali,  e  sopra  di  essi  gli  arcidiaco- 
ni minori.  I  vicari  orbici  per  la  campa- 
gna cominciarono  nel  986  almeno, a'qua- 
il  spesso  si  die'il  nome  di  arcidiaconi  mi- 
nori, a  distinzione  dell'arcidiacono  unico 
e  poi  maggiore.  Erano  canonici  cattedra- 
li e  considerati  come  prelati:  non  sem- 
pre erano  preti,  ma  talora  erano  diaco- 
ni. Ve  n'  erano  vari  per  diocesi,  aveano 
molle  attribuzioni.  In  Roma  non  vi  fu- 
rono mai.  l^edicavano  al  clero  e  popolo, 
scomunicavano,  vigilavano  sulle  decanie 
e  prepositure  rurali,  e  comandavano  sui 
decani  rurali,  istruivano  ì  parrocbi,  di- 
spensavano gli  olii  santi  pel  loro  disti  elio 
o  arcidiaconato,  cioè  a'decani,  i  quali  li 
ripartivano a'preti  della  loro  decaiiia.E- 
sainìnavano  gli  ordinandi  e  promovendi 
a' benefizi  del  loro  distretto,  che  visita- 
vano a  spese  del  medesimo,  ma  non  pò- 


Vie  i3 

levano  avere  piìi  di  'j  cavalcature,  con 
altrettante  persone  di  servizio:  talora  fa- 
cevano far  la  visita  da  altri,  cioèda'Ioro 
vicari  e  talvolta  da  qualche  decano.  I  ve- 
scovati o  diocesi  si  iliviseroin  arcidiaco- 
nati  0  distretti,  divìsi  in  decanie  o  par- 
tiziuni  rurali  :  ogni  decano  avea  i  o  o  1 2 
parrocchie  sotto  di  sé,  ed  è  quasi  lo  slesso 
a'giorni  nostri,  come  in  l'ulonia  i  cui  ve- 
scovati sono  divisi  in  decanali  campe- 
stri; anche  alcune  diocesi  di  rito  greco- 
unito  hanno  la  stessa  proporzione  di  de- 
canali; e  nel  i5i2  le  diocesi  di  Spagna 
erano  divise  in  vicarie  foranee,  ed  i  vica- 
ri si  dicevano  vicari  foranei.  Laon'le  la 
giurisdizione  ecclesiastica  nella  campa- 
gna, dopo  la  (^pendenza  in  tutto  dal  ve- 
scovo, era  distribuita  così:  l'arcidiacono 
maggiore  sopra  lutti,  eh*  era  il  vicario 
generale  del  vescovo  con  sómmo  potere  ; 
dopo  di  esso  gli  arcidiaconi  minori;  i 
tnissi  e  altri  uffìziali  vescovili  ;  e  i  deca- 
ni rurali,  talvolta  delti  praejjosili,al/ba- 
ti,  e  talora  arciprctiy  anzi  appellali  v/ce- 
gerenti  degli  arcidiaconi  minori.  Scris- 
se Incroaro:  Morendo  un  decano  in  mi- 
nislcrio  vesti  o,  cioè  nel  vostro  distretto, 
o  essendo  negligente  o  inutile  o  incorreg- 
gd)ile,  riferite  al  vescovo,  suggerendogli 
chi  si  possa  sostituire;  ed  essendo  lon- 
tano il  vescovo,  intanto  eleggetelo,  finché 
egli  i)oì  lo  confermi  o  muti.  Nelle  ville  o 
distretti,  che  i  capitoli  aveano  nel  IX  se- 
colo sotto  di  loro,  i  capitoli  stessi  vi  mette- 
vano i  decani;  e  siccome  è  probabilissimo 
che  spesso  in  vece  di  eleggerli  sul  luo- 
go, specialmente  se  questo  fosse  stato 
subuibano,  facessero  decano  un  canonico 
che  avesse  quell'  ispezione,  e  tuttavia  se 
ne  slesse  in  città,  non  è  improbabile  che 
di  lì  nascesse  la  carica  e  dignità  di  deca- 
no cattedrale  ne' capitoli,  uno  de' quali 
vedesi  nell'ByS  nella  cattedrale  di  Vien- 
na; e  altri  in  altri  luoghi  ne'  tempi  sus- 
seguenti: con  loro  licenza  predica  vasi  nel- 
le cattedrali,  e  scomunicavano  in  nome 
de'capitoli.  iN'el  i  j3o  si  trova  un  snhde- 
cono  cattedrale  o  capitolare.  l'rima  di 


i4  vie 

Inle  epoca  si  legge  die  nel  i  i  oo  eranvi  i 
<^otlo-decal1Ì  rurali;  ed  i  primi  potinvaoo 
r  anello,  per  cui   poi   incominciarono  o 
insuperbire,  e  già  fin  dal   ioi4  il  con- 
cilio (li  Ravenna   avea  proibito  agli  ar- 
cipreti  minori,  o  vicaii   ffjraneì,  di   be- 
nedire il  popolo.  Molteplici   prerogative 
de'  decani  rurali  riferisce  il  ^ardi,  ed  il 
concilio  di  Tours  oidinò  che  il  vesco- 
vo non  li  rimuova  senza  il  consiglio  de' 
suoi  preti.  I   decani  furono  stabiliti   tal- 
volta  in   ciascun   distretto  o  pieve,  nel- 
le quali  dopo  il  looo  furono  erette  le 
parruccliie   filiali,  e  talvolta  un  decano 
avea  sotto  di  sé  piìi  pievi.  Si  voleva  poi 
che  i  decani  rurali  fossero  irreprensibili, 
che  acquistassero  1'  uffizio  per  vie  legit- 
time, che  fossero  preti,  giacché  nel  secolo 
XI  si  stimava  abuso  che   fossero  in  vii- 
noribits.  Trovansi  questi  decani  rurali  in 
tulli  i  tempi  posteriori,   cioè   ne'  secoli 
XII,  XIII,  XI V  e  seguenti.  La  scarsezza 
de'soggelti  fece  si  che  si  cominciasse  a  fa- 
re talora  decani,  o  vogliam    dire  vicari 
foranei,  i  pievani,  come  nel  1262   e  nel 
1268,  donde  nacque  che  in  alcuni  luo- 
ghi i  pievani  ac(]uistassero  il  detto  nome 
di  arcipreti.  1  decani  rurali  non  erano 
prelati,  né  dignità,  ma  un  uffizio  con  giu- 
risdizione. Il  vicario  foraneo  successe  in 
parte  al  corepiscopo  e  all'  antico    de- 
cano  ruiale,  e  non  è  perciò   uè  prela- 
to,  né  dignità,  ma  un  ufiizio  con  giu- 
risdizione esterna  alquanto  piccola,  sen- 
za \\  j'iis  giada,  ossia  il  potere  di   ful- 
minar censure,  f'icarius foraneiis  pro- 
prie non  dicitur  oblinere digiìilateni:c\ue- 
sta  é  avvertenza  canonica.  Raduna  il  cle- 
ro e  lo  presiede,  ciò  che  non  ponno  f  ire 
i  parrochi.  Ha  il  vicario  foraneo  un  tri- 
bunale separato  da  quello  del   vescovo, 
poiché  dalla  sentenza  del  vicario  foraneo 
si  dà  appellazione  al  tribunale  vescovile, 
laddove  non  si  dà  dalle  sentenze  del  vi- 
cario generale,  perché  forma  un  solo  tri- 
buoalu  con  (juello  del  vescovo.  Secondo 
r  attuale  disciplina  e  le  leggi  ecclesiasti- 
che in  vigore,  il  vescovo  oou  può  dispea- 


V  I  c 

sarsi  dal   tenere  questi  decani,  o  vicari 
foranei  (osserva  il  dotto  Nardi  :  in  qual- 
che diocesi  di  Toscana  non  vi  sono  ;  ma 
é  un'anomalia  che  non  trovasi  in  lutto  il 
resto  del  mondo.  Ne  vengono  de'disordi- 
ni,  sia  sull'impediie  un  qualche  buon  ec- 
clesiastico di  dir  messa  di  passaggio,  sia 
suir  ispezione  sugli  ecclesiastici  rurali,  sia 
sull'uniformità  delle  collette,  sia  per  ri- 
sparmio di  noie  al  vescovo,  che  con  po- 
che lettere  dirama  gli  ordini  a  tutti  i  par- 
rochi, sia  sull'  adunanza  del  clero,  e  più 
altre  cose,  che  lungo  sarebbe  l'accenna- 
re, e  specialmente  sul  non  avervi  i  par- 
rochi rurali  un  superiore  presente  in  cam- 
pagna), a'  quali  debbono  ubbidire  tutti  i 
parrochi  e  altri  ecclesiastici,  qualunque 
sia  il  loro  grado  o  dignità.  Uua  volta  al 
mese  il  vicario  foraneo  raduna  i  preti  del 
suo  distretto  e  vicaiia    pel   buon  ordine 
delle  cose,  per  le  soluzioni  de'casi,  e  so- 
pra tutto  per  vegliare  all'osservanza  del- 
le leggi  generali  o  sinodali,  o  comandi  ve- 
scovili; come  da  per  tutto  presiede  e  re- 
gola le  congregazioni  mensili  de'  mede- 
simi casi.  Nelle  cause  civili  giudica  delle 
piccole  somme;  nelle  criminali  forma  il 
processo  soltantoinformativo:  tiene  il  suo 
notaro  e  cancelliere.  Fanno  gli  attestati 
de  vita  et  nioribiis.  Fuori  d'Italia  hanno 
maggiore  giurisdizione  i  vicari   foranei, 
tuttora  in  moltissimi  luoghi  chiamati  De- 
cani, ed  anche   nell'  Irlanda.  Il  vicario 
foraneo  dev*  essere   un  ecclesiastico  ri- 
spettabile, e  se  è  possibile  in  dignità  co- 
stituito; e  per  quanto  si  può  non  dev'es- 
ser parroco,  poiché  questi   avendo  dove- 
ri da  adempiere,  non  avrebbe  chi  lo  sor- 
vegliasse. I  vicari  foranei,  secondo  il  con- 
cilio di  Aix  del  i585,  dovranno   avere 
sotto  di  sé  cftlo  0  dieci  parrocchie,  e  de- 
vono risiedere  ne'paesi  più  grossi,  secon- 
do il  concilio  romano  del  1725,  Veglia 
specialmente  il  vicario  foraneo  sul  costu- 
me de'  chierici,  parrochi  e  altri  preti  del 
suo  vicarialo,  e  vigila  se  osservino  le  leg- 
gi, se  il  di  vili  cullo  é  ben  eseguito,  e  deve 
avvisare  il  vescovo  de'parrochi  che  uiau- 


V  I  e 

c«no  alla  resitlenzu.  S.  Curio  Borromeo 
vuole  die  sorveglino  gli  ecclesiastici  par- 
roclii  e  non  parrochi,  e  che  luKi  i  A7- 
loriis  Fovaneis  ijuos  dixìmus  ohieinpe- 
reni;  che  per  quanto  si  può,  siano  per- 
sone in  dignità,  come  arcidiaconi,  prepo- 
sti e  altre  idonee  persone,  ma  ne  esclu- 
de i  parrochi  :  vuole  che  i  vicari  avvi<<i- 
no  il  vescovo  di  ciò  che  occorre;  e  che 
in  ogni  annosi  radunino  presso  il  vesco- 
vo per  rendergli  conto  delle  loro  vicarie 
foranee;  ciò  che  ogni  anno  faceva  anche 
il  b.  Gregorio  Baibarigo  vescovo  di  Pa- 
dova. I  vicari  foranei,  come  superiori  a' 
parrochi,  e  per  la  giurisdizione  che  han- 
no, li  precedono  ne'  sinodi,  anche  i  par- 
rochi di  cillà,  prima  della  celebrazione  de' 
quali  sogliono  i  vescovi  consultare  i  vicari 
foranei  per  aver  lumi,  onde  porgere  ri- 
medio a'  disordini.  JVe'sinodi  devono  ve- 
stile  il  piviale  per  essere  distinti,  dopo  i 
canonici,  dagli  altri  preti  parrochi  e  non 
parrochi.  Sono  interrogali  dal  vescovo 
sui  preti  e  cose  del  vicariato.  Anticamen- 
te i  vicari  foranei  correggevano  gli  eccle- 
siastici negligenti,  ed  i  colpevoli,  e  si  ra- 
dunavano ogni  tanto  col  vescovo,  per 
rendere  ragione  della  condotta  de'  par- 
rochi e  degli  altri  ecclesiastici.  Inoltre  an- 
ticamente i  decani  o  vicari  foranei  am- 
ministravano i  sagraroeuti  nel  loro  di- 
stretto o  vicariato  come  i  parrochi  :  oggi 
in  moltissime  diocesi  amministrano  i  sa- 
gramenti  a'parrochi  infermi, ed  altri  pre- 
lati malati,  fanno  loro  l'esequie,  ed  am- 
ministrano la  parrocchia  finché  il  vescovo 
nomina  l'economo.  Sulle  facoltà  de'vica- 
ri  foranei,  dipende  dal  vescovo  farle  mag- 
giori o  minori.  Nelle  presenti  patenti  si 
dà  loro  la  facoltà  di  dispensare  dall'opere 
servili,  e  più  altri  poteri.  Uno  de'  prin- 
cipali uflìz!  de' vicari  foranei  era  quello 
di  visitare  la  loro  vicaiia  o  distretto,  ciò 
che  in  alcuni  luoghi  usa  ancora,  e  ciò  che 
sono  pur  oggi  obbligati  a  fare.  Dichiarò 
il  sinodo  di  Parma  del  1602,  che  i  vica- 
ri foranei  partein  solliciliulìnis  pastora- 
iis  (del  vescovo)  suslincnij  e  olire  le  so- 


Vie  i3 

lite  di  vegliare  sui  parrochi,  altri  preti, 
congregazione  de' casi,  residenze  df' be- 
nefiziati, condotta  eninministrazionedel- 
le  confraternite,  dispense  dal  lavoro  ne' 
bisogni,  vuole,  secondo  l'uso  antico,  che 
visitino  ogni  anno  tutte  le  chiese,  orato- 
rii,  compagnie  e  luoghi  pii  del  vicariato 
foraneo,  come  I'  anlichis<>imo  uffizio  di 
periodeuta  o  visitatore  delle  vicarie.  Al- 
trettanto vedesi  nel  sinodo  di  Fermo  «lei 
i^Sg,  ed  in  altri;  in  quelli  di  mg.'  Ca- 
stelli, celebre  vescovo  di  Rimini,  si  vede 
una  persona  di  grande  importanza  nel 
vicario  foraneo, con  molle  facoltà  sui  par- 
rochi, i  quali  neppure  potevano  andare 
in  città  senza  sua  licenza  ;  che  il  vicario 
foraneo  già  come  oggidì  dispensava  ne' 
casi  di  mangiar  di  magro,  e  dal  poler  la- 
vorare; che  multava  gli  ecclesiastici,  fa- 
ceva provar  loro  1'  ufllzio  divino.  Il  par- 
roco ha  l'obbligo  d'avvisare  il  vicario  fo- 
raneo, o  I'  ordinario,  de'  disordini  della 
parrocchia.  Fio  qui  il  Nardi.  Osservò  il 
cardinal  De  Luca,  //  Vescovo  pratico^ 
che  a'  vicari  foranei  o  particolari,  circa 
l'autorità  di  essi,  non  può  darsi  una  re- 
gola certa  e  uniforme,  dipendendo  iu 
gran  parte  dall'  usanze  delle  diocesi,  e 
dalla  qualità  de' luoghi,  perle  savie  ra- 
gioni che  espone  ;  dovendosi  conceder  lo- 
ro maggiore  autorità, se  residenti  in  gran- 
di città,  come  Madrid  e  Brusselles,  spet- 
tanti agli  arcivescovi  di  Toledo  e  di  Ma- 
hnes,  ed  anche  per  la  lontananza  de'luo- 
ghi  o  per  1'  asprezza  del  cammino,  o  per 
altra  notabile  difTicollà.  Che  se  il  vescovo 
risiede  nel  luogo  del  vicario  foraneo,  e 
non  nella  curia,  aPora  il  vicario  dicesì 
urbano,  benché  in  sostanza  è  foraneo. 
Scrissero  sull'argomento  :  Giulio  Marzi 
vescovo  d'Eliopoli,  De  Ficariis  Fora- 
neis  j  e  il  p.  Andrea  Girolamo  Andreuc- 
ci  gesuita,  Hierarcliia  ecclesiastica,  tra- 
ct.  vìi:  De  l'icario  Foraneo. 

VICARIO  GEINERALE  DI  ORDÌ- 
NI  RELIGIOSI  ECO>GREGAZIONI 
REGOLARI.  L'  hanno  in  Roma  i  fra- 
telli delle  Scuole  Criiliant,  per  diuio- 


i6  Vie 

rare  il  Supcriore  i^eneraìe  a  Parigi.  Or- 
dinai iamenle  ora  l'  hanno  gli  Ordini  re- 
ligiosi degli  /l  scosti  ni  ani  Scalzi,  e.  de' 
Hit  rccHar ideila  Redenzione  dr^lischiii- 
t»/,  qual  su[)enore  generale.  Quando  il 
Papa  dà  nn  superiore  ad  un  ordine  o 
Congregazione  regolare  in  luogo  del  su- 
periore generale,  invece  d'appellarsi  col 
rispeUivo  titolo,  s'  intitola  vicario  gene- 
rale, e  di  presente  i  Minimi  hanno  il  vi- 
cario genei  ale,  in  luogo  ilei  consueto  Ge- 
nerale. Quando  gli  ordini  o  congrega- 
zioni monastithe  elessero  un  cardinale 
niendiro  dt-lle  medesime,  ad  abbate  ge- 
nerale, quello  noinint'i  un  p.  abbate  di 
e*se  a  vicario  generale  :  gli  ultimi  esempi 
lì  abbiamo  ne'  monaci  camaldolesi.  Le 
riforme  di  diversi  ordini  furono  presie- 
dute da  un  vicario  generale,  per  nspello 
al  piiniitivo  da  cui  derivavano,  ma  in  se- 
guito la  s.  Sede  concesse  loro  un  elFettivo 
superiore  generale,  con  varie  uomencìa- 
luie,  parlate  a'Ioro  vocaboli.  Sono  a  ve- 
dersi i  ricordali  articoli. 

VICARIO  GENERALE  DEL  VE- 
SCOVO, ricarius  gcneralis  Episcopi, 
Vicaria  poleslale  Anlistes,  Pro-Epi- 
scopns.  Quello  che  rappresenta  il  /  e- 
scovo  nell'amministrazione  della  giuris- 
dizione volontaria  e  graziosa  del  Vesco- 
vato (in  questo  e  nell'altro  arlicob  ne 
ragionai,  ed  ivi  nuovamente  della  Cuna 
vescovile  e  del  Trihunale  ecclesiastico), 
peicliè  la  contenziosa  è  esercitata  dai- 
ì'U/J/'ziale.  I  canonisti  però  non  osserva- 
no esattamente  questa  distinzione;  giac- 
ché, nel  diritto  canonico,  il  vicario  gene- 
rale del  vescovo  è  cliiamato  ora  Fica- 
riiis,  ora  AJis^us  o  Missili  Doniinicus, 
ed  ora  Offìcialis.  Nello  stile  della  can- 
celleria romana  i  vicari  generali  de'  ve- 
scovi di  là  dell'  Alpi  sono  qualificali  OJ- 
fìciah'S  (in  Francia  gran  Vicari);  e  di 
qua  dell'  Alpij  Vicari  generali.  iNella 
chiesa  greca  di  Costantinopoli  il  Carlofi- 
lace  era  il  vicario  del  patriarca,  con  quel- 
le prerogative  e  onorificenze  riferite  nel 
\ol.  LXXIX,p.  I  I  ijuel  riparlarne. No- 


V  I  C 

tal  nel  voi.  LXXX,  p,  i  20, parlando  del- 
l' Vffniale,  che  trovandosi  i  vicari  so- 
praccaricati d'alfari  per  la  giudicatura, 
ne  diedero  1'  incombenza  a'  loro  Arci- 
diaconici'^  ^.,  ed  anco  a  qualche  sacerdo- 
te :  questa  concessione  però  era  revoca- 
bile ad  nultini:  furono  questi  chiamali 
Vicari  o  Ufjlziali,  Vicarii  gcnerales, 
Offtciales.  Divise  poi  le  loro  funzioui,  si 
dissero  /^Vc^n  g^e/zerrt/t  quelli  a' quaU  i 
vescovi  commisero  la  giurisdizione  vo- 
lontaria; ed  JJfJìziali  coloro  a  cui  affida* 
rono  la  giurisdizione  contenziosa.  11  prof. 
Vermlglioli,  Lezioni  di  diritto  canoni' 
co,  t.  I,  lez.  28  :  Deir  Officio  del  Vica- 
rio. L'  Arcidiacono  e  l'  Arciprete,  che 
il  diritto  canonico  costituisce  vicari  nati 
del  vescovo,  perchè  non  dal  medesimo 
destinati,  ma  dalla  disposizione  della  leg- 
ge, essendo  presentemente  l'  uflizio  di 
questi  ridotto  ad  un  semplice  diritto  di 
onore  e  personato,  dietro  questo  soglio- 
no i  vescovi  in  loro  aiuto  assumere  de* 
vicari.  Questi  fanno  le  veci  del  vescovo 
in  tutta  la  sua  diocesi  tanto  per  quello 
YxgiìdivAaXo  spirituale,  cioè  di  conoscere 
le  cause,  che  riguardano  gli  ecclesiastici, 
la  cura  dell'anime,  i  benefizi  eccle>iasti- 
cij  esimili.  Il  temporale,  che  si  riferisce 
air  alienazione  de'  beni,  a  quella  misura 
di  cui  il  vescovo  ha  le  facoltà  di  permet- 
terla, alla  collazione  de'  frutti,  e  di  altro 
dello  stesso  genere.  Se  il  vicaiio  del  ve- 
.scovo  è  incaricato  alla  sola  amministra- 
zione delle  cose  temporali  dicesi  EconO' 
mo  (V.);  se  nelle  cose  solamente  spiritua- 
li, dicesi  Vicario  dello  Spirituale,  ed  al- 
lora non  ha  il  titolo  di  Vicario  genera- 
le. Il  vescovo,  se  la  sua  diocesi  è  augu- 
sta, e  tale,  che  gli  affari  della  medesima 
ponno  completamente  e  senza  alcun  dan- 
no e  pregiudizio  del  suo  popolo  disimpe- 
gnarsi dal  vescovo  stesso,  non  è  obbligalo 
e  tenuto  eleggere  il  vicario;  dovrà  e  sarà 
obbligato  eleggerlo  se  il  contrario  avven- 
ga pel  bene  della  Chiesa  e  de' fedeli.  La 
vastità,  il  numero  della  popolazione,  ed 
altri  rapporti  che  necessitano  in  una  dio- 


V  I  e 
cesi  pel  bene  de'  l'etleli,  autorizzò  il  ve- 
scovo Oli  inviare  ne'  luoghi  del  suo  ve- 
scovalo  de'vicaii  rurali  che  si  appellano 
f 'icari  foranei  [f^.)  con  giurisdizione  de- 
legala e  limitata,  i  (piali  tutto  devono  ri- 
ferire al  vescovo  o  al  suo  vicario  genera- 
le, il  quale  può  dare  esecuzione  alle  gra- 
7ie  poiitilicie,  precede  dopo  il  vescovo  a 
ipiniuncpie  ilignilà,  meno  che  se  fosse  ca- 
nonico della  cattedrale  nel  personato.non 
precede  le  altre  dignità  capitolari,  ina 
ha  il  po>to,  che  gli  perviene  come  seui- 
plice  Cctiioiiico  nel  coro,  nelle  processioni 
e  simili  ftmzioni.  Dalla  sentenza  denniti- 
va  del  vicario  non  si  dù  appello  al  vesco- 
vo, ma  al  metropolitano,  o  al  Fnpa,  es- 
sendo il  tribunale  del  vicario  Io  stesso  che 
quello  del  vescovo,  meno  che  non  fosse 
del  vicario  sentenza  definitiva,  ma  de- 
creto interlocutorio,  ovvero  fosse  senten- 
za definitiva  di  causa  specialmente  al  vi- 
cario commessa  dal  vescovo,  mentre  in 
tali  casi  il  vicario  eserciterebbe  delegata 
giurisdizione  non  ordinaria,  ed  avrebbe 
luogo  l'appello  al  vescovo.  Quantunque 
il  vicario  faccia  le  veci  del  vescovo  senza 
speciale  ed  espressa  commissione  di  es> 
so,  non  può  occuparsi  nelle  cause  crimi- 
nali, annoverandosi  queste  fra  le  cause 
maggiori  cioè  della  vita,  e  della  inflizione 
di  gravi  pene.  Le  cause  maggiori  mai 
s'intendono  commesse  tacitamente,  ma  si 
devono  espressamente.  Questa  regola  per 
altro  solt're  delle  limitazioni.  Se  si  trattas- 
se presso  il  vicario  generale  di  delitto  non 
criminalmente  ma  civilmente  :  se  il  vica- 
rio generale  procedesse  per  causa  di  de- 
litto non  giuridicamente,  ma  in  via  eco- 
nomica, a  correzione  de' delinquenti  per 
impedire  gli  scandali,  o  per  farne  al  ve- 
scovo rapporto.  Se  il  vicario  generale  per 
lievi  delitti  injponesse  pena  mite,  o  pecu- 
niaria o  simile.  JNon  può  il  vicario  gene- 
rale senza  espressa  commissione  del  ve- 
scovo privare  o  sospendere  da' benefizi, 
dagli  uffizi,  dalle  amministrazioni,  non 
può  riunire  benefizi, dividerli, sopprimer- 
li, e  fare  sopra  di  questi  atcua  alto,  dod 


V  I  r:  17 

può  conferirli  considerandosi  la  collazio- 
ne de'  benefizi  una  specie  di  donazione  e 
di  alienazione.  Gli  è  permesso  senza  coiu 
missione  del  vescovo  istituire  a'benefizi  i 
presentati  da' patroni,  gl'istituiti  confer- 
mare. iVon  può  rilasciare  le  lettere  dimis- 
serie,  meno  che  il  vescovo  fosse  assente, 
e  d'impedimento  accedere  al  medesimo. 
Non  può  assolvere  da' casi  al  vescovo  ri- 
servali, dalla  irregolarità,  dalle  censure 
per  delitto  occulto  derivante  da  emessi 
voti,  dalle  leggi  e  da'giuramenli  :  non  può 
elargire  l'indulgenze,  congregare  il  sino* 
do,  visitare  la  diocesi,  ed  altro  fare  eh' è 
di  peculiare  diritto  e  privativa  del  vesco- 
vo. Tutto  quello  che  richiede  speciale 
mandato  deve  espressamente  e  letteral- 
mente esprimersi,  ne  è  sufficiente  neppu- 
re la  nota  clausola  »  ancora  quelle  cose 
che  richiedono  mandalo  speciale"  e  mi- 
lita in  proposito  1'  argomento  desunto 
da'  procuratori,  che  questi  costituiti  ad 
agire  tutto  quello  potesse  aversi  da  pro- 
cura speciale,  simile  espressione  e  dichia- 
razione ancorché  generate  non  si  ammet- 
te per  agire  in  quelle  cose  per  le  quali  si 
esige  speciale  mandato,  e  per  quelle  che 
esigono  un  mandato  speciale  si  esprima 
colla  clausola')  ancora  dell'altre  cose  che 
necessitano  di  speciale  commìs$ione'\  Al- 
lora in  vigore  di  questa  dichiarazione  il 
vicario  potrà  fare  gli  affari  minori  ed  e- 
guali  espressi,  non  i  maggiori, poiché  l'in- 
dole  e  la  natura  dell'altre  non  s'intendono 
comprese  le  cose  maggiori,  ma  soltanto 
le  minori  o  l'eguali,  meno  che  il  contra- 
rio sulla  volontà  del  committente  appa- 
risse. Dopo  il  vescovo,  il  vicario  generale 
neir  onore  precede  gli  altri,  e  così  deve 
in  esso  far  pompa  1'  onestà  di  costumi  e 
r  integrità  della  vita,  deve  esser  perito 
nelle  cause  forensi,  deve  essere  laureato 
ovvero  licenziato,  deve  avere  almeno  an- 
ni 25  incominciati,  dovendosi  all'autori- 
tà congiungere  la  maturità  dell'età.  Non 
può  essere  vicario  generale  un  religioso 
mendicante;  dell'altre  religioni  può  es- 
serlo Bccedeodovi  la  licenza  de'superiori, 


VOL.  xcix. 


i8  Vie 

e  seco  poilaodo  un  religioso,  in  tali  casi 
possono  (noterò  che  ti.  Leonardo  de  Fer- 
rari monaco  celestino  hi  vicario  gene- 
rale dell'  arcivescovo  di  Milano  Simone 
Rnissiani;  fr.  Francesco  da  Creppa  oli- 
nole osservante,  del  correligioso  fr.  Fie- 
li o  Filargo,  altro  arcivescovo  di  Milano, 
che  divenuto  Papa  Alessandro  V,  nella 
sua  ubbidienza,  Io  nominò  arcivescovo 
della  stessa  chiesa;  ed  Urbano  V, da  mo- 
naco cluniaceose,  era  stato  successiva- 
mente vicario  generale  de' vescovi  di  Cler- 
inont  e  di  Uzes).  Non  può  essere  né  il 
laico,  oè  il  chierico  coniugato.  Sarebbe 
cosa  non  decorosa,  che  il  laico  dovesse 
giudicare  gli  ecclesiastici.  Siccome  il  ve- 
scovo e  il  vicario  si  considerano  una  sola 
persona,  ne  segue,  che  se  muore  il  vesco- 
vo, o  rinunzia,  osi  traslata,  la  di  luì  giù- 
lisdizionecessa  immediatamente.  Anzi  in 
alcuni  degli  enunciali  casi,  il  vicario  non 
potrà  mandare  avanti  le  cause,  che  aves- 
se incominciate.  Io  ciò  il  vicario  gene- 
rale dilferisce  dal  giudice  delegato,  che 
la  podestà  del  delegato  per  morte  del  de- 
legante, se  l'  aliare  non  è  integro,  non 
cessa.  Viceversa  la  giurisdizione  ordina- 
ria del  vicario  per  coorte  naturale  e  ci- 
vile del  vescovo,  atFatto  spira  ;  la  ragio- 
ne di  questa  ditFerenza  si  è,  che  la  po- 
destà e  il  tribunale  del  vicario  è  lo  stesso, 
come  si  è  detto,  che  quello  del  vescovo, 
onde  dall'  uno  all'altro  non  si  dà  appel- 
lazione, cosicché  cessando  la  podestà  del 
vescovOjCessa  egualmente  quella  del  vica- 
rio: al  contrario  la  podestà  e  il  tribuna- 
le del  delegato  è  distinto  dal  tribunale 
del  delegante,  per  cui  se  venisse  il  vesco- 
vo scomunicato,  interdetto  o  sospeso,  re- 
sta sospesa  egualmente  la  giurisdizione 
del  vicario.  Se  il  vicario  venisse  dal  ve- 
scovo rimosso,  il  che  può  fare  ad  ogni 
cenno,  deve  denunziarla  o  per  nunzio, 
o  per  lettera,  o  per  officio,  poiché  finche 
il  vicario  l'ignora,  le  sue  operazioni  sus- 
sistono, perchè  la  giurisdizione  del  giu- 
dice fino  a  tanto  che  il  giudice  stesso  non 
ha  la  notizia  della  sua  reraozioae,  noa 


V  I  C 

cesta.  Vacando  la  sede  episcopale,  si  de- 
volve la  giurisdizione  al  Capitolo  della 
Cattedrale.  Questi  entro  8  giorni  dalla 
morte  o  cessazione  del  vescovo  deve  no- 
minare il  f 'Icario  Capitolare  {f"^.),  o 
confermare  il  vicario  del  vescovo  defunto 
o  cessato,  o  altro  fornito  delle  necessarie 
qualità.  Che  se  fra  gì'  individui  del  capi- 
tolo vi  fosse  persona  idonea,  questa  ver- 
rà preferita  a  parità  di  meriti  all'  estra- 
nea ;  non  é  però  di  obbligo  che  il  vicario 
si  faccia  di  uno  del  capitolo,  ma  consen- 
ziente il  capitolo  stesso  potrà  assumere 
un  estraneo.  Il  cardinal  De  Luca,  // 
Fcscovo  pratico,  tratta  nel  cap.  aS  :  Se 
il  Vescovo  debba  tenere  uno  o  piti  Vi- 
cari, e  delC  uffizio  e  autorità  di  questi. 
Comincia  con  rendere  ragione,  perchè 
prer^so  i  canoni  ed  i  concilii  antichi  non 
si  fa  menzione  del  vicario  generale  del 
vescovo,  e  ciò  pel  motivo  che  anticamen- 
te erano  suoi  vicari  e  aiutanti  nati  ['Ar- 
cidiacono e  V  Arciprete  (/^.)  della  catte- 
drale ;  cioè  il  i.^per  l'ainaiinistrazione 
della  giurisdizione  temporale,  e  l'altro  per 
l'amministrazione  della  spirituale,  e  per 
r  esercizio  delle  funzioni  ecclesiastiche  e 
divine,  che  però  non  avea  bisogno  d'al- 
tro vicario.  Ma  perchè  questi,  come  prò- 
visti  in  titolo  delle  dignità  dal  Papa,  ov- 
vero dal  vescovo  predecessore,  o  pure  dal 
medesimo,  per  la  sicurezza  di  non  potdj' 
essere  rimossi,  non  volevano  riconoscere 
la  dovuta  dipendenza  dal  vescovo,  onde 
in  cambio  di  essere  ministri  e  aiutanti, 
erano  divenuti  piuttosto  perturbatori, 
quindi  ragionevolmente,  coli' esempio 
tiella  Sede  apostolica,  nella  soppressione 
della  dignità  del  cardinal  Arcidiacono, 
fu  cocn  inciato  a  moderare,  ed  in  progres- 
so di  tempo  si  tolse  affatto  questo  vica- 
riato fisso,  non  sono  più  in  uso,  per  vi- 
CHri,  l'antico  arcidiacono  e  l'antico  ar- 
ciprete della  cattedrale,  ma  quelli  che 
di  presente  godono  silTatti  titoli  o  digni- 
tà sono  piuttosto  impropri  e  abusivi  (sic). 
E  quindi  segui,  che  s' introducesse  Tuso 
del  vicario  generale,  il  quale  assistesse  il 


vie  vie  ,  D 

▼e«ovo  nel  luogo  della  sua  lesidenzi, et!  io  conceilerj»liela  lata  per  iiing^inimeuie 
sua  vecereggesseil  lribiinalevescovile,on-  aile^ionailo  al  suo  udiziu.  Se  il  vescovo 
«le  non  co<itiUiisca  un  tribunale  (li  verso, ma  sin  obbligato  tenere  il  Ticario:  legalmeu- 
un  tribunale  solo,  egualmente  costituito  le  non  lo  è,  non  [)uò  essere  a  ciò  forzato, 
dal  vescovoe  dal  vicario  generale.  Il  per-  poichèquando  voglia  può  giudicar  le  cau 
elle,  nelle  sentenze  definitive  del  vicario,  se  e  reggere  il  tribunale  da  perse,  come 
non  si  appella  al  vescovo,  né  questo  le  se  la  diocesi  è  pìccola  e  la  mensa  è  tenue 
può  ritrattale,  ma  solamente  può  mette-  (secondo  Pevret  e  altri  scrittori,  si  pou- 
le  le  mani,  e  rivocaree  riforn>are  quelle  no  obbligare  i  vescovi  a  stabilirede' vj- 
co»e  che  giuridicamcntesi  potrebbero  ri-  cari  generali,  quando  essi  sono  fuori  del 
vocareo  riformare  d.il  medesitno  vicario  le  loro  diocesi  per  un  tempo  considera- 
o  (hi  suo  successole,  come  sono  le  prov-  bile;  quando  si  parlano  diverse  lingue  ne' 
viste  estragiudiziali  o  le  giudiziali  inter-  vari  cauloai  delle  loro  diocesi  ;  se  essi  so- 
locutorie,  ed  ancbe  le  definitive  per  ca-  no  malati,  ovvero  se  hanno  altri  impe- 
po di  nullità.  Quindi  il  De  Luca  discor-  dimenti  legittimi,  che  non  lasciano  loro 
rei  seguenti  punti.  Il  vicario  generale  la  libertà  di  adempiere  alle  lorofunzio- 
dev' esser  un  solo,  anche  se  siano  più  ni).  Il  vescovo  non  deve  tenere  per  vica- 
diocesi  unite.  Nelle  grandi  diocesi  depu-  rio  il  fratello,  il  nipote  o  altro  stretto  pa- 
tandosi  altro  vicario  parti«olare,  si  dice  rente.  Non  si  permette  a' vescovi  di  pic- 
f'icario  Foraneo  (^'•),  cosi  altri  simili  cole  diocesi  il  far  da  vicari  a'vescovi  del- 
vicari,  propriamente  essendo  un  solo  il  le  grandi;  è  lecito  farlo  ìÌa'  F escomi  in 
vicario  generale,  quello  cioè  che  risiede  parlibus,  anche  per  l'esercizio  delle  fun- 
presso  il  vescovo.  Anzi  nelle  medesime  zioni  pontificali.  Il  vicario  generale  pre- 
città  o  luogo  della  residenza  del  vescovo  cede  la  i."  dignità  o  il  piìi  degno  cauo- 
e  del  tribunale,  quando  si  traiti  di  città  nico  del  capitolo  cattedrale,  però  se  non 
o  diocesi  vasta,  si  sogliono  deputare  di-  parali  delle  vesti  sagre.  Il  Nardi,  De  Par- 
versi  vicari  particolari,  oltre  il  generale,  rocìii,  dichiara  che  il  vicario  generale 
cioè  uno  criminale,  l'altrocivile  (Ignazio  non  è  pastore,  benché  ne  fa  le  veci,  ri- 
Santamaria, nella  Notilia  Ronianae  Cu-  cevendo  la  giurisdizione  dal  vescovo,  co- 
riae,  s'intitolò:  Benevenli  canssaruni  me  pastore,  e  l'esercita  esterna,  coatti- 
civilinm  judice  seu  Sicario  temporali),  va,  estesa.  Il  vicario  generale  successe  in 
ed  altro  per  le  monache  e  simili  ;  però  parte  all'arcidiacono  antico;  lo  rimpiaz- 
lutti  questi  sono  luogotenenti  del  vicario  Z'i  nella  giurisdizione  in  parte,  ma  in  nul- 
generale,  e  adesso  subordinati.  L'auto-  la  negli  onori  capitolari.  Imperocché,  se 
Illa  del  vicario  generale  è  maggiore  o  l'arcidiacono  è  i.'  dignità,  a  lui  tocca 
minore  ad  arbitrio  del  vescovo,  ed  a  se-  ministrare  l'incenso  o  navicella  al  vesco- 
condrt  delle  iliverse  usanze  de'Iuoghi.  De-  vo  che  debba  turificare,  e  non  già  alca- 
v'  esseie  chierico,  e  non  può  essere  laico,  ii'juìco  diacono,  o  al  vicario  generale,  o 
e  fornito  de' requisiti  necessari:  l'assesso-  altri.  Secondo  i  canoni,  il  vicario  gene- 
re può  essere  secolare.  Il  vicario  generale  rale  non  può  chiamare  a  sé  il  capitolo, 
non  soggiace  al  sindacato,  al  quale  però  il  solo  vescovo  avendone  il  diritto.  I  di- 
è  soggetto  il  vicario  capitolare,  il  quale  ritti  de'  vicari  generali  sono  onorifici  od 
amministra  senza  la  presenza  e  il  freno  utili.  I  diritti  onorifici  consistono  nella 
del  vescovo,  il  quale  tuttavia  può  rive-  precedenza  o  diritto  d'anzianità  su  tutte 
deie  le  azioni  del  suo  vicario  e  punirlo  le  altre  dignità  ecclesiastiche  nell'asseta- 
se  delinquente.  Se  al  vicario  si  debba  blee  pubbliche  dove  hanno  diritto  di 
dare  molta,  o  poca  autorità,  acciò  non  comparire  in  qualità  di  vicari  generali, 
ne  abu.^ì,  sebbeoe  altri  opinioo  doversi  perché  rappresentano  essi  il  vescovo.  Piti 


2  0  V    I   C 

Iinnno  1'  uso  fieli'  abilo  prelatizio  nero, 
ottenentlo  il  [ìiolonolaiialo  ex  Ira  K/hrni, 
ossia  d'onore.  I  diiilli  utili  de'  vicari  ge- 
nerali, che  sono  canonici,  consistono  nel 
venire  considerati  piesenli  al  coro,  e  nel 
partecipare  di  tutte  le  distribuzioni,  an- 
che allorquando  sono  occupati  nelle  fiui- 
zioni  della  loro  càrica,  ed  in  servigio  dei- 
la  diocesi,  purché  gli  statuti  delle  chie- 
se particolari  non  vi  si  oppongano  io  lut- 
to o  in  parte,  o  che  il  loro  uflicio  non  sia 
gratificalo  con  soldo.  I  vicari  generali 
sono  amovibili  (ul  iiutum  dal  vescovo, 
qualora  peiù  il  vicarialo  non  sia  altaccato 
alloro  udJziOjCouie  lo  era  in  Francia  quel- 
lo di  s.  Germano  a'  Prati,  il  quale  era  vi- 
cario generale  nato  dell'arcivescovo  di 
Parigi,  e  così  dicasi  di  altri,  come  di  dio- 
cesi Nullius.  1  vicari  generali  ponno  e- 
sercitarela  loro  giurisdizione  essendo  fuo- 
ri della  diocesi;  ma  non  pouno  esercitar- 
la prima  che  il  Vescovo,  il  quale  gli  ha 
stabilili,  abbia  preso  possesso  della  sua 
diocesi,  a  meno  che  l'uso  della  diocesi  non 
sia  contrario  ad  una  siffatta  disposizione. 
Anche  il  Sommo  Pontefice  lia  pel  proprio 
vescovato  della  città  diRoo)a  e  suo  distret- 
to un  vicario  generale  vescovo, ed  è  il  car- 
dinal Ficario  generale  di  Eoma(F.),  il 
quale,  dice  il  DeLuca,  tiene  il  suo  vicario 
generale  chiamalo  il  Ficegerente  (anche 
f'icegerenle  di  Roma,  e  nominalo  dal  Pa- 
pa,  insignito  della  dignità  episcopale),  ed 
altra  specie  di  vicari  particolari,  cioè  luo- 
gotenenti e  deputati.  Notai  nella  biogra- 
fìa del  cardinal  Torres  arcivescovo  di 
Monreale,  modello  de'pastori,  che  avea 
sulla  lingua  e  mollo  più  nel  cuore  la  gran 
massima  intesa  da  pochi  :  »  Non  già  a'vi- 
cari,  ma  sibbenea'vescovi  posti  dallo  Spi- 
rito Santo  a  reggere  la  Chiesa  di  Dio,  in- 
combe r  obbligo  della  cura  pastorale". 
Trattano  de'  vicari  generali  :  Giovanni 
Piloni,  Collecùo  pro-Ficariis,  Venetiis 
1 7  1 5.  Sbrozio,  De  officio  et  polesiale  Fi- 
carii  Episcopi.  I.  Melilli,  J'raclalus  de 
Ficarii  praccedentia,  ac  de  Synodo 
Z)joeccóa/w,  Yeoetiis  i582.  Aodreucci, 


V  I  C 

J/ierarchia  eccl<Hasti(a,[iac[.  vii;  Di' 
f  {<  nrio  i^enrrnti  Episcopi. 

VICARIO  DI  GESÙ' CRISTO,  // 
cnriitni  Cliristi  Jcsu.  Il  Sommo  Poiiiefì- 
ce,  Fescn\'0  della  Chiesa  iinii'ers(2le,e 
vescovo  di  Jioina,  ove  risiede  maestosa- 
mentce  impertuibabilenel  Faticano, ie- 
deiido  nella  s.  Side  apostolica  maestro 
di  verità  e  guida  di  vita  eterna,  dalla  cui 
Cattedra  e  7>ono  apostolico  ammaestra 
Irbeni  et  Orbeni.  Ne'ricordali  aiticoli  e 
altri  analoghi  a'  Nomi  de' Papi  ed  a' Ti- 
toli d'onore,  riportai  le  tante  sublimi  de- 
nominazioni, colle  quali  fiu  dal  principio 
della  Chiesa  fu  distinto  dagli  altri  vesco- 
vi il  supremo  di  lei  Capo,  l'augusto  Ge- 
rarca del  cattolicismo,  il  Santo  Padre. 
Parlando  Cie^lriliunalidi  /l'o/z/a, dissi  col 
cardinal  De  Luca,  essere  il   Papa  capo 
della  Curia  Romana,  che  lo  è  della  cri- 
sliana  Repubblica,  e  Vicario  supremo  di 
Cristo,  che  ha  tulio  il  mondo  per  terri- 
torio. Nella  chiesa  greca  si  dice  Proto  Pa- 
pa{F.'j,\n  significato  di  primo  padre,  l'ar- 
ciprete, ed  anco  ili.°  dignitario  d'una  co- 
munità religiosa,  o  d'una  chiesa  parroc- 
chiale. Scrisse  T.  Morisani,  De  Protopa- 
pis  et  Deutereis  graecoruni,  et  catholi- 
cis  eorutn  ecclesiis,  NeapoliiyGS.  Geslt 
Cristo,  capo  invisibile  della  Chiesa, elesse 
per  suo  Vicario  in  terra  e  capo  visibile 
della  stessaChiesa,  il  Principe  degli  Apo- 
stoli 8.  Pietro,  ed  i  suoi  successori.  Per 
tale,  nel  4^5  i  vescovi  della  provincia  ec- 
clesiastica di  Tarragona  {F.),  riconob- 
bero il  Papa.  I  greci  nel  concilio  gene- 
rale di  P'irenze,  facendo  la  propria  e  co- 
mune Professione  di  fede ,  riconobbero 
il  vescovo  di  Roma  per  Pontefice  Som- 
mo, per  vero  Ficario  di  Cristo,  per  Mae- 
stro e  Pastore  di  tutti  i  Cristiani.  Il  s. 
concilio  di  Trento  (/'.)  l'acclamò:  Papa 
e  vescovo  di  Roma,  vescovo  della  Chiesa 
cattolica,  cioè  universale;  Pontefice  della 
s.  e  Universale  Chiesa.  Colle  simboliche 
Chiai'i  pontificie  {F.),  Gesìi  Cristo  inve- 
sti s.  Pietro  ed  i  suoi  successori  d'  apri- 
re e  chiudere  i  cieli;  onde  le  chiavi  di- 


V  I  e 

vennero  il  rexsillo  (/'.)  della  s.  Roma 
ni)  Chiesa  e  della  Sede  apostolica.  Al  nuo- 
vo Pupa,  nella  sua  consagiazioneo  bene- 
dÌ7Ìune,i  due  primi  cardinali  impongono 
il  Pallio  (riparlato  nel  voi.  LXXXI,  p. 
38  e  seg.),  insigne  oi  namenlo  pontilioa- 
le,  che  conferisce  la  pienezza  della  papa- 
ie «lignilà,  ed  il  Papa,  pel  suo   Primato 
(/''.)  d'onore  e  di  giurisdizione,  è  il  solo 
vescovo  che  possa  usarlo  in  ogni  tempo 
e  il»  ogni  luogo;  e  col  pallio  Gesù  Cristo 
iiiiuncle  la  divina  virtù,  che  informa  l'al- 
tro [)olere  concessogli,  come  a  suo  vica- 
rio in  terra.  Nella  successiva  coronazione, 
il  cardinali. "diacono  nell'imporre  al  Pa- 
pa il  Triregno  ponli ficaie.  {^.),  lo  pro- 
clama in  terra  Vicariuni  Sahaloris  No- 
stri JesH  Christi.  Parlando  di  Ronia,àe\ 
Primato  e  simili  articoli,  dissi  pure  qua- 
lificar>i  il  Papa,  Ficario  di  Dìo  in  ter- 
ra, Ì'ice-Dio.  ficario  (li  Dio  lo  chiama 
il  cardinal  Pallavicino,  anche  Ficario  ge- 
nerale di  Dio,  nella  Storia  del  concilio 
di  Trento,  lib.  i8,cap.  io;  dicendo  luo- 
gotenenti di  Dio  i  sovrani,  in  quanto  egli 
è  governatore  degli  uomini,  secondo  lo 
stato  naturale  e  terreno.  Di  più  aggiun- 
ge, nel  lib.  I  3,  cap.  g:  «  rimanersi  cioèl'u- 
inana  sagacità  ogni  di  più  schernita  io 
quella  grandissima  azione,  ove  deputan- 
dosi il  Vicario  a  Cristo,egli  ne  vuole  ed  es- 
sere ed  apparire  l'autore".  Si  vuole  esiste- 
re nel  Vaticano  un'iscrizione,  che  appel- 
la il  Papa,  Ficarius  Filii  Dei.  Clemen- 
te XIII  dichiarò  io  una  costituzione,  es- 
sere il  Papa  anche  Successore  (F.)  di 
Cristo  e  suo  f  icario  in  terra.  In  quel- 
l'articolo dichiarai,  non  potere  il  Papa  e- 
leggersi  il  Successore,  e  che  neW Elezio- 
ne de  Papi,  ta\yo\la  Sì  proclamarono  col- 
le parole  :  s.  Pietro  elegge  N.  per  sue- 
cessorej  ovvero  ,  s,  Pietro  vuole  IV.  per 
successore.  E  che  il  Papa  è  successore  di 
s,  Pietro  nel  regime  della  Chiesa  univer- 
sale, i  Fescoi'i  essere  successori  degli  A- 
postoli  nelle  chiese  loro  assegnate;  e  che 
anco  i  Cardinali  si  considerano  succes- 
sori degli  Apostoli,  ezlaadio  pel  liferito 


Vie  21 

nel  voi.  XCV,  p.  i5i.  Fu  detto  s.  Pie- 
tro: Proto-  Ficario  in  terra  di  Gesti  Cri- 
sto. Il  Zaccaria,  Dissertazione,  coman- 
di chi  può  ,  ubbidisca  chi  dee  ,  confuta 
l'asserzione  d'un  certo  progettista,  che  i 
principi  sono  tanti  vicari  di  Dio  in  ter- 
ra, e  doversi  seguire  il  concilio  di  Tren- 
to, il  quale  li  chiamò  Kcclesiae  protecto- 
resj  poiché  a'principi  fu  data  da  Dio  la 
podestà,  non  soluni  adniuiuluni  regirnen, 
sedetiani  maxime  ad  Erclesiae  praesi- 
dium, come  scrisse  s.  Leone  I  atW  Fpist. 
82.  A  suo  tempo  venne  in  capo  a  qual- 
che vescovo  d'intitolarsi  e  di  farsi  da  aU 
tri  intitolare,  Ficario  di  Cristo;  ed  egli 
contrappone  l'autorità  del  dottore  delia 
Chiesa  s.  Bernardo,  che  né  a'vescovi  e  né 
a'principi  die'silFatlo  titolo,  protestando, 
scrivendo  a  Papa  Eugenio  111,  eli  egli 
era  l'unico  Ficario  di  Cristo.  »  Si  con- 
tentino i  vescovi  d'essere  in  qualche  sen- 
so vicaridi  Cristo,  comeiihannochiama- 
ti  alcuni  antichi,  ma  non  allettino  un  ti- 
tolo, che  da  tanti  secoli  la  Chiesa  ha  ap- 
propriato con  tutta  ragione  al  solo  Pio- 
mano  Pontefice,  come  a  suo  capo  visibi- 
le universale,  supremo,  e  tale,  che  sopra- 
stando a  tutti  i  Fescovi,  i  Metropolitani, 
i  Patriarchi,  nella  podestà  e  giurisdizio- 
ne forma  un  vicariato  di  Cristo  troppo 
superiore  ad  ogni  altro  ,  per  non  essere 
al  confronto  di  tutti  a  rigore  ,  quale  ce 
lo  dicea  s.  Bernardo, /m/co  Ficario  di 
Cristo.  Ma  molto  più  si  contentino  i  prin- 
cipi di  essere  \.>eri  protettori  della  Chie- 
sa, senza  dar  retta  ad  un  progettista  mal 
pratico  ,  che  non  conosce  la  ditferenza 
so&ima,  che  passa  tra  l'esser  protettore 
della  Chiesa,  e  l'esser  Vicario  di  Dio  ia 
terra,  e  per  conciliarsi  la  loro  benevolen- 
za si  fa  strada  al  loro  trono  con  un  no- 
me bugiardo  di  suo  conio,  e  ignorato  da 
tutta  l'aoticBità,  se  non  nel  senso,  che 
se  ne  glorierebbe  ogni  cristiano  princi- 
pe, anzi  ogni  uomo  privato  munito  del 
privilegio,  che  la  fraternal  carità  in  Ge- 
sù Cristo  ha  dato  anche  al  più  meschino 
tra  gli  uomini,  d'essere  riconosciuto  co 


ai  Vie 

me  Cristo  medesimo".  Il  Sainelli,  Lel- 
ttreeiclesinstiche^  l,  i,  lelt.  6,  Della  di- 
gnità vescovale  t:  de'suoi  /i7u//,  <licliiara 
che  nel  e.  rniilier  debet  33,  q.  5,  è  scrii- 
lo:  k'piscopiis,  ficarius  Domini  est  ;  e 
che  I  vescovi  iiell'anlichilà  furono  tnlura 
iippellali  Sonimi  Sacerdoti  e  Sommi  Pon- 
tefici. In  più  luoghi  notai,  che  tali  e  al- 
tri titoli,  co' quali  si  chiamarono  diver- 
ti vescovi,  inseguito  divennero  riservati 
esclusivamente  al  Papa,  come  ancora  ri 
levai  nei  citalo  voi.  XCV,  p.  246  e  25  i . 
Ragionando  del  Papa,  cjual  f'escoiodel- 
Iti  (,hif.ui  iini\  ersale^  ivi  dissi,  i  vescovi 
esser  vicari,  non  generali,  di  Cristo,  tali 
essere  i  soli  Papi,  il  cardinal  Pallavicino, 
nella  memorata  Storia  ,  lib.  7,  cap.  4j 
narra  come  il  cardinal  Del  Monte  (poiGiu- 
ho  III)  interrogò  nel  concilio  di  Trento 
l'ai  dito  vescovo  di  Fiesole  Martello:  s'egli 
teneva,  comeavea  affermato,  che  i  vesco* 
vi  sostenessero  la  vece  di  Cristo  in  terra. 
Rispose:  Il  tengo,  fìnchè  non  mi  si  dimo- 
ili 1  il  contrario.  E  qui  s'intiomisea  ra- 
gionare l'arcivescovo  d' Armach  in  dife- 
sa di  lui,  mostrando  che  i  vescovi  pote- 
vano denominarsi  Vicari  di  Cristo  nel- 
l'ufficio d'asso!  veree  in  altre  funzioni;  aia 
non  Vicari  generali,  qual  è  il  solo  domino 
Ponlefìce;essendoeglinochiaraati  io  par- 
tedella  sollecitudine.Indi  congravee  tem- 
perata maniera  si  frappose  il  cardinal  Po- 
lo, affermando  che  il  fiesola no  molle  buo- 
ne cose  avea  dello  intorno  all'ufficio  de* 
vescovi,  ma  con  forma  più  di  sedizioso 
concitamento,  che  di  sedato  ragionamen  - 
lo,  e  più  d'acerba  invettiva,  che  di  libe- 
ra «sentenza;  leiider  esso  a  scemare  l'au- 
torità del  concilio,  con  appellar  da  quel- 
io,  quasi  da  ingiusto,  ai  tribunale  di  Dio 
(non  mancarono  audaci  d'appellare,  ol- 
treché dal  Papa  al  Sinodo  generale,  ap- 
pellazioni condannate,  dal  Vicario  al  di- 
vino tribunale,  ed  a  suo  luogo  ne  offersi 
fili  esempi.  Qui  solo  col  barone  Reurnont, 
Della  dtploinatia  italiana,  rammento, 
come  l'ambascialore  fiorentino.  Donalo 
Barbadori,nel  concisloro  d' Avigaone,uou 


V  I  C 

volendo  Gregorio  X I  udir  le  difese  di  sua 
repubbtiC'i,gi  natosi  inginocchioiiiinium- 
zi  ad  un  Crocefisso,  esclamò:  »♦  A  le.  Si- 
gnore Gesù  Cristo,  appello  io  dall'iiigiu- 
sto  giudizio  del  tuo  Vicario  in  quel  teni- 
bile giorno,  nel  tjuale  venendo  tu  a  giu- 
{licaie,  non  vana  appresso  le  eccezione 
delle  persone").  Del  resto  il  Pallavicino 
traila  che  a'vescovi  non  si  appartiene  ri- 
lurniare  il  Papa;  e  nel  lib.  iq,  ca|).   12, 
non  essersi  lasciato  il  nome  di  Vicari  di 
Cristo  a'vescovi  minori, imperocché  quan- 
tun(|ue  di  tulli  gli  Apostoli  la  Chiesa,  ni 
parlando  al  medesimo  Cristo  del  suo  greg 
gè  nella  messa,  dica:  i  quali  vicari  della 
tua  opera  tu  hai  voluto  ad  esso  dare  in 
pas  tori  che  gli  sopraslino  j  e  quantunque 
alcuni  [ladri  anlichi  abbiano  cosìfavella- 
lo  innanzi  alle  sopravvenute  eresie;  non- 
dimeno i  padri  moderni  e  ì  loro  disce- 
poli non  hanno  poscia   attribuita   gene- 
ralmente a'vescovi  quella  maniera  di  ti- 
tolo, per  f"ggir  l'ambiguità  che  s|ìes-»o  a- 
limenta  l'errore;  peraltro,  chiunque  am- 
ministra un  Sacramento  {^V.),Gi,e\ci\^- 
le  in  quell'atto  la  vece  di  Cristo.  Quin- 
di nel  cap.  |3  è  detto,  dì  doversi  nomi- 
nare  il   Papa  non  semplicemente,  ^ica- 
rio  di  Cristo  ,  nia  supremo  P  icario   di 
Cristo.  Dappoiché  anco  i  vescovi,  ed  e- 
ziandio  i  semplici  sacerdoti  sono  iu  qual* 
che  modo  vicari  di   Crislo  ,  secondo  il 
cauoue  mulierem  nella  causa   33.^  alla 
questione  5.'^  Per  ultimo  nel  cap.  16,  do- 
po essersi  dichiaralo  nel  concilio,  l'auto- 
rità del  Papa  esser  eguale  a  s.  Pietro,  e 
non  a  Cristo,  crescere  poi  1'  aalorità  se- 
condo la  santità;  espose  il  cardinal  di  Lo- 
rena al  Papa  Pio  IV.  Sopra  l'istituzione 
de'vescovi,  non  poter  egli  consentire  ad 
alcuni  i  quali   negavano,  esser  i  vescovi, 
e  con  loro  tulli  i  pastori  dell'anime,  in 
alcuna  maniera  vicari  di  Cristo;  né  a  que' 
che  affermavano ,  aver  Crislo  ordinato 
vescovo  s.  Pietro  solo;  dal  qual  fosse  ve- 
nuto il  FescovatOavgW  altri  Apostoli.  INel 
testo  appena  ritrovarsi  fra'padri  del  cou- 
cilio  chi  nou  cuiiveuisse  lu  tal  forma  di 


V  i  e 

cniioni  e  ili  ilecreti,  la  ({iiiild  ricliicdesse 
iie'vescovi  si  passati  e  si  futuri  l'assiin- 
tioiie  o  tacita  o  espressa  fattane  dal  Ro- 
mano l^oiitefice,  e  l'ubbidienza  che  a  lui 
da  essi  è  dovuta:  con  limitare  oltre  a  ciò 
la  podestà  de'medesimi  alle  chiese  loto 
commesse.  Con  che  non  pur  l'autorità 
pontifìcia  rimanere  illesa,  ma  consolida- 
ta. Anche  il  Cenni,  Dissertazioni,  Ois- 
seri.  6,  Dt^  osculo  pcdunt  Ronidui  Ponti- 
/i'ci.v,riconosce  che  comuni  a  tutti  i  vesco- 
vi si  furono  una  volta  qiie'ragguardevo- 
lissimi  titoli  di  apostolico,  di  Pontefice, 
di  Papa,t  Cui  di  f  icari  di  Cristo  come  li 
chiamò  s.  Ormisda  Papa  del  5(4i  allor- 
ché per  ingerir  somma  attenzione  in  eleg- 
gerli, a'vescovi  di  Spagna  scrisse  loro:  Ut 
in  Sacerdotibus  ordinandis  quae  snnt 
a  patribus  praescripla,  et  definita  cogi- 
tttis ;  q uim sicut estcaput  Ecclesiae  Cliri- 
stus,  Ckristi  ameni  P'icarii  Sacerdotes, 
sicut  in  eligendis  liis  curam  oportct  esse 
perspicuatn.  Benché  la  comunanza  deci- 
toli né  accrescesse  1'  autorità  episcopale 
eoa  distenderla  oltre  a' limiti  della  prò» 
pria  diocesi,  né  punto  scemasse  la  supre- 
ma autorità  pontifìcia  sopra  gli  stessi  ve- 
scovi. Non  così  dell'  ossequio  col   Bacio 
de' piedi  (^.),  anteriore  all'introduzione 
della  Croce  sulle  loro  Scarpe  [F.),^qi'- 
che  questo  non  divenne,  come  que'titoli, 
una  distinzione  del  Sommo  Pontefice,  ma 
lo  fu  sempre,  per  dimostrare  eh*  egli   è 
Vicario  di  Cristo,  il  quale  fu  adorato  coi 
bacio  de'piedi,  non  essendo  anticamente 
comune  a  tutti  i  vescovi  tale  ossequio.  E 
bene  notare,  che  s.  Pietro  fu  costituito 
da  Cristo  principe  e  capo  degli  altri  Apo- 
stoli ,  e  se  in  ciascuno  di  essi  era  eguale 
fuori  dei  collegio  apostolico,  ossia  ad  ex- 
tra ,  la  giurisdizione  e  la  podestà  sopra 
tutta  la  terra,  quali  Vicari  di  Cristo,  s. 
Pietro  a  vea  questo  di  proprio,  che  la  sua 
podestà  si  estendeva  ad  intra,  cioè  al  col- 
legio stesso  degli  Apostoli,  a'quali  sopra- 
stava  come  capo  alle  membra.  Il  Rinal- 
di, AtinalicccU.siastici,  anno  "J^o,  ripor- 
ta l'epistola  di  $.  liuuiiaciu  apoììlolu  della 


Vie  23 

Germania  a  Cutberto  vescovo  Dorouer- 
oense.uella  quale  gli  dice.»»  Noi  abbiamo 
professata  nel  nostro  concilio  la  cattoli- 
ca fede,  e  stabilito  di  voler  mantenere  fi- 
no alla  morte  la  soggezione  alla  Chiesa 
Romana,  e  stare  sotto  l'ubbidienza  di  s. 
Pietro  e  del  suo  Vicario,  e  di  couvocire 
ogni  anno  il  siuodo,  e  fare  che  i  metro- 
politani chiedano  il  pallio  da  ({uella  se- 
de, e  di  seguitare  al  lutto  gli  ordini  di  s. 
Pietro,  acciocché  pure  noi  tra  le  pecorel- 
le alla  cura  di  lui  commesse    outnerati 
siamo".  Ove  é  da  osservare,  dice  il  Rinal- 
di, che  impropriamente  si  piglia  in  que- 
sto luogo  la  voce  f^icario,  secondo  il  mo- 
do di  parlare  di  quel  tempo,  cioè  che  iu 
luogo  di  Pietro,  il  Papa  è  f^icario  di  Cri- 
sto in  terra.  Scrisse  Santamaria,  Noùtia 
Ronianae  Curiae,  p.  7:  Plures  Ponti fex 
Maxinms  personas  sustinet.  In  primis 
euni  esse  Chris  ti  f^icariiwi,ac  visibile  Cu- 
tholicae  Ecclesiae  caput ,  constans  ca- 
tholicoruni  sentenlia  est.  Jus  autetn  sue- 
cedendi  Petro  in  Ecclesiae  printatu  u- 
nus  habet  Ronianus  Episcopus.   Olini 
Sunimoi  Ponti flces  Petri  Wicàv'iosappel- 
latos  velerà  monumenta  restanlur.f^cn. 
card.  Baronius  tV/improprie  dictum  pil- 
lai. Sed  pace  tanti  viri  dixerini,  prae- 
fatum  vocabulum  prò  Successore  a  pro- 
batis  latinae  linguue  auctoribus  noti- 
numquam  f lasse  usurpaiuni.  Ila  Cice- 
ro, in  orai.  6  in  Verrem:  Snccedam  ego 
Vicarius  muneri  suo.  Id.  in  orai.   5  iu 
Verrem:  Unum  et  quinquaginta  Arato- 
res  ita  video  dej'ectos,  ut  his  ne  P^icard 
quidcin  successerint.  Horalius,lib.  3,0- 
de  24''*  <ls  Getis,  apud  quos  ad  colea- 
dosagrossingulis  aouisalteraa  vicealiia- 
liis  suecedebaot.  -  ZVfc  cultura  placet  lon- 
gior  annua  •  Defunctumque  laboribus  :  - 
Acquali  recreat  sorte  Ficarius.  -  Ve- 
ruta  quamvif  Ponti fices  revera  se  Petri 
in  suprema  dignitale  haeredes,  ac  Suc- 
cessores  probe  intclligerent ,  quuni  ta- 
ntcn  Aposlolorum  Principem  in  Roma- 
na Ecclesia  perpetuo  vivere,  ejusquegu- 
bernacula  numquum  reliquisse,  crede- 


24  vie 

it/U  liabtri  se  voluerunl  (jiiasi  Vicarios, 
qui  itifiiii  illi  ojìtram  ccmir/iodarcnl. 
l'etr.  Coustanl.  piaefat.  1. 1 ,  Epist.  Uoni. 
Poni.,  par.  I,  5i2,i3,i4-  •!  P-  Tamagna, 
Originteprcrogallve  de  Cardinali^  par. 
2,  cap.  2:  Del  Uomano  Pontefice^  olire 
una  ilicliiarazione  de'vescovì  radunali  in 
concilio  a  Tours  nell'84c),in  cui  il  Papa 
viene  designalo  ,  J' icario  cijìOsloUco  di 
s.  Pietro,  cui  delle  Iddio  su  lulta  la  ter- 
ra il  prinialu.  JNella  ricordala  Diiserla- 
zione  il  Cenni  rileva,  avergli  sempre  re- 
cato meraviglia,  che  agli  scrittori  dotti 
e  di  credilo  sia  caduto  nell'animo  con- 
venirsi piuttosto  al  Sommo  Pontefice  il 
titolo  di  f  icario  di  s.  Pietro,  che  quello 
proprio  e  legitliinodi  Vicario  di  Cristo. 
E  soggiunge:  Certa  cosa  è,  che  s.  Simma» 
co  Papa  del  49^»  o  'o  movessero  gli  esem- 
pi de'suoi  predecessori,  i  quali  consultati 
da'vescovi  di  rimole  provincie  in  cause 
gravissime  di  fede  e  di  disciplina,  fecero 
autoi  e  delle  loro  Decretali  il  Principe 
degli  Apostoli,  o  cosi  gli  persuadesse  la 
propria  umiltà,  e  loro  e  sé  chiamò  Vi' 
cari  di  s.  Pietro.  Laonde  diceva  al  vesco- 
vo d'Arles:  Quanta  enini  f'icariis  Bea- 
tiss.  Petri  Ap.judicabitur  esse  revereii' 
tìa,  si  quae  in  Sacerdolio  praecipiunt, 
eisdeni  transeuntihus  dissol<i>antur?  Ed 
all'imperatore  Anastasio  I,  rimproveran- 
dolo: Qui  Pttrum  Alejcandrinuni  reci- 
pisj  B.  Petruvi  Ap.  in  suo  (jualicumque 
Vicario  calcare  contendis.  Onde  il  Cen- 
ni non  trovò  tino  al  secolo  XI,  ne'  docu- 
menti, espressione  più  comune  di  questa. 
Ma  è  altresì  certo,  che  prima  di  s.  Sim- 
maco insegnò  pubblicamente  s.  Leone  I 
Papa  del  44oj  il  valore  di  tale  titolo:  Bea- 
tissimi dignilas  Pctri ,  qui  Sedi  suae 
praeesse  non  desinit.  E  così  l'iotese  sem- 
pre chiunque  1'  usò,  come  fin  dal  secolo 
X,  pieno  di  tenebre,  se  ne  ha  testimonio 
in  Raterio  vescovo  di  Verona,  il  quale 
dal  suo  esilio  scrisse  a  Giovanni  XI  Pa- 
pa del  93 1:  Ejusque  vice  mihi  vel  vero 
succurratis,cujus  ideo  sedeni  obtinetisj 
nt  porlas  inferi pvaevalere  adversus Ec- 


V  I  C 

I  le  sia  ni  non  sinatis.  Per  cui  è  evidente, 
ilie  ul  diretto  successore  ed  erede  del- 
l'autorità  suprema  conferita  perpetua- 
melile  a  s.  Pietro  dal  Redentore,  non  si 
conviene  altro  titolo,  che  quello  di  Vica- 
rio di  Cristo.  Ed  Innocenzo  ili  Papa  del 
I  198  disse:  Queni  constai  esse  Vica- 
ri uni  Jcsu  dir  isti,  ovvero  Dei  in  terra 
//<Y2r//<»/,  come  lo  chiamò  il  concilio  Tri- 
dentino. INel  (jual  6en>.o,  lu  icitiodolto  e 
fu  sempre  inteso  quell'altro  meno  pro- 
prio di  Vicario  dis,  Pietro.  Egli  è  que- 
sto un  punto  così  indubitato,  che  non  iia 
inehlieri  di  nuove  tesliiiionianze.  L'avv. 
l'ea,  //  diritto  sovrano  della  s.  Sede  so- 
pra le  valli  di  Coinacchio  r  sopra  la  re- 
pubblica  di  s.  iMarino,  p.  59,  osserva  che 
né  Pippino,  uè  Carlo  Magno  si  riservaro- 
no cosa  alcuna  negli  stali  ricuperati  alla 
s.  Sede  sui  longobardi,  o  da  loro  resti- 
tuiti B.  Petro  Apostoloruin  Principi,  et 
vjus  Vicario.  Questo  è  un  termine  più 
specifico  [)e'Papi,  sempre  usalo  nel  codi- 
ce Carolino  da  vari  sovrani,  e  da  tutta 
I  iintichitd  fino  al  concilio  di  Basilea,  pro- 
mulgato nel  i43i  ;  e  ancora  oggidì  nel 
Ponti  ficaie  Fio/nanum,  alla  consagrazio- 
ne  de' vescovi,  bene  illustrato  dal  p.  Cata- 
lani, Sacraruin  Caerenioniaruni  s.  Eo- 
nianae  Ecelesiae,  e  dal  Coustanl,  nella 
piefiazione  aW Epist.  Pont.,  per  le  ragio- 
ui  delle  dal  Fea  slesso,  a  p.  5o  e  seg.  11 
p.  Passaglia  nel  ragionamento:  Onde  die 
a  Honia  sia  venuta  e  si  addica  l'appel- 
lazione di  Eterna,  presso  gli  Annali  del- 
le scienze  religiose  del  prof.  Arrighi,  t. 
4»  p.  3g3,  osservò.  Sebbene  i  vescovi  di 
Roma  vengano  talvolta  ornati  del  titolo 
di  Vicari  di  Cristo,  tutta  voi  la  assai  più 
di  frequente  ne'monumenti  dell'antichi» 
là  vengono  delti  Vicari  di  Pietro.  »♦  E 
Vicari  di  Pietro  gli  appella  il  Magno  Leo- 
ne, né  diversamente  li  nominano  Cìeiasio 
I,  Simmaco,  Eonodio,  Ormisda,  Vigilio, 
Duiiifdcio  l'apostolo  della  Ciermania  nel- 
la promessa  falla  a  Gregoiio  11,  Nicolò 
I,  ed  Ebbone  Floriaccnse  nella  lettera 
scritta  a  Gregorio  V".  Si  può  vedere  A. 


V  I  e 

L.  Nuzzi,  Lettera  sull'origine  ed  uso  dtl 
nome  Pdfja,  Padova  i  79H.  Ed  il  Cancel- 
lieri, Storia  de' possessi  de  Sonimi  Poti- 
le/iciy  a  p.  1 47  >  ove  osserva  clieanco  Dan- 
te chiamò  il  Papa,  f^ icario  di  l'ieiro.  Il 
baione  Ilenriot],  Storia  de  Papi,  in  quel- 
la di  Denedello  III  dell'  855,  crede,  che 
quel  Papa  peli.°  assunse  il  titolo  di  /'/- 
cario  di  s.  Pietro,  imitato  in  ciò  da  al- 
cuni de'suoi  successori,  finché  dopo  il  se- 
colo XIII  prefeiii'ono  quello  di  P icario 
di  Cesti  Cristo.  E  ciò,  secondo  il  IVIoret- 
ù,Ri(its  dandi Presbyteriwii,^.  i  33,  per 
umiltà  e  ossequio  a  s.  Pietro,  si  denomi- 
narono Petri  /'ìcarii.  Quae  vox  simul 
i'ice  aut/oto  Petri  pi'ae»identeni,seu  Suc- 
cessorem  sonat:  anzi  s.  Leone  IX  del  1  o4o 
si  nominò  Petri  Seniim ,  ed  altri  Papi, 
Sini  s.  J^ctri.K  Paolo  V,  nell'abbellire 
magnificamente  la  Confessione  (A  .)  del- 
la basilica  di  s.  Pietro  in  Vaticano,  e  nel- 
l'assegnare  perpetua  rendita  per  la  sua 
decente  (uanutenzìone,  nel  corrisponden  - 
le  breve  è  scritto  ;  Sacra  D.  Petri  Con- 
fcssio  a  Paulo  V ,  eim  Scr\>o  exornata, 
anno  Domini  161  5.  Irreligiosi  scrittori 
acerbamente  biasimarono  la  condotta 
d'alcuni  Vicari  di  Gesù  Cristo,  massime 
de'secoli  più  o  meno  rozzi,  senza  distin- 
guere il  Sommo  Pontefice,  indefettibile 
e  divino,  dalla  persona  sagra,  ma  morta- 
le e  fragile,  la  quale  n'è  rivestita;  dimen- 
ticando allatto,  che  gli  Angeli  si  ribella- 
rono iu  cielo,  i  nostri  progenitori  pecca- 
rono in  Eden,  fra  gli  apostoli  scelli  dal 
divin  [Maestro  prevaricò  Giuda,  e  gli  al- 
tri l'abbandonarono  nella  tribolazione. 
Nel  voi.  LXXXVII,  p.  259eseg,,  e  ri- 
petutamente altrove,  riportai  la  distin- 
zione sulla  persona  sagra  del  Vicario  di 
Gesù  Cristo.  Essere  indefettibile  e  divi- 
no qual  Pontefice;  mortale  e  fragile  qual 
uomo.  Egli  ha  in  sé  un'originaria  infal- 
libilità nella  fede.  La  sua  infallibilità  è 
il  fondamento  dell'infallibilità  della  Chic 
sa,  ed  insieme  è  indipendente  da  quella 
della  Chiesa  medesima.  Devesi  distin- 
guere nelle  sue  dogmatiche  dcfìaizìoui, 


V  I  r  25 

l'essere  di  persona  privala,  e  di  Pastore 
della  Chiesa.  Può  divenire  eretico  in 
c|uaiito  alla  sua  privata  persona,  ma  non 
nelle  sue  pubbliche  decisioni.  La  sua  ca- 
tliita  non  pregiudica  all' inlàllibilità  as- 
sicuratagli colle  divine  i)arole  :  J'.^^o prò 
te  rogavi  ut  non  di-Jicial  fides  tua.  Sopra 
sì  gravi,  ed  altri  analoghi  argomenti, 
dottamente  trailo  il  venerando  monaco 
camaldolese  Cappellari,  poscia  (lenissi- 
mo Vicario  di  Gesù  Cristo  col  noene  di 
Gregorio  XVI,  neiro|)era:  Jl  Trion- 
fo della  s.  Sede  e  della  Chiesa.  Del 
Vicario  di  Gesù  Cristo, della  sua  sublime 
e  suprema  dignilà,  di  sue  eminenti  pre- 
rogative, e  di  tull'altro  che  ampimnen- 
te  lo  riguarda,  sia  che  risieda  nell'iilma 
lioma,  sia  altrove  |)er  ^  'V7_%'/o  (/'.)  oià 
ne  trattai  alle  diverse  ilenomiiiazioni  col- 
le quali  viene  appellato  e  negli  altri  luo- 
ghi e  articoli  analoghi.  Qui  appresso  dun- 
que riporteiò  alcune  delle  moltissime, 
anzi  innuraerabili,  recenti  e  aulorevoli 
definizioni  e  dichiarazioni  falle  da  gra- 
vi, alti  e  dotti  personaggi,  i\'  ogni  slato, 
grado  e  condizione, eziandio  in  difesa  alla 
sua  Sovranità  temporale,  cui  fecero  eco 
i  popoli,  anche  relative  alla  deplorabile 
epoca  io  cui  miseramente  viviamo,tumul- 
tuosa  e  disgregata,  come  la  qualificò  il 
dotto  p.  Bresciani.  Prima  mi  piao«,  pure 
qui,  notare  alcuni  scrittori  sul  Vicario  di 
Gesù  Cristo.  Chronologia  lìomanorum. 
Ponti/'icuui,Joanne3Jarangono  illustra- 
ta, Romaei75i.  Parallela  .vAr  memo- 
rabilia  de  vita,  et  inoribus  Potit.  Ixont. 
Chris  ti  P'icariorum,exempla  cum  ethni- 
corani  Principuni  dicAis,factis(jne  com- 
parata, AmbergaeiGio,  Angelo  Uocca, 
De  Romani  Ponti ficis  nomenclatura,  va' 
riis  vel  obsec/uiis  eidem  praeslandisConi  ■ 
mentarius,  liomaej  7  ^5.  jMicheleTafuri, 
De  auctoritate  ss.  Ponti ficis,  Bononiae 
1740.  Fr.  Torres,  De  ss.  Pontijicis  sa- 
prà Concilia  auctoritate,  Florentiae 
i55i.  Fr.  Leyla,  fmpenctrabilis  Ponii- 
ficiac  dignitatis  Clypcus,  Romae  1695. 
Onofrio  Panviuio,  De  Primatu  Petn]  eC 


a6  Vie 

^poslolicae   Sedis  palesiate  ,  Veiietiis 

I  5q  I .  Toniioaso  Roccaberli,  De  uucto- 
i  itale  Romani  Poi, lifìcis y  ■a\cnùa<ì  1 69  i . 
Cario  l'assaglia,  Coniiiuntartus  de  prat- 
rogali^'is  Beati  Pttri  A poslolorum  prin- 
cipisi auctoriinte  diviiiiirurn  Ulltraruni 
conipro!>a(is,  Ralisl>onae  i85o. 

Diceva  in  una  paslcnale  del  1  85o  lUfj/ 
Cullen  piirnale  d'  Irlanda.  E  glorioso  Li 
privilegio  di  star  congiunto  cu'successori 
degli  Apostoli  e  col  Vicario  di  Gesù  Cri- 
sto. E  la  maggior  flji  luna  e  consolazione 
esser  roenobii  ili  quella  Chiesa,  la  quale 
sotto  riaj[)eid  del  Pontefice  lloinano  si 
distende  dal  sole  nascente  al  tramonto. 
Quella  Chiesa,  sebbene  incessantemente 
combattuta  dall'unile  forze  dell'inferno 
e  delia  terra,  sarà  sempre  trionfante,  in- 
fatti il  capo  della  cristianilà  possiede  for- 
ze superiori  a  quelle  di  tutti  gli  eserciti: 
da  una  parte  la  venerazione  del  mondo, 
dall'altra  la  stessa  sua  deboieza,  lua  che 
regna  sulle  coscienze  di  200  milioni  di 
cattolici,  sparsi  ne' f^escovati^  Vicariali 
apostolici  e  Prefetture  apostoliche  [F.) 
delle  5  parli  del  mondo.  Di  recente  mg.*^ 
Fransoni  arcivescovo  di  Torino  dichiarò: 

II  Sommo  Pontefice,alta  qualità  di  sovra- 
no temporale  riunisce  quella  di  sovrano 
«pii'ituale,  e  sotto  questo  rapporto  quan- 
ti hanno  la  bella  sorte  d'appartenere  uU 
iaChiesa cattolica,  tutlisono sudditi  suoi, 
ecome  tali  strettanteute  tenuti  a  prestar- 
gli insieme  ubbidienza  ed  aiuto.  INel  1 8  ^7 
quando  il  regnante  Papa  Pio  IX  stava 
per  onorare  di  sua  presenza  Modena,  il 
che  celebrai  nel  voi.  XCVII,  p.  247  e 
seg.,  l'arcivescovo  mg.'  Cugini,  facendo 
plauso  alla  religiosa  esultanza  che  preoc- 
cupava i  modenesi,  diceva  loro.  »  Il  Ro- 
mano Pontefice  costituito  da  Dio  suo  Vi- 
cario in  terra,  è  rivestito  d' uuu  dignità 
che  non  ha  pari:  e  chi  mai  saprebbe  non 
che  esprimere  con  parole,  comprender- 
ne col  pensiero  l'eccellenza?  A  lui  nella 
persona  di  Pietro  aflidò  Gesù  Cristo  me- 
desimo le  chiavi  del  cielo,  e  la  podestà 
di  sciogliere  e  di  legate;  a  lui  lu  cura  di 


V  I  C 
pascere  l'intipro  suo  gregge,  e  pecore  e 
agnelli  ,  i  pallori  cioè  non  meno  ciie  i 
Semplici  ffd»-li;  Ini  costituì  Capo  visibile 
di  (|ue1ia  Chiesa  sì  cara  ai  suo  cuore, 
ch'egli  si  era  Hcqmstdla  col  prezzo  iuesti» 
inabile  del  suoSungue  mede>iiDuiea  reg- 
gerla e  a  governarla  in  suo  nome  la  so- 
vraumana autorità  sua  a  lui  degnossi 
comunicare.  Perciò  quanti  sono  fedeli  a 
Cristo,altrettantisenza  distinzionedi  luo- 
go, né  di  condizione,  né  di  età,  sono  sog- 
getti alla  podestàdel  Pontefice; altrettan- 
ti sono  obbligati  ad  ubbidire  alle  sue  leg- 
gi, ad  ascoltare  la  su,i  voce:  se  la  disprez- 
zano pervicaci  e  superbi,  Dio  stes>o  di- 
sprezzano,  e  sé  condannano.  E  qui  eoa 
grato  animo  e  riconoscente  ammiriamo, 
odiletlissimi,  i  provvidi  e  benigni  consigli 
di  Dio,  il  (|uale  fra  tanti  pericoli  in  cui 
versiamo  di  smnnire  la  retta  via  e  di  per- 
derci, un  mezzo  sì  facile  ci  somministrò 
per  tenerci  sul  sentiero  della  salute:  a  lui 
teniamoci  strettamente  congiunti  co' via- 
coli  d'una  perfetta  sommessione,  e  sare- 
mo certi  di  non  errare  giammai.  Imper- 
ciocché all'autorità  ilei  comando  volle  Id- 
dioche  nel  Capo  supremo  della  sua  Chie- 
sa fosse  congiunta  l'infallibilità  ne'giudizi 
nelle  materie  che  riguardano  sì  il  dogma 
che  la  morale  cristiana,  e  così  incorrot- 
to mai  sempre  ed  intero  si  conservasse  il 
prezioso  deposito  delle  rivelate  verità. 
Perciò  all'insorgere  de'dubbi  e  degli  er- 
rori intorno  alla  fede,  io  ogni  secolo  e  da 
ogni  partedel  mondo  all'iofallibilemagi' 
stero  si  ricorse  della  Sede  apostolica ,  e 
quando  essa  ebbe  [)ronunciata  la  senten- 
za, questa  qua»!  uscita  fosse  dalla  bocca 
stessa  di  Dio  venne  dalla  Chiesa  accolta 
e  riverita  qual  nonna  irreforinabile  di 
cristiana  credenz».  Che  se  consideriamo 
quanti  nemici  da'pnmi  tempi  della  Chie- 
sa a'noslri  giorni  sono  pur  troppo  insor- 
ti a  combattere  la  dignità  del  Sommo 
Pontefice,  con  quuii'e  maniere  di  lotte 
e  quanto  diflicili  l'hanno  assalila,  come 
tutte  le  potenze  della  terra  e  dell'infer- 
uu  scatenale  contro  di  es^u  hauuo  cos^)!- 


vie  vie  37 
rato  alia  lua  perdila,  o  almeno  a  meno-  chìeisa  questo  grunde  pulrìiirca,  mn  prcs» 
niuroe  i  sagri  diritti;  se  coiisideriaiuo  co-  cognizione  ileirall'ue  di  PaoUi  paliiarcu 
inelaiiliassulti  ftiiono  vniti,  meiilreil'oii»  di  Costanliiiu|)oli,  lo  ristabilì  nella  sua 
tefici  cotubattuli  liaiino  saputo  resistere,  sede.  Il  Ci  isostonio  patriarca  della  chie- 
oppressi  sono  risorti  con  luag-^ior  gloria  sa  slessa,  allorché  (u  scelleratamente  de- 
e  con  maggior  potenza,  che  altro  possia-  posto,  ne  scrisse  a  Papa  s.  Innocenzo  I 
luo  concludere  se  non  che(|uel  Dio  me-  del  40*2  per  annunziargli  che  innanzi  a 
desinio  che  a  si  alta  dignità  gli  ha  ele>  lui  porterebbt;  il  processu  ch'era  per  in- 
vati ,  ha  proletto  eziandio  con  vÌNÌbile  tentare.  E  tulli  (piesli  casi  in  cui  1  Poif 
provvidenza  i  suoi  Vicari,  ed  ha  voluto  tefici  Rouiani  esercitarono  nella  Chiesa 
che  il  n)oiulo  in  e$)i  veneri  e  riconotca  universale  una  giurisdizione  inconlrasta- 
l'opera  del  suo  dito  ?  "  Per  la  slessa  lieta  bile  e  incontrastata  appartengono  a'pri* 
circostanza,  e  eoo  pari  eloquenza  e  dui-  mi  IV  secoli  della  Chiesa  ;  e  se  la  loro 
Irina,  mg.*"  Arrigoni  arcivescovo  di  Lue-  autorità  non  fosse  così  chiara  e  solenne, 
ca  pubblicò  una  leltcra  pastorale  innnn-  ci  sarebbe  facile  addurre  altri  esempi  ed 
Il  alla  venuta  del  Papa  in  quella  cillà,  altre  prove  discendendo  fino  all'età  uo- 
che  in  breve  accennai  nel  voi.  citato,  a  p.  slra.  Ecco,  miei  ddellissiiui,  per  sommi 
258,  annunciandola  a'suoi  lucchesi.  Do-  capi  accennala  l'eccelsa  dignità  del  Poli- 
po aver  mostrato  col  Vangelo  e  coll'au  leflce  che  in  breve  sarà  tra  le  vostre  mu« 
torità  de'concilii  la  suprema  autoiiiù  del  ru,  dignità  che  non  ha  pari  sopra  la  ter- 
Vicario  di  Gesù  Cristo  su  tutta  la  Cine-  ra  perchè  organo  della  verità  di  Dio,  Vi- 
ja, disse: »•  Questa  fu  la  voce  di  tutti  i  se-  cegerenza  «li  GcnÌi  Cristo  fra  gli  nomi- 
coli  cristiani,  la  doUiina  di  tutti  i  padri  ni".  iNel  i858  mg/  IMoreno  vescovo  d'I- 
e  di  tulli  i  concilii,  e  il  primato  del  Ro-  vrea  emanò  una  lettera  pastorale  sul 
mano  Pontefice  fu  proclamato  sempre  Papato  o  Pontificalo  (^^-j,  dalla  quale 
Cornell  principio  e  la  cliia  ve  di  tutto  l'or  tolgo  (|uaoto  siegue.  »  Dobbiamo  ram- 
dine  geraichico,  la  Chiesa  di  Roma  come  meularvi  che  cosa  è  nel  mondo  il  Papa- 
la  madre,  le  di  cui  sollecitudini  abbiac  to,  contro  del  quale  fogli  pregni  d'em- 
ciano  tulli  i  credenti.  A  questo  dogmali-  pietà,  d'eresia,  d'incredulità  e  di  oorru- 
co  insegnamento  fu  eziandio  conforme  la  zione  si  permettono,  nella  diletta  e  per- 
pratica  della  Chiesa  (ino  da'primi  tem-  ciò  infelice  nostra  patria,  di  vomUare  o> 
pi  del  cristianesimo.  Papa  s.  Clemente  I  gni  dì  sarcasmi,  calunnie,  errori,  falsità, 
del  q3,  ricerca  e  corregge  gli  abusi  della  11  Papato,  carissimi  diocesani,  è  la  pietra 
chiesa  di  Corinto  ;  Papa  s.  Vittore  1  del  fondamentale  «lell'opera  di  Gesù  Ci  isto, 
in4,  usa  dello  slesso  diritto  sulla  chie^a  autore  della  fede;  è  il  principio  vitale  e 
d'Efeso;  il  Pontefice  S.Stefano  1  del  iSj  l'incaioazione  vivente  del  cristianesimo; 
adopera  egualmente  colla  chiesa  d'  Afri-  il  centro  di  unità,  che  riunisce  le  ìntelli- 
ca  ;  s.  Dionisio  Papa  del  26  1,  cita  il  suo  genze  per  la  fede  agli  stessi  dogmi,  e  col» 
ooioniiiio  patriarca  d'Alessandria  perchè  lega  le  volontà  per  la  sommissione  alla 
debba  coin[)arire  dinanzi  a  lui  alline  di  gerarchia  de'poteri  che  stabilirgli  Papa- 
meglio  chiarire  la  sua  fede,  e  il  venerando  to  nacque  in  mezzo  delle  tempeste,  creb- 
patriarca  non  esita  un  momento  di  ren-  besotlote  mannuiede'peiseculori,equaii> 
dersì  a  quest'appello. Quandos.  Atanasio  do  venne  il  giorno  della  sua  virilità,  si 
fu  dagli  ariani  deposto  dalla  sua  sede  a-  rivelò  al  mondo  stupefatto  con  una  forza 
lessandrina,  il  Ponletìce  s. Giulio  I  del  336  in  vÌDCÌbile,e  con  atti  sovraumani. Senz'al- 
citò  ambe  le  parti  a  veoireat  suo  tribuna-  Irò  rappresentante  che  un  povero  vec- 
le,  e  nell'una  e  nell'altra  riscontrò  eguale  chio  sacerdote,  senz'altra  difesa  che  l'a- 
ubbidienza.   Nou  solo  restituì  alla  sua  more  e  la  fede  de'suoi  sudditi,  e  solo  col- 


28  vie 

l'armi  della  giustizia  e  del  suo  diritto  , 
esso  fece  trionfale  la  verità,  abolì  il  ser- 
vaggio ,  emuiicipò  nella  donna  la  metà 
del  genere  umano  ,  difese  la  liherlà,  e- 
stese  laci  villìi,  sostenne  la  morale,  intro- 
dusse per  ogni  dove  la  carità.  Esso,  il  Pa- 
pato, librandoci  sopra  le  rovine  de'  bar- 
bari, e  perfino  sopra  quelle  delle  lettere 
e  delle  scienze,  creò  la  moderna  Europa, 
stabilì  le  leg^i ,  che  la  governarono  per 
secoli,  pose  il  limite  de' regni,  fermò  le 
usurpazioni,  protesse  il  diritto  pubblico, 
e  consolidò  fjue'dogmi  sociali,  a'qiiali  i 
popoli  non  attentano  se  non  alla  vigilia 
della  loro  ujorle.  Per  volere  de'popoli  e 
de'[)riiicipi,  e  più  veramente  per  supre- 
ma disposizione  di  Dio,  donato  di  un  re- 
gno, i!  Po|)ato  fece  in  ogni  tempo  miglio- 
re la  condizione  de' suoi  sudditi,  sovra- 
namente fra  essi  promosse  le  lettere,  le 
scienze  e  le  arti;  governò  paternamente 
le  popolazioni,  ri>para)iando  loro,  non 
nien  delle  guerre  ,  le  imposte  di  sangue 
e  le  tasse,  e  dilfondendo,  moltiplicando 
di  tal  fatta  le  caritative  sovvenzioni,  e  le 
pubbliche  beneficenze  da  essere  in  real- 
tà ì  suoi  sudditi  in  condizione  più  prospe- 
ra e  migliore  che  non  in  ogni  altro  po- 
polo dell'Italia  e  del  mondo.  Non  sono 
queste,  o  dilettissimi,  vane  parole;  falli 
sono,  che  constano  dalle  storie  le  pii^i  au- 
torevoli, e  che  i  nemici  slessi  della  reli- 
gione cattolica  riconobbero  e  registraro- 
no ne'Ioro  scritti; sono  risultati  che  ci  ri- 
velano gli  annali  del  mondo  innanzi  e 
dopo  del  mille,  i  documentistatistici,  che 
si  rendono  pubblici  ne'diversi  Stati,  io 
che  si  partisce  l'Europa.  A.  fronte  però 
di  questi  fatti  manifesti  irrepugnabili  , 
che  la  malafede  non  può  negare ,  e  de* 
quali  non  potrebbesi  allegar  ignoranza, 
perchè  non  attutisce  il  livore,  non  cessa- 
no gli  assalti  contro  dei  Papato  ?  Vi  sco- 
priremo, o  carissimi  fratelli,  la  vera  ca- 
gione di  tanta  mostruosità,  qual  è  l'im- 
pugnare, il  combattere  la  verità  cono- 
sciuta. Una  specie  diocculta  poteozaspia- 
gc  in  quella  fuue:>la  via  :  essa  è  la  logica 


V  I  C 

dell'errore.  Coloro,  che  nelle  nostre  con- 
tiiule  con  ibfacciatezza  scrivono  de'fogli, 
od  altrove  debbaccano  contro  del  Papa- 
to, si  sono  posti,  o  volontariamente  per 
loro  colpa,  o  per  disgrozia  della  nascita 
trovansi  fuori  della  vera  e  santa  religio- 
ne :  perciò  bisogna  di  due  cose,  1'  una  o 
ch'essi  giustifichinola  loro  ribellione, ne- 
gando l'autorità,  cui  ricusano  di  sotto- 
mettersi,oppure  che  abiurino  il  loro  pas- 
sato, rinunciando  a'ioro  traviamenti,  e 
che  s'inchinino  dinanzi  al  Pontefice  del 
Dio  vivente.  Ma  per  disgrazia  l'orgoglio 
non  si  arrende  :  la  superbia,  che  sedusse 
perfino  in  cielo  le  sublimi  intelligenze, 
che  circondavano  il  trono  di  Dio,  li  serra 
tra'suoi  artigli,  e  strascina  la  debole  loro 
ragione.  Sotto  pena  di  rinegare  sé  stessi, 
non  vuol  c|uesta  lasciarsi  convincere  di 
contraddizione  llagrante  ;ecosì  ella  assa- 
le necessariamente  l'autorità  che  la  cod- 
danna,  e  combatte  le  credenze,  che,  su- 
perbia di  mente,  o  corruzione  di  cuore, 
non  le  consentano  di  professare.  Di  qua 
l'incredulo,  l'eretico  e  lo  scismatico  sono 
condotti  a  combattere  eziandio  senza  spe- 
ranza di  successo  il  Papa,  supremo  capo 
visibile  della  cattolica  religione.  Epperò 
ritenete,  o  carissimi ,  fermo  indubitato 
questo  criterio  di  verità,  col  quale  cer- 
tamente non  la  fallirete  mai  :  quelli  che 
parlano,  scrivono  o  comunque  operano 
contro  del  Papato,  sono  nemici  dell'uni- 
ca vera  B.eligione  nostra  santissima  :  ag- 
giungete di  pili  colle  parole  del  sapiea- 
tissimo  sommo  Pontefice  ;  sono  essi  ne- 
mici di  Dio  e  degli  uomini.  I  fogli,  che 
tutto  di  si  spargono,  e  oltraggiano  trat- 
to tratto  e  di  continuo  i  Papi,  i  sagri  mi- 
nistri della  Chiesa,  sono  scritti  da  incre- 
duli, da  empi  settarii,  da  ebrei,  da  ere- 
tici, da  barbetti,  da  scismatici,  da  uomi- 
ni corrottissimi  di  mente  e  di  cuore.  Ri- 
gettate, abbominate  colali  stampati,  fe- 
tida sentina  di  vizi ,  di  ribalderie,  d'em- 
pietà, e  non  date  ascolto,  volgete  le  spal- 
le a  chiunque,  voi  presenti,  parlasse  coo- 
Iro  del  Papato,  e  meno  liveieateincale 


V  I  e: 

tlell'augnsto  capo  della  Cliinsn.  INIiscri  e 
ciechi  tulli  costoro  I  Assiso  sui  passati, 
tenendo  in  mano  sigillalo  il  libro de'teni- 
pi  avvenire,  il  Papato  traversò  dieciotlo 
secoli  e  mezzo,  quasi  un  giorno.  Quanti 
popoli  esso  vide  crescere  e  morire!  Quan- 
te generazioni  succedersi,  e  inchiriursi  al- 
la sua  Sede  !  Innumerevoli  tempeste  sca- 
tenaronsi,  e  passarono  sopra  il  suo  capo 
con  i  spaventevole  fracasso:  i  suoi  piedi 
calpestarono  i  frantumi  di  cento  rivolu- 
zioni e  cento,  ciascuna  delle  quali,  a  det- 
ta degli  empi,  doveva  abbatterlo  ...  e 
non  pertanto  esso  è  tuttora  ritto,  fermo  , 
incrollabile,  come  le  Alpi,  che  mae:>tosa- 
niente  torreggiano  sopra  le  profonile  no- 
stre valli.  Invano  potenti  superbi, diedi- 
sponevano  di  centinaia  di  miile,  di  milio- 
ni d'armati,  vennero  ad  uitarlo  colla  lo- 
ro possanza  :  esso  iu  invincibile.  Invano 
tutti  i  principi  della  terra  si  congiungereb- 
bero per  opprimerlo  :  come  i  flutti  spu- 
mosi dell'oceano  si  frangono  e  spengono 
dinanzi  all'arena  delle  spiaggie, cos'i  rom* 
perebbonsi  tutti  i  loro  colpevoli  conati 
contro  la  corona  di  spine,  e  lo  scettro  di 
canna  ch'esso  ricevette  dai  suo  DivinFon- 
datore.  JNon  ha  forse  la  promessa  d*  im- 
fuortalitù  ?  Si  certamente.  A  lui, a  lui  so- 
lo fu  detto  :  Tu  es  Petrus,  et  super  liane 
pelrnm  aedificabo  Ecclcsianimcam  :  et 
parine  inferi  non  praevalehwit  ach'er- 
sus  eam  (Mallh.  xvi ,  18).  La  tua  roc- 
ca starà  ferma  sull'onnipotenza  di  Dio 
Altissimo  :  tutti  gli  sforzi  più  furiosi  del- 
l'inferno non  la  crolleranno  mai  1  "  Il  p. 
Felix  gesuita  è  nel  pulpito  della  chiesa 
metropolitana  di  Nostra  Donna  in  Pari- 
gi il  successore  del  celebre  p.  Lacordai- 
re  domenica  no,  ed  è  l'emulo  della  gloria 
di  lui.  Benché  egli  nelle  sue  prediche  ab- 
bia adottata  la  fama  (o  forma)  accade- 
mica del  suo  piedecessore,  pure  il  p.  Fe- 
lix si  è  conservato  fedele  alle  tradizioni 
apostoliche  della  Compagnia  di  Gesù  del- 
la quale  è  ornamento.  Le  sue  eloquenlis- 
sirae  conferenze,  in  detta  chiesa,  di  cui 
feci  ceuQO  oel  voi.  XCIV,  p.  3 10^  nelle 


Vie  »9 

quoresime,  sono  divenute  celebri,  e  va- 
rie ne  riporlo  il  Giornale  di  /ionia,  co- 
me a  p.  307  del  1859  quella  del  grande 
oratore  intorno  :  L'yiuloritù  del  Pcipd- 
to,  principio  di  tutte,  cioè   dell' autorità 
del  padre,  del  sacerdote,  del   re,  da    lui 
anteriormente  trattale  nella  stessa  con- 
ferenza. Tra  le  altre  cose,  egli  disse:» Per 
compiere  il  prodigio,  a  dimostrale   ri- 
maneva queste  tre  autorità  riunite  e  su- 
blimale ili  una  sola  :  ed  è  ciò  che  ha  fat- 
to Gesù  Cristo  creando  nel  inoiulo  (pie- 
sta  auloritù,  a  nessun' altra  paragonabi- 
le :  il  Papato,  ch'è  ad  un  tempo  la  più 
alta  paternità  ,  il  pììi  allo  sacerdozio  e 
la  più  sublime  regia  dignità.  Immagina- 
le lullociò  che  vi  ha  di  più  dolce  nella  pa- 
ternità, di  più  venerabile  nel  sacerdozio, 
di  più  augusto  nella  regia  dignità;  poscia 
tullociò  ponete  sulla  fronte  d'un  sol  uo- 
mo, tutta  questa  soavità,  questa  venera- 
zione, tutta  questa  maestà,  unite  e  fuse 
iu  una  unità  armonica  per  comporre  col- 
la loro  totalità  la  grande  figura  del  Pa- 
pato, e  forse  potrete  rappresentarvi  qual- 
che cosa  di  questo  tipo  di  autorità  ,  cui 
Gesù  Cristo  ha  mostrato  sotto  il  cielo  co- 
me una  compila  immagine  della  sua.  Sì, 
esiste  al  f'atieano  [P'.)  un'autorità  che 
vi  regna  sotto  forme  mutabili  con  una 
maestà  che  non  muta,  come  la  più  com- 
pleta personificazione  dell'autorità  di  Dio 
sulla  terra  ;  un'autorità  che,  da  una  par- 
te, tocca  tutte  le  profondità  dell'umani- 
tà, e  dall'altra  per  la  sua  elevatezza  toc- 
ca Iddio.  Un'autorità,  che  ha  diritto  di 
estendersi  dall'una  all'altra  estremità  del- 
la terra,  perchè  le  fu  dato  come  suo  do- 
minio tutto  l'universo  ;  un'autorità,  che 
dura  quanto  i  secoli,  e  che  passa,  basata 
sopra  un'eterna  parola,  sulle  rovine  del- 
le dinastie  e  lerivoluzioni  del  tepjpo  ;  un' 
autorità  che  sottomette  al  medesimo  scet- 
tro il  selvaggio  e  il  civile,  piega  la  fronte 
del  pastore  e  quella  de're,  senza  che  al- 
cuno ,  per  quanto  bassamente  o  in  alto 
collocalo,  possa  legittimamente  sottrar- 
si al  suo  impero  :  un'auloiilà,  che  ub- 


3o  Vie 

braccia  ogni  morlnle,  come  l'iiilfra  uma- 
nità in  lulle  le  sue  puleiize  e  le  sue  facol- 
tà :  l'iiitellelto  coll'om.iggio  ragionevole, 
che  o^ni  vero  fedele  presta  all'infallibile 
nntonlà  Ji  lei  ;  il  cuore  coll'amoie ch'es- 
sa chiede  a'suoi  figli  per  la  sua  paternità, 
la  volontà,  che  colla  legge,  a  tutti  i  sud- 
diti impone  la  sua  divina  dignità  ;  l'aiii- 
noa  tutta,  col  rispetto  che  da  lutti  richie- 
de la  incomparabile  sua  grandezza  :  un* 
autorità  (ìnalmente  che  compendia  e  ab- 
braccia lulle  le  allre,  perchè  l'uomo,  che 
la  porta,  si  è  nel  senso  il  più  rigoro%o,  il 
rappresentante  universale  di  chi  gli  ha 
detto  :  —  Ogni  potere  mi  è  statoconces- 
so  in  cielo  e  in  terra.  —  Sì  ,  o  signori , 
quel  vecchio  inerme  seduto  in  Valicano, 
protetto  dalla  spada  e  dalla  divozione 
della  Francia,  porta  sulla  sua  fronte  riu- 
nite in  una  sola  le  Ire  corone  che  abbia- 
mo successivamente  veduto  in  fronte  al- 
la paternità,  al  sacerdozio  ed  alla  regia 
podestà.  Saceidote  cattolico,  egli  ha  la 
pienezza  del  sacerdozio.  Re  cattolico,  o- 
gni  podestà  di  governare  le  anime  nella 
Chiesa  di  Cristo  da  lui  deriva  per  rimon- 
tare fino  a  lui.  Padre  cattolico  ,  ha  tìgli 
dovunque  la  sua  paternità  ha  fatto  sor- 
gere la  vita  di  Gesù  Cristo  ;  e  da'Iuoghi 
più  oscuri  della  terra,  come  dalle  più  e- 
levate  sommità,  duceiito  milioni  d'ani- 
me gli  dicono  :  Padre  mio.  Sacerdote  , 
e  come  laie  apostolo  e  dottore  cattolico, 
egli  parla,  e  il  mondo  cristiano  china  la 
fronte  alla  parola  di  lui  dicendo  :  Io  cre- 
do. Re  cattolico  ,  e  come  tale  investito 
del  diritto  di  governare  tutti  ì  cristiani, 
egli  stabilisce  leggi,  comanda  e  il  mondo 
bucia  lo  scettro  di  lui  esclamando  :  Uh' 
hidisco.  Padre  cattolico  finalmente,  egli 
benedice  a  lulli  i  suoi  figli  sparsi  su  tutta 
la  terra,  e  l'universo  cattolico  prostrato 
a' piedi  di  lui  esclama  ad  una  voce  :  Vi 
amo.  Che  autorità  non  è  mai  questa  I  E 
possiamo  concepire  in  nn  uomo  qualche 
cosa  di  più  divina  ?  Signori,  posiamo  in- 
tanto losguardosulpiù  dolceepiùgrande 
spettacolo  di  autorità  (tentai  nuovamen- 


V  I  C 

tedi  darne  un'idea  nel  voi.  LKXXVIII, 
p.  ^29),  che  possa  mai  vedersi  sulla  ter- 
ra. ÌVel  luogo  il  più  illustre  della  più  ri- 
nomala cilià,  rt  Roma,  sulla  piazza  di  s. 
Pielro,  unico  teatro  degno  di  lauto  spet- 
tacolo, in  certi  giorni  solenni  ,  una  im- 
mensa moltitudine  sembra  ondeggiante 
come  il  mare,  ma  come  un  mare  senza 
tempesta,  agitata  da  leggiero  soflìo.  Là 
veggonsi  rappresentanti  di  tulle  le  nazio- 
ni della  terra,  e  pare  di  vedere  le  popo- 
lazioni assenti  sorgere  da  ogni  contrada, 
per  vedere  da  lungi  ciò  che  va  a  com- 
piersi su  questa  scena,  dove  sembra  in- 
vitata l'intera  umanità.  La  folla  raccol- 
ta e  lispeltosa  sta  nell'  aspettazione,  at- 
tende in  un  misterioso  silenzio  qualche  co- 
si,che  sta  per  discendere  su  lei.  Ad  un  trat- 
to si  presenta  sulla  loggia  della  grande  ba- 
silica un  uomo,  un  sacerdote,  un  re,  un 
padre,  un  vegliardo,  che  pare  porti  io 
fronte  tutta  la  maestà  che  Dio  può  im- 
primere sulla  fronte  degli  uomini  :  il  suo 
sguardo  sollevasi  verso  il  cielo,  quasi  per 
pregare  Iddio  a  riguardare  quella  solen- 
nità ;  il  suo  cuore  s'apre  nell'espansione 
dell'amore  con)e  per  abbracciare  tutta 
quella  moltitudine  ,  ove  ciascuno  è  fi- 
glio suo.  Si  stende  la  sua  mano  per  be- 
nedire con  essa  1'  intera  umanità,  a  lui 
dinanzi  prostrata.  E  mentre  5o  naila  uo- 
mini stanno  in  ginocchiocome  un  sol  uo- 
mo ;  mentre  solennemente  tuona  il  can- 
notie  del  Castel  s.  Angelo^  e  tutte  le  cam- 
pane fanno  echeggiare  il  loro  suono  nel- 
l'eterna città,  la  voce  del  Padre  cattoli- 
co esclama,  e  più  che  la  voce  il  cuore: 
Che  l'Onnipotente  vi  benedica;  il  Pa- 
dre, il  Figlio,  e  lo  Spirito  Santo;  bene- 
dizione alla  città,  benedizione  all'univer- 
so. Urlici  Orbi.  No,  o  signori,  non  fuv- 
vi  mai  sotto  il  cielo  spettacolo  di  auto- 
rità, come  quello  che  si  presenta  a  Ro- 
ma ,  a  mezzo  le  rovine  di  tante  polve- 
rizzate potenze  e  di  estinte  maestà  :  chiun- 
que ha  potuto  vederlo  senz'esserne  com- 
mosso, chiunque  ha  potuto  udire  cader 
su  lui  questa  benedizione  del  Padre  cat- 


V  I  e 

folico,  senzn  portmr  iiell'  nniiu.i  «ii«  l>i 
più  granile  immagine  ilell'iuilorìlìi  e  nel 
suo  cuore  la  [)iù  religiosa  impressione  ilei 
rispetto,  io  gmro  snU'aniaia  e  sul  cuore 
(li  lutti  quelli  che  hanno  veduto  questo 
impareggiabile  spettacolo  ,  egli  hu  per- 
duto il  sentimento,  quel  sentimento  che 
fa  o  suppone  le  grandi  anime,  lia  perdu- 
to il  sentimento  della  grandezza.  E  se  un 
uomo,  cui  Dio  ha  fatto  vedere  tuie  pro- 
digio, fosse  così  sventurato  da  non  com- 
prendere ciò  che  un'autorità,  da  orujai 
ilue  mila  anni  conseguendo  tale  rispet- 
to, ha  dovuto  fare  per  rialzare  le  uma- 
ne società,  non  vi  sarebbe  nitro  da  dir- 
gli :  non  siete  degno  di  aver  occhi  per  mi- 
rare il  sole  ,  e  neppure  siete  degno  che 
si  assuma  di  dimostrarvi  (|u.dche  cosa. 
Ah  !  cièche  il  Papato  ha  fatto  fioU'ascen- 
deote  universale  e  perpetuo  di  sua  po- 
tenza morale  per  la  vera  grandezza  del- 
le società,  nessuno  la  potrà  mai  dire.  Que- 
sto solo  argomento  richiederebbe  più 
d'un  discorso  :  io  non  ho  potuto  f.ir  bril- 
lare su  voi  che  un  raggio  staccato  di  quel 
grande  cumulo  di  luce  :  e  tuttavia  a'suoi 
splendori  avete  potuto  vedere  quale  im- 
pulso ha  dovuto  dare  di  età  in  età  il  Pa- 
pato al  progresso  de' popoli  cristiani.  Il 
Papato  non  è  soltanto  la  chiave  della 
volta  del  mondo  sociale  ;  non  è  soltanto 
il  più  forte  baluardo  che  protegge  l'or- 
dme  contro  l'anarchia,  e  la  società  con- 
tro la  rivoluzione  :  il  Papato  sostenuto 
attraverso  i  secoli  dall'  ubbidienza,  dal 
rispetto  e  dall'amore  de'popoli  cristiani, 
è  più  che  uu  baluardo  che  ci  difende,  e 
più  che  uno  scudo  che  ci  copre  :  è  come 
un  carro,  che  vi  trasporta  ;è  il  carro  Irion- 
(ante  che  porta  con  noi  slessi,  da  XIX 
secoli,  la  civiltà  e  il  progresso  del  mon- 
do cristiano.  Onde  non  esilo  a  procla- 
mare: chiunque  cospira  contro  il  Papato, 
cospira  contro  la  stessa  umanità:  chiun- 
que I'  attacca,  attacca  voi  che  volete  la 
società,  lordine,  la  civiltà,  il  progresso: 
e  ogni  autorità  sulla  terra,  che  cerca  av- 
tiiu'lo  e  sradicarlo ,  oon  fa  che  avvilire 


Vie  3 1 

e  siadiraresè  «tessa.  Ogni  |)0|pntato,  tpia- 
|iin(|ue  sia,  console,  re  o  i(n|)erutore,  tdie 
oserà  abbassare  per  ingrandire  sé  stesso 
quest'  alta  maostà  ,  sentirà  le  rappresa- 
glie dell'ira  divina  e  «lell'umano  disprez- 
zo ricadete  sulla  sua  fronte.  Al  contra- 
rio, ogni  potenza  che  u  <|uesta  autorità 
darà  collo  scudo  di  sua  forza  e  l'allellfi 
del  suo  cuore  l'unore  del  suo  rispetto  e 
della  sua  ubbidienza,  sentirà  scendere  su 
di  <>è,  co'prestigi  della  più  granile  auto- 
rità ,  le  benedizioni  insieme  unite  della 
terra  e  del  cielo.  iMglia  di  vota  e  rispetto- 
sa ili  (|uesta  madre  delle  nazioni  cristia- 
ne ,  essa  porrà  la  sua  mano  figliale  in 
questa  mano  materna  e  procederà  con  lei 
uH'ingrandimento  degli  animi  e  al  pro- 
gresso delle  socieià.Se  volete  saperecome 
i  più  grandi  uomini  della  nostra  storia  ed 
i  più  illustri  fondatori  delle  nostre  dina- 
stìe hanno  trattato  nc'secoli  cristiani  que- 
sta maestà  disarmata,  e  ciò  che  ella  stes- 
sa ha  fatto  nella  sua  debolezza  per  la  con- 
temporanea loro  grandezza  e  perla  glo- 
ria futura,  lasciale  che  io  finisca  citando- 
vi un  illustre  esempio,  che  (|uantunque 
porti  a  mille  anni  di  distanza,  è  ancora 
opportuno  e  sempre  ci  serve  di  ammae- 
stramento. Un  giorno  Papa  s.  Leone  III 
espulso  da  Roma  per  qualche  sedizione, 
venne  ad  implorare  l'aiuto  di  Carlo  Ma- 
gno, in  allora  a  Paderbona.  Il  gran  fno- 
narca  inviò  dapprima  ad  incontrarlo  un 
arcivescovo,  indi  un  grande  di  sua  corte, 
poi  il  figlio  suo  Pipino,  allora  vincitore 
degli  unni  e  re  d'Italia.  l'ipino  slava  al- 
la testa  di  100,000  guerrieri  :  e  quan- 
do quest'esercito  vide  il  Pontefice  segui- 
to soltanto  da  pochi  domestici,  prostros- 
si  tre  volte  :  il  Papa  tre  volle  lo  bene- 
disse, e  Pipino  andò  a  collocarsi  a  lato  di 
lui.  Carlo  Magno,  avvertilo  ben  tosto,  e- 
sce  da  Paderbona  accompagnato  dal  cle- 
ro che  portava  la  bandiera  e  la  Cioce; 
andò  a  collocarsi  a  mezzo  un  altro  eser- 
cito, formato  di  vari  popoli,  cui  ordinò 
in  un  immenso  circolo  rappresentante 
una  città  vivente,  a  mezzo  cui  egli  8les* 


32  vie 

so  oollocossi  I ilto  in  piedi,  soimontaiitlo 
coi  cnpo  ditti  coioio  die  lo  circondava- 
no, il  l*,ip;)  piesenlossi  nel  recinto,  scor- 
tnlo  tla  Pipino.  In  quel  momento  eser- 
eilo,  pojjolo,  clero,  e  tutta  l'  immensa 
Dioltiludine  prostrossi,  e  Carlo  Magno, 
il  padre  dell'  Europa  ,  rimase  inchinato 
dinanzi  a  S.Leone  111,  il  pastore  del  mon- 
do, il  (|unle  tre  volle  benedisse  i  prostrati 
di  Ini  eserciti  ed  il  popolo.  Onesti  tlue 
uomini  poi  si  accusinno  e  si  abbraccia- 
no piangendo  i'  un  1'  altro  :  ed  il  Papa 
alzando  la  sua  voce  intuona  l'inno  degli 
Angeli  :  Gloria  iti  excelsis  Dio.  Carlo 
Alagno  e  Pipino  non  si  sentirono  troppo 
umiliati  per  tma  prostrazione,  che  gl'in- 
nalziiva  piii  delie  loro  vittorie  :  questi 
fondatori  religiosi  della  piii  grande  di- 
nastia  de're,  non  ebbero  a  pentirsi  di  a- 
"vere  reso  un  t.de  onoreal  rappresentan» 
te  d'una  dinastia  ancor  piìa  grande".  In 
più  articoli  dimostrai,  che  la  residenza 
pontificia  in  Uoma  è  tutela  sicura  d'ogni 
grandezza  dell' alma  città  ;  ed  essere  di 
grande  importanza  per  ogni  cattolico,  e 
«pecialmenle  pe'romani,  essere  Roma  la 
sede  del  Vicario  di  Cristo  e  del  Piipato, 
il  quale  a  mezzo  gli  urli  ed  i  colpi  che 
gli  sono  lanciali  contro  dall'ignoranza, 
dalla  malizia  e  dall'empietà,  anziché  di* 
niinuire  sue  forze,  sempre  più  rigoglio- 
so s' ingrandisce  e  dilata,  come  potenza 
che  vince  ogni  ostacolo  e  sempre  trionfa. 
11  eh.  can.  d.  Felice  Profilj  rettore  del 
seminario  romanoe segretario  della  com- 
missione d'archeologia  sagra,  allorché  la 
pontificia  accademia  romana  d'  archeo- 
logia neli86o  celebrò  il  giorno  del  Na- 
tale di  Pioma,  pronunziò  un  grave  ra- 
gionamento coiifacenle  alle  grandi  ri- 
membranze di  quel  dì,  svolgendo  con  fa- 
condia questi  pensieri  :  Che  la  Roma  an- 
tica, sin  da  quando  Romolo,  sono  ora 
meglio  che  venlisei  secoli,  ne  segnò  col- 
l'aralro  le  mura,  fu  dalla  Provvidenza 
divina  destinala  per  sede  de' suoi  Vica- 
ri in  lena.  Pensieri  che  venne  dimostran- 
do, col  toccare  rapidamente  de'più  gran- 


V  I  C 

di  filli  e  de'piri  grandi  nomini  della  ro- 
n)ana  storia  ;  sicché  vermto  a  quello  che 
a  benefìcio  della  cristiana  Religione  e 
per  la  Papale  autorità  operarono  Costan- 
tino 1  il  Grande,  e  Carlo  Magno,  da 
(|ue' memorabili  esempi  del  passalo  tras- 
se argomenti  di  conforti  per  l'avvenire. 
Replicatamente,  pure  in  molteplici  ar- 
ticoli, provai  la  divina  istituzione  del 
snpremvj  Pontificato,  e  1'  aulorilà  che 
esso  esercita  per  divino  mandato  su  tut- 
taquanta  la  Chiesa  ;  e  1'  economia  mi- 
rabile della  divina  Provvidenza  nel  far 
sì  che  la  capitale  del  più  grande  degli 
imperi  divenisse  la  sede  e  il  centro  del- 
l' unità  cattolica,  la  patria  comune  di 
tutti  i  cattolici.  Roma  cristiana  e  papale, 
con  ben  più  verità  di  Roma  antica  e  pa- 
gana, non  ha  regnato  e  ancor  non  re- 
gna, che  perla  pace  e  la  felicità  de'popoli 
soggetti  al  suo  materno  impero.  Sfug- 
gendo il  dominio  spirituale  di  Roma  si 
cade  nello  scisma,  nell'eresia,  nella  ser- 
vitù, nella  barbarie.  I  popoli  per  lonta- 
nanza la  più  remola  divisi  da  Pioma,  tut- 
tavia s'illuminano  della  vita  e  della  luce 
di  cui  Ptoma  è  il  centro,  se  ubbidienti  al 
Vicario  di  Cristo.  Roma  è  l'unico  rifugio, 
il  solo  punto  di  sostegno  della  fede  cat- 
tolica, della  gerarchia  ecclesiastica,  della 
disciplina  della  Chiesa,  della  clericale  in- 
dipendenza. Essa  é  la  patria  vera  della 
scienza  ecclesiastica  e  delle  arti,  non  che 
la  custode  la  più  fedele  e  intelligente  de* 
capo-lavori  dell'  antichità.  La  divina 
Provvidenza  col  piantare  la  Calledra  di 
s.  Pietro  neir  antica  città  de' Cesari,  la 
destinò  a  dilVondere  dovunque  la  verità 
e  la  santità  della  religione  di  Gesù  Cri- 
sto. S'è  avventuroso  e  consolante  per  o- 
gni  cattolico  il  saper  per  fede  ch'é  nella 
vera  Chiesa  di  Cristo,  quanto  maggiore 
lo  é  pe'romani  per  avere  la  sorte  di  tro- 
varsi nel  suo  centro,  e  di  esser  governati 
dal  Vicario  dello  slesso  Cristo  ?  Uno  de' 
precipui  ornamenti  dell'eccellente  Epi-- 
scopalo  francese,  mg."^  Pie  vescovo  di  Poi- 
tiers,  non  guari  dichiarò: »  11  goveroo  ro- 


vie  vie                     33 

mano  (temporale)  nel  suo  Capo,  ne'snoi  lunf^idall'attencisi  a  questa  tattica,  i  Pa- 
alti  iligiiilai'i  e  nc'suoi  attuali  rnpprcsen-  pi  T  liauiio  anzi  comhaltiita  di  rroiile, 
tanti,  noti  ù  inferiore  ad  alcun  altro  go-  come  a'  tempi  di  Arnaldo  da  Brescia  e 
verno  contemporaneo,  e  che  in  ogni  gra-  di  Cola  di  Rienzo,  così  ancora  a'  giorni 
do  dell'  amininistriizione  centrale,  prò-  nostri  (come  fece  Gregorio  XVI,  contro 
vinciale,  municipale,  può  sostenere  senza  le  seduzioni  di  Gioberti).  Essi  da  12  se- 
rischio  il  coidrorito  chesi  farebbe  di  me-  coli  in  qua  non  hanno  allargiito  mai  il 
rito  con  merito,  di  condizione  con  con-  piccolo  territorio  di  s.  Pietro,  ponendo 
dizione,di  uomo  con  uomo.  Noi  allérmia-  ogni  lor  cura  a  sicurarne  l'indipendenza, 
mo  infine  che  il  ben  essere  generale  de*  la  pace,  la  prosperità  e  l'integrità.  Il  pro- 
popoli, posti  sotto  lo  scettro  paterno  del  prio  carattere  del  loro  temporale  domi- 
Vicario  di  Gesù  Cristo,  passò  di  molto  nio  è  essenzialmente  pacifico.  I  princi- 
quello  de'paesi  eretici  e  non  cede  in  nulla  pi  che  signoreggiano  l'Inghilterra  e  la 
ad  alcun  altro  paese  del  mondo".  Roma  Russia,  sono  capi  della  loro  chiesa  solo 
•vive  e  regna  potente  nel  successore  di  Pie-  perchè  sono  Re;  =:=  il  Papa  per  opposi- 
tro,  fregialo  dell'autorità  celestiale  di  Vi-  to,  dice  mg,"^  Gerbet,  è  Re,  solo  perchè 
cario  di  Cristo,  capo  e  maestro  infallibile  è  ilCapo  della  Chiesa  Cattolica.  Ora  qiie- 
della  Chiesa,  che  siede  sulla  rocca  Vati-  sta  ragione  contraria  del  titolo  del  suo 
cana.  La  presenza  del  Padre  de'fedeli  è  dominio  gli  dà  un'  altra  relazione  col 
per  Romaciòch'èranima  rispetto  alcor-  mondo....  L' unica  sua  forza  umana, 
pò.  Senza  il  Papa,  Roma  sarebbe  già  da  qual  è  l'opinione  pubblica  del  mondo 
molti  secoli,  come  Babilonia,  INiuive,  Ec-  cristiano,altamente  proclama  correre  tra 
batana,  Susa,  Palmira  e  Menfi,  un  am*  il  Papato  eia  guerra  aggressiva  tanto  di 
masso  di  rovine,  che  darebbero  appena  ripugnanza,  quanto  n'  è  tra  la  violenza 
indizio  ov'era  un  dì  la  conquistatrice  e  ed  il  Sacerdozio,  i^::  Quindi  il  disaggua- 
la  imperatrice  del  mondo.  La  presenza  gHo  enorme  dalla  politica  di  Roma  a 
del  gran  Gerarca  la  fa  centro  dell'  Orbe  quella  di  Londra  e  di  Pietroburgo.  Lo 
cattolico,  e  fonte  vivo  e  inesausto  di  luce  czar  si  travaglia  a  stendere  sopra  tutti  j 
che  spande  sulla  terra  i  raggi  folgoranti  greci  il  suo  temporale  dominio,  giacché 
della  vera  fede,  della  vera  sapienza  e  del-  la  religione  è  per  lui  un  mezzo  di  con- 
ia vera  civiltà.  Confutando,  il  eh.  viscon-  quista.  I  missionari  inglesi  ed  americani 
le  G.  De-la-Tour,  Del  potere  tempora-  sono  più  che  altro  i  guastatori,  che  sgom- 
lede  Pflr/Ji,  icapi  d'accusa  prodotti  con-  brano  la  via  alle  conquiste  cooiraercìa- 
tro  di  essa  da'  neiuici  della  s.  Sede,  ar-  li  e  politiche  de'  loro  paesi.  Ora  chi  pò- 
roge  il  seguente  brano.  »  Ma  è  egli  poi  Irebbe  apporre  nulla  di  somigliante  a' 
vero  in  primo  luogo,  che  il  potere  tem-  missionari  cattolici?  Tutte  le  loro  fati- 
porale  della  s.  Sede  possa  riuscire  di  gra-  che  sono  volle  alla  conquista  delle  ani- 
ve  pericolo  pel  mondo  intero?  Ciò  pò-  me,  né  alcun  di  loro  si  prefisse  mai  d  ac- 
Irebbe  farsi  per  avventura  nell'ipotesi,  crescere  il  numero  de' sudditi  pontificii. 
che  i  Papi  fossero  stati  perpetuamente  La  sovranità  spirituale  del  Papa  ottiene 
invasi  dallo  S[)iiito  di  coiujuista  ;  se  essi  nel  mondo  intero  il  primato  tra  le  po- 
avessero  aizzato  le  ambizioni  degl'italia-  teuze  morali  ;  ma  la  sua  sovranità  tem- 
ni  e  fatto  opera  per  ristabilire  il  domi-  porale  ha  sì  poco  dell'aggressivo  e  tanto 
nio  universale  d'un  nuovo  impero  roma-  del  debole,  che  le  si  fa  un'accusa  di  noa 
no.  Queste  loro  tendenze  aiutate  dalla  avere  un  esercito  abbastanza  agguerrito 
podestà  spirituale  del  supremo  Pontifi-  per  difendere  sé  stesso  (se  poi  si  difende, 
calo, avrebbero  minacciata  l'indipenden-  ha  torto,  perchè  allora  si  dice  dee  raa- 
za  delle  nazioni  straniere.  Se  non  chci  neggiare  le  armi  spirituali  ;  e  se  raaneg- 


VOL.    XCIX. 


3 


34  vie 

già,  queste  ha  torlo,  perchè  allora  si  di- 
ce die  le  profana  a  difendere  il  tempo- 
rale. La  Ci\'iUà  Callolica ySene  4-*,  t.  G, 
I).  249  ragionò  suH'argoraento  :  Le  ar- 
mi spiriliiali  a  ilìfcsa  del  temporale).  El- 
la non  minaccia  dunque  menomamente  i 
paesi  stranieri".  Si  deve  a'Papi,  se  presero 
stanza  in  Rema  le  arti  belle.  Giù  coi  IVIaf- 
fei,  nel  voi.  XCIV,  p.  274  e  seg.,  ragio- 
nai come  Roma  antica  propriamente,  se- 
condo diversi  gravi  scrittori,  non  passò  a 
monarchia  ;  che  l'imperatore  era  un  ma- 
gistrato, un  luogotenente  ;  che  Costanti- 
no I  veramsnte  non  trasportò  l'impero  a 
Costantinopoli ,  riguardata  non  nuova 
Roma,  ma  sua  colonia,  restando  sempre 
a  Roma  ;  e  che  non  potevano  donare  il 
dominio  di  Roma,  nèCostanliiio  !,  né  Pi- 
pino. Col  JMafiei  consuona  l'avv.  Fea,  // 
diritto  soprano  della  s.  Sede,  p.  49  e  seg. 
Egli  dice,  che  per  dimostrare  i  diritti  e  i 
titoli  primitivi, immediati  della  s.Sedeso- 
pra  il  suo  dominio  temporale, volle  usare 
altra  maniera  diversa  da  (juella  degli  a- 
pologisli  da  lui  ricordati  ;  maniera  que- 
sta da  lui  slimata  forense, estrinseca, pre- 
caria ;  da  intendere  soltanto  e  soslefiere 
le  così  dette  donazioni,  o  meglio  resti- 
??/s/o/a  (supposto  che  si  credano  necessa- 
rie) in  quel  senso  ,  secondo  le  carte  di 
Pipino,  di  Carlo  Magno,  dì  Lodovico  I 
il  Fio  ,  e  di  altri  successori.  Questi  non 
{ixrotìo  conquistatori,  ma  awocati^  Pa- 
trizi  di  Roma  (r.);  in  sostanza  seuqilici 
religiosi ,  affettuosi ,  disinteressati  ausi- 
liari, avvocati, protettori  armati.  Slabi- 
htasi,  dopo  il  726,  la  Sovranità  de' Ro- 
mani Pontefici  e  della  s.  Sede  (V.),  nel 
pontificato  di  s,  Gregorio  II,  dipoi  s. 
Paolo  1  appena  eletto  nel  757  scrisse  a 
Pipino  re  de'  fianchi.  >■>  Abbimi  fede,  o 
Re  Cristianissimo  (f^-)  J  se  ci  avverrà 
qualche  disgrazia  dì  pericolare,  tu  io- 
sieme  co'tuoì  magistrati  dovrai  render- 
ne conto  al  tribunale  di  Dio  :  poirhè  a 
niun  altro,  se  non  che  alla  tua  anialissi- 
ma  eccellenza,  e  a'iuoi  dolcissimi  figli,  e 
a  tutta  la  uuzìonede'frauchì,per  comao- 


V  IC 

do  di  Dio  e  del  Reato  Pietro  abbiamo 
commessa  la  prolezione  della  s.  Chiesa, 
e  del  nostro  popolo  delia  1  epubblica  de' 
romani  (cioc  fin  da  quando  s.  Gregorio 
III  creò  Patrizio  di  Roma  Carlo  Mar- 
tello padre  di  Pipino)".  INell'800  poi  eb- 
be luogo  r  elezione  di  Carlo  Magno  io 
Imperatore^' Occidente ,  (alla  da  s.  Leo- 
ne III (V.),e  nella  Coronazione  venne 
acclamato  dal  popolo  romano,  nella  ba- 
silica Vaticana.  Tunc universi  fideles ro- 
mani i'identes  tantam  defensionem,  et 
ddcctionem,  quani  erga  s.  Ronianam 
Ecclesiam,  el  cj'us  Vicariiini  habuit^  ti- 
nanimitcr, altisona  voce, Dei nutu,  alque 
Beati  Pefri  clavigeri  regni  coelorum  ex- 
clamaveriint:  Carolo  piissimo  aufiusto, 
a  Deo  coronato.  Magno  pacifico  Impe- 
ratori vita,elvicloria.E  dopo  quesla,che 
si  chiama  volgarmente  traslazione  del- 
l'Imperio Orientale,  per  confessione  di 
Costantino  VI  Pcr/irogenilo  imperatore 
dei  greci,  i  Papi  cominciarono  a  gover- 
nare lo  slato  di  s.  Chiesa  liberi  e  indi- 
pendenti. L'analisi,  o  sia  lo  spirito  dato 
dal  Fea,  della  storia  vera  dell'impero  ro- 
mano, cominciando  da  Romolo  fino  al- 
la sua  decadenza  ,  fa  toccar  con  mano  , 
che  quest'alma  città  e  questo  suo  iaq)e- 
ro,  il  pili  esteso,  eroico,  glorioso  e  stabile 
d'ogni  secolo,  non  è  opera  originale  de- 
gli uomini  ;  ch'è  stalo  crealo  e  diretto  da 
Dìo  medesimo,  profetizzato  da  Daniele, 
e  riconosciuto  anche  da  Dante  nelle  sue 
opere,  per  preparare  il  genere  umano, 
riunendolo  e  civilizzandolo,  a  riceverecon 
tutta  la  facilità  e  prontezza  la  rivelazìo- 
ne  celeste  dì  Gesù  Cristo.  Quando  non 
ha  bisognato  piìi  alla  Provvidenza  divi- 
na I'  impero  militare,  quella  virga  fer- 
rea predelta  da  Isaia,  alla  quale  fu  detto 
compelle  entrare,  perchè  l'intento  suo 
precipuo  era  ottenoto  colla  propagazione 
rapida  della  Religione  cristiana  in  gran 
parte  deirOà he  romano;  in  Roma  per 
diritto  divino  dì  compimento  sotlentrò 
e  si  %\\\u\ì^hxììdii\o  mano,  fortiler  el  sua- 
viter,  iancàtaudu  l'ulivo  domestico  sopra 


V  I  e 

il  selvatico,  per  detto  di  s.  l'aolo  a'roma- 
ni  slessij  il  goveruo  pacifico  del  principe 
degli  apostoli  Pietro,  il  quale  ci  venne 
a  tempo  ili  Claudio  e  di  Nerone  d'ordi- 
ne del  suo  maestro  Gesù  Cristo,  fotida- 
tore  invisibile  di  Roma  e  dell'  itnpero, 
come  disses.  Lorenzo  io  un  inno  del  poe- 
ta Prudenzio.  In  lìoma,  fissata  centro 
stabile,  irremovibile  delta  Religione  me- 
desima, come  doveva  essere  creile  e  pro- 
pagatrice  insieme  della  i."  generale  civi- 
lizzazione, delle  antichità  e  delle  belle 
arti,  perciò  detta  meritamente  ciltù  e- 
terna.  La  maggior  parte  delle  provincia 
dell'impero  a  poco  a  poco  disciolte  col- 
l'impulso  quasi  contemporaneo  delle  na- 
zioni barbare,  venute  per  motivo  appa- 
rente a  saccheggiare,  a  distruggere, a  pu- 
nire l'immoralità  romana  nelle  Gallie  e 
nel!'  Italia  ;  in  fallo  però  tenute  a  civi- 
lizzarsi e  farsi  cristiane,  per  divina  dispo- 
sizione tornarono  a  dividersi  in  regni  o 
altri  modi  di  governi  se[)arali,  restando 
a  Pietro,  ed  a'  suoi  successori,  un  sudi- 
ciente  territorio  centrale  per  sua  dote  e 
immunità,  e  pel  libero  accesso  aite  sue 
membra  cattoliche  dell'universo  mondo. 
L'antico  amministratore  e  luogotenente 
dell'  impero,  chiamato  imperatore,  Co- 
stantino i  Magno  fatto  cristiano,  nel  prin- 
cipio del  IV  secolo,  si  allontanò  da  Ro- 
ma per  comando  di  Dio,  come  dice  egli 
stesso  in  una  legge  riportala  nel  codice 
Teodosiano,  e  lo  registrò  pure  Sozome- 
no,  trasportando  la  sede  dell'impero,  non 
Pimpero  stesso  rimasto  io  R.oina,  ov'era 
stalo  fondato  per  sempre,  come  dissero 
Lattanzio,  Pio  II,  Gravina  e  altri,  in  Bi- 
sanzio detta  da  lui  CostanlinopoU,  per 
difenderne  i  confini  verso  l'Oriente.  Po- 
scia nel  V  secolo  un  socio  dell'ammini- 
strazione venne  a  stabilirsi  in  Ravenna 
(r.)  coltilolo  d'imperatore  d'Occidente, 
per  opporsi  a'barbari  nelle  Gallie,  e  spe- 
cialmente nell'Italia.  In  Roma,  soggetta 
al  successore  di  Pietro,  Vicario  di  Cri- 
sto, nessuno  mai  pili  ci  dimorò.  Questa 
cillù^  sempre  capitale^  uuchc  dcil'impeio 


Vie  3^ 

rinnovato,  detto  sempre  perciò  romano 
(poi  abolito  nel  principio  del  corrente  se- 
colo, non  potendo  più  sussistere),  secon- 
dando la  sua  destinazione  divina,  restò 
di  fallo  in  potere  de'Sonmii  Pontefici  e 
del  senato,  come  fra  tutti  meglio  lo  pro- 
vò il  can.  Muzzarelli  coU'opuscolo  postu- 
mo, Del  doiiiinio  temporale  del  Papa, 
Roma  I  8  iG;  restando, d'accordo, agl'im- 
peratori la  proteziooearmala,  e  parte  del- 
la giurisdizione  politica,  civile  e  ammi- 
nistrativa, per  cui  davano  eglino  aoch« 
aiuti  e  fondi  di  sussistenza  al  governo  de' 
Papi,  cominciando  da  Costantino  l.  Fin- 
ché quasi  niente  curandosi  più  di  Roma, 
anzi  maltrattandola  gVim paratori  d'O- 
riente, e  Leone  III  V £s aurico  anche  col- 
la sua  eretica  condolta  e  con  attentare 
alla  vita  di  s.  Gregorio  li,  ne  fu  scossa  la 
dominazione  rinia^tiigli,ed  unitisi  al  Pa- 
pa i  popoli  d'Italia  pel  suo  empio  proce- 
dere, da  questi  vollero  dipendere.  Inol- 
ile avverte  il  Fea,  che  per  Repubblica 
(f.)  deve  intendersi  Roma  e  il  popolo 
romano,  sempre  centro  dell'impero,  non 
mai  trasferito  altrove ,  secondo  la  sua 
teoria  dell'impero  romano  e  di  Roma. 
Ora  si  oserebbe  pretendere  di  spogliare 
la  s.  Chiesa  e  il  Vicario  di  Gesù  Cristo, 
dopo  XI  secoli,  del  suo  principatoterapo- 
rale,  manifestamente  stabilito  da  Dio  per 
l'indipendente  esercizio  del  pontific-5to 
Le  prove  cui  vuoisi  assoggettar  la  Chiesa, 
risvegliarono  in  tutti  i  cuori  cattolici  sen- 
timenti dell'  amor  filiale  il  più  puro  e  il 
più  divolo.  Da  per  tutto  si  producono  in- 
cessanti proteste  in  favore  della  s.  Sede, 
da  per  tulio  s'innalzano  grida  di  ripro- 
vazione contro  la  vergognosa  pressione 
enorme,  di  cui  il  governo  pontifìcio  è 
l'oggetto.  Si  attenta  di  privare  il  Pap-i 
di  sua  libertà  e  indipendenza  nell'  eser- 
cizio dell'apostolico  ministero,  annien- 
tailojalTinchè  spogliala  che  siala  Roma- 
na Chiesa  del  suo  pntrimonio,  si  possa 
deprimere  e  abbattere  la  dignità  e  la  mae- 
slà  della  Sede  apostolica  e  del  Vicario  di 
Cristo,  e  più  liberamente  recare  ogni  grao 


3G  VI  C 

danno,  e  fare  a'sprissima  guerra  alla  nO' 
stia  ss.  /;c%'0«(' (/  .),  per  gettarla  del 
tutto  a  terra,  $e  fia  possiMIe.  Fn  (jiiestn 
secolo  di  miscredenza  e  di  riUeliione,  si 
abusa  astutamente  de' lusinghieri  nomi 
di  progresso,  d'indipendenza,  di  libertà, 
ma  per  abbattere  i  fondamenti  d'ogni  le- 
giltima'aulorilà,  e  per  innalzale  il  vessil- 
lo della  licenza.  Quanto  agl'infelici  tempi 
cbe  corrono, miscriveva  da  ultimo  il  cav. 
Scolari:  »  iSon  è  egli  vero,  die.  non  credu- 
ta Cassandra,  bo  sci  itto  indarno  sino  dal 
1 85 1  (Roma  e  la  s.  Sede,  3Ieniuria  con  il- 
lustrazioni a*  luoghi  relativi  dellaDivina 
Commedia.  —  Agli  Italiani  cattolici cjne- 
slaMemoiia  liverenlementeconsacrasi  !), 
ciò  cbe  si  venne  a  disputare  da  capo  nel 
1860?  Questa  èia  giustizia, che  appun- 
to attendo  da  Lei,  mentre  le  porgo  le 
mie  congratulazioni  per  ciò  che  lessi  nel 
suo  magistrale  articolo  Fia^'^io,  da  Ella 
itigemniato  di  tante  e  sì  gravi  conside- 
razioni e  notizie,  circa  le  origini  e  l' in- 
fluenza del  dominio  temporale  dei  Papi". 
IVIa  quanto  agli  strepitosi  avvenimenti, 
di  cui  siamo  indignati  e  insieme  consola- 
ti spettatori,  lungi  dall'idea  di  darne  re- 
golare contezza,  come  delle  mene  usate, 
onde  la  carta  stessa  ne  arrossisce,  man- 
candomi lo  spazio,  ancorché  volessi  ten- 
tarlo in  breve,  non  comportandolo  l'al- 
ta impoitanza  del  gravissimo  ampio  ar- 
gomento, appena  appena  mi  limiterò  a 
riferirne  un  isfuggevole  cenno,  d'altron- 
de indispensabile,  dopo  aver  tanto  scrit- 
to sulla  Sovranità  dt  Homani  Pontefici 
e  della  s.  Sede,  degli  Stati  tributari  del- 
la s.  Sede  (f''),  dell'  influenza  politica 
de'  Papi,  Yicaii  di  Gesù  Cristo,  in  ge- 
nerale sempre  grandemente  benefica  e 
conservatrice,  la  quale  ebbe  per  iscopo 
principale  la  pace  e  la  prosperità  pubbli- 
ca. Su  qnest'  ultimo  punto,  bene  scrisse 
la  Civiltà  Cattolica, %e.iìe/i.'y\.  2,  p.  286. 
»>  Ci  fa  meraviglia  l'udire  scrittori  catto- 
lici scandalczzaisi  ancora  oggidì  dell'au- 
torità esercitala  da'Papi  àeì  A/edio  Evo 
sopra  i  principi  cristiani,  dopo  le  difese 


V  I  C 

lucnlcntisslme  che  ne  han  fatto  i  meile- 
simi  Protestanti  (quelli  di  .senno,  ormai 
si  nnnninno  de'  caiiibiain<-nti  itilìiiitì  e 
«Ielle  costanti  inceite/ze  del  protestante- 
simo, in  cui  le  opinioui  umane  pigliano 
il  luogo  della  fede;  laonde  molti  illiiini- 
nali  dalla  divina  grazia,  abiurano  i  lo- 
ro errori,  ed  entrano  nel  grembo  dclbi 
vera  Chiesa,  fuori  della  quale  non  vi  è 
l'eterna  salvezza  ;  terribile  e  incontrasta- 
bile sentenza  ripaiLita  a  Vicari  ai-osto- 
Lici.  Preghiamo  lutti,  perchè  la  buona 
opera  delle  conversioni  continui,  fiDchè 
non  formiamo  lutti  più  che  un  sol  greg- 
ge, ed  un  solo  ovile  del  Pastore  de' Pa- 
stori). INè  noi  staremo  qui  a  ri[telerne  le 
ragioni.  Censì  faremo  una  sola  osserva- 
zione, ed  è,  che  quel  diritto  di  arbitralo 
supremo  fu  nel  medioevo  universalmen- 
te riconosciuto  come  legittimo  da  tutta 
la  ciìslianilà;  né  solamente  fu  ricono- 
sciuto, ma  fu  invocato,  fu  salutalo  da* 
principi  edii'popoli  come  la  miglior  sal- 
vaguardia, che  ili  rpie'leinpi  di  barbara 
violenza  il  dirillode'deboli  avesse  contro 
la  prepotenza  de' forti.  Un  tribunale  su- 
premo che  in  nome  di  Dio,  nella  persona 
del  suo  Vicario  in  terra,  esercitasse  la 
giustizia  sopra  1  Popoli  e  i  Pie,  fu  l'ideale 
sublime  a  cui  il  medio  evo  si  accostò, 
mercè  lo  spirito  profondamente  cristiano 
da  cui  la  società  europea  era  allora  in- 
formata. Che  se  ne'  tempi  moderni,  la- 
cerata dal  protestantismo  l'unità  de'  po- 
poli cristiani,  e  scemato  in  questi,  o  piut- 
tosto ne'loro  governanti,  il  sentimento 
cattolico,  a  quel  tribunale  si  sono  sosti- 
tuiti i  congressi,  la  diplomazia  e  il  sem- 
pre istabile  equilibrio  delle  Potenze  e  le 
pubbliche  rivoluzioni  e  le  segrete  con- 
giure, non  sappiamo  in  verità  quanto  il 
mondo  ne  abbia  guadagnato;  ma  è  certo 
ch'egli  non  ha  acquistato  niun  diritto  di 
sfatare  il  sistema  politico  del  medio  evo". 
Printa  colleautorevoli  parole  del  regnan- 
te Sommo  Pontefice  darò  un'idea  del- 
l'iniquamcnte  operato  a  danno  del  civi- 
le principato  de'  Papi.  Pel  colossale com- 


V  I  e 

ple^^o  del  piiM)Iical<),  poco  poltò  osser- 
vare l'ordine  logico;  sarà  un  ceiilone, 
colla  riserva  emessa  uei  voi.  LXXXI,  p. 
455. 

La  cattolica  Chiesa,  fondata  e  istituita 
da  Cristo  pei*  relerna  salute  degli  uomi- 
ni, avendo  forma  di  perfetta  società  in 
virili  della  sua  stessa  istituzione, deve  per 
conseguenza  fruire  di  tal  libertà,  che  nel- 
r  adempimento  del  sagro  suo  ministero 
non  si,»  soggetta  ad  alcun  potere  civile. 
E  perciocché  ad  operai  e  liberamente,  co- 
ni'è  di  dovere,  ella  avea  uopo  di  que' 
presidii  che  rispondessero  alla  condizio- 
ne e  al  bisogno  de'lein[)i  ;  la  divina  Prov- 
videnza con  consiglio  al  tutto  singolare 
ha  disposto  che,  caduto  il  romano  impe- 
ro e  divisosi  in  molti  regni,  il  Pontefice 
Ilomano,  siccome  quegli  che  da  Cristo 
era  stabilito  capo  e  centro  di  tutta  la 
Chiesa,  conseguisse  un  principato  tem- 
porale. Con  CIÒ  veniva  dallo  stesso  Dio 
sapientissimamente  provveduto,  che  in 
tanta  moltitudine  e  varietà  di  principi 
secolari,  il  Sommo  Pontefice  godesse  di 
quell'  indipendenza  politica,  la  quale  gli 
è  tanto  necessaria  pei*  esercitare,  senz'ai- 
cun  impedimento,  a  rispetto  del  mondo 
intero,  la  sua  spirituale  podestà  e  giuris- 
dizione. E  così  era  conveniente  del  lut- 
to; acciocché  nel  cattolico  mondo  non 
nascesse  mai  occasione  di  dubitare,  non 
forse  per  impulso  de' civili  poteri  o  per 
istudio  di  parte  s' inducesse  talvolta  ad 
operare  ncll'universal  governo quellaSe- 
de,  alla  quale,  per  la  suapììi  alta  pre- 
minenza, e  necessario  che  ricorra  luUa 
la  Chiesa.  Facilmente  poi  s'intende  co- 
me questo  principato  della  romana  Chie- 
sa, benché  per  sua  natura  tenga  del  tem- 
porale, nondimeno  in  virtù  della  sagra 
destinazione  e  dello  strettissimo  vincolo, 
onde  si  collega  colle  somme  ragioni  del- 
la cosa  pubblica  del  cristianesimo,  rive- 
ste indole  sagra.  Il  che  tuttavia  non  im- 
pedisce che  possano  da  esso  procurarsi 
tutti  quc'  beni,  i  quali  menino  alla  feli- 
cllù  allicci  temporale  de'  popoli  ;  ^iccu- 


V  1  G  37 

me  l'istoria  del  reggimento  civile,  eser- 
citato da'  Uomani  L'oiitelìci  per  tanti  se- 
coli, luminosissimamente  testifica.  Essen- 
do dunque  che  il  civil  principato  ponti- 
fìcio mira  al  bene  e  all'utilità  della  Chie- 
sa ;  non  r  meraviglia  che  i  nemici  di  essa 
Chiesa  abbiano  sì  di  frequente  letitalo  di 
crollarlo  e  abbatterlo  con  ogni  genere  di 
sforzi  e  d'insidie;  nel  che  i  loru  nefandi 
conati,  Dio  aiutante  la  Chiesa  sua,  tosto 
o  tardi  caddero  in  vano.  Ora  è  noto  al- 
l'universo mondo  come  in  questi  luttuo- 
si tempi,  gl'infestissimi  nemici  della  Chie- 
sa e  della  s.  Sede,  resi  abboiniiic\>oli  ne' 
loro  disegni  e  parlanti  rnenzogua  nella 
loro  ipocrisia,  conculcando  ogni  diritto 
umauo  e  divino,  si  sforzino  nequitosa- 
mente di  spogliarla  del  civil  principato, 
di  cui  essa  gode  ;  e  ciò  procaccino  di  con« 
seguire  non,  come  altre  volte,  per  mani- 
festa aggressione  e  colla  forza  dell'anni, 
ma  per  opera  di  falsi  e  perniciosi  priu- 
cipii,  messi  innanzi  astutamente,  e  eoa 
moti  popolari  inaliziosameule  eccitati. 
Imperocché  non  si  vergognano  di  persua- 
dere i  [)opoli,  contro  i  legittimi  princi- 
pi ;  nefanda  ribellione  condannata  dal- 
l'Apostolo delle  genti.  Ma  poiché  questi 
pessimi  maestri  di  frodoleuza  assaltano  il 
temporale  dominio  della  Chiesa,  e  dis- 
piezzano  la  sua  autorità  veneranda;  giun- 
gono a  tal  segno  d'impudenza,  che  osti- 
no vantare  pubblicamente  la  loro  rive- 
renza e  il  loro  ossequio  verso  di  essa. 
Ed  è  massimamente  doloroso  il  vedere, 
che  di  questa  prava  maniera  di  operare 
siasi  altresì  macchiato  taluno  di  quelli,  i 
quali, come  figli  della  cattolica  Chiesa,  so- 
nu  tenuti  d'impiegare  a  tutela  e  presidio 
di  lei,  l'autorità  che  posseggono  sopra  i 
popoli  loro  soggetti.  In  queste  subdole  e 
perverse  macchinazioni,  dal  Papa  Pio  IX 
lamentate,  ha  parie  precipua  il  governo 
sardo,dal(juale  uggimai  tutti  sanno  quan- 
to gravi  e  (juantoileplorabiliuUese  e  dan- 
ni furono  recali  in  «juel  regno  alta  Chie- 
sa, a'  suoi  diritti  ed  a'  suoi  ministri,  di 
che  pi'lucipalmcutc  ucU'ailocuzioQC  eoo- 


38  Vie 

cisloiiale  de'  22  geuuaJo  i855  (riferita 
uel  voi.  LXXVIl,  [ì.  228),  altatnenle  il 
Papa  si  dolse.  Quiudi  posti  in  non  cale  i 
giustissimi  richiami  pontificii  sopra  cjue* 
(atti,  il  inedesirao  governo  sardo  giunse 
a  tale  di  temerità,  che  non  si  tenne  pun- 
to dal  fare  ingiuria  alla  slessa  Chiesa  u- 
uiversale,  pigliando  a  combatterne  il  ci- 
vile principato,  di  cui  volle  Dio  provve- 
duta la  s.  Sede,  per  difendere  e  conser- 
vare la  libertà  dell'apostolico  ministero, 
luiatli,  tra'manifesti  segni  d'assalto, il  i." 
a  mostrarsi  palesemente  fu  quando   nel 
congresso,  tenutosi  a  Parigi  neli85G,da 
parte  del  medesimo  governo   sardo,  in- 
volta fra  certe  ostili  esposizioni  (cui  feci 
allusione  ne'  voi.  LXXIX,  p.  225  e  seg., 
LXXXIj  p.  4G0),  fu  proposta  una  cola- 
le speciosa  maniera  di  debilitare  il  civile 
dominio  del  Vicario  di  Cristo,  e  di  atte- 
uuare  l'autorità  di  esso  e  della  s.  Sede  (iu- 
Irinsecamenleopportuno  è  ricordare  con 
ahi  encomi  l'opera  dell'infaticabile  dot- 
tissimo prelato  mg.'^Felice  Peraldi  di  Cor- 
sica ;   Discorso  sulla   secolarizzazione 
del   Go\'erno  Pontificio,  proposta  nel 
congresso  di  Parigi  per  la  pace  de'  3o 
marzo  1 856, Bastia  1 858. La  CiviltàCat- 
tolica  ci  die*  un  bellissimo  articolo  nella 
serie  4-%  *•  4»  p.  1 4^  e  p.  287  :   La  seco- 
larizzazione del  Governo  Ponlijìcio). 
Quando  poi  ne' primi  di  maggio  1859, 
s'accese  la  guerra  italiana,  tra  l'impe- 
ratore d'  Ausilia  Francesco  Giuseppe  I 
da   una  parte  (come  accennai  ne'  voi. 
XCIV,  p.  3 12,  XCV,  p.  3),  Napoleone 
III  imperatore  de'francesi  e  Vittorio  Ein- 
manuelell  redi  Sardegna  tra  loro  allea- 
ti dall'  altra  ([)er  cui  il  Papa  si  rivolse  al- 
l' hpiscopalo  cattolico  per  ordinare  uni- 
versali e  pubbliche  preci  per  la  pace,  con 
enciclica  parlata  nel  voi.  XCV,  p.  81  ), 
dal  governo  sardo,  niuua  frode,  aiuna 
sicelleratezza  fu  trasandata,  per  sospinge- 
re a  tulio  potere  ipopoli  degli  Stati  di  s. 
Chiesa  a  fellonesca  ribellione.  Quindi  da 
lai  governo  mandati  istigatori,  profusa 
a  larga  mano  la  pecunia,  fornite  le  a)  mi, 


VI  C 

aggiuuli  slimoli  eoa  malvage  scritture  ed 
elTemeridi,  e  posto  eziandio  inopern  ogni 
genere  di  frotli  da  coloro  medesimi, die  so- 
stenendo io  Roma  il  carico  di  legati  sardì, 
deposto  ogni  riguardo  di  onestà  ed  ogni 
rispetto  al  diritto  delle  genti,  abusarono 
del  proprio  ufiìcio  per  ordire    tenebrose 
trame  in  detrimento  del  pontificio  gover- 
no.  Scoppiala  poi   nel   giugno  1859  la 
sedizione,  in  Bologna  a'  12,  indi  in  Ra- 
venna, Forlì  e  Ferrara,  provincie  dell'E- 
milia,  diedi  lunga  mano  eravì  stata  oc- 
cultamente apparecchiala,   venne   tosto 
da'suoi  favorilori  proclamata  la  dittatura 
del  re  di  Sardegna,  e  prontamente  dal  suo 
governo   vi  furono  insediati  commissari 
pel  reggi  mento  di  quelle  Provincie, in  onta 
allacouveuulaneulralita.il  perchè  i^io  IX 
con  allocuzione  de';2o  giugno,  e  con  let- 
tera enciclica  all'Episcopato,  levò  altissi- 
me doglianze,  protestò  nel  miglior  modo 
contro  la  violazione  del  ci  vii    principato 
della  s.  Sede,  ed  ammoniti  severamente 
gli  autori  ei  cooperatori  tutti,  li  dichia- 
rò esser  incorsi  nelle  pene  canoniche  in- 
flitte dal  concilio  di  Trento.  Quando  pre- 
cedette e  accompagnò  la  usurpazione,  no- 
tificalo a  tutto  il  mondo  dalla  voce  apo- 
stolica, commosse  lutto  quanto  il  catlo- 
hcismo,  che  con  islaucìo  immemorabile, 
si  alzò  come  un  uomo,  altamente  prote- 
stando: Il  patrimonio  e  principato  tem- 
porale della  s.  Chiesa   Romana^  essere 
patrimonio  e  dominio  di  tutti  i  cattolici, 
il  pegno  comune  dell'indipendenza  spi- 
rituale  del  Vicario  di  Cristo,  e  non  po- 
tersi attentare  a  tale  sovranità  senza  fe- 
rire nel  cuore  200  milioni  di   cattolici. 
La  loro  emozione  rapidamente  si  diffuse 
su  tutti  i  punti  della  terra,  per  cui  il  ge- 
neral De-la-IVIoricière,comaodanle  in  ca- 
po le  truppe  pontificie,  nel  suo  i  ."ordine 
del  giorno  alle  medesime,  per  la  difesa 
de'diritti  del  Papa  disconosciuti  e  rainac* 
ciati,  ecco  come  si  espresse.  »  Ciò  vuol 
dire,  che  il  cristianesimo  non  è  soltanto 
la  religione  del  mondo  civilizzato,  ma  sì 
il  principio  e  la  vita  slessa  della  civiliz- 


V  I  e 

za7.ione  ;  vuoi  dire  che  il  Pa[ìiilo  è  lu  ita- 
se  tiu  cui  poggia  il  ctistiuitesiiiiu.  Tulle 
le  nazioni  crisliatie  seaihiauo  aver  oggi 
l'I  coscienza  di  queste  giuudi  verità  die 
t;otio  la  nostra  fede.  La  rivoluzione,  sic- 
come altre  volte  V  Islanda  ino ,  minaccia 
oggi  r  Europa,  ed  oggi  come  altre  volte, 
la  causa  del  Papato  è  »mclla  della  civi- 
lizzazione e  della  libertà  del  nìondo". 
^)5Servò  poi  il  Giorn<ile  di  Ror/iaóti^i 
maggio  i8(3o.  »'ll  '/V/zze.?,  per  d'ordina- 
rio avverso  al  governo  pontillcio,  nulla 
ostanle  in  un  suo  recente  articolo,  discor- 
rendo della  parte  militare  del  nostro  sta- 
lo, riconosce,  che  «  il  Papa  ha  adottato 
una  sagace  risoluzione...  Egli  ha  assol- 
dalo un  abile  generale  (  De  la-Moricière); 
ha  permesso  che  la  sua  armata  iia  rior- 
ganizzata (  nominando  a  pro-oiioietro 
delle  armi  1'  energico,  intelligente  e  ze- 
lante mg."^  Francesco  Saverio  de  Merode 
cameriere  segreto  e  coppiere  del  Papa), 
e,  se  quanto  ci  si  riferisce  è  vero,  accetta 
i  servigi  di  tulli  quelli  che  desiderano 
comballere  sotto  la  sua  bandiera  ....  Il 
Papa  è  al  postutto  un  sovrano  che  pos- 
iiiede  lerrilorii  e  cinge  corona,  ed  ha  una 
speciale  facilità  per  conseguire  al  di  fuo- 
ri quanto  gli  manca  a  casa  sua.  In  molte 
parli  d'Europa  egli  conta  simpatie  ed  a- 
derenze,  e  può  trarre  da  esteri  siali  tri- 
buti ed  assistenza.  Non  va  d'  uopo  che 
di  una  risoluzione  per  profittare  di  que- 
sti vantaggi,  e  la  risoluzione  sembra  es- 
sere stata  presa.  Evvi  fondamento  a  cre- 
dere che  nell'amministrazione  del  dipar- 
timento militare,  il  Papa  ha  consentito 
a  tutte  le  necessarie  riforme.  Sembra  che 
il  generale  (De-la-Moricière)  abbia  rice- 
vuto pieni  poteri  alla  condizione  di  sta- 
bilire definitivamente  l'armala  papale,  e 
i  risultamenti  d'una  tale  politica  saran- 
no bea  presto  visibili ....  Il  Papa  uoa  è 
un  governante  estero,  0  un  despota  fora- 
sliero.  Egli  è  un  monarca  assolutamente 
italiano,  e  rappresentante  in  fatto  di  un 
potere  che  fu  un  tempo  il  solo  sostegno 
della  aaziouulilà  italiana  ".  Queste  veri- 


Vie  3cj 

là  non  hanno  bisogno  di  commeoli. 
Certo  è  un  fallo,  degnissimo  d'esser  no- 
tato dalla  storia  ne'  suoi  fasti,  l'univer- 
sale conseiilimento,  anche  del  laicato  cat- 
tolico, e  qui  può  ben  dirsi,  l'o.t:  pnjjtiU 
i'ox  Dei,  nel  protestare  contro  l'inva- 
sione degli  stali  ponlifìcii,  coll'esultan- 
za  dimostrata  al  vedere  che  ne  prende 
la  difesa  una  delle  prime  spadeche  splen- 
dano oggi  in  Europa,  il  generale  La-Mo- 
ricière,  comandante  supremo  dell'eser- 
cito pontificio  ;  e  l'emulazione  destata  io 
molli,  specialmente  giovani  generosi,  al 
vedere  tal  uomo  sventolare  il  f^cssillo 
delle  somroe  Chiavi.  Bello  e  opportuno 
sendjrò  pertanto  alla  Cn'iluì  Cattolica, 
serie  j."",  t.  6,  p.  4^B,  l'articolo  che  l'e- 
gregio visconto  di  Meaux  pubblicò  Del 
CorrespoiuLiiit  de'  2  5  aprile  i86o,  ce- 
lebrante il  prode  La-lVIoricière,stralciaa- 
done  le  principali  sue  notizie,  ed  offren- 
dole con  importante  articolo  intitolato  : 
La  nuoi>aSpacla  a  servigio  della  Chiesa. 
L'elo(|uente  e  dolio  mg. "^  Gerbet  vesco» 
vo  di  Perpignano,  nelle  sue  osservazio- 
ni sopra  gli  attentati  diretti  contro  la  so- 
vranità temporale  del  Vicario  di  Cristo, 
informate  alla  grandiosità  del  sentimeo- 
to  cattolico,  a'  principii  di  suprema  i^iu- 
stizia  ed  a'  vari  interessi  sociali,  dichia- 
rò. Aspettando  che  il  termine  di  questa 
situazione  si  manifesti,  nella  calma  e  sot- 
to l'usbergo  della  nostra  fede,  seguendo 
l'esempio  de'  replicali  invili  del  Papa,  e- 
sorta  a  raccogliersi  nella  preghiera.  Id- 
dio non  die' agli  avvenimenti  di  questa 
terra,  e  che  più  sensibilmente  ci  aflliggo- 
no,  il  potere  di  turbarci  iu  quest'  asilo. 
E'  forse  troppo  per  noi  cattolici  una  pro- 
cella di  più  fra  una  tempesta  di  XVIII 
secoli  ?  Crede  con  ferma  fede  e  sulla  pa- 
rola di  Dio,  che  il  Papato  sia  la  sola  po- 
tenza cui  sia  stato  promesso  di  non  esser 
vinta  dal  tempo.  Si  sa,  che  ad  essa,  nel 
corso  de'suoi  immortali  de>tini,  non  ver- 
rà meno,  se  ne  abbisogni,  la  sua  indipen- 
denza. Giorno  verrà  in  cui  vedrassi  so- 
pravvivere a  tulle  le  cose  agitale  o  ini- 


4o  vie 

mobili  che  ora  ci  allorniano.  Il  tempo 
avrà  stampate  sugli  odierni  moDumeuti 
le  sue  orme  distiuggitiici,  spariranno  le 
città,  spariranno  le  dinastie;  gli  avveui- 
nienti  che  ora  sconvolgono  l'Italia  si  ve- 
dranno rincantucciali  in  una  pagina  o- 
scura  della  storia  ;  ma  allora  eziandio 
vivrà  nella  città  eterna  un  uomo  che  si 
chiamerà  Papa,  a  custodire  la  tomba  di 
s.  Pietro,  ed  a  benedire  la  culla  di  nuovi 
popoli.  1  legami  che  uniscono  alla  s.  Se- 
de le  chiese  delle  diverse  regioni  del  glo- 
bo, vieppiù  si  restringono  in  ragione  de- 
gli sforzi  fatti  per  abbattere  una  sovra- 
nità che  tutti  sanno  essere  il  braccio  tem- 
porale della  Provvidenza  nel  governo  spi- 
rituale del  mondo.  11  Papa  è  il  solo  re 
pel  quale  di  e  notte  s'innalzano  voti,  ed 
oggi  poi  con  crescente  fervore,  ne'  san- 
tuari dell'europa,  nelle  tende  orientali, 
uellecapannediquelleselvagge  tribù  che 
a  lui  devono  i  loro  apostoli,  i  loro  bene- 
fattori. Lo  slancio  cattolico,  manifesta- 
tosi ancora  nel  regno  unito  della  Gran 
Bretagna,  fece  ricordare  al  zelante  e  co- 
raggioso mg.'  Dixou  arcivescovo  d'  Ar- 
magh  e  primate  d'Irlanda,  come  le  male 
arti  di  tanti  perversi,  tendenti  a  distrug- 
gere il  potere  temporale  del  Vicario  di 
Cristo,  mirino  ad  agevolar  la  via  per  ab- 
battere la  s.  Religione  cattolica,  e  ciò  es- 
sere il  vero  scopo  de'  loro  conati. Essere 
però  motivo  di  grande  gioia  pe'buoni  cat- 
tolici il  veder  lo  zelo  de'  prelati  lutti  e 
del  clero  nel  difendere  il  temporale  do- 
minio della  s.  Sede.  Piarameutò  le  mene 
d'alcuni  notabili  agenti  inglesi,  e  il  favo- 
re accordato  in  Inghilterra  ad  uomini  de' 
quali  il  Papaerasi  altamente  ed  a  ragione 
lamentato  in  un'allocuzione,  però  assicu- 
rando che  sarà  per  riuscirgli  consolante  il 
vedere  riconfermato,  che  se  l'Inghilterra 
lo  avversa,  l'Irlanda  è  per  lui.  Ormai  con 
meraviglioso  e  soiprendente  spettacolo, 
non  vi  è  luogo  nel  mondo  cattolico,  dou- 
denon  siano  giunti  al  Papa  aflettuosissi- 
mi  indirizzi  sottosciitli  da  migliaia  di  per- 
sone, che  tutti  protestano  contro  quella 


V  I  c 

minorità  faziosa  che,  a  forza  dì  menzo- 
gne e  false  arti,  pretende  farsi  credere  la 
vocede'popoli.  Kd  è  certo  cosa  da  benedi- 
re incessanternenle  Dio,  il  vedere  come  le 
mene  de'  ti  isti  che  da  tanti  anni  lavorano 
a  fabbricare  una  fìnta  pubblica  opinione, 
siano  in  vece  riusciti  per  ora  ad  ottenere 
la  pubblica  e  clamorosa  espressione  del 
vero  popolo  cristiano,  il  quale  chiede  con 
tutti  i  mezzi  che  sono  a  sua  disposizione 
che  il  Papa,  secondo  le  parole  d'un  cele- 
bre documento,  sia  rispettalo  in  tulli  i 
suoi  diritti.  11  celebre  nome  di  Poujoiat 
si  unisce  iu  Francia  a  quello  degli  altri 
dotti  scrittori  difensori  della  sovranità 
temporale  del  Papa.  Nel  suo  scritto:  // 
Papa  e  la  Libertà,  osserva.  »>  La  preghie- 
ra pel  Papa  risuona  nella  Polonia  e  nel- 
l'Irlanda, nell'Aletnagna  cattolica,  a  Li- 
sbona, a  Madrid  e  nelle  due  Sicilie;  ne' 
santuari  maroniti  del  Libano,  sulle  rive 
del  Cedron,  sulle  rive  del  Nilo,  e  sulla 
collina  di  Pera;  in  mezzo  a'uostri  fratel- 
li dell'Asia  :  essa  ha  passato  i  mari,  e  non 
si  è  arrestata  a'  confini  del  mondo  ;  delle 
■voci  la  ripetono  sotto  la  cupola  di  s.  Pie- 
tro, nella  basilica  di  s.  Giovanni  in  Late- 
rano,  madre  e  capo  di  tulle  le  Chiese  di 
Roma  e  del  Mondo,  e  il  missionario  la 
recita  nella  capanna  de'  selvaggi  dell'A- 
merica. Ah  1  noi  non  siara  soli,  e  la  causa 
che  noi  difendiamo  è  veramente  cattoli- 
ca 1  "  Dice  il  Giornale  di  Roma,  de'24 
febbraio  1860.  »  Sulla  necessità  della 
preghiera,  nella  gigantesca  guerra  mossa 
alla  Chiesa,  credo  di  segnalare  il  manda- 
mento del  cardinal  Sterchs.  arcivescovo 
di  Malines.  Il  dotto  Leclurer  dimostrò 
che  lo  scopo  de'nemici  del  dominio  tem- 
porale del  Sommo  Pontefice  è  quello  di 
distruggerne  il  potere  spirituale.  Comin- 
cia a  citare  il  primo  accanito  nemico  di 
<juesto  potere  eh' è  il  Mazzini,  il  quale 
(come  molti  altri)  piglia  molta  cura  del- 
la sua  propria  resptctable  carcase,  men- 
tre colle  sue  lettere  spedite  di  qua  e  di 
là  eccita  gli  altri  a  giltarsi  iu  que'  peri- 
culi,  da  cui  egli  si  tiene  lontano  !  "  11  con- 


V  I  e 

le  Vt'iner  ilo  Merodc  j)ul»Micò  nell'  (:- 
iii\'vrs.  Più  hi  legge  quel  che  si  piil)l)li- 
ca  oggi  contro  il  principato  civile  liella 
s.  Sede,  più  si  è  nauseuti  dalla  mala  fe- 
de, dulia  perfìdia,  dalle  coiitraddizìuni, 
di  die  sono  pienicjuegli  scriUi.  Gli  uni  vo- 
gliono ingrandire  la  s.  Sede, din)inuendo 
gli  slati  della  Ctiiesa;  altri  osano  olIVire 
dotazioni  in  cambio  delle  provincie ch'es- 
sa possiede,  ma  ciò  che  veraiuenle  vuole 
la  rivoluzione  sotto  cjuesti  vani  e  perfidi 
prelesti,  si  è  di  far  discender  il  l'apa  dal 
suo  Irono  per  trasformarlo  in  una  s|)ecie 
di  patriarca  stipendialo  dalle  potenze 
temporali.  Si  vuol  continuare,  riguardo 
al  Papato,  il  sistema  di  spogliazione  che 
già  in  tanti  paesi  si  è  praticato  contro  la 
Chiesa.  I  cattolici  non  ponno  mai  abba- 
stanza protestare  contro  simile  impresa. 
Col  sostenere  l' integrità  de'  diritti  della 
s.  Sede,  essi  difendono  la  loi  o  fede,  la  di- 
gnità del  loro  Padre,  la  distinzione  de' 
due  poteri;  essi  iinpediscouo  all'Europa 
di  cadere  sotto  il  giogo  di  poteri  che  di- 
sporrebbero nel  modo  stesso  delio  spiri- 
tuale e  del  temporale.  Quesloèper  quan- 
to concerne  gl'interessi  nel  uiondo  inte- 
ro, lu  quanto  all'  Italia  poi,  il  Papato  è 
il  suo  onore  e  la  sua  gloria,  la  vita  anzi 
della  prima  Ira  le  sue  città  ;  ed  i  suoi  a- 
bitanti  nulla  certo  avrebbero  a  guada- 
gnare passando  dallo  scettio  di  Pio  IX 
sotto  non  so  qual  regime,  inaugurato  da 
misoiabili  dittature,  da  mute  assemblee 
che  non  compariscono  se  non  un  istan- 
te per  votare,  senza  discussione  ed  all'u- 
nanimità, rivoluzioni  pieparale  nell'om- 
bra. Si  conoscono  che  cosa  valgono  i  re- 
gimi acclamati,  senza  discussione  e  sen- 
za concedere  libertà  all'  espressione  de' 
sentimenti  contrari.  G l'interessi  del  mou- 
do,  quelli  dell'Italia  esigono  il  manteni- 
mento intatto  de'dirilti  del  sovrano  Pon- 
tefice della  Chiesa.  1  pei  iodici  d'ogni  na- 
zione pubblicarono  e  diffusero  la  dichia- 
razione collettiva  dell'Episcopato,  e  quel- 
io  di  Ijrussellcs  la  dichiarazione  dell'  E- 
pitcopalo  tedesco, aualiiaco, belga,  oiau- 


V  1  C 


4t 


dose,  irlandese,  scozzese  e  svizzero,  in  là- 
vore  del  potere  temporale  tiel  sovrano 
Pontefice.  L'unanime  sulhagio  di  tanti 
prelati,  corroborato  da  cpiello  de'vtj^co- 
vi  dell'  altre  parti  d'  Europa,  e  di  altre 
più  lontane  contrade,  tutti  uniti  di  cuo- 
le  e  di  anima  alla  cattedra  di  s.  Pietro, 
equivalgono  alla  dichiarazione  d'un  con- 
cilio ecumenico.  La  dichiarazione  de've- 
scovi  ,  suona  cos'i.  Dopo  tenibili  com- 
mozioni, il  congresso  di  Vienna  del  1 6 1 5 
avea  fondato  un'opera  di  pace,  della  qua- 
le per  lungo  tempo  si  sono  provati  i  be- 
nefici efìetti.  inseguilo  degli  avvenimenti 
del  1859,  le  potenze  segiiatarie  di  esso 
aveauo  risoluto  riunirsi  a  mezzo de'loio 
rappresentanti,  onde  deliberare  intorno 
a'toibidi  dellllaiia  centrale. Il  movimen- 
to livoluziouaiio  ha  superato  i  liiuili 
il'uno  stato  che  trovasi  in  rapporti  aliai 
lo  particolari  vtrso  la  Chiesa  cattolica  , 
e  verso  i  legitlimi  interessi  dell'Europa 
intera.  Da  XI  secoli  ,  il  successore  di  s. 
Pietro  ha  preso  posto  fra'principi  sovra- 
ni ;  egli  però  n'è  il  più  antico.  La  giu- 
stizia e  la  pace  hanno  presieduto  allo 
slabilimenlo  del  suo  potere  :  la  pace  e  la 
giustizia  ne  regolano  eziandio  l'esercizio, 
consagrato  unicameute  a  soddisfare  a' 
veri  bisogni  del  popolo.  La  conservazio- 
ne d'un  tale  potere  è  d'una  importanza 
incontestabile  per  l'ordine  politico  dej- 
l'Europa.  Tutti  i  principi  che  hanno  de' 
cattolici  per  sudditi  devono  desiderare 
cguaimenle  the  il  Capo  della  Chiesa  cai- 
lolica  non  dipenda  da  alcun  sovrano  tem- 
porale. Un  partilo  che  pone  la  reaiizza- 
zione  dc'suoi  piani  al  di  sopra  delle  leg- 
gi divine  ed  umane,  ha  saputo  profitta- 
re delle  circostanze  per  innalzare  il  ves- 
sillo della  rivolta  nelle  Legazioni  ponti- 
ficie, e  si  adopera  vigorosamente  ad  in- 
vadere tutto  intero  lo  stato  della  Cliie- 
sa.  Questo  è  un  altonli  aggressione  con- 
tro lutti  i  principi  Sotto  lo  scettro  de'quali 
vivono  popolazioni  cattoliche  ;  è  un  at- 
tentalo contro  200  milioni  di  cattolici, 
conilo  gl'inleicasi  de'quali  la  cousetva- 


4i 


V  1  G 


zione  deli  siali  poiilificii  si  trova  iiili- 
mainenle  legata.  Ma  questa  è  ezian.Iio 
un'olFe-ia  latta  al  dirillo  delle  genti,  pei-- 
ch4  il  dominio [iOiiliUcio non lia solamen- 
te a  combatlere  con  una  fazione  che  si 
sarebbe  formata  neU'mteino  degli  slati 
della  Chiesa.  È  pul)l)lican>enle  notoiio 
che  il  governo  piemoiilese  ha  preparalo 
da  lungo  tempo  la  rivolta,  clie  la  sosten 
ne,  diresse  e  incoraggiò,  ponendosene  a 
capo  (così  in  Toscana,  a  Modena,  a  l^ar- 
ina.  Le  pioleste  di  tali  legittimi  sovra- 
ni ,  le  olire  il  Giornale  di  Roma  del 
j  860  a  p.  3  I  8,  nel  n.°  83,  e  nel  n.°  86)  un 
di  lui  funzionario,  e  quindi  invase  il  ter- 
ritorio del  Papa  (dopo  la  famosa  annes- 
sione al  regno  sardo  delle  Provincie  di  Bo- 
logna, Piavenna,  Forlì  e  Ferrara,  truppe 
piemontesi  l'invasero), per  raanlenere  i  fe- 
deli sudditi  ponlillcii  sotto  il  giogo  della 
fazione  vittoriosa  (Disse  lord  Nornian- 
by  al  parlamento  inglese  a'i4  febbraio 
1  860  :  »  Uno  non  v'ha  tra'governi  sorti 
nell'Italia  centrale  che  risulti  da  una  e- 
lezione  del  popolo;  ciascuno  d'essi  fu 
nominato  ilal  Wiemonte  ,  che  per  mo- 
do di  dire,  mesceva  le  carte.  Ldjertà  di 
stampa,  nessuna  ;  di  parola,  nessuna:  di 
persona,  nessuna"  I).  L'Europa  si  trova 
unita  da  legami  d'uu  diritto  delle  genti, 
che  ha  per  base  il  cristianesieno.  Won  è 
potenza  d'uno  stalo,  è  il  suo  diritto  che 
deve  prevalere  :  ciascuno  deve  riconosce- 
re che  la  giustizia  è  superiore  agi'  inte- 
ressi politici.  Se  è  permesso  *li  rovesciare 
il  trono  pacifico  del  Vicario  di  Cristo  con 
mezzi  di  tal  natura  ,  il  legame  del  di- 
ritto delle  genti  d'  Europa  è  spezzato. 
Del  resto  i  principi!  a* quali  fa  appello 
la  rivoluzione  italiana,  sono  una  dichia- 
razione di  guerra  che  non  è  diretta  solo 
contro  gli  siali  di  s.  Chiesa.  Ammettere 
che  le  pretensioni  che  si  sollevano  a  no- 
me della  nazionalnà  debbano  vincere 
contro  le  leggi  di  Dio  ed  i  doveri  dell'ub- 
bidienza civile,  questo  è  un  pronunziare 
una  sentenza  di  rovina  contro  gl'impe- 
i  i  pili  poleuli  dell'Europa,  la  coaseiva- 


V  I  C 

zione  integrale  de'quali  cessa  in  avreiil- 
redi  formare  una  questione  di  diritto  per 
non  divenire  che  una  questione  di  forza 
maggiore  e  di  opportunilìi.  Levando  a- 
duiique  la  voce  ilavanti  all'Europa  pel 
manleiiìmento  del  diritto  sovrano  del 
Papa,  i  sottoscritti  i32  pi-imati,  arcive- 
scovi e  vescovi,  intesero  difendere  la  cau- 
sa delU  Chiesa  e  gl'interessi  più  sagri  di 
200  milioni  di  cattolici  ;  difendere  le  gua- 
rentigie della  giustizia  e  della  pace,  e  lav- 
venire  de'  popoli  dell'Europa,  ti  già  no- 
bilissimo diplomatico  piemontese  mar- 
chese A.  Drignole-Sale,  nelle  Considera- 
zioni sopra  la  qua  Lione  Romana,  con 
argoiuenli  che  non  ammettono  confuta- 
zione, pose  in  chiaro  che  il  mantenimen- 
to della  sovranità  temporale  de'  Vicari 
di  Gesù  Cristo  è  voluto  dalla  più  rigo- 
rosa giustizia,  non  meno  che  da  riguar- 
di religiosi  e  politici  di  somma  rilevanza  ; 
che  i  mestatori  delle  t)resenti  rivolture,  i 
dilfamalori  o  prezzolati  o  passionati  di 
questa  sovranità  mirano,  in  verità,  a  spo- 
gliare il  Capo  della  Chiesa  della  sua  in- 
dipendenza spirituale,  e  perciò  ne  voglio- 
no debilitata  la  potenza  temporale,  to- 
gliendo con  ciò  all'Italia  la  principale  sua 
gloria  ;  che  il  loro  scopo,  al  tempo  me- 
desimo, si  è  di  distruggere  le  basi  sopra 
cui  riposa  la  sicurezza  de'  troni  ;  e,  vio- 
laiiilo  sfrontatamente  neh'  autorità  del 
Sommo  Pontefice  il  sagro  diritto  di  pro- 
prietà, giungere  più  facilmente  e  più  pre- 
sto, col  rovesciamento  dell'ordine  mora- 
le e  politico,  a  sovvertire  da  capo  a  fon- 
do r  ordine  sociale.  Nella  mirabile  Ltt^ 
tera  pastorale  di  mg.*  Gigli  vescovo  di 
Tivoli,  de'  ai  gennaio  1860,  l'  illustre 
prelato  esclama:  Non  sono  i  popoli  che 
hanno  rotto  ì  vincoli  dell'  ubbidienza  al 
Sovrano  Pontefice,  ma  una  mano  di  tri- 
sti e  di  faziosi,  che  quanto  pochi  di  nu- 
mero, altrettanto  operosi  ed  arditi,  abu- 
sano dell'  indole  naturalmente  pacifica, 
della  troppa  indifferenza,  e  della  sover- 
chia timidezza  degli  altri.  Chi  è  che  non 
sappia,  come  costoro  si  giovino  a  bello 


vie  vie               43 

timlio  ilei  nome  di  [)0[)nlo  [icr  imporre  ijucslo  secolo  svenliiralo,  i.l»e  Iciulouo  a 
al  vero  popolo  il  loro  giogo  «li  terrò,  e  sciugliere  i  vincoli  ilellu  socielì»,  a  Iravol- 
coiuliirre  iid  elFelto  i  loro  iiiulvagi  divi-  gerla  nel  diiìordine,  e  riportarla  allo  stato 
sniueiiti?  Sono  essi  i  veri  ribelli,  che  deb-  della  barbarie  e  del  paf^aiiesinto.  l^er  (jue- 
bono  paventare   i    Ireineiidi   castiglii    «li  sti  fini    si    vorrebbe   gettare   il   roiiiaiio 
quello  slesso  sdegnato  Signore,  che  già  fra  Punlefice  nella  condizione  di  privato,  sen- 
ti popolo  d'  Israele  o  opri   voragini   per  za  sudditi  e  senza  regno  ;  si  attenta  per- 
subissare  i  rivoltosi,  o  mandò  fuoco  per  ciò  al  suo  temporale  «loniinio,  e  con  arli 
incenerirli.  Inielici  !  S'i  sono  uniti  a  «jue-  le  più  nefande  si  cerca  ora  di  riilmlo  a 
gli  empi  e  miscredenti  che  a  «piesti  giorni  più  stretti  coutìni,  ma  col  fìsso  intendi- 
lanno  una  nuova  guerra  contro  la  Ghie-  mento  di  distruggerlo  allatto  ed  annieu- 
sa  di  Gesù  Cristo.   IMa  questa  Chiesa  «j  tarlo.  Non  si  fa  conto  dell'enoraje  ingiù- 
pur  quella,  che  sa  cres^cere  ed  abbellirsi  slizia,  che  si  commetterebbe  contro  un 
nelle  persecuzioni,  che  se  non   si  gloria  sovrano  il  più  legiltimoe  il  più  mite,  che 
nellecose  prospere,  neppur  si  abbatte  nel-  sia  sulla  terra  :  si  fa  mostra  di  discooo- 
l'avverse,  e  s'è  avvezza  a  combattimenti  scere,  o  si  disprezza  1'  altissimo  fine,  per 
ed  assalti,  è  avvezza  purea  vittoriee  ti  ion-  cui  la  divina    Provvidenza   badato  un 
fi.  Mirano  i  suoi  nemici  ad  umiliarla,  av-  trono  al  Piomano  Pontclice,  cioè  per  la 
vilirla  e  renderla  schiava;  e  peichède-  libertà  della  Chiesa  e  per  riiidi[)enden- 
pressa  la  testa  perdono    vigore   tulle   le  za  di  lui,  che  la  governa.  Torna  inutile 
membra  del  corpo,  e  percosso  il  p-.islore  per  costoro  il  dire,  che  la  violazione  de' 
si  disperde  il  giegge,  si  vtjlgono  temerari  supremi  diritti  del  principe  il  piùaugu- 
e  sacrileghi  contro  l'augusto  Capo  di  es-  sloe  il  più  venerabile, èiusieme  un  alien- 
sa, il  Vicariodi  Gesìi  Cristo, Ed  oh!  quan-  tato  sacrilego  contro  tolta  la  Chiesa,  un 
te  amarezze  ed  allanni  gli  versano  in  se-  insulto  a  lutto  il  caltolicismo,  uu'iugiu- 
no  !  In  quanti  modi  e  eoo  (juanlearli  cer-  ria  che  nel  suo  Vicario  si  la  alla  persona 
cano  di  oltraggiarlo,  reo  d'una  sola  col-  stessa  di  Gesù  Cristo.  E  quale  ragione 
pa  al  cospetto  de' suoi  ollensori,  quella  può  mai  valere  contra  la  forza  e  rinif[ui- 
cioè  di  non  averne  nessuna  !  Cospirano  a  là  V  Può  rispettare  S;ncerameute  alcun 
danno  suo  e  della  Sede  apostolica,  nien-  diritto  chi  non  rispella  e  non  teme  Dio  ? 
zogna  ed  ipocrisia,  miscreoenza  ed  em-  Ma  questo  Dio  che  spezza  l'arco  de'forli, 
pietà,  iudiilerenza  ed  ateismo  ^  orgoglio  calla  cui  voce  si  commuove  la  terra, tre- 
e  ambizione,  JMa  perchè  tanto  contro  di  mano  i  cieli,  e  s'inchinano  i  regni,  saprà 
lui  fremono  i  superbi  figli  degli  uomini,  a  suo  tempo  farsi  conoscere  e  farsi  teme- 
figli  di  Belial  ?  Non  sanno,  che  il  Vati-  re.  Egli  ha  detto:»  1  desiderii  degli  em^ 
cano  è  uno  scoglio,  in  cui  non  si  urta  im-  pi  periranno  :  io  sperderò  la  saggezza  de 
puneraenteV  Perchè  meditano  cose  vane  sapienti  della  terra,  confonderò  la  pru- 
ed  ingiuste  ?  Vogliono  privarlo  della  li-  denza  degl'intelligenti".  Dall'alto  de'cie- 
berta  e  dell' indipendenza  nell' esercizio  li   veglia   sulla  Chiesa,  e  se  pe' giudizi 
dell'apostolico  ministero  :  non  vogliono  incomprensibili  di  sua  divina  sapienza 
che  sia  più  libera  la  sua  parola,  che  sie-  permeile,  che  sia  combattuta  e  perse- 
no  liberi  i  suoi  voleri ,  e  che  i  fedeli  di  guitata,  non  può  perraellere  che  siaviu- 
lutto  il  mondo  possano  liberamente  u-  ta.  E  infallibile  la  sua  promessa  ;  la  sua 
«lime  gli  oracoli  per  legge  delle  loro  co-  potenza  è  infinita  :;;yr^;t; //(/èri /jo/i/^r^/e- 
scienze.  Vogliono  in  questa  misera  Italia  viiLebunt.  E  non  è  il  Signore  che  ha  ec- 
distruggere  il  più  forte  baluardo  contro  citalo  si  straordinario  movimento  e  sì 
dell'errore  e  la  sfrenata  licenza,  contro  grande  entusiasmo  in  tutto  l'Orbe  callo- 
quo'  perversi  piincipii  lauto  famosi  \Vk  lieo  a  favore  del  Papa  e  della  s.  Sede  ? 


44 


V  I  e 


Sol  gono  d'  ogni  parte  in  sua  difesa  ec- 
clcsiaslicie  laici,  die  ^jareggiando  iiobil- 
luenle  di  zelo  fra  loro  parlano  e  scrivono 
òenza  posa,  lo  tutti  i  regni,  in  tutti  i  hiu- 
glii,  da  ogni  celo  di  persone  gli  si  oliro- 
no divotanienle  le  più  calde  e  le  più  sin- 
cere  dimostrazioni  ili  venerazione  e  di 
alletto.  Un  solo  è  il  voto  di  tulli  i  vesco- 
vi, un  solo  il  grido  di  tulli  i  veri  catto- 
lici, die  cioè  rimanga  salvo  e  iotallo   il 
dominio  temporale  del  supremo  Gerar- 
ca della  Chiesa.  È  già  questo  un  trionfo 
del  diritto  e  della  giustizia,  ma  nel  lem- 
[)0  stesso  è  un  peguo  sicuro  d'un  allro 
trionfo  più  splendido  e  piìi  compito.  Ad 
uu  cenno  del  supremo  Keggitore  dell'U- 
niverso, si  calmerà  la  tempesta,  spariran- 
no le  avversila,  sarà  fiaccato  l'orgoglio. 
iSaranno  dispersi  come  nebbia  al  vento 
i  rei  disegni  de'  perversi  e  degli  erapi,  e 
la  mistica  sposa  di  Gesù  Cristo,  sorgen- 
do vittoriosa  dalla  lolla,  cingerà  la  sua 
fronte  di  nuovi  allori.  li  chi  t  di  sì  pocjiit;- 
de,  che  abbia  a  dubitarne  per  uu  isluiite? 
Giova  inoltre  ripetere,  colla  dottissima 
LtUtra  naslovalf  (tcU'arcii'csio^o  e  ve- 
scovidi  Spolt-Ao,  Tirili,  Foligno,  lileii, 
Nurcia,Civila  CasltUaiui,AiiitUayNar- 
ni,  de'  2  febbraio  1860.  Quanto  sono  in- 
vesligabili  e  profonde  le  vie  del  Signore  ! 
Sta  scritto  in  molti  luoghi  di  libi  1  ìufal- 
libili,  che  Dio  fa  servile  il  male  degli  em- 
pi a  vantaggio  della  sua  gloria,,  e  se  ne 
ha  al  pi  esente  una  limpida  prova   sotto 
gli  occhi  di  lutti.  Si  è  già  verificalo  da 
un    lato  quanto  scrisse  il  reni    L^rofela. 
Gli  em[)i  si  sono  congregali  contro  il  Si- 
gnore, e  contro  l'Unto  suo,  dicendo:  V^e- 
dicm)0  diromperei  lacci  della  legge  del 
Signore,  e  del  suo  Vicario,  vediamo  di 
scuoterci  una  volta  da  questo  giogo.  Ma 
la  parola  di  Dio  non  si  adempie  mai  per 
mela,  neppure  un  jota  ne  va  perduto; 
e  perciò  chi  abita  nel  cielo,  deride  gl'in- 
kendiatenlide'suoi  deboli  nemici,  e  scom- 
piglia i  loro  disegni,  fosser  pure  di  po- 
tenti monarchi  e  d'intere  nazioni.  E  di 
tallo  ijUdl  è  d  iisullalu  della  picauule 


V  I  G 

guerra  che  si  combalte  contro  il  l'onte* 
lice  Ile  ?  Esso  è  evidente.  Appunto  per- 
chè o|)pugnati  i  diritli  del  suo  temporale 
reame,  sono  stali  discussi  da'giibinetli  e 
da'parlamenti,  da'vescovi  e  da' laici,  da' 
libri  e  da'  giornali,  dagli  amici  e  da'  ne- 
mici ;  e  per  questo  slesso  confliUo  si  è  or- 
mai arrivati  a  tal  punto  di  lucidezza  nel- 
l'agitata ({ueslione,  da  essere  siala  eleva- 
ta all'evidenza  di  un'assioma, la  indispen- 
sabilità dello  scettro  per  l' indipendenza 
della  tiara.  Che  sì  è  ottenuto  culi'  aver 
inliinato  la  guerra  al  Papa  ?  Stendete  lo 
sguardo  per  tutta  iuluino  la  terra,  e  ve- 
detelo. Un  movimento  universale  di  tutti 
i  cattolici,  di  cui  la  storia    ci  dà  pochi,  o 
niiin  esen)pio,  i  quali  al    primo  sentore 
della  violazione  intentata  al  territorio  del 
couutii  Padre,  si  sono  elevati  come  uu 
sol  uomo,  e  ad  una  voce  han  gridato:  Ba- 
dalle,  che  non  si  tratta  del  reame  d'una 
dinastia,  ma  di  uua  sagra  eredità  ,  che 
tutela  il  più   vitale    interesse  di  oltre  a 
100  milioni  che  siamo  sparsi  sulla  terra. 
Badale,  che  noi  noi  periiielteremo  giarn  - 
mai.  Se  si  fosse  inlenlala  una  violazione 
di  dominio  S(jvriino  sul  teirilurio  franco 
o  aiiglo,  sarebbe  avvenuto  altrettanto  V 
Forse  il   resto  del  mondo  non  sarebbe 
stato  più  che  spettatore.  Che  si  è  dunque 
oUenulo?  Si  è  preteso  minare  il   trono 
del  Papa  Ile,  per  poi   incatenare  il  Papa 
Pontefice,  e  invece  se  uè   lumeggiala    la 
sua  gigantesca  potenza  morate;  si  è  pre- 
leso di  dare  un  colpo  decisivo  alla  radi- 
ce del  cattolicismo,  e  invece  se  ne  accese- 
ro vieppiù  i  sentimenti,  collegale  le  forze; 
si  è  preteso  io  somma  di  confondere  1  di- 
segni di  Dio,  e  si  è  i  imasli  confusi  ;  perchè 
uou  vie  coiisigliocontro  Dio.  Egli  èque- 
slo  un  trionfo  della  Chiesa  e  del  Vica- 
rio di  Cristo,  che  ha  colpito  persino  il  pro- 
testantismo anglicano,  per  cui  lord  Nor« 
mauby  non  dubitò  di  giudicare  :  Il  mo- 
vimenlo  rivoluzionario,  appoggiato  da' 
dissidenti,  avrà,  come  accade  sempre  nel- 
le persecuzioni,  quest'unico  elfetlo,  cioè 
di  dduluic  e  idjjcrinarc  il  potere  spi- 


vie  vie  45 

tifunlf  f  tniilorilà  ffinpnralrfìcl  Papa-  sloiirodel  rnn':olntn e ifclV Tinpcrn  fi  aii 
lo.  l'j  questo  supremo  Kappresenlante  ^f?'',IVl/l  hieis.  m  Ij'islitnzione.clieinan- 
tli  Dio  ,  sogf>iunRe  rfuconiiato  lipisco-  lione  I'  iirtilìi  della  feile,  il  l*apa  custode 
p«lo,  liniaoeiulo  stipj'iiore  »  lutlole  lol-  dt-irnoità  callolica,  è  un'istituzione  am- 
ie delle  pnlen/e  Icneiie,  lipeltiià  iincoin  niiiid>ile.  Si  ritnproveia  a  rpieslo  Ga- 
vina volta,  rome  i  suoi  prcdecessoii  :  a-  pò  d  essere  un  sovrano  straniero.  Kgli  e 
filatevi  puie,  ma  io  non  !eu)o,  perchè  stranieio.  ma  bisogna  ri(i>;raziarne  il  eie- 
io  sono  stalo  costituito  Uè  non  da  voi,  lo.  Sarebbe  mai  forte  la  sua  autorità  in 
ma  da  Dio,  sopra  il  santo  m«intedi  Sion  paese  non  suo,  davanti  al  potere  dello 
per  essere  indipeiulcnte  e  bbefo  di  pre-  slato?  Il  l'apa  è  fuor  di  Parigi,  e  sta  be- 
dicare  a  lutti,  anche  a'  re,  i  suoi  divini  ne;  ma  egli  non  «'•  né  a  Madrid,  né  a 
piecetli.  L'istituzione  [)iovviilen7Ì;dK  «lei  Vienna,  ed  è  per  questo,  che*noi  sotlo- 
civil  principato  del  VicariodiCri-ilOjSlan-  stiamo  alla  sua  spiiiluale  autorità.  A 
te  la  sua  collegazione  colla  <li  lui  indi-  Vienna  ed  a  Madrid  si  avrebbe  ragione 
pendenza  nella  spirituale  aulorità,  non  di  dir  lo  stesso.  Credesi  forse  che  se  fosse 
è  dogma,  ma  i-  (pianto  disse  uno  «le'piìi  a  Parigi,  i  tedeschi,  gli  spagnuoli  si  ac- 
illustri  canq)ioni  del  ciitlolicismo  nella  coruierebbero  a  ricevere  le  sue  decisio- 
crislianissima  l'arancia,  il  conte  di  Mon-  niV  E  un  bene  universale  ,  ch'egli  non 
talemberl.  »  I  cattolici  non  confondono  sia  presso  di  noi,  né  pressoi  nostri  riva- 
gli il  temporale  collo  spirituale,  nia  lutti  li,  ma  nell'antica  Roma  ...Pel  governo  del- 
credono  necessario  il  potere  temporale  l'anime  è  la  migliore,  la  più  benefica  isti- 
del  l'apa  per  1' indipendenza  spirituale  lozione, diesi  possa /mmaginaie.  lo  non 
del  montlo  cattolico  .  .  .  JNon  vedono  in  sostengo  queste  cose  per  fanatica  ostina- 
ciò  un  dogma,  un  articolo  di  fede,  ma  zione,  ma  per  ragione"*  Lo  slesso  opu- 
semplicemente  un  diritto,  umano  sevo-  scolo  d'oltiemonle,  di  deplorabile  fama: 
lete,  e  soggetto  alle  peripezie  delle  cose  IL  Ptipa  ed  il  Congresso ,  competente- 
umane,  ma  provvidenziale,  sagrosanlo,  mente  definito  per  un  monnmenlo  ìnsi- 
e  legillimo  quanto  ailio  mai".  Questo  gne  di  ipocrisia,  ed  ìg^nohile  quadro  di 
provvidenziale  disegno  di  Dio,  in  voler  contraddizioni,  rese  alla  santa  causa  del 
il  Capo  di  sua  Chiesa,  e  sono  già  oltre  a  Vicario  di  Cristo  e  del  suo  principato 
mille  unni  che  l'ha  suggellalo,  prosciolto  temporale,  eguale  0  maggior  servizio  che 
e  inilipendenle  da  ogni  umano  potere,  gli  slessi  scritti  callolici.  La  sovranità  del 
perchè  possa  libeiamenle  promulgar  la  Papa  non  è  a  titolo  di  beneficio  ecclesìa- 
legge  del  Signore,  acciò  possa,  eziandio  stico  o  di  feudo,  ma  è  fondata  sopra  do- 
quando  quella  si  oppone  alle  vedute  e  nazioni  libere  e  irrevocabili,  sloricamen- 
agl'iuleressi  della  politica  umana,enes-  le  certe  ed  aulenliche  ,  corroltorate  da 
sun  polente  della  terra  possa  dirgli  :  Ta-  non  interrollo  possesso  per  più  secoli,  ri- 
ci,  tu  non  sei  che  mio  suddito.  Giudichi  conosciute  dal  diritto  pubblico  europeo 
ognuno  ,  se  in  mezzo  al  sovverlimento  e  da  solenni  Irallati.  Onde  si  deriva  an- 
presente  delle  più  evidenti  delirine  del  cora  ildirillo  di  lenerarmiciS'oWrzZ/ (A'.) 
giusto  e  dell'onesto,  se  in  mezzo  a'prelesi  e  valersene  a  difendere  gli  slati  di  s.  Chic- 
principii  d'un  nuovo  gius  pubblico,  e  di  sa,  né  più  né  meno  di  quello  che  compe- 
iiiiova  morale,  che  vien  su  adesso,  sareb-  te  a  qualsiasi  altro  sovrano.  In  altri  lem- 
be  facile  «pieslo  conflillo,  questo  silenzio  pi  i  reali  di  Spagna, di  Francia,  d'Austria 
imposto  al  supremo  Rappresenlanle  di  ed  altri  principi,  si  recavano  a  grandis- 
Dio  in  terra,  a  cui  è  sialo  aflidato  il  de-  simo  vanto  di  ricevere  la  Spada[J'.)àdi\- 
posilo  della  fede  e  della  morale?  Per  la  le  mani  del  Vicario  di  Cristo,  e  di  por- 
forza  della  verità,  bene  scrisse  il  celebre  tare  alla  lesta  degli  esercili  il  f  cssillo 


4G  vie 

(/'.)  di  s.  Cliiesa  contro  i  nemici  del  rat- 
lolicismo.  Se  la  dignità  di  principe  lem- 
norale  dìi  al  Pcjpa  il  diritto  d'assoldare 
eserciti, chi  può  vietare  a'suoi  figli  di  cor- 
rere ad  arrolarsi  sotto  le  sue  bandiere? 
Questi  senliinenli  si  sono  destali  fra'cat- 
tnlici,  e  molli  realmente  vollero  enlmre 
nella  Milizia  pontifìcia,  anche  ulliziali 
graduati,  di  più  nazioni,  hiìlxcgtneracion 
spagnuola  concludeva  in  un  articolo  del 
gennaio  I  bOo.  »>  Padre  Santissimo,  fedeli 
vostri  (Igli  gli  spagnuoli,  vi  offrono  quan- 
to sono  ed  hanno  per  difendere  i  sagri 
diritti  della  vostra  sovranità.  Non  un  pal- 
mo cedete  de' vostri  dominii  temporali. 
Quindici  milioni  di  figli  ubbidienti  ave- 
te  in  Ispagna,  pronti  a  perdere  la  vita 
per  vostra  difesa.  Casta  un  comando,  an- 
ri  un  cenno  solo,  e  ci  troverete  nella  mi- 
schia ".  I  valorosi  spagnuoli  Aparisi-y- 
GuijarroeGdlindo-y  de  Vera, nell'opusco- 
lo di  recente  stampalo  io  Madrid  :  El  Pa- 
pa-y-Napoleoii,  dichiarano:  Eoina  està 
en  Italia,  mas  parlenece  al  Unii'trsol 
Fa  a  proposilo  leggersi  1'  articolo  della 
Civillà  Catfolica,  serie  4.'j  '■  5»,  p-  45^2: 
De'doK'cri  del  popolo  quando  il  sovra- 
no  e  calunniato.  Gli  stati  ecclesiastici  si 
dicono  con  tutta  proprietà  ancora  Slati 
della  Chiesa,  poiché  quantunque  sieno 
governali  dal /^'fi.scoi'or/i7?o/«(7,sono non- 
dimeno provvidenzialmente  costituiti  a 
benefìzio  e  tutela  di  tutte  le  chiese  par- 
ticolari e  della  Chiesa  universale.  Laon- 
de egregiamente  scrisse  Papa  Pasquale 
II  del  10993  s.  Anselmo  arcivescovo  di 
Canlorbery:  »  [^orlando  la  Chiesa  Roma- 
na cura  e  travagli  a  servigio  di  tutte  le 
Chiese,  chiunque  a  quella  toglie  il  suo, 
non  verso  di  lei  sola,  ma  verso  di  tutte 
le  Chiese  si  chiarisce  reo  di  sacrilegio  ". 
Il  Papa  Pio  IX  neirafTelluosissima  enci- 
clica diretta  a  tutto  l'Episcopato,  de' 19 
geiinaioi  860,  dopoaverlo  altamenteeu- 
comialo,per  avere  co'propri  cleri  e  dio- 
cesani presa  tanta  energica  parte  alla  di« 
fesa  del  leniporale  dominio  della  s.  Sede, 
nel  uolilìcaijjli  il  consiglio  dell'iiuperato- 


V  I  c 

re  de'francesi,  di  rinunziare  al  possedi- 
mento delle  Legazioni  pontifìcie  o  pro- 
vinole dell'Emilia,  ribelli  e  usurpale  dal 
governo  sardo,  non  potendosi  nllrimen- 
tì  rimediareal  pi  esente  turbamento  di  co- 
se; gli  dissepure  avere  risposto  subitocon 
apostolica  libertà,  non  potere  annuire  al 
suo  consiglio,  anche  pe  diritti  della. •;.  St- 
de,  i  quali  non  appartengono  alla  suc- 
cessione di  qualche  reale  famiglia,  ma. 
bensì  a  tutti  i  cattolici;  non  poter  cede- 
re ciò  che  non  e  Nostroj  non  poter  ri- 
nunziare alle  dette  proi'incie  dell'Emi. 
Ha  ,  appartenenti  al  Nostro  ponti fiào 
dominio,  senza  violare  i  solenni  giura- 
menti da' quali  siamo  legati ,  senza  ec- 
citare querele  e  mali  nell'altre  Nostre 
Provincie,  senza  recare  ingiuria  a  tutti  i 
cattolici j  in  fine  senza  debilitare  i  di- 
ritti,  non  solo  de' principi  d' Italia ,  che 
furono  ingiustamente  spogliati  de'  loro 
dominii,  ma  ancora  di  tutti  i principi  del 
mondo  cristiano,  i  quali  non  potrebbe- 
ro con  indifferenza  vedere  introdotti  cer- 
ti perniciosissimi  principii.k.\eìÌiì\.\o  lut- 
to queiio  pel  civile  principato  della  Chie- 
sa Romana , per  mantenere  costantemen- 
te intere  e  inviolabili  U  sue  possessioni 
temporali  e  i  suoi  diritti,  i  quali  inte- 
ressano tutto  l'Orbe  cattolico;  e  provve- 
dere altreà  allagiu^ta  causa  degli  altri 
principi.  E  siccome  l'imperatore  credeva 
doversi  la  cessione  delle  provincie  pe'mo- 
ti  di  ribellione  ivi  di  quando  in  quando 
suscitali,  rispose  a  tal  proposito:  questo 
arfiomento  ,  siccome  quello  che  prova 
troppo,  nonprova  nulla.  Imperocché-  mo- 
ti non  dissimili  sì  negli  stati  d' Europa 
e  sì  altrove  accaddero  spessissi/no;  e  nin- 
no è  che  non  vegga,  non  potersi  da  ciò 
ritrarre  motivo  di  diminuire  il  civ il  do- 
minio d'un  legillinio  principe.  Termina 
l'enciclica,  con  esorlare  l'Episcopato,  co- 
sì emineiiteinenle  benemerito  ,  a  conti- 
nuare di  propugnare  la  causa  della  Reli- 
gione, della  Chiesa  e  della  s.  Sede,  e  con 
infìammare  maggiormente  alla  difesa  i 
fedeli  tuujuiessi  alle  sue  cure, /;f/'  la  coti' 


V  I  e 

seivazlonc  del  cn'ilepriiicipalo  della  me 
decima  edcl palrimouio  del  Beato  Pie- 
tro, la  tutela  del  quale  appartiene  a  tut- 
ti i  cattolici.  L'  Episcopato  pnissiano,  in 
nome  di  sette  milioni  di  c.tttolici  prussia- 
ni, con  beliissiniu  documento  i ileiito  dal 
Giornale  di  Roma  de'  i  8  gennaio  1 8Go, 
pregò  il  principe  reggente  di  l^ussia,  ac- 
ciò non  consenta  die  vengo  tolto  o  smi- 
nuito al  Papa  quel  dominio  temporale 
ch'ebbe  da  Dio,  a  cui  è  connessa  la  sua 
libertà  e  indipendenza.  E^seie  in  esso  un 
bisogno  religioso,  l'adempimento  d'un  sa- 
gro dovere  solennemente  giurato  nell'epi- 
scopale consagrazione,  come  il  non  dover 
consentire  giammai,  e  in  nessun  mudo, 
che  al  Papa,  alia  Sedia  apostolica,  e  a' 
suoi  dirillisia  fatto  oltraggio.  JlPapa  sud- 
dito di  nessun  monarca  appartiene  del 
pari  a  tutte  le  nazioni,  in  cui  la  Chiesa 
cattolica  conta  seguaci.  £'  tale  esser  pure 
di  essi,  per  riposare  sidla  s.  Sede  la  pro- 
pria fede  dal  Vicario  di  Cristo  immuta- 
bilmente custodita  ,  ed  essere  appunto 
questa  fede  che  gl'imponeva  qual  dove- 
re imprescrittibile,  la  fedeltà  al  principe 
e  l'ubbidienza  in  ogni  cosa  civile,  w  Que- 
sta è  la  ragione  perchè  Ruma,  e  il  donii- 
DÌo  soggetto  alla  s.  Sede  non  sono  per 
noi  uno  stalo  straniero. Ad  entrambi  real- 
mente compete  il  nome  che  portano  di 
capitale  del  mondo  cattolico  e  di  stato 
pontificio,perchèappartengonoallaChie- 
sa  e  a  tutti  i  cattolici  della  terra,  i  quali 
in  ogni  età  hanno  concorso  a  fardi  ilo- 
ma  la  degna  sede  della  Religione  catto- 
lica e  del  suo  Pontefice  ...  11  Papa  non 
potrebbe  esser  suddito  d'un  principe  cli'è 
suo  figlio  spirituale;  il  Capo  supremo  d'u 
na  Chiesa  che  abbraccia  tutti  i  regni,  non 
potrebbe  esser  vassallo  e  suddito  d'  un 
monarca.  La  sua  Sedia,  dalla  (|uale  con- 
serva intatto  e  ddToude  su  tutti  i  paesi  il 
trasmesso  tesoro  della  fede,  della  morale 
e  de'  sagramenli,  non  può  stare  sopra  un 
terreno  altrui.  La  sua  lingua  apostolica, 
cui  venne  dato  il  potere  di  ammaestrare, 
ammuuire  t;  correggere,  dev'esser  libera, 


V  I  c 


47 


libero  il  suo  braccio  a  governare  la  disci- 
plina ecclesiastica,  libera  la  sua  mano  per 
benedire.  E  d'uopo,  che  nella  sua  condi- 
zione sociale  egli  non  sia  minore  de'so- 
vrani  della  terra,  e  com'essi  non  dipenda 
che  da  Dio,  del  tpjale  per  noi  cattolici 
esso  tiene  le  veci".  Imponente  è  l'artico- 
lo: Pio  I\  e  la  Ceriiìanin,  pel  gigante- 
sco complesso  di  dimostrazioni  di  alletto 
e  di  divozione  pel  Papa,  pubblicato  dal 
Giornale  di  Fwma  deliSGo  a  p.  887  e 
39 1 .  Meraviglioso  l'indirizzo  dell'lipisco- 
pato  di  Spagna,  che  il  medesimo  olfre  a 
p.  3q7,  e  quanto  mai  affettuoso  e  gene- 
roso quello  delle  dame  di  Madrid  riferi- 
to a  p.  4i3.  La  Civiltà  Cattolica,  tanto 
grandemente  benemerita  di  tal  difesa, 
nella  serie  4-">  t-  4'  P-  '^■l'^ì  "^'  credere 
opportunissimo  di  pubblicare  la  magni- 
fica e  stupenda  Protesta  di  mg.'  Dupan- 
loup  ^escoK'O  d'Orleans  contro  gli  at- 
tentati in  cui  il  nostro  Santo  Padre  e 
la  Sede  apostolica  sono  minacciati  e 
colpiti  in  (/nesti  momenti,  dichiaiò.  La 
questione  intorno  al  principato  civile  de' 
Papi,  la  quale  si  sia  agitando  con  tanto 
calore,  è  questione  che  tocca  si  da  vicino 
i  più  cari  interessi  di  quanti  sono  callo- 
liei,  che  questi,  secondo  la  facoltà  di  cia- 
scuno, dovrebbero  (are  ogni  cosa,  percliè 
non  venga  disconosciuta  la  verità  e  la 
giustiziacalpeslata  (altro  autorevole  mo- 
tivo ,  che  mi  mosse  a  qui  raccogliere  al- 
cune  poche  spigolature  d' uti  immensu- 
rabile e  fiorentissimo  campo).  Si  voi leb- 
be  da  una  fazione  scredente  veliere  il  Vi- 
cario di  Cristo  spogliato  della  più  splen- 
dida ed  efficace  sua  prerogativa  terrena. 
«  E  noi  che  pur  siamo  duecento  milioni 
di  cattolici,  dovremmo  vedere  le  nostre 
coscienze  dipendenti  da  un  Papa  suddi- 
to, perdendo  quelU  dignità,  quella  sicu- 
rezza, quel  nobile  sentimento  che  c'ispi- 
ra il  sapere,  che  Esso,  Re  quanto  qua- 
lunque altro,  non  dipende  anche  tempo- 
ralmente che  da  Dio  solo.  La  Chiesa  cat- 
tolica, quanto  alla  sua  libertà,  se  non  si 
vuole  e&posta  alla  persecuzione  di  paga- 


48  vie 

ni  rrdivivi,  fii  vorrebbe  ridurre  a  quello 
r.b'('  la  cbiesn  greci  a  Coslaiitiiiopoii  e 
Pieh(j|)iirgo.  Iti  iBnla  diflicoll;»  di  lenipi 
ed  in  tanta  foga  di  conati  ostili,  tiovca 
tulln  la  cattolicità  altamente  comniover- 
si;  ma  era  naturale  che  i  Pastori  della 
Chiesa  levassero  primi  la  voce,  per  aio- 
tuonile  del  pericolo  in  che  versa  il  gieg- 
pe  di  Cristo;  e  da  Inlte  le  parti  della  col- 
la Europa  lo  liiin  contincialoa  fare  (pai'- 
lava  a'iq  ottobre  i  Sh))  con  generosilì:  e 
francbe77.a  degna  della  gran  causa  cbe 
sostengono.  Ma  sopra  lutti  lo  sta  facen- 
do con  zelo  caldissimo  ed  artetluoso  l'E- 
pisco[)alo  (rancese;  e  non  è  questa  la  l." 
volta  die  da  (|uella  nobilissima  nazione 
viene  al  resto  del  mondo  l'ammonimen- 
lo  e  l'indirizzo,  per  accorrere  a'pericoli, 
cui  alcimi  si  avvisano  aver  avuto  dal  suo- 
lo fianrese  la  prima  mossa".  Poscia  mg/ 
Dupanlonp  volle  pubblicare  il  libro,  lu 
cui  trasfuse  la  sua  nobile  anima  e  il  suo 
felice  ingegno:  La  Sovranità  Ponli/ica- 
le,  secondo  il  diritlo  Cattolico  ed  il  di- 
ritto Europeo.  Il  Giornale  di  Roma  de' 
i5  febbraio  1860  cbe  ne  die'saggio,  ri- 
produsse le  belle  parole  del  celebre  pro- 
testante francese  Guizot,  sopra  l'autori- 
tà pontificia.»  Quest'autoritàjda vanti  al- 
la quale  s'inchina  lo  spirito  senza  diesi 
abbassi  il  cuore,  e  che  parla  dall'alto  con 
l'impero  non  della  forza  ma  sibbene  del- 
la necessità".  Dichiararono  i  cattolici  del- 
la Danimai  ca, commossi  anch'essi  dall  af- 
flizioni del  Padre  comune  de' credenti. 
Ferito  il  Capo,  lutti  i  membri  viventi  del 
mistico  corpo  sono  feriti  anch'essi:  e  l'on- 
ta fatta  al  Santo  Padre  da'ribelli  del  suo 
slato,  i  caHolici  del  mondo  intero  la  re- 
putano come  fatta  a  ciascuno  di  essi  in 
persona.  La  Civiltà  Cattolica,  de'7  apri- 
le 1860,  serie  4\  ^'ol-  6,  p.  4.  "^'  g'^ve 
articolo  :  Le  /annessioni ed  il  .suffragio 
universale^  dice  fra  l'altre  cose,  sulla  com- 
mozione uiiivcisale.  Deh  I  chi  mai  avreb- 
be supposto  in  questa  società  decrepita 
e  mezza  sceltica,  per  cosa  che  si  attiene 
quasi  esclusivameulc  al callolicismo,  tan- 


V  IC 

ta  forza  di  conviucimenlo,  tanto  vigore 
e  diremo  anzi  tanto  zelo  di  recarlo  all'a- 
perto V  l''ppure  tant'è!  il  mondo  dovrà 
meravigliarsi  di  se  medesimo  del  trovar- 
si tanto  più  cattolico  ch'esso  medesimo 
non  si  pensava;  ed  i  meno  credenlt  deb- 
bono convincersi  per  nuovo  argomento, 
che  la  società  cristiana  è  governata  da  ud 
pensiere  arcano,  il  quale  spira  quando, 
come  ed  in  cui  vuole  quella  specie  d'uni- 
versale commovimento,  ch'è  foriero  qua- 
si sempre  di  grandi  concelli  e  di  più  gran- 
di fatti:  lìlens  a!^itat  nioleni.  Le  associa- 
zioni colle  loro  lettere,  i  meeting»  colle 
loro  deliberazioni,  gl'indirizzi,  le  condo- 
glianze alli^ttuose,  i  conforti  filiali,  le  of- 
fei  te  di  sussidii  d'ogni  maniera,  pel  rin- 
novato Denaro  di  s.  Pietro  (dell'  antico 
ragionai  in  quell'articolo  e  descrivendo 
gli  Stati  e  lìrgni  tributari  alla  s.  Sede. 
La  pia  opera  del  nuovo  Denaro  di  s. 
Pietro  fu  iniziala  in  Parigi  nel  Acem- 
bre  1848,  non  appena  si  seppe  la  par- 
tenza del  Papa  Pio  TX  da  Roma  per 
Gaeta.  Si  propagò  io  un  attimo  nelle 
altre  parti  del  mondo  :  e  tutte  le  nazioni 
gareggiarono  fra  loro  in  offrire  quest'o- 
maggio al  Capo  della  Chiesa.  Nel  medesi- 
mo tempo  il  Santo  Padre  ricevette  pur  an- 
co indirizzi,  i  quali  in  due  voi.  nel  i85o 
co'  tipi  di  Andreosio  vennero  stampati 
in  Napoli  col  titolo  :  L'  Orbe  Cattolico 
a  Pio  IX  Pontefice  Massimo  esulante 
da  Roma),  che  affluiscono  da  tutti  gli 
angoli  della  terra  al  Valicano,  sono  og- 
gimai  cosa  tanto  smisuratamente  vasta, 
che  il  solo  volerne  trarre  il  computo 
vincerebbe  ogni  pazienza.  E  che  dire- 
mo della  stampa,  la  quale  nella  moder- 
na civiltà  è  riputata  essere  la  ministra 
più  legittima  e  più  fida  di  quella  regina 
del  mondo  cli'è  la  pubblica  opinione?  In 
tulli  gl'idiomi,  e  massime  ne'  più  cono- 
sciuti, è  sialo  in  quesl'ullimi  mesi  un  tal 
diluviar  d'opeie,d'opuscoli, d'articoli  d'o- 
gni sesto  e  d'ogni  stile,  inlorno  alla  sovra- 
nità de'Vicari  diGesìiCiislo,chea  memo- 
ria d'uomo  non  se  n'era  mai  veduto  una 


V  I  G 

somiglianle.  Ora,  tranne  buona  parteel'I- 
talìa,  ili  cui  Ih  sedicente  libertà  liberti- 
na, ila  (ulto  n-^li  onesti  ogni  facoltà  ili 
manifestale  i  propri  pensieri  ,  nel  resto 
ilei  mondo  sopra  G  scritti,  almeno  /)  so- 
no per  la  verità  e  per  la  giustizia;  ed  ap- 
pena uno  se  ne  potrà  contare  pe'Ioro  con- 
trari. Tra  gli  autori  di  quelli  ,  sì  nove- 
rano gli  uomini  più  cospicui  per  dottri- 
na e  per  pratica  di  pubblici  aifari  ,  per 
carichi  sostenuti  e  per  meriti,  più  insi. 
goi;  olii  e  le  lettere  pastorali  (la  stessa  Ci- 
viltà Callolica  più  volle  ne  die'  contez- 
za, e  da  ultimo  nella  serie  4-'i  t-  ^>  P- 
340,  rilevando,  che  la  voce  dell'Episco- 
pato cattolico  fu  unanime  in  tutto  il  mon- 
do, a  condannare  le  usurpazioni  opera- 
te a  danno  delia  sovranità  temporale  de' 
Papi  ;  e  sebbene  in  Italia  questa  voce 
iiou  potè  essere  per  tutto  libera  a  farsi 
udire,  nondimeno  sfidando  pericoli,  mol- 
tissimi vescovi  con  fortezza  sacerdotale 
non  mancarono  con  pastorali  di  prote- 
stare e  d' istruire),  e  i  mandamenli  de' 
vescovi  della  cattolicità.  Il  Papa,  l'Epi- 
scopato, i  cleri,  quanto  vi  ha  di  più  spec- 
chiato, di  più  vivo,  di  più  attuoso  nel 
mondo  cattolico,  tutti  si  sono  dichia- 
rati colle  opere  e  colle  parole.  Questa 
volta  la  Provvidenza  ha  risparmiato  al 
mondo  quel  silenzio  innanzi  alla  forza, 
il  quale,  fosse  per  impotenza  o  per  co- 
dardia, era  sempre  svilente.  La  terra  non 
solo  non  siluil,  ma  ha  parlato  e  gridato, 
sta  parlando  e  gridando  quanto  non  fe- 
ce giammai;  e,  salvo  i  paesi,  ne'quali  una 
mano  di  ferro  ha  imbavagliate  le  bocche 
o  legate  le  penne,  per  tutto,  dove  la  pa- 
roh  cattolica  non  è  legata,  vi  è  un  tale 
accordo  di  riprovazione  sopra  rassassìnio 
consumalo  a  danno  della  Chiesa, ed  a  vi- 
lipendio della  giustizia  ,  che  i  prepotenti 
un  giorno  ne  debbono  essere  impensieri- 
ti, né  ponno  alla  nefanda  loro  opera  au- 
gurare vita  più  lunga  di  quello  che  può 
avvenire  ad  ogni  cosa  non  pur  violenta, 
ma  riconosciuta  universalmente  per  tale. 
Soprattutto  è  da  benedire  la  Prov video» 
VOL.  xcix. 


Vie  49 

za  che  l'iniquilà,  balda  e  feroce  dell'opi- 
nione universale,  di  cui  si  pruless.i  codar 
damente  ligia  e  idolatra,  per  venire  a' 
suoi  biechi  intendimenti  sia  stata  costret- 
ta di  calpestare  appunto  (pieiruniversalu 
opinione  sulla  ipiale  pretese  ap|)uggiarsi. 
Inoltre  la  Ci^'illà  Callolica,»  p.  ()3,  nar- 
ra che  i  giornali  cattolici  ipiotidiani  non 
bastano  a  pubblicare  (|uaiito  si  faceva, 
con  insolita,  anzi  non  mai  vis^a,  unani- 
mità, da  tutto  il  mondo  cattolico  in  os- 
sequio del  Vicario  di  Gesù  Cristo,  con 
indirizzi  individuali  o  collettivi,  offerte 
di  denaro  e  ogni  genere  di  proteste  di 
devozione  e  segnalate  dimostrazioni  d'os- 
sequio: fra'periodici  che  olfrirono  ed  of- 
frono tante  molteplici  e  svariate  dimo- 
strazioni, oltre  la  Civiltà  Callolica  stessa, 
ed  il  Giornale  di  Roma,  tra  gli  eccellenti 
lia  il  primato  r^rmo«/rt  di  Torino  con  uu 
coraggio  costante,  mirabile  e  veramente 
singolare.  Anche  i  protestanti  mandaro- 
no al  Papa  un  gran  numero  d'olìerte  di 
denaro  a  protesta  di  loro  ammirazione  e 
venerazione.  Un  breve  scritto,  in  cui  sto- 
ricamente si  discorre  intorno  al  Denaro 
di  s.  Pietro  {f^),  fu  inserito  nel  fascico- 
lo del  gennaio  1860  nella  Revite  Calilo- 
liguedi  Lovanio  dal  prof.  Feije,  che  dopo 
aver  mostrato  quando  e  come  opportu 
namenle  le  largizioni  de'fedeli  vennero  in 
soccorso  del  Capo  della  loro  fede,  e  men- 
tre Pio  IX  era  profugo  a  Gaeta,  la  no- 
bile oblazione  era  tornata  in  vita, conclu- 
de con  queste  parole.  »  Non  vi  è  stata  al- 
tra epoca  nella  quale  i  cattolici  abbiano 
circondato  il  Vicario  di  Gesù  Cristo  di 
più  alFettuose  dimostrazioni  di  amore  e 
di  devozione,  né  mai  i  diritti  della  s.  Se- 
de sono  stati  con  tanto  calore  sostenuti. 
Dio  solo  possiede  il  segreto  dell'avveni- 
re; ma  r  istoria  ci  attesta  che  la  Chiesa 
cattolica  prospera  eziandio  in  mezzo  alle 
avversila  ed  alle  sofferenze".  Chiunque  si 
piace  di  tener  dietro  allo  sviluppo  che  si 
porge  magnifico  e  imponente  dalle  ma- 
nifestazioni cattoliche  fatte  al  Romano 
PoDtefìce  con  soloia  Europa,  ma  nelle 

4 


5o  Vie 

legioLi  [liìi  lemotc  JcU' nltre  pnilì  del 
iiioitJo,  iioii  polla  non  trovar  vere  le  rì- 
fciile  p.'ii'ole  <1el  professoi  di  Lovanìo,  e 
<|iie.srallre.  »  Quanto  siane  consolalo  Co- 
lui ili'  i  fatto  iìol<ilissituo  scopo  a  laute 
piclosc  siguirica7Ìoni,  i  fedeli  lohannoap- 
pit.'o  da  quelle  solenni  paiole  registi  ale 
lu  docunieuli  che  hau  fallo  il  giro  dei 
mondo,  dovunque  ascoltate  co'segni  del- 
la riveienza  piìi  profonda,  e  ijpelule  col 
Lonvinciruenlo  dell'  ossequio.  Ma  quello 
ilie  fa  crescere  la  meraviglia  e  lende  più 
singolare  il  carattere  delle  premure  di- 
mostrate al  Papa,  e  dell'interesse  posto 
alla  causa  de'dirilti  della  Sede  apostolica, 
t-  che  gli  slessi  dissidenti  da  Iloma,  chia- 
li  o  per  ingegno  o  per  altezza  di  sociale 
condizione,  non  si  slannu  punto  in  forse 
di  sposai  la  e  difenderla".  JNè  queste  pro- 
teste sono  vane  parole,  ma  corroborate 
con  quelle  di  denaro  ,  per  cooperare  a 
linfiiincare  il  Papa  delle  [lerdite  che  la 
ribellione  gli  ha  fallo  toccare.  Casti  per 
lutti,  ihe  io  ricordi  l'esempio  di  Meck'em- 
huigo  (nel  cui  granducato  nel  i844  si 
Lontavano  circa  5oo  caltolici),  da  dove 
furono  mandali  al  Papa  3, eoo  fiorini,  i 
cui  soscriltori,  tranne  uno,  sono  tulli  pro- 
U'Stanli  che  vollero  dare  questo  segno 
di  venerazione  alla  tranquilla  ma  incrol- 
labile costanza  colla  quale  il  Papa,  sopra 
ogni  altro  sovrano,  sa  opporsi  alla  rivol- 
ta e  alla  violenza.  11  celebie  storico  ingle- 
se, testé  defunto,  lord  IMacauIay,  nella  lìi- 
visla  (rLdimliirgo,ìtseurì  bell'omaggio 
al  Papato,  quantunque,  come  anglicano, 
lo  avesse  consideialo  come  istituzione  pu- 
ramente umana.  »  ^'on  esiste,  e  non  ha 
mai  esistilo  sopra  la  lena  un'o|)eia  del- 
l'umana politica,  the  sia  tanto  degna  di 
considerazione  e  di  studio, quanto  la  Chie- 
da cattolica  romana.  L'istoria  sua  abbrac- 
cia leduegiandi  epothedella  civiltà.  Nes- 
sun'allra  istituzione  può  fare  iisos[)inge- 
re  il  pensiero  a  que'iempi,  ue'quali  il  fu- 
mo de'sagrifizi  sollcvavasi  nel  Pantheon, 
II. enti  e  i  leopaidi  e  le  ligii  infierivano 
nell'aufileatio  Flavio.  Le  più  illustri  fa- 


V  IC 

miglie  reali  non  sono  clie  di  ieri,  para 
gooale  alla  successione  de'Romani  Pon- 
tefici,che  per  non  ìnterroUaseriedal  Pa- 
pa che  incoronò  Napoleone  1  nel  XIX 
secolo,  risale  non  pure  a  quello  che  con- 
sagrò Pipino  nel  secolo  Vili  (cioè  Stefa- 
no 111  nel  754,  in  unoa'suoi  figli  Carlo 
Magno  e  Carloaianno),  ma  si  spinge  an- 
cora molto  più  addietro.  La  repubblica 
di  \>nezia,che  in  fatto  di  antichità  di  0- 
rigine  vien  dietro  al  Papato,  è  assai  mo- 
derna al  suo  confronto^  ma  la  repubbli- 
ca di  Venezia  non  è  più  (dopo  resistenza 
di  XIV  secoli)  ,  ed  il  Pontificato  esiste; 
ed  esiste  non  nellostato  di  decadenza,  non 
come  una  mina  ,  ma  ripieno  di  vitalità 
e  di  fiorente  giovinezza  (si  può  vedere  il 
bell'articolo  della  Civiltà  Caltolica,<>eiìe 
4-',  t.  5,  p.  4'7:  L^  morto  il  rapato?). 
La  Chiesa  cattolica  manda  ancora  fino  al- 
le più  leinole  regioni  missionari  che  .so- 
no così  zelanti  come  (]uelli  che  (inviati 
da  s.  Gregorio  1)  sbarcaiono  nella  con- 
tea di  Reni  con  Agostino;  missionari  che 
hanno  il  coraggio  di  parlare  anche  oggi 
a're  ostili,  con  la  fermezza  da  cui  fu  ispi- 
rato il  Pontefice  Leone  I  alla  presenza  di 
Attila.  Il  numero  de'suoi  figli  è  ora  mol- 
to più  grande  che  non  sia  stato  ne'secoli 
precedenti.  Leconcjuistcche  ha  fallo  nel 
nuovo  mondo  l'hanno  ampiamenteconi- 
pensata  delle  perdite  toccatele  nel  vec- 
chio. Il  numero  de'membri  della  sua 
comunione  supera  di  gran  lunga  (juel- 
lo  di  tutte  le  selle  riunite  insieme.  Sin- 
tomo non  ^i  ha  che  indichi  vicino  il  ter- 
mine di  questa  sovranità:  essa  ha  veduto 
il  nascere  di  tutti  i  governi  che  oggi  so- 
no, e  non  dubitiamo  affermare  esser  de- 
slinat'j  ad  assistere  al  loro  tramonto.  Età 
giii  grande  t  rispettata  questa  sovranità 
innanzi  che  i  sassoni  avessero  posto  il  pie* 
de  sul  suolo  della  Gran  Bretagna,  pri- 
ma che  i  franchi  avessero  passato  il  Re- 
no, (piando  l'eloquenza  greca  fioriva  an- 
cora in  Antiochia,  e  quando  gl'idoli  era- 
no odorali  alla  Mecca".  Il  piott'stiinle  te- 
desco Menzel  Qel^uo  gioruale  di  lettera- 


vie  vie  7i 
liii'fl,  ecco  come  si  espresse  sul  dominio  eil  appartengono  n  qneiriinilà  iricrollii' 
leuìporale «Iella  s.  Sede.  »'  Qualunque  sia  bilt-;  perei»)  lo  slato  della  Chiesa  conti- 
l'opinione  che  si  possa  avere  sul  governo  nuerìi  ad  esistere  ad  onta  dell'idee  ...  a<l 
ecelesiastico  nello  stato  della  Chiesa,  non  onta  di  tutti  i  con;;ressi,  ad  onta  di  tulli 
si  può  tuttavia  negare  il  (iitlo  ohe  da  ol-  i  Mazzini  e  i  («nrihaldi,  e  ad  onta  di  tiit- 
Ireniilleaiini  lutti  gli  sforzi  e  tulle  le  lot-  le  le  lagnanze  degli  acattolici  tedeschi  e 
te  «le'bizanlini  e  longobardi,  degl'inìpera-  inglesi".  I  giornali  di  Germania  sono  ri- 
lori  di  GernianiH  e  ile're  di  Francia,  de'  pieni  di  giudizi  somiglianti  sul  principa- 
Crescenzi  (d'  Arnaldo  da  Crescia)  e  de'  lo  civile  della  s.  Set\c,  di  un  numero  as- 
Cola  di  Rienzo,  tutte  le  occupazióni  di  sai  considerevole  di  scrittori  protestanti. 
Roma  fatte  da  eserciti  stranieri,  tulle  le  Meetings  furono  temili  anche  in  Londra, 
rivoluzioni  aristocratiche  e  democratiche  focolare  degli  attacchi  contro  il  Papato, 
succedute  in  quella  città  ,  e  gli  esilii  e  onde  esprimere  pubblicamente  il  loro  al- 
gl'imprigionàmenli  e  le  uccisioni  de'Pa-  taccamento  al  Papa  de'catlolici  inglesi. e 
pi  ,  non  hanno  airecato  mutamento  ra-  l'indegnazione  su  c|ualun(pie  tentativo  tii 
dicale  allo  stalo  del  patrimonio  di  s.  Pie-  spogliamento  del  suo  potere  temporale. 
Irò;  l'hanno  anzi  aumentato,  non  già  di-  f|ualincato  sorgente  di  numerosi  benefi- 
ininuito.  Questo  cotanto  mirabile  carat-  zi  per  l'umanità,  per  l'estensione  della 
tere  delloslalo  della  Cliiesa  si  spiega  mol-  fm\e  cattolica,  la  diffusione  dell'istruzio- 
to  facilmente  mercè  del  carattere  storico  ne,  lo  sviluppo  delle  scienze  e  dell' arli; 
ed  universaledella  Cliiesallomana.  Que-  e  ritenere,  che  l'indebolimento  del  prin 
sta  Chiesa  non  può  mai  esser  dipendente  cipato  civile  è  dannoso  e  pregiudizievo- 
da  un  monarca  laico,  come  lo  è  la  chic-  le  agl'interessi  della  religione.  L'indiriz 
sa  bizantino-russa.  Accadde  da  ciò  che  zo  fu  poi  presentalo  al  Papa  dal  cardinal 
durante  il  medio  evo,  fintanto  che  non  Wiseraan,  colla  colletta  raccolta  nelfa- 
v'era  che  un  solo  imperatore,  essa  si  tro-  dunanza.  Altri  meetings  ebbero  luogo  in 
V  ava  in  opposizione  con  esso.  Ma  dacché  altri  punti  del  regno  unito,  come  a  NewcT- 
accanto  dell'impero  Germanico  la  Fran-  slle  e  Gatchead,  ove  nell'indirizzo  fu  di- 
cia,  e  più  tardi  la  Spagna,  si  elevarono  chiarata  la  venerazionepel  Vicariodi  Ci  i- 
al  grado  di  grandi  potenze  calloliche  in-  sto,  e  l'iodegnazione  dell'ingiusto  e  scel- 
dipendenti,  egli  divenne  alfalto  impossi-  leralo  attentalo  per  lo  spoglio  della  ifede 
bile  di  secolarizzare  lo  stalo  della  Chie-  di  s.  Pietro,  protestando  in  faccia  avul- 
sa e  di  far  del  Papa  un  suddito  d'un  to  il  mondo,  contro  l'alienazione  di  qual- 
principe  laico,  perchè  se  l'uno  avesse  leu-  siasi  parte  degli  stati  di  s.  Chiesa,  come 
lato  di  renderlo  suo  suddito,  gli  altri  non  un  furto  saciilego,  che  deve  avere  ila  Dio 
l'avrebbero  permesso.  Né  lo  stalo  Ponti-  il  meritato  castigo.  Quindi  fecero  un'of- 
ficio può  essere  essenzialmente  diminuì-  feria  al  Papa  in  danaro.  Il  Giornale  di 
to  e  circoscritto  alla  città  di  Roma  e  con-  lìorna  del  1860,  a  p.  127,  riprodusse  la 
torni  (secondo  l'  utopia  dell'  autore  del  l.ellera  d'un  Anglicano,  in  cui  traila  la 
tanto  riprovalo  opuscolo  :  //  Papa  e  il  causa  del  pontificio  dominio.  Riconosce 
Congresso),  perchè  allora  sareijbe  asso-  ch'è  più  aulico  di  Carlo  Magno,  e  da 
lulamente  ti  oppo  debole  riguardo  a'suoi  quell'epoca  essere  slato  considerato  co- 
vicini.  Ora  siccome  tostato  della  Chiesa  me  legittimo.  JNoii  potere  il  Papa  ceder- 
è  una  condizione  dell'esistenza  dell'unilà  lo  ,  [lercliè  lo  ha  pel  bene  della  Chiesa, 
cattolica;  e  poiché  alcune  grandi  poten-  essendo  il  custode  de'suoi  interessi.  Sece- 
ze,  e  i  po[)oli  latini  quasi  senza  eccezio-  desse  le  Romagne,  tosto  gli  si  domando- 
ne, i  tedeschi  in  gran  parte,  e  gli  slavi  lebbe  un'altra  parte,  e  si  ariiverebbe  a 
benché  in  minor  numero,  sono  caltolici  spossessarlo  di  Roma  stessa."  intanto  io 


52  vie 

donicuido,  cou  quale  scopo  fu  intrapresa 
la  giunii  tli  Crinieii?  M«nilest«nieiile  per 
coii>oli<lare  e  preservare  1'  inlfgrilà  del 
sultano  conilo  i  piani  della  Russia,  e  per 
jiiantenererintegiilàdella  1  tirchia [/  .). 
]*ei-  questo  solo  scopo  è  sialo  versalo  tiin 
lo  sangue  in  Crimea.  I^erchè  non  si  eb- 
be allora  ribrezzo  di  gìllare  nel  lutto  mi- 
gliaia di  famiglie,  e  di  sperperare  tanti 
milioni?  IS'on  si  Iraltava  certamente  di 
stabilire  allora  un  principe  crisliano  in 
quel  trono,  né  di  rialzare  colà  la  Croce 
di  Ciisto,  ma  per  difendere  la  fede  di 
Maometto.  INon  sì  Iraltava  più,  come  al- 
tre volte,  d'  intraprendere  una  crociata 
contro  gl'infedeli  e  le  loro  infami  dottri- 
ne, ma  s'j  di  conservare  il  governo  turco 
neir  interesse  di  mantenere  l'equilibrio 
delle  potenze  europee.  Non  voglio  io  di- 
scutete se  fosse  giusta  o  ingiusta  la  guer- 
ra intrapresa  contro  la  Russia;  ma  io  di- 
co che  ciò  die  fu  fatto  per  l'uno  si  po- 
trebbe fare  per  l'altro.  Per  fermo  clie  i 
padri  nostri,  del  cui  sangue  fu  rosso  il 
suolo  di  Teriasanta,  trasecolerebbero  per 
sorpresa  ed  orrore,  se  potessero  vedere  i 
popoli  dell'Europa  combattere  per  ras- 
sodare gl'infedeli  a  Costantinopoli  eslriu- 
gere  accordi  per  tutelare  il  territorio  del 
sullano,allora  specialmente  che  per  un  al- 
tro sovrano,  ch'è  Capo  della  Chiesa  cat- 
tolica romaua,  non  si  alza  neppure  un 
braccio  per  spegnere  la  rivoluzione  nel 
suo  territorio,  benché  la  sua  capitale  sia 
occupata  da  un'armata  francese  e  catto- 
lica. Ed  il  sultano  non  ha  perduto  un 
palmo  del  suo  territorio,  mentre  il  Papa 
si  vorrebbe  spogliare  delle  Romagne,  sta- 
le a  lui  assicurtite  da  qùe'  trattali  ,  che 
furouo  ottenuti  a  prezzo  di  sagrifizi  gran- 
di di  sangue  e  di  denaro.  JNon  è  questo 
UD  tristo  spettacolo  dato  all'Europa,  e 
particolarmente  alla  crisliauilà?  "  L'an- 
glicano,testimonio  oculare  della  rivoluzio- 
ne romaua  del  i84^)  dopo  a  ver  ragionato 
dell'istituzioni  dello  stato  pontificio  e  del- 
le sue  coudizioni,  non  si  ritiene  dal  di- 
luoslraile  superiori  a  quelle  di  molli  al. 


V  I  C 

Ir!  slati,  i  lamenti  de'  quali  non  furono 
esauditi.  Su  tutti  i  punti  del  globo  avvi 
un  mistu  di  bene  e  di  male.  In  Ruma  i 
cattolici  inglesi  formaliiM^ule  espressero 
i  loro  seutimenti  al  Pap^,  con  ossequioso 
indirizzo  letto  dal  cardinal  Wiseman:  ne 
fecero  parte  i  rettori  de'  collegi  Inglese, 
Pio  e  Scozzese.  Tra  le  parti  del  mondo 
cattolico  che  hanno  dato  pili  ampie  di- 
mostrazioni di  riverente  filiale  alletto,  va 
meritamente  segnalata  la  caltulica  li  lan- 
da, che  ora,  come  sempre,  si  mostra  si 
generosa  e  costante  nella  sua  fede.  Impo- 
nenti furono  i  suoi  meetiugs,  mirabih 
gì'  indirizzi,  riverente  e  copiosa,  ad  onta 
della  sua  povertà,  l'oflérta  del  denaro  di 
s.  Pietro.  Indi  anco  gl'irlaudcsi  che  sono 
in  Roma  volleio  fare  speciale  mostra  di 
loro  divozione  al  Sauto  Padre,  recandosi 
al  Vaticano,  numerosi  d'ogni  classe  e  con- 
dizione. Pio  IX  mauifestò  commosso  il 
suo  gradimento,  per  quanto  gl'irlandesi 
operano  a  favore  della  s.  Sede.  Poscia 
nella  festa  del  loro  apostolo  s.  Patrizio  si 
recò  nella  chiesa  del  collegio  irlandese, 
ricevuto  e  festeggiato  al  mudo  celebrato 
dal  Giornaledi  Roma  de'24  niaizo  1  860, 
ed  ingiunse  agli  alunni  di  significare  a' 
loro  parenti  ,  amici  e  connazionali  d' Ir- 
landa, quanto  il  suo  cuore  sia  penetrato 
dalle  solenni  dimostrazioni  che  si  fanno 
in  quel  reame  alla  sua  persona  e  alla  s. 
Sede.  11  celebre  Villemaiu,  segretario  per- 
petuo dell'accademia  francese,  nell'upu- 
scolo:  La  Francia,  V Impero  e  il  Papa- 
to, questione  di  dir  ilio  pubblico,  che  ot- 
tenne uu  istrepitoso  successo,  tratta  della 
questione  romana,  in  cui  principalmente 
è  da  notare  la  couclusione  :  Che  sarebbe 
un'  inconcepibile  anomalia  attentare  al- 
l'integrità degli  stali  della  s.  Sede,  dopo 
aver  preso  le  armi  per  conservare  inlat- 
to l'impero  di  Turchia.  Nel  nostro  secolo 
che  vide  molte  contraddizioni  e  scanda- 
li, masse  di  cristiani,  fratelli  secondo  il 
Vangelo,  perirono  afiìne  che  non  fosse 
attentata  o  minacciata  l'integrità  d'una 
domiuaziooe  caduca,  ikoalica  e  baiba< 


V  I  e 

rn  !  M.1  se  trattasi  ilei  potere  tempoiale 
di  OiieUd  di  cui  soiiosi  lìn  dol  piìi  remo- 
lo tempo  riconosciuli  i  diritti  e  f^aranliti 
ilerritoni  pacifici  e  neutrali,  basterà  una 
sommossa  locale,  o  la  voglia  d'un  vicine» 
ambizioso  per  autorizzare  il  loro  smem- 
bramento ,  e  la  decadenza  parziale  del 
sovrano  V  »»  Pensate  forse  che  la  posterità 
non  abbia  a  trovar  strano  (juesto  cori- 
trasto?  Allorcliè  l'anacronismo  tlegl'in- 
ifasori  musulmani,  degradati  dalla  loro 
stessa  conquista,  ma  possedendo  per  tol- 
leranza quanto  deperisce  nelle  loro  ma- 
ni, sarà  per  cessare  nel  mondo,  non  temete 
die  l'avvenire  attonito  non  abbia  a  do- 
mand'Uvi:  Come,  nella  stessa  epoca  e  pe' 
medesimi  consigli,  poteste  vedere  questa 
integrità  barbara  ardentemente  protetta, 
e  quella  degli  antichi  e  non  raaiampii  stati 
del  Capo  della  vostra  religione  mutilata 
sotto  i  vostri  occhi  e  colla  vostra  sanzio- 
ne?" Altre  contraddizioni  di  slealtà  si 
ponno  leggere  a  p.  Sg  e  63  del  Giornale  di 
Roma  del  1 860,  e  nella  Ch'iltà  Cattolica, 
serie  4-',  t-  5,  p.  4^3,  che  ne  diedero  con- 
tezza. Anche  i  cattolici  del  Portogallo  si 
associarono  dichiara tameotealle  proteste, 
che  per  ogni  parte  d'Europa  si  fanno  a 
fjvorede'dirilti  del  Vicario  di  Cristo,  so- 
pra le  provincia  che  ne  costituiscono  il 
temporale  dominio,  con  indirizzo  che  co- 
mincia colle  parole.  »  Roma  non  è  di  sé 
stessa,  è  <li  tutto  l'Orbe  cattolico.  Questa 
verità,  che  uscì  dalle  labbra  d'un  profon- 
do oratore  e  scrittore,  soo  già  due  lustri, 
naeritò  ognora  gli  applausi  dell'Europa. 
Non  esiste  sulla  terra  sovranità  più  ben 
fondata,  né  piìi  legittima  di  quella  della 
s.  Sede:  non  vi  ha  sovrano  più  degno,  né 
più  benigno  del  Romano  Pontefice.  Ciò 
che  si  dice  rispetto  a  Roma,  deve  dirsi  e- 
gualoieate  rispetto  alle  Romagne . . .  Nes- 
suno contrasta  i  diritti,  né  il  potere  del 
Vicario  di  Gesù  Cristo,  se  non  la  malizia 
degli  empii.  Questi  diritti  non  emanano 
da  un  ingiusto  possesso  acquistato  colla 
frode  della  politica,  o  colla  violenza  della 
spada,  la  loro  oiigiue  è  pura  e  santa  co- 


V  I  C  <i 

me  la  persona  che  li  possiede...  La  ri- 
bellione non  può  distruggerli, né  crearne 
de'nuovi  :  essa  può  essere  appena  un  tri- 
sto documento  tl'ingratitudine,  un'igno- 
minia per  (pieslo  secolo...  Creiliarao  che  il 
potere  temporaledel  SommoPonteficesia 
una  delle  necessarie  condizioni  per  l'indi- 
pendenza del  potere spirituile.  Crediamo 
che  coMibatteudo  per  esso,  combittiamo 
per  lo  splendore  della  fede  e  pel  benedell.» 
religione,ed  auchedella  patria  nostra.  Se 
pertanto  fa  di  mestieri  che  i  soldati  del 
Papa  riacquistino  i  suoi  dominii  e  li  man- 
tengano nell'  ubbidienza  della  s.  Sede, 
voleranno  soldati  dal  regno  fedelissimo, 
andranno  a  Roma  portoghesi  a  migliaia, 
cavalieri  della  Croce,  come  ne' tempi  del- 
l' antiche  crociate,  per  riscattare  e  difen- 
dere il  patrimonio  della  Chiesa  .  .  .  Per 
la  fede  e  pel  nostro  sovrano  Pontefice,  se 
sia  necessario,  offriamo  le  nostre  sostan- 
ze, il  nostro  sangue".  Nella  Spagna  an- 
cora molti  furono  gì*  indirizzi,  spiranti 
singolnie  e  cattolico  affetto,  degni  di  quel 
cattolico  regno,  ed  il  giornale  EL  Hori- 
zonte,  non  dubitò  di  dichiarare:  IVon  po- 
tere Pio  IX  ammettere  la  cessione  delia 
più  minima  parte  de'  suoi  stati,  non  a- 
vendo  il  Papa  facoltà  di  privare  i  suoi 
successori  de' diritti  alla  pontifìcia  sovra- 
nità inerenti.  Che  l'Europa  intera  ap- 
plaudirà alla  fermezza  di  Pio  IX  e  gli 
offrirà  soccorso,  afllnché  in  caso  di  biso- 
gno, possa  rintuzzarle  forze  rivoluziona- 
rie, che  osano  minacciarlo,  e  soggiogarle. 
Non  si  potrebbe  neppure  per  un  istante 
dubitare  che  possa  esservi  anche  una  so- 
la nazione  cattolica,  la  quale  voglia  ab- 
bandonarlo nelle  sue  tribolazioni.  La  dif- 
ficile situazione  che  sta  attraversando  la 
s.  Sede,  servirà  per  far  conoscere  all'Eu- 
ropa e  al  mondo,  il  grado  di  rispetto  al 
diritto  e  all'  autorità  pontificia,  che  pro- 
fessa ogni  paese.  Da  questa  lotta  ritrarrà 
la  corte  di  Roma  grande  prosperità  per 
l'avvenire,  e  la  sicurezza  di  poter  tenere 
in  seguito  il  suo  territorio  libero  dalle 
minacce, che  oggi  lolurbauo.U  Pieinoote 


5.;  V  I  e 

sollevò  le  Iloiniigiie,  per  aniietleile  al  suo 
f^overno.  L'Euiopa,  e  la  Francia  soprat- 
lutto,  iiuit  vuriaiino  consagrare  in  piena 
pitce  ijiieilo,  che  non  potrebbe  tollerarsi 
in  uie77.o  ad  nn  rivulgmiento  di  guerra. 
Il  Papa  è  il  solo  sovrano  de'suoi  sudditi, 
è  l'unico  giudice  de'suoi  diritti".  Il  Por- 
tafoglio Malicse  fece  gravi  considerazio- 
ni sul  potere  temporale  del  Papa.  »>  La 
Chiesa  cattolica  non  crollerà  gianifnai. 
Chiunque  vada  contro  di  essa  soccom- 
berà. Il  Papato  è  uno  <le'piìi  giusti  gover- 
ni. La  potenza  spirituale  che  regge  tutto 
l'Oibe  cattolico,  divinamente  istituita, 
rappresentante  il  Vicarialo  di  Cri.sto  in 
teira,  deve  godere  sotto  ogni  aspetto  una 
supremazia  pur  anco  terrena,  una  prero- 
gativa di  superiorità  e  d'indipendenza, 
che  superi  le  attiibuzioni  di  lutti  quanti 
gli  altri  sovrani,  un  douiìnio  terrestre, 
una  padronanza  mondana  più  nobile, 
piìi  sublime  di  tutti  quanti  gli  altri  re.  E 
»nai  possibde  che  il  Vicario  di  Cristo, 
che  il  Uappresentanle  di  Dio  umanalo, 
si  assoggetti  al  capriccio  di  desp<jti,al  vo- 
ler de'  tuulini,  ed  al  ludibrio  di  chi,  sa- 
lendo per  scale  straordinarie,  tocchi  col 
suo  dito  il  aiondano  Olimpo?  "  Altri 
giornali  di  Spagna  pubblicarono  il  se- 
guente indirizzo  al  Papa,  coperto  di  fìr- 
iTie  a  Madrid.  »  Santissimo  Padre!  Gli 
spagnuoli,  vostri  fedeli  figli,  vi  olirono 
quanto  sono  e  quanto  hanno  per  difen- 
deie  i  vostri  sagrosanli  diritti  di  sovra- 
no. Kon  cedette  un  palmo  de'  vostri  do- 
aiiuii  temporali. iNella  Spagna  avete  quin- 
dici milioni,  e  nel  mondo  duecento  di  fi- 
gli ubbidienti,  pronti  a  perder  la  loro  vi- 
ta a  vostra  dilesa.  Comandate,  insinuate 
soltanto,  ed  entriamo  nella  mischia". Ciò 
ilichiara  vano  gli  spagnuoli^  mentre  arde- 
va la  loro  guerra  col  Marocco,  nella  quale 
erano  assorti  tutti  i  loro  pensieri.  Cotue 
nel  Belgio,  eziandio  nella  S vizzera, avver- 
sai i  tristissimi  e  intolleranti  del  caltolici- 
Muo,  provarono  di  rappresentare  la  con- 
tlulla  de' cattolici,  in  favore  del  Papato, 
come  conUaria  allo  spirito  dcU'istituzio- 


V  I  c 

ni  del  paese,conteslando  a'iìgli  della  Chie- 
sa il  diritto  d'alzar  la  voce  per  chiedere 
il  mantenimento  della  sua  sovranità  tem- 
porale. Ma  i  cattolici  della  Svizzera,  forti 
che  il  diritto  pubblico  europeo  guarenti- 
sce agli  slati  pontifìcii  egualmeule che  alla 
confederazione  elvetica  I' indi|)en(lenza  e 
la  neulralilà,  nella  grande  famiglia  eu- 
ropeaj  anch'  essi  fecero  il  loro  indirizzo 
al  l*upa.  Riconobbero  in  esso,  che  gli 
sforzi  tie'nemici  di  nostra  s.  Pieligione  per 
la  rovina  del  potere  temporale,  sono  nel- 
lo scopo  di  attentar  poi  pure  al  supremo 
spirituale.  La  causa  dell'indipendenza 
della  8.  Sede,  si  collega  colla  libertà  sviz- 
zera e  di  tutto  il  popolo  cristiano.  »  Se 
i  diritti  del  Vicario  di  Cristo,  diritti  i  più 
legittimi,  rispettati,  garantiti,  consagrati 
da  più  di  X  secoli,  avessero  ad  essere  vio- 
lati sotto  i  più  ingiusti  pretesti,  chi  potrà 
garantire  e  proteggere  d'  ora  innanzi  ì 
diritti,  le  istituzioni  e  le  libertà  d'  una 
nazione  (|oalunque  contro  l'arbitrio  e  il 
capriccio  delle  opinioni  umane?  "  Com- 
movente e  pieno  d'  alti  e  magnanimi  sen- 
si, fu  l'indirizzo  de' cattolici  del  cantone 
del  Dasso-LInterwalden  Sotto-Selva,  cui 
fecero  eco  que'  dell'  Alto-Unlerwalden. 
Si  può  gustarlo  nel  n.°  120  del  Gior- 
tuilt  di  Roma  del  1860.  \  cattolici  del- 
l'America  in  più  modi  fecero  eco  a' 
loro  fratelli  dell'Europa.  I  vescovi  del 
Canada  mandarono  un  indirizzo  al  Pa- 
pa, nel  quale  si  legge.  »  Non  v'  ha  al 
mondo  governo  che  più  del  Vostro  sia 
dolce,  paterno  e  meglio  desideroso  della 
vera  felicità  d'un  popolo.  1  Vostri  slati 
sono  quelli  dove  i  sudditi  pagano  minori 
imposte,  dove  la  giustizia  è  piìi  paterna- 
mente amministrata,  e  dove  i  Po^'cri 
(f^.)  sono  meno  oppressi  e  abbandonali, 
I  secoli  hanno  creato  il  dominio  di  s.  Pie- 
tro per  dare  alla  Chiesa  la  maestà  che 
deve  avere  cpjesta  Regina  Augusta  delle 
nazioni.  Crediamo  dover  adempiere  ad 
un  sdgro  obbligo,  esprimendovi,  in  unio- 
ne a'voslri  figli  del  resto  del  catlolicismo, 
la  vivo  riconoscenza  che  vi  dobbiamo  per 


V  1  e 

l<i    fermezza    vcramenle   apostolica  che 
spiegale  nel  difeoclLMe  iiitegia  la  Vostra 
sovranità  temporale, poiché  Voi  clifciulete 
così  la  causa  nostra  e  quella  del  popolo 
cristiano,  e  poiché  alla  Vostra    indipen- 
denza si  lega  indubitatamente  la  vera  li- 
berta  de'popoli  ".  Il  domale  di  Rima, 
de'  i4  marzo  1860,  tolse   dal    Chroni- 
queur  de  Fribotiri^  le  seguenti  :  Opinio- 
ni circa  il  potere,  temporale  del  Papa. 
Se  v'ha  il  diritto  di  togliere  al  Papa  una 
parte  della  sua  sovranità  temporale,  v'ha 
quello  ancora  di  togliergli  il  tulio.  Luigi 
Napoleone  nel  1849  candidato  alla  pre- 
sidenza della  repubblica  francese,  scrive- 
va al  nunzio  pontifìcio    di   Parigi.  »  La 
sovranità  temporale  del  venerabile  capo 
della  Chiesa  è  interamente    legata    allo 
splendore  del  cattolicismo,  come  lo  è  alla 
libertà  e  all'  indipendenza  d'Italia  ".  Do- 
noso  Cortes  ragionava  nel  modo  stesso 
dinanzi  le  cortes  di  Spagna.  «  Il  potere 
spirituale  è  senza  dubbio  il  potere  prin- 
cipale del  Papa;  il  temporale  non  è  che 
accessorio,  ma  quest'accessorio  è  neces- 
sario. 1 1  mondo  cattolico  ha  il  diritto  d'e- 
sigere che  l'oracolo  infallibile  delle  sue 
credenze  sia    libero  e   indipendente.   Il 
mondo  cattolico   non  può  giudicare   se 
quesl'  oracolo  è  indipendente  e    libero, 
quando  esso  non  è  sovrana;  perciocché 
non  evvi  che  il  sovrano  il  quale  non  di- 
pende da  alcuno.  Ne  consegue  che  la  que- 
stione di  sovranità  che  per  ogni  dove  é 
politica,  a  Roma  éuna  questione  religio- 
sa. L' assemblee  costituenti  ponno  esiste- 
re in  ogni  altro  paese,  ma  non  a  Roma; 
a  Roma  non  può  esistere    potere   costi- 
tuente eccello  il  potere  costituito.  Né  Ro- 
ma, né  gli  stali   pontificii  appartengono 
a  Roma  o  al  Papa;  essi  appartengano  al 
mondo  cattolico,  e  il  mondo  cattolico  ne 
ha  riconosciuto  il  Papa  possessore  affin- 
ché sia  libero  e  indipendente  :  né  lo  stes- 
so Papa  potrebbe  spogliarsi  di  questa  so- 
vr.inilà  e  <\\  quesl'  indipendenza".   Il  già 
allegalo  ^1/   Thiers,  che  non  si  accuserà 
certamente  d'oltrauioutauismo,  a'20  ot- 


Vie  ^~ 

tolne  iS\c)  facevi  ij  suo  rapporto  all'as- 
semblea legislativa  di  Francia, in  cui  si  leg 
gè.  »>!ii  fitto,  senza  l'autorità  del  sovrano 
Pontefice,  l'  unità  cattolica  sarebbe  di- 
sciolta; senza  questa  unità  il  cattolicismo 
finirebbe  per  dividersi  in  sette  innume- 
revoli, ed  il  mondo  morale,  già  sì  poten- 
temente scosso,  rovescierebbe  da  cima  a 
fondo.  Ora,  l'unità  cattolica,  la  quale  e- 
sige  una  sommissione  religiosa  nelle  na- 
zioni cristiane,  potrebbe  appena  sussiste- 
re se  il  Pontefice,  che  n'é  il  depositano, 
non  fosse  assolutamente  e  completamen- 
te indipendente  ;  se  nel  mezzo  del  paese 
chei  secoli  gli  hanno  assegnato  e  che  tut- 
te le  nazioni  gli  hanno  conservato,  sor- 
gesse un  sovrano,  principe  o  popolo  poco 
monta,  in  cui  fosse  il  diritto  di  dettargli 
la  legge.  Pel  Pontificato,  oltre  la  sovra- 
nità, non  v'ha  altro  modo  d'indipenden- 
za. Ernesto  un  interesse  universale  del- 
la pile  grande  importanza,  dinanzi  al 
quale  gl'interessi  particolari  delle  na- 
zioni  debbono  tacersi,  siccome  nello  sta- 
to l'interesse  privato  si  tace  dinanzi  l'in- 
teresse pubblico  ".  Disse  il  marchese  di 
Landowsoe  nel  parlamento  inglese,  a'2  i 
luglio  1849-  "  ^o"'  p3^se  che  ha  suddi- 
ti cattolici  romani  hi  interesse  nella  con- 
dizione degli  stali  vomìn],  e  dee  veglia' 
re  che  il  Papa  vi  sia  sovrano  e  possiì  c- 
sercitar  la  sua  autorità  senz'essere  at' 
traversato  da  alcuna  influenza  tempo- 
rale di  tal  natura  a  intaccare  il  suo  po- 
tere spirituale".  Il  Journal  de  Francfort 
fece  questi  gravi  riflessi.  »  Non  si   pou 
mente  però  che  col  lasciar  cadere  in  ro- 
vina lo  stato  della  Chiesa  si  pronuncia  nel 
tempo  slesso  sentenza  contro  ogni  ordi- 
ne sociale,  e  che  ammettere  per  principio 
che  una  somiuossa  è  sufficiente  per  isbi- 
razzarsi  de'sovrani  legittimi,  è  quanto  di- 
re annullare  ogni  dominio  e  causare  ef- 
fetti deplorabilissimi  che  in  seguito  di  ta- 
le massima   non  potrebbero  a   meno  di 
[)rodursi  ".  Il  Payi  journal  del' Eiipirc 
franoamenfe  ci  disse.   Il  Papa  è  sovrano 
uè' suoi  stati  assululainenlc,  coiuo  la  re- 


5G  Vie 

ginn  tl'Ingliillerra  e  l'imperatore  di  Rus- 
sia (ambocnpi  delle  loro  chiese) lo  sono 
i)c'  propri;  e  nessuno  di  retto  senso  po- 
trebbe mettere  avanti  le  pretese  sia  di 
detronizzare  la  regina  Vittoria  o  l'iinpe- 
ralore  Alessandro  11,  sia  d'imporre  loro 
modi  di  governare  o  nninistri.  Quindi  è 
ingiusloeindiscreto  ogni  attacco  lanciato 
contro  la  vegia  autorità  del  Papa.  Coloro 
che  foroiolano  tali  attacchi,  in  qualche 
giornale,  non  voi  rebbero  certo  spodestare 
il  redi  Portogallo  o  il  red'Olaoda,  i  quali 
non  sono  che  sovrani.  Il  i^apa  invece  non 
è  sovrano  cotne  un  altro  :  egli  come  Som  - 
nio  Pontefice  esercita  inoltre  un'  influen- 
za religiosa  e  immensa,  senza  rivale,  sul- 
r  anime  in  tutte  le  nazioni  cattoliche. 
Sotto  quest'aspetto,  agli  occhi  di  esse,  è 
il  pili  inviolabile  esagro;  e  non  si  potreb- 
be toccare  la  sovranità  temporale  della 
s.  Sede,  perchè  agli  occhi  loro  è  il  pegno 
della  piena  indipendenza  e  della  completa 
dignità  di  sua  religiosa  autorità.  Ciò  che 
r  interesse  politico  fa  valere  a' sovrani  e 
alle  nazioni  cattoliche,  il  buon  senso  e  il 
sentimento  religioso  lo  fanno  valere  per 
tulli  i  membri  del  catlolicismo.  »  Questi 
membri  sparsi  su  tutta  la  terra  sono  in- 
dividualmente interessati  a  volere  e  a  de- 
siderare che  si  mantenga  l'autorità  tem- 
poraledelPapa.il  voto,se  non  la  speranza, 
d'ogni  cattolico,  si  è  di  visitare  un  giorno 
la  città  santa,  ch'è  Roma,  e  non  può  es- 
sere che  Roma,  perchè  là  è  stabilito  il 
centro  e  la  sede  della  Chiesa:  là  le  dottri- 
ne si  sono  fecondate  e  sviluppate  dalla 
pietà  e  dal  sagrifizio.  Non  è  possibile  sup- 
porre e  concepire  che  andandosi  a  visi- 
tare la  Città  Santa  e  gettarsi  a'piedi  del 
Rappresentante  visibile  di  Gesù  Cristo, 
i  cattolici  di  tutto  il  mondo  non  volesse- 
ro sentire  e  non  fossero  veramente  a  ca- 
sa loro.  In  fatti  R.oma  non  è  soltanto  di 
sua  natura  la  capitale  del  cattolicismo  ; 
è  ancora  in  equità  e  io  buon  senso  la 
proprietà  del  mondo  cattolico".  Giova 
qui  notare,  che  la  Civiilà  Cattolica  co' 
suoi  nitidi  tipi  ci  die' nel  1860  anche  a 


Vie 

parte  :  Del  diritto  de  Papi  e  de'  Catto- 
liei  inforno  agli  Stati  della  Chiesa.  Dite 
articoli  drlla  Civiltà  Cattolica  con  ap- 
pendice.Né  l'Italia  restò  al  disotto  di  nes- 
suna dell'altre  nazioni  nel  protestare  sul- 
l'inviolabilità e  integrità  de'dominii  poo- 
tificii,  con  pastorali  dell'  Episcopato,  eoa 
opuscoli,  con  indirizzi,  con  offerte  di  de- 
naro, distinguendosi  Torino,  oltre  altre 
solenni  e  pubbliche  dimostrazioni.  Roma 
profondamente  commossa  da  tante  ma- 
nifestazioni, e  penetrata  dall'alto  destino 
riserbatole  dalla  Provvidenza,  anch'essa  1 
fecesolennidimostrazioni, celebrate  pria-  I 
cipalmentedal  Giornale  di  Roma  e  dal- 
la CivUlà  Cattolica,  messimele  pubbli- 
che ne'  giorni  della  Cattedra  di  s.  Pie- 
tro, ne' venerdì  di  marzo,  nella  festa  del- 
la ss.  Annunziata,  ed  a'  12  aprile,  anni- 
versario del  ritorno  da  Gaeta  e  Portici  al- 
la sua  sede  del  Papa,e  dello  scampato  pe- 
ricolo narralo  nel  voi.  LXXIII,  p.  lor, 
con  generale  e  magnifica  luminaria  ;oltre 
i  molteplici  indirizzi  della  prelatura,  del 
clero  secolare  e  legolare,  del  senato,  del- 
la nobiltà,  delle  corporazioni  e  civili  isti- 
tuii scientifici  e  letterari,  con  attestazioni 
di  fedeltà  e  di  amore.  Innumerevoli  poi  so- 
no gli  opuscoli  e  le  pubblicazioni  del  mo- 
vimento cattolico,  imponente  e  consolan- 
te, a  favore  del  dominio  temporale  della 
s.  Sede  e  del  Vicario  di  Cristo,  e  de'Ioro 
incontestabili  diritti,  non  che  per  ram- 
mentare gì'  immensi  servigi  resi  da'Papi 
alla  civiltà,  riferiti  dall'y^rmo/zjVz  di  To- 
rino, dalla  Civiltà  Cattolica  e  dal  Gior- 
nale di  Roma,  e  di  molti  anche  ne  ra- 
gionarono. Disse  VJvìi  de  la  Religion. 
»  11  numero  considerevole  di  scritti,  che 
da  qualche  tempo  si  vede  comparire  per 
la  difesa  de' diritti  temporali  della  s.  Se- 
de, è  un'  eloquente  testimonianza  dello 
spirito  di  fede  e  di  divozione,  che  regna 
in  Francia.  Questi  lavori  non  sono  com- 
pilati solo  con  convinzione  e  ingegno,  ma 
sono  ispirati  ancora  da  principii  generosi 
e  da  sentimenti  elevati,  e  trovano  do- 
vunque un  eco  degno  di  considerazione: 


V  I  e 

se  ne  Tendono  a  migliaia,  vengono  letti 
con  favore,  e  si  spargono  con  eiititsiasroo 
neir  interesse  della  giustizia  e  della  veri- 
tà". Molti  periodici  dell'Italia,  della  Sviz- 
zera,d'Ingliilteiia,  della  Spagna,  del  Por- 
togallo e  d'altri  paesi,  riproducono  con 
elogio  i  più  pregevoli  degli  scritti  che  in 
Francia  sono  pubblicati.  Onde,  soggiun- 
ge V Ami  eie  la  Rcligion.  >»  li  questi 
giornali  sono  segnalati  per  moderazione 
e  imparzialità.  Anzi  dobbiamo  far  cono- 
scere che  porgendo  queste  scritture,  si 
pro[)ongouo  di  olhire  a'  loro  lettori  non 
già  opuscoli  superficiali,  ma  lavori  nobili, 
elevati  e  degni  di  considerazione  negl'in- 
teressi cattolici.  Sitialte  riproduzioni  mo- 
strano aperto  l'importanza  che  all'estero 
si  annette  a'  lavori  deirEpisi;opalo  e  de' 
cattolici  francesi.  Alla  Francia  conver- 
gono gli  occhi,  ed  in  Francia  si  ricercano 
le  più  nobili  ispirazioni,  quando  si  tratta 
della  difesa  della  grande  causa  del  catto- 
licismo.  Questi  omaggi  luminosi  e  disin- 
teressati ci  sembrano  assai  acconci  a  com- 
pensare i  nostri  vescovi  e  i  nostri  valorosi 
scrittori  degli  amari  insulti  e  violenti  at- 
tacchi onde  sono  fatti  bersaglio  da  alcuni 
giornali  di  Parigi",  Il  Giornale  di  Ro/na, 
de'  28  febbraio  1860,  trasse  e  pubblicò 
àaW ^pologisla  di  Torino,  del  conte  A- 
•vogadru  della  Molta  già  deputato  al  par- 
lamento, l'articolo:  Ttioiifo  della  s.  Se' 
desidia  Ideologia  Socialisdca.  Soltanto 
riprodurrò.  «  Un'occhiata  però  a  Pio  IX 
sedente  tranquillo  sulla  sua  navicella,  pic' 
nodi  coraggio  nel  presente  e  di  speranza 
nell'avvenire,  perchè  si  sa  che  la  navi- 
cella cede  alle  onde,  ma  non  può  esser 
sommersa  ;  e  sa  per  esperienza  propria  che 
i  giorni  di  prova  sono  forieri  di  giorni 
di  gloria  ;  e  poi  si  dica  se  il  suo  trionfo 
non  è  già  cominciato,  e  se  il  cattolicisrao 
non  ha  a  consolarsi  già  fin  d'ora  di  bel- 
le speranze  e  d'importanti  acquisti.  Si, 
il  sole  della  vittoria  per  Pio  IX,  per  la 
s.  Sede  e  pel  popolo  fedele  già  spuntò, 
e  sale  maestoso  a  ricreare  e  illuminare  il 
mondo,  a  fugar  le  tenebre,  a  confondere 


Vie  Sj 

l'errore  e  l'oltraggio.  Son  di  certe  e[)oclia 
nel  nioridu,  in  cui  per  la  Provvidenza 
divina  fra  mille  sconquassi  si  discutono  e 
si  risolvono  questioni  importanti, rimaste 
per  secoli  in  silenzio;  noi  crediamo  che 
({uesta  sia  l'epoca,  in  cui  la  questione 
della  legittimità,  necessilà,  utilità  del  re- 
gno temporale  del  P.ipa  riceve  nel  coi  so 
della  storia  de'  secoli  la  più  splendida  ed 
ampia  soluzione.  Si  potranno  contrappor- 
re in  avvenire  passioni  o  fatti,  ina  lu  ve- 
rità ègià  splendida  e  in  sodo,  coronata  dal 
fiufiragio  universale  della  cristiana  repub- 
blica. Tutto  questo  è  la  soluzione  d*  un 
più  ben  vasto  dramma,  che  non  sia  quel- 
lo iniziato  da  Mazzini  e  soci  nel  1848,  ri- 
cominciato nel  1839  da  uomini  cui  si  h 
notte  innanzi  sera.  E'  la  conclusione  del 
gran  dramma  che  fra  svariate  peripezie 
procede  da  secoli:  è  l'assoluzione  dalle 
calunnie  contro  il  Papa-I\e  ed  i  suoi  di- 
fensori ;  è  la  dimostrazione  della  giusti- 
zia, innocenza,  sapienza  colla  quale  i  Pa- 
pi salirono  al  trono,  ressero  i  loro  popoli, 
difesero  i  propri  diritti  ogni  qualvolta  fu- 
rono assaliti.  £'  la  vittoria  morale  del  di- 
ritto sul  fatto,  delle  basi  della  civiltà  vera 
cristiana,  su  tuttociò  che  di  eterogeneo  e 
di  mentitole  si  vuole  appiccare  daile  ri- 
voluzioni del  pensiero  e  dell'  idea,  spu- 
manti rabbia  contro  Pietro  e  la  su?,  roc- 
ca, e  la  verità  immutabile  eh'  egì»  rap- 
presenta. Tutto  questo  è  opera  del  dito 
di  Dio,  del  dito  che  da  tutti  gli  avveni- 
menti e  le  contrarietà  umane  strappa 
un'attestazione  alla  sua  verità,  una  lodea 
sé  ed  alla  sua  Chiesa".  La  Civiltà  Callo- 
lica,  che  nell'articolo:  Ragioni  e  diritti 
de' Papi  al  Principato,  sentenziò:  Egli  è 
dovere  di  chiunque  ha  in  mano  la  penna 
per  la  difesa  della  verità  e  della  Religio- 
ne, di  non  obbliare  quest'argomento,  poi- 
ché in  fondo  l'odio  non  è  che  a  Dio  e 
alla  sua  Chiesa.  Ed  essa  Civiltà  Catto- 
lica, fin  da' primordi  del  suo  aureo  pe- 
riodico, mai  sempì  e  lo  propugnò,  come 
colle  trattazioni  :  //  Principato  civile  de' 
Papi,  liilela  della  dignità  personale: 


58  Vie  Vie 

Cti  Stali  i!ell<t  Chiesa  e  il  loro  cibile  ir.u-oi'o  ^//'M>i7/Vr.v(sonoal(nnìen»en(l  en- 

rrg^iniftito.  Nella  conente  serie  poi  co-  coruuirsi  anco  le  |)ul)l)lica7.ioMÌ  ileli'allio 

{)iusa(nenle  lo clisciissee  difese,  o con  prò-  illustre  e  tiotlissiino  francese  mg/  P.  L. 

pri  arlicolio  trallati  inagnilìci.o  con  ilot-  l'arisis  vescovo  ti'  Arras.  Si   può  vedere 

te  riviste,  o  con  gravi  confiilaiioui,  ed  e-  il  n.  5i  del  Giornate  di  Roma  (\e\  i  8Go), 

ziandio  con  riprodurne  co' suoi  tipi  edi-  Risposta  del  tonte  Solaro  della  l\lir- 

zioiii  a  parte,  a  lievissimo  prezzo  per  la  gherilaall'npificolo  :  fi  Papa  ed  il  Con- 

dilliisioiie.  INIi  piace  ricortlare  precipua-  gretsn;  con  Appendice  d'alcuni  opusco- 

mente  i  seguenti.  //  Debito  pubblico  pan-  li  di  altri  deputati  al  parlamento  sardo 

ti  fido,  lettera  al  conte  J.  Costa  della  sopra  il  go^rmo  temporale  del  Papa 

Torre  deputato  al  parlamento  di  Tori-  (meritò  ristampa.  Quesl'  illustre  publ»li- 

no,  del  marchese  Gioacchino  Pepali  di  cista,  ed  eminente  uomo  di  stato,  dotto, 

Bologna.  Risposta  alla  lettera  diretta  saggio  e  religio^o.già  valente  diplomatico 

dal  marchese  Pepali  al  conte  Costa  del-  e  i.°  ministro  dell'infelice  redi  Sardegna 

la  Torre  snl  Debito  pubblico  pontificio.  Carlo  Alberto,  di  cui  disse  :  »  È  lo  stesso 

Delpotere  temporale  de' Papi  pel  K'iscon-  Dio  quello  che  regola   adesso   gli  umani 

te  G.  De-la- Tour  deputalo  al  corpo  le-  eventi.  Deli  protegga  1'  augusto  fìllio  e 

gì slativo  di  Francia.  Risposta  al  iMe-  successore  del  venerato  mio sigtioie  Carlo 

morandum  indirizzato  dal  preteso  go-  Alberto!  Aucire^li  amò  l'Italia,  combat- 

verno  delle  Roniagne  alle  Potenze  e  a'  tè  per  l'Italia, tuur'i.puòben  dirsi,  vittima 

Governi  dell'  Europa  [i.'  edizione  note-  del  suo  amor  per  l'Italia.  Ma  Carlo  Alber- 

volmente  ampliala  in  più  luoghi.  Credo  to,pel  suo  spirilo  lo  giuro, non  avrebbe  vo- 

iooltre  opportuno  di  far  menzione  del  ri-  luto  mai  un  palmo  di  terra  tolto  alla  Cbie  - 

prodotto  dal  G/ora^/fi<-///ìoma  del  1860,  sa!"  Ora  pubblicò  il  uuovo  opuscolo,  ra- 

co'n.  33,  3 4,35  e  36;  IL  Governo  tempo-  gionato  AdW  Armonia  di  Torino,  col  rife- 

rate  di  Pio  IX giusta  documenti  ufficiali  rito  dal  Giornale  di  Roma,  de'  i  2  aprile 

</e/5/^'.^/cCora7/<',  già  rappresentante  di  1860,  Opinione  del  conte  Solaro  delia 

Francia  presso  la  s.  Sede.  lìgli  è  questo  Margherita    suW  annessione    d'  alcuni 

l'estratto  di  un'  opera  mollo  eslesa  im-  Stali  alla  Monarchia   Sardi j  e  sulla 

pressa  a  Parigi,  dall'autore  donalo  al  pe-  cessione  di  Savoia  e  di  Nizza  fatta  da 

rioilico:  Le  Correspondenf,e  diviso  nel-  littorio  Emanuele  II  alla  Fraicia.  Ri- 

lecalagorie:  Delle  finanze  pontificie;  Ri-  guarda  pure  il  principato  civile  de'  Papi, 

forme  finanziarie  degli  Stati  pontifìcii  j  clie  nuovamente  e  poderosamente  difen- 

accresciinento  de gC  introiti.  Quadro  ri-  de,  esclamando:  »  A.  noi  non  apparlen- 

stretto  sui  conti).  Scritture  varie  di  IV.  gono  gli  stati  pontificii, non  apparleugo- 

Tommaseo,  R.  d'  Azeglio,  E.  Ugolini^  no  al  Papa,  ma  appartengono  alla  Chie- 

conlro  la  sovranità  temporale  de'  Papi  sa  uni  vei  sale,  cioè  a  tutto  d  mondo  cat- 

pubblicale  nel  1859.  Esame  d' un  opu-  tolico.  Non  seuipre  sorgono  all'istante  i 

scolo  francese  intitolato:  il  Papa  ed  il  propugnatori  de'diritli  conculcali;  vi  so- 

Cungresso  fìubhlicato  a  Parigi  d  11  di-  no  epoche,  e  questa  è  forse  una  di  quel- 

cembre  1  85()  (Questa  sgraziata  scnUura  le^  in  cui   si  lascia  che  gli  av  venimeiiti  si 

ebbe  tosto  nel  periodo  d'un  mese  più  di  compiano  ;  qualche  sterile  prolesta  è   la 

1  20  rispcjsle,  tulle  dirette  a  riprovarla,  a  sola  opposizione  the  si  mostra;  e  nessu- 

couibdllerla,  ed  a  porne  elo(|uentemeiite  no  se  ne  spaventa;  ma  il  diritto  liiumie, 

111  mostra  gli  errori).  Origini  della  So-  e  in  qualunque  siasi  tempo  uni  Poten- 

vranila  temporale  de'  Papi  (prezioso  za  o  l'altra  può  volerlo  rivendicare,  non 

trattato  storico,  critico,  diligente,  erudi-  per  utile  propiii*,  il  che  sarebbe  delillo, 

limino).  Maudarncnlo  di  mg.'  L.  O.Pic  ma  per  icslitmie  uua  ul  Papa,  uia  ucl- 


V  I  e 

la  siin  persona  n  tutto  I'  ()rl)e  cfiltnlico 
i  doDiinii  die  ;^li  furono  tolti  ".  Inoltre 
nega  il  preleso  potete  ile'modenesi,  par- 
niegiani  e  toscani  ti' aggregarsi  al  Pie- 
monte, ed  a  (piesto  di  accettarli.  Deplora 
con  dolore  la  cessione  della  Savoiii  e  di 
Nizza,  qnal  atto  funesto  all'Italia,  il  più 
impolitico  e  imprudente  che  siasi  com- 
piuto dacché  esistono  scienza  di  stato  e 
diplomazia,  e  di  cui  funeste  ne  saranno 
le  conseguenze,  dando  un  commovente 
tenerissimo  addio  a  Nizza  ed  a  Savoia, 
non  senza  soggiungere:  Spero  che  non  sa- 
rà separazione  eterna!  Le  sorti  de'pupo- 
li  non  essendo  in  mano  degli  uomini,  ma 
in  quelle  di  Dio.  Dice  V /irinonid  :  I  pie- 
inontesi,  nel  giorno  del  disinganno,  leve- 
ranno un  monumento  al  conte  della  Mar- 
gherita; ma  il  monumento  più  bello, <7e- 
re  percnnius,  l'avrà  egli  elevato  a  sé 
stesso  co'àMoi  discorsi  e  co'suoi  libri  !  Me- 
rita leggersi  la  bella  rivista  fatta  dal- 
la CU'illà  CattoUrn  ,  serie  4-' >  t.  6,  p. 
3  1 8).  Esame  critico  dell'  ojìuscoIo  :  il 
Papa  ed  il  Congresso  (Siccome  a  tale 
malaugurato  opuscolo  seguì  la  lettera  di 
ÌNapoleone  III  al  l'apa,  ed  a  questa  la  cir- 
colare degli  8  febbraio  i8Go,  dal  i."  mi- 
nistro imperiale  Thouvenel  spedita  a' 
rappresentanti  della  Francia  all'estero,  3 
documenti  a  cui  il  pubblico  attribuì  un 
cai  attere  egualmente  ulFiziale:  egual  nes- 
so d'  idee,  di  piincipii,  di  desiderii,  non 
può  disconoscersi.  V  ha  sol  di  diverso, 
che  le  due  prime  scritture  figurarono  co- 
me aggressive,  mentre  la  3."  vuol  portare 
un  colpo  pili  gagliardo  mettendosi  sulle 
difese.  Eil  avendo  il  ministro  confuse  le 
basi  della  questione,  tramutandola  da 
politica  in  religiosa,  da  temporale  iii  ispi- 
rituale,  ha  tiadolto  la  Chiesa  innanzi  al 
tribunale  della  diplomazia  ;  ma  siccouie 
non  sarà  questa  per  la  s.  Sede  l'ultima 
tenzone,  né  sarà  l'ultimo  alloro,  così  fu 
tosto  pubblicalo  in  Roma  l'opuscolo:  La 
Chiesa  al  Tribunale  della  Diploinaziti. 
Osse.ri'azioni  sulle  teorie  e  sui  falli  espo- 
sti dal  si^.'  iìliniilro  de^li  cslci  i  a  l\i- 


V  I  c 


0 


ri  gì  nelle  sue  Noie,  circola  ri  degli  S  e. 
iiJeòbeaioi^Go  relali^'c  all' Jùicii  licit 
poniifìein  de'  \C)  gennaio,  col  testo  della 
medesima  in  calce.  Egli  è  questo  un  o- 
puscolo  del  pili  ^'rande  interesse,  ebnlhi 
di  franca  verità  e  d'invincdiile  logica,  fra 
gli  eccellenti  innumerabili  pubblicati  a 
poder(jsan)ente  propugnare  l.i  suvranità 
temporale  del  Papa,  (jual  valido  baluar- 
do di  sua  indipendenza  spirituale;  alta- 
mente reclamata  dalla  grande  famiglia 
cattolica  con  mirabile  unifoi  mesentiinen- 
lo  di  carattere  eminentemente  religioso; 
e  gli  facciamo  eco  noi  sudditi  pontifìcii, 
che  fummo,  siamo  e  vogliamo  essere  sol- 
tanto sotto  il  paterno  e  legitlimogoverno 
della  Sede  apostolica^  di  cui  n  gran  van- 
to ci  gloriamo  d'essere  doppiamente 
figli!  Già  la  Civiltà  Cattolica  ci  avea 
dato  :  La  Civiltà  appiè  della  Croce: 
La  Libertà  al  tribunale  della  Chiesa). 
Risposta  del  /'escovo  d'Orleans  all'o- 
puscolo: Il  Papa  e  il  Congresso.  Scritti 
vari  in  difesa  della  s.  Sede  e  della  so- 
vranità temporale  del  Papa,  pubblicati 
da  Ntltement,  Poiijoulat,  De  Guiraud^ 
Zinelliy  ec.  Il  Papa,  Questioni  odierne 
pi  r  mg.'  de  Segue.  Osservazioni  fli  mg.'' 
Gerbtt  vescovo  di  Perpignano  intorno 
agli  attentali  diretti  contro  la  sovrani- 
tà del  Papa  {la  più  com[)iuta  e  forse  la 
più  eloquente  scrittura  che  sopra  que- 
st'  argomento  siasi  pubblicata  in  Fran^ 
eia).  Lettere  apostoliche  del  SS.  N.  S. 
Pio  IX  per  divina  Provvidenza  Papa, 
colle  quali  s'infligge  la  pena  di  scomu- 
nica maggiore  agi'  invasori  ed  u^urj>a- 
tori  d'alcune  provincie  dello  Slato  Pon- 
tificio. Furono  spedite  a'26  marzo  1 860, 
non  senza  ripetere  il  Papa,  anco  in  esse: 
Che,  spinto  da  triste  necessità, nell'adein- 
pire  con  dolore  cpiesla  parte  del  suo  uf- 
ficio, non  punto  dimentica  di  sostenere 
al  tempo  stesso  qui  in  terra  le  veci  di  Co- 
lui, il  quale  non  vuole  la  morte  del  pec- 
catore, ma  vuole  che  si  converta  e  viva^ 
e  che  nel  mondo  venne  a  cercare  ed  (i 
fiir  salvo  fjiuicliei a  perito,  ludi  l'otti- 


6o  Vie 

inogioruale  di  Torino,  il  Campanile,  sul" 
h\  Scuniiiiiica  (/'.)  pubblicò;  La  Sco- 
iimnica,  piccolo  catfiliisnìoKd  in  Roma 
]ii  lipogralia  Aurei)  nel  1860  cominciò 
a  pubblicare  :  La  Sovranità  temporale 
dr'  Papi  :  Raccolta  d' opuscoli  diversi, 
preceduta  dalla  storia  degli  Slati  della 
Cliiesa  dalla  1 .'  rivoluzione  francese  fi- 
no a' nostri  giorni,  e  da  altri  docunien- 
ti  i/nportanli\sinii.  Meraoiabili  inoltre 
sono  le  seguenti  altre  parole  del  grande 
uomo  di  stato,  qual  è  l'encomiato  conte 
della  Margherita,  suir  annessione  sacri- 
lega alla  monarchia  sai'da  delle  provia- 
eie  pontifìcie."  La  spogliazione  del  l^a- 
pa,  condannabile  comeogni  altra  di  prin- 
cipe legittimo,  è  inoltre  condannabile  per- 
chè oilende  la  gran  famiglia  cattolica,  a 
cui  è  indispensabile  che  l'autorità  poo- 
tificia  abbia  dominio  tea)[>orale  .  ..  Sa- 
na pohlica  è  il  fondare  cosa  che  duri; 
durare  non  può  ciò  che  non  ha  per  base 
che  uu'  idea  d'ingrandimento  e  di  unio- 
ne contraddetta  dalla  storia  e  dalle  con- 
dizioni intrinseche  dell'Italia.  .  .  A  dura 
sorte  duiupie  espongono  la  patria  gl'ita- 
liani; e  ben  lo  sentono  que' medesimi 
che  vorrtbbono,  privandolo  de'suoi  do- 
niinii,  il  consenso  del  Papa  ...  è  un  pre- 
sentimento interno  che  mancando  quel 
consenso  si  edifica  nel  vuoto  ".  Quanto 
alla  cessione  o  vendita  della  Savoia  e  di 
ÌN'izza  alla  Francia, disse  il  conte  Mamia- 
ni  nel  parlamento  torinese:  »  Che  il  fine 
giustifica  i  mezzi".  Onde  il  Diritto  esda' 
ino  :  »  Orribile  dottrina,  degna  di  orri- 
bili tempi  ".  Confessò  il  conte  di  Ca- 
vour. »  Se  si  volle  Milano,  farma,  Mo- 
dena, Uulogna  e  Firenze,  si  dovette  cede- 
re Nizza  e  Savoia,  per  condizione  assolu- 
ta. Se  avessimo  ricusato  di  cedere  Nizza 
e  Savoia,  non  solo  avremmo  perduto  tut- 
te le  recenti  conquiste,  ma  avremmo  e- 
sposto  la  causa  d'  Italia  a  pericoli  ed  a 
rovina  evidente".  L'altro  filosofo  pub- 
blicuta  sostenitore  dell'  ordine,  conte  E- 
nnhano  A  vogadro  della  Motta,  Una  que- 
sUone  preliminare  al  parlamento  tori' 


V  IC 

nesc,  ricisamente  ci  ha  detto.  »>  Ingiu- 
sfizm  violare  il  diritto  di  legittimità;  sa- 
crilegio romperla  con  la  s.  Sede,  calpe- 
standone i  sagri  e  incontestabili  diritti; 
ignobile  sagrilizio  e  lagritnevole  vendere 
Savoia  e  Nizza,  possessi  antichissimi  e 
certi,  per  ìa  precaria  sovranità  dell'Ita- 
lia centrale.  L' improvvida  perilita,  l'in- 
giusto acquisto  potrebbero  dirsi  un  ca- 
stigo [ìiuvvitlenziale:  noi  imponiamo  al 
Papa  un  nuovo  trattalo  di  Tolentino  u- 
surpandogli  le  Legazioni;  enei  uiomea- 
to  medesimo  quasi  per  taglione  sottostia- 
mo alla  capitrjlazione  di  Cherasco,  per- 
dendo i  due  nostri  baluardi  dalla  parte  di 
Francia.  Ma  la  perdita  l'acconsenliatno 
per  trattato  legittimo;  gli  acquisti  gli  ac- 
cettiamo da  chi  non  ha  diritto  a  donar- 
celi, richiamante  tutta  la  diplomazia  eu- 
ropea. Olfeiuliamo  il  diritto  nel  ricevere 
gli  stali  altrui,  svigoriamo  la  forza  per- 
dendo i  guerrieri  savoini,  mutiliamo  l'i- 
dea itali  ana,  sagri  ficando  Nizza  alla  Fran» 
eia.  Qual  rimarrà  cautela  a  noi  per  assi- 
curare gli  acquisti?  Quale  speranza  per 
ristorare  le  perdite?"  Più  giornali  e  più 
scrittori  rilevarono  gravemente,  aver  Na- 
poleone III  promesso  di  venir  in  Italia 
senza  nessun  fine  d' interesse,  e  per  und 
idea;  ed  aver  finito  poi  col  pretendere 
la  già  pattuita  cessione  della  Savoia  e  di 
Nizza  !  Tutto  questo  rilevò  la  Civiltà 
Cattolica  nel  quaderno  i^3,  e  nel  se- 
guente aggiunse.  >»  Chi  avrebbe  detto 
che  questo  secolo  era  destinato  a  vedere 
la  vendita  della  Savoia  fatta  da  Casa  di 
Savoia  che  vi  ebbe  la  culla  e  vi  ha  le 
tombe?  "  Riferisce  il  Giornale  di  Ro- 
ma, de'  16  aprile.  Il  generale  De  La 
Moricière,  comandante  in  capo  delle 
truppe  pontifìcie,  ha  ricevuto  alcune 
somme  che  sono  state  inviale  a  lui  per 
essere  impiegate  a  prò  de'  bisogni  delle 
truppe  e  delle  spese  di  difesa  reclamate 
dalle  attuali  circostanze.  Egli  ha  pregato 
il  Papa  a  voler  nominare  una  commis- 
sione che  riceva  questo  genere  di  offerte. 
Il  Santo  Padre  apprezzando  la  delicatez- 


V  I  e 

la  del  generale  e  voleiiduseconJaie  i  suoi 
desiJeiii,noii>rijòa  lalnopoicaidiuiJi  VN'i- 
8eiuaii,Villecoui  le  Pieisachjentj^.'  Feri  ;>- 
ri  tesoriere  generale. Tulle  l'oblazioni  |«)i 
pervenute  finora  in  Uocuadu  tunti  |>ii  cat- 
tolici di  tutte  le  uazioni,  nella  (|i)antil:i  di 
scudi  trecento  mila  (ora  superano  d'  as- 
sai i  cinquecento  mila,  e  si  auinenleran- 
uo  piogressivainenle),  dal  Papa  fu  falla 
versare  nel  pubblico  erario,  i  di  cui    bi- 
sogni nell'attuali  circostanze  eccezionali 
sono  evidenti.  »  Evidente  del  pari  è  lo 
spinto  di   tanti  iiulioni  di   cattolici  iigli 
della  Chiesa  e  del  suo  Capo  che  s'iinpe- 
gnauo  ad  alleviare,  per  quanto  loro  è  da- 
to, le  pene  del  Padre  cuiuune  de' fedeli, 
ed  a  sostenere  e  difendere  .u'a  coli' offer- 
ta di  denaro,  sia  colla  t-sibizionc   del- 
le proprie  persone,  \  diritti  della  Cìùcsa 
callolica  e  del  Palrìmonio  di  s.  Pielro. 
Il  Santo  Padre  è  veramente  commosso 
iieir osservare  questo   slancio  d'alleilo 
de'  figli  suoi,  col  soccorso  de'  quali,  ma 
priucipaltuenle  coli' aiuto  di  Dio,  spera 
che  questi  diritti  saranno  mantenuti  ille- 
si, e  saranno  sostenuti  come  debbono  es- 
sere. Egli   attende   il    proseguimento  di 
questo  cattolico  fervoie,  e    non  dubita, 
che  benedetto  dalla  destra  dellOnnipo- 
tente,  non  debba  conseguire  il  nobile  sco- 
po al  quale  è  diretto".  Non  la  finirei  più 
se  tutto  volessi  appena  ricoidare.  Nondi- 
meno trovo  meritevole  di  rimarco  il  ri- 
portato da'o.  I  06  e  I  08  del  Giornale  di 
Roma  del  1860.  In  essi  è  detto.  I  catto- 
lici dell'  arcidiocesi  di  Lione  sì   propon- 
gono oflVire  al  Papa  600,000  franchi,  af- 
finchè abbia  mododi  completare  e  mette- 
re in  buon  ordine  le  fortificazioni  d'Anco- 
na, ed  in  pochi  giorni  si  raccolsero  1 20,000 
franchi.  Ciò  destò  l'emulazione  de'cat- 
tolici  d'altre  diocesi,  onde  si  vollero  as- 
sociare a  quella  generosa  offerta.  Ed  ol- 
tre a  ciò  l'opera  del  denaro  di  s.   Pietro 
ècostiluila  in  quasi  tutte  le  diocesi  della 
Francia  :   da  per  tulio  le  popolazioni  si 
fanno  premura  di  dare  quest'offerta,  cb'è 
divenula  una  professione  di  fede,  una 


Vie  fii 

protesta,  ed  un  sagrifizio,  che  %'  impone 
da  sé  slessa  la  pietà  liliale.  Per  ricevere  111 
Loniira  simili  ollerleju  aperta  una  con- 
tabilità. Per  tutta  Italia  la  nobile  gara 
vieppiù  crebbe,  per  teslinioniare  al  Papa 
attaccamento  e  ilivozione  colla  ollertu  del 
denaro  di  s.  Pietro:  Venezia,  ^u[)oli,  la 
Toscana,  Modena,  Parma,  Bologna  fece- 
ro altretlaulo,  e  quest'  ultima  con  indi- 
rizzo edilìcanle  pubblicalo  dair.V/7//o/nVz 
di  Torino.  Gli  edificanti  sentimenti  de* 
Zif/Ort/ bolognesi,  e  le  loro  ollertc,  anche  di 
Castel  Franco  e  di  Castel  .s.  Pietro.si  ponno 
ammirare  nc\G  iemale  di  Roma  ùA  18G0 
ne'n.  i  o6e  1  22.  Energico  e  mirabile,pie- 
uo  d'allelluosi  senlimenli  fu  l'ìndii  izzo  de' 
cattolici  svizzeri  residenti  in  Roma,  eoa 
proteste  contro  la  violazione  de'  diritti 
temporali  delia  s.  Sede,  presentalo  per- 
sonalmente al  Papa.  Altro  gli  venne  da 
Genova  e  dalla  Liguria  con  12,000  fir- 
me, pieno  di  nobili  sentimenti,  ramme- 
morandole testimonianze  d'aQelto  per  la 
s.  Sede,  date  in  piti  epoche  da'genovesi  e 
da'  liguri  :  le  dame  genovesi  ne  rasse- 
gnarono altro  a  parte.  11  n.i  19  del  Gior- 
nale di  Roma  del  1860  offre  altro  in- 
dirizzo de'mallesi,dopoaver  riferiloquel- 

10  eccellente  del  clero  e  popolo  di  quel- 
r  isola  tanto  religiosa,  degna  figlia  dei 
Dottore  delle  genti  s.  Paolo,  nutrendo 
tuttora,  in  generale,  que'senliroenti  pro- 
fondi di  religione  che  le  infuse.  Imperoc- 
ché quegl'  isolani  non  si  stettero  paghi 
alle  sole  espressioni  d'  affetto  e  di  rive- 
renza verso  il  Papa,  ma  anzi  amarono 
renderle  piìi  significanti  con  secondare  la 
colletta  che  il  zelante  mg.'  Pace-Forno 
loro  arcivescovo-vescovo  avea  promossa. 

11  comitato  eletto  dall'illustre  prelato  a 
raccogliere  le  obblazioni,  accompagnò  la 
somma  di  franchi  54jOOO  col  memoralo 
indirizzo.  Questo  e  quella  furono  quindi 
umiliati  al  Santo  Padre  da  mg.'  Anto- 
nio Grech-Delicata-Testaferrata  prelato 
domestico  e  referendario,  canonico  della 
cattedrale  di  Malta,  insieme  al  prof.  d. 
Pielro  Pace,  ed  a  Giuseppe  Calamala, 


Gì                      Vie  Vie 

rlie  rireviili  in  pnrlu;olare  udienza,  fu-  relerare  le  funeste  e>i|)an<«ìoni.  Onesta  è 
lono  lieti  ili  venne  nccultiantoievohneii-  »-7.iauilio  la  spiega/ioiie  tlellii  i  iseiva  ei|ui- 
te  da  Sua  Santità,  e  di  andare conlùiiatì  voca  e  della  freddezza, alcune  volte  iiiale- 
«leir  apostolica  benedizione  per  sé  epe'  vola,  de' governi  conservatori  e  non  cat- 
luio  concittadini  maltesi.  Il  cattolicismo  tolici  dell'  Europa.  Temotto  essi  di  pre- 
nc(jnislù  inunenNa  forza,  quando  tutti  i  stare  delle  for7e  all'anarchia  attaccando 
fedeli  riS[)osero  unanimi  al  sospiro  colla  un  potere  regolare  nel  seno  di  (jiiesl'  Ila- 
preghiera  del  loro  Pontefice.  Il  eh.  Sau-  ha,  ove  lo  spirito  rivoluzionario  ha  C(jn- 
zet,  antico  ministro  e  presidenledella  ca-  centrato  il  suo  focolare  per  fissarvi  pei* 
mera  de' deputati  di  Francia,  nella  sua  alcuni  giorni  il  suo  trono.  E  ciò  non  o- 
Jxoma  davniili  all'Europa,  il  cui  saggio  stante  essi  vorrebbero  rimpicciolire  i|ue- 
rifer'i  a  p.  4<)5  il  Giornale,  di  Roma  ilei  sta  Chiesa  rivale  e  temuta,  la  grande  fi- 
18G0,  dichiara  sulle  ccjrrenti  circostanze,  gin  a  della  (|U3le  ciascun  giorno  s'innalza 
Si  traila  per  200  milioni  di  cattolici  del  vicppiìi  nel  mondo  trascinato  all'unità 
loro  Padre  e  del  loro  Pontefice,  della  lor  per  la  dolorosa  memoria  di  tante  prove  e 
capitale  e  della  loro  indipendenza; è  que-  per  l'aspetto  terribile  delle  continue  vi- 
sta per  loro  una  questione  di  coscienza  cende  della  società.  .Io  vengo  dunque  ad 
e  di  famiglia.  Llla  è  per  loro  santa  come  imire  i  miei  sforzi  a  quelli  di  tutti  1  figli 
i'una,  cara  come  l'altra,  inlima  come  lui-  di  voli  della  s.  Sede'.  Mi  gode  l'animo 
le  e  due.  Cos'i  ciascuno  deve  alla  difesa  nell'apprendere  dalG/c>r«<2/<;  c/t  7iowj,z,a 
comune  il  tributo  de'  suoi  voli  e  de'suoi  p.  44'^i  che  in  Roma  e  co'  tipi  della  Ci- 
sforzi.  Alla  città  eterna,  all'ospitale  e  gè-  viltà  CaUolica  si  sta  imprimendo  una 
nei  osa  Roma  sono  fissi  gli  sguardi  di  tul-  grande  raccolta  destinala  a  perpetuare  il 
ti  gli  amici  della  storia  e  ilell'  arti,  so-  vero  e  ragionalo  sufìragio  universale  in- 
pratlullo  de'fedeli  servi  della  fede  e  del-  torno  la  sovranità  temporale  de' Romani 
la  Chiesa,  co' loro  cuori  commossi.  »  E  Pontefici,  col  titolo:  La  sovranità  leiii- 
dietro  il  potere  temporale  de'Papi,oggi  porale  de' Romani  Pontefici  propugnala 
attaccato,  altri  più  astuti  ancora  voglio-  ncllasua  integrità  dal  suffragio  dell'  Or- 
no  colpire  il  potere  spirituale.  Piivan-  he  caltolico,  regnante  Pio  JX  Vanno 
dolo  della  corona,  della  sua  e^terior  mae-  x/r.  La  raccolta  sarà  divisa  in  7  par- 
slà,  della  sua  sovranità  regale,  si  lusin-  li  comprendenti:  La  i.'  1'  Italia.  La  1.' 
gano  di  snervare  la  sua  forza  morale  e  di  la  Francia,  il  Relgio,  la  Svizzera.  La  3.' 
minare  la  sua  supremazia  religiosa  fino  l'Austria,  1' Alemagna  e  l'Olanda.  La 
a  quel  punto  in  cui  loro  sia  permesso  di  4-"  l^  Spagna,  il  Portogallo,  1'  America 
distruggerla.  Questo  è  il  segreto  dell'odio  meridionale.  La  5.'  la  Gran  Bretagna, 
peiseveranledell'Inghillerra,laqualenon  l'America  Settentrionale.  La  6."  Il  resto 
terne  di  alfrontare  1'  opinione  del  mondo  dell'  Europa  ^'crdica  ed  Orientale.  La 
discendendo  sovente  ad  ingiurie  indegne  7.'  L'Asia,  l'Africa  d'Oceania.  Ciascuna 
della  fama  de'suoi  uomini  di  statu^  o  a  parte  conterrà  le  manifestazioni  fatte  non 
minacce  indegne  della  generosa  libertà  di  solo  per  mezzo  della  stampa,  ma  anche 
sue  istituzioni.  Questo  è  il  movente  con-  per  iscritti  indirizzati  al  Vicario  di  Gesù 
fessalo  presso  a  poco  dal  ministero  pie-  Cristo  dalle  regioni  ad  essa  parte  attri- 
monlese,  che  si  è  lasciato  così  deplora-  buite  ;  manifestazioni  che  costituiscono 
bilmente  trascinare  su  tulli  i  declivi  irre  il  grande  e  singolarissimo  avvenimento 
ligiosi  nella  speranza  macchiavellesca  di  del  nostro  tempo,  e  le  quali  ad  ogni  vero 
meglio  allontanare  dal  trono  le  correnti  cattolico  devono  essere  un  conforto.  An« 
anarchiche,  di  cui  la  cieca  sua  compia-  drauno  innanzi  gli  atti  Episcopali,  poscia 
cenza  non  ha  fdlto  che  accrescere  e  ac-  verranno  gì'  indirizzi,  forse  solamente  1 


V  I  e 

(olledìvì  ;  ila  iillìnio  gli  opuscoli  più  rile- 
vanti, pubblicati  iie'rispcUivi  paesi.  Tut- 
lu  si  liprocliiirà  nelle  lingue  uriginali.niu 
Kuld  si  aggiungerà  la  versione  italiana  alle 
sciillurc  teilcsclie,  all'  inglesi,  eil  a  (jual- 
(Iie  alila  eli  lingua  meno  nota. 

VICAUIO  DLLL' IMPERO,  lua- 
riiiin  Jmpeni.  Luogotenente  dell'  Ini- 
lieraloie  (/  .).  Nell'antico  inipeio  roma- 
no il  Sicario  (/  .)  eia  un  luogotenente 
die  riu)peiatore  mandava  nelle  piovin- 
cie,  nelle  quali  non  eianvigoveinaloii.  In 
(juesta  guisa  erano  vicari  dell'unpeiatore 
medesimo, col  nome digovenialure.  Sci  is- 
se  il  Cujacio,  che  si  chiamarono  anco  vi- 
cari, ma  di  rado,  i  luogotenenti  generali 
de'  proconsoli,  ovvero  'govertiiilori  delle 
PfOi'incie  romane.  h'Italiti  (/  .)  In  go- 
vernata da  due  vicari:  uno  era  il  fica- 
rio  d'Italia  che  risiedeva  in  Milano,  e 
l'altro  il  vicario  della  ciltù,  che  risiedeva 
in  tloina,  detto  Vicario  Urbis,  ed  am- 
bo amministravano  sotto  il  Prcjèlto  del 
Pretorio,  l'Italia  avendo  X  Pio^'incic 
o  diocesi.  Fu  Costantino  I  il  GrandecUe 
divise  l'impero  romano  in  XIV  Diocesi 
(/'.),  compresa  quella  di  Roma  eie  città 
iV^^/j/7'JfrtnV,contenente  ciascuna  parec- 
chie Provincie  e  parecchi  governi,  e  cia- 
scuna diocesi  avea  un  vicario  dell'impei  o 
nella  cillà  principale.  Va  tenuto  presente 
il  riferito  nel  voi.  LV,  p.  i  i5  e  seg.,  e 
nel  voi.  XCIV,  p.  267  e  seg.,  massime 
quanto  riguarda  i  presidi  residenziali  nel- 
le cillà,  vicari  o  Preftlti.  Ivi,  e  nell'arti- 
colo precedente  a  questo,  nolai  che  il 
IMallei,  il  Fea  ed  altri  gravi  autori,  non 
liconobbcro  negli  antichi  imperatori  ro- 
mani, che  ammiuislrnlori  e  quasi  vicari 
dell'impero  romano.  Mutali  i  limiti,  l'I- 
lalia  fu  divisa  in  XVII  provincie  poste  a 
disposizione  del  Pretorio  d'  Italia:  VII 
Provincie  furono  suddite  al  vicario  d*  I- 
lalia,  e  X  addette  al  vicario  di  Roma,  e 
regioin  iirìiicarie  sì  dissero  quelle  poi 
asseg'  ale  al  Prefetto  di  Roma.  Queste 
nou  sono  the  nozioni  generali.  Meglio  è 
leggere  gli  arlicuti  ciluli^  ed  il  Castella* 


V  I  C  CA 

no,  Pidii;iie<!Ìa,  parte  1.",  p.  i  Ty  e  seg  , 
sui  diversi  limiti  eh'  ebbe  1'  Italia  diillii 
natura  e  dal  diritto  romano,  e  de'di  versi 
cui  gli  furono  pieposti.  l' irariits  TJrhi'i 
fu  (incile  deiiiiiiiiiiato  il  Senatore  di  Ho- 
ma,  diversi  de'  (|uali  iunseio  la  carica  a 
mez70  de'loio  vicari.  [Nella  Chiesa,  il  vo- 
cabolo di  diocesi  fu  adottato  pel  /'esco- 
vato,  laonde  in  tale  articolo  ne  riparlai, 
poiché  l'ordine  ccclrsiastico  fu  in  (|uesto 
regolato  sul  governo  civile,  per  cui  cia- 
scuna diocesi  o  provincia  ecclcsinslica  eb 
he  ili  principio  un  vicario  ecclesiastico  o 
Primate.  Uipristinato  dal  Papa  s.  Leo- 
ne Ili,  nella  persona  di  Carlo  Magno, 
r  impero  Romano,  detto  d'  Occidente,  o 
Gernianico,  nella  vacanza  dell'  im[>ero 
spettava  1'  amministrazione  (U  questo, 
qual  vicario  dell'impero,  aireleltoie  di 
Sassonia,  tranne  nelle  provincie  spettanti 
all'elettore  Pr/Z^z/mo  dell'alio  Palatinatn, 
poi  riunita  la  diguilà  a  quello  di  Baviera, 
il  quale  pretendeva  d'esser  vicario  nelle 
parli  del  Reno,  della  Svevia  e  della  Fran- 
conia,ciò  che  gli  veniva  conteso  dall'elel- 
lore  Palatino  del  basso  Palaliiiato.  Me- 
glio è  vedere  i  ricordati  articoli,  ed  i  voi. 
XXI,  p.  184  e  i85,  XXXI V,  p.  i3G. 
Papa  Clemente  V,  per  morte  dell'impe- 
ratore Enrico  VII,  nella  vacanza  dell'im- 
pero, nominò  nel  1  3  1 4 Roberto  re  iìi-Si- 
cilia  vicario  d'Italia,  sinché  durasse  j  ed 
anche  vicario  di  Romagna  e  senatore  dì 
Roma.  Indi  il  successore  Giovanni  XXII 
gli  confermò  il  vicarialo  d'Italia.  Dappoi- 
ché, avendo  gli  Elettori  del  s.  Romano 
Impero,  parte  eletto  Lodovico  V  il  Ihwa- 
ro,e  parte  Federico  I  o  III  il  Bello  duca 
d'Austria,  colla  bolla  Sifratrnniel  Coe- 
piscoporian  nostrorum,  de'  So  marzo 
1817,  Bidl.  Rom.  t.  3,  parte  2,  p.  i44: 
Qtiod,  vacante  Romano  Imperio,  nullns 
assinnat  nomen  l'icarii  ejnsdenì,  ciuii 
id  tantumniodo  ad  Romanuni  pertinral 
Ponti ficeni.  Avea  già  vietato  a  Lodovico 
V  di  trattarsi  da  imperatore,  dovendo  a- 
spettare  la  coi;sueta  pontificia  confeima, 
lìachè  la  s.  Sede  esaminasse  jjli  alti  del- 


C4  V  I  e 

l'elezione,  citantlolo,  in  uno  a  Federico  I 
olii,  a  comparire  avanti  di  lui  per  deci- 
dere le  loro  ragioni,  a  chi  de'  due  appar- 
tenesse la  corona  imperiale.  Ma  il  Bava- 
io  non  valendo  assoggettarsi  a  questo 
giudizio,  divenne  scismatico,  prese  a  pro- 
teggere gli  eretici  e  fu  scomunicato  da 
Giovanni  XXII.  Il  successore  di  questi, 
Benedetto  XII,  procurò  di  far  sottomet- 
tere Lodovico  V,  il  quale  invece  si  culle- 
gò  con  Edoardo  III  re  d'Inghilterra,  che 
fece  vicario  dell'irapero,  onde  il  Papa  sco- 
tnunicòambedue,  dichiarando  \\  i. "usur- 
patore dell'  impero.  Avendo  poi  Bene- 
detto XII  timore,  che  nella  vacanza  del- 
l'impero, la  cui  amministrazione  per  la 
questione  gli  apparteneva,  fosse  l'Italia 
assalita  daqu  ilche  nemico  forastiere,  nel 
1 338  costituì  alcuni  vicari,  feudatari  del- 
la Chiesa,  cioè  per  Milano,  i  Visconti, 
coll'annuo  Irihutodi  10,000  fiorini  d'o- 
ro ;  per  Verona  e  f'icenzay  gli  Scaligeri, 
coll'annuo  censo  di  5,ooo  fiorini  ;  per 
Alantova  e  Reggio,  i  Gonzaga;  per  Pa- 
dova, i  Carrara;  pev  Alodena  e  Ferra- 
ra, i  d'Esle,  e  siccome  Ferrara  era  do- 
tnioio  della  Chiesa  romana,  perciò  gl'ini- 
pose  il  tributo  di  10,000  fiorini.  A  tutti 
questi  vicari, dich'arò  Benedetto  XII,  che 
durerebbe  il  loro  vicariato  nella  vacanza 
dell'impero,  ed  a  beneplacito  della  s.  Se- 
de. Solevano  gl'imperatori  dichiarare  vi- 
cari imperiali  quelli  i  quali  investivano 
de'feudi  imperiali,  cioè  ne'leudi  stessi,  ed 
alcuni  esempi  ne  riferirò  all'articolo  che 
sono  per  citare;  poiché  Lodovico  V  per 
vendicarsi  de'Papi,  nello  stato  pontificio 
nominò  vicari  diversi  signorotti,  che  do- 
minavano in  parecchi  luoghi.  I  Papi  co- 
stumarono dichiarare  Vicario  tempora- 
le della  s.  Sede  (f^.),  quello  che  infeu- 
davano delle  terre  della  Chiesa  romana, 
ciò  nel  vicariato  delle  medesime.  De'no- 
minali  vicari  imperiali  parlai  io  piìi  luo- 
ghi. L*im[)eratore  Ottone  il  Grande  nel 
693  fece  Azze  II  signore  d'Este,  vicario 
dell'  impero  in  Italia,  e  tale  fu  suo  figlio 
Tedaldo  sigoure  di  Ferrara,  per  iu?e« 


Vie 

stitura  pontificia,  la  cui  figlia  gran  con- 
tessa  lì  fa  tilde  (a  da*  Papi  fatt»  vicaria 
d'Italia.  Ottone  III  imperatore  fece  suo 
vicario  perpetuo  d'Italia  dell'  impero  e 
luogotenente  dell'  imperatore  nel  999, 
Beroldo  conte  di  Maurienne,  da  alcuni 
creduto  stipite  della  real  casa  di  Sai'oia 
(V.),  o  meglio  Umberto  I  Binnaunano. 
Anche  i  Visconti  signori  i\\  Milano,  ed  al- 
tri principi  d'Italia  furono  vicari  ilell'ini- 
Peronella  bella  regione.  Vicari  dell'  im- 
pero, e  per  tali  dichiarati  dagl'  impera- 
tori, lo  furono  ancora  talvolta  i  vescovi, 
come  il  patriarca  à' Aquileia,  del  quale 
meglioa  UdinEjÌo  parti  determinate.  De' 
vicari  perpetui  ereditari  e  de'procuratori 
del  collegio  degli  Elettori  del  s.  Romano 
Impero,  trattai  in  quest*  articolo.  Nelle 
Solennità  imperiali  sid'atti  vicari  suppli- 
vano pegli  assenti  elettori.  Questi  vicari 
e  gli  altri  vicari  dell'impero  cessarono 
dopo  lo  scioglimento  dell'impero  Roma- 
no Germanico,  e  dopo  aver  Francesco  li 
rinunziato  alla  dignità  d' imperatore  de' 
romani  a'  6  agosto   1806. 

VICARIO  DEL  PAPA.  V.  Vicari 
Apostolici,  Vicario  ge\eraie  di  Roma, 
Vicario  temporale  della  s.  Sede. 

VICARIO  GENERALE  DI  ROMA 
DEL  PAPA,  Vicariai  Domini  Papae; 
Cardinalis  Ficarius  Urbis  j  Siinimus 
Ponti/ex  in  AUnae  Urbis,  suhurbium  et 
districtus  Vicarius generalis in spiritua- 
lihus.  Cardinale  vescovo  che  rappresen- 
ta il  Papa  e  fa  le  sue  veci  nel  governo  del 
vescovato  particolare  di  Roma  e  del  suo 
distretto,  con  giurisdizione  vescovile;  per 
cui  ,  come  dice  il  cardinal  De  Luca  ,  IL 
Vescovo  pratico,  p.  ^^o,  tiene  il  suo  vi- 
cario generale  <:[ì\ama\.o  Vicegerentef  V.), 
e  altra  specie  di  vicari  particolari,  col  ti- 
tolo di  luogotenenti  e  deputati,  cioè  in 
civile  e  criminale,  e  lo  qualifica  Magislra- 
tiis  magnus,  supremiis  magistratus  pria- 
cipis.  Devo  avvertire,  che  sino  al  1 7 1 7  il 
cardinal  vicario  nominò  il  vicegerente, 
ed  i  due  luogotenenti  civile  e  crimina- 
le, con  approvazione  del  Papa  ,  il  qua- 


V  I  e 

le  li' allora  in  poi  nomina  tali  3  mini* 
siri,  eii  alili  aiicuia  dello  slesso  vicaria- 
to. Il  vicegeicnlalo  cotniiiciò  nel  vicariato 
del  cardinal  Savelli,  d  (joale  fu  tallo  vi- 
cario nel  i  5bo,  secondo  il  Ponzelli.  Inol- 
tre il  cardinal  De  Luca  ne  traila  nel  lib. 
i5,  par.  2/  ,  Helatio  Ilonianae  Curine 
forensis,  ejttsniic  1  vibnnaimin,  el  con- 
grtgiitionntiì,  disc.  1  3:  De  Cdrilinali  Vi- 
cario ,  tjus(jiie  Tiiliiiiiali.  lin[)eroccliè 
({ueslo  cardinale  è  capo  del  Vicariato  di 
lioma,  tribunale  suo  proprio,  ed  uno  de' 
priniai'i  Tribunali  di  Iloma,  ai  liccio  da 
dolersi  tenere  sempre  presente  in  (jue>lo, 
per  compriielrarvisi  inlerameule.  quale 
'Triiiinalt  (l-  .)  ecclesiastico  e  vescovile.il 
gesuita  lMeltei)l)erg,nella.Vo^///rt6'o//i,'re- 
galionitm  et  Tribiinaliiiìii  Curine  Ilo- 
manne,  (.Wce  t  primnrii  in  Curia  Romana 
jjvncfìositi  sunt  ofjìciis  :  {'ice- Cancella- 
ri  US,  Catti  erar  insania /or  Poenitentiarius, 
/  icarius  Papae,  Dibliollucariiis,  Ptae- 
posiuis  qfìicio  sacrne  ^eneralis  Inquisi- 
lionis,  ainque.  ludi  traila  nel  cap.  4:  De 
Tribunnli  /  icnrii  Sninnii  Ponti/ìcis.  Il 
Morcelli  dice  Ialinamente  il  cardinal  vi- 
cario di  Roma  ,  Cardinalis  vice  sacra 
j4nlistes  irbis,  T  ice  sacra  Atilisles  re- 
ligiotìutii  Urbis,  Cardinalis  f  ice  sacra 
fungetis.  Il  Coliellio,  Nolitia  Carditiaia- 
(US  et  fìomanae  Aidae  offìcialiuiti,  cap. 
Lv:  De  l  icario  Papae,  lo  appella  Fi- 
carius  perpeluus  Papae,  cui  è  data  fa- 
cultas  deputatidi  sibi  coadjutoreni  e- 
piscopuni  sub  noiinne  Vicesgerentis ,  il 
quale  ora  è  nominalo  dal  Papa,  f^eil'epi- 
talìlo  del  i.°  cardinal  vicario  slabile,  cioè 
del  cardinal  Ilosariospolelino,  fu  scolpilo: 
SunimiPon  ùfìcis  perpetuo  Ficario.'La  n  • 
lo  il  cardinal  vicario  che  il  vicegerenle 
sono  perpetui,  se  non  sono  promossi  0  non 
rinunziano.  Il  cardinal  Petra,  Commetit. 
ad  Consti t.  Aposl.  l.  5  ad  conslit.  I  Pan- 
li  II,  n.  5o,  rilevando  le  prerogative  del 
cardinal  vicario,  ecco  comesi  espresse:  Et 
maxima  ratiotie,  quia  agitur  de  prae- 
darò  officio  habente  atn piatti  poieslateni 
in  Urbe,  in  qua  adsuiilipsafamilia  Fa- 

V&L.  \(AK. 


Vie  65 

par,  S.  /?.  E.  Cardinales,  Oratorcs  Re- 
gniti, Principes,  Praelali,  ac  tot  viri  il- 
lustres.  L'Auiidenio,  De  Pictate  roma- 
na, ()ar.  4'>cap.  vii:  Dr  Card.  D.  PP. 
ì  icario,  diiliiara  che  dttos  habct  prae- 
cipuos  in  munere  aujciliares  substitulos, 
pritnuiii  f'icesgerentis  vocabulo  notante 
alterutnjudiccm  vicariidicunt:  hosprae- 
ter  vieni  ius  tertiutti  habet  j'udicein,  vide- 
licct  tnale/icioruiii.  Ijenedelto  XIV  nel 
suo  Bullariuiti,  t.  4>  coosl.  x.i,  Ad  ait- 
dicntiam,  diretta  al  suo  vicario  cardinal 
Guadagni,  di  nuovo  riconobbe:  "  che  il 
cardinal  vicaiiosìa  l'Ordinario  di  Roma, 
né  di  ciò  può  muoversi  conlroversiaj  rap- 
presentando la  persona  del  Papa,  non  co- 
me Papa  ,  ma  come  vescovo  di  lìoraa, 
giusta  ciò  che  da  noi  si  è  dimostrato  nel 
nostro  trattato,  De  Synodo  Dioecesana, 
lib.  2,  cap.  3,  n.  I  e  2,  e  sarà  forse  anco- 
ra più  ampiamente  posto  in  chiaro  nella 
ristampa  ...Fra  gli  atti  concistoriali  del 
i558,  noi  ritroviamo,  che  nel  concistoro 
tenuto  a' 18  novembre,  il  Pontefice  Pao- 
lo IV  unì  al  Sagro  Collegio  de'cardinali 
l'uffizio  di  Vicario  di  Roinaj  ed  essendo 
reso  più  illustre  il  detto  uffizio  per  l'an- 
nessione predella,  non  è  meraviglia  se 
l'uflìzio  sia  di  poi  stato  decorato  con  al- 
cune particolari  e  illustri  prerogative.  Noi 
qui  non  intendiamo  di  riferirle  tutte,  do- 
vendo bastare  il  far  parola  di  ciò  che 
riguarda  la  collazione  degli  ordini,  e  spe- 
cialmente iu  ordine  a'suddili  de  Vescovi 
Snburbicari  (V.f.  In  quest'articolo  ra- 
gionai del  motivo  della  costituzione  Ad 
audientiani,  per  la  questione:  Se  a'cardi- 
naii  vescovi  suburbicari  non  sia  lecito  il 
conferire,  oltre  la  tonsura,  gli  ordini  mi- 
nori o  sagri,  a'Ioro  sudditi  diocesani  nel- 
la cappella  del  proprio  palazzo  di  Ro- 
ma, senza  aver  chiesta  e  ottenuta  licen- 
za dal  cardinal  vicario  di  Uoma.  Laonde 
Denedello  XlVdecretò,  poterei  cardina- 
li suburbicari  nelle  cappelle  de'  propri 
palazzi  iu  Roma  dare  a'  propri  sudditi 
la  prima  tonsura  solamente.  Ignazio  San- 
tamaria, JVolilia  Romanae  Ci<n«e,  cap. 
5 


G6  Vie 

3:  Dt  Cardinale  l'icario  r';7^/.T,tlic!iia- 
la:  Vicnrius  Urbis  vices  agii  Pouti/icis 
niaxiini  idpolt  Roniac  lìpiscopi,  eiiiscu- 
palcni jiiriuUclioucm  cxerct/iclo,  aUpic 
mimerà  ad  Kpiscopuni  speclaulia  ohetm- 
do.  Adunque  tulli  i  ricordati  scriltori,  e 
(juelli  che  io  progresso  ramiuentcrù,  dif- 
fusaiseale  Irallarono  della  cospicua  cari- 
ca ed  iruportanlissimo  uHìzio  del  cardi- 
nal vicario  di  Roma  e  suo  dislrellu,  iiiti- 
lolaudosi  :  N.  della  S.  II.  C.  Cardinal 
N.  della  Santità  di  A\  S.  Vicario  ge- 
nerale, della  Romana  Curia  e  suo  di- 
stretto giudice  ordinario  ec.  E  sottoscri- 
Tendosi: /V.  Card.  Vicario,  il  quale  tito- 
lo viene  preceduto  dalle  altre  dignità  che 
riunisce,  come  il  [)ieseiile:Costantino per 
la  misericordia  di  Dio  Vescovo  di  Al- 
bano della  S.  R.  C.  Card.  Patrizi,  ar- 
ciprete della  patriarcale  basilica  Libe- 
riana ec.  Parlando  del  J  icario  dell'Im- 
pero, dissi  dell'antico  Vicario  di  Roma 
uel  civile,  e  tale  fu  pur  detto  il  Senato- 
re. Non  si  devono  confondere  i  vicari  di 
Roma  de' Papi,  co'Ioro  vicari  o  Legati 
(V.)  nelle  legioni,  né  co' Vicari  /aposto- 
lici, nel  quale  articolo  tornai  a  ragiona- 
re de'prnni,  e  de'quali  anche  ne'vol.  LI, 
p.GojLV,  p,  202,  venendo  loro  concesso 
il  pallio  quando  era  poco  comune,  tran- 
ne i  patriarchi.  Né  co'vicari  o  legali  di 
Roma  {V.),  nominali  nell'assenza  de'Pa- 
pi  che  intrapresero  alcun  Viaggio  {V.), 
per  tali  avendo  deputati,  Pioli  il  cardinal 
di  Cusa,  Sisto  IV  il  cardinal  Cibo,  Ales- 
sandro VI  il  cardinal  Pallavicino ,  Cle- 
mente VII  il  cardinal  Del  Monte,  Vao\o 
III  il  cardinal  Cirafa  e  il  cardinal  Pio 
diCarpi,  Clemente  Vili  il  cardinal  à'A- 
valos.  Di  tali  vicari  o  legati,  di  ce  il  Pon- 
zetti,  angusta  eral  jurisdictio,  qnae  ex- 
tra Urbis pomerium  non  protcndebatur 
secundum  decrelalem  anni  1206  Inno- 
centi IIIPP.,  cap.  Sua  nobis:  De  Offi- 
cio ì  icarii.  Inoltre  nell'assenza  de' Pa- 
pi, massime  que' residenti  in  Avignone, 
crearono  Vicari  generali  di  Roma  e  del- 
lo slato  di  s.  CUicsaj  accordando  loro 


V  IO 

Potere  spirituale  e  temporale,  benché  la 
somma  dell'amnìinistiazione  temporale 
risiedesse  nel  cardinal  Cdincrleiigo  di  s. 
Chiesa,  e  li  notai  parlando  del  Segreta- 
rio di  Slato  (/  .), cardinale  succeduto  al 
soprintendente  di  tulli  glialì'aridello  sta* 

10  ecclesiastico,  che  soleva  essere  un  Pa- 
rente {V.)  del  Papa.  Si  può  vedere  il  car- 
dinal De  Luca,  Relatio  RonianacCuriae, 
disc.  6  :  De  Cardinali  Superinlendcn- 
te  generali,  seu  primo  niinistro  Papaej 
disc.  7:  De  Secrclarius  Status.  Osser- 
vando il  Nardi,  De'  Parrochi ,  t.  2,  p. 
202,  che  neh  14B  trovò  il  vescovo  d'Al- 
bano, Vicarine  Domini  Papae,  dichia- 
ra di  non  essersi  mai  [)rima  di  tate  epoca 
incontralo  in  simile  carica.  Probabilmen- 
te devesi  intendere  il  vicario  o  legalo  a- 
postolicu  ne'regni  scandinavi  diDanimar- 
ca, Svezia  e  Norvegia,  per  esaminare  lo 
stalo  di  quelle  chiese  e  stabilirvi  i  prov- 
vedimenli  opportuni.  Tale  essendo  il  car- 
dinal Brekspear,  poi  Adriano  IV,  allora 
vescovo  d'Albano,  il  quale  non  è  regi- 
stralo Ira'vic  .ri  di  Roma,  ncWElenchus 
del  Ponzelli.  Il  cardinal  Camerlengo  di 
s.  Chiesa  {V.),  successe  al  cardinal  Ar- 
cidiacono della  Chiesa  Romana  {V.)^ 
ch'era  pure  vicario  del  Papa,  il  quale  car- 
dinale restò  Priore  (/  .)  de' diaconi  :  in 
questo  e  nel  1 .°  articolo  riparlai  del  gran 
potere  del  cardinal  arcidiacono,  che  fu 
d'uopoaboliilo,  per  averne  abusalo.  Nel- 
la sua  prima  introduzione  il  camerlengo 
successe  a\  Vice-Domino  {V.),  ed  al  /'e- 
slarario  delia  s.  Romana  Chiesa  {V.). 

11  Galletti  che  trattò  di  quest'ultimo,  ci 
disse  a  p.  24.  Nell'antichissimo  Ordine 
Romano  /si  vede  aver  l'arcidiacono  l'in- 
combenza e  la  giurisdizione  sopra  il  Cle- 
ro di  Roma,  dicendosi  ivi,  che  in  morte 
di  qualche  diacojio iegionario,i]nf^^^èiion 
fosse  sui'rogalo  il  successore,  gli  acculili 
dovessero  ubbidire  all'arcidiacono.  Era 
dunque  l'arcidiacono  il  vicario  del  Papa 
in  queste  materie,  ufficio  del  lutto  diver- 
so dal  vestarario.  Anticamente  nella  Se- 
de apostolica  vacante  [V.)  e  fino  alla 


V  I  e 

coiisagrazioue  ilei  niiovu  l'onlrlice  ,  ei\ 
ili  «ssenr.a  de'Papi  di»  Ruuiii,  il  governo 
della  CIticsii  si  devolveva  al  triumvirato 
apoijlulìco,  cuinpostu  del  cardinal  /irci- 
prclfy  o  pili  aulico  de'caidinali  preti,  del 
cardinal  Arciiliacono,  o  vicario  del  l'a- 
pa  nelle  cose  ecclesiastiche  e  civili,  e  del 
Primicerio  della  s.  Scile  [F .),o  '.\ccauo 
de'  Prolonnlari  apostolici.  Pitiuleva  il 
J."  luogo  l'arcidiacono,  se  il  Papa  viven- 
te, il  2."  se  defunto,  il  Magri,  NuUziiiile 
i'ocaboli ccelesiaslici,  in  (juellodi  Carlo- 
pltylax,  ch'era  il  vicario  del  [lalriaica 
di  Costantino[)oli  e  lo  serviva  d'arcidia- 
cono nella  messa,  ed  esercitava  la  carica 
di  .sommo penitenziere,  riparlato  nel  voi. 
LXXIX,  p.  I  1  I,  rifai isce  che  nella  Chie- 
sa romana  era  quest'  ufficio  chiamato 
diartii/arins,  ma  non  di  tanta  autorità 
come  il  carlolìlace  della  Chiesa  greca. 
L'udìzio  di  cartulario  l'ebbero  ancora  le 
corti  secolari,  e  si  dava  tal  titolo  al  giu- 
dice delegato  dall'imperatore,  come  au- 
che  al  custode  dell'  Arclin>io  ^  onde  gli 
y^rc/iii7s7/fuioiio  detti  carlularii.  Il  Nar- 
di, Dc'Parroi  hi,  p.  343,  osserva  che  an- 
ticamente ne'capitoli  canonicali,  i  cano- 
nici preti  attendevano  alle  sole  cose  spi- 
rituali in  chiesa,  o  ne'  bisogni  estremi,  i 
canonici  diaconi  erano  destinati  alle  ca- 
1  iche  esterne  che  davano  più  nell'occhio, 
come  il  carlofilace  corrispondenle  all'ar- 
chivista o  bibliotecario,  detto  anco  car- 
tulario. Questi,  cou  alcuni  diaconi,  a vea- 
1)0  ispezione  ne'  beni  delle  chiese,  ed  era 
necessario  il  loro  permesso  e  consenso  iu 
iscritto  pe'conlratli.  Giorgio  Fisida  ce- 
lebre poeta  sagro  nel  G4o  era  diacono  e 
cartofilace  della  chiesa  di  Costantinopo- 
li,  della  quale  era  bibliotecario  nel  se- 
colo XIV  il  dotto  storico  greco  JNiceforo 
(jregora.  Nel  i  oyS  e  neh  2  i  j  trovasi  uu 
diacouo  bibliotecario  nella  chiesa  di  De- 
neveuto  ,  e  tuttora  esiste.  Altri  diaconi 
cartoillaci  della  chiesa  di  Costantinopoli 
li  riferisce  a  p.  36o  dell' aano  68u,  del 
787  ,  olile  lo  scevofllace ,  forse  cartula- 
rio, che  nel  1027  a\ea  i>|>eziouc  sui  beui 


Vie  07 

di  cliiess.  Diaconi  cartofìlaci  di  Costan- 
tinopoli trovò  pure  nel  ioli?,,  neliof)<)e 
nel  I  143.  Oggidì  nella  Chiesa  greca  il 
Prolosinetllo  (/'.),  capo  iltt' Siine  Ili,  è  il 
vicario  generale  del  vescovo.  Un  teiupo 
il  vescovo  di  /*or/o()^.)  esercita  va  in  par- 
te di  Uoma  la  giurisdizione  vescovile,  pe* 
vescovati  subuibìcai  i  a  lui  uniti,  poi  con- 
cessa pienissima  a'vicari  di  Uoma.  Il  ve- 
scovo di  Forto  estendeva  la  sua  diocesi 
e  giurisdiiione  nel  Paone  di  Trastevere, 
alla  (|uale  unì  quella  della  Città  Leoni- 
na, dopo  che  divenne  vescovo  anche  di 
Selva  Candida  o  delle  ss.  Uufloa  e  Se- 
conda ,  al  <|uale  vescovato  apparteneva 
quella  parte  di  Roma,  già  suo  suburbio. 
Nel  1774  '«J  pubblicato  in  Roma:  Lo  sta- 
lo  presente  o  sia  la  Relazione  della  Cor- 
te di  Roma  [coolro  il  qual  vocabolo,  ol- 
tre nel  silo  articolo,  dissi  altre  parole  nel 
voi.  LXIII,  p.  153),  ^ià  pubblicata  dal 
cai'.  Lunadoro,ora  ritoccala, accresciu- 
ta e  illustrata  da  Francescantonio  Zac- 
caria. Si  tratta  nel  l.  2,  cap.  22  :  Del 
Cardinal  Picdrio  di  Roma.  Lo  ripro- 
durrò, eoo  giunte  e  schiarimenti.  Presen- 
tandosi quotidianamente  al  PiomanoPoU- 
teflce  premurosissimi  e  gravi  aiK'ari  lu 
sempre  maggior  quantità,  secondocbè  ri- 
chiedono le  varie  dignità  ,  ed  i  quali  A 
lui  solo  competono  qual  f  icario  di  Gè- 
sii  Cristo  (^.)  in  terra,  è  necessario  che 
raccomandar  ne  debba  la  cura  di  molli 
a  diversi  abili  personaggi,  onde  provvi- 
damente supplire  ad  ogni  cosa.  Al  car- 
dinal vicario  pertanto  commette  di  fui' 
le  sue  veci  di  vescovo  di  Roma  e  suo 
distretto,  e  di  esercitare  vescovile  giuris- 
dizione (se  non  è  Vescovo,  tale  si  con- 
sagra, anche  cou  titolo  di  Vescovo  iit 
parfibus,  per  quanto  dissi  in  quell'arti» 
colo).  Paolo  IV  prima  d'ogni  altro  vol- 
le, che  l'ufììzio  di  vicario  di  Roma  pro- 
prio fosse  .soltanto  de' cardinali  vescovi 
lor  vita  durante.  Iinpcrucchè  innanzi  il 
i558  il  vicario  di  Roma  non  sempre  fu 
cardinale,  ma  talvolta  semplice  vescovo, 
td  anche  ubbale,  per  aver  Douifacio  IV 


ns  V  1  e 

dento  suo  vicario  di  Roma  l'abbate  del 
monnsleio  lienedelliiio  di  s.Mailinodio- 
cpsi  ili  A  ilei  ho  (ma  il  Ponzelli  dice  che 
lo  fu  di  Giovanni  ^ XI 11,  e  nonifiicin  1\ 
fece  vicario  l'abbate  di  s.  Paolo  fuori  le 
mura).  Alloicbè  il  vicario  di  Roma  non 
era  cardinale,  i  cardinali  liilfi,  il  Go^-er- 
Tintore  di  lìnnia,  Vldilorc  della  Came- 
ra, e  rZ  di  (ore  drllr  Conlraddellf  (/'.), 
aveano  postoa  lui  superiore,  benché  non 
insigniti  della  dif^nità  episcopale  (Noterò, 
che  fu  Clemente  XI.  che  pel  F.°non)inò 
il  cardinal  vicario  con  breve  apostolico). 
Ora,  riaturalinenle,  qual  cardinale  e  per 
la  dignità  della  carica,  è  sopra  di  tutti 
loro ,  e  nel  Sagro  Collegio  prende  il 
luogo  d'anzianità  che  gli  spelta,  nell'or- 
dine de'vescovi  suburbicari  o  de' preti, 
secondorbè  egli  appnriiene  (Anco  quan- 
do il  vicario  non  era  cardioide,  godeva 
la  parte  dal  Palazzo  apostolico,  di  pa- 
ne e  vino,  considerandosi  facente  parte 
della  Famiglia  ponti  fida, cotncìe^^o  ne' 
ruoli  di  Paolo  IV,  innanzi  che  attiibuis- 
se  l'onoi  ificenlissimo  e  autorevole  ufl'izio 
al  sagro  collegio;  e  continuò  a  fruirne 
dopo  tale  disposizione).  Il  cardinal  vica- 
rio non  si  può  destinare  altro  vicario, 
poiché  se  partir  dovesse  da  Roma,  altro 
caidinal  pro-vicario,  deputato  dal  Papa, 
supplisce  alle  veci  di  lui,  essendo  titoli  e 
iiflizi  propri  de'cardinali  il  vicariato  e  il 
pro-vicarinto  di  Roma,  siccome  attesta 
il  cardinal  Petra  nel  luogo  già  ci  tato  (Suo- 
le talvolta  supplirvi  il  prelato  Ficegeren- 
te,  o  altro  destinato  dal  Papa:  l'ultimo 
esempio  che  nell'assenza  del  cardinal  vi- 
cario di  Roma  supplì  il  presente  vicege- 
reute  mg.'  Ligi-Russi  arcivescovo  d'Ico- 
nio in  parlibus,^M\tnen\\  con  iodferno 
cardinal  Patrizi  vicario  di  Roma,  avven- 
ne quando  questi  neh  856  fu  nominato 
dal  Papa  Pio  IX  legato  a  Intere  a  Pari- 
gi all'imperatore  de' francesi  Napoleone 
III,  per  rappresentarlo  e  nel  di  lui  pon- 
tificio nome  far  da  Padrino,  nel  compi- 
mento delle  solenni  cereraonie  del  batte- 
simo del  suo  primogenito  principe  iiu- 


V  I  c 

periale;  legazione  che  descrissi  nel  voi. 
LXXIX.  p.  280  e  seg.  Quanto  agli  e- 
seoìpi  (Il  altri,  non  vicegeienti,  che  fun- 
sero l'ullizio  del  vicarialo  di  Roma  ,  ini 
occorrerà  ricordarli  nell'elenco  cronolo- 
gico de'cardinali  vicari  di  Roma,delPou- 
zelti,  da  me  continuato  ,  che  esibirò  iu 
fine.  L'ultimo  esempio  accadde  nel  lut- 
tuoso 1849,  quando  costretto  ad  ascon- 
tiersi  mg.'  Canali  f^icegerenle, come  nar- 
lerò  alla  sua  volta,  facoltizzatu  lo  supph 
mg/  Giuseppe  Angelini, allora  e  adesso 
luogotenente  civile  del  vicariato  e  cano- 
nico Valicano).  La  giurisdizione  del  car- 
dinal vicirio  abbraccia  ora  la  città  di 
Roma  ed  il  suo  distretto  sino  a  ^o  mi- 
glia (Del  distretto  o  Comarra  di  Roma, 
riparlai  nel  voi.  LVIII,  p.  i  i5  e  seg.,  e 
descrivendo  le  Parrocchie  di  Roma  e  (.\el 
suburbio,  però  essendo  ora  amplissimo, 
secondo  l'attuale  riparto  territoriale,  gli 
altri  luoghi  appartengono  alle  diocesi  che 
dichiarai.  Anticamente  il  distretto  di  Ro- 
ma si  prolungava  nel  raggio  di  100  mi- 
glia, spazio  di  già  soggetto  al  Pnfllo  di 
noma, come  rileva  Santamaria  a  p.  iSy). 
Su  di  che  è  bene  vedersi  il  Petra,  Co'«- 
menlnr.  ad  Consti t.  .4 post.,  t.  .5,  n.  y5. 
Ne' tempi  andati  era  incerto  fin  dove  si 
stendesse  l'autorità  del  cardinal  vicario, 
poiché  altri  pretendono  che  si  restringes- 
se soltanto  a  l'ioma  e  suoi  sobborghi,  ed 
altri  volevano  che  si  dilatasse  per  tutta  la 
provincia  di  R,oma,  comesi  può  riscon- 
trare nel  Gonzalez,  cap.  tua  dtoffìc.  Vi- 
car.,\ì.  1,  e  nel  Mandosio,  ad  Reg.  Can- 
celi.  i4)  qu.  6,  u.  5.  E  quantunque  nel 
distretto  di  Roma  ci  siano  sei  vescovati 
suburbicari  e  cardinalizi,  pure  l'autori- 
tà del  cardinal  vicario,  un  tempo  si  esten- 
deva eziandio  su  quelli,  ed  oltre  alle  cau- 
se d'appellaziotie  (nel  17  18  fu  stampato 
in  Roma:  De  piaerogativa  j'iirisdictio- 
7iis  Eminentissimi  Virarti  Papae  in  di- 
strida  Urbis  circa  Appellationes.  Dis- 
sertatio  historico-canonica  CajetaniL'o- 
nes  promotoris  fiscalis  tribunalis  ejns- 
dein  Emine ntissimi  Vicarii),  riconosce- 


V  I  e 

vfl  ancora  le  colise  ilii/  istanza  ciirnnla- 
ti  viiiiienle  coj^li  slessi  orilinai  i  ilei  (li«itret- 
lo;  poiché  qnc'vescovnli  non  si  leiievnno 
allora  c|i»ali  separali  dal  vescovato  ili  Ro- 
ma, ma  i  loro  vescovi  erano  coopeiutori 
ecolluterali  (.lei  Romano  Ponlelice,  e  in 
ili  lui  vece  da  ciascuno  di  lot'0«0{<ni  set- 
timana a  vicenda  si  facevano  i  pontifi- 
cali nella  Chiesa  patriarcale  e  arcibasi- 
lira  Lateranciise,  madre  e  ca[)o  di  tutte 
le  chiese  di  Roma  e  del  mondo  catto- 
lico, qiial  cattedrale  citi  Papa.  Di  che 
rai^ionai  in  più  luoghi,  ed  il  Tomassini, 
nella  l'et.  vi  nOi'.  J'crles.  (liscipl.,  t.  i, 
par.  1  ,  cap.  i'^3.  l'eiò  Benedetto  XIV 
decretò  colla  bolla  i  i5,  t.  i  del  suo  Dui- 
la  riunì  ^  ile' 2  i  dicembre  i  744>  lioinaiiae 
Ciiriac  jìracstaiiliiiin  (ricordata  nel  voi. 
LXXX,p.  I  38,con  l'altradel  l 'jf^T.^Quan- 
(uni  ad procuraiidam),  che  non  vi  cora- 
petessej^iurisdizione  veruna  ini.  istanza 
al  cardinal  vicc^rio,  in  riguardo  alle  dio- 
cesi de'  vescovi  nel  distretto,  ma  che  vi 
si  potessero  solamente  eseguire  le  di  lui 
citazioni,  e  i  mandati  colà  speditivi  con- 
tro i  chierici  a  lui  soggetti,  o  per  ragione 
di  r)a>cita  o  di  benefizio.  INon  ostante  può 
il  cardinal  vicario  permettere  a' cappuc- 
cini impiegati  nell"  uflizio  di  cappellani 
nelle  pontificie  galere  e  nella  dar->ena  di 
Civitavecchia  (forse  ces^ò  l'aulorità  dopo 
la  ripristinazione  del  suo  proprio  vesco- 
vato. A  vveil'i  il  Santamaria: /^^«/«^//l'f'r- 
(ai^  hii/iisz/ìodi  j'itrifdiclionein  non  ha- 
bcie  cardinaleni  F  icariani  intra  cì\>ila- 
tem  Ccnluni  Cellarum^quaeaddioecesini 
[''ilcrlienscin  per  linei.  Potestas  f'icarii 
l  rln<!  anipUor  ci'àdeni  esl  ca,  qua.  Epi- 
scopi cuyusquc  f^icarius  Generalis  pal- 
let. Nani  acquimi  esl,  ut  suprcniae  Se- 
dis  Vicarius  a  celeris  inferioruni  Epi- 
sroporuni  qitoquo  modo  di  feri  mine  tur. 
Idque  non  soluin  rationeniuneris  Fica- 
riiilis.  scd  eliani  quia  l  icario  Urhis  a 
Ponti/ice  pcculiarilcr  nonnullae facul- 
latcs  coiìcedtinlur,  qtiae  generali  sub  dc- 
jjulalione  non  comprchcndercntiir),  che 
ascoltino  le  confessioni  de'guleolli,  secou* 


V  1  C  G.j 

do  il  Lambcrtiui,  De  Synod.  Diacci. , 
cap.  5ji.  Il  cardinal  vicario  del  Romano 
Pontefice  ha  maggior  potestà  d'  ogni  al- 
tro vicario  generale, ed  esercita  giurisdi- 
zione vicariale,  ma  nello  stesso  modo  che 
mi  vescovo  nella  propria  diocesi  esercì* 
ta  la  vescovile  ,  continuando  la  di  lui 
autorità  in  leiupo  deWa  Sede  apostolica 
l'acaule  e  del  Conclave  (nel  modo  cioè 
descritto  in  que'diie  articoli,  continuan- 
do a  intitolarsi:  J  icario  generale  della 
Romana  Curia  e  giudice  ordinario,  la- 
sciando le  parole, r/i  /Vostro  Signore.  Im- 
perocché dichiarò  Pio  IV  nel  1  562  colla 
bolla  In  elige/ìdis,  che  in  detto  tempo  il 
Camerlengo  di  s.  Chiesa,  il  Penitenzie- 
re maggiore  e  il  Vicario  di  lìo/na,  po- 
tranno continuar  le  loro  funzioni, doveu- 
do  gli  altri  Tribunali  di  Roma  e  dello 
stato  cessare  interamente.  E  Clemente 
Xn  nel  I  7  32  colla  bolla  Aposlulatusofjl- 
cium,  decretò,  che  oiorendo  in  tal  epoca 
il  cardinal  vicario,  il  vicegerenle  resti  col- 
le facoltà  di  lui).  Si  può  consultare  il 
Barbosa,  De  j'ure  Eccles.,  t.i,cap.  5,  n. 
48.  L'  autorità  del  cardinal  vicario  (a 
soggetta  a  più  variazioni,  e  trovo  >rel 
Buliiriuin  Komanuni  le  seguenti  bolle 
e  disposizioni.  Di  Paolo  li,  Licei  Ecclc- 
siaruni,  de' 16  settembre  1464=  t-  3,  par. 
3,  p.  117.  Jiirisdictio,  elfac.idtates  Vi- 
card  Papae ,  in  Urbe,  e/usque  ilistri- 
clu.  Di  Giulio  II,  Decet  Ronianuni  Pon- 
lifìcein,  del  i5i2  :  t.  3,  par.  3,  p.  333. 
Declaratio  jurisdiclionum  Vicarii  Pa- 
pae, Giibernatoris,  Auditoris  Canieracy 
Senatoris  ,  aliorumque  jadicwn  Curiae 
Capitola^  ac  Marcscalli  Urbis.  Di  Pao- 
lo III,  Licei  Ecclesiarani  omnium,  de'3 
novembre  i^\i:  t.  4.  pai",  i.  ,^■'ìy^- 
Jurisdiclio,elfacldtates  Vicarii  Sumnii 
Ponti fìcis,  in  Jlnia  Urbe,  ejusquc  di- 
slrictu.  Di  Giulio  III,  Cimi  siciU  accepi- 
inus,  del  i55o:  t.  4>  pa''-  '>  P-  2G0. /«- 
risdiclio  Eicarii  Papae  in  causis  /le- 
bracoruin  da  Urbe.  Di  Paolo  V  ,  Lni- 
rc/'i/ </gr/,  del  I  6i  2  ,  ricordata  nel  voi. 
LXXX,p.  t35.Woterò,cbe  Urbano  Vili 


70  vie 

con  deci  eie  de' 7. 7  aprile  1626,  concesse 
al  cardinale  primo  prete,  altri  dicono  a' 
cardinali  vicari /jro  tempore^  almeno  lei) 
bero  o  da  quel  l'apa  o  poi,  la  facoltà  ili 
(are  i  processi,  e  di  pro[)orre  w  Conci- 
slori  segreti  le  cliic'^e  de'  sei  /  escovati 
suburbicarifquantoalla  provvista  di  nuo- 
vi vescovi,  vi  è  alcuna  analogia  colle  pre- 
rogative del  carlofdace  discorso,  per  I  ac- 
cennato nel  voi.  XCV,p.  I  -26.  Inoltre  Ur- 
bano Vili  neh  633  allidò  la  cura  de'sei 
vescovati  suburbìcari  vacanti  per  morte 
de'vescovi,  o  assenti  o  i»npediti,  al  cardi- 
nal vicario,  perla  vicinanza  a  Roma,  con 
flulorità,  riferita  dal  Ponzetti),  ma  non 
s\  esercitò  da' cardinali  vicari  esclusiva- 
mente (come  può  vedersi  ne'vol.  LXXV, 
p  ''24,  XCV.p.  225),  continuandosi  prò 
miscuameole  a  proporsi  da'  Papi ,  con 
Proposizione  concisloriale,  finclièdopo 
il  I  7q4  non  vi  è  più  esempio  che  i  car- 
dinali vicari  esercitassero  più  tal  facoltà, 
ad  onta  dell'istanze  del  cardinal  Soma- 
glia  e  del  successore  cardinal  Lilta,  men- 
tre dal  1 63o  al  I  7f)4  si  conosce,  che  pro- 
posero 98  chiese.  Bolla  di  Clemente  X, 
Ex  conimissae,  de' 1  3  gennaio  1672:  t. 
7,  p.  161.  Diversa  e  or  cUnaùones  circa 
extraclionem  Reliquiarum  ex  Coeme- 
teriis  Urbis  ,  et  locoriini  circiimvicino- 
rjini,  illaruìnqiie  cuslodiain^eldistrihu- 
ticnetn.  Quanto  riguarda  le  ss.  Picliquie^ 
le  Catacombe  e  Ciuiilvridi  Roma,'m  que- 
gli articoli  ne  tenni  proposilo;  e  quanto 
alla^e/7o//»rt7(/'.),ancbe  ne'vol.  LXX I  II, 
p.  34q;  LXXV, p.  22.5.  D'Innocenzo XI, 
Dccet  Romanum  Ponti/ìreni,  óe\[6Sg, 
ricordata  nel  voi.  LXXX,  p.  i36.  Non 
trovo  nel  Bullaritiin  la  bolla  di  Clemen- 
te X  de'  i  2  agosto  i  G7  1 ,  colla  quale  com 
part'i  a' cardinali  vicari  la  facoltà  cumu 
lativa  di  giudicare  tutte  le  cause  che  ap 
parlengono  al  loro  tribunale,  come  gli  al 
tri  giudici  ordinari  della  curia  romana, 
l'cncli»'  fossero  laicali  o  meramente  prò 
fané,  indi  ristretta  da'successori,  partico- 
larmente da  Innocenzo  XII,  colla  bolla 
ricordata  nel  voi.  LXXX,  p.i3ft,  Ad  ra- 


V  I  e 

7/V//»;,  del  iO()2,  colla  quale  aboH  i  fi-j. 
bunali  egiudici  particolari.  !M  1  lietiedetlo 
Xlll  decretò  colla  bolla  In  supremo  A- 
jìostidalus  soiio,  de'  17  agosto  1724, 
Dtdl.  Roni.  t.  I  t,  p.  336:  Res/iticilitr 
Card,  f  icario  Urbis  jurisdictio  cumu- 
lative in  omnibus  causis.  Inoltre  Bene- 
detto XIII  istituì  il  promotore  generale 
nella  Curia  ecclesiastica  (/  .).  Dell' ope- 
rato da  Benedetto  XIV,  già  notai  ove  ne 
parlai.  SuU'  insegnamento  della  Dottri- 
na cristiana  [J\)nQ\\e  chiese  parrocchia- 
li, ClementeXIll  emanò  il  moto-proprio, 
Per  quanto  sia  grandi-,  de'26  settembre 
1759,  Bull.  Roin.  coni.,  t.  i.p.  2'jÌ2,  con- 
ferendo al  cardinal  vicario  l'analoghe  fa- 
coltà. Clemente  XIV  a'  5  agosto  1760 
con  suo  chirografo  prodotto  coll'altro  che 
dirò,  dal  Ponzetti  nell'  Appendix,  con- 
cesse al  cardinal  vicario,  al  vicegercnte, 
al  luogotenente  civile,  ed  a'Ioio  uditori, 
la  [xivativa  economica  e  sommaria  d'e- 
saminare le  cause  di  ricorso  delle  persone 
d'ambo  i  sessi  miserabili,  oper  infermità 
o  per  età  avanzata,  o  impedite  o  in  islato 
pupillare, afllnchè  conosciutesi  con  prove 
le  ragioni  della  parte  ricorrente,  ordi- 
nasse a  chi  n'era  in  obbligo  di  sovvenir- 
le, per  prossiniità  di  sangue,  con  uno  sta- 
bile assegnamento  per  gli  alimenti,  finche 
durasse  tale  stato,  a  misura  della  possi- 
bilità. Dipoi,  venuto  il  Papa  in  cognizio- 
ne, che  tali  persone,  ignorando  il  suo  chi- 
rografi*, convelli vuno  le  parti  a  trattar  le 
cause  in  altri  tribunnli,  e  clje  per  l'impo- 
tenza di  sostener  le  liti,  gemevano  per 
non  poter  ottenere  ciò  che  ad  esse  com- 
peteva, per  e(|uilà  caritativa  con  altro 
chirografo  de'7  marzo  1  772,  concesse  al 
cardinal  vicario  l'assoluta  privativa  della 
cognizione  di  tali  cause,  ritnuovendole  da 
qualunque  altro  tribunale,  da  qualunque 
appellazione, ed  inibizionedotale,chenon 
si  dovranno  attendere  in  modo  alcuno, 
dichiarando  di  niun  valore  i  privilegi  di 
ufficio,  di  familiaiilà,  di  lettere  patenti 
e  altro,  con  piena  autorità  di  risolvere  al 
solo  iribunale  del  vicariato.  Ma  ora  è  da 


vie 

tornare  al  liljio  :  Lo  stato  presente  del- 
la Curie  (li  lloma,  riservandomi  poi  eli 
narrare  il  principale  operato  da'Papi  nel 
secolo  corrente.  L'  autorità  duncfue  del 
cardinal  vicario  fu  ristretta  e  ampliata  a 
beneplacito  de'l'api,  a  seconda  delle  cir- 
co>lanzede'tem[)i,  fìocliè  Benedetto XIV 
volle  che  l'autorità  del  canlinal  vicario 
si  riducesse  allo  stato,  in  cui  si  trovava 
prima  della  ri  torma  de'tribunali  fatta  da 
Paolo  V.  Dice  il  Coliellio,  il  cardinal  vi- 
cario ha  diritto  speciale  di  convocare  i  Sì- 
nodi.  Egli  qual  vescovo,  destina  i  confes- 
sori s'i  secolari  che  regolari,  ed  anco  fuor 
di  città,  per  privilegio  particolare  (cioè, 
dirò  con  Santamaria  :  Excipt  tres  Ur- 
bis  hasilicas  ;  niiniruvi  Lateranensem, 
/'alicanani,  et  Liberianani^  qunrnm 
Pociiitentiarii  approbanlnr  a  cardinali 
Pocnitentìario  Majori).  Dispensa,  in  uno 
al  vicegerente,  i  sagramenti  del  Battesi- 
vio  e  della  C/'e^/'/za  (rammento  il  privile- 
gio del  cardinal  arciprete  delia  patriarca- 
le Chiesa  di  s.  Pietro  in  f^aticano,  così 
per  le  ordinazioni  ;  e  le  facoltà  concesse 
dal  cardinal  vicario  di  amministrare  la 
Confermazione  a  feseovi,  residenti  in 
Roma,  specialmente  inpartibiis),  fa  le  sa- 
gre Ordinazioni  (su  di  queste  e  sulle  di- 
missorie,  riguardanti  i  forastieri,  egregia- 
mente ne  scrisse  il  dotto  Santamaria  : 
imWa  IVotitia  Romanae  Cnriae,  opera  pre- 
ziosa restata  incompleta),  nelle  Quattro 
tempora  dell'anno,  conferendo  gli  Ordì' 
Ili  sagri  non  solo  a'  romani,  ma  agli  o- 
l'ienlali  medesimi  che  dimorano  in  Ro- 
ma, ed  a  quegli  nitri  estranei  che  hanno 
la  Diniissorid  del  proprio  ordinario,  non 
potendosi  conferire  i  detti  orilioi  in  Ro- 
ma da  verun  altro  Vescovo  (ma  in  que- 
st'articolo, ne!  §  VI,  De^  vescovi  di  riti 
diversi,  e  ne'  propri  articoli  narrai,  che 
in  Roma  vi  sono  vescovi  orientali  residen- 
ziali di  rito  greco,  armeno  e  maronita, 
per  la  celebrazione  de'  pontificali  e  per 
le  sagre  ordinazioni  de'  loro  riti,  ed  in  di- 
versi tempi  ve  ne  furono  pure  d'altri  ri 
li),  nemmeno  n'propri  sudditi  a  seconda 


Vie  7t 

della  discorsa  lettera  decretale  di  Bene- 
detto XIV,  in  cui  dimostra,  che  senza  il 
consenso  del  cardinal  vicario,  eccettuata 
la  i."  tonsura,  conferir  non  si  ponnoda' 
cardinali  vescovi  submbicari  gli  ordini 
uìinori  e  sagri,  e  ciò  a  norma  del  concilio 
di  Trento  (Ma  il  cardinal  vicario  non  ha 
giurisdizione  sulle  chiese  cardinalizie  di 
Roma,  cioè  le  arcipretali  patriarcali,  i 
Ti/oli  Cardinalizi,  nel  (piale  articolo 
termi  pure  proposito  delle  precedenti,  le 
Diaconie  Cardinalizie.  Ma  vacanti  i  ti- 
toli e  le  diaconie,  come  afferma  il  Ponzel 
ti,  subentra  la  giurisdizione  del  cardinal 
vicario,  per  disposizione  d'  Eugenio  IV 
del  1 43  I.  Notai  nel  voi.  LXXV,p.  234, 
che  il  Papa  nel  1847,  P^**  la  solenne  fe- 
sta Iridiiana  celebrata  nella  chiesa  del 
seminario  romano,  concesse  all'  attuale 
caidinal  vicario,  di  farvi  le  sagre  funzio- 
ni collo  stesso  ceremoniale  che  godono  i 
cardinali  ne'Ioro  titoli.  Avverte  il  Nardi, 
De'  Parrochi,  t.  2,  p.  196.  I  cardinali 
nelle  loro  arciprelure,  titoli  e  diaconie 
hanno  giurisdizione  episcopale.  Quindi 
il  cardinal  vicario  del  Papa  per  la  diocesi 
di  Roma  non  vi  ha  giurisdizione.  E  tutte 
le  facoltà  di  detti  cardinali  arcipreti,  tito- 
lari e  diaconi,  non  spirano  in  sede  vacan- 
te, ma  leesercitabili  si  esercitano  da'Ioro 
vicari).  Egli  approva  le  persone  elette  a' 
benefizi  ecclesiastici,  cui  va  unita  la  cura 
d'anime,  ed  ha  la  facoltà  d'esaminare  a 
mezzo  de'  suoi  esaminatori  apostolici  del 
clero  romano,  i  concorrenti  a  detti  be- 
nefizi (quando  si  tengono  i  concorsi  di 
Roma  v'intervengono  il  cardinal  vicario 
a  presiederli,  mg."^  vicegerente,  mg."^  se- 
gretario della  visita  apostolica,  mg."^  de- 
cano de'chierici  di  camera,  mg."^  avvoca- 
lo generale  del  fisco  e  della  r.  camera  a- 
poslolica,  il  luogotenente  criminale  e  il 
segretario  del  tribunale.  Il  p.  maestro  del 
s.  palazzo  apostolico  interviene  o  manda 
i  casi  per  l'esame.  Vi  assistono  pure  due 
esaminatori  estratti  a  soi  te  pe'casi),  la 
quale  congregazione  si  tiene  in  occasione 
di  concorso  alle  parrocchie  di  Roma.  E 


rj-t  Vie  Vie 

gli,  o  il  vicegerenle  per  lui,  accorda  licen-  vengano  fdUe  l'esecuzioni  de' raandili 
za  agli  stampatoli,  dopo  averla  concessa  spediti  ila'  giudici  in  delti  giorni  festivi, 
il  p.  maestro  del  s,  palazzo  apostolico,  di  poicliè  com  fu  risoluto  dal  Inhiin^le  del- 
poter  imprimere  taluii  libro  (per  (pianto  la  segnatura  di  giustizia  nella  Romana 
lio  detto  ne'  voi.  XLI.  p.  2o3,  LXIX,  p.  Ciippellnnia  2G  agosto  i^oG.  Lo  slesso 
220).  A  lui  ancora  ricorrono  le  cause  cardinal  vicario  è  il  giudice  competente 
d'  obblighi  odi  contralti  legati  ancora  al  degli  El)rei[f'^.),  dopoché  Giulio  111  proi- 
tribunale  della  camera,  per  quello  che  ri-  bì  a^li  altri  giudici  della  città  il  fram- 
guarda  i  luoghi  pii,  o  a  persone  ecclesia  mischiarsi  nelle  cause  spettanti  a  quella 
stiche  (Gregorio  XVI  col  breve  Elsi  Ho-  naziciie,  sebbene  era  pur  giudice  compe- 
inani  Ponlificis,  ót'18  novembre  1^34)  tenie  degli  ebrei  il  cardin.d  camerlengo 
Bull.  Rota,  coni.,  I.i9,p.  670:  Confir-  di  s.  Chiesa,  unitamente  allo  stesso  vi- 
inalio  privilfgii  concepii  Eminenlissimo  cario.  Egli  è  giudice  fioalniente  delle  Me- 
Cardinali  Sicario,  Jjrbisvisilandi  uni-  rclrici  {f"^.),  ed  è  uno  degl' inquisitori 
versus  Ecclesia^,  vionasteria  et  loca  del  s.  Lffizio  di  Roma,  assisteva  al  tri- 
Pia  in  Roniae  districtu  cxislenlia,  et  bunale  della  Segnatura  di  Grazia,  pre- 
proi'idendi  eoriiin  icctae  adminixfralio'  siedealla  congregazione  criminale  del  suo 
//o^/jj- siccome  pure  a  lui  ricorrono  per  tribunale  (e  fa  parte  dell'altre  primarie 
le  controversie  sui  matrimoni  della  cit-  congregazioni  cardinalizie).  Egli  qual 
tà  e  del  dislrelto;e  le  cause  de' chierici  prefetto  della  cardinaliiia  congregazione 
romani  per  ragione  d'origine,  o  di  bene-  per  la  Residenza  de'  f^exr.ovi  (y.}^  può 
fìzi  ;  e  nelle  cause  contro  i  luoghi  pii  ha  accordar  la  facoltà,  concessa  da  Urbano 
giurisdizione  cumulativa  col  sol  ti  ibiina-  Vili,  a' medesimi  di  restare  per  giusti 
le  dell'  A.  C.  (ossia  dell'  Lditore  della  o)otivi  lontani  dalle  proprie  diocesi  gior- 
Caniera,  ora  tribunale  civile  di  Roma);  ni  4o,  e  Benedetto  XI V  nel  174G  emanò 
gode  egli  poi  privata  giurisdizione  sulle  apposita  costituzione.  In  fine  il  cardinal 
liti  per  l'istituzione  d'alcun  beneficio  ec-  vicario  e  il  vicegerente  sono  ordinari ese- 
clesiaslico.  Inoltre  il  solo  cardinal  vicario  cutori  della  cardinalizia  congregazione 
può  interporre  decreti  ne'conti  alti  de'/u'-  della  l^'isila  apostolica  {f  •)  e  adempi- 
golari  dell'  uno  e  dell'  altro  sesso,  e  da  mento  de'  legati  pii  di  Roma  e  suo  di- 
lui  ponno  esser  giudicali,  come  pure  dal  stretto  (n'è  sempre  prefetto  il  Papa,  e  pri- 
governatore  di  Roma  (cioè  quando  esi-  ma  le  incombenze  della  congregazione  e- 
steva  la  carica  e  il  suo  tribunale);  tulle  rano  [)roprie  del  cardinal  vicario,  come 
le  cause  di  mercede  (del  suo  speciale  giù-  si  trae  dalla  bolla  di  Paolo  1 1  de'  1 6  set- 
dice  tratlaine'vol.LXIV,p.5  i.LXXXII,  tenibre  i4^4-  L'odierno  n'è  presidente, 
p.  177),  e  quelle  tulle,  che  non  eccedo-  e  nel  1842  a'i5  settembre  emanò  colle 
110  la  somma  di  scudi  25,  sia  se  Ira  per-  stampe  le  Istruzioni  circolari  sulle  pre- 
sone secolari,  sia  se  tra  persone  ecclesia-  scrizioni  da  ossen>arsi  dagl'  incaricati 
sliche,  o  abbiano  ancora  annesso  qualsi-  dell'esigenza  e  dell'erogazione  delle 
\oglia  obbligo  canterale.  rseilaUredioce-  rendite  delle  opere  pie.  e  legati  pii  ani- 
si  altro  dintlo  non  ha,  che  di  far  esegui-  ministrati  dal  cardinal  %<icario  pro-teni- 
ve  le  citazioni,  ed  i  suoi  mandali  contro  yvor^',  d'alcuui  de'quali  parlai  all'articolo 
a'chierici  romani,  come  si  è  detto.  Di  più  Povero).  Ne  tratta  il  Petra,  t.  5,  n.  78. 
il  medesimo  cardinal  vicario  può  conce-  Il  cardinal  vicario  ha,  per  cosi  dire,  la 
deie  a'  debitori,  benché  obbligali  came-  stessa  autorità  pontificia  in  riguardo  a 
ralmente,  grindultl  tiel  c^ip.  Odoardus  ciò,  eh'  egli  agisce  qual  vicario  del  /  e- 
di'  Aolutionibiis  j  e  permellere  ancora  di  sio\o  di  Ronìa,c\ì'é  pure  f^esro\n  del- 
lavorare  i  giorni  di  Festa;  non  però  che  la  Chiesa  universale  (f^')j  aelV  Ldien' 


vie  vie  ri 

za  sente  r«»racolo  della  viva  voce  del  P,i-  Ifiio  im|>ie^o,  fu  pt-r  iillio  irniiluto  divcM-- 
j);i  (della  CiaM;  ^•n-ac  vocia  oniciili).  ve.-  so  d.ill' iilii/jo  del  imiIsmo,  i\.ì\  o.irdiuul 
SI  iiigione  nel  voi.  L\X1V,  p.  l'i").  Cle-  D^  Luca,  Rei.  /Ioni.  6'f/r.,<lisc.  i3,  ii.  20. 
inenle  XII,  col  Ijievq  l\oinann<!  Ponti-  Vi  sono  aiicoia  due  mandatari  (o  Cur- 
fex,  de'  12  febbraio  1732,  Bull.  Roni.,  *o/-/,de'(pi,ili  e  del  loro  deciini)  parlai  an- 
t.  12,  p.  2i5:  lin'ocantur  (ii\'prsac  fa-  cunei  voi.  Lll,  p.  2(So),  1  (junli  vcNtili  di 
citltaifs^a  llnnianis  l'ontifìcilius per  co-  color  lionato  (ossia  di  nero, con  l)ia''iiif)le 
nini  i'i\'ae  vocis  oraciiltun,  vfl  lìescri-  econsoprana  o  zimarra  di  saia  paonazza 
/;^/,('0'^rr,?^Y^r.  La  disposizione  prohabii-  con  mostre  di  seta  simili),  e  (eiiendo  in 
mente  derivò  dalla  facililù  delle  conces-  mano  lecbiavi(o  /I/as^^^;  noterò  col  .San- 
sioni  del  suo  predecessore),  ed  a  Ini  viene  tamaria,  quanto  a'  mandatari.  Ifi  d<l'<;- 
preslala  piena  credenza  in  tiitlociò  die  runt  (  laves  arp^cntcas  non  lamen  n/n- 
nvela,  siccome  ancora  ni  vicegerenle  die  qiid  locornm,  seti  tantnnunodo  in  basiti- 
con  Ini  formano  un  solo  e  medesimo  ca  Laterancnsi,  atqnc  in  pithlicis  Sun- 
tribunale.  Quindi  nello  Stato  presente  pliralionihus,  intra  seti  circa  eanidcni 
(Iella  Corte  di  Roma,  si  descrive  il  tri-  luisilicain  ductis.  E  ciò  forse  come  cal- 
Ininaleilel  vicarialo,  come  segue.  Il  car-  tediale  del  Fapa,  e  pel  riferito  nel  voi. 
dinal  vicario  lia  piìi  ministri,  onde  pò-  LIV,p.  i  6  i  )  d'argento,  assistono  alla  ba- 
ler  speditamente  dar  maiioagli  ailliri  del  silica  Laleranense,  ed  a  tutte  le  proces- 
suo  tribunale,  ed  in  i."  luogo  di  mg/  vi-  sioni  die  vi  si  fanno  (in  fiiiella  della  do- 
cegerente,  e  di  due  Lnos^olenenli  civile  e  menica  dell'  H.'  del  Corpus  Domini  de- 
criininale.  11  luogotenente  civile  è  prela-  .scritta  uel  voi.  IX,  p.  6j,  porta  il  ss.  Sa- 
lo, ed  è  un  2.°  giudice  delle  cause  civili  gramento  il  cardinal  vicario.  In  quella 
competenti  al  tribunale  del  carduial  vi-  poi  Vaticana  della  festa,  descritta  nel  det- 
cario.  11  luogotenente  criminale  è  togato,  to  voi.  a  p.  44,''  njandataio  o  cursore 
spedisce  le  cause  criminali,  e  stabili.sce  del  cardinal  vicario,  le^^e  il  rotulo  de- 
gli atti  necessaria  seconda  de'  giudicati  gl'iiitervenienli  alla  processione  acciò  in- 
della  congregazione  criminale,  cui  egli  cedino  al  loro  posto,  e  con  altro  compa- 
preventivamente  dà  le  esatte  notizie  e  giio  vegliano  al  buon  ordine,  prevenli- 
lelazioni.  A  questa  congregazione  crioui-  vamenle  avendone  pubblicato  i  regola- 
naie  intervengono  il  carduial  vicario,  il  nienti  il  cardinal  vicario.  Dopo  i  capitoli 
vicegerente,  il  luogotenente  civile,  l'av-  ilei  le  Co//ei,'/(7/c /^// /^o^a,  procede  in  col- 
vocato  fiscale,  il  fiscale  generale,  il  so-  la  collo  stolone  il  Camerlengo  del  cle- 
slituto,  lutti  con  intero  voto  deliberati-  ro,  e  dopo  le  basdiche  patriarcali  m"." 
•vo,  fuorché  1'  avvocalo  fiscale  e  il  liscale  vicegerente,  co'mmistri  e  i  componenti  il 
generale, che  ne  porgono  mezzo  soltanto:  tribunale  del  vicuruilo,  dopo  aver  vedu- 
assistono  pure  a  delta  congregazione,  il  to,  in  appositi  sedili  e  in  luo"o  conve- 
luogolenente  sostituto,  il  sostituto  li-  iiieiile,  fuori  del  colonnato  Vaticano  a 
scale,  il  promotore  fiscale,  senza  diritto  destra  defilare  fino  a  quel  punto  la  pro- 
di volo.  Il  luogotenente  criminale  segna  cessione).  I  nominati  componenti  il  tri- 
ì  decreti  ordinari;  ed  il  No  taro ,  che  pa-  buiiale,  il  cardinale,  il  vice"eiente  e  il 
limenli  è  tenuto  ad  esservi  presente,  li  luogotenente  civile,  presiedono  all'alira 
registra  ne' destinati  libri.  Tale  cungre-  congregazione  detta  de'/;/r/(Y//,  alla  qua- 
gazione  si  aduna  nelle  camere  del  cardi-  le  intervengono  inoltre  il  segretario  del- 
iiale  il  mercoledì, eccettuate  le  feste.  V'ha  la  vi>iia,  l'elemosiniere  del  Patia  il  luo« 
inoltre  4  notari  civili,  e  il  cancelliere  goteneiite  criminale,  e  l'uditore  del  car« 
chiamato  segretario,  e  quantunque  uno  dmal  vicario,  i|  presidente de'mi-sionari 
de' civili  notali  ammiuisirasse  alle  volle  il  camerleugo  del  clero,  il  promoloie  fi- 


74  V  I  e 

scale  (lei  lril>iinnle,  ed  il  segrelniio  del 
medesimo  klie  sottoscrive  tulli  i  bandi, 
le  notificazioni,  e  gl'inviti  sagri  stampa- 
ti, che  pohbl\ca  il  caidinal  vicario;  delle 
quali  stampe  aflisse  da'cuisori  o  manda- 
tari del  tribunale,  feci  parola  anco  nel 
Tol.  Lll,  p.  280);  vi  assistono  parimenti 
14  /'^//o*///,  che  riferiscono  alla  congre- 
gazione que'  sconcerti  die  fii  d'uopo  eli- 
minare dalle  parrocchie.  In  (piesta  con- 
gregazione si  assegnano  le  materie  da 
spiegarsi  nelle  conferenze  morali,  che  si 
tengono  in  diveise  chiese  della  città,  e  vi 
fii  fÌM,a  la  lassa  del  mosto  giusta  le  re- 
gole de' canoni.  Inoltre  in  delta  congre- 
gazione interviene  il  segretario  della  me- 
desima, a  coi  incombe  formare  un  ac- 
cui;ito  registro  delle  risoluzioni  emesse. 
Abbiamo:  Praxif! Sccretariae  Trihnna- 
lis  Em.ì  et  Rti'.i  Donìini  D.  Cardina- 
li'; Urbis  P^irarii,  pernlilis,  non  modo 
dictae  Secretariae  minixtris,  verurn  e- 
tinnì  ordinandi'!,  confessariis,  parochis, 
ar  /'.piacopontni  cancellariis,  auctore 
lìomiialdo  I/onorante  eie.  oc  in  rjnt- 
ilein  Secrclariat  niitncre  per  plttres  an- 
nos  versatos.  iSVciindii  eflilio[\a  i.^èdel 
I  "46)  novis  additiombus  ancia,  et  illu- 
strala, Romae  ijGi.  Elenchus  Clironi- 
{■US  Vicarioruni  Urlns  in  spiritualibns 
flJaxx.  Ponliflcwn  Romin.  ad  Jtdiitni 
I\l ariani  Della  Snina^Ua  amplissiinuni 
S.  R.  E.  Cardinaleni  SS.  D.  N.  in  Ur- 
ie ricarium,  auctore  Hyacinto  Pan- 
zelli  ad  sacris  donius  ponlificalis,  Ro- 
mae 1797- 

Pio  VII  nel  1800,  pel  riferito  nel  voi. 
LXXX,  p.  14  I  e  altrove,  nel  restaurai  e 
il  regime  pontificio,  colla  bolla  ivi  di- 
scorsa Posldudurnas,  riformò  molte  co- 
se nella  curia  romana  e  le  giurisdizioni 
de' tiibunali.  Dispose  col  n.  4^:  Sarà 
composto  il  ministero  particolare  e  cri- 
minale del  vicariato,  d'un  luogotenente 
criminale,  di  3  sostituti  e  di  3  notari  ;  e 
col  n.  54  ne  stabilì  gli  stipendi  mensili.  Ed 
.ivendo  il  Papa,  col  n.  53,  stabilita  una 
rongiegazione  touiposta  dc'^copide'ti  i- 


Vie 

bimali  orclinnri,  cioè  cardinal  vicario,  n- 
ditore  della  camera,  governatore  di  Ro- 
ma.senatore  di  Roma,  del  decano  ponen- 
te di  consulta,  dell'avvocato  de'  poveri, 
dell'avvocato  fiscale  e  del  fiscale  genera- 
le, gli  concesse  di  conferire  in  ciascun  an- 
no gratuitamente  due  dottorati  ad  ho- 
non-m  per   voti  segreti,  a   due   soggetti 
forniti  <le'reqni<iti  che  prescrisse,  previo 
esamr;  rigoroso  avanti  detta  congregazio- 
ne. Nel  citato  voi.  p.  r4oe  f44*'^o'°"^' 
della  Pratica  della  Curia  Romana  del 
Villelti,  ristampa  del  18  1  5  con  aggiunte. 
Ecco  come  descrive  il  tribunale  del  car- 
dinal vicario,  uno  de' 4  ordinari,  eserci- 
tanti la  giudicatura  ordinaria,  par.  f,cap. 
5  ;  Del  Tribunale  del  Cardinal  Fica- 
rio  e  sua  giurisdizione.  »   Il  tribunale 
del  cardinal  vicario  ha  per  capo  lo  stes- 
so cardinal  vicario,  ed  ha  3  specie  di  giu- 
risdizione, cioè  cii'ile,  criminale  e  spiri- 
tuale economica.  All'esercizio  della  civile 
presiede,  r."  Lo  stesso  cardinal  vicario, 
per  mezzo  d'un  suo  uditore  abbate. 'a.'Un 
prelato  col  titolo  di  vicegerente,   quale 
parimenti  esercita    la  giurisdizione    per 
mezzo  d'un  uditore  abbate,  3.°  Un  altro 
prelato  col  titolo  di  luogotenente  civile. 
L'  uditore  del  vicario  tiene  l'udienza  in 
3  giorni  della  settimana,  cioè  il  luoed'i, 
il  mercoledì  e  il  venerdì  mattina,  purché 
non  siano  feriali  ;  e  tiene  l'informazione 
il  dopo  pranzo  in  que' giorni  della  setti- 
mana, ch'egli  stesso  stabilisce,   allorché 
vi  sono  cause,  nelle  quali  le  parti    siano 
unite  per  informare.  Giudica  come  giu- 
dice ordinario  ;  e  come  capo  del  tribunale 
deputa  i  giudici,  ed  ammette  i  ricorsi  da' 
giudici  dello  slesso  tribunale  nelle  cause 
che  non  superano  li  scadi  25.  Il  vicege- 
rente per  mezzo  del  suo  uditore  tiene  l'u- 
dienza nelle  (ìroprie  camere  la  mattina 
ne' giorni  non  feriali,    e  1*  informazione 
similmente  a  suo  arbitrio,  quando  le  par- 
li sono  unite.  Il  luogotenente  del  vica- 
rio cammina  collo  stesso  ordine  accen- 
nalo, ed  ha  la  giurisdizione  cumulativa 
col  viccgorente.  Onattro  sono  i  notari  ci- 


V  I  e 

Vili  del  liiliunale,  die  servono  a'giiiilicl 
r  ritengono  gli  nflìzi  nt;lla  sUailojclie  lU 
Cam|)0  INlarzo  va  a  ftlonle  Cilorio  (cioè 
a  destra  ,  e  perciò  la  via  prese  il  nome 
degli  L//!zi  dell' Jùii."  y icario.   Trovo 
nel  f'ernardini  ,  che  nel   \'j^'\  pnMjlicò 
Iaì  (Icscrizioìie  dt' llioni  ili  Rouiii^  die 
gli  uHl7.i  de'  notari   civili   già  esistevano 
in  della  strada).  In  essi  ogni  giudice  do- 
vrebbe avere  il  suo  Droliardo  e  Manua- 
le eonlrassegnato  col  nome  di  quello  per 
cui  serve.    Vi  è  siuiilrnenle  il    libro  At- 
t  ntnp/i/ilorii//i,  ed  il  hbro  Rrccjìloruin, 
ili  cui  sì  notano  tulle  le  spedizioni.  Que- 
sto tribunale,  come  gli  altri  3  tribunali 
ordinari,  ha  i  suoi  cursori,  che  stanno  in 
un  luogo  contiguo  agli  ullizi,  ed  esegui- 
scono le  citazioni  ,  gli  alti  delle  subaste 
e  ilelibere,  e  tnll'allio  che  porta  il  loro 
ullizio,  e  che  ha  relazione  cogli  alti  Qilli 
in  questa  curia.  A  questa  giurisdizione, 
die  si  estende  al  ricinlodiiQ  miglia  tuo- 
n  di    Roma,  sono  soggetti  i  soli   chierici 
e   luoghi  pii,  eil  anche  i  laici   nelle  cau- 
se che  passano  il  valore  di  scudi  i5.    Il 
ti  dmnale  del  vicario,  come  gli  altri  due 
dell'  A,C..(ora  civile)  e  ilei  governo  (non 
'  più  esistente),  è  soggetto  alla  Scf^nalii- 
rn  (li  giustizici  (J'^.).  Quanto  alla  giuris- 
dizione criminale  ,  questa  risiede  presso 
lo  stesso  cardinal  vicario,  di  mg."^  vicege- 
renle,  e  d'un  luogoleiienle  criminale   di 
cappa  nera,  che  nelle  cause  criminali  fa 
la  ligure  di  giudice  ordinario,  e  come  ta- 
le sottoscrive  decreti,  sentenze  e  tutl'al- 
tro  che  occorre  per  l'esercizio  della   sua 
giurisdizione.  A  «piesta  sono  soggetti  gli 
ecclesiastici  di   Iiouja  e  del  suo   recinto 
delle  dieci  miglia,  ed  anche  i  laici,  riguar- 
do a  que'delilti  che  sono  meramente  ec- 
clesiastici, o  di  misto  foro,  ne'qiiali  si  dà 
luogo  alla  prevenzione,  ed  in  (jnesto  ca 
so  esercita  la  suo  giurisdizione   cumula- 
li «amente  co'  tribunali  dell'  A.  C    e  del 
governo  (quando  esistevano,  ed  ora  co* 
Tribunali  di  Roma,  civile  e  criminale). 
\'i   è  ancora  un  sostituto  luogotenente 
criminale,  ed  alcuni  sosliliiti,  i  quali  lui' 


V  I  c  71; 

ti   nnilamrnfe  col   cardinal   vicario,  co' 
due  [)ielati  vicegereiite  e  luogotenente,  e 
col  luogotenente  criminale  costituiscono 
la  congregazione  criminale,  la   quale  si 
aduna   ad   arbitrio   del   cardinal   vicario 
in  alcuni  tempi  deiraniio,  coH'assisteiiza 
solila    de'  mg.'i  avvocalo  e  procuratore 
fiscale.  In  rpiesla  lo  slesso  cardinal  vica- 
rio, i  nig.ri   vicegerentee  luogolenente,  il 
luogotenentecriminale,ed  ilsoslitutoluo- 
gotenente  hanno  il  voto  decisivo,   rego- 
landosi la  risoluzione  delle  cause  dalla 
pluralità   de' voti.  Magli   altri   sostituti 
non  vi  hanno  alcun  voto, ed  in  essa  si  prò 
pongono  e  risolvono  le  cause   più  gravi 
del  ti  ibunale.  A  difesa  de'carcerati  v'in- 
tervengono mg.'  avvocato,  ed  i  procura- 
tori de' poveri,  i  quali  assistono,  e  colla 
scriltura  se  occorre,  ed  in  voce  alla  dife- 
sa de'  rei.  La  3.''  giuriodiziotie  economi- 
ca, ch'è  quella  che  riguarda  la  correzio- 
ne del  costume  tanto  rapporto  agli  eccle- 
siastici, quanto  a'Iaici  del   vescovato  di 
Pionja,  l'esercitano  economicamente,  e  di 
concerto  fra  loro,  il  cardinal  vicario  e 
mg.'  vicegerente,  che  senza  strepito  e  fi- 
gura di  giudizio  prendono  all'opportuai- 
tà  que'  provvedimenti  che  credono  ne- 
cessari. Mg/  vicegerente  ha  altresì  la  fa- 
coltà di  procedere  economicamente  nel- 
le cause  di  alimenti,  che  si   devono  fra 
parenti  7'«'"«  sangiuiiis  j  come  ancora  è 
giudice  privativo  nelle  cause  de  Neofiti 
( f"^.),  nelle  quali  cause  si  procede  per  gli 
atti  del  Monti,  uno  tlegU  odierni  4  no- 
lari  del  tribunale  del    vicario.  Ha  anco- 
ra questo  tribunale  una  particolare  se- 
greteria, ove  si  spediscono  le  dimissorie^ 
ed  altre  simili  licenze  e  fedi;  e  vi  è  un  ca- 
po che  soprintende  a  queste  cose,  e  che 
si  eleggedalcardinal  vicario".  Narrai  nel 
voi.  LXXX,  p.  14'')  che  Pio  VI!  col  mo- 
lo-pi o[)rio  Ou/tndo  j)er  ninmiialiilt^  di- 
sposizione, ilei  1816,  pubblicò  la  nuova 
organizzazione  dell'amministrazione  puh 
blica  ,  e  mantenne   la  giurisdizione  del 
tribunale  del  cardinal  vicario  nelle  cause 
di  iiliiucnli  ,  e  la  criminnle  ,  rimanendn 


^6                      Vie  Vie 

pure  fciine  le  allre  giiiiistìiziniii.  Leone  Nel  piecedenle  olli;Iiip,  Leone  XII  etna* 
Ali  col  bieve  lìvcoltnles  auiìiio^  «le'()  a-  nò  iilcune  iifui  n)e  e  jiiowidcn/e  ^e'/Vv- 
pi  ile  i  8241  ^'"//-  lioiii.conl.  t.i(i,|).  4o,  biiiKilì  di  Tloiitn,  accennale  in  tale  aiti- 
ti.ispoiiò  il  AVmm(7r/o /ìomr7//o  (/'.)  nel-  colo.  Poscia  col  bieve  Paslomtis  curae, 
l'aolico  vosto  locale (lelCo//r;^'ù>-6\'r///a-  de'  1  7  nprile  1  827,  Bull.cxì.^  1. 1  7,  p.  1  o  i, 
iiico-  IJni^arico  (f^.),  e  gli  assegnò  la  con-  esenlò  i  Consen-ntori (fi  Roma  (  /^.)  dai- 
lig(«a  Cìiicsn  (li  v.  Aj>olUiuire  per  ulli-  la  ginri>dizione  del   cardinal    vicario.    Il 
ziarla  ,  avendone   riparlalo  nel    volume  prof.  Veroìi^lioli,  clie  nel  1  83 J  pubblicò 
LXXXV,  p.  I  I  7, 1  3o,  I  3?.;  stabdenilo  la  le  f.fZO'ti  ili  diriilo  caiwiUrn  ,  lez.    28, 
residenza  del  cardinal  vicario  e   de' suoi  Dell'  Ifjicin  del  Ficnrio,  volle  dire   al- 
udizi   nell'altro  propintpio  e  grandioso  cuncliè  del  vicario  del  Papa  in  Roma   e 
palazzo,  die  ha  il  maggiore  ingresso  nel-  della  sua  podestà.»  Se  si    ha  riflesso   al 
la  via  della  Scrofa.   INotai   nel  voi.  LIV,  dirillocoinune.d  vicario  delSoininuPon- 
p.  3  i4,  elie  nel  palazzo  pro[iin(pio a  quel-  lelìcc;  come  vescovo  di  lionia,  cli'è  ordi- 
to già  tiella  l'usta  Pontificin  a  piazza  Co-  naiiamenle  un  cardinale,  non  [)ih)  eser- 
loiìoa,  un  tempo  vi  fece  stallile  residen-  citare  alcuna  giiuisdizione  fuori  di  Itonia 
za  mg.'  vicegerente  ,  msieme  agli  nfllzi  se  non  con  ispeciale concessione,  cosicché 
del  ti  d)nnale  del  cardinal  vicario,  peroni  la  sua  giui  isdizione  alla  diocesi  di  Roma 
si  dis>e  volgarmente: /7^///^/-zo<^//'/»è'.'  '  ''  *''  ^^^••♦^"de  (Cos'i  rispose  Innocenzo    111  : 
CfgTfììfe.  Nell'invasione  degl'  iu)peri;ili  Quorum  jiirisdiclio  f'icarii,  qiiatii  Ro- 
francesi ,  la  segreteria   tifi    vicarialo   fu  iiumiit  l'ontifrx  in  Urlie  rclif/iiil,  non. 
trasferita  nella  casa  della  congiegazione  extenditnr  extra  ilLimnisi ei  spt^cialilcr 
della /l//.vi/o«(%eslanziònellesaleHl  2.°pia-  sii  couccssuni).  Quantunque  la  giurisdi- 
no.  Secondo  il  nari  alo  nel  voi.  XXXV  III,  zione  del  vicario  del  Papa  per  diritto  co- 
n.  66,  il  Papa  assegnò  nel  dello  palazzo  mime  non  si  esercita  alla  diocesi  o  pro- 
i'abilazione  anche  a  mg.' vicegei  enle,ma  vincia  romana,  oggi  ciò  non  ostante  col 
per  poco  la  godetle.  Per  l'/^///K)  AW'/A:»  (nel  fallo  l'esercita  non  solo  in  Roma,  ma  an- 
quale  articolo  ho  riferito  qoanlo  riguar-  cora  in  tutta  la  romana  diocesi  ue'chie- 
cla  il  cardinal  vicario  in  tali  anni)del  Gin-  rici  e  religiosi    non  esenti,   il  cui  potere 
biieoU'^.)  1825,  Leone  XII  colla  bolla  dipende  dalla  volontà  e  commissione  del 
y/iinuniauspicalìssiniuuiniagiìiJubiLiei,  Pontefice.  Tuttavia   non    può  il   vicario 
de' 2  I  ollfjbie  1S24,   /ìidl.  Roni.  coni.,  del  Papa  conoscere  le  cause  de' sudditi 
1.16,  p.  273:  /linpliatiofdcnllaleni  con-  tle'cardinali  nelle  rispettive  chiese  de'lo- 
(■t'ssaruiii  Poenitenliarìis,etronfe.ssariis  vo  titoli  (e  diaconie,  spesso  confomleiido' 
Urbis  tempore  Jubilaei.  Col  §2,5  prov-  si  queste  con  quelli,  anzi   aggiungerò,  e 
vide  all'elezione  de' confessori  secolari  e  delle  arcipreture  cardinalizie,  come  feci 
regolari  da  farsi  dal  cardinal  vicario.  In-  di  so|)r;t),  siccome  in  queste  chiese  eser- 
di  colla  bolla  tS'tiner  universani  ,  del  i  ."  citano  ijuasi  episcopale  giurisdizione.  Co- 
novembre  1  824,  B(dl.  cit.,  p.  255:  A^ova  sì  entro  tion)a  non  può  conferire  lienefl- 
Pnroeciaritni  Lrbis  distributio,  et  ardi-  zi,  ancorché  il  vicario  sia  cardinale,  sen- 
«^//o.  E  col  breve  y^rf/ioc  ^fz/^rcMirtre,  de'  za  l'espressa  licenza  o  speciale  mandato 
2''  dicembre  !  824,  Bidl.  cit.,  p.  2f)5,  di-  del  Pontefice,  ^on  può  promuovere  agli 
retto  al  cardinal  Zurla,  3"os/ro  in  alma  ordini  quelli  che    sono  soggetti   ail  altri 
Urbe  P' icario  in  spiritnalibus  generali,  vescovi,  senza  le  loro  lettere  dimissorie, 
Leone  XII  ampliò  la  dotazione  alla  ca-  né  queste  può  dare  a'chierici    non   sog- 
.sa  delle  /Mis.uoni  (A.)  eretta  sul  monte  getti  '.  Intrecciandosi  con  questo  artico- 
Ks(|uilinod;d  marchese  Lercari-lmperia-  lo,  come  superiormente  rilevai,   l'altro 
II,  delia  quale  anco  nel  voi.  LXlVj  p.  16.  òtTribunali  di  Roma,  in  esso  dichiarai 


vie  vie                       77 
!t*  f^ranili  hencmerfiizt*  del  glor!o<;o  Ore-  orditimi;  i."  le  muse  lin  meri    Iniri  ,   (i 
quiio   \  \' I  c(j'infilfsimi,  lix-coiitHiidi)   d  roiitio  n»eii  luiri,    che    ihjii  eciedoru»    il 
MIO  tiiolie|>lice  0|iei'nlo  COI)   iiidefesso  7.e-  valore  di  scudi  veiilicinque ,  senza  biso- 
lo,  eziandio  per  la  |iro(:ed(irn  ciimiiiule  gno  del  formale  consenso  ricljiesto  diil  § 
per  norma  delle  curie  ecclesiosliclie,  e  de'  318,  n.  7  (Necondo  la  prescrizione  dell» 
tiihiinali   t-cclesiitslici  e   ili  giurisdizione  hiA\i\  lloniniinc  Ciirìm- ninf\lniiliiini^ò\ 
niisla.  Laonde  le  provvidedisposizioni  dì  Ilenedello  XIV,  nel  ^  ./iirisdiclio/irin  re- 
(ì|•e^ollo  XVI  riguardarono  pure  il  tri-  rnl.  §  !5()6.  Il  cardinal  vicario  conosce  e 
l>unale  ortlinario   ilei  vicarialo,  e  trii)»-  giudica,  in  7..'  istanza,  per  mezzo  anco- 
naledel  Papa  qual  vescovodi  /ìow/rt.  Nel  ra  del  suo  privato  uditore,  e  cumulati- 
lìci;olainfnto  organico  ilcf^iuclici  e  tri-  Viiuiente  col  prelato  uditore  della  caine- 
ì>iiiiiilit/i  /ionia,  i\e  ~ì  iiHobit  iiì3  i .  \Mes-  ra  ,  tutte  le  cause  non  n)aggiori  di   cin- 
so  la  lÙKcolln  <lcllc  tci^gi  e  (ìispcsizioiìì  (piecento  scudi  roavaiii  giudicate  in  1  ."gra- 
(It niiblilica  ainniintslraziont:  iifllo  sitilo  do  da'due  [)relati  vicegerente  e  liiogole- 
poiìti/iciOj  t.  5,  p.  2,  si  contiene  ancora  nente.  Conosce  pure  e  decide,  comegiu- 
il  Hegol  amento  per  le  cause  civili  nelle  dicedi   2."  istanza,  anche  in  virtù  delle 
Carie ecclesiasliche,  e  Del  Tribunale  del  speciali  facoltà  che  gli  vengono  coufer- 
J'icariato  di  lìotnn.  In  esso  .".i  dice  coni-  ajate,erpiaiidooccorrn,nuovamentecon- 
posto  il  Irilionale  del  caidiual  vicario,  e  cedole  colla  piesenle  dis|)Osizione,  tutte 
de' prelati  vicegerente  e  luogotenente  ci-  le   cause  non    superiori  alla    somma   di 
vile:  i  line  prelati,  anche  per  nìezzo  d'nu  cinquecento  scudi,  che  saranno  decise  in 
privato  uditore,  conoscono  e  giudicano  i."  istanza  dal  prelato  uditore  della   ca- 
in  prima  istanza:  il  cardinal    vicario   iu  mera.  §  367.  Gli  uditori  privali  del  car- 
seconda  istanza  cumulativamente  all' u-  dinal  vicario,  e  de'prelati  vicegerente  e 
tlitore  della    camera  ,  e  [larlicolarmenle  luogotenente,  potranno  conosceie   tutte 
altre  cause.  !Mg/  vicegeienle  e  il  suo  u-  le  cause  lino  alla  sentenza   tlie  dcciile  il 
tlilore  esercitano  la  giurisdizione  volou-  merito  esclusivamente.  La  sentenza  che 
t.iria  anco  Degli  all'ari  Ira  meri  laici,  cu-  decide  il  merito  sniìi  sottoscritta  dal  car- 
DMilritivamente  cogli  altri   giudici   desi-  «linai  vicario,  o  dal   prelato  vicegereole 
gniiti  nel  ^  88  di  detto  lugolaniento  or-  o  luogotenente,  previo  il  visto  dell'udito- 
fauico.  Di  più,  nel   luogo  rammentalo,  re  che  aMÙ  conosciula  la  causa.  §  368. 
diedi  un  sunto  tlel  ce\thve  Re^^olainenlo  La  giurisdizione  privativa  del  tribunale 
legislativo  e  giudiziario  per  gli  aj/'ari  ilei  vicarialo,  per  le  cause  di  alìtuenti,  a 
civili,  pubblicalo  nel  1834  col  moto  prò-  forma  de'chirograli  della  sa.  me.  di  Cle- 
piio,  Elevali  appena  per  divino  volere,  mente  XIV  de'5  agosto  1  760)  e  7  marzo 
d  dettaglio  avendolo  1  iferito  a'propri  ar-  1772,  per  le  cause  non  commerciali  de- 
ticoli.  Quanto  a  quello  che  scrivo,  èdet-  gli  ebiei  e  deneoflli,  e  per  le  altre   che 
lo  nel  til.  3,  sez.  2.  »>  Del  tribunale  del  sono  al  medesimo  riservate  dalle  costitu- 
f  icario  di  Roìiia.  §  364-  Il  Tribunale  zioni  apostoliche,  è  mantenuta".  Noo  si 
del  Vicariato  di  liouia  è  composto:  del  deve   dimenticare  il  riferito   nel    citato 
cardinal  Vicario  di  Roma  e  suo  disti  et-  articolo,  o   voi.  LXXX,  p.  i57,  riguar- 
to,  d'un  prelato  vicegeienle,  d'un  prela-  dante  gli  appelli  al  tribunale  del  vicaria- 
to luogolenentc  civile.  §  365.  Ciascuno  lo.  Nel  l.  iq  della  memorata /irt(ro/<<7<^/f /• 
de'diie  prelati  vii;egereiile  e  luogoteneii-  le  leggi  e  disposizioni  di  pubblica  animi- 
le, anche  per  mezzo  d'un  privalo  udilo-  uislruzionc,  del  pontificalo  di  Gregorio 
re,  conosce  e  giudica  ini."  istanza:  t.°le  XVI,  a  p.i44  *' ''po''^ '' cl>iiogiafo  di 
cause  di  Roma  e  suo  distretto,  che  nelle  tal  l'apa,  Co/i  (/j/z'o^'/vt/ò,  de'26  dicem- 
diocesi  si  conuicono  e  si  decidono  dagli  bre  i84i,  conleneule  le  uonue  e  disci* 


78  Vie 

jjliiie  per  proccdeieecoiiotnicameule  nel 
le  cause  lehilive  a'ilelilti  die  ollemluiio 
i  cusluiiiì.  Segue  il  successivo  lici^oLi- 
iiit  nto  pro^'^'i^orio  di  proccditrd  vnini- 
naie  jn-l  Irihimnle  dd  Vicarialo,  de' 9.0 
gcniidio  I  ^^lyptr procederi:  economica- 
inentt nclltcduse  de  deliui  lesivi  il  liiion 
coslunie.  Il  chirografu  e  il  regolauiculo 
liabbiaiiiu  uniti  e  stampali  a  [>a(le.  luul- 
tre  nel  t.  io  di  tletta  Ilaceolt/i,  a  p.  (ìy, 
si  oOie  la  nulilicazione  ilei  canlinal  l'a- 
trizi  vicario  ili  Iioina,(Je'22  marzo  184^1 
la  quale  contiene  le  Disposizioni  da  os- 
5;ei  varsi  da'notari  e  cancellieri  del  tribu- 
nale dell'Eni."  Vicario,  e  dirette  alla  re- 
golaie  e  sollecita  procedura  delle  cause 
civili  che  si  attitauo  nel  medesimo  tribu- 
nale. La  celebre  arciconfralernita  della 
ss.  Annunziata,  eretta  in  lìoma  dal  car- 
dinal Turrecreniala  (f^.)  \\e.\  1.4^0,  si 
dedica  con  mollo  vantaggio  della  cri>Wa- 
na  Diorale  alla  dotazione  delle  povere  zi- 
Ielle,  e  meritò  che  il  Fapa  Urbano  ^ Il 
(f  .}  la  dichiaras<ìe  sua  erede  ,  e  molli 
benefattori  l'arricchissero.  Essa  soddisfe- 
ce per  più  secoli  mirabilmente  al  religio- 
so e  sociale  suo  scopo.  Per  le  triste  con- 
seguenze degli  sconvolgimenti  che  olllis- 
sero  Pioma  al  principiar  del  uoslro  seco- 
lo, PiO  VII  temporaneamente  nel  1819 
sottopose  il  beneiicentissÌD\o  e  pio  stabi- 
limento ad  una  visita  apostolica,  accioc- 
ché lo  riordinasse.  Però  Gregorio  XVI 
accogliendo  benignamente  le  rispettose 
suppliche  de'conservatori  del  popolo  ro- 
mano, con  breve  de' 12  giugno  i838  si 
degnò  quello  di  restituire  all'antica  sua 
amministrazione,  ed  una  scella  ùeputu- 
zione  di  specchiati  ecclesiastici  e  carita- 
tevoli patrizi,  sotto  la  protezione  del  car- 
dinal vicario,  tosto  uè  assunse  le  ledioi, 
con  ubertosi  e  felici  risultati,  che  ripelu- 
tanieule  celebrai.  Un  confronto  l'esibisce 
il  domale  di  Roma  deli  85o  col  n.  68. 
l'uichè  nel  i83i)si  poterono  conferire  3G3 
doti  che  impoiiaiouo  scudi  1  1,798;  nel 
1840  doli  372  che  impoi taluno  scudi 
1 2,0 1  C.Cou  queste  propurzioui  si  dispcu- 


V  I  c 

sarono  4^8  doli  nt^l  1  84  i  ;  nel  184?.  iloti 
438;nel  18  j3doti  4?  '  ;nel  1  844 doti  '^'  ^) 
nel  i84'>  doli  liOinel  1  84G  doli  ìi^G;  nel 
I  847doli()o5;nel  1  848  doli  G24;nel  i84<) 
doli  G27;  nel  1 8^odoli  632, che  importa- 
rono 20,020  scudi.  L'incremento  fu  noln- 
biioienle  progressivo.  Neli85o  si  suddi- 
visero le  doli  in  '.'o  di  nomina  per  dispcj- 
sizioni  degristilutori;  5')  per  nomina  di 
vari  liioglii  pii  in  virtù  di  pontificie  pre- 
scrizioni ;  Go  di  nomina  del  protettore, 
deputati,  segretario  e  magistrato  roma- 
no) 7  a  zitelle  di  Loreto  e  di  quel  coii- 
servatOiio;  2 5  di  bussolo  per  oionacazio- 
nej  465  di  buisoio  comune  pe'maritag- 
gi.  llr<'gnanle /Vo  /.Y,  nell'ottobre  1  847 
ripristinò  il  municipio  di  Roma  con  con- 
siglio; di  questo  doveudone  far  parte  4 
deputati  ecclesiastici,  ne  concesse  la  no- 
mina di  :'.  al  cardinal  vicario,  e  degli  al 
tri  2  all'autorità  governativo.  In  tale  in- 
dicato articolo  ricordai  pure,  ciie  nel 
dicembre  attribuì  al  cardinal  vicario  la 
nomina  delle  zitelle  romane  alle  doti  de' 
lotti,  e  meglio  lo  dissi  nel  voi.  LXXIV, 
p.  34'-  1)'  piò  liei  medesimo  artic(jlo,  e 
altrove, dissi  del  nuovo  metodo  introdot- 
to pel  saggio  della  cognizione  della  Dol- 
trina  cristiana^  da  tenersi  avanti  il  car' 
dinal  vicario,  invece  dell'antico  della  di- 
sputa generale.  Raccontai  ne' voi.  LVII, 
p.  I  2o,LXI  V,  p.  I  G5,  che  il  Papa  nel  1 85::? 
nominò  una  commissione  di  archeologia 
sagra,  col  cardinal  vicario  per  presiden- 
te, onde  meglio  regolare  gli  scavi  nelle 
catacombe crisliaue- Neil 853  il  Papa  isti- 
tuendo il  provinciale  Seminario  Pio  (^f^.), 
dicui  anche  nel  vol.LXXXV,  p.i  93,193 
ed  altrove,  in  parte  del  locale  del  semi- 
nario romano,  ne  concesse  la  definitiva 
ammissione  degli  alunni  al  cardinal  vi- 
cario. IVeli85G  con  breve  de'20  marzo, 
avendo  il  Papa  riaperto  1'  ospizio  eccle- 
siastico, nella  pia  casa  delta  de'Cenlo  pre- 
li,  a  rifugio  de'  poveri  sacerdoti  cagione- 
voli o  maiali,  e  provetti  romani,  e  fora- 
slieri  ,  i  quali  abbiano  slabile  domicilio 
legale  lu  i'voiua  da  almeno  oltre  10  au- 


V  1  e 

ni  ;  eil  ivi  istituita  niicuin  la  pia  o[)eia 
tlellu  culluia  spiriltiale  ilcH'Agio  IIuujìì- 
iio,  per  le  inissiotii  a'colont  dispersi  iil-I- 
la  cumpagiio  roiuaua,  li  vulie  presieduti 
dal  cai'iliual  vicario,  in  un  n\  legiiue  e 
aminiiiistrazione  dell'opera  pia,  non  clic 
diretti  da  una  coinoiiasiuue  di  12  eccle- 
siastici, nella  cpuile  avratiuo  seinpie  luo- 
go 4  paiiochi.  Su  questo  spedale  edospi- 
tio,  si  [)uò  vedere  il  n.  iiG  del  doma- 
le (li  ilotìia  del  i855.  We  ragionai  ne' 
voi.  LXXVIII,  p.  6G  e  seg.,  LXXXIV, 
p.  60  e  i3G.  Il  Papa  visitò  il  beiitlico 
slabilunetilo  a'2tì  agosto  i85C),  ricevu- 
to dal  cardinal  vicuiio,  il  (piale  giù  per 
incarico  pontifìcio,  con  sua  notiiìcazioue 
avea  fatto  invilo  a' fedeli,  specialmente 
ecclesiastici  ,  a  concoiiervi  con  ollerta 
mensile,  da  farsi  a'deputali  colleltoii  ed 
all'esattore  della  stessa  opera  pia.  Le  44 
regionarie  iSf/zo/c  di  lìoiiia  (/.),  dipen- 
dono dall'iiiuriediata  superioi  ila  del  car- 
dinal vicaiio.  lìiferisce  il  n. '2  i5del  Cior 
naie  di  Roma  deliBSg,  che  da  «jualche 
anno  costumandosi  dar  saggio  dagli  sco- 
lari di  esse  del  piofilto  negli  studi  ,  con 
solenne  distribuzione  de'[)reaii  in  meda- 
glie d'argento, quella  ebbe  luogo  nell'am- 
pia chiesa  di  s.  Andrea  della  Valle  a'  i5 
settembre,  per  le  mani  del  cai  dinaie,  do- 
po aver  d.  Gaetano  Mulini  con  elocjuen- 
le  orazione  dimustialo,  come  l'istruzio- 
ne della  gioventù  debba  over  specialmen- 
te in  mira  la  buona  educazione,  llagio- 
nando  della  Predica,  dissi  che  in  lloina 
la  benedizione  a'pauochi  per  la  piedica- 
zione  catecliistica,  ed  a'predicaloii  ptr  la 
predicazione  maggioie  la  dà  il  Papa  pri- 
ma della  Quaresima,  introdotti  da  mg. 
vicegerenle  e  ilal  segretario  del  vicariato, 
con  analoga  esortazione^  ovvero  supplisce 
il  cardinal  vicario,  ne'modi  che  descrissi. 
Il  cardinal  vicario  è  Piolelloie  àx  molti 
luoghi  pii,  sodalizi,  ordini  religiosi,  mo- 
nasteri, opere  pie  ec.  Spelta  al  cardinal 
vicario  l'ordinare  le  preci  pel  prospero 
/  'V/gg'o  (/  .)  del  Papa,  e  quelle  di  lin- 
graz,iuuiculu  dopo  luiualu  iu  ivumu.  Delie 


V  1  C 


79 


sue  molteplici  prerogative  trattai  ne'  «e- 
lulivi  al  lic<j|i,  come  di  sue  disposizioni, 
massime  |,el  iliviii  culto,!'/  ffìzialura  di- 
i'iiia,  ec.  ec.  Per  la  venerazione  che  si  deve 
alla  casa  di  Dio,  ma.^sime  in  una  Rumai 
insisterò  sempre  per  1'  esalta  (jsservanza 
ilelle  Scinte  prescrizioni  emanate  dal  car- 
dinal Patrizi,  riguaidiinli  la  Musini  sa- 
gra (f-)  nelle  chiese  di  lìoma,  come  per 
ultimo  feci  ne'  voi.  LXXXll,  p.  3iH  e 
seg.,  XCVl,  p.  q3,  ullidalc  alla  sorve- 
glianza del  zelo  religioso  dell'accademia 
ponlilìcia  di  s.  Cecilia  di  Iloma,  tanto  o- 
notata  dal  Papa  che  regna,  come  rilevai 
a  suo  luogo.  K  siccome  mi  onoro  appar- 
tenervi, COSI  mi  sarà  condonalo  se  qui 
aggiungo  altra  delle  pontificie  muiiiiì- 
ceiize  colla  medesima.  Il  Papa  Pio  IX 
istituì  una  decorazione  a' 17  luglio  1847, 
stabilita  con  lesciitlu  de'  i5  del  susse- 
guente novembre,  che  vuuKi  denomina* 
re  :  Ordine  di  s.  Cecilia.  La  concesse  per 
segnalare  i  componenti  il  banco  dell'ac 
cademia  omonima,  cioè  i  4  guaidiani 
presidenti,  il  segretario  e  il  camerleiign 
prò  tempore.  Consiste  in  una  Croce  di 
decoraziolu-  e(jueslre,  di  smalto  bianco 
e  biforcala,  filettata  d'oio.  E  sormonta- 
ta da  una  corona  di  lauro  smaltala  ver- 
de,  intrecciata  da  una  fettuccia  d'oro,  e 
sostenuta  da  diverse  catenine  dello  stesso 
metallo.  Nel  centro  di  detta  Croce  vi  è 
una  medaglia  in  ismalto  bianco,  avente 
nel  mezzo  un  triregno  in  oro,  cerchiato 
di  smalto  azzurro,  su  cui  sta  scritto  a 
lettere  d'  oro  :  Pins  IX  Poni.  Insliluil 
anno  1847-  Nel  rovescio  di  tale  meda- 
glia, parimente  smaltala  di  bianco,  si  ve- 
dono nel  mezzo  gli  emblemi  musicali  in 
oro,  e  nel  cerchio  azzurro,  che  lo  contor- 
na, sono  scolpite  le  parole:  Sodatila^ 
et  Acadeniuic  j)0/Uifu'iae  S.  Ce.ciliae 
Urbis.  Della  gloriosa  s.  Cecilia  non  poco 
riparlai  nel  voi.  LXXXl  V,  p.  i  4'.)  ^  ''^S- 
L'  attuale  vicario  cardinal  Patrizi,  nel 
1860,  invece  del  cardinal  Ferretti  Peni-^ 
ttnziere  lìla^^iore^  impedito  da  maial- 
ila, si  pollò  kou  lieuu,  uccuinpa^ualu  dal 


8o  Vie  Vie 
liihunale  della  s.  Penilenzleiia,  ail  nscol-  pianto  dal  clero  romano,  pc'tnolteplici 
lare  If  sagrniueiilaii  conlessioiii,  nell'ole  e  ilelicati  incai  iclii  da  lui  con  zelo  dÌ!<ini- 
pomeiidiiine  della  domenica  dille  l'alme  pegnali.  Il  P(jn/etti  lipoiia  il  seguente  e- 
iiella  basilica  Laleratiense,  in  «pielle  del  lenco  de'set^i  elari  del  Vicariato  di  Uotua, 
inercoledì  santo  nella  basilica  Liberiana,  che  compitò  colle  Notizie  di  Roma.  Il 
ed  in  quelle  del  giovedì  e  venerdì  santo  cardinal  Millini  fallo  vicario  di  Roma 
nella  basilica  Vaticana. Secondo  1V/////»'Z-  nel  1610,  pel  i.°  elesse  il  segretario  del 
rio  potiti/icio  jfl  I  y(jo.  si  cotnpone  il  tri-  tribiinaledel  vicariato  in'l  i  G^^x, nella  per- 
Liinale  del  vicarialo  de'seguenli  peiso-  guna  di  Odoaido  Tibaldesclii  chierico  di 
naggi  ,  la  segreteria  ora  essenilo  situata  torcia,  (jueni  deiuccps  iiisKciuuntur  ad 
sulla  piazza  di  s.  Agostino  al  n.  7,  nel  lo-  uominationtin  Cardi/wliitm  Ficario- 
cale  di  s.  Apollinare.  Mg/  vicegerente,  rum.  Ne  furono  successori  nel  segreta* 
U)g.'  luogotenente  civile,  nig."^  deputalo  riato  :  i.  Giuseppe  Salamoila  calabrese, 
a'nionasleri,  due  prelati  assessori,  l'avv."  lettore  nell'università  romana.  2.  Ralfae* 
luogolenenle  criminale,  il  segietaiio  del  le  Fabrelli  uibinate,  poi  [)re(elto  dell'ar- 
Iribiinale,  il  promotor  fiscale  per  le  aia-  chi  vio segreto  ponlificiojsegretariode'wie- 
terie  ecdesiasliche,  il  deputalo  a'nialri-  nioriali  di  Alessandro  VUI.  3.  Alessaa- 
mnni,  il  difensore  delle  professioni  reli-  dro  Bonaventura  d'Urbino,  indi  e/e//i0.vj- 
giose  e  de'malriinoni,  il  custode  delle  ss.  ni(^/t;  di  Clemente  XI.  4-  INicola  Antonio 
r»eli(|uie,  il  sostituto  della  segreteria,  ed  Cuggiò,  canonico  di  s.  Maria  in  Trasle- 
i  reveiendissimi  esaminatori  apostolici  vere.  :">.  Gaspare  Ori  romano,  arciprete 
del  clero  romano.  Il  tribunale  criniiiiale  di  s.  Maiia  in  Cosmedin.  6.  Romualdo 
del  vicariato  si  compone,  dell' avv."  luo-  Onorante  della  diocesi  d'Ascoli,  canonico 
golenente,  dell' avv.°  sostituto  luogole-  de'ss.  Celso  e  Giuliano,  autore  dell'opera 
nenie,  del  capo  notaro.  Nella  Slatistica  già  lodala,  y.  Luc'Anlonio  Caselli  roma- 
di  tulli  gli  iifTicii  ed  impieghi  del  do-  no,  canonico  di  s.  Anastasia.  8.  Filippo 
minio  della  s.  Sede,  co' rispeUnd  asic-  Liberti  romano,  canonico  di  s.  Anastasia, 
gni  annui,  pubblicala  nel  i849>  S'  '^8'  eloquente,  dotto  e  virtuoso.  Trovo  nelle 
gè  quello  del  cardinale  in  scudi  2,100,  Notizie  di  Roma  deliSoS  che  lo  era  an- 
del  vicegerenle  100,  del  luogotenente  cora.  In  quelle  stampatela  i."  volta  nel 
civile  120,  del  notaro  120,  del  luogole-  1818  si  legge:  Antonio  Aquari  cauoui- 
nenle  criminale  840,  del  suo  sostitu-  co,  segretario  del  tril)unale  e  pro-depu- 
to 540,  de'giudici  ij200,  de'  nolari  lalode'monasleri.  NelleiToZ/s/e^eZi  82  i, 
1,1 52,  dell'ispeltore  2i6,  degli  esplora-  vacava  il  segretariato,  lu  quelle  del  1822 
lori  240,  de'portieri  444»*^^'  segretario  è  riportato  il  canonico  Antonio  Argenti, 
240.  del  suo  sostituto  1  80,  degli  scrittori  e  tale  si  legge  anco  in  quelle  del  1828. 
.596,  del  novizio  24:  ili  lutto  scudi  8,1  12.  Però  narrai  nella  biografìa  del  cardinal 
Quandoesislevano  gli  óZ/Z/t/,  il  tribunale  Luigi  Frezza,  che  rinunziate  le  sedi  ve- 
avca  la  sua  squadra  e  il  proprio  bargel-  scovili  diTerracina,Sezzc  e  Piperno,  Leo- 
Io.  Nel  Giornale  di  Roma  del  i858,  a  ne  Xll  lo  dichiarò  segretario  del  vicaria- 
p.  1067,  vi  è  la  Necrologia  del  can.  d.  lo;  indi  a'i5  dicembre  1828  lo  Iraslalò 
Fiancesco  Anivitli  promotore  fiscale  del  all'arcivescovato  di  Calcedonia,  ed  al  se- 
viciii  iato  benemerito,  prefetlo  e  dilettole  grelarialo  degli  affari  ecclesiastici.  Nel 
primario  di  tulli  gli  Oratorii  notturni  1 829  fu  ommesso,  e  nel  1 83o  è  registra- 
(riparlali  meglio  a  Uiviversita'  artisti-  lo  il  can.  Giuseppe  Canali,  da  Gregorio 
CHE,  e  del  primario  di  s.  Maria  della  Pa-  XVI  fallo  vescovo  di  Ferentino  a' 1  4  di- 
ce, anco  nel  voi.  LIV^,  p.  17),  sacerdote  cembrei84o,e  poi /^/^'^«/^«/«•(^./Nel- 
operùso,  pio,  fedele,  disinteressalo,  couu-  le  Notizie  del  i84i   trovasi  il  segueule. 


V  IC 

Mollo  neliS^c)  d.  Giuseppe Tni-nnssi  ca- 
nonico Lateianense,  segretario  del  vica- 
riato per  1 8  anni,  regolatore  primario  del- 
la pia  unione  di  s.  Paolo,  superiore  del- 
la pia  casa  à' Ewrcizi  à\  Ponte  Rotto  (di 
tali  due  eccellenti  opere  pie,  riparlai  ne' 
vol.LX\XIV,p.io7,i4i,?.i8,  XCVII, 
p.  2f),  ove  notai  die  la  delta  pia  unione, 
da  s.  Maria  in  Cappella  riportò  nella  cliie- 
sa  di  s.  Maria  del  Buon  Viaggio  la  sagra 
immagine  omonima,  e  vi  trasferì  pure  la 
divozione  del  Sagro  Cuore  di  Gesù  e  l'o- 
pera pia  de"  Marinari.  E  qui  trovo  op- 
portuno aggiungere,  acciò  si  compenetri 
col  luogo  citato,  che  Della  Daj a  di  Rio 
Janeiro  o  s,  SchasLìano  del  Urasile,  nel- 
r  America  Meridionale,  vi  è  il  convento 
di  Kostra  Signora  del  Buon  Viaggio,  ò\ 
cui  parla  1'  Album  di  Iloma,  t.  i3,  p. 
i^y,  olTrendo  pure  la  veduta  dell' edi- 
fìzio  e  delia  chiesa),  e  il  più  antico  de- 
putato di  quasi  tutte  l'opere  pie  di  Ro- 
ma; uomo  insomma  vissuto  alla  gloria  di 
Dio  e  al  bene  dell'anime.  11  clero  romano, 
cui  per  tanti  anni  fu  guida  e  padre,  gli  fece 
solenni  esequie  nella  chiesa  di  s.  Apollina- 
re del  seminario  romano,  avendone  letta 
l'orazione  funebre  il  facondo  mg/ Vincen- 
zo Anivilti,ora  chierico  segreto  del  Papa. 
Cantò  la  messa  poutifìcalerag.'^Ligi-Dussi 
■vicegerente  di  Roma,  coll'assistenza  del 
cardinal  Patrizi  vicario,  e  fra  gì'  illustri 
personaggi  che  v'  intervennero  nelle  tri- 
bune è  da  segnalarsi  il  cardinal  Falconie- 
ri. Ne  produsse  l'edificante  Necrologia, 
il  Giornale  di  Roma  deli85q,  a  p.  199. 
Quindi  annunziò  lo  stesso  Giornale  del 
1 .°  marzo  1 859,  avere  il  Papa  con  bigliet- 
to di  segreteria  di  stato,  nominato  al  po- 
sto di  segretario  del  vicariato  di  Roma, 
l'attuale can.d.  PaolinoDeAngelis,  J^m- 
ino  scrihae  sacri  trihunalis  Rcligìonis 
Urbis  curandis.  Ora  col  romano  Poo- 
zetti  (che  qual  cappellano  segreto  sopraii- 
numero  seguì  Pio  VI  a  Vienna)  ripor- 
terò l'elenco  de'vicari  di  Roma.  Le  noti- 
zie di  que'the  divennero  Papi,  o  cardina- 
li ,  e  tali  essendo  ebLcio  il  vicariato,  si 
VOI.  xcix. 


Vie  Hi 

ponno  leggere  alle  loro  biografie,  che  in- 
dicherò in  corsivo:  altredi  essi  e  de'vesco- 
vi  vicari,  sono  nelle  diocesi  di  cui  furo- 
no pastori.  Per  le  vicende  de' tempi  in 
cui  vissero,  è  intrinseco  riportarsi  all'ar- 
ticolo Roma,  ed  alle  biografie  de'Papi  di 
cui  furono  vicari. 

FAcnco  cronologico  de  Vicari  generali 
del  Papa  qual  Vescovo  di  Roma. 

I  vicari  del  Papa  in  Roma  comincia- 
rono dallo  stesso  primo  suo  vescovo  e 
primo  Sommo  Pontefice  s.  Pietro,  prin- 
cipe degli  Apostoli  e  Vicario  di  Gesù 
Cristo  in  terra  (di  sua  venuta  in  Roma 
va  letto  il  detto  nel  voi.  XCVII,  p.  GG), 
quali  Episcopi  Adjulores,  et  Vicarii 
Coad/utores,  per  le  necessità  del  popo- 
lo cristiano,  in  che  fu  imitato  ne'  primi 
secoli  da'  successori  a  motivo  delle  Per- 
sedizioni  della  Chiesa;  siccome  i  Papi 
erano  coslrelli  a  stare  ritirati  nelle  Ca- 
tacombe e  Cimiteri  di  Roma,  ed  anche 
obbligali  ad  esulare,  ovvero  per  infermi- 
tà o  vecchiezza  ,  o  per  dover  subire  il 
martirio,  deputandoli  ad  Vicariae  pò- 
tesialis  officia  episcopalia  in  Urbeexer- 
cenda.  Inoltre  s.  Pietro,  quando  partì  da 
Roma,  per  fondare  altre  chiese  nell'Oc- 
cidente e  nell'Asia,  governò  il  vescovato 
di  Roma  per  vicari,  Adjulores  et  Vicarii 
del  Papa.  Fino  al  4o.™o  Papa  s.  Siricio, 
ioclusivamente  ad  esso,  eletto  nel  385, 
tranne  s.  Vittore  I ,  s.  Zeferino,  s.  Fa- 
biano, s.  Dionisio,  s.  Eulichiano,  s.  Caio, 
s.  Marcellino,  s.  Marcello  I,  s.  Giulio  I  e 
s.  Liberio,  tulli  gli  altri  Papi  erano  stali 
vicari  e  coadiutori  nel  vescovato  di  Ro- 
ma ,  ed  alcuni  erano  arcidiaconi  della 
Chiesa  Romana.  Inoltre  forse  in  tali  epo- 
che, e  duranti  le  persecuzioni  e  dopo  di 
esse  precipuamente,  furono  vicari  de'Pa- 
pi di  frequente  i  Vescovi  Suburbicari  e 
viciniori, di  Ostia,  Velletri , A Ibano , Sel- 
va Candida,  o  delle  ss.  Ruffìna  e  Secon- 
da, Porlo,  Tuscolo,  Palestrina  e  Sabi- 
na, e  talvolta  anche  altri  vescovi  liroitro- 
6 


82  ViC 

fi,  pr !■  cui  «eonero  appellali  Fpìscppl  Ro  ■ 
inani.  Prrpi  Ixomnni,  ì-'piscopi  I. alerà 
ncnscs.  Collaterale^,  1  tehdoniadarii  ò.\ 
tiella  basilica  in  cui  ponlificavanopel  Pa 
pn,r.onianoPonterice.l'apa  Anastasio  IV 
Uri  1  1 .63  chiamò  i  cardinali  vescovi  sub- 
iiil>irai'i  :  Cooperatore:  ci  Vicarii  no- 
■'■tri.  Fino  da'primitivi  tempi  della  Chie- 
sa, i  vescovi  suburbicari  consagrano  il  Pa- 
pa. Anche  nell'altre  chiese  fin  da'  primi 
secoli  furono  eletti  i  coadiutori  con  futura 
successione,  ma  il  Papa  non  può  elegger- 
si il  Successore  (y.).l\esl'ìlu'\\{\  la  pace 
alla  Chiesa  ne'  primordi  del  IV  secolo, 
secondo  i  bisogni,  continuarono  i  vescovi 
suburbicari  talvolta  ad  essere  deputali 
da'Papi  dell'ufTicio  di  vicari.  Neil' Vili 
secolo  e  seguenti  non  si  trovano  i  vicari 
de'  Papi  ,  e  fu  allora,  anzi  pure  prima, 
che  il  cardinal  ^arcidiacono  della  Chie- 
sa Romana  ne  suppliva  le  veci ,  poiché 
secondo  la  disciplina  della  Chiesa,  natu- 
rale Vicario  generale  del  vescovo  era 
l'arcidiacono  ,  ed  avea  cura  del  clero  e 
delle  monache,  onde  il  cardinal  arcidia- 
cono della  Chiesa  Romana  fu  appellalo 
J'icorius  Ponti ficis,  per  cui,  come  ho  det- 
to in  principio,  nell'assenza  del  Papa  da 
Roma  e  nella  SeAt  apostolica  vacante  e 
sino  alla  consagrazione  del  nuovo  Ponte- 
fice, l'arcidiacono  coll'arciprete  e  il  pri- 
miceiio  de'  notarì  reggevano  la  Chiesa 
Romana.  Ne'secoli  successivi,  i  Papi  nuo- 
vamente affidarono  a*  cardinali  vescovi 
suburbicari  la  vicaria  dì  Roma,  nella  loro 
assenza  dalla  città,  ad  altri  comunicando 
altresì  l'autorità  civile  di  legati  a  latcrc. 
Dipoi  i  Papi  stabilirono  un  vicario  ve- 
scovo d'alcuna  diocesi,  ad  nutnm  admo- 
vihili,  ed  ar)co  un  cardinale  vescovo, con 
facoltà  e  giurisdizione  a  beneplacito  pon- 
tifìcio. Ripeterò,  che  finalmente  Paolo  I V 
pel  I .°  costilm  permanente  nel  sagro  col- 
legio la  cospicua  carica  del  vicariato  di 
Roma  nello  spirituale  ,  io  un  cardinale 
vita  ejiis  naturale  durante,  e  quale  Or- 
dinano di  Roma  e  suo  distretto,  Ordi- 
narius  Urbis  etHomanae  Curiae  ejuscjuc 


V  1  C 

territorio,  et  judex ,  rappresenlante  la 
persona  del  Papa  qual  vescovo  di  Roma, 
con  piena  e  ordinaria  giurisdizione  epi- 
scopale, tanto  presente  quanto  assente  il 
Papa,  etianiÀposlolira  Sede  vacante.  Ha 
il  cardinal  vicario  di  Roma  molteplici 
prerogative,  le  quali  non  hanno  i  T  ica- 
ri generali  dc\'esco\i,  inclusivaniente  a 
quella  di  adunare  e  celebrare  il  sinodo, 
come  si  trae  dalle  bolle  di  Paolo  111  del 
i535  e  deli545-,  ex  quo  constai  annis 
i384  eti2)C)i  in  aede sacra  nwnastcrii 
Dotninae  lìosae,  et  in  ecclesia  s.  Tmu- 
rentii  in  Damaso,  atque  anno  i4Gi  in 
aede  s.  Eustaehii  accedente  universi  cle- 
ri romani  illic  synodaliler  congregati 
consensu  a  Vicariis  Urbis  nonnullas  san- 
cliones  promulgata  fiàsse,  qiias  in  vero 
dioccesana  synodo  fnissc  conditas  ani- 
higendnm  non  est,  ci  quas  ibidem  legen- 
das  proponOj'  et  qtiamvis  hac  facnltate 
usi  non  sint  a  tribns,  et  amplius  saecii- 
lis  Urbis  Vicarii,  nidlus  didfilat,  posse 
nnnc  eani  valide  erercere.  fide  Bene' 
dictuin  XIF,  De  Sinodo  Dioccesana,  lib. 
2,  cap.  3.  n.  3  e  4-  Ux  doctrina  Jo.  Fr. 
de  Pavinit  s,  Palatii  apostolici  and  il. 
de  Ofticio,  et  polestate  Capitoli  Setle  Va- 
cante, 1. 1  3,  par.  "?.,  tract.  Mag.,  p.  43o, 
n.  4o,  habel  quoque  potestatem,  et  jn- 
risdictionem  ordinariamin  scìiolares^et 
sliidentcs  Urbis  ad  instar  aliorum  pre' 
latorum  Ordinarioruni  in  aliis  Univer- 
silalibus,eliam  quando  scholares  cleri' 
ci  homicidinm  in  Urbe perpetrarent,  co- 
me narrai  descrivendo  la  storia  dell'  U- 
nivcrsità  Romana  {^V.).  Spettava  al  vi- 
cario di  Roma, alla  testa  del  clero  roma- 
no, di  presentare  a'gradini  della  scala  del- 
la basilica  Vaticana,  a're  ed  altri  sovra- 
ni che  venivano  in  Roma,  la  Croce  pel 
bacio,  innanzi  d'entrare  nel  tempio.  Ec- 
co dunque  l'elenco  de'vicari  di  Roma,  e 
di  quanto  riferirò,  le  prove  copiose,  eru- 
ditissime, storico-critiche,  l'olfre  il  Pon- 
zelti,  col  quale  procedo;  importantissimo, 
massime  per  Roma  e  sua  illustre  dioce- 
si, per  coinpreudere  que'persooaggi  che 


V  1  G 
la  governarono  nello  spirituale,  come  .il 
(reltanti  vescovi,  in  nomee  vecede'llo- 
mani  Ponlefici. — A'  1 1  giugno  dell*  anno 
qf),  s.  FAno  ili  Volterra  fu  ordinalo  ve- 
scovo ,  insieme  a  s.  Ciclo ,  da  s.  Pietro, 
Hi  ministeriuni  sacerdotale  cxcncnl, 
ricariamque  potestà  (cm  in  IJrbem  ad- 
vnnistraret  vice  Principis  /ipostoloruni 
alìsen  lis, provinci as  Occidcntales  longin- 
fiiias  visìtantis  et  J\pisropos per  cik'ifales 
instiluendis,  veleidcniìn  II rbepr aden- 
ti, ut  opilidaretur,  et  euni  ad/uvaret  in 
nnincrcpontiJìccdi.Dopo  il  glorioso  mar- 
tiriodi  s.  Pietro,  a'^c)  giugno  del  6c),  non 
vacò  la  s.  Sede,  e  divenne  Vicario  di  Cri- 
sto 6  2.°  Papa  lo  stesso  s.  Lino.  —  A'  1 2 
giugno  dell'anno 56, s.  Cleto  romano,  or- 
dinatiis  episcopns  a  s.  Petra,  cnj'us  in 
Urbe  Coadj ulor  fui t^otqiie  Vicarius,  suc- 
cesse a  s.  Lino  nell'anno  8o,  senza  vacar 
la  s.  Sede.  —  Nel  luglio  del  64,  s.  C/e- 
niente  I  l'omaDOy  post  redi t uni  Principis 
Apostoloruni  ad  Urbeni  ex  Occidentali 
itinere,  et  ex  Britannia,  Nerone  in  chri- 
stìanos  saeviente  paulo  ante  suuni  niar- 
ty riunì  ordinatur  episcopns  a  s.  Petra, 
qui  successoreni  eum  eligendum  coni- 
niendai'ìt  Ecclesiae,  etianisi  Liniis  ,  et 
Cletus  Ficariatu  jain  perfuncli  adhnc 
essent  superstites: prima  enini  illa  aclas 
Ecclesiae  Romanae  foi'enda  erat  insti- 
tutis  viroruni  apostolicorum,  qui  plnri- 
munì  consuevissent  cnm  Petro  sedis  il- 
lius  fundatore:  Vicariatu  quoque  Roma- 
nae  Uvh\sfunctus.  Nell'anno  gS,  dopo 
20  giorni  di  Sede  vacante,  s.  Clemente  I 
successe  a  s.  Cleto.  Conviene  tener  pre- 
sente la  Cronologìa  de' Romani  Ponfe/ì' 
ri,  equanto  riportai  nel  voi.  LXX,p.  3o2; 
e  quanto  a  s.  Clemente  l,il  riferito  nel  voi. 
XCVII,  p.  70.  —  Circa  l'annoSy  %.Àna' 
c/etó d'Atene,  Ficariuss.  Cleti,\ni\\  dopo 
4  mesi  e  g  giorni  di  Sede  vacante,  fors'an- 
co  per  essersi  tardato  a  conoscere  il  marti- 
rio patito  in  Crimea  da  s.  Clemente  I  (del- 
la cui  basilica  ove  fu  deposto,  riparlai  nel 
voi.  XCVF,  p.  269  e  seg.),  gli  successe 
l'aoDOioS.  —  A'25  marzo  dell'anno  gS 


V  I  C  \^^ 

s.  Fvaristo  *\\  Betlemme,  T^'ìcarìus  s.  A- 
nnclili,  a  (pio  ordinatur  /Cpiscopus,  vi  ■ 
caria  potestnle  auctus,  ut  qundani  pa- 
storali tyrocinio/ani  rvercilatnrn  adpa- 
sccnduin  totiu<i  Ecclesiae  gregetn  osfcn- 
dcret  fìomano  Clero  expedile  rligrudum 
illis  diJJlcilUniis  temporibus  a  quo  deiii  - 
de  commnnibus  votis  Suniniiis  Pontiffx 
declaratur,  cioè  dopo  1 3  giorni  di  Sede 
vacante  nel  1 1  2.  —  A'27  settembre  1  o(» 
s.  Alessandro  I  romano,  canlinale  prete 
(riparlai  di  lui  ne'  volumi  LXXXVIII, 
p.  8G,  XC,  p.  202,  dicendo  della  rinve- 
nuta basilica  e  sepolcro  di  s.  Alessandro 
I,  e  della  nuova  chiesa  in  costruzione,  col 
le  pie  offerte  de'fedeli  del  mondo  catto- 
lico, la  cui  i."  pietra  avendola  gittata  il 
Papa  Pio  IX,  in  memoria  del  solenne  at- 
to la  congregazione  di  Propaganda,  pio 
prietaria  del  latifondo  ove  sorge  l'antico 
e  il  nuovo  tempio,  fece  coniare  una  me- 
daglia di  gran  dimensione,  coll'iscrizioni" 
riferita  dal  n.  22  del  Giornale  di  Roma 
dell 858),  in  persecntione  Tra/ani  a.  s. 
Evaristi exemplwn  Principis  Apostolo- 
rum,  suique  decessoris  Anacleti  seqnen- 
te  ordinatur  Episcopus  Adjutor  sma,  et 
V  icarius  in  Urbe,cujus  deinde  ad  Calìic- 
dram,et  successionem  tolius  cleri  suj- 
fragiis  evectns  fuit,  nel  i  2 1  dopo  \  8  gioj'- 
ni  di  Sede  vacante.  —  A'  i4  dicembre 
1 16  s.  Sisto  I  romano,  cardinale  prete, 
Episcopali  ordinatione  insigni  tur  a  s 
Alexandro  I  PP.  Nani  ingravescente 
magistratnum  persecntione  per  abscn- 
tinnì  Trajani  imperatoris  ab  Urbe,  Ale- 
xander T  PP.  carceri  inclasus  per  Ati- 
relianunijudicem,cnniprohiberelurani' 
plius  numera  ponlificalia  exercere,  eli- 
git  suni  Episcopum  Adjutorem  et  Vica- 
rium  Sixlum,  qui  deinde  a  clero  roma- 
no ad  Sunimuni  Pontificatuni  exaltatur 
nel  182  dopo  25  giorni  di  Sede  vacan- 
te. —  A' 16  settembre  12G  s.  Telesforo 
greco  di  Turio  prete,  ordinatur  Episco- 
pus^et  Vicarius,  et  Coadjutor  nontinatur 
a  Sixto  I  PP.  in  persecntione  Hadria- 
ni  imp,,  postea  digitar  Ronuinw;  Pon- 


84  vie 

tifcx,  nel  L'i',  tlopo  'j  gioinitll  Sede  vn 
caiìie, et f>iiiiì US  flLìr/ynini  n  s.  Innaco 
ad  coiliirn  cvoLwit.  —  A'3o  selleinhie 
i37  s.  /^'//lo  d'Atene,  a  s.  Tltchsphoro 
J'P.  c.xcnipln  (Icressoruni, causa  t.rci- 
lalae  persi'ciUionìs,  marlyrio  proxiino 
Vicarius  dclecttis  est^ctad  Kpìscopalum 
promoi'eliirj  deiiidc  Ponlìfex  Romanus 
dfclaraCtis,  nel  i  54  dopo  7  giorni  di  Se- 
de vacante. —  A' I  o  aprile  i4i  s.  Pio  I 
d'Aquileia,  s.  I/ygini  Vicarius,  e  Core- 
plscopo ,  dopo  3  giorni  gli  successe  nel 
I  58.  —  A'i5  dicembre  i49  s.  Aniceto 
siro  cardinale  prete  ,  ordinatur  Episco- 
pus  Adjutor,  ef  \\c9ivm9,  Ponti ftcwn  ITy- 
gini  t't  Pii  /,  indi  nel  1^7  dopo  1 3  gior- 
ni del  martirio  di  s.  Pio  I  fu  dal  clero 
romano  eletto  Papa.  —  Il  i.°gennaioi6  e 
s.  Solerà  di  Fondi,  Vicarius  .9.  Anicetì, 
nel  cui  luogo,  17  giorni  dopo  il  martirio, 
fu  sollevato  al  pontificalo.  —  A'22  gen- 
naio 1  70  s.  Elenlero  greco,  ordinatur  K- 
piscopui-  Coadjutor,  et  Vicarius  in  per- 
secutione  quarta  suh  HI.  Aurelio,  et  L. 
fero  cocpta  a  s.  Solere  in  dictae  perse- 
cutionis  discrimine  posito  satis  recepta 
consuetudine  in  Urbe  in  persecutionibus 
prowei'endi  T'icarios,  ad  eumdem  Sote- 
rcm  adjui'anduni.  indi  io  giorni  dopo  la 
sua  mortegli  successe. —  Circa  il  i  85Caio 
dottissimo  e  chiarissimo  cardinale  prete 
(non  conosciuto  dal  Cardella,  nelle  lìlc- 
tJìorie  storiche  de' cardinali,  né  pare  ilPa- 
pa  di  tal  nome  eletto  nel  283)  Pontifici- 
bus  Fictore  I,  et  Zepherino  (del  194  e 
del  2o3)  ordinatur  Kpiscopus  gcntium, 
iit  in  aliqua  natìone  eo  officio  fungerc- 
tur,  isque  in  Urbe  rctentus  per  aliquot 
menses  ad  Vicarii  muneris  o/77aa  Epi- 
scopalia  implenda,  donec  daretur  op- 
porlunitas  expeditionis.  —  A'  29  luglio 
2  I  7  s.  Calisto  I  romano,  cardinale  pre- 
te, ordinatur  Episcopus,  et  a  s.  Zephe- 
rino PP.,  in  carcere  detcnlo,  ante  ej'us 
martjriuin\\c?iv\u%  r/ Coadjutor  decla- 
ratur  ,  a  cui  successe  6  giorni  dopo  nel 
221.  • —  A' IO  giugno  221  s.  Urbano  I 
tomaiio ,  pronioyelur  ad  Episcopaluni, 


V  I  C 

ef  a  Callisto  f  in  carcere  incluso,  priu-i- 
quani  marlyrio  coronarctur  destina- 
tur  ad  Vicariara  potestatem  agendani  in 
Urbe  vice  ejus,  apostolìcuni  thromini  e- 
letto  dal  clero  romano  nel  22G  dopo  6 
giorni  di  Sede  vacante.  — Circa  il  23o 
s.  Ponziuno,  Vicarius  s.  Urbani  1  PP., 
e  29  giorni  dopo  il  suo  martirio  fatto  Pa« 
pa  nel  233.  —  Circa  il  232  (questa  da- 
ta fa  anacronismo  colla  precedente:  deri- 
va dal  sistema  cronologico  seguito  dal- 
l'autore; io  adottai  quello  di  Novaes,  pe- 
rò non  senza  critica)  s.  Antera  greco,  Vi- 
carius s.  Urbani  £  PP.  3  poslea  Eccle- 
siae  Homanae  cleri  rem.  votis  suscepìl 
administralioneni ,  tìe\  237  passati  i3 
giorni  dal  martirio  del  predecessore.  — 
Circa  il  24q  Prcsbyleri  et  Diaconi  S.  R. 
lì.  praefuerunt  Ecclesiae  post  s.  Fabia- 
ni marlyriuni  patito  nel  2  53.  —  A'3o 
novembre  25o  s.  Lucio  /  romano,  or- 
dinatur Episcopum  in  saevissimae  per- 
seculionis  Decii  in  clcrum  praesertim  di- 
rcctae  discrimine  a  s.  Cornelio  PP.  pul- 
so in  exiliuni  Cenluincellas,  ut  fidelibus 
christianis  proxinic  adesset  Episcopus, 
quia  ej'us  vices  irapleret,  et  ex  proprii 
pasloris  absentia  Ecclesia  Romana  ni- 
hil detrimenticaperet.  Mailwizzaìo  il  Pa- 
pa s.  Cornelio  (ciica  all'esilio  e  luogo  del 
suo  martirio,  può  vedersi  il  voi.  XCVII, 
p.  70)  nel  255,  dopo  uu  mese  e  5  giorni 
gli  successe.  — A'23  maggio  253  s.  Ste- 
fano /romano,  arcidiacono  della  Chiesa 
Romana,  fu  insignito  della  dignità  vesco- 
vile da  s,  Lucio  I,  concio  esulare  ab  Ur- 
be in  persecutione  Decii,  eique  concedi' 
tur  omnis  polestas  Romanae  Ecclesiae 
Vicario  nomine  gubernandae  in  absen- 
tia ejusdevi  s.  Ludi  /,  e  6  giorni  dopo 
ilsuodecesso,  nel  257  gli  fusostituilo.  — 
A'2  settembre  255  s.  Sisto  II  ò.'k\.ttxt^ 
arcidiacono  della  Chiesa  romana,  fu  or- 
dinato vescovo  coadiutore  da  s.  Stefano 
I  nella  persecuzione,  acciò  nella  sua  as- 
senza ed  esilio  fungesse  I'  uflizio  di  suo 
vicario,  celebrò  le  sagre  funzioni  di  Pa- 
squa nel  2.5(jf  egli  successe  nel  2G0.  — 


V  I  e 

A'28  luglio  l'ì'j ,Pi'esbyter'i  Ires  S.  R.F. 
(jiiihiis  forlassc.  ima  rum  .v.  SLtlo  Arcìii- 
diacono  fi  /'icario  s.  Stephanus  I  PP., 
commisil  ICS  Ecclesiae,  aule  sex  dies  sui 
rnarfyrii.  —  A'6  agosto  C4  58,  Preshy ie- 
ri S.  lì.  E.,  y^ipraefeiuntur  Ecclesiae  ro- 
manne,  cjus  susccpta  cura  curii  ad  niar- 
ty ritmi  ducerelur  s.  Sixlus  ff  PP.,  et 
ejus  sede  vacatile  wsque  ad  diern  i  7  kal. 
augusti  an.  2  5f).  —  A'28  dicetubre  268 
s.  Filice  I  romano  ,  vicario  di  l^apa  s. 
Dionisio,  e  nel  272  gli  fu  dato  a  succes- 
sore. —  A'23  maggio  3o8  s.  Eusebio  gre- 
co orduialo  vescovo  per  supplire  al  mi- 
nistero vescovile,  Ficario  nomine,  inve- 
ce di  s.  INIarcello  I  in  Calahulo  dclenti, 
dopo  il  cui  martirio  nel  809  fu  eletto  Pa- 
pa.  —  A'i4  gennaio  3io  s.  Melchiade 
africano  fu  ordinato  vescovo  da  s.  Euse- 
bio, e  dopo  il  suo  martirio  i  suffragi  del 
clero  nel  3i  i  l'elevarono  alla  cattedra 
apostolica.  A  suo  tempo  l'imperatore  Co- 
stantino I  divenuto  cristiano,  restituì  la 
pace  alla  s.  Chiesa,  e  concesse  a'cristiani 
il  iiiiero  esercizio  della  religione.  Alcuni 
affermano,  ch'egli  nel  3  i  i  facesse  in  Ro- 
ma pubblica  professione  del  cristianesi- 
mo. —  A'i4  giugno  3  12  s.  Sili'esCro  I 
romano  fu  ordinato  vescovo  da  s.  Mel- 
chiade, e  nella  persecuzione  del  tiranno 
Massenzio,  ad  esempio  de'predecessori,  lo 
dichiarò  suo  vicario  e  coadiutore,  indi 
eletto  successore  nel  3i4-  —  A'20  gen- 
naio 336  s.  Marco  fu  ordinato  vescovo 
da  s.  Silvestro  I,  e  nella  sua  estrema  vec- 
chiezza dichiarato  Eicarius  et  Adjulor. 
E  morto  s.  Silvestro  Ia'3 1  dicembre  335 
(secondo  Novaes),  1 7  giorni  dopo  gli  suc- 
cesse. —  A'i  3  agosto  355,  s.  Felice  lE 
romano  cardinal  arcidiacono  della  Chiesa 
romana,  indi  prete,  a  persuasione  di  Papa 
s.  Liberio  fu  ordinato  vescovo  ad  suas 
vices  obeundas,curn  ipse  sub  Conslanlio 
itnp.  in  cxiliuin  deportareiur,fpiod  no- 
luisset  haeresì  arianae  consenlirey  tan- 
dem sedit  Pontiflcatu  Romano  sub  nomi- 
ne Felicis  ff,  nel  355,  e  ne  riparlai  nel 
Tol.  XCVII,  p.  71  e  72.  —  Nel  359  s. 


Vie  85 

Damaso  f  portoghese  cardinale  prete, 
Ficarius  Lilicrii  f  PP.,  dini  extra  l/r- 
beni  niclu  linercticorum  moraretur  lem- 
poribus  Juliani  intp.,  dcindc.  in  ejusdeni 
Liberii  calhedrani  ascendi t,  nel  3G7.  — 
Circa  il  374  ••  Simpliciano  prete  roma- 
no da  s.  Damalo  I  inslilnlnr  dalus  b.  Ani- 
hro<iio  elc'cto  Episcopo  Mctliolancn'ii,  et 
anleafortasse  etiani  Urbis  Vicarius  ejus- 
dcni  s.  Damasi  f  Papae.  —  A'  24  set- 
tembre 383  s,  Siricio  romano,  car<.!ina- 
le  prete,  ordinato  da  s.  D.tmaso  I,  per  la 
sua  età  e  notabili  incomodi,  fu  deputato 
di  lui  vicario  per  supplire  all'uHìzio  epi- 
scopale, e  3  I  giorni  dopo  la  sua  morte  gli 
successe  nel  385.  Al  Ponzetti  non  riuscì 
trovare,  ne'posteriori  25o  anni  vestigi  di 
vicari  de'Papi  in  Roma;  nisi  dicere  veli' 
mus,  horuni  numera  impleta  lune  lem- 
poribwifuisseab  aliquo  Episcopo  Subur- 
bicario,  vel  ab  aliquo  S.  fi.  E.  Cardina- 
li,/orlasse  Archipresbytero,  vel  Archi- 
diacono,  ut  probaluni  est  innostra  prae- 
fatione;  auare  ut  haec  vacuitas  ab  aliis 
diligentioribus  viris  implealur  vehe/nen- 
ter  et  opto,  et  rogo.  Noterò,  che  vuole  il 
Novaes,  nella  Storia  de' Sommi  Ponte/l- 
ei, che  Papa  s.  Zosimo  del  4' 7  fi>  ili.", 
che  al  titolo  di  F'escovo  o  di  Papa  ag- 
giunse il  nome  di  Roma. —  A'22  novem- 
bre 537  Vigilio  romano,  cardinale  arci- 
diacono della  Chiesa  romana,  apocrisa- 
rio  di  s.  Agapito  I  a  Costantinopoli ,  fu 
ordinato  vescovo,  calhedramque  Roma- 
nani  administravit  in  tutto  il  tempo  del- 
l'esilio diPapas.iS'i7i'eno(si  tenga  presente 
il  detto  nel  voi.  XCVII,  p.  75),  e  6  giorni 
dopo  la  sua  morte,  col  consenso  e  suffragio 
del  clero,  nel  54o  divenne  legittimo  suc- 
cessore. —  Nel  547  Ampliato  prete  car- 
dinale della  Chiesa  romana  (non  cono- 
sciuto dal  Cardella)  e  Vicedomino  di  Pa- 
pa Vigilio,  qui  cum  Byzantium  profici- 
sccretur,euni  Catanae  in  Sicilia  presby- 
ter  uni  ordinalum  ,  Romani  transmis'U 
cum  Falcnlino  PJpiscopo  ss.  Rufinac  cL 
Sccundae  adcaslodiendum  fjaicranunt^ 
ov'era  il  Patriarchio  residenza  de'Papi, 


,sr.  V  I  e 

clf^ultinandumclcrutn. —  Nel  547  ^'* 
leiitiiiu  vescovo  siiburbicurio  delless.Ruf- 
fma  e  Seconda  (di  cui  nel  voi.  LI  V,  p, 
225),  inviato  a  Uoina  col  cardinal  Am- 
nlialoda  Papa  WgAiO, ad giibtriianduni 
Jxoinaiium  cleruni,  e  di  abitare  nel  La- 
ici ano  :  quando  Totila  re  de'  goti  prese 
/'or/o  gli  lece  troncare  le  mani,  e  poscia 
si  recò  a  Costantinopoli,  ove  si  trovò,  nel 
concilio,  presente  Vigilio,  alla  condanna 
di'leodoro  ili  Cesarea  in  Cappadocia,  al- 
tri sottoscrivendo  per  lui.  Qui  s'incontra 
ultra  lacuna  di  loo  anni,  uella  quale  il 
l'onzelti  non  riuscì  trovare  clii  fungesse 
ìu  Hoo)a  il  vicariato  episcopale.  —  A' io 
agosto  654  S-  Fai^ciuo  I  romano,  [)rele 
della  Cliìesa  romana,  fu  ordinalo  vesco- 
vo, ad  exerctnda  miincra  poiilifica- 
lia  in  Urbe,  s.  Martini  I  Pl\  in  exi- 
Unni  dcjjorlato  ad  Chersontni  ,  atque 
certo  nuntio  de  ejusdan  IMarlim  lohitn 
Romani  allato,  accedente  totius  cleri 
romani  consensu  eideni  successil,  et  le- 
gitime  sedere  coepil,  nel  655.  Oltreché 
vanno  tenute  presenti  le  biografie  de' 
Papi,  di  cui  vado  ragionando,  ed  il  voi. 
XCVII,  p.  76  e  77,  si  può  vedere  il  Ma- 
rangoni, Chronologia  txonianornm  Fon- 
tijiciun,  cap.  6  :  In  assignanda  epo- 
cha  sedis  s.  Eugenii  I ,  successoris  s. 
Martini  Un  Pontificata,  cnrpotius  Da' 
ronii^cjuam  antiquoruni  scriptoruni,non- 
nulloi  unujue  ex  modrrnis  criticis  sen- 
lentiae  adluierendnvi  sit.  — Nel  7  i  o  Pao- 
lo cardinale  diacono  (non  conosciuto  dal 
Cardella),  vicedomino  di  Giovanni  VII, 
e  vicario  di  Costantino  quando  parli  da 
Roma  perCostantinopoli;/iO///rtfe^yort/i- 
ne  Patricia j  et  Jixarclio  jtigulatnr,  quia 
irruenti  tyranno,  etjura  s.  Pelri  laur- 
panli  ausus  esset  verbo  resistere.  —  Nel 
7  I  I  Sergio  Ordinator  (vocabolo  di  su- 
periorità, altra  spiegazione  non  trovando 
nel  Glossariuni  del  Du  Cenge)  S.  Fi.  E., 
quo  tempore  Constantinus  PP.j  preci- 
bus  Justuiiani  II  inip.  Constanlinopo- 
lini  proficiscebatur,  lìonia  exiens,  ju- 
gnlalusfuii  a  Joannc  Palricio,  et  Exar- 


V  I  C 

(7(0  Hoinani  aihcnienle.  Dopo  il  quale 
per  3^0  anni  altri  vicari  spirituali  di  lio- 
lua  non  rinvenne  Ponzelli.  — Nel  1075 
s.  Jnselino  vescovo  di  Lucca,  nipoled'A- 
lessaniiroll.  confessore  della  gran  conles- 
sa Matilde  marchesana  di  Toscana,  ri 
mosso  dalla  sua  sede  da  Lnrico  IV  per- 
secutore della  Chiesa,  il  gran  Papas.  Gre- 
gorio 1^ II  l'elesse  a  suo  vicario,  e  mori 
in  Ma.ilova  nel  1086.  — Nel  iou8  circa 
Bono  vescovo  di  Labico,(.\\  cui  anche  nel 
voi.  XXVII,  p-196,  Pasquale  II  lo  fece 
suo  vicario.  ■ —  Nel  1  i  i  i  circa  lo  slesso 
Papa  fece  vicario  di  Roma  il  cardinal 
Ciovanni  de'Conli  di  Marsi  vescovcj  Tu- 
sculauo.  —  Verso  il  1  1  1 8  il  cardinal  Pie- 
t'o  romano,  arciprete  de'  ss.  Silvestro  e 
Martino,  vescovo  di  Porto,  fu  vicario  di 
Roma  Sotto  Pasquale  II,  e  Gelasio  11 
quando  si  recò  in  Francia,  quo  niunere 
vicario  duni  vixit ,  seniper  est  funclus; 
sunni  dccus  foedavil  adhaerendo  anti- 
papac  Anacleto  II  pertinacissime  usqne 
ad  ulltnium  spiritum.  —  Circa  il  i  i3i 
il  cardinal  Corrado  della  Suburra  roma- 
no, abbate  benedettino,  vescovo  di  Sabi- 
na e  nipote  d'Onorio  11,  divenne  vicario 
quando  il  predecessore  abbandonò  Inno- 
cenzo II,  il  quale  nel  rifugiarsi  in  Fran- 
cia, constiluitur  in  palatio  Laleranensi 
ad  cleri  regimen  Urbis  vicarius  ,  quo 
ìHuncre  quoque  functus  est  sub  PP.  Coe- 
lesti/io  II,  Lucio  II,  et  Eugenio  III,  e 
quindi  neh  i53  divenne  Papa  col  nome 
i\' Anastasio  IF .  —  Nel  1 1  5o  Ubaldo  di 
I*rato  fatto  vescovo  di  F'erenlino  nel  1 1 4^ 
da  Eugenio  III,  cui  era  famigliare  e  suo 
vicario,  legalo  all'ipaperalore  Federico  I, 
nel  I  169  abbandonò  Alessandro  III  per 
seguir  l'antipapa  Vittore  V  che  consagrò, 
e  morì  nel  1  161.  —  Neil  i6i  circa  il  car- 
dinal Gù<Ao  dell'ordine de'preli  fallo  vi- 
carioda  Alessandro  III  (]uandosi  ritirò  ìu 
Francia, e  merilòche  per  la  sua  morie  nel 
1  1 64  il  popolo  romano  col  pianto  vestisse 
per  3  giorni  diluito.  —  'ìs^\\  1 64  gli  suc- 
cesse d  cardinal  Giovanni  Conti  dello  ili 
Sulii,aiciprele  Valicano.  —  Ncli  174  'I 


V  I  e 

cMnlitial  Guiillieio  vescovo  J'Alljauo, da 
AiessuuJru  111  nei  suo  ritorno  in  Francia 
eligiCur  f^ic(irius,/4()Oslolii'iiòque  f'iccs- 
gercnx  y  fu  diletto  al  popolo  romano  e 
morì  neh  178  con  rammarico  universa* 
le.  — •  Trovo  nel  Novaes,  che  Alessandro 
III  nel  I  179  fece  suo  vicario  il  beato  car> 
dmal  Enrico  di  Marsìaco  cislerciense  e 
vescovo  d'Albano,  clie  i  cardinali  in  mor- 
te d' Urbano  MI  volevano  sublimare  al 
papato  ,  da  lui  modestamente  rinunzia- 
to. —  Circa  neh  182  il  cardmal  Pietro 
di  Pavia  benedettino,  vescovo  Tuscula- 
no,  creato  da  Alessandro  111  vicario  di 
Roma,  e  lo  fu  pure  di  Lucio  III ,  Urba* 
Ito  HI,  Gregorio  Vili  e  Clemente  111.  — ■ 
Secondo  \\  IVovaes,  Clemente  III  dichia- 
rò vicario  di  Roma  il  cardin^«l  Bobone 
Orsini  romano,  morto  verso  ih  189.  — 
Neh  189  il  cardinal  Ottaviano  Co*Ui  ro- 
mano, vescovo  d'Ostia  e  Velletri,  elet- 
to vicario  da  Clemente  III,  proseguendo 
nella  carica  sotto  Celestino  HI  e  Innocen- 
zo III  suo  afiine,  il  quale  Io  deputò  a 
consagrare  alcuni  altari  nella  basilica  Va- 
ticana. — ■  ^>i\i  if)i),  probabilmente  par- 
tito da  Roma  per  legazioni  il  cardinal 
Conti,  Celestino  III  dichiarò  vicario  di 
Roma  il  cardinal  Giovanni  Colonna  ro- 
mano, vescovo  di  Sabina,  quod  illuni  lo- 
co sito  constitucrat  ad  omneni  offlciuni 
suuni  cxcquendum,  et  insuper  niorilu- 
ras  curavit  vehenienter,  ut  cardinales  a- 
gerent  de  successore  eligendo,  atque  e- 
tiam  voluil  s6  abdicare,  siJoanueni  suf- 
ficereiU  in  locuin  suuni.  —  Nel  1217  O- 
Dorio  111,  dimorando  in  Rieti,  notninò 
vicario  di  Pioma  il  cardinal  Pietro  Sas- 
so d'Anagni, arciprete  Liberiano  di  s.  Ma- 
ria Maggiore  — •  Circa  il  12 27  Gregorio 
IX  elesse  vicario  di  Pioma  il  cardinal  Ro- 
mano Bonawnlura  vescovo  di  Porto  e 
arciprete  Liberiano.  —  Nel  1228  circa 
Gregorio  IX  gli  sostituì  il  cardinal  Gia- 
como da  Pecoraria  piacentino  cislercien- 
se, vescovo  di  Palestiiua  e  penitenziere 
maggiore:  fu  poi  pure  vicario  d'Iunoceo* 
zo  IV;  et  lanlu illuni  \cncralioiu  jnosc- 


V  I  C  87 

(juutus  est  prtptdus  rontanus  cclchruii- 
ttm,  et  [jrdedicantein,  ut  e  coelo  niissuni 
Angeluin  audire  videretur.  ObiitRouvie 
anno  1 2  44i  <-''  "i  ejus  ohitu  fantus  nioe- 
ror  rornanoruni  aniniis  iultaesit ,  ac  si 
corani  ffuiliòct  proprio  fuisset  genitore, 
privatus.  —  NehaSo  Gregorio  IX  fece 
vicario  di  Roma  il  cardinal  Stefano  Con- 
ti romano,  e  lo  fu  pure  d'Innocenzo  IV, 
il  quale  lo  deputò  a  ristabilire  la  disci- 
plina  ne' canonici  Lateranensì  e  Vatica- 
ni. —  Nel  1251  circa,  Innocenzo  IV  tor- 
nando da  Lione  iu  Italia,  nominò  vica- 
rio di  Roma  il  cardinal  Riccardo  Anni- 
baldi  o  AnnibaUlescIù  della  Molara  ro- 
mano, arciprete  Vaticano  e  i  ."diacono. — 
Il  Novaes  dichiara  il  cardinal  Stefano  de 
Norniandis  romano,  vicario  di  Gregorio 
IX  e  Innocenzo  IV,  il  quale  anche  a  lui 
alfidò  la  riforma  de'capiloli  Lateraoen- 
se  e  Vaticano.  —  Neh 260  fr.  Tomma- 
so Fuscoui  de  Berta  nobile  romano  e  do- 
menicano, vescovo  di  Cefalo  e  fors'anco 
di  Siena,  vicario  di  Roma  per  Alessandro 
IV.  —  Nel  1262  fr.  Giovanni  Colonna 
romano  e  domenicano,  provinciale  della 
provincia  di  Roma,  arcivescovo  di  Nioo- 
sia  e  di  Messina  ,  vicario  di  Roma  per 
Urbano  IV,  e  neh2G3  ins.  Sabina  con - 
sagrò  l'altare  di  s.  Pietro  Martire.  —  Nel 
1272  fr.  Aldobrandino  o  Ildubraudmo 
Cavalcanti  fiorentino,  domenicano  insi- 
gne per  integrità  e  dottrina, vescovo  d'Or- 
vieto e  vicario  di  Roma,  atque  lolius  di- 
tionis  ecclesiasticae  creatur  in  spiritua- 
libus  et  teniporalibus  per  Gregorio  X  nel- 
la sua  andata  a  Lione,  e  rinunziato  il  ve- 
scovato morì  iu  Firenze  nel  i  ■271).  —  Nel 
1280  beato  fr.  Lt^iKìao  Frangipani  Ma- 
labranca  Orsini  romano,  cardinale  do- 
menicano e  vescovo  d'  Ostia  e  Vellotri, 
iuquisitor  generale  di  tutta  la  repubbli- 
ca cristiana,  fallo  da  Urbano  IV  ,  dallo 
zio  Nicolò  Ili  nominalo  f^icarius  et  He- 
ctor  Urbis  nella  sua  assenza,  col  seguen- 
te cardinale,  sì  nello  spiriluale  e  sì  nel 
temporale.  —  Neh 28u  cardinal  Jacopo 
Colonna  roiaauo,  da  Nicolò  UI  uelldju  i 


88  Vie 

assenza  ila  Roma,  col  precedente  dcpiila- 
lo  l'iciirius  ti  Reclor  Urbis, mollo  iu/i- 
vi^noiit  nel  i3i8.  —  Circa  il   1288  fr. 
Cuitolunieod'Ainelia francescano,  vesco- 
vo di  Grosseto,  nunzio  in  Inghilterra,  ed 
a  Costantinopoli  per  trattar  l'unione  del- 
la Chiesa  greca  colla  Vdima,  Assistens  et 
f  icurius  di  Nicolò  IV. —  Verso  ili  290 
Ir.  Salvo  de  Salvi  romano,  domenicano 
e  vescovo  di  Recanati,  al  cui  tempo  pel 
ministero  degli  Angeli  la  Santa-Casa  fu 
ti  asportata  dalla  Dalmazia   nel  Piceno; 
vicario  di  Roma  per  Nicolò  IV  ,  morto 
nel  1  3oo.  —  Nel  1  294,  al  dire  di  Novaes, 
il  cardinal  Derengario  de  FrccfoZ  france- 
se e  vescovo  di  Beziers,  fu  fatto  vicario 
di  Roma  da  s.  Celestino  V,  che  poi  fe- 
ce la  solenne  lìinunzia  del  Pontificato 
^/  ^,  —  Circa  iliagyfr.  Angelo  vescovo 
di  Nepi  e  di  Rieti,  nunzio  in  Germania, 
e  vicario  di  R.onia  per  Bonifacio   Vili, 
morto  nel  1 3o2.  —  Nel  i  298  fr.  Lamber- 
to francescano,  vescovo  di    Veglia,  indi 
d'Atjuino  e  amministratore  di  Palestrina 
per  morte  del  cardinal  Beaulieu,  vicario 
di  Roma  per  Bonifacio  Vili,  morto  nel 
,  3oo.  —  Nel  1299  fr.  Nicola  Alberti  o 
Albertini  o  Martini  de' conti  di   Prato, 
domenicano  e  vescovo  prima  di  Spoleto 
e  poi  d'Ostia  e  Vellelri  cardinale,  A'/tvz- 
rius  ti  Ficesgerens  ìd  Roma  di  Bonifa- 
cio Vili.  Severamente  rampognato,  iu 
uno  a  Clemente  V,  per  iniciui  patti  pre- 
lesi d'aver  concluso  col  re  di  Francia  Fi- 
lippo IV  il  Btllo,  riguardanti  la  disastro- 
sa e  deploranda  traslazione  della  residen- 
za pontificia  da  Roma  nel  contado  /'e- 
naissino  (F.)  e  in  Avignone  {P'.),  mi  go- 
de l'animo  d'aver  potuto  chiarire  tali  ca- 
lunnie e  confutarle  poderosamente  nel 
voi.  XCV 1 1,  p.  1 23  e  seg.  —  Circa  il  1 299 
fr.  Alemanno  francescano  inquisitore  e 
legato  di  Sicilia,  arcivescovo  d'Oristano 
e  poi  di  Tiro  ///  partibus,  vicario  di  Ro- 
ma per  Bonifacio  V 1 1 1 ,  ivi  morto  nel  1 299 
slesso.  —  Neli3o3  N.  N.  ficarius  Ur- 
bis, al  quale  Bonifacio  Vili  die'facollà  di 
procedere  contro  i  chierici  studeqli  ucl- 


V  I  C 

V C/iivcrsìtà  Piomana,  nel  quale  artico- 
lo narrai  l'ingerenze  del  vicario  di  Roma 
colla  medesima.  —  Neli3o5  avvenne  il 
funesto,  strano  e  già  lagrimato  trasferi- 
mento della  n- si  (lenza  papale  in  Provea- 
za,  operata  dal  francese  Clemente  V,  con 
doloroso  ed  estremo  stupore  di   lutto  il 
mondo  cattolico,  nominando  il  Papa  tre 
cardinali,  colla  qualifica  di  senatori,  per 
governare  Roma  e  fltalia, provvedimen- 
to che  non  ebbe  effetto.   Quanto  al   ve- 
scovato d'Avignone,  oltre  il  vescovato  di 
Roma,  l'assunsero  i  Papi  dimoranti   in 
y^t'/g//o/j^,facendoloammioistrare  da  spe- 
ciali vicari  generali  riferiti  io  quell'arti- 
colo, e  riparlati  nel  voi.  XCV,  p.  1 1 5,  ove 
notai  i  Pupi  che  col    vescovato  di   Roma 
ritennero  quello  che  prima  di  loro  esal- 
tazione governavano;  cosi  delle  abbazie 
da  loro  ritenute  o  assunte  nel  pontificato, 
ragionai,  a  p.  160.  Scrive  il  Ponzetti:  Iti- 
(lem  Ficarios  Romani  Ponlificis  dielos 
fiiissescimits,  etqmdcni  in  spiri  tua  libus^ 
cjuos  habiterunl  nonnulU  Pontifices  A- 
venioue  sedentes,  et  sili  reservanlcs  Epi- 
scopatuni  Avenionenseni, ulfuilJoannes 
A' A' //(successore  immediato  di  Clemen- 
te V  neh  3  16,  mentre  era  vescovo  d'A- 
vignone: fu  proposto  a  Giovanni  XXII 
d'assumere  il  patrio  vescovato  di  Caliors^ 
ma  fece  la  risposta  esibita   nel   volume 
LXXXVIII,  p.  216),  f/ui  Guasberlnni 
I'"/)iscopum  Illassiliensem,  camerariuni 
sunm,  ficariuni  generalem  in  spiritila- 
libiis  prò  dictae  lìcclcsiae  Avenionensis 
adminislratione  creavit  anno iZi-ij  al- 
fjuectiain  Gerardumde  Campi  nulo,  qui 
concilinni  anno  i  Zidapuds.  Rufnmpro- 
pe  Avtnioneni  habnit:  idemjtcerunt  Cle- 
niens  F [,  Innocentius  VI,  Urbanits  V^ 
qui  quoque  creanlur  vlcarìos  gencrales 
prò  Ecclesia  Avenionensi,  quani  ipsi  re- 
linuerunt.  —  Neil  307  Guitto  de'nobi- 
li  Farnese  vescovo  d'Orvieto,  vicario  di 
Roma  di  Clemente  V.  —  Circa  il  1  309 
fr.  Isnardo  o  Isuardo  Tacconi   di   Pavia 
doaieiiicano,  arcivescovo  in  parlibus  di 
Tebe,  vicario  di  Roma  per  Clemcule  V, 


V  I  e 

ìnJi  pjitiiarca  d'  Antiochia  in  partiùiis, 
uiortu  nel  i37.()  (meglio  è  vedere  il  voi. 
LX.VII,  p.  17).  —  A'22  a|tiile  i  Ji4  li'. 
Ituggiero  ili  Cusole  sanese  e  ilunienicatiu, 
vescovo  di  Siena  e  vicario  ili  Uoina  per 
Clemente  V,  morto  in  Rouìa  nel  1  3  1 7.  — 
Verso  il  I  3  I  7  fr.  Giovanni  francescano, 
vescoTodi  iVepi,  vicario  di  Homn  per  Gio- 
vanni XXII.  —  Mei  i3  18  Angelo  Tigno- 
si romano,  vescovo  ili  Vilerho  e  Tosca- 
nella,  legato  aposlulico  di  tutta  l'Italia, 
iu([uisitore  sui  miracoli  di  s.  Tommaso 
d'Ai|uinn,  eletto  da  Giovanni  XXII  f'/- 
carius  gencralis  in  Lrlie,  e  con  bolla  ilei 
I  3  I  8  gli  concesse  facoltà  di  esaminare  e 
laureare  gli  studenti  dtll' universitìi  ro- 
mana nel  I  3  iq  consagrando  nella  basili- 
ca Liberiana  la  cappella  della  D.  Vergi- 
ne: fu  anco  vicario  di  Benedetto  XII.  — 
Verso  il  I  32  i  Andrea  vescovo  di  Terra- 
cina, vicario  di  Roma  per  Giovanni  XXI  [, 
Del  13^4  consagrò  in  Roma  la  chiesa  di 
s.  Lorenzo,  ed  anco  a  lui  fu  commesso 
l'esame  de'miracoli  di  s.  Tommaso  d'A- 
quino per  la  sua  canonizzazione.  —  Cir- 
ca il  i325  M.  Bertoldo  Orsini  romano, 
arcivescovo  di  Napoli,  da  Giovanni  XXII 
fu  fatto  Romanae  Ecclesiae  Praesidens, 
et  fortasse  Clini  oniniinoda  facullale  Vi- 
carii  Fapae  in  spiriluahbus.  Morì  in  R.o- 
ma  nel  detto  I  3^5.  — Verso  ih  3x6  Rai- 
mondo vescovo  di  Rieti,  vicario  di  Roma 
perGio vanni  XXII.  Imporla  vedersi  il  voi. 
LVII,  p.  235,  col.  2.^  —  Circa  il  i  32S  fr. 
Matteo  Or.s//j/ romano  di  Campo  de'Fio- 
ri  domenicano,  vescovo  di  Girgentj,  indi 
arcivescovo  di  Manfredonia,  da'  romani 
inviato  con  altri  oratori  in  Avignone  a 
Giovanni  XXII,  per  restituirsi  a  Roma, 
sua  propria  e  vera  sede.  Il  Papa  lo  creò 
cardinale,  indi  vescovo  di  Sabina,  e  suo 
vicario  iu  Ronia  con  pienissima  facoltà. 
Morì  io  Avignone  neli34o,  e  gli  scritto- 
ri domenicani  lo  qualificano  per  bea- 
lo. —  Nel  i334  Benedetto  XII  fece  vi- 
cario di  Roma  fr.  Giovanni  Pagnotta  a- 
gostiniano  vescovo  d'Anagni  (e  neli33> 
gli  oi'dmò  chu  procedesse  coulru  alcuui 


V  I  C 


8< 


sacrileghi,  i  (|uali  facevano  da  interpreti 
nel  loculi  Icssionide'pellegri  ni  divulgando- 
ne i  peccati, onde  (piegli  stranieri  col  dena- 
ro erano  costretti  farli  tacere;  non  che  gli 
ordinò  nel  i33G  di  vegliare  contro  gli 
erjori  degli  eretici  Fralicdli),  indi  cou- 
Iribuì  all'erezione  dell'ospedale  di  s.  Gia- 
como di  Rotna,  fundato  dal  cardinal  Gia- 
como Colonna.  Benedetto  XII  gì'  inviò 
5,000  scudi  d'oro  per  l'annona  di  Uo- 
raa,  a  sollievo  de'poveri.  Pare  che  fosse 
pure  vicario  di  Clemente  VI,  morto  ia 
Roma  nel  1  343  circa,  e  sepolto  in  s.  Ma- 
ria sopra  Minerva.  —  Nel  i  34o  fr.  Nico- 
la Fucci  o  Zuch  d'Asisi  francescano  e  ve- 
scovo di  tal  città,  fu  costituito  da  Bene- 
detto XII  vicario  di  Roma  a  suo  bene- 
placito ,  morto  nel  i348.  —  Nel  i343 
Raimondo  d'  Orvieto,  vescovo  prima  di 
Rieti  (nel  1342  e  non  nel  i3f)2  come 
con  fallo  tipografico  si  legge  nel  voi. 
LVII,  p.  235,  rilevandosi  pure  dal  con- 
testo) e  poi  d'  Araiens  ,  vicario  di  Pto- 
ma  di  Clemente  VI,  morto  nel  1  348.  — 
Nel  I  348  Ponzio  Perotto  francese,  vica- 
rio di  Roma  per  Clemente  VI,  il  quale 
nel  1349  P*^'  giubileo  del  seguente  yJii- 
no  Santo  i35o,  gli  commise  d'apriie  la 
Porta  Santa  (alni  dissero,  e  lo  riicrii  io 
tale  articolo,  che  questa  funzione  sagra 
cominciò  nel  i5oo  da  Alessandro  VI,  o 
almeno  fu  il  i."  Papa  ad  aprirla,  nella 
basilica  Vaticana,  ed  a  deputare  cardina- 
li legati  per  le  altre  basiliche.  Imperoc- 
ché Alessandro  VI  deputò  per  quella  di 
s.  Paolo  un  arcivescovo,  un  cardinale  a 
s.  Giovanni,  ed  a  s.  Maria  Maggiore  il 
suo  arciprete  cardinal  Orsini.  Né  tacqui 
la  fondata  opinione  della  preesistenza  del- 
le polle  sante,  avvalorata  dal  presente 
caso  del  2."  rinnovalo  Anno  Santo,  per 
l'asserto  del  Poozetti,  e  del  p.  Valle  nel- 
r  Istoria  del  duomo  d'On'ieto,  p.  37), 
concedendogli  podestà  di  abbreviare  a' 
pellegrini  il  numero  delle  visite  alle  ba- 
siliche (il  Papa,  come  meglio  dirò,  man- 
dò iu  Roma  (jual  suo  legato  con  eslese 
facoltà,  il  cardinal  Aoaibaldi  da  Cecca- 


f)u  vie 

no).  —  Circa  il  iS/jS  fv.  Giaconio  il.i 
Ruma  vescovo  di  Capri,  Urlìi s-  Prof^i- 
cariiis,.sii'c  IjUCitiiiU-itfHs  in  Urbe,  ejiis- 
que  StihiirbiiSy  et  Distrìctii,  in  CUrislo 
Palris,  et  D.  1).  Potili/  /\j)isco/n  brbe- 
vtlaniD.  PP.  Clenienlis  l^I in  .yjirilua- 
libus  f'icarii  generali.'!  ;  fuit  quoque 
ijjse  subsequenliitiii  Poutificum  Iiino- 
centii  l  [  et  Urbani  A',  ì  ' icari us  ^enc- 
ratis.  Obiit  I  3()3.  —  Ntil  i  348  cariliiial 
Aniiibaldi  Gaetaiii  ila  Cccrano,  arcive- 
scovo di  Napoli  e  vescovo  Tusciilanu,  da 
Clemente  VI  costituito  legato  di  Houia 
e  vicario,  acciò  in  suo  nome  e  vece  pre- 
siedesse l' ,//</io  Santo  i3jo,  Pioniant 
miltitur  cHiii  cardinalibus  Guidone  de 
Loulogne,  et  Petro  de  Ciriaco,  ab  eu- 
deni  Clemente  PP.  11^  Vicari us,  lie- 
clor,  et  Legatus  Urbis,  cum  potestale 
furiasse  quoque  in  spirilualibus  tempo- 
re (lieti  anni  jubilaei,  et  cnin  otiinibui 
facuUatibus  abbi  c\'iandi  spaliuni  A/^ 
dieruni  ad  indulgcidiae  aequirendns 
Jinnatunt,  et  contrakendi  ad  I^II[ dits, 
Obìitprope  Neapolini  i  35o. — iNel  i  35o 
il  cardinale  Pietro  Ciriaco,  Fiearius  et 
Legatus  Urbis,  tli  Cleujeiite  VI  col  pre- 
cedente, ìd  tempo  del  giubileo  i35o, 
morì  nel  i35i. — Nel  i35o  il  cardinal 
Guido  de  Doulogne,  Vicarius  et  legatus 
f^VZ/zV,  di  Clemente  VI  col  precedente; 
indi  da  Urbano  V  dichiarato  legato  per 
tutta  l'Italia,  morì  in  Ispagna  nel  i373. 
• —  Circa  il  1 3G3  Giovanni  vescovo  d'Or- 
vieto, nunzio  apostolico  nel  Patrimonio 
di  s.  Pietro  e  in  altri  luoghi  dello  stato 
di  s.  Chiesa,  atqne  deciinaruni  colle- 
clor,  P'ìearius  Urbis  d'Urbano  V,  morto 
nel  i3G4.  —  Nel  i364  Giacomo  de  Mi- 
litibus  romano,  vescovo  di  M.usi,  indi 
il'  Arezzo,  f'icarius  gencralis  in  Urbe 
d'Urbano  V,  Gregorio  XI  (che  nel  1377 
restituì  la  Pontificia  residenza  in  Uoma, 
lasciando  in  Avignone  per  vicario  il  car- 
dinal lildiidiacu)  e  Urbcuio  VI  (al  cui 
tempo  insorse  il  treniendo  Scisf/iu  d'Oc- 
cidente), luurlo  nel  1  38  |  e  non  prima 
come  vuole  Ujjheili.  —  Nel  1 365  Pietro 


V  I  C 

Boerio  francese  benedettino,  vescovo 
d'Orvieto  e  poi  di  Vaisoii,  e  nuovamente 
d'Orvieto,  vicario  di  lluma  per  Urbano 
V.  Ma  tlipoi  seguendo  lo  scisma  dell'an- 
ti|>a|»a  Clemente  VII,  che  portatosi  in 
Avignone,  vi  stabilì  una  calteiira  di  pe- 
stilenza, onde  si  l'urinarono  V  Ubbidìen^ 
za  di  Ruma  e  l'  Ubbidienza  [/'.)  d'  A- 
vignoue,  fu  privato  della  dignità  vesco- 
vile da  Urbano  VI  nel  i  378,6  morì  sci- 
smatico.—  Nel  I  372  Giacomo  Muti  Pa- 
pazurri  romano,  vescovo  di  S|)oleto  e  vi- 
cario di  Gregorio  XI,  morì  nel  i374  e 
fu  sepolto  nella  basilica  Vaticana  di  cui 
era  vicario.  —  Nel  i375  Luca  Gentili 
lUdoìfucci  cainerinese, vescovo  di  Nocera 
e  vicario  di  Iloma  per  Gregorio  XI,  e 
di  Urbano  VI  che  lo  creò  cardinale;  al' 
que  buie  Lucae  Vicario  Romano,  for- 
tasie  Gregorins  XI  an.  1377  canierae 
apostolicae  collaterali  mandai,  ut  ter 
mille  florenos  persohuit  prò  s.  Mariae 
flla/oris,  per  rifare  la  Torre  Campana- 
ria. —  Circa  il  1  377  Stefano  Palosio  o 
Palocci  Norinandis  romano,  prima  ca- 
merlengo del  clero  patrio,  indi  vescovo 
di  Todi,  vicario  di  Roma  per  Gregorio 
XI,  e  di  Urbano  VI,  il  quale  Io  fece  suo 
confessore,  cardinal  camerlengo  e  arci- 
prete Liberiano.  — Nel  i383  Gabriele 
Gabrielli  di  Gubbio,  vescovo  patrio,  gM- 
bernator et  Ficarius perpeluus  in  spiri- 
tualibus,  et  lemporalibus  in  Urbe  d'Ur- 
Lauo  VI,  morto  nello  stesso  i383.  — 
Nel  i388  circa  Lorenzo  Egidio  Corvini 
romano  vescovo  di  Gubbio,  Ficarius 
Urbis  in  spiri  tualibus  et  temporalibus, 
d'  Urbano  VI,  e  probabilmente  anche 
di  Bonifacio  IX,  che  lo  trasferì  a  Spoleto 
nel  1  3qo,  morto  in  R,oma  nel  i4<^3  e  tu- 
mulato nella  basilica  Lateraneuse.  — 
Nel  i3()0  Giovanni  benedettino  abbate 
di  s.  Paulo  fuori  le  mura  di  Roma,  indi 
di  Grottiiferrata,da  Bonifacio  IX  fatto  in 
Alma  Lrbe,ejnsijiie  Districlu  Fieiirius 
generalibics  in  spirilu(dtbus.  —  Circa  il 
i3f)i  l'rancesco  Scaocani  di  Nola,  vesco- 
vo di  \>KXix  palna,  di  Bouifucio  IX  iu  Ru- 


V  1  e 

tua,  suo  snlìiiibio  o  disti  elio,  nello  spi- 
lìttiulc  vieni iu  generale,  inoitu  in  Nula 
nel  i4oo.  —  Verso  il  i  3f)a  Antonio  Ar- 
thioni  rotuano,  prima  vicario  geueralc  eli 
IVIonle  Cassino,  e  ile' vescovi  ti'  A(|uiiio, 
Ascoli  ed  Arezzo,  nel  1 4^4  creato  cardi- 
nale da  Innocenzo  VII,  /  icdiiiis  Lr- 
bis  in  spiiitittiUbiis  et  teiiiporotibus  sol- 
to  Donifiicio  IX  e  il  dello  successole  In- 
nocenzo VII,  inorla-tTÉT  i4<>5  inlloniae 
deposto  nella  basilica  Lateraneiise.  — 
Circa  il  1407  Ir.  Paolo  Francesco  fran- 
cesciino  romano,  priore  di  s.  liusebio  de' 
celestini  di  Uoina,  vescovo  d'Isernia,  vi- 
cario generale  nello  spirituale  e  tempo- 
rale di  lloiua  per  Gregorio  XII,  indi  ar- 
civescovo di  Monreale,  amministratore 
di  Tebe,  e  quindi  arcivescovo  di  Tessalo- 
nica.  —  Nel  1  4o8  cardinal  ì^ìtUu  A /mi- 
baldi  SlffanesrhiòeW»  iMolara  lomuno, 
vicario  di  Roma  per  Gregorio  XI 1  (nella 
sua  assenza,  nello  spirituale  e  nel  tem- 
porale, colla  mensile  provvista  di  5oo 
scudi),  poscia  fatto  da  Giovanni  XXllI 
legalo  a  Intere^  vicario  generale  di  Ro- 
ma e  nelle  proviucie  della  Cbiesa  Ro- 
njaua,  nello  spirituale  e  nel  temporale 
(  con  4oo  scudi  al  mese  ) ,  morto  nel 
1417  0'^'  ^°'-  LXIV,  p.  214,  dissi  cogli 
sciillori  de' Servi  di  3/arìa,cUe  fr.  An- 
tonio Guasco  d'Alessandria,  di  tale  ordi- 
ne, teologo  d'Alessandro  V  nelsinododi 
l'isa,  fu  vescovo  di  Fondi,  vicario  del  Pa- 
pa e  governatore  di  Roma  ;  e  che  Gio- 
vanni XXIII  voleva  crearlo  cardinale). 
—  Nel  i4i  I  cardinal  Giordano  Orsini 
romano,  arcivescovo  di  Napoli,  peniten- 
ziere maggiore,  deputato  da  Giovanni 
X X 1 1 1,  //i  Urbe  t^'icariu.s\el  vìsìlalor  Ec- 
clesiariun,  nionasteriorufit,  et  loconini 
pionitn,  ut  inquireret,  et  corrigeret,ffuae 
(lei)ravuitu,  et  cornipla  eraiit  (come  al- 
trove, a  cagione  del  turbolenlissiino  sci- 
sma, clic  funesto  perdurava). — Neli4'  ^ 
Francesco  abbate  beiiedetliuo  di  s.  Mar* 
tino,  della  diocesi  di  Viterbo,  eletto  da 
(ìiovanui  XXIII  vicario  generale  di  Ro- 
ma nello  >piriUialf. —  Nel   \\i'i  l'icUo 


V  I  C  <,i 

Sacco  canonico  Viiticaiio    e  cubiculario 
di  Giovanni  XXIII,  die  lo  lece  in  Urbe 
sui  iu  si>inlii(ih//us-    f'iiarii    fjontnifC' 
iicns,  deptitaliir  ad  smini  beneplaeittim, 
Clini  pluris  et  libera  facullate  faciendi, 
gerendi,  et  exerrcudi  omnia,  et  singula^ 
(juae  f''icaiii  if)si  per  Sci  lem    apostoli- 
cani  in  dieta  Urbe  hiiclenns  deputati  fa- 
cere,  gerere,  et  cxercere  consuc^'urunt. 
—  Circa  il  i4i(>  cardinal  Jacopo  fsolani 
bolognese, fallo  da  Giovanni  XXIII  (al- 
tri dicono  nel  i4>4  *^  P*^''  '''  ^*^'*  ^issenzu 
da  Roma)  di  Roma  e  suo  contado,  terri- 
torio e  distretto,  nello  spirituale  e  tempo- 
rale, e  nelle  provinciedi  s.  Chiesa,  legato 
e  vicario  generale  (il  Novaes  lo  dice  con- 
feruiato  da  IMartino  V,  eletto  1'  1  i  no- 
vembre 1417,  che  eslinse  l'orribile  sci- 
sma ,  anzi  tale  storico  riferisce  pure,  che 
Innocenzo  VII  nel  i4o5avea  fallo  vica- 
rio di  Roma  sua  patria  e  arciprete  Late- 
ranense  il  cardinal  Oddone  Colonna,  poi 
AJarlino  /').  —  Nel  14^3  Santi  o  Santo 
da  Cave  di  Falestrina,  canonico  Latera< 
uense  e  vescovo  di  Tivoli,  vicario  di  Ro- 
ma per  Martino  V,  ivi  morto  nel  i  ^ij 
e  tumulato  in  s.  Maria    Nova.  —  Verso 
il  i43i  Daniele  Gari  de  Scotti  di  Tre- 
viso vescovo  di  Parenzo,  commissario  di 
Bologna  e  tesoriere  generale  d'  Eugenio 
IV,  e  suo  vicario  di  Roma,  per  la  riibnna 
del  cui  clero  proinnlgò  salutari  e  lodevo- 
li costituzioni  e  ordinamenti,  approvali 
dal  Papa^  nella  lettera  indirizzata  al  vi- 
cario che   segue,  morto   in  Padova  nel 
1433. —  A'27  dicembre  i43c  Gaspare 
de  Diano,  figlio  del  conte  di  Celano,  ve- 
scovo di  Teano  sua  patria,  indi  arcivesco- 
vo di  Gonza, deputalodabugenio  I  V  a  suo 
vicario  di  Roma,  per  la  riforma  del  clero 
romano,  governatore  e    amministratore 
nello  spirituale  e  nel  temporale  de'  litoli 
e  diaconie  de' cardinali    vacanti,  moria 
in  Napoli   arcivescovo  nel  i/\.^o.  —  Nel 
1437  Andrea  de  Castro  (o  lìroglio)  di 
Moutecchio  vicario  nello  spirituale  di  Ro- 
ma d'Eugenio  IV,  mentre  dimorava  iu 
Firenze  :    dc^^iadù  1  aaerilci^lu  pi eilalori 


ga  Vie 

ileile  gemme  che  ornavano  le  ss.    Teste 
ile'  ss.  Pietro  e  Paolo  (/^.),  nella  chiesa 
d'Araceli,  severamente  puniti  con  sua 
sentenza.  Nel  i44'  ^^'a   amministratore 
conitnentlaturio  di  Paleslrina  e  sua  dio- 
cesi, e  vescovo  di  Fossombroiie,  morto 
nel  1454.  —  Nel    i445  circa,  Giosuè 
Alorniile  napoletano,  vescovo  di  Tropea, 
fililo  da  Eugenio  IV,  assente  da   Roma, 
di  (|uesla  suo  vicario  generale  nello  spi- 
rituale. • —  A'  i5  luglio  1446  Onofrio 
Fiancesco  tli  s.  Severino  napoletano,  ve- 
scovo di  Melfi,  vicario  generale  di  Pcoraa 
d'Eugenio  IV,  morto  nel  i45o  (notai 
Del  voi.  LXV,  p.  20,  che  il  suo  cognome 
era  Stueilucci,  e  non  napoletano  ma  di  s. 
Severino  nella  Marca.  Il  p.  Faotoni,  Isto- 
ria d'Avignone  e  il:L  contado  FenesinOy 
Stati  (Idia  Sede  apostolica,  l.  i,  p.  g3, 
lo  registra  nel  i432  qual  rettore  del  Ve- 
uaissuio.    Per  ultimo  non  voglio  tacere, 
che  talvolta  la  città  e  diocesi  di  s.  Seve- 
liua  nel  regno  di  Napoli,  fu  confusa  con 
quella  di  s.  Severino.  L'  Uglielli,  Italia 
sacra,  l.  i,  p.  987,  riporta  Ilonnphrius 
Franciscus  de  s.  Sci'erino  neapolitanus, 
che  intervenne  nel  i438  al  concilio  di 
Ferrara,  e  che  Nicolò  V  con  diploma  da- 
to in  Kieti  a'i5luglio  i447>d''  confermò 
il  governo  e  dominio  del  castello  di  Sai- 
suia.qual  vescovo  di  Melfi).  — Nel  1448 
l'ioberto  Cavalcanti  vescovo  di  Volterra, 
vicario  di  Nicolò  V. —  Nel   i45o    Ber- 
nardo o  Berardo  Eruli  di  Narni  vescovo 
di  Spoleto,  vicario  di  Nicolò  V,  poi  car- 
dinale. —  INel  145S  Francesco  de  Ligna- 
mine  padovano,  già  tesoriere  generale  e 
vescovo  di  Ferrara,  da  Pio  II  fatto  suo 
■vicario,  e  nel  1460   traslato  a  Feltra  e 
Belluno.  Nella  chiesa  di  s.  Eustachio,  alla 
presenza  del  clero  romano  adunato  pel 
sinodo.celehròsoleonemente  la  messa  del- 
lo Spirito  Santo,  e  le  costituzioni  che  vi 
si  fecero,  le  promulgò  nel  i4tì  '>  premes- 
sa una  lettera  pastorale  diretta  al  clero 
di  UiHiia,  in  cui  s'intitola:   Franciscus 
ile  Padua,Dii et  Aposlolicac Sedisgra- 
Lia  E/Hscopiis  Fcllretisis,   SS.  Domini 


V  I  C 

Nostri  Pii  divina  Providentia  PP.  11^ 
Urbis,  cjitscjne  Di.strictii  in  spirilualibiis 
f'irarins  gcncnUiS.  Morì  in  Uoma   nel 
i4'Ì2.  —  Nel  i4<J2  Giovanni  Neroni  fio- 
rentino, vescovo  di  Volterra,  poi  arcive- 
scovo di  Vweme,  giibi-rnator  ct/'icarius 
Urbis  i\\  Pio  II,  morto  in  Roma  nel  i^j'i 
e  sepolto  in  s.  Maria  so[)ra  Minerva.  — • 
A'i(j  settembre  1  4^)4  Domenico  de  Do- 
miiiicis  veneto,  vescovo  di  Torcello,  indi 
eli  Brescia,  aggregato  al  patriziato  roma- 
no, vicario  di  Roma  nello  spirituale  del 
veneto  Paolo  II  e  di  Sisto  IV,  morto  in 
Brescia  nel  1478,  eruditissimo  letterato. 
—  Circa  il  i470  Nicola  Trevisani  pado- 
vano, vescovo  di  Ceneda,  vicario  di  Roma 
nello  spirituale  di  Sisto  IV  e  Innocenzo 
VI  II,  nel  149^  morto  in  Padova.  —  Nel 
i486  Giacomo  Botta  di  Pavia    vescovo 
di  Tortona,  delcgatur  vicariatui   Urbis 
d' liinoceuzo  Vili.  —  Circa  il  1496  Ja- 
copo Serra  spagnuolo,  vescovo  di  varie 
chiese,  ed  arcivescovo  di  Cagliari  in  Sar- 
degna, di  cui  era  oriundo,  vicario  di  Roma 
di  Alessandro  VI,  che  nel  i5oo  lo  creò 
cardinale, indi  vescovo  (diAlbanoepoi)di 
Palestrina  (Aggiungerò  coll'Ughelli,  Ita- 
Ha  sacra,  t.  7,  p.  i  74:  Antonio  Ci  Valeria 
d'Aragona,  nel  i499  ^*  Alessandro  VI 
fatto  vescovo  di  Venosa  e  nunzio  di  Na- 
poli, Urbis  Ficarius  erat  rt«.i5oo,  mor- 
to nel  1 5o  I  sotto  tal  Papa). — A'  i  2  giu- 
gno i5oi  Pietro  Gamboa  spagnuolo  ve- 
scovo di  Carinola,  vicario  di  Roma  per 
Alessandro  VI,  di  cui  era   confessore  e 
prima  di  morire  gli  somministrò  i  sagra- 
menti,  secondo  il  Poazetti  (ma  io  oel 
voi.  LXKXVII,  p.  2.62,  col  Rinaldi,  dis- 
si che  altro  Pietro  e  vescovo  Gulraense 
suo  confessore,  gli  soramioistrò  i  sagra- 
menti);  ed  aggiunge  il  medesimo  Poozet- 
ti,  che  cessò  di  vivere  nel  i5o4  (  ma  il 
May\n\,  Archiatri  Pontificii,  1. 1,  p.  244> 
che  ne  olfre  le  notizie,  assicura   che   nel 
1 5o8  viveva  in  Valenza). — Circa  ili5o8 
IV.IV.  Flcarius  Urbis  dì  Giulio  II,  senza 
il  carattere   vescovile.  —  Verso  il  i5io 
Pietro .</tco/^/fior€ulioo (aretiou),  vesco* 


V  I  e 

vo  d'Ancona  e  viraiio  di  Giidio  H,  rlie 
nel  I  '»  I  I  lo  creò  cardinale  vescovo  (di  Al- 
bano, poi  di  l*a!c'stiina,f|iiin(ii)  di  S;il>iiia. 
—  A'  r4  agosto  i5(  i  Uomenico  Juro- 
bazzi  de  Facesclii  romano,  vescovo  di  più 
ciiiese  e  di  Wocera  de'Pagani,  vicario  ge- 
neiale  di  Giulio  11,  e  di  Leone  X,il  rpiale 
nel  iSiy  lo  creò  cardinale  :  intcsveime 
al  concilio  di  Laterano  V,  per  la  cui  os- 
servanza a'i3  ottobre  i5i6  pid)hlicò  nn 
edillo  in  nome  dei  Papa.  —  A'3o  luc'io 
iSiQ  Vincenzo  vescovo  Ollocrin^i.i  a 
Leone  X  (lesignatiir  yintisles  in  lioina- 
na  Cnria,e(/)('r  (ria  vìilliaria  extra  L'r- 
hein,  ut  xacros  ordine;  conferrc  possit, 
praevio  rigoroso  exainine,  faciendo  in 
Camera  aposlolira  per  prncsidenUs,  et 
clericos  (notai  di  sopra,  che  tuttora  ne' 
concorsi  in  Roma  intervengono  il  de- 
cano de  Chierici  di  Camera  e  l'avvocalo 
generale  del  Fisco),  non  solnm  de  mori- 
bus,  idoncilate,  et  siifjicientia,  ac  lille- 
raliira  personae,  sed  de  ùluli  hencficii 
eie.  —  Circa  il  iSso  Andrea  Jacol)n7zi 
romano,  fratello  del  suddetto  cardiocde  e 
com'esso  vescovo  di  Nocera  de' Pagani, 
dottissimo  canonico  Vaticano  e  insigne 
per  pietà,  vicario  generale  nello  spiritua- 
le di  Roma  di  Leone  X,  Adriano  VI  e 
Clemente  VII,  morto  nel  i524.  Confer- 
mò gli  statuti  del  sodalizio  pel  ss.  hialico 
{y.)  di  s.  Lorenzo  in  Damaso,  ov'èda  no- 
tare i  vocaboli  y/rciconipagnia  venera- 
bile  e  purissima,  coquali  si  qualificò.  — 
Wel  I  52  I  IVl.PaoloCapizucchi  romano, ca- 
nonico Valicano,  decano  degli  uditori  di 
Rota,  dipoi  vescovo  di  INicaslro  neh  533, 
poiché  non  era  insignito  del  grado  vesco- 
vile quando  Leone  X  lo  deputò  vicario  di 
Roma,  e  lo  fu  pure  di  Adriano  VI,  di 
Clemente  VII  (e  perciò  si  sarà  trovato  al 
crudelissimo  sarco  di  Roma,  incancella- 
bile grandissima  sventura,  che  piansi  e 
riprovai  in  tanti  luoghi)  e  di  Paolo  HI, 
morto  nel  i  539  ^  sepolto  nella  basilica 
Liberiana.  —  ÌSeliSaB  Pietro  Andrea 
Gambara  bolognese,  vescovo  di  Faenza, 
fallo  da  Clemente  VII  f'icarius  perpt- 


V  I  C  f)ì 

tniis  TJrhis,  morto  in  Viterbo  nel  1,598 
slesso  :  SCI  isse  De  ofjieio  nlipie  alidori- 
tate  fjci^nti  a  l.alere,  Vonrtiis  i5o|.  — ■ 
Circa  il  \'^'^'ì  Paolo  III  deputò  il  cardi- 
nal Paolo  Kinilio  Cesi  romano,  con  altri 
due  cardinali,  corrector,  et  reformntoi' 
mnritni  ttnii'ersi  eieri  romani  :  morì  iit;l 
1537. — \' 7.f.  marzo  i537  il  cardinal 
Gio.  Vincenzo C^7r/7/^/ a ici vescovo  di  iNa- 
poli  sua  patria  e  poi  vescovo  di  Palestri- 
na,  dopo  la  morte  di  Leone  X,  seguita 
il  I. "dicembre  i59.  i ,  deputalo  nella  Sede 
vacante  dal  sagro  Collegio,  Urbis  re- 
etor,  ef  moderatnr  j  indi  nell'assenza  di 
Paolo  III  ila  Koinn,  di(  Inarato  dal  P.ipa, 
toliiis  l  ibis  adminislrator  sul' legali  ti- 
tillo ei  demandavit,  ipsnmqne  siium  et 
s.  Sedis  Icgatiim  n  Intere,  in  spiri liiali^ 
bus  et  femporalil'us,  P  icariuni  genera' 
leni  in  Urbe,  ejusqne  territorio^  et  di- 
striclu,  ac  terris,  et  locis  illi  adjaeenti- 
bii.s  usqiic  ad  smini  beneplacilum,  vel 
ad  eamdem  Urhem  redilitm  suiini  con- 
s'itnity  et  depufavit.  Morì  in  ^'apoli  nel 
I  540.  —  Nel  i538  Pomponio  Ceri  de 
Lellis  romano,  canonico  Laleranense,  ve- 
scovo di  Sutri  e  Kepi,  da  Paolo  III  nomi- 
nato vicario  di  Roma  nello  spirituale, 
creandolo  cardinale  a' 2  giugno  i542, 
morto  a'  3  agosto  susseguente  e  deposto 
nella  basilica  Laleranense. —  A'  ìt.  di- 
cembre i53f)  Rartolomeo  Guidicrioni 
vescovo  di  Teramo,  in  dello  giorno  da 
Paolo  111  creato  cardinale  e  vicario  di 
Roma,  indi  vescovo  di  sua  patria.  —  Cir- 
ca il  i54o  il  cardinal  Uberto  Gambara 
bresciano,  vescovo  di  Tortona,  vicario 
di  Roma  per  Paolo  HI.  —  A' 3  novem- 
bre 1542  Filippo  Archinlo  milanese,  già 
f"' ice- Camerlengo  e  governatore  di  Ro- 
tta, vescovo  di  Borgo  s.  Sepolcro,  vicario 
di  Roma  per  Paolo  III,  e  poi  di  Giulio 
HI,  Marcello  II  e  Paolo  IV,  morto  iu 
Cerganvo  del  i558  arcivescovo  di  Mila- 
no. Nel  I  545  pubblicò  un  libro  per  istru- 
zione del  clero  e  popolo  romano,  in  cui 
s' intitola  :  Paiili  III  in  alma  Urbe,  ac- 
que ej'us  dislrictu  in  spiriUialibus  fica- 


04 


V  I  e 


riit.<! {^rnerrtlis  iinh'crsì's,  et  .<:inf;rili'!  clii'i- 
slifìilcliliu  1,  rrìiginxis^  S(7eciil,iri/nisffitr 
nnstriir  curnccnniiìn<;<iì<;  fiftlutem  in  Hn 
mino  senijnlernnniy  Clirislianuni  dt  fide, 
et  Sacranìenlis  cdictnm,  Pioinae  apiul 
Anlonium  lilailiiin  (i  in  piessorem  Carne - 
lalem),  anno  a  Christi  iVatalihiis  ì5/\.^ 
mense  primo.  Fu  assai  oo'JWTjendato  pel 
suo  governo,  per  la  parie  di'  el)be  nella 
lifalibrica  del  tempio  l'alitano,  ed  in 
.'litri  gravi  all'ari. — Circa  il  ili^H  Rlar- 
c'Antonio  Majffci  romano,  avvocato con- 
ci<itoriale  e  canonico  Laleranense,  sotto 
Paolo  III  Papae  flrarii  i'ice  gessit  ad- 
modnni  fiivcnisj  poscia  arcivescovo  ili 
Cliieti,  legalo  in  Polonia,  fatto  da  s.  Pio 
V  datario  e  cardinale  (  anche  vicario  o 
pro-vicario  suo,  secondo  Novaes  e  Car- 
tlella).  — Wel  ì55i  il  cardinal  Sebastia- 
no Pi^liini  di  Reggio,  da  Giulio  Ili  de- 
putato Lrhi'iy  et  onininiii  Tribuiialinm 
l'icarÌHS. — Versoi!  i  555  Lodovico  T>ec- 
ralelli  bolognese,  vescovo  di  favello  e 
Prato,  arcivescovo  di  Ragusi,  nunzio  in 
Germania  ed  a  Venezia,  Giulio  III  lo  di- 
cliiarò  vicario  di  Roma,  e  lo  fu  pure  di 
Paolo  IV.  Morì  in  Prato  nel  1572. — A' 
O.C)  novembre  1  558, come  superiormente 
indicai  (mentre  il  suddetto  Aicbinto  era 
vicario  di  Roma),  Paolo  IV  nel  conci- 
storo segrelodecrelò, (yfio  VicarintH<! Ur- 
bi.'; ofjìcium,  et  pracfrcturain  in  S.  Col- 
ìrgiuni  S.  R.  E.  Cardinalinni  primo  re- 
diixil,  priniHinque  onininni  dicbiarò  il 
cardinal  Virgilio  Rosario  di  Spoleto  del 
titolo  presbiterale  dì  S.Simeone  e  vesco- 
vo d' Ischia.  Così  rc'-.tò  in  perpetuo  sta- 
bilito il  vicariato  di  Roma  in  un  cardi- 
nale. A'iS  maggio  I  55c),  al  cardinal  Ro- 
sario, nel  palazzo  Valicano  gli  sì  ruppe 
ima  vena  io  pellOj  e  tosto  ne  morì,  tu- 
mulato in  $.  Maria  sopra  Minerva. — A.' 
iG  novembre  i55f)  il  sagro  collegio  es- 
sendo in  conclave  per  morte  di  Paolo 
IV  (.ivvenuta  a' 18  agosto,  e  sembra  che 
si  trovasse  vacante  la  caricaj,  in  congre- 
gazione generale  deputò  Pietro  de  Pe- 
li'is  aretino  da  Monte  s.  Savino,  aflìne  di 


V  I  C 

Giulio  in,  vescovo  di  Nocera  de'Pagani, 
ut  oljirinni  T^irarii  lJri>isn<:qite ad  crea- 
fionrrn  nrn-i  Pontifìcii  (che  seguì  a'  2() 
dicembre)  ita  r.ieneat,  siriit  alii  Fica- 
rii  a  Smanio  Pontifìce  deputali  exerce- 
re  consiieverunt,  atqne  eideni  plenain 
pntc.statem  et  anetoritatem  concedit. 
Morì  nel  i  58o.  —  A'  9.G  gennaio  i  5^0 
il  nuovo  Papa  Pio  IV  fece  vicario  gene- 
rale di  Roma  il  cardinal  Giacomo  Sai'rl- 
li  romano  e  arcivescovo  di  Benevento,  e 
lo  fu  pure  di  s.  Pio  V,  Gregorio  XI  II  e 
Sisto  V.  Divenne  successivamente  vesco- 
vo di  Sabina,  Frascati  e  Porto:  fu  a  7 
conclavi,  e  morto  a*  5  dicembre  i587, 
intervennero  alle  sue  esequie  3f)  cardi- 
nali e  5o  prelati.  Del  suo  zelo  pastorale 
vi  sono  ollimi  documenti  stampati  ne- 
gli editti  e  lettere  pastorali, ^ro  r/eri  ro- 
tnani  morii/n  instaiirafione,  et  prò  re- 
formando  Ecclesiaruni  parocliialinni 
regimine.  Nel  suo  vicariato  cominciò  la 
serie  de'  Vicegerenti  di  Roma,  delti  al- 
lora Suffraganei  del  cardinal  vicario 
di  Roma.  —  Nel  i56i  Sebastiano  Por- 
tici di  Lucca  arcivescovo  di  Ragusi,  e 
poi  vescovo  di  Foligno,  pro-vicario  di 
Pio  IV.  —  Verso  il  I  569  s.  Pio  V  depu- 
tò Giovanni  Oliva  perugino  arcivescfjvo 
di  Chicli,  Rcformator  nionini  in  Urbe. 
—  Nel  1."  maggio  I  585  cardinal  fr.  Mi- 
chele Bonelli  i\eUo  l'Alessandrino,  per- 
chè di  Bosco  presso  Alessandria  della 
Paglia,  domenicano  e  nipote  di  s.  Pio  V, 
fatto  da  Sisto  V,  Ficarius  Papae  cnm 
pleniasimapotestatein  rebus  ecclesia.^ti' 
cis,  et  temporalibux  Urbis,  et  Status  Ec- 
clesiastici (Nel  i5c)i  divenne  vescovo 
d'Albano  e  morì  nel  i  598).  —  Nel  i  587 
il  cardinal  Girolamo /ì»sZ/t»rc/ di  Fano, 
vescovo  di  Sinigaglia,  vicario  di  Roma 
per  Sisto  V,  Urbano  VII,  Gregorio  XIV, 
Innocenzo  IX  eClemenleVIll  (nel  1598 
divenne  vescovo  d'  Albano,  e  poi  di  Sa* 
bina  e  di  Porto,  e  f u  a  G  conclavi.  11  pa- 
lazzo da  lui  edificato  in  Roma,  die'  no- 
me alta  Piazza  Rusticucci.  A  suo  tempo 
Sisto  V  emanò  il  breve  Quae  ordini  ec- 


V  I  e 

clfsia<.lìco,  de'  4  scUembre  i  'IcSf),  /??///. 
lìOnt.,  I.  5,  par.  i,  p.  77:  Confirnialio 
vendi lioni'!  loci  prò  fahricntìdis  carce- 
ri/ni': in  L'rhe,  iti  clerici ft,  reli^insi<;^hc- 
hracis,  ci  christìanis  dclinqiienlibn^  di- 
sti/icliis  career  ci'!''ignari  fìoxul.  In  esso 
si  dice,  che  avendo  rappresentalo  il  car- 
dinal Rusticucci  la  grave  indecenza,  di 
dovei  si  i  cliieiici  e  religiosi  delinquenti 
porre  in  comune  co'Iaici  nelle  carceri  di 
Roma,  e  lo  scandalo  che  nedeiivava  da 
Jnle  mescolanza  e  convivenza,  anco  cogli 
ebrei,  ad  eliminarne  le  conseguenze,  ap- 
provava la  vendita  falla  dalrellore  del 
collegio  germanico  ungarico,  d'un  locale 
situato  sulla  riva  del  Teveie  presso  le 
carceri  di  Tor  di  Nona,  per  incorporarlo 
adesse,  e  formarvi  separale  prigioni  par- 
ticolari pe'nominali.  L'ai). Evaristo  Fran- 
colini suo  concittadino,  da  ultimo  nel- 
r  Allntm  di  lìomcJ,  t.  2  i ,  p.  8  1 ,  ne  piih- 
hltcò  la  bella  biografia,  col  ritrailo  e  lo 
stemma  gentilizio.  Egli  rilevò,  che  il  car- 
dinale studiò  di  ricopiare  in  sé,  ciò  che 
Sdisse  s.  Bernardo  nel  libro  De  Consi- 
derafione,  cap.  4i  ^^  l^^'  piesentalo  al 
già  suo  discepolo  Eugenio  1II.»>  Chi  e- 
(elto  chiamasi  a  sostenere  pasloral  cu- 
ra o  legazione  di  Cristo,  nulla  speri  tran- 
ne da  Dio,  nulla  paventi  fuori  di  Dio, 
non  miri  alle  mani  di  chi  viene,  ma  al- 
le sue  necessità  :  sia  cattolico  nella  fe- 
de, fedele  nella  dispensazione  del  mini- 
stero, concorde  nella  pace, nell'unità  con- 
forme. Usi  industria  nel  regolare,  valore 
nell' agire,  modestia  nel  favellare:  nelle 
cose  avverse  sicuro;nelle  prospere  pieto- 
so. Amabile  non  nelle  parole,  ma  nell'o- 
pera'; nelle  azioni  e  non  nel  fasto  vene- 
rabile". E  tale  tnostrossì  il  cardinal  Ru- 
sticucci nel  ministero  eflìdalogli,  conci- 
liandosi a  un  tempo  il  rispetto  e  l'amore 
di  tutta  Roma.  E  l'esempio  di  lui  ne  sia 
ad  altri  nobile  incitamento  a  tener  la  via 
della  sapienz.i  e  della  giustizia).  Morì  nel 
i6o3.  —  INel  iGo3  d  cardinal  Camillo 
Borghese  tornano,  fu  deputato  da  Cle- 
ineDle  Vili  vicaiio  di  Roma  (chiamato  da 


V  I  C  r," 

lutti,  lo  dirò  anco  ima  voUn^Volllinn  Car- 
dìnttle,  sempre  vestendo  al)ito  talare):  a' 
iG  maggio  iGol  fu  eletto  Papa,  e  prese 
il  nome  di  Paolo  /^,  ed  ì:  un  elogio. — 
A*2g  maggio  ifio:'»  Paolo  V  fece  vicario 
di  Roma  il  cardinal  Gii-olamo  Pamplù- 
Ij  romano  (  tosto  orduiandogli  d' inli- 
mare a  lutti  i  vc'^covi  dimoranti  in  Ro- 
ma, il  pronto  ritorno  alle  loro  diocesi  ), 
morto  nel  iGio.  —  A'  1 4  agosto  iGio 
cardinal  Gio.  Garzia  Rldliiù  romano, 
creato  da  Paolo  V  vicario  di  Roma,  e  nel 
iG'X?.  pel  \ ."  elei^il  secrclarìmii  sui  tri- 
hunnlis  /'icarialiis  (come  di  sopra  ho 
dello,  nomina  che  ora  fanno  i  Papi);  fu 
eziandio  vicario  di  Giegorio  XV  e  Ur- 
bano Vili,  morto  arciprete  Liberiano  e 
vescovo  Tusculano  nel  1  C'ir),  dopo  aver 
piipeggialo  nel  iGaS.  L'Amidenio  chea 
suo  tempo  stampò:  De pietalc  roiiiann, 
scrisse  di  lui.  f  iriini  in  Inenda  cccleaia- 
alica  dìgnìtale,  et  disciplina  slrenuiini, 
doc  trina  et  pie  tale  exirnium,  in  negotii': 
gerendis,  ut  plures  difjicillimae,  quas 
obiiit,  legationes  ostcndinn,  solertissi- 
miim. — A'3  ottobre  iG?.C)  cardinal  Mar- 
zio Ginetti  di  Vellelri,  nominato  vicario 
da  Urbano  Vili,  quod  mutiiis  magna, 
laude  obii'it  ne'seguenti  Papi  Innocenzo 
X,  Alessandro  VII,  Clemente  IX  e  Cle- 
mente X.  Divenne  prefetto  di  undici  con- 
gregazioni, e  mori  vescovo  di  Porlo  (ve- 
.scovato  ricevuto  nel  1666,  dopo  essere 
stalo  vescovo  d'Albano  dal  i6")3edi  Sa- 
bina dal  1 663),  a' 3  marzo  167  e  d' 86 
anni.  —  Wel  iG3o  per  1'  assenza  da  Ro- 
ma del  cardinal  Ginetti  per  la  legazio- 
ne di  Germaniaa  procurare  la  paced'Eu- 
ropa,  e  per  rpiella  di  Ferrara,  Urbano 
Vili  nomino pro-i'icariu.s  il  propio  fra- 
tello fr.  Antonio  Barberini  fiorentino  e 
cappuccino,  e  continuò  sino  al  1642.  Vi 
è  una  collezione  stampata  de'  suoi  editti 
e  decreti, quale  Pro-f'icarius  Urbis.  — 
A'?,  aprile  167  1  cardinal  V»\ììiio  Paluz- 
zi  Albertoni,  dallo  zio  adottivo  Clemente 
X  Altieri  dichiaralo  vicaiio  di  Roma, 
carica  che  funse  per  breve  tempo,  fallo 


ff,  V  1  e 

cnmei  lenf^o  di  «.  Chiesa,  e  poi  moiio  ve 
scovo  «li  l'orlo.  —  A'i?.  agosto  iCì"  i 
caiiiinnl  Gaspare  (Mrpiguai ornano,  per 
la  riiiiiiizia  ijfl  carcJmal  Paluzzi-Allicri, 
Cleiiienle  X  suo  parente  l'elesse  vicaiio 
generale  ili  Roma,  dignità  che  funse  an- 
cora ne' pontificali  d'Innocenzo  XF,  A- 
lessandro  Vili,  InnocenzoXile  Ciemen- 
le  \ì,  nfl'nir/ìhili priiilf/ìtia,  i-igilantia, 
ac  ilcxleritnlf  j  maxima  mornm  gra- 
vitale, et  sapientia  priiicops  fidi,  ac  pie- 
nns  mcrilis  Rornae  vwrlalilateni  exiilt 
die  6  aprilis  1714  (d'  anni  SU  e  4^  di 
vicariato,  vescovodi  Sabina.  Osserva  No- 
■vaes:  soleva  a  tutte  le  suppliche  rispon- 
dere col  no,  sebbene  poi  lutto  accordas- 
se! De' celebri  suoi  museo  e  biblioteca, 
formati  nel  suo  Palazzo  Carprgna  <li 
Roma,  in  quest'articolo  toinai  a  cele- 
brarli, mentre  di  sua  anticbissitna  e  no- 
bilissima fìifiiiglia,  da  cui  derivarono  i 
possenti  conti  e  duchi  tVUrbitio,  in  tpie!- 
r articolo  ne  ragionai).  — A' 25  aprile 
1682,  per  l'assenza  del  cardinal  Carpe- 
gna,  recatosi  al  suo  feudo  di  Carpegna 
per  alcuni  mesi,  Innocenzo  XI  deputò  a 
Pro-Ficarins  di  Iloma  il  cardinal  Gi- 
rolfluìo  Casanala  napoletano.  • — A'  j8 
dicembre  1 7  i  5  il  cardinal  (tale  creato  a' 
1 6)  Nicola CrtrrtTr/o/o  napolelano,arcive- 
scovo  di  Capua,  FirengercU';  curii  omni- 
hw;  facultahhus  Sicario  Papae  conce- 
di solitis  a  Clciiienle  AT  (narra  il  con- 
tejnporaneo  diarista  Cecconi,  che  dopo 
la  morte  del  cardinal  Carpegtia,  il  vica- 
riato fu  dato  per  interini  a  mg.'  Carac- 
ciolo vicegerente,  e  l'assegnamento  del 
■vicariato  fu  concesso  a' vescovi  di  Catania 
e  Girgenli ,  per  le  ragioni  che  descrissi 
nel  voi.  LXV,  [).  260  e  seg.,  mentre  que' 
due  prelati  a  difesa  dell'  immunità  ec- 
clesiastica, nelle  gravissime  vertenze  ivi 
narrate,  aveano  dovuto  abbandonare  le 
loro  sedi),rt  quo  defunclo  card.  Carpi- 
neo  consti liiiiur  eliamPro-T  icarius  Ur- 
i':y  (notando  altrove  il  Ponzelti  che  i 
Pro-J  icarii,  gnudere  solenl  onini  jure, 
omnibusque  fncuhalibus  ipsi  Card,  ri- 


V  I  C 

cario  conipetentibns)^qno  niuneretribn'i, 
<t  ainplius  annis  dili^fnlis^inie,  todus- 
que  ljrl>i<;  plau<!U  functus  est;  e  posci.i 
si  restituì  alla  sua  chiesa  di  Capua.  — 
A'f)  dicembre  1717  cardinal  Domenico 
Paracciani  rumano,  vescovo  di  Siniga- 
glia,  fatto  vicario  di  lloma  da  Clemente 
XI,  ivi  molto  a'f)  maggio  lyxt.nel  dì 
seguente  all'  elezione  d'  Innocenzo  XIII, 
essendo  uscito  per  malattia  dal  conclave, 
lodalissimo  per  avere  facilmente  ammes- 
so all'udienza,  come  per  la  sua  integrità  e 
diligenza  neldiflicile  magistrato,  non  che 
carità  co'  poveri.  —  L'  1  i  tnaggio  1721, 
il  cardinal  Fabrizio Prto/t/cciforli vese,ve- 
scovo  d'  Albano  (che  per  20  anni  era 
stato  segretario  di  stato  di  Clemente  XI, 
e  nel  conclave  ricevette  dall'imperatore 
X E^cliisi^'a  al  pontificalo,  della  quale  av- 
vertenza pacifica  non  poco  riparlai  nel 
voi.  L  X,  p.  2  I  3  e  seg.),  a  vendo  rassegnalo 
la  carica  di  penitenziere  maggiore  ad  In- 
nocenzo XIII,  perchè  bramava  conferirla 
al  fratello  cardinal  Bernardo  Conti,  che 
inoltre  voleva  creare  cardinale,  il  i'apa 
lo  fece  vicario  di  Pioma,  quodonus  quo- 
que snhstinuit  sub  Beneduto  A ///(col 
vescovato  di  Porto,  nuovamente  col  se- 
gretariato di  stato  e  la  ritenzione  del  vi- 
cariato, morto  in  Roma  l'i  i  giugno  i  72G, 
decano  del  sagro  Collegio,  vescovo  d'O- 
stia e  Velletri,  encomialissimo  e  munifl' 
co  co'poveri.  — A' 1  3  giugno  i726car« 
dinal  l'rospero  H/arefo^chi  di  Macerata, 
uditore  di  Renedello  XIII, il  quale  colla 
ritenzione  di  tal  carica  lo  dichiarò  vica- 
rio di  Roma,  ed  in  ambedue  gli  ufTizi 
continuò  col  successore  Clemente  XII, 
morto  a' 24  febbraio  1732  assai  lodalo 
(altrove  il  Ponzelli  celebrò  Denedelto 
XIII  per  aver  rinnovato  l'esercizio  in- 
cessante delle  funzioni  episcopali,  nelle 
01  (linazioui  e  amministrazione  di  altri  sa- 
gramenti,  e  nelle  consagrazioni,  di  che  in 
più  luoghi  trattai). — A'2q  febbraio  1  782 
cardinal  fr.  Gio.  Antonio  G uadagni  fio- 
renlino,  carmelitano  scalzo,  vescovo  d'A- 
rezzo, dallo  zio  Clemente  XII  fatto  vica- 


V  I  G 

rio  ili  Roma,  e  continuò  ad  esserlo  sotto 
Ueiiedetto  XIV  e  Clemente  XIII,  morto 
vescovo  (li  l'orlo  (liaslato  da  Frascati,  e 
di  tal  santa  vita,  che  nel  i  yG.l  si  comin- 
ciò il  processo  per  la  sua  bealilìcazione). 
— A'9.8  settembre  i  7  jc)  cardinal  Anton 
Maria  Erba  OJcvr/i/c/i/ milanese,  crea- 
to vicario  di  Iloraa  da  Clemente  XIII 
(dopo  averlo  egli  slesso  consagralo  in  Ca- 
stel Gantlolfo  arcivescovo  tli  Nicea  in 
pnrtiliuif  fiinrione  che  descrissi  nel  voi. 
XCV,  p.  325),  morto  d'anni  5i,  a'  28 
marzo  1 7 G 2,  loia  Urbe  proplcr  ejus  in- 
sìgnes  virlutes  nioerente  :  priiiceps  ma- 
gni nontinif,  et  prohilnte, modestia,  lui- 
ìiuinitaic,  aitine  Hhcralilalc  in  paiipe- 
res  ila  cchl/iis,  ut  ab  omnibus  magno- 
pere,  et  diligentur  et  colerelur.  —  A'20 
settembre  1762  cardinal  Marc' Antonio 
Colonna  romano  pro-I\Jaggiordonio  di 
Clemente  XIII,  il  quale  lo  promosse  a 
vicario  di  Roma  (  ma  siccome  era  del- 
l'ordine de'  diaconi,  lo  trasferì  a  quello 
de'  preti,  e  come  dissi  nel  voi.  XCV,  p. 
326,  lo  consagrò  in  arcivescovo  di  Co- 
rinto in  parlibus,  e  poi  fece  arciprete  Li- 
beriano, nella  quale  patriarcale  nell'an- 
no santo  177.^  fu  legalo  a  latere  per  a 
prire  e  chiudere  la  porta  santa:  inoltre 
per  la  sempre  malaugurata  soppressione 
della  benemerita  Compagnia  di  Gesù,  il 
cardinal  Colonna  fu  fallo  da  Clemente 
XIV  prefetto  nello  spirituale  del  CoZ/eg^/o 
Romano  e  del  Seminario  Romano,  un 
altro  cardinale  deputandosi  all'economia. 
I  cardinali  vicari  successori  continuaro- 
no nella  duplice  prefettura,  finché  Leo- 
ne XII  restituì  il  collegio  romano  a  Ge- 
suiti), ufficio  che  continuò  ad  esercitare 
sotto  Clemente  XIV  e  Pio  VI, morto  ve- 
scovo di  Palestrina  a'4<J'cembre  1793 
(e  non  i8o3,  com'è  dello  nella  biogra- 
fia, per  fallo  mio  o  del  tipografo),  lauda- 
to per  dollrinn,  integrità  e  grande  elo- 
quenza. —  L'8  dicembre  i  793  cardinal 
Andrea  Corsini  romano,  vescovo  di  Sabi- 
na, da  Pio  VI  dirhiarato  vicario  di  Ro- 
ma (e  arciprele  Liberiano),  morendo  pò- 
voL.  xnx. 


V  I  e 


97 


co  dopo  a'iq  gennaio  1795.  Fuil  ^'itae 
splendore,  probilate,  alque  comitale 
clarissiinus.  — ■  A"  22  settembre  I79~'> 
cardinal  Giulio  Maria  della  Snmaglia 
piacentino  (già  patriarca  d'  Antiochia  i/t 
parlibus),  per  l'eccellenti  doti  celebra- 
te dal  Ponzetti,  nella  dedica  dell' /iVe/t- 
rlms,  ed  a  suo  luogo;  Pio  VI  col  bre- 
ve Snpremae  3Iajcslalis  praesidio,c\ìe 
oHre  il  Ponzclli,  lo  fece  vicario  di  Roma, 
nel  qual  documento  sono  espressi  i  pri- 
vilegi, le  facoltà,  le  preminenze,  le  giu- 
risdizioni, e  quanl' altro  è  inerente  alla 
primaria  carica  conferita.  Seguono,  del- 
lo stesso  Papa,  il  breve  Cumnos  hodie^ 
dello  stesso  giorno,  onde  il  cardinale  po- 
tesse prender  possesso  del  vicarialo,  an- 
che per  procuratore:  il  chirografo y//?7/i- 
chc  i'oi  possiate,  de'  1 2  novembre  1 795, 
concedente  le  singole  facoltà,  giurisdizio- 
ni e  autorità  concesse  a'  predecessori  :  il 
breve  Qnanu'is  Ecclcsiaruni  omnium, 
de'25gennaioi795(ma  deve  direi79G), 
concedente  le  facoltà,  privilegi  e  giuris- 
dizione, per  fungere  il  vicarialo  in  Roma, 
suosuburbio  e  distretto. Qui  terminaudu 
ilbenemei  ito  Ponzetti  (poi  cappellanose- 
grelo  sopranno  ni  ero  di  Pio  VI,  fai  io  quan- 
do lo  accompagnò  nel  i  782  nel  viaggio  a 
Vienna,  di  lui  confessore,  e  funzionando 
da  caudatario;  soprannnmeralo  ch'ebbe 
anco  da  Pio  VII;  custode  delle  sagre  Re- 
liquie e  visitatore  de' sagri  Cimiteri), 
subentra  la  mia  pochezza,  oltre  il  no- 
tato fra  parentesi.  Piipeto,  che  nelle  bio- 
grafie de'  cardinali  vicari  narrai  il  prin- 
cipale di  quanto  li  riguardano.  Per  legra* 
vissime  vicende  di  Roma  di  Pio  FI  e  di 
Pio  FU,  d'invasione  e  di  raanumessione 
straniera,  per  questo  vicarialo  sono  in- 
dispensabili tenersi  presenti  que' 3  artico- 
li ancora;  non  che  il  patito  dal  cardina- 
le, e  le  missioni  distinte  ricevute  da'due 
Papi.  Non  ostante  la  esorbitante  pace, 
imposta  da' repubblicani  francesi  a  To- 
lentino (F.),  con  nuovi  pretesti,  nel  gen- 
naio 1 798  consumarono  la  prepotente 
occupazione  del  rimanente  degli  stali  di 

7 


fjS  vie 

s. Chiesa,  e  Ji  Roma  sfessa  l'i  i  fchbiaio, 
indi  pioclaniala  la  sedicente  repul)l)lica 
Til)erina  o  Romana,  cosliingendo  il  vi- 
cegeicnfc  mg.'  Passeri  a' 18  fcbbiaio,  a 
inluonare  un  solenne  Te  Dcimi,  con  in- 
lervenlo  de'cardinali.  Detronizzalo  il  ma- 
gnanimo Pio  VI,  i  francesi  a'20  di  dello 
mese  lo  condussero  prigione  in  Francia, 
morendo  poi  gloriosamente  in  Falenza 
(/'.).  Imprigionali  i  cardinali,  in  uno  ni 
Della  Socnaglia,  furono  poi  espulsi  da  Ro- 
ma. Ivi  restò  mg/ Michele  di  Pietro  av- 
civescovo  d'Isauria  inpartibua,  qual  de- 
legato apostolico  con  pienezza  di  facoltà, 
e  vi  rimase  pure  il  vicegerente  mg/ Pas- 
seri arcivescovo  di  Larissa  in  partibus. 
Oltre  il  riferito  nella  biografia  del  dele- 
galo di  Roma,  e  in  quest'articolo,  narra 
il  contemporaneo  Renazzi,  Storia  del- 
l' Università  degli  studi  di  Roma,  t.  4, 
p.  25q.  «  Quando  sopravvennero  quel- 
le pubbliche  funeste  vicende,  che  astrin 
sero  Pio  VI  a  dilungarsi  da  Roma  e  dal 
suo  stato,  egli  vi  lasciò  mg/  de  Pietro 
depositario  della  suprema  sua  spirituale 
podestà,col  titolo  e  facoltà  di  delegatoapo- 
stolico.Ma  la  probità  sua, la  sua  prudenza, 
e  il  savio  contegno  non  lo  liberarono  da 
Tessazioneìn  tempi  sì  torbidi, irreligiosi  e 
Tiolentijonde  non  fosse  astretto  più  d'una 
volta  a  provvederecelandosi  alla  persona- 
le sua  sicurezza". Imperocché  mg/Di  Pie- 
tro, mg/ Luzi  facente  le  funzioni  di  pro- 
datario, e  mg/  Z^;ì//,  poi  cardinale  eserci- 
tando la  podestà  del  penitenziere,  furo- 
no imprigionati.  Generale  fu  la  dilapida- 
zione, massime  delle  cose  ecclesiastiche, 
perseguitalo  il  clero  secolare  e  regolare, 
oltre  le  monache,  sopprimendosi  molti 
conventi,  monasteri  e  sodalizi,  e  dichia- 
randosi i  loro  beni  nazionali.  Nel  tram- 
busto di  tutte  le  cose,  si  tentò  di  creare 
antipapa  mg."  Emanuele  de  Gregorio 
[T.)  di  Napoli,  ch'era  luogotenente  civi- 
le del  vicariato  :  il  prelato  abborrì  a  sif- 
fatto disegno,  e  Dio  non  permise  il  mo- 
struoso scisma.  Nel  declinar  del  1  798  riu- 
scì a'  Dapoletanij  d' ordine  del   re  delle 


V  IC 

due  Sicilie,  di  far  uscir  da  Roinai  (nin- 
cesi,  per  cui  mg.'  Pn«isrri  (sultamlo  per 
la  molta  speranzr»  che  fos^c  ormai  (ìinlo 
il  tempo  della  sovversione,  ordinò  che  a 
Dio  si  tributassero  solenni  azioni  di  gia- 
zie,  e  fece  altre  cose  che (juanlunque  pio- 
prie  del  suo  uITjzìo,  pure  gli  avrebbero 
procacciala  fiera  persecuzione,  se  i  re- 
pubblicani fossero  tornatia  dominare,  la 
fatti,  i  napoletani  eli'  erano  entrali  a'-i'j 
novembre  in  Roma,  avendo  dovuto  la- 
sciarla a' i  3  del  seguente  airimprovvi.so, 
mg.'  Passeri  non  fu  lento  di  fare  altret- 
tanto, lasciando  iu  suo  luogo  in  Romu 
mg.'  Ottavio  Boni  arcivescovo  di  Na- 
ziauzo,  urbinate,  deputalo  de'monasleri , 
il  quale  perciò  ebbe  titolo  ed  ullizio  ili 
pro-vicegerente  di  Roma  e  suo  disliellu. 
Il  contemporaneo  mg.'  Bakbissari,  He- 
lazìone  dell' avi-cnità  e  patimenti  di 
Pio  VI,  l.  3,  p.  192  e  seg.,a  lungo  parla 
del  suo  operato,  ed  a  p.  3oG  e  307  cor- 
resse gli  errori  del  Botta,  cominciando 
dal  dire  :  »  Questi  non  era  uomo  da  se- 
dere nel  detto  posto  in  giorni  pieni  di 
tanta  dilllcollà,  e  Pio  VI  quando  seppe 
di  lalesurrogazioue,  non  gli  piacque  pun- 
to, e  disse:  /l/o/is/i;/eo/'  Doni!'  Troppo 
buono,  tre  \'olte  buono  !  Ma  la  surroga- 
zione medesima  fu  necessaria  o  quasi  ne- 
cessaria, perchè  dopo  la  dispei.sionc  del- 
la Curia  romana,  ivi  non  rimanevano 
pili  uomini  abili  a  portare  come  si  con* 
veniva  il  peso  del  |)refato  uffizio".  Avea 
Pio  VI  vietato  il  Giuramento  (/^.),  d'o- 
dio alla  monarchia  e  di  fede  alla  costitu- 
zione e  alla  repubblica,  come  illecito,  in- 
viando a  mg.'  Passeri  la  formola  di  altro 
giuramento,  e  questi  nel  fuggire  lasciò  a 
mg.'  Boni  analoga  istruzione,  il  qual  pre- 
lato in  principio  vi  si  attenne  fedelmente, 
con  istruzione  diretta  al  clero  di  Roma 
a'2  gennaio  1709-  Ma  Pio  VI  venuto  ia 
cognizione,  alia  Certosa  di  Firenze,  ch'e- 
ra stato  chiesto  1'  iniquo  giuramento  a' 
professori  dell*  Università  Romana  (V.) 
e  del  Collegio  Romano  {F.),  temendo 
prevarica/ioni  e  scandali,  a'  iG  gennaio 


V  I  e 

sLiis-ie  il  uif^.'  rioni,  confèi  alandolo  nel 
r  ufficio  (li  Vicc^crintc  di  Roma  e  suo 
(lis/relln,  inculcandoceli  1'  osscrvnn/.a  di 
5(in apostolici  dccisioMe. Fatalmente, rag- 
j^irato  mg."  Doni  da  que'tristi  che  crede- 
vano lecito  il  f^i  ma  mento,  fece  t.ile  una 
dichi-iiazione  elio  fu  vera  pietra  di  scan- 
dalo, intitolandosi  /Vo-/7rc^'er<'///c.  Ad- 
dolorato l'io  VI  dell'avvenuto,  a'3()  gen- 
naio lo  disapprovò  con  grave  ammoni- 
fiooe  al  prelato,  il  f|tiale  pentito  pubbli- 
cò la  pontificia  dichiarazione,  e  cos'i  la  ve- 
rità fu  promulgata, onde  seguirono  ritrat- 
tazioni. Frattanto  per  morte  di  Fio  VI, 
adunatosi  il  conclave  in  l\'iiczin  {f-)y 
mentre  da  lloma  erano  stali  espulsi  i 
francesi,  mg/  vicegerente  fece  eseguire 
le  processioni  e  preci  proprie  di  tal  tem- 
po, e  ringraziamenti  a  Dio,  quando  a'i4 
marzo  1800  fu  eletto  Pio  VII,  il  quale 
inviò  a  Roma  3  cardinali  legati  a  Intere^ 
compreso  il  cardinal  Della  Somaglia,  per 
ripristinare  il  governo  pontificio;  indi  il 
Papa  fece  il  suo  solenne  ingresso  in  Ro- 
ma a'  3  luglio,  e  poi  promosse  mg/  Di 
Pietro  a  patriarca  di  Gerusalemme  in 
parlihus^  e  nel  1802  lo  pubblicò  cardi- 
nale. Mg/  Boniritornòad  esseredeputato 
de' monasteri  di  Roma.  Non  andò  guari 
che  cominciarono  nuove  vessazioni  con- 
tro il  governo  papale  e  la  Chiesa,  pero- 
pera  dell' incontentabile  Napoleone  1  im- 
peratore de'francesi,  e  finirono  colla  rioc- 
cupazione degli  Stali  di  s.  Chiesa  e  di  Ro- 
ma, con  l'arresto  e  deportazione  de'  car- 
dinali, de'  prelati  e  altri  ecclesiastici.  Il 
cardinal  vicario  Della  Somaglia  fu  depor- 
tato a  Meziers  e  Charleville;  ed  il  Papa 
dichiarò  pro-vicario  di  Roma  il  cardinal 
tiaiomoDtspnig-y- Dumeto  ma,\ovc\i.\xiOi 
arciprete  Liberiano,  già  patriarca  d'An- 
tiochia in  parùbus.  A'  6  luglio  1809  fu 
detronizzalo  e  imprigionato  Pio  VII,  in 
presenza  del  cardinal  Despuig,  che  inco- 
raggiò, e  fu  condotto  a  Sai^ona{^V.).  Pio- 
ma  desolata  restò  a  piangere,  e  da  metro- 
poli del  mondo  caltolico  degradata  a  città 
provinciale  dell'impero  francese,  lascian- 


V  I  C  «vj 

do  il  Piipi  suo  delegato  apostolico  con  ani  - 
plissiinc  fucollà  il  cardinal  Di  Pietro,  si 
per  la  città  e  s'i  per  lull.i  la  Chiesa.  E  lo 
sto  anche  il  cardinale  nel  i  H  i  o  (u  rilegalo 
in  Francia  a  .Semur, delegando  a  rappre- 
sentarlo in  Roma  mg.'  Emanuele  de 
Crci^ario,  allora  segretario  della  s.  con- 
gregazione del  concilio,  colle  opportune 
facoltà,  il  quale  do[>o  4"  g'C'U' uel  1810 
fa  chiamato  a  Parigi,  e  quindi  posto  in 
carcere  e  rilegato  a  Vincennes.  Essemlo 
autorizzalo  mg."^  de  Gregorio  ad  elegger- 
si un  successore,  colla  comunicazione  di 
tutte  le  facoltà,  egli  prima  di  partire  da 
Roma  nominò  delegato  apostolico  il  na- 
poletano mg/  Domenico  Attanasio  ch'era 
luogotenente  civile  del  vicariato  e  pro- 
vicegerente  di  Roma  ;  però,  non  essendo 
insignito  del  carattere  episcopale,  le  or- 
dinazioni e  la  consagrazione  degli  olii 
r  eseguirono  mg,'  Menochio  vescovo  di 
Porfirio  in  parùbus  e  Snc^ristadcl  Pa 
pa  (^.),  ed  il  vescovo  di  IÌIold(i\'ia  mg.' 
Carenzi,  eziandio  nella  casa  della  I\Jis~ 
sione  e  nel  Palazzo  Caniurcini[f^.)  :  di 
tultociò  riparlai  nel  voi.  LUI,  p.  i4i- 
Anco  il  cardinal  Despuig  fu  deportato  a 
Parigi,  indi  rilegato  a  Lucca  ove  mori. 
La  persecuzione  degli  ecclesiastici  seco- 
lari e  regolari,  e  delle  religiose,  la  deplo- 
rai descrivendo  le  miserabili  condizioni 
di  Fiorna,  insieme  al  preteso  Giuranii-n 
to,  anche  da' laici.  Segui  la  soppressione 
delle  corporazioni  religiose  d'ambo  i  ses- 
si, e  gli  ecclesiastici  e  monache  non  ro- 
mani si  rimandarono  alle  loro  patrie.  Si 
soppressero  vescovati,  compresi  i  G  subur- 
bicari,e  tulle  l'abbazie,  i  beni  de'quali,  e 
delle  corporazioni  religiose  s'indemania- 
rono. Tralascio  il  racconto  luttuoso  e sUa^ 
zianle  del  resto  della  generale  persecuzio- 
ne e  distruzione,  esaurito  a' suoi  luoghi^ 
solo  ripetendo  la  sentenza  d'  un  cardinal 
Consalvi  :  Fu  un  vero  diluvio  universale  ^ 
Tramontata  la  fortunata  potenza  di  Na- 
poleone 1  e  vinto,  liberati  il  Papa,  i  car- 
dinali, i  prelati,  gli  ecclesiastici  dalle  pri-' 
gioni  0  riicgazioui,  duranti  le  quali  ?1 


loo  vie 

carilinal  Di  Pielro  era  stato  fatto  peniten- 
ziere maggiore,  resfiluita  Rooia  e  le  pro- 
Tincie  a  Fio  Vlf,  tulli  vi  fecero  ritorno, 
COH  il  cardinal  Della  Somaglia,  seguen- 
do r  Inf^resso  solenne  del  Papa  in  Ro- 
ma {T'.)  a'  24  maggio  18  i4.  dopoché 
mg. 'Attanasio  delegato  apostolico  e  pro- 
vicegerenle,  fino  da'G  aprile  ne  avea  an- 
nunziato il  desideratissinio  ritorno  agli 
oppressi  romani,  come  notai  nel  voi. LI  II, 
p.  i55,  e  mg/  Rivarola  qual  delegato  a- 
poslolico  vi  avea  ripristinato  il  benefico 
e  paterno  governo  pontificio.  Il  cardinal 
Della  Somaglia  riassnnse  1' esercicio  del 
vicariato  e  lii  nominato  segretario /lei  s. 
U/lizio,  arciprete  dell'arcibasilica  Latera- 
nense  e  vescovo  di  Frascati  ;  mg.'  Atta- 
nasio fu  fallo  uditore  del  camerlengato; 
•vicegerente  rng.'  Fraltini  arcivescovo  di 
Filippi  in  partihus;  e  mg.'  de  Grego- 
rio fu  poi  crealo  cardinale.  Nel  i8iài 
minacciando  IMtirat  di  marciare  su  Ro- 
ma,b"  11  marzo  Pio  VII  ne  parli,  affi- 
dandone il  governo,  in  uno  a  quello  dello 
stato,  ad  una  reggenza  o  giunta  di  Sfato 
presieduta  dal  cardinal  Della  Somaglia, 
composta  di  5  prelati,  compreso  il  segre- 
tario mg.'^Rivarola  :  per  gli  aifari  ecclesia- 
siici  ordinari  nominò  ilcardioal  Di  Pietro, 
io  qualità  di  delegato  apostolico.  Dissipata 
la  tempesta,  Pio  VII  felicemente  rientrò 
in  Pioma  a'  7  giugno,  e  nel  seguentean- 
no  preconizzò  vescovo  d'Albano  sua  pa- 
tria il  cardinal  Di  Pietro,  traslato  poi  a 
Porto.  Inoltre  il  Papa  nel  fine  di  settem- 
bre 1818,  per  averlo  annunciato  il  Dia- 
rio di  Roma  del  2G,  avendo  conferito  la 
dignità  di  Vice-Cancelliere  di  s.  Chiesa 
al  cordinalDellaSomaglia,qneslisi  dimi- 
se dal  vicarialo  di  Pioma, e  piti  tardi  morì 
d'  86  anni  decano  del  sagro  Collegio,  — 
A'  26  settembre  1818  riferisce  il  Diario 
di  Ronia,avereV\o  VII  nominato  vicario 
di  Roma  il  cardinal  Lorenzo  Lilla  di  Mi- 
lano, vescovo  di  Sabina,  ch'era  prefello 
generale  di  propaganda  fide,  morto  loda- 
tissimo  il  1 ."  maggio  1  820  in  Monte  Fla- 
vio,  luogo  di  sua  diocesi,  e  trasportato 


V  IC 

nel  palazzo  da  lui  abitato  in  Roma.  Ri' 
ferisce  il  n.  87  del  Diario  di  Roma  de! 
1820  :  w  E  dopo  essere  slato  esposto  il 
cadavere  per  un  intero  giorno,  nel  palaz- 
zo di  sua  residenza,  coli'  intervento  del 
clero  secolare  e  regolare,  e  del  reveren- 
do collegio  de'  parrochi,  che  per  tre 
giorni  hanno  applicato,  com'ì-  di  cosln- 
me  a'  cardinali  \'icari,  l'incruento  sagri- 
ficio  a  suffragio  di  sua  anima,  venne  fi- 
nalmente trasportalo  per  li  solenni  Fu- 
nerali [V.)  nella  basilica  de' ss.  XII  A- 
postoli,  ove  si  è  tenuta  la  solita  cappella 
papale". —  Pubblicò  il  Diario  di  Ro- 
ma de'io  maggio  1820,  essersi  degnato 
Pio  VII,  con  biglietto  di  s.  M-eteria  di  sta- 
to, conferire  la  carica  di  suo  vicario  e 
quella  di  prefetto  dell'immunità  eccle- 
siastica, al  cardinal  Annibale  della  Gen- 
^^,nato  inGenga  (egli  però  si  disse  da  sé, 
di  Spoleto),  e  quindi  lo  fece  arciprete  Li  - 
beriano.  Meritò  di  succedergli  nel  pon- 
tificalo a*  28  settembre  1828  col  nome 
di  Leone  XII  {V.).  —  Tosto  dichiarò 
Pro-Vicario  mg.rGiuseppe  della  Porta 
Rodiani  romano,  patriarca  di  Costanti- 
nopoli, che  era  vicegerente. — Notificò  il 
Diario  di  Roma  de'  3  gennaioiS24>  ^' 
vere  Leone  XII  nominato  suo  vicario  il 
cardinal  d.  Placido  Zurla  cremasco,  na- 
to in  Legnago,  camaldolese.  Quindi  il  n. 
G  di  detto  Diario  annunciò,  che  nella 
domenica  18  dello  stesso  gennaio,  nella 
chiesa  di  s.  Ignazio,  allora  ufììziata  da( 
Seminario  Romano,  il  cardinal  Della  So- 
maglia decano  del  sagro  Collegio  e  se- 
gretario di  stato,  consagrò  arcivescovo 
della  chiesa  di  Edessa  (nel  quale  arti- 
colo, per  una  svista,  dissi  nel  1823,  la 
quale  ripetei  nel  voi.  XCV,  p.  184,  onde 
vanno  corrette  ;  ed  ivi  notai  ancora  della 
convenienza  di  conferire  a'cardinali  crea- 
ti vescovi  r  assegnazione  d'  un  titolo  di 
Vescovo  in  partibus,  necessario  alla  con- 
sagrazione  vescovile,  dignità  indispensa- 
bile a'vicari  di  Pioma  perle  sagre  ordi- 
nazioni e  altre  funzioni  pontificali),  coo- 
perando quali  assistenti  alla  solenne  or- 


V  1  e 

Jinaz-iorie,  cui  mi  liovai  presente,  mg.' 
Della  Polla  Iloiliaui  pali'iaica  di  Coslao- 
tiuopoii  e  vicegeienle  di  Roma,  e  mg/ 
Loreuzo  Malici  patriarca  d'.Vntiocliia  (e 
siccùiue  di  tale  dignità  giù  era  stalo  insi- 
gnito il  cardinal  So(uaglia,CLi>i  il  cardinal 
Zni'la  fu  consagrato  da  tre  patnai'clii,anzi 
il  consagiatore  era  stalo  suo  predecessore, 
e  l'assistente  vicegerenle  ne  tu  poi  suc- 
cessore e  cardinale,  la  quale  dignità  fu 
pur  conferita  al  Matlei)e  segretario  della 
visita  apostolica.  Numerosa  moltitudine, 
e  personaggi  della  più  alta   distinzione, 
intervennero  alla  sagra  e  decorosa  fun- 
zione. Inoltre  Leone  XII  fece  il  cardinal 
Zurla  presidente  della  visita    apostolica 
straordinaria;  quindi  fu  pure  vicario  di 
Pio  Vili,  die  gli   conferì  la    prefettura 
della  congregazione  degli  studi,  e  di  Gre- 
gorio XVI  ch'era  stalo  suo  vicario  gene- 
rale, come  abbate  generale  del  loro  or- 
dine camaldolese.  Morto  in  Palermo  a'29 
ottobre  i834j  imbalsamato  il   cadavere 
col  nuovo  metodo  incorruttibile  dal  prof. 
Traiicliina,  fu  trasportalo  iu  Roma  dal 
conte  Giacomo  Filippo  Pizzorno  console 
generale  ponlilìcio  iu  Sicilia  residente  iti 
Palermo,  e  tumulato  nella  cliiesa  de'ss. 
Andrea  e  Gregorio  del  suo  ordine.  — Si 
trae  dal  n.  c)3  del  Diario  di  Roma  del 
i83fj  aver  Gregorio  XVI  a'2i  novem- 
bre, con  biglietto  di  segreteria  di  stato, 
nominato   alla  carica  di    suo    vicario  il 
cardinal  Carlo  Odcsc.alchi  romano,  ve- 
scovo di   Sabina  e  arciprete  Liberiano, 
prefetto  della  congregazione  de'vescovi  e 
regolari  e  vice-cancelliere  di  s.  Chiesa,  le 
quali  due  ultime  cariche  allora  avea  ri- 
nunziato,  poscia  conferendogli    il  gran 
priorato  dell'  ordine  Gerosolimitano  iu 
Pioma.  Tante  dignità  per  nulla  eslinsero 
iu  lui  la  costante  vocazione  di   entrare 
nellaCompagniadi  Gesù,  e  Gregorio  XVI" 
non  polendo  più  resistere  alle  reiterale  e 
caldissime  sue  suppliche,  noalmente  con- 
discese, che  il  cardinale  a' 2  I  novembre 
i838  rinunziasse  la  Porpora  cardinali- 
zia (uel  quale  articolo  descrissi  Jeforiua- 


V  I  C  101 

lilà  come  fu  accettata  dal  Papa  nel  conci- 
storo de'  3o),  il  vicariato  ole  altre  cari- 
che e  dignità,  restandogli  il  carattere  ve- 
scovile, per  non  avere  il  Papa  acconsen- 
tito che  anco  di  (pieslo  si  simigliasse,  con 
istuporeedilicantedi  tutto  il  mondo,  «t  to- 
sto prese  l'abito  del  venerando  istituto  di 
s.  Ignazio,  col  (pale  santamente  in  buon 
odore,  modello  d'ogni  piìi  bella  virtù, 
morì  lietamente  a'  17  agosto  iS4i.  A.- 
vendo  il  servo  di  Dio  raccomaiulato  a 
Gregorio  XVI  la  sua  famiglia  domesti- 
ca, il  Papa  benignamente  pose  a  di  lui 
disposizione  una  somma  ragguardevole, 
acciò  ne  assegnasse  i  compensi  e  le  giubi- 
lazioni a  vita.  —  Abbiamo  dal  Diario 
di  Itonia,  dell'i  i  dicembre  iB3i)  (laon- 
de va  corretta  la  data  i83r)  che  scrissi 
nella  biografìa,  secondocliè  apparisce  dal- 
le Notizie  di  Roma,  che  in  tale  anno  per 
la  I.'' volta  lo  qualificano  vicario),  che 
Gregorio  XVI,  con  biglietto  di  segreteria 
di  stalo,  nominò  vicario  generale  di  Ro- 
ma e  suo  distretto  il  cardinal  Giuseppe 
della  Porta  Rodiani  romano,  sunnomi- 
nato, con  generale  plauso,  per  aver  per 
molti  anni  egregiamente  esercitato  la  ca- 
rica di  vicegereute  ed  essere  stato  ezian- 
dio pro-vicario.  Poco  visse,  morendo  a' 
18  dicembre  1841,  il  seminario  roma- 
no celebrandogli  solenni  esequie,  col- 
i' assistenza  del  tribunale  del  vicariato, 
pontificando  la  messa  di  espiazione  mg.*^ 
Vespigaani  vicegerente  di  lloma  e  arci- 
vescovo di  Tiana,  descritte  dal  n.  104  del 
Diario  di  Roma  del  1841,  nel  quale  so- 
no pure  rilevate  le  benemerenze  del  car- 
dinale per  r  istituto  delle  Scuole  di  Ro- 
ma notturne,  oltre  la  sua  Necrologia. 
—  A'22  dicembre  1841  Gregorio  XVI, 
con  biglietto  della  segreteria  di  sialo, 
conferì  la  carica  di  suo  vicario  generale 
di  Roma  e  suo  distretto,  all'attuale  car- 
dinal Costantino  Patrizi  romano,  già  suo 
H fai; gior do/no  (V.)  e  arcivescovo  di  Fi- 
li[)pi  in partibus^  alloiaabbate  commen- 
datario delle  Tre  Fontane,  e  prefetto 
della  s.  cougregìzioue  de'  vescovi   e  re- 


103  Vie 

golaii,  carica  che  rinunziò,  poscia  nel 
1845  lo  fece  arciprete  della  paliiaic'ile 
basilica  Liberiana,  assistendo  alla  pianta 
«ti  lui  morte,  come  narrai  uel  voi.  Lli, 
p.  Gf).  Del  suo  vicariato,  che  con  zelo  e- 
sercila,  di  sua  onorevole  carriera  eccle- 
siastica, di  sua  nobilissima  famìc^lia,  die 
f;ode  il  dislintisijimo  ufiìzio  ereditario  di 
f^'essillifero  di  Santa  Roiìiana  Cliitsa 
(/'.),  in  niollissimi  luoghi  ragionai.  Qui 
.'solamente  ricorderò,  che  il  Papa  Pio  IX 
nel  concistoro  di  Gaeta  de'l  caprile  i84'J 

10  |)reconizzò  vescovo  d'  Albano,  e  nel 
i8;>4  dichiarò  prefetto  della  s.  congre- 
gazione de'Piiti.  Come  vicario  di  PiOma  è 
poi  prefetto  della  s.  congregazione  della 
residenza  de' vescovi,  e  presidente  della  s. 
congregazione  della  visita  apostolica  ;  ap- 
partiene a  12  altre  congregazioni  cardi- 
nalizie, è  visitatore  apostolico  dell'  arci- 
confraternita  di  s.  Rocco,  ha  molle  pro- 
leltorie,  riferì  te  àA\'  Annuario  Pontificio 
ne/ 1  860,  alle  quali  si  deve  aggiungere  la 
recente  del  nuovo  seminario  francese  di 
lloma,  il  che  notai  nel  voi.  XCVIII,  p. 
25.  E  suo  uditore  civile  Tavv.  d.  Ales- 
sandro Farricelli  dottore  in  ambo  le  leg- 
gi. Nel  declinar  dell'infausto  1848,  do- 
fuinata  Roma  (/'.) dalla  demagogia, que- 
sta dichiarò  aperta  guerra  a'  ministri  fe- 
deli del  santuario,  ed  accerchiato  da  furi- 
bondi il  Sommo  Pontefice  Pio  IX  (^.). 
Bella  slessa  sua  residenza  del  palazzo  Qui- 
rinale a'  iG  novembre,  lo  costrinsero, 
per  impedire  più  enormi  atlentali,a  par- 
lire  occultamente  a'  24  di  detto  mese,  e 
far  Viaggio  (  /  .)  nel  pacifico  e  sicuro  rico- 
vero de'dominii  del  piissimo  Ferdinando 

1 1  re  delle  d uè  iS7c/7/c  (/'.). Lo  segui  il  sagro 
Collegio,  e  con  esso  il  cardinal  Patrizi  vi- 
cario di  Roma,dopo  aver  il  Papa,  lascian- 
do la  curia  in  Roma,  commesso  alle  di- 
verse curie  opportuni  delegati  pontificii 
(per  la  dataria  nominò  m^.'  Garbòlani 
sullo-datario, chepoisuddelegùii  i." feb- 
braio 18T0  mg.'  Bruti,  ora  reggente 
della  cancelleria  apostolica,  onde  oe  par- 
lai diccudo  altre  parole   sul  ficc-Can- 


VIC 

ccllit  II),  ed  a  mg."^  Canali  patriarca  (ii 
Costanlioopoli  e  vicegerente,  non  solo 
le  ordinarie  sue  facoltà,  ma  altresì  rpiel- 
le  assai  estese,  di  cui  in  que'  travaglio- 
sissiroi  tempi  era  stato  dal  Papa  rive- 
stito, compresovi  ancora  il  suddelegar- 
le  ad  altri.  In  sì  gravi  e  pericolose  circo- 
stanze, mg.'  Canali  ii  diportò  con  singo- 
lare avvedutezza,  prudenza  e  zelo.  Aven- 
do il  Papa  col  moto-proprio,  Da  questa 
pacifica  stazione,  dichiarata  in  Gaeta  il 
I  °  gennaio  1 849  la  sentenza  di  scomuni- 
ca contro  gl'invasori  degli  stati  di  s.  Chie- 
sa, fu  dessa  proclamata  in  Roma  rapi- 
damente, e  di  tale  divulgazione  venne  in- 
colpato mg.'  vicegerente.  Pertanto  il  fa- 
mosoagitatoie  popolano  Angelo  Brunet- 
ti, detto  Ciceruacchio,  si  recò  nell'abita- 
zione dei  prelato  a  rampognarlo  ne'n»odi 
più  acerbi  e  villani.  Indi  ministri,  depu- 
tati, giornalisti  e  altri  faziosi  con  impron- 
titudine egualmente  lo  minacciarono,  on- 
de non  facesse  più  di  tali  cose.  Continuan- 
do apertamente  gl'insulti, e  facendogli  sa- 
pere l'intruso  governo  di  non  potergli  ga- 
rantire la  vita,  si  arrese  al  consiglio  de- 
gli amici,  cercando  sotto  mentite  spoglie 
un  asilo.  Delegò  prima  con  suo  biglietio 
le  facoltà  e  la  giurisdizione  all'esimio  e 
dolio  mg."^  Giuseppe  Angelini  luogule- 
nenle  civile  del  vicariato  (ed  ora  anche  e- 
saminalore  de'  vescovi  tanto  in  s.  teolo- 
gia, quanto  in  s.  canoni),  il  che  saputosi 
a  Gaeta  dal  cardinal  Patrizi,  uditone  il 
Papa,  ap[)rovò  l'operato  e  gli  concesse  o- 
gni  autorizzazione,  anche  straordinaria. 
Inoltre  mg.'  Canali  pregò  mg."^  Gio. Fran- 
cesco Cometti  arcivescovo  di  Nicoraedia, 
a  tener  segretamente  in  sua  casa  le  sagre 
ordinazioni,  ed  il  prelato  per  lutto  il  tem- 
po anarchico,  con  suo  gravissimo  rischio, 
coraggiosamente  vi  corrispose,  senza  po- 
ter essere  scoperto.  Mg-'  Canali  1'  8  feb- 
braio, giorno  precedente  alla  proclama- 
zione della  repubblica  romana,  si  ascose 
nella  villa  Laute,  da  dove  scampò  quau 
do  ilmonleGianicuIo  fu  occupato  dall'or- 
de del  Garibaldi,  presso  uucuugiuulo,  e 


V  I  e 

poi  ncir  05[>lzlo  ili  s  Aniouio  ile'Poilo- 
gliesi.  Ma  csseiulosi  tlal  circolo  popolare 
l'ivoldzioriariu  proiucbso  il  premio  di  -'"joo 
sculli  a  cliiun(|Lic  1'  avesse  scoperto,  non 
vi  si  tenne  più  sicuro,  e  dopo  aver  vaga- 
to in  più  luoghi,  volle  ricuvrarsi  sotto  la 
bandiera  ottomana,  come  aveano  f'dtto 
altri  ragguardevoli  prelati, che  con  lui  no- 
uiinai  nel  voi.  LXXXI,  p.  a5o.Imperoc» 
che  recossi  (và'moaacx  A ntoiiia/ii  armeni 
presso  il  Vaticano,  ricevuto  alTettuosa- 
oientedal  virtuoso p.  aI>.Angiarak.ian(ora 
arcivescovo  di  Neocesarea,  come  narrai 
ne' voi.  XCVI,  p.  18,  XCVIIF,  p.  i2),eda 
lui  assistito  cou  amore  filiale,  essendosta- 
bilimeoto  monastico  abitato  da  sudditi 
ottomani  e  protetti  dallo  stendardo  del 
sultano.  Sebbene  fu  precipuo  motivo  di 
tale  risoluzione,  la  fede  vivissima  a  s.  Pie* 
tro,  presso  le  cui  ceneri  voleva  morire  o 
essere  da  sì  grave  pericolo  scampato.  Non- 
dimeno narrai  nel  voi.  LUI,  p.  209, che 
quando  il  repubblicano  ministro  dell'in- 
terno decretava  l' inventario  de'  beni  ec- 
clesiastici con  circolare, il  prelato  altra  ne 
inviava  a'superiori  delle  chiese,monasteri 
e  luoghi  pii, per  manifestar  loro  la  condot- 
ta da  tenersi.  E  quando  seppe  violali  i 
claustri  e  tratte  via  a  forza  le  sagre  ver- 
gini, non  indugiò  a  condannare  l'atto 
saoi  ilego  e  crudele,  con  solenne  protesta 
de''2G  marzo  indirizzata  al  comitato  ese* 
eulivo,  a  mezzo  dell'eccellenle  periodico 
V Armonia  di  Torino,  la  quale  fu  segno 
a'viluperii  de'circoli,  e  di  altri  democra- 
tici, ed  articolisti  di  giornalacci.  Quanto 
a  mg. 'Angelini,  egli  procede  nello  spinoso 
e  grave  incarico  di  pro-vicegerente  con 
alacrità  e  circospezione,  con  piena  soddi- 
sfazione del  Papa  e  del  cardinal  vicario. 
Finche  non  tu  proclamato  il  governo 
provvisorio,  tenne  l'  udienze  consuete,  e 
quindi  esercilò  l'autorità  puramente  ec- 
clesiastica, per  cui  a  lui  facevano  capo  tut- 
ti gli  ecclesiastici  ministri  degli  all'ari  spi- 
rituali. Allorché  riceveva  parecchie  cir* 
colari,  le  faceva  pubblicare  intuite  lesa 
gvcbUc  e  dilioudcrc  pei  Uouia,  spedai- 


Vie  io3 

iiicnlc  redltlo  del  cardinale,  a  nome  e- 
spresso  del  Papa,  contro  gli  empi  che  a- 
veano  osalo  in  una  Roma  aprire  alcune 
scuole  protestanti  I  Minacciato  mg."^  An- 
gelini da'tristi, tuttavia  non  mancòall'ui- 
fioio  suo.  Quando  fuggiva  o  si  occultava 
qualche  parroco,  il  prelato  subito  sosti- 
tuiva altro  degno  sacerdote,  alliuchc  Dou 
restasse  mai  interrotta  la  legittima  cario 
oica  missione.  Né  si  risparmiò  più  volte 
di  recarsi  travestito  pe'  bisogni,  sia  per 
infonder  coraggio  o  dar  consiglio  ngl'inti- 
midili,  sia  per  ammonire  alcun  traviato, 
sia  per  salvar  la  vita  di  alcuni  designati  a 
perderla.  Entrate  in  Roma  a'  3  luglio  le 
liberatrici  armi  francesi,  d'ordine  di  mg.' 
Canali,  in  nomedel  cardinal  vicario,  a'  1 5 
si  cantò  solenne  Te  Deuni  nella  basilica 
Vaticana,  di  ringraziamento  a  Dio  pel  ri 
stabilimento  della  sovranità  pontifìcia, 
nel  modo  descritto  nel  voi.  LUI,  p.  2i3, 
ove  notai  che  il  i."  cardinale  a  restituirsi 
in  Roma  fu  il  vicario  di  R.oma, rientran- 
dovi a' 25  dello  stesso  luglio.  Intanto  il 
clero  romano  deputò  a  fare  in  Gaeta  al 
Papa  le  sue  congratulazioni,  e  rinnovargli 
ubbidienza  e  venerazione,  il  benemerito 
rag."^  Angelini,  mg."^  Nicola  Redini  rettore 
del  seminario  romano  (  ora  vescovo  di 
Terraciua,  Sezze  e  Piperno),  il  cau.  Gio- 
vanni Nina  parroco  di  s.  Lorenzo  in  Da- 
maso,  e  il  suUodato  cau.  Anivilti  promo- 
tor  fiscale  per  le  materie  ecclesiastiche  del 
vicariato.  Il  Papa  benignamente  accolse 
la  deputazione  in  udienza  a'  28  luglio 
1849,  ^  ^S""  ^og^Ynù  pronunziò  il  se- 
guente discorso,  che  ad  onore  dell'esem- 
plare clero  romano  mi  procurale  con  pa* 
tria  compiacenza  rendo  notorio.  »  Bea- 
tissimo Padre.  I  vivi  alletti  di  fdiale sud- 
ditanza, ed  i  sinceri  rallegramenti,  che 
noi,  deputati  del  clero  romano,  umiliamo 
a'  piedi  della  Saolità  Vostra  per  vederla 
ridonata  al  libero  esercizio  del  suo  tempo- 
rale dominio,  partono  da  animi  commos- 
si da  esultanza  insieme  e  da  dolore;  con- 
siderando rinnovata  nel  suo  Vicario  una 
immugiuu  dclNoiIiu  Redcalorc.  Il  (|uulc 


104  Vie 

dal  lioppoamare  che  fece  gli  uomini  ri- 
porlo la  più  nera  iugiutitudine  ed  i  più 
acerbi  strazii  ;  ma  ne  riscosse  iuHnita  glo- 
ria inenarrabile,  senza  che  Ei  potesse  a- 
verii  perciò  meno  cari  al  divino  suo  cuo- 
re. E  poiché  i  tea) pi  delle  persecuzioni 
sono  quelli,  in  che  la  Chiesa  trionfa,  essa 
porrà  i  presenti  fra'piìi  gloriosi  nella  sua 
storia.  Per  vero  il  consenso,  con  cui  le 
nazioni  cattoliche  hanno  voluto  riportar- 
vi, o  Padre  Santo,  sul  più  augusto  e  le- 
gittimo seggio  della  terra;  mostra  e  la 
giustizia  della  causa,  e  la  venerazione  che 
esse  nutrono  alle  provate  cristiane  virtù, 
onde  Vostra  Beatitudine  è  ricolma.  Io 
poi  essendo  stato  ne'  cinque  ultimi  scorsi 
iijesi,l)enchè  immeritevole,  destinato  a  te- 
nere la  precipua  parte  dell'  ecclesiastica 
giurisdizione,  sonoben  lieto  didover  con- 
fermare a  Vostra  Santità,  che  il  clero  ro- 
mano de'  nostri  di  ha  emulato  quello  de' 
primi  tempi  del  cristianesimo.  Ed  in  ve- 
ro, se  pressoché  tutti  rimasero  saldi  alle 
minacce,  al  carcere  e  ad  ogni  sorla  di  ob- 
brobri, io  porto  sicura  opinione,  che  a- 
vrebberoanco  sopportalo  la  morte;  come 
fecero  taluni  prescelti  da  Dio  a  certificare 
col  sangue  la  fede  e  lozelo,clie  aveanco- 
mune  cogli  altri.  E  noi,  pregando  Vostra 
Beatitudine  a  confortarci  dell'apostolica 
benedizione,  porgiamo  i  più  caldi  voti  al 
paterno  vostro  cuore,  aflinchè  piesto  ci 
consoliate  della  sovrana  vostra  presenza, 
necessaria  alla  felicità  di  Roma  e  deglista- 
ti  della  Chiesa".  Il  Santo  Padre  sentì  al- 
tamente la  verità  di  questo  riverente  in- 
dirizzo, e  colla  sua  consueta  all'abilità,  ri- 
spose parole  di  gradimento  e  di  consola- 
zione; avvertendo  special  mente,  che  fra  il 
traviamento  e  l'ingralituduie  di  molti 
suoi  sudditi,  era  stato  per  lui  di  sommo 
conforto  la  costanza  del  clero  romano  nel 
softViie  con  animo  forte  ogni  maniera  di 
persecuzione.  Dopo  ciò  mg.'  Angelini,  per 
comando  del  Papa,  continuò  a  fare  da 
pro-vicegerente,  a  cagione  dell'infermila 
dell'  ottimo  mg/  Canali,  liuchè  morto 
questo,  assunse  il  vicegereulato  l'attuale 


V  I  C 

degnissimo  mg.'  Ligi-Bussi  odierno  Fi- 
ce^erente,  come  dirò  a  tale  articolo.  A' 
12  aprile  i85o,  Pio  Ì.Y  gloriosamente 
tornò  in  Roma,  ove  siede  in  Praticano, 
tra'  trionfi  e  le  tribolazioni,  qual  Vica- 
rio di  Gesìi  Cristo,  pel  narrato  in  quel- 
l'articolo. 

VICARIO  TEMPORALE  DELLA 
S.  SEDE,  T'icarius  GcncraUs  Suiictae 
RonidnaeEcclcsiae;  VicariusCcueralis 
in  ttinporalilnis  Sanclae  Roinanac  Ec- 
cU-siae;  f^icarius,  Gubernatorc;  et  De- 
feiisore^  Snnctae  Roinannc  Ecclesiae 
Principi  e  baroni  feudatari  de' ducati, 
marchesati,  contaili,  baronie,  ed  altre  si- 
gnorie composte  di  città,  terre  e  castella, 
npparteneuti  al  diretto  dominio,  ed  alla 
piena  e  alta  Sovranità  (/'.)  temporale 
della  Chiesa  Romana,  mirabilmente  dal- 
la divina  Provvidenza  formata  e  stabili- 
ta al  f  icario  di  Gesù  Cristo  [F.)  in  ter- 
ra^ pel  libero  e  indipendente  esercizio  di 
sua  spirituale  podestà  suprema.  Nella  so- 
vranità del  Papa  non  si  riassume  l'esi- 
stenza temporale  d'un  popolo,  ma  sì  l'e- 
sistenza di  tutti  i  popoli  cristiani,  e  i  de- 
stini di  tutta  la  società.  E'  dessa  il  prin- 
cipio medesimo  sul  quale  liposa  tutto 
l'edifizio  della  società  cristiana.  Tali  si- 
gnorie con  Investitura  (^'.)  si  concedeva- 
no quali  Feudi {^r.)  in  vicarialo  e  governo 
teuìporaneo  ad  alcuno,  o  finché  durasse 
la  discendenza  maschile  legittima  dell'in- 
vestilo, con  annuo  Tributo  (^•)  o  Censo, 
oltre  altri  obblighi,  da  pagarsi  ordinaria- 
mente per  la  festa  de' ss.  Pietro  e  Paolo 
alla  Caiìiera  apostolica,  econ  giuramen- 
to di  fedeltà  ed  omaggio  di  Vassallo{V.), 
al  Papa  e  alla  Chiesa  Romana.  Tali  vi- 
cariati e  infeudazioni  pontificie,  princi- 
palmente concesse  in  forza  di  circostanze 
politiche,  per  le  quali  non  infrequenti  fu- 
rono le  condonazioni  de'censi,  interamen- 
te cessarono  nell'odierno  pontificato,  pel 
narrato  ne'  ricordati  e  altri  articoli.  Fu 
intendimento  precipuo  de'  Papi,  raas- 
si(ne  in  tempi  turbolenti  o  pe'  bisogni 
della  Sede  apostolica,    assegnare  mol- 


vie  vie 


IO  » 


le  parti  tic'  loro  (.loininii  in  vicariato,  lei  e  (lis[)oslo  un  giorno  dell' ////O'/o,  la 
acciò  die  si  governasseio  e  reggessero  be-  dignilù  ilei  <|iiale  riveodicarono  all'Occi- 
iie,  da  clii  apparteneva  a'  luoghi  o  per-  denle,con  inveslirne  s.  LeonellI  nell'Soo 
fellamente  ne  conosceva  i  bisogni,  ma  Carlo  INLigno,  trasferendo  in  lui  e  succes- 
sempre  nell'  ubbiilieiiza  della  sovranità  sori  i  diritti  e  gli  onori  (le'monarchi  "re- 
suprema  della  s.  Sede  e  ile'  l'api.  Qiie-  ci.  Lil  in  quest'allodi  assoliit;i  antontJi 
sle  signorie  del  principato  civile  della  si  rinviene  la  causa  vera  del  diritto  de' 
s.  Sede,  non  si  devono  confondere  cogli  l'api  di  eleggere  c,Vlrn/)eralon'.  E  inen- 
stali  oblati  e  censuali  pure  tributari  al-  Ire  Gregorio  V  decretava  ne  dovesse  a' 
la  Homana  Chiesa,  cioè  gli  Stali  e  Re-  soli  germani  spettar  l'elezione,  da  confer- 
};ui  IribuUiri  ulli  s.  Sede  (Z^.),  ofTerti  Diarsi  dal  Papa,  isliluiva  gli  IClclluri  dtl 
&A  Sovrani  a  s.  Pietro  e  sua  Sede  npo-  s.  Roniano  Impero  (K),  in  numero  in- 
ilolicd ,  per  divozione  e  per  metterai  e-  tlelerminalo,  cIk;  Imiocenzo  IV  ridusse  a 
ziaudio,  mediante  la  prolezione  dell'una  .sette. Cliesele  bolle  il'lnnoceuzo  III,  Ur- 
e  dell'altro,  al  coperto  dell'  altrui  usur-  bano  IV  e  Clemente  V  rendono  testimo- 
pazioni,  i  sovrani  ed  i  loro  popoli,  pari-  nianza  di  questo  diritto,  lo  conflissano  "li 
menti  con  annuo  tributo  o  censo,  da  al-  elettori  stessi  scrivendo  a  Nicolò  III.  Il 
coni  denominalo  Denaro  dì  s.  Pietro  potere  de'l*a[)i  risulta  da  tanti  altri  ful- 
(/'^.),  egualmente  con  giuramento  di  vas-  ti,  se  non  piì^  gloriosi,  egualmente  aut<j- 
sallaggio;  taluni  però  non  erano  censuali,  revoli,  e  di  non  minore  importanza.  Il  f)ii- 
Kel  primo  de'ricordali  articoli  avendo  ri-  vare  delle  denominazioni  i  regni,  fi  eia- 
ferito  il  nome  degli  stati  tributari  e  de'  i e  de'Ioro  yZ/o/tVcHore  {/^'.),  infeudarli, 
non  censuali,  se  ne  ponno  vedere  le  loro  decidere  delle  loro  sorti,  furono  alti  di 
specie.  1  sovrani  e  i  popoli  olfrivanoas.  così  illimitato  e  sovrano  potere,  che  nella 
Pietro  il  proprio  stato,  ed  il  Papa  ricevea  storia  non  hanno  chi  li  pareggi,  ove  quel- 
questo  e  quelli  nella  prolezione  della  s.  li  degli  antichi  romani  non  si  mettano  a 
Romana  Chiesa,  e  ne  allidavanoil  gover-  loro  confronto,  meno  però  ammirevoli, 
DO  e  il  dominio  alla  prudenza  de'sovra-  perchè  essi  furono  il  risultamento  del  po- 
ni stessi  olTerenli,  ed  a'Ioro  legittimi  sue-  tere  dell'armi,  questo  tiella  forza  morale 
cessori,  quasi  vicari  temporali  della  s.  Se-  che  regina  dtd  mondo  prevalendo  sull'o- 
de, divenuta  suprema  signora  dello  stato  pinioni  trionfiva  senz'armi.  E  non  pri- 
e  de' popoli.  L'archivista  della  s.  Sede  varono  forse  i  Papi  la  Polonia  i\t\  i\lo\o 
m^J  Marino  Marini,  Diploiiialica  Fon-  di  Fiegno,  e  non  lo  hanno  ad  essa  rendu- 
tificia^ossieno  osservazioni  sulle  bolle  de  to  quando  giudic-irono  bene  il  farlo  do- 
Papi,  presso  le  Dis<;er[.  d-lli  Pont,  ac-  pò  240  anni,  nel  decorso  de'quali  i  suoi 
cadvinia  ronianad' Archcoi)gLa,\.\i,\s.  reggitori  piìi  non  si  appelUrono /?r,  ma 
t),  dichiara  risultare  da  esse  che  erano  Z-^^cv;.' E  non accaddecin allorché  i  polac- 
i  Papi  che  stabilivano  i  Sovrani  (/'.)  e  chi  riconoscevano  particolarmente  l'au- 
i  potentati  sui  troni,  siccome  erano  essi  torità  degl'imperatori?  E  pure  né  Enri- 
che  distribuì  vano  reami  ed  imperi  a  nor-  co  IV,  allora  regnante,  nemicissimo  dei- 
ma  della  religione,  e  della  coerenza  che  la  s.  Sede,  né  i  successori  di  lui  osarono 
hanno  con  essa.  Imperocché  Giustino  i  rnai  contrastare  a  Papiquesto  diritto.  Ne' 
nel  525,  sebbenecoronatoimperatore  dal  gravissimi  di^sidii  fra're  di  Spagna  e  di 
patriarca  di  Costantinopoli,  volle  esserlo  Portogallo  (f.),  pe'dominii  scoperti  nel* 
anche  dal  Papa  s.  Giovanni  I  in  quella  \ Indie  Orientali  e  ueW A nieriea,\nlan- 
metropoli;  esempio  memorando  ne' fasti  lo  bollore  di  quegli  animi  anelanti  anuo- 
poniificii  seguilo  da  2.S  I*api,  che  presa-  \e  glorie  e  conqinste,  fu  estinto  (juasi  nel 
giva  com'eglioo  avrebbero  a  proprio  vo-  eiio  nascere  da  Alessandro  VI  con  unirai- 


loG  Vie 

lo  ili  penna,  die  segnando  la  famosa  li- 
nea ili  tliinarciìzione^  lipailiva  lia  loro 
il  nuovo  nionilo,  assegnandone  a  ciascu- 
no i  confini  di  sua  dominazione,  grande 
alto  die  nuovamente  celebrai  nel  voi. 
L-VXXVII,  p.  aGi.  Arroge,  anzi  ù  in- 
Irinseco,  il  tener  presente  il  voi.  XCVIII, 
a  p.  235  e  seg.  Tale  e  così  grande  fu 
sempre  la  riverenza  al  Pontefice  Roma- 
no, che  gli  alfari  di  grande  importanza 
si  agitavano  alla  corte  papale,  e  soltomet- 
levansj  al  pontificio  giudizio,  che  quale 
irrefragibile  decreto  del  l'icario  di  Gesìc 
Cristo  (^.),  era  da'popoli  ricevuto.  Oltre 
AlessaiidroIII  nel  secoloXH.nel  seguente 
fu  il  Papa  Onorio  Ili  che  ordinò  a'rettori 
della  società  lombarda  d'inviar  procura- 
tori alla  s.  Sede,  a  stringere  amistà  fra  i 
lombardi  e  l'imperatore,  il  quale  pure  a 
tal  fine  avc-a  diretti  suoi  ambasciatori  al- 
la s.  Sede;  e  volle  che  l'imperatore  resti- 
tuisse INIdano  alla  medesima  società.  Il 
successore  Gregorio  IX,  dall'altro  canto, 
lichieslo  da  Federico  li,  inviò  legati  in 
Lombardia  a  tutelarvi  i  diritti  dell'  im- 
pero. Senza  il  beneplacito  apostolico  non 
si  mandavano  vicari  imperiali  io  Tosca- 
na e  in  Lombardia.  Clemente  V  ordini^ 
a  Guido  della  Torre  di  cedere  il  domi- 
nio di  Milano  a  Enrico  VII  re  de' roma- 
ni; ordine,  non  conosciuto  o  taciuto  dal 
Muratori.  Più  volte  alla  vacanza  dell'im- 
pero nominarono  il  Sicario  dell'Impe- 
ro  {/^.)  medesimo.  Sempre  i  Papi  ebbe- 
ro a  cuore  il  maggior  bene  e  vantaggio, 
unche  temporale,  de'priocipi  e  de  popoli. 
Veri  padri,  discutevano  le  aziende,  le  li- 
ti, gli  affari  de'  prelati  ,  de'priocipi,  de' 
regni,  delle  nazioni,  delle  città,  delle  l^t 
miglie  illustri  e  private,  e  lo  slato  delle 
chiese  e  de'monasteri.  L'incremento  della 
religioue,  il  propagare  principii  di  sana 
morale,  la  pace  de'  potentati,  la  felicità 
de'popoli,  il  bene  universale  erano  moti- 
vi ohe  eccitavano  i  Papi  a  prender  parte 
a  tutto  quanto  potesse  a  fine  così  retto, 
proficuo  e  glorioso  cospirare.  Tutto  l'ac- 
ccuuulo  bi  prova  calle  bolle  e  l'epiblule 


V  I  c 

pontificie  de'Regesti  Vaticani.  Io  qui  non 
posso  seguire  mg.'  Marini,  che  in  ogui 
genere  ne  ricorda  i  precipui  esempi,  a- 
vendone  con  dilfusioae  trattalo  ne'ricor- 
dati  e  altri  articoli,  e  debbo  contentarmi 
di  questo  cenno,  anche  per  non  allonta- 
narmi dall' argomento.  Il  Borgia,  ZJrt'i'c 
isloria  del  dominio  temporale  della  Se- 
de apostolica  nelle  due  Sicilie,  a  p.  rjQ, 
volle  dichiarare  i  vocaboli  l^icariatio  e 
J  icariare,  in  significato  ^\  pennuta,  co- 
me chiaramente  apparisce  nelle  carte  de' 
bassi  tempi.  Quest'avvertenza,  l'offre  par- 
lando della  cessione  fatta  da  Enrico  111 
imperatore  e  re  d'Italia,  de' diritti  della 
sua  corona  sopra  le  terre  in  ultra  roma- 
nis  partibits,  ossia  il  diretto  dominio  sul 
ducato  di  Benevento  ,  già  dominio  della 
s.  Sede,  a  Papa  s.  Leone  IX  nelioSa  in 
Worms;  la  ([uale  cessione  fu  vera  e  rea- 
le pennuta  e  non  vicarialo,  come  pre- 
tesero alcuni.  Poiché  l'imperatore  rice- 
vè dal  Papa,  tra  le  altre  cose,  Fulda,  i 
beni  che  la  Chiesa  P».oraanaavea  in  Ger- 
mania e  in  Sassonia,  ed  il  censo  della 
chiesa  di  Bamberga  (/^.).  L'aver  Leone 
Ostiense  usato  le  pavoìeincariationis gra- 
lia,  e  ripetute  dal  Sigooio  e  dal  Mabil- 
lon,  fece  porre  in  campo  la  difficoltà,  mos- 
sa dagli  avversi  al  principato  civile  de* 
Papi,  con  ispiegarle,  quasi  che  s.  Leone 
IX  fosse  stato  da  Eurico  III  costituito 
suo  vicario  in  (jue'dirilli  che  gli  cedette, 
e  non  già  li  avesse  egli  pienamente  con- 
seguiti a  titolo  del  narrato  concambio^ 
come  scrive  Ermanno  Contratto,  o  com- 
mutazione ,  come  pili  latinamente  dice 
Pietro  Diacono.  L'archivio  del  monaste- 
ro della  ss.  Trinità  della  Cava  contiene 
monumenti  del  secolo  IX  e  X,  che  pro- 
vano l'uso  di  que' tempi  di  chiamare  vi- 
cariala  la  pennuta.  I\  il  suo  archivista  d. 
Salvatore  De  Clasi,  nella  Series  princip, 
Longobard.  aetatc  Salcrni  inipcranlur^ 
JVeapoli  1 785,  appunto  porta  il  vicariarti 
pev  permutare.  Il  Borgia  io  ulteriore  pro- 
va ,  che  pcrniu/^  significava  vicariare, 
uell'  Appendice  di  documcnù  ri^ioi  ta  il 


V  I  e 

n."  «lei  I  I  2f),  e  con  ullie  Icsliinonlanzc 
die  i  leimini  ili  barbara  lalinità  spiega- 
no assai  beue  il  valore  tiel  vocabolo,  da 
non  lasciarne  oiruUo  dubbio.  Oltre  nel- 
l'ailicolo  Sovranità  de' Ilo» ani  Ponte- 
fici E  DEiXA  s.  Sede  ,  trattai  a  parte  di 
tutti  i  Palrhiioiii  (Itila  Chiesa  lloìiiana 
e  di  tutti  i  don)inii  temporali  della  mede- 
sima ,  ragionando  a  ciascuno  delle  loro 
infeudazioni  e  vicariali  teniporali,  comu 
delle  leggi  emanate  da'Papi  [)e  Triljuna- 
li  (li  lluiiKi  [y.)  in  freno  de'baroni  vica- 
ri, ed  a  vantaggio  de'Ioro  vassalli,  suddi- 
ti della  s.  Sede.  Nel  voi.  LXVII,  p.  3 io, 
ragionai  col  Garampi,  della  libertà  in  cui 
dice  vasi  vivere  quelli  ch'erano  soggetti  al 
dominio  temporale  della  Romana  Chie- 
sa, per  l'indole  materna,  benigna  e  soave 
di  essa.  Diverse  città  lurmanti  il  medesi- 
mo dominio,  si  posero  all'ubbidienza  im- 
mediala e  sotto  la  difesa  e  protezione  di- 
retta della  s.  Sede,  però  dichiarando  il 
suocorauneo  municipio,  ritenerne  in  per- 
petuo il  particolare  dominio  della  CitUÌ 
o  Terra,  oifrendo  a' Papi  annuo  censo, 
inclusivamente  a  Bologiir^y  e  lo  ricordai 
pure  nel  voi.  LXXX,  p.  1 85,  e  descriven- 
do il  Piaggio  (/  .),  che  ad  essa  fecero  i 
Papi.  Il  che  dicevtisi  in  liberiate  retine- 
re,  perchè  la  città  e  la  terra  non  perde- 
va né  1*  amministrazione  delle  proprie 
rendite,  né  quella  della  giustizia,  con  me- 
ro e  misto  impero  e  col j'us  gladii,  ed  e- 
ziandio  talvolta  col  diritto  di  far  guerra  e 
pace.  In  tale  senso  duntjue  dicevasi  liber- 
làiW  vivere,da'soggelti  immediati  al  do- 
minio della  s.  Sede  loro  signora.  Dice  il 
Culucci,  Anùeliità  Picene,  t.  20,  Tolen- 
tino illustrala,  p.  i8:  il  governo  feuda- 
le introdotto  in  Italia  al  principio  del  re- 
gno de  Longobardi,  fu  continuato  anche 
dopo  l'esliuzioue  di  esso  per  ben  lungq 
tempo, avanti  che  leciltàe  le  piLu'agguar- 
devoli  terre  si  eleggessero  i  consoli  pel 
governo  del  3IunieifJÌo.  ìa  diversi  luo- 
ghi non  fu  di  molta  durata,  massime  do- 
po the  il  Papa  Alessandro  III  e  l'impe- 
ij  lui  e  Federico  I  ordiuuruuoulle  Cutnu'- 


Vie  lu/ 

nil.)  {r.)h  sctih.ì  òu  Po(ìeslà{f''.),  i  (pia- 
li anch'essi  godevano  non  solo  il  mero  e 
misto  impero,  cipjivalente  a  signoria,  ma 
pure  il  diritto  di  far  la  guerra  e  la  pace. 
Imperversando  poi  sempre  più  le  liizioni 
oc  Guelfi  e  Ghibellini  (/'.),  ogni  cillà  e 
ogni  terra  (di  (juelle  specialmente,  che 
non  si  trovavano  soggette  ad  alcuna  del- 
raltre  vicine  e  più  potenti)  ebbero  biso- 
gno d'  un  capo  militare,  il  quale  a  Dor- 
ma delle  rispettive  aderenze  si  procurò 
la  conferma  o  pontificia  o  imperiale  del 
dominio,  che  assumevano  col  titolo  |)iU 
comunemente  di  icario.  Assicura  il  Mu- 
ratori, che  tranne  Ftnezia,  appena  vi 
fu  città  libera  la  quale  qualche  volta,  o 
spontaneamente  non  ricevesse  un  Signo- 
re, o  per  forza  un  Tiranno  (^.).  Cosi  l'I- 
talia si  resse,  e  specialmente  quella  par 
te,  che  costituisce  lo  stalo  ecclesiastico, 
fino  alla  legazione  del  celebre  cardinal 
Egidio  Alhornoz,  inviato  da  Avignone 
in  Italiada  Innocenzo  VI  neh  353,  di  cui 
riparlai  nel  voi.  LXXVI,  p.  2G4,  per  ri- 
cuperare idominìi  usurpali  da'liran netti 
e  signorotti,  il  quale  molti  ne  spogliò,  al- 
tri dichiarandoli  vicari  temporali  con  an- 
nuo censo.  Ancheil  Santini,  Memoriedei- 
la  città  di  Tolentino,  p.  i3i,  rileva  co- 
me tal  città  si  fosse  conservala  sempre  li- 
bera, a  riserva  dell'alto  dominio,  che  se- 
condo le  circostanze  vi  ebbe  ora  il  Papa, 
ed  ora  l'imperatore  a  norma  del  parti- 
to, che  da  lei  si  abbracciava;  cosa  solila 
da  praticarsi  allora  dalle  città,  ed  altri 
luoghi  della  provincia  della  /Varca.  Tut- 
ti gì  i  scrittori  narrano,  coinè  i  Papi,  mas- 
sime nel  medio  evo,  secondo  l'uso  di  quo' 
tempi  feudali ,  invece  di  esercitare  ,  co- 
me oggidì  fauno,  direttamente  il  domi- 
nio sopra  le  loro  provincie  e  luoghi,  so- 
levanodarne  l'investitura  a  qualche  vas- 
sallo, che  ne  diventava  signore  con  ob-^ 
bligo  di  fedeltà  ed  omaggio  al  sovranoi 
e  spirato  il  tempo  del  vicariato,  essi  o  i 
loro  successori  ne  domandavano  la  con- 
ferma, o  colle  anteriori  condizioni,  o  con 
altre  che  ]>iaccva  imporre  a'Papi:  all'è- 


io8 


V  I  C 


shiizioiie  della  linea  mascolina  legilliraa 
degl'iiivestiti,  alla  s.  Sede  riloniavano  i 
Ticariali,  e  la  signoria  inniiediala  e  di- 
retta, per  naturale  devoluzione.  Molte  u  • 
surpazìoni  si  legiltiraarono  co'  vicariali 
investiti.  E  se  lo  erano  dall'  imperatore 
abusivamente,  i  l'api  dicliiiiravanli  sciol- 
ti dal  giuramento  l'alto  ad  essi,  esurtan- 
doli ad  esser  fedeli  sudditi  e  vassalli  del- 
la s.  Sede,  Questi  vicari  beaefìcali  non 
sempreosservarono  verso  di  essa  il  debito 
tli  vassalli,  poiché  piìi  volte  le  furono  n- 
perti  ribelli;  e  la  spada,  che  secondo  le 
convenzioni  doveano  porre  a  servizio  del 
P.ipa  l(jro  sovrano,  ingratamente  spesso 
agli  altri  suoi  stessi  dominii  rivoltarono, 
ora  seguendo  la  parte  ghibellina, ora  ade- 
rendo ad  altri  nemici  de'  Papi.  Di  qui  le 
Scoi  II  un  te  Ile,  s,\' Interflelli  de'Iuoghi,  e  le 
confìsche,  ond'essi  furono  percossi,  e  (juan- 
do  queste  non  bastavano  a  richiamarli  al 
dovere,  li  punirono  colle  armi  tempora- 
li, delle  quali  i  l^api  in  qua'  secoli  turbo- 
lentissimi e  battaglieri  dovettero  loro 
malgrado  far  uso  non  infrequente,  per 
difendere  da  esterni  nemici  o  da'  ribelli 
interni  i  dominii  della  s.  Sede.  L' Acqua- 
cotta,  Memorie  di  Mnlelica^  p.'4o,  pai'- 
lando  della  1/  investitura  pontiticia  di 
Ulalelica  fatta  agli  Ottoni  da  Bonifacio 
1 X  nel  I  3q  |,fa  considerare. Conosceva  ab- 
bastanza il  Papa  l'indole  de'tempi,  ed  an- 
ziché perpetuare  l'inquietezze  nello  sta- 
lo, ed  esporre  i  sudditi  ad  ulteriori  di- 
sgrazie, stimò  meglio  in  sua  saggezza  di- 
chiarare ricari  temporali  della  s.  Sede 
qne'  nobili  che  già  esercitavano  la  loro 
possanza  sui  popoli,  e  nella  patria  spes- 
so, e  che  senza  questo  legittimo  titolo  li 
governavano  da  padroni.  Cos'i  praticò  eoo 
Matelica,  cos'i  con  altre  città  e  paesi  sog- 
getti allaChiesa  romana. Moltissimi  quin- 
di furono  i  vicariati  e  i  vicari  temporali 
nel  principato  civile  della  s.  Sede,  come 
Jiai-enna, Ferrara,  Urbino,  Foligno,  I- 
mola,  ForCt,  Cesena,  Riniini,  Faenza, 
f'rbania,  Pesaro,  Sinigaglia,  Perugia, 
Ciuàdi  CasLeUo,  e  molle  altre  cillà  e  ter- 


V  I  C 

re,  il  tutto  descritto  a'propri  articoli.  Non  - 
dimeno  eccone  alcuni  esempi.  Primiera  - 
mente  mi  piace  ricordare  i  Rellori  o  Di- 
fensori co'quali  la  s.  Sede  faceva  gover- 
nare, sino  dal  IV  secolo  circa,  i  patrimo- 
ni del'a  Chiesa  romana,  esercitandovi  i 
diritti  superiori  della  Ri-g<dia[F.),e  per 
ciò  anche  la  piena  sovranità.  Fu  dopo    il 
7 "2 6,  e  nel  pontificato  di  s.  Gregorio  II, 
che  cominciò  la  s.  Sede  ad  avere  un  prin  • 
cipato  civile,  inclusi varaeote  a  Romi^f^ .) 
e  suo  ducato, che  fu  il  nucleo  dell'attuale 
stato  di  s.  Chiesa.  Dopoché  1'  Esarcalo 
di  RiVi'nna  spontaneamente  si  pose  sot- 
to la  protezione  de'Papi,  sempre  più  ne 
sperimentò  i  benefici  eliciti,  con  maggio- 
re ragione  difendendolo  dalle  molesti  e  de' 
greci  e  de' vici  ni  longobardi  che  Io  tra  va  - 
gliavano.  Ma  nel  7?2  Astolfo  re  de'lon- 
gob-udi  di  viva  forza  s'impadrom  di  Pia- 
venna,  costringendo  allaf'uga  l'ultimo  E- 
sarca  Eutichio.  Laonde   Papa    Stefano 
Il  detto  ///implorò  e  ottenne  l'aiuto  di 
Pipino  re  de'franchi,  che  costrinse  A.stol  - 
fo  ad  abbandonare  le  terre  usurpate,  le 
quali  in  perpetuo  dominio  restituì  (do' 
natio,  resti  tulio,  confinnalio,  sono  spes- 
so nelle  vecchie  carteadoprateindistinta- 
mente,  come  si  trae  dal  suaamentovato 
Dorgia),  cedendo  il  diritto  di  conquista, 
a  s.  Pietro.  D'allora  in  poi,  i  Papi  eser- 
citarono la  piena  amministrazione  e  il 
dominio  assoluto,  sì  io  Roma  e  suo  du- 
cato, che  nell'Esarcato,  soltanto  tdvolta 
interrotto  parzialmente  e  impedito  per 
le  ribellioni  de'  popoli,  per  opera  delle 
fazioni,  la  tirannia  de' capi  di  esse,  e  le 
prepotenti  usurpazioni,  anche  straniere. 
Indi  Slef.iiio  //detto  F[[,  concesse  l'am- 
ministiazione  e  commise  il  governo  di 
/i<7i'e/i/i(7  all'arcivescovo, e  al  senato  com- 
posto da'3  tribuni  della  città,  onde  gli  ar- 
civescovi s'intitolarono  esarchi,  I  quali  poi 
ricorsero  a  Stefano  III  detto  IV ,  poscia 
ad  Adriano  I,  quando  Desiderio  re  de* 
longobardi  assalì  l'esarcato.  Il  Papa  si  ri- 
volse a  domandare  l'aiuto  di  Carlo  Magno 
re  de'iìauchi,il  quale  calalo  in  Italia  ne! 


V  I  e 

773  ,  sconfìsse  Desiderio  e  pose   fine  al 
legno  longobarilo,  restitueiulo  al  l'npìi  le 
licuperale  lene,  eil  altre  ne  aggiiui^e  in 
dono  per  ain[i|ìare  il  principato  lenìpd- 
lale  (iella  Cliiesa  rouiuna.  Allora  (u  clic 
la  provincia  di  Ravenna  prese   il  nome 
di  provincia  voìiiana,  tlie  poi  coi  rotta- 
me nle  Ikrnaf^im  in  «Iella,  l'apn  (iiovan- 
ni   Vili  nell'hJS?.  donò  a  Doiibile  ed   a 
Giovanni  suo  figlio,  tinelli  o  ipali  (nella 
corte  di  Coslautinopoli   sì   dissero  ipnti 
i  consoli  di  puro  titolo,  allriiuenti  cliia- 
raati  onorarli  o  codiciliarii)  di  Gaeta,  e 
loio  successori  in  pei peluo,  tutto  l'incli- 
to patii  monio  di  Tiaello  ,  e  la   città  e 
territorio  dì   Fondi ,  acciocché  guerreg- 
giassero i  Saraceni  ,   come  poi   fecero. 
Traello  e  Fondi  erano  dominiì  e  patri- 
moni (Iella  s.   Sede:  egualmente  Gaeta 
era  patrimonio   di  piena  sovranità  della 
s. Sede,  e  siccome  Giovanni  Vili  ne  avea 
concesso  l'alto  dominio  a  Pandenulfo  con- 
te di  Capua,  Docibile  essendosene  lui  ba- 
io, il  Papa  per  placarlo  gli  fece  i  detti  do- 
ni. Tuttociò  prova  la  pienissima  sovrani- 
tà de'  Papi,  esercitala  liberamente,  in  si 
remota  anticliità.  Papa  Giova  tini  XV  det- 
to XVI  del  c)85,  die'ìl  dominio  di  Fer- 
rara(f^.)  in  fèudo  duca  le,  con  annuo  <en- 
so  da  pagarsi  alla  Chiesa  romana,  e  tra- 
smissibile a'discendenti,e  Tedaldo  d'Esle, 
avo  o  bisavolo  della  gran    contessa  Ma- 
tilde marchesana  di  Toscana  (F.),\\ca- 
ria  d'Italia  e  generale  di  s.  Chiesa,  benché 
donna,  ma  grande  eroina.  Notai  nel  voi. 
LXXXI,  p.  32,  che  il  (loca  d\  Modena, 
rappresentante  l'augusta  casad'Este,  per 
essere  stato  il  più  antico  vicario  tempo- 
rale della  s.  Sede,  inquarta  nello  stem- 
ma, oltie  le  incrociale  Chiavi  pontifìcie^ 
che  formano  parie  precipua  del  Fessillo 
(V-)  della   medesima  ;  anco  il  Triregno 
pontificale,  distintivo  che  non  gode  al- 
cun' altra     famiglia.     Ricordai    nel   voi. 
LXXX,  p.  I  84,  clie  ne'secoli  Xll  e  XIII, 
sia  per  la   prepotenza  di  diversi  impera- 
tori, sia  pcgli  scismi,   sia  per  le  fieqnenti 
fazioni  e  commozioni  di  Ecnia.  molti  Pa- 


V  I  C  I  of) 

pi  furono  coslrelli  ad  esulare,  anche  eoo 
lungo  /  lai^fiio.  IVr  tanleralamilà, con- 
venne Imo  di  aecoi ilare  lieciuenti   inve- 
stiture feudali  con   'J'ribulo,  de'vicariati 
delle  terre  della  Chiesa,  riservandosi  la 
suprema  sovranità;  e  per  tal  mezzo  si  tro- 
vai 0110  pure  co>tretti  di   riconoscere  le 
usnipnzioni  di  signorie  falle  in  m  luttuo- 
si lem[)i.  ."^ebbene  il   grande   Innocenzo 
Ili  rivendicò  i  di  ritti  sovra  ni  de' Papi  e  del- 
la s.  Sede,  pure  anch'esso  concesse  itivc- 
slilnre  di  vicariali  temporali.  Il  successo- 
re Onorio  III  concesse  in  feudo  la  Marca 
d'Ancona  al  marchese  d'Lste,  coll'annuo 
tributo  di  100  libbre  di  rnonela  provi- 
sina.  La  Civiltà  Cattolica,  serie  4-  ,  t.  5, 
p.  348  e  seg.,  compiendo  la  rivista  della 
slampa  italiana  sulla  Storia  de'  Conti  e 
Durili d'Frlino  di  Fili/  pò  Ugolim\Fi- 
renze  i85q.  gravemente  rimarca  la  se- 
guente notabile  ommissione  dell'autore, 
poiché  narrando  egli  le  origini  del  domi- 
nio acquistato  da'conli  Feltreschi  in  Ur- 
bino, tacque  altamente  dell'  investitura 
datane  tlal  Pontefice,  benché  da  essa  so- 
la abbia  potuto  quel  dominio  acquistare 
ed  acquistasse  inlàtii  sanzione  legìttima. 
Pei  tanto,  riportata  la  disinvolta  e  lesta 
maniera  in  cui  l'Ugolini  si  sbriga  del  fat- 
to, donde  il  lettore  potrebbe  ci  edere  fa- 
cilmente che  Vi  bino  o  non  sia  stato  mai 
sotto  il  dominio  de'Papi,o  solo  fosse  a  bre- 
ve tempo;  credei à  che  all'età  de'  Comu- 
ni (quando  cioè  acquisiate  franchigie  e 
privilegi  municipali,  si  governavano  a  li- 
bero I  eggimeuto)  ella  acquistasse  inleris- 
sima  balia  di  sé,  e  che  in  sul  principio 
del  secolo  Xlll  se  ella  avea  qualche  di- 
pendenza, l'avesse  piuttosto  dall'inìpeia- 
tore,  il  quale  la  regalò  a'Fellresthi ,  che 
non  dal  Papa,  del  quale  non  si  fa  ninna 
menzione.  Quindi  é  che  il  medesimo  let- 
tore, quando  nel  procedei  e  della  storia 
vede  i  conti  d  Uibino  apparile   vassalli 
del  Papa,  e  come  tali  chiedere  a  lui  l'iu- 
vestiliiia  e  pagargli  l'omaggio,  re>la  a  ra- 
gione meravigliato,  non  sapendo  il  cerne, 
né  il  perchè,  uè  il  quando  lai  vassallag- 


Mo  Vie 

aio  nascesse,  l'er  cui  la  Civillù  Cnlloli- 
rn  credè  opporUino  tessere  in  breve  la 
vera  storia  ilrll'  f)iif;;ine  del  dominio  del 
la  >-.  Sci\c  sopra  di  Urbino,  che  risale  al- 
la prima  mela  dell' Vili  secolo,  dicendo 
the  nelle  lotte  degl'iuiperatori  col  l'apa- 
to,  quelli  sovente  se  ne  arrogarono  e  u- 
stii'parono  il  diritto,  ma  I'  usurpazione 
loro  non  mai  cancellò  il  diritto  de'i*api, 
i  quali  non  cessarono  di  combatterla:  al 
leujpode'Comuni  anche  Urbino  acquistò 
franchìgie  e  privilegi  municipali, ma  non 
perciò  si  tolse  alla  sovianilà  de'l'api,  i 
fHìnW  quelle  franchigie  confermarono  sal- 
vi sempre  i  diritti  della  Chiesa;  e  quando 
Innocenzo  III  nel  ì'ìO'j  convocò  in  Vi- 
terbo /'pisropos  ci  aììhates^  comilcs  et  La- 
rones,  polestalcs  et  coiistiles  cU'ìLatiim  ... 
ad  jnrisdiclionem  Sedis  apostolicaeper- 
tìiìcnies ,  et...  inni  Kcclesiac  Koinanne 
propositi t^  omninoab  iini^'cr.si'i  laicis  iti- 
rainenta  rccipìens  quodeius  doininalio- 
nis  partniit, non  è  punto  a  dubitare  che 
fra  questi  laici  non  si  trovassero  anche  i 
rappresentanti  di  Urbino.  »  Quindi  allor- 
ché Federico  11  la  diede  in  feudo  nCuon- 
conte,  non  solo  diede  ciò  clic  suo  noncra, 
come  confessa  il  medesimo  Ugolini,  ma, 
dovea  egli  soggiungere,  ciò  che  era  dtl 
Papa;  e  se  il  Feltrcsco  si  fosse  contenta- 
to di  quell'infeudazione  imperiale,  la  sua 
sarebbe  slata  fuor  d'ogni  dubbio  una  u- 
snrpazione.  Ma  non  fu,  appunto  perche 
il  Pontefice  Onorio  III,  pregatone  oda 
Ijuonconleo dallo stessoFedericolI  quan- 
do ebbe  da  lui  nel  1220  la  imperiale  co- 
rona in  Roma,  sanò  colla  sua  sanzione 
quanto  v'era  d'illegale  nell'atto  di  Fe- 
derico 11,  e  conferita  a  Buonconle  l'inve- 
stitura «li  Urbino,  rese  legittimo  il  domi- 
nio che  da  indi  in  qua  i  Feltreschi  vi  e- 
sercitarono.  Cos'i  vengono  chiarite  le  ori 
gini  di  questo  dominio  ;  ed  è  veramente 
strano  che  l'Ugolini  le  abbia  esposte  in 
njoilo  sniionco  e  confuso,  trascurando  fin 
dal  principio  della  sua  storia  un  punto 
COSI  rilevante  ...  Le  cose  qui  da  noi  ac- 
ccnnatCj  e  dall'Ugolini  porle  omracsse, 


V  IC 

parie  alterale ,  il  lettore  potrà  vederle 
minutamente  esposte  dal  eh.  cav.  Moro- 
ni  nel  voi.  LXXXVI  tlel  suo  eruditissi- 
mo Dizioiuivio,  p.  aliS -275,  dove  colla 
scorta  di  ottimi  autori  illustra  lutto  quel 
tratto  più  oscuro  della  stoiia  di  Urbino^ 
che  precede  l'avvenimento  della  signoria 
Fellrcaca".  Non  per  vanità,  ma  per  gra- 
dimento di  sì  autorevolegiudizio,  all'in- 
con)parf>bileC/\'/7/(/;  CaUolicci  rendo  qui, 
per  l'onorevole  conforto,  affettuose  e  ri- 
verenti azioni  di  grazie,  anche  per  quan- 
to in  (jiiesto  i)unto  leggo,  singoiar  coin- 
cidenza, in  im'amorevole  lettera  del  mio 
onorandissimo  amico  il  eh.  cav.  Scolari, 
scritta  a  Sati  Hriison  presso  il  Dolo.  >»  Spe- 
ro le  sarà  giunta  l'ultima  mia,  alla  rpia- 
le  fo  soltanto  questa  breve  Appendice^ 
per  provarle  che  da  per  tutto  e  sempre 
vivo  con  Lei  ,  e  con  quel  suo  stupendo 
Emporio  d'Ei  udizione  ,  che  ornai  vedo 
spogliato  da  lutti,  e  tanto  ingratatnente 
citato  da  pochi,  sebbene  senza  raggiun- 
gere il  line  di  farsi  riputare  eruditi,  da 
quando  il  gran  Dizionario  !\Toroni  i  già 
fattola  notizia  proverbiale  di  tulli,  ond'ò 
certissimo  che  per  tutti  i  tem[)i  avvenire 
in  esso  i  posteri  troveranno  il  pane  di 
cui  cibarsi  a  buon  mercato,  e  come  del 
suo  poema  disse  Dante:  ne  avanzeranno 
sempre  le  sporte  piene  (di  cui  ognun  co- 
nosce quanto  il  cav.  Scolari  è  benemeri- 
to illustratore)".  Tutto  questo,  in  buona 
pace, lo  sappiano  que'  rari  colali,  che  ridi- 
colosamente  pretendono  far  credere,  che 
io  non  sia  sialo  sempre  esia  tuttora  il  solo 
e  l'unii  o  autore  di  questo  mio  Diziona- 
rio. Inoltre  potrà  rannodarsi,  a  quanto 
di  aualogo  per  la  Storia,  a  confutazione 
di  sì  maligno  mendacio  e  triviale  calun- 
nia, scrissi  altrove,  e  per  ultimo  nel  voi. 
XCVII,p.  I  2  3.  Riferisce  il  Reposali,  Del- 
la  zecca  di  Gubbio,  e  delle  gè  sic  de' Si' 
gnori  della  Ro^'cre  duchi  di  Urbino,  I. 
2,  p.  j44)  descrivendo  una  moneta  del 
duca  Francesco  M.'  i  coniala  iu  Urbino. 
)'  Neh.''  parliraento  dello  scudo,  si  vede 
V  iosegm  di  Monte  Feltro  e  di  Urbino  ; 


V  I  e 

nel  '."gli  ornanienlidflln  «ì.  Sc(lc(lef:lii(i 
*i  incrociato)  postivi  non  so  «e  per  I  iif 
fizio  o  carico  ili  {^ran  Gonjalonk.i  e  di  v 
Chiesa,  goiliilocla  Guiil'Ultiildo  I  suo  pa 
(Ire  adottivo,  o  per  insegna  di  capitano 
Gencitilc  (li  .?.  Chiesa,  o  piuttosto  per 
dimoiitrare,  che  il  ducato  d'Urbino  ò  un 
ficarit]  lo  (Icllit  Chiesa  Ilorna  Ita".  \\A)'\a- 
mo  dal  Borgia,  Difesa  del  dominio  tem- 
porale della  Side  apostolira  nelle  due 
Sieilie,  p.  264,  che  l'apa  Innocenzo  IV 
dopo  nver  privato  del  regno  di  Sicilia  e 
deposto  doll'in)pero  Federico  II,  questo 
morto,  volle  reggere  il  regno  per  sé  sles- 
so e  piendervi  in  persona  elletlivo  pos- 
sesso, onde  confermare  latto  di  devolu- 
rione,  recandosi  a  Napoli  nel  17.54-  I^'^"' 
fredi  naturale  del  defunto,  dal  l*apn  ri- 
conosciuto principe  di  Taranto  e  di  altre 
terre,  e  fatto  con  buono  stipendio  vicario 
pontificio  per  il  temporale  governo  del 
reanie  a  Faro  laf/ue  ad  /lumen  Siles, 
conti  ibuì  alla  solennità  del  suo  ingresso, 
essendosi  recato  incontro  ad   Innocenzo 
IV  con  copioso  accompagnamento  di  ma- 
gnali, quando  passalo  il  ponte  di  Cepra- 
no  entrò  nel  regno.  Quivi  gli  baciò  i  pie- 
di, e  ne  addestrò  il  cavallo  per  un  tratto 
di  strada.  Papa  Clemente  V  nella  vacan- 
za dell'impero  nominò  vicario  dei  mede- 
simo in  Italia  nel  3  i4  Robei  lo  re  di  Si- 
cilia, confermandolo  il  successore  Giovan- 
ni XXII:  quindi  Benedetto  XII  elesse  a 
l'icari  dell'  fnipero  i  notali  a  quell'ar- 
ticolo, anch'egli  ricusando  di  riconosce- 
re [ler  imperatore  il  pretendente  Lodovi- 
co V  il  /;<7i77/'0,  eletto  da  una  parte  del 
collegio  degli  elettori,  sostenitore  degli 
eretici  e  fautore  dello  scisma  dell'anti- 
papa Nicolò  V.  Ria  Lodovico  V,  come  al- 
tri imperatori,  largamente  dispensò  feudi 
per  farsi  partigiani,  ed  essere  sosleuutOj 
colle  comuni  pretensioni  che  quasi  tutte 
le  terre  d'Italia  appartenessero  all'impe- 
ro, e  fossero  suoi  feudi.  Narra  d  Borgia, 
DJemoric  islorielic  di  lìenaenlo,  par.  3, 
p.  309,  che  fin  dal  I  353,  d'ordine  d'In- 
nocco7o  VI,  comparve  iu  Italia  suo  le- 


V  I  C  II  I 

gnfo  e  vicario  generale  in  (empoinlihiis 
in  Terri'.  lùu  lesine  ae  Vrovincii'i  eju^- 
dem,  il  sopraddetto  cardinal  Albornoz, 
per  ridurre  io  dovere  i  tanti  usurpato- 
ri, clic  [)rofitt:indo  della  lontananza  de' 
l*api  residenti  in  Avignone,  a  verno  pre- 
so a  tiranneggiare  gran  parte  del  ponti- 
fìcio dominio.  I  nomi  di  tali  lìraiiiii  oc- 
eupatori  de'  luoghi  di  s.  Chiesa  sono  i 
seguenti.  Ma  prima  è  da  sa[)ersi,  che  Lo- 
dovico V  il  DiU'aro,  allora  già  morto, 
per  vendicarsi  delle  scomuniche  fulmina 
tegli  da'l'api,  i  quali  non  lo  vollero  rico- 
nosceie  per  imperatore,  e  de'  vicari  co- 
stituiti a  nome  della  Sede  apostolica  va- 
cante Imperio,  in  Milano  e  in  altre  cit- 
tà possedute  dagl'imperatori  in  Lombar- 
dia, si  rivolse  pur  esso  a  creare  come  im- 
peratore per  suoi  vicari  nelle  terre  della 
Chiesa  que'medesirni  signori,  cheribella- 
tisi  al  Papa  ne  aveano  già  usurpato  il  tlo- 
minio.  Adunque  dichiarò  Giovanni  da 
Vico  prefello  di  Pioma,  vicario  in  Viter- 
bo, città  dove  avea  precedentemente  si- 
gnoreggialo Silvestro  de'Galli;  Galeotto 
e  altri  fratelli  Malatesta;,  vicari  iu  llimi- 
ni,  Pesaro  e  Fano;  Antonio  da  Monte 
Feltro,  vicario  in  Urbinoj  Nolfo  e  Ga- 
lasso nipoti  di  Guido  da  Monte  Fi^ltro, 
vicari  in  C^g/Zy  Alberghelto  Clavelli,  vi- 
cario in /^rt/'r/V7Hoy  Bulgaruccio  Ottoni, 
vicario  in  Malelica(^[>oì  da'Papi  la  fami- 
glia ebl)e  il  vicariato,  così  altri);  Isn»educ- 
ciò,  vicario  in*,  Severino jGeulWt  da  Va- 
ranojvicario  io  C«r//icW«Oj  Michele, vica- 
rio in  Monte  Milone  (di  cui  nel  voi.  XL, 
p.  273);Pagnone  di  Giovannuccio  di 
Piuggiero  Cima,  vicario  di  Cins^olt  (que- 
sta famiglia  nello  stesso  secolo  XIV  lun- 
gamente contese  il  principato  della  pa- 
tria, di  cui  poscia  furono  costituiti  vica- 
ri della  s.  Sede  i  nipoti  di  J^agnone,  la 
cui  discendenza  maschile  terminò  in  Cin- 
goli nel  i4^.3);  Nicolò  da  Boscareto,  vi- 
caiio  di  Vcy/;  Guido  da  Polenta,  vicario 
di  Ravenna;  Francesco  e  Sinibaldo  de- 
gli Ordelafli,  vicari  in  Forlì  e  iu  Cesena, 
e  Giovanni  Manfredi,  vicaiio  in  Faen- 


Ili  vie 

za.  Olire  «juesli  vicari  cobtilulti  dal  Ba- 
l'aro,  soggiunge  il  Borgia,  un  documen- 
to Vaticano  ci  raniinenla  Gentile  da  Rio- 
gliano  tiianno  di  Fermo  j:  e  Fredo  de' 
INJulucci  signore  di  /l/rtte/w/^z,  acclamato 
du' macerateci,  poscia  confederatosi  con 
Giovanni  Visconti  arcivescovo  di  Milano 
iu  Sarzana  a'3i  marzo  i  353,  e  con  vari 
signori  e  comuni  della  Marca,  llcanlinal 
Alborrioz,  d'animo  invitto,  felicemente 
riuscì  nell'inipresa  ;  poiché  pacificata  la 
Campagna  di  lioma  ,  ricuperò  da  Gio- 
vanni da  Vico  l'Orvietano  (già  occupato 
«Ja'Mnnaldeschi),  e  il  Palrimonio  ossia  il 
yUerhesej  obbligò  i  popoli  del  ducalo 
di  Spoleto  di  rendersi  o  a  palli  ,  o  per 
ispoutanea  dtdizionej  riacquistò  colla  for- 
za la  contea  di  Cilià  di  Cartello j  e  [al- 
ia lega  co'Trinci  di  Foligno,  co' Varani 
di  Camerino,  cogl'lsmeducci  dis,  Sei-erì- 
no  e  co'conli  ò\3Jontc  Feltro,  scacciò  nella 
Marca  dalla  città  di  Fermo  Gentile  da 
Mogliano  con  tanto  prospero  evento, che 
in  breve  ebbe  da  Fredo  Macerata,  da' 
Maldlesta  Jncona,  Ascoli,  Jesi,  Osinio, 
Eecanati,  Sinigaglia,  Umanaj  e  strel- 
li  poi  essiMalatesta  in  Uomagna,  per  me- 
ro atto  di  sua  geoeiositàconcesse  loro  per 
un  decennio  iu  vicariato  il  governo  del- 
le città  di  nini  ini,  Pesaro,  Fano  e  Fos- 
somhrone  coll'annuo  censo  di  6,000  fio- 
rini d'oro  (al  dominio  di  tali  città,  poi 
confermate  da'l'api  in  vicarialo^  eglino 
aggiunsero  Cesena,  Sinigaglia,  Cer\'ia 
tolta  da  Galeazzo  Malatesta  nel  i383  a' 
Polentani  di  Pia veniia,  e  ^erOVioro  infeu- 
dato nel  I  3q4  ^  Pandolfo  e  Carlo  figli  di 
Gale&zzo,  avendo  allora  pure  il  vicaria- 
lo di  Todi:  Gregorio  XII  gli  concesse 
il  vicariato  di  Saisina^  Martino  V  quel- 
Io  d'Ov/mo  ,  oltre  il  vicariato  di  s.    Leo 

ron  altri  luoghi  di  Monte  Feltro  ec.  Eu- 

o 

genio  IV  confermò  a"MaIatesta  i  vicaria- 
ti, e  vi  aggiunse  quella  di  Penna  Billi  e 
di  Mond;tvio,  parlati  nel  voi.  LXXXVI, 
p.  101  ei85;  Paolo  II  gli  die'il  vicarialo 
di  Meldola,  di  cui  nel  voi.  XXV,  p.  1941 
ec).  luoliialosi  quindi  iu  della  proviu- 


V  I  C 

eia,  ridusse  nll'id^bidienza  di  s.  Chiesa  i 
Polentani  signori  di  Ravenna  e  di  Cer- 
via jloUe  a'iManfredi  /''^f/i";?, rilasciando 
loro  il  possesso  di  alcuni  castelli;  e  passò 
poi  a  domare  gli  OrdelalFi  tiranni  di /«"or- 
Zi,  Cesena,  Forlimpopoli ,  Castrocaro^ 
Meldola  e  Berlinoro.  Ma  richiamato  in 
Avignone,  mentre  assediava  Forlì,  nel- 
l'agosto 1 3  jy  dovèadidare  ad  altri  il  ca- 
rico dell'ardua  impresa.  Nella  sua  lonta- 
nanza ripullulai  Olio  nelle  terre  ili  s.  Chie- 
sa i  semi  delle  primiere  discordie,  onde 
Innocenzo  VTve  lo  rimandò  con  pienis- 
sima podeslàj  e  nel  13^9  con  l'aiuto  de' 
Malatesta  e  degli  Aliilosi  d'f/nola,  ridus- 
se all'ubbidienza  gli  Ordeladì,  a'quali  ri- 
lasciò in  vicariato  ForlinipnpoU  e  Ca- 
slrocaro{\\c\  1  SyGSinibaldo  Ordelafil  tor 
nò  a  signoreggiare  Forlì,  con  occupare 
poi  Sarsina  e  altre  terre,  sebbene  di  al- 
cuni di  questi  luoghi  presto  gli  Ordeladl 
ne  perdessero  il  dominio;  ma  non  glàdi 
Forlì,  dove  eglino  noti  senza  varie  vicen- 
de si  mantennero  per  più  lungo  tempo, 
avendone  conseguito  il  vicarialo  dalla  s. 
Sede,  alla  qualesedendo Eugenio  IV,  An- 
tonio Ordelafll  pagava  r  000  ducati  d'oro 
d'annuo  censo). Nell'anno  appresso  riebbe 
da  Giovanni  Visconte  da  Oleggio  la  città 
(.W  Bologna  da  lui  tolta  a' Visconti, a'qua- 
li l'aveano  venduta  i  figli  di  Taddeo  de' 
Pepoli,  questi  già  investitone  nel  1  34o  da 
Benedetto  XII  col  censo  d'8, 000  fiorini 
d'oro,  dopo  la  nioite  del  padre  seguita 
nel  r  347,  riportandone  l'Oleggio  dal  car- 
dinale il  dominio  di  Fermo  e  vicariato 
sua  vita  durante;  chiamandolo  il  cardina- 
le, Marchiae  Anconitatiae  Recloreni  ac 
Civitalis  Firmi  et  sui  Districtns  Vica- 
ritim.  Neil  362  il  cardinal  Albornoz  ob- 
bligò i  romani  a  restituire  la  libera  si- 
gnoria della  città  ad  Innocenzo  VI,  il  cui 
successore  Urbano  V  lo  deputò  legato  a 
Napoli,  nella  quale  occasione  acconciòan- 
cora  le  cose  di  Benevento,  molestalo  da' 
circostanti  regnicoli  nel  suo  lerrilorio,on- 
de  avea  ricorso  al  Papa  suo  apostolico  si- 
gnore (Bene vento  era  governalo  dalla  s. 


vie 

Sede,  come  altre  provincic  ili  cssn,  di  un 
Ixiilore,  al  quale  si  iipparleneva  il  dopti- 
tare  il  vicniio  osnÌo  assessore  per  le  giu- 
dicalure  di  Henevenlo.  a  beneplacilo  pe- 
rò de"l*.i[)i).  IC  (piando  Urbano  V  si  re- 
cò in  Italia  neiiSGr-jil  caidiiinle  l'accol- 
se in  Cornelo  e  servi  fino  a  Vileibo,  Da 
r|iiesta  cillà,  Amedeo  VI  conte  di  Sa^-nla 
accooipagnò  il  Papa  nel  suo  Ingresso  so- 
lenne in  Jlortia,  addeslraiidogli  il  caval- 
lo, per  onorare  il  /icario  di  Grsìi  Cri- 
.slo,  mentre  sul  capo  di  questo  portava  il 
1''essillo  o  gonfalone  di  s.  Chiesa  ,  col- 
l'insegna  delle  chiavi  pontificie,  Ridolfo 
Varano  vicario  di  Camerino.  Ma  il  rista- 
bilimento della  residenza  papale  in  Ro- 
ma si  deve  a  Gregorio  XI  e  neh  877,  il 
quale  nel  137?.  avea  fatti  vicari  di  Ferra- 
ra, durante  la  loro  vita,  Nicolò  II  e  Al 


Vie  I  I  3 

dando  piinclpio  al  Ingrimcvole,  grande  e 
lungo  Scisma  (l.)  d'Occidente,  e  alle 
due  IJlihidicnzc  (/'.)  di  Roma  e  A  vigno 
ne.  Nella  lotta  fra'Papi  e  gli  antipapi,  pa' 
ttirboleatissiini  tempi  ,  non  mancarono 
di  nuovamente  prodllarne  gli  ainhi/iosi 
prepolenti,  con  altre  usui[)azioni  a  dan 
no  del  patrimonio  della  s.  Sede,  onde  si 
trovarono  coslrelli  i  Papi  di  riconoscerli 
quali  loro  vicari  temporali,  ovvero  ne' 
grandi  bisogni  in  cui  versavano  per  rice- 
vere una  certa  corrisposta,  diedero  in  vi 
cariato  molte  città  e  terre,  il  che  osarono 
fare  anche  i  lontani  antipapi  ,  con  que' 
che  ne  seguivano  lo  scisma,  sebbene  in 
poco  numero.  Urbano  VI  investì  diversi 
de'vicariati  pontificii  temporali,  parlali  a' 
loroluoghi,eil  simile  praticòConificioIX 
suo  successore.  Di  questi  dirò  solamente. 


berlo  d'E'itej  non  ostante  che  fino  a  quel     clic  neh  3q2  concesse  varie  città  e  luoghi 
tempo  i  Papi  non  aveano  dato  quel  g-o-     in  vicariali  a'  magistrati,  cornea  quello 


verno  se  non  per  9  ovvero  io  anni,  obbli- 
gandosi pagare  alla  s.  Sede  annui  1 0,000 
fiorini  d'oro,  e  di  manteneie  a  spese  lo- 
ro, per  servizio  di  essa,  i  00  cavalieri  nel- 
lo spazio  di  70  miglia.  L'assenza  dunque 


di  Z?o/o^^<^,  questa  e  altri  luoghi  pei  1^ 
anni,  coli'  obbligo  di  contribuire  alla  s. 
Sede  5,000  scudi  d'oro  annui.  Sembra 
che  peli. "Bonifacio  IX  investisse  de'feu- 
di, che  la  s.  Sede  tuttora  possiede  nel  Pie- 


de'Papi  da  Roma,  cominciata  neli3o5,  monte,  con  Massernno  per  capitale,  la 

tra  le  tante  malaugurate  e  fatali  conse-  nobilissima  famiglia  Fiescbi.  Inoltre  col 

guenze,  portò  pure  quella  di  fare  in  bra-  tributo  d'un  cane  da  rete  e  d'una  rete, 

dì  il  principato  temporale  della  s.  Sede,  accordò  a  Marino  Dongiovanni,  Rotella 

con  tanti  vicariati  pontificii.  Imperocché  d'Ascoli  (di  cui  nel  voi.  LXXIX,  p.  i-So,); 

vivendosi  in  molte  città  e  luoghi,  anche  e  col  tributo  d'  un  cane  da  caccia  d'  uc- 


celli e  di  lepri,  die'a  Paolo  Orsini  in  feu 
do  Canino  nella  provincia  di  Viterbo: 
ciò  non  deve  sorprendere, se  si  legga  l'ar- 
ticolo Tributo.  Onoiò  col  titolo  di  con- 
te della  terra  di  Gonzaga  (ora  cospicuo 
nell'ubbidienza  della  Sede  apostolica,  di  borgo  del  ducato  di  Mantova,  che  die' il 
che  tratta  pure  queldocumentodi  cui  ra-  nomeallacelebreepotentefamiglia  Gon- 
giona  il  Leopardi  nella  l'ila  di  Nicolo  zaga) ,  Francesco  I  Gonzaga  signore  e 
Bondfi  de,  a  p.  188.  Morto  Gregorio  XI     vicario  imperiale  di  flJanlOi'a).  lunocen- 


del  resto  d'Italia,  in  detta  deplorabile  e 
poca,  con  grande  licenza  e  sfrenatezza,  si 
trovarono  costretti  i  Papi  avignonesi   a 
costituire  de'  vicari  temporali   pontificii 
che  le  governassero  e  le  reggessero  bene 


nel  I  378,  gli  successe  Urbano  VI;  però  i 
cardinali  francesi,  vagheggiando  le  deli- 
zie di  Piovenza  e  il  ritorno  in  Avignone, 
da  Gregorio  XI  lasciato  al  governo  del 
vicario  cardinal  Dlandiaco,  si  ribellarono 
al  legittimo  Papa,  ed  elessero  l'antipapa 
Clemcute  VII,  che  tosto  y'i  si  condusse^ 
VCL.  xcix 


zo  VII  fece  governatore  di  Fermo  Lo- 
dovico Migliorati  suo  nipote,  e  marche- 
se della  Riarca;  ma  perchè  il  successore 
Gregorio  Xll  lo  privò  della  Marca,  esso 
col  favore  di  Ladislao  re  di  Napoli,  nel 
1407  s'impadronì  di  Fermo  e  d'Ascoli. 
Pacificatosi  poi  con  Gregorio  XII,  rilea- 
8 


1 1 4  vie 

De  Fermo  col  suo  contado  iu  vicariato; 
pel  quale,  sì  esso  che  Gentile  Dotnioelli 
Migliorati, come  pure  perle  terre  di  Mon- 
te Granare,  Monte  Piubbiano, Monte  Fio- 
re e  Monte  Cosaro,  questo  della  provin- 
cia di  J\liicerala  e  gli  altri  di  quella  di 
Fermo,  ebbero  da  Mai  lino  V  il  privile- 
gio di  non  legistrnre  nel  libro  n  catasto 
della  Marca  d'  Ancona  le  giazie  ad  essi 
concedute  pe'Iorovicarioli.  Adoperando- 
si egregiamente  Ladishio  Vredi  Polonia, 
per  l'unione  della  Chiesa  greca  alla  lati- 
na, Martino  V  lo  dichiarò  vicario  della 
Chiesa  romana  nel  suo  regno,  ch'era  uno 
de'tanti  tributari  della  s.  Sede,  anche  per 
propagar  l'Evangelo  tra'barbari.  Bene- 
mei  ito  della  s.  Sede,  Alfonso  V  re  d'  A- 
ingona,  per  aver  contribuito  al  ricu[)ero 
di  buona  parte  della  Marca  d'Ancona, 
occupato  dallo  Sforza,  Eugenio  IV  gene- 
rosamente gli  condonò,  per  le  spese  fal- 
le, 5o,ooo  marche,  che  qual  figlio  adot- 
tivo di  Giovanna  li  regina  di  Napoli,  gli 
dovea  per  l' investitura  del  regno  ,  per 
l'annuo  censo  d'8,ooo  oncia  d'oro;  ed 
inoltre  ottenne  il  vicarialo  in  tcmporali- 
hus  di  DtncK-enlo  e  di  Ttrracina ,  sua 
■vita  naturale  durante,  ina  restituendo  al 
Papa  il  castello  di  s.  Felice,  da  lui  occu- 
pato. II  re  accettò  le  coudizioni  di  questo 
vicariato,  con  bolla  d'oro  data  in  Napoli 
neh  445.  Morto  neh  458,  il  suo  figlio  e 
successoreFerdinando  I, continuando  que- 
sti a  ritenere  il  vicariato  di  Benevento  e 
Terracina,  Pio  II  ne  esigette  la  restitu- 
zione; tuttavolta  si  contentò  di  quella  di 
Ijenevento,  concedendogli  in  vicarialo 
Terracina,  in  annos  clccem  sub  censii  : 
ma  quanto  a  questo  e  alla  durata  del  vi- 
cariato, meglio  è  vedere  quell'articolo. 
)l  censo  per  Alfonso  V  per  Benevento  e 
Terracina  fu  di  due  sparvieri;  quello  per 
Ferdinando  I  per  Terracina  fu  d'un  ca- 
mallo bianco,  pretendendo  poi  d'offrire  in- 
vece uno  sparviere.  Retrocedendo  d'al- 
cuni anni,  ricorderò  che  Nicolò  V,  dive- 
nuto Papa  neh 44?)  trovò  la  repubblica 
cristiana  assai  sconvolta,  anche  per  lo  sci- 


V  I  C 

smn  dell' ontipapn  Felice  V  giù  duca  di 
Sm'oia  (F.).  Nello  stalo  di  s.  Chiesa,  i 
baroni  che  da  essa  neaveano  i  vicariati 
temporali,  n'erano  divenuti  tiranni,  laon- 
de concesse  il  governo  di  Paaro  m  vi- 
caiiato  ad  Alessitidro  vS forza,  che  l'avpa 
comprata  con  dolo  e  senza  l'assenso  pon 
tiflcio,  coll'obbligo  dell'annuo  censo  di 
y5o  fiorini  il'  oro,  da  pagarsi  nella  festa 
di  s.  Pietro.  Dichiiiiò  Antonio  Ordel'iUi 
vicario  per  la  s.  Sede  al  governo  della  eil- 
tà  e  contado  di  Forlì,  con  annuo  censo 
delerniinato.  Vicariali  e  condonazioni  di 
censi  non  pagali  ,  concesse  a'  Malatesin, 
stabilendo  il  censo  perlNIonte  Marciano 
e  IMonte  Cassiano  ,  in  un  annuo  pi.Tlto 
d'argento  di  6  oncie.  Die'  in  feudo  a"Ba- 
glioni  la  prefettura  o  vicariato  di  Spello. 
E  morto  il  marchese  Leonello  d'Este,  vi- 
cario perla  s.  Sede  della  contea  di  Fer- 
rara^ costituì  successore  nel  vicarialo  il 
fratello  Borse  d'Este  e  suoi  figli,  coll'an- 
nuo  censo  di  5oo  fiorini  d'oro,  altri  tri- 
buti dovendo  pagare  per  altri  vicariali, 
l'aolo  II  nel  i  4?  '  dichiarò  duca  Borso, 
pi  evie  il  suo  giuramento  di  fedeltà,  gliin- 
pose  la  Corona  ducale  in  capo  e  gli  do- 
nò la  Rosa  d'oro  bcnedetla  (F.)j  eresse 
Ferrara  in  ducato,  e  gli  die'facoltà  di  di- 
sporne in  favore  di  sua  legittima  succes- 
sione. Morto  poco  dopo  ,  gli  successe  il 
fratello  Ercole  I,  a  cui  Sisto  IV  nel  \  \']T. 
rinnovò  l'investitura,  col  titolo  ilucale, 
anche  pe'discendenti  legittimi  di  retta  li- 
nea fino  alla  3.*  generazione,  col  censo 
annuodi  y,ooo  fiorini  di  camera  perFcr- 
rara,  salva  la  ritenzione  tliiooo  a  titolo 
di  provigione, non  compreso  il  dovuto  per 
gli  altri  vicariati,  con  facoltà  d'usar  nel- 
lo slen)ma  le  chiavi  pontificie,  come  vi- 
cario temporale  della  s.  Sede.  Già  Euge- 
nio IV  circa  il  1443  a'ea  dichiarato  duca 
e  coronato  colla  berretta  ducale  Odd' An- 
tonio conte  di  Monte  Feltro  e  d'  Urbino, 
vicario  lem  poraledelia  s.  Sede;  ed  il  nuo- 
vo duca  dopo  aver  prestato  il  giuran)en- 
to  di  fedeltà,  e  promesso  di  difendere  la 
s.  Chiesa  e  il  Papa,  e  di  daic  ogni  anno 


V  i  e 

nel  giorno  di  s.  Pietro  una  chinen  I)Ì9ii- 
oa  decentemente  bardata  ,  a'  l'api.  Ma 
siccome  il  fratello  e  successore,  il  celebre 
conte  Federico,  non  era  fregiato  (Iella  di- 
pnilà  ducale,  quantun(jne  Eugenio  IV 
l'avea  conferita  pure  a'discendenti  d'Od- 
d' Antonio;  perciò  Sisto  IV  nel  i474  ^^ 
dichiarò  duca  ó'Urln'no  e  Gonfaloniere 
di  ,v.  Chiesa,  consegnandogli  il  Fe<!sillo, 
imponendogli  la  l)errelta  e  il  manto  du- 
cale; poscia  oltre  la  Uosa  d'oro,  gli  do- 
nò lo  Storto  e  lìerri'ltonc  ducali  !>ene- 
^/<///{  A''.),  facendolo  nuovamente  capitan 
generale  di  s.  Cliiesa:  così  Urbino  fu  ele- 
vato a  ducalo.  Ed  ecco  due  vicariati  lem- 
[lorali  della  s.  Sede,  onorati  del  titolo  e 
prerogative  di  Ducato,  le  loro  corti  di- 
venendo tra  le  più  celebri  e  splendi- 
de d' Italia,  nelle  quali  diversi  principi 
e  signorie  tenevano  i  loro  ambasciato- 
ri ;  i  loro  duchi  essendo  eziandio  auto- 
rizzati, ne' loro  stati,  a  couceilere  subin- 
feudazioni.  Quando  il  ducalo  d'  Urbi- 
no nel  1 5o8  passò  in  Francesco  M.'  I 
della  Roi'ere,  nipote  di  Giulio  II  e  Pre- 
fello  di  Roma,  il  Papa  nell'investitura 
stabilì  l'annuo  censo  a  i  3oo  fiorini  d'oro 
di  camera.  Questo  tributo  fu  da  Paolo 
III  aumentato  nel  figlio  Giiid'Ubaldo  II, 
in  annui  ducati  2190,  che  altri  dicono 
2240.  INel  voi.  LXXX,  p.  186  e  seg.,  ra- 
gionando del  Tributo,  riportai  un  bel  nu- 
mero di  bolle  pontificie  riguardanti  l'in- 
feudazioni  e  investiture,  il  pagamento  de' 
censi  delle  regalie  spettanti  alla  camera 
apostolica;  quelle  contro  le  violenti  inva- 
sioni, dette  cii^'alcale,c\\Q  si  facevano  ar- 
mala mano  di  prepotenza  in  diversi  luo- 
ghi per  danneggiarli  e  spogliarli,  e  con- 
tro gli  occupalori  de'medesimi.  Narrai  ne' 
voi. LI  l,p.  1 40,  LXV I,  p.  244,  LXXXVI, 
p.  3o5  e  seg.,  LXXX  VII,  p.  2  5r)  e  seg., 
1896  seg., LXXXVIII,p.i3eseg.,XCII, 
p.  263,264,269,27  i,emegIioneglispe- 
ciali  articoli  che  ricorderò  in  corsivo,  non 
senza  difendere  Alessandro  VI  e  ricor- 
darne le  benemerenze,  che  egli  frenò  l'ol- 
tracotanza  de'  baroni  e  vicari  feudatari^ 


Vie  I  I  7 

per  cui  moltissimi  vicariati  temporali  d(d- 
ln  8.  Sede  furono  tolti  a'feudatari,  onde 
formale  uno  stato  potente  in  Italia  al  di- 
letto figlio  Cesare  Borgia  ,  ex-cardinale, 
capitano  generale  di  s.  Chiesa.  Si  prese 
motivo,  nel  procedere airoccupaziono de' 
vicariati,  da  sospetti  di  ribellione,  da'tri- 
buti  non  soddisfatti,  dall'esser  terminata 
la  legittima  linea  degl'investiti,  e  perciò 
devoluti  alla  camera  apostolica,  ed  anco 
perritenersi  alcuni  vicariati  indebitamen- 
te posseduti.  Le  ambiziose  aspirazioni  del 
bellicoso  Borgia,  e  l'eccessivo  alFetto  pa- 
terno, i  baroni,  i  vicari  temporali,  i  prin- 
cipi italiani ,  tutto  aveano  penetrato  fia 
dal  1497,  ed  eransi  posti  in  guardia  pel 
succeduto  spoglio  de  baroni  romani,  fra' 
quali  i  pili  che  solTriiono  furono  i  Colon- 
na,'\  Caclani,^\'\  Orvm?,  tenendo  un  par- 
lamento alla  Magione  pel  reciproco  aiu- 
to e  federazione.  Essendo  in  cima  de'pen- 
sieri  di  Luigi  XII  re  di  Francia,  il  conqui- 
sto del  reame  di  Napoli  e  del  ducato  di 
Milano,volle  guadagnarsi  l'animo  del  Pa- 
pa, e  dichiarò  il  Borgia  duca  del  Valen- 
tinois.  Quindi  entrò  in  lega  collo  stesso 
Alessandro  VI,  e  la  repubblica  di  Vene- 
zia, nella  quale  tra  loro  si  divisero  buo- 
na parte  d'Italia, coll'annuenza  di  Ferdi- 
nando V  re  di  vSpagna.  Si  convenne,  che 
l'Umbria,  la  Marca,  la  Romagna  sareb- 
bero fatte  conquistare  dal  Borgia  per 
formargli  una  ducea  possente,  da  posse- 
dersi da  lui  in  nomee  qual  vicario  tem- 
porale della  s.  Sede  ;  a  tal  effetto  Luigi 
XII  lo  fornì  di  3oo  lancie  a  proprie  spe- 
se, e  di  4ooo  svizzeri  al  soldo  pontificio, 
alle  quali  forze  unironsi  le  milizie  papali 
negli  ultimi  del  1 499)  ^P^^^  '"  ^"'  ''  ^'^v- 
già  cominciò  gli  spogliamenli. Questi  ven- 
nero preceduti  da  monitorile  da  promul- 
gate scomuniche  contro  i  vicari  tempo- 
rali disubbidienti  all'intimazioni  di  de- 
cadenza e  devoluzione,  onde  si  diraelles- 
sero  da'vicariati  che  tenevano  per  la  s. 
Chiesa.  Le  imprese  guerresche  di  spoglia- 
zioni del  Borgia,  quando  non  si  cedeva 
prontamente  coD  violenti  patti^  nella  più 


iiG  Vie 

parie  colla  forza,  furonn  nccompngnalfl 
tln  quelle  l)Oiljarie,  ciiidcltà,  sacclipgi^i  <• 
alti  e  iniquilà,  <lc[»!orale  nel  desciiverc  i 
vicariali  conquistati  e  invasi,  anrlie  col 
r  uccisione  a  tradimento  di  diversi  Uaro. 
ni  e  vicari,  cioè  i  vicariali  di  Spoleto,  di 
Iberni,  di  Periis^ia,  di  Cilti)  di  CnsUllo, 
di  Came/ì'iio.  ili  J'cniìo,  di  Urlino,  di 
Pesaro, i\i Sini^o^lia ,(\\  /ìiniini,(\\  Far- 
lunpopoli,  dì  Fori),  di  Cesena, d\  Faen- 
za, d'  Imola,  ed  aiti  i  ancora.  La  Fran- 
cia impedì  e  vietò  di  marciare  nel  duca- 
to di  Ferrara,  in  Bologna  e  in  Tosca- 
;jrt  ,  contentandosi  Cesare  di  molestare 
Siena  e  d'impadronirsi  di  Piombino:  Ra- 
venna e  altre  città  e  liiofjlii  erano  occu- 
pali da'  veneti.  Quindi  il  Papa  diclnarò 
Ijorgia  duca  di  Romagna,  e  glie  ne  die' 
l'mveslilura.  Mentre  si  trattava  di  con- 
cedere al  Borgia  il  titolo  di  re  di  Roma- 
gna, Marca  e  Umbria,  e  mentre  Cesare 
proseguiva  le  conquiste  e  usurpazioni 
neir  Umbria,  morì  Alessandro  VI  a'  i8 
agosto  i5o3,  onde  presto  crollò  la  poten- 
za del  Dorgia,  spogliato  di  tutti  i  vicaria- 
ti e  fortezze  occupali,  dal  fortissimo  Giu- 
lio 11.  Diversi  vicariali  furono  restituiti 
agli  antichi  vicari  pontifìcii,  altri  s' inca- 
merarono al  dominio  diretto  della  Chie- 
sa romana,  così  le  terre  occupate  da' ve- 
neziani. L'ultima  infcudazionedi  provin- 
cia della  Sede  apostolica,  l'eseguì  Paolo 
III  con  l'annuo  tributo  di  gooo  ducati 
d'oro,  de'ducati  di  Parma  e  Piacenza, 
a  favore  di  suo  figlio  Pier  Luigi  Farnese 
e  discendenti.  Finalmente  s.  Pio  V  ma- 
gnanimo propugnatore  del  principato 
temporale  della  Chiesa  romana  ,  e  della 
conserva'/ione  integrale  de'suoi  civili  do- 
luinii,  di  cui  i  Papi  sono  custodi  e  am- 
minislralori,  colla  celebre  bolla  Aclnionet 
ìios,  de'29  marzo  1567,  che  sottoscrisse 
e  giurò,  facendo  altreltanto  89  cardina- 
li, proibì  severamente  qualunque  infeu- 
dazione,  governo  e  vicariato  di  qualun- 
que luogo  de'dom  ini  i  ecclesiaslici,a  chiun- 
que, sia  a  vita,  sia  a  3.*  generazione,  ed 
in  qualsiasi  modo  che  implichi  pregiudi- 


V  I  C 

zio  nll'intera  sovinnit,'»  della  s.  Sede  e  de' 
Papi;  come  pure  vietò  ogni  alienazione 
di  f|ualsivoglia  terra,  che  appartenesse  o 
ritornasse  alla  signoria  della  Chiesa  ro- 
mana,temporaneamente  o  perpetuamen- 
te. Perla  sua  rigorosa  osservanza, fu  pre- 
scritto a'cardinali  di  giurare  tale  bolla,  e 
quelle  confermatorie  de'Papi  successori, 
prima  di  ricevere  \\  cappello  cardiiìali- 
zio,  e  nuovamente  innanzi  di  procedere 
all'elezione  del  Papa,  dovendol'eletto  to- 
sto giurai  la,  eseguirla  e  farla  osservare; 
essendo  pur  vietato  il  promuoverne  la 
deroga,  e  il  prosciogliere  dal  giuramen- 
to. Della  qual  bolla,  e  di  quelle  che  la 
latincaronojede'giuratuenti,  riparlai  ne' 
voi.  LV,  p.  282  e  283,  LXXX,  p.  1 87  e 
seg.  Il  successore  Gregorio  XIII,  confer- 
mò le  bolle  d'Innocenzo  Vili  e  altri  suc- 
cessori, sui  pagamenti  de'ti  ibuli  nella  vi- 
gilia o  festa  de'ss.  Pietro  e  Paolo,  e  sul- 
le proteste  da  emettersi  contro  i  morosi 
e  decaduti,  le  quali  tuttora  si  rinnova- 
no dal  cardinal  camerlengo  di  s.  Chiesa 
e  dal  Papa,  per  la  festa  de'  ss.  Pietro  e 
Paolo.  Nel  suo  pontificato  per  niQrte  di 
diversi  vicari  temporali  0  per  essere  ter- 
minata la  loro  infeudazione,  o  per  non 
pagato  censo,  riunì  i  vicariati  devoluti 
al  diretto  principato  della  s.  Sede;  e  col- 
r  aiuto  dell'armi  del  duca  di  Savoia  E- 
manueleFiliberlo, GregorioXIII  ricupe- 
rò alcuni  de'ftìudi  che  la  s.  Sede  possiede 
in  Piemonte,  per  morte  de'vicari  e  occu- 
pati dalla  contessa  di  Stropìana  che  vi 
pretendeva.  Sisto  V  ancora  fiaccò  l'orgo- 
glio de'  superstiti  baroni  e  vicari  tem- 
porali ,  proteggendo  i  loro  vassalli  dalle 
prepotenze  e  avanie  colle  quali  li  tratta- 
vano, a  tal  uopo  istituendo  la  cardinali- 
zia Congregazione  soprd  i  Baroni  dello 
SlaloEcclesiaslico.T)\  pili  die'stabiJimen- 
to  alla  cardinalizia  Congregazione  della 
sagra  Consuka,  la  quale  fu  un  Tribu- 
nale di  Roma,  BDCO  pe'ricoisi  de'vajsal- 
li  contro  i  vicari  e  baroni  de'feudi.e  lo- 
ro ministri,  reprimendone  gli  arbitiii  e 
l'estorsioni.  Procedeva  anche  in  Sede  va 


V  I  e 

caute, perdio yli  alTaii  talvolta abbiso^na- 
Viino  tli  ^)roiilo  rimedio,  come  per  l'ap- 
pello ilalle  curie  ile'feudi  baronali:  si  ec- 
cettuava ì  soli  giorni,  martelli  ultimo  di 
carnevale,  e  venerdì  santo,  onde  fu  detto 
argutamente  il  riportato  nel  voi.  LXXX, 
p.  i(35.  Morto  Alfonso  11  d'Este,  iluca  e 
vicario  di  Ferrara^  la  s.  Scile  ricusò  di 
riconoscere  la  linea  di  Cesare  d'Esle  du- 
ca di  Modena  ,  per  cui  Clemente  Vili 
nelijqS  dichiarò  il  ducato  devoluto  al- 
la Pioiuana  Chiesa;  lo  consegnò  in  perpe- 
tuoal  patrociniode'Pi  incipi  degli  Aposto- 
li, e  VI  si  recò  a  prender  solenne  possesso 
del  dominio  diretto;  avendo  già  istituita 
la  cardinalizia  Congregazione  del  Buon 
Goi-tnio,  per  quello  economico  delle  cit- 
tà e  terre  di  s.  Chiesa,  e  per  vegliare  sul- 
la giurisdizione  de'vicari  temporali  di  es- 
sa, e  altri  baroni  tributari.  Urbano  Vili 
confermò  la  celebre  bolla  De  non  alie- 
«/t/ir/«,eJ  estinguendosi  in  Francesco  M.' 
li  il  ramo  mascolino  de'duchi  d'Urbino, 
tal  feudo  e  vicariato  ducale  della  s.  Se- 
de, a  t|uesla  lo  dichiarò  devoluto;  ed  an- 
nueoleil  vecchio  duca,  a' 18  ottobre  162G 
autorizzò  il  proprio  fratello  cardinal  fr. 
Antonio  Barberini  a  prender  possesso  del 
ducalo  d'Uibiuo.  Wel  pontificato  del  suc- 
cessore Innocenzo  X,  vacarono  altri  vi- 
cariati temporali,  che  il  Papa  per  devo- 
luzione riunì  al  diretto  dominio  di  s.  Chie- 
sa; ed  incamerò  pure  il  ducalo  di  Castro 
e  Roncìi^lione,  devoluto  da'  Farnese  al 
diretto  principato  della  s.  Sede;  e  di  tutti 
fece  prenderne  possesso  a  nome  della  ca- 
mera apostolica.  Io  tal  modo  a  questa 
sempre  più  si  diminuirono  i  tributi,  per 
la  cessazione  progressiva  di  tanti  vicaria- 
ti feudali,  ma  ad  un  tempo  V  Erario  e 
Tesoro  ponlilicio  fu  impinguato  colle 
rendite  de'  luoghi  ricuperati,  e  ciò  che 
più  interessa,  felicemente  cessarono  le 
contestazioni  e  inceppamenti  all'azione 
governativa  del  Papa.  Ilo  riferito  ne' voi. 
XLIII,  p.  238,  LXIX,  p.  278,  come  A- 
lossandro  VII  nel  1  G'S'ò  ricevè  dalla  fami- 
glia Ficsclu  la  icsliluzioue  de'  feudi  del- 


Vie  117 

la  s.  Sede,  che  (|ual  sua  vicaria  godeva 
per  investitura  nel  Piemonte  q  Monfer- 
rato, cioè  il  principato  di  Masserano  e 
il  marchesato  di  Crevacuore,  e  li  solto- 
[)ose  alle  disposizioni  della  bolla  De  non 
alienandis.  Ma  poi  un  membro  di  tal  fa- 
miglia, avendo  venduto  senza  il  consen- 
so della  s.  Sede  tali  e  altri  feudi  ad  es- 
sa appartenenti  ,  a  Vittorio  Amedeo  II 
duca  di  Savoia  ,  Innocenzo  XI  dichiarò 
nulla  silFatla  vendita.  E  bene  [)rendere co- 
gnizione del  breve  di  tal  Papa,  Cam  si- 
cut  accepimus,  de' 1  2  aprile  1G77,  /?////. 
Roni.,\.  8,  p.  i^:  Coniinittitnr  Episeopo 
Alexandrino  causa  inter  prìncipeinMas- 
serani  Sedis  aposloUcae  Feudatariunt, 
et  conirnunilates  die  ti  loci  Masserani^ 
Crei'fltoreetc. N'era  allora  principeFrau- 
cesco  Lodovico  Ferreri  Fieschi.  Queste 
dilferenze  tra  la  s.  Sede,  ed  i  duchi  di  Sa- 
voia, divenuti  re  di  Sardegna,  furono 
terminate  da  Benedetto  XIV  nel  1741, 
eoo  dichiarare  il  re  Carlo  Emanuele  III 
vicario  apostolico  ?/2  te/nporalibns  dn'liio- 
ghi  e  feudi  che  la  Chiesa  romana  posse- 
deva in  Piemonte  e  nel  Monferrato,  col- 
le condizioni  e  clausole,  che  l' investitu- 
ra fosse  a  favore  della  linea  mascolina, 
dehitae  fidelilalis ,  ac  de  bene  et  fideli' 
ter  exercendo  dicti  ficariatus  ofjìcuiiii^ 
praestanlijuranienluni,co\\' Amxwo  e  per- 
petuo censo  o  tributo  di  scudi  2,000,  os- 
sia d'un  calice  d'oro  con  patena  simile  di 
tal  valore.  Pio  VI  nel  1 786  elleltuò  il  pia- 
no, immaginato  da  Benedetto  XIV,  col- 
lo stabilimento  delle  Dogane  pontificie 
a'confini  dello  stato  di  s.  Chiesa,  elimi- 
nando quelle  confuse  e  che  davano  luo- 
go ad  abusi  de'barooi,  fra  feudo  e  feudo, 
pe'pedaggi  e  gabelle  interne,  il  che  ricor- 
dai pure  nel  voi.  LXXX,  p.  163,191.  Ri- 
conoscendo Pio  VII  che  i  superstiti  diritti 
baronali  de'feudi  intralciavano  la  pubbli- 
ca amministrazione  civile  e  criminale,  nel 
1816  ne  sospese  la  giurisdizione,  facol- 
tizzando  i  baroni  a  rinunziare  alle  loro 
curie  civili  e  criminali,  solo  loro  conscr- 
vaodo  i  titoli  ouorilìci:  co»!  u  poco  a  pò- 


ii8  Vie 

co  molli  baroni  feudatari  vi  rinunziaro- 
uo  ,  e  defiuilivameule  i  pochi  feudi  re- 
slati  iieir  odierno  ponlincalo  cessarono 
dei  lutto  per  rinunzia  de'baioni,  il  die 
notai  pure  ne' voi.  LXVll,p.325,LXXX, 
p.  i63.  Come  i  vicari  temporali  incede- 
vano nell'ingresso  de'Pupi  nel  loro  vica- 
riato, lo  dissi  parlando  de'loro  alaggi, 
ossia  nel  voi.  XCVII,  p.  Gì.  Raccontai 
nel  voi.  LXXX,  p.  197  ei()8,  die  il  re- 
gnante re  di  Sardegna  avendo  sino  dal 
1 85o  interrotta  la  prestazione  annua  del 
tributo  di  scudi  2000  pel  calice  e  pate- 
na d'oro,  dovuta  per  la  vicarìa  tempo- 
rale per  la  Chiesa  romana,  di  molti  fon- 
di e  terre  del  Piemonte  e  Monferrato,  il 
Papa  Pio  IX  the  regna,  nel  i854  solen- 
Demente  protestò  contro  tale  operalo,  in 
guarentigia  de'dirilti  sovrani  della  s.  Se- 
de, che  qual  supremo  capo  della  Chiesa 
è  in  dovere  di  conservare  illesi,  anco  pel 
riferito  nel  libro,  celebrato  altrove:  Del 
dirìtlo  de  Papi  t  dt  Cattolici  intorno  a- 
gli  Stati  della  Chiesa, 'Roma  co'lipi  del- 
la Civiltà  Cattolica  1860. 

VICARI  oVlCCARI.  r:  Vaccarizia. 

V1CE-CAMERLEl>GODI  SAìNTA 
ROMAINA  CHIESA,  rice-Camtrarias 
Sanctae  Romanae  Ecclesia  e.  11  più  de- 
gno de'cjuattro  Prelati  di  fiocchetti { /' .), 
ragguardevole  per  grado  e  per  preroga- 
tive ,  facente  parte  della  reverenda  Ca- 
mera  Jpo.stotica  (A  ),  qual  primo  suo 
prelato,  dopo  il  cardinal  camerlengo  di 
s.  Promana  Chiesa,  onde  interviene  quan- 
do si  aduna,  come  per  il  ricevimento  de' 
Tributi  (f^.), e  quando  pe'non soddisfal- 
li alla  sua  presenza  il  Papa  pronunzia  le 
solenni  proteste.  Gli  era  unita  l'eminen- 
te carica  di  Governatore  di  Roma  [F.) 
e  direttore  generale  di  polizia  ,  ma  per 
disposizioni  del  Papa  Pio  IX [f.)  deli." 
ottobre  i  847; gh  f"  tolta  la  prefettura  de' 
Pompieri  di  Roma  (/^ .),  e  sottoposti  al 
Senato  di  Fioma  (f  .)j  indi  a'29  dicem- 
biei847  ebbe  cambiato  il  titolo  in  quel- 
lo di  Ministro  di  Polizia,  dopoché  nella 
riorganizzazione  de' J'//6j*/2fl//  di  Roma 


V  I  C 
(K)  a'i6  giugno  il  tribunale  del  gover- 
no, di  cui  era  presidente,  prese  il  nome 
di  Tribunale  criminale  di  Roma,  di  que- 
sto piiredivenendone  presidente;  e  poscia 
a' 18  settembre  1848,  colla  soppressione 
del  ministero  di  polizia,  e  riunione  delle 
attribuzioni  al  ministerodeirioterno,  ces- 
sò l'ulìizio  ilei  governatorato.  Ripri^tina- 
tasi  a'7  novembre  i85o  l'importante  ca- 
rica di  Direttore  generale  di  polizia  di 
Roma  e  dello  Stato  pontificio,  come  dis- 
si ne'vol.  LUI,  p.  228,  LXIU  ,  p.  290, 
accennandone  le  attribuzioni  (le  anterio- 
ri le  notai  nel  voi.  XXXII,  p.  1  3  e  seg., 
e  16),  ad  essa  fu  unita  la  dignità  di  vice- 
camerlengo, nel  giugno  i853.  Laonde 
latinamente  viene  denojuinalo,  dall' an- 
nuo foglio  de'  componenti  la  Camera 
apostolica,  intitolato,  CuriaUuni,  et  li- 
ligantinm  cnmmoditati :  l'iceCame- 
rarius  ac  pnblicae  securitatis  in  Lrbe 
et  tota  Pontificia  Ditione  moderator 
stipremus.  Questo  prelato,  come  vice- 
camerlengo, nelle  tre  solennità  maggio- 
ri dell'  anno,  cioè  Pasqua  di  Piisurre- 
zione,  Assunzione  della  B.  Vergine,  e 
s.  Calale,  fa  con  tutte  le  consuete  for- 
malità la  visita  graziosa  nelle  Carce- 
ri Nuove,  ed  in  tulle  le  altre  Prigioni 
di  Boma,  della  quale  è  a  vedersi  il  voi. 
XXXI I,  p.  21  e  seg.  Qual  direttore  ge- 
nerale di  polizia,  è  capo  del  corpo  politi- 
co de'gendarmi  pontificii,  costituito  a'iD 
luglio  i85o,  e  de  Presidenti (ìe'XW  Rio- 
ni di  Roma  {r.). Ila  la  suprema  vigilanza 
sui  Teatri,  Spettacoli  e  Feste  pubbliche 
di  Roma  e  Comarca,  e  fino  dal  i855  è 
presidente  della  municipale  deputazione 
de'pubblici  Spettacoli  e  Teatri  [f.).  E- 
gli  f;i  parte  del  consiglio  de'miuistri,  di 
cui  è  presidente  il  cardinal  Segretario 
di  Stato  {/^),  ed  ha  l'ordinaria  Udien- 
za (F.)  dal  Papa  due  volle  la  settimana. 
Dell'antica  polizia  riparlai  ragionando 
oc  Pompieri,  e  del  Prefetto  di  Roma,  di 
cui  scrisse  il  Cohellio,  Giibernatoris  Ur- 
bis, Praefecti  Urbi  siinililudineni  geni. 
11  vice  camerlengo  direttore  generale  di 


vie  vie                     ifQ 

polizia    npre  insieme    col   Senato    Ro-  i83j,  e  ilelle  posteiiori  disposizioni",  li 
inulto  il  ilivetliiuetito  nella  via  del  Corso  col  ^  XXIV:  »>  Mg/  governatore  di  Ro- 
iitil  I ."  sabbato  e  nel  gioveilì  del  iJarne-  ma  pro|)orrii  le  nomine  de'presidenli,  vi- 
valc  ili  fioiiui,  11  niedesiino  prelato  pre-  ce-presidenti  e  segretari  di  polizia  ne'rio- 
cede  la  detta  magistratura  col  nobile  tre-  ni  di  Roma,  dell'  assessore  generale,  de' 
no  co(uposlo  di  3  carrozze,  servitori  a  direttori  e  segretari  nelle  provincie,  de' 
piedi,  nno  de'(|uali  porta  l'  Ombrellino,  capi  sezione  nel  suo  ministero,  de'comin- 
e  due  sipiadroni  di  gendarmi  a  cavallo  e  danti  e  iilUziali  su[)eriori  dell'armi  poli- 
dragoni  colle  rispettive  murielle,  tutti  in  ticlie"'.  Lo  stesso  Pa[)a,  col  moto  proprio 
alta  uniforme.  Nella  i.^  carrozza  è  mg/  Quando  co'due.  moli-propri^  de'^t)  di- 
vice-camerlengo e  direttore  generale  di  cembre  1 847,  pj'i'uenli  sul  consiglio  tle' 
polizia,  mg.' procuratore  generale  del  Fi-  ministri,  decretando  il  ministero  di  poli- 
sco, ed  il  gentiluomo  di  spada.  Nella  2.*  zia,  ne  dichiarò  le  attribuzioni  col  titolo 
un  sostituto  della  procura  (iscule,  il  can-  IX:  »>  Il  ministro  di  polizia  dee  preveni- 
celliere  del  tribunale  criminale  di  Roma,  re  i  delitti,  e  reprimerli.  Per  prevenne 
ed  un  cappellano.  Nella  3."  i  camerieri,  i  delitti  dipende  da  tale  ministro  tutto- 
Indi  a  poco  viene  seguito  dalla  magistra-  ciò  die  riguarda,  i.  La  polizia  generale, 
tura  summentovata,  col  suo  nobile  cor-  la  tranquillità  e  sicurezza   interna  della 
leggio  composto  di  7  carrozze»  di  molti  stalo.  2.  La  statistica  delle  popolazioni.  3. 
Fedeli  a  pieili,  di  8  a  cavallo  portanti  i  La  repressione  del  vagabondaggio.  4-  La 
pallii  del  premio  di  ciascun  giorno,  non  sorveglianza  de' condannati  liberati  dal 
diedi  tuttala  guardia  da  esso  dipendente,  carcere,  e  delle  persone  non  munite  di 
cioè  de' /^om/;/tf//,  e  loro  musica.  Lo  stesso  regolari   ricapili. —  Per  reprimerli,  i. 
prelato,  colla  prefata  magistratura,  tro-  L'arresto  de' delinquenti  da  consegnarsi 
vasi  nella  loggia  del  Palazzo  di  Fene-  immediatamenlea'tribuualicrimiuali.  2. 
zia  (l''.)  per  aggiudicare  il  premio  nella  Le  misure  che  siano  alte  a  ricondurre  la 
corsa  de'cavalli  al  vincitore  nel  carneva-  quiete,  la  lran(piillità  e  1'  ordine  ue'Iuo- 
le  di  Roma,  nei  quale  articolo  riportai  ghi  ove   venga   turbato.  —  Son  )  sotto 
altre  notizie  analoghe   a  quelle  prodot-  l'immediata  dipendenza  di  lui. i.  Le  pre- 
te descrivendo  le  preuiioenze  del  Coi'er-  sidenze  regionarie.  2.  Le  direzioni  ,  se- 
iialore  di  Roma.  Il  Papa  Pio  IX,  il  i."  greterie,  ed  altri  udizi  politici  di  tutto  lo 
gennaio  1  847  concentrò  in  un  solo  tribù-  slato.  3.  I  corpi  militari  politici,  e  g'i  a- 
nale,  quello  del  governatore,  e  que' cri-  genlidi  sicurezza  pubblica.  Rilascia  i  pas- 
minali  dell'uditore  della  camera  e  del  se-  saporii  all'interno,  e  le  carte  di  sicurezza 
ualore,  facendolo  presiedere  da  mg.'^  go-  ec."  Molerò,  che  abbiamo  il  Regolamene 
vernatore,  i  quali  due  ultimi  Tribunali  to  di  Polizia  sugli  obblighi  che  incombo- 
^/i /ìOw<z  resfarono  so[)pressi;  però  in  ta-  no  a' viaggiatori  che  vengono  a  Roma, 
le  articolo   n<jtai,  che  il  Papa  dipoi  col  ed  a  tulli  coloro  che  alloggiano  foreslie- 
«noto-proprio  sul  con>iglio  de'  ministri,  ri,  de'9  giugnoi84i-  W  Regolamento  di 
Come  r-  nostro  principale  desiderio,  de'  Polizia  ne'dominii  della  s.  Sede,  de'  1 7 
12  giugno  1847,  nel  comprendervi  mg."^  marzo  i85o.  La  Notificazione  dcli."a' 
governatoredi  Roma, togliendogli  lagiu-  prile  1802,  con  disposizioni  per  la  for- 
dicalura  civile  e  criminale,  per  a  vere  isti-  mazione  del  ruolo  slalislico  della  popo- 
luilo  un  nuovo  tribunalecriminale dillo-  lazione  di  Roma.  Della  statistica   parlai 
ina,  dichiarò  nel  §  XII  :  ».  Conserva   la  nel  vul.  LVIII,  p.  iGi  e  seg.,  ed  altrove, 
direzione  generale  di  p(jlizia  per  tulio  lo  come  nel  voi.  LXXXI V,  p.  iG,  parlando 
stalo,  a  termini  del  regolamento  de'23  diquellacoinpilata  dal  miuislrodel  com- 
oUobrei8i6,  del  chirografo  20  febbraio  meicio  e  lavuri  pubblici,  dcll'ialero  sia- 


.io  vie 

tu  papale  ,  alla  (piale  segui  la  pubblica- 
/luue  falla  dal  ntiiiìsleiodeiriiiterao:  tSV^z- 
tiitici numeiati^'a delle  poiwlazioni del- 
lo Sialo  Fallii  fido  alla  (ine  del  i853 
lul  riparlo  tcrrilorialc  modificalo  .se- 
tondo  i  cambianunli  cui  ì-  aiidalo  sog- 
gcllo  dopo  il  i833  fino  all'  epoca  pre- 
itiile,  Itoma  iSJy.  lu  lale  anno  il  n.  i  72 
ilei  Giornale  .di  Roma  pubblicò  il  Re- 
i^(diiinento  della  direzione  generale  di 
Polizia,  sulle  veLlurc  e  allri  mezzi  di 
trasporlo.  Ivi  sono  assej^nate  le  piazze 
per  le  sUizioiii  delle  vetture  di  traspor- 
to a  ilue  cavalli,  compresi  gli  omnibus, 
a  le  vetture  ad  uu  cavallo,  introdotte 
verso  il  i85o  ad  esempio  di  Napoli,  e 
buccessivaiueiile  copiosamente  accresciu- 
te. Già  a'  2c)  novembre  1849  erasi  pub- 
blicata io  Roma  la  Slatislica  di  tulli 
gli  u(Jìcii  ed  impieghi  occupali  nell'ani- 
minislrazione  temporale  della  s.  Se- 
de,  co'  rispellivi  assegni  annui  :  ne  ra- 
gionai nel  voi.  LVIl,  p.  i35,  ed  in  al- 
tri luoghi.  A  p.  22  della  medesima  vi  è 
la  Pianta  del  personale  dipendente  dal 
Ministero  di  Polizia.  Ma  oggi  la  pian- 
ta del  personale  è  tutta  variata  nelle 
classi,  ne'titoli,  nelle  attribuzioni,  nelle 
località,  iie'soldi.  Sugli  albergatori  e  lo- 
candieri, si  può  vedere  il  voi.  LXXXIV, 
p.  64:  sui  viaggiatori,  il  voi.  XCVII,  p. 
34  e  seg.  Quanto  alle  Carceri  di  Roma 
(f^.j  e  Prigioni  [P'.),&  la  nuova  direzio- 
ne generale  delle  medesime  ,  delle  case 
di  condanna  e  luogiii  di  pena,  con  pre- 
lato direttore  generale,  ne  tenni  propo- 
sito anche  ne' voi.  LXXX,  p.  164  e  seg., 
LXXXIV,  p.  27  ei49-  Interessa  che  io 
qui  aggiunga  riportare  il  Giornale  di  Ro- 
ma del  i855  e  la  Civiltà  Cattolica^  che 
il  Papa  Pio  IX  a' IO  ottobre  visitò  il  car- 
cere e  casa  di  correzione  io  sulla  Piaz- 
za di  Termini^  aflìdate  alle  suore  della 
Provvidenza,  le  quali  formano  in  quel 
luogo  di  pena  una  scuola  di  educazione 
religiosa,  morale  e  civile.  La  nettezza 
delle  sale  e  delle  abitazioni,  e  la  decenza 
e  pulizia  della  persona^  v'  è  curala  con 


V  IC 

diligenza  lutto  particolare.  Il  vario  la- 
vorare di  opere  donnesche,  e  sopra  lut- 
to ne'  merletti  di  molte  fogge,  quantuQ- 
que  da  breve  tempo  cominciato,  porta- 
va già  belli  fruiti.  L'  ordine  della  disci- 
plina, r  istruzione,  gli  esercizi  religiosi 
sono  i  mezzi  eiììcaci  co'  (jiiali  mentre  si 
allevia  in  giusta  misura  la  durezza  della 
pena  meritata,  se  ne  cambiano  non  che 
1  costumi,  ma  fino  i  cuori,  e  si  spera  ot- 
tenere che  da  quel  carcere,  ove  entraro- 
no viziose  e  colpevoli,  escano  donne  ti- 
morate di  Dio,  utili  alle  famiglie,  edifi- 
canti pel  pubblico.  Ora  volendo  il  San- 
to Padre  accertarsi  di  propria  vista  del 
bene  cagionato  da  questa  nuova  orga- 
nizzazione di  quel  carcere  vi  si  recò  di 
persona  :  visitò  le  diverse  parli  dell'edi- 
ficio ;  si  trattenne  nella  sala  di  lavoro, 
benedisse  le  detenute.  Non  è  a  dire  la 
gioia  mista  di  meravìglia  delle  60  rac- 
chiuse; tacquero  confuse  tutto  il  tempo 
che  si  trattenne  nella  sala,  e  partilo  pro- 
ruppero iu  pianto,  che  fu  certo  di  con- 
solazione e  di  compunzione  insieme.  A.' 
25  poi  dello  slesso  mese,  il  Papa  si  con- 
dusse alla  visita  delle  Carceri  Nuove, 
consolando  cosi  colla  sua  presenza  colo- 
ro che,  quantunque  sotto  la  legge  della 
giustizia  per  le  loro  colpe,  non  cessano 
di  essere  cari  al  suo  paterno  cuore.  Ac- 
compagnato da  mg.'^Mertel  ministro  del-  , 
l'interno,  percorse  in  ogni  parte  l'edifi- 
zio,  ed  accuratamente  visitò  la  cappella. 
Neil'  infermeria  accostatosi  al  letto  de' 
malati,  benignamente  interrogando  o- 
gnuno  intorno  alla  causa  di  lor  prigio- 
nia, air  andamento  del  processo  o  alla 
sentenza  avuta,  e  al  modo  con  cui  erano 
trattati.  A  tutti  si  degnò  rivolgere  paro- 
le di  conforto,  assicurandoli  che  avrebbe 
loro  fatto  sperimentare  la  sua  clemenza, 
laddove  fosse  stata  compatibile  co'  do- 
veri della  giustizia.  Recossi  ancora  nelle 
stanze  destinale  alle  visite  graziose,  ed 
a'  membri  della  benemerita  congrega- 
zione di  s.  Girolamo  della  Carità.  Pe- 
ndio nelle  segrete, indi  nelle  carceri  lai- 


V  I  e 

glie,  non  lascialo  inosservato  Io  stesso 
pailatoiio.  Passato  nella  cucina,  forinos- 
si  ad  esaminare  il  pane,  cui  volle  assag- 
giare, indi  il  resto  del  vitto,  cioè  la  mi- 
nestra, il  vino  e  la  carne,  bramoso  di  co- 
uoscere  in  quella  visita  inaspettata  co- 
m'erano trattati  i  detenuti.  Si  compiac- 
que eziandio  visitar  la  prigione  delle  don- 
ne, poste  sotto  la  cura  dt- Ile  sullodate  suo- 
re della  l'iovvidenza,  che  dalla  casa  di 
correzione  di  Termini  lo  stesso  Santo  Pa- 
dre avea  da  alcuni  Djesi  fallo  collocare 
in  una  parte  separata  del  locale.  Colà  si 
trattenne  ad  esaminare  le  celle  destinate 
alla  notturna  separazione,  visitando  inol- 
tre il  lavorio  e  l'inferme,  a  cui  volse  pa- 
role di  pia  consolazione.  In  ogni  parte 
del  vasto  edilizio,  il  Papa  fu  accolto  con 
tali  segni  di  gioia,  chea  frenarla  ne'de- 
tenuti  a  stento  valse  la  legge  della  disci- 
plina :  e  dopo  d'aver  graziati  diversi  col- 
piti da  breve  condanna,  e  palesata  la  sua 
soddisfazione  per  randamento  di  quelle 
carceri,  se  ne  partì. 

Nell'articolo  Governatore  di  Roma, 
descrissi  l'origine  della  carica  e  le  sue 
grandi  prerogative,  in  uno  alle  medesi- 
me del  vice-camerlengo  di  s.  Chiesa,  luo- 
gotenente del  cardinal  Camerlengo  di  s. 
Romana  Chiesa.  IMa  siccome  nel  ponti- 
ficalo di  Pio  IX,  si  operarono  molte  va- 
riazioni di  titoli,  di  prerogative,  di  resi- 
denza,  riguardanti  oltre  tali  diguitari  del- 
la s.  Sede,  la  Sovranità  della  s.  Sede^ 
Roma,  ed  i  Tribunali  di  Roma,  ad  evi. 
tare  ripetizioni ,  è  indispensabile  tenere 
presenti  i  ricordali  articoli,  per  compe- 
uelrnrsi con  questo,  cuisi  rannodano  que' 
che  iu  seguito  rammenterò,  anco  per  a- 
vere  in  essi  tenuto  proposito  delle  nuove 
disposizioni  governative,  esuccessive  mo- 
dificazioni, onde  potersi  rinvenire  le  op- 
portune nozioni,  per  la  dignità,  autorità 
e  prerogative  del  prelato  vice  camerlen- 
go. In  essi  pure  narrai  le  vicende  politiche, 
inclusive  a  (|uelle  sino  ad  oggi,  non  meno 
il  recente  operato  iniquo  e  vergognoso, 
coutjo  il  falcar  io  di  Gcsii  Cristo  (f.)  iu 


Vie  .2, 

terra,  che  Piijm  e  Sovrano,  irn[)avido  re- 
gna ili  /'alitano  Ira'lrionli  che  deriva- 
no dall'unisona  voce  di  lutto  (juanto  il 
caltulicismo,  e  Ira  le  perturbazioni  che 
gli  producono  le  incessanti  jneiie  ilegli 
empi  ,  delle  Sette  (A.),  del  Socialismo 
(/'.),  che  pure  riprovai  nel  voi.  XCIV, 
p.  3  IO.  L'  Uditore  del  Camerlcngato^ 
facendo  parte  di  questo,  prolitlai  del  suo 
articolo,  per  descrivere  le  diminuite  in- 
gerenze del  Camerlengato  di  s.  riomana 
Chiesa,  tranne  quelle  spettanti  ali"  Uni- 
i'ersità  Romana  (della  (pjale,  annunciò  il 
Giornale  di  Roma  de'3()  aprile  1 8Go,pei- 
rinunzia  di  mg.'  Campadonico,  il  Papa 
nominò  rettore  il  Rev."  p.  Bonfiglio  Mu- 
ra generale  dell'ordine  de'servi  di  Maria, 
già  professore  e  rettore  deiruuiversità  di 
Perugia),aJ  pagamenlode' rz/T^^^/^al  tem- 
po della  Sede  apostolica  vacante  (f^.)^ 
ed  altre,  e  quale  sia  lo  stato  presente  del 
camerleiigatoj  avendo  nolificato  il  n.  6^ 
del  Giornale  di  Roma  del  1857,  avere 
li  Papa,  nel  Concistoro  de'iq  cnarzo  (in 
esso,  con  allocuzione  ,  e  inlerpellazione 
del  parere  del  Sagro  Collegio,  il  Papa 
promulga  ancora  il  cardinal  Fice-Can- 
celliere  di  s.  Chiesa,  e  non  altri  ;  come 
speciali  e  soleimissimi  erano  i  Funerali 
d'entrambi),  conferito  l'amplissimo  ulU- 
zio  di  camerlengo  di  s.  Romana  Chiesa 
al  cardinal  Lodovico  Altieri  romano,  in- 
di essendo  stato  trasferito  il  segretariato 
del  camerlengato  ia  Piazza  Navona  al 
n.  97.  Per  vacanza,  assenza  e  impotenza 
del  cardinal  camerlengo  di  s.  Chiesa,  ne 
fa  le  veci  in  lutto  il  cardinal  Segretario 
di  Stato, eà  eziandio  Io  dissi,  ne' voi.  VII, 
p.  d^,  LXXX,  p.  197  e  ,98,  LXXXIll 
p.179.  Anticamente,  talvolta  suppliva  il 
cardinal  camerlengo,  in  detti  casi,  il  pre- 
lato decano  de'  Chierici  della  Camera 
apostolica  {F.\avem]o\o  rilevato  ne' voi. 
VII,  p.  6 1 ,  XI,  p.i  88.  Nou  mancarono 
cardinali  prò  camerlenghi,  deputali  da' 
l'api,  ed  il  Sagro  Collegio,  nella  sede  a- 
postolica  vacante,  per  voti  elegge  il  car- 
dinal pro-camerlengo,  se  io  quel  tempo 


.22  Vie 

muore  il  cardinale  che  ne  (ungeva  l'uf- 
llzio  (altrellanto  si  pratica  per  morte  del 
cardinal  Penilciizicrc  iiiii^giore,  poicliè 
i  loro  tribunali  non  cessano  colla  morte 
del  i'apa,co-'ì  quello  del  Ficario  di  llo- 
nia,  che  morendo  restano  delegate  le  fa- 
collà  a  mg/  Ficegerentc).  Mi  piace  ri- 
produrre quanto  nel  Fiorino  cV  oro  illic- 
strilo,  p.  Ì79,  scrisse  il  Vettori,  sulla  pa- 
rola prò.  In  lìotna  molle  dignità  pare 
che  sleno  limitate,  quando  risiedono  in 
persona  del  collegio  de'cardinali,  eserci- 
tandole essi  col  \iif  e  col  prò  aggiunto 
al  titolo,  le  quali  cariche  ne'prelali  paio- 
no piìiiini[)le  e  meno  ristrette.  Cos'i,  per 
cagione  di  esempio,  il  governatore  di  Ko- 
lua, essendo  talora  cardinale,  si  dice  Pro- 
Goi'irnalore,  il  datario  siaiihnenle  Pro- 
DaUirio,  dovechè,  quando  sia  destinato 
alle  medesime  cariche  un  prelato,  si  di- 
ce lihera mente  g'nrruatore  e  (Lilnrio. 
Per  lo  contrario  CdinerU-ngo  di  s.  Chie- 
sa e  Penileiìziere  maggiore,  si  dicono  i 
cardinali  che  occupano  quesl'  im[)ieghi, 
i  quali  si  nominerebbero  Ficc-Canitr- 
Iciigo  (([ui  erra  il  dotto  scrittore,  de-esi 
t\\ìc prò,  poiché  il  vice-camerlengo  è  di- 
gnità prelatiitia),  e  Pro  Pfnitcn-iere,f>Q 
lusserò  dell'ordì  ne  de' prelati.  Questo, cre- 
ile il  Vettori,  che  nasca  sem[)licemenle 
dall'uso,  cioè  che  essendo  sta  te  lunga  luen- 
le  conferite  alcune  cariche  a'  cardinali, 
perciò  si  danno  co\  prò  a'prelati;  ed  al- 
rincontro  [)er  la  medesima  ragione,  al- 
tre solite  a  darsi  a'  prelati  si  conferisco- 
no col  vice  e  col  prò  a'  cardinali  ,  e  ciò 
per  mantenere  le  cariche  nella  loro  ge- 
rarchia. Osserveiò,  che  il  titolo  di  Can- 
celliere della  s.  lloiiiana  Chiesa,  per  a- 
vere  esercitato  la  carica  un  prelato  ,  si 
converti  iu  quello  di  Fice-Canceltierc, 
per  le  ragioni  che  addussi  in  quell'arti- 
colo, benché  ne  sia  sempre  fregialo  a  vi- 
ta uu  cardinale.  Inoltre  il  Vettori  illu- 
stra, a  p.  355  e  5  i  o,  la  frase  prò  tempo- 
re.L'onox  evoìniìoio  ufìizio  di  Camerlen- 
go dì  s.  Rùinuna  Chiesa,  opinò  il  Co- 
belliUjChe  fu&se  (ino  al  1 000  esercitalo  du' 


V  I  C 
magnali  di  Pkoma,  e  poi  trasferito  a'car* 
dinali.  Altri,  me^lio  lo  faimo  derivare 
dall'antichissimo/'  tee- 0(;//i//;o,  primario 
ufllziale  della  s.  Sede,  soprintendente  al 
Patriarclùo  Laleranense  (/^.),  dimora 
de'Fapi,  ed  alla  Famiglia pon(i/icia{F.), 
già  esistente  nel  IV  secolo,  il  quale  fa 
succeduto  dall' /^/v:/V//aco/iO  della  Chie- 
sa romana  (F.),  Ficario  del  Papa  [F.) 
e  Priore  [F.)  de'cardinali  diaconi,  ed  al 
F eslarario  della  s. Romana  Chiesa  {F.), 
per  l'amministrazione  delle  Rendile  del- 
la medesima  e  del  Tesoro  pontificio  (  F.): 
in  somma  ebbe  la  soprintendenza  di  tut- 
ti gli  alfari,  stabilendone  la  carica  a  vi- 
ta. iVel  patriarchio  o  PaLrzzo  apostoli- 
co  {F.),  collannuenza  de'l^api,  il  camer- 
lengo assunse  a  coadiuvarlo  il  Maestro 
del  sagro  Ospizio  [F.)  ,  carica  laicale, 
cui  successe  la  clericale  di  Prefetto  del  s. 
Pidazzo  apostolico  ,  chiamato  Maestro 
di  Casa  del  Papa,  e  poi  Maggiordomo 
(  F.).  Nell'amministrazione  delia  Rendita 
ecclesiastica  e  ùtt  Tributi {^F.),  il  camer- 
lengo con  pontifìcia  licenza  cominciò  a 
prevalersi  dell'  aiuto  de'  prelati  Chierici 
di  Camera,  a'quali  pure  distribuii  diver- 
se altre  delle  sue  molteplici  e  gravi  in- 
combenze, che  vadoa  riferire,  presieden- 
do egli  al  governo  della  Camera  aposto- 
lica, pel  regolamento  governativo  ed  e- 
conomico  delle  pubbliche  cose.  Succes- 
sivamente, per  r  amministrazione  delle 
lentlite  e  custodia  dell'erario,  s'introdus- 
se l'ullìziodi  Tesoriere  generale  [nt[  qua- 
le articolo  parlai  di  parecchi  camerleo- 
ghi  di  s.  Chiesa,  e  di  diversi  loro  luogote- 
nenti 0  vice-camerlenghi,  oltre  la  serie 
che  ne  formai  al  proprio  articolo).  E  sea- 
za  dire,  che  quasi  tutti  gli  altri  mìniste« 
ri  derivarono  altresì  dal  camerlengo,  io- 
clusivamente  a' soprintendenti  generali 
dello  stato  ecclesiastico,  poi  denominati 
Segretari  di  Stato,  siccome  esercitava 
ancora  nel  suo  Tribunale  di  Roma,  col 
governo  particolare  di  questa  e  suo  di- 
stretto, la  giurisdizione  civile  e  crimina- 
le sui  secolari  in  Roma  e  suo  distretto^  e 


vie  vie                     123 

nel  limaneiile  ilello  stalo  di  s.  Chiesa  il  cnlrare  in  essi  non  si  dovesse  ricliicde- 
diiillo  deira[)pt;llHzioiie  alla  (iiopria  cu-  re  be  noni  soli  meriti  j>er!>onidi,  anzi  re- 
ria,  anche  dagli  ordinari,  cosi  prese  per  stilm  lesoinnae  shorsaleilaglialluali.  Do- 
assislerlo  un  udiloie  prelato,  per  le  cau-  poche  il  Papa  lia  prochunalo  in  concisto- 
se  civili,  che  poi  sì  disse  L  di  ture  genera-  ro  d  cariIiiiidciMnerlen;^o  ili  s.Chiesa,  epic- 
he della  lì.  Camera  aj)ostolua[ut\  ipia-  sii  gli  gioia  fcdellìi,  e  dalle  sue  mani  il 
Je  articolo  espressi  pure  le  giurisdizioni  cardinale  prende  il  /jV/.9/o//r- (/'.)  del  co- 
dei  ministro  che  vado  a  nominare)  ,  ed  mando,  e  lo  consegna  al  prelato  vice-ca- 
un  prelato  / /ce-C<7»itf/7f//go  per  gover-  inerlengo,  colla  formolu  esibita  ne'  voi. 
Dare  Roma  e  il  suo  distretto  ,  colla  so-  VII,  p.  67,  XXXll,  p. 17,19  eseg.  (uien- 
pi  intendenza  alle  cause  criminali,  mini-  tre,  come  col  hacolo  incedeva  il  vice-ca- 
stro che  si  denominò  pure  Coveniatorc  nierleogo  ne  /  i(igi>{  de  Papi,  lo  narrai 
di  llofua:  altro  prelato  col  titolo  d'  Ldi-  in  quell'  articolo,  come  nel  voi.  XCVII, 
tore  del  Ca/nerlcngato,  fu  assegnato  al  p.  54).  Allora  il  prelato,  s'è  nuovo  nel- 
camerlengo,  pel  disbrigo  degli  all'ciri  che  la  carica,  s'  intitola  :  Camera  apostoli- 
direttamente  dipendevano  da  lui,  oltre  ca  /'ice-Ca/iierarins,  et  Caincrarii  Lo- 
due  privati  uditori  Lnogolenenli  pel  ci-  cumtencns  j  qualifica  cominciata  sotto 
\ile  e  pel  criminale,  ed  il  segretario  gè-  Eugenio  IV,  ne*  governatori  di  Roma, 
nerale  del  camcrlengato.  In  |)rogresso  di  Quanto  in  vece  ultimamente  si  prillilo 
tempo,  a  varie  vicende  soggiacque  Tarn-  dal  Papa  nel  dare  il  haslone  del  co- 
pia e  sterminata  autorità  del  cardinal  ca-  mando  al  presente  vice-camerlengo,  lo 
inerlengo  di  s.  Chiesa,  secondo  il  volere  dirò  in  fine.  Nella  serie  de' cardinali  ca- 
de'Papi  e  le  condizioni  de'tempi,  per  cui  nierlenghi  di  s.  Chiesa  e  de' cardinali 
Tenne  gradatamente  ristretta,  n)assiuie  pro-camerlenghi,  parlando  del  prelu- 
dal  secolo  XVI  in  poi,  quando  pe'biso-  lo  carnei lengo  (poiché  anticamente  non 
gni  della  camera  apostolica  e  del  suo  e-  era  sempre  cardinale)  Conzy  o  Conzié, 
rario,  gli  uflici  camerali  divennero  ve-  dissi  (e  meglio  ripelei  nel  voi.  XXXII,  p. 
naii, ossia  vendibili,  detti  impropriamen-  7),  che  per  recarsi  egli  al  concilio  di  Co- 
te anche  Facabiii  (l^.);  ed  allora  cjuel-  stanza,  nel  luglio  1417  dichiarò  suo  luo- 
li  che  gli  acquistarono,  però  riconosciuti  gotenente  nei  camerlengato,  durante  la 
idonei  ad  esercitarli,  cercarono  a  poco  a  sua  assenza,  il  nipote  b.  Lodovico  {f".) 
poco,  per  via  d'esenzioni  e  privilegi,  di  Allemand,  ed  eletto  Papa  Martino  V  nel 
togliersi  dalladipendenza  delcardinalca-  concilio  l'i  i  novembre,  a'2  i  lo  confer- 
merlengo,  i  Papi  avendo  già  da  notabile  niò  colle  inerenti  prerogative,  indi  a'27 
tempo  principiato  a  direttamente  nomi-  maggio  14*24  l'inviò  governatore  a  Dolo- 
«arli,  per  l' autorità  a  cui  erano  perve-  gna,già  essendoarcivescovod'Arles;crea- 
nuti,  e  per  la  figura  che  facevano  nella  to  poi  il  b.  Lodovico  cardinale  a'24  mag- 
C'iria  Romana.  Anche  la  carica  di  ca-  gio  1426,  vacò  la  carica  che  esercitava 
merlengo  di  s.  Chiesa,  sino  da'primi  an-  temporaneamente,  egli  furono  surrogati 
ni  del  suddetto  secolo,  si  ac<(uistava  da'  altri  soggetti,  col  titolo  di  Luogotenenti 
cardinali  con  ragguardevole  somma,  ri-  del  Camerlengo  odi  f^ ice- Camerlenghi. 
ferita  pure  nel  voi.  LXXIV,  p.  2c)3  e  Non  devo  tacere,  il' avere  anco  riferito 
294,  ove  altresì  narrai  che  per  altrettan-  nel  voi.  XXXII,  p.  6,  e  n)eglio  alla  sua 
tosi  acquistava  il  vice  camerlengato, cioè  volta  dovrò  ripetere,  che  Martino  V  già 
5o,ooo  scudi  d'oro,  come  sotto  Sisto  V,  nel  14^4  avea  dichiarato  Guidalolti,  in 
finché  Innocenzo  XII  sapientemente  nel  luogo  del  camerlengo,  vicegereute  del ca- 
i6()2  proibì  la  vendita  degli  uHizi  della  mcrlengato,  Vicc-Camerarii  LocunitC' 
camera  apostolica,  prcscrivcudo  che  per  uciis.  Continuai  la  sctie  de'oardiuult  ca- 


i^\  vie 

mei  lenglii  di  s.  Chiesa,  nel  voi.  LXXXH, 
p.  181,  e  I  Ilo  compita  coii'attuale  sun- 
iioiiiin.itu.  Sipuò  vedere  ilColieliio,  IVo- 
lilia  Canllnalatus,  et  Rouianac  Aulae 
ofJìcUilium.  Gap.  3f).  De  Card.  Came- 
rario^ ejns<inc  dì  grillate,  officio  elfacuL- 
latibns.  Gap,  53.  De  ìis,  qui  S.  R.   E. 
Camcrarii  nmiins  exercuerunt,  et  quo- 
rum  noli  Lia  lia'iere  poluit.  —  Nel  descri- 
vere l'origine  ilei  pieialo  Governatore  di 
/io//<^z, narrai  in  (jueirarlicolo,  cliecomia- 
ciaodo  da  lli>(uulo  primo  re  di  Roma,  il 
Prefetto  di  Roma  primario  magistrato  la 
governava  col  suo  distretto  (cioè  nel  rag- 
f^io  diiO(j  miglia  gli  anliclii  prefetti,   di 
4o  i  posteriori),  massioie  nell'assenza  de* 
re,  de'consoli,  degl'imperatori,  con  varia 
autorità,  secondo  i  tempi,  però  maggio- 
re durante  l'impero,  avendo  pure  cura 
della  polizia.  Divenuti  i  l^api  sovrani  tem- 
porali, nella  prima  mela  del  secolo  Vllf, 
ne'  primordi  di  tal  principato  civile  fe- 
cero governare  Roma  dal  Patrizio  di  Ro- 
ma (1^.),  da  loro  eletto;  indi  si  ripristinò 
l'anteriore  prefetto  dell'alma  citlù,   ma 
maggiore  fu  il  potere  del  cardinal  camer- 
lengo di  s.  Chiesa,  primario  ministro  pon- 
tificio nel  politico,  nell'amministrativo  e 
nell'economico,  in  Piomae  nel  resto  de* 
dominii  temporalidella  s.Sede. iVotai  col 
Garampi,  che  anticamente  il  vice-camer- 
lengo cessava  dall'unìcio  colla  morte  del 
Papa,  il  nuovo  eleggendo  altro;  enume- 
rai (]ua!i  erano  le  sue  prerogative  ,  che 
talvolta  fu  di  verso  dalgovernatore  di  llo- 
ma ,  finché  ad  esso  si  riunì  la  carica.  A. 
rendere  il  vice-camerlengo  superiore  nel- 
la giurisdizione  delle  curie  al   Senatore 
di  Roma, ed  al  Maresciallo  (f^.),  fu  mu- 
nito di  più  estese  facoltà,  col  titolodi  Go- 
vernatore di  Roma  (titolo  che  io  spero 
vedere  ripristinato  nel  vice-camerlengo, 
e  di  poterlo  riferire  altrove,  com'ehbi  la 
compiacenza  di  farlo  pel  Tesoriere  gene- 
rale,  mmislro  delle  finanze,  dopo  pub- 
blicalo(|uell'articolo,cioènel  voi.  LXXX, 
p.199),  da  Eugenio  IV  nel  i434  o  me- 
glio uel  i43G:  per  allora  fu  magistrato 


V  1  C 

straordinario,  poscia  divenne  onlinario, 
diminueiidijsi  la  giurisilizione  del  senato- 
re e  del  maresciallo  della  curia,  mentre 
la  carica  di   prefetto  di  Roma  si  ridusse 
più  onorifica  che  autorevole.  In  sostan- 
za, il  |>relato  governatore  di  Roma  e  vi- 
ce camerlengo  pervenne  ad  essere  in  Ro- 
ma il  primo  personaggio  dopo  i  cardina- 
li, come  lo  è  tuttora  il  vice-camerlengo. 
In  principio  i  ministri  del  camerlengo, 
da  lui  scelti  a  coadiuvarlo  ,  poi  furono, 
come  dissi,  nominati  da'Papì,  cos'i  il  go- 
vernatore di  Roma  pel  governo  della  cit- 
tà e  suo  distretto,  e  vice-camerlengo  nel- 
la camera  apostolica,  con   opportune  e 
ampie  facoltà,  traeiidolo  da'piìi  beneme- 
riti prelati  della  s.  Sede,  e  anticamente 
spesso  dal  collegio  de'chierici  di  camera, 
e  da  amovibile  divenne  carica  cardinali- 
zia, come  lo  è  il  vice-camerlengo  diretto- 
re generale  di  polizia,  l^erò  nella   Sede 
apostolica  vacante  ,  il  Sagro   Collegio 
confermava  0  rimoveva  il  governatore  di 
Roma  (oltre  gli  altri  principali  ministri: 
dalla  metà  del  secolo  XVII  in  poi,  nou 
trovai  che  uu  solo  esempio  di  remozione 
de'governatoridi  Roma,  nella  persona  di 
mg.*^  Ariberli,  per  morte  d'Innocenzo  X, 
e  lo  notai  nel  voi.  XXXII,  p.  44  >  •'  so- 
stituito venendo  fatto  dal  nuovo  Papa  se- 
gretario di  stato,  e  fu  poi  Clemente  IX  ; 
e  per  morte  di  Denedello  XIII,  nel  cui 
pontificato  vari  ministri  abusarono  di  sua 
buona  fede,  furono  sospesi  il  tesoriere  e 
il  commissario  dell'armi,  ed  i  sostituiti  si 
confermarono  dall'eletto  Clemente  XII, 
come  rilevai  nel  voi.  XVI,  p.  29^),  do- 
vendo giurare  fedeltà  il  confermato  0  il 
sostituito.  In  tale  epoca,  i  governatori  fa- 
cevano coniare  medaglie,  per  l'accesso 
al  Conclave,  coll'epigrafe  :  Praef.  Urb. 
et  P^ice-Camerarius.  Ne  parlai   ne'  voi. 
XV,  p.  3o7  e  3o8,  XLI V,  p.  78.  Nel  ri- 
cevere il  bastone  del  comando,  il  gover- 
natore  vice-camerlengo  faceva  al  Papa 
il  giuramento  di  fedeltà,  che  riportai  a 
suo  luogo.  Indi  passava    il    prelato  uel 
tribunale  della  camera  apostolica  a  rìce- 


V  I  r 

vere  tlal  caidinnl  camerlengo  il  locrliot- 
lo  e  la  cappa  (come  si  piatirà  uh  nuli- 
quo  con  riidilore  tlella  camera  e  col  le- 
soiieie,secomloil  riferito  ne' voi.  LXXl  V^, 
p.  9.80,  e  altrove,  LWXll,  p.  178,  in- 
veslilure  che  dà  il  camerlengo,  dopo  ri- 
cevuto \\  giuramentodall'in  vestito), ipiiii- 
di  sedeva  presso  di  lui.  Altrettanto  pra- 
ticò l'odierno  m^.'  Matteucci  vice  camer- 
iengo  e  direttore  generale  di  polizia.  A 
lui  si  conservarono  l'intervento  e  la  pie- 
niinenza  nelle  Cappelle  pontificie  ed  al- 
tre solenni  funzioni  ,  e  quali  le  descrissi 
Dell'articolo  di  cui  laconicamente  ragio- 
no, ed  il  suo  l^veno  è  eguale  a  quello  de' 
governatori  di  Roma.  Coni'e<si,  il  vice- 
caraerlengOj  vn  a  prendere  il  l'apa  nelle 
sue  stanze,  e  l'accompagna  «ielle  cappel- 
le del  palazzo  apostolico,  facendo  dopo 
altrettanto  nel  ritorno  alle  pontifìcie  ca- 
mere. E  se  le  cappelle  celebransi  in  al- 
cuna chiesa  di  Roma,  il  vice-camerlen- 
go incontra  il  i^apa  alla  carrozza  ,  e  lo 
riaccompagna  quando  vi  risale.  Nel  Pof- 
sesso del  l'apa,  preso  da  Innocenzo  Vili 
neli484,dice  la  storia, cavalcò  J  ice-Ca- 
nicrarius  baculuni  in  rnaniiporlans,  sen  - 
7.8  nominarsi  il  governatore.  Nella  caval- 
cata deliS4G  pel  [ìossesso  del  Papa  che 
regna,  mg."^  Marini  governatore  di  Roma 
e  vice-camerlengo  cavalcò  innanzi  la  Cro- 
ce pontifìcia,  al  modo  detto  nel  voi.  LV, 
p.  I  48,  avendo  due  staflleri  a'Iati  con  li- 
vree di  gala.  Finalmente  cominciai  la  se- 
rie de'  vice-camerlenghi  governatori  di 
Roma,  con  Gildo  de  Varris  0  Poccio  di 
Genazzano  del  1  4^8,  oltre  altri  nomina- 
ti innanzi,  che  poi  doviò  ricordale,  sino 
e  inclusive  a  mg.'  Zacchia.  Si  può  con- 
sultare il  cardinal  De  Luca,  Rclalio  Ho- 
tnaitne  Cniiac  forensis,  ejuscpic.  Tribù- 
ìialium.  Disc.  XI.  De  Cardi/ioli  (Came- 
rario, cjitsque  OfTicialibus,  et  Tribuna- 
li. Disc,  xxxin.  De  Tribunali  Camerae 
j4postolicae.  Disc,  xxxvi.  De  Guberna- 
tare  Urbis,  ejusque  JlJinistris,  et  Tribù- 
iiali.  Santamaria,  Kolitia  Ilomauoc  Cu- 
riae^  cap.  w.Dc  Cubcìualoie  Li  bis,  in 


V  I  C  lot'i 

nclntenoUrn  l'icc-  Coviernrii  nnnipti  1  e- 
tinet.  —  Descrivendo  il  l'rcjrtlo  di /io- 
ma,  la  dissi  in  (pieli'arlicolo,  autorevole 
e  primaria  (li;^nil.i  di  Roma,  istituita  dal 
re  Romolo,  fondatore  di  Roinn,  prima  del 
Senato  /io////7//0, dichiarandone  la  digni- 
tà e  l'autorità  ,  e  che  diveimla  soltanto 
onorifica,  non  ces>ò  propriamente  con  d. 
Taddeo  Raiherini  nominato  dal  pro-zio 
Lrbano  FIfJ(T'.),\)0\cUì:  questi  l'intro- 
dusse nella  sua  famiglia,  a  cui  la  conces- 
se a  3.'  generazione;  latjnde  Innocenzo  X 
nel  creare  cai  dinaie  Carlo  Rarlieiini,  pri- 
mogenito did.  Taddeo. non  piìi  dal  1  647 
vivente,  lo  facoltizzòdi  poter  ritenere  la 
prefettura,  alla  (|iiale  successe  il  fratello 
secondogenito  d.  Maifeo,  che  morto  nel 
1  685,  divenne  prefetto  il  di  lui  fìj^lio  ti. 
Urbano,  in  cui  si  estinse  la  linea  masco- 
lina, e  lo  era  vivente  ancora  il  cardinale 
defunto  nel  17041  che  l'avea  ceduta  al 
fratello  e  al  nipote.  A  d.  Urbano  nel  1711 
nacque  d.  Cornelia,  che  nel  1728  si  spo- 
sò a  d.  Giulio  Cesare  Colonna  de' prin- 
cipi di  Carbognano  ,  il  quale  lasciato  il 
proprio  cognome,  assunse c|uello  di  Bar- 
berini,  per  cui  la  prefettura  non  venen- 
do a  lui  conferita,  restò  sospesa  ,  e  non 
si  estinse  che  di  fatto.  E  già  essendo 
morto  d.  Urbano  a'  27  settembre  i  722, 
questa  propriamente  è  1'  ej)Oca  del  ces- 
sato prefetto  di  Roma,  non  essendosi  più 
rinnovato.  Quanto  alla  serie  de'  prefet- 
ti di  Roma,  dopo  avere  discorso  di  quel- 
li dell'antica  Roma^  per  le  relazioni  a- 
vule  co'  Papi,  descrissi  il  loro  succes- 
sivo intervento  alle  pontifìcie  funzio- 
ni, con  distinte  prerogative,  più  volte 
donati  della  Fiosa  d'oro  benedetta  (F.), 
precedendo  il  Gonfaloniere  o  f'essil- 
lifero  di  s.  Chiesa,  e  talvolta  pure  il 
senatore  di  Pioma.  Dello  quindi  gencii- 
camente  de'  primitivi  prefetti  di  l\oma, 
dopoché  i  Papi  erano  divenuti  sovrani 
temporali,  e  che  nell'  800  era  Costanti- 
no Orsini,  nel  9G5  Rolhedo,  indi  Pietro 
nel  r)GG,  di  cui  anche  nel  voi.  XCVII,  p. 
88;  poscia  nei  C)t)4  (e  non  794  comesi 


.7.0  vrc 

ìep,2,e  nel  voi.  LV,  p.  t23,  per  fullo  lipo- 
f^iafìco,  sel)l)ene  il  coiiteslo  lo  leltiliolii) 
Cie^ceiizioNomeritano,  rìpailato  nel  voi. 
XCVII,  p.  9?.  e  qC).  Decapitato  nel  r)f)8, 
rilevai  nel  voi.  LXXVII,  p.  7.88  e  7.8f), 
che  gli  successe  nella  prefettura  il  figlio 
Giovanni, che  assunse  il  titolo  di  Patrizio 
ili  Roma  e  ne  nsnipò  il  dominio  :  vivea 
neh  COI.  Indi  col  Contel()ri,nel  ricorda- 
to articolo,  proseguii  la  serie  de'  prefetti 
tli  Roma,  ed  aggiunsi  a  d.  Taddeo,  i  suoi 
due  figli  e  nipoti  sunimentovati,  non  sen- 
za onimettere  il  ricordo,  che  ne'prinrii  an- 
ni del  corrente  secolo  tornò  R.onia  ad  a- 
vere  altra  specie  di  piefetti,  cioègl'irape- 
riali  francesi,  tra'quali  a  cagion  d'onore, 
pe'suoi  studi,  ricordai  il  Tournon,  e  do- 
\rò  riparlarne  con  osservazioni.  Alcuni 
anni  addietro  fu  stampato  in  Roma  in  fo- 
glio volante;  Scric  de  Prefetti  ser.olari 
diBonia,  e  de' prelati  Governatori  dal- 
l' anno  mille  di  nostra  redenzione  fino 
ali  S^6, formala  da  Giuseppe  Marocco 
iniolese,  che  ha  scritta  la  biografia  di 
ciascuno  di  essi  in  sei  volumi  mediante 
la  fatica  incomparabile  di  anni  xxrr, 
manoscritto  esistente  presso  V  autore. 
Precede  ad  ognuno  1'  anno,  segue  il  no- 
me e  il  cognome,  di  molti  anche  la  pa- 
tria, di  altri  le  dignità  ,  e  di  ve'^covo  o 
di  governatore,  da  Giovanni  de  Vico  del 
loco,  sino  e  inclusive  a  mg."^  Grasselli- 
ni.  Notando,  che  d'  allora  in  poi  »»  tolto 
il  titolo  di  governatore,  si  crearono  i  mi- 
nistri di  polizia  ,  scparanrione  anche  le 
attribuzioni,  e  furono  secolari  (negli  ul- 
timi anni  anarchici),  meno  gli  ecclesia- 
stici mg/  Udebiando  Ptuffnii  romano  e 
r  odierno  mg. "^  Antonio  Matteucci  fer- 
mano, che  oltre  di  essere  direttore  gene- 
rale di  polizìa,  è  anche  vice-camerlengo 
di  s.  Chiesa,  personaggio  vigilante  e  dot- 
to". Dopo  aver  io  compilate  e  pubblica- 
te le  serie  de' Camerlenghi  di  s.  Chiesa, 
de'Governatori  di  Homa  Vice  camerlen- 
ghi di  s.  Chiesa,  e  de' Prefetti  di  Roma, 
procurai  raccogliere  altre  notizie  sui  per- 
sonaggi che  furono  camerlenghi  e  vice- 


V  I  C 

cancellieri  di  s.  Chies;»,  il  perchè  intendo 
intrecciarli  nella  seguente  rifusa  serie,  ag- 
giungendo alcuii'altra  nozione  a'  di  già 
pubblicati,  notandolo  alla  loro  volta,  e  se 
li  conobbi  per  l'asserzioni  del  Marocco, 
non  mancherò  dichiararlo,  tacendo  se  a 
lui  furono  ignoti,  benché  pare  che  siasi 
piofittato  della  mia  serie  pubblicata  nel 
1845.  !Ma  a  non  ripetere  in  tutto  il  già 
pubblicato,  riprodurrò  quasi  i  soli  nomi 
e  l'epoche,  tranne  alcune  eccezioni:  altie 
notizie  di  ciascuno  sarà  agevole  di  rinve- 
nirle riscontrando  gli  articoli  de'Ioro  ve- 
scovati e  quelli  dell'altre  cai  iche  da'me- 
desimi  esercitate,  se  ne  formai  la  serie. 
Gli  elevati  al  cardinalato  e  al  pontifica- 
to avendo  le  biografie,  li  rimarcherò  in 
corsivo. 

Serie  de  Prefetti  di  Roma,  e  de'  fice- 
Camerlenghi  di  s.  Romana  Chiesa  e 
Governatori  di  Roma. 

Anno  I  000,  o  dopo  la  morte  del  padre 
Crescenzio  I  Nomentano,  già  ricordato 
con  altri  prefetti,  Giovanni  conte  del  pa- 
lazzo Lateranense  e  palriziodi  Roma,  vi- 
vea nel  I  o  IO  col  figlio  Crescenzio  II,  pel 
riportato  nel  voi.  LXXVII,  p.  288 e  789, 
ove  osservai  che  il  Crescenzio  di  Berar- 
do de'conli  di  Marsi  e  pel  riferito  detto 
de  Turre  fu  diverso,  come  anche  dissi 
nella  serie.  Il  Marocco  riporta  pel  i."  Gio- 
vanni de  Vico  nel  looo^e  Crescenzio 
della  Torre  neh  ooS.Inveceio.dopoCre* 
scenzio  di  Berardo,  registrai  Crescenzio 
conledi  Sabina,  favorito da'Papi  e  morto 
nel  I  o  I  o,  da  cui  si  crede  discesa  la  nobi- 
lissima famiglia  de'Cre5re«s;,ch'ebbepiù 
cardinali,  propriamente succedendolonel 
I  o  I  I  Crescenzio  della  Torre.  Il  Marocco 
offre:  nel  ioao  Costantino  Gaetani,  nel 
io7()  Adolfo  Caifarelli,  nel  io4o  Bene- 
detto Gaetani,  neho5o  CenciodeCinciis 
romano.  Io  registrai,  neh  060  Giovanni, 
neho(3i  Stefano,  dal  Marocco  cognomi- 
nalo Cenci,  ma  al  io64-  Neh  076  Cen- 
cio oCiiuio,  oltraggiatore  di  s.  Gregorio 


V  I  e 

/'//,  e  punito.  Nel  i  uSo  Riccnido  de  Vi 
co.  ^ello85  aluo  Cincio,  vuole  IMuioc- 
co.  NelioJ^B  l'enedetlo.  NcliO()()  l'ielio 
de  Vico:  forse  (jnello  il  di  coi  sigillo  lo 
divenne  della  prefettura  di  Uoma,  come 
nel  de'^criverla  dissi  nel  voi.  LV,  [).  i2i. 
Gli  successe  il  Hglio  l'ietto  de  Vico  vio- 
leuteinente  neli  i  i  G.  Ma  l*a[»a  Pastpiale 
Il  confei'i  la  prefettura  a  l'ierleone  de 
l'ieileoni  louìano.  Il  Marocco,  n  Pietro 
de  Vico  seniore,  nel  i  i  i  5  die'in  successo 
re  Nicolò  de  Vico.  Pulìellatosi  nel  i  i  i8 
Frangipane  a  i'a[)a  Gelasio  II.  l'ierleone 

10  hherò,  ma  poi  nel  i  i?.3  Pa[)a  Calisto 

11  [)er  abusi  depose  Fierleone.  Invece Ma- 
locco,  neh  i  18  ci  dì»  Crescenzio  nipote 
di  Gelasio  li,  neh  i  19  Pietro  di  Vico  e 
Stefano  Normanno:  inoltre  il  1°  il  Ma» 
rocco  lo  chiama  Pietro  <7"/«to,  perchè  nel- 
la sua  serie  l'aveano  preceduto  4  di  egual 
cognome,  ma  di  nome  un  solo.  Nel  1  i3o 
t!go Frangipane,  seguace  del  parente  an« 
lipapa  Anacleto  II.  Nelloslesso  annoMa- 
I  occo  ne  registra,  oltre  Ugo,  Pietro  sesto 
de  Vico,  e  Giovanni.  Neh  1  84  Tebaldo 
de  Vico  e  Pietro  Latroni.  Quest'ultimo, 
Marocco  cognomina  de  Ladroni  di  Alteja; 
e  quindi  riporta,  neh  1/(6  Giordano  pa- 
trizio, equivalente  a  preletto,  e  neh  1  5o 
Pietro  sesto  de  Vico;  secondo  il  suo  siste- 
ma sarebbe  stato  l'ottavo,  avendo  già 
chiamato  sesto  Pietro  del  i  i3o  e  senza 
luiiiiero  Tebaldo  deh  i34-  Ria  io,  dopo 
Tebaldo  e  Latroni,  narrai  l'insurrezione 
romana,  fomentata  da  Arnaldo  da  Bre- 
scia , eresiarca  e  caposeltadegli  odierni  ne- 
mici della  sovranità  papale,  pel  ristabi- 
limento del  municipio  e  del  patrizio,  ri- 
muovendo il  prefello;  dunquequestonon 
equivaleva  a  quello,  per  cui  fu  elevato 
da'faziosi  al  patriziato  Giordano.  Il  pie- 
ftlto  soltanto  fu  ristabilito  nel  i  1  55,  con 
Pielio  del  l*apa  e  Pietio  Frangipane:  è 
inutde  il  due  ch'erano  tutti  romani.  Nel 
I  i5f)  registra  iMarocco  il  cardinal  C»a/- 
fiero  governaloi e:  tutl'alho;  egli  fu  fatto 
l  icario  (li  lumia  nel  1  i  74.  Indi  Maroc- 
co, eoo  incialte  numerazioni,  ulhe  ucl 


Vìe  117 

I  iCìO  Pietro  Vili  de  Vico,  neh  ir»*)  Gio- 
vanni Il  de  Vico.  L'antipapa  Pasquale 
III  nel  I  iGG  elesse  prefelloGio  vanni  Fran- 
gi pane  figlio  del  precedente.  Nel  1  1  70  Ot- 
to o  Ottaviano  del  Pnpa,  fatto  dall'im- 
peratore Federico  I  ,  m  »  Papa  Alessan- 
dro III  rivendici)  il  diritto  di  nominai  lo, 
e  vedendo  pentito  Giovanni  Frangipane, 
lo  perdonò  e  confermò.  Non  ostante  Ma- 
rocco riferisce  nel  i  1  7T  Nicolò  di  Vico,  e 
neh  187  Giovarmi  patrizio;  imperocché 
nelle  nuove  tiu  biilenze  era  stato  ripristi- 
nato rnllizlo;  e  quindi  nomina  nello  stes- 
so 1  187  Pietro  nono  de  Vico.  Nel  i  190 
Piet  ro  Paolo  Angelo  AndreaMaltei.  L'im- 
peratore Enrico  VI  tornò  a  usurparel'e- 
lezione  del  prefetto, esigendo  da  Pietro  il 
giuramento;  però  Papa  Innocenzo  III 
obbligò  Pietro  di  prestarlo  a  lui  nel  i  1 98. 
In  questo  frattempo  JMarocco  nota  nel 
I  I  93  Manfredo  de  Vico  e  neh  ?.  1 G  Gio- 
vanni di  Poli.  Nel  12  19  Teobaldo  de  Vi- 
co, nel  12-24  Goltofredo  suo  figlio  e  le- 
galo ponlifìcio;  neh23o  il  detto  Giovan- 
ni di  Poli  conte  d'Alba  e  senatore.  Ma- 
rocco riempie  la  seguente  lacuna  :  nel 
1235  Giovanni,  neh  240  Oldrado  Ruf- 
fìni  romano,  nel  i  25o  Campulo,  nel  1 2G3 
Giovanni  IV  de  Vico,  nel  12G8  Pietro 
XI  de  Vico,  nel  1278  Ildegardo  Conte. 
Trovo  nel  Marini,  Degli  archiatri  pan- 
tiflcii,  l.  2,  p.  325,  Pietro  da  Montebru- 
no  carnei  lengo  di  s.  Chiesa,  cui  successe 
Guglielmo  da  s.  Lorenzo  mandato  arci- 
vescovo a  Narbona,  e  stette  in  questa  di- 
gnità a  tutto  il  [)apato  di  Gregorio  X, 
terminato  nel  i  276  a' io  gennaio,  da  cui 
ebbe  la  chiesa  di  Ferrara.  E  nel  t.  i,  p. 
23, rinvengo  il  r."  vice-camerlengo  Beren- 
gario de  Securreto  ,  luogo  del  contado 
Veoaisino  nella  diocesi  di  Vaisoo,  prevo- 
sto di  Maisiglia,  chierico  della  camera  e 
vice-camerlengo  del  Papa  a'  19  luglio 
1274.  Questo  titolo  gli  dà  Gregorio  X 
nel  1 274,  essendo  camerlengo  Guglielmo 
da  S.Lorenzo.  Berengario  già  era  nel  1272 
Custode  della  Camera.  Le  notizie  del 
Marini ,  ddigentcraeute  sono  tratte  da 


I  as  vie 

(luctimenli  itr(Trap.il)ili  deirarcliivlo  Va- 
ticano. Soldjeiie  l'ho  rileiilocol  tucclrsi- 
nio,  nel  voi.  XXXII,  p.  G,  essendo  il  [)iìi 
antico  vice-camerlengo  clie  rinvenni,  con 
altre  parlicolarilà,  qui  niiovanienle  cre- 
dei parlainc.  Dallo  stesso  Marini  ,  t.  2, 
p.  n  e  i3.  apprendo  ch'era  camerlengo 
eli  JN'icolò  111  ntai^i^lcr  Raynaldus  /Udr- 
ei Domini  nostri  Pfipne  Canicrarins, 
redimens  Criiceni  slationariani,  ctfa- 
cìens fieri campanani,  nomine  Canurn- 
rianiy  sua  propria  pecunia.  Orate  gratis 
(si  tenga  presente  il  \i\o\o(\t\\^  famiglia 
di  Nicolò  III.  che  pubblicai  nel  voi. XX  Ili, 
p.  4^  e  seg.,  in  cui  figura  pel  i ."  il  camer- 
lengo,sul  quale  dissi  altre  parolea  p.4^^)- 
Sembra  che  si  parli  della  basilica  Vati- 
cana, ed  era  canonico  della  cattedrale 
di  Parigi.  Di  più,  trovo  che  gli  successe 
Angelo  de  Vezzosi  camerlengo  di  fSico- 

10  111  nel  I  278,  e  canonico  Vaticano,  fur- 
.se  fiatello  di  Martelluccio  domicello  di 
quel  Papa,  morto  l'S  setteoibredi  detto 
anno,  Domini  Papae  Camerarius.  Kel 
1270)  trovasi  camerlengo  Bernardo  cap- 
pellano apostolico,  tesoriere  di  Tours  e 
canonico  di  Yoik  :  fu  pure  camerlengo 
di  Martino  IV,  Onorio  IV  e  Nicolò  IV, 
esercitando  ancora  l'unìzio  a' 18  gennaio 
1288.  Ma  1*8  luglioi28q  già  si  legge  ca- 
merlengo Nicolò  illustre  e  reverendo  si- 
gnore/A  quale  si  disse  de  Trebis,  primi- 
cerio di  Metz  e  notaro  apostolico.  In  que- 
sto secolo  i  chierici  della  camera  non  e- 
rano  più  di  tre  o  quattro,  e  quasi  tulli 
iiotari  pubblici.  Il  Marocco  nota  nel  i  2'74 
Berengario  di  Segur  gov.  vescovo  di  Ni- 
mes;  nel  1280  Giacomo  Colonna  e  Lati- 
noA/f^/f/ir^/icr/ governatori  card  ina  li;  nel 
]  281  de  Brion  francese  poi  Martino  lì"' ; 
nel  1286  Gaetani  poi  Bonifacio  P'JH; 
iieli2t)G  Paudolfo  Savclli  romano  gov. 

11  Cardella  nelle  Memorie  storiche  de' 
Cardinali,  soltanto  dice  il  Colonna  e  il 
Malahraiica,  rettori  di  lìoma;  nulla  li- 
ferisce  del  governatorato  del  Cric  o  Brion, 
uè  del  Gaetani.  Il  Savelli  era  fratello  di 
Onorici V,  e  nella  sua  linea  entrò  laca- 


VI  C 

rlca  di  A/nresciallo,  non  ppvò  fu  luijeil 
«vendo  proceduto  collo  storico  Ratti,  in 
tale  articolo,  nulla  trovai  del  governato- 
rato, vocabolo  allora  inusitato;  lu  beuM 
senatore  sotto  il  fratello,  e  ne'pontifica- 
li  di  Nicolò  IV  e  bonifacio  Vili,  anzi  nel 
I2f)i  senza  collega,  e  si  In  una  sua  mo- 
neta senatoria,  prodotta  dal  Vitale  nella 
Storia  diplomatica  de'  Senatori  di  Ro- 
ma. I  senatori  li  eleggeva  il  popolo  ro- 
mano, che  per  tali  elesse  gli  stessi  Ono- 
rio IV  e  Bonifacio  Vili.  Nel  1297  pre- 
fetto Pietro  de  Vico,  nel  i  3o4  Giovanni 
de  Vico:  il  Marocco  al  1  3o2  riporta  Gio- 
vanni II  de  Vico  pref.  Ricavo  dal  Marini, 
nel  I  3o  I  Giovanni  camerlengo  pontifìcio; 
e  nel  1. 1,  p,  379,  Pietro  di  Accorambo- 
no  da  Gubbio  era  chierico  di  cameia  nel 
i3o4-  e  vice-camerlengo  del  Papa  nel 
i3()8,  quando  con  tutta  la  sua  famiglia 
ebbe  la  cittadinanza  di  Perugia,  dove  tro- 
va vasi  in  detto  anno  e  ne'precedenti,  co- 
me già  rilevai  nel  voi.  XXXII,  p.  6.  Il 
Maiocco  nel  i  3o8  lo  dichiara  gov.  eccle- 
siastico. Qui  è  bene  rammentare,  che  e- 
letto  Clemente  V,  nel  i  3o5,  tosto  fissò  in 
Provenza  la  sua  residenza,  e  Roma  era 
governata  da^senatori  e  dal  prefetto,  e  da' 
vice-senatorielelti  da'Papi  residenti  \x\A- 
vignone  ( l^.), come  fi\  trae  dal  Vitale.  Ma- 
rocco registra:  nel  i  309  Manfredo  de  Vi- 
co, nuovamente  [irefetto;  neli3i2  Gia- 
como de  Stefanesclii  romano  gov.;  nel 
i322  Giordano  di  Poncello  Orsini  ro- 
mano; nel  i33i  Giovanni  de  Foschi  di 
Berta  gov.;  neh  337  F'aicescode  Vico; 
neh  338Giovanni  giuniore  de  Vicog')v.; 
nel  1345  Cola  di  Rienzo  romano  tribu- 
no. Di  questo  fazioso  agitatore  riparlai 
nel  voi.  LXXIll,  p.  3o2;  egli  depose  dal- 
la prefettura  neh  346  Giovanni  de  Vi- 
co, ma  fatta  a  lui  sottomissione  ne  fu  rein- 
tegrato, ed  in  seguilo  giurò  ubbidienza  al 
celebre  cardinal  Albornoz  legalo  d'Italia 
e  vicario  generale  di  tutto  lo  stalo  ecclesia- 
stico,massime  in  temporalihiis,  per  ricupe- 
rarlo da'tirannetli  che  l'aveano  usurpa- 
lo, abusando  della  lontananza  de'  Papi; 


V  I  e 

riparlai  di  Giovanni  nel  voi.  LV,  p.  i  22. 
(ila  «i^nteniL*  die  il  Marocco  ci  dà  il  car- 
dinale per/jor,,  ossia  governatore  di  Ilo- 
ma,  titolo  da  lui  prodigato  eccessivamen- 
te, mentre  il  cardinale  s^nlilolava,  .Ipo- 
stolli  ae  Sedis  f.cg{7litni  in  paillbus  l(a- 
liac  dira  rcgnuin  Sicdiaeel  ch'I  tali  s  Bo- 
nonlac ,  Flcarìiun  gtneraltin  In  Tcrrls 
]ù'cltsiae.,nc  Pro^'incllsc/ustlcin.  Poi  re- 
gistra neh  3  73  Bertoldo  Orsini  romano 
e  Francesco  Uaroiicello  tribuno:  ina  Ber- 
toldo era  senatoie  con  Stefano  Culonna, 
e  il  rivoluzionario  tribuno  non  era  pre- 
fetto. Nel  1  3()2  Marocco  registra  Giovan- 
ni de  Vico,  ma  dev'essere  il  già  nomina- 
to: Gentile  Varano  gov.  IMa  se  il  Papa  iu 
tale  anno  avea  eletto  il  senatore  Lazzaro 
Cancellieri,  ed  il  cardinal  Albornoz  con- 
tinuava nella  legazione,  anzi  i  prefetti  di 
Roma  prolltlando  delle  turbolenze,  man- 
cando a'ioro  giuramenti,  vollero  perpe- 
tuarsi nella  carica,  che  spettava  al  Papa 
di  conferire,  non  pare  che  potesse  aver 
luogo  lu  destinazione  d'un  governatore, 
ed  il  Varano  era  piuttosto  P'icario  tem- 
parale  {T.)  di  Camerino.  Indi  il  Maroc- 
co olhe:  I  363  Taddeo  de  Vico  pref.:  i  Syy 
Francesco  de  Vico  pref.  Io  dissi  France- 
sco prefello  (ino  dal  i  36g,  e  benché  u- 
surpatore  di  Viterbo,  quando  Gregorio 
XI  nel  I  377  ristabilì  la  pontifìcia  residen- 
za in  Roma,  si  pacificò  con  lui:  tuttavol- 
ta  Francesco  perseverò  nelle  prepotenze, 
e  (juindi  segui  l'antipapa  Clemente  VII, 
restando  ucciso  nel  i  387.Non  ostante  Ma- 
rocco continua  la  serie;  1378  Paolo  Orsi- 
no gov,:  1377  Giacomo  de  Vico  di  Ve- 
traila:  1 383  Gabriele  de  Gabrielli  eugu- 
bino ecclesiastico  gov.,  vescovo  di  Gub- 
bio sua  patria  (questo  lo  dissi  nella  se- 
rie de'  /'icari  di  Roma,  gubernalor  et 
vicorius  ptrpetiius  in  spiritaalibus  ,   et 
teìnporalibii.^):  i  384  Augelode  Vico  (che 
io  notai  altro  seguace  dell'antipapa,  di- 
cendo pure  d'altro  ribelle   prefetto  Pie- 
tro de  Vico):  i  385  Raimondo  Tolomei 
senese  gov.:  1  388  Gozzadino  di  Semoli- 
no bolognese  gov.  luianlo,  come  ho  ri- 
SUL.   xcix. 


Vie  129 

ferito  a  suo  luogo,  il  camerlengo  Pietro 
Cros  o  Cross  aderì  al  pseudo-Papa,  ed 
a'23  dicembre!  383  fu  successo  da  Fran- 
cesco  Con/.iè   vescovo  di   Grenoble,  se- 
condo il  Marini,  e  lo  era  pure  nel  i  388. 
Tornaniloa'prefelti, Giovanni  Sciarra  de 
Vico  del  I  3i)0,  fu  altro  ribelle  e  usurpa- 
tore de' dominii  della  Chiesa.  Nel  i3r)2 
registra   Marocco  ,  Corrado  Caracciolo 
ua[)olit.  gov.  poi  cardinale.  Nella  serie  de* 
cameilenghi  e  nel  voi.  XXXII,  p.  G,  io 
dissi  che  a'3o  marzoi  3q5  oi3f)6  da  vi- 
ce-camerlengo diventò  camerlengo  diBo- 
uifacio  IX,  e  lo  era  ancora  nel  i4o4,  ve- 
scovo di  IMileto,  e  arcivescovo  di  Nicosia, 
poi  cardinale. ScriveMarocco:  14^4  ^go 
de  Vico:  i4o5  vari  governatori  secola- 
ri. Narrai  ne'  voi.  XXXII,  p.  7,  LVIII, 
p.  3of),  che  in  conseguenza  del  capitola- 
to e  pace  conclusa  a''27  ottobre  i4o4>  t''a 
gì'  irrequieti  romani   e   Innocenzo  VII, 
si  eleggessero  7  riformatori  fedeli  a'  Pa- 
pi, col  nome  di  Governatori  della  Came- 
ra di  Roma,  cioè  la  municipale,  poi  delta 
Camera  Capitolina,  Governatori  della 
libertà  della RepiihhlicaRomana,reggcn' 
ti  l'ufficio  Senatorio  secondo  la  forma 
de'  capitoli  di  detta  libertà,  e  non  mai 
governatori  di  Roma.  Segue  il  Marocco; 
i4o6  Pietro  de  A  noi  baldi  romano;  i4'4 
Palozzo  degli   Albertoni   gov.  romano: 
i474(<^o''"^'^''"^'  4 '4)  Pieli'o  Malici  ru- 
mano gov.  :i4i  5  Lodovico  A  la  mandi  poi 
cardinale:  1  4i6  Fiasco  de  Manezp:i4i7 
Giacomo  cardinale  di  s.  Eustachio  gov.  : 
i4i8  Pietro  Uamponi  prelato  bolognese 
gov.:  1420  Pietro  de  Vico  pref.:  14^2 
Giovanni  Colonna  romano,  poi  cardina- 
le, gov.:  14^5  Giovanni  de  Vico  pref.: 
i429BenedettoGuidalotti  perugino  gov. 
vesc.  aprutino:  i  43  1  Pietro  de  Vico  pref. 
Penserà  1'  autore  nel  suo  mss.  a  provare 
tanti  governatori  egiustiflcareledale.  Ma 
intanto  io  debbo  retrocedere,  prima  av- 
vertendo, che  Roma  ne'primi  anni  del 
secolo  XV,  sino  alla  venula  iu  essa  di 
Martino  V,  fu  governata  nell'assenza  de* 
Papi  da'cardinali  legali  o  Vicari  di  Ro- 
9 


i3o                     Vie  Vie 

W//7,  tifi  me  lipnilnti  neMiie  indienti  arti-  «lei  ramerlenqo,  Ueiìcifirlu.^  de  Girtff7- 
coli,  nolln  Storia  ;  come  G\i\como  Isola-  ìollis  ìep^mn  rlortor,  npn'^irlirne  Cninc- 
ìli  diacono  di  s.  lùislacliio,  nin  non  però  rae  clfric.ux{<:\r\n  (\»\\  .\ì  i)  Lnr/oi'iri  ar' 
il  Colonna  rlie  non  fu  mai  cnidmale,  ma  rhiepi'^copi  yJn  Infrnsis  ,  rirrsgen  ntis 
mi  usurpalore  del  potere,  il  quale  snc-  Fratìci^ri  (Conziè)  arrJn'epìscnnijVarho- 
cheggialo  il  palazzo  Valicano,  doi  nù  nel-  uen<:is  Cnnicrarii,  nunr  nì>sciì(iuiiì  in  Ca- 
ie stanze  papali  facendosi  cliiamnre  Gio-  merariatus  officio  Lonn/ìfeiiriisa  D.  N. 
vanni  XX  II, nel  la  suddetta  ribellione  con-  Papa  lìcjìntaiiis,  t  crei)  il  officio  Ì'icc-Ca- 
tio  Innocenzo  VII,  e  vi  dimorò  20  gior-  inerarialtis  f.acinnlencnliac  sitac  felici' 
ni.  AflVrmail  Coppi  nelle  belle  Alcriiorie  /rrsat'rrerr.ll  Gnidalollineli4'2  1  ei4'^3 
Co/o/2//r4J, clic  Giovanni  diPalestiina  mo-  nvea  fatto  da  commissaiio  e  da  colletto- 
1^1  neli4i3  in  Frascati;  ne  parla  «li  altro  renella  provincia  del  Patrimonio,  ed  era 
GiovanniColoiina  vissutonel  i4'22.Io  non  iiotno  di  molta  abilità  esperienza,  fallo 
intendo  in  tutto  rettificare  il  I\larncco,al-  vescovo  successivamente  di  Valve,  di  Te- 
trimenti  audrei  assai  per  le  luuglie.  Uo-  ramo,  di  Macerata.  Ritenne  però  sem- 
mo  d'ingegno,  facile  scrittore,  buon  poe-  pre  la  della  luogotenenza  sino  al  i4^B, 
ta,  onesto  e  religioso,  sovente  [trese  equi-  nel  qual  anno  coslietlo  ad  assentarsi  dal- 
Toci.  Cogli  sciittori  de'  Scr^i  di  /Ilaria,  la  camera  [ler  affari  commessigli,  et  prò 
nel  voi.  LXIV,  p.  21  4)  parlai  di  fr.  An-  hona  convalcsccnlia ,  a  G  aprile  fu  co- 
tonio  Guasco  d'Alessandria  di  tale  ordi-  mandato  ad  Oddone  de  Varris  o  Poccia 
ne,  teologo  d'  Alessandro  V  nel  famoso  di  Genazzano,  '/C.^orÙTc  ponliilcioe  am- 
»S"///or/o  pisano,  vescovo  di  Fondi,  vicario  ministratore  del  vescovato  d'Anagni,  che 
del  l*a|)a  e  governatore  di  Roma,  morto  n'esercitasse  l'impiego.  Tornato  poco  do- 
nel  I  4i  0  sotto  Giovanni  XXIII,  die  lo  pò  il  Guidalottial  1  ."maggio, eseicitò  l'uf- 
voleva  proDJuovere  al  cardinalato.  L'U-  (ìzio  sino  al  1."  giugno  i4^9?  moiendo 
ghelli,  in  l'^indani  Episcopi.  \\o\  conob-  dopo  due  mesi  in  Perugia,  liugenio  IV 
be.  Il  Papa  Martino  V  neli4'*o  condo-  neh  43  i  fece  il  nipote  Francesco  Con- 
nò  i  orinimi  commessi  dal  prefetto  Gio-  dtilniicri  \env7n\no  vice-camerlengo,  ed 
vanni  de  Vico.  Ed  ecco  che  romiuciano  a'aS  maggio  i432,  per  morte  del  Con- 
notizie più  certe  e  cronologiche  de'  vice-  zie.  camerlengo  di  s.  Chiesa,  e  siccome 
camerlenghi,  talvolta  quaiilìcati  vicege-  già  Tavea  creato  cardinale,  non  s'intito- 
rcnli  del  camerlengalo,  e  de'governatori  lava  più  1  ice-Caiiierai  ius ^  ma  Cainc- 
di  Roma.  Per  la  serie  che  scrivo,  devesi  rain  oposlolicani  regens.  Oddone  da  al- 
alquanlo  ripetere  il  detto  di  sopra  e  nel-  cuni  fu  dello  nuovamente  vice-carnei  len- 
le  serie  de'camerlenghi  e  governatori.  A'  go,  ma  non  pare:  il  Marocco  lo  rcgìsli a 
28  agosto  14  I  5  era  stato  nominalo  vice-  erroneamente  ;di43c>.  e  lo  vuole  vesco- 
gerente  carnei  lengo  «li  s.  Chiesa  (iiovan-  vo  di  Tivoli,  e  noi  fu  mai,  come  avvertii 
ni  patriarca  d'Antiochia,  indi  deposto  da  nel  voi.  LXXIV,  p.  280.  Siccome  dis>i 
lai  giado.  ^el  «4  I  7  il  camerlengo  Conziè,  con  alcuni  che  fu  fallo  imprigionare  da 
nel  lnglioi4i7  nominò  suo  vicegerenle  Eugenio  IV,  meglio  è  rilenei  e  che  ciò  se- 
nel  carnei  lengato  il  b.  Lodoi'ico  Alle-  guisse  in  suo  nouìe  abusivamente,  pel  ri- 
mand,  esimio  professore  di  decreti, costo-  ieiilo  ne'vol.  XXVIII, p.  220,  LXVI,p. 
de  della  chiesa  di  Lione  e  arcidi-icono  di  if)3.  Neh  43^  A  ngelo  Cavacela  vite-ca- 
Valenza,  deputazione  approvala  da  M. ir-  n»erlengo  e  luogotenente  del  Tesoriere, 
•  ino  V  a'7. 1  novembre,  indi  arcivescovo  carica  che  poi  funse, con  diversi  vescovati 
d'Arles.  Poscia  il  Papa,a'2  7  maggio  1424  e  per  ultimo  di  Tran.  A'st)  maggio  i434 
l'inviò  governatole  a  l'iologiia  ,  e  nello  i  Colonoesi  commossero  Jlonia,  ed  Eu- 
slesso  giorno   uomini)  alla  luogoleneuza  geuio  IV  ne  fuggì  nel  seguente  mcie  a' 


vie  vie                     i3i 

i4  in  Firenze;  e  siccome  gì'  insorti  im-  3Frzznrnta  ScarampoUx  camerlengo  nel 
prigionarono  il  nipote  cnmerlengo,  per-  i44o.  K  quanto  al  Vilelleschi,  n  quell'e- 
ciò  costittù  un  vice-cninerlengo   ,  die  si  poca  era  Io  stesso  sunnominato;   mentro 
appellò  Gnlx'ntator  in  alma  llrìx-  rjiis-  nel  i433-44il  suo  nipote  Piaitolonieo  fn 
que  territorio  et.  dislrictn.  Tal  è  1' origi-  frtlto  anticardinale  dall' nntipapa  Felico 
ne  dtllo  stabile  Goi'ernatore  dilxoiiia.  Il  V  di  Savoia,  e  ne  riparlai  nel  voi.  IV,  p, 
Garampi  ritarda  la  destinazione  al  1436,  i6f).    Nel  i443    vice-camerlengo  Tom- 
e  dice  che  Eugenio  IV  costituì  per  go-  maso  Parenlucelli  di  Sarzana,  poi  cardi- 
verna  tore.^'^/j  Cantera  apo<:toHcn  lice-  naie  e  Papa  Nicolo  f .  Nel  i44^>""'f>  ^^' 
Canicrarin.i^et  Camerarii  Tonini  f  e  ne  u-^,  rocco, GiovanniPoggi  bolognese. Nel  r  44^ 
Giuliano  Ricci  fiorentino  arcivescovo  di  Giovanni  Carvajal  spagnuolo  goveina- 
l*isa;carica  Irnppouecessaria  per  la  quie-  lore,  cardinale  nel  r  44^^'  Inquesto  Aslor- 
te  pubblica  di  Roma,  onde   1'  udJcio  da  gio  Agnensi  o  Àgnesi  napoletano  ,  nel 
straordinario  divenne  ordinario,  con  pò-  1  44'^  ^^^  premiato  colla  porpora^  per  «- 
lere  superiore  «1  maresciallo  e  al  senato-  ver  quietato  il  tumulto  di  Porcari.  1 4^9 
re,  le  giurisdizioni  de'quali  cominciaro-  Nicolò  de  A migdanis  cretnonese  vescovo 
no  a  diminuire.  Contemporaneamente  i  di   Piacenza,  poi  trasferito  a  Milano:  nel 
romani,  dopo  aver  deposto   il   senatore,  1  453  d'ordine  di  Nicolo   V  si  recò  col 
8*23  luglio  gli  sostituirono  un  magistra-  iVoW(7/?o  (^^.)  o  prefetto  delle  carceri,  ail 
to  composto  di  7  cittadini  col  titolo  di  arrestare  il  Porcari  che  congiurava  nuo- 
Guheriialores  libertalisromanoriivi^Se-  vetrame.  Il  Vitale,  Storia  diplomnlicit 
natoris  officiarli  rxercenlcs,  con  arbitrio  dc^Seiintori  di  Roma,  p.  4'^7)  pai'Iando 
della  morte  e  della  vita.  Dopo  circa    5  di  Giacomo  Lavagnola  veronese,  senato- 
mesi,  trovandosi  i  romani  molto  più  ma-  re  di  Roma,  e  tale  lo  dissi  nella  mia  se- 
lamente  governati,   tornarono  all'ubbi-  rie  neli452-53,  Io  dice  vice-camerlengo 
dienza  del  Papa  ,  che   vi  spedì  il    prode  di  s.  Chiesa  ;  e  che  fu  caro  a  Nicolò  V, 
Giovanni  Fitclleschi  cornelano  oriondo  per  essere  stato  liberato  dalla  morte,  ad 
di  Foligno,  arcivescovo  e  poi  patriarca  e  esso  e  a'c^rdinali  macchinala  da  Stefano 
cardinale,  il  quale  nominato  governato-  Porcari  nobile  romano,  il  quale  erasi  pro- 
re e  vice  camerlengo,  soggiogò  le  fazioni,  posto  di  ritornare  Pvoma  nell'antica    li- 
entrando  trionfante  in  Roma  -.il  Coppi  berta.  Registra  Marocco:  1453  Galeazzo 
dice  a'2g  agostoi437,  altri  dicono  il  suo  Cauriani  vescovo  di  Mantova  (ma  <pie- 
governatoralo  anteriore  al  Ricci,    ed    il  sto  fu  fatto  da  Pio  11  a' 1 5  gennaio  1459, 
Novaes  che  Eugenio  IV  a'  1    novembre  e  1'  afferma  Vitale  a  p.  4o^>  ^  P^'  moti- 
1435  nominò  maresciallo  di  Pioma  Ga-  vo  cheindicai  nel  vol.XLlI,  p.  208):  1  4^3 
spare  di  Lello  Petioni ,  pe'  servigi    pre-  Giovanni  de  Vico  piefelto  per  pochi  me- 
stati nella  licupera   della  città  e' libera-  si  (non  ci  convengo;  non  era  piii  tempo 
zione  del  camerlengo.  Il  Vitelleschi    nel  de'de  Vico):  i  453  Giorgio  de  Saluzzi  pie- 
T435  avea  punito  molti  coll'eslremosup-  montese:  i  356  (dovrà  dire  forse  i456) 
plizio,  in  uno  al  prefetto  Giacomo  de  Vi-  Giacomo  Mucciarelli  arcivescovo  di  Bar- 
co  e  altri  di  sua  famiglia,  il  Papa  conce-  cellona  (non   fu  mai  arcivescovato,    ma 
dendo  la  prefettura  a  Francesco  Orsini,  vescovato):  1  257  (dovi  à  direi  4 '»7)ljorg'0 
Il  Marocco  registra:   i433  Giacomo  de  Rorgia  spagnuologov.  Nel  i45G  Gio.  Ari- 
Vico  pref.:  1  434  V'pereschi  romanogov.-.  tonio  Orsini  prefetto.   Nel   i457   Pietro 
1  434  Francesco  Orsini  pref  :  i  437  Gian  Borgia  spagnuolo,  fatto  prefetto  dallo  zio 
Vitellio  Vitelleschi  di  Corneto  cardinal  Calisto  111,  cui  successe  nel  i458  Anto- 
gov.  ;  i44"  card.  Scarampo  ^ov.-.i^^o  nio  Colonna,  fatto  da  Pioli  governato- 
Giuliano    vescovo   di   Pisa.   Veramente  re  di  Roma  nel  partire  per  Mantova.  Re- 


1 3?.  Vie 

gistiai  nella  scriede'governaloii.nel  i  /j  Tq 
Galeazzo  Cavriani  vescovo  della   patria 
]Mantovo,goveinaloie,e  Pier  Antonio  Co- 
lonna piefelto;  ma  nella  serie  tie'prefet- 
li  Pier  Antonio  lo  dissi  più  lardi  succes- 
so ad  Antonio  suo  padre.  Si  tenga   pre- 
sente il  detto  nel  voi.  XXXII,  p.  87,  fn- 
vece  il  Marocco  registra  nel  i  45if)  Luigi 
Cesarei  sanese  arcivescovo  di  Benevento 
gov.  (trovo  nell'U^helli  diesi  chiamava 
Alessio,  Vict-Cainerariu<;r(ferrnclarhis 
oposloliciis  ,  el  Pracnestini  episcopati 
coiiinìeiìdalnriits.  Il  Sarnelli,  nelle  Me- 
vwrit  degli  arcivescovi  di  Benevenlo,  p. 
1  38,  ignorò  tali  notizie,  bensì  ci  disse, che 
nel  1 460  daChiusi  fu  trasialo  a  Beneven- 
to e  morì  nel  1464)=  '4^0  Giuliano  Ric- 
ci fiorentino  vescovo  di  ÌNIantova  (questa 
è  una  confusione  fra  l'ai  ci  vescovo  di  Pi- 
sa e  il  vescovo  di  Mantova,  già  parlati). 
A'26  o  28  agosto  1460  (Virolamo  Lan- 
dò arcivescovo  di  Candia,  da  Pio  il   fu 
fatto  in  Siena  vice-camerlengo:  gli  suc- 
cesse l'i  I  gennaio  14^2  Stefano  i\(rzrf/f- 
?ii  arcivescovo  di  Milano  forlivese,  poi  go- 
vernatore, il  cui  palazzo  fu  assegnato  a' 
governatori  di  Roma,  onde  dicesi,  colla 
V\a,del  Governo  f'ecchio.  TommasoPic- 
colomini  vicegereule  del  camerlengo,  il 
quale  col  tesoriere  Antonio  da   Forlì  e 
con  Nicola  Luca  chierico  di  camera,  1*8 
luglio  i463  riceveronoin  Tivoli,  ove  tro- 
vavasi  Pio  11,  il  giuramento  di  perpetua 
fedeltà  a  s.  Pietro  pe'sindaci  di  Ponlecor- 
vo  (/^.),  stabilmente  incorporato  al   pa- 
trimonio delia  s.  Sede,  al  modo  minuta- 
mente riferito  dal  Borgia,  Difesa  del  do- 
minio temporale  della  Sede  apostolica, 
p.  36o.  Quanto  a  Tommaso,  sospettoche 
uè  sia  il  riparlato  nel  voi.  LII,  p.   290. 
Inoltre  neh  463  divenne  governatore  il 
suddetto  Alessio  Cesarei;  ma  in  Ancona 
Pio  II  nel  luglio  i4G4)  per  di  lui  morte, 
ristabilì  nella  carica  il  Landò.  Prima  di 
lasciare  Pioli,  devo  licordare  Alessandro 
IMirabelli-Piccolomini  napoletano,  di  cui 
ne'vol.  XXVII,  p.  -208,  XLI,  p.  247,  da 
quel  Papa  fatto  nei  1 458  prefello  del  pa- 


VI  e 

lazzo  apostolico,  e  secondo  Renarzi,  De* 
Maggiordomi  Pontifìzi,  p.  4o.  senatore 
di  Roma  e  vice  camerlengo,  i  quali  uf- 
fìzi eserciti)  insieme  alla  prefettura  pala- 
tina. Il  Marocco   nel   pontificato  di  Pio 
11,  nomina;  14^2  Nicolò  Fabri  bologne- 
se; e  Giovanni  ^eroni  fiorentino  vescovo 
di  Volterra:  1 463  Lodovico  Albergati  bo- 
lognese. Mi  limiterò,  d'ora  in  poi,  della 
serie  del  Marocco,  a  semplicemente  ag- 
giungere ad  ogni  pontificato,  que'  vice- 
camerlenghi  o  governatori  da  me  non 
conosciuti, senza  risconlrai'nedi  tutti  pro- 
priamente la  veracità.  A'otg  agosto  1464 
Paolo  II  dichiarò  vice-camerlengo  Via- 
nesio  Albergati,  e  nel  1 47  1  luogotenente 
del  camerlengo.  Inoltre  fece  Stefano  JVar- 
dini,  già  vice-camerlengo,  governatore  di 
Roma  ,  dai  successore  crealo  cardinale. 
In  detto  anno,  per  la  diminuita  giurisdi- 
zione del  senatore,  anco  per  avere  i  Pa- 
pi resi  privilegiali  l'itti  gli  addetti   alla 
Curia  Romana  calla  Famiglia  pontifì- 
cia, col  sottoporli  alla  privativa  giurisdi- 
zionedel  maresciallo  della  curia;  nascen 
do  tra  questi  e  il  senatore  infinite  con- 
troversie nel  riconoscere  quali  erano  i  cu- 
riali e  cortigiani,  fu  fatta  la  divisione  tra 
essi  e  i  cittadini,  e  1' afferma  il  Vitale  a 
p.  463.  Divenuto  Sisto  IV  Papa,  nel  con- 
cistoro de' i  3  febbraio  1472  abrogò  il  pre- 
fetto Pietro  Antonio  Colonna,  e  gli   so- 
stituì il  proprio  nipote  Leonardo  della  fio- 
vere,  ed  a  questo  neh  47^1  l'altro  nipote 
Giovanni  della  Rovere  signore  di  Siniga- 
glia  e  generale  di  s.  Chiesa,  il  cui  figlio 
Francesco  M."  I  duca  d'Urbino  lo  diven- 
ne nel  1 5o  I  :  lo  furono  i  suoi  discendenti 
interroltamente,  finché  passò  a'Baiberi- 
ni,  e  questi  sino  a' 27   settembre   1722 
pel  già  riferito;  così  ho  terminato  di  ri- 
cordare i  prefetti  di  Roma  della  mia  se- 
rie, dovendosi  non  dimenticare  il  de  Me- 
dici deh  5 16,  il  Varano  del  i520,  il  Far- 
nese del  I  538  e  l'altro  Farnese  del  1 547, 
come  notai  nel  voi.  LV,  p.   128,  i  quali 
prefetti  interruppero  la  serie  della    pre- 
fettura de'  duchi  d'  Urbino.  Successiva- 


V  I  e 

mente  Sisto  IV  lece  governatori  e  vice- 
canierleiigUi,  .iuxia  di  Poggi"  valenti - 
no,  poi  cardinale:  Galeotto  de  Oildis  pe- 
rugino: nel  i47  i  Viancsio  Albergali  già 
vice  carnei  lengo,  governatore  di  Roma, 
morto  ilopo  l'ottobre  i  4?  '^'-  3  7  dicembre 
gli  successe  Lorenzo  Zane  arcivescovo  di 
Spalatro,  secondo  il  Garampi  ,  vescovo 
di  Treviso  e  patriarca  d'Antiochia,  teso- 
riere, e  nel  gennaio  i477  luogotenente 
del  camerlengo,  morto  il  i  /ottobre  i  4'^4- 
nel  i.|'-8-''9  Giacomo  Vannucci  di  Cor- 
tona, vescovo  di  Perugia,  governatore  e 
vice-camerlengo  :  nel  i48o  Bartolomeo 
Maraschi;  mantovano,  vescovo  di  Città 
di  Castello,  tesoriere  e  maggiordomo,  di 
cui  meglio  ne'  voi.  XLI,  p.  249»  L.XXI  V, 
p.  284:  nel  1482  Domenico  Albergati,  nel 
1483  anche  maresciallo  della  curia:  a'  1 6 
giugno  1484  Giovanni  Alimento  de  Ne- 
gris  e  vescovo  di  Città  di  Castello.  Nei 
voi.  LXlV,p.  21 4, cogli  scrittori  de'iSer- 
i't  di  Maria,  notai  fr.  Adeodato  Bocconi 
di  Genova,  procuratore  generale  di  ([uel- 
l'ordine,  vescovo  d'  Ajaccio,  donde  Sisto 
IV  lo  chiamò  in  Roma  e  lo  fece  gover- 
natore, e  poi  legato  apostolico,  morto  nel 
1472.  L'Ughelli  non  dice  l'epoca  del  suo 
decesso,  e  tace  tali  cariche.  11  IMarocco 
nota;  I  473Galeottodegli  Oddi  perugino: 
147  +  iMareschal  francese:  i  47  3  Gio.  Bat- 
tista Cibo.  [ìo\[iinoc<iiizo  VILI  (cioè  car- 
dinal legato  di  Roma  nell'assenaa  di  Si- 
sto IV):  1473  Lorenzo  Zane  veneziano 
arciv.  di  Spoleto  (che  allora  era  vescova- 
to, e  nella  serie  de'vescovi  spoleliui  allat- 
to non  trovasi,  perchè  era  arcivescovo  di 
Spalatro):  1482  Uoderico  Borgia  poi 
Alessandro  f'L  Nel  pontificalo  d'  Inno- 
cenzo Vili,  Antonio  Umeoli  di  Gualdo 
Tadino  ueli48G  vice-camerlengo:  Gio- 
vanni Borgia  il  seniore  spagnuoloj  arci- 
vescovo diMonreale, governatore, poi  car- 
dinale. Bartolomeo  de  iMorenis  manto- 
vano nel  1  487  governatore  e  vice-camer- 
lengu.  Il  Marocco  riporta:  1487  Vignola 
bolognese  gov.  :  i4o'  Bartolomeo  Mori- 
no. iNcl  pontilìcalo d'Alessandro  VI,  elet- 


Vie  i3S 

to  l'i  I  agosto  I  ì()i,  tosto  elesse  Gondi- 
salvo  Heredia  spagnuolo  arcivescovo  di 
Tarragona;Gio.  Andrea  Sacco  arcivesco- 
vo di  Ragusi  prese  possesso  a' 2  settem- 
bre 1 4o4)  lonzio  inb  rancia  nel  1  4o^"-^"' 
drea  de  Spiriti  viterbese  fin(Iili4<)2  "'" 
cegerente  della  camera  e  neh  jc)J>  insie- 
me al  precedente  vice-camerlengo,  nel 
i5o3  imprigionato  in  Castel  s.  Angelo: 
nel  r  496  Giovanni  de  Valles  canonico  di 
Messina  e  protonotario:  nel  1497  Pietro 
Jsiialles  arcivescovo  di  Pieggio,  poi  car- 
dinale a'27  settembre  i5oo,  ed  era  an- 
cora governatore  a'  1  6  novembre  (ilice  il 
rVIarini  :  veramente  nella  bolla  la  emi- 
nenti, de'22  settembre!  5oo,  di  Alessan- 
dro VI,  Bull.  Rom.y  t.  3,  par.  3,  p.  244» 
trovo  che  ne  fece  esecutore  il  seguente 
protonotario  noxlro  ,  prò  nobis ,  et  Ilo- 
inana  Ecclesia  Urbis  Gubernatori,et  in 
Camera  cardinaliCamcrario  nostro  Lo- 
cunilenens)  Francesco  Remolino  di  Leri- 
da,  cardinale  nel  i  5o3:  GasparePou  fran- 
cese protonotario.  Morto  il  Papa  a' 18  a- 
gostoi5o3,  nella  seguente  matliua  il  sa- 
gro collegio  elesse  Giovanni  arcivescovo 
di  R.agusi,  forse  il  già  governatore.  Il  Ma- 
rocco registra  :  1 493  GiacomoOrsino  pre- 
fi;tto:i498  Giorgio:  i  499  Giacomo  Ser- 
ra  spagnuolo,  poi  cardinale  (ma  (piesto 
fu  vicario  di  Roma):i5oo  Rodericu  Bor- 
gia spagnuolo  prefetto:  nel  i  5o3  Giovan- 
ni della  Rovere  prefetto  (era  morto  nel 
i5oi,e  Alessandro  VI  avea  confermato 
il  llglio  Francesco  M.''  I  della  Rovere). 
Pio  ///appena  eletto  a' 22  settembre 
i5o3,  pel  narrato  nella  sua  biografia,  e- 
les->e  governatore  il  celebre  uomo  di  sta- 
to, quanto  alili  mai  abilissimo  ed  ener- 
gico, mg."^  INicolò  Bonafede  da  s.  Giusto 
uell'arcidiocesi  di  Fernjo  e  delegazione  di 
IMacerata  (per  l'avvertito  nel  voi.  LXIX, 
p.  22),  coufermato  da  Giulio  II  quando 
il  I  .'^  del  seguente  novembre  fu  creato  Pa- 
pa, pel  narrato  eziandio  nel  voi.  LIX,  p. 
I  I ,  ed  altresì  furono  suoi  governatori  : 
ueh5o5  Marco  f^ì^evio  à\  Savona  de* 
iiiinori  cuaveutuali  e  vescovo  di  Siuisa- 


i34  vie 

glia,  pocodo[)0  caiclinale:  IMichele  Clau- 
dio  vescovo  di  Poligiiaiio,  poi  di  Muiiopo- 
Ji,  forsepriu)a  del  piecedeule,  e  poi  imo- 
vaiiieule  nel  i  5 1 2  pel  riferito  nel  voi.  Lll, 
p.  I  t)8:a'3o  novembre  i5o5Loreiizo  Fie- 
scili  genovese,  e  io  era  ancora  a'3o  di- 
cembrei5i2,  vescovo  di  più  ciiiese.  Ma 
tu'isUuisce  il  llena2zi.  Storia  dell'  Uni- 
versità degli  studi  di  Roma,  t.  2,  p.  49» 
thecirca  il  1 5 1  i  eia  vice-cainerlengoGiu- 
Ilo  de  Medici,  poi  Clemente  VII,  e  con 
esso  allora  entrò  Paolo  Giovio,  che  fatto 
Papa  De  divenne  medico:  però  il  Marini 
rileva  non  risultare  la  sua  arcliìalria  dal- 
ie bolle.  Morto  Giulio  li  a'  2  i  febbraio 
IDI  3,  il  camerlengo  di  consenso  del  sa- 
gro collegio  die'  il  bastone  del  comando 
al  vescovo  di  Treviso  Deinaido  Rossi  da 
Panna,  didl'elello  Leone  X  mandato  pre- 
side a  Bologna.  Il  Marocco  aggiunge  a' 
governatori  di  Giulio  II:  1  5 1  2  Carlo  Ro- 
sario di  Asti  ,  vescovo  di  Monte  Reale 
(cioè  di  Mondovi,  avendo  italianizzalo  a 
suo  modo  lìJontis  Rcgalis,  che  può  indur- 
le ad  equivoci  con  IMonieale,  in  Ialino 
pxxve  Mo/ilis  Regalis:  anche  l'Ughelli  ri- 
ferisce, che  intervenuto  neli5i2  al  con- 
cilio di  Laterano  V,  ffuo  ipso  anno  cimi 
esset  Urbis  Gubernator ,  \ir  egregius 
falò  funclus  est  augusto  mense,  non  si- 
iie  Ponti ficis  dolore,  et  catleroruni  inoe- 
rare,  oh  tj'us  nohdes  nuiini  dotcs).  jNel 
pontificato  di  Leone  X:  Amedeo  Berutti 
di  Monte  Calerlo  vescovo  di  Aosta  nel 
1  5  I  5,  poiché  sembra  che  il  Papa  ritenes- 
se il  Rossi,  peritissimo  giureconsulto,  or- 
iiatodi  egregie  virtù,  Lrbis  Gubernator, 
dice  lUghei li,  intervenne  nel  concilio  La- 
leranense  V,  acerrimo  propugnatore  del- 
la libertà  ecclesiastica,  e  tornato  alla  sua 
chiesa  mori  in  un  borgo  di  quella  d'Ivrea 
nel  1025.  Inoltre  TUghelli  riporta  Pietro 
Fieschi  genovese,  Ro/naeGitbernalor,ùl- 
lo  vescovo  di  Cervia  da  Leone  X,  ed  an- 
ch'esso fu  presente  al  detto  concilio  ecu- 
menico :  lua  pare  doversi  ritardare  il 
governatorato  al  i523  almeno,  e  do- 
\iò  riparlarne,  ^'arra  il  Marini,  ArcluU' 


V  1  e 

//•/,  l,  I,  p.  23i,  che  Leone  X  a' 2  di- 
cembre i5i7  consagiò  ve>covo  il  suo 
cugino  cardinal  Giulio  de  Medici  vice- 
camerlengo  (il  che  conferma  il  riferito 
eoo  Renazzi),  insieme  col  cardinal  P<»n- 
zelli  suo  tesoriere.  Imparo  dal  can.  Ri- 
ma, Serie  cronologica  de'  vesco'^ù  del 
regno  di  Sardegna,  che  nel  1  5  1  7  fu  go- 
vernatore di  Roma  il  prelato  conte  Gio. 
Giacomo  Gambarana  di  Pavia,  fatto  ve- 
scovo d'Albenga  nel  i5ib:  tale  lo  lioo- 
Dosce  purerUghelli,  Gubernator  Rotnae 
a  Leone  X ,  ecclesia m  suam  egregie  admi- 
nistravit.  Morto  il  Papa  nel  i ."  dicembre 
1021,  il  sagro  collegio  elesse  governato- 
re Gio.  Vincenzo  Caraffa  arcivescovo  di 
Napoli,  poi  cardinale,  il  Marocco  registra 
per  governatori  :  i5i6  Lorenzo  Rledici 
lìoienlinu  (era  nipote  di  Leone  X,  che  lo 
fece  d  u  ca  d' Ui  I)i  no  e  pie  ft  1 1  o  d  i  R  o  m  a ,  per 
deposizione  di  Francesco  M .''  I  della  Rove- 
re), e  diversi  ilegli  altri  con  esso  già  riferi- 
ti. Nel  pontificato  di  Adriano  VI,  finché 
almeno  dalla  Spagna  non  sì  condusse  iu 
Roma,  ove  fece  il  suo  ingresso  a'2q  ago- 
sto I  52  2,  pioba  bill  ne  (ile  continuò  nel  go- 
vernatorato il  Caraffa  per  un  tem()o,  sic- 
come scello  da' cai tliiiali  e  pel  rilevato 
nel  voi.  LX,  p.  204.  Tutta  volta  leggo  nel 
Bonoli,  Storia  di  Forlì,  t.  2,  p.  35 1,  che 
Gio.  Rullo  de  Teodoli  forlivese  iJiudeu- 
tissimo  ed  eccellente  letterato,  già  vesco- 
vo di  Derlinoi  o,  come  notai  nel  voi.  LXI, 
p.  2i4>  e  arcivescovo  di  Cosenza,  anche 
vescovo  di  Cadice  e  nunzio  di  Spagna  per 
Leone  X,  ove  l'avrà  conosciuto  Adriano 
V  l,  nell'assenza  di  questo  governò  Roinu 
e  fu  fatto  cit ladino  romano,  poi  tesoriere 
di  Clemente  VII.  Divenuto  il  quale  Papa 
nel  i523  (pel  governatole  nella  piece- 
dente  sede  vacante,  si  leggali  vo!.  XXXII, 
p.  4o,  ove  dissi  ch'era  allora  governa- 
tore di  Roma  Pietro  Fieschi  sunnomi- 
nato, fatto  governatore  del  palazzo  a- 
poslolico  ossia  del  Concla\'e  ),  dichiarò 
governatore  il  vescovo  di  Chiusi  Nico- 
lò Bonafede  àullodato,  le  cui  grandi  ge- 
sta  pubblicò  il   conte  ^Monaldo  Lcupai- 


vie  Vie                      13. 

ili    T'ilti  di  iVi'colo  lìonafctlc;  til  il  eli.  </«  opriis  rerum  Gfriiuinicaratii,  ilice  il 
;tvv.    Gaetano  tic   ìMinicis  eruclitumeiite  Vitalc,e>i.seresciillo:/»t>^//fZ('S«/Kn(;/' (ja- 
iie  ragionò   nell' illustrare  ejjreijiainerilo  bcriitilor  vsl  Doniiiìis  de  f^ainotu  nepos 
un  (.lipinlo  di  Loieiuo  Lullo,  CDHimeS'ii)  Burlioiù  Sc.iiitlor^  /Irchivid,  suprcmuni 
tl.il  prelato  die  vi  e  elligialo,  iiellVi//'»//»  iudiliiim,  Camera  [iiipcriitlis^iinae  di- 
<ìi  lloinn^ì..  2  I,  p.  (il  e>eg.,  e  6(j.  A  le(u-  cilxKitr  Camera  ^Jposlolicit,  et  fuilus 
pò  (li  Clemeule  Vile  in  cpiello  ilei  san-  tpiidcm  Cuesaris  vicein  in  Camera  gè- 
guiiioso  e  lUsastiosissimo  sacco  ili  Rouia,  re/tv  eie.  E  bene  coiisullare  il  oav.  foni- 
che tornai  a  coiupianj^ere  nel  voi.  Xdll,  pilj  ()\\s\e\\,  [IScnalo  Uoniano^fx^ì  Zi^. 
p.  3i5  e  ìef".  ,  fui  OMO   ^ovci  naturi  Gio,  iVel  i  5'28FiancLSCol*e'>aro  veneto  aicive- 
Ciirolauìo  ile  Rossi  ila  l*arina,  vescovo  ili  scovo  ili  Zara:  a'28  selteinbie  i^ac)   gli 
Pavia,  i!  quale  arringò  il   popolo   nella  fu  sosliluilo  il  yià  mentovalo  n>g.'  Cioc* 
chiesa  d'Araceli  a'4  '"''So'"  '^'^yi  esor-  clii  del  Monte,  invece  nominando  il  L'e- 
tanilolo  all'ubbidienza  al  capitano  gene-  saio  goveinatore  generale  della  ernia  di 
rale  Renzo  da  Ceri,  ed  a  farequanlo  li-  tulli  i  luoghi  che  avrebbe   poiooi^o    nel 
cliiedevasi   per  la  difesa  della  patria,  ba-  suo   /  ia^'J^io  (/'.)  a  Bologna,  per  la   co- 
stando solamcnle  difendere  la  città  due  lonazione  di  Carlo  V,  laonde  lo  seguì  nel 
o  tre  giorni  ,  (ìnchè  comparissero  le  ar-  viaggio  e  intervenne  all'augusla  funzio- 
mi  della  lega  a  discacciare  l'esercito  uè-  ne.  Ne  trovo  la  conferma  uel  diario  del 
inico  di  Carlo  V  iujperalore.  Rappreseli-  M  ulinelli,  pubblicato  dal  p.  Gallico,  Da 
lo  a'roniani  le  minacce  dell"  esercito   di  iliiieribus  Roin.  Poiiii/icum,  p.   1  54?  iu 
Borbone,  il  bisogno  delle  loro  spade,  la  cui  noverandosi  i  prelati  presenti  dicesi, 
ditiesa  della  patria,  i  sentimenti  dell' af-  et  primo  Fraiicìscus  JadreiisisGuherna- 
ilillo  Clecnenle  VII;  ma  più  d'ogni  altra  lor  Curiae.  Dunque  non  pare  che  vi  fos- 
Cosa  il  coaiun  liiuore  risvegliò  uell'udi-  se  ancora  nig."^  Ciocchi  del  Monte,  come 
torio  immenso    un    lacilo  moraiorio  di  si  legge  a  p.  124  «Jella   inagninca  Cro- 
approvazione  e  di  concerto,  come  ripor-  /tacu  di  tal  coronazione^  magistralmente 
la  ti   p.  Casimiro,  Dleinorie  d'  Araceli,  illuslrata  dalcav.  Giordani.  Nel  i  j3a  lial- 
p.  4^4-  l'idi  gli  successe,  con  gravissimo  dassaredel  Riospagnuolo  vescovo  di  Sca- 
pericolo  di   morte,  Gio.    Maria    Ciocchi  la,  notato  nel  voi.  LXll,  p.  52.  Neli53A 
del  iMoute,  poi  Giulio  ///,  il  quale  lo  governatore  Gregorio  iMagalutti  romano 
era  giù  stato,  ovvero  tornò  ad  essere  go-  vescovo  di  Lipari  e  poi  di  Chiusi,  ili  cui 
vfinatore  nel   i52g,  come  dovrò  dire,  anco  nel  voi.  LXKX,  p.  Gì.  Gli  succes- 
JNeUcspugnazione  della  ciUà,  ucciso  ilsu-  se  bernardino  della  Rarba  vescovo  (non 
premo  comandanle  duca  di  Borbone  a'5  mi  è  riuscilu  trovarne  la  diocesi   nel  p. 
inaggio  ,  il   lulerauo   Filiberto  principe  Le  Quien  e  uell'Ughelli;  ed  il  p.  Gallico, 
d'Orange  soUentiò  al  comando;  restan-  Diaria   Caeremonialia,   p.  33o  e  44^» 
do  commissario  dell'esercito   il   celebre  mentre  dice  esser  stato  elello  governalo* 
Girolamo  Moroni,che  poi  ìavoi'i  la  libe-  re  del  conclave  o  del  palazzo,  Gambara 
razione  del  Papa;  e  fu  fallo  governatore  vescovo  di   Tortona,  di  Rernardino   ne 
di  /ìo'/ia  o  senatore  La  Molle  nipote  del  ignora  il  titolo  vescovile),  e  morto  Cle- 
Rorboue  (un   Fery  Guyou   la  Molle  di  mente  VII  a'2  5  settembre  i534> '1  sagro 
Bletleraiis  in  Boi  gogna,  luogotenenledel-  collegio  lo  confermò.  Il  Marocco  regisU'.i: 
l'esercito  imperiale  di  Carlo  V,  si  trovò  i3ì.'ò  Cristoforo  Paiiigarola  milanese  ar- 
aba presa  e  saccheggio  di  Roma),  dopo  civescovo  d'  Olranto  (non  esiste  nell'  U* 
che  lo  era  slato  Aldclio  Placidi.  Neil'///-  ghelli):  i  52i)  Giovanni  da  Vileibo  chie- 
iluria  dtexpuguiilione  Urbis  anno  IJ2J,  rico  ih  camera:  i  1130  Benedetto  Con  ver- 
ucll'oj^tcra  di  Jimuue  SchaiUio^  llisloii-  alno  «c^covu  di  Jc^i  ^-^e  era  Roventalo' 


i36  Vie 

re,  non  eia  vescovo,  e  tosto  lo  proverò)  : 
i534   Carnai clino  della   Daiba     tiingo- 
rese,  vescovo  di  Scnla  (ripelo  noi  conob- 
be I'  Uglielli,  Scalenses  Episcopi).   E- 
JeHoPaoloIII  nei   i  534  f<^ce  governato- 
re Giovanni  Guidicoioni   lucchese  e   ve- 
scovo di   Fo^soinhrone.  Indi   Benedetto 
Conversino  di  Pistoia,  nel  i537  vescovo 
di  Berlinoro,  e  nel  i  5^o  lo  traslalò  a  Je- 
si: ne  riparlai  nel  voi.  LXI,  p.  2  i  5.  iVel 
i538  governatore  e  vice-camerlengo  Fi- 
lippo Archinto  della  curia  clie  dovea  se- 
guirlo nel  f  iag^io  a  iNizza,  conservando 
il  Conversino  nell'udizio:  indi  fu  vescovo 
di  s.  Sepolcro, di  Salnzzo  e  poi  arcivesco- 
vo di  sua  patria  Milano,  nel  iS/^o.  vica- 
rio di  Pioo)a;  laonde  lutto  nel  ponlifita- 
to  di  Paolo  111,  e  come  dice   puie  il  Ci 
ma,  vicario  ài  Roma  sotto  (jiialtro  Papi, 
compreso  Paolo  III.  Pietro  Antonio  de 
Angelinis  o  de  Angelis  nobile  di  Cesena, 
e  poi  vescovo  di  Sutii  e  Kepi,  nel  i54i 
governatore  e  vice-camerlengo,  (une  Ilo- 
mae  Gubernator  et  fìeclor,  dice  l'Ugliel- 
)i:  promosso  a  tali  vescovati,  a' 12  luglio 
gli  successe  Michele  Pranzino  sipontmo, 
che  nel  1  556  divenne  vescovo  di  Maisi, 
chiamandolo  il  Corsignani  Pranzino  Mi- 
cheli di  Manfredonia,  nella  Reggia  iMar- 
sicana,  t.  2,  p.  5G4,  tiaslato  neli54B  a 
Casale,  dove  il  can.  Cima  lo  denomina 
Francesco  de  Micheli; rinunziò  neh  5ì)5 , 
e  non  volle  accettare  l'anlioa  carica  ofTer- 
tflgli  daPaolol  V.llMarocco  riporta:  i  535 
Lgo  Pvangoni  modenese  vescovo  di  Reg- 
gio:! 536  cardinal  Agostino  Spinola  ca- 
merlengo, e  governatore  (meglio  di  Pe- 
rugia): I  536  Rodolfo  Pio  de'  principi  di 
Carpi,  poi  cardinale  (cioè  lale  fu  crealo 
in  quell'anno,  e  poi   legalo  e  pielelto  di 
Roma  quando  Paolo  III  viaggiò  nel  i538 
n  rSizza  e  nel  i  543  aCusseto):  1  546  Fran- 
cesco Micheli  vescovo  di  Carrara  (non  è 
stata  mai  vescovato,  mentre  il  vescovato 
di  lìlassa  di  Carrara  lo  istituì  Leone 
XII;  ed  è  piecisamenle  il  Pranzino  me- 
morato).   Nel  pontificato  di  Giulio    III, 
3  giorni  dopo  la  sua  coronazione,  segui- 


V  I  C 

la  a'  22  febbraio  i  55o ,  Filos  Roverella 
ferrarese  vescovo  d'Ascoli  nel  Piceno,  il 
quale  poco  visse:  a'aq  dicembre  1  55oGio. 
Michele  iV(7rc;fe^j/ arcivescovo  il'Aceien- 
za,  e  cardinale  nel  novembre  o  dicembre 
I  55  i;a'22  novembre  I  55 1  nuovamente 
Gio.  Girolamo  Pvossi  vescovo  di    Pavia  : 
a'2  I  gennaio  1  555  Girolamo  o  Gio.  Ma- 
ria Cutinoni   milanese  vescovo  di  Sage- 
na. Morto  (iiulio  HI  a'23  marzo  I  555,  i 
cardinali  deputarono  governatore  Auni- 
baie  /?oz3»/oarcivescovod"Avignone,  na- 
poletano, che  congiungeva  nel  dire  alla 
brevità  una  eloquenza  che  rapiva,  pregio 
di  pochi.  L'eletto  Papa  Marcello  II  visse 
22  giorni, onde  il  sagro  collegio  di  nuovo 
l'elesse  governatore.  Il  nuovo  Papa  Pao- 
lo I  V  nel  I  55  p  dichiaiò  governatore  Sci- 
pione Rchi/m  messinese,  già  suo  vicario 
generale  a  Napoli  e  vescovo  di   Motula, 
e  nel  i  556  arcivescovo  di  Pisa:  a'28  feb- 
braio di  lideanno  d'ordine  del  Papa  spo- 
gliò  del   chiericato   Ji   camera  ,   pagalo 
20,000  scudi,  Alessandro  Sforza  {f.}, 
ed  a  lui  ne  furono  attribuiti  i  frutti,  e  a' 
IO  luglio  conferito  in   proprietà,  di  che 
mi  fa  certo  il  Ratti,  Della  famiglia  Sfor- 
za, t.i,  p.  2C)6,  Dipoi  il  Cozzuto  fu  car- 
<Iinale.  Inolli  enei  i  555  Carlo  Grassi  bo- 
lognese, vescovo  di  Monte  Fiascone  e  Cor- 
nelo;  però  l'Ughelli  lasciò  scritto,  Roniae 
Guhenialor  sub  J^io  /'a'4gi"'gnoi56f). 
iVarrai  nel  voi.  LXVI,  p.  61,  col  Pecci, 
Storia  del  k'( scovalo  di  Siena,  che  l'arci- 
vescovo Fiancesco  Candini  Piccolomini, 
portatosi  in  Roma,  ebbe  molle  cai  iche  e 
fu  fatto  vice-camerlengo  e  governatore, 
con  tanto  credito  e  riputazione,  ciie  se 
non  fossero  state  le  contrarietà  degl'im- 
periali ,  certamente  avrebbe  ottenuto  il 
cappello  cardinalizio:  morì  in  Ron)a  nel 
i5  88  arcivescovo  di  Siena,  e  fu  sepolto 
presso  Pio  II  e  Pio  III   suoi  consangui- 
nei. L'  ho  qui  registrato,  ma  reputo  più 
tardi  abbia  disimpegnato  il  governatora- 
to. Il  Marocco  ritiene  l'annoi  556,  e  poi 
legistra:  I  556  Camillo  Orsini  secolare  e 
governatore  (nel  descrivere  col  Carrara, 


V  !  C 

Storia  (li  Paolo  lf\  nel  voi.  LXV,  p. 
234  e  st'g-j  ^^  gncna  degli  spuyiitioli  con- 
tro (|uel  Papa  ,  soltanto  li  ovai  rOisini 
capilaiio  delle  milizie  pontifìcie  ;  ed  il 
Co[)pi  nelle  fl/eniorie  Cotoitncsi,  ci  dice 
cli'ehbe  l'incarico  della  difesa  di  Roma, 
pei  coi  oidiiiù  la  demolizione  di  molli  a- 
Lituri,  palazzi  e  giardini  intorno  alle  sue 
inma):  i557  Sidvalore  Pacini  da  Colle 
\esco7o  di  Chiusi  (nulla  dicendone  i'U- 
glielli,  solo  vicelegalo  tlell'Einilia);  1  ^^y 
Virgilio  Rosario  (<piesli  fu  ili."  caiilina- 
Je  /  icario  di  lìonia  slahililoda  Paolo  IV, 
e  non  governatore):  Antonio  Paga  nel  lo 
da  Rlalelica  di  Camerino  (nelle  Memo- 
rie di  AJafeiica  deirAcrj'.iacolla,  soltan- 
to trovo  die  un  Caldo  Antonio  Paganel- 
li nel  1545  congiurò  contro  la  signoria 
degli  Ottoni  vicari  tetu potali  per  la  s.  Se- 
de;  se  Matelica  avesse  avuto  un  gover- 
natore di  Roma,  lo  storico,  per  gloria  pa- 
tria, non  l'avrebbe  taciuto):  1  558  Cesa- 
re Rrancacci  napoletano.  JNel  pontificato 
di  Pio  IV,  riportai  nel  voi.  LX,  p.  1  Sq, 
Girolamo  Federici,  e  secondo  1'  Ughelli 
figlio  di  Margherita  Cutinoni  milanese, 
nipote  di  Giovanni  Maria  sunnominato 
e  come  lui  vescovo  di  Sagona,  traslato 
poi  a  Maitorano  nel  i562,  fu  fallo  go- 
vernatore di  Roma  nei  i5Go,  e  fece  il  fa- 
moso processo  contro  i  Cartijfa  (/'.)  ni- 
poti di  Paolo  IV:  dovrò  ri[)ai  larne,  per 
ini  conllitlo  di  asserzioni.  A' 26  aprile 
1  5G3  governatore  Alessandro  Pallantie- 
li  di  Castel  Bolognese  ,  procuratore  fi- 
scale, per  avere  calorosamente  contribui- 
to a  (piel  de[)lorabile  processo;  anzi  fu  pu- 
re confermato  dal  sagro  collegio  nella  se- 
de vacante;  durò  nell'uflizio  lino  alle  ca- 
lende  del  gennaio  1567  ,  come  dirò.  II 
IMarocco  pie  lentie  che  neh  56 1  fosse  go- 
vernatore il  vescovo  di  Segni,  ma  nulla 
potei  dirne  nella  sei  ie  de' vescovi.  Eletto 
s.  Pio  V  nel  I  5()(i,  neh. "del  seguente  an- 
no rimosse  dalla  carica  il  Pallantien,  e  6 
giorni  dopo  lo  fecegovernatoredella  Mar- 
ca, ove  aumentò  il  numero  di  sue  colpe; 
pia  poi  lithiumululo  a  Ruma,  fallo  esa- 


V  I  C 


.37 


minare  rigorosamente  il  processo  de'Ca- 
r>illa,  meritò  la  decapitazione,  della  (jou- 
le anco  nel  voi.  LI,  p.  i32.  Uaccontai  nel 
voi.  LXIX,  p.  47,  che  Raldo  Ferraliui 
d'Amelia  vescovo  patrio,  e  già  di  Lipari, 
fu  governaloiedilloma  pers.l^io  V, com'è 
celebrato  neire[)itHllio  di  sua  tomba, mor- 
to nel  1  56?.  (non  mai  vescovo  di  i'iimini 
cocne  pretende  Marocco  ,  che  lo  riporta 
neh  567  erroneamente).  Già  di  sopra  no- 
tai, che  rS  giugno  I  5()()  s.  I^io  V  nuova- 
mente dichiarò  governiiloie  Carlo  Gras- 
si. Anche  nel  voi.  LXXX,p.  (Jo,  feci  me- 
moria di  Monte  Valenti  da  Trevi  nel- 
l'Umbria, tatto  governatore  a' a  maggio 
1  570  da  s.  Pio  V,  il  f|uale  morto  nel  i ." 
maggio  I  572,  fu  confermato  da'cardinali 
e  dall'elello  Gregorio  XIII.  Questi  gli  so- 
stituì a'28  agosto  157 3  Lodovico  Taver- 
na milanese,  indi  tesoriere  ,  poi  vescovo 
di  Lodi  e  nunzio  a  Venezia.  Descrivendo 
gli  arcivescovi  di  Sorrento,  dissi  che  Giu- 
seppe Donzelli  procurator  fiscale  e  nun- 
zio di  Firenze,  nel  i574  ebbe  quella  se- 
de e  divenne  governatore.  A'aq  dicem- 
bre 1  57G  Corrado  Asinari  de'conti  di  s, 
M.irzano  d'Asti,  poi  neh  58f)  vescovo  di 
Vei celli.  Nel  1  58  1  Vincenzo  Portico  di 
Lucca,  che  lUghelli  erroneamente  chia- 
ma napoletano  vescovo  di  I\Iono[)oli,  de- 
posto da  Gregorio  XIII  pel  riferito  nel 
voi.  XLIX  ,  p.  I  5q.  Fra  arcivescovo  di 
liagusi,ed  ha  comune  in  patria  l'epitaf- 
fio onorario  col  fratello  Sebastiano  :  fu 
pure  f'icegerenlc  (f' .);  ed  anche  il  ha- 
tello  fu  arcivescovodiRagiisi.  Di  Vincen- 
zo e  dell'  indicalo  motivo,  pei  cui  Cu  ri- 
niosso  dalla  carica,  parla  ancora  il  [).Maf- 
fei,  annali  di  Gregorio  XllF,  I.  2,  p. 
358.  Imperocché  nella  grave  zuffa  avve- 
nuta in  Ronia  nel  i583,  Vincenzo  inli- 
uiorilosi  si  pose  in  luogo  sicurr;  |)ercui 
il  Papa,  per  dare  qualche  soddisfazione 
a  que' che  ne  patirono,  per  non  avere 
Vincenzo  moslrato  energia,  lo  de|)ose,  e 
sostituì  nella  prefellura  b'rancesco  lìlaii- 
diala  (/^.)de'couti  di  s.  Gioigio,  poi  car- 
diuale  di  Cleiuculc  Vili.  Ucl  suo  gover- 


j38  Vie 

natoralo  puild  pure  il  Uuiidiiiìiii,  De  s. 
Clemente  ly'iistf  ne basiliciJ,  p.  38G,  dicui 
fu  tilolaie.  (diluiamo  Federici,  p^'ilx  ricor- 
dillo,  non  (Il  Tieviglio  diocesi  di  ftldauo, 
come  vuole  l'Uglielli,  ma  di  Terni  se- 
condo l'Angeloiii,  /Ustoria  eli  Terni,  p. 
i()0,  luogotenente  dell'uditore  della  ca- 
mera e  ve->c()vo  di  Sagona,  non  di  Savo- 
na siccome  scrive,  ti  alialo  nel  ijGa  a 
Mailurano,  e  nel  i  ìyG  passalo  a  Lodi, 
morto  nel  1379,  ^'dne  dell'Ughelli,  die 
ne  ollìe  1'  epitcìllio.  Essendo  in  (uassiina 
eslimaiiunedi  lutti  e  di  Gregorio  Xlll,  di- 
ceiululorAugeloui  due  vollegovernatore 
di  Rouia  e  vivo  neh  583,  fpii  credei  regi- 
strarlo, sebbene  rilenga  anteriore  questo 
secondo  governatorato  e  morto  nel  1  ^JCf. 
^iel  I  5t)4^'<^'^'''"Ocescode'coolidis.Gior- 
gioe  Blandrala  dì  Casale,  ^onesse^dolo 
il  uouiinato  poc'anzi, credo  che  non  sia  sta- 
lo interi  olio  il  suo  g(jveriialorato,  per  cui 
il  Federici  devesi  anlicipareanco  al  Porti- 
co. Quanto  alBl-indratii,  morto  Gregorio 
Xlll  a'  IO  aprile  i585,  il  sagro  collegio 
lo  coiileruiò,  ed  il  successore  Sislo  V  a'  1  2 
agosto  lo  fece  vescovo  d'  Ac(|ui,  più  tar- 
di curcliuale.  Aggiunge  il  Marocco,  nel 
j583  Teodosio  Floreiui  ormano  vesco- 
vo patrio.  Sisto  V  tosto  citiamo  in  Iloina 
il  vescovo  di  Martorano  Mariano  Pter- 
bentdelti  caiuerinese,  e  lo  diclnarò  go- 
vernatore e  vice-camerlengo,  creandolo 
cardinale  a'  i  4  dicembre  1  :j8().  Pare  che 
botto  Sisto  V  l'ulilcio  del  vice-camerlengo 
lemporaueamente  fosse  separato  da  quel- 
lodi  governatoredi  lloma,  pel  coalenuto 
del  breve  Roinaiius  Ponti/ex ,  de'  1 5 
loglio  iSgo,  Bull.  Roiìi.  l.  5,  par.  i, 
p.  i45:  Confinnalio  ficultatis  f^ice- 
Ca/nerario  concessae  super  coguilione 
causar  Hill  appellatoruiiiilainiioruin  da- 
loriiin  òuper  suinniani  dcceni  sctiloruui 
III  Iota  stalli  ecclesiastico  interpoiiea- 
daruiii.  luollre  si  legge  in  esso,  eh'  era 
allora  vice-camerlengo  Alfonso  Guevara 
chierico  napoletano  referendario  delle  due 
begnature,  in  iovza  à' alias  nostras  lite- 
vai  cicctionis  oj//a/(tiot  iu  ullizio  vendi- 


V  I  C 

bile,  la  carica  già  esistendo)  f-^icc-  Carne' 
rarialus,  ci  coiicessionis  de  ilio  dileclo  jl- 
lio  .llphonso,  sub  datum  1 ."  agosto  1  589. 
Lo  comprova  l'altro  breve  Cum  le  nu- 
per  Almue  Urbis  noslrae  GuberiialO' 
rem,  de'  io  marzo  090,  Bull,  cit.,  p. 
29.):  Gubcmalori  Urbis  reòtituitur fii' 
cullas  co^nosceudi  catisas-  ci^'iles  iind 
rii'ii  f'ice-Ctimerario.  lid  è  diretto  : 
/  eii.  fralri  [[leronyino  Mtitleucci  ar- 
chiepiscopo Ra^usiii.  Almae  Urbis  No- 
strae  Gubertiatori.  Quindi  è  dello  chia- 
ramente. IVos,  qui prideiii  certis  suadtn- 
tibus  causisab  ipsoQuberiialoris  officio ^ 
ejus(jue  tribunali,  causas  oiiines  civiles, 
(pule  aniea  ab  ipso  Gubernatore,e/uu/iie 
ininistris,  et  judicibus,  cog/iosci,  dcculi, 
et  terminari  consueveraiU,  et  debebanl 
separavimus,  et  officio  ViceCaintrarii 
lune  a  nobis  erecto  applicavimus,  tuae^ 
ac  Ini  officii  liii/usmodi  digniliiti,  nec 
non  cullitiganliuni  coniniodilali,  ac  ci- 
liari causar  uinpraediclaruin  expedilto- 
ni  consulere  volenles,  molti  proprio,  ci 
ex  certa  scientia  fralernilali  tuae,  cau- 
sas onines  civnles  corani  le,  luisque  j'ii' 
dicibus,  et  ministris  intruducendas  per  le 
ipsuni,  \'tl  eosdein  j'udices,  et  minisi ros 
audiendi,  cognoscendi,  decidendi,fine- 
cjue  debito  lerminandi.  Ncc  non  tinuni 
ex  ditobus  notariis  eausarum  civiliuni 
hujusinodi  ad  luuni  tribunal,  rei>()candi, 
et  retinrndi  j'acullatein  cumulative  cn/n 
ipso  Fica- Camerario,  ila  ut  lo'us  de- 
tiir praevealionis,  auctoritate  apostolica 
tenore praesenliuni  concedimiis,  et  indul- 
gv//itiv.  Girolamo  M.itteucci  di  Fermo, 
lo  celebiai  in  quell'articolo,  iu  uno  a' 
personaggi  più  illustri  di  tal  nobile  fami- 
glia insignita  del  grado  di  marchese,  in 
CUI  [)i'iuieggiò  il  prode  Vincenzo  detto 
Saporoso,  capitano  condottiere  di  Lui- 
gi XII  re  di  Francia,  della  repubblica  di 
Venezia  e  del  duca  di  Firenze,  sempre 
valorosamente  distinguendosi  ue'cooibat- 
timeuti,  e  del  Papa  Giulio  Ili  nell'  ioi- 
presa  di  Mirandola  e  in  altre;  fu  pure 
sci^cute  geuerulc  del  duca    di  l'uiaia, 


V  1  e 

ecoluiiiielluclclle  inili/ie  poii lì  (loie,  (pan- 
ilo k.  Più  V  gli  adìdò  Ancona;  »eigtfiile 
maggiore  di  Carlo  IX  re  ili  Francia  nel- 
le guerre  contro  gli  ugonotti;  generale 
della  repubblica  di  Ilugusi,  la  (|uale  dal 
Tinlorello  fece  dipingeie  1'  allo  in  cui 
l'arcivescovo  ilella  cillìi  consegnò  a  lui 
il  bastone  del  comamlo  contro  i  torcili  e 
lo  stendardo  della  repubblica,  quadro 
tuttora  esistente  a  Fermo  nella  tdnnglia 
Mdlteucci.  Gregorio  Xlll  l'inviò  in  Avi- 
gnone geneiale  di  tulle  le  anni  ponlilì- 
eie,  ove  morì  nel  1078  universalmente 
tiinmirato  e  compianto:  deposto  nella 
cliiesa  de'tninori  osservanti,  gli  fu  eretto 
onorevole  monumento,  al  Irò  innalzando- 
gli nella  patria  melropulitana  ì  congiunti, 
die  meritò  1'  illustrazione  l'el  sullodato 
De  JMinicis.  ^el  ricordalo  articolo  parlai 
pure  degli  scrittori  della  famiglia,  e  del- 
le gesta  del  prelato  Girolamo,  e  meglio 
Della  serie  de'governatori,  e  negli  articoli 
die  lo  riguardano,  eziandio  (piai  nunzio 
di  Venezia,  vescovo  di  Sarno, e  di  Viterbo 
e  Tuscanella,  nella  1/ delle  (piali  ullime 
città  lini  isuoi  giorni  nel  1609  nella  cer- 
ta e  giusta  espellaliva  della  romana  por- 
pora. Essendo  governatore  di  R.oma  di 
Sisto  V,  e  immediato  successore  del  Pier- 
benedetti,  morto  il  Papa  a'  27  agosto 
I  5qo,  i  cardinali  lo  confermarono  nel- 
r  ullìzio.  A'  i5  settembre  eletto  Urbano 
VII,  questo  fece  governatore  Borsino. 
Morto  il  Papa  dopo  i3  giorni,  a' 5  di- 
cembre dello  slesso  1  5go  gli  successe  Gre- 
gorio XIV,  il  quale  immaulinenle  ripri- 
stinò nel  governatorato  Girolaiuo  INJal- 
teucci,  che  intervenne  alla  cavalcala  del 
possesso,  incedendo  coU'ambasciatore  di 
Francia  decorosamente:  il  diarista  Mu- 
canzio  ceremoniere  lo  cbiacna,  [Jitroiiy- 
iniis  3Ialt!iejus  arcliicpiòco/jus  /{agiisi- 
nus  Urbis  Cubernator.  Ma  Gregouo 
XIV  volendo  aiutar  la  lega  de' callolici, 
contro  gli  ugonotti,  onde  impedire  che 
sul  trono  della  cnsliduissima  Frauda  a- 
scendesse  Enrico  1  V,  allora  calvinista,  a' 
.2.\  JplilciJ(ji   colie  dUc  milizie  luviò  lu 


Vie  139 

(|uel  regno  commissario  generale  delle 
medesime  il  valente  prelato  Malteucci, 
col  (jual  grado  serv'i  pure  Cleiuenle  Vili 
nel  lìelgio,  contro  il  turco,  e  pel  ricupe- 
ro di  Ferrara.  Difatti  il  i\].illeucci  andò 
a  pienilerne  possesso  per  il  Papa.  L'  U- 
ghclli,  Italia  sticra,  t.  i,  p.  1  4"^  •*>  riporta 
la  seguente  lapiile  posta  nella  cattedrale 
di  Viterbo  sul  suo  sepolcro.  D.  ().  AI. 
Ilitronynio  /ìLiUUcuccio  Firmano  Ra- 
gitsiuo  R.  Arcliupo  Priiimni  Deinde 
•^(irneiì  Dtintini  filcrbiriì  l'ipo  Lega- 
tioiw  .Ipud  f'tnetos  Urbis  Priielnra 
SunitiKi  Exerciluù  EccUcor  /lilmini- 
slralione  In  Galliti  El  Bc-lgio  Panno- 
nia  /le  Ferrarieusi  Bello  Maxima  Ctiin 
Laude  Probilalii  Et  Induslriae  Per- 
Jtiiicto  Animo  In  laboribiis  Ac  Rcbiii 
Adi'rrsis  Perjereiulis  In  Fracto  la  Se- 
ctindìs  Qiias  f/i  Fix  Unquani  Aspexit 
Moderato  ObÙL  XUt  Kal.  Feb.  MOCiX 
Aelatis  Sitae  lkv.  Secondo  il  Marocco, 
gli  successe  nel  governatorato  Desiderio 
Guidoni  ascolano.  Per  morte  di  (jrego- 
rio  XI  V  a'i  5  otlobie  1  09  i  (e  non  1  5qo 
coni'  è  impresso  nel  voi.  XX.KII,  p.  44) 
i  cardinali  confermarono  Cordino:  dun- 
(|ue  nuovamente  fungeva  1'  uQlzio,  e  lo 
allesla  il  contemporaneo  diarista  Alaleo- 
na  ceremoniere,  presso  il  p.  Gallico,  Dia- 
riti  Cuerei/ioiiialia,  p.  4^4-  E'eletto  In- 
nocenzo IX  fu  preceduto  nella  cavalca- 
ta tiel  possesso,  preso  all'B  del  susseguen- 
te novembie,  dal  Gubtrnator  Urbis , 
proceilendo  in  mezzo  agli  oratori  ili  Ve- 
nezia ediSavoia,e  probabilmente  sarà  sia- 
lo ing.'^Borsiuo.ll  Cancellieri  nella  Storia 
de'  possessi,  p.  l5o,  non  ne  olire  il  nome, 
ed  inutili  riuscirono  le  mie  non  poche  ri- 
cerche. Morto  il  Papa  a'  3o  ilicembre, 
quindi  a'  3o  gennaio  i^g'i  iu  eletto  Cle- 
mente Vili,  e  ne  furono  governatori: 
quedo  che  intervenne  alla  cavalcala  del 
possesso:  nel  i  jqS  Domenico  Tosclii  di 
iìrggio  vescovo  di  Tivoli,  nel  099  pub- 
blicalo cardinale:  gli  successe  Feidman- 
do  TtH'erna  milanese,  caidinale  a'9  giu- 
gno iùu4<  beiiedeUo    Ala  di  Cicmuna. 


i4o               vie  vie 

Inolile  IMnrocco  legislia:  i  592  Gugliel-  Camerlengo; Co  poi  uditore  della  camera 
nio  Distolti  di  Bosco  vescovo  di  l^avin  e  cardinale.  Nel  1  G:ìS  Gì miWaltisla  Pai- 
(fcillo  nel  I  593,  ma  l'Uii^helli  ne  tace  il  lotta  di  Caldrirola,  consagralo  dal  Papa 
f;overnatoral()):  1  "jg^  Annibale  Uuceliai  aiciveicovo  di  Tessalonica  e  ouiizio  a 
fiorentino vescovodiCarcassona(divenne  Vienna,  poi  cardinale.  Nel  iGaSGirola- 
poi  lì/aggioriloiiio,  nel  cui  articolo  lo  rno  Grimaldi  \\  giuniore  genovese,  nun- 
clissi  nel  1597  Iraslalato  ilal  governa-  zio  a  Vienna,  più  tardi  cartlinale.  Cesare 
torato):  i6o5  mg.'  Lapis  pro-governa-  R^ccagna  di  linsighella,  già  rettore  del 
loie  per  infeiniilii  ileil"  Ala  (  probabil-  Venaissiu(j  e  cominendalore  di  s.  S[)iri- 
mente  Tommaso  (jorenlino  e  vescovo  di  lo,  era  governatore  di  Roma,  rpiando  a' 
Fano,  patria  di  nascila  di  Clemente  Vili  29  settembre  i632  fu  fatto  vescovo  di 
a  cui  era  familiarissimo,  luogotenente  Città  di  Castello,  ma  per  la  bolla  di  resi- 
tlell'uditore  della  camera,  e  [)eruntera-  denza,  nel  i635  lasciò  IiOQja  e  recossi 
pò  vice  uditore,  come  alFertuano  l'Ughel-  iitrll.i  sua  diocesi,  come  insegnano  le  dot- 
li, //<7//rt  9dc;v7,  e  l'Amiani,  Me/norie  di  le  Mt'/inrit  Ecclesia  itiche  di  Città  di 
/^rt/?o).  Leone  XI  eletto  il  i.° aprile  i6o5  Casitl/o,  di  mg."^  Mu?j,  1.3,  p  106.  Gli 
confermò  il  governatore  Ala,  cavalcando  successe  Gio.  Battista  Spada  lucchese, e 
nel  possesso.  Altrettanto  fece  Paolo  V  lo-  con  singoiar  esempio  anche  canonico  Va- 
sto assunto  al  ponlific  ito  a' 16  del  seguen-  licano,  secondo  il  Cardella  (essendo  io- 
te  maggio,  piecedeiidolo  nella  cavalcata  compatibili  i  canonicati  a'  Prelati  di 
del  possesso,  promovendo  l'Ala  nel  i6io  fioctUctti,  tranne  indulto  apostolico  co- 
all'atcivescovato  d'Uibino.  Gli  succose  me  ora  lo  gode  l'  Uditore  della  Carne- 
GiulioMooterenzi  bolognese,  fatto  vesco-  ra).  e  patriarca  di  Costantinopoli;  nel 
vo  di  Faenza  nel  16  i  8,  leggt-ndosi  sul  di  1 643  segretario  di  stalo,  e  nel  i654cai- 
Jtii  sepolcro:  Urbis  Fiomae  Gtibernator  dinale.  Tuttavia  cooliauò  nel  governa- 
el  /'ice-Canieruriiis.  Nello  s!e»so  16  1  8  lorato  per  altri  due  mesi, onde  atteudere 
Paolo  V  dal  vescovato  di  liimini  chiamò  il  seguente.  I\el  settembre  dello  slesso 
a  Uoma  Berliiigltiero  Ce.y*-?  bolognese,  e  1 643  Francesco  Vitelli  da  Città  di  Castel- 
gliene  affidò  il  governo.  Morto  faolo  V  lo  arcivescovo  d'Urbino:  belle  notizie  ri- 
«'  20  gennaio  162  i,  il  sacro  collegio  lo  ferisce  di  lui  il  lodato  mg.'  Muzj  nel  t.  5,p. 
confermò.  Il  nuovo  Pipa  Gregorio  XV  21 4,  chiamandolo  Decio  Francesco, e  lo 
lece  altrettanto,  e  in  pari  tempo  lo  elesse  crede  creato  caidmalee  riservatola  petto 
inai-gioidomo.  piìi  tardi  cardi  naie.  ILMa-  da  L'i  ba  no  Vili.  Nel  1  644  ^'O-  Girolamo 
rocco  pretende  governatore  nel  1623  Lomclliui  genovese,  ch'era  rcsoriere 
Giovanni  del  Benino:  questo  fu  solian-  (nel  quale  articolo  lo  dissi  con  altri  erro- 
to  Maggiordomo,  e  nell'iscrizione  se-  ueamente  morto,  e  poi  uè  riparlai):  pa* 
jjolcrale  e  dettagliata, esibita  dal  Pienazzi,  re  che  fosse  confermalo  dal  sagro  colle- 
IVotizie  de' Maggiordomi,  p.  i  1  1 ,  nulla  gio,  quando  Libano  Vili  moiìa'29  lu- 
dicesi  del  governatorato,  ma  Cam.  ap.  glio  di  dello  anno.  Il  iMarocco  conobbe  i 
c/en'fo.  Governatori  per  Urbano  Vili  fu-  discorsi  governatori,  mi  scrivendo:  iGiS 
rono:  nel  1623  appena  eletto  Domenico  Taddeo  principe  Barberini  prefello,  si 
Marini,  già  vescovo  d' Albenga,  arcive-  deve  emendare  coi  i63i.  Eletto  a'  16 
scovo  della  patria  Genova,  edopo  la  ca-  settembie  1G4.4  Innocenzo  X,  confermò 
valcata  pel  possesso,  assunse  il  piviale  e  Lomellini,  e  lo  trovo  nel  Cancellieri  ca- 
la n)itra,  e  si  collocò  tra'vescovi  assiileu-  valoaie  nel  possesso  a' 23  novembre;  il 
li  al  soglio  ;  nel  I  635  patriarca  di  Geru-  Cardella  lo  disse  fatto  prima  governatore, 
salemme  in  pariibus.  Forse  nel  162.5  indi  tesoriere,  e  poi  cardinale  nel  i652. 
OUaviauo  Haggi  vice-camerlengo  0  [no  11  Vilaie,  Memorie  deLaoi ieri generalit 


V  I  e 
lo  rcgislra  Inle  nel  1 642-43,  e  nuova- 
iiienle   nel  i(ì47,   g'ì»   f^ovei nature.   Nel 
1647  Alessiiiìdio  Villiici  I umano,  asses- 
sore del  s.  Odizio  e  vescovu  irAlatri.nlIo- 
ra  vicegerenle  di  Roma,  morto  nel  iG5o. 
Trovo  nel  Dicci,  Notizia  della  famiglia 
Boccapadiili,  p.  3  1  p,  che  il  vescovo  ala- 
trino Villnci  nel  1G4G  divenne  vicege- 
lente,  nel  1647  governatole  di  Iloma,  e 
nel  1648  ebbe  un  canonicato  nella  basilica 
Vaticana.  Pare  che  gli  sia  succeduto  Giro- 
lamo Farnese  arcivescovo  di  Patrasso  in 
partii/US,  poi  maggiordomo  d'Alessandro 
VII  e  cardinale.  IN'e' [)i  itnorcli  del  iG53 
Lorenzo  Jnij  ei  iali  genovese,  ed  a'2  mar- 
zo 1  654  cardinale.  Gli  fu  surrogalo  Gia- 
como Francesco  Aribei  ti  (che  il  Maroc- 
co afl'ernia  patrizio  veneto),  e  morto  a'7 
gennaio  i655  il  Papa,  mal  veduto  sicco- 
me divoto  di  d.  Olimpia  IMaidalcliini,  fu 
deposto da'cardinali, sostituendogli  Giulio 
Rospigliosi  di  Pistoia  arcivescovo  di  Tar- 
so :  il  quale  fu  dall'eletto  Alessandro  VII 
promossoa  segretario  di  stato, poi  alcardi- 
nalato,e  ne  fu  successore  col  nome  di  Cle- 
niente IX.  Tosto  .Alessandro  VII  neh  655 
dichiarò  governatore   Carlo  Bouelli  ro- 
mano, indi  arcivescovo  di  Corinto,  nun- 
xio  in  Madrid  e  cardinale.  iNel  16G6  Fe- 
derico Borromeo  milanese,  già  intrepido 
segretario  dell'  immunità.  A'22  maggio 
1GG7  "'0"    Alessandro   VII,   ed  il  suc- 
cessore Clemente  IX,  confermò  il  Rorro- 
meo,  il  quale  fu  alla  cavalcata  del  posses- 
so. Avanti  di  procedere  cogli  altri,  noterò 
che  il  Marocco  registra  governatore  d'A- 
lessandro VII,  anche  Francesco  M.'  Ba- 
lanzone di  Modena    nel  1657,  Lorenzo 
Imperiali  per   la  2.^  volta  nel   J  660    (fu 
prima,  benché  cardinale,  cioè  nel  iG56 
e  in  tempo  della  Pestilenza,  e  lo  notai 
nella  serie  de' governatori),  Nicola  Conti 
romano  vescovo  d'Ancona  poi  cardinale 
(cioè  Nicolò  in  seguilo  vescovo  d  Ancona 
ed  L'niana).  Cletnenle    IX    commise  al 
Borromeo  la  nunziatura  di  Spagna,  car- 
dinale a  suo  tempo,  e  nel   iGGfc)   lo  fece 
succedere  da  Ponjpeo   Varese   ion)ano. 


Vie  1 4  ' 

Passalo  a  miglior  vita  Clemente  IX,  il 
()ili(:embie  iGG(),  narra  il  diarista  I''ul- 
vioSei  van/io,  presso  il  Gal  lieo  p.  4  7  3,  che 
ì  cardinali  confermarono  il  Varese,  un- 
de  questo  genuflesso  avanti  al  caidinal 
decano,  rassegnalo  bacnlitm  juri.sdiclio- 
nif,  giurò  la  seguente  furmola,  toccato  e 
bacialo  il  s.  Evangelo,  nelle  mani  di  det- 
to porporato.  F^o  Pompejw;  /  aresiits 
Giiberiiator  Urbis  et  i'ice-Camerarius 
spondeo,  i'Oieo,  et  j'ui  o,r/tiod /ìdelis  ero 
B.  Petra  Apostolo,  Sacro  Eniinentis.  et 
RR.  Dotninorum  S.  R.  E.  Cardinaliuni 
Collegio,  futuro  Pontifici,  ejusiiit^  Sue- 
cessorilus  canoniceinlrantibus,  et  fide.' 
liter  exerccLo  off/cium  Gubernatoris 
Urbis,  elf  icc-Cnmerarialus  mihi  corn- 
missiini  :  Sic  me  Deus  adjuvet,  et  haec 
sancta Dei Ei'angelia.  A'sc)  aprile  1670 
eletto  Clemente  X,  lo  confermò  nella  ca- 
rica, cavalcò  nel  suo  possesso,  indi  spedi- 
lo nunzio  a  Parigi,  ivi  morì.  Gli  successe 
a' 4  marzo  1671  Luigi  Bevilacqua  fer- 
rarese, nel  iG75nunzioa  Vienna.  11  so- 
stituito Gio.  Battista  Spinola  il  seniore, 
arcivescovo  di  Genova  sua  patria,  presto 
vide  morire  Clemente  X  a'  22  luglio 
1676:  indi  il  sagro  collegio  loconfejmò, 
e  cos'i  Innocenzo  XI,  che  lo  creò  cardi- 
nale nel  1681, continuando  a  ftingereTuf- 
fizio  qual  pro-governatore  nel  resto  del 
pontificalo,  nella  sede  vacanlee  ne!  pon- 
tificalo d'Alessandro  Vili,  finché  gli  suc- 
cesse il  nipote.  Fu  questi  Gio.  Battista 
Spinola  il  giuniore,  nel  iGf)  I  Alessandro 
Vili  lo  fece  governatore  o  meglio  Inno- 
cenzo XII,  certo  cavalcòa'  i  3  aprile  1  692 
nel  suo  ritardato  possesso,  creato  cardina- 
le nel  1 6c)G.  haiìuiicw PallrA'icino  di  Par- 
ma sullentrò  nella  carica,  confermato  da* 
cardinali  in  sede  vacante,  e  poi  da  Cle- 
mente XI,  trovandone  riscontro  nella 
relazione  del  possesso  che  offre  Cancel- 
lieri, e  nel  quale  mg.'  Pallavicino  caval- 
cò alla  destra  del  contestabile  Colonna, 
Principe  assistente  al  soglio  pontificio; 
e  quel  Papa  finalmente  lo  creò  cardinale 
nel  1706.  In    questo   e   colla  rileuziotie 


ì\7.               Vie  vie 

dell' iijiloralo  (li  Piola,  Fifinre<:r:or,o(T,i-  li,  sempre  coi  titoli  di  goveinntnre  dì 
rclli  romano  :  moiloa'23  dicemljrpr7i  r  Roma  e  vice-camerlengo, cardinale  a'i  o 
gli  furono  celebrati  i  funerali  descritti  aprile i  747' Cosimo /«j/7enrt/«  genovese, 
nel  voi.  XXXII,  p.  33.  Indi  Bernardino  cl>'  era  chierico  di  camera  e  presidente 
Scolli  milanese,  uditore  di  Rota  colla  ri-  dell'annona,  cardinale  n'  ?.G  novembre 
tenzione  di  tal  carico. cardinale  a'ar)  nia^-  i  '753. Alberico ///rA/«^o  milanese  arcive- 
gioì  7  I  5,  perseverando  (Incanni  nel  prò-  scovo  di  Nicea  in  pariilins  e  già  nunzio 
governatorato  Nel  r  7  i  7  Alessandro /•'(?/•  di  Polonia,  cardinale  a'5  aprile  17  56,  e 
ronicri  romano,  egualmente  uditore  di  poco  dopo  vice-cancelliere  e  segretario  di 
Rota,  ed  abilitato  a  continuare,  e  prò-  sl;ilo  di  Benedetto  XIV.  Questi,  e  non 
segm  in  ambo  gli  ufTici  in  tutti  i  pontifi-  Clemente  XIII,  che  solo  lo  confermò,  co- 
rati  e  sedi  vacanti  di  Clemente  XI  e  In-  me  dissi  nel  voi.  XXXII,  p.  4^) '^"^^'''^ 
nocenzo  Xlll,e  sempre  compreso  rudi-  gli  surrogò  Cornelio  Cnprnra  o  Monti 
torato,  confermalo  pure  da  Benedetto  C7/;r/ir/7  bolognese,  già  uditore  di  Rota, 
XIII;  questi  poi  lo  fece  cardinale  nel  cardinale  a' 23  noveodire  1 76  e.  Enea 
1  724.  In  esso  Antonio  />^«r/i;Vr/ pistole-  Silvio  Picroloniini  Rit< tìchini f^anese,  già 
se  segretario  di  considla,  colla  rilenrio-  dernuo  de'cbierici  di  camera  epi'esideute 
ne  del  consullorato  del  s.  Ufìizio,  fu  fatto  dell'armi,  c-iidinale  creato  da  Clemente 
governatore  e  vire-camerlengo,  e  cardi-  XIII  a'aGsetleinbre  f  766. Quel  Fapa  ini- 
naie  pubblicato  a'3o  aprile  i  728.  In  que-  mantinentegli  sostituì  Antonio  Casali  ro- 
sl'anno  Gio.  Battista  Spinola  ^enovc^ey  mano,promovendoloda  segretnrio  di  cnn- 
già  segretario  di  consulla,  confeimato  da  sulta,  pubblicato  cardinale  a'  i5  marzo 
ClemenleXIl  ecreatocardinalenel  1733.  i  773  da  ClementeXlVjcootinuò  da  pro- 
Quel  Papa  gli  sostituii  Pompeo  /^hlo-  governatore  sino  alla  morte  del  Papa 
vraudi  bolognese,  essendo  decano  della  avvenutaa'22  settembre  i  ■■  74  (nei  1744 
Rota  epatriarcadi  Gerusalemme,  e  |>er-  come  impresse  il  tipografo,  ed  io  non 
ciò  col  litolodi  luogotenente  della  s.Rola,  m'avvidi,  nella  serie,  che  vado  rifonden- 
enei  r  734  •i''24  n^'ii'''' lo  creò  cardinale,  do,  rettificando,  ampliando  e  coinpien- 
facendo"li  ritenere  il  profrovernatorato  do  sino  ad  o"ni).  Il  sasro  collegio  nella 
per  3  mesi.  Allora  gli  surrogò  Marcelli-  sede  vacante  deputò  governal'ire  di  Ro- 
no  Corio  milanese,  chelasciò  l'uditorato  ma  e  vice-camerlengo  Giovanni  Poten- 
di  Rota  patrio,  e  ritenne  il  consultora-  ziaui  realino,  già  maestro  di  camera  del 
to del  s.  Udizio, crealo  cardinale  nel  1739  Papa  defunto:  l'eletto  Pio  VI  lo  confer- 
n' r  5  luglio.  Verso  il  fine  di  settembre  mò,  e  poi  morì  a' 7,2  novembre  1773» 
dello  stesso  I '-3(),  Clemente  XII  elesse  de'  funerali  avendone  parlato  nel  voi. 
Fdqipo  Bondelmonte  fiorentino,  già  vi-  XXXlI.p.  34-  L'uditore  di  Rota  veneto, 
re-legato  dAvignone  dal  i73f  al  fj^q,  Giovanni  Cornano,  gli  fu  dato  a  succes- 
icduce  dalla  nunziatura  di  Parigi:  devo  sore,  cardinale  il  i.°  giugno  1778.  Pio 
correggermi  nel  voi.  XXXII,  p.  4'^,  pc  VI  nello  stesso  giorno  gli  surrogò  Ferdi- 
averlo  dello  /JO//jm^.'o,  in  vece  di  fo/?/('r-  n-mdo  M.'  Spinelli  na[)oletano,  essendo 
7;)fl/odaljenedeltoXl  V  nel  I  74o;e  niorlo  cliierico  di  camera  e  commissario  gene- 
a' I  f)  giugno  I  74 1 ,  ne  descrissi  il  funere  a  rale  delle  armi  (  il  Marocco  introduce 
p.  34del  voi.  citato.BenedettoXI  Vsubilo  nel  1  78  i  uu  pro-govemalore  iu  Luigi 
gli  sostituì  il  pre>idente  dell'armi  France  Rnffa  Scilla  poi  cardinale  :  era  egli  allo- 
SCO  Bica  romano,  ed  a'9  settembre  1  743  ra  2.°  assessore  del  govern  Uore  e  ponen  - 
lo  creò  cardinale.  Tosto  gli  successe  Ra-  le  di  (^onoulta,  onde  può  e>sere  per  indi- 
iiiero  Sinionrili  d'  Osimo  arcivescovo  di  sposizione  o  breve  assenza  del  couciltadi- 
Nicosia  ///  parlihn<:^  già  nunzio  di  Xapo  no;  inoltre  eia  reggente  della camclleria 


vie  vie                       I  i  3 

npo"!l<ilira).rrcnn(lolocnrtlin!t!ea' l'i  Tel)  mitato  piowlsni  io  di  5  frnnco-ronìnni, 
|)iaio  1785(6  11011(1  serie  la  sinmpa  errò  sotto  In  piesidenzri  del  francese Peiillier; 
col  1^55:  ne'la  biografìa  ripoit.ii  due  qnitidi  capitolando  col  mniescialto  Tiour- 
nungenli  molli,  dettisi  fia  lui  e  I  ante-  cliard.a'So  sottendile  iisc'ida  Roma,  en- 
cessoie).  Ignazio  Busca  milanese,  tic-  Irandovi  il  maresciallo  colle  troppe  na- 
■vandosì  nunzio  a  Brnsselles  e  arcivesco-  poletane,  ed  a'  3  oltobre  nommh  una 
vo  d'Emessa  in  parlìhits,\\  Papa  l'nvea  ginnta  suprema  pergovernnrlain  nomedi 
licliinniato  per  conferirgli  il  governato-  le  Ferdinando  IV.  Però  nella  melàd'ot- 
rato  e  il  vice-canicrlengato,  e  poi  Io  creò  tobre  giunto  in  Uoma  il  tenente  genera- 
rardinale  a'  3o  marzo  1789,  e  quindi  le  Diego iNaselli,  conservata  la  giunta,  etl 
Segretario  di  Stato,  ^ell'  aprile  gli  suo-  assistito  dal  consultore  Tommaso  Fram« 
cesse  Giovanni  ^/'//f/rri/// fiorentino,  die  marino,  esei  citò  il  comando  politico  di 
fungeva  col  cbiericalo  di  camera  la  pre-  Roma  e  delle  provincie  occupate  dalle 
sideiiza  della  grascia,  e  poi  a*?.  1  febbraio  milizie  napoletane.  Fletto  in  Venezia  a' 
i7qC)  Pio  VI  Io  creò  cardinale.  In  tempi  1.^  marzo  1800  rio  T'II,  a'  io  maggio 
miiKicriosi  gli  fu  dato  a  successore  Car-  sul  Castel  s.  Angelo  sinalbeiarono  i  ves- 
lo  Crivelli  nlilane^e  arcivescovo  di  Pa-  siili  pontificii,  ed  a  22  il  Papa  nominole» 
trasso  in  pnrlibiis,  c\\  era  allora  cliieri-  gali  a  Intere  i  cardinali  decano,  pro-da- 
ro  di  camera  presidente  degli  archivi,  tario  e  vicario  di  Roma,  afìincbé  riceves- 
Deplornndo  le  avversità  die  amareg-  sero  la  consegua  della  città  e  province,  se- 
piarono  il  glorioso  pontificato  di  Pio  l'I,  guita  a'a-?  giugno  :  ritornò  in  Roma  il  go- 
e  le  luttuose  vicende  di  A'o;;?-7,  nariai  in  vernatore  vice-camerlengo  ("rivelli, e  Pio 
nue'diie'articolijche  i  repubblicani  bau-  VII  vi  fece  il  suo  ingresso  a'3  luglio.  Indi 
cesi  occupato  e  democratizzatolo  stalo  il  Papa  creò  il  prelatocardinalenel  1  80  le 
pontificio,  comandati  dal  generale  Ales-  lo  pubblicò  a'aS  maggio  1802.  Allora  gli 
Sandro  Berlbicr,  a' io  febbraio  1798  co-  sostituì  Francesco  Guidobono  Ca\'alclii- 
minciarono  pure  a  invadere  Roma;  nel  dì  niù\  Tortona.  Intanto  la  repubblica  fian- 
seguente,  con  altri  prelati,  mg.'^  Crivelli  cese  divenne  impero  e  piorlamò  impe- 
fu  condotto  in  Costei  s.  Angelo,  ed  a'  1  5  ratore  Napoleone  I,  il  quale  non  lardò  ad 
proclamarono  la  repubblica  Tdierina  o  impadronirsi  dello  stalo  pontificio  e  dei- 
Romana  con  f)  consoli,  indi  ridolli  a  .5,  la  Sovranità  della  s.  Scdri^V.).  ed  a'2 
72  tribuni,  32  senatori,  e  altri  ministri,  febbraio  1808  fece  entrare  in  Roma  il 
quasi  lutti  demagoghi.  Pio  VI  (utietio-  general  Alessandro  Seslio  Miollis,  che 
nizzalo  e  condotto  prigioniero  a  f'alen-  l'occupò  militarmente,  esercitandovi  di- 
za  di  Francia,  ove  poi  morì  8*29  agosto  verse  violenze.  E  siccome  avea  l'  ordine 
1799.  Al  r.eilbier,  successero  nel  co-  di  disperdere  i  prelati  e  ufTiziali  della  s. 
iiiaiidc  di  Roma  i  generali  iMassena,  Dal-  Sede,  ed  i  nativi  del  regno  Italico  ritnan- 
leniagne,  Saint  Cyr,  INlardonaid;  finché  dare  alle  loro  case,  fece  arrestare  pure 
i  napoletani,  d'oidine  del  re  di  Sicilia  mg/  Cavaltbini,  lo  mandò  prigione  in 
^/'.j, comandali  «lai  maresciallodi  Ciunpo  Castel  s.  Angelo,  indi  alla  fortezza  di 
Rourcliard,  sloggiarono  i  bancesi  a'  27  Fineslrelle  e  poscia  venne  rilegalo  in 
novembre  i  798,  ma  dopo  il  1  2  dicembre  Francia.  Sebbene  il  potere  fosse  inaia- 
vi rienlrarono.  Declinando  nel  1799  le  no  di  RlioUis,  nondimeno  Pio  VII  ili- 
cose  d'Italia  pe'friincesi,  mentre  il  gene-  chiaro  pro-governatore  il  siciliano  Tom- 
lal  Dufresse  comandava  Roma,  i  colle-  inaso  ylrczzo  arcivescovo  di  Seleucia  in 
gali  progredendo,  gli  successe  il  geneial  parlihvs, \(jvm\o  dalla  Russia  ambascia- 
Garnicr,il  quale  l'i  i  luglio  sospese  icon-  lore  stiaonliuario  a  Pietroburgo;  ma  col- 
soli,  i  ieualcri,  i  tribuni,  cieaiìdo  un  co-  lu  sleSH»  pieteslo  fu  carcerato  jutco  d"p", 


Ili  vie 

rilegato  in  l'astia,  e  più  lardi  cardinale. 
Indi  nel  giugno  seguì  l'aire^to  dello  sles- 
so pio  segretario  di  stalo  cardinal  Gc<- 
hrielli.  Finnlrnenle,  averulo  Napoleone  I 
decretalo  prepolenleniente  la  riunione 
degli  stati  di  s.  Chiesa  all'impero,  a'  io 
giugno  iHof)  allo  stemma  papale  fu  so- 
stituito il  francese  anche  in  Roma,  da  do- 
ve a'6  luglio  fu  strappalo  Pio  VII  e  con- 
dotto in  deportazione  a  Sii\'oiìa.  Uoma 
rimasta  a  gemere  solto  il  giogo  imperiale 
di  I\li(jllis,  dichiarato  governatore  gene- 
laledegli  stali  romaui  e  presidente  della 
consulta  straordinaria  di  Roma,  v'  in- 
trodusse gli  ordinamenti  francesi;  malo 
statuto  particolare  decretalo  da  Napoleo- 
ne I,  che  si  dovesse  promulgare  in  Roma, 
da  lui  dichiarata  hbera  e  imperiale,  non 
Mi  comparve  mai.  Indi  prefetto  di  Roma 
il  harone  Camillo  deTournon  (come  pu- 
re notai  nel  voi.  LXXXV,  p.  io5,  con 
nozioni  diesi  rannodano  all'argomento). 
L'  ab.  Cancellieri,  sommo  ed  onesto  eru- 
dito, ina  talvolta  elastico,,  seguendo  la 
corrente,  pubblicando  nel  i8i  r  in  Ro- 
ma :  //  Mercato  ed  il  Palazzo  Panfi- 
liano,  a  p.  ^yq  e  282,  celebra  il  Tour- 
non  pel  suo  sapere,  e  in  questo  siamo 
d'  accordo,  avendolo  fallo  anch'  io  per 
verità  storica.  Ria  perchè  dire?  »  Ora  il 
rispettabile  e  autorevole  impiego  (  pro- 
prio questo  vocabolo  !  )  di  PreJeUo  ili 
Roma  (^.)  è  egregiamente  sostenuto  dal 
nobilissimo  sig.'  barone  Camillo  deTour- 
non. che  coll'eNenipio  luminoso  delle  sue 
singolari  virtù,  ha  f'illo  rivivere  in  B.onia 
la  memoria  de'due  insigni  cardinali  de 
Touriion.Presidenle^je/y;e<»o  dell'utilis- 
sima società  dell'agricoltura  e  manifattu- 
re di  R.oma,  che  dopo  aver  tenuto  le  sue 
tornale  nel  palazzo  della  prefettura,  a' 1  (3 
maggio  1  8  1  I  cominciò  ad  unirsi  nel  Pa- 
lazzo Pam  più  Ij".  Non  intendo  censura- 
re il  grande  erudito,  e  l'onorevolissimo 
Tournon,  ma  il  paragone  della  dignità 
non  mi  pare  giusto,  per  tanti  riflessi.  Or- 
mai crollala  la  possanza  di  Napoleone  I, 
già  Roma  era  siala  invasa  da'napolelaui 


V  1  C 
di  IVIurat  re  di  Sirilla,  con  politica  ver- 
sipelle, ed  a  suo  nome  il  general  coman- 
dante Lavaugoyon  ne  avea  assunto  il 
provvisorio  governo  a'  1  c)  gennaio  1  8  1  4i 
con  un  consiglio  generale  d'amministra' 
zioiie  presieduto  dal  cav.  Luigi  Macedo- 
nio, dopo  aver  Miollis  sgombrala  Roma 
tranquillamente,  per  debolezza  di  forie. 
Napoleone  I  non  potendo  più  ritenere 
Pio  VII,  né  dominare  ne' suoi  stati,  a* 
IO  marzo  di  questi  decretò  la  restituzio- 
ne e  la  liberazione  di  quello.  Rientralo 
Pio  VII  gloriosamente  ne' suoi  dominii, 
giunto  a  Cesena  a'4  maggio  deputò  mg/ 
Agostino  RU'arola  delegato  apostolico  a 
ripristinare  in  Roma  e  nelle  provincie  il 
governo  pontificio,  terminando  il  napo- 
letano a'  IO  maggio,  e  dichiarando  [)ro- 
goveroatore  di  Uoma  il  cav.  Giacomo 
Giustiniani,  come  l'altro  più  tardi  cardi- 
nale, ed  il  Papa  fece  il  suo  Ingresso  so- 
lenne in  Roma  [F.)  a'  24  oi^ggio.  Indi 
nello  slesso  i  8  i4dichiarò  pro-governato- 
re di  Roma  il  prelato  Stanislao  Sanse- 
i'erino;  finché  tornato  io  Roma  nel  set- 
tembre il  governatore  e  vice-camerlengo 
mg."^  Cavalchini,  riassunse  tali  luminose 
cariche,  pubblicalo  cardinale  a' 6  aprile 
18  I  8:  riparlai  di  lui  nel  voi.  XXXVIII, 
p.  G6,  [)er  rettificare  alcune  dicerie.  Al- 
lora Pio  VII  nominò  pro-governatore 
Tiberio  Pacca  di  Benevento,  e  poco  do- 
po (  come  leggo  nelle  Notizie  di  Roma 
del  1818,  s'  intende  pubblicale  dopo  la 
promozione),  lo  promosse  a  governatore 
di  Roma,  vice-camerlengo  e  direttore  ge- 
nerale di  polizia;  ma  evaso  da  Roma  nel 
1820,  il  Papa  dichiaiò  pro-governatore 
mg.'  Gaspare  Bernardo  Piaoelli,qual  i ." 
assessore  del  tribunale  del  governo:  ora 
cardinale  vescovo  di  Viterbo  e  Tosca- 
nella.  Annunziò  poi  il  Diario  di  Roma 
de'7  giugno  1820  :  Per  organo  della  se- 
greteria di  stalo  la  Santità  di  N.  S.  ha 
promosso  a  governatore  di  Roma,  vice- 
camerlengo,  e  direttore  generale  di  poli- 
zia nig."^  Toujfnaso  Bernetli  di  Fermo, 
già  assessore  della  congregazione  milita- 


V  I  e 

re. Indi  li ferisce  il  Diario <ìe' i o, che Oìg^ 
Bernetti  nella  mattina  de'y  recatosi  al  pa- 
lazzo Quirinale,  ila  tlue  maestri  di  cere- 
monie  fu  introdotto  avanti  l'io  VII,  ege- 
nullesso  prestò  il  giuramento  di  (iedellà, 
ralini:ato  col  tatto  e  bacio  de'ss.  Evange- 
li. Quindi  il  Papa  gli  consegnò  il  basto- 
ne del  comando  in  segno  dell'autorevole 
giurisdizione  conferi  tagli, recitando  la  con- 
sueta formola.  Furono  presenti  il  mag- 
giordomo e  il  maestro  di  camera,  anco 
come  testimoni  a  ciò  rogati,  ed  altre  per- 
sone della  corte.  Ritiratosi  il  Papa,  nig."^ 
Bernetti  accompagnato  da'delti  ceremo 
nieri,si  porlòalla  stanza  ov'erano  espres- 
samente riuniti  tutti  i  preiati  cliierici  di 
cauìera  e  altri  componenti  la  rev.  came- 
ra apostolica;  ed  esibito  il  breve  aposto- 
lico di  deputazione  del  nuovo  uHìcio  di 
governatole  e  vice  camerlengo, si  lessedal 
DOtaro  della  stessa  rev.  camera  la  fede  del 
vice-prefetto  delle  ceremonie  pontificie, 
relativa  al  prestato  giuramento  e  tradi- 
zione del  detto  bastone  di  autorità,  e  ven- 
ne mg."^  Beinelti  installalo  nel  tribunale 
della  medesima  rev.  camera,  da  mg.'  Or- 
fini  decano  di  essa,  per  mezzo  di  procura 
a  ciò  deputato  dal  cardinal  Bartolomeo 
Pacca  camerlengo  di  s.  Chiesa,  per  tro- 
varsi nel  suo  vescovato  di  Frascati.  Par- 
tito il  prelato,  in  treno  si  trasferii  al  pa- 
lazzo del  governo,  ove  nell'ufliciodi  (jue' 
giudici  e  nolari  prese  formale  possesso 
della  carica.  Finalmente  nell'ore  pome- 
ridiane, mg.'  Bernetti  si  recò  con  egual 
treno  alla  visita  della  basilica  Vaticana, 
ed  al  ritorno  andò  ad  ossequiarci!  cardi- 
nal Della  Somaglìa  decano  del  sagro  col- 
legio. Dovendosi  Nicolò  I  coronare  impe- 
ratore delle  Russie  a  Mosca  a'3  settem- 
bre 182G,  Leone  XII  inviò  ad  assistervi 
mg.'  Dernetli,  in  qualità  d'ambasciatore, 
e  ne  ricevè  quelle  onorificenze  riferite  nel 
voi.  LVIII,  p.  317.  Prima  del  suo  ritor- 
no in  Roma  il  Papa  lo  creò  cardinale  a' 
2  ottobre  dello  stesso  1826,  e  narrai  nel 
voi.  V,  p.  iG3,  che  gì'  inviò  la  berretta 
cardinalizia  a  Parigi  (ove  pureprecedea- 
VOI.  xcix. 


Vie  14  > 

temente  sped'i  la  guardia  nobile  conte 
Giuseppe  Gatti,  per  recargli  la  notizia 
di  sua  promozione  e  il  lieti  cllino  canli- 
nnliziu),  a  mezzo  deirablegatomg."^  Cor- 
della pro-vicario  generale  del  di  lui  zio 
cardinal  Brancaduro  arcivescovo  di  Fer- 
mo,coll'ingiunzioiiedatlendci  lo  in  (|uel- 
la  metropoli  nel  suo  ritorno  dalla  Uus- 
sia;  ma  per  alcune  circostanze  gliel'  im- 
pose lo  stesso  Papa  in  Roma  nel  1  827,  e 
lo  fece  Segretario  di  SliiCo,  e  tuie  loda- 
lissimo  fu  pure  di  Gregorio  XVI  ,  che 
inoltre  lo  dichiarò  vice- cancelliere  di  s. 
Chiesa.  Per  la  sua  assenza,  Leone  XII  no- 
minò pro-governatore  mg."^  JNicola  Cla- 
relli-Paracciani,  come  i  ."assessore  del  tri- 
bunale del  governo,  ora  cardinale.  Inol- 
tre Leone  XII  nello  stesso  giorno  2  otto- 
brei82(3,  della  promozione  del  cardinal 
Bernetti,  dichiarò  governatore  di  Roma 
e  vice-camerlengo  mg."^  Gio.  Francesco 
Marco-y  Catalaii  spagnuolo,  uditore  di 
Rota,  e  colla  ritenzione  dell'uditorato,  e 
poi  a'i5  dicembre  1  828  lo  fece  cardina- 
le. Tosto  gli  sostituì  mg.'^  Benedetto  Cap- 
pt'UtUi  di  Rieti,  il  quale  trovandosi  de- 
legato apostolico  d'Urbino  e  Pesaro,  sol- 
lauto  giunse  in  Roma  a'5  febbraio  1 829, 
e  presto  ebbe  il  dolore  di  veder  raovto  il 
Papa  a'  g;  il  sagro  collegio  lo  confermò, 
e  nuovamente  permorte  di  Pio  Vili,  fin- 
ché Gregorio  XVI  lo  pubblicò  caroina- 
le  a'2  luglio  1 832.  Quindi  quel  Papa  fe- 
ce i  seguenti  governatori:  Nicola  Grimal- 
di  di  Treja  ,  già  segretario  di  consulta, 
ed  a'4  gennaio  1834 cardinale. LuigiCiac- 
chi  di  Pesaro,  già  delegato  di  IMacerata, 
ed  a' 12  febbraio  i838  cardinale:  funse 
alquanto  il  pro-governatorato  decorato 
della  s.  porpora, che  ancora  indossa, come 
lo  funsero  il  predecessore  e  il  successore. 
LuigiVannicelli-Casoni  d'Amelia, già  pro- 
legato di  Bologna,  [)ro-governatore,  cou 
biglietto  della  segreteria  per  gli  affari  di 
slato  interni,  il  che  annunziò  il  Diario 
di  Roma  de'3  marzo,  mentre  quello  de' 
i5  settembre  dello  stesso  1 838,  riferisce 
COD  bigliello  di  detta  segreteria  averlo  il 

IO 


j/jr. 


V  1  e 


Pana  nominalo  governatore  di  Romn,tli- 
lellore  generale  di  polizia  e  vice-camer- 
lengo della  s.  Romana  Cliieso;  pubblica- 
to cardinale  a*24  gennaio  i8^?.  :  da'  io 
maggio  I  8jo  è  zelanlenicivescovodi  Fer- 
vala. Toslogli  successe  Giuseppe  Antonio 
y.acihiaò'x  Castel  Vezzano,  essendo  udito- 
re di  Rota,  pubblicato  cardinale  aa  i  a- 
prile  I  845:funse  potbi  gioì  ni  il  pi  o-gover- 
iialorato, finché  [)iibblicò  persuccessoi  eil 
n.  35 del  Diario  diUoma .iDgJ V\t\.\o  IMa- 
lini  remano,  già  uditore  di  Rota;  nella 
mattina  de'28  aprile  si  recò  privatamen- 
te al  palazzo  apostolico  Vaticano,  men- 
tre con  nobile  treno  vi  si  portò  il  cardi- 
nal Zacthia. seguilo  da'distaccamenli  de* 
corpi  de'poropieri  e  de'carabiniei  i.  Pie- 
scnlalosi  il  cardinale  a  Giegoiio  XVI  se- 
dente in  trono,  con  brevissimo  discorso 
gli  restituì  il  bastone  del  comando;  ed  il 
l'apa  nella  lisposta  espresse  sensi  di  pie- 
na soddi'-fazione  per  l'eseicizio  della  gra- 
ve carica  da  lui  occupala,  e  quindi  lo  le- 
ce sedere.  Allora  il  prefetto  delle  ceremo- 
nie  iolrodus<;e  il  novello  governatore,  il 
quale  pievio  il  bacio  del  piede,  pronun- 
ciò ilsolito  giuramento  e  ricevè  dalle  ma- 
ni del  Papa  il  bastone  del  comando  ,  il 
quale  gli  diresse  parole  degne  d'un  sovra- 
no die  tanto  caldeggiò  e  fu  amante  del 
bene  de'suoi  popoli,  e  d'un  padre  che 
non  miravacontinuamente  se  non  a'van» 
taggi  de'suoi  figli.  Dopo  di  che,  il  cardi- 
nal Zacchia  tornò  privatamente  alla  sua 
residenza,  e  mg.'  Marini  condotto  da  nìg."^ 
ceremoniere  nel  tribunale  della  camera 
apostolica,  cui  presiedeva  ilcardinalTom- 
maso  R^iaiio-Sforza  camerlengo,  presen- 
tò r  atte>tato  del  prestato  giuramenlo, 
letto  dal  notare,  e  poi  gli  fu  imposta  la 
cappa;  e  ricevuti  all'abbraccio  tulli  i  pre- 
lati del  tribunale,  si  pose  a  sedere  a  sini- 
stra del  cardinale,  partendo  colla  pompa 
propria  di  sua  nuova  carica  e  col  segui- 
lo theavea  accompagnato  il  predecesso- 
re, dopo  aver  ossequiato  il  cardinal  Mat- 
lei  segreta!  io  per  gli  affari  di  slato  inter- 
ni, lecaudosi  a  pialicare  altrellaolo  col 


V  1  C 

cardinal  Lambiusthini  segretario  dista- 
to. Giunto  al  palazzo  del  governo,  assiso 
su  distinto  seggio,  indirizzò  al  tiibunale 
un  ragionato  discorso  proprio  della  cir- 
costanza, visitando  poscia  gli  uflizi.  11  l'<i 
pa  Pio  I\  (articolo  in  cui  raccontai  i 
principali  fasti  e  vicende  del  suo  ponti- 
ficato, proseguendoli  a'Iuoghi  loro,  mas- 
simei  iguardaiili  Roìnn,  la  Sovraiiìlii  del 
las.  Si'(fe,e  lasublimedignilà  di  f  icario 
di  Gesìi  Cristo,  articoli  perciò  da  tenersi 
presenti  a  quanto  appena  accennerò,  on- 
de non  ripelermi)  a'2  i  dicembre  1  84(j  lo 
creò  cardinale,  ed  è  al  presente  pieletlo 
di  segnatura.  IL  con  biglietto  di  segrete- 
ria di  slato  gli  su  ri  ogò  mg.  "^  Gaspare  G  ras - 
sellini  di  Palermo  decano  de'  chieiici  di 
camera,  presidente  dell'  acque  e  strade, 
prò  presidente  del  censoj  e  delegalo  apo- 
stolico straordinario  d'Ancona,  da  dove 
porlalosi  in  Rom.a  a'?X)  ricevè  il  bastone 
del  comando  e  prese  possesso.  Dipoi  si  ri- 
tirò nel  principio  di  luglio  1  8.^7  (restan- 
dogli le  prerogative  di  pi  elato  di  fiocchet- 
li,  come  notai  nel  voi.  LV,  p.  i  j/j,  ben- 
ché senza  il  vice-camerlengalo;  ed  in  se 
guito,nel  18  32  fu  fòlio  commi-sario  pon- 
tificio straordinario  per  le  quattro  lega- 
zioni e  pio  legalo  di  l'ologna,  crealo  car- 
dinale a'i  6  giugno  18)6),  ed  il  Papa  no- 
minò pro-governalore  di  Roma  e  diret- 
tore generale  di  polizia  mg."^  Giuseppe 
Morandi  di  Sinigaglia,  rilenendo  la  cari- 
ca conferitagli  ne'piiiiii  di  gennaio  delio 
slesso  i847>di  procuratore  generale  dei 
fìsco  e  della  rev.  Camera  Apostolica.  Ri- 
ferì poi  il  n.  C)3  del  Diario  di  Roma  òt\ 
1847  aver  mg.'  Morandi  rinunziato  il 
pro-governatorato  e  direzione  di  polizia, 
esercitali  per  quattro  mesi,  onde  con  bi- 
glietto de'i3  novembre  il  cardinal  Fer- 
retti segretario  di  stalo,  in  nome  del  Pa- 
pa, gliene  dichiarò  piena  soddisfazione.  E 
che  lo  slesso  cardiuale  con  altro  bigliet- 
to nominò  mg.'  Domenico  Savelli  di  Spe- 
loncalo  nella  Corsica,  ch'era  chierico  di 
camera  e  già  pro-legalo  straordinario  di 
Forlì,  pro-goverDalore  di  Roma  e  direi 


V  I  e 

lore  generale  tli  polizia,  il  quale  entrò  io 
esercizio  di  lale  carica  a'  17  dello  stesso 
novembre.  Dissi  in  principio,  che  aiq  di- 
cembre 184"  venendo  istituito  un  mini- 
stro di  polizia,  senza  il  titolo  di  governa- 
tore di  Roma,  ne  fu  investilo  il  medesi- 
mo n)g/  Snvelli.  Contemporaneamente 
nìg/  Savelli  fu  dichiarato  vice-camerlen- 
go di  s.  Chiesa.  Annunziò  poscia  la  Gaz- 
zella (li  lloma  ile' 12  febbraioiS /{S,  che 
per  la  spontanea  rinunzia  di  ministro  ili 
polizia  di  nig/  Savelli,  tal  ministero  il 
l*apa  lo  confeiì  a  d.  Michelangelo  Gaeta- 
ni  romano  principe  di  Teano.  Anco  altri 
ministeri  furono  secolarizzali.  IMg.'  Savel- 
li, come  vice-camerlengodi  s.  Chiesa, con- 
tinuòa  sedere  in  cappella  pontificia  sopra 
l'uditore  della  camera,  ed  a  guderegli  o- 
nori  de'  prelati  di  fiocchetti,  e  lo  rilevai 
nel  voi.  LV,  p.  i  54  (■'''•ettanlo  avvenne 
a  mg."  Morichini  già  Tewricre  genera- 
le, e  lo  notai  nel  voi.  LXXIV,  p.  S^'j). 
La  Gazzella  di  Roma  de' io  del  succes- 
sivo marzo  pubblicò  ministro  di  polizia 
l'avv.  Giuseppe  Galletti  bolognese,  con- 
fermato nel  cominciar  di  maggio,  allor- 
ché si  cambiò  il  ministero,  il  quale  però 
sempre  veniva  presieduto  dal  cardinal  Se- 
gretario (li  Slato,  cioè  da  que'porporali 
notati  in  quell'articolo.  Nel  ministero  for- 
malo a'6  agosto,  in  assenza  del  ministro 
di  polizia,  il  Papa  nominò  a  fungere  l'uf- 
fìzio interinalmente  l'assessore  generale 
della  medesima  Francesco  Perfetti  di  Pe- 
saro, finché  a' 18  settembre  fu  soppresso 
il  ministero  di  polizia  e  con  diminuzione 
di  attribuzioni  ,  vennero  te  altre  riunite 
al  ministero  dell'interno.  Equi  fo  sosta, 
rimandando  il  gentil  lettore  a'  nominati 
articoli,  ove  deplorai  l'insurrezione  di  Ro- 
ma, iniziala  a'i5  novembre  1848  e  com- 
pita nel  dì  seguente,  per  opera  di  fazio- 
si, onde  il  Papa  si  trovò  costretto  porsi 
in  riaggio  (/'.)  per  Gaeta  la  sera  de'24: 
l'anarchia  sempre  crescendo,  a'g  febbraio 
1 84o  ^^  proclamata  la  repubblica  roma- 
na con  Triumviri  residenti  nel  Palazzo 
della  Consulta,  ed  a'26  aprile  venne  e- 


V  I  C  .17 

Ietto  senatore  di  Roma  l'avv.  Francesco 
Stui  binetti  romano  (compii  la  mia  sena 
i\e  Senatori  di  Roma,  nominali  da'Papi, 
nel  voi.  LXXX,  p.  i  1  ,  pel  ripristinato 
principeOrsinil'i  1  febbraio  1  8  Tyjilfpiale 
tornò  a  rinunziare  a'20  maggio  i8ji8;e(l 
allrove  dissi,  che  l'odierno  marchese  Anli- 
ci  !\Ialtei,  ricordato  pure  nel  voi.  XCVIF, 
p.  G7,  gli  successe  l'i  i  noveuìbre  i8'>8, 
giurando  al  Papa  fedeltà  a' j  del  seguen- 
te dicembre).  Terminò  l'usurpato  dotni- 
nio  e  la  repubblica,  quando  a'  3  luglio 
1849  entrò  in  R,oma  coll'esercito france- 
se il  general  Vittorio  Oiidinot  di  Reggio; 
il  quale  concentrati  tutti  i  poteri  nell'au- 
torità militare,  emanò  disposizioni  per  la 
sicurezza  pubblica,  occupando  anco  i  din- 
torni ;  ripristinò  la  sovranità  pontificia, 
ed  i  presidenti  regionari,  nominando  nel 
dì  seguente  governatore  di  Rotna  il  ge- 
neral di  divisione  Rostolan,  indi  deputò 
una  commissione  provvisoria  municipa- 
le. A'3  I  giunsero  io  Roma  (ove  già  eravi 
ritornato  il  vicario  cardinal  Patrizi)  i  car- 
dinali Della  Genga-Sermattei,Vannicelli- 
Casoni,  ed  Altieri,  dal  Papa  cjsiituiti  in 
commissione  governativa  di  stato,  con 
nig."^  Milelia  per  segretario  (ora  presi- 
dente dell'  ospizio  apostolico  e  chierico 
di  camera),  la  quale  nominò  il  sunno- 
minato mg/  Savelli  ministro  dell'in- 
terno e  polizia,  come  annunziò  il  Gwr- 
naie  di  Roma  dell'  8  agosto  1849.  Già 
il  prelato  era  slato  commissario  straor- 
dinario delle  Provincie  d'Urbino,  Pesa- 
ro, Macerata  ,  Ancona  ,  Fermo,  Ascoli, 
Camerino  e  Loreto,  per  la  restaurazione 
del  principato  della  s.  Sede.  Quindi  il  ge- 
neral Rostolan,  con  manifesto  de'24  di 
tal  mese,  dichiarò  a' romani  che  doven- 
do assumere  il  comando  in  capo  dell'ar- 
mata del  IMedilerraiieo  e  di  guarnigione, 
cessava  dall'esercizio  delle  funzioni  di  go- 
vernatore di  Roma.  Laonde  mg. "^  Savelli 
nella  notificazione  de'3  settembre  si  sot- 
toscrisse; Vice-Camerlengo  di  s.  Roma- 
na Chi?sa,mini.slro  dell'interno  e  polizia. 
Neli85o  il  Papa  ritornò  felicemente  in 


i48  vie 

Roma  ù'i7.  aprile,  e  slabiPi  la  residenza 
del  ministero  di  polizia  a  I\Ioiite  d'Iorio, 
nel  Paliìzzo  della  Curia  //inocenziana 
(A'.)  ,  come  dissi  ne'  voi.  LIV  ,  p.  3i4, 
Ì,\XX1I,  p.  178;  e  nell'antico  Palazzo 
(Iti  Governo  o  /Madama  vi  trasferì  il 
mini  siero  ilelle  finanze,  con  quelle  ridu- 
zioni descritte  nel  voi.  LXXIV,  p.  3()0 
e  seg.  Si  leg^e  nel  n.  258  del  Giornale 
di  Rotila  del  i85o,  avere  il  Papa  ripri- 
stinata r importante  carica  di  direttore 
generale  di  polizia,  nominandovi  a'7  no- 
vembre mg/ Ildebrando  Rufìni  romano, 
già  procuratore  generale  del  fisco,  ed  al- 
lora prelato  domestico  e  presidente  del 
1°  turno  del  tribunale  della  s.  Consul- 
ta, Mg/  Savelli  restò  ministro  dell'inter- 
no e  vice-camerlengo,  ed  a'y  marzo  i  853 
renne  creato  cardinale.  Avendo  alcuni 
censori  periodici  veduto  di  mal  occhio  la 
separazione  della  polizia  dal  ministero 
deil'inlerno, furono  confutati  egregiamen- 
te dalla  Cu-illà  Cattolica, seì\ei.\ì.  (i,  p. 
278  e  seg.  Il  Giornale  di  Roma  deli  852, 
col  n.  ^56,  annunziò  la  morte  dell'egre- 
gio mg."^  Rufìni,  avvenuta  in  Roma  1'  8 
novembre  ;  e  con  quello  de'  i  3  dicembre, 
d'aver  il  Papa  nominato  alla  vacante  ca- 
rica di  direttore  generale  di  polizia  l'at* 
luale mg. "^  Antonio de'marchesi  Matleuc- 
ci  di  Fermo,  della  famiglia  sullodata,  con 
dichiarazione  d'aver  luogo  nell'  adunan- 
ze del  consiglio  de'ministri  per  prender 
parte  alle  relative  deliberazioni,  autoriz* 
zandolo  a  ritenere  fino  a  nuova  disposi- 
zione il  segretariato  della  s.  Consulla,  il 
quale  cessò  quando  pubblicò  il  Giornale 
di  Roma  de'  i  o  marzo  1  853,  avere  il  Pa- 
pa con  biglietto  di  segreteria  di  stato  no- 
minato vice-camerlengo  di  s.  Romana 
Chiesa  rag.'  Matteucci.  Finalmente,  nar- 
rò il  n.  I  38  dello  stesso  Giornale ,  che 
mg."^  Matteucci  si  recò  privatamente  con 
una  sola  carrozza  al  Vaticano.  Da  due 
maestri  di  ceremonie  venne  introdotto  a- 
vantiii  Santo  Padre  assiso  in  trono.  Quin- 
di genuflesso  prestò  il  giuramento  di  fe- 
deltà ratificalo  col  latto  e  bacio  de'ss.  E- 


V  IC 

vangeli.  Poi  il  Papa  gli  consegnò  il  ba- 
stone del  comando  in  segno  dell'autore- 
vole giurisdizione  conferitagli,  recitando 
la  consueta  formola,  e  pronunciando  bre- 
vi ed  espressive  parole  relative  alla  rag- 
guardevole rappresentanza  di  detto  pre- 
lato. Furono  presenti  il  maggiordomo, 
il  maestro  di  camera,  il  prefetto  delle  ce- 
rimoniedel  Papa  che  rogò  l'alto,  nonché 
altre  persone  della  corte  pontifìcia.  Dopo 
il  bacio  del  piede  al  Santo  Padre,  mg/ 
Matteucci  accompagnatodai  predetti  due 
ceremonieri  si  portò  nella  gran  sala  ove 
suole  adunarsi  il  tribunale  della  R.  Ca- 
mera apostolica.  Quivi  trovavansi riuni- 
ti il  cardinal  Piiario  Sforza  camerlengo 
di  S.  l\.  C,  ì  prelati  chierici  di  camera, 
e  tutti  gli  altri  che  fanno  parie  di  dello 
tribunale.  Esibito  il  breve  apostolico  di 
deputazione  del  nuovo  ufìicio  di  vice-ca- 
merlengo e  di  direttore  generale  di  po- 
lizia,  dal  notaro  della  stessa  Pt.  Camera 
si  lesse  questo  non  che  la  fede  del  prefel- 
lo delle  ceremonie  del  Papa  relativa  al 
prestato  giuramento  e  tradizione  del  del- 
lo bastone  di  comando.  E  qui  è  beire 
di  avvertire  che  il  breve  spedito  a  mg/ 
Matteucci  per  delle  due  cariche  è  simile 
inluttoepertuttoaque'chesi  rilasciavano 
a'  governatori  di  Roma,  sostituendosi  sol- 
tanto alle  parole  Praefcctunt  f/r^/.v, quel- 
le di  Moderatorem  supremuni  publicac 
securilnlis  in  Urbe  et  in  loto,  Pontifìcia 
dilione,  come  si  vedrà  nel  lesto  del  breve 
che  per  erudizione  esibirò.  Dopo  la  indi- 
cata lettura  il  cardinal  camerlengo  impo- 
se a  mg.'  Matteucci  il  rocchetto  e  la  cap- 
pa,lo  ammise  al  suo  abbraccio,  ed  a  quel- 
lo di  tulli  i  chierici  di  camera,  e  poi  lo  fe- 
ce sedere  alla  sua  sinistra.  Preso  in  tal 
guisa  il  suo  possesso^  mg.'  Matteucci  si 
recò  ad  ossequiare  il  cardinal  Antonelli 
segretario  di  stalo.  Sortito  dal  palazzo 
del  Vaticano  visitò  la  sagrosanta  basilica 
di  s.  Pietro,  e  poi  con  nobile  treno  di  due 
carrozze,  con  servitori  a  piedi,  e  scorta- 
to da  un  distaccamento  di  gendarmi  pon- 
tifìcii a  cavallo  io  grande  uoiforme,  si  por* 


V  I  e 

lo  ad  ossequiare  il  cardinal  Macchi  de- 
cano del  sagro  collegio,  e  quindi  si  resti- 
tuì al  palfuzo  di  sua  residenza  in  Monte 
Citot'io  ,  dove  fu  ricevuto  da' presiden- 
ti regionari,  dallo  stato  maggiore  de'gen- 
darnii,  e  da  lutti  gl'impiegati  del  suo  di- 
castero,  ed  ove  fece  alcuni  rescritti  per 
costatare  l'atto  del  suo  possesso, anche  ne- 
gli uflìci  di  sua  giurisdizione.  E  non  sarà 
poi  sgradevole  se  rimarco,  che  mg/  Mal- 
leucci  fu  canonico  del  Il.nio  capitolo  di  s. 
Pietro  in  Vaticano  per  3  3  anni,  ma  appena 
elevato  all'onorifìceuza  di  vice-camerlen- 
go dovette  lasciare,  secondo  le  antiche  re- 
goledellas. Sede, notale  nel  voi.  LV,p.  i  54 
e  nel  voi.  LXXXII,  p.  iGi,  il  detto  cano- 
nicato perchè  incompatibile  con  la  pre- 
latura di  fiocchetti,  qual  canonicato  ven- 
ne conferito  a  mg.'Melchiade  Ferlisi  de- 
cano del  supremo  tribunale  della  Segna- 
tura, ed  oggi  patriarca  di  Costantinopoli. 
Altrettanto  avvenne  co'  canonicali  della 
slessa  basilica  Vaticana,  a  mg."^  Odoardo 
Borromeo  A  rese  quando  nel  d  ìi  6  giugno 
i85G  divenne  maggiordomo,  ed  a  mg.' 
Giuseppe  Ferrari  allorché  ebbe  il  titolo 
di  tesoriere  della  R.  C.  A.  Per  altro  il 
canonicato  di  questi  fu  conferito  dal  San- 
to Padre  al  fratello  d.  Ciriaco  Ferrari 
già  canonico  dell'arcibasilica  Lateranen- 
se.  E  qui  mi  piace  inoltre  avvertire  che 
mg."^  Matteucci  prima  di  ascendere  al  gra- 
do di  vice-camerlengo  e  direttore  genera- 
le di  polizia,  eziandio  fu  economo  e  segre- 
tario della  11.  Fabbrica  di  s.  Pietro,  cioè 
innanzi  d'  esser  segretario  della  suddet- 
ta s.  Consulla.  In  questi  due  uflìzi  addi- 
mostrò sagacità  e  prudenza,  gentili  e  no- 
bili maniere,  non  che  franchezza  ed  e- 
nergia  ,  non  comuni  doti,  sperimentate 
ripetutamente  nel  crocinolo  de'  difTicdi 
tempi  che  corrono,  come  per  pubblico 
consenso  nell'altuale  eminente  carica  di 
vice-camerlengo  e  direttore  generale  di 
polizia.  Trovo  opportuno  ed  interessante 
riprodurre,  non  solamente  il  breve  pon- 
tificio di  nomina,  ma  altresì  gli  atti  del 
prestalo  giuiameuto  al  Papa,  e  del  pos- 


V  1  C  I  i.) 

sesso  preso  nella  Rev.  Camera  apostoli- 
ca, e  debitamente  registrati  in  Iloina  nella 
direzione  generale  ilei  bollo  e  registro. — 
Plus  Pl\  f\  Dileclt  Fili  snlttlftm,  et  A- 
postolicam  BeniuliitioiH'iiì.  ./nìptissirna 
inunera  eoruniinie  procuratioiieni  iis  vi- 
ris  deniaiidnrc  solcniw:,  qui  ca  et  suis  <•- 
gregiis  dotihui  e.xanll(ilis(juf  lahorihus 
meriti  fuisse  i'ideaiitur,  tt  alioruni  of' 
fìciornin  esperimento  probayerint ,  se 
illa  rite  intcgreqiice^scgesluro'!.  Tain  VC' 
ro  Clini  te,  dilecte  fili,  de  eo  numero  esse 
noveriinus,  qui  ab  religione  et  pittate  e- 
grcgie  formatui,  alqtie  inlegritate,  fide^ 
Consilio,  prudcntia,  ac  di'Xterilale  eia- 
ras,  alia  j'am  munera  tibi  coniinissa  na- 
viler  et  cimi  fide  exercuisli,  idcirco  ad 
gravissimuni  offìcinni.  qnod  nobis  prae- 
cipue  cordi  est  riee-Canierarii  S.  R.  E. 
et  Moderatoris  supremi  publicae  seca- 
ri  tali  s  in  Urbe,  et  in  tota  Pontificia  Di- 
iionepromoi'cre  censuinius.  Peculiari  er« 
go  honore  te  aligere  volenles,  et  a  qui- 
bu  svis  excomniunicationis  ,siispensionis  j 
et  interdicti,  aliisque  ecclesiasticis  seri- 
tenliis,  censuris,  ac  poenis  quovis  modo, 
vel  quavis  de  causa  latis,  si  quas  forte 
incurristi,hnju<i  tantum  reigratia  absol- 
i'entes,  et  absolutnni  fore  censenles,  au- 
ctoritate  Apostolica  tenore  praesentiunt 
Litteraruni  l'^ice-Camerarium  S.  R.  E, 
ac  3/odc  rato  rem  siipremum  pubficae 
seciiritatis  in  Urbe,  et  in  tota  Pontificia 
Ditione  eligimus,  atqne  consùtuimns  cuni 
aiictoritale ,  ac  jurisdictione  consueta, 
nec  non  ciim  omnibus  et  singulis  hono- 
ribiis,  praerogativis,praeeniinentiis,  in' 
dultis,  facultatibus,  et  oneribiis,  previ- 
sione et  emolunientis  solilis,  et  consuetis 
juxta  Consliiutione ,siveStaluta  Praede- 
cessorum  Nostrorum  Romanorum  Pon- 
tificuni ,  quibus  tamen  non  sit  vel  par- 
tini  ,  vel  omnino  sive  per  suhseqiientes 
Praedecessores  Nostros,  sive  etiam  per 
Nos  ipsos  derogatitm.  iMandamns  prò- 
pterea  Di  ledo  Fi  Ho  Nostro  S.  R.E.  Car- 
dinali  Camerario,  etdilcctisfiliis  Prae- 
sidenlibus  Clericisdictac  CantcraCfaliis- 


I  :o  V  I  e 

que  ad  (juos  special ,  ut  Te  ad praedi- 
tttiin  ofjiciuiii  ì  ice-Carnerarii  S.  R.  E., 
et  Moderatoris  jmldicae  securilatis  in 
ljrbe,ac  loia  Pontificia  Ditionc,ejiiSfiue 
liberuni  exerciliiini  recipiant,  ci  admit- 
tant,  libique  faveant ,  ac  praesto  sint^ 
Aerarii  \'ero  Pontificii  PraeJ'ccto,  cete- 
risqne  ad  qiios  special,  ut  libi  de  proi'i- 
sionibus,  et  cf/iòlnriicntis  solitis,  et  con- 
suclis  suis  tcniporil'tis  respondcant ,  et 
responderi  cure.nl,  ac  facianl.  Folunms 
auteni  ulpriusquani  dicluni  niuniis  exer- 
cere  incipias  in  nianibusNostris^\xl  prae- 
fati  Cardinnlis  Canicrarii,de  co  reale  e- 
xercendo  dcbilum  praestcs  informa  soli- 
ta juranìenluni.  In  contrarium  faci  eiilibus 
non  obstantibus  quihuscumque.  Daluni 
Roniae  apud  s.Pelrum  sul  AnnuloPisca- 
toris  die  xrJprilis  anno  moccoli ii.  Pon- 
ti fìcatus  nostrianno  seplinio. — Pro  Duo. 
Card.  Lanibruschini.  •»|f  Jo.  B^  Branca- 
leoni  Castellani  Subslilutus.  —  Dilcclo 
Filio  Antonio  Alatteucci  PraesuU  No- 
stro Domestico.  —  Registrai,  in  Libro 
Strum.  SiSmi.  sub  fol.  i  6g.  —  In  No- 
mine Do/nini  Amen.  Ego  infrascriptus 
Aposlolic.  Caereni.  Praefeclus  et  Sedis 
ApostoUcae  Protonotarius  ftdem  facio: 
Die  decima  celava  Junii  anno  i853. 
Pontificatus  SSmi.  in  Chrislo  Palris  et 
Domini Dni.  Nostri  Pii  Divina Providen- 
iiae  Papae  /A.  Anno  Oclavo.  Illum  ac 
Rnium,  Antonium  HJatleucci  novum  Vi- 
ceCamerariuni  S.  R,  E.  et  Moderato- 
rem  Suprcmuni  publicae  securilatis  in 
Urbe,  et  in  tota  Pontifìcia  Dilione  cle- 
ctum  alque  constilutum,  ante  Sanclila- 
tem  Suam  in  gciiiia  provolulwn  consuc- 
Inm  fidelilalis  juramenlum  de  rccle  ac 
fideliler  exercendo  munerc  l  ice  Carne- 
rarii  S.  R.  E.  et  JìJoderaloris  Supremi 
publicae  securilatis  sibicommissodemO' 
re  emisisse,  ac  laclis  elosculalis  Sanctis 
Dei  Evangeliis  raluni  habuisse,  alque 
inde  Eidem  a  SSmo.  Dno.  Nostro  Bacu- 
lum  in  commissae  sibi  Jurisdiclionis  et 
Auctoritalis  leslimonium  ac  signum  tra- 
ditum  fuisse.  Quae  omnia  pcractafue- 


V  I  C 

runl  in  consueto  secreto  Cubiculo  Pala- 
ta Apostolici  ì  (ilicani^praesenlihus  ibi- 
dem Ilhnis.  ne  Rmis.  Dnis.  Eramisco  de 
jVedici  di  OUnjano  Ponti/iciae  Domus 
Praeposito,el  Edoardo  Borromeo  yirese 
ejusdemSSmi.  Dni.NoslriCubiculi  Prae- 
fedo,  Teslibus  ad  haec  specialilfr  adlà- 
bilis,  vocalis  alque  rogatis,  flJeque  in' 
frascrìpto  Ajw^t.  Cacrem.  Piaefeclo, 
ctearumdcm  Cacremoniarum  Alagistris 
Jacopo  f'olpicellielJoanne  Corazza.  In 
quorum  fidem  leslimonium  hoc  meama- 
nu  firmatum,  et  consueto  sigillo  muni- 
tum  dedi  die  mense  et  anno  supra  enun- 
ciai. 4|f  LudovicHs  Brancadori  Apost. 
Cacrem.  Praefeclus.  —  In  Nomine  Do- 
mini Amen.  Eidem  facio  per  praesentes 
Ego  Rev.  Camerae  Aplicae  Secrelarius 
et  Canctllarius  infrascriptus,  qualiter 
die  decima  ocla\'a  mensis  Junii  anni 
i853  hahita  flit  Piena  Camera  in  Pa- 
latio  Aplico  l'alicano  corani  Emo.  et 
Rmo.  Dno.  Thoma  Card.  Riario  Sfor- 
za S.  R.  E.  Camerario,  Decano,  Cleri- 
cis  Camerae,  aliisque  Cameralibus,  in 
qua  Excmiis.  et  Riniis.  Dominus  Anto- 
nius  Rlatleiìcci  admissusfuil  ad  officium 
V ice-Camerarii,  clìSIoderaloris  Supre- 
mi publicae  securilatis  in  Erbe ,  et  in 
tota  Pontifìcia  Dilione  ad  formarn  sii' 
pradictarum  Litleraium  ApUcarum  in 
formaBrevis,omni  eie.  In  quorum  fidem. 
Romac  his  die,  Mense  et  Anno  praedi- 
clis.  -^  Ila  est  Angelus  Testa  Rev.  Ca- 
merae Aplicae  Secrelarius  et  Cancel- 
larius.  —  Assessore  generale  di  polizia, 
è  il  conte  Feidinandu  Daiidini  de  Sylva: 
aggiunto  all'assessorato  generale  1' avv. 
Agostino  Pasqiialoni.  L'assessore  genera- 
le fa  parte  della  congregazione  speciale 
sanitaria,  come  dissi  nel  ricordato  arti- 
colo, e  I  iparlandoue  nel  voi.  LXXX,  p. 
i63  e  i64- 

VICE-CANCELLIERE  DI  SANTA 
ROMANA  CHIESA  ESOMMlSTA,  li- 
ceCancellarius  Sanclae  Romanae  Ec- 
clesiac,  et  Summalor.  Il  cardinal  capo, 
presidente  e   prefello  della   Cancelleria 


vie  vie  ,T, 

J.lla  s.  lìomana  Ciucca  (^.),  la  quale  è  cl.e  dicesi  n.W'.lrt  d.  .crìfier  Ics  djcl, 

dopoqnel  acle.I.s.  /V,n/.,..,emz  aposto-  a  ,>.  3o,cl.e  I..  clignit.^d,.  ChanccUicr  de 

luay.)  .1  pn.nanode  1  nbunaU  di  Re  CEglisc  nomarne  lui  scpp.im.ie  sous  le 

'na{/  .j.quesla  e  il  cardinale  residenti  nel  pontificai  du  Coniface  Vili    qui  a  dil  le 

montuosa  proprio  Palazzo  della  CanccL  docteur  Tabarelli,  CaucellàrL  de  na- 

lena  aposlolun.  Antichissimo,  «oLilissi-  ri  certabat  rum  Pana.  Il  n'y  eut  plus  de- 

n,o  e  autorevole  udUio  a  vita,  neh."  de'  sonnais  qu'un  nLchancdvJ.  L'ani- 

..cordati  articoli  descritto  ,  insieme  alle  piezza  e  varietà  deirargomenlo,  già  Irat- 

sue  prerogative  e  ingerenze  del  tribuna-  tato  in  altri  moltissimi  articoli,  mi  fa  li- 

le,  ed  eziandio  colla  serie  de'cancellieri  e  mitareappena  ricordarne  i  priucipali,ne' 

vice-cancellieri  di  s.  Chiesa.  Vi  è  qual-  quali  gli  altri  sono  richiamati,  con  tutto 

cl.e  esempio  eh  arc.cancellieri,  come  l'ar-  quanto  riguarda  la  Cancdkna  apollo  ■ 

c.vescovo  di    Colonia  Ermanno  o  Eri-  Uca,  il  suo  eminente  preside  ,  ed  i  suoi 

manuo  o  Artmanno  sotto  s.  Leone  IX,  numerosi   e   ragguardevoh   ufficiali.    lu 

li  quale  destinò  o  confermò  a  lui  e  sue-  quello  notai  i  discrepanti  pareri  suli'ori- 

ce,sori  la  propmqua  canonica  e   Chiesa  gme  del  nome  Cancelliere^  ViceCan- 

di  s  Lio.anni  a  Porta  Latina,  per  loro  celliere,  il  quale  ultimo  prevalse  dopo 

residenza  nel  recarsi  in  Roma,  ut  te  Pe-  essere  stato  conferito  a  persone  non  fre- 

trumCancellarium  habcat  Johannes  ho-  giatedella  dignità  cardinalizia,  e  reslitui- 

spununprarbeal,  dice  la  corrispondente  to  l'amplissimo  uffizio  al  senato  apostoli- 

bolla  del ,  o j  . ,  Bull.  Rem.,  t.  r,  p.  38  i,  co  del  Sagro  Collegio,  si  continuò  e  tut- 

con    udicio  di  cancellieri  o  arcicancellie-  torà  s.  prosegue  ad  usarne  la  denomina- 

n  della  s.  Uomana  Chiesa.  Da  quanto  dis-  zione,  dicendosi  pure  Fice-Cancellarius 

SI  negli  articoli  menzionati,  sembra  che  Papae,  ed  il  Morcelli,  Praep.  a  Diplo- 

sitialta qualifica  degli  arcivescovi  di  Colo-  maùs  Pont.  Max.  Al  magniaco  ,  solido 

x^^a,tltlton  del  s.  Romano  Impero,  fos-  e  vasto  palazzo,  descritto  nel  suo  artico- 

sedise.np.ice^//o/o.ro//ore.AnziilCiam-  lo  e  riparlato  altrove,  è  contigua  la  C/t/e- 

?i'^'      ,,     ^'^  ^'  ^''^'^-^^'^'•^^^«'■'o.  ^t  sa  di  9.  Lorenzo  in  Damaso,basilica  eoa 

Ul/ieialibus  Cancellariac  Apostolicae,  capitolo  e  parrocchia  (F.Y  ed  anche  Ti- 

asserisce  aver  veduto  due  diplomi  di   s.  toh  cardinalizio  {F.),  Diaconia  cardia 

Leone   IX   del  iodi,   ui  uno   de' quali  nalizia  {F.)\  o  Commenda ,  a  seconda 

Artmanno  si  legge  col  titolo  di  CanceL  cioè  dell'ordine  a  cui  appartiene  il  rar- 

liere  della  S.  R.  Chiesa,  e  nell'altro  eoa  dinal  vice-cancelliere;  vale  a  dire,  è  tito- 

quello  di  Arci-Cancelliere.  Si  può  vede-  lo,  se  egli  è  dell'ordine  de'  Preti,  diaco- 

re  .1  Crescimbeni,  Istoria  della  chiesa  di  nia,  se  di  quello  de'Z)/^co/zi,  commenda. 

.v^  Ciovann,  a^'anti  Porta  Latina  titolo  se  Fesco^-o  Suhurbicario,  come  di  pre- 

Cardinalizio,  p.  287,  ed  il  Cancellieri,  sente.  Papa  Clemente  VII  colla  bolla  £-£ 

òtona  de  possessi  de' Sommi  Pontefici,  siadsingula  Romanae  Ecelesiae  oTicia, 

p.  Joy,  ove  aggiunge,  riferire  il   Villa-  de'25  luglioi  532,  5/^//. /ìo/«.,  t.  4,  par. 

IH    che  1    cancellierato  di  Roma  nel  pon-  i,  p.  qq:  De  Officio  Fice-CancelUera- 

l.hcato  d.  Nicolo  III  del  12 77  era  eredi-  tus  Papae,  cum  annexione  curae,etli. 

tarlo  nella  casa  de  lìrancaleooi.  Ma  que-  tuli  ss.  Lanrenti  et  Damasi  de    Urbe 

«ila  canea  sotto  Bonifacio  Vili  del,  29^,  Dell'insigne  basilica  mmore  di  s.  Loren-' 

iitorno  al  Sagro   Collegio,  in   persona  zo  in  Danjaso,  ohe  nelle  Processioni s^o- 

del  cardinal  Riccardo  Fetroni  sanese,au.  de  l'alternativa  coll'altra  primaria  della 

tore  del  Sesto  delle  Decretali  (vi  contri-  Chiesa  dis.  lilariain  Tra^le^'ercnetov 

bunono  anco  altri)  pubblicato  nel ,  2yS,  i.ai  a  parlare  in  più  luoghi,  e  da  ultimo 

d  quale  si  appellò  Ficc-Cancelliere.  E  ne'  voi.  LXXIII,  p.  47  e  83  XCVIl  p 


.5a  Vie 

•i-q  e  '>()o,  non  che  per  le  molteplici  sue 
cinese  liliali  esistenti  o  soppresse;  e  nel 
^ol.  LXX  V,  p.  24  ^riportai  la  ilescrizio- 
iie  del  possesso  non  formale,  ma  privato, 
preso  a' 16  novembre  i83o  dal  cardinal 
Arezzo,  qual  vice-cancelliere  e  sommisla 
di  s.  Romana  Chiesa,  e  qual  commenda- 
tario di  s.  Lorenzo  in  Damaso.  Vi  si  ce- 
lebra la  CapptlLi  inrdinalizia  coli' espo- 
.sizionc  del  ss.  Sagramento  nel  giovedì 
ili  Sessagesima  (/^.),  e  poscia  viene  vi- 
sitata dal  Papa,  essendo  la  splendida  e- 
sposizione  a  forma  di  QuaranCore.  Del 
palazzo, egualmente  ripetutamente  ripar- 
lalo, nell'ottobre  1 856  essendo  cessata  la 
Congregazione  del  Buongoverno,  e  per- 
ciòanchelasuaresidenza  trasferita  in  esso, 
nel  medesimo  vi  furono  trasportale  e  de- 
corosamente stabilite  quelle  Segreterie 
della  s.  Sede  nominate  nel  vol.LXXXlI, 
p.  i5o,  con  quanto  riguarda  l'utile  e  lo- 
devole provvedimento,  e  della  visita  fat- 
tavi dal  Papa  ordinatore,ricevuto  dal  car- 
dinal vice-cancelliere  e  da'  rispettivi  car- 
dinali prefetti  e  prelati  segretari  di  cia- 
scuna. Ed  alla  soddisfazione  provata,  po- 
tèaggiungerel'altra  di  leggere  laseguen- 
te  monumentale  iscrizione,  collocata  in 
cima  alle  scale  dell."  piano.  Providentìa 
Pii  L\  Ponti/.  Max.- Jnn.Chr.MDCCCiyi 
Sac.  Princ.  Ejus  X  -  Ut  CivibusEt  Adve- 
ììis Facilitaiein  Procurarci-  Quuni  Ca- 
llìolicae  Ecclesiae  Negotia  Sunt  Pera- 
duri  -  Adjuiores  A  Conimentariis  Sa- 
vrorum  Consilioruni  -  Romano  Pontifici 
Adstantium  -  In  liane  Curiani  -  Aedi- 
bus  Cuique  Conditis  Adlributis  •  De  Sua 
Pecunia  Coegit  -  Curante  losepìio  Fer- 
rario  Anlisl.  Aerar.  Praef.  Deplorai  ne' 
voi.  LUI,  p.  202,  LXXIV,  p.  246,  il  tra- 
gico avvenimento  dell'uccisione  del  conte 
Pellegrino  Rossi  di  Carrara  ministro  del- 
l'interDO  e  per  interim  delle  finanze,  a' 
i5  novembre  1848,  nell'alto  che  comin- 
ciava a  salune  le  scale,  per  la  riapertura 
delle  camere  costituzionali,  nell'edifìzio 
stanziale  ;  e  fu  il  segnale  luttuoso  della  ri- 
voluzione furiosamente  scoppiata  nel  di 


V  I  c 

seguente  ,  per  opera  demagogica ,  inizio 
d'una  lunga  serie  di  disastrosissimi  mali 
per  Ruma  e  per  Io  slato  di  s.  Chiesa. 
Narrai  pure,  che  fu  tumulato  nella  pro- 
pinqua basilica,  ove  il  Papa  gli  eresse  un 
monumento  ,  e  l' illustre  concittadino 
comm.  Teoerani  vi  pose  il  di  lui  busto. 
La  cancelleria  apostolica  ha  le  sue  rego- 
le, chiamate  Regole  della  Cancelleria  a- 
posloUca  {f.),  le  quali  ogni  Papa  appro- 
va, ovvero  estende  o  modifica;  alla  cui 
rinnovazione  intervengono  que'personag- 
gi  nominati  nel  ricordato  articolo.  Nu- 
merosi ne  sono  gli  ulFiziali ,  considerali 
appartenenti  alla  Famiglia  pontificia,  ia 
passato  fruendo  più  prerogative,  e  peli." 
dopo  il  cardinale,  il  prelato  Reggente  del- 
la Cancelleria  apostolica  (^^.),  i  prelati 
Abhreviatori  di  parco  maggiore  (^.),  e 
prima  eranvi  pure  quelli  soppressi  di  par- 
co minore,  formanti  collegio,  co'Ioro  so- 
stituti, ec,  oltre  gli  uflìzi  de*  collegi  de' 
J'acabili[r.),  ed  aìtri  vacabilisti, tutti  in 
quell'articolo  ragionati,  sebbene  abbiano 
i  propri  articoli,  i  quali  collegi  hanno  i 
loro  segretari  delti  cappellani.  INIoIli  uf- 
fiziali  e  vacabili  non  più  esistono,  come 
il  pielato  Uditore  delle  contraddette,  il 
correttore  delle  contraddette,  eziandio 
parlato  in  quell'articolo,  con  altri  uffìzia- 
li  scelti  dagli  Scrittori  apostolici  (^.).  Il 
grado  di  Cancelliere  dis.  Romana  Chie- 
sa, capo  degli  Scriniari{^F.),  quandogli 
Archivi  della  s.  Sede  (F.)  erano  uniti  al- 
la Biblioteca  Apostolica  {V.),  ora  Fa- 
ticana  ,  e  perciò  riuniva  le  cariche  di 
Bibliotecario  di  s.  Chiesa  {F.) ,  e  di 
Prolo-Scriniarìo  {F .).  si  reputava  anti- 
camente il  primodopoilPapa.Sebbeneda 
secoli  abbia  il  titolo  di  Fice-CancelUere, 
nondimeno  è  cancelliere  del  Papa  e  di  s. 
Romana  Chiesa.  Il  solo  suo  uflizio,  equel- 
lo del  cardinal  Camerlengo  di  s.  Chiesa 
(riparlalo  nell'articolo  precedente,  anzi 
vi  esposi  l'opinione  del  Vettori,  sul  vice 
e  sul  prò),  vengono  dal  Papa  promulga- 
ti con  allocuzione  in  concistoro,  interpel- 
landone i  cardinali,  e  creandolo  con  so 


V  I  e 

knne  foi  mola,  Rifen  il  CiornaU'  di  Ilo- 
ma  tlc'23  {;iugiio  i81i2,con  biglietto  di 
segreteria  di  stato  essersi  il  Papa  (legna- 
to allìdare  al  carilinal  Luigi  Aiiiat  di   s. 
Filippo  e  Sorso  ili  Cagliari,  benemerito 
vescovo snbtirbicariodt  Faleslrina,  l'eser- 
cizio della  carica  di  /^ice- Cancelliere.  i\\ 
s.  Romana  Chiesa,  e  di  soiurnista  delle 
lettere  a[)ostoliclie.  Ed   in  quello  de'  27 
settembre,  in  cui  il  Papa  tenne  il  ( ."  con- 
cistoro, dopo  la  nomina,  mediante  allo- 
cuzione conferì  nelle  solite  forme  al  car* 
dinal  Amat  i  nominati  due  ullizi,  asse- 
gnandogli  in  con)menda  la  chiesa   di  s. 
Lorenzo  in  Damaso  ;  quindi  propose   le 
chiese  vescovili  vacanti.  Anche  nel    voi. 
LX,  p.  218,  col  cardinal  De  Luca,  dissi 
segretario  degli  atti  del  Concistoro  {f^ .), 
il  cardinal  vice-cancelliere;  e  col  Ciaujpi- 
ni, intimo  notaro  maggiore  del  concistoro, 
chiamando  il  suo  sottosommista,  rerum 
Consisloralinnia  secrelisj  rettificando  il 
detto  descrivendo  la  Proposizione  Con- 
cistoriale,coWa  quale  si  provvedono  i  be- 
nefizi concistoriali  vacanti,  qualificando- 
lo soltanto  notaro  del  concistoro,  perchè 
altri  dicono  segretario  del  concistoro  1'  U- 
dilore  del  Papa  (V.);  il  sostituto  o  udi- 
tore del  quale,  nelle  materie  concistoria- 
li, nel  giorno  innanzi  al  concistoro  porta 
al  cardinal  vice-cancelliere  i  fogli  o  pro- 
posizioni concistoriali,  onde  rilasciare  gli 
attestati  de'decreti  pronunziati  dal  Papa 
nel  concistoro.  Di  più  il  De  Luca  quali- 
fica il  cardinal  vice-cancelliere,  segreta- 
rio legale  del  Papa,  di  quanto  si  tratta 
in  concistoro,  per  gli  attestati  che  rilascia 
dell'operalo  in  esso,  e  quindi  per  mez- 
zo suo  e  de'suoi  udlziali  spedire  le  Bolle 
e  le  Lettere  apostoliche  (f"'.),  col  Sigillo 
(P'.)  apostolico,  come  pubblico  e  solenne 
segretario  e  cancelliere  del  Papa.  E  be- 
ne leggere  la  bolla  di  Martino  V,  fn  Apo- 
stolicaedignifalis,  del  i  ."settembre  1 4  '  "^j 
Jjitll.  Honi.,  t.  3,  par.  2,  p.  4^8  :  De  of- 
ficio, et  quali talibus  Scriptoruni,et  Ab- 
breviatoruni   literarmn  apostoUcarnin, 
custodisqHc  Cancellariae,  ac  examina- 


Vie  i53 

tonim  Jiul  la  lorunijCt  registra  tor(im,an~ 
dituruiiKpie,  prncitratoriu/r,  et  uolario- 
rum  liottie,  et  adx'ocalorutnronsisloria' 
liuin.  li  cardinal  vice-cancelliere  è  anche 
sommista,  con  ulliziali  (larticolari  subal- 
terni,  quali  sono  il  sotto-sommista  e  il 
sostituto  del  sommistato.  Abbiamo  le  se- 
guenti costituzioni   apostoliche.  Di  Sisto 
IV,  Divina  aelernn  Dei  sapientia,  degli 
I  I   gennaio  1478,  Bull.  Boni.,  f.  3,  par. 
3,  p.  i()5:  [nnovatioeollegu  Abbreviato- 
rum  Literarum  apostolicaruni,  cani  as- 
signatione  inditttornni  et  emolninenlo- 
rum.  Di  Alessandro  VI,  //i  eminenti  zi- 
poslolicae  Sedi s,  eia' ■21  settembre  1  Too, 
Bull.  Boni.,  t.  3,  par.  3,  p.  244:  Inslìtu- 
tio  Offlcii  Summatoris   Literarum  apo- 
stolicaruni,iii  ofjìciuut p,'rpctuum  vaca- 
bile, cum  indultorunt,  et  gratiamm  con- 
cessione. Era  allora  sommista,  fatto  dal 
predecessore  Innocenzo  Vili, maestro  Lo- 
dovico de  Panafid,    decano  della  chiesa 
d'Oviedo,  scrittore  e  famigliare  del  Pa- 
pa, e  lo  fece  abbreviatore  di  parco  mino- 
re, ed  ostiario  della  cancelleria  apostoli- 
ca. Di  s.  Pio  V  ,   Pontifici  dignuni  est, 
de'24  giugno  1570,  Bull,  cit.,  t.  4,  par. 
3,  p.  I  I  0:  Innovalio  O/JIcii  Summatoris 
literarum  apostolicariim,  uni  ex  S.  R. 
E.  Cardinalibuò  de  coetero  confereiidi\ 
cum  indultorwn,  gratiarum,  et  jurisdi- 
ctiones   in  suos    OJ'fìcialcs  concessione. 
Era  allora  vacato  per  l'esaltazione  al  car- 
dinalato di  Pier  Donato  Cesi  romano.  Gli 
concesse  i  privilegi  degli  scrittori  dellelet- 
tere  apostoliche,  per  essere  il  [tiù  antico 
collegio  della  cancelleria,  ed  altri  indulti. 
Costituì  un  presidente  del  sommistato, 
per  fare  le  veci  del  sommisla,  per  sua  as- 
senza o  impotenza,  però  ad   arbitrio  del 
sommista  di  rimuoverlo;  uHìzio  detto  an- 
co prosommista  ,  e  poi  riunito  al  sosti- 
tnlodella  sonimislcria  apostolica.  Istituì 
4  revisori  delle  lettere  apostoliche,  per  e- 
saminarle,  in  aiuto  del   sommistato.    E 
decretò  che  l'o/licio  del  sommista  si  fun- 
gesse da  un  cardinale,  e  lo  divenne  il  me- 
desimo vice-cancelliere  di  s.  Chiesa.  Di 


J  J-l 


V  1  e 


Sisto  V,  Cimi  prò  supremn,  de'iD  gen- 
naio 1590,  BitU.  cil.,  l.  5,  par.  i,p.  t)j: 
y/iifiintiones  Offìciorum,  seit  juriuni  et 
finoliif/ienlortiin,  of/icii.i  tliain  ma  Jori- 
bus  S.  R.  lì.  annvxorum,  ab  Officiali- 
bus  coiilra  fot  Ulani  eoruui  priiiiac\'aet- 
reclioiiis  factae  resciuduutur,  ti  in  pò- 
sUriui)  furi  proli  bculur.  Si'cjuilur  dccla- 
raliu,  ci  confinnaùo  Offìcioru/n  Vicc- 
CaucelLirii  S.  II.  E.  Il  coi  ris[)oncleiile 
i\\oìo-^vo\\ì\oCuiiiStiìiclacl{o!iìnnac  Ec- 
vlcsiiie  f'icc-Canc't  liirius^  pubblicalo  a' 
3  iiprile.  Ili  esso  cliiaiiia  il  nipote  C'ndi* 
iiai  Alessandro  MonlaUo:  iS".  A*.  E.  Fice- 
Cancellarii,  accliam  Lilcrarutn  aposto- 
licaruiii  Suniinatoris.  E  tale  ancor  lo 
lessi  nef>li  anliclii  ruoli  del  palazzo  apo- 
stolico di  vSisto  \',  perchè  fu  (|ue^lo  l'a- 
pa  ohe  um  il  sotniiiistato  al  vice-cancel- 
lieralo.  Questa  congiunzione  riconobbe- 
ro e  coideimarono  Gregorio  X  V  e  Ui ba- 
no  \' 111  nel  conici  ire  la  Ctuica  a'Ioro  ni- 
poti, i  cardinali  Lnduvisi  e  Barberini,  e 
così  restò  st-iiipre  unito  il  soinini^tato  al 
vice-cancellieraio.  Di  Innocenzo  W,  Mo- 
ta-proprio, de'i4  diceinbrei679,  Bull. 
«;it.,t.  8,p.  I  27:  RcvocatnrconcessioJacUi 
f^icc-Caacellario  (juainpluriuin  officio- 
rniii  K'arabiliitm,  nane  deiiuo  Canicrae 
apostoiicac  rcsliluunlur.  Di  Alessandro 
V  Jll,  Creditaenobis,  de'  i  5  marzo i  690, 
Jjull.c\\.,  I.  q,  p.23:  Confiriìianlur  voluni 
cougrcgalionisparticitlaris,  et  chirogra- 
pliuni  super  rcslitulionc frucluuni  Fice- 
CanccUario  et  Suuimalori.  In  breve,  di- 
siueinbrò  parte  de'provenli  del  cardinal 
vice-cancelliere  e  soniniisla  delle  lettere 
uposloliche,  e  l'altrilìui  al  luogo  di  mon- 
te vacabile  detto  Religione.  Traila  il  Co- 
liellio,  XoUdn  Cardiiialatns ,  et  Roma- 
nac  Aulae  Of/icialihus,cn\y.  36:  DeSuut- 
laatore  Lilerariiiii  aposlolicaruni.  11 
cardinal  vice  cancelliere  riceve  i  giura- 
menti di  fedeltà  de'  nuovi  dignitari  f'c- 
scovi  e  altri  ordinari,  nominali  in  conci- 
6lorOj  se  predenti  in  PLonia,  digli  Ldilo- 
li  di  Rota ,  degli  /Ibbrtvialori  dei  pari  o 
maggiore ,  osaia  di  maggior  presidenza, 


V  I  C 

degli  Aw.xali  coiicisl(ìrinli,e%c\et\n\  e- 
rano  le  Loiu  tutioul  ( r'.)  cUe  si  facevano 
dagl'individui  de'dtie  ultimoe  aotipenul- 
lituo  Collegio,  riparlale  ne'  loro  articoli, 
nell'aula  della  cancelleria  apostolica, oltre 
il  giuramento  del  Rfg^enle  di  essa  e  di 
altri.  In  poche  parole,  non  è  possibile 
tracciare  l'ampia  giurisdizione  e  le  pre- 
rogative del  cardinal  vice-cancelliere  di 
s.  Romana  Chiesa,  sommista  delle  lette- 
le apostoliche,  sulla  Cancelleria  Aposlo- 
lica:  in  cpiest'arlicolo,  lo  dico  ancora  una 
volta,  e  negli  altri  che  vado  lamnientan- 
do,  tutto  ho  ri  por  la  lo,  così  dell'ullìziodel 
sommistato.  E  siccome  questa  è  carica 
primaria  ed  a  vita, nondimeno  devo  ram- 
mentare che  l'esercizio  resta  sospeso  nel- 
la St'de  apostolica  vacante,  Prima  i  lo- 
ro Funerali  (^.)  si  solennizzavano  con 
cavalcata.  Quando  il  Palazzo  apostoli- 
co distribuiva  le  così  dette  parli  di  pa- 
lazzo e  pan  d'onore,  mentre  i  cardinali 
ne  aveano  una,  distinguendosi  il  deca- 
no, il  camerlengo  e  il  segretario  di  sialo 
ciascuno  con  due,  il  vice-cancelliere  e 
sommista  uè  godeva  tre,  come  ho  letto 
ne'ruoli  palatini.  Dopo  il  cardinal  vice 
cancelliere  e  somoiista,  presiede  la  can 
celleria  apostolica  il  prelato  Redigente 
colle  qualidche  di  presidente  della  me 
desima  e  di  luogotenente  del  cardinale 
avendo  anch' egli  distinte  prerogative;  e 
quanto  alle  T^esti  (^.),  ha  quella  di  pò 
tere  usare,  come  i  vescovi,  il  colore  »er 
de  al  cappello  semi-pontificale,  e  la  lìt 
tuccia  e  fiocco  di  seta  di  tal  colore  al 
cappello  usuale;  nella  cancelleria  poi  il 
reggente  è  il  solo  prelato  che  indossa  il 
rocchetto,  benché  gli  altri  ne  abbiano  l'u- 
so ordinano.  Notai  nel  voi.  LVII,  p.  23, 
che  i  prelati  abbreviatori  di  maggior  [tre- 
sideiiza,  nelle  speciali  funzioni  del  colle- 
gio, usano  tin  cappuccio  di  saia  paonaz- 
za, ciré  l'insegna  che  loro  s'impone  nel- 
l'anunissione  al  collegio.  Ad  onta  che  il 
cartlinal  Segretario  di  Sitilo  supplisce 
alle  cariche  de'cardiiiali  vacanti,  assenti 
o  impoleuti,  iuclusivameute  al  cardinal 


vie  vie  I  vi; 

cnnieilengo  di  s. Chiesa, bencliè  questi  ah-  pnstnlici  eia  Dd tarla  a/ìoslnlica  ( /'.)  e- 
bia  il  Idoguteiictile  il  pieiiito  ili  lioccliclli  ratio  iii  nriiicii)iu  una  nieilesiina  ciiriu  e 
l  iccCanici  Iciigo  (li  \.CIiit'S(i_;\iì\ìavu\iiì  tril)uiiale  «Iella  s.  Si'de,  ma  in  piogiesso 
i  reggenti  delta  cancelleria  apustiiUca,  in  di  len)i)o  la  molteplicità  digli  uliari  ne 
tali  circostanze,  diversi  ebbero  da'  P,ipi  consigliò  la  se|)Hra7Ìone,  restumlovi  mol- 
la facoltà  di  segnare  le  commis^ioni,  siip-  le  allinità  fra  loro.  Iinperoccli'^  nella  da- 
plendolo  in  tutto.  Ne  die"  reiente  eseni-  lai  ia  si  otitNigono  e  pa^sallo  le  concessio- 
pio  l'attuale  reggente  monsignor  Ste-  ni;  la  cancillci  la  (piindi  atleitdc  ;iil,i  .'■pe- 
fano  Bruti.  Egli  per  morte  ilei  cardinal  dizione  delle  medesime;  hioiide  la  daia- 
TommasoBernetti  vice-cancelliere  e  som-  ria  ripete  la  sua  etimologia  alla  data,  an- 
mista  (era  succeduto  al  cardinal  Pedici-  notamento  e  registro  degli  alti;  la  cau- 
iii,  defunto  a' 19  novembre  i843  ,  e  col  celleria  l'ha  nella  custodia  e  spedizione, 
quale  io  era  giunto  nella  mia  sei  ie  de'  die  munisce  di  sigillo.  Avendo  riferito, 
^ice  cancellieri,  conn)iendola  col  [ìiesen-  die  mg.'  Bruti,  qual  reggente  della  cau- 
te e  col  detto  predecessore,  anche  nomi-  celleria  a[)ostolica  sujìpPj  al  cardinal  vice- 
nati  nell'articolo  del  pielato  in  discorso),  cancelliere,  già  av.inli  che  fosse  iiomina- 
già  benemerentissimo  Segrelariodi  Sta-  lo  a  quell'ullizio,  nella  dataria  apostolica 
io,  avvenuta  in  Fermo  sua  patria,  sup-  avea  esercitato  altro  distinto  incarico  che 
pli  all'eminente  dignità,  non  solamente  vado  a  riportare.  Tale  anterioritii  è  lu- 
iiel  tempo  di  sua  lontananza  da  lloma,  Irinseco  di  rimarcarci;  poichèdi  ciò  a  veu- 
ma  nella  vacanza  della  carica,  espressa-  dune  dato  un  cenno  nel  voi.  XCVll,  [i. 
mente  autorizzato  tlal  Papa  regnante,  e  5o,  lin.  3,  dopo  la  parola  .sudch-lego  il, 
dopo  la  morte  del  cardinale,  previo  so-  per  mancare  le  i)aiole^;r<7,/7o  /jriUi poi, 
lenne  alto  possessorio,  e  continuò  sino  al-  senza  questa  retlKuazioiie  sembrava  the 
la  destinazione  del  cardinal  Amat,  allo-  allora  fos«e  reggerne,  menlre  lo  divenne 
ra  percependo  lutti  i  redditi  ed  emolu-  poscia.  Il  Pu[)a  Pio  I\,  prima  della  sua 
menti  delcardinal  vice-cancelliere.  Ilreg-  segreta  partenza  da  lioriia  per  Gaeta, 
gente  in  cancelleria  apostolica  pone  la  avvenuta  la  sei  a  de'24  novembre  1  84^, 
mano  in  calce  alle  bolle  de  majori,  seri-  per  (|ue'  gravissimi  motivi  accennati  di 
vendo  nel  mezzo:  Slephanns  Bruti  Zìe-  sopra,  e  che  tanto  deplorai  in  tali  due 
gens  L.  C.  A.  Queste  iniziali  significa-  articoli  e  negli  altri  relativi  a  ipiel  f  idi^- 
no:  Lata  Correda  Ahyiiius.iìxìtW  no-  gio,  siccome  volle  nell'alma  città  la- 
me proprio  del  sullodato  cardinal  vice-  sciare  la  sua  curia,  con  diversi  delegali 
cancelliere;  le  quali  3  lettere  iniziali  chiù-  pontificii  oe'vari  ministeri  ecclesiastici  pel 
dono  la  scrittura  della  bolla.  Uno  de'pre-  disbrigo  degli  all'ari  spirituali  del  caltoli- 
lati  abbreviatori  può  fare  lo  stesso  seri-  smo;  così  trovandosi  assente  da  lioina  il 
vendo  :  Lcnuder  Citi/Jd  />.  C.  /l.  Qiie-  cardinal  Ugo  l'ietio  Spinola  suo  pro-da- 
ste  iniziali  egualmente  significano:  Leda  tarlo,  con  pontificio  cliirogr.ifo  de\»  t  di 
Correda  Aloysiiis.  Nel  tempo  della  va-  detto  mese,  registralo  nel  libro  dello  </e 
canza  per  morte  del  cardinal  vice  cancel-  3Jissis,  presso  l'omonimo  ulliziale  di  da- 
lieie,  come  fu  nel  caso  ricordalo  del  car-  tarla,  elesse  |)er  le  materie  di  questa  a 
diiial  Beriietli ,  si  scrisse  la  iniziale  del  delegato  apostolico  mg.'  Alberto  Barbo- 
nome  proprio  del  reggente,  S.  cioè  Ste-  lani  de'conii  di  .Montauto  suo  sotto  data- 
j'hamis.  Due  prelati  abbreviatori  pongo-  rio,  onde  concedere  ex  apostolica  dele- 
110  la  loro  mano  a  tergo  di  tutte  le  bolle  s^atione  le  provviste  e  grazie  beneficiali  a 
(le  mnj'ori  e  de  minori.  Parlando  dello  ledispense  matrimoniali,nonche«'j^/^(2/•- 
^Sy;(Y//s/o'</t'/e  <^/e//c;  Lettere  apostolicìie,  ne  le  yeìnùve  suppliche  in  forma,  le  ipia- 
ivi  pure  rimarcai,  che  la  Cancelleria  a-  liservonodi  baseallespedizionidelle  rcla 


i5(S  Vie 

live bolleebievi  pontificii. Dipoi  tng/Car- 
bolatiifu  cliianiJtto  ilal  I*apa  a  l^orlici  nel 
gennaio  I  8  jo.  E  siccome  neirestesissirne 
facollà  al  dello  prelato  accordate,  non  era 
compresa  f|uella  di  siiddelegaie  altri  a  ta- 
le ullixio,  perciò  il  prelato  richiesta  e  ot- 
tenuta l'upportiina  autorizzazione  di  so- 
stituire altri,  pei  lenipo  che  sarebbe  dii- 
inta  la  sua  assenza,  innanzi  di  partire  da 
Roma  conferì  la  facoltà  di  segnare  lente- 
inorale. <!iippliclie, a  mg/  Stefano de'oiar- 
chesi  Druli  prelato  ilooiesticodi  SuaSan- 
tilà,  al  quale  mg/  Barbolani  partecipò  la 
notizia,  e  insieme  trasfer'j  la  pontificia  de- 
legazione col  seguente  biglietto.  »j  llUn.  e 
Kev."  vSigoore.  Per  venerato  comando  di 
Sua  Santità,  dovendomi  io  assentare  da 
questa  capitale, onde  recarmi  a  Portici, ed 
avendo  dalla  stessa  Santità  Sua,  per  mez- 
zo di  lettera  tli  Sua  KmJ-^  Rev/  il  sig/ 
Cardinal  Antonelli  in  data  del  2g  prossi- 
mo passato  gennaio,  ricevuto  istruzione 
di  ordinare  nella  Dataria  quanto  occor- 
re, allinchè  durante  la  mia  assenza  non 
rimanga  impedito  il  corso  degli  alfari  re- 
lativi a  questo  trdjunale;  in  forza  di  ciò, 
nel  contare  sulla  gentile  di  Lei  adesione, 
per  uìezzo  del  presente  foglio  vengo  a 
suddelegare  V.""-^  Sig."  III."''  e  Rev/,  alla 
segnatura  per  via  di  Concessimi  delle  con- 
suete suppliche  e  schedole  della  Dataria, 
solile  a  firmarsi  dal  vSanto  Padre,  tanto 
per  le  provviste  ecclesiastiche,  e  conces- 
sioni di  grazie  beneficiali,  quanto  per 
le  dispense  luatriuìoniali  de'  gradi  supe- 
riori, secondo  le  norme,  che  le  saranno 
indicate  ne'fogli  formati  a  tal  elFetto  da' 
rispettivi  udlziali  della  Dataria.  Voglia 
couipiaceisi  di  f<*re  registrare  questo  fo- 
glio nel  libro  de  Notabili  della  Dataria, 
esistente  presso  l'ufllìziale  chiamato  il  Mis- 
sis,  e  gradisca  intanto  che  con  distinta 
stima  e  considerazione  me  le  rinnovi.  Di 
V.ra  Stg.'  111."  eRev/DallaDatariaapo- 
stolica  il  i.°  febbraio  i85o.  Ura.^Dev." 
Servitore  A.  Barbolani  Sotto-Datario  ". 
(^)ueslo  biglietto  fu  registrato  nell'uffizio 
de  flJissis  della  Dataria  aposlolica  nel  li- 


V  I  C 

Lio 3.°  Nolahilìnni,  fol.  77.  Conviene  in- 
oltre sapere,  che  mg."^  Barbolani  segnan- 
do le  suppliche,  dopo  il  lorot.''  interval- 
lo, usò  la  formula:  Concessuin  ni  pctilnr 
ex  -Ipo^lolicadelegaùone.  A.  Barbola- 
ni Sub  -  Datarius.'Sià  lato:  Concessnni  A. 
Barbolani.  Mg/Bruti  firmò  le  suppliche 
colle  parole  :  Concessimi  ut  pelilur  ex 
spcciiill  subdelegationc  Aposlolica.  Sle- 
phanus  Bruii  Praetalus  Domeslicn%  .  - 
Concessimi  Slephanns  Bruii.  Noterò,  che 
la  formola  delia  segnatura  delle  suppli- 
che della  Dataria,  cioè  Concessimi  ut  pe- 
tilur  ex  Aposlolica  delegalione  eie,  vie- 
ne usata  allorché  il  Papa  è  assente  da  Ro- 
ma. Quando  però  il  Papa,  per  causa  di 
malattia  o  di  altra  straordinaria  circo- 
stanza non  può  segnare  le  sup[)liche,  e  a 
tale  incirico  deputa  qualcuno,  in  tal  ca- 
so il  deputato  alla  segnatura  usa  la  for- 
mola: Concessuni  ut  pelilur  de  speciali 
mandalo  SSnii.  IV.  ]V.  Quelle  suppliche 
poi  relative  a  grazie  pontificie,  solite  se- 
gnarsi da  qualche  cardinale,  0  da  qualche 
prelato  palatino,  hanno  la  formola:  Con- 
ce isnni  ut  pelilur  in  praesentia  Dai.  Nri. 
Papae  (per  esempio)  f^.  Cardi nalis  Mac- 
chi, o  J.  Arpi.  Che  se  il  Papa  fosse  assen- 
te da  Roma,  in  tal  caso  la  formola  della 
segnatura  dell'  ultime  nominate  grazie, 
sarebbe:  Concessimi  ut pelitur  ex  Apo- 
slolica delegalione,  come  praticò  rag/ 
Barbolani  ,  e  rag."^  Bruti  col  subdelega- 
liane.  Della  segnatura  del  Papa  alle  sup- 
pliche di  Dataria,  parlai  in  quell'artico- 
lo e  altrove,  così  delle  forraole  adopera- 
te da'  delegati. 

VICE-CONTI,  r.  Visconti. 

VICEDOMINI  DE  VICEDOMINO, 
Cardinale.  F .  Gregorio  XI  Papa,  non 
contato  propriamente  tra'  Pontefici  per 
la  brevità  della  vita, 

VICE-DOMINO  e  VISDOIVIINO, 
T'ice-  Dominus.  (Jffiziale  e  dignità  del- 
l' antico  Patriarchio  Lateranrnse  (^'.). 
Dignità  d'alcune  Calledrali (F.),  Difen- 
sore della  Chiesa  (^.),  avvocato  ed  e- 
conomo  delle  càlledrali  e  del  palazzo  del 


V  I  e 

f escovo  {/  •),  cliiuiiiato  aUeniitlivarncn- 
te  yictdomino  e  f'isdoniino.  Il  ikjhu;  di 
7  ìceiloiiiiiiiis  trovasi  adoperalo  con  di- 
verse significazioni  non  soUunente  presso 
gli  scrittori  sì  ecclesiastici,  che  profani, 
tua  ancora  da' sagri  canoni.  Spesse  volle 
per  viceilomino  intendcvasi  un  difensore 
ovvero  avvocato  de'Z?rn/  e  delle  Rcmlile 
ecclcsiasliclie  [f^-j,  che  sisoleva  ilepnl.ire 
per  garantire  le  chiese  cattedrali^  ed  i 
contigui  /y)iscopii  e  Canonii  ìie,  dalle  in- 
vasioni che  fre(]iienteinenle  accadevano, 
come  notarono  Hofmann,  ed  il  Du  Fres- 
ne  nel  vocabolo  f  ice- Domi  mi.';  ;  e  di 
questo  gius  di  avocazia  parlasi  nel  capo 
praelerta  de  jtire  palronalus,  nel  cap. 
general,  de  elect.  ìu  6.  Inoltre  col  nome 
di  yice-Domino  si  denotava  un  Giudi- 
ce deWe  cause  spirituali,  cui  pure  era  com- 
messa la  cura  delle  cose  temporali  della 
chiesa,  il  che  rilevasi  dalla  decretale  d'In- 
nocenzo III  riportata  nel  cap.  ea.rt//z///<l- 
ta  de  judiciis.  L'Altaserra  nelle  noie  ad 
Anastasio  Bdaliotecario,  in  i'it.  l  igilii,  e 
nel  cap.  examin.,  a  tale  specie  di  vicedo- 
mini  ha  prudentemente  scritto  potersi 
in  cjualche  guisa  assomigliare  gli  odier- 
ni l'' icari  generali  de'  l  escovi  (^f\).  Fi- 
nalmente il  vice-domino  prendevusi  per 
quella  persona,  che  in  luogo  del  Signore 
o  padrone  regolava  l'azienda  domestica, 
presiedeva  a*  famigliari  del  medesimo, 
quali  appunto  erano  i  vice-domini  del  pa- 
triarchio Lateranense,  edora  \\  M aggior- 
domo  del  Papa,  articolo  che  si  com pe- 
netra con  questo.  E  ad  esempio  de'l'api, 
anche  altri  vescovi  costumavano  tenere 
tal  primario  ulllziale  per  soprintendere 
all'episcopio,  e  sovrastare  alle  persone  ad 
esso  addette.  Quindi  s.  Gregorio  I  del 
Sgo,  fece  ingiungere  a  Pascasio  vescovo, 
di  destinare  un  vice-domino,  che  potesse 
adempire  tutte  queste  necessarie  incom' 
Lenze,  come  leggesi  nel  cap.  volumuSy  di- 
slindion.  8g,  Piesa  dall'  imperatore  Co- 
stantino I  la  pace  alla  Chiesa,  libero  e 
pubblico  cullo  a'cristiani,  la  fede  de'qua- 
11  professò  io  Koma  uel  3 1 1  iu  faccia  al- 


V  I  C  i'^7 

l'ancor  potente  paganesimo,  assegnò  reu- 
dile  pel  decoroso  mBnteiiiinentoile'l'iipi, 
e  il  Palazzo  /Mleranrn.^({r.)  per  loro 
ordinaria  lesidcnza.  Divenne  tosto  il  pa- 
triorchio  apostolico  ,  e  dimora  del  fiore 
del  clero  di  Roma  e  di  molte  persone  al 
servigio  personale  del  Piip.i ,  colle  quali 
si  formò  la  l'aniiglia  pniiUficia  (/  .),  e 
di  ministri  e  uHiziali  maggioii  impiegiili 
negli  alfari  della  s.  Sede.  Occupati  i  Ro- 
mani Pontefici  nelle  gravissime  e  svariate 
cure  della  Chiesa  universale,  deslinaroiio 
un  vice-domino,  o  primario  ulliziale  per 
soprintendere  e  presiedere  al  paliiarcliio 
e  alla  loro  domestica  famiglia,  e  lo  scel- 
sero fra' più  cospicui  del  clero  romano, 
talvolta  insignito  della  dignità  vescovile. 
Se  ne  ha  riscontro  eziandio  dal  Cuhellio, 
Notiti  a  Cardinalaliis  et  Honianae  J  it- 
ine Officia libns^  con  dire  a  p.  8:  Nani  et 
si  omnes  Cardinalcs  exstant  Jposlolo- 
riini  successore s  ,  nihilominus  Episcopi 
Cardinalcs  niagis  pracnotant  priniarios 
y4postolos,  Preshytcri  septuaginta  duo- 
rum  Discipidorit/n  personani  qfferunl. 
Diaconi  vero  scpiein  Diaconorum  spiri- 
in,  et  sa  pieni  ia  repletoriun  speciem  ha- 
hent.  Et  injlntre  Cardinalts  P^piscopoa 
non  modicam  in  eoruni  ministros  hono- 
ris praerogativani,  nani  ipsornm  Vicarii 
"Vicedomini  vocantur,.vcr/7'//  lìlanfredus, 
De  Card,  decis.  8i,  post  Tloslicnsem,  et. 
3/artini  Laudenscni  in  locis  ah  codcni 
JlJanfredusrelatis.  Quidaiileni  haec di- 
elio,  Eicedoniinus,  indicet,  qui  glossa- 
rum  apparattis  composuit,ca\).  volumus, 
verb.  Vicedominum  89  dist.,  his  verbi.s- 
exponit  Yicedomious,  idest  Aeconomus 
rerum  Episcopalium.  Episcopus  enim  et 
Vicedominum,  et  Majorem  Domus  ha- 
bere  debet,  cuni  nonpossit  omnia  per  se 
ipsimt  tractare,  cap.  quia  Episcopus,  e. 
q.  3.  Laonde  tosto  primeggiò  fra  gli  uf- 
fiziali  maggiori  della  Chiesa  romana  e  del 
sagro  palazzo  apostolico  Lateranense,  a 
motivo  dell'importanza  della  ragguarde- 
vole carica  e  dell'eminente  suo  rango.  E 
siccome  la  loro  coulinua  residenza  face- 


i58  Vie 

vano  nel  paIiiari.hio,  la  pnrie  che  occii- 
pavanosi  tlisse  I  icc' Dominio,  f  iccDo- 
rniniuni.  Il  Severa  no,  HJ  tutorie  sagre,  p. 
508,  (iescrivenilo  l'iciiogiana  clt-l  p.ilaz- 
r.o  ili  Lateiano,  soggiunge: Nell'istesso  pa- 
linieiili  f(J  il  rice-JJoiniiiio, Cioè  l'abita- 
zione o  appartamento,  doveslava  il  vice- 
tlomino,  (piallo  che  ora  chiamiamo  T^/- 
ciirio  di  Roma  e  del  Papa  {f'.)j  ma  di 
rpieslo  luogo  non  si  vede  più  vestigio  al- 
cuno. Il  l\as[^on\,  De  Uatitica  el  P/ilriar- 
rliio  Lateraiitnsi,  cap.  i  8:  De  aliis  Dasi- 
licìs,  et  Oratoriis  Lateranensis  Pnlaliì, 
ci  Ila  detto  :  In  hoc  Palalio  locus  eral, 
(jiiotì  f'ieedoiniiiìum  iiiinnipalmlitr,  in 
(jno  \  ideiicel  rwinanoruui  Ponti/iciiin  I  i- 
ledoìiiini, Wta\  'xos.qiios nos appellannf--, 
voininorabuìiLur.  Quindi  nana  le  testi- 
monianze  di  sua  antica  esistenza,  e  che  in 
esso  a'5  luglio  yGy  vi  si  fece  consagrare 
l'antipapa  Costantino,  poiché  parteggia- 
va per  lui  il  vicedomino  Teotloro  vesco- 
vo. Donde  si  trae,  che  fosse  il  f'iccdomi- 
nin  luogo  sp.izioso  e  decoroso.  E  ripor- 
ta le  notizie  d'alcuni  vicedomini,  comin- 
ciando da  Ampliato  preshyUruin  et  Ti' 
cedominum  di  Papa  Vigilio  del  54o  o 
.144,  da  me  parlati  tle>crivendo  l'odier- 
no l\la<j;giordonìo  del  Papa,  dal  Poiizet- 
i\,De  P icoriorum  f//^/"v,riconosciutoper 
tale;  non  che  delle  Celle  o  Celiarli  esi- 
stenti nel  patriarchio,  per  servire  ancora 
ad  uso  di  carceri,  le  quali  dovevano  es- 
sere a  dis[iosizione  principalmetitedel  vi- 
cedomino, per  la  sua  grandissima  auto- 
rità. Nella  Cavaleata  del  Papa  (/^'-),  su- 
bilo dopo  cavalcavano  il  Ficedoinino,  il 
T  eslarario  [P .),  \\  Nomenelalore  ed  il 
Saeellario  (^.),  primati  della  s.  Se(]e.  Il 
vice-domino  dal  proprio  notaro  faceva  in- 
vitare quelli  che  nelle  festività  dovea  con- 
vitare nel  vice-dominio,  altra  prova  di 
sua  vastità,  cioè  gli  ulìiziali  maggiori.  Pre- 
siedeva poi  al  solenne  Pranzo  (/'.)  del 
Papa  ,  i  cui  convitati  venivano  avvisati 
dal  nomenclatore.  Altro  uffiziale  princi- 
palissimo  del  palazzo  Laleranense  era  il 
SiiperiiUi  (/'.),  e  presiedeva  a  molle  co- 


V  I  e 

se  riguardanti  il  patriarchio  e  la  famiglia 
papale,  non  meno  consigliere  pontillcio, 
iNelle  Di<;seilazìoni  delL\leeade;nia  ro- 
ninna  d' Anlieolooia,  \.  ■}.,  p.  x'y.'j,  vi  è  : 
In  K-elerein  f)eniclrii  Snperistne  Inseri- 
plioneni  Coininentarimn,a  JouplioMel- 
cluorrio  socio  ordinario.  Illustra  l'iscri- 
zione il  vocabolo  Superistae,  eoa  i.\\9,cìe- 
p.Miti  opinioni  se  fosse  laico  od  ecclesia- 
stico, y4pof /olici  Palata  Praesideni,  seii 
J/oderalorc  Jiiissej  che,  secondo  il  Ma- 
gri, nel  ///r/o/(M'/co//,  viene  anche  detto 
esercitatore  di  ulllzio  eccle^iaslico,  con  vo- 
cabolo Sphorrista ,  il  quale  nel  palazzo 
pontificio  avea  cura  d'esercitare  il  clero 
come  maestro;  voce  greca,  che  scorretta- 
mente '"i  ìe^^c  Sipcristaui.  Riporta  le  no- 
tizie de'superisti  anche  da  me  conosciuti, 
e  vi  aggiunge  Demetrio,  dimostran<lolo 
superisla  di  Furmoso  Papadell'Hc)  i.  Co- 
gli esibili  supeiisti,  crede  avere  riempito 
la  lacuna  di  circa  due  secoli,  de'  vicedo- 
mini, seii  Sacri  Paiatii  Praefectorum. 
Laonde,  a  parer  suo,  prima  governò  il 
patriarchio  il  vice-domino,  poi  il  supe- 
rista,  e  quindi  nuovamente  il  vice-domi- 
no. JMa  ripeto,  tranne  Demetrio,  gli  altri 
già  erano  conosciuti  pel  Galletti,  massi- 
me a  p.  q6,  Del  Prinn'ceroj  ma  egli  avi  à 
inteso  di  ciò  dire,  per  non  averne  ragio- 
nato il  Renazzijche  ci  die'la  serie  de'vi- 
cedomini  cono^iciuli  ,  e  quindi  de'  mag- 
giordomi.senza  ti  altare  del  superisla, ben- 
ché mostra  di  conoscere  la  delta  opera. 
Alcuni  opinarono,  che  al  superisla,  il 
lìfaeslro  del  s.  Ospizio  [P.)  successe,  il 
quale  altri  lo  fanno  derivare  dal  vicedo- 
mino.  Notai  a  suo  luogo,  col  Galletti,  D<  l 
Priniicero  della  s.  Sede  e  di  altri  ujfl- 
ziali  maggiori  del  sacro  Palagio  Latera- 
nense^  eh'  egli  è  di  parere  che  il  vicedo- 
mino  era  diversodaL'J7(7g^ij/or^/o«iO,e  che 
la  di  lui  incombenza  era  di  ricevere  e  di 
trattare  gli  ospiti,  laddove  quella  del  se- 
condo era  di  provvedere  a' bisogni  della 
casa,  fondando  la  sua  opinione  ncir/sy;/s^ 
71,  lib.  I  I,  di  s.  Gregorio  I  del  5qo,  ad 
AutemiosuddiacODoe  rettore  della  Cara- 


V  I  e 

piigiio,  a  cui  scrisse,  pei'  aljhoniie  l' ii- 
iiione  eli  più  caiiche  nello  stesso  sog- 
gcllo,  di  cosliitigeie  il  vescovo  l'ascasio, 
il  (piale  esercilava  da  se  le  due  cariche,  a 
deputare  due  che  l'occupassero,  f  oluniiis 
aiileni,  ut  metnoralns  fratcr  nnsltr  Pa- 
scliiisìHx  et  T  iccdoiìiiiniiìi  sili  ordiiicl, 
tt  Mnjorein  Doìiiw,  qiKitfiiw:  possit  vel 
Itonpilibus  supcr\'eiiicnùbusy  vcl  cansis 
(juae  d'cniunt  idontns^clparalus  cxiste- 
re.  Qui  osserva  Galletti,  è  adunque  erro- 
re il  confonderlo  col  Mnf,gior(lot/io,  co- 
me crederono  i  Maurini  nelle  note  alla 
leti.  I  I  del  lib. I,  ed  il  Vignoli  nelle  sue 
ad  Anastasio  Dibliolecariojd  Pienazzi,  die 
dopo  ilGalletli  pubblicò  la  sua  opera,  par- 
la solonou  del  vice-dominato  di  L*ascasio, 
oltre  di  Anatolio  altro  vice-domino  di  s. 
Gregorio  1,  ma  che  Pascasio  ebbe  inca- 
rico da  quel  l*apa  di  destinare  un  vicedo- 
mino per  esercitarne  tulle  l'incoinbenze, 
mentre  egli  dovea  conoscere  ihe  il  testo 
dell' /"/j/i/.  esibilo  dal  Galletti  dice  lut- 
l'altro.  Dichiara  inoltre  Gallttlti,  cpialche 
volta,  presso  lo  ste>so  s.  Gregorio  I,  si  ve- 
de che  il  vice-domino  avea  la  lolalc  cura 
tiell'episcopio  edellesue  rendite,  ma  non 
per  questo  dovea  essere  lo  slesso,  che  il 
JÌJagginrdomo,  il  quale  poteva  aver  sola- 
mente la  soprintendeoza  alla  famiglia  del 
vescovo  o  del  Pontefice.  Dal  discorso  mo- 
numento si  vede  l'antichità  del  vocabo- 
lo e  dell'ufllzio  del  Major  Doiiius,  quin- 
di ben  a  ragione  ne'  posteriori  secoli  fu 
aggiunto  a'prefetli  del  palazzo  apostolico, 
successori  del  vice-domino.  Il  Nardi,  De' 
Fui  roclii,  t.  2,  p.  202,  pare  che  creda  il 
vice-domino  esser  pure  cancelliere  ,  cui 
successe  il  Vice-Cancelliere  (^'.).  "  Che 
dirò  del  Cancellario,  e  del  Ficedoiiììno, 
carica  grandissima,  cui  erano  aHidati  gli 
affari  temporali  nell'assenza  del  Papa  '(" 
Indi  a  p.  3Go,  ragionando  Snl/e antiche 
cariche  Capitolari,  riferisce:  -•'  Kel  con- 
cilio romano  deirSGi  si  nominano  l'^r- 
ciprele,  V Arcidiacono^  il  Vice-domino, 
Y Arcai  io  o  Tesoriere,  \\  Maj'orem  Cu- 
biculi^ Cariuliiiiuin^Sci  iniariuiii^Defiu- 


sores,  Ciibìrttlariiiin  dell'arcivescovo  ili 
Ravenna".  Il  Magri,  Notizia  dc\'oeaho- 
ti  ecele.siasliei,  in  (piello  di  J  in -Daini- 
nuf,  lo  definisce  :  Ulfiziale  e  dignità  del 
palazzo  pontificio,  il  cpiale  abitava  in  es- 
so nel  yieedoininiuni  ;  avea  cura  di  tut- 
ta la  famiglia,  e  [)ai  licol.innenle  in  rice- 
vere i  forestieri  e  provvederli.  Avea  gran- 
de autorità,  u»a^silnesnl  elero  Lalerauen- 
se,  laonde  per  1'  ordinario  si  conferiva  a 
qualche  vescovo.  Lo  stesso  carico  si  da- 
va ad  un  chierico  pruilenle  ,  ne'  palazzi 
degli  altri  vescovi,  oggitl'i  (ossia  a  suo 
tem[)o)comiinemente  chiamalo  maggior- 
domo, Mnjnrdonms.  Abbiamo:  Giorgio 
Enrico  Ayieno,  Diatriba  de  f  iccdomi- 
nomili  formula  velere,  Lipsiae  i  ySG.iVb- 
tizie  storiche  dc-gli  antichi  Fìce-Domini 
deiPiilriarchio  f^aterane  use, e  de' moder- 
ni Prefetti  del  sagro  Paliizzo  apostolico, 
Oi'iero  Maggiordomi  Poni i/izi ,  [\om!ì 
1  jcj  \.  Questo  scrittore  rileva,  non  trovar- 
si dopo  il  io44  fatta  menzione  d'alcun  al- 
tro vice-domino  Laleraiiense,(|uindi  non 
potersi  dubitare  che  le  sue  finzioni  non 
si  assumessero  dal  Camerlengo  di  s.  Ro- 
mana Chiesa,  il  quale  in  tale  epoca  co- 
minciò a  comparire  qiial  primario  mini- 
stro de'Papi;  ed  il  quale  era  slato  sosti- 
tuitoal  J^eslarario della s.  RomanaCliie- 
sa,  cui  era  allora  alfiilata  1' amministra- 
zione delle  rendite  della  medesima  e  la 
custodia  del  pontificio  tesoro,  ed  anche 
avea  surrogato  aW'A rei diucono,  ch'era  il 
Vicario  di  Roma  del  Papa.  Quindi  niu- 
no  più  di  esso  opportuno  a  prontamen- 
te supplire  le  veci  e  ailempir  e  l'incimi- 
benze  del  Viee-Domiuo ;  con  eziandio, 
cojne  precipuamente  erasi  fatto  dal  vice- 
domino,  vegliare  sulla  domestica  eccle- 
siastica disciplina  de'chierici,  i  ([uali  par- 
ticolarmente addetti  a  preslarcontinuo  os- 
sequio al  Pupa,  conducevano  Vita  conta- 
ne e  quasi  monnslica  nel  patriarchio  La- 
teranense.  Aumentati  i  carichi  del  camer- 
lengo, come  pel  governo  temporale  dovet- 
te destinare  de'Iuogotenenli,  com  nel  pa- 
lazzoapostolico  si  fecccoadiuvdrciIaU/tZC- 


iHo  V  I  C 

òlio  (hi sagro  Ospìzio,  al  quale  succes- 
se il  Prefetto  del  s.  Palazzo  apostolico, 
volgninienleappellato  !\Iacstro  di  Casa 
del  Papa,  H/agisler  Doinus  ponli/ìciar, 
questo  e  ili."  lilolo  prevalsero  ne  Mag- 
giordomi, sussistendo  i  quali,  nel  i84<S  il 
Papa  Pio  IX  nel  i.°uoveu)bie  nuovameu- 
tedivisei  litoli,e  lasciato  al  prelato  quello 
ili  Maggiordomo,  assegnò  l'altro  di  Pre- 
fetto de' ss.  Palazzi  apostolici,  a  cui  con- 
ferì la  suprema  autorità. 

Dal  vice  doniino  del  [)aIazzo  apostoli- 
co derivò  il  f'ice-DomiiìO  o  J  isdomiiio 
delle  cattedrali  e  del  palazzo  de'  vescovi. 
Vicedoniino  e  diacono,  lo  era  stalo  della 
cattedrale  di  T'erona  sua  patria  \' Anti- 
papa Onorio  II [y.).  Nel  Possesso  del 
Pescoso,  riparlato  nel  voi.  XCVI,  p.  3, 
il  vice-domino  addestrava,  dal  suo  in- 
gresso nella  città  sino  alla  cattedrale,  il 
cavallo  su  cui  incedeva,  ed  a  lui  resta- 
va colla  bardatura.  E  siccome  i  vice- 
domini erano  anche  ereditari,  qui  rile- 
vo, che  a  l  icenza  {l  •),  la  famiglia  de' 
conti  Bissari  lungo  tempo  esercitò  il 
■vice-dominato,  e  sempre  ebbe  il  caval- 
lo bardato  servito  nella  solenne  funzio- 
ne. Qtialche  cattedrale  tuttora  ha  la  di- 
gnità del  ficedoniino,  come  Piacenza; 
e  Ira  le  dignità  della  metropolitana  di 
Milano  vi  è  il  vice-domino  :  ma  le  lo- 
ro attribuzioni  non  sono  più  le  anti- 
che. Eccone  r  erudizioni  in  globo,  che 
ini  riuscì  riunire.  Il  Chardon,  Storia  di' 
Sagranienti,  t.  3,  lib.  n,  cap.iG:  Degli 
yivi'ocati  e  Visdoinìni ,  che  succedettero 
a  Difensori  in  ritolte  Chiese  d'  Occiden- 
te, e  de'  loro  vari  uffizi.  Abusi  che  fecero 
del  loro  potere. Sono  aboliti  (juasi  da  per 
tutto.  Comincia  con  dichiarare:  Nell'Oc- 
cidente la  Chiesa  romana  conservò  piìi  a 
lungo  d'ogni  altra  i  denominati  Difenso- 
ri della  Chiesa  Romana  (f^.),  e  ne  ripar- 
lai nel  voi.  LXXXII,  p.  2 16  e  seg.,  come 
succeduti  dagli  y^vi'ocati  Concistoriali. 
Papa  s.  Gregorio  I  ne  avea  creati  sette 
per  la  città  di  Roma,  che  si  dicevano  Re- 
gionari,  e  ciò  ad  esempio  de'suoi  prede- 


V  I  C 
cessori,  i  quali  aveano  istituito  sette  Sud- 
diaconi e  sette  Notari  regionari,  ciascun 
de'«|uali  era  fissato  a  due  delle  Rei^ioni 
(f-)  o  quartieri  della  città,  pel  servigio 
che  ne  ritraevano  la  Chiesa  eil  i  Papi. 
Il  [)erchè  durarono  più  lungamente  d'al- 
trove, sussistendo  neh  1 63,  col  suo  Pri- 
micerio e  scuola  ,  ed  intervenendo  alle 
Cappelle  pontifìcie  e  altre  funzioni  pa- 
pali. Questi  Z>//è/i.?ori!'( A.) nell'altre  chie- 
se si  chiamavano  avvocati  e  tutori ,  lai- 
ci incaricati  alla  difesa  di  esse  non  solo 
ne'giudizi,  ma  eziandio  colle  armi,  in  per- 
sona e  per  mezzo  de'Ioro  soggetti,  come 
fecero  più  volle,  per  la  Regalia  (^y.)i\e 
feudi  che  godevano,  e  quali  Vassalli  (  F.). 
I\la  decadendone!  secolo  IX  l'impero  de' 
fianchi,  i  signori  e  nobili  diventali  indi- 
pendenti, colla  loro  prepotenza  riempiro- 
no di  confusione  l'Italia,  la  Francia  e  la 
Germania.  Pertanto  fin  dall'BiS  decretò 
il  concilio  di  ìMagonza:  »  Ordiniamo  a  tut- 
ti i  vescovi ,  abbati  e  clero,  che  abbiano 
/  isdoinini, Tutori  o  Difensori, che  sieno 
persone  dabbene".  Altrove  tali  visdomini 
furono  chiamali  con  altri  nomie  Vidami, 
come  poi  riferirò, ed  anche  /  ice-Domini. 
Essi  alcune  volte  si  chiedevano  a'princi- 
pijCome  prescrivono  i  Capitolari.  »  Si  do- 
mandi no  al  principe  gli  esecutori,  avvo- 
cati o  difensori,  quando  sarà  di  bisogno". 
Talvolta  i  principi  li  assegnarono  da  per 
loro. Li  davano  eziandio  da'fondalori  del- 
le chiese  e  de'monasleri.  Al  principio  del- 
l'islituziouede'visdomini  o  vice-domini,il 
vescovo  e  il  clero,  ovvero  l'abbate  e  i  mo- 
naci d'ordinario  eleggevano  il  loro  tuto- 
re, onde  le  cliìese  e  i  Dionasteri  fossero 
provveduti  di  buoni  visdomini  e  avvoca- 
li. IMa  poi  nella  maggior  parte  divenne- 
ro ereditari  in  molte  illustri  famiglie,  che 
ne  portavano  il  titolo  o  lo  traevano  da* 
feudi  loro  dati  dalle  chiese  e  da'mouaste- 
ri  per  gratitudine  della  loro  assistenza. 
Avverte  il  Marchesi,  Galleria  dell' onore^ 
1. 1 ,  p.  2  I  5,  parlando  della  nobii  prosapia 
i\t  P  ice  domini,  essere  controverso  se  tal 
cognome  derivò dall'uflìzio  di  ViccDo- 


V  I  e 

»>///o  ,  o  tifi  Ila   vicegerenza   »le' principi. 
D'ordinario  gli  avvocati  eri   i  visdomini, 
the  in  Fraiicia  signilìciivnno  lo  slesso  (al- 
meno dopo  il  X  secolo),  riconoscevano  per 
loro  signori  i  vescovi  e  gii  abbati,  anche 
l'abbiuiesse,  in  virili  de'feudi  da  loro  ot- 
tenuti, con  obbligo  di  render  loro  omag- 
gio, ricevendone  nuova  investitura  ad  o- 
giii  mutazione  di  carica,  purché  essi  me- 
desimi non  fossero  i  fondatori  delle  chie- 
se e  monasteri.  Questi  Difensori,  come 
con   altre  noeioni  riportai  a  tale  artico- 
lo, essendo  pure  deputati  n  render  giusti- 
zia a'  sudditi  de'  prelati  ,  le  loro  sessioni 
.si  dicevano  Pt/icilì(.\e\  visdomino.  Piaci' 
tunif'icciloinìtiatum.  Uno  de'preciptii do- 
veri de'  visdomini  era  1'  impedire  che  in 
sede  vacante  fossero  saccheggiati  i  beni 
e  mobili  del  /'esrot'O  defunto,  ed  il  suo 
episcopio.  I\Ia  sovente  essi  erano  i  primi 
ad  impadronirsene,  come  fecero  poi  i  re 
e  altri  sovrani,  i  quali  col  pretesto  di  sal- 
vaguardia e  custodia  de'  beni  della  Chie- 
sa ,  sen/a  scrupolo  se  li  appropriavano, 
tollerando  che  i  loro  unÌ7Ìali  ne  asportas 
sero  i  mobili  e  imponessero  tasse  a'sud- 
diti  delle  chiese.  Non  senza  grande  didì- 
colta,  pel  zelo  de'Papi, dipoi  a  poco  a  po- 
co si  ottenne  dall'equità  de're  e  de'prin- 
cipi,di  astenersi  da  sì  manifesti  abusi,  l 
visdomini  però,  ed  i  sedicenti  tutori,  non 
contenti  di  appropriarsi  tali  beni  io  sede 
vacante,  con  audacia  e  viventi  i  vescovi, 
costringevano  i  sudditi  a  pagar  certe  im- 
posizioni inventate  dalla  loro  ignobile  e 
ingorda  avarizia;  ciò  che  facilmente  con- 
seguivano, siccomearmati,  e  perchè  i  sud- 
diti delle  chiese  e  monasteri  erano  costu- 
mati a  ubbidirli.  Colorivano  queste  impu- 
denti vessazioni  con  vari  fallaci  titoli,  di 
cui  parlano  le  pontificie  decretali,  massi- 
me di  Lucio  III;  e  sotto  pretesto  di   tal 
gius,  vendevano  e  alienava  no  in  altro  mo- 
do le  tutorie, ossia  i  Tributi  [P'.)  detti^ò- 
dnwi  e  albergias^  vale  a  dire  i  diritti  di 
foraggio  pe'cavalli  ne'viaggi, e  d'esser  al- 
bergati negli  episcopii  col  proprio  segui- 
to. Questi  oppressori,  o  pretesi  difensori, 
VOL.  xcix. 


V  I  C  iGt 

non  solo  lullociò  esigevano  quando  di  per- 
sona si  r«;cavnno  ne'Iùoghi,  ma  si  faceva- 
no  pagare  coi  rispon<lenli  contribuzioni 
senz'andarvi,  e  in  denarii  Tante  insolen- 
ze indussero  filialmente  i  prelati  a  disfar- 
si di  silfatti  voraci  protettori.  Cessarono 
i  visdomini,  gli  avvocati,  i  protettori,  ed 
i  sti[)erstili  non  conservarono  che  il  no- 
me; ma  pili  tardi  sottentrarono  con  vari 
pretesti  gli  stessi  sovrani  a  spogliare  le 
chiese,  e  metter  loro  bavagli,  e  in  vece  d'in- 
cremento d'opulenza,  impoverirono  i  lo- 
ro regni.  Il  Chardon  chiama  anche  visdo- 
mino il  vice-domino  del  patriarchio  Late- 
ranense.  Alcuno  volle  distinguere  i  visdo- 
mini, dagli  avvocati  delle  chiese,  a'quali 
era  appoggiata  la  cura  temporale  de'be- 
ni  del  vescovo,  quasi  maggiordomo,  eco- 
nomo, maestro  di  casa,  i  quali  ultimi  sus- 
sistono. Spettava  adessi  giudicar  nelle  liti 
o  delitti  de'sudditidellechiese  emonaste- 
ri. Anticamente  si  scelsero  i  visdominidal 
solo  clero  secolare,  ma  col  tempo  succes- 
sero i  laici,  laddove  propriamente  gli  av- 
vocati difensori  furono  sempre  laici.  So- 
levano le  chiese  aver  un  solo  visdomino, 
ma  l'Ughelli  neW/talia  .v/scrn,  offre  una 
carta  del  1084  del  vescovato  di  Firenze, 
ove  con  raro  esempio  sono  sottoscritti  tre 
visdomini.  Molte  notizie  de'visdommi  ci 
diedero  il  Tomassini,  De  vetiis  et  nova  Ec' 
clesiae  disciplina,  e  il  Du  Cange,  GloS' 
sariiini  ad  scriplores  mediae  et  in/ìmae 
lalinilalis.  Quanto  a'  vicedomini  e  loio 
uffizi  ne'vescovati,  se  ne  legge  la  descri- 
zione in  Costantino  Ruggeri,  Disquisitio 
de  Arnaldo  de  Faugeriis^  Petra  Go- 
inesii  de  B arosso y  Bertrando  de  Deiicio 
Episcopis  Sabinensis  S.  R.  E.  Cardina- 
libusj  qid  Synodicas  constitutiones  eie, 
presso  il  Calogerà,  Raccolta  d' Opuscoli, 
t.  20,  p.  56.  Nel  patriarcato  d'Aquileia, 
dopo  la  morte  del  patriarca  ,  i  canonici 
adunati    capitolarmente  ,  eleggevano  it 
vice-domino  per  amministrare  la  onensa 
durante  la  sede  vacante.  Il  Bor^xa,  Isto- 
ria  della  chiesa  di  Felletri,  p.  247  eseg., 
narra  che  quando  il  vescovo  cardinal  Al- 
1 1 


i62  vie 

Jucingoli  nel  I  1 8  I  divenne  Lucio  III,  vol- 
le rileneie  il  titolo  e  l'unicio  di  vescovo 
di  Velletri,  sostituendo  alla  cura  del  ve- 
scovato con  titolo  di  /'ice-Doniino,  Ru"- 
gieroprimiceiio  della  callediale.a  cui  ap- 
plicò le  rendite.  Poi  dice,  che  l'ullizio  di 
vicedooiino  era  di  supplire  alle  veci  del 
■vescovo,  e  può  rassomigliarsi  a  quello  del 
Vicario  apostolico  (  K),  che  suole  talvol- 
ta il  Papa  deputare  nelle  chiese  cattedra- 
li vacanti,  e  però  nel  concilio  di   Leone 
II,  tenuto  da  Gregorio  X  nel  i  274,  il  car- 
dinal Pietio  vescovo  Tusculano  si  chia- 
ma anco    l'ìcc  Doiuinus   rraenestinii^. 
JMa  il  Petrini,  nelle  Mcìuorie  Prenesline, 
p.  187,  m'istruisce  dell'abbaglio  del  Bor- 
gia, quanto  alla  chiesa  di  Paiestrina.  E- 
gli  airerma,cheneli  274  Gregorio  X  creò 
vescovo  di  Paiestrina  il  cardinal  Vicedo- 
mino  de  Vicedominis  piacentino;  laonde 
era  nome  e  cognome,  non  qualifica.  Al- 
trettanto leggo  neirUglielli,echenon  tu 
mai  vescovo  Tusculano.  Ben«ì  Gregorio 
X  fece  vescovo  Tusculano  nel  1278  il  car- 
dinalPietro  di  Lisb()nn,poi(>i(>vanniXXI. 
Apprendoitioltredal  Petrini, a  p.i34,che 
nel  1232  il  vescovato  di  l'alestrina  avea 
il  suo  vicedouiino  Amato,  ossia  prefetto 
della  mensa  episcopale,  Mg/  M117J  uelle 
belle  lìh'inorif  ecclesiastiche,  di  Città  di 
Castello,  di  cui  fu  vt^scovo,  t.  2,  p.  87, 
offre  un  istromenlo  del  i  077  in  cui  sono 
sottoscritti  Gerfirdo  f'ireclotiiinieGcvav- 
do  Avvocato,  dandone  il  consenso.  Indi 
dice,  per  più  secoli  essere  stati  in   uso  i 
visdomini  e  gli  avvocali  nelle  chiese.  E- 
rano  persone  distinte  e  perite  nella  legge 
civile,  l'uHlzio  delle  quali  era  il  difendere 
Je  cause  della  chiesa,  e  d'aver  cura  delle 
rendite  ecclesiastiche  in  tempo  di  vacan- 
za. Era  quest'uffizio  molto   onorevole  e 
proficuo  ancora,  perchè  dava  adito  ad 
ottenere  benefizi  ecclesiastici,  e  a  godere 
molte  esenzioni  e  privilegi.  Il  Nardi,  De 
Parrochi,  t.  2,  p.  80,  riferisce  il  capito- 
lare d'Aquisgrana  dell'S  1  6,  dal  quale  si 
ricava,  che  l'arcidiacono  e  il  vicedomino 
aveauo  cura  di  tulli  i  beni  eccIcMaslici. 


V  I  c 

A  p.  3)1  osserva,  aver  avuto  anco  la 
chiesa  di  Costantinopoli  la  carica  di  pi  i- 
mo  Difensore,  ed  era  uno  degli  Exoca- 
tarneli,  che  sedevano  orgogliosi  sui  ve- 
scovi, con  immense  attribuzioni.  Che  in 
Occidente  il  difensore  era  il  canonico  che 
sovrastava  all'osservanza  delle  leg^i  e 
conservazione  delle  cose.  E  che  nel  con- 
cilio di  Seleucia  del  4 1  o,  si  nomina  il  HJa- 
jor  Domus,  il  quale  avea  le  chiavi  di'^pen- 
sationis  et  adininistrationis,  ed  al  termi- 
ne di  sua  carica  posava  le  chiavi  sull'al- 
tare, da  cui  le  ritirava  il  successore.  A  p, 
354,  dopo  aver  detto  che  nel  5^o,  quan- 
do dolorosamente  fu  strascinatoa  Costan- 
tinopoli Papa  Vigilio,  egli  da  Sicilia  ri- 
mandò a  Roma  Ampliato  suo  vicedomi- 
no per  le  cose  temporali;  aggiunge,!  vi- 
cedonjioi,  avvocati  e  difensori  aveauo  cu- 
ra del  sagro  patrimonio;  lo  custodivano, 
lo  difendevano,  lo  amministravano  sotto 
il  vescovo.  Si  trovano:  Radolfo  era  vice- 
domino e  avvocato  della  chiesa  di  Reims 
nel  IV  secolo:  il  viccdomino  l'avea  pure 
a  tempo  di  Carlo  Magno.  Anscrinus  dia- 
coniis  et  ricedoniinits  della  chiesa  di  Pia- 
cenza neir877.  Donino  diacono  e  vice- 
domino di  Piacenza.  In  un  diploma  del- 
l' 8i5  di  Rataldo  vescovo  di  Verona  si 
mentova  il  vicedomino  tra  le  dignità  ca- 
pitolari; e  neirS  jo  riccdnminus  Doiniis 
s.  fcroiìcnsis  Ecclesiae.  Neh  igS  un  ca- 
nonico diacono  era  vicedomino  di  Mila- 
no; e  nel  1223  lo  era  un  canonico  prete. 
Nel  concilio  d'Auxerre  del  695  si  licor- 
da  il  vicedomiiio.  Era  l'economo  della 
cattedrale,  che  dava  Io  stipendio  ex  Do- 
miiìico  cellario  o  cattedrale  al  clero  di 
essa. Cariche  minori, dipendenti  dall'eco- 
nomo e  fors'anche  dall'arcidiacono  e  dal 
vicedoiuino,erano  ne'capiloli  gli  e/'o^^/^/Z^- 
r/ed  e/tv/io.9//;rtr/,che  distiibuivanoa'biso- 
gnosi  i  soccorsi. Il  vicedomiiio, stima  il  Nar- 
di, era  carica  che  avea  grandealfioitàcol- 
l'economo  e  col  difensoie;  crede  che  co- 
minciò in  tempi  più  bassi,  e  riconosce  ch'e» 
ra  di  sommo  potere;  ma  nella  Chiesa  10- 
niann,  e  in  qualche  {dio,  fu  tibbuslciuza 


V  I  e 

antico.  Ti'ovavasi  tale  cinica  niico  in  O- 
riente,  poiché  nel  concilio  {^eneiale  di  Co- 
slantinopoli  ilei  ^HG  si  fa  menzione  di 
Leone  vicedomino  della  città  di  Sozopo- 
!i.  Nel  V  secolo  era  vi,  giacché  il  vescovo 
di  Le  IMans  mandò  il  suo  arcidiacono  e 
il  suo  vicedomiiio,  persone  nobili  a  lalc- 
rc  sito,a  s. Benedetto. IVel  concilio  diRouen 
del  682  o  Gq2  è  nominato  il  viccdomi- 
no  di  quella  cattedrale;  come  sono  ricor- 
dati i  vicedomini  nel  concilio  di  I\Iagon- 
za  deU'SiS,  nel  concilio  di  Reims  dello 
stesso  anno,  il  vicedomino  di  Ravenna  nel 
concilio  romano  dell'HGi,  e  il  vicedomi- 
no  di  Leon  in  questi  stes»i  tempi.  Si  tro- 
vano i  tocoposili,  che. secondo  Narili, forse 
sono  la  stessa  cosa  de'vicedomini.  ^el  Da 
Gange,  vei  bo  Locoposiliis,  le^^o:  Diici- 
bics,  Comitihus,  Locoposilis,  (i\ce  il  Tega- 
no.  Nelle  leggi  longobarde  trovasi,  Scul- 
dasiì,  Decani,  Sallarii,  i-c/  LocoposìU. 
Neino  Comes,  neejiie  loco  cj'its  posi  Ins. 
Il  vocabolo  T'idaino,  derivante  dal  fran- 
cese fidarne,  significò  un  titolodi  signo- 
ria che  davasì  ad  alcuni  gentiluomini; 
P^ice-Doniiiìtts,Pro  Dominus,  FI)  podi- 
nasles.  Originariamente  i  vidami  furono 
istituiti  per  difenderei  beni  tetnporali  de* 
vescovi,  mentre  i  vescovi  occupavansi  del- 
l'orazioni e  delle  funzioni  spirituali.  Con- 
ducevano allres'i  le  truppe  de'  vescovi 
quando  erano  obbligati  ad  andare  alla 
guerra.  Difendevano  le  loro  cause  in  tri- 
bunale ;  impedivano  che  non  fossero  sac- 
cheggiate le  case  e  Palazzi  {^V.)  de'  ve- 
scovi decaduti  o  in  sede  vacante,  come 
anticamente  eravi  l'abuso  di  fare.  Eran- 
■vi  altres'i  de'  vidami  nell'  abbazie  tanto 
di  uomini,  quanto  di  donne.  Negli  anti- 
chi diplomi  sono  chiamali  Avi'ocali.  Col- 
l'andar  del  tempo  i  vidami  diventarono 
proprietari  delle  loro  cariche,  deilequali 
fecero  altrettanti  feudi  di[)endenti  da've- 
scovi;  quindi  le  i'/V/(7////r  diventarono  ere- 
ditarie. Prendevano  lutti  il  nome  del  ve- 
scovo dal  quale  dipendevano,  com'erano 
que'di  Reiins,  d'Ainiens,  di  Le  Mans  ec, 
e  J.  Pillel  scrisse  il  Trattato  sui  ridami. 


Vie  iHS 

VICEGERENTE  DI  ROMA  E  DEL 
CARDhNAL  VICARIO,  Fictsgerens 
/ìlniae  Libi'!,  Vices^crens  [■rbis  ,  /  »• 
Cf^gcrens  I  icarii  l-rhis:  il  Ponzelli  la- 
tinamente lo  chiama,  f'ictsgereiis  Cai'' 
dinaliuin  Urbis  Ficarioniin;  ed  il  Mor- 
rei li,  Prarftctus  Ficariits,  Praefectus fu- 
ri diciiiido.  l'ielato  prin)ario  e  autorevo- 
le in  Roma,  insignito  del  grado  vescovi- 
le, Assistente  al  soglio  pontificio  (V.).t<\ 
n  vita  vicegerente  e  ausiliare  del  cardinal 
l'icario  generale  di  lioina  del  Papa  (  /''.), 
e  insieme  della  Curia  Boniana  e  suo  di- 
stretto giudice  ordinario;  il  quale  cardi- 
nale rappresenta  e  fa  le  veci  del  Papa 
(f-),  nel  governo  del  I  escovato  di  A'o- 
irta  (f.),  con  piena  giurisdizione  vesco- 
vile, come  un  Ordinario,  con  autori- 
tà civile  ,  criminale  ,  e  spirituale  econo- 
mica. Questo  prelato,  vicegerente  (ì\  ii  e- 
minente  dignitario  e  niagisliato,  nel  T"/'!- 
banale  di noina[F.),(iet\om\un{o\\/'ica' 
rialo,  forma  col  medesimo  cardinal  vica- 
rio un  solo  tribunale  civile  e  criminale, 
in  cui  dopo  esso  occupa  il  i°  luogo,  ed 
ha  il  proprio  e  paiticolare  uditore  civile 
togato,  col  quale  esercita  la  sua  giurisdi- 
zione ini.'  istanza,  e  come  tale,  l'uiliiore 
è  autorizzalo  dalla  legge  a  fungere  ajico 
gli  atti  della  giurisdizione  volontaria.  E 
in  somma  mg/  vicegerente,  quale  già  nel- 
la piecipua  parte  lo  descrissi  nel  2.  de 
citati  articoli,  per  unità  dargomen'o,  per- 
ciò a  questo  interamente  si  compenetra, 
laonde  é  indispensabile  tenerlo  del  tutto 
presente,  per  evitare  minute  ripetizioni: 
il  suo  ullicio  è  laboi  iosissimo,  ed  in  con- 
tinua attività.  Ne'primi  tempi  di  sua  isti- 
tuzione si  denominava:  Urbis  f  icarii 
Siiffraganeo.  Quanto  al  vocabolo  /  ice- 
gercnle,  generalmente  parlando,  secon- 
do il  Focaholario  della  lingua  italiana, 
T  iceingcrens,è  quello  che  sostiene  la  ve- 
ce, die  opera  invece  d'altri;  Luogotenen- 
te, che  tiene  il  luogo  d'alcuno,  ed  eser- 
cita in  sua  vece,  /'/tvirùfiy  dicendosi  Luo- 
goienenza  l'esercizio  dell' uffizio,  Pica  ria 
potcitate.  E  dunque  ìd  Roma  e  suo  di-- 


iGi  Vie 

sfi  elio, il  prelato  vescovo  vicegerenle,vlca- 
rio'del  vicario  generaledel  Sommo  Ponlc- 
Jìcc,  qual  vescovo  di  Roma  ,  eh' è  pure 
rescovo  (Itila  Chiesa  unh'fr<;ale  (/'.)  e 
Vicario  di  Gesti   Cristo  {f .)  in  terra. 
Cencliè  ih."  cardinole  vicario  di  Roma, 
stabilito  nel  Sagro  Collegio,  fosse  il  car- 
dinal Eoiario  nel  i558,  lultavolta  pri- 
ma e  dopo  il  vescovo  o  cardinale  che  e- 
sercilò  l'ufllzio  di  Vicario  di  Roma  del 
Papa,  s'intitolò  P  icesgerensj  ed  il  car- 
dinal Gualtiero,  nell'assenza   da  Roma 
di  Alessandro  111,  dalli  74  s>  denominò 
Vicariiis,  /Iposioliciisnite  l  icesgerens^ 
munito  d'ampie  facoltà.  In  alcuni  di  altri 
vescovati, il  vicegerente  è  il  giudice  eccle- 
siastico stabilito  per  adempire  alle  ftmzio- 
ni  òeW'U^ìziale  [f .),  in  caso  d'assenza, 
di  malattia  o  altro  legittimo  impedimen- 
to di  quello.  Però,  una  dispensa  della  s. 
Sede,  essendo  indirizzata  all'ufllziale, pen- 
sano alcuni,  il  vicegerente  non  potrebbe 
interinarla  in  sua  mancanza,  tranne  il  ca- 
.<oche  il  vescovo  creasse  il  vicegerente  uf 
fiziale^f/ZiocVicegerenti  de'  Fescovi^F .) 
antichi  erano  i  Corepiscopi  (f'.j;  ora  lo 
sono  i  Sitffraganei  e  gli  Ausiliari  (/'•), 
di  che  tratto,  ragionando  di  tal  vescovo, 
colla  distinzione  dal  sulfraganeo  provin- 
ciale. Il  titolo  di  vicegerente  fu  dato  pure 
a  quelli  che  esercitarono  gli  uffizi  e  di- 
gnità di  Cancellieri  di  s.  Chiesa,  poi  de- 
nominati ì^ice-  Cancellieri  { /  .),  come  al 
presente, a* Camerlenghi ó\s.  Chiesa (/^'.), 
come  sono  i  Vice-camerlenghi  di  s.  Chie- 
sa (V.),  ed  altri  ancora,  che  facevano  le 
veci  nella  Carica  o  Uffìzio.  Promosso  un 
Uditore  di  Rota  {V.)  alla  dignità  vesco- 
vile, se  piace  al  Papa  conservarlo  al  tri- 
bunale delia  s.  Rota,  non  più  uditore  si 
chiama,  ma  luogotenente  o  vicegerente  ; 
e  nell'  uditorio  rotale  egli  cede  la  prece- 
denza al  decano  del  Iribimale,  quantun- 
que non  chierico,  non  però  fuori   di  es- 
so.Giovanni  XXill  nel  I  4'2  istituì  il  tri- 
bunale delia  Vicegerenza,  in  Avignone 
(/'.),  dominio  della  s.  Set\e,  colle  facoltà 
deìV Uditore  della  Camera,  pei ^U  oltra- 


V  IC 

montani,  che  Sisto  IV  um  poi  aW  Univer^ 
sita  d'Avignone (V.);  indi  Alessandro  VI 
tornò  a  separarlo  da  quello  studio  gene- 
rale,coslitueiuloun  particolare  vicegeren- 
te. Di  quel  tribunale  tratta   il    Fantoni, 
Istoria  d' Avignone  e  del  contado  Vene- 
sino,  Stati  della  Sedeapostolica,  a  p.  3o. 
Ma  è  da  tornare  al  prelato  vicegerente  di 
Roma  e  del  cardinal  vicario.  Questo  por- 
porato, per  assenza  da  Roma  o  impoten- 
za, non  può  deputare  il  pro-w/rrtr/o,  il  Pa- 
pa nominando  a  tal  carico  altro  cardina- 
le, ov vvero  autorizza  il  vicegerente  a  sup- 
plirlo, come  fecero,  Leone  XII ,  quando 
nel  1 823  da  vicario  di  Roma  divenne  Vi- 
cario di  Gesù  Cristo,  col  vicegerente  mg.' 
Della  Poita,  e  col  titolo  di  pro-vicario;  e 
Pio  IX  nel  i856,  quando  inviò  a  Parigi 
legalo  a  latere  l'odierno  cardinal  Costan- 
tino Patrizi  Vicario  di  Roma,  coll'attua- 
le  vicegerenie  mg."^  Ligi-Russi ,  pel  rife- 
rito in  queir  articolo.  Altri  esempi  li  ri- 
portai nel  medesimo.  Dice  in  proposilo 
Santamaria:  Animadvertas,  cardinalein 
Vicarium  deputare.  Quare  is ,  dum  ab 
Urbe  abest,  uti  Pro-Vicurius  implet  ejus 
partes  alter  cardi nalis,(^u\alam  Vica- 
riatus,  quam  ProVicariatus  muiiera,  ac 
tituli  sunt  proprii   Cardioalium  ,  inquit 
laudatus  Petracmincntissimus  scriplor. 
Trattano  del  preiatovicegerentegli  scrit- 
tori della  romana  curia,  principalmente: 
il  cardinal  De  Luca  ,  Relatio  Romanae 
Curiaeforensis,  Disceptalio  1  3  :  De  Car- 
dinali Vicario,  ejusque  Triunali.  §  r  4. 
De  Vices  Gerente,  ejusque  rnunerc,    et 
jurisdictionem.^  \  5.  De  cura,  et  custodia 
Reliquiarum.^  16.  Deejus  jurisdiclione 
in  impressione  libroruni.  §  1  7.  Est  Prae- 
latus  in  ordine  Episcopali.  ìgnaz\o  San- 
tamavìa,  Notitia  Romanae  Curiae:  cap. 
3.  De  Cardinali  f  icario  Urbis.  Unoldo 
Pletteiiberg  gesuita  ,  Notitia  Congrega- 
tionum  et  Tribunalium  Curiae  Roma- 
nae,p.  166,  7  1 9,741 -Dice pertanto:»  Jam 
vero  tribunal  Vicarii  ex  pluribus  consti- 
tuilurOlIicialibus.  PrimusestViceg^rens, 
(]ui  a  pluribus  jam  aanis  Episcopus  est 


V  I  G 

ti((ilai-ìs(pubblicù  la  bell'opera  nel  1 683), 
ine  parte;»  gerit  Vicaiii  generalis  nun  so- 
luin,  quoad  exercìlìum  jdi'isciicliotiis  E- 
piscopalììturdiuai'ìaeet  delega  tacili  caiisis 
civilibus,  criiuìnalibus  et  inixlis  ad  hoc 
fui'iKu   «pectaatìbus ,  sed   eliaiu   (|uoad 
exei'cilìuiu   Foulìncaiium,  ìu   collalione 
oi'di(iuu),  cuusecratione  licclesiaium,  A.I- 
tanuQi  et  sacrorurD  Vasoriioi,  et  in  ad> 
uiiiiìslraliuueSacrainenliCoiifiiniatiouìs. 
Ad  Vicesgeieiitein  (|u<)c|ue  special  cura 
Reliqiiiaruin  exisleulìuiii  iti  catliacuiu- 
bis,  etcoeiiiiteriis,earu(uquee(Iossio,con> 
cessio  et  autiienticatio.  Lied  uutic  etiam 
peculiai  is  liac  super  re  iiistituta  sit  cou- 
gregalio,de qua  infra.  Ilio facultatetu  con- 
cedil  imprimendi  librusin  Urbe,  et  extra 
per  auclores  iu  Urbe  existeiiles  eoinpo- 
silos".  F.irlatido  della  cardinalizia  Con- 
gregazione dell'Esame  de' f 'escovi,  dice, 
suole  appartenervi  il  f^icesgerens,  E  de- 
scrivendo la  cardinalizia  Congregazione 
della  Tisila  apostolica^  dichiara:»  Fi- 
xuu)  iu  eacoiigregationera  locuin  habeut 
Vicarios  (anzi  ritenendo  la  prefettura  il 
Papa,  il  cardinal  vicario  o'è  presidente), 
ejusque  Vicesgereus,  qui  ordiuarius  est 
judexet  executor  decretoruu)  congrega- 
liunis,  proceditque  forma  extra  jadiciali 
et  suin  maria,  ac  ooinis  gralisellicit.  Quan- 
doque  cliam  commitlitur   Vicesgereuli, 
ut  iu  forma  judiciaria,  auditis  partibus, 
prucedal".  il  Lunadoro,  con  illustrazio- 
ni del  Zaccaria,  Lo  sialo  presente  o  sia 
la  Relazione  della  Corte  di  Roma:  cap. 
22.  Di  nwnsig.  f'ice-Gcrtnte^  riferisce. 
11  cardinal  vicario  ha  più  miuialri,  onde 
potere  speditamente  dar  mano  agli  alfa- 
ri  del  suo  tribunale,  ed  io  primo  luogo 
il  vicegerenle:  egli  e  il  vicegerenle  forma- 
no UQ  solo  e  il   medesimo   tribunale.   Il 
vicegerente  di  Iloma  è  sempre  un  vesco- 
vo (ordinariamente  in  purliùusj.Es^W  suo- 
le eseguire  nella  basilica  Lateranense,  cat- 
tedrale del  l'apa  (madre  e  capo  di  tutte 
le  chiese  del  mondo  cattolico),  (|ual    ve- 
seovu,  iu  luogo  del  cardinal  vicario,  tutte 
le  fuuiioui  e  Ordinazioni  (^  •),  the  di- 


Vie  itì5 

pendono  dalla  podestà  dell'ordine.  Egli 
è  uno  de'giudici  delle  cause  civili  del  car- 
dinal vicario;  privativamente  giudica  le 
cause  de'catecumeni,  Nco/ìti  (/'.),  é  de' 
luoghi  pii  loro  annessi  ,  procedendo  an- 
cora Sommariamente,  conosciuta  soltan- 
to la  verità  del  fatto.  Egli  e  il  cardinal 
vicario  sono  ordinari  esecutori  de'decreti 
della  congregazione  della  s.  /  isita  (f.): 
dal  cardinal  vicario  e  dal  prelato  vicege- 
rente si  ripara  in  gran  parte  agl'introdot- 
ti abusi  intorno  alle  sagre  Reliquie,  senza 
ricorrere  alla  congregazione  omonima; 
ed  entrambi  provvedono  parimente  alla 
distribuzione  delle  ss.  Reliquie  medesime. 
11  vicegerente  interviene  alla  cungregazio- 
ne  dei  tribunale  criminale  del  vicariato. 
Anche  in  quest'articolo  ricorderò,  che 
l'Houorante  ci  die'la  Praxis  secretariae 
tribunalis  d.  Cardinalis  Urbis  Ficarii. 
Il  prelato  ebbe  origine  poco  dopo,  allor- 
quando fu  stabilito  che  il  vicario  di  Ro- 
ma dovesse  essere  sempre  un  cardinale. 
Non  si  conosce  chi  lo  fosse  col  cardinal 
Rosario;  si  sa  però  che  l'immediato  suo 
successore  cardinal  Savelli  neliSGo,  no- 
minò il  vicegerente.  Quindi  sino  al  17  17, 
il  medesimo  cardinal  vicario  continuò  a 
nominare  e  ad  istituire  il  vicegeretite» 
come  un  suo  ministro  e  sulfraganeo,  on- 
de coadiuvarlo  nell'amplissimo  e  onore- 
volissimo udìzio.  Inoltre  il  cardinal  vica- 
rio nominava  i  due  luogotenenti  civile  e 
criminale,  di  autorità  ordinaria,  facto 
verbo  cani  Sanctissi/no,  ossia  il  Fapa,  il 
quale  approvava  o'uominava  il  vicegeo 
reiite,  per  aiutare  il  vicario  nell'esercizio 
della  carica,  il  che  si  ricava  dal  cardinal 
De  Luca  citato.  Fu  Clemente  XI  che  pel 
i."  nominò  il  cardinal  vicario  per  breve 
a*  9  novembre  1717  nella  persona  dei 
cardinal  Paracciani,  e  fu  allora  o  prima 
che  nominò  pure  il  vicegerenle.  Moren- 
do il  cardinal  vicario,  cessano  le  facoltà 
del  vicegerenle,  per  quelle  a  lui  concesse 
e  suddelegatu  dal  defunto,  laonde  gliele 
deve  conferire  il  Papa,  e  provvisoriamen- 
te fìuo  uUa  nomina  dei  uuovo  vicario,  il 


.G6  Vie 

quale  poi  le  comunica  al   vìcegerenle  e 
l'auloiizza  ad  esercitare  la  carica;  come 
prescrisse  a'nostri  giorni  Pio  VII,  quan- 
do pfomosso  il  cardinal  Della  Somaj^lia 
a  vice  cancelliere,  previa  rinunzia  del  vi- 
cariato, nominò  il  cardinal  Litta,  a  cui 
iliresse  il  chirografo:  Attesa  la  (liiiiisùo- 
ne  fatta  iti  nostre  mani  del  cardinal  Vi' 
cario,  in  data  de'^D  settembre  1818.  Giìi 
Clemente  XII  avea  provveduto,  che  mo- 
end»)  il  cardinal  vicario  nella  Sede  npo- 
Lolica  vacante,  il  vicegerente  resti  colle 
•'acollà  di  lui,  colla  bolla  Jpostolatiis  Of- 
(iciiim,  de'5  ottobre  1732,  Bull.  Rom., 
1. 1  3,  p.  3o2.  Eccone  le  parole.  Et  si  Vi- 
cariuni  Pontificisin  Alma  Vrheejusque 
distrìctu  inspiritualihns  generaleni,  Se- 
de vacante,  e  vÌk'Ìs quoque  decedere  con- 
ti gerit,  ne  animae  chr  isti  fi  de  li  uni  Urbis 
oc  districlus  praefatorum  aliquod  inde 
accipiant  in  ìpsis  spirilualibus  dclriincn- 
tuni  ,  tunc  existenti  r^icesgerenti  dicti 
Vicarii,qHamdiuSedes  \'acai>erit,onines 
et  singulas  facultatcs,  auctoritatem,  et 
potestalem,  quae  eideni  T'icario  prò  e- 
xercitioofjìcd  Ficarialw;  quoniodoUbet 
competcbant,  quasque  Pontifex  ipse  oc- 
currenle  vacalione  Ficarialu,  Sede  pie- 
na  y  Vicegerenti  praedicto  quandoque 
per  aliquod  tempus  donec  scilicet  Sue- 
cessorem  ficarium  deputaverit,attribue- 
re  solet,  tenore  praesentium  concedinius 
ac  ìmpartinius.  Dal  1717  dunque,  diret- 
tamente il  Papa  nomuia  il  prelato  vice- 
gerente, a  mezzodella  segreteria  di  stato, 
cui  segue  la  spedizione  del  breve  aposto 
lieo;  che  se  lo  scelto  a  tanta  ragguarde- 
•»ole  carica  non  è  fregiato  del   carattere 
vescovile,  il  Papa  lo  preconizza  arcivesco- 
vo o  patriarca  in  partibtis,  e  gli  fa  com- 
partire l'episcopale  consagrazione.  Del- 
l'autorità e  giurisdizione  del  vicegerente 
di  Roma  e  del  cardinal  ricario,  ripelo, 
ne  ho  ragionato  io  questo  articolo,  il  qua- 
le integralmente  si  rannoda  con  quello. 
Laonde  nel  ricordare  le  principali  delle 
molte  prerogative  del  prelato,  se  vi  com- 
prenderò  alcuna  delle  già  discorse  nel  me 


V  I  C 
desirao,  vi  aggiungerò  qualche  dichiara* 
zione.  Anticauiente, cioè  sinoa  che  il  Pa* 
lizzo  apostolico  compartiva  il  pan  d'o- 
nore os->\a  parte  dt  palazzo,  la  consegui- 
va anche  il  vicegerente,  considerato  fa- 
migliare del  Papa, come  ho  letto  ne'ruo- 
li  palatini.  Anzi  trovai,  che  sebbene  non 
si  soleva  d  ire  altra  parte  a  ohi  ne  gode- 
va una  per  altro  ullizio,  tultavolta    Cle- 
mente XIV  ne  concesse  altra  al  viceré- 
rente  mg.' I\Iarcucci,essemlo  pure  vesco- 
voassistentealsoglio  |)onli(icio,a'28  giu- 
gno? 774.  Dice  Santamaria:  »  Mabet  car- 
dinalis  Vicarius  ndjuuctos  sibi  ministros  : 
videlicel  Vicesgerentem,  alque  in  civili- 
bus,  et  ciiminalibus  locuuitenentes.  Vi- 
cesgerens  Episcopus  est.  Is  quae  ad   po- 
testatem  ordinis  spectant  loco  cardinalis 
Vicarii  implet  apuli  basilicam  Lateraiien- 
Sem,  cathedralem  Papae  t  niiquam  Ro- 
mani Episcopi, canouicis  cjusili^in  bisili- 
cae  ministraiitibus,  atipie   assistentibus. 
Is  etiam  est  judicum  in  civilibus  caussis 
tribunalis  Vicarii,  atque  interest  congre- 
gationi  criminali.  Auditor  est  alter  jndex 
civilis,  obsignatquecediilas  seiilentiarum, 
ceteraque  acta  judicialia.  Olim  quum  ea 
congieyalio  (ciiuiinale)  ,  sublato  e    vivis 
vicario  Urbis  cardinali  de  Carpineo,  ha- 
bendi  esset  in  aedibus  Vicesgerenlis,  du- 
bìtatum  fuit,  quonam  ordine  sedere  de- 
berent  vicesgeiens,  cui  Poiitifrx  commu- 
nicaverat  fdcultates  Vicarii,  locuiutenens 
civili»,  et  advocatus  (iscilis  cauierae  apo- 
stolicae.  Porro  hi  postremi  imligne  fere- 
bant,  sìbi    anteponi  vicesgerentem  <lomi 
ejusdem.  Quum  uollet  alter  alteri  conce- 
dere, controversiam  Clemens  XI  pruden- 
ti;» ,  qua  praeslabat  ,  diiemit.  SujLiidein 
sellam  elaliorem  prò   cardinali    Vicario, 
licei  piaeseijs  non  adesset,  poni  jussil,  et 
manda  vii,  ut  sedereiit  exlaleribus  primo 
loco  vicesgerens  ,  altero  alii  successive. 
^ulli  lypis  mandari  possunt  libri  in  Ur- 
be, et  Agro  romano  sine  facultate  cardi- 
nalis Vicari  i,seu  vicesgerentis,(juemadino- 
dum  alibi  sine  facultate  Episcoporum,  et 
catholicae  fìdei  quaesitorum,  quae  tamcu 


vie  vie                    1G7 

non  conceJitiir,  nisi  piins  eos  iiispexc  ril,  Interviene  alle  mensili  conferenze  de'casi 
et  [iiobaveiil  iMiigisler  sacri  Palalii,  De-  ili  coscienza  cle'paii-ochi  eli  Roma,  delle 
inutnoardinalis  Vicaiius  estorgcinuinPa-  quali  riparlai  nel  voi.  LI,  p.  24?  ^  alti'u- 
pae  in  his,  (|uae  geiit  uli  Episcopus  Ur-  ve.  Interviene  «'concorsi  alle  parrocchie 
I)is,  ejusqne  liabet  vivae  vocis  oracnlum,  di  Rotna.  Ragionando  della /Ver//Vaqua- 
Btque  ei  creditnr,  ([ueniadniodum  vices-  resiinale  di  Ron)a,  nel  voi.  LV,  p.  70,  rac- 
gerenli,  quuni  uninn  sii  IriLninal  '.  II  coniai  come  nel  giovedì  che  precede  la 
>'icegerenle  ne'tempi  andati  avea  1'  Udun-  (piaresiina,  accompagna  e  presenta  al  Pa- 
za  i^f  .)  dal  l'a[)a  l'gni  mercoledì  e  sabu-  pa  i  parrochi  di  Roma,  ed  ì  predica- 
lo, tranne  se  festivi,  poi  1'  ebbe  sollantu  tori  destinali  a  fare  il  quaresimale,  do* 
il  mercoledì,  ed  ora  la  domanda  e  ottie-  pò  avere  ricevuto  da  loro  la  professio- 
ne al  bisogno.  Clemente  XI,  consideran-  oe  di  fede.  Il  Papa  gli  esorta  con  bre- 
do  essere  di  lui  pi  imo  istituto  apostolico  ve  discorso  di  parole  amorevoli,  ecci- 
la  protezione  de'Uioghi  pii  fondati  in  Ro  tandoli  a  raddoppiare  lo  zelo  nella  sa* 
ma  per  la  propagazione  della  fede,  se-  lutare  loro  missione  e  nel  bandire  la  di- 
condo  il  costautemenle  praticato  dalla  vina  parola;  raccomandando  loro  la  ca- 
Chiesa  romana,  col  chirografo,  Zly.ve/u/o-  rilà  da  cui  dev' esser  animalo  ogni  sa- 
ci  stato  rappresentalo  ,  de'  2  i  gennaio  cerdote  dedito  alla  cura  dell'anime  e  al 
I  705,  Bull.  Ho/Il. ,\.  IO,  p.  1  39,  diretto  a  ministero  della  divina  parola;  ed  a  sein- 
iiig,"^  vicegerente,  gli  allidò  la  privativa  pre  più  compiere  il  loro  santo  minisle- 
giudicalura  delle  cause  de' catecumeni,  ro,  che  quello  di  provvedere  colla  paro- 
neofiti,  e  dc'Iuoghi  pii  loro  annessi,  fon-  la,  co'sagiaraenli  e  con  altri  mezzi  al  he- 
dati  per  la  conversione  degl'infedeli,  prò-  ne  spirilualede'fedeli.  Quindi  il  Fapaain- 
cedendo  ancora  sommariamente  in  tutte  mette  al  bacio  del  piede  e  benedice  i  par- 
ie cause  sì  civili  e  criminali,  sì  miste,  che  rechici  predicatori.  Tanto  riferì  il  Gior- 
atlive  e  passive;  ciò  per  avere  Innocenzo  naie  di  /ìo/?Jrt  del  iSj-i-Col  n.45,deli856 
XII  abolite  le  giurisdizioni  contenziose  col  n.  27  ,  del  1857  col  n.  4^.  Talvolta 
de'cardinali  Protettori  de'  luoghi  pii,  e  il  cardinal  vicario  si  unì  al  vicegerenle 
soppressi  molti  particolari  giudici  e  Tri-  nell'introdurre  dal  Papa  i  parrochi  ed  i 
hunali  di  Roma;  estendendo  la  giurisdi-  predicatori  quaresimali,  e  tale  altra  in  di 
zione  ini.'  istanza  ei.°  grado,  a'mariti  e  lui  vece  pronunciò  l'eroi  tazione  e  li  be- 
fjgiie  delle  neofite,  tanto  al  prelato  d'ai-  neJì.  Per  l'esercizio  delle  funzioni,  che  di- 
loia,  quanto  a'di  lui  successori,  come /IO-  pendono  dalla  podestà  dell'ordine,  Cvime 
stro  1  icegerenle  di  Roma, con  piena, am-  per  le  ordinazioni  sagre,  riceve  dal  palaz- 
pla, libera  e  assoluta  autorità, comedi  già  zo  apostolico  le  vesti  e  arredi  sagri.  Oltre 
narrai  ragionando  de'/jeo/ìZi.  E  inoltre  il  le  ordinazioni  Extra  tempora  ^  che  nel 
vicegereute /jro  tempore  protettore  e  su-  decorso  dell'anno  fa  nella  propria  cap- 
periore  della  pia  adunanza  de' composi-  pella,  l'eseguisce  nella  basilicaLateraneu- 
lori  della  Stamperia  camerale,  sotto  il  se  nelle  ordinazioni  generali  delle  Quat- 
titolo  della  B.  Vergine  Consolatrice  degli  tro  Tempora,  quando  non  le  celebra  il 
afflitti,  udlciando  nell'oratorio,  già  della  cardinal  vicario.  Nell'ordinazione  gene- 
confraternita  delss.  CrocefissoAgonizzan-  rale  del  sabato  santo  di  Pentecoste  del 
le  (di  cui  nel  voi.  XCVll,  p.  284),  di  che  18^9,  mg.'  Ligi-Bussi  conferì  i  sagra- 
Irutlai  nel  voi.  LX.1X,  p.  242.  Consulto-  menti  del  battesimo  e  della  cresima  al 
re  della  s.  Luiuisizioiie  Romana  o  Con-  catecumeno  maomettano  Kuscin-K.au  di 
gregazione  del  y.  IJ'/ìzio,  e  di  altre  con-  Scio,  di  9  anni,  co'nomi  di  Giovanni  Ma- 
gregazioni.  Presiede  all'  annua  elezione  ria  Filippo  Andrea  Adori,  facendo  da  pi- 
del  Camerkn^o  del  Clero  Romano  [r.).  diiuo  d  ^riucipe  d.  Filippo  Andrea  Do- 


i68  Vie 

ria-Painphilj,  e  per  lui  come  procurato- 
re il  sacerdule  d.  Carlo  Morelli.  La  ma- 
dre del  ragazzo,  di  SJaiiui,  vedova  del 
turco  Mebem  Med  Agii,  ricevè  pari  aleu- 
te il  sagrauientodel  batte$iu)o,e  poi  quel- 
li della  cresima  e  dell'  Eucaristia:  chia- 
mala prima  Falmù  Kanim  ,  le  furono 
imposti  i  nomi  di  Maria  Margherita  Eli- 
sabetta, e  ne  fu  madrina  Marianna  Pia- 
centini. Neli'ordinatione  generale  del  sa 
bato  santo  1860,  il  cardinal  Patrizi  con- 
ferì il  sagraniento  del  battesimo  ,  e  poi 
quelli  della  cresima  e  dell'Eucaristia  al- 
l'israelita d'Urbino  Sabatino  Moscati,  ce- 
libe dell'età  di  24  anni,  figlio  di  coniugi 
ebrei.  Lo  tenne  al  s.  fonte  il  can.  Grego- 
rio Mei  di  Cagli  e  gl'impose  i  nomi  di 
^iicola  M.' Giuseppe  Gregorio  Mei.  Tan- 
to e  meglio  riporta  il  Giornale  di  Ilo- 
ma  deli(S59,col  n.i33,  e  del  1860,  col 
n.  82.  Trovo  poi  nel  u.  28  del  Diario 
di  Roma  del  1829,  che  autorizzato  dal 
cardinal  vicario,  mg. "^  Lorenzo  Malici  [ìa- 
triarca  d'Antiochia  e  canonico  della  ba- 
silica L'iteranense,  tenne  in  questa  la  ge- 
nerale ordinazione  nel  sabato  Silitnlcs. 

10  essa  furono  promossi  4  ^1'^  tonsura, 
]  o  all'ostiariato  e  al  lettorato,  1  3  all'esor- 
cistato  e  air  accolitalo,  7  al  suddiacona- 
to, 4  al  diaconato  e  3  al  presbiterato.  Sic- 
ché gli  ordinati  furono  in  lutto  4  '  •  ^^g' 
\icegerente  funziona  per  la  processione 
delle  Lilanie  Maggiori (^F.),  in  piviale  e 
luitra  recandosi  dalla  chiesa  collegiata  di 
s.  Marco  alla  basilica  Vaticana,  col  clero 
romano. Con  questo  funziona  pure  e  segue 
in  piviale  e  mitra  le  tre  processioni  delle 
Lilanie Minori[f^ .) delle  Rogazioni{f^.), 

11  Moretti,  Rilus  dancli  jìrfshylcrinni^  p. 
1 56, produce  l'ordine  del  cardinal  Pnol oc 
ci  vicario  di  lioma,  emanato  in  nume  di 
Benedetto XI II  a'2  i  aprile i  72  JjConpre* 
bcrivere  al  clero  secolare  e  regolare  l'in- 
tervento a'25di  tal  mese  nella  chiesa  di 
s.  Marco  per  la  solita  processione,  e  che 
ciascuno  de' due  cleri  dovevano  passare 
avanti  mg."^  vicegerente.  mentre  sta  con 
piviale  e  mitra  nel  coro  di  s.  Marco,  e  che 


V  I  c 

il  dello  ^re\a\.o  ne  mi  ni  assurga  Ijeà  inol- 
tre, che  tutti  gl'intervenuti  alla   proces- 
sione  non   ponno  partirsi  dalla    basilica 
Vaticana,  se  non  dopo  data  la  benedizio- 
ne da  quel  prelato;  ed  un'ora   prima   si 
troveranno  nel  luogo  solito  per  le   pro- 
cessioni delle  Rogazioni.  Nel  descrivere  le 
funzioni  di  queste,  comincia  colle  parole: 
»  Quuin  fere  omnia  parata,  atqiie  expe- 
dita,acceditad  Ecclesiam  Episcopus,  car- 
dinalis  Vicarii  ,  seu  Lateranensis  Eccle- 
siae  Siiffragancus,  modo  appellari  soli- 
tus  l-'icesgerens  ob  annexum  eidem  Vi- 
cesgerentis  distinclae  quondam  dignitatìs 
munus;  sivealiquis  alius  ex  ejus  placito, 
atqoe  exorditur  ad  aram  majorem  mis' 
samsinecantu".Eche  assistono  »  ad  cor- 
nuEvangelii,praelato  loco  ni  tenente,  aca- 
liisnobilioribusonicialibus  tribunal  iEmi. 
Vicarii;ad  cornuEpistolaecapitulo  s. Mar- 
ci".Nota  poi  sulla  delta  appellazione,  La- 
ttrancnsis  Ecclcsiae  Su/fraganens,  le  se- 
guenti parole.  »  Legatur,  Rtlalio  Rom. 
Ciiriae  Cardinalis  De  Luca,  ubi  de  Of- 
ficio Vicesgereotis  eie.  In  ipsi  lileris,  qui- 
bns  deputatur  eliaca  nuiii    lllustris.  Vi- 
cesgerens,  eadem  exprimitur  duplex  di- 
giiitas,  sicut  ipsi  obiervari  in  regestis  car- 
ihophylaciiEini.  Vicarii.  Sed  circa  hoc  in 
opere  de  Ilierarchia  eie.  dilFusiu»".  Ecco 
il  testo  del  De  Luca.  »  Plures  (|uoc|ue  a- 
djutores,  ac  odiciales,  Vicarius  habet  ex 
quibus  ejus  tribunal,  seu  Curia   Episco- 
paliscunstiluitur.Quorum  primurn  est  il- 
le,  «jui  dicitur  Vicesgerens.  Iste  enira  (fin- 
gendo cardinalem  Vicarium  lamquamE- 
piscopum)  gere  dicitur  parlesejus  Vica- 
rii generalis,  tam  circa  exercitium  juris» 
dictioiiis  Episcopalis,  ordinariae,  et  dele- 
gatae,  in  omnibus  causis,  civilibus,  cri- 
minalibus,  et  mixtis  ejus  fori,  quam  etiam 
circa  exercitiuin   ponlincalium,  in  colla- 
tione  01  dinum,  in  cunsecralione  ecclesia- 
rum,  et  altarium,  et  sacrorum  vasorum, 
et  in  administratioiie  sacramenti  confir- 
inalionis,  dura  omnia  haec  munia  exer- 
cet  vicarius   per  hunc  ministruiu  majo- 
ruoiàcuacoeraleoi".  Nelle  Brevi  i/idica- 


V  I  e 

zioiiì  per  le  altribnzioni  (l'esercizio   de' 
cerimonieri  ponlifìcii,  trovo  piesciilto  al 
prefetlo  delle  cereiuoiiie,  per  Inpontilìcìa 
Processione  (/'.)   elei  Corpus  Domini: 
»  Vada  il'intelligenza  con  in^.'  vicegcreei- 
te,  perchè  ì  cursori  (o  mandatari  del  Vi- 
cai  iato)  facciano  il  loro  dovere,  speltan- 
doa'niedesiini,  dal  [irincipio della  proces- 
sione sino  a  tutta  la  basilica  dis.  Giovan- 
ni ,  presso  del  cui  capitolo  prende  luogo 
mg/  vicegereiite  e  suo  trdjiinale,  di  bat- 
tere conliiiuainente  la  strada,   perchè  la 
processione  vnda  uinta,  sotto  la  dipenden- 
za de'cerenionieri  ponlilìcii".  Nel  descri- 
vere tale  processione,  se  si  celebra  in  tem- 
po della  Sede  apostolica  vacante,  nel  voi. 
JX,  p.  64,  rilevai,  che  do|)o  il   capitolo 
Laleranense,  incede  il  vicegerente  (egual- 
mente come  descrissi  nella  pa|)ale,  in  a- 
Lito  prelatizio  e  con  torcia  accesa  in  ma- 
no), co'  ministri  del  tribunale  del  cardi- 
nal vicario.   Di  più  il  vicegerente  ,  nelle 
annuali  Cappelle   Cardinalizie  o  Cap- 
pelle Prelatizie  (^.),  di  frequente  suole 
celebrare  la  messa  pontificale;  e  q(i:)l  ve- 
scovo assistente  al  soglio  pontificio,  secon- 
do il  turno,  fa  altrettanto  nella  Cappella 
Pontificia.   In    Roma,  unicamente  mg.' 
■vigerenle  col  Treno  {f'.)  nobile,  è  il  solo 
■vescovo  o  arcivescovo  (i  Patriarchi  aAo- 
perandoli  di  color  paonazzo),  che  può  u- 
sare  ed  usa  le  seterie,  i  ciuHi  e  flocchi  di 
color  verde  a' cavalli  della  sua  carrozza. 
Gli  altri  vescovi  e  arcivescovi  che  si  ap- 
propriano tale  particolare  prerogativa,  il 
segretario  della  Congregazione  cerenio- 
niale  pili  volle  li  ammonì  dell'abuso,  che 
si  potrebbe  eliminare.  Però  a'  vescovi,  in 
Pionia, l'uso  delle  seterie, ciuflì  e  fiocchi  di 
Color  verde  a'cavalli  della  carrozza,  sola- 
mente è  permesso  nel  giorno  di  loro  con- 
sagrazione.  11  funerale  del  vicegerente  de- 
funto, io  descrissi  nel  voi.  XXVIll,  p.66, 
notando  quelli  che  v'  intervengono  e  io 
qiial  modo.  Tuttavolta  riprodurrò  l'ul- 
licno  esecnpio,  che  olìie  il  n.  4  del  Gior- 
nule  di  Roma  deli85i.  Le  mortali  spo- 
glie di  mg.'  Giuseppe  Canali ,  paltiarca 


V  I  C  16;) 

di  Costantinopoli  e  vicegerente  ,  la  sera 
de  1  gennaio  vennero  colli  pompa  <la  lui 
prescritta  portale   in  s.  iMaria  della  l»a- 
ce  ,  dell.i  quale  chiesa  era  stato  in  ogni 
tempo  benemerito  e  zelante.  Dopo  gli  a- 
lunni  del  ven.  Seminario  /iomano,  col- 
la Croce  astata,  venivano  i  sacerdoti  ad- 
detti a  queiroratorio  notturno,  quindi  il 
collegio  iìe  Parrochi,  tutti  con  accesi  ceri 
e  cantando  lugubri  salmi.  Gli  olìlciali  del 
tribunale  del  vicariato,  e  non  pochi  altri 
divotamente  se^'uivano  il  feretro.  Nel  se- 
guente mattino,  la  solenne  messa  venne 
pontificata  da  mg.'  Morichini  arcivesco- 
vo di  Nisibi  (ora  cardinal  vescovo  di  Jesi) 
e  assistente  al  soglio  pontificio,  cui  inter- 
vennero il  collegio  ile  /^escoi'i  assistenti 
al  soglio  pontificio,  quello  de'  parrochi, 
gli  alunni  di  detto  seminario,  e  gli  ullizia- 
lidel  memorato  tribunale.  Moltissimi  fu- 
rono i  sacerdoti,  che  andarono  ad  olFrii- 
vi  l'incruento  sagiiflzio,  ed  i  fedeli  d'o-ni 
classe,  tutti  gareggiando  in  suffragar  l'a- 
nima dell'esimio  prelato.  Nella  seguente 
sera  fu,  secondo  la  sua  testamentaria  di- 
sposizione, il  cadavere  trasportato  nella 
Chiesa  di  s.  Teodoro,  al  Foro  Romano, 
per  venir  sepolto  nel  cimilerio  di   quel- 
l'edificantissima 4 rciconfralemila  lei  ss. 
Cuore  di  Gcsìi,  presso  le  ceneri  del  Fon» 
zileoni  suo  amico  e  compagno,  luminari 
ambedue  del  clero  romano.   Ma   la   pia 
società  degli  Oratorii  notturniin  s.  Maria 
della  Pace,  ottenne  di  tumularlo  in  que- 
sta chiesa,  avendo  errato  il  Giornale  di 
lìoma,  con  quanto  ho  riferito,  eri'^endo- 
gii  un'iscrizione  di  laude,  e  decretando- 
gli perpetui  sulFragi.   Oltre  a  ciò  gli   fu 
eretto  elegante  monumento  marmoreo, 
col  di  lui  busto  e  stemma  gentilizio. 

Serie  de'  Ficegerenti  di  Roma  e  del 
Cardinal  Sicario. 

L'archivista  della  s.  Sede, Gaetano  Ma- 
rini, nell'opera  documentata  e  preziosa, 
Degli  Archiatri  pontificii,  t.i,  p.  284  e 
seg.,  riferendo  le  notizie  di  Giovanni  lio- 


I70  Vie 

dici' Ji  Le^Ians,  medico  insigne  e  archia- 
tio  di  Giulio  11, che  forse  per  conseguir 
l'abbazia  di  s.  Sebuslianu  fuori  le  (uma 
di  Rortia,  si  rese  cislerciense,  narra  pure, 
die  il  nipote  suo  Giovanni  Lunello  o  llu- 
uello  lece  alttellauto  ceilamenle,  quan- 
do lo  zio  a'22  aprile  1 5  1  3  gliela  rinunziò. 
Questo  Giovanni  er.i  famigliare  del  car- 
dm.il  Lorenzo  Pucci,  e  fu  eletto  abbate 
del  monastero  cislerciense  de  Fruliaco 
iieUrticldiocesi  di  Sens,  con  indulto  di  ri- 
tener la  badia  di  s.  Sebastiano.  Indi  nel 
febbraio  i  537  fu  fatto  vescovo  di  Seba- 
ste ili  partibus,  consagrato  dal  prelato 
Gaspare  ilei  INIoiite  vescovo  di  Civitate  (il 
CUI  cugino  pili  divenne  Giulio  111).  In  Ro- 
ma esercitò  la  carica  di  Viccgerentc  del 
l'inumatissimo  vicario  del  Fapa  (Paolo 111 
ì\t\\S^i,  indi  di  Giulio  111,  Marcello  II 
the  visse  22  giorni,  e  Paolo  IV,  aia  ia- 
lerrollduiente),  Filippo  Arcbinto  già  ve- 
hcovo  di  Dorgo  s.  Sepolcro,  quando  era 
*tato  traslato  a  Saluzzo  nel  1  546,  e  poi 
lo  i\i  a  Milano  nel  i5)6.  Il  vicegerente 
Lunello  consagiò  vescovi,uel  1 54?  di  Tri- 
[joli  Tunioiaso  Fideline,  ueIi55o  quello 
di  Gioveuazzo,  oltre  l'arcivescovo  di  Fi- 
lenze  nel  precedente  anno,  rinunziando 
a' 16  si^tlembrei  556  la  badia  di  s.  Seba- 
aliano,  nella  basilica  della  quale  avea  po- 
fito  neh  538  l'iscrizione  marmorea  in  o- 
iiore  dello  zio,  esibita  dal  Marini.  Il  be- 
nemerito deli'£'/e/Jt7H/A'  Clironicus  Fica- 
j  iorurii  Lrbis  in  spiriliialibiisMax.  Pont, 
fiotn,,  Giaciuto  Ponzetti,  e  del  quale  lar- 
gamente mi  giovai  nel  compilar  la  mia 
feerie,  nel  corrispondente  articolo,  sempre 
uvverlenilo,  che  desso  non  può  esser  di  viso 
dal  presente, scrissea  p.481  Paolo  IV  a'ag 
novembre  I  558  decielò,  in  perpetuo  at- 
tribuire al  Sagro  Collegio  V  ullizio  del 
/  icariaUis  Urbis,  e  pel  i. "nominò  il  car- 
dinal Virgilio /Jo5(ir/ospo!eiino,  cui  suc- 
cesse a'26  gennaioi56o  d  cardinal  Gia- 
como Savelli  romano,  sotto  il  quale  la- 
cifjit scries Ficesgeren liuin  Cnrdinaliuin 
Lrbis  Ficarioruin  ,  quain  lue  servato 
ardine  iempore  subjuimus,  cioè  cou  or- 


V  I  c 

dine  progressivo  privo  di  date,  riportando 
il  numero  cronologico  dall'I  al  XXXIX, 
inclusive  a  mg.'  Passeri,  col  nome,  co- 
gnome, patiia  e  vescovato  soltanto,  ma 
alcuno  senza  nominarne  la  patria  e  il  ve- 
scovato, come  si  rileverà  dal  testo  di  lui, 
die  premetterò  a  ciascuno.  M'industrie* 
rò  ad  accennarne  l'  epoche  e  le  notizie, 
che  accuiatametite  ricercale,  non  sem- 
pre ne  ottenni  lo  scopo  ;  (piinJi  coin[)le- 
leiò  la  serie  lino  ad  oggi. Però  il  Ponzetti 
non  conobbe  Giovanni  Lunello,  e  non  gli 
riuscì  assegnar  l'epoca  a'due  seguenti  vi- 
cegerenti. Ilis  Ficesgerenlibus  acìjugeii- 
distilli:  Melchior  Pclleita  Aslensis,epi- 
scopus  Clirisopolilaiiusj  et  Jo.  Baplisla 
Scannarola,  episcopus  Saloniae,  alii- 
(jne^  rffii  fuerunt  duinlaxal  suffraganei 
cardd.  Ficarioruin,  Del  Pelletta  nulla 
trovai  nell  Ughelli,  Italia  sacra;  nel  p. 
Le  Quien,  Orien;  cliristianui;  nel  Ter- 
zi, Siria  sacra,  né  in  altri  autori;  essen- 
do Crisopoli  o  Chrisopoli  tuttora  vesco- 
vato in  partibus  della  Celesiria,  nel  pa- 
triarcato di  Gerusalemme,  nella  2.'  pro- 
vincia d'Arabia, già  sulTraganeo  della  me- 
tropoli di  Roslra, da' I  o  marzo  1842  por- 
tandone il  titolo  mg."^  Pietro  de  Souza  da 
8.  Mdi  ialina.  Compensò  per  questo  le  mie 
ricerche  l'eruditissima  opera,  falalmenle 
non  compita,  di  Gasparo  Al  veri:  Roma  in 
Ogni  stato,  par.  2,  p.  i  36,  che  descrivendo 
la  chiesa  di  s.  Marta  deila  Purità  in  Bor- 
go,data  da  Paolo  \\\b,' Candalari  (\fkÒQ- 
scrissi  in  quest'articolo,  ma  nel  vol.XCVI, 
p.  I  52,  notai  che  di  recente  cpiel  collegi  o 
la  lasciò,  ed  è  passato  nella  chiesa  di  s. 
Salvatore  in  Campo),  vicino  al  Palazzo 
//rcorf7Mi/;o/?/,fal)bricato  dal  cardinal  Ru- 
sticucci  vicario  di  Roma,  riporta  3  iscri- 
zioni sepolcrali.  Lai. "posta  dalla  parte  del 
Vaiigelodi  Leonardo  Lilii,  caudatario  dei 
cardinal  di  Teano,  morto  nel  i  593,  Coli, 
Candì.  Pos.  La  2.'  vicino  alla  porticella 
coll'epitafllo:  Sepnlchruin  R.  Socictatis 
CaudalarioniniS.R  E. Cardinaliuni,  co- 
struito dal  priore  di  essa  d.  Roberto  Pi- 
no caudatario  del  caidiuul  Gaeluui  de' 


vie  vie  171 

ducili  ili  Sermonela,  neliSJy,  con  quan-  rKJoico  di  esso  Sigismondo  Spada  roiria- 
tosoinininisliòd.Gio.  Rallista  Lanci  cau-  00.  Muri  lo  Scanarolo  in  delta  cas;i  reli- 
dalaiio del  cardinal  diacono  di  s.  Gioifjio,  giosa  d'HG  anni,  a'  io  selleinhie  1G64, 
ed  ivi  tuinulato.   La  3/   nel   mezzo  del  dispaiiendo  esser  se[)olto   nella   basilica 
j)«vimento,  di  questo  lenore.    D.  ().  M.  Laleranense,  ove   nel  portico  Leoniano, 
Mclchiori    Pelctlue  Astcn.  ChrysopoU-  vivente,  già  erasi  posto  la  seguente  iscfi- 
tanoruni  Antistiti,  S.  R.  E.  Cnrilinalis  zione.  D.  O.  M.  Jonnacs  Baplistii  Sca- 
Btisticucii   Urbis    T'icarii  Suff'ragnneo,  narolus  Miitini'n<ìix,  Sidonioriiin finisco- 
anno  saliitìs  AfDXcrri, nel, itii  iriit.  f^i-  pus,  in  Urie  SiiffrnL^ancnSy  sibi  posuit 
l'I  fune  lo  unii'cr.'ii  Patrimonio  jyic  distri-  vivens\  an.  sai.  itfocxxxri,  actalis  i.vii. 
i»/o.Piobabilmenleabilavii  nell'adiacen-  Per  l'inginria  del  tempo  deperito  il  mo- 
ie, e  fors'anco  nel  palazzo  del  cardinale.  nu(uenlo,  nel  18 4.1   lo  ristabilì  l'arcicon- 
Quanlo  allo  Scanurolo,  non  «nai  vescovo  fraternità  di  s.  Girolamo  della  Carità^ 
di  Sido/iiae,  ma  bensì  di  Sidonia  (  '  •),  con  l'elogio:  Ah  inopia  caplii'ii-  jnvandis 
lo  celebrai  in  tanti  luoghi,  che  non  ini  è  conlcgae  benemerenti ,  honoris  et  grati 
possibile  ricordare,  tranne  i  voi.  XXXII,  animi  caiis sa.  C\o  Ceca  ad    istanza   del- 
p.  21,  LXVI,  p.  5:  che  fosse  vescijvo  di  l'uvv.  Oreste  Raggi,  che  \\q  iMonntnentl 
Sidonia  in  partibus,  lo  dice  apertatnente  sepolcrali  eretti  in  Roma  agli  uomini  ce- 
il  cardinal  De  Luca,  a  p.  96  :  De  Con-  lebri,  da  lui  visitati  e  illustrali,  ne  olFra 
gregatione  risilatioiiis   Carceralorwn,  la  bella  biografia,  col  ritratto  di  cui  di- 
nell'opera  Relatio  Romanae  Curiaefo-  rò,  e  le  due  iscrizioni.    Imperocché   isti- 
re/j.«.v.  Gio.  Ballista  Scanarolo  nacque  a  luito   quel   benemerentissimo  sodalizio  , 
Rlodena  nel  i579,  dolalo  d'  ingegno,  di  specialmente  per  aiutaree  difenderei  pò- 
•virtù  e  pietà  nel  1.598  si  recò  in  Roma,  veri  carcerali,  lo  Soanaiolo  vi  si  ascrisse, 
e  recatosi  a  Macerala,  fu  laureato  in  giù-  ne  fu  ornamento,  gli  fece  vane  donazio- 
rispruilenza  nel  1  604.  Tornalo  in  Roma,  ni,  e  riuscì  portento  esemplare  a  vautag- 
per  la  valentia  cui  difiindeva  le  cause  nel  gio  degl'  infelici,  coli'  opera  nel  patroci- 
i(3i3  fu  fatto  cittadino  romano;  e  dive-  nuli  elficacemente ,  e  singolarmente  col 
liuto  avvocato  de'poveri  carcerati^  venne  famoso  e  grosso  libro,  che  lasciò  ali'am- 
consagratosacerdote  nel  1622,  e  neliGSo     mirazione  de'posteri  :  De  \'isii,itioiie  Car- 
vescovo  di  Sidonia  in  partibus,  per  vo-  r.eralorum^B.omiìeiG'ii.  Egli  locliiaina: 
lere  d'Urbano  Vili,  il  cui  nipote  cardi-     parto  di  mente  sende,  nato  tra'ceppi  de' 
naI   Francesco  Barberini  arciprete  della  carcerali,  e  fuggendo  la  luce  della  popò- 
basilica  Vaticana,  lo  nominò  in   questa     lar  gloria,  non  amare  che  le  tenebre  de' 
suo   vicario  a' 17   marzo    164^,   ma  giù      poveri,  e  non  ambir  loile  che  solo  da  es- 
era  stato  promosso  a  vicegerente  di  Ilo-     si;  mentre  nella  carità  veis(j  loro.doman- 
nia,  poco  dopo  la  sua  elevazione  all'epi-      da  immortalità,  non  nella  memori. i  degli 
scopato.  Il  vicariato  del  capitolo  Valica-      uomini  che  in  un  col  suono  perisce.  Co- 
no cessò  a'3o  gennaio  1646,    perchè  il     sì  da  Roma,  pel  celebrato  sodalizio  e  al- 
pro-arciprele  cardinal  Giustiniani  nomi-     tri  corrispondenti;  per  le  Carceri  di  Ro- 
nò  altri.  Però  tornalo  a  Roma  il   cardi-      via  (A'.)  fabbricale  da  Innocenzo  X,  pri- 
llai Barberini,  a'i3  maggio  1647  'einle-     me  ammirale  in  Europa  per  forma,  so- 
giò  loScanarolo.  Negli  ultimi  annidi  sua      lidilà  e  salubrità;  per  recoellente  operu 
vila  si  ritirò  nel  noviziato  de'gesuili,  che     dello  Scauarolo,  che  servì  di  face  alle  pri- 
lli già  sua  stanza  appena  era   giunto   in     gioni,  avendo  peli. °  trattalo  di  tanto  im- 
Roma.  Consunto  da  infermità,  il  cardi       portante  materia;  si   potè  in  Italia   e  al- 
iial  Barberini  Ì'S  febbraio  1664  costituì      trove  migliorare  le  P/7,:,'/o/2/(/'^.),  e  la  con- 
|)ro-vicario  del  cu^iilulo  Valicano  il  ca-     diiiuiie  de'  carcerali:  di  quelle  alluali  ui 


171  Vie 

Romn,  ne  celelnai  i  miglioramenti  par- 
laiiilu  ilei  J  icf-Caiiivrleiìgo  direllore 
geotinle  di  polizìa.  Nella  l)ella  stanza 
tielle  calceli  liiriocenziane,  die  si  usa  3 
\olle  l'anno  per  la  visita  graziosa  ,  è  il 
quadro  in  tela  del  benemerito  prelato, 
eiipiesso  al  naturale  in  abito  prelatizio, 
con  quest'epigrafe:  Gio.  Dal*  Scaiiarolo 
da  Modfiì.i,  dfllii  carila  de' carcerati, 
da'qiiali  cìvedt  oralioni  per  relrihutio- 
ne.  Tanto  il  Pelelta,  quanto  lo  Scanai  olo, 
procurerò  poi  di  collocarli  a'Ioro  luoghi. 
5eiiza  più,  comincio  col  Poiizelti  a  regi> 
strare  il  suo  primo.  Alpìionsus  (Jo.)  /Ila' 
ria  Binarini  bononiensis,  s.  Hotae  audi- 
tor, et  episcopus  Rea  tiniis,  deinde  Carne- 
rinensis.  Lo  tro»o  fallo  uditore  di  Rota 
nel  1 5'jo,  nel  i  57  2  vescovo  di  Rieti  e  nel 
1.574  di  Camerino.  Fu  zelantissimo  pa- 
store, e  mori  nel  1  58o.  L'Ughelli  non  co- 
nobbe l'uflicio  in  discorso,  che  probabil- 
Djeute  avrà  esercitato  dal  i56o  in  poi, 
perchè  il  cardinal  Savelli  a'  26  gennaio 
di  tale  anno  ebbe  il  vicariato.  —  Petrus 
Taro.  Wulla  rinvenni. — ^'inrentius Por- 
tico lucensis  arcìiiepiscopus  F\.ngusinus. 
tra  stato  /'ice  camerlengo  [f''.)  e  gover- 
nature di  Roma  dal  I  58  I  in  poi;  fratello 
di  Sebastiano,  che  neh  56 1  era  slato y^ro- 
/  icario  di  Pio  IV,  parlato  nella  serie  de' 
y icari  di  Roina,hi'se  in  assenza  del  car- 
dinal Savelli,anch'egli  arcivescovo  di  Ra- 
glisi, traslalo  a  Foligno  nel  i555.  1  due 
halelli  ebbero  comune  un  epilallio  ono- 
rano in  s.  Romano  di  Lucca  ,  riferito 
dall' Ughelli.  D.  O.  HI.  -  Sebastiano  An- 
cona Guber.  Episcop.  Fulgin.  -  Arclve- 
pis.  Ragusino,  et  f  ìucentio  Portico  -  Ar- 
ckiepis.  Ragusino  Urbis-  P  etcris-  Canipa- 
niac,  Piceni,  Anconae,  Almae  Urbis  Gu- 
ber. •  et  Ficegcrenti  tot.  Status  Eccles. 
Visitai,  gener.  ■  apud  Maxiniil.  II inip. 
Sigis.  II  Polon.  regem  -  Pii  If^  et  F, 
Greg.  XIII,  Sixti  f^ Pontif.-jussuNun- 
cio.  ilorunìque  duor.  consult.fralri  -  bus 
ainaiitiis.  palritiis  Lucens.  longe  niajo- 
reò-lionoruin  gradus  nisi  immatura  mor- 
te obiis  -  seni  consecuiuris  :  Hyeroni' 


V  I  c 

mus  Port.  frater  -  pondi  ni  mentis 
aiigust.  -  Anno  mdxc.  Opino,  che  Urbis 
Gulier.  F'icegerenli  tot.  Stat.  Eccles.  fi- 
sitat.  gen.,  riguardi  il  governo  tempora- 
le non  lo  spirituale,  quanto  a  Vincenzo. 
Era  governatore  diRoina  nel  1  583,(|uan- 
do  per  una  zuit'a  tra  Riiinondo  Orsini  e 
il  bargello,  insorto  tumulto,  con  uccisio- 
ni ,  per  non  averle  impedite  il  Portico, 
Gregorio  XIII  lo  depose.  — ■  Segue  Ale- 
xander  Frumenti.  Non  mi  fu  dato  cono- 
scerlo.— Juliu<!  Ricci  firmanus,episcopus 
Muranensis,  deinde  Gra^'inensis,  et  A- 
prutinus.  Divenne  vescovo,  nel  1572  di 
iMuro  (non  di  Marano,  come  è  detto  nel 
voi.  LXXIV,  p.  68),  nel  1575  di  Gravi- 
na,  nel  1  S'Òi  di  Teramo,  loullre  dice  l'U- 
glielli,  da  cui  presi  tali  date:  Synoduni 
celebravil,  vir  vitae  venerabili ,  et  onini 
genere  scientiaruni  eruditus.  Sub  Sixlo 
r.  Urbis  f^ice<:gerens.  Decessit  i5g2. 
Ora  Sisto  V  l'avea  preceduto  uella  tomba 
a'27agosto  I  590. — HoratiusEpiscopus. 
In  prova  delle  tal  volta  inutili  mie  ricerche 
per  dargli  almeno  il  cognome,  la  patria  e 
la  chiesa,  invece  offro  i  vescovi  che  verso 
quell'epoca  vivevanoin  llalia  di  nome  O* 
razio,  cioè  soltanto  quelli  di  qualche  pro- 
babilità. Mattei  romano  vescovo  di  Gè* 
race  nel  160  i,  morto  nel  1622.  Scifaai 
calabrese  nel  1591  vescovo  di  Belcastro, 
morto  nel  1596,  carissimo  a  tutta  la  cor- 
te romana  e  al  cardinal  Facchinetti  ,  di 
cui  era  famigliare,  per  cuiiS  giorni  do- 
po la  sua  elezione  l'elevò  a  tal  sede.  Ba- 
silici d'Urbania  nel  1  596  vescovo  di  Mi- 
nori, morto  nello  stesso  anno.  Acqua  vi- 
va napoletano  nel  1 5g2  vescovo  di  Cajaz- 
zo, morto  nel  161  7.  Spannocchi  senese  nel 
I  602  vescovo  di  Chiusi,  morto  nel  1 607. 
Giraldi  ferrarese  nel  1592  vescovo  di  Co- 
raacchio,  caro  a'Papi,  luon  nel  161  7.  Ci- 
ceroni frusinate,  nel  1 59  t  traslato  da  Se- 
ra a  Ferentino,  mori  nel  i6o3.  Moroni 
milanese  nel  1  58o  vescovo  di  Nepi,  mo- 
rì nel  i6o4  e  fu  sepolto  in  s.  Maria  so- 
pra Minerva  presso  lo  zio  celebre  car- 
dinale. —  Trovo  qui  d'aggiungere  A- 


V  I  e 

less^nclro  Liulovlsi  bolognese ,  nnn  co- 
nosciuto ilal  Poiizelli  ,  ilal  concilhulino 
Gregorio  XIII  fallo  i."  giudice  di  Cnm- 
piiloglio,  da  Cleinenle  VII!  irfereiidario, 
luogolenenleciviledel  cnidiiial  Riisticuc- 
ci  vicario,  e  poi  vicegercnte,  el  aliquan- 
iliu  f^'iccsgerenlis  ejplere  parle<!,  scri- 
ve il  Ciacconio.  indi  nel  iGoo  nditore  di 
Rota,  chierico  di  camera,  oeliGi?.  arci- 
vescovo di  Bologna,  nunzio,  cardinale  nel 
i(ìi6,  Papa  nelifi?.  I  col  nome  di  Gre- 
gorio XV  {J"-).  —  rrlrns  Jnioiiius  (le 
ficedorvitìis  piai  end  nus,  epi^copiix-  A- 
hellimis.  Altri  lo  dicono  di  lU-ggio,  forse 
ivi  nato  ,  perchè  la  famiglia  è  di  Piacen- 
za; tua  il  Ma\che%\,  Galleria  dell'onore, 
t.i,  p.  2  1 5,  parlando  de'Vicedomini  di 
Como,  dice f he  Pier  Antonio  derivava  dal 
ramo  di  Re<jgio,  signore  del  castello  di 
Monlecchio  fin  dal   iii'ò.  Pier  Antonio 
nel  1574  fu  nontinato  vescovo  di  s.  An- 
gelo de'Lorabardi,  traslalo  nel  i58o  ad 
Avellino.  Fuit  aliquando  in  Urbe  Fica- 
riì  Vicesgerens.  Cessit  oneri  i  ^9 1 ,  ohiit 
j5q2.  Laonde  qui  sembra  doversi  colio- 
care  MelcliiorrePelelta  d'Asti  vescovo  di 
Crisopoli  e  morto  neliSgy,  rome  di  so- 
pra   narrai.  Poiché  slato   Lrhis  f  iearii 
sufFraganeo  del  cardinal  Ruslicucci.  il  vi- 
cariato di  questi, cominciato  neliSSy,  fi- 
nì per  morte  nel  i6o3.  —  flJarciis  ^n- 
toniiis  Saloìnonio  crenwnensis,  ep.  So- 
ranus.  Anche  cittadino  romano,  nel  i5gi 
vescovo  di  Sora,  morto  in  Cremona  nel 
1608  in  grave  età,  tumulato  in  s.  Lucia 
de'somaschi,  presso  i  suoi   maggiori,  con 
epilaniio  prodotto  daU'Lghelli,  pio,  bene- 
fico, generoso  co'poveri,  prudente,  bene- 
fattore de'somaschi;  in  uno  ad  altro  elo- 
gio onorario,  eretto  nella  chiesa  di  s.  Car- 
lo della  slessa  Cremona,  per  aver  contri- 
buito al  suo  compimento  e  ornamento.- — 
Franciscus  AJandosiits  ronianus.J^liì  l'U- 
ghelli,  parlando  di  Tiberio  ]V]nndosio  ve- 
scovo di  Moni' Alto  nel  1606,  nobile  d'A- 
melia, nato  in  Roma,  ove  l'illustre  fami- 
glia si  stabili  e  fiorì,  eruditamente  pro- 
duce le  notizie  di  diversi  della  medesima, 


Vie  173 

fra 'quali:  Fahritiits  Urli  <:  prò  cardmalt 
f'icnno  F'iersgerens,  tpii  (rartalnnt  de 
Jnstitin  dislnliiiliva  oplinie  srripsilXìun- 
qiie  non  M  chianinva  Francesco,  e  lo  con- 
stata meglio  il  Marchesi,  Galleria  del- 
l'onore, par.  2,  p.  396.  ragionando  del- 
le opere  di  Piospero  Man(lo'«io  cav.  di 
s.  Stefano  I  (letterato  mediocre,  secon- 
do i  critici,  certo  eruditissimo  e  labo- 
rioso biografo,  fra  le  cui  opere  anche  qui 
ricorderò,  per  avere  ragionato  di  lui  nel 
voi.  LXXXV,  p.  74:  la  Biblioiheca 
lìomana,  seu  Eonianoruni  Seriplorum 
Ceiituriae,  Homae  1G82,  lodala  e  rara  : 
Theatrum,  in  quo  maxinioruni  Chrixlia- 
ni  Orhis  Ponlificum  Jrchiatros  spe- 
ctandos  eahibet,  Tiomae  1 G96,  supplito  e 
corretto  dal  sullodato  Marini.  Olire  altre 
impresse,  diverse  perii  ono  mss.,  come  la 
sene  cronologica  de'senalori  di  R.oma,del 
celebre  Cartari,  da  lui  corretta  e  amplia- 
ta: morì  neh  724  s  f"  deposto  nella  tora- 
bagentilizia  di  s.  Maria  in  Monticelli,  nel- 
la 3."  cappella  pationatode'Mandosii, sa- 
gra al  Redentore  flagellato  alla  Colonna, 
come  imparo  dal  parroco  di  essa  Orazio 
Piselli  Ciuccioli:  Notizie  isloriche  della 
ch'esa  parrocchiale  di  s.  31arìa  in  Mon- 
ticelli di  Poma  ,  ivi  17  19),  e  di  quelle 
pure  dell'  illustre  famiglia  ameiina,  pa- 
trizia romana,  celebrando  le  gesta  de'più 
distinti,  e  fra  di  essi  Fabrizio  Mandosio, 
nato  dal  gran  lelleralo  Quintiliano  udito- 
re di  Paolo  IV,  e  avvocato  concistoriale 
(o  non  conosciuto  dal  Cartari^  o  non  fu 
tale),  morto  nel  i  SgS,  referendario  delle 
due  segnature,  ponente  di  consulta,  e  vi- 
cegerenle  di  Roma,in  ogni  genere  di  scien- 
ze famoso  ,  autore  del  mirabi\  trattato  : 
DeJtistitiadisinhiitii'a.Eò  Urbano  Vili 
nel  1637  fece  vescovo  di  INicastro  Mar- 
c''Anlonio  Mandosio  celebre  avvocalo  ro- 
mano. —  Paulus  de  Curtis  neapolita- 
nus,  clerictis  reg.  (thealinus),  episcopus 
Bavellen.sis,  el  Jeserniensis,  semel,  et 
ilernni  Vicesgerens.  Mirabile  teologo,  a* 
26  api  ilei  591  vescovo  di  Ravello,  Lr- 
bisq.  P  icarii  Ficesgcrem  a  Cltmcnle 


^'^\  Vie 

f'ITI constitnhur,  ab  eodeni  annoiGoo 
traslato  ad  Iseinia  a'20  marzo,  che  resse 
lino  al  I G06,  quando  la  rassegnò,  pel  go- 
vernatoiuto  di  Benevento  e  poi  di  Spo- 
leto,quindi  vicario  delldlìasilica  Liberia- 
na, sotto  Paolo  V.  Ilerur/ujue  sub  Gre- 
gorio Xf    (il  cui  pontifichilo   cominciato 
o'c)  febbraio  162  f  ,  terminò  1*8   luglio 
1623),  Urbis  f^ice^gercns,  e  luorto  nel 
1629  fu  tumulato  nella  chiesa  del  ss.  Ge- 
sù. Lodalo  per  candore  d' animo,  scien- 
za, prudenza  insigne  ,  eloquenza  e  altre 
virtù.  —  Senza  dubbio  qui  pos>o  aggiun- 
gere, a  di  lui  successore,  \\  celebrato  Oio. 
Battista  Scanarolomotlenese,fatlo  da  Ur- 
bano Vili  nel  i63o  vescovo  di  Sidonia 
in  parlilus.  —   Derlitìgcrius   Gyplius 
bononienus,  ep.  Ariinintnsis^di'indt' cnr- 
(liliali!;.  Di  Berlingbiero  Gessi,  non  solo 
Iralfoalla  biografia,  come  eziar.dio  l'iian- 
no  i  caidinali  stati  vicegerentì  ,  per  cui 
sarò  breve  parlando  di  loro;  ma  nelle  mol- 
te gravi  cariche  da  lui  esercitate  :   pare 
che  si  debba  anticipare  il  suo  vicegeien- 
tato,  poiché  nel  I  5q9  promosso  a  luogo- 
tenente civile  del  vicariato:  eotiem  anno 
r  icesgerentis  parles  ciiniidalissifue  ges- 
siti scrive  Ciacconio,  finché  nel  1606  fu 
fatto  segretario  de' vescovi  e  regolari  ,  e 
▼escovo  di  Ri/nini.  Fu  poi  nunzio  di  Ve- 
nezia, Governatore  di  Roma,  e  i .°  d'  Ur- 
bino dopo   la  devoluzione  alia   s.  Sede, 
mentre  era  /)7 rr^g/orr/oz/jo,  cardinale  nel 
1626.  —  Cornell  US  Sozomenns  nicosien- 
sis,  ep.  Polensis.  A*  3i  agosto  i6o5  di- 
Tenne  vescovo  di  Pola,y«rr9  unii'ersi  lati- 
ream  adeplus  ,  ih  idem  Ficarii  munus 
per  pluret  annos  egregie  functus  est  : 
hanc  vero  Ecclesiain  non  niinus  lauda- 
bililer  annos  1 3  cum  rexisset,  nota  il  Lu- 
cenzi ,  e  nel  moiire  neli6i8  lasciò  desi- 
derio di  sé.  Anche  questo  deve   compu- 
tarsi prima  de'  riportali. —  Caeser.  Fi- 
delis   ep.   Saloniae.  Certo  di  Salona  in 
partibus,  per  non  più  esistere  quella   di 
Daimnzia.  succeduta  da  Spalatro.   Non 
posso  dir  altro  di  lui.  —  Alexander  Bo- 
scobononiensis^ep,  Carinuìensis  et  Hie- 


V  I  c 

raccnsis.  Fu  fallo  vescovo  dì  Carinola, 
ora  unita  a  Sessa,  nel  1619,  traslato  a 
Gerace  nel  1622,  protonolario  apoitoli- 
co,juris  nlrinsque  doclor,publiee  in  pa- 
tria j'iis  Ivimaiìtitn  interprelalw;...  SoUo 
Gregorio  XV  e  Urbano  Vili   Urbis  l'i- 
cesgerens  fnit^  episcopale  onus  dimiu'l 
anno  1624.  Divenuto  vicario  apostolico 
di  Parma,  ivi  morì  di  61  anni  nel  1629 
e  fu  sepolto  nella  cittediale,  con  onore- 
vole iscrizione  pubblicala  da  Ughelli,  in 
cui  leggo  Ficesgerentis  in  Urbe.  Io  se- 
guo l'ordine  cronologico  di  Ponzetli,  per 
cui  anche  di  questo  devo  avvertire,  do- 
versi riferire  innanzi  ad  alcuno  de'nomi- 
nati  e  di  Scanarolo.  —  Antonius    Rie- 
ciullw:   roblanensis^  ep.    Belcastren'tis, 
deinde  archiepiscopo  Cuscntiniis. Di  Rij- 
gliano  arcidiocesi  di  Cosenza,  dottissimo 
giureconsuilo,  nel  1616  ve«covo  di  Bei- 
castro,  traslalo  successivamente:  nel  i633 
ad  Umbriatico,  ove  il  capitolo  pose  nel- 
la cattedrale  onorevole  iscrizione  di  be- 
nemerenza; nel  1639  a  Caserta,  e  supre- 
mo inquisitore  del  regno  di  Napoli;  ed  h* 
27  novembre   i64i  all'arcivescovato  di 
Cosenza,  morto  a' 1  7  maggio  i643,  de- 
posto nella  patria  chie^a   maggiore  con 
elogio  sepolcrale.  L'  Ughelli  non  assegna 
r  epoca,  ma  solo  dice  in  Urbe  Ficesge- 
rens,  aliisqne  inuneribus  probatus.  Filt- 
ra sua  iiigeniirelifjuit  monumenta,  quae 
typis  mandata  teruntur  a  doctis  :  ernt 
enini  rebus  forensibus  siimnie  erudilus, 
probiis,  et  doclus  vir.  —  Antonius  Ter- 
nielliis  civis ,  et  episcopns  Novariensis, 
Di  nobilissima  famiglia  di  Novara,  refe- 
rendario delle  due  segnature,  segretario 
de'vescovi  e  regolari, /iO'//(7e/7»e  7  icesge- 
rens,  ab  Urbano  T'Y// fatto  vescovo  pa* 
trio  a*  I  5  dicembre  I  636,  morto  in  Roma 
l'B  marzo  i65o  e  tumulato  in  s.  Maria  so- 
pra Minerva.  — Jo.  Buptista  Allerius  ro- 
maiiiis,ep.  Camerinensis,  demde  cardi- 
nalis.  Canonico  teologo  della  basilica  Va- 
ticnna,  predicatore  facondo  nelle  chiese 
di  Roma,  singolare  per  erudizione,  lau- 
dalissijuo.   Urbano  Vili   nel  1624  fece 


V  I  e 

Vj4Uitr![T'.)  vescovo  (li  Catnei  ino, e  quin- 
di sigillatole  della  s.  l'enitenzierin,  visi- 
tatore apostolico  de' vescovati  subiitbica- 
ri.  vicegercnte  di  Roma,  ed  a'  i3  liiqlio 
1(143  cardinale;  cede  il  vescovato  al  fra- 
tello Emilio,  poi  Clt'ìuente  \.  L'Uglielli 
sciive:  iitoin;ito  da  Camerino  a  Ron;a, 
Urbano  Vili  lodiihiiMÒ  rices^^erens  Lr- 
hix.  Ed  il  Ijicti,  nella  bella  Notizia  citila 
famiglia  Boccnpaduli,  p.  287,  dice  clie 
a'?.  I  sellenibre  1  G38  assistè  con  mg/  Ca- 
rafia  (dia  consiigiazione  falla  dal  cardinal 
Cesai  ini,  di  n)g/ Francesco  lìoccapadidi 
in  vescovo  di  Valve  e  Snlmona.  —  Al- 
plionsus  Sacrati  ffirariensis ,  cp.  Co- 
maclt-nsis.  Fralello  del  cardinale  di  tal 
cognome,  nel  161  7  divenne  viscovo  di 
Comaccliio,  chiesa  clierinnnziò  nel  1 625, 
per  essere  destinato  precide  in  varie  città 
e  Provincie  dello  stalo  di  s.  Chiesa;  po- 
nente di  consulla,  segretario  de've-.covi  e 
regolari,  V rbisque  vìsilalionis  a  secreti^, 
inox  Bomae  Fire^^gerens  Urbano  FIH, 
Innocenlioque  X  P.  M.  secfenlibus.  el  Ime 
ìisqiie  exlilit.  (estaliiriis  eliani  deinct-ps 
qnam  in  tot  obeundis  numenbuf,  ordine 
loto  cotn'enialcum  probità  tt  morum  con- 
jnncla  majorum  nobilUas.  —  Alexan- 
der Vilrice  ronianus,  ep.  Alatrinns.  As- 
sessore del  s.  Ulìjzio  ,  Urbano  Vili  nel 
i632  l'elesse  vescovo  d' A  latri  ,  pe' suoi 
grandi  meriti  e  modestia,  Urbis  F iees^e- 
rens  ,  pauloqut  post  vice-camerlengo  e 
governatole  d'Innocenzo  X.  L'erudilissi- 
noo  Dicci,  a  p.  3  1 9,  nlferoia  che  nel  1 646 
da  Innocenzo  X  tu  fililo  vicegerenle,  nel 
164?  ^ice-camerleiigo  e  govtinatoie,  e 
neli64'S  canonico  Vdlici>no  (01  a  incom- 
patibile a' Prelati  di  fiocchetti).  —  A.sca- 
nius  Bi\'aldo  rejertndarius  /'.  S.  Inle- 
lamente  sterili  sono  riuscite  le  mie  inda- 
gini pei'  dirne  alcunché.  —  Alexander 
yirgoU  romaniis,  ep.  Fendanus.  Di  Ta- 
gliacozzoe  di  nobile  famiglia  marsicana, 
prelato  io  curia  e  cittadino  romano,  nel 
1  65o  governatore  di  Cillà  di  Castello,  a' 
23  otlobrei65i  Innocenzo  X  gli  confe- 
l'i  il  vescovato  di  Viroli,  tsoito  in  Roma 


Vie  175 

nel  1654  ^  sepnltr)  in  s  INIaria  sopra  Mi- 
nerva, nel  cui  epitadio  si  legge;/j/«/es  ui 
di  e  tiene  pontificia  gestos  niagistratus, 
Fpiscojìus  Uentlitnns  et  Urbi.'!  Uicarii 
J  iccgeren'i  in  nia.xinia,  qiiarn  prohifas 
et  pi  ndenfia  c.ccitarenl.hniiìiinnn  expe- 
ctatioiie  invidiar  fati  ce.'.sif.  Il  Dicci  nella 
sua  opera  docuMieulala,  ci  ha  detto,  che 
l'Argoli  nel  i643  era  uditore  del  Torrio- 
ne in  Bologna,  neh  65  1  passò  al  vesco- 
vato di  Vfroli,  e  nel  16^3  venne  vicege- 
renle in  Roma.  —  Marcelliis  Anania 
dice.  Cathaccnsix^cappcllann.'!  .lecrefus 
Papae,  et  canoninis  basilicae  Liberia- 
nae,  deinde  episcopus  Nepesinus.  Cioè 
di  Stitri  e  Nepi^  fatto  ih."  giugno  1 654, 
morendo  sessagenario  nel  1670,  dopo  es- 
sere slato  Cardinali^  Ficarii  in  Urbe 
Ficesgeren<:.  —  /\Jarcu.s  Antoniiis  Oddi 
perusiniifì,  ep.  IlierapolilanWjdeiiide  Pe- 
ru.'>inu<!.  Già  referendaiio  di  segnatura  e 
poi  di  essa  votante,  abhieviatore  di  par- 
co maggiore,  preposto  della  cappella  del 
s.  Presepio  nella  basilica  Liberiana,  ab- 
bate comineiulalario  di  4  ^^^l>'^""e>  ì'ices- 
gerens  in  Urbe  cardinali^  ficarii.  e 
perciò  vescovo  di  Geinpuli  in  partibus, 
e  dopo  4  an»"  Alessandro  VII  a'23  giu- 
gno i  659  lo  trasferì  alla  patria  chiesa  di 
Perugia,  morlo  nel  1  668.  —  OctaK-ianiis 
Caraffa  rrferendariiis  F.  S.  Nobile  di 
Kaj,oli,  lo  trovo  nel  Dicci  governatole  di 
Città  di  Castello,  senza  sa[)eriie  assegna- 
re l'epoca,  la  (|uale  però  rinvenni  nelle 
pregiatissime  Dleiuorie  civdi  di  Città  di 
Castello  di  rag.'  Rln/j,  t.  2,  p.  225,  cioè 
neh 634,  ma  nel  i636  avea  ricevuto  il 
successore.  —  JlJarcns  Gallio  medio- 
lanen<iis,  ep.  Ariininensi<;.  Nato  in  Co- 
mo, leferendario  e  poi  volante  di  segna- 
tura, protonotario  partecipante,  segreta- 
rio de' riti,  governatore  di  varie  provio- 
cie,  a'  I  3  gennaio  1659  Alessandro  VII 

10  fece  vescovo  di  Rimini,  e  nello  slesso 
niin/io  di  Colonia,  e  poscia  vicegerente. 

11  Nardi,  Cronolasu  de'pn^tori  della  s. 
Chiesa  Rimiiie.se  ,  p.  3o6,  all'erma,  che 
era  ancora  nunzio  di  Colonia  nel  1664, 


I  ^r,  vie 

eil  ria  lornafo  in  Italia  neliGGS.  Ma  a- 
Pendolo  Clemenle  X  fallo  riloroare  alla 
sua  chiesa,  il  cardinal  Pacca  nelle  Mr- 
nin/ic  sloricìie  di  sua  nuiiziatuia  di  Co- 
lonia, p.  243,  riferisce  essere  sialo  inler- 
rotlo  il  COI  so  del  suo  ministero,  perore- 
rà di  potente  persona  [)resso  il  Papa,  e 
dovè  tornare  a  Bimini,  e  quindi  a  Roma 
colla  carica  di  vicegerenle;  e  poi,  come 
dissi  ,  nuovamente  rimandato  a  Rimini. 
Il  Colli  (/  .)  nel  1681  fu  da  Innocenzo 
XI  cieato  cardinale.  Su  di  che  grave- 
mente osserva  il  Pacca.  »»  Sogliono  i  Papi 
successori  rimunerare  con  larga  usura 
que'digni  prelati,  rhe  furono  da'Ioro  an- 
lecesiori,  per  invidia  e  malivoglienza  cor- 
tigianesca o  dimenticati  o  negletti  !  "  — 
Jarobiis  De  /4iig(li<i  piiantix ,  arcìiit-pi- 
scopiix  Lrbinnlensis,  dcindf  cardiiialls. 
^^ar^ai  nella  sua  biografia  che  il  de  j4ii- 
gelis  prelato  governatore  di  varie  città, 
ponente  del  buon  governo  e  votante  di 
segnatura,  nel  1660  fu  nominato  da  A- 
iessandro  VII  arcivescovo  d'Urbino,  ma 
poco  dopo  recatosi  in  Roma,  senza  riser- 
varsi pensione  rinunziata  quella  chie^a, 
divenne  in  Urbe  f^ ice<;gfrens  vigilanti.s- 
sinnis  di  Clemente  IX  (fu  Papa  da' 20 
giugno 1 668  a'g  dicembre  1 66()),pei  ò  no- 
tato di  eccessiva  severità.  Eletio  Clemen- 
te X,  Io  destinò  segielaiio  de'  vescovi  e 
regolari,  ma  si  oppose  l'onniposseote  car- 
dinal Paluzzi.  Per  altro,  il  successore  In- 
nocenzo Xi  lo  provvide  e  creò  cardina- 
le. —  S/i  pJiaiìus  (Joseph)  AJ(  riatti  cp. 
Cyrcnensìs,  cìeindc  Cotnensis.  Era  cano- 
nico Lateranense,  votante  di  segnatura, 
cnnsiillore  del  s.  Uflìzio  e  di  altre  con- 
gregazioni ,  Cardinali  Ficarii  in  Urbe 
f  icfsgerens.  Innocenzo  Xll  nel  1694  a' 
I  y  settembre  lo  trnsfeiì  al  vescovato  diCo- 
mo,  ove  tosto  mor'i  nell'agosto  i6g5. — 
Iforalius  Fortunati  liicanus,  ep.  s.  Se- 
veri ^  deinde  Nerilonensis.  Il  Coleti,  con- 
tinuatoree  annotatoredeirUghelli,lo  di- 
ce  di  s.  Arcangelo  nella  Lucania,  vicario 
generale  di  Monte  Fiascone  del  cardinal 
Paluzzi;  Clemenle  XoeliCyo  lo  fece  ve- 


V  I  C 

scovo  di  s.  Severo ,  e  Innocenzo  XI  nel 
1678  lo  traslatò  a  Nardo,  modello  in  lut- 
to de'vescovi,  morto  nel  1  707;  valga  per 
dettagliato  elogio  I'  epitallìo  magnifico, 
che  pose  sulla  sua  tomba  il  cardinal  Or* 
sini,  poi  lìenedetlo  XII l.  Però  il  Coleti, 
ignorò  il  vicegerentato  di  Roma,  né  a  me 
è  dato  precisarne  I'  epoca.  — ■  Sperellus 
Sperelli  asislensis,  ep.  Inlerainnensis, 
deinde  cardiualis.  —  Insigne  per  virtù 
e  sapere,  Sperelli  {F,),  auuniiato  nelle 
romane  aule,  a'  io  gennaio  1684  Inno- 
cenzo XI  lo  promosse  a  vescovo  di  Ter- 
ni. Inde  Urbis  Ficesgerens,  tuni  s.  In- 
(juisilionis  constdlor,  per  Innocenzo  Xll 
del  I  69  r  ;  che  inoltre  a'  1 6  giugno  1 698 
lo  elesse  assessore  del  s.  UHizio  e  poscia 
cardinale.  —  Dnniiniciis  Belisaritis  de 
Belli%  baren-^is,  ep.  Melphilensis.  Pro- 
tonotario  apostolico  extra  nnnieriini  par- 
lici pantium,  vicario  generale  di  sua  pa- 
tria, di  Conversano  e  Monte  Peloso,  es- 
sendolo diMolfetta,  l'inoceozo  XII  lo  vol- 
le in  Roma  suo  cappellano  segreto,  e  poi 
a' I  7  gennaio  1696  lo  promosse  a  vesco- 
vo di  Molfelta.  Mentre  governava  tran- 
quillamente la  sua  chiesa  ,  nuovamente 
il  Papa  richiamollo  a  Roma,  e  conservan- 
dogli la  sede,  vocatns  Ficesgcrentis  (an- 
cora lo  era  il  1/  settembre  1699,  accer- 
tandolo il  Ricci)  onus  subire  Jubetiir, 
gito  in  niunere  subitanea  morte  ex  his 
hnrnanis ereptiis est  anno  1701  die iSj'a- 
niiarii.  Cadai-er  solenini pompa  elaluni 
sepultuni  in  Ecclesia  s.  Ulariae  in  Fia 
ord.  Sen  orii/ìi  j'acet,  —  Doniinicus  de 
Zaulis  Jai'cutinus,  ep.  Ferulanus,  dein- 
de archiep.  Tcodosiae.  —  Lo  celebrai 
abbastanza  nel  suo  vescovato,  come  al- 
trettanto praticai  con  molli  de'  nomina- 
ti, quale  muni  fico  e  sollecito  pastore.  Cle- 
menle XI  lo  volle  in  Roma  vicegerente, 
e  già  lo  era  a*2i  gennaio  1705,  come  si 
trae  dal  chirografo  già  parlato,  a  lui  di- 
retto'sui  neofiti.  A'28  aprile  1708  rinun- 
ziò il  vescovato,  e  fu  fatto  arcivescovo  m 
parli'.ius  di  Teodosia,  e  assessore  elei  s. 
Uflizio.  —  Nicolaus  CaraccioU  neapoli- 


V  I  e 

tamil,  nrchiepiscopns  Capiiac.  ,  deinde 
cardinaLÌM.  Da  nunzio  di  Toscana  e  arci- 
vescovo di  'Tessalonioa  in  parlibits,  il  Ca- 
racciolo [/.)  u'i3  aprile!  703  fu  trasla- 
to da   Clemente  XI  airarcivescovato  di 
Capua.  iì/unere pnstr/iodiini  P'iicsgcren- 
tis  in  Urbe,  cninfdcnllatibus  f  icarii gè- 
rifralis  tyus(le/n  Urbis laiidabililer gesto. 
Ciò  avvenne  essendo  vicegerente,  (|uando 
a'G  aprile  1714  cuori  il  cardinal  Carpe- 
gna  stalo  vicario  di  Roma  dal  1  (7  i  d'Scj 
anni,  indi  creato  cardinale  a'iG  dicem- 
bre 1715,  ed  a' 18  pro-vicario.    Il  Papa 
fio  da  quando  lo  chiamò  al  vicegerenta- 
lo,  gl'inculcò  di  frenare  reccessiva  licen- 
za de'costuini,  ed  egli  vi  corrispose  ener- 
gicamente, purgando  la  città  dalle  don- 
ne scandalose  e  da'liberlini.  —  Thomas 
Cen'i'ii  Politianus  ep.  Heracleae.  Fu 
fatto  vescovo  assistente  al  soglio  ponti- 
ficio a'  1  8  geimaio  i  7  i  7,  e  poi  datario  del- 
la s.  Penilenzieria.    Siccome  le  annuali 
Notizie  di  Roma,  cominciate  nel  17  16, 
tosto  si  ampliarono,  così  trovo  il  Cervini 
da  Monte  Pulciano  arcivescovo  di  Nico- 
njedia  in  parlibns,  forse  Iraslalo:  polsi- 
gillatore  di  detto  tribunale  e  consultore 
del  s.UflìziOjpatriarca  diGerusalemme  nel 
1734,  presidente  della  dottrina  cristiana, 
deputato  de'monasteri  di  monache,  cano- 
nico Valicano,segretario  de'ss.Kiti.  Colle 
Notizie  di  Roma,  d'ora  ir)  poi  ricevo  un 
notabile  aiuto,  per  1'  epoche  precipua- 
mente,giovandomi  purede'Z)/<3rze  Gior- 
nali di  Roma  pure  originati  nel  suddet- 
to anno.  —  Nunlius  Baccari dioec.  Tri- 
venlinae.  Fatto  vescovo  di  Bojano  a' 5 
febbraio  17  18,  nelle  ZVo/b/e  deh  722  per 
la  I  .^  volta,  nel  catalogo  de'vescovi,  trovo 
ìi^^\\iu\.o,viccgcrenle  di  Roma,  e  leggen- 
dosi essere  di  Capracotta  diocesi  di  Tri- 
vento,  nato  nel  1667.  Poco  dopo,  nella 
categoria  di  altre  cariche  o  cariche  di- 
verse de'  prelati,  si  nota  il  vice  gerente, 
con  Nun?io  Baccari  vescovo  di  Bojano 
(indi  consultore  del  s.  Uffizio,  ed  esami- 
natore in  ss.  canoni  de'vescovi,  morto  nel 
1737),  e  d'allora  in  poi  coslanlemenle 
VùL    xcix. 


Vie  177 

si  è  proseguito,  finche  si  registi ò  nel   ti- 
tolo di  Tribunale  dell'Eni."  f'icario,  e 
pel  1 ."  —  Thilippus  (Carolus  Alalthia) 
Spada  s/)oleliittts,eiì.  Pisaurensis,  delu- 
de arcìucp.  Theodosuic.  Già  fiscale  del- 
la patiia  s.    Inquibizione  ,  deputato  del 
conservatorio  di  s.  Eufemia  e  del  mona- 
stero di  s.  Urbunodi  lìoma,  canonico  La- 
teraneuse,  nel  1  702  fu  fatto  vescovo  di 
Pesaro  e  nel  1703  vescovo  assistente  al 
soglio,  nel  1738  vicegerente,  e  rinunziato 
il  vescovato,  fu  dichiaralo  arcivescovo  di 
Teodosia  in  parlibns.  —  Ferdinando 
ISlaria   de   Rubeis  romanus ,  archiep. 
Tharsi,  deinde patriarcha  Constantino- 
polilanus,  etcardinalis.  Canonico  Libe- 
riano, nel  1739  fu  fatto  arcivescovo  e  as- 
sistente al  soglio,  luogoteneule  civile  del 
vicariato  e  giudice  ordinario  del  s.  I\Ion- 
te  di  pietà,  neli742  vicegerente.  Bene- 
detto XIV  gli  commise  l'erezione  della 
Via- Crucis  {F.)nd  Colosseo, dichiaran- 
do dell'arciconfraternita  degli  Amanti  di 
Gesù  Maria,  protettori  i  Papi,  e  il  vice- 
gerente direttore,  poscia  stabilendosi  per 
tale  un  cardinale  e  comprotettore.  Il  Ros- 
si (F.)  divenne  patriarca  neh  751  e  car- 
dinale a'24  settembre!  y'jg.  — Domini- 
ciis  Giordani  dioec.  Siponlinae  archiep. 
Nicomediae  ,  postea  patriarcha  Aiilio- 
chenus.  Era  arcivescovo  dah755,  e  ve- 
scovo  assistente  al  soglio  dall'ottobre 
1758,  già  vescovo  di  Teano  dah  749,  e 
segretario  della  disciplina  regolare.  Di- 
venne vicegeienleneh759,  patriaica  nel 
1766  a' 22  dicembre.  Continuando  nel 
titolo  patriarcale  la  piesidenza  della  dot- 
trina cristiana,  e  le  consultorio  delle  sagre 
congregazioni  (moiì  poi  nel  1781),  trovo 
nelle  Notizie  di  Roma  del  !  774, pio-vice- 
gerentediRoma  mg."^  FraucescoM.^Cioja 
oriundo  milanese,  ch'era  luogotenente  ci- 
vile del  vicariato  :  poscia  divenne  segre- 
tario di  consulta.  —  Franciscus  Anto- 
nius  Marciteci  asculanus,  ep.Montis  Al- 
ti, deinde  patriarcha  Coustantinopoli- 
taniis,  ctij'us  insignes  virlates  suspexi  in 
itinere  Findohoncnsi  SS.  D.  N,  Pii  1^1 
12 


lyS  Vie 

cui  tiim  ego  Clini  a  sarris ,  itim  a  con- 
feisionibtisinser^'ichont.  Nato  nella  Mar- 
ca nel  r  71  7,  non  però  religioso,  sebbene 
in  tulli  i  documenti  dello  deli'  imma- 
colala  Concezione,  Clemente  XIV  lo  fe- 
ce vescovo  di  Alonlallo  a'6  agosto i  770, 
e  colla  ritenzione  del  vescovato,  vicege- 
renle  nel  1774,  ed  a'3o  giugno  assisten- 
te al  soglio  pontifìcio.  Volendo  Pio  VI 
Irasferiilo  ad  un  titolo  in partibu<;,àe'iì' 
gnò  vescovo  di  IMontaltoil  vicario  gene- 
rale di  Pesaro,  Saverio  Mai  ini,  ma  il  Mar- 
cucci  per  amore  alla  sua  chiesa,  pregò  il 
Papa  a  rilasciargliela,  onde  il  Marini  a* 
20  settembre  1  77q  fu  provveduto  col  ve- 
scovato di  Rieti.  Intanto  Pio  Vi  avendo 
stabilito  il  f'inggio  per  T'ieniin  (^/  J,e 
divisando  di  portare  per  accompagno  nel- 
la sua  propria  carrozza  il  vicegerenle  e 
l'elemosiniere,  in  luogo  de'consueti  mag- 
giordomo e  maestro  di  camera,' prima  a' 
IO  dicembre  1781  promosse  mg."^  Mar- 
cuccia  patriarca  di  Costantinopoli //a ^)(^?r- 
tibus,  e  lo  dicbiaiò  amministratore  di 
Moni'  Alto.  Cessò  nel  vicegerentato  nel 
1  786,  e  le  Notizie  di  Roma  del  1787  ri- 
feriscono quello  che  segue,  e  di  vivere  nel 
1700;  fu  sepolto  nella  chiesa  del  mona- 
stero delle  Concezioniste  in  Ascoli  della 
Marca,  da  lui  fondalo  e  presso  il  quale 
morì,  cognominandosi  dell'  Immacolata 
Concezione,  soltanto  per  la  speciale  di- 
vozione a  quell'insigne  e  singolare  pre- 
rogativa della  ss.  Vergine.  Un'iscrizione 
che  lo  ri  guarda, la  riportai  nel  voi.  LX  VII, 
p.  88.  —  Francisciis  Jla^erius  Passeri 
firmanus,  archiepiscopus  Larissae,  qui 
gravi,  et  diffìcili  munere  priidenter ,  et 
accurate  nane  defungiliir.  Con  queste  pa- 
role termina  la  sua  serie  il  Ponzelti,  che 
vado  a  completare.  Nato  in  Monte-Gior- 
gio arcidiocesidiFermo  nel  I  744>6'"^  1*^0- 
gotenenle  del  vicariato,  quando  Pio  VI 
nel  novembre  I  786  lo  fece  arcivescovo  dì 
Larissa  in  partibus  e  vicegerenle,  ed  a' 
28  di  tal  mese  assistente  al  soglio,  ^'el• 
l'articolo  Vicario  generale  di  Uoma  del 
Papa,  ricordando  i  luoghi  ove  deplorai 


V  1  C 

le  vicende  di  Roma  del  i  7^8,  narrai  l'oc- 
cupazione violenta  di  Roma  de'repubbli- 
cani  francesi,  la  proclamata  icpuliblica, 
costringendo  il  vicegerenle  a  intnonare 
il  canto  del  Te  Dcum  a'  18  febbraio,  e 
come  dopo  due  giorni  fu  strappato  dal 
Vaticano  il  gran  Pio  VI ,  e  condotto  a 
morir  prigione  in  Valenza  di  Francia. 
Come  mg."^  Passeri,  restalo  in  Roma  mu- 
nito di  facoltà  vicariali  amplissime,  per 
aver  cantalo  1'  inno  della  riconoscenza, 
quando  a'27  novembre  i  napoletani  li- 
berarono la  città,  indi  ritornali  i  francesi 
a'i3  del  seguente  mese,  si  pose  in  salvo, 
suddelegando  (|ual  prò  vicegerente  mg.' 
Ottavio  Boni  d'Urbino  arci  vescovodi  Na- 
zianzo  in  partibns  ,  allora  deputato  de* 
monasteri, in  unoall'operato  da  quest'ul- 
timo, confermalo  nell'u^izio  da  Pio  VI, 
il  quale  morto  a'2Q  agosto!  799,  indi  a* 
l4  marzo  I  800  ebbe  a  successorel^io  Vlf. 
Il  nuovo  Papa,  nel  novembre  i8on  no- 
minò mg/  Passeri  amministratore  d'An- 
cona e  d'  Umana  ,  e  poi  morì  in  patria 
a'4  giugno  I  808,  d'anni  04-  Annunciò  ta- 
le perdila  il  n.  48  del  Diario  di  Roma^ 
con  elogi  qual  pastore  delle  due  diocesi, 
e  qual  già  vicegerente  di  Roma;  le  cele- 
brate esequie  nella  collegiata,  e  la  liiinu- 
lazione  nella  chieda  de'cappuccini,  con  ac- 
compagno decoroso,  del  capìtolo  e  clero, 
e  del  magistrato  civico.  Quanto  lodevol- 
mente fece  nel  suo  pastorale  governo  in 
quelle  due  diocesi  ,  lo  dissi  nel  volume 
LXXXIII,  p.  62,  ove  provvide  i  |>arro- 
chi  d'un  comodo  astuccio  portatile,  pei* 
collocarvi  il  ss.  Viatico  {^V .),oì\i\e  recar- 
lo occultaroenle,  ad  esempio  del  dono  si- 
mile fallo  dal  cardinal  Zelada  alle  par- 
rocchie di  Roma.  . —  Ueiiedello  Fenaja 
romano,  de^signori  della  Alissiouc,  valen- 
tissimo e  zelante  predicatore,  meritò  che 
Pio  VI  nel  1783  a' 16  agosto,  si  recasse 
nel  Palazzo  Panìphilj ,  a  piazza  Navo- 
na,  per  udire  la  predica  delle  u)issionl, 
da  lui  ordinate  al  popolo  romano,  a  cui 
era  amato  concittadino.  Il  successore  Pio 
VII,  a  premio  di  sue  apostoliche  fatiche, 


vie  vie                     ,79 

lo  promosse  alla  carica  di  vie  gerente  di  rontro  il  clero  secolare  e  regolare,  pre- 
Roma,  come  nnnunziò  il  Diniio  di  Ho-  lati  e  cnidimili;  e  mg/  Fenaja,  imprigio- 
f/irtde'23  novembreiSoo,  quindi  nomi-  nato,  fu  deportato  in  Francia,  morendo 
nò  arcivescovo  «li  FiWpiìMu  parlil>tts,  ed  nell'esilio  a  Parigi  nel  181  2.  Se  avesse 
a'iS.ge.inaio  1801  assistente  ai  soglio,  sopravvissuto  a  quelle  luttuose  vicende, 
fra'  quali  cavnlcò  nel  possesso  del  Papa  cerio  sarebhe  stalo  elevato  alla  s.  porpo- 
a'29.  novembre.  Avendogli  poi  conferito  ra.  A'  G  luglio  dello  stesso  1809,  ancbe 
l'abbazia  della  patriarcale  basilica  di  s.  Pio  VII  fu  delronÌ7zafo,e  strascinato  pri- 
Lorenzo  fuori  le  mura  di  Roma  (della  gionea  Savona  {/  .),  lasciando  nella  de- 
qualepatriarcaleriparlainel  vol.LXXV,  solala  Roma  suo  delegato  apostolico  con 
p.  2  i3,  2  i4  e  225),  qua!  provvista  ec-  amplissima  autorità  il  cardinal  Di  Pie- 
clesiastica,  riporta  U  Diario  di  Iloma  de'  Irò,  ma  1  ilegato  ancb'esso,  suddelegò  nel 
IO  dicembre  1801  ,  che  il  prelato  nelle  18  io  mg/ Emanuele  de  Gregorio  {F.), 
ore  pomeridiane  dell'8  si  recò  nella  ba-  già  slato  lodevole  luogotenente  civile  del 
siiica,  ricevuto  dal  p.  ab.  d.  Vincenzo  Ga-  vicarialo,  allora  essendolo  il  successore 
lofalo  procuratore  generale  de' canonici  lug.'Domenico  Attanasio  napoletano.  Per 
regolari  del  ss.  Salvatore  (che  allora  l'a-  la  chiamata  a  Parigi  di  mg.""  de  Grego- 
veano  in  custodia,  ed  ora  lo  è  de'cappuc-  rio  delegato  apostolico  di  Roma,  appe- 
Cini,  come  indirai  a  suo  luogo),  e  dal  ca-  na  passati  4o  giorni  dacché  fungeva  il 
nonico  parroco  d.  Vincenzo  IManzoli,  con  gravissimo  uffizio,  dovè  lasciarlo  e  uel 


riie- 


altri  canonici  dell'ordine.  Ivi  il  prelato,  maggio  giunse  al  luogo  in   cui  fu  ....- 
premesse  le  consuete  formalità  eceremo-  gaio.  Innanzi  di  partire  da  Roma,   per 
me,  prese  il  formale  possesso  di  snnsigne  l'autorità  che  ne  avea,  comunicò  le  sue 
e  antichissima  badia  (la  quale,  per  l'or-  facoltà  a   mg.""  Attanasio,  laonde  questi 
di  nano,  divenne  la  provvista  de'vicege-  divennedelegalo  aposlolicoe  pro-vicege- 
renti  di  Roma).  Kcl  recarsi  Pio  VII  a  Pa-  rente;  ma  non  essendo  insignito  del  ca- 
ngi nel  I  804,  per  coronare  l'imperalore  ratiere  episcopale,  le  sagre  ordinazioni  e 
Napoleone  I,  volle  compagno  del  J'iag-  le  consagrazioni  degli  olii  santi,  le  fé- 
g?o  (^^.)  mg.'  Fenaja;  e  poscia  tornando  cero  i   vescovi    nominali    nell'articolo, 
a  Roma  ,  giunto  a   Firenze,  il   famoso  che  sempre  devesi  tenere  presente.  Keì 
mg.'  Ricci,  già  vescovo  di  Pistoia  {F.)Je-  1  8  i4  liberato  Pio  VII  e  reintegrato  nel- 
ce  .sapere  al  Papa  ch'era  pronto  a  ritrai-  la  sovranità,  mg.^  Attanasio  ricolrrò  di 
tare  1  suoi  errori.  Il  Papa  per  mg/  Fé-  giubilo   i  romani  col  notificare  il  di  lui 
nnja  gli  mandò  la  formola,  che  il  prela-  glorioso   ritorno,   efieltualo  a'  24  mag- 
io soKoscnsse.  Qoindi  Pio  VII  a'  0.3  di-  gio  con  Ingresso  solenne  in  Roma  (K). 
cen.bre  i8o5  d.chiaiò  mg.^   Fenaja  pa-  E  poi  il  Papa,  fece  mg.'  Attanasio  Udi- 
tnarca  di  Costantinopoli  in  parlihus.  Ma  tare  del  Camerleugato.  —  In  più  luo- 
nuovi  disastri  doveano  piombare  su /?o-  ghi   parlai   di  mg.'  Candido  RI.'  Frat- 
n,a  e  sullo  Stalo  Pontificio.  Li  rammen-  tini  romano,  flgho  di  Antonio  Maestro  di 
tal,  parlando  del  ricario  generale  di  Re-  casa  de' ss.  Palazzi  apostolici  e  parlico- 
ma  del  Papa,  ove  descrissi   quanto  ri-  lare  di  Pio  VI,  a  cui  dedicò  una  Concia. 
guarda  il  predente  articolo,  laonde  baste-  sione  (F.),  canonico  di  s.  Anastasia,  be- 
ra  un  isfuggevole  cenno.  Per  le  innam-  nef^cio  che  sempre  ritenne,e  pro-promo- 
niissibil.  esigenze  di  Napoleone  I,  questi  tor  fiscale  del  vicariato  per  le  materie  ec- 
nehboS  tornò  a  far  occupare  diverse  prò-  clesiastiche.  Pio  VII  lo  elesse  vicceren- 
vinciedelprincipalolempoialedis.Chie.  te,' arci  vescovo  di  Filippi  m;,rtr//.W,  indi 
sa,  consumando  l'usurpazione  nel .  809,  assistente  al  soglio  a'29  settembre  1814. 
accompagnala  da  generale  persecuzione  Mori  nello  stesso  giorno  nel  1821  di  54 


i8o  Vie 

anni.  Riferisce  il  n.  79  del  Diario  di  Ro- 
ma. »  La  sera  del  1 ."  ottobre  ne  fu  tra- 
sportalo il  cadnvere  allo  collegiata  di  s. 
Anastasia,  di  cui  era  canonico:  nella  mat- 
lina  seguente  vi  ricevette  i  solenni  fune- 
bri onori  con  assistenz.a  de' mg  ri  vescovi 
assistenti  al  soglio  pontifìcio,  ilei  collegio 
de'rr.  parroclii.  e  de'membri  del  tribu- 
nale del  vicariato  di  Roma.  La  perdita 
di  questo  soggello,  slimabde  per  le  pre- 
stantissiniesue(|ualità,ha  oltremodo  rat- 
tri»tato  ciascuno,  e  S|)ecialmente  il  clero 
romano;  e  laClùesa  è  rimasta  priva  d'un 
zelante  prelato  ,  il  quale  si  rese  di  essa 
benemerito  col  lodevole  eserciziodella  sua 
carica,  incuiha  fatto  costantemenlecara- 
peggiore  la  mas$in)a  rettitudine,  e  quan- 
te altie  virtù  erano  necessarie  ali'onore- 
■«olesua  carriera". —  Il  luogotenente  civi- 
le del  vicarialo  e  canonico  Vaticano,  mg. "^ 
Giuseppe  de'conti  della  Porta- liodiani 
(^.)  romano, fu  tosto  fallo  vicegeren  le  con 
biglietto  di  segreteria  di  sialo, come  si  ha 
dal  Diario  di  Roma  de'6  ottobre 1 821, 
indi  arcivescovo  di  Damasco  in  parti- 
bus,  a' ir)  aprile  1822,  e  dopo  due  giorni 
assistente  al  soglio,  proraovendolo  a  pa- 
triarca di  Costantinopoli  in  parlibus  a'  1 6 
maggio  1 823.Celebrandol'esallazionedel 
cardinal  Della  Genga  Vicario  di  Roma, 
al  pontificalo  col  nome  di  Leone  XII, se- 
gui la  a'28  settembre  I  82  3,  narra  i  eh  e  su- 
bito lo  dichiarò  suo  pro-f/rar/o  generale, 
e  come  tale  il  prelato  ingiunse  alle  chiese 
diPi-oma  solenni  ringraziamenti  pel  nuo- 
To  Papa.  Esercitò  l'ullizio  sino  a'2  gen- 
naio 1824,  rimanendo  vicegerente,  assi- 
stendo quindi  alla  consagrazionedel  nuo- 
vo vicario  cardinal  Zurla.  Dipoi  Grego- 
rio XVI  lo  fece  a'6  febbraio  i833  udi- 
tore generale  della  camera,  nel  1 83  5  car- 
dinale e  Ti  I  dicembre  I  838  suo  f  icario 
generale.  —  Notai  nel  voi.  LXXIX,  che 
Pio  \11  a' 19  agosto  I  82  i  fece  consagra- 
re in  Frascati  mg."^  Antonio  Pialli  roma- 
no, nato  nel  1782,  arcivescovo  di  Trebi- 
sonda  in  parlibus,  e  poi  lo  fece  a'22  di 
dello  mese  assistente  al  soglio,  quindi  se- 


V  I  C 

grelaiio  della  congregazione  di-He  ss.  In- 
didgen/e  e  Reliquie,  e  canonico  Lalera- 
nense.  Gregorio  XVI  a'6  febbraioi833 
lo  pronjosse  a  vicegcreote  di  Roma,  ed 
a'2  ottobre  1837  patriarca  d'Antiochia  in 
jìartihw;.  Annunciò  il  n.  i5  del  Diario  di 
Roma  del  i84',  esser  passalo  al  riposo 
de'giusti  mg.'  Piattia'if)  febbraio.»  La 
di  lui  perdita  è  stala  mollo  sensibile  a 
tulli  q'ielli  che  ammiravano  le  singolari 
virtù  ecclesiastiche  di  cui  era  adorno,  ed 
in  modo  particolare  lo  zelo  che  dimostra- 
va per  la  salute  delle  aniu)e;  onde  presso 
tulli  i  buoni  rimarrà  sempre  cara  e  ve- 
nerabile la  memoria  di  questo  zelante  pre- 
lato ".  —  Gli  successe  nel  vicegerentalo 
il  canonico  Lateranense  cag.'  Giuseppe 
Maria  de'conti  Vespignani  romano,  con 
biglietto  della  segreteria  per  gli  affari  di 
slato  interni  deir8  giugno  1841,  per  di- 
sposizione di  Gregorio  XVI.  Questo  Pa- 
pa successivamente l'avea  promosso  a'23 
giugno  1834  ad  arcivescovo  di  Tiana  in 
parlibus,  a  deputalo  a''rnonasleri,  ad  ab- 
bieviatore  di  curia,  ed  a  segretario  delle 
s.  congregazioni  dell'esame  de' vescovi, 
dell'acque, membro  della  prefettura  gene- 
rale d'acque  e  strade,  ec.  Poscia  a'2  4  gen- 
naio 1842  l'elevò  a  vescovo  d'Orvieto, 
che  saggiamente  governa;  dicendo  nella 
proposizione  concistoriale  ,  dopo  avere 
enumerali  i  carichi  dal  prelato  disimpe- 
gnati: prò  s.  apostolica  Sede  Ecclesia- 
stica munera  tam  laudabiliter  obivity  ut 
digniis  proplerea  censendus  sit^qui  a  di- 
ctamEcclesiam  Urbeveian.  tran '•Jcralur. 
In  Orvieto,decorosamente  accolse  il  Papa 
Pio  IX, col  riferito  nel  vol.XC\^n,p.  2(^0. 
—  JNarrai  a' suoi  luoghi,  e  principal- 
mente nell'articolo  Vicario  generale  di 
Roma  del  Papa,  diverse  notizie  riguar- 
danti mg."^  Giuseppe  (nome  preferito  da 
lui  all'altro  di  Gio.  nattisla)  Canali  di  Ce- 
sano diocesi  di  Porto.Zelantissimoedotlo 
sacerdote,  nella  succennala  persecuzione 
deliSog  fu  Iradollo  prigione  nelle  famo- 
se tontbeaux >\\\ìA%ùa.  Liberalo  nel  1 8  1 4, 
fu  dichiarato  scrittore  della  s.  Penilenzie- 


V  1  e 

fin,  e  poi  suo  archi visla; Leone  XII  lo  no- 
minò sostituio  del  concistoro;  l'io   Vili 

10  volle  suo  confessore;  e  quindi  lo  no- 
minò esaminatore  del  clero,  C'tnonicodi 
s.  Eustacliio  e  segretario  del  vicariato. 
Giegorio  XVI  lo  prouio'i'ie  a' i  4  dicem- 
bre 1840  a  vescovo  di  Ferentino,  ed  a' 

11  ad  assistente  al  soglio.  Lo  precedette 
nella  diocesi  la  fama  illustre  che  gode- 
va, per  cui  singolari  furono  le  dimostra- 
zioni che  ricevette,  descritte  dal  libro:  Pel 
iolcnric  ingresso  di  iiìqJ  Giuseppe  Ca- 
nali in  Ferentino  ,  ivi  184  i,  V*^'^'P'  *^^^ 
Ijono.  In  breve  tempo,  grande  fu  il  be- 
neche  operò;  restaurò  la  piazza  della  cat- 
tedrale, eresse  presso  l'episcopio  la  log- 
gia per  la  benedizione,  ridusse  a  cappel- 
la il  carcere  del  patrono  s.  Ambrogio,  a 
lutto  però  contribuendovi  il  municipio. 
Intanto  Gregorio  XVI  nel  concistoro  de' 
24  gennaio  1842  lo  traslalò  al  titolo  ar- 
civescovile in  parlibus  di  Colossi,  e  fece 
annunziale  dal  Diario  di  Roma  de'  2f) 
di  tal  mese,  averlo  dichiaralo  ficcgereii- 
te  del  P'icarialo  di  Roma.  I  suoi  dioce- 
sani ne  restarono  inconsolabili.  Inoltre  il 
Papa  gli  conferì  un  canonicato  Latera- 
nen-iC,  ed  a'24  aprile  18 43  lo  trasferì  al 
patriarcato  in  parlibus  di  Costantinopo- 
li. Ripiovai,  nell'articolo  tante  volte  ci- 
talo, leiniqiiilà,  per  lequali  a'24  novem- 
bre 1848  il  Papa  Pio  IX evase  da  Roma, 
per  la  succeduta  ribellione  e  per  qiianl'al- 
Iro  maccliinavano  i  faziosi  ,  accorsi  da 
tutte  parli;  e  seguito  dal  cardinal  vica- 
rio, (juesti  con  annuenza  pontificia  dele- 
gò al  prelato  le  sue  facoltà  e  altre  am- 
plissime, compresa  lasuddelegazione.  Ri- 
provai pure  le  persecuzioni  degli  empi, 
di  cui  mg."^  Canali  ripetutamente  fu  ber- 
saglio, e  ciò  per  adempiere  a'propri  do- 
veri ;  onde  si  trovò  obbligalo  ad  ascon- 
dersi, suddelegando  l'intera  sua  aulori- 
tàa  mg. "^GiuseppeAngelinid'Ascoli,  ch'e- 
ra ed  è  luogotenente  civile  del  vicariato; 
encomiando  questo  prelato  pel  saggio  e 
intrepido  suo  operato,  supplendo  alle  sa- 
gre ordiuuzioui  mg.'  Cornetti  arcivesco- 


V  I  C  181 

vo  di  Xicomedia  in  partilms  ^  in  tempi 
cotanto  lagrimevoli,  anarchici  e  repub- 
blicani; e  narrando  che  appena  liberata 
Roma,  in  nome  del  clero  romano,  si  re- 
cò ilal  Papa  in  Gaela  in  deputazione,  fe- 
licitandolo con  discorso,  clic;  riprodussi, 
e  rinnovando  la  venerazione  di  tutti,  a' 
28  luglio  184C).  Mg.'  Canali  troppo  avea 
solferto,  e  lo  spavento  gli  avea  vieppiù  lo- 
gora  l'allalicata  vila,  esoggiacque  a  mor- 
te il  I  ."del  1  8j  I  tra  l'universale  compian- 
to. I  funerali  li  descrissi  superiormente; 
e  quelli  anniversari  celebrati  poi  a'3  gen- 
naio i853  in  s.  IMaria  della  Pace,  per  le 
sue  molteplici  benemerenze  con  quella 
chiesa  e  coll'oratorio  notturno  di  cui  fd 
preside,  colla  necrologia,  ne  pubblicò  la 
descrizione  il  Giornale  di  Roma  di  det- 
to anno,  a  p.  24-  Sono  dispensalo  dire 
altro  con  ricordare  l'orazione  che  fu  pro- 
nunziata nel  dì  trigesimo  di  sua  morte  ia 
delta  chiesa,  ed  altro  elogio,  l'uua  e  l'al- 
tro alFelluosi,  forbiti  ed  eruditi,  degni  di 
tanto  prelato.  Orazione  funebre  ia  nior' 
te  di  mg  J  Giuseppe  Canali  patriarca  di 
Costantinopoli  e  vicegerente  di  Roma, 
recitala  in  occasione  de^  solenni  funerali 
celebrati  li  3o  gennaio  iS5i  nella  vcn. 
chiesa  di  s.  Maria  della  Pace,  ove  ripO' 
sano  le  sue  ceneri,  ed  ove  e  eretta  V  o- 
pera  pia  degli  Oratorii  notturni,  {Iella 
quale  fu  zelantissimo  direttore  prima- 
rio, dall' ab. d.  Giuseppe  Fcrmanelti  se- 
gretario della  stessa  pia  opera,  Roma 
i85i.  Elogio  storico  di  mg.'  Giuseppe 
Canali  patriarca  diCostantinopoli  e  Fi- 
cegercnle  di  Roma.  Edizione  1.*  rivedu- 
ta, Roma  1 853,  col  ritratto.  N'  è  autore 
il  benemerito  scrittore  mg."^  Francesco 
de'  conti  Fabi-Montani.  —  Mg.'  Anto- 
nio Ligi-Bussi  (questo  2.°  cognome  l'as- 
sunse poi  quando  gli  fa  conferita  la  patria 
prelatura  discorsa  nel  voi.  LXXXVI,  p. 
243),  di  Urbino,  già  parroco  io  Roma 
nella  basilica  de'ss.  Xll  Apostoli,  e  pro- 
curatore generale  del  suo  ordine  de'mi- 
noricoiivenluali,  il  Papa  Pio  IX,  con  bi- 
glietto della  segreteria  di  stato,  lo  nomi- 


iSi  vie 

nò  alla  carica  di  f'icrgereiile  del  rica- 
rialo dì  lìoina,  come  uolificò  il  Qior nu- 
le di  Roma  de'y  gennaio  i85i;  dicendo 
<|Uclio  del  3i  averlo  con  altro  sinjile  bi- 
};liello  annoverato  Ira'consullori  della  s. 
Piomana  e  uni\ersale  lutiuisizione.  Inol- 
tre il  Papa  nel  concistoro  de'i  7  febbraio 
i85i  lo  preconizzò  arcivescovo  d'Iconio 
ìiipartibus,  con  magnifico  elogio,  si  [)er 
la  sua  dottrina  e  perizia  nella  teologia  e 
nel  )us  pontificio,  da  lui  insegnato  nel 
collegio  di  s.  Bonaventura;  sì  per  l'eser- 
citate predicazione  e  cura  d'anime;  non 
che  pe' magisteri  aflidati  a  lui  dall' ordi- 
ne, e  lodevolmente  eseguiti,  e  per  averlo 
GregorioXVI  fatto  consultoredellas.  con- 
gregazione della  disciplina  regolare.  Con- 
cludendo: l'ir  gravitate,  prudeiitìa,  do- 
clriiia,morum  suavitale^rerumque  expe- 
rietitiapraedilus,  et  in  ecclesiaslicisfun- 
ctionibus  appri/nc  versatus,  dignns  pro- 
plereaquiadarcìdepiscopatwnlconieii- 
seni  praefatuin  protìiovealur.  Indi  lo  no- 
minò pure  abbate  commendatario  della 
patriarcale  basilica  di  s.  Lorenzo  fuori  le 
mura  di  Roma,  il  cui  possesso,  preso  a' 
9  febbraio,  descrisse  il  n.  36  del  Gior- 
nale di  Roma  del  1 85  i .  Vi  si  recò  io  tre- 
no, accompagnato  da  due  prelati,  orò  in- 
«anzi  il  ss.  Sagramento,  e  nella  sagrestia, 
ove  si  lesse  il  breve  di  nomina,  pronun- 
ziò analogo  discorso,  cui  rispose  il  p.  ab. 
Strozzi  che  1'  avea  ricevuto.  Poscia  il  n. 
46  del  Giornale  ci  disse  la  di  lui  consa- 
grazionefattainss.Xll  Apostolia'23  feb- 
braio dal  cardinal  Patrizi  vicario  di  Ro- 
ma, coU'assistenza  degli  arcivescovi  mg.*^ 
Morichini  e  mg."^  Lucciardi,ora  cardina- 
li; e  due  giorni  do|)o  il  i'apa  lo  fece  assi- 
stente al  soglio.  Parlai  dellilluslre  prela- 
to in  altri  luoghi,  come  ne'  voi.  LXIII, 
p.  121  e  122,  LXXXI,  p.i34,  XCVII, 
p.  2C)3,  qual  presidente  della  pia  opera 
della  s.  Infanzia,  e  della  pia  unione  per 
r  accompagnamento  del  ss.  Viatico.  E 
«|ui  aggiungo:  essere  il  degno  prelato 
infaticabile,  zelantissimo,  di  aifabili  ma- 
niere, ornalo  di  virtù,  prudenza  e  felice 


V  I  C 

sperienza  ;  assai  amato  e  venerato  dal 
clero  secolare  e  regolare,  benché  per 
l'ordinario  il  vicegereute  suole  scegliersi 
dal  clero  secolare.  E  suo  mlilore  civile 
r  avv.  Vincenzo  Alfonsi  dottore  iu  am- 
bo le  leggi. 

VICE  -  LEGATO,  Prolega tus ,  Fi- 
carius ,  f'iie  -  LegaLus.  Quegli  che  so- 
stiene le  voci  del  Legalo  {F,),  dicendosi 
Ficc-  Legazione  l'unicio  del  vice-legato. 
E  più  particolarmente  il  nome  che  nel 
principato  civile  e  Sovranità  della  s.  Se- 
de  [F.)  si  dà  a! Prelati,  e  talvolta  ad  al- 
cun laico.  Vice- legati  apostolici  de' car- 
dinali legati,  l'ebbero  Avignone:  e  il  con- 
tado Fenaissino  (/ .),  altri  dominii  teoi- 
porali  della  Chiesa  Romana ,  Bologna, 
Ravenna,  Forlì,  Ferrara,  ed  anche  P'cl' 
letri  {F.).  Cessarono  ,  in  Avignone  nel 
I  790  ;  iu  Bologna,  Ravenna,  Forlì,  Fer- 
rara nel  i83i  ;  in  Velletri  nel  1848  e 
definitivamente  nel  i85o,  succedendo  un 
prelato  Z?c7('g;ci<o  apostolico.  In  tutti  i  no- 
minati articoli  ragionai  dell'  uffizio  e  di 
molti  de'prelati  che  l'esercitarono  ;  e  nel 
i.°  ne  riportai  anche  gli  onorarli  o  sti- 
pendii  ;  quanto  ad  Avignone,  il  contado 
Venaissino  ebbe  anche  un  Rettore  pre- 
lato e  talora  laico.  Tra'vice-legati  apo- 
stolici, il  più  autorevole  fu  quello  d'  A- 
vignone  e  del  Venaissino,  vicario  insieme 
del  Papa  in  tali  provincic,  divenuto  nel 
1774  presidente,  come  l'avea  la  provin- 
cia d' Urbino  (F .),  e  ciò  per  disposizione 
di  Clemente  XIV,  ma  il  successore  Pio  VI 
nel  1776  ripristinò  il  titolo  di  vice-lega- 
to. Il  p.  Fantoni  ne  olFre  la  serie  dal  i  235 
al  1672,  perchè  nel  1678  stampò  la  sua 
Istoria  della  città  d' Avignone  e  del  con- 
tado Fenesino  Siali  della  Sede  aposto- 
lica nella  Gallia,  cioè  a  p.  92  del  t.  r, 
mentre  a  p.  21  trattando  della  legazio- 
ne e  vice-leg.'izione  d' Avignone ,  riporta 
la  serie  de'vice-legati  cominciandola  nel 
1542,  quando  il  prelato  vice-legato  ac- 
quistò maggior  lustro  e  autorità  per  l'as- 
senza del  legato  cardinal  Farnese.  Io  inol- 
tre in  quell'articolo  la  continuai  dal  1672 


V  I  e 

al  J  790.  Coslumarouo  i  catilinali  legati 
d'Avignone,  per  lo  più  Purciili  o  nipo- 
ti de'  Papi,  di  risiedere  in  Roma,  uias- 
sinie  per  soprintendere  al  governo  di  lut- 
to lo  stato  ecclesiastico  ,  ed  auciie  dopo 
che  a  (|uello  fu  preposto  il  pielato  o  car- 
dinal Sfiorita  rio  (li  Si, i/o.  Laomle  il  pre- 
lato vice-legato  non  solamente  era  auto- 
rizzato dalle  lettere  patenti  del  cardinal 
legato,  ma  da  un  breve  aposlolico,col  qua- 
le il  i'opa  lo  costituiva  nelle  proviucie 
della  legazione, suo  vicario  generale  nel- 
lo spirituale  e  nel  temporale  ;  (]uindi  de 
jiirt  le  facoltà  del  vice- legato  erano  le 
stesse  del  legato,  riuneuilo  ancora  la  so> 
printendenza  generale  delle  armi  d'Avi- 
gnone e  del  Venaissuio.  Come  vicari  ge- 
nerali del  l'apa  i  vice  legati,  muniti  di 
corrispondenti  facoltà,  da  per  tutto  pre- 
ceilevano  l'arcivescovo  d'Avignone,  fin- 
ché insorte  differenze  verso  il  1G40,  gli 
arcivescovi  si  astennero  dall' intervenire 
nelle  chiese  ove  si  recavano  i  vice-legati. 
Per  la  stessa  (lualilà  di  vicari  generali  del 
Papa, neppure  nel  proprio  palazzo  e  nella 
legazione  cedevano  la  mano  a'  vescovi  , 
come  nel  restante  della  Francia,  ma  sol- 
tanto agli  arcivescovi.  Nelle  provincie  di 
sua  giurisdizione  ,  il  vice-legato  d'  Avi- 
gnone esercitava  le  facoltà  del  peniten- 
ziere maggiore  ;  concedeva  dispense  e  be- 
nefizi, riservava  pensioni,  e  queste  riser- 
ve soltanto  esercitava  ne'contadi  del  Ve- 
naissmo,  d'Avignone  e  di  Nizza;  regola- 
va le  controversie  giudiziali  ed  ecclesiasti- 
che ilella.dataria;  ec[uantoal!a  giudicatu- 
ra ne'  territori:  d'Avignone  e  del  Veoais- 
sino,  era  il  suo  potere  eguale  a  quello  del- 
le segnature  di  grazia  e  di  giustizia  di  R.0- 
ma,  per  cui  due  volte  la  settimana  dava 
udienza  pubblica  in  trono  sotto  baldac- 
chino, con  mozzetta  e  rocchetto  scoper- 
to, assistito  a'  lati  e  sedenti  dal  proprio 
datario  e  fiscale,  circondalo  dalla  guar- 
dia svizzera.  Avea  loo  ducati  d'oro  di 
camera  mensili,  e  gli  emolumenti  del  pic- 
colo sigillo  valutati  circa  9  doppie  al  me- 
se.Ulàitidevaucl  puluzzo  iipu&lulicod'xivi* 


Vie  i83 

gnone,  le  cui  porte  erano  guarnite  da  un 
corpo  di  guardia  di  fanteria  italiana -.nella 
1. 'sala  delta  de'vicelegali  stanziavano  gli 
svizzeri,  ed  i  cavalleggieri  in  quella  deoo- 
niinala  de'Iegati.  l*er  tutte  (|ueste  prero- 
gative spiritualietem[)urali  del  vice  lega- 
to d'Avignone  e  del  Venaissino,  per  lo 
splendore  della  carica,  la  vice-legazione 
era  considerata  maggiore  agli  altri  gover- 
ni delle  Provincie  pontificie  d'Italia.  Tro- 
vandosi il  prelato  circondalo  dagli  siali 
regi  di  Francia  ,  sovente  esporti  a  con- 
troveisie  di  confini  e  di  giurisdizione,  ri- 
chiedevasi  che  fosse  esemplare,  e  fornito 
di  sagacia  e  talento,  onde  sostenere  con 
riputazione  il  geloso  uffizio.  Il  tribunale 
del  vice  legato  si  compenetrava  con  quel- 
lo del  suo  udiloredomestico,  il  quale  era 
luogotenente  generale  del  vice-legato  e  u- 
diloie generale  della  legazione,  presiden- 
te della  Rota  d'  Avignone,  Uno  di  que- 
sti, Giovanni  Nicolai.compilò  un  ristretto 
esatto  di  tutte  le  facoltà  della  legazione 
d'Avignone,  impresso  nel  i554  e  ristam- 
pato nel  1669 col  titolo:  Encliiridioiifa- 
cidlalnni  legati  eie.  Queste  facoltà  si  e- 
sercitavano  nella  di  lui  giurisdizione,  la 
quale  si  estendeva  per  la  Provenza ,  la 
contea  di  Nizza,  il  principato  d' Grange, 
il  Dclfìiiato,  \'  Avignone  se  e  il  f^enaissi^ 
no.  Anticamente  non  si  registravano  i  bre- 
vi e  le  patenti  facoltativi  de'  legati  e  vi- 
ce-legati per  la  contea  di  Nizza  e  pel  prin- 
ci[)ato  d  Grange,  ma  per  la  Provenza  e 
pel  Delfinalo  soltanto  ,  poscia  convenne 
fallo  ad  ogni  mutazione  di  legato  o  vi- 
ce-legato, ne'  parlamenti  di  Grenoble  e 
d'Aix,  onde  ottenere  dal  re  le  lettere  pa- 
tenti per  l'  esercizio  di  loro  giurisdizio- 
ne. Le  facoltà  de'Iegati  e  vice-legati  d'A- 
vignone erano  modificale  tanto  in  gene- 
rale quanto  in  particolare  nella  stessa  ma- 
niera delle  facoltà  de'Iegati  a  lalere  j  ma 
i  parlamenliaveanoilelleformeedegli  usi 
differenti  riguardanti  silFitte  modificazio- 
ni. I  poteri  de'vice-legali  d'Avignone  e  del 
Venaissino,  eguali  a  quelli  de'Iegati,  non 
cessa vauu  colla  morte  del  Papa,  cur/t  Se- 


i8.i  Vie  Vie 
tic;  apnstolica  non  ntoridir  ,  non  così  messo  all'  Udienza  ilei  Papa,  lo  dissi  io 
nelle  iillie  A^pgrt^/o/// del  ponliPicio  sialo,  quell'articolo,  ove  narrai  che  i  primi  e- 
nel(|ual  tempo  i  cnrtlinali  legali  dovevan-  rano  ospitjili  3  giorni  nel  palazzo  apo- 
si recaro  in  Uoina  al  conclave,  il  sagro  slolico  e  Irattennli  a  Pranzo  (/'.)  pnb- 
collegio  sostituendo  loro  prelati  prò -le-  l>lico  did  l^apa.  Della  famosa  gnerra  dei- 
gali, reslandoi  prelati  vice-legali  nella  prò-  la  Campagna  Romana  falla  nel  i5  jG-57 
pria  carica.  In  Francia  non  si  riconosce-  contro  Paolo  IV  ,  dal  vice-re  di  Napoli 
vano  i  poteri  del  vice  legalo  d'Avignone  Ferdinando  Alvarez  di  Toledo  duca  d'Ai- 
edel  Venaissino,  se  non  per  rapporto  ai-  ba,  ragionai  deplorandola  nel  voi.  LX.V, 
la  giurisdizione  spirituale,  e  nelle  4  pio-  V-  ^34  e  seg.,  ed  analoghi  articoli, 
vincie  ecclesiastiche  di /^r/e.y,  di /^/.r,  di  VICENZA.  ( /^/cr/f///i.  ).  Città  regia, 
J'ienna  e  di  Ebrun.  Alcuni  autori  que-  con  residenza  vescovile,  antica  e  magni- 
slionarono  se  la  provincia  di  Narbona  fica  della  J'enczia  nella  Marca  di  Trcvi- 
dovesseessLMvi  compresa  ;  ma  non  lo  era  5o  (^.),  qualificata  per  antonomasia  gen- 
giusta  la  massima  del  regno.  Quando  tiU',  cui  la  natura  U  ridente  corona  con 
molli  legati  d'Avignone  estesero  le  loro  antenissiini  poggi  e  colli,  e  tappeto  di  va- 
facolth  sulle  diocesi  di  quella  provincia,  ste  pianure  biondeggianti  di  spiche,  fio- 
ciò  non  fu  in  qualità  di  legali  d'Avigno-  retili  d'erbe  e  di  frutti.  E'  capoluogo  del- 
ne,  ma  per  una  concessione  particolare,  la  provincia  e  distretto  del  suo  nome,  es- 
la  quale  dinava  fincliù  piaceva  al  re  di  sendo  il  Vicentino  limitato  al  nord-o- 
aulorizzaila.  Questa  distinzione  trovasi  vesl  dal  Tiiolo,  al  nord-est  dnlla  provin- 
formahncnlespiegala  nelle  lettere paten-  eia  di  Delluno,  all'  est  da  quella  di  Tre- 
li  del  re  Carlo  IX  de' 6  giugno  i565,  viso,  al  sud-est  dall'altra  di  Padova, 
sulle  bolle  della  legazione  d'Avignone  del  al  sud-ovest  da  quella  di  Veronal.  La  cit- 
cardinal  Borbone,  le  di  cui  facoltà  esten-  tà  poi  trovasi  distante  i5  leghe  all'ovest 
devansi  ancora  sulla  provincia  di  Naibo-  da  Venezia,  e  io  all'est-nord-est  da  Ve- 
na. Allorché  i  legati  furono  da'Papi  sta-  rooa.  Giace  graziosa  e  bella,  malgrado 
biliti  in  Avignone, e[)eli.°  Alessandro  V  la  sua  montuosità,  presso  e  al  nord-est 
nel  1409,  oltre  il  rettore  pel  contado  Ve-  dille  faUledell-i  catena  de'deliziosi  mon- 
naissino,  la  Provenza  e  il  Delfinalo  ap-  ti  aerici,  bagnata  e  in  riva  al  bacchi- 
parlenevano  a  signori  attaccalissimi  alla  glione,  che  qui  accoglie  il  Retrone,  e  di- 
s.  Sede;  que' signori  sottomisero  i  loro  venta  navigabilealle  piccole  barche.llsuo 
stati  in  una  maniera  particolare  a'iegati  circuito  di  3  miglia,  in  figura  di  scorpio- 
d'Avignone;  e  dopo  la  riunione  di  quelle  ne,  recinto  da  fosse  asciutte  in  parte  col- 
proviucie  alla  corona,  non  fu  mai  cam-  livate,  e  da  mura  antiche  in  più  siti  di- 
biato  quell'ordine,  fino  alla  rivoluzione  strutte,  ha  9  ponti,  4  sul  Bacchiglione  e 
francese,  che  occupò  Avignone  e  il  Ve-  5  sul  Retrone.  E  una  delle  città  d'Italia 
naissino.  meglio  fabbricate,  e  più  ricche  di  monu- 
VICE  RE,  Pio  Pwx.  Quello  che  tie-  menti  architettonici;  riè  si  può  pronun- 
ne  il  luogo  del  He  ((^.),  dicendosi  vice-  ziarne  il  nome  senza  associarvi  quello 
regina  la  di  lui  moglie  e  che  fa  le  veci  di  del  celebre  suo  cittadino  Andrea  Palla- 
Regina  {V )  ,  Regiiiae  vices  genere.  Di-  dio,  il  Vitruvio  di  Berga,  cui  si  fece  in- 
cendosi  Reggente  quello  che  regge  il  go-  damo  rivale  il  pur  grande,  ma  non  al- 
\eino  pe\  le,  Regens,  Praesidens  j  e  ri-  trettanto  dotto  e  virtuoso,  Vincenzo 
ce- Reggente,  Legatiis,cW\  vej^ge  e  0^0-  Scamozzi.  Resa  famigerata  dall'arte, 
verna  in  vece  d'altrui.  Vice-re  in  morte  pe'suni  sontuosi  edifizi,  è  chiamata  da 
del  re,  Lilerrex.Conìe  il  vice-re  di  Na-  alcuni  la  l'eiieta  Atene  o  V Atene  delle 
poli  edi  Sicilia,  quando  esisteva, era  am-  Venezie;  tanto  è  leggiadra  Ira  legiUàdel 


vie  \'  I  e                     183 
Vendo,  per  rnHicJì  I)ellezza  di  sue  priva-  in  llonj.i,  ed  in  alln  hio^lii  d'ilulia  col- 
te e  pul)ljlii:lie  (iiblji  icIie,  e  de' suoi   su-  tremolile.  L'Algarolli  lotiiise  il  lutfj'ue- 
peibi  (nomimenli;  laonde  ivi  si  conosce  le  dell' ArchiteUiira.  Va\\a(.\\o  %\m\\ai\ùo 
pili  che  allieve  la  patria  del  bello  siile,  in  llotna  rantico  scelse  le  cose  più  belle 
per  r  opere  stupende  derivale  dal  genio  e  di  buon  gusto,  e  saggiainenle  leacco- 
arcliilettonico   della  laudala   sua   gloria  modo  agli  usi  niodeiui  dei    teinni  suoi 
iiiiiiiorlale,   cui     va   debitrice   tlella     ri-  dai  (jiiali  scaddero  tanto  quelle  dei  gior- 
pioduzidiie  delle   vetuste  e  della  erezio-  ni  iio>lri,clie  non  sa[)eiido  più  gli  uou)iui 
ne  delle  moderne  moli,  clie  le  assicura-  compiacersi  della  magnificenza  di  quelle 
no  perpetua  rinomanza.  Per  esso  risorse  sale edicpiellestanze,  in  assai  lu(t»lii  "iun- 
a  maggior  lustro  la  magna  basilica,  o  vec-  seroa  dimezzarle. Semplicità  eTaiuIezza 
cine  palazzo  della  liagione,  colle  ammi-  eleganza,  leggiadria,  correzione   conve- 
levoli  logi^e  esterne,  l'erezione  delle  qua-  nit  n/a,  armonia,  sono  in  tulle  le  sue  olia- 
li consolidò  pi  opriameiite  la  fama  del  vi-  re.  Ma  il  gran  secreto  di  Palladio  è  (luello 
cenlino  architetto.  Dalla  parte  superiore  che  sta  negli  occhi.theoonsi  può  trovare 
di  esso  vi  è  1'  ingresso  alla  casa  muiiici-  nei  libri,  e  che  dà  espiessione  di  vila  e 
pale,  adornala  di  pregevoli  dipinti,  fra'  d'eleganza  a  tutte  le  parti  ;  dico,  la  ma- 
quali  si  distingue  un  gramlioso  (|uadro  di  già  delle  proporzioni.  Fu  anche  eccellenle 
Giacomo  tla  Ponte  di  I5as>ano.  Anche  il  disegnatore,  e  profondo  in  tutte  ledisci- 
p.ilazzo  della  delegazione   fu  comincialo  I)liueallineiiti  all'ai  chilettura,  come  pro- 
co'  disegui  del  Palladio,  ma   iiell'  esecu-  va  la  sua  edizione  con    figure  de'  Coni- 
zione   vennero  trasgrediti.   Architetture  mcntard  di  Giulio  Cesarej  e  discuò 
portentose  del  Palladio  sono  i  palazzi  del  pure  le  figure  del   Vitruvio   pubblicato 
leal  Chiericati,    del  gigantesco   Thiene,  da  Daniele  Barbaro,  co'  commentari  di 
ove  si  trova  adesso  la    dogana,  del  mae-  tale  artista.  Il  celebre  Gio.  Giorgio  Tris- 
stoso  Porto-Barbarano,    Porto  Colleoni,  sino  suo  compatriota,  fu  il  suo  xMecena- 
e  dell'erculeo  Valmarana.  Sorprendenti  te,  e  lo  condusse  a  Roma  3    volle    ove 
testimoni    dell'antica   romana   magnifi.  fece    studi    profondissimi,   misurando  e 
cenza,  sono  nelle  stanze  terrene  del  pa-  togliendo  il  disegno  di   tulli  gli   antichi 
lazzo  Chiericati,  ora  di  proprietà  del  Co-  edifi/i  ili  essa  e  de'Iuoghi  vicini  :  nel  Irar- 
inune,  e  donali  a    questo   dal   munifico  re  le  piante,  riuscì   eccellente.  Il   severo 
conte  Girolamo  Egidio  di  Velo,  nel  qua-  ]Milizia  nelle  l'ile  de   niìc  celebri  c.rchi- 
lesoiio  anche  ad  osservarsi  parecchi  pre-  telli  d'ogni  ruizionc  e  d'  ogni  tempo  eli 
ziosi  disegni  autografi  del  Palladio,  gene-  rende  i  dovuti  encomi.  Egli  rileva   la  i." 
roso  dono  pur  questo   fatto  al   Comune  fabbrica  del  Palladio  fu   rimodernare  il 
dal  consigliere  Gaetano  Pmali  veronese,  palazzo  del  Trissino,  a    Cricoli  vill.i  ilei 
cui  la  gratitudine  vicentina  diede  l'alfet'  Vicentino,  decorandone  la  facciata:  oue- 
tuoso   ricambio  d'  una  medaglia  conia-  ra  in    cui  spiccano   egiialmeule  il    nobil 
ta  nel   1839  ad  onore  di  un  uomo  tan-  pensiero  eia  parsimonia.  Die' il  disegno 
to  benemerito  degli  archilellonici  studi,  e  il  modello  per  cingere  di  nuovi  portici 
Una  casa  di  belle   forme,  è  tenuto  che  la  sala  della  Ragione  di  Vicenza,  per  cui 
fosse  l'abitazione  del  sommo  architetto,  era  slato    prima    consultato    Giulio  Ro- 
linperoccl-.è  fece  la  sua  ordinaria  dimo-  fuano.  Consiste  (jnest'edifizio,  che  al  Pal- 
ra  in  Vicenza,  sebbene  altri  suoi  capola-  ladio  costò    gran   tempo,   in    un   ampio 
vori  eseguì  in  Fenczia,  ove  li  descrissi,  poi  lieo,  che  d.i  3  lati  circonda    l'antica 
ed  ivi  pubblicò  il  suo  classico   Trattato  Jjasilica  o  palazzo  della  Ragione,  E' tutto 
d' archilcllura,  ed  altre  opere  in  diver-  di  scelta  pietra:  il  i°  piano  è  dorico  jo- 
si  paesi  veneti  di  altissimo  pregio,  anche  nico  il  3.",  oruali  ambedue  d'archi  e  co- 


i8G  Vie 

lumie  poste  sul  pìeilistallo,  e  vi  si  mau- 
tengono  sopra  per  prodigio.  Sul  corni- 
cione si'alzti  (in  utlico  con  (ineslre  qua- 
drale e  con  delle  statue.  Il  cortile  è  cir* 
condato  da  [lorlici  con  colonne  compo- 
site alte  quanto  tutti  e  due  i  piani,  e  die- 
tro a  queste  colonne  sono  pilastri,  che 
sostengono  il  pavimento  della  loggia  su- 
periore. La  sciilac  sotto  il  portico  rispon- 
dente in  Olezzo  al  cortile,  ivi  situata  af- 
fjiicliè  clii  entra  sia  costretto  a  veder  la 
più  bella  parie  cU'è  il  cortile;  tua  il  rigi- 
do censore,  non  lascia  d'osservare,  esser 
troppo  lontana  dall'  ingresso,  e  doversi 
amiaie  a  cercarla.  Il  p.ilazzo  de'  conti  ili 
liene,  sulla  piazza  de'Signori,  quantun- 
que non  com|)ito,  è  un  nobile  edilìzio,  sì 
per  la  comoda  distribuzione  delle  stan- 
ze, le  (|uali  a'  4  cantoni  sono  ottagone, 
sì  per  la  bella  euritmia  della  facciata.  Il 
I."  piano  è  rustico,  il  2.°  è  composito. 
Sono  osservabili  le  finestre  del  2.°  piano 
con  colonne  joniclie  intrecciate  di  rustico. 
Tal  bizzarria, sarà  forse  provenuta,  aflìn- 
cbè  la  gentilezza  del  2.°  piano  non  di- 
stonasse dal  1."  Il  palazzo  de'conti  Chie- 
ricati sulla  piazza  di  Vicenza  è  a  due  pia- 
ni :  il  I ."  con  ordine  dorico,  il  2."  jonico. 
Sotto  il  i.°  è  un  basamento  che  circonda 
tutta  la  fabbrica.  Sulla  facciata  è  un  con- 
tinuo loggiato  dii3  inteicolonnii.  I  7  di 
mezzo  risaltano  un  poco  in  fuori,  ed  han 
di  il  onte  una  maestosa  scala  di  io  scali- 
ni. Il  soditto  di  questo  loggiato  non  do- 
\ea  esser  a  volta  com'è,  aia  a  lacunarii, 
jierciò  il  fregio  fu  adornato  di  triglifi  e 
nietope.  Le  finestre  del  2."  piano  sono 
con  frontoni, ne'pendii  de'quali  giacciono 
statue  sdraiate,  e  su  cpesle  sono  altre  fi- 
nestre incorniciale  ad  uso  di  quadri.  In 
•juest'edifizio  molle  porte  interne  sono 
laslremate.  Il  palazzo  de'conti  Valmara- 
iia  è  opera  compita.  La  facciata  è  di  due 
ordini  di  pilastri,  i  quali  son  tutti  e  due 
Sopra  un  piedistallo, che  giunge  fin  sotto 
le  finestre  del  pian  terreno.  I  maggiori 
pilastri  sono  compositi  e  compreudono 
tiut  piaui  ;  i  minori  sono  corinlii  e  arri- 


V  1  C 

vano  fino  al  i.°  piano,  che  ha  tutto  il  suo 
cornicione.  Sopra  il  composito  è  un  attico 
con  finestre  quadrate  e  con  delle  statue 
sopra.  Nel  complesso  il  Milizia  DOit  lo 
crede  di  gusto  puro,  massime  perchè  al- 
le cantonate  non  vi  sono  che  pilastri  co- 
t'intii  fino  al  1  .°piano,  e  al  2.°  una  statua 
di  soldato  colla  schiena  al  muro.  La  sua 
casa,  Pallailio  la  fibbncò  comodamente 
ri()artitn,  avendo  moglie  e  figli,  e  decora- 
ta al  di  fuori  d'ordine  jonico  e  corìntio 
con  attico  sopra,  e  dipinta  a  fresco.  Si 
deplora,  che  molti  edifizi  eretti  dal  Pal- 
ladio servono  ora  di  case  e  di  abitazio- 
ne al  bisso  popolo  bisognoso,  che  gior- 
nalmente ne  va  distruggendo  la  bellezza. 
Alcuni  pretendono  che  Palladio  avesse  in- 
sinualo a' suoi  concittadini  una  certa  ga- 
ra di  distruggere  il  vecchio  materiale,  on- 
de aver  egli  piìr  vasto  campo  di  edifi- 
care magnifici  palazzi,  quasi  per  ambi- 
zione di  rinnovar  la  sua  amata  Vicen- 
za. Seciò  è  vero, deve  perdonarsi  al  gran- 
de artista.  la  Vicenza  vi  hanno  ancora 
palazzi  del  Serlio,  delSansovino,  del  San- 
micheli  e  di  altri  valenti  architetti.  Una 
lettera  d'  un  anonimo  veneziano,  presso 
la  Nuova  Raccolui  d'  Opuscoli  del  p. 
Ctdogarà,  l.  I  I,  p.  6f>, descrive  una  Sfe- 
ra lavorata  da  Gio.  Francesco  Faccioli 
in  Vicenza,  in  cui  non  solo  rappresen- 
tò i  giorni,  le  ore,  i  minuti,  ma  le  mo- 
zioni de'  pianeti,  il  giro  del  sole  e  della 
luna,  con  altre  mirabili  prerogati  ve. Clas- 
sico monumento  però,  che  a  tutti  gli  al- 
tri sovrasta,  è  il  rinomatissimo  e  incan- 
tevole teatro  Olimpico,  così  detto  dagli 
acciidemici  che  cominciarono  a  innalzar- 
lo nel  I  58o,  e  fra' quali  lo  stesso  Palla- 
dio sedeva.  Fu  quello  il  disegno,  anzi 
il  capo  d'opera,  col  quale  compì  egli  la 
sua  gloriosa  artistica  carriera  a' iq  ago- 
sto di  tale  anno  ;  (juaiido  per  altro  non 
sia,  come  pare,  da  dar  lede  al  Teman- 
za,  ed  anzi  alle  due  iscrizioni  nelle  due 
chiese  di  s.  Giorgio  IMaggiore  e  di  s.  Lu- 
cia in  /^e/ici/«  (/^.),  entrambe  compiute 
bciioì  anni  dopo  la  morie  di  Palladio,  ma 


V  I  e 

creile  entrambe  ex  PalLidii  arche fypoj 
(estiiiioiiianza  pubblica,  cui  non  v'è  for- 
za di  critica,  che  possa  osare  due  secoli 
dopo  di  negar  fede.  —  Ed  oh  pur  trop- 
po il  pi  ezioso  tempio  di  s.  Lucia  (modello 
di  quanto  poteva  il  £;euio  d'un  nrchilet- 
lo  per  alzar  un  teiiipio  nia-^nifico  nelle 
più  penose  condizioni  di  s()azio,  e  trar 
una  tacciata  laterale  dalla  sola  distribu- 
zione dei  fori  delle  finestre,  con  altre 
molle  bellezze  che  non  è  <li  questo  luo- 
go descrivere)  Ira  giorni  non  sarà  più, 
essendosi  nel  giorno  i  i  luglio  1860  co- 
niiirciuta  l'opera  della  sua  decietaia  de- 
molizione a  servigio  della  stazione  della 
sliada  ferrata,  con  sonìuio  dolore  di  tut- 
ta Venezia,  che  lo  espresse  nella  solen- 
nissiina  e  commoventissima  processione 
colla  quale  il  sacro  corpo  della  santa  fu 
trasportato  nella  chie>ìa  parrocchiale  di 
s.  Geremia.  • —  L'  Ughelli,  Jùilia  sa- 
cra, t.  5,  p.  ioi5:  Vicentini  Episcopi, 
scrisse:  Exlat  Ficcufiae  Theatruin  no- 
hiiissiinuni  ab  Acodeiììicis  Olyinpiacis 
din  aedifica luin,  in  cii/iis  xiv  f;radi- 
basket  orchestra  plus  Irta  niilUa  coinnio- 
de  sedent.  In  eodcni  cxcipiunUtr  Pria- 
cipeSj  et  Urbis  Prnelores,  oralloncsque 
hahcnliir  ab  Àcadenv'cis,  rccitanlnrtjue 
carmina  cuni  magno  ìioniinum  conciir- 
sri.  In  fronte  sccnae  tali  est  inscriptio. 
:=^  Olympicornni  Acadcmia  Thca- 
truni  hoc  a  fundamcnlis  ercxit.  Anno 
MDLXXXir.  Il  Milizia  dice  1 583, e  vi  ag- 
giugne:  Palladio  Architccto.  Di  questo 
monumento,  unico  nel  suo  genere,  e  ca- 
polavoro del!'  arte  moderna,  che  ricorda 
quelli  de'be'tempi  della  Grecia  e  di  Ro- 
ma, dissi  già  alquante  parole  nel  voi. 
LXXllI,  p.  149  e  181,  rilevando  che  lo 
condusse  a  fine  il  suo  concittadino  ed  e- 
luulo  invidiosissimo  Vincenzo  Scaraoz- 
zi.  il  Milizia  non  dubita  chiamare  il 
teatro  Olimpico,  il  più  beli' ornamento 
d'Italia,  non  che  di  Vicenza,  per  la  sua 
singolare  struttura,  fatto  sul  gusto  degli 
antichi,  col  solo  divario,  che  in  vece  d'es- 
ser uu  semitircolu  come  quelli^   è   una 


Vie  187 

mezza  dissi,  coslrctto  il  Palladio  a  que- 
sta (igura  per  l'angustia  del  luogo.  Ecco 
come  lodescri  ve  d  Milizia.  La  scena  è  sta- 
bile, e  tutta  di  pietra  a  3  ordini  d'archi- 
tettura, i  due  piimi  corintii,  attico  il  3.°, 
ognuno  vnrianiente  e  con  ricchezza  or- 
nato. Ha  3  uscite  di  fronte  e  due  ne' 
suoi  lati;  e  ciascuna  iia  le  sue  interne 
vedute  in  i scorcio,  secondo  le  regole  del- 
la prospettiva.  L' orchestra,  il  podio,  ed 
I  grandi  posti  di  frante  alla  scena  per 
comodo  degli  spettatori,  rispondono  tutti 
alla  struttura  degli  antichi  teatri.  Sopra 
la  sommità  de'gradini  vi  è  una  loggia  va- 
gamente curva,  conforme  a  tali  gradi. 
Questo  teatro  fu  finito  dallo  Scamozzi,  e 
perciò  nelle  scene  non  apparisce  quel  fior 
d'eleganza,  e  quella  certa  armonia  tra  il 
solido  e  il  vuoto,  tra  il  liscio  e  l'ornato, 
che  dicano  :  noi  siamo  del  Palladio;  ma 
ììn  po'  di  pesantello  e  di  affollamento  ne' 
membri  accusano  lo  Scamozzi.  Ne  fece 
ain[)ia  descrizioneil  conte  GirolamoMon- 
tauHri.  Verso  la  metà  del  secolo  passalo 
insorse  la  questione,  se  il  pulpito  di  que- 
sto teatro  dovea  comparire  copertoo  sco- 
perto; disputa  che  esercitò  gì'  ingegni  e 
le  penne  degli  eiudili.  Fu  di  sentimento 
l'Algarolti,  che  dovea  comparire  scoper- 
to ,  perchè  tale  era  quello  degli  antichi, 
sul  modello  del  quale  è  l'Olimpico.  Ma 
troppe  sarebbero  le  cose  da  potersi  av- 
visare intorno  alle  molte  e  grandi  opere 
dei  due  vicentini  architetti  Palladio  e 
Scamozzi  ;  e  quindi  vorrà  il  lettore  con- 
sultare per  esse  le  Vite  che  ne  ha  scritto 
il  Teu)anza,  ed  a  rettificazione  ed  am- 
pliazione  di  queste,  il  Commentario  del- 
la i'ita  e  delle  opere  dell'architetto  Vin- 
cenzo Scaniozzi,  giuntevi  le  Notizie  di 
Andrea  Palladio,  Treviso  iSSy,  tip. 
Andreola,  con  Aj)pend/ce  ìS3S,  ivi,  del 
cav.  Scolari  ;  e  le  ÌÌJcmorie  intorno  la 
vita  e  le  opere  di  Andrea  Palladio  ec, 
dell'  abbate  Antonio  Magrini,  Padova 
1845,  tipografia  del  Seminario.  Narra  il 
cav.  Mulinelli,  Annali  delle  Provin- 
ce Venete,  parlando  degli  ultimi  abbel- 


i88  Vie 

linienti  di  Vicenza,  che  inletulemlo  que- 
sta a  compir  deguaineule  la  celebrala  sua 
Ua^ilica,  oUeiine  (.liriltoalla  [lubLlica  sti- 
ma l'arcliitelto  lìartoioineo  iMulacariie, 
che  ini|iiese  l'e»eciizioiio  del  lavoro,  e  da 
uomo  veraineiile  di  genio  e  studioso  sep- 
pe porlo  in  iiieravigiiosa  armonia  eoo 
<|iiello  tanto  stin)alo  di  l'allodio;  fece  pu- 
re il  soppalco  del  teatro  Olimpico,  il  qua- 
le pure  nieriiò  l(nli,  benché  rimanga  an- 
cora a  sa[)ersi,!Je  il  metodo  usato  nell'e- 
seyuirlo  convenisse  flll'antico  teatro.  E 
qui  collo  stesso  annalista  a<j;;iungerò,  che 
non  fu  meno  applaudito  iLMalacarne  per 
un  ponte  a  porla  s.  Croce,  vero  modello 
in  (juesto  genere  d'opere;  che  volle  Vi- 
cenza abbellito  il  Cau>po  Marzio  con  uno 
stradone  destinalo  al  pubblico  corso  delle 
carrozze  e  al  |)asseg2;io,  e  la  porlaCaslello 
con  un  nuovo  ed  agialissi(UO  ingresso;  che 
intese  ad  avere  un  cimitero  condegno, 
di  cui  più  avanti,  fabbi  ica  d'uno  side  af- 
fattograve  e  conveniente  all'uso  cui  è  de- 
stinata, non  senza  alcuin  difetti;  e  linai- 
mente  ch'egli  s'adopròper  la  ricostruzio- 
ne di  molle  strade, le  (pia  li  più  regolari, piìi 
comode  e  più  sicure  sarebbero  riuscite  se 
operatosi  avesse  con  uniformità  di  lavo- 
ro, e  dietro  un  piano  generale,  e  se  uel 
selciarle  si  avesse  ommesso  il  ciottolo  vul- 
canico, sul  quale  mal  si  reggono  in  pie- 
di le  bestie,  e  violenti  urti  provano  i  coc- 
chi. Ad  ogni  modo,  soggiunge  1' annali- 
fila,  Vicenza  in  queste,  ed  in  altre  assai 
vantaggiose  opere,  dal  i  83  i  al  1 840  im- 
piegò la  somma  di  oltre  un  milione  di 
lue.  Le  opere  di  Palladio  desiarono  io 
Vicenza  la  massima  emulazione  fra'  va- 
lenli  ai  listi  di  sua  scuola,e  formano  un  ra- 
ro complesso  di  bellezze  i  molti  allri  edi- 
lizi onde  per  opera  loro  Vicenza  va  su- 
però i.  Degno  di  particolar  nota  è  il  pa- 
lazzo Trissioo  ,  opera  di  Vincenzo  Sca- 
mozzi.  Ottone  Calderari  architettò  i  pa- 
lazzi Losco  e  Cordellina.  La  gran  piazza 
de'òignori,  e  l'altra  delle  Biade,  che  ne 
forma  la  continuazione,  presentano  som- 
ma eleganza  ne'fubbiicali  onde  sono  re- 


V  I  C 

cinte,  come  le  vie  sono  tulle  comode  e 
belle,  specialmeule  quella  del  Corso.  La 
gotica  torrCj  chiamata  ilell'Orologio  (tor- 
se quello  di  cui  parla  Cancellieri  nelle 
sue  Caiiipatn',^).  82, dando  notizia  d'una 
LelLcraiW  anonimo  veneziano,clieilescri- 
ve  la  ricordata  sfera,  lavorala  da  G.  Fran- 
cesco Faccioli  in  Vicenza,  in  cui  non  so- 
lo si  rappresentano  i  giorni,  le  ore,  ed  i 
minuti,  ma  le  mozioni  de'[)ianeti,  il  giro 
del  sole  e  della  luna,  con  altre  uiiiabili 
prerogative).  Della  Piazza  de' Signori. 
a  f^iccnzn,  olfi  e  la  veduta  l'  Album  di 
Roma,  t.  4i  p-  ^'ìg,  cou  la  detta  torre, 
e  due  colonne  monumentali  con  gran- 
di basi  e  capitelli,  uno  de'tfuali  è  sovra- 
stato da  una  statua;  il  palazzo  della  R.a- 
giuiK.',  quello  del  Capitaiiio,  pure  situali 
in  questa  gran  piazza,  quale  è  riputata 
una  delle  più  belle  del  mondo,  essendo 
di  forma  rettangola,  lunga  120  metri  e 
larga  33,  che  congiunta  alla  delta  minor 
piazza  presenta  al  riguardante  uno  spet- 
tacolo di  tutta  maestà  pel  perfetto  gusto, 
e  pe'belli  ornati  d'una  eleganza  degna  del 
Palladio.  Insomma  un  Milizia,  bensì  en- 
faticamente, non  ebbe  riguardo  di  asse- 
rire, essere  »  Vicenza  col  solo  Palladio 
incomparabilmente  più  bella  della  gran- 
dissima Roma  (!),  nonostante  isuoi  Dia- 
manti, Sangalli,  Duonarruoti,  Peruzzi  e 
Vignola  (  !  )  ".  Notificò  V Album  di  Roma. 
de'6  marzo  18 58,  che  nel  mezzo  della 
maggior  piazza  di  Vicenza  s'innalzerà  a 
spese  del  nobile  vicentino  conteFrancesco 
Lressaa  un  colossale  monumento  in  ono- 
re di  Andrea  Palladio,  ove  si  estolle  la 
Basilica  da  lui  decorata,  e  vi  sono  tanti 
edifìci  da  lui  architettati.  L'incarico  di 
scolpire  (pjest'  artistico  e  patrio  monu- 
mento fu  dato  al  valente  scultore  roma- 
no Vincenzo  Gajassi.  Il  moniiioento  ver- 
rà composto  d' un  basamento  ottagono 
posato  su  3  gradini,  ed  ornato  di  emble- 
mi archilellonici  e  civiche  corone;  al  di 
sopra  di  esso  sorgerà  la  statua  dell'  im- 
mortai architetto  vicentino:  la  sua  allez- 
ta  sarà  dV  26  a'  3o  palmi  lonaaui.  Al- 


vie  Vie  189 
Ireltanto  rifeiì  VE/itacorffn  di  lìonifì,  il  cessivamenle,iiicui  rÌ5[)lcii(lerallarcnìng- 
quale  poscia  in  quello  (Je'20  luf^lio  1  8  j8,  {^ii>i e,  ornato  di  (ini  ninrcuij  e  per  iiiolle 
annunciò  esser  lielo  di  riloi  naie  sull'ai'-  pitluie.Inliapreso  nel  18  j  1  l'ulliinoi^ian- 
gouiento,  per  avere  il  Giij;issi  condolla  a  dieso  ratlicale  e  dispendioso  restauro,  al 
termine  la  statua  del  Palladio  in  gesso  per  quale  Inigamenle  concorsero  il  luuni- 
poi  scolpirla  in  marmo.  E  l'opera  è  tale  ci|)io,  il  vescovo,  i  facoltosi  citladini,  es- 
tl'aver  richiamata  la  sua  attenzione  per  sendovi  stalo  preposto  il  can.  Giovanni 
tesserne  parole  di  lode.  Alla  la  statua  1  3  donzatli.a'a'}  maizoi8.|8,  festa  solenne 
palmi,  ritta  sulla  persona,  è  nciralleggia-  della  titolare,  fu  restituita  al  pubblico  cul- 
iBenlo  di  clii,  dopo  matura  considerazio-  to.  ^'e  die'diligenle  ed  erudita  descrizio- 
ue,  ha  scelto  il  soggello  per  la  decorazio-  ne  e  illustrazione  il  pr.  d.  Antonio  Ma- 
ne della  Basilica,  e  [)iecisanienle  (piando  gì  ini:  Notizie  storico-descrittile  della 
si  persuade  del  pensiero  di  quelle  arcate,  chiesa  Cattedrale  di  l'ìcenza,W\  1848. 
che  tanto  furono  e  sempre  saranno  in  E  l'ab.  Cappelletti,  Ta'.  Chiese  d  Jlalia, 
tutti  i  teuìpi  di  laude  al  loro  aiihilello-  t.io,  p.  819,  licenza^  le  prese  per  gui- 
re.  E  di  fatti,  mentre  coll'indice  della  sua  da  di  (juanlo  si  propose  narrare  sulla  cat- 
deslra  vicino  al  mento  e  cou  il  guardo  tediale  ,  e  dal  quale  ricavo  il  seguente 
sicuro  de'suoi  occhi,  e  cou  la  vita  data  al  cenno,  prima  con  esso  notificando  quan- 
suo  volto  ed  alla  sua  calva  fionle  spiega  lo  l'ab.  Magrini  si  è  proposto  pubblica- 
la propria  persuasione  pel  ritrovato  sog-  re,  cioè  nella  i.""  parte,  lo  Stato priniili- 
getto  ,  tenendo  nella  sinistra  il  disegno  io  della  chiesa  Cattedrale^  lo  stato  di 
delle  arcate,  insegna  a  clii  osserva  ciò  che  mezzo,  lo  sialo  attuale  j  e  queste  le  ha 
cercava,  e  che  nella  sua  fervida  eragio-  date  in  luce  ;  nella  2.'  parte,  le  Eeli(juie 
uata  fantasia  ebbe  trovalo.  Il  suo  vesti-  ì/isigni  e  le  pratiche  di  cullo.  Appendice. 
re  è  del  tempo.  Ed  il  manto  è  così  ben  i  "Vaserie  cronologica  de' l  escovi, pre- 
ripiegato,  che  non  toglie  alle  fòroie  del  cedala  da* cenni  sopra  le  circostanze deU 
bel  corpo,  e  nel  suo  abbandono  dà  a  ve-  la  loro  influenza  nella  fabbrica  della 
dere  la  poca  ricercatezza  dell'abbigliarsi,  Cattedrale^  1."  La  serie  cronologica  de^ 

10  che  è  proprietà  d'un  artista  filosofo.  Canonici,  premesse  le  notizie  della  loro 

11  Gajassi  è  vero  artista,  educalo  alla  bel-  dignità  e  de^pri\ilegij  3°  Della  cougrc- 
la  scuola  che  onora  Roma  sua  patria,  de-  ga  de'AJansionari;  4-°  Delle  Sagrestie 
guo  di  trattare  un'opera  immaginala  e  e  degli  Ari  kivi  j  5."  Degli  Oratorii.  Sì 
condotta  ad  eternale  la  memoria  del  igiioi a  l'epoca  certa  della  primitiva  tdifì- 
grande  architettore  ;  perchè  è  filosofo.  cazioDedellacai.ledralediVicenza,  laqua- 
Fia' già  accennali  ponti,  l'erezione  de'  le  non  cambiò  mai  luogo, ne  mai  fu  dalle 
quali  appartiene  ad  assai  diverse  età,  me-  fondamenta  rifabbiicala  ;  è  pelò  antichis- 
rila  osservazione  quello  d'un  arco  solo  sima,  come  dissijCostalandolo  documenti 
gul  Retrone,  costruito  solidamentedi  pie-  dal  i  oGG  al  1  38G,anzi  forse consagratadal 
tra  nel  secolo  XVII  e  denominalo  di  s.  vescovo  Pietro  1  del  yoi,clie  vuoisi  de' 
Michele.  IN'el  1816  con  altro  ponte  sul  Scorpioni,©  forse  meglioPistore del  1 184> 
Ketrone  si  volle  unire  il  Campo  Marzio  epoca  in  cui  già  erano  cominciati  ad  u- 
alla  via  che  posta  alle  radici  del  monte  sarsi  i  cognomi.  Ancorché  s.  Prosdocimo, 
JJeiico,  fin  allora  con  incomodo  gì  ave  de'  apostolo  di  Vicenza  ,  ivi  abbia  piantalo 
cilladiniera  per  quel  fuimedal  deltocam-  la  i.'  chiesa  in  onore  della  D.  Vergine, 
pò  disgiunta.  —  Vicenza  è  doviziosa  aii-  non  si  conosce  se  in  essa  i  vescovi  vi  sta- 
che  di  edilizi  sagri.  La  cattedrale,  intito-  biliiono  la  cattedrale;  la  quale,  altri  opi- 
lata  alla  ss.  Annunziala,  è  un  anlichissi-  narono,  fosse  a  s.  Stefano  o  a  s.  Leule- 
uio  edificio,  restauralo  e  abbellito  suo-  rio,  ma  senza  fomlamenlo.  Certo  è,  the 


1 1)0                      vie  Vie 
questa  callediale  fu  innalzala  sopra  suo-  ro  piìi  dignitosa  rufTiziatufa  della  calte- 
lo romano,  e  forse  sur  un  qualche  prò-  dralo,  crescendo  a  un  tempo  eziandio  il 
fano  o  sagro  eddìzio  pubblico,  come   lo  numero  degli  altari,  a  cui  venivano  an- 
soiio  altre  chiese  di  Vicenza  ede'suoi  dm-  nesse.  l'er  la  vecchiezza  dell'edifizio,  eb- 
torni.  Anche  la  torre  campanaria  ilella  lie  bisogno  di  pronti  ristanri,  iuiche  pc r 
cattedrale  fu  eretta  su  base  d'anteriore  l'incendio  del  i  384,  il  quale  distrusse  la 
costruzione  romana.  Neh  174  dalla  con-  loggia  della  facciata.  Pertanto  si  ha  nel 
fessione  di  essa  fu  rapito  il  corpo  del  b.  I4^4l  ''  leggilo  d'un  mansionario,  per  la 
Teobaldo,  d'ordine  dell'abbate  di  Van-  fabbrica  nuova  della  chiesa,  la  quale  pa- 
gadizza,  e  dal  racconto  si  trae  che  l'an-  re  si  couipì  neli4i^7i  contribuendovi  la 
tica  cattedrale  avea  il  sotterraneo,  in  cui  repubblica  di   Venezia  ;  altra    rovina  le 
secondo  l'uso  de' primitivi  tem[)i,  anche  cagionò  impetuosissimo  vento,  a   cui   si 
i  vicentini  nascondevano  le  sagre  spoglie  riparò  alla  meglio.  NeliSoi  ninrenilo  il 
de'martiri  e  de'santi,  ed  in  essa  è  un  alla-  vescovo  cardinal  Zeno  legò  5ooo  duca- 
re  a   lui  intitolato  con  iscrizione  riferita  li,  de'quali  1  200  pel  suo  anniversario,  ed 
da  Ughelli.  Qui   infalli  riposava    nel  X  il  resto  per  la  cn|)pella  maggiore,  onde 
secolo  il  coi[)o  del  vescovo  s.  Leonzio,  ru-  renderla   la    piìi   grandiosa   e   bella   del 
baio  nel  0)69  da   Teodorico   vescovo  di  tempio,  prescrivendone  la  foi  ma;  dispo- 
IVIetz;  inoltre  qui  alquanti  anni  più  tardi  sizioni  che  per  diverse  circostanze  si  ef- 
furono  scoperti  i  corpi  de'ss.   Leonzio  e  feltuaronoassai  più  lardi. lutantoloscrol- 
Carpoforo,e  delle  ss.  Eufemia  e  Innocen-  lo  di  due  vólti  del  tempio,  a  cagione  del- 
za,  seppelliti   verosimilmente  in   tempo  la  superior  parte  della  facciala,  nel  1  58  [ 
non  lontano  dall'epoca  del  loro   marti-  caduta  sul  suo  letto,  .'endeva  sempre  più 
rio,  quando  i  cristiani  erano  solleciti  di  pericoloso  lo  stalo  della  fabbrica,  benché 
raccogliere  le  vittime  della  pagana  per-  alcune  riparazioni  di  quando  in  quando 
secuzione,  per  celarle  all'indagini  e  per  erano  state  eseguite  da  alcuno  de' vesco- 
sotlrarle  a' rapimenti   d'un  divolo  fiina-  vi,  per  le  contribuzioni  di  pii  vicentini  e 
tismo.  Più  voile  in  seguito  fu  restaurata  per  le  premure  del  capitolo.  Crescendo  il 
la  cattedrale,  senza  per   altro    toccarne  bisogno  di  radicali  riparazioni  nel  1637, 
mai  le  mur», nelle  quali  beiis'i  fu  schiu»  fu  chiusa  la  chiesa  e  trasferita  l'ufilziatu- 
so  il  vano  per  aggiungervi  le  cappelle,  e  ra  iti  s.  Pietro,  finché  non  vi  fu  rimedia- 
procurarle  così  un  qualche  ingrandimen-  to,  sempre  però  paventandosi  della  gran 
to.  Avea  essa  la  sua  loggia  ,  ove  per   lo  volta.  Nel  febbraio  i  83(")  si  mormorò  che 
più  Iratlavansi  affari  appartenenti  a'di-  slava  per  crollare,  laonde  tornò  a   chiù- 
ritti  della  chiesa,  dalla  quale  fu  inlima-  dersi,   e  la  predicazione  quaresimale  fu 
la  nel  i  327  la  scomunica  al  popolo  d'Ar-  trasportata  in  s.  Corona.  Tosto  fu  posto 
cugnano.  usurpatore  d'alcune  decime  del  mano  al  gran  restauro  notato  di  sopra, 
capitolo.PerlaPenlecoste,comenel  1 379,  con   ecclesiastica   magnificenza  compilo 
nella  cattedrale  avea  luogo  un  curiosissi-  nel  1848.  L'altare  che  signoreggia  la  tri- 
mo  spettacolo  per  rappresentare  la  venu-  buna,  decoralo  di  4  colonne,  l'eresse  il 
la  dello  Spirilo  Santo,  dall'alto  con  fra-  patrizio  vicentino  Aurelio  dall'Acqua  , 
gore  discendendo  ardente  colomba  arti-  morlo  neli53c),  il  quale  istituì  eredi  de* 
liciale,  seguila  da  altre  simili,  su  1 2  per-  fruiti  del  suo  patrimonio  le  povere  ver- 
sone in  figura  degli  Apostoli,  e  di  4  ™3-  gi'ii  di  Cristo  cittadine  vicentine,  prescri- 
trone  ra[)presentanti  la  B.  Vergine  e  le  vendo  che  in  una  delle  feste  di    Pas([ua 
altre  IMarie.  Strane  rappresentazioni,  che  diPvisurrezione,sul  suo  sepolcro  si  eslraes- 
raccontai  pureallrove!  Moltissime  fonda-  sero  a  sorte  i  nomi  delle  vergini  di>[)osle 
zioni  di  mansionarie  e  di  prebende  rese-  a  matrimoDio,  dovendosi  ripetere  leim- 


V  I  e 

precazioni  ili  Iremeiule  maledizioni,  dn 
lui  prescritte,  contro  chi  violasse  le  sne 
disposizioni;  ma  al  solito,  di  raro  osser- 
vandosi le  testamentarie  disposizioni,  seb- 
bene benefiche,  dal  i834  si  fa  l'estrazio- 
ne nell'episcopio  e  consistono  in  doti,  una 
di  4o*^  ducati,  altra  di  3oo,  e  le  allie  di 
200.  Tra  le  varie  cappelle  che  adornano 
questa  cattedrale,  tutte  fondale  tla  |)ar- 
ticolarì  faQ)igliP,  meritano  ricordo  quel- 
le de'Trissini,  de'Froti,  de'Tiene,  e  quel- 
la di  Maria  Vergine  coronata,  in  cui  si 
Tenera  il  corpo  del  b.  Giovanni  Caza- 
fronte  vescovo  vicentino.  Anche  alti  i  cor- 
pi di  santi,  ed  altre  ss.  Reli(|iiie  quivi  si 
veneriino,  e  vi  è  il  batlislerio  della  pro- 
pria parrocchia,  la  cui  cura  è  afììdata  ;i 
due  mansionari,  secondo  l'ultima  propo- 
sizione concistoriale.  Si  forma  il  capito- 
lo di  12  canonici,  comprese  la  I  .■' dignità 
dell'arcipiele  (dice  la  della  proposizione; 
invece  l'abbate  Cappelletti  scrive,  due 
dignità,  l'arcidiacono  e  l'arciprete j  ed  al- 
tri I  I  canonici),  e  le  due  prebende  del 
teologo  e  ilei  penitenziere;  di  3G  benefi- 
ciati o  mansionari  ,  oltre  altri  preti  e 
chierici  aildelli  al  servizio  divino.  Rife- 
risce l'ab.  Cappelletti,  essere  34  i  man- 
sionari, formanti  la  Congrega  de'  A'/». 
lìJansi'ortari,  compresi  i  due  ceremonie- 
li  del  capitolo  e  del  vescovo,  il  maestro 
del  coro,  e  i  due  maestri  di  cappella.  In- 
segne corali  ile' canonici  sono  la  cippa 
magna  e  in  suo  luogo  la  mozzetto,  il  1  oc- 
chetlo,  la  Croce  [)eltorale,  la  sottana  e 
fascia  paonazza;  le  quali  insegne  per  la 
I."  volta  le  in)pose  n  ciascun  canonico  il 
vescovo  Cornalo  a'4  giugno  1770  lu-lla 
2."  festa  di  Pentecoste  nella  calledrnle, 
dopo  aver  bt- nedello  le  Croci,  e  previo  il 
canto  del  /  eni  Creator  Spiritus,  segui- 
to da  (jnello  della  messa  e  dall'altro  del 
7V  Deiirn,  un  analogo  discorso  del  par- 
roco d'  Arzignano  ponendo  tern)ine  alla 
funzione.  Dalla  cattedrale  è  poco  distan- 
te il  palazzo  vescovile,  da'fondnmenli  ma- 
gnìficamenle  restaurato.  Oltre  la  catte- 
drale, nella  città  vi  sono  altre  9  chiese 


Vie  ir)t 

parrocchiali,  tulle  munite  del  ».  fonte, 
cioè:  s.  Stefano  ,  ove  trovasi  la  pih  ma- 
gnifica pillnia  che  si  conosca  di  Oiaco- 
mo  l'alma  il  f'ec(  li'Oj  s.  Michele,  in  s. 
Maria  de'Servi;  s.  Marco,  ins,  (iirolamo; 
8.  Croce,  in  s.  Giacomo  Mngi^iore;  s.  Pie- 
ho  apostolo;  s.  Silvestro,  in  s.  Caterina; 
ss.  Vito  e  Lucia,  in  s.  Miria  d*  Aracoeli; 
ss.  I''elice  e  Fortunato;».  Marcello,  in  s. 
Filippo  Neri,  perciòincorporala  alla  con- 
gregazione de'filippini  o  pp.  dell'Orato- 
rio.  Narra  il  Milizia,  che  la  chiesa  di  s. 
Gaetano,  gloria  di  Vicenza  e  foniUlore 
de' 7Vrt!//VH(F.),rart;hiletl()  il  p.d. Guari- 
no Guarini  modenese  teatino,  nel  XVII 
secolo.  Nella  chiesa  di  s.  Corona  vi  è  una 
grande  opera  di  Giovanni  Bellino,  ed  al- 
tra di  Paolo  Caliaii.  A  vendo  s.  Luigi  IX 
re  di  Francia  neli2'>(")  donato  al  vesco- 
vo domenicano  b.  Diirlolotnco  lìrngnn- 
ze  (/  .),  legato  apostolico  nella  Siria  pei' 
accompagnarlo  nella  crociala,  parie  del 
legno  della  ss.  Croce,  ed  una  ss.  Spina 
della  Corona  servila  nella  passione  del 
Redentore,  il  vescovo  nel  1260  donò  la 
I .'  alla  sua  oatledrale,  e  per  l'altra  il  co- 
mune di  Vicenza  decretò  l'erezione  del 
tempio,  che  da  lei  prese  il  nome  di  s. 
Corona.  Il  vescovo  principalmeule  con- 
tribtù  alla  sua  fHbbiica  ,  affidandone  la 
custodia  a'suoi  domenicani;  inoltre  com- 
pose la  narrazione,  colla  (|uale  si  formò 
l'ufliziatura  divisa  in  sei  lezioni,  in  vene- 
razione della  ss.  Spina,  e  con  disposizio- 
ne testamentaria prescrissed'esser  tumu- 
lato innanzi  il  suo  altare,  e  tosto  vi  riceve 
culto  divoto  dal  popolo,  onde  poi  trova- 
to incorrono  neh  35  i  fu  collocalo  in  al- 
to nel  mezzo  tlella  chiesa,  rimpello  al- 
l'altare della  ss.  Vergine  delle  Stelle,  e 
sempre  più  crescendo  per  lui  la  venera- 
zione de'  vicentiid,  fu  qualificato  beato, 
ed  in  suo  onore  nella  piazza  di  s.  Coro- 
na fu  eretta  nel  1 493  una  colonna,  sovra- 
stata dalla  sua  statua  e  decorata  d'ono- 
levole  iscrizione:  sette  anni  dopo  ne  fu 
posta  altra  sull'altare  tlella  ss.  Spino, 
a  sinistra  di  quella  del  Pvcdenlore,  per 


ir)?.  Vie  Vie 
formai  e  armonia  a  quella  di  s.  Luigi  IX  roccliia  della  cillìi.  Indi  l'ab.  Magi  ini  nar- 
clìè  a  destra.  La  chiesa  poi,  lui  vivente,  ra,  die  l'isliluto  delle  niaeslie  di  s.  Do- 
fii  coiisagiata  nel  i  26/|.  da  Giovanni  Che-  rotea,  detto  anche  delle  Fii:,lle  de'Sn'^ri 
ricalo  vescovo  di  Cattare.  Altre  chiese  C^on,  ehhe  i)rinci|)io  in  Vicenza  a'2  feb- 
haririn  le  conniMilà  religione,  una  volta  braio  1 82S,  quando  nella  parrocchia  si 
numerose,  ed  ora  ridotte  a  poche;  e  con-  apriva  una  casa  col  titolo  di  Scuola  di 
sistono  ne'  lilippini,  ne'francescani  rifor-  Carità^  con  una  sola  maestra  e  6  faa- 
niali,  ne'servi  di  Maria  del  santuario  di  ciulle  povere,  cresciute  a  3o  neh  833.  La 
monte  Berico;  nell'istituto  delle  datiie  in-  regia  dclegazi()neprovincialea'4  febbraio 
glesi,  e  in  (jnello  delle  dorotee.  Di  fjuc-  i834  partecipiiva  il  riconoscimento  che 
sl'uhime  devo  dire  alcune  parole,  come  del  piano  proposto  per  l'istituzione  della 
vanloper  Vicenza, e  perchè  istituto  di  cui  scuola  avea  fatto  il  superiore  governo  di 
ragionai  in  pili  luoghi. Posseggo  rO/V7z/o-  Venezia  con  decreto  de'24  gennaio.  In- 
ììc peri' apertura dcUachiesn dell' insiiln-  di  il  i.°  noveudjrei83G  la  pia  casa  prese 
to  delle ììiaeslre  di s.  Dorolca, detta  nel  il  nome  che  porta  ,  e  il  novello  discipli- 
g'or no \G  febbraio \% godali' ab. Antonio  nare  regolamento  ottenne  Ti mperiale a p- 
BJa^rini maestro  di  leltereitalianee geo-  pi-ovazione  a"  17  ottobre  iSSy.  Con  let- 
grafia  nell'i,  r.  scuola  elementare /nag-  lera  poi  de'4  novembre  successivo,  si  fé- 
giort,  Padova  1  84o.  Sull'istituto  di  s.  Do-  ce  nolo  a'direltori,  che  l'imperatrice  Ma- 
rotea  (A'.)  è  dello  nell'erudite  ^/j/jo/<7-  ria  Anna  avea  accordalo  in  gnizia  1'  iii- 
zioni ,  delle  case  allora  aperte  da  esso,  vocato  speciale  suo  patrocinio  al  nascen- 
cioè  :  la  centrale  di  Genova,  e  quella  di  le  istituto,  li  Pa[)a  Gregorio  XVI  emanò 
liivaroló  iieli838.  In  Venezia, come  dis-  il  Decretuni  laudationis  et  adprobaiio- 
si  nel  voi.  XCI,  p.  43,  178  e  233,  era  nis  memorali  Instituli,  confermando  la 
una  casa  filiale  della  centrale  di  Vicenza,  decisiouedella  s.  congregazione  de'vesco- 
|>oi  fiorendo  con  ricettare  a  convitto  18  vi  e  regolari,  la  quale  il  i.°  marzo  i83g, 
fanciulle  indigenti  e  4o  a  .scuola  ,  oltre  in  piena  udienza,  ad  istanza  di  mg.'  Cip- 
1000  aggregate  all'opera  pia,  il  palliar-  pellari  vescovo  di  Vicenza  (a  cui  i  direi- 
ca  cardinal  Monico  nel  i835  volle  visi-  lori  dedicarono  rO/-<7c/o/<<^,  qual  preside 
lare  la  casa  di  \  icenza,  ed  il  suo  zelo  per  sapientissimo  e  padre  amorosissimo  del- 
lale  istituzione  già  si  era  palesato  ahba-  l'istituto  che  riconosce  Vicenza  per  sua 
stanza,  nella  sua  lettera  dedicatoria  al-  culla),  avea  approvatole  costituzioni  del- 
l'imperafrire  Carolina  Augusta,  del  libro  la  novella  famiglia.  Quinili  l'ab.  Magrini 
intitolalo:  Pia  Opera  di  s.  Dorotea,\jcv-  riporta  l'iscrizione  posta  nella  chiesa,  e- 
gamoi833.  Indi  nel  1840  la  ca>a  di  Ve-  dificaia  dalla  munifica  imperalriceMaria 
nezia  fu  dichiarata  centrale.  Schio  accol-  A  una,  e  l'epigrafe  collocata  nella  casa  del- 
se  l'isliluto  nel  i  830,  con  casa  filiale  che  l'istituto,  al  benemerito  di  esso,  il  defun- 
dava  scuola  a  70  fanciulle,  ed  alla  pia  o-  lo  ValentinoPiccoll.  Ilseminariode'chie- 
pera  della  pai  rocchia  appartenevano4oo  rici  ebbe  principio  neh  566  per  cura  del 
persone.  In  Vicenza  la  nominata  clama-  vescovo  Matteo  Priuli.  In  seguilo  fu  in- 
dre  casa  centrale,  la  quale  allora  conte-  grandito,  restauralo,  dolalo  di  proventi, 
nevai  2  maestre  e  4  novizie,  islruemlo  coll'applicazione  de'benefizi  ecclesiastici, 
i3o  fanciulle,  di  cui  io4  ricevevano  e-  ulteriore  miglioramento  avendolo  ricevu- 
ziandio  letto  e  villo,  ed  alla  pia  opera  lo  neh  738  dal  vescovo  cardinal  Antonio 
della  contigua  parrocchia  n'erano  asci  il-  Marino  Priuli,  (piando  nuovamente  riedi- 
le 4oo;  ed  il  consiglio  municipale  neh  83f)  fico  l'abitalo  fin  allora;  ma  riusciva  non- 
avea  accettalo  l'oUcrta  fatta  dall'islitulo,  dimeno  soverchiamenteangusto,incomo- 
d'una  casa  liliale  d'aprirsi  iu  alUa   par-  do  e  disadallo.  Fin  da  quando  mg.'  Gio 


vie  vie                 193 

GiuseppeCappellaii  nel  1 832  entrò  in  pos-  quasi  qualtroceiilo  mila  lire.  Pertanto  il 
sesso  della  cattedra  vicentina,  il  pensie-  nuovo  e  nobile  seminario  giunse  al  felice 
IO  d'aprire  al  ^^iovane  clero  delia  sua  dio-  suo  com[)ÌMieiito,  ed  è  riuscito   uno  dei 
cesi  uu  vyslo  e  comodo  seminario  fu  tra  j)iìi  cospicui  eddìxi  die  in  tal  genere  vau- 
le  precipue  sue  cure  pastorali,  come  ri-  ti  forse  l'Italia,  sì  per  la  siiumelrin,  co* 
chiedeva  l'importanza  dell'opera  e  la  sua  moditu  e  bellezza,  come  per  l<i  capacità, 
necessità.  Né  parve  al  generoso  suo  ani-  [)Otendosi  in  esso  agiatauieiite  albergare 
n)0  [)u(ersi  meglio  correggete  il   difetto  trecento  alunni, e  tutti  con  [)ro|)ria  stan- 
del  preesistente  altrimenti  ,  che   fabbri-  za;  e  iddio  concesse  al  veneramlo  vesco- 
candune  di  pianta  uno  nuovo  in  miglior  vo  di  veder  coronata  la  sua  graniro[)era 
luogo  e  con  piìi  ampio  e  ben  inteso  di-  e  di  godere  le  gioie  di  quel  giorno  l\,\  lui 
.segno.  Formata  ch'ebbe  egli  tale  risolu-  sì  Itmgaujente  desiderato,  ma  pure  atte- 
zione,  pose  tosto  mano  ad  eseguirla,  vin-  sa  la  grave  età  (piasi  più  non   isperato, 
cenilo  le  molte  dilllcullà  dell'impresa  col-  nel  quale  il  seminario  venisse  aperto  al- 
ia stessa  magnanimità  con  cui  l'avea  ab-  l'istituzione  delle  crescenti  speranze  della 
bracciata,  destinandovi  tutti  i  fruiti  del-  sua  chiesa  ;  anzi  potè  goderlo  abitalo  e 
la  sua  mensa  episcopale,  dopo  aver  sup-  fiorente  per  un  buon  lustro.  11  giorno  4 
plicato  e  ottenuto  dall'imperatore  Ferdi-  novembre  (come  festa  di  s.  Carlo  Borro- 
nando  I,  quando  rallegrò  di  sua  preseu-  nieor."  istitutore  de'serainari  nelle  pro- 
sa Vicenza,  non  lieve  parte  de'redditi  au-  vincie  lombardo-venete,  e  giorno  di  sa- 
tichi  della  medesima; ed  il  clero  accorse  bato  sagro  alla  D.    Vergine  sotto  la  cui 
volonteroso  a  contribuirvi  all'invilo  del  special  prolezione  sono  posti  i  seminari) 
zelante  e  amoroso  pastore.  Fu  scelto  il  si-  1834  della  solenne  apertura  del  senii- 
to  del  novello  maestoso  e  vasto  edifizio  nario,  fu  parimente  giorno  di  straordi- 
poco  fuori  della  città,  in  luogo  per  bellez-  nart3  festa  per  tutta  la  città  di  Vicenza, 
za,  salubrità  pienamente  riconosciuta  da'  e  tutti  gli  ordini  del  clero,  del  magistra- 
medici,  e  quiete  opportuuissimo.  llcav.  to^  cioè  (col  piacere  del  delegalo  di  essa 
Francesco  Lazzari  professore  architetto  cav.  AnloniodePiombazzi)  il  nobile  Lui- 
all'accademia  delle  belle  arti  in  Venezia  gi  Piovene  Porto-Godi  podestà,  e  del  po- 
ne fece  il  dilìicile  disegno,  accollo  da'voli  polo,  fecei'O  a  gara  di  espiimere  all'acua- 
unaninii  de' suoi  colleghi;  e  il  4  selteni-  tissimo  pastore  il  loro  giubilo  e  la  loro 
bre  del  1842  fu  posala  e  benedelta   so-  gratitudine  per  tanto  benefizio  ed  orna- 
lennemenlc  dallo  slesso  mg.'  Cappellari  mento  da  lui  aggiunto  alla  loro   pairia. 
lar.'  pietra.  E  già  la  grandiosa  fabbrica  I  palazzi  e  le  case  furono  messi  a  festa 
era  ita  crescendo  felicemente,  uè  stava  addobbandone  per  lutto  le  finestre  eoa 
lungi  dal  compiersi,  quando  il   turbine  arazzi  e  damaschi,  e  (juando  alcune  ore 
della  guerra  scoppialo  neli848,  che  ne'  irmanzial  raezzogiorno,tng.'^vescovoCap- 
campi  di  Vicenza  imperversò  così  fiero,  pellari  uscì  di  palazzo  per  condursi  al  se- 
conie  dovrò  dire  alla  sua  volta,  non  so-  minarlo  a  farvi  le  ceremonie  dell' aper- 
lo  interruppe  i  lavori,  ma  li  distrusse  e-  tura,  egli  vi  fu  accompagnato  quasi   ia 
ziandio  in  gran  parte;  sicché,  passata  che  trionfo  dalle  autorità  civili  e   militari, 
fu  la  furiosa  tempesta,  non  si   poterono  da  tutto  il  fiore  de'più  illustri  cittadini 
ricominciare  senza  un  grave  sopraccarico  che  lo  seguivano  in  un  lungo  corteo  di 
di  dispendio.  Ma   niun  sagrifizio   parve  carrozze,  e  da  un'immensa  folla  di  po- 
soverchio  in  sì  bell'opera  all'animoso  ben-  polo  che  gremiva  le  vie  e  non  sazia  vasi 
che  ottuagenario  prelato,  il  quale,  emù-  di  acclamare  gridando:  f^iva  il  nostro 
landò  la  munificen/.a  e  l'acceso  zelo  del  /^tscovo  !  Nel  seminario  egli  trovò,  ol- 
Laibarigo  e  del  Borromeo,  spese  in  essa  lie  il  lellorecaD.Anlooio  Oraziani  e  l'ani- 
vot.  xcix.  i3 


if)4  vie 

miiiislralored.  Bartolomeo  MussoHn,  ni* 
la  le^ta  degli  alunni ,  il  cardinal  Fnbio 
RJ."  Asquini ,  ed  il  vescovo  di  Treviso 
mg/  Farina,  venuti  a  crescere  colla  loro 
piesenza  lo  splendore  e  la  gioia  di  ciuci- 
la festa,  ili.°  che  da  Roma  erasi  condot- 
to alla  sua  Fagagiia  (pel  narrato  nel  voi. 
LXXXII,  p.i4i)'  ''  2."  dalla  sua  dioce- 
si, i  quali  assisterono  nella  cappella  alla 
messa  che  ivi  dal  vescovo  fu  celebrata 
dopo  il  solenne  canto  del  J  eni  Creator 
Spirilus,  e  poi  nell'aula  all'orazione  che 
dal  sacerdote  d.  Lodovico  Gallo  prefetto 
degli  studi,  eloquente  interprete  de'  co- 
muni sensi  di  giubilo  e  di  riconoscenza, 
fu  recitata.  L'oratore  volgendo  in  fine  il 
discorso  al  cardinal  Asquìni.  lo  supplicò 
a  narrare  al  Vicario  di  Cristo  «  che  un 
seminario,  una  città,  un  popolo,  una  dio- 
cesi esultano,  trionfano,  cantano  le  glorie 
del  loro  amorosissimo  padre.  Deh!  bene- 
dica il  Paslor  de'Pastori  al  nostro  ama- 
tissimo e  veneratissimo  Vescovo,  perchè 
Iddio  giusto  retributore  gli  conceda  co- 
piosissimo il  frutto  da  lui  cercato  cou 
tante  cure  e  cou  tanti  dispendi  di  edu- 
care in  fiorente  seminario  i  pastori,  che 
tutta  la  gregge  di  pascoli  eletti  nutri- 
scano". A  sera  poi,  lo  spettacolo  d'una 
splendida  illuminazione  coronò  degna- 
mente la  letizia  universale  di  sì  bel  gior- 
no. Non  però  si  tenne  paga  a  queste  pas- 
seggere dimostrazioni  la  gratitudine  del- 
la città  di  Vicenza  verso  l'esimio  suo  pa- 
store, ma  per  eternare  la  memoria  di  sì 
gran  beneficio,  il  municìpio  vicentino  de- 
cretò con  voto  unanime  che  si  erìgesse 
un  monumento  pubblico  con  iscrizione  e 
stemma  municipale,  e  statua  maestosa,  la 
quale  serbasse  presenti  fino  a'piìx  tardi 
nipoti  le  care  e  venerate  sembianze  d'un 
padre  e  pastore  sì  benemerito.  Questa 
stupenda  statua,  opera  del  celebre  scul- 
tore veneziano  cav.  Pietro  Zaudomeoe- 
ghì,  è  già  compiuta,  ed  ammirata  da 
lutti,  e  andrà  fra  breve  a  prender  posto 
nel  monumento  più  degno  della  graud'a- 
uima  di  mg.'  vescovo  Gio.  Giuseppe  Cap- 


V  I  C 

pellari,  il  $e(ninario  di  Vicenza.  Mi  sta 
davanti  la  collezione  delle  slampe,  delle 
iscrizioni  ,  delle  composizioni  poetiche  , 
dell'epigrafi  che  si  pubblicarono  in  sì  lie- 
to avveuiuiento,  anco  io  forme  decorose 
ed  eleganti,  come  il  nobile  libro  intitola- 
lo  al  prelato  rUe  contiene  la  \,'tm- randa 
sua  effigie  (anche  il  disegno  prospettico 
del  seminario)  e  il  decreto  del  consiglio 
cittadino  cìie  commette  un  monumento  di 
gratitud me  al  benemerito  suo  prelato:  il 
JìJunicipio  in  nome  di  tutta  la  città.  Il 
clero  di  Bassaoo,  pieno  di  meraviglia  e 
di  riconoscenza  per  una  lauta  opera,  al- 
l'atnatissimo  suo  padre  e  pastore,  gl'in- 
titolò:  Della  necessità  della  Dottrina 
cristiana.  Ricordo  dell'arciprete  aObU' 
te  mitrato  di  Bassano  mg.'  Domenico 
Pilla  a  suoi  parrocchiani  pel  ss.  Nata- 
le del  lò^i  ^^ais&no  co'  i\^'\  d'AntonioRo- 
berli  i854-  lu  Vicenza  dalla  tipografia 
Tramoulini  fu  impressa:  Perla  solenne 
apertura  del  nuovo  seminario  di  P'icen- 
za  eretto  dall' film."  e  Rev.°  mg.'  I^esco- 
v'O  Gio.  Giuseppe  Cappellari.  Orazione 
recitata  il  4  novembre  i854  dal  sacer- 
dote Lodovico  Gallo  prefetto  degli  stu- 
di. Di  tutto  die'bella  contezza  la  Civiltà 
Cattolica,sev\e7..' ,  t.io,p.i  12.  La  CrO' 
naca  diMilano  de'  i  5  gennaio  1 855, pub- 
blicò una  corrispondenza  di  Vicenza  de' 
29  novembre  1 854»  celebrante  l'edifizio, 
lo  zelo  del  vescovo,  l'ingegno  dell'archi- 
tetto, r  inaugurazione.  »  Una  lapide  di 
marmo  nero  a  fregi  d'oro,  di  fronte  alla 
scala  maggiore  del  nuovo  edificio,  nomi- 
na il  Podestà  ed  il  Vescovo;  e  perchè  no 
l'architetto?  "  Aggiunge,  la  città  ornò  le 
facciate  de'  palazzi  Palladiani  ;  presso  il 
ponte  degli  Angeli  un  grand'arco  trion- 
fale dava  ingresso  alla  contrada  di  s.  Lu- 
cia. Quando  la  lunga  fila  di  carrozze 
traeva  il  prelato  dall'episcopio  al  nuovo 
seminario  non  mancò  l'idillio:  drappelli 
di  fanciulli  e  fanciulle  in  bianche  vesti, 
esprimevano  gli  evviva  all'  ottuagenario 
pastore.  Inoltre  possiede  Vicenza  un  li- 
ceo, uuasocielàiulilolala  Accademia  de- 


vie  vie  uj^i 
gli  Olimpici:  un  lempo  n'ebbe  tre,  eia  renile  lestiinonianza  il  granilioso  cimile- 
prima  fa  quella  i\t' Costanti,  s\  cui  cìecli-  rio  pubblico;  fabbrica  d'uno  siile  alLllo 
co  il  llusceili  neh  557  il  Z^/rt/ogo  r/t'/r/;,'-  grave  e  conveniente  all'uso  cui  è  desli- 
lo(iutnza  ilei  Barbaro.  Al  benedco  sia-  nata,  ma  die  ()eiò,  secondo  1'  annalista 
biliniento  del  monte  di  pietà,  dona  singo-  Mulinelli,  presenta  alcuni  diletti.  Ne  ri- 
lar  fregio  la  ricca  biblioteca  lìertoliana,  cavo  la  descrizione  del  vicentino  aiclii» 
cbe  vi  sia  accolla  a  pubblico  vantaggio,  letto  Bei  ti,  da  un  suo  libro,  di  cui  do- 
Mumerosi  sono  gli  altri  benefìci  stabi-  viò  tener  proposilo.  Questa  fabbrica, co- 
limenti,  fra' quali ,  oltre  alcuni  sodalizi,  minciata  neli^iy,  è  invenzione  dell'esi- 
due  conservalorii,  ortanotrolì  ed  ospeda-  mio  arcbilelto  defunto  Bartolomeo  Ma- 
li. Già  decorsero  non  pochi  anni,  dacclie  lacarne.  Si  dirige  in  un  quadro,  da  cui 
il  sacei  ilote  di  Vicenza  Luigi  M.'  Fabris,  è  compresa  la  superficie  di  circa  4o,ooo 
adunò  CUI!  giHudis^imo  acnore  tutti  que'  metri  quadrati,  giacendo  gli  angoli  dcl- 
giovaui  guidoni  che  trovava  per  le  vie,  la  fabbrica  circuente  il  gran  campo  ri  vol- 
quindi  li  vestì,  uudrì,  egli  educò  oltreché  li  a'4  venti  principali.  Li  pianta  dell'e- 
iiella  religione  e  ne'rudimenli  del  sapere,  difizio  si  dis[>one  a  una  chiesa  circolare 
ne'niestieri  [)iìi  necessaii  alla  società,  per-  di  ioniche  forme  per  decorazione  eslerio- 
fino  in  quello  dell'armi  j  ed  ecco  per  il  pie-  re,  e  con  volta  emisferica  per  cope:cliio, 
toso  sacerdote  conservati  in  questa  guisa  a  due  ingressi  con  abitazioni  pel  rettore 
alla  società  uomini  che  diversamente  sa-  e  pel  custode,  ornati  a  dorico  bugnato,  e 
lebbero  andati  a  popolar  le  prigioni  e  gli  a  1 2  i  cappelle  a  colonne  ed  arcate  di  sli- 
ergastoli,  ed  ecco  resa  da  lui  alla  morale  le  pur  dorico,  grave,  caratteristico,  e  bu- 
pubblica  uu  servigio  di  beo  alta  rilevan-  gne  vermicolale,  con  frontoni  allamedie- 
28, un  verobeneficio,  come  osserva  e  nar-  là  de'Iati,  eal  luogo  degl'ingressi.  Delle 
ra  il  cav.  Mulinelli,  che  pure  ricorda:  IL  cappelle  le  4  sugli  angoli  vennero  dal  co- 
piano organico  fondarne  nlale  (hi  pio  raunedistiibuite  pegliillustri  nelle  scieu- 
Jslilulo  ili  educazione  pe' figli  dt  poveri  ze,  lettere  e  arti,  pe'distinti  in  pietà  e  fl- 
scostuniati  detti  figli  della  carità,  e  di  laotropia,  pe' benemeriti  della  patria,  e 
correzione  pe'  giovani  civili  pressoché  pegli  eniinenti  di  grado  »  ed  ahi!  quanti 
incorreggibili,  aperto  in  Vicenza  dal  in  breve  corso  di  lempo  non  discesero  in 
sacerdote  Luigi iV.^  Fabris l'anno ìS^G'  quelle  celle  mute  a  ogni  speranza  di  vi- 
37,  Padova  1840.  Ma  dopo  i  casi  del  tal"  Le  altre  cappelle  a[)partengonG  a 
1 848  questo  istituto  venne  a  languire,  e  private  doviziose  famiglie,  e  un  sol  4*  d* 
\i  successe  quello  del  benemerito  sacer-  secolo  le  condusse  a  toccar  d'ora  in  ora 
dote  d.  Luigi  Soave,  che  prosperò  e  il  loro  compimento  ;  tanto  1'  inesorabil 
sussiste.  —  Trovansi  io  questa  città  ma-  Angelo  di  morte  in  poche  ore  spoglia- 
uifatture  di  seta,  di  tele,  di  stoviglie,  va  di  vite,  nonché  la  capanna  e  il  casale, 
ed  i  due  fjumi  pongono  in  moto  macchi-  ma  in  uno  i  palazzi  e  le  ville  ed  i  fonda- 
ne idrauliche  d'ogni  genere.  Gli  oggetti  chi,  per  gettarne  le  fredde  ossa  in  que' 
precipui  del  commercio  di  Vicenza,  sono  tenebrosi  sepolcri  aspri  di  selce  e  d'ioob- 
i  grani  d'ogni  s[)ecie,  i  vini,  le  sete  greg-  bediente  macigno  !  All'interne  pareti  di 
gie  e  lavorate,  i  drappi  di  seta,  i  velluti  queste  cappelle  si  adattano,  varie  d'orna- 
lisci  e  broccati  lavorati  nella  città,  i  pan-  mento  e  di  stile,  dell'  iscrizioni  in  cui  la 
ni,  i  cappelli  di  paglia,  il  berreltame,  le  pietà  filiale,  l'amor  coniugale,  il  dolore 
tele,  la  porcellana,  la  maiolica,  il  pento-  de' padri,  l'amicizia,  la  riconoscenza  ri- 
lame, la  carta  e  il  legname  da  costruzio-  cordano  i  cari  congiunti,  gli  amici  i  be- 
ne. Al  tuttor  sussistente  buon  gusto,  del  nefattori  perduti.  V'hanno  ancora  pre- 
pari che  alla  geoeiosa  pietà  de'viceuliQÌ,  giati  moumueoli  d'iusigniscarpelli,e  spe- 


196  vie  vie 

cialmentede'Ticenlini  padreefiglioFena-  ma,  avea  fallo  liailuri'e  a  Vicenza  sua 
1  i,perVelo.[)eiScioirii,  perSaiigiovannie  patria,  e  una  gran  parie  de'quali  con 
pei  Capra. La  cap|icila  insulmezzodellalo  inuDifìco  animo  avea  già  prima  donalo 
opposto  a  quello  della  tliiesa  venne  desi-  al  comune,  il  che  già  rilevai  più  sopra, 
gnala  come  a  %estiljoIo  del  lem[)iello  a  Dispose  ancoraj  che  il  nionuinenlo  si  do- 
J'alladio;giac(:liè  essendoltingodesitlerio  vesse  collocare  nel  civico  ciniilerio,  sen- 
de'\icenliiii  the  lereliquiedcigrandecon-  za  peiò  alterarne  in  parie  veruna  la  si  ni- 
ciltadinogiucenli  in  niiule  tomba  a  s.  Co-  nietria  originale,  ed  ivi  fissero  coinpo- 
lona,  venissero  in  luogo  più  dignitoso  ste  le  ossa  dell' insigne  architetto.  Tutto 
tradotte,  e  che  un  simulacro  formato  da  quanto  venne  magniflcamenle  eseguilo 
scalpro  pali  alla  sesta  di  lui  ne  mostras-  nel  luogo  anzidetto.  Ma  si  ripienda  il 
se  a  lutti  r  efligie,  e  fdcesse  cessar  una  filo  interrotto  della  descrizione  del  cimi- 
volta  dal  giuslu  lamento  il  dotto  stranie-  lerio,  dopo  la  quale  olii  irò  quella  del  ino- 
ro, il  quale  nell'  entusiasmo  di  sua  me-  numento  Palladiano.  La  forma  del  lem- 
laviglia  pe' celebrali  porlcnli  chiedeva  pio,  già  proposto  dal  IMalacarne,  e  ap- 
tosto  di  poterne  baciare  il  sarcofago  e  provato  dalla  veneta  accademia  a' 1  y  giù- 
r  ara  ;  ma  non  sempre^  anzi  mollo  di  la-  gno  iSSy,  e  tale  fedelmente  eseguito 
do  è  concesso  all'  uonio  di  poter  com-  (non  potendosi  ritenere  rome  innovazio- 
picre  ciò  che  vuole.  Vicende  politiche,  ne  la  ihiusuia  a  mezza  grossezza  del  mu- 
asprezza  di  circoslanzCj  controversie  cil-  ro  dell'  arcale  laterali,  e  1'  introduzione 
tadinesche,giavi  spese  indispensabili  per  in  vece  di  due  porte  incluse  in  quello 
ndaltamento  di  vie  e  riparo  di  perieli-  spazio,  e  riparate  da  imposte  di  legname, 
taali  monumenti,  e  per  oggetti  di  pub-  avendosi  con  ciò  cercato  di  compire  il 
blica  beneficenza,  d'istruzione  ed  allro,  giusto  de>iderio  del  nobile  scultore  del 
tolseio  al  comune  e  a'piivali  ogni  modo  monumento  Palladiano,  acciò  non  sue- 
di supplire  al  volo  uni\eisale,  per  cui,  cedesse  un  contrasto  di  lume  a  danno 
consideralo  nel  suo  vero  aspetto,  si  esige-  del  buon  eflelto  di  tale  opera),  gira  a  8 
\ano  de'  mezzi  non  ordinali,  né  mollo  lati  circoscrilli  .a  un  cerchio  col  diaine- 
facili  a  rinvenirsi.  Senonchè  finalmente  Irò  di  metriy,3oesi  eleva  a  metri  i  1,90 
compariva  a  Vicenza  un  genio  consola-  fino  all' intiodosso  della  cupola  che  lo 
tore  nel  conte  Girolamo  Egidio  di  Velo,  jicopre,  volgendo  in  volta  emisferica, 
il  quale  nobilissimo  come  di  lignaggio  IS'e'  4  '***'  principali  dell'  ottagono  sor- 
anche  di  cuore,  dopoché  scorsa  presso-  gono  arcate  eguali  a  quelle  del  cinjile- 
chè  Europa  lulta,  lasciando  per  ogni  do-  rio,  conservandosi  perlai  modo  savia- 
\e  luminosi  saggi  dell'alta  sua  mente  e  niente  l'unità  fra' comparli  interiori  ed 
del  suo  amore  pel  bello,  dopo  scoperte  esterni,  e  la  giusta  ricorrenza  delle  li- 
con  immenso  dispendio  alcune  di  quelle  nee  d'  imposta.  Dell'  arcale  surriferite 
stesse  reliquie  di  fabbriche  dell'antica  1' una  si  presta  all'ingresso,  1' altra  di 
Koma  (quanto  a'  musaici  ne  feci  parola  fronte  continua  in  gran  nicchia  a  mez- 
Bel  voi.  XLVll,  p.  i32),  che  già  erano  zo  cerchio  per  dar  luogo  al  monumento 
stale  argomento  delle  perquisizioni  e  de-  Palludiano,  e  le  due  laterali  comprendo- 
gli  sludi  di  Palladio,  reduce  in  patria  e  no  delle  porle,  dalle  quali  si  può  passare 
trailo  a  immaturo  fine  de'suoi  giorni  nel  alle  gallerie  de'coloinbai  i,  che  andavansi 
l83i,  nella  florida  età  di  38 anni,  legava  costruendo  nel  i8^5  per  ampliazionedel 
rilevante  somma  per  l'erezione  d'un  ino-  cimileiio,  e  che  potranno  comprendere 
numento  al  grande  inaeslio,  assegnali-  iii  questa  loro  1.'  parte  ben  700  sepol- 
dovi  anche  que'mamii  preziosi  chcjSca-  cri.  ^e'  4  lali  minori  si  sfondano  delle 
\ali  e  acquistali  a  sommo  prezzo  iu  ilo-  uicchiu  secondarie}  che  invocano  l'onore 


V  I  e 

di  statue  conisponilenli,  diilla   mmiin- 
ceiizii  (li  qualche  siltio  ricco  cittadino,  a 
coi  si  lev.i  universale  eccitamento,  perchè 
non  attendi!  (Ino  all' eslrenio  de'giorni  a 
compire  il  pubblico  voto.  Le  decorazioni 
generali  prendono  le  sininielrie  joniche 
a  corniciameiiti  di  marino  hianoo-hnrno 
ripetuto  ad  intonaco  levigito  sulle  itM«- 
li,  neir  atto  che  la  cupola  si  dislinguj'in 
5  ordini  di  24  lacunari  ornali  a   rosoni, 
poiché  il  tempio  non  è  pel  sepolcro,  ma 
per  l'apoteosi  di  Palladio  ;ed  d  pavimen- 
to è  incrostato  adopera  incerta  di  prexio- 
si  marmi  orientali,  che  il  testatore  traeva 
dalle  terme  di  CaracilL,  e  de'  quali   si 
ravvisano  anche  de'  grandi  rocchi  di  co- 
lonne disposti  sugli  angoli  della  cappella 
d'ingresso.  La  struttura  murale  è  tolta 
di  cotto  anche  nella  gran  volta,  e  venne 
levata  a  solerte  cura  dell'intelligente  ar- 
chimaslro  Negrini  vicentino,  colle  prati- 
che migliori  dell'arte,  talché  l' edilizio 
potrà  slidar  lungamente   V  ingiurie  del 
tempo  e  le  vicende  delle  stagioni,  con- 
correndo pur  mollo  la  scella  qualità  del- 
le materie  a  stabilire  la  pei  manente  con- 
servazione del  fabbricato.  È  opera  poi  del 
veroneseZanoui  il  bel  cancellodiferroche 
ripara  l'ingresso,  incoi  spicca  principal- 
mente la  ragione  de'comparti  e  degli  or- 
namenlie  la  maestria  dell'innesto  del  fer- 
ro fuso  al   battuto.  Il  eh.    Berli,  di  cui 
mi  vado  giovando,  ne  olfre  il  disegno,  in 
uno  a  quello  del    vestibolo  e   tempietto, 
di  cui  feci  cenno  e  vado  a   riparlare.    Il 
conte  di  Velo  delegò  esecutori  di  sua  vo 
lontà  due  cittadini  distinti    per  sapere, 
per  zelo  e  per  tutta  saggezza,  l'avv.  Ca- 
millo Piadella  e  Gaetano  Pianton,  i  qua- 
li misurala  f'jcilmente  l'  importanza  del- 
l'onorevole  incarico,  abilitati  a  nominar 
l'artefice  che  conducesse  l'opera,  quin- 
di con    laudabile  consiglio  fidarono  la 
scella  di  esso  alla   veneta  accademia  di 
belle  arti,  la  quale  nominò  il   vicentino 
commend.    Giuseppe  de  Fabris,  nato  a 
Nove,  delle  cui  principali  opere  ragionai 
a  luoghi  loro,  e  del  monumento  a  Tasso 


Vie  ,97 

nel  voi.  LXXXV,  p.  34.  Avendovi  cor- 
risposto egregiamente,  i  due  esecutori  del 
concetto  del  conte  di  Velo,  intanto  coa- 
cepirono  senza  [)iù  il  divisamentoche  un» 
edicola  siilovesse  innalzare,  e  che  in  que- 
sta un  tale  capolavoro  dell'arte  e  per  hi 
preziosa  materia,  e  per  la  celebrità  dellu 
scarpello,  vi  avesse  ad  essere  collocato. 
Ma  quantunque  la  somma  disposta  fosse 
da  perse  di  non  comune  misura, ciò  non- 
dimeno il  concepimento  era  sì  grande  da 
non  poterlo  certo  com[)ire,  se  i  beneme- 
riti commissari  non  avessero  con  onesto 
profitto  di  molto  accresciuto  il  valsente 
stabilito  dal  testatore,  secondati  dalla  non 
comune  generosità  d'  altro  chiarissimo 
personaggio,  a  cui  era  pervenuta  una 
parte  della  facoltà  di  Velo,  il  nobile  Giù- 
ho  de'  ScrolTa,  il  quale  ardendo  di  pari 
amore  pel  bello  che  il  defunto  cognato, 
volgeva  a  prò  della  futura  opera  quel 
fruito  sopra  il  legalo,  che  poteasi  consi- 
derare piuttosto  a  lui  medesimo  devolu- 
lo.  Devesi  encomio  al  commend.  de  Fa- 
bris, anco  perchè  sebbene  fermo  in  sua 
mente  di  dare  un'opera  classica,  quale 
appunto  poteva  sortire  dalla  sua  mano, 
e  sapesse  quindi  valutarne  l'importanza 
della  materia,  degli  studi  e  del  tempo, 
ciò  non  pertanto,  nulla  guardando  al 
proprio  interesse,  ma  infiammalo  piut- 
tosto dal  vivo  amore  di  patria  e  di  glo- 
ria, volle  esser  contento  d'  una  rimune- 
razione assai  lieve,  che  ora  tanto  più  si 
risguardi  per  tale,  in  quanto  che  il  la- 
voro ebbe  anche  superata  l'espetlazione, 
quantunque  essa  fosse  nel  puliblico  del- 
la più  grande  importanza;  pel  pubblica- 
lo dal  n.  63  del  Diario  di  [Ionia  del 
i8||,  conlenenle  la  bella  descrizione  del 
J\loiittnìenlo  di  Palladio,  del  eh.  cav. 
Luigi  Grifi;  e  dal  n.  6  f  in  cui  è  detto  : 
A'  6  agosto  il  Papa  Gregorio  XVI  si  re- 
cò allo  studio  del  eh.  scultore  cav.  Giu- 
seppe de  Fabris,  per  osservare  il  monu- 
mento da  lui  scolpilo  per  l'insigue  arclù- 
lello  Andrea  Palladio.  Il  Papa  si  Iralten- 
ue  a  mirare  la  bella  scultura,  rilevau- 


198  vie 

tlone  tulli  i  pregi  con  (juello  squisito  giu- 
dizio e  sommo  «Tccorgiciiento,  col  (juale 
}ia  saputo  oriliriare  tante  nobilissime  o- 
pere  die  haimo  anicchito  Roma  e  l'Iian- 
no  resa  più  cospicua  nel  suo  glorioso 
ponlilìcato.  Seppe  il  Papa  con  amorevo- 
lezza e  cortesia  inlertenere  1'  illustre  ar- 
tefice favellando  della  difilcollà  dell'ar- 
te in  guisa  da  mostrare  quanto  intendi- 
mento ne  avea,  e  (|uanlo  innanzi  senti- 
va nel  mirarne  lebellezze.  Ilparzialissimo 
onore  concesso  dal  sommo  Gerarca  al 
cav.  de  Fabris,  non  meno  che  a  Vicenza 
ed  a  Palladio,  il  cui  genio  avea  ripetu- 
tamente animirato  in  Venezia,  incorag- 
gi l'egregio  artista  a  supplicarlo  di  de- 
gnarsi di  osservare  anche  le  altre  sue  o- 
pere,  fra  le  quali  erano  pure  i  due  belli 
e  ornati  monumenti  ch'egli  ha  scolpito, 
con  edificante  amor  filiale,  e  per  l'ami- 
co d.  Ermete  Contri  benemerito  parro- 
co di  sua  patria  Nove  (  mercè  lo  zelo  e 
operosità  del  quale  fu  eretta  quella  chie- 
sa), e  ad  essa  donati.  Tutto  riuscì  di  pie- 
na soddisfazione  del  Papa,  come  quello 
che  sapeva  slimare  e  conoscere  le  quali- 
tà dell'animo,  non  che  le  bell'opere  e  gli 
autori  di  queste.  E  quanto  a'due  monu- 
menti palrii  dirò.  Recatosi  ilcommend. 
Fabris  nel  i844  ^ '^o"^) ''•''^''"po  ^5  an- 
ni rivide,  fu  giustamente  festeggiato  da 
quel  comune  coli'  offerta  specialmente 
d'una  medaglia  d'apposito  conio,  ed  ac- 
compagnato ad  ogni  suo  passo  in  trionfo 
dall'entusiasmo  dell'ammirazione  e  della 
riconoscen7a.  Inoltre  In  patria  con  ono- 
rifica epigrafe  gl'intitolò  ['Orazione  det- 
ta da  mg.'  Zaccaria  Uricilo  arciprete  vi- 
cario foraneo  della  regia  città  di  Bassa- 
no,  poi  arcivescovo  di  Ldinc  (nel  quale 
articolo  lo  celebrai),  impressa  in  Padova 
nello  stesso  184I-  co'nitidissimi  tipi  del 
seDiinario,  con  questo  frontespizio:  Per 
la  solenne  inaugurazione  di  due  nionii- 
menti  scolpili  dal  cav.  Giuseppe  Fabris 
ed  eretti  in  IVove  sua  patria.  Compren- 
de pure  le  Poesìe  del  prof.  ab.  Angelo 
liellrauie,  e  di  Gio.Toffònini,  mentre  d. 


Vie 

Paolo  Bonato  e  Nicolò  Carreggia  co*lipi 
di  Rossano  pubblicarono  a  parte  un  //t- 
no.  Del  monumento  Palladiano  abbia- 
mo: Sopra  il  monumento  di  Andrea 
Palladio  operato  dal  cav.  Giuseppe  de 
Fahris  e  il  suo  studio.  Osservazioni  di 
Paolo  ciazio, Roma  iS^^t.  Ritpoita al- 
la critica  fatta  dal  noh.  Pietro  Selvati- 
co al  monumento  Palladiano  del  cav. 
de  Fabris  ,  con  alcune  osservazioni  di 
Paolo  Mazio  sopra  la  detta  risposta^ 
Roma  1 845^.  Pella  solenne  inaugurazio- 
ne dell' iniigne  monumento  ad  Andrea 
Palladio,  opcrafelicis9Ìma  del  sig.  cav. 
Giuseppe  de  Fahris.  Ottave  dell' ab.  Co- 
stantino Lupi  rettore  del  cimitero  comu- 
nale, Vicenza  tipografia  Paroni.  Quest'o- 
puscolo, cheio  uno  a  quelli  che  vado  no- 
minando ho  sotto  gli  occhi,  dal  medesi- 
mo rettore  nel  dicembre  i844  ^^  dedi- 
cato al  sullodato  nobile  Giulio  Scroffa. 
Sul  monumento  a  Palladio  eretto  entro 
apposita  cella  costrutta  nel  cimitero  co- 
munale  di  /^icenza,  opera  dell'  insigne 
professore  Giuseppe  Fabris  vicentino  ec. 
Memoria  dell'  ingegnere  architetto  vicen- 
tino Gio.  Battista  Berli,  accademico  de- 
gli Olimpici,  de' Filo  gioiti  ec.  Vicenza 
1845  tipografia  di  G.  Longo.  Compren- 
de ancora  il  disegno  del  monumento,  il 
quale  l'abbiamo  altresì  in  dimensioni  più 
grandi  ;  ed  il  di  lui  Sonetto  olferlo  allo 
scultore  del  monumento,  il  detto  patrio 
stabilimento  l'impresse  pure  a  parte.  Per 
la  descrizione  del  monumento  ,  trovan- 
domi nell'argomento  Vicenza,  io  debbo 
preferire  nel  riprodurla,  anche  per  uni- 
tà di  artistico  dettato,quella  del  eh.  Berti 
vicentino  preposto  ancora  alla  fabbrica 
del  Palladiano  terapietto,airallre  de'raiei 
illustri  concittadini  cav.  Grifieprof.  Ma- 
zio.  Il  ricchissimo  marmoreo  monumen- 
to è  alto  palmi  romani  25,  largo  16.  Si 
eleva  entro  l' abside  del  tempietto  ,  e  il 
di  cui  assieme  si  presenta  meraviglioso 
nel  metter  piede  sul  limitare  della  cap- 
pella d' ingresso,  e  forma  oggetto  d'in- 
canto a  chiunque  l'osserva  eoo  occhio  di- 


V  I  G 

scernìtore.  Sorge  prima  du  terra  un  da- 
do quadrilungo  die  si  presenta  a  funzio- 
ne di  base  per  una  grand'urna  destina- 
ta n  raccogliere  le  ossa  di  l*Hliadio,  suc- 
cedendo poi,  formato  d'altri  dadi  con  i- 
steninii,  iscrizione  e  bassorilievo,  un  graii- 
diosocippo  sorreggente  un  gruppo  di  due 
statue  in  piedi,  e  più  sotto  ad  ambi  i  lati 
un'altra  statua  sedente.  L'opera  è  di  scel- 
tissimo marmo  di  prima  qualità  nelle  li- 
gure, di  seconda  nel!'  arcliiteltura.  Nel- 
l'una delle  statue  del  gruppoa  un  sol  pez- 
zo si  presenta  Palladio,  alto  sopra  il  na- 
turale più  che  tutta  la  testa,  nell'altra 
il  Genio  di  Vicenza,  un  po'  minore  d'al- 
tezza. III."  personaggio  con  rigido  aspet- 
to in  lineamenti  d'uomo  attempato,  cal- 
vo, barbuto,  fa  tutta  travedere  sulla  fac- 
cia una  mente  superiore  all'  umana,  as- 
sorta io  pensamenti  sublimi.  Si  leva  da 
canto  un  fusto  di  colonna  con  pergame- 
ne aventi  sopra  una  squadra,  e  una  ghir- 
landa all'intorno,  simboli  degli  studi  da 
lui  coltivati,  e  degli  onori  che  ne  riceve- 
va. La  persona,  all'antica  foggia  del  suo 
tempo,  è  quasi  tutta  ravvolta  entro  am- 
pio manto  d'un  piegare  eccellente,  mo- 
strando non  più  discoperto  che  il  collo 
e  poca  parte  del  petto,  mediante  la  ma- 
no destra  pur  essa  apparente,  che  divide 
il  lembo  del  panno  gittato  sopra  la  spalla, 
nell'atto  che  la  sinistra  appoggiando  sul 
lìanco  con  leggero  ripiegarsi  del  gomito 
ti  presenta  la  bella  attitudine  dell'Ari- 
stide (di  cui  nel  voi.  XLVII,  p.  i  3o  e  al- 
trove) con  meraviglioso  ravvolgimento 
della  veste  alquanto  raccolta  sulla  mano. 
Alla  maestà  dell'  aspetto  e  alla  gravità 
delle  vesti  nella  i.^fìgura,  oppone  nella 
2.'  un  ammirabil  contrasto  la  molle  leg- 
giadria delle  forme  e  la  leggerezza  del- 
l'aerea tunichetta.  Mezzo  nude  le  mem- 
bra, scoperte  da  quelle  vestite.  Questi  è 
il  Genio  di  Vicenza,  con  clamide  sugli  o- 
roeri  scendente  alle  braccia,si  leva  in  mos- 
sa bellissima  sopra  il  pie  destro,  e  alzata  la 
mano,  sta  per  porre  sul  capo  a  Palladio 
ua'auiea  coioaa  d' alloro ,  lueotre  Della 


Vie  199 

sinistra  sostiene  una  fiaccola  ardente  , 
per  dinotate  come  nel  cuore  generoso  di 
Berga  arda  sempre  viva  la  brama  di  ac- 
corre e  onorare  i  grandi  artisti  ei  valenti 
uomini  d'  ogni  maniera.    Tale  figura  i- 
dealeha  un  essere  tutto  celeste  e  altamen- 
te dimostra  quanto  l'artefice  conosca  l'es- 
senza del  bello  ,  e  con  quanta  maestria 
l'infonda  negli  animali  marmi.  Passando 
alle  ligure  sedenti  ,  quella   dall'ispirato 
seiiTl>iaiite,  e  dal  turrito  diadema  sul  ca- 
po, alla  parte  di  Palladio, elìigia  la  città 
di  Vicenza,  coll'occhìodi  balda  compia- 
cenza materna  levato  sul   figlio,  e  intor- 
no a  lei  si  veggono  simboli  delle  scienze, 
dell'arti  e  della  mercatura,  e  stretta  una 
ghirlanda  nella  mano  sinistra,  dal  cui  at- 
to si  accenna  esser  ella  pronta  mai  sem- 
pre a  coronare  qualunque  degli  altri  suoi 
figli,  che  per  virtù  e  studi  se  ne  possa 
render  più  degno.  L'altra  figura,  piìi  mo- 
desta nel  volto,  più  delicata  in  bellezza, 
esprime  la  storia,  e  tiene  un  foglio  svolto 
fra  le  mani,  sul  quale  va  delineando  de- 
gli edifizi.  Si  vedono  in  essolracciateuna 
capanna  e  la  Rotonda  di  Palladio ,  eoa 
che  viene  espressa  appunto  la  storia  del- 
l'architettura dalla  primitiva  rozza  sua 
origine  fino  alla  maggior  sua  perfezione 
all'epoca  del   grande  maestro.  Appresso 
le  stanno  de*  papiri  ed  una  tromba,  per 
indicare  come  per  lei  si  tramandino  a' 
posteri  le  insigni  opere,  e  i  nomi  preclari, 
e  le  cose  tutte  più  degne  di  memoria  e 
di  encomio.  Queste  due  figure  spiccano 
precipuamente  ,  per  la  grazia  e   maestà 
de' volti,  pel  greco  vestire  e  pel  sorpren- 
dente piegar  de'panni.  Nel  campo,  esisten- 
te sotto  il  gruppo  e  frammezzo  alle  figu- 
re sedenti,  vie  prima  il  bassorilievo,  polla 
tavola  con  l'iscrizione.  Il  bassorilievo  pre- 
senta alcuni  avanzi  delle  Terme  di  Ca- 
racalla  ,  con  uomini  intenti  agli  scavi, 
e  un  personaggio  che  li  presiede,  e  ad  un 
tempo  ricorda  gli  studi  ivi  fatti  dal  Pal- 
ladio e  quelli  del  di  Velo  figurato  nel  per- 
sonaggio, il  quale  vi  trasse  que'  preziosi 
f  ratumeali  che  deslioò  al  raoDumeato  e 


200  Vie  vie 

in  parie  clonò  al  comune  vicentino.  Tulio  b.  Isnardo  domenicano.  Francesco  Car- 
il  lavoro  è  ragionevole,  e  condotlo  con  baiano  cappuccino,  clie  scrisse  la  storia 
amore  artistico.  Dice  l'iscrizione  die  nel  ecclesiastica  di  Vicenza.  Palemorie  dot- 
1845  quivi  da  s.  Corona  furono  traslate  tis.^imo  giamuialico,  fiorilo  sotto  gl'im- 
l'os«.a  (Il  Palladio,  per  disposizione  del  di  peratori  Claudio  eTibei  io.  Onnibono  re- 
Velo.  Magnifica  è  l'urna  d'un  solo  pezzo,  lore  celebialissimo.  Gallo  poeta  del  tem- 
icui  pioiilie  ornali  sono  ad  imitazione  di  pò  d'Augusto,  Antonio  e  Bugauionle  Lo- 
quella  di  poi  fido  di  Clemente  XII,  già  sco.  Gaetano  e  Ferrante  Tiene  prol'es- 
di  M.  Agiippa.  Gli  stemmi  a  fianco  di  soii  celebri  di  Padova,  l'uno  nella  filo- 
essa sono  della  città  di  Vicenza  e  della  sofia,  l'altro  nella  giurisprudenza.  Leo- 
famiglia  di  Velo,  perfettamente  iuta-  nardo  Porto  autore  d'un  trattalo  sui 
gliali  ,  come  lo  sono  non  meno  i  corni-  pesi  e  misure  de'  romani.  Gio.  Giorgio 
ciamenli  accessori!.  Il  commend.  Fa-  Trissino  filologo  e  poeta  (fra  le  sue  opere 
bris  si  lusingava  della  giusta  compiacen-  il  poema  epico  intitolato,  fJ Italia  libera' 
za  di  poter  dirigere  il  collocamento  del  ta  da'  goti,  gli  acquistò  la  maggior  cele- 
inonumento,  ma  il  bastimento  su  cui  era  i)rilà;  volea  pur  aggiunte  varie  lettere  ai- 
caricato  notabilmente  ritfirdò,  e  solo  pel  l'allabelo  italiano.  Il  suo  busto  scolpito 
Baccliiglione  approdò  a  Vicenza  nel  no-  dal  commend.  de  Fabris  a  spese  de'fra- 
■vembrei844.  e  quando  appena  si  com-  lelli  conti  Trissino,  è  nella  suddetta  prò- 
pivano  le  lavorazioni  relative,  per  cui  ne'  loinoleca,  come  notai  nel  descriverla  nel 
primi  di  dicembre  ripartì  per  lloma.  L'i-  voi.  ALVII,  p.8Q).GiioU)moGualdo  pe- 
uauguiazione  del  moiuimento  Palladia-  rilissimo  nelle  lettere  umane.  I  medici 
no  seguì  nel  1  845,  ed  al  suo  scuoprirsi  il  Fracassani,  I\Jonti  e  ]Mas'«ari.  Giulio  bar- 
clamore  dell'entusiasmo  si  levò  univer-  baranogiureconsulloe  autore  d'un  proD- 
sale,  e  destò  la  musa  dell'artbitello  Ber-  tuario  d'ogni  scienza.  Nell'armi  si  rese- 
ti a  detiare  il  ricordalo  sonetto.  Noterò  ro  chiari,  Aulo  Cecina  legato  di  Germa- 
clie  il  gran  Canova  a  sue  spese  fece  scoi-  nicOj  vincitore  nell'Alemagna  de'cheru- 
pire  in  marmo  da  Leandro  JBigliosclii  il  sci,  generale  di  Vitellio  e  console  roma- 
busto  di  Palladio,  e  quindi  fu  collocalo  no;  Perideo  e  Vestaro  duci  longobardi; 
nella  Protomoteca  del  Campidoglio  ù\  Giovanni  Traverli;  Giovanni  Chiericati; 
Boma.  —  Un  copioso  numero  d'altri  il-  Leonardo  Trissino;  Lodovico  e  Ottavio 
lustri  vanta  Vicenza,  olire  i  ricordati  e  Tiene;  Pier  Francesco  e  Ippolito  Porto; 
quelli  di  cui  farò  menzione  nel  decorso  GiovanniTiene  vicerèdi  Napoli.  Aggiuii- 
dell'arlicolo,  qui  solamente  limitandomi  gerò  Gio.  Ballista  Ferreto  insigne  patrio 
a  rammentare,  non  senza  ripetere  anco-  storico  e  poeta,  nato  nel  fine  del  XIII  se- 
ra una  volta  il  glorioso  s.  Gaetano  de'  colo.  Altro  Gio.  Battista  Ferreti  monaco 
conti  di  Tiene,  patriarca  de' CVifVr/c/ re-  cassinese  eautiquario.VincenzoScamozzi 
golari  e  istitutore  de  Teatini  [r.),deUe  famoso  archiletlo, di  cui  abbiamo,  oltre  il 
cui  edificanti  giste  anche  la  patria  fu  citato  Convncntario,  anche  \' Elogio  di 
testimone  ammiratrice.  L' Ughelli  dice  Pincenzo  Scamozzi,  letto  il  dì  fj  agosto 
che  illustrarono  Vicenza  molli  personag-  ìS36  nell'i,  r.  accademia  di  lielle  arti  in 
gi  celebri  per  santità  di  vita,  per  scienza,  f'enczia,  da  Filippo  Scolari  dottore  in 
arte  e  valore  guerriero.  Ebbero  la  coro-  legge  ec.A.hv\  illustriarlisti  furono  Andrea 
na  del  martirio  i  ss.  Felice  e  Fortunato  Rlicheli  valente  pittore,  che  dipinse  nel 
fratelli,  i  ss.  Leonzio  e  Caipofoio,  i  ss.  palazzo  ducale  di  Venezia  i  falli  più  gio. 
Donato  e  Solone  fratelli,  le  ss.  Eufemia  rioside'veneziani,e  nel  secoloXVII  man. 
e  Innocenza,  s.  Floriano  con  altri  ss.  Mar-  tenne  in  onore  la  [littura  veneziana.  Hoc. 
tiri.  Vi  fiorì,  oltre  altri  servi  di  Dio^  il  co  da  Vicenza  scultore.  Nicolò  Boldrini 


vie  vie  101 

degno  ollievo  di  Tiziano  eccelleiUe  pit-  allri,  essa  sola  conta  da  26,000  abita* 
tore,  ed  anclie  intugliatole.  Gio.  INìccjIò  tori,  diiuinuiti  |)c'r  le  poliliclie  vicende  e 
Ilossigliani  intagliatore  in  legno.  Luigi  pel  clioleia,  puma  eisenilo  d'un  nuaie- 
da  Porto  storico,  guerriero  e  novellalo-  ro  luaggiore.  La  su[)erlii:ie  della  provincia 
re,  di  cui  diceuituu  in  f^croiui  {/  •)  p-*''-  di  Vicenza  nella  niaggioi-  parte  è  |)ia- 
lando  della  novella  (liGiulietla  e  Piunieo;  na  ;  il  nord  però  occupalo  da  elevale 
ed  Antonio  deLoscUi,  ilei  quale  è  a  slam-  montagne,  e  vari  gruppi  di  monti  e  di 
pa  r  Acìullts  Prololra^oeilia  ad  fidein  colline  sorgono  al  piede  di  quelle  come 
codicis  sec.  XIJ^,  l'atav.  i843.Co'>ì  pu-  in  altre  parti  della  provincia.  Il  lìaccld- 
l'e  il  celebre  medico  d.'  Tliieiie,  gli  ero-  glione  ne  percorre  un  Ijuou  tratto,  e  do* 
ditissimi  co.  Leonarelo  Trissiiio  e  marcii,  pò  unitosi  al  Uelione,  conlluiscein  esso 
Vincenzo  Gonzuli,  il  sommo  filologo  il.'  la  Tesina  ,  nella  quale  perdono  il  nome 
Francesco  Testa,  il  grande  latinista  che  le  acque  dei  vasto  torrente  Aslico:  laGuù, 
fuab.Uologna,  ed  il  geologo  die  fu  di  tu-  che  presìo  le  sue  sorgenti  ha  il  nome  di 
Dia  europea  co.lNhirzari  Fincati.  Un  gran  Agno,  ioadìa  l'ovest  del  paese; e  nella  par- 
numero  di  vescovi,  abbati  regolari  e  al-  te  orientale  corre  la  Urenta.  Il  suolo  di 
tri  prelati,  fra'quali  Pietro  Alenzi  vesco-  questa  provincia  è  ferace  di  oiolti  gra- 
vo di  Cesena  e  uditore  generale  della  ca-  ni,  parlicolarcuente  di  frumento  e  maiz; 
mera  apostolica.  Fra  gì'  illustri  viventi  il  riso,  i  pomi  di  terra,  i  legumi  vi  ab- 
Dominerò  il  cullo  scrittore  e  poeta  eie-  bondano;  produzioni  però  mollo  più  no- 
ganle  .Iacopo  Cabianca,  che  diede  non  labili,  riguardo  all'esterno  coniuiercio, 
ha  molto  u  stampa  il  poema  :  Torquato  sono  il  vino  e  la  seta.  Molle  parli  della 
Tasso,  che  se  ne  può  dire  la  biografia  provincia  danno  vini  di  scelta  qualità, 
descritta  in  bellissime  ottave  rime;  il  fra'quali  si  distinguono  ipielli  di  Hregan- 
dotlissimo  co.  Gio.  da  Schio,  grande  a-  ze.  Vi  sono  boschi  e  pingui  pascoli,  che 
cuatoredì  libri,  iscrizioni  romane  e  patrie  alimentano  magnifici  bestiami.  Vi  si  sca- 
memorie,  benemerito  per  le  illustrazioni  va  del  carbon  fossile,  della  pietra  da  cai- 
recate  alle  poesie  delcelebre  autore  della  ce,  pietra  da  fabbrica  e  da  macina,  l'ar- 
Poesia  Fidenziaiia  co.  Camillo  Scrolla,  gilla  noia  in  commercio  col  nome  di  ter- 
ed  ai  fasti  del  glorioso  tra'  suoi  antenati  ra  bianca  di  Vicenza,  ed  anche  del  mar- 
b.  Bartolomeo  da  Breganze.  Del  pari,  mo  :  un  tempo  vi  si  scavava  pure  del- 
per  riverente  all'etto,  nominerò  il  dotto,  l'argento.  Le  acque  acidule  di  Recoaro 
virtuoso  e  zelante  nig."^  Pietro  Piantou  vanno  rinomatissime  per  peculiari  ma- 
prelato  domestico  e  protonolario  aposto-  latlie,  ed  è  sommo  il  concorso  alla  loro 
lieo,  abbate  mitrato  di  s.  Maria  della  IMi-  sorgente.  Sono  in  questa  provincia  fab- 
sericordia  di  Venezia,  descrivendo  la  qual  briclie  di  seta,  di  panni,  di  stoviglie,  car- 
badia  nel  voi.  XCI,  p.  77,  celebrai  la  sua  liere,  seghe  ec.  Il  Vicentino  è  popolato 
profusa  munificenza  colla  medesima,  a-  da  più  di  3oo,ooo  abitanti  ,  e  divulesi 
matoestimaloda  unGregorioXVI.L'U-  ne'distretti  di  Arzignano,  Asiego,  B.issa- 
ghelli  enumerò  in  Vicenza  200  famiglie  no,  Baibarano  ,  Camisano,  Cittadella, 
nobili.  La  proposizione  concistoriale  del  Lonigo,  INLilo,  Maroslic»,  .Schio,  Tliieiie, 
l832  disse  aver  la  città  bisinille  do-  Valdagno  e  Vicenza.  Della  /'la  Ferra- 
mus ,  ac  viginli  octomdle  circitcr  coni-  ta  parlai  nel  voi.  XCIV,  p.  25i  e  seg.  ( 
plectens  incolas.  Ora  sembra  che  con-  luoghi  subuibani  di  Vicenza  sono  oltre- 
tenga  più  di  So, 000  abitanti.  Altri  vi  modo  deliziosi:  ha  i3  parrocchie  divise 
comprendono  i  10,000  circa  de'popolosi  in  due  pro-vicariali  formanti  il  decanato 
sobborghi  e  delle  vicine  ville  aggregate  suburbano.  Un  magnifico  portone  o  ar- 
dila città;  lo  quale  fìualmeule,  secondo  co   trionfale  apre  l' ingresso  ul  Campo 


202  Vie 

Marzio  di  molta  vastità  ,  die  serve  di 
pubblico  edelizioso  passeggio.  Fu  forma- 
to fuori  della  città  per  esercitare  i  soldati 
nella  milizia,  pe'giuoclii  e  sollazzi  della 
gioventù,  eil  aiict)  per  pubblici  aflari,  ad 
imitazione  de' romani.  L'arco  fu  pure  in- 
nalzato qiial  ingresso  alla  via  che  condu- 
ce al  celeberrimo  santuario  di  lìerico  e 
alle  falde  di  sua  beata  collina.  L'amene 
vedute  de' colli  circostanti  e  delle  verdi 
campagne  ricreano  l'occliio  non  mai  sa- 
zio di  conlemplarle.  La  vicina  cavalleriz- 
za fabbricata  codisegni  di  Enea  Arnal- 
di, olire  tulle  le  comodità  [)er  la  sua  de- 
stinazione. Da  un  bell'arco  corintio,erel- 
to  nel  secolo  XV,  che  dicono  delle  Sca- 
lette, si  ha  fuori  la  porta  di  JMonle  1'  ac- 
cesso alla  grandiosa  scalinata  di  200  sca- 
lini per  ascendere  il  colle  di  s.  Sebastia- 
no, coperto  di  giardini  e  ville,  in  mezzo 
alle  quali  primeggia  la  famosa  Rotonda 
Palladiana,  signorile  edidcio  costruito  a 
Spese  di  Paolo  Almerico,  ed  ora  possedu- 
to dagli  eredi  de'marchesi  Capra.  La  Ro- 
tonda fu  così  delta,  perchè  il  Palladio  fe- 
ce la  sala  rotonda  nel  mezzo,  e  4  'ogg^  '  *" 
spondenti  a  4  facciate  con  maestose  sca- 
le di  fronte,  e  con  copia  di  stanze,  le  qua- 
li formano  quattro  disgiunti  e  comodi 
appartamenti.  E  perciò  delta  la  quadri- 
fronte Uolonda.  Al  monte Berico  si  ascen- 
de per  due  linee  di  magnifici  portici,  che 
ad  ogni  IO  archi  aprono  un  ripiano  divi- 
sorio, il  quale,  mentre  serve  di  posa,  por- 
ge ililetlo   colla   progressiva   dilatazione 

del  va"0  orizzonte.  In  vetta  si  ammira  il 

o 

santuario  eretto  nel  secolo  XV,  e  gran- 
diosatnente  ampliato  nel  1688  dall'ar- 
chitetto Barella  senza  detrimento  dell'an- 
tiche memorie.  Tra' molti  dipinti,  ijuivi 
risplende  un  capolavoro  di  Paolo  Vero- 
nese esprimente  Cristo  pellegrino  alla 
mensa  di  Papa  s.  Gregorio  I.  iVeliSSy- 
58  fu  restaurato  stupendamente  e  ritor- 
nalo al  primiero  splendore  dal  valente 
pittore  Andrea  Tagliapietra,  e  fra  gli  ea- 
comiitliesi  meritò,  scrisse  ildottocav.  Ci- 
cogua  que'  ver»t  laliui  che  pubblicò  la 


V  I  c 

Cronam  di  lìlilano  ,  nella  dispensa  7." 
ilei  i8ji8,la  quale  chiama  il  dipinto 
fulgida  gemma  dell'arte.  Mirabile  è  la 
descrizione  che  fa  dello  splendido  dipin- 
to r  eloquenlissimo  p.  Bresciani  gesuita, 
nella  Cn'illà  Ccillolica,  serie i.\  t.  .T,  p. 
77.  Il  santuario  lungi  mezzo  miglio  dal- 
la città,  è  in  cura  de'  religiosi  servi  di 
Maria,  il  che  già  notai.  Di  esso  molti 
scrissero,  eil  il  veronese  ab.  Zanella  nel- 
le a^-ie eiiìiiiìe /4d(liz'oni aW A ttnnlc.  Ma- 
riano ossia  origine  dell' irurnagini  mira- 
colose della  B.  ['ergine  del  p.  Gunip- 
penbcrgi^esuilaf  t,  1,  p.  268:  Della  Ma- 
donna di  monte  Berico.  riporta  il  titolo 
di  IO  opere  speciali,  tutte  riguardanti  la 
coslruzionedel  tempioe  l'apparizione  del- 
la ss.  Immagine,  ed  io  vi  aggiungerò  la 
I  i."  di  Filippo  Antonio  Disconzi:  Noti- 
zie intorno  al  celebre  santuario  di  Ma- 
ria tergine  posto  sul  monte  Berico  di 
licenza,  ivi  1800  con  rami.  Sull'ori- 
gine del  nome  Berico  vi  sono  più  opi- 
nioni. Si  vuole  tratto  dal  borgo  di  Beri- 
ca,  o  dal  magnifico  teatro  detto  di  Ber» 
ga,  posti  ambedue  a  pie'ilel  colle.  L'esi- 
stenza di  questo  teatro  chiaramente  ma- 
nifestasi per  alcune  reliquie  che  tuttavia 
si  vedono  ne'palazzi  dell'illustri  famiglie 
Gualdo.  11  p.  B.irbarano,  storico  delleco- 
se  di  Vicenza,  crede  che  il  borgo  riceves- 
se il  nome  dal  colle,  e  questo  da  una  fa- 
miglia romanadettade'Berici,  inviata  da 
lloma  circa  l'anno  i5o  prima  dell'era 
cristiana  ad  abitarlo;  quando  quella  re- 
pubblica spediva  colonie  a  Vicenza  ,  a 
guardar  le  montagne,  perchè  i  cimbri  per 
la  via  di  Trento  non  calassero  nel  Vi- 
centino. Anco  l'ab.  Zanella  colla  critica 
Storia  del  celebre  Santuario,  dall'epoca 
di  sua  fondazione  i  ^2^  fino  a/ 18  36,  Vi- 
cenza i836,  edizione  3.^,  ne  fa  copiosa- 
mente il  racconto  che  in  breve  accenne- 
rò. Flagellava  Vicenza  la  peste  per  lun- 
go lasso  di  tempo  di  22  anni,  quando  a' 
7  marzo  1426  sul  colle  di  Berico  la  B. 
Vergine,  circondata  da  luce  sfolgoreg- 
giaule,  appaive  a  Viocenza  vecchiarella 


vie  vie                    2o3 

abitante  della  prossima  borgata  di  Berga,  abbondanti  raccolte  liinosine  in  altra  pro< 
e  le  impose  ili  recarsi  nella  desoluta  cit-  cessione,  in  cui  convennero  i  3, ooo  per- 
tà,  ad  annunziarle,  che  se  voleva  veder  sone;  e  3oo  individui  inferinicliebevelte- 
cessare  il  contagio,  costruisse  in  (juel  Itio-  ro  l'acqua  miracolosa,  tutti  ris.mirono. 
go  un  tempio  a  lei   dediciito,  e  die  al-  Compilo  appena  il  tempio,  intera(neiite 
trimenti    il   malore  avrebbe  continuato  cessò  il  contagio  desolatore.  l*eiò  la  sor- 
ad  allliggerla  sino  a  quando  avesserosod-  gente  si  disseccò  alcuni  anni  dopo.  Oltre 
disfatto  il  comando.    E  siccome  la  don-  gli  accennati  scrittori,  altri  vicentini  tut- 
na  fece  osservare  die  non  sarebbe  slata  to  raccontano  ,  corroborundo   il   prodi- 
creduta,  rispose  la  U.  Vergine,  che  agl'in-  gio  la  costante  tradizione  d'olire  4  seco- 
creiluli  promeltesse  lo  sgorgo  d'un  uno-  li,  e  le  innuinerabili  grazie  concesse  dal- 
vo  fonte  fia  quelle  pietre,  che  poi  tosto  la  B.  Vergine  a  quelli  che  ricorsero  al  suo 
avvenne  con  prodigio,  e  quindi  con  un  santuario,  o  l'mvocarono  nel  territorio  e 
ramo  d'olivo   fatto  in  forma  di  Croce,  ne'luoghi  piìi  lontani;  non  ohe  il  giuri- 
Iracciò  sul  terreno  la  pianta  del  tempio,  dico  processo,  pubblicato  dall'ab.  Ziuei- 
ed  il  luogo  preciso  ove  voleva  si  costruis-  la,  da  Giovanni  di  Porto  giudice  e  oon- 
fie  il  maggior  altare,  e  ne  delineò  pure  le  sole  di  Vicenza  fatto  due  anni  dopo   la 
fondamenta,  mediante  de'solchi  profon-  meravigliosa  apparizione,  col  com[)!e>so 
di;  ingiungendole  per  ultimo,  di   tutto  de'miracoli  che  l'accompagnarono,  sol- 
narrare  a'vicentini.  Vincenza  calala  tosto  toscritta  da  82  testimoni  oculari  dell'av- 
nella  città  del  suo  nome,  fedelmenle  ese-  venimenlo,  ed  è  l'inconcusso  fondamen- 
guì  l'incarico,  ma  fu  presa  per  zingara,  to  della  divozione  al  tempio  di  Iberico  e 
non  creduta  neppure  dal  vescovo  l'ietro  di  sua  grande  celebrità.  Non  fu  angusto 
IV  Emiliani,  e  ritenuta  visionaria  esalta-  il  primitivo  tempio,  costruito  in  3  mesi, 
ta,  senza  alFallo  porre  ad  esame   le  sue  comechè  formato  in  tre  navi  divise  da 
asserzioni.  Intanto  infuriò  la  pestilenza,  due  ordini  di  colonne  di  pietra,  bens\ 
senza  che  i  vicentini  ponessero  niente  al  successivamente  ingrandito,  e  quindi  re- 
racconto  della  vecchia.  Trascorsi  due  an-  so  magnifico  e  sorprendente.  Il  [iropin- 
ni  e  mezzo,  1'  8  agosto  i4'28  laMadon-  quo  convento  poi  nel  corso  d'un  altro 
na  apparve  di  nuovo  alla  vecchia  Vincen-  anno,  per  la  pietà  de'fedeli,  con  graiide 
za,   mentre  il  morbo  vieppiù  mieteva  stupore  fu  condotto  alla  massima  sua  per- 
vittime,  reiterando  il  suo  comando.  Cor-  fezione,  e  primi  ad  abitarlo  furono  i  re- 
se la  vecchia  alla  città,  edovunque  decla-  ligiosi  del  ss.  Salvatore  fondati  dj  s.  Bri- 
mando  ed  esorlando,  riuscì  a  scuotere  il  gida,  a'quali  successero  gli  attuali  servi 
•vescovo  e  il  magistrato.  Laonde  il  popò-  di  Maria  neh  435.  Cento  anni  dopo,  con 
lo  si  recò  in  processione  sul  luogo,  trovò  decreto  ordinò  la  città  una   processione 
i  solchi  del  tracciato  tempio,  e  mossa  ivi  solenne  di  ringraziamento  per  la  cente- 
vicino  la  terra,  subilo  ne  scaturì  il  pure  naria  ricordanza  della  liberazione  dalpe« 
annunziato   limpidissimo    fonte.    Allora  slifero  contagio.  Nelle  acerbissime  pesti- 
tulli  pentiti  di  loro   pregiudizievole  in-  lenze  del  i  SyD,!  576,1577,  Vicenza  sola 
credulità,  fu  comandala  una  solenne  prò-  poco  ne  solfrì,  e  gl'infettali  implorando  il 
cessione  pel  i5  di  detto  mese,  e  con  sa-  patrocinio  della  Madonna  di  Berico ,  in 
grò  rito  dal  suddetto  vescovo  a' 2  5  ago-  breve  risanavano.  Neh  632  desolando  la 
sto  vi  fu  gettata  lai.'  pietra.  Subilo  con  peste  le  provincie  venete,  ne  restò  libera 
fervore  si  die'mano  all'erezione  del  tem-  Vicenza  per  intercessione  della  Madre  di 
pio,  e  coU'avanzarsi  della  fabbrica,  la  pe-  Dio,  onde  fece  due  grandi  statue  d'  ar- 
ste  andò  di(ninueudo,  per  cui  i  vicentini  genio,  che  processionalmente  cifri  per 
inolliplicaroDO  gli  operai,  oucUe  per  le  gratitudine  al  tempio,  in  cui  avea  alza- 


ao4  Vie  Vie 

lo  un  trono  di  misericordia,  un  inesau*  rent  j  linde  Galasius.  -  linee  Senones 
sto  funte  ili  grazie,  un  porto  tli  consola-  dixisse  lince  nomina  no  stris  ^  -  Antca 
zioni.  11  sicuuiacro  della  D.  Vergine,  che  Ficnnus  fama  vetusta  cnnil.  -  Gallos  i- 
ivi  è  in  somma  venerazione,  consiste  iit  gitur  senones  eam  din  leniiisse fama  esty 
una  statua  tli  marmo  vicentino,  bellissi-  illamqua  ntnris,  af^geribusnuemunitani 
ma  e  di  greche  forme,  con  abito  e  man-  romanis  opposiiissc,  ait  ille.  -  Ilio  tan- 
to  pur  di  marmo  egregiamente  dipinti  a  ttuii  Galli  viclricin  bella  gerentes  -  Tu 
uso  di  drappo  antico.  Su  questa  cima  il  {•eteri  fico  moenin  pnrva  locant,  -  Quo 
uobilissituo  tempio  innalza  maestosa  la  se  reciperent  :  si  belli  adversa  fuisset- 
Ironte,  presso  il  (piale  da  ultimo  fu  edi-  Fortuna^el  Lalio gallica  terga  darent,- 
fjcata  magnifica  torre;  e  sempre  fii  segno  flinc  rem  Romanam,  Latiumque^laces- 
di  sagli  pellegrinaggi,  visitato  da  grandi  sere  teinplant  ;  -  Scai  mare  ^  seu  terris 
personaggi  e  sovrani,  alcuno  per  divozio-  bella  gcreudaforcnt.  -  Ilaecque  Roma- 
ne aìbevgando  nel  convento.  Ricchi  teso-  nas ad  nioeniae  vertere  pracdas j  - Ilic- 
ri  vi  furono  in  vari  tempi  ollerti,  ed  io  que  promeritis,  praemia  digna  viris.  - 
critiche  circostanze  tolti  via.  Famose  so-  J^ost  victos  hosles  ,  libcrtatcmque  rece- 
no le  pitture  che  l'adornano,  innumera-  plani  -  Haec  Ficentinis  nomina  dieta 
bili  i  monumenti  e  le  tabelle  votive  posti  viris.  -  Haec  dieta  sunt  terrae  praecla- 
a  ricordanza  dell' infinile  ^azie  dalla  li.  ra  notili  nanos  trae.  -  Il  ine  Vii  entità  no- 
Vergine  concesse.  Ogni  arte  di  bello  vi  mina  clara  lenenl.  E  conteso  fra  gli  e- 
sfoggia  attorno  le  ricchezze  meravigliose  ruditi,  se  la  sua  fondazione  si  debba  a- 
<le'più  cospicui  ingegni  d'Italia  in  opere  scrivere  agli  euganei  etruschi  ,  de'  quali 
pure  d'intaglio,  di  stui;co,  di  scultura,  di  riparlai  nel  voi.  XCIV,  p.  2^4,  a'  veneti 
marmi,  ili  commessi,  forniti  d'ogni  gra-  dell'Asia  minore,  ovvero  a'  veneti  delle 
zia  e  beltà.  D<\  quest'  altura  spazia  ira-  Gallie.  Sembra  la  piia  ragionevole  opi- 
mensamenle  Io  sguardo,  da  un  lato  sui  nione,  {|uella  che  dice  Vicenza  originata 
colli  Berici  ed  Kuganei,  dominando  le  sog-  digli  euganei.  ^el  1783  si  pubblicò  ia 
gette  vaghissime  pianure,  e  torreggiar  Vicenza  del  francescano  fr.  Gaetano  Mac- 
vedendoin  distanza  le  moli  patavine;  co-  cà,eriiditadissertazione,in  fdvore  di  quel- 
me  dall'altro  canto,  a'  villaggi,  a'casini,  li  che  la  vogliono  derivata  da' jTojcii^ìi  o 
alle  merlate  castella  segnano  il  lontano  etrusci.  Uno  scrittore  ,  presso  1'  Albuni 
confine  le  montagne  trevigiane,  vicenti-  di  Roma^iom.  ^,  p.  22g,  ritiene  la  sua 
ne  e  veronesi.  Al  disotto  la  nobile  villa  origine  potersi  direcontemporaneaa  ^e- 
Carcano  abbellisce  la  minor  collina.  De'  rona  (V.),  392  anni  avanti  Gesù  Cri- 
Setti  Comuni  del  Vicentino,  avanzo  de'  sto,  in  seguilo  della  conquista  fattane  da* 
cimbri,  parlai  ne'vol.XCI,  p.464> -^C^»  romani.  In  vece  disse  il  Marchesi,  Galle- 
p.  181  (ove  al  XG  va  aggiùnto  1),  XCIV,  ria  dell'onore,\.i,  p.  358,  che  fondatori 
p.  260  e  3oo.  di  Vicenza  furono  senza  dubbio  i  tosca- 
Wcema, Vicentia,VincentiafP'iceta,  ni,  circa  due  mila  anni  prima  della  re- 
Vicelia,  e  più  anticamente  Ficania^tà  denzionu  dell'uman  genere,  ed  ampliato- 
anche  Bitelia  secondo  Eliano  ,  ed  lice-  ri  i  galli  :  scacciati  costoro  dall'  armi  fé- 
tia  presso  Slrabone,  può  a  diritto  van-  licissime  de' romani,  ubbidì  alla  repub- 
tarsi  d'essere  una  delle  più  vetuste  città  blica,  e  poscia  alla  monarchia  di  quell'in- 
europee.  Di  questa  nobile  città  scrisse  rU-  vitla  nazione.  Fu  nobile  municipio  e  co- 
ghelli:  Traxitautem  Ficentiae^vel  Fin-  Ionia  latina  l'anno  di  Uoma  66g,che  am« 
centiae  notnen,  vel  a  l'ietortbiis  j)opulis,  messa  alla  romana  cittadinanza,  sommi- 
le/ ab  iis^  qui  Fici  diccbanlur,  eiitn  co-  mstiòcliiari  soggetti  alle  cariche  della  re- 
euntes  in  unum  civitaleni  illam  ìnsiilue-  jjubblica  «  dell'iiupero.  iXcl  j68  dell'eia 


vie  vie                    2o5 

nosda  grave  ilifTeien/a  insorse  Ira  Vi-  compresa  Vicenza,  [)er  avere  AHioinolo- 
cenza  ed  Este,  a  cagione  de' coiilìni  ter-  slo  occupata  Vicenza  e  tulli  gli  altri  luo- 
ritoriali.  Ciodispiaceudo  al  senato  roma-  glii  aperti  della  Venezia  e  dell'Insubri», 
no,  spedi  a  comporla  Se^to  Attilio  Ser-  Desiderio  re  de*loni>ol)ardi  celebrò  puh- 
rano,  clie  terminò  le  dissensioni  c(jl  col-  blici  giuochi  nel  fiuuoso  tealrodi  Beiga, 
locamenlo  de'  termini,  avvenimento  ce-  un  tempo  situato  fra  il  boi  go  omonimo  e 
lebratocon  marmorea  iscrizione,  la  (pia-  iMìnme  Reirone,  presso  il  [)Hla7.7.()  de'coii- 
le  si  conservava  in  Lonigo.  iVel  declinar  ti  Gualdo.  Eragli  vicino  un  palazzo  im* 
dell'impero  provò  sorte  comune  colle  al  periale,  in  cui  già  avea  pronudgata  la 
Ire  città  dell'antica  Venezia,  desolala  es-  lej;ge  Dndiini  ,  cap.  de  coni.  F.rnpt.  Pie 
sendo  più  volte  dalle  barbare  popolazio-  Ueiiilerio  usurpando  le  terre  del  princi- 
ri  che  scesero  d'ollremonle,  e  la  domi-  palo  civile  della  Chiesa  romana  e  minac- 
iiarono  successivametite.  l'el  i."  Aitila  re  ciaiido  Roma,  Papa  Adriano  I  implorò 
degli  Unni,  se  pur  non  sollri  nella  prece-  la  difesa  di  Carlo  Magno  re  de' franchi, 
dente  invasione  d'  Alarico  re  de'  Goti ,  il  quale  nel  jjS  sceso  in  Italia  ,  disfece 
nel  /\.5i  la  sottomise  ad  un  funesto  sac-  Desiderio,  l'imprigionò,  e  s'impadronì 
cheggio,  con  islrage  :  fuggemlo  i  popoli  del  regno  longobardo.  La  parie  d'Italia 
del  Vicentino, cogli  altri  delle  venete  prò-  toccata  a  Carlo  Magno  l'eresse  in  regno, 
vincienelle  Lagune  diedero  principioalla  e  col  nome  dire  d'Italia  lo  die  nel  781 
nobilissima  repubblica  e  cillà  di  Fene-  a  suo  figlio  Pipino,  consagrato  dal  Papa. 
zia  ('.).  Pose  fine  a  tante  disastrose  de  Vicenza  fece  parte  di  questo  regno,  e  re- 
solazioni  il  magnanimo  intervento  della  catovisi  Pipino,  ancor  esso  fece  celebrare 
presenza  di  Papa  s.  Leone  1  Muggito,  \\t\  giuochi  pubblici  nel  suburbano  teatro  di 
Veronese  o  Mantovano  presso  Peschiera,  Derga,  il  quale  restò  poi  distrutto  nelle 
dopo  il  quale  quel  flagello  di  Dio  si  ri-  guerre  in  cui  fuiono  involti  i  vicentini. 
tirò  dall'Italia  da  lui  devastata.  Scrisse  Regnando  i  Carolingi,  fu  re  d'Italia  Lo< 
Paolo  Diacono:  linde  plurimi  vicentini  tario  I,  altro  figlio  di  Carlo  Magno,  e  co- 
ad  f'cnetas  confugerunt  insidas  ,  insi-  slilui  inVicenza  nell'SiS  uno  studio  piib- 
dentesque  progenuerunt  incoine  ìpd  ve-  blico,  al  quale  ordinò  che  concQne'i<ero 
netos  nohiles  Grimanos,  Aynio.<;,  Gra-  gli  studiosi  di  Padova, di  Treviso,  di  Fel- 
donicos.  Poscia  Vicenza  soggiacque  agli  tre,  di  Cenedae  di  Asolo.  Ciò  prova  che 
Eruli  nel  4?^,  ed  al  re  Odoacre,  il  qua-  ad  onta  di  tutte  le  sciagure  sollerleda  Vi- 
le nel  493  fu  vinto  e  ucciso  da'Go^/,  por  cenza,era  es«a  tuttavia  incondiziouenon 
cui  il  loro  re  Teodorico  fu  procla(nHto  le  infelice  rispetto  all'altre  città  della  Ve- 
d'Italia  ;  uno  de'suni  successori  ,  Tolda,  nezia.  Dopoché  Papa  Formoso  neir8q5 
nella  metà  del  V  secolo  la  devastò,  quiii-  coronò  imperatore  il  tedesco  Arnolfo  re 
di  nel  552  ucci»oda  INarsete  capitanodel  di  Germania,  Papa  Giovanni  XII  nel  96?. 
l'imperatore  greco,  compiendo  il  ricon-  coronando  imperatoreOttonel  rediCier- 
quisto  d'Italia,  comincialo  da  Belisario  ;  mania,  trasferì  definitivamente  l'impero 
poiché  Teia  ultimo  re  de'goti,  morì  nel  da'fiancbi  agli  alemanni,  ed  essendo  egli 
553  tra  Trento  e  Verona,  il  cui  arti-  dal  961  re  d'Italia,  questa  con  Vicenza 
colo,  quanto  agli  avvenicnenti  comuni  passò  nel  dominio  degl'imperatori  rorna- 
alia  regione,  va  tenuto  presente,  dispen-  no-gerraanici.  Ottone  I  fu  largo  in  con- 
sandomi  da  replicai  li  in  questo.  Inaspri-  cederle  privilegi  ,  la  città  cominciando 
to  Warsele  dalla  corte  imperiale  ,  chiamò  ad  usar  le  leggi  imperiali ,  e  pagando  il 
a  invadere  la  bella  Italia  Alboino  re  de'  Iributodel  lodroairerarioimperiale.Nel- 
Zo/i^oirtr^/,  i  quali  calati  in  essa  nel  5(j8,  l'irruzione  terribile  degli  ungari,  essi  nel 
luuganieDte  Dedotuioatono  la  più  parte,  qoS  s'impadronirono  di  Vicenza  ,  Tre- 


2o6  vie  Vie 
\iso  e  Padova:  deplorabili  furono  le  lo-  ti  e  ad  intestine  discordie.  Imperocché, 
IO  stragi  e  rovine,  rs'eiraiitio  louo  due  essendo  già  più  di  24  anni,  che  Vicenza 
potentissimi  capi  di  fazioni,  Felice  e  Ma-  era  signorilmente  retta  e  governata  da' 
l'io,  benché  congiunti  io  parentela, a vea-  vescovi,  sembrò  molto  strano  a'cittadini 
110  cotatito  oppressa  e  occupata  Vicenza  vedersi  privi  dei  loro  ullizi  e  magistrali 
che  non  vi  era  [)iìi  sicurezza,  né  pace;  di  civil  reggimento,  comincialo  circa  il 
perché  divisi  fra  loro  i  vicentini,  altri  secolo  X,  e  precipuamente  che  il  patrio 
seguivano  Mai  io  e  altri  a  Felice  aderiva-  consolato  non  avesse  l'anlenoie  dignità  ; 
no,  onde  fi  equentis>ime  erano  le  fazioni  e  tanto  il  malumore  andò  tra  loro  cie- 
sanguinose  e  le  morti;  finché  prevalen-  scendo,  onde  rinnovar  l'aulico  civico  go> 
do  iMario,  a  Padova  fuggì  Felice.  Ma  i  verno, cherisolvetlero  rivendicarlo.  Ven- 
padovani  dubitando  di  lui  ,  perché  du-  ne  assalilo  il  castello  di  Brendola,  pos- 
ranle  la  sua  dominazione  in  Vicenza,  ne  seduto  dal  vescovo,  iodi  fu  preso  e  ripre- 
avea  ricusata  l'amicizia  e  mostratosi  anzi  so  da'Vivaresi  difensori  del  vescovo.  la 
contrario,  lo  respinsero.  Questo  contegno  seguilo  seguirono  zull'ti  in  Vicenza  stessa 
piacque  tanto  a  Mario,  che  inviò  amba-  colla  peggio  de' Maltraversi  capi-parte 
sciatori  a'  pailovani  per  ringraziarli,  ri-  de'nemici  del  domiuio  temporale  del  ve- 
chiedendoli  d'unione  e  di  accordo,  come  scovo:  fugati  questi,  e  molli  esiliali  da' 
segui  ;  restituendo  i  padovani  a  Mario  seguaci  del  vescovo  e  da'suoi  ministri  del 
il  castello  d'Oigiano  del  Vicentino, di  cui  fì>co,  non  si  nconciliaruno  con  Torengo, 
daqualche  leinpueransi  impadroniti. Po-  che  colla  mediazione  d'Enrico  V,  venu- 
clii  anni  dopo  cominciarono  altre  dilfe-  lo  in  Italia  nel  i  i  10,  per  ricevere  in  Ko* 
lenze  fra  Padova  e  Vicenzn  pe'conflni  ter-  ma  la  corona  imperiale,  onde  i  fuoruscili 
l'itoridli,  argomento  di  frequenti  gare  e  ripalrìarono  :  il  magistrato  de'consoli  fu 
guerre  municipali.  Inaspritesi  nelio49»  rimesso  nei  suo  vigore,  restando  al  vesco- 
scoppiò  la  guerra  tra  le  due  città;  segui-  vo  gran  parte  di  autorità  nel  governo 
lono  vari  combattimenti,  ed  i  padovani  temporale.  Inoltre  Enrico  V,  trovando- 
s'impadronirono  di  molti  castelli  e  terre  si  in  Verona,  quietò  le  discordie  insor- 
del  Vicentino.  Talora  fu  Vicenza  gover-  te  tra'  vicentini  e  i  padovani.  Nel  1 1  i5 
nata  da  duchi  e  da  conti,  per  gì'  irape-  nuuvi  contrasti  ebbero  luogo,  per  la  oa- 
ratori,  i  (piali  concessero  privilegi  a've-  vigazione  dell  Adige  tra'viceutini  e  i  pa- 
scevi della  città  con  regalie  principesche,  dovani.  Si  presero  le  armi,  e  in  sul  pun- 
onde  i  vescovi  goderono  per  lungo  lem-  to  di  combattere,!  capitani  padovani  per 
pò  di  molta  influenza  nelle  cose  civili  ;  e  impedire  1'  effusione  del  sangue  e  la  ro- 
secondo  il  citato  Marchesi,  per  aver  i  vi-  vioa  de'luoghi  circostanli,  s'iutromisero 
cenlini  riveriti  i  loro  vescovi  per  signori,  per  un  compromesso  nel  doge  di  Vene- 
essi  s'intitolarono  vescovi,  duchi,  marche-  zia,  e  vi  riuscirono.  11  doge  compose  la 
si  e  conti  di  Vicenza;  titoli  che  continua-  vertenza,  sentenziando  :  Che  la  naviga- 
rono a  ritenere  cessata  la  dominazione  zione  da  Drusagra^sa, sino  alla  Badia,  fos- 
temporale.  Fra  gli  altri  il  vescovo Toren-  se  libera  a  tutti;  e  che  lutti  gli  edifìzi  e 
go ,  nel  I  i  08  teneva  il  domìnio  tempo-  mulini  de' dintorni  ,  restassero  nel  loro 
rale  della  cillà  ;  di  che  malcontenli  pa-  essere.  Derivò  la  questione,  perché  allo- 
lecchi  de'vicentini,  mano  armala  gli  tol-  ra  il  nobile  castello  di  Cologna,  il  cui  ter- 
seroil  castellodiljrendola,ch'egli  poicolle  rilorio  arriva  all'Adige,  apparteneva  al 
iniliziericupeiò.  Perciò  molli  nobili  èva-  Vicentino,  ^on  tardarono  a  insorgere  al- 
sero,  ritirandosi  i  San-Bonifacii  a  Vero-  tri  dissidi,  per  l'acque  del  Bacchiglione, 
na,  i  Monlecthi  a  l^aduva.  Le  quali  cose  Ira  Vicenza  e  Padova,  con  funesta  guer- 
diedero  occasione  a  molli  cgiavisconcer-  la  ,  perché  i  popoli  della  Marca  Trevi- 


V  I  e 

giano  ,  con  comuni  diurni,  seguivano  le 
parti  dell'una  o  dell' ultra,  liilunto  nel 
II  37  portatosi  in  Roncaglia  l'imperato- 
re Lolaiio  II,  e  riuscendogli  mole.sli  tali 
combatlimenli,  quando  gli  atnbascialuri 
delle  due  città  si  recarono  a  giurargli  fe- 
deltà ,  li  pacificò  interaincnle.  Tuttavia 
poco  dopo  per  le  acque  e  pe'conlìni  nuo- 
ve divergenze  commossero  i  vicentini  e 
i  padovani  :  n  quelli  si  unirono  i  verone- 
si, ed  a  questi  i  trevigiani,  i  cenedesi  ed  i 
coneglianesi.  ^)ì  venne  a  battaglia, ed  1  vi- 
centini disfecero  i  padovani.  Continuan- 
do le  sanguinose  ostilità,  l'apa  Innoceo- 
zo  11  per  troncarle  mandò  i  cardinali  le- 
gati Guido  di  Castello  e  Allucignoli  (poi 
Celestino  II  e  Lucio  111)  nel  i  i  44)  ■  <iuali 
in  Verona,  col  patriarca  d'Aquileìa,  ed  i 
vescovi  di  Verona,  Vicenza  e  Padova,  ri- 
composero gli  animi.  l'ili  tardi  rinnova- 
tesi le  discordie  fra  il  Sacerdozio  e  l'Im- 
pero, massime  quando  l'imperatore  Fe- 
derico! sostenne  colle  armi  lo  scisma  del- 
l'antipapa Vittore  V,  contro  il  legittimo 
Papa  Alessandro  111  eletto  nel  i  1  Sc)  ,  il 
comune  di  Vicenza  col  magistrato  civi- 
co, indignato  pure  per  la  prepotenza  che 
vi  esercitava,  ne  profittò  per  aumentare 
il  potere,  dichiarandosi  indifesa  del  legit- 
timo Papa,  cui  ubbidiva  fedelmente  il 
vescovo;  e  fu  uno  de'  primi  ad  entrare 
nella  famosa  Lega  Lombarda  per  repri- 
mere l'esoibitanze  di  Federico  I,  perse- 
cutore della  Chiesa.  Ed  ebbe  poi  ezian- 
dio parte  nella  pace  e  concordia,  segui- 
ta tra  il  Papa  e  l'imperatore  nel  i  177 
ìd  /'eìiczia,  e  quindi  nell'altra  famige- 
rata pace  conclusa  in  Costanza  nel  1 183, 
tra  Federico!  eia  Lega  Lombarda.  Laon- 
de a  tenore  de' patti  stabiliti  con  tale  ac- 
cordo, Vicenza  si  resse  quindi  a  repub- 
blica. Forse  in  questa  o  altra  epoca  bat- 
ic la  propria  moneta  ,  ed  una  ne  trovo 
descritta  dal  Muratori ,  nella  Disserta- 
zione 27.',  da  lui  veduta  nel  museo  Laz- 
zara.  In  e.>sa  si  vede  un'Aquila  nel  mez- 
zo, e  airintoruo  la  parola  Cii'itas  ;  più 
UQO  scudetto  eoo  ai  me  ignota,  r^iel  rove- 


V  I  C  -107 

scio  è  la  Croce,  colla  parola  ficiencie.  E 
nolo  che  l'odierno  stemma  municipale  si 
forma  d'una  Croce  piana,  lo  scudo  essendo 
sovrastato  dall'Aquila  bicìpite.  Ria  quel- 
la libertà,  che  allora  Vicenza  intese  pro- 
cacciarsi, le  divenne  assai  funesta  per  le 
rinnovate  discordie  cittudine,  e  per  le  fa- 
zioni de'  Guelfi  e  Chibrllini,  che  assai 
la  lacerarono,  e  per  le  lotte  ancora  che 
quasi  di  continuo  ebbe  a  sostenere  colle 
vicine  città.  Sul  priiici[)io  del  secolo  Xlll 
si  formò  in  Vicenza  una  università  sor- 
ta da  uno  smembiamenlo  di  (|uella  di 
Lologna  ,  ed  il  capitolo  della  cattedrale 
le  donò  la  chiesa  di  s.  Vito  con  tutte  le 
sue  rendite  :  tuttnvolta  essa  prosperò 
breve  tempo,  e  [)Ochi  anni  dopo  pel  rin- 
novamento di  qtiella  di  Padova,  a  mo- 
tivo de'privilegi  che  le  concesse  Federico 
li  nel  19,22,  venne  impedito  alla  vicen- 
tina di  progredire.  Il  prof  IMercmi,  nel- 
1'  opuscolo  che  dovrò  ricordare  eoo 
riconoscenza  ,  afferma  che  l'università 
di  l^adova  tosto  era  divenuta  una  delle 
più  rinomate  d'  Italia  ,  giacché  la  ce- 
lebrità de'suoi  professori  per  ogni  gene- 
re di  arti  liberali  ,  vi  chiamava  scolari 
da  tutta  l'Europa;  ed  inoltre  aggiugne, 
che  verso  il  1 2  1 9  già  avea  cominciato  la 
città  di  Padova  a  dominare  in  Vicenza. 
Nel  novembre  1236  l'imperatore  Fede- 
rico li,  entrato  furiosamente  in  Italia  eoa 
grande  esercito,  avendo  osato  resis'.ergli 
Vicenza,  nel  novembre  non  solo  con  fro- 
de se  ne  impadrom,  ma  la  abbandonò  al 
saccheggio  ed  arse  in  parte;  indi  ne  die 
il  governo  al  feroce  Ezzelino  111  da  Pio- 
mano,  come  avea  fatto  di  fcrona  (^^.), 
il  quale  quindi  s' impadronì  di  Padova 
(y.).  Per  la  desolazione  a  cui  soggiacque 
la  città  di  Vicenza,  restò  distrutta  l'uni- 
versità degli  sludi  e  perì  ogni  scientifico 
stabilimento  ;  così  restando  ancora  pri- 
vata del  suo  politico  reggimento,  laon- 
de può  dirsi  che  cessò  1'  esistenza  della 
sua  piccola  repubblica.  Tiranneggiata 
dall'empio  Ezzelino  III,  respirò  alla  sua 
morte,  avvenuta  verso  il  fiue  di  seltem- 


2o8  vie 

bie  I  2  'jq.  E  goilulo  qualche  anno  appe- 
na tl'i()i.li|)eii(Jci)za,  si  vide  costielta  a  ri- 
cevcMe  «liilla  ie[)ubblica  di  Padova  i  suoi 
rettoli;  la  quale  divenula  polente,  sein- 
pie  proletta  dalla  Cliiesa  e  dal  partilo 
guelfo,  avea  ricuperato  ,  per  la  beiiellca 
iiiMueuza  d'un  libero  governo,  quella  po- 
polazione e  (jueile  ricchezze  ,  onde  era 
slata  s[>ogliata  da  Ezzelino  111  comune 
nemico.  Vicenza  erasi  perciò  sottomessa 
a'padovanì,  governata  per  essi  da  un  pie 
tore  del  consiglio  di  quella  repubblica  ; 
e  tutti  i  guelfi  della  Marca  Trevigiana  sì 
dirigevano  a  seconda  de' consigli  di  Pa- 
dova. Non  pertanto  in  seno  a  tanta  pro- 
speiitù  l'interna  pacetlella  repubblica  era 
doppiamente  minacciata.!  vicentini  ver- 
gognandosi ormai  di  vedersi  soggetti  ad 
una  rillà  lungo  tempo  rivale,  oiliavano 
assai  più  il  governo  di  Padova,  che  il  de- 
spotismo  :  e  anziché  rimanere  sotto  lo 
slesso  giogo,  erano  disposti  a  porsi  tra  le 
braccia  del  i ."  tirannodi  Lombardi.<i,  che 
fosse  assai  potente  per  umiliare  1  pado- 
\ani.  D'allra  parie  la  gelosia  della  no- 
biltà e  del  popolo  erasi  ,  come  r.ell' al- 
tre città  italiane  ,  manifestala  anche  in 
Padova,  e  più  volle  il  governo  era  ve- 
nuto in  mano  degli  artigiani,  diretti  da' 
tribuni  del  popolo,  detti  ga.staldoni.  Al- 
lora lo  stato  perdeva  in  faccia  agli  stra- 
nieri la  sua  forza  e  la  considerazione,  di 
cui  godeva  :  ed  i  padovani  nel  complesso 
della  loro  condotid  meritavano  spesso  tut- 
ti i  rimproveri  ,  che  sono  slati  fatti  alle 
assolute  democrazie.  Durante  la  spedizio- 
ne in  Italia  dell'imperatore  Eurico  VII, 
in  più  modi  manifestossi  l'inconseguenza 
de' padovani  :  a  vicenda  or  volevano  re- 
sistere, or  far  con  lui  la  pace,  gelosi  di  Can 
Grande  I  della  Scala  signor  di  Verona,  e 
vicario  dello  slesso  imperatore,  ricomin- 
ciando la  guerra.  Egli  è  vero  che  le  pre- 
tese d'  Enrico  VII  erano  propriamente 
fatte  ad  eccitare  la  diiruleiiza  della  repub- 
blica,e  la  sua  condotta  poteva  averle  da- 
to giusto  motivo  di  lagnanza.  In  mar- 
zo o  aprile  del  i3i  i  avea  permesso  ad 


V  I  c 

un  YÌcenlino  emigrato,  che  trovavasi  al 

suo  servizio,  di  sollevare  cogl'intrighi  la 
sua  patria, procurandogli  i  soccorsi  da  Cau 
Grande  I,  e  istigando  tutti  ad  un  tratto 
i  vicentini  a  prendere  le  armi,  a  caccia- 
re la  guarnigione  padovana  e  ad  inalbe- 
rare l'acpii  le  imperia  li. Quest'av  veni  men- 
to fu  cagione  d'una  guerra  tra  Padova 
e  Vicenza,  protetta  dal  signor  di  Vero- 
na, il  (piiile  dopo  aver  aiutato  con  tulle 
le  sue  forze  Enrico  VII,  chiese  ed  ebbe 
in  ricompensa  il  governo  di  Vicenza  col 
titolo  di  vicario  impeiiale  :  e  sebbene  a' 
viceiiliiii  dispiacesse  di  perdere  così  pre- 
sto la  libertà  che  avea  no  di  fresco  ricu- 
perata ,  gli  aprirono  le  porle  e  a  lui  si 
sottomisero  a' I  5  aprile  i3i(.  Allora  il 
signor  di  f'erona  introdusse  in  Vicenza 
i  soldati  mercenari  ,  eh'  egli  avea  assol- 
dati di  diversi  paesi  e  lingue,  e  non  ri- 
sparmiò a'vioentmi  le  vessazioni  che  spe- 
cialmente in  (pieir  epoca  accompagna- 
vano un  governo  militare.  1  padovani  che 
aveano  ragione  dì  temere  lo  Scaligero, 
il  quale  in  virtù  del  suo  titolo  di  vica- 
rio i(nperiale  nella  Marca  Trevigiana  , 
non  pretendesse  di  aver  sopra  la  lorociltà 
que'medesimi  diritti  che  esercitava  sopra 
Vicenza,  più  non  ascoltando  che  la  loro 
impazienza  e  la  loro  collera,  armarono 
le  loro  milizie  e  assoldarono  mercenari 
per  intraprendere  la  guerra.  Le  pri- 
me oslililà  furono  a  danno  degli  abi- 
tanti delle  campagne;  mentre  su  Vicen- 
za lo  Scaligero  aggravò  la  sua  tirannia, 
per  cui  vi  scoppiarono  congiure  contro  di 
esso;  ed  in  Padova  furono  perseguitati  i 
gtiibellini,e  Guglielmo  Novello  loro  capo 
venne  trucidato.  Il  luogo  in  cui  si  veniva 
più  frequentemente  a  battaglia  tra' due 
popoliera  quelloin  cui  il  DacchigIione,nu- 
meclie  attraversa  il  Vicentino,  si  divide  in 
due  rami,  uno  de' quali  dirigendosi  al 
sud-ovest  bagna  le  campagne  d' Este,  e 
l'altro  al  suil-est  quelle  di  Padova.  L'ab- 
bondanza deiraccjue  raddoppiava  la  fer- 
tilità di  quelle  ricche  campagne,  ed  il 
possesso  del  fiume,  per  tarue  una  minore 


vie  vie                    209 

omngqif.rpjii  le  dall'una  odall'allra  pjir-  sef^'giare  queir  ncque.  Il  prof.  Mercuri  , 
le,  era  clellii  più  alta  imporluuza  pe'ilue  culla  sloria  degli  a  wenimeuli,  cui  fauno 
popoli,  i  (|unli  altaccaroiiu,  luvesciaronu,  allusiuue  i  versi  del  soiuuiu  |)ueti'i,  inassi- 
I  ialzai  niK)  più  volle  le  dighe,  onde  de-  U)e  del  viceulinor'eiiello.ililuciila  eclùa- 
viaie  il  c<jr>r)  dei  fiume  e  lestrìngerlo  iti  lisce  il  vero  siguincato  de' medesimi,  la 
paltule  :  (pie>la  è  la  spiegazione  più  nalu-  queste  zulfe  i  padovani  ei  ano  sern[)re  su- 
lale  e  più  vt-ia  ilei  Itizello  ili  Uaute  ne'  pcnoii  di  numero  e  di  iiccliezze:  ina  lo 
vei  si  4(>  e  47  del  0.  IX  ilei  rara(li.so,Ciiìo-  iìcaligero  avea  un'armata  formata  quasi 
ra  fot  se  non  inlesi  da'commenlalon  ;  sei)-  esclusivamente  di  mercenari,  accostuma- 
bene  non  sia  men  vero,  che  appunto  per  ti  dalla  fanciullezza  al  mestiere  dell' ar* 
le  zuffe    accanite   occorse   pel   corso  di  mi,  laonde  vinceva  i  padovani  colla  di- 
tali acf[ue,  esse  più   volte  ebbero  a  ros-  sciplina  e  l'  arte  della  guerra.  Avendo  i 
seggiare  di    umano   sangue.  Su  di    ciò  padovani  adunato  le   truppe  sussiiliarie 
merita    di    essere    ponderata    la    dotta:  di  Cremona  ,  di   Treviso,  del   marche- 
Niioi'issiiiia  s/)iei;(ìzio/ie  del  tt'i  zetlo  i/tl  se  d'  Este  ,  e  gli  esiliati  di  Vicenza  e  di 
canto  fX  del  Panidiso  :  Ma  presto  ila  Verona  ,  foroiò   lui  esercito  di   10,000 
che  Padova   al   ^a\iH\tì  ec.  E  si  fissa  il  cavalli    e  4o>ooo    fanti,    armata    for- 
l'òo'Ò  come  ejwca   dilla  gita  di  Dan-  midabile    che    pareva    biislante  a   con- 
te  in   J  crona.   Lezione  IX  del  profes-  quistare   tutta   la    Lombardia.   Pure  s\ 
sore  FilijìjiO  Mei cnii,  Roma  tipografia  grande  armata,  iu  vece  ili  fare  (piulche 
delle  Belle  arti  1  853.  Estratto  dal  Gior-  strepitosa  impresa,  nou  giovò  ad  altro, 
naie  Arcadico,  t.  i3i.   Questa   IX  le-  che  ad  attirare  sopra   la  regione  della 
zione  il  eh.  prof.  Mercuri   graziosameo-  Venezia  un  altro  flagello.  Si  tenne  luogo 
te  si  couipiacque  intitolarmi,  con  dedica-  tempo  accampala,  esposta  all'  arder  del 
toria   onorevolissinia    ed   eminentemen-  sole,  iu  riva  a'fiumi,  le  cui  torbide  acque 
le  confollante,  laonde  penetrato  d'inde*  appena  si  muovono:  le  malattie  vi  pre- 
lebile  gratitudine,  qui  ne  rendo  soleu-  sero  piede,  ed  una  crudele  epidemia  di- 
ni  e  in)periture  azioni  allettuosedi  gra-  strusse  nello  slesso  tempo  i  due  campi  e 
zie.  Avendo  finora, quanto  all'epoca,  par-  le  due  città.  In  Padova  nel  maggio  insor- 
lato  colla  pregevole  e  sapiente   lezione,  se  tenibile  insurrezione,  trucidando  ica» 
conviene  riportare  i  versi  che  ne  sono  in  pi  del  governo  e  saccheggiandone  le  case, 
parte  il  precipuo  argomento.  Illa   loslo  e  per  acclamazione  fu  dato  lo  stendardo 
Jia  che   Padova  al  palude  -   Cangerà  del  popolo  ad  Obizzo  Carrara.  Poco  do- 
l'acqua  che  f'icenza  bagna,  -  Per  esse-  pò  i  padovani,  condotti  dal  podestà  Pon- 
re  al  dover  le  genti  crude.  Dichiara  il  ziiio  Ponzoni, attaccarono  Vicenza,  da  cui 
prof.  Mercuri  :  Padova  cangerà  alpa-  erasi  allontanato  lo  Scaligero,  recandosi 
Inde  o  in  palude  C  acqua  che  Vicenza  a  Verona  per  soccorrere  Matteo  ViscoQ- 
i<7i,'/2(7,nonsignifica,come  S|)iegano  icom-  li;  per  sorpresa  s'impadronì  del  sobboi'- 
inentalori,  c<//;ì^<'/yì  (intendi  di  colore  fa-  go  s.  Pietro  a' a  settembre,  egli  abitanti 
cendola  col  suo  sangue  rosì«eggiare)  l'ac-  sentendo  guarentita  la  lorosicurezza,  to- 
(jua  che  licenza  bagna   (l'acqua  del  sto  gridarono  :  f'iva  P^f/oi'rt,  desiderosi 
Cacchigliune  ),  ma  (juanlo  con  esso   pò-  di  lornaresotto raiuministrazione  repub- 
c'anzi  ho  riportalo.  Cui  l'autore  soggiun-  blicana  de' loro  padri,  e  di   scuotere   il 
gè:  Padova  volgerà  al  palude  l' acqua  giogo  di  Can  Grande  I.  Frattanto  i  vi- 
e/te Vicenza  bagna,  rompendo  le  dighe  cenlini,  permegliodifeodere  il  corpo  del- 
e  deviandone  il  corso  del Jlume  Bacchi-  la  città,  tentarono  d'incendiare  le  case 
g^//o«e.  E  così  sparirà  la  quantità  de'mor-  del  sobborgo  più  vicino  alle  mura;  e  quia- 
li,  che,  secondo  i  commeulaloii,  fece  ros-  di  i  lueiceaan  si  abbaudouarooo  a  sac- 
VCL.  xcix.  i4 


2IO  Vie 

cheggiìiie  senza  misericordia  il  sohlvir- 
go,  in  onla  al  promesso  di  lispetlarlo, 
non  risparmiandosi  né  le  chiese,  né  i  mo- 
nasteri, commettendo  inique  brutalità 
contro  le  donne  d'ogni  età  e  stato.  Tutto 
saputosi  dallo  Scaligero, rapidamente  cor- 
se a  Verona,  e  chiamati  i  suoi  compagni 
d'arme,  per  la  porta  Liseria,  con  loo  di 
essi  pioml'ò  sui  padovani,  i  quali  intenti 
al  saccheggio  e  sparpagliati,  compresi  di 
terrore  fuggirono,  cadendo  prigioni  Van- 
ni Scornazzano,  Albertino  Mussato  di 
grande  ingegno  ed  erudizione,  uno  de' 
più  letterati  uomini  del  suo  secolo,  Gia- 
como e  Marsilio  da  Carrara,  con  altri 
22  cavalieri  e  700  plebei  circa,  oltre  36 
morti.  Questo  numero  di  uccisi,  confer- 
ma la  spiegazione  data  dal  prof.  Mercu- 
ri al  terzetto  surriferito.  Ambo  le  parti 
si  prepararono  a  nuovi  combattimenti, 
ma  V  eccessive  pioggie  die  inondarono 
tutta  la  campagna,  ritardarono  le  ope- 
razioni militari,  diedero  luogo  a  propo- 
sizioni di  pace,  e  dopo  armistizio,  fu  sot- 
toscritta a'  22  di  ottobre  i3!4-  La  pa- 
ce non  ebbe  lunga  durata,  per  cercare  i 
padovani  l'opportunità  di  vendicarsi  del- 
la disfatta,  con  deviar  1'  acque  del  Dac- 
chiglione  rompendo  le  dighe,  come  fece- 
ro, per  inondare  Vicenza,  ond'è  detto  che 
le  genti,  cioè  i  ^«c/y? padovani,  sono  cru- 
di e  restii  al  dovere,  cioè  alla  soggezio- 
ne di  Enrico  VII  e  del  suo  vicario  Cane 
dalla  Scala.  E  questa  è  1'  ulteriore  base 
storica  del  terzetto  in  discorso,  e  non 
cangerà  1'  acqua  in  sangue,  come  crede 
e  spiega  la  comune  di  tutti  gli  esposito- 
ri. Nel  i3i7  molli  fuorusciti  di  Vicen- 
za, Verona,  Mantova  e  Padova,  senza  il 
consenso  di  questa,  congiurarono  per  as- 
salir Vicenza,  che  impaziente  tollerava  il 
giogo  Scaligero,  e  portatisi  la  notte  de* 
17  maggioad  una  porta  della  città,  ven- 
nero traditi;  poiché  Cane  che  li  aspet- 
tava, si  scagliò  su  di  loro,  gli  uccise,  fe- 
ce prigionieri  e  fugò  gli  altri.  Indi  gra- 
vandosi con  Padova  della  rotta  pace,  ne 
guastò  il  territorio,  impdronendosi  de' 


V  I  C 

forti  di  Monselice,  Montagnana  ed  Esle, 
risparmiando  le  terre  de'suoi  amici  Car- 
rara, ne' quali  i  padovani  ormai  aveano 
posta  la  loro  coniìdenza.  Finalmente, 
siccome  la  repubblica  di  Padova  soiVri» 
va  ogni  giorno  nuovi  mali,  fu  piocla- 
mato  Giacouioda  Carrara  il  solo  cnpa- 
ce  di  comandare  alla  nazione.  Cos'i  eb- 
be line  la  repubblica  di  Padova  e  co- 
minciò il  principato  de*  Carraresi  a'  23 
luglio  i3i8.  Premesso  dal  prof.  Mercu- 
ri tal  quadro  storico  de'  fatti  di  Vicen- 
za e  di  Padova,  e  delle  guerre  del  1  3  i  i, 
1 3 1 4  e  I  3  I  7,  ritiene  che  Dante  scrives- 
se i  riferiti  versi  dopo  il  i  3  i  i  e  1  3  r  2,  e 
fors' anco  dopo  il  i3i8.  Dell'acquisto  di 
Vicenza  fatto  nel  i3ii  dal  signor  di 
Verona,\o  già  avea  pailato  in  quell'arti- 
colo, in  uno  alle  guerre  co'  padovani,  che 
egli  sottomise  nel  1  328,  e  nel  seguente  an- 
no Treviso  ;  e  del  soggiorno  che  presso 
di  lui  fece  Dante  (un  suo  insegnamento 
morale,  circa  l'apparenza  del  vestito, 
Io  riportai  nel  voi.  XCVI,  p.  177).  Nar- 
rai pure,  che  nel  i33q,  per  la  vacanza 
dell'impero,  non  riconoscendo  la  s.  Sede 
Lodovico  V  il  Ba^'aro,  P;ipa  Benedetto 
XII  costituì  Mastino  II  della  Scala  vica- 
rio di  Vicenza  con  annuo  tributo,  il  qua- 
le andò  perdendo  i  suoi  stati,  nel  i345 
solo  rimanendogli  Vicenza  e  Verona, 
Era  signore  e  capitan  generale  d'ambe- 
due Antonio  della  Scala,  quando  guer- 
reggiando Francesco  I  da  Carrara  signor 
di  Padova,  questi  si  trovò  forzato  a  chia- 
mare in  suo  aiuto  Gian  Galeazzo  Viscon* 
li  signor  di  Milano  nel  i  387  ;  a  cui  An- 
tonio non  potè  resistere:  a' 18  ottobre  di 
tale  anno,  alcuni  traditori  diedero  Ve- 
rona al  Visconti,  e  Vicenza  fu  presa  dal 
Carrarese,  a  cui  poi  la  tolse  Gian  Ga- 
leazzo, e  così  cominciò  il  dominio  de'Vi- 
sconti  su  Vicenza,  divenuti  duchi  di  Mi- 
lano nel  13^5.  Morto  Gio.  Galeazzo  a* 
3  settembre  i4o2,  molle  città  si  sottras- 
sero al  dominio  Visconteo,  retto  pe'figli 
dalla  vedova  Caterina,  aspirando  Fran- 
cesco II  da  Carrara  alla  signoria  di  Vi- 


V  I  e 

ceiiza,  la  tjuale  perù  fu  esortala  dalla 
reggente  Caterina,  die  la  «.lìcliiarò  li- 
bera, per  suo  bene  a  darsi  alla  possente 
repubblica  di  /'fnezia{/  .)co\  territorio, 
ilche  i  vicenliniest'guirono  nel  i4<->4i  ^^^ 
dedizione  spontanea,  e  di  essa  seguirono 
le  gloriose  e  tristi  vicenile,  e  in  fine  la  du- 
ra sorte,  dopo  aver  goduto  i  beneOzi  di 
quel  regime.  Con  Vicenza  fecero  la  loro 
dedizione  anclie  i  Scile  Comuni  dei  Vi- 
centino, i  (piali  pure  ebbero  dalla  veneta 
repubblica  statuto  e  speciali  privilegi. 
Signoreggiata  N'iceoza  in  diveise  epoche 
da'  suoi  occupatori,  tali  passaggi  di  po- 
tere la  fecero  vittima  e  nido, come  tutte 
le  altre  città  d'Italia,  di  dissensioni  inte- 
stine e  di  particolari  vendette.  Fu  dun- 
que allora,  che  stanchi  i  vicentini  da  tan- 
te desolazioni,  spontaneamente  si  diedero 
al  governo  de'  veneziani,  con  quelle  gua- 
rentigie usale  io  que'teuipi,  e  così  respi- 
rarono lunga  pace,  ed  assicurarono  la 
loro  tranquillità.  Venne  perciò  Vicenza, 
osserva  il  Marchesi,  come  primogenita 
degli  slati  di  terraferma,  privilegiata  dal 
senato  veneto  con  singolari  esenzioni,  e 
sopra  tutto  colla  conoscenza  delle  cause 
civili  permessa  al  collegio  de' dottori,  e 
delle  criminali  al  consolato,  con  amplis- 
sima facoltà  di  bandire  icolpevoli,  di  con- 
fiscarne i  beni,  e  di  condannarli  anche  a 
morte.  Per  l'alletlamento  di  queste  e  di 
altre  onorifiche  dimostrazioni,  Vicenza 
professò  una  sincera  fedeltà  e  ubbidien- 
za alla  serenissima  signoria.  Aggiunge  il 
Rlarchesi,  nel  iy35  contenere  Vicenza 
4o,ooo  abitanti,  in  prova  delio  stato  flo- 
rido a  cui  pervenne  sotto  la  protezio- 
ne di  s.  Marco;  godere  un  contado  vasto 
neiresteusione  di  miglia  '5o  in  lunghezza, 
24  in  larghezza  e  160  di  circonlerenzaj 
polendosi  in  esso  enumerare  180  villag- 
gi, i4  vicariali  e  due  podesterie.  Essen- 
do il  paese  delizioso,  ferlde,  produttivo: 
gli  abitanti  delle  montagne  essere  forli  e 
bellicosi,  capaci  di  difendere  il  contado 
da'  nemici  assalti.  Ria  nello  stesso  anno 
i4o4,  in   cui   Vicenza   cambiò  in  me- 


Vie  211 

g^io  i  suoi  polilici  destini,  cominciò  uu 
coniugio  pestilenziale  ad  afOiggerla,  e 
perduto  (atulmenle  sino  al  i4?H.  Ad  on 
ta  che  Vicenza  col  suo  territorio  fosse 
pervenuta  in  potere  pienissimo  della  re- 
pubblica di  ^'enezia,  Drunoro  della  Sca- 
la si  adopiò  per  ricuperare  le  signoriedi 
Verona  e  Vicenza,  ed  entrato  in  grazia 
dell'  imperatore  Sigismondo,  questi  con 
diploma  de' •22  gennaio  i4i'2  lo  dichia- 
rò suo  ^ icario  imperiale  di  Verona  e  di 
Vicenza;  quinili  nel  i434  con  altro  di- 
ploma gli  confermò  i  due  vicariati, esten- 
dendoli al  primogenito  de'suoi  figli  ma- 
schi in  perpetuo,  mentre  non  avea  né 
moglie  né  [irole,  e  in  mancanza  della  li- 
nea mascolina  di  lui,  gli  sostituì  i  figli  di 
Fregnanoe  di  Paolo  fratelli  di  Drunoro. 
Questi  non  furono  che  raeii  titoli,  per 
nulla  venendo  alterala  la  signoria  vene- 
ta. Vicenza  restò  sempre  fedelissima  ad 
essa,  anche  per  le  conseguenze  della  fa- 
tuosa  lega  di  Cambray,  conclusa  a  danno 
della  repubblica  di  Venezia.  Il  collega- 
to imperatore  Massimiliano  I,  pretese  \\- 
cuperarla,  con  Verona  e  Padova,  quali 
feudi  dell' impero;  il  senato  veneto  in 
sì  critiche  circostanze  gliele  cedette  nel 
iSog,  colla  lusinga  di  guadagnarsene  il 
favore,  e  dichiarando  esser  pronto  a  ri- 
ceverne da  lui  r  investitura.  Entrate  le 
truppe  imperiali  in  Vicenza,  vi  cofomi- 
sero  riprovevoli  enormezze,aggravaì?do3Ì 
così  l'infelice  condizione  della  città,  per 
essere  ancheallacciala  dall'interdetto  fui- 
minato  a' 27  aprile  i  5o9  da  Giulio  li 
contro  i  possedimenti  veneti,  per  ritene- 
re la  repubblica  varie  terre  di  s.  Chie- 
sa; pena  severa  ecclesiastica,  che  quindi 
tolse  a'24  febbraio  i  5i  0.  L'imperatore 
prima  di  tornar  in  Germania  erasi  riti- 
rato a  Vicenza  nel  precedente  ottobre. 
Gl'imperiali  lasciata  Vicenza,  poi  la  ripre- 
sero,commettendo  quelle  barbarie  chesa- 
grificarono  piìi  di  Gooo  donne  e  fanciulli 
co'  loro  averi,  pel  uarrato  con  isdegno 
nel  ricordalo  articolo  Venezia.  Nel  mede- 
simo i5io  la  repubblica  ricuperò  Viceo- 


C112  Vie  vie 
za,  Bassano,  Cillaclella  e  altri  luoghi  del  neto  mosliò  non  più  gradire  in  Vicenza 
A'icentiiio,  gl'imperiali  imponetido  a've-  l'adunanza,  percliè  dovendosi  probabil- 
neti  l'obbligo  di  li;dellà  verso  l'itnpera-  mente  Irallare  d'una  lega  del  cristiane- 
tore,  e  di  riconoscere  the  da  esso  tenevano  simo  contro  il  lui  co,  era  un  provocare 
Vicen7a,  Verona  e  Padova.' —  Zelando  Solimano  11,  da  poco  pacificato  colla  re- 
Paolo  111  la  convocazione  del  concilio  gè-  publìlica,  a  nuove  ollese,  coiicedenilo  una 
nerale  da  teiicisia  Maittovd,  ma  che  lor  ciltà  per  residenza  d'un  assemblea  che 
poi  fu  celebrato  in  Treiilo[y.)Jt<:e  prò-  macchinasse  guerra  a  quell'  orgugliuso  e 
pone  nel  1 537  a'piiiicipi  cattolici,  in  ve-  polente  sultano.  Si  disse,  che  alloia  la 
ce  di  IMantova,  una  delle  città  della  re-  città  fosse  infella  di  eretici,  e  realmente 
pubblica  di  Venezia,  e  coll'annuenza  di  lo  fu  poi,  massime  verso  il  i5G3,  e  non 
essa  fu  stabilita  Vicenza,  benché  il  sena-  risiedervi  il  vescovocardinalllidolfi, mea- 
to pre^ò  per  la  dilazione.  Il  Papa  pubbli-  Ire  non  pure  era  necessaria  la  [ìresenza 
co  la  bolla  pel  concilio  ecumenico  di  Vi-  del  [ìaslore,  ma  che  fosse  un  apostolo, 
tenza  r  8  ottobre  iSSy  pel  i.°dimag-  Tultavolla  ne'tiattati  per  la  celebrazione 
giù  del  seguente  anno,  nominandone  pre-  del  concilio,  il  legato  ammonì  che  si  ri- 
sidenti  i  cardinali  Campeggi,  Simonetta  prendessero  gli  abusi  in  universale,  e  nou 
e  Aleandro.  Ma  i  principi  di  Germania  si  nominassero  le  persone  in  particolare, 
non  acconsentirono  quanto  al  luogo,  i  acciocché  il  zelo  non  tralignasse  in  offe- 
\escovi  non  vi  si  portarono,  e  l'apertu-  sa.  Con  tuttociò  i  piesidenli,  tutto  rac- 
ra  non  seguì.  Laonde  Paolo  III,  (|uanilo  contarono  al  Papa,  ed  essere  necessario 
nel  i538  si  abboccò  uel  maggio  in  ^iz^a  avvisare  il  cardinale  perchè  togliesse  lo 
con  l'imperatore  Carlo  V  e  con  Francesco  scandalo.  Si  volle  dagl'iniperiali  pure  al- 
I  re  di  Francia,  li  sup[)licò  caldamente  a  quanto  tacciare  Paolo  111  perchè  l'inli- 
mandaie  i  loro  vescovi  nella  comoda  cit-  mazioni  di  Mantova  e  di  Vicenza  erano 
là  di  Vicenza  per  dar  principio  al  conci-  andate  a  vuoto;  ma  di  questo  era  egli 
lio.  Essi  peròsi  scusarono  con  diversi  pie-  allatto  innocente;  anzi  avea  egli  tenuto 
testi,  piegando  il  Papa  a  prolungar  di  i  suoi  legati  in  Vicenza  uu  mezz'  anno, 
più  il  tempo  per  cominciarlo,  JNaiia  il  con  invitarvi  per  lettere  i  vescovi  d'ogni 
cardinal  Pallavicino,  neir/5/or/rt  del  con-  provincia,  e  con  mandar  nunzi  speciali  a 
CìLio  di  7  tento,  the  Paolo  III  nella  boi-  lutti  i  [irincipi  per  quell'alfire.  iS'è  giusta- 
la  di  promulgazione  lodò  la  pietà  del  se-  mente  si  ascrivesse  la  mancanza  del  suo- 
nato veneto  per  concedere  Vicenza  all'a-  cesso  alla  condizione  delle  mentovale  cil- 
dunanza  del  concilio,  e  poi  mandò  a  rin-  là,  quasi  meno  adatte  al  concorso  di  va- 
graziarlo  i  vescovi  di  Regio  Rangoni  e  di  rie  nazioni  ;  essendo  noto  che  piuttosto 
Verona  Gibeiti,e  insieme  perdeputazio-  per  la  comoilità  de'luoghi,  e  per  la  fcr- 
ne  de' cardinali  legati  a  fare  in  Vicenza  tililà  de' paesi  erano  assai  migliori  di 
gli  acconci  apparecchi.  Frattanto  si  con-  Trento, che  altri  preferivano.  Allieinve- 
siderò,  se  conveniva  the  il  Papa  tosto  vi  ce  furono  le  cagioni,  e  massimamente 
si  recasse  in  persona,  come  avea  dichia-  la  guerra  fra'principi  cristiani,  potissimo 
rato  al  mondo  cattolico,  per  autenticare  impedimento  al  concilio.  Dopo  «he  que- 
r  elllcacia  del  concilio;  ma  prevalse  il  sto  erasi  aperto  in  Ti ento,  restalo  sospe- 
consiglio  di  attendere  prima  1' effettua-  so  nel  compimento,  questo  curando  Pio 
zione  de'  preparativi,  e  1'  arrivo  de'  ve-  IV,  disse  uli'oialoie  veneto  Amulio,  vo- 
scovi  e  degli  oratori  de'  sovrani;  e  piut-  lersi  da  lui  all'uopo  Trento  o  altro  sog- 
tosto  v'inviasse  i  suoi  legali,  e  poi  a  se-  giorno  sicuro,  tranne  Germania  ,  per 
conda  del  risultato  del  congresso  di  Niz-  ragionevoli  molivi  esposti  dal  Pallavici- 
za,  di  là  vi  si  portasse,  ludi  il  senato  ve-  no;  tua  se  si  rilìutasse  Trealo,  l'interro- 


vie  vie                     ai3 

co  se  la  sua  repubblica  si  piegliereltbe  a  no  nel  i5^o,  o  pocr)  dopo,  ne'  contorni 
coiiceilere  alcuna  tlelle  sue  cillà,  come  tli  Vicenza  una  specie  d'  accaileuiia  [)er 
alile  volle  avea  conilisceso  intorno  a  Vi-  cliicutcre  sulle  0[)inioni  rcli|^iose  die  iu- 
ct'nza.  Uispose  l'Auiulio,  piacer^li  Treu-  coniinciavaiio  in  que' le(U(>i  a  turbir  le 
lo,  tua  ignorare  il  pensare  ilei  seiiiilo;  menti  ;  e  Lelio  Socino  sauese,  poi  eresiar- 
clie  quando  fu  accord.ilo  Vicen/a,  la  re-  ca  ecaposelta  de'sociniani,  vi  fu  ainmes- 
pubblica  non  era  in  guerra  Col  turco,  e  so  per  sua  sventura  e  di  quelli  die  ne  se- 
invece  allora  ferveva,  il  che  avrebbe  ina-  guirono  gli  empi  errori.  Sco[>ertosi  dal 
Sprito  i  sospettosi  Inrclii  a  danno  d'  Ita-  senato  veneloiilenebrososegietodi  (piel- 
lia  e  del  re^lo  della  crislianitìi,  es><'ndo  le  adunanze,  fece  arre>lare  e  anche  giu- 
presso  loro  faina  che  ne' concilii  si  trai-  sliziare  i  componenti,  altri  fuggendo,  fra* 
tasserò  leghe  contro  Turchia,  e  posto  a  quali  Socino,  lasciandovi  però  fatalmente 
gravi  rischi  la  repubblica  slessa.  Il  l'iipa  il  germe  de'Ioro  errori.  E  a  proposilo  ri- 
capì, e  dichiaiò  non  voler  e<|UMre  a  tra-  cordare:  Intorno  alla  Hijorin:i  ed  a  leu- 
vagli  la  signoria.  Allorché  fu  denunziato  lalìvi  per  iiitroilniiit  in  Italia,  avver- 
il  concilio  generale  doversi  tenere  in  Vi-  ti  nienti  del  cardinal  Gaetano  Baluffi 
cenza,  la  cappella  maggiore  della  calle-  vcscO'k'O  d'  Imola,  ivi  iSSo.  Edil  grave 
drale,  ordinala  dal  cardinal  Zeno,  esige-  articolo  che  si  legge  nel  n.  217  dei  Giar- 
da uno  spazio  pili  an)pio  e  una  comodità  naie  di  Roma  del  lii^g,  in  cui  sono  ri- 
più  opportuna  pel  presbiterio  ;  per  cui  feriti  diversi  degli  errori  di  Nocino,  e  la 
fu  d' uopo  rimuovere  l'altare  già  eretto,  prelesj  riforma  che  voleva  introdurre  ia 
ed  i  suddelegali  pe'[)reparalivi  al  miglior  Italia  ;  lodalo  con  panegirico  a'nost  ri  gior- 
decoro  e  comodità  del  concilio,  i  sum-  ni  dalGioberli  d'infelicefama,nelGe,f»i7<^z 
nientovati  vescovi  Giberli  e  Rangoni,  a-  //JOf/cr/iO,  con  dire  aver  egli  vendicalo  al- 
vendo  considerato  la  condizione  della  la  nostra  penìsola  l'onore  di  aver  messo  al 
catledrale,  in  cui  la  cappella  u>aggiore  mondo  il  progenitore  di  Lutero!  il  vero 
non  era  ancor  coperta,  fecero  un  con-  creatore  del  lìazionalismo  (^^.)  moder- 
trailo  a'  5  aprile  i538  con  due  maestri  no, cioùdel  moderno  P/'0/ey^<'i«/;5wo(/'.), 
scultore  e  falegname,  percliè  conducesse-  il  cnncilladino  di  s.  Caterina  da  Situai 
ro  al  termine,  entro  la  mela  del  prossi-  Giobei  li  inoltre  accusa  Dossuet  e  s.A.lfon-' 
ino  maggio,  il  coperto  e  il  pavimento  so  di  non  esser  arrivali  a  capire  il  loro  se- 
delia  cappella  medesima,  pel  prezzo  di  colo  ;  ma  loda  Lutero  d'averlo pareggia- 
700  ducali,  e  che  alle  finesire  s:  facesse-  lo,  e  Lelio  Socino  d'averlo  superato! 
ro  provvisoriamente  tlelle  impannate  di  "  Nel  1  54o  Socino  assistè  alla  fimosa 
tel.i,  invece  ilelje  invetriate,  per  maggior  conferenza  di  Deisti  e  di  Ale.i(l'.),  che 
solleciludiiie.  Que'  lavori  eseguili  con  si  tenne  a  Vicenza,  e  nella  quale  si  eoo- 
troppa  licita  non  furono  di  lunga  dura-  venne  nel  modo  di  spiantare  la  lieliglo- 
ta.  in  somma  il  concilio  non  ebbe  luogo  ne  di  Gesù  Cristo.  A  tal  line  Socino  rap- 
ili Vicenza,  perchè,  come  disse  pure  il  pe  guerra  al  soprannaturale,  negò  tutti 
Coleli,  Tridentiini  translatiini  deinde  i  dogmi,  e  introdusse  lart  de  decroire, 
Juit,  taniqiiani  cxleri^  ab  Italia  natio-  l'arte  di  miscredere,  come  osserva  uno 
niliiis  coniniodioreiìi  in  locuiit.  Ptiguar-  scrittore  francese.  Ilsocinianismo  è  onaai 
do  alTeresia  da  cui  venne  infetta  Vicen-  lo  stato  piesenle  del  protesianlesimo. .. 
za,  essa  óevwo  tìa  Sociniani.  Raccontai  llsolo  mezzo  concesso  all'Italia  di  sbaraz- 
in  qiiell'  articolo,  che  essendo  fatalmente  zarsi  del  Papato  (  !  ),  cioè  del  callolicismo, 
penetrali  anche  in  alcuna  parte  d'Italia  senza  fastidio  e  lolle,  sarebbe  appunto 
gli  errori  perniciosissimi  de'  Luterani,  quello  di  adottare  la  riforma  italiana  di 
alcune  persone  ragguardevoli  slabiliro-  Sociuo.  A  questo  si  pensava  fio  dali84(ì, 


ii4  Vie 

quaiulolevavasi  a  cielo  il  Papato  einneg 
giavasi  Pio  IX!"  Conlimiaiulo  Vii;en7.;i 
a  seguire  i  destini  della  repubblica  di  /  V 
nezid,  nel  i  704  fu  minacciata  da  01  libile 
teriemoto  ;  per  cui  con  solenne  proces- 
sione votiva,  a'  2 5  febbraio  ogni  classe 
di  persone  recossi  a  visitare  l'insigne  san- 
tuario della  INIadonna  di  Gerico;  e  d'al- 
tra processione  per  lo  stesso  motivo  vi  è 
memoria  anche  due  anni  dopo.  Nel  i  782 
reduce  Pio  VI  da  Vienna,  nel  recarsi  » 
Venezia,  partito  lunedì  1  3  maggio  ila  Ve- 
rona, giunse  a  ore  18  a  Vicenza,  ove  da 
tutte  le  prossime  terree  villaggi  era  con- 
corso un  immenso  popolo,  venendo  coa- 
solato dal  Papa  con  cordialissime  bene- 
dizioni, implorandogli  dal  cielo  la  pienez- 
za d' ogni  prosperità;  massime  quando 
dalla  loggia  del  palazzo  del  conte  Chie- 
ricato, compartì  la  solenne.  Nel  giungere 
a  Vicenza  era  stato  incontrato  dal  vesco- 
vo mg.'  Gabrielli,  dal  nobile  Zaccaria 
Morosini  podestà,  e  da  tutta  la  nobiltà, 
che  dal  Papa  fu  ammessa  benignamente 
al  bacio  del  piede.  Passato  indi  ad  am- 
miiare  il  celebre  edifizio  Palladiano  del 
teatro  Olimpico,  proseguì  il  suo  viaggio 
per  Padova,  avendo  onoralo  Vicenza  po- 
che ore  di  sua  presenza.  Tanto  si  trae  dal 
Dini,  Diario  del  viag'^io  failo  a  Vien- 
na da  Pio  f^T^'^.  43.  Quanto  precedet- 
te, accompagnò  e  seguì  la  cessazione  del- 
la repubblica  di  Venezia  nt\  1797,  per- 
ciò riguardante  pure  Vicenza,  lo  narrai 
in  quell'articolo,  e  ragionando  di  FerO' 
na.  Nel  precedente  anno  e  nel  novem- 
bre, le  vicinanze  di  Vicenza  furono  il 
teatro  di  sanguinose  pugne  tra' francesi 
comandati  da  Bonaparte,  e  gli  austriaci 
capitanati  da  Alvinzi.  Estinta  la  repub- 
blica di  Venezia,  dopo  alquanti  mesi  d'un 
governo  che  si  disse  democratico,  Vicenza 
fu  riunita  sul  principio  del  1798  a'pos- 
sedimenti  austriaci. ^el  marzo  1 800  eletto 
in  Venezia  Pio  VII,  la  città  di  Vicenza  in- 
viò in  deputazione  al  nuovo  Papa,  per 
tributargli  ubl)idienza  e  venerazione,  il 
conteOrazio  Porlo,il  conte  Paulo  Valma- 


V  I  c 

rana,  ed  Antonio  lìeiloni.  Rotta   nuova 
guerra  tra  X An<lria  e  Honaparle,  questi 
divenuto Napoleonel  icnperatoie  de'fran- 
cesi  e  re  d'Italia,  il  gener-d  Mas<ena   co- 
minciò  all'  Adii^e    le    ostilità,   giunse  a 
IMontebello  a'3  novembre,  e  nel  seauen- 
te  giorno  entrò  in  Viceuzaa  forza,  aven- 
do la  retroguardia  austriaca  opposta  qual- 
che resistenza.  Indi   in   conseguenza   tiel 
trattato  di    Presburgo  de'  2G   dicembre 
180?,  la  parte  degli  stati  veneti  che  pos- 
sedeva r  Austria,  fu  ceduta  a  Napoleone 
1,  che  r  unì  al  regno  Italico,  compresa 
Vicenza,  il  territorio  della  quale  formò  il 
dipartimento  del   Bacchiglione,  ed  essa 
il    capoluogo.  Questa    aggregazione,   la 
città  la  celebiò  a   suon  di   trombe  e  fia 
liete  grida.  Napoleone  I  nel  ^\\m  di  mar- 
zo 1 8o("i,   tra'  ducati    che    istituì,   quali 
grandi  feudi  dell'  impero,   v'  incluse  Vi- 
cenza e  Bassano,  per  essere  trasmessi  coti 
ordine  di  primogenitura,  mediante  inve- 
stitura, quindi  dichiarò  duca  di  Vicenza, 
Coidincourt,  suo  ministro  degli  affari  e- 
steri,  e  duca  di  Bassano  l'  altro  ministro 
INIaret.  Finalmente  nel    18  i4  f"  ripresa 
Vicenza  dall'Austria,  enei  18  18  dichia- 
rata appartenere  al    regno    Lombardo- 
Veneto,  istituito  da  Francesco  I  impera- 
tore, che  la  qualificò  regia,  e  le  concesse  la 
nomina  di  un  deputato  per  rappresentar- 
la nella  congregazione  centrale  di  Vene- 
zia, la  quale  ora  con  ordinanza  iraperia- 
ledata  in  /'7e/<Ai^  ^/^.j  a'3  1  maggio  1  860, 
fu  allargata  nelle  facoltà,  per  esserne  sla- 
to tramutato    il    voto  consultivo  in  de- 
liberativo. Nel    seguente  anno   France- 
sco I  l'onorò  di  sua  presenza  ne'primi  di 
maggio,  e  vi  si  trattenne  4  giorni.  I  vi- 
centini   illuminarono    sfarzosamente    il 
teatro  Olimpico,  profusero  elemosine  a* 
poveri,  dotarono  i  o  fanciulle,  oltre  ^5  fi- 
glie di  artigiani  bisognosi,  e  diedero  l'an- 
tico municipale  bagordo  della  Kua  ;  ed  a 
ricordare    in    perpetuo    l'avvenimento, 
collocarono  una  monumentale  iscrizione 
sul  nuovo  ponte  del  Retrone:  I'  anno  di 
sua  morte  1 835,  fu  contrassegnato  dalla 


V  I  e 

reili'iciizaihì  choleia,  per  la  i .'  volla  pe- 
uetralo  anche  ii»  Viceir/a,  e  vi  rapì  non 
poclie  vitlirae.  Grandi  l'esteggiamenli  fece 
pure  il  comune  di  Vicenza  nel  1 838  all'im- 
peratore Ferdinando  I,  quando  dopo  es- 
sere stato  coronato  in  Milano  re  del  regno 
Lon)barclo-Venelo,  vi  si  recò  coll'impera- 
trice  iMarianna  sua  consorte,  dopo  essersi 
portato  a  Verona  a'iG  settembre.  Dispen- 
sò Vicenza  beneficenze  a  povere  donne  da 
maritare,  aprì  il  teatro  Olimpico  a  scel- 
te e  nobili  danze,  fece  splendide  luminarie 
e  altre  dimostrazioni  di  giubilo.  E  quando 
il  regnante  imperatore  Francesco  Giu- 
seppe I  si  recò  a  f^enezia,  massime  nel 
1 8 5G,  visitando  anche  Vicenza  in  compa- 
gnia dell'imperatrice  Elisabetta,  ripetè  la 
città  solenni  feste,  come  può  vedersi  nel- 
la Cwillà  CaUolica,sev\e  3.',  i.  5,p.  Syo: 
nella  4«*»  *•  i.  !'•  4^7»  annunziò  la  pub- 
blicazione: Nella  (la  lungo  tempo  sospi- 
rala venula  in  f'icenza  delle  loro  Mae- 
stà li.  RR.  A  A.  Francesco  Giuseppe  I^ 
ed  Elisabetta  Amalia  Eugenia,  Carme 
del  nobìl  conte  Francesco  Trissino  vi- 
centino pastore  d' Arcadia  e  del  Tehro 
accademico  in  Roma,  Venezia  i856. 
Narrai  in  quell'articolo  la  generale  eoa- 
flagrazione  d'Italia  cominciata  nel  i847 
e  scoppiata  apertamente  nel  184B,  col 
pretesto  della  sedicente  indipendenza  ita- 
liana, per  la  quale  in  Venezia  fu  procla- 
mata la  repubblica.  Acceii  gl'italiani  da 
spìrito  d'indipendenza,  assalirono  le  prò- 
viiicie  venete,  e  fra'corpi  di  milizie  miste 
di  civici  e  volontari,  ve  ne  furono  anche 
dello  slato  pontilìcio,  in  onta  che  il  Papa 
Pio  /A(/^.)  dichiarasse  coll'allocuzione 
de'29  aprile  184B, che  Vicario  del  Dio  di 
pace, non  poteva  intraprendere  la  guerra 
cogli  altri  priucipi  italiani  contro  l'Au- 
stria. Dissi  pure  in  queir  articolo,  che 
dopo  diversi  combattimenti,  i  civici,  i  vo- 
lontari e  parte  delle  milizie  papali,  furo- 
no costretti  a  capitolare  il  io  giugno 
1848  a  Vicenza,  il  14  a  Treviso.  Ci  die- 
de la  Gazzetta  di  Roma  de'  i5  e  27 
giugoo  j84*^»   l'  ttilicylo;   Narrazione 


Vie  ai5 

compendiosa  della  battaglia  di  Ficcn- 
z-i,  veduta  dal  monte  Derico.  Per  darne 
un'idea  più  critica  converrebbe  conosce- 
re atiche  la  narrazione  degli  austriaci. 
Laonde  mi  limiterò  a  soli  cenni.  I  corpi 
denominati  degli  stali  romani,  ed  i  civici 
vicentini,  anche  questi  con  artiglieria,  e- 
rano  comandati  dal  colonnello  marchese 
Massimo  d'Azeglio,  le  artiglierie  dal  capi- 
tano Lentulus:  comandavano  particolar- 
mente, la  3."  legione  civica  il  colonnella 
Gallieiio,i  due  battaglioni  svizzeri  il  mag- 
gior Calletla,  i  zappatori  del  genio  l'aiu- 
tante cnaggiore  Cerroli.  Tenevano  essi  a 
posizione  principale  uno  de'  colli  Cerici, 
quello  cioè  del  santuario  della  Madonna, 
che  la  riempie  del  suo  splendore,  il  più 
vicino  alla  città,  e  il  casino  Cericocolo 
presso  il  suo  culmine,  con  6  cannoni;  più 
la  Rotonda  di  Palladio  era  occupata  da 
due  battaglioni  degli  studenti,  oltre  le  vi- 
cinanze del  monte.  Cominciò  il  fuoco  de* 
gli  austriaci  ad  ora  avanzata  della  sera 
de'  9  giugno,  e  fu  ripreso  al  far  del  gior- 
no, e  tosto  s'impegnò  una  zuffa  generale 
di  bersaglieri,  occupando  gli  austriaci  le 
alture  del  monte  o  Castel  Rambaldo.  AU 
l'ore  7  antimeridiane  fu  attaccala  la  Ro- 
tonda, superata  dall'  artiglierie,  indi  se- 
guì il  fuoco  generale  di  tutte  le  posizioni 
degli  stessi  austriaci,  con  gran  copia  di 
razzi  e  granale,  e  cannoneggiamento  del- 
le porte  di  Vicenza.  Aflìevoliti  i  corpi 
romani  dal  combattere  e  venute  meno 
le  munizioni,  cominciarono  a  ritirarsi  col 
colonnello  d'  Azeglio,  neirullimu  ridot- 
to, ch'era  la  chiesa  della  Madonna  del 
Monte  (Berico,  che  tutta  quanta  si  pro- 
fanò e  manomise,  per  quanto  dovrò  ac- 
cennare) e  sue  adiacenze,  e  qui  fecero 
lunga  resistenza,  finché  si  trovarono  co- 
stretti rifugiarsi  in  città,  sulla  quale  tosto 
gli  austriaci,  dominatori  di  tutta  la  parte 
montuosa  suburbana,  cominciarono  a 
lanciare  razzi,  granate  e  bombe,  assai  in- 
quietando i  difensori  delle  barricate.  Ve- 
dendo inutile  ulteriore  difesa,  vieppiù 
crescendo   la   scarsità  delle  aiuuiziuuij 


2i6                     vie  Vie 
verso  l'Ave  INIuia  fu  innalzala  l)iiic1iera  che  poteva  assalirlo  alle  spalle.  ]\r.i  non 
l)ianna  sul  canjpanile  della  cillà  ;  tua  es-  posso  si'giiiilo  nel  mirabile  tlellaglio,  nep- 
sendo  sliepilosauienle    liscliiala   da  una  para  volo  d'aquila  potendo  coo)[)etidiar" 
parte  di  popolo   riunito   in    piazza,   che  lo. Solutt>ente  deploro, che  il  sanluai  io  di- 
ie  tirò  più  colpi,  fu  ritirala,  per  inalbe-  venne  campo  di  battaglia,  la  cisa  di  Dio 
rarsi  di  nuovo  poco  dopo,    pel    rincalzo  fu  tutta  snigue,  e  insozzatine  gli  altari, 
delle  artiglierie  auslnaclie.  Si  venne  a  sui  quali  [)ure  gli  svizzeri  si  b  ilìerono,  e 
trattative  col  general  A<pre,  alla  [ìresen-  le  ss.   Imuiagini  lestarono  lraf(Male  dal- 
za  del  feld  maresciallo  liadel7ky,e  fu  con-  le  [)nlle,  scheggiale  le  colonne,  e  scalcina- 
venuto  in  vista  della  bravura    mostrata  ti  gli  stocchi.  L^  cappella  della  Madonna, 
(si  disse  anche  in  ossequio  d'  essere  cor-  tixi'o  ricca,  preziosa  e  reverenda  in  tutta 
pi  romani  e  pontificii),  di  evacuar  tutta  la   Venezia,  divenne  ridotto   e   bdoardo 
Ja  città,  con  areni,    bagagli    e    b.uuliere  contro  g'i  assalitori.  Finabnente  gli  sviz 
spiegale,  insieme  a  (|ue'  vicentini  chea-  zeri  si  ntiiarono  perle  minori  porte   la 
vesserò  voluto  seguirli  ;   di    ripassare   il  tarali,  lasciando  la  l)asilica  piena  di  mor 
1*0,  con  obbligo  di  non  più  guerreggiar  ti,  di  feriti,  di  sangue  e  di  desolazione.  Le 
contro  l'Austria.  iNella  mattina  seguente  infellonite  legioni  depredarono  e  dislrus 
i  corpi  uscirono   da    Vicenza  a  suon   di  sere  magnifici   apparlamenli,  S(piarci  in 
banda  e  tamburi  dalla  porla  IMoiile,  uien-  do  capolavori  de'  veneti   pennelli,  slrap 
tre  porzione  d'austriaci  vi  entrava   dal-  pando  nobilissimi   diappi  e  tappezzerie 
l'altra,  al  i  .°  miglio  defilando  innanzi  le  sfracellando  ogni  cosa  :  (piesto  fu  il  licain 
truppe    austriache,  che    si    mostrarono  bio  alle  coi  tesie  de'vicentini.  L'austriaco 
cortesi.  Dal  rapporto  poi  del  general  L)u-  general  Culoz,  impadronitosi  dell'alture 
rando  si  ricava,  che  la   deficienza   delle  dello  spianalo  e  del  gran  terrazzo  di  mon 
munizioni  dell'artiglieria  provenne  per  te  Berico,  piantò  in  batteria  70  camion 
fornirne  i  cannoni  della  cittadelle  i  cor-  d'ogni  calibro  sopra  la  misera  Vicenza, 
pi  romani  sommavano  a  10,000,  gli  au-  piena  di  superbi  edifizi,   oltre  il  palazzo 
striaci  a  3o,ooo  con  cavalleria,  'jo  pez-  marmoreo  della  Signoria,  il  teatro  Olun 
zi  di  cannoni,   oltre  molti   generali.   Ne  pico  e  templi  di  meravigliosa  ai  chitetlu 
scrisse  dettagliatamente  anco  la  faconda  ra,  e  altri  monumenti  d'arte.  Di  quelle 
e  meravigliosa  penna  del  p     Bresciani  :  bocche  fu  vomitato  fuoco,  palle,  bombe 
La  presa  di  f'icenzri,ne\\'Ehreo  eli  le-  e  catrami,  che  recarono,  oltre  terrore   e 
rana,  presso  la  CiviLlà   Cattolica,  serie  spavento,  gravissimi  danni,  desolando  e 
I  ."^  t.  5,  p.  66.  Racconta  episodi   com-  ardendo  più  d'una  casa,  ed  un  razzo  uc- 
moventi,  di  vicentine  che  fecero  d'arti-  cise  il  colonnello  Del  Grande.  Furono   i 
glieri,  e  alcune  ne  rimasero  vittima;  che  vicentini  che  vedendo  desolare    la   città 
la  difesa  di  Vicenza  valse  mollo  sangue,  dille  batterie   sul    Berico,    inalberarono 
e  chi  resse  e  ingagliardì  la  battaglia,  fu  bandiera  bianca,  econvenendovi  ilgene- 
)a  prodezza    degli   svizzeri  ;   descrive    le  ral  Durando,  resistendo  Galletti  che  non 
molteplici  fortificazioni  sì  del  monte  Ce-  volea  cedere,  annuendo   gli  austriaci,   si 
rico,  di  cui  e  del  santuario  fa   elegante  venne  agli  accordi,  fra'quali  che  la  guar- 
descrizione,  e  sì  della  città, difendendo  le  nigione  non  si  battesse  contro  gli  auslria- 
poile  s.  Bartolo,  s.  Lucia,  Castello  e  Pa-  ci  per  tre  mesi,  e  Vicenza   fosse    racco* 
dovana,  le  legioni  romane;   descrive   le  mandala allagenerositàecortesia  del  ma- 
fazioni  che  precedettero  il  grande  allac-  resciallo. Nel  partire, agli  svizzeri  fu  grida- 
co,echeil  feld-marescialloRadetzky,pri-  to:  Foì  siete  una  falange  dibravil~-  Fra 
ma  di  misurarsi  con  re   Carlo   Alberto,  gli  altri, scrissero  di  Vicenza:  G.  Marzari, 
volle  ter  via  la  guarnigione  di  Vicenza^  I/istoria  di  p'iceiiza,  ivi  i6o4'  Angelo 


vie  \'  I  e                      217 

Gnl)ricle  ili  s.  Mniin,  lìibliofeca  e  Storia  iliie  sommilìi  coilnn  mi  Iftnpio  alla   lì. 

df^^li  scrittori  vicentini,  dcllit  città  e  trr-  N'eii^uM',  lu>li)  teiiitto  in  veiit^iMziotie  .111- 

rilorio  (li   f'iccnza,  '\y\    lySi.  Silvestro  die  ili'lontaiu.con  pelli'^i  i^i»^^i  eziiindio 

Cu^\t\\\\\\,  /1  min  li  (li  licenza.  Vi'. '^om-  «li  servi  tli   Dk»,  la  prodiitiosa  iiuiuiii>ine 

niaso  llicciiidi,  Storia  de'  vr<!co\'i  viceii-  clelhi  Madie  «li  Dio  «li^pens  imld  ni  copi.i 

/////'.  Gin.  lìatlista  IJerli,  Gnìld  per  I  i-  le  sue  gì  r/ic.  Dopo  aver  }ipp:ii  leiuilo  a' 

venza,  Venezia  1822;  con  n{;L;iunle,Va-  conli  (l(jii)iiiiiloruli  \'iceiiz;i,  coti  lilolo  «Ji 

tlovai83o:    Topografia  (Iella  regia cit  prioialo  passò   nei!  i   f'nniglia  Nog  noia, 

tà  di  f  icenza  con  illustrazioni,  Vicenza  (incliè  i  vicenliiii  nei  i  4  ji  olleimrio   da 

pel  Paroni  :  Memorie  storiche  sul  teni-  JN'icoIò  \^  che  fosse  dato  in  cura  a' j^irula- 

pio  (hi  monte  lierico,  Verona   i832.  mini  «lei  U.  l'ielro   il-i   Pisa,  i  qnali    nel 

La  fetle  ciisliiina    fu  predicala  in    Vi-  i  "oo  lifaijliricirono  più  ampia  la  cliie- 

cenza  nel!' anno  yy  circa,  «la  s.   l'rosdo-  sa  e  l'abbellirono,  inassiine  la  principale 

cimo  discepolodell'apostolo  s.  l'ieiro,  i ,"  cappella  ove  si  venerava  la  miracolosa  im- 

vescovo  di  Padoi'n  [F''.),   fin   «lalT  anno  mogine  della  ss.  Verginecol  «li vin  Figlio 

4^,  e«l  istiltitoie  successivamente   di  al-  in  legno,  nel  lySo  surrogala  «la  altra  di 

tre  cliiese  vescovili,  come  (Il  (^7rr3o,  7Ve-  niarino,  <piesla  ora  essendo  nella  cliiCNa 

ivvo,  Felice,  ljelln'io,/i<!olo[A>  cui  parlai  di  s.  Oiso.  e  cpiclla  nella  chiesa  di  s.   Au- 

nel  voi.   XCV,  p.  i  5f),  la    coi  diocesi    si  gelo   di  l*iyvene,    dopo   clie   fu   alterra- 

congellnr.i  dagli  enidili,  che  da'monti  si  lo   il   lempio  nel  i  777.    Taolo  e  meglio 

estendesse  alla  via  Pustn(nia,e  dalla  Pia-  si  legge  nel  ricordalo  Atlante  Mariano. 

ve  alla  IJienla,  comprendendo  Cassano  ed  L'  Uglielli  registra  per  i.°  vescovo  di  Vi- 

i  Selle  Comuni    iiconlali    superiormen-  cen?.a  s.  Prosdocimo,  morto  nel   \\\  (a 

te;  negl'inizi  del  secolo  X  restala  priva  prima)  di  i  i4   anni.   L' ah.    Cappelletti 

del  suo  pastoie,  la  sua  diocesi   nella  piìi  non  lo   reputa  tale,  perchè  il  santo   era 

palle  fu  riunita  a  quella  «h  Treviso,  del  slato  invialo  da  s.   l'ietro  a  P.idova  spe- 

quale  ora  è  parrocchia,  il  cui  vescovo  eb-  cialmenle,  perciò  quella  essendo   la   sua 

be  pure  la  signoiii  della  città  e  del  suo  cattedra,  e  tulle  le  altre  città  convertite 

territorio,  per  concessione  d'Ottone  lini-  colle  sue  apostoliche  faticiie,  non  doversi 

peiatore,  coiiffnnando  [)oi  i'  unione  ca-  ngiiard.iie  che  per  «piasi  filiali  della  sua 

Donicamenle  i  l'.ipi  Eugenio  III  e  siicces-  diocesi;  alle   quali    in   appresso,   per   la 

sori  ;  però  restamlo  sempre,  secondo  gli  grande  distanza  dalla  primaria  vesiden- 

asolaoi,  r  essenza  episcopale  nella  chiesa  za,  e  perla  molteplicità  de'  convftriiti  al 

parrocchiale,  che  ihcono  cattedrale,  con  cristianesimo,  occorse  assegnare  partico- 

residenziale  capitolo  della  già  collegiata,  lari  e  distinti  pastori.  Quanto  a  Vicenza 

colle  dignità  del  pre[)o-.lo  e  del  sagiista,  ciò  avvenne  verso  la    mela  del  se'^nente 

ilteologoe  il penitenziere,coii  molli  man-  secolo,  trovandosi  nel  i4o  nomin-ito  ne' 

sonari  e  a'iri  sagri  ministri)  e  di  altre  sagri  dittici  il  vescovo  s.  Leonzio  I,  il  ;niale 

città.  Distrusse  diversi  lempli  de'pagani,  fu  martirizzato  in  Aquileia,  insiciiie  a  s. 

dedicali  a  Marte,  Venere,  Diana  e  altre  Carpoforo:  nel  969  circa  il  suo  corpo  fa 

divinità  f.ivolose.  A  quello  d'Apollo,  sul  portato  a  Metz,  celebraiulosi  la  sua  lesta 

monte  berico,  sostituì  altro  in  onore  del  a' i  6  novembre.  Il  vescovato  divenne  suf- 

vero  Dio,  sotto  r  invocazione  «li  s.  Apol-  fraganco  «lei    patriarcato    d' Aquileia,  e 

linare  apostolo  ei.°  vescovo  di  Uaveona,  quando  quello  nel  lySi  fu  da  lìencdetto 

ivi  ciiarlirizzato  neir  anno  74-    Abbattè  XI  V  soppresso,  ed  eretto  quindi   l'arci- 

pure  l'antico  delubro  di  Sumuiano  ossia  vescovato  ti'  Udine,   a  questa   uielropoli 

Plutone  sulla  vetta  del  monte  Siimma-  venne   soggettato;   poscia    Pio     VII    nel 

uo,  lau^i  i5  miglia  da  Vicenza,  e  Ira  le  18  18  lo  sottopose  al  palriarcalu  di   Ve- 


2i8  vie 

nezia,  e  lo  t^  liitlora,  ed  in  pari  tempo 
disgiunse  dalla  diocesi  6  pan  cecilie  e  le 
uni  a  (piella  di  l'adova,  dalla  quale  però 
ne  sepalo  I  o  e  con  (pieste  compensò  e  in- 
grandì ìi  vescovalo  vicentino.  Della  si- 
gnoria temporale  de'  vescovi  già  dissi 
n!fpianlo,e  doviò  lip.nlaine.  Scrisse  TU- 
glielli:  l'piscopns  /'ircntiiìW!  a  rcs;i/>us 
lon^ohanlis,  PoiUi'flcibu>,  iinperalori- 
Intsque  aiiìplissiinis  privilegiis,  ac  prae- 
rogativis  suffidtus,  et  exornalds,  quip- 
pe  (]HÌ  iliicis,  priiiripis,  luarchionis,  ac 
coinilix  liUilo  cii'itatis,  cttin  nlrinsnnc 
glailii  polesliitc  insignìreliir.  Il  suo  an- 
notatore e  continuatore  Coleti  aggiunse  : 
Hodic  (juoque  vicendmis  Episcopus  in 
solcjiiniis  donìinicae  Restirrecdonìs^  et 
J'enlfioslt's-  tribiis  singiilis  feslivis  eo- 
riiiit  dlrbiix,  e  purpura  induilur  more 
S.  R.  E.  Cardi/ialiufii,  capitis  tantum 
cxcepto  optritìK^nlo,  quo  vesliiim  gene- 
re lUiliiretiain  infesto  JSalivitatis  D.  N. 
J.  C.  Dopo  il  vescovo  s.  Leonzio,  sino  al 
167  non  si  conosce  che  Zaccaria;  altra 
lactMia  è  ha  lui  e  il  vescovo  s.  Teodoro 
del  32(S,  morto  nel  382, dopo  54  anni  di 
vescovato. iNcl  8895.  Apollonio,  registra- 
to nel  Martirologio  romano  a' iq  marzo. 
Verso  il  547  s.  Leonzio  II,  indi  nel  578 
Enrico  I,il  quale  ricusò  d'intervenire  nel 
Syc)  al  sinodo  di  Grado,  in  cui  si  pub- 
Micò  la  traslazione  in  quella  città  del  pa- 
triarcato il'Aquileia.  Oionzio  trovasi  nel 
590,che  si  rifiutò  di  partecipare  al  sinodo 
di  lloma  convocato  da  s.  Gregorio  I,  per 
estinguere  il  funesto  scisoia  de' 7'/'e  Ca- 
jutoli,  in  cui  erano  pertinaci  i  vescovi  del- 
la Venezia,  delT  Istria  e  della  Liguria,  e 
con  essi  Oronzio.  Ataldo  sedeva  nel  6  16. 
Zaccaria  o  Andrea  I  fu  al  concilio  roma- 
no del  G80,  denominato  Episcopus  Sa' 
Inouensis, iinlius  Sahlonensisjqtiodfuit 
cppiduni  K'icendno  Episcopatu  obno- 
Atuiii.  INel  701  Pietro  I,  e  dopo  non  si 
conosce  die  lieginaldo,  che  nell'  808  fu 
ailaconsagriizioiie  della  chiesa  di  s.  Gior- 
gio (li  Verona.  Indi  nell'809  Feliciano,  poi 
Andrea  11  uell'bao,  iu  cui  solloàcrisse  ia 


V  I  C 

Verona  un  placito  a  favore  della  badia  di 
Nonantola,  contro ilcontediVerona  Uch- 
puldo.  Neil'  8240  827  il  vescovo  Fran- 
co o  Francario  o  Franconio  si  portò  al 
concilio  di    Mantova.    Poscia,   nell'  84»^ 
Stefano;  nell' 872  Sicardo  o  Aicardo   o 
Eicaiilo,  fu  al  piacilo  ticinese  tenuto  nel- 
I  880  ila  IJoderado  conte  palatino,  a  fa- 
vore dell'  abbate   novalicese    Ainbutfu: 
inoltre  venne  deputato  da  Giovanni  VIII 
a  uno  ile'  giudici  nella  controversia   tra* 
vescovi  Adelardo  di  Verona  e  Aldechi- 
sio  di  Trento  nell' 88  i  e  882.    Eia    ve- 
scovo nel  90  I  Vitale,  come  si  ha  dal  do- 
cumento che  olire  l'  Ughellid'  un  privi- 
legio da  IJerengario  I  concesso  alla  ba- 
dia di  s.  Zeno  di  Verona,   io  cui  il  pre- 
lato fìgiua  quale  consigliere  earcicancel- 
liere  di  quel  re  d'Italia.  Nel  926  ammi- 
nistratore Manasse  arcivescovo  d'  Arles: 
ottenne  in   egual   tempo   i    vescovati   di 
Mantova, Verona  eTrenlo, siccome  ghiot- 
to di  sill'utti  benefizi,  2  l'ab.  Cappelletti 
lo  dichiara  intruso.    Il    vescovo   Giraldo 
nel  qG5  intervenne  con  altri  1  i  sulFraga- 
nei  alla  consagrazione  della  cattedrale  di 
Parenzo,  fatta  dal  patriarca  Rodoaldo.  A* 
3  5  aprile  967  il  vescovo  Rodolfo  trovos- 
sial  sinodo  il'Atpiileia.  Essendo  ilsforina- 
to  d  monastero  de'ss.  Felice  e  Fortuna- 
to lo  restaurò,  e  gli  attribuì  quello  de'ss. 
Vito  e  Modesto,  colla  chiesa  di  s.  Pietro 
de  Viccarolo  nel  ()j5,  e  diversi  beni:  l'U- 
glielli  ne  pubblicò  il  documento.  Il  vesco- 
vo Ambrogio  è  nominalo  in  altri  due  do- 
cumenti, pure  presso  l'Ughelli,  del  984 
e  riguardanti  la  venilita  fitta  a  lui  daGa- 
rimljerto  arcidiacono  di  Verona,  del  ca- 
stello di  Sabbione  nel  contado  vicentino; 
e  di  altra    vendila  dello  slesso   castello, 
fatta  dal    vescovo  a  Juuganio   figlio  di 
Viiicardo  da  Parma.  Ripugnano  a  l  Co- 
leti le  date,  e  le  rettifica.   Il  successore 
Lamberto,  già  arcidiacono  di  Verona,  si 
trovò  iu  (jiiella  città  nel  novembre  f)f)5 
al  sinodoproviiicialetenulovi  dal  [)atriar- 
ca  d'A(|uileia.  Nel  1000  era  vescovo  Gi- 
rulamuj  a  cui  nel  seguente  auuu  rini|3U« 


V  I  e 

valore  Ottone  III  concesse  larghi  favori 
e  privilegi,  con  esenzioni  sui  castelli  ve- 
scovili, e  clonandogli  il  celebre  e  antico 
teatro  di  Hergo,  con  facoltà  a  lui  e  suc- 
cessori di  farne  quell'uso  che  loro  piaces- 
se. Il  tutto  conti?rmò  s.  Enrico  II  impe- 
ratore nel  1008  al  successore.  L'Uj^lielli 
oUVe  due  diplomi,  e  l'ah.  Cappelletti  al- 
tro, di  tante  grazie.  !Ma  dopo  (jueste,  Gi- 
rolamo si  mostiò  sleale  e  tjuale  .iposlata 
nel  1004  fu  cacciato  dall'imperatore  dal 
vescovato,  e  tutti  i  beni  che  possedeva  in 
Pavia    li    concesse  al   vescovato  di   Co- 
mo. Nello  stesso  anno  gli  successe  Liudi- 
gero  I,  che  ottenne  la  detta  conferma,  e 
fecei:oncessioni  al  monasleio  di  s.  l*ietro. 
^'el  I  o  I  3  Teobaldo  assisteva  in  Verona 
ad  un  giudicato  in  favore  del  monastero 
di  s.  Zaccaria  di  Venezia;  e  nel  1 0^7  eia 
in  Roma  con  altri  vescovi  alla  sentenza 
pronunziata  da  Giovanni  XIX  detto  XX 
in  favore  di  t'oppone  patriarca  d'  Aqui- 
leia,  contro  quello  di  Grado.  L' Ughelli 
esibisce  il  dqtlonia  concesso  alla  fi.  Chie- 
sa di  Vicenza  dall'  imperatore   Corrado 
II.  Di  Lamberto  del  I  o36  e  ili  Teobaldo 
del  1087,  non  parla  il  Cappelletti,  se  non 
per  escluderli;  ma  di  Astolfo  del    io33, 
che  l'Ui^helli  dice  intervenuto  nel  i  o  j^i  al 
concilio  di  Favia  :  anch'egli  fece  concessio- 
ni al  monastero  doppio  di  s.  Pietro,  abi- 
talo da  monaci  e  da  monache.  Nel  1  o53 
era  vescovo  Liudigero  II,  il  quale  genero- 
samente aiutò  il  detto  monastero  di   s. 
Pietro  in  Piano  pel  restauro,  e  viveva  an- 
cora nel  1066,  rinnovando  alla  badessa 
le  concessioni  del  predecessore,  il  che  con- 
fermò due  anni  dopo.  Essendo  nominato 
anche  Sindicherio,  die'motivo  all'Ughel- 
li,  dice  l'ab.  Cappelletti, d'introdurre  nel- 
la serie  de'  vescovi  Arnaldo  del  1046,  e 
Smdicherio,  che  il  Coleli  chiama  Litite- 
rico,  res'auralore  nelio54  del  ricordalo 
monastero,  ed  anche  un   Bernardo  nel 
I  o56,  invece  vescovo  d'Ascoli.  Dal  1  080 
sino  ali  io4  si  trova  il  vescovo  vicentino 
Ecceiinoo  Azolino,  che  nel  1096  era  a- 
ilercDie  all'antipapa  Clemente  111,  oltre 


Vie  ai9 

l'esser  seguace  d'  Enrico  IV  persecutore 
della  Chiesa,  da  cui  ebbe  privilegi  e  im- 
inunilà  ,  prùmisfjne  fnit-,  f/ni  dticìs,  cO' 
ìiiilis  ,  niarchionisfiiie  inipcrialis  tiliilo 
ìnsi>^iiirefiir  ;  meriirn  ri  niixliiin  itiipe- 
rinin  in   ì  iccntinn  civitute,  rjtisdcinqiie 
roi/iilalu  acccpit.  liane  </ignilalcin  inni- 
(liiam  J^icarios  inipcri'nles  teitui'sse  vi- 
cciilinoxprncsulesndannutnnitjiieiiSG 
idem  asserii  Jo.  Daptista    Palearinn<! 
siiis-  patrìae  in  his/oriis  scriptum.  L'tJ- 
ghelli  produce  il  diplojna  cui  risponden- 
le  d'Eiiricol  V,  eil  altro  di  privdegio  con- 
cesso al  monastero  suburbano  de'ss.  Fe- 
lice e  Fortunato.  Il  vescovo  Torengo  se- 
deva nel  I  I  08,  e  del  suo  dominio  tempo- 
rale parlai  più  sopra,  in  uno  a'couibat- 
timenti  sostenuti  pel  castello  ili  Hrendola 
co' vicentini  suoi  nemici, co'quali  lo  ricon- 
ciliò Enrico  V.  Propinqua  alla  cattedra- 
le edificò  la  canonica,  acciò  vi  abitassero 
i  canonici  con  vita  comune,  come  ne'lem- 
pi  antichi.  Neil  1  1  ()  intervenne  a  Tievi- 
so  al  giudicato  d'Enrico  V,  ed  ancor  vi- 
veva nel  I  I  I  7.  Croveruava  nel  1  i  24  En- 
rico 11,  il  quale  con  alto  ilei  1  1  3  1 ,  presso 
il  Cappelletti,  beneficò  la  chiesa  e  mona- 
stero de'ss.  Felice  e  Fortunato,  Indi  nel 
I  i34  Lotario  zelantissimo  nell'osservan- 
za dell'eccleNiasliche  discipline,  e  della  ri- 
cupera de'beni  di  Chiesa  dagli  usurpato- 
ri; laonde  Eugenio  III  l'incaricò  co' vesco- 
vi ili  Padova  e  di  Trento  nel  i  1  4'J  a  f**- 
re  restituir  quelli  de'canonici  di  Verona. 
Venne  poi  nominalo  in  un  diplonia  d'A- 
lessandro I  II  del  (  I  68,  da  quel  Papa  e  da 
q  cardinali  sottoscritto,  a  favore  del  ce- 
nobio Fortonaziano ,  in  cui  si  apprende 
la  cronologica  successione  di  vari  vesco- 
vi.  Trovasi  Lotario  segnato  nel   docu- 
mento della  consagrazione  di  s,  Giorgio 
di  Verona,  seguita  nel  i  i  \o.  Gli  successe 
Uberto  I,  di  cui  le  notizie  cominciano  nei 
I  I  53,  quindi  implorò  e  ottennenel  1  1 5^ 
dall'imperatore  Federico  I  la  conferma 
de'privilegi  e  diritti  concessi  alla  s.  Chie- 
sa di  Vicenza  daree  imperatori,  l'Lgìiel- 
li  oUVendone  l'atto.  Nel  1164  fioriva   il 


aio  Vie 

vescovo  Aiiberfo,  già  arciprete  della  cat- 
leclialc,  e  viveva  neh  i7().  1"  tale  anno 
eli  successe  il  I).  Giovanni  I  Sordi  riol)ile 
cienionese,  che  dal  cognome  de!  2.°  ma- 
rito di  sua  madre  è  detto  pure  Caccia- 
fioDle  o  Cayafi  onte,  già  priore  di  s.  Vit- 
tore, poi  aMiate  benedelliiio  di  s.  Loren- 
zo neh  i55,  insigne  [iiedicatore,  propu- 
gnatore dell'ecclesiastica  libertà; assai  pio 
e  dotto  fu  instancabile  difensore  d'Ales- 
sandro 111,  contro  gli  antipapi  sostenuti 
da  Federico  l,il  quale  silegnalo  lo  ban- 
di da  lutto  il  leriilorio  cremonese,  onde 
SI  rifugiò  in  una  piccola  chiesa  vicino  al- 
rOgliu.  Mauleniie  il  popolo  vicentino  e 
alili  circostanti,  colle  sue  pieiliclie,  nel- 
J'ul'bidienza  d'Alessandro  II!;  e  quest'in- 
formalo  di  tanto  z(do,  deposto  Graziado- 

10  vescovo  scismatico  di  Mantova,  lo  fa- 
ce aujininistratore  di  (juelia  chiesa,  e  do- 
po due  anni  nel  i  179  lo  dicliiaiò  vesco- 
vo di  Vicenza.  INel  seguente,  q«ial  procu- 
ratore del  patriarca  d'Aqudeia,  sostenne 
Je  sue  ragioni  nella  gravissima  dis[)ula 
agitata  in  Roma  contro  (piello  ili  Grado; 
e  hi  ani  he  giudice  nel  i  1  83  nella  lite  tra' 
canonici  di  Verofia,  ed  i  cavalieri  templa- 
ri, anno  che  fu  l'ultimcj  di  sui  esempla- 
re vita,  imperocché  sempre  inlento  alla 
difesa  dell'ecclesiastica  lil)erlà  e  de'  suoi 
diritti  vescovili,  fu  da  un  empio  vassallo 
di  sua  chiesa,  die  giustamente  avea  pri- 
vato del  feudo,  sulla  piazza  della  catte- 
drale percosso  con  pugnale,  e  volò  al  cie- 
lo a' 16  marzo,  dopo  aver  pregalo  pel 
suo  uccisore,  e  in  segno  di  pace  benedet- 
to, in  (uiel  luogo  i  vicentini  innalzarono 
una  colonna  monumentale,  che  sussiste. 

11  corpo  del  bealo  mai  tire  fu  de[)osl()  in 
nrca  marmorea  nel  coro  della  cattedra- 
le, con  somma  venerazione  de'  vicenti- 
ni, come  ne'  versi  scol|)iti  e  [)rodotli 
dairU-helli,  insieme  all'  iscrizione  posta 
al  suo  nuovo  sepolcro,  quando  nel  1  4i  '  1 
volendosi  l'abbi  icare  la  cappella  maggio- 
re, (11  ir^islerito  in  (juella  della  B.  Vergi- 
ne incoi  Oliata,  sotto  l'aliare,  il  Papa  Ono- 
rio 1  V  di  sua  sanlitù  e  martirio  ordinò  iu- 


V  I  C 

qiiisizloni  nelle  diocesi  di  Vicenza  e  Gre- 
inolia.  Scrissero  di  lui ,  il    l*agliarini   in 
JJislor.  J'icciiliiiis,  e  INI.  Antonio  Tiene 
ili   Cnlalogo  Sa»ctoritnt,  ac  Beatoruni 
rircnlin.  We  fu  successore  nel  r  184  l^i- 
slore  canonico  regohire  di  Porto,  al  cui 
tempo  l'imperatore  Enrico  VI  recando- 
si nel  suo  legno  di  Sicilia,  passò  per  Vi- 
cenza e  fu  regiamente  ospitato  nell'epi- 
scopio. Si  mostrò  gejieroso  col   capitolo 
della  catìedrale,/jro  rtinedioaniiiìae  no- 
slrae,  noxtronunqneprnedeceswruin  si~ 
inttl  et  succfs forum  (si  fecero  pure  dona  • 
zioni  per  renilere   propizio  Do  anco  ad 
nitri,  Sebbene  non  del  proprio   celo,  né 
parenti.  Cosi  Lupo  duca  di  Spoleto  nel- 
l'ottobre y4^  ^*^^^  ""^  donazione  a  Far- 
fa,  ancUepro  nìcrcedi-Domni  nostri  Rat' 
cliisi  lYi^ii  lon^oììordoniiii.  Insolito  fat- 
to ne'duchi  di  Spoleto,  anco  pel  chiama- 
re signor  loro  il  re  liachis);  e  dopo  aver 
confei malo  i  privilegi  e  donazioni  degli 
antecessori,  fece  diverse  concessioni.  Egli 
patì  gravi  molestie  per  l'intestine  tliscor- 
die  de'vicentini,  da  Giacoiio  di  Bernar- 
do  bolognese    [)udestà  tli  Vicenza;  e    da 
Ezzelino  il  da  Uoo>ano  (u  mandato  qua- 
si in  esilio  dalla  città  nel  1  1  q^,  come  nar- 
ra Geraldo  Maurisì  vicentino  nella  sua 
Jfisloria.  Pertanto  si  ritirò  nel   suo  ca- 
stello di  Brendola,  di  che  non  contenti  i 
suoi  nemici,  volendo  disfarsene,  senza  pe- 
lò   oUrjndei  lo  nella  persona,  alcuni  isti- 
garono due  canonici  vicentini  a  farlo  de- 
porre dal  vescovato,  accusandolo  al  Pa- 
pa di  molli  enormi  delitti.  Ma  esso  si  re- 
cò tosto  ili  Roma  da  Innocenzo    III    nel 
I  19S,  e  dimostrò   la  filsilà    dell'accuse, 
onde  il  Papa  commise  a  3  giudici  diligen- 
te inquisizione,  e  ne  risultò  la  piena  in- 
nocenza del  vescovo,  il  quale  liberissimo 
tornò  al  castello  di  Brendola,  in  cui  rima- 
se nuche  ledue  fazioni  si  pacificarono.  Mo- 
rì nel  I  -203,  e  attesta  rUgheHi,/;/o/;e  ca- 
slriim  Snlcdiisagillisronfossnin  inprae- 
lio  cccidisse.j  ejitsque  corpus  /  icenliarn 
rclalum  in  ecclesia  s.  Marine  jnx la.  siios 
anlecessores  scpuluini  fuisse.  Fir  fuil 


V  IC 

piane  rnìlitaris^cl  panini  in  quiete  ecde- 
siaiii  .siili  crcclita/n  aibniiii^tiun'it.  ^el 
I2o4  gli  fu  sosliluito  Uberto  11  o  Oliver- 
io, e  si  inusltò  e^li  niicuia  btnefluu  col 
capitolo,  al  quuie  Innocenzo  III  concesse 
privilegi  con  iliplutn.i  lìu  Ini  e  dn  i  i  cur- 
dinali  soltO'<cnllo,  esihilu  cLiU'L^lielli,  ii- 
nilaaiente  ullaliro  tlello  sles^o  l'iipn.di 
ile[)Osizione  de  I  vescovr),  e  di  quello  del- 
l'imperatore Ottone  IV  di  conferma  di 
privilegi  di  sua  chiesa,  enraanato  nel  1210. 
Altri  docutnenti  si  leggono  nelle  Chiese 
d'  Italia  deil'ab.  Cappellelli,  etl  è  in- 
teressante quello  che  dtscrive  lo  stalo  di 
questa  chie^a  nel  XIII  secolo.  Da  esso  si 
trae,  che  caricato  di  debili  il  vescovato 
vicentino,  a  segno  di  noD  aver  più  il  ve- 
scovo di  che  sussistere,  venne  in  visita  il 
patriarca  d'Acpiileia,  il  quaìe,  conosciuto 
pienamente  il  disordine,  deliberò  che  dal 
vescovo  Uberto,  annuente  \\  capitolo,  si 
vendessero  alcune  possessioni  per  pagare 
i  debili.  Tutto  venne  eseguito,  e  stabilito 
l'alimento  e  vestito  del  vescovo  e  de'suoi 
famigliari,  1'  alto  venne  pubblicato  nel 
1208  dal  patriarca  nella  sala  dell'episco- 
pio di  Vicenza.  Nel  seguente  anno  Uber- 
to Il  accolse  in  Vicenza  i  religiosi  umi- 
liati, ed  i  monaci  camaldolesi  :  a'  primi 
concesse  luogo  il  magistrato  civico,  a'se- 
condi  donò  il  vescovo  la  chiesa  di  s.  Vi- 
to, co'suoi  diritti  e  pertinenze; dipoi  i  tuo- 
naci si  Ira^feriiono  presso  la  chiesa  di  s. 
Lucia  e  ivi  ed  idearono  il  monastero.  Ma 
nel  1212,  Uberto  11,  quale  dilapidatore 
de'beni  di  sua  chiesa,  fu  deposto  d.iUa  di- 
gnità episcopale  per  sentenza  del  legalo 
apostolico  Sicardo  vescovo  di  Cremona, 
confermala  da  Innocenzo  HI  colla  me- 
morata lettera.  Inoltre  con  essa  il  Papa 
ingiunse  al  legato  d'intimare  al  capitolo 
vicentino  d'  elegi^ere  il  successore  entro 
uu  mese.  Pare  che  il  capitolo  ciò  non  ell'et- 
tuasse,  per  ricusarsi  il  vescovo  dipartire; 
e  da  altra  ponlilicia  epistola  al  legalo  si 
raccoglie  che  Uberto  1 1  a'26  aprile  1 2  1  3 
continuava  nel  possesso  della  chiesa  e  al- 
tiesi  a  dilapidaiue  i  beui,  qua&i  iuteolo 


V    I   C  32  1 

a  consumarne  il  I Citante.  Laonde  Inno- 
cenzo 111,  cdu  lettera  riportata  dall'  U- 
glielli,  mandò  a  Vicenza  per  ainininislra- 
toiee  procuratore  della  chiesa  vicentina, 
iNico^ò  I  Mallraver-.o  nobile  vicentino,  ve- 
scovo di  Ilf^i;io  di  Modena,  e  conlinuò 
nell'ullzio  sino  al  I  2  l(),  d(jpo  averj^etta- 
ta  lai."  pietra  per  la  chi«s-j  di  s.  Hai  to- 
loineo,  la  quale  lo  divenne  poi  dello  spe- 
dai grande.  Avea  Onorio  HI  nel  1217  co- 
mandato al  vescovo  di  Padova  d'obbli- 
g.ire  i  canonici  di  Vicenza  a  procedere 
all''  elezione  del  proprio  vescovo,  ma  essi 
noi  l'ecero. Circa  (|ueslo  teinposembia  che 
sia  passato  per  Vicenza  s.  iJoiuemco  fon- 
daloi  e  dell'oriline  de'predicatori,  il  quale 
in  Padova  ammise  tra'  suoi  seguaci  i  S 
vicentini  poi  elevati  all'onor  degli  altari, 
cioè  il  b.  Giovanni  da  Schio,  il  b.  liarlo- 
lonieodibreganzeeil  b.  1  snardo d.i Ghia m- 
po.  Finalmente  (u  dato  il  pastore  alla 
chiesa  vicentina  con  Gilberto  canonico 
della  cattedrale,  eletto  di  fresco  a'3  giu- 
gno I  2  I  f),  (juando  stipulò  un  alto  per  la 
chiesa  di  s.  Darlolomeo.  Nel  1220  il  pa- 
ti iiuca  d'Aipiileia  confermò  a'  canonici 
della  calteilrale  i  privilegi  e  loro  beni. 
Verso  tal  epoca  furono  introdolli  in  Vi- 
cenza i  francescani,  e  si  edificò  la  chie- 
sa di  s.  Tommaso,  a  cui  fu  assegnata,  in 
separalo  e  distinto  luogo,  abitazione  a' 
canonici  e  alle  monache  della  congrega- 
zione di  s.  Marco  di  Mantova.  Un  docu- 
mento del  I  226  di  nuovo  fa  palese  lo  sta- 
lo deplorabile  della  mensa  episcopale,  ri- 
tlolla  all'estiema  povertà,  per  le  dilapi- 
dazioni d  Uberto  11.  Intanto  Ezzelino  HI 
da  Romano  im[>adi  ondosi  di  Vicenza,  pel- 
le sue  tirannie  crudelissime,  fuggi  Gil- 
berto, e  per  l'angoscia  e  tra\aglio  che  ne 
sofferse  mori  nel  1227.  Io  questo  gli  suc- 
ces>e  il  vescovo  Giacomo;  a  cui  nel  1282 
il  modenese  Manfredo  de' Pii  ,  secondo 
lab.  Cappelletti,  e  non  de'Tris>iiio  e  vi- 
centino come  con  altii  scrisse  1' Ughelli, 
il  quale  con  tale  credenza  pubblicò  l'am- 
plissimo privilegio  concesso  nel  1  23o  dal- 
l'imperatOLc  Fedeiico  il  alld nubilissima 


1^1  Vie  Vie 

famiglia  Tiissino.  Amatore  degli  ordini  ss.SpInn.dellcquali  reliquie  ed  usodigià 
regolari,  nel  1242  donò aliasiulcirltii  con-  parlai.  Alessandro!  V  lo tiashilò  a* i  S  gen- 
giegazione  di  Mantova  la  chiesa  e  .-.pe-  uaio  dal  vescovato  di  Niniosia  o  LemisJ^o 
dale  di  s.  Nicola  di  iN'iinlo,  acciò  vi  pian-  o  Xnpoli  (/'.)  nell'isola  di  Cipro,  par- 
lasse un  monastero  di  canonici  e  di  me-  landone  il  p.  Le  Quieo,  Oncns  ihristia- 
nache,  simile  al  ricordato,  da  pochi  anni  iiui,-,  nel  t.  3,  p.  i  2  1  7  e  1225.  Ma  avendo 
eretto  per  essi  in  Vicenza.  Nel  1  244  sciol-  l'eretico  Ezzelino  111,  signore  di  Vicenza 
se  dall'episcopale  soggezione  le  monache  e  della  Marca  Trevigiana,  fatto  di  que- 
d'Aiaceli,  che  di  recente  eiansi  fabbrica-  sta  [)seudo-arcivescovo  Geremia  caposel- 
ta  la  chieda  e  il  monastero,  solo  riservan-  la  degli  eretici  patareni,  edella  stessa  set- 
dosi  il  diiitto  della  consagrazione  della  la  intrudo  nella  sede  vicentina  il  falso  Vi- 
cliiesa  e  degli  altari,  la  benedizione  della  vianoD(;glo,il  venerandoBartolomeo  non 
badessa  e  delle  monache^  oltre  l'annuo  potè  recarsi  mai  al  suo  vescovato  finché 
tributo  d'  una  libbra  di  cera  nella  festa  visse  il  tiranno;  si  trattenne  in  Padova, 
delia  Purificazione  al  capitolo  cattedra-  e  quello  morto,  nel  1  260  porlossi  alla  sua 
le;  piìi  concesse  loro  la  metà  de'mulini  di  chiesa.  Dipoi  nel  12G7  si  trovò  in  Bolo- 
Loitgaie.  Fu  anco  benefico  colle  mona-  gna  alla  2.Mraslazionedel  corpo  di  s.  Do- 
cile di  s.  Pietro.  Quest'ottimo  pastore  in-  menico,e  concesse  privilegi, decime  egiu- 
corse  nello  sdegno  dell'empio  Ezzelino  risdizioni  a'suoi  canonici,  ^ell26}:^  emi- 
III,  dominatore  feroce  di  Vicenza,  e  fu  se  dichiarazione  formale  dell'episcopale 
costretto  /uggire  nella  sua  patria.  Inno-  giurisdizione  sul  castello  di  Uarbarano  ; 
cenzo  IV  commosso  dalla  di  lui  sciagu-  neli2(ì()  investii  delle  decime  del  castel- 
ra,  ordinò  che  da  tutte  le  chie>e  d'ilalia  lo  di  liiendola  i  frali  e  nioDache  di  s. 
soggette  alla  legazione  del  cardinal  Ubai-  l]artolonieo,<]ella  congregazionedi  s.Mar- 
dini,  si  pagasse  determinala  somma  di  de-  co  di  Mantova;  e  d'un  feudo  i  fratelli 
naro  pel  mantenimento  del  profugo  pi  e-  Corrado  e  Gimberlo  da  Seralico.  Donò 
lato;  e  perchè  n'era  diflicile  l'esazione,  il  nel  i  270  a'cavalieri  gaudenti  un  luogo 
J'apa  nel  1253  incalicò  il  preposto  di  s.  per  fabbricarvi  una  casa  dell'ordine  a  s. 
Martino  della  diocesi  di  Modena  a  rimuo-  l*ielro  in  Monte,  nella  quale  poi  sotten- 
vereconeflicaciaogni  ostacolo. MoiuMan-  Iraroiio  le  monache;  ed  a'suoi  domenica' 
fredo  in  Modena  1'  1  i  agosto  1  255,  e  fu  se-  ni  della  propria  chiesa  di  s.  Corona  fece 
pollo  nella  chiesa  de'domenicani,  coll'e-  donazioni  pel  compiuiento  della  fabbri- 
pigrafe  theofl'ie  l'ab.  Cap[)elletti,  il  qua-  ca,  e  per  la  formazione  del  convento,  ove 
le  pure  riporta  della  chiesa  vicentina  non  fu  posta  da  essi  un'  iscrizione  a  di  lui  o- 
pochi  monumenti  che  non  si  trovano  nel-  nore.  Delle  sue  dotte  ed  erudite  opere  ra- 
rCghelli,  perciò  anche  in  questo  bene-  giona  il  p.  Angelo  Gabriele.  Morì  santa- 
inerilo  delle  chiese  italiane.  Gli  successe  mente  com'era  vissuto,  e  della  sua  toin- 
iionmai  Paolo,  come  vuole  l'IJghelli,  ma  ba  in  s.  Corona  di  sopra  pai  lai,  con  epi- 
nel  I25G  il  b.  Bartolomeo  de' conti  di  grafe  pubblicata  supplita  dal  Faccioli  nel 
Bieganze,  nobile  vicentino,  diletto  disce-  iMiiseo  lapidario  ritentino,  e  riprodot- 
polo  di  S.Domenico,  illustre  teologo,  isti-  ta  dall'ab.  Cappelletti  con  altra  po-itavi 
luloie  de'frali  cavalieri  Gaudenti  (^.),  più  tardi.  Nel  i  27  1  gli  successe  il  suo  vi- 
per  fieiiare  le  fazioni  de'  Guelfi  e  Ghi-  cario  e  arcidiacono  della  c?.ltediale  Ber- 
Ltllini,  già  Maestro  dels.  Palazzo  apo-  nardoNuelli  [liacenlino,  eletto  dalla  mag- 
òtolico  (/  .),  indi  legalo  apostolico  nella  gior  parto  de'ianonici  ,  gli  altri  avendo 
Siria  d  Innocenzo  IV  per  accompagnare  intruso  Antonio  Guarneiini  padovano,© 
nella  crociata  s.  Luigi  IX,  il  quale  gli  do-  meglio,  secondo  il  Campi,  Gomberlo  Pie - 
nò  palle  del  legno  della  ss.  Croce  ed  uua  dilegiin padovano,  abbate  beuedetlino  di 


V  I  e 

s.  Felice.ftivorilotla'suoi  concilladinl;  pei* 
cui  insorse  scìsinn  che  dui  ù  io  mini,  ne' 
quali  s'intitolava  eli  Ilo,  (jiicliè  per  mito- 
rità  ili  Martino  IV  nel  1281  prese  pos- 
sesso di  sua  chiesa  ,  colla  reinltgra/ione 
ili  tutte  le  ville,  boiglie  e  castelli,  tle'cpia- 
li  era  stato  spogliato.  I\Ia  non  cessarono 
le  sue  amarezze  e  travagli,  iinperoccliè 
dopo  essere  stato  perseguitalo  ,  come  il 
predecessore,  dagli  eretici  numerosi, e  spe- 
cialmente dall'intruso  Coglo,  che  il  ve- 
scovo fece  imprigionare,  ed  iiiutihnenle 
tentando  di  fiirlo  ravvedere  da'suoi  erro- 
ri, lo  condantiù:  se  non  che  coll'aiuto  de' 
suoi  patareni  gli  riuscì  fuggire;  quindi  i 
suoi  nemici  con  calunnie  ne  denigrarono 
le  azioni,  imputandogli  d'esser  complice 
d'una  congiura  ne\i2'jc),  contro  la  città 
e  suoi  governanti,  per  levarla  dalla  colle- 
ganza o  dominazione  de'padovani;  e  fu  al- 
lora che  gli  avversali  temerariamente  in- 
truseroii  Guarnerini  canonico  di  Padova, 
col  favore  di  Bellelano  suo  fratello  podestà 
di  Vicenza,  ma  non  tardò  il  perturbato- 
re ad  esserne  cacciato.  Altre  molestie  gli 
produssero  i  fratelli  Pileo  e  IMarcabru- 
no  de'Pilei  principali  cittadini,  imposte? 
sandosi  dell'episcopio,  cui  non  basii)  il 
braccio  secolare  ad  espellerli.  Il  vescovo 
ricorse  al  Papa,  e  il  delegalo  vescovo  di 
Padova  pronunziò  contro  i  i\i\e  maligni 
fratelli  e  loro  aderenti  le  censure  eccle- 
siastiche. Tutlavolla  fecero  resistenza  al- 
cuni giorni,  se  non  che  atterriti  da'  ful- 
mini spirituali,  abbandonarono  il  palazzo 
in  cui  eransi  forlirioali.  Non  per  questo 
i  suoi  nemici  lo  lasciarono  in  pace,  e  viep- 
più inviperiti  lo  accusarono  alla  s.  Sede 
qual  fautore  ne' patareni.  L' umile  e  in- 
tegerrimo vescovo,  senza  lagnarsi,  non 
pensò  che  a  difendersi  in  Vicenza  e  a  Ro- 
ma, ma  tosto  resiò  svergognata  la  perfi- 
dia de'  nemici,  e  trionfante  la  sua  inno- 
cenza. Altra  controversia  subentròad  af- 
fliggerlo, pel  decreto  del  comune  di  Vi- 
cenza, col  quale  si  toglieva  a  ciascuno  le 
giurisdizioni  civili  nella  città  e  nel  conta- 
do. Intraprese  la  difesa  di  sue  ragioni,  e 


V  I  C  20.3 

giunto  il)  Roma,  il  Papa,  chi  era  nota  la 
di  lui  pietà  e  priuU'u/a,  lo  creò  legato  a- 
poslolico  per  la  Romagna  e  Marca  Tre- 
vigiana, e  morì   in  Roma   nel  dicembre 
I  a8b.  Onorio   IV  nel    seguente    marzo 
trasferì  da  [Monopoli  a  questa  sede   Pie- 
ti'o  il  Saraceni  nubile  romano,  la  cui  fd' 
miglia  si  propagò  poi  in  Vicenza  pera- 
ver  infeudato  di  Cassano  il  nipote  (Vio- 
vanni,  il  che  confermò  poi  nel  1  iq^)  Bo- 
nifacio Vili.  Altra  infeuda/ione    di  ca- 
stelli die'  a'  fratelli  Gualdinelli   conti   di 
Dissari,  nobilissima  e  antica  famiglia  vi- 
centina, con   diploma  presso   1'  Uglielli, 
già  tiella  patria  chiesa  difeiHori  e  A7re- 
(loniini,  per  cui  godeva  il  vetusto  privi- 
legio di  condurre  pel  freno  del  cavallo  il 
nuovo  vescovo  per  la  città,  recandosi  a 
prender  possesso  della  cattedrale, ed  in  se- 
gno tlell'avvocazia  si  ritenevano  il  cavallo 
bardato.  Pietro  II  concesse  privilegi  agli 
umiliati,  e  fu  rettore  pontificio  di  Roma- 
gna, ove  d'ordine  del  Papa  predicò  una 
crociala  contro  i  ribelli  in  Ravenna  ,  in 
Imola,  in  Faenza  e  in  Forlì  ;  per  cui  da' 
Polentani  e  da'Malatesta  fu  preso  e  po- 
sto in  carcere.  Morto  nel  I2f)5,  in  cpie- 
sto  da  Firenze  fu  trasferito  a  Vicenza  An- 
drea Il  de  Mozzi   fiorentino,  cappellano 
di  Bonifacio  Vili.  Al  suo  tempo  si  for- 
marono gli  statuti  del  capitolo  vicentino, 
poi  promulgati  nel  i3oq.  Cessò  di  vive- 
re nell'aprile  i  2q6,  e  il  suo  corpo  fu  por- 
tato a  F'irenze  nella  chiesa   gentilizia  di 
sua  famiglia.  Per  l'elezione  del  successo- 
re avvenne  uno  scisma.  Poiché  i  canonici 
e  il  capitolo  elessero  il  priore  domenica- 
no fr.  Giacomo o  Guidone  Bissali  vicen- 
tino, e  Bonifacio  Vili  vi  promosse  il  b. 
Rainaldo  o  RinaldoConcoreggi  milanese. 
L'  elezione  di  fr.  Giacomo  fu  approvala 
dal  patriarca  d'Aquileia,  e  lo  consagrò; 
laonde  prese  possesso,  e  in  lutto  cominciò 
ad  esercitare  l'uflizio  vescovile  e  prose- 
guì per  alcun  tempo,  malgrado  le  censu- 
re inlimale  e  la  sentenza  di  deposizione 
del  Papa,  pronunziate  contro  di  lui.  Al- 
fine, do[)o  alcuui  mesi  di  lolla,  fr.  Già- 


2^4                 vie  y  I  e 

conio  rinuiiziò  e  si  ritirò  nel  ino  convento  Permissione  Dh'ina  Episcopits  J'icenti- 
di  s.  Corono.  Il  b.  RainalJo  erasi  (in  al-  mis.  Cessò  di  vivere  nel  iSai,  e  nel  ine- 
loiu  inlilolalo  tifilo.  benrliè<iuul  rei-  clesinio  f^li  fu  sunoi^ato  il  veronese  Fnin- 
tore  eli  Romagna  per  lo  piìi  ne  l'u  ìm^hix-  cesco  I  Temprarmi,  allro  abbate  di  s.  Ze- 
te, ed  ai  i  ()  novetidìre  i  3o3  Iti  pronios-  no.  Intanto  nel  lZ^J.  Papa  Giovanni 
so  ad  arcivescovo  di  Ravenna,  nel  (piale  XXII  riservò  a  sé  1'  elezione  de'  vescovi 
{irlicolo  celei)raiidone  le  gesle  ,  notai  il  della  provincia  ecclesiastica  d'Aquileia,e 
suo  cullo  imnicmorabile  riconusciiilo  nel  perciò  anco  di  Vicenza,  il  die  non  seinjue 
i852  dal  V.'.yin  regnanle.  Gli  fu  tosto  osservò  il  capi  lolo,  come  dovrò  dire^  ed 
sostituito  Allogiddo  Cattaneo  ile'signoii  anco  il  veneto  senato  se  ne  appropriò  |)oi 
di  Lenilinaia  arci[irete  di  Padova  e  ce-  il  diritte.  iMorto  Francesco  nel  i  33 5,  l'U- 
lebie  giureconsulto,  per  disposizione  ili  glielli  registra  un  Pietro,  escluso  dal  Gap- 
Ctnedello  XI,  il  quale  detei  u)inando  a  pellelli,  mancandogli  luogo,  poiché  nel 
IO  il  numero  de'canoiiici,  concesse  i'o-  dicembre  di  delloaimo  già  sedeva  il  ini- 
zionealleprebende. D'animo  eccelso  e  in-  nonta  fr.  Biagio  di  Citta  iNova,  o  meglio 
limo  amico  ile'maulie>i  d'Este,  sommi-  da  Lionessa,cheanzi  luHostesso  mese  rin- 
nistioioro  1  5oo  cavalieri  conilo  i  veneti  novo  l'inveslitura  a' bassanesi.  Riasime- 
ilie  infestavano  Ferrara  ,  assediando  il  vole  ne  fu  la  condotta  ,  e  querelalo  dal 
niarcliese. Con  pi  udtnza  sostenne  litecol-  clero  e  popolo  a  Beuedello  XII,  questi 
la  città  per  certi  boschi,  la  quale  sicompo-  nel  i  33()  lo  sospese  (certo  dopo  il  kj  mar- 
se  nel  i  3  i  o  mediante  il  compenso  d'una  zo,  in  cui  nel  castello  di  Brendola,  alla 
somma  pagala  al  vescovo,  per  liuiuove-  sua  presenza,  i  nobdi  Trissinosi  divisero 
le  ogni  futura  pretesa  ,  e  ne  fu  scolpilii  i  feudi, secondo  l'annalista  patrio  Castel- 
niainioiea  memoria  sul  muro  della  toi-  lini,  allegalo  dall'  Ugheili)  dal  governo, 
le  niaggioje  di  Vicenza,  il  cui  tenore  in  ed  i  canonici  elessero  alcuni  vicari  per 
uno  a  quell'accordo  ollìe  Ughelli.  Nel  leggere  gli  allari  della  diocesi.  Però  il  ve* 
i3o7  impose  regole  e  discipline  al  mona-  scovo  rimase  saldo  nella  sua  residenza  , 
stero  ilopp:o  di  s.  Riagio  di  poi  la  Nuova,  alternandola  con  Padova,edtsercilaiido  le 
fondato  dal  predecessore  Pietro  II, appun-  vescovili  incumbeiize,  come  per  l'aboli- 
to per  la  separazione  da'frali  dellospeda-  zione  nel  i  343  della  dignità  del  prevo- 
le, con  muro, e  che  per  mezzo  della  rota  si  sto  del  capitolo  vicentino,  questo  conseii- 
dovesse  loio  soaiminisliare  ilquolitliano  ziente,  [ler  togliere  il  disordine  introdot- 
villoedallio.iom  èpiovnIodalCappelIel-  tosi  di  [)rouiiiovervi  persone  laiche,  ap- 
li. Moii  a  Padova  nel  I  3  1  4  e  fu  sepolto  in  plicaudone  i  proventi  in  comune  al  ca- 
s.  Agostinocoll'epitc.nio  datoci  da  Ughel-  pitolo  slesso  ;  finché  Clemente  VI  nel 
li.  Gli  successe  nel  i3i5  Speiandio  ab-  i347  lo  trasferì  a  Rieli  a'24  sellembre, 
baie  ili  s.  Zeno  di  Verona,  che  nel  i  3  19  o\e  in  più  modi  lodevole  ,  saggia  e  ze- 
piesci  isse  le  regole  di  s.  Agostino  e  la  for-  Ionie  ne  fu  la  condotta.  iNel  seguente  an- 
ma  dill'abilo  ad  un  nuovo  istituto  leli-  no  Vicenza  ebbe  a  vescovo  fr.  Egidio  d« 
gioso,  plesso  la  ijiiesa  di  s.  Agostino  fuo-  Roni  di  Coi  Iona  agostiniano,  nunzio  a 
ridi  portas.  Felice,  assegnandogli  a  prio  Cailo  IV  imperatore,  alle  cui  istanze,  sc- 
ie l'eremita  U\  Gacomo,  e  inveslendolo  condo  il  Gandolfì,  nella  Nulizia  de  Car- 
coll'anello  pontificale.  Coopeiò  pure  alla  il  liih  li  del  L'or  ili  ne  ai^osli'iiano,(i\  cìnalo 
ioiulazione  d  un  pio  luogo  per  accoglier-  tale  da  Innocenzo  VI,  tua  non  lo  Uovo 
VI  a  penitenza  ledomie  traviale,  ad  islan-  negli  scnlt(jii  de'caidiiiali.  Fu  pure  min- 
za  della  pia  e  zelante  SoKlaiui  da  Gusto-  zio  al  «e  d'L'ngheria  Luigi  I,  e  per  ter- 
sa. Il  dtpioma  che  leggo  iiell'ab.  Cappel-  minaiecon  arbitraggio  le  vertenze  tra 
letti  comincia  colle  paiole  :  Sperandcus  Bolusjua  e  Ruruabò  Visconti  signore  di 


V  I  e 

Milano,  oltre  che  ad  altri  principi  e  vesco- 
vi (li  Germania.  IMoi  lo  nel  i  3(5 1 ,  gli  siio 
cesse  nel  i  3(j3  il  piacentino  Giovanni  l[ 
Sordi  canonico  di  Verona,  per  i  cui  si- 
gnori Scaligeri  fu  oratore  in  Avigno- 
ne al  Papa  :  costruì  da'  fundaaienti  pe' 
carmelitani  lì  chiesa  di  s.  Giaconìo  apo< 
stolo  di  Galizia,  ove  fu  [)osta  l'iscrizione 
riferita  dall'Ughelli  ;  col  consenso  del  ca- 
pitolo della  catteilrale  ap[)licò  alla  sua 
fabbrica  i  priorati  di  s.  Stefano  e  di  ca- 
ste! Gomberto,di  s.  Damiano  d'Altavilla 
e  di  s.  iS'icolò,  e  nel  i  38G  deposto  in  tale 
ciiiesa,  gli  fu  scolpito  l'epitallio  che  olfre 
il  Cappelletti.  Nello  stesso  anno  ne  occupò 
la  sede  ISicolò  II  da  Verona,  già  in  pa- 
tria arci[)rete  e  arcidiacono  ,  ma  al  dir 
dell'  LJglielli  sembra  intruso  ,  per  avere 
riconosciuto  Tanti  papa  Clemente  VII.  Vis- 
se pochissimo,  trovandosi  a'  i  febbraio 
1387  vicario  capitolare,  in  sede  vacante 
per  di  lui  morie,  l'arcidiacono  del  capi- 
tolo Domenico  Sossuolo.  Nell'aprile  1  3(SS 
vi  fu  traslalo  da  Piacenza  il  candioto  (o 
bolognese  o  d'altrove)  minorila  fr.  Pie- 
tro III  Filargo  :  il  can.  Cima,  Serie  cro- 
nologica dei;li  arcivescoi'i  e  vescovi  del 
regno  di  Sardegna,  lo  dice  trasferito  nel- 
l'istesso  anno  a  Novara  :  dipoi  nel  i4<^9 
nel  famoso  Sinodo  ( !^.)  di  Pisa  fu  eletto 
Papa  col  nome  di  Alessandro  /^^, per  es- 
servi stato  in  esso  deposto  Gregorio  XII 
legittimo  Sommo  Pontefice.  Nel  iBSg  in 
questa  sede  venne  traslato  daCenedaGior- 
gioTorti  diTortona.enel  medesimo  anno 
passò  al  vescovato  di  Cremona.  Laonde 
nel  1 3c)0  la  sede  vicentina  ebbe  a  pastore 
Giovanni  llICastiglioni  diiMilano, canoni- 
co di  ipiella  melropolitana,r/t'C(;/^irt/j/'5(ile' 
quali  riparlai  nel  voi.  LXXXVIII,p.258) 
canonie  is  oliininus  lo  chiama  l'Ughelli, 
nelT  umane  e  divine  lettere  coltissimo, 
professore  dell'università  di  Padova, con- 
sigliere di  Gio.  Galeazzo  Visconti  patrio 
duci,  ottimo  e  prudente  pastore.  Pas/o- 
ratibus  virlutibus  honorum  titulo<>  adj'e- 
rit,  Comilis  scilicet,  Marchionis,  et  Da- 
cis  Ficenlini,  quibus  voiuit  insigni  ri.  In 

VOL.  XCIX. 


V  I  e  ■i-ì'i 

Lonigo  fabbricò  una  casa  episcopale  con 
torro  ,  fece  nobili  e  ricchi  donativi  alla 
cattedrale.   ì\Iorto   in   IMilano  a' 3 1    lu- 
glio i4*^9>  trasferito  a  Vicenza, fu  tumu- 
lato in  detto  tem[)io  coH'epitaillo  prodot- 
to da  Ughelli,  cui  poi  fu  sostituita  sem- 
plice inilicazione.  A' i  2  del  seguente  a- 
gosto  Alessandro  V  nominò  vescovo  il  no- 
bile veneto  Pietro  IV  Emiliani  ,  giù  da 
lui  fatto  chierico  di  camera,  peritissimo 
nelle  lingue  greca  e  latina  esommodot- 
to.  A  suo  tempo  avvenne  la  già  celebrata 
apparizione  della  ÌMadonna,  che  die  mo- 
tivo alla  costruzione  del  magnifico  tem- 
pio sul  monte  Derico,  ed  egli  ne  giltò  la 
I.'  pietra.  Morì  a  Venezia  a'  4   '"agg'O 
1433  e  fu  sepolto  nella  chiesa  de'minori 
conventuali  con  epitalfio  io  versi  prodot- 
to dall'Ughelli.  Tre  giorni  dopo  i  cano- 
nici elessero  l'altro  patrizio  veneto  Fran- 
cesco Il  Miilipiero,  ch'era  vescovo  di  Ca- 
stello in  Venezia  ,  supplicando  il   Papa 
Eugenio  IV  ad  approvarlo  ,  come  fece. 
Licenziati  i  religiosi  di  s.  Brigida,  cui  d'ac- 
cordo colla  città  avea  afiidato  la  custo- 
dia del  santuariodi  Berico,  loro  sostituì  i 
servi  di  Maria  ;  ed  ammise  in  Vicenza  i 
gesuati,a'quali  concesse  il  luogo  per  fab- 
bricare il  convento,  e  la  chiesa  di  s.  Gi- 
rolamo in  via  Posteria,  dove  rimase.o  fi- 
no al  1668  in  cui  furono  soppressi,  suc- 
ceduti da'carmelitani  scalzi  che  nel  1720 
costruirono  la  loro  chiesa.  Di  più  accol- 
se iu  Bassano  gli  agostiniani  nella  chiesa 
della  ss.  Annunziata  del  Campo  Santo, 
già  delle  benedettine.  Morto  io  Venezia 
r  8  giugno  i4^i>  1'  corpo  fu  portato  a 
Vicenza.   Dicesi   che  il  capitolo  designò 
successore  Giacomo  Zeno  vescovo  di  Fel- 
tre  e  Belluno,  ma  PapaNicolò  V  non  l'ap- 
provò,destinandovi  io  vece  il  cardinal  Pie- 
tro V  Barbo  veneziano  a'  1 6  di  detto  mese. 
L'ab. Cappelletti  nonconvieoeche  ilclero 
vicentino  s'ingerisse  più  nell'elezione  del 
vescovo,  perchè  nella  repubblica  di  t'ene- 
zia,  come  notai  iu  quell'articolo,  chiun- 
queaspirava a' vescovati  facevasi  registra- 
re tra'coQcorreulì,  ed  il  senato  per  bai- 
i5 


226  Vie 

lotlazione  sceglieva  ;  e  per  questa  vacan- 
za olFie  i  nomi  di  12  coDConenli  ,  fra' 
quali  il  7aììo  ;  ma  il  I*apa  elesse  il  car- 
dinali Caibo,  che  a  mezzo  de'vicari  suoi 
\icegerenli  governò  la  diocesi  :  tali  furo- 
no Marino  Contarini  vescovo  di  Calta- 
ro,  poi  di  Treviso  ;  Gio.  Barozzi  vesco- 
vo di  Bergamo  ;  Francesco  Morosini  ar- 
cidiacono di  Vicenza  ;  fr.  Antonio  da  Fa- 
briano minorità,  vescovo  Senloneseodi 
Suacio  ;  Angelo  Foscolo  vescovo  INIon- 
tonese.  A' io  del  seguente  ottobre  il  car- 
dinal Barbo  fece  il  suo  solenne  ingresso 
io  Vicenza,  ripartendo  per  Roma  a'5  no- 
Terabre.  Nel  1459  trasferito  a  Padova  da 
Pio  li,  nel  seguente  anno  cede  il  vesco- 
\ato  a  Giacomo  Zeno  ,  e  fece  ritorno  a 
quello  di  Vicenza  ,  o  meglio  questo  ri- 
tenne ne'7  mesi  e  giorni  in  che  lo  fu  di 
Padova.  Scrisse  il  Novaes,  clie  gli  abbre- 
vialori  o  ufiìziali  de'brevi  istituiti  da  l'io 
11,  gl'impedirono  di  ritenere  il  vescovato 
di  Padova,  e  che  perciò  divenuto  Papa  li 
soppresse.  Restò  dunque  il  cardinale  ve- 
scovodi  Vicenza, e  noi  iu  Gregorio  Correr 
come  vuole  l'Ughelli;  ed  intanto  ne  fu 
luogotenente  e  amministratore  il  nipote 
IMarco  I  Barbo  {1'.)  patrizio  veueto,cliia- 
ro  per  virtù  e  vescovo  di  Treviso,  il  qua- 
le ne  diventò  ordinario  pastore  a' ly  set- 
tembre 1 464»  dopoché  lo  zioa'So  agosto 
era  divenuto  Papa  Paolo  II  {T^-).  Prese 
possesso  con  solenne  pompa  nel  seguente 
anno,  iocuia'27  aprile  nominò  suo  vice- 
gerente  Angelo  Fascio  vescovo  di  Fel- 
li e,  poi  tesoriere  pontificio, il  quale  eseguì 
la  detta  funzione.  In  questa,  Matteo  e  Gi- 
rolamo e  altri  fiatelli  conte Bissari,  anti- 
chi vicedomini  della  chiesa  di  Vicenza, ad- 
destrarono secondo  la  consuetudine  il  ca- 
vallo ornato  di  valdrappa  fino  alla  cat- 
tedrale, e  quindi  fu  loro  rilasciato.  Di  ciò 
resero  pubblica  testimonianza,  con  atto 
presso  l'Ughelli,  fr.  Antonio  da  Fabria- 
no vescovo  di  Suacio  e  sufiraganeo  del 
\escovo,  e  Pietro  Morosini  capilauodiVi- 
cenza.  Il  vescovo  Marco  I,  fatto  dallo  zio 
cai  dinaie  a' 18  settembre  1467,  dipoi  nel 


V  IC 

147  I  rinunziò  il  vescovato  pel  patriar- 
cato d*Ar|uileia.  Gli  successe  il  cardinal 
Battista  Zeno  (^1  .)  patrizio  veneto,  altro 
DÌ[)ote  di  Paolo  lì  ,  veramente  insigne, 
abbate  di  s.  Zeno  di  Verona,  che  restau- 
rò ed  ornò,  e  fu  benefico  pure  col  tempio 
di  s.  Francesco  di  Venezia.  A*  12  giugno 
14B6  seguì  il  decreto,  confermato  dal 
senato  veneto,  di  espulsione  degli  ebrei 
dal  territorio  e  città  di  Vicenza,  ivi  abi- 
liinli  nella  contrada  dei  Giudei;  e  Pie- 
tro Bruto  vescovo  di  Cattare  e  vigeienle 
del  cardinale  recitò  al  pubblico  grave  o- 
razione  Ialina  ,  in  cui  esorlò  i  vicentini 
adessercoslanti  in  non  più  riceverli,  ma- 
gnificando con  lodi  il  decreto.  Delle  be- 
neficenze del  cardinal  Zeno  fu  scolpita 
memoria  in  due  epigrafi  nell'episcopio, 
l'una  per  ricordarne  i  lavori  d'ordine  suo 
fatti,  l'altra  per  commemorarne  l'erezio- 
ne da' fondamenti.  Alla  sua  epoca  Sisto 
IV  decretò,  spellare  la  deputazione  de' 
confessori  per  le  monache  di  s.  Pietro, al- 
l'abbate de'ss.  Felice  e  Fortunato,  il  mo- 
nastero delle  quali  già  Pio  11  avea  unito 
alla  congregazione  di  s.  Giustina  di  Pa- 
dova :  poi  Alessandro  VI  confermò  tali 
disposizioni,  e  l'esentò  da  qualunque  futu- 
ra giurisdizione  non  meno  dell'ordinario, 
che  de'Iegati  e  nimzi,  altrettanto  poi  de- 
cretando il  senato  veneto.  Benché  il  cardi- 
nale si  fosse  preparata  la  tomba  nellegi  ot- 
te Vaticane  nel  i  4<^4j  morendo  in  Pa- 
dova nel  i5oi,  il  cadavere  fu  trasferito 
a  Venezia  nella  basilica  di  s.  Marco,dicui 
era  stato  munifico, edeposto  nel  sontuoso 
mausoleo  che  descrissi  al  suo  luogo,  con 
decorosa  epigrafe  che  olfre  l'Ughelli.  No- 
tai in  principio,  come  per  sua  testamen- 
taria disposizione  nella  cattedrale  vicen- 
tina venne  alzato  l'altare  massimo.  Ap- 
pena giunta  a  Vicenza  la  notizia  di  sua 
morte,  il  capitolo,  per  conservarci  suoi 
diritti,  elesse  a  successore  Leonardo  Con- 
tarini, vicario  del  defunto  ;  ma  il  senato, 
eh' erasi  assunto  il  diritto  della  nomina 
de'vescovali  dello  stato,  a'i4  giugno  scel- 
se Pietro  VI  Dandolo  patrizio  veneto  e 


V  I  e 

primicerio  di  s.  Marco,  il  quale  lionato 
olii!  città  mi  notabile  pezzo  di  legno  ilelhi 
ss.  Croce,  lo  ripose  con  processione  nella 
cappella  ili  s,  Gio.  Evangelista  della  cat- 
tedrale ;  egli  poi  a'20  dioembie  iSoy  fu 
trasferito  a  Padova.  IN'ello  stesso  giorno 
Giulio  II  gli  sostituì  il  proprio  nipote  car- 
duini  Galeotto  Franciotti  dvlLi  Rovere 
(/'.)  vice-cancelliere  di  s.  Chiesa,  morto 
nel  seguente  anno  l'i  i  ottobre  in  Pionia. 
Il  Papa  tosto  gli  sostituì  il  di  lui  fratello 
uterino  cardinal  Sisto  Gara  della  Rove- 
re ('  .),  eziandio  nel  cancellierato.  Que- 
st'operato del  l'apa  auuienlò  le  gravi  di- 
scordie e  guerra  ch'erano  accese  tra  lui 
e  la  repubblica  di  Venezia,  la  quale  v'in- 
truse Giacomo  Dandolo  patrizio  veneto, 
che  ne  godè  le  rendite  come  vescovo  e- 
letto,  finché  nel  1009  pacificatosi  Giu- 
lio II,  rinunziò  al  vano  suo  titolo,  e  d'ac- 
cordo colla  repubblica  ,  il  Papa  trasla- 
tò  il  cardinal  nipote  a  Padova.  L'i  i  lu- 
glio fu  vescovo  di  Vicenza  Francesco  del- 
la Rovere  di  Savona,  altro  nipote  di  Giu- 
lio II  e  nato  da  una  principessa  Comne- 
uo  dell'imperiai  famiglia  di  Costantino- 
poli, già  vescovo  di  Mileto  e  allora  di  Ca- 
merino ;  poi  intervenne  al  concilio  di  La- 
terano  V,  ed  ebbe  a  sulfraganeo  Marco 
Sanulo arcivescovo  di  Lepanto.  Poco  do- 
po la  sua  traslazione  a  questa  sede,  morì 
di  qi  anni  in  Vicenza  Lodovico  Chieri- 
cati nobile  vicentino ,  chiaro  per  elo- 
quenza, arcivescovo  d'Antivari  e  primate 
di  Serviaj  sepolto  in  s.  Biagio  con  lapi- 
de recala  da  Ughelli.  Nel  i5i4  Fran- 
cesco passò  al  vescovato  di  Volterra,  per 
permuta  col  pastore  di  essa  Giuliano  So- 
derini  nobile  fiorentino  a'  1 1  giugno,  che 
divenne  vescovo  di  Vicenza.  Dopo  due 
anni,  nel  maggio  1  5i6nuovamente  cam- 
biò collo  zio  cardinal  Francesco  Soderi- 
ni  (  T\)  vescovo  di  Saintes  in  Francia,  alla 
cui  sede  si  recò  (uomo  di  grandi  spirili, 
incitò  Francesco  I  re  di  Francia  ,  a  cui 
era  caro,  ad  invadere  l'Italia,  ma  inter- 
cettale le  sue  lettere,  fu  imprigionato  in 
Castel  s.  Angelo  per  la  tranquillità  della 


Vie  i-ì-j 

regione,  finché  diminuito  il  risentimen- 
to del  Papa,  potè  recarsi  in  Saintes,  ove 
morì  nel  l'J.j'i-  e  lu  tumulato  nella  cat- 
tedrale), il  cardinale  passando  in  questa 
qualeamminìstratore,ed  ivi  morendo  a'17 
maggio  iSi^,  ovvero  a' 17  giugno,  come 
vuole  rUghelli,  o  secondo  altri  a' 17  lu- 
glio, come  avverte  il  Ciacconio,  Vilae 
Cardiiialinm^  t.  3,  p.  204.  Il  Cappel- 
letti, asserendo  rilevarsi  da  un  documen- 
to, che  a'  20  giugno  del  i^j.S  nel!'  epi- 
scopio vicentino  dimorava  il  magnifico 
Tommaso  padre  del  cardinale  ,  ne  trae 
la  congettura  che  ancor  fosse  vivente  il 
figlio  amministratore.  Certo  è,  aggiunge, 
che  non  prima  del  i525,  l'Ughelli  scri- 
vendo a'i4  marzo  i524,  d  cardinal  Ni- 
colò III  /i/(^o/yi(/^.)  arcivescovo  di  Firen- 
ze ebbe  ancor  questo  vescovato  in  com- 
menda, e  sembra  in  seguito  essere  di- 
venuto di  esso  solamente  effettivo  pasto- 
re. Ne  fu  suffraganeo  Francesco  Varchio- 
nensem  episcopuni  Crt?^re«?e/?i(diCaslro 
ne'Falisci  ;  ma  nel  i532  ne  trovo  vesco- 
vo Francesco  de  Boschensìs,  morto  nel 
i535).  Da'fondameoli  restaurò  e  abbellì 
repisco[)io  nel  i543,  morto  in  Roma  in 
tempo  del  conclave  per  la  Sede  aposto- 
lica vacante,  a'20  gennaio  i55o,o  ilt.° 
febbraio,  al  dire  di  Ciacconio  ,  nel  gior- 
no in  che  i  cardinali  eransi  determinati 
eleggerlo  Papa,  per  cui  a'  7  gli  sostitui- 
rono Giulio  III.  Radunatisi  i  canoaici  di 
Vicenza  per  nominare  il  successore,  divi- 
si in  due  parliti,  i  più  elessero  l'arcidia- 
cono Paolo  Porto  (dall' Ughelli  chiaraa- 
to  Simone),  gli  altri  Paolo  Quarti.  Però 
Giulio  III  dichiarò  irrita  siffatta  elezio- 
ne, e  preferì  a'7  marzo  fr.  Angelo  Bra- 
gadino  patrizio  veneto  e  domenicano,  e- 
simio  letterato  e  di  rara  virtù,  nominato 
e  presentato  dal  senato  di  Venezia,  ed  egli 
governò  esemplarmente  sino  alla  morte 
avvenuta  nel  i56o.  A*  i3  settembre  gli 
successe  il  cardinal  Giulio  della  Rovere 
(/^'.),  figlio  di  Francesco  M."  I  duca  d'Ur- 
bino, quale  amministratore  :  ebbe  a  suf- 
fragaoei  LoJovicoChiericali  nobile  vicen 


228  vie  Vie 
tino  e  primate  ilella  Servia  (mori  di  f)i  il  tempio  della  Madonna  sul  monte  Heri- 
anni  a  Vicenza  nel  i573  ),  e  Francesco  co,  ponendone  la  i.' pietra  con  gran  pun>- 
arcivescovo  d'Aulivari  de'  niinori  osser-  pa  alla  presenza  del  nnnzio  apostolico  di 
vanti.  Il  cardinale  rinunziò  nel  i^G'ìjed  Venezia  Castagna,  poi  Urbano  VII.  A* 
o'i3  settembre  divenne  vescovo  Miilteo  3  agosto  1^79  rinunziò  il  vescovato  al 
Priuli  patrizio  veneto,  già  di  Città  Nova  nipote  Michele  Priuli,  il  (pude,  come  lo 
o  Emonia,  e  prese  il  possesso  solenne  col  zio,  arricclù  di  vesti  sagre  la  cattedrale, 
cereiuoniale  usato  da' suoi  predecessori,  il  cui  letto  e  vòlto  di  detto  altare  ri[)arò 
riferito  dal  Carbarano  e  riprodotto  dal-  dalla  caduta;  pel  divin  cullo  aumeii- 
l'ab.  Cappelletti  ,  in  cui  al  solito  fìgiua-  tò  i  sagri  ministri,  nella  visita  pastorale 
l'ono  i  conti  Dissari  ,  quali  antichi  vice-  consacrò  la  chiesa  di  l'ojanelia  ,  costruì 
domini  della  s.  Chiesa  Vicentma,  adda-  nel  i  584  l'ospedale  de' |)overi  presso  la 
slrando  il  cavallo  turco  leardo,  cavalcalo  chiesa  di  s  Valentino,  celebrò  due  volle 
dal  vescovo,  per  la  briglia,  fornito  di  vai-  il  sinodo  diocesano,  e  intervenne  a  (|uel- 
drappa  di  damasco  l)ianco,essendoessi  ve-  lo  d' Aquileia  nel  1  5()6  ,  morendo  nel 
sliti  di  nero  con  ruboni  :  giunto  il  vesce-  1 6o3.  ^el  medesimo  o  nell'anno  seguen- 
vo  al  duomo,  vestito  pontificalmente,  O-  te  gli  fu  surrogato  Giovanni  iV  Z>e//f//a 
dorico  Cissari  ebbe  il  cavallo  colla  vai-  (/  .)  patrizio  veneto,  indi  cardinale,  ri- 
drappa  e  lo  condusse  a  casa.  11  baldac-  nunziando  la  sede  nel  1  GoGal  nipote  Dio- 
chino  non  fu  squarciato,  come  l'altre  voi-  nisio  Delfino,  imitatole  di  sue  pastorali 
le,  ma  donalo  a'bombardieri,  per  un'o-  virtù.  Consagiò  la  chiesa  della  ss.  Trini- 
peia  pia.  L'incontro  fu  nobilissimo,  il  ri-  là  in  Montecchio  maggiore,  e  d'Ognis- 
cevimenlodecoratoconabbellimentoalla  santi  delle  umiliate  o  benedettine,  gillò 
porla  e  arco  trionfale,  con  istatue  e  pit-  la  i .' pietra  per  quella  de' cappuccini  in- 
ture, invenzioni  del  celebi  e  Palladio  ;  un  titolata  a  s.  Gio.  battista,  donò  l'iniina- 
gran  colosso  esprimente  Sansone,  tu  eie-  gine  delSalvatorealla  cappella  di  s.  Marco 
vato  sur  una  colonna  nella  piazza  ,  ed  il  nel  duomo,  e  convocò  il  sinodo  nel  1  Gì  ( 
vescovato  fu  ornato  d'arazzi  flammin-  e  nel  iGaS.  Da  un  decieto  di  quesl' ul- 
ghi,  festoni  e  verdure.  Dopo  la  messa j  il  timo  si  trae  il  pio  costume  di  Vicenza  , 
vescovo  convitò  i  rettori  e  deputati  della  di  dare  a  baciare  a'divoli  la  s.  Pisside  in 
città, co'prelaticheraveanoaccompagua-  cui  si  conserva  la  ss.  Eucaristia,  e  di  far 
to,  mail  cardinal  di  Vercelli,  eh' erasi  custodire  da  sentinelle  armate  il  s.  Sepol- 
porlato  a  Vicenza  col  vescovo  in  cocchio  ero  nel  giovedì  santo  ;  le(juali  pratiche 
(dunque  nel  i565,  per  questa  ulterio-  furono  da  lui  abolite.  Paolo  V  a'2  mag- 
re testimonianza,  già  alcuni  cardinali  gio  161 6  gli  die' a  coadiutore  con  futii- 
usavano  le  carrozze),  mangiò  separata-  ra  successione  Giuseppe  Delfino  veneto, 
mente.  Essendo  stato  al  concilio  di  Tren-  vescovo  di  Pafu  in  pariilnis,  ma  non  gli 
to,  pose  ogni  cura  per  riformare  i  coslu-  successe.  IMoiì  il  benemei  ilo  pastore  nel 
mi  del  gregge  affidatogli,  nell'emendare  1626,  e  fu  sepolto  nel  sotterraneo  della 
il  clero,  nel  dirozzare  e  coltivare  questa  cattedrale,  avanti  I'  altare  di  s.  Dionigi 
nuova  sua  vigna  posta  in  desolazione.  A  fabbricato  a  sue  spese,  qiial  santo  del  suo 
tal  fine  eresse  il  seminario,  ne  stabilì  le  nome,  colla  sola  i>crizione  sepolcrale  Z>. 
regole, elerenditeper  alimentare  unacin-  O.  yU.  Z^.,  coH'anuo  della  morte,  oltre  lo 
(|uautiua  di  chierici  ed  i  loro  educatori,  stenima  gentilizio.  L'8  febbraio  vi  ftitra- 
Due  volteadunò  il  sinododiocesaoo;  fece  slato  da  Bergamo  il  cardinal  Federico 
la  solenne  traslazione  delle  reliquie  di  s.  Cornnro  (^•),  che  tosto  fece  costruire  la 
Leonzio  martire,  e  le  collocò  nel  principal  facciata  del  palazzo  vescovile,  e  nell'aula 
altaredellacaUedralejedampliòneli578  pose  iscrizione  iu  onore  del  vicario  gene- 


V  I  e 

1-nIe  Francesco  Alzano  canonico  di  Ber- 
piicno  e  prolonolaiio  apostolico:  alla  cut- 
tetliile  tloiiò  i(i'iii;iii  e  ss.  llelii|iiie,  enii- 
ineratc  «lull'allo  die  olire  l'Uglielli  ;  in- 
sieiDC  all'  isciizione  per  la  consagrazione 
tiella  nx-inoriila  chiesa  cle'cappuccini, fat- 
ta consacrate  da  Giulio  Saraceni  nobile 
vicentino  e  vescovo  di  Pola.  il  cardinale 
a'3()  aprile  iG^c)  da  Urbano  Vili  In  no- 
minato al  vescovato  di  Padova  ,  ij  die 
non  ebbe  cllV Ilo  per  le  leg^i  della  repub- 
blica,accennale  nel  voi.  XCll,p  49<^)  ou- 
de  nel  i  63  i  passò  al  patriarcato  di  Vene- 
zia, l^er  tale  controversia,  restò  vacante 
la  chiesa  di  Vicen7a  da  detto  giorno  lino 
a' 2  5  diceiidire  I  (J32,  in  cui  da  Candia 
fu  Irasf'erilo  Luca  Stella  veneziano,  già 
clneiico  di  camera.  vSubito  restaurò  l'aula 
vescovile,  e  vi  fece  dipingere  Retinio,  Za- 
ra eCandia  die  l'aveano  avuto  a  pastore; 
quindi  nel  i63q  traslato  a  Patlova,  restò 
ne'  vicentini  pia  memoria  di  lui,  poiché 
benignaiuenteogni  settimana  nel  venerdì 
faceva  distribuire  a'poveri  duo  starla,  ut 
vocant,  tritici,  sin<^ulixque  mensibus  piis 
locis  earndem  mensuram  tritici  inpanent 
conversam  crognbrtt,  ut  praedcrcssores 
sui  ab  ìììinicniorabili  tempore  liberaliter 
cgerant.  A'3  ottobre  da  Ceneda  venne  a 
questa  sede  il  patrizio  veneto  Marc'  An- 
tonio Bragadiiio  (f^.),  poi  cardinale,  ni- 
pote dell'invitto  avo  del  suo  nome  mar- 
liri7zalo  dd'fedifraghi  turchi.  Per  la  sua 
soinnia  vigilanza,  pietà  e  edificante  esem- 
pio, adunò  due  volle  il  sinodo,  dopo  aver 
visitata  la  diocesi,  consagrò  la  chiesa  del- 
le cappuccine  sotto  l'invocazione  dell'I  uì- 
inacolata  Concezione  di  Alarla,  e  quella 
(Il  s.  Giuseppe  de'  minori  osservanti  ri- 
formati, coitruila  col  convento  da' conti 
VaUnarana.  Rinunziò  a' 1 4  giugno  1 655, 
e  nel  seguente  ricordevole  di  sua  chiesa 
donò  8oo  ducati  a  lavore  de'mansiona- 
ri  cattedrali.  In  detto  giorno  gli  successe 
Gio.  Battista  IJrescia  nobile  veneto,  re- 
ferendario nelle  due  segnature  ,  e  tosto 
intraprese  la  visita  pastorale,  indi  rapilo 
da  morie  iin matura  a'aSDOvembre  1 639, 


Vie  219 

sepolto  nel  duomo  avanti  l'altare  del  ss. 
Sagramento.  A'  -21  giugno  iGGo  gli  fu 
sostituito  il  veneto  Giuseppe  Civran,  pre- 
lato governatole  di  varie  cillà  lìonlilìcie: 
tenne  il  sinodo  e  ne  stampò  le  costituzio- 
ni, fu  benifìco  in  vita  e  morte  della  cat- 
tedrale, del  capitolo,  compresi  i  mansio- 
nari, ed  istituì  una  mansioneria  (|Uoti< 
diana  e  un  anniversario:  4  lapidi  ce- 
lebrarono le  sue  virtù  e  benemerenze 
nel  duomo,  ove  venne  deposto  presso 
l'altare  maggiore,  essendo  morto  a'  17 
maggio  I O79,  conipositis  civiutn  faclio- 
ni/'us.  Dopo  lunga  sede  vacante,  a'  19 
maggio  i6(S4  gli  fu  sostituito  Gio.  Bat- 
tista Rubini  [f"^.)  nobile  veneto,  prelato 
governatore  ili  più  provincie  pontifìcie, 
poi  nel  i6qo  creato  cardinale  dallo  zio 
Alessandro  Vili,  e  legato  d'Urbino,  da 
dove  nel  1696  ritornò  a  Vicenza,  da  cui 
non  siallontanòche  pelconclavedel  1  700, 
rinunziando  a'i^  marzo  1702  a  favore 
di  Sebastiano  Venier  nobile  veneto,  pre- 
lato domestico  e  referendario  nelle  due 
segnature;  il  quale  fu  promosso  a  que- 
sta mitra  1*8  del  successivo  maggio.  Con- 
vocò 3  sinodi,  alFabile,  vigilante,  carita- 
tevole e  ottimo  pastore,  nel  1720  fece 
la  solenne  ricognizione  e  traslazione  del- 
le reliquie  de'ss.  Martiri  Leonzio  e  Car« 
poforo.  Innocenza  ed  Eufemia  :  pose  di- 
verse pietre  a  fondamento  di  chiede,  e 
da  tutti  compianto  fiiù  di  vivere  a'  23 
gennaio  1738.  In  questo  a' 19  dicembre 
sollentrò  il  nobile  veneto  Antonio  Mari- 
no /Vz(///(/^.),  preiato  della  s.  Sede  e  ar- 
ciprete della  cattedrale  di  Padova,  Fab- 
bricò il  seminario  pe'  chierici,  consagrò 
parecchie  chiese  di  recente  compite,  cioè 
s.  Maria  ^rae  Coeii,  s.  Caterina,  s.  Pao- 
lo apoitolo,  s.  Marco  Evangelista,  s.  Cro- 
ce quando  già  era  cardinale,  ss.  Girola- 
mo e  Teresa,  s,  Filippo.  Recatosi  a  Ro- 
ma a  prendere  il  cappello  cardinalizio, 
nel  ritorno  fu  accolto  da'  vicentini  con 
gran  pompa,  a'5  novembre  1759,  A'24 
settembre  di  tale  anno,  Clemente  Xll[ 
emanò  la  bolla  Ecclesiasticae  discipli- 


23o  vie  Vie 

nat consen'atione/n,  pief,so'\ì Bull.  Roni.  callecliale di  Vicenza, sottoscritlaclali'ar- 
cont.  t.  I,  p.  247:  Binas  Ecclesiasvide-  cipreleeda  altri 9 canonici.  »  Dealissinio 
licei  B.  M.  V.  de  Lonigo,  et  ss.  Firmi  l'ailre.  Il  capilolo  della  cattedrale  di  Vi- 
ft  Rustici  castri  Gcrnberti  in  territorio  cenza  animalo,  come  fu  sempre,  e  io  è 
dioecesis  J'icenlinae  exiòtentes,  et  unti-  preseuleineiile,  dal  più  piofondoossequio 
(jnitus  subjecta  pritts  ^qiiilejensis  Pa-  ed  inaiteiubile  adesione  alla  s.  Sede  iipo- 
triarchae  ,  deiiide  Episcopo  Utinensij  slolica  romana,  si  presenta  umilmente  a' 
ìiiinc  Episcopo  Eicenlino  idi  ordinario  piedi  della  Santità  Vostra,  ed  espone  sin- 
perpetuo  suhiicil.  Indi  fu  Irasfeiito  a  Pa-  cerameute,  che  aire[)oca  infausta  in  cui 
dova  a'6  aprile  I  767.  ^'ello  stesso  giorno  un  detestabile  abuso  di  secolare  autori- 
gli  successe  ÌMarco  li  Cornaro,  Iraslato  là  tendeva  ad  abbaitele,  se  [ìossibil  fos- 
da  Torcello,  veneto  patrizio  dotto  e  vir-  se,  i  più  sodi  ed  inconcussi  principii  della 
tuoso  ;  fece  la  visita  della  diocesi,  alFet-  cattolica  unità  ,  segnò  egli  un  indirizzo 
tuosanienle  rivesti  delle  nuove  insegne  all'imperatore  de'francesi,  cui  precedette 
corali  il  suo  capitolo,  tonsagrò  la  chic-  il  verbale  processo,  nell'uno  e  nell'alti o 
sa  pan  occhiale  d' Arsiero  ,  e  Hnì  i  suoi  de'quali  si  approvava  ed  encomiava  ciò 
di  a  3  febbraio  1779-  Da  Concordia  a*  che  nieritavasi  la  più  solenne  disappro- 
12  luglio  passò  a  t|uesla  chiesa  Lui-  vazionc,  e  si  esternavano  insieme  senti- 
gi  Maria  Gabrielli  nobile  veneto.  Pro-  nienti  e  voti  ,  i  quali  sciaguratamente 
mosse  la  beatificazione  della  b.  Bonomo,  condor  potevano  a  separare  i  membri  dal 
la  cui  sagra  spoglia  è  in  Bassano,  nella  loro  Capo,  e  i  figli  dal  loro  Padre.  ISIen- 
chiesa  allora  del  monastero  di  s.  Girola-  tre  il  capitolo  di  Vicenza  inoltra  al  tio- 
noo  ;  e  intrapreso  il  processo  della  bea-  nodi  Vostra  Santità  quest'umile  sua  con- 
tifìcazione  del  predecessore  b.  Bartolo-  fessione,esi  accusa  di  non  avere  in  quella 
meo  da  Brcganze,  lo  condusse  al  termi-  diOlcile  circostanza  imitali  i  gloriosi  eroi- 
ne. Consagrò  la  chiesa  parrocchiale  di  ci  esempi  di  vigore  sacerdotale  ,  che  ri- 
Trissino,  ed  altre  3  in  Valdaguo,  Ona-  splendettero  costantemente  nell'ammii  a- 
ra  e  Fonlaniva.  Deperito  il  seminario,  lo  bile  condotta  di  Vostra  Beatitudine,  di- 
i*estauiò,an)pliòegeneiosaaienlenepagò  chiara  nel  tempo  stesso,  che  il  processo 
i  debiti;  e  con  grave  dispendio  fabbricò  verbale  fu  tutto  esteso  dalla  prefettizia 
la  cancelleria  vescovile.  Morì  lodato  a'  autorità,  cui  convenne  usar  forza,  onde 
19  luglio  1785,  dopo  avere  ravvivalo  la  ommeltere  espressioni  più  avanzate, e  che 
disciplina  ecclesiastica.  A' 26  settembre  l'indirizzo fuanch'essoestortoiu  momeu- 
da  Ceneda  vi  fu  iiaslato  il  nobile  veneto  ti  di  confusione,  ed  in  angustia  di  tem- 
Marco  111  Zaguri,  il  coi  vescovato  fu  a  pò,  ignorando  il  capitolo  quale  ne  fosse 
tutti  i  suoi  perenne  scuola  di  virtù,  il  finale  oggetto,  poiché  fu  esso  sfortuna- 
di  zelo,  d'afiabilità  singolare  e  di  carità  taraente  Ira'primi  che  vennero  imperio- 
con  ogni  classe  di  persone  ,  massime  se  saroenfe  eccitati  a  simili  dichiarazioni, 
traviate.  Ne'dui  i  giorni  delle  politiche  vi-  Protesta  il  suddetto  capitolo,  che  i  sen- 
cende  della  rivoluzione  francese  e  cada-  timenti  espressi  in  quello  scritto  erano 
ta  della  nobilissima  repubblica  di  Vene-  ben  diversi  da  quelli  del  suo  cuore,  poi- 
zia,  brillò  la  sua  meravigliosa  pazienza,  che  nutiì  sempre,  e  nutrirà  sino  alle  ce- 
frammista  a  dignitosa  fermezza.  Dopo  ol-  neri  il  fermo  proposito  d'una  vera  ubbi- 
tre  3o  anni  di  pastorale  governo,  riposò  dienza  e  d'un  sommo  attaccamento  alla 
nel  Signore  nel  18  i5.  Trovo  nelle  Di-  Pietra  fondamentale  ,  ed  al  Pastore  su- 
chiarazioni  e  ritrattazioni  degUIndiriz-  premo  della  Chiesa  cattolica.  Il  sincero 
ZI  stampati  in  I\lilano  neLi'61  i,  umilia-  rammarico de'caiionici  di  Vicenza  d'aver 
le  a  Pio  FJI^  la  seguente  del  capitolo  amareggialo  l'animo  di  Vostra  Santità, 


V  I  e 

l'ingenua  confessione  della  loro  debolez- 
za, e  le  ilinicili  circostanze  di  que'  tein[ji 
infelici,  danno  loro  fondata  lusinga  d'ot- 
tenere (lall'iuiiuio  Vostro  cleinentissicno, 
come  vivdineiite  implorano  ,  un  pieno 
perdono,  il  paterno  vostro  airello,  e  col 
bacio  de'Sagri  pieili  l'apostolica  benedi- 
zione". Da  Cliioggia  a'2G  giugno  1818 
passò  in  questa  sede  Giuseppe  M.'  Peruzzi 
di  Venezia,  già  de'  canonici  regolari  del 
ts.  Salvatore,  prelato  di  carità  profusa,  e 
di  esemplare  pietà.  Lui  morto  nel  i83i, 
Gregorio  XVI  Cappeliari  di  Belluno,  nel 
concistoro  de'  2  luglio  i832  preconizzò 
Gio.  Giuseppe  Cappeliari  di  Rigolalo  ar- 
cidiocesi  d'Udine.  Denchè  ne  avessero  co- 
mune d  cognome  e  lo  stemma  (soltanto 
io  quello  del  vescovo  vi  è  una  4-'  stella, 
e  queste  ilisposte  diversamente  dall'arme 
pontificia),  luttavolta  non  apparisce,  che 
tra  il  vescovo  e  il  Papa  vi  fosse  parente- 
la :  Dia  siccome  le  due  famiglie  trovansi 
nelleprovincie  veneleenon  moltodistanti 
tra  loro,  probabilmente  un  ramo  de'Cap- 
pellari  di  Belluno,  in  tempo  antico,  formò 
quello  di  Piigolato,  0  viceversa. Disse  il  Pa- 
pa dell'illustreprelato, nella  proposizione 
concistoriale,  essere  stato  canonico  della 
caltedraledi  Padova,  dottore  injuscaoo- 
nico  e  in  quella  cospicua  università  pro- 
fessore in  sagri  canoni;  aver  esercitato 
vari  ministeri  ecclesiastici  lodevolmente, 
fra'quali  quello  d'esaminatore  pro-sino- 
dale, f'ir  gravis  ,  pvudens  ,  reriimque 
eaperientia praeditus ,  et  in  ecclesiasd- 
cis  fnnclioìiibus  apprinie  versatili  j  qua 
propler  digiius  censelur,  qui  Ecclcsiae 
f  iccndnae  in  Episcopuni  prae/ìciatiir. 
Sapientemente,  di  fatti,  e  con  soddisfa- 
zione di  tutto  il  gregge  la  governò.  Nar- 
rai m  principio  cU'  ebbe  la  compiacen- 
za di  vedere  intrapreso  e  compilo  il 
grandioso  restauro  della  cattedrale,  e  vi 
contribuì  pure  con  oblazioni  ;  e  come  a- 
nimoso  e  magnanimo  ,  co'  frutti  della 
mensa  da'  fondamenti  eresse  e  perfella- 
meute  compì  il  vasto  e  magnifico  semina- 
l'iu,  cuu  trionfale  inaugurazione  aperto, 


Vie  a3£ 

onde  la  sua  memoria  sarà  sempre  in  bene- 
dizione. Annunziò  il  Giornale  diRoma  de* 
2  3  febbraio  i  8Go,clie  mancò  di  vita  inVi- 
cenza,  ed  il  luttode'sU()idiocesani,ed  i  me- 
riti di  mg/ Cappeliari  trovarsi  compen- 
diati nella  Gazzetta  ufficiale  di  F'enezia 
de'  i4didelto(nese;  la  quale  dopo  la  nar« 
razione  de'funerali  in  Vicenza  il  giorno 
I  2  febbraio,  dice  del  dolore  di  cui  ognu- 
no era  ivi  compreso,  per  essere  stato  28 
anni  decoro  e  gloria  della  diocesi  di  Vi- 
cenza, edificandola  colla  sua  dottrina  e 
colla  sua  inesauribile  carità.»  Fra  le  ric- 
chezze del  suo  stato  ,  egli  visse  povera- 
mente, privandosi  fin  anche  delle  como- 
dità più  necessarie  alla  vita  onde  poter 
più  largacnente  soccorrere  all'altrui  mi- 
seria. Il  suo  nome  vivrà  quindi  eterna" 
mente  caro  e  venerato  in  Vicenza  ,  non 
fosse  altro  per  quel  magnifico  seminario 
ch'egli  eresse  dalle  fondamenta  a  tutte 
sue  spese,  ed  in  gran  parte  dotò,  donan- 
dolo poi  a  questa  città  che  ne  lo  retribuì 
colle  più  splendide  e  sincere  dimostrazio- 
ni d'amore  e  di  gratitudine"  ;  e  per  dir 
tutto,  col  decreto  di  una  statua  a  lui  al- 
lora vivente.  Ora  la  proposizione  e  no- 
mina imperiale  del  sostituto  è  caduta 
nella  persona  di  mg/  vescovo  di  Treviso 
Antonio  Farina,  al  quale  per  successore  è 
nominato  mg.'  canonico  di  Verona  Luigi 
de' marchesi  Canossa  della  gran  casa  del- 
la celeberrima  co.  Matilde.  —  Ogni  nuo- 
vo vescovo  è  tassato  oe'libri  della  came- 
ra apostolica  e  del  sagro  Collegio  in  fio- 
rini 1000,  corrispondenti  alle  rendite  di 
89,560  Ubrarum  monetae  italicaeone- 
ribu<!  gravali,  poscia  aumentate.per  quan- 
to notai  più  sopra.  La  diocesi  è  ampia,  e 
contiene  più  luoghi.  Descrisse  la  diocesi 
rUghelli,  eie  corporazioni  religiose  che 
vi  fiorirono,  nel  citato  t.  5,  p.  1028  e 
1029  ^qW Italia  sacra.  Lo  stato  presen- 
te si  ricava  dalla  laudata  opera  dell'  ab. 
Cappelletti.  Delle  parrocchie  della  città 
e  delle  suburbane ,  già  parlai,  nel  re- 
sto della  diocesi  esistendone  altre  189, 
distribuite  ne'  seguenti  28  vicariati  fo- 


23a  V  I  G 

ranci  ,  perchè  ve  ne  sono  tli  rag<:;iiar- 
devoli ,  ed  esistenti  in  varie  cill;>.  Schio, 
città  capoluogo  di  distretto,  assai  mer- 
cantile, in  fertile  pianura,  vuol  esser  no- 
minata prima  d'  ogni  altra,  poicliè  nel- 
la sua  chiesa  arciprelale  nel  i85o  fu  ri- 
stabilita l'antica  collegiata  di  s.  Pietro, 
con  arciprete  e  6  canonici.  Vi  è  l'ospe- 
dale, il  monte  di  pietà,  il  monastero  del- 
l'agostiniane. Bassano,  città  regia  ,  ca- 
poluogo di  distretto,  vaga,  gentile  e  bel- 
la, popolata  e  commerciante,  posta  sulla 
sponda  sinistra  delBrenta,  che  si  varca  sul 
Lei  ponte,  rinnovato  nel  1822  con  opera 
lodata  dell'ingegnere  Angelo  Cesarotti, 
la  cui  descrizione  offre  il  cav.  Mutinelli, 
annali  delle  pro^'ince  Fenett\  p.  262. 
Il  vicino  canale  da  cui  maestosamente 
quel  lìume  discende,  le  ben  coltivale  nu- 
merose colline,  gli  ameni  villaggi  che  la 
circondano,  i  comodi  sobborghi ,  1'  aria 
pura  e  sanissima,  la  vista  dell'Alpi  vici- 
ne, rendono  la  sua  situazione  una  delle 
più  deliziose  e  romantiche.  Abbonda  di 
\ini  eccellenti  e  di  seta  ;  fra  le  precipue 
sue  fabbriche,  la  tipografia  e  calcografìa 
Kemondiiii  è  rinomatissima  anco  fuor 
d'Italia.  L'illustre  città  è  fornita  di  va- 
rie chiese  ricche  di  quadri  rinomali  :  di 
queir  arciprelale  della  ss.  Vergine  in 
Colle,  di  recente  il  Papa  Pio  IX  decorò 
l'arciprete  coli'  insegne  abbaziali,  il  che 
notai  nel  voi.  XCV,  p.  160  :  vi  sono  i 
cappuccini  con  noviziato  provinciale  ,  e 
le  figlie  della  Caiità.  Il  santuario  della 
]\Iadonna  delle  Grazie  di  Lassano  ,  colla 
prodigiosa  immagine,  in  uno  alle  glorie 
del  bassanese  martire  b.  Lorenzo  Sossio, 
è  descritto  nfW Atlante  Mariano  del p. 
G  umppenherg  con  ginn  te  dell' ab.  Zanel- 
la, t.  2,  p.  3c)3.  \  lè  ginnasio,  ospedale, 
teatro.  Durante  la  dominazione  de'Car- 
rara  e  de* Visconti,  la  città  venne  ornala 
con  nuovi  edifizi,  e  difesa  con  forlificazio* 
dì.  Fu  patria  dì  molti  uomini  illustri  in 
Ogni  genere,  de'da  Ponte  detti  Bassano 
celebri  pittori,  de'Euonamico,  de'Verci, 
de'  Volpalo,  del  p.  Uobeili,  di   Jacopo 


V  I  C 

Vittorelli,  l'Anacreonte  d'Italia,  dell'ab. 
Giuseppe  Barbieri,  e  dei  tanti  altri  uo- 
mini insigni  già  ooverati  dal  pur  bas- 
sanese Bartolomeo  Gantba  nella  JVtUTa- 
zione  de'  Dassancsi  illusivi.  Altre  città 
sono  Co/Oj^'»rt,  capoluogo  di  distretto,  si- 
tuata sul  FraSbioe  che  la  divide  in  due 
parti,  unite  da  due  ponti  di  pietra.  Ha 
belle  chiese  e  l'arciprelale  di  s.  INI.iria,  e 
le  suore  della  Mi'^ericoidìa  ;  abbonda  di 
seta  e  di  mandorlato  ricercatissimo.  E 
Lonigo  pur  capoluogo  di  distretlosulfìu- 
micello  Brendola,  in  amena  situazione, 
nella  più  parte  in  pianura,  con  bellissi- 
me e  deliziose  colline  sparse  di  case;  a- 
vanzo  di  sue  fortificazioni  sono  due  for- 
tissime e  antiche  torri,  oltre  altra  sovra- 
stante ad  una  specie  di  porla  civica  con 
pubblico  orologio  :  ha  buoni  fabbricati, 
come  il  vasto  palazzo  de'Carcano,  e  l'e- 
legante Rocca  Palladiana  posta  sur  uno 
de'rideoti  colli.  Lonigo  contiene  3  chiese, 
cioè  l'antica  collegiata  ora  arciprelale  de' 
ss.  Quirico  e  Giulilla,  e  quella  di  s.  Da- 
niele già  de' conventuali ,  assai  antiche, 
oltre  il  santuario  della  B.  Vergine  di  Lo- 
nigo, particolarmente  venerata  dagli  abi- 
tanti e  da'popoli  circonvicini, la  CUI  imma- 
gine, coronata  per  disposizione  di  Pao- 
lo V  d'una  specie  di  triregno,  tiene  una 
mano  sul  petto,  l'altra  sull'occhio  per  le 
ferite  ricevute  da  un  diabolico  empio.  Ne 
reca  l'interessante  storia  ['Atlante  jMa- 
riano  a  p.  370.  Inoltre  Lonigo  ebbe  già 
i  ca[)puccini  in  bellissimo  luogo,  u\i  mo- 
nastero d'oblati  Olivetani,  altro  di  bene- 
dettine ,  altro  di  religiose.  Ha  spedale  , 
monte  di  pietà  e  teatro.  Pioduce  il  suo- 
lo feracissimo  ottimi  vini,  e  molli  eccel- 
lenti cereali  ,  con  fioritissimo  mercato. 
Tra^  suoi  illustri  vanta  i  celebri  medici 
JN'icola  Leoniceno,  Giulio  Pontedera,  e 
Camillo  Bonioliprofessorediquella scien- 
za nell'uni  versila  di  Padova.  Altri  vica- 
riali foranei  sono  Arsicro,con  chiesa  arci- 
prelale di  s.  Michele  Arcangelo,  cartiere 
e  cava  di  marmo  venato  d^un  bel  nero. 
Barbarano,  capoluogo  di  dislrello,  già 


V  I  e 

signoreggialo  da*  Traversi  ,  colla  chiesa 
di  s.  Maria  e  s.  l*aiicr«zio  in  cura  de' 
niiuori  osservanti.  Drc^diizi-,  con  cliicsa 
di  s.  Maria.  Catni.uino,  ciip(ilu()|;o  di  di- 
strello,  con  cliicsa  ili  s.  Mai  ia  e  s.  Nico- 
lò. Castelimovo,  con  chiesa  di  s.  Vilale. 
Chianipo,  con  chiesa  di  s.  Maria  e  s.  IMur- 
lino.  Costozza  o  Costosa,  con  chiesa  di 
S.  Mauro  :  nelle  /\.  sue  grolle  nalurali,  o 
anliche  cave  di  bel  marmo  Manco,  la  piìi 
riinarcahde  è  delta  della  Guerra  ,  [ìtv- 
che  gli  abitanti  di  Vicenza  si  nascosero 
in  e[)0che  diverse,  co'Ioro  più  preziosi  el- 
felli,  e  dove  furono  invano  assediali. /''o/i- 
tt7m\'{J,coiì  chiesa  di  s.  Bertrando.  Malo, 
capoluogo  di  distretto  sulla  riva  siiiiNtra 
dei  Torlo,  con  chiesa  di  s.  ftlai  ia  de  Ma- 
lado, fabbricato  sulle  i  ovine  d'un  castello 
costrutto  d.a' goti.  iMaroslica,  capoluogo 
di  distretto,  patria  d'uomini  celebratissi- 
nii.fra  cui  Pietro  d'Abano,con  chiesa  arci- 
pretale  dell'Assunta  :  si  pretende  il  luogo 
fondato  dagli  abitanti  diVicenza  persegui- 
tati da  Siila,  per  avere  ilalo  soccorsi  a  C. 
Mario,  e  dal  cui  nome  chiamarono  Maro- 
Slica  ;  altri  ilicooo  foiidala  la  moderna  da- 
gli Scaligeri.  Vi  sono  cave  di  pietra  da  fab- 
brica e  di  terra  da  stoviglie.  jMontcbvl- 
lo,  in  suolo  fei  tilissiiuo,  e  di  gran  passag- 
gio,con  castello:  la  chiesa  titolare  è  s.  Ma- 
lia. lìJonlecchio  Precalcino,  con  chiesa 
di  s.  Maria  de  Moutecledo.  MonC  Orso, 
con  chiesa  arciprelale  di  s.  Biagio.  No- 
veiila,  con  chiesa  de'ss.  Vito  e  Modesto. 
Piazzola,  con  chiesa  di  s.  Maria  e  di  s. 
Silvestro.  Quinto,  con  chiesa  di  s.  Gior- 
gio. San  Bonifazio ,cdi^o\i\o^o  ù\  distret- 
to, con  chiesa  di  s.  Abondlo.  Sandrigo, 
con  chiesa  di  s.  Maria,  e  de'ss.  Filippoe 
Giacomo.  S{int'  Orso,  con  chiesa  arci- 
prelale di  s.  ÌMaria.  Sovizzo,  con  chiesa 
di  s.  Maria  di  Subilio.  Trissino,  con  chie- 
sa di  s.  Andrea,  ^aldagno,  capoluogo  di 
disirello, situato  in  n)olta  amenità  sull'A- 
gno a  picdel  monteCaslellojOve  Irovansi 
pietre  da  opera  mollo  pregevoli  ;  ha  vane 
fabbriche,  e  vicino  Kecoaro  colle  celebri 
accjue  miuerah  :  ha  iuoltre  la  chiesa  di 


Vie  a33 

s.  Clemenle.  l'nlle  de  Signori,  con  chie- 
sa arciprelale  di  s.  ÌNIaria  de  Vallibus.  /^/7- 
lavtrLi  ,  con  chiesa  tli  s.  Domenico.  Si 
legge  ntW /Illa lite  Mariano  la  (hbciizio- 
ne  cle'sanluari  :  della  Mudoiiiia  dell'Ol- 
mo in  Tiene,  grossa  terra  del  Vicentino 
e  capoluogo  di  distretto,  i  5  miglia  da  Vi- 
cenza, diocesi  di  Padova  ;  della  Madon- 
na dell'Isola,  8  miglia  da  Vicenza  ;  e  della 
Madonna  di  Reggio,  in  un  sobborgo  di 
Vicenza. 

VICH  (Ficcn).  Cina  con  residenza  ve- 
scovile di  Spagna  nel  principato  dì  Cata- 
logna, distantei  i  o  piìi  leghe  da  Barcel- 
lona, posta  in  riva  al  Ter,  cui  soggiace 
assai  fertile  pianura  ondeggiala,  lunga  5 
leghe  e  2  larga,  ed  è  di  lìguia  irregola- 
re: optinio  sub  din  aedi/irata,  ultra  bis 
ìnille  coiitinel  donios,  atque  a  quindcciin 
fere  miliibus  inhabilatur  incnlis.  Le 
strade  sono  larghe,  (|uasi  tulle  ben  sel- 
ciate, ma  alcune  ri[)ide;  le  case  pure  tro- 
vansi  quasi  tutte  ben  fabbricate.  La  piaz- 
za Grandeèquadiatae  va  adorna  di  por- 
tici comodissimi,  che  sostengono  abita- 
zioni di  buono  stile;  bellissima  è  pure 
quella  de^'M.utiri.  La  cattedrale  è  di  me- 
diocre e  moderna  architettura  di  s.lile  co- 
rintio, dedicata  a  Dio  sotto  l'invccazione 
di  s.  Pietro  principe  degli  Apostoli,  ed  ha 
l'unico  battisterio  della  cillà  ,  can  cura 
d'anime.  Tra  le  ss.  Reliquie  è  in  grande 
venerazione  il  corpo  di  s.  Bernardo  Cal- 
vo vescovo  di  Vidi.  Il  capitolo,  per  le  let- 
tere apostoliche  Ad  /" ic(triarn,  dt'ì)  set- 
tembiei85i  ,sicomponedi  5digiiità,cioè 
il  decano,  ch'è  la  r  /,  l'arciprete,  l'arcidia- 
conOjil  cantore,  il  prefetto  della  scuola;  di 
I  I  canonici  de'quali  4chiainati  <^^;o///c'/c>, 
cioè  magistrale,  dottorale  o  teologo,  let- 
lorale  e  penitenziere,  altri  denominali  de 
grada,  oltre  12  beneficiati,  ed  altri  sagri 
ministri  addetti  al  servizio  divino.  L'an- 
tico capitolo  si  formava  di  4  dignità,  la 
maggiore  essendo  l'arcitliacono,  di  9  ca- 
nonici e  più  anticamente  22,  comprese 
le  prebende  del  teologo  e  del  penitenzie- 
re, di  3  raziouari,  di  40  beueficiati,  e  pri- 


234               vie  vie 

oì:\  asceiulevano  a  71  ,  per  la  decorosa  foeil  eminente  pubblicista, e  co'suoi  scrit- 
divinii  uliicialuia,  speltatulo  ni  capitolo  ti  tiailolli  in  varie  lingue  lasciò  fama  eu- 
l'amniiiiistrazione  ileilapairocchia,  Fres-  ropea.  La  patria,  per  voce  del  suo  alca* 
soli!  caltetliale  è  il  [)ala7zo  vescovile, con-  de  e  aggiuntamento,  concordi  col  vesce- 
veiiienteinenle  comodo  e  decente.  Vi  so-  vo  diocesano,  nello  stesso  1848  intrapre- 
no  altre  4  chiese,  tutte  più  belle  e   me-  se  ad  innalzare  un  mausoleo  nel  pubbli- 
glio  ornate,  ma  niun'allra  parrocchiale;  co  cimilerio  di  Vici»,  alla  glorio  del  suo 
3  nìonastei'i  di  monache,  altra  casa  reli-  illustrefiglio.  Tutta  la  Spagna  applaudisi 
giosa,  l'ospedale,  diversi  sodalizi   laicali,  pensiero  qual  dovuto  omaggio,  concui  la 
il  seaiinario  con  alunni,  desideranilosi  il  presente  generazione  trasmette  a'posteri 
monte  ili  pietà.  Vi  è  vm  collegio,  ed  altri  la  memoria  del  saggio  e  dello   scrittore, 
stabilimenti  benefici.  Prima  enumerava  11  monumento  funebre  ideato  e  costrut- 
1  u  tra  conventi  e  monasteri. Possiede  fab-  lo  dallo  scultore  Giuseppe  Cover  di  Bar- 
briche  di  tele  di  lino  e  di  canape,  di  pan*  cellona,  a  cui  per  concorso  di  artisti   la 
ni  grossi  ,  di  tele  di  cotone  dipinte,  di  giunta  allldò  l'esecuzione  di  s\  beli'  ope* 
cappelli,  di  suole  e  concie  di  pelli.  E  al-  ra.  fu  eretto  mediante  una  sottoscrizio- 
tresì  tnunita  d' importanti  fortificazioni,  netlii5oo   persone  d'ogni   condizione, 
e  fu  sovente  negli  avvenimenti  posterio-  cominciando  dalla  regina  Isabella  II,  fi- 
ri  alla  rivoluzione  francese,  che  deturpò  do  all'ultimo  cittadino  appie/zatore  de* 
gli  ultimi  anni  del  secolo  passato,  teatro  grandi  meriti  del  Brilmes.  A'3(  ottobre 
di  scene  sanguinose:  segnalato  fu  il  com-  i853  ebbe  luogo  in  Vich  la  traslazione 
battimento  de'23  febbraioiB  I  o,  iu  cui  i  solenne  delle  sue  ceneri   nel    Oìngnifìco 
francesi  restarono  vittoriosi.  Nel  1823  poi  mausoleo;  inanguriiziciie  accompagnata 
il  general  Mina  venne  ad  attaccarvi  i  fran-  da  (juella  pompa  e  imponente  apparato, 
cesi,  accorsi  a  difendere  il  trono  di  Fer-  descritto  dal   Giornale  di  Roma  di  tale 
dinando  VI  I,ed  essi  lo  respinsero. —  Vich  anno,  a  p.io86,  in  uno  al  monumento 
o  riqne^  /liisoua,  Vicus  y^usonae,siic-  e  alle  notizie  biografiche  del  celebre  ca« 
cesse  con  Girona  ad   Ausona  o  Àusa,  talano;  laudato  nella  cattedrale,  nel  so- 
antichissima  città  de' celliberi,  edifica-  lenne  ullizio  funebre,  dal  eh.  oratore  d. 
ta  da  Ercole  Libico.  Vanta  non  pochi  il-  Erminigilo  Coli  di   Valdemie,  a  mezzo 
lustri,  e  da  ultimo  il  sacerdote  Giacomo  un  generale  raccoglimento,  come  scrit- 
Calmes, autore  di  quell'opere  lodale  dal-  tore  religioso,  come   scrittore  sociale   e 
la  Civiltà  CaUolica,  in  buona  parte  nel  come  filosofo.   Si  forma   il   monumento 
»larne  contezza,  fra  le  quali  ricorderò:  //  di  tre  gradini  di    marmo  nero  ,  circon- 
Proles  tante  siiiio  comparalo  al  Catlolici-  danti  la    base,  eh' è  di  marmo  bianco, 
sino,  nella  sua  influenza  civilizzatrice:  e  su  cui  s'innalza  un  cpiadrato  iocoroua- 
Lellera  ad  uno  scettico  in  materia  di  re-  to  da  cornice.  In  cima  al   basamento  si 
ligione:  Considerazioni  sopra  lo  stato  presenta  di   fronte  un   Genio  che  colle 
di  Spagna:  Osservazioni  sociali  politi'  braccia  circonda  1'  urna    funeraria.   Sul 
che  ed  economiche  sui  beni  del  clero  :  quulralo  è  seduto  e  in  aria  meditabonda 
La  Religione  dimostrata  all'intelligenza  Tillustre  filosofo  a  cui  il  mausoleo  è  con- 
de' fanciulli:  Fdosofiafondamentale:  E-  sagrato.  A'4  angoli  sono  corrispondenti 
tica elementare:  IL  Socialismo:  La  Civi-  epigrafi,  pure  riportate  dal    Giornale, 
lizzazione,  la  Società,  ed  il  Pensamento  La  sede  vescovile  fu  eretta  in  Vich  ver- 
della  nazione:  FI  Criterio.  Egli  nacque  so  i  I  V  secolo,  e  divenne  suffraganea  del- 
a  Vich  a'28  agosto  18  io,  e  vi  mori  a'o  la  luetrcjpolitana  di  Tarragona,  eloètut- 
luglio]8.^8.  Fu  giustamente  ammirato  torà.  Il  vescovo  di  Vich  A<piilino  nella  f.' 
come  insigne  letterato,  [irofuudo  filoso-  metà  del  Vlsecoloiotervenuee  sulto^ciis- 


V  I  e 

se  a*  concilii  di  Toledo  e  di   B.ircellona. 

II  l'apa  Giovanni  III  del  56o  ,  secomlu 
CoimiKiiiville,  voleva  tiosfeiire  a  Vidi  i 
diritti  a>elro[)olilii;i  diTiiriiigoiia.rna  imi) 
vi  riuscì;  forse  allora  eia  lìorentc  la  cit- 
tà, mentre  Tarragona  era  stala  (|uasi  di- 
strutta nel  ^Gj  da'  goti  invasori,  [jer  la 
sua  invitta  resistenza.  Non  tardò  mollo 
a  soggiacere  ad  eguale  infortunio  anche 
Vich  nel  6(j3,  piohaljdnjenle  dal  visigo- 
to e  barbaro  reViliza.  lleslò  il  vescova- 
to privo  del  pastore,  (inchè  neHHHG  ri- 
cominciò la  seriede'suoi  vescovi, pe'lrioiiQ 
sui  mori,  soUentrali  a'visigoli,  d'Alfonso 

III  il  Granfie,  redi  Leon  e  dell'Attui  ie. 
Fra'suoi  pastori  vanta  alcuni  cardinnli, 
ed  il  vescovo  Giorgio  recatosi  al  concilia- 
bolo di  Basilea  (/'.),  fu  uno  degli  àpa- 
gnuoli  checontribuì  all'elezione  nel  14^9 
dell'  antipapa  Felice  V,  il  quale  lo  fece 
anli-cardinale  ;  ma  il  Fapa  Eugenio  IV 
lo  depose  dalla  falsa  dignità  ,  e  lo  privò 
pure  del  vescovato.  Ne  furono  ultimi  ve- 
scovi i  seguenti  registrali  dalle  Nolizie 
di  Roma.  Neli  744  Emanuele  Munoz  di 
Murcia.  Wel  1  ySa  fr.  Bartolomeo  Sarmeo- 
tero  de'nainori  osservanti,  di  Vega  dioce- 
si di  Palencia.Nel  1777  fr. Emanuele  An- 
tonio de  Artaleso  del  rea!  ordine  della 
Mercede,  di  Cienpozuelos  arcidiocesi  di 
Toledo.  Nel  I  783FrancescoVeyna  y-Mo- 
la,  di  Famarili  diocesi  di  Lerida.  Nel  18  16 
Raimondo  Slraucli ,  di  Tarragona.  Nel 
182  5  Paolo  di  Gesù  Corcuera-y-Caser- 
ta ,  di  Cadice.  Vacata  per  sua  morte  la 
sede  nel  I  835,non  fu  provveduta  che  nel 
1848  dal  Papa  regnante,  nel  concistoro 
de'3  luglio,  con  mg.'  Luciano  Gasadevall 
di  Vich,  già  canonico  della  cattedrale, 
segretario  del  capitolo,  suo  vicario  gene- 
rale capitolare  e  governatore  ecclesiasti- 
co in  sì  lunga  sede  vacante,  dotto  pru- 
dente e  [)robo.  Visse  poco,  tuttavolta  a 
suo  tempo  il  Papa  Pio  IX  pel  concorda- 
lo concluso  a'(j  settembre  i  85 1  colla  re- 
gina di  Spagna  Isabella  II,  olire  il  rior- 
dinare il  capitolo  di  Vich  al  modo  sur- 
riferito ,  in  tal  giorno  unì  a  questo   ve- 


V  I  C  ,.3T 

scovato,  già  riconlato  nel  voi.  LXVIII, 
p.  i<)9,  l'altro  che  soppresse  di  Solsona 
(^.),  il  (j  Ila  le  da  Clemente  Vili  nel  1  ')()3 
erasi  formalo  con  parte  della  diocesi 
smembrala  di  Vich.  E<|uaiilo  al  concor- 
dato colla  Siìaf^na,  siccome  di  esso  e  del- 
le cose  della  monarchia,  descrivendo  To- 
ledo  e  T^alema  ne  riparlai,  qui  mi  pia- 
ce aggiungere  colla  corri»ponileiira  della 
Cii'illà  Cattolica  de'3  febbraio  1  -SGo... /V* 
1 4 gennaio  pubblicò  in  Madrid  la  Gace- 
ta  Officiai,  la  convenziono  ultimamente 
stabilita  fra  la  s.  Sede  e  la  regina  di  Spa« 
gna,  adine  di  provvedere  all'assestamen- 
to delìiiilivo  della  dotazione  del  culto  e 
del  clero  in  conformità  del  Co/icordato 
fattosi  nel  i85i,  e  così  scandalosamente 
violato  poscia  nel  i  855.  Sembra  che  eoa 
tal  pubblicazione  abbia  il  governo  volu- 
to dare  una  pubblica  e  solenne  assicura- 
zione, che  esso  non  abbandonerà  la  cau- 
sa sagiosanta  della  Chiesa  minacciata, 
anzi  già  vulnerata  ne'diritti  del  suo  Ca- 
po universale.  Una  dinicoltà  non  piccola 
pel  ministero  consiste  ora  nel  modo  di 
conciliare  l'adempimento  de'suoi  doveri 
cattolici  con  le  opposte  esigenze  della 
frazione  progressista  che  costituisce  pei* 
melai'  U/iioiie  Liberale,  la  quale  non  ce- 
la il  male  umore  verso  la  detta  conven- 
zione". La  guerra  d'  Africa  non  ne  fece 
riparlare, e de'trionfi  riportati  da'valorosi 
spagnuoli  nel  Marocco,  ne  dissi  aujuau- 
to  nel  voi.  XCV 1 1  l,p.  3  1 6  e  seg.  Morto  nel 
1853  il  vescovo Casadevall,  nel  concisto- 
ro de'  22  dicembre  fu  promulgato  suc- 
cessore rog."^  Antonio  Palau-y-Termens, 
di  Valls arcidiocesi  di  Tarragona,  già  pro- 
fessore di  teologia  in  quel  seminario,  ca- 
nonico magistrale  della  melro[)olitana  , 
grave,  prudente  e  dotto.  I>otai  nel  voi. 
LXXVI,  p.  254,  che  per  la  legge  della 
vendita  de'beni  ecclesiastici,  fece  il  pre- 
lato energica  protesta,  come  altri  colleghi 
dell'episcopato  spagnuolo.  Dopo  il  decre- 
to doginatico  della  s.  Scàe,  sull'Immaco- 
lato Concepimento  di  Maria  Vergine,  il 
vescovo  diresse  alla  sua  diocesi  di  Vich 


236  V  I  C 

una  circnlnre  pel  i  Sìb,  acciò  fosse  solen- 
nizzata in  modo  speciali:  la  festa  dell'Ini- 
inacolata  Concezione.  Indi  a'ajt  seltem- 
I>iei8j7  l'u  traslalo  a  Bdicellona.che  go- 
Teina.  Nel  concistoro  de'  9,  i  dicembre 
iH*^?  gli  fu  stMi'ogaio  r  odierno  vescovo 
mg.'  Gin.  Giuseppe  Castanei'-y-Ui*as,  di 
s.  Pieli  o  de  Toi  rellò  nella  diocesi  di  Vidi, 
licenziato  in  teologia,  professore  di  (jIo- 
sofia  nel  seii)in;iriodi  Vidi,  arciprete  par- 
roco in  iMoya  ,  degno  del  vescovato  pel 
suo  sapere.  |)i  obilàe  altre  doti.  Ogni  nuo- 
vo vescovo  (j  tassato  ne'libt  i  della  came- 
ra apostolica  in  fiorini  inno.  La  diocesi 
è  piuttosto  vasta,  comprende  più  luoglii 
e  3?.o  parroccliie,  munite  co'fonti  batte- 
simali, secondo  rullima  proposizione con- 
risloriale.  In  quella  deliHjS  è  pur  det- 
to, contenere  3  collegiate.  Del  monaste- 
ro o  badia  nulliit^  di  s.  Maria  di  Rivipol- 
lo  nella  diocesi  di  Vicb,  parlai  nel  voi. 
LXXII,  p.  282. 

VICH  Guglielmo  Raimondo,  Cardi- 
nale. Nato  d' illustre  [)iosapia  in  Valen- 
za di  Spagna,  per  l' insigne  raorigera- 
tezza,  il  raro  accorgimento  e  la  spec- 
chiala nobiltà,  venne  riguardato  come 
l'eroe  di  quella  possente  monarchia.  Es- 
sendo protonotaiio  apostolico,  fu  con  ap- 
plauso di  tutta  la  Spagna  da  Leone  X, 
nella  celebre  promozione  di  3i  porpo- 
rati, il  I."  luglio  i5i7  creato  canlinale 
prete  di  s.  Marcello,  e  nel  tempo  stesso 
amministratore  del  vescovato  di  Cefalù, 
die  neh  52  j  fu  da  lui  rassegnato  a  fa- 
vore di  Francesco  d'Aragona, ed  egli  po- 
co appresso  ottenne  il  vescovato  di  Bar- 
cellona. L'Aymerich,  autore  d'  erudita 
opera  sui  vescovi  di  Barcellona,  ci  fa  sa- 
pere die  il  cardinale  fu  prima  destinalo 
coadiutore  del  vescovo  iMartino  Garzia, 
(.iopo  la  cui  morte  ottenne  cpiella  chiesa 
in  proprietà  a'2  i  marzo  i525,  indi  io 
giorni  innanzi  la  sua  morte  rinunziò  il 
gov^i-no  di  quella  cattedrale,  perciò  con- 
ferita al  cardinal  Passerini.  Si  tro\ò  pre- 
sente a' conclavi  d'  Adriano  VI  e  Cle- 
mente VII,  contribueudo  eQìcacedienle 


V  I  C 

alle  loro  elezioni.  La  morte  lo  sorprese 
nella  solitudine  di  Casamari,  monastero 
della  diocesi  di  Veroli  nel  i52  5.  Tras- 
portalo a  Lloma  il  cadavere,  ebbe  ono- 
revole sepoltura  nella  basilica  ili  s.  Cro- 
ce in  Gerusalemme. 

VICL1£F1.STI.    r.  WlCLEFISTI. 

VICO  e  PAGO,  riciis,  Pagu^.  Bor- 
go  o  terra  o  villa,  dicendosi  vico  anche  in 
strada  stretta,  o  vicolo,  parK'Us  vicus.  Si 
ilisse  Pnt;o  la  l'itila  (I^.)  o  il  villaggio, 
il  Borgo  (f^.ì  o  casale.  Questo  vocabolo 
ha  vari  significati,  e  deriva  da  un  termi- 
ne dorico  G%[)V\uicn\.t fonlana,  pcjicliè,  se- 
condo Festo,  i  pagi  0  conterrieri,  prentle- 
vaiio  dallo  stesso  fonte  l'acqua  di  cui  ab- 
bisognavano. Il  pago  dilTerisce  dal  vico, 
in  quanto  che  il  primo  non  richiede  una 
disposizione  in  forma  di  /^/rt,  e  basta  che 
le  case  vi  abbiano  un  certo  rapporto  di 
vicinanza  fra  di  loro,  quantunque  spar- 
se e  collocale  senz'ordine.  11  pago  degre- 
ci  siguillca  una  collinp,  e  per  questo  non 
è  la  slessa  cosa  de'Iatini.  Si  può  vedere  in 
Aldo  Alanuzio,  Dt  Qtiaesl.  I.  3,  ep.  7,  la 
dilferenza che,  secondo  lui,  avvi  fra'voca- 
boli  Cn<it(flluni,  Pagus  ,  Ficus  ,  Oppi- 
duiii.  Uri) fi  e  Filla.  Oltre  questi  due  ul- 
timi articoli,  in  questo  mio  Dizionario, 
ragionando  ilella  Terra,  deUì  Torre,  e 
in  altri  relativi  articoli,  raccolsi  nozioni 
analoghe;  né  tacqui  l'opinione  di  quelli, 
che  da  pagi  o  castelli,  abitati  t\a  Gentili 
(/''.),  si  dissero  Pagani  {T.)  quelli  che 
non  si  vollero  convertire  al  crislianesimo. 
Annibale  degli  Abati-Olivieri-Giordani, 
a  p  43  delle  Memorie  di  Gradara,  ter- 
ra del  contado  di  Pesaro,  osservò:  Che 
l'agro,  ossia  il  territorio  delle  Città[f^.)f 
si  divideva  in  pagi,  ed  ogni  pago  conte- 
neva più  vici  o  castella.  Con  questa  divi- 
sione si  dava  un'idea  più  distinta  e  più 
[irecisa  de'medesimi  territorii,  si  sfuggi- 
va ogni  confusione,  e  maggiormente  si 
assicurava  l'interesse  pubblico  e  de'  pri- 
vati. Dimostrarono  questa  verità  gli  slu- 
di degli  eruditi,  ponendoci  in  cognizione 
del  politico  regolameulo  di  queste  Conia- 


V  I  e 

fìilt)  (F.)  (lipentlenti  diillf  cill'i,  n  cni  fu- 
rono assegnati  niaf^islrali  i  cui  nomi  va- 
riarono secondo  l'epoca,  ora  denotinnan- 
cloci  Priori-,  Sindaco  (A  .)  ce.  Nel  1717 
per  la  scoperta  della  gran  Invola  l'iacen- 
lina,  ningt^iornieiite  resiò  cliiiu  il(ì  rUieslo 
punto.  In  essa,  que'  che  ohlìlignnu  i  l(jro 
predii  pel  denari» soniminislrntoda Traia- 
no//i<i///y/t7i/(i  de'l.niciulli  di  Veleia,  pro- 
fessano per  dinotare  la  giusta  situazione 
de'predii  obUligati,  il  fondo,  il  territorio, 
il  pago,  alle  volle  anclie  il  vico  e  i  con- 
finanti.Questa  foruia  d'individuai  e  i  pre- 
dii, usala  a'icinpi  di  Traiano,  si  conlmnò 
per  lunga  età,  onde  nel  Vi  secolo,  ne'/^<^- 
/;///j  pubblicali  dal  veronese  Malfei,  col- 
ia sua  Storia  Diplomatica  ,  si  iia  una 
vendita  che  quel  dotto  giudicò  dell'anno 
539  di  20  jugeri  d'un  fondo.  Il  nome 
peiòdi  (picsto  pago, die  a'ieinpi  del  Maf- 
fei  non  poteva  più  leggersi  ,  vi  era  in 
que'del  Doni ,  cioè  Pago  Painace.  Ma 
avendo  finalmente  la  nostra  s.  Religione 
terniinnlo  d' abbattere  le  relirpiie  tutte 
del  gentilesimo,  e  portando  moiti  degli 
antichi  pagi  nomi  aijueireuipiociillorela- 
tivi,conie  oihe  la  tavola  Piacentina,  Pa- 
co fiJincri'io,  T  irò  Jununìo  ,  Pago  /'e- 
nerio;  e  dall'iscrizione  di  Rimini  presso 
il  Gruferò,  finis  Diauensis  ;  e  dal  Maz- 
zocchi, nel  Pagiscito  del  Pagiis  IIcicu- 
lantiis,  Pagds  Jovins;  fu  creduto  bene 
di  sostituire  il  nome  delle  P/rt'/ ( /.J  cri- 
stiane, ne'  confini  delle  quali  erano  i  pa- 
gi situati  ;  uso  già  stabilito  nel  i'esarese 
in  sul  principio  del  X  secolo,  colla  ple- 
be s.  Crislophori  j  anzi  un  buon  secolo 
prima  nella  contrada  (e  in  altre  assai  pri« 
ma)già  erasi  lalusointiodolto,  comedel- 
la  plebe  s.  Sltjanie[fs\c).  Così  parimente, 
per  conservare  quella  maggior  precisio- 
ne, che  potesse  desiderarsi,  al  nome  del 
•vico  fu  sostituito  quello  della  cappella  o 
Oratorio,  o  Parrocchia  (A'.),cl>'era  nel- 
la pievania  compresa,  ed  ud  complesso 
di  esse  formarono  un /e5COi'<2fo,  nel  qua- 
le articolo  tornai  a  ragionarne.  Or  da 
queste  pievi,  soggiunge  l'Oiivieii,(u  pre- 


V  !  C  9.".7 

so  foise  il  nome  da  individuare  il  p;»g<>, 
in  (juelhiogocioco  presso  (piel  luogo,  uve 
raduna vansi  i  maestri  o  duumviri  del  pa- 
go per  le  loro  feste,  pe'Ioro  ludi  e  per 
l'ultie  funzioni  delle  proprie  comunità. 
Quindi  trova,  che  la  pieve  di  s.  Sofia  di 
(ìradara  è  una  dell'  antiche  ilei  l'care- 
se,  e  die  il  nome  del  pievalo  di  s.  Suda 
si  usava  sin  dall'Xl  secolo,  per  dinotare 
quei  che  poi  fu  detto  Curia  o  Corte  (^  •/• 
Il  Malfei,  nella  J'vrona  illustrala,  p.  1  7  i 
e  27.3,  discorre  de'vici  o  villaggi  di  Ve- 
rona, notando  che  talvolta  le  >tesse  città 
furono  denominate /'(t"/'.  Il  significato  del- 
la voce  rico  ,  nel  buon  secolo,  e  singo- 
larnicule  in  Livio,  che  assai  ne  usò  il  vo- 
cabolo ,  esprime  sempre  nel  suo  natu- 
rai senso,  tene  e  luoghi  aperti  ,  e  così 
vienili  e  iicalim.  Talvolta  un  Iwogo,  sia 
città  o  terra  grande,  or  viene  appellalo 
terra,  ed  or  città.  1  oi4  luoghi  degli  A- 
recomici  sotto  Nimes  furono  detti  vici  da 
Strabone,  eoppidi  da  Plinio.  Scrisse  que- 
sti, che  Pompeo  professava  d'aver  presi 
nella  Spagna  citeriore  846  oppidi.  Anto- 
nio Agostini,  Dial.  6,  nel  riferire  questo 
passo  ili  i^linio  ,  saggiamente  disse  84G 
vici.  JNotòSiculio  Fiacco,  essersi  detto  ter- 
ritorio ciò  ch'era  dentro  i  confini  ne'qua- 
li  si  poteva  giudicare.  Nelle  fondazioni 
delle  Co/o7//e(/'.)  dicevasi  :  abbia  il  gius 
di  far  ragione  e  di  castigare,  in  cpid  trat- 
to 0  in  quella  campagna  ove  foiuiavasi. 
Le  cause  pecuniarie  ne'  territori!  erano 
giudicate  da  un  magistrato  della  città,  che 
si  chiamava  difensore,  del  quale  si  parla 
in  più  leggi.  Ma  vici  e  |)agi  anche  furo- 
no, che  SI  distinsero  tra  gli  altri,  ed  eb- 
bero consigli  e  dignità  e  duumviri  anco- 
ra, come  i  triumpilioi  e  i  camuni  avanti 
d'essere  attribuiti  a  Brescia,  ma  perchè 
componevanocon  l'unionedi  molti  insie- 
me comunanze  tali,  che  si  venivano  ad 
eguagliareallecittà  nella  forza.  Nonraan- 
cano  luoghi,  derivati  dagli  antichi  vici,  i 
quali  ponno  far  prova  ili  quella  parte  di 
nobiltàjchedaH'autidiilà  proviene.ll  Co- 
lucci  nQii' AniicliiUÌ  picene j  t,  4-  ^^'^i^ 


238                     Vie  Vie 

fondazione,  di  /V?<7rOj  p.  S'JS,  riprodiis-  lontanava  dal  magtjior  luogo,  non  per 
se  la  parlala /l/fWJo/vVz  col  titolo:  Depa-  que^lo  sì  separava  ci  vilmente,  o  si  consi- 
gi  e  i'ici  dell'antico  Pesaro  e  prima  del  derava  poi  come  aliena.  Gli  ateniesi  dì' 
pas,o  che  si  pnh  credere  sia  sialo  in  Gru-  visero  in  Triliìi  [/'.)  non  raeno  la  pro- 
dara,  con  eruditissime  dichiarazioni.  Lo  vincia  o  sia  teniloiio,  che  la  città:  somi- 
fece  piecedeie  dal  §:  La  citlà  di  Pesaro  gliante  fu  l'  istituto  de*  romani,  dividen- 
era  divisa  in  tanli  vici  come  Roma.  Si  do  in  poche  tribù  urbane  gli  abitanti  di 
mo'ilra  la  distinzione  di  (piesli  da' vici  Rotna,  ed  in  tribù  rustiche  ed  in  assai 
r»r^///.  Io  mi  contenteiò, per  dire  alquan-  maggior  numero  qiie' del  suo  distretto, 
te  parole  col  Còlucci,  che  i  vici  furono  compi  endendo  in  (piesle  il  fiore  della  no- 
di due  specie,  urbani,  e  rurali  o  suburba-  bilia  r:jmaiia,  perchè  il  dare  opera, anche 
ni.  Pesaro  fu  come  Roma  ,  e  questa  per  personalmente,  all'agricoltura,  nobilissi- 
urdine  d' Augusto  divisa  in  tanti  vici  e  ino  impiego  sislimava  iiiquetempi.Quin- 
liegioni  nel  747  di  Roma  ,  a  questi  e  di  in  Gicerone  e  ne'cuUettori  dell'antiche 
quelli  pssegnando  annui  magistrati  da  la[>idi,  è  fiequente  il  nome  di  l'/'ca/ziY'^i- 
Irarsi  a  sorte  dali'oriline  plebeo  col  no-  canns  vici ,  habilator  vici^  plebs  vici), 
me  di  maestro.  Que'  vici  corri>pondono  intesi  per  gli  abitatori  de'vici.  11  maggio- 
ugli  oilierni  quartieri  (o  sestieri  o  rioni),  re  di  (juesti  vici  denomioavasi  pago,  dal 
prendendo  nome,  come  oggidì,  da  qual-  qual  nome  si  dissero  ne'secoli  sussegueo- 
die  edifizio  pubblico,  dalla  pro[)ria  si-  li  i  pag-ìui  presi  per  i  gentili;  e  per  co- 
Inazione,  anlicameote  da  qualche  tempio  noscere  dove  esistessero  in  antico,  e  do- 
della  contiadaoda  qualsivoglia  altro  mo-  ve  sursero  le  primitive  pievi,  le  quali  fu- 
tivo,  il  che  (a  nolo  la  topografia  di  Ro-  rono  appunto  erette  da'  primi  cristiani 
ma  aulica.  Le  città  d'Italia,  in  tutto  rao-  per  questi  pagi  e  vici,  i  quali  passarono 
dellandosi  con  Iloma,  divisero  le  loro  cit-  coll'andar  del  tempo  a  formar  de'castelli 
tà  in  tanti  vici;  altrettanto  fecero  molte  e  delle  terre  tuttora  sussistenti  (diedero 
citlà  dell'impero  nell'altre  Provincie.  An-  pure  origine  a'castelli,  0  meglio  ne  au- 
che  il  territorio  delle  città  fu  diviso  in  menlaroiio  notabilmente  il  numero,  le 
pagi  e  vici,  ma  ben  diversi  da'vici  urba-  fortificazioni  de'luoghi,  onde  munirsi  dai- 
ni. Era  il  vico  uibaiio  una  serie  conti-  l'irruzioni  de'barbari,  specialmente  degli 
nuatadi  case,  che  costituiva  por/ione  del-  fy/j/j/^de'popoli  d' L/ngheria  e  d'altre  par- 
la citlà;  all'incontro  i  vici  rurali  erano  ti,  come  notai  in  quegli  articoli).  Divisi 
una  congiunzione  di  case  di  campagna,  i  terrilorii  in  pagi,  ogni  pago  conteneva 
che  ora  si  direbbero  ville,  e  si  dicevano  più  vici  e  castelli  :  erano  una  specie  di 
vici  rurali  o  rustici.  Questi  però  sono  as-  distretti.  Conviene  che  io  accenni  di  volo 
sai  più  antichi  de'v'ci  urbani,  poiché  so-  il  trattato  altrove.  Per  tre  secoli  non  vi 
no  memorati  da  Cicerone  nell'orazione,  furono  parrocchie  di  sorte  alcuna  ne'ter- 
prò  le^e  Alaiiilia,  e  nell'epistole  ad  At-  ritoiii,  e  nelle  città  cominciarono  dopo 
lieo.  Ed  anche  in  Ulpiano  D.  de  Censi'  il  looo,  ove  in  principio  s'introdussero 
bus,ì.  5o,  1. 1,  I.  3o,  il  quale  coosiderao-  furtivamente,  poiché  parrocchia  antica- 
tlo  la  città  e  il  distretto  un  corpo  solo,  mente  significava  Diocesi^  o  Vescovato 
scrisse:  Chi  è  d'un  vico,  s'intende  aver  per  (/^.),  e  parochianus  significò  diocesano; 
patria  quella  repul)blica,  cui  quel  vico  anzi  la  Provincia  pure  fu  detta  parroc- 
corrisponde. Poiché  osserva  il  Mallei, /^e-  chia.  Le  pievi  rurali  erano  governate  da* 
rona  ilUtstrata,  t.  i,  p.  22  i:  Nel  primo  Corepiscopi  (/^.),  i  quali  erano  i  Vicari 
formarsi  e  distinguersi  in  membri  i  corpi  Foranei  [V.)  del  rescovo  (^.)>  "^'  '^'" 
civili, quella  parte  che  per  coltivare  icam-  strello  loro  assegnato,  con  molte  facoltà; 
pi  e  per  comporre  villaggi  e  borghi  si  al-  erano  prelati  e  tenuti  in  onore,  ed  avea- 


vie  vie  ?.39 
no  i  loro  vicari  minori.  Vi  fa  eziomlio  ni-  sle  e  f;iitnrhi  de' Compili,  Pesaro  i  8^7), 
cun  corepiscopo  in  città.  Anche  il  Sar-  tanto  nelle  città  quanto  nelle  caiiipnj^ne; 
neili,  Ledere  ecclesiasticltc,  t.i,  leti.  ìi:  quando  Angusto  divise  ogni  ref:;ii)ne  di 
/^^e'Corr/^/Vo/»',  attesta  ch'era  loro  asse-  Roma  in  vichi  (Vittore  ne  conta  4?-4>  ^^* 
gnato  qualche  terra  0  castello,  come  ti-  tri  ne  contano  meno),  divennero  in  Ro- 
cari  del  vescovo  e  parrochi  insieme,  ed  tnuMai^is^tri  ncoruin,e  f^ico  Magislri 
ancora  nelle  ville,  ne'vici  e  ne'casali  piìi  si  dissero  i  ministri  subalterni,  come  ri- 
popolati, e  cjuelli  di  questi  siuiiii  a'noslri  levai  parlandode'A'/o/Hr// A'oA/ir?,  ove  pur 
arcidiaconi  o  arci[)reti.  Erano  delti  Co-  dissi  del  suo  riparto  civile  ed  ecolesiasti- 
renisiopi,  dalla  greca  voce  Cliore,  che  co,  de'vici,  de'  compiti,  colle  deuouìitia» 
significa  castello  o  villa,  quasi  vescovo  di  zioni  dell'antiche  vie;  delle  deità  prolet- 
•villa  ,  e  perciò  in  ischerzo  detti  vesco^'i  trici  delle  vieeville,chiamate^/rt/to/7o- 
iilliuii.  Successero  ne'vici  e  nelle  ville,  curi, e  secondo  lespecie  de'transili, diffe- 
a'corepiscopi,  i  periodeuta,  i  preti  /I//v-  reote  fu  il  Tributo  {f-)  che  si  pagava, 
sales  o  Kpiscopoles,  i  tiecani  rurali,  da  detto  comunemente  pedaggio.  Inoltre  il 
cui  derivarono  i  delti  /'icari foranei.  A-  Nardi  nell'opera  De'  Parrochi,  reca  la 
veano  dal  vescovo  facoltà  di  predicare  ne'  distinzione  del  vico  diverso  affatto  dal 
\ici  e  ville,  con  altre  maggiori  preroga-  pago,  il  quale  era  un  tratto  di  paese  os- 
ti ve  riferite  in  quell'articolo:  facevano  in  sia  campagna,  che  suddividevasi  in  vichi 
somma  da  vicari  del  vescovo  alla  campa-  o  paeselli  o  ville.  Che  anticainenle  le  cil- 
gna.llagionando  della  i^/rrtr/^,  parlai  del-  tà  erano  divise  in  sette  vichi  o  regioni. 
le  yie  f  icinali,  che  conducevano  a'/^f-  Che  data  la  pace  alla  Chiesa  nel  3  i  i  si 
ras,  e  come  descrisse  i  vici,  i  pagi,  i  ca-  cominciò  d'ordine  de'vescovi  a  stabilirsi 
stelli,  gli  oppidi,  Isidoro  presso  il  Sigo-  de'preli  in  que'paesi  di  campagna  che  a- 
iiio.  llicordai  l'opera  stampata  anche  a  veano  un  competente  numero  di  fedeli; 
parte:  Sui  \'ici  delle  città  e  segnalatiieii-  ma  non  già  in  ogni  paese  che  avesse  fé- 
te  della  splendidissima  Arimino,  Dis-  deli  ciò  facevasi,  soltanto  nel  vico  piìico- 
seriazione  dell'arciprete  Luigi  Nardi,  spicuo  capoluogo  del  pago,  in  cui  risiede- 
eslralla  dal  Giornale  Arcadico,  Roma  va  anco  il  curatore  profano,  ossia  picco- 
1  824-  Illese  di  correggereque'dotti,  che  lo  magistrato  secolare.  In  Oriente,  dopo 
illustrando  l'anliche  lapidi,  con  maiiife-  il  III  secolo,  in  principio  le  parroccliie 
sto  errore  cercarono  nell'agro  di  Ilimini  chiamaronsi  Ecclesiae  possessione^,  c\\e 
i  vichi  mentovati  in  esse,  quando  dove-  voleva  A\v&  campagna,  \)o\c\\k  Isidoroed 
vano  farne  ricerca  entro  la  medesima  cil-  altri  nel  tradurre  il  6."  canone  Calcedone- 
tà,  ove  realmente  esistevano.  Provadun-  %e,\'  Ecclesiaepo!>sessiones\.i:dià\ìconoEc- 
que  che  i  selle  vichi  mentovati  nell'an-  clesiae  Pagi,  ch'è  sinonimo.  Così  il  ca- 
liche  lapidi  riminesi  non  erano  nel  ter-  noueio  Antiocheno  ha  »059e.v9f0  pel  ter- 
ritorio di  Rimino,  ma  formavano  la  di-  rilorio  campestre  della  diocesi,  ^el  vico 
■visione  di  quella  cillà,  a  somiglianza  di  capoluogo  solamente  ponevansi  i  preti  : 
di  tante  regioni  o  rioni,  ciò  che  pur  ac-  ogni  parrocchia  adunque  era  vastissima, 
cadeva  altresì  in  altre  città.  Non  esclude  poiché  avea  otto  o  dieci  e  più  tra  ville  e 
i  vichi  dell'antico  agro  riminese,  inten-  paeselli  nel  suo  perimetro,  il  quale  sot- 
dendo  solo  di  parlare  de'  vichi  ricordati  losopra  non  era  mai  minore  di  2  5  miglia 
nelle  lapidi  riminesi,  appartenenti  alla  quadrale,  perchè  negli  antichi  secoli,  fino 
città,  non  alla  campagna.  E  che  i  prefetti  e  inclusive  al  IK  ,  era  vietato  rigorosa- 
de'vichi  istiluili  dal  re  Servio  Tullio,  nel-  mente  erigere  nuove  parrocchie,  doven- 
le  rinnovazioni  delle  feste  o  giuochi  com-  do  esser  lontane  tra  loro  almeno  5  mi- 
pitali  (sui  quali  loslesso Nardi  ci  die':  Fé-  glia,  e  le  primitive  pievi  erano  rarissime, 


24o              Vie  vie 

e  non  li)lie  quelle  tlie  iiovansi  ne'diplo»  gione  naturale,  che  gli  uomini  ridotti  in 
ii)i  ilei  medio  e?o  rimontano  al  iV  seco*  società,  benché  piccole,  formassero  subito 
Io.  Km  il  sistema  di  unità  tanto  vivo  ne'  una  unione  di  case, e  in  qualunque  modo 
nostri  padri  ,  che  avversavano  il  molti-  le  chiudessero  per  guarentirsi  ila'  danni 
plicarle.  IN'elie  pievi  vi  dovea  essere  ,  ol-  delle  fiere,  e  dagli  uomini  anche  peggio- 
tie  il  pievano,  un  diacono  equalche  chie-  ri  di  quelle  nelle  violenze  e  nelle  rapine 
rico;  ma  il  pievano  non  era  lorosuperio-  e  nelle  guerre,  non  avendo  mai    veduto 
re,  bensì  il  coi  episcopo,  ^el  vico  princi-  la  luce  del  sole  il  favoloso  secol  d'oro.  Tra 
pale  erigevasi  la  chiesa,  e  se  in  progres-  le  Di  ssvrlazioni  dell'  Accademia  Roma- 
so  negli  altri  ps^eselti  e  ville  furono  dal-  na  d^/Jrcheolo^itz,  t.i,  par.  i,p.  544>  ^i 
la  pielìi  de'fedeli  eretti  degli  oratori!,  do-  è  quella  di  mg.'  Nicolai;  Protniio  alla 
tali  a  manleiiimento  ile'[)ieti  ed  altri  ec-  storia  de'  luoghi  una  volla  aiilali  nel- 
clesia^lici  inservienti,  se  i  nobili  che  in  l' Jgro  llumano.  ISarra  come  >uma  re 
que'gioi  ni  stavano  alla  campagna  eres-  di  lioma,  legislatore  savissimo,  non  tra- 
sero  vicino  alle  case  delle  chiesuole  e  vi  scuiò  punto  l'economia  rurale,  e  le  sue 
aveano  un  prete  che  diceva  loro  la  mes-  leggi  furono  appunto  quelle,  cheadogui 
sa,  ninno  de' mentovali  preti  era  parrò-  ristretto  territorio  si  convenivano.  Uiflet- 
00,  niuno  de'mentovali  oralorii  era  par-  tendo  che  V Annona  è  il  primario  ogget- 
rocchia.  Een  lo  divennero  col  tempo,  cioè  to  d'uno  stato  ben  ordinato,  divise  1'  A.- 
■veiso  il  I  eoo,  in  cui  sur.sero  le  così  dette  grò  Romano  in  altrettanti  distretti,  che 
parrocchie  figliali  o  Succursali  {^V.),  ma  nominò  paghi ^  e  prepose  a  ciascimo  di 
prive  del  Fonte  batlesimale  [F.).  Colnc-  questi  luoghi  un  magistrato  coll'obbligo 
ci  nel  1. 1  7  óeW Anticliilà  picene, a  p.  i  25,  d'invigilare  alla  coltura  de'mede5Ìmi,con- 
producendo   le  iVemorie  di  Monte   Ci-  tiniiainente  girando,  e  notando  i  ben  col- 
cardo,  del  contado   pesarese,  nell'illu-  tivati  ed  i  trascurali,  e  f.itlane  relazione 
strare  l'antichità  del  castello  e  la  condi-  al  re,  questi  con  lodi  animava  gl'indu- 
zione de'suoi  abitanti,  esaminando  l'ori-  striosiagricollori,econrimproveri  e  mul- 
tine de'ca*telli  in  generale,  riparla  de'pa-  le  puniva  gli  altri,  costi  iugendoli   a  la- 
gi  e  de'vici.  Dice  the  i  castelli  devono  ri-  voiare  con  impegno.  Wella  sera  gli  agri- 
conoscere  un'origine  molto  antica,  anche  coltori  de' vicini  poderi  si  ritiravano  den- 
nel  loro  stretto  significato,  cioè   per   im  tro  le  mura  della  città,  onde  non  esporsi 
mucchio  e  quantità  di  case  circondate  da  alle  frequenti  e  improvvise  incursioni  ne- 
rnura,  espresse  in  latino  colla  voce   Ca-  miche.  Dilatandosi  il  tei  ritorio,  il  como- 
struni  o  C«.s^/(-//«//2  diminutivo  della  pri-  do  e  la  necessità   richiesero  che   i   colti- 
tna.  In  tal  significato  litrovansi  iti  tein-  valori  passassero  anche  la  notte  ne'  loro 
pò  della  repubblica  romana,  secondo  la  podeii,  e  fu  apfìunto  per  questo  motivo 
testimonianza  di  Cicerone  uel  lib.  5, e/ji"?/.  che  re  Servio  Tullio  fece  una  nuova  di- 
adCal.:  Oppìdum  sexCastellis,Castris-  visione  dell'Agro  Romano  in  26  parti,  e 
(jue  max  sepsi.  Riferisce  Plinio,  che  si  vi  fabbricòinognuoo  de'paghi, quali  vol- 
trovava  Castruni  Novuni  non  procul  ah  le  che  si  costruissero  in  siti  scoscesi,  e  dal- 
osliis  Tiberisj  e  g^W  abitanti  nominavan-  la  natura  stessa  muniti,  acciò  servir  po- 
si castellani,  come  riporta  Livio:  Dece/n  tessero  di  sicuro  asilo  a  quelPi  che  colti- 
ìnilliapopulorum  castellanisagrestibus  \avano  i  ciiconvicini  campi.  Pvitiravansi 
in  arinis  hahuil.  Nondimeno  n'è  pili  re-  in  questi  luoghi  forti  i  conladini,  se  ve- 
mota  l'origine,  poiché  la  s.  Scrittura  no-  nivano  assaliti  all'improvviso  da'nemici, 
mina  i  castelli  che  possedevano   i   figli  e  per  lo  piìi  vi  passavano  anche  la  noi- 
d  Israele,  Cartella  et   Oppìda  eorwn  :  te.  Avea  ciascun  pago  i  suoi   magistrati 
Castella  et   Tunes.  Ciò  richiese  la  ra-  e  sacerdoti ,  i  quali  presiedevano  tanto 


V  I  e 

all'economin  civile, die  alle  ceremonie  re- 
ligiose. JNe'tfinpi  della  lepublilica  e  del- 
l'impero,  oltre  i  paghi  trovansi  ezian- 
dio nominali  i  vichi.  Pretendono  alcuni 
che  il  vico  non  fos^e,  che  la  piule  d'  un 
pago,  sicché  vari  vichi  uniti  insieme  for- 
n)a<sero  un  pago.  Sia  comun(|ue,  tanto  i 
paghi  che  i  vichi  erano  certaniente  luo- 
ghi abitati.  Di  tanti  paghi  o  vichi  giù  e- 
sistenti  nell'Agro  Romano,  di  pochi  a  noi 
pervenne  il  nome,  e  di  pochi  ancora  si 
[)iiò  indicare  il  sito  prtciso.  Tnttavolta  il 
prelato  iNicolai,  sia  nella  DisseiLizione 
di  cui  ragiono,  sia  nelle  successive  tli  Pro- 
seguìnunlo  della  storia  dei  luoghi  una 
valla  aitila  ti  ncW  Jgro  Romano  l^xn  buo- 
na parte  da  me  parlali  a'Ioco  luoghi,  an- 
co col  Nibby,  A nali <;i  dtt' dintorni  di  Ro- 
ma),  ne  rilevò  l'antiche  memorie,  comin- 
ciando dil  Tiro  Alasandrino,  sulla  si- 
nistra riva  del  Z'ci'cre  (/^.),  contiguo  al- 
le ville  e  vigne  snbuibane  di  Roma ,  al 
3.°  miglio  della  via  Ostiense,  essendo  cer- 
to che  ivi  un  vico  vi  era  ne'tempi  anti- 
chi, come  una  piccola  città  vi  fu  poco  do- 
po il  i.°  lapide  ne'tempi  di  mezzo,  cioè 
Giovannipoli  [f.),  presso  il  Tempio  di 
s.  Paolo,  nel  sito  detto  Prati  di  s.  Pao- 
lo, eretta  da  Giovanni  Vili  verso  l'SSo 
per  provvedere  alia  sicurezza  di  quella 
basilica,  custode  dell'  insigne  tesoro  del 
corpo  del  Dottore  delle  Genti.  Declinan- 
do verso  li  Slrnda  Appia,  olire  il  3."  mi- 
glio si  trovano  avanzi  d*  antiche  fabbri- 
che, i  quali  sono  avanzi  di  paghi  e  vichi 
ivi  già  esistiti,  come  al  3."  lapide  era  un 
borgo  o  pago  chiamalo  Pagani  cerealis 
hopUaleni  Triopae,  non  iscarso  d'abi- 
tatori. Nelle  vicinanze  fu  il  Pago  Lt' 
nionio,  di  cui  tenni  proposito  altrove, 
nel  voi.  LVIII,  p.  139,  e  parlando  del- 
la T'illa  ile'  (h'i/itilii.  JNella  via  Labi- 
cana  e  ne'  primi  tempi  di  Roma  fu  il 
Pago  Sncusano,  presso  la  Chiesa  de'  ss. 
Alarcellino  e  Pietro.  In  certo  modo,  di- 
rò io,  successero  nel  Medio  evo,  dotni- 
nanti  i  Papi,  a'vici  ed  a'paghi  degli  an- 
tichi (jue'  fondi  rustie:  delti  Fu/idusj  l'ag- 
VOL.   xrjx. 


Vie  24r 

gregale  di  molti  di  questi  fondi  insieme 
uniti  e  con  abitanti  costituirono  una 
Massa,  e  più  Masse  insieme  formavano 
un  Patrinivninm.  Intorno  a  Roma  si  e\>- 
bevo Patrinioniuin  /fppiae,v.\ìii compren- 
deva le  terre  a  destra  dell'.Appia  fino  al 
mare,  a  sinistra  fino  al  tramite  della  via 
Latiria;  Patrimoniuin  Labicanensc,  che 
eslendevasi  fra  le  vie  Latina  e  Prcnesti- 
na;  Patrinioninni  Tiburtinnni,  che  com- 
prendeva tutto  lo  spazio  fra  la  via  Pre- 
nestina  ed  il  Tevere;  e  Patriinonitini  Tu- 
sriae,  che  prendeva  tutta  la  riva  destra 
del  Tevere.  I  Papi  zelarono  la  ripopola- 
zione dell'Agro  Romano,  come  ri[)eluta- 
mente  celebrai  ,  ed  anche  nel  volume 
LXXXIX,p.  2  5:  s.  Zaccaria  del  74  i  fon- 
dò 3  piccoli  castelli  o  villaggi  col  nome 
di  DomocuUe,  Doinns  cullae,  o->ia  ag- 
gregati di  case  rustiche.  Lo  stesso  fece  A- 
driano  Idei  772,  e  tal  esempio  fu  imita- 
to da  diversi  de' loro  successori,  penetra 
li  d'igl'  immensi  vantaggi  che  derivava- 
no, bene  dichiarati  da  ing."^  iNicolai  nel- 
le importanti  Memorie  sulla  Campagna 
e  Annona  di  Roma.  Da  per  tulio  ne' 
dintorni  di  Roma  trovansi  tali  castelli,  or 
quasi  tulli  rovinali.  Di  questo  numero 
sono:  Galera  domus  culla,  fondati  cir- 
ca il  780  da  Papa  Adriano  I  sulla  via 
Portuense,  poi  sede  di  polente  e  prepo- 
lente stirpe  di  dinasti  conti  di  Gelerà  ; 
Capracoro,  colonia  e  domucuita  isltluila 
da  dello  Papa,  i  di  cui  abitanti  credonsi 
trasferiti  poi  a  Campagnano;  Castel  Giu- 
bileo, l'ondato  sul  silo  dell'antica  Fidentì 
da  Conifacio  Vili  nel  i."  rinnovato  anno 
santo  nel  i  3oo;e  tanti  altri,  di  cui  egual- 
mente parlai  in  più  articoli.  Castelli  e 
domoculte  formaiono  e  fabbricarono  an- 
cora i  monaci,  i  capitoli,  i  signoroni. 
Dapprima  tali  castelli  sembrano  destina- 
li agli  agricoltori  di  1  icovero  e  di  difesa, 
ma  in  seguito  per  gl'incessanti  politici  e 
fieri  disordini  delle  fazioni,  poco  tempo 
ci  volle  perchè  ne  mancasse  lo  scopo. 
L'assenza  de' Papi  da  lì  orna  fu  fitide  a 
questa  e  al  suo  Agro,  massime  dimuruu- 
iG 


242  Vie 

do  in  /ii'ii^nonc  e  ne\  coniai\o  T'cnaissi- 
tio,  a  segno  che  quando  nel  1877  Grego- 
rio XI  vi  leslilm  la  residenza  ponlificin, 
l'alma  città  coniava  i  7,000  abitanti,  se- 
condo Cancellieri,  cui  tennero  dietro  cen- 
l'altri,  ed  io  ancora;  però  Matteo  Villani 
asserisce  ,  che  nel  censimento  fatto  nel 
i3G2  Roma  contava  22,000  uomini  a- 
bili  a  portar  le  armi.  Si  può  vedere  l'in- 
teressante Memoria  della  Campagna  di 
Roma  diyJlfredoRcnmont,F'iiet)Zt  1 842. 
Ora  nella  Canipagna  Romana  alle  antiche 
vie  consolari  vi  è  aggiunta  la  Fia-Fer- 
rata  (/  .).  Varie  ciuà  e  luoghi  portano 
il  nome  di  lieo,  ed  almeno  alcuno  pro- 
babilmente derivòda  qualche  antico  vico. 

VICO.  F.  Sagona. 

VICO  DELLA  D  AROMI  A.  T.  Tre- 

VICO. 

VICO  EQUENSE,  T'icus  Acquea- 
sìs.  Città  antica  e  vescovile  della  pro- 
vincia di  Terra  di  Lavoro,  presso  Sor- 
rento, onde  pur  dicesi  Fico  di  Sorren- 
to, capoluogo  di  cantone,  che  denomi- 
nata anticamente  Equa  o  Kqnana ,  in 
quell'articolo  ne  feci  cenno,  laonde  qui 
riferirò  altre  notizie.  Ha  un  castello  mu- 
nito ed  un  borgo,  e  vi  sono  diversi  avan- 
zi di  monumenti  antichi.  E  amena,  uber- 
tosa, d'aria  perfetta.  Abbondante  n'è  la 
pesca,  squisiti  i  frutti.  La  già  cattedrale, 
ornata  da  re  Alfonso!,  è  sollo  l'invocazio* 
ne  de'ss.  Ciro  e  Giovanni,  cou  l'unica  di- 
gnità dell'arcidiacono,  con  circa  8  cano- 
nici,ad  uno  de'quali  èaflidata  la  cura  del- 
le anime.  Ebbe  vari  monuNleri  e  conven- 
ti, cora?  degli  Olivetani ,  nel  suburbio  i 
teatini  di  s.  Maria  di  Torà,  i  minori  os- 
servanti di  s.  Maria  di  Cliica,  i  celestini 
col  bel  cenobio  di  s.  Vito  martire  ,  gli 
eremiti  can)aldolesi  in  monte  s.  Maria 
di  Gerusalemme,  e  3  confraternite.  Pic- 
cola era  la  diocesi,  tenue  la  mensa  di  cir- 
ca 5oo  ducati.  Fu  patria  d'alcuni  illu- 
stri: tali  furono  Gio.  Batti>.!a  Poi  la  sa- 
pientissimo astronomo  e  benemerito  del- 
l'ottica; Gio.  Vincenzo  suo  fratello,  loda- 
lo nelle  scienze  speculative;  Auluuio  A* 


V  I  c 

gelli  teatino  e  vescovo  d'Acerno.  pcrili^- 
simo  nella  lingua  caldaica;  Marco  e  In- 
nocenzo Pariiscandoli  teatini  di  santa  vi- 
ta; Juuipero  Parascandoli,  dolto  ed  e- 
semplare  minore  osservante  ;  Baldassar- 
re Parascandoli  autore  della  Lettera  sid- 
l'anlica  città  di  Aequa  ,  Napoli  1782. 
Dall'antica  Equa  derivò  il  moderno  Vi- 
co Equense,  ed  allernia  Silio  Italico,  che 
Acqua  era  già  assai  llorida  in  tempo  del- 
la 2.'  guerracartaginese,  onde  potè  man- 
dare a'  romani  soccorsi  e  prodi  soldati  : 
nella  battaglia  del  Trasimeno  combillè 
il  valoroso  Murrano  acquano,  il  qua- 
le morendo  desiderò  trovarsi  ne'terreni 
equani.  Tuttavia  la  città  andò  dislrutta 
nel  VII  secolo  diRomape'romani, come  fe- 
cero della  vicina  di  Stallia  {F.),  oggi  Ca- 
slellainniare,  da  cui  /^((yr/ddipendeva  co- 
me dalla  sua  metropoli;  punizione  inflit- 
ta per  esser  entrale  ambedue  nella  fimo- 
sa  lega  sociale,  la  quale  mise  in  pericolo 
la  romana  potenza,  benché  ormai  giun- 
ta alla  sua  maggior  auge.  Dall'anticaglie 
di  greche  fibbiiche  esistenti  nelle  vici- 
nanze, si  congettura  che  i  greci  occupas- 
sero intorno  a  quel  tempo  medesimo  la 
derelitta  città  di  E(pia,  e  le  altre  città  fi- 
nitime sterminale  da'romani,  e  che  cam- 
biando al  loro  solito  gli  antichi  nomi  in 
altri  dedotti  dalla  loro  lingua,  dessero  il 
nome  di  Tauiobola  aWa  città  sin  allora 
chiamala  Acqua.  Imperocché  da'versidi 
Stazio  si  trae,  che  le  pietre  staccate  dal 
monte  per  la  f<d)hrica  chePollione  fice- 
va  del  leuipio  d'Ercole,  producevano  di- 
tes  Caprae,virulesque  resuUant-  Tan- 
roholac,  et  Icrris  ingcns  rcdit  acquoris 
echo.  Ora  ponendosi  nel  sito  di  Sorren- 
to, ove  fu  il  tempio  d'Eicole  edificato  da 
Pollione,  che  oggi  Piiolo  si  dice,  da  un 
lalo  si  vede  Cajìri,  e  dall'altro  non  si  tro- 
va altro  luogo  uìeglio  adattalo  per  Tau- 
robola,  se  non  che  Fico  ossia  l'antica 
Acqua.  Dal  principio  dell'era  cristiana 
sino  al  secolo  XII,  non  trovansi  più  noe- 
uiorie  di  Acfjua,  per  averla  devastata  i 
eoli.  Solamente  in  detto  secolo  la  storia 


V  I  e 

ccclesinsllcn  cominci.)  n  far  menzione  de' 
vescovi  (li  Equa,  omle  alcuni  opinarono 
non  aver  ella  avuto  per  lo  avanti  vesco- 
vato proprio,  ma  esser  dipenilula  dal  ve- 
scovo di  Stabia,o  dall'arci  vescovo  ili  Sor- 
sento.  Però  è  certo,  che  re  Carlo  II  d'An- 
gii),  avendo  fatto  fabbricare  sul  monticel- 
lo  posto  all'oriente  dfH'anlica //ryftrz,  la 
nuova  città  di  /  ico  Eiiiicnst',  cos'i  deno- 
minata perchè  ivi  fec'egli  ridurre  le  spar- 
se reliquie  della  popolazione  equana,  la 
dichiarò  contea,  e  inoltre  ottenne  poi  da 
Papa  Bonifacio  Vili, che  in  \'ico  Equen- 
se  si  trasferisse  la  catleiira  vescovile,  "he 
in  Equa  sin  allora  era  stata,  cioè  la  par- 
roccliia  echiesa  pi  inciprile,  divenendo  suf- 
fraganea  della  metropoli  diSorrenlo. Gra- 
vissimi danni  gli  recò  il  lerieraoto  del 
i6g4-  Il  Papa  Pio  IX,  nel  declinar  d'ot- 
tobre 1849,  da  Portici  si  recò  a  Vico  E- 
quense  ,  e  ne  visitò  la  chiesa  e  il  mona- 
stero delle  monache,  come  notai  in  quel- 
l'articolo. 

L'Uyhelli  néW'Tlalia  sacra.X.  6,p.  63o: 
ytffjufH'iesseu  Vici  Jequenfiis  Episcopi, 
colle  notizie  ne  riporta  la  seguente  serie; 
ed  il  Coleli  nel  t.io,  p.  8:  Jecfiiensis  E- 
piscopalus  ^  parla  dell'antica  Aequa  o 
Acquana,  di  l  icus  Aequcnsis,  volgar- 
mente Vico  di  Sorrento,  ed  anch'egii  di 
Bartolomeo  Aequensis  Episcopns  anno 
i2.q^,  cuj't fi  i tei  nm  occurrit  nieinona 
annoile^'].  Sci  et  Joanncs-  Rnfali  eral 
Arqucnsii  Ecclesiae  arihidiaconns.cimi 
a  Ravellensi capitalo  elee [  1  t.i  fui t  Ras'cl- 
Icnsis ami fles  anno  11^6.  Bonifacio  Vili 
verso  il  I  Soofece  r."  vescovo  della  sua  pa- 
tria Vico,  Giovanni  Cimiiii  Aequensis  E- 
piscopus.  Benefico  pastore,  donò  molti 
beni  alla  cappella  o  sacrario  della  catte- 
drale, onde  la  sua  famiglia  vi  godè  un 
padronato.  Fu  tumulato  in  essa  con  epi- 
tafllo  esibito  dalTLFghelli,  in  cui  è  quali- 
ficalo f  icani  Epiuopi.  Gli  successe  nel 
i3oi  fr.  Landolfo  0  Rodolfo  napoletano, 
domenicano  dottissimo  ,  in  grazia  di  re 
Carlo  II,  alle  cui  istanze  Clemente  V  nel 
I  3o6  lo  trasfeiì  all'arcivescovato  d'Ace- 


Vie  243 

renra  e  Malera.  A'i3  agosto  dell'istesso 
nniio  fu  surrogalo  di  fr.  Pietro  d'Andiia 
pur  dofiienicano.  flic  prò  dcriniis  egil 
cttni  Contili  Vici,  qui  coactus  est  solve- 
re, quippe  causa  deciniaruiii  al  spiri- 
tualis.  Il  vescovo  Giovanni  sedeva  nel 
i324'  Tesselino  Fontana  abbate  di  s. 
Pietro  ad  Curtim  benedettino,  di  Massa 
Lubrense,  nel  i33o  fu  eletto  vescovo  di 
T'ici  Aequensis:  ebbe  a  vicario  generale 
Andrea  Liparolo,  e  morì  in  Roma  a'  i5 
ottobre  I  334-  Giovanni  Epi^copus  Vici 
fini  sua  vita  nel  i343.  Tosto  a'i3  giu- 
gno Clemente  VI  lo  fece  succedere  da 
Cesare  Pianola  canonico  napoletano,  do 
pò  aver  annullato  l'elezioni  fatte  d  il  ca- 
pitolo, il  quale  parte  avea  eletto  Pietro 
Baja  di  Squillace,  e  parte  Agostino  cano 
nico  d' Ischia;  bensì  creò  Pietro  vescovo 
di  Castellaneta.  Morto  Cesare  nel  i348, 
a'3  ottobre  lo  stesso  Cernente  VI  gli  so- 
stituì fr.  Giacomo  di  Sora  minorità,  le 
cui  notizie  giungono  ali  376.  Fr.  Lodovi- 
co domenicano  morì  nel  i3f)3.  In  que- 
sto a'5dicembre  Bonifacio  IX  elesse  Ric- 
cardo Gattula  canonico  Aequensis,  mor 
to  nel  i4'4-  ^^'28  settembre  Giovanni 
XXIII  nominò  Gagliardo  abbate  di  s. 
Maria  de  Olcara  benedettino,  nella  dio- 
cesi d'Amalfi.  A' 16  ottobrei422  Marti- 
no V  elesse  Giovanni  Longo  cittadino  di 
Vico  e  primicerio  della  cattedrale,  assai 
dotto,  governò  3o  anni,  laudato  con  ver 
si  che  offre  l"  Ughelli,  morto  nel  i4j'I- 
L'i  I  ottobre  gli  successe  Salvatore  Mo- 
sca di  Tropea,  e  viveva  nel  i473-  Mat- 
teo era  vescovo  neh  494»  ^^'^  a' 19  mar- 
zo l'avea  succeduto  Tolomeo  de  Tolomei 
nobile  sanese,  tesoriere  di  Lucerà,  molto 
prudente,  morto  nel  i  520.  L'8  agosto  ne 
occtipò  il  luogo  Ferdinando  Marchesi  no- 
bile di  Graniano  diocesi  di  Lettere,  mo- 
rendo nel  i536.  A'  2  giugno  Nicola  Si- 
cardi  di  Stabia,  che  terminò  i  suoi  gior- 
ni nel  i558.  In  questo  gli  fu  surrogalo 
fr. Domenico  Casabianca  diMessina, som- 
mo teologo  domenicano;  intervenne  al 
concilio  di  Trento,  defiiulo  neli5G4-  A' 


244               vie  vie 

1  7  uoveinbie  fi.  Antonio  Sagra  o  Z^ha-  di  Benevento  ,  sagace  ,  probo ,  virlnoso) 
I  a  Oialtese,  domenicano  insigne,  pei  itola  piofundo  giureconsulto:  zelaiile  pastore 
varie  lingue  orientali,  commissario  apo-  lisloiò  la  disciplina  nel  clero,  fu  aceiri- 
stolico  nella  Siria,  Mesopotamia,  Assiria  mo  difensore  dell'  inuuunilù  ecclesiasti- 
e  nell'  Egitto,  ove  persuase  i  cristiani  a  ca  ,  abbellì  Id  catlediale  ,  ne  aumentò  i 
seguire  i  riti  e  gli  usi  della  Chiesa  roma-  sigri  ministri,  olire  due  canonicali;  cdi- 
iia:  tornalo  a  Roma,  s.  Pio  V  in  ricotu-  (ìcò  il  monastero  alle  carmelitane  di  s. 
pensa  de'suoi  servigi  gli  confer"i  questa  Teresa,  e  benemerito  di  tutta  la  diocesi, 
sede,  elle  governò  egiegiamente,  lasciaa-  nioiì  nel  i688.  In  questo  gli  successe  il 
do  nel  iSS-i  gran  desiderio  di  sé:  fuse-  celebre  Francesco  Verde  della  diocesi 
pollo  nella  chiesa  della  ss.  Annunziala  di  d'Aversa,canonicu  penilenzieiedella  me- 
Napoli,  ove  morì,  dopo  aver  restauralo,  Iropolilana  di  Napoli,  poi  vicario  gene- 
ampliato  e  abbellito  l'episcopio,  in  cui  fu  rale  della  medesima,  benché  già  avesse 
posta  un'e|)igrafe  recitata  da  Ughelli.  A'  ricusato  a  Innocenzo  XI  ed  al  re  Carlo 
J  8  giugno  il  cassinese  Costantino  de  La-  ili  vescovati  di  Capaccio,  Piossano  e  Poz- 
noy  de'[)rincipi  di  Sulmona,  che  visse  eoo  zuoli.  Era  uno  de'piìi  dolli  e  virtuosi  pa* 
lode  y  mesi.  A' i  o  gennaio  i583  Paulo  stori  del  suo  lempo  ,  governò  la  chiesa 
Iveggio  della  veneUt  gente  Oiseolo,  nubi-  con  mirabile  solleciliidine  ,  e  adempì  a* 
le  napoletano  e  vedovo,  beu  istruito  nella  doveri  lutti  dell'episcopato;  pubblicò  di- 
teologia, nella  giurisprudenza  e  nell'ero-  verse  opere  che  ottennero  lode,  il  cui  e- 
dizione,  pio  e  prudente:  esemplare  e  ze-  leiico  riporta  il  Coleli  colle  sue  dilTuse 
laute  pastore ,  scrisse  molte  opere  assai  notizie,  nelle  quali  eminentemente  lo  ce- 
slimale,  il  cui  elenco  si  legge  nell'Ugliti-  lebiò.  Rinunziato  i!  vescovato  nel  1700, 
li,  insieme  alle  iscrizioni  a  lui  erette,  a-  dipoi  morì  da  tulli  pianto,  fulgido  deco- 
vendo  nella  cattedrale,  in  cui  fu  deposto  ro  dell'episcopato,  a'2  1  gennaio  i  706  in 
Del  1607,  eilificato  il  sepolcro  pe' vescovi  Napoli,  e  fu  onorevolmente  deposto  nel- 
e  fallo  abbellimenti,  oltre  la  torre  Cam-  la  Coslantini^ma  basilica  di  s.  Reslituta. 
panaria.  III."  ottobre  di  detto  anno  gli  L'arcivescovo  di  Benevento  cardinal  Or- 
successe  Luigi  Franchi  patrizio  napole-  sini,  poi  Benedetto  XIII,  grato  per  ave- 
tano,  chierico  regolare  tealino,  eccellen-  re  il  venerando  prelato  offerto  duo  au- 
te  pastore,  Iraslato  a  Nardo  a'26  gennaio  reortun  inillia,  quando  quella  melropoli 
iGi  i.  A'3i  Girolamo  Sarriano  napole-  fu  conquassata  dal  terremoto,  nel  i6qo 
tano  de'couti  Casalduni  tealino,  benefi-  gli  pose  nell'arci-episcopio  moiiumenla- 
co  colla  cattedrale  ,  in  cui  eresse  nobii-  le  splendida  iscrizione.  A'25  maggio  era- 
mente  e  dotò  la  cappella  di  s.  Carlo  Bor-  gli  successo  Tommaso  d'Aquino  teatino, 
lomeo,  riparando  e  abbellendo  l'episco-  nato  in  Caramanica  principesco  feudo  di 
pio:  morì  in  Napoli  nel  1627  e  fu  tumu-  sua  casa,  patrizio  napoletano,  cospicuo 
lato  nel  monastero  di  s.  Maria.  A'20  no-  per  pietà  e  dottrina,  si  studiò  di  seguire 
vembie  Luigi  Ricci  nobile  e  canonico  di  le  magne  vestigia  dell'esemplare  suo  pre- 
Napoli  ,  pio  e  dotto  nella  scienza  legale,  decessore.  Dispensò  la  divina  parola  al 
inolio  nel  i643,  dopo  aver  pubblicalo  popolo  nella  cattedrale,  fu  strenuo  soste- 
qiiell'o[)ere  riferite  dall' Ughelli.  A.'2'i  nitore  della  disciplina  ecclesiastica,  bene- 
febbraio  AlessandroRaulianagnino,  mor-  fico  co'poveri  e  con  l'ospedale,  assai  spe- 
lo in  patria  nel  1 645  e  deposto  nella  cap-  se  nel  restauro  e  01  oamento  de'  sagri  e- 
pella  gentilizia  di  s.  Carlo  nella  cattedra-  difizi,  profuse  pure  le  sue  generosità  nel- 
led'Aiiagiii.  A'27  maggio  1  647  Tomma-  1' altare  maggiore  della  cattedrale  e  in 
so  Imperato  napoletano.  >el  i657Gio.  due  cappelle  minori,  da'fondamenli  eres- 
Ballìsta  Rapace!  di  Clausauo  arcidioceii  se  due  chiese,  una  in  onore  de'ss.  Ciro  e 


vie  V  I  D  2^5 
Giovanni  palvoni  piiiiiiiriiliVico-Ef|iien  primi  teslimoni  iIl'IIi  rismiezione;  poiché 
se,  r.ilti.i  ;ill  1  ss.  Tnnilà  ptM  le  inoiiaclie  ivi  Irovarono  un  Angelo  die  le  confortò, 
teresiane,  nf^-ce  il  palazzo  ^escovI|e,  co-  anniinzianclo  loro  la  seguita  l'isurrezioiie 
me  si  trae  clall'epigraf';  data  dal  Goleti,  di  Cristo,  e  loro  inginnse  dirlo  a'discepo- 
il  quale  con  e«so,  neir7/.'7/^r  sacra, ter-  li,  massime  a  Pietro,  ed  invitarli  a  Dor- 
mirlo la  serie  de've«co»i  vicuni,  che  com-  tarsi  in  (ialilea,  ove  lo  avrehliero  certo 
pii  ò colle  .yn//3/V<-///io'///7.  Nel  I  73-2  Car-  veduto.  Il  Mazzinelli,  (/^/ìzio  dcUa  Selli' 
lo  Cosen7a,  di  Stignano  diocesi  di  S(|iiil-  tiiiiiui  sniita,\\i\\  ilivolo  viaggio  delle  saii- 
lace,  Irashto  da  Lettere.  i\el  174^  A^'-  '^  «loiine  al  s.  Sepolcro,  credette  che  la 
fonso  Sozi  Cnrafa  snmasco,  di  s.  Nicidò  Chiesa  volle  ricordarlo  colla  processione 
Manfredi  femlo  di  sua  casa  ,  arcidiocesi  che  prescrisse  nel  dì  della  s.  PdSfj<ia  di 
di  Benevenlo.  Nel  lySi  Vito  Antonio  buon  mattino,  o  [)ri  ma  del  A^cv^cro  (^.), 
Alastianiirea  di  Giovenazzo.  Nel  1778  cantando  raniifunai.V/irrc.r/^  C/ir/?^',  ov- 
l'uolino  l'dce,  di  iMorinano  diocesi  di  Cas-  vero:  Diate  Discipulis-,  o  altre,  come  Re- 
sano,  il  quale  cessò  nel  i  79'2.  Gli  succes-  ginn  Codi.  iMa  io  nel  citatoarticolo,quan- 
se  nel  [797  IMìchele  Natale,  di  Cesapulla  to  a  tale  processione,  ed  a  quella  che  si 
arcidiocesi  di  Capua.  iVIa  infelicemente  fa  dal  capitolo  Vaticano,  e  riparlando 
involto  nella  rivoluzione,  che  nel  termi-  delle /l/.jr/'e,  ne  resi  migliori  ragioni  col 
ne  dt-l  secolo  XV III  [)ose  a  soqquadro  il  Dionisi. 

regno  di  Napoli,  dal  regio  governo  fu  con  VIDAMO.  T"".  Vice-Domino. 
nitri  alti  personaggi  giustiziato,  con  do-  VIDMAN  CRtsTOFORO  ,  Cardinale. 
lore  di  Pio  VII,  che  ne  fece  gravissime  De' conti  d'Ortembergh,  per  antica  di- 
rimostranze e  scomunicò  i  giudici;  tutto  scendenza  alemanno,  ma  nato  in  Vene- 
avendo  deploralo  anche  nel  voi.  LXV,  zia,  uomo  di  soavissimi  costumi  e  di  sin- 
p.  283.  Restò  vacante  la  sede  di  Vico  E-  golar  prudenza  fornito,  e  assai  avaoTato 
quen^e,  e  alllne  Io  stesso  Pio  VII  nella  nella  scienza  d'ambo  le  leggi,  acquistato 
circoscrizione  delle  diocesi  del  leame,  nel  un  chiericato  di  camera,  fu  poi  pronoos- 
18  18  la  soppresse,  ed  uiù  con  Capri  a  so  a  uditore  della  medesima,  ed  in  età 
Sorrento  {!'■)•  di  33  anni  e  in  gi-azia  della  repubblica 
VICTIMAE  PASCHALI  LAUDES  v^uela,  da  Innocenzo  X  a'  7  ottobre 
IMMOLENT  CHRISTIANI.  Una  delle  1647  fu  crealo  cardinale  diacono  de'ss. 
quattro  principali  .Vi^iy^^'/iZi^o /•'/•o.yf  (^/-^.)  Nereo  ed  Achilleo  e  poi  prete  del  titolo 
della  Chiesa  romana,  il  cui  autore  è  sco-  di  s.  Marco,  e  nel  iGtì/j.  legato  d'  Urbi- 
nosciulo.  Si  recita  o  canta  dopo  d  Gra-  n-),  dove  si  acquistò  fama  d'  integro  e 
duale  e  V AlUluja,  nella  festa  solenne  di  [nuilente.  Dopo  avere  col  suo  volo  >:on- 
Pau/iia  di  Risurrezione  e  sua  ottava.  Inbuito  all'elezione  d' Alessandro  VU, 
Questo  è  un  cantico  d'allegrezza,  che  sì  essendo  già  cagionevole  di  sdule,  si  tras- 
unisce coir^///e////V7  (riparlato  io  più  luo-  ferì  nel  feudo  di  s.  Martino  della  casa 
ghi),  per  ispiegarc  l'inelFabile  letizia  del-  Pamphilj  nel  Miiute  Cimino,  per  respi- 
la Chiesa  in  tanta  solenne  festa  della  Ili-  rarvi  aria  più  salubre,  ma  la  morte  ivi 
surrezione  del  Signore,  da  cui  ne  derivò  lo  rapì  nel  1660,  nella  robusta  età  di 
gloria  a  Dio,  salute  agli  uomini.  Celebra  4^  anni.  Trasferito  il  corpo  a  Roma,  fa 
questa  sequenza  il  divino  Agnello  vitti-  sepolto  nell  1  sua  ch-esa  titolare,  dove  sot- 
nia  per  la  redenzione  del  gregge,  il  qua  to  la  nave  destra,  i  fratelli  e  il  nipote  gli 
le  colla  sua  innocenza  riconciliò  col  di-  eressero  nobile  e  mignifìco  avello,  in 
vin  Padre  i  peccatori.  La  lotta  colla  mor-  cui  sopra  urna  preziosa  di  marmo  si  e- 
te,  dalla  quale  ne  uscì  trionfante.  Le  3Ia-  le'a  il  busto  del  cardinale,  a  pie'  della 
/'ir,  che  recatesi  al  s.  Sepolcro,  furono  i  quale  è  sco'pito  onorevole  elogio.   Nel 


246 


V  I  D 


suo  Icslamenlo  lasciò  .('vescovi  dello  sla- 
to veueto,  allorquando  sono  obbIig;iti 
recaiai  iu  Roma  alla  visita  de'  sagri  li- 
mìni,  una  comoda  abitazione  con  lui  te 
le  suppellellili  necessarie,  che  le  vicende 
de' tempi  fecero  sparire.  Ne  ragionai  nel 
voi.  XCI,  p.  391  ;  nia  l'ospizio  non  piti 
esiste. 

VIDONE,  Cardinnle.y e<icovoò\  Sei- 
va  Candida  e  bibliotecario  della  s.  Sedcj 
fiorì  uè'  ponlincati  di  iMartino  III,  Gio- 
vanni XII  e  Ceoedello  V  del  964,  ed 
intervenne  al  conciliabolo  contro  Gio- 
vanni XII  nel  nel  9G3.  Sottoscrisse  a  uu 
privilegio  da  Martino  III  concesso  a 
INIonle  Cassino,  e  ad  altro  accordato  da 
Benedetto  VI  o  VII  a  Teodoiico  vesco- 
vo di  Treveri  e  riportato  dal  Mansi, «5";//;- 
plì inculo  de' concini,  t.  i,  p.  iiySe 
1  182  ;  laonde  conviene  ammettere,  che 
visse  anco  ne' pontificali  di  Giovanni 
XIII  e  Dono  II. 

VIDONI  Girolamo,  Cardinale.  Pa- 
trizio cremonese,  dotato  dalla  natura  di 
raro  talento  e  di  maturo  giudizio,  atte- 
se a  collivarlo  con  indefessa  applicazio- 
ne alle  scienze,  prima  nell'  università  di 
Pavia,  e  poi  io  cjuella  di  Perugia,  nella 
quale  ricevè  la  laurea  di  dottore  e  eoa 
tal  mezzo  potè  rendersi  eccellente  per 
molteplice  erudizione  e  dottrina.  Porta- 
Ipsi  a  Roma  nel  pontificato  di  Clemente 
VII!,  fu  ammesso  tra' suoi  camerieri  d'o- 
nore. Paolo  V  lo  destinò  alla  vicelega- 
zione della  Marca,  e  mentre  governava 
quella  provincia,  lo  annoverò  tra*  chie- 
rici di  camera,  carica  alla  quale  Grego- 
rio XV  aggiunge  la  presidenza  dell'an- 
nona. Urbano  Vili  lo  p^ornos^e  succes- 
sivamente alle  cariche  di  tesoriere,  di  pre- 
sidente di  Homagna  e  di  commissario  ge- 
nerale delle  Djilizie  pontificie  ;  incarichi 
gelosi  che  esercitò  con  assiduità,  dili- 
genza e  soddisfazione  del  Papa,  il  qua- 
le con  universale  applauso  Io  creò  car- 
dinale diacono  a' 19  gennaio  i  626  e  pro- 
mulgò a'  So  agosto  1G27,  conferendo- 
gli per  diaconia  la  chiesa  de's-.  Quattro. 


V  I  D 

Lo  ascrisse  quindi  alle  congregazioni  de' 
vescovi  e  regolari, del  buon  governo, del- 
le acque  e  strade,  e  di  rnolte  altre.  Scor- 
so appena  un  lustro  dalla  sui  elevazione 
alla  porpora,  l'invidiosa  morie  gliela  tol- 
se colla  vita  iu    Roma  nel   1682, d'anni 
5i,  con  fama  d'insigne  e  cauto.  La  fred- 
da sua  spoglia  fu  accolta  nella  chiesa  di 
s.  IMaria    della    Vittoria,   nella   cappella 
dell'Assunta,  da  lui  fondata  vivente  con 
conveniente  dola,  dove  sopra  la  sua  tom- 
ba il  fratello  Cesare  fece  scolpire  sul  mar- 
mo in  bassorilievo  la  sua  effigie,  con  ma- 
gnifica iscrizione.  Altra  simile  gli  fu  eret- 
ta pure  in  marmo,  dal  pubblico  di  Cre- 
mona sua  patria,  nella  cattedrale,  accan- 
to alla  sagrestia  minore,  e  riportata  dal 
Zaccaria  nella  Serie  de'  vescovi  di  Cre- 
mona, dal  Vairani  ne'  Monumenti  Cre- 
monesi, facendone  pure  menzione  Vita- 
le nelle  Memorie  de    Tesorieri.   Meritò 
sino  dall'adolescenza  gli  encomii  e  gli  ap- 
plausi di  tulli  quelli  che   il   conobbero, 
pel  suo  eccellente  ingegno,  e  naturale 
fatto  per  la  virtù,  le  dignità  ecclesiasti- 
che e  la  gloria  di  Dio.  In  tulle  l'incom- 
benze aflidalegli  da'  Papi,  die'  le  più  lu- 
minose prove  di   fedeltà,  esaltezza   sin- 
golare, specchiala  e  matura  prudenza  ; 
laonde  si  meritò  l'ammirazione  non  me- 
no de'  Papi,  che  de' popoli  da  lui  gover- 
nali, de'  quali  si  guadagnò  la  benevolen- 
za. Lo  stesso  fece  ne'  tribunali  in  cui  do- 
vette giudicare,  essendosi  in  essi  regolato 
costantemente   colla  noima   delle   leggi 
prescritte  dalla  religione  e  dalla  giustizia. 
VIDOM  Pietro,  il  seniore,  Cardi na* 
le.  Nipote  del  precedente  e  perciò  patri- 
zio cremonese,  eccitato  da'  luminosi  e- 
sempi  dello  zio,    dopo  avere  apprese   le 
scienze  gravi  nelle  più  rinomate  univer- 
sità d'Italia,  riportatane  la  laurea  di  dot- 
tore, condottosi  a  Roma  nel  fiore  della 
giovenlìi,  venne  da  Urbano  Vili  occu- 
palo ne'  governi    delle  città   di  Rimini, 
Tivoli,  Sabina,  Orvieto  e  Spoleto,  nella 
vicelegazione  di   Romagna,  nella   vice- 
prefeltura  di  Fermo,  e  nella  presidenza 


V  I  D  V  I  D                   2\j 

dellii  Marca,  Promosso  quimli  dallo  sles-  ove  di  anni  ^,o  fu  ninmesso  nell'accode- 
so  UihaiioVlII  neliC)4  i) '^1' ^4  ^""')  ^1  miiì  nol)iIe  ecclesiastica  da  Pio  VI,  il  qua- 
vescovato  di  Lodi,  e  ricevutane  l'episco-  le  lece  a  lui  cedere  l'apparlatuenliiio  giù 
pale  consagtaz.ioae  dal  cardinal  Giaui-  abitalo  dal  proprio  nipote  mg.'  lirasclii, 
ballista  Palletta  nella  cliiesa  di  s.  Aa-  poi  cardinale,  ed  in  essa  compi  il  corso 
drea  della  Valle,  pagò  del  proprio  i  de-  degli  studi  sagri,  legali  e  teologici,  poi- 
bili  da  cui  era  gravata  quella  mensa  e-  che  deci>o  per  lo  slato  clericale,  amava 
piscopale,  ne  risarcì  l'episcopio,  e  com-  porsi  a  disposizione  della  s.  Sede.  Il  conte 
partì  altri  considerabili  benellzi  alla  sua  Paolino  Mastai-Ferretti,  IVolizic  stori- 
chiesa.  Mentre  tutto  intento  al  governo  che.  delV accademia  nobile  ecclesiastica 
(Iella  diocesi,  ne  curava  il  migliorameli-  di  Roma,  a  p.  i4o  riferisce,  che  vi  eser- 
to, fu  richiamato  in  lloma  nel  i652  da  citò  il  suo  fervido  talento,  e  non  trascurò 
liuiocenzo  X,  e  spedito  per  nunzio  a  Gio.  d'apprendere  il  gius  civile  da  Giuseppe 
Casimiro  re  di  Polonia,  dove  per  S  an-  Morelli  avvocato  concistoriale, che  dovet- 
tii  promosse  e  difese  con   pericolo  della  te  più  volte  ammirare  l'acutezza  del  suo 
propria  vita,  in    tempi  assai  tuibolenti,  ingegno  ed  il  suo  brio.  Apprendo  dal- 
la cattolica  religione,  meritandosi  i  rin>  le  Notizie  di  Roma,  che  Pio  VI  lo  no- 
giaziamenli  d'Alessandro  VII.  Sollecito  minò  cameriere  segreto  soprannumera- 
(lel  bene  di  sua  diocesi,  nel  iGTy  orili-  rio,  neh  781  prelato  domestico,  nel  1  784 
nò  che  vi  si  celebrasse  il  sinodo  benché  vice-legato  di  Ferrara,  protonotario    a- 
assente,  e  subito  lo  fece  stampare.  Insor-  postolico  soprannumerario,  e   nel  1790 
le  in  Polonia  gravi  dillìcollà,  che  lo  pò-  ponente  di  consulta.  Pio  VII  neh 801  lo 
sero  in  cimenlo  di  perdere  la  bella  ripu-  promosse  a  delegato  apostolico  d'Anco- 
tazione  ch'eravisi   acijuistala,  si  seppe  oa  e  sue  dipendenze,  della  quale  ripar- 
da   esse  con  mirabile    prudenza  valore-  lai   ad    Umana  quali   vescovati  uniti;   e 
samenle    cautelare,  per   lo  che  guada-  nel  1806  il  metlesinio  Papa  gli  aggiua- 
guatasi  la  grazia  del  re,   per  raccoman-  se   ancora   il   governo  della   presidenza 
dazione  di  questo,  Alessandro  VII   a'  5  di    Urbino  e   Pesaro,   per  la  sua  lode- 
a[)rile  1660    lo  creò  cardinale  pretedi  vole  condotta  imparziale   nell'ammini- 
di  s.  Calisto,  protettore  del  regno  di  Po-  strazione  della  giustizia,  fermezza  e  sa- 
Ionia  e  dell'ordine  camaldolese.  Lo  de-  gacità,  non   disgiunta   da  prudenza  nel 
sluiò  legato  di  Bologna,  dove  die'  eguali  maneggio  degli  a(I«ri.  Nella  occupazione 
argomenti  di  lode,  sì  per  la  sua  interne-  militare  de'  francesi  de'  luoghi  a  lui  sog' 
rata  giustizia,  che  provvido  governo.  Ri-  getti,  generosamente  del  proprio  salariò 
uuiiziata  poi   la  sua  diocesi,  intervenne  i  primari  impiegati  pubblici  governativi 
a'  ciuciavi  di  Clemente  IX,  Clemente  X  della  sua  delegazione  e  presidenza;  del 
e  Innocenzo  XI,  dopo  il  quale  una  pia-  proprio  sopperì  agli  straordinari  dispendi 
cidd  morte  die'  fine  a'  suoi  giorni  in  Ro-  nelle  militari  esigenze  di  quell'epoca,  co- 
nia nel   1G81,  di  71  anni,  e  fu    sepolto  me  del   proprio  contribuì   [)e'  lavori  di 
nella  chiesa  di  s.  Maria  della   Vittoria,  pubblica  ulilità  a  sostentamento  de' po- 
presso  le  ceneri   del  cardinal  Girolamo  veri  ne'  luoghi  da  lui  amministrali.  Ma 
suo  zio,  senza  alcuna  funebre  memoria,  ciò  ch'è  piij  singolare,  in  tutta  la  sua  ooo- 
VIDONI  Pietro,  il  giuniore,  Ca/T/i-  revole  carriera  prelatizia,  oltre  di  esser- 
luile.     Nacque  dalla   nobilissima,    enti-  si  scrupolosamente  spoglialo  di  sue  ar- 
chissima  e  ricca  famiglia  De  Soresioa  in  genlerie  e  altre  cose  preziose  pe*  bisogni 
Cremona  a'  1  settembre  1759.01630-  della  s.  Sede,  ooa  percepì  giammai  gli 
ni  entrò  nel  collegio  di  Modena,  e  di  io  emolumenti  annessi   alle  cariche  da  lui 
passò  nel   collcijio   Nazareno  di   R.oma.  esercitale.  Per  la  dclluilivaccomplela  io- 


248                   V I D  VIE 

vasione  frnncese  delle  Mirche  avendo  (lo-  licolare  metodo,  e  Iraltandosi  decorosa- 
vulo  tornale  in  Roma,  e  nel   iSof)   per  menlepiefeiì  serviisi  di  cavalli  storni,  iti- 
la deportazione  di  l'io  VII  restituirsi  in  vecede'iuoielli  usali  al  presente  dacardi- 
patria,  appena  il  Papa  nel  i  8  i  4  potè  ri-  naii.  Di  maestosa  presenza  e  assai  pingue, 
tornare  alla  sua  sede,  fece  richiamare  il  ebbe  animocandulo, sincero, leale  e  Iran- 
prelafo,nelcQncistoro  degli  8  inaizoi  8  I  6  co;  allibile  e  cortese,  facile  era  in  lui  il 
lo  creò  cardinale  dell'ordine  de'  diaconi,  proferire  spiritose  sentenze,  molti  arguti 
e  poi  per  diaconia   gli   conferì  la  chiesa  e  lepidezze  piacevoli,  ed  un;i  ne  registrai 
di  s.  Nicolò  in  Carcere;  e  riguaidindoio  nel  voi.  XXXVIll,  p.  64-  Colto  ed  eru- 
Pio  VII  con  particolare  benevolenza,  gra-  dito,  gii  piaceva  d' essere  istruito   delle 
ziosamente  accettò  da  lui  quel  donativo  notizie  contenaporanee  di  tutto  il  oioa* 
che  i  novelli  cardinali    solevano  fare   al  do.  Ne*  conclavi  per  l'elezioni  di  Leone 
Papa.  Inoltre  trovo  nelle  JVb//;''e  c^/  Ro-  XII  e  Pio  Vili,  potè  vieppiù  fir  cono- 
riin^  che  il  Papa  lo  annoverò  alle  con-  scere  quanto  fosse  in  lui  profonda  la  ret- 
gregazioni  della  visita  apostolica,  de' ri-  titudine,  e  quanto  innanzi  si  estendesse 
II,  di  consulla,  della    lauretaua   e  delle  nella  previdenza  e  accorgimento,  per  o- 
iicque;  ed  egli  e  suoi  successori  lo  dichii-  pera  tanto  sublime  e  gravissima.  Leggo 
rarono  protettore  del  collegio  greco,  del-  ne' n.  64  e  65  del  Diario  di  Roma  del 
la  chiesa  e  casa  degli  orfani  in  s.  Maria  i83o,  che  assalito  il  i.°  agosto  da   feb- 
in  Aqiiiro,  in  uno  al   monastero  de' ss.  bre  continua,  pertinace  contro  tulli  i  ri- 
Quattro,  ed  al  collegio  Salviali  ;  del  col-  medi  dell'arte  medica,  con  somma  edifi- 
legio  de' caudatari   de' cardinali  ;  delle  cazione  richiese  e  ricevette  con  divozione 
citlà  d'Ancona  e  di  s.  Angelo  in  Vado;  i  ss.  sagramenti  che  la  Chiesa  sommini- 
delle  comuni  dell'Isola  maggiore  nel  la-  stra  a'  moribondi,  testò  traniuillainen- 
go  Trasimeno,  e  di  Falconara  ;  di  alcu-  te  delle  cose  sue,    mostrandosi   benefico 
ai  sodalizi  di  Ruma,  come  di  quello  del  colla  famiglia  e  amoroso  cogli  intimi  a- 
ss.  Sangue  nella  sua  diaconia,  e  di  altri  mici,  e  nella  sera  del  io  passò  all'altra 
dello  stalo,  delle  canonichesse  della  Stel-  vita  in  R.oma,  di  y2  anni  meno  22  gior- 
la  di  Spoleto,  del  collegio  del  ss.  >oine  ni.  Siccome  col  palazzo  avea  acquistato 
di  Dio  di  Pesaro,  e  del  cnpilolo  di    Ba-  la  cappella  della  B.  Vergine    della  Po- 
sila. Avendo  colla  eredità  materna   ac-  rità  nella  vicina  chiesa  di  s.  Andrea  del- 
quistato  in  Roma  il  Palazzo  Sloppani  la  Valle,  cos'i  preferì  di  essere  tumulato 
(/^.),  celebre  per  credersi  essere  stalo  di-  in  essa,  in  vece  dell'altra  gentilizia  nel- 
segnalo  da  Raffaele   da   Urbino,  e  con-  la  chiesa  di  s.  Maria  della  Vittoria,  ove 
servandosi  in  esso  4  tavole  de' Fasli  sa-  riposano  le  ceneri  de'  precedenti  cardi- 
gri  di  Q.  Verrio  Fiacco  rinvenute   nel-  oali  di  sua  famiglia.  Pertanto  il  suo  ca- 
l'emiciclo  del  foro  di  PaU-slrina  per  le  da  vere  portalo  in  s.  Andrea,  nella  cap- 
cure  del  cardinal   Stoppani,  il  cardinal  pella  papale  dell'esequie  ponlificò  la  mes- 
Vidoni  dopo  averle  fatte  ripulire,  ed  a-  sa  il  cardinal  Fransoni,  indi  lu  sepolto  nel 
vere  decorato  la   camera  dove  si  trova-  destro  lato  dell'  ingresso  della  cappella, 
no,  nel  182.5  le  fece  supplire  e  illustrare  sovrastato  da   lapide  marmorea  infissa 
dal  dotto  archeologo  Antonio  Nibby,  e  nel  pilastro. 

le  pubblicò  con    magnifica   edizione   di  W^^loi^lFìcnnen.inAnstrinj.Ciiùi 

caratteri  rossi  e  neri  :  Q.  J'errii  Fiacri  con  residenza  arcivescovile,  celebre  me- 

Fantorum  sacroriini  reliquiae  jain  a  tropoli  del  vasto  e  possente  impero  d'.-^M- 

Fogi;inio  lUustratae  nuper  i'elern/n  sub-  stria  (V.),  la  prima  monarchia  di  Ger- 

Sidiis  iiisiauratae,V\.uA\ii&\^-2.Q).  Amò  di  mania  (f.).  bella  e  popolosa,  non   che 

avere  la  sua  corte  eca»u  ordiuatj  con  par-  capitale  dell'  arciducato  d'Austria.  TrO' 


V  I  E 


V  1  E  2^9 


vasi  nel  paese  sollo  clell'E.is,  circolo  in-     totalmente  .listini.-,  ♦•  so.,o  li  c.llii   pro- 
le, ice  del  W.ene.wald,  una   .Ielle   due      p.  .a,  e.l  i  suo.  3',  s.l.bo.-lo  «l.le,.  da-ina 
"landi  divisioni   di    detto   a.-ciducato   o      linea  ,|,  ci.cn„valla/.io..e.  1  p.mci.a U  so- 
Ijassa  Ausl.-ia,  l'altra  fo.-.na.Hlo  il  paese      no  q.ie'di    Wieden,  .1.  L,.o,H.!dsta<it,   di 
al  di  sop.-a  dell'Ens  o  Alta  Austna,  cii-      Land,t.-asse,  di    Ne.ist.ft  o  Obe.nenst.ft, 
colosnoe.H..ed.\V.ene,w.ld,cUelv>pei-     e  di  Alte.ste.-asse.  L.  atta,  dice  d  Castel- 
capoluogo  s.  l'olten  o  s.  Ippolito.   E   si-      lane,  era  già    cinta  d.   basilo...  e  d.   t..- 
tuata  sulla  spo.ula  me.-.d>o..ale  e  dcsl.-a      pl.ce  fossa,  .na  i  bances,  avendo  .leniol,- 
del  Danubio,  che  quivi  accoglie  il  liu.ni-      lo  nel  .809  la  .na-.o.-  pa.te  dell  op.-.e. 
cello  di  V.e..na,   1  P^ien,  che  dà  il  no.ne     il  gove.-no  auil.-.aco  s.  e  conv.nio   dcl- 
alla  città,  sceso  dal  W.ene.wald,  ocate-     l'iinpossibilità  di  n.un.ie  una  .Mila  posta 
na  d,  mo..tai:ne  cope.le  d.  boschi,   fo.--     in  n.ezzo  a'suoi  nu.ne.os.  sobbo.gln,  ed 
manleresl.em.i;vdell'AlpiNo..che;a.20      a.,zicbù  i.npiega.-e  le  v.slos.sst.ne  sorn.ne 
k-he  sud-sud-est  da  Hclmo,  a3o  est  da      occo.Tenli  alla  .■icost.-..j.o..edelt  nnuie.i- 
Pa.i"i  3.)0  sud-est daLond.a,42onoid-     se  foi-tificazion.,  ne  abbandono  .Ip.oget- 
esl  daVf.d.id.  3t5  noi-d-ovest  da   Co-     to,  e  lo  spalto  fu  convertito  m  deh/.oso 
slantinopol.,45osud-ovesldaP.el.-obur-     passeg^.o.  Aggiunge,  essere  la  s..pcM-  .ce 
00     .85  no.d-est   da  Ro.iia.   Latitudine      della  cillà,  .....ta.T)e..le  a   d.  le.    sobbo,- 
nord  dell'Osservatorio  48"  12  4o';  lon-      ghi,  presso  a  6  leghe  e  .nezzo  quad.a.e. 
Ritud.ne  est  .4'  2  3o''.  Altezza  sop.-a  il      ilife.-i.cono  altri  geog.-ah,  Vienna  in  ..no 
mare  «45  met.-i.  E'  pure  .-esidenza  del-      a'suoi  sobborghi  ave.e  un   cucu.lo  d.  4 
l'impéi-alore  d'Austria  e  della  corte  \m-     leghe  e  .nezzo,  la  città  prop,Ma.nente  del- 
pcM-iale,  del  nu.,zio  apostolico  e  del  co.-po     ta  occupando  appe.ia  iho.    dello  spazio 
dmlo.ualico,  delle  supreme  autorità  del-      co.npreso  in  questo  nc.nto,  .1  quale  p..- 
r.mpeio;  della  corte  supeno.e  d,  giusti-      ma  deUBor)  era  formato  da  una  forlifi- 
ziaper  l'a.ciducato  d'Austria  superiore  e      cazione  militare,  d.  cu.  in  tal  an.io  s.  le- 
infe.-io.-ee  pel  ducato diSal.sba.-go; del  se-     ce  saltar  in  aria  una  parte.   Una  o.rrie- 
nato  sap.-e.no  d.  giustizia;  del  tribunale     ra,  cui  si  dà  il  nome  d,  linea,  spezzai,  a 
de'nob.l.;  del  tribunale  d'appello;  del  gè-      catena  e  tutte  le  parti  della  qua  e  dilen- 
ne.-ale  couìa.ulo  milita.-e  dell'alta  e  bas-      donsi  ,-ecip.-..camenfe,  .n  oggi  chiude  la 
sa  Austria;  d'  una  soprintendenza   della     capitale,  composta  d'un  ter.ap.eno  ..ve- 
coDfessione  Augustana  ,  di  cui    formano     stilo,  con  fjss.  davanti,  ed  appo;?giasi  al 
la  -iui-isdizione   1'  a.-ciducalo  d'  Austria,      Danubio.  Noterò,  che  intorno  a  urogetU 
laSliria  l'illiiia  e  Venezia;  d'una sop.in-      d'ampliamento  della  citta  presentai,  dal- 
tendenzadellaconfessio..eElvelica,lagia-      la  relativa  commissione  al  regnante  im- 
nsd.zioue  delia  quale  estendesi  sull'a.ci-      perato.-e  Francesco  Giuseppe  I,  quest,  a 
ducato  d'Austria.  Giace  questa    città  in      4  maggio  .853  o.-dioò,  che  (|uel  '.-allo 
mezzo  a  fertile  pianu.-a  irrigala  da  una      della  spianata,  che  cominciando  dall  a.i- 
diramazicie  del  Danubio  e  dalla  picco-      golo  della  Casa  Ilossa  tor.na  p  ..- dlela  co  • 
la  rivie.a    Wien ,  conto.-nata   da  allure      l' esistente  fila   di   case  de  subbo.gh.   (h 
dell'  aspetto  il  pia  pitioresco.  Passeggi,      VVohring  e  Rossau  fino  al  canale  del  Da- 
sili  svai-ialissimi,  la  vista  d'u..  fiume  su-      nubio,  fosse  mutato  in  a.-ea  da  tabbrica- 
pe.bo  diviso  in  più  b.-accia  che  circon-      re,  e  <|uindi  posto  in  vendila  onde  crea.-- 
dano  isole   imboscale  ,  ne  forme.ebbeio      si  un  fo.ulo,  .iservandone  la  desli.iaz.one, 
un  so-iorno  magico,  se  non  fosse.-o  e  il      ed  ...  gene.ale  da  impiegars.    in    grandi 
chma^variabile  e  il  cielo  di  sovente  neh-      costruzioni  tanto  nell'.nlerno,.|uanlo  nel- 
bioso    che  le  danno  apparenza  ahiuanto      la  cerchia  della  cillà  propriamente   del- 
Uisle'e  aiouotoua.  Dividesi  io  due  parti     la,il  q.iul  fuudo  piesenlaudo  una  cif.a  di 


25o                   VIE  VIE 

100,000  fiorini, si  sarebbe  proceduto  al-  e  l'IIof  in  cui  sorge  una  bella  colonna  di 
la  rico'ilru7Ìoiie  della  porta  Stubeuthor.  bronzo  della  D.  Vergine  Iniinacolala,  e 
Dispose  inolile,  che  in  seguito  a  questa  dicni  dovrò  rip^ulare  verso  il  (ine:  al  sud- 
coslruzioiie  si  aprirebbero  nell'interno  esl  è  nn  giardino  i/nperiale  vagliissinio. 
nuove  vie  dn  porsi  con  essa  in  relazione.  Mei  18 58  si  cominciarono  i  lavori  preli- 
Fia  gli  altri  progetti  vi  fu  pur  quello  miliari  per  la  costruzione  di  6  torri  for- 
tlell'aniplirtzione  della  porta  Rarolitien-  tificale  sulla  riva  destra  del  Danubio  iu 
llior.  i>cl  iSjx,  dissero  i  pidjbtici  fogli,  semicircolo  intorno  alla  cittì;.  I  termini  si 
tbe  oltre  le  grandi  fortificazioni  a'ba-itio-  formarono  d  dia  cittadella  sul  Laaherg 
ni  di  Vienna  e  al  nuovo  arsenale,  si  a  vea  prosii  ino  all'arsenale  e  il  forte  [)re>>so  lai- 
intenzione  di  circondare  la  residenza  ira-  tuie  del  Rablenberg  ;  dovendosi  poi  io- 
periale  di  forti  slaccati  nel  genere  della  traprenderela  costruzione  d'un  ponte  so- 
lorrc  di  Lintz.  Le  piazze  si  erano  trac-  liei»  sul  medesimo  Diiiubio  presso  la  lo- 
dale e  ove  la  strategica  lo  esige  non  si  calità  del  Tabor,  difeso  il  paesaggio  coti 
accordava  più  a'pro[)rietari  il  permesso  due  teste  di  ponte.  Nella  costiuziune  di 
tli  fabbricare.  Già  nel  i858  l'aspetto  di  quest'ojie.e  forlifioaloriesievitarono,  per 
Vienna,  spogliato  il  veccbio  manto  con  quinto  fu  possibile  ,  i  difetti  delle  torri 
nitro  nuovo,  era  stato  cambiato  al  lato  di  Uumarsund  edi  Lintz,  non  che  de'furli 
del  Danubio,  per  la  distruzione  d'una  pre>S')  Parigi,  impiegandosi  invece  i  vau- 
parle  degli  storici  baluardi  ,  bastioni  e  taggi  de'furli  stiiccali  di  Cracovia  e  Ve- 
porte,  poicbè  si  conobbero  d'inutile  di-  roni.  La  città  pro[>ria  è  divisa  in  4  quar- 
fesa  allastrategia  moderna  i  baluardi  che  tieri:  lo  Scbotten-wiertel,  all'ovest  ed  al 
nn  uivano la  citià, ed  il  largliissimoepro-  nord  ovest;  il  Wimmer-viertel,  al  sud- 
fii.ido  vallo  a  pie' delle  mura  venne  col-  est;  il  K.nrnter-wierlel ,  in  mezzo  ed  al 
malo,  per  non  più  separare  la  città  da*  sud;  lo  Stuben-wierlel,  al  nordest;  visi 
sobborghi.  Una  contrada  larghissima  si  entra  [)er  7  grandi  porte  e  5  piccole.  Ir- 
fece  là  dove  prima  si  alzavano  le  mura  e  regolanssimo  uè  l'interno:  le  piazze  pub- 
i  bastioni;  cioè  si  fabbricò  il  Lungodanu-  bliclie  in  numero  di  8  grandi  e  10  picco- 
bio  Francesco  Giuseppe,  che  l'imperato  le  meschine,  non  compiese  le  esterne;  vi 
re  inaugurò  solennemente  ili."  di  mag-  si  veggano  i  10  strade  anguste  e  tortuo- 
f;io  del  nominato  anno.  Però  la  demoli-  se  (il  Castellano  le  fa  ascendere  a  5oo), 
zioiie  delle  mura  della  città  eccitò  molti  ma  ben  illuminate  la  n(jtte,  ottiinamen- 
iincresciuieiiti;ei  viennesi speravanoche  te  insiniciate  ,  e  tenute  pulite  mediante 
il)Ssero  loro  lasciati,  almeno  in  parte,  i  scoli  sotterranei  che  comunicano  col  Da- 
bei  passeggi  sui  bastioni  e  lungo  il  fosso  nubio.  I  diversi  bracci  di  questo  e  la 
della  città,  mentre  dall'altro  lato  non  di-  Vienna  sono  trapassati  da  4o  ponti.  Il 
«conoscono  i  molti  vantaggi  che  produ-  più  recente  è  quello  fuori  di  porta  Ca- 
ceva  r  ingrandimento  della  città,  massi-  riiitia  ,  solennemente  aperto  nuli'  incon- 
nie  per  olfrire  aree  per  la  fabbricazione  tro  dell'ingresso  della  regnante  impera- 
<li  case,  onde  sopperire  al  gran  bisogno  trice  Elisabetta  di  Baviera  nell'  aprile 
di  esse,  e  così  poterne  derivare  più  miti  iSj^^'cuì  sponsali  descrissi  nel  voi. 
pigioni. Separala  lacittà  da'sobboighi  me-  LXIX,  p.i33.  i\e  fu  architetlo  Lodovi- 
tjiante  una  spianata  di  Geo  metri,  forma  co  Forster.  E'  un' imponente  e  bella  co- 
mi ovale  allungalo  dall' ci  all'ovest;  è  struzione.  Al  momento  dell'apertura  si 
circondala  in  patte  da  un  muro  basilo-  decorò  col  modello  delle  statue  colossali 
ìialo,  alto  da  4o  in  5o  piedi,  lunghesso  de'conti  Salili  e  Siahiemberg,  intrepidi 
il  quale  dominano  i  delti  ameni  passeg-  difensori  di  Vienna  durante  i  due  assedi 
yi,  fra'(juali  si  distinguono  il  Ivohlm.ukt  de'  turchi,  rhe  ricorderò  alla  loro  volta. 


VIE  VIE  aTi 
SI  dovevano  convellile  in  marmo,  insie-  lo  il  monumento  deirimperalore  Fran- 
mead  allie  G  statue,  lapprcseiitaiili  i  più  cesco  I,  giorno  aniiìvei  saiio  del  di  lui  so- 
giaudi  eroi  dell'Ausilia.  Citupje  teatri  leiuie  iiif^iesso  in  Vienna  nel  i  8  i /[,  dopo 
servono  a'puhblici  spettacoli.  Le  case  in  aver  felicemente  ricuperala  all'impero  la 
generale  massiccie,  sovercliiamente  alle  pace,  per  la  caduta  della  potenza  di  iVa- 
e  di  antica  taglia,  hanno  ^,  5  o  G  solai,  e  poleoiie  I  imperatore  de'  francesi.  Segui 
sono  in  numero  di  circa  i3oo  (ma  l'ulti-  1'  inaugurazione  alla  presenza  ilei  di  lui 
ma  proposizione  concistoriale  del  iSj3  fìgliorimperalorererdiiiando  I,  dell'iin- 
dice  (Icrciii  niillc.  conlinet  /loino<;:  vi  a-  pelatrice  iMarianna,  delia  famiglia  impe- 
vrà  forse  comprese  quelle  de'soLborglii).  liale  e  della  corte.  Tranne  l'iniperalore, 
La  maggior  parte  delle  case  sono  costruì-  tutti  aveano  il  capo  scoperto.  Il  cancel- 
le  di  mattoni  e  coperte  di  tegole,  talvol-  jiere  di  casa  ,  corte  e  stalo,  principe  di 
la  di  legno;  generalmente  poco  eleganti,  Rlettcrnich,  avvicinatosi  all'  iuiperatore, 
non  sono  molto  spaziose;  poco  lusso  vi  si  pronunziò  il  seguente  discorso.  "  Grazio* 
vede  nelle  suppelleltili ,  tianne  i  palazzi  si^simo  signore.  L'imperiale  e  reale  Mae* 
signorili,  e  le  case  de'bancliieri  e  nego-  sta  Vostra  lia  scelto  la  giornata  d'oggi 
ziaiili.  Le  piazze  principali  sono,  oltre  per  lasolenne  inaugurazione  e  per  lo  sco- 
rilof  ricordata  ,  nel  nord  est  :  1*  Holie-  primento  d'un  monumento  destinato  a 
Markt,  nel  nord,  con  un  lepjpio  corintio  servire  alla  più  larda  posterità,  come 
di  marmo,  notabile  per  la  singolarità  del-  prova  di  riconoscente  venerazione  del  fl- 
rarcliitelluia,  ed  accompagnato  da  una  glio  e  successore  al  trono  [)el  suo  glorio- 
fontana  le  cui  ac(|ue  vengono  da  Otta-  so  padree  predecessore.  A'seutimenli  dul- 
krin,  villaggio  poco  lontano  da  Vienna;  |a  M.  V.  eguali  sono  i  sentimenti  di  mi- 
la piazza  di  Giuseppe,  al  sud-ovest,  ab-  lioni  di  fedeli  sudditi.  E  (piesto  un  gior- 
bellita  da  una  statua  erpiestre  di  bionzo  no,  il  quale  ci  rammenta  il  monarca,  die 
di  Giuseppe  ll,d.dla  biblioteca  iinpeiia-  anco  1'  impero  tulio  amava  e  venerava 
le  e  dal  museo  di  storia  naturale;  del  Ca«  qunl  padre, e  la  cui  memoria  sarà  una  me- 
stello  o  liurg-platz,  presso  ed  all'ovest-  uiuria  di  benedizione, che  le  future  genera- 
nord-ovest  da  quella;  la  Neue  INIaikl,  si-  zioni  erediteranno  come  un  bene  di  pro- 
tuata  all'est  della  medesima,  ed  ornata  prielà  comune.  Per  li  anni  il  defunto 
d'una  fontana,  colla  statua  della  Pruden-  monarca  sostenne  la  più  didìcile  lolla  per 
za;  il  Graben,  pressoché  nel  centro  della  la  giustizia  e  l'ordine  contro  le  tempesta 
città,  più  somigliante  ad  una  via  spaziosa  d'un  temp  o,  il  quale,  come  non  mai  altri 
che  propriamente  ad  una  piazza,  e  ritro-  prima,  aveva  scosso  la  società  fin  dalle 
vo  ordinario  degli  oziosi  e  de' forastieri,  fondamenta.  Pio  e  credente,  iidlessibile 
e  caffè  assai  brillanti  la  rendono  dilette*  nella  sventura  e  moderalo  nella  fortuna, 
voie:  Leopoldo  I  vi  fece  erigere  una  co-  il  magnanimo  imperatore  vinsecolla  sua 
lonna  di  marmo  in  onore  della  ss.  Tri-  eroica  perseveranza.  Dopo  che  a  lui,  al- 
nilà;aireslremilà  di  essa  piazza  sono  due  leato  cou  tutte  le  Potenze  armate  per  la 
fontaneornate  di  statuecolossali  di  piom-  loro  indipendenra.  medianteil  valore  de- 
bo.  Vieppiù  importanti  sono  1'  IJernn*  gli  eserciti  e  la  fedeltà  de'popoli,  cou  l'as* 
gasse,  continuala  dallo  Scholten-gas«e,  sislenza  del  cielo  riuscì  di  rialzare  econ- 
nella  sua  parte  occidentale;  la  Kiii  iiter-  solidare  l'Austria  a  rpiel  grado  che  nella 
strasse,  e  la  Spiegel-gasse  al  sud;la  Schu-  storia  del  mondo  le  appartiene,  l'impera- 
ler-slrasse, eia  ^Vollzeil  all'est, ed illvohl-  loie  Francesco  I  rientiò  glorioso  ,  sono 
markt,  continuala  dalia  Splanger-gasse,  oggi  32  anni,  nella  reggia  de'suoi  avi.  la 
e  la  Tuchlaube,  in  mezzo.  A'i6  giugno  questa  stessa  leggia  tosto  riunirousi  ap- 
1846  fu  sulla  piazza  della  Corte  scoper-  presso  di  lui  i  sovrani  e  i  rappresenlan- 


iTa  VIE  VIE 

ti  (lell'Euiopa  intera,  per  istal)iliie  quel-  parlamenti  la  sontuosità  più  magnifica, 
Ja  pace,  <Ji  cui  (in  d'allora  il  rnonilo  go-  di  cui  l'ituppratore  abita  T  ala  chiamata 
de  noi)  interrotta.  La  divina  l'rovviden-  Scliweizer-llof.  La  chiesa  parrocchiale 
zrt  avevalo  chiiimato  a  coltivare  per  una  del  palazzo  fu  falla  costruire  nel  i44^ 
liinga  serie  d'anni  i  i)ei  finiti  della  [)ace,  dall'imperatore  Federico  111,  indi  a'  2Q 
e  ad  essere  testimonio  della  felicità  e  prò-  aprile  i  449  'a  consagiò  il  vescovo  di  Gurk 
S[)erilà  che  le  sue  paterne  cure  avevano  in  onore  ilella  ss.  Trinità,  della  B.  Ver- 
sapulodillondere  su  tutte  le  classi  de'suoi  gine  e  d'Ognissanti.  Il  correr  de' tempi 
.sudditi.  In  questo  stesso  [)aliigio,  accessi-  non  avendo  potuto  permettere  nel  1 8  40 
bile  a  tulli,  (ino  all'  istante  del  suo  ulti-  di  celebrare  la  secolare  memoria  di  quel- 
ino  respiio,  ha  vegliato  al  bene  de'  suoi  la  religiosa  funzione,  si  pensò  a  supplir- 
popoli,  e  non  ha  ne  conosciuto,  né  bra-  vi  nella  prossima  3.*  domenica  dopo  Ra- 
mato altro  premio  all'amor  suo,  che  l'a-  squa.  Per  la  qualesoienne  occasione  l'im- 
more  ile'suoi  popoli. Qin, in  [)reseuza  de'  peratore  Ferdinando  I  e  1' imperiitrice 
luoghi,  ne'quali  l'imperatore  Francesco  I  IMjiianna  fecero  eseguire  un  liceo  pala- 
in  un  tale  spirito  visse  ed  operò,  ne'quali  d-imento  pontificale  trapunlo  d'uro.  i\.m- 
egli  fu  a  lutti  nobile  esempio,  qui  la  M.  iniransi  inoltrein  questo  palazzo^  reso  più 
V,,  l'erede  delle  di  lui  virtù,  ha  stabili-  ammirevoledagli  annessi  pubblici  edifizi: 
to  il  posto  in  questo  monuineoto.  Un  al-  il  Museo  numismatico  antico,  che  vanta 
tro  monumento,  quello  della  memoria  e  più  di  22,000  rare  medaglie  (altri  so- 
di un'inestinguibile  riconoscenza,  si  è  e-  stengono  possedere  nel  i85i  l'i.  r.  rau- 
retla  la  INI.  V.  nel  cuore  de' suoi  fedeli  seo  numismatico, 107. 000  tra  monete  e 
popoli.  Degnisi  ora  la  Ì\I.  V.  di  ordinare  medaglie  antiche  ,  tra  le  quali  2 5, 000 
che  si  scuopra  la  statua.  Dio  benedica  e  greche  e  35,ooo  romane:  sotto  quest'ul- 
conservi  l'imperatore". L'imperatoreFer-  limo  rapporto  è  probabilmente  il  più  ric- 
dinando  I  sidegnò  graziosaiiìerite  rispon-  co  del  mondo),  e  superbe  sctdlure  iu  pie- 
dei  e,  colle  seguenti  parole.  »  Il  regno  del  tra,  fra  le  quali  si  distingue  il  gran  cam- 
inio  padre  e  signore,  che  ora  riposa  in  meo  d'agata  sardonica  ,  rappiesenlante 
Dio.  è  troppo  profondamente  scolpilo  nel  l'Apoteosi  d'Augusto:  il  Museo  numisma- 
la  stoiia,  per  non  formarne  in  eterno  un'  lieo  moderno,  ove  si  vedono  tutte  le  mo- 
epoca.  Quello  ch'egli  ha  operato  pel  he-  uete  del  mondo  dall'  oro  sino  al  cuoio, 
ne  di  lutti  i  po[)oli  soggetti  al  suo  scet-  che  furono  coniale  dal  IX  secolo  sino  ad 
Irò,  pel  mantenimento  della  Religione,  0351,  col  massimo  medaglione,  che  rap- 
per  l'amuiinistrazione  della  giustizia,  per  presenta  la  genealogia  di  Ab^burgo,  del 
l'incremento  delle  scienze  e  delle  arti,  e  peso  di  26  marche  e  3  oncia  d'  oro  col- 
per  la  prosperità  del  commercio  e  del-  legalo  ad  argento,  il  quale  valutasi  6,000 
l'industria,  fu  degno  di  essere  scolpilo  in  zecchini:  la  Biblioteca  imperiale  somma 
bioiizo.  Era  per  conseguenza  un  bisogno  a  circa  600,000  volumi,  e  fra  questi  tro- 
pel  uno  cuore  il  disporre  che  con  soien-  vansi  6,000  e  più  edizioni  del  secolo  XV, 
lillà  si  celebrasse  questo  giorno,  lo  sono  e  12,000  manoscritti  (al  dire  del  Castel- 
persuaso  di  avere  cosi  corrisposto  a' de-  lano;  altri  però  alla  sua  epoca,  cioè  2  5aa- 
siderii  ed  a'seotimenti  de'miei  fedeli  sud-  ni  addietro,  registrarono  2.5,000  meda- 
diti".  Tra  gli  edifici  pubblici,  dislingue-  glie  d'oro  e  d'argento  da'tempi  di  Carlo 
vasi  ini.°  grado  il  palazzo  imperiale,  de-  Magnoin  poi;  3oo,ooo  volumi,  e  i  5, 000 
Donmialo  Buig,  verso  1' estremità  occi-  manoscritti,  i  quali  certo  si  saranno  ac- 
denla'e  della  citlà;  immenso  t  antico  lab-  cresciuti  notabilmente),  molti  de'quali  in 
bi  icalo  irregolai  issimo,  privodi  esteriore  pergamena.  Singolareè  la  raccolta  di  tut- 
appaiisceuza,  lua  ofoggia  uegl'iiiterDi  ap-  te  le  Mappe  geografiche  sia  qui  impres- 


VIE  VIE                    2"3 

se,  laqunleinvanoricerchereUbeslin  qua-  dolf»  IV  V Fn^c^tioso  duca  ti' Austria,  ed 
Iun(|(ie  altr.T  paile;  ne  sono  meno  copio-  i  mia  ilelle  |)iù  aiiticlie  di  Geiinntiìa,  cori 
se  e  prej^evoli  le  slacupe  e  riiicisioiii.  l're-  l'aiiloiilà  poiililicia  d'  LJib;iiio  V.  Dipoi 
ziosi  sono  i  g;\l)iiielli  tli  Storia  naturale,  neliy  >6  la  reslumo  e  ampliò  la  grande 
e  di  altri  og^elli  d'arie.  Il    tesoro  della  imptialiice  Maria  Teresa.  L'università 
corona  contiene   il  famoso  diamante   di  fu  kingametite  diretta  da'gesiiiti,  sino  a 
Toscana,  appartenuto  al  duca  di  ijoigo-  oltre  il  mezzo  del  secolo  XVIll,  quando 
gna  e  conte  di  Fiandia  Carlo  il    Ttiitt'-  n'eblie  la  direzione  il  celebre  Vaii-Swie- 
ran'o,  e  toccato  in  sorte   ad  un    soldato  leu  e  vi  fece  grandi  miglioramenti    nel- 
svizzero  nella  divisione  delle  spoglie,  do-  l'istruzione  medica;  ed  oggidì  Vienna 
pò  la  battaglia  di  Giansoii  neli47(^)del  vanta  la  migliore  scuola  di  medicina  dei- 
peso  di  i  3o  carati  e  mezzo.  L'antica  Can  la  Germania.  L' uuiversilà  possiede   uà 
celleria  dell'impero,  egualmente  fa  parte  prezioso  orto  botanico,  un  ossei  valoi  io, 
del  palazzo  imperiale,  ed  è  un  edilìzio  ri-  un  andtealro  anatomico,  nn  g;d)inetlo  di 
niarclievole  di  Fiscber  d'Erlacb,  il  quale  storia  naturale,  ed  una  biblioteca  di  piìi 
fu  pure  l'arcbilello  della  biblioteca,  lun-  die  100,000  volumi;  contava  da  ultimo 
go  fabbricato.  Altri  magnifici  edifizi  so-  circa  80  professori, e  2,000  sludenli.A'ao 
no  la  Cavallerizza  coperta  d'  inverno  die  aprile  1  847  se  ne  Solennizzò  l' a  uni  versa* 
tocca  il  palazzo  imperiale,  una  delle  più  rio,  collegandosi  a  tal  festa   quella  pure 
belle  e  pài  vaste  d' Europa,  capolavoro  della  semisecolare  commemorazione  del- 
del  Iodato  Fiscber  (del  Torneo   in   essa  la  brigata  dell'universilà  stessa,  preseii- 
celebralo  nel  184^1   f*"^'    '^^  descrizione  talami  davanti  l'inimico  nell'aprile  1  70)7 
nel  voi.  LXXVll,  p.    267,  insieme  al  in  uno  co'volonlari  viennesi.  In  tale  ri- 
carosello ivi  tenuto  neli853);  il  palazzo  correnza  si  lecò  in  solenne  corteo,  dal 
dell'arciduca  Carlo  fratello  di  Francesco  palazzo  della  cancelleria  aulica  degli  slu- 
I,  già  del  duca  Alberto,  celebrato  anclie  di,  il  conte  Carlo  de  Inzagbi,  qual  rap» 
per  la  ricca  biblioteca,  e  per  la  rara  col-  pieseiilaule  dell'  iniperalore,  per  assiste- 
lezione  di  stampe  e  disegni;  la  Cancelle-  re  al   Te  Dcuin  e  all'  uilizio  divino;  ove 
ria  di  Corte  e  Stato;  la  Zecca  imperiale;  pure  concorsero,  oltre  a'  funzionari  del- 
il  palazzo  del  consiglio  aulico  di  guerra;  l'università,  a' corpi  insegnanti ,  alle  Pa- 
le Cancellerie  auli(be  di  Boemia  e  d'Au-  colla  ed  agli  studenti,  que' di  Vienna  e 
stria,  quelle  d'Ungberia  e  di  Transilva-  allri  espressamente  venuti,  die  nel  1  797 
nia:  celebrai  la  stamperia  imperiale  nel  fecero  parte  della  biigata  stessa,  non  die 
voi.  LXIX,  p.  207.  Vanno  ricordati,  fra  molti  uomini  illustri  di  stato,  e  gran  nu- 
gli  altri  nobilissimi  palazzi,  i  due  Lidi-  mero  di  scienziati.  Compiuta  la  celebra- 
tenstein,  vecchio  e  nuovo,  in  ambo  i  qua-  zione,  si  recarono  nella  gran  sala  dell'u- 
li  ammiraiisi  gallerie  supeibe  di  pitture  niversità,  ove  il  decano  della  facoltà  me- 
e  d'incisioni,  oltre  la  copiosa  biblioteca  dica  d."^  Ernesto  barone  di  Feudilersle- 
di  ben  3o,ooo  volumi,  che  adorna  il  2.°;  ben,  tenne  nn  eloquente  discorso  sulla  re- 
singolar  pregio  hanno  le  gallerie  e  le  bi-  slaurazione  morale  delle  scuole  superio- 
blioteched'allii  palazzi,  e  quanto  alle  pri-  ri,  cui  seguì  la  distribuzione  d'un  poema 
me,  quelle  di  Hesterhazy,  di  Frias,  go-  dell'i,  r.  custode  Gio.  Gabriele  Seidl,  al- 
duta  già  dal  duca  di  Reichsladt  0  Napo-  lusivo  ad  ambo   i  titoli  di  festività  ,   poi 
leoiiell,  e  di  Schoenbornje  raccolted'in-  d'uno  scritto  del  d."^  A.  A.  Schiddl  aua- 
cibioni  Czei  nin,  Ilarradi,  Paar,  Wander-  logo  alla  circostanza.  A'cenni  storici  sui 
Nuli,  e  la  collezione  numismatica  di  Hess.  fatti  del  i  797,  chel'oratore  introdusse  nei 
L  edifìzio  dell'università  degli  sludi  non  fine  del  suo  discoi  so,  l'adunanza  pioiup- 
va  diaieulic.'ilu.  La  fondò  nel  i  365  Uo-  pe  in  grida  di  festevoli  augurii  iillu  luae- 


2U  VIE  VIE 
slù  dL-ll'impeialoie  e  della  sovrana  sua  prlncipnle  essendo  riccliisslma  e  f.imosn* 
cavT,  e  Ira  le  lipetute  clmiostrazioni  cl'a-  L'accadetnia  delle  scienze,  di  recente  forr 
inor  di  patria  s'intoni)  l'inno  nazionjde.  dazione,  venne  divisa  in  .\.  classi:  la  1/ 
^'el  i85i  venne  decretata  la  fondiizinne  pi-r  le  scienze  naturali  e  per  le  scienze  me* 
d'un  nuovo  museo  d'anatomia  compara-  diche,  la  2."  per  la  storia  ,  la  3.'  di  lin- 
la,  e  tosto  si  compirono  i  lavori  prepara-  goistica  ,  e  la  4-^  di  belle  lettere.  O^ni 
torii.La  Ci\'illà  CtitlnlicfU  serie  3.',  1. 1  i,  classe  fu  stabilita  di  24  'Cembri  residen- 
p.  /)o8,  (là  rai^guaglio  della  lettera  scrii-  ti,  e  d'un  numero  illimitato  di  soci  cor- 
la  neliBuS  dal  caidinal  Bausclier  a!  ve-  rispondenti.  I  12  membri  residenti  più 
scovo  di  s.  Ippolito,  sopra  i  mezzi  che  si  anziani  d'ogni  classe,  col  godimento  del- 
sono  messi  in  opera  per  lare  rifiorire  nel-  1' annuo  assegnamento  di  1200  a  i5oo 
l'università  di  Vienna  lo  s'udio  delia  leo-  fi.jiini;  al  qiial  numero  alla  loro  volta  su 
logia  dogmatica,  sia  per  promuovere  l'in-  bentranogli  nitri  12.  Tanto  riferì  il  n.  G3 
telligenza  della  fede  e  della  vita  della  del /-^/Vrr/o  <^// /?o/;j(3  del  1  840.  Meglio  ri- 
Chiesa,  sia  per  degnamente  rappresenta-  porta  il  n.  22  delle  Notizie  del  Giorno 
ve  sotto  lutti  i  rapporti  la  persuasione  <^^/  /ìo/zm  del  1  847-  L'imperatore  Ferdi- 
catlolica  ;  eil  eziandio  per  farvi  rifiorire  nando  I  istituì  l'accademia  sotto  la  sua 
lo  studio  del  dii  ilio  eccloiastico,  che  col  prolezione,  divisa  in  due  classi,  materna- 
tempo  era  stato  ristretto,  mentre  lo  sta  tica  e  scienze  naturali  ;  storia,  lingue  ed 
lo  facea  più  sentilo  ed  urgente  il  bisogno  antichità,  le  quali  classi  ponno  dividersi 
della  piena  conoscenza  del  diritto  eccle-  in  sezioni.  La  compose  di  4^  membri  ef- 
siastico.  L'imperatore  fin  dal  i  856  erasi  felli  vi,  di  cui  24  con  domicilio  a  Vienna, 
compiaciuto  di  concedere,  che  nell'uni-  presidente  e  due  seg''etari  da  rieleggersi 
Tersità  viennese  si  stiibilissero  alcuni  prò-  ogni  4 'inni- 1  membri  onorari  sono  fissali 
fessori  che  attendessero  pi  iiicipalmente  a  a  24,  e  spetta  nUaccfidemia  stabilire  i  so- 
istruire  più  profondamente  i  giovani  sa-  ci  con  ispondeiili.  Per  dotazione  si  asse- 
cerdoli  nelle  scienze  teologiche  e  nel  jus  gnaroiio  al  più  40500*5  fiorini  ,  di  cui 
canonico,  necessaiie  al  recente  celebre  3oo(>  pel  presidente,  1^00  al  vice-pre- 
concordato che  riporterò  verso  il  fine.  Nel  sidenle,  2000  al  i.°  segretario,  i5oo  al 
i85c)  si  pensava  alla  fondazione  d'  una  1";  con  facoltà  di  concedere  4  pi'emi  aii- 
università  cattolica  in  Austria,  per  gio-  nuali.CuiatoiedeH'accademiadelle  scieu- 
vare  agl'interessi  della  verità  e  della  scien-  ze  fu  eletto  l'arciduca  Giovanni,  e  tra* 
za;  e  si  designava  Salisburgo  per  sua  re-  soci  elFctlivi  si  nominarono  7  italiani  il- 
sideiiza.  IVeli'iiniversità  di  Vienna  fu  isti-  lustri.  L'accademia  orientale  vanta  a  fon- 
luita  rz/ysoc/rt-iofU' r/f' 5.  GrCj^^or/o  / //  datrice  l' immortale  Maria  Teresa  nel 
Giaiicìc,Ci%%\a.V  Associazione  (Ielle  qnat-  1754,  ed  è  una  delle  sue  più  belle  isti- 
tro  nazioni  acearleniirhe  cìeir università  tuzi(jni,  itnpcrocchè  sono  in  essa  educali 
di  riennn  per  soccorrere  gli  .studenti  molti  allievi  a  spese  dello  stato  nelle  lin- 
poverie  meritevoli.  Approvata  nel  i  8^4,  gue  orientali  e  altri  idiomi,  e  nelle  scien- 
ha  ancora  il  precipuo  fine  di  adoperarsi  ze  [)oliliche  e  legali.  Nel  corso  del  tempo 
con  ogni  potere  alla  loro  coltura  mora-  niigli'jrnto,  produsse  abili  agenti  dii)lo- 
le  e  religiosa,  con  ogni  mezzo  di  consi-  malici,  interpreti  e  individui  pe'consolati 
gli,  d'avvertimenti  e  d'istruzione.  La  lo-  neh'  agenzie  austriache  dell^  Oliente.  Il 
da  la  Civiltà  Catloli(  a,  ^e\'\{i  3.',t.i,p.  corsod'istruzionedura  circa  6  anni  e  con- 
242.  Vari  sonogli  altri  stabilimenliscien-  tiene  i  seguenti  rami  d'istruzione,  oltie 
tifici  e  artistici.  Il  collegio  Teresiano  ha  la  religiosa  nelle  domeniche:  la  lingua  a- 
la  biblioteca  fornita  di  3o,ooo  volumi  :  raba,  turca  e  peisiana;  la  lingua  e  lette- 
•vi  sono  altre  5  biblioteche  pubbliche,  la  jalura  francese,  inglese  e  italiana,  e  l'i- 


V  I  E 

(lioma  greco  moilernoi  le  scienze  legnli  e 
(li  ìtalo  in  tulle  le  divisioni,  sulla  bnse 
(lei  sistema  emanato  »lal  minisleio  dell'i- 
stiuzione  per  le  facollà  giuridico  legali; 
la  calligrafia  tedesca  e  orientale;  la  geo- 
grafia e  la  stona  per  mezzo  di  letture,  ed 
elaborati  io  iscritto;  lo  stile  tedesco  e  il 
diplomatico,  in  lingua  fi  ancese:  nel  cor- 
so estivo  ricevono  gli  alunni,  dell'  ultimo 
anno,  scuola  di  cavallei  izza  gratis.  Que- 
st'accademia, che  va  annoverala  fia 'su- 
periori istituii  speciali  d'  insegnamento 
della  monarchia,  conservò  la  secolaie  sua 
fama  riconosciuta  nell'interno  e  all'este- 
ro, con  chiari  nomi  che  biillano  ne'volu- 
mi  della  storia  e  delle  scienze.  Dobbia- 
mo ad  essa,  fra  gli  altri  lavori,  il  Lessico 
ili  IMeoinski,  tanto  pregiato  dagli  orien- 
talisti. L'  accademia  è  provveduta  con 
lolla  munificenza,  e  può  servire  di  mo- 
dello |iel  suo  interno  ordinauìenfo.  Nel 
i83()  Vittore  Weiss  di  Ilaskeulels  pub- 
blicò a  Vienna  la  descrizione  dell' acca- 
deu)ia  e  de'suoi  lavori:  nel  gennaio  i  854 
se  ne  celebrò  il  centenario  con  un;»  festa 
religiosa,  e  mediante  la  coniazione  d'una 
medaglia  monumentide,  mentre  dirige- 
va l'islituto  il  colonnello  de  Roibcr.  Vi 
sono  inoltre  in  Vienna  l'istituto  geologi- 
co con  ricco  e  impoi  tante  museo  ,  però 
limitalo  solamente  agli  studi  del!a  mo- 
narchia austriaca  (i  fossili  del  biicino  di 
Vienna  fuiono  descritti  tlal  d."^  Hornes, 
direttore  del  seguente  gabinetto);  e  l'isti- 
tuto e  gabinetto  mineralogico  con  copio- 
so museo  ,  che  riesce  di  decoro  all'  il- 
lustre città,  non  meno  per  la  ricchezza  e 
bellezza  degli  oggetti  contenutivi,  che  per 
l'istruzione  scientifica  e  istruttiva  a  cui 
serve,  la  biblioteca  es>endo  una  delle  pri- 
marie, poiché  comprende,  si  può  dire, 
quasi  coujplela  la  letteratura  riguardan- 
te la  mineralogia,  la  geologia, e  la  palem- 
tologia  di  tutti  i  pae>i,  olFrendo  la  crosta 
terrestre  intera  di  essi,  colle  seguenti  ric- 
che collezioni:  i.°  criltognostica,  1°  col- 
lezione di  modelli  di  cristalli  ,  3."  colle- 
zione lerniiaologica,  4"  collezione  tecni- 


VIE  27j 

CI  di  minerali  e  roccie,  j."  collezione  geo* 
logico  paleuìtologica,  6.°  collezione  geo- 
logico palemlologica  dell'Austria  inferio- 
re, 7.  collezione  pnleinlologica  in  gene- 
rale,8.°  collezione  di  meteoriti.  Non  man- 
cano in  Vienna  altri  musei  naturali, co- 
me di  zoologia  e  di  botanica  ;  gabinetti  di 
^I^ica,  di  meccanica  e  di  antichità.  Fiori- 
sce l'accademia  delle  belle  arti,  né  manca 
di  galleria  di  statue, gessi  e  quadri.  Vi  ha 
diversi  ginnasi,  una  grande  scuola  norma- 
le, la  scuola  politecnica,  e  in  ogni  quar- 
tiere scuole  pe'  poveri.  vSecondo  i  pro- 
spetti pubblicati  nel  (854)  sulle  scuole 
popolari,  pubbliche  e  private,  esistenti  in 
Vienna,  il  loro  numero  ne'suoi  nove  di- 
stretti, compresi  gl'istituti  di  educazione, 
ascendevano  a  149-  In  queste  scuole,  a 
(piell'epoca,  si  trovavano  87,95:)  scolari 
istruiti  in  56o  sale  e  da  8ìi3  maestri.  Fal- 
lo confronìo  al  1849,  ri^ulla  unaumea* 
lo  di  7048  scolari,  di  i56  sale  d'istru- 
zione e  di  283  maestri.  Esistevano  poi 
53  scuole  di  lavoro  per  fanciulle  ,  che 
nell'inverno  del  [)recetlenle  i853  erano 
state  fiequentaleda  27  J7  scolare.  La  Ci- 
viltà Cailolica  i\t\  maggioi  8  TG  pubbli- 
cò la  seguente  statistica  de'  collegi  del- 
l'Austria per  la  fine  dell'anno  scolastico 
1854-55.  Alla  fine  del  1  855  erano  in  Au- 
stria i  46  ginnasi  d'8  classi,  37  di  G  classi 
e  68  di  4-  "  numero  degli  scolari  salì  a 
48,747;  tra'direttoii  appartenevano  allo 
stalo  ecclesÌ!isticoi8  I,  e  85  allo  stato  se- 
colare. Tra'piofessori  erano i38og'i  ec- 
clesiastici, e  1 4 1  I  '  secolari.  La  proporzio- 
ne del  numero  degli  scolari  verso  la  po- 
polazione è  fragreci  disuniti  dita  {  1  97; 
tra'greci  cattolici  di  1  a  1478;  tra'cattu- 
liei  di  I  a  692;  tia'riformati  di  i  a  6o4; 
Ira'luterani  di  i  a  ^5i\  flnalmentetra  gli 
ebrei  di  I  a  419-  Allora  quasi  la  metà  de- 
gli alunni  apparteneva  alla  teologia,  l'al- 
tra alle  altro  facoltà;  così  nel  18)4  l'^ 
100  scolari  47  passavano  alla  teologia, 
3i  alla  Ii'gge,i2  alla  medicina,  8  alla  i"; 
losofia.  Perciò  che  riguardava  la  lingua 
usala  neirinse^nameuto  eranvi  86  i^m- 


2jG              vie  vie 

nasi  in  cui  si  ndoperava  solamente  il  te-  giano  risanalo  proveg^a  gratuitamente 
tlesco,  66  iie'qiiali  s'insegnava  solameli-  gli  slrunienli  cL-ll'aile  su;i,  e  la  materia 
(e  l'italiano,  89  in  cui  s'insegnava  in  te-  [)iima  atldltata,  acciò  coH'occupazione  si 
tlesco  e  nella  lingua  ilei  p.iese;e  lìiialinen-  sollevi  dalle  cure  che  forse  gli  turbarono 
le  nell  Ungheria  vi  erano  de'ginnasi  do-  il  cervello,  e  provveda  cos'i  coU'assidui- 
ve  non  s'insegnava  allrimenli  che  nella  tà  al  lavoro,  al  inantenimenlo  proprio  e 
linguadel  paese. JNiinierosisonoin  Vienna  della  famiglia,  procurandogli  altresì  la 
i  pii  ebeiielìci  stabilimenti,  1  7 essendo  gli  società  lo  smercio  delle  fatture.  Né  paga 
spedali,  01  (iiiintrofi  e  case  di  carità,  com-  di  ciò,  la  società  pensa  inoltre  ad  alloga- 
pieso  lo  s|)edale  ouiiopiìtico  in  cura  delle  re  il  servo  che  non  ha  padrone,  procura 
sorelle  della  Misericordia,  con  1  5o  letti,  il  pai.e  all'operaio,  gl'invigila  e  prende 
fin  dal  1 838  diretto  da  un  medico  omio-  cura  a'Ioro  bisogni.  Era  ben  coovenien- 
palisla,  che  vi  professa  ancora  lezioni  di-  te  che  l'onore  di  presiedei  e  a  tale  socie- 
iiiche.  Vi  è  il  monte  di  pietà,  pili  confra-  tà  fosse  lasciato  a  chi  la  ideò,  il  quale 
tcriiile,  decoroso  seminario  con  alunni,  nella  2.'  adunaiizr  generale  fece  cono- 
molte  case  di  carila;  e  nel  voi.  LXlll,  p.  scere  a'membri  i  grandi  vantaggi  che  ri- 
G8,  celebrai  i  pii  istituti  chiamati  prese-  sultano  da  questo  ingegnoso  genere  di 
pii  o  ricoveri  de'  bambini,  che  poppano  soccorso,  e  com'essa  prosperava  a  van- 
o  già  poppati,  di  poveii  e  buoni  genitori  taggio  di  qnegl'iiifelici,  de'quali  nel  1  8  T2 
che  lavorano  fuori  di  casa,  i  quali  depo-  venneio  con  successo  sussidiati  44  1  ^^''^ 
sitati  la  mattina,  si  riprendono  la  sera,  risanati  furono  dimessi  dui  manicomio. 
Clispedali  vengono  diretti  secondo  il  mi-  Avendo  lodevolmente  il  consiglio  co(nu- 
glior  spirito,  ed  uno  è  in  cura  de' frati  naie,  animato  dal  più  puro  patriottismo, 
biufratelli.  La  beneficenza  è  esercitata  richiamato  a  vita  il  fondo  per  gl'invalidi 
con  tant' ordine  e  sì  grande  generosità,  col  celebre  nome  di  Radetzky,  il  feld-ma- 
clie  vi  sono  poche  capitali  in  cui  si  tio-  resciallo  a  cui  onore  era  stalo  intitolato. 
Vino  meno  poveri.  Questa  nobilissima  ca-  nel  i8  7G  gli  donò  5ooo  fiorini,  accoin- 
pilale,  che  non  la  cede  alle  più  distinte  pagnandola  largizione  con  lettera  al  bor- 
d'Europa  in  fallo  di  pii  stabilimenti,  che  gomastro  di  Vienna  cav.  di  Sciller,  pie- 
iionmièdato  tutti  enumerare,  estenden-  na  di  generosi  sensi  degni  di  quel  gran- 
do  le  provvide  e  benefiche  sue  cure  a'bi-  de  animo.  Da  qualche  tempo  si  pensava 
sogni  svai  iati  delia  sollerente  umanità  dal  governo  adidare  le  case  di  correzicme 
dalla  culla  alla  tomba,  non  conlenta  da-  nell'Austria  a  congregazioni  religiose,  e 
ver  fondalo  da  pochi  anni  un  maestoso  questo  benefico  disegno  si  cominciò  por- 
istituto  per  la  custodia  e  cura  de'  pazzi  re  ad  elfetto  neh 856,  ricavandosi  dalla 
nel  sobborgodella  contrada  di  Wahriog,  Gazzella  di  /^iciina,  giornale  ufficiale, 
che  a  ragione  si  annovera  fra*  piimari  di  de'3o  aprile,  per  rispetto  alle  riforme  da 
questo  genere,  non  abbandona  questi  me-  introdurre  in  queste  case.»  E'  cosa  impoT- 
schini  neppure  quando  ritornati  in  sé  li  tante  aflidaie  le  case  di  correzione  a  cor- 
ritorna  alla  famiglia,  a' parenti,  alla  pa-  porazioni  religiose;  è  un  mezzo  di  resti- 
tria.  Il  benemerito  d."^  Viszanick,  medico  tuire  al  mondo  i  trasgressori  delle  leggi 
primario  di  quest'istituto,  verso  ili  852  veracemente  con  etti  e  migliorati,  ed  è 
lorniò  il  nobile  pensieroderigere  una  so-  mezzo  adoperato  in  Francia  col  più  fé- 
città  di  soccorso  a  favore  di  coloro  che  lice  successo.  La  religione  e  la  carità  cri- 
»ie  escono  risanati,  e  trovò  in  Vienna  laa-  stiana  ilelleccrporazioni  religiose  poiran- 
ti  generosi,  che  applaudendo  a  così  san-  no  ipii  oltenere  i  medesimi  elFelti.  Le  per- 
to  pensiero  concorsero  con  larghi  sussidi!  sone  religiose,  chiamate  per  obbligo  di  lor 
a  formare  un  fondo,  che  al  [)Qveio  arti'  vocazione  a  lui  minislero,  si  mostrerau- 


vin 

no  non  solamente  i  più  alùli  consolatori 
di  nomini  nncoracn[)aci  di  emendazione, 
ma  i  ■veri  medici  dell'  oiiirae  inferme. 
L'Austria  die  si  noma  slato  cattolico  per 
eccellenza.ecliehadatonon  l»a  guari  (pu- 
re coll'enccmiato  concordalo)  prove  non 
dubliìe  elle  tulio  vorrà  mettere  in  onera 
per  piopof^nre  e  mantenere  la  vera  reli- 
gione; l'Austi  ia  doveva  almeno  far  prova 
di  tjuesto  me7zo  per  migliorare  le  mem- 
bra infei  Diedella  società  umana". In  Ger- 
mania (piasi  oì>ni  gran  città  ha  la  sua 
Vnioiif  <(ìC!olict7,  Lom\)os\a  di  sacerdoti 
e  laici,  divoti  alla  loro  fedo,  d'ogni  clas- 
se, d'dgni  proff. spione,  d'ogni  roltura;  on- 
de con  edificazione  si  vede  l'umile  arti- 
giano sedere  a'fianchi  del  conte,  il  guar* 
diano  d'un  convento  presso  un  colonnel- 
lo. Scopo  di  queste  associazioni  è  conser- 
vare la  iVile  cattolica  ,  la  mutua  carità, 
l'onestà  del  costume.  Hanno  i  loro  sta- 
tuti, i  loro  luoghi  di  convegno,  le  stanze 
dove  raccolgono  ne'  di  festivi  e  nelle  lun- 
ghe sere  invernali  i  giovani  artigiani,  Irat- 
tenewiloli  con  utilità  e  diletto,  avvezzan- 
doli all'  ordine  e  al  buon  contegno  ,  ri- 
traendoli  dalle  bettole  e  simili  ridotti. 
Buoni  libri  e  buoni  giornali,  in  linguag- 
gio facile  e  popolare;  preghiere  non  lun- 
ghe, ma  divole;  istiuzioni  nelle  cose  più 
necessarie  alla  vita,  o  ne'primi  rudimenti 
d'alcun'  arte  o  scienza;  soccorsi  a'veri  in- 
digenti, visite  a'malati,  a'carcerati,  agli 
alflilti  da  qualche  sventura;  fratellevole 
colleganza  fra  tutti;  fiducia  e  intimità  ri- 
spettosa fra'preli  e  laici;  ecco  i  mezzi  di 
cui  si  valgono  queste  unioni,  e  insieme  i 
beni  che  recano.  A  Vienna  vi  è  quella 
di  s.  Severino  apostolo  della  regione.  Fo- 
gli propagatori  del  cattolicismo  sono  prin- 
cipalmente l'/^m/co  delpopoloe  la  Gaz- 
zella lelleran'a  di  riennaj  la  Germa- 
nia di  Francforl,  la  Gazzetta  delle  Poste 
d'Augusta  ec.  Veisoili855  fu  introdot- 
ta in  Vienna  l'associazione  di  s.  Vincen- 
zo de  Paoli ,  che  da  ultimo  conlava  io 
conlljrenze  nella  città  e  ne'sobborghi,a- 
>eudo  fondalo  un  asilo  per  l'educazione 
VCL.  xcix. 


VIE  2^7 

de' poveri  fanciulli,  la  cui  direzione  il 
cardinal  llauscher  alllilò  alle  suore  del 
povero  fanciullo  Gesìi  venute  a  Vienna 
da  Aquisgrana.  Una  consolante  prova  del 
crescere  che  fu  in  Vienna  lo  spirito  reli- 
gioso, sono  le  divozioni  del  mese  di  mag- 
gio, che  si  celebrano  nella  maggior  parte 
delle  chiese  parrocchiali,col  concorso  d'in- 
numerevoli di  voti;  nel  qiial  mese  è  assai 
onoralo  s.  Giovanni  ^epomuceno,  in  di- 
verse chiese  e  cappelle  private,  persino 
sulle  vie  e  nelle  piazze,  mediante  pie  a- 
dtinanze.  Sono  pochi  anni  eh' è  nata  in 
Vienna  una  pia  unione  ili  ferventi  catto- 
lici sotto  il  titolo  di  Società  dell'  Imma- 
colata Concezione  di  Maria,  per  aiuto 
de'cattolici  dell'impero  Turco  e  delfO- 
riente,\a  quale  si  propaga  in  tutta  la  mo- 
narchia austriaca.  1  suoi  membri  oifri- 
rono  a'cattolici  della  Turchia  e  dell'O- 
riente un  doppio  soccorso,  l'  uno  tempo- 
rale, contribuendo  5  kreuzer  al  mese, os- 
sia un  fiorino  annuo,  senza  escludere  al- 
tre più  ricche  offerte;  l'altro  spirituale, 
recitando  per  essi  ogni  dì  un  Pater  ed 
/4ve  colla  preghiera  :  Maria  concepita 
senza  peccato,  prega  pc' nostri  fratelli 
cattolici  d'Oriente.  Un  comitato  centra- 
le in  Vienna,  composto  di  soli  I2  mem- 
bri, sotto  gli  auspicii  dell'arcivescovo  e 
principe  della  medesima  cardinal  Rau- 
seller,  tiene  l'amministrazione  della  so- 
cietà, e  gli  arcivescovi  e  vescovi  dell'  im- 
pero furono  invitali  a  prestare  la  loro  au- 
torità e  iolluenza  per  fondare  nelle  capi- 
tali delle  singole  diocesi  altrettanti  co- 
mitali speciali,  per  trasmettere  all'  ordi- 
nario le  loro  collette  da  mandarsi  al  co- 
mitato centrale.  Il  cardinal  Rausther  fu 
pregato  di  supplicare  il  Sommo  Pontefice 
per  ottenere  alcune  indulgenze  in  favore 
de' soci,  tosto  benignamente  concesse;  i 
quali  posti  sotto  il  patrocinio  di  Maria 
immacolatamente  concetta,  celebrano  o- 
gni  anno  la  festa  di  lor  fondazione  1'  8 
dicembre,  fin  dal  i858.  Stabilimenti  di 
questa  natura, per  la  propagazioneeman- 
tenioaealo  della  fede,  nou  sono  nuovi  per 


218  VIE  VIE 

Vienna.  Nana  il  p.  MjtfTei,  Jn/mli  di  na  pezza  prima,  novelle  in  Europa  ani- 
Cngnrio  .Mfl,  che  a  tale  intendimeti-  v;ite  dello  slato  deplorabile  de' cattolici 
lo  quel  zelante  Papa  volle  clie  a'coiivit  negli iV/rt/j'-L/j/// dell'America  settenlrio- 
tori  solili  tenersi  in  \  ienna  nel  collegio  naie.  Alcune  rare  anime  s' andavano  al- 
de'gesiiili,  se  ne  aggiungesse  buona  quan-  lora  accordando,  doversi  i  confi  atelli  di- 
tità  a  sue  spese;  ed  avendosi   perciò  ad  spersi  in  quelle  regioni  soccorrere,  né >iof- 
anipliar   le  stanze  ,  concorse  gagliarde-  fi  ire  più  oltre  che  afTlitta  o  negletta   ne 
mente  alla  fabbrica.  Urbano  Vili  colla  andasse  la  religione  di  Cristo,  che  piut- 
Jjolla  Quoniam  clninnc ,  del  i."  giugno  tosto  vuol  esser  propagata.  Idearono  una 
1627,  Bull.  Pont,  de  Propaganda  fide,  società  religiosa,  la  fornirono  di  facili  e 
t.i,  p.  44  •  Instinuio  nova,  et  Rtforma-  piani  regolamenti,  che  fossero  ad  intelli- 
tio  Colli  gii  Ponli/ìcii  f  ienneiisisin  Gcr-  genza  d'ogni  uomo;  vi  porsero  per  base  la 
mania.  In  essa  si  celebra  Gregorio  Xìll  limosina  e  l'orazione,  e  dal  nome   della 
priinus  institutor,  ov^erano  ammessi  an-  defunta  imperatrice  Leopoldina, eh*-  piis- 
che  giovani  svizzeri  per  alunni,  dal  rei-  sima  era  slata,  l'intitolarono  con  a[)[)ro- 
tore  gesuita  del  collegio  e  dal  nunzio  apo-  \azione  di  Francesco  I,  padre  della  lodd- 
stolico  di  Vienna;  pose  il  collegio  sotto  ta  imperatrice,  sotto  la  cui  protezione  fu 
la  protezione  del  caidinal  preft-tto  della  posta  la  fondazione.  La  santa  unione  Leo- 
congregazione  di  propaganda/ù/f.dichia-      poldina  si  dilTuse  appena  nata  dall'l^iro 
randonevice  proteltoreil  vescovo  diVien-  al  Tesino  du  una  parte,  ed  al  Nie<.ter  dal 
ra,  e  gli  assegi.ò  dalla  camera  apostolica  1'  altra,  ed  i  popoli  sopra   lutti  dell'  Au 
annui  scudi  I  38o,concedendoal  collegio,  stria,  della  Stiria,  dell'Ulirio  e  della  Ile- 
che  elevò  a  studio  generale,  ed  agli  alun-  zia  alemanna   fecero  ben  presto  a   gaia 
ni,  diversi  privilegi.  Celebrando  la  Pro-      per  aggregarvisi  e  rendere  per   un  vero 
paganda  fide,  ed  i  ìicariati  apostolici,     palese  il  loro  amoie  alla  virtuosa  estin- 
parlai  della  benemerita  Società  Lcopol       ta,  e  per  l'altro  la  loro  fed»;  edicace  nel- 
elina  di  Vienna,  a  vantaggio  spirituale     le  verità  del  Vangelo.  Fo: mossi  a  Vien- 
della  religione  cattolica   negli  Stati-U-     na  una  direzione  centrale,  che  vi  presie- 
niti  dell'America  settentrionale,  da  Leo-  desse  e  ne  dirigesse  gratuitamente  gli  af- 
re XII  approvata,  e  col  breve  Quani-  fari,  aprendo  fin  dal  1  829  e  mantenendo 
tjiiani  plura  sint,  àe' 3o  ^eiM\a\o  1829,     un  carteggio   sen)pre    vivo  co' vescovi  e 
Muli,  cit.,  t.  5,  p.  41,  arricchita  d  indui-     co'  missionari  d'America,  le  cui  relazioni 
genze;  quindi  da  Gregorio  XVI    racco-     furono  da  quelli  in  vari  fascicoli  pubbli- 
mandala  all'Episcopato  cattolico,  colla     cale.  La  società  formatasi  col   nome  di 
lettera  enciclica.  Probe  nostis,  de'i5  a-     Fondazione  Leopoldina,  ha  per  iscupo: 
gosloi84o,  Bull.  c\l.,{.  5,  p.  209,  som-      i .°  Il  conseguimento  d'un'alli  vita  più  ef- 
ministrando  egli  del  suo   peculio   3,ooo     ficace  delle  missioni  cattoliclii;  in  Ameri- 
scudi    al    nuovo  vescovato  di   s.   Louis,     ca.  2.°  La  partecipazione  e  l'edificazione 
dalla  società  sovvenuto  di  20,000  fran-     de'fedeli  nel  propagare  la  Chiesa  di  Ge- 
chi. Eccone  l'origine. L'i  I  dicenibiei826     su  Cristo  in  lontane  regioni  del  mondo. 
"Veniva  a  morte  in  Brasile,  nell'America     S.'La  perpetua  memoria  dell'imperatri- 
roeridionale,rimperalriceLeopoldina  ar-     ce  del  Brasile  Leopoldina,  nata  arcidu- 
ciduchessa  d'Austria,  moglie  dell' impe-     chessa  d'Austria,  morta  in   America.   1 
latore  Pietro  1  e  madre  del  regnante  Fie-     mezzi  scelli  per  conseguire  lale   iulento 
tro  li,  principessa  dolce,  benefica,  reli-      sono  l'orazione  e  1  elemosina  ,  la  quale 
giosa  e  tenerissima  madre:  meritava  un     da' raccoglitori  si  rimette  alla  dilezione 
monumento  degno  di  lei,  e  lo  ebbe  nel     centrale  in  Vienna.  Ogni  membro  della 
cuore  de'suoi. Erano dique'giorui,€  buo-     società,  fiachè  vuoi  farne  parte,  j>ì  obbU 


V  I  E 

^!ì  recitare  ogni  giorno  un  Pater  ed  .^l'f, 
aggiungendovi:  s.  fjcojìoLh,  pregale  per 
nnij  ed  a  conispondere  ogni  scttirnann 
5  centesimi  austriaci,  per  la  grand'o|)e- 
la  della  propagazione  della  vera  fede.  La 
direzione  ceiilr;ile  celebia  solennemente 
la  festa  dell'  Initiincolata  Concezione  di 
IMaria  Veigine,  equa!  festa  di  fondazio- 
ne quella  di  s.  Leo[)oldo  !  V  (da  altri  det- 
to III)  il  Margiavio  dello  il  Pio,  inorlo 
neh  i36,  sepolto  nel  monastero  di  INeu- 
Inngo  da  lui  fondalo  due  leghe  lungi  da 
A  ieooa,  per  collocaivi  i  canonici  regola- 
ri, da  innoceitzo  \III  cnnonizzalo  nel 
I  4»^'>,  eletto  patrono  dell'istilulo,  di  cui 
la  defunta  imperatrice  portava  il  nome, 
e  nell'aniiiversaiio  di  sua  n)orle,  per  es- 
sa e  pe'benefallori  defunti  si  celebra  una 
messa  solenne.  Di  tutto  e  del  gran  bene 
operato  dalla  società  dà  contezza  il  libro: 
Della  Chiesa  Cattolica  negli  Slati-  Uniti 
d'America,  Memoria  compilata  da  un 
membro  della  Società  Leopoldina,  Ve- 
rona 1 835.  li  concilio  di  Lultiraora  nel- 
l'America settentrionale,  neh  852  dires- 
se al  pi  incipe  arcivescovo  di  Vienna,  qual 
presidente  della  società  Leopoldina,  una 
lettera  de'  i  o  maggio,  in  cui  vengono  fat- 
ti ad  esso  e  alla  medesin)a  vivi  ringrazia- 
menti e  sentile  congratulazioni  pe' suc- 
cessi inaspettali  del  loro  agire  benedetto 
nelle  regioni  dell' Occidente.  E'  dunque 
questa  un  altro  potenlissimoausiliaredel- 
la  divina  Provvidenza, accordatoallemis- 
sioni  straniere.  Vienna  e  l'Austria  sono 
anche  benemerite  delle  missioni  e  del  Fi- 
cariato  apostolico  dell'  Jf ne  a  centra- 
le{K). 

l'oche  città,  tranne  quelle  d'Italia, con- 
tano più  chiese  di  \  ieuoa,  essendo  più, 
di  5o.  Sopra  tulle  primeggia  in  mezzo 
alla  città,  l'ampia  e  maestosa  cattedrale 
metropolitana  ,  sagra  a  Dio,  sotto  l'in- 
vocazione di  s.  Slef.ino  protomartire.  E 
questa  un'immensa  mole  di  bella  ar- 
chitettura di  gusto  gotico,  tra  le  più  belle 
di  tal  genere.  Talesupeibo  duomo  fu  in 
principio  erello  fuori  della  ciltà,  ed  iu- 


V  I  E  239 

torno  si  estesero  sempre  piìi  di  secolo  in 
secolo  I:;  mura  di  cinta  della  città  e  de' 
sobborghi,  e  si  collocò  come  intorno  ad 
un  vivo  punto  centrico  l'unpero  sempre 
p  ù  crescente,  pili  grande,  più  forte  e  più 
possente.  Bisilica  metro[iolitana  d'Iljca- 
piliile  dell'impero  d'Aiislria,  mi  c(jnvie- 
ne  esser  ahpiaiito  diffuso,  e  ne  intrapren- 
do la  desci  izione  coli'  opera  classica:  Le 
Chiese  principali  cV  Tùiropa,  dedicate  a 
Leoiif  XII,  Milano  1824:  L  7  basilica  di 
S.Stefano  metropolitana  di  /  ienna.L'au- 
lore  premette  alcune  osservazioni  sull'ar- 
chitellura  di  essq,  del  qual  genere  ragio- 
nai in  molli  luoghi.  E' naturale  nell'uo- 
mo la  cupidità  di  sapere  le  cagioni  di 
quegli  efl'elli  che  colpiscono  i  sensi,  e  di 
cercare  il  principio  e  la  fine  di  tulle  le 
cose,  come  sapientemente  alFermò  il  con- 
te Cicognara.  Ma  fra  le  cose  la  cui  ricer- 
ca stancò  la  mente  di  parecchi  artisti  e 
scritlori,  è  la  cagione  onde  mai  alla  soli- 
dità e  vaghezza  delle  forme  gieche  e  ro- 
mane siasi  sostituito  quel  genere  di  ar- 
chitettura che  volgarmente  si  appella  go 
tica,  e  che  il  Cesariano  con  pài  ragione 
ha  denominata  ge/inanica.  Varie  cau- 
se, non  improbabili,  furono  da  molli  ac- 
cennate, fra  le  quali  mei)  lungi  d<il  veri- 
simile quella  sembra  che  l'attribuisce  al- 
la particolare  costituzione  de'popoli  set- 
tentrionali, presso  i  quali  poco  0  nulla 
essendovi  di  vetusti  avanzi  della  greca  e 
romana  magnificenza,  ed  anche  que' po- 
chi perchè  non  furono  edificati  con  ric- 
chezza di  materiali  preziosi  essendo  in 
gran  parte  deperiti  o  distruUi;  allorché 
quegli  artefici  dovettero  costruire  edifizi 
coperti,  non  avendo  né  modelli  da  imi- 
tare, né  avanzi  di  marmi  operati  e  di  co- 
lonne onde  giovarsene,  ebbero  facile  ri- 
corso alla  loro  fantasia,  ed  assuefatti  a 
venerare  le  Deità  del  tenebroso  gentile 
simo  entro  i  boschi,  costruirono  i  Tem- 
pli ra<.><oiniglianli  a'  boschi  stessi ,  per 
quanto  l'arte  edificatoria  potè  loro  per- 
mettere. Piegandosi  così  agli  antichi  pre- 
giudizi e  provvedcudu  alla  loro  pra^eule 


2Go                   VIE  VIE 

coovenienzHj  crearono  l'anT-'uleUo  genere  clescrÌ2Ìonp,principianilo  dalla  sua  etlifj- 
(l'archifettura  al  tulio  nuovo,  etl  i  cui  razione,  dello  stalo  allunio  e  de'  monii- 
principali  caialteri  sono  l'ardimento,  la  menti  di  maggior  importanza  che  rac- 
piofusione.  l'er  conoscere  con  qnal  arte  chiude.  Otteiuita  dall'  illustre  casa  de' 
f  successo,  dice  il  Milizia,  gli  architetti  conti  di  Damlicr^a^f.)  o  liahenherg  la 
germanici  eseguirono  sifFatto  divisamen-  dignità  e  il  titolo  di  ìMdrs^raK'io  e  di  IJ:l^ 
lo,  basta  osservare  un  viale  d'alberi  ben  ca  della  regione,  che  Osterich  o  Oester- 
cresciulo,  che  intralcino  i  rami  loro  alla  reich  (regnoairOriente)si  chi<)m;iva,on- 
cima,  e  verrà  subito  in  mente  una  lunga  de  il  nome  le  venne  lV Austria j  ed  aven- 
navata  d'una  gotica  cattedrale.  INiun  os-  do  con  paterna  sollecitudine  condotto 
servatore  entrerà  mai  in  alcun  grandioso  questo  paese,  dapprima  incollo  e  quasi 
e  svello  edifìzio  di  questo  genere  che  non  tieserto,  ;illa  civiltà  ed  all'opulenza;  Eii- 
gli  si  rappresenti  nell'immaginazione  un  rico  II  cognominato /<^i';o////ri,'0/f,  fralel- 
\iale  d'alberi:  formata  quest'  idea,  ogni  lo  di  Leopoldo  IV  o  V  e  puie  figlio  di  s. 
parie,  ogni  membro,  ogni  ornamento  Leopoldo  III  o  IV  ,  divisò  di  segnalare 
della  marmorea  mole  vi  acquista  la  la  pietà  ereditaria  nella  sua  cospicua  pro- 
sua  ragione;  ogni  cosa  è  nel  suo  ordine,  sapia,  innalzando  sulle  rovine  d'im'anti- 
e  nasce  un  tulio  armonioso  dalla  medi-  ca  cappella  un  teu)pio  a  Dio,  da  cui  ri- 
tata applicazione  de'mezzi  propri  e  prò-  conosceva  il  titolo  di  duca  (peli.")  con- 
porzionali  a  tal  fine, perchè  gli  archi  non  cedutogli  non  dall'imperatore  Ccjirado 
ponno  esser  altrimenti  che  acuti,  quando  III  (suo  fratello  uterino),  ma  dall'impe' 
l'artista  vuole  imitar  quella  curva  che  ratore  Federico  I,  e  quella  fulgida  scine- 
forn)ano  i  rami  colla  loro  scambievole  in-  ra  di  privilegi  che  nessun  altro  stato  del- 
tersecazione;  le  colonne  non  altrimenti  l'impero  aveaotlenuti  prima  di  lui.  Si;el> 
che  a  fasci,  se  non  debbono  rappresentar  se  a  (|uest'uopo  nel  i  i44 ''^ichitello  Ot- 
che  steli  di  gruppi  d'alberi  :  sullo  stesso  laviano  Wolzner  di  Cracovia,  ed  aven- 
principioè  formata  la  sparpagliata  rami-  dogliene  aflìdala  la  costruzione,  questi  a- 
fìcazione  de'Iavori  di  pietre  nelle  finestre,  nimosamente  eseguì  le  grandiose  ideedel- 
e  i\e' felri  {f^,)  coloriti  negl'  intervalli;  l'ottimo  principe,  e  ne  sollecitò  il  lavoro 
rappresentando  gli  uni  i  rami  e  gli  altri  di  maniera,  che  3  soli  anni  dopo  fu  la 
le  foglie  nell'aperture  d'un  bosco,  e  con-  basilica  ridotta  al  termine  di  poter  esse- 
correndo  sì  gli  uni,  sì  gli  altri  a  conser-  re  consagrala  da  Ram berlo  vescovo  di 
vare  la  fosca  e  misteriosa  luce  ispirante  Passavia,  e  intitolata  al  glorioso  proto- 
quel  religioso  raccoglimento  che  tanto  si  martire  s.  Stefano,  che  Enrico  II  teneva 
iiddice  all'adorazione  della  divina  Rlae-  in  grandissima  venerazione.  Il  piovesco- 
slà.  Di  quest'architettura  ignota  a' greci  vo  eseguila  la  solenne  ceremonia,  morì  lo 
ed  a'  romani,  tutta  originale,  tutta  rica-  stesso  anno  ed  ebbe  per  successore  Cor- 
vaia,  per  quanto  pare,  dalla  natura  stu-  rado,  fratello  del  duca. Tuttavia  maleav- 
diata  nel  suo  grande,  nel  suo  tutto,  mae-  viserebbe  chi  credesse  la  basilica  attuale 
sloso  insieme  e  terribile,  in  Italia  un  bel-  esser  quella  d'  allora.  A  que'  giorni  essa 
l'esempio  olire  il  duomo  di  iVilano,  cioè  era  fuori  di  città,  né  altro  del  i .°  edificio 
di  quanto  di  più  grande,  di  più  ricco,  di  rimane  che  le  due  torri  anteriori,  e  quel 
più  maestoso  ci  abbia  lasciato  questa  va-  corpo  di  fabbrica  che  comprende  la  por- 
ga e  libera  architettura,  ed  un  altro  non  ta  principale,  e  che  molto  bene  distingue- 
xneno  bello  e  grandioso  presenta  la  ba-  si  nella  tavola  dell'opera  di  cui  mi  giovo, 
silica  di  s.  Stefano  metropolitana  di  Vìen-  che  rappresenta  i  due  lati  di  prospetto  e 
na.  Kell'opera  encomiata  èdessadelinea-  di  fianco.  Le  vicende  a  cui  Vienna  dipoi 
ta  imo  tavole,  illustrale  dalla  seguente  soggiacque  pe' deplorabili  incendi  negli 


V  1  E 

anni  i  2)8,  i  'ìCì3  e  i  n^G,  tanti  guasti  ar- 
reccii'uiio  specialmente  ulla  cliies'ii,clie  tlo- 
veuJusi  lisUibilire  peiilelle  al  tiilto  1'  u- 
riijinaria  sua  fui'ina.  Vienna  neli^yG  era 
duniinata  dal  bellicoso  e  potente  Otltjca- 
io  il  re  di  Bnt'iiìiti,  il  quale  avea  steso  il 
suo  dominio  da'  conlini  della  Baviera  al- 
le rive  del  llaab  iu  Unglieria,  e  dal  nia> 
re  Adriatico  al  Baltico.   Co' soccorsi  che 
questo  principe  dic'a  Bernardo  di  Bruni- 
bac  parroco  di  s.  Stefano,  egli  potè   ri- 
fabbricando la  cbiesa  aui{)liarla   ne' lati, 
innal/arne  le  pareti  e  in  (pialclie  modo 
abbellirla  :  anclie  iu  questa  occasione  fu- 
rono i  lavori  eseguiti  con  molta  prestez- 
za ;  mercè  che   l'imperatore   Rodolfo  I 
d'Absburgoo  IIal)sburg(anlicliissimù  ca- 
stello della  Svizzera^  cantone  d'Argovia, 
celebre  culla  di   sua    prosapia,   onde   iu 
queir  articolo  ne  ragionai),  capo-stipite 
della  regnante  augusta  casa  d'Auslria-Lo- 
rena,  intervenne  con  tutta  la  corte  al  Te 
Dcutìi  quivi  cantato  nel  1278  perla  vit- 
toria da  lui  medesioio  riportata  suU'  ao- 
zidetto  Ottocaro  II,  ripetendo  la  sua  e- 
levazione  all'  impero  dalla  venerazione 
•verso  il  ss.  riatico  (^'.),  onde  poi  diven- 
ne ereditaria  ne'  suoi  illustri  discendenti 
la  particolare  divozione  verso   il  ss.   Sa- 
gracnento  dell'aliare.  (La  Civiltà  Callo- 
lira,  serie  3.",  t.  1  i,  p.  Sgy,  riporta  le 
disposizioni    nuovamente   emanate    nel 
i858  dal  cardinal  Rauscher  arcivesco- 
vo di  Vienna,  per  promuovere  la  divo- 
zione del  ss.  Sagramento  dell'altare,  i  va- 
si sagri  che  servono  pel  niedesimo  ,  ri- 
chiau)ando  le  prescrizioni  de'suoi  prede- 
cessori, die  almeno  in  Vienna  e  ne'  sob- 
borghi il  ss.  Viatico  non  fosse  mai  por- 
tato agl'infermi,  altrimenti   che  sotto  il 
baldacchino,  anche  per  indurre  i  fedeli  ad 
adorare  con  maggior  divozione  il  Signo- 
re del  cielo  e  della  terra,   la   meraviiilia 
del  divino  amore).  Di  più  Rodolfo  I  pre- 
se il  Crocefisso  per  Scellro  (  f^.)  imperia- 
le. In  [)rogres>o  di  tempo  la  chiesa  fu  da 
capo  nulabilinenle;mi[ilidta.  Imperocchò 
il  più  CUV.  Uincu  Dirua,  iusieuie  a  Dcr- 


V  I  1-:  261 

la  sua  moglie,  ad  A.dele  ed  Elisabetta  sue 
sorelle,  VI  aggiunse  nel  i.'jjtG  la  cappella 
detta  della  ss.  Croce,  oggidì  del  principe 
Eugenio.  Il  duca  Alberto   II  il  Saggio  vi 
eresse  la  cap[)ella  di  s.  Eligio:  sono  ambe 
laterali  alla  porta  maggiore,  e  dovrò  rain- 
metitarle  piìi  avanti.  Allo  stesso  duca  so- 
no pure  dovuti  altri  accrescimenti,  e  priu- 
cipalmeule  il  coro  eretto  nel  1  33i);  sapen- 
dosi che  ciascun  suddito  dovette  allora 
per  questo  edificio  contribuire  un  grosso 
d'argento,  senza  distinzione  di  sesso  o  di 
età,  e  diversi  vescovi  concessero  \o  gior- 
ni d'inilulgenza  a' contribuenti.  Per  tal 
modo  il  detto  coro  e  l'aitar  maggiore  ia 
brevecompirousi,  e  nel  i  34.0  siconsagra- 
rono  dal  duca  di  Saxe-Zeitz  vescovo  di 
Passavia.  L'architetto  di  cui  A.lberto  li  si 
servì  fu  Antonio  Pilgram  di  Briinn,  ilcui 
ritratto  offre  una  delle  tavole,  cavato  dal- 
la sua  protome  in  marmo  eh'  è  nell'in- 
terno della  chiesa  a  sinistra,  presso  ad 
una  delle  scale  che  conducono  sul  tetto 
della  chiesa.  Dopo  28  anni  di  regno  Al- 
berto II  fluì  i  suoi  giorni  a'  16  agosto 
I  358,  e  gli  successesuo  figlio  R.odolfolV 
V Ligegnoso  e  il  Foiidalore,'\\  i ."  fra'prin- 
cipi  della  casa  d'Austria,  non  solamente 
secondo  l'ordine  di  primogenitura,   ma 
eziandio  pe'suoi  rari  talenti  e  per  le  bel- 
lissime sue  qualità.  Mentre  egli  era  an- 
cor assai  giovane,  dimorando  a  Diessen* 
hofen,  città  situata  a'confiiii  di  Scia^fusa, 
ed  ivi  esercitandola  dignità  di  commis- 
sario imperiale  nella  Svevia  e  nell'Alsa- 
zia ,  e  reggendo  insieme  gli   aviti  stali 
d'Absburg,  mantenne  la  pubblica  pace, 
frenò  le  ruberie  de'ba uditi,  protesse  gli 
studi  e  il  commercio,  e  per  agevolar  la 
coiiuinicazione  colle  vicine  contrade  del- 
l'Alpi, fece  giltare  all'estremità  meridio- 
nale del  lago  di  Zurigo  il  famoso  ponte 
di  Raperswd,  che  ha  quasi  un  mìglio  di 
lunghezza,  ed  il  quale,  comechè  costrut- 
to iu  legno,  venne  considerato  come  la 
meravigli.)  di  <[ue' tempi.  Salito  poi   sui 
trono  paterno  volle  segnalare  la  sua  pie- 
tà uellu  stesso  }."auuu  del  suo  governo 


y.G-2.  VIE  VIE 
col  sorpassare  i  pieJecessori  in  ampliare  trasfei^i  nella  basilica).  Quattro  mesi  ei  i 
rinsigne  basilica  di  s.  Stefano.  lu'aUi  re-  giorni  dopo  la  fondazione  del  capitolo, 
còredinzioal  punto  di  chiuderne  la  voi-  nioiì  io  Milano  Rodolfo  IV  di  -2.6  anni 
ta,  e  di  soprapporvi  il  tetto;  allargò  la  (meglio  di  22,  come  vuole  1'  Jrle  dì  *r- 
tbiesa  dalla  péute  superiore,  coslrusse  le  lificare  le  (ìaie,K.  1  7:  De  Mari^rm-i,  Dii- 
diie  porte  latendi,  delle,  una  di  s.  Tecla,  chi  e  Arcidinh'i  d' /Jiistria),  e  fu  sepolto 
l'altra  della  Sagieslia,  e  gettò  le  fonda-  nella  basilica  di  s.  Stefano.  Gli  successe 
menta  delle  due  torri,  una  delle  quali  a  Alberto  III  detto  la  Treccili,  fratello  di 
doma, o  per  meglio  dire  domina  non  me-  lui, ed  eglie  l'imperatore  AlberloII  d"Au- 
no  il  tempio  che  la  ciltà,  ed  attrae  anco  stria  continuiuono  la  grand'  opera  ,  pi- 
ben  da  lungi  gli  sguardi  dello  spettatore  gliandosi  parlicolar  cura  della  torre;  ma 
mera\iigliato.  Tutti  gli  scrittoli  rimem-  sventuratamente  i  lavori  furono  dappri* 
brano  l'i  i  marzo  e  il  7  aprile  deli  o5g,  ma  sì  mal  comlolli,  che  dopo  breve  spa- 
comegioroi  in  cui  il  duca  Rodolfo  IV  pò-  zio  di  tempo  convenne  distruggere  l'ope- 
se  lai.*  pietra  di  queste  torri,  ma  sebbe-  rato.  Non  perciò  si  desistè  dall' impresa, 
ne  ciò  si  debba  riferire  specialmente  al  che  anzi  datane  la  cura  ad  Antonio  IMI- 
coro,  tultavolta  non  si  può  dubitar  che  gr<iben(archite!toda  non  confondersi  con 
anco  le  torri  non  sieiio  slate  incomincia-  IMIgrani  sonnou)iiia!o),  siccome  idoneo  di 
te  in  uno  slesso  giorno  negli  anni  i35f)  seguir  le  traccie  segnale  dall'iinmagino- 
o;36o(secondoil  principeOdoardo  Lich-  soautoredi  m  gianmole,  la  rldussea  ter- 
nosìvki,  Monumens  d' an  hilecture  et  de  mine  e  la  coin|ì  il  4.°  giorno  dopo  s.  INIi- 
sriilplure  da  moyen  oge ,  i\\  Francesco  rheledel  i  433(il  ricordatoZiska  ne  atti  i- 
Zi^ka  e  di  altri  egregi  topografi  di  Vien-  buisce  il  compimenti)  a  Pilgraro,  ma  que- 
na.  Ma  Delaboide  afferma  che  i  fonda-  sti  era  da  n)oltissiiui  anni  defunto).  OI- 
menti  della  2."  torre  furono  giltati  go  tre  il  compimento  della  torre,  ornò  Pil- 
anni  dopo  neh  4^0,  e  vi  si  travagliò  fino  graben  la  chiesa  con  un  coro  magnifico; 
al  i5i  I.  Vero  è  però,  the  il  lavoro  in-  e  morto  egli  verso  il  1446,  gli  fu  sostitui- 
torno  alla  2.^  torre  fu  preterito  per  rool-  lo  il  suo  allievo  Giovanni  Buchsbaum,  il 
lo  tempo,  e  ripreso  in  quello  dell' impe-  quale  indefessamente  spinse  innanzi  la 
ratore  Fedeiico  111  a' i  3  agosto  i45o;  e  fabbrica  anche  dalla  parte  superiore  del- 
(juesto  è  forse  il  motivo,  per  cui  taluno  la  chiesa  ,  e  di  più  lavorò  circa  il  1460 
credèche  solo  neli45io  vi  si  dossecomin-  sotto  gli  auspicii  e  co'soccorsi  dell'impe- 
ciamento).  11  merito  d'aver  ideato  una  ratcìe  Federico  III,  anche  intorno  alla 
mole  di  tanto  ardimento  viene  attribui-  2.'  torre,  la  quale  però  rimase  imperfet- 
to dalla  tradizione  a  Gioigio  Hauser  di  la. Essendo  Cuchsbaum  4auuidopo  pas- 
Kloslcrneuburg  presso  Vienna,  e  si  affer-  salo  all'altra  vita,  fu  aflldala  la  direzio- 
ma  che  sui  disegni  e  modelli  di  lui  anco  uè  della  fabbrica  a  Giorgio  Rlaig  che 
gli  architetti  che  gli  successero  abbiano  pocofeceper  mancanzadimezzi  e  fors  au- 
continuata  la  fabbiicaOltre  a  ciò,  aven-  co  d'abilità.  NeliSii  essendo  Gregorio 
do  il  duca  Rodolfo  IV  a' 16  marzo  i  365  Hauser  architetto  di  s.  Stefano,  si  conob- 
installalo  il  preposto  e  24eanonici, e  fon-  be  esser  difficilissimo  il  condurre  a  ter- 
dato  il  presbiterio  capitolare  di  s.Slefano,  mine  questa  2."  torre,  ijuindi  lasciossi 
egli  fu  a  ragione  appellalo  il  Fondatore,  com'era.  Da  quell'epoca,  tranne  i  vari  ri- 
econquesla  denonùnazione  è  distintone'  sarcimenti  occorrenti  io  parecchi  luoghi, 
fasti  della  basilica  e  della  ciltà  (altri  vo-  e  molti  abhellimeuli  dovuti  alla  sovrana 
gliono,  cheil  capitolo  esistesse  nella  cap-  munificenza  de'  piincipi  the  regnarono 
pelia  della  coite,  e  the  con  autorità  di  negli  stati  austriaci,  ed  a' magistrati  eli 
Piipa  Urbano  V,  il  duca  Rodolfo  IV  lo  Vienna  ,  il  magnifico  tempio  uou  mulo 


V  I  E 

p'ìi  forma  e  rìu)f»«e  quale  al  presente  sì 
veile.  Per  dire  d'alcuni  adattninenti  ù\l- 
tivi  ,  è  da  notare  che  nel  i  7i  j  la  cima 
drlla  torre  fu  perrossa  dal  fidmine  e  mi- 
nacciò di  cadere:  si  riparò,  ed  il  Cuspi- 
piano, che  allora  viveva,  certifica  che  fu- 
rono Leonardo  Ilauiese  il  prelodato  ar- 
chitetto (he  ardirono  intraprendere  ed 
espgnire  nn  la  voros'i  peri j^h oso.  l'assi  asce- 
sero «ino  all'e'^tremilà  della  torre,  rup- 
pero in  piccoli  fiarnmenli  la  parte  dan- 
ne^j^iiita,  che  fecero  a  poco  a  poco  di- 
scendere senza  che  ne  avvenisse  alium 
tianno,  e  con  molti  s'enti  e  lodevolissima 
diligenza  raddrizzossi  la  spranga  di  ferro 
che  ne  tiene  ferma  la  sommità.  Neil  522 
si  costruì  l'abitazione  del  custode,  e  nel 
1 53o  si  riparò  la  chiesa  in  vari  luoghi 
ov'era  stata  danneggiata,  nel  precedente 
anno,  per  l'assedio  fa'toa  Vienna  da'tur- 
chi.  [Veli  537  si  soprappose  una  copertu- 
ra di  legno  alla  toire  rimasta  imperfet- 
ta ,  e  su'la  quale  nel  079  l'architetto 
Giorgio  Saphey  collocò  una  piccola  cu- 
pola coperta  di  rame  per  opera  di  Mi- 
chele Schwingerikessel  ,  e  nel!'  islesso 
tempo  assiemò  la  volta  minacciante  ro- 
vina. Alcuni  danni  avendo  solFerto  anche 
la  gran  torre  pel  terremoto  del  i  5go,  es- 
sa fu  risarcita,  e  nel  seguente  anno  vi  fu 
soprapposto  un  globo  di  metallo  dorato 
con  una  stella  ed  una  luna  falcata  mobi- 
le (cioè  secondo  alcuni,  in  memoria  del 
sostenuto  assedio  delioac),  contro  i  tur- 
chi), alla  quale  l'imperatore  Leopoldo  F, 
ad  istanza  del  vescovo  Eraerico,  che  avea 
trasferito  la  sua  sede  a  Lintz,  fece  surro- 
gare la  Croce  del  Salvatore  in  memoria 
della  liberazione  di  Vienna  nuovamente 
assediata  di'lurehi  nel  i(S83,e  della  ri- 
presa di  Buda  nel  16S6,  pe'quali  avve- 
nimenti furono  coniate  medaglie  d'oro  e 
d'argento.  Finalmente  neli6f)()  il  magi- 
strato di  Vienna  fece  porre  sotto  la  gran 
Croce  il  grand'orologio,  che  oggidì  è  an- 
cora in  essere,  e  nel  1  70  r  fu  terminato 
l'organo,  opera  di  Ferdinando  liomei".  La 
smisurata  ampiezza  di  questa  basilica, tuo- 


V I  E  203 

numerilo  insigne  della  religione  e  della 
perseveranza  alemanna  ,  I'  altezza  della 
torre  tesiè  ac<'ennata,  la  solidità  invinci- 
bile (Ielle  sue  pareti  ornate  con  pr(jfusio- 
ne  dall'arte  tedesi^a,  pongono  la  metro- 
politana di  Vienna  fia'piìi  cospicui  edi- 
fizi  della  gotica  architettura,  e  può  giu- 
stamente mettersi  al  paro  delle  celebra- 
tissime  cattedrali  di  Slra-'lmr^o  e  di  Co- 
lonia.  Chi  uscendo  dal  Kolmaikt  entra 
nella  vasta  piazza  di  s.  Slefino,  vedecana- 
peggiar  questa  magnifica  chiesa,  quale  l'e- 
sibisce l'opera  in  discorso  in  disegno  nel- 
la tavola  che  ne  mostra  l'esterno.  Essen- 
do essa  tutta  isolata,  lo  sguardo  dell'os- 
servatore spazia  per  ogni  sua  parte  eJ 
ammira  la  colossalesuadimensione  el'ar- 
dita  maniera  onde  fu  edificata:  special- 
mente poi  nelle  notti  serenejqiiando  l'ar- 
genica  luna  riverbera  la  pallida  luce  sul- 
le sue  torri,  e  ne  disegna  o  sui  tetti,  o  sul 
suolo  gli  ornamenti  coll'ombre,  l'elfetto 
non  può  essere  uè  più  imponente  ne  più 
gradevole.  Maestosissima  è  la  facciata  di 
lei,  e  la  porta  maggiore,  unitamente  a 
quella  porzione  della  facciata  stessa  che 
runaiie  compresa  dalle  due  piccole  torri 
che  la  decorano,  è  un  venerabile  avanzo 
della  primiera  sua  costruzione  fatta  ne* 
lem  [li  d'Enrico  11  Jasoinirgntl  o  Jochsa' 
ììwrgnlt.  Non  fa  d'uopo  aver  molta  peri- 
zia nell'arti  per  iscorgere  nella  porta  due 
stili  diversi,  o  per  meglio  dire  la  riunio- 
ne e  il  passaggio  dalla  maniera  greca  mo- 
derna alla  gotica  ossia  tedesca:  mercè  che 
a  sesto  acuto  è  l'  arco  esteriore  della  me- 
desima, distintivo  caratteristico  de!  goti- 
co stile,  ma  inlernandosi  esso  nella  gros- 
sezza del  muro  piglia  la  forma  circolare 
alquanto  scema,  ed  è  sostenuto  da  7  co- 
lonne per  parte,  sulle  quali  sono  gettali 
altrettanti  archi  scemi  a  guisa  di  liste  liscie 
e  rotonde;  oltre  che  tanto  i  fusti  delle  co- 
lonne quanto  i  loro  capitelli  sono  varia- 
mente adornati  sul  gusto  appunto  delle 
porte  degli  edifizi  di  stile  bizantino.  vSuI- 
la  p(ji  ta  vi  è  il  divin  Hei'entore  in  basso- 
rilievo di  pietra  entro  uno  scudo  soste- 


ar.4  V  I  E 

Dulo  (la  line  Angeli  non  ilispregevoli  per 
quell'età;  e  nel  coi  pò  della  facciata  altri 
ornamenti  statua!  i,de'(]ualì  tutti  non  può 
darsi  plausibile  spiegazione,  poiché  in  al- 
cune nicchie  quadrangolari  si  vede  scol- 
pito il  domatore  d'un  leone,  un  mostro 
a  lato  che  allatta  i  suoi  figli,  un  giovi- 
netto che  posa  il  [)iede  sul  ginocchio  d'un 
altro,  parecchi  animali, e  via  discorrendo. 
Vi  è  pure  un  s.  Gio.  Battista  nel  deserto 
coll'iscrizione  in  tedesco:  Giovanni  lì  er- 
iltr  e  sua  moglie  Js^nesf.  hanno  fallo  e- 
srgnirc  nneslo  s.  Gio.  Ballista,  ed  a  ri- 
scontro una  volpe  colla  gola  aperta  ed 
una  catena  intorno  al  collo,  che  sembra 
uscire  da  un  pozzo.  Sugli  angoli  vedonsi 
i  simulacri  di  Rodolfo  IV  e  di  Caterina 
sua  moglie,  figlia  dell*  imperatore  Carlo 
IV,  cogli  stemmi  dell'Austria  e  di  \  iea- 
ra,  ed  al  sommo  della  faccia  su  menso- 
le, lestatue  de'ss.  Stefano  e  Lorenzo  mar- 
tiri, e  dell'arcangelo  s.  Michele;  lutti  la- 
vori commendabili  pel  tempo  in  cui  si 
fecero.  La  chiesa  è  iuleranienle  costrut- 
ta di  pietre  tagliate  a  quartobuono  e  col- 
leqate  con  lamine  di  ferro  che  la  rendo- 
no  solidissima.  Le  pareti  hanno  4  piedi 
di  grossezza,  ed  è  lunga  52  klafter(il  klaf- 
ler  corrisponde  a  circa  2  metri);  la  mag- 
gior sua  larghezza  fra  le  due  torri  gran- 
die  di  klufier  87,  piedi  4.  oncie  «);  la  lar- 
ghezza della  facciala  di  klafter  2  3,  pie- 
di 4  e  oncie  5.  L'esterna  parete  è  alla  dal 
suolo  klafter  I  3,  piedi  i ,  oncie  io;  lungo 
la  quale  vi  ha  106  monumenti  qui  tra- 
sportali dalla  piazza  delta  delle  Tom- 
be, ch'era  presso  la  chiesa  (comunemen- 
te i  geografi  dichiarano  il  tempio  lungo 
piedi  342,  largo  222).  Fra  questi  monu- 
menti è  notabile  il  capriccio  d'un  bizzar- 
ro ingegno,  che  volle  scolpito  sulla  sua 
tomba  il  dislieo:  Scnncrain  qid  lustra 
(lecem  sub  Catsarc  Trino  -  Aclcrnuni  li- 
bi mine  sen'io  Trine  Deus.  iNon  meno 
curiosa  è  la  tomba  di  marmo  del  poeta 
Ottone  Fuchs  soprannomalo  Neidhard, 
perchè  serve  a  rinfrescarla  memoria  d'un 
fattQ,  che,  ove  sia  vero,  aiostru  la  scia- 


V  1  E 

plicità  e  la  rozzezza  de'secoli  andati.  La 
prefita  parete  a  determinate  distanze  è 
rinforzata  da  fermissimi  contrallorti,  ne- 
gl'intervalli de'quuli  s'aprono  fino  al  tet- 
to 3i  finestroui  ,  i  cui  vetri  erano  una 
volta  dipinti  per  dono  fattone  alla  chie- 
sa nel  secolo  XVI  dall'imperatore  Fer- 
dinando I,  ina  neliG4G  furono  loro  per 
la  maggior  parte  sostituiti  de'vetri  bian- 
chi. Si  vedono  la  maniera  egli  ornaineu- 
ti  delle  finestre  nella  tavola  del  fianco  del 
tempio,  le  quali  ascendono  sino  a  quel- 
la specie  di  ringhiera  di  pietra  assai  bea 
lavorata,  donde  comincia  l'opera  gigan- 
tesca del  do[)pio  tetto,  nella  cui  costru- 
zione s'  impiegarono  più  di  2900  gran- 
diosi alberi.  ili.°  tetto,  costruito  da  Ro- 
dolfo IV,  si  estende  dalla  porta  maggio- 
re fino  alle  due  grandi  torri:  esso  è  alto 
klafter  18, piedi  4,oucie5,ed  è  coperto  di 
tegole  verniciate  rosse,  verdi  e  bianche:  il 
2."  fabbricato  dall'imperatore  Federico 
III,  è  alto  klafter  I  i,  piedi  i,  e  vi  si  ascende 
mediante  due  scale  di  pietra  fatte  a  chioc- 
ciola. Nel  1490  i  due  tetti  furono  riuniti. 
Questa  copertura  dell'  edificio  è  merita- 
mente riputata  di  tanta  importanza,  diesi 
sonoprese  tulle  le  precauzioni  per  rimuo- 
vere il  pericolo  d'un  incendio.  Di  coati» 
DUO  vi  si  mantiene  quantità  d'ac(|ua  rac- 
colta in  due  vastissimi  serbatoi,  cogli  u- 
tensili  necessari,  e  con  vane  persone  pron- 
te ad  estinguere  in  ogni  evento  il  fuoco. 
^ella  tavola  esprimente  l'icnografia  ge- 
nerale dell'armatura  del  tetto,  si  può  co- 
noscere rin''e£;iiosa  mauiera  con  cui  fu 
edificato.  Oltre  la  porla  princi[)ale,  4  al- 
tre laterali  danno  accesso  alla  basdica  j 
due  presso  alla  facciata  ,  e  due  sotto  le 
grandi  torri.  Quella  a  destra  presso  la 
cappella  di  s.  Lligio,  dicesi  Siugerlhor  : 
la  2.%olto  la  torre  condotta  a  termine, 
appellasi  Priinglòckleiulhor  ed  è  ornata 
di  buone  sculture,  fra  le  quali  un  allo  ri- 
lievo che  rappresenta  Gesù  Cristo,  il  qua- 
le prende  commiato  da  Maria  Vergine 
sua  madre.  Le  altre  due  a  sinistra  sono, 
una  della  Adlerthor  sollo  la   lune  uou 


VII'  V  I  lì  2(JT 
lerniinnta,  e  1' altiu  e  [nesso  la  c;i|)|)el-  cannoni  presi  o'tui  chi,  ha  grid(j  fi  a  le;  piìi 
la  lidia  !>s.  Croce,  anch'  e->sa  ornali>biina  giamli  che  ii  c(jnuscauo(|)er  alleslalo  del 
di  sculture es[)riuicnti  vari  falli  scrittura-  (>.  Keifeuslluil,  chea'i  J  cliceuihre  17  i  i 
li,  eseguiti  in  maniera  ila  meritare  l'at-  recitò  una  pieilicu  in  occasione  che  fu 
tenzione  dcgl'inlelligenli.  Quello  che  |)iu  benedetta,  essa  dovrehbe  pesare  /\H\  cen- 
sorprende  in  questa  metropolitana  è  l'ai-  tinaia  coni[)reso  il  hallaglio  eie  fcrramen- 
tissinia  torre, giustamente  tenuta  una  del-  la,  ond' è  assicuiata;  ma  1  epigrafe  che 
le  più  robuste  e  meravigliose  d' Europa,  intorno  vi  è  scolpila,  dice  che  il  metallo 
INon  èsu[)erata  in  bellezza  che  da  quelle  fuso  era  solamente  poco  più  di  3o,o()0 
di  Strasburgo  adi  s.  Martino  di  Landshut  libbre,  celebrando  pure  il  duca  Carlo  IV 
in  Uaviera  (Nli<nata  forse  la  piìi  alta  di  di  Lorena  supremo  duce  nella  difesa  di 
tutta  la  Germama,  essenilo  di  4^^  piedi  Vienna  contro  i  turchi  neliG83,  e  rain- 
la  sua  elevazione,  di  gusto  gotico).  Si  sol-  mentandoi  danni  a  cui  allora  soggiacqua 
leva  d.d  suolo  LIalier  72,  piedi  3,  once  non  menu  la  basilica  che  la  città.  La  cam« 
6,  ed  è  costruita  tutta  di  ()ielre  lavorate  pana  suonò  la  i ."  volta  a'2G  gennaio  i  7  1  3 
eoo  vari  e  scelti  ornameuti.  \\  si  asceu-  (piando  l'inìpernlore  Carlo  VI  usci  dalU 
de  per  mezzo  di  553  scalini  dì  pietra  e  basilica  dopo  la  sua  coronazione).  Ap|)e- 
20U  di  legno,  senza  tuttavia  giungere  si-  uà  si  entra  nella  basilica,  l'uscurilà  che 
uo  alla  cima  ,  occorrendo  per  arrivarvi  vi  domina,  le  vane  antiche  pitture  che 
una  scala  portatile.  Nella  tavoladell'icno-  ne  adornano  le  pareti,  la  sua  vastità,  lo 
grada  dell'armatura  del  tetto,  ed  anche  molle  cappelle  o  edicolelle  che  vi  si  ve- 
ineglio  in  quella  dello  spaccato  della  li-  dono,  soprattutto  la  maestà  dell'aliar 
Dea  C  D,  VI  è  la  dimostrazione  de'  i  7  or-  maggiore,  signoreggiano  l'animo  in  mo- 
dini che  conducono  all'  ultimo  piano;  ed  do  che  rimane  couipreso  da  religioso  ri- 
in  f[uella  dell'elevazione  geometrica  del-  spetto  e  da  divozione.  La  sua  forma,  co- 
la facciata  l'intera  sua  forma  (1  geografi  me  appare  dalla  tavola  che  ne  mostra  la 
dicono  alla  la  torre  colla  sua  guglia  piedi  pianta  ,  è  di  croce  latina  e  dividesi  in  3 
43  3;  ed  il  Castellano  dice  che  dal  Iato  set-  navate,  gli  archi  delle  quali  a  sesto  acu- 
tentrionale  è  inclinata  di  3  piedi  e  uu  to  sono  gettati  sopra  18  piloni  che  s-epa- 
pollice;  altri  dicono  alta  questa  torrecain-  raiin  la  nave  di  mezzo  dalle  due  iatera- 
panaria  da  435  a  44^  piedi).  1  viaggia-  li.  Il  pavimento  è  tutto  di  marmo,  ed  i 
tcii  cl.c  'li  frequente  vi  ascendono,  os>er-  piloni  sono  ciascuno  adorni  di  G  staine, 
vano  curio$.<meute  il  sedile  su  cui  il  ce-  e  di  molti  cordoni  sbalzali  secu^jdo  lo 
lebre  conte  di  2'ahremberg,  gran  difen-  siile  tedesco.  L'altezza  d'ogni  pilone  è  di 
sore  di  Vienna  nel  tempo  del  2."  assedio  klafterio  e  piedi  4  e  niezzo;  la  distanza 
de' turchi,  soleva  Irallenersi  osservunlo  loro,  misurala  da  un  centro  all'altro  di 
il  campo  ottomano.  In  memoria  di  que-  essi,  è  di  klafter  5  e  piedi  5  e  mezzo;  la 
St'assediQ  si  vedono  incastrate  nel  muro  navata  di  mezzo  è  larga  klafler  6  e  piedi 
in  vari  luoghi  della  torre  delle  palle  ne-  5  e  mezzo;  le  due  laterali  di  klafleri  i  e 
miche;  e  la  famiglia  di  Stahiemberg  por-  piedi  4-  La  volta  di  queste  navale  fu  ab- 
ta  ne'suoi  stemmi  gentilizi  inquartata  la  battuta  neli574)  pn't^hè  minacciava  ro- 
torre  di  s.  Stefano.  11  ricordalo  grand'o-  vina;  ma  ri|>rislinandosi  non  si  è  nulla 
rologio  è  lavoro  di  Giacomo  Obeikircher  mutato  dell'originaria  sua  forma,  onde 
e  di  Giacomo  Straising,  e  fu  quivi  posto  Jhiò  dirsi  esser  tale  quale  fu  edificala  da 
ueliGyQ.  Cinque  campane  sono  su  que-  prima.  Sebbene  molte  cose  vi  sieno  ile- 
sta  torre  ,  la  maggiore  delle  quali  ,  fu-  gnissime  d'osservazionequasi  in  oguiati- 
sa  d'ordine  dell'imperatore  Giuseppe  I,  g(jlo  di  <|uesla  chiesa,  ciò  che  chiama  spe- 
da  Giuvuuui  Acliamer,  cui   mclullu  dii'  Liulmcule  ralleuz.iuiic  degli  uuialun  del- 


2Rr,  VIE  VIE 

le  l»elle  arti  è  l'altare  ma;»qiore  tutto  di  sto  sotterranpo,  ed  onlinò  che    l'umane 
marmo  nero  di  Polonia,  fatto  nel  1640  a  <poi];lie  de'prmcipi  «i  mettessero  primie- 
sne<e  del  conte  Federico  Dreuncr  ve'^covo  ratnenie  in  una  cassa  di   quercia,  dipoi 
di  Vienna,  dallo  scnllnre  Giacoiuo  lìock,  entioalrra  di  rame;eda' 1  8  maggio  1  7  )J 
il  quale  lo  condusse  a  leruiine  in  7  anni  l'arcivescovo  di  Vienna  vi  celebrò  l'ulllzio 
e  l'ornò  diri  belle  statue  sommatuente  pe'defcuili.  In  questa  basilica  il  cardinal 
lodate  dat^l'intelligenli.  Tobia,  fratello  di  Guido  di  /?orgo»/?a  ('/^^,  legato  di   Pa- 
lale arlelice,  dipinse  il  gran  quadro  dello  pa  Uri)  uio  IV,  tenne  un  concilio  proviu- 
stesso  altare  esprimente  la  lapidazione  di  ciaie  nel  i  ^t^^,  che  durò  3  giorni  e  versò 
s.  Stefano  protomartire,  ed  ivi  pure  os-  intorno  parecchi  alFari  concernenti  la  ri- 
servasi altro  bel  dipinto  che  figura  s.  Ma-  forma  ddHa  disciplina   ecclesiastica.    Nel 
ria  (lelleGrazie, opera  applaudilissimadel  14^*2  T'i'i   •»'   celebrò  avanti  l'altare  d 
Potscb.  Alla  sinistra  dell'aitar  miggiore  s.  Stef-mo  il  matrimonio  d'Elisabetta  u- 
vi  è  la  sagrestia  settentrionale,  sulla  cui  nica  (ìglia  di  Sigismondo  im[)eratore  e  re 
porta  di  marmo  nero  è  il  busto  di  Papi  trUngheria  con  Alberto  V  duca  d'  Au- 
Pio  VI,  che  nel  soggiorno  fa'lo  in  Vien-  stria,  il  quale  dopo  la  morte  del  suocero 
na  degnossi  di  celebrare  un  pontificale ia  nel  i438  fu  eletto  imperatore  col  nome 
questo  tempio  ,  come  dirò  a  suo  luogo.  d'Alberto  II,  restando  nella  sua  casa  l'im- 
Nel  coro  poi  vi  sono  da  una  parte  i  busti  pero  (tranne  Carlo  VI  I  dali  y^"?  al  l 'J  .\^). 
dell'imperaloreFedericol  1 1  fondatore  de!  Otto  anni  prima   l'università  di  Viennfi 
Tescovato,e  del  Papa  Paolo  llclie  l'eresse  avea  ottenuto  la  facoltà  di    conferire   ia 
canonicamente;  e  (lall'altra  quelli  <le' ve-  s.  Stefano  la  laurea  «'candidati,  l^d  In 
SCOVI  di  Vienna  fino  al  tempo  del  vesco-  nocenzo  XIII  nel  lyzS  innalzò  al  grado 
vo  Breuner,  co'loro  nomi,  stemmi  genti-  di  chiesa    metropolitana  la  basilica,  ad 
lizi  e  l'anno  in  cui  ciascuno  fu  innalzato  istanza  di  Carlo  VI.  Indi  il  cardinal  Kol- 
alla  dignità  episcopale.  Superiormente  al  lointz  vescovo  di  Vaccia,  che  avea  ammi- 
coro  vi  è  l'oratorio  imperiale,  ornato  di  nistrata  la  diocesi  ne'  7  anni  di  sede  va- 
va"hissimi  intagli  in  legno,  costruito  nel  cante,  e  dal  i.°  maggio  t  722  n'era  il  pri- 
1647  e  miglioralo  nel  1799.  Presso   a'  mo  arcivescovo  e  principe  della    città, 
gradini  dell'aitar  maggiore  trovasi  Tipo*  ebbe  la  ventura  di   qui    battezzare  V  au- 
"eo  sotterraneo  ove  SI  cou'iei-vano  le  spo-  gusta  Maria  Teresa  a*  i3  maggio  1727, 
glie  mortali  degli  antichi  dui  hi  e  impera-  figlia  e  poi  erede  di  detto  imperatore.  A- 
lori  austriaci,  dopo  che  Rodolfo  IV  scel-  gli  oggetti  accennati  che  fregiano  la   de- 
se  questo  luogo  per  sepolcro  di  sé  e  de'  scritta  inMgue  basilica  è  d'uopo  aggiun- 
suoi  successori.  Infatti  venne  a  quest'uso  geme  alcuni  altri  meritevoli  di  più  spe- 
impiegato  fino  al  1576;  ma  le  turbolen-  ciale  considerazione.  Ed  il  1°  sia  il  mae 
ze  e  le  "uerre  che  travagliarono  dipoi  la  stoso  sarcofago  ilell' imperatore  Federico 
monarchia  il  fec^ero  obliare  a  segno  che  III,  che  oifie  la  tavola,  diviso  in  5  coin- 
per  qua-ii  un  secolo  neppur  sapevasi  che  partimenti.  Esso  è  tutto  d'  un  bel  mar- 
queste  tombe  esistessero.  Avvenne  però  mo  giallo  e  rosso  delle  cavedi  Salisbur- 
che  Schnepf,  cameriere  dell' imperatore  go.  i\e  fu  abile  artefice  Nicolò  Lerch  di 
Ferilinando   III  ,  volle  avere  ivi    presso  Strasburgo  ,  che  acquistossi   per  questa 
una  tomba  per  sé  e  per  la  propria  con-  bell'opera  tanta  celebrità  ,  e  se  ne  com- 
sorle,  e  facendo  egli  tagliare   il  muro  si  piacqueegli  stessoin  maniera  da  voler  che 
scoperse  l'an'ico  ipogeo  e  le  tombe  allo-  fosse  elligiata  in  piccolo  sulla  sua  tomba 
gatevi.con  meraviglia  diquanti  allora  cor-  a  Neustadt.  Prelemlesi  che  l'imperatore 
sero  ad  ammirarle.  Nel   1  7^4 '' '"^P^"'^'  medesimo  visitasse  di   sovente  roKicin.i 
Ilice  Maria  Teresa  ffce  ingrandire  que-  dello   scultore    mentre  stava  lavorando 


VIE  V I  r:               -xi^y 

quelito  fiinrbre  niomimenfo  ,  intorno  al  Iato  il.il  P.ipr»  dello  Stocco  e  Berrrtto/ie 
qunle  egli  faticìj  4^  anniconlimii,  ^o  s(jt-  durali  hcneiLui  (/'.),  morto  in  Vienna 
to  Federico  III  e  io  sotto  RLissiniiliano  oeliySG  compianto  diill'impiralore,  da' 
I  figlio  di  lui;  costò  4o, ODO  ducali,  som-  soldati  e  dal  popolo,  qnal  vincitore  di 
ma  enorme  per  (pieirelà.  Vi  si  ammira-  Turchia  {!'.);  vanti  die  gli  meritarono 
no  scolpite  3oo  figure  con  molta  dt- lica-  il  titolo  di  eroe,  e  d'e>ser  tenuto  pel  più 
tazza  nella  maniera  praticala  di'pazien-  fortunato  generale  e  il  pi  ìi  abile  ministro 
tissimi  artefici  del  XV  secolo.  Entro  un  che  abbia  avuto  la  casa  d'Austria  da  più 
cancello  marmoreo,  tulio  oi nato  di  sta-  secoli.  La  principessa  Teresa  Anna  di 
tuine  finitamente  condotte,  sorge  l'avello  Liclitenstein  moglie  del  marescialluEma- 
da  un  basamento  sul  quale  posano  siira-  ouele  di  Savoia  ,  nipote  di  si  grand'  uo- 
iali  vari  aiiÌQ)ali  feroci,  quasi  cusl(;ili  del-  mo,  gli  fece  innalzare  un  illustre  monti- 
le spoglie  the  nell'avello  son  chiuse.  Nel-  mento  nella  cappella  della  ss.  Croce  ac- 
le  4  facce  dell'urna  si  vedono  8  ba^sori-  canto  alla  porta  maggiore.  La  forma  di 
lievi  eoa  i.scrizioni  che  ne  spiegano  il  esso  è  piramidale,  ed  è  arricchito  di  mol- 
significato.  Nell'altra  tavola  che  rappre-  li  ornamenti  maestrevolmente  condotti: 
senta  i  monumenti,  il  i.°chesi  olire  al-  vi  si  legge  una  lunga  iscrizione  che  tra- 
lo  sguardo  alla  destra  di  chi  osserva  il  manda  a'posteri  non  solamente  la  memo- 
disegno,  è  l'epitadio  di  Giovanni  Cuspi-  ria  delle  rare  virtù  e  delle  azioni  am- 
niano,  ornato  del  suo  ritratto,  di  quello  mirabdi  del  principe  Eugenio,  ma  e- 
dellesoeduemogli  edegli  8  suoi  figli,  tut-  ziandio  rammentano  le  belle  qualità  che 
ti  in  bassorilievo.  Nacque  il  celi-bre  uo-  adornavano  il  maresciallo  Emanuele  , 
ino  a  Schweiiifurt  nella  Franconia  nel  e  la  virtuosa  principessa  sua  sposa.  Una 
1473,  fu  medico,  filtìsofo,  storico  e  an-  corrispondenza  de'5  novembre  18  T2,  ri- 
tiquario  di  molta  vaglia  per  la  sua  età,  e  ferita  a  p.  1  o4^  del  Giornale  di  /lnrna,ci 
gli  si  debbono  applaudile  opere;  pel  i.°  disse:  Il  consiglio  municipale  di  Vienna 
co'suo'i cotamen\av'\InConsuli[)us  Roma-  ha  deliberato  di  darcompimento  alla  cal- 
norum,  entrò  nello  spinoso  ginepraio  de'  tedraledi  s. Stefano, e  ciò  nel  seguente  rao- 
fasti  consolari.  Massimiliano  1  il  chiamò  do.  Inninzi  tutto  verrà  compitala  costru- 
a  Vienna  custode  della  biblioteca  cesa-  ne  d'mio  de'comignoli,  che  giacciono  vi- 
lea,  ed  in  premio  de'suoi  talenti  e  servi-  cino  all'alta  torre  alla  destra  del  duomo, 
gi  lo  colmò  di  ricchezze  e  di  onori,  di-  a  spese  della  città.  A  tal  uopo  verrà  ini- 
chiarandolo  consigliere  di  stato,  moren-  piegato  il  restante  della  rendita  d'esonero 
do  nel  1529.  Pv.icorda  altro  monumento  finora  percepita,  ammontante  a  12, 834 
uno  degli  architetti  della  basilica,  Anto-  fiorini. La  costruzione  nedovràessercorn- 
nio  Pilgrain,e  consiste  in  busto  marino-  pila  in  due  anni,  e  contemporaneamen- 
reo,  co'simboli  dell'arte  da  lui  professa-  te  incoata  la  costruzione  d'un  2.° corni- 
la. Il  monumento  di  marmo  del  bene-  gnolo.  Inoltre  ilconsiglio  municipalepro- 
raerentissimo  duca  Rodolfo  IV,  la  cui  in-  gettò  d'  aprire  una  soscrizione  pel  com- 
tera  figura  è  eHigiata  colla  corona  in  capo  pimento  degli  altri  5  comignoli  incompi- 
di  metallo,  ed  un  leone  a'piedi  ;  accanto  ti.  Per  raiitorizzazione  ad  eseguir  que- 
gli stala  sua  consorte  Caterina.  Altro  mo-  sl'impresa,  il  consiglio  municip;de  si  pro- 
numenlo  è  quello  di  Girolamo  Franz  ar-  pose  rivolgere  le  sue  istanze  alla  luogo- 
civescovo  di  Salisburgo.  Finalmente,  l'o-  tenenza  e  all'arcivescovo.  Dipoi  lo  stesso 
norevole  cenotafio  innalzato  alla  glorio-  Giornale  a'26  aprile  1  858  annunziò.  La 
sa  memoria  del  principe  Francesco  Eu-  metropolitana  di  s.  Stefano  viene  <in[n- 
^ttàoiW  Savoia ón'couù  d\Soissoiis(/\),  messa  a  nuove  riparazioni,  poiché  l'iiu- 
geiieralissimo  dfgli  eserciti  cesarti,  rtga-  peratoresideguòaccordarea  tale  scopo  uu 


a68  VIE 

annuo  Ijenigiio  assegno  (Il  fiorini  5o,ooo 
per  la  iluiala  di  5  uiiiii.  Questo  lein[)io, 
per  anni  e  per  bellezza  se^iio  «.li  tuiila 
uiuniiruziotie,  ioniia  l'oi  qoi^lio  ilei  cìtla- 
ilino,  la  ineiaviglia  ilei  turastiere  :  inas- 
fiidia  pertanto  la  gratituJine  per  1'  allo 
liberale.  Inoltre  la  Gazzetta  di  yitiiiia^ 
l'iproilotta  dal  Giornale  eli  Roma  lìs'ìo 
giuf^no  1860,  nnounziò  die  l'imperalo- 
re  Francesco  Ciiuseppvi  1  si  demiò  a|)pro- 
vare  :  Clieilietro  i  rilievi  tecnici  del  comi- 
tato per  la  t.ibbrica  del  duomo,  la  cu[)o- 
la  dell'alta  torre  eretta  in  s.  Slehno  sia 
portala  ad  un'altezza  di  circa  aS  klaller 
e  sia  fatta  di  pietra  nella  sua  forma  pi  i- 
iiiitiva.  l'er  tale  motivo  1'  imperatore  si 
coin|)iaccpie  prolungare  per  altri  5  anni 
la  sovvenzione  accoidala  dallo  sialo  per 
5  anni  pe'  rislauri  del  duomo  di  1».  Ste- 
fano. In  seguito  a  tale  risoluzione,  il  co- 
inilato  della  fabbrica  delduomoriconob- 
be  intanlo  necessario  d'  in  Ira  prendere 
prontamente  la  demolizione  della  cupo- 
la, in  modo  die  si  possano  ancora  in  del- 
lo anno  compiere  i  lavori  già  cominciati. 
Lo  slesso  comitato  stabili  pure,  di  solle- 
citare il  comitato  esecutivo  per  la  fab- 
brica, ÌnIi  lui  lo  [le'Iavoridiristauro,  a  pre- 
sentare piontameiitei  principali  rapporti 
per  la  demolizione  e  per  la  sollecita  eie- 
zione della  cupola.  Glie  di  restauri  ab- 
bia uopo  questo  moaumento  di  tulle  le 
forme  ,  in  cui  ebbe  a  svolgersi  il  gotico 
stile,  dal  pili  rozzo  al  meglio  disciplinalo, 
fu  riconosciuto  per  gli  studi  fallivi  da 
cummisìtiuni  a  ciò  deputale.  Quantunque 
non  condotto  a  finimento, secondo  l'esi- 
geva la  prima  e  unica  idea  fondamentale 
da  cui  derivò  sue  forme  ,  pur  gareggia 
co'diKjmi  di  Colonia,  di  Ulma,di  Fribur- 
go, di  ì\]uii>ler  e  d'altre  stupende  opere 
l.iscialea'posteri in  documento  di  fervida 
fede  e  di  profonda  conoscenza  nell'  arte. 
Nella  metropolitana  vi  è  la  cappella  o  te- 
sorodelle  ss.Ileliquie,ornale  da  preziosi  re- 
litpiiaii  ;  la  sagrestia  è  fornita  di  ricchi  u- 
leiiiili  sagri  e  di  iiiagnifidie  vesti  sagre.  Vi 
è  li  fuule  bulle»i(uale,  e  la  paiiucchia  è  aOi- 


VIE 

data  a  qitinqiif  curali  seniores  ex  nume- 
ro (lictoruni  quatiiorilcciin  sacerdotuni 
(di  cui  vado  a  far  menzione),  <y/;o/'M//i  pri' 
mns  Cliori  i/iagislercst,el  iict'soljit  paro- 
chi  prinvipalis.  IVoi'eni  rtdiqdi  aiixilinin 
pracstanl  iili  cooperalores.  llcapitolosi 
compone  di  5  dignità,  la  maggiore  del- 
le quali  è  il  preposto,  e  tra  esse  vi  è  pu- 
re il  prelato  mitralo  custode  della  me- 
Iropolilaua,  di  1  2  canonici,  comprese  le 
prebende  del  teologo  e  del  penileuziere. 
Inoltre  vi  sono  i  nominati  i4  sacerdoti 
addcltialla  ulliziatura  divina, vi  venti  qua- 
si in  congregazione,  co'cliieiici  del  semi- 
Ilario  arci  vescovile.  Ahpianti  passi  distan- 
te dalla  metro[)olilaiia  vi  è  l'arci-episco- 
pio,  edilizio  ampio  e  splendido.  —  Nella 
citlàenel  suburbio  vi  soni>  altre  3o  cliiese 
parrocchiali  tutte  munite  del  battislerio, 
ed  una  è  pure  collegiata  con  capitolo: 
delle  quali,  1  o  sono  nella  città  con  8  chie- 
se succursali,  le  altre  trovansi  ne'  sob- 
borghi, i  conventi  ed  i  monasteri  di  re- 
ligiosi ascendono  a  1  5,  i  monasteri  delle 
njonachea  5. Sono  i  religiosi  i  monaci  be- 
dellinì,  i  gesuiti,  i  barnabiti,  gli  scolopi, 
i  redentorisli  (de'quali  riparlai  nel  voi. 
LX\.X,[).  5G),  gli  agostiniani  scalzi,  i  do- 
menicani, i  francescani,  i  cappuccini,!  ser- 
vi di  iMaria,  i  carmelitani,  i  benfratelli  ec. 
Il  monastero  de'bmiedetti ni  già  degli  scoz- 
zesi,fu  fondato  a  Vienna  fin  dal  i  1  58, laon- 
de ne'primi  8  giorni  di  maggio  i  858,ce- 
lebiò  il  VII  secolo  di  sui  fondazione  eoa 
gran  solennità:  ogni  giorno  vi  fu  predica 
e  messa  pontificale,  celebrate  dal  cardinal 
Rauscher  arcivescovo,  da  parecchi  vesco- 
vi, e  dal  nunzio  apostolico  mg.'  De  Luca. 
Fra  le  altre  religiose  nominerò  quelle  del- 
la Visitazione,  e  le  suore  dellaCarità.  Per 
decreto  imperiale  i  gesuiti  nel  i  S56  rieb- 
bero la  loro  antica  chiesa  delta  dell'  U- 
uiversità,  magnifico  tempio  ad  essi  crei- 
lo (I.iir  imperatore  Ferdinando  II, in  o- 
noie  (li  Dio,  della  B.  Vergine,  e  de'ss.  I- 
gnazio  e  Francesco  Saverio  :  vi  riprese- 
ro possesso  nella  [.'domenica  dell'Av- 
vento, iu  cui  SI  recò  ad  orare  Qclla  mal- 


VIE  VIE  2nr) 
lina  rarci(liu:lies«a  Sofìa  mndre  ikll'im-  tnl  conmil)Io  lernse  ili  Asl)iirqn-Lorena: 
peratore.Nel  vol.XLIV,]).  ()4>  •'ni'i>i  I '"-  f^iacc  su  licco  lello,  come  fosse  viva.  In 
troduzioiie  in  Vienna  de'  monaci  armeni  alliii  parte  *i  è  I'  urna  die  conserva  le 
mecliilarisli  della  congregazione  (Il  Ti  ie-  ceneri  ileirnltro  Francesco  I  ultimo  iin- 
sle,  e  vi  lianiio  monnslero, eccellente  slam-  peratore  del  s.  Romano  Impero  e  i.  im- 
peria, e  chiesa  niagnillcn,  da  loro  lablui-  peralored'Ansli  ia.  lm|)eroctliè,  conside- 
cala,  a'(jiiali  spetta  la  dilezione  del  colle-  lando  egli,  the  Wapoleone  I  dominatore 
gio  armeno-ruteno  di  Leopoli.  Altra  ra-  della  Francia,  a'  18  maggio  nSo/J.  avea 
sa  monastica  eressero  nel  sohliorgo  s.  U-  preso  il  titolo  d'imperal«>re  de'  hancesi, 
dalrico,  la  cui  impietra  giltò  nel  declinar  imii  volle  l'i  1  del  susseguente  agosto  as- 
dt'IiSSy  l'impeiatore  Ferdinando  I,  con  sumere  il  titolo  e  la  dignità  d'imperato- 
pubblica  solennità,  ricevuto  da  mg/  Al-  re  d'Austria  col  nome  di  rranresco  l,ri- 
tieri  nunzio  apostolico  e aici vescovi»  il'E-  nun/iando  poscia  a'() agosto  1  So()  alla  di- 
feso m  ^;/^7r//7yj/.v  (ora  cardinal  camei  lengo  gniià  d' in>[)eiatore  romano  germanico, 
dis.Chiesa)e  da  mg/Aristace  arcivescovo  lasciando  il  nome  di  Francesco  II.  So- 
di  Cesarea  e  abbate  della  stessa  congrega-  vi  asiano  la  sua  tomba  scettri, corone  eal- 
zione,al  rjuale  nel  partire  donò  l'impera-  tre  insegne  imperiali.  Gli  sono  dappresso 
tore  un  anello  ed  una  preziosa  Croce  pet-  le  casse  mortuarie  di  bronzo,  con  loro  e- 
torale,  altro  anello  colla  propria  cifra  pilatìi,  della  figlia  ]\Iaiia  Luigia  duches- 
all'architelto,  una  scatola  d'ora  al  capo-  sa  di  /V/r/»/7,  già  mogliedi  Napoleone  I,  e 
maestro  muratore  o  ^o  2ec«.hini  alavo-  Napoleone  li  duca  di  Reichstadt  nato  da 
lanli.  Ora  n'è  abbate  fin  dal  1847  nig."  tal  matrimonio.  Nel  i852  una  comuiis- 
Giacoino  Rosagi,  parimente  arcivescovo  sione  superiormenledelegala, esaminò  le 
di  Lef,nrea  in  parlibits.  Gli  agostiniani  tombeimperialide'cappuccini.acciòquel- 
scalzi  hanno  in  cura  la  chiesa  parroc-  le  die  avevano  bisogno  di  rislauro  qiia- 
chiale  di  s.  Agostino  della  corte,  pres-  Innijue,  fossero  aperte  e  le  reliquie  degl'il- 
80  il  pala7zo  imperiale,  specialmente  ri-  lustri  defunti  fossero  cambiate  di  feretro, 
marcabile  pel  magnifico  mausoleo  del-  quando  si  trovasse  il  primitivo  guasto  e 
l'arciduchessa  RI.^  Cristina,  eseguilo  da  consunto.  Si  apr'i  per  i.""  la  tomba  tti  Fer- 
Canova  (Quel  Canova  ininìorlal,  che  «linando  111,  figlio  dell'imperatore  Fer- 
indiilro  lassa-  U  ilalìco  scarpello  e  il  dinando  II,  morto  a'?,  aprile  16)7.  I  se- 
grcco  arriva);  della  quale  chiesa  dissi  polcreti  deirim[)erial  famiglia  contengo- 
parole  parlando  àe  Precordi  dell'arci,  no  f)3  tombe,  fra  le  quali  distinguonsi 
duca  Carlo,  uno  de'  più  gran  capita-  per  la  magnificenza  del  lavoro,  oltre  il 
ni  del  suo  tempo,  ivi  deposti  nel  1847  monumento  di  Maria  Teresa,  quello  di 
nella  cappella  di  Loreto,  cioè  il  cuore  en-  Leopoldo  I,  e  quelli  dell'imperatrice  E- 
Iro  cop[ia  ai  genlea,  mentre  le  viscerecol-  leonoia  edi  Carlo  VI.  11  più  antico  èquel- 
Iccaie  dentro  ui  na  si  portarono  nella  me-  lodell'imperalore  Mallia, morto  nel  1  Gif): 
liopolilana  di  S.Stefano, ed  il  corpo  nelle  il  più  ricco  è  quello  di  Giuseppe  I,  con- 
tonibe  impei  iali,  nella  chiesa  de'cappuc-  sistendo  in  una  vasta  tomba  tutta  d'ar- 
cini  sul  IN'eue  IVJaikl,  che  contiene  gli  a-  genio  e  illustrata  da  caratteri  gotici  d'o- 
vanzi  mortali  della  famiglia  impellale,  ro  massicio.  La  chiesa  di  s.  Pietro,  pres- 
in  decoroso  sotterraneo.  Quell'arche  di  so  il  Graben,  è  sul  modello  di  s.  Pietro 
bronzo  oh  quante  islorieci  lammenlanol  in  N'aticano  di  Roma,  con  dimensioni 
Sorgono  sugli  avelli  i  simulacri  imperiali  moltopiù  piccole.  All'eslremilà  del  Kohl- 
come  tanti  fantasmi.  Vi  è  quello  di  Ma-  mai  M,  una  ha  le  vie  più  belle  e  più  fre- 
via  Tei  esa  al  fianco  del  suo  consoiteFian-  qiuntale  dal  mondo  elegante,  e  precisa- 
Cesco  1  di  Lorena,  pel  quale  s'iuueslò  con  niente  sulla  piazza  de'Rhuorili,  sorge  l'in- 


270  VIE 

Sifne  cliie'^a  di  «.  Micliele  aicangelo,  già 
panoccliia  ili  coite,  ed  ora  della  nazio- 
ne italiana.  Nel  principiar  del  secolo  XIII 
Josventura(oim[)pralore  Alberto  I  d'Au- 
slria^  ucciso  nel  i  3o8,edificòqiiesto  tem- 
pio, che  per  replic.ili  incendii  venne  più 
volte  resiauralo.  Un  bel  giuppo  colossale 
di  marmo  rappresentante  il  principe  de- 
gli Angeli  e  prolettore  di  s.  Chiesa,  scol- 
pilo dall'italiano  IMaltielli,  in  atto  di  cac- 
cliir  negli  abissi  Lucifero  e  gli  altri  an- 
geli ribelli,  sovrasta  il  nuovo  portico  del- 
l<j  chiesa  e  foi  ma  rammiraziune  degl'in- 
telligenli.  La  congreg^izione  nazionale  i- 
taliana  fu  istituita  in  Vienna  al  finir  del 
secolo  XVll,  piotelta  dalla  corte  impe- 
riale che  vi  è  ()ure  aggregala.  In  falli  ho 
Sotto  gli  occhi  il  Caialjgo  de'  ninnhri 
(iella  Congregazione  nazionale  Italiana 
creila  pel  vantaggio  spirituale  degl'ila- 
liani  cliinoranli  in  Pienna  per  il  soste- 
gno della  loro  cìiiesa  nazionale  ed  al- 
tre opere pie^  Vienna  dalla  stamperia  di 
Carlo  Ueberreuter  i84t>-  In  esso,  dopo 
il  l'apa  Gregorio  XVI  ,  sono  registrali 
r  iraperalure  e  1'  imperatrice  ,  gli  arci- 
duchi e  l'arciduchesse,  il  nunzio  aposto- 
lico, r  arcivescovo  di  Vieima  ec.  Giusep- 
pe Il  nel  1783  concesse  la  chiesa  a'delti 
italiani,  e  nel  184^  l'imperatore  Ferdi- 
Baiido  I  le  donò  il  magnifico  musaico  e- 
Sjjrimente  la  Cena  di  Leonardo  da  Vin- 
ci. Nel  celebrare  Pietro  Metaslasio  poma- 
rio, uno  de' principi  dell'italiana  poesia, 
ne'vol.  LXXllI,  p.  ig-x  e  seg.,  LXXXV, 
p.  70,  narrai  come  il  Gravina  con  voca- 
bolo greco  egli  cambiò  il  cognome  Tra- 
passi e  l'istituì  suo  erede  de'beni  di  Ro- 
ma ;  come  divenne  per  io  lustri  poeta 
cesareo  ammirato  ed  amalo  pel  suo  ra- 
ro ingegno, sommo  poeta  e  filosofo,  mor- 
to in  Vienna  d"84!ioni  a' 12  aprile i  782, 
dopo  aver  imploralo  ed  ottenuto  da  Pio 
\  I,  allora  in  questa  città,  l'apostolica  be- 
nedizione. Fu  deposta  l'illustre  sua  sal- 
ma nella  chiesa  di  s.  Michele  de'barna- 
biti,  come  lo  è  ancora,  e  da'  quali  era 
Stato  coufuilato  ne^li  cslreiui  muuieuti 


V  I  E 

di  sua  gloriosa  vita,  secondo  la  sua  dispo- 
sizione. ^on  mancarono  italiani,  anche 
personaggi  cospicui,  di  deplorare  che  in 
essa  ninna  memoria  affatto  esisteva  del 
giand'uomo,  e  si  diedero  a  promuovere 
l'erezione  d'un  monumenlo  degno  di  lui. 
Ne  caKIegi^iò  l'elTcttuazione  il  nunzio  a- 
poslolico  mg.'  Altieri,  per  nazionale  e 
patrio  decoro,  invitando  la  romana  ac- 
cndemia  di  s.  Luca  a  farne  l'analogo  di- 
segno. Quindi  a  ravvivare  l'omaggio,  o- 
norando  l'allissiino  poeta  ,  nel  1847  il 
marchese  Vincenzo  coni  menda  lore  A  nlici- 
Maltei  romano  (ora  presidente  regiona- 
rio de'rionidi  Fioma,  s.  Eustachio  e  bario- 
ne, e  fratello  del  senatore  della  medesi- 
ma),ne  fece  appello  agl'italiani  amanti  l'a- 
vite gl(jrie,  con  bellissimo  ailicoio,  puh- 
hWcdlo  ncW  Jlbtau  di  Ronia,l.  i4,  p-  81, 
e  col  disegno  della  eh  e  sa  di  s.  IMk  hele  che 
ne  racchiude  le  ceneri.  Altro  efilcacc  pro- 
motore essendo  stalo  il  prof.  Francesco 
Anibrosoli  ;  finalmente  nel  18  >i  il  cav. 
Pietro  Galvagiii  vice  presidente  della  na- 
zionale congregazione,  zelando  la  gloria 
di  Alelastasio,  commise  in  Uoraa  al  va- 
lente scultore  friuliano  Vincenzo  Luccar- 
di  un  marmoreo  monumenlo,  dopo  aver 
pubblicalo  r  Invito  d'  associazione  per 
un  iiwnunienlo  a  Metaslasio,  riferito  an- 
cora dal  Giornale  di  Roma  del  i853  a 
a  p.  60,  per  offerte  di  1  o  franchi  o  4  fio- 
rini. Fu  corrisposto  per  generosità  di  o- 
blalori  italiani  e  tedeschi,  favoreggiando 
l'impresa  il  celebre  cardinal  Viale-Prelà 
prò  nunzio  apostolicodellas.Sede  inVien- 
na. L'inaugurazione  solenne  ebbe  luogo 
a'26  novembre  i855,edil  prof  Ambro- 
soli  in  tale  occasione  dispensò  una  sua  dot- 
la  Memoria  in  onore  di  IMelastasio,  di 
cui  fece  onorevole  ricordo  il  n.°  29  àt\- 
{Eptacordo  di  Roma  di  tale  anno, insie- 
me ad  un  elogio  biografico  del  celebra- 
lo concittadino,  ricavato  da'concetti  del- 
l' encomiala  memoria.  In  questa  chiesa 
talvolta  vi  funziona  il  prelato  nunzio  a- 
poslolioo,  e  l'odierno  nig."^  Antonino  De 
Luca  arcivescovo  di  Tarso  in  parliùus  , 


V  I  E 

vi  pontificò  lai."  volta  a' I  5  m.irzorS'iiy 
al  modo  nairatod.il  n."  72  del  Giorna- 
le di  Roma,  con  isplendida  pompa,  oltre 
i)  canto  del  Te  Deìi'ii,  in  occasione  del 
prospero  ritorno  a  V'ieniia  de*  legiimili 
iinperntoie  e  imperatrice,  reduci  d.dle 
Provincie  Lonibardo-Venelc,  coli' inter- 
vento dell'arciduchessa  Sofia,  de'inìnistri 
di  stato,  de'geneiali  dell'esercito,  e  di  al- 
tri ragi^uai devoli  personaggi  delia  corte 
e  della  città.  E  qni  ricordo,  a  ver  notato 
ne'vol.  Ili,  p.  i3G.  XLVIII,  p.  i(jo,iG2 
e  seg.,  che  dopo  aver  la  s.  Sede  varie  vol- 
te inviato  Nunzi  apostolici  a  Vienna,  vi 
siMbiPi  nel  iSSg,  d'accordo  coll'impera- 
tote,  la  nunziatura  apostolica  il  Fapa  Pio 
IV,  nella  persona  di  Stanislao  0',io(r.) 
vescovo  di  W.irmii,  e  nell'esercizio  del- 
la nunziatura  lo  creò  cardinale  a'26  feb 
l)raioi  56 1.  E  che  Adolfo  I  conte  d'Al- 
thann  boemo,  maresciallo  di  Ferdinan- 
do II,  per  divozione  alla  s.  Sede  gli  donò 
un  suo  pal.izzo  in  Vienna  per  uso  de'nun 
7Ìi  pontificii  ;  i  quali  celebiMUo  le  prin- 
cipali ftiiizioni  nella  ca[ìptlla  imperiale, 
alla  presenza  dell'imperatore,  dell'impe- 
ratrice, arciduchi,  arciduchesse  ,  e  della 
corte.  Narra  il  Bernino,  Illri'nin  ile  della 
s.  Rota,  p.  gr,  che  il  lodalo  conte  d'Al- 
thann,  col  duca  di  Mantova,  implorò  da 
Libano  Vili  l'iippiovazione  dell'ordine 
equestre  della  lìJilizia  Cristiana  o  Con- 
cczìone  della  B.  /'^ergine,  dopo  essersi 
miracolosamente  convertito  dal  lutera- 
nismo alla  religione  cattolica,  coll'eseni- 
plaritìi  della  vita  distinguendosi  (|uindi 
con  rari  esempi  di  virtuose  azioni.  Fro- 
de in  armi  e  famoso  condoltiere  di  eser- 
citi, dopo  la  battaglia  di  Praga,  in  cui 
sconfisse  gli  eretici  ribelli  della  Boemia, 
in  pa>sando  il  gran  ponte  di  quella  città, 
senza  salutar  l'immagined'un  Crocefisso, 
in  onta  a'  cattolici  ,  si  vide  improvvisa- 
mente rollo  sotto  i  suoi  piedi  tulio  il  gran 
masso  de'traverlini,  di  cui  era  costruito 
il  ponte;  allora  tosto  si  tolse  il  cappello 
per  salutar  quell' iinmagine  fiellolosa- 
Oteule^  e  quindi  licumpuslosi  colia  me- 


V  I  E  271 

d(;sima  relei  itìi  il  ponte,  sorpreso  al  pro- 
digio, adurò  col  cuore  quello  che  prima 
non  avea  voluto  riverire  colla  mano:  a- 
biurala  indi  l'eresia  e  divenuto  esempla- 
re cattolico,  si  fece  liiloie  de'[)Overi  e  de* 
pupilli,  benefattore  di  4  collegi  e  di  7  ca- 
se ili  Vienna,  che  ilnnò  a  gesuiti,  e  di  al- 
tre due  alla  s.  S(n\e,  che  [iresciilemente 
Servono  di  abitazione  a'nunzi  pontificii, 
e  largo  dispensatole  di  sue  argenterie  e 
ricchezze.  Avenilo  Pio  IV  donalo  il  Pa- 
lazzo apOfiioliro  di  s.  iM'ircofl.)  in  Ro- 
ma, per  residenza  degli  ////i/^rt.vr/V/fori  del- 
la repubblica  di    J'enczia  (J  .),  in  esso 
lisiedonogli ambasciatori  d'Austria  pres- 
so la  s.  Sede,  ne'cui  stali  tiene  Consoli, 
come  il  Papa  li  tiene  negl'imperiali.  In- 
oltre l'imperatore  ha  in  lloina  il  cardi- 
nal Protettore  della  nazione  austriaca,  e 
due  Uditori  di  Rota,  di  che  parlai  ne' 
voi.  XCII,  p.421,  e  xeni,  p  93.  Degli 
Uditori  di  Rola(r.)\.t<\e%c\A\  e  ilei  s.  Ro- 
mano Impero,  riparlai  nel  voi.  LX\  XII, 
p.   212  e  2i3,  la  cui  nomina   spellava 
all' imperatore.  Ogni   nunzio  di  Vienna 
viene  creato  cardinale,  ed  il  Papa  gì'  in- 
via la  notizia  di  sua  promozione  e  il  Be- 
renino  cardinalizio  (f''-)  a  mezzo  d'u- 
na Guardia  yobilc,  e  la  Berretta  car- 
dinalizia (f.)  per  un  Aldegalo  aposto- 
lico (il  quale  per  l'ordinario  suole  esse- 
re l'uditore  della  nunziatura  di  Vienna, 
a  risparmio  di  viaggio,  e   più  esempi  re- 
cai o  nelle  biografie  de'nunzi  elevali  alla 
poipora,  o  in  altri  analoghi  articoli),  la 
quale  ultima  insegna  dell'  emiueule  di- 
gnità l'imperatore  im[)One  sul   ca[)0  del 
nunzio,  come  discorsi  «'luoghi  ricordali. 
L'ultimo  esem[)io  lo  riferisce  il  Giorna- 
le di  Ilo  na  del  i8^3  .1  p.  3o4,  oveètlet- 
lo.  A'3o  marzo  l'imiieraloie  Francesco 
Giuseppe  I  si  com[)iac(|ue  nell'i.  1.  chie 
sa  parrocchiale  di  corte  d'imporre  la  ber- 
retta  cardinalizia  al   nunzio  apostolico 
cardinal  Michele  Viale  i*i eia  di  Bastia, 
aicivescovo  di  C.ìi\.ag\nt  in  partihus.    A 
tal  uopo  preceduto   dall' im[)erial   regiu 
corleo,  scese  da  »uoi  a[j[)arlauit:uli  uciia 


272                    VIE  VIE 
sntinposfa  rliiesa,  assisteltc  solfo  baldnc-  bell'ordine  scliierata.   Qunndo    fu  alla 
chino  all;>    messa   solenne  celebrata  da  presenza  (lell'iinperaloi  e  Francesco  Gin- 
mg/  Zeiiner  tescovo  siiirmganeo  ,   indi  seppe  I,  mg/ nimz-o nel  consegnare  il  bre- 
fallasi  leliiiia  del  hreve  apostolico,  ira-  ve  apostolico  e  le  lettere  credenziali,  ten- 
pose  al  cardinale  l.i  ben  ella  col  cereoio-  ne  un  breve  discorso  in  italiano  sidia  mis- 
niide  d'uso.  JJipoi  in  canlaloil  Te  Deiini,  sione  a  Ini  alDdata  dal  Papa  IMo  IX;  e 
ed  infine  il  cardinale  impartì  la  benedi-  1*  iin[)eralore  degnossi    rispondere   ned-i 
7Ì<)ne  papale.  L'  imperatore  collo  stesso  medesima  ftvella  parole  piene   ili  heni- 
coileo  ritornò  ne'suoi  appartamenti,  do-  gnità  e  di  cortesia,  incaricando  il  nuovo 
ve  lo  seguì  il  cardinale  \t\  porpora,  che  nunzio  a  presentare  a  Sua  Santità  i  suoi 
in  udienza  speciale  gli  rese  le  piìi  divo-  rispetti  e  figliali  ossequi,  e  ad  assicurarla 
le  grazie.  Gli  avcva  recato  il   lierieltino  che  con  viva  ansietà  attendeva  frulli  di 
la  guardia  n(d)ile  conle  l'rrtncesco  Anta-  benedizione  dal  nuovo  concordato.  Dopo 
moro,  e  la  berrelta  l'ahlegato  mg."^  An-  tal  formale  udienza  ing."^  nunzio  col  me- 
lon  IVI."  Yalenziani  uditore  tiella  niinzia-  desimo  coi  leggio  fu  ricondotto  alla  sua 
tura,  ora  vescovo  di  l'^abi  iaiio  e  Maleli-  residenza  ;  indi  venne  ricevuto  solenne- 
ca.  Noleiò,  che  quando  l'io  VII,  perdi-  mente  dal  ministro  degli  altari  esferi  ,  il 
stinzione,  inviò  anche  il  CiippcUo  car-  quale  pài  lardi  fu  colle  formalità  d'uso  ri- 
(ìiiinlìz-io  al  cardinal   Ranieri  {l\)^   fra-  ceviito  dal  medesimo  nunzio  apostolico, 
lello  deirimpeialoreFrancesco  1,  in  Vien-  De' due  trionfali  viaggi   falli  in  JJnt:^ìu'- 
na  glielo   inipose  il  nunzio   nig/    Paolo  r;V/ e  7Vrt/i.9/7rrt/2iV2  a  visitare  i  greci-uniti 
Leardi  di  Casale  di   Monferrato,  arcive-  di  l'nlacc}iin,ne\  i855dalcardiual  Via- 
scovo   d'Efeso  in  partibìis.  Successe   al  le  Prelà  pronunzio,  eneli85Sda    mg.' 
cardinale  prò  nunzio,    l'odierno   e  sun-  De  Luca    nunzio,  feci  la  descrizione   ne' 
nominalo   mg.'  Antonino   De   Luca  già  voi.  LXXIX,   p.    ii3  e  seg.,  LXXXIII, 
vescovo   d'  Aversa  e  nunzio   di   RIonaco  p.  i^[0  e  seg.,  XCVIll,  p.  87  e   seg.  E 
in  Baviera,  di  cui  abbiamo,  in  20   volu-  intrinseco  pe'nunzi  di  Vienna,  non  meno 
mi,  la  I.'  serie  de'  preziosi  annali  delle  pel  presente  articolo,  il  non  dimenticare 
scienze  religiose,  ÌXoma   i835  45>  di  cui  il  contenuto  in  quelli  in  cui  descrivo  gli 
lauto  mi  giovai  e  replicalameute  con  ri-  stati  e  le  città  dell'impelo  d'Austria,  e  la 
vereiite  grato  animo  celebrai.  Il  n.  260  geraichia  ecclesiastica,  oltre  le  principali 
del    Giornale  di  Roma  del  1  8  j6  offre  vicende  politiche  inclusivamenteallecon- 
la   descrizione  dell'  udienza   solenne  ac-  tempoiauee  ;  così  per  gli  Ainhnsciatori 
cordatagli  dall'imperatore  il  i.°novem-  imperiali  presso  la  s.  Seile,  mentre  altre 
bre,  per  la  presentazione  del  breve  apo-  generiche  nozioni  sui  diplomatici    le  ri- 
stolico  e  delle   lettere  credenziali,   colle  portai  nel  voi.  XCII,  p.  680  e  seg.   Viso- 
quali  venueaccreditato  nunzio  pontificio  no  altresì  in  Vienna,  una  chiesa  lutera- 
della  s.  Sede  presso  la  corte  imperiale  di  na,  due  greche,  una  greca-unita  calloli- 
Vienna.   Tre  carrozze  tli  corte  scortate  ca,  due  sinagoghe  degli  ebrei, 
da'  domestici  in  lutla  gala,  andarono  a           I  34  sobborghi  di  Vienna,  che  in  gran 
prendere  il  nuovo  nunzio    al   palazzo  di  parte  portano  tuttora  il  nome  di  Giiin- 
sua  residenza,  ^ella  i.'  prese  posto  il  ce-  de  (terreno),  non  offrono  una  pianta  re- 
remoniere,  nella  2.'^  mg.'  nunzio, nella  3.^  golare  ;  ma  le  larghe  loro  vie,  i  giardini 
le  per'^one  addeltealla  nunziatura.  Giun-  spaziosi,  tanto  pubblici  quanto  privati,  i 
lo  al  palazzo   imperiale,    mg/   De  Luca  sontuosi  palazzi,  ne  fanno  uno  de'piùa- 
venne  introdotto  negli  a|q)arlamenti  ini-  meni  soggiorni.  Le  strade  non  erano  ul- 
penali  dal  gì  an  cereinonieie  di  corte,  fra  timamente  tutte  insiuiciale  e    illuminale 
la  Oiilizia  di  diverso  noiuc  che  slava  iu  la  notte.  Sono  riparlili  questi  sobborghi 


VIE  VIE  273 

in  .S  i;iicoii(Inri  ili  poll/.iii.  II  i ."  compren-  prrndnno  una  parie  ;itlivn  n  questi»  festa, 
ilei  si)l)l)oif^l)i  (il  LeopoMsladt  e  il'iager-  cli'c  in  la  Ih  la  lesta  di  lutti.  La  i^ente  si  al). 
ZL'il,  situali  sili-  un'isola  del  Danubio,  al  braccia  per  le  vie,  e  si  (anno  reciprodie  fé- 
nord-esl  della  ciltn,  col  quale  comunica-  jicitnzionie  inviti, comuni  essendo  i  niazzie 
no  a  mezzo  d'un  ponte:  (|uest'isola  è  bas-  le  f^linlande  di  (ìori.da'quali  il  mese  pren- 
sissima  ed  esposta  alle  inondazioni  ;  vi  si  de  d  nome,  e  con  essi  adornano  un  ^lova- 
vede  iliinomato  bel  passeggio  del  Praler,  ne  pino,  clie  S[)og!ialo  della  coi  lercia 
fi  ecpienlalissiino  ilalla  gente  più  elegante  piantano  nel  mezzo  della  corteo  avanti 
di  Vienna,  ed  i  bei  boscbi  e  delizioso  giar-  la  casa.  A  Vienna  puie  è  una  gioia  in- 
dino sulla  riviera,  pianlalo  dall'impera-  credibile  bagli  abitanti:  non  v'ha  popò- 
loie  Peiilmando  ili  ,  abbellito  da'  suoi  lo  al  mondo  che  viva  tanto  fuori  di  casa 
successori  ,  e  nel  i"?)  a()eito  al  pub-  quanto  il  viennese.  Sebbene  la  lempe- 
b!ico  ed  attivato  da  Giuseppe  II,  de-  ratina  di  Vienna  sia  più  fredda  di  quella 
nominalo  l'Augaiten,  ed  il  prato  di  s.  di  Parigi, eche  le  variazionirepentine  che 
frigida  o  Drigiltenau.  Inoltre  Giuseppe  la  città  prova  da  un'ora  all'altra  talvolta 
II  sulla  poita  principale  dell'Augarlen  la  rendano  ingrata  e  malsana,  appena  è 
fece  collocare  qiiest'iseiizione  :  Luogodi  comparsoil  i  ."giorno  di  maggio  i  giardini 
(In-crliinciilo  consacralo  a  tulli  gli  no-  deglialberghi  si  aprono,  l'osterie  tiel  Pra> 
ììiini  dal  loro  apprezzalorc.  La  passeg-  ter  preparano  le  loro  tavole,  le  orchestre 
giala  del  Ptater  ha  in  ampio  verdcggian-  all'aria  aperta  si  organizzano,  e  tutti  i 
le  spazio  6  grandiosi  viali  spalleggiati  da-  buoni  viennesi  lasciano  le  loro  case  per 
gli  alberi,  e  ad  ogni  tratto  s'incontrano  que'luoghi  pubblici,  ove  corrono  in  folla 
larf^hi  quadrali  con  graziose  capanne  a  a  mangiare,  bere  e  fumare.  Le  allegrie 
pubblica  ricreazione,  concorrendovi  le  del  i .°  di  maggiocomincianodi  buon'ora, 
persone  d' ogni  classe  a  godere  i  piaceri  cioè  a6  ore  aiUimeridianecon  corsea  pie- 
delia  musica,  della  danza  e  di  mille  va-  di.  Quasi  tutti  i  nobili  opulenti  residenti 
riaii  giuochi.  Ma  del  Prater  e  dell'  Au-  a  Vienna  hannoal  loro  servizio  unoo  due 
garien  ne  fece  elegante  descrizione  M.  U.  lacchè,  i  quali  nelle  corse  si  disputano  il 
l^e\V Album  di  Roma,  t.  20,  p.  83,  dopo  premio  :  ma  in  quest'occasione  i  soli  no- 
averli  goduti  di  persona,  con  l'articolo  :  bili  dell'Austria  ponno  far  correre.  Lo 
IL  pii'ììo  Mag'^io  a  ì  ieniia  ,  accompa-  spazio  da  percorrere  è  considerabile.  [ 
gnandolo  con  incisione  che  presenta  una  concorrenti  devono  seguire  il  viale  piin- 
vedula  de'dintorni  di  Vienna.  Ne  caverò  cipale  del  Prater,  fino  al  luogo  chiaoiato 
un  estratto.  In  quasi  tutti  i  paesi  dell'Eu-  il  Randeau,  ove  quel  viale  è  tagliato  da 
ropa  il  primo  del  Me>c  [F.)  i\\  maggio,  un  braccio  del  Danubio,  e  poi  tornare 
è  un  giorno  di  pubblica  allegria.  Le  na-  addietro  (ino  al  punto  della  partenza.  An- 
zioni  del  mezzodì  che  abitano  un  clima  ticamente  la  corsa  si  prolungava  fino  al 
dolce  e  caldo,  si  mostrano  più  indid'ei  en-  Lusl-haus,  ove  nel  1  8  1  f)  i  sovrani  alleati 
ti  all'  arrivo  del  precursore  della  bella  riuniti  pel  congresso  diedero  un  gran 
stagione;  ma  quelli  che  vivono  sotto  un  pranzo  ed  una  festa  militare  alle  loro  trup- 
cielo  meno  ()iopizio,  ed  hanno  pricna  a  pe  ;  ma  siccome  una  corsa  così  lunga  oc- 
solfrire  lungo  tempo  de'rigori  dell'inver-  casionava  alle  volte  de'gravi  accidenti,  si 
no,  l'accolgono  e  festeggiano  con  entusia-  finì  a  diminuirla  ilistanza  d'un  buon  3. 
smo.  In  llussia,  in  Germania,  nella  Sve-  Ancoqiial  essa  è  in  oggi  non  è  meno  spa- 
zia,ili. °di  maggio  è  celebrato  ovunque  ventevole, quando  si  pensa  che  per  guada- 
nelle  grandi  città  come  ne'più  piccoli  vii-  gnare  il  premio  non  basta  arrivare  ili. 
laggi,  con  una  pompa  e  con  un'  allegria  alla  meta,  ma  bisogna  anche  correre  sen- 
sliaordiuaria.  Nel  Belgio  ancora  tulli  za  feruiarsi  nò  prender  fiato  uu  islaule. 
VCL.  xcix.  i3 


274  VIE  VIE 

Dal  soliborgo  dello  Lnntlstrasse,  (love  a-  davano  un  trofeo  composto  di  5  l)an- 
hilava  l'autoie  dell'ai ticolo,  non  avea  da  dicre  ricamale  d'oro  e  il'aigento  e  desli- 
far  che  due  o  3oo  passi,  ed  il  ponte  Ru-  nate  a'  primi  5  che  arrivavano  alla  me- 
zoumofTsky  da  attraversare  per  trovarci  la.  Delle  reti  di  corda  fermale  a  de'  pali 
nel  l'rater.  Dice  quindi  questa  pa.<seg-  formavano  intorno  ad  esse  un  recinto, 
giata  del  Prater  una  delle  piìi  helle  che  dietro  il  (juale  stava  una  lolla  cunipatia, 
si  possano  vedete.  I  Compi  Elisi  ed  il  il  minimo  movimento  della  qualeavreb* 
Dois  de  Cculogne  di  Parigi  non  polreb-  be  rovesciato  tutto.  Una  baniera  simile 
bero  esserle  paragonati.  E  una  gran  fo-  non  sarebbe  d'  un  gran  ritegno  inalili 
resta  che  piincipia  alle  porte  stesse  di  paesi,  ma  a  Vienna  è  piìi  che  suilìcien- 
Vienna,  e  si  estende  a  lungi  sulla  riva  de-  te.  Segu'i  la  corsa,  ed  il  i."  vincitore  ol- 
stra  del  Danubio.  Ella  è  intersecala  da  tre  la  bandiera  ebbe  io  sovrane  d'oro  ; 
niagniGci  viali  che  traversano  ora  de'  tulli  poi  poi  teci|)ai'ono  ad  una  buona 
cupi  boschetti,  ora  delle  ridenti  prate-  colazione.  Dalle  i  i  fino  all'  una  il  po- 
rle, ove  qua  e  là  s'innalzano,  come  in  un  polo  si  radunò  all' Augai  leu,  nel  grati 
parco  inglese,  degli  antichi  fnggi  e  degli  giardinoall'eslremilà  dellaLeop<ddstadl, 
enormi  castagni  centenari.  Il  Danubio,  formalo  con  lunghi  viali  di  castagni  e 
che  in  quel  luogo  si  divide  in  vari  rami,  di  carpini  a  foggia  di  muraglie,  di  coni- 
forma  una  quanlilà  d'isole  verileggiauli  parlimeulo  regolare,  di  Ieri azzi  e  di  ha- 
e  coperte  d'alberi,  ove  si  radunano  a  cini.  Quasi  deserto  in  tulio  il  resto  dei- 
truppe  circa  200  cervi  domestici,  che  i  l'anno,  l'Augarlen  il  i.°di  maggio  divie- 
custodì  richiamano  la  sera  col  suono  de'  ne  una  passeggiata  alla  moda.  In  quel 
loro  corni  per  chiuderli  (Ino  alla  punta  giorno  vi  si  può  a[)t)ena  entrare,  lanla  è 
del  giorno  in  eleganti  stalle  disposte  lun-  la  folla,  e  vi  si  riunisce  l'alia  anstocra- 
go  il  viale  piincipale  del  Piater.  Il  de-  zia  viennese.  Le  donne  in  gran  gala  oc- 
scrittore  giunse  sul  luogo  una  buona  cupano  il  viale  piiucipale,  e  le  seggiole 
mezz'ora  prima  che  cominciasse  la  cor-  vicine  all'orchestra,  in  onore  della  ii-sla 
sa,  mentre  il  sole  dorava  le  cime  del  facendo  mostra  d'un  abbandono  allatto 
Kanlenberg  e  del  LeopoliUbeig,  Irovau-  campestre  e  sciolto,  che  fa  contrasto  col 
do  già  molla  gente  nel  viale  in  cui  dovea  conlegno  freddo  e  posalo  delle  semplici 
farsi  ;  e  vide  arrivare  bentosto  aSo.ooo  borghesi.  Dopo  due  ore  di  passeggio  eia- 
persone  che  procedevano  in  varie  colon-  scuno  ritorna  a  casa,  per  lare  una  nuo- 
De,veslile  di  variali  colori  e  taciturne, da'  va  toletta;  indi  i  grandi  signori  e  le  don- 
diversi  quartieri  della  cillù,  per  mettersi  ne  più  eleganti  vanno  a  pranzo  all'ai  ia 
con  ordine  mirabile  dalle  due  parti  del  aperta  nell'osterie  del  Prater.  Il  popolo 
viale.  Alcuni  soldati  a  cavallo  erano  dis-  in  folla  circonda  le  loro  tavole,  a  vederli 
posti  a  lunghe  distanze  sopra  tutta  la  li-  mangiare  e  bere.  Verso  le  ore  5  le  dame 
nea  per  mantenere  libero  lo  spazio  a'  rimontano  oe'Ioro  cocchi,  e  passano  nel 
corritori.  Si  avvicinòalla  mela,  che  nel-  gran  viale  del  Prater,  ove  comincia  il 
lo  slesso  tempo  il  punto  di  partenza,  e  passeggio.  Due  eleganti  file  di  equipag- 
vide  i  circa  12  corritori.  Il  loro  vestire  gi  eleganti  circolano  nel  viale,  il  mezzo 
era  composto  d'una  leggerissima  giub-  essendo  riservato  alle  vetture  a  4caval- 
ba  bianca,  di  pantaloni  simili  legati  alla  li,  il  contro  viale  a  destra  perle  persone 
noce  del  piede  sopra  stivaletti  verdi ,  co-  a  cavallo,  e  quello  a  sinistra  è  pe'  pedo- 
peili  di  piccola  berretta  pur  venie  sor-  ni.  Ma  quello  che  non  è  possibile  imma- 
mootala  da  un  mazzo  di  piume  di  vari  gioarsi  senza  aver  veduto,  è  la  bellezza 
colori  e  adorua'd'uua  [)iaslia  esprimen-  del  luogo  in  cui  si  fa  questa  passeggia- 
te l'arme  de'  loro  padroni.  Essi  circou-  la,  la  uaiibbìle  verdura  degli  alberi  e  de' 


V  I  E 

prati  che  vi  circondano,  la  fresctira  im* 
balsnrnnla  dall'aria,  e  la  qiianlitìi  de'va- 
li  equipaggi  russi,  ungheresi,  polacchi, 
che  vi  passano  continuamente  davanti. 
Al  tramontar  del  sole  ciascuno  parte,  e 
il  l'raler  diviene  a  poco  a  poco  deserto, 
e  la  folla  pedestre  che  lo  riempiva  si  di- 
rige verso  le  osterie  di  Vienna  o  de'sob- 
borghi  per  finire  lietamente  col  hicchie- 
re  il  {."dì  maggio  così  ifnpazientemen- 
te  aspettalo,  e  così  cordialmente  festeg- 
giato. Il  2.°  circondario  de'  sobborghi  di 
Vienna, contiene  i  sobborghi  della  Land- 
strasse,  de'  Weisgiirber  e  d'Erdberg;  vi 
si  notano  il  palazzo  imperiale  di  Belve- 
dere,bellissimo  fabbricato  eretto  dal  prin- 
cipe Eugenio  di  Savoia,  che  serve  al  pre- 
sente per  contenere  l'i.  r.  galleria  de'qiia- 
dri  ricchissima,  ed  una  dovizioNa  colle- 
zione d'armi  e  d'oggetti  curiosi  del  me- 
dio evo.  Dice  il  Castellano  :  Termina  il 
giardino  col  Belvedere  inferiore,  ov' é 
una  celebre  collezione  d'antiche  arma- 
ture, tratte  dal  Tirolo,  ma  nel  priacipai 
palazzo  ottagono,  che  dicesi  Belvedere 
superiore,  si  ammira  la  magnifica  galle- 
ria, ove  tutto  è  radunato  il  sublime  della 
pittura,  antecedentemente  sparso  in  vari 
punti  dell'impero, e  sono  i  capolavori  col 
miglior  ordine  disposti,  secondo  le  varie 
scuole  europee,  fra  le  quali  primeggia  la 
veneziana  per  5o  classici  quadri  del  Tizia- 
no. Inoltre  il  2.°circondarione'3  ricorda- 
ti sobborghi  contiene  il  palazzo  ed  i  giar- 
dini di  Schwarzenberg;  il  bell'ostello  de- 
gl'Invalidi, fondato  da  Giuseppe  II;  l'or- 
to botflnico;  l'ospedale  di  s.  Marx;  la 
scuola  veterinaria.  E  all'  estremità  della 
Landslrasse  che  la  Vienna  si  scarica  nel 
Danubio.  Pel  flumicello  Vienna,  la  città 
omonima  nel  maggio  i85i  fu  il  teatro 
d'  un  avvenimento  fisico,  che  per  buona 
sorte  fu  meno  importante  nelle  conse- 
guenze, in  pioporzione  della  sua  terribi- 
le comparsa.  Il  fiumicello  Vienna  si 
gonfiò,  a  causa  dell'  antecedenti  dirotte 
pioggie,  e  specialmente  dell'  uragano  che 
durò  24  ore,  iu  uua  maDÌera  sì  celere  e 


V  I  E  27J 

f'ìitp  ch'ebbe  luogo  uno  slraripamenlo 
dell'  acqua  e  un'inondazione  con  tale  una 
velocità  da  non  si  poter  prevedere.  Le 
rive  in  alcuni  luoghi  furono  dilavate  alla 
lar'^hezza  d'  alcuni  piedi,  varie  case  dan- 
neggiale f(jrtemcute,il  lastricalo  strappa- 
lo dal  suolo,  menati  via  utensili  dome- 
stici, non  senza  qualche  vittima  utnana. 
Ciò  che  colpì  il  [)iù,  si  fu  1'  improvvisa 
rottura  de'  più  necessari  mezzi  di  comu- 
nicazione, de'  molli  ponti  e  ponticelli  che 
uniscono  le  varie  [)arti  di  Vienna  per 
mezzo  alle  quali  scorre  il  fiumicello  del 
suo  nome.  Ninno  si  ricordava  che  dal 
I  795  in  poi  questo  fiume  fosse  straripalo 
in  lai  modo.  Vali  ponti  furono  distrutti, 
e  le  loro  macerie  spinte  con  violenza  con- 
tro il  nuovo  ed  elegante  ponte  di  pietra 
che dallaWasseiglacis conduceva  al  mer- 
cato del  fieno,  rottosi  1'  arco  di  mezzo, 
precipitò  interamente.  Solo  restarono  in- 
tatti il  ponte  allo  Stubenthor,  quello  a 
catene  pe'  pedoni  prima  d'arrivare  al 
teatro  alla  Vienna,  e  l'altro  carreggiabile 
che  mantiene  le  comunicazioni  fra'  sob- 
borghi Lehmgrube  e  Wieden.  Le  più 
gravi  devastazioni  le  soffrirono  i  sobbor- 
ghi Rlargarelhen,  Magdalengiiitid  e  Li- 
chtenlhal,  e  nella  prossima  vicinanza  di 
Vienna  fuori  della  barriera  ,  Hernals  , 
Neulerchenf  Id,  e  specialmente  Newal- 
degg.  Questi  ultimi  3  luoghi  per  lo  stra- 
ripare dell'Alseibach.  Multe  rovina  se- 
guirono sulla  strada  di  Lialz,  ed  altrove. 
rs'el  3.°  circondario  Irovausi  i  sobborghi 
di  Wieden,  Maigarethen,  Malzleinsdorf, 
Reinprechlstlorf,  Ilundsthurm,  Hungel- 
brunn,  e  Laurenzegriind.  Il  Wieden  pos- 
siede la  chiesa  di  s.  Carlo  Borromeo,  la 
più  elegante  di  Vienna  e  de*  sobborghi  ; 
uno  de'  primari  teatri,  il  palazzo  Estei- 
hazy  e  altri  notevoli  etlifizi.  Il  4°  cir- 
condario abbraccia  i  sobborghi  di  M.i- 
riahilf,  Lehmgrube,  Windsmiihle,  Gum- 
pendorf,Magdalengrùnd,Reindorf,Fùuf- 
haus  e  Seohshaus:  distiuguonsi  nel  Ma- 
riahdf  il  p-ilazzo  di  Kaunilz,  enei  Lehm- 
grube i  fabbricati  del  couvento    di  Sd- 


27G  VIE  VIE 
voia,  clie  oggi  servono  di  scuola  pel  gè-  sellano  Giovanni  Libi'nyidi  ?.  i  anni.na- 
DÌo  e  di  caserma  a'boinbardieri.  L  il  5."  to  in  Csakvar  nella  contea  d'Alba  Reale 
circondario  furiuatQ  co'  sobborghi  di  s.  in  Ungheria,  sarlo  in  Vienna,  pessimo  e 
Ulrico,  Spillberg,  IN'euslift,  Weubau  e  feroce  fazioso,  che  propostosi  liberar  la 
Scliollenfeld  :  devesi  citare  il  casamento  patria  con  regicidio,  insidiavalu  d<i  12 
della  guardia  nnbde  ungarese  nel  s.  Ulri-  giorni,  in  nn  baleno  gli  fu  addosso,  di 
to.  Il  6.°  circondano  comprende,  Joseph-  forza  vibrando  al  collo,  con  lungo  col- 
stadt,  Stroitzischen-giiiiid,  Alt  e  Keu-  lello  da  cucina  n-so  a  due  tagli,  un  ter- 
Lerchenfeld,  col  palazzo  d' Aueisperg.  ribile  colpo.  Sarebbe  stalo  Ducidiale  sen- 
Nel  circondano  7.°  sono  i  sobborghi  d'Ai-  za  un  repente  movimento  dell' inipera- 
servorstadl,  lireileufeld,  Ilerrnais,  NViih-  tore,  per  cui  iT  pugnale  nel  ferire  la  nu- 
ling  e  Michael  Bairisthengiiiitd,  dislin-  ca  non  potè  entrare  profondo,  benché  si 
guendovisi  l'accademia  medicochirur-  torcesse  per  la  veemenza  delia  vibrazio- 
gica  di  Giuseppe,  ed  il  grand' ospedale  ne,  nell'ostacolo  che  trovò  per  la  flbbiel- 
generale  che  conta  2,000  letti  divìsi  in  la  del  collarino.  L'imperatore  tosto  snu- 
iio  sale,  e  raccoglie  annualmente  da  dò  la  spada  a  propria  difesa,  ma  giù  il 
I  5,000  malati  e  pu'i.  L'8.°  circondario  è  suo  aiutante  erasi  gitlalo  sopra  l'assassi- 
composlodi  Iiossau,Lichtenlhal,  Tliui  y,  no,  il  quale  caduto  e  rialzatosi  tentò  iii- 
Iliinmelspforten  gniiid,  ed  Allhauu  ;  vi  damo  nuovi  colpi,  poiché  l'alteriò  e  di- 
si vedono  il  bel  palazzo  di  Lichtenslein  e  sarmò,  con  l'aiuto  dell'accorso  cittadino 
la  manifattura  imperiale  di  porcellana.  Bttenreich  con  pericolo  della  propria  vi- 
Al  principio  del  XVlll  secolo,  parecchi  la,  e  quindi  consegnò  alla  gente  radu- 
sobborghi  di  Vienna  erano  ancora  vii-  natasi,  la  quale  l'avrebbe  fatto  a  pezzi, 
laggi  e  possedimenti  signorili,  lontani  da'  se  la  voce  dell' iuiperatore  non  l'avesse 
veri  sobborghi;  ma  avendo  Giuseppe  11  impedito,  finché  il  catturarono  i  soldati 
abolito  tutte  le  giurisdizioni  particolari,  del  quartieredella  ricoidata  poi  la.  Quiii- 
sono  stali  assoggettati  a'  magistrali  della  di  l' imperatore  insanguinato,  si  trasse  a 
città,  e  per  conseguenza  di  tale  misura  si  piedi  coraggiosan)ente  al  non  lontano  pa- 
scne veduti  a  crescere  lapidamente.  Ora  lazzo  dell'arciduca  Carlo,  da  dove  in 
fa  d'uopo  dire  alquante  parole  del  nuovo  cocchio  fu  trasportato  alla  lesìdenza  im- 
grandioso  tempio  votivo  in  costruzione  periale.  affidandosi  alle  materne  e  inces- 
ìn  Vienna,  che  sarà  dedicato  al  Salvalo-  santi  cure  di  sua  augusta  genitrice  l'ar- 
re del  mondo,  presso  lo  Schotleulhor,  chiduchessa  Solia  di  Baviera.  All'infau- 
fuori  dell'antiche  mura  della  ciltà,  di  pe-  sto  annunzio  Vienna  tutta  fu  desolala 
renne  riconoscenza  a  Dio,  in  memoria  eli  orrore,  per  l'inaudito  avvenimento, 
duo  ferro  parricida  ed  esecrando  di  sua-  L'  imperatore  rimunerò  O'Donnel  colla 
tui alo  suddito,  il  quale  a'  18  febbraio  decorazione  di  s.  Leopoldo,  ed  Etteo- 
1853  audacemente  con  niisfallo  atroce,  reich  con  quella  dell'ordine  da  lui  isti- 
raro  iu  Germania  e  specialmente  in  Au-  tulio  e  portante  il  suo  nome  di  France- 
slria,  attentò  a'  preziosi  giorni  dell'  im-  sco  Giuseppe  L  L' iniquo  malfattore  Li- 
j)tralore  Francesco  Giuseppe  I,  se  la  di-  bcnyia'26  febbraio  fu  impiccata,  lii  ogni 
vina  Provvidenza  noi  preservava.  I\len-  dove  fu  sentilo  con  piofundo  stupore  e 
tre  l'imperatore  a  ore  i  2  e  mezzodì  sdegno  l'esecrando  delitto,  e  da  per  lutto, 
dello  giorno,  slava  appoggialo  al  mu«  dopo  Vienna,  si  resero  solenni  rmgrazia- 
ro  presso  porta  Carinlia,  guardando  nel  mentiaDio,a  cuifeceecoancoRoma  ne'pii 
piano  sottoposlo  certe  evoluzioni  di  gio-  stabilimenti  austriaci  ediGe/v/m//;V7^/^.^, 
vani  militari,  avendo  a  fianco  il  conte  per  avere  prodigiosamente  preservalo 
O'  Donnei  aiutante  di  can)po,  il  sicario  una  vita  co?ì  preziosa  all'  impero  d'Au- 


VI  E 

stria,  all'Europa,  nlh  societ?i  che  confa 
in  lui  un  saldo  a|)[)oj:;gi(),  ed  alla  lleligio- 
ue  cattolica  che  in  lui  anitnirn  il  più  fur- 
ie e  leale  ile' suoi  difensori  e  sostegni: 
dioìosliazioni  divote  descritte  e  celebra- 
te dal  Giornale  di  lìniiin,  e  *\a  ipielli 
dell'  iuìpero  eil'allrove,  le  praticate  nel 
medesitno  e  all'  estero.  All'eroico  difen- 
sore del  sovrano  nel  tremendo  pericolo, 
r  illustre  O'Doiiiiel,  ed  al  suo  cooperato- 
re il  viennese  Eltenreicli,  Vienna  (ag- 
gregandoli (piesta  alla  sua  cittadinanza) 
e  alile  città  dell'impero  tesliujoniarono 
la  loro  pubblica  gratitudine;  e  Trieste 
olfri  al  (.°una  spada  appartenuta  all'im- 
peratore mongolo  Akbiir,  fiorito  nel  do- 
minio settentrionale  dell'India  nel  de- 
clinar del  XVI  secolo,  con  epigrafi  rela- 
tive sulla  lama  e  suH'impugnaluru.  L'im- 
periai fratello  arciduca  Ferdinando  Mas- 
simdiano,  poi  governatore  generale  di 
l  ent'zia  e  del  regno  Lombardo- Veneto, 
a'28  del  memorato  febbraio,  animato  da 
fraterno  amore  e  da  divozione  di  suddi- 
to, pel  i.°  manifestò  al  pubblico  la  nobi- 
le idea  dell'  erezione  d'  un  monumento 
di  riconoscenza  a  Dio,  che  attesti  insie- 
me al  mondo  ed  a'  [)osteri  la  gratitudi- 
ne a  lui  per  lo  scauìpato  tradimento  con- 
tro Francesco  Giuseppe  I,  e  la  gioia  del- 
l' Austria  e  de'tanti  popoli  del  suo  vasto 
impero  per  la  prodigiosa  salvezza  del  co- 
mun  padre  e  monarca.  Perciò  invitò  e 
fece  appello  a  tutti  quelli  che  divideva- 
no con  lui  tali  sensi  d'amor  patrio  e  d'os- 
sequio al  sovrano,  a  render  possibile  con 
ispontanee  oirerte,anco  lievi, che  inVien- 
na fosse  innalzata  una  chiesa  corrispon- 
dente allo  scopo,  in  istile  gotico,  come  il 
meglio  adallo  allo  sviluppo  e  alla  ric- 
chezza dell'  idea  cristiana,  un'opera  che 
corrispondesse  alla  granilezza  del  benefi- 
zio e  di  chi  l'avea  ricevuto.  Dichiarando 
inoltre,  che  siccome  è  motto  dell'  impe- 
ratore fratello  :  /^iribiii  Unitis,  senza 
l'associazione  della  forza  nulla  può  esser 
creato  d'importante.  Le  oblazioni  furono 
pronte,  rapide,  affettuose.  L'arciduca 


VIE  277 

promotore  fu  dato  a  preside  della  com- 
missione ilirigente  la  costruzione.  Fra 
75  progetti  pervenuti  dall'  interno  del- 
l'in)pero  e  dall'estero,  meritò  di  sce- 
gliersi quello  del  distinto  architetto  Eu- 
rico Ferstil,  dopo  l' approvazione  del 
tanto  intelligente  e  canuto  re  Lodovi- 
co di  Baviera.  Fu  poi  grande  la  so- 
lennità colla  quale  a' 24  ^P''''<^  i8:j6, 
festa  di  s.  Giorgio  cavaliere  e  martire, 
l'arcivescovo  cardinal  IVauscher  pose  la 
1."  pietra  ne'  fondamenti  del  tempio  mo- 
numentale, opera  di  gratitudine  a  Dio 
e  della  feileltà  de'  po[)oli  dell'  impero.  E 
siccome  i  vescovi  di  quello  erano  in  con- 
ferenza nella  capitale,  di  cui  in  fine,  cosi 
Vienna  forse  non  vide  mai  un'assemblea 
tanto  numerosa  di  principi  della  Chiesa, 
carilinali,  arcivescovi  e  vescovi,  che  vi 
prestarono  assistenza;  né  una  pompa 
ecclesiastka  più  sublime,  la  quale  richia- 
mò i  giorni  di  Carlo  Magno,  che  fondò 
r  impero  cristiano  e  impresse  il  sigillo 
del  potente  suo  spirito  in  X  secoli,  come 
si  espresse  la  Gazzella  ecclcsiaslica  di 
f'ienna.  Vi  assisterono  pure,  oltre  l'im- 
peratore e  l'imperatrice,  gli  arciduchi  e 
le  arciduchesse,  colla  casa  imperiale,  l'al- 
ta nobiltà  e  il  corpo  diplomatico  nei* 
apposito  invilo,  in  ricche  vesti,  ed  i  mi- 
litari in  piena  parata,  non  che  immenso 
popolo.  La  magnifica  pietra  fondaojen- 
tale  era  slata  scavata  in  Gerusaleittme 
in  una  grotta  del  monte  Oliveto  presso 
la  chiesa  del  sepolcro  ilella  1).  Vergine, 
e  l'orto  di  Getsemani,  ove  Cristo  orò  e 
sudò  sangue,  per  cura,  come  di  farla  la- 
vorare, dell'architeltoEndlicher,  il  quale 
vi  era  stato  inviato  dall'imperatore  a  co- 
struire una  casa  nazionale  pe' pellegrini, 
poiché  è  antica  la  protezione  anche  del- 
l'Austria sui  cattolici  che  vanno  o  dimo- 
rano nella  y^rr/j/ci  (/'.).  Nella  funzione, 
l'imperatore  penetrato  di  riconoscenza 
verso  rOnnipotenle, che  manifestamente 
lo  prolesse  nella  grave  ora  del  pericolo, 
diede  sulla  pietra  fondamentale  i  primi  3 
colpi  dì  martello,  invocando  il  patrocinio 


278  VIE  VIE 
della  ss.  Trinità  ;  giorno  a  lui  doppia-  di  nastri,  di  velluti,  di  guanti,  di  mer- 
nieiUe  lieto,  quale  anniversario  del  suo  letti,  di  fiori  artificiali  alla  foggia  orien- 
roatrimonio  (celebrato  al  modo  narrato  tale,  dì  specchi,  di  carrozze  in  gran  quan- 
iiel  voi.  LXIX,  p.  i63),  e  per  riconosce-  tità,  di  lavori  in  legno,  d'  islrumenti  di 
re  con  benevolenza  quanto  seppe  prò-  fisica  e  di  musica,  di  carta.  Sono  pure 
muovere  l'amor  fedele  d'  un  fiatello,  e  rami  importanti  le  stamperie,  l'incisione 
il  risultalo  del  rispetto  de'  sudditi  ricchi  delle  carte  e  delle  stampe,  aiolte  essendo 
e  poveri,  già  le  oblazioni  essendo  giunte  le  sue  tipografie  in  più  lingue.  Questa 
ad  un  milione, e  5oo,ooo  fiorini.  Dopo  città  è  il  centro  del  commercio  auslria- 
l'arciducato  d'Austria,  si  segnalarono  gè-  co,  e  la  vasta  navigazione  del  Danubio 
nerosamente  fra  le  proviocie  dell'  impe-  (del  quale  ragionai  negli  ai  ticoli  che  vi 
ro,  r  Ungheria  e  il  Lombardo-Veneto,  hanno  relazione,  e  nel  voi.  LXXXVIF, 
Molti  artisti  si  offrirono  gratuitamente  p.  iqi),  il  principale  ausiliario  delle  sue 
alla  nobile  impresa^  furono  spedili  o  prò-  relazioni  commerciali;  ma  non  è  che 
messi  arredi,  vasi  e  vesti  sagre  ricchissi-  piccol  numero  di  strade  che  partono  da 
nai,  statue,  marmi,  cementi  e  le  campa-  questa  capitale,  oltre  le  Vit-Fcrrale 
ne:  i  patriarchi,  i  vescovi,  ed  i  capi  de'  C^-)»  ^'^  nnolli  anni  introdotte  colla  lele- 
marouiti,  non  polendo  olii  iie  oro  e  pie-  grafia,  1  più  rapidi  servizi  speciali  e  mo- 
tre  preziose,  a  mezzo  dello  sceik  di  E-  di  tli  locomozione,  organizzali  con  au- 
den,  inviarono  una  quantità  di  legno  di  mento  di  sorveglianza  d'una  quantità  di 
cedro  del  Moute  Libano  per  la  fabbrica  precauzioni  per  prevenire  qualunque  in- 
U'  un  aliare,  notando  neh'  indirizzo,  che  cidente,  si  paragonarono  a  cavalli  scap- 
tali  legni  erano  conservali  con  venera-  pali  e  fecero  celeremenle  più  di  3o  le- 
zione tra'maroniti,  perchè  un  tempo  a-  ghe  all'ora.  Ora  si  è  compiuta  la  ferro- 
dornarono  anche  il  tempio  di  Salomo-  via  tra  Vienna  e  IMonaco  per  Salisburgo, 
ne.  Colla  posizione  della  i.'  pietra  fon-  e  sarà  quanto  prima  aperta  colla  mas- 
damentale  al  superbo  sagro  edifizio,  o-  sima  solennità.  Gli  è  un  fatto  della  più. 
pera  d'amore  e  di  riconoscenza;  spari  alla  importanza  per  la  difesa  della  Ger- 
j' ultima  ombra  d'un  giorno  tetro  e  fa-  mania.  L'apertura  ed  inaugurazione  se- 
tale.  Le  bandiere  di  tulle  le  nazioni  del-  guiià,  dicesi,  a'i5  agosto  e  in  presenza 
l'impero  austriaco  sventolarono  in  quel  del  re  di  Baviera  e  dell'imperatore  d'Au- 
fausto  giorno,  intorno  alla  futura  nuova  stria,  entrambi  interessali  al  suo  compi- 
thiesa,  calcolandosi  pel  compimento  del-  meulo.  Il  canale  di  Neustadt,  che  viene 
la  splendida  opera  occorrere  un  decen-  a  metter  capo  nel  Danubio,  entro  Vien- 
nio,  a»entre  ne'  remoli  tempi  si  lavora-  na,  è  utilissimo  pel  provvedimento  della 
va  per  secoli  intorno  a  sillalli  edifizi. —  città.  Vi  è  l'accademia  di  commercio,la 
Gli  arsenali  di  Vienna, compre?o  il  gran-  quale  nel  iBSy  pubblicò  gli  statuti,  ii 
de  civico,  sono  sommamente  curiosi  per  piano  d'organizzazione,  quello  degli  sta- 
la quantità  e  varietà  dell'armi  che  vi  so-  di,  ed  il  regolamento  degli  affari  pel 
no  adunale.  Vienna  è  la  i.°  città  mani-  consiglio  di  amministrazione,  il  tutto 
fattrice  dell'  impero,  e  la  sua  manifallu-  colle  slampe.  L'insegnamento  è  diviso  ia 
ra  di  porcellana  è  una  delle  più  celebri  3  anni,  e  l'accademia  è  fornita  di  biblio- 
d'Europa.  Vi  è  una  fonderia  di  cannoni,  teca,  collezione  di  merci,  gabinetto  fisico, 
una  manifattura  d'  armi  che  conta  più  laboratorio  chimico  ec.  L'anno  scolasti- 
di  5oo  operai,  fabbriche  d' acciaio,  di  co  principia  in  regola  col  1.°  ottobre: 
fili  d'oro  e  d'argento,  di  galloni  e  d'ope-  l'annuo  esame  ha  luogo  alla  fine  di  lu- 
le  di  ricamo  in  tali  due  metalli,  di  otto-  glio.  Si  divide  in  due  classi  l'insegna- 
ne slimalissimo,  di  seta  e  slolfe  diverse,  lueulo^superiore  e  inferiore,  suddiviso  ia 


VI  E 

3  classi.  Nella  i."  s' insegnano  la  religio- 
ne, il  conteggiar  meicaiitile,  l'algebra, 
la  tenuta  de' libri,  il  comporre  in  lingua 
tedesca,  la  scienza  del  commercio,  la 
geografia,  la  storia  naturale,  la  scienza 
della  natura,  una  lingua  straniera  e  la 
calligrafia.  Nella  2."  classe  inoltre,  atiche 
la  corrispondenza  mercantile,  il  diritto 
di  commercio  e  di  cambio,  e  la  cogni- 
zione delle  merci.  Nella  3."  classe,  la  re- 
ligione, il  carteggio  mercantile  ,  la  scien- 
za del  commercio,  la  geografia,  la  sto- 
ria, la  cognizione  delle  merci,  la  legisla- 
zione mercantile  in  una  lingua  straniera, 
e  l'oggetto  de'  campioni.  L'accademia  si 
aprì  a'4  gennaio  1 858,  sotto  la  direzione 
di  Francesco  H;inke,  uomo  stimato  e  co- 
me maestro,  e  come  direttore  d' un  isti- 
tuto analogo  e  direttore  provato  della 
scuola  reale  superiore  allo  Schottenfeld. 
Mediante  questo  benefico  istituto,  tanfo 
importante  pel  commercio  austriaco,  fu 
colmata  una  lacuna  sensibilissima  della 
reale  e  pratica  istruzione  commerciale 
nella  capitale  dell'  impero.  Già  fio  dal 
1 855  era  stato  dal  monarca  istituito  l'im- 
periale Istituto  di  Credito  per  commer- 
cio e  industria.  Quest'  impresa  comple- 
tò le  recenti  misure  finanziarie,  e  servì 
di  base  alle  governative  recenti  creazio- 
ni, cioè  quella  d'  innalzar  la  forza  cea- 
snaria  del  paese  per  accrescere  gl'introiti 
dello  stalo.  Coli' estinzione  del  debito 
dello  stato,  verso  la  banca  nazionale  di 
Vienna,  viene  guarentito  il  valore  della 
carta  monetata  in  circolazione;  colla  fon- 
dazione d'  un  banco  ipotecario  vengono 
olferti  al  possessore  fondiario  i  mezzi  di 
migliorare  la  sua  economia  senza  cader 
nelle  mani  degli  usurai.  Finalmente  fu 
fondato  in  Vienna  il  banco  che  deve  ele- 
vare il  commercio,  1'  industria  ed  i  me- 
stieri, emancipando  il  lavoro  colla  for- 
za magica  del  credito.  All'istituto  di  cre- 
dito diedero  il  nome  le  famiglie  più  co- 
spicue e  più  vetuste  della  monarchia  au- 
striaca, il  che  fa  sperare  ferace  prospe- 
ramento avveuire  al  nuovo  istituto.  —  I 


VIE  17.) 

principali  divertimenti  de'viennesi  sono  il 
teatro  e  il  passeggio;  e  coltivano  la  musi- 
ca con  passione  e  biìon  esito.  Tia  gli  uo- 
mini celebri  che  questa  città  in  copia  pro- 
dusse, oltreché  nella  gerarchia  ecclesia- 
stica, citerò  Gio.  Battista  AIxinger,  C. 
INlastalier,  i  due  Collin,  J.  M,  Schròckh. 
La  popolazione  si  è  considerabilmente 
accresciuta  dopo  la  metà  del  XVIII  se- 
colo, per  una  conseguenza  delle  grandi 
migi  azioni  che  awetmero  dall'Italia,  da' 
Paesi-Bassi,  dall'  Olanda,  dalla  Polonia, 
dalla  Svizzera  e  dal  resto  della  Germa- 
nia. Gravi  diminuzioni  d'abitanti  ebbe 
Vienna  per  le  pestilenze:  le  maggiori  fu- 
nestarono gli  anni  1679  e  1713,  ed  a' 
nostri  giorni  il  cholera.  Dopo  il  i83o 
Vienna  contava  circa  3oo,ooo  abitanti, 
superando  le  femmine  gli  uomini  di  qua- 
si 6000,  non  compresi  i  militari  di  guar- 
nigione. Rapido  ne  fu  l'incremento.  Se- 
condo 1' anagrafi  del  1843  gli  abitanti 
pervenneroa  575,834  { temo,  per  quan- 
to dirò,  alterata  tal  cifra),  cioè  nella  cit- 
tà propriamente  detta  56,828,  il  resto 
distribuiti  ne' suoi  34  sobborghi,  di  cui  i 
piìi  popolati  ne  contenevano;  Landstras- 
se  30,770;  Leopoldstadt  3o,  i4o;  Alser- 
vorsladt  22,036.  Nella  stessa  anagrafi  si 
osserva,  che  nel  iSjio  erano  gli  edifizi 
7560,  e  nel  i843  erano  cresciuti  a  86go, 
le  cui  pigioni  si  valutarono  rendere 
13,062,743  fiorini  di  convenzione,  in 
complesso  pagando  ogni  abitante,  in  cit- 
tà 95  fiorini  e  2  (  ne'  sobborghi.  Indi  da 
un  censimento  eseguito  d'ordine  del  ma- 
gistrato di  Vienna  nel  1857,  risulta  che 
il  numero  delle  case  della  città  interna  e 
de' sobborghi  ascendeva  a  9453,  e  quel- 
lo degli  alloggi  a  89,449-  Gli  abitanti 
nativi  di  Vienna  erano  237,004,  i  fora- 
stieri  234,438  ;  laonde  il  numero  tota- 
le della  popolazione  di  Vienna  sommava 
e  471)44^  anime,  non  compresa  però 
la  guarnigione.  I  cattolici  erano4i'2j207, 
i  greci  non  uniti  108  r,  i  protestanti 
12,749,  gì' israeliti  15,376,  ed  i  turchi 
33    La  popolazione  cnaschile  ascendeva 


28o  VIE 

a  235,223  anime,  e  la  femminile  a 
236,2  ig.  Pubblicò  la  Gazzella  di  f'^ien- 
«rt,che  nello  stesso  i  8  jy  nacquero  i  i  ,6G  i 
fanciulli  e  I  0,749  fanciulle, ed  in  conìples- 
so  22,4 IO  ;  ^'"^  '945  nascite  eli  più  del 
precedente.  Morirono.cGtnpresi  vi  c)4'f^Q' 
ciulli  partoriti  morti,  20, 44°  individui. 
Come  ne'nati,  anche  ne'tnorli,  W  ujaggioi" 
numero  fu  del  sesso  ciascliile:  le  cause 
principali  della  moitidilìi,  furono  i  tuber- 
coli, le  malattie  di  cervello  e  il  tifo.  JNoo 
vi  furono  casi  d'idrofobia,  né  di  assassi- 
nati, né  di  giustiziali.  11  numero  de  raa- 
Inmoiii  fu  di  4^0),  cioè  188  di  pili  del 
precedente  anno.  Quanto  a'dati  statistici 
dell'  impero  austriaco,  trovo  che  nel 
1854  era  popolalo  da  39,i5i,4oo  sud- 
diti, cifra  che  sembra  inesatta.  Imperoc- 
ché SI  legge  nella  Gazzella  ufJìziaL'  di 
f'icnna  de'22  gennaio  18^9,  1'  esleso  e 
autentico  prospetto  dell' anagrafi  della 
popolazione  dell'  impero  austriaco  in- 
trapresa nel  1807,  non  senza  l'avverten- 
za di  non  potersi  qualificare  assolutamen' 
te  esatte  le  cifre,  per  doversi  confronta- 
re e  completare,  tuttavia  io  complesso  si 
constala  che  lutto  l'impero  austriaco 
progredisce  sì  nella  popolazione,  si  nella 
statistica.  Il  numero  complessivo  delia 
popolazione  civile  risultò  di  87,339,0  i  2 
anime,  mentre  l'anagrafi  del  i85o-5i 
né  die' solamente  35,700,620.  Laon- 
de aumentarono  ne'  trascorsi  anni  di 
1,588,392.  Aggiungendovi  l'i.  r.  mili- 
tare attivo  e  la  gendarmeria,  lo  stato  at- 
tuale della  popolazione  era  di  38  milio- 
ni d'anime  circa.  Il  numero  degli  stra- 
nieri domiciliati  in  Austria  ,  era  di 
133,87  6,  quel  lo  degli  austriaci  dimoranti 
all'estero  i  i4,888.  Inoltre  vi  avevano 
6,000  individui  circa,  che  trovavansi  al- 
l' estero,  senz'  appartenere  ad  alcun  co- 
mune dello  slato.  Tale  popolazione  era 
riparlila  in  8, 184, 843  separale  abitazio- 
ni. Essa  domiciliava  in  877  città,  970 
sobborghi,  2436  borgate,  ']\,/\io  vil- 
laggi, e  5,720,640  case.  Leggo  in  una 
slalislica    de' cattolici    dell' iaipero  au- 


V  I  E 

striaco,  non  compresi  quelli  del  regno 
Lombardo  -  Veneto  (che  ascendono  a 
5,370,000  circa,  senza  compul-ii  vi  gli 
svizzeri  apparteneoli  alle  diocesi  di  Mila* 
no  e  di  Como),  ascendere  quelli  di  rito 
latino  a  2  r, 420, 000  circa;  di  rito  greco 
unitooruleno  a  3, 606, 000;  di  rito  arme- 
no a  i4  000.  Totale  26,804,000.  La 
Civillà  Cattolica  del  gennaio  1  856  ri- 
porta lo  stato  della  Clnesa  cattolica  neU 
l'impero  d'Austria  nel  i852.  secon- 
do il  suo  corrispoudente.  IN  o  vera  va 
80,833,729  cattolici,  con  r  7  arcivescovi, 
67  vescovi,  e  22  vescovi  litolari,  i  quali 
ultimi  trovavansi  in  Ungheria.  11  nume- 
ro del  clero  secolare  ascendeva  a  4j',8i5 
preti,  e  que'  del  clero  regolare  a  9,772 
religiosi,  e  5,067  l'eligiose,  divisi  gli  uni 
e  le  altre  in  g64  conventi  e  monasteri. 
In  questo  numero  però  non  venivano 
compresi  alcuni  pochi  membri  di  tre  o 
quattro  congregazioni  religiose,  che  pure 
aveano  case  nell' iin[)ero.  11  numero  de' 
cattolici  va  sempre  crescendo,  per  le  con- 
versioni che  v'  ha  di  tempo  in  tempo, 
notevoli  sì  per  la  condizione  e  sì  pel  nu- 
mero, massime  nell'Ungheria, dove  si  ve- 
dono rivolgere  alla  Chiesa  cattolica  par- 
rocchie e  villaggi  interi. Lo  zelo  e  l'opera 
de'buoni  cattolici  nell'Austria  sono  rivol- 
ti al  miglioramento  morale  della  gioven- 
tù che  frequenta  le  università,  poiché  da 
essi  dipende  gran  parte  della  prosperità 
avvenire  dello  stato.  Molte  sono  le  cure 
che  v'impiega  il  governo,  sollecito  com'è 
che  la  dottrina  insegnata  nelle  universi- 
tà sia  salva  da  ogni  errore,  e  allargando 
sempre  più  la  cerchia  dell'influenza  e  del- 
lo zelo  degli  ecclesiastici.  Interessante  è 
il  riparlo  della  popolazione  dell'  impero 
d'Austria,  classificata  per  doininii  e  per 
sessi, giusta  la  Corrispondenza  Austria' 
ca,  ed  esibito  dal  Giornale  di  Roma 
del  i855  a  p.  1086.  Mi  devo  contentare 
di  riprodurre  le  cifre  totali,  cioè  che  la 
popolazione  dell'impero  alla  fine  del 
1  8j4  numerava  :  maschi  19,272,6(0; 
femmine  20, l38,699:tolale  39,411^309. 


VI  r: 

li  Giornali-  di  Roma  del  i  8  "7,  a  p.  0)7 8 
riporta  una    statistica    dcH'  icii|)«ro   ati- 
Sliiuco  del  18 55,  ili  cui  si  coiiUivaiio  455 
opere   periodiclie,   cioè   78    politiche,   e 
377  sc.ientdiche  e  letterarie.  Fra'  78  fo- 
gli politici,  ve  ne  aveaiio   4^    ii^   lingua 
tede>ca,    18  in  italiana,  4  '•>  magiara,   1 
in  ruoien.i,  0.  in  tedia,  1   in   polacca,  2 
in  illirica,  1  in  armena,   i  in  slovacca,  ed 
I  in  lingua  ruleiia.  L^  Bassa- Austria  ne 
conlava  ?- 1 ,  e  gli  altri  paesi  ledeschi  18. 
^iel  18 55  si  ptiliblicarono,  conj[)rese   le 
periodiche,  4^7-^  opere  ripartite  in  vari 
l'ami  di  scienza,    di   letteratura    e   belle 
arti.  Il  Gioriudf  di  Rotila    del   i856   a 
p.  488  olire  le  cifre  degli  esemplari   de* 
periodici  di  \  ienna  spediti  per  le   poste 
dal   1848  al  i855  inclusive,  dalle  quali 
si  trae  quale  sia  lo  slancio  ora  preso  dal 
puI)blicismo  in  z\.iislria;  io  mi  contenterò 
di  segnaline, che  nel  1848  furono  s[)editi 
1 , 1  8q,<p4  esemplari,  e  nel  1  855  giunse- 
ro p|■ogre^sivamellle  a  i5,i  I  3,588.  Una 
coriispondenza  di  Vienna  de'  4  gennaio 
i85c),  riproilotla  dal  Giortiale  di  Ro- 
ma a  p.  39, dichiara:  >>  Nell'interesse  ge- 
nerale, crudo   necessario   di   conslalare, 
che   da  noi  non  vi  è  slainpa  governativa 
propi  iauieiiie  detta.  Il  solo  iio>tro  orga- 
no ndlciale  è  il  giornale   che   si    pubbli- 
ca  alla  mattina  sotto  il   nome  di    Gaz- 
zetta di  f^idina.  Insisto  sulle  parole:  cÌki 
si  pubblica  alla  mattina,  perchè  il  sup- 
plemento che  esic  piìi  tardi  sotto  il  titolo 
^iittndblat  dcr  II  u-ncr  Zeitung,  non  ha 
alcun  carattere   ulìiziale   o   semi-uliizia- 
le".  Perciò  il  contenuto  di  quest'ultimo, 
per  niente  impegna  la  responsabilità  del 
goveino  austriaco.  La  Civiltà  Cattolica, 
sene  3.',   t.  10,  p.  252,  loda  il  giornale 
che   già   da   molli   anni    si    pubblica    in 
Vienna,  Der   Oe.stt-.rreicliisclie   Tl^oiks- 
frcnnd  ossia   1'  Amico  del  popolo   au- 
striaco, qual  giornale  cattolico   di   sane 
massime  in  [)olitica  e  conservatore,  per- 
ciò ha    contro  di  sé  le  opinioni  de'  gior- 
nali di  tutte  le  fazioni,  i  <pjali  gli  reputa- 
no spebso  per  ei'iuii  cose  veiisaiine  e  giù- 


VIE  28t 

slisi.imo.  IMa  gli  scrittoli  dt-H' encomiato 
pei  iodico,  gli  sanno  egregiamente  lenei' 
fronte,  con  mollo  senno,  pciutrazioiie  e 
grnn  abilità.  Uileva  anco  r////;V('/-,9,  che 
nell'impero  austriaco  molti  giornali  con- 
servatori in  politica,  sono  poco  cattolici 
in  religione,  per  un   resto  degli    antichi 
pregiudizi  da  cui  sono  invasi.  E  siccome 
molti  giornali  sono  nelle  mani  di  dii  elto- 
li  israeliti  (o  venduti  a  loro  favoie,  come 
in  Francia  e  altrove,  e  ce  lo  di^se  la  stes- 
sa CivilLÌ  Cattolica,  nel  t.   12,  p.  385: 
Il  piccolo  neofita  Edgardo  /ì /or  t  ti  ni), cosi 
si  spiega  abbastanza  perchè  si  levino  eoa 
faille  7elo  a  difesa  della  libertà  della  sina- 
goga  e   de' rabbini,   non   curandosi    poi 
troppo  di  qiielladella  Chiesa  ede'vescovi. 
Non  cosi  il  1 1  oll^sfrcund  pienamenlee  ve- 
ramente cattolico, e  che  perciò  non  sepa- 
ia,comef.innoalcuni  improvvidi  anche  iiì 
Italia,  In  causa  dell'ordine  da  quella  del- 
la religione  e  della  Chiesa.  A  p.    758  la 
Civiltà  Cattolica  produce  leseguenti  pa- 
role di  sua  corrispondenza.»  Il   giorna- 
lismo di  Vienna  è  veramente  in  uno  sla- 
to deplorabile:  il  suo  contegno  religioso 
non  meno  che   politico,  è  cattivo.   Non 
c'è  un  foglio  politico  veramente  conser- 
vatore. Solamente  in  una  od  altra  occa- 
sione i  giornali  trattano  le  materie  poli- 
tiche ora  nel  senso  conservatore,  ora  nel 
senso  liberale,  secondo  che  lo  credono  op- 
portuno per  piacere  al  governo  oi^  a'  let- 
tori. In  generale  Sono  servili  qiia>i  tutti, 
ed  amanti  della  rivoluzione  moderata... 
Il  numero  de' giornali   che   vorrebbero 
distruggere  l'ordine  nello  stato  e  nella 
Chiesa  va  sempre  crescendo.  È  veramen- 
te cosa  strana  che,  in  un  impero  >i  con- 
servatore di  sua  natura  e  »"i  cattolico  per 
tradizione   slorica  e,   (piasi   ancora,   per 
necessità  politica,    la  stam[ia  quotidiana 
sia  quasi  tutta  in  mano  o  di  liberali  ca- 
mudati  o  d'increduli  sfacciati".  Il  Gior- 
nale di  Roma  ripelutamenle  pubblicò  le 
forze   militali   dell' iinpeifj    austriaco,   e 
ragionò  del  formidabile  quadiilalerostra- 
tegico  di /'t/o/ia  ("/".j.  Nel  u."  43  del 


1859  ci  clie'il  ragguaglio  delle  forze  del- 
l'Austria e  delia  Germania  classitlcate. 
Dirò  solo,  che  calcolò  le  forze  dell'  Au- 
stria oltre  600,000  uomini,  compresa 
la  cavalleria,  il  genio,  il  treno,  l'artiglie- 
ria con  i344  cannoni  e  obici.  Le  forze 
della  Confederazione  Germanica  sul  pie- 
de di  pace,  comprese  tutte  le  armi,  ascen- 
dono a  6o4,65 1  uomini,ecl  aggiunti  i  non 
combaltenli,  truppe  sanitarie  e  impiega- 
ti, cresce  il  numero  con  altri  ^1,32'^  uo- 
mini. L'Austria  somministra  il  i°,i."e 
3.°  corpo,  composto  di  iSS.ySo  di  fan- 
teria, 26, 6c)4  di  cavalleria,  ic),35q  d'ar- 
tiglieria, 6,i3f)  di  truppe  del  genio:  to- 
tale I  98. 344-  ^*'6  P*^'  •'*'  sommino  le  for- 
ze totali  che  gli  stati  delia  Confederazione 
|)ouuo  fornire,  e  quelle  pure  ch'essi  ponno 
impiegare  fuori  del  paese  in  tempo  di 
guerra,  si  giunge  a  più  d'  un  milione  e 
mezzo  di  combattenti.  I  principii  della 
marina  militare  austriaca,  di  cui  trat- 
tò la  Jl'iener  litogrnphite  Zcitung  Cor- 
lesponclenz,  e  riprodotta  dal  Giornale 
eli  Roma  del  i858,  a  p.  f)74>  riuionla- 
no  a'  periodi  del  governo  di  Ferdit:ando 
11,  Ferdinando  III  e  Leopoldo  I  impe- 
ratori. Eugenio  di  Snvoia  però  fu  il  i.° 
che  ne  raccolse  gli  sparsi  elen)euti,  e  che 
fondò  nel  i  7  i  9  una  flotta  da  guerra  au- 
striaca. Il  I .°  vice-ammiraglio  di  essa  fu 
r  inglese  lord  Forbes^  che  risiedeva  a 
A'ienna.  Nel  1722  fu  costruito  a  Trieste 
(l-^.J,  la  Marsiglia  Austriaca,  un  arsenale 
da  guerra.  Già  nel  1725  una  flottiglia 
era  pronta  ad  uscire,  ed  essa  ne'seguenti 
anni  fu  aumentala  ;  ma  negli  ultimi  an- 
ni del  governo  di  Carlo  Vi  andò  in  de- 
cadenza. Lo  spagnuolo  vice-aramiragllo 
cotale  Lechoda,  si  dimise  dal  proprio  uf- 
fizio, gli  equipaggi  furono  licenziati,  ed 
il  reggimento  de'soldati  disciollo.  A  quel 
tempo  la  flotta  era  composta  di  3  vascel- 
li di  fila  di  70  a  60  e  ^o  cannoni,  di  2 
armanizze.  d'  una  fregata,  di  4  golette, 
cV  uno  sciabecco,  d'  una  feluca,  di  molti 
trabaccoli  e  pontoni,  in  lutto  5oo  caa- 
uoiii.  Sotto  Maria  Teresa,  allorché  l'Au- 


vr  E 

stria  dovette  rivolgere  le  sue  forze  con- 
tro Federico  II  re  di  Prussia,  la  marina 
militare  decadde  sempre  più:  alcuni  na- 
vigli furono  venduti,  altri  disarmati,  e  fu- 
rono conservali  in  servigiosoltanto  picco- 
li navigli  come  incrociatori.  Venne  final- 
mente il  tempo  in  cui  la  caduta  della  cele- 
bre repubblica  di  f^enezia  [f' .), diede  alla 
marina  austriaca,  profondamente  deca- 
duta, la  grande  eredità  di  quell'antica  e 
possente  regina  de'mari,  sebbene  la  sua 
flotta  era  notabilmente  menomata  pel 
narralo  in  quel  grave  articolo.  Il  patri- 
zio veneto  Quirini  ne  assunse  il  comaa- 
do  superiore;  l'arciduca  Carlo  era  mini- 
stro della  marina.  Ma  la  flotta  rimase 
inoperosa  a  Fiume  ed  a  Trieste,  fino  al 
1814,  anno  nel  quale  il  governo  austria- 
co assunse  la  flotta  del  già  regno  d'Ila- 
Un,  della  quale  1'  Esperie  ottenne  il  co- 
mando. Nel  i8i5enel  1817  ebbero  luo- 
go importanti  riordinamenti,  ed  ilKoiii- 
gf  k  ebbe  il  comando  superiore  della  ma- 
rina stessa.  Gli  successe  nel  1824  il  mar- 
chese Amilcare  Paolucci,  sotto  il  quale 
furono  fondali  e  ampliali  gli  stabilimenti 
d'educazione  e  d' istruzione,  onde  for- 
mare gli  udiziali  di  marina.  Ne  fa  succes- 
sore l'arciduca  Federico,  dopo  la  morte 
del  quale  il  Martini  ebbe  il  comando  su- 
periore. Dopo  terminata  la  penultima 
guerra  italiana,  la  marina  stette  sotto  il 
Comando  del  conte  Gyulai:  dopo  questo 
Slitto  il  Dahlerup.  Sotto  il  conte  di  Wimp- 
tten,  successore  di  questo,  la  marina  au- 
striaca contava  già  6  fregate,  3  corvette, 
7  brik,  6  golelte,  34  peniche  e  barche 
cannoniere,  5  scune,  i  (  piroscafi,  9  tra- 
biccoli,  I  naviglio  da  trasporlo.  Nel 
1854  l'arciduca  Ferdinando  Massimilia- 
no assunse  il  comando  superiore  della 
marina.  L'Austria  non  ha  risorse  marit- 
Inne  che  sull'Adriatico,  golfo  o  mare  in- 
terno, che  coinunica  col  Mediterraneo  e 
che  bagna  3  de'  suoi  più  belli  possedi- 
menti. Il  i.°siè  il  legno  Lombardo  f^e- 
lieto  (P^.j,  paese  abbondanlemeute  ba- 
gnato da  fiumi,  coufinanle  all'est  coll'A- 


V  lE 

drintlco:  il  gran  fiume  Po  ne  l>agna  il 
confine  meridionale  e  va  a  sboccare  nel- 
l'Acirialico,  il  quale  riceve  anche  l'Adige 
e  altri  fiumi.  li  2.°  è  il  regno  d'  Uliria 
(V-),  confinante  al  sud  culi'  Adriatico, 
che  vi  forma  due  golfi,  quello  di  Trieste 
e  quello  di  Quarnero.  Il  3."  è  il  regno 
di  Dalmazia  (J-),  il  cui  stretto  litorale 
si  trova  interrotto  in  due  stretti.  L'  A- 
driatico  bagna  al  sud  il  litorale  della 
Dalmazia,  e  molti  canali  lo  dividono  dal- 
l' isolej  che  sorgono  presso  la  spiaggia  in 
gran  numero.  Quindi  1'  Austria  si  pro- 
pose formare  le  sue  forze  della  marina 
militare  nelle  proporzioni  i\'  una  flotta 
superiore  a  quelle  della  Sardegna  e  del- 
ie òwe:  Sicilie,  anzi  forse  a  quelle  pure 
che  la  Russia  intendeva  voler  un  giorno 
mantenere  nel  Mediterraneo  e  nell'  A- 
driatico  (onde  poi  si  formò  una  stazione 
a  Villafianca  nel  i858,  il  che  accennai 
pure  nel  voi.  XCIII,  p.  207).  Possiede 
r  impero  d'Austria,  come  dissi,  Trieste 
col  suo  porto,  dedicato  egualmente  alla 
marina  da  guerra  e  alla  marina  mercan- 
tile, e  queste  circostanze  traeva  seco  gra- 
vi inconvenienti,  che  l'imperiai  governo 
volle  rimuovere  con  formare  un  porlo  di 
guerra  speciale,  capace  di  gareggiare  co- 
gli stabilimenti  di  egual  genere  che  le 
grandi  potenze  d'  Europa  posseggono. 
Tale  intendimento  la  corte  di  Vienna  e- 
rasi  proposta  da  gran  tempo,  ma  all'im- 
peratore Francesco  Giuseppe  I  era  sei  ba- 
io effettuare  l'ardua  impresa,  fin  dal 
1849  scegliendo  Pola  (^.)  per  servire 
all'  uopo  e  fondarvi  un  porto  da  guerra, 
come  voleva  fare  Napoleone  I  quando 
signoreggiò  le  provincie  Illiriche,  per  es- 
sere il  punto  più  vantaggioso  di  tutto  il 
vasto  litorale  Adriatico.  Pola,  città  anti- 
chissima, situata  a  circa  i  20  chilometri  da 
Trieste,  in  un  golfo  sparso  d'isole  d'ogni 
sorte,  compreso  fra  la  Dalmazia  e  il  re- 
gno Illirico,  sotto  i  romani  fu  la  più  im- 
portante dell' /s^/'jVz,  ed  a' tempi  della 
possente  repubblica  di  Venezia  ancora 
ebbe  una  bella  fase  d'esistenza,  lasciatasi 


VIE  283 

soltanto  pressoché  in  abbandono  ncll'ul- 
tiojo  secolo.  Questa  città,  altre  volte  ric- 
ca e  possente,  era  situata  sulla  sponda 
stessa  del  mare,  ma  gli  arenamenti  suc- 
cessivi del  Po  ne  l'hanno  allontanata,  e 
la  spogliarono  del  suo  carati,  re  e  de'siioi 
elementi  di  prosperità.  Pola  possiede  na 
bacino  naturale  scavato  nella  terra  e  mi- 
rabdmente  protetto  contro  i  venti,  l'e- 
stensione del  quale  è  di  circa  'joo  ettari. 
Il  suo  fondo  basta  alle  più  grosse  navi 
da  guerra,  che  ponno  starvi  ancorate  ra- 
senti la  riva.  Vi  si  entra  per  un  canale 
aperto  a  settentrione  e  la  cui  larghezza, 
ne' suoi  punti  più  ristretti,  è  di  700  me- 
tri. E  raro  trovare  uniti  sì  pregevoli  na- 
turali condizioni.  Vicino  all'  ingresso  del 
canale  sorgono  l'isole  Orioni,  che  olfro- 
no  una  rada  esterna  assai  vantaggiosa  di 
circa  1200  ettari  di  snperhcie.  Dentro  il 
porlo  sorgono  paiinienle  le  due  isole  di 
s.  Andrea  e  di  Olivo,  delle  quali  si  pro- 
fittò per  la  difesa.  Si  fece  calcolo  abbi- 
sognare intorno  a  80  milioni  di  franchi, 
per  lo  stabilimento  marittimo  di  Pold, 
cioè  a  difesa  della  piazza^  e  per  l'arsenale 
e  cantieri  di  costruzione.  Si  stabilì  mu- 
nire la  città  d'una  cerchia  di  \i  chi- 
lofnefri,  ed  il  complesso  della  difesa  fu 
combinato  in  guisa  da  protegger  1'  in- 
gresso mediante  fuochi  incrociati,  e  di 
fulminare  colle  dominanti  artiglierie  i 
bastimenti  che  fossero  entrati  nel  porto. 
L'  armamento  di  tutte  quelle  difese  im- 
porterà 400  bocche  da  fuoco,  indipen- 
dentemente dalle  batterie  di  costa,  col- 
locate all' esterno,  sulle  circostanti  isole. 
L'  arsenale  marittimo  di  Venezia  fu  tra- 
sportato a  Trieste  provvisoriamente,  poi- 
ché Pola  è  il  punto  in  cui  l'Austria  si 
propose  concentrare  tutte  le  forze  marit- 
time, e  come  saranno  erette  e  armate  le 
fortificazioni,  seguirà  tosto  il  trasloca- 
menlo  dell'arsenale.  Poscia  nel  dicembre 
1806  l'imperatore,  colf  imperatrice,  si 
recò  a  Pola,  a  bordo  del  piroscafo  da 
guerra  Imperatrice  Elisahelta,  seguilo 
da'piroscafi  pur  da  gueria  Lucia  e  Pria- 


284                   VIE  VIE 

cipc  Eiii;eiììo,  ricevuli  dal  luogotenente  gala  T'enu.i.  Ln  sera  fu  illuminala  splen- 
dei litorale  barone  di  INleiiens,  dalle  an-  didaineiile  la  famosa  e  bellissima  arena 
toiitii  di  terra  e  di  mare,  e  dal  podestà  di  Pola,  posta  a  5o  metri  dal  mare.  Il 
di  Pola.  A'f)  di  dello  mese  mg/  Fetea-  Giornale  di  Roma  óe\  i858  a  p.  383, 
ni  vescovo  di  Parenzo  e  Pola  celebrò  col  Monitcur  de  la  FloUe^  riferisce  l'e- 
il  solenne  nflìzio  divino,  sotto  apposita  lenco  con  relative  nozioni  delle  marine 
tenda,  e  quindi  l' imperatore  procede  al-  militari  degli  Stati-Uniti  d'America,  di 
la  solenne  inaugurazione  della  i  .^  pietra  Ptussia,  d'Austria,  di  Prussia,  di  Spagna, 
nell'i,  r.  arsenale  della  marina  militare,  di  Portogallo,  delle  due  Sicilie.  »  La  ma- 
per  la  fonilazionetl'  una  maggior  forza  rina  austriaca  è  costituita  d'  un  vascello 
marittima  delsuo  impero, e  per  la  costru-  di  linea  da  loo  cannoni,  5  fregate  da 
zione  della  culla  di  essa,  fra  il  tuonar  de'  1 65  cannoni  assieme,  3  fregate  a  elice 
cannoni  de'  forti  é  de' navigli  della  flotta,  da  I2f)  assieme,  5  corvette  da  ^4  assie- 
Colla  pietra  inaugurale  fu  collocalo  il  do-  me,  i  corvette  a  elice  da  44  assieme,  4 
tunienìoiiteriloap.  I  i6oei  i64delG/or-  corvette  a  ruote  da  25  assieme,  8  stea- 
7i(^/ /e  (7/ /io//? /j  del  I  8  56, in  cui  è  detto. Sono  mers  perla  corrispondenza  da  23  canno- 
trascorsi  XVill  secoli  dacché  in  questa  ri-  ni  assieme,  7  brick  da  16  cadauno,  52 
va  deirAdria,che  congiunge  tante  nazioni  cannoniere  da  174  assieme,  una  bombar- 
diverse,  mille  mani  lavorarono  a  prepa-  dada  io  cannoni,  12  navi  d'ordine  infe- 
rare  un  sicuro  e  ben  situato  ridotto  alla  riore  da  94  assieme,  g  trasporti.  Que- 
poderosa  flotta  di  Roma  e  al  Horente  sl'elfetlivo  dà  un  tolale  di  i  oq  navi  e  di 
suo  commercio.  Quando  si  flaccò  la  pò-  95o  cannoni,  senza  comprendervi  5  bai- 
lenza  di  iioma,  cadile  con  essa  anche  terie  galleggianti  per  la  difesa  de'  por- 
Pola,  Ma  ora  che  dessa  è  ridivenuta  ti.  Il  personale  della  marina  austriaca 
membro  d'  uno  stato  possente,  si  ridestò  consta  di  2  vice-ammiragli,  3  conlram- 
l'antica  o[)erositti  e  ritorna  a  vita  quanto  miragli,  g  capitani,  i3  comandanti,  57 
creò  la  chiaroveggenza  di  Ptoma.  Rico*  luogotenenti,  46  capi-manovra,  e  83  ca- 
iiosciuta  dal  sovrano  dell' Austria  1' im-  delti.  L' ammiragliato  (dal  i854)  è  nel- 
portanza  del  porto  di  Pola,  per  suo  co-  le  mani  dell'arciduca  Ferdinando  Mas- 
niando  esso  spedirà  un'altra  volta  in  ogni  similiano,  assistilo  da'contrammiragli  de 
luogo  le  sue  navi  a  proteggere  eincorag»  Fautz,  de  Sepsi-Martonos,  e  de  Baum- 
giaie.  Questa  pietra  narrerà  a' posteri,  berg  ".  Wello  stesso  Giornale  a  p.  973 
come  I  imperatore  Francesco  Giuseppe  I,  è  narrato,  secondo  la  fVieiier  lilogra' 
pose  ili  questo  luogo  le  fondamenta  d'un  ^>hile  Zdtnng  Correspondcnz  :  «  Ora 
grand'arsenale  per  la  crescente  flotta  del  la  flotta  è  composta  di  un  vascello  di  fi- 
suo  impero,  e  in  pari  tempo  il  germe  la,  1  i  fregate  a  vela,  3  ad  elice,  5  cor- 
che  faccia  rifiorire  la  città  e  il  porto  già  vette  a  vela  e  2  ad  elice,  5  brick,  9  pi- 
lauto  invidiato  di  Pola,  e  divenga  uno  roscafi,  3  golette,  4  scune,  12  barche 
Splendido  baluardo  per  la  potenza  nava-  cannoniere,  i3  peoiche,  7  navigli  da  Ira- 
le  deirAiistria,  sotto  la  direzione  del  co-  sporto,  4  navigli  per  servigio  nelle  La- 
mandante  della  flotta  austriaca  arciduca  gune  di  Venezia,  ed  un  j^cht  a  vapo- 
Ferdmando  Massimiliano.  L'Onnipo-  re".  Di  già  uell' ottobre  dello  stesso 
tenie  protegga  e  benedica  come  il  comio-  1 858,  sul  cantiere  dello  scoglio  d'Olivo 
ciamenlo,  la  fine.  Caduta  la  pietra,  s'io-  a  Pola,  erasi  varalo  il  vascello  di  linea 
tuonò  il  Te  Deuriiy  e  seguirono  evohi-  l'Imperatore,  di  91  cannoni  (la  i.^  nave 
zioni  comandate  dall'imperatore  a  bordo  di  tal  ordine  costruita  ne'canlieri  austria- 
del  vascello  ammiraglio,  la  fregala  Priii-  ci),  e  vi  si  riunì  a  festeggiarlo  la  squadra 
cipe  di  SchwarzeiiLergy  e  dall'altra  fre-  di  riserva  e  quella  di  esercizio,  enumera» 


V  I  E 

ta  da  tiello  Giornale  a  p.  84G»  ^"•''  P'*'' 
senza  dell'  impelatole  e  del  suo  lìalello 
coinandante  su[>renio  della  iiiurìna.  Si 
dispose  ancora  la  cosliuzioiie  d' un  6.° 
vascello  a  3  pouli,  e  quella  d'  nllro  va- 
scello di  linea  col  nome  d'  ylustriaj  di- 
cendosi pure  die  l'iinpottantissiaio  arse- 
nale marittimo  di  /  <  nrzia  doveS!>e  rice- 
■vere  nuovi  sviluppi.  Un  confronto  [)0Ì, 
de'  progressi  fatti  lu  Austria  da  qualche 
anno,  nella  marina  militare  imperiale, 
si  legge  nel  Giornale  ili  Roma  de'3o  a- 
prilei85f),  e  poscia  fu  ulleriormenle  au- 
mentala.—  Sono  ordini  equestri  dell'im- 
pero d'Austria,  oltre  il  ricordalo  istituito 
dall'imperante  Francesco  Giuseppe  I,  a'a 
dicembre  1 849, tlie  vadotostoa  descrive- 
re, quelli  del  To.son  d'oro, à\  Maria  Tere- 
sa,  di  s.  Su-fano  I  re  d'Uii^htria,  di  s. 
Leopoldo  J/^  margra^'io  d' Austria,  di 
Leopoldo  li  imperatore  yùeWa  Coronadi 
Ferio,  d'Elisabetta  Teresa,  della  Cro- 
ce vera  o  cavalieresse  della  Croce  stella- 
ta, dell'ordine  Teutonico.  Tutti  hanno 
articoli  in  questo  mio  Dizionario.  L'AI- 
manach  de  Gotha,  vi  aggiunge  il  Gero- 
solimitano ('/^.J,pe'gran-priorali  e  com- 
mende esistenti  del  medesimo  nell'impe- 
ro. L'ordine  di  Fraricesco  Giuseppe  I 
è  destinato  dall'augusto  suo  istitutore  a 
compensare  servigi  distinti, senza  riguar- 
do alla  nascila,  religione  e  condizione. 
Si  divide  iu  3  classi:  grancroci, commen- 
datori e  cavalieri.  La  decorazione  è  for- 
mala dall'Aquila  imperiale  bicìpite  d'o- 
ro a  squamine  nere,  la  quale  viene  ad 
essere  come  divisa  iu  4  pai  ti  dalle  brac- 
cia della  Croce  in  essa  innestala.  La  Cro- 
ce è  smaltala  in  rosso  cogli  orli  d'  oro, 
ed  ha  nel  centro  un  cìrcolo  in  fondo  bian- 
co colle  iniziali  F".  J.  in  oro  da  una  par- 
ie, e  dall'altra  l'anno  1849  pure  in  oro. 
La  corona,  che  sormonta  la  Croce,  com- 
pie la  decorazione.  Sul  diritto,  cioè  dal- 
la parte  dell'iniziali,  pende  da'rostri  del- 
l'Aquila una  collana  intrecciala  nel  mez- 
zo colle  lettere  del  mollo  viRibUS  UNi- 
ais.  La  decorazione  de'  commeudalori 


VIE  285 

sì  distìngue  da  (|uella  de'  cavalieri  per 
maggior  dimensione;  e  quelln  de' gran- 
croci  è  incassala  in  un  iniscià  o  raggie- 
ra formala  a  8  punle.  Il  nastro  òdi  seta 
cremisi  ondala.  Fuori  dell' occasioni  so- 
lenni, i  membri  dell'ordine,  in  abito  ci- 
vile, portano  la  decorazione  in  piccolis- 
sima dimensione  attaccata  all'  ocoliielio 
dell'  abilo  mediante  una  catena  d'  oro 
corrispondente  al  grado  dell'ordine.  Ec- 
co poi  la  descrizione  delle  ris[)eltive  ca- 
tene d'oro  di  ciascun  grado,  nelle  «piali 
verrà  portala  in  abilo  civile  la  decora- 
zione dell'ordine  in  pìccolissima  propor- 
zione. Catena  per  la  G rancroccA^ntiiìa 
è  larga  3  linee,  lu  essa  viene  dapprima 
la  coronata  Aquila  imperiale  (d'oro, nel 
collo,  come  nelle  ali  e  nella  specie  «li  co- 
da, smaltata  di  nero),  con  sopra  il  pet- 
to l'arme  Austriaca  ;  indi  seguono  in- 
trecciale le  iniziali  cronogialiclie  F.J,, 
con  al  disopra  parimenti  pendente  la  co- 
rona, la  quale  con  due  legami  è  ferma- 
ta alle  lettere  ;  poi  viene  di  nuovo  l'A- 
quila, di  seguito  alternativamente  le  ini- 
ziali in  una  immediala  connessione.  La 
congiunzione  viene  operala  per  mezzo 
di  due  membri  della  catena  liberi  al  di 
fuori,  falli  ud  asticella,  i  quali  sono  fer- 
mali da'  becchi  dell'  Aquila  a'  tratti  in- 
feriori delle  lettere,  e  dalla  coda  dell'A- 
quila a' tratti  superiori  delle  lettele.  Ca- 
tena per  la  Coiiìmenda.  Questa  e  larga 
linee  1  e  mezza.  In  essa  viene  jirima  la 
coiona,  ìndi  l'Aquila  (smaltala  peiò  di 
nero  solo  nelle  ali  e  nella  specie  di  co- 
da). ìNel  bianco  dello  scudo  del  petto 
dell'Aquila  stanno  le  lettere  F.  J.,  poi 
viene  di  nuovo  la  corona,  e  così  di  se- 
guilo. La  congiunzione  è  falla  come  nel- 
le catene  del  primo  grado  dell' ordine. 
Catena  pt  Cavalieri.  Questa  è  larga 
una  linea  e  mezza.  Dapprima  viene  una 
linea  e  mezza  dì  diametro  sostenente  uno 
scudo  d'oro  circolare,  enlro  il  quale  so- 
no scolpile  le  lettere  /'\  /.,  smallate  ia 
rosso  ;  indi  viene  uno  scudo  di  simile 
grandezza  smallalo  iu  biauco  colla  coro- 


28G  VIE 

na  imperiale,  di  poi  segue  ancora  Io  scu- 
do colie  lettere,  e  così  di  seguito  alter- 
nativamente. La  congiunzione  fra  que- 
sti due  scudi  "viene  compita  per  mezzo 
di  due  appendici  libere  della  catena,  le 
quali  sono  raccomandate  ad  orecchiette 
intagliate  sulla  cornice  degli  scudi.  Le 
iiiedt)glie  d'onore  pel  merito  civile  e  pel 
iDeiito  militare  dell' impero,  le  ricordai 
nel  voi.  Il  I,p.  I  44-Q"*^s^'  e  altrisfuggevo- 
li  cenni,  co'seguenti  autori  (co'quali  v'in- 
treccierò  alcuni  spettanti  alla  Germania 
e  ad  altre  sovrane  case),  insieme  agli  ar- 
ticoli Au>Tr'.iA  e  Germania,  ed  altresì  a 
quelli  riguardanti  gli  stati  e  le  città  ve- 
scovili óeW Impero  /austriaco,  non  meno 
a'ricordati  eche  andrò  rammentando,  po- 
trannosupplire,  se  non  feci  l'articolo  eoa 
lai  denominazione,  e  con  alcuni  che  scris- 
sero di  Vienna,  verrà  scusata  la  mia  bre- 
\ità.  L' Indice  riunirà  pure  le  notizie 
sparse  in  moltissimi  altri  articoli,  riguar- 
danti l'augusta  casa  d'Absburg-Lorena 
e  la  monarchia  Austriaca,  massime  quel- 
li degli  stati  co'quali  guerreggiò  o  fu  al- 
leata, sino  a'ieuìpi  più  recenti.  L'Episco- 
pato dell'  impero  austriaco,  senza  com- 
prendervi la  Lombardia  e  la  Venezia,  le 
quali  liannoper  metropoli  l'arcivescovato 
di  iVilano  e  il  patriarcato  di  Fenczia,  o\- 
tre  l'arci  vescovato  d' f/rZ/Vj^^e  (j  uesto  senza 
sudraganei,  si  compone  di  i6  arcivesco- 
\ati,  di  4<^  vescovati,  dell'  abbazia  Ntd- 
liiis  di  s.  Martino  tV  Ungheria,  e  del  vi- 
cario apostolico  di  Campo  con  carattere 
■vescovile  e  insignito  di  titolo  episcopale 
in partiùus, Sidice  di  campo  perchè  pi  ov- 
\ede  all'assistenza  spirituale  delle  milizie 
in  ispedizione, esclusele  presidiali  di  guar- 
lìigione,  e  per  l'autorità  d'un  breve  apo- 
stolico, temporaneamente  è  investito  di 
facoltà  slraoidinariee  di  quelle  pure  pro- 
prie degli  ordinari.  Sono  gli  arcivescovi 
di  rito  Idlinoquelli  di  Vienna,  Salisbnr- 
go,  Goriziae  Gradisca,  Praga,  Obniitz, 
ò'trif>onia,  Eriauo  Jgria,  Colocza, Za- 
gabria, Zara,  Leopoli.  Sono  gli  arcive- 
scovi di  lilo  gieco-uuito  o  ruleuo  cpelli 


VIE 

di  Leopoli,  e  di  Fognras  nella  Transiì- 
Vania.  Vi  è  ancora  l'arcivescovo  di  LeO' 
poli  di  rito  armeno.  In  tutti  i  mentovali 
articoli  sono  ricordati  quelli  de'vescovati 
sulTraganei.  Ecco  un  bel  numero  degli  ac- 
cennati scrittori.  0/v^;Vte  e  corsodclDa- 
nul)io,con  la  cronaca  Zingara  e  Turche- 
sca,  Norimberga  i685.  Francesco  Wei« 
stern,  Topografia  dell'Austria  Inferio- 
re, Vienna  1779-  Francesco  Ferdinan- 
do Schroetter,  CoUeclio  Dissertati  omini 
liistoriain  Iniperii  Romano- Germanici^ 
Viennaei  776.  Venceslao  Hagek,  Anna- 
les  Bohenwrurn  diploniatibus  i'ariisqiie 
neri  incisis,  nionunientis  aneti  a  Gela- 
sio Dohner,  Praga  1783,  opera  rara.  Di- 
ctionnaire  abregé  chronoUgique  de  l'hi- 
sloìre  et  da  droit  public  d' Alleniagne, 
Paris  1754-  Ill'itoire  de  la  maison  de 
Brunswick,  Genève  1767.  Martyrolo- 
giuni  Eccleùac  Germanicae:  De  ritu  le- 
ctionuni  sacrarum,  Augustae- Vindelico- 
rum  1 687,  alquanto  rara.  Giacomo  Man- 
senio,  Anima  ìd^toriarum  hujus  tempo- 
vis  injuncto  Caroli  V  et  Ferdinandi  I 
frairum  Imperio,  Coloniae  Agrippae; 
Germania  Ululi  a  :  De  origine  Gernia- 
norum  illuslriuni:  De  legibus  veteruni 
Germanorum:  De  re  militari  veterum 
Germanorum:  De  nnptiis  veterum  Ger- 
manorum: De  studiis  veterum  Germa- 
norum :  De  lingua  veterani  Germano- 
rum:  De  religione  gentili  veterum  Ger- 
manorum: De  religione  Christiana  ve- 
terum Germanorum:  De  re  nummaria 
veterum  Germanorum:  Nolitia  Germa- 
niae  veleris ,  Heidelbergae  1674-  Sisto 
Schier,  Buda  sacra  sub  priscis  regibus, 
Viennae  1774,  rara.  W^olfango  Lazio, 
Conimentarii  in  genealogiam  Austria- 
c<t/«jBasileaei  5G4:  Rerum  F ìennensiuni 
Coinmenlarii ,  Basileae  i546.  Gerbertì 
3Jart.  Crypta  nova  s.  Blasiana  pria- 
cip.  Auslriae  ,  Typis  s.  Clasianis  1772. 
Giorgio  Agricola,  De  melalUs  Gerina- 
nicarnm  in  Germanice  lingua,  Fran» 
cofurti  I  58o.  Prevenhueber  ,  Annales 
Sijrenses^aliaquc  adhisloriani  Austnae 


V  lE 

et  Slyriae  spectanùne  ,  Noiirnbrrgne 
in^o.  Galles,  Scrits  Misiìens'uim  Kjh- 
jco/JorH///, Uatisbonae  i  ']5i:AiinalesAu- 
slrìac  veteris  et  iiovae,  Vicnnaeiyoo. 
Specimen j'uriitm  lìlnf^untincnsiutn,  Ibi- 
dem I  753,  Wigul  IhìuiWyiMelro/ìolisSa- 
lisbur^^ensìsf  cuni  notis  Chi  islopliori  Gè- 
woldi,  Ralìsbonae  17  19.  Antonio  Slcy- 
rer,  Coin/nentarii  prò  historia  Alberti 
JI  dueis  /^»5/r/^ej  Lipsiaei  725.  Marco 
Hansitz,  Germnniae  sacrae,  in  qua  agi- 
tur  de  metropoli  Lauriarensi,  de  episco- 
patii  Palavitnd,  ac  de  arcliiepi.uopalu 
Salisbttrgensis,  Aiigiislae  Vmdelicoiuin 
1727,  rara:  Analecla  seti  Collectanea 
prò  historia  Carinthiac  conci niianda, 
Clagenfurli  1782,  Non'mbergae  1793. 
Francesco  Wagner  ,  Historia  Leopoldi 
J\J.  Caes.  Ang.,  ^uQU&lne  VindeliCfii  um 
l 'jT.g.  C!M\o'7^ìe\che\heck,  Historia Friu- 
singcnsif,  Augustae  Vindelicoruin  1724. 
Pietro  Borgbi,  De  bello  Sveci  co ,  Leodii 
]  633.  GiovanoiGiacotuoMa.scovio,Co//i- 
Vìcntarii  de  rebus  Imperli  Romano-  G  er- 
manici,  Lipsiaei  757:  Principia  juris  pu- 
blici  Tmperii  Romano- Gcrnìanici,h\[)^ìae 
1744-  Giovanili  Slainhauser,  Commeii- 
tationes  ad  Jo.  Jac.  Mascovi  in  Juris 
^7f</'/«Vi  eie,  Salisburgi  1779.  Diploma- 
tarla  sacra  ditcatus  Sijriae ,  Viennae 
1  706.  Topographia  lìJ. regni  Hungariae, 
Viennae  1750.  Giovanni  Stliannat,  Hie- 
rarchia  Fuldensis:  Corpus  tradilionuni 
Fuldensìum:  Historia  Fuldensi.s:  Codcx 
probatioinim  historiae  Fuldensis:  Clien- 
tela Fuldensis  beneficiaria:  findeiniae 
litterariae  sii'e  j\Jonumenta  Gcrmaniae, 
Francofurti  i  729.  Carlo  Carafa,  De  Ger- 
mania sacra  ^  Francofurti  164»:  Germa- 
nia restauratasiib  Gregorio  Xct  Lrba- 
no  F III  Ponti ficibus^ac  Ferdinando  II 
imperatori,  Aaveisae  i63o,  rara.  Bal- 
dassare  Postzmann,  Conipendiuni  vitae, 
et  miraculorum  s.  Leopoldi  If^  Austriae 
rnarchionis,  Keuburgo  iSgi.  Guglielmo 
Pex,  Historiae  s.  Leopoldi  IF,  Viennae 
Austriaci 747-  Vi  è  pure  la  storia  di  sua 
G&nomnixzìoaQ   uegli  Scriploies  rcriu/i 


V  I  E  2S7 

Aiistriacarnm,  ihWo  stesso  Pex.  Guasco, 
E^sai  sur  l'hisloire  de  la  maison  d  Aii- 
triclie,  Pa r i s  1  7 7 8 .  ///' stoire  de  Gustave 
II  Adolphe  roi  de  S^'ede,  Parisi  7(34. 
Giovanni  Mabiilon  ,  V/er   Germanìcum^ 
Ilatnburgi  1717-  Nicola  Wallliorn,  Juris 
piihiicix  Austrìaci^  Viennae  1752.  Ga- 
spare Drusclii,  C/iro//o/oi,'/c7ff  Germnniae 
nionasterioriim,  Sulzbaci  1 G82.  Adas  de 
l'Empire  d'Allemngne,  Parisi  744»  Da- 
niele Schoepiriu,  Historia  Zaringo-Ba- 
densiscum  codex  diplomatico,  Curolsru- 
haei763.  Ignazio  Willielm  ,  /'indiciae 
arboris  genealog.  Angus,  gentis    Caro- 
lino-Boicae,  con  tra  sistema  auctoris  ge- 
neographi,  Rlonacliii  1720.  Gerardo  de 
Roo,  Annales  rerum  obAustriacis  Habs- 
purg  gentis  principiliw;  gesinrum  a  Ru- 
dul])lio  1  a  Carolum  /  ,  Oeuipoitsi  592. 
Historia  ducuin  Slyriae  ab  academia 
graecensis  iS'./.,Griieci  1  728.  Enea  Silvio 
poi  Pio  lì, Historia  rerum  Friderici  III 
ìmp.  cunt  notis  Jo.  Boecleri;  accedunt 
Diplomata  etdocumenla  variale! aliiad 
Germnniae  historiam pei  tinentes scriplo- 
res  ,  cura  J.    G.   Kulpis  ,  Argenlorali 
I  685.  FlorianusDallinian,  Concilia  Sa- 
lisburgcnsia  provineidlia  et  dioecesana^ 
Aiigustaei  788.  Suppleto  Lebmanni,  ÈT/- 
slorine  diplomalieac  Hungariae,  Fran- 
cofurti I  709.   Gabriele  Sclnvedero,   Jus 
publico  fmperii  Romano-  G er manici, Tix- 
bingae   1707.  De  Vallemonl ,   Lcs  elc' 
niens  de  l'  histoire  ou  conlenanl  :  De 
chronotogie  j  De  geographie.  De  l'hisloi" 
re  uiiiversclle.  De  blason,  De  medailles 
Jmperiales ,  Paris  1743.  Giuseppe  Ben- 
ko,  HJilkovia  sive  ejcplanatio  antiqui  E- 
piscopatus  Milkoviensis  per  Transilva- 
niain  olmi  exporrecti,   Viennae  1781, 
Giuseppe  Giovanni  Schlikenrieder,67iro- 
nologi a  diplomatica,  Vindobonae  1753. 
Antonio  Mari,  De  lege  naturali posilio- 
nes  in  usum    auditor ii  Findobonensis^ 
Vieimaei767,  Constituliones  et  decreta 
concinnata  in  pro^'inciali  synodo  Sali- 
sburgcnsi,  Salisburgi  1698.  Gabriele  Bu- 
celiuo,  Germania  lopo-clirono-sleinina- 


9.88                   VIE  VIE 

tn-i^ranhìcn  sncrn,  et  profana,  Franco-  op.  varìorum,  Basileae   i  ?4^-  Concilia 

filili   ad    Mo(Mium   l 'iqq,  raia.    Gioigio  Gernianiae collect.  I.  F.  ScltaniKil.cl  P. 

l*ray,  Annnles  vetcrcs  Hiiiiiioruin^  Ava-  f.flcrlzlic.itn  iS'./.,Colouiae  Anj».  Agripjii- 

ria//,  ci  fliin^nroriiiii  ah  anno  ante  na-  oaeiySc).  Marcuardo  Heigott,  Gencalo' 

(uni  Cit li. ■{ tur/I  2  I  Oj  ad  post  Ciirishun  !^in  diplomatica  /4iigu<!(ac gcnlls  Ilabs' 

qqj, Clini  (lissfrl,7linliislriricocrilicisJo<!,  bitrgicae  ,    Viennae  lySy:    Monnnientcl 

AVv/or/V,  Viinldboiirie  r  76  I.  Aliai  de  Lt  Aiignstae  donins    Anstriarac  ^  Viennae 

A/onarclìic  Pm^xienne,   Lontlres  1788.  1700.  Pietro  Lainbecio,   Commentario- 

G\o\anniìjoc\ì\,  Yarratiokif^loricainau-  nini  de  Augusta  Bibiiotlieca  Caesarea 

gnriitlonìs  Al'icrli,  et  fsabellae  Austriae  Fìndohonensis,\f\ennaei665.  Kollario, 

yjrcltidiicuin,  i\iìlvievp\ae  1601.  Corpus  AnaLcta  Aloniimenloruni   omnis   aevi 

j'uris  riungarici,  aut  Stepliano  de  TVer-  Findo/iouensis,  Vindobonae  1  66  i .  T.  A. 

iocz  ,  Tyinaviae  i'j'^i.  Francesco  Wa-  Tiioif, Blasone della.UonarcliiaAuf Irla- 

gner,  llisloi  in  Joyephi  I  Caesaris,  cuin  ca,  Noiiiubeiga  i  83  i .  G.  L.  Freddy,  De- 

appendix  usane  ad  paceni   Baden^em,  si  rizione  della  cittù,sol/borglii e  vicinanze 

Viennae  i  745-  Codex  Epistolaris   Ru-  di  /'lenna, \v\iSoo. — I  dinloini  di  Vien- 

dnlplii  I  Rom.  Rcgis  comment.  illuslr.  na  riescono  fecondi  e  piUoresclii,  ma  u- 

Fiisti Rndulphiiii^el  Acluaria  Diploma-  midi  ed  esposti  alle  inondazioni.  All'ovest 

tunt,  cura.  Mari.  Gcrherli,  Typis  s.  IJia-  sorge  il  n)aestoso  monte  Ivalilenberg,  no- 

sianisi772.  Jus  metropoliticnni  Mogiui'  niato  |)nre  J(j>e|>hsberg  da  una  chiesa  ivi 

tinnm,  INlogunliaei  734  Fromageot,  yf/«-  eddìcata  nel  1G28  dall'imperatore  Ferdi- 

iialrs  da  regne  de  iMarie   Therese,  Pd-  nando  li  allorché  vi  stabdì  un  eremo  di 

lis  1775.  Concordala  ìialionis  Gernia-  camaldolesi, dislrulloda'turcbi  nel  1 683; 

nicae  integra,  varìis  addilamenta  illu-  ina  da  questo  monte  Giovanni  III  re  di 

tirata  ,  et  docnmcntorum  ,  Francofurli  Polonia,  giunse  in  soccorso  di  Vienna  da 

^nn^.  JMénioires pour  servire  ài' liistoire  essi  assediala  e  la  liberò.  Leopoldo  I  ri- 

de  la  maison  de  Brandcbourg ,  Berlin  costruì  l'erejuo,  poi  soppresso  e  venduto 

J  767.  (iiovaimi  Canzler,  Z!r7Ì/ert« /i/^^o-  da  Giuseppe  li  nel  1780.  Alsuddi  Vien- 

riquedcs  afftiires  politi(/ues  et  economi-  na  sono  erte  colline  coperte  di  vigneti,  e 

nues  de  l  Elccloratde  Saxe,  et  des prò-  montagne  di  vaste  selve  rivestite;  all'est 

vinccs  Rennics,  Leipzig   i  786.  Giovanni  pianure  sterminate.  A  mezza  lega  sud  0- 

Heineccio,  Elementa  jiiris    Germanici^  vest  ilalla  città  è  il  bel  castello  imperia- 

Venetiisi  7  5i.  Scritti  Germanici  di  di-  le  di  Sclionbrunn.  Sorge  in  riva  al  fiumi- 

riilo  criminale,  Livorno  1846.  iìleinorie  cello  Vienna,  e  contiene  un  bel  palazzo 

della  guerra  d' Italia  degli  anni  1848-  imperiale,  cominciato  da  Giuseppe  I  e 

^()d'unveteranoaustriaco, yWUnoi'Ò^T..  terminato  da  Maria  Teresa.  E   la   resi- 

Goargaud,  La  ballnglia  di  ffalerloo,  denza  ordinaria  della  corte  durante  l'e- 

Kapoli  i832.  Antonio  Cormastin,   Des-  state.  Contiene   pure  un   superbo  parco 

cription  de  la  ville  et   residence   impe-  di  animali,  un  orlo  e  giardino  botanico 

riale  de  f'ienne,  et  des  ses  Faubourgs,  con  ricca  collezione  di   piante  ,  che   riu- 

Vienne  1719.  Giovanni  Francolio,  Re-  nendo  le  più  rare  del  globo,  è  la  i.' della 

rum  praeclire  ge<!larum,   intra  et  ex-  Germania.  In  questo  magnifico   castello 

tra,  et  moenia   iinuiitissiinae  civitatis  flsbò  Napoleone  I  la  sua  stanza  nelle  due 

/''j>«/jf/j?j?,  Viennae  Ilapliael  Ilollbailer,  occupazioni   di  Vienna,  nel  i8o5  e  nel 

saec.  XVI.  J.  Eckel,  Calalogiis  Musaci  1809,  ed  in  quesl'  ultimo  anno  a' i4  ol- 

CaesareiViiulobonensìs,Nuìnmorutnve-  lobre  vi  si  segnò  la  pace  tra  la  Francia  e 

/e/f//;j,Vindobonaei779.GiustinoGoble-  Y  Austria  ,  d\&  Napoleone  I  ratificò  Del 

lo^ChronicorumVrbisLubecielalioruni,  seguente  gioioo,  ed  a'i6  parl'i  per  Pari- 


V  I  E 

gì.  Si  crede  d.i  molti,  che  l'atlenlàto  ili 
Feilenco  Slapd  d'Ei  flirt,  contro  la   sua 
vita,  onde  fu  giustizialo,  lo  determinasse 
ad  accelerare  la  conclusione  della    pace. 
L'int[)avi(lo  tedesco  [)acalainente  dichia- 
rò ,  essere  slato  suo   scopo   chiedergli    la 
pace,  iiidispensabde  alla  Geiuiauia,  e  ri- 
cusando l'aviehbe  ucciso,  per  riguardar- 
lo oppiessoie  della  pulna  e  del  mondo, 
onde  la  sua    morte   essere    necessaria   al 
bene  dell'  uoianilà.    Le    truppe   francesi 
sgoud)rarono  (|uindigli  stali  austriaci  ne' 
tempi  stabiliti,  perdendo  l'Austria  3  mi- 
boni  e  mezzo  di  sudditi,  per  le  dure  con- 
dizioni dell' accoi do.   Indi    Napoleone  I, 
fallo  divorzio  coll'imperatrice  Giuseppi- 
na,  per  la  suo  sterilità,  senza  curaisi  che 
il  matrimonio  [)e'cattolici  è  indissolubile, 
il  quale  lu!<avia  il  tribunale  ecclesiasti- 
co di  Parigi  dichiarò  nullo  ,  perchè  noQ 
fu   presente   d  parroco  quando  lo  con- 
trasse (nbbianio.  Lettere   di   Napoleo- 
ne a    Giitsejpina,   Basila    i834).    Po- 
scia domandò  ed  oltenne  in  isposa  l'ar- 
ciiluchessa  INlaria  Luigia,  bglia  dell'im- 
peratore Francesco  I,   poiché  l'  arcive- 
scovo di  Vienna,  esaminato  il    processo 
del  divoizio  di   Giuseppina,  gli  sembrò 
regolare.  A  II  io  caste!  lo  imperi  a  le,  distan- 
te 3  leghee  mezza  alsud-sud-e^t  da  Vien- 
na è  Laxemburg,  Lajiei/ibiirgnrìi ,  nel- 
l'antichissimo borgo  conosciuto  sino  dai 
I  276 sotto  il  noroedi  Laxeudorf,che por- 
lòsiiio  all'ultimo  secolo.  E'  assai  ben  fab- 
bricalo e  contiene   due  palazzi  imperiali, 
uno  costruito  con  gotica  architeltura  nel 
iSyy  da  Alberto  III  duca  d'  Austria,  e 
l'altro  innalzato  dall'imperatore  France- 
sco I,  il  quale  vi  passava  una  parte  della 
bella  stagione,  ed  è  frequentato  dal  suo 
nipote  che  regna.  Racchiude  un  bel  tea- 
tro, eil  una  cavallerizza,  un  giardino,  ed 
un  [)arco  di    2    leghe  allraversalo  dalla 
Sclavaccha,  il  quale  è  aperto  al  pubblico. 
Nel  castello  vi  è  una  fabbrica  di  carta,  e 
conta  ciica  i  eoo  abitanti,  pei  ciò  più  as- 
sai popolalo  di  Schonbrunn. 

li  luogo  ove  sorge  la  uobilissima  capi* 
VOI.  xcix. 


VIE  289 

tale  dell'Impero  austriaco  Vienna,  in  te- 
desco / 1  ien,  in  latino  f^indolona^  sot- 
to quest'ultimo  nome  era  il  paese  com- 
preso nella  Pannonia  superiore  o  prima 
Pannonia,  Imperocché  nella  guerra  che 
Augusto  portò  a'gepidi  e  a'dalmali  del- 
rilliria,  le  anni  romane  per  la  i .'  volta 
penetrarono  nella  Pannonia,  e  Tiberio 
incaricato  del  comando  di  questa  contra- 
da, ne  fece  una  provincia  romana;  quin- 
di i'\ugusto  la  divise  in  superiore  e  infe- 
riore, che  poi  prese  i  nomi  di  Prima  Pan- 
nonia e  di  Seconda  Pannonia,  ed  ebbe 
diverse  suddivisioni.  Inoltre  la  regione  si 
chiamò  Noriciini  Ripense,  che  compre- 
se gran  parte  dell'Austria  e  del  Tirolo, 
estendendosi  il  IVoricuni  Mediterrancitni 
verso  l'Alpi.  Abitata  la  contrada, in  tempi 
remoti,  dagli  Scurdiscie  da'Taurisci,  gau- 
lesi  d'origine,  dopo  la  conquista  romana 
la  parte  occupala  ora  da  Vienna  fu  per 
qualche  tempo  una  stazione  delle  legioni 
dell'impero,  le  quali  la  chiamarono  Fla- 
vìana  Castra,  Julìohona  secondo  Tolo- 
meo, Ala  Flaviana  per  talune  antiche 
iscrizioni,  ed  anche  Fabiana  e  Caesa- 
rea.  Alcuni  attribuiscono  la  primitiva 
fondazione  della  città,  che  piti  tardi  ebbe 
il  nome  di  Vienna,  a  Lucio  Flavio,  che 
comandava  nella  Pannonia;  ma  propria- 
mente non  si  ha  nulla  di  certo  su  tale  o- 
piniooe,  né  manca  chi  dice  erroneo  l'es- 
sersi appellala  Juliohona,  /'endtinn,Fla* 
l'iana,  Flavia,  i  quali  nomi  non  convea- 
gono  che  ad  altre  città.  11  vero  suo  no- 
mepiìi  antico  è  Fendobona,  ovvero  Via- 
dobona,  il  quale  trovasi  nell'  itinerario 
d'Antonino  e  nella  tavola  Teodosiana  os- 
sia di  Peutinger.  Nella  notizia  delle  di- 
gnità dell'impero,  è  chiamala  Vindoina- 
na,  e  da  Jornande,  De  rebus  Gelli.,  è  det- 
ta Findoìnina.  Nella  vita  di  s,  Severino 
apostolo  del  INorico,  scritta  nel  V  secolo 
da  Eugippo  (2.°  abbate  del  monastero 
che  si  fabbricò  vicino  a  Napoli,  ove  i  di- 
scepoli del  santo  portarono  il  suo  corpo 
quando  fuggirono  da'barbaii,  e  da  dove 
fu  irasierito  10  detta  ciUà)  è  denominata 
'9 


290  VIE 

Favinnes  o  Fiwiana;  e  nel  XII  secolo 
Fai'in  o  FaAana:  alcuni  credono  final- 
mente, che  a  poco  a  poco  fosse  detta  Fin- 
na^  fiena  e  /ienna,  ma  non  è  che  una 
semplice  congetturn.  Dice  \' Arte  di  veri- 
ficare le  dille,  nella  Cì-onologia  storica 
de'AIargravi,  Duchlcd  Arciduchi  d' Au- 
stria,che  \'t\ai[iia  auticainenle  contenuta 
nel  rSorico,  formava  parte  della  l'aiinonia 
allorché  divenne  preda  degli  Unni {^r.)Q 
degli  Abari,  significfindo  il  suo  particola- 
re ialino  nome  di  Austria, /Mese  delMez- 
zogionio.  Separata  dal  fiume  Ens  in  due 
parti,  quella  che  trovasi  al  di  qua  di  es- 
so soggiacque  altre  volte  a'  duchi  di  Ba- 
viera, e  l'altra  situata  oltre  quel  fiume 
era  compresa  nella  Pannonia.  Vindobo- 
na,  pretende  Castellano,  risale  probabil- 
mente ad  un  mezzo  secolo  innanzi  l'era 
corrente,  ma  non  era  che  stazione  roma- 
na 0  mediocre  villaggio  quando Marc'Au- 
reIio,dopo  l'inoltrala  metà  del  II  secolo, 
inseguì  i  marcomanni.  Dominata  da'ro- 
mani  sino  alia  decadenza  del  loro  impe- 
ro, colla  Pannonia  fu  invasa  e  assogget- 
tala da'  Goti  e  poi  dagli  unni  ,  distrug- 
gendo la  colonia  (uilitare  che  eravisi  for- 
mata, onde  insieme  ad  altre  fosse  baluar- 
do contro  le  orde  barbariche.  Verso  il 
434  soggiacque  a'rugi,  popoli  germani 
della  Pomerania,  onde  1*  Austria  allora 
chiamossi  Rugiland.  Stabilitisi  gli  Bruii 
sulla  riva  del  Danubio,  Odoacre  redi  es- 
si, dopo  esserlo  divenuto  nel  476  d'Ita- 
lia, mosse  guerra  al  loro  re  ^  il  quale  si 
rifugiò  nella  Pannonia  presso  Teodorico 
re  de'goli  o  ostrogoti.  Quantunque  aria- 
no, Odoacre  onorando  la  virtù,  mosti ò 
benevolenza  e  rispetto  per  s.  Severino  a- 
poslolodeiNoricOjche  abitava  sulle  spon- 
de dei  Danubio  presso  Vindobona.  Ma 
nel  493Teodorico,  vinto  e  ucciso  Odoa- 
cre, divenne  re  d'Italia  e  la  sua  monar- 
chia giunse  fino  al  Danubio;  mentre  al 
di  là  dell'Ens  posero  sede  i  Longobardi, 
i  quali  si  dilatarono  estesamente  fino  al- 
la Pannonia,  le  cui  terre  cede  agli  ava- 
li  0  abari  o  uuni  il  re  Alboino,  viucilore 


V  I  IL 
de'gcpidi,  quando  nel  5G3  calò  in  Italia 
chiamato  da  Narsete.  Carlo  Magno  re  de' 
franchi,  dopo  aver  sconfitto  e  deposto 
Tassinone  duca  di  Baviera,  nel  791  sog- 
giogò quella  parte  della  Pannonia  ch'e- 
stendesi  dal  fiume  Ens  a  quello  di  Raab, 
al  di  là  di  Vindobonn,  sin  dove  inseguì 
i  fugij;i[ivi  abari  o  unni.  Il  suo  figlio  Pi- 
pino, nel  796  penetrò  un'altra  volta  nel- 
la contrada,  e  la  spogliò  di  buona  parte 
degl'immensi  tesori  raccolti  dar>li  unni 
nell'anteriori  tremende  scorrerie  fatte  in 
Europa.  Conquisi  gli  unni,  il  loro  capo 
si  recò  in  Aquisgrana  a  ricever  il  batte- 
simo, ed  a  giurar  co'suoi  fedeltà  e  som- 
missione a  Carlo  Magno.  Questi  mandò 
nello  spopolato  paese  degli  avari  colonie 
di  franchi  e  di  altri  popoli;  disgiunse  dal- 
la Pannonia  1'  Austria  attuale,  e  ne  for- 
mò con  essa  una  regione  di  confine  colla 
sua  monarchia,  e  la  congiunse  alla  Ba- 
viera ,  col  nome  di  Marca  Orientale  o 
confine  Pannonico,  facendola  governare 
da  speciali  conti  di  confine  ossia  margra- 
vi, quali  difensori  della  Marca,  per  repri- 
mere l'incursioni  barbariche, Furono  suc- 
cessivamente margravi  Gontrano  ,  We- 
rinario,  Alberico,  Golfredo  e  Giioldo,  i 
quali  assunsero  il  titolo  di  Margravi  o 
Marchesi  della  Marca  della  Baviera  O- 
rientale.  Continuando  la  contrada  a  far 
parte  de' possedimenti  dt-gl' icnperatori 
Carolingi,  Lodovico  il  Germanico,  3."  fi- 
glio di  Lodovico  I  il  Pio  e  i.°  re  di  Ger- 
mania, neU'Siy  ebbe  per  sua  parte  la 
Francia  Orientale  col  titolo  di  re.  Egli 
regnò  in  Baviera,  e  Pialbodo  margravio 
d'Austria,  non  meno  che  i  margravi  che 
gli  successero,  furono  a  lui  soggetti.  Nel- 
r883  i  figli  de'  margravi  d'Austria  ecci- 
tarono una  guerra  civile  in  Baviera  con- 
tro l'imperatore  Carlo  III  d  Grosso,  re 
di  Svevia  e  dalI'SyS  di  tutta  la  Germa- 
nia, per  averli  privati  della  digmtà  de' 
loro  maggiori.  Essi  col  favore  delle  tur- 
bolenze vi  si  mantennero;  ed  i  loro  suc- 
cessori, dopo  aver  ottenuta  la  conferm-j 
Ui  tal  di^tiilàj  vennero  riconosciuti  pria- 


V  I  E 

cipi  itnnipiliati  dell'impero.  Leopoldo  l 
\' /l/w^^trc,  che  vuoisi  stipile  de'  mai'^^ravi 
ereditari  d'Austria,  (u  rivestito  di  tal  di- 
gnità nel  9"?.^,  da  Etnico  I  V Uccellato- 
re re  di  Germania.  Leopoldo  I  discende- 
va dal  conte  l'oppone,  che  fu  padre  d'En- 
rico duca  (Il  Turingia  e  di  Sassonia,  man- 
cato nell'  886,  mentre  dilendeva  Parigi 
contro  i  normanni,  e  di  Poppone  succes- 
sore al  fratello  nella  Turingia,  e  poscia 
deposto  nell'Hq^.  A  c|ueslo  Enrico  na- 
scevano dalla  sposa  Brunilde  3  figli,  cioè 
Adalherto  conte  di  Bamherga,  che  ven- 
nedecapitalo  nel  ()o8  per  delitto  di  ribel- 
lione; Adebaldo,  che  pet'i  nei  go2  nella 
guerra  contro  la  casa  di  Worms;  ed  En- 
rico, che,  rimasto  estinto  nella  guerra 
stessa,  lasciava  da  Barbara  sua  sposa,  fi- 
glia d'Ottone  duca  di  S.issonia  ,  due  fi- 
gli, cioè  il  conte  Bertoldo  e  il  conte  Ot- 
tone, il  maggiore  de'  quali  fu  padre  di 
Adelberto  conte  di  Merlai  ,  decesso  nel 
c)Ti4;  di  Poppone  vescovo  di  Wurtz,bur- 
go  o  Erbipoli  ,  trapassato  nel  961;  e  di 
Enrico  arcivescovo  di  Treveri,  morto  nel 
9G4.  U-civano  da  Adalberto  3  figli,  va- 
le a  dire  Leopolilo  1  ì'Jllnstre, d'i  ca\  par- 
lojBertoldo, istituito  margraviodi  Fran- 
conia  contro  i  boemi;  e  Poppone  II  ve- 
scovo di  Wurlzbnrgo.  Tale,  giusta  Ec- 
card,  Origin.  Sajcon.  praef.,  è  la  genea- 
logia de'margravi  d'  Austria,  colla  quale 
però  non  s'accorda  interamente  quella 
del  conte  di  Bual.  Leopoldo  1  difese  la 
Marca  che  gli  era  affidata,  e  non  soffrii 
giammai  che  si  attaccasse  impuneruea- 
te:  sicché  essendosi  Geysa  re  d'Ungheria 
insignorito  della  fortezza  di  Meick,  si  po- 
se in  cammino  contro  di  lui  con  un  po- 
tente eseicito,e  postolo  in  rotta  sulle  spon- 
de del  Danubio,  si  ripigliò  la  piazza.  Al- 
tri vantaggi  riportava  sopra  gli  ungare- 
si,  a  spese  de*  quali  dilatò  i  confini  del- 
l'Austria verso  l'oriente.  Leopoldo  I  fu 
dichiarato  margravio  ereditario  nel  983 
dall'iniperatore Ottone  11, morendo  a'  i  o 
luglio  9gi>  e  fu  sepolto  io  Melck,  Me- 
</t7c7'Hm,dicuiiipurleiòpiìi  avanti,  loui- 


VIE  291 

ba  de'margravi  d'Austria,  alla  qual  chie- 
sa fondò  un  capitolo  di  r  2  canonici  (Poi 
la  celebre  abbazia  di  benedettini  si  fon- 
dò nel  I  0B9,  e  s.  Leopoldo  III  detto  IV 
ne  aumentò  i  ricchi  possedimenti,  anzi 
ottenneda  Pasqualell  una  bolla  nel  i  i  1 3, 
colla  quale  il  monastero  fu  dichiarato  e- 
sente  dalla  giurisdizione  del  vescovo  di 
Passavia,  e  immediatamentesoggetto  al- 
la s.  Sede.  Occupa  il  luogo  d'una  fortez- 
za romana,  e  rinchiude  un  ginnasio,  una 
bella  biblioteca  ,  un  gabinetto  di  storia 
naturale,  una  collezione  di  medaglie  e  uà 
giardino  botanico.  Io  quest'abbazia  Na- 
poleone I  tenne  il  quartiere  generale  nel- 
l'ottobre 180 5.  Questo  paese  al  di  sotto 
dell'Ens,  è  nel  circolo  superiore  del  Wiea- 
nerwald).  D'  allora  io  poi  la  regione  se- 
guì i  destini  de'  margravi,  duchi  e  arci- 
duchi d'Austria  {^^.),  la  quale  fu  il  ba- 
luardo dell'impero  dal  lato  d'Ungheria, 
e  si  aumentò  progressivamente  il  loro  do- 
minio, finché  giunse  al  più  alto  splendore 
e  potenza,  colla  dignità  imperatoria.  En- 
rico, I  figlio  e  successore  di  Leopoldo  F, 
tenne  la  sua  dimora  nel  castello  di  Melk, 
e  nella  chiesa  di  s.  Pietro  depose  il 
corpo  di  s.  Coloraano  martire,  a  cui  co- 
struì una  magnifica  tomba,  e  poi  fu  se- 
polto nello  stesso  luogo.  Il  margravio  s. 
Leopoldo  III  detto  IV  il  Pio,  addolcì  i 
fieri  costumi  degli  austriaci  con  saggi  re- 
golamenti, purificando  la  loro  religione 
con  abolire  molte  superstizioni  a  cui  e- 
ransi  dati.  Fu  insieme  pacifico  e  valoroso, 
Seai ulò Enrico  Vxoutro  il  padre,  si  fu  per 
vedere  in  quest'ultimo  un  persecutore  a- 
cerrimodella  Chiesa  ede'Papi;  tuttavolta 
poi  ne  fece  penitenza.  Il  di  lui  figlio  Leo- 
poldo V  nel  I  i4o  fondò  presso  Vienna, 
in  RIosterneuburg,  la  badia  de  Canoni- 
fi  regolari  d'Austria  (^^.).  Vuole  il  Ca- 
stellano, che  Vienna  acquistò  il  nome  che 
porta,  soltanto  nel  i  i4o,  perciò  sotto  il 
margraviato  di  Leopoldo  V(che  altri  di- 
cono IV)  il  Liberale^'fì^Wo  di  s,  Leopol- 
do III  detto  IV,  a  cui  e  al  fratello  mag- 
giore Alberto  II  il  Divolo ,  successe  ucl 


293  VIE  VIE 
ii36  nel  margraviato  d' Austria  e  nel  i  re  di  Bnemia  e  Ungheria,  violentò  le 
ducato  di  Baviera,  il  fratello  maggiore  viennesi,  e  spogliò  i  monasteri  de*  suoi 
Enrico  11  (\e[ìo  Jochsaniergolt,  il  quale  stali:  sollevatisi  gli  abitanti  di  Vienna,  lo 
nel  I  i54  abbandonò  il  ducato  di  Bavie-  costrinsero  ad  uscirne,  e  ritirarsi  al  cnm- 
la,  dato  al  fratelloila  Coriado  111,  ad  En-  pò  delle  sue  truppe,  situato  in  poca  di- 
rico  di  Leone  che  glielo  contrastavo  qua-  stanza.  Pe'recliuni  (btli  contro  di  lui  al- 
le eredità  patema  ,  e  (|uesti  per  incien-  l'imperatore  Federico  11,  neliaSG  fuci- 
Ili^^o  gli  cedette  l'Austria  al  di  qua  del-  lato  alla  dieta  d'Augusta,  ma  si  rifuitò 
l'Ens,  che  fin  allora  era  stata  soggetta  ili  comparire.  Allora  la  dieta  lo  dichiarò 
alla  Daviera.L'imperatore  Federico  l,che  in  contumacia,  decaduto  dal  dominio  »le' 
tullociò  vide  con  piacere,  con  bolla  d'oio  suoi  ducali;  eipitsto  giudizio  fu  applau- 
etnanata  a  Ilatisbona  a'  l  7  settembre  dito  dalle  [)rincipali  città  dell' Austria  e 
1  1 56,  eresse  il  margraviato  d'Austria  in  della  Stiria,  che  ne  scoNSero  il  giogo.  Nei 
ducatoeredilario,  alla  presenza  e  co!  con-  i  287  l'imperatore  recatosi  in  Austria,  se- 
seuso  de'principali  signori  dell'impero.  Il  guilo  dal  re  de'romani  Enrico  o  Enzo  di 
nuovo  duca  Enrico  II  neh  iSSaccompa-  lui  figlio  maggiore,  da  (|uelIo  di  Hoeuiia, 
gnò  l'imperatore  nella  suaspedizione  d'I-  dal  duca  di  Ijaviera,  nonché  da  altri  priti- 
talia,  ove  pine  seco  lui  ritornava  nel  I  162,  cipi,  entrò  a  Vienna  senza  incontrare  re- 
prendendo parte  alla  presa  di  Milano.  In-  sistenza,  ed  ivi  rimase  3  uìcsi.  Durante 
di  Enrico  11  stabili  la  sua  residenza  a  il  di  lui  soggiorno  nella  città,  questa  pò- 
Vienna,  formandone  la  capitale  dell'Au-  se  nella  classe  di  quelle  imperiali  e  libe- 
stria:  prima  dimorava  in  Rahlenberg.Era  re,  le  die'uno  stemma  particolare,  vi  fon- 
Vienna  poca  cosa  prima  di  lui;  ma  le  cure  dònna  università,  e  i.el  partire  ne  allidò 
che  si  diede  perampliarla  e  abbellirla,  vai-  la  difesa  ad  un  governatore.  Piidotloal- 
sero  a  ridurla  una  delle  principali  città  la  condizione  di  particolare  e  di  proscril- 
di  Germania.  Morì  nel  I  177  e  fu  sotterra-  lo,  Federico  11  ritirossi  a  Neusladt,  ove 
lo  nella  badia  de'benedeltiui  scappuccia-  passò  circa  4  anni;  indi  profittando  del- 
ti di  Vienna,  ossia  de'beneiletlioi  scoz/.e-  l'assenza  dell'imperatore,  allora  nella  Va- 
si, ila  lui  fondata  nel  1  i58.  Gli  successe  glia,  fece  leva  di  truppe,  e  data  battaglia 
il  figlio  Leopoldo  VI  detto  V,  che  redu-  agl'imperiali  che  si  trovavano  in  Vienna, 
ce  dalla  crociata  di  Palestina,  collocò  un  riportò  su  di  loro  vittoria.  In  seguito  as- 
pezzo della  vera  Croce  nell'abbazia  di  s.  sediò  la  città,  e  la  costrinse  ad  aprirgli 
Croce  presso  Vienna.  Ereditò  dal  suo  a-  le  porte:  alcuni  altri  prosperi  eventi  fe- 
mico  Oltocaro  I  duca  di  Slin'a  quel  du-  cero  rientrare  sotto  la  sua  signoria  la  Sii- 
calo  per  essere  senza  figli,  e  fu  sepolto  ria  e  la  Carniola.  Alfine,  recatosi  in  Ve- 
in  s.  Croce.  1  mioì  figli  Federico  1  il  Cai-  ron  j  a  placar  l'imperatore,  gli  riuscì  di 
iolico  e  Leopoldo  si  divisero  il  retaggio  piegarlo.  Però  durante  la  sua  assenza,  il 
paterno  nel  i  1  94.  ritenendo  il  i.°  l'Au-  re  di  Boemia  Venceslao  IH  trovò  mo- 
stria  ,  e  lasciando  la  Stiria  al  2,°  IMorlo  do,  per  le  corrispondenze  che  teneva  in 
Federico  I  nei  11 97  celibe  e  deposto  in  Vienna,  d'intiodursi  in  essa  e  di  render- 
s.  Croce,  il  detto  fratello  Leopoldo  VI  il  sene  padrone.  11  duca  Federico  li  al  suo 
Glorioso.^  e  denominato  anche  il  Padre  ritorno,  anziché  avventurare  un  assedio, 
de'Chicrici,  utiì  al  ducato  di  Stiria  quel-  preferì  di  venire  a  patti  col  nemico,  e  per 
lo  dell'Austria.  Il  suo  figlio  Federico  11  una  somma  di  denaro  lo  fece  ritirare, 
il  Bclli(0''0,  che  gli  successe,  estese  i  suoi  Qualche  tempo  prima  di  sua  nitwte,  fece 
possedimenti  alla  Carniola,  di  cui  èeapo-  erigere  la  Carniola  in  ducalo,  e  l'Austria 
luogo  Lubiana,  ed  aggiunse  a'suoi  titoli  in  regno,  ma  quest'ultimo  favo)  e  non  eb^ 
quello  di  signore  di  Carniola. Guerreggiò  be  puato  eiletto:  a  ciò  si  mosse  l' impe- 


VIE  VIE                    293 

ratore  Potici  ico  11  nel  I2/|'),  per  nver  il  dell'  ullimo  duca  Ulrico  IH  ,  ir»  prptjiu- 
iliich  respinto  unnoiiibudi  tartari  Jiìon-  dizio  ile!  proprio  fratello  Fdippo.   Tro- 
goli. M<\  perì  a'i5  giugno  is^Gin  cou-  vaiidosi  vacante  l'impero,   i   magnati  di 
seguenza  della   ferita  riportala   comhat-  esso  rivolsero  gli  occhi  a  Ottocaro  li,  tua 
tendo  contro  gli  nngari,senzci  lasciar  prò-  egli  rifiutò  l'ollerta,  contento  de'suoi  va- 
le, l'iilliino  inascliio   dell'antica  Cdsa  di  sii  dontinii.  Laonde   il  i .°  ottobre  1273 
Baniberga,  e  fu  tuniulato  nella  badia  di  fu  eletto  re  de'iouiani,  per  conipromes- 
s.  Croce.  Aspirò  alla  successione  Oertru-  so  in  Luigi  il  Sc^'cro  elettore  Palatino  del 
de  figlia  di  suo  fratello  Enrico  1' Zi'////7/o  Reno  e  duca  di  Baviera,  il  di  lui  suoce- 
duca  di  Medling,esposa  d'Uladislao  mar-  ro  Rodolfo  II  landgravio  d'Alsazia,  conte 
clieseiii  Moravia,  figlio  di  Wenceslao  HI  d'Habsburgo  e  di  Riburgo  nella  Svizze- 
ra di  Hoemia,  attesoché  i  feudi  d'Austria  /vz,  colle  loro  dipendenze, capo  stipite  dei- 
e  di  Sliiia  erano  puramente  femmuiili,  la  regnante  augusta  casa  d' Habsburgo- 
contrastati  dalie  sorelle  dello  zio.    l'eiò  Lorena,  La  stirpe  di  Rodolfo  l  traeva  la 
l'imperatore  Federico  II,  bramoso  d'ap-  propria  origine  da  Adalrico  o  Atico,  ia 
propriarsi  sì  ricca  eredità,  la  pose  in  se-  tedesco  it^/i/cort,  duca  d'Alsazia,  manca- 
questro,  e  a  nome  dell'impero  ne  affidò  to  a'  vivi  verso  il  690,  da  cui  ei'auo  di- 
il  governo  ad  Ottone  conte  d'Ebersteio.  scesi:  Alberto  o  Adalberto  suo  figlio  mag- 
Dopo  aver   Uliulislao  soggiogato  1' Au-  giore  e  di  lui  successore  nel  ducato  d'Al- 
stria,    morì  senza  figli  nel   l'i.^J.  Allora  sazia,  morto  nel  722,  il  quale  ebbe  un 
Enrico  VI  margraviodi  BadensposòGer-  fratello  appellato  come  il  comun  padre, 
Irude  vedova,  s'impossessò  dell'Austria,  dal  quale  si  fa  discendere  la  casa  di  Z^o- 
e  ne  ricevè  I'  investitura  da  Guglielmo  rena.  Luilfrido  I  figlio  maggiore  e  suc- 
d'Olanda  re  de'romani,  a  raccomanda-  cessoied'Alberto,trapassòpriuiadel769. 
zione  di  Papa  Innocenzo  IV:  visse  poco,  Luitfrido  H  di  lui   figlio   minore,  morì 
e  morto  nel  i25o,  lasciò  dal  suo  mairi-  verso  r8oo,  col  titolo  di  conte  di  Sund- 
moiiio  il  figlio  Federico  d'  Austria  ,  più  gaw.  Ugo  suo  figlio  minore  ed  erede  nel- 
tardi    perito  in  Napoli  collo  sfortunato  la  contea  di  Sundgaw,  cessò  di  vivere 
Coiradino,  l'ultimo  degli  nolienstaulfen  neir837.  Luitfrido  IH  suo  figlio  minore 
della    casa   di   Svevia  ,  sul   patibolo   nel  e  conte  di  SundgaAV ,  mancò  nell' 864. 
1  268.  Per  tutto  questo,  Wenceslao  IH  re  Luilfrido  IV  di  lui  2.°  figlio,  e  conte  di 
di    Boemia,  si  adoprò  perchè  fosse  duca  Sundgaw,  mancòa'vivicirca  ilgio.  Luit- 
d  Austria  il  proprio  figlio  Ouocaro  mar-  frido  V  suo  2.°  figlio,  era  conte  di  5und- 
chese  di  Moravia  ,  il  quale  recatosi   nel  gaw  nel  912  e  nel  923:  ebbe  due  figli, 
ducalo  ne  cacciò  Gertrude;  indi    per  co-  Luitfrido  VI,  che  gli  successe  nel  Suod- 
lorire  la  sua  usurpazione,  sposò  Marghe-  gaw  ,  e  quello  che  segue.   Gontrano  il 
rita  figlia  del  duca  Leopoldo  VI  il  Glo-  Ricco,  2."  figlio  di  Luitfrido  V,  era  con- 
rioso,e  vedova  d'  Enrico  o  Enzo  re  de'  te  iu  Argovia  nella  Svizzera,  e  possesso- 
romani,  benché  in  età  mollo  avanzata;  re  di  ragguardevoli  terre  in  Alsazia  e  nel 
però  la  Sliria  fu  data  a  Bela  1  V  red'Un-  Brisgfìw,  e  lasciò  il  seguente  figlio.  Kau- 
gheria.  Divenuto  nel  I253  Ottocaro  re  zelino  o  Laotoldo  conte  d'Alsazia,  mor- 
di Boemia,  col  nome  d'Ottocaro  II,  non  to  nel  qqo.  Radebotone,  di  lui  2.°  figlio, 
tardò  a  ricuperare  la  Sliria  con  100,000  mancò  a'vivi  nel  1027.  AVernero  I  il  Pio, 
uomini, sbaragliando  gli  ungari  nel  1260;  3.°  figlio  di  R.a(lebotonc,  fu  il  i."  conte 
indi  ripudiando  Margherita,  in  onta  al  d'Abiburgo  in  Argovia,  il  cui  castello  e- 
divieto  pontificio,  sposò  Cunegonda  ni-  rasi  fondalo  da  Wernero  suo  zio  vosco- 
potè  al  re  ungaro.  Lilanto  il  re  di  Boe-  vo  di  Strasburgo,  come  dissi  descriven- 
mia  ereditò  la  Carinlia,  per  donazioue  do  quel  cautone  svizzero,  nel  ricordato 


294  V 1  E 

articolo,  in  cui  sono  molte  notizie  degli 
Habsburgo:  morì  nelioQG.  Gli  successe 
il  figlio  Ottone  nella  contea  d'  Abshurgo 
e  landgiaviato  d'Alsazia,  ucciso  1*8  no- 
vemhrei  i  i  i.WeineiolI  diluifigtio  mag- 
gioie,  ed  erede  nella  contea  d'Absburgo, 
e  d'  Adalberto  suo  zio  nel  landgravialo 
d'Alsazia,  viveva  ancora  neh  167.  Adal- 
berto I  o  Alberto  il  /ì/cco successe  a  Wer- 
nero  II  suo  padre  nella  contea  d'Absbur- 
go e  nel  landgraviato  d'  Alsazia,  morto 
neh  199.  Rodolfo  I  \' Àulico  e  il  Pacifi- 
co, primogenito  del  precedente,  e  di  lui 
erede  nella  contea  d'Absburgo  e  nel  land- 
graviato d'Alsazia,  mancò  nel  \2Zi.  A- 
dal  berlo  li  il  Saggio,  primogenito  di  lio- 
duìfo  le  di  lui  successore,  morì  nella  cro- 
ciala di  Sii  ia  verso  il  i  240,  lasciando  dal 
suo  maritaggio  con  Edwige,  figlia  dUI- 
rico  conte  di  Kiburgo,  3  figli  maschi  e 
3  femmine.  I  maschi  furono,  Iiodolfo  li 
landgravio  d'Alsazia,  conte  d'  Habsbur- 
go  e  di  Kiburgo,  che  divenne  imperato 
re  col  nome  di  Rodolfo  1,  Alberto  cano- 
nico di  Basilea  e  di  Strasburgo  mancalo 
neliiSG,  ed  Arlmanno:  le  figlie  furono, 
Elisabetta  moglie  di  Federico  conte  di 
Zollern  e  burgravio  di  iVorimberga,  Cu- 
negonda, ed  N.  che  si  fece  domenicana. 
Rodolfo  1  fu  riconosciuto  da  Papa  Gre- 
gorio X,  che  ne  avea  promosso  l'eleva- 
zione, e  da  tutta  l'assemblea  di  Francfort 
con  plauso;  ma  Oltocaro  11  fu  il  solo  Ira' 
principi  che  gli  ricusò  omaggio,  quantun- 
que l'avesse  avuto  a  prefetto  delle  regie 
scuderie,  e  ricevuto  notevoli  servigi  nel- 
la guerra  contro  1'  Ungheria.  Pertanto 
Rodolfo  I  nella  dieta  d'  Augusta  fece  ci- 
tare il  re  di  Boemia,  mosso  dalle  quere- 
le che  gli  siali  dell'  Austria  gli  aveano 
dirette  sulla  tirannide  che  il  medesimo 
esercitava  in  questo  paese.  Sdegnando  Ot- 
tocaro  11  d'intervenirvi,  inviò  i  suoi  am- 
basciatori, i  quali  non  conlenti  di  prote- 
stare in  di  lui  nome  contro  l'elezione  di 
Rodolfo  1,  si  dillusero  in  discorsi  oltrag- 
giosi alla  sua  persona.  Sdegnatasi  quindi 
la  diela,  li  scacciò  iguoaiiuiosameute,  e 


V  I  E 

dichiarato  Oltocaro  II  ribelle  dell'impe- 
ro, autorizzò  Rodolfo  I  a  far  leva  di  trup- 
pe ad  oggetto  di  perseguitarlo  come  usur- 
patore dell'Austria.  Nel  1275  Rodolfo  I 
marciò  alla  testa  del  suo  esercito,  prece- 
duto dal  figlio  Alberto  colla  Croce  inal- 
berala, ed  al  grido  di  C/im^ffs  degl'im- 
periali. Inutilmente  avendo  intimato  al 
re  boemo  di  abbandonar  l'Austria,  la  Ca- 
rintia,  la  Stiria,  si  venne  a  sanguinosa 
battaglia,  e  Oltocaro  11  la  perde  colla  vi- 
ta. R.iferisce  VArle  di  verificar  le  date^ 
che  prima  di  quest'avvenimento,  intimo- 
ritosi Oltocaro  II  avea  restituite  le  prò- 
vincie  occupate,  e  la  pace  fu  consolidata 
con  doppio  matrimonio  fra'  di  lui  figli  e 
quelli  del  re  de'romani.  Tuttavia  non  fu 
molto  durevole,  poiché  il  re  boemo,  isti- 
gato dalla  moglie,  nel  1278  ricominciò 
la  guerra,  e  vi  restò  vittima  a'26  agosto 
presso  Marchfeld  ;  onde  il  primogenito 
Weuceslao  IV  si  alfrellò  ad  accomodar- 
si col  vincitore,  col  trattato  d' Igiau,  ri- 
nunziando alle  paterne  pretensioni.  Inol- 
tre R.odolfo  I  volle  quietare  gli  altri  due 
competitori,  rispetto  all'Austria, cioèMai- 
nardo  conte  del  Tirolo,  marito  d'Agne- 
se sorella  di  Federico  di  Biden  duca 
d'Austria,  decapitalo  a  Napoli,  ed  Enri- 
co Vllliislre  margravio  di  Misnia  e  ma- 
rito di  Costanza  sorella  di  Federico  II  il 
Bellicoso:  il  i."  ottenne  in  compenso  il 
ducato  di  Cariulia  colla  marca  di  Tar- 
vis,  e  stipulò  il  n:^trimonio  di  sua  figlia 
Elisabetta  con  Alberto,  al  quale  Rodol- 
fo I  suo  padre  destinava  l'Austria  ;  il  3.° 
ebbe  in  pegno  la  città  imperiale  di  Mul- 
hauseu  in  Turingia ,  confermandogli  il 
paese  di  Pleisse ,  che  conteneva  la  più 
partedel  principato d'Alteinbuigo.Q ni n- 
di  l'imperatore  otlenne  per  acclamazio- 
ne dalla  dieta  d'Augusta,  a'27  dicembre 
1282,  di  confermare  a'suoi  figli  Alber- 
to I  e  Rodolfo  i  ducati  d'Austria  e  di  Sti- 
ria, e  la  signoria  di  Garniola  ,  de* quali 
stali  l'investì  insieme.  Alberto  1  nel  prin- 
cipio dell  283  si  recò  in  Austria,  e  f;i  ac- 
colto con  grandi  acclamazioni. Morto  l'ini- 


VIE  VIE  297 
peratoie  Rodolfo  I,  la  città  di  Vienna  si  pero  (/^.),  i  quali  f^li  preferirono  Enrico 
ribellò  contro  Alberto  I,  e  gli  cbiuse  in  VII   di  Luxeiuburgo.  Questi  morto  nel 
faccia  le  porle;  raa  e^li  la  soggiogò  in  ca-      i3i3,  Federico  I  nuovamente  concorse 
pò  a  qualclie  mese,  intercettandole  i  vi-  al  trono  ioiperiale,  tna  ebbe  a  competi- 
veri.  INel  i2r)2  il  duca  concorse,  con  A-  tore  Lodovico  V  il  Bavaro,  die  una  par- 
dolfo  di  [Nassau,  alla  successione  dell'itu-  te  degli  elettori  elesse,  mentre  l'altra  no- 
pero, senza  risparniiareeccitamenli  esoru-  minò  il  duca  d'Auilria,  il  quale  tosto  fu 
ine  per  acquistarsi  i  sulliagi  degli  eletto-  messo  al  bando  dell'impero  dall'emulo, 
ri;  ma  la  sua  potenza  avendoli  posti  in  e  fra'rivali  si  ruppe  guerra.  Li  generosi- 
sospetto  ,  gli  preferirono  Adolfo.  Questi  là  di  Federico  I  ,  che  si  restituì  prigio- 
in  Oppenheim  die'ad  Alberto  I  una  nùo-  nierodi  Lodovico  V,  non  polendo  sodJU 
va  investitura  dell'Austria,  colla  confer-  sfare  alle  convenzioni  fitte  quando  fu 
ma  di  tutti  i  privilegi  che  i  precedenti  im-  vinto  e  preso,  disarmò  la  sua  collera,  e 
peralori    aveano   accumulati   su   questo  concluse  in  Monaco  a'5  settembre  1 322 
ducato.  Intanto  manovrandosi  la  deposi-  un  trattato  meno  oneroso  del  r .°  Per  esso 
zione  di  Adolfo,  nel  1298  dedoitivamen-  fu  convenuto,  che  governerebbero  insie- 
te si  decretò  nell'assemblea  degli  elettori  me  l'impero;  se  non  che  gli  elettori  e  gli 
ede'priucipi  contrari,  tenuta  in  Vienna, e  stati  trovarono  sigiavi  dilQcoIlà  nell'e- 
cli  surrogargli  Alberto  I;  quindi  aduna-  secuzione  di  laleaccoraodarnento,  cheda- 
lisi  in  Magonza  ,  a' 2  3  giugno  deposero  va  loio  due  capi,  chesidovèabbmdonar- 
solennemente  Adolf j,  ch'eravi  presente,  lo.  Federico  I  restandone  persuaso, si  eoa- 
eleggendo  in  sua  vece  il  duca  d'Austria,  tentò  per  amor  della  pace  del  solito  tito- 
Segu'i  battaglia  tra'due  rivali  a'2  luglio  lo  di  re  de'romaoi,  del  quale  non  fece  uso 
successivo, a  Gelheim  presso  Worms,  ove  se  non  in  qualche  rara  occasione  e  di  pò- 
Adolfo  restò  ucciso,  lasciando  Alberto  I  co  riguardo,  non  che  di  qualche  diritto 
nel  pieno  godimento  del  trono  imperia-  onorifico,  prerogativa  da  lui  goduta  sino 
le.  Alberto  I  durante  il  suo  regno  non  si  olla  morte,  avvenuta  nel  castello  di  Gut 
occupò  che  di  progetti  d^ograndimento  testein  nel  territorio  di  Vienna  nei  i  33o 
per  la  propria  casa;  e  mentre  nel  i3o8  tumulato  nella  certosa  di  Maurbach  da 
voleva  invadere  la  Misnia  e  la  Turingia,  lui  fondata.  La  moglie,  Isabella  d'  Ara 
e  voleva  assoggettare  parte  degli  svizze-  gona,  vero  modello  di  coniugale  amore, 
li,  in  questa  spedizione  venne  assassina-  lauto  lo  pianse,  che  ne  perdette  la  vista 
to  ili."  maggio  in  un  battello,  passando  e  dopo  circa  6  mesi  lo  seguì  nella  tomba 
la  Pieuss,  da  Giovanni  suo  nipote  figlio  Dopo  altri,  nel  i358  divenne  duca  Ro 
di  Rodolfo  suo  fratello  landgravio  d'Ai-  dolfo  IV  V Ingegnoso,  di  sopra  celebrato, 
sazia,  coadiuvato  da  alcuni  gentiluomi-  tinitamenle  a' suoi  fratelli  Federico.  Al 
ni;  in  vendetta  di  non    poter   riavere  il  berlo  e  Leopoldo,  principi  che  furono 
patrimonio  paterno,  di  cui  era  tutore.  Il  primi  ad  assumere  il  titolo  d'^rc/f/«c^ 
di  lui   figlio  e  successore  Federico  I   il  senza  però  che  alcuno  de'loro  stati  aves 
Bello,  nel  ducato  d'Austria,  non  meno  se  il  nome  d'  Arciducato.  Al   tempo  lo 
che  nella  contea  d'Absburgo  e  nel  duca-  ro,  avendo  Alberto  IV  conte  di  Goerg  le 
to  di  Stiria,  aspirò  alla  successione  ezian-  gali  nel  i  364  a'  duchi  d'Austria  i  propri 
dio  dell'impero,  che  gli  meritava  il  suo  dominii,  fra  cui  Irovavasi  qualche  parte 
carattere  amabile  e  generoso;  ma  le  ree  della  Carniola  ,   furono  essi   totalmente 
qualità  del  padre,  e  il  risentimento  de*  congiunti  air.\ustria,egualmenteche  l'I- 
molli  mali  che  la  di  lui  avarizia  avea  ca-  stria  e  Moettling,  che  s'incorporarono  al- 
gionali  alla  Germania,  la  vinsero  negli  la  Carniola,  e  col  titolo  a  questa  di  du- 
auimi  degli  Elettori  del  s.  Romano  Ini*  calo.  Nella  guerra  civile,  insorta  tra'  fra- 


29r)  V  I  E 

telli  Leopoklo  IV  ed  Ernesto  W  Ferro, 
ne!  principio  del  secolo  XV,  il  r."  fece 
troncare  il  capo  a  36  cittadini  di  Vienna, 
che  aveano  preso  le  armi  contro  di  lui. 
11  loro  nipote  Alberto  V  nel  1/^3^  succes- 
se al  suocero  imperatore  Sigismondo,  ne 
regni  di  Boemia  e  d'  Ungheria  (^.),  ed 
anche  nel!'  impero  col  nome  d'Alberto 
11,  restando  nella  casa  d'Austria  l'impe- 
ro, al  modo  notato  in  principio.  Nel  suo 
figlio  Ladislao,  nel  14^7  si  estinse  il  i.° 
ramo  de'duchi  d'^u9/nrt  della  casa  d' Ab- 
sburgo,  ricadendo  i  possedimenti  nella 
linea  Alhcrliiia-Sliriniia  di  Federico  III 
giàimperaloredal  1 44o,come  ducad'Au- 
stria  Federico  V,  il  quale  eresse  nel  i  453, 
qual  capo  dell'  impero,  in  Arciducato 
l'Austria  ,  donde  il  titolo  d'  arciduchi  e 
arcidncJiesse  a  tutta  la  serenissima  fami- 
glia, e  vuoisi  che  ili.°  a  portarne  il  titolo 
fosse  il  di  lui  figlio  ^Massimiliano  1.  In  pari 
tempo  Federico  lil  concesse  agli  arcidu- 
chi il  diritto  di  crear  conti  e  nubili,  d'isti- 
tuire pedaggi,  d'impor  taglie  ec.  Da  quel- 
l'epoca in  poi  l'arcitluca  d'Austria  diven- 
ne il  I. "personaggio dell'imperodopo  l'im- 
peratore, al  quale  non  si  reputava  inferio- 
re, sebbene  come  membro  dell'impero 
riceveva  da  lui  l'investitura.  Infatti  l'im- 
peratore era  obbligato  ad  eseguir  questa 
ceremonia  entro  i  confini  del!'  Austria,  e 
l'arciduca  l''incontrava  a  cavallo,  vestito 
regalmente,  con  in  mano  il  bastone  del 
comando  e  sul  capo  una  corona  ducale 
fiegiala  di  rosoni,  e  ferma  in  un  berretto 
a  due  punte  affrontate  e  sormontate  da 
una  Croce  simile  a  quella  della  Corona 
Imperiale (P'.).Fei\enco  III,dopo  la  mor- 
te del  nipote  Ladislao,  volle  impadronir- 
sisolo  dell'Austria,  ma  Alberto  VI  il  Pro- 
digo suo  fratello,  e  Sigismondo  di  lui  cu- 
gino conte  del  Tiralo  (sul  quale  occorre 
notare  l'avverlenya  riferita  nel  volume 
LXXXIII,  p.  23  i),  si  opposero  a  tale  u- 
surpazione,  e  lo  costrinsero  a  dividere  con 
essi  l'ei edita  del  loro  congiunto,  l'ero  Al- 
berto Yl  s'inleslòdi  possedere  inteioTar- 
cidncato  d'Austria,  e  prese  l'armi  per 


V  I  E 

ispogliar  l'imperatore  fratello  della  par- 
te ch'era^li  toccata.  Nel  i4^33  pose  l'as- 
sedio a  Vienna  per  terminare  la  conqui- 
sta dell'Austria  interiore;  ma  accorso  ia 
aiuto  di  Federico  111  il  redi  Ijoeraia.  li- 
berò la  piazza,  dopo  aver  costretti  colla 
sola  sua  presenza  gli  assedianli  a  ritirar- 
si. Morto  poi  Alberto  VI  in  Vienna  a'3 
dicembre  di  detto  anno.  Federico  IH  e- 
reditò  i  suoi  slati.  Indi  cessando  di  vive- 
re Sigismondo  nel  i477»  ebbe  la  contea 
del  Tirolo  e  gli  altri  suoi  stati.  Tutta- 
volta  fu  in  procinto  di  perdere  l'Austria, 
cui  Mattia  re  d'Ungheria,  col  quale  era 
entrato  in  ruggine^  corse  tutta  da  con- 
quislaloresino  a'confini  della  Baviera;  né 
potè  egli  salvarla  che  con  un  trattato  as- 
sai gravoso  di  pace.  R.0II0  questo,  nel 
\^'Òl\  il  re  Mattia  co'suoi  ungati  s'impa- 
dronì di  Vienna,  o  meglio  nel  i."  giugno 
i4t>T',  tiove  stabilì  la  sua  corte,  e  nel  se- 
guente anno  compì  la  riconquista  del- 
l'Austria, e  la  conservò  sino  al  1490^  fi- 
poca  di  sua  morte  in  Vienna.  Allora  Fe- 
derico 111,  eh'  era  stato  costretto  per  5 
anni  a  condurre  una  vita  errante,  con  so- 
le So  persone  di  seguito,  si  restituì  a  Vien- 
na ,  e  fece  rientrare  l'Austria  sotto  il 
proprio  potere  con  tanta  più  agevolezza, 
in  quanto  che  non  eravi  più  alcun  nenti- 
co  che  gliene  disputasse  la  proprietà,  fi- 
gli prese  per  divisa  le  cincpie  vocali  :  A. 
E.  I.  O.  U.  che  così  spiegava:  Ansliiae 
est  imperare  Orbi  Universo.  Federico 
III  aumentò  la  grandezza  di  sua  casa,  e 
la  rese  la  più  ricca  e  più  possente  di  Ger- 
mania. Imperocché,  moi  to  nel  i493,  gli 
successe,  anche  nell'impero,  il  figlio  Mas- 
similiano I,  che  avea  avuto  la  ventura  di 
ottenete  in  isposa  la  più  ricca  ereditiera 
d'Europa,  cioè  Maria  unica  figlia  di  Car- 
lo il  Temerario  duca  di  Borgogna  e 
conte  di  Fiandra,  ossia  de' Paesi  Bassi 
(/'.),  dal  qual  matrimonio  nacquero  Fi- 
lippo il  Beilo,  e  Margherita  sposata  a 
Carlo  Vili  redi  Francia  colle  contee 
d'Arlois  e  di  Corgogua  per  dote.  Ancor 
più  fortunato  Filippo  il  Bello  ,  pose   il 


V  I  li  VIE  297 
colmo  filln  pntonzH  (li  sua  cfna,  pnirliè  nel  ppio,  rinforzato  nel  corrente  iBHo  diil- 
1  4<)<>  sposò  Giovanna  la  Puzza  eitn\i\\o  rnnperatore  die  rrgna.  lì,  siccome  non 
ra  universaledell'imniensa  nioiiarcliia  di  potè  condursi  a  lìoina  perla  Corounzio- 
Spcigna  (^^.),  di  cui  col  nome  di  Filippo  ne  d'  fiiìpcratore.  (/  .),  conlraslalogli  il 
1  divenne  re:  dal  loro  coniugio  nacrpuio  passo  dalla  repubblica  di  Venezia  e  dal- 
li potentissimo  imperatore  Carlo  V,  che  la  Francia,  per  voler  portar  seco  1'  eser- 
formòla  linea  austriaca  di  Spagna,  eFer-  cito,  allora  ingiunse  a  tutti  gli  stati  dt^l- 
dinando  I,  allro  loro  liglio  continoò  (piel-  1'  impero  di  conferirgli  il  titolo  d'  linpe- 
la  d'Austria,  poi  redi  Ijuemia,  tlUnglie-  r(-z/o/((/'.)/'owrt/?oe/f/to,  altrimenli  do- 
ria,  de'romani  e  finalmente  anch'esso  ini-  vea  portar  quello  di  Br.  de' romani,  pri- 
pei  atore  (cioè  dopo  l'abdicazione  di  Car-  ma  della  coronazione  del  Papa;  titolo  cui 
lo  V,  della  (jtiale  essendosi  pentito,  e  ipie-  assunsero  sem[)re  dipoi  i  suoi  successori 
sti  lentanilo  invano  ilal  fratello  Ferdi-  all'istante  della  loro  esaltazione,  e  Giulio 
nando  1  die  abdicasse  il  trono  imperia-  Il  approvò  tale  delerminazione.  Non  ba- 
ie, con  ciò  indeboh  il  vincolo  che  duvea  stando  a  Massimiliano  I  tanta  potenza, 
unire  idue  rami  della  comune  casa.  Dal-  nella  vedovanza  vagheggiò  il  [)Ontificato: 
lora  in  poi  cominciarono  a  riguardarsi  perciò  ne'suoi  diplomi  prese  il  titolo  di 
l'un  l'altro  con  occhio  di  gelosia,  o  alme-  Poiitifcx  Muxinitis  ,  ad  imitazione  de- 
lio a  non  pii^i  rifonilere  i  due  racni  iiisie-  gl'imperatori  pagani  (su  di  che  va  tenuto 
Die  i  loro  interessi),  restando  sempre  nel-  presente  il  dichiaralo  ne'vol.  LI  V,  p.  1  oG, 
la  sua  discendenza  coll'impero  i  detti  rea-  LX,  p.  i3  i,  LXX,  p.  67).  Egli  introdus- 
ini.  Tornando  a  Massimiliano  I,  nella  die-  se  pure  nella  cancelleria  ititperiale  qud- 
ta  di  Worms,  dopo  aver  vinto  in  certa-  lo  di  re  di  Germania.  Sotto  il  regno  di 
mesingolare  il  gentiluomo  francese  Clan-  Massimiliano  I,  in  Germania  s'istituiro- 
diodi  Cattrè,  ch'eravisi  recaloa  dislìdare  no  le  Poste  per  le  Slmile  (f''"-)j  e  Vien- 
tulti  gli  alemanni,  istituì  a  y"/77//(/('/7  sul  iia  iliveniie  la  stabile  resideriza  abituale 
Meno  una  camera  imperiale  per  demde-  delia  casa  d'Austria,  e  perciòeziandio  del- 
le sovranamente  lecpieslioni  ci  vili  che  in-  r  im[)eratore  ,  sovrana  di  vasta  monar- 
sorgessero  tra  gli  slati  dell'impero,  e  gin-  chia,  che  le  vicende  de'  tempi  assai  sue- 
dicare  di  tulle  ([udle  cause  criminali  che  cessivanienle  ingrandì.  Piegnando  Ferdi- 
si  potevano  considerare  come  alleile  al  nando  I  gravissimi  avvenimenti  cambia- 
inantenimento  della  pace  pubblica.  Que-  rono  la  (accia  di  Germania  nel  politico 
sta  camera  fu  poscia  trasferita  a  Spira  e  e  nel  religioso,  per  l'eresia  òq  Liilcrani 
india  // >/s/rt/"  (/'.),  ove  ha  sussistito  (/'^'.)ede'Pro?e5^(7«//(/^.).e  peresseremi- 
sinoali  806.  Indi  Massimiliano  I  nel  i  5oo  iiacciata  pure  da'turchi.  lm[)erocchè  fino 
per  morte  di  Leonardo,  ultimo  conte  dal  suo  avvenimento  all'impero  di  Tiir- 
tli  Go/'/r/rt  (/^.),  entrò  in  possesso  di  (pie-  cìiìtt,\\  potentissimo  Solioiano  II  avea 
sta  contea,  tanto  in  forza  degli  antichi  profittato  della  fatalissima  rivalità  di 
pallidi  famiglia,  come  ancora  per  la  pre-  Francesco  I  re  di  Francia  e  di  Carlo  V 
logativa  dell' imperiai  sua  dignità.  Da  imperatore, per  rivolgere  lesuearmicon- 
quell'epoca  in  poi  questa  contea  princi-  Irò  l'Europa:  erasi  impadronito  di  Dei- 
pesca  restò  sempre  soggetta  alla  casa  grado,  baluardo  del  regno  d'  Ungheria; 
d'Austria. Nel  I  5o  I  .sull'esempiodellaca-  avea  tolto  all'oidine  gerosolimilauo  l'i- 
inera  imperiale,  stabilì  nella  sua  COI  te  uu  sola  di  Rodi,  baluardo  della  cristianità; 
consiglio  permanente  pe'suoi  stali  eredi-  avea  preso  e  ripreso  più  volte  Buda,  ou- 
tari,  e  gli  affidò  l'esercizio  delle  sue  ri-  de  l'Ungheria  eia  Croazia  erano  rimaste 
serve  imperiali.  Questa  è  la  i."  originedel  sem[)re  aperte  alle  correrie  miisulmatie; 
cousiglioaulicodell  imperatore  e  dcH'im-  e  le  discordie  di  Fciduiando  1,  e  di  Giù- 


29B                   VIE  VIE 

vanni  Zfipoiski  vaivotla  di  Tran<il?ania  il  conte  P<il->lino  del  Reno,  ed  il  forte  e- 
pretendente  al  trono  ung^rese,  e  protei-  sercilo  condotto  per  soccorrere  la  sua  ca- 
to  da  Solimano  11,  mossero  questi  a  pre-  pitale,  da  Ferdinando  I,  composto  di  te- 
sentarsi  a'  i3  setteml)ie  (altri  dicono  a'  deschi,  boemi  e  moravi.  Il  re  avea  domaa- 
27)1529,  alla  testa  di  circa  200,000  no-  dato  l'aiuto  di  Papa  Clemente  VII,  che 
mini,  alle  porte  di  Vienna.  Ferdinando  ti'ovavasi  in  Bologna  per  celebrare  la  du- 
J,  favorito  da  pioggie  abbondanti,  avea  plice  coronaziotje  del  fratello  Cai  lo   V; 
avuto  il  tempo  di  mettere  20,000  uomi-  mail  Papa  che  giù  nel i  526  gli  avea  man- 
ni  in  citt.à,  e  di  approvigionarla.  La  di-  dato  5o, 000  scudi, non  era  allora  in  grado 
fesa  fu  viva  e  valorosa  ,  quanto  era   ar-  d'aiutarlo,  pel  patito  tremendo  sacco  di 
dente  l'attacco:  i  soldati  veterani   speri-  /vj//Z(7, operalo  barbaramente dagl'impe- 
ruentatinelleguerredi  Carlo  V,  ed  un'ar-  riali,  per  cui  Carlo  V  pubblicamente  in 
liglieria  ben  servita,  permisero  al  gover-  Bologna  innanzi  di  ricevere  la  Corona 
natore  della  città  conte  Salm,  di  arresta-  /''e/TC(7(^.), formalmente  riprovò  le  sed- 
ie per  più  d'un  mese  il  feroce  sultano,  leraggini  iniquissime  da  essi  commesse, 
avvezzo  sempre  a  veder  soccombere  le  come  rilevai  anche  nel  voi.  LXX,  p.  49- 
fortezze  sotto  i  suoi  colpi.  Intanto  la  sta-  Tuttavolta,  il  Papa,  gli  concesse  le  de- 
gione  rendevasi  sempre  più  contraria,  i  cime  ecclesiastiche  e  altri  sussidi!,  scris- 
viveri  mancavano  a'turchi;  le  campagne  se  premurose  lettere  a  que'  popoli  inco- 
devaslate  non  olFrivano  più  risorse;  i  sol-  raggiandoli  alla  difesa,  a  mezzo  del  nunzio 
dati  turchi  soccombendo  alla  fame,  spi-  apostolico  Vincenzo  Pimpinella, promul- 
ravano  nelle    trincee.  Quarantamila   di  gando  con  bolla  a  tutto  il  mondo  pienis- 
quesiijO  secondo  altri  80  mila,  erano  già  sima  indulgenza  a  tulli  quelli   cbeaves- 
periti,  in  guisa  che  Solimano  II  fu   ob-  sero  somministralo    denaro    o    milizie, 
bligato  di  levar  l'assedio  e  ritirarsi  a' 1 5  Giunta  poi  in  Dulogna   la    lieta    notizia 
ottobre.  Tale  però  era  stata  l'ammira-  della   fuga  del  turco,  nell'  ultima  dotne- 
zione  del  sultano,  proteggitore  delle  bel-  nici  d'ottobre,  in  rendimento  di  grazie 
Jearli,  che  gli  avea  ispirai*  l'aspetto  del-  a  Dio,  per  la  liberazione  de' cristiani  da 
la  sontuosa  basilica  di  s.  Stefano,  che  a-  sì  fiero  nemico,  il  Papa  tenne  splendida 
vea  dato  ordine  a'suoi  cannonieri,  di  ri-  cappella  pontificia  in  s.  Petronio.  Sebbe- 
spellarequestostupendomonuraentodel-  ne  Solimano  11  fosse  tornato  a  Costanti- 
la  gotica  architettiwa.  Nondimeno,  già  nopoli  e  mostrasse  non  aver  forze  baste- 
notai,  resloalquanlodanneggiato.il  con-  voli  a  continuar  la  guerra;   non  ostante 
te  Salm  fu  denominalo  il  SaL'alore  di  temendosi  che  volesse  vendicarsi  degli  un- 
lienna  contro  i  turchi,  ma  avendo  poi  garesi,  e  danneggiare  i  principi  cristiani, 
scelto  a  sua  tomba  la  chiesa  delle  Doro-  a'  quali  avea  giurato  odio  e  sterminio,  a* 
tee,  questa  vennein  tristi  tempi  cambia-  io  dicembre  il  Pa[)a  e  Carlo  V  raccol- 
ta in  un  magazzino  del  monte  di  pietà!  sero  a  consiglio  i  ministri  più  abili,  onde 
Disse  in  proposito  la  Civiltà  Cattolica:  prevenire  qualunque  invasione, nella  qual 
»  La  maledizione  di  tali  tempi  non  può  circostanza    valenti  oratori  rappreseuta- 
più  rinnovellarsi  nell'Austria".  La  stella  rono  la  necessità  d'una  lega  difensiva  per 
e  la  luna  falcata  collocata  per  memoria  liberare  la  cristianità  da'minaccianli  pe- 
sul  culininedellalorrecampanaria,  fupoi  ricoli;  pertanto  fu  nuovamente  esortato 
rimossa  da  Leopoldo  I  per  sostituirvi  il  Culo  V  a  cooperare  alla  pace  universa- 
gloiioso  vessillo  della  Croce,  in  memoria  le.  Laonde  a'2G  gennaio   i53o  Carlo  V 
dell'altra  liberazione  di  Vienna  deli 683,  ordinò  a  Cesare  Maggi  napoletano,  coo- 
come  dissi  più  sopra.  Contribuì  alla  ver-  dolliere  dell'imperiali  milizie  italiane,  di 
gognosa  e  precipitosa  rilirala  de'luichi,  marciare  contro  il  turco  pon  grosso  eser- 


V  I  E 

ci(/»,  qiidlora  lentasso  ritoinare  soUo  al- 
lo lUiii-iì  ili  Vienna.  Del  (in  (jui  accenna- 
lo, in  buona  p;ìt-le,  i(n[M)rtanli  nozioni  si 
legi;'ino  nella  Croiuim  di  Clciitiuift'.  1^ [[ 
e  Carlo  f^,  illustrala  dal  cav.  Giordani, 
massime  con  notizie  bil)!io;^ra(i(:!ie  a  p. 
1  7  e  3  I  delle  Note.  Solo  rioordeiò  :  f^e 
sirgc  de  la  vdlc.  de  J'^icivit:  cu  Autriclie 
temi  par  l'Emperciir  de  Turqute  cu 
i529,  Anversi52Q.  Ulloa,  Fila  del  pò- 
tciitissimo  e  chrislia/iissinio  imperatore 
Ferdinando  /,  nella  quale  i'eugoiio  coni- 
prese  le  guerre  d  Europa,  comniciaiido 
ilali  'il']  fino  al  \.  544iVenetia  i  565. Dol- 
ce, Vita  di  Ferdinando  I  imperatore, 
ìii'lla  quale  sotto  bra'ità  sono  l'historie 
dal  i5o3  insino  ali5G^,  Venetiai  566. 
A  Ferdinando  I  nel  1 564  successe  ''  '"'" 
glio  Massimiliano  II,  nato  a  Vietala,  già 
eletto  re  devoniani  fin  da'24  novembre 
1  56'2,  ed  alla  presenza  del  padre  inco- 
ronato contro  l'uso  a  Franciorl  a'3o  del- 
lo stesso  mese.  In  questa  ceremoniii  non 
fu  odimessa  alcuna  delle  formalità  pre- 
scritte da  Carlo  1  V  nella  bolla  duro.  L'e- 
lettore iì\ LI randebtirgo ,cuinc  gì  ande  cop- 
piere, montalo  a  cavallo  si  recò  a  pren- 
dere  da  una  mensa  i(nbandila  in  mezzo 
alla  giau  piazza,  un  bacino  d'oro  ed  una 
salvietta;  ritornò  to:»to  nella  sala  del  fe- 
stino e  presentò  da  lavarsi  all'unperato- 
re  e  al  re  de'iomani;  la  salvietta  e  il  ca- 
vallo furono  poi  consegnali  al  conte  di 
Zollern  ,  cui  appartenevano  per  aulico 
diritto.  L'elettore  di  Sassonia,  come  gran 
maresciallo  ,  sab  pure  a  cavallo,  e  cor- 
se a  prender  una  manata  d'avena  em- 
piendone uno  staio  d'argento.  Lo  staio  e 
il  cavallo  furono  rimessi  a  Federico  di 
l'appenheim  vice-granniaresciallo.  L'e- 
lettore Palatino,  come  gran  maggiordo- 
mo, si  l'eco  a  cavallo  nella  cucina,  prese 
due  piatti,  ritornò  nella  sala  della  festa, 
scese  di  cavallo,  imbandi  i  piatti  sulla  la* 
vola  dell'imperalore,  mentre  l'elettore  di 
Sassonia  gli  presentava  un  grosso  basto- 
ne. Il  cavallo  e  i  piatti  d'argento  furono 
dati  ul  vicariu  del  Palaliuo.  1  lieelellori 


V  I  E  S9() 

ecclesiastici,  nrci vescovi  di  Dlagonza,  di 
Colonia ,  di  7 ra'cri,  si  presentarono  di- 
poico'loro  sigilli,  come  arcicancellieridel- 
l'impero,  e  il  re  de' romani  li  [>assò  loro 
al  collo.  Per  non  trascurar  nulla  dell'an- 
liclie  usanze,  fu  arrostito  nella  piazza  ad 
uno  spiedo  di  legno,  un  bove  infircito  di 
molli  altri  ani iiìali.  Ne  fu  deposto  un  bra- 
no sulla  mensa  del  re  de'romani,  e  il  re- 
sto lascialo  al  popolo.  Massimiliano  II  ac- 
cordò a'proteslanli  dell'Austria  h  liber- 
tà di  coscienza:  da  IMaria  figlia  di  Cailo 
V  ebbe  i5  figli,  fia'(juali  gì'  immediali 
successori  Rodolfo  11  e  Mattia  imperato- 
ri, ed  Anna  maritata  a  Filippo  II  re  di 
Spagna,  figlio  ed  creile  di  Carlo  V.  Il  di- 
ritto di  primogenitura  nella  casa  d'Au- 
stria, pare  siasi  stabilito  sotto  Massimi- 
liano Il  ,  non  avendo  avuto  i  suoi  figli 
cadetti  veruna  parte  alla  sua  successio- 
ne. Divenuto  nel  I  6  I  2  imperatore  Mat- 
tia, esovranodell'Austria,  restituì  a  Vien- 
na la  sede  imperiale,  che  Rodolfo  11  avea 
fissalo  a  Praga.  Mattia  volendo  limitare 
r  eccessive  concessioni  falle  dal  fratello 
Rodolfo  II  a'proteslanli  boemi,  questi  in- 
sorti diedero  principio  alla  guerra  de'3o 
anni, coWa  ribellione  de'?, 3  maggio! 61  8, 
in  cui  dal  palazzo  di  Piaga  giltarono  dal- 
la finestra  i  ministri  cattolici,  senza  die 
ne  ricevessero  alcun  male,  certo  per  di- 
vin  prodigio.  ]Nel  1619  a'20  marzo  suc- 
cesse a  Mattia  il  di  lui  cugino  Ferdinau- 
do  II,  che  avea  adottato  per  successore, 
cedendogli  le  corone  di  Boemia  e  d*  Un- 
glieria,  mentre  era  arciduca  di  Gratz,  e 
duca  di  Carinlia,  Carniola,  e  Stiriadi  cui 
è  capitale  Gratz.  Ma  eletto  imperatore  a' 
28  agosto  di  detto  anno,  si  opposero  gli 
stali  di  Boemia,  rivocarono  quella  da  es- 
si fatta  nel  1617  di  lui  a  loro  re,  ed  eles- 
sero Federico  V  elettore  Palatino  del 
Reno,  capodel  parlilo  protestante  in  Ger- 
mania. Questo  servi  di  nuovo  alimeulo 
per  la  guerra  già  cominciala.  In  quel- 
la ostinala,  fiera  e  sanguinosa  guerra, 
tlie  alterò  e  travolse  vieppiìi  le  condizio- 
ui  icligiuse  e  civili  UelJu  Geruiuuiu,  ijuau- 


3oo  VIE 

do  la  lega  proleslanle  minacciava  d'ali- 
battere  e  sbarbicare  dall'Ens  all'Elba  o- 
gni  vestigio  <ii  fede  cattolica,  si  videro  in 
quelle  nobili  e  generose  nazioni  alti  si 
magnanimi  e  prodezze  sì  grandi,  e  sfor- 
zi così  costanti,  che  meritarono  agli  ale- 
manni callolici  la  gloria  e  il  nome  d'eroi 
cristiani.  Imperocché  i  cattolici  doveano 
resistere  all'imptjto  di  c|uasi  tutte  le  set- 
tentrionali provincia,  e  alle  simulazioni  e 
alle  frodi  e  a'tradimenli  di  tutti  i  vili  e 
felloni  che  nelle  terre  cattoliche  in  occul- 
to parteggiavano  co'lulernni,  e  in  mille 
guise  ponevano  ostacoli  al  generoso  ardi- 
mento de'saldi  e  costanti  loro  fratelli.  Ma 
per  saldi  e  costanti  che  stati  fossero,  a- 
vrebbero  didicilmente potuto  tener  fron- 
te alla  piena  della  lega  luterana,  dipoi  ca- 
pitanata dal  fulmine  di  guerra  Gusta- 
vo li  Adolfo  redi  S\'czia  (^/^.),&e  l'invit- 
ta casa  d'Austria  coll'autorità  e  colie  for- 
ze imperiali  non  vi  avesse  opposto  contro 
quel  valido  argine,  che  ad  onta  dell'urto 
gughaiilo  e  violento,  non  crollò  né  si 
scosse;  sebbene  pressoché  sola  sostenne 
<|uella  lotta  sì  lunga  e  gloriosa,  contro 
il  protestantismo  incarnato  nella  furiosa 
lega  svedese.  A  tanta  resistenza  inveleni- 
ti i  luterani  tedeschi,  attizzarono  gli  altri 
eretici  ussiti,  luterani  e  calvinisti  boemi, 
i  (|uali  congiunti  con  altri  protestanti  se- 
diziosi ungheri,  slesiain,  moravi,  auslria* 
cidell'Auslria  superiore  è  transilvani,  fe- 
cero sotto  la  condotta  <lel  ribelle  conte 
Enrico  o  Mattia  di  Thorn,  unformida- 
l)ile  esercito,  e  marciarono  serrati  alla 
■volta  stessa  di  Vieiuia  ,  per  ischiantare 
tlallefotulamentail  trono  imperiale.  Fer- 
dinando 1 1  non  essendo  preparato  a  quel- 
rini[)rovviso  assalto,  e  peiò  non  avendo 
iorze  bastanti  a  far  testa  alla  moltitudi- 
ne forsennata  che  l'investiva,  fu  costret- 
to di  ricovrarsi  nella  rocca;  mentre  i  boe- 
mi, come  una  furiosa  fiumara  ,  avendo 
già  traboccalo  entro  i  sobborghi  di  Vien- 
na, ponevanli  a  ruba  e  a  fuoco  spietata- 
mente. Mentre  essi  baldanzosi  e  felloni 
b'uccin^c  vano  all' assalto  della  rocca,  i 


VI  E 

prinripali  di  Vienna,  parte  sbigottiti  del- 
1  avvenuto  e  timorosi  ili  peggio;  parte,  ed 
erano  i  più,  segretamente  collegati  co'ri- 
belli,  pressavano  Ferdinando  11  di  veni- 
re a  patti  co'  luterani  e  altri  eretici  ,  o 
d'abbandonar  la  rocca  e  ritirarsi  in  si- 
curtà nelle  più  interne  provincie.  L'im- 
peratore perì)  conobbe,  che  s'egli  uscisse 
di  quell'ultimo  rifugio,  d  trono  imperia- 
le Sarebbe  sovverso  dalla  foga  ereticale, 
e  la  parte  cattolica  vinta  e  contrita  in 
tutte  le  contrade  alemanne:  Uonde  rac- 
colta ogni  virtù  al  cuore  ,  e  in  tanta  di- 
sperazione di  cose,  levato  l'animo  a  con- 
fidenza in  Dio,  raccomandandosi  a  un 
Crocefisso,  esorlò  i  rappresentanti  della 
cillà  a  più  generosi  consigli,  e  protestò  di 
Voler  sostenere  e  difendere  la  fede  e  l'im- 
pero sino  all'ultitna  goccia  del  suo  san- 
gue. Intanto  quella  notte  vigilò  prostra- 
to dinanzi  alla  s.  immagine  del  Crocefis- 
so, scongiurando  le  divine  misericordie  a 
voler  proteggere  qucll' ultimo  baluardo 
della  Chiesa  cattolica  in  Germania,  ne 
permcllesse  il  trionfo  de'suoi  nemici.  E' 
tradizione  costante,  che  il  Ciocefisso  gli 
rispondesse  chiaramente:  Ferdinando, fa 
cuore,  ch'io  non  t'  abbandonerò.  Tutti  i 
jiarlicolari  di  quel  memorabile  fatto  so- 
no per  minuto  narrali  dal  eh.  eav.  Fe- 
derico Harler,  nella  dotta  e  accuratissi- 
ma storia  che  ha  pubblicato  di  Ferdi- 
nando II,  in  Sciaffusa  nel  i854-  In  essa 
si  narra,  essere  stato  divisamento  de'  ri- 
belli, chiudere  1'  imperatore  in  un  chio- 
stro, educare  il  figlio  di  lui  nel  miseran- 
do protestantesimo,  e  sottoporre  a  giudi- 
zio capitale  parecchi  membri  del  consiglio 
segreto;  né  tace  lo  storico  de'conforti  a- 
vuti  dal  Ci  ocefisso.  A.  quella  divina  pro- 
messa Ferdinando  il,  [)ieno  di  speranza, 
rizzossi,  e  tosto  pose  i  soldati  in  ordine 
di  difesa.  Già  alla  nuova  alba  i  boemi, 
piantale  le  artiglierie  a  battere  in  breccia 
la  rocca,  e  apparecchiale  le  scale  all'as- 
salto, movean  rabbiosi  alle  fosse,  quan- 
do i  deputali  di  Vienna  ,  risoluti  d'ar- 
reudersi, ii luiupeudo  senza alcuu riguar- 


V  I  E 
do  nelle  regie  sale,  si  fecero  Innnnzi  al- 
l'inipeiiitore  pieni  di  mal  talento.  Ferdi- 
uaiido  II  ij;li  accolse  nell'ani.)  iniperìale, 
e  fiiron^li  posti  innanzi  i  patti  di  (pud- 
linverccoiuU  e  codartla  p.ice,  Ira' (piali 
ilovea  l'nDperalore  rinunziare  il  trono  di 
IJoeuiia  e  confejiuare  a' luterani  la  Con- 
fessione- yJtigustana.PveiììeHeW  pio  mo- 
narca all'esecrabile  convegno,  e  con  in- 
vitto animo,  con  grave  e  maestoso  sem- 
hianle,  nbiillòquel  foglio;  ma  il  deputa- 
to Tcliernenibel,  pur  incalzando  di  per- 
suadergli l'istantanea  necessità  ti'  accor- 
dare a'ribelli  le  loro  domande,  fu  si  te- 
merario d'alFerrargli  il  cingolo,  cui  lene- 
ve  appesa  la  spada,  e  scuotendolo  disde- 
gnosauiente,  intimargli  di  sottoscrivere. 
Ferdinandoll  guardò  l'audace  con  occhio 
fermo  e  sovrano,  né  ponto  si  commosse. 
Se  non  che,  mentre  il  borgoiiiaslro  di 
Vienna,  Agostino  Thonradel,  fra  il  timi- 
do e  il  disperato,  gli  presenta  la  penna, 
ecco  s'ode  nella  piazza  della  rocca  los(|UÌl- 
lo  delle  trombe:  ognun  leva  gli  occbi  al- 
le finestre,  e  che  vede  ?  Vede  una  grande 
schiera  di  qoo  cavalli  conilolti  dal  pro- 
de Sainl-IliUer,  che  spedilo  dal  lorenese 
Dam|.ierre,  entrava  al  soccorso  degli  as> 
sediali,  salvatore  di  Vienna.  A  quella 
\ista  sbaldanzili  i  facinorosi,  e  caduti  in 
uno  sbigottimento  mortale,  s'accalcaro- 
no gli  uni  sopra  gli  altri  per  fuggire  e 
mettere  in  salvo  la  vita.  La  nuova  per- 
corse in  un  baleno  i  drappelli  boemi,  i 
quali  lasciato  il  bagaglio  e  le  artiglierie 
si  misero  in  fuga  ,  sgomberarono  i  sob- 
borghi, e  furono  inseguiti,  sbaragliati  e 
uccisi  dagl'  imperiali.  Vienna  fu  liberala 
da  tanto  eccidio,  e  cantò  giuliva  le  lodi 
di  Dio  e  il  trionfo  dell'imperatore.  Di  re- 
cente l'egregio  cav.  C.  AV  orzi  nger  di  Vien- 
na, in  Piomu  slupeudau)ente  in  ampia  le- 
Ja  dipinse  al  vivo  con  magistrale  perizia 
l'accennata  grande  scena,  e  l'inviò  all'ina- 
peratortFrancesco  Giuseppel, degna  pro- 
genie di  quel  grande,  e  pel  generoso  suo 
amore  alla  Chiesa  degnissimo  di  quel  jne- 
seute.  Meritò  ii  luaguìfìco  dipìnto  d' es 


VIE  3oi 

sere  descritto  dalla  Civiltà  Callolira, 
serie  3.',  t.  4,  P-  ^Sy,  delle  cui  nobili  pa- 
r(jle  mi  giovai,  tralasciando  per  brefilù 
i  singolari  pregi  ilei  dipinto,  pieno  di  a* 
niuia,  di  vita,  ili  moralità.  Vinto  l'elet- 
loie  Federico  V  nella  battaglia  di  l^raga 
\'S  novembre  i  G20, dagl'imperiali  coman- 
dali da  Massimiliano  duca  di  lìaviera, ca- 
po della  lega  cattolica  di  Germania,  <pie- 
sli  venne  investito  deirelellorato  l^alali- 
no,  la  cui  famiglia  segna  ila  (piesl' epoca 
il  principio  disua  grandezza.  Soltanto  per 
la  pace  di  ff'tslfaliaW  b.isso  Falatinato 
ritornò  a  Carlo  Luigi  figliodi  Federico  V 
nel  iG/\S,  ed  allora  in  suo  favore  fu  crea- 
to un  8."  elettorato,  poiché  il  duca  di  Ba- 
viera restò  nella  dignilà  coll'alto  Palati- 
na io.  iVe  Ila  gffc/rcz  <^(V//('/j/,'(7/z/; /,  la /V^/rt- 
ciii  e  la  Svezia  aveano  formalo  il  pro- 
getto di  abbattere  la  casa  d^Anstria,  per 
arricchirsi  delle  sue  spoglie.  Vi  pose  line 
i!  doppio  congresso  di  iMtìnsltrt  d'Osna- 
brtick,  dietro  i  quali  segui  la  pace  di 
n'es/falia,óa  Papa  Innocenzo  X  ripro- 
vata e  condannata  nel  i64>^,  per  essere 
perniciosa  alla  repubblica  cristiana  e  in- 
giuriosa all'impero.  Fatale  all'Europa  e 
alla  religione  cattolica  fu  la  pace  di  West- 
falia.  La  Svezia  e  parecchi  principi  pro- 
testanti dell'impero  ottennero  considere- 
voli ilominii  in  Germania  ,  la  maggior 
parte  a  spese  della  Chiesa  cui  si  t«Uero 
vescovati  e  badie  che  vennero  secolariz- 
zale. Si  concesse  alle  città  imperiali  voto 
decisivo  nella  dieta.  Si  ammisero  le  3  re- 
ligioni nell'impero,  cioè  la  vera  cattolica, 
e  l"'ei  etiche  luterana  e  calvinista,  che  poi 
si  suddivisero  in  molteplici  mostruose  al- 
tre sette  ,  con  eguaglianza  reciproca  di 
diritto.  D'allora  in  poi  fu  piantato  nel 
grembo  de'  governi  cattolici  il  seme  di- 
sti ultore  dell'indifferenza  in  materia  di 
religione:  si  volle  sejiarare  lo  Stalo  dalla 
Chiesa,  cioè  il  corpo  dall'anima  e  le  scien- 
ze dalla  religione;  e  per  opera  simulta- 
nea deir£/e.5/<7,  ò\  Razionalismo  e  di  for- 
za si  prelese  rivendicare  esclusivan)ente 
a'goveriii  un  diiillo  educativo,  che  Que» 


3o2                     VIE  VIE 

gli  il  qiinlo  ?nlo  Vìa,  Ferita^  et  Vìin  r.rt,  potè  ci.  Livio  Otlc'ìcalclii  con  10,000,  on- 
\olcva  e  vuole  cleiiiaiidato  alla  Chiesa.  E  de  poi  ebi)e  il  principiilo  del  Sirmioi^V.)^ 
siccome  rindilFerenlismo,  la  miscfedenza,  da're  di  Spagna  e  l'orlogallo,  e  da  altri 
Io  scetticismo  in  punto  di  religione  sono  principi,  pel  mantenimento  dell'esercito 
la  quinl'essenza  di  tutte  l'eresie  unite  in-  imperiale  composto  d'8:4.,ooo  uomini,  o 
sienip,  cos'i  l'Europa,  che  ti'è  invasata,  è  come  voj^lionoaltriSy, 000, tleVjuali  8000 
lagrimevole  vittima  al  dì  d'oggi  della  più  uniti  a  borghesi  formando  1  3, 000  difen- 
inostruosa  confusione  d'  idee  e  di  princi-  devano  l'interno  della  città;  onde  tutta 
pii  morali.  A  rimarginare  tali  piaghe  e  la  cristianità  stava  sospesa  e  trepidante, 
quelle  prodotte  dal  Socialismo,  altro  ri-  attendendo  il  risultato  della  dispari  lotta, 
medio  non  hawj  ne'governanti  e  ne'ge-  Essendo  perciò  debole  la  guarnigione  di 
nitori,  che  allidnre  l'insegnamento  della  Vienna,  costernati  ne  partirono  Leopoldo 
gioventù,  pieno  e  libero,  alla  Chiesa  e  I  colla  mogliegravida,  i  figli  e  la  famigliri 
sopra  tutto  agli  ordini  religiosi.  A  questo  imperiale,  recandosi  prima  a  Lintz  e  poi 
intendimento  prezioso  mira  l'aureo  libro  a  Passavia  nella  Baviera,  lasciandone  la 
pubblicato  ora  in  Venezia  dalla  tipogra-  difesa  al  governatore  conte  Ernesto  di 
fìa  IMerlo:  Accenni  ad  alcuni  principii  Stahietnberg.  L'  assedio  fu  posto  a'  i4 
ntlla  queslionc  sulla  riforma  dell'inse-  luglio.  Il  gran  visir  ordinò  tosto  1' aper- 
g/i/7//?t'/i/o.  Dipoi  Vienna  corse  grave  pe-  tura  della  trincea,  e  fece  giungere  agli  as« 
licolo  d'esser  espugnata,  insanguinata  e  sedinti  un  inti.modi  terrore,  di  cuieccone 
manomessa  da'turchì,  assediandola  anda-  un  brano.  »  Siccome  egli  è  un  principio 
cemenle  nel  i6S3  con  tutte  le  loro  for-  della  nostra  religione  di  spandere  la  fe- 
ze,  composte  di  ■?.  To.ooo  uomini,  sotto  de  niusulinaun,  noi  vi  esortiaino  istaute- 
it  comando  del  gran  visir  Kara  Mustafà,  mente,  prima  di  sguainare  le  nostre  ter- 
dopo  averli  passati  in  rivista  nella  pia-  ribili  scimitarre,  di  abbracciare  la  legge 
nura  d'Adrianopoli  Maometto  IV  irape-  del  nostro  profeta.  In  tal  caso  facendoci  la 
ratore  di  Turchia.  Il  Papa  Innocenzo  XI,  dedizione  della  vostra  città,  noi  vi  assìcu- 
venutoanteriorraente  in  cognizione  delle  riamo,  che  giovani  o  vecchi,  ricchi  o  pò- 
crudeli  intenzioni  de'lurcbi, mentre  pone-  veri,  voi  potrete  continuare  a  dimorarvi 
vano  a  soqquadro  \'  fJngheria  e  sparge-  senza  tema,  continuando  a  vivere  come 
vano  Io  spavento  da  per  tutto,  sin  da'3  i  vivevate  in  passato.  I\Ii  nel  caso  che  sia- 
marzo  erasi  col  lega  tocoH'ira  pera  toreLeo-  te  ostinati,  e  che  ci  obblighiate  a  prende- 
noldo  I  e  con  Giovanni  III  Sobieski  redi  re  la  vostra  città  a  viva  furza  ,  noi  noa 
/*o/o/j7Vz,  l'eroe  del  nord  e  della  cristiani-  risparraieremo  neppure  un  di  voi:  giti- 
la. Indi  ordinò  pubbliche  preghiere  in  rando  noi  pel  Creatore  del  cielo  e  della 
R.oma,  e  colla  bolla  I/i  suprema,  dell'i  l  terra,  che  vi  passeremo  tutti  a  fil  di  spa- 
agosto,  Bull.  Pioni.  \..  8,  p.  28  i,  pubbli-  da,  come  ce  lo  impone  la  nostra  legge, oc- 
cò  un  pienissimo  giubileo  per  tutta  la  ciqiando  tutti  i  vostri  beni,  e  menando 
Chiesa,  ed  impose  alla  Germania  e  alla  prigionieri  i  vostri  figli  e  le  vostre  don- 
Pclonia  la  decima  sui  beni  ecclesiastici,  ne".  Gli  abitanti  di  Vienna  risposero  a 
e  tre  decime  sul  clero  d'Italia  e  isole  a-  tale  intimo  a  colpi  di  cannone.  Eroica  e 
diacenti.coH'aulorità  della  bolla  Cuniah  perseverante  fu  la  difesa,  dirigendo  le  o- 
iy?^o,  de'27  settembre,  Bull,  cit.,  p.  28(1,  peiazioni  militari  sotto  il  prode  gover- 
poscia  anche  prorogate,  in  aiuto  dell'im-  natore,  il  conte  Danno  e  il  marchese  O- 
peratore.  Di  piìi  ad  esso  mandòtoo,ooo  bi/zi  padovano  (essendosi  ritirato  nel- 
scudi,  ed  altrettanti  al  re  polacco,  nella  l'Austria  per  aver  ucciso  un  infame  geo- 
qual  generosità  fu  imitato  dal  sagro  col-  liluomo,  il  quale  avea  pugnalato  Lucre- 
legio  con  3o,ooo  scudi,  dal  proprio  ni-  zia  aweaeulu  e  virtuosa  sua  raadre,  per 


V  I  E 

avere  resistito  alle  sue  seiluzionl). Intanto 
Kara  Mustafà  fece  un'irruzione  lenta  ne- 
gli stati  austriaci,  e  (In  dal  pi-inci[)io  (iel- 
la campagna  erasi  recato  nel  centro  del- 
l'Austria, e  quasi  senza  colpo  fei  ire  era 
giunto  sotto  Vienna,  ove  rimase  Go  gior- 
ni senza  elio  alla  città  fosse  giunto  alcun 
soccorso.  L'inazione  e  la  ciipiditù  del  gran 
visir  salvarono  Vienna.  Non  ispinse  con 
vigore  l'assedio,  essentlo  indeciso  per  l'as- 
salto, nel  timore  che  l'avida  «oldalesca  nel 
saccheggio  lo  privasse  degl'immensi  te- 
sori ch'egli  vi  supponeva  rinchiusi;  e  men- 
tre l'esausta  città  stava  quasi  per  render- 
si, die'  tempo  al  re  di  Polonia  di  giunge- 
re a  soccorrere  con  20,000  polacchi  Car- 
lo IV  o  V  duca  di  Lorena  cognato  del- 
l' imperatore,  supremo  comandante  de- 
gl'imperiali. Questi  due  eroi  s'  immorta- 
larono a' 1  2  settembre,  attaccando  l' im- 
menso e  formidabile  esercito  turchesco, 
che  interamente  sbaragliarono,  e  ne  fe- 
cero sì  gran  macello,  che  de' feroci  gian- 
nizzeri appena  con  precipitosa  fuga  se  ne 
salvarono  3o,ooo;  laddove  de' cristiani 
appena  perirono  3ooo  tedeschi  e  800  po- 
lacchi. Quando  il  Sobieski  ebbe  osservato 
il  campo  del  visir,  disse:»  Questo  è  un 
ignorante,  noi  lo  batteremo.  1  miei  prodi 
che  sono  or  qunsi  nudi,  non  si  vestono 
d'altro  che  di  spoglie  nemiche,  e  nell'  ul- 
tima guerra  erano  lutti  vestiti  alla  turca. 
Così  avverrà  ora  colle  loro  ricche  e  splen- 
dide vesti".  Così  avvenne  anche  allora. 
Sceso  dalle  montagne  il  i  2  settembre,  al- 
le 7  della  sera  Sobieski  era  nella  tenda  del 
visir  valutata  un  milione,  e  nel  dì  seguen- 
te il  campo  turco  fu  saccheggiato  dall'e- 
sercito collegato  composto  di  6T,ooo  uo- 
mini. Immenso  fu  il  bottino;  e  Giovanni 
111,  dopo  aver  egli  stesso  intuonato  il  Te 
/-'e/i/»  nella  cattedrale  di  s.  Stefano,  man- 
dò al  Papa  d  maggior  Stendardo,  e  n'eb- 
be iu  dono  lo  Stocco  e  berrettone  bene 
detti.  Innocenzo  XI,  penetrato  di  gioia, 
persi  gloriosa  vittoria,  ne  rese  solenni  gra- 
zie a  Dio,  ed  in  meraoria  della  hberazio- 
ut'  di  Vienaa,  da  lui  predetta  nel  giorno 


V  I  E  3o3 

rhesegu^isliluì  la  festa  del  Nomédi  Ma- 
ria. L'orgoglioso  gran  visir,  giunto  a  Co- 
stantinopoli, fu  deposto  e  strangolato,  e 
IMaometto  IV  pinuse  vilmente  l'iunilia- 
zione  ricevuta.  Se  la  decailenza  della  pò- 
ten7a  marittima  de'  turchi  cominciò  col- 
la battaglia  di  Lepanto  da  essi  perduta, 
quella  di  potenza  militare  e  conquista- 
trice, data  dalla  disfatta  di  Vienna.  iVcl- 
la  biografìa  del  cardinal  Leopoldo  Kol- 
loìiitz,  lo  celebrai  pel  suo  operato  nell'as- 
sedio e  dopo,  onde  il  suo  nipote  poi  ne 
fu  fatto  vescovo  e  i."  arcivescovo.  Di  que- 
sto strepitoso  avvenimento,  con  altre  no- 
tizie, e  delle  felici  conseguenze,  con  più 
diffusione  ragionai  negli  articoli  ricor- 
dati in  corsivo.  Si  ha  di  Giampietio  Val- 
cheran,  J^ienna  a  Tnrchis  olisessa  ,  et 
a  Cìiristianis  liberata,  Viennae  Austriae 
1728.  Leopoldo  1  voleva  divider  i  peri- 
coli e  la  gloria  di  quella  giornata  memo- 
randa ,  ma  avendolo  distornalo  il  tuioi- 
stro  Sitzndorff,  ritornando  nel  dì  se- 
guente a  Vienna,  lo  rampognò:  talmen- 
te il  ministro  se  ne  afilisse,  che  morì  nel 
dì  seguente.  Giovanni  III  restò  poco  con- 
tento dell'imperatore.  Si  è  celebrata  per 
molto  tempo  nella  basilica  di  s.  Stefano 
di  Vienna,  che  non  poco  soffrì  dall'arti- 
glierie turche,  la  liberazione  della  città, 
con  ceremonia  annua.  La  famiglia  impe- 
riale, accompagnata  dalla  nobiltà,  >inda- 
va  in  solenne  processione,  e  riunivasi  in 
tale  cattedrale  per  assistere  ivi  ad  un  uffi- 
zio divino, in  rendimento  di  grazie  a  Dio. 
Continuò  la  guerra  nell'Ungheria  contro  i 
turchi, avendo  Innocenzo  XI  fatto  entrare 
nell'alleanza  i  veneziani,  con  una  serie  di 
trionfi,  massime  per  l'eroismo  del  prin- 
cipe Eugenio  di  Savoia  ,  e  di  Francesco 
ÌMorosini  il  Peloponnesiaco.  Perciò  come 
la  nobilissima  repubblica  di  T  enezia,  di- 
venne l'Austria  il  propugnacolo  della  cri- 
stianità contro  i  turchi  verso  l'Oriente, 
dopo  d'aver  anco  prodigato  il  sangue  de* 
suoi  figli  per  difendere  il  cattolicismo  con- 
tro i  protestanti  del  settentrione.  Cessa- 
rono le  ostilità  nel  iG(j7  per  la  pace  di 


3o4  V  I  E 

RisAvick,  in  cui  si  conveiìiie  ad  unn  tre- 
gua leoiporanea  ,  vaataggiosa  per  Leo- 
poldo I  più  tli  quanto  dovesse  sperale.  E 
lo  fa  ancora  più  di  quella  conclusa  nel 
i6c)q  a  CarloAvil-r:  es^n  gli  assicurò  lulla 
Y  Unglìcrin-A  (li  (|na  della  Sava,!a  Tran- 
sih'ania  e  la  Scluavonia.  Ma  la  repub- 
blica di  Venezia  non  vi  laccolse  i  vantag- 
gi che  poteva  sperare,  dopo  tante  segna- 
lale vittorie,  lunghissima  e  costosa  guer- 
ra. Nel  I  ^06  Pa[)a  Clemente  XI, con  bre- 
ve de'  22  maggio,  invocò  dall'  impelato- 
le Giuse|)pe  1  l'autorità  cesarea  a  favore 
dell'iuternunzioapostolico  di\  iennaJMar- 
c'Antonio  Snntioi,  allineile  a  nornia  del- 
le sue  prescrizioni,  potesse  costringere  a 
ritornare  ne'chiostri  que'i  eligiosi  che  fuo- 
ri di  essi  vivevano  in  \  leniia.  Mentre  ar- 
deva la  guerra  per  la  successione  di  Spa- 
gna, per  morte  di  Carlo  11  1'  ultimo  del 
ramo  austriaco  spagnuolo,  morì  Giusep- 
pe 1  nel  I  7  I  I ,  eil  il  fratello  Carlo  VI  ri- 
conosciulo  ihigli  alleati  in  re  di  Spagna, 
da  Barcellona  paitì  subito  pe'suoi  aviti 
doni  inii.Q  IR  sl'av  veni  mento  lece  cambia- 
re di  sistema  gli  alleati,  che  non  voleva- 
no veder  riunite  sulla  stessa  lesta  le  co- 
rone di  Spagna  e  dell'impero.  Nella  suc- 
cessiva pace,  Carlo  Vi  solo  vi  guadagnò 
il  [ìldiinese^  le  S|)iaggiedi  Toscana,  \  re- 
gni di  Napoli  e  di  Sardegna,  ed  i  Paesi- 
Bassi  spagnuoli.  Si  riaccesse  la  guerra 
d'Ungheria  contro  i  turchi,  tra  l'impeia- 
toie  e  l'alleata  repubblica  di  Venezia. 
D/ille notizie  di  essa  che  da  Vienna  giun- 
gevano in  Roma,  in  questa  ebbe  origine 
il  Diario  di  Roma,  poi  divenuto  Gior- 
nale uHiziale:  ili.°  numero  uscì  a'5  ago- 
sto ly  16,  e  conteneva,  oltre  le  notizie  del- 
la guerra  ungarese,  quelle  della  corte  im- 
periale di  Vienna  e  di  Vienna  slessa  ,  e 
colla  sua  data,  per  cui  nel  frontespizio  si 
leggeva  :  In  J  itnna  ed  ni  Roma.  Però 
col  n.  3io  del  Diario  del  1718,  si  co- 
minciò a  pubblicarlo  soltanto  colla  data 
di  Hoiìia.  Essendo  stalo  dato  il  trono  di 
Spagna  a  Filippo  V  de'liui  boni  di  Frao- 
cia^  ed  essendosi  questo  inipadronilo  del- 


VI  E 

laSardegna,edellaSicilia,  la  quale  era  sta- 
ta data  al  duca  di  Savoia,  Carlo  VI  si  tro- 
vò costretto  a  paciUcarsi  co'lurchi  a  Pas- 
sarowilz  nel  1718;  pace  che  fruttò  alla 
casa  d'Austria  il  banato  di  Tenicswar, 
Beli^rado,  la  Servia  e  parte  della  T'a- 
laccliia,  che  avea  conquistate,  non  senza 
indegnazione  del  cristianesirao,contro  chi 
ne  fij  principale  cagione, per  aver  tronca- 
to il  corso  a  Carlo  VI  di  togliereairimpero 
turco  buon  tratto  di  esso,  e  per  esservi 
stata  sagri Ocata  la  repubblica  di  Venezia, 
benemerita  propugnacolo  della  cristiani- 
tà medesima,  perdendo  essa  la  conqui- 
stata Morea  ed  altro.  Da  Passarowitz  da- 
ta la  decadenza  della  possanza  veneta.  In 
Vienna  a' 16  marzo  1781  fu  concluso  il 
trattato  fra  l'imperatore,  l'Inghilterra 
e  l'Olanda. 

Carlo  VI  morì  nel  1740  a  Vienna, 
l'  ultimo  maschio  di  casa  d'  Austra,  la- 
sciando erede  la  sua  figlia  Maria  Tere- 
sa, maritata  nel  17  33  a  Fi  aiicesco  duca 
di  Lorena  e  di  Bar  (figlio  di  Leopoldo  e 
nipote  del  celebrato  Carlo  V),  che  avea 
dovuto  cedere  per  la  successione  even- 
tuale del  granducato  di  Toscana  {^^■), 
che  gli  fu  assicurato  col  trattato  di 
Vienna  del  i  735  e  l'ebbe  nel  i  737:  egli 
così  divenne  ca[)o-slipile  deda  nuova  ca- 
sa d'Austria,  Absburgo-Lorena  che  re- 
gna. Imperatore  fa  eletto  nel  174^  a' 
24  gennaio  Carlo  VII  elettore  di  Bavie- 
ra, nato  da  Cunegonda  Sobieski:  fu  uno 
de'principali  pieteiideutt  alia  successione 
austriaca,  e  fu  acclamato  re  di  Boemia 
col  soccorso  di  Francia,  ma  presto  mori 
a  Monaco  a'20  gennaio  l 'j^^.  Indi  a'  1  3 
settembre  fu  eletto  imperatore  il  gran- 
duca Francesco  l,a  malgrado  l'opposi- 
zione dell'  elettore  Palatino  e  del  re  di 
Prussia,  che  contendevano  alla  regina  di 
?7«g/zer/Vz  Maria  Teresa  sua  sposa  l'uso 
del  dnilto  elettorale  nel  regno  di  Boe- 
mia. Clemente  XIII  riconobbe  in  lei  il 
titolo  d'  /apostolica,  qual  regina  d'  Un- 
glicria.  Morì  Francesco  I  nel  1765,  la- 
sciando numerosa  protese  la  memoria  di 


VIE  VIE                   3o5 

benefico,  mngnifico  e  d'  uno  de'migllori  tanfo  l'attuale  governo  della  Chiesa  vi- 
piincipi  chegovernarono  l'impero, l'amo-  zioso,  tiranniclìe  le  leggi,  snpersliziosi 
re  (le'Iorenesi.  Il  primogenito  Giuseppe  n)ol(i  usi,  esserabusiva  la  disciplina  ede- 
IF,  già  re  de'romani,  giunse  all'impero  a'  formala  la  dottrina  stessa  ".  I  piincipii 
18  agosto,  gioì  no  della  morte  del  padre,  e  eri  enei  in  esso  scsleniili,  contro  preci- 
nell'  anno  slesso  fu  da  sua  niadie  Maria  (>uamenle  il  /'icario  di  Gcsìi  Cristo 
Teresa  dichiarato  co-regente  degli  stali  f/  .j,  e  la  s.  Sede  apostolica  (f^.),  seb- 
eredilari  austriaci,  e  morta  la  magna-  bene  da' suoi  furiosi  nemici  taol' altre 
iiima  imperatrice  regina  in  Vienna,  da  volle  prodotti,  ripetuti  e  sempre  vitto- 
Jei  tanto  abbellita,  a'  29  ottobre  1780,  riosamenle  confutati,  furono  da  molli 
le  successe.  Finché  visse  la  madre,  la  quasi  nuoviadottali.elo  spirito  d'innova- 
quale  mostrò  sempre  rispello  grande  per  zione  sempre  crebbe;  ed  in  fine  di  esso 
la  religione  cattolica,  Giusejìpe  11  filosofo  s' imbeveltero  eziandio  Giuseppe  11,  ed 
nulla  potè  innovare;  ma  alfine  divenuto  il  fratello  Pietro  Leopoldo  granduca  di 
arbitro  d'  operare  secondo  i  propri  vole-  Toscana  ('/^'.j,  ove  introdusse quell'iuno- 
ri,  intraprese  tosto  ad  eseguire  i  progetti  vazioni  ecclesiastiche,  che  più  volle  de- 
d' innovazioni,  deplorabili  e  minuziosi,  plorai  e  riprovai,  anche  nel  voi.  XCllF, 
che  da  molto  tempo  avea  meditato,  IMen-  p.  i4o.  Giuseppe  11  dunque  erasi  prefis- 
tre  io  Francia  i  filosofi  declamavano  con-  so  d' unire  alla  podestà  sovrana  il  più 
Irò  i  principìì  d'ogni  religione,  inGerma-  che  potesse  della  giurisdizione  ecclesiasli- 
nia  la  convivenza  co' protestanti  produ-  ca.  restringere  l'autorevole  e  benefica 
ceva  uno  spirito  novatore,  che  biasiman-  influenza  della  s.  Sede  Romana  ne'  suoi 
do  l'odierna  Disciplina  della  Chiesa  n'e-  vastissimi  dominii,  diminuire  il  numero 
saltava  l'antica.  Fatalmente  a  dilatare  sì  degli  ecclesiastici,  specialmente  regolari, 
erronei  e  fatali  principii  contribuì  non  in  fine  togliere  dalla  disciplinadella  Ghie- 
poco  Giovanni  d'//o«//ie/m  ('/'^.J,  vescovo  sa  tullociò  ch'era  di  esterno  splendore, 
di  Miriofidi  in  partibuse  sulfraganeodel-  Pubblicò  pertanto  nel  178  i:  »  f^oter  o- 
l'ai  ci  vescovo  ed  elettore  di  Trcveri  (/'.J^  gnuno  esercitar  liberamente  quella  reli- 
pubblicando  col  falso  nome  di  Giustino  gione  che  gli  fosse  |)iaciula.  JN'essuna  car- 
Febronio,  il  peslifeio  libro  i^/^to^re.ve/z-  la  proveniente  da  Roma  potersi  eseguire 
te  della  r/aV.fflf,  condannalo  da  Clemente  senza  il  suo  sovrano  permesso.  Per  le  di- 
Xlll,  onde  poi  si  ritrattò  (si  può  vedere  :  spense  malrimonali  non  si  ricorresse  più 
Just.  Febronii  commcnt.  in  siiam  retra-  ai  Sommo  Pontefice,  ma  soltanto  »'  ve- 
ctationem  cdiluni  anìinadversiones,'Ko'  scovi.  I  regolari  non  dipendessero  in  ve- 
uoae  1792),  dopo  aver  intorbidato  la  Ger-  run  modo  da  superiori  stranieri".  Sop- 
mania(  F .)  Qui  soltanto  mi  limiterò  col-  presse  dipoi  molti  monasteri  e  conventi. 
l'annalislaCoppia  lipelere.Egh  sosteneva  Disciolse  pure  le  confralernile,  Lisciando 
in  quest'opera:  "Essere  la  Chiesa  una  spe-  soltanto  quelle  che,  nel  suo  falso  modo 
eie  di  repubblica, in  cui  l'autorità  risiede  di  vedere^  avessero  per  istituto  qualche 
plesso  l'intiero  corpo  dal  quale  se  ne  ri-  opera  giovevole  alla  società.  Abolì  le 
mette  l'esercizio  a'pasloii.  Fra  questi  il  processioni,  restrinse  il  numero  delle  fe- 
Piomano  Pontefice  non  avere  una  giù-  sle,  prescrisse  la  quantità  delle  messe,  e 
risdizione  reale  sopra  gli  altri,  e  perciò  persin  quello  delle  candele  ne  divini  uf- 
non  essere  che  una  usurpazione  il  potè-  tizi  e  ne' funerali,  e  si  diffuse  in  tanti  al* 
re  che  attualmente  gode.  Dover  esso  in  tri  piccoli  oggetti  che  l'altro  famoso  fi- 
molle  cose  dipendere  dairautorità  civile;  losofo  Federico  11  redi  Prussia,  col  suo 
ne  convenire  the  alia  digniià  spirituale  solilo  motteggiare,  talvolta  lo  chiamava 
unisse  un  temporale  dominio.  Essereper-  suo  fratello  il  sagrestano,  come  ripelei 
voL.  xcìx.  20 


3o6  VIE 

altrove.  Il  Papa  Pio  FI(F.)  addoloralo 
per  tante  erronee  novità,  fece  le  siiepa- 
leiue  rappresentanze,  prima  per  mezzo 
del  ceìebre  mg/  Garainpi  (  f\J  nunzio 
iu  Vienna,  e  poi  scrivendo  egli  stesso  al- 
l'imperatore, acciò  lasciasse  le  cose  come 
prescrivono  i  sagri  canoni  e  il  Concordato 
Germanico  stipulalo  tra  Nicolò  V  e  Fe- 
derico III.  Ma  tutto  indarno,  restando 
Giuseppe  II  fermo  nell'adottato  sistema 
di  pregiudizievoli  innovazioni.  Pio  VI 
poiché  vide  inutili  le  rimostranze  fatte 
per  distogliere  Giuseppe  II  dalle  novità 
ecclesiastiche^  pieno  di  magnanimo  zelo, 
risolvette  d'intraprendere  il  lia^gio  (T.) 
per  Vienna,  lusingandosi  che  trattando 
con  lui  personalmente,  la  sua  maestosa 
presenza  e  naturale  facondia  lo  avrebbe- 
ro forse  indotto  ad  abbandonare  le  infe- 
lici e  rovinose  innovazioni,  e  condotto  a 
migliori  consigli,  con  ottenere  un  termi 
ne  a  tante  leggi  ostili  alla  Chiesa  (le  quali 
dopo  aver  tanto  nociuto  alla  monarchia 
austriaca,  furono  provvidenzialmente  la- 
cerate dall' imperatore  regnante  Fran- 
cesco Giuseppe  I  col  recente  concordato, 
di  che  terrò  proposito  in  fine).  Credeva 
poi  tanto  più  utile  un  abboccamento, so- 
spettando che  l'imperatore  fosse  indotto 
a  tali  cose  non  tanto  dal  proprio  spirilo, 
quanto  dalle  suggestioni  di  qualche  con- 
sigliere. Non  mancarono  cardinali,  mas- 
sime De  Bernis  ministro  di  Francia,  che 
tentarono  dissuadere  il  Papa  da  viaggio 
cos'i  clamoroso,  col  probabile  pericolo 
che  riuscisse  inutile:  ma  nulla  valse  a 
distoglierlo  dalla  presa  deliberazione,  sic- 
come animalo  da  magnanimi  sensi.  Parli 
da  Roma  con  seguito  decente,  ma  mode- 
sto, a'2  7  febbraio  1782,  prendendo  nella 
sua  carrozza  mg."^  iMarcucci  patriarca  di 
Costantinopoli  e  T'icegerente  di  Roma 
(F.)  e  mg."^  Contessini  arcivescovo  d'Ate- 
ne ed  Elemosiniere  del  Papa  (F.),  e  con 
quel  seguilo  che  narrai  ne'  voi.  LUI,  p. 
94,  XCVII,  p.  2  I  o,  preceduto  da'corrie- 
ri  di  gabinetto  Bartolomeo  Rodovedo  e 
Viceozo  Catenacci.  Ke'tuemorati  articoli 


V  I  E 

e  altri  relativi,  di  facile  ritrovo,  descrissi 
tutto  quanto  il  viaggio,  col  prefetto  delle 
ceremonie  mg."  Giuseppe  Dini,  uno  del 
pontificio  corteo,  che  pubblicò  io  Pioma 
nello  stesso  1782  co'lipi  camerali:  Dia- 
rio pieno  e  distinto  del  viaggio  fatto  a 
Vienna  dal  Sonano  Pontefice  Pio  FI. 
Nel  qual  anno  fu  a  Venezia  impressa  la 
2."  edizione  da  Vincenzo  Formaleone. 
Vinti ecciai  altie  notizie,  riserbaodo  per 
quesl'  articolo  l'andata,  il  soggiorno  e  il 
ritorno  da  Vienna,  ed  in  esso  pure  pro- 
cederò colla  guida  del  Dini,  e  precipua- 
mente fra  parentesi  con  altre  nozioni, 
massime  col  Novaes,  Storia  de' Po/ilefi' 
ci,  e  co'  Diari  di  Roma.  (11  Papa  erasi 
proposto  alloggiare  nel  palazzo  della 
nunziatura,  ma  l'imperatore  gli  preparò 
l'appartamento  già  abitato  da  IMaria  Te- 
resa, prima  che  restasse  vedova, contiguo 
al  proprio,  onde  fossero  ambo  comodi 
nel  trattare.  I  prelati  principali  del  cor- 
teggio pontificio  egli  altri  furono  colloca- 
ti negli  appartamenti  superiori.  D'ogni 
parte  di  Germania  si  recarono  a  Vien- 
na personaggi  ecclesiastici  e  secolari,  e 
nelle  città  si  fecero  preparativi).  Pio  VI 
tiansitando  il  proprio  stalo,  e  altri  d'Ita- 
lia, massime  il  Veneto  e  la  Germania, 
fu  ricevuto  da' popoli  colle  piìi  vive  ac- 
clamazioni di  venerazione  e  di  gioia  :  fu 
un  Viaggio  \.v\oufa\e.  GiovecPi  14  marzo, 
il  Papa  parti  da  Udine  (ricevuto  dal  ca- 
pitan Baselli  ai  confini,  che  1'  accompa- 
gnò a  Gorizia),  e  s'incamminò  verso  Go- 
rizia [F.)  capitale  della  bassa  Corniola 
(dice  il  Dini,  ma  avverte  l'Arte  di  veri' 
ficare  le  date,  forn>are  Gorizia  la  capi- 
tale d'  una  contea,  che  i  geografi  erro- 
neamente comprendono  nella  Carniola, 
di  cui  non  fece  parte  giammai,  bensì  a 
levante  vi  confina)  ne'dominii  austriaci, 
ove  fu  ricevuto  da  mg."^  Garampi  e  dal 
conte  Cobenlzel  vice-cancelliere  di  corte 
e  di  stalo,sceltodairiinperatoie  a  dovere 
in  di  lui  nome  complimentarlo  e  servirlo, 
non  die  accompagnarlo  percorrendo  i 
suoi  slati.  Il  conte  presentò  al  Papa  uaa 


V  1  E 

lettera  di  Giuseppe  li,  e  fu  accolto  colle 
più  vìve  iliinostrazioiii  di  gmilimento.  Il 
general  Esterhazy,  alla  testa  di  tutta 
l'iifliziiilità,  gli  fece  i  suoi  ossequi,  e  il  si- 
mile piaticò  tutta  la  nobiltà  goriziana. 
Nella  piazza  avanti  al  palazzo,  fatto  pre- 
parare dall'  imperatore  per  alloggio  del 
Papa,  questi  trovò  schierata  in  armi  una 
compagnia  di  truppa  regolare,  clie  a  lui 
resegli  onori  militari,  con  tamburo  bat- 
tente: il  portone,  i  piani  dellescale,  gl'in- 
gressi dell'appartamento  ciano  custoditi 
dalle  guardie.  Altrettanto  il  Papa  trovò 
da  per  tutto,  ove  dovea  pernottare,  con 
Httenzione  e  munificenza  :  ed  un  coipodi 
truppa  era  in  ogni  posta  pel  buon  ordi- 
ne, con  pronti  cavalli,  ovunque  rinve- 
nendo contegno  rispettoso  e  nobilissimo 
trattamento.  Nella  mattina  del  i5,  il  Pa- 
pa proseguì  il  viaggio  per  Adelsberg, 
castello  costruito  sur  una  ru[)e,  presso  il 
lago  di  Lueg,  capoluogo  di  circondario. 
Yi  giunse  verso  le  ore  ■24,  ove  fu  inchi- 
nato da  molti  ecclesiastici  e  regolari,  ed 
alire  distinte  persone,  ivi  recatisi  da  Trie- 
ste col  vescovo,  e  da  Fiume.  Sabato  16 
maizo  partendo  da  Adelsberg,  prese  il 
cammino  per  Liihiaiia  (/ .),  ove  trovò 
pure  l'arciduchessa  Marianna  badessa  del 
nobile  capitolu  di  Praga,  sorella  dell'im- 
peratore, proveniente  dalia  sua  residenza 
di  RIagenfurt,  accolta  colle  più  espressi- 
le dimostrazioni  di  pariicolar  estimazio- 
ne. Nella  seguente  domenica  s'avviò  per 
Cilla  o  Cilly,  di  cui  altrove,  già  capitale 
della  Stiriti  orientale,  e  passato  il  fiume 
Lintz,  vi  giunse  verso  le  ore  23  :  nella  ca- 
sa del  suo  alloggio  ammise  molti  eccle- 
siastici e  altre  persone  al  bacio  del  piede. 
Nel  lunedì  si  portò  a  Marburg  o  Mar- 
purg,  città  della  Stiria  sulla  riva  sitìistra 
ilella  Drava,  da  alcuni  creduta  la  Castra 
liJarciaiia  di  Ammiano  Marcellino:  no- 
bilmente alloggiato  nel  palazzo  del  conte 
Biandais,  o-^sequiato  da  mg/  d'Arco  ve- 
scovo di  Secovia  e  da  molti  signori.  Mar- 
tedì ig  marzo  continuò  il  viaggio  per 
Gralz  capitalcdclla  Stiria  e  residenza  del 


VIE  307 

vescovo  di  Secovia  (/^  •),  ove  giunse  dopo 
le  ore  ?.2.  Discese  all'ospizio  dell'insigne 
monastero  cislerciense  di  S.Lamberto,  in- 
contrato dal  prelato  di  esso,  dal  detto  ve- 
scovo,e  dal  conte  Pozlhazhy-Lichtenstein 
presidente  della  città  e  capo  del  governo 
dell'Austria  inferiore,  Stiria  e  Caiiulia, 
non  che  dal  general   Rise  alla   testa   di 
molla  onìcialilà,  e  da  numerosa  nobiltà, 
tutti  quanti  accolti  co' più  singolari  atte- 
stati  d'  all'etto.    Partito    da  Gratz  a'  20, 
proseguì  il  viaggio  per  Prudi   o  Bruck, 
città  dell'alta  Stiria,  sulle  strade  che  da 
Vienna  conducono  a  Trieste  e  in  Italia, 
al  confluente  di  due  fiumi  ;  ed  indi  alla 
villa  Videndel  conte  Stubenberg, distan- 
te una  lega  da  D>utk,  dall'imperatore  sli- 
mato luogo  il  più  opportuno  e  comodo 
per  pernottarvi,  il  Papa  ammettendo  ia 
esso  alla  sua  presenza  molti  ecclesiastici 
e  regolari,  il  conte  e  la  contessa  Stuben- 
berg, e  varie  dame.   Giovedì   21  marzo 
partì  dalla  villa  pel  castello  di  Stuppach, 
smontando  al  palazzo  del  contedi  Wurm- 
brand.  Si  trovarono  a  ricevere  il  Papa, 
il  cardinal  Migazzi  arcivescovo  di  Vien- 
na, gli  ambasciatori  di  Spagna  e  di  Ve- 
nezia, il  ministro  di  Portogallo  e  altri  si- 
gnori :  per  indisposizione  di  salute  non 
potè  fare  tale  ossequio  l'ambasciatore  di 
Francia.  Tutti  furono  ammessi  a  parti- 
cola!' udienza,  e  trattati  con  dimostrazio- 
ni di  stima  e  di  amore.  Nel  seguente  ve- 
nerdì, ascoltata   la    messa   nella   piccola 
chiesa  del  palazzo, Pio  VI  a  orci 4  lipiese 
il  viaggio  per  Vienna.  Mentre  lo  prose- 
guiva, dopo  cambiati  i  cavalli  a  Scholt- 
vi^ien,   presso    Neukircheu,    5   miglia  e 
più  distante  da  Neusladl  (F.),  il   Papa 
venne  improvvisamente  sorpreso  dall'in- 
contro di  Giuseppe  II,  e  del  suo  fratello 
r  arciduca    Massimiliano  gran    maestro 
dell'  ordine  Teutonico,  coadiutore  dell'e- 
lettore arcivescovo  di  Colonia  e  vescovo 
di  Miinsler  (accompagnali  dal  gran  scu- 
diere conte  Dietrichstein), a  tal  fine  aven- 
do  anibedue  dormito   nella   piecedente 
uollc  a  Neusladt.  Pio  Vlimmediatameu- 


3o8  VIE 

te  scese  dalla  carrozza,  con  singolarissime 
espiessioui  di  cordiale  reciproco  amore 
ed  aflelto,  abbraccialo  l' imperatore,  e 
distinto  l'arciduca  (il  Papa  non  permise 
che  gli  baciassero  i  piedi  1'  imperatore  e 
il  fratello,  quando  si  presentarono  alla 
sua  carrozza,  il  cui  sportello  aprì  Giu- 
seppe Il  e  aiutò  a  discenderne  il  Papa; 
indi  pregandola  ad  ascendere  sulla  sUa 
a  due  luoghi,  egli  ponendosi  a  sinistra, 
seguiti  dalle  carrozze  dell'  arciduca,  del 
gran  scudiere,  e  del  treno  pontificio),  a- 
scese  coir  imperatole  quella  di  questi. 
Giunti  a  Neustadt,  smontarono  all'  acca- 
demia militare,  e  l'imperatore  gradì  che 
il  Papa  brevemente  vedesse  quel  luogo 
ove  si  allevava  tanta  nobile  giovenlìi, 
tutta  schierata  in  bella  ordinanza.  Pro- 
seguendo indi  il  viaggio  verso  1'  augusta 
residenza  di  Vienna,  fra  uno  straordina- 
rio inesprimibile  concorso  di  popolo,  scor- 
tati (fin  da  Nendorir,  ove  alla  carrozza 
erano  slalialtaccati  i  cavalli  di  corte,  tran- 
sitando in  mezzo  a  due  ali  di  piìi  d'otto- 
mila carrozze  e  calessi)  dalle  nobili  guar- 
die ungherese  e  polacca,  alle  ore  io  giun- 
sero iu  Vienna  all'impei  ial  palazzo,  nel- 
lo stesso  giorno  22  marzo  (  nota  il  con- 
temporaneo Ferlone,  De  f  iaggi  dei 
Pontefici,  \erìez\a  1788.  In  quest'in- 
gresso spiccò  più  che  mai  la  moderazio- 
ne di  Pio  VI,  poiché  non  sì  udì  né  suono 
di  campane,  né  sparo  di  artiglierie;  e  si 
declinò  moltre  la  frequenza  del  popolo, 
battendo  una  via  infrequenlata  e  più 
breve,  per  giunger  più  prestoal  palazzo  !), 
i  supremi  capi  del  Sacerdozio  e  dell'Im- 
pero. Ivi  si  trovarono  i  cardinali  che  poi 
nominerò,  i  vescovi  e  altri  prelati  in  gran 
numero,  il  nunzio  apostolico,  tutte  le 
primarie  cariche  di  corte,  col  gran  cancel- 
liere di  corte  e  stato  principedi  Kounitz- 
Piiltberg,  la  generalità  delle  railieie,  e  al- 
tri della  più  distinta  nobiltà.  L'impera- 
tore introdusse  il  Papa  nell'appartamen- 
to propinquo  al  suo,  già  abitalo  dalla 
madre,  e  l'accompagnò  alla  tiibuna  o  co- 
ro lispoudente  all'  imperiai  cappella  di 


VI  E 

S.Giuseppe, ove  all'altare  maggiore  era  e* 
sposto  il  ss.  Sagramento.  Tosto  da'  mu- 
sici della  medesima  si  cantò  il  Te  Dciun, 
e  in  fine  fu  data  la  benedizione  colla  ss. 
Eucaristia,  dopo  la  quale  V  imperatore 
lasciò  il  Papa  nel  suo  appartamento.  Iu 
tutto  il  tempo  che  Pio  VI  fece  [lerma- 
nenza  in  Vienna,  che  fu  d'un  intero  me- 
se, Giuseppe  II  si  mostrò  piemciioso  di 
daie  tutte  le  più  opportune  disposizioni, 
perchè  al  Sommo  Pontefice  fossero  prati- 
cati tutti  gli  onori  dovuti  alla  di  lui  su- 
blime dignità,  avendo  provveduto  con 
precisi  ordini  a  tutto  l'occorrente,  acciò 
scrupolosamente  fosse  adempito.  Stabilì, 
oltre  uno  splendido  trattamento,  in  1° 
luogo,  che  nella  i  .^anticamera  pontificia 
fossero  sempre  le  guai  die  nobili  tede- 
sca,ungherese  e  polacca  di  Gallizia,  iu  e- 
gual  numero,  e  collo  stesso  metodo  che 
a  lui  prestavano  servizio  nell'imperial  an- 
ticamera, facendo  sentinella  i  granatieri. 
Prescrisse  che  nelle  contingenze  nelle  qua- 
li Pio  VI  fosse  per  sortire  dal  palazzo  im- 
periale, la  sua  carrozza  venisse  sempre 
seguita  e  custodita  da  4  di  dette  guardie, 
cioè  due  polacche  e  due  ungere  col  con- 
sueto loro  abito  nazionale  bello  e  ricco, 
la  guardia  ungherese  a  cavallo  portando 
lunga  lancia  con  piccola  banderuola,  co- 
me i  Cavalleggieri  ù\  Roma.  Stabilì  pu- 
re che  nelle  sortite  il  Papa  fosse  sempre 
servilo  da  una  nobile  carrozza  di  corte  a 
Scavalli  e  da'palafranieri  imperiali,  e  che 
due  altre  carrozze  similmente  a  6  cavalli 
dovessero  esser  sempre  pronte,  per  servi- 
zio del  seguito  pontificio.  Ordinò  che  in 
ciascun  giorno  dovesse  esser  destinato  un 
ciamberlano  di  corte,  il  quale  assistesse 
sempre  nell'  interna  anticamera  ponti- 
ficia, nella  guisa  e  modo  costumato  nel- 
r  anticamera  imperiale.  (A' aS  il  Papa 
fu  ossequiato  dal  corpo  diplomatico;  e 
neidì  seguente  da'cardinali  Aligazzi,  Fir- 
niian  e  Balhyan,  e  dalla  primaria  nobil- 
tà). Lunedì  25  marzo,  festa  della  ss.  An- 
nunzia la,  a  vendo  de  ter  mi  nato  Pio  VI  d'u- 
scir la  I.'  vulta  dal  palazzo,  fu  scortato 


V  I  E 

prevenlivamenle  da  un  picchetto  di  sol- 
dati a  cavallo  per  leiideie  libera  la  stra- 
da, preceduto  da  uig/ Spagna  facend  oda 
crocifero  a  cavallo  colla  Croce  papale  a- 
stata,  iu  nobile  carrozza  co*  mg. ri  Mar- 
cucci  e  Contessini,  seguita  dall'anzidette 
guardie,  e  dall'  altre  due  carrozze  egual- 
mente a  6  cavalli  colla  pontificia  corte  ; 
nella  i."  delle  (|uaii  incedeva  co' prelati 
il  ciuinbei  lano  assistente  iieUanticaniera. 
Si  recò  alla  chiesa  de'ca[)puccini,  e  cele- 
brò la  messa  nella  cappella  della  B.  Ver- 
gine. Singolare  fu  il  concorso  della  no- 
biltà e  del  popolo,  etl  appena  fu  sufll- 
cienle  un  grosso  numero  di  truppe,  che 
custodiva  la  piazza  e  la  chiesa,  per  trat- 
tener l'impeto  della  n)oltitudÌQe  ansiosa 
d'assistervi.  Terminata  la  messa  e  ascol- 
tala altra  (di  mg.'  Giacinto  Ponzetti 
suo  confessoie,  fdcendo  da  caudatario  : 
vuoisi  che  talvolta  fosse  confessore  pu- 
re mg/  Marcucci),  il  Papa  per  la  sca- 
la che  ha  il  principio  nell'  interno  di 
detta  cappella,  scese  nel  sotterraneo  del- 
la chiesa,  ove  si  custodiscono  le  tombe 
de'prioci|)i  di  casa  d'Austria;  ed  ivi  in- 
nanzi al  funebre  altare,  esistente  avanti 
alla  grand'  urna  ove  son  racchiuse  le  ce- 
neri di  Francesco  1  e  di  Maria  Teresa, 
genitori  di  Giuseppe  II,  si  trattenne  a  pre- 
gare fervorosa  mente  il  Signore  insù  ftragio 
di  loro  anime.  Asceso  indi  \ì  convento,  ed 
avendo  soddisfatto  al  religioso  desiderio 
de'cappuccini,  e  d'  un  gran  numero  di 
dame  e  altra  nobiltà,  di  potergli  baciare 
il  piede,  fece  ritorno  al  palazzo  imperiale 
(ove  il  cardinal  arcivescovo  gli  presentò  il 
capitolo  metropolitano  di  s.  Stefano;  ne'se- 
guenti  due  giorni  il  Papa  ricevè  i  superio- 
ri delle  religioni, ed  i  generali  delle  trup- 
pe). L'accennalo  regolamento  fu  costante- 
mente osservato  nell'uscite  per  la  città, 
tranne  quando  il  Papa  uscì  insieme  al- 
l' imperatore,  per  poter  marciare  con 
tuaggiore  speditezza  (cioè  senza  il  crocife- 
ro a  cavallo).  Siccome  poi  Pio  VI  volle  di- 
stinguere gli  arcivescovi  e  vescovi  accorsi 
iu  Vienna  (  i  cui  nomi  pubblicarono  i 


V  lE 


3o 


9 


Diari  di  Roma)  a  prestargli  il  religioso 
loro  ossequio,  da'  regni  di  Boemia  e  Ua- 
gheria,  dalla  Moravia  e  dagli  altri  stati 
austriaci,  scelse  in  ciascuna  volta  che 
sortì  dal  palazzo  per  accompagno  nella 
sua  carrozza,  due  di  detti  prelati,  osser- 
vando l'ordine  d'anzianità  di  loro  consa- 
grazione. Giovedì  santo  28  marzo  Pio  VI 
discese  nell'  imperiai  cappella  di  s.  Giu- 
seppe, celebrò  la  messa, e  comunicò  Giu- 
seppe Il  e  il  fratello  arciduca  Massimilia- 
no, i  quali  l'aveano  preceduto  nella  cap- 
pella. Più  tardi,  nella  stessa  mattina, 
pel  corridore  di  corte,  fiancheggiato  dal- 
le milizie,  il  Papa  con  l'arciduca  INIassi- 
miliano,  e  co'cardinali  Migazzi,  Balhyaa 
viennese,  ed  Herzan  boemo  ministro  im- 
periale in  Roma,  vestiti  colle  loro  cappe 
cardinalizie,  discese  nella  tribuna  impe- 
riale rispondente  alla  chiesa  di  corte  uf- 
fìziata  dagli  agostiniani  scalzi,  e  dopo  a- 
ver  assistito  coli'  arciduca  alla  solenne 
messa  celebrata  dal  nunzio  mg."^  (raram- 
pi,  Pio  VI  assunti  gli  abiti  sagri  e  la  mi- 
tra, assistito  da'  cardinali,  e  preceduto 
dalla  Croce  papale  portata  da  mg."^  iN'ar- 
dini  segretario  delle  lettere  latine,  facente 
le  veci  dell'  uditor  di  Ilota  suddiacono 
apostolico,  discese  nella  slessa  chiesa,  e 
col  consueto  rito  processionalmente  portò 
il  ss.  Sagramento  alla  cappella  destinata 
per  conservarlo  per  la  sagra  funzione  del 
seguente  giorno,  servilo  da' ciamberlaui 
di  corte,  i  quali  ancora  sostennero  le  aste 
del  baldacchino,  e  custodito  da  tulle  e  3 
le  guardie  nobili.  Deposti  il  Papa  i  sagri 
paramenti,  e  fatto  ritorno  al  suo  apparta- 
mento dopo  qualche  trattenimento, vesti- 
to co'  sagri  ornamenti  feriali,  in  compa- 
gnia de'cardinali  e  preceduto  dal  prelato 
Nardini  colla  Croce,  passò  nella  gran  sala 
preparata  per  l'atto  solenne  della  lavanda 
depiedi  a  12  poveri  vecchi, giusta  il  costu- 
me della  corte  iniperiale,  avendo  eseguila 
questa  sagra  divota  ceremonia  alla  pre- 
senza di  Giuseppe  li  e  dell'  arciduca 
Massimiliano:  a' delti  vecchi,  1'  impera- 
tore, secondo  il  consueto,  per  mano  di 


3,0  VIE 

wn/  Naidini,  fece  distribuire  a  ciascuno 
una  borsa  bianca  con  entro  12  zecchini; 
ed  il  Papa, seguendo  il  costume  di  Roma, 
fece  loro  dare  a  ciascuno  una   medaglia 
d'oro  e  altra  d'argento.  Dopo  di  che,  il 
Papa  deposte  le  sagie  vesti,  passò  in  al- 
tra vasta  sala,  ov'  era  imbandita  la  tavo- 
la pegli  stessili  vecchi, cui  servì  sommi- 
nistrando loro  le  vivande    Anche  a  f|ije- 
st^  atto  si  trovarono  pie^enti  rioi[)erato- 
ve  e  l'arciduca.  Venerdì  santo  29  uiHrzo, 
volendo  il  Papa  unifornìarsi  alla  consue- 
luiiine  della  città  di  Vienna   e  imperiai 
corte,  alle  ore  3  pomeridiane,  preceduto 
da  tutti  i  ciamberlani,  e  altri  soggetti  più 
distinti  della  corte  cesarea,  e  dalla  papa- 
le Croce  portata  dal  crocifero,  accompa- 
gnato dall'  arciduca  Massimiliano,  segui- 
lo da'cardinali  Migazzi  e  Bathyan,  e  da' 
molti  vescovi  venuti  a  Vienna,  fiancheg- 
giato dalie  3  guardie  nobili  tedesca,  po- 
lacca e  ungherese, fra  un  immenso  popolo 
trattenuto  dalla  truppa  dis[)o>ta  in  tutte 
le  strade,  si  portò  a  visitare  il  ss.  Sagra- 
tnento  espo>to  colla  rappresentanza  del 
Sepolcroincui  fu  racchiusoli  Redentore^ 
avendo  eseguito  questo  pio  divoto  eser- 
cizio in  5  chiese  preventivamente  scelte, 
cominciando  le  visite  da  quella  della  na- 
zione italiana  (quindi  passò  nelle   chiese 
de'conventuali,  benedettini  scozzesi  de' 
IX  Cori  Angelici,  di  s.  Pietro,  e  di  s.  Mi- 
chele de'  barnabiti.   Nel   sabbato  santo 
nell'aulica  chiesa  degli  agostiniani,  il  Pa- 
pa assistè  all'ufiìzio  e  messa  celebrali  da 
mg."^  Garampi).  Domenica  3  i  marzo,  so- 
lennità di  Pasqua  di  Resurrezione,  all'o- 
re 1 4  il  Papa  si  recò  nella  metropolitana 
di  Vienna,  in  una  più  nobile  carrozza  a 
6  cavalli,  avendo  seco  i  cardinali  ÌNIigaz- 
zi  e  Bathyan,  servito  da  maggior  nume- 
ro di  guardie  nobili,  eseguito  dall'altre 
carrozze  colle  mule  a  6  colla  sua  corte. 
Ivi  colle  consuete  sagre  ceremonie,  e  sa- 
gri ministri  latini   e  greci,  pontificò  so- 
lennemente la  sagra   liturgia,  assistito  al 

trono  dal  cardinal  Miiiazzi  arcivescovo  di 

o 

Vienna,  come  vescovo  assistente  in  piviale 


V  I  E 

e  mitra,  e  da'cardinali  Bathyan  arcive- 
scovo di  Strigonia  ed  Herzan,  benché  del- 
l'ordine de'cardinali  preti,  cogli  abiti  dia- 
conali e  mitra    cardinalizia,  e.segueudo  il 
ministero  di  diaconi  assistenti,   alla   pre- 
senza di  molti  vescovi,  anche  di  rito  gre- 
co, e  di  molti  abbati  regolari  co'loro  ri- 
spettivi  Sagri  ornamenti  e   mitre  (oltre 
il  capitolo  metropolitano  ),  avendo  fatto 
r  ufficio  di  diacono   e   suddiacono    nella 
messa  il  nunzio  mg."^   Garampi    vescovo 
di  MonteFiasconeeCorneto,e  mg.'d'Artz 
vescovo /«  partibu<!  e  sudraganeo  della 
chiesa  di   Vienna,  come  si  dimostra  nel- 
l'incisione annessa  al  Diario,  ove  si  vede 
il  prospello  interno  della  metropolitana, 
esprimente  questo  pontificale.  11  vastissi- 
mo tempio,  in   sì    singolare  circostanza, 
fu  ripieno  in  modo  straordinario  non  solo 
dalla  nobiltà  tutta,  sì  della  città  e  sì  este- 
ra ivi  a  tal  fine  venuta,  ma   da  un    im- 
menso numero  di  popolo  ansioso  d'essere 
spettatore  d'una  sagra  funzione  tanto  im- 
ponente e  decorosa,  avendo  il  Papa  dopo 
il  Vangelo  fatta  una  zelante  e  fervorosa 
omelia  (  col  testo  Pax  Vobis),  poi  stam- 
pata cogli  Ani  del  suo  viaggio  (ricordali 
nel  voi.  XCVII,  p.  3  I  3).  Non  si  può  ab- 
bastanza e>pii(nere  quanto  curò  1'  impe- 
ratore perchè  questo  pontificale  fosse  iu 
tulle  le  sue   parti    accompagnato   colla 
corrispondente  dignità,  e  fosse   eseguito 
con  tutta  la  dovuta  venerazione  ;  ed  a  fine 
che  nulla  in  ciò  mancasse,  destinò i  prin- 
cipi del  s.   Romano  inipero  Schwarzen- 
berg  e  Auersperg,a  ministrare  l'acqua  al 
Papa,  per   la   lavanda  delle  mani.  Più 
luminosa  cerio  sarebbe  riuscita  questa 
solennità,  se  fosse  stato  libero  1'  i(npera- 
loie  di  potervi   assistere  formalmente,  e 
con  tutta  la  maestà  in  trono,  a  tal  ell'etlo 
preparato,  come  vivamente  avea  deside- 
rato; non  avendo  con  sommo  di  lui  ram- 
marico potuto  intervenirvi,  per  esserglisi 
inasprita  la  flussione  d'occhi,  da  cui  era 
alleilo,  fin  dal  venerdì  santo,  ed    essen- 
dosi dovuto  cavar  sangue.  Dopo  la  sagra 
funzione,  deposte  dal  Papa  e  dagli  iillri 


V  l  E 
le  sagre  vesti.  Pio  VI  col  medesimo  cor- 
teo col  quale  etasi  recato  alla  nietropoli- 
laiia,  passò  al  palazzo  ilclla  cancelleria  di 
guerra,  ed  ivi  assillilo  il  piviale  prezioso 
e  il  triregno,  assistilo da'cardiiuli  in  cap- 
pe, preceduto  da  mg.'  Nardini  colla  Cro- 
ce, si  trasferì  alla  gran  loggia  sovrastante 
la  chiesa  sagra  a  Dio  e  in  onore  de'  Cori 
Angelici, nobilmente  ornata  co'più  riccia 
e  preziosi  ilrappi,  corri>pondente  sull'am- 
pia piazza  d'armi  di  IIolFj  ripiena  immen- 
samente e  in  modo  incredibile  di  popolo 
(piti  di  3o,ooo  persone), rappresentata  in 
istampa  quale  l'olIVe  il  /^/rtr/o  (con  quelle 
puredell'iiicuntro  del  Papa  e  dell'impera- 
tore presso  iN'eukircIien,  e  delle  coniate 
iiiedagl  iem  ornimeli  tali, cioè  (piel  la  esegui- 
ci d'ordine  di  Giuseppe  II,  con  l'epigrafe: 
Josi'phi  II  Aiig.  f'iiicL)l>.  IIosjjcs.  A  die 
XI  kal.  apr.  Ad  x  hai.  mai.  mdcclxxku. 
Kel  rovescio  col  ritratto  del  Papa,  ed  in- 
torno :  Pius  II  Poatifex  Mnxiinus.  E 
le  medaglie  coniale  dal  Papa  in  memoria 
della  messa  solenne  cui  assistè  nella  festa 
di  s.  Pio  V  in  Angusta  j  e  quelle  coniate 
da  Dologna,  da  Cesena  patria  del  Papa  ; 
dalla  zecca  di  iNorimberga  di  grandissimo 
diametro,  allusiva  al  viaggio  fatto  ìa 
Vienna  da  Pio  VI,  colla  sua  eOìgie  e  l'i- 
scrizione: Papa  Pius  St'Xtus  fama  su- 
per at'thcra  iiotusj  e  nel  rovescio:  Pe- 
rtgrinus  Apostolicus.  l'ieiinae  mense 
Rlarlio  MDCCLXXXu.  Vi  sono  pure  le  in- 
cisioni col  disegno  del  superbo  calice  eoa 
patena,  il  tutto  d'oro,  donato  dall'eletto- 
re Palatino  di  Baviera;  e  della  cappella 
tenuta  dal  Papa  in  Venezia  io  ss.  Gio. 
e  Paolo  nella  Pentecoste,  coli' intervento 
del  doge  e  della  signoria),  ove  premesse 
le  consuete  sagre  preci  die*  la  pontificale 
solennebenedizione,colla  concessione  del- 
l'indulgenza plenaria,  la  quale  già  era  sta- 
ta annunciata  con  uotificazionestampata, 
da  potersi  acquistare  pure  in  tutto  il  cor- 
so dell'ottava,  da  quegli  abitanti  di  Vien- 
na e  de'  suoi  sobborghi,  che  presenti  al 
solenne  atto,  o  genuflessi  al  rimbombo 
dellarliglieria,  avessero  avutola  dovuta 


VIE  3.1 

intenzione  di  conseguirla,  con  fare  io  uno 
di  delti  giorni  la  loro  confessione  e  rice- 
vere la  conjunione.  Deposte  poi  le  sagre 
vesti,  Pio  VI  si  restituì  alla  sua  residenza. 
Sebbene  il  Papa  con  tal  funzione  soddi- 
sfacesse alla  divozione  e  desiderio  de'di- 
voti  [)(i[)oli  austriaci,  ciò  però  non  fu  ba- 
stante [)er  pienamente  appagar  tutti.  IVoa 
vi  fu  giorno  in  cui  sotto  1'  imperiai  pa- 
lazzo non  concorresse  grandissimo  nume- 
ro di  forastieri,  che  ivi  si  adunavano  per 
ricevere  l'apostolica  benedizione.  Ma  più 
particolarmente  il  concorso  era  straordi- 
nario e  singolarissimo  ne'gioroi  di  festa, 
ne'quali  anche  dalle  provincie più  lontane 
concorrevano  a  torme  le  persone  a  Vien- 
na, essendosi  più  volte  il  Danubio  rico- 
perto con  quantità  di  barche  ricolme 
straordinariamente  di  gente, che  io  Vien- 
na con  somma  ansietà  accorrevano,  per 
essere  partecipi  di  tale  spirituale  consola- 
zione (nella  domenica  io  Albis  si  calcola- 
lono  esser  in  Vienna  60,000  forastieri); 
onde  più  e  più  volte  al  giorno  il  Papa  fu 
in  necessità  di  comparire  io  un  gran  bal- 
cone del  suo  appartamento,  situato  ia 
mezzo  alla  facciata  del  palazzo  imperia- 
le, e  corrispondente  alle  linee  e  bastioni 
della  città,  per  soddisfare  alla  pietà  di 
tanto  popolo,  e  paternamente  benedirlo, 
il  che  in  non  poche  circostanze  fu  nel  ca- 
so di  dover  replicare  sino  a  7  volte  il 
giorno  (perle  voci  di  giubilo  collcquali 
veniva  acclamalo),  facendone  pregare  lo 
stesso  imperatore, mentre  tant'oltregiua* 
geva  l'arfollaraenlo,  che  si  rendeva  chiuso 
il  passaggio  pel  gran  ponte  e  per  le  porte 
stesse  della  città  alle  carrozze,  oltre  l'es- 
sere ricoperti  di  popolo  tutti  i  vasti  ba- 
stioni e  prati,  sino  fuori  le  linee  della  cit- 
tà, a  segno  che  fu  dubitato  talvolta  man- 
casse la  provvista  del  pane.  Martedì  2  a- 
prile  2.'' festa  di  Pasqua,  Pio  VI  col  con- 
sueto equipaggio  e  accompagnamento  si 
portò  alla  chiesa  de'  religiosi  di  s.  Do- 
menico, ove  celebrò  ildivin  sagrifizio,  ed 
assistette  ad  altro;  indi  passato  in  una 
gran  camera  del  couvealo,  ammise  al 


3ii  VIE  VIE 

bacio  del  piede  i  domenicani,  e  un  eoa-  lievo  della  gioventù,  ricevuto  dall'arcidu- 
sideievole  numero  di  dame,  che  con  ca  Massimiliano  e  dal  direttore;  e  per 
premura  ne  aveano  fatta  istanza,  molti  portarsi  a  visitare  varie  chiese  deili  città 
altri  soggetti  distinti,  ed  ecclesiastici  (vi-  e  de' sobhorghi  ;  ed  anche  per  osservare 
sitò  pure  la  chiesa  presso  l'università,  le  cose  più  rispettabih  di  Vienna,  sempre 
già  de' gesuiti,  e  allora  in  custodia  de'  conducendo  seco  due  de' vescovi  venuti 
benedettini  spagnuoli.  Passò  all'imperiai  nella  città,  col  metodo  già  riferito.  {A.'5 
giardino  di  Belvedere,  e  nel  castello  os-  aprile  visitò  la  biblioteca  imperiale,  il 
servò  la  galleria  di  pitture,  visitando  nel  gabinetto  di  Qsica  e  di  matematica,  e 
ritorno  la  chiesa  (li  s,  Carlo  Borromeo);  quello  di  storia  naturale.  L'8  la  chiesa  de- 
facendo poi  ritorno  al  palazzo  imperiale,  gli  ago'"tiniani  scalzi,  e  la  cappella  della 
(Nel  dì  seguente,  dopo  aver  celebrato  s.  Casa  fabbricata  in  cnezzo  alla  medesi- 
nella  cappella  domestica,  ricevè  i  ringra-  ma.  Nel  dì  seguente  fu  all'armeria,  repu- 
ziamenti  del  capitolo  metropolitano,  pel  tata  la  i.^  dell'Europa,  assistilo  dall' ar- 
pontifìcale  tenuto  nella  sua  basilica),  lo  ciduca  Massimiliano:  poscia  visitò  il  pa- 
tulto  il  corso  de'3o  giorni  ne'quali  il  Pa-  lazzo  della  nunziatura,  proprietà  della 
pa  fece  permanenza  in  Vienna,  raro  fu  s.  Sede.  Aggravatasi  la  malattia  del  poe- 
il  caso  ch'egli  non  discendesse  a  celebrar  ta  cesareo  Melastasio,ii  Papa  ne  prese  a- 
la  messa  nella  cappella  imperiale  di  san  morevole  interesse.  A'ro  visitò  la  fabbri- 
Giuse|)pe.  Ogni  volta  ch'era  terminala,  ca  di  porcellana  di  Rossau,  ed  orò  nella 
dopoché  il  Papa  ne  avea  ascoltata  altra,  cappella  dis.  Pellegrina  de' servi  di  Ma- 
le dame  che  avevano  avuto  luogo  nelle  ria.  Il  12  onorò  i  nobili  educandi  del 
tiibune  o  coretti  corrispondenti  nella  collegio  Teresiano;e  nel  giorno  seguente 
stessa  cappella,  discendevano  nella  sa-  vide  l'imperiali  scuderie,  sempre  ricevu- 
grestia,ove  benignamente  erano  ricevute  to  dall'arciduca  Massimiliano,  ed  ove  tro- 
al  bacio  del  piede.Quasi  in  ciascun  gior-  vossi  il  conte  Dietrichstein  cavallerizzo; 
uo  Giuseppe  II recavasi nell'appartamen-  passò  quindi  all'icnperiale  villeggiatura 
to  di  Pio  VI,  ed  alcune  volle  questi  an-  di  Belfonle.  Essendosi  ristabilito  l'impe- 
dava  nel  gubinelto  di  quello,  trattenen-  rotore  dal  m  de  d'  occhi,  con  pubblica 
dosi  insieme  in  colloqui,  sempre  per  lo  commozione  si  rivide  in  carrozza  col  Pa- 
spazio  di  pili  ore;  i  quali  abboccamenti  pa  recarsi  il  i4  all'imperiai  giardino 
restarono  solo  sospesi  quando  si  aumen-  d'Augarten,  e  per  la  via  del  delizioso  bo- 
tò la  flussione  d'occhi  patita  dall'  impe-  sco  del  Prater,  al  casino  di  piacere  da  lui 
ratore  (vari  abboccamenti  ebbe  pure  il  edificalo.  Il  i5  rivide  la  galleria  del 
Papa  coll'arciduca  jMassimiliano).Instan-  principe  Lichtenstein,  enei  dì  seguente 
cabile  fu  poi  sempre  Pio  VI  in  accoglie-  si  condusse  all'accademia  Emmanuela 
re  all'  udienza  tutti,  e  di  più  in  ammet-  del  geuio,  accolto  dall'arciduca.  Quivi  vi- 
terecontinuaraente  un  immenso  numero  sitò  la  villa  deli."  ministro  Rauoitz- 
d' ecclesiastici  e  regolari,  cavalieri  e  altre  llittberg,  e  la  scella  sua  libreria,  trova q- 
persone  al  bacio  del  piede,  il  che  ordi-  dosi  a  riceverlo  1'  imperatore.  A'  2  1  vi- 
nariamente seguiva  due  volte  il  gior-  sitò  la  collegiata  di  Klosteneuburg,  Di- 
no, sì  nella  mattina  e  sì  nella  sera,  in  cui  cendo  la  i.^  messa  uo  figlio  d'un  citta- 
sempre  il  numero  era  maggiore,  essendo  di  no,  nella  chiesa  di  s.  Paolo,  invitato  a 
alle  volte  giunto  ad  ammettere  sino  a  4  recarvisi  l'esaudì;  mostrandosi  con  tutti 
ovvero  DOG  persone  seguilamente.  Varie  padre  alFabile,  cortese  e  generoso).  Molti 
volte  sortì  col  consueto  treno  dal  palazzo  certamente  furono  i  vescovi  e  abbati  re- 
imperiale,  come  per  visitare  la  gran  casa  golari  della  monarchia  austriaca  e  di  al- 
degli  orfani,  istituto  molto  utile  per  Tal-  tri  stati  che  portarousi  io  Vienna,  per 


VIE  VIE  3i3 
ossequiare  il  supremo  Gerarca,  i  quali  nn,  a  tal  uopo  iliciiiaralo  cimeriere  se- 
furono  coti  segnalate  tlistiiixioni  ricevuti,  greto  soprannumero  (con  in^.'  Sj)agua 
ed  ammessi  anche  a  particolari  replicate  e  (Ine  palafienieri  colle  toicie),  a'palazzi 
udienze.  La  venerazione  colla  (juale  era  de'  due  cardinali  i  cappelli  (urdinalizi, 
PioVl  universalmente  riguardato  da  lutti  colle  consuete  forinalità.  (Donarono  a 
gli  ordini  di  persone  in  Vienna,  die'moti-  mg/  Caleppi,  il  carilinal  Firnuan  una 
vo  di  desiderare  il  poter  averne  sempre  scatola  il'  oro  co^itornata  di  hrilianli,  ed 
presso  di  loro  viva  memoria. Quindi  si  vi-  il  cardinal  Dalhyan  una  ripetizione  d'o- 
derò formate  ed  esposte  in  vendita  non  pò-  ro  contornala  di  brillanti.  Dipoi  il  Papa 
che  di  lui  eflìi^ie  in  cera,  in  porcellana,  fece  spedire  dalla  segreteria  di  stato  di 
in  cristallo,  in  istampa  con  dm  bulini,  ed  Roma,  a'  due  cardinali,  i  biglietti  per  le 
anco  in  miniatura,  arricchite  e  ornate  congregazioni  cardinalizie  a  cui  gli  anno* 
con  sagri  simboli  e  altro  corrispondenti  verava).  Essendo  ormai  iaiminenle  la 
alla  ponlificia  dignità,  con  analoghi  em-  partenza  di  Pio  VI  da  Vienna,  l'impera- 
blemi,  dopo  che  lo  stesso  imperatore  fece  tore  gli  fece  presentare  dal  principe  Col- 
coniare  la  uiedaglia  di  grande  diametro  loredo  vice-cancelliere  i(nperiale,  il  di- 
surriferita. Da  (|uesto  riverente  ossequio  ploma  di  principe  del  s.  Romano  Impe- 
derivaronoinnumerevoli  elogi  e  letterarie  ro,  pel  di  lui  nipote  duca  d.  Luigi  Bra- 
prod(izi(jni.pubbIica!ecoIlest£:mpe  in  tot-  Jc/zi-Onesli.  L'accolse  consensi  di  grato 
te  lelingiie.presentateeduffertea  SuaSan-  animo;  ma  recatosi  il  Papa  nel  gabinet* 
tità.  Venerili  1 6 aprile  Pio  VI  tenne  nel-  to  di  Giuseppe  li,  rinnovata  la  sua  rico- 
la grand' aula  imperiale  il  Concisloro  noscenza,  lo  pregò  d'un  altro  favore,  per 
pubblico,  assistendovi  i  cardinali  IMigaz-  delicati  riflessi  cioè  di  dispensarlo  ad  ac- 
zi  e  Herzan,  alla  presenza  di  Giuseppe  cettare  il  diploma.  JNe  restò  persuaso  il  si- 
li e  dell'  arciduca  Massimiliano,  in  cui  re,  con  incremento  di  alta  stima,  per  la 
colle  consuete  cereraooie  imposa  il  cap-  moderazione  e  circospezione  del  Papa 
pello  cardinalizio  a' cardinali  Fiimian  (iXel  dì  precedente  alla  partenza.  Pio  VI 
lientiiio  vescovo  di  Passavia,  e  Calliyan,  ricevè  i  complimenti  de'  ministri  itnpe- 
i  quali  ncjii  1'  aveano  ancora  ricevuto,  e  riali,  del  corpo  diplomatico,  e  della  no- 
pronunziata  indi  una  breve  allocuzione,  bilia  viennese;  e  nel  pomeriggio  fe'je  al- 
fatta  stampare  in  Vienna  dall'imperato-  l' imperatore  la  visita  di  congedo,  ed  ai- 
re, assegnò  ad  ambedue  i  titoli  cardina-  Ireltanlo  praticò  coH'arcidoca  iMassimi- 
lizi  (cioè  dopo  l'apertura  e  chiusura  del-  liano;  ed  ambedue  gliela  restituirono 
la  bocca,  e  dandogli  l'anello  cardinalizio:  nella  sera.  Nel  qiial  giorno  8  volte  il  Pa- 
nella  cappella  imperiale  si  cantò  il  Te  pa  si  altacciò  alla  llfiestra  a  benedire  il 
Z?<';i/7^,  ed  i  due  cardinali  si  recarono  a  popolo,  i  soli  furastieri  calcolandosi 
visitare  la  chiesa  di  s.  Pietro).  Il  con-  i  2,000).  Lunedi  22  aprile,  giorno  desti- 
coiso  de'vescovi,  de'ioinistri  esteri,  della  nato  alla  partenza  da  Vienna,  Pio  VI  a- 
nobiltà  più  distinta,  che  istantemente  n-  scollata  la  messa,  passò  da  Giuseppe  II, 
chiese  l'imperatore  di  poter  essere  spet-  indi  insieme  e  coll'arciduca  iMasMinilia* 
tatrice  di  questo  solenne  atto,  fu  tanto  no,  percorsero  le  anticamere  imperiali 
grande,che  rese  quella  vastissima  e  nobi-  ripiene  della  più  distinta  nobiltà,  ivi'ac- 
lissima  sala,  lolla  custodita  dalle  3  diver-  corsa  per  augurare  al  Santo  Padre  un 
se  guardie  nobili,  angusta  a  comprender  prospero  viaggio.  Pio  VI  ascese  nella 
tulli,  "quali  in  generale  rimasero  ammi-  carrozza  dell'imperatore  e  con  esso  par- 
lali della  solennilà  e  maestà  della  funzio-  lì  da  Vienna  circa  alle  ore  12  e  mezza, 
ne.  I>ellasera  il  Papa  inviò  da  mg."^  Ca-  seguito  dalle  consueteguardie,ed  inallra 
Ifjjpi  uditore  della  uuuzialura  di  Vieu-  carrozza  dall'arciduca,  e  da  Lulle  lecar- 


3.4  VIE  VIE 

in/ze  del  pontificio  accoDtpagnamenlo.  vi  fuiulai'ono  un  convento  con  magnifl- 
Giunti  alia  chiesa  di  s.  IMaiia  Briiim  ca  chiesa  dopo  il  1689),  hin<^i  6  migUa 
(ossia  del  F(jiile  nel  delizioso  Ijoigooino-  da  Vienna,  discesero  dalla  cai  rozza  a  ve* 
nimo  sollo  1' Ens  a  3  leglie  sud-est  da  nerare  la  miracolosa  ss.  Immagine.  Nel 
Vieima.  iN'cll'  Ailanle  3Jariano  ossia  o-  sortire  dalla  chiesa  segui  la  separazione 
rigine  dell'  jt/iniagiiii  miracolose  della  di  l*io  VI  da  Giuseppe  li,  in  modocora- 
B.  f^  ergi  ne  del  p.  Guiitjìpcnberg  gesui-  movente  per  le  scambievoli,  tenere  e  si- 
ia,  coi  santuari  dell'impero  austriaco,  è  gnificanli  espressioni,  e  per  le  dichiara- 
ile^crillo  anche  questo.  Crede  lo  storico,  zioui  e  seutimenli  di  filiale  divozione  co* 
che  nella  chiesa  i  cavalieri  templari  vi  col-  quali  l'imperatore  si  congedò  ilal  Papa,  il 
locassero  la  ^latua  della  ss.  Immag  ne,  la  quale  nell'atto  che  quello  voleva  uiuiliar- 
quale  nel  i485per  l'invasione  ungara  il  si  per  ricevere  l'apostolica  benedizione,  lo 
furore  militare  gillò  in  una  funle.  Morto  sostenne  e  teneramente  gliela  com[)artì, 
il  re  d'  Ungheria  Alattia  nel  \^(^o,  l'iin-  baciò  e  abbracciò  ;  non  avendo  tralascia- 
peratore  Federico  Ili  proponendosi  il  ri-  to  ancora  di  distinguere  l'arciduca  Mas- 
coperò  de'suoi  aviti  stali,  ne  pregò  Dio  simihano,  con  paterni  modi.  L'  impera- 
e  la  sua  divina  Madre.  Mentre  dormi  va,  tote  volle  quindi  accompagnare  alla  car- 
gli  comparve  la  B.  Veigine,  sotto  le  stes-  rozza  il  Papa,  e  dopo  partito  rimontò 
se  forme  di  s.  Maria  lìriinn,  e  gli  mani-  nella  sua.  Trovo  nel  Novaes  la  seguente 
feslò  essere  stala  esaudita  la  sua  prece,  e  iscrizione,  che  l'imperatore  fece  collocare 
che  marciasse  pure  contro  gli  ungheresi  nel  santuario  degli  agostiniani  scalzi, 
e  ne  otteirebbe  vittoria.  In  prova  di  che,  scolpita  con  lettere  d'  oro  iu  lapide  tur- 
presso  Vienna  troverebbe  la  sua  statua,  china,  in  latino  e  in  tedesco  :  Plus  f^I 
nelle  forme  colle  quali  gli  appariva,  dea-  P.  M.  -  Et  Josephns  II  R.orn.  Iinp.  seni- 
Irò  una  fonte,  da  dove  dovesse  trarla  e  per  Ani;.  -  Cani  Maxiiniliano  Auslriae 
lestiluirla  alla  pubblica  venerazione.  Fé-  Archiduca  Tauuiaturga  Fonlenn  de- 
derico  111  pieno  di  fiducia  uell'apparizio-  i'0(V;  salutata-  liinc  tenerissinios  i/iter 
ne,  fece  marciare  le  sue  truppe,  e  nel  se-  amplexiis  -  Excllis  adUatiùbus  lacry- 
guirle  con  occhio  scrutatore  andava  cer-  iriis-Sibi  invicein  i-ale  dixerunt  -  X 
cando  il  sagro  sitnulacro.  Giunto  nel  bo-  kal.  Mali.  Anno  MDCCLXXXir.  Prose- 
sco  di  Vienna,  un  di  lui  servo  cercando  guendo  il  viaggio,  il  Papa  giunse  al  ca- 
dell'acijua  sidilungò  dalla  strada,  e  Irò-  stello  dell' insigne  e  già  parlalo  mona- 
\ato  un  pozzo,  con  sorpresa  vide  il  bellis-  siero  benedettino  di  Meick,  ov' era  stalo 
«imo  volto  d'una  statua  della  Madonna,  preparato  l'alloggio,  ricevuto  dal  cardi- 
li che  venutosi  a  sapere  dall'imperatore,  nai  IMigazzi,  e  da  molti  prelati  d'altri 
conobbe  verificato  il  segnale  di  sua  vit-  monasteri  e  badie  cospicue.  Martedì  23 
toria,  Pielrocedeiid(j,  la  fece  estrarre  e  aprile  discese  nella  magnifica  chiesa  del- 
con  venerazione  collocare  nella  vicina  la  badia  de' ss.  Pietro  e  Paulo,  ricevuto 
chiesa.  Impadronitosi  quindi  di  Vienna  fonnalniente, ecome  dissi  nel  voi.  XLVI, 
e  di  tutta  l'Austria,  colla  cacciata  degli  p.  84,  ascollò  la  messa  celebrala  dal  car- 
ungari,  volle  che  il  prezioso  simulacro  dinaie  (narrai  altrove,  che  detronizzato 
fosse  venerato  presso  la  fonte  in  cappel-  Pio  VI  nel  1798  da' repubblicani  fran- 
la  che  tosto  edificò,  e  presto  divenne  un  cesi,  mentre  trovavasi  nella  certosa  di 
Santuario,  pei  le  grazie  che  la  B.  Ver-  Firenze,  il  granduca  Ferdinando  111  avea 
giiie  dispensava.  Per  cui  venne  affidala  concertato  colla  corte  di  Vienna,  di  pro- 
alia  custodia  d' alcuni  sacerdoti,  finché  curargli  un  asilonella  badiadiMelck,sop- 
iiel  1 636  il  vescovo  di  Passavia  consegnò  pressa  da  Giuseppe  li  ;  mala  rottura  scop- 
U  iauluario  agli  agostiniani  scalzi,  i  quali      piata  tra'francesi  e  l'iuiperalore l'impedì. 


VIE  VIE                     3.5 

(Deportatoli  Papa  in /^'rt/c/aa di  Francia,  a' 2  0»  aprile,  si   diresse   [)er   Monaco,  e 
ivi  gluriusameule  nioih  Tale  e  tanta  ve-  giunto  a' confini  deisti  stali  austriaci,  al 
Delazione  avea  l^io  VI  lasciato  nella  cor-  fiume  Ens,  colle  più  vive   tc'>liiuonian- 
te  inipcriale,  the  r  imperatore  Francesco  ze  d'alletto   e  di  gradimento  ringraziò  il 
11,   bcncliè    non   fosse  costume,   ne  fece  conte  di   CobenIzeI,  die  d'  ordine  del- 
sullragare  la  grand' anima  a'  5  febbraio  l'  imperatore  assiduamente   lo  avea  ac- 
iBoo    nella   metropolitana   di    Vieiuia;  compagnato  e  servito   in   tutto  il  viag- 
alla  qiial  solenne  funzione,  celebrata  con  gio  ne' detti  stati,   incaricandolo  di  mi- 
sovrana    magnificenza,  da  u)g/  vescovo  novare  da  sua  parte  all'  imperatore,  es- 
vicario, vi  assisterono  il  cardinal  iMigazzi,  sor   egli    vieppiù   sensibile   per   le   tante 
che  per  la  sua  avanzata  età  e  abituali  in-  attenzioni  praticate  verso  la  di  lui    per- 
comodi  non  potè  pontificarvi,  e  ne'rispel-  sona,  e  di  presentargli  la  lettera  che  gli 
tivi  luoghi  lutti  gli  onlini   della  nobiltà  consegnò.  Descrissi  nel  voi.  LUI,  p.  94> 
e  magistratura  di  Vienna),  indi  il  Papa  i  doni  fatti  da  Giuseppe  II  alla  corte  pan- 
ne parli  verso  l'Eus,  per  pernottare  nella  lifìcia  del  seguito  di  Pio  VI,  e  promisi  in 
celebre  badia  di  s.  Florian   de' canonici  quest'articolo  di  riferirequelli  dispensati 
regolari  laterauensi  (che   possiede   una  dai  Papa  alla  corte  imperiale,  che  rica- 
bella  collezione  di  medaglie,  un  gabinet-  vo  od' Diari  dì  Rama.  Al  conte  di    Ro- 
to di  mineralogia,  ed  uno    de' più  cele-  sembeigh  gran  ciamberlano:  Corona  d'a- 
bri  organi  dAlemagna),  accolto  con  ogni  gala  orientale,  con  cammeo  di  diaspro  col- 
onore  dal  vescovo  principe  di  Passavia  l'edigie  della  D.  Vergine  e  de'  ss,  Pietro 
cardinal  Firmian,  e  da  molti  signori  ed  e  Paolo,  contornata  da  22  bi  illanti,  ed 
ecclesiastici.  Nsl   d\  seguente   mercoledì  una  croce  puie  di  brillanti.  Al  conte  di 
24, ascoltata  la  messa  nella  nobile  chiesa  s.  Giuliano  ispettore  delle  cucine:  Coro- 
dei  monastero,  Pio  VI  riprese  il  viaggio  nasimilecon  cammeodi  diaspro  nerocol- 
per  Z//2/S,  nel  quale  articolo   descrissi  il  l'elligie  dell'acce  IIomo,catì  goccie  san- 
decoroso  ricevimento,  smontando  al  pa-  gnigue,  contornato  di  brillanti.  Conte  di 
lazzo   della  città.    Dopo   trattenimento,  Dietrichslein  cavallerizzo  maggiore,  eon- 
coutinuò  il  suo  viaggio,  e  giunto  a  Vels,  tedi  Kaunitz  direttore  dell'imperiah  fib- 
luogo  considerabile  e  popolalo,  per  cam-  biiche,  principedi  Paargran  maeslrodel- 
biare  i  cavalli,  alle  suppliche  del  zelante  |e  [)oste,  ed  altri  personaggi,  consimili  do- 
parroco,  condiscese  a  benedirne  il  popolo  nativi.  Al  direttore  delle  cucine  Heufeld: 
da  una  finestra  rispondente  nella  piazza.  Reliquiario  contornato  di  brillanti.  Al  re- 
preparato da  acconcio  e  fervoroso  discor-  gio  foriere  di  camera  Neble:  Reliquiario 
so  ìd  tedesco  fatto  dallo  stesso  parroco,  del  valore  di  200  zecchini.  All'ispettore 
Riassunto  il  viaggio,  alle  ore  24  permea-  del  castello  e  del  giardino  di  Belfonle:  Re- 
ne al  castello  di  Ried  capoluogo  de!  cir-  jiquiario  contornalo  di  pietre.  A'camerie- 
colo  deirinn,  ben  fabbricalo  (ove  poi  nel  ri  e  cuochi  destinati  a  servir  il  Papa,  5oo 
i8o5  i  francesi  sconfissero  gli  austriaci),  zecchini.  Alla  gente  di  livrea,  1000  zec- 
iiel  preparato  alloggio  ricevuto  distinta-  chini;  e  200  agli  uomini  e  donne  di  bas- 
ineote,  e  ossequiato  da  mg.'  Gio,  Nepo-  so  servizio.  A  tulli  i  reali  custodi   della 
muceno  de  Unghelter  vescovo  di  Fella  gallerie,  biblioteca,  armeria,  gabinetti  e 
in  partiLus,  sullìaganeo   d'Augusta,  ve-  del  real  tesoro,  parecchie  medaglie  d'oro 
scovato  amministralo   dall'elettore  ar-  e  d'argento;  ed  una  medaglia  d'oro  u* 
civescovo  di  Treveii,  con  lettera  di  quel  poeti   che   presentarono  compouimenli. 
principe  che  l'iuvitavaa  onorare  tale  cit-  Donòal  grande  spedale  degli  orfani  1000 
là,  insieme  a  mg."^  Bech  vicario  genera-  fiorini.  Quanto  Giuseppe  11  donò  a  Pio 
le.  Finalmente;  parlilo  Pio  Vi  da   Ried  VI,  lo  riportai  nel  voi.  XXIX,  p.  180. 


3i6  VIE 

^'el^acce(tarei  ricchi  presenti,  il  Papa  di- 
cliiarò  all'imperatole,  che  non  conside- 
landoli  qual  sua  propiielà  ,  gli  avrebbe 
con  bolla  destinati  ad  essere  della  s.  Se- 
de, e  monumento  della  munificenza  ina- 
periale,  pregando  i  successori  suoi  a  far- 
ne uso  nelle  maggiori  solennità  dell'ao- 
uo.  Volle  Giuseppe  11  la  soddisfazione  di 
aver  per  meoioria  il  ritratto  del  suo  ve- 
nerandoo'ipilejecondiscendendovi  il  Pa- 
pa, si  preitò  a  varie  sedute  al  valente  pit- 
tore Giuseppe  Hickel,  destinato  a  trarne 
le  sembianze.  I  pili  eccellenti  disegnato- 
ri à\  Vienna  si  occuparono  a  rappresen- 
tare le  sagre  funzioni  celebrate  dal  Papa. 
Ma,  osserva  il  Coppi,  mentre  Giuseppe 
II  nulla  otuniise  di  tributare  a  Pio  VI 
tutti  gli  onori  possibili,  nel  tempo  stesso 
permetteva,  e  forse  ortlinava,  diesi  spar- 
gesse a  profusione  tanto  nella  ca[)italeche 
nelle  provincie,  munito  del  sigillo  impe- 
riale,l'opuscolo  che  riprovai  a  Uro  ve:  Q;;;cZ 
est  Papa?  di  Eybel  professore  di  dirit- 
locanonico  nell'università  diVienna,som- 
niamente  insultante  alla  dignità  pontifi- 
cia. Dipoi  il  Papa  lo  condannò  e  proscris- 
se col  breve  ^''(//jer.';o//V//Vrt^',siccome  con- 
tenente proposizioni  eretiche  e  scismati- 
che, già  condannate  dalla  Chiesa.  Inutil- 
mente Giuseppe  11  ne  impedì  l'accettazio- 
ne alle  chiese  di  Germania  e  de'  Paesi- 
Bassi.  Del  resto  il  Papa  mollo  trattò  col- 
l'unperatore,  ma  nonconsegu'i  cpianto  per 
avventura  si  era  lusingato.  Tenm;  saldo 
l'imperatore  nelle  sue  biasimevoli  deter- 
minazioni il  suddetto  principediKannitz- 
Potlberg,  filosofo  della  schiera  di  que'del 
secolu  passalo,  il  quale  osò  f  ir  soitVire  al 
Sommo  Pontefice  alcune  mortificazioni, 
ed  affetlòdi  trattare  con  lui  senza  usare 
que'modi  co'quali  anco  per  la  sola  civil- 
tà si  tratta  co'regnanti.  Però  quando  l'im- 
peratore lo  presentò  a  Pio  Vi,  questi  do- 
poaverio  gu^udalo  con  occhio  severo,  gli 
disse:  Mi  dispiace  ch'egli  sia  così  vicino 
al  sepolcro;  e  mettendogli  la  mano  sul- 
la spalla,  soggiunse:  E  saremo  ancora 
ut  tempo!  lu  tal  modo  die'  a  vedere  io 


V  I  E 

qua!  concello  Io  tenesse.  Questo  non  è  il 
luogo  di  descrivere  le  conseguenze  del 
viaggio  a  Vienna,  e  sarebbe  ripetizione, 
per  a  vello  riferito  a'propri,  come  parlan- 
do del  Concordalo  fra  Pio  VI  e  Giu- 
seppe II  [F.),  nella  biografia  del  Papa, 
e  ne' voi.  XXIX,  p.178  e  seg.,  XCIII,  p. 
i4o,  XGVll,  p.  20S  e  seg.,  mentre  a  p. 
2  I  2,  diisi  come  il  Papa  pel  Tirolo  rientrò 
negli  stati  austriaci, ecome  rientiòin  quel- 
li della  repubblica  di  Venezia,  indicando 
in  corsivo  i  luoghi  ove  ne  parlai.  In  ge- 
nerale il  Papa  si  chiamò  contento  del 
viaggio  e  di  quanto  ottenne;  certo  da  per 
lutto  risvegliò  il  sentimento  religioso.  E 
sebbene  Giuseppe  II  nel  dicembre i  783, 
all'improvviso  e  nel  più  stretto  incogni- 
to, si  recò  in  liuma  a  restituir  la  visita  a 
Pio  VI,  poi  continuò  nelle  sue  deplora- 
bili riforme  religiose,  ed  a  mettere  il  ba- 
vaglio alla  Chiesa.  Non  polendo  descrive- 
re i  grandi  avvenimenti  politici  che  si 
successero,  citerò  gli  articoli  ove  ne  ra- 
gionai. 

Wel  malaugurato  1789,  scoppiò  il  fu- 
nesto spirito  d'iudipendeuza  in  politica, 
come  in  religione,  ch'erasi  forlilicato  iu 
Francia  (V),  e  gli  ultimi  colpi  a  quel 
trono  lo  die'l'assemblea  convocata  a  Pa- 
rigi e  fatalmente  trasferita  a  Versailles 
(/^),  ove  si  converti  in  assemblea  na- 
zionale. In  quella  città  dunque  comin- 
ciò queir  iliade  dolorosa  che,  trionfnn- 
do  la  rivoluzione,  pose  a  so(|quidio 
l'Europa,  abolì  la  tnouarclua,  procla- 
mò la  repubblica  di  Francia,  olTrì  soc- 
corsi a  tutti  i  popoli  che  volessero  ac- 
quistare la  selicente  libertà,  condusse 
al  patibolo  l'ottimo  re  Luigi  XVI  e  l'in  - 
felice  regina  Maria  Antonietta  d'iVu^tri a 
nel  1793,  ed  abolì  il  culto  cattolico.  Nel 
precedente  anno  la  repubblica  francese 
avea  dichiarato  guerra  all'imperatore 
Francesco  II,  ed  a  Federico  Guglielmo 
Il  re  di  Prussia  {V.),  tra  loro  alleati,  e 
la  guei-ra  fu  portata  anche  in  Gernianiii 
(/^.), succedendo  sul  trono  di  Prussia  Fe- 
derico Guglielmo  ili  nel  1797.  Io  que- 


VIE  VIE                    3i7 

sto  il  prode  arciduca  Cai  Io,  fratello  del-  pensi  colle  piovinciesilnate  snlln  riva  de- 
rimperaloie,  preseli  comando  dell'arnva-  sii  a  nel  seno  (leH'iinpero.ieslaiidoDe  per- 
la austriaca  in  Italia,  dopo  la  perdila  di  ciò  spogliale  le  sovranità  ecclesiasliclie.  Il 
Nanlova^  Iialuardo  principale  de' domi-  trattalo  fu  sottoscritto  a'g  febbraio  i  80 1. 
nii  dell'Ausilia  in  Italia.  Eon.ipiirte  co-  In  seguito  alternandoci  i  clamorosi  even- 
mandanledell'arniala  repnbblicaiiafran-  ti  guerreschi,  ed  i  vari  trattali,  e  tlive- 
cese  nella  legione,  aiilitanientc  assali  gli  nulo  Bonapaile  imperatore  de'francesi 
stati  austriaci,  occupando  Trieste,  Già-  nel  i  8o4,  col  nome  di  JNapoleone  I;  Con- 
disca ,  Gorizia  e  Lubiana,  Eressannone,  de,  per  tale  esempio,  dissi  già  che  Fran- 
Trenlo  ,  penetrando  col  centro  sino  a  casco  II,  volendo  provvedere  al  decoro  di 
Knittelfcid  e  ludenbuig,  luoghi  distanti  sua  fiimiglia  coli' aggiungere  In  dignità 
non  più  di  1  00  miglia  da  Yieiina.  Ormai  im|)erialc  ereditaria  a  quella  elettiva,  di 
minacciala  la  capitale,  poteva  il  giovane  cui  era  peisonalniente  insignito,  1'  i  i  a- 
arciduca  arrestar  la  marcia  di  fronte  al  gosto  prese  il  titolo  d'imperatore  eredi- 
for  lunato  e  valoroso  Bonaparte,  giunto  lai  io  d'Austria,  col  nome  di  Francesco  f, 
a  Klagenfurt.  IMa  di  già  Francesco  II  e  per  cui  Vienna  divenne  la  stabile  me- 
la Francia  erano  disposti  alla  pace,  onde  tropoli  dell'impero  d' Austria.  Indi  nel 
a'y  aprile  si  concluse  una sospensioned'ar-  i8o5  collegatosi  coW li  gliilterra  {^'^•)  e 
mi,  ed  a'iB  i  preliminari  di  Leoben,  che  colla  Hussia  (/'.), contro  ^'apoleone  I,  to- 
salvarono  Vienna  dai  pericolo  d'essere  sto  si  ruppe  guerra,  con  piano  di  campa- 
presa.  Rolla  poi  nuova  guerra,  nella  lotta  gna  stabilito  in  Vienna  fia  l'Austria  e  la 
del  1800, Francesco  II  sostituì  nel  coman-  Bussia  ;  quindi  Francesco  I  lagnandosi 
do  dell'esercito,  allo sforlunatoKray,rar-  dell'insaziabile ambizionedi  JNapoleone I, 
ciduca  Giovanni,  ma  gli  austriaci  passa-  fece  occupare  la  Baviera,  e  collocò  un  e- 
lo  rinn,  a'3  dicembre  furono  inleiamen-  sercito  suU'  Iller.  Ma  ^apoleone  I  battè 
te  disfalli  ad  Ilohenlinden,  villaggio  del-  gli  austriaci  iu  diversi  punti,  prese  lil- 
la Baviera,  dal  general  Moreau,  il  quale  ma,  e  spinse  le  sue  truppe  nel  Tirolo  e 
vi  avea  riunito  il  prineipal  nei bo  del  suo  ntll'Àustiia  ;  mentre  alili  eserciti  com- 
esercilo.  L'arciduca  Carlo  riprese  allora  battevano  pres>o  Verona  {F.)  e  bìocca- 
il  comando  dell'armala  austiiaca,  ma  la  vano  yentzia  {V-)-  Inoltre  i  francesi  a'4 
disfalla  era  slata  lale  che  non  si  poteva  novtinbre  passarono  l'Ens,  a'y  respinse- 
riparare  dalla  virtù  d'un  condollieroseb-  10  un  corpo  austriaco  a  IMai  ienzelì,  agli 
bene  prudenlissimo.  Quindi  i  francesi  es-  i  i batterono  la  relroguaidia  russaaDurn- 
sendosi  avanzati  vittoriosi  sino  a  22  le-  slein,  ed  a' i  3  entrarono  in  Vienna.  Non 
ghe  da  Vienna,  l'arciduca  fu  coslretto  a  avendo  il  principe  d'Auersperg  rollo  il 
proporre  a  Moreau  ,  che  minacciava  la  ponte  sul  Danubio  ,  per  aver  supposto 
capitale  ,  una  sospensione  d'armi,  di-  falla  la  pace,  passarono  i  francesi  senza 
chiarando  essere  l'imperatore  disposto  a  ostacolo  sulla  sponda  sinistra  di  quel  flu- 
concluder  la  pace  qu  alunque  fossero  le  me,ed  a'i8  novembieenlraronoinBi  iinn 
disposizioni  de'suoi  collegati.  L'aimisli-  capitaledella  /l7orfl»'/V7  (^.).  Francesco  [ 
zio  ebbe  luogo  a'25  dicembre  a  Sleyer.  colle  truppe  che  potè  raccogliere,  si  liti- 
Le  condizioni  della  pace  furono  dettale  lò  ad  Olrniitz,  dove  fu  raggiunto  da  A- 
a  Lunevilie  ,  e  Francesco  II  conobbe  la  lessandro  I  imperatore  di  Russia,  e  dal 
necessità  delle  circostanze,  e  fu  costretlo  granduca  Costantino  di  lui  fratello  col- 
a  stipulare  anche  per  Timpero  e  peprin-  l'armata  russa,  che  retrocedeva  dall'Au- 
cipidi  esso.ieslandùspogliali  in  lullooin  stria  e  con  altri  soccorsi  di  russi.  Fral- 
parte  i dominanti  d*^l!eprovincie esistenti  tanto  ad  Austerlilz,  presenti  i  3  impera- 
sulla  rivasinislra  dclReno,  mediante  com-  tori,  a'2  dicembre  seguì  la  famosa  balla- 


3.8  VIE 

alia  combattuta  Ja'dne  eserciti,  ciascuno 
composlo  da  circa  00,000  uomini  ^  ove 
Napoleone  I  sconfisse  gli  austriaci  e  i  rus- 
si. Allora  Francesco  I  domandò  pace,  si 
abboccò  con  Napoleone  I,  e  a  dure  con- 
dizioni fu  sottoscritta  a  Preshurgo  a'26 
dicembre.  A'r2  luglio  1806  iNapoleone  I 
formò  la  Confederazione  Renana,  poi  au- 
mentata (disciolta  nel  i8i3  da'collegali 
conilo  di  lui:  neparlai  nel  voi.  XXIX,  p. 
192  e  seg.),  dichiarandosene  protettore. 
Indi  avendo  Napoleone  I  nella  dieta  di 
Piatislìona  del  i."  agosto  1  806,  dichiarato 
non  riconoscer  più  né  costituzione  né  im- 
pero di  Geimania;  e  Francesco  I  veden- 
dosi impotenlea  sostenerei  propri  diritti, 
persuaso  che  gli  avvenimenti  accaduti 
nell'impero  di  Germania  gli  rendevano 
impossibile  di  continuare  nell'obbligazio- 
ni contralte  qual  capo  di  esso,  provvide 
al  proprio  decoro  rinunziando  a'6  dello 
stesso  agosto  alla  dignità  d'impera torePio- 
roano-Germanico  ,  dichiarando  formal- 
mente essere  sciolti  i  vincoli  che  Tuniva- 
no  al  medesimo.  L'  impeio  Germanico 
dunque  cessò  d'  esistere  dopo  aver  fallo 
tanta  guerra  alla  Chiesa:  eppure  il  solo 
Papa  Pio  VII  protestò  contro  quella  dis- 
soluzione. Giàavea  protestato  ancora  pel 
trattato  diLuneville  che  secolarizzò  mol- 
ti vescovati,  le  cui  sovranilà  si  divisero 
vari  principi  ,  solo  conservandosi  la  di- 
gnità elettorale  di  Magonza  trasferita  a 
Raùsbona  (''.).  Tutto  narrai  nel  voi. 
XXIX, p.  I  85eseg. Dipoi  l'eminente  pub- 
blicista d.'^  Bus*,  celebi  e  e  benemerito  pel 
suo  zelo  e  divozione  nel  ravvivare  nel  suo 
paese  di  Germania  la  face  del  cattolici- 
smo,  e  ristabilire  l'indipendenza  della 
Chiesa  sì  profondamente  compromessa  in 
causa  dello  spirito  burocratico  del  Giù- 
seppinisrao,  mostrando  i  pericoli  de'cat- 
tivi  rapporti  fra'due  poteri,  varie  opere 
a  tal  fine  die'  in  luce,  di  cui  ne  die'  con- 
tezza, coir  Amico  Cattolico  di  Milano, 
il  prof  Arrighi  nella  serie  2.'  degli  An- 
nali delle  scienze  religiose,  1. 1  3,  p.  473. 
liicordeiò  soltanto:  L'alto  e  ilbasso  Ra- 


V  lE 

dìcalìsmo  nel  suo  odio  contro  la  reli' 
gione  e  la  libertà.  Comunanza  degl'in- 
leressi  del  Cattolicismo  in  Francia  ed 
in  Germania.  La  lotta  della  Chiesa  con- 
tro lo  Stato,  per  riconquistare  la  sua 
libertà  in  Francia  e  in  Alemagna.  Del 
dovere  de' cattolici  alemanni  nell'attuali 
circostanze.  Storia  autentica  del  Nazio- 
nalismo e delTerritorialismo  nellaChie' 
sa  Cattolica  di  Germania.  Napoleone  I 
dopo  aver  dichiarato  nel  1806  di  soste- 
nere la  Porla  contro  la  Russia;  dopo  a> 
ver  nel  1  807  blandito  la  slessa  Russia  sul- 
l'espulsione del  turco  dall'  Kuropa;  nel 
I  808  propose  all'Austria  la  divisione  del- 
la Turchia,  pe'sospelli  che  avea  gli  mo« 
vesse  guerra,  ammettendola  a  parte  del» 
le  spoglie.  Realmente  Francesco  I  nel 
i8of)  mosse  nuova  guerra  a  Napoleotie 
I,  per  aver  contravvenuto  a'patli  di  Pre- 
sburgo  ,  non  che  geloso  del  progressivo 
suo  ingrandimento,  e  in  apprensione  per 
la  marcia  de'frances'  nella  Spagna  {^.) 
e  nel  Portogallo  (^.).  e  per  essere  i  po- 
poli tedeschi  smaniosi  di  sottrarsi  dalla 
doo]inazione  straniera  e  ricuperare  l'in- 
dipendenza nazionale.  Nel  principio  d'a- 
prile le  due  armate  nemiche  già  erano 
pronte  a  combattere:  I'  Austria  contava 
circa  33o,ooo  uomini  sotto  il  comando 
dell'arciduca  Carlo,  olire  la  landwernel- 
l'interno;  presso  a  poco  eguali  erano  le 
forze  di  Napoleone  I,  e  composte  di  fran- 
cesi, assiaoi,badesi,  bavaresi,  sassoni,  po- 
lacchi, oltre  I  DO, ODO  russi  che  doveaoo 
operaie  a  suo  favore,  per  obbligo  d  al- 
leanza. Cominciò  l'arciduca  con  invader 
la  Baviera,  altri  corpi  altre  parli.  Ma  Na- 
poleone I  si  pose  alla  lesta  d'una  massa 
di  forze  superiori,  per  battere  separata- 
mente le  colonne  nemiche,  prima  che  si 
unissero,  cioéa'iq  aprile,  e  guadagnò  le 
sanguinose  b.illaglie  di  Pfallenliofeu  e  di 
Tann,  facendo  da  Davoust  tener  a  bada 
l'arciduca  Carlo  verso  Ralisbona.  Indi  as- 
salì con  quasi  100,000  uomini  l'arciduca 
Luigi  ed  Hiller  che  ne  aveano  la  metà, 
ballendoli  a'  20  ad  Abensberg,  ed  a'  21 


V  I  K  VIE  3(9 
li  disfece  a  Lindshul.  Lanciale  ivi  poche  e  menlre  la  ztiff;!  era  nel  massimo  calo- 
Irnppeapersef^uilailijSi  rivolsecolla  rnag-  re,  il  Da luihio  crebbe  improvvisamente; 
gioì'  parte  roiitio  lo  slesso  aicicluca  Car-  d'altroiicle  gli  austriaci  vi  misero  dentro 
lo,  il  quale  intanto  erasi  impadronito  di  l)arclie  cariclie  di  sassi  e  burlutti,  sicché 
Ralisbona,  e  congiunto  con  altri  corpi,  i  ponti  francesi  furono  rotti.  Allora  Na- 
in  lutto  lornirindo  il  suo  esercito  <|uasi  poleone  I  concenlrò  1' armata  e  neordi- 
72,000  uomini.  Con  essi  si  disponeva  a'  nò  la  ritirata  nell'isola  di  Lobiiu,  dove 
22  d'assalire  Davousf,  quando  verso  se-  la  radunò  nella  notte  seguente,  e  nella 
la  si  vide  esso  stesso  assalilo  da  (|uelle  mattina  de'23  a  grandi  stenti  ristabiPi  il 
truppe,  e  nel  lato  sinistro  dall'altre  con-  ponte  sul  ramo  del  fiume  che  divide  l'i- 
tlolle  da  Napoleone  !.  Aspra  fu  la  balla-  sola  dalla  sinistra  sponda  ,  e  altri  ponti 
glia,  e  l'arciduca  perduti  6000  uomini  e  più  solidi,  per  concentrare  maggiormen- 
oppresso  da  forze  superiori,  dovette  riti-  le  le  sue  armate.  GrossAspern,  villaggio 
larsi  a  Ralisbona.  Quivi  nella  seguente  di  mercaiodell'arciducato, nella  gran  bat- 
iiolle  cominciò  a  passare  il  Daiudjio  per  taglia  andò  distrutto,  o  poi  fu  riedifica- 
congiungersi  sulla  riva  sinistra  col  corpo  to.  L'arciduca  Carlo  si  ricopr"i  di  gloria, 
di  Dellegarde;  ma  raggiunto  a'sS  da  Na-  ed  in  seguito  più  volte  tornò  deguameO' 
poleone  I,  che  rimase  leggermente  ferito  te  a  misurarsi  con  Napoleone  l,  come  ri- 
nel  piede  destro,  perdette  in  nuova  azio-  levai  altrove.  In  questi  memorabili  corn- 
ile altrii2,ooo  uomini.  Dopo  questi  di-  battimenti  delti  d' Esliug  e  meglio  di 
saslrosi  avvenimenti ,  divisò  l'arciduca  Gross-Aspern,  gli  austriaci  ebbero4>ooo 
marciare  per  la  Boemia  verso  Lintz,  per  morti,  3, 000  feriti  e  83o  prigionieri;  ed 
riunirsi  ad  altre  truppe  e  difendere  l'ar-  i  francesi  peiderono  da  cii'ca  20,000  uo- 
ciducalo  d'Austria,  Però  Napoleone  I  col-  mini,  e  fra'  morti  il  maresciallo  Lannes 
ia  sua  celerità  glielo  impedì,  e  lasciato  dùca  di  IMontebello,  che  ferito  in  una  co- 
Davoust  a  osservarlo,  prescrivendo  a  Der-  scia  da  una  palla  di  cannone,  spirò  poco 
iiadolle  minacciale  la  Boemia,  esso  fiat*  dopo  in  Vienna.  Tuttora  l'esercito  au- 
tanto  marciò  rapidamente  in  Baviera  e  strinco  festeggia  l'anniversario  della  bat- 
in  Auslria.  A'3  maggiooccupò  Linlz,  bai-  taglia  d'Aspern,  ed  in  (|uello  del  i  860  si 
tè  Hiller  ad  Ebesberg,  ed  a' 1  o  pervenne  pi  esentò  fra  gli  ufìiziali  die  locelebiava- 
a  Vienna,  e  la  prese  per  capitolazione  a'  no  limperalfiie  Francesco  Giuseppe  I,  il 
12,  entrandovi  i  francesi  nel  dì  segiien-  quale  dopo  averli  felicitali  dell'arder  na- 
te. Disciolse  la  landwer,  e  invito  gli  un-  zinnale  da  cui  erano  animali  e  delibi  mi- 
gheresi  a  sottrarsi  da  casa  d'Austria, ed  e-  rabile  disciplina  che  mantiene  l'armala, 
leggersi  un  re  particolare.  Del  resto,  pa-  disse  loro  che  non  larderebbero  furse  a 
drone  di  Vienna,  pensò  subilo  a  passare  dar  prove  novelle  del  proprio  valore  per 
il  Danubio  ed  assicurarsi  una  testa  di  la  difesa  degl'interessi  tedeschi!  Linguag- 
pcnte,  e  costruiti  ponti  di  barche,  a'  20  gio,  che  si  avvicinò  a  quello  poc'anzi  le- 
e  21  maggio  tragittò  quel  gran  fiume  nulo  dal  principe  reggente  di  Prussia: 
con  circa  5o,ooo  uomini,  che  schierò  in  Non  si  permetterà  che  un  pollice  di  ter- 
ballaglia,  fissando  il  centro  ad  Esling  e  reno  sia  perduto  dall'Alemagna  !  (Quan- 
la  sinistra  ad  Aspein  0  Gross-Aspei  n,  do  neli847  moi'i  l'arciduca  Carlo,  il  ai- 
alquanto  sotto  Vienna.  Incontrò  per  al-  potè  imperatore  Ferdinando  I,  olire  al- 
tro immediatamenle  l'arciduca  Carlo, che  tri  imperituri  onori  co'quali  celebrò  la 
gli  fu  a  fronte  con  circa  go,ooo  uomini,  sua  gloria  militare,  dichiarò  volergli  eri- 
Si  combattè  nella  sera  dello  stesso  7.1  gere  un  monumento  in  Vienna  per  tra- 
maggio  con  dubbio  evento.  Si  rinnovò  mandare  a'posleri  la  celebre  sua  memo- 
quindi  ia  battaglia  nella  mattina  de'22,  ria.  11  monumenlofu  innalzato, ed  il  prò- 


39.0  V  I  E 

ripole  P'rancesco  Giuseppe  I  solennemen- 
te l'inaugurò  a'22  maggio  1860,  quindi 
fu  cantato  il  Te  Dcinn,  intuonato  dal- 
l'aicivescovo  cardinal  Rausclier.  Vi  assi- 
sterono pure  l'imperatrice,  il  re  Lodovi- 
co di  Baviera,  i  duchi  di  BrunsAvick  e  di 
IVassau,  l'aiciduca  Lodovico  Giuseppe 
unico  fratello  superstite  del  defunto,  e  fra 
lutti  gli  altri  arciduchi,  anche  gli  arcidu- 
chi figli  dell' aiciiluthessa  Maria  figlia 
dell'eroe  d'Aspern,  l'altro  figlio  di  esso 
arciduca  Alberto  in  tale  occasione  pro- 
mosso al  grado  di  feld  maresciallo,  l'im- 
peratrice vedova  Carolina,  le  arciduches- 
se, Francesco  V  duca  di  Modena,  l'arci- 
duca Carlo  di  Toscana  e  altri  personag- 
gi. Le  ultime  notizie  di  Vienna  recano, 
che  lo  scultore  Forukorn  sta  ora  ivi  la- 
■voraiido  al  monumento  the  verrà  eret- 
to in  uìeaioiia  del  principe  Eugenio  di 
Savoia,  nella  piazza  esterna  della  Burg, 
dirinipelto  alla  statua  dell'arciduca  Car- 
lo). Ripiendendoil  (ilo  del  racconto, Fran- 
cesco 1  dopo  gli  accennati  vantaggi,  non 
ostante  [)e'precedenti  disastri  dovette  ab- 
bandonare i  suoi  progetti  d'invasione,  di 
rivoluzione  contro  i>Jiipoleonel  e  di  rista- 
bilimento dell'indipendenza  europea,  ed 
invece  volle  concentrare  le  sue  forze  per 
provvedere  alla  propria  difesa;  mentre  il 
principe  Eugenio  viceré  d'  Italia  si  recò 
iieir  Austria,  e  i5,ooo  russi  entrarono 
nella  Gallizia,  per  cui  l'arciduca  Ferdi- 
nando d'Esle,  che  da  Varsavia  erasi  a- 
vanzalo  sino  a  Thorn,  dovette  ritirarsi. 
In  tale  sialo  di  cose  la  sorte  della  guer- 
ra si  ridusse  ag'i  eserciti  accampati  pres- 
so Vienna  sulle  due  sponde  del  Danubio. 
Frattanto  INapùleone  1  continuava  a  for- 
tificarsi nell'isola  di  Lobau,  e  l'arciduca 
Callo  costruiva  fortificazioni  di  campa- 
gna per  difendere  i  punti  minacciali  fra 
Enzersdoif,  Esling  e  Gross-Aspern,  raf- 
forzando il  suo  esercito  con  truppe  di  li- 
nea e  di  landwer,  sicché  comandava  a 
quasi  I  5o,ooo  uomini.  L'armata  francese 
era  presso  a  poco  eguale  in  numero,  ma 
superiore  in  forze  di  cavalleria  e  di  trup- 


V  I  E 

pe  agguerrite.  Indi  Napoleone  I  a*  2  lu- 
glio fatto  gittare  un  ponte  dirimpetto  ad 
Esling,  ed  altri  presso  Wiltau  a'4,  tutta 
l'armata  passò  in  poche  ore  e  si  schierò 
in  battaglia;  onde  tutte  l'opere  di  difesa 
degli  austriaci, divenute  inutili.dovetlero 
abbandonarsi,  e  schierarsi  in  aperta  cam- 
pagna in  linea  paralella  a'francesi.  Nella 
seguente  notte  del  5  Napoleone  I  tentò 
d'impadronirsidi  Wagram,  villaggio  del- 
l'arcitiucato  sotto  l'Ens,  ch'era  nel  centro 
dell'  armata  austriaca  ,  e  vi  spedì  Mac- 
donald  con  3  divisioni  francesi  e  Berna- 
dotte  co'sassoni;  ma  tutte  queste  truppe 
furono  respinte  e  disfatte,  anzi  per  l'oscu- 
rità i  sassoni  presero  per  nemici  i  france- 
si e  loro  recarono  gravissimo  danno.  In- 
tanto nella  stessa  notte,  i  due  capitani  di- 
sposero i  loro  eserciti  per  venire  a  batta- 
glia campale  nel  giorno  seguente  del  6; 
coir  intendimento.  Napoleone  I  di  rom- 
pere il  centro  austriaco  e  dividere  l'ar- 
mata in  due  parti;  l'arciduca  Carlo  di  bat- 
tere la  sinistra  francese  e  allontanarla  da' 
ponti  per  porre  in  costernazione  tutto 
l'esercito  nemico.  La  battaglia  micidiale 
cominciò  allo  spuntar  del  sole  con  van- 
taggio degli  austriaci,  ma  l'arciduca  Gio- 
vanni avendo  lardato  a  sostenere  l'ala  si- 
nistra, Napoleone  I  ne  profittò  e  vinse. 
L'arciduca  Cai  lo  si  ritiiò  verso  la  Mora- 
via, e  Francesco  I  temendo  disastri  mag- 
giori, l'i  I  luglio  fece  proporre  una  so- 
spensione d'armi  per  trattare  la  pace,  la 
quale  tardò  a  concludersi  sino  a' 27  set- 
tembre a  Schònbrunn,  dove  d'morava 
Napoleone  I,  e  sottoscritta  a' 1 4  ottobre. 
Fra'patti  si  con  venne  Io  sgombro  di  Vien- 
na fra  un  mese.  Con  questo  rovinoso 
trattato  la  casa  d'Austria  perde  3  milio- 
ni e  mezzo  di  sudditi ,  onde  colle  prece- 
denti cessioni,  l'impero  si  ridusse  a  20 
milioni  e  700,000  abitanti:  i  paesi  invasi, 
oltre  il  mantenimento  dell'armata  fran- 
cese, pagarono  246  milioni  di  (ranchi  per 
contribuzione.  Nel  18  io  Francesco  I  con- 
cesse l'arciduchessa  Maria  Luigia  inispo- 
sa  a  Napoleone  I,  e  nel  1812  si  collegò 


V  I  E 

con  lui,  nel  quale  anno  l'ioiperatore  de' 
francesi  inlrapiese  la  ilisaslrosa  campa- 
gna di  Russia.  Indi  nel  i8i3  Francesco 
I  offa  il  suo  intervento  per  la  pace  ge- 
nerale, si  collef^ò  coll'itnperatoredi  Rus- 
sia, e  co're  di  Prussia  e  d'Inghilterra,  sta- 
bilendo con  essi  le  basi  dell'equilibrio  eu- 
ropeo, e  finidmente  con  essi  dichiarò  guer- 
ra a  Napoleone  I  a' 12  agosto  dello  sles- 
so 181  3.  Seguirono  le  azioni  guerresche 
in  Germania,  Italia  e  Francia,  discor- 
se in  più  luoghi,  e  neli8i4  Francesco  I 
inutilmente  trattò  di  pace  con  Napoleo- 
ne I.  Rinnovata  a  Chaumoiit  la  lega  con 
Prussia,  Russia  e  Inghilterra,  i  loro  eser- 
citi cominciarono  a  operare  in  Francia, 
ed  entrai  ono  in  Parigi  a'3  i  marzo.  Di- 
chiaratosi da' collegali  di  non  voler  più 
trattare  con  Napoleone  I,  né  con  alcuno 
di  sua  famiglia,  il  senato  hancese  lo  pro- 
clamò decaduto  dal  trono,  per  cui  egli  a' 
4  aprile  in  Fontainebleau  abdicò  a'troui 
di  Francia  e  d'Italia,  per  sé  e  suoi  ere- 
di, stabilendo  co'coHegali  onorevoli  trat- 
tamenti per  sé  e  gì'  individui  di  sua  fa- 
miglia; cioè  la  sovranità  di  Parma  e  Pia- 
cenza per  l'imperatrice  Maria  Luigia  e 
pel  loro  figlio  Napoleone  II  e  suoi  discen- 
denti; egli  ritirandosi  nell'isola  dell'El- 
ba, nella  Toscana  {^■)>«  '"'  concessa  ìq 
sovranità  vita  durante.  A'  3  di  maggio 
giunse  in  Parigi  Luigi  XVIIl  Borbone 
re  di  Francia,  ed  i  collegali  procurarono 
di  rassodarlo  sul  trono  con  una  pace  che 
in  quelle  circostanze  fosse  perla  Francia 
onorevolissima,  conservando  l'integrità 
de'suoi  antichi  limiti  quali  erano  all'epo- 
ca dell."  gennaio  1792.  Il  trattato  fu  sot- 
toscritto in  quella  capitale  a'3o  maggio, 
nel  quale  fu  pure  convenuto:  »  Nello  spa- 
zio di  due  mesi  tulle  le  potenze  che  a- 
\eaiio  preso  parte  alla  guerra,  mandas- 
sero plenipotenziari  a  Vienna  per  regola- 
re in  un  congresso  generale  gli  accomo- 
damenti che  doveano  compiere  le  dispo- 
sizioni del  concluso  trattato".  — Egli  è  ap- 
punto, che  dovendo  riparlare  del  celebre 
Congresso  di  Vienna  del  i8i4-i5,  pel 
VOL.  xcix. 


VIE  321 

quale  vieppiù  acquistò  rinomanza  l'illu- 
stre città,  feci  precedere  alcuni  sfuggevo- 
li ricordi,  poiché  sebbene  a'  luoghi  loro 
parziali  riportai  individualmente  l'ope- 
rato, per  istabilire  i  destini  d'  Europa, 
dall'augusta  assemblea  e  senato  di  sovra- 
ni, era  indispensabile  descriverne  breve- 
mente il  complesso,  anco  per  averlo  pro- 
messo, non  senza  alcune  altre  nozioni  sui 
congressi  stessi  politici.  Come  si  definisce 
il  Congresso  politico,  lo  dichiarai  in  quel- 
l'articolo, in  uno  al  suo  scopo,  ricordan- 
do i  più  celebri  che  l'aveano  preceduto.  In 
generale  qui  ripelerò.  Il  congresso  è  il 
mezzo  di  cui  si  servono  gli  stati  per  far 
cessare  le  guerre,  previa  Tregua  (F.)  o 
armistizio  (magnifici  e  gravi  sono  gli  ar- 
ticoli della  Civiltà  Caitoliea,  serie  4,  t- 
2,  p.  529,  e  t.  7,  p.  i'29:  La  Tregua 
(li  Dio  e  la  Pace  Filantropica),  e  per 
accomodare  le  contestazioni  che  riguar. 
dano  i  rispettivi  interessi;  è  un  consi- 
glio di  Pace  (F.)  Europea.  Quindi  la 
storia  de'  congressi  è  pure  la  storia  del 
sistema  politico  degli  stati  d'  Europa 
(r.),  secondo  le  diverse  epoche.  A  tal 
uopo  si  unisce  il  cov^o  Diplomatico  {V .), 
cioè  i  plenipotenziari  delle  parti,  od  an- 
che solo  quelli  delle  potenze  mediatri- 
ci, in  un  luogo  determinato  di  comua 
consenso,  che  d'ordinario  è  neutrale, 
per  condurre  ad  un  accomodamento,  o 
per  mezzo  di  noie  o  per  quello  di  con- 
ferenze. Si  distingue  il  congresso  prelimi- 
nare dal  congresso  principale.  Nel  i.°  si 
determina  l'ammissione  e  la  rappresen- 
tanza delle  diverse  potenze,  il  luogo  e  il 
tempo  del  convegno,  l'estensione  della 
neutralità,  la  sicurezza  degli  ambasciato- 
ri e  inviati,  il  ceremoniale  e  la  maniera 
di  trattar  gli  affari.  Il  2.°  ha  per  oggetto 
di  concludere  definitivamente  l'atfare  di 
cui  si  tratta.  Ordinariamente  vengono  de- 
cise quelle  trattative  preliminari  òa  po- 
tenze mediatrici  per  mezzo  d'inviati  di- 
plomatici, e  poscia  si  unisce  il  congresso 
principale.  Inoltre  si  determina  dagl'in- 
viati radunali  per  un  congresso,  in  una 
21 


322  VIE  VIE 

C0Bfeien7a  preliminare,  il  giorno  che  si  ni.  Ecco  in  proposito  ciò  che  ne  ìnsegna- 
darà  principio  all' apertura,  l'ordine  da  no  lutti  i  rudimenti  della  diplomazia.  Ma 
tenersi  nel  ti  altare  gli  all'ari,  la  forma  del  precisiamo  anzi  lutto  quali  fossero  gli  an- 
trattato,  il  grado  delle  singole   potenze  ticlii  divagamenti  dell' arte  diplomalica, 
Ira  di  loro  (dal  i8i5  si  stabih  l'ordine  in  quanto  riguarda  la  condotta  abituale 
alfabetico),  ed  il  tempo  delle  sedule.  L'a-  ò'un  congiesso.  11  corso  de'negoziati  che 
pertura  del  congresso  comincia  colla  let-  precedono  le  conferenze  rende  primie- 
tura  e  collo  scambio  delle  credenziali  in  ramente  necessario  1'  assembramento  di 
copie  vidimate,  le  quali,  nel  caso  chele  un  certo  nutrero  di  rappresentanti  delle 
parti  avessero  convenuto  nella  scella  del  diverse  potenze  interessale.  Il  numero  di 
mediatore,  si  consegnano  al    medesimo,  (jue'rappresentanli  varia  a  seconda  i\e\' 
Dopoquesta  formalità  gl'inviati  diploma-  l'importanza  degl'interessi  che  trattano  e 
tici  delle  rispettive  potenze  trattano  o  di-  delle  questioni  da  discnlersi.  E"  rato  che 
lettamente  tra  loro  o  col   mediatore  ,  e  vi  sia   delegalo  un  solo  rappresentante, 
questo,  o  in  una  sala  comune  ove  si  riu-  poiché  dillicdinente  si  ammette  che  1' a- 
niscono,  oppure  a  vicenda  per  turno  nel-  zione  plenipotenziaria  ed   incerto  qual 
le  rispettive  loro  abitazioni,  oppure,  se  modo  responsabile,  onde  uno  stalo  si  ob- 
\'è  il  mediatore,  nell'abitazione  dello  stes-  bliga,  sia  esercitata  da  un  solo  individuo. 
so.Queslelrattativesi  continuanoiuiscnt-  Le  conferenze  Ijanno  luogo  sia  per  iui- 
to  od  a  voce,  finché  si  possa  passare  alla  zialiva  d'una  poten7a  neutrale,  che  pren- 
soltoscrizione  d'un  trattato,  oppure  fin-  desi  a  mediatrice  od  arbitra,  sia  per  co- 
che una  potenza  o  l'altra  sciolga  il  con-  mone  consentimento  e  per  una  specie  di 
gresso  col  richiamare  il  proprio   amba-  proprio  molo  fra  |p  potenze  belligeranti, 
sciatore.  Osservava  da  ultimo  il  Memo-  Il  congresso  di  Parigi  ([>er  la  Turchia,  e 
rial  Diplotnati(jiie,  che  in  un  congresso  descritto  in  quell'articolo)  ritrae  da  qua- 
interviene  sempre  il  ministro  degli  allari  st'ultimo  caso,  e  può  dirsi,  che  l'Austria 
esteri  della  potenza  che  vi  è  rappresenta-  ha  interposto  i  suoi  linoni  ulllci,  anziché 
te,  unitamente  ad  un  altro  plenipotenzia-  in  realtà  una  mediazione  ulìiciale  od  uq 
rio  dello  slesso  governo:  e  che  solo  nelle  arbitraggio.  Quando  le  potenze  contraen- 
conferenze  una  potenza  é  rappresentala  ti  son  messe  d'accordo  sulla  necessità  d'un 
dal  suo   ministro    accreditato  presso   la  congresso  e  sulla  scella  de' loro  lappre- 
corte,  in  cui  si  tiene    la  stessa  conferen-  senlanli,  si  designa  la  città  ove  le  confe- 
rà. Da  ciò   il   JÌIrtJìorial   Diplomalique  renze  hanno  a  tenersi,   e  giusta  le  leggi 
stabiliva  la  diversità  che  passa  fra  un  con-  della  diplomazia,  il  luogo  ove  si  tenguno 
gresso  e  una  conferenza.  Il  Giornale  di  k\)\e\e\\\.\\ari\tn\-Q  dichiaralo  neutrale; 
[ionia  del  i  856,  col  n.  5o,  riprodusse  in-  vale  a  dire  che  i  rappresentanti  d'ogni  po- 
lorno  agli  atti  ed  alle  foi  mole  de'congres-  lenza,  inviolabili  per  principio,  ponuo  ri- 
si il  seguente  interessante  articolo   pub-  gnardaisi  di  fallo  comeseciascuno  sedes- 
Llicalo  dalla  Presse.  »  I  congressi   sono  se  sul  territorio  suo  proprio.  La  verifica- 
in  politica  ciò  che   le   accademie   in   ri-  zione  de'poleri  si  fa  al  principio  delle  con- 
guardo alla  letteratura,  alle  scienze  e  al-  fereoze,come  in  tutte  l'assendilee  delibe- 
le  belle  arti.  Stabiliscono  i  precelli  e  re-  ranti,  ed  il  congresso  é  definitivamente 
gole,  secondo  i  cui  principii  pronunciano  costituito.  Le  sedule  si  tengono  a  porte 
i  loro  giudizi. Onnipotenti  come  un  giurì,  chiuse,  e  richieilesi  il  |)iìi  sciupoloso  se- 
non  dipendono  da  alcuna  superiore  au-  greto  da'membri  che  prendono  parte  al- 
torilà,e  non  traggono  che  da  sé  medesimi  le  deliberazioni.  Gli  atti  diplomatici  ch'e- 
ia loro  sanzione.  Soli,  ponno  rettificale  mananoda'congressi  sono  comunicati  per 
i  loro  decreti  e  revocare  le  loro  decisio-  mezzo  delle  camere  rappveseutative,  uè- 


VIE  VIE  37.3 
gli  stati  coslilnzioiiiili,  altrove cla'fogli  uf-  ne  del  suo  governo.  E  per  fine  Vulliina- 
fìciiìli  del  govei  110.  Codesti  atti  sono  di  di-  (um  sliibilisce  conclusioni  formali, da  cui 
vci^«  specie.  Eccone  la  nomenclatura  più  si  è  fermamente  risoluti  di  non  iscoslar- 
in  uso.  Cliiamansi  noie  i'erbali,  le  spie-  si;  condizione  sinc  qua  iion^  senza  la  pre- 
gnzionichei  membri  il' un  congresso  sccwn-  ve  uliva  accettazione  della  ijuale  si  dicliia- 
biano  Ira  loro,  sì  a  viva  voce,  sì  periscili-  ra  die  sarà  impossibile  inteudcrNi  in  al- 
to, ma  die  non  esigono  sottoscrizioni.  I  tri  termini,  ciò  che  chiamasi  un'  ultima 
diplomatici  allunati  in  congresso  od  iu  p^irola".  Dacché  cominciò  a  formarsi  il 
conferenze  estendono  talvolta  in  comune  diritto  pubblico  europeo,  già  si  sono  te- 
certe  note  cui  danno  il  uouie  di  piolo-  noti  molli  congressi  ,  e  diversi  assai  ce- 
co///. Il  protocollo  altro  non  è  che  il  prò-  jebri.  Prima  però  della  succennata  guer- 
cesso  vei  baie  d'una  o  pii^i  sedule,  e  serve  ra  di  IrciiCaiini,  propriainenle  noi»  erasi 
a  dtlìnilivamente  fissare  i  punii  già  con-  lenulo  verun  formale  congresso  in  Eu- 
venuli,  ma  nulla  ha  di  obbligatorio  pe*  ropa;  quindi  la  storia  de'congressi  euro- 
diversi  stali.  Quindi  è  che  non  si  teme  di  pei  comincia  col  parlalo  di  Mùiister  e 
abusare  de'protocolli.  l\  nieniorandii;ii  è  d'Osnabruck,  da  cui  derivò  la  pace  di 
una  nota  firmata,  nella  quale  si  espon-  Weslfalia,  che  fu  base  del  presente  siste- 
gono  le  pretensioni  ed  i  richiami  d' una  ma  politico  europeo,  e  agli  altri  che  lo  se- 
potenza.  All'ullimo  congresio  di  Vienna,  guirono  sino  a  noi.  Nondimeno  a  cono- 
ogni  potenza  era  armata  del  suo  memo-  scere  l'origine  delle  monarchie  tuttora  e- 
rdiidaiii  o  pro-memoria.  Tali  atti,  quan-  sistenli,  le  rivoluzioni  ei  grandi  cambia- 
do  sono  troppo  assoluti  fin  dall'  esordwe  menti  a  cui  andarono  soggette  prima  del 
delle  Iratlazioni,  formano  spesso  la  pie-  secolo  XVII,  gl'interessi  che  in  diverse  e- 
tra  d'inciani|)o  e  lo  scoglio,  contro  cui  poche  l'unironoo  ledivisero,conviene  te- 
rompono  le  conferenze.  11 ///rt/vc/ey^o  è  una  ner  pre-<euli  i  principali  Irallati  di  piice 
specie  di  proclama,  che,  più  del  inciiio-  che  furono  falli,  dalla  divisione  dell'im- 
randuin,  contiene  dichiarazioni  di  prin-  pero  di  Carlo  Magno  sino  a  quello  di 
cipii,  ed  è  indirizzato  non  solo  allo  stato  Westfcdia.  Essi  sono-,  il  trattato  di  Ver- 
con  cui  si  è  in  contestazione,  ma  anco  al-  don  dell'  843  ,  di  s.  Clair-sur-Eple  del 
le  potenze  neutrali  ed  alla  pubblica  opi-  ni  i,  di  Bouue  del  g2  i  ,  di  Venezia  del 
nioiie,  che  si  prendono  a  giudici,  salvo  a  i  177,  di  Bietigny  del  i3Go,  di  Troye* 
non  accettarne  le  decisioni. l  proclami  del-  deli420,  d'Arras  del  i435,  di  Cracovia 
riui[)eralore  di  Piussia,  e  i  discorsi  di  Na-  deli 025,  di  Crespy  del  1  544)  d'Auquiìta 
poleone  III,  a'grandi  corpi  dello  slato  ed  deli  555,  di  Wdna  deli5Gi,  di  Slelliuo 
all'esercito,  le  circolari  che  i  governi  in-  deli  570,  di  Vervins  deli5q3,  di  Lul)ec- 
dirizzarono  a'ioro  rappresentanti  presso  ca  del  1629,  e  di  Praga  del  1 63  ii.  Diesai 
le  corti  estere,  sono  veri  manifesti.  Il  ne  formò  un  quadro  storico  generale  il 
concliisiim  è  una  nota  firmata  che  rie-  conte  Giuseppe  Galli: /iis^/e/^or/c//rt(  ,s7o- 
piloga  le  discussioni,  e  ne  forma  conclu-  ria  dc'principali  irallati  di  pace,  dalla 
sioni  a  nome  d'una  fra  le  potenze  delibe-  divisione  de  il*  impero  di  Carlo  Magno 
ranti.  \\  referendum  è  il  dispaccio  che  sino  aqnello  di  PJ^estfalia,  KoiuaiS'ì^. 
un  agente  diplomatico  invia  al  suo  go-  Vi  sono  3  epoche  principali  nella  storia 
verno  per  chiedervi  nuove  istruzioni,  de'congressi  relativamente  all'importan- 
cpiando  i  negoziali  lo  traggono  fuori  del  za  della  loro  influenza  sui  cambiauienli 
limile  de'suoi  poteri.  In  tal  caso,  e  fino  a  e  destini  dell'Europa.  Lai."  presenta  la 
che  egli  abbia  ricevuto  la  risposta ,  non  fondazione  del  nuovo  sistema  degli  stati 
può  negoziare  che  ad  referendum,  e  sub  europei  per  mezzo  del  duplice  congresso 
spe  rati,  vale  a  dire  salvo  l'approvazio-  di  IVlùaslei'  ed  Osuabruck,  dielio  i  quali 


324  VIE 

segui  la  delta  pace  di  Westfalia  ,  e  da 
questa  fino  alla  pace  d'Utrecht  nel  i  7  i  3: 
dentro  il  qual  periodo  si  tennero  i  con- 
gressi de'Pirenei  del  i65c),  di  Breda  del 
1 66'/,  d' Aix  la  Chapelle  nel  1 668,  di  Co- 
lonia del  1673,  di  Nimega  del  i67<S,  di 
Piatisbona  del  i  682,diRysAvyck  del  1  697. 
La  2."  mostra  l'influenza  sempre  più  cre- 
scente dell'lngliillerra,  potenza  coloniale 
e  marittima,  sullo  stalo  politico  d'Euro- 
pa, dalla  pace  d'Utrecht  fino  al  congres- 
so di  Vienna  nel  18  i  5:  dentro  il  qual  pe- 
riodo si  tennero  i  congressi  di  Baden  nel 
1714,  d'Annover  neh  7  i5,  di  Cambray 
nel  1722,  di  Soissons  nel  1728,  d'Aix-la- 
Chapelle  nel  1  748,  di  Teschen  nel  1  779, 
di  Parigi  neh  782, di  Versailles  0^1784, 
di  Rastadt  nel  i  797,  di  Amiens  nei  i  802, 
d'Erfurt  ueli8o8,  di  Chàtilloa  neh  8 14. 
La  3/  epoca  palesa  il  ritorno  al  sistema 
dell'equilibrio  europeo  ed  ai  sistema  di 
legittimità  e  d'ordine  tutelare  reciproco: 
dentro  il  qual  periodo  si  tennero  1  con- 
gressi d' Aix-la-Chapelle  nel  1818,  di 
Carlsbad  e  di  Troppau  nel  1820,  di  Lu- 
Jiiana  neh 82  i,  di  Verona  neh 822,  e  di 
Parigi  neh  856.  Tutti  questi  dunque  so- 
no i  congressi  principali  ,  senza  contare 
Je  conferenze.  In  ciascuno  de'congressi  dai 
1648  in  poi  vi  furono  alcune  grandi  po- 
tenze alla  lesta  dell'altre,  le  quali  deter- 
minarono in  certo  modo  l'andamento  de' 
trattati,  avendo  fissato  basi  collo  stabili- 
re comuni  principii.  1  popoli  slessi  venne- 
ro presi  in  considerazione,  ma  solo  dopo 
il  congresso  di  Vienna  :  in  qual  modo  e 
con  quali  elfetli,  spetta  alla  storia  impar- 
ziale il  giudicarlo.  1  congressi,  anteriori  a 
quello  di  Vienna  in  discorso,  diedero  i 
primi  dati  d'esistenza  al  diritto  pubblico 
d'Europa;  questo  di  Vienna  e  i  posterio- 
ri compirono  e  attivarono  regolaruieu- 
te  l'attuale  ordine  politico  (che  si  è  co- 
minciato a  terribilmente  alterare,e  minac- 
cia tutta  (|uanta  l'Europa  di  calaciismo), 
nonché  paralizzarono  ben  molle  ambizio- 
ni edisordini  a  vantaggiodell'umana  quie- 
te e  sua  civiltà}  e  sarebbe  certo  slato,  se  si 


V  I  E 

fosse  conservalo,  un  progresso  nell'ordi- 
ne dell'umano  perfezionamento,  il  non 
porre  cioè  le  ragioni  e  i  dirilli  delle  na- 
zioni e  de'  potentati  alla  prova  soltanto 
delle  baionette  e  del  cannone.  Allorché 
nel  gran  conflillo  dell'Europa,  collegata 
contro  iVapuleone  I  cheagogoavaalla  mo- 
narchia universale,  si  sciolsero  senza  riu- 
scita i  congressi  di  Praga  nel  febbraio 
181  3,e  il  ricordalo  di  Chàtillon  nel  mar- 
zo 18  (4'  ^  *^'*^  '^  suddetta  pace  di  Pari- 
gi de'3o  maggio  di  tale  anno  avea  intro» 
doltonuovecombinazioni  negli  stali  euro- 
pei,venne  determinato, puredalle  potenze 
interessate,  il  congresso  generale  di  Vien- 
na, onde  dare  compimento  a  quanto  era 
slato  trattato  nel  congresso  di  Parigi,  e 
regolare  delluitivamente  le  cose  fra  le 
potenze  dianzi  guerreggianti  ,  sulle  basi 
e  conclusioni  delie  conferenze  de'minislri 
d'Austria,  Ingliiilerra,  Prussia  e  Russia, 
col  minislro  francese  duca  di  Richelieu. 
L'apertura  ch'era  s'ata  stabilita  ah."  a- 
gostoi8i43  fu  dilferita  al  i .°  di  novem- 
bre. Frattanto  recaronsi  a  Vienna  molti 
sovrani,  fra'quali  Alessandro  I  impercito- 
re  di  Russia,  Federico  Guglielmo  111  re 
di  Prussia,  Massimiliano  1  re  di  Bavie- 
ra, Federico  VI  re  di  Danimarca  e  Fe- 
derico 1  re  di  VViirtemberg  ,  lutti  ono- 
revolmente ricevuti  dall'iinperaloreFran- 
cescol.  Tranne  la  Porla  Ottomana,  tutte 
le  potenze  vi  mandarono  i  loro  pienìpo- 
lenzìari,  e  fra  gli  altri  intervennero  gli 
eminenti  diplomatici  e  uomini  di  stalo, 
Mellernich  per  l'Austria,  Talleyrand  per 
la  Francia,  Castelreagh  per  l'Inghillerra, 
Hardemberg  per  la  Prussia,  e  L>esselro- 
de  per  la  Russia,  il  Papa  Pio  VII  man- 
dò il  cardinal  Cousalvi  (il  cardinal  VVi- 
seman.  Rimembranze  degli  ullimi  quat- 
tro Papi,  p.  72  e  seg.,  celebrando  l'emi- 
nente ingegno  del  cardinal  Consalvi,  di- 
ce che  fu  il  I .°  cardinale  cui  dopo  due 
secoli  fu  permesso  in  Londra  d'incedere 
pubblicamente  ornato  delia  divisa  disliu- 
tiva  di  sua  dignità;  la  cui  destrezza  e  per- 
severuuz,a  u'.leuue  ia  resliluzioue  delle 


V  I  E 

più  belle  Provincie  dello  stalo  pontifìcio, 
e  la  precedenza  de'  nunzi  fra  gli  ainba- 
eciatori  ,  spalleggiato  sempre  generosa- 
ineitleda'rappresen  tanti  d' Inghilterra  e  di 
Prussia  :  altri  vi  aggiungono  l'imperatore 
di  Russia.  Egli  fu  al  congresso  di  Vienna 
perfettamente  al  suo  posto,  fra'più  sagaci 
diplomatici  dell'augusta  assemblea.  Disse 
Casteireagh,  ch'egli  era  il  maestro  di  lo- 
ro tutti  in  accortezza  diplomatica.  Ag- 
giunge il  dotto  e  avveduto  cardinal  Wi- 
seman  :  il  cardinal  Consalvi  dev'essere 
stato  il  primo  politico  nel  congresso  di 
Vienna);  Genova,  il  marchese  Brignole 
Sale;  Lucca,  il  conte  Mansi;  Francesco  IV 
duca  di  Modena,  il  principe  Albani;  Mu- 
rai re  di  Napoli,  il  duca  di  Campochia- 
loeil  principe  (li  Cariati;  Vittorio  Ema- 
nuele I  re  di  Sardegna,  il  marchese  di 
s.  Marzano  e  il  conte  llossi;  Ferdinando 
IV  re  di  Sicilia,  il  cominendator  Ruffo, 
il  duca  di  Serra-Capriola  e  il  cav.  Medi- 
ci; Ferdinando  ili  granduca  di  Toscana, 
il  principe  Neri  Corsini.  L'infanta  di  Spa- 
gna Maria  Luisa  già  regina  d'Elruria,  in- 
caricato de'suoi  affari  Labrador  plenipo- 
tenziario di  Spagna,  e  Goupy  des  Hautes 
Cruyères.  L'  ordine  Gerosolimitano  fu 
rappresentato  dal  bali  Miari,  e  da'com- 
mendatori  Berlinghieri  e  Vie  de'  Cesa- 
rioi.  Il  principe  di  Piombino  spedì  1'  avv. 
Vera.  Ed  anche  Bergamo,  Como,  Cremo- 
na e  Milano  mandarono  i  loro  deputati. 
Lai.*  discussione  fu  sul  modo  di  tratta- 
re, e  dopo  molte  questioni  finalmente 
per  opera  di  Talleyrand  si  stabilì,  che  i 
plenipotenziari  d'  Austria,  Francia,  In- 
ghiltei  ra,  Prussia  e  Russia  formassero  una 
specie  di  consiglio  che  trattasse  gli  affari 
generali,  e  chiamasse  talvolta  alle  delibe- 
razioni gl'inviati  di  Giovanni  VI  re  di  Por- 
togallo, di  Ferdinando  VII  re  di  Spagna 
e  di  Carlo  XIII  re  di  Svezia.  Le  altre  po- 
tenze fossero  invitate  ad  accedere  a  ciò 
che  loro  potesse  interessare.  Per  alcuni 
alinri  particolari  si  nominarono  coinmis» 
gioni  incaricate  di  preparare  le  materie 
da  soltoporsi  alle  deliberazioni  delle  eia* 


V  I  E  Zx'y 

que  o  delle  otto  principali  potenze.  Il 
principe  di  Metternich  fu  dichiarato  pre- 
sidente del  congresso.  Ardue  e  dillìcilis» 
sime  erano  le  questioni  da  discutersi  da 
quell'adunanza.  Imperocché  doveva  ri- 
stabilire e  perfezionare  in  Europa  l'e- 
quilibrio politico,  e  per  tale  effetto  fra  le 
altre  cose  doveva  riordinare  la  Germa- 
nia, e  specialmente  il  regno  di  Prussia. 
Decidere  della  sorte  di  molti  paesi  con- 
quistati, e  tra  gli  altri  del  ducato  di  Var- 
savia,della  Sassonia, delle  Legazioni  pon< 
liflcie  Bologna ,  Ravenna  e  Ferrara,  e 
di  Lucca.  I  Borboni  ripetevano  in  Italia 
il  regno  di  Napoli,  e  il  ducato  di  Parma 
e  Piacenza,  ed  erano  in  ciò  di  ostacolo 
recenti  trattati.  L'ordine  Gerosolimitano 
chiedeva  uno  stabilimento  per  la  sua  se- 
de. La  Francia  chiese  che  si  fissassero 
regole  per  la  navigazione  de'flurai.  L'In- 
ghilterra insisteva  per  unire  tutte  le  po- 
tenze ad  abolire  il  commercio  degli  schia- 
vi, che  dall'Africa  si  vendevano  per  l'A- 
merica. Molti  desideravano  che  si  frenas- 
sero i  pirati  barbareschi.  La  Grecia  in- 
sorta contro  il  giogo  di  Turchia,  doman- 
dava un'esistenza  naziona  le  e  indipenden- 
te; ma  le  potenze  d'Europa  non  erano  an- 
cora disposte  a  riconoscere  la  nazionali- 
tà greca,  limitandosi  a  temperare  le  ire 
ed  a  raddolcire  gli  animi,  e  disapprovan- 
do l'insurrezione,  interposero  i  loro  ulfi- 
zi  per  umanità.  Finalmente  chiunquiì  era 
stato  leso  dalla  rivoluzione  implorava  giu- 
stizia dal  congresso  di  Vienna.  Del  resto 
fattane  l'apertura  ili.°  novembre,  altri 
scrissero  a'5  e  altri  a'^S,  i  pleoipoteozia  - 
ri  delle  grandi  potenze  collegate  stabili- 
rono 3  basi  per  ordinare  l'equilibrio  po- 
litico. Cioè  distribuire  primieramente  la 
possanza  fra  gli  slati  principali  in  modo, 
che  ognuno  potesse  bastare  a  mantenere 
la  propria  indipendenza,  ed  a  resistere 
ad  ogni  possibile  correria  per  parte  de' 
francesi,  finché  gli  altri  stati  d'Europa 
fossero  in  misura  di  proteggere  la  tran- 
quillità comune.  In  2°  luogo  ristabilire 
te  antiche  potenze  ne'  loro  possedimenti, 


326                    VIE  VIE 

per  quanto  però  questo  rislabiHmento  ra  a'G  gennaio  si  collegaiono,  pel  mante- 
non  ostasse  alla  precedente  base  princi-  Dimenio  tlella  pace,  e  per  guarentirsi  i 
pale.  Id  fine  poi  se  il  ristabilimento  fos-  propri  stati.  Finalmente  prevalse  a'  la 
se  impossibile  o  si  opponesse  alla  base  febbraio  e  fu  adottata  la  pioposizione  di 
precipua,  alloia  la  p'jteuza  che  perdeva  Melternich  ,  che  la  Prussia  avesse  paite 
territorio  avesse  un'indennità  presa  sulla  della  Polonia,  cii  ca  la  metà  della  Sasso- 
massa  delle  conquiste  comuni.  Adottate  nia,  e  alcune  provincie  nella  Germania 
queste  basi  le  principali  potenze,  a  teno-  settentrionale  e  sulla  sinistra  del  Pueno. 
re  di  quanto  avevano  concertato,  sfabi-  Piestavano  a  concertarsi  altri  adari  d'un 
lirono  diverse  commissioni  per  vari  affa-  interesse  quanto  grande  altrettanto  com- 
ri  particolari,  ed  una  di  esse  fu  relativa  plicalo.  Talleyraiid  sosteneva,  che  la  ri- 
al Genovesato.  Fu  questa  istituita  a' i  3  voluzione  erasi  in  fine  ridotta  ad  un  con» 
uovpmhre,  onde  unirlo  agli  stati  del  re  trasto  fia  le  dinastie  lei^iliime  e  le  rivo- 
di  Sardegna,  a  tenore  dello  stabilito  nel  luzionarie;  essa  perciò  non  sarebbe  finita 
trattalo  di  Parigi,  ma  sopra  basi  liberali,  finché  non  si  facesse  trionfare  il  principio 
coi  titolo  al  re  di  duca  di  Genova.  Il  pie-  della  legittimità.  Quindi  doversi  allouta- 
iiif)Otenziario  genovese  protestò  contro  nare  Napoleone  dall'Europa,  e  trasferir- 
qualunque  lisoluzione,  contraria  a'diiitti  lo  all'isola  di  s.  Lucia,  o  di  s.Elena;to- 
e  indipendenza  del  suo  governo.  IMa  i  pie-  gliere  il  ducato  di  P.irma  e  Piacenza  al 
iiipotenziari  delle  grandi  potenze  a'io  e  suo  figlio,  e  cacciare  I\Iuial  dal  regno  di 
)  2  dicembre  approvarono  i  progetti  del-  Napoli,  restituendo  questi  stati  a'Burho- 
la  commissione,  per  T  unione  del  Geno-  ni  loro  antichi  sovrani.  Si  stabili  di  fatti 
Tesato  al  le  Sardo;  il  quale  aderito  pe'  sul  fine  di  gennaio  di  trasferire  Napoleo- 
suoi  plenipotenziari  alle  condizioni,  che  ne  a  s.  Elena,  e  le  questioni  de' Coiboni 
si  ponno  leggere  negli  Annali  d'  Ila  Un  d'Italia, sommamente  Jilììcili  e  imbaraz* 
del  Coppi,  dipoi  a'20  maggio  1  8  I  5  se  ne  zanti,  furono  dilTerite  alla  fine  del  con- 
stipulò solenne  trattato  ,  avendone  il  re  gresso.  Talleyrand  non  erasi  ingannalo 
preso  possesso  sin  da'y  del  precedente  gen-  neh' asserire  che  la  rivoluzione  non  era 
naio.  Entròil  18  I  5,  e  il  congressodi  Vien-  finita,  poiché  la  Francia  era  tuibata  da 
Ila  continuava  a  discutere  il  modo  di  sta-  que'educati  dalla  ri  voluzione,e  altri  assue- 
bilire  l'equilibrio  politico  in  Europa:  al-  fatti  a  vivere  a'danni  de'popoli  soggioga- 
cuni  punti  presentavano  difiicoltà  così  ti,  mal  soffrivano  l'angustie  cui  erano  ri- 
gravi, che  talvolta  si  temette  di  nuova  dotti:  i  militari  poi,  fieri  della  gloria  ri- 
guerra; poiché  la  P».ussia  dichiarò  voler  portata  sotto  Napoleone  I,  raramentava- 
riteuere  perse  il  ducato  di  Varsavia  e  le  no  con  fanatismo  l'antico  loro  condottie- 
provincie  polacche  che  avea  acquistato  ro,  non  tralasciavano  d'ammirarlo  nel  suo 
dalla  Prussia  colla  pace  di  Tilsit  e  dal-  luogo  di  ri  legazione,  e  poco  rispettavano 
r  Austria  col  trattato  di  Schòiibrmin.  un  sovrano  non  guerriero,  e  riconosciu- 
D'altronde  doveasi  ricostruire  il  regno  di  to  per  la  forza  dell'armi  straniere,  non 
Prussia,  sulla  base  che  avea  prima  del  valutando  il  suo  governo  costituzionale 
1806,  e  se  doveasi  contentar  la  Uussia,  e  liberale,  col  quale  Luigi  XVllI  cerca- 
compenso  adatto  era  la  Sassonia  dal  re  va  conciliare  l'interesse  di  tutti.  All'op- 
richiesta,  considerandosi  stato  disponibi-  posto  i  danneggiati  dalla  rivoluzione  re- 
lè come  conquista  degli  alleati;  ina  l'Au-  clamavano  compensi,  e  taluno  anco  gli 
Siria  si  mostrò  dubbiosa,  e  la  Francia  si  antichi  privilegi,  quindi  timori  di  rista- 
oppose  apertamente.  E  siccome  la  Russia  bilimento  de'feudi  e  di  decime  ecclesiasti- 
si  preparava  alla  guerra,  per  tale  que-  che,  e  d'annullaiuento  delle  vendite  de* 
àtione,  l'Austria,  la  Francia  e  l'iughiltcr-  beni  nazionali.  I  faziosi  non  uiancavauo 


VIE  VIE  327 
d'  aumentare  il  puljblico  coinmovimen-  ma  inulilmente;anzi  quelle  potenze, col- 
to, e  (la  tultocìò  uno  stalo  d'  o|^itazioue  l'Inghiltei  ra  e  la  Prussia  aveano  contrai- 
prossimo  nd  aperte  discordie  civdi.  IJ'al-  lo  in  Vienna  a'i^  maizo  nuova  lega,  pei* 
tronde  IVapoleoiie  in  Toscana  Siipeva  le  preservare  contro   qu.diuujue  attentato 
minacce  del  congresso,  e  ossei  vando  con  l'ordine  delle  cose  rislabdito  in  Kuropa, 
piacere  lecircoslanze  di  Francia,  gli  sera-  e  guarentirlo  specialmente  contro  Dona- 
brò  opportuno  il  tentate  il  propiio  rista-  parte  e  suoi  fautori,  al  quale  elFelto  cia- 
bilimento.  Avvertitone  il  cognato  Marat,  scuna    di   esse    avrebbe    somministrato 
die  (ino  allora  avea  finto   nimicizia  per  i  5o,ooo  uomini  contro  l'inimico  conJii* 
conservare  il  suo  trono,  parli  dall'Elba  ne.  La  maggior  parte  delie  minori    po- 
e  audacemente  sbarcò  in  Francia  la  sera  lenze,  dopo  invito,  accedettero  alla  le- 
dei i.°  marzo,  per  regnarvi  nuovamente  ga,  obbligandosi  metterne  in   campagna 
I  00  giorni.  Le  prime   parole  che  prò-  2  i  0,000.  [Napoleone  I,  ad  altVontare  tan- 
nunziò  furono:  //  Congresso  ì:  disciollo.  te  forze,  mise  in  opera  il  suo  genio  e  l'al- 
Ma  rimasero  vane.  Indi  proclamò  il  ri-  ti  vita  francese  per  armare  900,000  uo- 
stabilimento  de'diritti  feudali,  invitando  mini,  e  calcolava  poterne  disporre   nel- 
i  n)ilitari  a  ritornare  sotto  le  sue  glorio-  l'ottobre,  fnfanlocon  i  20,000  marciò  ne* 
se  insegne;  quiiuli  modificò  le  sue  costi-  Pdesi- Bassi  {^F.)  a' 1  2  giugno:  nel  di  se- 
luzioni  con  principii  liberali.  Luigi  XVllI  giiente  vinse  circa  80,000  prussiani  ra- 
to dichiarò  traditore,  prese  provvidenze,  donati  a  Ligny  da  Bliicher,  e  quindi  si 
ma  lutto  inilarno.  Le  truppe  inviate  con-  rivolse  contro  l'inglese  Wellington  pres- 
tro  Napoleone  I  gli  si solloineltevano,on'  so  Waterloo,  il  quale  accettò  la    balta- 
de  senza  ostacolo  entrò  a  Lione  a' io,  ed  glia,  avendolo  assicurato  Bliicher  di  sua 
a'  20  a  Parigi,  donJe  era  partito  il  re:  coopcrazione.  A' 1  8  Napoleone  1  combat- 
in  breve  tutta  la  Francia  ritornò   in   di  tè  attorno  al  monte  Saint  Jean  con  mol- 
lui  potere.  Appena  giunse  a  Vienna   la  lo  ardore  e  varia  fortuna  ;  e  Bliicher  a 
notiziadi  taliavveniraenti,  i  ministridel-  Belle-Alliaoce  nella  sera  gli  ruppe  l'ala 
le  8  principali  potenze  dichiararono  a'  1  3  destra,  mise  tutto  l'esercito  in  disordina- 
marzo:  Bonaparle  col  suo  operato  aven-  la  fuga,  correndo  pericolo  di  cader  pri- 
do  rollo  la  convenzione  che  l'avea  stabi-  gioniero  lo  stesso  Napoleone   I,  laonde 
lito  all'isola  d'Elba,  avea  distrutto  il  solo  a'  20  tornò  a  Parigi,   avendo  anco  pec- 
litolo  a  cui  si  trovava  unita  la  sua  esi-  duto  parte  de'suoi  equipaggi.  Tale  bat- 
stenza;  col  ricomparire  in  Francia  essersi  taglia  sebbene  denominata  da'  3  luoghi 
privato  della  protezione  delle  leggi  ,  ed  ove  fu  combattuta,  comunemente  è  chia- 
aver  manifestato  all'universo  non  potersi  mata  di  Waterloo  (luogo  non  propria- 
aver  con  esso  né  pace  né  tregua;  perciò  mente  della  strepitosa  lotta,  ma  f|uartiere 
divenuto    perturbatore    della    pace  del  generale  delduca  di  Wellington):essa  de- 
luondo,  abbandonarsi  alla  vendetta  pub-  cise  ilella  sorte  della  guerra,  di  Napoleo- 
blica.  Napoleone  I  oppose  altre  dichiara-  ne  I  e  della  Francia.  I  collegali  raarcia- 
zioni  di  quanto  erasi  discusso  a  pregiu-  roiio  direltatnente  e  senza  ostacolo  sopra 
dizio  suo  e  de'suoi,  ed  a'4  aprile  scrisse  Parigi,  e  Napoleone  I  perdette  l'influen- 
a  lutti  i  sovrani  d'Europa,  il  suo  ritorno  za  colla  stessa  rapidità  con  cui  l'avea  ri- 
sul  trono  di  Francia  esser  l'opera  d'una  cuperata.  Poiché  giunto  nellacapitale.vo- 
potenza  irresistibile,  della  volontà  unani-  tendo  riparare  al  solferlo  disastro,  tosto 
me  d'una  gran  nazione,  la  quale  gelosa  s'accorse  che  la  nazione  non  era  più  di- 
di  sua  indipendenza,  rispetterebbe  quella  s[>osta  a  secondarlo,  e  ad  e^porsi  a  mali 
ilell'allre  nazioni.  Tentò  pai  ticolarmente  gravissimi  [)ersosteuerlo  a  preferenza  de' 
accomodarsi  coli'  Austria  e  colla  llussia,  Borboni.  Le  camere  de'pari  e  de'rappre- 


328  VIE  VIE 

fcenlanli  ile'coinuni,  di  recente  da  lui  sia-  interesse  secondario.  Si  compilarono  mol- 
bijite,  minacciaioiio  di  deporlo;  ed  esso  ti  trattali  particolari,  ed  in  fine  l'Austria, 
a  prevenire  tal  nuovo  scorno  il  23  giù-  la  Francia,  l'  Inghilterra,  il  Portogallo, 
gno  dichiarò:  di  olTriisi  in  sagrifizio  al-  la  Prussia,  la  Russia  e  la  Svezia  a'g  giu- 
l'odio  de  nemici  della  Francia;  la  sua  vi-  gno  soltosct  isserò  un  alto  finale  .  in  cui 
ta  politica  esser  terminata,  ed  annunzia-  compresero  i  risullamenti  di  tutti  i  nego- 
re  il  suo  fig'iocol  titolo  di  Napoleone  li  ziati  anche  relativi  alle  altre  potenze,  le 
imperatore  de'francei-i,  allora  colla  ma-  quali  poi  furono  soltanto  invitate  ad  ac- 
dre  in  Austria.  Ma  le  camere  stabilirono  cedervi.  Primieramente  furono  stahiliti 
un  governo  provvisorio,  e  invece  di  rico-  3  aiticoli  concernenti  il  diritto  pubblico 
noscere  il  nuovo  imperatore,  misero  sot-  delle  genti,  e  riguardanti:  i.°  L;\  naviga- 
to una  specie  di  custodia  lo  stesso  Napo-  zione  de'  fiumi  comuni,  i.°  L'abolizione 
leone  1,  e  l'indussero  a  recarsi  a  Roche-  universale  della  tratta  degli  schiavi  mo- 
forl,  collo  scopo  di  portarsi  negli  Stali-U-  ri.  3."  La  precedenza  fra  gli  agenti  diplo- 
nili  d'America.  Giuntovi  a'3  luglio  e  pas-  malici:  si  convenne  essere  divisi  in  3  clas- 
sato nell'isolelta  d'Aix  per  imbarcarsi,  si,  cioè  ambasciatori,  legali  o  nunzi,  in- 
avendogli negalo  Wellington  il  passa-  viali  e  ministri  o  altri  accreditali  presso 
porto,  si  pose  io  mano  de' medesimi  in-  i  sovrani,  ed  incaricati  d'alljri  accredila- 
glesi  reclamando  la  prolezione  delle  loro  li  presso  i  ministri  degli  affari  esteri.  Gli 
leggi.  Essi  però,  d'accordo  coli'  Austria,  ambasciatori  legati  o  nunzi  essere  i  soli 
Prussia  e  R.ussia,  lo  rilegarono  nell'isola  che  avessero  il  carattere  rappresentativo, 
di  s.Eleua,  per  rendergli  impossibilequa-  e  precedere  secondo  la  data  della  nolifi- 
lunque  intrapresa  contro  il  riposo  d'Eu-  cazione  ulliciale  del  loro  arrivo,  senza  re- 
ropa,  nonostante  le  proteste  di  Napoleone  care  innovazione  a'rappresenlan ti  del  Pa- 
1. Ivi  mori  neli82  t, enei  i84o le  sueceue-  pa,  i  cui  nunzi  precedono  a  tutti  i  diplo- 
ri furono  trasportate  a  Parigi.  Dipoi  nel  malici.  Nella  sottoscrizione  degli  alti,  la 
1857  la  Francia  acquistòil  terreno  conte-  sorte  decidesse  l'ordine  da  osservarsi  fra* 
nenie  la  sua  tomba,  e  la  casa  da  lui  abitata  ministri.  In  quanto  agli  affari  particolari 
e  ove  morì  a  s.  Elena,  e  ne  diede  la  cu-  di  ciascuna  potenza,  s'mcominciò  dall'as- 
slodia  ad  un  udiziale  francese.  Dell'  ac-  segnare  all'imperatore  di  Russia  la  mag- 
cennato  ragionai  a'  propri  articoli  e  ne'  gior  parte  del  ducato  di  Varsavia,  eoo 
voi.  XXVII,  p. I  38,1  39,  XXXV,  p. I  19  circa  2,800,000  abitanti,  acciò  lo  posse- 
e  seg.,  L,  p.  147,  LI,  p.  202.  Si  ponno  desse  come  re  di  Polonia.  Cracovia  [\id\- 
veóeie:  B.Ci\ptiìgoe,  L'Europa  (hiran-  chiarata  libera  e  indipendente,  sotto  la 
ts  il  consolato  e  l'impero  dì  Napoleone  proiezione  della  Piussia,  R.ussia  e  Austria 
/,  versione  con  noie  di  Gaetano  Bar-  (siccome  a  quest'ultima  apparteneva,  gli 
hieri,  ]N'apolii84i  '•  1  Cento  giorni,  ¥'ì'  fu  restituita  nel  1  846  per  la  convenzione 
renzei  341.  Montholon  e  Gourgaud, /I/c-  di  Vienna  de'  6  oovendne  ,  riferita  nel 
moires poiir  servir  à  ihisloire  de  Frati-  voi.  LIV,  p.  i^5).  Inoltre  l'Austria  ricevè 
ce  sous  Napoleon,  Paris  182 3.  A'y  luglio  dal  congresso  400^000  abitanti  nella  Po- 
181  5  gl'inglesi  e  i  prussiani  occuparono  Ionia,  perduti  neli8oq.  La  Prussia  (dei- 
di  nuovo  Parigi,  e  nel  di  seguente  Luigi  la  quale  anche  nel  voi.  XCVIll,  p.  69  e 
XVllI  vi  rientrò.  11  ritorno  di  ^apoleo-  seg.,e72),ricuperò  nellaPolonia.  Danzica 
ne  I  in  Francia  accelerò  il  fine  del  con-  e  Thorn,  provincie  contenenti  810,000 
gresso  di  Vienna,  perchè  il  nuovo  peri-  abitanti:  riprese  nella  Germania  la  mag- 
colo  comune  rese  le  potenze  più  facili  ad  gior  parte  de' suoi  antichi  stati  e  ne  ag. 
accordarsi  fra  loro  negli  articoli  piinci-  giunse  altri,  fra'quali  la  Pomeiania  sve- 
pali,  e  l'indusse  ad  ommettere  quelli  d'un  dese  (avendone  il  re  di  Svezia  in  compeo- 


V  I  E 

so  la  Norvegia),  una  pai  te  della  Sassonia 
(con  85o,ooo  abitanti,  restando  al  re  di 
Sassonia  ,  che  perde  anche  il  ducato  di 
Varsavia,  Dresda  e  Li[)sia  coni  .cìoo,ooo 
abitanti  :  riparlai  del  regno  di  Sassonia 
nel  voi.  XCVllI  ,  p.  78),  il  granducato 
di  Berg  e  il  ducuto  di  Westfalia  :  ebbe 
Sulla  riva  sinistra  del  Ueno,Treveri,  Co- 
Ionia  con  altre  regioni  contigue  a'  Paesi 
Bassi  e  alla  Francia:  in  tutto  ebbe  nuo- 
•Vainente  una  popolazione  presso  a  poco 
eguale  a  quella  che  avea  nel  180  5,  cioè 
di  circa  q  niilioni  e  mezzo.  Diverbi  cani- 
Lianienti  eaccomodamenti  poi  furono  (at- 
ti in  Germania,  e  fra  gli  altri  l'eleltora- 
todi  Bruns-vvick-Luneborg,  possedulodal 
le  d'Inghilterra,  fu  eretto  nel  regno  d'An- 
no ver  (del  rpiale  e  di  lìrunsAvick  riparlai 
nel  voi.  XCVllI,  p.  64  e  seg.  :  l'Anno- 
\er  acquistò  25o,ooo  abitanti  ne' paesi 
di  Ovest,  Friesland,  Lingen  ec,  che  con- 
finanof^oll  Olanda).  La  città  di  Franclort 
fu  dichiarala  libera:  co9ÌPhippsbourg,He- 
lenbrenslein  e  Magonza,  le  quali  fortez- 
ze ebbero  un  comandante  la  i.'  bavaro, 
la  2.'  prussiano,  la  3."  austriaco.  Il  gran- 
duca d'Assia,  in  compenso  della  Westfa- 
lia,ebbe  un  territoriodi  1  4o,ooo  abitan- 
ti sulla  riva  sinistra  del  P^eno.  Lussembur- 
go fu  eretto  in  granducato,  come  una  pos- 
sessione germanica, e  ceduto  alla  casa  d'O- 
range,  cioè  al  re  de'Paesi-Bassi  (del  qua- 
le pure  nel  voi.  XCVllI,  p.  yS  e  75),  inve- 
ce de'suoi  stati  di  Nassau.  Ui  più  a  tale  re 
fu  dato  il  Belgio  (dipoi  slaccalo  nel  i  83  i 
fu  eretto  in  regno  indipendente),  con  cir- 
oa4oo,ooo  abitanti  dalla  parte  della  iMo- 
sa.  Il  re  di  Baviera  aggiunse  a'  suoi  anti- 
clii  stali,  oltre  alcuni  distretti  dell'  Au- 
stria, Wiiizburg  e  AschafFenburg.  In  fine 
fu  stabilito,  che  i  principi  sovrani  di  Ger- 
mania, compresi  il  re  di  Danimarca  per 
rilulstein  (di  cui  e  della  Danimarca  nuo- 
vamente ne' voi.  LXll,  p.  172,  XCVllI, 
p.  68  e  71),  e  quello  de'Paesi-Bassi  pel 
Lussemburgo,  non  che  le  4  città  libere 
Lubecca,  Francfort,  Brema  e  Amburgo 
(delle  qugli  eziandio  nel  voi.  XCVllI,  p. 


V  I  E  37.9 

6G  e  68),  formassero  una  Confedei'dzio- 
ne  Cfrnianica,  che  descrissi,  in  uno  allo 
scopo  di  essa,  nel  voi.  XXIX  ,  p.  if)8  e 
seg.  La  Svizzera  agitata  da  inleine  di- 
scordie, fu  pacificata  con  una  transaziu^ 
ne.  Le  si  unirono,  oltre  Ginevra  già  as- 
segnatale dal  trattato  di  Parigi,  il  Valle- 
se,  Neufchalel,  il  vescovato  di  Basilea  e 
alcuiu  distretti  della  Savoia  prossimi  a 
Ginevra.  Dipoi  a'20  novembre  fu  dichia- 
rato, che  tutte  le  potenze  riconoscevano 
la  sua  neutralità  perpetua,  e  guarentiva- 
no l'inviolabilità  del  suo  territorio,  pep 
essere  questa  inviolabilità,  come  pure  la 
sua  indipendenza  da  qualunque  influen' 
za  straniera,  conformi  a'veri  interes>i  del- 
la politica  europea.  Fu  riconosciuto  giu^ 
sto  e  conveniente,  che  la  Spagna  resti- 
tuisse al  Portogallo  Oltvenza  e  gli  altri 
distretti,  acquistati  col  trattato  di  Bada- 
joz; e  fu  stabilito  che  il  fiume  Oyapock 
formasse  il  limile  tra  la  Gu]ana  francese 
e  la  portoghese.  Venendo  poi  agli  all'ari 
concernenti  particolarmente  l'Italia,  il 
congresso  stabili  che  il  re  di  Sardegna 
cedesse  alla  Svìzzera  la  parte  della  Savoia 
esistente  tra  l'Arve  e  il  llodano,  i  confini 
della  porzione  ceduta  alla  Francia  col 
trattalo  di  Parigi,  e  la  montagna  di  Sa- 
le ve  sino  a  Veiiy;  e  di  più  (juelia  eh' è 
compresa  fra  la  strada  del  Sempione,  il 
lago  di  Ginevra  e  l'Hermanance.  Deter- 
minò inoltre  che  le  provincie  del  Chia-» 
blese  e  del  Faucigny,  e  tulli  i  paesi  del. 
la  Savoia  appartenenti  al  re  di  Sardegna, 
i  quali  sono  al  settentrione  di  Ugine,  fa-» 
cessero  parte  della  neutralità  svizzera.  Per 
conseguenza  ogniqualvolta  le  potenze  vi« 
cine  alla  Svizzera  fossero  in  islalo  d'osti- 
lità aperta  o  imminente,  le  truppe  del 
re  di  Sardegna,  che  fossero  in  queste  prò» 
vincie,  si  ritirassero  e  non  potessero  en- 
trarne altre  di  qualsivoglia  potenza,  tol- 
te quelle  che  la  confederazione  svizzera 
credessedi  mandarvi.  Ben  inteso  cheque- 
sto  stato  di  cose  non  impedisse  l'  ammi- 
nistrazione di  questi  paesi,  ne'  quali  gli 
agenti  civili  del  re  potessero  anche  iin- 


33o 


V  I  E 


piegare  la  guardia  muaicipale  pel  maa- 
tenimeulo  del  buon  ordine.  Indi  col  ti-at- 
tato  di  Parigi  de'20  novembre  i  8  1  5,  nel 
reslituirsi  tutta  la  Savoia  al  re  di  Sarde- 
gna, oltre  il  dover  cedere  al  cantone  di 
Ginevra  il  comune  di  s.  Julien,  fu  estesa 
la  neutralità  della  Svizzera  nella  Savoia 
al  territorio  esistente  a  settentrione  da 
una  linea  che  cominci  da  Ugine,  compre- 
sa questa  città,  e  quindi  continui  al  mez- 
zogiorno del  lago  di  Annecy  per  Faver- 
ges  sino  a  Lacheraine,  e  da  questo  luo- 
go sino  al  lago  di  Bourget  sino  al  Roda- 
no. E  ciò  nello  stes«io  modo  con  cui  era 
stata  estesa  alle  provincie  del  Cliiablese 
e  del  Faucigny.  (Dipoi  nel  1860  per  l'an- 
nessione di  Nizza  e  di  Savoiaalla  Francia, 
compresa  la  detta  parte  della  Savoia  neu- 
trale, sulla  quale  altamente  reclama  al- 
le potenze  la  Svizzera,  per  la  violazione 
del  trattato  di  Vienna,  poiché  le  provin- 
cie neutralizzate  della  Savoia  sono  ne- 
cessarie alla  neutralità  svizzera  ,  per  la 
sua  difesa  strategica;  rispose  la  Francia 
a'7  aprile,  pel  ministro  degli  esteri  Thou- 
venel:Chei  trattati  del  181 5,  violali  tan- 
te voI(e  pel  passato,  non  si  vede  perchè 
debbano  esser  inviolabili  per  la  sola  Sviz- 
zera ;  e  che  quanto  in  essi  trattati  si  sta- 
bilì riguardo  alla  Savoia,  non  fu  tanto 
per  amor  della  Svizzera,  ma  della  Sarde- 
gna. 11  consiglio  federale  svizzero  smen- 
tisce tali  allegazioni.  La  questione  tutto- 
ra pende).  Col  Genovesato,  i  feudi  impe- 
riali e  l'isola  Capraia,  fu  ingrandito  il  re- 
gno sardo,  e  formata  la  principale  po- 
tenza d'Italia,  allìuchè  fosse  un  piìi  forte 
antemurale  contro  la  Francia  (alla  qua- 
le ora,  colla  detta  cessione,  oltre  il  ceder- 
le la  culla  e  la  tomba  dell'augusta  casa 
di  Savoia,  le  ha  dalo  la  chiave  d'Italia); 
come  avea  divisato  Piti  fin  dal  180 5,  ed 
a  tale  elFetlo  si  unì  in  alleanza  coli'  Au- 
stria. Di  più  per  l'equilibrio  d'  Europa, 
l'Austria (egualmentecome  pensava  Piti) 
dovea  ts>er  forte  e  in  istato  di  poter  fa- 
cilmente soccorrere  i  suoi  stabilimenti 
d'Italia,  Veneto-Lombardi,  per  oppoisi 


V  I  E 

da  questa  parie  all'ambizione  della  Fran- 
cia. Quindi  si  stabih,  che  tranne  i  Paesi- 
Bassi,  Cracovia,  ed  alcuni  distretti  della 
Svevia  ceduti  alla  Baviera,  a  Baden  ed 
a  Wurtembcrg,  ricuperasse  tutte  le  pro- 
vincie che  avea  cedute:  perciò  in  Italia 
avesse  Milano,  Mantova  e  tutti  gli  stati 
veneti  di  terraferma;  possedesse  inoltre 
qualunque  altro  territorio  compreso  fra 
il  Ticino,  il  Po  e  il  mare  Adriatico,  cioè 
alcuni  distretti  tli  Parma  e  del  Ferrare- 
se, le  valli  di  Valtellina,  di  Bormio  e  di 
Chiavenua,ed  i  territoiii  della  già  repub- 
blica diRagusi. Laonde  l'imperatoreFran- 
cesco  I  incorporò  tali  provincie  all'  iai- 
pero  austriaco,  erigendole  in  regno  Lom- 
bardo Veneto,  tranne  Ragusi  ch'è  circo- 
lo di  Dalmazia.  Stabiliti  gli  affari  del  ra- 
mo imperiale  austriaco,  il  congresso  prov- 
vide a  quelli  de'rami  cadetti.  Determinò 
dunque,  che  l'arciduca  Francesco  IV  d'E- 
sle,  ed  i  suoi  eredi  e  successori  possedes- 
sero in  piena  proprietà  e  sovranità  i  du- 
cati (li  Modena,  ili  R.e^gio  e  di  iMirando- 
la,  nella  slessa  estensione  in  cui  erano  al- 
l'epoca del  trattato  di  Campo-Formio  del 
1797.  L'arciduchessa  di  lui  madre,  Ala- 
ria  Beatrice  d'Este  e  i  suoi  eredi  e  suc- 
cessori possedessero  in  piena  sovranità  e 
proprietà  il  ducato  di  Massa  e  il  princi- 
pato di  Carrara,  coin'anco  i  feudi  impe- 
riali della  Luiiigiaiia,  Quest'ultima  po- 
tesse servire  a  permute  od  altri  accomo- 
damenti (li  comune  gradimento  col  gran  - 
ducadi  Toscana  (nel  qualearticolo  li  nar- 
rai, e  del  l'arciducale  casa  di  Modena  ten- 
ni proposito  pure  nel  voi.  XCVII,  p.  247 
e  seg.),  secondo  la  reciproca  convenien- 
za. Si  mantenessero  poi  i  diritti  di  suc- 
cessione e  di  regresso  stabiliti  Ira' rami 
degli  arciduchi  d'Austria  relativamente 
a  tutti  questi  stali.  L'arciduca  Ferdinan- 
do III  fu  similmente  stabilito  per  sé  e  i 
SUOI  eredi  e  successori  in  tutti  i  diritti  di 
sovraiiiià  e  di  proprietà  sul  granducato 
di  Toscana  e  sue  dipendenze,  come  T  a- 
vea  posseduto  prima  del  trattato  di  Lu- 
oeville  del  1801.  Si  dichiarò  poi  essere 


VIE  VIE  33 1 
pienamente  ristabiliti  a  favore  del  gran*  la  sera  cle'4  giugno,  ma  egli  ricusò  d  a- 
duca  e  de'suoi  discendenti  i  patti  del  ti;il-  derii  vi,  e  anzi  tlicliiaiò  apertamente,  vie- 
tato di  Vienna  deliySJi,  co'cpiali  la  To-  largii  le  sue  isirnzioni  di  solloscriveie  al- 
scana  fu  assegnata  alla  casa  di  Lorena,  cuna  convenzione  condaria  alla  restiti]' 
indi  trasfusasi  con  quella  d'  Ausilia.  Si  zione  inimediala  de'3  ducali  di  l'arma, 
aggiunsero  quindi  al  granducato  gli  stati  Piacenza  e  Guastalla.  Quindi  la  Spagna 
de'l'residii,  già  del  re  delle  due  Sicilie,  i  che  avea  lanlo  contribuito  all'  abbassa- 
giù  feudi  imperiali  di  Vernio,  di  Moiilau-  inenlo  della  potenza  di  Napoleone,  pra- 
to e  di  Santa  Alarla,  la  parte  dell'  isola  dominante  in  Europa,  si  astenne  dal  sot- 
deir  Elba  e  le  sue  pertinenze  cb'erano  tosciiveie  gli  atli  del  congresso  di  Vien- 
sotto  la  supremazia  di  detto  re  prima  del  na  con  cui  si  ristabiliva  l'ecpiibbrio (dipoi 
1801;  e  la  sovranità  del  principato  di  l'arciducbessa  Maria  Luigia  a' 1  4'ieUem- 
Piombino  e  sue  dipendenze,  conservando  brei8i5  rinunziò  per  sé  e  suo  (iglio  al- 
ai principe  Ludovisi-Boncompagni  e  suoi  le  pretensioni  sulla  Francia,  e  l'impera- 
successori  tulle  le  proprietà  che  vi  pos-  tore  Francesco  I  nominò  questo  suo  nipo- 
sedeva,  il  titolo  di  principe  di  Piombino,  le  duca  di  Ueichstadt ,  e  dispose  che  a- 
con  indennizzo  alle  rendile  che  percepì-  vesse  ih."  posto  dopo  gli  arciduchi.  Po- 
va.  Tulli  questi  accomodamenti  dell'Ila-  scia  con  convenzioni  del  1817-19  ^'^  '^* 
lia  furono  falli  dalle  grandi  potenze  sen-  goiato  il  regresso  de'ducati  in  favore  del 
za  gravi  diliicollà;  ma  quando  s'incomia-  detto  ramo  cadetto  di  Spagna,  che  alla 
CIÒ  a  trattare  di  Parma  e  di  Piacenza,  in-  sua  volta  li  ricuperò).  L'ailicolo  poi  più 
sorsero  contrasti  gravissimi ,  perchè  es*  didicile  ch'ebbe  il  congresso  relati  vameu- 
sendo  slate  date  alla  moglie  (della  quale  te  all'Italia  era  li  regno  di  Napoli,  iuva- 
anche  nel  voi.  XClll,  p,  46)  e  al  (jglio  so  da  Napoleone  I,  e  quindi  nel  1808  da- 
di Napoleone  I,  la  Spagna  le  reclamava  lo  al  cognato  Gioacchino  Murai,  nomi- 
pel  suo  raiDO  cadetto  che  le  avea  pi  ima,  iiandolo  pure  re  di  Sicilia,  il  quale  dopo 
se  pur  non  si  voleva  restituire  l'Eli  uria  aver  nel  181  3  inutilmente  olferlo  la  sua 
ossia  Toscana;  ed  i  servigi  che  quella  pò-  mediazione  Ira'  collegati  e  Napoleone  I, 
lenza  avea  reso  alla  causa  comune  me-  e  titubante  trattalo  con  questi,  che  noa 
rilavano  molla  considerazione.  D'altron-  voleva  inimicarsi,  e  coll'Auslria  per  ea« 
de  la  richiesla  della  Borbonica  Spagna  Irare  nella  lega,  nel  1814  si  collegò  col- 
era appoggiala  dalla  Borbonica  Francia,  l'imperatore  Francesco  1,  che  col  trat- 
Finaluiente  fu  stabilito  pel  ramo  Boi  bo-  tato  di  INapoli  dell'i  1  gennaio,  gli  avea 
nico  già  dominante  in  Parma,  che  l' in-  guarentito  il  reame  di  Napoli,  per  parta 
faiila  Maria  Luisa  possedesse  in  piena  so-  di  terra,  con  aumento  di  territorio  (un 
vranità  per  sé  e  suoi  discendenti  in  linea  4<^o,ooo  abitanti)  da  prendersi,  come 
diretta  mascolina  lo  stato  di  Lucca  erel-  dirò,  nello  stato  romano;  il  trattato  pe- 
toin  ducalo, olire  unarendiladi  5oo, eoo  rò,  con  aggiunta,  venne  modificato  dal 
franchi  da  pagarsi  dall'imperatore  d'Au-  ministro  inglese  Casleireagh,  dovuta  ac- 
stria  e  dal  granduca  di  Toscana,  finché  celiarsi  da  Murat,  senza  che  Francesco 
le  circostanze  non  permettessero  dare  al-  1  fosse  potuto  riuscire  a  farvi  accedere 
l'infanta  ed  a'suoi  figli  un  altro  slabili-  i  collegali, com'erasi  impegnalo.  Nel  cou- 
niento,ed  allora  il  ducato  di  Lucca  si  gresso  i  plenipotenziari  oapoletaui  esal- 
riunisse  alla  Toscana,  nel  qual  caso  al-  larono  i  vantaggi  recati  dal  loro  sovra- 
cuoi  distielti  dovessero  appartenere  al  no  alla  causa  comune,  dagl'inglesi  qiia- 
duca  di  IModena.  Tutlociò  fu  comunica-  lificali  insignificanti.  Ma  i  Borboni  di 
lo  al  plenipotenziario  spagnuolo,  unita-  Francia,  mentre  chiedevano  la  lestitu- 
njeole  all'iulero  allo  finale  del  congresso  zioiie  del  regno  a  Ferdinando  IV  Bor- 


3'i2              vii:  vie 

bone,  mosti-avallo  (locumenli  liovali  ne-  na.  Ritiratosi  a  Miceiata,  combattè  con 
gli  ardii  VI  di  l'ai  igi,  comprovanti  la  di  lui  succe-so  a  Tolentino  contro  gli  austiia- 
dubhia  fede  contro  Napoleone  1  (li  avea  ci,  a'2  maggio.  Però  nel  dì  seguente  si 
riconciliati  tra  loro  d.  Paolina  Bonapnrte  trovò  a  fronte  di  forze  superiori  alle  sue, 
sorella  dell'imperatore  e  cognata  del  re),  nondiineno  le  attaccò,  ma  parte  del  suo 
proponendoTalleyrandsidovesseattacca-  esercito  sì  sciolse  presso  Macerata,  dopo 
le  per  mare,  oode  salvare  la  compromis-  perdite  ;  laonde  ordinò  la  ritirata,  e  re- 
eione  dell'Austria,  e  riconoscere  f'erdi-  cossi  a  Cripua.  Allora  inutilmente  divisiò 
tiitndo  I V  per  re  di  iVa[)oli;  e  al  [liù  prò-  di  promulgare  una  costituzione  per  gua- 
curargli  un  compenso:  anche  la  Spagna  dagnare  il  popolo  ;  e  vedendo  disperate 
insisteva  al  congresso  per  la  reslittizione  le  cose  sue,  parti  da  Napoli  verso  i  20 
di  quel  regno  a  Ferdinando  IV.  Da  ciò  maggio,  ed  a'25  approdò  a  Cannes  sul- 
a  vveniie,  die  Murai  incerto  di  sua  sorte,  le  coste  di  Provenza  ;  ivi  perseguitato  pas» 
inutilojenle  avendo  tentato  di  guadagna-  so  in  Corsica,  Radunati  alcuni  armati, 
re  Talleyrand,  continuò  ad  armare  e  nel  volle  tentare  il  ricupero  del  perduto  re- 
lempo  slesso  a  incoraggiare  segi  etamen-  gno,e  sbarcato  in  CaUbria  a  Pizzo  fu  ar- 
te per  tutta  Italia  i  partigiani  dell'unio-  restato,  indi  processato  e  fucilato  a'  i3 
ne  nazionale,  minacciando  di  spedire  un  ottobre.  Frattanto  Ferdinando  I  Vera  già 
esercito  in  Francia,  ludi  l'inviò  verso  il  in  possesso  del  ricuperato  regno  di  Na- 
Po,  tentò  inutilmente  di  fare  arrestare  poli,  quando  il  congresso  di  Vienna  a'g 
Papa  Pio  VII, che  si  pose  in  salvo  a  Gè-  giugnoi8  1  5  sanzionò,  o  per  dir  meglio 
uova;  si  mise  in  corrispondenza  con  Na-  pubblicò  il  ristabilimento  ili  bii^  suoi  e- 
poleone  I,  appena  partito  dall  Elba,  aii-  redi  e  successori  su  quel  trono,  e  ricono- 
tiuiiziandogli  che  avrebbe  attaccalo  gli  scinto  dalle  potenze  come  Ferdinando  I 
austriaci,  e  se  la  vittoria  lo  favoriva  l'a-  re  del  regno  delle  due  Sicilie.  E  a'  12  i 
vrebbe  raggiunto  con  formidabile  eser-  plenipotenziari  napoletani  ed  austriaci 
cito  :  essere  giunto  il  momento  di  ripa-  sottoscrissero  un  trattato  d'alleanza  per 
rare  i  suoi  torli  e  mostrargli  la  sua  di-  I-a  reciproca  difesa  del  regno  e  degli  sta- 
vozione.  Napoleone  I  ricevette  questa  co-  ti  imperiali  d'Italia.  Quanto  al  principe 
iiiunicazioneinA.uxeriea'i7  marzoiS  I  5,  Eugenio  Beauharoais,  figliastro  di  Na* 
e  rispose  al  cognalo,  di  continuare  i  pre-  poleone  I  e  già  viceré  d'Italia,  nella  con- 
paiativi,  ma  aspettare  d'incominciar  l'o-  veozionedi  Vienna  de'^S  aprile  1  8  1  5,  gli 
stilila  (inchè  glie  ne  avesse  dalo  avviso,  fu  assegnato  un  distretto  nel  regno  delle 
Ma  questo  consiglio  era  divenuto  lardo  ;  due  Sicilie,  contenente  una  popolazione 
poiché  Murai  nella  metà  dello  stesso  me-  di  5o,ooo  abitanti,  ma  non  essendo  ra- 
se avea  giù  posta  la  sua  armata  in  mar-  tificata  nell'  atto  finale  del  congresso,  ed 
eia  su  Roma,  per  impadronirsi  del  Papa  e  opponendosi  Ferdinando  I,  ottenne  nel 
farlo  condurre  a  Gaeta,  e  verso  il  Po,  co-  18  17  darglisi  in  compenso  5  milioni  di 
rue  dissi,  non  ostante  averglielo  vielaio  franchi.  Colla  caduta  di  IVlurat  restò  lol- 
l'Auslria.  Rotta  con  questo  conlegno  da  lo  il  parlato  trattato  di  Napoli  dell'  ri 
Alural  la  guerra,  cessò  l'ostacolo  alla  rico-  gennaio,  ratificalo  dall'imperatore  d'Au- 
gnizione  di  Ferdinando  IV  in  re  di  iVa-  stria  a'  24  ^''^bbraio.con  cui  gli  si  doveva- 
poli.  Intanto  Murai  occupò  Firenze,  Ra-  no  dare  4oo-ooo  abitanti  nella  Marca  ; 
venna,  Bologna,  Modena  e  R^eggio;  prò-  quindi  non  vi  rimase  piìi  alcun  ostacolo 
mulgò  l'indipendenza  e  l'unione  d'Italiaj  che  fossero  restituite  al  Papa,  sul  terrai- 
inarciò  a  Ferrara,  e  inutilmente  assab  nar  del  congresso  di  Vienna,  le  legazioni 
una  testa  di  ponte  a  Occhiobello.  Iodi  di  Bologna,  Ravenna  e  Ferrara,  ad  ec- 
passò  al  Rouco,  sgombrando  la  Tosca»  cezioue  della  parte  del  Ferrarese   verso 


V  I  E 

Rovigo  (/'■),  con  diritto  all'AusIrla  di  te- 
ner presìdi!  nelle  piazze  di  Ferrara  e  Co- 
niacchio ;  inoltre  si  dovessero  reslituireal 
Prtpa  le  Marcile  con  Caraerino  e  loro  di- 
pendenze, il  ducato  di  Benevento  e  il 
principato  di  Ponte  Corvo.  Però  colie 
condizioni  :  gli  abitanti  dovessero  godere 
amnistia  assoluta,  come  da  [)er  lutto  ne' 
paesi  da  altri  principi  ricuperati,  secondo 
il  trattato  di  Parigi  de'3o  niaggio  i8i4; 
doversi  liconoscere  tutti  gli  acquisti  fatti 
legalmente  da'  particolari,  e  guarentire 
il  debito  pubblico  e  il  pagamento  delle 
pensioni.  Il  cardinal  Cousalvi  plenipoten- 
ziario pontifìcio  al  congresso,  con  nota 
de'i4  giugno,  indirizzata  a  lutti  i  mini- 
stri cbe  aveano  sottoscritto  il  trattato  di 
Vienna,  espresse  la  riconoscenza  di  Pio 
\  Il  agli  augusti  sovrani,  coir  »ppoggio  de' 
quali  avea  potuto  rientrare  in  possesso 
delle  nominate  provincie  ;  ma  insieme 
essere  nella  necessità  di  guarentire  i  di- 
ritti imprescrittibili  della  s.  Sede,  col 
protestare  contro  la  dismembrazione  del 
Patrimonio  della  medesima,  cioè  della 
provincia  d'  Avignone,  del  contado  Ve- 
naissinu  (riconosciuti  appartenere  alla 
Francia  nel  suddetto  trattato  di  Piuigi, 
perchè  si  volle  eseguito  in  questa  parte 
il  famoso  trattato  di  Tolentino,  o  mili- 
tare estorsione  o  rapina  fatta  a  Pio  VI 
da  Bonaparte,  qualifjcata  in  una  sua  let- 
tera al  direttorio  di  Parigi:  la  Coriime- 
dia  citi  Papa!  Il  celebre  contempora- 
neo \eivì,f'icende nicniorabili dilli  ySc) 
al  ìSoi,  Milano  1 858,  chiamò  infame  il 
tialtalo  di  Tolentino.  Si  veda  il  voi.  XC,p. 
1  72),e  della  porzione  del  Ferrarese  sulla 
rivasinistra  del  Po,  non  che  contro  il  dirit- 
to di  presidio  dato  all'Austria  nelle  fortez- 
ze di  Ferrara  ediComacchio(ambeduegli 
austriaci  lasciarono  al  fìnedi  marzo  1 84B, 
e  nel  posteriore  ottobre  fu  demolila  quel- 
la di  Comaccbio.  Entrambi  gli  austria- 
ci rioccuparono  nel  maggio i  84g,e  nuo- 
vamente le  abbandonarono  nel  giugno 
1859,  ed  allora  fu  diroccata  la  fortezza 
di  Feri'ara).Protestò  pureìlcardiuaiCoQ- 


VIE  333 

salvi,  in  nome  di  Pio  VII,  sopra  lo  spo- 
gliainento  de'  domiiiii  temporali  della 
Chiesa  di  Germania,  e  gli  altri  pregiu- 
dizi recati  ad  essa,  ed  esposti  dal  cardi- 
nale con  nota  de' 17  novembre  del  pre- 
cedente anno,  onde  fosse  tutto  ristabili- 
to nell'antico  slato  ;  pel  (|uale,  o  almeno 
per  un  concoidato  uniforme,  e  per  la  re- 
stituzione de'  beni  non  alienati,  alcuni 
de'  deputati  cattolici  di  Germania  erano 
ricorsi  al  congresso.  Di  tultociò,  e  col  te- 
sto delle  proleste  del  cardinale,  ripetute 
tlal  Papa  in  concistoro,  ragionai  ancora 
nel  voi.  XXIX,  da  p.  202  a  p.  208  in- 
clusive. E  siccome  nella  summenlovala 
convenzione  di  Vienna  de'aS  aprile,  fu 
pure  stabilito  cbe  al  principe  Etigenio 
Beauharnais(di  cui  riparlai  nel  vol.XCllI, 
p.  47),  dovesse  competere  l'appannaggio 
tl'un  milione  di  lire,  assegnatogli  da  iNa- 
poleune  I  nel  1  8  1  o,  e  forniiito  per  la  pài 
p.irle  co'  beni  ecclesiastici  delle  Marche, 
e  perciò  dovesse  conservarne  il  godimen- 
to ;  il  Papa  Pio  VII,  fisso  nel  principio 
dell'  inalienabilità  de'  beni  ecclesiastici, 
protestò  di  doversi  opporre,  e  che  se  ce- 
deva alia  forza  non  si  prestava  che  pas- 
sivamente. Da  ciò  ne  veune,  che  si  adot- 
tò il  ripiego  di  conciliare  il  tutto  cor» 
un  enfiteusi,  mediante  il  quale  nel  1816 
Pio  VII  concesse  al  principe  Eugenio 
l'investitura  de' beni  dell' appannagi^io, 
col  patto  che  pagasse  un  laudemio  di 
160,000  scodi,  e  l'annuo  canone  di  4000; 
riserbaiidosi  la  facoltà  di  redimere  nello 
spazio  di  9  anni  i  beni  concessi,  sborsan- 
do 3, 1  70,000  scudi  (la  redenzione  fu  poi 
fatta  da  Gregorio  XVI  nel  184^,  collo 
sborso  di  3, 750,000  scudi,  come  notai 
nel  voi.  XXXII,  p.  326ed  altrove).  L'or- 
dine Gerosolimitano, avea  chiestoal  con- 
gresso di  Vienna  un  altro  stabilimen- 
to nel  Mediterraneo  in  vece  di  Malta, 
della  cui  isola  impadronitisi  prima  nel 
I  798  i  francesi,  quindi  nel  1 800  gl'ingle- 
si, questi  non  vollero  restituirla,  come  era 
stalo  stabilito  nel  1802  col  trattato  d'A- 
uiiens.  Ma  neppure  olleune  garanzie  al- 


33 


V  1  !•: 


la  sua  itulipondiMiza  e  neiitrnlità,  né  la 
ie-ililii7Ìone  de  heiii  unii  alienali,  né  coni- 
nel)^()  de'  lascisiti  in  IMultu  appi  opriotisi 
ilall'lngliillei  ra.  Nulla  il  cougiesso  fece 
a  prò  de' cnltulicì.  IN'ulla  sìiiiilinente  il 
coiigies»!)  dispose  sui  fieno  che  geneial- 
iiienle  si  desiderava  che  fosse  imposto  al- 
le piraterie  de'  barbareschi  d'Algeri,  Tri- 
poli e  Tunisi  (ma  gli  fu  imposto  dipoi). 
Non  era  possd)declie  il  congresso  di  Vien- 
na riparasse  a  tulli  i  mali  tiella  rivolu- 
zione, e  soddisfacesse  a  tutti  i  voli.  Esso 
si  disciolse  nel  mese  di  guiguo  i8  i  5.  Da 
questo  punto  la  Chiesa  Germanica  inile- 
Ixdiiapcl  nazionalismo,  fu  poi  abbattuta 
dal  lerritorialismo,  doveiuh»  subire  lanle 
burocrazie  quanti  sono  gli  slati  limasti 
indipendenti  dopo  la  rivoluzione.  Inoltre 
fu  completa  la  secolarizzazione  anco  de' 
costumi  e  deltlirilto. Dagli  slessi  uffizi  usci- 
lonogli  eilitli  pe'proteslanti  e  pe'caltolici; 
il  clero  fu  riguaidalo  come  claisi  di  fun- 
zionari. Vari  Concordali  vennero  dipoi 
a  dare  un  ordinamento  alle  diocesi;  ma  la 
serviìù  dellaChiesa  era  posta  iiiistato  iior- 
male,  sinché  non  suonò  l'ora  della  lolla. 
L'  allocuzione  dell'  imperturbabile  e  for- 
tissimo Gregorio  XVI  a'cardinali, contro 
la  persecuzione  della  P/'«s5ta,  scosse  il  si- 
stema. In  generale  il  trattato  del  congres- 
so di  Vienna  ebbe  a  suo  favore  il  sulFia- 
j;io  d'Luropa.  Oltre  Schoell,  Coiigrì^';  de 
/  icuiie,mo\ù  ne  scrissero,  e  fra'primi  nel- 
lo stesso  i8i5  M.  DePradt,  già  arcive- 
scovo di  Malines,  elemosiniere  di  Na- 
poleone I  e  suo  ambasciatore  a  Varsa- 
\ia  durante  i  sei  mesi  della  spedizione 
di  Russia,  confutato  dall'autore  dell' y^- 
nalisi  ragionata  del  Congresso  di  Fieii' 
na,  Genova  i8i8.  Nella  prefazione  M. 
Be  Pradt  ne  comparisce  panegirista,  e 
che  la  di  lui  opera  ad  altro  non  ten- 
desse, che  a  farne  conoscere  parlicolar- 
inente  i  pregi  ed  i  vantaggi.  Lo  dice  de- 
stinalo a  mettere  un  termine  all'  agi- 
tazione dell'  Europa,  ed  a  fissare  il  suo 
stato  per  una  lunga  serie  di  secoli.  Par- 
lando del  genere  del  lavoro  dell'  illustre 


V  I  E 

assemblea,  ne  rimarca  1' estensione,  di- 
cendo ch'essa  ha  abbracciata  una  massa 
immensa  d'  interessi.  Né  lascia  altresì 
d'encomiarne  gli  attori  ;  poiché,  dic'egli, 
ad  altro  epoche,  più  anni  appena  avreb- 
bero bastato  per  isbrogliare  questo  caos; 
il  che  suppone  capacità  e  buona  inten- 
zione negli  artefici,  come  pure  metodo  e 
celerilà  nelle  loro  operazioni.  Soprattutto 
poi  egli  tributa  i  più  grandi  elogi  al  con- 
gresso pel  vigore  e  la  risolutezza  dimo- 
strata neir  inseguimento  del  necuico  che 
nel  marzo  i8i5  era  ricomparso.  11  con- 
gresso quindi  non  ha  mostrato  un  solo 
istante  di  perplessità  o  di  divisione.  Ma  è 
molto  tem[)o  che  i  lettori  sensati  sono  in 
diilìdenza  sulle  prefazioni  de'ltbii,  dalle 
quali  tante  volte  sono  stati  ingannati,  e 
l'opera  di  jM.  De  Pradt  é  una  nuova  pro- 
va della  sensatezza  di  (juesla  cattiva 
pievenzione  sul  punto  de'|)i  oemi  ile'libri. 
Tutlociò  che  M.  De  Pradt  nella  prefazio- 
ne dice  in  lode  tlel  congresso,  non  è  che 
un  Velo  per  non  dare  subito  a  conoscere 
il  vero  scopo  della  sua  opera,  ch'é  di  scre- 
ditarne il  lavoro,  altrimenti  egli  avrebbe 
sui  bel  principio  alienali  gli  animi  de'let- 
tori.  Iiifalli  laddove  scorrendo  la  prefa- 
zi(Mie,  sembra  che  l'autore  sia  favorevole 
alla  generalità  delle  operazioni  del  con- 
gresso, e  che  solo  in  alcuni  punti  non  ne 
allotti  le  viste,  all'  opposto  internandosi 
nell'opera  si  vede  che,  ad  eccezione  di  due 
o  tre  oggetti,  i  (|uali  ancora  non  sono  de' 
più  imporlanli,  in  tutto  il  resto  ne  disap- 
prova apertamente  le  operazioni.  Il  eh. 
cav.  Antonio  Coppi,  oltre  il  riferito  ne- 
gli Annali  d' Italia,  di  cui  mi  sono  gio- 
vato, già  neir  Efftiueridl  letterarie  di 
Roma,  del  1 822,  nel  t.  6,  p.  3'j^,  ci  avea 
dato  l'analisi  ed  i  pregi  dell'opera  inlilo- 
lata  :  Histoire  ahregée  des  Irailés  de 
paix  en'.re  les  puissances  de  l'  Europe 
depili  sia  paix  de  TVcstphalie  par  feu 
M.  de  Koch:  ouvroge.  enlieremcnl  re- 
fondu, augmenlé  et  continue  jusquau 
Congrì's  de  l'ienne  et  aux  traités  de  Pa- 
ris en  1 8 1 5  par  F.  Schoell  conseiller 


V  I  E 

d' amhassnde  de  S.  AI.  le  roi  de  Pritxse 
vres  la  cour  de  France,  Paris  chez  (iilé, 
voi.  i5.  Cristoforo  Gu;^lieInio  Koch  pro- 
fessore ili  diritto  pubblico  nell'uiiiveisità 
di  Strasburgo,  in  precedenza  avea  pubbli- 
cato in  Basilea  nel  i  796:  Abre^c.de  L' Hi' 
stoire  des  Iraiu's  tnlrc  les  piussances  de 
V Europe  depuis  la  paix  de  //  cslphnlie. 
Egli  morì  nel  181  3,  e  intanto  la  rivolu- 
zione avea  prodotto  in  poclii  anni  una 
quantità  ragguardevole  di  diplomi,  e  le 
transazioni  politiche  del  i8i5  (issarono 
un*  epoca  insigne  nel  diritto  pubblico 
d'Europa.  Fu  perciòclieFederico  Schoell 
discepolo  e  amico  di  Kocb,  e  per  altre 
sue  opere  famoso,  intraprese  a  rifondere 
e  ad  accrescere  l'opera  del  suo  precettore 
continuandola  sino  a'trattati  di  Vienna 
e  di  Parigi  nel  18  i5.  Il  Coppi  oftVe  l'e- 
lenco di  sue  opere  compresa  questa  : 
Congrì'S  de  Piemie  j  reciieil  de  pieces 
q/J/cielìes  relath'es  à  celle  assemblee, 
dcs  déclaradons  quelle  a  piibliées,  des 
protocoles  de  ses  dclibéralions,  et  des 
principaiix  ìiiéinoires  qui  lui  onl  élé 
prtsciih's,  le  tool  arianne,  par  ordre 
ckronologique,  Vavh  i  8  1  6.  Si  propose 
r  autore  di  far  conoscere  i  trattati  cbe 
hanno  servito  sino  alla  fìne  del  secolo 
XV IH,  e  quindi  i  posteriori  cbe  servo- 
no tuttora  al  sistema  politico  d'Euiopa. 
Questo  sistema  ha  per  i>.copo  di  mante- 
nere la  tranquillila  pubblica,  di  proteg- 
gere il  debole  contro  1'  oppressione  del 
forte,  di  opporre  barriere  a'  disegni  am- 
biziosi de'  conquistatori,  e  di  preveni- 
re le  discensioni  che  cagionano  col  tem- 
po le  calamità  della  guerra.  Riunendo 
in  un  interesse  comune  i  diversi  sovra- 
ni d'Europa,  esso  gì' impegna  a  sagri- 
ficare  al  bene  generale  i  loro  particolari 
oggetti,  e  ne  forma  per  così  dire  una  sola 
famiglia.  La  pace  di  Weslfalia,  conclusa 
nel  1648,  è  considerala  come  il  perno 
della  moderna  politica;  e  questa  rifles- 
sione indusse  l'autore  a  principiar  la  sto- 
ria de'  trattati  da  quell'accordo.  Esso  è 
UD  trattato  fondameutale  che,  legando 


V  1  E  335 

gl'interessi  di  tutte  le  potenze,  ha  servilo 
di  base  alle  convenzioni  posteriormente 
concluse  fra' sovrani  dell'Europa  occi- 
dentale. Dipoi  alterato  1'  equilibrio,  fu 
ristabilito  nel  trattato  d'  Utrecht,  e  di 
nuovo  rotto  colle  guerre  che  precedette- 
ro i  trattati  di  Campoformio,  di  l^une» 
ville,  d'  Amiens,  di  Piesburgo,  di  Tilsit 
e  di  Sclioiibi  unn,  finché  la  pace  di  Pa- 
rigi del  i8i4  ridusse  la  Fraficia  ne' suoi 
antichi  limiti.  Frattanto  il  sistema  poli- 
tico  d'Europa,  rovesciato  fin  da'  fonda- 
menti, si  dovette  ristabilire  su  nuove  ba- 
si. Quest'  opera  fu  aOidata  ad  un  con- 
gresso composto  da  tutte  le  potenze,  il 
quale  si  radunò  a  Vienna  nel  novenibre 
1  8  1 4  e  continuò  sino  a'2q  giugno  1 8  1 5. 
Gli  atti  da  esso  pubblicati,  ed  i  trattali 
che  vi  furono  conclusi  fissarono  un  nuo- 
vo equilibrio  delle  potenze  in  Europa, 
formando  le  veci  di  que'  di  Westfalia  e  di 
Utrecht.  Del  congresso  di  Vienna,  ossia 
di  tutto  quanto  vi  fu  slabilito,  negli  ar- 
ticoli numerosi  che  lo  riguardano  aven- 
done ragionato,  a  quelli  mi  rimetto  :  cosi 
per  quelli  di  cui  debbo  fare  qualche  cen- 
no, siccome  conseguenze  dell'operato  nel 
congresso  di  Vienna.  Oltre  il  discorso 
trattato  generale,  furono  quindi  al  con- 
gresso di  Parigi  prese  molte  altre  mi- 
sure e  determinazioni  dalle  4  potenze 
alleate,  cioè  la  convenzione  de'  2  ago- 
sto 181  5,  riguardante  la  rih'gazione  di 
Napoleone  1  ;  il  trattalo  definitivo  che 
pose  l'Isole  Jonie  come  Slati-Uniti  sot- 
to 1'  immediata  protezione  dell'  bighil- 
terra  ;  il  trattato  di  neutralità  della  Sviz- 
zera de'20  novembre  i8i5,  il  quale  fu 
firmato  anche  dalla  Fiancia  ;  il  trattato 
delle  4  potenze  principali  dal  giorno  che  si 
unirono  per  la  comune  conservazione  del 
nuovo  ordine  politico,  per  cui  occuparo- 
no alcuni  anni  con  un'armata  la  Fran- 
cia. Dopo  la  conclusione  del  congresso  di 
Parigi,  furono  conclusi  12  trattati  tra  di- 
versi grandi  e  piccoli  stali,  negli  anni 
1816-17-18,  i  quali  riguardano  parie  le 
combinazioni    della  nuova  ripartizione 


33G  VIE 

tenitoi  iale.  parie  i  pagamenll  a  cui  si  era 
obbligala   la  Francia,  la    restituzione  di 
Parma  e  l'abolizione  della  schiavilìi.  Al 
compimento    dell'  opera    de'  uionarchi 
mancava  ancora    la  totale  pacilìcazione 
colla  Francia,  mediante  la   ritirata  del* 
l'armata  d'occupazione  inglese-prussia» 
na-austro-rus»a-tedesca  di  iSo.ooo  uo- 
mini; ed  anche  questa  dietro  sijorso  che 
fece  la  Francia  del    denaro  a  cui    si  era 
obbligata,  »»  dietro  mediazione  del  duca 
di  Wellington,  fu  decisa  dalle  4  potenze 
alleate,nl  congressod'Aquisgrana  in  otto- 
bre e  novembre  1818,  a  cui  si  recò  l'irn- 
peiatore  Francesco  I  ;  ed  a  qiiest'  epoca 
entrò  anche  la  Francia  in  lega  colle  po- 
tenze principali  d'Europa  a  conservazio- 
ne della  pace  e  manleniinento  de'princi- 
pii  della  legittimità  monarchica, che  ap- 
punto nel  detto  congresso  d'A(|uisgrana 
le  5  potenze  fecero  la  famosa  dichiarazio- 
ne, a'  i5  novembie    i8i8,    colla  quale 
pronunciarono  nello  spìrito  della   santa 
alleanza  del  181  5,  chele  massime  della 
politica  avvenire  dovessero  aver  per  isco- 
po  una  pace  durevole.  In  Aquisgrana  pe- 
rò si  ebbe  un  poco  per  un  verso,  un  poco 
per  l'altro  dilliden/a  contro  le  università 
e  contro  lo  spirito  del    popolo    tedesco. 
Per  mala  sorte  quella  dilliilenza  ebbe  la 
sua  giustificazione   da   particolari  abusi 
della  libertà  della  stampa  e  dall'imma- 
ginazione esaltata  di  gioventù  fanatica  di 
pur  volere  ingeriisi  di  politica,  in  modo 
tale  che  due  giovani  esaltali  furono  stra- 
scinati a  commettere  gravi  delitli  ;  ciò 
che  indusse  a  prendere  generali  misure  di 
polizia  di  stato.  Queste  furono  decise  al 
congresso  di  Carlstadt,  dove  si  unirono 
in  agosto  181C)  i  ministri  d'  Austria,  di 
Prussia,  di  Baviera, di  Sassonia,  di  Wiir- 
temberg,di    Caden,  di   Sassonia-Wei- 
mar, di  IMetklenburg  e  di  Nassau  per  de- 
bberare  sotto  la  presidenza  del  principe 
di  Metlernich,  tanto  sulla    definitiva  si- 
stemazione di  CIÒ  ch'era  stato  deciso  nel 
congressodi  V^ienna  relativaroenteall'or • 
gauizzazioue    interna  della  Germania , 


VIE 

quanto  per  le  misure  da  prendersi  rispet- 
to alla  situazione  pericolosa  della  Germa- 
nia, avuto  riguardo  a!  suo  spirito  politico- 
morale.  Ciò  che  fu  deciso  si  notificò  legal- 
mente allaConiéderazioueGermanica  nel- 
la dieta  di  Francforta'-ìodel  successivo  set- 
tend)re,Furono quindi  invitati  gli  stati  te- 
deschi ad  occultarsi  di  spiegare  iu  senso  de' 
priiicipii  mona!  cilici,  i  1  3  articoli  per  l'ia- 
troduzione  ilella  composizione  delle  costi- 
tuzioni degli  stali.  Tosto  si  unì  a'  i5  di- 
cembre 1819  un  congresso  di  ministri 
a  Viennn,  per  ultimare  l'organizzazione 
della  Confisderazioue  Geruiauica,  ahpiale 
intervennero  ed  agirono  gl'inviati  della 
Confederazione  sotto  la  presidenza  del 
principe  di  Metternich,  sottoscrivendo 
poi  gli  stessi,  dietro  le  tenute  conferenze 
in  Vienna,  il  i  5  maggio  i  820,  gli  atti  di 
conclusione  che  riguardavano  la  forma  e 
solidarietà  della  Confederazione.  Se  que- 
sti due  congressi  di  ministri  si  opposero 
soltanto  all'  invalse  idee  deuìocraliche, 
toccando  appena  il  general  sistema  del- 
l'Europa, trattaron  poscia  importanti  af- 
fari generali  europei  i  congressi  tenuti 
da'  monarchi  a  Ti  oppau,  Lubiana  e  Ve- 
rona, in  tulli  coll'intervento  dell'impe- 
ratore Francesco  I,  come  ho  avvertito 
nel  voi.  XCIV,  p.  3o8.  Il  congresso  di 
Troppau,  il  quale  si  tenne  permanente 
con  conferenze  dall'  ottobre  al  dicembre 
1820,  ebbe  origine  da' cambiamenti  di 
governo  cagionati  dall'armate  costituzio- 
nali ili  Spagna  e  Portogallo,  e  lo  stesso 
da  Troppau  trasportato  a  Lubiana  nel 
1821  per  cagione  de'  torbidi  de'  settari 
carbonaii  di  Napoli. La  decisione  del  con- 
gresso di  Troppau  del  diritto  d'interven- 
to negli  alFdii  interni  degli  slati  vicini  (u 
trattata  diplomaticamente  a  tenore  del 
positivo  diritto  delle  genti,  nel  congresso  j 
di  Lubiana  fecero  sì,  che  trovati  inutili  i  I 
mezzi  amichevoli  le  potenze  alleate  di- 
chiararono venuto  il  caso  dell'  esercizio 
del  diritto  d' intervento,  e  quindi  venne 
l'occupazione  di  Napoli,  Sicilia  e  Piemon- 
te per  parte  dell'armale  austriache:  si 


J 


VIE  VIE                   337 

nbolì  la  co5lituzione  spagnuola  che  i  re  di  Francia  colla  Spagna  nel  1 823. II  ini- 
eiano  stali  cnstretli  ad  nrcetlaie,  si  ri-  nisteio  inglese,  clo()o  che  Caiioing  ne 
misero  i  governi  sul  piede  aulico,  e  si  faceva  parte,  prendeva  una  via  opposta 
consolidò  il  principio  monarchico.  Nel  alla  continentale  politica,  e  sconsigliava 
caso  che  all'Austria  non  fosse  riuscito  per  mezzo  del  duca  di  Wellington  qua- 
l'operalo,  sarebbe  entrata  in  Italia  un'ar-  huu|ue  forzosa  entrata  in  Ispagna,  allor- 
raata  d'80,000  russi,  la  quale  crasi  già  che  il  re  Ferdinando  VII  restasse  illeso, e 
posta  in  marcia  per  1'  Ungheria.  Dopo  che  la  Spagna  non  procurasse  di  propaga- 
che  r  ordine  fu  slabililo  in  Napoli  e  in  re  la  suacoslituzione.  Ancheriguardoalle 
Piemonte,  risolvellcio  i  due  imperatori  domande  turco-russe  e  turco-greche,  la 
d'  Austria  e  di  Russia  nel  congresso  di  politica  inglese  tentò  d'impedire  che  si 
Lubiana,  per  mezzo  d'una  dichiarazione  ricorresse  allearmi  (continuando  i  greci 
sottoscritta  da'Ioro  ministri  e  da  quello  la  guerra  d'  indipendenza,  poi  interven- 
di  Prussia,  a'  il  maggio  1821,  che  la  nero  a  loro  favore  Francia,  Inghilterra 
giustizia  e  il  disinteresse  che  avevano  al-  e  Russia,  e  con  protocolli  stabilirono  ì 
loro  diretto  i  monarchi,  sarebbero  state  confini  della  Grecia,  onde  formasse  uno 
sempre  le  leggi  della  loro  politica.  Ma  stato  indipendente,  e  nominarono  a  re 
intanto  la  rivoluzione  degli  albanesi  era  Ottone  I  di  Baviera,  per  rinunzia  di  Leo- 
scoppiata,  e  l' irritamerìto  che  ciò  prò-  poldodi  Sassonia-Coburgo,  per  non  aver 
diisse  tra  la  Porta  e  la  Russia  non  potè  ottenuto  l'unione  al  nuovo  regno  delle 
esser  calmato  dalla  mediazione  de'  mini-  sollevate  Samos  e  Caudia).  Ad  onta  però 
stri  austiiaco  e  inglese  presso  la  corte  di  degli  sforzi  del  ministro  inglese,  sbalor* 
Costantinopoli.  Nel  n>edesimo  tempo  la  dita  la  Spagna  dall' irruzione  e  corsa  nel 
situazione  della  Spagna  e  del  Portogallo  suo  territorio  di  100,000  francesi,  e  troo- 
dava  luogo  a  temere  per  la  sicurezza  del  chi  dalla  spada  russai  dissidi i d'Oriente, 
governo  monarchico,  e  particolarmente  non  che  per  le  armi  austriache  ritornata 
per  la  |)ace  della  Francia;  finalmente  l'Italia  all'innocuo  blandimento  dell' a- 
parve  che  le  circostanze  d'Italia  richie-  vile  memorie  dell'arti  belle  e  degli  sludi, 
dessero  un  nuovo  ordine  di  politiche  com-  le  basi  del  diritto  pubblico  europeo  for- 
binazioni.  Tultociò  fece  risolvere  gì'  im-  mate  nuovamente,  venivano  all'  rmiso- 
peratori  d'Austria  e  di  Russia, i  quali  già  no  de' bisogni  monarchici  e  del  riposo 
aveano  determinato  in  Lubiana  di  tenere  de' popoli;  quando  lo  spirilo  del  secolo, 
un  congresso  in  Firenze  nel  settembre  propenso  da  molli  anni  a  libertà,  conli- 
1822,  d'unire  un  congresso  a  Verona^  nuando  a  minacciare  gli  antichi  governi, 
per  raffermare  il  principio  monarchico  e  a  mezzo  delle  sette  politiche  de'  libera- 
r  alleanza  stabilita  nel  i8i5  a  Vienna^  li,  scoppiarono  nel  i83o  nuove  insurre- 
e  per  voler  la  Francia  combattere  la  ri-  zioni. 

volozione  di  Spagna,  recandovisi  ambe-  Di  recente  provò  il  dotto  mg. "^  Rendu 
due.  Durò  il  congresso  dall'ottobre  al  vescovo  d'Annecy,  nella  Leltera,  a  guai 
dicembre  1822.  Cinque  piincipali  punti  punto  sin  laRk'olnzione,  che  in  sostanza 
vi  furono  trattati,  i.  L' abolizione  delia  dal  declinar  del  secolo  passato  propria- 
tralta  de'  negli.  1.  Le  piraterie  ne' mari  mente  non  cessò  mai, o  apertameoteo  oc- 
d'America  o  le  colonie  spagnuole.  3.  I  eultamente  congiurando, poiché  forse  nel- 
dissidii  d'Oliente  fra  la  Russia  e  la  Por-  la  sua  essenza  non  bene  si  conobbe,  o  si 
la.  4- La  posizione  d'Italia. 5. 1  danni  della  volle  disconoscere.  Gravitando  sulla  mi- 
rivoluzione  di  Spagna  relativamente  al-  sera  Europa,  lauti  disastrosi  sconvolgi- 
l'Europa  e  soprattutto  alla  Fiancia.  Fu  menti  produsse,  e  tant'altri  ne  sta  trion- 
perciò  seguito  il  congresso  dalla  guerra  fante  operando,  altri  ancora  preparando 
voL.  xcix.  12 


338  VIE  VIE 

e  minacciando.  In  continnazionc  dunque  lalc,  ciò  die  prlncipaNnente  cliiamnr  do- 
tlella  rivoluzione  cominciala  nella  delta  veva  ratlenzione  de' f^overni  dopo  tanta 
infausta  epoca,  nel  I  83o  scoppiai  Olio  [)ii-  commozione  di  popoli,  veiligine  d'am- 
ma  la  rivoluzione  francese  nelle  i^iornate  bizioni,  cozzamento  di  principii  e  d'  opi- 
di  luglio,  e  poscia  quella  del  Belgio,  se-  nioni.  Fraltantosi  moltiplicarono  le  selle 
guile  dall'insorgimenlo polacco, clie  i  isve-  politiche  e  le  trame  contro  l'ordine  pub- 
gliarcno  in  Italia  rantiche  idee  di  liber-  blico,  più  o  meno  quasi  da  per  tutto,  in 
là  e  di  unione  nazionale.  Al  grido  del  Italia,  di  cui  si  vagheggiava  1' indipeii- 
nuovo  re  de'  francesi  Luigi  Filippo  I  denza,  nudrile  da' così  detti  congressi  o 
d'Orleans,  al  principio  di  non  intervento  unioni  di  scienziati  :  il  sagacissimoGrego- 
negli  affari  interni  de'vicini,  di  cui  abbi-  rio  XVi,  che  ne  conobbe  lo  spirito,  fu  il 
sognava,  ed  al  quale  fecero  eco  gl'ingle-  solo  sovrano  che  non  li  permise  ne' suoi 
si,  contro  il  principio  opposto  della  san-  stali,  e  fu  lodato  da'saggi.  Morì  Grego- 
ta  alleanza,  la  rivoluzione  audacenien-  rio  XVI,  il  i.°  giugno  i  846,  folte  in  po- 
tè insorse,  l'erlanto  sotto  l'egida  del  lenza  materiale  e  morale,  baluardo  ine- 
ncn  intervento  i  faziosi  d'Italia  nel  prin-  spugnabile  dell'ordine  pubblico  e  quiete 
cipio  di  febbraio  i83i,  mentie  si  eleg-  contro  lerivoluzionì, e  quale  in  tanti  luo- 
geva  in  Roma  Gregorio  XVI,  e  credendo  ghi  colla  storia  lo  dimostrai,  come  nel 
conlinuare  la  Sede  apostolica  vacante,  ri-  voi.  XCI,  da  p.  ^28  a  p.  5)3.  iVuovo 
"voluzionarono  il  ducalodi  Modena, quel-  l'icario  di  Gesti  disio,  fu  eletto  il  re- 
Io  di  Parma,  e  Bologna  da  dove  la  rivo-  gnanle  Papa  Pio  IX.  ^e'due  articoli,  ne' 
luzione  si  estese  ad  altre  provincia  delio  molli  relativi,  ed  eziandio  nel  voi.  XCI  II, 
stalo  pontifìcio.  Allora  il  Papa,  Fiance-  p.  58  e  seg.,  narrai  quunlo  successiva- 
sco  IV  duca  di  Modena  e  Maria  Luigia  nienVe  avvenne  in  Italia  e  in  altre  parti 
duchessa  di  Parma  chiesero  soccorso  ab  d'Europa.  Qui  debbo  limitai  mi  a  Vien- 
l'Auslria  ;  e  siccome  Luigi  Filippo  I  in  tia  e  genericamente  all'impero  d'Austria, 
sostanza  avea  abbandonato  o  modificalo  sui  cui  Irono  sedeva  Ferdinando  I  figlio 
il  principio  di  non  intervento,  gli  au-  del  defunto  Francesco  I  fin  dal  i835, 
striaci  occuparono  i  ducati  e  le  Provincie  tratteggiando  un'epoca  memoranda  e 
pontifìcie  sollevate,  e  la  Francia  si  con-  disastrosa,  che  fece  vacillare  le  basi  del- 
tenlò  che  l'occupazione  fos>e  a  tempo  l'umana  socielà.  I  fautori  dell'indipen- 
determinato.  Dipoi  venne  la  necessità,  denza  e  dell'unilà  italiana  cominciaiono 
a  risparmio  d'umano  sangue  e  di  mag-  dal  fare  ovazioni  a  Torino  a  Cai  lo  Al- 
giori  sventure,  d'  uno  stabile  congresso,  berlo  re  di  Sardegna,  e  con  riva  il  re 
quale  in  falli  s'  unì  a  Londra  sotto  il  li»  d'Italia,  ed  in  Rema  con  Viva  Pio  IX. 
tolo  di  conferenza,  alla  quale  concorsero  i  Ciò  riscosse  gli  avversi  alla  dominazione 
rappresentanti  delle  5  principali  potenze  straniera  nel  regno  Lombaido- Veneto, 
europee  l'Austria,  la  Francia,  l'Ingliil-  ed  amanti  di  veder  l'Italia  unita  e  li- 
terra,  la  Prussia  e  la  Russia.  L'espresso  bera,  così  in  Milano  e  così  in  Vtnezia^G 
inlendimento  della  conferenza  era  di  dar  con  dimostrazioni  allarmanti.  .Si  conob- 
sesto  all'amichevole  agli  allari  delRelgio,  he  apertamente,  che  1' odio  all' Austria 
ed  impedire  un'  ulteriore  elfnsione  di  derivava  principalmente,  perchè  la  sua 
sangue,  onde  venne  separalo  da*  Paesi-  possanza  in  Italia  rendeva  vani  i  progetti 
Bassi  ed  eretto  in  regno;  ma  nello  slesso  rivoluzionari.  Lo  spirito  liberale  che  uu- 
tempo  si  riuscì  anche  ad  aver  facile  raez-  dava  agilaudn  la  bella  penisola,  si  (O- 
70  di  comunicazione  e  disamina  diquan-  nuinicòo  meglio  risvegliò  quello  d'oltre 
to  potesseniai  interessare  realmenle  l'av-  Alpe,  in  Gei  mania,  nel!'  l'ngìicria,  per- 
veuiie  degli  siali  euio^iei  e  la  pace  gene-  siuo  uc'ducali  di  Schlcs^vig  ed  Ilolsl^in. 


VIE  VIE  33() 
Qiiiiuli  mi  1847  lo  spirilo  politico  si  di-  te  e  ron  cannoni  a  miccia  accesa,  schie- 
luosliù  (len)ocr(ilico,  Socialismi,  iini\ciì\e  raiulosi  lulla   la  guarnigione  sugli  spai- 
e  irreligioso  ;  il  fermenlo,  l'agitazione  pò-  li.  Quinili  confeienze  fca'capi  della  som-- 
lilica,  i  tticnulti  vieppiù  divennero  gene  mossa   e  i  signori  degli  stali  :    numeiosi 
lali,  e  fjiiasi  tulli  i  governi   furono  do-  evviva  all'imperatore  e  a  Uilli  i  principi 
minali  da'liberali,  pioctamanli  riforme.  della  casa  d'Austria,  e  in  egual  tempo  al- 
lo Francia  lo   spirilo   popolare    fece   si-  Irtllauli  prr<</  al  principe  iMellernich  e 
luilmciite  progiesso,  così  in   Germania,  al  governo;  |)oieliè  quel  sagacissimo  l. 
così  in  Ungheria,  la  quale  era  già  agitata  ministro,  [irofoniio  iliplomalico  e   mae- 
da  Rossulli.  Nel  febbraio  1848,  a  Pari-  sUo  d'esperienza, coglieva  nel  segno  sulle 
^7  fu  detronizzato  Luigi  Filippo  I,  e  prò-  conseguenze  del  movitiiento  rivoluziona- 
claoiala    la    lepubblica.    Ferdinando   II  rio,  e  Un  dal  priucipioconobbequelled'l- 
re  delle  due  iS/c/V/r,  fu  coslretlo  a  conce-  talia,  che  rilevai   nel    voi.   LXXVIll,  p. 
dcre  la  costituzione  con  sistema  rappre-  2  34-  liovina  di  finestie  e  di   mobilia  al 
seiilativo  ;  adaltrelliinlo  furonoobbliga-  Reinuweg,  alla  Villa,  alla   Landhauss, 
ti  il  redi  Sardegna  e  il  granduca  di  7b-  Herrengasse,  con  minacce  al  Bellplalz  o 
icona,  ed  il  Papa  accordò  lo  statuto  fon-  ministero  dell*  estero  ;  tulle  le  botteghe 
dameiilale.  Cosliluzioui  dovettero  dareil  chiuse.  Vienna,  la  città  dell'ordinee  del- 
duca  di  Parma  ed  ilpiiociptdi  INbjuaco.  la  tranquillila,  a' i  3  in  un  punto  si  cani- 
li duca  di  Modena  Francesco  Y  non  la  biò  tutta  in  piazza  d'assedio  e  di  orrori, 
concesse,  ma  abilitò  la  reggenza,  da  lui  come  Parigi,  che  ne  avea  dato  l'esempio, 
nominala  nel  partire  dal  ducalo,  a  daila  Da  100,000  abitanti   de' sobborghi  do- 
a  questo  con    islaluto   rappresentativo,  niandarono  libera  entrala  per  soccorrere 
sulle   basi  di  quello  del   re  sardo,  ma  la  il  popolo.  Come  altrove  si  formò  la  guar- 
nvoluzione  ne  impedì  1' eirelluaziooe.    I  dia  nazionale.  A'i4  deplorabile  fu  la  ca- 
«jiiali  nominati,  e  ahi  i  siali,  successiva-  taslrofe,  e  la    salvezza  dell' imperiai   fa- 
mente  furono  in  preda  all'  insurrezione,  miglia,  dianzi  festeggiala,  si  dovette  alla 
come  Veneziae  iVlilano.e  conesse  il  regno  feiniezzn  e  al  coraggio  del  ballaglione  de' 
Lombardo-Veneto.  La  Germania  allon-  granatieri  italiani,  i  quali  non  pure  im- 
tauandusi  dalla  Confederazione,  si  solle-  pedironoa'sollevali  ogni  accesso  al  palaz- 
vò  in   gran  parte   per    riunirsi  in  nuovi  zo  imperiale,  ma  dichiararonoche  sareb- 
modi;  indi  nella  dieta  di  Francfort  si  ri-  bero  morti  tulli  sulle  soglie  da  loro  cu- 
cosliluì  in  Impero  Tedesco,  e  in  Ccnfe-  stodite,  prima  che  un  solo  avesse  jioluto 
<lerazione  >azionale  con  governi  coslilu-  penetrare  all' interno.   Ricusarono   però 
zioiiali.  ed  alìidò  il  potere  centrale  esecu-  d'intervenire  e  di  adoperare  la  forza  delle 
livo  all'arciduca  Giovanni,  dichiaralo  vi-  loro  armi  contro  le  sfrenale  dimoslra- 
cario  dell'  impero,  il   (piale  venne  costi-  zioni  popolali.  Il  palazzo  de!  principe  di 
tuito  nel  lerriloiio  della  già  Confedera-  iMetlernich  fu   devastalo,  e  (juel  sommo 
zinne  Germanica, comprensivamente  al-  diplomatico  si  ritirò  nella  sua    terra   di 
l'Austria.  L'imperatore  d'Austria  Fer-  Koenisgralz  in  Boemia,  i  cui  stali  pure 
dinando  I  non  solamente  vide  insorgere  i  domandarono  franchigie.  A'  i  5  1  impe- 
suoi  dominiid'Italiael'Ungheria,  ma  an-  ralore  soppresse   la   censura  preventiva 
Cora   altri  stali  del  suo   impero,  ed   a' 4  della  slampa,  promii-e  una  legge  per  es- 
marzoi848,  per  opera  piecipua  di  fazio-  sa,  e  di  convocare  gli  stali  delle  provia- 
si  ungali,  la  slessa  Vieima,  che  a'i  2  fece  eie  tedesche  e  slave,  e   le  congregazioni 
una  grave  dimostrazione  a  mezzo  degli  centrali  del  regno  Louibardo-Venetojed 
studenti  dell'università, onde  il  Durgo  pa-  accordò  la  costituzione  a'popoli  austriaci, 
lazio  imperiale  fu  occupalo  mililarmen-  Clamorosi  perciò  furouo  gli  evviva  del 


•S:\n  VIE  VIE 
popolo.  A' 17  l'i  ni  pera  loie  ordinò  la  for-  glio  ulira-liberale.  Generale  fu  quindi  il 
inazione  d'un  consiglio  di  minislii  re-  inalcontenlo  contro  gli  autori  e  pioino- 
sponsabili,  eirellnala  d^r.  Anche  a  Der-  loii  della  dimostrazione  del  i5  maggio. 
Imo,  capitale  della  Pruisia,  si  sparse  san-  Il  reld-maresciallo/\uersp(-rgfu  nominato 
glie  citlodino,  e  poi  convenne  al  re  dare  comandante  di  tutte  le  forze  delhi  ca[)i- 
Ja  costituzione,  cos'i  altri  stati  tedeschi.  E  tale,  ed  il  conte  Rloiitecuccoli  presidente 
Lodovico  1  redi  Baviera  rinunziò  il  re-  del  comitato  centrale  di  sicuiezza,  per 
gno  al  suo  figlio  JMassimiliano  II.  Un  vegliare  a  questa  sinché  fossero  compite 
Duovo  Miovimentp  rivoluzionario  e  tre-  l'elezioni  de*  rappresentanti  del  couiiiiie 
niendo  avvenne  inVienna  a' I  5  maggio.e  di  Vienna  a  tenore  della  costituzione,  i 
provocò  nuove  concessioni,  un'assemblea  quali  d'accordo  col  ministero  provvedes- 
uazionale  costituente, anche  in  favore  del-  sero  alla  pubblica  tranquillitù.  Nella  se- 
la  guardia  nazionale,  colla  dichiarazione  ra  del  18  fu  notificato  il  giudizio  stata- 
che  l'atto  costituzionale  de'  i  5  aprile  do-  rio,  e  nella  mattina  seguente  Vienna  aii- 
vesse  assoggettarsi  all'ÌD)minente  apertu-  davasi  ricomponendo  a  calma.  Ferdinan- 
ra  della  dieta  dell'impero.  Laonde  l'ini-  do  I  a  tranquillar  pienamente  1'  inquie- 
peralore  e  l'imperatrice  abbandonarono  Indine  de'suddili  per  la  sua  partenza  da 
Vienna,  divenuta  teatro  di  minacciosi  Vienna,  emanò  un  manifesto  a' suoi  po- 
avvenimenti,ritirandosicollafan)igliaira-  poli.  In  esso  deplorò  i  casi  di  Vienna  de* 
periate  e  la  corte  ad  lonspruck  capitale  1 5  maggio,  prodotti  da  una  fazione  anar- 
tlel  Tirolo,  con  dolore  e  abbattimento  di  chica,  la  quale  adoperavasi  a  tutto  pote- 
molti  pacifici  cittadini,  dopo  aver  1'  ira-  re, appoggiandosi  all'esaltata  legioneacca- 
peralore  possibilmente  provveduto  al  demica  e  ad  alcune  frazioni  de' cittadini 
mantenimento  della  quiete  nella  di  lui  e  delia  guardia  nazionale,  traviata  dagli 
assenza;  confidando  nelle  truppe  acciò  si  stranieri,  e  indotta  a  mancare  all'usa- 
inostiasseio  saldo  sostegno  del  trono  con-  ta  fedeltà,  pretendendo  togliergli  la  li- 
tro il  nemico  esterno  e  gli  attacchi  de'  berla  di  agire  per  dominare  le  provin- 
iiemici  intei'ni,  dovendovi  cooperare  la  eie  in  generale  sollevate  per  prelese  par- 
guardia  nazionale  e  la  legione  accademi-  ziali,  e  gli  abitanti  ben  pensanti  di  sua 
ca,  ch'erasi  assunta  la  custodia  del  paiaz-  residenza.  Rimaneva  solo  la  scella  di 
zo  in.'periale,  contro  quegli  operai  faziosi  comprimere  il  traviamento  colla  forza 
che  a  turbe  volevano  penetrarvi.  L'  inat-  della  guarnigione  rimasta  fedele,  o  di  ri- 
tesa partenza  di  Ferdinando  le  degli  ar-  tirarsi  pel  momento  tacitamente  in  alcu- 
ciduchi,  anziché  dar  l'ultimo  colpo,  co-  nedelle  provincierimasteinallerabilmen- 
mecredevasi,  al  discioglimento  della  mo-  le  fedeli.  A  tale  scelta  essersi  deciso  per 
narchia,  riuscì  a  suo  prò.  Imperocché  la  legione  in  qualunque  epoca  sperimen- 
successe  uno  straordinario  rivolgimento  tata  divola,  e  insieme  per  avvicinarsi  al- 
negli  animi  della  maggior  parte  della  J*  esercito,  che  valorosamente  corabatle- 
popolazione:  si  vide  allora  chiaro  1' a-  va  perla  patria.  Non  volere  menomare 
bisso  in  cui  volevasi  trascinare,  manife-  le  concessioni  fatte  al  popolo  in  marzo, 
standosi  una  nonequivoca  riprovazione,  ma  d'ora  in  poi  proporsi  i  ragionevoli 
che  produsse  una  reazione  contro  gli  au-  voti  de' medesimi  ne' modi  legali,  e  di 
tori  dell'ultime  perturbazioni.  Si  fecero  lenercontodegrinleressi  nazionali  e  pro- 
quindi  vari  arresti  di  persone  che  vole-  viociali  ;  solo  dovendosi  guarentire  que' 
vano  iniziare  ammutinamenti  democra-  realmente  universali,  proposti  in  guisa 
liei  per  proclamare  la  repubblica,  prin-  legale,  da  esaminarsi  dalla  dieta,  per 
cipalmenle  d'alcuni  giornalisti,  fra'quali  sotloporsi  alla  sua  sanzione,  e  non  pro- 
Halìner  redattore  della  C'o5a/»z/o/ic,  fo-  mossi  lumuHaariamente  annata   mano 


V  I  E 

da  iadiviilui  senza  inanJato;  pronlu  in 
fine  a  liaccellaie  fraTigli,  anche  i  riputali 
perduti,  ritornando  nella  sua  paterna  af- 
fezione. Indi  invitò  tutto  il  corpo  diplo- 
rnalico  di  Vienna,  a  rendersi  ad  1  nnspruck, 
e  decretò  la  soppressione  dell'  università 
viennese.  A'sG  Vienna  fu  tutta  barricata, 
divelti  i  selci  dalle  strade,  suonata  la 
campana  di  s.  Slet";ino,  e  poi  quelle  di 
tutte  le  chiese,  anche  de'sobborghi  e  de' 
dintorni,  perchè  il  governo  in  esecuzione 
del  decrero  imperiale  voleva  chiudere  l'u- 
niversità, e  disarmare  i  faziosi  studenti. 
il  conte  di  Colioredo,  comandante  la 
legione  accademica,  le  intimò  scioglier- 
si entro  24  ore,  altrimenti  ne  deporreb- 
be il  comando:  gli  studenti  si  ricusarono 
0  tale  intimazione,  ed  a  quella  pure  del 
conte  iMontecuccoli  presidente  del  gover- 
no al  comilato  di  sicurezza,  e  del  conte 
Sardagna  comandante  della  città.  Allora 
la  guarnigione  coU'artiglieria  entrò  nel- 
la città  ,  portandosi  parte  sul  Glacis  in 
ordine  di  battaglia,  e  prendendo  posses- 
so di  tutte  le  porte  chiuse,  i  faziosi  ac- 
cusarono i  nobili  d'aver  rovinato  la  mo- 
narchia,e  intimaronoandncemeiite  a  tut- 
to il  militare  di  ritirarsi  entro  24  ore  4 
miglia  lungi  dalla  città,  ed  all'imperato- 
re di  tornare  fra  i4  giorni  a  Vienna,  op- 
pure nominare  un  luogotenente, essen- 
do in  tale  città  la  sede  dell'impero.  Per 
deliberazione  del  consiglio  de'  ministri, 
lutto  il  militare  si  allontanò  da  Vienna, 
e  tralasciò  d'insistere  sullo  scioglimento 
della  legione  universitaria  e  suo  con- 
giungimento alla  guardia  nazionale^invi- 
tandoli  a  dar  garanzie  che  potessero  ren- 
der possibile  la  sicurezza  e  il  ritorno  del- 
l'imperatore. 11  relativo  manifesto  porta 
la  data  dello  stesso  26  maggio,  sottoscrit- 
to da'uiinistri  Pillersdorlì,  Sommaruga, 
Krauss,  Latour  ,  Baumgartner.  In  pari 
tempo  accordò  i  posti  e  le  porte  della  cit- 
tà alla  guardia  nazionale,  alla  legione  ac- 
cademica ed  a'  borghesi;  e  pose  le  pro- 
prietà dello  stato,  quelle  della  corte  e  di 
lutti  i  pubblici  stabilimenti,  sotto  la  lu« 


VIE  341 

tela  della  popolazione  di  Vienna,  e  della 
formata  commissione  di  sicurezza,  com- 
posta di  cittadini,  guardie  nazionali  e  stu- 
denti, dichiarandola  indipendenteda  qua- 
lunque autorità,  ma  colla  responsabilità 
del  mantenimento  dell' ordine  e  pubbli- 
ca quiete,  sicurezza  delle  persone  e  delle 
proprietà.  Apertasi  in  Vienna  la  dieta 
costituente,  elaborò  un  progetto  di  dirit- 
ti fondamentali  ,  e  insistette  pel  ritorno 
dell'imperatore  a  Vienna,  con  indirizzo 
presentato  da'suoi  deputati,  onde  poi  san- 
cire le  sue  decisioni,  Ferdinando  1  I'  ac- 
colse bene  e  promise  ritornarvi  coll'itn- 
peratrice,  la  famiglia  imperiale  e  la  cor- 
te, e  vi  ['eoe  il  suo  ingresso  a'  i3  agosto 
fra  le  acclamazioni  ,  ìndi  passando  a 
Schònbrunn,  senza  poter  impedire  nuo- 
vi disordini  e  turbolenze,  anche  per  par- 
te degli  operai,  e  nello  stesso  agosto,  mal  - 
grado  che  l'esercito  d'Italia,  comandato 
dal  valoroso  feld-maresciallo  conte  Ra- 
detzky,  fosse  vittorioso,  ed  avesse  già  ri- 
cuperato Milano,  e  gli  altri  paesi  della 
Lombardia  e  del  Veneto;  non  che  i  du- 
cati di  Modena  e  di  Parma,  ed  il  gran- 
ducato di  Toscana  {^•).  Ma  a'6  ottobre 
avvennero  ulteriori  scene  sanguinose  e 
tragiche,  senza  rjuasi  precedenti.  Avendo 
l'imperatore  nel  giorno  innanzi  pubbli- 
cato un  manifesto  a' ribelli  ungheresi,  si 
palesò  in  tutta  Vienna  un'agitazione  ne* 
gli  spiriti,  la  quale  derivava  dalle  simpa- 
tie del  popolo  per  l'Ungheria,  e  parte  dal 
risentimento  destato  da  vari  provvedi- 
menti del  ministero  da  lungo  tempo  a- 
spettali,  e  riusciti  di  malcontento.  Verso 
sera  si  sparse  la  voce  che  alcuni  battaglio- 
ni tedeschi  di  guarnigione  doveano  par- 
tire per  recarsi  in  aiuto  del  banodi  Croa- 
zia barone  Jellachich,  nominato  coman- 
dante dell'Ungheria  contro  gl'insorti,  per 
essere  stato  crudelmente  assassinato  a 
Peslh  il  tenente  maresciallo  conte  Fran- 
cesco Lamberg,  mentre  compiva  una  mis- 
sione del  suo  sovrano  pel  bene  e  per  la 
pace  dell'Ungheria.  Ingenerale  i  soldati 
musliarauo  ripugnanza  di  partire >  e  il 


34^                     VIE  VIE 
2."  hallaglione  italiano  dichiarò  aperta-  nomi  di  LtIoui-  e  di  IJach  semhiavano 
jneiite  non  voler  anelare  in    Unglitiia    a  esser  peilulli  la  parijla  d'ordine,  ed  una 
rombitteie  in  favore  de'croati  del  bano.  rnollitudine  di  j^eiile  accorse  fm  iosamcn- 
Jl  luinistio  della  guerra  conte  G.  13.  La-  te  al  palazzo  del  ministero  della  guerra 
tour  generale  dicavalleria, insistette  sul-  in  cerca  dell'infelice  Latour  per   m)pic- 
Ja  partenza.   Di    più  egli   fece  avanzare  cario.  Al  Graben,  all'Holf  e  ne'contorni, 
contro  quel  battaglione  de' cannoni,  del-  il  popolo  e  il  ojdilare  vennero  in  Siuigni- 
Ja  cavalleria,  e  due  battaglioni  di  lru[)pe  noso  conflitto,  i  granatieri  di  giiarclM  al 
boeme  e  polacche.  Aojbe  le  parli  slavH-  detto  palazzo,  siuip.Uizzando  col  popolo, 
no  di  fronte  per  cominciare  il  combatti-  l'edilìcio  fu  facilmente  perduto.  Le  nias- 
inento,  quando  si  presentarono  distacca-  se  di  popolo  armato,  gli  accademici  eie 
menti  di  guardie  nazionali  e  la  legione  guardie  civiche  vi  penetrarono  a  cercare 
accademica,  dapprima  per  interporre  la  lo  sventurato  Latoiu".  Non  trovandolo,  i 
loro  mediazione,  poi  per  prender  parlito  granatieri  assiciuaroiio  esservi  assoluta- 
a  favore  degl'italiani.  Nel  fiattem[)0  ac-  mente.  Piinnovate  le  ricerche,  si  rinven- 
corsi  Qiigliaia  d'operai  disarmali,  circon-  ne:  prima  mostrò  coraggio,  poi  pregò  per 
darono  da  tulli  i    iati  le  truppe.   Tutto  la  vita  ,  ma  ferocemente  si  rispose  eoa 
ad  un  tratto  cominciarono  alcuni   colpi  varicolpi, equindi  fu  precipitato  dal  bal- 
di fucile  dalle  due  parti:  fu  allora  che  il  cone,  e  dopo  alcune  baionettate  spirò  La- 
generale  conte  Braida,  il  quale comaiula-  tour  sulla  piazza  preiso  la  fontana.  I  for- 
va  a  cavallo  le  truppe  boemo-polacche,  seiuiali  non  conlenti,  empiacnt-nte  lo  spo- 
die'  l'ordine  di  far  fuoco;  ma  tosto  fu  col-  gliarono  e  l'impiccai  ono  ad  una  lanlerna 
pilo  dalle  palle  d'un  granatiere  e  d'uno  (poi  rimossa,  per  toglier  la  memoria  di 
studente  tecnico.  Cominciò  in  quel  punto  tantoscem[)io)della  piazza,  spettacolo  or- 
formale  battaglia.  Essendo  sfavorevole  la  ribile  al  popolo  ir.ito,  che  ne  fece  segno 
posizione  delle  guardie  nazionali  e  della  di  ludibrio  e  di  scherno.   Il  popolo  pas- 
legione,  si  ritirarono  nel  sobborgo  di  Leo-  so  all'arsenale  imperiale  ,  per  ricevervi 
poldstadt, seguili  da  alcuni  granatieri.  In-  armi  e  munizioni,  i  bastioni  furono  occu- 
lanto  il  popolo,  dopo  aver  attaccato  alle  pati  dalle  guardie  e  dagli  studenti.  Tosto 
spalle  l'artiglieria,  prese  4  cannoni,  de'  si  formarono  barricate  per  tutta  la  città, 
quali  due  lecò  in  trionfo  nella  città,  e  gli  e  lulte  le  campane  suonarono  a  stormo, 
altri  due  giltò  nel  Danubio.  Molte  com-  per  cui  vi  accorsero  in  massa  gli  abitanti 
pagnie  delle  guardie   nazionali  occupa-  de'sobborghi.  Tutti  in  aluto  del  popolo 
lono  la  metropolitana  di  s.  Stefano,  e  il  sidiresseroall'arsenalejddesoda  duecon»- 
campanile  per  impedire  che  si  suonasse  pagnie  polacche  come  leoni;  e  vedendo  il 
a  stormo,  inutilmente  pretendendo  il  pò-  popolo  non  poter  prendere  d'assalto  quel- 
polo  e  gli  accademici  che  si  aprissero  le  l'immenso  edilizio,  recossi  a'cannoni  con- 
porle.  Ebbe  luogo  un  malinteso,  e  legnar-  quislatieli  appurilo  dal  lato  della  i."  par- 
die  fecero  fuoco,  anco  dal  campanile,  sul  le  dell'  llohenbruche.  Ma  il  militare  dei- 
popolo, ch'erasi  armato  ne'più  strani  mo-  l'arsenale  fece  una  sortita,  e  prese   loro 
di.  Somma  fu  allora  l' indegnazione  di  un  de'cantioni.  Le  fucilate  continuarono 
questo,  e  cominciò  sanguinosa  lotta  sulla  e  metili  caddero.  Si    volle  fare  un  altro 
piazza  di  s.  Stefano:  abbaitele  porle  del-  tentativo,  Irasportando  due  cannoni  sul 
la  metropolitana  cogli   studenti,  e  invi-  bastione  Schutteidiislel  ,  e  si  sparò  sul- 
periti  entrali  nella  chiesa   fecero  minu-  l'edifiiio  a  mitraglia  per  piìi  ore   inutil- 
ta  ricerca  delle  guardie,  eh' eransi   ri-  mente.  Allora  si  appiccò  il  fuoco  all'ar- 
lirale.  In  questo  mentre  echeggiò  da  per  senale,  ma  non  si  eslese.  Respinti  dal  mi- 
tulio  il  micidiale  grido  di  rivoluzione:  i  litaie  i  parlamentari, ricominciò  ilcauno- 


VIE  VIE                  jjn 

npgginmcnlo  con  mni^i^ioi'  acciiiiimciito,  nile  scissa  per  gl'iiidicati  avvenimenti,  si 
anelli;  pei-  sapei  visi  iiluj^ifile  delle  gtiiir-  riunì  in  fralellanzu.  Nell'anarchia  liella 
die  nazionali,  che  aveano  f.ilto  fuoco  dal-  ciltù  e  scioglimenlo  dell'  impero  si  creò 
la  chiesa  e  campanile  di  s.  Stefano,  e  dti-  in  Vienna  un  governodi  i  2  membri  tutti 
lò  tutta  la  notte  e  sino  alle  5  della  niat-  popolari.  Il  parlamento  fece  un  indirizzo 
lina  seguente,  in  cui  la  massa  del  popolo  u! l'imperatore  pel  suo  ritorno, assicuran* 
erasi  in  parte  tlispersa,  ed  in  cui  il  inili-  dolo  dell'amore  de'  popoli;  domandò  fi- 
lare polè  {inaitnente  ritirarsi.  In  breve,  ducia,ed'inipedire  col  restituirsi  a  Vien- 
il  po[)olo  combattè  colla  civica,  contro  il  uj,  l'anarchia  e  la  guerra  civile;  iudiriz- 
inilitare  e  la  civica,  l'reso  che  fu  l'arse-  zo  che  non  ebbe  successo,  come  altri.  Te- 
naie,  gl'immensi  depositi  d'armi,  del  va-  niendosi  oellacittù  un  prossimo  sfato  d'as- 
Iure  di  molli  milioni,  divennero  [ireda  del  Scdio,  l'aristocrazia  ed  ognuno  ch'era  ia 
popolo  e  se  n'armò  sino  a'denti.  Gli  sfcjr-  grado  di  partire,  ne  fuggì,  onde  1'  eini- 
zi del  parlamento  per  salvare  i  ministri  grazione fu  enorme.  Il  general  Auersperg 
ntinacciati,giiuiseroa  farces>are  la  pugna,  concentrò  le  sue  truppe  d'8ooo  uomini 
Inviò  poi  all'imperatole  un  induizzo  a  con  5o  cannoni  a  Belvedere  e  nel  palaz- 
Sclionbrunn,  per  inftjrmarlo  dello  sta-  zo  Schwarzenberg;  ed  il  bano  Jellachicli 
lo  tielle  cose  e  per  la  formazione  d'  un  colle  sue  marciò  sopra  Vienna,  alla  cui 
nuovo  ministero  populare,  olire  altre  e-  direzione  s'avviarono  altre  truppe,  fra 
fiigenze,  alle  quali  istanze  accudì,  per  e-  le  (juali  il  reggimento  di  cui  era  pioprie- 
\itare  maggiori  mali.  Tuttavolta  Ferdi-  tario  il  disgraziato  Latour,  con  bandiera 
nando  1  giustamenle indignato, nello  stes-  nera  e  lutto  per  vendicarlo  severaraea» 
so  giorno  7  ottobre  subilo  si  allontanò  da  te.  Kossuth  proponeva  alia  dieta  un- 
Sclioiibrunn,  e  colla  famiglia  imperiale  garica,  che  tutta  l'armata  dovesse  soc- 
e  la  corte  partì  per  Liiilz  ed  lierzogeu'  correre  i  fratelli  di  Vienna,  la  quale  co- 
biirg,  ed  a'14  giunse  ben  accolto  iu  Ol-  me  sede  del  parlamento,  pretendeva  il 
iiiiitz,  prendendo  stanza  nel  [>alazzo  arci-  deputato  Corrosch,  non  dover  essere  cu- 
vescovile,  ricevuto  da  mg."^  de  Somerau  stodita  che  dalla  sola  guardia  nazionale 
Betkh  di  Vienna  arcivescovo  d'  Olmiitz  comandata  da  Messenliauser.  Il  consiglio 
(poi  creato  cardinale  a'  3o  sette{nbre  municipale  della  città  protestò  contro  il 
i85o,  morto  ili."  aprileiS^S  inOlmiilz  possibile  blocco  di  essa,  che  se  elfettuato 
e  ileposto  in  quella  metropolitana).  La-  senza  sanzione  imperiale  o  ministeriale, 
sciò  l'imperatore  un  manifesto,  in  cui  vi-  sarebbe  una  lesione  del  diritto  delle  gea- 
^ramente  deplorando  l'incendio,  la  deva-  ti.  Seguì  la  congiunzione  delle  truppe 
stazione  di  Vienna  e  l'assassinio,  si  prò-  d'Auersperg  aquelledi  Jellachich.ìl  qua- 
pose  frenare  la  rivolta  d'un  popolo  ingra-  le  occupò  il  palazzo  imperiale  di  Schon- 
to,  dichiarando  :  Chi  ama  l'  Austria,  chi  brunn  e  altre  località;  e  quando  il  baoo 
ama  la  libertà,  si  raccolga  intorno  al  suo  trasferì  il  quartier  generale  da  Ausder- 
imperatore.  Anche  il  parlamento  pubbli-  JMauer  a  Uolhneusiedel,  il  general  Auer- 
cò  un  manifesto  a'vienoesi  e  a'popoli  del-  sperg  con  tutto  lo  stato  maggiore  passò 
l'Austria,  invitandoli  a  rispettar  le  leggi  nel  castello  di  Schònbrunn,  ponendo  il 
e  la  monarchia  costituzionale,  per  innal-  suo  quartier  generale  a  Inzersdorf.  la 
zare  il  durevole  edifìzio  dell'eguaglianza  Viennasi  fecero  tutti  i  preparativi  imosa- 
de'diritti  e  di  libertà  per  tutti,  disponeu-  ginabili  per  resistere  ad  un  assedio,  e  per 
do  che  intanto  i  ministri  DobIkolT,  Horii-  respingere  qualunque  assalto  eoa  forti- 
I)(/slel  e  Rrauss  assumessero  gli  alTari  di  ficazioni  munite  di  cannoni,  e  barricate 
lutti  i  ministeri,  per  la  cura  dell'ordine  e  ne'siti  più  strategici,  perciò  tutto  il  lastri- 
il  disbrigo  degli  alfari.  La  guardia  nazio-  calo  delle  vie  si  distrusse,  da  molte  parli 


344                     VIE  VIE 

ricevenrlo  rinforzi  di  gioTenlù  ardente:  i  pò,  affidare  il  supreoio  comando  delle 
viennesi  calcolaroiiole  loro  foizea  100,000  truppe  in  viale  sopra  Vienua  (si  dissero  in 
combattenti,  oltre  l'esterna  armata  un-  tutto  ascendere  a  circa  100,000  uoniini, 
gherese  che  sapevano  accorrere  in  loro  a-  coni5o  pezzi  di  artiglieria,  oltre  il  patco 
iuto,  sperando  presto  passasse  la  frontie-  d'assedio) al  princi|)e  Windiscligriilz,  con 
ra.  La  città  verso  il  18  ottobre  era  già  pieni  poteri,  allineile  possa  nel  più  breve 
tutta  circondata  dal  blocco,  e  l'impera-  tennpo  possibile  pacificare  l'impero  ne* 
loreaveaaffidatoal  feld-maresciallopi  111-  modi  clie  giudicherà  [)Ìli  opportuni.  Do- 
cipe  Alfredo  Windischgiiitz  il  supremo  vendo  ipopoli  da  questa  risoluzione  scor- 
comando  delie  truppe,  tranne  quelle  di-  gere  l'unico  mezzo  onde  preservare  dal- 
talia  capitanate  dal  canuto  Radelzky,  con  lo  sf.icimeolo  l'impero,  ed  essi  dagli  or- 
illimitati  poteri  per  alFionlare  e  reprime*  rori  deii'anarchia  e  dalla  dissoluzione  di 
re  colla  forza  dell'armi  l'anarchia  domi-  lutti  i  vincoli  sociali.  Oltre  a  (jueslo  ma- 
nante  in  Vienna.  Al  parlamento  giunse-  nifeslo  imperiale,  un  energico  indirizzo 
ro  il  21  due  deputati  dell'impero  Ger-  avea  da  Milano  inviato  a' soldati  della 
manico,  onde  iiiterporsi  a  nome  del  vica-  guarnigione  di  Vienna  il  prodelluletzky, 
rio  arciduca  Giovanni,  perollenere  una  addolorato  delle  cose  inaudite  successe, 
pacificazione,  assicurando  le  libertà  co-  per  le  quali  la  bandiera  dell'Austria,  già 
stiluzionali ,  e  disdicendo  le  notizie  che  senza  macchia,  fu  conlaminata  dal  tra- 
Iruppe  germaniche  movevano  verso  l'Au-  dimento  e  dal  sangue,  onde  l'imperato- 
stria.  A  ig  da  Oiiniitz  l'imperatore  ema-  re  due  volte  dovette  fuggire  dalla  sua 
nò  un  |)roclama  a'fedeli  popoli,  per  cuuj-  capitale,  eil  conte  Latourfu  baib  wamen- 
piangere  i  sanguinosi  fatti  che  da"6  dello  te  e  ignominiosamentetrucidato,  disono- 
stesso  ottobre  convertirono  la  sua  capi-  rato  il  suo  cadavere,  sotto  gli  occhi  d'uà 
tale  e  residenza  di  Vienna  in  teatro  d'a-  battaglione  di  granatieri  diitientico  del 
narchici sovvertimenti, e  campo  delle  più  suo  dovere,  che  con  eterna  sua  vergogna 
selvagge  e  disordinate  passioni,  gli  autori  fece  pur  fuoco  sui  compigni  d'armi  del- 
della  sommossa  usurpando  il  potere  me-  la  guarnigione  di  Vienna.  A'restati  fedeli 
diaute  un  governo  di  terrore,  estenden-  ora  spettare  di  proleggere  il  trono  iuipe- 
dosi  oltre  le  sue  mura  la  sciagurata  in-  riale,  le  sue  libere  istituzioni,  la  conser- 
fluenza  delle  sue  anarchiche  tendenze,  vazione  dell'impero.  Esigei  lo  [)uie  1' or- 
trascinando  il  trono  e  la  monarchia  al-  dine  civile,  la  proprietà,  la  morale,  la 
1  orlo  dell'abisso;  la  storia  offrire  un  solo  religione  minacciata  da  rovina.  A'20  ot- 
esempio  di  tal  governo,  imposto  alla  cit-  tobre  il  principe  \Vindischgriilz  ancora 
ta,  paralizzata  parte  dalla  paura  e  parte  da  Lundenburg,  diresse  un  proclama  a- 
invasa  da  selvagge  ebbrezze.  Per  tutto  gli  abitanti  di  Vienna,  manifestando  Io- 
questo,  esserestato  costretto  a  recarsi  per  ro  l'incarico  avuto  da  Ferdinando  I ,  di 
intanto  alla  regia  capitale  (della  Slesia  porre  un  termine  allo  stato  illegale  dei- 
austriaca  e  già  della  Moravia),  e  trovar-  la  città,  confidando  nell'assistenza  eiier- 
si  nella  necessità  di  ricorrere  a  milita-  gica  di  lutti  i  citladmi  ben  pensanli, eoo- 
n  spedienti  per  ristabilire  l'ordine  legale  tro  una  piccola  ma  temeraria  fazione,  io 
e  proteggere  i  cittadini  esposti  agli  orro-  cui  balia  erano  la  vita  e  le  sostanze  di 
ri  della  rivolta;  ma  solo  per  quanto  farà  tutti.  Essere  suo  fine  di  liberarli  dalle 
di  bisogno  per  ricomporre  la  pace  e  la  violenze  d'un  pugno  di  malfattori,  e  di 
sicurezza  ,  ed  a  tutelare  la  dignità  del  ristabilir  la  pace  e  l'ordine.  Indi  dichia- 
suo  trono  costituzionale;  senza  alterazio-  rò  in  islato  d'assedio  Vienna,  i  sobborghi 
ne  de'diritli  e  libertà  da  lui  accordati  a*  e  le  vicinanze,  tulle  rautorità  civili  sog- 
8ugi  popoli.  Per  conseguire  questo  scj-  gcltaudo  airaiUorilà  uiililari.  tntoruo  » 


V  I  E 

lai  proclama,  b'^i  dicliiaifj  il  pailamcii- 
to  viennese,  il  ristabilir  i'orclinee  la  (|uie- 
le,  (juaiiilo  fossero  minacciali  (!), spella- 
re all'  ordinarie  autorità    cosliluzioiiali, 
noti  alle  militari  ,  se  non  cliianiate  dal^ 
rantolila  stesse;  l' agifa/.ione  di   Vienna, 
non    mantenersi  die  dalle   mosse  delle 
truppe  minacciose  da  cui  era  ciiconda- 
la;  sticnaiido   illegali  le  misure  di  stalo 
d'assedio  e  del  giudizio  statario,  per  cui 
andava  a  inloicnarne  ad  Olinfil/.   Wes- 
senljerg   ministro  dell'  iinpeiatore  ,   ptv 
aver  (jiiest'  idtituo  nuovamente  guaren- 
tito il  iqla  conservazione  delle  libertà  con- 
fjiiistale.  Egiial  protesta,  contro  il   pro- 
clama di  Wiiidischgiiitz,  emise  il  comi- 
tato coujuuale  di  Vienna.  Invece  il  feld- 
maresciallo rispose.  Il  trattare  coll'assem- 
blea  eccedere  i  suoi   poteri  ;   il    ministro 
Krauss  in  Vienna  considerai  lo  non  libe- 
ro, ma  prigiouieret  riconoscere  per  uni- 
ca autorità  legale  della  città  la   munici- 
pale, la  quale  essendo  a  lui  soggetta,  da- 
va a  Vienna  24  ore  di  tempo  a  risolvere. 
La  città  circondata  dalle  truppe  di  Win- 
dischgiiilz,  d' Aueisperg  e  di  Jellacbiclì, 
ormai  penuriava  di  viveri  incaritisi,  spe- 
cialmente della  carne,  e  i  bisogni  andava- 
no crescendo  per    rinlenotle  comunica- 
zioni. L'agitaziune  dfgli  spirili  cresceva. 
Tutto  il  corpo  diplomatico  avea  abban- 
donata Vienna,  recandosi  in  gran  parte 
a  dimorare   a  Schoubrunn  ,    lerneudosi 
gravi  disordini  prima  che  le  truppe  co- 
minciassero l'uso  ilella  forza.  A'23  otto- 
bre   il    feld -maresciallo    Windischgriilz 
pubblicò  dal  quartiere  generale  d'Heten-- 
zendorf  altro  [)ioclaina,  prescrivendo  de- 
finitivamente, dover  fare  la  loro  sommis- 
sione pronta  Vienna,  i  suoi  sobborghi  e 
dintorni;  consegnare  le  armi,  sciogliere  i 
club,  i  corpi  armati  e  gli  studenti,  e  di 
questi  consegnarne  in  ostaggio  12,  olire 
gl'individui  che  avrebbe  richiesto  (ileo- 
mandante  la  guardia  nazionale, ed  i  prin^ 
ci();<li  capi  e  fautori  della  ribellione);  so- 
spese i  giornali ,  tranne  la  Gazzella   di 
Vienna  per  le  sole  qolizie  uUjiiali  (ita» 


VI  E 


31? 


perocchèavantila  rivolnzionede'i  3  mar» 
zo  non  eranvi  in  Vienna  propriamente 
cheduefogli  politici, edallora erano  giun- 
ti a  i5o!).  Nel  precedente  giorno  avea 
l'imperatore  con  proclama  esposto,  die 
dovendo  coll'armi  repiiinei  e  l'aperta  ri- 
bellionedi  Vienna,e  perciòessentlo  impos- 
sibile alla  dieta  costituzionale  di  conti- 
nuare in  essa  le  sue  discussioni,  ne  or- 
dinava la  sospensione,  convocando  i  de- 
putati della  medesima  pe' 1  t  del  seguen- 
te novembre  nella  città  di  Rtemsier  (di 
cui  nel  voi.  XLVIII,  p.  3o5  :  Irtjvasi  ad 
un  4-°  <J'  lega  sud-sud-est  di  Olmiiti), 
dove  potrà  tranquilla  e  libera  dedicarsi 
al  suo  mandato  di  compiere  l'elaborazio- 
ne d'  una  costituzione,  che  corrisponda 
agl'inleiessi  degli  stati  imperiali.  I  depu- 
tali mostrarono  ripugnanza  a  tale  tra- 
sferimento, adducendo  vari  pretesti  e  l'in- 
salubrità dell'aria  di  K.remsier.  Il  aS  il 
feld-niaresciallo  notificò  agli  abitanti  di 
Vienna  1'  impossibilità  d'accudire  all'in- 
vilo fattogli  di  entrare  in  città  colle  sue 
truppe,  per  trattare  una  mediazione  pa- 
cifica, dopo  essersi  fatto  fuoco  sulle  sue 
truppe  senz'alcun  motivo,  e  prima  che  le 
masse  malintenziona  le  sia  no  disarma  te,al- 
trimenti  sarebbero  inevitabili  sanguinosi 
oombattimenli  per  le  vie.  Intanto  fece 
rompere  i  condotti  deirilluminazioiie  a 
gaz,  per  cui  nella  notte  squallido  diven- 
ne l'aspetto  di  Vienna.  A'36  i  viennesi 
fecero  una  sortila  vicino  al  cimiterio,  ma 
doverono  ritirarsi  dopo  solTerte  gravi  per- 
dite. Finalmente  a'28  ottobre  ebbe  luo- 
go il  temporeggialo  attacco  generale  con- 
tro Vienna  equalche  boin.baidamento  ne' 
sobborghi.  Ostinala  fu  la  difesa  ,  molto 
il  sangue  sparso,  molti  gl'incendii:  durò 
il  combattimento  9  ore,  diversi  sobbor^ 
ghi  furono  presi  per  assalto,  giungendo 
le  truppe  sotto  i  bastioni  della  città,  ed 
al  Glacis.  Windischgi  iitz  volle  che  si  pro- 
cedesse con  moderazione,  né  si  ubassero 
i  cannoni  di  grosso  calibro  e  le  bombe, 
ad  eccezione  d'alcuna  sui  sobborghi:  supe- 
rate le  liuce^  accoidò  alla  citta  alcune  ore 


346                    VIE  VIE 
di  irciia  per  evitare  I'  a8<KiIlo  e  le  «ne  qnesl'iillima  però  da  riorg«n'«7ar»i  con 
coiisei:uei»7.e.  Il  feMiDarescudlo  lasciò  pu-  migliori  eleinenli.  Ordinò  al  consiglio  co- 
re Irascorrer  <|nielo  il  iq,   pei- dar  lem-  ininictle  d'eseguire  in  4<^  ove  il  j^enerale 
pò  agli  esaltali  di  rinsavire.  Nella  notte  disarmo.  Ingiunse  la  chiusura  de'ciri:oli 
infiliti  Vienna  si  sottomise  a  discrezione,  politici,  vietandogli  assembramL-nti.  Vin- 
I\la  tosto  i  viennesi  avendo  saputo  il  pros-  colò  la  stampa.  Ed  oltre  altre  disposizio- 
Simo  «rrlvo  dell'esercito  ungherese, rup-  ni  proprie  delle  circostanze,  dichiaiò   il 
nero  la  capitolazione.  L'armata   dell'in-  general  Gordon  comandante  della   città 
guirezione  ungherese,  fòrte  di  3o,ooo  uo-  e  governatore  della  lìassa  Austria,  lodi 
mini,  il  3o  erasi  avanzata  lino  a  Schwe-  l' iinperalore  nominò  il  barone  NVelden 
chat,  8  miglia  da  Vienna,  ma  venne  as-  governatore,  per  dirigere  tulle  le  dispo- 
satila e  re«[)inta   con   perdite   a   Schwa-  sizioni  necessarie  allacillà  e  ilinlorni.  De' 
dorf,  e  inseguita:  lasciò  sul  campo  i5oo  proletari  e  studenti  ne   morirono  5ooo, 
morii,  e  copioso  fu  il  bottino   fatto   da*  e  per  tnalignilà  de'  primi,  ed  anco   per 
croati. Ricomini'iale, ancheper  parledel-  qualche  bomba,  arsero  molle  case,  ed  i 
la  cillà,  le  ostilità,  il  3o  stesso  si  riprese  tetti  del  palazzo  imperiale,  tlella  biblio- 
il  bombardamento;  le  truppe  occuparo*  teca,  del  gabinetto  di  storia  naturale,  e 
no  tulli  i  sobborghi,  e  s'inoltrarono  sino  della  chiesi  degli  agostiniani.   Però  so- 
a' bastioni  interni   della  città.   Si    fecero  praggiunte  delle  lru[)pe,  coadiuvate  da' 
alili  accordi  ,  e  tosto  rotti  ancor  questi  buoni  cittadini,  estin>ero  U  fuoco.  I  pa- 
da'viennCNi,  di  sottomettersi  a  discrezio-  cilici  abitanti  de'sobborghi  accolsero  per 
re,  inasprito  il  principe  Windisuhgràlz,  ogni  dove  con  giubilo  le  truppe  libera- 
ordinò   nuovamente   l'attacco  generale  trici  dal  terrorismo  tiegli  anarchisli,  e  da' 
(Iella  città;  ed  allora  dallo  stesso  consiglio  loro  strumenti   i  proletari   armati.   Essi 
comunale  fu  invitato  a  [ìroteggere  le  per-  soUVirono  meno  della  città  ,  nella  cjuale 
sone  e  le  proprietà,  la  ribaldagUa  essen-  tutte  le  classi  doverono  deplorare  rovine 
do  decisa  diseppellirsi  sotto  le  rovine  del-  in  gran  copia,  incendii,  saccheggi,  ornici- 
la  città  che  voleva  mettere  in   fiatoiDe.  dii.  La  rivoluzione  di  Vienna  si  qualificò 
A*3i  pertanto  il  feld-raaresciallo  fece  a-  democratico-socialista.  Nessuiiostato,for- 
vanzare  maggior  numero  di  truppe,  e  se,  fu  scosso  dalle  fondamenta  nelle  pro- 
vienila fu  presa  a  viva  forza,  entrandovi  celle  rivoluzionarie  del   i8ff5-4Q,   come 
le  truppe  imperiali  con   micidiale  lotta,  l'Austria.  Il  vecchio  potente  impero  sein- 
tlopoesser statala  città  tiranneggiata  per  brava  crollare.  Le  più   importanti    prò- 
24g'0'''">  ^  f^^^<i  segno  alle  più  sfrena-  vincie  agitate,  il   Lombardo-Veneto   ia 
te  passioni.  Nel  dì  seguente  I."  novembre  piena  rivoluzione,  tutta  l'Italia  addosso 
1 848,  vi  fecero  il  suo  ingresso  altre  trup-  alle  poche  e  valorose  truppe  che  sui  cain  • 
ne,  cioè  dopo  che  il  principe  Windisch-  pi  italiani  spiegavano  la  bandiera  auslria- 
uiii'zdal  suo  quartier  generale  d'Hetzeii-  ca;  un  parlamento  nel  quale  un  forte  par- 
<loi  f  pubblicò  un  proclama, in  cui  lagnan-  tito  lavorava  a  tlistruggere  la  monarchia, 
dosi  della  sottomissione  fatta  il  3o  otto-  un'amministrazione  paralizzata  che  rac- 
hre  dalla  città  e  poi  violata  con  infame  coglieva  le  vele  ad  ogni  tumulto  di  slra- 
tradimento,  notificò  tale  ingresso  con  a-  da,  l'imperatore  t^rdiuaudo  I  che  si  al- 
iialo^he  provvidenze,  rinnovando  lo  sta-  lontanò  due  volle  ilalla  cajiitale   in  pie- 
Io  d'assedio  di  Vienna,  suoi  sobborghi  e  na  rivolta;  l'Ungheria,  il  paese  principa- 
dintorni  nella  periferia  d'8  miglia  ("2  cui-  le  della  monarchia,  slaccata  ed  io  guer- 
glia  tedesche),  sottoponendo  tulle  l'au-      la:  tutte  queste  improvvise   vicende  nel 
lorilà  civili  alle  militari.  Disciolse  la  le*     breve  periodo  di  due  anni  accompagna- 
gione  accadenaica  e  la  guardia  nazionale,     le  da  crisi  le  più  pericolose,  coudotte  da' 


VIE  VIE  3-17 
netnici  dell'Austria  o  ila  amici  infingar-  fo^sc  internnienle  i.Tsciila  «'vescovi,  cos'i 
cli.clieyuaitlavaiiocon  Iranquillitìi  e  soil-  anche  la  no(niiia  tlc'professoii  ili  teologia, 
(lisfazione  la  pugna  mortale  ilei  leone.  \i  5."  Glie  il  cleio  ahhi  i  la  snpieoia  ilnezio- 
rlii  non  avrebbe  detto  die  la  stella  del-  ne  delle  scuole.  Fiiiiilmetite  l'Eoiscopato 
l'Ausilia  era  per  olluscarsi  ?  Eppure  el-  d'Aiistri.i  [)iotestò  contro  l'ingerenza  del 
la  reìislelle  alle  procelle  ,  e  risor-e  da  potere  secolare  nelle  varie  (|nesli(jni  die 
(jtiesle  pugne  terribili  più  splendida  e  soiiosen>plice(nente  ecclesiastiche.  L'uuli- 
piìi  influente  di  prima!  Un'armata  [)ro-  rizzo  concludeva,  che  la  Chiesi  sola  ali- 
de e  irremovibile,  che  portò  le  sue  bau*  bia  la  libera  amministrazione  ile'beni  ec- 
diere  vittoriose  traverso  a  turbini  delle  desiaslici,  e  che  i  vescovi  potessero  con- 
rivoluzioni  e  delle  battaglie,  e  atterrò  ferire  i  benelizi  nel  caso  ov'ella  abbia  il 
tutti  gì*  impediiuenti ,  e  così  pure  la  fé-  diritto  di  padronato.  Queste  l'enne  do- 
deltà  di  (pielle  provinciedie  furonoinac-  luande  de' vescovi  della  monarchia  aii* 
ccNsibdi  alle  sedizioni  della  rivolta  e  con-  striaca  fecero  nella  dieta  di  Kiemsier  una 
servarono  l'antico  amore  alla  casa  impe-  sulliciente  iinpre>sione,  (lerdiè  essa  ab- 
rante,  furono  gli  elementi  che  salvarono  bandonasse  la  materia  delle  questioni  re- 
l'Auslria  dalle  sfrenate  bufere  del  lem-  ligiose  parziali,  eil  intraprendesse  risolu- 
po,  non  che  l'atto  magnanimo  e  di  abne-  tamente  a  discutere  con  ponderazione  la 
gazione  di  Ferdinando  I.  Imperocché  grande  questione  della  libertà  religiosa, 
narrai  ne'vol.  LXXXIII,  p.  23o,  XCIII,  L'energico  esempio  de'  vescovi  dell'  Au- 
p.  78,  e  altrove,  che  dimorando  Perdi-  stria  Sruebbe  stato  bene  fjsse  imitato 
nando  1  in  Olmiitz,  volle  rinunziare  l'im-  dall'Episcopato  d'altri  paesi,  che  si  dice- 
pero  al  fratello  arciduca  Francesco  Car-  vano  più  liberi  e  più  religiosi  della  mo- 
lo; ma  questi  non  volendo  accettare,  di-  narchia  austriaca.  Il  clero  di  ciascun  luo- 
chiaiò  maggiore  il  suo  figlio  priaiogenilo  go  ha  nella  sua  aggregazione  tutti  que' 
Francesco  Giuseppe  il  I.' dicembre  1  848,  mezzi  che  sono  atti  per  mantenere  interi 
e  nel  dì  seguente  lo  zio  imperatore  elFet-  j  suoi  diritti,  e  fire  rispettare  la  libertà 
tuo  l'abdicazione  in  suo  favore,  e  si  riliiò  dovuta  al  suo  sagro  carattere.  Questi  fé- 
cuH'imperatrice  IMarianna  a  Praga,  ove  liei  inizii  furono  fecondi  a  suo  tem[)odi 
dimorano.  Il  3  seguì  nella  residenza  ar-  ubertose  conseguenze,  che  alla  sua  volta 
ci  vescovile  l' inaugurazione  del  regnante  celebrerò.  Intanto  il  parlamento  di  R.reni- 
Francesco  Giuseppe  I,  il  quale  tosto  pub-  sier,  dopo  molte  iliscussioni ,  mostrando 
blicò  un  manifesto,  con  cui  si  propose  d'esser  fedele  a'suoi  principii  liberdli,  a- 
riunire  tutti  i  paesi  e  tutte  le  stirpi  del-  dottò  il  §  1  3  de'diritti  fondameiitaji  con 
la  monarchia  in  un  gran  corpo  di  stato,  qualche  modifìcazione,dichiarando: ..  Ad 
e  di  rigenerarla  per  ripristinare  l'ordine  ogni  cittadino  austriaco  è  guarentita  la 
turbato,  a  guarentigia  d'un  felice  e  glo-  libertà  della  fede.  Essi  non  hanno  nessua 
iloso  avvenire.  Nel  seguente  anno  il  de-  limite  nell' esercizio  esterno  e  pubblico 
10  d'Austria  cominciò  a  desiarsi  in  favo-  della  loro  religione,  semprechè  non  sia 
re  della  libertà  religiosa.  Molti  vescovi  contrario  al  diritto  (!)  o  a'costumi,  o  non 
indirizzaronopelizionialladieladiKrem-  distragga  i  cittadini  di' loro  doveri  come 
sier,  colle  quali  domandarono:  i  °  Che  il  cittadini  dello  stalo".  Frattanto  avvenne 
clero  avesse  la  sua  rappresentanza  nel  se-  quanto  si  andava  dicendo.  Tutto  il  lavo- 
no  dell'assemblea.  2."  Che  la  comunica-  ro  della  costituente, per  compilare  la  cosli- 
zioiie  del  clero  col  Sommo  Pontefice  fos-  tuzione  colle  migliorie  (luliliche  promes- 
se libera.  3."  Che  la  giurisdizione  episco-  se  da  Ferdinando  I,  fu  inutile,  perchè  do- 
pale e  le  leggi  canoniche  fossero  maute-  pò  molti  mesi  di  discussione,  l'opera  del- 
iiulc.  4-°  Che  la  diiejione  de' seminari  la  coslituziooe  non  fu  portata  a  condii- 


348  VIE  VIE 

sioiie. Laonde  l'iiuperatoieFrancescoGiu-  della  fede,  della  professione  religiosa  e  di 
seppe  I  coerenteiiieiite  al  <)uu  maiiiftììto  coscienza:  il  f^odimeuto  de'diritli  civili  e 
«lato  nella  sua  assunzione  al  Irono,  per  politici,  indipendenti  dalla  religione  che 
libero  iiiipnlso  del  sno  potere  imperiale,  si  professa,  non  dovere  recare  scapito  a' 
in  OlrmiU  pubblicò  ;i'4  marzo  1849,  la  doveri  veiso  lo  slato.  Ad  ognuno  il  di- 
Cosliliizione  octroyi-e  a  tulio  i'  iinptro  ritto  di  [)etizione,  e  la  libertà  della  per- 
d' Austria^  sotloscrilta  da  lui  e  da'  mini-  sona. Libertà  di  stampa,  con  leggi  repres» 
stri  Scliwarzenberg  ,  Stadion  ,  K.iauss,  si  ve,  libertà  d'associazione  e  d'  insegna- 
Bach, Gordon,  Bruck,Tmnfeld,  Rulmer,  raeulo.  La  completa  esecuzione  dell'eso- 
i  quali  la  manifestarono  a' popoli  il  6  di  nei  amento  del  possesso  immobile  verso 
detto  mese.  La  riprodusse  pure  il  Dloiii-  equa  indennità,  sotto  la  mediazione  del- 
torc.  A'om^///o  del  i84o-  '^  !'•  216.  Il  par-  lo  stalo.  La  formazione  d'un'economica 
lameiilo  dell'assemblea  di  Kremsier  fu  in-  lista  civile,  per  alleviare  più  che  sia  pos- 
leramenlechiuso  e  sciolto.  La  costiluzio-  sibile  gli  aggravi  de'cilladini  dello  stato, 
ne  fu  tenuta  da'costiluzionali  liberale  ab-  guarentita  mediante  la  pubblicità.  Vol- 
bdstaiiza.  I  molivi  su  cui  si  fonda  l'impera-  le  porre  io  armonia  l'unità  del  tutto  eoa 
tore  e  che  lo  determinarono  agl'indicali  l'autonomia  e  col  libero  svduppo  delle 
provvedimenli  ,  furono  il  poco  successo  sue  parli,  mediante  un  forte  potere  che 
di  quanto  fu  fallo  dalla  dieta  di  K.rem-  proteggesse  il  diritto  e  l'ordine,  su  tul- 
6Ìer  in  proposilo,  oltre  il  mal  uso  da  es-  lo  l'impero,  colla  libertà  dell'individuo, 
sa  fallo  del  suo  mandato,  e  il  dover  essa  delle  comuni,  delle  provincie  della  coro- 
costituzione  servire  anche  perquelle  [)ro-  na  e  delle  diverse  nazionalità.  La  fonda- 
*incieche  nonerano  alla  cosliluenlerap-  zioue  d' una  vigorosa  amministrazione, 
pre-entale.  Sono  pure  compresi  e  nomi-  che  lontana  tanto  dull' angustiante  cen- 
ila ti  ilre"iiod'Uii"heria  ed  il  regno  Lom-  tra lizzazione, che  dalla  dispersione  in  par- 
bardo-Veneto:  Vienna  essere  la  capitale  ti  minute,  accordasse  sulllciente  campo 
dell'impero.  L'impero  tulio  essere  un  so-  alle  unite  forze  del  paese,  e  sapesse  tute- 
lo territorio  do"anale  e  commerciale.  Si  lare  la  pace  all'estero  e  all'interno.  L'as- 
notò  intanto  la  «aranzia  delle  nazionali-  sicurazione  in  fine  della  vera  libertà  me- 
tà r  uniformila  de' dazi,  la  successione  dianle  la  legge.  Questi  furono  i  principii, 
ereditaria  nella  casa  d' Absburgo-Lore-  da  cui  l'imperatore  erasi  lasciato  guida- 
Ila  rmcoronazione  dell' imperatole,  che  le  nell'impartire  a' popoli  dell'Austria 
a""iunse  a'precedenti  liloliquellidi  gran-  rallocostiluziooale.  Si  promiserodiverse 
duca  di  Cracovia  e  duca  della  Bucovina,  leggi  relative  allo  statuto.  Conservale  di- 
e  il  sno  giuramento  in  tale  occasione  al-  verse  cosliluzioui  delle  parli  dell'impero, 
la  costituzione,  l'eguaglianza  pel  foro  a  che  non  erano  d'accordo  all'alto  in  di- 
luiti i  cittadini,  libertà  d'emigrazione.  11  scorso,  dovendosi  stabilire  l'organizzazio- 
parlamenlo  da  radunarsi  in  Vienna  o  in  ne  di  diverse  di  esse.  Uno  statuto  parli - 
altro  luo"o,  secondo  la  convocazione  del-  colare  stabilirà  la  costituzione  del  regno 
l'impiualore.  Due  camere,  bassa  e  alta:  Lombardo- Veneto,  e  i  rapporti  di  que- 
nella  bassa  un  deputato  per  ogni  100, OOQ  sto  paese  della  corona  in  faccia  all'impe- 
ciltadini:  l'alta  era  pure  eleltiva.  Questa  10.  Tutti  gli  altri  paesi  della  corona  ot- 
doveva  ele^nere  peno  anni^  l'altra  per  tengono  costituzioni  proprie  e  provincia- 
5.  La  camera  alla  contenere  il  doppio  li.  Le  costituzioni  degli  stati  si  dichiara- 
de'depiitatidellabassa, perlai. "eleltidal-  rono  fuori  d'attività.  Si  tracciarono  in 
la  dieta  provinciale,  per  la  2.'  dal  popò-  una  parola  i  confini  di  lutti  i  poteri  del- 
lo. La  nobiltà  venne  conservala.  Fra'di-  lo  stalo,  e  regolati  i  rapporti  politici.  Il 
i  ini  foudaraeulali  si  deci  elò:  piena  libertà  potere  esecutivo  da  esercitarsi  dall'impe- 


V  lE 

ralore  ,  medianle  uiinislri  lesponsabili, 
coadiuvatoilal  consiglio  (lell'impero.  Que- 
sti sono  i  punii  principali  della  costilu- 
zione  impei'iale.  La  soddisfazione  {gene- 
rale cagionala  dalla  pioniulgazione  del- 
ta cosliluzione  concessa  dall'inipernlore, 
trovò  la  sua  espressione  la  meno  equivo- 
ca nel  movimento  rapido  de'  fondi  pub- 
blici, che  subito  si  alzarono  del  due  per 
ice, come  nel  movimento relrogradode' 
valori  stranieri,  e  della  moneta  d'oro,  la 
borsa  divenendoanimalissinia.  ISellostes- 
so  marzo  i84q,  l'asseniblea  nazionale  a- 
lemanna  .  cbiamala  della  Germania  ri- 
generala, sedente  nella  chiesa  di  s.  Pao- 
lo di  Francforl,  proclamò  la  costituzione 
dell'impero  Germanico.  Quindi  a  mezzo 
dello  scrutinio  fu  dello  imperatore  degli 
alemanni  Federico  Gtiglielino  IV  re  di 
Prussia, da  290  membri, mentre  altri  7/^8 
si  astennero  dal  votare.  Laonde  abdicò  il 
vicariato  dell'impero  l'arciduca  Giovan- 
ni. Ma  il  re  di  Prussia  ricusò  il  titolo 
d'imperatore  d'Alemagna,  ed  invece  del 
cessato  vicario  dell'impero, assunse  la  di- 
rezione provvisoria  del  potere  centrale. 
Erasi  proposto  dal  plenipotenziario  au- 
striaco Schmerling,  che  il  capo  dell'  im- 
pero fosse  assunto  alternalivamenle  per 
un  anno  di  turno,  tra  l'imperatore  d'Au- 
stria e  il  re  di  Prussia.  A'3  aprile  i85o 
pubblicossi  in  Vienna  :  »  Tulli  i  vescovi 
cattolici  di  que'paesi  delio  corona  pe'qua- 
)i  hanno  vigore  legale  i  diritti  fondamen- 
tali politici,  sono  invitati  ad  un'assemblea 
in  Vienna  dal  ministro  dell'  interno,  la 
3.'  domenica  di  Pasqua,  onde  consultar- 
si seco  loro  sulla  base  de'  §§  2  e  4  <^' 
quelli  sullo  futura  coslituzionedella  Chie- 
sa callolica,  e  prendere  in  considerazione 
le  rÌD)0stranze  delle  provincte  rispetto  al- 
lo sviluppo  e  movimento  libero  del  cat- 
tolicismo".  Ecco  i  paragrafi,  e  vi  aggiun- 
gerò il  3  perchè  dovi  ò  ricci  darlo.  »-•§  2.  O- 
gni  Chiesa  e  sotielà  religiosa,  legalmen- 
te riconosciuta,  lia  il  diritto  dell'esercizio 
comune  pubblico  della  religione,  ordina 
ed  aramiQislra  i  suoi  affari  da  perse,  re- 


V  I  E  349 

sta  in  possesso  e  goditnento  dell'istituzio- 
ni, fondazioni  e  de'  fondi  destinati  a  sco- 
pi del  loro  cullo,  istruzione,  beneficenza  ; 
è  pelò  soggetta,  come  ogni  società,  alle 
leggi  generali  dello  slato.  §  3. La  scienza  e 
la  sua  istruzione  è  libera.  Ogni  cittadino 
dello  stalo  è  autorizzato  a  fondare  de- 
gl'istiluli  d'istruzione  e  di  educazione, 
quando  abbia  giustificato  in  modo  lega- 
le la  sua  idoneità.  L'istruzione  domesti- 
ca non  soggiace  a  tale  limitazione.  ^  4« 
Per  l'istruzione  generale  del  popolo  de* 
vesi  [)rovvedere  mediante  publilu  he  isti- 
tuzioni, e  in  ispecie  in  que'pnesi  che  sono 
abitati  da  una  nazione  mista,  <li  tal  mo- 
do, che,  anco  alle  stirpi  che  formano  la 
minoranza,  siano  prestali  i  mezzi  neces- 
sari a  coltivale  la  loro  lingua  e  all'  edu- 
cazione, ^'ellescuolepopolari  viene  prov- 
veduto ali'  istruzione  religiosa  dalla  ri- 
spettiva chiesa  e  società  religiosa.  Lo  sta- 
to ha  la  sorveglianza  superiore  sulla  istru- 
zione ed  educazione".  Siccome  le  poste- 
riori analoglie  conferenze  dell'assemblea 
dell'Episcopato  d'  Austria,  precedettero 
e  si  connettono  col  successivo  concorda- 
to dall'imperatore  concluso  colla  9.  Se- 
de, trovo  meglio,  per  unità  d'argomento, 
di  ragionarne  veiso  il  fine.  —  Ora  fa  d'uo- 
po che  io  retroceda  alquanto  dall'epoca 
che  discorro.  In  conseguenza  della  rivo- 
luzione di  Roma  de' 16  novembre  1848, 
tosto  propagatasi  per  tuttolo  stato  pontifi- 
cio, il  Papa  Fio  /A  si  ritirò  presso  il  re 
del  regno  delle  óue  S ici He j  come  nel  feb- 
braio 1  849  fece  pure  Leopoldo  II  gran- 
duca di  Toscana,  questa  divenula  anar- 
chica. Proclamata  la  repubblica  in  Fioma 
a'c)  febbraio  1849,  il  Papa  domandò  al- 
l'imperatore d'Austria  e  ad  altre  poten- 
ze l'inlervenlo  ai  malo,  per  comprimere 
la  ribellione  demagogica,  e  ricuperare  i 
dominii  temporali  di  s.  Chiesa.  Laonde, 
dopo  aver  liberato  da'demagogi  i  duca- 
ti di  Parma  e  di  Modena,  e  la  Toscana, 
nel  maggio  gli  austriaci  occuparono  Fer- 
rara, Cologua.  Ravenna ,Vo\  lì,  J'ci  ligia, 
L  rhino,  Pesaro  {^V.)  e  le  loio  dipeoden- 


3io  VIE  VIE 

76.  Fiallanloil  fclil-inaresdalIoRadefzìy,  maggio  i8":ì.»  Il  mondo  è  sfanco  tli  e- 
chenel  S'""'io, luglio  engoslodcH'aiitcce-  speniiienti  in  materia  di  icgginieiitn  po- 
(leiilei  ìS4'^-  3^*^3  Irinnfttto  e  vinlo  la  ri-  liiico.  1  prelesi  frlicitalori  (le'po[)oli  lian- 
voluzione  nel  regno  Loinbai  do- Veneto,  no  perduto  ogni  credilo:  sloinacata  è  l'Eii- 
e  l'armala  di  Callo  Alberto  re  di  AV/;--  r()[>;»  delle  loro  utopie.  Anche  (piesl'iiìi- 
flfg'in  ,  f|tiesti  nnovamente  disfece  nei  ptio  (l'AusUiaco)  il  4  marzo  i84<)  la  fe- 
niarzo  1H49.  H  le  abdicala  la  corona  a  ce  fìnila  col  parlamento  acefilo  di  Krein- 
suo  figlio,  il  legnante  Vittorio  Enianue-  sier,  e  il  sovrano  rescritto  de'ai  diceìn- 
le  II,  part'i  [m-.v  Horto  di  Portogallo,  ove  biei55i  riconcentiò  nello  slato  quell'u- 
mori di  crepacuore.  Indi  nel  maggio  il  nilà  di  poteri,  che  in  tempi  agitati  e  scom* 
conte  Piadelzky  intimò  la  resa  alla  città  po^ti  è  soia  ancora  di  >alvezza  de'popoli, 
(li  T  enezia,  che  poi  fece  bloccare  e  botu-  inallevaria  indefettibile  di  prngresiivolo- 
bardare,  ed  occupò  nel  susseguente  ago-  ro  incrementn.  A  sfidare  il  turbine  aitar- 
sto.  L'L'nglicrin  vagheggiava,  pe'suoi  a-  chico  del  1  848  e  duliuggere  le  speranze 
gilatoii,  la  repubblica  e  il  socialismo,  e  tle'congiurati  a'danni  dell'  Europa,  non 
pe'inagiaii  il  feudalismo;  anch'essa  defi-  ci  voleva  meno  che  la  fedeltà  ,  il  valore 
iiitivamente  fu  vinta  in  dello  fiie«e,  imino  degli  eserciti  e  l'invitta  costanza  de'prin- 
alla  rivoluzione,  mediante  eziandio  l'in-  cipi,  i  quali  francarono  dagli  avversari 
lervento  della  Russia  (la  quale  per  la  pò-  d'ogni  ordine  i  popoli  che  ne  languivano 
sleriore  neulralitii  O'^servala  tlall  Austria,  oppressi.  Fra  g'i  >lati  europei,  iiiuu  altro 
nella  guerra  da  essa  sostenuta  contro  soggiacque  alle  Ieri  ibdi  prove  di  questo, 
Turchia  e  gli  alleati  di  questa,  alterò  le  ma  ninno  risorse  più  [loderoso  dalla  sua 
sue  relazioni  coll'Auslria,  e  finì  con  al-  prostrazione.  Le  varie  nazioni  che  Io  com- 
learsi  a  Francia  che  l'aven  vinta  in  Ci  i-  pongono  sotto  lo  stimolo  dell'avanzale  in- 
inea,  come  ilovrò  di  volo  riferire).  L'im-  dusliie,  del  tr-dllco  e  delle  comunicazio' 
peratoie  Francesco  Gi<,i>ep[)e  1  iieli85i  ni  più  rapide,  st-uli vano  il  pi  epotenle  bi« 
visitò  J  eitezia  e  parte  del  regno  Lom-  sogno  di  ritemprarsi  a  vita  novella. L'ini- 
liardo-Venelo,  e  vi  ritornò  coU'impera-  piego  di  mezzi  seducenti  e  fallaci  le  sviò 
Irice,  come  narrai  nell'indicato  articolo,  lial  raggiungere  il  fine  desideralo.  La  col- 
Quindi  qual  re  d' C-»g//f//(7  (A.),  nel  di-  lisione  delle  nazionalità  minacciava  di 
cembre  i8ji  riprese  il  titolo  di  Macslà  soppiantar  dalle  basi  una  monarchia,  che 
y4/)0''tolica.  Nel  fine  di  tal  mese  con  pa-  non  ha  mai  atteiilalo  riè  a  spegnere  il 
lenti  imperiali  pose  fuori  d'atlivilà  la  co-  seiilinieiito,nè  a  cancellare  il  carattere  di 
sliluzione  de'4  marzo  1849,  da  '"•  con-  sue  varie  nazioni,  sì  bene  contribuito  a 
cessa,  parlala  poc'anzi,  e  i  diritti  fonda-  promuoverli  entrambi  nelle  diverse  atti- 
mentali  che  lo  zio  Ferdinando  I  era  sta-  nenze  alla  coltura.  Il  maestoso  aggrega- 
to costretto  promettere  pe'vari  stali  del-  to  di  popoli,  che  chiamasi  Impero  d'Au- 
la monarchia  austriaca.  Si  può  vedere  stria,  gode  oggidì  un  benefizio  ,  cui  me- 
la Cirilla  Callollca, sei\ei  .',1.  8,  p.  22  5  dilava  il  governo  già  prima  della  rivolu- 
e  36 1,  in  cui  ragiona  de'passi  retrivi  de'  zioiie  e  che  la  vinta  rivoluzione  aitreltò. 
parlamenti  tedeschi  di  ftlonaco,  Baden,  L'Ungheria  ch'era  innanzi  uno  stalo  nel- 
Cellino,  Annover,  con  tendenze  di  rilor-  lo  stalo,  una  parte  della  cui  ca>la  ma- 
no agli  antichi  istituti,  e  de'motivi  del-  giiatizia  invalidava  con  sistematica  oppo- 
l'oboli/ione  della  carta  costituzionale  del  sizione  i  salutevoli  eirelli,  oudesser  vole- 
4  maiz(ji848,  erronea  epoca  che  io  ri-  va  liberale  il  governo  alle  altre  classi  più 
pelei  nel  voi.  LXXXIII,  p.  288  e  qui  ne  numerose  degli  abitanti;  l'Ungheria  non 
fo  emenda,  quanto  all'anno.  Scrisse  pò-  è  p  ìi  diiiinpelto  al  monarca,  che  un  do- 
scia  la  Gazzella  di  /"e/it:ia  nel  finir  di  ujìuìo  simile  aiili   alili  della  sua  coroua. 


VIE  VIE  3  7  £ 

La  prenainenTa  tirannica, che iiiiqdnmea-  forze,  pmta  in  sé  slesso  i  princlpii  indis- 
te  arrogavasi  la  razza    mngiaia  sulle  al-  solubili  e  la  sicurezza  d'un  gì  amie  a  we- 
Ire  del  regno,  cessò.  L' iinilà   doganale,  nire.  Edi  fatto  l'impero  procede  c^n  pie 
proclamata  ed  estesa  su  Ititla  rnmpiezza  fermo,  e  le  sue  interne  condizioni  come 
della  monaicliia,  apre  nuovi  ed  utili  ^prtc  l'esterne   autorizzano  a  que«ta  speranza, 
ci  a'piodotti  agricoli  d' tm   paese  ,  dove  Tutti  i  suoi  paesi  godono  nuovamente  la 
1' ubertà  naturale    può  vantaggiar  di  3  prolezione  delle  leggi  eseguite  con  vigore, 
fjuinli  il  frutto  dell'odierna  coltivazione  e  quelle  provincie,  dove  poco  tempo   fa 
campestre.  Regolato  ilcorso  de'fiumi  suoi  infieriva    la   guerra  cittadina,   procedo- 
navigabili,  bonificate  e  riusanicate  regio-  no  rapidamente  al  loro  sviluppo  sanando 
ni  vastissiroe,  dove  esalano  miasmi  di  pn-  le  piaghe  del  passato.  Fiancesco  Oiusep- 
tridi  stagni;  inlrodollecolonieagricoleda  pe  I,  la  cui  fronte  è  fregiata  di  tante  co* 
crescere  la  popolazione  e  fertilizzar  tanto  rone,  ha  assunto  il  governo  d«l  grand'io)- 
spazio  di  suolo  infecondo  ;  reticolata   dì  pero,  per  la  conservazione  del  quale  egli 
/^'/('/èr/-/7 /e  la  sua  superficie,  ragguaglia-  stesso  ha  sostenute  tante  battaglie  sau- 
té alla  celerilà  del  baleno  le  comunica-  guinose.  Il  monarca  ha  ripresa  quella  po- 
zioni sue  per  telegrafi  elettrici,  e  più  lar-  sizione  ch''è  disegnata  all'Austria    dall'e- 
gamenle  dilFusi  i  lumi  del  pensiero  d'Eu-  sperienza  de'secoli,  dalla  natura  delle  cir* 
ropa,  l'Ungheria  già  coniincia  a  discer-  costanze  e  da  una  storia  gloriosa.  Impe- 
nere  l'avvenire,  che  le  si  dischiude,  già  rocche  l'Austria  non  ha  aggruppati   in- 
saluta,  da'saggi  che  pregusla,  l'inìminen-  sieme  sì  diversi  popoli  e  preso  un  posto 
za  d'uii'eia  di  floi  idezza  unicamente  spe»  s"i  eminente  fra  le  potenze  europee  con 
rabile  all'ombra  de'Cesaii   austriaci.  Le  una  costituzione  di  cai  ta  che  non  è  pullu- 
provincie  italiane  ubbidienti  all'impero,  lata  da'bisogni  del  popolo,  e  ad  ogni  sof- 
travolte   ancor    esse  dalle  vertigini    del  fio  di  vento  può  esser  dispersa,  ma  uni- 
1848,  e  sedotte  dal  fascino  d'impratica-  camente  col  cerchio  della  corona  e  colla 
bili  idee,  alle  sagaci  liforme  ilei  loro  le-  forza  imperiale.  Coll'esonero  della  gleba 
gittimo  governo  anteposero   inraule   ma  in  tutta  l'estensione  della  monarchia,  il 
lusinghiere  speranze,  e  dilungniulo  i  he-  governo  dell'iniperalorefece  un  alti*»  pas- 
ni  reali,  di  che  l'Austria  voleva  ricolmar-  so  ad  un  vigoroso  sviluppo  della  vita  ma- 
le ,  con  troppo  sproporzionalo  cimento,  feriale,  i  cui  frulli  appariranno  pel  pros- 
chiarirono il  fatai  disinganno.  L'eioe  vin-  simo  avvenire  e  col  quale  esso  si  prncu- 
cilore  e  la  clemenza  del  sire,  tirarono  un  lò  un  titolo  alla   maggiore  iiconoSi[:en?.a 
velo  al  passato.  Più   favorevoli   au«picii  delle    grandi    masse   della    popola/ione, 
mai  non  ai  risero  a'popoli,  sui  quali  si  e-  CoH'tmancipazione  dellaChiesa  dalla  pri- 
stendeil  formidabile  scettro  degli  Asbiir-  micia  tutela,  la  Chiesa  e  lo  Stalo,  queste 
go-Lorena  ".  —  Sempre  col  protestalo  due  fondamenta  principali  della  società 
in  tendi  mento, di  po«sibi  Ini  ente  supplì  re  in  e  della  costumatezza,  sono  entrale  in  una 
qualche  parte  al  non  compilato  ///ìpero  posizione  confacente  l'una  all'altra,  furo- 
d' Austria,  benché,  ripeto,  gli  articoli  de-  no  tolte  le  cagioni  di  njolle  giuste  lagnan- 
gli  stali  e  citlà  che  Io  formano  ,   ponno  ze  e  dissensioni,  e  la  Chiesa  può  libera- 
compensare,  trovo  a   proposilo  il  lipur-  mente  e  senza  inciampi  procedere  colla 
tare,  quanto  sulle  condizioni  dell' impe-  sua  attività  nella  religione  e  uell'educa- 
ro  medesimo  neh 852  offriva  il  TìioLr  zione  del  popolo  e  per  la  scienza    prov- 
^o//te  presso  \'  Osscrvalore  nomano  col  vede   il  governo  come  per   le  belle   ar- 
n,i85.  Detto  de'calamitosi  anni  decorsi,  ti,  e  in  ambo  questi  oggetti   si  sviluppa 
soggiunge:  5»  Uno  stalo  però  che  resiste  a  una  vita   |>iìi  ammala  della    precedeule. 
tuli  urli,  e  risorge  dalle  crisi  con  novèlle  JNessiiuo  fuò  aielleie  indubbio  che  gra- 


3.^1                   VIE  VIE 

*i  non  fossero  le  fei  ite  recate  al  benessere  lenza  ed  a   un  commercio  omiclievole 
generale  tlngii  uhinii  scoiivolyimenli.  ^è  fra'  popoli  coperti   tlallo  scudo  dell'  Au- 
sala meraviglia  se  una  guerra  condotta  stria   e  spellanti   alia   sua   coron.»  ".  Lo 
con  nemici  inleniied  esterni,  e  la  perdila  stesso  Ossfn>alore  Roinnno  contiene  nel 
delle  più  rictlie  Provincie  nl)l)iann    por-  ti.   i  25  nozioni   sulle    dogane    tedesche, 
fato  un  dissesto  alleniinnzei  Ma  apj)nnto  L'a^socia^ione  doganale(Zo//>'^re///)  non 
nella  crisi  [tiìi  accanita  1'  Austria  ha  di-  fu  istituita  per  uno  scopo    politici),    ma 
mostrato  che  le  sue  risorse  sono  inesau-  per  l'utile  dell'iiuluslria  e  del  commercio 
ribili;  1  impero,  con  gravi  sagriiìzi  bensì,  di  Germania  (essa  si  compone  de'segueo* 
ha  corrisposto  onoratamente  a  tulli  i  suoi  listali:  Prussia,  Lussenibiu-go,  Baviera, 
impegni  ed  havvi  sicura  fiducia  di  veder  Sassonia  re;;iio,  Annover,Si;haumbourg- 
piesto  ordinate   le  sue   finanze.    Il    mo-  Lippe,  Wurtemberg,  Daden,  Assia  elei- 
mento  s'avvicina  sempre  più  nel   (jiiale  lori»le,As>i^  granducato, Turiogia,Druns- 
la  rendita  e  Tuscila  saranno  pareggiate,  wirk.,    Oldeinburgo,  Nassau,  Francfort 
ed  i  ris[)armi  portati  nelle  spese  d'animi-  sul  Meno).  Le  barriere  doganali  chese- 
nistrazìone  del   i85o,  che    aiiwnonlano  paravano  gli  stali  germanici  Ira  loro,  e 
ad  olile  i4uiilioni,  dimostrano  quanto  moltiplicavano  le  dillicollà  de'  loro  con- 
il  governo  sia  intento   a    risparmiare  il  tatti  commerciali    cjildero    in    forza    di 
paeseda'tribuli.  Questi  triboli  sono  per  fpiell'associazione.  La   Prussia    postasi  a 
certo  gravosi,  ma  come  potea  avvenire  capo  della  Zollverein   ac(|uistò  per  essa 
diversamente  dopo  gli  avvenimenti  del  una  grande  influenza  politica.  L'Austria 
passalo?  Ala  dall'altro  canto  è  pur  certo  the  non  ne  faceva  parte  sollecitava  d'es- 
ch'es>i  sono  ancora  più  leggeri  che  nella  servi  ammessa.  Il  padronato  o  protello- 
m.'iggior  parte  degli  slati  europei;  e  così  rato  della  Prussia  verso  i   principati  te- 
pure  il  debito  dello  stato,  senza  parlare  deschi  aggregali  nell'associazione  dogana- 
tlcir  Inghilterra,  della   Francia   e  della  le,   cominciò    bentosto  a  oesar   loro.  La 
Spagna,  è  ancor  minore  della  piccola  O-  Prussia  ambiva  di  mantenerselo,  mentre 
landa,  mentre  le  fonti  di  rendita  sono  1'  Austria  era   impegnata   in    una     lotta 
più  ricche  di  rpialunque   altra   potenza,  mortale  colla    rivoluzione    in    Italia,    in 
Le  strade  aperte  in  tulle  le  direzioni  la-  Germania  e   neli'  Ungheria.    L'  Austria 
sciano  con  sicurezza  sperare   un   rapido  vincitrice,  V  Austria  fclix^    ricomparve 
svilnppodel  benessere  nazionale.  Inque-  subilo  nel  consesso  de'principi  d'Alema- 
slo  riguardo  basta  riflettere  a' dazi  tolti  gna  più  forte,  più  influente, più  rispetta- 
fra  l'Ungheria  e  le  altre  provincie,  alle  bde  di  prima,  e  allora  i  piccoli  slati  sa- 
vie ferrale  che  intersecano  la  monarchia,  lutarono  coti  giubilo  la  vittoria  dell'Au- 
all'unione  postale  austro-alemanna,   a'  stria,  ch'era  sola  capace  di  sottrarli  dal- 
lelegirifi,  all' aumenlo  sempre  crescente  l'assoluto  predominio  della  Prussia.  Al- 
della  flotta  mercanlile,  e  al  rapido  prò-  loia  s'impegnò  una    lolla    diplomatica, 
gresso  de'vapori  sul   mare,    all'impulso  tra  le  due  grandi  potenze  della  Germa- 
polente  che  ricevette  il  commercio  e  l'in-  nia.  Per  poco  la  lolla  non  fu  decisa  dalla 
dusliia.  Con   essi    vengono  sempre   più  spada,  e  fu  grande  fortuna  che  la  guerra 
stretti  gl'interessi   de' popoli,  legali   da  non  iscoppiasse,  perchè  l'Europa  ne  sa- 
una Sorte  comune  e  da  un   passato  co-  rebbe  andata  a  ferro  e  a  fuoco.  La  Prus- 
mune,  e  quell*  odio  cieco  nazionale  che  sia  cedette  a  tempo,  le  conferenze  d'Ol- 
fu  suscitato  da' mandalarii  della  rivolu-  miitz  salvarono  la  Germania  e  l'Europa, 
zione  e  da  essi  alimentato,  il  quale  j)orlò  e  l'Austria  riebbe  l'influenza  che  le  è  do- 
la desolazione  ne'[)iù  ricchi  paesi,  darà  vota,  anzi  ne  ottenne  una  maggiore,  a- 
liiogo  ad  un  convincimeulo  di   beoevo-  vendo  la  rediviva  dieta  della  Confedera- 


V  I  E 

zione  Germanica  falla  abililà  a'  suol  sol- 
dati di  contenere  il  nord  dell'Alemagna, 
dove  non  s'erano  veduti  più  soldati  au- 
striaci dopo  la  guerra  de  treni'  anni. 
L'Austria,  pai  te  imporlanlissiraa  delia 
Confederazione  Germanica,  giovandosi 
del  suo  ascendente,  volle  entrare  nell'as- 
sociazione doganale,  perchè  non  bastano 
le  armi  per  dare  l'influenza,  la  potenza  e 
la  piosperilà  delle  nazioni,  essendo  mezzi 
di  ben  essere  e  di  forza  anche  l'industria 
ed  il  commercio.La  Prussia  coslanteraen- 
le  fie  avversò  sempre  1' anìmissione,  pel 
timore  rlie  1'  Austria  acquisii  anche  nel- 
le cose  commerciali  la  preponderanza  che 
lia  sapulo  acquistarsi  nella  politica,  ^el 
dello  I  802  r  imperatore  visitò  r  Unghe- 
ria, e  poscia  vi  tornò.  Scoppiata  la  guer- 
ra della  Russia,  coniro  l'impero  di  Tur- 
chia (r'.),  questa  ebbe  alleati  la  Francia, 
l'Inghilterra  eia  Sardegna.L'Austrianoo 
ostante  lo  sollecitazioni  della  Piussia  vol- 
le restare  neutrale,  e  sostenne  le  parti 
di  mediatrice.  Ardendo  la  guerra  in  Cri- 
mea, si  fecero  proposizioni  di  pace  nel 
declinar  del  1  854,  accettate  dall'impera- 
tore ^icolòI,  convenendo  che  si  discutes- 
sero nella  conferenza  da  tenersi  a  Vien- 
na, benché  vedesse  con  turbamenlo  l'u- 
nione dell'  Austria  coli'  Inghilterra  e  la 
Francia;  ma  mentre  slavano  per  comin- 
ciarsi, mor^i  a'2  marzo  i  855  e  gli  succes- 
se il  primogenito  Alessandro  II  che  re- 
gna, tosto  dichiarando  annuire  all'aper- 
tura delle  conferenze.  Essa  ebbe  luogo 
in  Vienna,  componendosi  il  congresso  di 
5  potenze:  Austria,  Francia, Inghilterra, 
lìussia  e  Turchia,  rappresentate  da  8 
ambasciatori,  che  notai  nel  descriverlo 
nel  voi.  LXXXI,  p.  439  e  seg.  Il  con- 
gresso di  Vienna  aperto  nel  i8i4  si  for- 
naò  d  8  potenze,  rappresentate  da  20  mi- 
nistri. La  Prussia  di  fatto  non  vi  fu  am- 
messa dagli  alleati,  per  non  volersi  essa 
obbligare  a  nulla  ;  e  più  avanti  nel  luogo 
citalo,  nel  riportare  il  posteriore  Irallalo 
di  pace  concluso  a  Parigi  nel  1 856,  rac- 
contai cerne  fu  ammessa  a  sottoscrìverlo. 
VOI.  xcix, 


V  I  E  353 

Per  deferenza  alla  corte  e  al  luogo  della 
celebrazione,  i  plenipotenziari  esteri  afli- 
darono  in  Vienna  la  presidenza  del  cou- 
gresso  al  conte  Buol-Schauenslein,  mini- 
stro di  Francesco  Giuseppe  I  per  gli  affuri 
esteri, e  nell'apertura  eseguila  a'  1 4  marzo 
nella  cancelleria  di  stato,  vi  pronunziò  un 
dottissimo  discorso,nel  quale,  giusta  il  co- 
stume diplomatico,  si  congratulò  co' ple- 
nipotenziari esteri  per  l'alta  e  nobile  mis- 
sione aflidala  al  zelo  loro  e  patriottismo, 
missione  atta  a  procurar  loro  la  più  viva 
gratitudine  de'  contemporanei  e  delle 
future  generazioni.  Gli  altri  plenipoten- 
ziari presero  successivamente  la  parola, 
per  esprimere  quanto  erano  compresi 
dell'  importanza  del  loro  mandato,  e 
quanto  sinceramente  i  loro  rispettivi  go- 
verni dividessero  i  voti  esternati  dall'Au- 
stria, che  cioè  il  presente  congresso  rido- 
ni all'Europa  i  benefizi  d'  una  solida  e 
durevole  pace.  1  consiglieri  aulici  e  mi- 
nisteriali barone  di  Meysenberg  ed  Ham- 
mer,  furono  destinati,  il  1  °  protocollista 
per  le  discussioni  delcongresso,il2.°quale 
interprete  de'  plenipotenziari  ottomani. 
Circa  il  regolamento, si  convenneio  gene- 
rale d'osservare  le  norme  tenute  nel  con- 
gresso di  Vienna  del  1 8 1 4- 1 5,  con  tre  se- 
dute per  settimana.  Qui  non  è  luogo  di 
riferirne  le  conseguenze,  per  non  ripetere 
il  già  dello  in  quello  rammentato.  Ri- 
tornato io  Ungheria  nel  1857  l'impera- 
tore Francesco  Giuseppe  I,  coli*  impera- 
trice Elisabetta  di  Baviera  sua  consorte, 
nel  meglio  de' festeggiamenti  ede'trionfl 
splendidissimi  con  cui  l'Ungheria  dimo- 
strava la  sua  divozione  e  la  sua  gratitu- 
dine al  sovrano  che  la  visitava  colla  sua 
famiglia,  la  letizia  si  converti  in  pianto 
e  lutto;  poiché  la  loro  primogenita  arci- 
duchessa Sofìa,  nata  a'5  marzo  i855, 
moiì  in  Buda  la  sera  de'ag  maggio,  gl'im- 
periali genitori  essendovi  volali  da  De- 
breczin  a  raccoglierne  gli  ultimi  respiri. 
Indi  neld"ì seguente  pai  lironoperLaxem- 
burg,  r  imperatore  facendo  percorrere 
in  sua  vece  il  regno  dall'arciduca  Alber- 

23 


3?4  ^  '  ^' 

to,  per  riceverne  le  domande;  l' impera- 
trice recandosi  rapidamente  alla  cUiesa 
de'  ca[i[)nccini  di  Vienna,  ov' era  sta- 
ta  Ira'^porlntrj  la  salma  della  figlia,  per 
sliiiggersi  in  lagrime  sulla  sua  tomba, 
Altra  perdila  di  poi  commosse  l'impero 
nel  i8:")8.  A'j  gennaio  morì  il  feltl-ma- 
lesciallo  conte  Giuseppe  Radetzky,  nato 
in  Praga  capitale  della  Boemia,  cessan- 
do di  viveie  in'IMdano  di  9'2  anni,  ove 
nella  metropolitana  si  celebrarono  son- 
tuosissioji  funerali,  alla  presenza  di  di- 
tersi  arciduchi  e  delle  primarie  dignità 
dell'esercito,  die  lo  chiamava  padre,  per 
averlo  formatoededucato  valoroso  e  pe- 
rito nell'arte  della  guerra.  Il  grand'uomo 
era  giunto  all'apice  della  gloria  militare, 
ad  ottani' anni  essendosi  cominciata  a 
divulgare  la  sua  fama  mondiale,  quando 
per  l'ordinario  gli  altri  generali  non  so- 
no solleciti  the  di  conservare  la  gloria 
acquistata  ;  e  ciò  per  le  sue  niollepliti 
\ittoriose  imprese,  colle  quali  potente- 
mente contribuì  a  salvare  la  monarchia 
periclitante.  Venerato  da  tutti,  anco  per 
altre  virtù,  fu  l'idolo  de'soldati,  l'amore 
del  suo  sovrano  e  de'popoli  del  vasto  im- 
pero austriaco.  Ammirato  dagli  stessi 
suoi  nemici,  che  Tinse  in  più  combatti- 
menti, tra'  quali  primeggianoque'di  Cu- 
sloza  e  Novara.  Egli  occuperà  sempre 
nella  se.ie  de'  grandi  capitani  un  cospi- 
cuo posto  distinto.  Dispose  d'esser  sepolto 
nel  fondo  d'un  amico,  Giiise[)pe  Pargfri- 
der,  già  provveditore  dell'esercito,  posto 
nel  castello  di  Wetzdorf  sopra  Stocke- 
rau  nella  Bassa  Austria,  a  lato  del  ma- 
resciallo barone  di  VVimpHen,  morto  da  3 
anni.  L'im[)eratore  Francesco  Giuseppe  I 
ne  restò  inconsolabile,  e  tra  le  altre  dimo- 
strazioni di  duolo,  di  somma  stima  ed  af- 
fetto, scrisse  al  di  lui  figlio  conte  Teodo- 
ro, general  maggiore  in  ritiro,  di  volere  o- 
norare  la  memoria  dell'immortale  e  glo- 
rioso eroe,  coaipianto  da  lui,  dalla  pa- 
tria e  dall'esercitoche  condusse  alla  vitto- 
ria, con  un  monumento  degno  di  trasmet- 
tere a'posleri  il  rico  t  do  de'suoi  meriti  per 


VI  E 

lui,  per  la  sua  casa  e  per  la  patria.  Inoltre 
volle rim|)eralore assistere  cogli  archidti- 
chi,  i  primari  dell'esercito  e  altre  notabdi- 
tà,  alla  sua  decorosissiinn  tiimulazioue. 
Il  castello  di  ^\'^el^ilorf  contiene  ampi  e- 
difizi,  magiufici  dintorni  e  un  parco,  il 
quale  si  estende  sur  un  colle  dolcemente 
ascendente,  e  std  più  allo  suo  punto,  che 
presenta  la  più  bella  prospettiva,  trovasi 
r  Ilendelberg  o  Manie  dc^li  Eroi,  crea- 
zione del  già  suo  proprietario  il  suddet- 
to Pargfrider.  Sul  limitare  del  parco  sor- 
ge un  gigantesco  obelisco,  che  s'  innalza 
sopra  un  vasto  piazzale,  la  cui  parte  po- 
steriore è  occupata  da  un  bell'edifizio  di 
stile  dorico.  E  questa  la  casatlegl'  inva- 
lidi, fornita  di  tutti  i  comodi  per  un 
udiziale  e  12  invalidi,  destinata  ad  acco- 
gliere i  guardiani  de'preziosi  avanzi  con- 
tenuti neir  interno  deirobeiisco,  il  quale 
è  coronato  dalla  statua  dei  genio  della 
Morte.  B.acchiude  l'obeliscoil  mausoleo, 
chiuso  da  due  porte  di  ferro,  e  dove  in 
ciascuna  delle  due  divisioni  trovasi  lo  spa- 
zio per  3  cadaveri.  La  tomba  che  a  si- 
nistra accolse  le  spoglie  mortali  del  ba- 
ron  Wimplleii,  è  ornata  di  4  cavalieri 
armati  di  metallo:  a  destra  è  la  tomba 
in  cui  fu  collocata  la  salma  del  conte  Ra- 
detzky.  Nulla  casa  degl'  invalidi  trovan* 
si  i  busti  de*  valorosi  difensori  di  piazze 
forti  neijli  anni  1848-49;  e  nel  piano 
superiore  quelli  di  altri  più  antichi  eroi 
difensori  dell'Austria,  ed  anco  de'  primi 
anni  del  corrente  secolo,  in  uno  all'arci- 
duca Carlo.  Sulla  grande  piazza  davanti 
a  detta  casa  d'invalidi,  trovansi  gruppi 
di  statue  che  rappresentano  la  campagna 
italiana  e  ungherese  di  detta  epoca.  Nel 
mezzo  vi  è  la  statua  della  i.'  musa  Clio, 
che  presiede  alla  Storia  j  di  fianco  al 
gruppo  della  guerra  italiana  sono  le 
statue  delle  vittime  Lalour  e  Laroberg. 
Tale  guerra  viene  pure  rappresentala  da 
3o  immagini  di  que'prodi  che  la  sosten- 
nero con  gloria,  mediante  statue  o  bu- 
sti, tra  le  prime  essendovi  quella  di  Pka- 
delzky.  Nello  stesso  modo  e  collo  stesso 


V  1  E 

numero  di  statue  e  ili  biisli,  si  preserila 
lei  ciirnpugiia  ungarica.  Alla  sua  de^liu 
si   giuuge  al  Ivaisergarleii,  o    Orlo  del- 
l' Ii/ipcratorc,  dove  sono  rappiescnlali 
mediaiile  husli  i  22  legnanli  da  Uadolfo 
l  lino  a  Francesco    Giuseppe   I  :    poi  si 
giunge  ad  un  gruppo  di  44  l^i^'sli,  glori- 
lìcanli  (jtie'  capitani  che  da  Fruudsbeig, 
litio  all' epoca  della  grand' ituperalnce 
l\Iaiia  Teresa,  dedicarono  alla   patria  la 
loro  buona  spada.  E  descrillo  il   lìloiile 
degli  Eroi,  a  p.  90  del  Giornale  di  Ro- 
ma del  i858.  La  Civiltà  Cattolica,  se- 
rie 3.',  t.    IO,  p.  253,  con  un  suo  rag- 
guardevole corrispondente,  celebralo  il 
conle  Radetzky,   l'uomo   della   fedeltà, 
ora  rara  virtù  un  tetnpocomutie,  il  (juale 
forse  tetuendo  per  le  sue  spoglie  mortali 
la  sorte  del  conle  Sala»,  lodato  superior- 
mente, preferì  d'allldare  all'amicizia  i  suoi 
inorlidi  avanzi;  dice:  »  E  percliè  dovea 
dun(|ue runiuizia  sola  possetlere  quel cU'è 
bene  dell' universale?   Avrebbe   dunque 
il  popolo  perduto  i  suoi   eroi,  che  (juesti 
cercano  ricetto  presso  gli  amici;  o  avreb- 
bero gli  eroi  perduto  il  loro  popolo,  che 
questo  non  si  cura  piti  delle  loro  ceneri? 
Se  non  che  il   delicato   sentimento  del- 
l' imperatore  avendo   to>lo   riconosciuto 
la  sconvenienza  di  tal  pensiero,  la  corres- 
sequantoera  da  sé,  senza  violare  tuttavia 
l'ultime  disposizioni  del  maresciallo.  Egli 
chiese  all'  amico  di  lladelzky  di  vender- 
gli il  fondu;  e  l'amico  si  alfretlò  d'olFrirlo 
f:  Sua  iMaestd   in    dono.    Così  le   spoglie 
mortali   del  generale  riposano  in  terra 
pubblica,  in  suolo  austriaco  ed'imperia- 
le  ".  Inoltre   il  Giornale  di  Roma,  a  p. 
i  066,  descrive  la  solentiissima   inaugu- 
razione del    monumento  innalzato  dal- 
l'imperatore al  R.adetzky  nella   sua  pa- 
tria Praga,  seguila  a'  i3  novembre  alla 
sua  presenza,  e  a  quella  dell'imperatrice, 
degli  arciduchi,  de' capi  dell'esercito  e  di 
gran  numero  d' altri  [jei  son.u^i^ì.    Già  al 
lutto  era  subentrala  per  tulio  l'impero  la 
gioia,  e  lasciamo  nari  arile  il  lieto  motivo 
dal  corrispoudeulc  della  Civilià  CaUoli- 


V  !  E  355 

ra,  serie  3.",  l.  12,  p.  374-  '»  1  desiderii 
bramosissimi  e  le  [ireghiere  ardenti  della 
coppia  imperiale  furono  esauditi;  giacché 
la   sera    de' 2 1    agosto  18)8  nacque  il 
principe  ereditario    dell'  Austria.     Una 
parte  della  popolazione  di  Vienna  seppe 
la  lieta  autizia  la  slessa  sera.  Ma  i   piti 
non  seppero  il  fausto  avvenimento  pri- 
ma della  mattina,  quando  alle   5  ore  il 
tuono  de'  cannoni  si  confondeva  col  suo- 
no delle  campane  sonanti  V  Angelus  Do- 
mini.  Allora  le  strade  e  le  piazze  empie- 
l'onsi  di  gruppi  numeranti  i  tiri,  e  quan- 
do il  numero  non  permise  piìi  di  dubita- 
re della  nascila  d'  un  jìrincipe,  allora  ge- 
nerale fu  la  letizia.  Alle  f  i  antimeridia- 
ne si  cantò   il  solenne    Te  Denta  nella 
chiesa  metropolitana  di  s.  Stefano  e  nella 
chiesa  del  castello  di  Laxemburg.  Il  bat- 
tesimo solenne  fu  conferito  al  principe  il 
lunedì  23  agosto,  dall'Em."  principe  car- 
dinal Rauscher  arcivescovo   di    Vienna, 
in  presenza  degli  Emi.  cardinali  de  Sil- 
vestri di  Roma  (  nato  in  R.ovigo,  e  pro- 
tettore della  nazione  austriaca   presso  la 
s.  Sede),  Schwarzeraberg  arcivescovo  di 
Praga,  Scitowsky  arcivescovo  di  Slrigo- 
nia,  Ilaulik  arcivescovo  di  Zagabria,  del- 
l'Eccell."  nunzio  apostolico  mg/  De  Lu- 
ca, e  di  qualche  altro  arcivescovo  e   ve- 
scovo straniero.   II  principe  ebbe  nel  s. 
battesimo  i  nomi  di  Rodolfo  Francesco 
Carlo  Giuseppe,  e  fu  nominato  dall'im* 
peratore  colonnello  del   19.°  reggirtsenlo 
di  fanteria,  (\t{\.o  reggimento  del  princi- 
pe ereditario, Q  secondo  l'usanza  ricevu- 
ta nella  casa  imperiale,  l'imperatore  gli 
conferì  subilo  1'  orduie  del  Toson  d'oro. 
A' poveri  della   <;iltà  furono  distribuiti, 
d'  oiduie  dell'  imperatore,  20,000  fiori- 
ni, ed  inoltre  l'imperatore  fondò  un  o- 
spedale  per  looo  malati  almeno,  qua- 
lunque sia  la  loro  patria  e  la  loro  reli- 
gione; il  che  anco  si  fa  negli  spedali  esi- 
stenti e  duetti  da  frali  o  da  suore  della 
Misericordia,  ne' quali  sempre  sono  stati 
accolti  gli  ammalati  di  qualunque  paese 
u  relìgìoue.  Per  l'eiezìoDe  dello  spedale 


356  VIE 

l'imperatore  assegnò  un  hellissimo  orlo 
imperiale  posto  nel  sobborgo  Landitras- 
se  io  una  contrada  saluberrima,  e  la  do- 
tazione ne  sarà  presa  dal  fondo   dell'  o- 
spedale  aulico,  il  quale  è  una  fondazione 
della  famiglia  imperiale.  Il  con>iglio  iuli- 
picipale  della  città  di  Vienna  distribuì  a* 
vari  spedali,  nel  giorno  del  battesimo,  la 
sooiuia  (li  17,000   fiorini.  La   città  era 
splendidamente  illuininala   la  sera   del 
l)altesimoj  ed  in  ogni  parte  di  essa  si  fa- 
cevano brindisi  al  principe.  In   tutte  le 
città  dell'impero  si  festeggiò  pure  lieta- 
mente la  nascita  del  principe  ereditario. 
Mala  migliore  maniera  di  celebrare  que- 
sto lieto  avvenimento  furono   le  nume- 
rose distribuzioni  di  beneficenza,  le  quali 
si   fecero  ed   ancora    si  fanno   in  tutto 
l'impero.  Esaminando  io  la  lista  che  ne 
reca  il  foglio  ulTiciale,  'rovo  che  la  som- 
ma totale  spesa  finora  per  atti  di  bene- 
ficenza e  fondazioni  nell'  occasione  della 
nascita  del  principe  ereditario   supera  i 
600,000  fiorini.  Questa  cifra  è  eloquen- 
te, ed  è  buona    prova   della   carità  de' 
sudditi  austriaci  e  del  loro  alletto  per  la 
casa  im|)eriale.  Le  pie  preghiere  de'  po- 
veri sollerenti,  i  quali  ricavano  consola- 
zione dalla  nascita  del  principe  eredita- 
rio, procureranno  la  benedizione  celeste 
all'arciduca  Rodolfo,    perchè   viva  alla 
gioia  de' parenti  imperiali,    alla  salute 
dell'  impero  ed  alla   consolazione   della 
Chiesa.  Faccia  Iddio  che  il  principe  ere- 
ditario segua  le  pedate  del  suo  augusto 
padre  e  di  quel  celeberrimo  Pvodolfo  di 
Ilabsburg,  di  cui  egli  ha  ricevuto  il  no- 
me al  s.  battesimo  ".  11  Giornale  di  Ro- 
ma del   i858,  nelle  p.  798  e  8o3,  offre 
il  sovrano  biglietto  al  ministro  dell'  in- 
terno barone  di  Bach  (ora  ambasciatore 
d'Austria  presso  la  s.  Sede),  per  la  fon- 
dazione del  nuovo  spedale  in  Vienna,  a 
favore  dell'  umanità   povera   sofferente, 
per  festeggiare  la  nascita  del  principe  e- 
reditario,  col  nome  perpetuo  di  Fonda- 
zione eli  Rodolfo  ;  a  tale  eifello  conce- 
dendo la  superficie  di  circa  880  klafter 


VIE 

quadrati  di  sua  posNÌdenza,  situata  sulla 
L4nd>trasse,  detta  il  Giardino  Imperia- 
le, nella  parte  di  quel  fondo    fra  1'  llal* 
tergasse  e  l'  istituto  di  equitazione  verso 
occidente,  con  fondi  pecuniari   da  prea- 
dersi dall'ospedale  di  Corte.  E"  l'articolo 
della  Gazzetta  Austriaca  intitolato  :  // 
Principe  ereditario  d' Austria,  nel  quale         , 
espresse  i  più  nobili   sensi   di   patriotti-        1 
smo,  perla  fausta  nascita  di  esso  principe, 
novelU  di  pace  edi  prosperità.  Lostesso 
Giornidi'  di  Roma,  a  p-  9 1  o,  descrive  la 
solenne  i.''  tornata  del  18.° congresso  ge- 
nerale de'  filologi,  instilutori  e  orientali- 
sti dell'Austria  e  di  Germania,  tenuto  a' 
25  setteiribie  nella  magnifica  aula  del- 
l' imperiai  accademia  delle  scienze,  a  cui 
intervennero  meglio  di  3oo  membri,  [)re- 
sieduti  dal  prof  JMicklosich,  con  1'  inter- 
vento   pure  del   minisli'o    della  [)ubbli- 
ca  istruzione   Leone  de'  conti    di  Thim. 
Il  presidente, con  eloquente  discorso,  fece 
conoscere  l'utilità  di   simili  adunanze,  e 
poi   magistralmente  svolse  la   relazione 
che  passa  tra  la  classica  filologia  e  la  mo- 
derna. Il  Giornale  trasse  la   notìzia  da 
un  carteggio  di  Vienna  alla  Gazzetta  di 
Venezia.  Ma  la  Civiltà  Cattolica,  serie 
3.',  t.  I  2,  p.  63  I,  e' illuminò  sulla   por- 
tala di  tal  congresso,  istruita  dal  suo  cor- 
rispondente. M  vSi  notò  specialmente  che 
i  convili   de'  congregati  erano  segnalati 
per  ilarità  romorosa,  piìi  conveniente    a 
giovani  studenti  che  non  ad  uomini  gra- 
vi. Tra'viva  poi  diesi  portarono  nell'ul- 
tima radunanza,  quello  in  onore  dell'im- 
peratore Francesco   Giuseppe  I  è  stato 
soffocato.  ìMa  invece  un  signore  di  Derli- 
no  montò  sulla  tribuna  e  proferì  qualche 
fredda    parola  di  riiigiaziamenlo,   senza 
menzionare  però  il  nome  dell'imperatore. 
In  premio  di  tutto  questo, una  sovrana  de- 
cisione, in  forma  di  biglietto   imperiale 
aulografoal  ministro  dell'istruzione  pub-     1 
blica  de  Thun,    ha    proibito   per   tutto     4 
r  impero  queste  radunanze  viaggiatrici, 
eccettuate  quelle  che  saranno    segtiala- 
tneute  invitate  di  venire  nell  Austria.  Si 


vie  VIE  3?^ 
diceva  prima  ch'era  slato  solo  deciso  dichiarò,  die  ricorreva  alla  forza  dell'ar- 
che  le  Cii'^'*e()ol)l)liche  non  dovessero  piìi  ini  per  ollenere  a  favore  de'  suoi  popoli 
spendere  iinlla  per  tali  radunanze;  ma  la  garanzia  di  pace,  dui  cantosuo  aven- 
da  persone  informale  apprendo  che  non  do  pure  accettalo  1' ultima  proposta  di 
solamente  le  spese,  ma  le  stesse  radu-  mediazione  dell'  Ingliiltena.  La  corte 
nanze  sono  slate  proibite.  I  giornali  le-  Sarda  avendo  dato  una  risposta  evasiva, 
deschi  ascriveranno,  senza  dubbio, questa  gli  austriaci  passaronoil  Ticino,  per  cotn- 
decisioneimperialeal  partitodalorod«lto  battere  il  vessillo  della  rivoluzione,  il 
clericale  ossia  oltrniìionlaiìO^con\.i0  <^m\  cui  focolare  da  lustri  era  in  Torino,  as- 
da  qualche  tempo  il  giornalismo  tede-  sodato  a  (juelli  della  casa  di  Savoia  e 
SCO  hit  orgìnizzala  ana  vera  congiura.  Ma  della  Francia.  Il  coule  Duol  si  ritirò  dal 
è  nolo  che  questo  partilo  è  una  creazio-  ministero  degli  all'ari  esteri,  e  gli  succes- 
nedella  scaldata  immaginazione  de'liber-  se  l'odierno  conte  di  Rcchberg  allora 
lini,  i  quali  chiamano  ollraniontann  e  ministro  plenipotenziario  a  Francfort 
c/t'rù,v//<' (e  più  comunemenle  per  vezzo,  presso  la  dieta  Germanica  e  presidente 
gesuitico)  tulio  ciò  che  è  religione,  cat-  di  quelTassemblea.  Scoppiando  la  rivo- 
tolicìsmo,e\'erapolil\caconservatricc\  lu^ione  in  Toscana,  Modena  e  Parroa^ 
—  Dopo  dato  un  cenno,nel  vol.XCllI,  ne  partirono  i  rispettivi  sovrani,  e  Fran- 
p.  t)4»  dell'insorta  questione  italiana,  di  ce<co  V  colle  sue  fedeli  truppe  (  perciò, 
Nazionalità  e  Indipendenzn  ;  dipoi  con  ed  anco  pel  soccorro  da  esse  mandato  al* 
aver  descritto  il  forniidobilequadrilatero  le  gravissime  angustie  dell'erario  ponti* 
dell'Austria  nell'alta  Italia,  insieme  alle  ficio,  altamente  lodate  e  benedette  dal 
fortificazioni  di  /'ero/?(7,  ossia  nel  voi.  Papa  Pio  IX,  con  breve  apostolico  che 
XCIV,  p.  3  12  e  seg.,  riportai  il  manife-  olTre  la  Civillà  Catlolìra,  serie  4-\  t-  6, 
sto  dell'imperatore  Francesco  Giuseppe  p.  G3i);ed  il  governo  pontificio,  pel  sua 
I  de*28  aprile  iSiq  a' popoli  dell'  Au-  carattere  speciale,  si  dichiarò  neutrale, 
stria,  annunziante  la  necessità,  per  soste-  condizione  riconosciuta  dall'Austria, dal- 
nere  i  suoi  dirilli,  di  dover  prendere  l'ar-  la  Francia  e  dall'altre  potenze.  Frattanto 
mi  contro  la  Sardegna,  sussidiala  dalla  con  tnanifesto dichiarò  Napoleone  III  ini- 
Francia,  e  di  entrare  la  sua  armata  nel  peratore  de' francesi  all'Europa:  Io  non 
regno  sardo,  onde  por  fine  all'  ostilità  e  voglio  conf|uisle,  e  rispetto  il  territorio  e 
nienerivoltoseper  impadronirsi  del  regno  i  dii  itti  delle  potenze  neutre.  Lo  scopo 
Lombardo-Veneto.  Sperare  nella  pugna  della  gueria  è  quello  di  render  l'il.dia  a 
non  rimaner  solo,  avveiiendo  la  Cotife-  sé  stessa,  e  non  di  farle  cambiar  p.idro- 
derazione  Germanica  sul  pericolo  comu-  ne.  Noi  non  andiamo  in  Italia  per  fo- 
ne. Produssi  purel'analogo  proclama  del  meutare  il  disordine,  uè  per  crollare  il 
conle  Gyulai,supremocomandante, colle  potere  del  Santo  Padre,  ma  persottrar- 
relative  notificazioni,  dichiarando  nel  lo  a  quella  pressione  straniera  che  s'ag- 
vol.  XCV,  p.  3, affatto  mancarmi  lo  spa-  grava  su  tutta  la  penisola.  La  Sardegna 
zio  per  narrare  le  successive  politiche  occupò  i  ducati  di  Parma  e  di  Modena,  e 
■vicende.  Qui  appena  dunque  rapidamen-  co'  francesi  il  granducato  di  Toscana.  Iu- 
te accennerò,  aver  l'Austria  inutilmente  tanto  a'  22  maggio  moriva  Ferdinando 
acceduto  alla  proposta  della  Pi.ussia,  di  il  re  delle  due  Sicilie,  virtuoso  e  insupe- 
riiinire  nn  congresso  delle  5  grandi  pò-  rabile  baluardo  contro  la  rivoluzione;  e 
lenze  per  cercare  d'appianare  le  compii-  gli  succedeva  il  primogenito  Francesco  II, 
cazioni  sopraggiunte  in  Italia,  sulla  base  «iato  dalla  ven.  Maria  Cristina  di  Savoia 
di  porsi  l'eseicito  sardosu  piede  dipace,e  (di  cui  poco  dopo  s' introdusse  la  causa 
del  licenziamento  de'corpi  franchi;quiudi  perla  bealificaiioue),  già  sposato  alla 
VOI-,  xcis.  23* 


3^8                    VIE  VIE 

principessa  Maria  Sofia  di  Baviera,  so-  roiia  il  i  2  luglio,  rilevò  die  liovalosi  san- 
rolla  dell'impeialiice  d'Ausilia.  Gli  au-  z'alleali,  iiemiiieiio  i  naturali,  su  cui 
biliari  senz'aiuti  combatterono  valorosa-  confidava,  dovea  cedere  alle  circostanze 
mente  con'ro  due  potenze,  ed  i  francesi  disgrariale  della  politica,  per  non  versa- 
munili  de'  terribili  nuovi  cannoni  riga-  re  inutilmente  il  sangue  de' suoi  valorosi 
ti;  mala  fortuna  favoiì  gli  avversari  soldati,  che  incrollabili  corag-^iosi  aspet- 
precipnamenle  a  I\lonlebello,  a  Palesilo,  lavano  con  gioia  la  continuazione  della 
a  Tuibigo,  a  INLigenla,  a  IVIelegnano  (ed  lotta,  con  un  nemico  snpeiiore  in  nu- 
;diora  r;li  ansliiaci  abliandonaiono  del  mero.  Uingraziò  1' esercito,  per  avergli 
tulio  ftiilano  e  la  Loinbaidia,  in  quella  tnoslratodi  nuovo  poter  fidare  su  di  lui 
cillà  facendovi  l'ingresso  gli  alleali;  per  in  una  maniera  assoluta  pe'coojbatlimen- 
cui  gli  austriaci  lasciarono  pure  Bologna,  ti  dell'avvenire  I  Tornato  in  Austria,  eoa 
Ferrara  e  Ancona), e  finalmente  alla  me-  proclama  a'suoi  popoli,  dichiarò  la  sua 
Uiorabilc  ballagiia  di  Solferino,  cui  fu  riconoscenza  a'  medesimi  popoli  pe'  sa-» 
presente  l'imperaloie  d'Austria:  vi  peri-  giifizi  cui  eraiisi  sottoposti,  sebbene  il  ri- 
jono  I  2,000  fiancesi,  e  720  ufiizi  ili  posti  suliato  non  fosse  stalo  corrispondente, 
toori  dicondiatlimenlo,  di  cuii5o  uccisi;  perchè  la  sorte  dell'armi  non  fu  favore- 
e  di  sardi  5,52,5  compresi  i  posti  fuori  vole  al  valente  esercito,  che  mostrando 
di  conibaltiniento;  i  creduti  perdenti  au-  tutto  il  suo  eroismo  si  meritò  l'ammira- 
.striaci  solfriiono  meno.  Napoleone  111  zione  di  tutti,  persino  de'neniici,  i  quali 
domandò  a  Francesco  Giuseppe  I,  ar-  soltanto  a  prezzo  di  enormi  sagrifizi  po- 
uiislizio  e  pace,  ed  il  i.°  si  convenne  teiono  ottenere  qualche  vantaggio  e 
1' 8  luglio  fino  a'  i5  agosto.  L'i  i  lu-  giammai  una  vittoria  decisiva  ;  la  patria 
glio  SI  fibboicarono  amichévolojenle  i  doverlo  ringraziare  per  avere  portato  sì 
due  iniper«l(iii  a  Villafianca,  soli  e  sen-  alto  1'  onore  della  l)undiera  austriaca.  E 
z' allri,  e  convennero  alle  Seguenti  condi-  rendendo  ragione,  per  aver  accolte  le 
xioni  (li  pace.  Confederazione  di  tulli  gli  proposizioni  di  pace,  soggiunse:  »  Mal- 
stati  d'  Italia,  Sfjtto  la  prciilenza  d'ono-  grado  la  calorosa  e  commovente  simpa- 
le  del  Papa.  La  Lombardia,  tranne  Man-  tìa,  che  la  nostra  giusta  causa  incontrò 
tova  e  Peschiera,  ceduta  alla  Francia,  nella  più  parte  dell'Alemagna  presso  go- 
per  consegnarla  al  re  Sardo.  Tutta  la  Ve-  verni  e  popoli,  i  nostri  confederati  più 
rezia  limanere  all'Aostria,  folcendo  par-  naturali  si  sono  oslinalameiite  rifiutali 
le  integrante  della  confederazione  Italia-  a  riconoscere  l'alta  significazione  che  rio- 
na.  Sgombero  dell' altre  provincie  occu-  chiudeva  la  questione  del  giorno.  L'Au- 
pale  da'piemonle>.i,  e  ritorno  ne'Ioro  sta-  stria  sarebbe  stala  dunque  costretta  ad 
ti  del  granduca  dì  Toscana  e  del  duca  di  alfiontar  solagli  avvenioienli,  la  cui  gra- 
Modena.  Chiedete  al  l'npa  l'introduzione  viià  cresceva  ad  ogni  momento...  Di- 
ne SUOI  siali  di  riforme.  Amnistia  gene-  sgraziatamente  fu  forza  separare  la  più 
rale.  Questi  preliminari  doversi  ridurre  gran  parte  della  Lombardia  (perchè  gli 
a  Irallato  formale  di  [lace  da'  plenipo-  restò  INlantova  e  altri  luoghi,  sino  alla 
tenziari  d'Austria,  Francia  e  Sardegna  linea  del  Mincio  )  dal  resto  dell' iinpe- 
in  Zurigo.  Tosto  la  yquadia  francese  del  io  ".  Questa  pace  cagionò  dispetto  e  do» 
Mediltrraneo  levò  il  blocco  di  Venezia,  loie  a'  rivoluzionari,  non  che  all'lnghil- 
ihe  dovea  assalire  il  10  luglio,  forte  di  terra  per  essersi  conclusa  senza  il  suo 
43  l«^goi  tlii  gueiia;rome  |)uie  ne'porti  concorso,  ed  alla  Prussia  per  lo  slesso 
fiancesi  si  iol.se  l'embargo  alle  navi  au-  motivo  e  per  aver  perduto  una  bella  oc- 
striache.  Annunziando  la  conclusione  casione  d'  ottenere  influenza  nella  Ger- 
delia  pace  Francesco  Giuseppe  I,  a  Ve-  mania,  che  quasi  tutta  compatì  l'Austria 


VIE  VIE  3  -re) 
e  lenne  il  liioncioalla  sua  rivale  la  Prus-  anco  per  un'altra  ragione,  ciuè  percliè 
sìa.  Frallanlo  l'Ausilia  si  raccolse  a  prò-  l'Austria  si  crede  padrona  di  diritto  del- 
cmi-are  il  benessere  dell'impero,  ed  a  lor-  la  Lombardia,  la  cui  cessione  alla  Sarde- 
lificarsi  pe'futuri  eventi.  A'21  luglio  del-  gna  non  conlerisce  a  q-iesta  die  un  lito- 
Io  slesso  i85c),  il  granduca  di  Toscana  lo  di  possesso  e  di  occupazione  tempora* 
Leopoldo  11  di  suo  libero  moto  abdicò  iiea  e  provvisoria!  Inoltre  a  Zurigo,  i  go- 
la corona  al  suo  primogenito  principe  e-  verni  di  Francia  e  d'Austria  s'intesero 
l'editano  Ferdinando  IV.  Dipoi  nel  de-  per  ollenere  la  riunione  d' un  congresso 
dinar  d'ottobre  3  trattati  di  pace  si  sol-  per  prendere  comunicazione  de'  Iratlati 
loscrissero  a  Zurigo  Ira  l'Austria,  la  Fran-  di  Zurigo  ,  e  per  deliberare  sui  mezzi 
eia  e  la  Sardegna,  con  disgusto  de'rivolu-  più  propri  a  fondare  la  pacificazione  d'  I- 
zionari,  essendo  stati  confermali  i  |>reli-  talia  sopra  basi  solide  e  durevoli.  Ma  nel 
luinari  di  Villafranca,  iti  cui  espressamea-  Icrininar  del  1  8  Jf)  la  pubblicazione  in  da- 
tesi riservarono  dall'Austriaedalla  Fran-  rigi  del  tanto  riprovato  opuscoloo  libel- 
eia,  non  solo  i  diritti  del  granduca  di  To-  lo  politico:  //  Papa  ed  il  Congre'iso,  il 
scana  e  del  duca  di  Modena  ,  ma  quelli  congresso  andò  in  fumo,il  mini^lro  frau- 
piire  del  duca  di  Parma,  e  si  rese  solenne  cese  degli  affiiri  esteri  conte  Walewski  ri- 
omaggio  alle  generose  intenzioni  del  /^i-  nunzio,  e  gli  successe  il  Thouvenel  già 
tario  (li  Gi'sÌL  Cristo^  nel  quale  artico-  ambasciatore  a  Costantinopoli.  In  Tori- 
Io  ragionai  dell'invasione  ilelle  legazioni  no  tornò  al  ministero  il  fimoso  conte  di 
di  Doiogua,  Piaveuna,  Forlì  e  Ferrara  o-  Cavour,  che  pe'pieliminari  di  Villafran- 
perata  dal  re  di  Sardegna,  e  susseguenti  ca  erasi  dimesso.  Osservò  la  CU'iltà  Cat-^ 
annessioni,  dall'imponente  spettacolo  col  tolica,  che  al  detto  libello  si  diede  il  no- 
quale  tutto  quanto  il  catlolicismo,  ripro-  me  del  Papa  che  si  voleva  spogliare,  e 
vando  tali  usurpazioni,  vuole  che  onni-  del  Con i^r e s so  c\\&  non  si  voleva  fare!  Ne- 
namenle  sia  reintegrata  la  s.  Sede  di  sua  gl'inizii  di  quest'anno  1860,  per  le  pro- 
sovranità  nelle  medesime,  non  senza  toc-  poste  dell'Inghilterra,  pel  contegno  della 
care  alquanto  i  grandi  e  deplorabili  av-  Francia,  e  per  le  operazioni  del  Cavour, 
\enimenli  che  si  succedono  in  quesl'  in-  anche  contro  la  Vcjiezia,  non  meno  per 
felice  epoca,  de'quali  vado  a  fare  un  gè-  ritenere  la  Francia  un  intervento  ^ìrtna- 
iierico  cenno  più  avanti.  E'  consolante,  lo  dell'Austria  impossibile  per  la  reslaa- 
perseverante  ed  entusiastica  la  dichiara-  razione  de'principi  dell'Italia  centrale,  i 
zioiie  d' unità  cattolica  e  di  attaccameli-  Iraltati  di  Zurisio  restarono  di  fatto  aa- 
lo  al  Sovrano  Pontefice,  la  quale  si  elevò  nnllali,  massime  per  le  susseguenti  ali- 
da ogni  parie,  eziandio  di  tutta  Germa-  nessioni  al  regno  di  Sardegna  de' ducali 
nia,  con  unisona  e  chiara  voce,  dall'  E-  di  Parma  e  di  IModeua,  del  granducato 
piscopato,  da'preti,  da'religiosi,  dal  laica-  di  Toscana,  e  delle  pontificie  Legazioni, 
lo  d'ambo  i  sessi  ,  romoreggiante  come  Laonde  i  sovrani  di  Parma,  di  Modena 
quella  d'ungran  mare, l'onde  gorgoglian-  e  di  Toscana,  oltre  il  Papa,  emisero  so- 
li del  qualesostengono  e  portano  iu  Irion-  lenui  [irotesle.  Quindi  il  governo  austria- 
fo  la  navicella  di  Pietro.  La  Corona  fer-  co,  vedendo  uou  eseguite  le  condizioni 
rea,  già  propria  del  red'ltalia  e  poi  del  perle  quali  avea  ceduto  buona  [)aite  dei- 
re  del  regno  Lombardo  Veneto,  restò  pel  la  Lombardia,  riacquistandone  il  diritto, 
trattalo  di  Zurigo  all'Austria,  per  essere  3*28  maggio  emanò  una  circolare,  nella 
rimasta  possedilrice  come  legina  ch'ella  quale  la  denominazione  della  Vene.ziay 
è  ancora  d'una  parie  della  Lombardia  e  ch'era  stala  imposta  a  Villafranca,  vuol- 
di  tutta  la  Venezia;  ovvero  come  prelen-  si  sostituire  dalla  pristina  di  Regno  Lo/n- 
dono  alcuni  gioruiili,  essere  ciò  accaduto  bardo  l^enctoj  prescrivendo  die  tulle  \z 


SCo  V  I  J:: 
aulorilà  ten  iforiali,  eil  in  generale  le  an- 
toritìi  ed  iiHlzi  tiello  slato  nelle  sue  prò- 
■vincie  d'Itnlia,  al)biano  a  intitolarsi  //.  rr. 
Lombardo-  Tenete,  come  pure  la  congre- 
qa/ione  centrale  abbia  ad  assumere  il  li- 
telo  di  Cnnf^regnzwne  Centrale  Lom- 
bardo-Itneta;  e  siccome  quest'ultima  a- 
Tea  soltanto  il  voto  consultivo,  l'impei'a- 
loiecon ordinanza  de'3  I  maggio  Je  con- 
ferì quello  deHheValivo  in  tutti  gli  affiMi 
di  pubblica  amministrazione,  meno  quab 
die  eccezioneriferita  dal  n.i4i  del  Gt'or- 
twledi  /ìc;/?^del  1860,  nel  riportare  l'or- 
dinanra  imperiale,  con  quanto  rilevò  la 
Gazzella  di  f^enezia.  Inoltre  il  Gior' 
vale  di  Rniiia  col  n.  1  52  riproduce  il  ri* 
feiito  ila  Ila  Gazzetta  nfjìziale  di  Vene- 
zia^ nella  quale  si  dà  contezza  della  i." 
seduta  tenuta  a'25  giugno  in  quella  ce- 
lebre città,  dalla  congregazione  centrale 
delle  pro'iucie  venete,  dopo  l'attiva- 
zione di  delta  sovrana  ordinanza,  per  la 
quale  in  quel  giorno  entrava  nella  nuo- 
va sfera  di  azione  ad  es<:a  assegnala.  Quin- 
di riporta  i\  verbale  della  relativa  adu- 
nanza e  seduta  straordinaria  sotto  la  pre- 
sidenza del  luogotenente  cav.  Giorgio  di 
Toggenburg,  il  discorso  pronunziato  da 
questi  a' deputati  cfnponenti  la  centra- 
le congregazione,  sul  cambiamento  fon- 
damentale nella  posizione  di  essa  »  che 
da  corpo  meramente  consulti vo  viene  e- 
levata  a  rappi  e'ieiilan7a  autonoma,  la 
quale  negli  alfari  contenziosi  ammini- 
strativi giudica  in  2."  istanza,  e  fuori  del 
contenzioso  delibera  sopra  tutti  gli  og- 
getti che  eccedono  le  facoltà  delle  dipen- 
denti congiegazioni  provinciali  .  .  .  .  loc- 
che  è  (|uanto  dire,  che  e<sa  abbraccia 
lutti  gli  alfari  dell'  interna  amministra- 
zione politica  del  territorio,  ne'quali  non 
sonodireltaraenteinvolti  gl'interessi  del- 
lo stato, e  costituisce  per  gli  affari  in- 
terni del  dominio  veneto  un'amodnistra- 
zione  veramente  nazionale".  OHi  e  inoltre 
il  G/or;/rt/r,  la  risposta  fatta  all'i,  r.  luo- 
gotenente dal  deputalo  anziano  nobile 
Taddeo  coitìmendatore  Scarella,piglian- 


V  I  E 
(lo  la  parola  a  nome  e  per  incarico  de* 
suoi  collcghi  componenti  la  CentraleCon- 
gregazione  delle  provincie  venete  ;  di 
ringraziamento  all'  imperatore  per  1'  e- 
levate  loro  attribuzioni,  e  di  assicurazio- 
ne dell'ulteriore  zelo  e  premura  nel  di- 
simpegno delle  mansioni  ad  essi  incom- 
benti, riguardanti  le  provincie  da  loro 
rappresentale  ;  non  meno  per  invocare 
dall'i,  r.  luogotenente  la  continuazione 
del  suo  benefico  auspicio  ne*  bisogni  del- 
le provincie  medesime.  Seguono  i  sommi 
capi  degli  affari  da  trattarsi  in  analogia 
al  mutato  ordine  organico,  e  le  relative 
norme  pe'  rr.  ufììzi.  Terminata  la  sedu- 
ta, il  cav.  presidente  luogotenente  si  re- 
cò co'depulati  alla  vicina  chiesa  di  s.  Ste- 
fano, onde  assistere  ad  un  uffizio  divi- 
no, e  pregare  da  Dio  lumi  e  volontà, 
che  li  gui(iino  e  sorreggano  al  novello 
cammino  a  raggiungere  lo  scopo  del  mi- 
gliore ben  essere,  secondo  le  più  larghe 
attribuzioni  e  facoltà  loro  sovranamen- 
te largite.  Per  questo  tutto,  e  per  le  trup- 
pe che  r  Austria  tiene  io  Italia,  oltre 
quelle  scaglionate  verso  le  sue  fron- 
tiere, la  Gazzetta  di  Milano  espresse  il 
timore  che  l'Austria  presto  o  tardi  possa 
minacciare  il  paese  Lombardo.  Napoleo- 
ne III,  che  avea  protestato  di  non  com- 
battere in  Italia  per  conquiste,  già  avea 
stipulato  in  compenso  la  cessione  della 
Savoia  e  dell'italiana  contea  di  ^'iz^a  (e 
ciò  mentre  si  grida  y^iori  lo  straniero)  che 
la  Sardegna  gli  ce(letle,ed  egli  riunì  all'im- 
pero francese,  locchè  diede  luogo  alla  que- 
stione franco-elvetica.  E  quando  le  ca- 
mere di  Torino  fecero  obbiezioni  alle  an- 
nessioni di  tali  provincie  alla  Francia,  ri-  J 
spo^e  apertamente  Cavour. che  senza  que'  ' 
sagrifìzi  non  avrebbe  la  Fr.uicia  permes- 
so alla  Sardegna  le  annessioni  dell'Italia 
Centrale!  Quindi  da'giornali  di  Parigi  si 
cominciò  a  qualificare  il  congresso  di 
Vienna  ed  i  ti  aliati  del  i  8  i4i  5,  che  sta- 
bilirono i  confini  della  Francia,  un'ope- 
ra di  oppressione  e  di  violenza,  e  che  ne 
furono  gettali  i  fondamenti  in  mezzo  a' 


V  1  K 

tumulli  della  coalizioDC  europea  conlro 
la  Francia;  perciò  non  putitiu  avere  uà 
carattere  di  solidità,  ed  esser  necessaria 
la  sua  generale  revisione,  bencliè  tratta- 
ti che  servono  di  base  al  diritto  inlerna- 
zionaie.  Altri  giornali  procurarono  sniea- 
tire  tali  proposizioni,  ma  i  fatti  che  pre- 
cedettero le  ultime  guerre  di  Crimea  e 
d'Italia  sono  troppo  recenti  per  non  dar 
peso  a  tali  pretensioni,  per  nioslrare  pa- 
cifiche l'inlenzioui  del  governo  francese. 
Il  Su'clc,  forse  ispiralo  dall'alto,  mise  in 
iscena,  contro  la  Prussiana  questione  del 
lleno,  coir  articolo:  I  confini  naturali. 
Sentenziò:  Uu  popolo  tende  a'suoi  confi- 
ni naturali,  come  l'acqua  tende  coslanle- 
inente  a  riprendere  il  suo  livello!  Conclu- 
de: La  Francia  deve  ricuperare  le  sue 
frontiere  del  Reno,  facendo  perora  ap- 
pello alla  revisione  generale  de'  trattali, 
e  provocando  una  cessione  monarchica  e 
il  consenso  popolare  (al  modo  presente) 
come  per  Nizza  e  Savoia!  Dall'altro  cau- 
to il  Co/25^/7M//o/i/ie/,  coll'apparenle  sco- 
po di  dissipare  i  timori  concepiti   dalla 
Prussia,  e  quale  una  risposta  al  discorso 
del  principe  reggente,  che  parlò  del   ri- 
spello per  gli  altrui  diritti   riconosciuti, 
deplora  la  preoccupazione  ed  i  limoli  da 
cui  sembrano  invasati  i  giornali  di  Ger- 
mania, e  segnatamente  della  Prussia,  per 
riguardo  alla  Francia,  ribattendo  l'accu- 
se che  vorrebbero  attribuire  alla   Fran- 
cia l'idea  di  riprendere  le  provincie  Re- 
nane e  il  Belgio  stesso,  per  fare  un  con- 
Irappresoad  una  nuova  estensione  even- 
tuale del  regno  d'Italia, nondimeno  espli- 
citamente concluse  :  »  Bisogna  che  l'Ale- 
magna,  come  il  resto  dell'Europa,  si  av- 
vezzi finalmente  alla  legittima  preponde- 
ranza della  Francia.  1  trattali  di  Vienna, 
ch'erano  stati  la  consagrazione  diploma- 
tica de'nostri  disastri, furono  virtualuieu- 
te  abrogati  dalle  due  gloriose  guerre  da 
noi  sostenute  contro  la  Russia  e  l'Austria, 
iìollo  Napoleone  Ili,  noi  abbiamo  ormai 
ricon(]uistato  il  nostro  equilibrio  nei  mon- 
do. Ma  questa  siluaziuue,  bcu  luu^i  dal- 


VIE  36i 

l'essere  una  minaccia  pe'nosli'i  vicini,  è 
una  guarentigia  per  tutti  gli  stali,  peroc- 
ché Vitupero  non  poteva  essere  e  rappre- 
senlare  la  pace  (couje  anteriormente  l'a- 
vea  (|ualiricaloiNii|)oleone  111),  se  non  al- 
la condizione  di   rappresentare  in    pari 
tempo  la  potenza  e  la  grandezza  del  no- 
stro paese"!  Rispose  la  Gazzella  Prus- 
siana. Dopo  la  manifestazione  di  questa 
teoria,  vieppiù  generale  divenne  l'emo- 
zione e  la  dilIJdenza  che  inquieta  e  tur- 
ba l'Europa,  poiché  non  si  può  riacqui- 
stare ciò  che   non  si  è  posseduto.  E  se 
può  ammettersi  la  preponderanza  di  cui 
la  Francia  godè  durante   una  parte  del 
legno  di  Luigi  XIV  e  sotto  Napoleone  I, 
bisogna  pur  convenire  che  di  fililo  sem- 
pre provocò  una  coalizione  dell'altre  po- 
tenze,   io  nome  dell'equilibrio  europeo. 
Giammai  una  potenza  in  Europa  ha  po- 
tuto possedere  una  legilliina   preponde- 
ranza. E  se  in  taluni  casi  speciali  i  trat- 
tali si  violarono  in  forza  di  fatti  compiu- 
ti, per  dichiararli  legalmente  abrogrili  è 
necessario  il  consenso  dell'Europa.  L'e- 
quilibrio politico  europeo  consiste  in  ciò 
che  nessuna  potenza  possa  ingrandire  il 
suo  territorio  a  detrimeiilo  dell'altre. Par- 
lando la  Civillà  Callolìca  ,  serie  4-\   '• 
6,  p.  533,  della  cupidigia  ambiziosa  e 
codarda,  per  ampliare  la  propria  signo- 
ria, ghermendo  più  coll'astuzia  che  col- 
la violenza  a  Francesco  V  l'ereililìi  de' 
suoi  maggiori  dell'italianissima  casa  d'E- 
sle,  ad  una   vedova   principessa  (la   du- 
chessa reggenlediParma)il  deposilo  ch'es- 
sa custodiva  nobilmente  al  pupillo  ed  al- 
l'orfano d'un  assassinato  (pel  deplorato 
nel  voi.  LXVIII ,  p.  207),  e  ad  un  Sa- 
cerdote pacifico  e  augusto  il  Patrimonio 
della  Chiesa  (si  può  aggiungere,  pel  nar- 
ralo nel  voi.  LXXVlll,p.   181,  e  lolla 
la  Toscana  alla  casa  di  Lorena  Habsbur- 
go,  che  avea  ricevuto  in  compenso  della 
Lorena  e  del  ducalo  di  Bar,  incorporati 
alla  Francia),  gravemente  dichiara:  »  Se 
è  tuttavia  un  problema  il  costruito  tira- 
to dalla  guerra  aticidialissiua  della  Cri- 


'SCi2  V  I  E 

ii)e;i,  è  più  che  manifesto  quello  che  sì  è 
voluto  trarre  dall' altra  no»  meno  san- 
guinosa combattuta  uè' piani  lombardi. 
Colla  prima, forsesì,  forse  uo, si  èconcl uso 
il  grande  intento  di  piolungare  di  alquan- 
ti lustri  (ora  la  Russia,  che  pare  alleata  a 
Francia,  è  tutta  intenta  ad  accorciarne 
l'epoca)  le  turpi  agonie  dell' impero  tur- 
chesco  in  Europa;  dalla  secouila  che  do- 
vea,  non  che  beatiucare  e  glorificare,  ma 
creaie  di  pianta  un'Italia  che  non  vi  e 
mai  stata,  si  è  riuscito  a  gettar  lo  scom- 
piglio nella  media,  ad  all'orzare  le  insa- 
ziabili cupidigie  della  fazione  che  tiran- 
neggia la  nordica,  ed  a  mettere  a  repeu- 
titglio  la  tranquillità  della  meridionale. 
Intanto  lo  straniero,  che  veniva  a  schian- 
tare lo  straniero  dulia  nostra   Penisola, 
se  ne  è  già  presa  una  provincia,  sia  pu- 
re che  piccolissima  (anzi  ora  che  la  Sar- 
degna è  inlenla,   a    mezzo  del  nizzardo 
lianbciKli,  dalla  Gazzella  di  3Jilano  di- 
L'hiaralo  venuto  sulla  scena  colla  sua  po- 
tenza di  prestigiatore  politico-militare,  e 
de'suoi  filibustieri,  ad  impossessarsi  della 
iìicilia,  e  fors'anco  dell'altro  regno  di  Na- 
poli, per  cui   il   re  Francesco  li  è  slato 
costretto  a  dare  la  co'.tituzioue  del  1848, 
sono  entrambi   vagheggiati   da  due  po- 
tenze straniere    per  forse  darli  ad  altri 
ovvero  annetterli  alle  loro  monarchie);  e, 
quello  ch'è  più,  se  ne  ha  recato  in  pugno 
le  chiavi,  Valea  bene  la  spesa  di  versar 
tanto  sangue  e  di  profonder  tanti  tesori  I 
Ma  quello  che  più  rileva  è  che  tutta  co- 
desta  incastellatura  di  cartapesta,   fab- 
bricala sull'arena,  e  che  da  lontano  ap- 
pena è  vista,  tanto  è  piccina,  al  primo 
softloJi  vento  aquilonare  un  po'gagliar- 
do, andrà  in  dileguo;  echi  sa  se  !e  storie  ne 
"Vorranno  tenere  ricordo  (altri  dissero  per 
non  insozzarne  le  pagine  con  narrazioni 
■vergognose  e  vituperevoli)  altro,  che  per 
notarne  la  smisurata  cupidigia  dello  sco- 
po e  la  nequizia  portentosa  de' mezzi!" 
inoltre  la  Cirilla  Callolica,  nella  stessa 
berle,  t.  7,  p.  5,  ci  diede  l'articolo  :  An- 
ncssioni  e  Scoimessioiii  diipulate  nei 


VIE 

Purla/nenlo  Subalpino.  Già  nel  prece- 
dente t.  (3,  p.  73  I  la  stessa  Civiltà  Cal- 
lolica, nel  dare  contezza  delle  Osserva- 
zioni  sloriche  sulla  unilà  e  nazionalità 
italiana  di   Giuseppe    Spada,    Roma 
1860,  dichiara  r  egregio  autore  bene- 
merito della  storia  contemporanea   per 
la  cura  veramente  squisita  colla  quale, 
a  costo  di  gravissimi  dispendi,  ne  va  rac- 
cogliendo i  documenti  d'  ogni   maniera 
(cioè  da  molti  anni,  ed  avendola  io  esa- 
minata e  ammirata,  per  gentilezza  del- 
l' autore   proprietario  della    collezione, 
questa  trovai  imponente,  preziosa  e  tan- 
to vasta,  che  credo  niun  altro  possa  van- 
tarne una  simile;  e  di  più  essa  è  dispo- 
sta e  registrata  cou  giudizioso  e  intelli- 
gente metodo,  che  ne  aumenta  la  singo- 
lare importanza.  Questo  in  somma  è  un 
gioiello  per  la  storia,  da  non   lasciarsi 
uscire  da  Pioma,  e  sarà   un  giorno   per 
chi  vorrà  scriverla  veritiera,  vero  faro  di 
luce)  ;  e  che  credette  opportuno  di  pub- 
blicare alcune  sue  considerazioni  sopra 
r  Unilà  e  Nazionalità  Italiana,   ap- 
punto adesso  quando  queste  due  parole 
stallilo  scritte  sulla  bandiera  delle  fazio- 
ni prevalenti  »  non  sappiamo  bene  se  a 
maggior  strazio  della  Chiesa  od  a  rovi- 
na della  patria  comune.  Perciò  lo  Spada 
cou  induzioni  storiche  e  col  suIlVagio  de- 
gli stessi  corifei  della  rivoluzione,  pren- 
de a  mostrare  che  V  Unità  assoluta  d'I- 
talia, sotto  un  solo  civile  governo,  tion 
fu  mai  annata  pel  passato,  e  dillicilis- 
sima  a  compiersi  per  l'avvenire,  né  si  ot- 
terrà forse  mai  senza  rischio  di  perdere 
r  Unità  religiosa,  e  la  più  bella  gloria 
d  Italia, cioè  la  supremazia  civile  del  Pa- 
pato. Sembra  eh'  egli  inchini  a  vagheg- 
giare V  Unilà  federale  :  ma  i  fatti  stan- 
no presenti  a  mostrarne   la  morale  im- 
possibilità; e  forse  non  larderanno  a  di- 
leguarsi anche  altre  illusioni  somiglian- 
ti! "  Inoltre  trovo  qui  ricordare  il  libro 
intitolato:  Sopra  la  questione  italiana, 
sludi  di  Carlo  Catinclli,  Gorizia  18  >8. 
Subilo  dopold  mela  di  jjiuyuo  se^ui  nel 


V  I  n: 

castello  grnmlucale  ili  Uaden  una  con- 
ferenza Ira'  principi  eli  Germania,  cioè 
il  principe  reggente  di  l'mssid,  i  re  di 
Baviera,  Sassonia,  Annover  e  VViiilem- 
berg,  i  grauduclii  di  Bailen  e  di  Sasso- 
nia-Weimar, ed  i  duchi  di  Sassonia-Co- 
burgo-Golha  e  di  Nassau.  In  Daden  ti 
recò  pure  Napoleone  HI  a  visitare  il  prin- 
cipe reggente,  assicurando  esso  e  tulli  gli 
altri  sovrani  ivi  riuniti  di  sue  pacifiche 
intenzioni  per  l'  integrità  della  Germa- 
nia. Tutti  i  sovrani  in  questa  riunio- 
ne con  unanime  consenso  dichiararonsi 
pronti  a  difendere  con  tutte  le  loro  for- 
ze, all'occasione,  l'onore  e  la  dignità  del- 
la patria  tedesca,  e  di  mantenerne  intat- 
te le  frontiere.  Napoleone  III  dovette  con- 
vincersi dell'  uniformità  identica  di  tali 
sentimenti,  anche  per  manifestazioni  in- 
dividuali a  lui  fatte  da  ciascun  principe. 
La  conferenza  di  Baden  fu  una  solenne 
provo  dell'unione  della  Germania  rim- 
petto  all'estero  e  al  di  dentro  di  sue  fron- 
tiere. Seguì  pure  il  pieno  e  desiderato 
ravvicinamento  dell'Austria  colla  Prus- 
sia, nelle  relazioni  alquanto  alterate.  Ad- 
ti  vuoisi  tra  toro  fatla  alleanza,  in  uuio* 


V  I  E  3r.3 

ne  alla  Russia.  In  tal  modo  l'Austria  po- 
trà allronlare  ogni  pericolo,  ed  ahhat- 
lerlo  enersicamente.  L'accordo  eziandio 
dell'  Inghilterra  è  fallo  presentire  dal 
giornalismo.  \' -ì/i  luglio  seguì  l'ahboc- 
caniento  tra  l'imperatore  d'Austria  e  il 
principe  reggente  di  Prussia  a  Toeplitz, 
accompagnali  da' loro  primi  ministri  i 
conti  di  Rechberg  e  di  Schleinilz,  in  so- 
lenne conferma  della  concordia  perfet- 
ta, ristabilita  tra  le  due  potenze,  ed  a 
completamento  della  politica  germanica 
poc'  anzi  iniziala  a  Baden.  Si  disse,  a 
Toeplitz  fatto  accordo  su  tutte  le  que- 
stioni pendenti  in  Europa,  inclusive  a 
quella  d'Oriente,  ed  a'  recenti  massacri 
de'  cristiani  fatti  da'  drusi  e  da'  turchi 
barbaramente  in  Siria  ;  e  che  sarà  fe- 
contlo  di  gravi  risultali,  in  uno  all'ener- 
gica repressione  di  que'  fatali  principii 
che  attualmente  sconvolgono  lo  stato 
d'  Europa,  onde  arrestarne  il  disastroso 
progresso  ;  non  che  di  combattere  l'au- 
dacia della  rivoluzione,  mantenere  la  pa- 
ce e  l'equilibrio  europeo. 

(La  fine  nel  seguente  volume). 


FINE  DEL  VOLUME  KOVAiNTESlMONONO, 


C_  ^  ■^J  \J  "^  — 


BX   841    .1167   1840 

sncR 

Moron  i ,  Gaetano, 

1802-1883. 
Dizionario  di  erudizione 

storico-ecclesiastica 
AFK-9455  (awsk) 


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